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Full text of "Istoria della generazione dell'uomo, e degli animali, se sia da'vermicelli spermatici, o dalle uova : con un trattato nel fine della sterilità, e de'suoi rimedj, con la critica de'superflui, e de'nocivi, con un discorso accademico intorno la connessione di tutte le cose create, e con alcune lettere, istorie rare, osservazioni d'uomini illustri"

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ISTORIA 

DELLA    GENERAZIONE 

DELL'  UOMO>  E  DEGLI  ANIMALI» 

SE  SIA  DA'  VERMICELLI  SPERMATICI, 
O    DALLE     UOVA; 

Con  un  Trattato  nel  fine  della  Sterilità  ,  e  de'  fiioi  rimedj  ; 
con  la  Critica  de'  fuperflui,  e  de'  nocivi;  con  un  Difcorfo 
Accademico  intorno  la  Conneffione  di  tutte  le  cofe  create  ; 
e  con  alcune  Lettere,  Klorie  rare,  OfTervazioni  d'Uomi- 
ni illuflri  : 

D     I 

ANTONIO  VALLISNERI 

Pubblico  Primario  Profeflbre  di  Medicina  Teorica  nell* 

Univerfità  di  Padova ,  Collega  dell'  Accademia 

de'  Curiofì  di  Germania ,  &c. 

Aìla  Sacra  Cefarea  Real  Cattolica  Maejìà  di 

CARLO   VI. 

IMPERADOR  DE  ROMANI;, 

Re  di  Germania,  delle  Spagne,  d'Ungheria, 
e  di  Boemia,  Arciduca  d'Auftria,  &c.&c. 


IN  VENEZIA,  MDCCXXI. 

ApprclTo  Gio.  Gabbriel  Hertz. 
CON  LICENZA  DE'  SUPERIORA,  E  PRIVILEGIO. 


SACRA  CESAREA  CATTOLICA 
REAL  MAESTÀ. 


A  fomma  venerazione, 
che  da'  miei  maggiori 
(a)  di  vena  in  vena  fin  nel  mio  fangue 
èpaflata,  verfo  l'AUGUSTA  CASA 
della  SACRA  CESAREA  REAL 
MAESTÀ  VOSTRA,  e  quella  inpar- 


ticolare  ,  che  alla  Voflra  Grandezza 
del  pari ,  INVITTO  CESARE  ,  che 
alle  eccelfe  Virtù,  le  quali  in  guerra,  e 
in  pace,  o  fia  nel  governo  de' popoli ,  o 
fia  nella  protezione  delle  lettere ,  glo- 
riofamente  vi  adornano  ,  da  lunga  ma- 
no, ioprofeflb,  mi  han  fatta  una  sì  dolce 
violenza,  che,  qualunque  io  mi  fia,  mi 
hanno  obbligato  ad  umiliare  all'  Impe- 
riai Voftro  Nome  in  attcftato  di  rive- 
renza, e  di  oflequio  un' Opera ,  che  in 
fé  contenendo  uno  de'  maggiori  arcani 
della  Onnipotenza  di  Dio  ,  viene  ad  ef- 
fere  non  indegna  della  Voftra  confide- 
razione ,  e  del  Voftro  Patrocinio ,  fé 
non  in  riguardo  alla  fiacchezza  del  ta- 
lento di  chi  la  fcrive,  in  riguardo  alme- 
no della  dignità  del  foggetto  ,  che  vi  (ì 
tratta  .  Tra  le  glorie  di  Giulio  Cefare 
contafi  quella  di  aver  in  pregio  tenuto 
non  meno  le  fegnalate  azioni  de'  Capi- 
tani ,  che  le  illuftri  fatiche  de  Lettera- 
ti :  non  difTimile  appunto  agli  Aullria- 
ci  Monarchi,  e  a  Voi  fteflb,  dell'  indi- 
to  Genio  Romano  feliciflimo  Emula- 
tore, 


tote ,  che  avete  non  tanto  accrefciuto 
al  valore  de  Voftri  Soldati  il  coraggio, 
quanto  eccitati  allo  (Indio  tanti  nobili 
ingegni  ;  e  non  oftante  la  calamità  de 
tempi,  e  l'orrore  dell'armi,  la  non  men 
dotta  ,  che  decorofa  jiccademia  de  Curio- 
fi,  fondata  dal  Voftro  Gran  Padre,  ave- 
te così  generofamente  affiftita  ,  e  bene- 
ficata ,  che  ora  anche  CAROLINA  fi 
appella,  della  quale  ho  il  grand*  onore  d* 
efsere  io  pure  riverente  ammiratore,  e 
CoHega.  Queflo  fol  titolo  a  me  badare 
dovea  con  l'efempio  della  flelTa  Acca- 
demia (b)  per  ricònofcere  con  qualche 
pubblica  dimoftrazione  di  oflequio  un 
così  Generofo,  e  Clementifllmo  Mece- 
nate :  ma  oltre  a  quefto  ,  e  alle  accen- 
nate antiche  obbligazioni  della  mia  Ca- 
fa,  tante  altre  mirabili  doti,  che  pofTe- 
dete  ,  chiamano  non  folo  il  mio ,  ma 
l'occhio  di  tutta  la  Letteraria  Repubbli- 
ca a  rimirarvi ,  e  a  dichiararvi  per  un' 
uomo  dato  da  Dio  al  governo  del  Mon- 
do, degno  di  eflere  Imperatore,  fé  an- 
che noi  forte,  e  tanto  di  tutti  maggiore 

con 


con  la  dignità,  quanto  di  quefta  con  la 
Virtù  Voi  lo  fiete.  Ed  in  fatti  alla  Vo- 
ftra  mente  fublime  pareva  poco ,  l'aver 
data  la  felicità  a'  Voftri  popoli ,  il  ter- 
rore a  Voftri  nemici ,  e  a  tutta  l'Euro- 
pa la  pace,  fé  nel  medefimo  tempo  non 
coltivava  la  Religione  ,  e  gì'  ingegni , 
animandogli  alla  virtù ,  de  coflumi  più 
feroci ,  e  più  afpri  foavifTima  moderatri- 
ce .  Pongo  quefto,  AUGUSTISSIMO 
CESARE  5  fra  i  Voftri  più  Angolari 
trofei ,  perchè  oltre  d' averne  avuto  la 
protezione  ,   ne  fiete  flato  l'efemplo  , 
anzi ,   mi  fia  lecito  dire  ,  il  Sovrano 
Maeftro ,  a  cui  la  Vofi:ra  ampia  Mo- 
narchia fi  è  comporta ,  potendofi  fenza 
ombra  di  adulazione  fantamente  affer- 
mare 5  che  avete  richiamato  nella  Ger- 
mania l'aureo  fecolod' Augufto,  emeffa 
la  virtù  in  trono:  nell'uno  ,  e  nell'altro 
vero  Cefare ,  intrepido  non  nxeno  ,   e 
felice  in  guerra  ,  che  giufto,  e  dotto  in 
pace  ,  la  quale  tanto  ardentemente  bra- 
mafte,  come  di  tutti  i  beni  fecondi/lima 
difpenfatrice,  che  donafte  infino  agliai- 

tri 


tri  del  Vodro,  per  donare  a' popoli  una 

ftabile  tranquillità: 

(e)        Alma  T{etil  degnijjìma  d' Impero. 

L'eflere  adunque ^la  SACRA  MAE- 
STÀ VOSTRA  di  tante  maravigliofe 
doti  guernita  ,  e  adorna  ,  e  di  più  anco- 
ra deftinata,  e  intenta  all'  accrefcimen- 
to  delle  fcienze ,  e  alla  felicità  delle  Let- 
tere, mi  Infinga  a  fperare,  che  ella  (la 
per  avere  benignamente  in  buon  grado 
quefta  mia  umilifìTima  offerta  ;  giacché 
anche  il  bellicofo  Antigono  ,  Re  della 
Macedonia  ,  ricevè  con  fronte  ferena  i 
libri  di  Medicina  ,  da  Ariftogine  Tafio 
mandatigli ,  né  il  Re  Mitridate  fdegnò 
quei  di  Afclepiade  ,  famigliare  di  Pom- 
peo Magno  .  Né  quefta  è  la  prima  vol- 
ta, che  Pubblici  ProfefTori  di  Medicina, 
oltre  a  i  Voftri  fopralodati  Accademi- 
ci ,  e  fegnatamente  di  quefta  noftra  Uni- 
verfità  di  Padova  ,  hanno  umiliato  a* 
Voftri  Augufti  Antenati  ,  ed  a  Voi 
fteffo,  giufto  eftimator  degl'  ingegni,  le 
Opere  loro:  anzi  hanno  avuto  il  fommo 
onore  di  attualmente  fervirli:  di  che  an- 


cor  frefca  la  memoria  ne  abbiamo  del 
famofo  'Raimondo  Zanforte  ,  di  fempre 
onorevole  ricordanza  ,  di  cui  appunto 
ho  la  fortuna  di  calcare  la  ftefla  Prima- 
ria Cattedra ,  che  egli  con  infigne  deco- 
ro fé  per  tutta  l'Europa  rifplendere  . 
Degnate  adunque  ,  umilmente  fupplico 
a  Voi ,  CLEMENTISSIMO  AUGU- 
STO CARLO  ,  d'una  Voftra  benigna 
occhiata  queflo  riverente  tributo  ,  che 
un  fucceffore  del  fuddetto  valente  uo- 
mo vi  confacra ,  giacche  la  Voftra  men- 
te fublime  tutto  chiaro  difcerne ,  e  le 
fatture  del  fuprcnuj  Artefice  ammira, 
e  loda  ,  né  avete  mai  letta  ,  o  veduta 
cofa  5  che  fubito  fin  fondo  non  l'abbia- 
te perfettamente  comprefa  .  Io  fcorgo 
in  Voi,  benché  da  lungi ,  tutte  le  più 
eccelfe  doti  de  Regnanti  unite  nella 
Voftra  grand'  anima  :  imperocché  i  mi- 
gliori ancora  paragonati  a  Voi ,  o  pa- 
jono  meno  che  uomini,  o  Voi  più  che 
uomo  :  e  tali  e  tante  elleno  fono  le  Vo- 
ftre  Virtù  ,  che  l'antica  Romana  ambi- 
zione potrebbe  forfè  imitarle,  non  vin- 
cer- 


cerle  :  conciofllacofachè  avete ,  non  o- 
ftante  un  Imperio  cotanto  vado  ,  an- 
che la  mente,  ed  il  merito  deli'  Imperio 
Voflro  maggiore  :  ma  ciò ,  che  poi  è  mi- 
rabile in  tanta  grandezza ,  la  fuperbia  è 
dal  Voflro  cuore  sbandita ,  e  fol  godete 
della  Voftra  dignità  ,  perchè  quella  di 
flrumento  vi  ferve  alle  Voftre  benefi- 
cenze, fenza  la  quale  ella  flerile  langui- 
rebbe ,  eflendo  il  Vollro  più  patroci- 
nio, che  Imperio  de  popoli. 

Voi  all'  ufanza  di  Scipione  non  fiete 
mai  meno  oziofo ,  che  quando  oziofo 
Voi  fiete  :  imperocché  l'ozio  Voflro  non 
è  altro,  che  un  profondo  meditare  il  be- 
ne di  tutti .  In  Voi  mollra  la  natura 
neir  età  noftra  ,  quanto  in  tutte  le  traf- 
andate  abbia  operato ,  e  quanto  nelle 
future  operar  pofla  in  un  folo  ;  e  fate  , 
che  querto  fecolo  abbia  ad  efler  l'invidia 
di  tutti  gli  altri ,  di  cui  con  ragione  di- 
ranno i  pofleri , 

(  d)  Che  fol  fenza  alcun  pari  al  Mondo  fue . 
Lette  faranno  con  iftupore  le  incredi- 
bili llrane  fccne  del  medefimo  ,  di  cui 

*     z  Voi 


Voi  ne  farete  l'Eroe,  Voi  l'ornamento, 
Voi  il  più  ammirabile,  ed  il  più  degno 
foggetto.  Le  penne  più  illuftri  faranno 
vaflalle  alF  eternità  del  Voftro  Nome  , 
alle  quali  fama  darete  ,  non  effe  a  Voi. 
I  Romani,  che  fecero  cofe grandi ,  proc- 
curarono  ancora  e  ne' bronzi,  e  ne' mar- 
mi ,  e  nelle  carte  celebrarle  ,  nulla  cu- 
rando i  trionfi,  fé  la  loro  memoria  fiata 
non  foffe  a'  venturi  nipoti  trafmefla  . 
Univano  le  Mufe  con  la  Maeftà  ,  e  de- 
bellati i  nemici,  erano  quefte  le  loro  de- 
lizie ,  ed  il  conforto  più  fcelto  de'  loro 
paflati  fudori  :  laonde  la  patria  loro  ,  del- 
le medefime  afilo  facendo  ,  giunfero  all' 
immortalità,  e  del  tempo  fi  fecero  ,  e 
della  fama  riputatifilmi  dominatori .  Ma 
di  Voi  non  forniranno  i  letterati  di  fcri- 
vere,  perchè  Voi  non  terminerete  giam- 
mai di  far  cofe  degne  da  feri  vere. 

Ma  troppo  ,  o  SACRA  IMPE- 
RIAL  MAESTÀ  ,  provocato  da  così 
ampia  ,  e  così  grata  materia  ,  troppo, 
dilTi ,  m' inoltro  .  Ecco  pertanto  ,  che 
con  più  fano  configlio  mi  riflringo  di 


nuovo  ad  umiliare  a  Voflri  piedi  il  mio 
Trattato  della  Generazione  ,  che  farà  un 
profperofo  augurio  alla  S.  C.  C.  R.  M. 
V.  della  fofpirata  mafchile  prole  ,  che 
non  folo  il  Voflro  popolo  ,  ma  tutto 
il  Mondo  più  nobile  ,  e  più  divoto  al 
Voftro  Imperiale  Trono  ardentemen- 
te defidera  ,  volendo  tutti  perpetuata 
quella  beata  flirpe  ,  per  la  cui  mano 
l'Altiflìmo  le  fortune  degli  uomini  dif- 
penfa  ,  e  la  fua  Fede  dalle  nemiche  in- 
vafioni  foftiene  .  Mi  (limerò  pienamen- 
te felice  ,  fé  la  M.  V.  S.  dopo  aver  de- 
gnata l'opera  mia  di  un  benigniffimo 
{guardo,  la  giudichi  tale  ,  che  meriti  d' 
aver  luogo  nella  fua  (celti (lima  Biblio- 
teca ,  che  fondata  a  bene(ìcio  delle  let- 
tere da'  fuoi  Augufti  Antenati ,  è  (la- 
ta ,  non  ha  egli  molto  ,  dalla  M.  V.  sì 
nobilmente  ,  e  copiofamente  accrefciu- 
ta  5  che  nel  nuovo  famofo  acquido  (1 
confonde  l'occhio  nel  numero  ,  e  (i 
ftordifce  la  mente  nella  fceltezza  ,  fa- 
cendo ben' ella  fede,  che  come  la  Vodra 
Grandezza  non  fi  contenta ,  che  del  maf- 

illllO, 


fimo,  così  la  Voftra  mente  non  fi  appa- 
ga fé  non  dell'  ottimo  .  Sia  queflo  per 
ora  il  termine  della  mia  riverente  dedi- 
cazione, nella  quale  troppo  impruden- 
te ,  e  troppo  ardito  mi  farei  dimoftra- 
to ,  fé  aveffi  pretefo  di  voler  riftrignere 
ciò,  che  i  Voftri,  e  tanti  eloquenti  Sto- 
rici denteranno  di  dare  in  più  volumi 
alla  memoria  de  pofteri ,  acciocché  fia- 
te l'efemplare  di  un  Criftiano  Monar- 
ca, e  l'onore  della  Voftra  invincibil  Na- 
zione, 
(e)     Gente  di  ferro  ,  e  di  valore  armata. 

Paflb  dunque  infilenzio  una  lunga  fe- 
rie di  cofe  magne,  e  gloriole;  e  priego 
ben  di  cuore  l' Altiffimo ,  Datore  di  tut- 
ti i  beni ,  che  alla  M.  V.  e  lunga  vita  , 
e  felice  Impero,  e  perpetua  prole  con- 
ceda ,  per  confervare  l'acquiftata  ficu- 
rezza  de'  Voftri  Regni ,  e  della  noftra 
Cattolica  Religione  ,  per  mantenere  la 
comune  pace  ,  e  per  proteggere  ,  come 
fate,  con  magnanima  liberalità  le  belle 
Arti,  e  fcienze;  de  nemici  egualmente, 
che  de  vizj,  dell'  ignoranza  ,  e  del  tem- 
po 


pò  incomparabile  Trionfatore .  E  pro- 
ftrato  al  Vedrò  Augufto  Real  Trono 
mi  raffermo  con  ogni  più  umile,  e  pro- 
fonda venerazione 


DELLA  VOSTRA  SACRA  CESA- 
REA  CATTOLICA  REAL 
MAESTÀ 


Padova  adi  17.  ^prtk  1711. 


Vmilifs,  Di^otifs.  Opijuiofifs.  Ser^'tdore 
Antonio  Vallilneri . 


(»)  Ne. 


/-a)  Veti ,  fdmlsIU  itfcritit  it  Ang«lo  Mario  Edoari,  CnniJIt  dtlUCiit^  LTat. 

*  mt,  tra  le  ftm.glit  antiche  della  medrfima  ,  ir.unde  ,  •  der.vant,  da  d.vtrfe  na. 
zloni  Scttentiionali  .  Funne  ,  Kcii  nean  Valrafori  da  Carlo  Magno  itll'  anni 
787.  in  circa,  feconda  l'ufcrtjone  del  fuddette  Edtari ,  Quefti  edificarono  nella  Valle 
del  loroTerritorio  il  (^ajlello  nominato  e  dalla  Jìluatjone  ,  e  dal  cognome  preaccen- 
nato  Vallif-ncia  ,  ovvero  \2Ìlì(-nKtÌ2  ,  dando  parimenri  tale  denominaxjrne  altaTer-* 
ra  Jìluata  folto  il  Togfio  del  detto  Caftello  ,  e  chiamata  anco  al  frtfente  ValIifnC- 
la,  che  fino  al  giorno  d'  oggi  continua  in  uno  de'  rami  della  famiglia  Vallìfncli  ,  • 
Vallifnieri  .  ^«f/f*  è  defntla  pure  da  Pietro  Crefcenzio  nel  fuo  Libro  della  No- 
Httdd' Italia.  Pietro  Cazzata,  Crom/ta  d.  Jteggio,  la  rifcnfce  tra  leT^obili,  e  po- 
tenti di  T(eggio  ,  ed  il  Libanoti  tra  le  T^oti/i  di  Ferrara,  efendo  tulli  ^uefli  vat\ 
rami  dal  primo  Ceppo  nati  ,  e  dal  tempo,  dalle  difgraije ,  dalla  fortuna  divifi  .  TJ'un 
ramo  pure  della  detta  cafa  fuorono  Gio.  Antonio,  Gio.  Maria  ,  e  Borfo  ,  figliuoli 
di  aio.  Giacomo  Vallifnieri  ,  »  Vuaji  furono  creati  Conto  Talaimt.  da  Federico 
TerXo  Imperadore  ,  come  fi  legge  nel  fuo  Tliploma  fpedit»  in  YeneT^a  Vanno  1^5».  do- 
ve allora  ti  menXionato  Imperador  fi  trovava  . 

(\>J  w4nn.  1712. 1715.  i7r«.  1717,  n,  jj.^f,  ,/leaicm'm  Curioforiim^trmaniM  ire 

(  e  )  Tetrarca  Son.  Tart.  ». 

(di  Petrar.Trionf.Fam.(^.t. 

l'è)  eitr.Tritnf.Ftm.C.i, 


IN. 


INDICE 

DE     CAPITOLI. 


Ap.  I.  Si  efpone  l'orcafione 
Uifcrivere,  e  loftacodella 


^L^    Quiflione.  p.  i. 

Cap.  II.  Dogi'  Inventori  de' 

Vermi  fpcrmatici  ,  e  della  reale 

loro  efirtenza  nel  feme .  p.  j. 

Cap.  III.  dell'  ufo  de-  Vermicelli 
del  Teme ,  conforme  alcuni  chia- 
ritimi Scrittori,  p.  XI. 

Cap.  IV.  Ragioni  ,  con  le  quali 
perfuaderc  pretendono ,  come  co- 
fa  di  fatto,  che  i  Vermicelli  Sper- 
matici fieno  Autori  della  genera- 
zione ,  non  eccettuata  né  meno 
quella  dell' Uomo.  P- ij"- 

Gap.  V.  Ragioni  immaginate  ,  e 
per  analogia  dedotte  ,  compro- 
vanti l'accennato  fi  ftema  de'Vcr- 
micelli ,  medicate  dal  noftro  Au- 
tore in  favore  degli  Avverfarj  . 
p.  r8. 

Cap.  VI.  Si  apportano  altre  pruo- 
ve  ,  cavate  dall'  analogia  delle 
piante,  ede'piantanimali,  ed  al- 
cune autorità  .  P-2  3- 

Cap.  VII.  Si  moflra  l'uniformità 
delle  leggi  della  Natura  in  tutti 
s;li  ordini  de' viventi,  per  ifìabi- 
ìire  fcmpre  più  il  prelente  Sifte- 
ma .  p.  26. 

Cap.  VIII.  Poflo  il  Siflema  de' 
Vermicelli  Spermatici  ,  quanto 
■  apparentemente  bene  tutti  i  feno- 
meni ,  fpettanti  alla  generazio- 
ne, ed  al  feme  fi  fpieghino.  p  58. 

Cap.  IX.  Rifpoflc  agli  Argomen- 
ti ,  che  vengono  fatti  conno  il 
prefcnte  Siftema  .  P  47- 

Cap.X.  Eguale  fia  il  parere  dell' 
Autore  intorno  i  Vermicelli  fpcr- 
matici. p.  6z. 

Cap.  XI-  Segue  il  giudizio  dell' Au- 


tore intorno  i  Vermicelli  Sperma- 
tici.  p.77. 

Cap. XII.  Sicerca l'ufo  de' Vermi- 
celli del  feme,  non  ammeflb quel- 
lo,  che  fieno  feri  .  P-89. 

Cap.  XIII.  Si  difaminano  le  ragio- 
ni apportate  dal  Sig.  Andry,  cal- 
le medcfimc  fi  rifponde .       p.  9J. 

PARTE  SECONDA. 

CAp.  I.  Si  parla  de'  primi  fco- 
pritori  delle  uova  nelle  femmi- 
ne vivipare ,  e  fi  propone  il  primo 
loro  Siftema.  p.  roi. 

Cnp.II.  OlTervazioni  fpettanti  alle 
uova,  ed  all' Ovaja  delle  femmi- 
ne vivipare,  fatte  dal  Sig.  Mar- 
cello Malpighi .  p.  108. 

Cap.  III.  Oflervazioni  dell'  Auto- 
re intorno  le  uova,  il  corpo  glan- 
dulofo ,  le  Vefcichette  linfatiche , 
ed  altre  parti  dell"  Ovaja  delle 
Scrofe,  delle  Vacche,  e  delle  Pe- 
core, p.  Ir^ 

Cap.  IV.  Altre  Offcrvazioni  dell' 
Aurore  intorno  le  O  vaje  delle  Ca- 
valle, delle  Afine,  delle  Cagne, 
e  delle  Volpi.  p.  127. 

Cap.  V.  Aloe ofTervazioni  dell'Au- 
tore fatte  intorno leOvajed'una 
Camozza ,  delle  Gatte ,  delle  Ca- 
pre, de'  "Topi  ,  e  delle  Donne, 
p.  T40. 

Cap.  VI.  Si  efpongono  le  più  ficu- 
re  ,  e  prii  diligenti  oflervazioni 
dell' Arveo,  e  del  Graaf  intorno 
l'opera  della  Generazione .  p.i  ;  i . 

Cap.  Vllr  Nuove  Oflervazioni  in- 
torno alle  uova  ,edairOvajedcl- 
Ic  Vacche,  delle  Pecore,  e  delle 
Don- 


Roune  ►  fatte  dagli  Accademici 
di  Parigi,  p.iSt. 

Gap.  Vili.  Altre  fperienze  delSig. 
Verheyen  ,  e  di  alcuni  Autori 
Moderni  intorno  al  principio  sì 
materiale  ,  come  efiEcientc  della 
Generazione .  P-  ^  7 1  • 

Gap.  IX.  Rifleffioni  intorno  tutte 
le  premefle  fperlcnze ,  ed  ofTerva- 
zioni.  p.  ito. 

Gap.  X.  Prima  difamina  delle  ap- 
portate {perienze ,  ed  ortervazio- 
ni  del  Malpighi,  dell'  Arveo,  e 
delGraaf.  p.  189. 

Gap.  XL  Seconda  difamina  delle 
OlTervazioni  ,  ed  efperienze  de- 
gli Accademici  Parigini .    P-I49- 

Gap.  XII.  Terza  difamina  delle  (pe- 
rienze, edOffervazionidfl  Sign. 
Verheyen ,  e  del  Signore  Sbara- 
glia, p.  io6. 

Gap.  XIII.  Come  fegua  l'Opera 
della  Generazione  ,  porto  il  no- 
ftroSiftema  delle  Uova.     p.  m. 

Gap.  XIV.  Sentenza  di  S.  Agoftino 
intorno  la  Creazione ,  e  la  Gene- 
razione dell'  Uomo  ,  degli  Ani- 
mali, e  delle  Piante,  molto  uni- 
forme a  quella  de' Moderni  difen- 
sori de^li  fviluppi.  p»IJ. 

Gap.  XV.  Rifleflìoni,  penfìeri,  ed 
Òffervazioni  intorno  al  Siftema 
della  Generazione  dell'Uomo,  e 
de^^li  Animali,  che  provano,  ef- 
fere  fra  tutti  il  più  probabile  quel- 
lo desili  fviluppi .  p.zzz. 

Gap.  XVI.  Che  tutti  gli  Animali 
non  potendo  fucceffivamentefor- 
marfi ,  furono  già  dal  principio  di 
tutte  le  cofe  perfettamente  for- 
mati.  p.ijS. 
Gap.  XVII.  Si  fpiegano  ,  porto  il 
Siftema  delle  uova,  e  d^li Svi- 
luppi con  molta  chiarez;»  tutti  i 


feaouieni  della  Geaerazione.  f. 
247. 

Gap.  XVIII.  Si  apportano  ,  e  G 
iciolgono  le  obbiezioni  del  Slgn. 
Lamy,  delSig.  Mery,  edclSig. 
Sbaraglia.  p.  i6}. 

Gap.  XIX.  Si  riferifcono,  e  fi  leva- 
no altre  obbiezioni ,  sì  de'  fuddet- 
ti ,  conK  del  Sig.  Verney  il  vec- 
chio .  p.zio. 

Gap.  XX.  Si  farifpofta  ad  altre  ob- 
biezioni ,  e  particolarmente  del 
Signore  Sbaraglia.  P*97- 

Gap.  XXI.  Ultime  rifpofte  a  diver- 
te obbiezioni ,  folite  a  portarfi  da 
di  verfi  con  tra  il  prefente  Siftetna . 
p.^ij. 

PARTE    TERZA. 

CAp.I.  Della  rterilità  delle  fem- 
mine, con  la  giunta  di  molte 
cagioni  agli  Antichi  ignote  .  p. 

Gap.  II.  Saggio,  o  Idea  generale , 
e  particolare  de'  rimedj  della  rteri- 
lità, tolti  principalmente  da  Ip- 
pocrate  ,  con  una  critica  de'  fu- 
perflui,  e  de'nocivi.         p.  ?5*- 

Gap.  III.  Due  Lettere  di  Monfig. 
Lancifi  ,  e  due  del  Sig.  Muleban- 
cher ,  fpettanti  a  una  Mola  ritro- 
vata neir  Ovaja  d' una  Donna  ,  a 
un  Mortro ,  a  una  Mola  veicico- 
lare  ,  a' Vermicelli  Spermatici ,  e 
ad  un'  altro  Moftro  bicorporeo  . 
p.  40^. 

Gap.  IV.  Lezione  Accademica  in- 
torno  all'  ordì  ne  delia  ^>oj'Cf//)0«f, 
e  della  connertìone ,  che  hanno  in- 
fieme tutte  le cofc create.     p.4Zi. 

Gap.  V.  Iftorie  ,  defcrizioni  ,  e  fi- 
gure di  varjMoftri,  fpettanti  al 
Trattato  della  Generazione.  439. 


IL      FINE. 


DEL. 


DELLA  GENERAZIONE 

Dell'Uomo,  e  degli  Animali. 

ALV  ILLUSTRISS.  SIC.  DÒN 

PIO  NICCOLA 

CAVALIER  GARELLI, 

Medico  Aulico  della  Sacra  Cefarea ,  e  Cattolica 
MaciU  dell'  IMPERADOR 

CARLO  VL 

Ed  Eminente  dell'  infigne  Studio  di  Bologna . 

P^  A  RT  E      PRIMA. 

CAPITOLO       I. 

Si  e f pone  l'occafione  di  fcrivere  t  e  lo  fiata 
della    Oitifliove. 

,  Ontcnto  oltre  mifura  ,  e  d' incredibile  alle- 
grezza pieno  farei ,  o  dottiflimo  Signor  Ga- 
relli, le  alle  calde  voflre  iftanze,  e  del  gran 
Leibnizio  ubbidendo  ,  ed  i  più  alti  fegreci 
della  Natura  cercando  j  foflì  certo  di  fcri- 
vere cofc  ,  che  vi  foflero  per  eflere  in  buon 
grado,  e  di  porre  in  un  lume,  fé  non  chiaro,  almeno  men 
torbido,  la  grande  Opera  della  generazione  dell'uomo,  e  Metho  dì 
Jcgli  animali  :  ma.  Dio  m'aiuti  ,  trovo  la  cofa  sì  ftra- /<t»pw . 
namente  nafcofta,  e  piena  di  fpine  ,  che  mi  trema  la  pen- 
na in  mano ,  e  fi  fgomenta  Iq  fpirito ,  dovendone  particolar- 
mente far  parola  con  voi  ,  che  fiete  il  genio  della  Natura , 
di  ogni  opera  fua  più  intrigata  favio  interpetre  ,  e  difccrni- 
tore,  e  che  al  di  la  de' Monti  foflencte  il  decoro  della  noftra 
Italia  ,  in  cobi  alto  grado  porto  ,  che  lo  fate  ben  conofccrc 
degno  di  Voi,  e  Voi  di  lui  .   Voglio  ciò  non  oftante  ,  per. 

A  gua- 


t  DeTermiccìli  SfCimat. 

guadagnare  almeno  il  mcrico  dell'  ubbidienza  ,   tentare  l'ar- 
dua imprefa ,  e  ponendo  alla  difamina  le  due  principali  op- 
pinioni  del  Secolo  ,  e  tutte  la-altre  dc'trafandati  Fildfofi  a 
dietro  lafciando,  cercare,  fé  fi  Tic  nb  per  awcncura  appo(tial 
vero  que'Savj  ucmini  SperimencatQri ,  che  hanno  donata  tut- 
,    t,/,;  ,  ^^  ^^  gloria  della  generazione  a  certi  vennicelli  ,  che  uel  fcmc 
Senttr.-e    in-  de'  mafihi  guixx.ar.0  ,    e  con:e  in  dolce  nido  perpetuamente  a  loro 
remo  la  gtni.  detti  foggiortiatio  ,    ovz>ero  alle  tiava  delle  f:mm:ì,e  ,    nelle  qHdi 
raxjor.t  ddl'uo.  tutta  la  macchinetta  dell'animale  rinchiuda  fi,  e  cf petti  falò  ilmo- 
"'•  to,  0  l' urto  vitale,  o  lo  fpirito  del  mafchio  fecondatore . 

z.  Se  mai,  Illunriflìmo  Signore,  mi  foife  venuta  latcnta- 

zion  di  pentirmi  ,  d'avere  con  incomprenfibile  pazienza  ,   e 

VtHt  rf,//j  fatica  feriamentc  cercato  l'origine  ,  gli  fviluppr,  l'indole,  ed 

Studio  degl'In,  i  coftumi  dello  fpt«2zato,  e  minuto  popolo  degl'Infetti  ^"^ki 

ftti.  prefente  celebratinjma  Quiftione  degl' J;;/f/ri  Spi-nnatici^iuzia 

deterge,  e  leva  cghi  ptntinjento ,  che  iogcirìbrare  mi  potcf- 

fe  lo  fpirito;  mentre  mi  riufcircbbe  moJto  difficile,  per  non 

dire  imponibile  ,   il  parlare  col   fondamento  dovuto  di  una 

fpezie  di  coftoro  iu  particolare,  fé  prima  io  ge^cralmonfa- 

pcffi  k  leggi ,  che  hanno  fortito  dalla  Natura  ,  uniformi ,  e 

fcmpre  immutabili ,  In  tal  maniera  potrò  almeno  meco  flef- 

fo  confolarmi  ,    di  non  avere  inutilmente  gittato  il  tempo, 

nò  fparfi  in  vano  tanti  fudori ,  efl'endomi  fervito  a  bella  po- 

Veromtede  ^2  di  queflo  metodo  ,   per  arrivare  ,    come  per  gradi  ,  alla 

ftr  arrivare  coguizione  più  nobile ,"  più  alta  ,  e  più  fcabrofa  della  genc- 

alie  fognivoni  razione  dell'uomo,  che,  a  chi  ha  buon'occhio  ,   e  forfè  il 

fiùd:fai,.    pjVj  naturale,  e  il  meno  fottopoflo  agl'inganni  :  concioffia- 

che  dipende  da  una  continuata  ferie  d' oflervazioni  ,   e  di  ef- 

perienze,  incominciate  dalle  più  facili  ,   dalle  più  femplici, 

e  dalle  più  manifefte  leggi  della  gran  Madre  ,  e  feguitate  di 

fpezie  in  ifpezie ,  e  di  genere  in  genere  fino  alle  più  occulte, 

parendomi  quefla,  come  una  Scala,  alla  cui  cima  non  fi  giu- 

gne  in  un  falco;  ma  col  mezzo  de' foli  fenfi,  giufinmcntcap- 

iS  •  plicati,  pian  piano  i'afcende  ,  e  per  così  dire  ,    fi  rampica , 

come  di  gradino  in  gradino,  e  così  d'uno  in  altro  paflando, 

tanto  fi  fatica,  e  fi  fuda  ,   finché  al  più  fublime  s'arrivi  ,  e 

colà  fi  pofi,  e  quieti,  f^etus  efl  (  fenta  dello  fiedb  fentimcnto 

tutta  la  faggia  Antichità,  al  riferir  di  Platone  nel  fuo  Sofi- 

fla  )  omniunique  commnnis  fcntentia ,  fi  quis  ea,  qiix  magna ftmt, 

reBè  tranfigere  velit ,  in  parvis  qnibnfdampritis  illa,  facilioribttf- 

qiie ,  qiiam  in  maximis  covfiJcrare  debere  :  e  Trafca  giudicò  un' 

uomo  incapace  di  cofc  grandi  ,   quando  prima  non  abbiti  avuto 

dtten- 


Parf.  A  Cdp,  /.  5. 

attenzione  alle  cofe  piccole ,  lo  che  confermò  ,  benché  in  altro 
propo/ìco  ,  Cornelio  Tacito  ,  volendo  ,  cìk^  non  fi  fprexxino 
certe  cofe,  the  pa]ono  leggieri y  imperocché  da  quelle  foventefi 
deducono  confiderabiliffimeconfcguenze  . 

5.  M'ingegnerò  dunque,  o  ChiarifLimo  Signore,  dicfpor- 
Je,  fondato  lulie  accennate  leggi ,  ciò,  che  mi  parrà  più  con- 
facente al  veroi  narrerò  fedelmente  tutto  l'ofTervato,  e  me- 
ditato dagli  altri i  e  tanto  farà  lontano  ,  ch'io  fia  mai  nell' 
apportarle,  per  indebolire  le  loro  ragioni,  che  le  farò  appa- 
rire piii  forti,  fpignendole  fin  dove  mai  potranno  giugnere , 
anzi  ponendovi  molto  del  mio  ,  le  accrefcerò  ,  e  darò  loro 
tutto  il  nerbo  ,  e  il  luflro  maggiore  :  dopo  le  quali  con  la 
mia  folita  fincerità,  e  dovuto  rifpetto  ad  ognuno,  aprirò  il 
mio,  benché  deboliffimo,  fentimento  . 

CAPITOLO       II. 

&egl'  Inventori  de' Forni  Spermatici ,  e  della  re.-de  loro 
efiflenxa.  nel  Seme. 

X.  TL  dihgentiffimo  Lewenoeckio  co'fuoi  rari»  e  maraviglio- 

JL  fiMicrofcopj  è  flato,  fé  non  il  primo,  almeno  uno  de"  i/iorìa  Je' prt 
primi  fortunatiffimi  offervatori  de' Vermicelli  nel  Seme  >  non  mi  fcopritor, 
folamente  di  tutti  quantigli  animali  ;  ma  dell'uomo  fteiìo  ,'''  ^'"">  '^' 
di  maniera  che  giudica  ,  e/Tere  il  feme   fecondo  d' ognuno  >  '^""'• 
poco  meno  ,  che  un  bullicamc  ,   0  un' ammalio  di  vermini. 
11  Kegis  (d)  dà  l'onore  zW Hxrtfocker  ,   che  primo  nell'anno 
1674.  gli  fcoprifle,  e  che  nell'anno  i<5p8.  al  Padre Al.j/eir<»«- 
che  ne  deffe  parte  ,  il  quale  gli  rifpofc  ,   non  effere  cofa  né 
alla  ragione,  né  alle  leggi  della  natura  contraria.  E  in  fat- 
ti folamente  nel  1Ó77.  mandò   la  figura  degli  accennati  ver- 
mi, il  Lewenoeckio  alla  Real  Società  di  Londra  (b)  ìx  quale 
con  alcune  notizie  cavate  dalle  fuc  Lettere  ,  e  in  latino  tra- 
dotte fu  porta  negli  wf;W.  FUofofici  num.  141.  pag.  1040.  laon- 
de, tre  anni  prima,  fé  crediamo  ai  «e^w,  fu  fatta  la  fcoper- 
ta  dall'  Hartfoekcr  .  Il  Liller  però  (e)  dona  la  gloria  al  Lev/e- 
noeckio,  quando  fcrivc,  che  nel  feme  fi  trovano  innumera prx- 
UT  fident  animakuU  confpicienda  ,    quorum  detesto  optimi  merito 

Al  u- 

(a)  CoHrsentierdeThilof.Livr.j.Tart.J.Chap.%. 

(b)  Epifl.(?'j.Lewenoeck-Continuat.p.zz. 
(  e  )  Dilfertat.  de  bumoribus  Cap.  4  1. 


4  De'  Fsrmkelli  Sperhét. 

Zewenoecl{io  debetHr ,  onde  pare  ancor  dubbiofa  la  palma  ddf 
///,yf^^,B(«,o  Inventore.  Dopo  qucfli  è  ficuro  ,   che  il  Signor  Hombcrg,  il 
Jtlla  f.tptrta  Signor  Cardctuo ,  il  Signor  DilempaxiOy  ed  altri  hanno  molto 
df  vermi   «/'■^ qiisfto ritrovamcnto  illuflrato ;  ma  niunoperò,  permioavvi- 
itm.  £q^  j^;j  pj^  j^j  Lewenoeckio  affaticato  intorno  coAoro  ,  cffai- 

dofi  con  incomparabile  induftria   ingegnato  ,  di  oncrvarc, 
non  tanto  il  feme  de' maggiori  animali  ,  quanto  de' minori, 
e  de' minimi,  ne' quali  tutti  fi  protesa  di  avergli  Tempre fco- 
perti.  Per  iftabilimento  di  quella  verità  apporterò  primamen- 
te  alcune  oflervazioni  del  Z,ewfKsec/;io  con  l'ordine  ,  che  ho 
KrriV^ //»;/■?/. ritrovato  nelle  fue  Pillole,  dipoi  quelle  d'altri,  eiìnalmcnte 
ftenx_a  de'ur.\z  mie,  acciocchò  ,   dovendo  parlare  lungamente  di  quelli  , 
mintiftmi,    premettiamo  la  realità  del  fatto  ,  altrimenti  cofa  fciocca  ,  e 
ridevole  farebbe  il  parlarne,  fé  non  vi  follerò;  come  coloro, 
che  tanto  fcriflero  della  Fenice  ,   cercando  fpiegare  il  modo 
Vermi(eìiinei^°^  cui  dalle  ceneri  fue  rinafceva  .  Nel  femc  di  certi  Infetti 
ftmf  iiigpj„.vo\3siti,  che  noi  Cevettonl  chiamiamo  ,   vide  il  Sovraccitato 
I'"'.  Autore  un'incredibile  numero  di  vermicelli  {a):fedvit<im  in 

iis,  dice,  anìmadvertere  ncquivì ,  quapropter  flatul in obfcrvatio- 
ìtibiis  perdere,  qnoniam  femen  nondum  maturum  'yidicraem  .  Tro- 
vandogli poi  un  giorno  uniti  all'opera  della  generazione, 
animalcula  infeminernafculim  apcrtiffimc ,  &  fine  ullo  labore  ma- 
gna copia  viventia  "uidi,  i  quali  defcrive  ,  e  ne  apportala  fi  - 
Tatoìa  I  S*^*"^  '  ''^'^  ^^^^  ^^  '"'^  prima  della  Tavola  prima  .  OlTervò 
i'ij,.i.  '  pure  i  mcdelìmi,  che  giudicò  non  ancor  vivi,  nel  feme  di  una 
Locufla,  nella  quale  al  finediAgoftogli  trovò  vivaciffimi  , 
c<»t«?/f /ij. ^°"''^  ,  e  lunghetti  ,  che  con  bell'ordine  nella  partefupe- 
hppano.  "riore  del  corpiccllo  fuo  ftavano  erettamente  giacenti,  con  le 
code  piìj  largamente  difperfe,  con  le  quali  alla  foggiadi Ser- 
penti piegate  flrani  movimenti  facevano,  {b)  parendo,  che 
con  la  parte  Superiore  del  corpo  fledcro  quieti  .  I\'el  feme 
pure  delle  Mofche,  e  de'Mofcherini  gli  vide  nel  modo  rae- 
defimo  ricercati,  e  quello,  (  ch'c  veramente  maravigliofo , 
fé  dobbiamo  dargli  perfetta  fede  )  infino  ne' tefticoli  del  pul- 
ce, grandi ,  come  un  piccolo  grano  di  arena,  fummacumde- 
tcClmone  (  cosi  fcrive  )  mngnam  animalcidorum  copiarti  detexi  , 
qubus  ferpcntiim  crat  figura  (  e  )  .  Vermicelli  di  una  talforta  , 
prima  imperfetti  ,  e  se  non  inovcn:i ,   e  dipoi  pcrfcctinimi , 

e  se 


(a) Expcriment.  & Contemplatioti.  £pi/ì.  liobcrt. Il-vk. p. vi.  i p. 

{h)lvip.'tg.zo. 

lc)Jvip.2.i. 


Part.  I.  Gap.  Il      "  s 

e  sé  moventi  oflervò  nel  feme  de'  Ranocchi  ,  il  numero  de'  VtrmictìiiHft 
quali  era  cosi  fterrainaco,  ut  >rfpe6iti  nninsovi  fctutr/i^  Ranrruin  ^'^'/''  'i-*' 
duem  millia  ammalculoriirn  effent  in  femine  mafculo  .   Ha  pure 
anche  in  cofioro  notato,  che  tutti  i  vermicelli  ,   che  nc'lo- 
ro  tcflicolifiricrovavano,  non  vivevano;  ma  fui. imence quel- 
li, che  in  un  liquor  più  copiofo  nuotavano,  componendo  in- • 
tanto  gli  altri  una  materia  grolla  ,   e  a  poco  a  poco  vita 
acquiftando.  Nella  fegucnte  lettera  fcritta  al  Sig.  VVren  (a) 
torna  a  confermare,  di  aver  veduto  n:l  fcme  de' quadrupedi,  Nuovicir„va, 
degli  uccelli ,  de'pefci,  e  degl'Infetti  i  menzionati  vermi,  t^"'.  ''''"•'': 
nel  feme  particolarmente  d:ìr  uomo,  e  del  cane  avere diitin-    "".»'  ^"'[i 
to  diiorum  gcnerum  animalcuU.  Poco  dopo  a/Terifce  (i)  d  aver  „^/,-^  ,fi„a\. 
veduto  in  mole  ccquali  arena:  femìnis  Galli  galliiucei  50000.  ver-  menu  ntli  uo. 
mes,  e  in  una  fimile  mole  àz  Luti  del  Tefcc  afelio,  volgar-  "">• 
mente  qui  detto  Afiao,  1 0000.  vermi  ,    il  qual  numero  pure  ^/""•'"f"- 
nozòm'  Latti  di  una.  piccola  Trotta,  e  lììvm^Torcelletta ,  quan-  '"il'ìr^ì^ 
tunque  querti  pefci  fieno  dcW'^fello  mille  volteminori .  Nel- 
la Lettera  64.  alla  Regia  Società  di  Londra  verfo  il  line  (e) 
torna  a  confermare  la  divcrfa,  diremo,  età  de' vermicelli  nt' 
Litti,  o  nel  S:fne  ddV^fello  ,  dove  apertamente  fi  dichiara  , 
che  in  quanto  al  loro  numero  fcmpre  efprime  il  minore;  ma 
non  ilraaffimo,  concioffiecofachò  teme,  che  non  gli fia cre- 
duto, conchiudendo,  poter  dire  con  tutta  ragione,  numerum 
aìiinidculorum  ex  ^felli  la&:hus  ortorimi,  non  tantum  decies  ,  fed 
<S-  plus  tricics  fuperare  numerum  omnium   in  orbe  terrarurn  mor- 
tdiutn. 

1.  Nella  Contimi ax^'one  pure  de^li  arcani  fcoperti  della  J^a-        Vermi^tiU 
tHi-a(d)  ritrovò  in  certe  Conchiglie  (  che  fono  generalmente //'<•'•'»«"'"■  «-''- 
credute  Ermafrodite  )  oltre  le  uova  ,  gli  animalucci  coftitu-  ''  contbiihi . 
ti  vi  del  Seme,  i  quali,  cum  fé  mutuò  attingertnt,  tam  firmiter 
fibi  mutuò  adhxrebant  (e)  ac  fibl  invicem  atnplexa  erane  ,   ac  fi 
coiijfent ,  atque  ita  cohterentia  natabant .  Offervati  morti ,  parve  a 
lui  ,  che  coftalTero  di  certi  globetti  ,   e  s' accollaflero  molto 
alla  figura  de' vermi  del  feme  umano  .  Studiò  ,   e  fi  affaticò 
per  iihbilire  la  ftrana  quantità  di  coftoro,  e  per  quello,  che 
potè  giudicare  ,  pensò  centum  horum  animale ulorum  myriades 

vul- 
■         • -1  ■ 

{^)p.1g.X9.Ì"^Ì. 

{b)pag.iz. 

(c)pag.i6i.  16^. 

(  à  )  Continuai,  ^rcatior,  &C,  EpiJl-9  f  •  p'  fri.  l  fc. 

ie)jvipag.m,xi' 


6  De"  Vermicelli  Spermat. 

i  ..     ,nnV.   "vnìgaris  arenuU  moUm  non  tcquare  .   Vide  in  un' altra  moire 
uova,  che  non  contenevano  ,   fc  non   un  lirapidiliimo  umo- 
re acquofo,  e  infra  quefl-  molti  aniin,u:i:ci  notanti  (^j^chc 
prcfe  per  animali  del  mafchil  fcin:  .  iNJ;ila  Lettera  lo^.  {b) 
torna  a  dire,  d'aver  veduti  gli  aniraaiucci,  non  ancora  per- 
Vui  tniriiT  f'^"''  '"  un'Oftrica,  i  quali  perlczionati,  ecrdciuti,  orafi 
inh'aletti  „//univano,  ora  fi  dividevano  ,   cirend;-)  recato  pcrfuafo  ,   htc 
femi .  animalcitla  effe  oflreorum  femcn  tnafctili.ium ,  quod  fen.cn  ex  duo* 

rum  generuni  confìat  atiimalcKlis  ,  rnafc/ilims  nempè  ,  &famminis, 
lo  che  aveva  ancor  detto  poco  prima.  Erano  tanti,  che  giu- 
dicò, nullum  in  Europ.i  Urgnian  tot  contiiiere  homines  ,  qitot  jtii- 
^itTj'Ttti  '"'^'"'''^  in /emine  mafcitltno  iinius  Oflrei;  anzi  ridice,  (e)  che 
ànìmaLtì.  '  ì"  '"^e  Oftriche  erano  più  vermi  ,  _chs  uomini  in  tutta  l'Eu- 
ropa . 
V    Adir  /f      ^'  Già  fino  nell'anno  1677.  come  abbiamo  accennato,  avea 
^ln[a /t-Jea.  '^  "0^^°  Autore  dato  notizia  all'Accademia  Reale  di  Lon- 
j;W«wrmi- dra,  di  avere  trovati  quefli  vermicelli  anche  nell' umano  fe- 
telliml  (eme .  mc ,  lo  che  fu  non  folamente  da  que'  valenti  Maeftri  crcdu- 
Tijr.r  (Q^  ma  applaudito,  e,  con  nuove  fperienz?  rifatte  trovato  ve- 

•«•*J-4  J-  fo.  (rf)  Si  veggono  le  Figure  nella  Tav.  I. 

4.  Ma  niuno  poi,  ch'io  fappia  ,    ha  prstefo  di  moftrare 

più  evidente  non  tanto  i'efiftenza  di  quciti  vermini  nel  ferae 

of:rvax-crii  umauo,  quanto  che  non  fieno,  fé  non  omaccini  inviluppati, 

dtt  Daiempa-  del  Dalempaz.io ,  come  trovo  efprcfib  in  una  fua  Lettera,  re- 

^19    nel  r^w  giftrata  nelle  l<(oveUe  Letterarie  del famofo Bernard  (e). Quelli, 

"""Animahtt-  '^°P°  ^""'^^^  fpiegace  varie  parti  componenti  il  feme  ,  .come, 

«//Jmriwtf!  Sieri ,  eSalijCol  Microfcopio  veduti,  cosi  fegue  .  Infuperani- 

no, fioro /ìgu^inalcula  quidam  deteximus ,  eadem  fere  forr/ia  ,  qua  Menfe  Ma]o 

'"  ■  in  rivtilis ,  limofifque  paliidibus  Kanarum  fatus  -oidentur  .  Horiim 

corpus  vix  granitm  frumenti  fuperat  ;  qHxd.tm  gr-indinfcula  :  cau- 

da  aiitem  qua^er ,  aut  quinquies  corpus  adxquat  .   Mira  agilitate 

fefeaZ'tant,  caudicque  verberibus  undulas ,  quibits  innatant ,  cient, 

U'W  coKientva        ,r  ^  i  ■      n  ■  j  ■  1 

involto  un  feto  P''^^*''^"^  '  ^^''P"^  ""'«<"""»  in  tftis,  quts  crcdcrct  >.    ^ttamen  il- 

tiwar.o ,  liid  ipftfmet  nofiris  oculis  vidimus .  ?>(iiw  dum  omnia  curiose  lufira- 

bamus ,  unum  grandius ,  exuto  jam  Senio,  quoinvoh'ebathr  ■,  fé,  fé 

npsrhit,  nudatafqueclarèofìenditamb.ts  tibias^  crura,  pe[ìus ,  ge~ 


(z)ivtpag.  zz. 

(h)  Continnat.  ^rcanor.  Jijtt.  p.  1 44. 

\c)pag.i^^.ivi^ 

( à)  Tranfa6l. guglie.  M.  Auguri  i68^.nkm.  IJ^-  p.ìg-  1 1 iO.  fcqq. 

(  e  )  Articol.  V.  *4n>  i  ópp .p.tg.m-^fz- 


Pai  te  l  Cap.  11.  7 

inma  byjcbia,  &  exuviitm  a'.t.us  protraUuni  caput  admjlar  Ci'.chI- 

U  obnttbcl/at ,  hicioìd^jjlr/tofanè  ,  &  incredibili  fpcBaculo  .  Stxuir/n 

difcri7niva  prte  cx-gH:t.ite  r.ofci  non  quita  funt -,  &  moritur  ,  dum 

fé  fé  exuit .  Apporta  dipoi  Ja  figura  ,   che  fi  vcGsa  nella  '^.'"'-  ^■ 

Tav.  I.  Fig.  7.  8.  p.  .     .  c';&;.. 

5.  Il  Sig.  Homberg,  ed  il  Sig.  Gecfroy  ,  due  celebri  Accade- ,,,.rf,Vrra/n.-Ì 
mici  di  gran  riputazione  in  Parigi,  anch'efli  ammettono  que- «Tra? . 

fli  vermi  nel  fcme  ,  avendogli  oflervati  nel  medefimo  guiz- 
zanti ,  pretendendo  anch'  efli  ,  da  ingegnofiffime  rifleifioni 
molTi ,  che  fieno  gli  autori  della  generazione  dell'  uomo,  e 
di  qualunque  animale  . 

6.  Il  Sig.  ^ndr)  ,  concorre  anch' elfo  a  flabilirequefta  Sen- 
tenza ,  facendo  a  bella  polla  un  Capitolo  (a\  nel  iuo  Trat-    ^     .^, 

j   II      ^  ,  <  11  1  1  Vermi fatris 

tato  della  Ceneraxicve  de  vermi  del  corpo  umano,  nel  quale raet-.//,/^-,;^^^^^, 
te  molte  olTervazioni  per  lo  più  da  varj  Autori  tolte  ,  com- 
provanti la  verità  di  quefto  tatto,  chiamandogli  col  nome  di  ^^^   _.. 
•vermi  fattis ,  di  cui  ecco  le  Figure.  -F'^io  mVi 

1*7.  11  Chiariffimo  L'fìeì-  ,   grande  cllimator  degl'Infetti  ,    ìiufter'ain'- 
anch' eflb  fcnza  dubbio  alcuno  gli  ammette  (Z»_);  anzi  vuole  ,"'"te  i  venni 
che  da  effi  Seminis  fero  opacitas ,  craffitudo,  &  fp/.-mx  cu]ufdarH"'Jl''".''iff- 
quaft  imitatio  fu  j   tcjlìcnliqiie  adcò  "vcrmiculorum  iflurum  quidam    '^"^  j"*'- 
quaft  alvei  fmt. 

8.  Elia  Camerario,  giudizicfo  Cenfore  di  molte  novità  mo- 
derne, nelle  fue  Differtaxioni  Critiche  non  gli  nega  ;    ^'X  £o\o  camerarhjla. 
circa  l'ufo  faviamente  difcorre  ,   ed  il  Lewenoeckio  di  varj  tiUfce r.fiften- 
crrori ,  non  in  quanto  alla  verità  delle  Oflervazioni ,  ma  in  v"  ^''  *^'« 
quanto  alle  rifleflloni,  e  deduzioni ,  combatte.  nelfeme. 

9.  Il  Sig.  Leibìiizio,  quel  Moftro  d'ingegno  della  gran  Ger- 
mania ,  così  profondo  in  penfare  ,   e  cosi  cauto  in  determi-  <^<>ti  Jtttrm^ 
nare,  nella  fua  rtimatiffima  Teodicea  (e)  mette  così  per  vera  1' "".,  f  "5**  '^ 
cfirtenza  di  quelli  vermi  feminali  ,   che  fopra  vi  fonda  varj    "  "'^"  ' 
iiigegnofiflìmi  ragionamenti  .  E  così  il  Sig.  Billingero.  (d) 

10.  Kè  perche  cito  Letterati  al  di  la  de' Monti ,  e  al  di  là 

de' Mari  ceJebratiffimi ,  credeffe  già  V.  S.  lUuftrifs.  che  nella  Anchi  ìniu^ 
noflra  Italia  niuno  fi  foflc  prefa  la  pena  di  afiìcurarfi  di  un  i<'i  fiata tr». 
tanto  fatto.  11  noflro  Monfig.  Lanci ft ,  Medico  di  Sua  Santi-  ^''"viralffi. 

"  V  flfi-^a  de  ver- 
">       miniiremt. 

(ik}Chapitr.xi. 
(b)De Humonbus  .  Cap.  4,1. 
(  c  )  EQais  de  Theodiceè  furia  bmnè  de  Dieu  &c. 
(  d  )  Epifi.  Roma: .  T.  idiè  T^onas  Dcc(mibr:s  .  M.  S.  Fidile  nel  fv.e 
di  quefio  Libro . 


8  De*  Vermicelli  Sfcrmar. 

i''e,iiìnfiaele{g,,  e  chiarifjìmo  per  tante  fue  Opere,  degne  di  Cedro  ,  mi 
';!*'■"''' ^.f:  mzTiòò  y  non  è  guari  ,  aiciine  fuc  DJ]ert.ixio)ii  Et>:lìd.vi  ,   di 
lecita  erudizione  piene,  m  due  dcjic  quali  patlaanch  eJiodi 
■    quefli  vermi  del  femc  uraano  ,   che  non  dubita  ne  punto  nò 
poco  d'ammettere  (a)  per  efit-rne  flato  afiìcurato ,  à-fiJcdLr 
gno,  &  accurato  obferziatorc  ,  qui  opc  Microf e  opti  unica  Lente  ,  at- 
que  orhiculari  coìiflantis ,  eofdem  vidtt ,  pcrvidit ,  &  m<ratus  efli 
Jo  che  pure  qui  in  Padova  m'atteftò  \\S\g.  Fife  ardi ,  pubbli- 
co Anatomico  di  quella  Univerlìtà  ,  di  avere  certamente  vedu- 
to il  dottiffirao  Tìglìi  ,  già  pubblico  anch'elio  Profcllore  di 
Notomia. 
ìà"'/ììbTÌ"      II.  Il  Sig.  Tietro  Antonio  Falchi,  da.  Torino,  chiaro  Filofo- 
Jel/e//tHX''   ^°»  ^  induflriofo  lavoratore  di  Microfcopj  ,   anzi  illufirator 
</f'</f//»i.wwde'medefimi ,  l'anno  poco  fa  fcorlb  (b)  mifcriUe,  chef  re* 
ndfnrif.        gli  animali  fcopcrti  dal  Lc^srchoeckio  nel  feme  umano  ì:on  zi' è  più 
da  dubitare  ,  e  gli  ho  fcopcrti  anche  con  Unti  di  una  linea  di  foc» 
&c.  e  poco  dopo  Oggidì  dall' oppinione  è  paffato  qucflo  fcoprimen-' 
to  all'  intiera  iicrità  &c. 
^hJTsal         ^^'  L'IUuftiil's-  Sig.  Abate  Coms  Antonio  Conti, N.V.  dira- 
a»tuhi  ("oKfa.^^i  e  ringoiare  talento,  nella  Rifprfta  alla  di fef a  del  Libro  delle- 
ffHte  a  gael/a  Confiderazioni  delSig.l-J^igrifoU  (e),  dopo  avere  accennato ,  che 
de'Modtrni  «'»  Dcmocrito  Jia  parlato  di  certi  vermi  ,  che  a  poco  a  poco  1" 
gran  parte,      umana  lìgura  prendevano  ,   e  che  Piatone  efprefsamente  ne 
parla  nel  fine  del  Timeo,  dice  ,  che  in  tutti  quali  i  liquori 
li  vede  una  infinità  di  Anguillette,  e  di  Serpentelli ,  chs  ve- 
inermi  in  tatti  loccmcnte  guizzano ,  e  d  Icagliano  in  tutti  i  fenfi  .  „  Io  gli 
iU^aori  veda-  „  bo  vcduti  (dice)  aTarigicoi  nuovi  Mlcrofcop)  del  Sig.Cioblot^ 
"■                 ìì  to,  e  gli  ha  ìììsco  veduti  il  Sig.  Galeax.xi  ,  e  il  Sig.  Maraldi . 
„  Il  Reverendo  Padre  Malcbr.vìchc  (limava ,  che  quefli  Infet-i 
„  ti  calaffero  dall'aria  ne'liquori,  attratti  dall'odor  del  li- 
N-irerTif   efì  "  9"°^^  '   °  ^^  ^'^''^  '^^^^  •   ^^^  ricorJo  d'avergli  modcfla- 
JjP'o^fcHo  y'  mente  oppoflo  ,  che  gl'Infetti  ne'liquori  vivono  lungo  tem-. 
dall'  animsle .  >,  po  ,    fecondo  le  offcrvazioni  del  Sig.  Gwblotto  ,    la  dove  i 
„  vermi  Spermatici  muojono  ,  o  refl^no  nell'  inazione  poco 
Rfg'""  ^'' „  dopo,  ch'il  Seme  è  tratto  dall'animale,  o  vivo  ,  o  mor- 
haiUeTubì»  to  .   Il  Reverendo  Padre  M.ihhr.wche  mi  rifpofe  ,  che  la. 
mucjonò,        „  morte  ,   ©inazione  de' venni  Spermatici  vicn  forfè  dalla 
■ „  con-    - 

(  a  )  Billingerus  de  nutritione  fatHS  in  utero  per  vias  haBcnus  incognita 

fen.Londin.^pud  FFdb.  Innys.  171 7. 
(  b  )  Torino  z.  "Novembre  1 719.      . 
{q) In renexia apprcffo  Jacopo Tomafmi  iji6.pag.r,i,  lOj.r  io6. 


Parte  I.  Cap.  11.  9 

„  coafiiìcnza  del  liquore,  il  quale  efpofto  all' aria  fi  raffred- 
„  Àìy  e  indurifcc,  e  indurando  inceppa  i  vermi,  e  loro  im- 
„  pcdifce  il  moco  con  le  apparenze  di  vita  .   Ma  pare,  che 
„  dovrebbe  edere  ciuco  al  contrario  ,    poiché  il  Seme  degli  ^P'f-"  '>'>* 
r,  aniiDuli  efpollo  all'aria  diviene  più  fluido,  e  più  fciolto.    '  "'n'"'" ■ 
„  Vi  è  ancora  un'altra  differenza  trai  vermi  Spermatici ,  ed 
„  i  venni  de' liquori,  che  per  vedergli  ne' liquori  ,  bifogna 
„  preparare  il  liquore,  rifcaldarlo,  e  che  so  io  ;    laddove  i 
„  vermi  del  Seme  fi  vedono,  appena,  eh' è  eftrattoil  liquo- 
„  re;  né  è  credibile,  che  il  poco  tempo,  che  s'impiega  ad 
„  appuntare  il  Micro/copio,  tanta  moltitudine  d' Infetti  ca- 
„  lino  dall'aria  ,   e  che  ferapre  in  femi  differenti   vi  fieno  ^^„yj,^^  ^^,. 
„  vermi  differenti  nella  loro  fpecie  .    Io  credo  finalmente  ,  mi f>me fienai 
„  che  ne' liquori  preparati  gl'Infetti  vi   s'introducano  con  1'  vermi. 
„  infufionc   dell'erbe  ,   nelle  quali  fi  nafcondevano  :  ciò  , 
„  che  non  ha  luogo  ne'  vermi  Spermatici . 
.    ij.  11  noflro  ftimaciflìmo  Sig.  Morgagni  ,  Pubblico  Prima- 
rio Profeffore  di  Anocomia  in  quello  Studio,  citato  pure  dal  /,f/,'"„f'"//'- 
Sig.  Nigrifoli  (a)  m'aflerifce  anch'effo  ,   di  aver  udito  d^  ammettali)  i 
perfonc  degne  di  fede,  e  non  imperite  nell'offervarecofe  mi-  Jete,  verm, ne! 
nute  col  Microfcopio,  che  quelli  vermi  nel  feme  fi  trovano  ,  l'""- 
e  di  avere  pur  egli  fteffo  veduto  bullicarc  nel  feme  di  un' ani- 
male, un  non  so  che  sé  movente,  onde  fi  poteva  congettu- 
rare, cfferc  quello  un'aramaffo  di  vermini  :  dalla  quai'op- 
pinione  il  fuddctto  dottiamo  Sig.  Nigrifoli  nondiffcntc,  nò 
il  Chiariffimo  Sig.  Abate  Giacinto  Gimma.  (b) 

14.  Il  Sig.  Euno,  Medico  di  Brefcia,  che  oltre  le  altre  ra-  tjaoie  tjTtr- 
re  fue  doti  ,  ha  ancor  quella  di  fabbricare  da  fé  finiflìrai  va-^ioni  d'un 
Microfcopi,  m'ha  più  volte  avvifato,  d' avergli  chiariflìma-  italiano  intera 
mente  veduti  nel  feme  di  animali  diverfi,  e  per  un  certo  ca-  "^  '  *'""'»''"' 
fuale  accidente  nell'  umano  ,  con  quefto'però  ,  che  non  in 
tutti  i  femi  gli  ha  veduti,  quantunque  del  ficuro fecondi . 

if.  £  finalmente,  fé  punto  appreffo  i  Letterati  vai  la  mia 
fede  ,   io  poffo  francamente  afferire  ,   d'avergli  veduti  ,  in    Vermicelli  nel 
compagnia  del  Sig.  Lodovico  Bourguet ,  nel  Seme  di  un  Coni-  f"»»  ojfirvati 
glio  vecchio  ,   benché  non  in  tanta  fterrainatiflìma  copia  ,  P"'^"»'^""- 
quanta  il  Lewenoeckio  h  vanta  d'aver  veduto  .  Stentammo  "' 
molto   a  trovargli  per  molte  difficultà  ,  che  s'incontrano  in 
fimili  faccende  ,  e  per  l' incredibile  pazienza  ,    e  deprezza  , 

B  che 


( a  ) e onftderaz-  interno /.-r  Geniraz-  de' diventi  Cap.j. 
(h)  Differì.  De  .Animai ib.f.ìbulof. pag.  89.  epag.  1 4J. 


I  o  De  Vermicelli  Spermat. 

che  vi  vuole,  come  sa  chiunque,  che  sa  l'arte  dimancggii- 
h-ìtufa    1^^  fimili  ordigni  i  ma  finalmente  con  incomparabile  allcgrez- 
foa.rttt.ì  di    za  vidimo  querto  canto  decantato,  e  ameno  fpectacolo,  e  lo 
V<-«;t.»r»ri  e/- ammirammo.  Erano  della  figura,  e  della  quantità,  che  vc- 
fvtati  dall'   jj-j  nej]^  -p-jy^  ^   pjg_  i^_  Guizzavano  vifpi  ,   e  fnelli  ,  par- 
■rlrcLùnm^  ^endofi  da  un  canto,  e  andando  dall'altro  ,   flagellavano  1' 
rr^.  ij.  '    'onda  di  quella  linfa  fcminale  con  la  coda,  ni-lla  maniera  ap- 
punto, che  fanno  i  Girini  le  acque,  dentro  le  quali  nuota- 
no. Erano  di  color  nereggiante,  o  almeno  fpcrati  alla  luce 
così  appari  vano,  né  erano  corredati  di  un  capo  cotanto  grof- 
Ib,  cerne  quello  degli  umani  difcgnano,  né  fi  vedevano  co- 
si lunghi  ,   né  cosi  con  ifproporzionc  fottili   fino  alla  coda . 
Avevano  veramente  una  giuda  figura  di  verme,  folca  vano  1' 
ondci  come  i  vermi,  e  come  i  vermi  delle  zanzare  acquati- 
che, o  di  altri  fimili  animalucci,  ora  s'alzavano,  ora s' ab- 
ballavano, ora  fi  ruotavano  in  giro,  divincolandofi  per  ogni 
verfo,  contorccndofi  a  mò  di  Serpenti,  e  con  un'incredibile 
vifpezza,  a  loro  piacere  ,  per  ogni  parte  voltandofi  .   Con- 
tento olerà  modo,  e  di  fiupore  pieno  non  poteva  fiaccare  1' 
occhio  dalla  vifta  di  cosi  bello,  e  diiiderato  fpettacolo  ,   di- 
vifai  con  attenzione  attentiffima  ogni  loro  movimento  ,   e 
fattczza,  e  gli  riconobbi,  e  gli  giudicai  fenza  dubitaraento 
alcuno  per  veri  verifllmi ,  arciverifTimi  verrai . 

i<5.  Lo  fìelTo  pure  mi  fu  l'altr'jeri  confermato  da  un  dot- 
Kuetrafofi.  jq  Inglefc ,  chc  venne  a  vedere  il  mio  Mufeo,  dicendo,  che 
ferma  de' dctt,  ^^^^q  jjj  Londra  fi  fono  vedute  nuove  efattiffime  figure  de' 
rfjMi»    tn.  ygj.jjjj  jgj  feme,  date  fuora  da  un' ingegnofiffimo  fabbricato- 
re di  Microfcopj  ,   il  quale  fi  efibifce  ,   di  fargli  fcmpre  ve- 
dere a  chiccheffia. 

17.  Se  dunque  per  tanti  teflimonj,  e  de' miei  occhi  flefTì, 
sìjJabiuree  f  così  va  la  bifogna  ,   non  poffiamo  più  per  l'avvenire  nega- 
e/fit»xa  df   j-g  ynj  cQ^-i  (jj  {2XX.0  ;  ma  folo  con  profonda  umiltà  alzando 
ditiitfrmt.    j^  mente  all'Autore  fupremo  della  Natura,  fupplicarlo  a  il- 
luminarci, per  conofccre  il  fine,  per  cui  ha  pollo  un'eferci- 
to  di  viventi  in  ogni  vivente,  e  fcgnatamence  in  un  liquo- 
re così  preziofo,  eh' è  l'inciampo  d'ogni  Filofofo  ,   e  delle 
maraviglie  la  maraviglia  più  fìrepitofa  ,  riflettendo feriamen- 
te  con  Avenx^oar,  benché  barbaro  Scrittore,  come  itnelle£ius 
vofiri  dc^ciiint ,  quoninm  Deus  volvit  nohis  ponere  menfur^m  ad  itt- 
telligendnm ,  quam  non  polfumus  prxterire  .    Scientia  cnim  folius 
Dei  excel ft  efl ,  quatti  dat  cm  vult  ,  quando  vnlt ,   &  qnotnoda 
vult . 

Efpli' 


Parte  1.  Cap.  11.  1 1 

Efplicàz:one  delle  Figure  della  Txv:là  prùhx» 

F[g.  I.  Verme  Spermatico  del  Gcvcttone  acquatico  ceruleo 
di  mediocre  grandezza . 

Fig.  i.  e  _j.  Vermi  Spermatici  d;l  Cane  .  Il  fecondo  è  la  Fi- 

-  e    gura  di  un  verme  vivo,  il  terzo  di  un  morto  .  F.  G. E. 

■  l  ■  Corpo  deirinfccto  vivo .  H.  la  coda .  K-  L.  1  •  Corpodcll' 
Infetto  morto ,  M.  Coda  del  detto  Infetto . 

F)g.4.  e  5.  Vermi  Spermatici  del  Coniglio.  Nota  particolar- 
mente l'Autore,  che  il  corpo  di  quelli  A-B.  C,  cF.  G.  E. 
non  è  ritondo,  ovvero  Ovale,  come  nel  verme  del  fe- 
me  degli  altri  animali  ;  ma  fpianato ,  e  corredato  di  mol- 
ti infigni,  e  manifefli  globctti,  come  (malamente  però) 
dimoflrano  le  Figure.  D.H.  moftrano  la  coda  de'mide- 
fìmi. 

Fig.ó.  Sali  oflervati  nel  feme  umano  dal  Dalempazio* 

Fig.7.  Verme  del  feme  umano. 

tig.  8.  Omaccinofviluppatofi,  o  fpogliatofi  delia  tunica  ,  eh: 
lo  copriva ,  e  gli  dava  figura  di  verme ,  con  le  fpoglie 
fui  capo. 

Fig.  9.  Altro  omaccino  più  ingrandito  con  le  fpoglieful  ca- 
po, e  attorno  le  gambe. 

Fi<y.  IO.  Verme  Spermatico  morto  del  Cane  conforme  lo  ap- 
porta difegnato  il  Sig.  Andry. 

Fig- II.  Il  mcdefimo,  quando  è  vivo. 

Fig.  11.  Verme  Spermatico  del  Ghirro,  0  Scoiattolo  difegnato 
dal  Lewrnoeckio  ,  e  rapportato  dal  Sig.  Andry. 

Fig.  15.  Figura  ,  e  movimento  de'  Vermi  Spermatici  ,  nuo- 
tanti nella  linfa  feminale  di  un  Coniglio  vecchio  ,  da 
me  offervati  ,  e  con  tutta  fmcerità  fenza  maggiore  in. 
grandimento  difegnati . 

Fig.  14.  Verme  del  feme  umano  difegnato  da  Monfig.  Lan- 
cifi,  ingrandito  col  Microfcopio. 


B    i  CA' 


CAPITOLO      III. 

Dell'  ufo  de'  (Vermicelli  del  Seme  ,   conforme  molti 
chiaritimi   Scrittori . 

I-  C  Tabilita  per  vera  l'efiftenza  de' Vermicelli  nel  Seme  , 
ria*  i  per  { ut     i3  ragion  vuole,  che  ora  cerchiamo,  o  Sapienti/lìmo  Si- 
f'"'  .'./""gnor  Garelli  ,    per  qual  fine  ci  fieno  ftati  pofli  da  quella 
vfrm,Mj,„,.  gr^j^  jjj^jjQ  Maeflra  della  Natura,  o  per  dir  meglio  di  Dio  . 
Ritrovo  ,   che  non  folamente  i  primi  Scopritori   di  qucrti  , 
cioè  \' Hartfockfr  ,   e  il  Lcwenoeckio;  ma  tanti  altri  ancora  uo- 
mini dotciffimi  di  prima  fagia ,  hanno  giudicato,  efsercque' 
deffi,  che  facciano  tutto  il  giuoco  della  grande  Opera  della 
Generazione ,  quantunque  fra  loro  difcordanci  nel  modo .  I 
creiìcna  aìcu.  più  dotti  hanno  crcduto  ,    che  ognun  di  loro  fìa  un  feto  di 
ni^rffsreunft.  quella  fpezic ,  Hcl  feme  di  cui  annida,  involto  in  unamem- 
ZìaTfi^JTd'  ^^^^^  '  '^''"ò  cosi  vermiforme  ,   o  fafciato  con  una  tela  fottil 
unlermt.      fottilc,  e  coperto ,  c  come  immafcherato  fotto  fcmbianza  di 
verme  ,   come  ha  veduto  nella  curiofa  ofservazione  del  Da- 
lempaxio.  Qiie' dell' uomo  fono  tanti  omiccini  ,   d:l  Cavallo 
tanti  puledri,  della  pecora  tanti  agnelli,  e  cosi  difcorriarao 
di  tutti  ;  per  Jo  che  non  v'è  più  bifogno  ,   a  loro  detta,  di 
farneticare  cotanto  ,   e  tormentare  lo  fpirito  per  cercare  , 
come  legua  laGenerazion  de"  viventi,  o  la  fecondazion della 
femmina,  concioffiecofachc  facilmente  adcfso  s'incende,  che 
bafta,  fpruzzar  i  verrai  dentro  la  femminile  nicchia,  e  che 
comefft    V    ""°'  °  P'"  ^"^"  nell'uovo,  o  nelle  uova,  ed  eccola  fecon- 
^'r.ti^lft,'^'^^'^ •  Entrato  colà  dentro  l'attuale  vivente  ,   d;ir  ignobile 
nt.  '  facco,  in  cui  ftava  celato,  ^i  fpoglia  ,  e  mutando  nome  ^\ 

chiama  allora  Embrione  ;  nel  quale  (lato  gicta  i  vafi  urabili- 
cali  verfo  le  pareti  interne  della  corteccia  dell'uovo,  con  le 
radici  la  penetra  ,  e  sbuca,  e  aggui  fa  di  pianticella  in  un  pro- 
prio terreno,  e  vafo  trapiantata  ,  le  allung.i  ,  e  fuor  fuora 
pafsa,  finattantochèle  cacci  nell'utero  della  Madre,  d'onde 
afsorba  ,  e  inghiotta  il  nutrimento  necefsirio  ,  fi  vada  em- 
piendo, nutrendo,  e  fviluppando  ,  e  crefca  fino  alla  deter- 
minata grandezza  ,  giunto  alla  quale  fquarci  di  nuovo  le 
fpoglie  ,  che  l'involvevano,  e  come  in  carcere  amico  lo  rin- 
chiudevano ,  ed  efca  a  godere  libero  qucfl'aria  .  Penfano 
pure,  che  tutti  i  Viventi  foffero  dall'onnipotente,  e  incom- 
prenfibile  Sapienza  dcH'Altiflìmo  creati  in  un  colpo  ne' pri- 
mi 


Parte  }.  Cap.  JIl.  i  5 

mi  Padri,  e  che  il  nafcere  in  tempo  d'ognuno,  non  fia,  che 
un  raanifeftarfi,  od  uno  fvilupparll  dagl'invogli,  cheoccul-  j^,' primi  a»;. 
to,  e  inceppato  fra  le  anguftie  Jo  rinchiudevano.  In  Adamo  mal,  tutti  gn 
adunque  fu  creato  tutto  il  genere  umano,  eh' e  flato,  che  al  '"imali  del 
prefentc  fi  trova,  e  che  farà  fino  al  finire  del  Mondo  :  eco-  Monlocrfa:!  ^ 
si  nel  primo  Cavallo ,  nel  primo  Cane,  e  in  tutti  i  primi  quadru-  ^"'  ^Jùn'i^tìi 
pedi,  in  tutti  i  primi  uccel  1  i ,  ne'  primi  pcfci ,  ne'  primi  Serpenti,  ucmim . 
ne'  primi  Infetti,  e  in  tutte  le  prime  piante  fieno  flati,  fono ,  e  fa- 
ranno tutti  i  Cavalli ,  tutti  i  Cani ,  tutti  i  quadrupedi  ,  tutti  gli  j,^^^  ^^,^.    ,. 
uccelli ,  tutti  i  pefci ,  tutti  i  Serpenti ,  tutti  gì'  Infetti ,  e  tutte  le  animali  flimo 
piante ,  che  germogliarono ,  che  germogliano,  e  che  germoglie-  inviluppati ,  * 
ranno  fino  all'ultimo  disfacimento  di  quella  gran  mole  .  Se  ''[  *"ppo  t> 
rivolgiamo  in  dietro  l'occhio  alle  Oflervaz ioni  del  Lewenoe-''"'''''P""' ■ 
ckio  {a)  troveremo,  che  i  vermi  fleffi  feminali  fi  vanno  fvi- 
luppando  poco  a  poco,  avendogli  oficrvati  prima  in  figura  Lo fltjf^iid. 
d'uovo,  dipoi  alcun  poco  ftrigati ,  ma  come  morti ,  esc  non ''f '"'"'• 
moventi,  e  finalmente,  quando  era  il  tempo  de'loro amori, 
affatto  fprigionati,  liberi,  e  fnelli  afpettare  l'ufcita  da' loro 
alveoli,  per  andare  a  fecondare  le  femmine.  Sicché  tuttigia 
vi  erano;  ma  in  forma  riflretta,  e  non  ancora  slegati  ,  vo- 
lendovi il  fuo  tempo  ,   che  f\  fciolgano  ,   che  apparifcano  , 
che  maturino,  e  che  all'opera  generatrice   atti  divengano  . 
Vuole  inoltre  il  Lewenoec/cio,  {h)  che  fia  il  medefimo  delle 
piante,  avendo  olfervato  nel  germe  de'loro  femi non folo in- 
tera la  pianta;  ma  infino  i  grani  ,   o  le  frutta  ,    qnoi  ut  in 
pLintis  fir ,  conchiu.iendo,  ita  prò  certo  habro  ,    necefptriò  etiam 
iti  fetninibt'.s  m.ifci'.liìùs  omnium  animttLum  locian  habere  •  Quan- 
tunque lo  fleffo  Autore  confefTì  (e)  di   non  aver  potuto  ve- 
dere con  la  neceflaria  chiarezza  nel  feme  di  certi  animalet- 
ti,  che  chiamano  Mtjìen  gii  accennati  vermicelli  ,  per  edere 
le  fue  parti  interne  troppo  flofcie,  e  lubriche,  quafi  che  paio- 
no di  fola  acquea  materia  cómpofle  ,   nulladimeno  giudica , 
che  in  tutti  vi  fieno,  benché  fovente  impolTibili  da  vederfi ,         .  .,    . 
clTendo  ogni  animale  collante  degli  organi  fteffi  ,   de' quali  J'JfJJ^i'^Jf} 
corta  un  Cavallo,  imòea,  fono  fue  parole,  qua  aliquot mille- , 'retano ,  ben. 
nis  myriadttm  vicibits  minora  fimt  pidice  ,  eandcm  cum  ipfo  poffl-  cu)    oprtare 
deve  perfeHionem .  S'avvanza  di  più  a  dire  ,   di  avere  fcoperti  non  fi p^fan» 
i  vermi  mafchi,  e  i  vermi  femmine,  e  tiene  per  certo  ,  che 'J^*^"'"^;^/-^" 

'^^         fualmente  fer. 

(:i)rfdi  Cap.  1. 

(b) Epifl.64.. ad P^e^iam  Societatem  p-  m.  159- 

(c)Epifi.ad  moke  p.  II. 


14  DeTermicelli  Spirm.it. 

da'mafchi  naTcaoo  mafchi,  e  dall.»  fcmm'nc  uaicaiiDle  ftow 
min:,  fed  '^am  (  lenta  ciò  ,  che  dice  )  {a)  ubi  it  am  m  /caini* 
bus  m  tfculinis  animalittm  >    avium  ,  pifciam ,  imo  et:am  Jnftiloy 
nHì'JJ^^mt  ^"'^^  reperiri  animale ul.t  mtdtò  certtus  elfe  jl.uu>  ,   quaìn  Aiiiea  , 
fora  >„afibi  at.  bomineni  non  ex  ovo  ,  fei  ex  animdciiio  in  f:m:ne  virili  oriri  ac 
l'ifemuìint .    p-(cfertim  ,  cum  yeminifcor  ,  me  in  fonine  m.ìfcuLm:'  huminis  »  Ó" 
etiam  canis  vìd  (fé  duorton  genenim  animalcula  .  Hoc  -jidens  mihi 
imagiìi.''.bnr ,  alterur// gcuus  effe  m.ifculinnm  t  aUerutii  famininum. 
Per  Jo  medefimo  alto  fine  vuole,  elfcre  llaci  pofli  nel  feme  i 
^'"''^^"?''^  >  detti  verrai  V Hrrtfoeckcr ,  la  dLcui  oppiai  aiie  ,  come  fcrilTc- 
f/f'f^i  Tfrmi  '■'^ >  "0"  difpiacqiie  al  pruJentiflLn)  Padre  Milebrancb?  ,  co- 
4ii  ftrr.t  x/eri  vciz  non  Contraria  alla  ragione,  né  alle  leggi  d.-lla  Natura, 
pii .  quantunque  dal  difcorfo  ,    che  fece  M' lUnflnfs.  S:g.  ^bate 

Conti  (b)  pare,  che  non  folTc  più  àA  primiero  parere  .   Co- 
municò pure  al  Regis  il  Sig-  llmtberg  una  Scriaura ,  compro- 
vante la  fovrammcncovata  fentenza  ,   nella  quale  confelfa  , 
che  la  fofliene  con  ragioni  molto  probabili  ,  e  dice,  che  fc 
pare  a  prima  virta  troppo  ardita,  e  forprendente ,  egli  è  foloy 
perchè  ella  è  nuovi  .  Il  citato  Cardenia  è  uno  anch' elio  de' ge- 
nerofi  protettori  di  una  tal' oppinione ,  mentre  io  leggeva  in 
una  lettera,,  che  mandò  al  Lewenocckio  {e)  come  nell'anno 
ió8<5.  e  gli  partecipò  al  Mulgravio  alcuni  l'uoi  penfieri  ,   e 
fcoprimenti  intorno  la  formazionedegli  animali,  per  dimoftra- 
re,  CÌxztnttxda  vermicelli  delmafchil  feme  iir.ivino  la  loro  origine, 
rtì/xf,f .«fi*  difcordando  {blamente  dal  Levveaoeckio,  imperocché  quefti 
d,i:ord.,fero  i  yQievj^  le  nova  delle  femmine  per  nulla,  ed  il  Cj)rf»?i;onecef- 
^dt'"' vir^'cti'i  {ariiffime,  e  come  nido,  e  ricettacolo  de'menzionati  verrai  le 
spermaiid.     confidcrava ,  in  cui  abitare  ,  nutrirfi  ,   e  crefcere  dovefsero. 
Ma  che  vado  io  errando,  a  cercar  uomini  di  alto,  e  fovra- 
no  ingegno,  che  un'ufo  di  tanto  pefo-,  e  di  sì  gran  Jc  ripu- 
tazione a' detti  vermi  diedero  ,   e  con  inforzi  di  tino  intendi- 
i.f!l>nii!o  jìa.  mcnto  fi  mifero  a  provarlo  ,   fé  lo  ftimatifii.no  Sig.  Leibpi- 
Lj"'ji^"l//n  2.'^o  nella  fua  celebraufliraa  "Teodicea  in  più  luoghi  l'efpofe, 
vi'mi'iilil'cbi  e  fé  ne  fervi  per  uno  de' più  ficuri  fondamenti  dell' ingegno- 
foferovcrì  ft-  fiffimo  fuO  Siftema  ?  {d)  E  in  fatti,  feturto  p*eefijle  y  e  fé  non 
"'•  è  il  nafcere,  che  uno  fvtlHpparft ,  ha  quefia  oppinione  una  ta- 

le, e  si  gentile  apparenza,  che  la  più  vera  pare  ,   e  la  più 
'  na- 


C  a  )  Epifì.  Vob.  &c.  Wren.  p.  m.  jO. 

(  b  )  ycdi  il  Cap.  1.  verfo  il  fine  - 

le)  Epifì. p^g.  Ai-i- 

(  d  )  Eff-iisfur  U  B^ntè  de  Dicu  &c.  Tart.  l.  e  Tari.  S- 


P^vre  /.  Cap.  Ili  i; 

naturale  ^i  ogn' altra  .  Ma  Tenta  V.  S.  Illuflriflìma  tutte  le 
prove,  che  la  rendono,  a  chi  alto  non  penetra,  Tempre  più    y^ri/r.r.Hf  :n. 
vcrifiraile,  ch'è  cjucfto  appunto  ,  che  più  del  falTo  ingannai  ^.-.vrap.ù  /.*- 
gì'  incauti  ,   e  quelli  in  particolare  ,   che  nella  Storia  della  ^iimfTt  àil 
Natura  non  Tencuno  molto  avanti  :  e  giacché  il  Sig.  Andry'^"!^'' • 
s'è  prefo  la  pena  di  tr.iTcrivcrnc  molte  da  var;  Autori  ,   co- 
me uomo  amantiiFimo  dd  mirabile,  ed  appaflìonatiffimo  per 
Toftenerle,  rai  Tervirò  anch' io  delle medefime,  traslattando- 
Je  nel  noftro  Idioma,  non  tralaTciando  di  più  coTa  alcuna  , 
che    pofTa   dar  nerbo  j   e  peTo  a  cosi  beila  3   e  nuova  Tco- 
perta  • 

CAPITOLOIV. 

K'igioniì  con  le  quali  perfHadere  pretendono  ,   come  cofa  di  fatto  , 

che  i  y^rrmcelH  Spermatici  fieno  autori  della  gsneraz  onc , 

non  eccettuata  né  meno  quella  dell'  ncnio . 

1.  X  TOgliono,  che  cofloro  fieno  riTpctto  airiK,mo,  eagli   , 

V  animali,  come  le  grana  riTpetto  alle  pmnte  ,  e  che  [,'.; "Jf !^'!'' 
il  nome  di  vermi  impropriamente  lor  li  convenga  .  Siccome  r,',fn're^ei:i' 
adunque  nel  capo  ,  per  effempio  d'un  Papavero  Tono  tante  vermi. 
migliaia  di  Temi  (*)  cadaun  de' quali  contiene  attualmente  (*)  •'^'c^'A»» 
una  pianta  di  Papavero  ,  così  ne' vafi  maTchili  d'un' uomo  ,  "^  '°"'ì  j  '•' 
o  di  qualunque  animale  fieno  tante  migliaia  di  vermi  ,  ca-  ^^Main^unfei» 
daun  de' quali  contenga  attualmente  un'uomo,  o  un'anima-  cop,diPapa- 
1q  .  Si  chiamano  perciò  quefti,  a  differenza  degli  altri  vermi  -^"o  ,  come 
roditori  del  corpo,  vermi  Spermatici  t  o '•uer  mi  fatti  s ,  comtg\\'"'J^"^"''fi"' 
appella  il  Sig.  Andry ,  per  prova  di  che  apporta  ie  Teguenti  ^"""*- 
ragioni . 

I.  Non  il  veggono  cofìoro  ,  Te  non  nell'età  propria  alla  P''"""  ragi». 
Gcncrazicne,  non  apparendo  nella  fanciullezza  primiera,  e  7/ jtwT'^ 
nò  meno  nell'ultima  vecchia;!.  ^«ttfttì. 

X.  Si  trovano  languidi,  e  per  lo  più  morti  nelle  Gonorree,  suonia . 
e  nelle  Galliche  malattie. 

l.  Niuni  nf  Tono  ,  o  almeno  vivi  nc'tefticoli  dcgl'impo-  r,,^, 
tenti. 

4.  Non  Tene  ofTervano  nelle  Ovajc,  onelle  uova  delle  fem-  „ 
mmc.  "^ 

5.  1  vermi  Spermatici  dell'uomo  hanno  il  capo  piùgroffo  gv,«*. 
di  quello  de'  vermi  degli  altri  animali ,  lo  che  fi  accorda  con 

la  hgura  del  feto  umano,  il  quale,  quando  è  piccolo  ,  non 

pare. 


li 


De'  rer miceli t  Spemi at. 


pare,  che  una  grofla  tcfla  fopra  un  corpo  lungo  ,  che  raf- 
iembra  fornire  in  una  fpczic  di  coda . 

6.  Se  immediatamente  dopo  l'unione  del  mafchio  con  la 

-^'Z'.  femmina  fi  guarda  nella  Matrice,  tutta  piena  zeppa  di  ver- 

mi Spermatici  fi  ritrova  ,  niuno  de'  quali  per  lo  avanti  ap- 
pariva . 

Senhna.  7'  ^^  bianchezza  dell'umor  fcminale  tutta  dipende  dalla 

moltitudine  innumcrabile  de"  vermi  ,  che  in  quefto  umore  fi 
trovano,  imperciocché  quanto  minor  numero  ha  di  vermi, 
tanto  meno  bianco  apparifce. 

Ditata,  8.  I  vermi  zoofagi,  cioè  delle  carni  divoratori.  Ci  genera-, 

no  nella  maggior  parte  delle  febbri  violenti  ,   ed  ai  contra- 

Sana,  \        rio  i  Vermi  Spermatici  quafi  tutti  allora  muojono. 

p.  Quelli,  che  fono  di  una  sfrenata  libidine,  e  fanno  gran- 
di ecceffi  contra  la  continenza  ,  non  hanno  ordinariamente^ 
alcun  verme  Spermatico. 

Duìma.  IO,  Po^e  quelle  pruove,  ch'egli  chiama  di  fatto  ,   mera- 

mente confiderate,  pretende,  che  non  lafcino  ne  punto,  ne 
poco  in  bilancia  lo  fpirito  intorno  al  modo  ,  con  cui  la  ge- 
nerazione fi  faccia.  Sono  tutte  (dice)  appoggiate  fuirefpe- 
rienza ,  e  quei ,  che  afficurare  fene  vorranno ,  non  hanno  da 
fare,  fé  non  ciò,  che  va  fegucndo  di  dire. 

Utidecinxt.  I'-  i»'  3pra  un  Gallo  vivo  ,   il  quale  per  qualche  giorno 

non  fia  flato  con  le  Galline,  e  col  Microfcopio  fi  ponga  al- 
la difamina  l'umor  contenuto  nc'tefticoli  di  quedo animale, 
e  nelle  altre  parti  della  generazione,  fi  vedranno  in  quello, 
quando  ne  prenderà  una  porzione  della  grolTezza  di  un  gra- 
no di  rena,  più  di  cinquantamila  animali  viventi,  fimili al- 
le anguille,  e  tutti  quanti  in  un  moto  continuo  agitati.  Per 
ben  riufcirne,  è  d'uopo  in  uno  ftelTo  tempo  aprire  al  Gallo 
le  vene  iugulari,  per  non  elTere  punto  impediti  dall'abbon- 
danza del  fangue . 

VucdcciniM,  11.  I  medefimi  vermi  s'olTcrvano  nel  feme  di  un  Cane  , 
di  manicrachè  in  tanta  quamirà,  quanta  è  un  grano  di  pol- 
vere, fi  vede  un  millione  di  vermi  .  Hanno  queiK  una  lun- 
ga coda,  e  un  corpo  fabbricato  di  particelle  ritonde  ,  una 
fovra  l'altra  ripoHc .  Pone  la  figura  di  cofloro,  e  morti,  e 

Tatolaprima.  vìvì,  che  ho  già  poAa  nella  Tavola  prima  ,    Figura  io.  ii. 

Fig.\0'  II. ..  Lo  fteflo  accade,  fé  fi  guardi  il  feme  dei  VdzcMerLx ,  oMer- 
Ihzzo,  vcggendofi  in  una  particella  groffa,  quanto  è  la  pun- 
ta di  un'ago  più  di  dieci  milla  animalucci  con  la  coda  lun- 
ga, e  tutti  vivi,  di  m^nierachè  fatto  il  calcolo  di  una  quan- 
tità 


Parte  1.  Cap.  IK  17 

tità  Jcl  detto  feme,  fi  trova  ,  che  vi  fono  più  di  cento  cin- 
quan-.d  millioài  d'animali,  e  più  ,  che  non  fono  uomini  fo- 
pra  la  terra . 

15.  Cita  le  offervazioni  del  Lcwenoeckio,  fra  le  quali-di-  ^^^'""t'^f  • 
ce,  e(s:re  confiderabile  quella  ,  che  fece  nel  ferjne  del  Ghir- 
ro,  0  Scoiattolo,  dove  un' immenfo  numero  di  quelli  anima- 
li ritrovò,  fimig'i.inti  alle  anguille,  de' quali  ne  apporta  la  t^j,  y 
figura,  da  noi  pure  difcgnata  nella  Tav.  i.  Fig.  11.  Fig.n. 

14.  Aggiugne  ciò  ,   che  ancor  noi  abbiamo  toccato  nella 

Stona  dell' efidenza  di  ccftoro  in  altri  animali  {a)  cioè  che    D"''»''quai: 
nel  fuddetto  vi  era  un  numero  infinito  di  quelli ,  chefvijup-  '''■ 
pati  ancora  non  erano,  né  sé  moventi,  né  vivi,  dieci  mille 
de' quali  non  occupavano  lo  fpazio  d'un  piccolo  filode'fuoi 
tefticoli. 

15.  Lo  flefso  (fcgue)  s'ofserva  nc'tefticoli,  nev.tfidefferen- 

ti,  e  ìiellcjefcicoic  kmmTiVi  d' un'uomo,  repentinamente  mor- ^^^■'''""''^*'''" 
to  ,  cfscndovi  un  numero  innumerabile  di  animnlctti  vivi  , 
che  hanno  un  gran  capo,  ed  una  lunga  coda,  i  quali  non 
fi  veggono  ne' fanciulli  ,  e  né  meno  negli  animali  in  queir 
età  innocente  ,  in  cui  non  fono  abili  al  lavoro  della  gene- 
razione, lo  che  avea  già  detto  nelle  prove,  replicando  pur 
quivi  anche  le  /pcricnze ,  e  le  ofservazioni  ,  comprovanti  le 
altre  narrate. 

16.  Ciò  pollo  conclude,  efsere  evidente,  venir  l'uomo,  e     conobiufio,, 
tutti  gli  animali  da  un  verme,  che  non  è  altro,  cheilcom-  ^,//,  apportate 
pendio,  e  il  riliretto  dell'animale,  che  nafcer  debbe,  efpli-  ragioni. 
cando  dipoi,  come,  e  quando  entri  nell'uovo,  dovecrefca, 

e  come  crefciuto,  e  già  perfetto  efca  di  quello.  Cerca,  co- 
me di  un  numero  sì  portentofo  di  vermini,  ch'entrano  nel- 
la Matrice  della  Donna ,  un  folo  ordinariamente  diventi  fe- 
to. Rigetta  l'oppinione  del  Lcvenoeckio,  che  non  ammette  novi  dijftnta 
le  uova  ,  il  qual  crede  ,   che  il  verme  fi  fermi  in  un  punto  »'  ^'i-  ^ndry 
dell'utero,  in  cui  fi  nutrichi,  e  crefca .  Penfa  più  naturale,  ^''^^'^*"'ot. 
l'ammettere  il  Sifiema  delle  uovaCcome  fece  prima  di  lui  il '^  '"' 
Gardcnio,  )  e  dar  a  loro  folamente  un'altr'ufo  ,   eh' è  pri- 
mieramente di  ricevere,  e  poi  d'inviluppare,  e  nutrirei  ver- 
mi.  E  qui  incomincia,  a  giuocare  d'ingegno,  e  ad  immagi- 
nare, come  una  tale  faccenda  fi  pofsa  intendere  ,  locheefpor- 
rcmocon  altri  pcnfieri  d'uomini  grandi,  per  non  confondere 
le  immagini  della  mente  con  quelle  della  natura . 

C  CA- 

(ajrt-rfi  C.r,"».  i. 


CAPITOLO      V. 

RagioTìi  immaginate ,  o  per  analogia  dedotti  ,  comprovami 

V  accennato  Sifiema  de'  rermicelU  ,  meditate 

dal  noftro  untore  in  favore  degli 

^vverfar; . 

PAraoonrde}  ^'  /^  Onfidcrano ,  o  pofsono  confiJerare  i  difcnfori  di  que- 
fito'"'\  diU<t  V^  flo  Siftcma  Ja  Donna  in  riguardo  al  feto,  come  la 
Madrt  ,  tei  terra  in  riguardo  al  grano.  Qiiefto  ha  in  f;  tutta  la  pianta 
frano  ,  t  la  riftretta  ,  e  non  ha  da  far  altro  la  Madre  terra  ,  che  apprc- 
terra  .  flargli  luogo  proporzionato  ,   acciocché   le  radici  Tue  gettar 

pofsa,  e  con  queftc  il  dovuto  nutrimento  afsorbire,  pcrifvi- 
lupparfi ,  e  crefcere.  Cosi  vogliono,  che  il  feme  umano  ab- 
UtmohaiHif  ^'^  '"  ^^  ^""°  l'uomo  ,  c  non  ha  da  far  altro  la  femmina  , 
tiiuoiìftto.    che  dargli  una  nicchia,  o  un  fito  proprio,  acciocché  pofsa 
piantar  le  radici  de' vafi  fuoi  ,   e  il  necefsario  alimento  rice- 
vere ,   per  allungare  ,   e  dilatare  le  parti  fuc  in  compendio 
ammonticellate,  eriftrette,  e  crefcere.  Penfano,  chelamae- 
ftà  dell'uomo,  mendicare  non  debba  dal  feflb  raen  nobile  noa 
un'uomo  intiero i  ma  né  meno  la  meta,  né  parte  alcuna  cf- 
fenzialc  dell'uomo-  Tutto  da  sé  dar  lo  dsbbs ,  e  quella  con- 
cederfolo  l'albergo,  o  il  ricettacolo  p:r  alloggiarlo,  cullo- 
t^v'orfrf/rf  dirlo,  e  nutrirlo.   Qiell' allattarlo,  che  fa  la  fola  Madre  fuo- 
Ujire.  ra  dell'utero,  è  fcgno  manifelto,  che  anche  dentro  fc  iJ  fo- 

le fuo  uffizio  era  di  nutrirlo,  feguitando   l'ufo  incomincia- 
to nel  primo  punto,  quando  accettò  l'impegno  di  riceverlo 
nel  fuo  ventre  .  Barta  al  Padre  il  confegnarnelo ,  come  ba- 
fta  airi\gricoltore,  il  confegnare  il  grano  alla  terra,  impie- 
gando affai  di  fatica  l'uno  ,    e  l'altro  nel  coltivarla  . 
Kil primo uc.      *•  Aggiungono,  o  aggiugner  polTono  ,  che  creò  prima  1' 
mopnft  Iddio  P  uomo  della  donna  Iddio,  cavando  la  donna  da  un' arida  ^zr- 
artifidodituK  te  dell'uomo,  onde  nell'uomo  avca  porto  avanti  tutto  1'  ar- 
tifji  a!triu9~  tifizio,  e  tutto  il  Magirtcro  del  gran  lavoro  ,  dandogli  per 
"""''  compagna  la  donna  ,    folo  perche  rice velie,  ed  abbracciale 

quanto  in  quello  avca  fabbricato,  per  confcrvare  la  fpczic . 
La  dignità  mafchile  ha  in  se,  come  una  pianta,  tutte  le  ric- 
chezze delle  future  piante  ,  e  la  fervicù  della  femmina  ha 
tutto  il  merito  di  confervarle  nel  grembo  fuo,  cpreflarloro 
il  nutrimento  dovuto. 
j.  Sappiamo,  che  fra  Jc  cofc,  che  i  Filofofi  più  fcnfatJ  .• 

e  più 


Parte  1.  Cap.  V,  19 

e  più  faggi  in  quefio  Mondo  inferiore  ammirano  ,  una  fi  è      Vniformìa 
l'uniformiti  ,  e  la  fcmplicicà  delle  leggi  unirerfali  ,    che  in  àilk Ugg, dtiìa 
una  sì  ftrana  varietà  di  viventi  (i  veggono  .   Tutti  quanti  ^^''"*"'- 
niuno  eccettuato ,  dal  loro  fema  nafcono  ,   tutti  per  mezzo 
del  nutrimento  vanno  appoco  appoco  crefcendo,  finché  giun- 
gano alla  determinata  grandezza  :  in  tutti  fcorronoi  liquidi , 
tutti  hanno  cuore,  arterie,  vene,  trachee,  vifccre ,  e  parti- 
colarmente quegli,  che  da  un  luogo  all'altro  (i  muovono  , 
de' loro  nervi,  mufcoli ,  libre  ,c  d'altre  parti  a  proporzio- 
ne fode  ,   e  sfuggevoli  corredati  fono  ,  come  Noi  .   Se  tutti 
adunque  hanno,  poco  più  poco  meno  ,   gli  organi  fte/fi,  e 
le  ftefl'e  leggi  ,   avranno  anche   un  certo  modo  comune  per 
efeguirle,  e  particolarmente  quelle  del  nafcere  ,  di  cui  favel- 
liamo, dello  fvilupparfì,  e  dell' apparire  finalmente  perfetti .      . 
Iddio  ha  voluto,  che  tutto  paflì  p:rr  vari  gradi,  primi  che      '/'"^ '^" 
arrivi  ali  ulumo  del  perfetto  fuo  efsere,  e  tutti  1  generi  ,   e  „arfi. 
tutte  le  fpecie  non  tanto  degli  animali,  quanto  delle  piante, 
e  de  minerali  fteflì  conia  mente fcorriamo,  e  troveremo fen- 
za  fallo  andar  cosi  la  faccenda.  Ala  perche  (  parlando  adef- 
fo  degli  animali  )  quando  fono  ne' primi  gradi  dello  fvikip-     Primi  oraiii 
pò,  iono  i  loro  organi  cotanto  te  rieri ,  e  molli,  che  Cìrshìx  ^'"' ^"'j'fP"'' 
difficile,  anzi  impoffibile  ,  che  giugnefsero  a  gradi  ulteriori,  ^"'"'"'    '^''^' ' 
fé  non  fofsero  armati,  e  difefi  da  membrane  ,   da  corteccie, 
da  tuniche,  e  fimili  ,  quindi  è  ,   che  con  ordine  indifpenfa- 
bile  ha  voluto  quella  gran  mino  mieflra  venirgli  tacci  ,    e 
porgli  tutti  in  ficuro  con  varie  ,   ma   femore  uniformi  ma- 
niere, fiiiarcantochè  giungano  alla  perfe^ian  desinata  . 

4.  Abbiamo  l'efcmpio  negl'Infetti  volanti,  primo  abboz- 
zo, e  idea  la  piùfemplice,  e  la  più  chiara  di  quefto  grande   /;,/>„;  t,^/^,. 
raiftero  .   Armò  le  uova  loro  della  corteccia  (  per  incamin-  ti,pri,re  ci>''oi. 
ciare  dall' invoglio  più  vifibile,  e  fuora  di  dubbio  )  dalle  qua- :j»</«>«''y?<"/.<- 
li  prima  efcono  fotto  figura  di  verme  ,  o  di  bruco  ,   dentro^^""- 
cui  il  volante  flà  inviluppato,  e  rinchiufo,  come  fra  gli  al- 
tri ofscrvò ,  defcrifse  ,  e  ne  apportò  le  figure  il  diligentifli- 
mo  Swammerdamio  (a)  Mangia  il  verme,  o  il  bruco,  fin- 
ché fia  giunto  alla  pcrf.tta  grandezza  il  nafcorto  volante,  e 
va  intanto  fpogliandofi  delle  antiche  fpoglie  ,  e  allora  cefsa 
di  più  mangiare,  e  di  fpogliarfi  ,  quando  non  ha  più  bifo- 
gno  l'altro  di  crefcere.  Allora  fi  quieta,  e  di  nuovo  la  vec- 
chia tunica  fi  cava  ,  ed  apparifce  Crifalide  ,    0  Aurelia  ,   o 

C     1  'Mia- 

(a)  Swammerdamius  Hifloria  InfeBorum. 


io  De' Fermicela  Spermdt. 

Ninfa,  nel  quale  ftato  l'occulto  volante  è  raolto  vicino  agli 
Ordine  di  gradi  ^^^^^^  gradi  della  fua  total  perfezione.  Riceve  allora  per  co- 
diverjf,  primari  dire  1' ultima  mano;  ma  però  Tempre  chiufo  dentro  lefue 
Ji apparire  t#- fpoglie ,  comc  il  feto  dcHtro  le  m:mbrane.  Perfezionato  eh' 
Unti.  ggii  ^^  fquarcia  le  tele  ,  che  lo  circondano  ,   e  fi  fa  vedere 

volatile  quello  ,    che  lino  allora  flato   era  ferpeggiante  ,    e 
fempr;  occulto,  come  in  un  carcere,  fenza  mai  apparire,  o 
jilrrerij9fj^cni  ^^'^  ^^^^'^  di  ciò,  che  folTe  per  manifeiìarf:  nel  fine. 
dd  no'iìre  Au.      J-  Sappiamo  inoltre  ,  che  Iddio  creò  prima  tutti  gli  ani- 
urt  in  favore  mali  ,   6  (\  rifcrbò  in  ultimo  a  fabbricare  la  più  perk-tta  di 
de^li Atverfa-  juj-te  jg  creature,  la  più  comporta,  la  più  bella  ,   la  più  a' 
^ijeìNomo tat.  "°^';'  °'^^^^  intrigata  ,  e  ricoperùa,  eh' e  l'Uomo  .    Volle  , 
te it leggi  dtgii  che  in  quefta  fi  rinchiude;fcr9  tutte  le  lor  perfezioni,  e  tut- 
étUri  animali  ti  Ì  gradi,  che  panano,  prima,    che  giungano  all'ultimo  ; 
'dof^r""^'"'  ™^  '^°"  amore  diilinto,  e  con  una  certa,  dirò  cosi  ,  gclofia 
ofirtvanc.    ^^^j]^  ^^^^  confervazione ,  e  mantenimento  ,   che  Aipera  tutte 
le  altre.  Troviamo  di  più,  come  una  certa  fc.ila  di  maggio- 
re,  e  minor  lavoro  ,  più  ,  e  meno  ofcuro  ,   e  velato  ne'  vi- 
venti, che  ci  guida  ,   come  per  mano,   a  farci  conofcere  la 
perfezione  dell'uomo,  eh' è  nel  più  alto  grado  della fuddet- 
\!l''mJu^àZ'.^^ '  ^^  bruttura  delle  vifcere  di  tanti  animali  meno  coperta 
'^jZfe  nell' ^^  moftrato  agli  anatomici  del  caduto,  e  d.-l  nafcente  feco- 
uon.o,epiùna-ìo  ,   qual  fia  quclla  d.-lle  noflrc   mirabilmente  ammantate  , 
/">.  ftudiofamente  nafcofte,  e  d' un'artifizio,  fé  non  piùminuto, 

almen  più  occulto  fornite  .  Sono  in  tutti  le  fie/Te  ;    ma  non 
in  tutti  la  fteiTa  pulitezza  ,   ne  la  ftefla  gelofa  maeftria  di 
,7^,„,^,^„  coprirle. 
JònfXl'eef.      <5-  Se  adunque  le  belle  leggi  di  Dio  fono  tutte  feraplici  , 
/iTv.i-.>/.ipf/- ed  uniformi,  fé  ha  mofirato  ne' primi  animali,  come  gli  ab- 
mejf, difopra .  bozzi  degli  ultimi,  che  fiamo  noi ,  fé  ha  voluto  ,  che  tutte 
le  principali  prerogative  degli  altri  in  noi  rinchiudiamo ,  ed 
ha  fatto  conofcere  una  maggior  cura,  ed  un'amore  maggio- 
re per  noi,  e  fé  finalmente  ci  ha  lavorato  con  un'arte  fimi- 
le;  ma  però  più  fina,  e  più  recondita  ,   avrà  anche  fatto  , 
KefepH  della  chz  Don  manchino  in  noi  le  difefe  ,  ed  i  ripari  ne' primi  mo- 
jfgura  di  verme  fxizfi^  del  nofiro  apparire,  o  del  noilro  nafcre  fottoqualfi- 
y;'',^;"- voglia  figura,  come  ha  fatto  agli  altri  ,  cllendo  allora  fen- 
■  za  fallo  d'una  dilicatifiìma  tenerezza  ,  ed  era  neceffario  an- 
che colà  ne' primi  occultiffimi  covili  del  Padre  veltirci,  e  ar- 
marci di  fode  membrane,  darci  una  figura  confacente  al  luo- 
go, al  tempo,  ed  al  liquore,  in  cui  allora  fi  guizza  ,  e  fi  di- 
guazza ,  acciocché  nel  palTare  da  un  luogo  all'altro  non  re- 

aef-. 


Pan.  I.  Cap.  T.  i  r 

ftaffimo  ofFe/ì,  cioè  nell'eflere  urtati,  e  cacciati  con  empito 
dentro  Ja  femmina . 

7.  Qiielle  membrane,  con  Je  quali  ci  ricoperfc,  e  ci  armò 

il  Sommo  Artefice,  quando  ci  creò,  e  dieJeil  primo  effere,  rf/''''''"'f"l 
fono  queir  efle  appunto  ,   che  ci   fanno  apparire  fotto  fem- ^;  ^"^^J J^J'^ 
bianza  di  verme  ,  effondo  ,  come  tante  materne  difendi crici  dfeet/imiUa' 
fafcie,  fimili  quafi  a  quelle,  con  le  quali  la  Madre  già  na-  vermi  mi  pnmit 
ti  e'  involve,  e  lega  ,  per  cufìodirci ,  e  da  ogni  ellerna ingiù-  ""Po'Jf"'  ■ 
ria  amorofamente  guardarci .  Non  fi  poteva  (  poffono  argu- 
tamente foggiugncrc)  fare  quafi  in  altra  foggia,  nò  darci  , 
fé  a  Dio  piace,  altra  più  comoda  figura,  chequellade'  ver- 
mini, concioflìachè,  fé  è  vero,  riguardo  alla  prima,  come 
adeffo  ogni  Accademico  di  buon  gallo  vuole,  che  tutti  inte- 
ri fiamo,  anch:  prima  d'apparire,  e  che  l'apparire,  o  naa- 
nifeftarfi  non  fia ,  che  uno  fviluppo  di  ciò,  che  prima  flava 
affatto  a'noftri  fenfi  nafcorto,  era  neccffario  ,  che  quegli  or- 
gani inviluppati  aveffero  una  membrana,  che  giimanteneffe  Uectifità  dAie 
difcfi,  raccolti  ne'loro  fui ,  ed  obbligati  a  non  mo/erfi  ,   fé  membram  ••?. 
nju  n;!  tempo  proprio ,  e  determiiiaco  ,   e  dove  fenza  con-  ^^''"""  ''f" 
iraflo  ,   e  fenza  pericolo  dilatar  fi  noteflero  :  altrimenti  al-  " ' 
lungandole  teneriflìm:  braccia,  e  piedi,  e  il  capo,  e  il  ven- 
tre, e  tut:a  la  macchinetta  fuafragiliffima,  e  lubrica  diften- 
dendo,  farebbono  corfi  a  rifico  di  facili  disluogamenti  ,  la- 
ceramenti, esfenditure.  Riguardo  poi  alla  feconda  ,  cioè  al-  „    ^.     , 
la  figura  de  vernimi ,  quella  era  la  più  comoda,  la  più  ge.i-  atcjfeto  ufi 
tile,  la  più  femplice,  e  la  più  propria,  p.r  ottener  ^ozofv-  guraài vinnì. 
to,  per  nuotare  nella  linfa  fp:rmatica  ,    per  Serpeggiare  da 
un  luogo  all'altro,  e  finalment:  per  intruJer/1  nel  forellino 
dell'uovo.  Ha  data  querta  figura  a  tutti  i  primi  fviluppi  de- 
gli animali,  come  \\x  data  la  figura  ritondaftra  ,   e  lifcia  a 
tutte  quante  le  uova  ,  lo  che  dimollra  ,   effere  nella  natura 
folenne,  il  fervirfi  generalmente  in  tutti  di  quell'ordine  ,   e 
di  quella  fattura,  che  più  confacente  al  fuo  gran  fine riefce, 
fenza  mutare  le  leggi,  ne  farle  piùmilleriofe,  fé  fofferorae- j^„^p^,;^,^^. 
no  femplici,  e  m:no  uniformi.  tùdtllA-itoti 

8.  Tre  fono  le  principali  apparenze  ,  che  generalmente  ne-  in  favore  d^lia 
gl'Infetti  veggiamo  ,  prima,  che  volatili  fi  manifeftino,  qo- /'^""yi  ^^'i'> 
me  abbiamo  accennato  :  ì\  prima  di  verme  ,  la  feconda  di  p^ariZii  dd 
Crifalide,  0  Aurelia,  o  Ninfa  ,  la  terza  di  animale  nel  fuo  (^fo  ddlatita 
genere  perfetto.  Eccole  nell'uomo  :  ìx  prima  di  verme  nel  de  vermi  eel 
ìeme,  la  feconda  di  Crifalide  nell'utero,  la  terza  di  ^^mo , 'J'^'^  ^'J^^"'''" 
fubito  ufcita  di  quella  :  e  ficcome  non  poffiamo  con  gli  -oc-  "'    ""'''''' 

clii 


ii  De  I^ermicelU  Spermat. 

chi  propri  veder  il  volatile  giammai,  perchè  Tempre  nafco- 
flo,  ora  focco  le  membrane  del  verm;  ,  ora  della  Crifalide  , 
o  deli'  Aurelia  ,  o  della  Ninfa  ,  e  lo  vcggiamo  folaracnte  , 
quando  s'è  liberato,  e  ufcito  di  quelle  /  cosi  non  pofliamo 
giammai  con  gli  occhi  noltri  vedere  il  fanciullo,  finche  non 
5.' è  liberato  dalle  membrane  ,   che  lo   velavano  ,    e  fia  dalle 
medefime  fprigionato  ,  ed  uicito.  L'ordine  debbe  cifere  il  me- 
delimo,  fé  le  leggi  fono  uniformi,  e  fé  gli  animali  più  im- 
perfetti le  hanno  più  fcoperce  ,   e  fono  l'abbozzamento  de" 
più  perfetti,  vcggiamo  con  evidenza  ,  dover  cfser  tale  anche  1' 
ordme  noftro  .  Vi  e  folo  quello  divario,  eh'  efscndo  noi  più  per- 
fetti ,   e  l'amore  di  confcrvarci  più  grande  ,   fono  ancor  le 
leggi  in  noi  più  nafcofte,  e  l'ordine  più  artifiziofo  ,   e  più 
mirabile. 
^!ir''A"^°"'      ^'  ^°*  che  quello  paragone ,  d'efsere  noifimili,  partico- 
tlwt  7'7u  "  ^''^'■"^snte  nella  prima  origine  a' vermi,  ottiene,  a  prima  vv- 
Aiverfai},     fts,  un  non  fo  che  di  bafso,  che  all' immaginazione  difpia- 
ce;  ma  fé  ben  bene  il  tutto  fi  pondera,  facilmente  fi fcorge, 
ciò  dipendere,  dal  non  aver  noi  una  giufla  idea  della  perfe- 
zione di  quelli  piccoli,  e  maravigliofi  vivcnri  nel  loro  else- 
re,  e  perchè  ancora  facciamo  unmal'ufjde'noflri  fcnfi,  fti- 
mando  meno  il  piccolo  del  grande  .    SonD  anch' efli  nobili  , 
,  .     fono  anch' efli  degni  di  ftima  nel  loro  genere,  e  più  apprez- 
h!uì.  ^^  '^  grande  Agollino  una  formica  del  ilolc .  E  pure ,  fé  pa- 

ragonafiìmo  gli  uomini  al  Sole,  onorati  Ci  llimerebbono  ,  fo- 
lamentc  perchè  il  Sole  è  più  grande  di  noi.  Tutto  lofprez- 
zo  viene  dall'edere  piccoli,  e'perchè  fovente  ci  fon  nojofi  , 
egli  calpefliamo  co' piedi,  non  perche  in  effi  non  fia  un' ar- 
te maggiore,  e  non  vi  fieno  prerogative  più  illullri  ne' loro 
organi,  che  non  fi  trovano  in  quella  gran  ma. la  inanimata 
di  luce.  Se  non  altro,  noi  abbiamo  tutto  ciò,  che  hanno  lo- 
ro, e  loro  hanno  molto  del  nofiro  ,  e  tìnaimente  fono  ,  o 
polfono  elfere  flati,  per  cosi  dire,  i  primi  modelli  dell'ulti- 
mo perfectiffimo  lavoro,  eh' è  quello  del  nollro  corpo,  e  fé 
dir  il  poteffe,  forfè  in  non  diffimile  maniera  ,  con  cui  Plinio 
defcrilie  i  candidi  fiori  del  Convolvolo  ,  chiamandogli  rudi- 
me/ita  T^aturx  meliora.  f.xccrc  condi/cenns . 

IO.  Non  può  dunque  alcuno  ,   conchiuJer  poflbno  i  fotti- 

^flZ^t''^d7t4l  ''^^'"'  Avverfarj,  dolerli ,  ne  entrar  in  collera,  fé  fi  parago- 

jtZ't'ia.'  '  na  l'uomo,  almeno  nel  principio  della  generazione  a  un 

verme,  anzi,  fé  fi  dice,  eh:  fia  u;i  vero  verme  ,  tantoppiù 

che  allora  non  abbiami  ancor  l'anima  ragioa;vole  ,  che  ci 

diftin- 


Tu'.t.  1.  Caf.  VI.  15 

diftifìgua  dal  vulgo  degli  altri  inferiori  viventi,  cqu.irmuna 
piìi  di  loro  noi  fiamo. 

CAPITOLO       VI. 

Si  apportano  altre  pruov:  ,  cavate  dall'  analogìa  delle  piante , 
e  de' piantan.mali ,  ed  alcune  autorità. 

I.  T)  Er  dare  tutto  il  pcfo  poflìbile  a  quefta  bizzarra  ,  e  par-  ^^^^^^  ^^^.^^. 
X     ticolarmente  di  J.i  da' monti,  cotanto  applaudita  Sen-  ddl'  Autore  , 
tenza,  non  mi  pare  fuor  di  propofico,  il  cavare  nuovi  argo-  ^•r  i-orrehr^r^ 
menti  anche  dall'analogia  delle  piante,  accioccliè  gl'illuftri  1^ ftif'ix" ^j'' 
l'uoi  Fautori  doler  di  noi  non  fi  poflano  ,  che  in  tutti  i  regni  r"'  ■^^^''''*- 
non  abbiamo  pefcato,  per  arricchirla.  Alcuni  Moderni  Bo- 
unici  ,   e  Fil<:rofi  (a)  di  prima  fama  hanno  fcopcrto  anche 
nel  genere  delle  piante  il  mafchio,  e  la  femmina  ,  ed  alcu- 
ne ermafrodite  ;    laonde  vogliono  ,   che  il  grano  non  poffa  yimhxUJ'JU 
mai  nakere,  né  riufcire  prolifico,  fé  dal  Teme  icl  mafchio ,  ♦'''/'''''"^'•••"*- 
o  divifo,  o  nella  pianta  ikda  unito  ,   e  raccolto  f.-condato  2./;/^,"^,^^''''' 
non  fia.  Pcnfano  dunque ,  che  negli  flami  del  fiore,  che  fo-    "'^ 
no,  come  gli  organi  feminali,  fi  ritrovi  una  certa  polvere, 
analoga  ai  mafchil  fcme  ,    i  grancllini  invifibili  della  tjuale 
iieno,  come  i  vermicelli  invifibili  del  liquore  Tpermatico  de' 
viventi  ,  i  quali ,  fc  non  entrano  per  una  certa ,  come  va^i-         .  . 

re        ■    ■  11  j  r      n  Comt p  ffcen- 

Ila  ,  o  nfoncmi ,  e  non  arrivino  alle  grana  ,  difpofte  per  or-  j;„oiff^ijfi_ 
dine  ne' loro  utricoli ,  (che  fono  le  uova  loro  )  a  fecondarle,  u  piane,  che 
quefle  non  nafcono  ,   ed  infeconde  per  fempre  rimangono  .  fono  k uota u. 
Non  mancano  loro  cfperienze ,  epruovc,  che  fono  già  note,  "• 
e  appreifoi  proprj  Autori  fi  veggano  ,   per  non  diffondermi 
troppo,  e  iifciredi  via.  Balla  toccare  il  forte  di  quefta pruo- 
va ,  ch'egli  è,  il  vedere,  com:  a  fecondare  l'uovo  ,  o  il  fc- 
me di  altiffinia  pianta,  bafta  un  grano  di  polvere,  incuibi- 
fogna  fìgurarfi  tutta  quanta  la  mcdefima,  laonde  non  pare- 
ri Orano  ,  fé  a  fecondare  un'uovo  di  un'animale  ,   bafti  un 
vermicello  fperraatico,  in  cui  ftia  celato  tutto  il  vivente. 

1.  Che  le  grana  delle  piante  fieno  le  uova  loro,  noncop- 
pinion  de' Moderni;  ma  di  Empedocle,  di  Tcofraflo  ,    e  di  Fu  antU/iep. 
molti  antichi  Filosofanti,  anzi  Teofrafto  (h)  volle  non fol a- /^"'"'^ ."■'"'' 
mente  la  nafcita  delle  piante  ;   ma  di  tutti   gli  ^niniali  dall' ^,''^J,')y-_,^,',^ 

uovo  .        ,„r,  Uro  . 

(  A  yCamef-aria ,  C>c-vi4  ,  Hijo,  &c. 
( b )  ifir.  \.De  caiifis  VLwt. 


14  Dc^l^ermicelli  Spermat. 

uovo.  Semina ,  (  cosi  feri/re)  ow«/'.i  aliqnid  in  fc  alimenti  conti- 
Kcnt ,  quod  una  ctim  o^cncrandi  principio  natura  piofundit >  (icut in 
Ovis ,  qua  de  caitfa  ìion  ii:eptè  Empedocles ,  ^rboyes ,  inquit, 

Ova  folent.  excclfis  gi^ucic  r.vnis , 
&  alibi . 

Deinde  etiam  oviparo  genui  arhoreum  tulit  ortn. 

Enimverò  J^aUtra  fcminum  ovis  proxima  efl  :  differire  tamen  ille 

diluii  ,    non  tantum  de  arboribiis  ,   fcd  de  omnibus  .    H.xbct  enim 

unumqtiodque  alimcntum  in  fé ,  quo  &  durare  tcmporis  aliquantu- 

liim  valet . 

i°nlfZ.iU  a     ^'  leggiamo  pure  nelle  pi.int:  l'ordi-nc  flcflb  dd  nafcere, 

'"gTeUodìgH    '^<^'lo  fvilupparfi,  del  nurrir/ì,  del  crefcere,  di  multiplicarfi, 

animali.        di  goder  l' aria ,  e  il  Sole,  drll'infermuli ,  d;ir  impallidirfi  , 

infanscudo-e  morire.  Noi  {idCi  chi.imiaino  frutti  i  noflri  figliuoli  ,    fic- 

^""*  .*''"' .  come  figliuoli  delle  piante  i  frutti  loro  diciamo  .    11  iM.iIpi- 

p'ghi  il  gtrm't'i'^^  ^^  Icoperto  i  canali,,  p^' quali  il  loro  fangue  fluifce,  le 

Miaviti.      trachee,  con  le  quali  refpirano,  le  fibre,  i  nervi,  le  mem- 

Parn,,hifcnohv:inz,  la  midolla,  chela  loro  teflltura  compongono  ,  ed  al- 

negli  uoinir.t  j^^no  pretende  d'avervi  trovato  nel  centro  delle  radici  infino 

lono nelle p,an..^^  cuore  ,  aH2Ì  il  noftro  gran  Redi  (  a  )  non  ha  giudicato  , 

^     far  gran  peccato  in  Filofofia,  il  creder^',  che  le  piante  abbia- 

^      no  anche  l'anima  fenfitiva  ,   quantunque  per  mancanza  di 

Sono  /f»/f»tf  bocca  gridare,  e  per  eflere  piantate  in  terra  camminare  non 

Je^onJo  »'/ ^'- pollano .  Hanno  di  più  anch'effe  le  loro  Tlacente  ,   quando 

'n      e  ■;•    fono  bambine  :  danno  riftrette,  e  avviluppate  nelgerraedel 

i^ome nmttfa  ^     .,    ^  ,  1,1.  11  i- 

»<>;.  grano,  come  fa  il  feto  nel  germe  dell  uovo  ,  ed  hanno  bi- 

l'ogno  d'un  calore  proporzionato,  e  amico  per  lo  primo  mo- 
vimento de'fluidi,  per  ampliamento  de'Tolidi  ,   e  per  nutri- 
mento del  tutto.  Gittano  nella  terra,  come  noi  nell'utero  le 
radici,  allorbono  per  quelle  l'alimento  dovuto,  vanno  dila- 
tandoli,  e  manifeftandofi  poco  a  poco,  come  noi,  ci  vuole 
il  fuo  tempo,  acciocché  lufureggino  in  frondi ,  in  fiori,  in 
frutti,  e  finalmente  fanno  i  loro  parti,  morendo,  erinafccn- 
vitar!o,d'oa- do,  come  noi .  V  c  ben  divario,  che,  comcaccennav.3,  non 
Jt  venga,       f,  muovono  di  luogo  in  luogo,  non  parlano,  né  credo  (con 
buona  licenza  del  Sig.  Redi,  )  chepenfino;  ma  quefla  è  pro- 
prietà del  loro  genere  ,   che  le  fpecifica  ,    e  diverfe  le  rende 
■    Sono  «f//' dagli  animati  parlanti,  pcnfanti ,  e  se  moventi  .  Veggiamo 
piarfe  '""'''ancora  in  qu.lle  tutte  le  univeriali,  e  fante  leggi  della  Natu- 
delìfl Silura  J^  >  divcriificandoli  Icl.imente  per  certe  proprietà  ,   che  loro 

man- 


(  a  )  Lib.  delia  Gcneraz.  degl'  Infetti . 


Pane  ICap.FJ.  zj 

mancano,  e  che  le  condannano  a  flare  nella  linea  di  un  più 
-ignobile  genere  ;  ma  che  però  ha  Tempre  un'ordine  puro  , 
inalterabile  j  fìmile  in  generale  agli  altri  ,  che  le  rende  an- 
ch'effe confpicue,  e  di  molto  chiare  prerogative  dotate. 

4.  Se  adunque  hanno  le  piante  parti  ,    e  privilegi  così  di-  AppUcaihnf , 
ilinti ,  e  fé  (  per  tornare,  d'onde  partimmo,  e  eh' è  quello,  '  fo'i"  <^'^'' 
in  cui  pollone  far  forza  i  Difenditori  de'vermicelli  fpermati-  ^'i"'"""^- 
ci  )  e  f e  ,  dico  ,   un  folo  granellino  invifibile  della  menzio- 
nata minutiffima  polvere  del  mafchio  bafla ,  per  fecondare  un 

feme  ,  ballerà  anche  un  piccolo  verme  ,  per  fecondare  un' 
uovo.  Nel  primo  Ila  tutta  la  pianta  riftretta  ,  al  dire  ,  del 
Merlando ,  come  fta  tutto  l' animai  nel  fecondo ,  e  fé  un  Fag- 
gio ,  una  Qiicrcia ,  un  Pino  in  cosi  piccolo  fito  tutto  aggro- 
vigliato fi  afconde,  non  farà  punto  di  maraviglia  ,  che  un' 
animale  ,  tanto  di  ■À  aite  piante  minore  ,  dentro  un  verme 
compendiato  fi  celi . 

5.  Se  quello  fenza  moto  progreffivo  va  a  ritrovare  il  gra- 
no ,  e  nel  fuo  germe  fi  pone ,  e  lo  feconda ,  quanto  meglio 

queflo ,  che  ha  un  moto  cosi  agile  ,  e  si  veloce  ,  potrà  an-  Si/ln-i-^tviei^ 
.dare  a  ritrovar  l'uovo,  e  in  quello  ,  come  in  fua  nicchia  ,  ^'^'    '  ''^'""^"' 
accomodarfi*  O  J'una,  e  l'altra  oppinione  puzza  di  favola, 
0  l'una,  e  l'altra  al  vero  s'appone. 

6.  Poffono  pure  incalzare  l'argomento,  col  porre  alladi- 

famina  ancora  il  vado,  e  finora  poco  noto  popolo  degli  Zoo-     Alno  Argo. 
fiti ,  0  Piantaoimali,  e  degli  Ermafroditi,  che  hanno  anch' '"^'"'' /"''"'''» 
effi  i  loro  generi,  e  le  loro  fpezie,  e  che  partorifconofimi-  ^'fi"  ^  _"  ''f 
liascltetfi,  fenza  afpettare  il  conforzio  di  un  altro,  che  gli 
fecondi.  Se  fi  aprono  coftoro,  e  fi  guardi  col  Microfcopio, 
fi  trovano  in  dìi,  e  i  vermicelli  ,   e  le  uova  ,  come  notò  il 
citato  Lcwenoeckio  nelle  Oftriche  ,   e  nelle  Cappe  (a)  dun-  Hanno  vermi- 
que  è  quello  un  fegno  apparentemente  manifeftiffirao  ,   che  ciin^eduota. 
la  fecondazione  viene  da  quelli.  La  ragione  poffonodedurla 
dalle  citate  offervazioni  dei  fuddetto ,  porte  nel  nofiro  Capi- 
tolo Secondo,  cioè,  che  nelle  femmine,  che  non  fi  feconda- 
no, fé  non  con  l'unione  del  Mafchio  ,   non  fi  trovano  mai 
vermicelli,  ne  mai  reftano  gravide,  fé  non  gli  fpruzzano  i 
mafchi  nel  loro  utero,  ne'quali  mafchi  folamcnte fi  offerva- 
no  :  dunque  cofloro  della  fecondazione  fono  cagione,  impe- 
rocché, fc  porti  quelli  fegue  la  fecondazione,  non  porti,  non 
feguc ,  pare  ben  diritto ,  lo  ftabilire ,  che  da  quefti  foli  dipenda  . 
I^ 7-  Ag- 

(  a  ;  Fedi  Cap.  z. 


t6  De*  rermicelli  Spermar. 

Autarìti^tbi  -j.  Aggiungono  alcuni  certe  autorità,  n:llc  quali  molto 
^'•'""'W^- rifidano,  comequclia  àiG.ohbe ,  quando  parlando  alla  puirc- 
unx.<'  mi  tr.  ^j^^  ^  ^^  j^  ^^^  chiM7iaia  Matcr  mea  Soror  mca  vemiihus  ,  non 
tralafciando  quell.%  del  Slìtaidz  ,  Ego  fumvermis ,  &  non  homo, 
immaginando ,  che  alludano  alla  creduta  generazione  da'  vermi  . 
Dfrreer:efvoU^^mocr:to,  quel  gran  Filofofo  anzi 'ì  pìU  fperimcntale  ,  e  il  raag- 
/c,  (ti i primi  gior  forfè  de* vecchi  fecoii  crede,  che  i  primi  uomini  fpuntaf- 
tjomi  "inaffff-  jfgfQ  dalla  terra,  come  tanti  piccoli  vermi,  i  quali  appoco  appoco  t 
^'" f,'Lnu'"fii  ^^  infenftbilmente  l' umana  figura  prendejfcro  .  ^rifiotile  anch'  efjo 
à^ihppL-  P^nf^^^o  ^^  primo  nafciraento  dell 'uman  genere ,  e  di  quello 
rir,,  de'  bruti  ,  lafciò  fcritto  alla  nacmoria  de'  pofleri  quefte  pa- 

role {  a  )  quod  fi  homines,  &  quadrupedes  f ponte  aliquando  orti 
funt  ex  terra  ,  fa^i  funt  ex  verme ,  ed  altrove  oflervò  ,  effe)  e 
la  prima  orditura  del  feto  poco  difftmtle  nella  mole  ,  e  nelV  appa- 
rente flruttura  da  una  Formica  .  Lo  fleffo  noflro  Poeta  Dante 
Ceiì'lDanti.  pare  alludeffe  a  quefto  Siflema,  quando  con  l'eftro  fuo divi- 
no cantando  dilTe . 

T^on  v  accorgete  Fot ,  che  noi  fiam  vermi 
Tiati  a  formar  l'angelica  Fai  falla? 
8.  Ma  quelli  tutti  a  mio  credere  fono  fcherzi ,  non  pruove  , 
onde  paflìamo  alle  ragioni,  o  analogie,  nelle  quali  almeno 
fi  vede,  fin  dove  può  giugnere,  per  provare  un  Siftcma  , 
r  ingegno  umano, 

CAPITOLO        VII. 

Si  mofìra   l'uniformità  delle  leggi  della  natura  in  tutti  gli  ordini 
de'  viventi  per  ifìabilire  fempre  più  il  prefente  Siflema . 

Ahri  penfiiù  \.  r~^  Qfa  ftrana ,  e  forfè  nuova  parerà,  Illuftrifs.  Signore, 
dell'  Autori  in  \^  quefto  modo  di  confrontare  una  legge  con  l'altra  , 
Axvlu'j  P"^*^  ^^'■^^  apparire  tutte  generalmente  uniformi  ,  particola- 
rizzandofi  ,  dirò  cosi  ,  folamente  per  certe  proprietà  ,  che 
diflinguono  i  generi,  e  invar;  gradi  di  maggiore,  o  minor 
perfezione  gli  pongono.  Pcnfano  dunque,  o  penfar  polfono 
gli  eruditi  Protettori  di  quello  Siftema  ,  che  un  tale  con- 
fronto accrefca  forza  al  medefimo  ,  laonde  ,  per  non  man- 
care, ne  meno  in  quefto,  mi  fono  prefo  la  pena  di  farlo  , 
e  in  due  Colonne  riporlo  ,  acciocché  più  facile  ad  ognuno 
riefca,  l' efaminarlo  ,  e  vedere  in  un  batter  d'occhio  fc  fi  al- 
lontanano, 0  fé  il  accoftano  al  vero. 

Tri- 


(a  )  Lih,  S'  de  Gem:  Cap.  Xl  X.  i6.  ij. 


Parte  l  Cap.  Hi. 


*7 


Tr'mo  paragone  ,   o  confronto  fra  la  nafciu   di  unti 

pianta  ,  e  dell'  uomo ,  dato  il  S'flema  de' 

vermi  Spermatici ,  e  delle  nova . 


Tiatita . 

i.  TP  Ntra  la  pianticella  , 
XL  eh'  è  nella  polvere  fe- 
condatrice dentro  la  vagina  , 
d'indi  paffa  alle  cellette  del 
grano ,  nel  quale  s' impianta , 
e  fa  il  fuo  nido. 

z.  Fecoiidato  il  grano ,  colà 
fi  mantiene  ,  e  fi  nutrica  la 
pianticella  d'  un  fugo  beni- 
gno ,  ch'è  nella  cavità  del  gra- 
no, e  vive,  finchècada  in  ter- 
ra ,  dove  riceva  maggior  nu- 
trimento, ecrefca. 

3.  Cade  in  terra  il  grano, 
dove  fi  fomenta  da  quell'ami- 
co calore,  e  fi  inzuppa  dell' 
umor  nutritivo,  che  fi  feltra 
per  i  pori  delle  membrane  , 
e  femprcppiùfi  va  fviluppan- 
do  la  pianticella. 

4.  Efcono  dal  grano  le  ra- 
dici ,  che  pianta  in  terra  ,  in- 
comincia a  godere  per  le  boc- 
cucce aperte  di  quelle  il  bene- 
fizio dell'acqua  piena  di  par- 
ticelle nutritive ,  {buccia  il  ger- 
me ,  e   vieppiù  fi  manifefta. 

5.  Nulla  pafTa  alla  tenera 
pianticella,  che  non  fi  feltri 
per  le  Placente  ,  0  foglie  fe- 
minali,  e  per  le  radici. 

6.  Crefce  la  pianta,  allar- 
ga i  rami ,  e  fpande  le  foglie  ; 
fdegna  le  foglie  ferainali ,  o 
Placcate ,  eie  iafcia ,  s'inalza 


Vjtno. 

1.  "C  Ntra  il  verme  feconda- 
Xi  tore ,  eh'  e  nella  linfa 
Spermatica ,  dentro  la  vagina  , 
e  pafl'a  nelle  cellette  dell'  uo- 
vo, e  s'accomoda  in  quello  , 
come  in  fuo  nido. 

1.  Fecondato  l'uovo,  cola 
fi  mantiene  il  verme,  e  fi  nu- 
trica dell'albume,  eh' è  den- 
tro il  medefimo,  e  fi  trattie- 
ne vivo,  finché  cada  nell'ute- 
ro ,  dove  riceva  maggior  nu- 
trimento, e  crefca  . 

5.  Cade  r  uovo  nell'utero  , 
dove  covato  dall'amico  calor 
materno  s'inzuppa  d'ulterio- 
re umor  nutritivo,  che  fi  cri- 
bra per  i  pori  delle  membra- 
ne ,  e  fi  va  fempreppiù  ftri- 
gando  il  feto. 

4.  Efcono  i  vafi  umbilica- 
li  dall' uovo,  fi  piantano,  co- 
me radici  neir  utero  ,  ed  in- 
cominciano ad  aflbrbire  la  lin- 
fa ,  e  il  fugo  nutritivo  ,  s'  al- 
larga il  feto,  evieppiìi  appa- 
rifce ,  e  crefce . 

5.  Nulla  pafla  al  tenero  fe- 
to ,  che  non  fi  cribri  per  la  Pla- 
centa ,  e  per  i  vafi  umbili- 
eali. 

6.  Crefce  il  feto  ,  allarga 
le  braccia  ,  e  i  piedi ,  fpande 
i  capelli,  Iafcia  gì 'invogli ,  e 
la  Placenta ,  vuole  a  ria  aperta, 

D     X  e  sfo- 


i8  De' Vermicelli  Spermdt. 

all'aria  aperta ,  ricerca  mag-    csfogaca,  gode  la  lucedelSo- 


gior  Sole  ,  e  maggior  nutri- 
mento . 

7.  Si  fa  col  tempo  robufla 
la  pianta  ,  moflra  nella  Pri- 
mavera le  gemme de'futuri  fio- 
ri ,  ed  incomincia  a  lufureg- 
giarc. 

8.  Adulta  allarga  i  fiori,e  di 
poi  genera  i  grani ,  per  eter- 
nar la  fua  fpccie. 


le  ,  e  cerca  maggior  nutri- 
mento . 

7.  Si  fa  col  tempo  robufto 
il  feto ,  moftra  nella  pubertà 
le  gemme  de'  futuri  fiori,  ed 
incomincia  a  lufureggiare ." 

8.  Adulto  allarga  gli  orga- 
ni fpermatici,  e  dipoi  genera 
il  Seme,  per  propagarla  fua 
fpecie. 


Secondo  paragone  fra  la  nafcita  delLi  Kam ,  e 
deli:  Vomo ,  &c. 


K-tna . 

1 .  T  L  verme  della  Rana  fta- 
A,  va  prima  nafcofto  in 
certi  alveoli ,  o  nicchie  de' 
tefticoli  del  mafchio  fenza 
moto. 

i.  Si  matura  col  tempo,  fi 
fviluppa ,  acquifta  moto ,  efce 
de'  fuoi  covili ,  entra  ne'  cana- 
li maggiori  fpermatici  ,  ed  è 
allora  verme  sé  movente ,  ne' 
quali  pure  riceve  ulteriore  fvi- 
iuppo  ,  e  più  vigore,  e  fi  fpi- 
gne  avanti  ne'  luoghi  determi- 
nati all'ufcita. 

3.  Colà  dimora  qualche 
tempo,  e  vieppiù  acquifia  per- 
fezione, e  forza  j  urta,  e  irrita 
impaziente  d'ufcire  le  fibre 
delle  membrane,  che  l'impri- 
gionano ,  e  fucglia  quell'appe- 
tito ,  che  noi  chiamiamo  luffu- 
ria. 

4.  Viene  fpruzzato  nella 
femmina,  ed  entra  nell'uovo^ 


1.  TL  verme  dell'Uomo  fta- 
X  va    prima   nafcofto   in 
certi  canali ,  o  fifoncini  de'te- 
fiicoli ,  e  fenza  moto . 

2.  Si  matura  ,  fi  flega  , 
acquirta  moto  ,  fcappa  dalle 
angufiie  de' primi  cavi,  entra 
nell'alveo  de'  canali  maggiori, 
ed  e  verme  vivo  ,  nel  lungo 
corfo  de' eguali  fi  va  aggiran- 
do, e  fcmpreppiù  flcgando  , 
finché  fiiampica  al  luogo  de- 
ftinato  ail'ufcita  . 

3.  Dimora  nelle  vefcichet- 
te  feminali  per  alcun  tempo  , 
evieppiù  s'invigorifcc",  e  fifa 
agile;  urta  ,  e  flagella  impa- 
zienre  d'ufcir  le  membrane  , 
che  lo  circondano,  e  ferrano, 
e  fv.glia  quell'appetito,  che 
noi  diciamo  liiiTuria. 

^.  Viene  cacciato  nella  fem- 
mina ,  palla  nell'uovo,  dove 
pure 


Parte  I.  Càp.  VII. 


19 


dove  dimora  per  alcuni  giorni 
al  covaticcio ,  e  cola  dall'albu- 
me dell'uovo,  e  dal  calore  ac- 
quifta  maggiore  fviluppo  e  for- 
ze maggiori. 

•).  Scappa  dall'  uovo  ,  ma 
involto  ,  e  coperto  da  certe 
denfe  membrane ,  che  lo  ten- 
gono ancora  occulto,  e  difefo  : 
fi  trattiene  di  nuovo  per  qual- 
che tempo  in  certa  mucellag- 
gine  portata  feco  dalle  tube ,  e 
reftata  intorno  l'uovo,  detta 
Sperma  Banariim ,  dove  acqui- 
fta  più  nerbo  ,  per  poter  nuo- 
tare nell'acqua  in  qualche  ca- 
vo/lagnante,  e  nurrirfi  di  ci- 
bi più  forti  ,  dalla  Madre 
comune  comunicatigli . 

6.  Stando  nell'acqua  Tempre 
a  nuoto  va  via  via  nutrendo- 
fidi  cibi  più  foltanziofì  ,  va  a 
poco  a  poco  crefcendo ,  e  tutte 
le  fue  parti  manifefìando. 

7.  Crefciute  a  proporziona- 
ta perfezione  tutte  le  parti,  git- 
ta  le  vecchie  fpoglie,  abbando- 
na le  acque  native  ,  e  impa- 
ziente falta  in  terra  ,  cerca 
aria  più  libera,  e  nutrimen- 
to più  foftanziofo . 

8.  Di  muta ,  fi  fa  loquace, 
ama  il  Sole,  e  il  calor  tempe- 
rato ,  tutto  teme ,  cerca  difc- 
fa  dall'  inclemenza  dell'  aria 
fiMto  l'erbe  ,  e  la  polvere  , 
Jinchc  giunta  all'ultima  per- 
fezione opera  con  libertà  ,  e 
finalmente  s'impiega,  per  man- 
tenere la  fpezic  nel  lavoro  del- 
la generazione. 


pure  alcun  tempo  dimora'',  e 
dal  nuovo  cibo  ,  e  calor  fo- 
mentato fempreppiù  Ci  flegi  , 
e  acquifla  maggior  vigore . 

j.  Efce  dal  primo  /ito,  ma 
ancora  involto,  e  coperto  da 
varie  membrane  :  fi  trattiene 
nell'utero  ia  certa  linfa  gela- 
ti no  fa  ,  raccolta  nel  defcendere 
dalle  tube,  dove  acquifla  mag- 
gior vigore,  per  poter  nuota- 
re anch' effo  nell'acqua  /la- 
gnante dentro  il  cavo,  in  cui 
ita  rinchiufo,  enutrirfidi  un 
fugo  più  forte,  che  gli  il  de- 
ve comunicare  dalla  Madre . 


é.  Sta  fempre  a  nuoto  nell' 
acqua,  fi  va  nutricando  di  chi- 
lo ,  0  di  linfa  più  pingue ,  e  più 
foftanziofa  ,  va  pian  piano 
crefcendo ,  e  tutte  le  fue  par- 
ti manifedando. 

7.  Crefciuto  /ino  al  termi- 
ne ncce/ìario  il  feto ,  fquarcia, 
e  lafcia  le  anticl. e  >  fpoglie  , 
abbandona  le  acque  già  ami- 
che ,  e  impaziente  efce  del  vec- 
chio nido,  cerca  aria  libera  , 
e  nutrimento  più  robuflo. 

8.  Di  muto,  ch'era  il  feto, 
fubito  grida  ,  ama  vedere  la 
luce,  e  fentire  il  calor  tem- 
perato, fi  fpaventa  di  tutto  , 
cerca  difeta  fotto  le  coperte  , 
e  le  fafce,  finche  giunto  all' 
ultima  perfezione  ,  fo  tutto 
libero  da  se,  e  finalmente  per 
mantenere  la  fpecie,  s'impiega 
nel  lavoro  della  generazione. 

Tcixo 


30 


De  Vermicelli  Spermat. 


Tazo  paragone  fra  la  nafcita  delle  Mofche  delle 
Calle,  e  dell' Vomo  ,  &c. 


Mofca  delle  Calle. 

i-  T  T  Iene  cacciato  nell'ute- 
V  ro  della  Mofca  ,  per 
opera  dell'  ordigno  del  maf- 
chio  il  verme  fperraatico  ,  e 
d'indi  entra  nell'uovo, 

i.  Molti  vermicelli  del  ma- 
rchio vanno  a  male  per  la  co- 
pia minore  d'uova  mature  , 
o  feniune  fono  mature,  oper 
altra  cagione  non  arrivino  i 
vermi  alle  uova  ,oquefte  fie- 
no infette  da  qualche  labe  , 
tutte  reftano  infeconde  • 

3.  Fecondato  l'uovo  ,  vie- 
ne deporto ,  involto  nelle  fue 
membrane  per  mezzo  dell'ovi- 
dutto dentro  una  pianta ,  do- 
ve riceva,  come  in  utero  pro- 
porzionato ,  il  nutrimento  do- 
vuto ,  e  crefca . 

4.  Incomincia  ,  a  ricevere 
dalla  pianta  il  vermicello,  ben- 
ché dentro  l' uovo ,  per  i  vafi 
umbilicali  il  fuo  fugo  nutri- 
raentofo  ;  viene  circonda- 
to da  un' altro  fugo  più  grof- 
fo  della  pianta,  che  fi  indu- 
ra ,  e  tutto  r  arma ,  e  difen- 
de dall' eflerne  ingiurie,  for- 
mandogli attorno  attorno  una 
Galla  ,  che  non  è  in  fatti  , 
che  un  vero  utero  alimentato- 
re, e  difenditorc  di  quel  tal 
verme . 

5.  Crefce  il  verme  dentro 
le  fue  membrane ,  e  dentro  la 


Vomo. 

1.  T  7  Iene  cacciato  per  ope- 
V  ra  dell'ordigno  ma- 
fchile  nell'utero  della  Donna 
il  verm:  fperraatico  ,  d' indi 
paffa  nell'uovo. 

2.  Molti  vermicelli  del  ma- 
fchio  perifcono  per  la  copia 
minore  delle  uova  mature,  e 
fé  niuno  è  maturo ,  0  fé  ofF> 
fo,  ofc  per  qualche  altra  ca- 
gione non  arrivi  '1  verme  all' 
uovo,  o  arrivato  non  entri  , 
tutte  reftano  infeconde  . 

3.  Fecondato  l'uovo  difcen- 
de  involto  nelle  fue  membra- 
ne per  lo  canal  delle  tube  den- 
tro l'utero,  dove  poffa  riceve- 
re, come  in  luogo  proprio  , 
il  fuo  neceffario  alimento  ,  e 
crefccre . 

4.  Incomincia  ad  aflbrbi- 
re  il  feto  ,  benché  dentro  le 
fue  membrane  per  i  vafi  um- 
bilicali dal  utero  il  neceilario 
purgaciflìnio  nutrimento»,  e 
viene  dal  fuddctto  utero  eret- 
tamente abbracciato,  circon- 
dato, e  difcfo  da  ogni  efter- 
na  ingiuria  ,  chiudendofi  efat- 
tamentc  nella  fua  bocca  ,  ed 
elI'cnJo  ,  come  la  Galla  Jd 
feto  umano . 


^.  Crefc::  il  feto  dentro  le 
fue  mcmb;;.nc  ,  e  dentro l'u- 
teio 


Parte  J. 

Galla ,  e  fi  va  nutricando  del 
fugo  della  pianta  fua  Madre 
anche  per  bocca,  il  (jual  fu- 
go pa/fa  per  trafila  di  minu- 
tiflìm'  cannellini  ,  e  fi  depu- 
ra ,  e  allottiglia  ,  acciocché 
polla  dare  al  tenero  verme  il 
nutrimento  dovuto. 

6.  Sempre  fta  chiufo  il  ver- 
me nelle  Aie  membrane ,  e  den- 
tro la  Galla  ,  finche  fia  cref- 
ciuto  alla  desinata  grandez- 
za ,  e  dove  fi  va  fempreppiù 
manifefiando  ,  e  fciogliendo 
ogni  fua  parte  ,  movendofi  , 
e  difponenJofi  a  lafciare  l'an- 
tico carcere,  e  goder  l'aria  li- 
bera . 

7.  Lacerale  buccie  ,  e  in- 
vogli, che  lo  fafciavano, ro- 
de, e  rompe  ogni  oftacoio  , 
e  fi  fa  ftrada  con  forza  ali- 
aria  libera,  ed  efce,  lafcian- 
do  colà  dentro  tutte  le  vecchie 
fpoglie . 

8.  Ufcito,refla languido, e 
pigro  per  qualche  tempo,  né 
prende  cibo,  di  poi  cerca  nu- 
trimento più  fodo  del  primo, 
e  Ci  rinforza ,  gode  l'aria ,  fi  fa 
robufio,  e  finalmente  attende 
anch'  cflb  a  propagar  la  fua 
fpczic . 


tero  nutrendofi  anche  per  boc- 
ca della  linfa,  o  chilo  purif- 
fimo  della  Madre  fomminiftra- 
togli,  chepaffapergli  angu- 
flilfimi  canali  della  Placenta» 
e  fi  tritura  ulteriormente  ,  e 
fi  purifica,acciocchè  fervir  pof- 
fa  al  feto  di  ottimo  alimento. 

6.  Sempre  fia  chiufo  il  feto 
nelle  fue  membrane  ,  e  den- 
tro l'utero,  finché  fia  crefciu' 
toalla  determinata  grandezza 
dove  finalmente  allarga  le 
gambe,  e  le  braccia,  e  tutto 
fi  agita,  e  fi  move,  per  pre- 
pararfi  all'  ufcita ,  e  godere  1' 
aria  libera. 

7.  Squarcia  le  membrane, 
che  lo  tenevano  chiufo,  e  in- 
ceppato ,  sforza  con  qualche 
violenza  la  bocca  dell'  utero  , 
urta  col  capo,  e  con  le  mani, 
e  coi  piedi  allarga  le  anguftc 
vie ,  ed  efce ,  lafciandofi  addie- 
tro tutte  le  antiche  fpoglie . 

8.  Ufcito ,  refia  con  le  mera- 
bra  languido,  e  flofcio  ,  né 
prende  fubitocibo,  dipoi  cer- 
ca alimento  più  vifcido,  e  più 
forte  del  primo ,  gode  il  ref- 
piro dell'aria,  finché  fatto ro- 
bufto  attende  anch'eflb  a  pro- 
pagar la  fua  fpezic . 


Quarto  paragone  fra  la  generazione  della  f^ìpera, 
.e  dell'  Vomo ,  &c. 


'■s\: 


Vipera . 


femmina  all'Opera 


Vomo. 

1.  Ql  unifce  l'uomo  con  la 
Z)  Donna  all'Opera  della 
Gc- 


3*- 


De'  Vermicelli  Spern:ar. 


della  Generazione,  e  fpruzza 
i  vermi  Spermatici  dentro  l'u- 
tero. 

i.  Quefti  (ì  inerpicano  air 
Ovaja ,  ajuciti  dal  moto  ondo- 
fo,  oincrcfpamento,  e  allun- 
gamento delle  tube,  ed  i  più 
fnelli,  e  più  robufìi  entrano 
cadauno  nell'uovo  fuo,  e  lo 
fecondano,  perendo  gli  altri, 
come  inutili  ,  e  non  necef- 
farj . 


^.  Fecondato  l' uovo ,  fi  fa 
in  quello  ,  come  un  nuovo 
vortice,  ofi  di  un  nuovo  mo- 
to a'  fughi  per  lo  nuovo  ofpi- 
te:  fi  chiudono  le  vecchie  vie, 
e  fene  aprono  delle  nuove,  fi 
gonfia  vieppiù  la  fibrofa  parte 
del  calice  fofienitore,  s'inzup- 
pa, e  s'aumenta,  finattanto- 
chc  come  frutto  maturo  fi  fiac- 
ca col  gambo  dall'Ovaia  ,  aju- 
tato ,  e  come  fpremuto  da  cer- 
te fibre  carnofe ,  che  lo  urta- 
no, e  lo  fcacciano  dall'anti- 
ca nicchia  ,  come  una  parte 
più  nonfua,  dentro  la  quale 
fono  nuove  leggi ,  nuovi  mo- 
ti ,  e  combinazioni  nuove  , 
che  fanno  chiudere  i  vecchi 
pori  del  gambo ,  e  aprirne  de' 
nuovi,  per  dar  loro  nuovo  , 
e  maggior  nutrimento. 

4.  Staccatofi  1'  uovo  dall' 
Ovaja  ,  cala  per  1'  ovidutto 
nell'utero,  dove  piantale  fue 


Generazione,  e  caccia  i  ver- 
mi Spermatici  ncU'.utero. 

z.  Qucfti  fi  rampicano  all' 
Ovaja,  ajutati  dal  motoperi- 
flaltico ,  o  da  un'  increfpamcn- 
to,  e  allungamento  delle  tube 
Falloppiane,  feguono  la  trac- 
cia delle-  medefime,  che  gli 
conducono  airOvaja:  entra  il 
più  forte,  e  il  più  vifponeir 
uovo ,  che  trova  maturo  ,  e 
lo  feconda,  recando  gli  altri 
addietro,  come  inutili,  e  non 
n:cefl"arj,  che  perifcono,  e  fi 
confumano . 

j.  Fecondato  l'uovo,  fi  fan- 
no nuovi  movimenti  ne'fluidi, 
e  nuovi  circoli  per  l'intrufo  ver- 
me, fi  dilatano  e  canali,  e  fi- 
bre ,  cheoziofefiavnno,  mag- 
gior copia  di  fughi  ricevono  , 
fi  gonfiano  ,  ed  efercitano  il 
loro  elatere  ,  fi  feltra  copia 
maggiore  di  fugo  ,  per  ali- 
mentare rofpite  nuovo,  e  jì- 
nalmente  alquanto  crefciuto , 
e  divenuto,  come  una  parte  dà 
sé  ,  incapace  di  quelle  angu. 
ftie,  e  abbifognevole  di  mag- 
gior nutrimento  ,  fpinto  an- 
che, dall'elafticità  di  certe  fi- 
bre carnofe,  allora  irritate  , 
fi  fiacca  ,  e  iì  chiudono  i  vec- 
chi pori,  pc'  quali  pafiava  il 
nutrimento  all'uovo,  prima  , 
che  foife  fecondo ,  e  fene  apro- 
no de' nuovi,  incominciando- 
fi  ad  efercitar  nuove  leggi. 

4.  Staccatofi  dall'  Ovaja  , 
cala  per  1'  Ovidutto  1'  uovo 
nell'utero,  dove  piantale  fuc 
radici 


radici,  che  non  fono,  cheva- 
fi  deftinati,  a  portare  il  nu- 
trimento al  feto . 

5.  Crefce  il  Viperino  den- 
trol' utero  ,  e  fta  fempre  in- 
volto nelle  fue membrane, af- 
forbe  il  nutrimento  portato- 
gli dagli  umbiiicaii  vafi  ,  e 
va  fempre  fviluppando ,  e  di- 
latando le  membra   fuc. 

6.  Giunto  a  una  certa  per- 
fezione ,  incapace  di  quelle 
anguflie,  e  bifognevolc  di  ref- 
piro,  e  di  nutrimento  mag- 
giore, fquarcia  i  veli,  chele 
coprivano,  ed  efce  per  la  por- 
ta della  matrice,  per  abitare 
quello  da  lui  prima  non  cono- 
fciuto  Mondo. 

7.  Ama  il  comercio  dJla 
Madre,  e  dopo  qualche  tem- 
po fi  fpoglia  di  una  tunica  , 
che  immediatamente  lo  cin- 
ge, ed  apparifcecon  la  fqua- 
mofa  pelle  più  lucida ,  e  più 
purgata . 

8.  Nutrcndofi  di  cibipropor- 
aionatamence  più  forti  vacre- 
fcendo  fino  a  certa  ftabilita 
grandezza,  giunco  alla  quale 
s'accinge  ali  imprefa  di  mol- 
tiplicarla fua  fpecie. 


Pan.  J.  Cap.  VII.  3  5 

radici  ,  per  alTorbirc  d'  indi 
'1  nutrimento  ,  e  portarlo  al 
feto. 

f.  Crefce  il  feto  dentro  1' 
utero ,  e  fla  fempre  chiufo  nel- 
le fue  membrane,  aflorbe  il 
nutrimento  da'  vafi  umbilica- 
li  trafmeflogli  ,  e  va  fempre 
allungando  ,  e  allargandole 
parti  del  corpicello  fuo. 

6.  Giunto  ad  una  certa  gran- 
dezza ,  non  potendo  più  capi- 
re in  quelle  anguflie  ,  e  biso- 
gnevole di  refpiro,  e  di  mag- 
gior nutrimento  ,  rompe  le 
tele  ,  che  lo  tenevano  invol- 
to, ed  efce  per  la  bocca  dell' 
utero,  per  godere  un  Mondo, 
a  lui  tutto diverfo dal  primo. 

7.  Si  diletta  molto  del  dol- 
ce calor  della  Madre,  e  do- 
po qualche  tempo  fi  fverte  di 
una  cuticola  ,  che  tutto  quan- 
to lo  ricopriva,  che  chiama- 
no volgarmente  far  la  inulti  , 
edapparifcelapelle  più  colo- 
rita, e  più  netta. 

8.  Mangiando  cibi  di  fo- 
ftanza  fcmpreppiù  robufta ,  va 
dilatando  il  fuo  corpo  fino  a 
certa  mifura,  nella  quale  ten- 
ta il  lavoro  di  veder  nuova 
prole. 


Q^tinto  paragone  fra.  la  nafcita  de    Volli,  e 
dell'Uomo,  &c. 


Tallo . 


Vorno 


I.  TL  Gallo  feconda  le  uo 
X  va  della  Gallina 


cmeno,  conforme 


più  , 
abravu- 


Uomo  feconda  le  uo- 
va della  Donna  più  ,c 
conforme  è  il  fuo  vi- 
E  gore 


34 

ra  del  Gallo 

no  le  uova  ben  difpolk,.  e  ma- 
ture . 

z.  Fecondato,  non  difcen- 
defubito l'uovo  nell'Ovidutto, 
ma  va  crefcendo,  e  perfezio- 
nandoli prima,  che  fi  fiacchi. 

3.  Ridotto  a  una  certa  per- 
fezione fi  fpicca  ,  come  frut- 
to maturo  dalla  pianta  ,  difcen- 
de  rotolando  per  l'Ovidutto  , 
e  flrafcina  feco  gran  quantità 
di  Albume,  gemente  da  certe 
glanduie  laterali  del  medefi- 
mo,  finche  giunga  all'ultimo 
Recettacojo  ,  detto  da  alcuni 
fecondo  utero  ,  dove  riceva  1' 
ultima  perfezione  d'uovo  ,  e 
tutto  il  nutrimento  necellario 
per  alimentare  il  Pulcino  rin- 
chiuda . 

4.  Il  Pulcino  in  quefto  fla- 
to, cioè  dentro  l'uovo  perfet- 
to ,  è  come  il  feto  dentro  1' 
utero ,  con  quello  folo  van- 
taggio ,  che  ha  '  feco  tutto  il 
nutrimento  necellario ,  finché 
efca  dall'uovo,  e  il  feto  deve 
a  poco  a  poco  mendicarlo  dalla 
Madre.  Sta  dunque  il  Pulcino 
al  covaticcio  ,  involto  in  una 
membrana  ,  e  difefo  da  varj 
argini,  come  in  un'altro  uo- 
vo ,  efcono  i  di  lui  vali  um- 
bilicali  ,e  fi  diramano,  e  pian- 
tano ,  come  radici  alla  foggia 
di  quelle  della  Placenta  del 
feto  ,  in  vari  Ricettacoli  ,  o 
vcfciche  piene  di  nutrimento, 
dalle  quali  a  poco  a  pocol'af- 
forbe  ,  fomentato  dal  dolce 
calor della  Madre,  per  facili- 


De  FermìceìU  Spermat. 

e  conforme  fo-    gore,  e  conforme  le  difpofi- 
zioni  delle  uova  più 


o  meno 

perfette,  o mature. 

1.  Fecondato  ,  fubito  non 
fi  fiacca  dall'  Ovaja  delja  Don- 
na ,  ma  va  crefcendo ,  e  perfe- 
zionandofi. 

5.  Arrivato  ad  una  tal  perfe- 
zione ,  fi  fiacca ,  come  un  frut- 
to maturo  dal  proprio  ramo  , 
cala  per  la  lubrica  via  dell'Ovi- 
duto,  chiamato  r//Z).7,  0  corri) 
dell'  utero  ;  rade ,  e  feco  porta 
qualche  porzione  di  linfa  gc- 
latinofa,  che  di  veicolo,  e  di 
nutrimento  a  lui  ferve,  finche 
s'attacchi  con  le  radici  della 
Placenta  alla  Madre,  per  af- 
forbire  il  reflo  a  sé  neceffario 
fino  a  certa  determinata  gran- 
dezza. 

4.  Giunto  all' utero  l'uovo 
con  il  rinchiufo  feto  ,  fpun- 
tano  da  una  parte  di  lui  al- 
cune radiche  della  Placenta  , 
che  fi  diramano  ,  e  piantano 
dentro  la  fofianza  fpongiofa, 
e  vafcolofa  dell'  utero  ,  che 
s'empiono  di  nutrimento  a  lo- 
ro fomminiflrato  dalla  Ma- 
dre, d'onde  viene  all'orbito,  e 
portato  al  feto .  Qiiefti  viene 
fomentato  anch'elfo  dal  dilica- 
to  calor  materno,  acciocché 
fi  dilatino  i  canali  ,  fcorrino 
con  facilità  i  fluidi  ,  fi  cor- 
roborino i  folidi ,  e  piùfacil» 
mente  fi  fviiuppino  ,  ed  in- 
grandifcano  tutte  le  parti. 


j.  Gre- 


Pan.  l  Cap.  FU. 

tare  il  moto  a' fluidi  ,  ed  in- 
grandire le  parti . 

•).  S'aumenta  il  Pulcino  pel 
nutrimento  ammaliato  nz 
menzionati  Confervatoj,  da' 
quali  le  radici  de' fuoi  vafium- 
bilicali  a  poco  a  poco  1'  alTor- 
bono ,  e  lo  portano  con  pro- 
porzione alraedefimo. 


3; 


6.  Alla  grandezza  deflina- 
ta giunto,  mancandogli'!  nu- 
trimento, ripodoa  giurtami- 
fura  negli  accennaci  Conferva- 
toj, e  bramando  refpirar  aria 
Jibera  ,  è  nccefìitato  tentar  la 
fuga,  rompendole  pelli  ,  che 


5.  Crefccil  feto  per  lochi- 
lo, 0  per  la  linfa  nutritiva  , 
che  ftilla,  e  geme  da'vafi  ma- 
terni ,  che  mettono  foce  nell' 
utero  ,  d'onde  viene  fucciato 
dalle  bocchette  aperte  de'  vafi 
della  Placenta  ,  e  portato  con 
proporzione  al  medefimo . 

6.  Pervenuto  alla  perfezio- 
ne determinata ,  mancandogli 
per  l'anguRiade'vafi  riporta- 
tori '1  neceflario  alimento  ,  e 
volendo  refpirar  aria  aperta  , 
è  coHretto  lacerar  le  membra- 
ne ,  che  lo  circondano ,  apri- 


l'actorniavano,  e  fpezzandoa  re  con  vigore  la  bocca  della 
viva  forza  col  becco  la  bue-  matrice  ,  e  fcappare  dal  car- 
da dell'uovo.  cere. 

7.  Ufcito  il  Pulcino  ha  bi-        7.  Nato  il  Fanciullo  ha  ne- 

fogno  dell 'affi  (lenza  della  Ma-  ceflìca  deJi'amor  della  Madre, 

dre  ,  che  lo  fimenti  focto  le  che  lo  aflàlìa,  lo  fomenti,  lo 


ali,  che  l'ammaertri  al  cibo  , 
che  da  tutte  le  ingiurie  lo  di- 
fenda, finché  arrivi  ad  avere 
più  robufte  le  membra,  e  tutto 
da  sèpo.la  operare . 

8.  Così  renduto  perfetto  , 
viene  come  emancipato  dalla 
Madre  ,  cerca  miglior  fortuna, 
e  fi  unifce  con  le  femmine  , 
per  aumentar  la  fua  fpezie  . 


nutrichi,  lo  difenda  da  ogni 
eRerna  ingiuria,  finché  giun- 
ga a  un' età  pili  forte,  e  pofla 
fare  tutto  da  sé  . 

S.  Giunto  a  certa  età  perfet- 
ta può  edere  emancipato  dal- 
la Madre,  cercare  fua  fortu- 
ni,  può  ingcgnarfi  in  tutto 
da  sé,  e  maritarfi  con  femmina, 
p;r  maltiplicar  la  fua  fpezie . 


Sefio  paragone  fra  la  nafcita  del  Bimbice ,  0  B.tcco   da 
feta  ,  e  dell'  Vmo  &c. 

Bombice,  0  Bacco  da  feta.  Vojrio . 

Ntra  il  verme  dell'Uomo 
neir  uovo  della  Don- 
e  lo  feconda. 
"  E    i  S-  Vic- 


Ntra  il  verme  del  Ma 
hio  neir  uov( 
F.arfalla,  e  lo  feconda . 


E: 
fchio  neir  uovo  della 


■E 


3  6  De'  Fermicelit  Spermat . 

1.  Viene  calato  nel  feno  deli' 
utero ,  acciocché  acquifti  mag- 
giore {"viluppo,  e  li  manife- 
lli. 

5.  S'attacca  all'utero,  e  non 
fi  chiama  piìi  verme,  raa£OT- 
bnone ,  ed  incomincia  a  nutrirli 
di  linfa  dilicatiflima. 


1.  Viene  deporto  in  feno  , 
acciocché  dall'amico  calore  ri' 
ceva  ulteriore  fviluppo ,  ena- 
fca. 

3.  Nafce,  e  non  fi  chiama 
più  verme ,  ma  Bjmb:ce ,  o  Ba- 
co ,  e  incomincia  a  nutrirfi 
delle  più  tenere  foglie  del  Mo- 
ro. 

f .  Crcfce  il  Bombice  ,  e  dor- 
me, e  veglia ,  e  fi  fcarica  de' 
fuoiefcrementi  • 

j.  Giunto  a  una  certa  gran- 
dezza ,  il  fabbrica  il  bozzo- 
lo, teliendo ,  come  una  tela 
genciliflìma  di  feta  ,  dentro 
cui  ulteriore  fviluppo  riceve  , 
per  avvicinarfiall'ufcita,  e  fi 
chiama  ^urelia. 

6.  Colà  fta  immerfo  ,  e  in. 
zuppato  di  certa  linfa  benigna, 
tinche  riceva  1'  ultima  perfe- 
zione . 

7.  Perfezionato  fquarcia  tut- 
te le  fpoglie,  che  lo  copriva- 
no, urta  col  capo  nel  fondo 
del  bozzolo  j  apre,  e  allarga 
le  fibre  rendute  molli  ,  e  lu, 
briche  da  certa  linfa,  che  ha 
feco,efcappafbora,  e  fi  chia- 
ma farfalla ,  Lifciando  dentro 
le  vecchie  fpoglie. 

8.  Nata,  erenduta  forte  , 
e  tutta  perfetta,  cerca  di  unir- 
fi  mafchiocon  femmina  ,  per 
rinovar  la  fua  fpezie , 


4.  Crcfce  r  £»^in'oHf ,  e  dor- 
me, e  veglia  ,  e  de' Tuoi  cfcrc- 
menti  fi  fcarica,che  nelle  Cloa- 
che defiinate  rinchiude. 

5.  Ha  g  à  fabbricato  il  boz- 
zolo ,  che  fono  le  fue  mem- 
brane ,  teffute ,  come  tela  di 
finiflime  fila,  le  quali  lo  cir- 
condano, e  l'utero  pure  lo  di- 
fende da  ogni  cfierna  ingiuria, 
dove  crefce  ,  per  avvicinarli 
all'ufcica,  e  fi  chiama  f^ro. 

6.  Coli  fta  immerfo ,  ed  in- 
zuppato nella  fua  linfa  ,  fin- 
ché giunga  alla  perfezionde- 
fiinata . 

7.  Perfezionato  fquarcia 
tutte  le  membrane  ,  che  lo 
chiudevano  ,  urta  col  capo  nel 
fondo  della  matrice;  apre  ,  e 
allarga  le  fibre  della  fua  boc- 
ca ,  rcaduic  molli,  e  fdruc- 
ciolcvoli  dalla  linfx  ,  in  cui 
nuotava,  e  sbuccia  fuora,  e  fi 
dice  fanciullo,  le  vecchie  fpo- 
glie adiccro  lafciando. 

8.  Nato,  e  fatto  forte,  e 
adulto,  ccrcad'unirfi mafchio 
con  femmina  ,  per  rinovar  la 
fua  llirpc. 


Settimo 


Pm.l.  Cap.ril. 


i7 


Settimo  paragone  della  nafcita  delle  Fornichi'  ton  qiielU  dell' 

Vorno  ,  giacché  anche  ^rifiutile  ziuole  l'Embrione , 

come  ma.  Formica . 


I.  T  Tiene  fecondato  dal  ver- 
V    micelio  mafchiJc  l'uo- 
vo della  Formica . 

1.  Si  cfpandc  nell'uovo,  e 
fi  va  preparando  all'  ufcita 
dall'  Ovaja . 

3.  Si  fcarica  1'  Ovaja  della 
Formica  dell'uovo,  e  cade  in 
im  nido  proporzionato  nella 
fua  tana . 

4.  Colà  fomentato  dal  calor 
delia  terra  ,  e  imbevutofi  d'un' 
umido  benigno  della  modefima 
vieppiù  fimanifcfta,  e  fi  fa  at- 
to a  ricevere  cibo  maggior  dal- 
la Madre. 

5.  La  Madre  incomincia  a 
predargli  per  bocca  ulcci-ior 
nutrimento,  e  va  crefccndo. 


D 


Vomo . 

Al  vermicello  dell'Uo- 
mo refla  fecondato  1' 
uovo  della  Donna. 

z.  Sì  dilata  nell'uovo,  e  fi 
va  difponendo  all' ufcita  dall' 
Ovaja. 

5.  Si  fcarica  l' Ovaja  della 
Donna  dell'uovo,  e  cadcnell' 
utero,  come  nido  proporzio- 
nato nella  fua  tana . 

4,  Colà  fomentato  dal  ca- 
lore deli'  utero  ,  e  imbevutoJl 
di  una  linfa  benigna  femprc 
pili  crefce ,  e  fifa  atto  a  rice- 
veie  cibo  ultcrior  dalla  Ma- 
dre. 

5.  La  Madre  incomincia  »' 
pei-  mezzo  de' vafi  desinati ,  a 
preftargli  anco  per  bocca  nu- 


trimento più  copiofo ,  e  va  di- 
la  tandofi. 

6.  Sta  fcmpre  tcneriflìmo  , 
e  molle  involto  nelle  fuc  mem- 
brane, e  richiama  ancora fw- 
brionc . 

7-  Acquiftato vigore, e raa- 
nifeftatc  tutte  le  membra,  fi  di- 
ce Feto  ,  e  fi  prepara  all'  ufci- 
ta. 

8.  Fatto  forte,  e  robufto  , 
rompe  le  membrane,  che  per 
ogni  p:.rtc  lo  chiudono  ,  ed 
elee  Fanciullo. 

9    Potrei  palìar  più  avanti  ,  andare  ,  per  cesi  dire,  di  Regno,  ■Ditbiara-^ìom 
in  Rcgnojdi  Provincia  in  Provincia  nel  vafto  Impero  della  natu-  d«W Autori . 

ra  ,  e 


Cj.  Sta  femprc  teneiiflìmo  , 
e  molle ,  involto  nelle  fue  mem- 
brane, e  fi  chiama  ancor  ver- 
me. 

7-  Acquiftato  vigore,  cma- 
nifeftatele  membra,  fi  chiama 
Vjnfa  ,  e  allora  fi  prepara  all' 
ufcita . 

8.  Fatto  forte  ,  e  perfezio- 
nato rompe  !e  mraibrane,  che 
lo  racchiudono  per  ogni  ban- 
da ,  q\c  CQFwmica  . 


3  8  De* rermicelU  Spermat. 

ra,  e  ritrovar  ne' quadrupedi,  e  in  moki  Pefci  vivipari,  non 
tanto  i  generi,  quanto  le  fpczie  non  molto  dall'uomo  nella 
generazione  diffimiglievoli ,  come  il  gen?rc,  e  le  fpczie  del- 
le Scimie ,  e  di  altri  fimili  nella  Terra  ,  ed  il  genere  ,   e  le 
/^     fpczie  delle  Sirene,  e  di  altri  fimili  Pcfci  vivipari  nel  Mare, 
^      confidernndo  quefle  ultime,  non  già  cantatrici,  e  favolofe  , 
^i'co/ìe'"dTp/  ^^^"^  '  ^°^"  ^'^  iinfcro ,  ma  come  veri  v.-rifiimi  Pefci  ,  come 
'f(7/cm'n  ,7/''  '^■utolini  (<t)  e  tanti  altri  Moderni  :>crit.ori  piena  fede  ne 
Muffo  M-     l'inno,  ed  io  ftefso  ho  mani,  e  braccia,  e  corte  nel  mio  Mu- 
Autore,         fco ,  che  ingannar  non  mi  la.'ciano.   Mi  troppo  lungi  ande- 
rci  dall' incominciato  fentiero,  bacandomi,  laverapportato 
Je  analogie,  o  i  confronti,  eh:  pajono  più  difficili  ,    e  più 
lontani,  lafciando  i  più  facili  agli  altri,  fé   vorranno  pren- 
der briga  di  farlo  ,   pafsando  io  intanto  ad  apportar  altre 
prove. 

CAPITOLO      Vili. 

Tojìo  il  Sìflema  de'  Vermicelli  Spermatici  ,    quanto  apparentemente 

bcue  tutti  i  Fenomeni ,  fpettanti  alla  generazione ,  ed 

al  Seme  fi  [pieghino . 

.  ■  j  I,  I.  T7Ra  feffni  più  certi,  che  la  verità  di  un  Sirtema  dimo- 
riilUiun  Si-  -*-  "f'nO)  ""o>  per  vero  dn-e  ,  li  e  ,  il  potere  ,  pollo 
fttina.  quello  con  facilità  ,   e  chiarezza  fpicgare  ogni  fenomeno  , 

che  intorno  alla  flabilita  propofizione  poda  accadere  :  quin- 
di e,  che  i Fautori  della  nuova  fentcnza s'ingegnano,  od  in- 
gegnare  fi  poffono  di  far  vedere,  eh:  in  niuno  meglio,  che 
in  quello  de' vermicelli  fpieganfi  tutti  gli  effetti  ,  che  nelle 
generazioni,  o  conforme  le  ordinarie,  o  1:  firaordinarie  leg- 
gi della  Natura  accadono,  o  con  raro  miracolo  alcuna  vol- 
ta fieno  accadute.  Incomincieremo  dagli  ordinar)  ,  e  dipoi 
palleremo  a' più  rari,  e  a' più  Ikepitofi  . 
Comi  naùano  ^"  Già  dicemmo  conforme  le  offervazioni  del  L^wenoeckio, 
imafibi,  ero.che  ci  fono  Vermi  di  due  maniere,  cioè  mafchi ,  e  femmine, 
meUfemmint.honds,  s' entrerà  ncll' UOVO  un  mafchio,  nafccraunmafchio, 
fé  una  femmina  ,  verrà  alla  luce  una  femmina.  Tutto  il  me- 
rito, e  tutta  la  fortuna  dipende  d.il  maggiore  ,  o  minor  vi- 
gore de'  vermi  ,  che  rinferrano  i  mafchi  ,  e  le  femmine  . 
Qiiindi  è,  che  vcggiamo,  che  quanto  più  rcbufto  e  l'uomo, 

nafco- 


(  a^  liiflor.  ^natom.  Cent.  i.  Hifl.  X l .  p-ig-  vi.  i  S 7.  efeijq. 


Pane  1.  Cap,  VJlh  3  9 

nafcono  raafchi,  perocché  qucfti  fono  meglio  nutrici,  e  piti 
attivi;  ma  s'egli  è  debole,  e  confuraato,  nafcono  ferami ne , 
conciofiachc  contentandofi  quefle  di  un  nutrimento  di  minor 
forza,  C\  mantengono  agili  ,  e  pronte  ,   corrono  innanzi  a' 
pigri  mafchi,  e  prime  incontrano  l'uovo,  dove  annidate  ef- 
cludono  i  tardi,  ed  i  melenfi,  che  arrivano.  Altri  però  fof- 
pettar  poffono ,  che  ciò  dipenda  dal  forame  dell'uovo,  più, 
o  meno  angufto ,  o  in  tal  maniera  figurato ,  che  ammetta  la 
femmina,  e  non  il  mafchio,  o  almeno  piìj  facilmente  1' una,  p^^^y,  mafdi 
che  l'altro  :  lo  che  porto  ,   facilmente  la  ragione  fi  recide ,  tia ,wa ,  fim. 
perchè  da  una  donna,  anzi  fovente  da  una  tal  proHipia  fera-  mine  daW  .it. 
pre  nafcano  donne,  e  fempre  raafchi  da  un'altra.  tranafcano. 

5.  Se  più  uova  fono  mature,  e  fé  hanno  aperta,   edifpo- 
fla  la  boccuccia  ricevitrice  del  verme,  tutte  reftano feconda-  Pc-'^f  ««/"^i- 
te,  e  nafceranno  più  feti;  ma  fé  un  folo  è  maturo,  e difpo- "f/"« > ""'""' 
fio,  nafcera  un  folo  feto.  Ne  fanno  in  gran  numero  gli  ani- ■{^''"""' ^'"' 
mali,  che  proporzionatamente  in  una  linea  di  minor  perfe- 
zione fono  dalla  natura  porti  ,    conciofliccofachè  più  facil- 
mente giugne  al  grado  di  maturità  una   cofa  meno  perfetta , 
che  una  più  perfetta  ,    e  quefta  più  prerto  di  una  perfettiffì- 
ma  .  Perciò  vcggiamo  negli  ordini  de'generi,  ellere  fempre 
più  fecondi  gl'Infetti  de'pefci,  i  pefcidegli  uccelli,  gli  uc- 
celli de' quadrupedi  ,   ed  i  quadrupedi   dell'uomo  ,   ch'è  la 
creatura  più  nobile  ,   e  più  perfetta  di  tutte  ;  come  ancora 
nelle  fpezie  a  tutti  i  fuddetti  generi  fubordinate  la  medefima 
cofa  olferviamo. 

4.  Non  manca  però,  che  anche  in  quefto  la  Natura  alcu-  §»4nt!/gliM- 
na  fiata  non  lufureggi,  o  non  giuochi  ,  fc  foffero  vere  tan-  n  p'f^  porto. 
te  boriofe  novelle  ,   che  ci  vorrebbono  dare  ad  intendere  gli  y  ""'"''""'* 
Scrittori  di  maraviglie .  Plinio  racconta,  che  nel  feco.ido  Egit-  '"  ""P"'"' 
to  (<i)  ne  nafcano  fovente  fette  per  volta,  benché  Gallio  (fc) 
per  tcftimonio  di  Arirtotile  non  s'arrifichi  di  pafl'are  il  nu- 
merodi  cinque.  Ilnortro  Avicenna  (e)  crcfce di  molto ,  fcri- 
vcndo ,  che  una  donna  abortiti  avea  in  un  parto  folo  trenta, 
e  tre  figliuoli,  tutti  formaci,  anzi  legge  Pietro  d'Abano  fef- 
fanta,  e  otto.  Albucafi  (d)  narra  di  quindici  nati  in  un  fo- 
lo parto,  e  nove  fanciulli  tutti  perfetti  al  riferire  di  Bodruf- 

fo 


{^)Lib.J.  Cap.  S-  ^-ttin:  hi  fi. 
{\y)L'b.  IO.  Cap.  z. 
(  c  )  Lib.  p.  de  ^nima. 
(d)Chtr.  l.b.  z.  e.  16. 


4*0  DeFcrmicelli  Spermat. 

fo  (<j)  partorì  una  Contefla  Ouerfurtenfe ,  i  quali  tutti  ,  du- 
bitando, che  il  marito  folpettalk  di  qualche  grancofa,  vo- 
leva uccidere ,  fc  per  fortuna  lo  ftedo  arrivando  non  gli  fal- 
^"/^ '".""j''"':  vava  .  Alberto  Magno,  Giuliano  Giureconfulto,  e  Cclio(t) 
s"'ia'fri .  ^^  raccontano  di  più  ftrepitofe  .  Nella  Germania,  dicono  , 
una  Donna  partorì  in  una  volta  venti,  e  due  figliuoli,  un'al- 
tra fettanta,  ed  un'altra  cento,  e  cinquanta  della  grandez- 
za del  dito  minimo.  Curiofe  tutte,  fé  a  Dio  piace,  e  mira- 
.bili  Storie;  ma  tutte  quante  per  verità  fupera  digranlungo 
quella,  che  lo  Schenchio  (e)  vuole  a  forza  di  tefliraon; ,  di 
Annali,  d'Infcrizioni  fepoìcrali,  e  di  molti  altri  argomenti 
farci  credere  per  infallibile  :  cioè,  che  Margarita,  figliuola 
di  Fiorenzo  ,  Conte  di  Olanda  partorì  nell'anno  di  fua  età 
42.  in  un  giorno  poco  innanzi  Pafqua  trecento  feffanta  fei  fi- 
gliuoli ,  i  quali  tutti  ,  col  nome  alle  femmine  di  Elifabett.x  , 
a'mafchi  di  Gioanm ,  furono  battezzati.  Maraviglia  invero, 
fra  tutte  quefte  ftravaganze  th-avaganciffima, 

che  avuauxa  tutte  /'  altre  inarav-glie  . 
Se  fofl'ero  veri,  come  finora  molti  uomini  dabbene  hannocre- 
duto,  e  molti  ancora  dolcillimi  al  prcfentc  gli  credono,  que- 
fti  sì  fìranamcnte  numcrofi  parti  ,  in  niun  Siftcma  al  certo  , 
^■"u^J"  meglio,  che  in  quefto  fpiegar  fi  poilono  giammai  .    Le  mi- 
ga  faàimtnte  gl'^ja  di   Vermi   Spermatici  ,   che  fi  rampicano  verfo  1  Ova- 
il  numero  de  ]2. -,  fé  tutta  l'Ovaja  trovano  d' uova  mature  piena  ,  tutte  pof- 
/'"'•  fono  fecondarle,  0  vene  fieno  cinque,  o  fette  ,    0  venti,  o 

cinquanta,  o  cento,  o  trecento  feffanta  fei,  o  mille,  odue 
mila  ancora  ,  fé  Dio  ci  ajutì.  E  pure  né  meno  allora  tutti  i 
vermi  impiegati  farebbono,  mentre  molte  altre  migliaja  an- 
cora d'infortunati  perirebbono  ,  non  avendo  trovate  tante 
uova,  che  bartafsero  per  tutti  ricevergli  ,  e  ghiottamente  , 
per  così  dire,  ingojarfegli .  Kd  ecco,  dicono,  0  dire  pofso- 
no,  fenza  por  mano  a'miracoli,  fciolto  un  fenomeno  de' più 
ftrepitofi  ,  e  de'piìi  ardui  del  Alondo  ,  potendo  una  Donna 
fola,  fé  tante  uova  mature  in  un  tempo  avefse,  e  lei' utero 
capace  fofse,  reftar  gravida,  e  partorire  non  due,  non  tre, 

alleanti  itiun       ^       ■  ^  i  • 

pa^o   pffano^^^  Cinque,  non  LccK,  non  duecenco,  0  trecento,  ocinque- 

r/f/r/j.   '       cento,  o  fecteccnto  figliuoli;  ma  cento,  e  ducento  mila,  e 

più  ancora,  cioè  tanti,  auanti  fono  i  vermicelli  Spermatici, 

che 


(  a  )  Lib.  4.  Cap.  4. 
(h)Lib.  4.  Cap.  zs.^.L. 
(c)De  TartH  numerofo  &c. 


Parte  1.  Cdp.FJII,  41 

che  a  migliaia,  e  a  migliaia  in  ogni  fpruzzo  efcono  rigoglio- 
fi  dal  corpo  umano,  cadaun  de' quali  è  capace  di  fecondare 
un'uovo,  e  di  far  nnfcerc  un  pcrfettiffimo  feto. 

5.  Si  mette  ancora  in  chiaro  lume  la  nafcita  de'raoftri  da  f^^^Zj-p'"^' 
due,  da  tre,  e  infino  da  quattro,  e  più  capi  ,  come  Ci  uni-  „^'       ''^  '" 
fcano,  s'attacchino  ,  e  qualche  fiata  gli  uni  dentro  gli  altri 
mirabilmente  s'incaQrino,  e  fé  fofsero  flati  veri  i  Cerberi ,  le 
Idre,  i  Briarei ,  e  quanto  di  più  bizzarro,  e portentofo è  (la- 
to lecito  d'inventari!  da'Pittori,  o  Poeti  più  arditi,  che  già 
dal  comune  acconfentimento  fi  fono  guadagnata  l'autorità  di 
poterlo  fare,  tutto  in  quefta  nuova  fcntenza  troverebbe  ere- 
dito ,  e  applaufo ,  e  farebbe  dalia  ragione  alTiftito  ,    per  pò-  y.J""'.'^'^^^ 
terfi  fuli'olTervazione  di  tante  migliaia  di  preeftflentt  feti  ner-  ^^^^'  '  '''  ' 
vofamente  appoggiare.  Accadono  dunque  i  moflri  ,  o  acca- 
der pofifono  con  tante  parti,  0  membra  moltiplicate,  quan- 
do per  Ix  grandezza  di  alcun' uovo,  o  per  la  grandezza  del 
foro  (  per  cui  entra  il  verme  Spermatico  )  o  due  ,  o  tre ,  o 
quattro,  0  più  vermi,  in  vece  d'un  folo,  penetrano,  e  co- 
la dentro  co' teneri  corpicclli  accortati,  e  troppo  erettamen- 
te lìivati  fi  quietano,  dove  nel  crefcere,  che  fanno  ,  per  la  ^'"?//' '7^ 
dura  ncceffita  dell' angufiiffimo  fito,  s'intrigano  ,   s' attorci- y-^^*'-^""'^''' 
gliano,  s'incaftrano  infiemc,  e  a  formar  vengono  di  più  cor- 
pi un  folo  corpo.  Ovvero  nel  Siftema  dell' Andry  lavalvula, 
eh' e  all'orifizio,  per  cui  entra  il  verme,  venga  violentata, 
o  lacerata,  onde  refla  aperta  la  porta  ad  altri  ofpiti  arditi  , 
che  sforzano  l'ingrelTo,  e  apprefTo  al  primo  abitatore  ,  vo- 
lente nolente,  fi  pongono.  In  tal  guifa  pensò  un  valentuo- 
mo nofiro  Italiano  (a)  nel  rendere  la  ragione  di  unmoftro 
bicorporeo  nato  nella  "Tofcana  l'anno  1 087. giudicando,  ac-  cemeiu^amt 
cadere  i  gemelli,  quando  due  uova,  uno  dopo  l'altro,  nell'  accadano. 
utero  difccndono  feparate,  ed  i  Moftri ,  quando  due  vermi, 
o  più  entrano  in  un  fol  uovo.  Hoc  dare  (  dicendo  )  eviiicunt 
exempla  ovoritm  gallinacei  generis  duobus  cutn  vitellis ,  totidemque 
facundutis  cicatricidis  editomm  ,   ex  quibus  poflca  inctibatis  mon- 
ftìofi  pulii  bicipìtes  ,  quadrupedes  ,    &  iun&o  etiam  pecore  bicor- 
des  fJeiit  erumpere .  Non  così  facilmente  credono,  chequefto 
raro  fenomeno  fpiegarfi  pofsa  da  coloro,  che  in  cadaun' uo- 
vo un  feto  folo  ripongono,  a  cui  lo  fpirito  del  mafchil  feme 
/blamente  dia  moto,  imperocché,  efsendo  ognuno  circonda- 
to,  e  dirò  così,  arginato  dalle  fue  proprie  membrane,  eca- 

F  dendo 


(  a  )  £/»;/?.  ad  Lanc'fnon  Fdjx^dam  Mulebanchcr .  Si  vegga  infine . 


4*-  De  Fertnicelli  Spermut. 

dendo  tutti  fcparati  nell'  utero  ,  crcfccrebbono  Tempre  ancha 
colà  feparati,  e  nafccrebbono  ,    come  giornalmente  fi  vede, 
gemelli;  ma  non  farebbono  que' mirabili,  e  moftruofi  inca- 
ftri ,  e  addoppiamcnti  di  membra  ,  che  forf;;  non  fenza  ftupo- 
re  della  Natura  ,    e   forfè  non  fenza  orrore  de'  riguardanti 
j^^..^       alcuna  volta  fi  veggono. 
ttn'ii'di^ar'tì       ^'  Se nafcc un' uomo  fcnza  uuo ,  o  fenza amendun? le brac- 
etme fi fpiegbi\  cìa ,  0  fenza  piedi ,  o  dita  ,  o  col  capo  guado  ,   biflorto  , 
«*.  fchiacciato,  e  alcuna  fiata  fenza  il  medcfimo  ,  o  finalmente 

con  altre  membra,  o  parti  fconvolte,  slogate  ,  comprefsc  , 
o  mancanti,  {tentiamo  a  render  ragione,  come  manchino  , 
come  fi  skioghino ,  o  come  dalla  naturai  Simmetria  s'allon- 
tanino; ma  in  quefio  Sificma  niente  ricfce  più  flicilc  ,  epiu 
fenfibile.  Nell'clscre  tumultuariamente  cacciato  con  empito 
Miti JlfMni'V^^^  popolo  intero  di  teneriflìme  macchinette,  oimmaginet- 
Ji  vermitelli^^  gentili,  quantunque  in  una  membrana  ,   dirò  cosi  ,  l'cr- 
sptrmatici.    rnifvrme ,  avviluppate,  e  difefe  ,  poffono  di  leggieri  ,    1' una 
urtarfiviolentementecon  l'altra,  capovolgerfi ,  oftrajiamen- 
tc  attorcigliarfi,  e  comprimerfi,  e  in  qualche  parte  violarfi, 
j  .     e  romperli.  Ovvero,  quando  tutti  quefli  vermini  afFannofi  , 

j''''^^j"^"l-z  folkcici ,  per  entrar  cadauno  nell'uovo,  intorno  a  quefto, 
un  l'alti»',     e  fotto,  e  fopra  anfiofamente  s'aff.uic.ino ,  s'affollano  ,  e  fi 
ammonticcllano,  poffono  in  quella  quafi  zuffa  urtarfi  ,  refpi- 
gncrfi,  o  fra  di  loro  con  inufitato  modo  comprimerfi  ,  e  \z 
molli  membra  fcompaginarc,  e  frangere  .   La  difgrazia  me- 
AltrameJo^  defima  può  loro  accadere  nell'  atto  dello  fpogliarfi  ,  e  rove- 
'"''''".'^'"^"^(ciare  la  tunica  fopra  il  capo,  per  apparire  embrioni ,  oman- 
pcjjcnò^'"     cando  loro  la  forza,  come  alcuna  volta  ho  veduto  accadere 
agl'Infetti,    intrigandofi  nella  fpoglia  nell' ufcire  dalla  Cri- 
falidé,  nctut:a,  ornale  fquarciandofi  nel  fito,  dove  dovreb- 
be ,   o  finalmente  nell'entrare   per  J'anguflia  del  buco  dell' 
uovo,  fpinti,  e  calcati  dal  popolo  degli  altri  vermini  ,  con- 
traftanti  l'entrata,  o  in  molte  altre  maniere-  polfono  reftare 
ftorpi,  e  infino  monchi  bufti ,  e  crefcere  così  moftruofi  ,  pur- 
ché il  cuore,  e  le  parti  vitali  relb'no  intere,  ed  illefe  per  la 
neceffaria  circolazione  de' fluidi. 

7.  Si  rende  pur  la  ragione,  perchè  alle  volte  (  comchan- 
^!fìt'i'\llZ',^'^  avvertito  molti,  fra  quali  il  Graaf^a)  Riobno  (b)  ed  al- 
"cn^l fiuuJ .  ^"  )  S^'-'^che  petulante  giovanetta  fia  reftata  gravida  fenza 

l'aper- 
ta )  D:  Mulier.  Organ.   Cap.  P'. 
(  b  )  21  oiantts  ^nthropog.  lib.  1.  cap.  jy. 


Parte  l  Ckp  P'Ill:  43 

i'apertura  de' verginali  chioflri  ,  purché  gli  Spermatici  ver- 
mini fieno  flati  avanti  Ja  porta  gettati ,  concioflìachè,  effen- 
do,  come  abbiamo  detto,  vivi,  fottilifllmi  ,  e  vifpi  ,  facil- 
mente poterono  entrare  per  quallìvoglia  angunilfirao  foro  >  ' 
e  fcrpcggiare  fino  all'utero,  d' indi  all'ovaia,  fenza  fingere, 
come  faceva  il  RioLvio  una  forza  attraente,  0  un magnetifmo 
neir  utero .  E'  probabile  ,  che  fentendo/fù  fubito  l' inclemen- 
za ,  e  il  pefo  dell'aria  cfterna,  proccurino  di  ritirarfi  al  co- 
perto, ferpendo,  e  rampicandofi  vcrfo  quella  parte,  dove  è 
calore,  e  morvidezza  di  luogo  ,  e  dentro  la  quale  un  certo 
occulto,  e  ignoto  genio,  o  mflinto  natio  gli  conduce,  e  per 
COSI  dire,  gli  (Irafcina,  dove  giunti,  che  fono  ,  per  quelle 
amiche,  e  tepide  vie  penetrando,  tanto afcendano ,  es' iner- 
pichino, che  giungano  ali'ovaja,  s'intrudano  in  un'uovo  , 
e  lo  f.-condino,  rendendo  Madre  l'attonita»  e  femplice  gio- 
vanetta,  fenza  faperlo,  e  né  meno  penfarlo. 

8.  Se  folte  vera  la  Novella  raccontata  da  Averroe  di  quel- 
la sfortunata  Regina,  rellata difgraziatamente pregna  nel  Bi-  ^'^""'.»  """ 
gno,  fenza  commercio  d'uomo,  farebbe  non  molto  difficiL-  '^^fellnTit». 
lì  renderne  la  ragione  ,   pofti  i  nodri  Spermatici  vermicelli .  ^4  u^ir^  '»• 
Pofsono  quelli  per  qualch;  tempo  vivere  anco  fuora  de' prò-  utmo , 
prj  vafi  ,   fé  crediamo  a' primi  ofservatori  de'medefimi  ,   ed 
all' ^ndry  (a)  il  quale  fino  dopo  fette  giorni  trovò  vivi  ,    e 
fcrpeggianti  in  un'ampolla  di  vetro  que'del  liquor  feminalc 
di  un  cane  .  Lo  che  pollo  ,   anche  i  verrai  Spermatici  d'  un 
qualche  lafcivo,  prima  d;lla  Regina  flato  n;l  Bagno,  e  co- 
la fparfi ,  poterono  in  quella  dolce  tiepidezza  per  alcun  tem- 
po vivere  ,  mentre  ,  cfsendo  alla  foggia  di  tanti  Girini  ,   o 
Anguilette,  già  nella  propria  nativa  linfa  avvezzi  al  nuoto, 
tanto  andarono  galleggiando,  ed  or  su  ,   or  giù  vagando  , 
che  incontratifi  per  accidente  nella  bocca  all'  opera  della  ge- 
nerazione dcllinata,  che  in  quelle  tiepidezze  gradite  era  dif- 
pofla ,  v'entrarono  dentro  con  furia,  e  sì;  nolente  ,  e  nulla 
mai  di  ciò  pcnfante ,  la  fecondarono . 

p.  Pafsa  pur  molto  avanti  l' Andry ,  pretendendo  di  render 
conto,  per  qual  cagione  alle  volte  le  Donne  arrivino  fino  a'   i>«ii*p"'t> 
tredici  mefi  nel  loro  parto,  contando  dal  primo  giorno,  eh'  ""'  ^"i"  /"" 
ebbero  commercio  con  l'uomo,  e  cosi  con  molta  carità met-  IJrhh^fihlr 
te  in  falvo  l'onore  di  quelle  vedove,  le  quali  dopo  la  mor-  «.' 
te  del  marito  pafsarono  di  tre,  0  quattro  mcfi  il  tempo ordi- 

V     i  nario 

(a}  Cbaptr.  xi. 


44  De* Vermicelli  Spermat. 

T>t»na,iua>i.  nario  del  parto  .   Crede  dunque  il  buon'uomo,  (a)  che  li 
''"'^' ^''""•,  femmina  non  fia  fempre  gravida  nel  giorno  mcdsfimo,  in  cui 
Inily"  "     ^'^  concepito  y  intendendo  per  concepimento  l'azione  primiera, 
per  la  quale  l'umore  Spermatico  e  dentro  la  matrice  ritenu- 
to, dipoichè  l'uovo  è  in  quella  caduto,  già  dall' ovaja  fiac- 
cato, edifcefo.  La  Matrice  allora  ,  dice  ,  efattamente  fi  chiu- 
de, né  la  materia  ,   eh' è  entrata  può  ufcire  ,  ed  ecco  ciò  , 
che  fa  la  concezione.  La  gravidanza  folo  arriva,  allora  quan- 
do il  verme  entra  dentro  l'uovo  ,  imperciocché  egli  in  quel 
tempo  crefce,  e  diventa  feto.  Allora  non  entra  già  cosi  fu- 
bito  dentro  il  detto  uovo  ,   che  la  femmina  ha  conceputo  : 
padano  alcune  fiate  più  giorni,  dal  che  avviene,  che  le  don- 
ne s'ingannano  cosi  fovente  ,    volendo  giudicare  del  tempo 
della  lor  gravidanza,  mentre  non  contano,  che  dal  giorno, 
in  cui  credono,  d'aver  conceputo.  Può  anche  accadere  (fc- 
gue  l'induftriofo  Francefe,  )  che  quefti  venni  piùfettimanc 
Più  fittimani  j;^qII^  matrice  dimorino ,  prima,  che  uno  de  più  fortunati  en- 
^'jfj^fvfrmi.^^^  nell'uovo  ;  conciofliachè  effi  già  così  pretto  nonmuojono, 
itili r.tllaMa.  mentre  ,   fé  Voi  dentro  una  guaftadetta  ben  chiufa  l'umore 
triti.  Spermatico  d'  un  cane  conferveretc  ,  voi  ne  vedrete  fino  do- 

po fette  giorni  de' vivi,  come  poc'anzi  accennammo  ,  alcu- 
ni de' quali,  nella  maniera  ftefla  ,  nella  quile  nel  primo  gior- 
no a  movevano  ,  ancora  ii  moveranno  •   Elfcndo  dunque  la 
Matrice  molto  più  propria  a  confervare  quefti  animali  ,   di 
una  guaftadetta  chiuHi  ,  può  eziandio  un' affai  maggior  nu- 
Rt^afcìo  ra  ™^''°  *^'  coftoro  confcrvarfi  vivo  più  fcctimanc,  ed  entrare  fi- 
vidaildennà,  nalmentc  nell'uovo,  in  cafo,  che  altro,  prima  di  lui  ,   en- 
sllora  quandi  trato  non  fia  .   Di  qui   può  nafcerc  (  conchiude,  )  che  una 
ilvtrme  entra  femmina,  il  di  cui  marito  farà  poco  dopo  morto  ,   ch'ella 
titìl'uove.       avrà  concepito  ,  e  non  partorirà,  cbcncH' undecimo,  oduo- 
decimo  mefc,  e  qualche  volta  ancora  nel  decimo  terzo,  poi- 
ché il  verme  non  farà  entrato  nell'uovo  ,  ^he  dopo  lo  fpa- 
zio  di  un  mefc,  o  due,  e  può  elfere  ,   tre  dopo  la  concezio- 
ne. Confcda  efl'crc  il  fatto  difficile;  ma  però  non  impoffibi- 
le  :  cflcndofi  alcuna  fiata  veduti  di  si  fatti  parti  fenza  alcu- 
na macchia  di  cólpa. 

IO.  Si  fpiega  ancora,  come  alcuni  cibi,  e  bevande,  o  ri- 
fr?mT/JjT"*T  ^^'^Mrofn-ìt'cij  c  di  particelle  volatili  oleofe,  o falinc ripic- 
t btvondi rtiìù  ni,  rifveglino  i  tardi  mariti r  a  propagare  la  Spezie  ,  impc-- 
fvf_z!""-laluf'  rocche  i  torpidi  vermicelli  irritano,  e  per  cosi  dire,  al  moto 

^''""  •'  ^gl' 

(  a  )  Chapitr.  x i .  pag.  m.  ipS. 


Pane  1.  Cap.  ^11).  4; 

gli  fpronano,  o  ne  fanno  fvilupparc,  o  maturare  una  copia 
maggiore,  che  nc'Joro  covili  tardavano  a  fvilupparfi,  e  ag- 
grovigliati, immobili,  e  come  morti  ftavano  per oflervazio- 
nc  del  Lewenoeckio  (j)  o  finalmente  i  già  nati  più  copiofa- 
mcnte  nutriscono,  cJ  in  tal  vigore  gli  mettono,  che  non  fan- 
no flare  in  luogo,  s'agitano  con  modi  flrani  ,  e  turbativi  , 
irritano,  e  quafi  pungono  le  membrane  de' tubcletti,  e  delle 
fcminali  vefciche,  onde  eccitano  nc'Joro  nervi  un  certo  tre- 
molo, e  occulto  moto,  che  comunicato  al  Cervello  move  la    T;„,i,'t„, 
fantafia,  o  la  volontà  di  cacciargli  fuora,  e  moltiplicare  la  miceiu  ronfor, 
fpczic  :  del  qual  parere  trovo  pure  eflere  anco  il  dottifOmo  mtilLifler. 
Lifter,  avendo  Jafciato  fcritto  \b)  efTere  flati  pofli  dalla  na- 
tura nel  feme.  Feneris  incitamev.to ,  ovvero,  come  in  altro  luo- 
go ad  injìanimandam  virortim  Ver.erem  . 

11.  Da  ciò  pure  fi  cava,  per  qual  cagione  uno  èpiùfala- 

Ce,   O   piii   libidinofO  dell'altro,    più  COpiofo,   O  mcnCOpiofo      PerfnaUa- 

di  materia  Spermatica,  o  di  più  perfetta  ,   e  fecondante  ,   q giont uno ì  j-iù 
meno  perfetta,  o  poco,  o  nulla  fecondante  dotato,  io  cho.  ^f"^"-"  '^'''' 
tutto  adivienc  conforme  la  vivacità,  la  copia,  e  la  perfezio- 
ne maggiore,  o  minor  di  coftoro. 

12.  Qiiedi  pure  fono  quelli,  che  co'loromoti,  ondeggia-  ^.['""^'  ""f" 

.    ^  ,,     •'  \  ■  „■        ,.  .       '  .pò         più.  omino  di. 

menti,  rollcticamcnn  ,  ed  urti,  e  itimoli  cagionano  più  ,    ^  Uito  mi  coito . 
meno  diletto,  conforme  più  ,  o  meno  le  membrane  continenti 
pungono,  ftimolano,  e  dolcemente  flagellano.  _      ,, 

13.  Ma  ficcomc  abbiamo  detto  ,  che  ci  fono  rimedi,  e  ci-  diitnt,<oP'  ■> 
bi ,  e  bevande,  che  gli  riivcgliano  dormigliofi  ,   e  torpidi  ,fi  deprin^a  L 
cosi  cene  fono  di  quelli,  che  gli  frenano  ,  e  cafti  rendono  i  Iffuna . 
Rcligiolì  ,   che  troppo  arditi  ,    e  tumultuanti  gli  fentono  • 

Tutto  ciò,  che  fopifce  ,  lega  ,  e  ingroffa  le  parti  clcofe  ,   e 
faline  volatili  del  fangue  ,    tutto  ciò  ,  che  gli  orgogli  dello 
fpirito  doma  ,  e  raffrena  ,  tutto  ciò  ,  che  confuma  ,  o  afciu- 
ga,  0  intorbida  quella  fottilifsiina   linfa  ,   in  cui  nuotano  , 
tutto  fa  l'uomo  cado,  ed  anco  impotente,  rendendogli  mor- 
tificati, e  deboli,  mancando  loro  que' mezzi,  cheperlavif- 
pezza,  e  vivacità  fono  molto  ncceflarj  ,  reftando  languidi  , 
o  invifchiati  ,  o  fonnachiofi  ,   e  melcnfi  ,   e  non  cercando  1'  aIko  modo  di 
ufcita.  Può  ancodarfi,  che  vi  fieno  rimcJj  fpecifici  ,  che  a  rtndcrt  ta/ii 
cofìoro  fieno  veleni ,  chiamati  ^ntrjcncret  ,  i  quali  infino  ne'  ^'""'  i'^Ti''' 
propri  nidi  gli  uccidano  ,   come  certa  preparazione  del  So.\c-^'J^JJ j^n^l^,, 
di  Saturno,  del  Mercurio  ,   dell'Olio  terribile  del  Tabacco,  »;<,'. 
dell' Opio,  e  fimili.  14.  Gobi 

(  a }  Fedi  qui  Cap.  i.     {b)De  mmonbus , 


4  C.  De'  Vermicelli  Spermat. 

Pn  quti  e*.      14.  Cosi  vdggiamo,  che  dopo  certe  febbri  maligne,  odo- 
lìen,  ,1  frn*  qq  ^^'  acutifllmo  inorbo  gallico,  o  dopo  altri  mali  a  quelle 
liwfitno.       P^"'  mncftì  ,  fcgue  un  orrida  ,   e  lagnmc/ole  flrage  ,    non 
tanto  de' vermicelli  vivi,  quanto  do'  non  ancora  manifeftati  i 
e  come  nelle  loro  antiche  uova  fepolci ,  di  manieracchèi  pa- 
rienti  nell'avvenire  rcftano  femprc  infecondi ,  ed  alcuni  con 
la  parte  dirò  cosi,  fmierata,  ed  inabile  alla  grand' opera  :  lo 
che  feguir  non  dovrebbe  ,  fé  da' foli  fluidi  la  prolifica  mate- 
ria generar  ii  dove/Te,  mentre  rdlando  gli  organi,  crigcne- 
randofi  nello  flat9  della  falute  copiofi,  e  perfetciflimi  fiuidi> 
dovrebbe  ancora  quella  rigencrarfi. 
.  .        15.  Gli  atroci  Sintomi,  che  provano  quelli,  ne' quali  la 

Bi  !^»/ie;»r  ''P^*'"^^^'^^  foflanza  fi  corrompe  in  una  foggia  così  ollica,  e 
itint.  fatale  ,  che  veleno  vien  detu  ,   quefa  nuova  Ipotefi  femprc 

più  flabilircdimoftrano ,  imperciocché  morendo  quelle  migliaia 
di  vermini,  vengono  cosi  ad  infettare  con  lalozzar  ed  agra 
putredine  de' loro  cadaveri  quelle  dilicatiffime  parti ,  che  non 
poflono  a  meno,  di  non  rifcntirfi,  e  di  non  irritarfi agli  fpa- 
limi ,  o  alle  convul/ìoni  mortifere,  e  crudeli  .  Ovvero  riaf- 
forbi te  quelle  particelle  cadaverofe  da' linfatici ,  o  dalle  vene, 
entrando  nel  fangue,  lo  efaltano  a' tumulti,  ed  a  flraordina- 
rj ,  e  viziofi  ribollimenti  .  Cosi  anche  giudicò  il  dottiffimo 
Lifler,  come  (i  vede  negli  fcritti  di  lui,  dove  fono  (<j)  que- 
fle  prccife  parole  :  igitur  ifìorum  vermiciilorttm  moricmiiim  pu- 
trefanno, fimnl  ac  è  Loco  natali  pellantur;  venenum  lilud  hìfe^o- 
rium  band  leviter  acittre  exiftimand^i  efì . 

16.  Le  Superfetazioni ,  benché  rade  ,  oiTcrvate  però  anche 
mni"p[fiT'i  "^'  principio  di  qucdo  Secolo  da  un  valente  Notomico  dell' 
vermicttn  '  Accademia  Rcal  di  Parigi  (b)  perfertamentefifpicgano,  im- 
sptrmatici  perocchc  non  oftante  ,  che  fia  uq  feto  già  con  le  lue  radici 
poiana  fcit,  abbarbicato  nell'utero,  e  quantunque  li  chiuda,  non  può  pe- 
^''■'^  ■  rò  mai  tanto  efattamente  reflrigneril,  e  combaciarfi ,.  o  rara- 

rnarginarfi  la  bocca  di  lui  ,  che  alcuna  fcifsura  ,  o  piccolo 
forellino  non  refti,  per  cui  un  vermicello  di  cosi  enorme  fot- 
tigliezza  dotato  ,  penetrare  non  pofsa ,  e  lunghefso  le  pareti 
interne  dell'utero  inerpicarG  fino  a  una  tromba  del  Fallopio,. 
d'indi  airOvaja  ,  infmuarfi  in  un'uovo  difpofto  ,  e  fecon- 
darlo. 

17-  Ma  troppo  lungo  farci  ,  fé  pafsando  d'uno  in  altro  , 

vo- 


(  a  )  L'Iier  Trad.  de  Humor.  Cap.  41. 

(  b  }  Monf.  Littre  Off.  7.  M:mor.  ^cad.  rf;  Tan^  ■'  dtU '  asn:,  1 70  iv 


Pa)tel.  Cap.rnJ:  47 

Toleffi  fare  parola  di  tutti  gli  effetti  ,  0  di  tutti  i  Fenomeni  Tutti  ijF>mi. 
ordinari,  e  ftraordinarj,  che  intorno  a  quefte  parti  s'  afpet-  '^'"^^.  ^^'    ' 
tano,  mentre  da' foli  detti  ognun  vede,  come  penfino facile,  ^s'prrmttui 
e  naturale  lo  fciogliergli  ,  e  porgli  in  chiara  luce  :  e  che  pofcna  /?;#. 
quefla,  che  per  altro  pare  una  ciurmeria,  od  una  fcempia- £'»>/. 
raggine,  non  meno  di  oziofi,  che  di  vifionarj  Cervelli  ,  fu 
una  fentenza  la  più  netta,  e  la  più  vera  del  Mondo. 

CAPITOLO       IX. 

R'fpojle  agli  argomenti  ,  che  vengono  fatti  contro  il 
prefente  Sifiema. 


<  oatiif 


I.  TL  primo,  che  tanto  di  qua  ,  quanto  di  U  da' Monti  è    p, 

A  flato  fubito  fatto,  a  è  il  negare  l'cfiftenzi  di   quefti  x>">f,'b'/f» 
vermini,  credendola  un'illufione  d:l" occhio,  0  una finzion /"'/"///''?'•''• 
della  mente,  0  un'inganno  de' vecri  ,   che  miractda  faciant  ì^tinsplmMi. 
non  v'Àeant.  Mefcoliamo,  dicono  alcuni,  un  poco  di  fpirito  ^i 
di  vino  con  qualche  gomma  ,  o  prendiamo  ancora  qualche 
altra  materia  vifcofircca  ,  che  abbia  rimcfcolatc  alcune  vola- 
tili particelle,  guardiamole  ameadue  col  Microfcopio  ,  e  ci 
pareri  di  vedere  un'ammirabile  buliicame  di  vermini,  men-  e  un'inganno 
xre  nel  volar  quelle  ,  e  ndlo  ftrigarfi  dalle  vifcofe ,   danno  ''J'Jt^^,'^1'' *  ' 
ad  cfse  un  cerco  ondeggiante  moto  ,   che  ha  tutta  la  fimili-  '    "*' 
tudin:  d:l  movimento  di  un  verme,  dalla  quale  ingannatri- 
ce apparenza  gì' incauti ,    e   troppo  curiofi  Olservatori  ,    di 
nuovi  fcoprimenti  amanciffimi,  delufi  ne  reftano  .    Sentiamo 
ciò  ,  che  anche  il  Sig.  Ulxmo  Aldebancher  rifpofe  da  Fifa  a 
Monfig.  Lanci/] ,  che  l'avea  afficurato  in  una  fua  Lettera  , 
come  abbiamo  detto  (a)  della  verità  dell' Ofservazione.  Cum 
emm  (cosi  trovo  Icritto  (b)  )  nova  illa ,  epe  Mic>ofcopiifa£lx 
obfcrvatio ,  qux  revera  quid  d.vini  in  fé  hahct  ,  vcrtnmm  in  fe- 
mine  exiflentiam  luce  clanus  prxfcfcrat  ,   illormn  me  fitbit  admi- 
r.itio  ,  qui  audaci  fronte  bofce  vermiculos   Semini  ineffe  denegant  . 
^]nnt  enim  hanc  effe  Lentis ,  feu  Furi  iUufijnem  ;  quidam  dicunt, 
tllas  effe  fubtililfmas  fpiritMum  particulas ,  quibus  femen  recenter 
emiffum  abundè  fcaret ,  quoque  alias  aquofures,  &  crafftores  fub- 
euntes  per  m.dum  fcrmcntationls ,  feu  eff:iv:fcenr!a  ,  exagitant  , 
tì"  aliqnem  motum  ipfis  imprimunt,  quo  mohcuU  parvx  e]ufdem 

femi- 

(^)yedi  Cap.  z. 

(  b  )  Ep;fl.  ^'n.  I Ó87.  1  5.  Dtcenibris .  T^fif.  Fedii  a  qui  nel  fine . 


4  S  T)e  Vermicelli  Sperm a t. 

fcmiiiis  vtrmiutn  quaquaverfum  fé  moventium  fìguras  repr^tfen- 
t(fnt ,  ex  eo  dicroit  provenire  ,  quia  paulà  pofì  etniffioneni  feminis 
7noti4s  omnis  difperit ,  ncque  utla  vermis  indicia  fuperfunt  ;  evi- 
poratis  hcmpè  partibus  fpirituofiorihus  ,  reliquis  crajjioribus  omni 
jnotu  deflitutis . 

Lo  ftefso  fu  fcritco  al  Lewenoeckio,  quando  divulgò  non 
folamente  quefta  fua  fcoperca  ;  ma  quella  di  altri  minutiffi- 
mi  Infetti,  ofservati  nell'acqua,  dicendo,  figmenta  tantum  ef- 
fe ,  qua  de  animalculis  prodidit  &c. 

Quantunque  quefta  fia  una  cofa  di  fatto  ,  e  che  ognuno 
fiotbèinien''.  ^°"  S^'  occhi  proprj  ne  pofsa  efsere  giudice ,  credendo  a' fuoi, 
'fé  non  vuol  credere  a  que' degli  altri,  nulladimsno  fentia- 
mo  le  rifpofte,  che  danno,  o  chedar  pofsono ,  oltre  le  pro- 
ve da  me  nel  fecondo  Capitolo  riferite. 

Primamente  pofsono  dire  a  que' tali  ,   che  gli  negano  , 
ciò,  che  il  Lewenoeckio  a  certi  Francefi,  che  allora  gli  ne- 
gavano >  rifpofe,  cioè,  Dmiinos  illos  nondum  co  ufquc  profecif- 
Bl/ogva  fapnfey  Ut  rcs  re£lè  obfervare  valeant .  Gli  trattò  in  buon  linguag- 
lioTJp-"^''  ^'°  '^^  imperiti    nell'ufo  del    Mìcrofcopio  ,   dando  loro  la 
^'         taccia,  che  non  avessero  ancora  fatto  ballante  profitto,  per 
ofservar  bene  le  cofc  minute,  non  efsendo  melliere  da  tutti 
il  faperlo  adoprare,  nò  effendo  buoni  tutti  i  Microfcop;  per 
ìjon  tuttiinnz  tale  veduta  .  Anch'io  ,   candidamente  a  V.  S.  Illuih-ifs. 
Micro feopj  fé.  \\  confenò ,  fono  flato  lungo  tempo  opinato   nel  non  voler- 
"'*'!""'.'''•"'(' gli  concedere,  perocché  nò  fapeva ,  nò  poteva  con  certi  mici 
^,//i„,/j,TO, .  Microlcop)  fcoprirgh  ;   ma   finalmente  con  un  Mìcrofcopio 
Inglefe,  favoritomi  d,il  Sig.  Bourguet,  chiaramente  gli  vidi, 
come  ho  notato  nel  fecondo  Capitolo,  e  dipoi  con  un'altro 
cggregiamente  lavorato,  donatomi  dal  già  lodato  Sig.  Dottor 
Bono  di  Brefcia.  Era  io  allora  per  appunto  attorno  per  im- 
pugnargli, mentre  credeva  ,    che  fofse  un'inganno  dell'im- 
maginazione ,  0  del  vetro  ,  concioffiachò  non  aveva  per  lo 
avanti  veduto,  fc  non  certi  movimenti,  comedi  onda  incref- 
pata  dal  vento,  ed  altri  irregolari  ,   e  improprj  de' vermi  , 
l' j  .     da' quali  non  rcftava  né  punto,  ne  poco  convinto,  che  fof- 

Comt  I  Autori   .        »  .,_  ,        .i-,^  ',,  ,-. 

rtftò (onvinto .  ^f^  vermi.  Ma  quando  ebbi  la  forte,  d  avere  ordigni,  a  ta- 
'  li  fini  fabbricati  da  peritiffime  mani  maeftre,  i  quali  con  evi- 
denza veder  me  gli  fecero,  non  ebbi  vergogna,  nò  ribrezzo 
alcuno  di  mutare  configlio,  e  coli' ingenuo  Plempioefclamai, 
(  che  prima  fu  nemico,  dipoi  fautore  della  circolazione  del 
fangue  )  dum  in  impugnando ,  &  refutando  totiis  iucumbo  ,  rcfit^ 
tor  ipfe  f  &  explodor. 

Senea  • 


Pai  te  1.  Cap.  JX.  49 

Senta  in  oltre  ciò  ,   che  di  più  feppe  rirpondcre  il  Lewè- 
noeckio  a  certi  altri  Negatori  illuftri  de' menzionati  vermi  ,  ^/,,^  ^y^^^^ 
la  qu.1l  rirpofta  a  tutti  potrà  fervire .  (4)   Qnod  adme  affere   del  Ltvvfof. 
re  auftm ,  me  minutijjìmum  genus ,   de  quo  tiunc  Loquar ,  tam  da-  'k<o  '>'  negate. 
rè  oh  oculos  ponere ,  ac  vivens  videre ,  ^«4»»  nndo  intuitu  parvit-  "  "'  i"""- 
las  mufcas ,  aut  culices  in  acre  volitantes  videmus ,  licetplusmil- 
lenis  Myriaiibits  tnoiora  fiat  craffa  arenula  .    T^on  folum  enint  in- 
tueor  eoriim  pngyeffiim ,  tàm  in  acceleratiene ,  quàm  inretardatio- 
ne  >  fid  &  video  ea  circumagi ,  confiflere ,  &  tandem  quidem  mo- 
ri; &  ea.  quiC  malora  fttnt,  accurate  video  currentia,  ita  ut  mu- 
res  nudo  oculo  :  Imma  eii.un  quafdam  interiores  oris  fui  partes  re- 
ciproci ,  modo  exerere ,  modo  retrahere ,  atque  ita  iis  ludere  quaft 
video ,  imo  in  genere  quodam  detexi  pilos  ad  os  ,  licet  altquot  mìl- 
lenis  vicibus  mmores  fmt  arenula.  Si  sforza  dipoi,  di  far  vede- 
re, non  efser  egli  andato  errato,  quando  difse,  che  nello fpa- 
x.>o  di  un  grano  di  Hena  tante  migliaia  ne  aveva  egli  veduto,  geo- 
metricamente ciò  dimostrando . 

Ma  perchè  quefto  è  un  punto  di  tanta  importanza,  che  è        ,,,. 
à  uopo,  non  Solamente  provarlo;  ma  dimoitrarlo,  mi  faro  ^,.   i^^„ff^„„ 
lecito  di  apportare  anche  ciò,  che  rifpofe  non  meno  con  eie-  Lamifi  ,  cbt 
ganza,  che  con  prudenza,  e  dottrina  MonfignorLancifi  al  ci-  qutjii   vtrmi. 
tato  Sig.  i!^damo  .   Ea  eft  {  fono  queft'efse  Je  fue  parole  (h)  (fin ^t""""'- 
fiov^trum  detcRionum,  tametfi  veritatis  lumine  fulgentirim ,  infclix,"^      *' 
peni  dixerim ,  conditio ,  ut  in  ortti  fuo  alias  c<ecHtientes ,  alias  ad- 
verfantes  pupilla!  offcndant .  Sed  quoniam  dtfputAtionisveritasfub- 
tilius  rimari ,  &  quaft  aurum  igne  prubari  folet  :  gratular  tibi  , 
mihique  gaudeo ,  quod  nihili  feceris  difficultates  ,   quas  multi  ha- 
buerunt  in  nuperrimè  dete£lis  feminalibus  vermiculis  :  ut  enim  illa 
apud  ingenia  nondum  experta  naturam  rei ,  de  qu*  differitur ,  vim 
faciunt,  ita  rifum  pene  movent  iis  ,  qui  oculis  credere  ah  Hippo- 
crate  fatius  dicunt  ,    quam  opinionibus  :  (e)  Quod  namque  infir- 
mius  fubterfiigium ,  quam  cQ:rere ,  Lentis  hanc  effe  dcceptionem , 
qu£  ,  quod  non  e/i ,  lucido  quafi  mendatio ,  vifui  reprxfentet  >  yi- 
tfum   magni tudinem  utique  adaugere  ,  ac  figuram  non  raro  ,  fi  ar- 
te pntparetur ,  alterare  potefl ,  motum  obieÈlo  pnebere  non  poPefl  . 
Ouid  "Pbilofopho  minus  confentaneum  ,    quum  afìruere  ìnoleculas  y 
veluti  automato  ,  in  fpermate  fé  moventes  exiflcre ,  vel  fpiritus  fe- 
minales  ,  qui  ab  aliorum  confortio  per  modum  fermentationis  fé  ex- 
plicare  niluntur  ,vel  craffìorcs  e]ufdem  liquidi  particulas  à  fubtilio- 

G  ri. 


(3.  )  Experim.  &  Contempi.  &c.  Epifi.  Kobert.  7{ooke.  p.  m.  24. 
(b)£^.ilo.v;.K4/.jf4w.i<J88.A'fxStf/ì  infine  la  Lettera{c)P.De  Dieta.r.v. 


jo  De  fermìcelli  Sfermat. 

rihus  quaquaverfiim  pnpnlfasì  Teatri  obferz  aro  funi  rnotHS  vonefl 

à  centro  ad  peripheriam ,  aut  è  contrario,  [ed  injìar  pifcinm  na- 

tantinm  fupernè  ,  inferno  ,  lateraliter ,  atque  in  gyrum  ,   quemad- 

modiim  zermes  onwivajos  in  aceto ,  atquc  in  defidibus  aquis  paf- 

fim  anirnadvcrtimns  .  Quid  ?   qitod  bH'iifrmdi  "jermiculi  eanda/t 

'  finitili  magntudinem ,  ac  figtiram  refertint  ;  fccus  atque  contit.ge- 

ret  t  fi  cffent  fcminalis  mixti  duntaxat  p.vticula:  ,  qux  irregulares 

proculdubio  fpeB.irentur.  Ddineationem  vermicnlorum  humani  fe^ 

Tah  I.      tninis ,  qui  nunquam  "uidit ,  hic  adaii&a  duntaxat  mole  poteri t  in- 

rig  li.     tueri-  Tav.  i.  Fig-  14-  truncnm  fcilicet  ozulis  figura  cum  pere- 

xili ,  atque  in  loiignìii  protraila  cauda . 

§ualifievoco.      Conchiutlono  dunque  francamente  tanti  uomi/ii  di  fior  di 

loro  ih!  negar  fj^uno,  c  clie  ùono  adoprarc  con  attenta  efattczza  i  Micro- 

^Sc"i°i  'sp'r-  fcopi  ,  che  quefti  vermicelli  fpermatici   realmente   vi  fieno 

Z'itic'i.     '     (ed  io  con  loro  in  queflo  fono  d'accordo  )  e  chequefla  aller- 

zione  non  poifa  più  patire  un  minimo  venamenco  di  dubbio-, 

fé  non  appreffo quelli ,  che,  o  non  vogliono,  ononpoflbno, 

o  non  fanno  mettere  in  buon'ufo  limili  ordigni,  0  che  per 

ignoranza,  o  per  malizia  hanno  in  orrore  le  cofe  nuove. 

h"ì"n"int'ot       ^'  ^^  fecon<^a  obbiezione  verte  intorno  la  terminata  quan- 

Mi^orUtln-  ticà  de'  mentovati  vermi,  già  efpofla  nell' Iftoria  del  fecondo 

uquantitàdt'  Capitolo,  nel  quarto,  ed  altrove,  che  fpavcnta  ,  per  vero 

ticrunuìU.      dire,  l'immaginazionenon  folo  ,  ma  la  ragione,  come  dirò, 

quando  mi  prenderò  l'ardire,  di  efporre  infine  il  mio  ,  ben- 

ciiè  deboliflimo,  fentiinciito ,  Senta  V.  S.  IlluHrifs.  come  la 

porta  il  Lfwe«off/vo,  e  come  a  quella   rifponda .  Ovarere  au- 

Levvenie'ckL.  ^'^^  (  ^^^'  "°^  ^^^go  citato  feri  Ve  )(  a)  qtiis  pojfit  ,  fi  unum  ani- 

'  malium  in  [emine  virili  [ufficiai  ad  hominis  generationem  ,  quem 

in  finem  tot  [unt  millia  in  una  gratula  ?  ^t  refpondro  ,  nome  vi- 

demus  malum  &c'.  licet  ad  ccntinnannos,  imo  ulterius  qiieat  per- 

"venire ,  [mgulis  atnis  multa  fiorimi  millia  pcffe  profci^-e  ,  fi.gulos 

autem  florcs  malum ,  &  [ligula  mala  [ex  ,  aut  oHo  [emina ,  & 

fingula  [emina  arbores  fieri  poffe?  Fingatniis  autem  ;am  [i,b  tali 

arbore,  grumina,& x,ix.aniamabHndè progerminare  ,  &  omnia  ma- 

la ,  qii^e  malus  proferì ,  in  gramsn  dclabi ,  vum  ex  omnibus  illìi 

.  [cminibus  ,  qiiiC  arbor  illa  protiilit ,  una  quidem  orietur  arbor  ?  T^on 

^d't'lb'iriVmb' ''^^^^ '  "^'"  noH  [ultm  umbra  arbiris,  [ed  gramen  quoque,  & zi- 

,0  yanm  aZ^ittia    omnia  [emina,  qute  forte  orientw ,  oppriment,  ac  alimene 

male .  t.o  fuoprivabunt  ;  fed  fi  è  contrario  unicum  boninn  femen  fumpfc- 

rintus ,  idque  diligentcr  à  x.>x,anix  opprcffionc  [crvcmus ,  arbor  id 

fieri 


Pm.  I.  Cap.  JX.  s  I 

fieri  poterit.  Applica  poi  querta  fimiiitudine  alla  copia  de' 
vermicelli  dell'uman  Teme,  i  quali,  eccetcuato,  perordina- 
rio,  un  folo  tutti  gli  altri  perifcoiio.  Confiderà  la  Matrice, 
o  le  Trombe  Fallopiane  della  grandezza  ,  come  di  tutto  1'  ^"'»^'ì"'<'f^^ 
Univerfo,  rifpettoa  un  folo  animaletto  del  Seme  del  J^^C- iXvénmkh 
chio,  eperciò  in  quella,  o  in  quelle  ?«o/Mpoc/;f/t/?;o  le  vene,  oi 
locidetti  idonei  per  ricevere  ,  e  nutrire  gli  animaletti  :  dal  che 
deduce,  che  quantunque  migliaia  di  animaletti,  o  vermini  en- 
trino nell'utero,  non   cfiendovi  in  quello  ,  fc  non  una  fola 
vena,  o  loculctto,  o  r:cctti:cJu ,  in  cui  abbarbicare  fi  poffa  i  ^  ctme  ui  fa!» 
nutrirli ,  tutti  gli  altri  andcrannoa  male,  e  moriranno  .  Un  vtrmUello  /. 
folo  dunque  animale  avrà  il  felice  incontro  ,  d'afforbire  da  'Uaccbi   all' 
quella  tale  determinata  vena  ,   o  ricettacolo  il   nutrimento  "''T  ■> .'  .?'' 
dovuto  ,  laonde  brevi  aliam  acqtiiret  foi-mam  nempè  pellicHÌa""^'"''''''' 
C'us  loco  fccHndhi.vn:m  efì ,  ac  interius   ammalculi  corpus  figuram 
adipifcitur  hominis,  qitcd  animalculimi  ].im  infìru&um  efl  corde  , 
&  aliis  vifcerihiis ,  imo  jotwii  perfcBionc,   q:ix  in  bomine  efl. 

)n  quefla  rifpofta  fono  due  cofeda  confiderarfi  ,  la  prima  vìf^ultà ali > 
come  li  contenti  di  una  fola  fimilitudine,  per  irtabilire  un3.  rifpajfa  ha 
cofa  di  tanta  importanza,  e  penfi  foddisfare  a  un'obbiezione  t'winodho. 
sì  forte:  la  feconda,  come  immagini  in  qual  fito  ,  e  in  qual  * 

modo  un  verme  folo  forcunatillimo  fi  attacchi  ,  e  in  feto 
umano  fi  muti  .  Se  fia  rifporta  ballante  ,  lo  dirò  nella  difa- 
mina  delle  prove,  ollcrvando  intanto  ,  cht  tutti  i  Difenfori 
di  quefloSilkma  non  ne  danno  altra,  ne  alcuno  finora  n'ha 
dato  una  migliore,  ch'iofappia,  riccorrendo  tutti  ad  una  fi- 
mile  prodigiofa  quantità  di  fcrai  in  tutte  le  .piante  ,  eJ  in 
qualche  pianta  cosi  minuti  ,  che  pajono  folo  una  rainutif- 
fima  polvere. 

Quanto  alla  feconda  propofizione  dd  Levvenoeckio ,  oflervo  , 
che  tutti  gli  altri  fi  fono  fcofiati  da  lui,  burlandofi  di  quel- 
la vena  ,  o  locale tto  y  o  punto  uterino ,  in  cui  folo  poiTa  attac-  VirmUtlh  en_ 
carfi '1  feto,  e  volendo,  che  il  vermicello  entri  nell' uovo  già  "■"  "_'/'' ""f", 
preparato,  come  in  fuo  proprio  nido,  dove  fi  nutrichi,  ^"aU-'uu'rTcòn. 
creìca.  Così  abbiamo  fentito,  penfare  ì'^ndry ,  e  così  prima  ^(„ot»  </»m  ." 
di  lui'l  S\g.  Giorgio  Garden,  come  fi  legge  in  una  fua  Lettera, 
traslatata  dall' Inglefe  in  Latino,  e  nelle  Opere  del  Levveno- 
cckio  (  a  )  con  la  fua  rifpofta ,  molto  in  verità  poco  forte  , 
inferita . 

3.  Pone  in  campo  il  detto  Autore  un'  altra  obbiezione  , 

G     t  che 


(  a  )  pag.  7n.  4J1. 


ji  De*  Vermicelli  Sperm^t. 

Ter^a  ohhìi-  che  iì  accorge  facilmente  poterfi  fare  contra  la  fua  data  rif- 
^•ont centrala  pofia  cioò  Ver  aliai  c.igiorie  unaDmia  non  o.vturifca  ordinaria- 
éi-Birmitelli  »'"'^^  y  f^  ""H  Un  feto  ,  imperocché,  quantunque  egli  luppon- 
*  la  unità  «rlg3j  non  effeivi  nella  matHcc ,  che  un  loculetto,  o  due,  do- 
dinariawtnte  ve  poffa  attaccarfi ,  e  alimentarfi '1  feto  poffono  però  nell" 
i>'f"i.  uno,  0  in  entrambi  entrarvi  più  vermicelli,  afl'orbire  il  nu- 

trimento, confcrvarfi  in  vita,  e  divenire  più  feti  .  La  qual' 
obbiezione  può  anche  farfi  contro  di  quelli,  che  ammetto- 
Hjfpcjla  àtl  ^Q  \  vermicelli,  e  1' ovaja   Rifponde  con   un'  altra  fimilitu- 
f/-"",'!'"'^/,'.'.  dine ,  tolta  pure  da'  femi  delle  piante  ,  dicendo,  che  fé  fo- 

ecn   un   altra  »  ,'        ini  i  <■ 

fimUitudint.    riamo  nella  terra  un  piccolo  buco  della  larghezza  d  un  gam- 
bo di  frumento, 0  dello  rtrame ,  e  ched.-ntro,  un  dopo  l'al- 
tro, intrudiamo  fei ,  o  otto  femi  di  pomo,  non  nafceranno 
già  da  quello  fei,  o  otto  alberi,  ma  quel  f;me ,  che  più  al- 
te di  tutti  gitterà  le  radici,  quello  diverrà  un'albero,  e  op- 
primerà tutti  gli  altri ,  perfuadendofi ,  che  in  quefla  manie- 
ra agli  animalucci  fpermatici  fucceda. 
Anra  rjfpcfla      Quelli  poi,  chc  in  quefto  dalLewenoecIuo  fi  difcoftano  , 
i'iiicntluì/rj-  ^  che  1  ufo  delle  uova ,  e  dell  Ova;a  ammettono  ,  con  mag- 
fiem  delle  «/e.  gior  apparenza  di  ragione  rifpondono,  chenonnafca,  fé  non 
»"•  un  feto,  o  due  per  ordinaria  legge  ,  concioflìacchc  non  vi 

è  mai  nella  Donna,  che  un' uovo,  o  due  di  maturi,  laonde 
non  trovando  gli  altri,  che  uova  immature,  crude  ,  non 
difpofle,  ne  fecondo  alcuni  dal  proprio  gambo  non  iftacca- 
te,  nò  vi  entrano,  né  entrar  vi  pofl'ono,  e  un  folo  feto,  o 
al  più  due  per  ordinario  alla  dovuta  perfezione  arrivano  . 
Chc  fé  tre  ,  o  cinque ,  o  fette ,  o  io.  o  loo.  o  joo.  e  più  uova  ,  per 
raro  miracolo  della  natura ,  fieno  mature  ,  nafceranno  al- 
trettanti feti,  come  s'è  detto  nell'antecedente  Capitolo,  ma 
fé  per  accidente  più  di  uno  entrerà  per  forza  nell' uovo,  na- 
fceranno mofiri  di  più  membra,  e  parti  guerniti ,  come  ir» 
loro  fentenza  nel  fuddetto  antecedente  Capitolo  abbiamo 
fpiegato . 
4.  Un  nuovo  argomento  contro  di  sé  parlante  non  diffi- 
Nueva  ohhit.  j^^j    j|  Let,;,enoeckio ,  che  fra  meno  deboli  non  fi  conta  , 

7it>nf centralo       ,  ,  .  ,       ■•  i  i.  /-  ■  i-yr- 

}erm,Hatenu.  cd  c ,  ch  egli  avca  detto ,  d  avctc  fcoperto  in  una  piccoliilima 
mtre  dr'  vtr.  gccciola  del  fcmc  del  Gallo,  non  più  grande  d'un  grano  di 
miciiu  ,fpic-  rena  joooo.  animali  ,  e  in  una  fimilc  mole  del  fcme  di  un 
^'''^Y'"'""'^  ^f^llo  loooo.  e  cobi  nel  fcme  di  una  piccola  Trota,  o  di 
^aX°'^'e7u"  ""^  Porcclletta  :  benché  quefti  pefci  fieno  mille  volte  dell' 
^/f//j  minori  trovandofi  di  eguale  grandezza  tanto  in  qucfli 
animali,  quanto  in  quelli,  e  pure  farebbe  diritto,  cheiver- 

nù 


Parte  1.  Càp,  IX.  $  3 

mi  fpermatici  foflero  proporzionati  alla  grandezza  della  mo- 
le dell'animale ,  di  cui  fon  vermi ,  e  nsl  qaale  convertire  H 
debbono  ,  e  così  veder  fi  dovrebbe  la  proporzione  anco  nel 
feme  degl'Infetti,  e  di  ogni  vivente. 

Confelfa  il  Leivenoeckio,  e  conofce,  elTere  quefto  un  va-      l^ifptjtatf 
lidiflìmo  Argomento,  nulladimeno  non  ifgomenta,  ed  ani-  Li9vtnoic  io 
mofamente  rifponde,  che  qucfti  penfieri  facilmente  dilegue- 
ranno, benché  a  molti  paja  quella  una  maraviglia  ,  fé  con-  pi(eolexx.a  dii 
fidoreremo  ,  che  le  Noci ,  e  IcCaftagne  fonofcmidi  piante  ,  stm,   non  fi 
ne,  comcpenfa,  mille  fcmi  di  pomi,  e  di  peri  faranno  di  pe-  P'op"v<>'"' 
fo  uguale  a  una  fola  noce  delle  maggiori,  nella  fua   verde  ""'^  ^^lll 
fcorza  rinchiufa,  e  molto  meno  a  una  noce  d'India,  detta  p'^^/^ . 
Cocos ,  e  pure  ciò  non  oflante  vcggiamo  dal  piccolo  feme  di 
un  pomo,  0  di  un  pero  nafcere  nello  fteffo  tempo  un'  alta 
pianta,  quanto  è  grande  una  Cavagna  ,  o  una  Noce  .   Se 
quella  ingcgnofa  rifpolla,  be.i  b;nc  difaminata,  fu  buona, 
lo  fentira  V.S.  llluftriflìma  a  fuo  luogo  . 

5.  Mette  in  campo  /'^^«rf^-y  un'altra  difficultà.  e  con  le  dot- 
trine, tolte   in  prcflito  dal  P.  Malebranche  penfa  di  fciorla  .  ^'"'''  .°*'''" 

_.„,.  /-'•,  ,,  •*  i.T  ••  \ione    inforno 

Quefta  dice,   facilmente  nella  maggior  parte  de  Leggitori  2,  ^,„„,-,^,^ 
s'incontra,  una  cofa  non  capibile  a  loro  parendo,  che  vizìX  pìccoUx^a  de' 
uomo,  per  efemplo  ,  un  cosi  piccolo  verme  fi  ritrovi,  il  qua-  ^^rmìetlU  . 
le  fia ,  fé  non  un  fanciullo,  almeno  un  compendio  del  me- 
tiefimo,  e  che  quella,  che  noi  chiamiamo  formazione  del  fe- 
to, non  fia,  che  un  femplice  fviluppamento ,  e  un  fcmplice 
accrcfcimento  di  parti  organiche  in  quello  verme,  che  bifo- 
gnerebbe  fupporre  infinite,  e  dire  per  confeguentc, che  quefle 
parti  di  una  piccolezza  infinita  fono;  e  che  ogni  volta,  che 
fi  ammette quefloSiftema,  bifognaneceffariamente  fupporre, 
che  un   verme  fpermatico  non  folamente  rinchiuda  il  com-  ^",^'""^'1'^'" 
pendio  di  un'  animale,  che  deve  nafcere,  ma  ancora  il  com-  /t„'"^ÒL"lii 
pendio  di  tutti  quelli,  che  nafceranno  da  lui,  e  non  folo  il  organi  d'  un 
compendio  di  tutti  i  detti,  ma  ancora  di  tutti  gli  altri ,  che  uomo,  ma  di 
dalla  linea  di  quello  verranno  ,  ciò  che  pare  impoflibileper  ""'"  '"  '"" 
cagione  della  piccolezza,  della  quale  farebbe  d'uopo,   <^^^  ^Zl^^l'ab.h^" 
quefti  piccoliflìmi   corpi  organici  follerò  ;    piccolezza  ,  chi  molto. 
non  fi  può,  ne  immaginare,  ne  comprendere,  e  cheincon- 
feguenza  debba  far  rigettare  quefto  Siftema,  del  quale  ella  è 
una  configuenza  . 

A  ciò  rifponde,  che  fcnon  fi  può  né  immaginar,  nò  com-  lijfptjìé  aiu 
prendere  quefta  piccolezza,  tutta  immaginabile,  ch'ella  e  ,  <''"<'  **»"- 
deve  eficre  ncccflariamcncc  ammcffa,  e  per  quefto  provare;,  ^'""• 

egli 


54  De  Fermiceli t  Spertnat. 

egli  non  vuole,  che  il  tcftiraonio  degli  occhi .  I  vermi  fper- 
matici  fono  più  di  mille  volte  minori  di  un  grano  di  iabbia, 
ch'cquafi  invifibile:  quefti  fono  i  noftri  occhi  ,  che  ci  con- 
vincono, pofciachc  ci  fanno  vedere  più  di  cinquanta  milla 
vermi  in  una  porzione  di  materia ,  che  non  è  già  si  grolla , 
come  un  grano  di  fabbia ,  come  già  ha   dimolìrato  ,   par- 
lando di  quelli  ,  che  fi  veggono  n;:ir  umore  fpcrmatico  del 
crartdi  (ai.  Gallo,  dei  Cane,  e  di  altri  animali.  Ora  fi  concepifca  ,  fé 
èia  Mj>ì[o  in  ^j  p^j^^  j,j^^  ^j^.^.  yjj  grano  di  fabbia,  divifo  in  cinquanta 
?a%ani  "l'on  '"''^'1  parti:  mi  nonne  ponghiamo  tante,  e  contentiamoci 
fuò tonctpìrfi .  di  dire,  in  mille  parti  per  non  ifpaventare  alcuno i  bifogna 
dunque  ammettere,  che  ci  fono  degli  animali  mille  volte  più 
KecfjfiiA  (//  piccoli  di  un  grano  dì  labbia  ,  e  le  hanno  il  moto  ,  come 
(oncipiri  parti  gli  altri  animali,  fono  dunque  in  quelli  i  Aioi  mufcoli,  per 
piucl^jfimt  ni  aio\'tvfiy  i  fuoi  tendini,  ed  un'  infinità  di  fibre  in  cadaun 
m.r.utijjìmi     nmfcolo  ,  e  finalmente  del  fangue  ,  e  degli   fpiriti  animali 
virmtcìL,  .     gfjremamente  fottili,  e  dilicati ,  per  empiere,  e  per  far]  mo- 
vere quelli  mufcoli,  fenza  i  quali  '1  loro  corpo  in  differenti 
luoghi  trafportare  non  potrebbono  giammai  .  Siamo",  dun- 
que sforzati  ammettere  delle  parti   ftrabccchevolmente  più 
Lara'jont  piccole  degli  fteflì  animali  .   L'  immaginazione  i\  perde  in 
dfbbi  viaitn  quefto  penfiero ,  ella  fi  fpaventa  di  una  piccolezza  si  llrava- 
j/jr""'^"""  g3"te:  ma  ella  ha  un  bel  rivolcarfi  ,  coaciolfiacchè  la  ragione 
ci  convince  dell' efiflenza  di  ciò,  che  concepir  non  pofliamo. 
Ciò  che  in  quello  cagiona  il  noftro  errore ,  fi  è  ,  ch'elTen- 
Koil'a   v'/ìa  j    j    nofira  villa  limitata,  noi  penfiamo,  che  anche  tale  fu 
gwn  M'erro.  1  edenfione  de  corpi,  ed  al  contrario  1  ellenfione  de  corpi  e 
re .  in  un  fenfo  infinita,  ed  una  piccola  parte  di  materia  ,  che  li 

og»;  pUeoia  nafconde  a'noftri  occhi,  è  capace,  come  dice  l'autore  dclLi 
particella  Hi    ^^^^^^^^  ^^n^  Ferità  di  contenere  un  Mondo,  dentro  il  quale 

materia  puf      .^    ^  n  r  -^       •         i  i  i 

contenere  in  si  folTcro  tutte  quclle  cofc ,  a  proporzionc  più  piccole,  che  nel 
tm  Mondo  con  noflro  Mondo,  in  cui  viviamo,  (i  trovano. 
tutte  le  fue  i  pJQ  piccoli  Infetti  hannodegli  altri  Infetti,  che  glidivo- 
Tf'-r  di  r-ino,  e  che  a  quelli  fono  forfè  invifibili,  dimanieracchc  ciò  , 
S'ali  d"!  a'ù  eh' è  un  Cirone  a  nollro  riguardo,  quelli  animali  al  Cirone  lo 
tri  inpi(ìtrili  fieno:  e  può  ellere  come  cosi  bene  dice  il)  menzionato  Auto- 
infftfi ,  forfè  pc ,  che  Ce  ne  fieno  nella  Natura  de'  più  piccoli  in  infinito  , 
pit)  piccoli  in  j.Qj^  quella  cosi  lira  vagante  proporz  one  di  un  uomo  a  un 
nitifiiilità  ^^''°^'^  '  ^'^'  abbiamo  delle  dimollrazioni  evidenti  della  divi- 
della  mattria  Abilità  della  materia  all'infinito,  e  ciò  bada,  per  farci  com- 
tlPinfinìt»,  prendere,  che  degli  animali  più  piccoli,  e  più  piccoli  all'in- 
finito cffereci  polTono. 


P^rt.J.  CapJ]C.  SS 

Aggiugne  ,  diraoflrando  pure  con  le  dottrine  ,  prefe  in 
predico  dal  P.  Malebranche  ,    e  da  altri  ,  che  con  propofìto 
hanno  molto  fottiimcnte  ,  e  faviamentc  penfato ,  non  efler- 
vi  porzione  alcuna  di  materia,  la  cui  piccolezza  limitar  pof-  ^/"{"'J'^},*', 
fa  l'onnipotenza  di  Dio  nella  formazione  di  quelli  piccoli  ani-  "pìc/dà  può'il'. 
mali,  non  più,  che  di  ogn' altra  cofa .  La  fperienza  ci  ha  mitan^lonni. 
già  in  parte  difingannaci ,  facendo  vedere  animali,  mille  voi-  pote>,:;^id,v.a 
ce  più  piccoli  di  un  Cirone .  Perqual  cagione  vogliamo  noi  ,  "'^^"^  JZ"a' 
che  quelli  fieno  gli  ultimi ,  edi  più  piccoli  di  tutti,  come  dice  ^;^J^/^  ^"^-oi-. 

il  fuddettO  Filolofo?  poOr^fìnico. 

Non  pare  dunque  irragionevole  il  pènfare,  che  in  un  fo- 
lo  verme   Tpcrraatico  vi  lia   un' infinità  di  corpi  organizzati,  ^'""'  ""  *'''■ 
proprj  a  produrre  un'  infinita  di  animali  di  modo ,  che  fé-  "■'Jf'u^a'r'.Z 
Gondo  quello  penfiere,  che  bizzarro  non  può  parere  ,  fé  non  uomo^egtn.io 
a  quelli,  che  le  maraviglie  dell'infinita  potenza  di  Dio  fé-  infiniti   ^i:,i 
condo  le  idee  de' loro  fenfi ,  e  della  loro  immaginazione  mi-  """'^^i'" • 
furano ,  fi  potrà  dire  ,   che  dentro  un  folo  verme  fpermatico 
vi  faranno  de' corpi  organizzati ,  proprj  a  produrre  de' feti ,  e 
de' fanciulli  per  fecoli  infiniti,  confiderandogli  fcmpre  con 
la  proporzione   di  più  piccoli  in  più  piccoli,  e  fcmpre  mi- 
nori . 

La  Natura  non  fa  altro,  che  fvilupparequcfli  piccoli  cor-  cumt  opiù  it 
pi  organizzati:  effa  da  un'accrefcimento  fenfibile  in  quello,  quefli  [viluppi 
eh' è  fuora  della  (^uz  femenza,  e  dà  pure  degli  accrefcimenti  lavatura. 
infenfibili  ,  ma  realiflimi  ,  e  proporzionati  alla  loro  gran- 
dezza anche  a  quelli  ,  che  fono  nella  loro  femenza  rin- 
chiufi. 

Si  vede  nel  germe  di  un'uovo  frefco,  e  che  al  covaticcio 
ancora  flato  pollo  non  fia,  un  pollo,  ch'èforfe  intieramen-  ogni  animale 
te  formato.  Si  veggono  Ranocchi  dentro  le  uova  delle  rane, -^"^'^^'^'^''■^^'" 
e  fenza  dubbio  ancora  altri  animali  nel  loro  germe  fi  veggo-  ma'(7"ml/u*. 
no ,  fé  vi  e  aliai  di  dcilrezza  ,  e  di  efpcrienza  per  ifcoprirgli .  vd. 
Ci  e  dunque  dell'apparenza,  che  tutti  i  corpidegii  anima- 
li, che  nati  fono  dopo  il  cominciamento  del  Mondo,  e  che 
fino  alla  confumaziouc  de'  Secoli  nafccranno ,  fieno  (lati  croa- 
ti nel  primiero  individuo  raafchio  di  cadauna  fpczie. 

Si  dichiara,  che  potrebbe  fpignere  anche  più  lontano  que- 
flo  penfiere,  fc  non  creJcffe  con  l'  autore  della  K'cerca  della 
verità,  di  penetrare  troppo  avanti  nelle  Opere  di  Dio.  Ten-  ^"1^"'  g'""- 
ghiamo  noi  quefto  grande  principio  ,  che  nulla  è  grande ,  né  f^'^^mT/f. 
piccolo  insè ,  e  ch'egli  è  tale  per  rapporto  al  nojìro  corpo  :  e  che  io'p,r\apporio 
per  CIÒ  non  fegue  ,   che  tale  affolutameme  fta,  perocché  il  miflro  ai  nojìro  (crpa. 


$6  De' Vermicelli  Spirmat. 

corpo  non  è  già  una  mifura  certa,  [opra  la  quale  immancabilmeii' 

Cmt  ntìuf  '■'  g"«/"^'"'f  /'  P^ff^i  ?«^/^  po/A  fff'^ye  l'efleiifione  degli  altri  corpi. 

fiùmo  (hu.  Noi  fleffi  noi  fiamo  piccoliflìmi  per  rapporto  alla  Terra,  più 

marci ficco'.i.'fxQZCtXx  aiìcora  per  rapporto    allo  fpazio   contenuto  fra  noi, 

e  le  ftelle  filfe:  più  piccoli  pure  ,  e  più  piccoli  all'  infinito 

per  rapporto  agii  fpazj  imraenfi,  che  noi  Tempre  più  grandi» 

e  più  grandi  all'infinito  immaginare  poflìarao  . 

Domeneddio  avrebbe  potuto  fare  degli  uomini  così  grandi 
D/>  quali  al.  riguardo  à  quali  noi  non  foffirao  ,  o  non  appariflìmo  ,  che 
tri  uomini     \;j^  millefima   parte  d'un  Cnone .  Ne  avrebbe  potuto  fare  de- 
^noi'avrfb'bi to'  S''  ^'f""'  '.  ^  riguardo  de'  quali  quegli  uomini  grandi    fofTc- 
t'ut)  fart\      1^0  piccoli  ,  comc  noi   fareflimo  per  rapporto  a  qiie' primi  . 
Que'  mafilmi ,  e  ftermmatiffimi  ccrchcrebbono  forfè  noi  co' 
ci  circhtfih.  jviicrofcopj ,  c  non  ci  troverebbono  giammai .  Lanoflrapic- 
Micrtalpió'.   colezza  farebbe  loro  incomprenfibilc ,  e  fé  alcun  Filofofo  , 
fra  loro,  afficurargli  volelTe  della  noftraefiflenza,  i  loro  di- 
fcorfi  fenza  dubbio ,  comc   belle  finzioni  riguardercbbono  . 
Alettiamofi  Noi  in  un  luogo  di  qucfti  uomini ,  confideriamo 
il  torto ,  che  noi  averemmo ,  per  non  poter  comprendere  , 
Niana  pìtc».^^^^^  follerò  degli  uomini  SI  piccoli  per  rapporto  a  quello. 
Itila  «(?«'/).•/>  che  Noi  fareffimo,  e  confelTeremo ,  eh:  niuiia  piccolezza   , 
foiì fpavttarci  c^mniunquz  incomprenfibile  ,  ch'ella  fia ,  non  dcbbe  darci 
(beimpfdifca,  meno  di  fcrupolo,  e  fé  non  ci  è  altra  difficultà  in  quello  fi- 
u^nì'siiièm!  '^^'"^'  ""^  ^*  ^^  ^'^^''  cagione,  che  non  s'abbracci . 
%fpofla""un-     <5-  Rifpondonopurea  quelli ,  che  ammettono  nel  Semcl'e- 
altrafortt  cb.  (Iftenza  dc' Vermicelli ,  ma  non  come  vermi  colHtutivi  dell' 
Hiiione  ,  chi  jifenza  del  Seme,  ma  come  annidanti  nel  medefimo ,  e  dello 
fi-'"o  f'"]pi'ji  {[^[^Q  divoratori  ,  nella  maniera  appunto  ,  che  nel!'  aceto  , 
Voratori  del]-,.  "^^'^  acquc ,  c  finalmente  m  altre  parti,  e  liquori   del  no- 
tne,  non  feti  .(irò  corpo  ,   0  con  l'armare,  o  fenza  armar  l'occhio  di  ve- 
tro, continuamente  fi  veggono.  Rifpondono ,  dico  ,  che  fé 
.    folfero  femplici  abitatori,  e  della  dolce  fiia  fola  linfa  fi  pa- 
fcolafiero ,  farebbe  più  la  copia  loro ,  che  la   feminale  ma- 
teria, e  farebbe  impoffibile,  oche  eCiì  vivefTero ,  o  cheque- 
Piò  topìa  »;  fi  a  potè  (Te  mantenerfi  nella  fua  lodevole,  dirò  così,  corpora- 
fare''>>t<iivtr-x,\ivx,  cd  energia  vivaciffima,  fana ,  e  incorrotta,  odiciamo 
'"^^<|"àt|^-  nel  vero  fuo  ellere  di  fcmecon  una  plebe  sì  numerofa  d'ofpi- 
minat  infa .  ^|  ^  j^,jj^  foflanza  fua  più  benigna  giottiffimi  tracannatori  . 
Se  nell'aceto  follerò  più  vermi,  che  aceto,  fé  ncllacqua  più 
Infetti  ,  e  più  pefci ,  che  acqua  ,  fé  nella  bile ,  nel  latte  , 
nel  fangue ,  e  negli  altri  fluidi,  e  parti  del  noflro corpo  fo{- 
fcropiù  Infetti,  che  bile,  che  latte  ;  che  fangue,  che  fluidi  . 

che    ' 


I\v.te  LCap.JX.  5  7 

che  parti  del  noflro corpo,  e  fc  nell'aria  fodera  più  volati- 
li, che  aria,  fene' prati  più  armenti,  cheerbe,  fefinalmen- 
te  nelle  Città  più  popolo  ,    che  cibo ,  vedremmo  fenza  om- 
bra di  dubbio  guafto  l'aceto,  l'acqua,  la  bile,  il  latte  ,  il 
fangue,  i  fluidi ,  le  parti  tutte  del  corpo,  el'aria,  ed  i  pra- 
ti, eie  Città  co'loro  Abitatori  pcrderfi,  e  mutarnome,  efi-  . 
gura.  E'  necefsaria  una  certa  proporzione  fra  gli  Abitanti  ì  dririLAT 
e.  l'abitato,  fra  la  quantità  del  cibo  ,  e  di  chi  dcbbe  goàzv-  proporiiom  f'a 
lo  ,  altrimenti  entra  tutto  in  difordine  ,  e  la  mal  configlia-  U copia dtìuu 
ti  fame  tutte  le  leggi  preverte,  ed  annulla.  Se  adunque,  pof- '"';"'"'*>  "'» 
fono  conchiuders ,  liiporano  i  feminali  vermi  di  gran  lunga  'J^j"  '  ""' 
il  rcftante  del  liquido,  nel  quale  fono,  fé  quello  non  è  buon  i  vermicelli  fo- 
feme,  che  di  quefti  è  privo,  fé  quello,  che  ha  pochi  vermi  nohvtre  p.,rri 
è  meno  perfetto  ,   ed  e  più  perfetto  chi  più  ne  abbonda  ,   è  coflituHvi  dei 
ben  fegno  manifcfto,  efsere  quefti  il  nerbo  principale  di  lui,  ■^""''• 
ed  efsere  eglino  fteiTi ,  che  coftituifcono  la  vera,  e  reale  fua 
cfscnza,  non  come  femplici  abitatori;  ma  come  necefsarj  fab- 
bricatori delia  medefimi . 

.    7.  Le  forze  più  vigorofe ,  io  fpirito  imperiofo  ,   un  certo 
altero  brio  della  virtù  mafchile  ,  eh' è  fempre  maggiore  ne'  ohb,ei,one  tn. 
non  caltrati,  che  ne  caflrati ,  pare,  che  moitri,  efsere  il  fé-  ^,'^;,)   f,„,^^ 
menon  un'ammafso  di  vermini;  ma  unofpiritofiffimoliquo-  «-«/f»'. 
re  ,   ed  una  nobiliffìmà  quintefsenza  nelle  mirabili  gianduia 
de'tefticoli  maeftrcvoImcn;c  lavorata.  Cola  in  que' cannelli- 
ni, e  artiliciofiffimi  andirivieni  fi  va  dal  fangue  feltrando  , 
fi  va  con  arte  incomprcnfibile  perfezionando  ,  maturando  , 
e  a  quell'alto  grado  efaltando,  che  forma  un  liquore  di  tan- 
ta forza,  che  alsorbito  dalle  vene,  o  da' linfatici ,  e  co' flui- 
di circolando,  comparte  all'uomo  uno  fpirito,  cheglidà  un'  5T'' j'T 
aria  fupcriore  a'caftrati,  e  l' inorgoglia.  Non  cosi  andrebbe  roci'imàfcbi. 
la  bifogna,  fé  fofsero  vermini  ,  imperocché  nulla  d'energe- 
tico, nulla  di  fpirito,  nulla  di  forza  pofsono  a  tutto  il  cor- 
po partecipare  ,   si  perchè  fempre  ne' loro  covili  foggiorna- 
no,  SI  perche  agguifa  de' vermini  ,  che  nelle  altre  parti  an- 
nidano, piuttoflo  il  più  bel  fiore  della  linfa,  e  del  nutritivo 
fugo  confumerfbbono,  che  aggiugnere  fpirito,  robuitezza , 
e  vigore. 

Confiderano  gl'illuftri  Avverfarj  tornar  tutt'  uno,  con  tut-     i^ifpojlaaiU 
teche  fieno  vermi ,  lo  perche  ponendofi  a  ricercare,  ritrovano,/-;'''/"''»    o*- 
che  gli  cfiìuvj  fottiliffimi  ,    e  volatili  molto  ,   fcappanti  in-  ''•'V'"'  • 
celfantemeate  da'corpicclli  loro  ,    ed  entranti  ,   e  circolanti 
con  la  linfa,  e  col  fangue  ,  poflbno  aver  tanta  forza  ,   che 

H  nulla 


5  8  De'  Vermicelli  Spemi. ir. 

f.fjtuv)  (alidi  nulla  cedano  à  più  attivi,  e  più  fpiritofi  liquori.  Argomcn- 
vtrmutiUnu/t.  jg^Q  ciò  dagli  cffluvj ,  chc  fcappano  da' Vermi ,  che  fono  la 
hfor:^a  abb,a.  ^^^^^^.^^^ ^  ^  i^  5^3(0  ncl  centTO  dcllc  Galle,  de" ricci  ,   de' 
calici,  delle  pillole,  deUc  fpugne ,  delle  gallozzole,  de' bi- 
torzoli, tle'turaori  ,   e  limili  ,  che  alle  verdi  piante  ftanno 
attaccati.  Tanta  diverfità  di  figure  aldirdeU;j//>/g/>»(<t)noii 
niur/tn  Jei.'t  viene,  fc  non  dalla  diverfità  degli  effluvi  del  verme,  i quali 
j^lt  J'""t  i  ''^'fwando  in  diverfe,  e  ftrane  guife  le  fibre  di  quel  ramo  , 
J^iirf/uvj      °  gambo,  o  di  quella  corteccia,  o  foglia,  o  di  alcun' altra 
parte  della  pianta ,  o  del  fiore ,  o  del  frutto ,  le  fanno  con- 
torcere,  ed  increfpare  in  varie  raanicre  ,  d'onde  nafce  poi 
quella  ftravagante,  e  bizzarra  diverfità  di  viziofe  produzio- 
ni, e  di  mentiti  frutti  ,  chc  fervono  d'utero  a!  verme  .   Se 
dunque  cosi  va  la  faccenda  nelle  piante  legnofe,  e  in  corpi, 
dove  i  liquori  meno  fono  attivi ,  e  meno  a  ribollimenti  fog- 
gctti  ,  o  fé  tanta  è  la  forza  di  que'minutiflìmi  corpicclli  , 
che  da' menzionati  vermi  sfumano,  eguale  ancora,  ed  anco 
_  maggiore  potranno  efiere  que'fpiritofiflìmi  effluvi,  ch'efc«- 
■Efguv)  de  xioda'noftn\,  co' quali  potranno,  dirò  così,  irradiare,  edem- 

tier  mutiti  ■  1    y      '  ',/•<-  11  .  •  1  •      •  1  • 

spermatici  di  P^^*"^  '^  fangue ,  e  la  linfa,  chc  da  que  covili  ritornano,  di 
^U4tnta  />rj<j  una fopraffina ,  cosi  efficace,  e  fottiliffimafoftanza,  chcren- 
(ìtro.  da  la  mafia  degli  umori  più  fpiritofa  ,  più  energetica  ,   più 

pronta  al  moto,  ed  al  circolo  ,  dal  che  le  fibre  del  corpo  , 
sì  nen'ofe,  come  mufculari  reftino  più  gonfie  ,    più  tcfe  ,  e 
.  ...  più  abili  a' loro  uffizi .  Quel  poco  di  fugo  ancora,  che  ferve 

fJi'c0m7!òn  ^*  nutrimento,  e  di  veicolo  a'medefimi  ,  e  que'fali  volatili  , 
torrnno  a  rtn.  che  gli  accompagnsno ,  come  che  fempre  dell'uno,  e  degli 
dire  fntt  un  altri  fcnc  vanno  feparando,  feltrando,  e  colando  dalle artc- 
mfljrbiv.        j-ijj  non  confumandofi  tutti ,  ne  vengono  anche  riafforbiti  da' 
pori  laterali  delle  vene ,  e  de'  linfatici ,  onde  anch'  efsi  a'  men- 
zionati vantaggi  concorrono . 
Jìifto/ladel     ^^  lodato  Lilter  (b)  molto  fottilmente  penfa  ,  che  il  vigor, 
Lì/ii'r diterfjy  ^he  fi  fcntc  dall' efiftcnza  del  feme  del  nollro  corpo,  nafca  , 
tdirgegnofa.    perchè  è  tot  eccuUis,  &  imperuptibiUbus  ftimulis  perpetJia  qui- 
dam totlus  hominis  incitano  ,   atque  alacritas  :  fcidcet ,    qna  ab 
infiuitis  vcrmiculorum  motibus  in  partibus  acutiffitftifettfus  effeopor- 
teat.  Ma  venga,  0  da  una  cagione,  odali' altra,  rifpondo- 
no  così  bene  a  quello  argomento,  che  fc  altri  più  forti  non 
cene  foflero  ,  farebbe  fuora ,  dirò  col  proverbio ,  del  v^etto  del 
dardo  la  lor  Sentenza .  8.  Con 

(i)De  Gallis  f!rc. 

(  \ì) De Humorihus .  Cap-  ^z.pag^m.  }^ó. 


Parte  /.  Cap.  JX.  $  9 

8.  Con  Ja  fuddetta  rifpoftapur  foddisfanno  a  un'altra  op-  Ai'faebbUx!*. 
pofizione,  che  loro  può  farfi,  intorno  alla  debolezza  ,   ^^^"t'tfilr'dlbou'^ 
fi  fentc  dopo  il  difpendio  del  feaie  .  Se?nen ,  così  il  GlilTonio,  dtpfi/ /oit/. 
fanguine  liquor  multo  vobilior  ejl  ,   itti  vtl  inde  con(ì.tt  ,   quoniam 
exiguum  illius  difpendium  plus  damni  corpm  affert ,  qnam  fi  vigC' 
fits  tantundem  Sanguinis  iélittum  fiierit.  Cosi,  ed  anche  più  en- 
faticamente Galeno,  e  tutta  la  fua  fcuola,  com'è  già  noto. 
Doveremmo dunque  rcftar  foUevati ,  non  indeboliti  dall' ufci- 
ta  del  fem;,  fé  non  è  ,   che  un'cfcrcito  intero  di  fozzi  ver- 
mini, la  qual  cofa  non  feguendo,  è  ben  chiaro  argomento, 
ch'egli  e  altro,  che  vermini;  ma  è  piuttoftounadolciffima, 
balfamica,  fpiritofa  foftanza  ,  o  è  un  fugo  de' nervi ,  o  fi- 
nalmente un'eftcatto  del  migliore  di  Noi. 

Già  la  rifpofla  è  data  ;  alla  quale  però  poffono  aggiugne- ^'Z?'»'"^'""'/»- 
re,  rcftar  l'uomo  languido  dopo  lo  fcarico della feminaJe fo- '^ ^'''"''' •  • 
ftanza,  non  tanto  per  la  perdita  di  tutto  ciò,  che  s'è  detto, 
quanto  per  la  fola  ufcita  del  medefimo,  (  eh' empieva  le  \z-  ^^''«"(p'fl". 
fcichette,  ed  i  vafi  a  lui  dcftinati  ,  onde  i  nervi  ,  e  le  mem- 
brane ftivano  tefe  ;  feguc  una  rilaffazionc  ,  od  un  rallenta- 
mento delle  medefime,  da  cui  fegue  laftanchezza,  edillan-        ^^^^^^ 
guorc^  iinattantochè  non  tornino  ad  empier/!,  ed  a  gonfiar- .,,^//'^y^^^^  » 
fi .  Alche  tutto  può  aggiugncrft  il  violento  moto  ,  increfpa-  iop,  V.  tetto. 
mento,  e  come  convuJfionc  alle  corde  ncrvofe  nell'atto  del- 
lo fpruzzarlo  ,  detto  per  ciò  da  Galeno  hrevii  Epilepfu  ,  il 
perchè  fegue  la  raenzionau  ftanchezza. 

9.  I  mali  ereditari  dal  canto  delle  femmine,  la  fimiiitudi-  Ait'achbhxìo. 
ne,  non  folaraente  a  loro;  ma  agli  avi,  e  bifavoli  fuoi ,  non  J'  ^'"^^^^;V 
mai  veduti,  e  il  nafcerc  dalle  Donne  More,  btnc\ic  co\  M.^-  tudinìdaltan. 
rito  Europeo,  parti  neri,  o  poco  meno  ,  che  neri  ,  pare  ,to    dtilt   (tìi 
che  molto  s'opponga  ali'Ipotc/ì  de' vermicelli  ,   mentre  in /'"""'"' • 
qucftiedcndo  tutto  quanto  intero  iJfeto,  ne  alerò,  che  il  nu- 
trimento dalla  Madre  prendendo,  non  ha  occaiìone,  di  ave- 
re in  fé  fcolpiti  niuni ,  dirò  così,  delle  accennate  impronte  .  p.yp^^^ 

Quantunque  abbiano  molta  apparenza  di  vero  le  rifleffio- 
ni  apportate,  non  le  ftimano  però  tanto  i  Signori  Difeodi- 
tori  de  vermicelli,  che  meritino  il  Joro  acconfentimenco .  11  ,^'^/, ',/',"';''! 
nutrimento,  che  fomminiUra  la  Madre  al  feto  ,  inlìno  ,  eh'  -^a dtìi' i'nma~ 
cfca  dall'utero,  la  veduta  de' Ritratti  degli  avoli ,  e  \mÌz\o-  gina^iont . 
li  fuoi,  o  la  forte  immagioaeioae  p;r  i  difcorfi  avuti  di  loro, 
e  attentamente  afcoltati  ,  od  altre  cofe  tali  fono  ballaiuiffi- 
me,  dicono  effì ,  a  mutare,  alterare,  viziare,  o  migliorare 
Ja  tcffitura  di  quegli  organi  tcncriKìmi ,  e  a  far  variare  la  na- 

H    i  ti  va 


<So  De  l^ermicellt  Spermat. 

tiva  lor  fìmmetria,  di  modo,  che  acquifti  il  feto ua'alcra ap- 
parenza, equafidiffi,  un' altra  natura.  Abbiamo  l'analogia 
nelle  feraenti,  che  tutte  d'una  meffe,  e  di  una  Torta  in  terre 
f"ant^%f/n'  '^'^^'■^'^'  <^  ^o"o  diverfo  Cielo  fi  gettano.  Mutano  cesiappa- 
(he  Variano^  rcnza ,  c  cortume,  che  pajono  fovente  d'un' altra  fpezie  ,  e 
tef,forn:eì!mt.^nxQ.  a  queftc  non  influifce,  chs  l'aria,  ed  il  nutrimento  ad 
irtmintff  va-  alterarle,  quando  nella  Donna  l'immaginazione,  chetante 
'"•  può,  oltre  Je  circoftanze  fuddette,  vigorolamente  concorre . 

j.  Veggiamo,  che  dalla  fola  forte  immaginazione  s' imprimo- 
flrano^"u^nt'o^'^  ^^  w^//f  di  frutta,  di  animali,  di  vino,  e  di  var;cibifo- 
pcija  rimira,  pra  la  cute ,  che  apparifce  profondamente  marcata,  anzi  al- 
iwax'ont  ftìa .  cuna  fiata  tutta  la  tefntura  dell' uman  volto  fi  muta,  e  fi  fan- 
no moftri ,  come ,  non  va  guari  ,  accade  in  Padova  in  una 
fanciulla,  nata  col  volto,  e  petto  di  un  Rombo,  anzi  aldi- 
re  del  Bartolini,  dall' aver  guardati  una  Madre  orrendi  fpct- 
tacoli  di  un'uomo  in  più  pezzi  dal  Carnefice  divifo,  partorì 
poco  dopo  un  figliuolo  guaito  ,  e  miferam:n:c  fv.]uarciato  : 
dal  che  tutto  probabilmente  deducono  ,  poterfi  non  fenza 
grande  violenza  dello  fpirito  capire,  come  le  fila,  eie  linee 
componenti  le  parti  di  un  feto  alterare  dalla  fola  Madre  H 
poiTano,  e  far  si,  che  fieno,  o  morbofe,  o  più  fané  ,  o  fi- 
mili,  0  diffimili  al  genitore,  e  tinte  ancora  d'un  color  fore- 
fliero .  Si  legga  Fiem  de  vìrìb/a  immagiu.ttionis  ,  il  Bartolini  , 
Schenchio ,  &c. 

IO.  Si  dichiara  l'ingenuo  Lew^enoeckio  (a)  di  aver  ricer- 
cato con  gii  ammirandi  fuoi  Microfcopj  nella  Cicatrice  dell' 
Altra  obhie.  uqvo  di  una  Gallina ,  fubito  fecondato  dal  Gallo  ,  il  venne 
xhn,  interro iì  Spermatico ,  né  aver  mai  potuto  avere  la  forte  di  poterlo  ve- 
tioifivedìneW  dcrc  ,  e  purc  (  podono  dire  gli  Avvcrfan  di  quefla  nuova 
UOMO  fubito  ft.  itnto.nz'i.)  doveain  quel  fuo  nido,  alquanro  allargato,  efat- 
tondnto  dal  to  maggiore  più  facilmente  vederlo,  giacché  tanti  minutifll- 
^"'^'^  mi  poco  prima  nel  feme  del    Gallo  veduti  avea  ,   e  giaccliò 

uno  di  quelli  era  certamente,  a  fua detta  ,  entrato,  e  l'avea 
renduto  fecondo.  Comcchè  quella  cofa  di  fatto  farebbe  fia- 
ta un' evidcntiffima  prova,  ed  arcbbe  mefla  fuoradi  ogni  om-r 
bra  di  dubbio  qucfta  Sentenza  ,  trovo  (M  che  inferifce  in 
una  fua  Lettera  uno  fquarcio  delia  Lettera  del  Segretario  dell' 
Accademia  di  Londra,  che  gli  feri  ve  va  co.-,i .  Si  tinquamadcò 
fueris  fflix,  ut  animale tda  feminis  m.ifculin:  iti  Ovo  fxc nudato  oh- 

fer- 

<  a  )  Epifl.  ad  Chrijl.  \V.  V.  ^c  ^ngl.  i  (58  j. 

(  b  )  Epifl.  80.  ad  E."giaìn  Socictatem  p.!g.  rn.  419. 


Part.  1.  Cap.  JX.  6 1 

fervere  potueris ,  c]iis  rei  commitnic a  :^ne  nos  to'os  tibì  devincies  :    Cerne ilM*/: 
fieriquc  poffet ,  ut  ova  Iiifc£ljrum  cffent  idonei ,  in  quibus  animai-  '"f"'?  ''  ^"• 
citLi  qitxrantur,  quia  funi  minora  ovis  aliarum  Creatiirarum  ,  ac  '^^IJ^    "^^7 
proindè  in  iis  aìiimakida  non  t.nn  ht.gd    qu£ri  debcnt  .    Già  loro  g„ai,  uova  de. 
avea  fcritto ,  che  nell'uovo  della  Gallina  ,   per  quante  dili-  vtnbb!  tfere 
gonze  ufato  avelie,  non  l'avea  potuto  fcopnre  ,    laonde  lo  H  /<"•''''  '' 
confegliano,  a  guardare  nelle  uova  piccole,  in  cui  era  poco  ^""'^'^'<>- 
fpazio  da  ricercare,  e  per  conseguente  gii  farebbe  riufcito  più 
facile  il  ritrovarlo. 

Rifponde  :  l^obil.fjìr/ii  Domini^  fxpiui  animalculum  ìnafcuU-      Pifptfla  M 
num  in  e]ufdem  oiis  qnsftvi,  fed  nunquam  illud  detegere  potai;  tevteimckio . 
quamvis  enim  exigua  fini  illa  Ova  :  admodum  tamen  magna  funt, 
comparata  ad  unum  animalculum  ex  faniv.e  mafcidino  .    Si  vero 
ovum  intcrius  ccnflaret  ex  liquore  darò,  &  pellucido ,  magisfpe- 
ra.-em ,  me  aninialculm»  cj]e  detc^urnnt  ;  fed  cum  jam  ovorum  K''&''""ìP"'J-' 
materia  magna  ex  parte  can/ìet  ex  globulis  rotmdis  varixmolis,  l"fj^''°"r,,,ia. 
&  liquore  aliquo  pdbicido ,  ]am  mihi  pcrfuadeo  ,    ine  animala:-  ,,  ^ 
lum  nunquam  inveJìigaturuM ,  Omnem  tamcn  eum  in  fincm  adhi- 
beo  induftriam.  Ma  con  tutta  la  fua  indurtria  non  trovo  nelle 
fuc  Lettere  pcfteriormcnte  fcritce  ,  che  l'abbia  mai  ritrova- 
to, ne  so,  che  altri  diligcntifiJmi  OOervatori,  ecelebri  Mi-  ■ 
crofcopifti  l'abbiano  nel!' uovo  giammai  veduto  :  dunquepof- 
fono  dire,  e  fallo,  che  il  vermicello  entri  nell'uovo  ,  con- 
cioflìecofachè  maggiormente  in    quello  diftefo  ,   e  adagiato 
nelfolo  germe,  o  cicatrice  dell'uovo,  come  nel  proprio  cen- 
tro, fi  farebbe  fcoperto,  o  fcoprir  fi  dovrebbe. 

A  quella  forte  oppofizione  non  fi  fente  altra  rifpofta,  che 
quella  del  Levvenocckio ,  che  accufa  la  materia  coflante  di glo- 
hulctti ,  ed  impediente  la  fua  veduta,  la  quale,  febafti  lofen- 
tirandle  mie  impugnazioni ,  mentre  altri  intanto qu;flo  gran 
punto  diffimulano,  e  fotto  filcnzio  lo  partano. 

Ed  ecco  avanti  gli  occhi  purgatiffimi  di  V.  S.  llluflrifs.  tut- 
to il  principale,  che  finora  è  (tato  detto  conicrifpofle ,  che 
ho,  parte  ne'fuoi  Fautori  trovate,  e  rendute,  anzi  che  nò, 
più  robufle,  e  più  dilatate,  parte  da  me  fole  ,  benché  de- 
bolmente, penfate.  Rcila  ora,  ch'io  cfponga  il  par;r  mio , 
lo  che,  quanto  ardua,  e  malagevole  imprcfa  al  mio  rozzo 
intodimento  ncfca,  da  ciò  folo  li  può  comprendere,  che  ere 
volte  ho  mutato  parere,  tre  volte  ho  prefi  la  penna  in  ma- 
no, per  ifcriverc  intorno  a  una  sì  grave  materia  ;  ma  l'ho 
gittata  ogni  volti ,  e  forfè  giaccrc'obe  ancor  neghittofa  ,  e  ti-  Trettfladtii' 
tubante,  fé  i  riveriti  comandi,  prima  del  gran  Leibnizio ,  e  '^"">"' 

poi 


€t  DeTermicelU  Spermat. 

poi  di  lei  riOn  k  aveflcro  fatoo  una  dolce  violenza ,  e  sforza- 
ta «  anche  con  mìo  roffore»  a  porre  in  carta  ilmiofcncimen» 
co ,  che  leggerà  nel  fcgucnte  Capitolo . 

CAPITOLO      X. 

Qusle  fu  il  parere  deir  yA'ttort  intomo  i  f^ermìcelli 
Spermatici . 

rf/.  *•  "C  Ccomi  giunto,  dove  finora  fono  andato  tirando  avan- 
/f^'/"  -*-*  ti»  per  niai  non  giugnere  ,  cioè  al  luogo,  dove  per 

ubbidienza  debbo  efpon-e  il  mio  fentitnento  :  lo  che  faccio 
con  tal  timore,  per  eflere  da  tanti  uomini  di  primo  grido  , 
e  particolarmente  dal  famofo  Leibnizio  difcordante,  che  vor- 
rei, quafi  di/fi  con  Cefare,  non  fapere  in  quefto  punto  fcri- 
vere .  Temo  la  loro  autorità ,  il  loro  fapere  ,  la  fama  loro , 
e  mi  pare,  che  il  non  accordarmi  con  effi,  fialolleflb,  che 
il  non  accordarmi  col  vero;  nulladimcnomi  prenderò l'ono' 
re  d'efporre  i  mici  dubbj,  acciocché  ,  come  nebbia  al  ven- 
to, o  da  Voi ,  o  da  loro  fcacciati  ,  io  poffa  ,  o  nella  loro 
jngttimtà  iilP  oppinione  difcendere,  od  efli,  o  Voi  fleflfo  venir  nella  mia  ♦ 
■^'"'"'''  non  volendo  già,  che  ,   come  i  fcguaci  delie  garrule  fcuolc 

contraftiamo  Tempre ,  per  non  decider  mai  nulla  .  Voglio  , 
che  ci  configliarao  tutti  d'accordo  con  la  Natura,  ch'eliafia 
la  noftra  Maeftra,  la  diretricc  noftra,  e  fc  vedremo,  che  ci 
moflri ,  elTere  i  vermicelli  dello  Sperma  i  veri  feti  involti  d' 
ogni  animale,  dar  loro  il  noftro  voto  ,  abbracciare  quella 
oppinione,  illuftrarla,  e  ftabilirla  ;  ma,  fé  per  avventura  gli 
troveremo  divcrfi,  confiderargli  per  quello,  eh»  fono,  cioè 
per  puri  vermi  di  quel  liquido  abitatori ,  e  cercar  altrove  i  veri 
principi  della  noftra  generazione . 

z.  Primieramente  non  fono  così  rigido ,  o  auftero  ,  come 
talluno  de*  nortri  italiani,  che  aflolutamente  gli  nega  ,  e  che 
i»v Aut^tp'iT  nfga  altresì  tutto  quello  ,  che  fenza  occhiali  non  vede  .    Io 
vnaV'fiftinxa  gH  ammetto,  sì  perchè  tanti  uomini  di  piena  fede,  comcte- 
de  vtfminiii    iHmonj  di  vifta  ,    ne  lo  afficurano  ,  sì  perchè  io  fteilo  pure 
ntUmi.        (.Q^  gli  cechi  propri  gli  ho  veduti,  come  nel  Capitolo  fecon- 
do, e  nono  ho  fìnceramente  nnrrato.  11  forte  adunque  adel- 
st/ito  ieìU  io  della  Quiftione  appreflo  i  più  Savj,  e  Sperimentatori  Ac- 
^iftion»  qual  cadcmici  fi  è,  /e  veramente  ctfhro  fieno  uva  rax%-i  di  tali  zer- 
•*" •  fui,  che  Jlieno  fempre  verni  ,  e  mofiano  vj:rttii  ,    ti>m:ditvti  nel  li- 

quor Seminale  per  alto  fine  della  7{afwra ,  ovvero  ,  fc  fieno  una 

fpc- 


Patte  l  Caf.X,  /Jj 

fpecie  mìrahiU  di  vermi  >  che  diventino  poi  omaccini ,  od  altri  aui- 
mali ,  conforme  il  genere  ,    o  la  fpecie  ,   nella  quale  ft  trovano  . 
Quefta  feconda  Sentenza ,  quantunque  tanti  uomini  di  prima 
fama  l'accordino,  difcordano  poi  nello  fpiegarc  il  conKciò  °j^''j''*^'^'^^' 
iegua,  cioè  vogliono  alcuni,  che,  finattantochè  dimorano  ne' „i^'^/"j^,7'" 
Joro  alveoli,  o  guizzano  nel  femc  ,  fieno  veri  veriffimi  In-matid. 
(etti,  o  vermi,  i  quali  poi  diventino  (  non  so  come  )  omac- 
cini, o  altri  animali  del  loro  genere  ,   o  della  loro  fpecie  , 
gittati,  che  fono  nell'utero  della  femmina  ,   o  entrati,  che 
fono  nell'uoTO,  ed  altri  penfano,  che  fieno  mere  apparenze 
d' Infetti ,  0  di  vermi ,  fotto  le  quali ,  come  fuppofe  di  aver 
vcduio  il /ìalempazjo  (a)  veri,  perfetti,  interi  omaccini  fi  ce- 
lino, coperti,  e  Éafciati  da  una  mera  ,  e  pura  fottil  fottilc 
membrana . 

3.  Nel  primo  cafo  uomini  chiamar  non  fi  pofsono,  <^o^^  ^,^„janei, /i 
pofsono  dirfi  nel  fecondo,  non  avendo  in  quefto ,  fé  non  la ^^,5  ^j,v,. 
jnafchera,  dirò  così,  o  un  velamento  cflerno d'Infetto,  che  man 


•  omaccint 


gli  ricopra  .   Fra  i  primi  il  Lewenoeckio  coftantemencc  afseri-  e  guandyo.i 
ice,  e{»ereveri,  e  reali  vermi,  nèpoterfi  mai^hiamareomac- ^f^^'-^"' ' 
cim  i  vermi  degli  uorami  ,  ne  cani  1  vermi  de  cani  &c.  ma„^^  (btnonfi 
(blamente  divenir  tali ,  giunti,  che  fono  nell'utero  della  Ma- pcj'rt/if  <•/«<»- 
dre  .  Così  pure   il  S\g.  ^Atidry  (b)  dove  prende  le  Difefc  dcìriaromaetwi, 
Lewenocckio  cantra  l'Autore  del  Libro  intitolato  Co//fffi<«M  Mf- '"'""^'■• 
dicopl))fica  Cent.  5.  p.  \i.  aggiugnendo  di  fua  cortefia ,  che  ficca- 
rne i  vtrmi  nuotmti  nelle  acque  chiamar  non  fi  poffono  mofche  ,  0 
farfalle  ,  benché  tali  dtventmo  col  tempo ,  così  i  vermi  Spermati- 
ci dir  non  ft  poffono  piccoli  fanciulli ,  benché  tali  divenir  debbano  , 
doppochè  faranm  entrati  nella  Matrice  ,  0  piuttoflo  nell'  uovo  nella 
Matrice  (ofitevuto . 

4.  Sono  adunque,  al  dire  di  quefti  valentuomini,  gii  ani- 

maletti  dello  Sperma  umano  veri,  e  reali  vermi  ,  o  Infetti,^  noftri  v'iTmi 
e  non  fono  della  maniera  d\  coloro,  che  flanno  Tempre  ver- sptrmatui 
mi,  come  i  Lombrichi  terrefiri,  i  noftri  inteftinali ,  e  iìmW'i;  conforme  .7 
ma  di  quella  <i'aitri,  che  fi  tramutano,  fi  fpogliano  ,  e  di- ^.f»""'""''*''» 
vengono  tutt'altro  di  quello,  che  apparivano,  come  fifpie-^'''^'^^"  '■^' 
ga  il  Sig.  Andry  con  l'elèraplo  de"  veitni  delle  acque ,  chcmof- 
cije ,  «  farfalle  diventano . 

5.  Se  la  cofa<.iunjque  e  cosi,  come  credono,  cfsendo  i  no-  p^ma  Ji'jtff. 
ftri  vermi  aanidauii  nel  liquor  fcininale  veri  vermi ,  avranno />«»(/W  wjfr* 
certamente  tutte  quelle  parti,  che  pei*  lo  moto,  «  nuoto  vo-  -^'"'»'  """•■* 

lon-     •/■"'''"" 

^ S4niim  . 

C a ) yedi qui Cap.  1.     (  b ) Chapitr. xi.p.ipcj. 


^4  De' l^ermìcellt  Spermat. 

lontano  ci  vogliono,  e  tutte  quelle  ancora  ,  che  fi  ricerca- 
no,  per  vivere  allora  da  vermi,  cìoj  avr.nno  fibre,  e  mu- 
fcoli,  ed  organi  inrerni ,  ed  ertemi  per  t.ili    funzioni  ,  difFe- 
mrf'XTv  renciffimi  da  que'  dell'  inclufo  fanciullo  ,  avranno  la   loro 
/■"«/^•«n ».-r!  t>occa  particolare,  per  cibarfi ,  '1  loro  ventricolo,  leintelli- 
//.<-.  na  loro,  e  tutti  gli  ordigni  per  fare  il  chilo,  perfezionarlo, 

fepararlo  dagli  efcrcmenci ,  e  mandarlo  alle  parti  ,  che  non 
fono  fanciullo,  ma  verme  .  Avranno  trachee  differenti  da 
quello  per  lo  refpiro ,  come  ne' bruchi,  e  in  altri  limili  vi- 
venti vcggiamo ,  avranno  vene ,  arterie  ,  nervi ,  tendini ,  li- 
gamenti ,  membrane,  mufcoli ,  ed  altri  lavori  ,  che  a  tut- 
te le  parti  giungano,  per  nutrirle,  per  accrerccrle  ,  per  con- 
fervarle  nel  loro  tono ,  e  per  dar  loro  moto  .  Cosi  tutta  la 
lorolunghiflìma,  e  nerboruta  coda  f.iràguernitade'fuoi  mu- 
fcoli movitori  de' nervi,  delle  arterie,  delle  vene,  e  di  quan- 
to è  neccffario,  per  agitarla  con  tanta  vifpezza ,  e  folcare  , 
e  flagellare  l'onde  vifcidette,  in  cui  galleggiano,  e  nuotano. 
Quelle  fono  tutte  cofe  di  fatto,  che  ne' vermi  acquajuoli  d 
trovano,  differenti  dalla  mofca  ,  o  dalla  farfalla,  che  efce  , 
e  che  per  particolari  canali  riceve  il  fuo  nutrimento,  per  cre- 
fcere  anch' cfTa  ,  e  fvilupparfi  in  fine,  come  appare  dalla  loro 
notonaia ,  e  quelìa  è  la  natura  delle  cofe ,  che  parla ,  e  dimoflra, 
non  io.  » 

Pc/t  h  parti  ^,  jc  adunque  il  fatto  è  tale,  chenonpuò  negar/ì,  diman- 
T/'m'uTII'.'^'^  adcilo  al  Sig.  Andry  f  fc  fi  degnerà  di  afcoltarmi)  fi  fa  la 
tr.t" (ome  deh-  mutazione  di  Verme  in  fanciullo  in  un'attimo,  oppure  con  le 
ba^ ftanite  Al  dovute  leggi  della  Natura  f  Non  in  un'attimo,  imperocché 
j'a/t,r.uta%iont  ]c  patti  confiitucnti '1  vctmc  fono  COSI  intrigate,  e  firettaracn- 
c  [viluppo  I  ^^  rammarginate  con  quelle  del  volatile,  che  ci  vuole  lo  fpa- 
fi  J,t  gueJ  tli  2'o,  per  lo  più,  di  giorni ,  acciocché  fi  Itrighino,  h  fvilup- 
pTìma.  pino,  e  in  loro  flefle  d  ritirino,  e  relìringano,  per  lafciaio 

libero  l' inclufo  ofpitc  ,  che  Jcbbe  ufcire   di  quel   carcere  , 
tutt' altro  apparendo,  che  quel  di  prima  .   Ciò  vcggiamo  in 
tutti  quanti ,  niuno  eccettuato ,  come  W  può  leggere  nel  S^'am- 
merdamio,  nel  Redi,  nel   Malpighi,  nel   Goedari:io  ,  nelle 
mie  Ollcrvazioni ,  e  in  tanti  altri,  anzi,  corno  ognuno  può 
da  sé  fielfo  farne  la  prova  ,  quando  le  leggi  della  Natura  nel- 
la Francia  non  fieno  divcrfe  da  quelle,  che  ha  ncll'  Italia  . 
DifieuìtàM'      7-  Eccoci  dunque  a  una   fortiflima  difficultà  ,  non   prevc- 
^H*off   fien    duta  dal   Lcwcnoeckio,  né  dal  fuo  Fautore  Sig.  Andry  ,  ne 
prtvsduta  H^r^^r^\^^\  Protettori  di  tal  feiitenza  .  Nelle  mutazioni,  o  fvilup- 
rìT^sfiAn  pi'  <^'^'-"  ^'  fanno  di  verme  in  colatile,  nonfaka  la  natura  , 

d'y, né  da  altri  COmC 


Panel.  Cap.X.  6$ 

come  di  balzo  d'uno  in  altro.  Ci  ruole  un  mezzo  fra  quel- 
li ,  e  quefto  ,  che  non  è  verme,  o  ne  meno  volatile,  raa  un 
terzo  dell'uno,  e  dell' altro,  per  così  dire,  partecipante,  che 
fi  chiama  Crif alide ,  ^urelia ,  o  ?<l^infa  .  E' d'uopo,  che  il  ver-  P"'"»'»  ''•  '«» 
me  fi  fpoglj  dcll'eflcrna  buccia  di  verme,  ed  apparifcaun'ani-  '"'-^  '''^'^'  '■' 
male  molto  differente  da  quello,  ch'egli  era,  in  cui  s'  inco-  q^IJ'Jhj, 
minciano  a  chiaramente  difccrnere  le  fattezze  del  futuro  vo- 
lante ,  ed  a  perderfi  quclledel  già  paffato  verme.  A  tal  gra- 
do giunco  più  non  fi  muove  da  luogo  a  luogo  ,  più  non 
mangia,  fta  in  lìto  più  afciutto  ,  perchè  1'  cfterna  buccia  fi 
fecchi,  e  l'interne  parti  da   quella  bellamente  fi  fiacchino  , 
fi  va  matturando  pian  piano ,  e  di[giorno  in  giorno  ,  o  d'ora 
in  ora  va  acquiflando  forza ,  e  vigore  ,  finattantochcrefii  fvi-  ftuando.c  ra, 
luppato,  e  fquarci,  edapraqucfl'alcrafpoglia  ,  rotta  ,ofdru-  '^■' fi ffi''  ■ 
fcita  ,  la  quale  efce  tutto  perfetto,  e  poco  dopo  vola  . 

8.  E  dove  mai,  e  quando  fono  fiati  offervati  quefii  gradi, 
e  quelli  paffagginel  verme  fpcrmatico?  Chil'ha  veduto  Cri- 
f alide  ,  yAnreiia ,  o'ì^infa,  dove  fi  è  quietato  per  farfi  tale,  do- 
ve ha  fatto  lo  fpogliamcnto   primo  di  verme  ,  ed  il  fecondo 
di  Crifalide ,  o  burella  ,    o  T^infa?   Non  nel  femc,  pofciac- 
chè  in  quefioguiazava  ancor  verme,  non  nell'utero  ,  peroc- 
ché  doveva  moverfi  da  luogo  a  luogo,  ed  entrare  ancor  ver- 
me neir  uovo,  non  nell'uovo  ,  poiché  quello    non  è  luogo  ì^an  mai /ì i 
afciutto,  per  hifiCr'filide,  o   ^urelia ,  o  J^iìifa ,  none  luo-  veJata  H  ver. 
go  di  quiete  per  le  linfe,  che  fubito  s'avvallano,  e  fluifcono  >"'  fp"'""^» 
ni  germe,  né  ha  nvutoqucU'ultimo  gradodi  perfezione,  per  ^'""'  ^'"J"' 
farfi  tale,  e  finalmente  perchè  tale  con  l'occhio  nudo  ,  o  ar- 
mato non  apparifce, 

p.  Dicemmo  ,  che  ,  quando  l'animale  è  nella  Crifalide ,  o  ceme  tf(a  il 
^itrelia  ,  0  l^iiifa ,  riceve  allora  l'ultimo  grado  di  perfezio-  voìatHf  JilU 
ne,  o  fviluppo,  mentre  efce  di  quella  già  incero  volatile  ,Cnfalidt,eii>i 
già  atto  a  fare  tutte  le  funzioni  d'un' adulto,  e  a  propagar  'H^J  j^'l'^', 
la  fuafpezic,  come  fa  chiunque  ha  fatto  fimili  ofìervazioni.  y-^!,/„,  / 
Ma  il  feto  ntrll'uovo  ,  quale  ne' primi  giorni  fi  olfcrva ,  tan- 
loè  lontano,  che  fia  giunto  all'ultimo  grado  di  perfezione,  .^  nmacca. 
ch'egli  e  impcrfettifiimo^  tencriflimo,  e  quafia' noftri  occhi  ^J^^,- ^/t/<r' 
informe,  é  vero  Embrione  ,  come  il  Alalpighi ,  l'Acquapcnden-  ,r.e fpermatie*. 
te,  l'Arveo,  e  tanti  altri  hanno  oflervato,  e  da  chiunque  roi 
V  cicco  s'ollerva  ,  anzi  come,  il  Ruifchio,  il  Littre(  fé  e  vero) 
edaltri  nell'uovo  ficflo  della  Donna  hanno  veduto  ,  dunquein 
quello  non  fu  mai  Cnfaiidc ,  o  ^iirelia ,  o  l^iìfa.  Le  quali  ^^//^„,^^, 
cofe  ,  fé  non  tutte,  almeno  molte,  fc  fono   vere,  come  (o-  Jaih  pnZ'jj. 

I  no       cjpnailoni. 


Vrdaiiffit 


tJ^  Di  Fei-rrùcelli  Spermat. 

no  vcriffime,  mani  fedamente  fi  vede,  quanto  di  gran  lunga 
fieno  andati  errati  que'Valentuoraini  ,  che  hanno  creduto  il 
verme  del  Teme  il  feto,  mentre   ne  mai   fi  fpoglia  ,  o  non 
mai  diventa  Crifalide ,  burella,  o  7\(«/j,  ne  fetale  di veniire, 
farebbe  cosi  tenero,  ed   imperfetto  ,  com'egli  e  nell'uovo  , 
ma  tutto  fviluppato,  nerboruto,  e  perfettilii.no. 
fytni-nìtnti^      jq_  (-.j^g  £-g  j_j  ^gf^  andilfe  altramente,  e  la  Nuura  incon- 
ir 'r^/?""  <-I^  ^2"^<^  '  e  varia  folfe  nellefue  ieggi,  faremmo  lu-cefiìtati  a  di- 
ivìtmifpìrma.  l'è,  che  duc  voltc  nc'  vivipari  nafcclfe  il  feto  ,  che  due  vo!- 
ticifitno  feti .  te  foUe  imperfetto ,  e  che  due  volte  alla  perfezion  de/lina  a 
giugncife.  Nafcerebbe  la  prima  volta  ne'te/ticoli  dell'uom-, 
o  del  mafchio  ,  quando  fi  ftriga  ,  e  f»  libera  da'  vecch;  in- 
vogli ,  e  che  par  morto  ,  come  notò  il  Lcvcenoeckio  n:'  tc- 
fticoli  di   vari  animali  (  a  )  da' quali  fciolto  pian  piano  fi 
muove,  e  crcfce,  finche  guizza,  e  ierpeggia  nella  fcrainale 
f ''^^"*''"'- linfa ,  e  adulto  apparifcq  .  Nafcerebbe  la  feconda  volta  nell' 
(T     /   •   '  "0^0  '  quando  tencriflìmo  embrione,  immobile,  di  molli  fi- 

più   volte  tm^  ,         ni-/-/-  I  11-  I  «  ^    • 

perfino,  ipià  ''^»   nacidiifime,  ed  arrendevoli  molto   comporto,  quafi  m- 
w'.tt  ptrfitto  forme  fi  i'corge  ,  e  nelle  membra  fproporzionato  ,  dove  va 
(artbbi.         per  nove  mefi  appoco  appoco  crefcendo,  finché  arrivi  alla 
perfezion  desinata .  E  pure  le  leggi  ordinarie  fono  ,   che 
quando  il  verme  è  maturo  ,  e  (\  fpoglia  (  conce/To  ancora  , 
che  divenifle  Crilalide,  o  Ninfa  )  lo  fpogliatoè  ormai  fubi- 
to  anch' edo  perfetto,  come  dicemmo  altre  volte  delle  Mo- 
fche.  Farfalle,  Scarafaggi,  Canterelle,  e  fimili.  Non  fuolc 
j.a tìatuTA nt  '^  Natura  operare  con  modo  retrogrado,  come  veggiamo  , 
■eperaeon  n.tio  anche  nelle  pianto,  in  tutto  il  genere  degli  animali,  e  infino 
rttrograde.      ncl  formare  Ì  metalli ,  o  nzl  ferruminare ,  dirò  così  le  pietre. 
Cioè  ridotta,  che  ha  a  un  certo  grado  di  perfezione  una  co- 
fa,  ftabilitelefibre  ,  i  nervi,  i  mufculi,  e  tutto  il  complclTo 
doUe  altre  parti ,  non  torna  indietro  asfifciareil  già  fatto  , 
e  organizzato ,  e  nuovo  ordine  non  incomincia  ,  parlando  dell' 
individuo  medefirao. 
sentenxa   dtl       '^"  -^'^  bella,  e  più  facile  farebbe  la  fentcnza  del  D.dem- 
V'iefpaxi*     paxio  ,  fé  foifc  vera ,  cioè  ,  che  quel  verme  nai  fia  ,  che  nna  pura 
più  b,iU  ,  ft  apparcKX,a  di  verme,  mentre,  fé  veggente,  ed  oltremodo  am- 
'miTaf""    "^'""'^^'  of[ervò  aWimprcv'-fofpogìt.vfcne  uno ,  rovefcìarft  lafpo- 
M,j dia  ve-  ^1^^^  incapo,  ed  apparire  unperfettiffmo  omaccino,  come  la  figu- 
ra dimoflra  (b),  In  tal  guifa  confiderato  non  avea,  che  la 

fpo- 


(z  )  redi  qui  Cap.  z. 
(b)  Tav.  I.  Fig.  8.  p. 


Parte  1.  Cap.X.  Cy: 

fpoglia,  alla  foggia  di  una  tonaca  v.rmifortnt ,  che  lo  copri- 
va, non  diffimile  da  quegllrtrioni ,  che  fu  Teatri  apparifco- 
no  all' improvifo d'una tigura,  ora  d'un'akra,  col  fcmplice 
cavarfi   una  verte  fuperliciale ,  con  la  quale  gli  occhi  degli 
Spettatori  fanno  deftrainente  ingannare  .  Ma  iìa   detto  con    r<.^/^  Jilr 
buona  pace  di  quel  d^gniùiino  filofofo,  non  trovo  fra  tanti,  o/ferva-jone 
che  hanno  con  efattiùima  diligenza  guardati  migliaia  ,  e  mi-  ^>f  D»hmpa- 
gliaja  di  quefli  vermi,  alcuno,  a  cui  fia accaduto  queftomi- ^"'• 
racolo,  anzi'lfolo  Levvenoeckio  in  più  luoghi  fi  dichiara  , 
di  averne  molti  millioni ,  quafi  in  ogni  genere,  e  fpecie  vedu- 
ti ,  e  pure  non  fa  mai  menzione  di  avere  fcoperta  una  fimi- 
Je  maraviglia.-  laonde  non  mi  fento  inclinato  a  credere  ,  che 
quello  folle  un 'omacciao,  ma  un'inganno  dell'occhio  ,  o  della  fJ>"'>''''g^'"--<> 
fantafia  ,  o  di  una  force  immaginazione ,  che  perù  pensò  vedere  j'j/afamj/a 
ciò,  che  vedere  bramava.  Può  accadere  pur  alle  volte,  che  eir^. 
cafualmcnte  fi  accozzino  inficme  ,  e  fi  addattino  cfz-^e  molecole ,  o  cafuali  ac 
che  rapprefentino  un'uomo,  come  alcuna  volta  nelle  materie '■''\^:"''""'"'' 
coagulate,  o  polipofc,  o  nelle  piante,  e  pietre   flelle  fi  ve-'"""' 
de.  Ciòm'inducea  credere  prima  l'ordine  della  Natura,  che  prevà  foniji; 
in  quello  moflruofo  farebbe,  cioè  far  falcar  fuora  un'uomo  madtUAur» 
perfetto  da  un  verme ,  quando  da  quefto  non  faltanè  meno  "- 
fuora  una  farfalla,    uno  fcarafaggio,  ne  una  viliffima  mo- 
fca,  fé  prima  non  palla  di  grado  in  grado  alla  perfezione  r 
e  (i  fa  Crif alide,  o  burella ,  o  'ì^:t:fa ,  come  abbiamo  detto, 
nel  quale  flato  di  C rif alide ,  burella,  o  Ts^infa  è  allora  l'ani- 
male immobile  ,  tencriffimo,  e  quieto,  non  guizzante  con. 
tanta  energia  da  un  luogo  all'altro,  né  flagellante  l'onde 
con  empito,  cornee'  delcrive  (  a  ) 

In  fecondo  luogo  guardiamo  l'immagine  cosi  elegante- '^'"''^^7"'' 
mente  dileguata  d.l  piccolo  uomo  (*;  e  poi  guardiamj    un  p^^uion . 
embrione,  anche  di  un  mefe  ,  o  due  ,  e   troveremo    qu:lla  ♦  Tav-i.f'i- 
più  perfettamente  figurata  di  quello  ,  come  fi  può  vedere  ,  8.  9 
paragonando  le  figure  degl'emjrioni  del  Ruifchio  (*)  e  di      *  Tl^f-"' 
altri  con  limmagin:  fovraccenaata  .  """""• 

j.  Queir  aver  veduti  vermi  minori ,  e  maggiori,  femprep-  jkrj  rapat 
più  mofira ,  che  fono  veri  verini,  che  andavano  crcfcendo ,  d-.ir  iquho^a. 
ad  uno  de'  maggiori  forfè  de'  quali  s'ag.^omitoiò  ,  e  fiattac-  '"'"'"'  '''' 
co  intorno  porzione  di  quelalmfa  vifcolctta  dell' umano  fé-  ^"'"'f'^"' 
me,  con  qualche  apparente  figura  duomo,  dalla  quale  re- 

I     1  fio 


(a)  redi  Cap.i. 


e  8  De  Vermicelli  Spermat. 

flò  ingannato,  corae  potè  rcftare  ingannato  in  alcun'alti-a 
delle  antedette  maniere . 

4.  Si  paragoni  la  figura  de' vermi,  che  pone,  e  poiqucU 
Kucva  rifief.  \^  ^Qg\\  omaccini  (*)  e  fi  vedrà,  non  potere  mai  quefti ,  cf- 
ficncdil  noflro  ^^^^  ^j^^j  jg^j^Q  quelli,  mentre,  fé  avevano  la  figura  diGi- 
*  rl'é.i./j.  fino  con  lunghiffima  ,  e  fottiliflìma  coda  ,  non  poteva  il  fole 
8.5.   '          corpo  ovale  di  quello,  contenere  il  Corpo  lungo  di  quefto  , 

né  le  gambe  involte,  o  fafciate  formar  la  coda  giammai. 

5.  Cerco,  chi  era  quello,  che  prima  di  fpogliarfi  fi  mo- 
verà, e  divincolava  così  vifpo,  e  fnello  nella  linfa?  Era  il 

^"At^^'^lr'  ^'^'°  rinchiufo,  o  il  verme,  che  conteneva  dentro  il  fuo  ven- 
"V ,tam°i»i\  ^''C'  come  imprigionato,  il  feto?  Se  era  il   verme  ,  dunque 
iui  animi ^  e  Quefli  erano  due  viventi,  non  folo  di  fpecie,  ma   di  genere 
du«  tt>rpi.      diverfiffimi ,  cioè  verme,  ed  uomo,  e  due  erano  le  anime  , 
fc  due  erano  i  corpi  difiinti.  Prodigio  non  mai  penfato,  ne 
meno  da'  Poeti.  Se  era  il  feto,  e  come  dopo   fpogliato  ,  e 
che  fi  trova  nell'uovo,  come  in  fuo  vero  albergo,  più  non 
fi  muove,  reftaflupido,  ed  infenfato,  ed  è  di  filasi  dilicate, 
rtic,  e  Em.  e  fine  te/Tuto,  che  appena  toccandolo  fubiro  fi  dilegua,  e  in 
brhne ,  quali,  yfj  poco  d'informc  mucccllaggine  fpappola,  e  fi  sface?  11  no- 
to  temra  mi  ^      Malpighi  parlaado  della  formazione  del  pollo  (  a  )  fx- 
pit'.s  ,  dice  ,  acie  follicrdum  aperieoam ,  ut  coììtcntum  atumal  in  lu- 
'tem  predir  et  ;  in  caffion  t.vnen  :  ita  cnim  mucofa  erant ,  adeoqiie 
minima ,  ut  levi  iBu  fmguU   lncerarentur .  Come  dunque  mutò 
sì  predo  natura ,  edirobufto,  agiliffimo,  e  nerboruto,  ch'egli 
j^^  ,         ..  cra,fi  fccclanguidiffìmo,deboliffimo,  ecosi  molle,  che  a  iinlb- 
P>tZITdarJo  tocco  firuggevafi ,  e  fpappolava?  Né  le  membrane,  che 
«'•>'■;'',«  »»-  lo  ammantavano,  s'elTe  non  fi  movevano  ,  potevano  dargli 
«""■'•  forza,  e  vigore,  concioffiachc   potevano  piuttofto  impedir- 

gli '1  moto,  mentre  chi  è  legato  ha  men  di  forza ,  0  per  dir 
meglio ,  ha  ben  sì  la  potenza  alla  forza  ,  ma  la  contraniten- 
ìin  de'legami  vieta,  che  fi  riduca  all'atto,  impedendofi  l'c- 
lafticità,  o  l'increfpamento,  e  inarcamento  delie  medefime, 
e  pure  nel  noftro  cafo  arebbc  avuto  forza  maggiore  ,  e  pili 
energeticamente  operato,  quando  era  dentro  1  legami  rin- 
chiufo, che  da  quelli  libero,  e  fcioko . 

Dono  dunque  al  S'\g- D^lcmp.izio   la   fui  offervazione ,  e 

sicrnhiudt  ^rjn  ho  coraggio  di  violentare  Io  fpirito  ,  a  concepirla  ,  non 

ìal-i'uJfm.  ^^^  ^  crederla,  Rigettata  intanto  qucfia  Leggenda  ,  come 

pav0.        '  una  galantiffima  favola  d'un  Vifionario,  innocciucmcnte  ab- 

ba- 

(a)  De  Formatioìic  Tulli  &c.  M.\^>ix  Soc.  lif^\iìp.ii^.m.  j^. 


Part.l.  Cap.  X  ^9 

bacinato,  paffo  a  vedere  ,  fé  paceflimo  raii  in  qualche  ge- 
nere di  vivente  trovare  alcu.ia  anilogia,  che  rendelf;;  pro- 
babile quella  (entcaza,  nò  pareiL'  coii  piena  di  borra  favo- 
lofa,  ne  cotanto  fpallata  . 

12.  Si  fcorra  tutto  il  Sxrimnrrdxm'o  C-J)  il  quale  ha  con  Prttt  uhtrit 
incredibile  diligenza  ,  e  att:nzione  dsfcritce  tutte  le   nauta-  "    «""'A  H 
zioni  degl'Infetti,  e  1:  bacon  buan'mrtoio  in  quattro  ordi-  ^"^f^P^i"  ' 
ni  divife,  e  non  troverà  giam;n.\i ,  ci)  alcun  Infetto  f.iccia  qit;- 
fliX  flraiia  metamorfofi  di  rettile  m  velatile ,  o  d' imperfetto  in  per- 
fetto fenxa  piff.ire  nvlù  gradi  di  fvd'tpp'- ,  cì)e  ad  un  per  uno  de- 
ferire,  e  con  le  figure  diunfln  .  Si  con(ìi;rino  gl'Infetti    ter- 
rcftri,  o  acquajuoli,  o  que',  che  fanno  negli  animali,  0  nel- 
le piante,  o  in  qualfivoglia  luogo,  e  fi  troverà,  edere  fem-  GluntigUam 
pre  folenne,  ed  ecerno,  che  crcfcano  appoco  appoco,  e  che  maUaiu  m-,- 
giunti  all'ultimo  fviluppo,  quandj  debbono  apparire  diver- '''':"'^''''"" 
fi  da  quello,  che  erano,  fono  allora  perfetti,  né  più  àbhì-  J^f//.'""' ^"'' 
fognano  d'altro.  Ma  i  noflri  vermi  fpermatici  farebbono tut- 
to al  rovcfcio,  mentre  efcono  dal  loro  uovo,  e  dopo  aver  ;. 
palTatii  loro  gradi,  e  ùtd  vermi  perfetti,  tornerebbono  ad  ,^,„,""fi,'j{°'' 
entrare,  a  detta  de' loro  Difenfori,  in  un'altro  uovo,  e  tot-  p;à;^p„fitii, 
ncrebbono  imperfetti  ,    incominciando   a  pafl'ar  altri  gradi  </»  primo . 
dentro  l'utero  della  Madre,  o  dentro  l'uovo  negli  Ovipari  , 
p;r  ricornare  un'altra  volta  perf^'Cti . 

ij.  Ma  diranno  forfè  alcuni;  eflerequefta  una  legge  par-  Rifpofia  degli 
ticolarc,  non  ancora  oH'crvatada  alcun'Infettologo ,  di  que-  ^'^^'i^'j  • 
Ai  vermi,  e  non  èfTere  quello  uno  fviluppo  dell'uomo  dal 
verme,  feguente  fino  aliclTerc  di  perfettiffimo  feto,  ma  ef- 
fere  piuttofto  una  metamorfofi  ,  cioè  un  total  cangiamento 
di  verme  in  Embrione,  che  fegue  fubito,  che  entrato  neil' 
uovo  della  Donna. 

14.  Rifpondo,  ch'ebbero  una  volta  quelle  metamorfofi  la  sirifponie  al 
loro  gloria  ,  ma  al  giorno  d'oggi  hanno  perduto  appreflb  i  la  riipi/ìa. 
più  limati  Moderni   1  loro  credito,  mentre  il  Malpighi  nel- 
le piante,  il  Svv.immerdamio  negl' Infetti  ,  e  tutti  i  Filofo-  fj^fita  ,    e 
fanti  più  celebri  in  ogni  viveitc  hanno  trovato,  clTcrelana-  aumento  non 
fcita,  e  l'aumento  non  altro,  che  un   continuato  fviluppo  ,  f,cbiunoìvi- 
od  efpanfionc  di  parti  ,  che  prima  ftavano  in  compendio  ,  "P^' ■ 
come  aggomi:olate,  e  rilìrettc:  laonde  anche  nel  nollro  ca- 
fo  non  fi  può  dare,  né  debbc   ammetterfi   quella  fubitanea  n^^/, /jaj  </;jf. 
tranfmutazione  ,  0  mciamorfofi  di  verme  in  uomo,  ma  dov-/?«"À"""'- 

rcbbe      ""'ff'''  ""' 


me  in  uirr.o  . 


{à)  llfioria   Infeiloriim  Qentrdn&c. 


7©  De  FermicclU  Sperniat. 

r«bbe,  Te  folte  vera  quefla  Ipotefi  ,  aver   inccminciato  ne' 

tcfticoli  qucflo  fviluppo  nel   verme ,  e  feguitarc  fcu-prcppiù 

manifcrtandofi  fino  alla  perfezione  del  feco.  Avendo  dunque 

finora  veduto  nò  darfi,  né  potcrfi  dare  ,  fegusperconfcguen- 

tc,  effere  falfa  la  generazione  dcH'uoino  da' vermicelli . 

jiltra  nfroU      '5'  ^otrcbbc  alcun'altro  immaginare,  che  lo  fviluppo  del 

tl^liAtvsr'fa-'^^^'^^  in  feco  non  folk  limile  a  quello  delle   raofche  ,  delle 

tj  :  Ejfirt  /«farfalle,  o  d'altri  fimili  Infetti,  ma  piuttofìo  a  quello  delle 

[viluppo  d>'     Rane  per  due  motivi;  il  primo  ,  perchè  veramente  i  vermi 

**""'J^JI^'^  umani  fpermatici  hanno  tutta  la  figura  de'  G.ritn ,  come  tut- 

%'tihlill'   ti  d'accordo  confellano,  da' quali  col  tempo  fi  fviluppano  Je 

l(ant .  Rane:  il  fecondo,  poiché  quelli  fono  animali,  che  hanno 

Mctividiuv*  il  fangue  rolla,  negato  dalla  Natura  agl'Infetti,  e  i   quali 

tnìtfirrMui,.  hanno  almeno  qualche  rozza  apparenza  d'uomo,  con  lefue 

"iai^Imiì'i  a'  braccia ,  e  mani,  con  le  fuecofce,  e  piedi,  delle  loro  dita  le 

„o/lri   iffwi-une,  eglialtri  ,  comeabbiamo  Noi,  guerniti.  Sono,  come 

etlu  sptrma.  i  noftri  Vermi ,  nell'  origine  loro ,  codati  ,  guizzano ,  come 

""-  i  noftri,  e  finalmente,  come  i  noftri  la  coda  gittano ,  ccon 

le  braccia,  e  piedi  ,  capo,  bullo,  e  ventre  tutto  diverfi  da 

quello,  ch'erano,  apparifcono. 

Ctrra  mcih  !l      ^^-  Veggiamo  adunque,  fé  mai  accordarci  poteffimo,  e 

tiiìjrt    Auicr  ritrovare  nel  gran  Regno  della  Natura  un  qualche  fviluppo  , 

d-  accordar/;  che  3  qucllo  de' nofiri  vermi  fpermatici  ,  da' menzionati  cele- 

fogii  Avtrfatj  bratiffimi  Autoripcnfato,  s'aflomiglialTe.  Torniamo  a  giurda- 

ma  non  lo  ire.  ^^  per  un   tal  fine  il  lodato  diligentiffimo  Swammerdamio 

(rt)  in  cui  troveremo  la  Storia  della  nafcita  ,  dell' accrefci- 

meiito,  e  della  manifeftazionc  delle  fuddette,  e  vedremo  non 

accordarfi  né  punto,  né  poco  con  quella,  tanto  decantata  , 

dell'uomo.  Il  C/r//io  ufcico  dall'uovo,  va  pian  piano  creicen- 

ifpcfyonye.  jg  fino  a  ccfta  determinata  grandezza,  in  cui  con  lentiflTmo 

""  '' ,f""">  rtrigamento  fi  manifcrtano,  prima  di  tutte  le  parti  ,  i  piedi 

diventi  Uana,  n      ■      •  /  i  m  \     n    .r  u    •        .  ^  .       . .    .    '      , 

^  poficrion  (  b  )i'e  circa  lo  ftelìo  tempo  anche  i  pruni ,  diro  cosi , 
rudimcììti  de'  piedi  anteriori ,  o  braccia ,  forco  la  cuticola  in- 
cominciano con  un  pò  pò  dirifaltoa  farfivcierc.  Crcfce  vie- 
più il  Giriìio,  e  pili  manifefie  fi  fanno  le  braccia  ,  o  i  piedi 
d'avanti,  finattantoché  giunto  alla  fua  perfezione  cfcono 
anch'effi ,  cade  la  coda,  ed  una  Rana  perfetta  apparifcc. 
Ntin  ì  fimile  ly.  jsjè  mcno  quefto ,  come  V.  S.  lilufhifs.  vede,  s'accorda 
'Lo""^\and»  ^°"  '°  fviluppo  del  verme  umano ,  non  cacciando  già  quefto 

u'omcJiv'nta. F^ 

(  a  )  Hiflor.  InfcB.  GftKral.  &c. 
{h)Il^medefimo  nel  Itiogo  citato  pag.vi.  ip8- 


P^irt.  I.  Cap.  X  7 1 

prima  fuora  i  pi.'di  po/leriori,  poi  gli  anteriori,  e  finalmen- 
te, dopofolo  caduca  la  coda,  uomo  apparifcc;  ma  di  verme 
tutto  in  un  tratto,  a  loro  detta,  diventa  quello,  che  prima 
fu  tutto  verme  . 

i8.  Si  vegga  pure  il  Lewcnocckio,  (a)  che  anch'efTocon  Come  il  Girino 
accuratezza  mirabile  le  fattezze,  e  i  movimenti  circolari  del  /  ftH-fpi  «" 
fangue  al  Girino  deferivo,  e  fi  vedranno diverfità,  troppo fen-  ^"'^■'J'j^^* 
fibili,  dal  medefimo  al  nortro  verme-  Si  vegga  lo  ftefl'o  Oli-  ^"'^    "  '""  ' 
gero  j.icobeo  (b)  grande  iftorico   della  vita  ,   bruttura  ,  co- 
ftumi,  e  mutazioni  delle  Rane,  e  tanti  altri  all' iramenfa  eru- 
dizione di  V.  S-lUuftrifs.  noti  Ci  veggano  ,   e  fi  troverà  tem- 
pre quanto  palmar  differenza  fia  fra  noftri ,  e  le  Rane ,  quan- 
tunque una  certa  fuperficiale  ingannatrice  apparenza  polfa 
abbagliare  i  men  cauti,  o  i  meno  pratici  nella  Naturale  Sto-  ^'"'^^  '"'•'•'• 
ria.  Scorfi  adunque  tutti  gli  ordini  de' verrai ,  e  delle  muta-  ^''j (^/"-ò <"•- 
zioni  loro,  non  trovandofene  alcuna,  che  s'acconfìcciacon  ^^^^^J^,„Zl  ' 
l'ideata  mutazione  del  nofiro,  non  mi  par  ragionevole  lofta-  ^ei  virmt  n,. 
bilirla  per  vera .  ft,». 

19.  Se  ponderiamo  quante  parti  abbia  un  venne  tutte  fue,  ^'"J  f'-^'"' 
e  che  reftano  nella  fpoglia,  troveremo  un'altra  non  piccola  ^^^J  ^J'^"^' 
difficulta  ,  che  non  pocj  può  tormentare  lo  fpirito  de'Fau-  cordantifi  con 
tori  del  verme  dell'uomo.  Tutti  acconfentono ,  che  dentro  il  quelle  dtgji  oU 
verme,  o  la  cicatrice  dell'uovo  C\  fpoglj ,  luogo  cosi  angu-  "■'f"'». 
fto,  che  al  dire  del  Sig.  Aadrv  (e)  non  può  nò  meno  più  ri-  ^'■"'?.''  f''^"'' 

,        ,,  ^,    -  '  ,        '    ,  11      1  1      tne  nella  Cua. 

vokarh,  occupa  tutto  il  fito,  e  con  la  coda  puntella  lavai-  tùcedeU  uov 
vola,  per  cui  altro  entrare  non  pofsa .  Io  ho  ofservato,  che  (tnforme  il 
in  tutti  quanti  gl'Infetti,  che  fi  fpogliano,  ci  vuole  un  fito  sig.Andry. 
opportuno,  e  largo  per  gli  movimenti,  increfpamenti, gon-  ^'"'-?'''  '^'J* 

e'»  .         ,,  or.!-.  ■     e        ■  .'/•  rr     ricerca  aqt  Ih. 

fiamenti,  allungamenti,  e  per  varj  sforzi  ,  che  fono  ncceffi- y-,,„-^^„^*^^^ 
tati  di  fare,  per  liberarli  dalla  buccia  ,  o  fpoglia,  che  loro  ypa^//^»» . 
creppa  ordinariamente  nel  djfso,  altrimenti,  onon  fenelibe-     spcgUa  di' 
rano,  operifcono.  Ma  conceJiamo ,  che  Tene  liberi  ,   dove ''"""'''f'. 
refta  quella  fua  lunghiffima  coda  ,   gucrnita  fenza  fallo  de'  Jl^Z'Irfiderd. 
fuoi  mufcoli  movitcri ,  de'fuoi  nervi,  legamenti,  evafifan-  tad.,gl Avveri 
guigni,  e  dov:  reftano  tanti  invoglj  ,   che  tutto  il  corpo  si  C'rj . 
cfattamcnte  coprivano?    Come  non  s' imputridifcono  quelle  r^f' j"""''^ 
parti  ftaccite,  0  come  injun  luogo  eQremamcnte  angufto,  e  1i,f^^r'bbe'ià 
gclofo  njn  impcdifcono  il  moto  ,  e  l'allungamento  alle  te-  fp'^na  del  ver 

nerif-      ir.icclif . 


(  a  )  Epifl-  ó).  ad  Rc^:.vn  Societatcmp.m.  lój. 
(  b  )  D;  R.jnff  &c. 
(  e  )  ycd:  q::ì  Cap.  1. 


yi  DeTermìceUi  Spetwat. 

n?riffime  parti  dell'embrione  ,  o  non  offendono  con  la  loro 
fcabrezza ,  increfpature  ,  e  inegualità  le  medelìme  ?  Come  non 
fono  mai  fiate  ofservatc  nell'uovo  co'fuoi  miracolofi  Micro- 
Triftoì  contro  ^^gp)  dal  Lcwenocckio?  Inlommaper  qualunque'  partciorai 
'■' "t'T^  ^'"''  rivolga,  guardando  il  principio,  il  m^zzo,  e  il  finedique- 
N'itura .        ^^  mutazione  del  verme  in  uomo,  non  vi  ritrovo  ne  princi- 
pio, né  mezzo,  né  fine,  e  tutto  mi  pare  finora,  con  gran- 
de ingegno  bensì  medicato  ;  ma  non  conforme  le  ùmuz  ,  ed 
invariabili  leggi  della  Natura  defcritto  ,   e  fodameatc  pro- 
vato. 

zo.  Anche  il  lodatiflìmo  Lifter  ,  grande  Infcttologo  ,  ed 

mf'/poif  dfl  amico  mio  di  foave  memoria  ,   non  può  accomodarfi  a  qu> 

)Ìfvvìno!c'k^o    '^^  fentenza,  portando  un  giudiziofo  ri^fleflo,  fondato  fopra 

IO.  j.jjgjjjjj  de' vermi  del  feme  ,   per  confeflìone  del  Levvenoe- 

ckio.  Trofe^lò  (  Tentale  fue  parole  (a)  )  de  quibufdam animai- 

cidis  in  femine rnafcidino  nmat  Lewenoecl^im ,  tantam celcritatetrit 

V  agilità  de  ut  miror ,  non  ci  in  mentem  vcnijfe  ,   iflorum  animalctUoruìn  per- 

virmialli  non  fc^l^im  adùlefcentiaiti ,  &  r.on  infirmum  ,    &  pene  immohilem  ali- 

}  proprio  irt4n  ^^^^^^^  embrionis  flatum  :  at  bxc  nibiloìninus  'joluit  infra  «nibrìoncs 

£w  none.       deprimere,  eommque  effe  quafi  elcmcnta  tantum  nefcio  qn<s  infor- 

,  mia . 

Homunculi  ijìi  quanti  fint ,   cum  cogito , 
ILtc  res  agetur  ali/s ,  rnibi  certe  fabula  . 
Prende  poi  un'altro  argomento  dalla  Natura  de' feti  de' Co- 
4ltroA,go-  Jq^[jj     \  quali  fcmpre  partorifcono  un  mafchio,  e  una  fcm- 

memo  etti  Li-  '    .    *  -     '        '  /-  i  •  , ,     •  i      /• 

jftr  contra.  i7  mina ,  Cloe  un  giorno  il  maichio,  e  1  altro  la  femmina  :  lo 
Lftt/enoeikio .  che,  dice,  in  una  tanta  moltitudine,  e  confufKue  di  vermi  y  in  un 

folo  coito  jifciti,  cosi  ordiìiataìncnte  accader  ìion  potrebbe. 
■Altra  diffiad.  i'-  Ma  giacché  abbiamo  nominata  quella  gran  moltitudi- 
t^  contra  gli  ne  di  Vermi,  difaminiamo  un  poco  un'altra  difficultà  ,  che 
Avurfarj.  j^q^  ^  tra  le  ultime,  e  la  quale  fubito dà  nell'occhio,  quan- 
Tantrm-jlia-  j^  ^^  fente ,  cioè ,  chc  migliaia  ,  e  migliaia  di  vermini  van- 
M l.!rm'iÌi"'c"-  no  per  lo  lucuto  a  male  nella  Donna  particolarmente  ,  folita 
me  vadano  a  a  partorire  un  folo  feto  .  QLielta  fu  già  promoda  i^cl  primo 
tnale^  «w /f- fpuntarc  di  quella  Sentenza  al  Leu-enoecl^io,  come  abbiamo 
"'ffT"/?  ^/"O^^t^o  "^1  Capitolo  IX.  a  cui  rifpofe,  accadere  il  fìmdene'fe- 
Livvenii'ckio  ^^  delle  piante,  e  cosi  rifpondono  tutti  i  Difenfori  di  quella 
,' di  lutti  )  Sentenza.  La  rifpofla  e  veramente ingegnofa  ;  ma,  fclapor- 
Tautoeì  di',  rcmo  alla  pietra  del  paragone,  non  so  poi,  fc  fi  farà  cono- 
verrnicelli,ac-  ^^^^^  jj  bugna  lega.  ìo  pcr  UIC  ne  dubito  molto  per  più  ra- 

eadtrt  itfimile  o  .  t         r     . 

a  tutù .  Semi g^  ' 

dJie  piante,  — 

(  a  )  Z)f  imnoribus  cap.  4  i.  />.  w.  JJjy. 


Pan.  1.  Cap.  X  73 

gioni,  la  prima  delle  quali  fi  e  la  flerminata  differenza  de' 
iemi  delle  piante  da'vermiccìii  degli  animili,  la  quale  gitta     si msjlr^ u 
a  terra  la  rifpofta  del  Leweiioeckio .  Milli. lii,  e  milliaja  di  falfità  delia 
vermicelli  debbono  per  neceflicà  perire  ,    non  per  necefficà  i  tifpo/l". 
Semi  delle  piante  perifcono.  A  quelli  nonèdeftinataperleg-  f^^^f^l"}il 
gela  fortuna  di  vivere,  che  ad  uno  folo  per  ordinario ,  ^u^-fiaJr""'cite'. 
ti  gli  altri  ficuramcnto  perendo  ,  a  quefli  è  desinata  la  for-  mùM    spcr- 
cuna  per  legge  il  poter  nafcere  tutti  ,  e  niuno  perire  .   Non  mathi. 
hanno  i  miferi  vermi,  che  un'uovo  folo  (  parlando  per  or- 
dinario del  noftro  genere  )  per  allogarvifi,  e  crefc?re,  han-     Tutti  ifeni 
no  quefti  tutta  la  terra,  in  cui  allogar  fi  poffono ,  e  [o\cn- t">for.(>  nafct 
te  s'allogano,  e  crefcono  .  Se  io  vorrò  far  nafcere  ,    e  ere-  "»  "'"tutta 
fcere  tutti  quanti  i  fcmi  d  un  pomo,  d  un  pero,  d  un  fico,  spermatuì. 
troverò  il  luogo,  dove  fargli  nafcere,  ecrefccre;  ma  fé  vor- 
rò ,   che  né  meno  la  centomillefima  parte  de' vermicelli  na- 
icano,  ecrelcano,  non  troverò  luogo,  perchè  ci  farà  un'uo- 
vo folo,  o  pochi  piìj  difpofti,  e  maturi,  dove  accomodare  fi 
pollano.  I  Semi  fono  flati  fatti  in  tanta  copia  colfaviocon-     i:;„e di r,;» 
feglio  della  Providcnza  Divina,  non  tanto  perchè  fi  manten-  ptr  u  c'cp<a  de' 
ga  la  fpezie  delle  piante,  quanto  per  altri  uciliflìmi  ,  e  ne/cm»',  che  non 
ceflar;  fini,  che  non  trovo  ne' vermicelli  .  Cioè  perchè i  ferai, ?"*/"/?"■ '<» 

0  nudi,  o  con  la  loro  polpa,  o  placente,  o  p.ricarpjguer-  '^-^^n-^'  ^"' 
niti  dovevano,  e  debbono  fervire  di  nutrimento  agli  Uomini, 

ed  agli  anim.ili,  molciffime  fpezie  de' quali  di  flento  ,  e  di 
fame  perirebbono  ,  es'eftinguerebbono,  fé  non  ci  follerò  quel- 
li. F)n£ius  prò  efca  vivoitibus ,  parlano  chiaro  le  facre carte. 

1  noftri  fteffi  vecchi  Progenitori  fi  pafcevano  di  fole  frutta  , 
e  per  ciò  ad  utile  noflro,  editanti  viventi  fono  fiate  in  tanta 
abbondanza  create.  Non  così  poffiamo  difcorrere  de' vermi-  tJ^unofinepif 
celli  Spermitici,  non  trovando  il  fine,  né  l'ufo,  perloqua-  '"  ".^'1    ** 
le  infiniti  debbano  infallibilmente  non  nafcere.  E  in  fatti  fi  ]-'?"àl'i,' 
vede,  che  per  difendere  la  fua  Propofizione  il  Lewenoeckio,     riK-ìonedil 
è  sforzato,  a  fingere  (  fìngamus  dice,  )  che  cadano  per  ccn-  htwtKosc  i». 
to  anni  tutti  i  frutti  d'un  pomo  fotto  la  fua  matrice  pianta, 

e  che  fotto  alla  ftelfa  molta  zizania  ,   e  gramigna  abbonde- 
volmente  germogli,  e  che  daquefle,  e  dall' ombra  della  flef- 
fa  pianta  tutti  i  femi ,  che  nafceranno ,  reflino  alTogati  ,   ed 
oppreffi.  Bifogna  ben  fingerfi  per  verità  queilo  cafo  ,    e  fin- 
gerlo in  un  luogo,  tutto  mifcrabiic  ,    e  fconofciuto  ,   dove 
non  fieno  né  Infetti  ,  ne  animali  bruti  ,  ne  volanti  ,  né  uo-     Tw-^kn- dtl 
mini  ,   né  vivcnt:  d'alcuna  immaginabile  maniera,  che  di  ^''"'''' ^"''"'''' 
quelli  caduti  ,  o  cadenti  nutrir  non  ii  polfa  ,   o  feivirfene  a  "^^""'  '  '• 
.       -  K  qual- 


74  De*  Fermìccllt  S per  mar. 

qualche  ufo,  dalla  Provvidenza  Divina  afliegnato  ,   quaado 

non  vogliamo  fupporlo  negli  fpa^j  immaginar;  ,  o  ne'cam* 

pi,  o  bofchi  della  Luna,  dove  ancora,  al  dire  d' alcuni ,  ci 

farcbbf  da  diipucare.  Bifogna  fingere,  che  ne  tempelte,  nò 

nebbie,  ne  alcuna  inclemenza  d'aria  gli  guafti  ,   o  che  an^ 

cor  teneri  non  gli  fveJli  ,    e   tutti  a  perfezione  gli  lafci  giu- 

gnere,  e  che  maturati  non  fieno  da' venti ,  a  da' turbini  ,  o 

dagli  animali  ffclìì  in  qua,  e  in  la  portati,  dove  facilmente 

nalccre,  e  dilatar  fi  potranno  ,    e  un  bofco  intero  di  nuovi 

pomi  formare ,  altrimenti  Ja  prova  farà  si  debole  ,    che  ap- 

Aecemodano  p,.c(]o  anche  la  gente  più  rozza  nulla  potrà  valere.   Co^l  a 

Naif 'a  fiìtf°'^^  difiixoni  tutto  potrcmo  ftrafcinare  a  nolfro  capriccio, 

fut^'JlnUfut^  accomodare  le  leggi  della  Natura  alle  noftre  ,  non  le  no- 

niìih^ì  della  ftre  allc  leggi  della  Natura  ;  ma  non  so  poi ,  fé  reggeranno 

Natura.        ^\\q  prove  :  conciofliaciìc  ,  parlando  nel  noftro  cafo  ,  tutti 

que'Scmi  fono  atei  a  nafcere  ,    e  a  crefcere  in  quella  terra  ; 

Diff'reni/t fra  ma.  lìotì  tucti  Ì  noftri  vermi  in  qu  11' utero,  perocché  aquel- 

ivir,T>ii-illi,ei  ][  manca  folo  chi  gli  trafporti  ,   a  quelli  manca   il  luogo  , 

•^"'!"/>,  dove  trafportare,  e  nutrire  fi  pollano. 

Un  fola  verme  .^\  ..'       .y  ,,,    n     m  •^■ 

spermatico  Ji  2.2..  Nc  perifcj  gu,  o  lUuftnfrimo  mio  Signore,  una  pic- 
.juanto  Ww  cola  cofa ,  a  perire  ixa  verme  Spermatico  ,  perifce  nel  loro 
fi*.  Siftema  un'  Uomo,  e  s'egli  è  d' altri  animali ,  perifce  un'am- 

mirabile ,  incomprcnfibile  macchinetta  a  un  grande  Tifo  ,    e 
molto  confiderabile  desinata.  Ma  che  di/Ti  una  fola  ?    Pren- 
.  diamo  le  olìcrvazioni  dell' infaticabile  ,    e  diligentilìimo  Le- 
TFV quanii  wenoeckio ,  che  numerò  in  una  arciminutifTima  ftilla  di  Se- 
arìlr.ali   feri  mz ,  quanco  è  quella,  che  può  appiccarfiallafottile ,  equa- 
rMouo.         fiinvilibilepunta  di  uno  fpillo,  cinquanta  milla  vermi ,  mul- 
tiplichiamo  le  ftille  a  proporzione  della  copia  ,  che  fpruzzi 
un  valorofoUomo,  un  Cavallo,  un  Toro,  unCamelo,  un' 
Elefante,  una  Balena  mafchio,  e  troveremo,  che quafi man- 
cano i  numeri  all'Algebra,  per  numerargli  ,  cdarncuncal- 
colo  ne:to.  Millioni,  e  millioni  perono  in  un  fui  gitto;  nu 
quanti  faranno  nella  continuata  ferie  dell'età  d' un' Uomo  , 
d'un  Cavallo,  d'un  loro  ,    d'un  Camelo,  d'un' Eleflintc  , 
''"■'"*"''"""''>  d'una  Balena  ì  E  perchè  una  Tirannide  ,    o  quafi  dilli  una 
['"""ti  'xT  "melonagginc  si  m?nifvfta  della  Natura,  porre  tanti  uomini, 

borio  nella  Na-  .  °o  .,..,.,,.  ,  '    ',  ,  , 

tura.  e  tanti  animali  indulordinc,  e  volere,  che  a  loro  malgra- 

do tutti  muoiano  fcnza  un'  utile  immaginabile  delle  fpezie  , 
anzi  con  ribrezzo,  ed  orrore,  feminando,  e  ifporcando tut- 
to quanto  l'utero  d' innumerabili  Cadaveri?  E  dove  mai  s'è 
veduto  }  che  quel  fico  ,  che  fervir  debbc  ad  uno  di  culla  , 

debba 


Parte  J.  Cap.  X.  7  5  ; 

debba  a  tante  migliaia  in  uno  Q::(To  tempo  fervir  di  tomba  ? 
Sara  forfè  neceflario  impinguare  can  f>-ciJe,  e  ftomacofe  foz- 
zure  quel  luogo,  come  i  Villani  impinguano  i  campi  per  nu- 
trimento delle  venture  piante? 

ij.  Io  veggo  in  oltre  in  tutte  le  cofe  ,   delle  quali  quella    ordwt itila 
terra  va  adorna  ,   una  mirabile  proporzione  ,   un'armonia  ,  lìatura  quali 
un' ordine  cosi  ben  regalato,  che  ficcome  non  manca  laNa-/*^' 
tura  nel  necelTario,  cosi  non  abbonda  nel  fovcrchio,  lo  che 
è  tanto  vero,  eh' è  paflato  in  aflìoma  .   SupeiHui  dunque  ix- 
rebbono  tanti  mi/lioni  di  vermini  ,    perchè  li  si  di  certo  ,    j(f,hi>nitrebh, 
che  perifcono  ,   laonde  njn  potrebbe  in  querto  la  gran  Ma-  troppo  mi  (0. 
dre  sfuggire  il  rimprovero,  di  aver  polli  al  iVIondo  tanti  ver-  veubi» . 
miccUi  fuperflui .  Ma  poUono  dire,  ch'era  tanta  la  gelofia,    K-fp^^j' ^'&'* 
e  la  neceirica  di  mantenere  le  fpecie,  che  volle  con  magniti-  ^""^''/"V- 
cenza  più  chi  r;ale  abbondare,  acciocché  ,  fé  un  verme  fian- 
co, languido,  e  mal  fatto  ali' uovo  non  arriva,  un'altropiìi 
forie  ,  e  più  felice  vi  giunga.  Sono  contento,  e  perfuafo  di 
quella  più  che  reale  magnificenza  ;   ma  quando  palla  certi 
confini ,  prodigalità  condannevole  ,  e  al  retto  governo  pre- 
giudiziale diventa.  Non  fi  tratta  di  venti,  o  trenta  vermicel-  imp,i^n<ix':'nf 
li  di  vant.iggio,  fi  parla  di  miliiaja ,  e  milliaja  ,  che  puzzai  delia ^iipofi.1. 
non  tanto  di  favola,  quanto  di  peccato,  o  di  vizio.  Torno 
a  dire,  che  ha  fatto  la  Natura  con  infinita  ,   e  fomma  pru- 
denza tutto  con  proporzione,  onde  ,   fé  la  Donna  può  nell'    ^ 
tu  fua  partorirò  venti,  trenta  ,   o  quaranta  figliuoli  ,   avrà  ^;,>^j;^^,„,^ 
poflo  nella  fua  ovaja  venti,  trenta,  o  quaranta  uova  ,  che^,^^  „,iu 
pollano  col  beneficio  del  tempo maturarfi,  fecondarli,  edarrrofln*. 
alla  luce  altrettanti  figliuoli  ,  e  in  conft-gucnza  avrebbe  po- 
fli  anche  nell'uomo  quella  moderata  quantità  di  vermi ,  che 
per  rapporto  a  un  tal  fine  baftafifero  .  Ma  voglio  concedere  , 

di  vantaggio,  e  particolarmente  n-ll'uomo  ,   e  in  uomo  la-  f^'p./^f''e„l 
fcivo,  i  cui  getti  fieno  frc]uenti  ,   cioè  ,   che  in  ogni  getto  u<i:l„r'i,ùj,- 
mandi  all'utero  trenta,  quaranta,  0 cinquanta  vermini ,  ac-  virmiriu 
ciocche  la  falita,  almeno  d'uno  ,   ficura  fia  ••  ma  tante  mi-  sptrmaiui . 
gliaja,  e  migliaia  per  volta  ,   confeffo  \.\  debolezza  del  mio 
calento,  non  so,  né  polio  ciinrla,  eli'ea  lo  un'  afiurdo trop- 
po grande,  e  un  numero  troppo  fproporzionuo ,  cdifonu?, 
particolarmente  nella  noflra  fpezic,  a  un  fol'uovo  ,  che  fe- 
condare fi  debba  .  E  pure  fi  cava  dalle  Olfervazioni  del  Le-     f* 7/  arie. 
weno?ckio,  che  tanto  numero  di  vermi,  e  fovente  maggio-  o*"»'"  ^•■'  "«- 
re  fi  trova  nel  Seme  di  quegli  animali  ,   che  poche  uova  ,  o  H^od'vttmi 
anche  un  fole  debbono  fecondare ,  quanto  in  quegli,  checcn-  rg»"'"""?"- 
ts    ^  tinajl. 


7"^  De  l^ermicelli  Spermat. 

tinaia >  en)iglia;a  fecondare  ne  devono,  come  ne'Pefci  ,  ia 
cbiba  pìùuo.^^''^^  arcifendofiffimi  Infetti,  e  limili ,  lo  che  accader  non  do- 
ra da  fccen-  vrcbbe  ,  fé  a  cofloro  l'onore  della  feconda^icne  toccaffe  .  I 
dare ^doirthbì  Pcfcl  dico,  c  gl'Infetti  mafchi  ne  dovrebbono  abbondare ge- 
'^^"fml'  ^'"^  "^'■^^"^^"^^  più  degli  altri,  come  de' volatili,  i  volatili,  di- 
rò cosi,  nioltipari ,  più  de' quadrupedi  mcno/f/j/rn,  ed  i  qua- 
drupedi più  fet.'feri  più  deli'  Uomo  ,   e  cosi  di  fpecie  in  if- 
pecie ,  e  di  genere  in  genere  pafTando ,  fempre  maggior  co- 
pia di  vermini  veder  li  dovrebbe  in  coloro  ,   a' quali  tocca 
maggior  numero  d'uova  da  fecondarli;  ma  veggiamo  diver- 
tinflZntt  u  ^^^^^^^  andar  la  faccenda  ,   dunque  co/loro  non  hanno  che 
faitinda.      ^^rc  né  punto,  né  poco  con  la  fecondazione. 

Altro  argo-  14.  Ma  non  folamente  nel  numero  ■■,  mi  nella  grandezza 
wcnto  fo"'^'»  ancora  vi  è  una  rimarcabile  fproporzione ,  comel'accuratif- 
l^' ^Y"}^'K\Ìvcao  Lewenoeckio,  parlando  de' vermi  olTervati  nel  femedel 
/pr<./;tfr^,i;«fdf' pulce,  ingenuamentc  contcua ,  dicendo  (a)  UnimalcuUmfe^ 
vermiielli  alta  mine  nufcidino  non  effe  comparata,  ad  ipforum  animdium  rnolem  , 
^rar:dexia  d'  elfendo ,  per  elTempio ,  grandi  tanto  quelli  d'  un  pulce ,  quan- 
ein,  amimìt .  j.q  queUj  ci' un'  Uomo  ,  tanto  quelli  d'  un  Rofignuolo  ,  quan- 
to quelli  d'uno  Struzzolo  ,  fé  dir  non  vogliamo  d'un  £le- 
"^•Ipofta  del  ixoiz .  So,  che  rifponde ,  che  anche  i  femide'peri,  ede'po- 
f/«Tf/vtfi/*  "^^  fono  minoride' fcmi  delie  caflagne,  delle  noci  ordinarie, 
!<f  ■/<•«'•  fé  a  Dio  piace,  anco  delle  Noci  d'India,  chiamate  Coco^ , 

e  pure  da  tutti  alberi  di  grolTezza  ,  e  di  altezza  eguale  for- 
tifcono;  ma  non  s'avvede  ,   che  altro  è  la  grandezza  della 
polpa,  che  gli  accompagna,  altro  è  quella  del  folo  germe, 
sìm^raì'  in  cui  ftà  veramente  inviluppata  tutta  la  pianta  .   Parliamo 
iiHivoco  dtl    jjei  folo  germe,  non  delle  placente,  o  degli  utricoli ,  o  pe- 
Levvaiosciio .  j-j^^j-pj  ^  q  foglie  feminali ,  o  di  que' ricettacoli  del  nutrimen- 
to ,  che  fervir  debb:  alla  pianta  ancor  bambina,  pernutrir- 
Gcrttùpropor.  j^  ^  g  pgj.  ^osi  dire ,  allattarla  .    Se  prenderemo  un  germe  d' 
»/'^';r'  un'erba  minutiflìma,  non  farà  gii  ,  come  quello  d'una  ca- 

ftagna,  d'una  noce,  o  d'un  cocco  ,   e  pure  dovrebbe  eflere 
fimile,  e  fé  Dio  m'ajuti  ,   anco  maggiore  ,    nel  Siflcma  del 
Lewenoeckio,  imperciocché  tanto  i  vermicelli  Spermatici  de- 
gli animali  grandi,  quanto  de' piccoli,  anzi  d.-gl' Infetti ,  fo- 
no fovente  d'eguale,  o  di  maggiore  grandezza. 
Altro  Argo.      2.J.  Non  pollo  tacere  un'altro   argomento  contra  quello 
'e'u"fl'o  siflt-   Siftcma,  che  ora  dalla  penna  mi  cade,  cioè  faprei  voìentic- 
ma.cavatoda'  ^J  j  comc  penfiiio  i  Signori  Avvcrfar;,  che  i  vafi  urabilicali, 

vafi  umbilifa.                                                                                                                  ufccn- 
''.  _^ ,,    ,         ■ . 

(z)Experimeiìt(t,  &  Medit.Epifl.pag.m.ii. 


Pari  /.*  Cap.  X.  77 

ufcenti  dal  feto ,  vadano  crefcendo ,  alJungandofi;  ,  e  per  V 
albume,  o  fiero  deli' uiivo  Icrpe.idj,  rinattantochò giungano 
alla  buccia  delmedefimo,  e  allora  la  trivellino,  e  buchino,  e 
fuor  fuora  paflìno  ,   per  anJarfi   ad  appiccare  all'utero  ,   e 
formar  la  Placenta  ?  Ognuno  può  immaginare  di  qual  tene-     Hènpo/fonK 
rezza  quelli  fieno,  ed  al  contrario  di  qual  robuftezza  m  a  g- /"'■'"•' /""'"•- 
giore  la  buccia,  onde  concepire  non  pollo  quello  miracolo,  *'''"".''"''''" 
che  un  vafo  molle,  fleffibile  molto,  e  d'incredibile  tcnercz-  '*"""  i"*  ' 
za  fori,  e  trapeli  una  membrana  aliai  più  force,  cioèdiden- 
fe ,  e  tenaci  fila  telTuta  .  Più  ragionevole  ,   e  fenza  violenza 
della  Natura ,  e  dello  Spirito  fi  è  ,  il  dire  (  ciò  ,   che  dipoi   oppìmcntfiù 
più  difFufamente  fpiegherò,  quando  efporrò  nel  Trattato  del- /"■«'W//». 
la  Generazione  dall' uovo  la  miaoppinione,  )  che  nell'uovo 
preefifta  il  feto ,  e  preefiflam  i  z  afi  umbilicali  con  la  Tlacenta  nel- 
lo (leffo  [ito ,  dove  apparifcom ,  e  che  nulla  di  nuovo  fi  fabbri- 
chi i  ma  quello  folo,  che  antecedentemente  vi  era  ,   fi  fpie- 
ghi,  fi  dilati,  fi  aumenti,  dopod'eflere  flato  pollo  in  moto. 

CAPITOLO      XI. 

Se^ue  il  giudizio  dell'autore  intorno  i  Vermicelli  Spermatici . 

j.  Q  E  nel  folo  feme  degli  animali  una  cotanto  ftranaquan- 

^  tità  di  minutiffimi  vermi  fi  ricrovalTc  ,  che  con  parti-  VermUtìli,  #/. 
colare,  e  fpeciiica  proprietà  da  tutti  gli  altri  liquori  ,  e  mi-  f-'i  Ctmi^ji 
fti  lo  diftinguellero  ,   avrebbono  non  poco  vantaggio  i  loro  ^X/L^"/ 
difenfori ,  quando  voleflero,  ch'elfi  foflero  la  vera  parte  prin- 
cipale ,  e  coflitutiva  del  Seme,  e  da  queftifoli  la  grande  ope- 
ra della  generazion  dipendere  .    Ma  le  prendiamo  per  mano 
le  olTcrvazioni  Microfcopiche  del  pazientiifimo  Lewenocckio  , 
ritroveremo  ,  che  fuora  ,   e  dentro  il  corpo  degli  animali  il 
medefimo  maravigliofo  fenomeno  i\  difcuopre .  In  una  Lette- 
ra ,   eh' e' fcrill'e  all' Elettor  Palatino  (a)  da  contezza  dello     ^'  fovam> 
llerminatiffimo  numero  di  piccoliffimi  vermicelli  da  lui  of»  «i^^ "^ì""  • 
fervati  col  Microfcopio  nell'acqua,  e  perche  quello  fcopri- - 
mento,  fatto  fino  nell'anno  lópy.  gli  era  flato  pollo  indub- 
bio da  molti  dottiffimi  Uomini  Prancefi,  Inglefi ,  eTedefchi, 
perciò  torna  in  quello  luogo  a  ripetere  ciò,  che  allora  fcrif- 
fe  al  Sig.  Oldemburgo,  per  far  vedere,  di  non  edere  andato 
errato.  Narra,  che  vide,  e  mollrò  a  un  dottiffimo  uomo  in 

una 

(  a  )  Coni  iniiatio  s/ircanor,  V^atur,  Epifl^6. . 


78  De  Vermicelli  Spermar. 

una  minutiffima  ftilla  d'acqua,  la  quale  non  era  ,  Ce  non  la 
trcnteiiraa  parte  di  un  grano  di  arena  più  di  milla  animali  s 
onde,  dopo  facci  var;  conti,  conchiude  ,  clie  i7_joooo.  ani- 
tH^Ti'/iP  ™'^^^'"  '"  ""^  ^°^''^  gocciola  d'acqua  fi  ricrovavanu  .  In  un' 
*'«»»'.     '    ^^^'^^  maniera  fa  il  conto ,  e  conchiuJe  pure  ,  efl'ere  in  una 
piccola  goccia  d'acqua  1000000.  vivi  animali  :  ma  quello, 
che  di  rifleOìone  mi  par  mDlco  degno  fi  e,  che  fi  dichiara  , 
come  avea  detto  ia  altri  luoghi  ,   di   porre  fcmpre  il  minor 
numero ,  anzi  la  meta  di  quello ,  eh'  egli  è ,  acciocché  inte- 
ra fede  prcftar  gli  potclfero  .   Ma  perchè  aveva  altre  volte 
promclTo  alla  Reale  Accademia  ,  di  farle  avere  le  Fedi  d'  Uo- 
mini di  mente  fana ,  e  illuminata  ,  che  di  qucda  fcopcrta  1' 
afficuraffero ,  allora  appunto  ne  mandava  otto,  quorum  qui- 
dam teflmtur  t  fé  loooo  alii  50000-  ima  &  ahi  45000.  animai- 
^  d<-'vr"'"'ì  C'i^orumin  mole  aquea  granulum  aquante  "uidilfo .  V.-.lfimviriicom- 
li  Jeìl' acqua]  ^^"'^''^'^^ >  Ut  dimidium  tantum dicsrcnt  numeri animalcnlorum ,  quA 
fé  videre  cenfebant ,  ratus  ,  numerum  animdculorum  in  tàm  exi- 
gua  aqua  copia  tamen  fare  tantum ,  ut  apud  multos  forte  non  mc- 
reatur fidem ^  Verfo  il  fine  pure  di  un'altra  Lettera,  manda- 
ta alla  Società  di  Londra  (  a  )  fcrive  di  aver  veduto  in  un' 
acqua  piovana,  cavata  da  una  Cifterna  due  generi  di  anima- 
_  li,  il  maggior  de' quali  era  cosi  piccolo  ,  ut  ^oooo-fimulfum- 
Vtrmt  dell'  pf^  craffiC  arenuU  mule»j  non  adaquarent.  Tralafcio  que' vermi, 
"^"'  che  anche  con  l'occhio  nudo  fi  odervano  nell'aceto  ,   innu- 

merabili però  de' quali  minori,  e  minimi  col  iMicrofcopio  lì 
veggono,  come  anche  ia  altri  fughi  delle  frutta,  dell'erbe, 
e  de' fiori,  prima  podi  all'aria,  fenza  che  perdano  né  pun- 
...   to,  né  poco  la  forza  loro  ,   0  le  principali  proprietà  ,   che 
tanoa' liquori  tali  gu  reudono .  L  acqua  e  ancor  acqua  ,  e  ancor  aceto  1 
ntqualifono\  aceco,  c  Ì  menzionati  fughi,  quantunque  di  que'minuciffirai 

abitatori  pieni,  fughi  ancor  fono. 
Altri  minuti!.      2,.  Diceva,  che  anche  dentro  gli  animali  annidano /^rijrf;- 
d"nir"^ì'lnì.  S'°f^  Miriadi  di  vermiììi  ,  oltre  gli  ordinar;  a  turti  vifibili  ,  e 
„an.  que' del  feme.  Stercus  Rmarum  (è  ioftefsoLtvvenocckio,  che 

Nf!h  fltrco  parla  )  Menfe  Jidio  extra^um ,  incomprehenfibilcm  vivorum  ani- 
itUtli^im.  tnalium  multitudinem  exhibnit;  ut  totun  mera  animalcula  vizia  ef- 
fe videbatur.  Qiiefti  venivano  dal  veacricolo,  o  dalle  incefti- 
na,  dove  fra  quelle  muccllaggini  iaipanranati  diguazzano  , 
come  fovente  ho  ancor  io  ofscrvato  col  Microfcopio ,  e  nor» 
è  quello  ftcrco  ,  che  un  gomitolo  de'mcJ^finii  con  pochi  cf- 


(a)  Epifl.  71.  Experimenf,  &e.pag.  m- 177. 


raite  I.  Cap.  X/.  7$) 

cremenii  rimefcoJato .  Se  il  Lewenocckio  gli  avcfsc  ritrovati 
nc'ferainali  vafi,  arebbe  fubito  fentenziaio,  efsercgli  Auto- 
ri della  generazione  ;  ma  perchè  ufcirono  dall' inteftinale 
cloaca  »  tutt'  altro  furono  giudicati . 

5.  In  un'altra  Lettera,  che  il  fuddetto  fcrifseal  Sig-Fran-VirmutlUdAli 
cefco  ^flon  (a)  riferifce  la  gran  copia  di  vermini,  ofservati ^''^'f />*' 
in  quella  materia,  fìmile  alla  parta  ,  che  infra  i  denti  fi  at- ''"'"• 
tacca,  e  fi  condenfa ,  de' quali  di  più  forti  ve  n'erano;  ma- 
ximum geims  (  eccone  la  defcrizione  )  quorum  ìnagnns  erat  titt- 
merus,  in  progrejfu  corpora.  fu.i  in§.e£lebam ,  ut  in  Fig.  G.  (equi 
apporta  la  figura  :  )  porrò  alia  arJmalciiU  e  auto  erant  nimiero  , 
ut  tota  aqua  (  licet  parum  t antimi  materia:  ,    à  dentibus  exemta  , 
ibi  ineffet  )  vivere  vtderetnr.  Noti  la  fomma  prudenza  di  V.S. 
lUuftrifs.  quefta  enfatica  efpreffione  ,   ut  tota  aqua  vivere  vì- 
derctur,  non  avendo  mai  forfè  detto  tanto  del  feme .  Poco  do- 
po nella  flcfsa  Lettera  (b)  parlando  di  se  flefso  ,   afserifce  ,  f«a»/;r^  aV- 
non  tot  in  bis  unitis  Trovirais  vivere  bovi  ine  s ,  quot  viva  animai-  ^f""Uel/i  del, 
(ula  in  ore  meo  geflo ,  conchiudendo,  che  in  una  piccola  por-  '&'"^'^''- 
zioncella,  come  un  pelo  di  un  Cavallo,  di  quefla  materia, 
infra  le  fcifsure  de' denti  riporta,  vide  ,    tantum  vi-vorum  ant- 
nialculoriim  numerum  .,    ut  Mille  q.-tidem  mibi  vidererutir  contineri 
fpatio  non  ma'pri  centefsma  araiul^  parte . 

4.  Ncgl'intcrtini  di  un  Mofcione  notò  pure  (e)  minutiffi- 

mi  animali  viventi,  e  nel  tagliare  una  certa  parte d' un pf/cc     Altri vtrm!. 
teflaceo,  com'egli  dice  (rf)  tagliò  una  vena,  dalla  quale  ufci  (tlUdiverfida, 
materia,  piena  di  piccolinimi  animali  vivi,  eaquetaimnume- ^'',^^"7"'!''!. 
ro  in  arcKuU  f palio ,  ut  vix  aliquis  id  credat  ,   mjì.  id  viderit  ,  i  "animali     * 
quali  non  e  mai  probabile,  che  animali  Spermatici  fofsero, 
mentre  confdsa,  eh' erano  con  efso  loro  confufi  globettidifan- 
gue,  che  di  gran  lunga  con  la  fua  mole  gii  itclil  fupcravano 
di  grandezza  •  VsrmìctlU dil 

5.  Ncllamia  Lcttaa  del  Contagio  dc'Buoi  (e)  hocfporto,  ^'"'?'".  P'J^** 
come  il  Sig.  Dottor  Bono,  ed  io  ftcfso  ,  abbiamo  ofservato  '"'^""  ' 
nel  loro  fai-guc  minutiffuni  vermi  ,  e  nelle  Annotazioni  ag- 
giunte alla  mcdcfima  apporta  un  mezzo  popolo  di  gravi  Au- 
tori,  che  non  tanto  nelle  febbri  maligne  ,   e  pellilen^i-ili  , 

quanto  in  moki,  e  divcrfimali  ne  hanno  ofservato.  Cosi  ai- 
tri, 

(  a  yExperìmcvta ,  &-erntcniplation!s  p.  m.  44.     (  b)pag.  46. 

( e)  lui  Epiff-Hookcp.  ZI. 

(d) Continmt.  ,^rcùn-r. T^jf. p.  ip. 

(  c  ;  Pviccolta  fatta  dal  Sg.  Hertz  17 1 J.  — 


ia  De'FèrmìceUì  Spemidt. 

Ahrìttrmi.  fri,  al  dire  del  Bartolini  ,  ne  videro  nel  latte,  altri  nella 
ff'iii»  divfrfi^^^^^  ,jjjri  nel^a  fuperficie,  e  nella  foftanza  del  fegato ,  altri 
jjfgrpj ^'"" 'nd  muco  degl' inteftini ,  diverfi  dagli  ordinar),  e  finalmente 
ne  fono  Hnti  trovati  in  xutte  le  parti  del  corpo,  eccettuata 
la  fola  Milza  ,  cerne  fi  può  vedere  nell'eruditiflimo  Tratta- 
tello  del  Sig.  Bidloo  ,  dove  parla  de' vermi  ,  (a)  che  nella 
bile  de'  caflrati  foggiornano  ,  e  ne  apporta  clegantiffirae  le 
figure. 

6.  Se  dunque,  oRivcritiffimo  mio  Signore,  e  oltre  d'ogni 
jJ/PAr'"''^'""  *^"bbio,  che  in  altri  liquidi  ,  e  in  altre  parti  ,  e  fuora  ,  e 
,1      'i'"'^"-  dentro  il  noHrro  corpo  incredibili  bullicami  di  minutiffimi 

vermi  annidano,  e  non  fi  dice,  eh' effi  l'uno  ,  o  l'altro  li- 
quore, l'una,  o  l'altra  parte  coflituifcano,  e  formino;  ma 
fi  considerano  folo  per  ofpiti  numerofiffimi  di  que' luoghi  , 
ne'quali  l'occhio  armato  ,  o  difarmato  gli  vede  ,  e  perchè 
dire  altramente  dobbiamo  de' foli  vermi,  che  nel  feiue  fi  fcor- 
gono? 

7.  Ma  diciamo  di  più.  Siccome  non  Tempre  ne' menziona- 
Kon  fiirpre  $  ti  liquori,  o  parti  fi  trovano  vermi,  cosi  non  fempre  nelli- 

troiaiovìrmi.  c^Mor  fcminalc  s'ofservano,  e  tanto  quelli,  quanto  quello  il 
ftìli  spennati  fuo  fapore ,  il  fuo  nome,  le  fue  prerogative  confervano .  Il 
'hincheb'oUfiìò  ^'S"  ■^'''"'  "''  ^^  piena  fcde  di  aver  veduti  mokifemi  d'anima- 
'  '^  '  li ,  ficuramente  prolifici,  fenza  vermi,  ed  io  inun  Gallo,  e 
in  un  Porcellecto  d'India,  ch'erano  certamente  fecondi,  non 
.  potei  mai  ritrovargli.  Lo  ftefso  Lei-venoechio  confefsa  nella 

li>menoi\tt,  citata  Lettera  all'Hooke  ,  di  non  avergli  fempre  veduti  nel 
^%efioe<kjo  f(.^2  de' pulci  :  Dkere  etiam  cogor  (  cosi  lafciò  fcritto  )  me  in 
femprtg  1  vide.  ^^^.^^  puLcum  viaribus  non  reperiffe  animalctda ,  in  aliis  vero  p.in~ 
ea  qttitdam  :  e  poco  dopo  ancor  fi  dichiara,  non  avergli  ne 
meno  potuti  fcoprire  nel  feme  di  certi  animali,  che  loro  chia- 
mano Myten.  Dunque,  fé  ora  ci  fono  ,  ora  non  ci  fono  ,  fc 
ora  pochi ,  ora  molti  ,  come  io  fiefso  ne  fon  reftimonio  di 
vifla ,  e  ciò  non  ofiantc  è  fecondante  il  feme  ,  ne  feguc  una 
legitima  coniegucnza,  non  efler  eglino,  che  la  foftanza  ,  e 
l'edenza  del  mcdefimc  coftituiicano. 

■    8.  Aggiugnj  il  iodato  Sig.  Briio,  d'avergli  anco  veduti  in 

Ancbt  nille  quella  linfa ,  o  fiero ,  dirò  cosi  ,  volutttiofo  ,    che  nel  tempo 

/""'"'"'  'f"-  dcU!amorofa  zuffa  fcappa  dalle  femmine  libidinofc  ,   fenza, 

ti  virmictlli  fi  L 


trovano , 


(a)  Codèfrid!  D.dloo obfavatìo  de  ^nimalculis  ,  in  ovino  ,  alith 
rimqi'.e  animaì.tiim  T^epvte  deteilis  &c.  Lugd.  Batav.  apitd 
Jordiinum  Lii£lhmavf.  l6p8. 


Patte  /.  Cap.  XI.  8 1 

che  fi  potelTe  fofpcttare,  eh:  fodero  dique'dcl  mifchio  :  lo 
che,  fé  è  vero,  come  è  probabile,  ecco  a  terra  uno  de' più 
ftrepitofi  argomenti  del  Sig.  Aiidry  ,  volente  ,  e  con  fran- 
chezza determinante,  che  nelle  fcmaiine  non  iì  veggano. 

p.  Quantunque  il  MrJpighi  nell'uovo  non  fecondato  {a)    oj/ìrvaiici* 
non  ritrovale  difegno,  o  tigura  chiariffimadel  pollo,  trovò  </'/    M.iipighi 

però  nella  cicatrice,  non  iinzi  i  centro  ?lob^fnm  ,  cvìdidumaiie  "!    "f""  ""'' 
*  ^  r        I        -x        ^  \  1-  fnindat»  . 

corpus,  feii  cinercum ,  quiji  mola,  u  qiial  corpo  appcndiccs  re-^ 

ticiitares  habebat ,  qtiarum  f patta  diverf.is  rcfcrebant  figiir.ts ,  non 
tarò  ov.des,  diaphanoqm  rcpkbantitr  colliqii.rm'.nto ,  e  finalmen- 
te tutto  quefto  corpo,  o  quella  mola  Iridis  mfl.tr  pUmbuscir-     ìjuivoarga. 
cimdabatur  circttlii.  Se  il  verme  Spermatico  deve  entrare  nel-  mento  centra  i 
la  cicatrice,  e  non  far  altro,  fé  non  crefcere,  e manifeftar- ""■'"' •s'/'"'""'- 
fì,  a  qual  fine  ci  è  quel  corpo  ^lobofo  ,  e  candido  ,    o  cinereo  ,""' 
qi'.aft  mola,  con  tutto  quell'altro  grande  apparato d' intorno, 
che  vicn  defcritto?  Ballava  un  fcmplice  ,   e  puro  facchetto 
con  un  poco  di  liquore  ,  dove  avelie  potuto  fpogliarfi  ,    e 
nuotare  :  ma  qusl  quaft  mola  con  tutti  gli  altri  ordigni  cir- 
condatori,  moftra,  che  in  quella  folle  il  feto  ,  di  fibre  an- 
cor diafane,  e [dilicatiffimc  comporto,  che  afpettaflcil  moto, 
e  l'ultimo  fviluppo  dallo  fpirito  del  mafchil  Seme. 

IO.  Aggiungo  un'altra  riflenione,  ches' intenderà  poi  me- 
glio, quando  defcriverò  ,  come  l'uovo  ,    in  qual  figura,  t  Ahfa  rifie/po. 
quando  fecondato  cali  dall'ovaia  nelle  trombe  ,  d' indi  nell'  "' ">'r"" ''"''.' 
utero.  Per  quante  diligenze  io,  eri  altri  miei  efpertiffimi  ami- ^^  :■  e/emmf. 
ci,  ed  anatomici  famofiflìmi  abbiano  fatto  nell' uccidere  bru-     jv<//  ?&) 
ti,  che  nel  tempo  de' loro  amori ,  e  de' loro  congiungimen-  Pamz.Ciip.^ 
ti  hanno  già  tutte  turgide  di  linfa  le   mamindlari  protuberanze '-^"P- ^°- 
nelle  Ova]e ,  e  Ci  vede  in  quelle  già  aperto  il  foro  ,  ed  acco-  "^"^  'J* 
fiata  la  tromba  ,  per  ricevere  ,   e  ingojar  l'uovo  ,   non  s'è 
Tempre  potuto  con  piena  fede,  e  incontraflabileficurezza di- 
re ,  quefio  è  l' uovo  ,  che  dal  fuo  calice ,  o  dal  centro  della  mate-     ruffirufrà  di 
ria  gialla  fi  fiacca ,  od  è  fiaccato ,  e  cala ,  e  difcende  ,  od  è  tan-  veder    V  uc:o 
tofio  per  calare,  e  difcendere  per  la  tromba  nell'  utero .  Si  vede  fo- '"'''o«^''>• 
io  con  evidenza  infallibile  ,   quando  nella  tromba  è  calato  , 
ovvero  nell'utero,  come  il  Graaf  ,  e  tutti  dipoi  hanno  feli- 
cemente olTervato  :  ma  quando  è  ancora  nella  nicchia  fua  , 
o  nuotante  dentro  la  linfa  della  mammellare protuberanx.a  ,  egli 
è  per  avventura  cosi  diafano ,  e  sì  gentile ,  che ,  o  non  f\  ve- 
de ,  o  radiffime  volte ,  fc  non  fortunatamente ,  (i  vede .  Così 

L  difcor- 

{z)De  Formatione  Tulli. 


St  DeTeimicelti  Spermat. 

wiro  Jfnm  f  difcorro  dcD' embrione  nella  cicatrice  dell' uovo  ad  pollo  , 
T»l°dst''' Ji'  "°"  ancora  dallo  fpirito  naafchile  attuato,  o  meflo  in  moto, 
'/"omi'/fa"."^  o  fecondato.  Egli  è  dentro  quella  quaft  mola  cosi  diafano  , 
immobile,  e  dilicato  ,   che  le  pupille  acutil'fime  del  Malpi- 
ghi  fcorgere  non  lo  poterono ,  fé  non  dopo  la  fecondazione 
fua ,  imperocché,  fé  in  que' primi  momenti  (  benché fofle fe- 
"D'ifculth  ài  condato  ,  anche  a  loro  modo  ,   dal  verme  )  fcoprire  non  ^\ 
^'llrl"^ ^'"f  P""'  °  almeno  non  fenza  fortuna,  o  con  un' incredibile dif- 
'LvojiTtrl  "    acuità,  nella  fua  propria  nicchia  ,  quanto  meno  potrà  fco- 
prirfi  non  ancor  fecondato?  E  fé  effi  non  hanno  mai  potuto 
vedere  il  verme  nell'uovo  ,   anche  quando  lo  fupponevano 
entrato  ,  e  perchè  dobbiamo  veder  noi  '1  feto  non  ancora  be- 
ne ,  o  nulla  ,  o  poco  meno  ,  che  nulla  fviluppato  ? 
tjtlU  antM       ^^-  -^'^  facilmente,  a  dir  vero  ,   per  la  nerezza  fna  nelle 
if!hi{ant  nen  uova  delle  Rane  fi  fcorge,  quantunque  non  ancor  feconda- 
tncor feconda-  ce,  c dcntro  1' Ovaja  ,  fé  prelHamo  fede  ad  Oli7crofacobco(a) 
ufi i.Jìingui  a  i„  ,„g(i,o  ^  cosi  feri  ve  )  fiòftantia:  dbx  purSa  funt  nigricantia  > 
qns  fxtiim  raninum  covjìituitnt  ,    cioè  il  Girino  ;  lo  che  ancor 
io  notai ,  e  ne  feci  memoria  nel  mio  Trattato  degli  animali 
d  Jcalia,  annefso  2i\V  iftoria  del  Camaleonte  ^ffricano. 
Feto  neW  movo      12,-  H  Sig.  Martino  Lrftey,  (è)  che  nella  Storia  della  Natura 
prima  della  fi.  fentc  tanto  avanti  ;  Trofe£lò  fxttts ,  dice  anch' efso  ,   quxren- 
ttnJa^iene .      jifg  gfl  ,„  omnibus  ovis  :  ncc  alibi  continetur  :  animalcHlnm  dubiò 
procul  in  ovo  ipfo  ante  formatum  efl,  quamtttfaminam:irempaf' 
fa  efl,  atn  id  ejc&nm  ex  utero.  Etenim  cum  animalculnm  pre- 
cipua pars  vjì  fu  ,  ad  e^tts  integritatem  ,    &  perfeEìioncm  ipfis 
o-vi  mdimentis  adftt ,  net  effe  efl.  Altramente  fé  andafsic  la  co- 
fa,  0  inutile,  0  poco  meno,  che  inutile  parerebbe  in  ogni 
animale  femmina  l'aramirabiliffima  bruttura  dell'ovaia  ,  e 
dell'uova.  _ 

i^.  Il  mio  Dottiffirao  Amico  Sig.  Tatarol  nella  fua  accu- 

PetonelUaf.  ratifiìma  Storia  detla  'Cantaride  de' Oigl^  (e)  dopo  aver  ofser- 

V''  della  can^  vate  Ic  uova  piene  ,   e  perfette  nelI'Ovaja  delia  medefima  . 

rande  de  Gì-  pj-ima    che  il  mafchio  con  la  femmina  s' unifca ,  cosìlafciò 

ili  .prima  S  ef.   •:      .         '  n         <     ,,     i  i        , 

jcre fecondate,  fcntto  .  E  qucjla , s  ella bcn  panni  una  viva,  e  gagliarda pruova, 
'  per  avvalorar  l'opinione  intorno  l' efi/lerOia  dell' ovaja  nelle  femmi- 

'  ne 

\ , 

{■^)Dc B.inis  .  Cap. _J . p.  tu.  ^ 8. 

(  b  )  J/ÌJria  del  Camaleonte  africano  ,  fi.impata  in  reìxx.ia  l' ann» 

ljl$.  dall'  Herizp-  i;8. 
(  c  )  T^el  fine  del  mio  Secondo  Tomoflampato  in  T.idova  dille  T^uove 
Offervax.  ed  Efpcr.  pag.  iOj. 


Pmel  Cap.Xf,  S3 

fte  di  ciaf  curi  genere  d' animali ,  in  cui  flianfi  collocati  dalla  7v(<i- 
PUi-ii  nella  creazione  ,  o  produzione  della  madre  medefima  i  pìccoli 
feti,  che  de' effa  poi  partorire ,  onde  il  feme  del  mafcbio ,  che  vi 
s'infinua  ,  non  ferva  già  a  formare  gli  flcffi ,  come  fu  una  volta, 
creduto-,  e  da  altri  ancora  fi  crede,  ma  folamcnte  a  fecondargli , 
■e  adintrodur  ne'  mede  fimi  que'  principi ,  che  dieno  fpirito  ,  e  moto 
■alla  vita . 

.    14.  E  per  verità,  fc  dobbiamo  confiderare  il   modo  della     Altro ergo^ 
fecondazione  delle  uova  degl'Infetti,  delle  Rane,  delle  Boc-  ">"'"'  """" 
te,  delle  SaUrnanJre  ,  e  di  molti  pefci ,  conofceremo  ^e^-za '^J^f^^-^^' 
nebbia,  0  fenza  velo  ingannatore,  non  dipendere  quella  da'  j^n^  J'^j^  j„< 
vermicelli  Spermatici  ,  conciofliecofachc  dovrebbe  la  natura  -vermicM fp». 
piuttofto  fargli  entrare,  quando  la  fcorza  dell'  uovo  è  ancor  matUi . 
lenerilfima  ,  quando  J'uavo  non  è  cosi  perfetto  ,  né  ancora 
affatto  di  fughi  pieno  ,    e  finalmente,  quando  non  è  ancor 
involto,  difefo,  egclofamente  armato  da  quella  gelatina  vif- 
cofa,  in  cui  fempre   immerfo  fi  t^rova  .  Chi  non  vede  ,  che 
la  refi  (lenza  d.  Ha  corteccia  ,  la  pienezza  fua,  e  quel  tenace 
vifco,  ch'eftcrnamente  gì' incolla,  e  ammanta,  impediranno 
l'entrata,  e:  reflerà  impaniato  ,  e  immobile  prima   anche  di 
giugncrc  all'immaginato  foro? 

1 5.  Ma  rivolgiamo  -di  nuovo  l'occhio  alle  Oflervazioni  fé-    ojfervax^ieni 
deli,  e,  per  far  giuftizia,  incomparabili  del  Levvenoeckio  .  dei  Lewinn. 
Vide  più  volte,  e  in  diverfi  animali,  come  riferimmo  nel  tk'"> 'onuo  d> 
fecondo  Capitolo  ,  e  come  nelle  fue  Opere   più  diffufaraente  fi  "'"'"'• 
può  vedere ,  nafcere  quelli  vermi  ne'  terticoli  degli  animali, 
gli  vide  ancora  immobili ,  riftretti ,  ravviluppati,  e  com'egli      VirmUeU; 
diceva,  ancor  morti ,  dipoi  appoco  appoco  fi    facean  vivi  ì^^'^^r'^'^)'^' 
incominciavano  a  muovere  le  code  ,  aaJiviai    crelcendo  ,  ufiiceli. 
e  fciogliendoC ,  finché  arrivavano  ,  ad  cflcre  d'una  vifpezza 
incredibile  dotati.  Vide  di  più  nelle  Ofiriche  (<i)  come  mol- 
ti s'abbracciavano  ,  e  cos'i  abbracciati   nuotavano  ,  come  fé 
avefferoi  dic'egli)  atte/j  all'opera  della  generasiione  ,  ne  vedeva 
<le' maggiori,  e  de' minori,  de' vicini  al  nafcere,  de'gia  nati, 
•de' crefccnti ,  e  de'crefciuti  fino  alla  loro,  dirò  così,  deftina- 
•ta  virilità.  Se  la  cofa  è,  comeinvar;  luoghi  con  tanta  'l'i'S^"- f/"V7'i7f; 
za  deferiva,  chi  non  vede,  eflerc  queftì  una   razza  di   x-f >"- pl«,v^/ J/ 7«i 
iniformi  Infetti }-à^l  genere  di  coloro,  che  (tanno  fempre  vcr-fcmt  . 
anini ,  i  quali  nafcono,  crefcono,  e  in  quel   loro  Mondo  la 
Tpezie  fua  moltiplicare,  e  perpetuare  s'mgcgnano  ?  Non  eb- 

L     1  bc 


'j[a>}  ■Coinm.  ui,-canor.j>.  m.  ii. 


84  Diì'  I^ermìceìli  Spermat. 

be  fcrupulo  .    anzi  meritamente  fcnc  fa  gloria  ,  di  fcrivcrc  a 
un'£Iettor  Palatino  (^r)  che  avea  veduto  i  quafi  invifibili  In- 
fetti dell'acqua  unirfì  in  quella  all'  opera  delia  generazione  , 
dipoi  nafcere  ,  incominciare  a  moverfi,  a  nuotare,  e  divc- 
Prepa^ane,  e  nirc  finalmente  adulti,  ed  atti  anch'cffi  al  coito,  e  poi  avrà 
crtffono dintf»  fcrupulo,  di  pronunciare  ilmedefimo  de'verxnicelli  del  fcrae, 
i\  ftmt .         £-g  jj^  quefti  ha  tutti  gli  fteffi  fteffiHimi  fenomeni  difcoperto  i 
Non  ci  è  alerà  differenza,  eh' io  muoia,  fé  non  quella  ,  ch'egli 
Prigiudixit  preoccupato  finge,  nafcente,  0  dall'impegno,  o  dal  creder- 
^'J.'''^^'""'  gli  veramente  feti  di  quell'animale,  comes'era  ficco  incapo, 
'^  "'  di  voler  dimoQrare,  e  folìenere. 

16.  Ci  fono  molti  uccelli,  fra  quali  è  famigliare  la  Gal- 
FtcendaxioHi  \\^^  ^  ^^iz  per  fecondare  un  numero  non  ordinario  delle  fue 
,u'tt"/tìu  ('i.  "ova  ,  bada  uno  fpruzzo  folo  delmafchio,  E  pure  tutteque- 
"tmCrgua.       ftc  uova  non  efcono  in  un  colpo,  né  in  due,  ma  inpiìi,epiù 
fettimane  vengono  da  alcuni  efclufe,  perfezionandofi  un  do- 
po l'altro,  e  perfezionato  ufcendo  .  Vbi  itaque  intereatemporis, 
donec  dehitum  incrementum  funuxìH  ova,  habitent  animalcula  ,c  oi- 
improiabiUtH  fit  itnico in  Htcrum  e]c[laì  Cobi  ricerca  giuftamente  il  Lifter  (fc) 
della /((Onda-  ^\\^  quale  interrogazione  potrebbe  rifpondere  fottilmente  al 
y°"'    "  ''"'■  fuo   folito  il  Sig.  Andry,  che  intanto  fi  divertifcono,  e  pafftg- 
Errere  del  sit.  giando  Vanno  per  /'  utero  ,  in  etti  vivi  e  fettimane ,  e  meft  confer- 
dnd'y .  "vare  fi  poffuno ,  come  ha  fcntito  nel  mflro   Capitolo  ottavo  per  fua 

fentcnza ,  ma  non  fo,  fé  nelle  Galline,  e  negli  Ovipari  pof- 
fa  valere  quello  fuo  penfiere,  chcpcnfa  aver  tanta  forza  nel- 
la difefa  di  quelle  buone  Vedove  ,  che  il  nono  mefe  di  fua 
pregnezza  di  molti  mefi  oltrepaiiano,  mentre  nel  difcende- 
rc  l'uovo,  ch'in  alcuni  va  fempre  crefcendo  (  come  quafi 
ucttnil  di  P^''^  ^^  neve,  che  fopra  uno  Orato  d'altra  neve  giù  da  un 
fcend*"' dall' fronte  rotolando  precipiti  )o  {chiazzerebbe,  o  fuora  fpigne- 
tvaja   />jrofbe  rebbe l'infelice  turba  di  que' vermini,  che  nell'utero  ferpen- 
lunfo  la   c.«  Jqj  o  diguazzando  flavano:  quando  dimorare  non  gli  fa- 
ipuou  ^  un.  ^gjj-g  jy^^j  j;^(-cordo  in  un  qualche  laterale  alveolo  rintana- 
^"  '  ti,  in  cui ,  come  in  nguato,  l'uovo  difccndcnte  afpettalTero, 

e  vclociffimaraente ,  e  come  in  un  falto  azzanandolo',  den- 
tro miracolofamcnte  v'entrafsero . 
T>\ffiiuUiton.      17-  Ma  qual  groppo  di  difficultà  indilTolubile  qui  fi  pari 
t'aiisig.A»'  d'avanti,  non  vi  e  uomo  di  così  balfo  intendimento,  che  non 
"''>■  lo  vegga:  e  rai  parerebbe  di  perdere  inutilmente  il  tempo  , 

fCf 

(a)  Continttat.  ^>can.  pag.m.  jl.&  ^^, 
(  b  )  Epifl.  centra  f^Jìcma  L(wen. 


Farte  1.  Cap.X).  8j 

fé  ,  affaticar  mi  voMCì  nel  riferirle.  Amebafta  per  ora  lo- 
dare il  fuo  acutiffimo  ingegno  ,  moftrando  i  fuoi  fterfi  erro- 
ri la  rarità  del  mede/imo. 

i8.  Cerca  il  menzionato  Lifler,  con  quali  flromenti  faccia-  -^'i"  ^-ff'"'- 
no   1  vermicelli  fpcrmatici  1  foro  neli  uovo ,  per  penetrarvi  „,,„„^  ,■  p„. 
dentro,  come  fogliono  fare  que'vermi ,  che  le  noci,  e  Itf tu-  mietili  neliuir. 
ta,  e  gli  alberi,  ei  legni  trivellano,  non  coftando  dalle  of-  w,  ocomel* 
fervazioni  finora  fatte,  che   abbiano  uncini,  o  tanaglie,  o /'""*• 
forficctte,  o  pungiglioni,  o  alcun  ordigno  nella  bocca,  che 
roda,  o  fori,  o  trappani  la  tegnente  corteccia  del  medefi- 
mo.  Pronto  rifpcnde  a  quefta  difficultà  il  Sig.  Andry,  non     ^,ffi,j]a  jti 
effervi  bifogno,  che  buchino  la  fuddetta,   mentre  accorti  en-  ^i^.A^d'y . 
frano  per  lo  foro  ,  che  refìa  nel  fito ,  con  cui   l'uovo  flava  appiccato 
all' ovaja , come  s'ojferva ne' frutti  dal  Uro  ramo,  o picciuolo  fiac- 
cati . 

ip.  Vorrei  pur  difpenfarmi  ,  di  far  conofcere  al  Mondo  fJ^ii'dTsi'^ 
favio,  e  letterato  tanti  errori,  contradizioni,  ragionanoenti  '^^^^^    ''" 
falfi,  e  lontani  dalle  buone  leggi  della  Natura,  e  degli  uo- 
mini, che  quello  tanto  fìimaco  Francefe  continuamente  ap- 
porta, moftrandolo poco  fermo  ne'veri principi,  poco  pratico 
nella  Storia  naturale,  e  nò  meno  d'accordo  eoa  sòmedefimo, 
ma  la  verità  vuole  il  fuo  luogo,  né  porto,   ne  debbo  adula- 
re, nò  fingere.  Seavelìe  confiderato  ,  che  le  uova  ftannonel    uova,  <■»«» 
loro  fondo  per  lo  più  abbracciate  da  un  calice  ,  che  di  que-  flim»  nel!'  o-. 
fte  i  rami  fanguigni  alimentatori  non  fanno  un  picciuolo  in-  *"'/'». 
caftratto  dentro  il  medefimo,  ma  tutti  intorno  intorno  fi  di- 
fondono, e  C\  fpargono,  non  arcbbe  mai  detto,  che  ci  refli 
il  buco  nel  fico,  d'onde  pendevano  .  Io  ho  veduto  col  Mi- 
crofcopio,  e  fcnza  ,   migliaja  d'uova  di  volatili,  di  pefci , 
di  ferpenti ,  d'infetti,  e  non  ho  mai  avuto  la  fortuna  difco- 
prirc  quella  cavernetta ,  o  buco,  dentro  il  quale  s'incaftraf-  ^^^  ndU u0. 
le  il  picciuolo,  opcduiutilo,  per  cui  il  nutrimento  portavafi  :  vaahun0  mw 
onde  ftimerci  molto  il   Sig.  Andry  ,   fé  prefo  in  mano  un'  fividt. 
uovo  di  Gallina,  o  di  alcun'volatile,  odi  ferpcnte ,  odipc- 
fce,  od' Infetto,  moflrafle  il  fito ,   per  cui  ftava  attaccato 
all'ovaia,  e  fegnaflc  col  dito  il  foro,  o  la  buca,  per  cui  en- 
trò, o  entrar  doveva  quei  feliciflìmo  vermicello  .  E' vero, che 
nelle  frutta  fi  fcorgc  il  luogo,  dove  flava  appcfo,  ma  è  an- 
co vero,  che  d  trova  fempre  chiufo,  e  per  lo  quale  fcnza  ^ „} ^tm nel. 
laceramento  niun  corpo,  o  vivo,  o  morto,  che  non  fia  flui-  i^fraits. 
do,  può  penetrare.  Guardiamo  una  mandorla,  un  pinocchio, 
unanoce,  un'avvcllana,  non  ancora  fgufciati,  miriamotante 

grana 


S6  D^Fei-fnicellJ  Spcrmar. 

grana,  tante  frutta,  tanti  fcmi,  troveremo  in  raoltiflìmi  le  ve- 
ftigia  del  loro  gambo,  ma  non  troveremo,  già  la  becca  aperta, 
coa^e  viene  Tuppono.  Que'fafcetti  di  fibre,  di  trachee,  di  cana- 
Kuovtmtri^t  jj^  e  poco  prima,  evicpiìidopoloftaccamento,  ilfonoin.loro 
"nJu'frìna    rirtret"  >  fi  fono  fatti  nuovi  moti,  nuove  leggi ,  nuovi  vorti- 
ftaccattdal     cì  in  Una  partc ,  già  emancipata  dal  tutto  ,  e  che  debbe  reg- 
pr«./)r/o ^d»ì*j>,  gere  da  se  ,  nò  più   abbifogna  della  pianta  alimcntatrice  . 
Cosi  diciamo  dell'uovo,  il  quale  è  come  un  frutto  maturo  , 
Ce»)  (f  (/«■£  già  laccato ,  e  caduto,  che  nuovi  moti,  nuovi  fluidi,  circo- 
iiU'uno.      li  nuovi  ricerca,  nò  piij  abbifogna  de'fughi  dcil'ovaja.  Chiur 
fi  fi  fono  i  vecchi  fori,  e  aperti  de' nuovi ,  eJ  ordine  diver* 
fo  ,  e  diverfi  movimenti,  con  un'altro  interno  agitante  prin- 
cipio s'incominciano  . 
Voto  neW uno      iO.  Ma  concediamo ,  che  ci  fia  queflo  foro  ^  e  come  non 
roni\  può  ef.  geme  da  lui  quella  finiffima  rinchiufa  linfa  ,  e  in  un  batter 
■^r'  ^//"'f^    d'occhio  non  li  fa  vincido  ,  e  fmunto  ?  Può  rifpondcre,  che 
"Jt'^a    '  "     ^'^  ""^  valvula,  ch'è  quella'  appunto  ,  che  calca  poi  en- 
vXùu  ntir  trzto'ì  verme  feto  eoa  h  coda  ,  per  chiudere  in  faccia  aglial- 
movo  ì  una     tri  la  porta ,  ed  impedirne  l'ingrelTo.  Oh  mirabile  valvula  !  Oh 
tnera  favola  vifta  acutiffima  del  Sig.  Andry  ,  fé  l'ha  veduta,  e  fé  non  l'ha  ve- 
dtlsigAnd'y.  ^yjj^  q1^  fottiliflìmo  peiifimento  !  Enell'urtarla  ,  alzarla  ,  e 
aprirla,  che  fa  il  verme  gentiliffimamente  col  capo  ,  non  elee 
Vaiv.ia^efo-  allora  dai  lati  fdruciti  la  lubrica  linfa!  Eftando,  afuadetta, 
Tt  ntW  mv-9  l'uovo  fettimane ,  e  raefi,  in  qua,  e  in  là  balzato  per  l'utero, 
$mpugn^,.     ^^^  s'invifchiamai,  enon  fi  rammargina  quellagraziofa  val- 
vula alle  pareti  del  buco  ,  o  il  buco  al  di  fuora  non   viene 
maiempiaftricciato,  impaniato,  echiufo  datante  mucellag- 
gini,  -che  in  ogni  parte  fi  trovano,  e  come  quafi  /o>-;ca ,  l'u- 
tero internamente  fpalmano,  e  vertono?  E  quando  l'uovo  è 
attaccato  al  fuo  calice  nell'Ovaia,  faprei  pur  volentieri,  fc 
tutta  la  chiara,  o  linfa  natante  nella  cavità  del  medclimo  , 
entra  per  lo  buco  della  valvula,  e  fé  tanti  ramicelli  fangui- 
gni,  che  nelle  uova  delle  Galline  ,  e  d'ogni  Oviparo  chia- 
^agimì  ni-  ramcnte ,  e  fenza  occhiali  per  tutta  quanta  l'eficrna  buccia 
'Jjl'    ''^•^'-  ferpeggianti  allora  fi  fcorgono,  fieno  folaraente,  per  far  bel- 
la  viffa,  ovvero  perfolo  annaffiarla,  enutrirla,  nulla  gron- 
dando,  né  al  baflo  piombando,  per  quella  feltrato,  dentro 
il  cavo  dell'  uovo.  Ingomma  io  trovo  fempre  dottrine  com 
rare,  e  profonde  nelle  Opere,   cotanto  applaudire,  e  tante 
volte  riftampate  del  Sig.  Àndry,  che  mi  pare  di  fcntire   un 
Plinio ,  che  parli ,  dolendomi  folo ,  che  né  io  ,  né  alcuni  , 
•di  me  più  dotti  l'intendano,  quantunque  dd  linguaggio  del- 
ia 


Fai  te].  Cap.XI,  ty 

la  natura  non  tanto  ignari ,  come  fi  penfa ,  e  pure  Fappiarao 
di  certo,  che  nunquam  aliud  "ì^atura ,  aLud  fapientia  dicit  ^{a) 

ZI.  Ma  torniamo  al  Lifler,  il  quale  agramente  rampe- z,.;^,»  etntra 
gna,  e  col  Lewemcckio  rimbrotta,  che  per  fua  confeffione  •'  ift»'''»f»- 
non  abbia  ritrovato  i  vcimicelli  nel  feme  del  Gallo  :  ^lia  (^"> ■,<!""<* 
itaque(  dice,  fé  la  cofaè  in  tal  forma  )  atque  (tiia  generationis  '^'-'"^J'^J^f 
ratto  cfl.  Minime  quidem.  E.xndem  analogiam  effe  generationis  om-  calh . 
ninni  animalìum  credibile  ejl,  [ed  male  operam  pojwfii  ,  qu<tren- 
do  extra  ova  ammalia  ,  aliquando  nafcenda  . 

i2.  Se  il  Levvcnoeckio  non  gli  ha  ritrovati  ,  gli  ha  ben 
ritrovati  '1  Sig.  ^ndry(b)  o  perchè  fieno  i  Galli  di  Francia  '^""'"j  *''^: 
più  vermincfi  di  que' d'Olanda,  o perchè  fieno  i  fuoi  Micro-  ^'  jr'^^i"^  ' 
fcopj  pili  prodigiofi:  laonde,  fé  non  vi  fofie  altro  argomen-  cfrforme  il  * 
io,  era  difperata  la  caufa .  Certamente  il  Sig.  Elia  Camerario  sig.  Anti'y. 
non  ha  fapuco  la  fquifitezza  de'  Microfcop;  ddSig.  Andry, 
altrimenti  non  avrebbe  fcritto  (e  )  che  quantunque  i   vetri 
del  Mutfcmburg ,  del  Campana  ,  e  di  tanti  altri  meritino 
lode,  Lewcnnoech.ii  tamenindnfìria  rem  ultra  omnium  reliquorum  jJ-^JA*,!' ^'/ 
terminos  pofuit:  cofque   &  im.vi,num  amplitudine  ,  &  qucd  ca-  Litttnoeckit. 
pia  rei  efl,  claritatc  eximia  lthg:ffimè  fuperavit .  io  però  in  que- 
fto  fono  d'accordo  colSig.  Andry ,  e  concedo,  che  anche  ne 
Gallivi  fieno,  quantunque  non  in  tutti,  benché  fecondi,  e 
riefcano  più  difficili  da  difcoprirfi  degli  altri  ,  ma  per   altri 
fini,  come  dirò  nel  fcguente  Capitolo.  Non  balìa,  o  mio  Si-  cautde-    eh 
gnore,  ollervarc,  cfcoprire  nuovi  effetti  nella  Natura,  ed'  Mbe^vìrtun 
uopo  faper  trovare  le  cagioni,  e  i  fini  di  quella  (  nel  che  è  Filifcfii  jpirk. 
flato  giudiciofiffimo  ,  od  a  niuno  fecondo  il  nofiroMalpighi) '^""'^'• 
ponderare  tutte  le  leggi ,  fc  concordano,  non  efierc  cotanto 
prccipitofo,  né  con  tanta  fiducia  credere  fovente  ad  alcune 
femplici  leggeriffimc  congetture  ,  formando  Conclufioni  da 
non  poterfi.provarc,  né  ammettere  ,  o  fingendo  Ipotefi  piìi 
di  quelle  djl  vifionario  f/;/i  mofiruofe,  e  ridevoli.  K^ec  cre- 
do {  conchiuJcrò  col  menzionato  Camerario  (  d )  -Jtio  nibi  ver- 
furimi  qucnqiir.m ,  qttod  aliquid   m   ifìiufmodi   obfervationibus  re- 
qiàram  ultra  ccì,]eEluras  ,  facile  in  e>roremlabimur ,  fioculospban- 
tafta  velimus  'uvare  :  multa  etevim  vidcntur  ,  &  totifnnt,  multa  P'uJeiirt  am, 
funt,  &  nm  vidcntur;  cauti  igitur  dccidamta   ncceffe  efì\  tùm  *'/<"'*■' Carr*- 
maxime  ,  cutn  de  iftis  mimtils  fatuo  cfl .  'àiliu'ofcof^ 

xj.Mcn- 

(  :i)fjiVenat  Sat/r.  1 4.  (  b  )  Chapttr.  x.  D:s  vers  f pei  matte. 
(e)  EleB.  Medici,  ac  Thyf  fpechn.  uff.  ^. 
(d) Ivi  D  ffert.  Ep.fl.  S-  p.m.éi. 


88  DeFermicelli  Spermat. 

ij.  Mentre  vado  fcrivcndo  ,  e  me  ftcffo,  e  gli  amici,  fc 
Jl  sh.  vottcr  ™^i  polTo  ,  diffingannando ,  ra.i  giugni  una  Lcrceia  di  un  bra- 
Beno  di  Brt.  vo  Microfcopifta  ,  da  me  ferapre  veridico  ricrovato  ,  e  più 
/<•»«.  volte  citato,  che  una  nuova  fua  oifervazione  mi  avvifa  ,  la 

quale  ha  forza  di   rovefciare   affatto  ,  quanto  hanno  finora 
cosi  ingegnofi  Avverfarj  immaginato.  Sa  ella  (  dice)  averle 
..    altre  vdte  notificato ,  eh;  nel  mio  feme  diligentemente  cffervato  , 
T-jìè  '^^'^"'  "°"  '■"'  "'"'  veduto  vermicello  alcuno.  Oiiefl'  anno  (già  da  qiiattr 
anni  in  qua  fenx,ci  altra  prole ,  credo ,  hav^r  terminato  d'ejfer  fe- 
condo )  ho  ofjervato  (  fta  detto  con  ogni  ri-jerente  modcfìia  )  giuflo 
mZvfrmiZ'  ''  '""'  f"^'^'^  ^^  ultime  goccie  ,  efprcjje  dall'  uretra  dopo  l  ufo  co- 
fo    cht prima  n]ugale ,  ed  ojfervo  affai  cunof amente  ,  e(f ere  fatto  animato  anco  il 
r.on  era,  hin.  mio  femCy  ma  mi  femhrano  animaletti  affai  più  piccoli  di  quelli  , 
fbì  filando,    i-ijg  ho  o/fervati  in  altri  femi ,  quando  in  ciò  uon  vi  ccncorreffe  /'  aC' 
cref cimento  della  mia  età  ,   che  hora  mi  obbliga  agli  occhiali.  Le 
awanx,o  quefla  o{fervaz,ione ,  fopra  la  quale  mi  pare ,  ci  fta  mol- 
.  to  da  di f correr  e ,  parendomi  inojfervata  ,  vaga ,  e  degna  del  di  Lei 

fortijnmcltt.  intendimento  &c.  Se  così  è,  come  delia  fede  di  qucfto  ingenuo, 
tra  i  Fautori  e  dottiffimo  uomo  punto  non  dubito,  fempreppiìi  fi  fa  ma- 
d(i\a  gintra.  nifeflo,  comc  Ora  la  privazione,  ora  i'efilìenza  di  quelli  ani- 
v^nida'ver.  ^^\q^^\  ^Qn  leva,  né  aggiunge  forza  fecondante  al  feme  , 
ma  che  folamente  per  altri  fini  vengono  in  un  liquore  di 
tanta  importanza  dalla  natura  tokrati ,  e  permcffi. 

14.  Avrei  altre  prove,  ed  altri  argomenti  da  aggiiignere, 
Ptftifla  dtìf  per  far  vedere,  quanto  tutto  il  venerando  confcflo  di  cosi 
Auttrt.  celebri  Autori  vada  nella  fua  così  ftrcpitofa  fcntcnza  errato; 
ma  ormai  mi  avveggo,  d' ellere troppo  lungo,  etcdiofo  infi- 
no  a  me  fteffo  ,  e  pregiudicare  piuttorto  alla  giurtizia  della 
miacaufa,  che, da  chi  ha  buon'occhio,  prefto  veriffiraa  fi  ve- 
de ;  ma  avverta  ,  che  la  lunghezza  non  da  me  folo  ,  ma 
dalla  neceffit»  di  rifpondere ,  edifaminare  un  fafcio  intriga- 
tiffimo  di  tante  prove  degli  Avverfarj  dipende  :  laonde  mi 
farò  lecito  di  conchiudcre  con  Plinio  il  giovane  (a)  benché 
in  altro propofito  ciò  feri vefTc.  i^cùf  parla  dello  Scrittore  , 
ft  materia  immoretur ,  non  effe  longum  ,  longijfimiirn  ,  ft  aliquid 
accerfit  i  atqite  attrahit,  &c.  fimiliter  nos ,  cumtotam  villatn  ocu- 
lis  tuis  fubiicere  conamur ,  ft  nihil  indu^um  ,  &  quafi  devium 
loquitur  ,  non  epìflola ,  qu*  fcrihit ,  ftd  villa ,  qtix  defcribitur  , 
lotiga  eft. 

CA- 

(  a  )  Tlìn.  Junior.  Lih,  v.  Epìfl.  1 0 1 .  in  fin: . 


Part^e  1.  Cap»  XIL  89 

CAPITOLO        XII. 

Sì  cerca  l'ufo  de  vermicelli  del  feme ,  «on  ammejf» 
quello ,  che  fieno  feti . 

I.  Q  Trana  cofa ,  e  per  avventura  difpiacentc  molto  pare-  ca^;«tf   deir 
3  rà  a  coloro ,  che  dc'mifterj  della  Natura  poco  intcn-  e/hn"  </'' 
denti  gridano  inutile  una  ricerca  a  tutti  nota  ,  cioè  ,  che  *'""'  '''''  ff 
quefto  non  è  altro ,  che  un  effetto  del  peccato  del  primo  no-  ""  • 
Uro  Padre  Adamo,  un  gafligo  all'umana  protervia,  ed  una 
inarca  ignominiofa  delle  noftrcmiferie,  nafcendo  fra  verrai, 
vivendo  fra  vermi  ,  e  in  fine   pafcolo  reftando   di  vermi  . 
Trembles  donqf.es  Tyyans ,  òvers  de  terre ,  ò  cendrc ,  h pujfiere . , . . 
■    Tuifq/te  Ics  mouchcrons ,  les  vermiffeaux ,  les  poux  braventvo- 
flre  arrogane  e ,  e  trionphent  de  vous  .  Così  un'ingegnofo  Fran- 
cefe .  Ma  non  così  dicono  que'  Filofofi ,  che  nel  loro  fuo  ef- 
fcre  le  cofc  di  quefta  baffa  terra  difaminano  ,  ammirando 
anche  in  coftoro  un'alta ,  ed  infinita  fapienza  di   Domencd- 
dio,  che  gli  creò  prima,  che  Adamo  peccaffe,  e  colà  dcter-    jr,^^;  ;„  „„; 
minò  il  loro  Mondo  per  u  til  noftro  ,  come  dimoftrai ,  effe-  (reati  prr  ani 
re  flati  creati  anco  per  utilnoflro  i  vermi  (^t)  che  dalle  Ma-  "'•A'- 
dri  ereditati ne'noHri  inteftini  dimorano.  Il  L'^ìerC^)  penfa,  ^^^^^^. ^^^^^ 
che  gli  vermi  fpermatici  fieno  ne'  vafi  feminali  porti  folo  Ve-  pofti  nel  i,m't 
neris  incitamento,  &  ad  itifìammandam  virorum  libidinem ,  mail  fttondoU tìf- 
Dalcmpazio  (e  j giudicò  quefto  irritamento,  nafcefle  piutto-  '"• 
do  da'fali,  che  oltre  i   vermi  ,  vide   fcintillare  nell'umano  r.f(tt,  de' fall 
feme;  cioè,  che  dal  movimento  delle  loro  particelle  pun- '"//"<■'».',(-»• 
genti,  e  rigide  non  folo  fi  rifvegliafle  l'eftro  di  Venere,  ma/"'"""  ''  ^«• 
il  piacere,  o  un  certo  dolce  follctico,   o  titillamento  ,  per  par-   '"'f"^'*  • 
]ar  con  le  fcuole,  in  quell'atto  nafcefle.  Quale  di  qucftidue 
valenti  maeftri  tocchi   1  punto,  non  è  così  facile  da  decide- 
re :  io  però  ,  per  non   far  torto  ad  alcuno  ,  penferei  ,  che    c/W«v»  '»• 
aracnduni  fi  fodero  in  molti  cafi  apporti  al  vero  ,  ed  in  altri  tcmoqurjìi 
dal  medcfimo  allontanati,  parlando  particolarmente  dell'uo-  '''"  Autori. 
mo.  Abbiamo  fcntito,  che  in  molti  animali  prolifici  ,  e  in 
certi  cafi  1  Sig.  Bono,  ed  altri  hanno  olTervato  fenza  ver- 

M  mini 

^  a  >.  l<lella  rifpofla  al  T.  Borromeo ,  ora  ycfcoio  di  Capo  dìjlria 

nelle  nuoie  Offer.  &c. 
(b)  Z)e  Humor.  Cap.  41. 
(e)  Epiflcl.  citat.t.  :. 


i}è  De'  Vermicelli  Spennai. 

rflro  tinirt»  mini  '1  femcj  e  pure  niuno  fi  muove  all'opra  ,  fenza  ,  che 
>'"'•"  ff"\.o  \n  qualche  maniera  s'ecciti  in  lui  l'eflro  di  Venere.  Cosi  in 
}em7cntra1l ^^^^'^^^^  ^^'  pignori  Avverfarj  le  donne  fono  prive  di  ver- 
Lijhr""  '  mini,  e  ciò  non  oftante  quanto  in  alcune  la  lulluria  s'in- 
O/i  «///<r  </«/>.  fiamma ,  e  a  quanto  alto  grado  ofcende  ,  fino  a  levarle  di 
"' .  fenno?  5ifa,  chea'Muficie  fiato  troncato,  o  fbarbicatoaf- 

^/J^'*"^"*' fatto  il  nido  di  quelli,  ritrovandofi  dopo  morte  le  loro  fé» 
"■  '  minali  vcfciche  grinze,  f«]uallide,  e  fparutc,  e  pure  alcuni 
fono  più  lulluriofide'ncn  caftraii,  ne  per  quello,  che  dico- 
Nt'vtccbi  0"°'  *^'  fonetico,  o  di  diletto  fon  privi.  Me' vecchi,  per  of-, 
/Tf- rr-w^/.^r;  fcrrazione  del  Sig.Andry,  ne'tra vagliati  dal  Gallico,  odai- 
d4ilmalFranA^  gonotrea  fono i  vermi  o  languidi,  0 moribondi,  o  mortij 
'■'•/'•  nulladimeno  ci  fono  de' vecchi,  che  non  la  cedono  nel  folle- 

licamento  libidinofo  a'  giovani,  e  degli  appettati  dal  galli- 
co", che  lufureggiano  più  de'  fani  .  Mon  fono  dunque  fcm- 
Non  fono  ;  P*"^  '  Vermi,  che  eccitino  l'eftro,  0  che  a  Venere  infiammi- 
Termi  editati  "o ,  quantunque  fia  probabile,  che  anco  quefti  alle  volte  a 
dalla  Jufuria.  un  tale  eccitamento,  o  a  una  tal  fiamma  concorrino  ,  pen- 
fando  veramente,  che  ci  veglino  i  fali  ,  ma  che  non  badi- 
no, richiedendofi  oltre  qucfti  gli  fpiriti ,  e  fervendo  i  fali  , 
come  di  fiimolo,  e  di  fprone  ad  una  tale  faccenda  ,  come 
anco  d'un  foave  irritamento  elle  membrane,  che  il  diletto 
l'^ra   ragi/ive  cagioni .  Quel  furiofo  fiimolo,  che  fi  vede  nella  più  fervida 
tieii-  tflro  V*  età,  non  tanto  da' fali,  quanto  dalla  copia  degli  fpiriti  na- 
*"'"•  fce,  oficrvandofi,  che  maturando  quella  ,  quantunque  s'efal- 

tino  i  fali,  calano  le  forze,  e  il  brio  di  combattere,  fegno 
evidente,  che  quelle,  e  qucfto  più  da  un  certo  balfamo-oleo- 
fo-ixilatile ,  o  da  un  non  fo  che  impetum  faciente ,  per  parlar 
con  Ippocrate,  che  da  un  fai  ino  tcrrefire  dipendevano. 
2.  Se  è  lecito  il  far  parola  in  una  cofa  cotanto  ofcura  » 
Ptrfiirt  dtirnà  piacerebbe  d' aggiugnere,  che  i  nofiri  vermiceJli   fervif- 
jiutore  iMcr.[^xQ^  ^jj^rg  i  detti,  ad  altro  più  recondito  fine:  cioè,  ch'cf- 
•^J^^jf"^'^**''"' fendo  il  feme  un  liquore,  condannato  a  fiagnarc  per  qual- 
»/«  I  ttt  y-^j^-g  tempo  fuora  del  cirolo  del  fnngue,  e  ad  afpettare  la  vo- 
lontà dell'uomo  ad  ufcire,  correva  pericolo,  chele  parti  fuc 
mucellagginofe ,  e  vifcide   troppo  infieme  s'intralcialTcro  , 
s'  avviticchiaflero,  e  s'addcnfafTero  ,    un  corpo  fodo,  non 
più  fluffibilc,  e  difcorrcnte  formando:  il  perchè  la  Natura 
volle  provedere  a  un'inconveniente,  tanto  allucmo  ,  ed  all' 
umana  propagazione  funefio  .    Mifc  dunque  ne'fuoi  canali, 
corfervare  la  ^  ^'^fcchc  un  popolo  di  minutiffimi  verniicciuoli ,  agiliflìmi , 
guidila  dtìfi,t  pronti  al  moto,  acciocché  quefii  infinuandofi  di  fibra  in  fi- 

bra. 


Part.  LCap.  XII.  91 

bra  ,  di  molecola  in  molecola ,  la  loro  troppo  (Iretta  imio-  dn/trtare  u 
ne,  e  combaciamento  impedilTcro  ,  refpingcndole  ,  agitan--^""'"'^  ''''^'• 
dole ,  e  in  un  continuo ,  e  perpetuo  moto  tenendole . 

j.  So,  che  alcuni  dotti  anatomici  vogliono  ,  che  il  feme  j.,;„,   ^,  ^;. 
anch' eflb  circoli,  rialTorbitoda' linfatici ,  o  dille  boccucce  la-  eoli .  ' 
cerali  delle  vene  ferpcggianti  in  quc'luoghi,  mi   io  temo 
force ,  che  fé  parlano  di  tutta  la  più  grolla  corporatura  del 
medefimo,  non  poco  s'ingannino,  potendo  bene  i  linfatici  , 
cgl' invifibili  forellini  di  quelle  più  checapellari  vene,  rcif- ^j"'^^'"^'^/*'' 
forbire  la  porzione  più  fottile  ,  più  volatile  ,   e  più  iìerofa  ''ìu^Z'nU 
del  detto,  ma  non  gii  quelle  ramofe  fibre  ,   che  gli  danno  pj^.vyà . 
qu:l  gioflo,  quel  tenace,  quel  pefante,  che,  à  mo' di  cer- 
ta non  ignobile  pania,  lo  compongono.  Veggiamo,  eh;  in 
quelli,  che  troppo  fpe/To  frequentando  i  campi  di  Venere  , 
e  acquofo  il  feme  ,  men'acquofo  ne  mcn  lafcivi  ,  più  vifci-  ^'^'jf"  '"ft. 
do  ne'  più  cadi,  e  ne'  caftiflimi  fempre  più  denfo  ,  e  nioJcO/>iI^X//J'mfrf' 
prolifico:  la  quale  diverfità  a  me  pare  ,  che  fucceJere  non  t„j, „aff a . 
dovelle,  fé  tanto  la  parte  groffa,  quanto  Ja  fottile  del  feme 
folle  dalle  vcie ,  e  da'  linfatici  continuamente  ingoiata  ,  e 
portata  in  giro,  a  falutare  tutte  le  parti  del  noftro  corpo  . 
lo  fono  dunque  con  loro ,  che  la  parte  linfatica  ,  o  fierofa 
circoli,  tantoppiù,  quando  penfo,  che,  fé  veramente  quel-  jjanni  dil  f^. 
Ja  ftagnalfe  ,  correrebbe  a  rifico  ,    d' inacecidi,  o  inagrirfi,  tojiagnantt , 
come  veggiamo  qualche  volta,  clferc  proprio  della  medefi- 
ina  ,  quando  fuora  de'  canali  o  fanguigni  ,   o  linfatici  in 
qualche  alveolo,  o  ccllecta  s'impaluda,  e  ftagna. 

4.  Quefta  pure  farà  il  cibo  de  noltri  vermi,  in  quella  di-  C'*ajr<-——- 
guazzeranno,  e  ftaranno  in  quella,  come  nell'acqua  piova- ^„^'/^^ 
na  delle  ciftcrnc,  o  in  altra  fimile  Hanno  tanti  millioni,  e 
millioni  di  vermicciuoli,  a'no.Tii  occhi   nudi  invifiSili  ,  co- 
me abbiamo  fentito  dal  Letvcnoc.kio  ;   e  ficcomc  beviamo 
impunemente  quell'acqua,  e  fcie  ferviamo  pe'  cibi  e  ci  ap  ^"J""  »"■'"'■ 
par  limpida  ,  incorrona  ,  fanifTima ,  e  dolce,  cosi  farà  in-  ""f* '''^'"-  , 
corrotta,  fanufima  ,  e  dolce  quella  hnfa ,  in  cui  que  tanti ,,  „^^  „,,,^j 
innoc:ntir/ìmi    vermicciuoli    allignano  ,    e  niua  danno  im- 
maginabile apportano. 

y.  Ne  fi  ere  U  gii,  che  pofia  mai  mancar  loro  quella  lin- 
fa ,  quando  agli  uomini  non  manca  il  cibo,  e  la  bevanda  ,     ciJo,  come 
perocché  circolando  continuamente  il  fangue  per  quelle  par-  "o" p'/T;"^""^- 
ti ,  è  neccffità,  per  i  pori,  fcmprcatale  vagliamento,  o  fel-  '^'it"^" jj'r,. 
trazione  aperti,  che  continuamente  fcne  vagli,  o  fene  fel-  m* . 
*fi,  e    così  deatro  i  lifoncini  ,    o  le  fiflole  degli  ordigni  ni 

M     2,  gran 


cell.dfl    Ci 


cmt 


92.  De  rertnìcelli  Spermat. 

gran  lavoro  deftinati,  per  lo  che  nonm.inch:rà  a'  vermicel- 
li giammai . 
Semipttnfi.      <^-  Mancarono  bene  quefti  probabilmente  a  uno  sfortuna- 
t«to  akuna    ciffimo  Franccc ,  nel  quale  il  fcme  petrificoffi  nc'vafi  fuoi  , 
fiata  ne't^/f  fé  all'  Autore  dello  Zodiaco  M::dico  Gallico  prediamo   fede 
^""-  {a  )  Quefti  fu  il  Sig.  Saulx  Parigino,  il  quale,  dopo  avere 

avuti  molti  figliuoli  dalla  prima  oioglie  ,  pafsò  alle  fecon- 
de nozze  felTagenario ,  non  mancandogli  in  quella  età  nero- 
burtezza,  nò  falute,  per  foddi^fare  agli  obblighi  del  Matri- 
^  monio.  Sed  inflitutum  (  cosi  parla  la  Scoria  )    mfelix  fticceffus 

txcepit ,  et  fi  libidmis  <efiu  continuò  impellere  tur ,  ac  f^pè  rigida 
eresio  illius  Comes  effet  ,  coitits  tamen  femper  imperfeRus  fuit  , 
illius  culpa ,  ìiec  enirn  e]aculatio  unquam  confeqimta  efì  ,  quapro- 
pterfniflra  adhibitis  irritis  conatibus ,   quo  votis  potiretrir ,  fra£ia 
tamen  naturali,  &  univerfali corptris  economia ,  in  morbum  inci- 
dit ,  brevi  fiinejlum  ,  fubfinem  anni  preteriti ,  decimo  o[l. ivo  men- 
feà  poflremis  nuptiis .  Morto  l'apn  il  Sig.  Trou  Chirurgo  ,  e 
trovò  la  gianduia  detta  f^erumontana  così  tumefatta ,  e  indu- 
rata ,  ut  molem  exigux  titicis    jjHglandis   xqiiaret  ,  ideoque  femi- 
ìli  tranfitum  omninò  pracluderet:  qui  effe6ìns  à  longo  tempore  in- 
dulius  videbatnr ,  nulla  manifefta  deprehenfa  caufa .  Ma  quello  , 
che  è  degno  d'ammirazione ,  e  che  fa  molto  a  noftro  pro- 
f>!ttru7T*  nt  P^''^^  >  f'  è ,  quod  materia  fpermatica  cohtbita  in  vafts  ,     ibi  in 
vafi  ejacuU-  l'^pidem  obduruerit  ,  adeò  ut  zafa  c^aculantia  lapidibus  durijfimts 
lorj  ,  e  ìan.  fcaterent ,  plerifque  fere  rotundis,  magnitudims  propc  ,  &  forma 
tiattri  Jet  fé.  pifor„ffi  qnadragefm<£  tempore  in  efcam  venientiutn . 
"J*"  .      7.  Pare  dunque  ragionevole  il  credere,  che  mancaflero  in 

■y„  mietili  agi.  quello  intelice  i  principj  moventi  ,  ed  agitanti  1  fcme  ,  ac- 
/owi  7 /«/;f  .  ciocche  non  fi  quagiiaHe,  e  impietrafl'e ,  cioè  i  noftri  vermi- 
celli,  deftinati  dalla  natura  a  un  tal  fine. 
conftrmay».  8.  Da  qucfta Storia  fi  cava  ancora,  quanto  fia  probabile 
f>t  del  dato  di  il  da  me  efpofto  di  fopra,  cioè,  che  tutta  la  corporatura 
fcpra,  del  feme  non  circoli,  e  che  per  l'eftro  venereo  non  baftino 

i  fali  ,  né  i  vermi  ,   ma   fieno  ncceffar;  gli  fpiriti  ,  che  nel 
j/-,>,v;  «,/■//.  lu  (Tu  riofo    Francefe  certamente  non   mancavano,   conciof- 
fa'j  nella  pti.  fiachc   libidinis  tclìii  continuò    impellebatur  ,    ac  ftpè   rigida  erer 
ina  di  Ventre.  ^/^  ,//^,^^  comes  erat ,  per  poter  cozzare  col  corno,  con  cui 
coxxano  gì:  Vammi  con  le  Donne  ,  per  parlar  col    Boccacio  , 
benché  i  fali ,  e  i  vermi ,  da  un'  aura  Coryonica  ,  (  direbbe  al- 
cun'amante  di  belle  parole)  follerò  reftati  miferamente  la- 
pidefatti.  CA- 

(ùj  .Ann.  X.  MinfM.irlii.  Ohfer,  iv.  pag.  m>  74. 


Punel.Cap.XllI,  '  <>3 

CAPITOLO      XIII 

si  dif umiliano  le  ragioni  apportate  dal  Signor  uindrjr  ,  e 
alle  ìnedefime  fi  rifponde  . 

I.  r\  Uantunque  fuperfluo  paja  ,   e  difdicevolc  ,  levare  i  ^^'^y ''''^ ^"' 

\J  rami  da  una  mal  nata  pianta  ,   quando  il  tronco  è 
tagliato  ,    e  dalle    radici    fvelto    :    nulladimeno  ,    perchè 
alcuna  fiata  accade,  che  trovando  quefti  un  focile  terreno  , 
poffono  rigermogliarc  di  nuovo  ,  e  far  ombra,  mi  prenderò 
ia  pena  di  recidere  anco  quefli,  acciocché  in  avvenire  refti-  „;r^„j^^  ^^ 
no  affatto  inariditi  ,  e  fprezzati  ,   lafcino  il  buon  lume  alla  ^^f^'„"  '2'ì',' 
verità ,  né  mai  più  da  cosi  nere  tenebre  s'infofchi .  Rami  fo-  Avvtrp,tj,pir 
no,  e  rami  Aiperbi ,  e  ombrofi  della  novella  pianta  ,  le  ra-  "jf""'  '/W/- 
gioni,  e  le  oflcrvazioni  del  Sig.  Andry,  per  lo  più  da' vaio-  '"''''■'• 
rofi  Difenfori  di  tal  fentenza  cavate,  onde  a  loro,  ed  a  lui 
m'attribuifco  l'onore,  di  brevemente,  col  dovuto  rifpetto  , 
prefentare  le  mie  rifpofte. 

I.  Dico  dunque  alla  prima,  non  ritrovarfi  vermi  ne'fin- 
ciulli,  e  nò  meno  nell'ultima  vecchiaia,  perocché  nel  primo  *?'''.  '!"'  '' 
cafo  non  ci  è  ancora  il  loro  cibo,  e  nel  fecondo  manca.  "pl'fj.i'*!  „ 
i.  Sono  languidi  ,  e  per  lo  più  morti  nelle  Gonorree,  e  chino  i  vermi 
nelle  Galliche  malattie,  perocché  viene  ifporcata,  viziata  ,  cs.i,  ni  fan 
e  corrotta  quella  dolce  linù,  che  gli  nutriva.  *■'"'''.>  '  "'"' 

5.  Non  fene  veggono  negl'  impotenti  ,  pofciacchè  il  loro  ^"^J^lm^^ 
Seme  è  di  cattiva  qualità  dotato,  e  /ìccome  è  inabile  ,_a  fé-  p,r'cb}  lamlii 
condarc  le  uova  ,  cosi  è  inabile  ancora  a  nutricare  i  ver-  di,  0 morii  : 

mini.  P èrebi  non  (i. 

4.  Nelle  Ovaie,  e  nelle  uova  delle  femmine  venni  non  fi  "j';'&£'"'<"^f- 
ritrovano,  perciocché  non  vi  e  quella  tal  linfa  determinata,  ^^'7//^7«/:^- 
per  alimentargli,  né  quel  bifogno,  che  di  loro  dalla  Natu-  m trotino n,!U 
ra  fi  cerca.  In  quella  linfa  però,  0  fiero  ,  che  fcappa  dalle  ovaje^id uovi 
lagune  del  Graaf,  che  volgarmente  il  Seme  della  Donna  vie-  dtn,fe,nrnine:. 
ne  creduto,  afferma  il  Sig.  Bono,  d' avergli  oflervati  ,  come  si'wdo'nn"-'c. 
detto  abbiamo.  Anche  nel  nofiro  corpo  fono  lUvifi,  per  co-  •"'.  ' 

sì  dire,  i  Regni,  e  le  Provincie,  e  i  nutrimenti  agi' Infetti, 
come  nel  Mondo  grande  f\  vede . 

y.  Sono  i  vermi  tondi  delle  intefiina  dell'uomo  anch' eflì  viffererr^t  ipe- 
alquanto  differenti  da  qtie' degli  altri  animali  ,  come  ho  di-  (ificbtiivtr- 
mofirato  nelle  mie  nuove  Offervazioni ,  ed  Efperienze  intorno  a.'  -'"'^  . 
'Vermi  del  corpo  uì/iano,  e  de  ditelli.  Gli  altri  animali  pure  han- 
no 


<r4  De' F'ermicellt  Sfernut. 

no  il  capo  groffo,  quando  fono  embrioni,  a  propor2Ìone  del 
corpo  ,  come  in  tanti ,  e  tanti  ho  olFcrvato  . 

6.  Tutto  fi  concede;  ma  non  per  qiicfto  fono  vermi  feti. 
^^"fi'o  ""'-  7.  Qucfto  parimenti  fi  può  concedere  ,  moftrando  folo  , 
T tf'rè  c^rmiclic  nel  Seme  fieno  molti  vermi;  ma  non  provandogià,  che 

Del  fnnt    non  lìcnO  tanti  feti  . 

mejira  ,  ibt  g,  la  coftoro  Ci  fa  conofccre  non  tanto  poco  pratico  dell' 
9f"^' ^'""'/'- origine  de' vermi  del  corpo  umano,  quanco d;lle  Mediche Sto- 
^'vtrminon^'^'^'^-  ^^  nianifcfiano  i  vermi  nelle  ftjari  inai  igne  i.  ma  non  fi 
gtmrano  w/f  generano  allora.  Vi  erano  avanti ,  o  mio  c.iro  Sig.  Andry  ; 
febbri  maligni,- m\  pcrchc  flavano  quieti  ,  non  fi  fap:va  ,  chz  ne  meno  vi 
'""  /> '"""'f^- ioRcto .  Accefa  la  febbre  ,  e  viziati  i  fughi  ,  che  dentro  il 
•^''^';^^^^,/,,  cavo  delle  intefiina  fluifcono,  tentano  la  fuga  ,  fcntonoi'in- 
febbri  maligne  c\zmzn^^  del  luogo,  c  i  fughi  rendati  oQili ,  da' quali  fovcn- 
fimanifeftinoiiQ  vengono  uccifi  ,  d' Onde  cavano  i  favj  pratici  un  funefto 
vermi.  pronoiTico ,  fiflatendo  alla  forza,  e  malignità  della  cagione 

morbofa . 
Tempo neccffii.     5).  Bifogna  dar  tempo,  che  altri  vermicelli  djl'e  lorouo- 
'«"". ''^'"  r- va  nafcano ,  e  crefcano,  benché  non  fieno  tanti  i":;ti ,  lo  che 
neraxtone.      pjjj  ^  ^  mcno  nclk  generazione,  o  mamfeliaiiione  d'ogni  ani- 
mate certamente  vi  vuole . 

IO.  Tutte  le  fperienze,  ed  oflervazloni ,  che  dipoi  appor- 
r irmi  nel Se~^^y  altro  non  provano  ,    fé  non  che  fieno  vermi  nel  Seme  , 
rr.e  atardati .V\z\  che  già  partiamo  d' accordo .  Non  paleremo  mica  d'ac- 
cordo, fé  conceflb  ancora,  che  i  vermicelli  follerò  feri,  af- 
pcttare  debbano ,  di  entrar  nell'uovo,  folam:nte,  quando  è 
neir utero difcefo ,  mentre  i  feti  trovati  nell' Ovaia  ,  mfra  gì' 
^fJ^'-^'^/'^-intertini,  e  nelle  trombe  Fallopiane,  di  pretta  falGcà  lo  con- 
Andry    '^"""vincono,  ficcome  facilmente  lo  convincono  dell' immaginato 
foro  dalla  parte,  dove  flava  attaccato,  per  cui  entrino,  mea- 
trc  entrare  dovrebbono,  quando  e  ancora  attacca  to  ,  reftar»- 
do  fecondate  le  uova,  ancor  aderenti  all'ovaia,  comcda'ca- 
Vahulaneird  poco  fi  detti  fi  cava ,  oltre  ii  già  appcH-tato  nell'antcccden- 
"w  ^IT"'"*-'^^  Cipitolo  undecimo,  per  levar  quella  frottola  dalla  Medi- 
la/ ll,'^'''^1ca,  ed  Anatomica  Storia.  Più  non  parlo  delia  valvuletta  fo- 

««    verme  ,  è         '  , ,      1.  11/-  «in.-  1         1  1 

«'>o/)r.//a /a. g'iata  alla  bocca  del  foro,  ne  dell  mgegno,  che  ha  il  ver- 
^o.'a  del  Signor  me  di  puntellarla  con  la  coda,  e  di  altre  fimili  fanciullaggi- 
Andry^  e  del  ii\  ^  q  fcmpiicita  da  uomo  troppo  dabbene  credute ,  imperoc- 

Jucaautt.         ^|j^^    ^^   jjj^  jjjj   ^j^j^   ^^j^Q  ^q|-^ 

Autorità  muT  D.t  farft  U  fcgno  della  Santa  Croce . 

inirf'^ojfkac      II.  Quanto  alle  autarità,  che  da  alcuni  vengono  appona- 
tc,  SI  di  antichi  Filofofi  ,  come  delle  facrc  carti ,  e  infui  di 

Poe 


Paui  J.Cap.XUI.  55  j 

Poeti,  io  le  chiamo  cfplicazioni  ,  e  ftiracchiaturc  ,  fìmili  a 
quelle,  che  i  falfi  Sacerdoti  a' detti  de' loro  Oracoli  ,   dopo 
fcguiti  i  fucccflì,  facevano  :  nella  maniera  appunto,  che  al- 
cuni invidioli  della  gloria  del  Secol  noftro,  né  la  circolazio- 
ne del  fangue,  né  i  vali  lattei,  e  delia  linfa  ,   né  tanti  fco-  UvUìa  (/•op- 
primenti negar  non  potendo ,  vogliono,  che  Ippocrate ,  Ga- <■<">» <>//<« ^if/* 
leno,  ed  altri  antichi  Maeftri  tutto  già  veduto,  cfcrittoavef- ^'''"'■^"'/"*- 
fcro,  non  accorgendofi ,  che,  fc  ciò  foflc  vero  ,   vengono  a  "' 
tacciare  un  pc^olo  di  fapientiilìmi  Coraentatori ,  e  Interpe- 
tri,  checonofcergli,  e  manifeftargli  nonfeppero,  ovvero  gli 
fteiil  antichi  Padri,  che  con  intollerabile  ofcurità cofc  cotan- 
to neceflarie  non  ifpiegaffcro,  per  farne  buon' ufo,  quantun'- 
que  tanti  grofliflimi  Libri  ftampaffero  . 

II.  Tutte  le  altre  prove,  che  Jicl  Capitolo  quinto  mi  fo-     P^ìpefisetU 
no  prefo  la  cura  d'efporre  ,  e  tutte  le  Analogie  delle  muta- ^l""'  d-bif^io. 
zioni  degl'Infetti  facilmente  cadono  ,  fé  attentamente,  e  fen- "'»"""' ^^  • 
za  paffion giudicando  fi  ponderano,  eiTendo malamente,  ead 
arte  a' vermicelli ,  creduti  feti,  applicate,  lo  che  facilmente 
Sa  chi  è  pratico  della  vera,  e  femplice  naturale  Storia  ,  nel 
folo  libro  della  gran  Madre  imparata,  fi  conofce  ,  fé  fi  pa- 
ragona con  ciò,  che  ho  d'atto  di  vero  veriffimo  nel  Capitolo 
decimo  intorno  alle  leggi  inaicerabili  di  tutti  gli  ordini degl' 
Infetti,  e  in  fine  delle  Rane.  Così  tutti  gli  argomenti  mora- 
li,  l'analogia  delle  piante,  e  uitti  que' curioiiffimi paragoni 
della  nafcita  dell'uomo  con  una  pianta,  conunarana,  con    Schtr^;, f  .n, 
una  mofca  della  Galla,  con  la  Vipera  ,   con  un  pollo,  <:ol  *'«""• 
bombice ,  o  baco  da  fcta  ,  e  finalmente  colla  formica  fono  tut- 
ti,  pcrvero  dire,  sforzi,  e  fcherzi  d'ingegno,  ecomegiuo- 
chi  di  mano ,  per  trattener  la  brigata  ,   facendo  loro  vedere 
fallì  miracoli  per  veri,  per  non  dir  Lucciole  per  Lanterne  , 
che  mi  fono  prcfo  dileuo  di  aggiugnere . 

i^.  Troppo  lungo  farei,  fé  tutto  ad  un  per  unodifamina-  i(}fl,if,oni  M 
re  voleffi  ,  e  di  prova  \\\  prova  andando  farpalefcil  falfo  lu-  Autort . 
cido,  che  abbaglia,  o  il  curiofo  impatto  di  tanti  colori,  gra- 
ziofo  si;  ma  ingannatore.  Chi  ben  mira  il  fondo  d:lle  ope- 
re della  Natura,  chi  ben  pefa  le  leggi  fue,  veramente  vi  tro- 
va una  certa  generale  uniformità;  ma  ne' generi  cosi  diifor- 
mc,  che  non  può  giammai  rettamente  appi icarfi  ad.ognuno, 
fc  non  fi  tira  ,  o  fìrafcina  a  forza  ,  e  non  fi  fa  apparire  a' 
meno  cauti  ,  e  a'mcno  pratici  quello,  che  reilmente  none, 
ne  effere  vi  può,  fc  tutti  efTere  d'un  folo  genere  non  dobbia- 
mo, cioè o  tutti  piante  a  un  modo,  0  aunraoJotuttibeftie. 

14.  Né 


grf  De*  Vermicelli  Spermat. 

NfD  mjìtaU  i^,  isji  punto  mi  move  ,  il  poterfi  fpiegare  tutti  quanti  i 
s%'t/i'l  ""fenomeni  della  generazione,  porto  il  Siftcma  degli  Sperma- 
ttrJ'fpì'tarlTn  "ci  vermi ,  imperocché  veggiamo  ,  che  tutte  quante  le  Sette 
fa»lch  f7)s</(.  de' Medici ,  e  de'Filofofi  ,  porte  le  loro  dottrine,  eiloroprin- 
tiatiif,fiomr.cipj,  o  veri,  o  falfi,  che  fieno,  fpiegano  con  un  pocod'in- 
!«'.  gegno  tutti  gli  rteffi  fenomeni ,  e  pare  ad  ognunolafuafpio- 

gazione  chiariffima  j  e  che  gì' interroganti  Soddisfatti  ne  re- 
nino, o  reftar  debbano,  e  niun' altra  cagione  trovar  fi  poffa 
della  loro  migliore.  S'afcoltino  quelli,  che  donano  tuttala 
gloria  della  generazione  alla  Donna,  quelli,  che  la  danno 
tutta  all'Uomo  ,  anco  fenza  le  immaginette  de' vermi  feti  , 
quelli,  che  vogliono  l'uno,  e  l'altraconcorrcreper  metà  al- 
la grand'  opra ,  e  un  gran  numero  di  Sirtemi ,  non  folo  fra 
fé  diverfi  ;  ma  contrari  ,  fi  richiamino  alla  difamina  ,  tutti 
■  ■  quanti  apparentemente  bene  i  fenomeni  della  generazione 

vanno  fpiegando,  e  giurerebbe  ognun  di  loro,  che  in  niun' 
altro  modo  poffa  la  Natura  operare.  E'  verfaeile,  per  dir  co- 
c/maiteiftgtg»f^\^  l'umano  ingegno,  ed  in  mille  parti  pieghevole  ,  e  in  un 
i""  /"i.        ^.gyjQ  modo,  quafi  diffi  ,  anche  creatore  ,   onde  può  fingere 
così  beile,  così  plaufibili  idee,  anzi  fovente  ne  finge  di  cosi 
verifiroili,  che  pajcno  vere.  Nella  rteffa  maniera  diciamo  ora 
di  chi  fortiene  lafentenza  de' vermicelli  ;    può  con  ingegno 
fpiegare  anch' effo  quanto  veggiamo  ,   e  non  veggiamo  nell* 
opera  della  generazione;  ma  non  per  qucrto  fegue,  che  in- 
VtTìifn-.ih ,  fallibilmente  fia  la  vera.  Si  può  al  più  dire  ,   che  fia  verifi- 
qua>:to  J^Krà.  ^\\^  .  ,na  querto  verifimile,  con  tutto  ,  che  molti  in  lui  (i 
'^ '"'"''^''''•'''- quietino,  e  di  lui  fi  rifidino,  e  fi  contentino  ,  io  lo  giudico 
■  una  larva  ingannatrice  ,  un  veleno  occulto  ,   e  dolce  ,   e  il 

maggior  nemico,  che  abbia  la  verità,  perchè  appunto  a  lei 
fi  aliomiglia,  e  a  chi  non  è  ben  cauto,  par  dcffa.  Da  que- 
rto più,  a  me  creda,  fi  rcrta  ingannato,  che  dal  fallo,  con- 
V '.  •  '"■',*■•  •    cioffiachc qucrto  quafi  da  ognuno,  anche  aprimavirta,  ciò, 
•    ch'egli  è,  fi  raffigura,  e  dirtingue  ;   ma  non  già  con  tanta 
felicità  quello,  che  porta  in  fronte  la  fimiglianza  del  vero, 
abbagliando  facilmente  i  meno  dotti  ,  o  i  meno  accorti.  E' 
^  vanto  de' Poeti  il  fervirfi  ne'loro  Componimenti,  cde'Pitto- 
pZ^i^nonj''  ''  ""'''^  ^°'^^  Pitture  del  verifimile  ,   a' quali  dal  comune  ac- 
Tillfofi'""  '  confentimento  è  fiata  donata  la  liberta,  e '1  privilegio  di  fin- 
gere; ma  non  deve  efierc  de'Filofofi  ,    che  parlar  debbono 
colla  foia  bocca  della  Natura  ,   ch'i;  tutta  inalterabile  veri- 
tà, e  che  non  adopra ,  per  cosi  dire,  altro  linguaggio,  che 
quello  datogli  da  Dio.  Anche  al  Jlettorico  ,  o  all' Oratore 
-■■•'.  fi  con- 


Paìteì.Cap.XUI.  9  7 

fi  concede  nelle  difefe,  far  comparire  il  piccolo  per  grande, 
il  grande  per  piccolo,  anzi  il  vero  fovence  per  falfo,  ilfal- 
fo  per  vero ,  per  foftentar  la  fua  caufa  ,  e  perfuaderc  ;  di  raa- 
nierachcil  grave  Catone,  amantiflìmodel  vero,  e  diunagiu-    ^^^^^'^'':''« 
ftizia  incorrotta  feveriffimo  protettore,  avendo  udito  (^'irnea-i-l°J^t^^]^'^'"j. 
de  Ateniefe,  ita  prò  iu/litia  dicentcm,  ut  tiemo  non  ajjentiretiir  ,  cannt. 
eundemque  rurfus  ita,  qua:  dixerat,  inipugnantem ,  ut  omncsfen- 
tentiam  mutarent  :  eicite ,  inquit ,  himc  hominem  ,  cui  mìni  per- 
fuadere  difficile  efl .  Ma  veggiamo  adeflò  appreffo  alcuni  con- 
fufe  le  leggi  del  Poeta,  del  Pittore,  dell'Oratore,  e  del  Fi-  ^""'^^'l^'"- 
lofofo,  e  far  queQo  fovente  da  Poeta,  da  Dipintore  ,   e  da  "jj„i,       ** 
Oratore,  dimentico  di  parlar  femprc  con  la  nuda  Natura  , 
della  fua  fola,  e  bella  nudità  contenta,  eh' è  tutta  vera  ,  non 
verifimile,  tutta  femplice,  non  d'artilìzj  comporta,  cioè  da 
niuna  bugia  frodata ,  né  miniata  da  alcun  belletto  . 

15.  Non  bada  dunque  ,  che  quefto  nuovo  Siftema  fia  ve-     ^^,  ^^^_^ 
rifimile,  e  che  porti  tutti  i  fenomeni  della  generazione  fi  fpie-  ,,,  sifilwa' 
ghino  ,  mentre  la  fpicgazione  farà  apparente;  ma  non  reale,  cbt  fia  veri/. 
fé  fi  difamincrà  nel  fuo  fondo,  come  fatto  abbiamo  .    Vi  fi  "iHt. 
vedranno  dentro  violenze,  improprietà,  foffirticherie,  efal- 
fi  miracoli  della  Natura,  leggi  fenza  legge,  effetti  fenza  ca- 
gione,  ed  un'ammaflamento  di  rtravaganzc,  e  di  prerogati- 
ve date  a  uno,  cui  dar  non  fi  poffono ,  fconvolti  gli  ordini, 
avviliti  i  gradi,  od  altri  troppo  inalzati,  fino  al  perderfidi 
virta.  Anzi  offervo ,  che  col  fuppofto  Sirtema  fpiegano  cofe  j.,-      .^^^  ^ 
falfe,  per  l'analogia  forfè,  che  ha  il  falfo  col  falfo,  io  che  Jj,  fa'" eo?, 
feguir  non  dovrebbe  ,  fc  forte  vero  .   Quel  pcnfare  di  volere  un  siflema 
far  credere  vera  quella  favolofa  Leggenda  de'jdó.  figliuoli ,/"//«,  noncon 
nati  in  un  parto  ,   quella  della  Regina  rertata  infantata  nel  ""^"o- 
Bngno ,  quella ,  che  il  Sig.  Andry  ^\  sforza  provare  ,    delle 
Vedove,  partorienti  dopo  tredici^  o  quattordici  mefi  digra-    Marche i' un 
vidanza,  fono  marche  della  fua  falfità,  quando  fognigli  ere-  •J'/Aot^ /.//#. 
dono  della  fua  vera  bellezza.  Già  tutti  gli  uomini,  che  han 
fior  di  fennc,  le  riconofcono  per  importure  ,   onde  in  niun 
modo,  che  con  altre  importure  provar  non  fi  portone  .  Per 
far  dar  fede  al  falfo,  vuol'effere  un'altro  falfo,  e  nulla  più 
d'  una  maggiore  menzogna  può  far  credere  la  minore  .  Qiial 
dolcezza  mai  è  quella  del  nortro  buon  Prancefe  ,  volere  che 
gli  animaletti  Spermatici  più  fcttimane,  anzi  più  mefi  nella 
Aintricc  alcuna  finta  dimorino,  prima,  che  uno  de' più  feli- 
ci entrar  porta  nell'uovo,  già  calato,  e  fecondarlo,  d'onde 
poi  nafca,  che  la  Donna  non  fi  porta  dir  gravida  ,   fé  non 

N  allora, 


9  8  De*  Vermicelli  Sperm^t. 

allora  ,  e  tiri  avanci  il  parco  tre,  o  quattro  mtfi  dal  tempo, 
sidirìJe   fi'Cfie  '1  M'Tfito  Ic  cacciò  i  vermicelli  iu-1  corpo?  Che  mifera- 
impagrja)'cp.h\\  Vedere,  o  immaginar  di   vedere  que' poveri  difgraziati  , 
p/»iVrj?</f/j-/;g.  andar  pellegrini  vagando  ,   mefi  ,  e  mefi  in  quel  cieco  lor 
^7''!^''''' ""'*  Mondo ,  urtar  forfè  nell'uovo,  e  noi  conofcere  ,  oconofciu- 
7i'ptr' l^unr"',^^ >  come  un'efercico  di  formiche  atcorno  uà  grano  di  pani- 
*co,  voltarlo  folfopra ,  e  rivoltarlo,  per  imbucarfi  ,  né  for- 
tir  mai  ad  alcuno  la  fortuna  di  farlo  ?  Qual  crudele  deftino 
gli  condanna  ad  una  cosi  lunga  fatica,  fcnza  cibo  vivendo, 
e  quafi  fenza  fperanza  di  arrivare  al  fuo  fine  ?  A  me  pare, 
che  ciò  ripugni,  e  rifperco  all'utero  ,   e  rifpscto  all'uovo  , 
e  rifpecto  a' vermini.  Rifpetto  all'utero  ,  imperocché  reflri- 
*^'* '■'i?".^'"' gnendofi  col  tempo,  e  raffreddandofi  con  proporzione  le par- 
r/'ll'i^tteaù'^^  '  ^^^  ne' bollori   di   Venere  erano  già  preparate  ,   Jarga- 
u  Jvo]  e  rifpetto  mzniz  annaffiate,  edifpoftc,  non  potrà  con  quella  facilità, 
a  vermini,     che  fi  Crede,  ricevere  poi  dopo  tanto  tempo  ,  ed  abbraccia- 
re le  radici ,  dirò  cosi  ,  della  novella  pianta  .    Rifpecto  all' 
uovo,  concioflìachè  egli  è  evidente,  che  le  uova  non  fecon- 
date, fiaccate  dal  loro  calice,  e  tenute  in   luogo  umido  ,   e 
caldo,  prefto  prefto  s' invincidifcono,  eimputridifcono  ,  on- 
de non  potranno  gà  ftare  in  grembo  all'utero  ,   come  al 
covaticcio ,  mefi  ,   e  mefi  fenza  corrompcrfi  ,  come  veggia- 
mo  accadere  a  tutte  quante  le  uova  del  Mondo  .   Finalmen- 
te  ripugna  rifpetto  al  verme ,  mentre  fuora  del  proprio  nido, 
fenza  il  fuo  cibo  naturale  ,   continuamente  in  qui  ,   e  in  là 
correndo,  edifcorrendo  ,  fi  fiancherebbe,  e  perirebbe  di  ma- 
lattia ,  0  di  fame. 

i6.  E  qui  pure  interrogare  mi  piace  quell'amico  Filofo- 
fante,  fé  crede,  che  in  que' ere  mzCx  paghino  il  folito  tribu- 
to Lunare  quelle  femmine,  o  non  lo  paghino.  Se  lo  paga- 
no ,   ufccndo  il  fangue  dalle   boccucce  de' vafi  interni  dell' 
utero,  e  per  la  becca  del  medesimo  aperta   ifgorgando  lave- 
rà ,  e  feco  impaniaci  porterà  fuora  l'uovo  ,    ed'i  vermini  . 
Se  non  lo  pagano ,  non  porendofi  confumare  njl  foco  ,  non 
ancor  attaccato  all'utero  ,   quella  porzione  di  nutritivo  fu- 
go, che  fuperfluo,  rimefcolato  co'globccti  del  fangue  fcap- 
pa  ogni  mefe,  rcflerà  dentro  i  vafi  fanguigni  ,    e  cagionerà 
quelle  folite  angofce  ,  che  cagionar  fogliono  le  fupprcfTioni 
ì„.pcjr,h,l;tì  di  una  tale  maceria. 
H.'.u  (tntmia      Ma  vogHo  conccdergH  ,  che  vivano  colà  dentro  infmo  tre 
</c/ j;?^«(/ry  jnefi ,  fenza  mai  ,  che  alcuno  pofia  rimpiattarfi  nell'uovo  , 
ftrtuttiìvtrfi.  yQgiJQ  j   che  il  fangue  non  ifcorra  dall'utero  in  tutto  quel 

tcm- 


Parte  /  Cap.  Xlll.  -  99 

tempo,  e  che  con  raro  efemplo  la  Donna  una  viva,  né  mai 
cagionevole  ,  accadcrà  il  inedefimo  a  quclk  ,   che  giuda  le 
relazioni  riferite  dallo  Schenchio  (a)  portarono  i  feci  in  cor-       .   ^  ,^  .. 
pò  venti ,  e  ere  mefi  ?  Ovvero  a  quelle  ,   ciie  gli  portarono  \°'J'^f^.,    ' 
per  due  anni,  alcune  tre  ,  ed  altre  quattro  ?   t'orfe  fonnac-^'^'""  ""'"'■ 
chiofi  dormirono  ,   e  dopo  un  cosi  lungo  letargo  rifvegliati 
trovarono  tentone  il  foro  dell'uovo,  e  v'entrarono?  E' pec- 
cato,  che  quello  Signore  non  foffe  in  quel  tempo  ,    in  cut 
(  fé  t'ofìt  vera  la  Storiella,  riferita  dal  Brrtolim  (b)  che  con  •-* 

Tlctro  S.%ncì)to  non  creda  )  in  cui  dico  una  Matrona  di  Pari- 
gi partorì,  quattro  anni  dopo  la  lontananza  del  fuo Confor-  Matmna ^  che 
te,- onde  accurata  d'adulterio,  e  interrogata  rirpofe  ,  ^''^^^"  V^^ £^^'5r'//j 
l.i  era.  reflat.t  gravida ,  fola  fognanàufi  di  cozzar  col  Marito  .    11  gravidf^li 
Parlamento  Grazianopolitano  ricercò  il  giudizio  de' Medici /c^-j^r/. 
di  Monpellier  ,   fra  quali  fono  nominati  due  celebri  Profef- 
fori  di  quel  tempo,  Girolamo  de  Rev'-fin,  ed  Eleomro  de  Bdle- 
•v.il ,  fé  ciò  poteJc  accadere,  e  molto  fottiimente  rifpofero , 
non  eliere  quello  impoflìbile,  a  cagione  della  forte  immagi- 
nazione, per  cui  fognando  ingravidò.  Oh  felice  fogno,  om- 
bre felici  ,   poteva  dire  allora  ellatico  un  qualche  faccente 
Filofofo  !  Ufci  quello  dalla  porta  d'Avolio,  come  notò  Vi r-^^y-''/,//."/," 
gilio  (e)  o  dall'altra  fabbricata  d'una  certa  materia  ,   chz gravi Jamnif . 
ho  roflore  in  quello  .cafo  a  nominarla  ?  Si  poteva  forte  ma- 
ravigliare, come  quftfti  forta  d' ingravida rftento  così  rara  ac- 
cada, e  quello  forfè  fi.i  l'unico  efemplo  d'un  fogno  prolifi- 
co, ed  ammirando  .    Il   noflro  Sig.  Andry  con  maggior  ap- 
plaufo,  fc  non  con  maggior  verità,  areb'^e  allora  chiamaci 
nell'uterina  fcena  i  fuoi  onefliffìmi  vermicelli  ,    che  per  lo 
fpazio  di  tre  anni  ,   e  tre  mefi  dormienti  ,   cifrarono  rifve- 
gliati finalmente  nell'uovo,  e  la  Matrona  ftupente  ,  e  nulla 
di  ciò,  fé  non  in  fogno  penfante,  fecondarono. 

17.  Ma  quelle  tutte  fono  baje  ,  e  novelle  graziofe  ,  che  simr/!r,,ia 
non  farebbono  fiate  male  appreflb  a  quelle  del  noftro  erudi- -^j^'/,/"'!^,^ 
IO  Boccaccio,  giudicando  io  col  celebre  Diermerbrocch  (dìpo-";^/;^'"  "' 
terfi  ben  dare,  com'egli  dice,  ad  pattcos dies  ultra nommeflrem  vonna^guanto 
tenninurn ,  aliquilns  de  cniifis ,  parttitn  diffcrri  poffe ,  ita  prorfus  p^faporran  il 
incredibile  ex  limo  ,  illnd  ad  unum  ,  multo  miniis  ad  plures  men-  f""  "''^  """• 

N     1        /« 

(  a  )  Z):  'VartH.  pag.  m.  6^4. 

(  b  )  Thom .  Birthol.  Epifl.  Medie.  &c. 

(c)Lib.v').Mneid. 

(d)^//.zf3»2  L  b.  l.Ctp.JJ. 


loo  Di  Vermicelli  Spertnat. 

fes  p^ffe  fieri  :  offcrvando  ,  e  riflsctcndD  ,  fra  le  altre  cofe  , 
come  quefte  ftrav.igaiize  non  accadano,  fé  non  in  Vedove, 
che  vogliono  godere  l'eredità,  o  per  altri  ftorti  fini.  Sicco- 
me adunque  il  fatto  è  falfo,  cosi  falfo  falfiffirno  farà  il  ripie- 
go dal  Sig.  Andry,  ed  egualmcare  fognato  :  dal  che  fi  vede 
nulla  apportarfi  di  lode  a  quello  Siftema  ,  fé  fi  vuole  ,  che 
fpieghi  non  tanto  le  cofe  vere,  quanto  le  finte. 
Pfcnfta  diff  i8.  Altro  non  aggiugno,  quando  molto  aggiugner  potrei, 
duim.  mentre  con  l'occafione,  che  anderò  efponendo  ciò  ,  che  pen- 
fo  intorno  a  queflo  grande  arcano ,  farò  vedere  ,  come  con 
più  verità,  e  chiare^za  i  fenomeni  della  Generazione  fi  (pie- 
ghino nel  Siftcraa  delle  uova  ,  che  in  quello  de'  tante  volte 
nominati  vermicelli  Spermatici  # 


Il  Fine  della  Parte  Prima. 


PARTE  SECONDA. 

Si  parla  de'  primi  Scopritori    delle  uot'A  nelle 

femmine  njì^ipare  ,  e  fi  propone  ti 

primo  loro  Sijìema. 

CAPITOLO       I. 

Roppo  lungo,  difpiacevole  ,  e  non  fenza  paf-    i«fr„^-;f.* 
fameino  di  noja  farei  a  me  fteffo,  e  a  Voipa-  iiW  Autore. 
rimence,  I 11 uftriflìmo  Signore  ,   fé  quanto  fino 
ad  ora  delle  uova  ,  dell'  Ovaja  ,  e  di  ogni  ar- 
nefe  alla  generazione  fpettante  ,    ed  al  feto  è 
flato  fcritto  ,  efporre  voleflì  ,    non  effendovi 
anatomico,  o  buon  naturale Filofofo,  e  fegnatamente  dalla 
metà  in  circa  del  fecolo  paflato  fino  al  prefente,  che  nonne 
abbia  fatta,  o  di  tutto,  o  di  parte,    abbondevoliffimamen- 
te  parola.  Anche  intorno  a  quefto  fcopriraento  agramente 
fi  difputa  dell'Inventore  ,  ed  il  B^egnero  de  Graaf ,  ed  il  ru-  P'^'"'  f">P''- 
vorne  brufcamente  rampognano  ,  e  infin  con  rabbia  fi  mor- '""  '  """^'' 
dono  ,  volendo  ognuno  la   palma  ;   ma  per  dir  vero  ,  dal 
Swammerdamio,  dal  Bartolini,  e  da  altri  di  lunga  vifta  vie- 
ne   chiamato  il  primo  fcopritor  dell'  Ovaja  ne'  Vivipari  lo 
S tenone ,  che  fotto  il  noflro  feliciffimo  Ciclo  d'Italia  in  una 
Cagna  dt  Mare  la  riconobbe ,  ne  cui  teflicoli  vide  le  uova ,  quan- 
tunque fia  di  natura  vivipara  ,   laonde  più  non  ebbe  dub- 
bietà  alcuna,  quinmulierumtelles  ovario  analogi  fmt  quocumque 
demurn  modo  ex  tefìibus  in  uterum ,  five  ipfa  ova  ,  ftve  ovis  con- 
tenta materia  tranfmittatur ,  lo  che  poi  ulteriormente  a  fpie- 
gare  fi  prefe  nelle  Ojfervaz'oni  anatomiche ,  fpettanti  alle  uo- 
va de' Vivipari,  che  di  Tomxfo  Btrtolini   negli  Utti  ìncdici  e  .. 
dal  sig-   Ledere  nella  s:bl:oteca  anatomica  vengono   regi  lira- ^,//^/„^^"^,' 
te,  dichiarandofi  colà  apertamente  quel  grave  Scrittore  ,  eh:  hst.nom. 
col  nome  d'uovo  intendeva  le  vefcichctte  ritonde  ,  che  de'  te- 
flicoli la  parte  maggiore  compongono  ,  mutando  loro  il  no- 
me ,  e  chiamandogli  Ova]e ,  e  le  trombe,  o  corna  dell'ute- 
ro Ovidutti.  Apporta  una  mano  di  offervazioni  ,  fatte  nelle 
vacche,  nelle  pecore,  nelle  lepri,  nelle  coniglie  ,  nelle  ca- 
gne, ne' ricci,  nelle  orfc,  nelle  falamandre  ,  nelle  galane, 

enei- 


'  I  o r    Delle  VotJA  delle  Femmine  l'^i-oipare  . 

e  nelle  donne,  per  illuftrar  la  fua  ipotefi ,  le  quali  cjaTjni- 
cò  dipoi  al  C'-ajf ,  e  dimoftrò  in  tutte  le  f.-mminé  ricrovar- 
iì  qucfte  uova  ,  che  cotts  alla  foggia  di  «jucllc  delle  galline  fi 
quagliano,  e  ne' fuoi  riccrtacoli  miturate  per  le  trombe  fo- 
vrainconib:H:i  dentro  la  cavità  dell'utero  a  fuo  tempo  di- 
Tccndono. 

z.  Quitta  oppinione  fu  cosi   geaeralm.Mite  applaudita,  e 

Cjwowo/»- con  replicate  fpericiize,  edoflerva^ioni  co.if.n-mita  ,  eh:  non 

pWow'/a/'f'»- Qfjjnjg  acerrimi  concraRi  ,  che  foglio.n   Tempre  cagionare 

Itarj  dtlli  Uff.   ,  ^  ■     '  r    -ì  ,-• 

,^_  k  cofe  nuove  ,   mento  quafi  il  comune  acconientimento  ,  e 

ancora  ne  farebbe  in   polielfo  ,  fé  la  fopradefcritta  fentcnza 
de'  vermicelli  fpeymatici  non  le  veniva  a  contraila  re  la  gloria  . 
Ma  ,  fé  a  Dio  piace  ,  ficcorae  giudichiamo  abb.iflanza  la 
bi^zar^a  verminofa  ipotefi  mortalmente   fconfirta ,  cosi  fpc- 
riarao  di  porre  in  così  chiaro  lume  quella  dell:  uova  (  alme- 
no in  molte  cofe  ancor  dubbie,  e  tenebrofc)  che  non  ci  pof- 
prffmfS^  diW  ^^  gj^gj-e  pj^  tanto  da  fofpettare  della  falfica  della  medefima  , 
"""''         e  che  gii  flefù  feguaci  delle  vecchie  fcuole ,  ed  altri  venera- 
bili uomini  di  lunga  robba  ,  e  favj  molto  in  ifcri:iura  ,  fé 
•non  vogliono  negare  la  fede  a'fenfi,  e  creder  troppo  a' loro 
antichi  reverendi  Mieftri  ,  fieno  più  tanto  per  abborrirla  . 
Ciò,  di  cui  forte  mi  maraviglio,  fi  è,  perche  fra  gli  Scritto- 
ri, per  parlare  eoa  u:i  doctiffimo  noftro  Italiano  (  <i  )<7«//jjwc 
fstuìanx,*  à'  miteriam    recoxertint ,  alti  non  fnat  periti  in  ^rte  ^nutotnicci  , 
a'cuni ehi  w-  qiem.tdmadum  funt  pliiritm  ,  qui  in  mejfem aUcìuim  fdcem  immit- 
■mln' fanno  '  #  t^^nt ,  ifli  predicetìt,  &  orent  -f  alii  funt  periti   in  ^nat  m;  ,  fed 
nffninti'idffne.  laborem  timintes  in  aliarum  erroribus  ijuiefctuit;  utrofque  mone- 
niHs  ,  &  primo! ,  ut  fé  ab/lineant  ab  impropria  cognitione  ,  mili- 
Aivìfo  favìo  tentCbnllo,  &  opinionibus  fecularibus  non  fé  implicent  ,  precipite 
del  Signore      in  materia  oUm prohibitu ',  aut  faltem  ,  quando  fnis  fìndUs  luxn- 
sba'aglia.      riare ,  &  abtiti  volunt ,  non  fint  prfcipites  ,  &  permitcant  tempo- 
ri! beneficium  prò  veritate  cagno feenda  ,  &  tranfcnbcnda  .  Secttn- 
dos ,  nt  non  fapiant  univerfaliter  ex  Commentario ,  nec  loquajttttr 
femper  curri  aut  bore ,  quo  nil  turpius  ;  ita  nos  dxct  Seneca,   & 
cum  iflo  innumeri  alti  eruditiffimi  Scriprores  ;  fccrim  enim  iftificim 
do£irinam  tton  defermt ,  fed  domi  tanttvn  y  &  inarca  confervant . 
Qui  non  habent  ,   ufi  aptitudinem  ad  lejendum  ,    &  qui  nvn  dt- 
Ihiìguunt,  quslegmt,  frequcntiffimè  errant ,  &  tttdius  cffct  ,ìfljs 
non  lecere ,  quam  Icgcre .  Se  dunque  cosi  va  la  bifogna  ,  o  non 

leggano , 

(  a  )  n.trmym.  Sbaralcas  in  EpiftoLt  ad  Le^jrem  &c.  Oador..    & 
nnntis  yigdix  &c.p.ig-  xxi. 


Pai  te  li.  Cap.I.  105 

leggano,  e  tacciano,  o  fc  leggere  vogliono  ,  e  parlare,  fi  con-  Co«/*^/.>  J,:." 
tentino  di  rifar  le  fperienze  ,  di  confrontare  il  detto  col  fatto,  -^"""f- 
e  non  ifdegnino,  d'ifporcarfi  molte,  e  molte  volte  le  mani  di 
Tozzo  fangue  di  aprir  cadaveri  umani  ,  e  belvini,  e  quanto 
è  flato  fcritto,  e  fon  per  ifcriverc,  coti  attentiffima  diligen- 
za ,  e  fenza  paffione  dilTaminarc  ,  ma  altramente  facendo,  gli 
afficuro,  che  inciamperanno,  fi  renderanno  ridicoli ,  e  in  er- 
rori graviffimi  traboccheranno,  efaranno  detti Filofofi  dicar- 
t.t ,  non  di  natura . 

j.  Ci  è  un'altra  fotta  di  amara  ,  ed  indifcreta  gente ,  de' 
prefenti  invidiofa,  de' venturi  nemica,  e  de'  pafTati  fcrittori  /«t.W.», * wo. 
artatamente  appaffionatiffima  difenditrice,  la  quale,  quan-  <^<><i' altri f^r.r, 
tunque  conofca  il  merito  ,  e  la  diligenza  de'moderni  Ana-  '*'    "'"  ',?'' 
tornici,  nulla  però  di  meno  fi  mette  in  capo  di  volere   ofcu-  ntjì;  uimin, . 
rargli,  confcUando  per  vero,  quanto  hanno  detto  ,  ma  ne- 
gandolo fuo,  e  richiamandolo  dalle  fredde  ceneri  degli   an- 
tichi Maeftri ,  fé  per  fortuna  vi  trova  alcun' uncino,  da  po- 
tere  attaccarfi  .   Dicono  dunque  avere  i  Moderni  prefa  in 
prefiito  l'oppinionc  da  Empedocle,  della  quale  fece  menzio-  ■^"""■""""■*'' 
ne  uiriflotile  nel  primo  Libro  della  Goierazione  degli  animali  ,  d'^iluni  pcfr>»- 
col  fegucnte  verfo  dello  flcflo  antico  Scrittore  lafencnxadft. 

De  inde  etiam  Ozi  paro  geims  arbore  um  tnlit  or  tu  ,  h  gtneraxiom 

lo  che  Teofrafio  confermò,  anzi  amplificò  in  tutti  i  viventi  '''«'''''"""'• 
nel  primo  Libro  della  Camion  delle  Tiarne(a)  la  qual  fentcnza  è 
{tata  feguitata  da  uomini  di  prima  fama ,  alla  fcelta  erudi- 
zione di  V-S.  Illuflrifs.  già  noti,  e  fegnatamentein  Italia  dal 
nofiro  M.ilpighi ,  da  cui  fu  chiamato  uovo  il  fcme  delle  pian- 
te,  e  la  gemma  della  vite  fu  bellamente  detta  infans  cuflodi- 
tus  .  Citano  pure  Macrobio,  che  giudicò  nel  7.  de  Saturnali  , 
che  l'uovo  folfc  agguifa  di  un'elemento  a  tutti  i  viventi  ,  ed 
clfere  lo  fieflo  il  Smolacro  del  mordo,  e  cheVlutarco  nel  fecon- 
do dc'fuoi  Simpofi  confermò  la  Dottrina  medefima .  Ci  man- 
cavano i  Talmudifli,  e  tutta  la  nera  razza  de' più  celebri  vi- 
fionar)  dclJa  fcura  antichità,  che  chiamano  in  loro  favore, 

ftirac- 

(a)  Sem:m  omnia  aliquid  in  fé  alimenti  contincm ,  tjnod una  cùm 
generatìdi  principio  natura  profuiidit ,  jìcut  ni  ovis  ;  qua  de 
caufavonineptè  Empedocle s  Owz  foJent  cxcelfisgignere  ra- 
«nfs,  ir.quit .  Enimzerò  '>{.nNra  Scmir.um  ovis  prox.ma  cfl  •' 
Differere  tamen  ille  debuit  non  tantum  de  arboribus  ,  fed  de 
omnibus.  Hibeter.im  unumqitodque  alimentum  in  fé  ,  quc& 
durare  ttmporis  aliquantulum  valet .  ci^f  ^ 


1 04  Delle  Vo'^a,  delle  Femmine Fi-uipcire . 

ftiracchiando  infino  le  parole  di  ^ri/Ionie,  dalla  cui  penna 
per  fortuna  fcappò,  trattando  della  generazione  degli  anima- 
li (  a  )  e  della  loro  Storia (b)  ,  che quodamodo  pofl  primum con- 
ceptnm  oviforme  quiddam  efficitur  .  Né  tralafciano  la  gentile 
Storicità  d'Ippocrate  ,  dove  confeflando  un  fuo  Medico  pecca- 
to, contrario  al  celebre  fuo  giuramento,  narra  ,  efferc  ca- 
duto dall'utero  di  una  Cantatrice,  configliataa  faltar,  per 
Veto  <'^i«rfo  difperdere ,  un  piccolo  embrione,  o  genitura  ,  nelle  fueraem- 
/-#  una  Can-  ^^^^^  involta  ,  ed  apparente  ,  come  un'  uovo  fgufci.ito  :   dalle 
quali  autorità ,  e  da  altre  ancora  ,  cavate  da  zibaldoni,  che 
gli  fanno  ftarc  lunga  pezza  fuora  del  fcminato  ,  feriaraente 
concludono,  nulla  dire  di  nuovo  i  Moderni  ,  ma  tutto  ef- 
fere  antico  antichiffimo,  e,  fé  Dio  mi  ami,  fino  quando  in- 
cominciava a   balbettare    in  culla  la   nafccnte   tilofofia  , 
promulgato. 
KonimiCirt      4"  Qt'anto  al  digrofTo  s'ingannino,  da  ciò,  che  verrò  di- 
gìi  Antichi  mi  c^ndo ,  lo  potrà  facilmenoe  comprendere,  mentre  que'  Savj 
modo^ibtl'in.  vecchi  parlarono  in  generale,  e  da  una  certa  apparente  fi- 
'""'''.'"'' ^''- miglianza  ,    o  conformità  invitati  ,  ma  non  ifpecificarono 
'•  giammai,  che  la  donna  ,  e  gli  animali  tutti,  anco  quadru- 

pedi, foffero  d'una  vera  veriffima  Ovajaguerniti,  e  che  co- 
me dicono  i  Moderni ,  le  uova  loro  fi  fccondadero  dal  ma- 
fchio ,  e  calafl'ero  per  l'ovidutto  nel  feno  del  utero  ,  dove  1' 
inclufo  preefiflente  animale  fi  fviluppafle  appoco  appoco,  e  fi- 
no a  una  certa  determinata  grandezza  colà  crefcelle  ,   fer- 
vendo folo l'uomo  alla  donna,  come  il  gallo  ferve  alla  gal- 
Zfìanti    degli  Wnoi.  Mi  raflembrano  quefli  zelanti  dell'  onor  degli  Antichi , 
Antichi   «/i  come  i  Sacerdoti  de'  falfi  Oracoli,  ocomci  moderni  interpc- 
T^ffiniriKo.    ^^-  ji  quanto  efpone  in  verfo,  o  in  profa  la  voltarile  Caba- 
la, fpiegando dopo  l'evento  in  loro  favore  i  fenfi  dubbiofi  , 
e  fopra  un'accidentale  parola  fondando  l'artificiofa  macchi- 
ar    .  j.       na  del   creduto  verificato  pronortico.  Oflervo  alcuni  ,  che 

Alcuni  divea-      ...       •    ,  ■    ,  ,  1  •    r     r        >      1       -  ■  >      . 

gor.opiu  ;^w.  gì»  Antichi  leggendo,  invece  di  farfi  più  dotti  ,  pm  igno- 
rar.ti  r.tl  itg.  ranti  divengono,  perchè  gli  occhi  fono  di  tutti ,  e  ildifcer- 
S.'"'  nimento  di  pcchi  ,  laonde  non  avendo  quel  chiaro  ,  e  lu- 

cido di  ben   difiingucre ,  pigliano  fovente  una  nuvola   per 
Giunone,  0  Giunone  per  una  nuvola.  Bifogna  eflere  buon 
moderno,  chi  vuol  conofcero  il  buon'antico. 
Prime  sifte,      j.  Ma  efponiamo  brevemente  il  primo  Siftcraa  delle  uo- 

ma  deltt  uova.  Vj  ^ 

(a)  L16.J.  Cap.9. 

(b)  Lib.  7-Cap.j. 


Pane  I/.Cap,  I.  105 

va,  rimettendo  chi  lo  vuol  più  diffufo  al  Graaf,  alCIierch- 
ringio,  alSvuamcrdamio,  cadalcri,  cali'  utiliflìraa  Biblio- 
teca Anatomica  del  Sig.  Maiigeti ,  dovei  principali  fono  rac- 
colti, non  fervendofi  di  ceni  compendi,  o  librattoli  fenza  fu- 
go, ch'io  foglio  chiamare  Libri  di  pomice  .  Vogliono  ,  cheque' 
corpi,  che  credevano  gli  antichi  ri")?  co// ?///.'//f^;7,  porti  à  fian-      p,/-^,;,;^o, 
chi  dell'utero,  fi  dicano  adefl'o  Ova]c ,  le  quali  fianno  annef- ^,//,oV<7,Wf;- 
fc  per  mezzo  d'  un  force  ligamento  al  medcfimo  ,  decto  à2,  u ftnypmf . 
molti  palTaci  hn^xtomkìvafodeferentf ,  e  alcun  poco  allo  fteffo 
s'unifcono  per  mezzo  delle  Trombe  Fallopiane  con  un  legamen- 
to, che  lato  fi  appella  .   Vengono  ie  dette  Ovaje  rammargi- 
nate  verfo  la  regione  dell' o/Jy  ilio  aJ  peritoneo  mediante  gli 
fpcrmaiici  vafi,  e  lemembrane  loro  invoivcnti  ,   e  in  quefta 
maniera,  come  appefc'' ottengono  nelle  non  gravide  quafi  la 
medeilma  altezza  del  fondo  dell'utero.  La  loro  figura  non  è 
jitonda,  come  quella  de'  tefticoli  raafchili ,  ma  dall'uno,  e 
dall'altro  canto  fchiacciata,  o  dcpreffa,  e  in  varj  luoghi  ine- 
guale, e  bernocoluta.  Sono  la  metà  minori  nel  genere  dell'uo- 
mo di  que'  de'  mafchi,   ma  nel  genere  de'  bruti  non  v' è  qua- 
fi paragone,  fé  guardiamo  itefticoli  d'un  becco,  o  d'un  mon- 
tone per  rapporto  a  que' d'una  capra,  o  d'una  pecora,  o  que' 
d'un  cavallo,  o  d'un  afino  riguardo  a  quelli  delle   loro  fem- 
mine, e  cosi  di  molti  altri  generi,  e  fpezie  d'animali  parlar 
poffiamo.  Nel  più  fervido  bollore  degli  anni ,  in  cui  foglio-    ì^tli'itigh. 
no  lulTureggiare  le  donne,  {[  veggono  alquanto  maggiori  ,  vnniU  fono  pia 
e  più  fugofi,  ma   nell'invecchiare  s'invincidifcono,  fi  fanno  f-'g''/'. 
minori  ,  dipoi   più  duretti,  e  fempreppiù  fmonti,  e  magri 
apparifcono  .  Sono  encrnamentecircondati   da  una  membra- 
na ,  che  viene  dal  Peritoneo,  ed  alcuni  vogliono,  che  fotto 
quella  v'abbiano  la  propria  . 

6.  Levate  le  tuniche  involventi,  fi  fa  vedere  la  di  loro  in-      D'fcriiiorx 
terna  foflanza  bianchiccia  ,  di  molte  lenti  membrane,  e  ^^^^ 'lfJ^J'j.]'i'r)^j 
non  molto  tefe  vicendevolmente  comporta,  la  quale apparifcej^'^J^y/^^^^,^ 
di  nervi,  di  vene,  di  arterie,  e  di  ogni  maniera  di  vafi  ab- 
bondevolmentc  guernita  .  Vi  reftano  fra  loro fpaz ietti,  come 
tanti  alveoli,  alla  foggia  quafi  d'un  fiale  d'Api,  dentro  i  qua- 
li fianno  certe  v^fcichette  d'un  umore  limpidiffimo  ripiene ,  che  pò- 
fle  al  fuoco,  come  le  vova  degli  uccelli  s' indurano  y  ed  acquiflano 
lo  fleffo  colore  ,  fapore ,  e  confi/lenza  come  fa  l'albume,  o  la  chiara 
di  quelle.  Cosi  notò  anche  il  Sig.Redi  (  a)  avendo  o/Ter vato,che/J  j?^"!"^ 

O  con-      '''^"''• 

(  a  )  Offerv.  intomo  ^U  animali  viventi  &c. 


jtrtaTion* 


1  o  <5   Delle  Vo-ua  delle  Femmine  Fi-vlfare . 

eondevfano ,  e  ft  rappigUam quell'uova  ,  che  fi  trovilo  n?  ttjìicoU 
femminili ,  o  uova]e  de' qu-idrupedi ,  conforme  hi  veduto  nelle  no- 
va delle  LcMcp,  'delle  Orfe  y  delle  rache,  delle  Bif .ile  ,  dell' ^fi- 
ne ,  delle  D.iine ,  delle  Cerve ,  e  di  altri   animali  pur  quadrupedi  , 
e  conchittde ,  che  così  fanno  quelle   de'  Vefci ,  de'  Serpenti ,  'e  degL' 
Infetti,  e  me  ha  pili  volte  notxf)  :  laonde  si    per    qiiefla    fimi- 
gli?.nza,  oproprieci  uniforme,  si  per  altri  fegnali ,  cin  par- 
ticolare, perchè  fono  eguìlmeatc  creduta,  come  le  uova  di- 
gli uccelli,  principio  materiale  della  gcneraz'one  ,  vengono co- 
muneraente  chiamate  uova  ,  e  in  grazia  di  quarte  i    femmi- 
nili KiìkoYi  Ovj^e . 
Vtfcbiite  voi.     7.  Quefte  vefcichettcjvojgarmente  nominate  per  uova, fi  trova- 
garmtnit  prtft  ,^o  inqualunque  animale  del  Mondo  finora  aperto,  e  tutti  in 
E/"*'""  q^eflofono  d'accordo,  e  fi  trovano  pure  nella  llella  Ovaia  di 
I/un»,  grandezza  diverfa .  Le  maggiori  nelle  donne,  psr  ollervazio- 

ne  del  Graaf  ,  alla  grandezza  d'un  Pifeilo  appena  s'  accoftano , 
facendo  però  in  quelle  gran  mutazione  l' età  ,  ci  il  coito:  con- 
fioffiachè  negli  animali  più  giovani  fono  rainute  ,  e  avvan- 
zandofi  nell'età  più  Jafciva  maggiori  divengono.  11  loro  nu- 
mero in  una  fola  ovaja  fi  è  di  venti  incirca,  d.illo  neffo  auto- 
vifferenia  /!,'  j-g ^  g  da  altri  con  diligenza  contate,  comprefe  anche  le  in- 
/.i'"'!/  ''"'eterne,  che  troncate  per  lo  tra  verfo,  in  qualunque  parte  fi  fco- 
deiTuomol"'  prono,  di  grandezza  anch'effe  diverfa:  lo  che  fa  chiaro  ve- 
dere, quanto  fterminatamente  fia  differente  la  ftruttura  de' 
tefìicoli della  donna  da  que' dell'uomo. 

8.  Olfervano  pure,  come  le  arterie,  e  le  vene,  che  an- 
stguttaitftri.nz^xnoìi  tuniche  delle  fupporte  uova,  tanto  fi  ramificano  , 
v<"'  d^iìfo-  g  affottigliano,  che  Ci  perdono  divida,  comefcgue  nelleuo- 
*"''*  va  degli  uccelli,  appefe  ancor' all'ovaia:  non  mancando  né 

m:no  a  quefia  parte  i  fuoi  vafi  linfatici ,  che  in  quantità  mi- 
rabile fcappano  dalla  fua  fuperficie.  Oltre  i  fuddetti  canali , 
e  fibre,  e  nervi,  e  membrane  e  vefciche  componenti  l'Ovaja, 
vengono  defcritti  certi  altri  corpi  glohft  che  naturalmente  al- 
cuna volta  nella  detta  fi  veggono,  t  quali,  alla  foggia  del- 
le glandiile  conglomerate  ,  vengono  comporti  da  molte  particelle> 
che  quafi  con  linea  retta  ,  (  fé  a'primi  Offervatori  crediamo  )  dal 
centro  alla  circonferenza  (i  portano ,  dove  rcflano  dalla  mem- 
brana ,  a  tutte  comune  ,   ammantate-  Atceflail  Graaf  con 
Globi apparen.  franchezza,  che  quefti  globt  non  fi   trovano  in  ogni  tempo 
f/ic^/'Ot'i»/-»,  nelle  Ovaie,  imperocché  folamente  dopo  il  coito  appaifcono  ,  uno, 
T"',„  ''^"'"'  opiiì ,  conforme  quella  femmina  farà  per  partorire  tv.o  ,  0  più  feti  . 
^r'pr'flano'  Ne  gli  ha  o/Tervati  in  ogni  forca  d' animale  d'uno  fielTo  colo- 


Part.Jl.  Cap.  /.  107 

•te  ,  efTcndo  nelle  vacche  di  coJlor  giallo,  nelle  pecore  di  coJ 
lor  rodo,  e  in  altre  beftie  di  colore  di  cenere  .  Di  più  do- 
po alcuni  giorni  dal  coito  que{[i  globi  fi  fanno  d'uni  foftan- 
za  più  tenue,  e  nel  loro  mezzo  un  limpido  liquore,  rinchiu- 
fo  in  una  membrana ,  contengono ,  il  quale  infiemc  con  la 
membrana  col  tempo  cacciato  fuora  ,  refla  negli  fteflì  una 
fola  piccola  cavità,  la  quale  così  appoco  appoco  fi  dilegua  , 
e  chiude ,  che  negli  ultimi  raefi  della  gravidanza  pajono  d' 
una  fola  foda  materia  formati,  ed  ufcito  dall'utero  il  feto  , 
vanno  fempre  infcnfibilmente  {minuendo ,  di  maniera  che  fi- 
nalmente fvanifcono . 

^.  Pensò  dunque  il  Graaf,  e  con  lui  un'incredibile  quan-  eguali  fr/f(f»~ 
tita  d'Autori  d'illuftrefama,  e  morti,  e  viventi,  che  le  fovrac- ^'   "'■^f   '"<• 
cenmte  vefcùhette  foffcro  uova ,  Je  quali,  per  l'accoppiamento, -^'■'"^'^^''?'''^ 
che  fa  il  mafchio  con  Ja femmina,  refialfcro  fecondate  dalla  '„•* 
parte  più  fottile,  odaiio  fpirito,  o  dall'aura  del  feme .-d'in- 
di fi  portaffero  dalle  trombe  Falloppiane  all'utero  in  cui  da 
materia  fovravvegnente  andalfero  crefcendo,  e  dalla  loro  in- 
terna fortanza  fi  formafTe  il  feto  ,  dall' efterna  le  fecondine.     Ccmr  veng» 
Vogliono  in  oltre  con  lo  Aelfo  Graaf,  che  quella   matcrkJ"'-^'"'''^' "'• 
«landtilofa  defcritta  ,  e  crefciuta ,  a  loro  detta  ,  folo  dopo  1'  **       ovajm. 
unione  col  mafchio,  non  fia  per  altro  fine,  fc  non  per  com- 
primere per  ogni  verfo  l'uovo  ,  e  cacciarlo  fuor  dell'  ovaja  , 
per  un'apertura  nelle  fue  membrane  violentemente  fatta,  lo 
che  ne' Conigli  dice  accadere  tre  giorni  dopo  la  fecondazione 
dell' uovo,  ma  nelle  vacche,  nelle  pecore,  e  in  altri  animali  più 
tardi.  Ecco  mutato  l'ufo,  e  il  nome  de'femminili  tefiicoli ,  ed  ^,"  hm^i^u 
ecco  la  donna  ,  e  tutta  quanta  l'iramenfa  turba  de'vivipari ,  al-  t/liioti  muta- 
la  fogia  degli  uccelli,  contenere  in  fé  le  uova,  nutrirle,  ma-  te. 
turarle,  covarle  nel  proprio  ventre.  Se  tutta  quella  dottri- 
na debba  fiabiJirfi  per  vera ,  ed  a  chiufi  cechi  meriti  intera 
il  nofiro  acconfentimento,  Jo  vedrà  V.  S.  Illufirifs.  ne'feguen- 
ti  Capitoli,  concioffiecofichè  ,  ficcoracè  temerità  infoffribi- 
le,  negar  fiibito  Je  cofe  nuove,  cosi  non  e  mafchia  pruden-  c<ime,t<!uaii. 
za  abbracciarle,  prima  di  non  averle  più,  e  più  volte  difa-  do debUreab. 
minate  ,  ed  oflervato  ,  fé  in  tutto  ,  o  in  parte  ccnifpondono  '"^"""^  '/'- 
al  vero,  fé  vi  fono  fiati  equivoci,  fé  h.inno  1  primi  fcoper- 
to  abbartanza,  o  fé  ancor  ci  redi  da  difcoprire  ,  o  fcfinal- 
mcnte  fono  uniformi  a  tutte  Je  leggi  della  Natura,  che  fuo- 
le  fovente  mofirare  aperta  una  cofa,  e  un'altra  lenercelata, 
per  lafciare  a  più  d'uno  il  merito  di  faticare,  amohilaglo, 

O     1  ria  di 


I  o  8   Delle  Vonjo,  delle  Femm  in  e  l'^i'^ipare . 

ria  di  fcoprire ,  e  a  tutti  '1  contento  di  godere  una  volfa  [vz- 
lati  gli.  arcani  fuoi. 

CAPITOLO      II. 

OjfervoTjoni ,  /penanti  alle  uova  ,  ed  all'  Ovaja  delle 
femmine    vivipare  ,  fatte   dal  Signor  Mar- 
cello Malpighi. 

D'^'w^V  #/- T I- ni'9  Maeftro  A/j//»/^/«' ,  di  fcmpre  gloricfa,  e  foaviflt- 
trvéxiori  d,iX  ma  ricordanza,  non  mancò,  di  far  diligenza  in  vedere, 
Malpighi.      fé  fi  apponevano  al  vero  que'  Savj  Anatomici,  che  un  ritro- 
vato SI  ftrepitofo  aveano  dato  al  giorno,  e  con  tanta   fran- 
chezza per  infallibile  pubblicato  :  la  onde  poftofi  al  forte  , 
incominciò  con  quella  fua  incomparabile  pazienza  ,  e  eoa 
quel  Aio  fìniflìmo,  ed  ammirabile  giudizio  ad  aflìcurarficon 
gii  occhi  propri  •    E  perche  vide  cofe ,  che  ,  quantunque   1' 
effenza  del  iìftema  non  mutino  ,   nulladimcno  ,  perchè   nel 
modo  di  efporre  Ja  vera  idea  del  medeGmo ,  e  nel   conofcc- 
^.  re,  quali  in  fatti  fieno  le  vere  uova,  e  quali  non  fieno,  fo- 

?^wXw     °  neceffariflime  da  faperfi,  perciò  mi  pare  diritto  il  rifcrir- 
'k,  ponendole  nel  miglior  lumepoffibile  ,  acciocché  uno  do- 
pò l'altro  fatticando  ,  e  fempreppiù  i  fegreti  della  natura 
/coprendo,  fi  venga  finalmente  in  una  chiara  cognizione  del 
vero.  Mi  prendo  tanto  più  volentieri  la  pena  di  ciò  fare  » 
quanto  che  oifcrvo,  non  effere  ftato  feguitato  in  quefta  par- 
te quel  valente  Anatomico,  ne  meno  da  molti  ultimi,  per 
altro,  dottllfimi  uomini,  non  potendo  io  capir  la  cagione, 
come  non  abbiano  rifatte  con  la  necciTaria  attenzione  le  of- 
fervazioni,  ed  efperienze  fue,  ficuro,  che  farebbono  reftati 
mf''&2r;^^''^"^^''  elìerfi  abbagliato  lo  Stenone  ,  il    Graaf  ,  il  Cher- 
Teib  /"elun'il  chfingio ,  il  Redi ,  e  tanti ,  e  tanti  altri  loro  feguaci  ,  che 
tt lU  ojva.     hanno  prefa  una  cofa  per  l'altra,  avendo  ben  colpito  tut- 
ti quefti  vicino  al  fegno,  m:i  non  affatto  nel  fegno. 
Tìiprtaxhn»      ^'  ^clla  offeitaxiotic   Epi/iulare  ,    che  fcriffe  '1  fovralcdato 
dfl    Malpigli  M.ilpighi  allo  spomo   vcrfo  il  fine  apporta  le  offervazioni  , 
tfcura .         eh'  e'  f^ce  interno  aH'Qvaja,  e  alle  uova  delle  femmine  , 
le  quali ,  per  non  dir  f.ilfo,  non  fono  tanto  facili  da  capir- 
fi  da  chi,  o  non  ha  meffo,  dirò  cosi  ,  le  mani  più  volte  in 
parta ,  o  non  ha  bene  in  capo  tutto   il   metodo  del  medcfi- 
joo.  Si  fervi  principalmente  de' teiticoli ,  o  delle  Ovaje  delle 

va  e- 


Parte  li.  Cap./l  109 

vacche,  come  di  mole  più  grandi,  pcrdiftingucre  meglio  la 

loro  ftruttura,  e  per  afficurarfi  del  vero.  Notò  adunque  ip      Mtmbr^^, 

primo  luogo,  come  la  membrana,  che  le  O/aje  circonda  ,  tflema  deW 

e  verte,  è  da  molte  fibre  camofe  mirabilmente  fortificata,  ed  ovaja . 

è  certo  ccrtiffimo,  che  tanto  nelle  tenere,  quanto  nelle  a'^ul- 

tc  femmine  de' quadrupedi ,  e  particolarmente  nelle  vacche  , 

le  Ovaie  coaungono /vefcicbette  d'ineguale  grande%x,a,  e  di  un 

certo  liquido  piene,  che  al  fuoco,  giufta  la  natura  dellW- 

bume  fi  rappiglia ,  e  indura . 

}.  Non  una  volta  fola  vide  pendente  dall'Ovaia  una  ve-  ij^tidi. 
fcica,la  quale  fuperava  in  grandezza  un'uovo  di  gallina  , 
piena  o.nzh'  tSaà'uncoagtdabile  albtftne. 

4.  Quefte  vcfcichette  fono  munite  d'una  tunica  affai  dcn- 

fa ,  la  cui  interior  fuperficie  da  molti  vafi  fanguigni  ,  in  Vtfcìcbelinf^. 
vari  come  meandri  ,  e  andirivieni,  fcrpenti  ,  refta  annaf- '"■*'• 
fiata. 

5.  Col  progreffo  del  tempo  sbocca  fuora  un  corpo  fodo,  e  Corpo giaUi  ^t 
giallo,  a  tanta  grandezza  crefcente,  che  in  fine  pon  una  cer- ^"''j '^*-' ^Z-* 
ta  papilla fporta  m  fuora,  occupa  quafi  tutta  la  parte  dell      -^^ 
ovaia,  ed  eguaglia,   giunto  alla  fua    cotale  grandezza,  il 

frutto  di  una  Ciriegia-.  La  fua  efterior  fuperficie  è  ineguale 
per  alcuni  piccoli  gonfietti ,  o  rifalci  di  grandezza  diverfa  , 
che  fpuntano  dalla  mcdcfima,  tutta  di  fibre  carnofe  circon> 
data,  le  quali,  come  nelle  altre  glandule  s'offerva,  interna- 
mente s'infinuano .  V\  fi  veggono  ancora  fcorrere  vafi  fan- 
guigni, e  nervi  ,  ed  è  involto  in  una  membrana,  ed  in  par- 
ticolare nella  pendice  della  papilla  ,  che  viene  pure  ulterior- 
mente da  un'altracomunc  tonaca  deirovaia  vcftita. 

6.  E'  comporto  il  menzionato  corpo  da  varj  pezzetti  ,  e  ij^fl^g]''"* 
qiufi  lobetti ,  come  ha  notato,  non  fenza  flupore,  nelle  al- ^;^//, 

tre  vifcere:  ma  auefti  fono  angolofi,  e  una  varia  inclinazio- 
ne, o  tendenza  fortifccno,  concioffiachc  pare,  che  con  un 
quafi  allungato  bellico  a' va fetti  fanguigni  s'appendano.  Si 
dichiara  con  la  fua  folita  ingenuità  ,  che  la  compage  ,  o 
rtruttura  di  querti  lobi  gli  è  riufcita  molto  ofcura  ,  e  che 
rcrta  fabbricata  rf^  varicofe  propagini  d'un  color  giallo  ,  alle 
qualli  pare,  che  fi  ccnnettino,  e  fi  continuino  corpi  riton- 
dartri,  e  pendici  di  color  d'oro,  e  quafi  minutiffimi  pez- 
zetti di   gralio  .  Tìltf'/r.)    àtl 

7-  L'intern.1  figura,  ed  apparenza  del  detto  corpo  giallo ''"'^'/''^V'' 
non  a  trova  Amprcin  ognitempo  la  rtefsa ,  ma  varia;  im-  /''w!,, '^'./i-r/. 
perciocché  alle  volte  ,  per  incominciare  dalla  piìi  fempl  icc,fi  of-  -jon,  del  dar* 

Icr-       ("[•'  ■ 


II o   Delle Vcva delle  Fcmmuie rhoipare . 

•ferva  ,  cora€  un  corpo  (ovglvbato ,  t  avviluppato,  e  da  vaiic 
.produzioni  varicofeteflTutxD,  ora  di  un  color  giglio,  ora  qua- 
li cenerognolo,  il  quale  appena  eccede  la   grandezza  di  un 
grano  di  miglio,  o  almeno  di  veccia  .  Molto  frequentemen- 
te fi  vcdeun'efterno  invoglio,  fabbricata  di  jfoftaiiza  gialla, 
e  quafi  da  ca,prrj<di ,  o  viticci  compofto ,  intorno  le  vefcichcc- 
te,  turgide  d'un  liquore  ,  o  di  una  chiara  d'uovo  ,  che  le 
ricopre. 
stetnia  de.      8.  Non  rade  volte  quefto  corpo  giallo  ,  divenuto  appena 
firiiioiK guau.  grande,  come  un  cece,  emula  la  figura  d'un  pero  ,  e  inter- 
jo  è  div-nuto  namente  dal  centro  vcrfo  il  collo  ha  un  fcno ,  che  va  infca'- 
pitigrandt.     fibilmcntc  aflottigliaiido ,  pieno  di  liquore. 
Ter^a  deferi,      p-  Acquiftata  Ipeflc  fiate  la  grandezza  di  una   Ciriegia  , 
xitnt  iti  me-  ufcendo  l'efterna  papilla  (  come  il  capezzolo  di  una  mam- 
df/ìmo   ac(rt  mella  )  dall' Ovaja,  contiene  nel  centro  una  vefcica,  piena 
{tiuti .  ji  liquore,  nella  maniera  appunto  del  nocciolo  di  unaCiric- 

gia,  la  quale  alle  volte  è    tonda  ,  e  rion  rade  volte  di  più 
Jiiltformi  pendici  arricchita,  ma  frequentemente  però  di  una 
(ola  gode . 
Cam; alle  voi.      io.  In  qucflo  cwpo  giallo  compiuto,  e  alla  deftinata  gran- 
tfapptrifca.    ^j^^iza  giunto  non  fi  vede  alle  volte  né   punto  nò  poco  del 
contenuto  liquore,  ma  frequentiflìraamente  dall'interiore  to- 
naca, che  invefte  la  papilla  ,   (  dove  per  lo  più  fi   forma 
efternamente  una  foiletta,  e  finalmente  un  forame  fifcava) 
fi  produce ,  e  allarga  un  certo  corpo  mcmbranofo ,  che  al- 
lungato perpendicolarmente  verfo  il  centro  fi  divide  in  rami 
agguifa  di  vafi,  che  fcorrono  per  tutta  quanta  la  compage 
del  corpo  giallo,  e  a  quelli  lobctti  fotto  diverfe  declinazioni 
s' appendono . 
St' corpi  giaU      II.  In  alcuni  corpi  gialli ,  ormai  adulti,  verfo  il  centro, 
I  adulti, dove  alcuna  fiata  più  profondamente  s'oflerva  mo! uovo  con  la  pen- 
ojjervi    uovo  ^^^^  ^  della  giandezz.'i  di  un  grano  dimiglio,  contenuto  nel  men- 
tovato corpo  cenerognolo .  SpeiTc  voice  un  certo  meato  ,   o 
condotto  s'apre,  che;  dal  profondo  fino  al  centro  della  papil- 
la s'allunga ,  nel  quale  un'umore  diafano  flagna ,  che  al  fuo- 
co, come  la  chiara  dell'uovo,  f\  quaglia  ,  e  indura  :  e  non 
rade  volte  vengono  un'uovo,  o  due  cujloditi.  della,  loro  pendice 
dotati,  non  molto  difiimili  ,  quanto  alla  forma,  da  quelli  , 
§i<ffli  corpi     che  nelle  mofche  delle  Galle  {\  veggono . 
l7,nee  quando      li-  Finalmente  quelli  corpi  lutei,  o gialli  fi  ritrovano  nell' 
apparivano     ultimo  sfruttati  ,   cioc  ,  che  hanno  vomitato  il  lor  uovo  . 
'fruttati.       Sozio  allora,  come  un  canale  cavcrnofo,  all'indentro  pcnc- 

trcvoli , 


Parte  il.  Cap.ll.  i  i  i 

u-evoli ,  e  voti,  il  quale  nei  mezzo  atnmrtte  unoftilnto,  o 
vogliamo  dire  una  tenta  .  La  rinchiufa  cavità  eguaglia  la 
grandezza  di  un  pifeJlo,  e  da  una  rasmbr.ina  circondante  , 
infieme  col  canal  contimiato  viene  veftita . 

15.  Da  quelle  ofTervazioni  fatte  dal  noflro  Malpighi  ,    e    ufo  del  (ftp» 
in  di  ver/i  tempi ,  o  conflituzioni  trovate  vere  ,   pare  {àia)  gijh . 
che  probabilmente  convincano  ,   come  quello  corpo  gLillo  fia  *^ 

dalla  Natura  eccitato  ,   non  folamente  per  la  cullodia  dell' 
uovo,  e  per  ifcacciarlo  fuor  dell' ova;a;  ma  forfè  conferifca 
alla  generazione  di  lui,  d'onde  piij  glandulofo,  chemufcu- 
lofo  giudicare  fi  debba  :  conciolTiecofachj  ia  fua  ftruttura 
non  e  iìbrofa,  ne  carnoù  ;  ma  piuctoflo  molto  limile  a' 2ìm 
SuccentHriati  :  per  lo  che  probabilmeate  può  fofp,;ttarlì ,  che 
per  quello  feltro  giallo,  e  glandulofo  fi  prepari  ,  fi  vagli  , 
e  fi  coli  la  materia  ,   che  per  i  rami  del  vafecto  umbiiicale  xnaMa  td. 
tranfmelTa  nell'uovo,  0  nella  previa  cicatrice,  neW  icore  ^  0  Un- ta  dalie  pian  » 
fj  contenuta,  finalmente  fi  cangi  .   Veggiamo  (  così  fegue  a  n. 
spiegare  il  fuo  penfiero  )  un'  analoga  produzione  di  quello 
nelle  uova  delle  piante ,  nclie  quali  cfce  primamente  l' umbi- 
iicale vafo  ,   la  cui  elìremità  appoco  appoco  fi  rallenta,  e  .     ^.^ 
dall' entrato  liquore  Ci  gonfia  ,   il  quale  in  fine  manifefta  la  ■^,t 
pianta . 

14.  Da  tutto  l'offervato  finora  efpollo  vuole  prudentemen- 
te il  Malpighi  ,   che  con  ragione  dubitare  fi  poffa  ,   come  le 
"vefcichette ,  che  ccpiìfe  in  qualftvogUa   tempo  lafiireggiano  nelle,  'tr'vtfcìch^nt 
Ova'jC,  che  hanno  fortito  un  ineguale  grandeT^xt  ,  e  di  un  Liqmre  nonjonouiva. 
quagli  abile  piene,  non  fieno  veramente  uova  ,  le  quali  in  fine  fi  /.'t 
cwdtno  ;  ma  una  materia  ,    dalla  quale  fot  fi  prhnamente  fi  eccita 
q:iel  glandulofo  ,   e  giallo  corpo  .    Imperocché  non  par  certo  , 
che  fulamcnce  dopo  il  coito  ,   o  l'cffufioae  del  raafchil  feme 
fi  manife/li  quella  gialla  ,  e  glandidofa  fo/ìanz,a  ,  e  die  porti  que- 
lla i  ficurt  fegnali  dell'  uova  rinchiiifo,  già  fecondato  ;  pofciacchè  ojr,,,„-^,c.„;  ^ 
frequcntifiìmamentc  nelle  appena  nate  vitella  ollervò  una  ,  o  /h.-di-nìuanj 
due  infigni  vefciche,  alle  quali  quella  gialla  foflanza,  amò  nonifctrtoia 
di  gramigna  ,  vicina  nifceva  .    Vide  pure  quelli  (Iclfi  corpi  ^    ^/'•'i""* 
gialli  anco  nelle  ovaie  dt;lle  vacche  ,    nel  c.mpo  p.irticolar-  "'^'""  '■ 
mente  di  lar  prcgnezza  ,    e  in  una  età  diverfa  del  contenuto 
feto,  i  quali  ora  eguagliavano  un  Ccce,  ora  unaciricgia,  e 
quelli  erano  moUi  ,  e  pure  non  ci  era  alcun' ombra  di  fof- 
pctco  di /«7.-r/ef.;?:,wB^  .    Qjefla  fteHa  oficivazione  c'fece  in 
una  Donna,  ch'era  circa  il  fcttirao  mele  di  fua  gravidanza, 
anzi  ìq  unn ,  e  Ikila  ovaja  in  ;)aima!i  diverfi  veggonfi  molti 

di 


1 1  2     Delle  Vo'Vd  delle  Femmine  Vi-ot^are . 

di  qucfti  corpi  gialli  d'ineguale  grandjzzi  ,  ne' quali  fiamo 
iicuri ,  che  tanta  moltitudine  di  f.-ti  non  fuccede .  Aggiugnc 
finalmente  a  quefle  offervazioni  ,  di  aver  veduto  in  molte 
ovajc,  particolarmente  cotte,  vali  ampli  ,  di  quefto  rappi- 
gliato fugo  gonf/ ,  efatolli. 

ij.  Vuole  inoltre,  e  con  ragione  ,  che  dubitare  ^\  "poffa, 
^. 'jy^jrl^che  non  ^\  confumi  ,    e  voti  uni  vcfcichetta  fola  di  albume  , 
"ibi  'intorno  ito  di  quella  vifcofctta  linfa,  alia  chiara  dell'uovo  fmiiglian- 
vefcuhetttUn.  lifiurìZy  per  generare  un  folo  corpo  giallo  perfetto  ;  mafor- 
f»ti(bc.        fé  piii^  imperocché,  dove  fpunta  in  fuora  un  corpo  giallo, 
eh.-  (ia  giunto  alla  Tua  dellinata  grandezza  ,  occupa  quello 
non  folamcnte  tutta  la  cavita  dell'ovaia  ;  ma  frequentemen- 
te molto  poche  vefciche  di  linfa  quagliatile  pieue  vi  reftano, 
quaado  innanzi ,  o  in  tempo  ,  eh:  quello  non  e  si  grande , 
copiofifTime  iì  ritrovano . 
'    ctn:hiufion,      ^^-  Ponderate  dunque  tutte  quefte  cofe  faviamsnte  racco- 
dti   MJpigbìgUc,  che  quella  gialla,  e  glandulofa  foftanzanonimmedia- 
intorno  la  ««•- camentc  fegua  lo  fpruzzo  del  kme,  fatto  nell'uovo  ,  conte- 
"""V""   ''f'nuto  dentro  l'ovaia i  ma  di  gran  lunga  lo  ftelTo  preceda,  e 
i'Xt-^r/.Wi'/ '^^'■^' ^"^-'^^  '^  "°^^  dette /«^i^fwrawff ,  cioè  non  fecondate,  e 
HytdtU'tttvì.ch-  '*  vefcicbette  parimenti  piene  d' un  albo  Liquore  mn  fono  rigo- 
rof amente  nova  ;  ma  la  materia  ,  dalla  quale  fi  eccita  la  giandu- 
ia ,  mediante  cui  fi  fepara  i  uovo  ,  fi  fomenta ,  e  in  un  tempo  de- 
terminato fi  efpelle  :  mentre  efce  l'uovo  ,   od  è  fcacciato  dal 
ccrrt  ifiaf  fi\ÌQ  fuo,  quando  dalla  papilla  del  glandulolb  corpo  ,   che 
""^'  all' efterno fpunta,  per  la  contrazione,  o  increfpamento  del- 

le fue  fibre  carnofe  viene  fempre  più  all'infuora  fprcmuto  , 
e  lacerata  a  poco  a  poco  la  fottile  involvente  membrana  s' 
apre  l'umbilicale  vafo,  o  feno,  d'onde  l'uovo  nafcofto vie- 
ne urtato,  e  difcacciato  ;  imperocché  aff.rma,  di  aver  vedu- 
to alle  volte  la  papilla,  alla  foggia  d'un  prepuzio,  dalle  fi- 
bre carnofe,  che  circondano  l'ovaja,  fiaccata,  in  cui  rcfta- 
va  aperto  lo  fquarciaraento  nella  cavità  del  glandulofo  cor- 
C/»c  pMfrt  pò.  lotanto  l'uovo,  come  accade  nelle  Galline ,  vienericc- 
'uómtj   ''''^'"'  ^'"^°  iicuramente  dall'  eflremità  della  tromba  ,  mediante  cer- 
'"  ***  ti  carnofi  lacerti  ,    da  quali  è  formato  l' ordigno  reticolare  dell' 

hifondibolo,  o  della  larga  cdremità  della  tromba  ,  acciocché 
^'^^^^^j'^'^j  nella  tromba  medefima  fi  fecondi  .  EfpuUb  dunque  l'uovo  , 
gLiu' glanlu  ^^ '^^''P^  ?M"'^"^°f"  appoco  appoco  s'infracida,  e  tabidodiven- 
U/f.  ta ,  cancellandofi  facilmente  ,   nella  maniera  appunto  ,  che 

rendute  angufle  le  arterie,  e  le  vene  ,  le  glandule,  e  le  vi- 
fcerc  ftcfle  del  nollro  corpo  quafi  fi  perdono,  e  fi  dileguano. 

17.  Sin 


P.irte  II.  Cap.  II.  113 

17.  Sin  qui  il  Malpighi  ,  dopo  il  che  fegue  ad  efporre  Ja 
fua  oppinione  intorno  il  modo  della  fecondazione  dell' uovo, 
e  del  fico,  in  cui  giudica  fi  fecondi,  del  che  efporrò  con  ogni 
più  riverente  modeftia  il  mio  parere  aiuoluogo,  contentan- 
domi di  quanto  ha.  detto  della  materia  gialla,  delle  vefcichec- 
tc,  delle  uova,  e  del  modo  ,  col  quale  fono  dalle  loro  nic- 
chie mandate  fuora,  lo  che  tutto,  quantunque  non  abbia ef-  f^^^'J"  ^'^ 
porto  con  quella  ficurezza  ,  e  chiarezza ,  che  da  alcuni ,  an-  " 
zi  da  tutti  e  fempre  diiiderata ,  nulla  però  di  meno  ha  detto 
alfai,  e  chi  ha  aperto  femmine  di  più  maniere  fecondate,  e 
non  fecondate  ,  e  chi  maturamente  ,  e  con  attenzione  pefa 
tutto  il  regiftrato  da  quel  fortunatflìmo  intcrpctre  della  Na- 
tura ,  entra  non  fenza  grande  fatica  in  cognizione  di  molte 
verità,  quantunque  finorada  tanti  chiariflimi  Uomini,  non 
so  per  qual  deftino,  fconofciute.  Acciocciic  dunque  con  que- 
lle fiaccole  accefe  fempre  più  reflino  illufirate,  mi  prenderò 
l'ardimento  di  efporre  avanti  gli  occhi  perfpicaciffimidi  V.  S- 
Illuftriffima  altre  olTervazioni ,  ernie,  ed  altrui,  dopolequa- 
Ji  faremo  a  fuo  luogo  quelle  rifleffioni  ,  che  itimeremo  più 
proprie,  per  iftabilimento  di  una  cofa  di  tanta  importanza, 
che  ha  tormentato  i  migliori  fpiriti  di  tutti  i  Secoli  ,  e  che 
ancora  que'dcl  prefentc  affanna,  e  cruccia. 

CAPITOLO      HI. 

Ojfervazioììì  dell'ai  more  intorno  le  uova  ,   //  corpo  gUndulofe  ,  le 

lefcichctte  linfatiche  ,   ed  altre  parti  dell'  Ovaja  delle 

Scrofe ,  delle  fiacche  ,  e  delle  Tecore . 

I.  1    TN  Savio  Vecchio,  quando  fcrifle,  che  lunga  è  la  via 

V_/    del  fapcre,  e  breve  il  corfo  del  vivere,  volle  fra  le     ìncffìthdi 
altre  cofe  principalmente  additarci  ,  che  chi  vuol' imparare  """'<'"•  ^ 
tutto  ciò,  che  fta  diffufo  nella  vaftità  delle  fcienze,  pervie-  7bVvl''oìf prÒ 
ne  afsai  prima  al  termine  della  vita  ,   che  al  pof^efso  delle  for,jam,nt, 
medefime .  Che  però  pare  a  me ,  che  prudentemente  ficcian  i'^pararU  per 
coloro,  i  quali  in  tanta  varietà  d'intelligibili  cofj,  aquelle  ^'^'^^i'à  d,l. 
folamcnte  l'appetito  d'intendere  rcftringono ,  a  cui  gli  con-  '''^"'• 
duce  il  genio  loro,  o  gli  fiimola  il  dilìdcrio,  e  la  necefllcà , 
di  volere  un  qualche  miflero  de' più  reconditi  della  Natura 
nettamente  comprendere.  Difidcrio,  e  ncccf(indi  faperequel 
grande  arcano  dei  primo  nofiro  nafcimenco  ,    ha  mofso  ,   e 
move  ancor  me,  Illuflrirfimo  Signore  ,    a  mjn  perdonare  in 

P  quc- 


'114    Delle  Vo'-l'A  delle  Femniine  l^i'-cifare . 
qiiefìo  gcivere  di  cofe  nò  a  fudori ,  né  a  fpefe ,  per  veder  pu 
re,  k  mai  ad  alcuna  cognizione  più  cerca  giugnere  fi  potef- 
fe ,  o  almeno  le  oppinioni  falfe  levando  ,   e  le  ingannevoli 
Moìhdifìu.  dimoftrando  ritrovarne  delle  migliori  ,  e  piìi  certe  .    Molto 
J^^"'  "Jt'^^f,;  ha  fatto  l'Arvco,  lo  Stenone,  il  Graaf,  il  Malpighi,  e  tan- 
Ji]ueUo  degli  t\ ,  e  tanti  altri  di  non  languida  fama,  e  pine,  quantunque 
Antichi.     .   fi  fia  entrato  in  una  via,  di  quella  degli  Antichi  incompara- 
bilmente più  certa,  e  nultadimeoo  cosi  fcabrofa,  e  piena  di 
fpina,  che  ancora  s'inciampa  ,  s'arrefta  ,  e  alla  dilìdcrata 
meta  molto  adagio,  e  col  piede  ancor  vacilLince  fi  perviene. 
Por  giugnervi  dunque,  fé  mai  ha  poffibilc ,  più  follcciti,  e 
più  franchi,  è  necefsario  non  iftancarfi,  e  non  potendofi  fi- 
.        .   re  tutte  le  fperienze,  e  le  ofservazioni  nelle  Donne,  cdirit^• 
eemparatT"  ^ ° »  ^  convcuevole  farle  negli  anim:ili  bruci,  avendo  la  Na- 
luantoutih,   tura,  comc  altre  volte  detto  abbiamo  ,  le  leggi  fuc  univer» 
fali,  e  fempre  collanti,  al  che  lo  ftefso  Signore  Sbaraglia, 
benché  gran  nemico  de' moderni  flud;  ,  acconfente .  ZJotomia 
(a)  fono  Tue  parole,  in  hac  re  non  efl  fpemcnda  ,  unde ,  quan- 
do partis  alicuhiS  ufus  efl  in  homiuc  ohfcurus ,  qmcratuf  artificium 
raJatìt^n  anim.ìlibus ,  &  quandoqite  caligincm  difcutcre  potcrimus . 
Mofsa dunque  da  quefto  favio  configlio,  e  dall'efcmplo  del 
lìiio  fempre  venerato  Maeftro  ,  e  di  tanti  altri  degniflìrai  Sog' 
getti ,  eh;  nelle  prime  Cattedre  fra   Letterati  rifìedono  ,   ho 
fatto  in  varie  occafioni ,  rubbando  alcun  raifero  avvanzo  di 
tempo,  alle  pubbliche  ,   e  alle  private  fatiche  ,    le  feguenti 
Ofservazioni . 
T'Hiniadsir     i-  M'accordai,  e  con  preghiere,  e  con  premio  fino  l'an- 
A:^ilre.  '■      no  j6p%.  con  un  Macellaio  ,    acciocché  mi  portafse  tutti  gli 
uteri  co' loro  teflicoli,  ed  altre  parti  circonvicine  delle  Scro- 
fe, delle  Vacche,  e  delle  Pecore  ,    per  paragonare  le  ofser- 
vazioni in  fine,  e  vedere,  fc  concordavano,  e  fé  poteffi  al- 
cun miglior  lume  in  una  facce  ida  sì  tenebrofa,  e  sì  intriga- 
ov'ff  JilU  ta  ricevere .  Qiiattro  in  una  volta  di  Scrok  mene  portò ,  cioè 
s,f,>jVdi  ttJiunQ  di  una  giovane,  che  non  avea  ancor  partorito,  uno  d' 
ditcrjì .         yj^,,^  ^j^j  avea,  tempo  fi,  partorito;  ma  che  allora  non  era 
gravida,  il  terzo  d'una  ,   ch'era  di  poco  tempo  gravida,  e 
il  quarto,  che  conteneva  i  feti,  afiai  grandetti,  ebennutri- 
Pahie Jijff  t'-  T""'  quefti  teflicoli,  0  per  meglio  dire  ,  Ovajc  pareva- 
rent! dalle  oL  no  cflcmamontc  differenti  da  quc'  delle  Cagne,  delle  Pecore, 
'rt.  delle  Cavalle,  delle  Afine,  delle  Vacche,  delle  Capre,  del- 

le 

(  a  )  Trafat.  ad  Le£tor.  Oculor.  &  mentis  f^igilitc pag.  XK  i  r . 


Parte  IL  Cdp.  Uh  i  r  5 

k Donne,  e  di  molti  altri  animali,  imperocché raffomiglia- 
no  ad  un  rarpo,  o  grappolo  d'uva  con  le  fue  grana  ritonde, 
molto  fporte  in  fuora,  intra  le  quali  fieao  altrc  grana  mino- 
ri ,  non  arrivate  alla  desinata  grandezza  ,  e  maturazione  . 
Qucrte  grana  non  pajono  involte  in  una  comune  membrana» 
tanto  fono  fovente  emi'nenci  dal  piano  dell' O/aja  ,   anzi  al-  . 

cune  erano,  come  in  due  parti  divifc,  ed cfternaraente  da  un  ^^y^'-^"^)]."'" 
forte  legame  membranofo  tenute  unite,  fotto  cui  paflava  fuor  fflema  Heiu 
fuora  da  un  canto  all'altro  una  tenta  fcnza  lacerar  cofa  al-  detttovjf. 
cuna.  Appaiono  quelle  grana  maggiori,  (  che  non  fono  ,  che 
J;  gl.xììdu'.e  della  materia  gialla  fovramenzionata  dal  Malpighi 
nelle  Vacche  oflervata  )  appaiono  dico  molto  ritonde,  dico- 
iorcrofligno ,  tirante  alquanto  ai  giallaflro,  per  l'incredibi- 
le quantità  di  vali  fanguigni,  con  una  buona  lente  fcoperti, 
e  diftinci,  che  fopra  loro  ferpeggiano ,  come  nelle  uova  de* 
volatili,  ancor  appefe  ali' ovaja  ,  con  l'occhio  armato  ,  o  nu- 
do, chiaramente  fi  vede,  facevano  in  tutte  il  corpo  maggior 
ddl'Ovaja. 

3.  Guardate  le  Ovajc  di  quella,  che  non  avea  mai  figlia* 
to,  il  cui  utero  bipartito  era  molto  aggrinzato,  e  riftrecto, 
alla  foggia  di  due  piccoli  rugofi  inteftinetti ,  contai  neli'efter-  ovajidiunj 
no  otto  corpi  glandulofi  nella  delira,  e  undici  nella finillra  .  strofi, giova. 
Quelli,  come  in  tutte  le  altre  Ovaje  ho  dipoi  notato  ,  fono  "' àtfcriitt- . 
velUti  di  tre  tonache,  cioè  una  comune,  e  due  proprie  .  La 
comune  è  tutta  quanta  rabefcata  di  molti  rami  di  vali  fan- 
guigni, e  di  moki  lacerti,  o  falcetti  di  caniofe  ,  e  nervofe 
libre  arricchita,  molto  dcnfi,  e  refiftentc ,  dalla  quale  efco- 
no  parecchi  ramicelli,  che  nelle  fue  proprie  membrane  s'in- 
callrano ,  come  anco  molte  fibrettc ,  fempre  circondandole  fi- 
no al  fondo,  dove  con  un  groll'o  piede mimbranofo,  d'ogni 
maniera  di  vafi  dotato,  fortemente  s'attaccano  .  Qiielh  tre 
membrane  facilmente  le  une  fi  dividono  dalle  altre,  fé  fi  la- 
fciano  per  qualche  tempo  macerare  nell'acqua  tepida,  ed  in 
particolare  l'cllerna  comune  con  facilita  fi  fiacca  ,  eh:  fpe- 
rata  all'aria  e  diafana,  e  in  cui  allora  i  vafi  dd  fangue  ,  e 
le  carnofc  fibre  fenpreppiù  lì  diflinguono  .  Se  fi  vogliono 
quelli  gUndulcfi  globi  fcnza  fatica  eilracr  dall' Ovaja  ,  è  d' 
uopo  tagliare  in  circolo  attorno  d'  elfi  la  tonaca  comune  , 
perche  allora  con  quaich:  deflrezza  tutti  interi  interi  fi  ca- 
vano, e  nd  cavargli  fi  veggono  (Irapparfi  vafi  d'ogni  forta, 
che  per  ogni  banda  dentro  loro  pciicnavano  .  Oli'ervate  le 
tonache  fue  particolari  tutte  anch' eile  di  fibre  *  e  di  vafi  di 

P     i  ogni 


1 1 6     Delle  Z/o'-va  delle  Femmine  Vi-jipare . 

ogni  maniera  fono  guernice,  che  altamente  (i  infinuaiio  ,  e 
per  tutta  l'interna  fortanza  in  fogge  ftrane,  e  maravigliofc 
camminano.  Cavata  quella  materia  glandulofa  ,  vi  refta  1' 
incaflro,  o  la  nicchia  Jibera  ,  e  netta  ,  che  pare  anch' efla 
da  una  membrana  particolare  coperta,  dal  fondo  della  quale 
fcappa,  e  geme  per  lo  piìi  fangue  vivo,  lo  che  non  così  fa- 
cilmente accade  ne'fuoi  dintorni,  benché  molti  canali  fi  rom- 
pano. 
Corpi  gìaHia.  4-  ^0"  erano  quefti  corpi  glandulofi  di  tutte  ,  e  quattro 
/#/,  lemtdif.  le  femmine  d'uno  flelfo  fleflìflimo  colore  roOìgno;  ma  altri 
ferinti .  più  carichi,  altri  meno,  altri  maggiori  ,  altri  minori  ,  el- 
fendo  i  maggiori  ,  come  un  grano  d'uva  ordinaria  .  Pefati 
feparatamente  arrivarono  alcuni  a  grana  otto  ,  e  mezzo ,  al- 
tri a  fette,  altri  a  cinque,  altri  a  quattro,  ed  alcuni  ,  che 
internamente  trovai  arrivarono  appena  a  un  grano.  Sono  per 
lo  più  di  ritondaftra  figura;  ma  perequando  molti  di  quelli 
corpi  fono  contigui,  e  quaiiammoncicellati,  ricevono diver- 
fa  figura,  cosi  dall' angullia  del  fito  neceffitati  ,  rcftrignen- 
dofi,  efpianandofi,  e  varie  figure  facendo  ;  ma  luora  dall' 
€(ìerna  fuperficie  fpuntando  ,  tutti  generalmente  tondeg- 
giano. 

5.  Aperti  per  lo  lungo,  o  per  lo  traverfo  tutti  quefti cor- 
-Drfcri-^ioin ài  pi,  giunti  a  Una  certa  grandezza  ,   fi  vede  in  cadauno  un.i 
forfigiandulc.  cavità,  formata,  come  a  triangolo  ,   ora  più  vicina  alla  parte 
'•                fuperiore,  ora  più  vicina  alla  parte  inferiore,  ora  più  gran- 
de, ora  più  piccola,  conforme  erano  più  grandi,  e  più  ma- 
turi. E'  fempre  piena  dilimpidiffima  linfa,  che  cotta  al  fuo- 
co fi  quaglia,  e  bianca  diviene,  come  appunto  quella  delle 
vcfciche.  Le  cavità  più  grandi  erano  di  lunghezza  due  linee, 
fino  a  tutti  gli  angoli  mifurate,  le  minori  mezza  linea.  Spe- 
rava di  ritrovare,  nelle  maggiori  almeno,  l'uovo;  ma  an- 
dò delufa  la  mia  fperanza  . 

6.  Infra  i  corpi  glandulofi  fi  veggono  le  vcfciche  linfati- 
r>!f<rixione  che,  più,  e  meno  di  numero,  conforme  più,  emeno  quelli 

^ìi!f  'Z'"^*^  ^on groffi ,  calando  qucfte,  quando ingroflhno quelli  :  l'umor 
'"*""  ''  delle  quali  al  fuoco,  come  la  chiara  dell'uovo  ,  veramente 
s'indura,  ch'cquel  fenomeno,  che  ha  finora  ingannato  tan- 
ti uomini  di  prima  fedia ,  fupponendole  uova  .  Alcune  era- 
no grofie  quafi,  come  un  grano  di  veccia,  alcune,  come  un 
grano  di  miglio  .  Nelle  ovaje  crude  ne  contai  ora  venti ,  ora 
trenta,  ora  trenta  ,  e  cinque;  ma  nelle  cotte  apparivano  in 
tutte  di  numero  aflai  maggiore  ,  pciocchc  molte  ,  eh'  erano 

imi- 


Parte  II.  Càp»  HI,  '    117: 

invifibili,  0  che  fuggivano  l'acutezza  dell'occhio  per  lalo- 
ro  piccolezza,  e  diafaneità,  rappigliatofi  l'umor  bianco  ap- 
parivano ,   e  molte  fino  fopra  gli  ftefiì  corpi  glandulofi ,  e 
nella  parte  deretana  dell'ovaia  un  buon  numero  Tene  vedeva  • 
Oltre  quefìe  nelle  ovaje  delia  quarta  Scrofa  ,  che  avea  nell'  PumihUmb!, 
utero  i  feti  più  groffi  ,  fcoperfi  molti  pioni  bianchi  maggiori,  e  "'"■'  ''  ^^J'^'- 
minori,  ora  fulle  glandule,  ora  fra  quelle,  chediiigentemen- '^*""- 
te  guardati  non  erano,  che  piccoli  globetti,  o  vefcichecte di 
una  materia  dcnfa  ,  e  come  tartarizata  ripiene.  Tutte  le  ve- 
fcichc  linfatiche /cno  co//  tenacemente  con  fibre,  vafi,  e  membra-      conntfììoru 
nette  appiccate ,  eh'  egli  è  impofftbile  cavarle  nette  fenxa  lacerare ,  firma  delli 
0  le  une ,  o  le  altre  ,   lo  che  deve  attentamente  confiderarfi  ,  ve/d(h  (on  f 
per  quello  poi,  che  faremo  per  dire  dell' ufo  loro.  Non  tut-  ^^V"- 
te  fono  nella  fuperficie  ;   ma  moke  dentro  la  foftanza  dell' 
ovaia  fcpolte,  tre  delle  quali  offervai,  ch'erano  alcune  pie- 
ne d'un  fiero  tinto  di  roffo- 

7.  Cavai  tutti  i  corpi  glandulofi  da  un'Ovaja  fola  della 
feconda,  che  avea  alcuna  volta  partorito  ;   ma  che  gravida   CorpigUndt*- 
non  era,  i  quali  furono  fra  grandi,  e  piccoli  dieci,  e  otto.  ^^fàfa'òrUc 
Pefavano  tutti  infieme  una  dramma ,  e  due  fcrupoli  .  Pefato  „'/  Zn"irà 
uno  de' più  grandi  da  fé,  pefava  grana  otto,  un 'altro  fette,  gr,ii./,/d. 

ei  altri  meno.  Cotto  uno  de' più  grandi  ,  calò  incredibilmente 
di  pcfo,  effendi  re  flato  di  fole  grana  due  .  Polla  fulla  bilancia 
tutta  l'ovaja,  da  tutti  i  legamenti  ,  e  corpi  glandulofi  libe- 
rata, non  pefava,  che  uno  fcrupulo ,  e  mezzo,  avvertendo 
però  ,  che  nel  feparare  i  detti  corpi  glandulofi  molte  vefcichet-  , 

te  s  ciwno  vattc  Notzi  pure,  come  a  proporx,!one  della  loro  »20-         •/    j 
le,  t  corpi  glandulofi  fono  molto  leggieri,   mentre  tutti  infieme /^/y^^^^"^^" 
ammalati  fuperavano  di  grandezza  quattro  buone  volte  il  re-  /i.  ' 

Uante  dell' O^'aja,  che  confifteva  però  folamente  allora  in  flo- 
fcie,  e  foffici  membrane,  in  vafi  voti,  e  vcfcichette,  molte 
delle  quali  pure  erano  infrante. 

8.  Cavai  dall' Ovajadeftra  della  terza  Scrofa,  gravida  coi  f'^f'  s'""'/'»- 
feti  piccoli,  tredici  corpi  glandulofi,  molto  tondi,  ealquan- j^^^^-f""'|* 
to  più  groffi  di  quelli  della  fuddetca,  che  ormai  s' erano  chiù  fi,  tragr.v,.il' 
fenxa  ,  che  una  minima  cicatrice  appanffe  ,  e  pefavano  quattro 

fcrupoli  ,  e  mezzo  ,  e  l'ovaja  fcrupoli  due  ,  e  grana  otto. 
Cotta  fcnza  i  fuddetti  corpi  ,  tutta  fi  raggricchiò  ,  e  re. 
nnnfe. 

9.  Cotta  r  Ovaia  finiftra  tutta  intera  della  Scrofa  non  gra-  f£;"7oV<.% 
vida  feconda,  che  avea  l'utero  bipartito  alTaigrande,  come  ^f/z^  scrofa 
due  intcnini,  affatto  voto,  apparvero  le  vcfcichette  inmag-  non  gravida. 

gior 


1 1 8     Delle  Voa^A  delle  Femmine  Fi^-ifare . 

gior  numero  di  quello,  che  prima  appariva  ,  per  la  candi- 
dezza dell'indurata  linJfa,  avendone  contate  in  unfologrop- 
po  verfo  la  bafc  della  medefima  nove  ,  e  tre  fopra  un  corpo 
glandulofo.  Tagliati  i  detti  corpi  glandulofi,  n.oflrò  cadatmo 
U  fua  cavità  triangolare  y  dentro  la  quale  era  molta  linfa  bian- 
chiffima  quagliata,  due  delle  quali  cavita  erano  molto  am- 
tìtn trtvo mai  P^^ ,  e  alla  fupertìcie  vicine,  non  però  ancor  aperta.  Cercn 
l  Mv»  ,  fra  quella  linfa  quagliata  l'  ucv3  ;    ma  mi  feppi  mai  ritrova]- e  . 

Oflervai ,  che  la  cavita  triangolare,  quanto  più  verfo  la  fom- 
niità  s'accoftava  ,  tanto  più  uno  de'  cavi  fuoi  angoli  ,  alla 
maniera  d'una  fìftola ,  s'addirizzava  verfo  i'cllcmo  ,   e  all' 
invcftiente  fua  tunica  s'approffimava. 
ova/tJeihi      \o.  Fccì  cuoccrc  amendue  le  Ova^  dell'ultima  Scrofa gra- 
Sfrifa  gravi-  vida,  chc  avca  i  feti  più  grandi,  di  numero  dieci  ,  e  otto  , 
''"'  lunghi  un  piede,  e  due  once,  pingui  molto,  e  ben  nutriti, 

e  fi  reflrinfe  aliai  in  fé  fteiTa  .    Due  maniere  di  corpi  glandulofi 
s' offervavano  y  cioè  quelli  ^  eh'  eram  sfruttati  ,  o  che  aveano  già 
Tìuimamert  ^^^'^  /««''^  il  loro  UOVO,  ed  altri  minori  non  ifruttati.  Ven'era- 
/?»  ffirpi  glan.  00  otto  in  Una  Ovaja  ,   e  dieci  nell'  altra  de'  primi  ,    corrif- 
Mofi,     -  .  pondenii  appunto  a' fuoi  feti,  e  fette  in  una,  e  cinque  nell* 
.t.'»ii.-..-  altra  de' fecondi.  Tutti  quanti  erano  chiufi  ,  effsndo  di  nuovo 
rammargìnati  que' ,  che  aveano  gittata  l'uovo,  fenza  un  immagi- 
riabile  cicatrice  rcflata ,  e  fi  diftinguevano  dagli  altri,  si  per- 
Lfifli^TcUa.  ^^^  erano  più  rubicondi,  si  perchè  erano  tutti  compreilì ,  e 
ttice^""""  affollati  alquanto  nella  lor  fuperiìcie,  e  non  così  ben  tondi  , 

come  gli  altri  minori  accennati . 
otrpitianiulo       "*  Trovo  pure  notato  ne' miei  Libri  di  Ricordi,  oRepcr- 
fi  M' ultima  ^or'ì ,  come  i  corpi  glandulofi  dell'ultima  gravida  erano  più 
gréivida  quali .  roflì  de' corpi  glandulofi  delle  altre  tre  menzionate  ,   e  come 
alcuni  tagliati  anco  nell'interno  apparirono rofieggianti ,  ed 
altri  più  pallidi,  é  finalmente  ,   cotne  ne' maggiori  jì  ritrovava 
ancora  impaludata  porzione  di  bianca  linfa  ,   alquanto  der.fetta  , 
^f^anduioT'  ^"^"^""^"'^  aveffeiv  dato  fnora  l'uovo.  Sono  tutti  i  corpi  glnn- 
piganuoft.   jyjQ^j  jg]|g  <j(.j.Qfg  generalmente  rofli  ,   tiranti  alquanto  al 
gialliccio,  e  folo  divengono  affitto  gialli,  quando  invecchia- 
no,  e  per  cosi  dire  inranc idi f cono  ,  e  bianchi,  quando  fifan- 
no  ilare  nell'acqua  pura.  Cotti  tutti  moltorirapicciolifcono, 
e  indurano,  e  ne' niaiufcoli  quella  cavità  tìiangoUìt fr*prc  fi  tro- 
va ,  come  una  l-trga  sfenditura  grondante  linfa . 
UjfiJf.  '^'  Trovai  un'Idatidc  grofìa,  come  una  nocciuola ,  appe- 

fa  all'ornamento  fogliaceo  di  una  dcftra  tromba,  nella  quale 
cotta  il  liquore  non  li  rappigliò,  come  fuiora  tutti  hanno  cf- 
fcrvaco.  i?-  Adi 


Vaile  U.Cap.  III.  119 

i^.  Adi  7.  di  Gennajo  mi  furono  portate  le  Ovaje  con  1'    ovaffdiuss 
utero  bipartito,  e  vagina  di  una  Scrofa,  che  avea  partorito  *"■'■*"'  ^^'o- 
piìi  volte;  ma  che  allora  non  era  pregna.  Contai  otto  corpi     • 
tondi  glandulofi  nella  deftra  Ovaja  ,   e  fette  nella  fìniftra  , 
tutti,  come  mezze  palle  eminenti  fopra  il  piano  della fuper- 
ficie  delle  medefimc;  fra  le  quali  molte  vefcichettc  maggiori, 
e  H>inori  piene  di  linfa  fi  diflinguevano.  Cotto  tutto  infieme, 
fi  reftrinfe  molto  ,   e  tutta  la  linfa  ,   come  chiara  d'uovo  fi 
rappigliò,  avendone  mtate  alcune ,  eh' erano  qiiafi  per  metà  den- 
tro la  parte  efleriore  de  corpi  glandulofi  incaftrate  .   Quelli  erano 
molto  ritondi,  tiranti  al  ro/fo  ,  per  la  copia  de' canali  fan- 
guigni ,  che  fuora,  e  dentro  ferpeggiavano  ,  come  altre  fiate 
notai ,  nella  prima  tonica  de'  quali  fi  vedevano  con  evidenza  i  fa-  Triangolar  cs. 
fcetti  delle  carnofe  fibre.  Divennero  cotti  molto  fedi ,  e  più  pie-  vimetta. 
coli,  e  tagliati  mofìrarono  tutti  la  fua  triangolar  cuvernetta,  in 
cui  flava  rinchiufa  linfa  quagliata,  e  candida,  femachemai 
uov!>  alcuno  dijìinguere  vi  poteffì. 

14.  In  una  Scrofa  gravida  contai  fette  feti  nel  deftro  ,  e  .  ^^"i't'ftti 
otto  nel  finiftro  utero,  che  erano  groflì ,  come  un  Topoca-  "  "fj],  '"'^* 
falingo  di  que' maggiori ,  che  noi  Lombardi  chiamiamo  Po»- 
tiche.  Nell'Ovaia  fmiftra  fi  vedevano  eternamente  quattor- 
dici corpi  glandulofi,  e  tre  ne  aveva  dentro,  che fcoperfi  do- 
po tagliata  ,   e  nella  dcHra  fcnc  vedevano  dodici  ,   e  dentro  cerpi  gUndu. 
aperta  ne  avea  altri  due  .   Dal  che  rcftai  allora  ferapre  più  \ofi  inrr.agptr 
chiarito ,  vergendo  qu.ifi  perpettumrutc  in  maggior  numero  ,   cf-  '"""'"'  "'  /'- 
fai  confiderabde ,  i  corpi  "Jandulofi  de' feti  :  dal  che  chiaramen-    '' 
te  m'avvidi,  quanto  di  gran  lunga  andò  errato  il  Graaf  co' 
fuoi  feguaci  ,   che  giudicò  apparire  quel  corpo  folamente  , 
quando  reflava  fecondato  l'uovo. 

ij.  Adi  zx.   Gennaio  contai  fcdici  feti  nell' R^ero  bicorne d'    sediti fitUm 
una  Scrofa,  cioè  dieci  nella  finiflra  parte,  e  fei  nella  dcflra,  uri"  altra  sero. 
tutti  di  mezzana  gra.ndczza  ,  fra  quali  ve  n  erano  d. ili' una  ,  e  f" l'"'^'^/' ■ 
dall'  altra  parte  mafchi ,  e  femmine ,  come  in  tutte  le  altre  ho  of-  J^'-"!'."'?'  '  ' 

r.  ,      r  ■  /-  I  •      X I   1 1      /-     fa  chi  da  in. 

nervato.  Sette  erano  le  femmine,  0  nove  1  mafchi.  Nella  li-  uàmht  U  par. 

niftra  Ovaja  contai  auattordici  corpiglandulofi ,  ritondaflri,  ti . 

e  groflì,  come  piccole  ciriegie ,  ornaci  al  di  fuora  da  vene  , 

e  arterie  ferpenciformi ,  e  alquanto  compreffi  .   Fra  quefli  fi      ■Dcjerixicnt 

contavano  venti,  e  due  vefcichette,  fra  piccole  ,   e  grandi  ,  dille  fueota- 

ed  oltre  qucfle   fi  fcorgcvano   dxiotto  maffette  bianche,  come  ;». 

ghiandolihc  oflrutte ,  e  dure,  la  maggior  parte  delle  quali  era 

vcrfo  il  legamento  maggior  dell'  Ovaja  .  Nejraezzo  dell'  Ova- 

fx  nella  fua  fuperhcie  fi  fcopri va,  cotn;  un^  corda,  0  fmicclls 


no    Delle  Vo^a delle  Femmine  f^i'-^ifare . 

raembramfa ,  che  tiene  unita  la  deflra  parte  con  la  fsnijlra  ,  e  eh' 
era  nel  tncTiZO  fiaccata  dalla  membrana  e/lerior  deh' Ovaja ,  dima- 
nierachc  fi  cacciava  da  una  parte  all'altra  facilmente  una 
Vtfcìebfiff  ,*  tenta  ,   come  ho  altre  volte  offervato  .   Simile  era  la  delira 
punti  hai  is .  Qy^ja ,  fé  non  che  i  corpi  glandulofi  non  erano,  che  dodi- 
ci ,  e  internamente  ve  n'  erano  tre  molto  piccoli .  Venti  cra- 
earpi  glandu.  no  le  vefcichette,  ed  era  pure  ,   come  punteggiata  da  fcdici 
ujìfenxactct-  njjflgttg  bianche.  Ciò,  che  notai  anco  in  tutti  quefti  corpi 
rwiffl  </»/<T»v;».  gi^"'i"l0"  >  ^on  fi  vedeva  il  foro ,  per  cm  erano  [cappate  le  uova, 
itt,  ma  tutte  oramai  erano  cicatrizzate  ,  e  nella  fommitik  alquanto  de- 

preffe.  Tagliato  un  globo  ,  o  corpo  glandulofo  de' più  emi- 
nenti della  fìniftra  Ova;a,  lo  vidi  internamente  del  color  di 
una  carne  giailaftra  ,  piena  di  minutiflìmi  vafi  fanguigni  , 
nella  cui  più  alta  parte  flava  una  piccola  incavatura  nella 
forma  folica  triangolare,  tutta  circondata  da  vafi fanguigni, 
come  da  tanti  raggi  ,  che  andaflero  dalla  circonferenza  al 
centro  .  La  foflanza  ,  che  le  pareti  interne  della  cavità  in- 
crollava ,  eia  di  un  colore  d' un  fozzo  pallido ,  o  di  lorda  cenere, 
e  affai  più  tenera  dell'  altra  foflanza ,  e  da  un  canto  fi  fcopriva  un 
poco  di  materia  bianca ,  come  linfa  rapprcfa  ,  e  condenfata  .  Ca- 
vati fuora  alcuni  di  quefti  corpi  erano  di  figura  fimiliffimi  a 
un'  uovo  di  gallina  ,  cioè  nella  parte  fuperiore  d' un  tondo 
più  ottufo  ,  e  nell'inferiore  più  acuto  .  Troncato  un'altro 
corpo  glandulofo,  al  defcritto  contiguo,  molto  cfternamen- 
te  di  vafi  fanguigni  arricchito  ,  vidi  verfo  Ja  parte  fuperio- 
re la  tante  volte  menzionata  triangolar  cavita  con  un  poco 
di  materia  bianca.  In  quefti  una  cofa  diftinfi  ,  che  non  di- 
Cefapartìca.  ^j^jj]  ^egli  altri,  cioè  dalla  parte  fintflra  un  tubo  ,  o  cannello  , 
are  ojjttvata .  ^gguifa  di  fiflola ,  che  s' internava  nel  corpo  glandulofo  ,  e  fi  pie- 
catùà  trian.  S^'^'^  lateralmente  verfo  il  foìido  ,  nel  fine  del  quale  erano  tré 
gfiar,.  canaletti  fanguigni  molto  cofpicui.  Tutta  la  cavita  triango- 

lare defcritta,  era  pur,  come  l'altra  ,  da  parecchi  vaft  cir- 
condata, tendenti  dalla  circonferenza  al  centro,  fra  quali 
uno,  a  proporzione  adai  grande  fpicca  va  verfo  il  centro  del- 
la mcdelima.  Divifi  per  lo  lungo  ì\  terzo  corpo  glandulofo, 
ch'era  nel  /ito  più  baffo  degli  altri.  Ufcì  linfa,  era  più  pal- 
lido, la  fua  cavcrnetta  più  piccola,  e  fcnza  materia  bianca . 
Segai  il  quarto  de' più  alti  per  lo  traverfo  verfo  lafommità. 
Appari '1  cavo  in  triangolo  con  poca  materia  bianca  nel  mez- 
zo, e  co'foliti  vafctti  fanguigni  ,  che  verfo  la  medefima  fi 
piegavano,  veggcndofi  anco  due  gran  punti  roffi  ,  per  due 
vafi  grandetti,  e  perpendicolari  troncati.  Così  lutti  gii  altri 

corpi 


Parte  II.CAp.  111.  12.1 

corpi  glandulofi  di  querte  porcine  cvajc  tagliate  moftrarono 
poco  più,  poco  meno  iafovradefcritta  ihutcuia. 

i<5.  Mi  fu  porcata  una  porchetta  morta  di  pochi  mefi  , 
nella  quale  le  Ovaie  erano  beiliirime,  e  propor^ionatamcn-  ova)a  di  una 
te  grolle,  tutte  feminate  deile  foiitc  vcfcichetcc  aliai  turgide,  °'l,  '""g 
fra  le  quali  nella  dejìra  mcotniuciavam  a  fpnutare  quattro  corpi 
glandulofi ,  e  fette  nella  fmi/ìr.i.  Divife  in  più  parti ,  fi  vedevano 
altri  corpetti  glandulofi  in  qua,  e  in  là  germoglianti,  e  fra  una  ve- 
fcica  ,  e  l'altra  nafccnti . 

17.  Un'utero  di  Vacca  co'fuoi  tefticoli  ,  o  Ovaje   mi  fu  q^^:,  j;  ^„^ 
portato  li  3.  di  Aprile,  la   cui  deftra  era  grofla  poco  mcn  y^f^a/chr* 
d'una  Noce,  ma  la  liniera  molto  minore,  e  di  apparenza  di-  dtf(riiiont . 
vcrfa ,  imperocché  da   quella  fpnntav-^  una  papilla  della  grof- 
fexx.a ,  qua  fi  di  un  ecce,  che  ro(]iggiava  da   un  canto,  e  gialleg- 
giava dall'altro ,  il  qual  giallo  per  la  lunghezza  di  due  linee 
V  allargava  circolarmente  anche  fopra  lovaja.  foche  vefci- 
cbctte  fi  divifavano,  cioè  tre  fole ,  una  affai  grande,  ma  viz- 
za, e  qua  fi  vota  poco  lungi  dalla  parte  delira  della  papilla, 
e  dalla  lìniflra  altre  due  molto  minori,  piene  di    jimpidiflì- 
mo  fugo.  La  tunica  deirova;a  era  nrJzo  gi\)lfa  ,  di  carnofe 
fibre  dotata,  con  parecchi  vafi  far.guigni   per  tutta   quanta 
la  medefima  ferpeggianti  .    Voltai   fubito  l'occhio,  eia  ma- 
no alla  papilla,  che  mi  parve  poco'  mcn,  che  matura  ,  e 
tagliata  per  lo  mezzo  dalia  cima  lino  al  fondo  inlieme  cou 
tutto  il  tcfticolo,  fchizzò  fiiora  molto   limpidi/limo  fiero  , 
ch'era  in  una  cavcrnetta  ,  fatta  anch' efia  a  triangolo,  inca-  ^,;j;p/J/l',* 
vata  nella  medefima  .  Sboccava  dalla  detta  cavernetta  una  (o,po  gìanJu. 
flraducola ,  a  canale ,  che  s'allungava  internamente  fino  alla  fom-  hfi . 
mità  della  papilla  ,  p  egand'ft  però  in  quefla  alqii.7t.to    dal  centro 
dilla  medefima .  La  fuddetta  cavernetta  triangolare  non  era 
nel  mezzo  mezzo  della  rtella  materia,  ma  alquanto  più  ver- 
fo  la  parte  fuperiorc,  ed  era  corredata  da  una  membrana 
biancafira ,  e  quafi  trafparente  ,   come  una  vefcica  di  una 
particolare  firuttura,  la  quale  fi  allungava  anche  ad  invefii- 
^re  la  menzionata  flraducola,  ch'era  alla  foggia  di  u;iafifto- 
-la ,  dirò  cosi,  comò  callofa  .  Alcune  fila  ,  ch'erano  proba- 
.bilmente  canali  ufcivano  de' dintorni  della  triangolare,  e  ve- 
fcicolar  cavernetta,  che  infcrendofi  nella  macciia  gialla  tanto 
.afibttigliavano,  che  fi  perdcvanodi  vifla.  La  follanza  di  que- 
lla materia  era  appunto,  quale  la  defcrive  ilSig.  Malpighi,  sojlan^a   id 
delia  grandezza  di  una  Ciriegia,  di  un  color  giallo  carico,  f»'/"  gUndu. 
tirante  al  tondo,  ed  cccupante  la  maggior  parte  dell' ovaja.  "'*• 


I  ri    Delle  Voa>a  delle  'Femmine  Fì'^ipare . 

Efa  in  fatti,  come  una  gianduia,  d'ogni  forca  di  vafi ,  edi 
fibre  gucrnita,  formata  da  varie  altre  minori  glandule  ,  ola- 
bcrinti  di  vafi,  tutti  dcrtinati  a  fcrvire  a  qualche  grande  la- 
voro, che  nell'acccnnata  cavcrnetta  dcbbe  a!  finemanifeftar- 
fi,  e  hi  fogna  confeffave ,  che  quefìocgli  è  uno  de  più  ammirandi ,  e 
.  de'  più  intrigati,  e  de'  p.à  [curi  ordigni  della,  l^atura  .  Guardai 
r<;rT»"«"""  ^°"  attenzione,  fé  nella  cavernctta,  o  nel  canale,  che  an- 
dava verfo  la  papilla,  o  in  alcun' altra  parte  poteva  fcorgere 
l'uovo,  ma  non  mi  fumai pùjjìbile  il  rinvenirlo  .  Pefava  tutto  il 
corpo  giallo  (  fcnza  la  linfa  ,  che  (prizzò  ,  e  gemmò  nel 
tagliarlo  )  una  dramma,  e  due  fcropoli,  e  tutto  il  recan- 
te dell'Ovaia  una  dramma,  e  tre  grana.  Queftorertante  tut- 
to bianco  appariva,  eccettuati  i  vafi  del  fangue,  che  l'an- 
naffiavano, comporlo  di  fibre,  membrane,  nervi,  e  di  po- 
chiffime  vefciche  linfatiche,  cioè  delle  tre  defcritte  eflerne, 
ed  altrettante  interne,  fupponcndo  però  d'averne  rotte  alcu- 
ne nel  tagliarlo,  e  maneggiarlo. 
Altra  ovaja  i8.  L'altra  Ovaja  era  a  maraviglia  differentiflìma ,  aflai 
dtlla  Vacca  più  piccola ,  fenx,a  la  grujfa  materia  gialla ,  e  fenzj  papilla  ma 
digerente,  t  j~fff,i,j^[^  ji  „«^  ^opia  mr.ggior  di  vcfciche .  Due  grandi  ,  come 
iChi^^"''  Pifelli,  tonde,  piene,  zeppe  di  limpidiffima  luua  fubito  ap- 
parivano, ed  altre  quattro  minori,  cioè  due,  come  grana 
di  miglio,  e  due,  come  femi  di  Panico  .  Troncata  in  piìi 
parti  ne  fcoperfi  internamente  altre  quattro  di  grandezza  di- 
verga,  e  tutte  irrorate  da'  fuoi  canali  fanguigni,  e  da  mol- 
te fibre,  e  membrane  ftrettamente  legate,  e  fra  loro  connef- 
fe .  'Hpn  mancava  però  né  meno  in  qncfìa  qualche  principio  di  ma- 
teria gialla  ,  imperciocché  verfo  la  fuperficie  fi  fcorgevano 
molti  filamenti,  agguifa  di  pampani  intrecciati,  ed  appog- 
giati fovra  una  vefcica  linfatica;  anzi  verfo  la  parte,  dove 
fi  appicca  l'ovaia,  v'erano  altri  princip]  di  color  dorè  carico  . 
Pefava  tutta  infieme  quefìa  Ovaja  una  dramma,  e  due  fcro- 
poli ,  e  mezzo . 

19.  Adì  8.  Aprile  mi  furono  portate  altre  due  Ovaje  di 
Ahreovajeii  Vacca,  dal  loro  naturai   fito  pendenti,  una  delle  quali  era 
dfUrhtont"'  S'"o'f3 ,  quauto  Una  noce,  -l'altra  molto  più  piccola,  fchiac- 
ciata^alquanto,  di  color  pallido,  e  di  lucide  vefcicolette  gre- 
mita. La  prima  era  di  figura  fimiJc  a  una  mammella  coJc- 
pezzolo,  fporto  in  fuora ,  nel  cui  mezzo  iì  vedeva  effern. - 
.        mente  una  piccola  folletta  ,  dalla  quale,  col  polpaflrello  delle 
fcrpo^tT^ÙH- '^'^'^  ^''^^^'^  '  ^  fP''^'""^'' '  S""^"^-^  P"''  'tn' invi  fèlle   forellino   una 
duhfo giallo,,  fottilijfma  linfa.  Gialleggiava  quafi  tutta  l' ovaja  ,  veggendofi 

tua  difcriiiont  Og' 


Panel/.  Cap.I/l.  115 

ne'fuoi  dintorni  trapelare  fino  alla  fua  m^tà  il  giallo  del  re- 
ftame  della  focco  celata  glandulofa  foflanza,  ne'  lembi  della 
quale  erano  fovrappofte  alcune  piccole  vefcicchsccc .  Feci  (lare 
araendune  per  due  giorni  continui  nell'acqua  comune  immer- 
fe ,  dipoi  così  intere  intere  le  feci  cuocere  nella  medclìma .  Prc-   cettnra  dell' 
fa  per  mano  la  maggiore,  la  trovai fccmata  inoko  di  mole,  «'»'»  ,  '  d^ip 
eia  folìetta  ,  ch'era  nella  papilla fempreppiìi  apparì  nel  mez-  ^'J'^^^l"^'/^ 
2.0  mezzofcavata;  e  più  carica  d'un  roffo  fcuro  ,  e  ne'din- '„,_     '''"'^""" 
torni  d'un  rolfo  pallido,  e  con  un  certo  giallo  fmorto  co- 
lorata. Apparirono  le  vefcichette  con  la  loro  albiccia  qua- 
gliata linfa  fempreppiù  nel  lembo  della  medefima ,  otto  del- 
le quali  della  grandezza  di  un  grano  di  miglio  erano   dif- 
giuntc,  e  fei  validamente  unite,  e  ammonticellate. Compar- 
vero per  la  loro  bianchezza  altre  pure  non    olTervate  verfo 
il  fondo  dell'Ovaia  ,  ch'erano  tutte  poco   più  ,  poco  "^^^^  ^.li'o'^^"" 
della  dcfcritta  grandezza.  Aperta  per  lo  lungo  l'Ovaja  pervia   *'     ""•'''■ 
di  lacerazione,  fatta  con  le  dita  (  per  ifcoprir  bene  gli  an-, 
damcnti  delle  libre,  fenza  troncarle  col  coltello,  e  per  non 
tagliar  l'uovo,  o  guadarlo,  fc  mai  per  mia   buona  fori.a  ci 
folfe  flato  )    vidi  la  materia  gialla,  come  appunto  il  rolToj 
o tuorlo  d'un  uovo  ,  quando  egli  è  cotto,  cioè  del    colore 
Aedo  fteffinìmo,  quafi  della  fua  confidenza ,  e  ritondo ,  ec- 
cettuata la  papilla ,  o  capezzolo  ,  che  ancora  alcun   pocO' 
all'  infuora  fpontava .  J^eì  mexx'>  v'erano  i  vilicbi  ,  o  le  fcif- 
fure  della  [olita  triangolar  cavità ,  circondata  da  un  corpo  pallida 
e  fibrofo ,  che  con  le  fue  radici ,  o  canali  per  tutte  le  parti  della 
materia  gialla  fi  diramava  ,  i  quali  lateralmente  verfo  l' eflcrno  . 
piegavaiiji.  Anche  in  qucfla  chiaramente  fi  divifava  una  ^^^-  favtr}ola"pa. 
ducola  tortuofa ,  che  fino  al  mezzo  della  papilla  tendeva  ,puia. 
in  cui  linfa  alcuna  quagliata  non  ritrovai  ,  perocché  forfè 
da  me  prima  con  le  dita,  come  ho  detto,  fprcmuta.  Mi  par- 
ve pure,  che  le  radici  ,  o  flric,  o  canali  di  quel  corpo  tri- 
angolare pallido,  eftendendofi  fino  alla  circonferenza  della  -^ 
materia  gialla ,   avcflero  qualche  comunicazione  con  le  ve- 
fcichette piene  di  linfa  ,  che  ho  già  accennate  .  Vedeva  con         ■    •  // 
diletto  la  materia  gialla ,  di  moltiijimi  lobetti  coj/ipofta,  confor- ^^"^'J^^^'^^^f 
me  ha  notato  il  Malpighi,  che  cotti  facilmente  fi  divideva-  eompo/ìa. 
no,  veggendofi  fcrpeggiare  fra  l'uno,  e  l'altro  le  fuddette 
pallidettc  ftrie,  o  radici  del  corpo  pallido  fino  àllefierna  lo- 
ro circonferenza.  Per  quanto  poi  aggrott»ffi  le  ciglia,  e  at- 
tentamente guardaffi  ,  non  potei  mai  Jcorgere  uovo  alcuno  ,     né    ^'""'  """C- 
dentro  un  piccolo  cavo*  ch'c  nella  fonamirà  della  papilla  ,/"*"'"• 

Q_  i  né 


1 1 4    Delle  Uo^A  delle  Femmine  f^fuipare . 

-V.  ni-  n.-H.i  defcricca  ftraducola  ad  e(To  indente,  né  n;l   centro 

della  triangolar  cavernetta,  o  della  maceria  gialla,  nò  più 
profondaniente,  nò  in  alcun'altro  immaginabile  fico.  Era  at- 
torniaca  qaefta  materia  gialla  da  una  denfa  membrana  (  oltre 
la  comun, dell' Ovaja  )  di  molte  fibre  carnofc  guernita,  infi- 
nuancefi  dentro  la  detta  maceria  ,    laonde   neli'  alzirla  ,  e 
fepararla  era  nxeriìta  Jo  (frapparle.  L'uni,  e  l'ahra  mem- 
brana, quando  arriva  fupni  il  rifalco,  o  tubercolo,  che.ab-- 
_^/,„  ^^^f^j.  biamo  chiamato  papilla  ,  o  capezzolo  mirabilmente  aflotti- 
lioni curioft .    glia,  e  fi  fa  diafana,  e  vidi  con  mio  ftupore  alcune  malTet- 
te  di  color  croceo,  o  d'arancio  in  certi  piccoli   vafi   fuora 
della  flcfla  membrana,  che  forfè  nel   cuoccrfi,  e  nel  reftri- 
gnerfi  tutta   la  mafia  erano  fchizzace  fuor  fuora  ,    ovvero 
ciualche  germoglio  delia  nota  materia  gialla,  che  in  quelle 
*   i.m'ic      vicinanze  incomincinde  a  farfi    vedere.  Il  redo  dell'  Ovaja 
verfo  la  bafe  era  di  tibre  denlìfilme  telfuto  ,  tirante  al  color 
della  carne  ,    con  fifoncini  ,  e  tubuktci,  e  cavcrnetce  vote, 
e  con  molte  vefcichette  ne'luoi  dintorni  di   rappigliata   alba 
maceria  piene,  delle  quali  pur?    n' e  ano  moke  alla  bafe,    o 
nell'ultime  fimbrie  della  maceria  gialla. 
j.wf"^"'"'      '^^'  I^'^'^'^  P^''  ^°  lungo  in  molte  parti  l'altra  non  kzon- 
ja fen'-'aloìnà.'^-^^'-^  Ovaja ,  o  chc  almeno  non  aveva  la  materia  preparata, 
nriagial/a  (/i"  pc  fccondarfi ,  la  ritrovai  tutta  nel  cuocerfirilìrctta ,  erag- 
tonfidfrabile     gricchiata ,  piena  di   vefciche  ,  turgide  della  loro  candida 
"""''.  denfata  linfa,  e  con  le  folite  fibre  c.irnofc,  e  nervofe,  eco' 

vafi  d'ogni  maniera  guernita.  In  due  luoghi  ft  fece  vedere  la 
materia  gialla  molto  cofpictta  ,  cioè  d'una  tintura  d' araìicio  vivif- 
fima,  e  brillante  colorata.  QLiella  dalla  parte  delira  firaunciua- 
va  nella  forma  d'una  falcata  Luna  ,  fcrpeggiantc  di   fibra  in  fi- 
bra,  molto  vicina,  anzi  corabaciante  una  grofla  linfatica 
vefcica  ,  ma  quella  della  parte  finiftra  era  di  figura  piutto- 
Ahramate'U  ^^  ritondailra,  e  anch'  efia  infra  le  fibre  nafcente,  e  infra  le 
gialla  nafi^ie .  vcfciche .  In  altri  tre  luoghi  fi   fcorgevano  delle  flimate,  o 
vedigia  della  fleffa  materia,  ma  più  pallida,  e  fmorta,  che 
anch'cUafra  fibra,  e  fibra,  e  proffima  alle  vefciche  ,  a  mò 
d'un  fungo  inarcato  fpuncava.  Due  minutiffimi  cannellini  , 
quafi  comporti  di  anelli  voti,  elaftici ,  al  taglio  refiflenti  , 
che  parevano  due  fiftole  per  l'aria,  in  quefta   Ovaja  oflcr- 
CanKfUini  Vai,  nu  pcr  ora  non  m'arrificodi  dire  qual  cofa  fodero,  o 
""^j-   a  qual  fine  desinati ,  potendo  facilmente  feguirc  equivoca- 
mcntoco'vali  artcriofi.  Tutto  il  rerto  dell' Ovaja  era   mira- 
bilmente tefiuco  con  un'  incredibile  quantità  di  vafelctti  ,  fi- 
bre , 


nuoti  0 


Parte  11.  Cap.  111.  115 

bre,  e  membrane,  che  un  qualche  gran  fine  in  cosìporten- 

tofo  lavoro  chiaramente  dimoftrano,  come  nelle  rifieffioni , 

che  dopo  avere  apportato  tutte  le  offervazioni  da  me  ,  e  da 

altri  fatte,  mi  prenderò  l'onore  d'efporre  .-Ma  venghiamo 

alle  Ovaie   delle,' Pecore  ,  le  offervazioni  delle  quali  reftri-    •  .VmWkj  t^vo 

gnerò,  per  non  eflere  troppo  lungo,  e  rincrefcevole .  1'    \   .' 

II.  Nel  di  z6.  Ottobre  apcrfi  una  Pecora,  gravida  di  un  j^i;"olYie"' 
mefe  in  circa  ,  il  cui  feto  era  nell' utero  finiftro,  come  appuri-  tifili  Pecott . 
to  ììcW  (r^a];i  finiflra  era  il  corpo  gì mdulofo  ormai  cicatrizz,ato ,  e  Corpo  glanda. 
che  andava  rimpicciolendo.  Qiiefto  era  chinato  verfo  la  par-  '"•''• 
t:  inferiore,  guardante  ancora  la  bjcca  della  tromba.  V'e- 
rano pochiffimc  vefciche,  ed  un'Idatide,  che  tutto  infieme 
pcfava  gr.  xxvi.  Il  corpo  glandulofo  feparato  pefava  gr.  xii. 
ed  il  rcfto  con  tutte  le  membrane,  vafi  ,  vefciche,  e  idati- 
de  gr.  xiiii.  L'  altra  Ovaja,  ch'era  fenza  il  corpo  glandulo- 
fo, e  anch' efl'a  con  un'  Idatide  era  di  p;(b  gr.  xx. 

21.  Uccila  un'altra  pecora,  gravida  di  mezzo  mefe  in  cir-  ovaja^ìrorp,, 
ca,  aveva  anch'e.fa  nella  finiftra  ovaja  il  fuddetto  corpo  glan-  g'anduhfo    a 
dulofo,  ma  affai  del  menzionato  più  groffo ,  e  piìi   tondo  ,  ""' «l'i-a  ^ecp. 
per  elTerv.-  il  feto  molto  minore,  ch'era  anch'  elfo  nell'utero  '""' 
finiftro  collocato.  Pefava  tutta  quella  pvaja  infieme  gr. xxi. 
ed  il   corpo  glandulofo  feparato  gr.  xii.  Il  colore  di  quefto 
era  roffìgno,  e  la  confi/lenza  mediocre.  11  foro  della  papil-  t^e»  apparita 
la  flava  ormai  chiufo,  fcuza ,  che  alcuna  minima  cicatrice  fi  dcatrice . 
divifaffc ,  quantunque  il  fito  della  medelima  più  roffeggian- 
tc  appariffc.  Stretta  quella  parte,  e  fpremuta s' aprì  di  nuo- 
vo il  buco  in  quel  fito  fleffo,  dove  egli  era  ;  come  ancora 
debolmente  rammarginato  ,  e  fchiz/.ò  fuora  poca  linfa  tin- 
ta di  fanguc.  Cavai  que^o  corpo  facilmente  dal  rello  dell' 
Ovaja,  quafi,  come  un  frutto  dalia  Aia  buccia  ,  redandovi  ^    .... 

'     '    ^       ,,  ,  r  '  .,  Cavita  del c}r. 

una  grotticclla,  0  caviti,  grande  q'.iafi  ,  coni:  tutto  il    re-  f,  gUnduìofo . 
ftante  dell' ovaja,  la  qual  grotticella  era  tutta  d"  una   mem- 
brana, crefpa  molto,  intonicata ,  ed  irrigata  da  molti  vafi 
fanguiferi,  che  nel  levare  il  rinchiufo  corpo  recarono   li- 
cerati  . 

z_j.  Pcfata  un'altra  Ovaja  con  la  materia  glandulofa,  da    Altra  ovai» 
una  pecora  cavata,  che  avea  nell'utero  bicorne  un  feto  di  diPaoragra- 
giorni  zo.  in  circa,  era  di  grana  xxviii.  L'altra  Ovaia  fenza  »'<''»• 
la  detta  materia  gr.  xi.  Una  vefcichctta  linfatica  delle  mag- 
giori pefava  un  folo  mezzo  grano. 

24.  Le  Ovaie  di  una  pecora  gravida  di  due  feti,  nell'utero  .  .^j 

loro  bipartito  trovati,  contenevano  due  corpi  lutei,  0  gialli  .  n^ ,iùt%ì. 


\l6   Delle  Vo'i^a  delle  Femmine rit'ipare . 

Poche  vesciche  fi  Tcorgevano,  e  quarte  ancora  grinzofc  ,  e 
quafi  affatto  vizze.  Iteti  erano  di  pochi  giprni ,  i  corpi  gial- 
li affai  grandi,  e  il  fjro  ancora -aperto  nclLi  fwuuuà  della  par 
pilla,  che  incominciava  però  a  reflr.gr.erfi ,  ed  a  zelar  fi. 
Corpo  glaaJa.      ij'  I^cU'  Ovaja  finiftra  d'un'  AgncUa  di  due  meli ,  incomùh 
ìo(o  in  un'  A-  dava  a  [puntare  il  corpo  gUitdulofo ,  k  vcfcichcttc  erano  inol- 
gntlla.  to  piene,  e  tutta  intera  pefava  gr.  xi.,  e  purG   qu:fta   non 

avea  certamente  ancora  conprciuti  gli  anjprj  del  raafchio. 
o»<^«;i/»  una      z6.  L' Ovaia  delira  di  una  Pecora,  che  avea  nell'utero  il 
Pecora  col  fi.  fgto  imputridito,  c  fetente,  pefata  conia  n^ateria  glandulq- 
'"'lifl'/r^r""'  ^^  "°"  '^^^'  "-^^  S""-  vili-  >  e  l'altra  ,  che  gr.  iv.  Era  quella-, 
quaifo/jsr»,   jjj^jgj.j^  jji^j^  d'uno  fmorto  giailiccio  ,  e  molto  friabile  ,  e- 

nelìa  fua  fommità  una  piccola ,  e  fmunta  papilla  con  la  fua, 
folletta  nel  mezzo  alcun  poco  inalzavafi  .  Tutta  la  PccOt 
ra  era  di  una  fparuta  magrezza  ,  e  renduta;  rabida  da  quel 
rinchiufo  cadav^ro. 

2,7.  Nel  di  23.  Ottobre  notomizai  una  Pecora  Idropica  , 
ovaje.  d"  una  che  era  fiata  prefa  per  gravida .  Le  fue  Ovajc  erano  molto 
pecora  ■^'''•'/'- rniferabili ,  e  riftrette  con  alcune  poche  vefcichette  linfati- 
'"'  che  .  Nel  troncarle  per  lo  travcrfo ,  recifi  tanto  nell'una, 

quanto  nell'altra  alcuni  vafi,  che  refìarono  con  la  bocca  aperta 
come  fé  foffcro  [lati  fifunc ini  delle  trachee,  dentro  i  quali  facil- 
mente introduflì  una  fetola  di  porco,  fimili  a  quelli  che  tro- 
vai neir Ovaja  d'una  Vacca  notati  qui  fopra  nel  num.  zo. 
ma  non  feppi  né  meno  quella  volta  aflicurarmi  ,  fc  foffera 
arterie,  od  altra  forta  di  vafi  .  V'era  un  folo  corpo  glan- 
dylofo,  quafi  ormai  fraarrito»  pieno  d'una  giallaflra,  e  cor- 
rotta materia ,  e  due  vefcichette  erano  pur  piene  di  linfa 
condenfata,  e  berettina>  che  fpirava  un  non  fo  che  d'acido, 
e  fetente. 

28.  Ho  finalmente  offervato,  che  fé  le  Pecore  hanno  un fe- 

duf^^LVde'ì  ^°  f°^°  neW Utero,  hanno  un  folo  corpo  glandidofo  nelle  Ovaje,  fé 

numero  dt'feti.  «/«^  >  «^  hanno  due  ,  e  queflo  corpo  glandulofo  f orma ,  ed  empie  fcnt' 

pre  1.1  maggior  parte  delle  medcfme ,  finché  fi  dilegui  y  e  ne  torni 

a  germogliare  un'  altro  per  la  nuova  fecondazione . 


CA- 


;'-■•-  PamìJ.Cap.lE  117 

CAPITOLO        IV. 

^Itre  Offervazionì  dell'  autore  intorno  le  Ova]e  delle   Cavalle  , 
delle  ^fine ,  delle  Cagne ,  e  delle  Fulpi . 

MI  fu  portnto  adì  re;,  di  Gennaio  un'  utero  con  le  Ova- 
ie ,  e  trombe  d'  una  Puledra ,  di  tre  anni  in  circa  , 
che  non  avea  ancor  partorito,  uccifa  ,  per  eflereda  una  ca- 
duta nella  delira  gamba  reftata  affatto  ftorpia  .  Corfi  fubito  .^  ^^^^ 
con  l'occhio  curiofo  alle  Ovaje,  e  le  trovai  molto  da  quel-^^^,^,/^  ^,,,' 
le  delle  altre  femmine  differenti,  imperciocché  parevano  due rfa;/,rt/,r*^i/- 
■Reni,  ma  alquanto  più  corti ,  e  più  polputi ,  nella  loro  fu- /"-f"» ,  «  'o- 
perficie  quafi  affatto  lifcj,  e  puliti ,  cioè  fenza  quelle  nrane*""  ^tf(f''V""  ■ 
iubcrofìca,  rifalci,  o  quafi    verruche,  che  nelle  fcrofe ,  nelle 
Vacche  ,  e  nelle  Pecore  abbiamo  defcritto  ;  perciò  mi  venne     Tav.  z. 
voglia  di  farne  far  la  figura,  che  vedrà  nella  Tavola  i.  Fig.     ^'^•'-  *• 
I.  e  X.  Erano  amendune  d'un  color  pallido  di  carne  ,  arma- 
te d'una  fortiffima  ,  e  mufculofa   membrana,  le   cui  fibre 
carnofe  alcnm:nce  dentro  la  foflanza  loro  s' inferivano,    ne 
eternamente  fegnale  alcuno  della  folita   materia   gialla  ,   o 
del  corpo  glandulofo  nelle  altre  accennaito  ,  vedevafi  .   Nel- 
la fuperfìcie  folamcnte  delta  deftra  alcun  poco  s'alzavano 
da  un  canto  due  vcfcichette  lunghe,  di  linfa  diafana  rigon- 
fìc,  cosi  altamente  incaflrate,  e  da  fibre  ,   e  da  vafi  ,  e  ^^  i! olail'dtlit 
membrane  cos'i  fortemente  legate,  che  feparare  non  fi  ^ox.t-  cavalU . 
rono  fenza  lacerarle.  Aperfi  per  lo  lungo  dalla  parte  dere- 
tana l'Ovaja  in  quel  luogo,  che  pareva  appunto  il  concavo 
d'un  Rene,  e  per  cui  entravano  i  canali   fanguigni  ,  e  da 
denfe  fibre  ,   e  membrane    flava  verfo  la  regione  de' lombi 
fìretcamente  appiccata  ,  e  fchizzò  nell'atto  del  taglio  uno 
fprizzo   gagliardo  di  linfa  ,   per  aver  troncata  una    vefcica 
lunghetta,  che  trovai  capace  di  un  groffo  pinocchfo .  Altre 
poche  vcfcichette,  ma  ritondafire,  e  di  varie  grandezze  ta- 
gliai,  le  maggiori  delle  quali  erano,  come  un  grano  dimi- 
glio ,  altre  fcapparono  il  taglio,  ed  alcune  poche  altre   nel 
recante  ,   dipoi  fcparato  ,   fcopcrfi,  tutte  d'  una   membrana 
molto  forte  vcftite,  e  da  fibre  nervofe  e  da' vafi  firettamcnte 
alle  fue  nicchie  appiccate.  A  proporzione  delle  Ovaje  delle 
Scrofe  ,  e  delle  Vacche  fi  vedevano  pochi  c-inali  fanguigni , 
ma  querti  affai  cofpicui ,  e  in  forma  de' crf^nHo//o  viticci,  del- 
le vi- 


1  i  8   Delle  Vo<va  delle  femmine  n^'ìpare . 
§uattTKorpi^  Je  vici,  0  dcll' Ellcra fcrpcggianti ,  e  ritornanti  all'  indietro, 
(fmtgUnduU-  ^  fra  loro  in  varie,  e  ftranc  maniere  divaricantifi-  Quattro 
^' '  corpi,  come  glandiilofi  notai  ,  tanto  da   un  canto  ,  quanto 

dall'altro  vcrio.ia  parte eflerna  ,  fegn.iti  ncIlaFig.  i.6.6.6.6. 
'  di  color  biancopallido,  fenza  la  foìita loro  interna  cavità,  o 
sfenditura  quafi  tutti  fibrofì ,  e  duretti,  e  fenza  quelle  mar- 
che, 0  Icbi  defcritti  in   que' delle  Scrofe,  e  delle   Vacche  , 
onde  non  feppi  determinare  ,   fé  non   probabilmente  ,  che 
quelli  foffero  quegli  ordigni,  che  nelle  Vacche  fono  gial- 
li, e  nelle  Scrofe  di  color  di  carne,  ancora  molto  acerbi  , 
jilrri gunttrc  °  P^r  accidente  vizi.ui.  Altri  quattro  corpetti,  da  quelli di- 
etrpenidafad.  viii ,  cioc  tre  neri,  ed  uno  fcuro  notai,  come  fovcnte  nelle 
delti  divirfi .  donne,  e  nelle  gatte  s'olTer va  .  L'ofcuro  era  fino  vcrfo  laba- 
fe  deU'ovaja  di  quattro  linee  di  diametro,  i  due  neri  erano, 
come  un  grano  di  miglio,  e  l'ultimo,  come  di  panici,  tut- 
ti di  foftanzaduretta,  e  quafi  friabile  ,  porti   in    varj  luo- 
ghi, come  appare  nella  .figura.  Guardati  con  una  lente  fi  ve- 
deva col  nero  rimefcolato  del  giallo,  e  fottoa  due  vera  una 
ftrifcia  di  colore  più  aperto,  e  più  vivace.  Verfo  il  centro 
dell'Ovaia  fifcorgeva  pure  ,  come  una  firilcia  giallognola, 
larga  una  linea,  ed  una,  e  mezzo  lunga,  le  ertremita  della 
quale  apparivano  di  colore  più  fatolle  .  Tutto  il  reflante dell' 
n^^  . /;^_  ovaja  era  a  maraviglia  di  membrane,  e  didenfe,  e  forti  fi- 
vano  qul/af^'^^  tcfluto ,  moIti/Tmic  delle  quali  fi  portavano  dalla  circon- 
U  fofiéittia de' kvQnzi  al  centro,  rafibmigliando  quàfi  allafoftanza  de'Re- 
K'"'-  ni.  Aperta  l'altra  Ovaja,  d  fece  vedere  nella  ftefla  maniera 

fabbricata,  così  denfa,  e  refirtente,  con  quattro  corpetti  ne- 
ri, due  piccoli,  e  due  grandi,  biancopallidi,  in  fiti  pocodi- 
vcrfi  collocati.  Cotta  luna,  e  l'altra  Ovaja  alquanto  calò  di 
mole,  ma  non  tanto,  come  quelle  delle  Scrofe,  e  delle  Vac- 
che . 
ov*)t  di  un'  i'  Adì  j.  Aprile  feci  uccidere  un'  Afina  vecchia  ,  ed  orba, 
■difitio,  f /of#  che  per  lungo  tempo  era  ftata  condannata  al  Ttftrim  .  Vidi 
d'firiiion,,  ]e  Ovaie  non  molto  diflimili  da  quelle  della  puledra  ,  cioè 
fattcalla  foggia  d'un  rene,  ma  più  corpacciute  ,  e  più  ton- 
de ,  ed  amcndune  nella  parte  loro  concava  ftrcttamente  ap- 
piccate.  Per  quefta  entravano i  nervi,  ed  i  vafi  fanguigni, 
da  molte  membrane  fortificati,  ed  erano  tutte  due  da  una 
durillìma  tonaca  involte,  di  lacerti  carnofi,  e  di  arterie,  e 
vene  mirabilmente  teflute,  e  rabbdcate.  Era  la  grandezza 
loro  ,  come  una  groda  noce  ,  ineguale  nella  fuperficic  ,  e 
tutta  quanta  tubercoluta.  Levata  la  tonaca,  apparvero  que' 

tuber- 


Pai  te  li.  Cap.  ÌV.  1 1. 9 

tubercoli  tante  vefciche  diafane,  e  di  una  limpida  linfa,  co-      Vefubttrt 
me  per  tante  filiere  colata,  ripiene,  quattro  però  delle  qua-  ''"f""'"' 
li  trapelavano  anco  al  di  fuora  della  communc  lor  tonaca  . 
Erano  tonde,  e  grofle,  come  una  piccola   Ciriegia,  chele- 
vate,  ne  apparvero  al  di  fotto  altre  otto,  cinque  delle  qua- 
li erano  poco  meno  della  grandezza  medefima ,  ma  le  tre  al- 
<re  molto  minori .  Si  contavano   tanto  nelle  fovrappofte  , 
quanto  nelle  fottopofte  vefciche  due  tonache ,  nella  fuperior 
delle  quali  eternamente  rami  di  arterie,  e  vene  luffureggia- 
vano  ,  e  dopo  molti  giri ,  e  piegature  penetravano  nella  fe- 
conda tonaci,  dove  di  nuovo  fi  diramavano,  e  contorceva- 
no, andando  a  terminare  nella  parte  interna,  e  concava  del- 
le vefciche,  la  quale  era  molto polpofa ,  e  come  di  un'altra 
'villofa  tonaca,  dirò  così  ,  loricata  .  Guardau  con  una  lente 
fcoperfi  una  felva  di  ramicelli  fanguigni  ,  cftremaracntc  più  ^'VA''i«"i'»». 
minuti,  ma  più  copiofi  di  que',  che  per  la  tonaca  fuperiorc 
fcorrcvano,  terminanti  in  una  fottiliflìma  fottigliezza,  ed  in 
certi  luoghi  certi  groppi,  e  intralciamenti  formanti,  aggui- 
Ca  di  un  fiocco  di  feu  roffa  .  Diftefi  qucfta  tonaca  fopra  un 
talco,  e  fperandola  all' aria ,  tentai  di  fcoprirc,  fé  mai   vi    tuhUs  dm. 
follerò  ftate  glandulette ,  o  corpi  ovali,  o ritondi,  raaeflen-  *J^'^""""'  *f- 
do  alquanto  denfetta,  e  quafi  affatto  opaca,  non  vidi  altro,      "*' 
che  i  menzionati  ingraticolamenti ,  e  ammaffamenti  di  vafi, 
€  di  fibre  retixrolari  .  Deterfi  quella,  come  villosa  tonaca  » 
la  quale  non  appari  fui  coltello ,  che  muccellaggine  con  va- 
fetti,  e  ftrifce  di  fangue  rimefcolata ,  tutti  in  uno  fteflb  tem- 
po rafi,  fcgno,  che  que'  villi  non  erano  probabilmente  ,  che 
cannellini,  o  Cfoncini  ,  irrorati  da   vafi  fanguigni,  e  pe' 
quali  la  linfa,  dentro  la  cavità  della  vcfcica  grondante,  co- 
lava. Sperata  di  nuovo  all'aria  ,  così  nuda  ,  quella  detcrfa 
membrana,  la  trovai  tuta  fcolorata,  fenza  fangue,  cfcnza 
queir artificiofa  bruttura  poc'anzi  accennata.  Fral'una,  e  l" 
altra  vcfcica  v'erano  molte  fibre  nervofc,  e  canali  di  fangue 
pieni,  e  parecchie  membrane,  <he  le  tenevano inficmc  flrec- 
tamente  congiunte.  Non  fcppi  difcerncre  que* corpi  glandu- 
lofi  biancopallidi  ,  che  vidi  nella  puledra  ,   ma  folamentc 
verfo  il  mezzo  della  dertra  Ovaja  <ialla  parte  inferiore  trovai 
una  materia  neraftra  ,  larga  due  linee,  di  forma  triangolare,  ■«*»»»*'•  •"*• 
«  inclinante  al  gialliccio  nelccntro  di  tre  vefciche  affai  gran-  ^^',^J*j*tf'Q 
<ii  .  Poco  Lungi  xla  qucfta  fi  vedeva  punc  una  ftrifcia  gialla  ,  ^JJJ"  '     ^ 
nrga  più  di  due  linee,  e  me» za   linea  lunga»  che  verfo  la 
lomraità  dell' ovaja  s'inalzava  »  ficcomc  un'altraaflai  piùpic- 

R  cola 


1 5  G   ^^^^^  l^'tfx -4  delle  Femmine  l^i'-uipare . 
cola  nell'angolo  oppoftoalla  medefima.  Aveva  intanto  fatto 
ovaiaeotta    C"ccere  l'altra  ovnja,  la  quale  poco  rimpicciolì  ,  come  fece 
tom,   .•/>;-«r;!  appunto  quella  della  Puledra,  rcflando  le  vefciclie tutte pie- 
/<•«.  ne,  e  in  tutte  quante,  niuna  eccettuata  ,  quella  limpidiffi- 

ma  linfa  fi  rappigliò,  come  un  bianchifTuno  ,  e  tenenffìmo 
latte.  Tagliata  per  lo  travcrfo  ancor  calda,  e  fumante, tro- 
vai per  neceffità  quattro  vefcichc  ,  una  fovrappoda  all'altra, 
dalle  quali  lentamente  fluì  una  materia  candidiflima  ,  rimc- 
fcolta  con  fiero,  non  rapprefo,  agguifa  di  un  latte  m'.-2zo 
quagliato.  Ma  lafciatala  raffreddare,  tagliandone  altre,  più 
non  ifcorreva,  ma  flava  unita,  e  falda  ,  come  latte  dolce- 
mente riflretto  ,  onde  tutta  fi  cavava  intera  intera,  come  una 
mandorla  dal  proprio  gufcio.  In  quefla  O^'ai^  vidi  pure  tre 
pezzi  della  mentovata  materia  giallafira ,  il  maggior  de'  quali, 
•'>  •  che  s'appiattava  verfo  il  mezzo ,  era  in  figura ,  d'un  rozzo  tri- 

angolo, l'altra  poco  lungi  minore  di  forma  irregolare  ,  e  la 
terza  fottola  tonaca  efleriore,  lunga  era,  e  sfumata . 

4-  Qiiantunque  le  dette  O^aje  avellerò  moka ,  e  molta  fi- 
■D'iverfitì  fra  miglianza  nella  figura  con  quelle  della  puledra,  nulladime- 
^l!      f,'l  "°  ^^'^^  quella  difuguaglianza,  che  in  quelle  poche  vcfci- 
Afinc  *    '  '  che,  in  quefie  mohiffimefi  fcorgevano,  quelle  erano biflun- 
ghe  ,  e  quelle  tondiflìme,  quelle  a  proporzione  piccole  ,   e 
quelle  grandi,  eflcndo  le  maggiori,  come  una  ciriegia,  co- 
me ho  accennato,  e  le  minori,  come  una  veccia,  lo  che  do- 
Crojfixxadeì-  vea  pur  mettere  in  fof petto  ,  anx.i  far  chiaramente  cono/cere  a  tan- 
tvifeitbt,      ti  valenti ,  e  illuflri  anatomici  y  che  uova  non  foffero  ,  fé   avejfcrt) 
Artomentt  ^"  ^^"^  confiderate  le  trombe  fue  ,  così  angufle ,  fode ,  e  tortiiofe-, 
forte ,' tht  non  anz,i  neW  imboccatura  dentro  l'  utero  cartilaginofe ,  eh'  era  impofi- 
fittto  U  Uoua  .  bile  ,  che  le  ingo]affero ,  ò  ingoiate  paffaffcra  ,  come  diremo  a  fuo 
luogo . 
ofervaiioni      J-  Nel  giomo  28.  di  Giugno  uccifi  una  Cagnuola  diquel- 
inunacgnuo.  le,  che  chiamano  Bolognefi  ,  di  peli  lunghi  ornata  ,  e  col 
/" ''*'"■"  '"jiafo  fchiacciato,  in  tempo  appunto,  ch'era  in  lu(luria,ma 
«J/una .        jj^j^  ancora  accoppiata  col  mafchio-  Tutto  mj   ftruggeva  di 
vedere  un'uovo,  o  le  uova,  onde  corfi  fubito  con  l'occhio  al- 
le Ovaje,  e  le  trovai  al  f olito  coperte  con  la  fua.  membrana,  in 
forma  di  una  borfa ,  odi  un  cappuccio ,  che  non  è  altro ,    che  un 
'**•*■'"  '"'    cfpanfione  della  membrana,  che  cinge  la  tromba  ,  la  qual  borfa 
^'■sùVl-:*       fempre  da  un  canto  refla  aperta,  ma  in   quel   tempo  ritro' 
.vv?    vai  queir  apertura  molto  riflretta,  rubiconda  ne'  fuoi  din- 
torni, e  piìj -gonfia,  per  le  fue  fibre,  o  lacerti  carnofi,  pie- 
ni zeppi  di  fanguc  vivo",  e  più  dell'ordinario  tumidetti  -Quc- 

fto 


Parte //.  Cap.  jr,        \     njrii 

:fto  cappuccio,  0  borfa  l'ho  trovata  nelle  volpi  ,'  nelle    ì\ip-C'>PP''"i'>,tif 
-p:  ,   e  in  tutto  il  genere  de'  cani,  ma  non  mai  nelle  don- ""'^'''•' '.'"^^«• 
ne,  nelle  vacche  ,  nelle  porche,  nelle  cavalle,  nelle  afine,  "Z^^^^^"//; 
ne  in  canee,  e  tante  altre  femmine,  che  le  hanao  affatto  nu-  uvQÌpiéc 
de.  Nel  levar  quefta  borfa  ,  d  trova  molto  difcorta,  e  total- 
mente dal  corpo  dell' ovaja  divifa,  e  in  quejla  cagna  eya,fuo- 
fa  dell'  ordinario  ,  tutta  internamente  bagnata ,  e  grondante  un  lim- 
pido fiero,  fino  nello  fiaccarla ,  a  fluirne  di  molte  gocce ,  nella  ma- 
niera appunto ,  quando  fi  taglia  il  Pericardio,  e  fi  leva.  Sco- 
perta adunque,  e  percosidire,  difcappucciata  la  deftraova- 
ja  ,  fi  fecero  fubito  vedere  due  corpi  gUndulofi,  a   proporzio- 
ne della  cagnuola,  grandi,  ritondaftri  ,  col  loro  capezzolo  c<w/>'  gianJ'i. 
in  fuora,  di  color  di  carne,  e  di  diametro  due  linee  in  cir-  ''^ àiiu  ca. 
ca .  Quelli  conftitui vano  all'occhio  tutta  l' Ovaja ,  da  un  can-  ^'"'  ' 
to  (ol  della  quale  fi  fcopriva  una  vefcichetta  diafana,  mez- 
za vota,  e  fchiacciata  .  Erano  quefti  due  corpi  glandulofi 
contigui  ,da  va  fifa  ngui  feri,  e  ferpentiformi  tutti  coperti,  per 
lo  che  la  loro  papilla ,  o  capezzolo  molto  rolleggiava  ,  ed 
era  di  diametro  tre  quarti  di  linea  con  due  labbra  molto  emi- 
nenti ,  ed  ingrofiate ,  Si  fcorgeva  nella  detta  p.ipdla  una  ez>iden~ 
tijfima  5 fenditura,  rnexx*  linea  larga  ,  dalla  qnale  ,  fenx.x  fpi-e-  Foro  ntlUpj. 
merla  ,  gemeva  tm  limpidiffimo  fiero ,  ma  fpremuta  ,  in  qaan- P'^^"  • 
tki  maggiore  grondava  ,  onde  fofpectai,  e  forfè  non  lenza 
ragione,  che  la  linfa,  che  ritrovai  dentro  il  cappuccio  de- 
fcritto,  fofle  della  medefima  .  Sofi.ìj  con   »-'«  piccolo  fifoncino 
dentro   la  sfenditura  accennata  ,  e  tutto  .iL  corpo  glanduUfo  in  »n  pt^'J' '*"""' 
batter  d' occhio  gonfioffi,  d'indi  vi  cacciai dentra  una  fetol'a  ,  che  '  ■  - 

penetrò  fino  al  fmdo  fenx<t  fatica  .  Tagliata  perpendicolarmen- 
te ,  fcguendo  il  filo  della  fetola  ,  grondarono  alcune  ftille  di  fan- 
gue,  e  defiramentc  aperta,  trovai  fubito  una  larga  cavita  , 
che  con  la  sfeaditura  comunicava,  in  cui  era  molta  linfa  , 
dentro  la  quale  fperava  di  trovar  l'uovo,  .tanto  difiderato : 
ma  per  qu::ììto  aguzzaci  le  ciglia ,  e  al  chiaro  fole  guardaffi  ,  e  ^''^''  ""'  '^''' 
riguardaffi  per  tutti  i  verfi,  non  mi  fu  mai  polfibile  di  fcoprirlo  J^P""  ■ 
te  pareti  della  cavità  erano  graffe,  e  internamente  fabbricate , co- 
me a  grate fco,  da  var'^  cannoncini  bianchi,  in  varie,  e  bizzarre 
maniere  fe.peggianti ,  i  quali  formavano  un  lavoro  d' artificio  mi- 
rabile ,  e  lìdie  fue  ultime  differenze  di  fiatura  incomprenfibile . 

6.  Guardato  l' altro  corpo  glandulofo  ,  al  fopradefcritto 
contiguo,  vidi  la  fua  papilla  non  cotanto  alta  ,  ma  però  a»- giJ^^'J''T 
eh'  effa  chiaramente  bucata ,  d' un  buco  affai  minore ,  e  ritondaflro ,  furiato . 
da  cui  pure  fcapp.iva  puriffima  linfa ,  anche  non  ifpremuta  .  An- 

R     i  che 


131     Delle  Z/o'X'a  delle  Femmine  P^i'-vipare . 

che  in  qucfto  cacciata   l'aria  ,  tutto  gonfiofli,  e  intrufa  la 
Efptr;nxa  pir  fetola  penetrò  fenza  fatica  fino  al  fin  fondo.  Comprcllo  dc- 
tmartuov»  .  firamente,  e  pian  piano quefto  corpo  glandulofo,  per  veder 
pure,  fc  mi  badava  l'animo,  di  fare  fchizzar  fuora  l'uovo, 
che  già  preparato,  e  pronto  s'apponeva  (  come  accade  alle 
farfalle,  alle  raofche,  e  ùmili,  che  abbiano  le  uova  mature) 
ufcì  prima  molto  limpido  fiero  ,  dipoi  torbidetto  ,  e  final- 
mente fcguendo  a  ftrignere  più  force  col  polpafirello  delle 
dita ,  ufcì  fiero  rimefcolato  con  un  poco  di  fangue ,  aprcn- 
Vivofiìmm»  '^°''  fempreppiù ,  e  fquarciandofi  '1  foro  delia  papilla  ,  mei 
cfittato"^'"'  "0"  "''''  '^^  U  forte  (  con  tutto  che  oculacLflimo  ,  e  con  l'oc- 
chio armato  di  vetro  ogni  più  gelofa  attenzione  adopraflt  ) 
di  veder  fortir  uovo  alcuao.  Allora  il  foro  turgido,  e  fquar- 
ciato  della  papilla  appari  vieppiù  rubicondo  ,  con  fibre  ,  e 
lacerti  carnofi ,  difuguale  ne'  fuoi  dintorni ,  e  con  vari  fol- 
chi ,  e  rughe ,  alla  fogia  del  foro  dell'  ano  ,  tome,  fé  vi  fof- 
fe  anco  in  quella  parte  una  sfintere ,  atto  a  dilatarla  ,  ed  a  refiri- 
caintà  '^'i'"  gnerla.  Spaccata  per  lo  mezzo  la   papilla  ,  e  tutto  il  corpo 
di^Liu"'  ^'"'  glandulofo  fino  al  fondo,  appari  una  cavità  ,  a  proporzion 
molto  grande,  anch'efl'a  in  forma  di  grotticelia ,  fimilc  all' 
altra ,  e  formata  tutta  et'  menx,ionati  cannellw  bianchi ,  come  dt 
tanti  intejiinetti t  in  var]  ,  e  giocondiffimi  modi  mirabilmente  tontor- 
ti  •  T^e  meno  in  quefta  cavità  potei  fcoprire  novo   alcuuo .  Era  il 
reftante  dell'Ovaia  appena  vifibile,  eferviva,  come  di  ba- 
fe  a'  detti  due  corpi  glandulofi,  tutto  però  pieno  d'ogni  ma- 
niera di  vafi ,  e  di  vmcide ,  e  fmunte  membranecte . 
ojftfvr^trtì     7;  Mi  pofi  attorno  alla  finiftra  Ovaia,  fpogliata ,  che  1' 
mIU   ^ifira  ebbi  della  fua  borfa ,  o  cappuccio ,  tutto  anch'elio  inzuppato, 
ovefm.  e  lubrico  di  linfa,  ma  non  però  in  tanta  copia,  come  nell' 

altro.  Si  hfciarono  anche  in  quefta  vedere  due  foli  corpi  glan- 
dulofi ,  uno  alquanto  più  groflo,  più  rollo  dell'altro,  ma  non 
Corpi  gUada.  impuntava  però  in  alcun  di  loro  cosi  alta  la  mentovata  papilla  , 
*-/.  e  non  mi  parvero  ridutti  all' ultima,  e  perfetta   maturità  . 

NuUaperò  di  menala  papilla  del,  più  gioilo  era  anch' ella 
L!ifa  jmiair.  P'"  g^olìa  ,  c  più  rolTa ,  ed  evidentemente  aperta  con  nn  fort 
tiJaila  papa,  ritottdafiro ,  ed  avente  le  labbra  affai  roffeggianti ,  dal  quale  i  feìì%a 
11.  fìrignere  il  corpo ,  gemeva  pure,  benché  a  (lille  langn.dc  ,  e  appe- 

na vifibili  ,  una  ehiarijftma   lihfa .  Era  pure  il  fuo  foro  ,  ma  pi:t 
piccolo,  e  fenxa  alcun  vcjìigia  ne'  fuoi  dintorni  diroljht  anch'nelV 
altra  papilla  ,  e  {tentai  molto  a  trovarlo  concioffiachè  '.i.  1  era  nella. 
*  fommità  f  ma  affai  più  b^^ffo,  dal  quale  f e  appava  pure  alcun  poco- 

dt  fiero ,  0 non  ifpremutto ,  0  dolcemente  f premuto .  Ciò  che  in  quc^ 

£lo 


Parte  II  Cap.  11^.  i  5  5 

ftodi  particolare  con  mio  iacreciilwJjcoiicciuo  l.i  prima  volca 
offervai,  fu  che  gemeva  il  detti  fiero  ,   mnfai.xmcnte  dal  foro  ac-  ^if^D  /^emfirt 
cennato ,  ma  da  mtlti/Jimi  yC  minutiffìmt\fjrcli.ni ,  che' erano  in  tutta  la  da  altri  minu 
circonferenza  della  papilla ,  la  quale  circonfereix.a ,  come  un  vaglio ,  '•J/ì'"'  fotM' 
0  feltro  appariva  .  Di  ciò  m'avvidi,  imperocché  afciugandola "' • 
per  tutto,  poco  dopo  per  tutto  bagnata  la  ritrovava  ,  laon- 
de, tornato  ad  afciugarla,  e  guardando  con  una  buona  len- 
te, fcoperfi  ,  non  ufcir  folameate  dal  foro  di  mezzo  quel  fie- 
ro, ma  da  tanti  altri  pori,  che  d'ogn' intorno  s"  aprivano: 
lo  che  dipoi  ho  con  altre  olFervazioni  confermato.  Alle  ra- 
dici di  quefla  gianduia  ,  o  corpo   glandulofo  due  fole  vc- 
fcichette  notai  ,  alzate  in  forma  di  piccole  verruche  ,  che 
non  s'erano  affatto  votate,  effendo  il  redo  dell'  ovaja  mol- 
to   cftenuato  ,    e   confunto  ,   e  fé    1' avefle  veduto   l'Ilda- 
no  ,  avre'Dbc  avuto  ragione  ,  di  chiamarlo   Teflium  cada- 
ver . 

8.  Feci  cuocere  quefli  due  corpi  glandulofi,  per  veder  pu-  '•'^'''J."^"  ^^ 
re,  fé  cuocendofi  anche  il  loro  uovo  ,  e  con   la  fua  bian- *"  "  "*""*■ 
chczza ,  e  ritondità  manifeftandofi ,  veder  lo   poceflì  ,  com; 
ardentemente  fofpirava ,  ma  né  anche  in  quello  modo  fecon- 
dò la  fortuna  i  voti  miei ,  come  a  prima  giunca  ,  quali  in- 
gannato, mi  parve,  imperciocché,  allora  quando  gli  cavai      s' ingama 
dall'acqua,  vidi  un  granellino  bianco,  e  tondo fulla  bocca  laafir Autori, 
aperta  della  papilla,  eh:  mezzo  fuora,  e  me^zo  dentro  ap- 
pariva, ma  prefa  una  lente,  e  con  la  punta  d'un  fottiliflìmo 
(pillo  diligentemente  difaminato  ,  m'accorfi  ,  effere  un  gru- 
tnetto  ,  dirò  cosi,  oviforme  della  folita  quagliata  linfa ,  che  nel-  f„','""ji'^lf^^ 
lo  ftrignerfi,  che  fece  dal  fuoco  il  corpo  glandulofo,  lafpu-  quagliata  «i 
tò  fuora,  e  gli  rcftò,  per  cosi  dir,  fra  le  labbra:  in  non  dif- /»#«*. 
fimilc  maniera,  che  vcggiamo  accadere  alle  uova  fteife  del- 
le galline,  che  forate  con  uno  fpiilo,  e  porte  a  cuocer nell' 
acqua ,  fi  vede  fpuntar  fuora  ,  dopo  cotte  ,  dal  buco  fatto 
un   corpicciuolo  tondo   ,   e  quagliato  ,  che  a  un'  altr'  uovo 
piccoliflìmo,  e  bianco  lattato  alfomiglia  .  Dalla  qual  cofa 
accadutami  dubito  forte,  che  molti  dal  vedere  materie  bian- 
che, tonde,  e  coagulate,  non   abbiano  fubito  creduto  ,  di 
veder    le   uova  ,  e  con  gfan  confidenza   dipoi  fcritto  ,  di 
averle  più  volte  vedute.  Tagliata  per  mezzo  'a defcritta pa- ^^^^ ^^^  .^ 
pilla  ,  e  fegucndo  il  taglio  fino  al  fondo  dell'ovaia,  fcoperfi  J"aMa'l' 
la    cavcrnctta  altre  volte  dcfcritta  ,   in  cui  era   molta  della  vimetra  dtlla 
fuddetta  bianca  materia  quagliata",  all'uovo  mentito  fimilif- '"'»«^''»  &'">■ 
fima.  l  dintorni  della  cavernetia  fi  v:devano  con  cbiarvz,x.a  co-^"''^"' 

peni. 


' 1 5'4  Ideile  'Uo'va,  delle  Femmine  ^i-z/ipare . 

perti ,  e  comi  intonacati  di'  fatiti  cannellini  ,   agi'  inteflinetti  confi- 
mili ,  di  color  cenerino  ,  cioè  più  ofcuretti  di  que'  delle  altre  finora 
defcritti ,  che  perciò  molto  bene  dall'  inclufa  bianca   nuxteria  fi  di- 
flinguevano .  La  cavità  non  era  ritonda ,  ma  rozzamente  triangola- 
re, un  angolo  della  (fuale  allungandofi ,  andava  a  terminare  nel  fo- 
cjoiti  trian.  *'"  '^'^^'*'  P-'/'-'^^ •  ^^  fim'-lc  appariva  nell'altro  corpo  glandulo- 
iola're.        '  ''o  apcfco ,  in  cui  foloU  in.ucria  bianca  era  alquanto  piìi  te- 
nera, e  la  figura  del  cavo  più  difordinata  ;    ma  però  fempre 
collante,  in  mandare  un  canale  a  metter  foce  nella  papilla.  Offer- 
vai  ancora,  che  il  corpo  glandulofo   più  maturo  ,   nel  cuo- 
cerli,  calò  più  di  mole  dell'altro  ,  fegno  ,  ch'era  più  fpu- 
Cfl/'-ir«//f«  gnofo,  e  di  fughi  flufllbili  rigonfio.  Feci  pure  cuocere  ,  ben- 
ovaja  (oim  che  divifa ,  e  notomizzata,  l'altra  Ovaja  ,   inficine  con  un' 
apparì,  Idatide,  che  da  un  canto  eflerno  pendeva  .  Tutta  s'increfpò 

verfo  la  bafe,  e  divenne  minore,  com»  la  m;M  fola  redo  1' 
Idatide,  e  più  tondeggiante  ,  la  fua  diafaneitade  perdendo  . 
Aperta  quella,  il  fuo  liquore  non  era  duro  ,  benché  ci  fof- 
fero  alcune  fila  quagliate,  e  fchizzafle  fuora  con  empito. 
ooéjfd'av*     9.  Adì  14.  di  G?nnajo  feci  uccidere  uni    Cigna  da  caccia 
^l'fjif^r"'^^  mediocre  grandezza,  che  quattro,  o  cinque  giorni  prima 
'frtjfg,  ^^^  ^^^^  lafcivamente  annodata  col  mafchio.  Scoperta  lafi- 
nillra  Ovaja  dal  già  defcricto  cappuccio  ,  apparì  tutta  dallo 
flato  folito ,  quando  non  fono  al  falto  ,  o  fecondate ,  diffs- 
rentiflima  ,    lo  che  in  tutte  le  Femmine  de'  bruti  certamente  fem- 
pre s' ojferva  ,    conciojjiecofachò  ,    in  luogo  del  folito  te/licolo  dell' 
ordinaria  flruttura  ,  e  delle  folite  vefcichette  guarnito  ,  fi  vedeva- 
no tre  foli  corpi  glanduloft,  tumidi,  e  alx.ati  mAto  ,    della  gran- 
jyfftr!r}ff„fjt'  dez.Z3 ,  cadauti ,  di  un  pifello,  e  di  acqua  limpida  pienijfimi,  dal 
te'pi glandult-  mezz.o  de'  quali  fpuntava  la  fua  papilla  ,  0  capezx.olo  ,    di  fola 
fi'  membrana  fottiliffìma ,  e  tra f parente  fabbricalo  ,  ne' cui  dintorniv' 

era  un  cerchietto  fottopoflo  ,  dimaterLt  più  denfa  impaflato .  Quan- 
tunque folTero  i  foliti  corpi  glandulofi,  che  gialli  nelle  vac- 
che, rofligni  nelle  Scrofe,  e  giallopallidi  nslle  pecore  appa- 
ri fcono  ,  qui  nientedimeno  parevano  eternamente  tre  fole  grandi 
Di.'igfnxfptr  vefcicbe,  cadauna  delle  quali  avcfle  nel  mezzo  un  piccolo  ri' 
irovjrruovf.  falto,  o  papilla.  Compre/Ti  con  la  maggior  diligenza,  edc' 
ìlrezza  poflìbile  uno  di  quelli  glandulofi  corpi  ,  apparenti  , 
come  ho  detto,  a  prima  villa  vefciche,  e  proccurai  ,  che  1' 
acqua  dal  fuo  capezzolo  ftillante  fopra  1' altra,  palma  della 
mia  mano  cadclTe ,  lo  che  feguì  con  tutta  efattczza ,  ufcenda 
da  un  viftbile  forellino  in  forma  di  un  fottiliffìmo  fpillo ,  finattan- 
tochè  rai  parve  vota  la.vcfcica,  eh;  rcllò vincida ,  cfmunta. 

G;::i-- 


P a) te  11.  Capjr,  13; 

Guardata  l'acqua  ufcita  con  l'occhio  nudo,  dipoi  con  lenti 

ora  più ,  ora  meno  acute  ,  e  finalmente  col  Mìcrofcopio  , 

non  mi  fu  mai  poffibile ,  di  [coprire  uovo  alcuno  ,  e  né  ?neno  cor- 

picello,  che  lo  fomigliajfe ;  ma  tutto  era  fiero,  o  linfa  lubrica  ,  e  J^'**  "fi mèi 

fciolta,  per  quanto  almeno  potei  comprendere.  Aperto  il  cor- ^'^''^"'^'* 

pò  glanduloCo,  vi  trovai  la  folita  cavita  molto  grande  ,  in 

cui  pure  non  vidi  alcun' uovo  i  ma  le  interne  pareti ,  tutte  al 

(olito  ineguali,  e  biancaftre,  come vejlite di  tanti cannalettiva- 

rìcofi,  0  mteflinetti  fcabroft ,  che  ferpeggiaffero.  Quelli  erano  di 

una  fodanza  friabile  comporti ,  che  facilmente  con  la  punta 

del  coltello  Ci  radeva,  recandovi  fotto  un'altro  corpo fibro- 

fo,  più  duro,  e  più  refiftente. 

IO-  Senza  ftrignerc  ,  né  moleftare  il  fecondo  corpo  glan- 
dulofo  ,   lo  troncai  affatto  dal  mezzo  in  su  con  le  forfici  ,     ■^^J"  '■'"/'♦ 
per  lo  che  balzò  fuora  fubito  tutta  l'acqua  ,  che  rinchiude-  *,'"  "J.'^''    '". 

^         j  f     ■  lì  '^         r       I        I-  attra  forma  oj. 

va .  Guardai  attentamente ,  fé  in  quella ,  o  appejo  al  calice  ,  o  a  jervato  p-r  ,/• 
qualche,  come  vafo  umbilicale ,  in  alcuna  parte y  o  in  qualche  al-  coprire  f  uovo, 
neolo  ,    0  cellctta  fojfe  /'  uovo  ;    ma  né  pure  mi  forti  di  trov.irlo .  Né  meno  tra. 
Sperai  alla  luce  del  Sole,  diflefa  fopra  untalco  ,  quella  por-  '"""' 
zione  ftaccata,  ch'era,  come  un  capelletto ,  inmezzo  acui 
flava  il  capezzolo,  tante  volte  accennato,  e  fcoperfi  non  fola-  porz'iorffup;. 
niente  il  foro  nel  mede  fimo  ;  ma  molti  altri  piccoli  pori  ne' fuoi  dn-  ''"f."^'".^  ''■*' 
torni,  cadauno  de'  qu.ilì  era  nel  centro  d' un  a]etta  ,  circondata  da  ^^'^J^^^'^'i'""- 
fibre  carnofe,  come  da  uno  sfintere.  Levai  poi  dalla  Aia  nicchia  ta . 
tutto  il  refto  del  corpo  glandulofo  troncato  ,   e  lo  guardai      Pori  nova. 
ben  bene  col  Microfcopio  nella  parte  fua  interna,  o  conca-  rnint,  notati^ 
va,  e  mi  parve  di  vedere  ,   che  quegi' intefimetti  ,    0  cannellini  """' f"^"  <'' 
'varicofi,  altre  volte  accennati  ,  che  tutta  l' interna  fuperfìcie  e  ir-  struttura  del. 
condano ,  e  ammantano,  non  fieno  formati ,  fé  non  da  un  innumc-  h  interne  par,, 
r abile  copia  di  globctti  vefcicoUri ,  che  raffembravano ,  o  forfè  era-  "'    d'I    cp* 
no  tante  minutiffime  zbiandoline ,  deflinate  alla  feltrazione ,  o  fepa-  iJ'""'''H<>  "»- 
razione  di  quella,  tante  volte  menzionata ,  limpJtfJima  linfa,  che  ^^^^^     " 
come  rugiada  colà  fi  rammaffa  ,  e  in  fine  fuora  per  la  bocca  della 
papilla  ,  e  per  gli  accennati  fori ,  nella  fua  circonferenza  patenti , 
rra/«ij,  e  T/.'^z^M^tt/Zire.  Fra  quelli  varicofi  cannelli  v'erano 
•vafi  fanguigni,  e  una  rete,  di  fibre,  come  carnofe,  telTuta, 
che  fcmpreppiù  dentro  la  foftanza  del  corpo  glandulofo,  in 
'iftranc  guife  intrecciata,  fi  divifava. 

II.  Guardai  1  terzo  corpo  glandulofo,  prima  di  fepararlo     "^''Jif  '"P* 
Con  una  buona  lente,  e  vidi  non  folo  il  foro  d:  mezzo  nella pa-  orlalo 
■pilla,  che  alcun  poco  fpuntava  in  fuora  ;  ma  ^li  altri  pori  licon- 
'uicini ,  da'  quali  tutti  flilLi'pa  f  a  mò  di  rugiada ,  il  folito  piif^a- 

■     t.(fi- 


I  3  5    Delle  Vo^^n  delle  Femmine  Fì-c-ipare . 

ti jfmo  fiero .  La  membrana  in  queflo  fico  era  molto  fottile,  e 
fi  vedevano  trafparireall'  intorno  gli  accennati  cannellini  bian- 
chi, e  varicofi  ,  che  in  qua,  e  in  là  s'aggiravano.  Taglia- 
cvw«»f.>f*-  jj  ^Qj^  |g  forficettc  anche  quefta  per  lo  travcrfo  ulci  la  lin- 
CanneUinìdi  ^ -^  '  €  guardata  COTI  attenzione  non  vidi  uovo  alcuno,  ficcomenon 
mirabile flrut-  lo  Vidi  nella  cavcma  rertata  ;   ma  folamente  apparirono  i  [oliti 
""■"  cannellini  varicofi ,  o  granelloft ,  e  ferpentifortni . 

dt'n^'r''o°"'      '^'  Liberata  la  deftra  ovaia  dalla  fua  borfa,  ocappuccio, 
L'""   *"'  fi  fecero  vedere  cinque  corpi  glandulofi ,  in  figura,  verfo  la 
fommità,  di  cinque  vefciche,  col  loro  folitocappezzolo;  ma 
piccoliflìmo  nel  mezzo,  ne,  fmra  di  quefle  ,  fi  fcorgevano  altre 
piccole  vefcichette  linfatiche  d' alcuna  fona ,  effendofi  tutte  quante 
N"»  fi  viiif*  -votate  nelle  cinque  grandi,  onde  il  rcrto  dell' ovaja  non  confi- 
"'^^ w"/'"*  ^^^^  '  ^^^  '"  ""^  '  '•°"'^  ^^^^  '  ^^  <luriff>™c  ,   e  bianche  fì- 
{TJi/una        ^''^'  '^'  membrane  ,    e  di  vafi  d'ogni  maniera  formau  ,   le 
quali  cofe  tutte  fervivano  a  tenere  ftretti  ,  e  faldi  gli  accen- 
nati mirabiliffimi  glandulofi  ordigni,  a  portar  loro  il  nutri- 
mento, e  a  riportare  l'inutile,  od  il  foverchio.  Pofi  quefta 
Nwco/j/y-  Ovaia  dentro  l'acqua,  poco  mcn,  che  bollente;  ma  vela  la- 
ritniapwi/io-  fj-j^j  folo  tanto ,  che  s' induraffero  alquanto  le  membrane  efte- 
pmtrmtvo.    ^JQ|.j  ^  pgj.  poterle  maneggiar  meglio.  Si  reftrinfcro alquanto 
le  papille,  e  le  circondanti  membrane,  e  tutte  biancaftrc  di- 
vennero. Feci  un  punto  con  l'inchioftro  nel  mezzo  delle  pa- 
pille, dov'era  il  foro,  per  non  perdere  il  fito  tagliandole  , 
e  per  diftinguere  immancabilmente  tutte  le  parti  .   Tagliai 
|.  allora  per  lo  traverfo  la  parte  fuperiore  d'un  corpo  glandu- 

•  ]o(o,  e  vi  avea  accomodato  fotto  un'afficella  d'ebano  ,    ac- 

ciocché grondando  l'acqua  fopra  quel  ncriffimo,  e  pulitiffi- 
V  mo  legno,  poteffi  una  volta  difcernere  con  l'occhio  nudo  , 

';  o  armato  l'uovo,  come  tanto  ardentemente  difiderava.  Schiz- 

zò fopra  l'ebano  il  liquor  contenuto  alquanto  lontano,  per 
le  membrane  dal  calore  dell'acqua  riftrette  ,  fluido  si  ;    ma 
più  denfetto  del  folito  ,   e  albiccio  ,    il  quale  attentamente  in 
'  Kì  mtntft*.  varie  fogge  guardato  ,   trovai  privo  d' uovo  ,  fé  non  avefjl  volu- 
pntiVueve,    (q  prendere  per  uovo  alcuno  de' corpetti  bianchi  di  varia  figura  del 
liquore  fuddetto ,  dal  calore  in  qualche  parte  quagliato .  La  mem- 
brana fuperiore,  in  cui  è  la  papilla  ,  era  divenuta  rigida  , 
onde  manteneva  la  fua  concava  figura  ,  come  un  calice  di 
ghianda.  Sperata  all'aria,  non  {i  vedevano  più  i  fori  ,  per 
ciTerc  mezza  cotta,  e  aggrinzata  :  Si  vedeva  la  macchia  ne- 
Corpi    t  tan-  ra  "fi  mezzo  dell'  inchioftro  da  me  fatta,  e  nefuoi  dintor- 
fiei/iaìvtrite/^nì  pcr  qualchc  fpazio  lontani  fcorgevand  i  foliii  canali  bian- 
chi 


Parten.CàpJF.  137 

chi  varicofi,  e  ferpentinamentc  aggirantifi,  i  quali  colMicro- 
fcopio  apparvero  anch'  effi  grancllofi  ,  e  come  formati  di  minutifft- 
mi  globetti  bianchi,  qiiafi  foffero  tante  gentiliffirac  ghianduli- 
ne.  Il  reftante  della  cavernetta  lafciata  nell'ovaia,  era,  co- 
me ho  defcritto  di  fopra. 

I  j.  Nel  rafFreddarfi ,  che  fecero  intanto  gli  altri  corpi  glan-  ^.^    ^^     ^ 
dulofi,  olTervai,  come  non  folamente  la  papilla  fifmarrìaf-  jlpo*u/>^Lt 
fatto;  ma  con  parte  della  vicina  membrana  s'afFofsò  ,  o  in-  epttura. 
cavò  all'indentro,  per  elTerfi  dal  calore  incrcfpata.  Per  non 
ripetere  il  già  detto,  tutto  appari,  come  ho  rozzamente  ne- 
gli altri  defcritto ,  né  mai  potei  trovar  cofa ,  che  mi  qiiietajfe  af- 
fatto, e  che  potejji  con  ftcurezx.a  nttefiare,  che  foffe  veramente  un  p^' p^"/ "*'"' 
uovoi, 

14.  Adì  20.  Gennaio  fatta  uccidere  una  Cagna  grande  da  q^,^^^  j;  ^,,^ 
pagliaio,  e  feroce  molto,  guardai  fubico  \z  Ovaje  ,  che  tro-  cagna  m-  in. 
vai  così  piccole ,  magre  ,  e  miferabdi  (  per  non  effere  allora  né  in-  namorata  ,  ni 
namorata,  né  pregna,  )  che  appena  parevano  ovaje .  Erano com- Z''^^'''"* 
prellc  ,  con  otto  ,   o  dieci  piccole  vefcichette  linfatiche  per  i{Ji"'iiifl7,'. 
cadauna,  di  grandezza  diverfa  ,  fmorte,  ignobili  ,  e  da  fi-  fcrUtt. 
brc,  e  membrane  ftrettamcntc  legate.  V'era  fopra  un' appe- 
na vifibile  vergolamento  di  fanguc  ,  e  fopra  la  fmiftra  flava 
appiccata  un'Idatide  alla  foggia  di  un  pero,  groffa  ,  come 

una  nocciuola  fenza  la  buccia. 

15.  Una  Cagna  di  mediocre  grandezza,  pingue,  ebenfat-  ojirvaihni 
ta  ;  ma  che  non  era  dall'  eftro  venereo  agitata  fu  nel  decimo  JtlU  ovajt  <r 
giorno  di  Maggio  uccifa.  Mi  prefi  diletto,  d'intrudere  aria  •">'  o^f"»  Ca. 
dentro  il  cappuccio,  o  bcrfa  ,  che  l'ovaja  deftra  rinchiude  ,  ^"^  """  ''""'• 

,    /    .  ,  1  .,  ,,  •  „  /•  •  ...,.'  morata    ant» 

ed.  e  incredibUe ,  quanto  alla  maniera,  a  una  vejctca  ormarla  ji  di-  ,a 
latajfe  ,   lo  che  fece  anche  la  borfa  ,    chiudente  l'ovaja  fini/ira  ,    Ariaintrufs 
fitto  in  quella  con  l' aria  il  giuoco  mede  fimo  .  Snudate  dalla  dee-  <^""">  '"  <""• 
ta  borfa  le  Ovaje,  apparirono  nella  deftra  tre  corpi  gianduia-  ^'*-    .  ,    . 
ft,  e  quattro  nella  finijìra ,  i  maggiori  de'  quali  erano  quaft ,  come  Manpar/ 
un  grano  di  veccia  ,  e  gli  altri  poco  minori ,  e  tutti  di  color  di  car- 
ne feaxa  papilla,  fenxa  forame ,  e  fcnza  ,  che  fugo  alcuno  da  qual- 
che lor  parte  jldlaffe ,  con  tre  vefciche  linfatiche  nella  bafe  in 
una,  e  quattro  nell'altra,  affai  piccole  ,  e  povere  di  linfa  *    ojfervavont 
E  qHcfìi  corpi  glanduloft  ,  comc  diremo  a  fuo  luogo  ,  fono  di  """"  ''  ^"'' 
quelli ,  che  andavano  maturando  ,  per  dar  fuora  a  fuo  tempo  V  ho-      ' 
vo  ,    non  afpet tondo  a  generarfl  dopo  la  fecondazione  dell'  uovo  , 
come  malamente  il  Graaf,  e  fuoi  feguaci  immaginarono.       ^^"■'•i;//"-'''"», 

id.  Mi  falcò  il  capriccio  di  farle  macerare  per  trenta  gior-  '"fundulcfi' 
ni  nell'acqua  comune  ,   mutandola  ogni  giorno  .   Le  vefci- 

S  chccte 


I  3  S      Delle XJù'va delle  Femmine ^'i-x.lpare , 

tfhette  linfatiche  fvanirono  affatto,  e  tutto  firefiiinfe,  dive- 
nendo biancolattato.  Sdrufciti  per  lo  mezzo  i  corpi  glandu- 
lofi,  che  anch' cTi  erano  divenuti  minori,  fubitotluidauna 
piccola  cavità,  che  avca  cadauno  nei  centro,  una  melmetta 
candida  latticinofa.  Le  loro  fibre  carnofe  ,  e  intrecciamenti 
di  canali ,  e  di  vafi  erano  tutti  divenuti  bianchi  ,  e  non  po- 
tei più  diftinguere  tutto  ciò,  che  ora  dal  colore  ,  ora  dalla 
errori  d'aldi,  confidenza  maggiore  ,  e  minore  negli  altri  diftinfi  :  laonde 
tu  nel  fare  le  conchiufi ,  che  Vadano  di  gran  lunga  errati  coloro  ,  che  per  dijlin- 
^h'rlr^'^"  '  ^'^"'^  ^^"^  ""'^  '^"/^  rfj/' rt/r>-<i ,  e  f eparar  la,  fi  fervono  di  una  lun- 
ga maccrax,iore ,  concioflìachè  prima  li  perde  il  colore;  infe- 
condo luogo  molte  parti  minute,  e  tenere  affatto  fi  dilegua- 
no; in  terzo  i  vafi  Sanguiferi  fi  fpogiiano  del  color  rollo,  e 
foventc  del  fangue  ;  in  quarto  alcune  parti  fi  corrompono, 
o  fi  fminuifcono,  ed  altre  fi  gonfiano  ,  che  gonfiare  non  fi 
dovrebbono . 

if.  Guardate  nel  giorno  fettimo  di  Aprile  le  Ovajediuna 
ovajediùna  Cagna  di  mediocre  grandezza,  e  pingue  molto,  che  due  me- 
Cagna  dopo     fi  avanti  in  circa  aveva  partoriti  ,   ma  non  allevati  cinque 
duf    mefi   rf«  Cagnuoli,  Trovai  cinque  corpi  glandnlofi  affai  rimpiccioliti ,  e  che 
parrò.  fi  and.ivaìto  dileguando  :  cioè  due  nel  defiro,  e  tre  nel  finifiro. 

Corpig/aada.  £rano  tutti,  e  cinque  giallafiri ,  e  poco  più  ,  poco  meno  fra 
hfiqualifojfe.  di  loro  nel  colore,  e  nella  grandezza  uniformi,  con  la  metti- 
'f'  brana  involvente  nel  fito  del  foro  perfettamente  rarnmarginata  , 

fcnza  che  cicatrice  alcuna  fi  conofceffe  .    Aperti  avevano  ancora 
•  •  -  alcun  poco  di  cavità  nel  mezzo  ,   fcnza  né  meno  una  ftilla 

■'      .       ^  di  fiero,  0  di  linfa  impaludata.  Il  reflo  dell' Ovaje era bian- 
foJo^'^""    '^o  '   e  fibrofo  con  alcune  poche  vefcichett*  linfatiche  ,   le 
'     '  maggiori  delle  quali  non  arrivavano  a  un  grano  di  miglio  . 

Verfo  l'attaccatura  fi  fcorgevano  alcuni  canali  di  fangue  > 
onde  in  quel  fito  erano  più  vergolat:,  e  più  rubiconde.  Per 
altro  erano  fchiacciace  ,  ineguali,  finunte  ,  e  molto  piccole 
riguardo  alla  grandezza  della  Cigna,  e  pefateamendunein- 
fiemc  non  arrivavano  a  due  fcropoli.  E'  pur  degno  di  riflef- 
c^lert  dt' fr.  fjonc ,  comc  i  corpi  elandulofi ,  che  nelle  cagne,  o  innamo- 
ra» tirnidulcjt  .,        •!»,.        ,         j.  ./)  I 

tr.uiato.         face,  o  gravide,  fono  di  colar  di  carne,  in  qi4e]la ,  che  avea 
partorito,  foffcro  giallaftri,  come  que  delle  Facche. 

i8.  Ili  una  Cagnuola  ,  nata  di  due  giorni ,  le  Ovaje  erano 
c°pnulla"'di'  ^^'^^  ^*'^"^' '  per  rapporto  a  quello,  che  dipoi  crefcono.  Era- 
duegkrni.       no  tcneriffitne  ,  e  ccn  una  lente  ft  di(l:uguevano  le  piccole  vefcicbct» 
te ,  ed  i  ramnfi  tronchi  de'  canali  fanguigni . 

19-  Guardai  le  Ova;e  d'una  Volpe  uccifaglii(5.  Gcnnajo. 

Q.e- 


Parte  }I.Cap.IE  13-9 

Quelle  Ova;e  ftanno  anch'effe  rincanac:  ,  e  coperte  da  una    ODa]ediufii 
borfa,  o  cappuccio,  come  quelle  delle  Cagae,  dal  die  fi  ve-  ^'"'l"  e^"»"- 
de  non  effcre ,  che  una  fpecie  di  Cane  fa Ivacico  ,  effendo  in-  " struttura /r- 
ternamente  d'una  ftruttura  mede/ima,  ed  eflernamcnte averi-  mdeaf^!!»' 
do  molta  ,   e  molta  fimiglianza  ,   di  manierachi  ho  vedute  «lUcagne. 
molte  cagne  alle  Volpi  confimili,  e  per  quanto  fi  dice,  s'ac- 
coppiano anche  per  generar  fra  di  loro ,  nafcendo  certe  ba- 
ftarde,  che  chiamano  Vxifchc .  La  borfa  ,  che  copre  la  loro 
OvajaC:  fabbricata  da  un  velo  membranoso,  e  forte,  chena-  farfad^'iiahr' 
fce,  dove  incomincia  a  farfi  vedere  la  tromba  ,  ufcendo  dal  ovaja. 
corno  dell'utero,  torcendofi  alquanto  infuora  ,  e  dipoi  for- 
mando ,  come  un  cappuccio  inarcato  fopra  l'ovaia  ,   e  cin- 
gendo la  parte  diretana  ,  e  tmti  i  dintorni  della  medefima  » 
Gonfiato  d'aria  apparì ,  come  quello  delle  Cagne  affai  gran- 
de, e  molto  allontanofli  dalla  fuperficie dell' Ovaja;  eraqua- 
fi  diafano,  e  pareva,  come  un  Js^iiotatop  di  pefce .  Ha  que- 
llo cappuccio  la  fua  apertura  anch' effo,    come  quello  delie 
Cagne  vcrfo  il  fondo  de' Reni,  di  figura  ovata,  grande  poco 
men,  che  i'ovaja,  pollo,  e  appoggiato  fovra  il  mezzo  del- 
la medefima  .    Quella  apertura  ,   o  bocca  era  pur  corredata 
delle  Tue  fibri  mufculari,  che  formavano  ,   come  un  piccolo 
rialto,  che  alla  foggia  di  un'arginetto  l:i  circondava,  e  per 
quella  fola  apertura  fi  può  entrare  dentro  il  cappuccio  ,    e 
pilfare  all'ovaia  .  Tiel  tempo,  che  fono  per  tifare  le  uova  ,  ho  .  °f^"^'X'<"" 
iQsrvato  nelle  Cagne  ,  che  qncfla  bocca  fi  firi^ne ,  e  le  f ite  labbra  (adflQappuc 
per  ogni  verfo  fi  combaciano ,  di  manierachè  fjno  le  Hovaneccjjìta-  do, 
te,  a  cadere  nella  detta  ve f eie  a  ,  e  da  /jnefia  entrar  nella  trómba, 
e  dalla  tromba  neW  utero  ,  con  un  fempre  ammirando  artificio  ova\e  fimV.i  a 
di  quella  gran  mano  iVIacllra  .   Le  Ovaje  erano  fimiliflìme  a  quelì,  àtlU 
quelle  delle  Cagne,  nelle -quali,  oltr;  poche  vefciche,  of(cr-  Ca^ne. 
•vai  cinque  corpi  glandulofi  nella  ftniflra  ,  e  due  nella  defira ,  di  co- 
lor di  carne;  ma  non  ancora  maturi,  chs aperti modrarono ciò, 
che  ho  notato  in  que' delle  Cagne. 

xo.  Dopo  di  avere  fcritto,  mi  capita  una  Cagna  da  Caccia  ^f^^''^,^'''^^t 
grande,  ben  nutrita,  e  giovarne,  che  per  la  priuu  voltacal  p;r:.t. 
falto.  Adi  16.  di  Luglio  a  ore  venti  la  f:ci  coprire  dalMaf- 
cliio ,  e  il  di  19.  del  detto  Mefe  a  ore  14.  fu  uccifa  ,  e  fitta 
J' offcrvazione  infieme  col  noftro  Primario  Anatomico  Signor 
^Morgagni,  tagliando  il  fuo  Jnciforc  Sig.  Volpi  .  Nella  de- 
lira Ovaia  fi  videro  cinque  corpi  giandulofi,  alla  foggia  di 
cinque  grandi  vefciche  nella  loro  fommità,  cadauna  delle  qua- 
li aveva  Ja  fua  papilla  fporta  in  fuoxa  •  Tre  erano  forate ,  e 

S     1  due 


'i4«   Delle  Vó-va  delle  Femmine  Fi-L>ipare. 

due  chiufe  :  quelle,  ch'erano  forate  ,  erano  alquanto  rim- 
picciolite ,  per  edere  ufcita  porzione  della  lor  linfa  ;  ma  le 
altre  due  apparirono  più  grandi,  e  più  gonfie,  e  più  lucen- 
ti .  Neli'  Ovaja  fìniftra  fi  videro  quattro  corpi  glandulofi  , 
tre  de' quali  avevano  il  forame  della  papilla  ,  che  con  qual- 
che difficultà  ammifc  un  pìccolo  fpecUlo ,  o  tenta,  che  nella 
quarta  papilla  non  fu  poffibile  d'introdurre.  Quefli  non  era- 
no cotanto  gonfi,  come  quelli  della  deftra  Ovaja  ;  ma  però 
v^vanonrì  avevano  in  fé  molta  linfa;  ma  il  quarto  era  affai  più  picco- 
tpovate.  lo,  e  in  minor  copia  ne  conteneva  .  Con  ogni  poffibile  dili- 
genza fu  da  tutti,  e  tre  cercato  in  cadauno  l'uovo  ;  ma  né 
meno  que(la  fiata  fecondò  la  fortuna  i  mflyi  vni,  e  né  meno  fi  vi- 
de nelle  trombe ,  o  neW  utero .  Le  quali  cofe  tutte  in  quefto  , 
e  in  altri  Capitoli  fedelmente  riferite,  c^nfelTo  ,  fé  Dio  m' 
ajuti,  che  non  le  avrei  mai  credute,  fé  nonaveffi  avuto  tan- 
te volte  per  teftimonj  non  ingannatori,  non  folaraentei  miei 
occhi,  ma  quelli  d'altri  fperimentatiffimi ,  e  chiariffimi  Ana- 
tomici, fra  quali  nomino  in  fegno  di  ftima  ,  il  mentovato 
noftro  Sig.  Morgagni,  e  il  diligentiffimo  fuo  Inciforc. 

CAPITOLO      V. 

^Itre  Offervazìoni  dell'autore  fatte  intorno  le  Ovaje  cf  una 

Camo'4.Z.a,  delle  Catte,  delle  Capre,  de' Topi, 

e  delle  Donne. 

!•  "\yr  I  capitò  alle; mani  una  Rupicapra,  o Camozza,  fta- 


Ova]e d'iena      ±yx  ta  due  anni  chiufa  in  Città  fenza  il  Mafchio  .  L 
fi 


Cmmc^X" l""-  fue  Ovaie  erano  affai  piccole  a  proporzione  della  grandezza  deli' 


imale ,  mentre  la  finiftra  non  era  appena  grande,  come  un 
grano  di  fava,  di  figura  depreda  ,   con  minute  vcfcichette  , 
piccoli  vafi  fanguigni ,  e  fibre ,  e  membrane  fottiliffime  ,  di 
molti  corpetti  neri,  come  groffi  punti  d' incbioflro  ,    in  qua  ,  e  in 
^       ./d„^«.  ^*  picchiata  .  La  deftra  però  era  più  grande  al  doppio    della 
hfp.  '  finiftra,  concioffiachc  fpuntava  da  quella  un  corpo  glandu- 

lofo  affai  cofpicuo,  di  color  di  carne,  tirante  al  giallo,  nel 
quale  aperto  ii  vedeva  una  piccola  grotticella  ,  che  alla  fi- 
gura triangolare  inclinava  ,  come  ho  notato  in  quelli  delle 
Ovaie  delle  Scrofe,  e  di  altri  Animali.  S'alzava  alcun  poco 
da  un  canto  con  un  capo  ritondetto  fovra  la  fupcrficie  dell' 
ovaja,  fenza  apertura  alcuna,  ne  cicatrice,  ^nche  qitcfiaer* 
Carpini  atri,    temperata  di  molti  corpetti  neri  ,  più  grofletti  di  quelli  ,   che 

appa- 


Paru  Jl.Cap.  ir.  141 

apparivano  nella  finiftra  >  i  quali  non  mi  parvero  altro ,  che 
"jefcichette  con  dentro  materia  corrotta ,  e  addenfata .  In  quefta  fi 
divifavano  più  cofpicui  i  vafi  del  fangue ,  le  fus  fibre  carno- 
fe ,  ed  alcune  rade  vefciche  piene  di  linfa  . 

i.  A  dì  2.  di  Marzo  feci  uccidere  una  golofirtlma  gatca  ,  oftrvaiio»! u 
che  avea  il  ventre  gonfio,  fupponendoh  gravida  :  maaper-  mi$oGan^. 
ta  trovai  errato  il  mio  penQere;  imperocché  la  groffezza  fua 
dipendeva  dall' eflere  crepato  in  due  luoghi  il  peritoneo  ,  on- 
de le  interina  in  quelle  parti  gonfiando,  la  facevano  appa-       sueova\t 
lire  SI  tronfia.  Le  fue  ov.ije  erano  mefchhiiffirne ,  e  fcarfe  di  mo- 
le, con  poche  ,   e  piccole  vefcichette  ,   alcune  delle  quali  erano 
piene  della  folita  linfa  ,   altre  di  materia  ncraftra  ,   e  qua- 
gliata . 

S.  Nel  giorno  ventefimo  di  Maggio  fra  gli  animali ,  che   ^^^^^  ^^^^^ 
feci  mordere  alle  Vipere,  per  rifar  le  fpenenze  del  Sig-  Re-  „^^,y^^<,/„,,. 
di ,  (  che  quanto  trovai  vere  ,  altrettanto  falfe  trovai  quelle  fa  ji  una  vi. 
del  famofo  Charas  Francefe,  come  dirò  in  altro  luogo  )  una  pera. 
Gatta  gravida  di  un  raefc,  (  per  fanar  la  quale  nulla  valle-  fj."'!^^f* 
ro  molti  antichi  rimedia  nò  molti  moderni  ,  come  la  Pietra  ^o'^'/'inLJ  i 
Cobra  de  Cabelos  ,   nò  la  decantata  Meliffa  ,  )  che  in  due  morfi  ddlt  Vi. 
quarti  d' ora  mori .  Aveva  due  feci  per  parte  nell'  utero  fuo ,  pen . 
dirò  cosi,  bicorne,  e  le  Ovaje  erano  ancora  di  varie  protu-  K""'d\  decan. 
beranze  ineguali,  e  fatte  a  rifalli.  N.-Ua  delira  quattro  ^^'^•*Z'r^^^t'Je 
pi  glandulolì  ,    ne'  qH.iU  fi  fcorgevano  le  cicatrici  delle  bocche  ,  jen'.  vipere  va. 
dalle  quali  erano  [cappate  le  nova  ,    oramai  rammarginate  ,   e  «;. 
nella  iìniAra  «lue ,  benché  i  feti ,  fra  tutti ,  foffcro  folamente  quat-    Corpi glandu. 
tro,  e  ciò  forfè,  0  fenza  forfè  per  due  uova  ,  ch'erano  zn- {"^f""'  °^-^' 

,      '  ,  '  '  '  \tdiuna  Ga:- 

date  a  male.  ..  ,  ,         ta  gravida  i, 

4.  Mi  fu  mandata  una  Capra  uccifa  ,   e  fperperata  da  un  ma,^ior  num;- 
Lupo  ,  di  poco  tempo  d'un  folo  capretto  gravida.  Nella  fi-  ro  di' feti  ,  » 
niftra  Ovaja  fcoperfi  fubito  la  materia  glandulofa  fporta  in  P"-''^  ■    _ 
fuora ,  nel  centro  della  papilla  della  quale  era  [cavata  ma  picco-  unaCap^Tuc- 
la  fojfetta,  da  un  [ottiliffirno  ,  e  recente  zielo  di  membrana  coper-  e,radja>i  Ln- 
ta,  che  appena  toccata  [1  ruppe.  Seguendo  la  papilla  col  taglio  po^rb  eragra. 
profondamente  l'incifi,  e  fpallancai,  e  comparve  un  canale  ^'da. 
andante  al  foro,  ch'era  nella  papilla  ,  e  fotto  a  quello  uni  .^f'''^""'' 
cavita,  tirante  alla  triangolare  figura,  di  una  linfa criltalli- ^/a„^„/^^^/ 
na ,  e  lubrica  ripiena.  La  [oflanx/i  della  materia,  0  corpoglan- 
dido[o  era  [rubile ,  di  var]  lobetti  compofìa  ,    e  fimile  a  quella 
de' Reni,  detti  fuccenturiaci ,  d'un  colore  di  carne  gialktta.     Altro  eorpa 
e  alquanto  fcura.  Levata,  vi  refiò  la  buca  ,   da  dura  mem- sj^^.^'^"'"/""'- 
brana  circondata.  Vicino  a  quefto  v'era  un' altro  corpo  glan-*^  "• 

dulofo; 


yfnt  mnggieri 
etile 


f  4  i   Delle  Vo  njA  delle  Femmine  Fi  -vip are . 

dulofo;  ma  vecchio,  la  metà  quafi  minore  d;l  decto,  che  fi 

andava  dileguando  ,    in  cui  più  non  appariva  né  cfìemamente  la 

cicatrice,  né  internamente  cavità  alcuna.  Notai  ;«  quefli  due  cor- 

,  pi  glinduloft ,  che  le  vene  erano  molto  grandi ,  e  gonfie  più  di  queU 

_ 'le  delle  altre  pani  dell'ovaia,  a  pi-oporx.-one  delle  arterie  conftde- 

7e"ror~pi\làn.  rate,  per  dover  forf;  riportar  le  rafure,  e  i  micolini  di  quel- 
duio^  ,  dopo  le  glandule,  che  col  tempo  fi  vanao  ,  (  fornita  la  loro  fun- 
"l'"'  ''"'"o-  zione  )  ponendo  in  moto,  (laccando,  e  radendo.  Quelli  due 
corpi  occupavano  quafi  tutta  l'Ovaia  ,  e  poche  vefciche  di 
r»ih«vefcicbe  moderata  grandezza  ,  e  piene  del  folito  liquor  trafparentc 
Unfatiebe,  apparivano.  L'altra  Ovaja  era  minore,  e  incomlnci.iva  a  crcr 
[cere  un  corpo  glandulofo  ,  molto  bene  viftbile ,  di  manierachc  in 
TteethdicoT.  quella  fola  capra  ^\  vedevano  tre  età  ,  dirò  così  ,  di  quelli 
pigland„hSin  corpi,  cioè  ttno  nascente,  l'altro  appena  sfruttato  ,  e  il  terzo 
una  jola  ca.  Qj-amaì  mancante ,  e  decrepito . 

'  5.  Aveva  letto  un'ingegnofa  Lettera  (lampata  (a)  nella 

quale  ft  conftderava  l' invajime  fatta  nelle  Canij  v^ne  di  Roma  l' 
'^lt!'"'rrfdl7i'  "'""^  i<55»i.  e  particolarmente  quella  ftrana  Ìoro   fecondità  , 
f'tgiJnti  "  '    P^""  cui  (  per  quinto  era  (lato  fcritto  all'Aacors:  DottilTimo  ) 
/j  videro  i  Tjpl,  non  ancor  nati  ,    pregnanti  ;/:/  ventre  delle  lorj 
Madri.  Mi  venne  fubito  voglia,  di  farne  varie OlTervazioni, 
tantoppiìi,  che  ciò  avea  detto  anche  Arili  Jtilc  (b)  per  chia- 
rirmi d'una  cofa  cotanto  confiderabile,  a  me  pellegrina,  ed 
alle  leggi  della  Natura  ordinarie  tanto  lontana.  Riferirò  dun- 
_  que  tutto  i'offervato,  perocché  anche  quello  va  a  ferire  lo 

Jj''*''"'"^"'- Scopo,  che  abbiamo  prelb  di  mira  .    Cadde   nella  Trappola 
un  Topo  femmina  li  J.  di  AgoAo,  che  abortì  fubito,  o  per 
timore,  o  per  rabbia,  fei  piccoli  topi  vivi,  non  ancorguer- 
niti  di  peli ,  pefanti  uno  fcropolo  per  ciafcheduno  .  La  loro 
pelle  era  roffigna  ,  pigri  al  moto,  con  gli  occhi  chiufi  ,  che 
toccati  con  un  fuono  lottile ,  e  fiocco  (Irillavano ,  e  fubito  fi 
Vintrigftfo  fcaricavano  d'una  limpidiùlma  orina,  avevano  :l  capo  ,  even- 
ti ^"(bl'paJna  ^^'  Z^^ff^  >  ^  tronfio,  che  parevano  veramente  gravidi  .    Quattro 
grandi.        erano  femmine,  e  due  mafchi .  Erano  dotate  le  feraminede' 
loro  uteri  biforcati,  fottiiiflìmi ,  come  un  filo  di  refe,  cenc- 
riffimi,  echeal  folo  toccargli  fi  rompevano,  terminanti  con 
^  le  loro  pendici,  o  corna  verfo  le  Ova]e,  molto vifibdi,  e grof^ 
^^l'jf'"^"^  f^(ie>  e  di  vane  vefcichette  ,  di  una  diafana  l:.;fa  ripiene,  guerni- 
N'entrano iros  ^' '  ^*"^^°  ^^  Microfcopjo  ccrcai  con  cfattiffima  diligenza  deu» 
vidi .  tro 

{z) Ferrara  lóp^.  Tei-  Bernardino  Tjmatelli. 
(b)jM>.s  de  ^nm. 


Parte  11,  Cap.F.  i43 

tro  gli  uteri  de' feti  gli  altri  fuppofti  feti;  ma  non  mi  fu  mai 
poffibile  veder  nulla  .  Nel  ventricolo  trovai  poco  fiero  fpu- 
mante,  e  nelle  inteflina  fecce  gialle.  Il  fegato  era  grande  , 
e  rofleggiante,  il  pancreas  bianchiccio,  e  di  grandezza con- 
fideratjile .  Quattro  avevano  ancora  i  vafi  umbilicali  appefi , 
con  la  loro  placenta,  a' detti  appiccata,  e  due  erano fenza. 
Aperta  la  Madre  ,    trovai  tiel  fuo  ventricolo  le  due  '"g^''iottite   .-J/^^^'^JU' 
'Placente,  e  tre  vermetti  vivi.  Nell'utero  fuo    biforcato  vidi  M^ttre . 
le  nicchie,  dove  erano  flati  i  feti  ,  due  nella  parte  fmiftra, 
e  quattro  nella  delira  .  La  bocca  dell'  utero  era  già  riflretta  ,       ^„g,g^;^ 
formata  di  foflanza  molto  forte,  e  come  cartilaginofa  ;   ma  j.;ia  i,iJd''. 
la  vagina,  e  bocca  della  Natura  molto  flofcia,  ampia,  e  ba- 
gnata. Nel  fondo  del  fegato  flava  appefa  un'Idatide,  piena 
di  materia  bianca  coagulata,  edilinfafcioltj.  LeOvajeavea- 
no  fei  corpi  glandaloli  roflì ,  tiranti  al  giallo,  cavi  nel  mez-   CfPn-'"'''a 
zo,  e  nella  fjmmità  ferrati  ,   con  alcune  vefcich^tte  di  gran-  '^  "'''■'  Of"- 
dezza  varia ,  e  con  altri  fette  corpi  glandtilofi ,  che  incominciava.- 
no  a  germogliare . 

<5."a  di  7.  Aperte  due  piccole  Tope  ,  della  razza  d.-lle 
maggiori,  che  i  Lombardi  chiamano  Vontiche  ,  prefe  alla /.«r/y^aj^/,., 
H-appola,  trovai'l  loro  ventricolo  pieno  di  candidiffiraolat- '""''^Wr/Va. 
te  quagliato,  cofa  poco  favorevole  a' Fautori  della  tricurazio-  '.^iff'"-^'"""''- 
ne.  i  loro  uteri  molto  vifibili;  ma  fenz.i  feci,  non  però  fen-  ^J,^^  frltaZ' 
za  vefcichetce  linfatiche  ,  né  fenza  i  foliti  vafi  ,  e  ordigni  ^icnf , 
nelle  Ovaje . 

7.  A  di  21.  Aprile.  In  una  Cafla  dalla  farma  furono  pre-  ui„„ff^„^, 
fi  in  un  colpo  cinque  piccoli  topi  ,  tre  de' quali  erano  hm- piccciit„pi"' 
mine  ,  e  due  mafchi  .    Tv^on  vidi  in  alcuna  nò  meno  un  vejligio 

di  altri  feti.  Le  Ovaje  erano  groffette,  efifcorgevanogiàfpun-   ^      ^^ 
tati  i  corpi  glandiilofi  di  color  pallido ,  in  alcune  fci ,  in  altre  ot-  /^f.      '*"  "' 
to,  e  fino  dodici  in  altre  con  le  fue  vefcichettc  vicine,  e  da' 
vafi  fanguigai  irrorati. 

8.  A  dì  8.  Ottobre.  Aperta  una  Femmina  molto  fnella,  e 

quafi  furiofa,  vi  ritrovai  due  grofle  Ovaje  ,  afl'ai  tuberofe  ,<3«"»i».  'ttrpi 
e  ineguali,  con  fei  corpi  glandulofi  in  una,  e  fette  nell'al-^'^'p''^''^  !^' 
t-ra,  di  color  biancopallido,  delia  grandezza  delle  grana  del  ""''   """>""• 
panico,  fimili  in  apparenza  alle  glandulc  del  fuo  Funerea  te  . 
Gli  feparai  facilmente  l'uno  dall'altro,  rcflando  ncll' Ovaja 
la  fua  foflctta .  Erano  involti  nella  tunica  comune,  edauna 
fotiiliffima  propria  vefliti ,  e  nel  mezzo  loro  s' incominciava 
a  .'coprire  una  piccola  fcillura.  Le  coma  dell' utero  tortnofe  mol- 
to ,  e  quafi  diafane  ,  che  verfo  Je  Ov:ì)c  terminavano  ,  ma  i' 

utero 


i"4  4  Delle  Vo-vA  delle  Femmine  Fi-vl^are . 
utero  era  più  ofcurecto,  e  fenza   i    dcfidcrati  feti  . 
Pffo    tf/ffr-     9-  A  <^ì  2.7.  Maggio  fu  trovata  una  Topaia  ,   o  un  nido 
vJ^iem m'T».  di  fette  topi  coH  la  Madre  lattante.  Pefavano  mezza  dram- 
pi /or/-»*/»,     ma  per  ciafcheduno,  e  tutti  erano  d'egual  pefo  ,  eccettuato 
uno,  che  calava  fei  grana.  Erano  nudi,  tolti  i  lunghi  peli 
della  barba ,  e  delle  ciglia  ,  con  gli  occhi  chiufi  ,  e  con  k 
orecchie  riflrette.  Contai  cinque  femmine,  mW  utero  di  cadau- 
na delle  quali  non  era  vefligio  alcuno  di  feti ,  ed  avevano  le  loro 
ovaje  tutte  di  manifefte  vefcichette  ripiene . 

IO.  A  dì  29.  Maggio  .   Prefa  una  femmina  gravida  i  che 

pareva  inferraiccia  ,  tanto  era  racienfa ,  e  di  peli  arricciati 

coperta  .  Divifo  l'addominc  ,  vidi  un  facchetto  di  vermini 

appiccato  al  ventricolo,  grofTo  cadauno,  come  una  mezza- 

na  da  Violino,  lungo  mezzo  dito,  e  di  numero  dicci.  Un' 

Sàuhtuo  i,    ]       Tacchetto  pure  membranaceo  flava  attaccato  al  fegato, 

eato  al  ventri,  dentro  CUI  annidava  un  verme  fchiacciato  ,  e  increfpato  a 

loiod'unTìfo  piegciine  ,  col  capo  groflb  ,  e  che  verfo  il  fine  affottiglia- 

ftrr.mina.       y^  .  Nell'utero  fuo  bicorne  confcrvava fette  fexi,  0  catellini 

cioè  quattro  nella  parte  defira,  e  tre  nella  finirtra,  ognuno  de* 

quali  era  groffo  come  un  grano  di  frumento  ,  ma  non  potei 

mai  col  Microfcopio  ifcoprirne  alcuno  gravido  ,  bcfKhc  il  feffo  > 

uf erano  di' fri  ^  le  parti  dertinate  alla  grand' opera  molto  bene  fidiftinguef- 

wento ,  fero.  Le  ovaje  apparivano  di  color  di  carne  con  fei  corpi  glan-- 

ovaje'.  dulofi  in  circa  per  caduta ,  maggiori  altri ,  altri  minori,  e  con 

pochiffime  vefcichette  almeno  vifibili. 
Teti,pii(omag.      I'-  A  dì  i6.  Giugno.  In  un'altro  Topo  femmina,  e  gra- 
pori  d\unfra.  vida  trovai  fcttc  topolini ,  poco  maggiori  di  un  grano  di  mi- 
ntdi  tr.igliì.   glio,  i  quali  guardati  col  Microfcopio  non  aveano-  fegnalc 
alcuno,  di  racchiudere  altri  feti.  Nello  fteflb  giorno  un'al- 
tra Topa,  o  Topo  femmina  de'  maggiori  mi  fu  portata,  ncl- 
,,  le  cui  rrombe  erano  le  uova  poco  fa  difcefc  ,  quattro  per  trojr.bi  • 
trcmTe'f/ferva  Dato  fiato  con  Un  cnnncllo  alle  medefime  ,  in  qua,  e  in  là 
tt.  fi  movevano.  Quattro  corpi  glandulofi,  molto  grandi  erano 

Corpi glandu.  puj-  pj;r  Ovaja  ,  aperti  ancora  nella  lor  cima,  e  grondanti  linfa  f 
h/ì  d'egual  mi.  ^  ^.j^j  |g  trombe  ancor  acco/lacealle  Ovaje.  Poche  vefcichet- 
"""'  te  fi  contavano,  e  tutto  era  da  ogni  forta  dìvafi  largamen- 

te annaffiato. 

iz.  Nel  giorno  ventcfimo  d'Ottobre  un'altro  Topo  fem- 
VKdiciTopi  mina  delle  maggiori  con  undici  figliuoli  tutti  lattanti  nella 
latranti.        Topaja  fu  prefa,  fette  de' quali  erano  femmine,  ma  non  già 
gravide.  Era  arricchita  di  dodici  mammelle,  ma  undici  fo- 
Jo,  come  fi  fcorgeva  dal  capezzolo,  operanti.  Sotto  la  por- 
ta del- 


r a- te  li.  Cap.  K  14; 

ta  della  Natura,  moJto  ampia  ,   s'alzavano  due  glanduJe  ,    nut gUrju,; 
dal  mezzo  delie  quali ,  come  da  un  foro  col   prepuzio  attor-  j""'^""  """''■ 
no,  una  bianca  ,  e  denfetta  muccUaggine  gemeva  .  L'utero  '^'"' - 
era  biforcato,  rirtretco,  e  di  canali  fanguigni  pieno.  Le  O-  Uftr^,f  ova/t. 
vaje  rubicondiffimc  con  molti  corpi  glandulo/i  della  groffez- 
za  del  miglio  ,  da'  quali  aperti   fchizzò  un  poco  di  chiara 
linfa ,  imbrattata  di  l'angue .  Eternamente  ,  ed  internamen- 
te erano  di  color  di  carne,  con  una  piccola  cavernetta  nel   MotoperijTMl 
mezzo.  Ciò,  che  ofiervai  inqueftadi  raro,  e  da  me  non an-  ^//•^''fj'^7* 
Cora  veduto ,  /«  il  moto  peyiflaltico  ,  che  chiaramente  nelle  Tram-  ramente  eftr. 
be  t  0  corna  dell'  utero  fi  ojfervava .  vaio . 

13.  Le  mcdcfimc  fperienze,  ed  oflervazioni  ho  replicate  ne' 
topi  delle  campagne,  e  degli  orti,  cne' topi  pur  acquajuoli , 
né  mai  ho  avuto  la  fortuna,  di  ritrovare  un  feto,  che  altri 
feti  in  fé  rinchiudelTe.  Ho  pur  fatte  le  olìcrvazioni  fteiìcne'     ^"f' i"""'-^' 
feti  delle  Lepri  ,  delle  Coniglie,  delle  porche  noftrane,  de'  "'""""  ''"** 
porcelletti  d'India,  che  non  mi  pajono ,   che  una  fpezie  di 
topi,  né  ho  mai  avuta  la  forte  di  fcoprirc  quella  ftrana  fe- 
condità, ne  queflo  miracolo  di  feti  pregnanti  nell'utero  del- 
le loro  Madri ,  e  ne  mi  no  fuora  dì  quello  per   poco  tempo 
nati.  Circa  di  che  mi  rimetto  molto  volentieri,  a  quanto  ha 
così  fiiviamente  fcritto  il  dottiflimo  Sig.  Abbate  Giacinto  Gim- 
iDì  (  a  )  nel  fuo  celebre  Trzttzto  De  fabiilofis  animalibìts ,  do-  *^'5  -<''  <^''"'- 
ve  fa  vedere,  eflerc  flato  male  interpetrato  da  Teodoro Ga-  ^/ fl"/^' '"^I 
za  Ariftotilc,  creduto  primo  Autore  di  quella  fentenza,quan- ■^/"i'  "inlerpr'e'. 
do  dilTe,  Terrx  Ter ficx  parte  qitadam  mure  fpnina  refciffa  fc-  raiione  di  A. 
tiis  fcmimni  pnagnames  reperinntur ,  dovendo  dire.  Terra:  Ter/i-  riflotilecollau. 
ex  parte  quadam  difcifjìs  ctnbriombtis  fpnirieifcxus ,  tanqunmpra:-  *'"'"'\  ^''^'"' 
gnantes  npparent:  dal  che  è  nato  l'inganno  di  tutta  la,  fino-  ^"■''^"'^ 
ra  troppo  credula ,  poflerità .  Ciò  è  accaduto  al  riferire  del 
Senguerdio,  perchè  Plinio  ha  molte  volteerrato,  e  tiratigli    ^^j'^'" /"'";- 
altri  in  errore,  per  l'ignoranza  della  lingua  Greca,  hccn- ^2',°!^^'' ^"' 
do  dire  ad  Ariflotile  ciò,  che  mai  non  ifcride  ,  e  né  meno 
fognò  di  fcrivere.  Apparifcono  dunque  i  feti  de'  Topi  tan. 
qiiam  pragnantes ,  lo  che  viene  appunto  confermato  dalla  mia  ^"^"J"'^-  S- 
prima  ofiervazionc ,  e  da  tutte  le  altre,  fc  l'aveffi  cfpreflb  , 
nafeendo  tutti  i  topi ,  cr.xi  generalmente  tutti  i  feti  col  capo ,  e     Tutti  i  f,ti 
eoi  ventre  così  graffo,  e  tronfio  ,  che  pajono  gravidi  ,    ma  quanto  M'OKotolur. 
fìa  dinante  il  parere  dall' cffere,  non  v'é  alcunosì  cieco  , che  C-"  ' "''''"'''^"^' 
non  lo  vegga.  fi^n  pr.r'rv». 

T  14.  Ma 

(a)  Cap.iS-  p.ig.  184- 


14^   Delle  'Vc'-ca  delle  Femmitit  Fi-vipare . 

14.  Ma  paffiamo  fìnalmcnrealle  0'n]i  delJe  donne.  Adi 
■  ov^)t  Mi ^^^\  Rbbrajo  una  giovane  ruflica  maritata,  ed  infeconda 

'•  cadde  da  un'albero,  e  poco  dopo  mori.  Volli  veder  la  ca- 

gione di  quella  Herilità,  mentre  il  marito  era  giovane  anch] 
cflb,  e  nerboruto,  ed  ella  era   moderatamente  pingue,   di 
ovaja  j/m.  buon  colorc  ,  e  ben  fatta.  Trovai  le  due  Ova;e  più  groffc 
/ra<ff/r/></^;,.  dell'ordinario  :  lafiniflra  più  d'un' uovo  di  colomba  ,  di  co- 
fia  flerilt  mar.  \q^q  ofcuretto  ,  e  ritondallra,  e  la  deftra  poco  minore;  più 
■''''•  bianca,  e  alquanto  fchiacciata,  e  l'  una,  e   l'altra  pochiffimo 

tubercolute  ,  lifcie ,  e  lucenti ,  quafi  da  una  vernice  fpalmate  . 
Levata  la  prima  tunica  fìbrofa  molto,  e  quali  tutta  carnofa 
alla  finiflra  ,  fcoperfi  una  vefcica  grande  ,  come  una  Nocci- 
uola,  da  membrane  affai  ingroffate  ,  e  dsnfe  veflita,  e  pie- 
na zeppa  d'una  materia  del  colore  delia filigginc  ,  torbida  , 
naufeola,  denfetta  ,  ma  però  alquanto  fJuflibile  .  Nel  canto 
fìniftro  altre  due  vefciche  confimili,  la  meù   folamente  mi- 
nori apparirono,  piene  anch'elle  della  ftefla  materia,  come 
pure  molte  altre  di  grandezza  divcrfa,  ma  Tempre  più  pic- 
,/.  vefcì  cole,  tutte  ifporcatc,  lorde,  e  neralìre  per  la  medefima  :  di 
tbt  linfatiihe  mankrache  non  lidi  né  pure  una  vefcica  linfatica  fana ,  e  della  fo- 
p,.„i  di  linfa  lita  pura,  e  diafana  linfa  ripiena.  Fra  quefte  Je  foliteraembra- 
«ifra/fr/jjcw- nette,  fibre,  e  vafi  fanguigni  fi  diflinguevano,  ma  quafi  vo^ 
fWM.  ^j^  e  nuli' altro. 

15.  Spogliat.i  della  fua  tunica,  egualmente fibrofa ,  emù* 
ovoja  «/'A"  fculofa ,  l'altra  Ovaja ,  Ci  fecero  vedere  cinque,  o  fei  vefci- 

^  "h'''/r''"'i  ^^^"^  '  ^'^  P'"  grofle  delle  quali  erano  poco  più  d'un  grano 
"Icfa  *^'"'^'  ™'S''°'  ^  ^^  minori  d'un  feme  di  papavero,  ma  tutte  ;?;>- 
^'     ■  r.e  anch'  ejjc  d' una  linfa  gialliccia  ,  tirante  al  color  di  Sangue .  Fra 

quefle  fi  fcorgevano  molti  lacerti,  0  fife  itti  di  carnofe  fibre ,  af- 
^eVóvI-lTu  f'^' S>''^(f' '  ^  P"*  <^^P^°f'  del  folito,  onde  appariva  quafi  unamo^ 
«a</o«M,     'la 'carnofa,  e  vefcicohre, 

i<5.  Una  giovane  nobile,  e  bella  d'anni  diciotto,  porta  in 
educanda ,  come  fucl  dirfi  ;  in  un  Muniftero  di  feverifTime 
Monache,  moderatamente  pingue,  ed  apparentemente  fanif- 
fima,  fu  afialita,  dopo  alcuni  gagliardi  patemi  d'animo  da 
una  febbre  lenta  con  toffe,  e  fputi ,  qualche  volta  fanguino-. 
lenti,  e  marciofi  ,  dalla  quale  dopo  fci  penofifTirai  mefi  fa 
Ta^ rfo/;  ««•  P'i^'^ta  di  vita.  Ebbi  licenzadi  far  aprire  queli'illuftre  ca- 
W;^òli/«w  traverò ,  c-trovai  '1  lobo  finiftro  del  Polnjone  ,   tutto  pieno 
^levane.        vcrfo  la  metà   Aiperiore  di  tubercoli  di  grandezza  diverfa  > 
molti  de'  quali  erano  fuppurati ,  molti  proflìmi  al  fuppur.irfi, 
e  molti  crudi.  Voltato  l'occhio,  e  la  mano  alle  Ovajc,  del- 
le 


Parte  11  Cap.  K  1 47 

le  quali  ora  facciamo  parola,  per  vedere,  s'erano  fané  (men-0"'ì'/'»'^i 
tre  al  dire  del  fuo  Medico  ordinario  avea  patiti  acerbiiTimi  af- *^^^'^^^5^^' 
fetti  Ifterici  )  trovai  1' una  ,  e  l'altra  fanifTima  .  Guardata  la /^/„Vj  ;  '' 
deftracra  alquanto  più  groffa  della  flniflra,  di  figura  ovata, 
e  di  color  naturale,  ineguale  alcun  poco  nella    fuperficie  ,      u/'W^Vw 
quantunque  lifcia  ,  e  fdrucciolevole,  per  cinque  ,  o  fei  ve- •'"'°'"'J*- 
fcichette  linfatiche,  che  con  qualche  parte  di  loro  fteffefov- 
ravvanzavano .  Vcrfo  la  tromba  uterina  ne  olfervai  una  af- 
fai più  eminente  delle  altre  conia  papilla  fporta  in  fuora  ,       , 
come  Ci  vede  nelle  Ovaje  de' bruti  ,  quando  particolarmen- 
te hanno  fvegliato  l'eflro  de'  loro  amori  .  Tagliata  in  quel  ff/f°^^l''„'^*' 
Cito  per  lo  traverfo,  balzò  fuora  una  fpruzzaglia  di  limpi-  pv^'^^""** 
do  fiero,  ed  oflervaci  i  fuoi  dintorni  dalla  parte  interna,  gli 
-vidi  gnerniti  dì  una  foflanza  glandulofa ,  di  figura  come  lunata  , 
di  (irutuna  particolare ,  e  di  un  colore  giallaflro  ,  tirante  al  roffo , 
ed  era  dillinta  ,  e  circondata  da  un' altra  fottiliffima  mem- 
brana, che  quafi  fino  alla  fommità  papillare  giugneva. 

17.  Divifo  in  più  parti  per  lo  lungo,  e  per  lo  traverfo  il 

reftante  dell'Ovaja,  la  notai  tutta  ben  fatta,  e  piena  di  fi-     ovajatura 
bre  carnofe,  e  di  vafi  d'ogni  maniera,  con  molte  vefcichet- •''""'• 
te  limpide,  e  pure,  fenza,  che  vene  foflc  ne  pur  una  di  ma- 
teria nera,  0  lìligginofa,  o  corrotta  ripiena,  come  in  altre 
ho  oITcrvatO  .   Vidi   pure  la  tromba  Falloppiana  da  qiieflapar-  Tmmba Fdl.'o- 
te  affai  rubiconda,  e  alquanto  più  graffetta  dell'  altra,  comeboarn-^  pinna  difpofia 
mirato  fpeffe  fiate  nelle  femmine  de' bruti  ,  quando  fi  preparano  al  P-'.  '•"^"*  ^ 
vicino  inghottimcnto  dell'uovo.  "'  '' 

18.  Rccifi  rovaja  finiftra,  minore  di  mole  ,  più  bianda, 

e  lucida  anch'eira,  con  le  fue  vefcichettc  linfatiche  ,  le  qua- O'''"'  A»/?''» 
li  rendevano  ineguale,  benché  lifcia,  e  sfuggevole  ,  la  Cw^^l"",  ^'"}^^S 
iuperncie.  Niuna  pero  ve  n  era  ,  che  (puntane  in  forma  <li  ^-jcfo , 
papilla,  come  la  defcritta,  ma  tutte  fimili  alle -ordinarie  vc- 
fciche,  quando  la  materia  glandulofi  non  apparifce.  Separa- 
ta in  più  pezzi  era  anche  quefla  faniffima  ,  delle  folite  ve- 
fciche,  fibre,  membrane,    e  vafi  comporta.  Lì  tromba  Fai-   Tromba  rJ- 
loppiana  da  qucfta  parte  era  più  bianca,  e  non  cosi  gon- ''^'^"^^  "^^^ 
lia  ,  come  l'altra.  L'utero  della  groffezza  d*un  piccolo  pò-""  P"t""'"'''- 
ino,  bianco,  e  faniflimo  con  la  fua  folita,  e  piccola  cavità 
nel  mezzo. 

ip.  Crepò  il  peritoneo  a  uo' Idropica  d'anni  15.  nella  re-  perifenit  m. 
gionc  del  bellico  il  giorno  16,  Aprile  ,  onde  un  grolfo  tu-  uinunaidro- 
more  acquofo  appari,  in  cui  b'cra  intrufo  un  pezzo  d'omzn- P'"'"''fi"<^'^ 
IO  .  Fa  aperto  da  un  Chirurgo  ,  e  tagliato  quel  pezzo  d'o-  "  '"• 

T    i  men- 


148    Delle  VonjA  delle  Femmine  Fì~'ipare . 
ttainptr-  mento,  fenza  fnpere  qual   cofa  fofse  ,  onde  per  due  giorni 
*t  lag/iato       inceri  andò  femore /caturendo  acqua,  e  mori.  Sparatoli ca- 
faghnì  prtfto  d.ivcrc,  era  ancora  1  addomine  mzzzo  pieno  d  acqua  gial- 
u  morti.        Jiccia  fetente,  votata  la  quale,  appari  nella  pf/w  ««.i  pofatu- 
Pefaturahian.  '*  ^'  "^"'^^  bianchi/fima ,  e  coaguUta  materia,  che  al  chilo  rafjo- 
ra-nella  Pfivi,  stigliava  .  Il  fcgato  tijtco  oftrutco ,  c  duriflìnio  ,  fcoprendofi 
fimtìtalcbilt.  allora  facilmente  le  glaiidule,  o  fieno  labirinti  ,  o  globi  di 
vafi  di  materia  vifcida  ,   e  tartarea    ripieni  .   Le  ovaje  pal- 
Tfmun',^^^!^^^  fmunte,  fchiacciate,  con  pochifllme   vefcichette  linfa- 
tiche, e  ciò,  che  in  quella  di  particolare  notai,  fu,  chela 
bocca  delle  trombe,  o  foffe  per  increfpamento  da  un  canto» 
e  rilaffamento  dall'  altro  delle  fibre,  o  portate  dall' onda  ac- 
Trtmht  p>pra  quofa  erano  amcudune ,  fiiora  dell'  ordinarh  ,  fopra  le  ovale,  alh- 
hovt\i.         brace  iando  le  medcfme ,  qua  fi  che  fojjero  ,  per  ricevere,  e  iiigo'^ar 
r  uovo  .  Lo  che  dimojlra  ,  che  ,  fé  per  accidente  ciò  fanno  ,  poffono 
anche  ciò  fare  nel  tempo ,  nel  quale  3  a  far  qiieflo ,  la  provida  T^a- 
tura  le  de/lina. 

10.  Morì  una  donna  feflagenaria  di  una  Caduta  Apoplct- 
ovéi/aiijttt-  tica ,  e  tralafciando  le  altre  cofe  ofTervacc ,  troz'ai  la  deflra 
na  vt:^uif<i  ,  i  Ova]a  gfofjìffima ,  come  un  uovo  di  gallina.  Aperta,  faltòfuora 
uòvo  di  Galli.  "^''^  iinipido  ,  vifcofetto  ,  e  come  la  chiara  delie  uova  de 
M.  polli  appiccaticcio,  in  cui  nuotavano  bianche  fila  ,  che  fre- 

gate, e  agitate  in  una  bianca  melmetta  Tpappolavano .  Tut- 
to il  refto  dell'  ovaja  era  confunto  ,  non  ricrovandofi  ,  che 
un  piccolo  gruppetto  di  fibre,  e  di   membrane  nella  bafe  , 
Tutta confiflf.  (,«(/(,•  confiflcva  tutta  nella  tunica  efleriore ,  0  in  una  grar.de  zefcica 
j'^vJ^'if/'""'  f '■'^  ^'  f''  enoimemente  dilatata ,  per  Ja  linfa  ,  che  dentro  rellando, 
non  avca  potuto  feguicare  il  fuo  corto. 
.  II.  Oflervava  le  Ovaje  di  una  morta  di  Tifi  Gallica  ,  con 

Ti7.l.  '  """  gomme  nel  capo,  e  nelle  braccia,  e  con  ulcere  in  varie  par- 
ti del  corpo.  Erano  le  Ova^e  molto  turgide,  e   delle  f olite  vefci- 
Ttfciibtiilim-  chette  ben  corredate,  tutte  limpide,  e  trafparenti ,  dal  canto del- 
pide umort fie.  la  finiftra  delle  quali  pendeva  dal  Tuo  picciuolo  una  ,  come 
gianduia  carnofa.  Internamente  erano  pur  belle,  fenza  mac- 
claniuht  e      ^^^'^  alcuna  con  le  fue  fibre,  loculetci,  e  vafi  d' ogni  manie- 
tatnoia  !  ""  ^'^  '  Diedi  fiato  con  un  fifoncino ,  dall'  eficrno  all'  interno  , 
alla  delira  tromba,  e  gonfiandofi  quella,  fi  gonfiarono  quel- 
^  le  doppie  membrane,  da'Notomilti /7/.C '„f//'n-r.7/'on//>«   chia- 

hh-'^l'"!^},  roate,  ma  dato  fiato  alla  finiftra,  non  'ì\.  gonfiarono.  Que- 
euaìi  non  po'.  ^^  "^^  mezzo  fi  contorfe  alla  foggia  di  un  viticcio  inanncl- 
t'r  penetrar  /■  lato  di  vitc ,  ma  l'aria  né  per  l'una,  nò  perl'altra  potè  pc- 
"''■''  ■  netrare  ncU'  utero  .  Aperte  v'erano  de'  vifciduini  aramaflati , 

eh; 


Parte  II.  Cap.  F.  149 

fhe  l'ultima  loro  eflremità  chiudevano .  L'utero  non  era  grof-'i^'^'''' />'''•<•»'«. 
io  piìx  di  una  noce  >  e  la  fua  piccola  cavità  di   vifcida  mu- 
cellaggine  ripiena  .  Quello  ,  che  ammirai  ,  fu  il  vedere  le    Parti  vtrgj. 
parti  lue  vergognofe  internamente,  ed  efternamence  faniffi- s""/»  <'"«""» 
me.  Mi  ricorda  al  contrario  ,  che  ne  aperll  un'altra  ,  che  "'"''"^'F'''- 
in  quella  parte  era  tutta  quanta  ulcerata ,  e  nel  refto  dd  cor-  /J,- Jl''  17/r j 
pò  fana  ,  le  di  cui  Ovaje  fi  moftravano  pur  fan:,  ma  nel- a/^„;,;^. 
Ja  tromba  delira  era  una  lorda  piaga  ,  che  da  un  canto  all' 
.altro  paiTava. 

li.  Aperta  una  Fanciulla  di  cinque  anni  li  4.  Dicembre  y  vtfdcbMu  Ih. 
morta  di  pulraonia,  trovai  le  ova]c  con  le  fite  vefcichette  lim-fatich  «tilt 
fide,  e  chiare  co'  fuoi  vafi  fanguigni ,  e  fibre,  e  nervi  .  Co-  ovajt  M,  . 
sì  ne' feti  fteflì  ho  vedute  le  tante  volte  menzionate  vefciche-^""  ■  • 
di  confiderabile ,  e  non  quafi  proporzionata  grandezza  al  cor- 
picciuolvO  delle  fanciulle  . 

25 .  Una  vecchia  felTagenaria  >  Madre  di  nove  figliuoli  ,  Dg„„afejf,,f. 
tutti  viventi,  da  molti  anni  fempre  querula  d'affetti  ifteri- «arw,  crcd^j. 
ci,  renduta  finalmente  fcarnata  ,  o  tabida  fpirò.  Fu  da  me  ^-^  i/f^rica  , 
aperta  li  4.  Gennajo,  ed  apparvero  [ubitole  ^Lwdule  del  Me-'?'"/'/"" 

r  ti       ,   I    r  il  ^  r  ■       "^  .  •        dule  dell    IKp. 

jenterio,  quelle  del  fegato ,  e  del  Tancreas  jcirroje,  e  molto  in- ^^  p,^,,,   „ 
groflate  e  negli  flcfii  polmoni  fcoprj  pure  molti  tubercoli  crii- jirutu . 
di ,  pieni  della  /lejfa7nateria  formante  t  fcìrri .  L'  utero  era  àzWlTubercoU  tru- 
grandezza  d'un  pomo,  di  color  bianchiccio  ,    e  naturale  ,  ^""' P"!'""'» 
con  una  proporzionata  cavità,  la  di  cui  foflanza  appariva'   '^'"'  ''"'"" 
grolla  un  dito  per  lo  traverfo,  nel  mezzo  della  quale  fi  ve- 
deva una  copia  incredibii':  di  canali  fanguigni  ,   in  varj  me- 
andri,  e  andirivieni maravigliofamente  rivolti,  fra  quali  ap- 
parivano moki  alveoli,  o  calette,  e  corpetti  di  vana  riton- 
dallra  figura,  che  fc  non  erano,  parevano  ahncno  tante  ghian- 
doline  frappode.  La  bocca  dell' ULcro  era  affai  larga,  capa- 
ce quafi  della  punta  del  mio  dito  minore,  e  di   tenaciffima 
moccicija  invifchiata.  Deterfa  con  diligenza,  vidi  fotta  alla 
medefima,  e  circondanti  l' interna  firn  cervice  moltiffime  vefcichet-  f^J"!"^"'' ^''f 
te ,  dentro  le  quali  era  [lagnante,  e  impaludato -un  puro  ,   ma  f^-  f^ZiZ'  d-U'" 
gnente  fiero.  Erano  di  grandezza  diverfa  ,  le  maggiori,  coma  „tcre . 
un  grano  di  veccia,  le  minori,  come  di  Miglio,  dalle  qua- 
li compre;;c  gemeva  quel  vifcofccto  fugo,  di  cui,  ho  detto, 
eh'  era  impaniatala  bocca.  Offervai  l'interna  cavità  d'u- 
na poco  diffimik  materia  fpalmata  ,  come  anche  la  vagina 
tutta,  increfpata,  flofcia,  e  lorda  della  medcfima  ,  0  confi- 
mile. 

Z4.  Le  Ovaje  erano  molto  cofpicuc  ,  con  rifalli  ,  e  rughe 

e  fol- 


1 5  o   Delle  'Ud''vx  delle  Femmine  l^i'-vipare . 
(iva]»  di  vn»  e  folchi  difuguali  fcabrofe,  con  i  fuoi  fanguifcri  canali,  fa- 
'"."'!  Ì'y^'' eli  me  fìK  vifibili ,  e  fopra ,  e  dentro  Jancrvofa,  e  mufculoCa 

mafia  afi  cr$t»  ^^»ll/  .^ 

,^^  tunica  }    a  mo  d  clJcra  >    lerpeggianti  .   Feci  fo>za  a    la- 

^liar  la  detta  tunica  ,   mentre   era  grojfa  più  d' un  ugna  umana  , 
e  dnrjffima ,  che  invefliva  alcune  poche  vefciche ,  piene  d' una  lin- 
fa giallicia,  e  lentamente  fcorrevole ,  come  l' olio.  Fra  queftc  era- 
.    no  non  ofcure  ve/ligia  della  vecchia  glandulofa  materia ,  di  color 
giallo  neraflro ,  come  tanti  grolji punti ,  e  moltiffime  fibre  cirno- 
fe,  e  nervofe  per  ogni  parte  f\  diramavano.  Sperata  all'aria 
la  membrana  efteriore,  feparata  dal  rcfto,  compariva  ofcu- 
ra,  e  guardata  con  una  lente!  moftrò  varie  macchie  binnca- 
ftrCjche  forfè  erano  le  chiufe  bocche,  dalle  quali  tante  uova 
y^^^j,  ^;^;,,,_  erano  ufcite.  Le  trombe  erano  molto  difcoft."   dalle  Ovaje  , 
ìe  con  «,//#  rauncinate,eriflrette,  fenzafigura  ne'loro  dintorni  di  queir 
iJatidi .         ornamento,  chiamato /o^/iiicco ,  temperiate d'Idatidi  di  gran- 
dezza diverfa,  e  tutte  dalfuo  piede  pendenti,  delle  qualii.ne 
contai  cinque  per  parte . 

zj.  Ma  affai  d'idorie.-fupponcndo,  che  baftino,  perifta- 
^Iw/''  D  r  ^'^'*'^  <''*^»  ^^^  giudicherò  più  certo  in  uno  de'feguenti  Ca- 
venir!  in  ca!  P'^oli .  Troppo  luHgo ,  anzi  indifcreto  farei,  fé  tutti  gli  ani- 
giivont  del  mali ,  e  le  donne  da  me  tagliate  aquefto  fine,  riferire.vokf- 
»"".  fi,  badandomi,  d'averne  accennato  una  buona  mano,  dalle 

quali  premede,  potrò,  fenza  ombra  alcuna  di  dubbio,  dc-- 
durre ,  come  confeguenze  infallibili  alcune  verità  ,  che  ac- 
cenderanno un  lume  non  torbido  ,  per  ifcoprire  un  pezzo 
avanti  quefto  occulto,  e  troppo,  (ah  troppo  tencbrofo)mi- 
ftero  della  Natura.  E  per  fare  ulteriormente  vedere  gli  eaui- 
vocamenti  finora  fatti ,  e  dove  hanno  veduto  bene,  e  dedot- 
to male  molti,  e  molti  graviflìrai  Autori ,  efporrò brevemen- 
te le  oflervazioni  loro,  acciocché  in  fine  dandofi  mano  l'un 
l'altro,  e  forza  a  forza  ,  e  lume  a  lume  aggiugnendo,  fi 
vegga  quanto  di  certo  ,  e  incontrartabile  finora  abbiamo,  e 
quanto  ancor  didubbiofo,  e  da  fcure  caligini  ricoperto,  per 
incominciare  le  maggiori  fue  operazioni  1^  graa  Madre,  do- 
ve termina  la  corta  noftra  vifta. 


CA^ 


Fatte]!,  Cap.f^J.  i;i 

CAPITOLO      VI. 

Si  ef pongono  le  più  fictire ,  e  più  dilìgenti  ojfervazioni  dsll'^rvco, 
e  del  Craafy  intorno  l' opera  della  generazione . 

I.  TL  mio  Maertro  Malpighi,  Savi iffimo  Uomo,  edìpro-  j^f^jf"'"'^'^ 
'  ,A  fonda  fcienza,  veggendo  l'ardua  imprcfa  ,  per  venire     "'  ^^■"• 
in  chiaro  di  cosi  adrufo  lavoro,  dcfiderò  la  fortuna dell'Ar- 
veo,  cioè  di  poter  avere  animali  grandi,  e  in  copia,  per  fa- 
re una  lunga  Xerie  di  continuate  fperienze,  e  d' oflervazioni, 
dalle  quali  tutte,  giudice  l'occhio  ,   veder  pocelle  ciò  ,  che 
mente  umana  non  ha  potuto  finora  ,   né  può  da  fé  fola  im- 
maginar ,  ne  comprendere-  Ma  perche  radi  fono  quelli  ,  a' 
quali  una  forte  così  felice  accada,  o  accader  polla,  ho  giù-  PtnfiireJtH^ 
dicato  io  cofa  molto  utile,  e  convenevole,  il  prendere  da  tut- ^if,)ff. 
ti  ciò,  che  in  quefta  materia  e  flato  ofleivato,  e  paragonan- 
do quello,  in  cui  fono  d'accordo,  e  convengono,  epondc- 
randoqucllo,  in  cui  non  fono  d'accordo  ,  e  non  con  vengono, 
vedere,  d'onde  quefta  difcrepanza  iix  nata,  e  fc  poffo,  ca- 
vare anche  infino  dalle  difcordie  fufficieati  ajuti ,  per  porre 
in  fella  la  verità.  Ognuno  ha  veduto  qualche  cofa  di  parti- 
colare ,  e  di  buono  j   ma  non  ognuno  ha  potuto  ogni  cofa 
vedere  ••  alcuno  ha  olfervato  ciò,  che  l'altro  ne  meno  pen-    viftupatx* 
so  d'offervare  ,  ed  alcuno  ha  creduto  di  vedere  una  cofa  ,  '^'-^ji  ^"""* 
quando  l'altra  vcdc^'a  .   Infomma  proccurerò  con  tutto  can-  "'   "JJ-'^"^* . 
dorè,  di  confrontare  il  vero  col  vero  ,   di  porre  il  falfo  per 
talfo,  e  il  dubbiofo  per  dubbiofo  diftinguere,  e  ponendo  da 
parte  ogni  paffione  ,  con  tutta  la  fincerità  ,   e  con  tutta  la 
chiarezza  poffibiJe  parlando,  farò  forfè  conofcere  (  dirò  co- 
me un  paradofio  )  fra  gli  abbagliamenti  la  verità,  fra  il  tor- 
bido la  chiarezza  ,  anzi  fra  le  cofe  chiare  mofirerò  le  ofcu- 
re,  e  fra  le  falfc  le  vere  -   Molti  hanno  offervato  ,  e  molti 
ancora  di  oflcrvare  pretendono;  ma  non  tutti  hanno  bene  of- 
fervato, ed  altri  ofiervafe  non  fanno,  e  nò  meno  forfè  quan-  vijfitult*  iti 
•tCk  fia  lubrica,  e  fpinofa  l'arte  di  oilervare  conofcono  ,  pò-  htmcjfitvatt^. 
tendofi  facilmente  prendere  una  cofa  per  un' altra,  abbagliar- 
iì  in  ine^xo  alla  luce  ,   o  non  guardare  con  la  dovuta  atten- 
zione, e  diligenza,  dove  guardare  bifogna  :  far  miftero  di 
una  cofa  di  niuno,  o  poco  valore,    e  non  fermarfi  ,  nò  ri- 
£ettere  fovra  il  ncceflorio  »  e  i'  eflcnziale  ,  né  eoa  l' occhio  » 
nù  con  la  mente  sii  quello  fare  i«  dovute  ncccffarie  fatiche  : 


I  j  x      Delle  t'o-ja delle  Femmine  Fi^cipare . 

concepire  il  fatto,  come  fi  penfa,  non  come  egli  è  ,   e  ncn 
vedere;  ma  travedere,  6  aver  le  traveggole  agir  occhi. 

2.  L'Arveo,  quel  Medico,  e  Filofoto  riputatifiirao  ,  nel 
Ordini  jtif  jCyQ  famofo  Trattato  della  Ccneraziotie  degli  animali  (  a  )  (ìvÌì- 

f/rt'ar"'.         niente  premette  la  Notomia  dell'utero,  e  di  tutte  le  parti  al 
^        '         medefimo  fpettanti  ,  delle  Cerve,  e  delle  Daine  ,   che  prefe 
a  difaminare  ,   per  ifcoprire  il  grande  arcano  della  genera- 
zione. Fra  le  cofe,  che  fi  protcfta  di  aver  ofTervate,  una  fi  è 
Cervice  deW  la  cervice  dell' Utero  più  lunga,  e  più  di  quella  delle  Donne 
"'"■"j'''''^'^- ritonda ,  non  folo  flrettamente  chiufa  ,  ed  invifchiata  ;   ma 
Ve''  fatto  "in  ^'  cinque  altre  anguftie,  collocate  con  ordine,  e  fcrmamen- 
n:cdo,  deh.  tc  contra  ogni  ingrefTo  di  cofa  eflranea  rifirctte,  e  dipanic- 
i'oa uuirei ma  fa  mucellagine  fuggellate  :  volendo,  che  debba  cflere  aperta 
non  entrare     ]^  yjj  negli  Uteri  di  queftc ,  e  di  tutte  le  Femmine  del  Mon- 
'i'^"  doT'y-r   *^°»  fatili,  faììguini  mcnflruo ,  aliifque  humorihus  exccrneìidis&c. 
j,,g  '     rerum  autem  externaìutn  ,  etiam  minimarum  ,  (  aeris  puta  ,    éitt 

feminis  )  ingreffui  ommnò  pnccliidi .  L'altra  fi  è  ,  che  i  teflicoli 
Tfftitcli  dille  (  così  egli  chiama  le  Ovnje  )  non  folo  delle  Cerve  ,  e  delle 
cerve,vaine,  Dainc;  ma  delle  Pecore,  delle  Capre,  e  di  tutti  gli  anima- 
d^c.e'  violo  jj  j^  j  bifulci,  fi  veggono  ;  ma  fono  ,  come  piccole  glan- 
Atveo.  dule,  che  cornfpondono  con  proporzione  Mcprojiate,  edal- 

le gUndide  del  Mijenterio,  l'ufo  delle  quali  è  piuttofto  di  fta- 
G rande ingan.  bilirc  le  divifioni ,  o  romificazioni  delle  vene,  e  di  lubricata 
nodill'Arvto.  j^  parti,  che  fono  dcHinate  a  fabbricare,  ed  a  concuocere  il 
feme  prolifico,  fpruzznndolo  nel  tempo  del  coito.  Ciò,  che 
lo  move  a  querta  fentcnza  fi  è,  fra  le  ragioni  altrove  efpo- 
Mura-ione  ^^ >  ""^  principalmente,  cioè  ,  qn-dxoiriis  tempore  (  quando 
niuna  cfervò  THaribus  tejlicuU  titrgent  )  in  cazis ,  &  daviis  ,    cxtertfque  vivi- 
lArveo  ne"     paris  oniììibus  (  in  quibus  reperiiintiir  )  uteri  cortina  immutentiir  ; 
d-i'i  tefticolt  ^^  [pfliciili  autem  di&i  (  tanquam  ad  generationem  nihil  facerent  )  ree 
7oto''tuóit/'  titrgeant ,  r.ec  quicquam  à  [olita  conflit  ut  ione  (  five  ante  coìtnm  , 
fize  pcft  ipfum  )  varier.t  ,    neque  ullo  indicio  utilitatem  aliquatn 
vel  ad  coitum ,  vcl  ad  generationcm  a^erant . 

3.  Piantate  quefie  offcrvazioni  dall' Arveo  ,  ch'e' giudici 
Terrfodelfoi-  incontra(lnbili ,  pafTa  a  trattare  del  modo,  di  unirfi  la  Fem- 
M  delle  crrcrmina  col  Mafchio  (b)  che  fcgue  nc'mefi  di  Settembre  ,  e  di 
h^ff'^  "^"-^"^  Ottobre,  la  quale  per  ordinario  nei  fecondo  ,    0  al   più  nel 

terzo  ccngreflò  rcfla  fecondata  ,  dopo  il  che  diventa  caftifTi- 
ma,  ne  più  il  mafchio  la  cerca,  né  ricercata  l'ammette. 

4-  Of- 
fa )  Exerarar.  de  Cencratione  animai.  Exercit.  6^. 
(  b  )^Ex€rcit.  dj. 


Parte  Jl.Cap,  n.  i;3 

4.  Offcrvava  allora  una  gran  mutazione  nell'utero  ,  cioè  Muux^fff 
più  groflb,  più  carnofo,  più  molle,  e  più  tenero  fi  vede,  e  "'""'  "'"■'  "'' 
nella  fua  cavità  cinque  canmcuU,  o  papille  ,  difpofle  con  or-  'f^^'  '  '"' 
dine  fpuntano,  che  jfempreppiù  ,   crefccndo  l'utero,  crcfco- 

no.  e  troncate  nella  lor  fommita  flillano  alcune  gocciole  di 
fanguc,  del  che,  fatta  ulteriore  ricerca,  comprefe,  gemere 
da  minutifllme  arterie,  che  in  quelle  fi  ritrovano.  Nel  tem- 
po adunque  del  coito,  dice  {a)  vafa  uterina  (  prtcfertim  arte- 
ria! )  plura  ,  &  cojifpe£liora  obfervavi  :  quamvis  (  ut  fupra  ma- 
nui  )  tefliculi,  qui  dicuntur,  mque  ampliores ,  me  repletimagis , 
quam  antea,  tiec  à  priftina  fua  conflitutioue  mutati  appareatit.  Ma  scruf^K^mfé 
quello,  eh' è  degno  di  rifleflionc  fi  è,  che  non  potè  mai,  dopo  alcuna  de],>,i 
i  loro  congreffì,  trovare  nella  cavità  del  loro  utero,  0  delle  corna,  '""l'/fo^f"- 
uè  meno  un  ve/ligio ,  od  ma  gocciola  di  fané  ,  0  di  f angue  ,  0  d'  )''t^"^"'!'"' 
altro  tale.  Lo  che  fece  vedere  a'Culìodi,  a' Cacciatori,  cad^,>„7.  """' 
alcuni  Medici,  anzi  allo  ftefTo  Re  (t)  che  ingannato  dall' 
Arveo  dicevano,  flrabigliandoque' Valentuomini,  come  gra- 
vida rcftar  potefle  una  Femmina,  fcnza  che  nell'utero  fecon- 
dato il  feme  (i  ritenere  .   Replicò  intanto  con  più  gelofia  , 
e  circonfpezione,  d'ordine  di  quel  gran  Mecenate  ,   le  pro- 
ve, che  tornarono  fcmpre  a  coppella  inalterabili,  lo  che  di- 
poi trovò  nelle  cagne,  nelle  coniglie  ,  ed  in  altre  Femmine 
infallibilmente  vero,  onde  aflìcura  i  pofieri  ,  nihil  prorfus  in    Pen/Tere deir 
utero  pofi  coitum  per  aliquot  dierum  fpatium  reperiri,  di  manie-  Arvcc  interat 
rachè  a  lui  chiaro,  e  manifefio  pare  ,  che  il  feto  ne'  vivipari*" i""'''V***' 
non  nafca  né  dallo  fpenna  del  mafchio  ,   0  della  femmina  cacciati 
nel  coito ,  he  da  entrambi  infieme  rimefcolati  ,   nò  dal  far.gue  me- 
flruo  ,  come  materia ,  a  giudiz,io  di  ^rifiotile ,  «t^  immediatamente 
dopo  il  coito  fi  formajfe  per  neceffità  qualche  cofa  del  concetto . 
Laonde  giudica  ,   non  elfere  vero ,  che  nel  coito  prolifico  fi 
ritrovi  qualche  materia  apparecchiata  nell'utero,  chela  vir- jj,;^^,v,  P^^, 
tu  del  mafchil  fcme ,  (  agguifa  di  quaglio  )  concuocia  ,  in-  lìjTcì)  nuiu  fi 
duri,  e  formi,  o  nell'atto  della  generazione  riduca,  o  afciu- 5'"'^'»  imtnt. 
gata  eflcrnamcnte  la  fuperficie  nelle  membrane   l'includa  .^'""""""'o 
'Hihil  cmm  omìiinò  per  dies  complufculos  (  replica  ,   e  di  nuovo  "'    "'"*' 
conchiude  )  nempì  ad  duodecimum  T<lovembris  ,   inejfe  cerni' 
tur  (e). 

5.  Stabilita  quefla  maflìraa  nella  fegucntcefercitazioncftf) 

V  riccr- 

(  a  )  Exercit.  66.        (  b  )  Exercit.  6j. 

(e) loco  citato. 

(d)Excrcit.C3. 


I  j  4     Delle  Vo'% a  delle  Femmine  Fi-jipare . 

r)''/'c  ri  014.  ricerca  ,  qual  cofa  nel  mefe  di  Novembre  nell'utero  delle 
^hmi  foh  '■  j)3Jne  accada,  e  francamente  atcefta,  che  folamente  verfoil 
•"w/m  W.- '^°'^'^^^™°  '  °  decimoquarto  giorno  ritrovafi  qualche  cofa. 
rht'/era  «r//' nella  Cavità  dell'utero,  fpettante  alla  futura  prole  ,  cosidal- 
urtre.  la  fperienza  di  molti  anni   ammaeftrato  ,   quantunque  nell' 

anno  lójj.  vide  i  primi  fegni  ,   o  veftigia  ,  o  principi  del- 
la concezione  alcun  tempo  prima  ,   i  quali  nelle  Cerve  pure 
più  predo  fi  vegono  ,   concioflìachè  prima  delle  Daine  coi- 
fcono .  Qual  cofa  poi  fieno  que'  primi  fegni  ,   0  veftigia  ,  o 
principi  della  concezione,  e  come  incomincino  ,   così  la  di- 
n      e    M  ^'^^^^^-  P°^o  prima,  che  alcuna  cofa  fi  fcuopra,  la  foftanza 
e'Jplìrml^pà.  dell'utero,  o  delie  fue  corna  (  eflendo  in  due  divifo  )  appa- 
rìj'ca,  '         rifce  minore  di  quello,  ch'era,  quando  fulle  prime  luflureg- 
giavano ,  e  le  accennate  ciruncide  ,  0  papille  bianche  fono  più 
flofcie,  e  la  gonfiezza  della  tonaca  interna  alcun  poco  cala> 
s'increfpa  ,   ed  è  bagnata  :  imperciocché  circa  il  predetto 
corr.t fttenio  ^gj^po  (i  veggono  apparire  per  mezzo  la  cavita  dell'uno  ,  e 
r./>lm'''.>ff,«» '^'^l^'^''^'"'^  corno,  e  ancora  dell'utero  certi  filamenti  mucoG 
liniamtnti dsl  (  ccme  tele  di  Ragno,  )  che  vengono  dall'ultimo  ,   o  fupe- 
u  glint  astone,  rior  angolo  delle  dette  corna  guidati ,  e  che  infieme  uniti  la 
figura  d'una  tonaca  membranofa  ,  o  mucellagginofa  ,   o  di 
una  bifaccia  vota  rapprefentano  :  e  ficcome  il  Tlif^o  Coroide 
viene  guidato  per  i  ventricoli  del  Cervello  ,  così  quello  lun- 
go facco  per  tutto  l'uno  ,  e  l'altro  corno  ,   e  per  le  cavità 
-    di  mezzo  s'allarga,  e  infinuandofi  fra  tutte  le  rughe  dell' in- 
terior tonaca,  s'inviluppa  con  fottilifiìme  fibre  con  le  accen- 
nate globulofe  protuberanze,  nella  fleffa  maniera  appunto, 
nella  quale  la  pia  Madre  dentro  i  giri  del  Cervello  fi  caccia, 
e  nafconde. 
6.  Dopo  un  giorno,  0  due  quefta  bifaccia,  o  facchettofi 
Come  vada  ^jgfnpj^  d' un' acquofa ,  lenta,  e  bianca  materia,  fimilealla 
plimo'concet.  chiara  dell'uovo,  ed  una  lunga  ,  ccme  valigia  ,   di  quello 
tff.  umore  piena  rapprefenta  .   Sta  con  la  fua  lenta  eficriore  vi- 

fcofità  alcun  poco  attaccata  a'iati  dell'utero,  che  laconten-  ■ 
gono,  in  maniera,  che  può  àw  quella  facilmente  fepararfi  : 
concioflìccofachè  prefa  da  un  canto  ,  dove  l'utao  fi  rertri- 
gne,  fi  leva  intera  intera  dall'uno,  e  dall' akro  corno ,  pur- 
ché ciò  dcfiramente  fi  faccia.  Qiiefio  concetto  accrefciuto  di- 
poi ,  ed  cfiratto  fi  trova  della  figura  di  una  bifaccia  ,  o  di 
una  doppia  valigia,  ed  cficrnamente  invero  è  d'una  certa  for- 
didezza  marciofa  fpalmato  ;  ma  internamente  e  lubrico  ,  e 
contiene  un  lento  umore,  non  di/Iìmile  dalia  chiara  più  li- 
quida 


Parte  il.  Cap.n.  ijj 

quida  dell'uovo  ,  come  aveva  anche  accennato  di  fopra  .  E 
quefto,  dice,  è  il  primo  concetto  delle  Cerve  ,   e  delle  Daine ,  e 
perchè  ha  la  Natura,  e  le  condizioni  dell'uovo,  convenen- 
do con  la  definizione  del  medefimo,  da  Ariftocilcdata  ,  (  che 
apporta ,  )  e  perchè  egli  e  il  primo  principio  del  futuro  fe- 
to, perciò  lo  chiama  novo,  conformandofi  alla  fentcnza  del    cbiamatno 
fovraddetto  Filofofo.  Egli  è  dunque  queflo  concetto  fecondo  1'  ?«</?"  /'"''«'' 
Arveo  il  vero  Sperma ,  o  Seme  ,   che  abbraccia  la  virtù  dell'  ""'""'• 
-uno  ,  e  dell'altro  iz^o,  ed  è  analogo  al  Teme  delle  piante  , 
e  perciò  Ariflotile  {a)  W  primo  concetto  delle  Donne  defcri- 
vendo,  lafciò  fcritto,  elfere  ,  velati  Ovmn  membrana  obte£lum , 
cui  pHtamcn  detra£lum  fu  :  quale  appunto  Ippocrate  vide  ca- 
duto dalla  Saltatrice,  e  quale  l' Arveo  fieflo  afferma  d'aver 
anch'elfo  fpefle  volte  offervato  negli  aborti  delle  Donne  nel 
fecondo  mcfe  ,  grande,  come  un'uovo  di  Colombo  >   e  ^tr  uovo  jen^a  il 
quanto  e'  dice,  fine  fatu  ,  e  alcuna  volta,  come  un  uovo  di  feto  ^coK/iru.! 
Fagiana  ,  o  di  Gallina,  nel  qual  tempo  fi  dichiara  d'averlo  i'-^'^"  "l'i' 
veduto  natante  ,  della  lunghezza  dell'ugna  del  dito  minore.  /"■""*■• 
Segue  poi  a  defcrivere  quel  fuo  primo  concetto  ,   nelle  Cer- 
ve,  e  nelle  Daine  trovato,  in  cui  offervò  ,  che  la  membra- 
na, che  lo  copriva,  non  aveva  ancora  anncff.i  la  Tlacenta  ,   né    pUeentam' 
era  attaccata  all'  utero  ;  ma  folaraente  vide  Ja  parte  fua  fupe-  primi  gicrm 
riore,  e  più  ottufa  vefìita  quafi  d' un  mofco  tenue,  o  diunacer-  "onapfarìfct. 
ta  laniigine ,  cììe  non  è  altro ,  che  il  primo  germe  della  placenta , 
che  crefce  ;  ma  nell'interior  fuperficie  vide  una  felvad'umbi- 
licali  vafi  ,  quantunque  foffe  lubrica,  lifcia,  e  pulita.  ^    ,u, 

7.  Nel  terzo  mefe  quell'uovo  fupera  di  grandezza  un'uo-  aurtfnZia-a 
vo  d'Oca  ,  ed  abbraccia  ,   e  contiene  l'Embrione  perfetto  ,  delfao  fe<o,:. 
lungo  due  dita  traverfc  Nel  quarto  mcfe  fi  vede  più  grande  di  un'  dol'Arv;o . 
uovo  d'uno  Struzzolo,  dichiarandofi  ,  checon le frequcnii  le- 
zioni ha  pure  tutte  quefle  cofe  negli  umani  aborti  oflervate. 

8-  Conchiude,  come  in  quefio  modo  le  Daine  ,  e  le  Cer- 
ve ,  quantunque  lontane  per  lo  fpazio  di  un  mefe,  ed  anche 
più  dal  coito,  nulla  abbiano  di  fenfibile  n:ll'  utero ,  ma  che  parò  Per  r^  rr/ff  ft 
attaccate  ,  cerne  da  un  contagio  ,  quelli  concetti ,  e  primi  prin-  ^""  "''''" 
ci  pi  (  come  le  piante  i  feini  ,  e  gli  alberi  i  fuoi  frutti)  ^g- f,yj^^//'j^7i^' 
guifa  d'uovo  preducano  :  i  quali  principi  circa  il  giorno  de- 
cimo ottavo  di  Novembre  ,   o  al  più  circa  il  ventefimo  pri- 
mo,  qualche  volta  nel  deliro  corno,  qualche  volta  nel  fini- j.  j"'""^'""' 
Aro,  e  alcuna  fiata  nell'uno,  e  nell'altro  vengono perfezio- ^^J^l'^t/»TO/ 

V       l  nati.        oppari[ca. 

(  a  )  ìliflor.  animai,  lib.  7.  e.  7. 


1  $6    Delle Z/o'Z>a  delle  Femmine  f^ta^ipare . 

nati.  Contengono  in  fé  una  materia  liquida,  trarparente,  e 
criftalJina,  fimile  alla  chiara  delle  uova  delle  galline,  nella 
propria  (o:tilifiìma  ,   e  ritonda  tonaca  rinchiula  ,  di  queir 
umore,  in  cui  poi  nuota  il  feto,  molto  più  pura,  nel  mez- 
zo della  quale  alcune  fibre  fanguigue  ,    e  il  primo  punto  fa- 
llente,  primo  fondamento  del  futuro  feto,  fenza  alcun' altra 
cofa  chiaramente  fi  veggono  :  e  quella,  dice,  e{l  prima  pars 
genitalis . 
fvanioiiftto     5>-  Segue  dipoi  a  defcrivere  efattamente  le  parti  dell' cm- 
sppaja ptrftt.  brione  crefcente ,  e  le  fue  membrane,  moftrando,  comean- 
*♦•  dava  generandofi,  nò  apparendo  perfetto  ,    a  fua  detta  ,  fc 

non  dopo  il  ì.6.  di  Novembre,  l^ide  i  Mifchi  ,  eie  Femmine t 
Kiafcbi  piò  ora.  nel  de/lro  ,  ora  nel  fmiftro  corno  dell'  utero  ;  via  più  fpeffe  fia- 
/peff  nt\  fini,  te  i  Mafcbi  nel  finiflro,  nel  deflro  le  Femmine.  Si  fa  molta  ma- 
fi'o,cbtntlde_  raviglia,  come  in  così  breve  fpazio  di  tempo  dalla p)/w<znj- 
at,l7r        A'^**  ^^^  f angue ,  e  del  punto  [aliente y  fi  formi  il  feto  dentro  1' 
jtmnio  y  e  interamente  fi  perfezioni  .   Imperocché  folamentc 
la  prima  volta  apparifce  quel  punto  circa  il  decimo  nono 
^7/'y>r/C>i  V  S'°''"0  »  o  ventefimo  di  Novembre,  e  circa  il  vencefimopri- 
ftt»  .  mo ,  o  poco  dopo ,  ^\  vede ,  come  un  vermicello  ,  detto  galba  , 

informe  :  e  pallati  fei  ,   o  fette  giorni  fi  difcerne  il  feto  così 
perfetto,  che  oiTervando  i  genitali,  il  mafchio dalla  femmi- 
na Ci  può  difiinguere,  ed  i  piedi  formati,  le  ugnefeffe,  mu- 
cofe,  e  alquanto  giallafire  ti  difcuoprono. 
ifovD ntì primo      ^°-  Nota,  cìiz  qucfl' uozM)  ne' primi  fuddetti giorni  {\xnc)\h'\ì 
porr.»  non  t  fcto  già  perfetto  Ci  Vegga  )  non  %'  attacca  ,  o  non  s' unrfce  ,  co- 
MtateaaìP     nie  nato y  a' fianchi  y  o  alle  pareti  interne  dell'utero  della  Madre  y 
"'""*•  ma  facilmente  tutto  intero  ,  lenza  roraperfi  ,    può  levarfi  : 

perlochè  (  dice  )  manifedaraentc  apparifce  ,  che  il  feto  allo- 
ra dentro  l'uovo  di  folo  albume  d  nutrica  &c.  Ofierva  pu- 
T-f^.Vtf/; „,' re  (  d  )  come  ne' feti  femmine  i   tefticoli,  (  che  penfa  impro- 
ftri più i^andi  priamencecosì  chiamarfi  )  fono  proporzionatamente  maggio- 
^  proporzione  y  ri,  che  nellc  adulte,  e  come  caruncule ,  bianchi  C\  veggono  . 
''"''""' f""'  Spiega  poi,  cofa  fofiero  quello  papille  (  delle  quali  parlam- 
miata  utt.    jjjgqm  xvjim.  4  )  che  nel  tempo,  incui  lufurcggiano ,  nell' 
utero  appariscono,  cioè  non  eflerc,  fé  non  una  fpcziedimam- 
PapiìltM'  ni^llc  uterine ,  che  fono  organi  ,   per  condurre  l'  alimento  al  feto  , 
'f'f,r\    tal  'ittaccarjdofi  a  quelle  gli  umbilicali  vali,  pe' quali  poi  palla 
ttalfiài ,    "  al  mcJcfimo  .  Altre  cofc  nel  detto  ing^gnofo  Autore  (i  leg- 
gono, le  quali,  il  noftro  fine  non  riguardando,  tralafcio  , 

paf- 

(  a  )  Exercit,  6^. 


Parte  l/.Cap.n.  157 

paflando  alle  Oncrvazioni  d'un'infignc  Anatomico,  che  po- 
co favorifce  l'Arveo ,  raoftrando ,  non  aver  offervato  con  la 
dovuta  attenzione  ciò,  che  offervare  dovea. 

-.  ir.  Quefti  è  Conrado '  Pejero  (a)  il  quale  col  Sig.  Verni  j,°%'',XZ'. 
avendocopiad' animali,  e  fegnatamentediDaine,  delle  qua- 1,4 /•^,p^,.  * 
li  facciamo  parola,  fi  protcfta,  di  aver  olTervato  ne' cefticoli 
particolarmente  delle  medcfnnc  quella  td  mnux.'om  ,  ch'ène- 
cejfayia ,  per  cacciar  fuora  l'uovo  fecondato  dall' Ovx]x  .    Exigui 
quidem ,  ceco  le  fuc  parole,  funt  Damirum  teflicuU  ,   (  che  fìi 
ciò ,  che  fece  andar  errato  1'  Arvco  )  fed  po/ì  coltum  fxcmdum  ^^^jj^l^^^fl^ 
in  alterutro  eorum  papilla  ,  five  tuberculum  fibrofum  fempcr  fuc-  ^fd,  jfn, 
crefcit ,  quo  ovum  ,  five  conceptus  ab  Ovario  UberatHr  ,   ut  per  Daini,  e  papi!. 
tu  barn  poflea  defcendat  in  uterum  ;   Scrofis  antem  preegnamibus  ,  1"  apparente 
qH<e  &  ipfee  bifulcx  funt ,  tanta  accedit  tefliculorum  mutatio (co-  «»""»/</?>■/»/. 
me  noi  dimoftrammo  nel  Capitolo  terzo  )  ut  mediocrem  quo- 
que attentionem  fugere  nequeat  :  globuli  enim  ,   velut  in  Ovario 
uììdiquc  exuberant.  Ma  Tentiamo  ciò  ,   che  ha  offervato  il  fa- 
mofo  Graaf ,  che  per  vero  dire  ,  fé  non  tutto  ,    ha  almeno 
molto  di  merito  nel  mettere  al  giorno  quefta  fentenza.         jf'^"^'"}'"!'/' 
II.  Premette  anch'elfo  (b)  la  dcfcrizionc  degli  organi  del-  u  ovajidJìe 
le  Coniglie,  alla  generazion  desinati.,  le  cui  Ovajc,  qum-  coniglie. 
tunquc  piccole ,  contenevano  però  ,  conforme  i  fuoi  occhi , 
molte  limpidiffìme  uova,  rotte  le  quali,  molto  vifcofo  umore,  u^va ,(anfcr. 
alla  maniera  dóV albume  ,   fcaturiva  .   Pacata  mezz'ora  dal  m,  iì  Graaf 
coito  ,   aprì  un'altra  Coniglia  ,    in  cui  vide  le  corna  diW  f"'>o  U  vefà- 
utcro  alquanto  più  rubiconde  :  ma  le  uova  de'tefticoli  non  '''■"'  ''»/"'- 
erano  ancora  mutate  ,   fé  forfè  alcun  poco  della  loro  limpi-  '  '" 
dczza  perduto  non  ave  (fero  .  Nella  vagina  ,  o  nelle  corna      t^;„„  /-,»,. 
dell'utero  non  potè  ritrovare  niente  affatto  di  feme  ,  o  di  alcuna  rnW utera àcpa 
cofa  a  lui  fimile.  Dopo  fei  ore  dal  coito  ,    ne  tagliò  un' al-  't^''"'. 
tra,  nc'teflicoli  della  quale  i  foilicoletti  delle  uova  tendeva- 
no al  roffo,  d'onde,  forati,  materia  limpida,  e  lenta  ufci- 
va,  fcguitando  a  quella  finguc,  fluente  da'vafctti  fanguifc- 
ri  per  quelle  parti  difperfi.  'ìji  meno  in  qnc/la potè fcoprir:  una 
minima  jlilta  di  fcmc . 

ij.  Paffatc  24.  ore  dal  coito  ne  fottopofe  un'altra  al  col-  ^/„,  efirv.,. 

tello,  in  un  tcllicolo  della  quale  trovò  molto  mutati  tre fol-  lioni dtlGra,if 

licoli,  e  nell'altro  cinque  :  concioUìachè  quelli,  che  erano  per  ordine  n  il; 

prima  limpidi,  e  di  niura  colore  dotati,  erano  divenuti  ofcu-  '^'"^Ì^j'J"'"' 

ri.      or,'.  *■ 

(a^  Merycologia  &c. 

(  b  )   Cap.  16.  De  Mulicrum  Oganis . 


158     Delle  Vo^a,  delle  Femmine  Fi  -vipare . 
ri,  e  tinti  d'un  color  rofTo  lavato,  nella  fuperficie  di  mez- 
ftUiroli^quali  ^o  dc' quali  Una  piccioliflìma  ,  come  papilla  manifcftavafi  . 
fojtro.^         Nel  mezzo  de' tagliati  follicoli  v  era  alcun  poco  di  limpido  li- 
quore ,  e  nella  circonferenza  una  ceru  maceria  più  fpeffa ,  e 
tirante  al  rollo  fi  rimirava . 

14.  Venti,  e  fette  ore  dopo  il  coito  ne  guardò  un'altra  , 

oviJutt,nb-  jg  corna  del  cui  utero  con  gli  ovidutti  piìj  caricate  di  fangue 

ovale""    '  fcopsrfe,  e  i'eitreraità  degli  ovidutti,  agguifa  d'Imbuto  ,    i 

tefticoli  per  ogni  verfo  abbracciavano.  In  mezzo  allafuper- 

..       ficie  de'  follicoli  ,  come  avea  detto  di  fopra  ,  piccole  papille 

^("da'/olUioUi  fpuntavano ,  per  le  quali ,  compreff.i  U  fj[lanx.a  de  teflicoli ,  fca- 

ma    non    fa  turiva  UH  limpido  liquore ,  al  quale  un'altro  più  denfo,  e  più  ru- 

mtniiene  ^cbt  bicondo  feguiva.  'hl^elle  corna  tagliate  dell'  utero  n-n  ritrovò  alcun 

mfn/ii r atvo .  novo;  ma  fi  vedeva  la  rugofa  interna  tonaca  delle  medefime 

alquanto  più  gonfia . 

ij.  Pallate  48.  ore  dopo  il  coito  ne  pofe  un'altra  all'efa- 
T^>>nenoj»  ™^ '  '"  ""  teflicolo  della  quale  ritrovò  fette  ,  nell'altro  tre 
qùifti'forù  US.  follicoli  Cangiati  ,   nel  mezzo  de' quali  le  papille  erano  al- 
V7.,'na  liquori,  quanto  più  eminenti,  d'onde  ,    compresa  la  lollanza  de' te- 
fticoli ,  lidio  ,  alia  foggia  di  albume  ,  un  poco  di  liquore  ;  ma  il 
reflo  della  foflanzn  rofftggiantc  delle  ttova ,  perchè  allora  era  dive- 
nuta alquanto  più  denfa  ;   né  così  facilmente  ,    come  negli  antece- 
denti y  fpremevaft. 

i6.  Cinquanta  due  ore  dopo  il  coito  ne  guardò  un'altra, 
,        .    in  un  teflicolo  di  cui  ritrovò  uno,  nell' altro  quattro  cangia- 
fuffli 'fMc'Jii  ^'  follicoli,  tagliati  i  quali  incontrò  una  materia  quafiglan- 
troziòuova.     dulofai  chc  nel  mezzo  aveva  una  piccola  .cavita ,  dove  non  ri- 
trovando alcun  notabile,  liquora ,  incominciò  a  fofpettare ,  fé  la  lo- 
ro limpida  foflanza ,  nelle  proprie  membrane  rincbiufa  >  foffe  fiata 
rotta,  0  cacciata  fuora  :  per  io  che  con  diligenza  gli  ovidutti, 
e  le  corna  dell'utero  guardando,  nulla  mai  gli  fu  poffibtle  di  ri- 
trovare ;  ma  folamente  vide  la  rugofa  interna  foflanza  deli' 
utero  molto  gonfia  rifplendere. 

17.  Settanta  due  ore,  o  il  terzo  giorno  dopo  il  coito  neof- 
fervò  un'  altra ,  che  moflrò  a'  fuoi  occhi  una  mutazione  mol- 
to diverfa,  e  di  maraviglia  grandiflìma  degna  ;  conciofTieco- 
fachè  \' Infundibolo  liretttfjim.imcnte  i  tcflicoli abbracciava,  levato 
UfoniiboU  il  qyj]g  fcoprì   nei  teditelo  del  lato  deliro  tre  follicoli  al- 
IhhractianuP  ^"^"to  maggiori,  c  più  duri,  nei  mezzo  della  fuperficie  de' 
ovtji.  quali  vide  un  tubeicolo,  alla  foggia  di  una  papilla  col  fuo  pertu- 

gio forato  :  nel  mezzo  degli  aperti  follicoli  la  cavita  era  affat- 
to rimpicciolita  ;  laonde  con  dilig^:nza  più  ,  e  più  volte  le 

flta. 


folliteli , 


Pai  te  II.  Cap.Vh  lyj 

ftrade  cercando,  per  le  quali  leuovadcbbono  palTarc,  ritro- 
•uò  nel  mezzo  del  dejlro  ovidutto  un  uovo  t  e  neW  eftyemitù  del  me-  j^^^^  effavs. 
defimo  altri  due,  de'  quali  tie  dà  nella  Tavola  zó.  la  figura.  Que-  n  up-iit  r.tgH 
fti ,  beachè  piccoliffimi ,  fono  però  di  doppia  tonaca  velìi-  ovidutti 
ti,  e  forati  con  l'ago,  fchizzò  fuora  un  limpidiffimo  liquo-  """ 
re,  le  quali  cofe  tutte,  quantunque,  dice,  incredibili paja- • 
no,  fi  efibifce  però  di  farle  con  kggier  induftria  facilmente, 
vedere.  Nell'altro  tedicelo  trovò  quattro  follicoli  ,  tic  de 
quali  alquanto  più  lucidi,  e  con  un  buco  piit  piccolo  forati  pareva-  ni  ambi  la 
no ,  e  nel  loro  me^xo  trovò  un  poco  di  limpidiffimo  liquore  .  11  9"'/'  foUifo. 
quarto  follicolo  era  più  ofcuro ,  né  in  fé  liquore  alcun  con-  ^'f"  """V"" 
teneva:  laonde  fofpettò,  che  l'uovo  da  quello  follicolo  fof- J/a^coT  "' 
fé  ufcito:  perlochè  guardando  con  diligenza  il  corno,  d'o- 
vidutto  della  ftefla  parte,  ne  trovò  t4n  fola  nel  principio  dello flef- 
fo  Corno ,  alle  altre  piccole  uova  dell'  altro  corno  fmiyjiantifflmo .  ,,^i,7X/Vi;-i. 
Da  ciò  deduce,  efl'ere  cofa  chiara,  e  manifelìa,  che  le  uova  dpio deUcmà. 
già  da'  te/licoli  efcltife  fieno  dieci  volte  minori  delle  uova ,  che  an- 
cora,  a  teflicoli  fìanno  aderenti,  lo  che,  dice,  parergli  intan-  Uiva ,  a  dft. 
to,  che  accada,  inquanto  le  uova,  ne'tefticoli  efiftenti  ab-  '^  '{'''  J'"'f 
bracciano  ancora  dell'altra  materia,  cioè  quella,  dalla  <jua-  rieri  ^'q'ueTd'o 
le  la  glandulofa  foftanza  de'tefticoli  viene  compofla.  iono^efduf$ 

i8.  Nel  quarto  giorno  dopo  il  coito  ne  apri  un'altra  ,  in  dall' ovaja. 
cui  ritrovò  un  teflicolo  con  quattro,  e  l'altro  con  tre  folli- 
coli, o  globetti  voti  .  Nelle  corna  d'amcnduni  oflervò  al- 
trettante uova,  delle  dcfcritte  maggiori  ,  le  quali  non  ifta- 
vano  nel  principio  dell'  ovidutto,  o  delie  conia,  ma  erano  Q^'fj*'^ 
vcrfo  il  mezzo  calate,  nel  qual  fito  piìj  chiaramente,  che 
ne'  precedenti  vide  nuotare  quafi  un'altr'uovo  .  Vide  in 
oltre  nc'tc/iicoli,  prater  bos  flliculos ,  ac  alias  mafculnio  nec- 
dum  femine  irroratos ,  quattro  vefcichette  neraftre  ,  dalle  qua- 
li aperte  cavò  ungrumodifangue  :  lafciando  ciò  involto  nel 
fìlenzio ,  come  cola  meno  rara  ,  e  che  ha  in  altrt^coniglic 
fpcfTe  fiate  cflervata . 

19.  Ne  tagliò  un'altra  dopo  cinque  giorni  dal  coito,  e 
nelle  fuc  Ovaje,  o  teflicoli  numerò  fei  follicolerti  voti ,  d'u- 
na notabile  papilla  dotati ,  nel  forame  della  quale  inferi  fa- 
cilmente una  mediocre  fctola.  Ritrovò  pure  altrettante  uova,  voia  dìjctff 
alquanto  più  grandette,  in  divcrfe  parti  dell'utero  difpoftc,  titWunr» . 
nelle  quali  così  lubriche  ,  e  fiaccate  giacevano  ,  che  facil- 
mente col  foffio  folo  per  tutti  i  vcrfi  lefpintc  venivano  ,  e 
la  di  loro  tonaca  interna  era  divenuta  ancor  più  cofpicua  . 

10.  Paffati  fei  giorni  dal  coito  ne  guardò  un'  altra,  dove 

trovò 


1  6o   Delle  tJoijA  delle  Femmine  Vi'i'ipare . 

Uova  alletti,  trovò  in  un  tefticolo  Cd  voti  follicoli,  e  nel  corno  del  mc- 
"  y  f'/Jf-  defimo  fianco  folamcnte  cinque  uova,  appreffo  la  vagina  quafi 
A«l/.''"  '"  ""  cumulo  ammonticdlate ;  ma  nel  tefticolo  dell'altro  fian- 
co fcoprl  quattro  voti  follicoli,  e  nel  corno  di  quel  fianco 
un'uovofolo.  Intorno  a  queflo  fenomeno  egli  faviamentefof- 
petta,  eflere  accaduto  ,  perchè  alcune  uova  dal  moto  ondofo 
dell'  utero,  im  difftmiled  penftaltico  delle  intefìina  ,  portate  al 
baffo  con  troppo  erapito  verfo  la  vagina  ,  foflero  (late  cac- 
ciate fuora:  o  che  ne'  follicoli  confumate  ali  utero  non  ar- 
rivafsero,  o  che  in  qualche  altro  modo  avcflero  finiftro  evento 
patito- 

ii.Nèuccife  un'altra  dopo  fette  giorni  di  gravidanza  . 
Vide  nelle  Ovaje  di   quefta  rimpiccioliti  alcuni  follicoli  , 
Uovantlkcth  de'  predetti  maggiori,  più  rubicondi  ,  e  più  duri  ,  e  vide 
Uttt ieìl' uttro  puj.£  altrettanti  trafparenti  tumori,  o  cellette  in  diverfepar- 
,ngrcjj^at«.      ^j  jg]!' utcro ,  dalle  quali  aperte  cavò  uova  molto  maggiori 
delle  fin  qui  defcritte .  In  querte  nulla  di  più  fcoprì,  che  l'in- 
terna tonaca  molto  cofpicua  ,  ed  un  limpidiflìrao  umore  . 
Si  dichiara,  cflcrc  cofa  di  maraviglia,  come  guefle  uova  nello 
fpazio  di  così  poco  tempo  tanta  copia  di  liquore  ajforhano ,  di  ma- 
nierachè,  come  prima  facilmente,  ora  difficilmente  dall'ute- 
ro fi  diftacchino . 

2i.  Aperta  un'  altra  dopo  l'ottavo  giorno  dell'  unione  col 

mafchio,  notò  nel  deftro  corno  dell'utero  una  cella,  nel fi- 

Votaii grtn.  niflro  due,  ed  una  di  quefle  era  quafi  al  doppio  maggiore 

^tixn diverfa .  j^jj.  ^]^^^.  imperciocchc  così  alle  volte  varia  la  Natura,  ri- 

irovandofi  uova  di  grandezza  diverfa ,  non  tanto  ia  diverfi 

animali  della  mcdefima  fpezie,  e  nel  medefimo  tempo  dopo 

il  coito  tagliati,  ma  anche  in  uno  fteffo  animale  ,  le  quali 

però  tutte  nel  tempo  determinato  del  parto  infieme  vengono 

efclufe.  Nelle  corna  aperte  dell'utero  trovò  le  uova  alquan- 

Vova  ,  quan.  to  crcfciute ,  le  quali  tutte,  prima  di  poterle  affatto  cavare, 

do  fi  fono  ot.  rotte  le  tonache,  fparfero  il  loro   limpidi/'fimo  liquore:  per 

*tlrc'ficflmtn  ^^  ^^^^  cagione  tentò  in  un'altra  ,  tagliata  parimenti  dopo 

l't" fi  rompono  otto  giorni  dal  coito,  il  di  cui  corno  deftro  dell'utero  vide 

tifile  fiat  tari,,  inalzato  in  due  trafparenti  tumori,  o  cellette  ,  ed  il  finiflro 

in  quattro,  da' quali,  per  cavar  le  uova  intere,  usò  fomma 

diligenza,  e  attenzione,  ma  indarno:  imperciocchc,  fubi- 

to,  che  a  quelle  giugneva,  le  loro  tonache,  troppo  tenere, 

fi  rompevano;  lo  che  veduto,  cofse  nell'acquaie  uova,  che 

infieme  con  l'utero  vi  recavano,  ed  il  loro  contenuto,  a  mò 

della  chiara,  induroflì.  L' interna foftanza  delle  celle,  nella 

par- 


Pamll.Cap.VI.  \Gi 

(sarte  ,  che  riceve  i  vafi  ipogaftrici ,  era  diventata  più  tumi- 
da ,  e  più  rubiconda. 

15.  Tagliò  un'altra  vecchia  coniglia  nove  giorni  dopo  U 
fui  pregnezza.  I  Tuoi  Tcfticoli  ,  o  Ovaje  entno  al  doppio 
maggiori  di  quelle  d?lh  giovani,  cdillinL"  nella  delira  due,  FolliceU  rlm" 
nella  finiftra  cinque  follicoli,  poca  fa,  rimpiccioliti  ,  ed  ol-  P'/''"}'''  ''"p» 
tre  quefti  anche  altri,  molto  pallidi,  che  giudicò  di   quelli  '''^""'  '''"' 

1    11.  I  •  ;  '  11      •  '  uova. 

dell  antecedente  gravidanza  non  ancor  cancellati  >  quantun- 
que per  lo  più  lafcino  fulamente  putiti  tir.viti ,  come  al  colore  ce- 
nerognolo,  a  quali  delle  Ovaje  l' ac cref cimento  fi  deve .  Gli  ultimi 
follicoli  erano  ancora  della  fua  papilla  guerniti ,  ma  gli  al- 
tri erano  fpianati  .  Due  cellette  nel  corno  dertro,  nel  fini- 
ftro  cinque  fovrawanzavano,  la  foftanza  dellequali  più  ra- 
da, e  più  rifplendente  delle  altre  parti  dell'  utero  ,  era  di 
molte  propagini  di  vene,  e  arterie  telfuta  .  Aperte  tutte  le 
cellette  fu  ben  facile  il  vedere  ogn' uovo  intero,  ma  non  ca- 
varlo :  laonde  fu  forzato,  a  guardare  con  attenzione  il  con- 
tenuto nelle  cavici  delle  fìciye  celle,  e  io  trovò  purgatilììmo, 
come  un  criftallo,  nel  cui  mezzo  fi  v:deva  notare  una  certa 
rada,  e  piccola  nuvoletta,  che  nelle  alcre  coniglie,  dopo  il  no-  P''-"^'  '•'''"• 
no  giorno  parimenti  tagliate,  fuggiva  per  la  fua  foctililfima  '^"/,'j/  gZ'l 
fottigliezza l'acume  delia  villa.  L'interna  fortanza  delle  cel-  vari. 
■lette,  cioè  quella  ,  che  i  vali  ipagaflrici  riceve,  fra  le  al- 
tre parti  più  gonfia,  giai  principi  delle  placente  moftrava . 

24.  Dieci  giorni  dopo  l'accozzamento  col  mafchio  ne  guar- 
dò un'altra,  nella  di  cui  delira  Ovaia  trovò  un  folo  follicolo  ^  ,,.  , 
•rirapicciolito,  che  per  1  vafifangmgni  ,copiofamente  per  quel-  pinhl.to  <ìofo 
lodifperfi,  più  rof:  eggiante  appariva,  e  di  minore  papilla  guer-  dita  ghmi . 
nito,  enelmczzodiqueflafoflanzacenerogndi,  od' un  cerco 
ignobile berectino colorata,  una  piccola  cavita   ancor  fi yede^ 
va  .  Nel  finillro  fei  di  quefli  follicoli  ritrovò ,  ed  altrettante  cel- 
lette nelle  corna  del  utero ,  nel  mezzo  di  cadauna  delle  quali 
un  certo  rozzo  mucellagginofo  lineaniento  d'  Embrione ,  fnnile  a  un  nmbr'hnt  più 
•vermicello ,  fi  nafcondeva.  Chiaramente  ancora  fi  diftingueala  maniftflo . 
placenta,  alla  quale  l'uovo,  mediante  il  Tuo  ConoH,  flava  at- 
taccato. La  materia  delle  uova  inficrc  con  l'utero  cotta  , 
alla  foggia  di  una  chiara  indurolTi ,  e  dava  lo  dello  fapore , 
che  la  fortanza  cotta  a  Icffo  ,  ed  indurata  delle  uova  dell' 
ovaja. 

zj.  Ne  uccifc  un'altra  dopo  dodici  giorni  dall'accoppia- 
mento col  coniglio,  in  un'ovaia  della  quale  fette,  nell'altra 
cinque  follicoli  rimpiccioliti  fcopcrfe.  Altrettante  furono  le 

X  ute-   :■ 


I  e  X    Delle  Vo-va  dtilt  Femmine  Fli'ipare . 

guanti  folli-  uterine  celle,  molto  maggiori,  e  delle  precedenti  phìi  tonde  ' 
tcli,aUretta.  ^^^^  mczzo  di  Cadauna  delle  quali  era  in  tal  maniera  1'  em- 
';'   '   ,  'r'  brione  vifibile,  che  in  un  certo  modo  le  membra  fi  diftin- 

ttre  con  le  lui  '  ,  . 

osto,  tdem.  guevano  ,  e  nella  regione  del  petto  fi  lucevano  vedere  due 
*.»«'.  punti  fanguigni,  ed  altrettanti  bianchi  ,  zxkW  addominc 

una  mucellagginofa  follanza ,  in  qua,  e  in  la  rofleggiantc, 
nafceva:  ne  potè  per  la  ftrabbocchevole  tenerezza  altre  par- 
ti in  quello  animaletto  dilìinguerc. 

x6.  Cosi  fegue  quello  ingenuo  ,  e  paziente  Filofofo  fpcci- 
mentatore,  a  narrare  fino  all'  accrerciracnco,  ed  efclufionc 
del  feto  le  offervazioni  fatte ,  le  quali  non  riguardando  la 
generazione  (  di  cui  ora  facciamo  parola  )  ma  Solamente  1' 
aumento  ,  perciò  le  tralafcio,  non  facendo  per  ora  a  noftro 
propofito  ,  e  notando  folo  carne  una  ,  a  cui  'l  mafchil  femeìut- 
,  _  to  era  flato  vomitato  dalla  vagina,  era,  ciò  tion   qflaìite  ,  refiat  a 

'tr'^raviff'  S''^'"^^"  '^'  "ndici  feti ,  .lo  che,  fi  dichiara,  d'avere  altre  vol- 
*LÌ'/>."«'ce  oflervato.     .         _  .  •>       .        , 

feito  il  fmi,     xy.  Aggiugniamo  folamentcdi  quello  Autore  ciò,  che  nel- 
le donne  ha  notato,  cioè,  che  la  grandezza  delle  ovaiedel- 
Ic  medefime  è ,  conforme  la  cocidiana  fperienza  ,  varia ,  con- 
forme varia  è  1'  età,  imperocché  nel  fuo  fiore  per  lo  più  pe- 
^■' no^di'^ra'  ^^^°  ""^  mezza  dramma,  e  fono,  la  metà  in  circa  ,  minc- 
"dil-a  ' ne^lT  ^^  de' teftJcoli degli  uomini,  ma  a  proporzione  più  larghe  , 
donne, confcr~Q  più  fugofe .  JNcUe  più  vecchic,  c  decrepite  Donne  fonomi- 
oif  varia  l'eli,  nori,  pjù  dure,  più  vincide,  e  di  umore  più  povere,  men- 
tre, paflato  il  tempo  della   fecondazione,   appoco  appoco 
fraagrrfcono ,  ma  non  fi  confumano ,  o  dileguano  giammai  j 
pefando  uno  fcrupolo   anche  i  raiferabili  tefticoli  delle  vec- 
chie .  Nelle  fanciulle,  o  poco  fa  nate  pefano  da  grani  cift- 
que  fino  a  mezzo  fcrupolo ,  e  fono  in  quelle ,  più ,  che  nel- 
le decrepite,  minori,  centra  J'oppinione  d'alcuni.  Qualche 
volta ,  fuora   dell'  ordine  della    Natura  ,  crefcono  ad    una 
:ytii.tiic^.  inaravigliofa  grandezza  ,  e  rinchiudono  in  se  così  gran    co- 
*-5-'S-  ,     pij  jj  liquore,  che  alcuna  fiata  diventano  idropiche  ,  con- 
forme lo  Scherrchio,  Riolano,  ed  altri  rapportano  .  Ripete 
OMj'wVo/'. analmente  in  più  luoghi  (a)  come  la  materia  glandulofa,    in 
tutte  le  ova]e  c^:rvata  crefce  folo  immediataatetite  dopo  l' unione 
srrm  del  della  femmina  col  mafchio ,  del  che  quanto  -vada  errato  ,   «e 
crsaf.         parleremo  a  fuo  luogo. 

CA- 

(a)  Cap.  II.  e  ftguenti. 


Pdrteìl.Ca^yiL  163 

CAPITOLO      VIL 

1{uove  Offervacdorù  intorno  alle  uova,  ed  all'Ovaia  delle 

Vacche,  delle  Tecore ,  e  delle  Dome,  fatte 

dagli,  accademici  diVarigi. 

I.  C  Eguitkmo  ara  a  raccogliere  ,  liluftrifs. Signore, quan-  iniuflAa  deiP 

»3  lunque  con  tcJio,  e  fatica,  alla  maniera  d'un' indù- •^'"*^'' 
lire  Agricoltore,  tutte  le  migliori  fpighe  ,  le  quali  nell'ampio 
campo  della  Natura ,  digli  Anatomici  più  diligenti  coltiva- 
to, germogliate,  e  in  cosi  bella  mefle  addietro  lafciate,  11 
trovano,  acciocché  non  abbiamola  taccia  di  negl  igenti  ,da- 
ve,  e  quando  in  tanta  fterilità  di  fapere  non  fi  raccoglie  ab- 
baflanza  giammai  .  Spighe  migliori ,  e  illuftri  fono  quelle 
dc'comendabiliffimi  Accademici  di  Parigi,  cheanderò,  per 
iJ  noftro  bramato  fine,  fedelmente  fciegliendo,  acciocché  , 
dopo  una  piena  raccolta,  pofliamo  fpigncre  avanti  al  poffi- 
bile ,  ed  accrefcers  la  ricchezza  di  quelle  notizie ,  che  fono 
tanto  ncccflaric,  per  arrivare,  a  fcoprire  il  più  tenebrofo  , 
e  il  più  importante  rairtcro  della  Natura. 

1.  il  Sig.  di  Verney  il  giovane  (a)  ha  fatte  molte  curio-    oftrtézhni 
fc  ,  e  diligenti  offervazioni  fopra  le  Ovaie  delle  Vacche,  ej'fira  le  Vac 
delle  Pecore,  la  prima  delle  quali  fu  cjuclla  di  una  Vacca  ,'^'^'\^''°' 
avente  nella  ra.ìtrice  un  feto  di  quindici  giorni  in  drca,  o  ^'^'  ^'i*^*'' 
di  tre  fcttimane  ,  le  di  cui  parti  ormai  tutte  diftintiffime  fi 
vedevano  :  laonde  s' applicò  con  attenzione  a  fcoprire  ,  per 
qual  parte  qaefto  feto  dall'ovaia  fofle  ufcito.  Le  trombe ,  eie 
membrane  delle  loro  bocche  un  poco  più  gonfie ,  e  piti  dell'  ordina-  Uovo  ufcito  H 
r,o  fpugnofe  gli  panerò  :   una  delle  ovaje  era  della  grolTezza  ?«''"''f»  g'>- 
di  una  noce,  terminante  un   poco  in  punta  ,  e  le  fue  parti"'' 
erano  compofte  di  un;  foflanza  dura,  di  vefcichecte ,  edial-opaj*  d'una 
cuni  punti  biancaQri  dotaca  .  Tutto  ilrcftodeii'ovajaerarf'/«a  K-j^r^  dopo 
natura  fpongiof a  ,  coperta  di  una  membrana  lifcia  ,  e  molto  fot-  -fcu»  l' uovo , 
tilc,  e  fcminata  di  alcuni  vafi  fanguigni  .  Sopra  una  parte 
della  foftanza   vcrcicolare  gli  zppzii  una  macchia  d' un  giallo 
ifcuio,  delia  grandezza  di  una  lenticchia  ,  e  credette  ,  che       ^    ^^^^. 
queflo  potelTe  eifcrc  il  luogo,  per  lo  quale  il  feto  era  forti-  ("^'flrth^'r 
to .  Vi  foffiò  dentro  con  un  cannello,  e  l'aria  v'entrò,  e  fi  uovo. 
gonfiò  tutta  l'Ovaja;  la  calcò  per  farla  ufcire,  e  dentro  ve-  -A''"  "•"•"/•» 

X     X  ne     "'"''^J"'.  '  ' 

(  a  )  iiemoircs de  l ' Madcm,  Royale des Sciences  &c,yia.i-pi' 


1  64  ^^^^f  Vo'-vÀ  dette  Femmine  Fi'-vipare , 
ne  cacciò  della  nuova,  eri  allora  non  ToJamente  fi  gonfiò  1' 
Ova;.i,  come    una   tefficura  vefcicolare  ,  ma  ii  gonfiò  pure 
una  quatuita  di  vafi  j  che  pareva,  volcflero  fcappar  fuora  > 
e  riconobbe,  che  qucfti  erano  vafi  fanguigni .  Si  rcrvidì(:)uc- 
fta  apertura,  per  entrar   ncll'ovaja,   ed  incontrò  parecchie 
cavita  molto  unite,  che  coy^e  fr«cc;7fm  parevano.  Soffiò  a  mi- 
fura,  che  quelle  fi  prefcntavano  ,  e  tutti  i  vafi  ,  che   avea 
antecedentemente  veduti,  i\  gonfiarono  .  Tutto  il  mezzo  di 
.    ,       quefta  ovaja  era  un  corpo  Tpongiofo,  che  facilmente  fi  di- 
,,?^'^* ';J/ itaccò ,  e  vide,  che  riceveva  de'  vafi   dalla  bafc  ,  ed  alcunr 
■  ancor  dalia  punta.  Apparifce ,  dice,  per  ordinario  in  que- 
llo luogo  una  piccola  incavatura,  in  cai   maniera  difpolta  , 
che  pare  Tempre,  che  ivi  un'apertura  trovar  fi  debba.  Vo- 
kndofi  in  fine  afficurare  ,    fé  fi  era  punto  ingannato,  cer- 
cando la  maniera  di  ben' ifcoprire  le  uova  fenza    rompere 
gli  efl;eriori  inviluppi,  e  come  quefla  membrana alTottiglia,. 
e  fi  apre  verfo  la  parte  della  punta  dell'  uovo  ,  egli  olfer- 
Aperture  ntiv  ^'ò  due  aperture  fatte  a  fellura ,  con  qualche  diftanza  1' u- 
ooaja  natu~  tìz  dall'altra,  cfattamcnte chiufe  dalla  membrana  mcJefimay 
ra/i.  l'orlo  della  quale    palHu'a  fopra  l'altro    in    forma   di  una 

fcaglia  di  pefce.  Per   fapere  ,  fé  quefte   aperture  fempre  fi 
ritrovaliero,  prcfe  un'altra  Ovaja,  che  gli  parve  poco  ap- 
prcilb  della  natura  me.lefima  ,   e  non  avendole  potuto  tro- 
vare, né  con  il  Cannoncino,  o  tubo,  ne  con  lo  ftiletto  y 
Aritr  nen  en.  q  tenta,  egli  ficllo  le  ne  fece  una  conia  Lancetta:  ma  per 
f^""'"'""*' quanto  foffiafsc,  l'aria  non  pafsò  mai  nell'ovaja,  ne  den- 
/Lw'««  dr^tco  i  fuoi  vafi.  Egli  tagliò  in  più  luoghi  altre  ovaje,  e  fera- 
rt  aptrtvrt.    prc  in  vano,  ciò,  che  gli  fece  giudicare,  che  quejìe  apertu- 
re non  s' incontralo  già  fempre ,  né  in  tutti  i  tempi  .  E'   pertanto- 
vero  ,  che  le  ha  ancora  icoperte  dappoi  in  piìi  foggccti , con- 
forme ne'feguenti  paragrafi  cfporramo . 

5.  Per  dimoftrare  le  uova,  fenza  rompere  il  Joro  invilup- 
^*t^^a\1,It'^°^  cfteriore,  bifogna  feparare  (  dice  )  poco  a  poco  1'  ovaìia. 
vfggano"pr'f„[  in  '^"c  parti  nel  iito,  do\e  entrano  i  vafi.  allora  quaft   tut-- 
dtndo  però  It  te  le  uova  fi  pyefcntano ,  come  da  loro  Jìcffe  ,    e  fi  ha  il  piacer  ,. 
vt(cicb,ttt      di  vedere,  e  di  olìervare  in  qual  maniera  la  membrana  è  af- 
Imfatubi  P"- fottigliata ,  ed  i  luoghi,  dove  è  aperta,  e  di  concepir  facil- 
mente, come  eda  pofia  aprirfi   nel  tempo  di  ùia  maturità  . 
Ciò  non   gli   pare  più  difljcilc  a  comprendere,  che  confide.. 
r.vndo  la  maniera ,  con  la  quale  la  maggior  parte  de'  gufcj, 
s'apre  all'indentro  ,  per  dar  l'ufcita  alle  loro  grana,  come 
il  calice  alla  ghianda,  e  la  buccia  alle  noci,  e  allecaftagnc 
4.  Avendo' aperto  un'ova;a  h^roffexxi  ^iClU  qitde  dipendeva 

d.i 


Parte  li.  CÀ^yiL  .      iC$ 

io.  quella  de  corpi  fpongiofi ,  ricrovò  nella  membrana  interiore       sfinditurr 
una  sfenditura,  coperta  con   un  pezzo  di  quefta  membrana  "''^'"^'"i";''- 
raedefima,  in  forma  di  una  fcagUa ,  dovefoffiando,  s'avvid- "'|. /^  V"^-",* 
de,  che  l'aria  facea  loUcvare,  e  giocare  la  membrana  elle-  entrali' an'a. 
riorc .  Continuando  a  travagliare  incorno  la  materia  medefima, 
trovò  un'Ovaja,  dove  la  membrana  della  punta  del  corpo 
fpongiofo  era  ancora  aperta  .  Si  volle  aflìcurare  ,  fé  quefla 
apertura  comunicava  con  i    vafi  del  fangue  ,.    come  prece- 
dentemente avea  oflbrvato.  Soffiò  per  la  ijcna.  f perniatici  t  etut'  comunica-J(t- 
ta  /'  ova]a  fi  gonfiò ,  e  vide  ,  che  il  vento  fuggì  per  quefla  aper-  ne  delle  spcr^ 
tura.  Gli  parve,   che  il  corpo  fpongiofo ,  del  quale  parla,  na-""'f  ''''f  o- 
fca  dall'  eflremità  de'  vaft  fanguigtii ,  nella  maniera  appunto  ,  ^•y" /■"',»"»/ 
che  nafcono  cerei  funghi  negli  alberi,  o  come  la  fpugnana-        '^'"'■' 
fce  ne'  Rofai  falvatici,  e  la  noce  delle  Galle  nelle  Querce  , 
per  l'apcrrura  ,  che  fa  il  pungiglione  di  qualche  Infetto  ad  '^"^l'jTu^' 
alcun  vafo  di  q>.iefle  piante,  e  cosi  penfa  poterfi  dire,  che  le  °cJ'S nafil  ' 
piccole  cavita,  informa  di  catinette  ,  fieno  ,  come  i  calici  ,  dall' epeimti' 

0  gii  alloggiamenti  di  alcune  uova,  che  erano  fortice,  e  le ''»'«"»/. 
bocche  de' vafi  delle  quali  erano  reftate  con  la  gola  aperta. 

Può  clic  re  infine,  c'<eqnefli  rifcrbatoi  debbano  nempierfi  d'aria.  Aria,  ofpirU 

1  degli  fpiriti  in  certi  tempi,  affine  di  dar  più  giuoco  a  qiicfle par-  ti  ,  (ornt  iif 
il  Ttcl  tempo  dell'  Amore ,  e  facilitare  n di'  altro  i  ufcita  dell'  uovo  .  "''•'""pipoh 
Qiicfli  fatti,  tutti  coftanti ,  che  fono,  furono  afficurati  all'  rir'"taui  diW 
Accademia  da  una  parte  de' Signori  Anatomici  ,  ed  eflì  pen-  o»l;^,'»pfr 
farono,  di  volergli  vedere  fovra  nuovi  foggetti.  quaìfint . 

■    5.  Gli  furono  dunque  portate  con  fortuna  tre  matrici  di 
Tacche  ,  una  delle  quali  rinchiudeva  un  feto  di  tre  fettimane  .  Qfervaxioni 
in  circa ,  o  di  un  raefe .  Trovò  in  due  cadauna  ova]a  coperta  col  ^  "j'^!'.  '" 
cappuccio ,  ed  abbracciata  dalla  membranofa  efpanfion  della  tromba,  p^,-,  j,il,yae.. 
e  da' fuoi  allargati  dintorni,  ma  non  gli  appari  niuna  cofa  di  tbe. 
particolar  nella  terza  .  Le  Ovaje   della  porzione  ,  che  rin- 
chiudeva il  feto  >    eiv.no  ben  differenti    l'una  dall'altra  . 
Quella  dalli  parte  ,    dove  era  il  feto  pareva  invincidita,  po- 
co vsf cicalare  ,  e  Ix parte  fuperiore  era  unita,  lifcia  j  e  d'  un  ^'^«i ^4 </*% 
giallo  afe  uro  .  L'altra  ova]a  era  tcfa,  intieramente   vefcicolare  ,  e  ^ 

come  traf parente .  Olìervò  nella  punta  della  primiera   ovaja, 
una  piccola  apertura ,  che  avea  la  forma  di  una  mezza  Luna. 
crci'centc  ,  una  fponda  della  quale  cadeva  fopra l'altra,  den-    Apertura  cr. 
tro  cui  fpinfe  l'aria,  ma  non  (i  gonfiò  ne  punto  né  poco  Y ftrvata  mila. 
ovaja.  Alla  parte  inferiore  di  qucfta  trovò appreffo  un'uovo  o^'J" ■ 
una  piccola  cicatrice  rofla,  dove  la  pelle   pareva  afi'ottiglia- 
u,  ed  avea  anch' dia  la  figura  d'una  mezza  Luna  crefcentc  . 

U 


i6é     Delie  Vorcd  iiiU  FèmPtkit  Fh^lpan . 

Mi  vento',  che  vb  axctòr  dcanro  *  facs  bcu'  foldcTare  una  dcUis 
pairri'y  mai  non  penetràfino  (iancr©  J'ovaja.  ilicccomc  qucfta 
piccola  apertura  era  dSrirapcEioi  alli'  uovo  ,  dove  la  pdJc  (im> 
VX  ordinariaisneiitc  foccigltatx,  e  che  l'aria  punto  non  pene- 
Vav»  mtxia  trò,  apri  rOvaja  in  due  parti*  per  dove  entrano  i  vafi,  e 
iatiiuppate  nel  y  aovo  mcoT^L  Oìszza  inviluppa»  nel  fuo  calice  nonirefU^at- 
Calift.         taccate,  che  nei  luogo,,  dove  pareva  nell'cderiortraf pacca- 
te.  Dopo  aver  votato  il  liquore,  cacciò  dell'  aria  ;  la.  me- 
mbrana fi  Ibi  levò  ^  e  l'arra  lorti  infra  il  calice,  e  l'uovo  per 
!•' apertura  efteriore ,  che  ha  defcritco.  Soffiò  di  più  per  i*a- 
pertura  cfteriore,  e  il  vento  riempi  la  membtrana  dell'  uo- 
vo .  Per  afllcurarfi  di  quella  fpcricnza ,  la  repplicò  più  vol- 
te ,  e  Tempre  gli  riufci  felice . 
.    .  6.  Difarainò  dipoi  le  Ova;e  invilappatc  dalla  bocca  delJa 

jf^t  "Jll'i*  ttomhzy  e  dalle  fue  efpanfiom  .  Soffiò:  foUevofi  '1  cappuc- 
•m9>.  ciò,  e  parve  in  aria.  Avendo  aperta  ana  di   quefte  Ovajc  , 

trovò  quantità  di  fibre  si  flretcamenac  alla  fua  membrana  ap»- 
piccate  ,  che  quando  feparare  le  volle,  in  più  parti  fi  lace- 
rarono, ciò,  che  gli  fece  fol'pettare,  che  quefta  difpofizio- 
ne  non  era  già  naturale .  Qiiefta  Ovaja  rinchiudeva  mi  corpo 
^«'P*ftx»'g'ofo  fpongiofo,  e  quantità  divefcichette  ,  la  maggior  parte  delle  qui- 
e^and»hf0.    j-  pjjgyjno  mezzo  ufcite  da' loro  calie»  ,  e  quando  foffiò  , 
l'aria  pafsò  fra  la  membrana  dell'uovo,  e  del  calice. 
7.  Apri  pure  l'inviluppo  dell'alerà  Ovaja  in  uno  dc'fuoi 
Altra  o»-«ii»^^"^''  ^^  '^"'  punta  fi  fece  vedere  rofla  ,  come  un  frutto  d" 
éiperta.  Alchcchengi  nella  fua  borfa .  Quello  era  il  corpo  fpongio- 

fo,  la  punta  del  quale  era  eftremamcnte  molle,  ed  aperta 
tifi eretht, Vìi  '^^  ""^  banda.  Vicino  alla  piccola  cicatrice  rolTa  v'era  un" 
veirhìfio  allm  UOVO  rikvato,  che  a  prefentò,  come  la  punta  d'una  ghian- 
lifatrite.  da,  allora  quando  incomincia  ad  ufcir  dal  fuo  calice  .  Su- 
bito, che  foffiò  dirimpetcoalla  piccola  cicatrice  ,  vide  una 
Vovn  (uppeflt  piccola  membrana  in  forma  di  mezza  Luna,  che  paflava 
ntoUtinqutfia  fuila  parte  dell'uovo,  ch'era  ancora  dentro  l' ovaja.  Quella 
•*"">.  ovaja,  avendola  per  molti  giorni  tenuta,  le  uovaappaffitc, 

e  fmunte  divennero,  e  allora  quando  le  premeva,  rimonta- 
vano, e  in  parte  fuora  delle  membrane  fortivano,  e  vi  pa- 
revano dall'altra  banda  dell'Ovaia  due  altre  uova  cosi  in  ri- 
lievo. Ci  erano  ancora  molte  fibre  della  bocca  della  trom- 
ba ,  e  delle  fue  cfpanfioni  intorno  alla  bifc  d;;'  corpi  fpon- 
giofi ,  di  manicrachc  non  fcne  poteva  vedere,  che  la  meri. 
A\tu  ova't  ^'  Avendo  anche  incontrato  molte  altre  Ovaie  aperte  nel- 
0ptrtt  mHa^*  ^  P^n^^  Ji-'i  corpo  fpongiofo,  vi  cacciò  dentro  dell'aria  , 

farà .  -  ■  chc 


Pai  teli.  Cap.FII.  iSy 

che  le  foce  gonfiare,  la  quale  {orti  per  i  vafi  fanguigni  ,  o  ^'■i"  'uff* 
fpcrmatici  •  Ci  era  io  wna  dclJc  più  grolle  ovaje  ,  cbe  .ritro-  "f'^P"  '  »*<■ 
vare  poeeflc,  un'  awaazo  roffo  ,  la  punta  del  quale  fuora  ^**''*'"  ' 
della  fuperficie  fi  foflevava,  quando  la  calcava   dalje  parti, 
ciocia   membrana,  che  in\iluppava  l'uovo,  prima  della 
fua  fortita.  Ella  era  ancora  sì  vota,  chcrofRandole  conerà,  /thri gimcU 
s'incavò,  ed  incaftrò  dentro  ro\aja,  e  lafciò  facilmente  ve-  drtr aria. 
dere  rutta  la  caN-ernetta  dell'uovo,  d'onde  era  fortito. 

p.  In  un' altea  igrofia  Ovaja,  ch'egli  ayea confervata  neU"   qm]»  M' 
acquavite ,  trovò  k  uova  tutte  appaffite  ,  e  la  membrana  mil'  acquavi. 
efteriorc  s'Jncaffava  all'indentro  ,  di  manierachè   fi  poteva- ''/"^"/'/'''^ 
no  fecilmente  contare  ,  avendo  fatto  inzuppare  queft'  ovaja 
■nell'acqua  ,  affinchè  non  folle  si   raccorciata;  e  rifìretta  , 
-foffiò  f  er  le  vene  fpermatiche  ,  e  vide  ,   che  non  folamente  ^/^,;  .;„,^4; 
r ovaja  fi  gonfiava,  ma  che  vi  erano  ancora  due  grofTeuo-  dtW aril . 
va  fra  le  altre,  che  tanto  s'intumidirono,  che  i  loro  invi- 
luppi fi  poterono  efiendere.  Quelle  uova  parevano  dalie  al- 
tre cflcriormcnte  difiinte,  per  la  loro  figura,  e  circonferen- 
za -  iCouchiude  infine,  che  cuttociò,  che  ha^etto  delle  O- 
vajc  bielle  Vacche,  ha.  parimenti  ofjc-rv^to  nelle  Ova^e  delle  Ve'- 
core  nel  primo  tempo  della  Lor  concezione .  "" 

IO.  Ma  paffiaino  alle  maravigliofiflìme  offervazioni  del  \of.rvax;<>n« 
Sig.  Littre  (  a  )  fatte  fopra  le  ovajc  ,  £  le  trombe  d'  una  don-</f/  sif.Littrt 
na,  e  fopra  un  feto  ,   ritrovato  in  una   delle  fue  medefime /''?'" '^ "'li*» 
«vajc,  le  quali  ,  fé  tutte  fofiero  vere  ,  farebbe   bravamente  ^'^^ 
dileguata  ogni  più  fcura  nebbia  di  dubbio.  Egli  nota  primie- 
ramente, che  r  ova^i  defira  di  qucfta  femmina  era  groffa  ., 
come  un'  uovo  d'Anitra,  cioè  a  dire  molto  più  groffa,  e  he  ^^•^[''   ^^* 
nello  fiato  fuo  naturale,  la  quale  avea  nella  parK  di  fopra f*»^^^^ 
un  buco  tondo  di  tre  latte  di  diametro,  ed  era  intcriormente  pex  n<Vra  ,  e  but» 
una  trameeza  di  membrana  in  due  cellette  pur  mcmbranofc  "'"'»    mede/ì. 
divifa,  la  più  lontana  delle  quali  dalla  matrice  era  due  voi-""* 
te  dell'altra  più  grande .  iQu.efie  due   cellette  erano  ripiene   riu,  aìl>  u 
d'un  liquore  biancaftro ,  torbido,  e  fpeflo,  nel  quale  \^io- qu,fi.a  ov/ij» 
ftanza  propria  dell' ovaja  j  che  tutta  era    confumata  ,  s'era"!'"''», 
(a  fuo  parere  )  verifimilmente  cangiata  .  Si  vedevano   molto 
dijlmtameme    in  quefla  Ovap   due    membrntìe  ,   cadauna  delle 
quali  avea  quafi  mez^a  linea  di  groficzzn,  e  fi  a  queftedue 
roenjbrane  fi  fcorgeva  una  fo{la>i%,i  mnfculof.t ,  ch'era  della 
grandezza  medefixna ,  e  prefcappoco  della  grofsezza  di  una 

di 

(a)  Mermire!  del' ^cadcmie  Ko^ale  &c.  *4n.  lyoi. 


'i  69     Di  Ile  Vo  -va  delle  Femmine  Fi-vIpAre . 

^ijìanfa  ma.  J}  quefte  membrane.  La  fofìanza  mnfcn!ofa  può  effcre  ,  dice, 
ffuìofa  ntlli  ^'  ^^^  „^^„  foccorfo ,  per  facilitare  il  moto  de?li  nmcrri  nelle  Ovaie. 
Ovaia  e  favorire  l  nfcna  delle  loro  vefciche,  dopo,  eh  efje  J um fiate  ren- 

di'.te  feconde  dallo  fpirito  feminale  del  mafchio  . 

II.  In  fecondo  luogo  ha  oflcrvato  ,  che  la  tromba  dritta 
^l'mffto^ foT  '^^^  più  groffa  dell'ordinario  ,  che  il  fuo  ornamento  foglia- 
ghacto.  '  ceo  era  molto  carnofo  ,  e  incollato,  o  ftrectamente  attaccato 
all'ovaja  dalia  parte  m?defima  ,  che  nella  cavità  di  quefta 
*"  rMelitia  tromba,  tutta  npprclfata  alla  matrice  ,  v' era  ma  vcfcicbetta 
4rr.trolatrom.  di  trc  Uree  di  diametro,  eh' era  caduta  da  quefla  ova\a  per  lobu- 
da,  f  matrice  co,  del  qualc  ha  pari af)  :  ma  che  quefta  vefcichctta non  avca 
jnrrofa.  potuto  paflare  dentro  la  matrice,  imperocché,  efj'cndo  f cirro- 
fa  tn  qucfla  femmina ,  avea  fatto  comprimere  le  pareti  di  que- 
WIn--.i  ■'■••■   fto  canale  nel  fico,  dove  traverfa  ,  per  entrare  nella  fua  ca- 

fira^"  '  12-  In  terzo  luogo  ha  offcrvato,  eh: la  tromba finiftra era 
più  minuta  del  fuo  ordinario  ,  che  il  fuo  colore  era  di  un 
roffo  molto  carico,  che  avea  il  fuo  ornamento  fogliaceo  ri- 
voltato verfo  la  parte  della  regione  illiaca  ilniftra  ,  &  ade- 
rente al  ligamcnto  largo  finiflro  della  matrice  per  due  dica 
traverfe  dell' ovaja  dalla  medefima  parte. 
^"  ■.  I?.  In  quarto  luogo  ha  notato  ,   che  l'ovaja  fmiflra  era 

ove\a  finipa    j^J  g^olfa  la  metà  di  quello,  ch'ella  è  nello  ftato  fuo  natu- 

piH  trofia  dtlV  f^,°  ,  ,T  III/-/-  £-•  -1 

uràiimrio  con  ""^'c,  c  chc  avca  ncl  mezzo  della  fua  fuperhcie  una  piccola 

cicatrice  tptt.  cicatrice  aperta,  l'apertura  della  quale  era  larga  due  lince  » 

»" .  e  con  un  piccolo  facchetto  confinava  .  Qiiefto  facchetto  era 

^     ,        .    tondo,  largo  quattro  line?,  attaccato  coi  fuo  fondo  alle  par- 

iìogroffoetnn  "  vicme  dell  ovaja  con  più  vafi,  e  con  alcune  fila  membra- 

ftuleff,^      '  noie,  e  di  due  forte  di  foflanza  era  comporto.  Lafortanzaj 

che  nella  parte  erterna  di  querto  facchetto  era  fituata  ,  avca 

un  terzo  di  linea  di  grofsezza,  ed  era  rofsa  ,    e  mufculofa  : 

quella,  ch'era  porta  verfo  la  detta  parte  pur  crteriore,  avea 

una  mezza  linea  di  grofsezza,  ed  era  glandulofa,  e  di  colo- 

' -Dm gutjìo era  re  giallartro.  Vuole,  efservi  molta  apparenza  ,    che  qualche 

tadutauna      tcmpo  ovaìiti  fojfc  fortito  per  l' apertura  di  queflo  facchetto  una  ve- 

f'fticbttta  ntl  i-(-,chetta ,  chedovta  effere  caduta  ìiella   cavità  del  ventre  :  con- 

*'«'■'.  ciofliecofachè  l' ornamento  fogliaceo  era  incollato,  come  ha 

già  detto,  al  ligamento  largo  della  matrice  della  medefima 

parte  ,  e  in  confegucnxa  quefla  efpanfton  mcmbranofa ,  o  fogliaceo 

•ornamento  non  fi  potè  portar  full' ova'>\a  ,  per  ricevere  quefla  ve fci- 

chetta  ,  e  confeguentemcvte  traf portarla  nella  matrice  per  il  rcflan- 

te  del  fuo  condotta. 

14.  Egli 


PaneìiCapyu.  169 

14.  Egli  ha  altresì  trovate  in  quell'ultima  ovaja  ,   a  tra- 
verfo  delle  fue  membrane,  duevefcichette,  grofse ,  cadauna  r*/""'  <'«"^'' 
di  quattro  linee  ,   e  come  il  giallo  delle  uova  degli  uccelli , '"'^  '"'' 
di  vafi  fanguigni  per  ogni  parte  feminate .  Quefte  membrane 
contenevano  un  liquor  chiaro,  e  mucelkigginofo  :  elle  non 
erano  ne  punto  ne  poco  alle  membrane  comuni  dell' ovaja 
appiccate,  ed  aveano  per  tutto  più  di  una  mezza  linea  di 
grofsezza ,  eccettuato  il  fito,  dove  toccavano  le  duevefci- 
chette, in  cui  erano  fottili,  come  una  pelle  di  cipolla,  ne 
vi  trovò  alcun  foro.  Da  ciò  vuole,  che  fi  deduca  ,  che  le 
vefcichette  dell' ov.iu  delle  femmine ,  crefcendo,  fi  portino  allalor 
fupcrficie ,  cafo  che  vi  fi  trovino  naturalmente  vicine  ,   eh'    .  P"i^»*dtl 
cfse  emendano  infenfibilmente  le    membrane,   e  parcicolar- '^'^- ^""'' • 
mente  ne' luoghi,  dove  immediatamente  le  toccano  ,  e  che 
finalmente  a  forz,a  di  flenderle,  v:ng.ino  quefle  fquarciate ,  o  lace- 
rate .  In  tal  modo  le  vefcichette  delle  Ova;e  delle  Femmi-      Membra»» 
ne,  de' quadrupedi,  e  di  certi  pcfci ,  come  per  efempio del- if/^cr^f  iquar. 
le  Raze,  de' Cani  di  Mare  &c.  non  efcono ,  a  fuo  giudizio, '■'^"  </-»'/' »»- 
giammai  dalle  ovale,  fé  non  per  mcx.x.)  la  rottura  delle  loro  coma- ''''"'  • 
ni  membrane . 

ij.  Si  dichiara,  faper  bene,  che  alcuni  pretendono,  chs^'S'',(l"'i'i- 
quefta  ufcita  delle  uova  fcgifa  per  un' apertura  particolare  ,  ""■''''"'^". '' 
la  quale  naturalmente  incontrano,  per  quanto  dicono ,  ^^^-'J'Jirova'ja. 
le  membrane  comuni  dell'ovaia,  per  favorirle  ;  ma  aflìcu-  ^ 

ra,  che  mediante  qualche  actcì^ione  ,   e  diligenza  ufata  , 
per  ifcoprire  quefte  naturali  aperture  nelle  Femmine,  del- 
le  quali  parla,  nonn;  aver  mai  potuto  ritrovare  alcuna  ,  fé  non  §atflt  aperta. 
dopo  l' ufcita  delle  vefcichc.  Per  altro  vuole,  che  quefle apertu-  y,^/'"' detta, 
re lafcino fempre ,  rinchiudendofi ,  una  fenftbile cicatrice  ,  ciò,  i^^^'  ^,,^"^f^'"' 
dice,  non  dovrebbe  g:à  feguire ,  fé  fuffcro  naturali.  Nelle  Óvaje      " 
finalmente  de' volatili,  dove  quefle  aperture  naturalmente  fi 
trovano,  molto  bene,  fecondo  lui,  tanto  innanzi,  quanto 
dopo  l' ufcita  dell'uovo,  s'ofservano, 

16.  Egli  fi  protefta,  di  avere  ancora  nouto  nella  flefsa  t^'T'»  t"/^»v-« 
ovaja  una  tena  vcfcica  ,   molto  dalle   altre  due  differente^  :  "'""  °'"'i''  » 
cioè  primieramente ,  perocché  effa  era  alquanto  più  piccola  :  in  ^„^/,Z"""'^' 
fecondo  luogo ,  poiché  non  appariva  già  a  traverfo  le  membra- 
ne dell' ovaja  :  terzo,  a  cagione,  che  flava  rinchiufa  in  un  fac- 
chetto,  firn  ile  a  quello  ,  di  cui  ha  già  parlato  .  Quefta  ter- 
za vefcica  ,  oltre  un  liquore  chiaro ,  e  mucellagginofo  ,  conteneva  Veferliitm  <M 
un  feto,  che  avea  una  linea,  e  mezzo  di  groflezza,  e  fopra/"»- 
tre  di  lunghezza  ,  ed  era  attaccato  alla  parte  interiore  delle 

Y  roem- 


17©   Delle  Voijo. delle  Femmine l*i'i,ipare . 

wctnbrans  delJa  vefcica  per  un  cordone  groflb  un  tcrao  di 
linea,  e  lungo  una  linea,  e  mozzo.  Afierifcc  francamente  , 
che  diftingucva  molto  chiaro  in  quefto  feto  U  tefia  ,  e  ridia 
tejla  UM  piccola  apcrtm-a  nel  ftto  della  bocca,  uiut  pccolarfHinen- 
x.a  nel  luogo  del  tiafo  >  ed  una  piccola  linea  da  cadauna  parte  del' 
le  radici  del  medeftmo ,  non  effendo  fiate  ,  a  fuo  credere  ,  app-ven- 
temente  qucjie  due  lince ,  die  le  aperture  delle  palpebre .  Ha  fco- 
perto  ancora  da  cadauna  parte  nel  bailo  del  tronco  una  emi- 
nenza, ch'era  tonda,  e  grolla,  come  la  tefta  d'una  mezza- 
na fpilla.  Odcrvò  tinalmcnte  dalle  due  bande  alte  dello  itef- 
fo  tronco  un'altra  eminenza  della  ftelTa  ritondità  ;  ma  delle 
dette  pili  piccola,  e  venfimilmente,  dice  ,  quefie  piccole  emi- 
nenze erano  le  c/lramità  fuperiori ,  ed  inferiori  di  quc fio  feto  .  Ec- 
co, conchiudc,  tutto  ciò,  che  ho  potuto  diftinguerc  congli 
occhi  foli,  o  col  mezzo  di  una  Iciirc. 
Aliti  ojftrva.  ly.  Ma  fenta  nuove  oltreir.irabiii  olTervazioni  dello  fteflb 
t'^"''''' ''«^"Littre,  per  non  tralafciar  cofa,  da  que' dotti  Accademici  con- 
^""''"  fegnata  alle  carte,  dalla  quale  polliamo  trar  qualche  lume  , 
per  arrivare  a  vedere,  fé  mai  è  poflìbile,  la  verità,  che  con 
tanti  fudori  andiamo  cercando.  Apporta  adunque  altre offer- 
vaxioni  {a)  fatte  fopra  il  corpo  di  una  Femmina  gravida  di 
otto  mcfi  del  fuo  primo  fanciullo  ,  morta  ali'improvifo  d" 
una  caduta,  (i-)  La  prima  fi  è,  che  l'ovaia  finiilra  di  qu.:- 
rnmhn  incoi,  fta  Femmina  era  forte  invincidita,  e  non  conteneva,  chcpo- 
ìata.  che,  e  piccoliflìmc  vefcichette.  (i.)  La  tromba  della  medc- 

fima  parte  immediatamente  al  di  fotto  della  fua  efpanfionc , 
od  ornamento  fogliaceo ,  era  incollata  all' ovaia,  e  la  fua  im- 
beccatura  era  rivoltata  d'avanci  dalla  parte  del  fondo  della 
46^^*/»"'  Matrice.  (3.  )  Notò  nella  fuperficic  dell'Ovaia  dritta  un  bu- 
co tondo,  e  largo  due  linee  ,  per  lo  quale  ufciva  un  corpo 
tondo,  grolTo,  come  un  piccolo  pifello,  foratomi  fuo  mez- 
zo, con  un  piccolo  pertugio  ,  aliai  tondo  ,    di  una  linea  di 
diametro,  l'orlo  del  quale  era  increfpato.  Quefto  corpo  fa- 
ceva parte  di  una  caruncula,  grofla,  epreffappoco  figurata, 
come  una  mezza  ciriegia .  Edo  era  dentro  bucato ,  e  la  fua 
Sejlsnitdfì  cavità,  che  avea  due  linee,  e  mezzo  di  larghezza  ,    corrif- 
forpo tondo,     pendeva  al  foro  ,  che  da  lui  era  già  ftato  notato  .    Veniva 
comporto  da  due  differenti  fortanze  :  l'intcriore  era  glandu» 
lofa  di  coJor  giallaftro  ,  e  grotla  ,  come  una  mezza  linea  : 

l'cfle- 

(a)  M.moircs  de  l'^eadepiie  Hayalt  ics  fcientei&v.  Uim.  1701. 


Torte  il.  CA^yU,  iji 

Tcdcriorc  era  mufcolofa,  ed  avea  un  terzo  di  linea  di  grof- 
fezza  in  circa.  Quefto,  fecondo  lui,  era  apparentemente  il     Eraiinrtf 
foro ,  per  lo  quale  era  fortita  la  vefcichctta  (  cosi  chiama  il  gUnduUf» 
Littrc  feinpre  l'uovo,  )  che  avea  contenuto  il  feto,  del  qua- ^'"//v*' '"'•« 
le  quella  Femmina  era  pregna.  Tantoppiù,  che  non  vi  ap-  ''""""'o '>'• 
pariva  aitrci  cxmncitU  ,  né  alcuna  cicatrice  in  quella  Ovaia,-'""* 
e  ne  meno  nella  finiftra ,  e  eh;  la  parte  più  larga  ,  e  mem- 
branofa  della  tromba  finiftra  era  fortemente  incollata  all' Ova- 
ia della  raedeliraa  parte,  come  s'è  detto,  di  manierachè  nul- 
la ricever  poteva,  per  paffare  di  là  dentro  la  matrice  .  (4.  )         . 
Oflervò  pure,  che  la  cavita  della  tromba  dritta  pareva cffere    '^"^''''^f* 

„  ,  i-.  III  .r  ,  tromba   alcun 

fiata  alcun  poco  dilatata,  ed  allargata  ;  e.Ta  conteneva  vLn  p„^aaiiargat». 
umore,  come  chiara  d'uovo  ;  la  difpofizione  del  fuo  orna- 
mento fogliaceo,  od  efpanfione  membranofa  era  tutta  affatto 
naturale,  al  conu'ario  di  quella  della  tromba  finiftra  ,  che 
affattonon  lo  era.  Ci  fono  altre  oflervazioni  ;  ma  perchè  non 
afpettano  al  noflro  propofito,  eh' è  folo  di  parlare  delle  uo- 
va ,  e  d.'11'ovaj.i,  perciò  le  tralafcio  ,  per  palfare  ad  altre  , 
du  alcuni  Anatomici  eccellentilfimi  celebrate. 

CAPITOLO       Vili. 

^lire  Sp:rienx,t  del  Sig.  Ferheyen  ,    e  di  alcuni  autori  moderni 

intorno  al  principio  sì  materiale ,  come  efficiente 

della  generazione.. 

i.  T  '  Accurato  Sig.  Filippo  Vcrhcyen  ncìCao  Supplimento  ojfervaxicni 
'  f  anatomico,  o  L  bro  fecondo  della  J^otomia  del  corpo  urna-  dtLVtrhey;n,. 
no  (a)  cfponc  anch'elfo  candidamente  alcune  olTervazioni  , 
fpettanti  alla  fuddetta  intrigata  materia  ,  fatte  in  varj  ani- 
mali, e  fulle  prime  col  Sig-  Pceters  ,  acciocché  nelle  prove 
gli  apportane,  e  confcglio,  efoccorfo.  Rifece  primieramen- 
te una  offervazione  del  Graaf  in  una  Coniglia  gravida,  che 
trovo  quale  appunto  l'avea  il  fuddectodefcritta.  Proccurò  di- 
poi di  avere  freciucntementc  uteri  di  Vacca,  che  fofsero  ora 
di  poco,  ora  dilungo  tempo  impregnati,  e  ritrovò  fempre  in 
uno  de'teflicoli  un  mfigne  globetto  glandulofo  di  color  roffo  ,    ti'  •    •  7  , 

rame  al  giallo  :  di  man.erxcbè  gli  Jvauì  ogni  ombra  di  dubbio  ,  .u^ufa  \  " 
the  ciò ,  che  fi  trovava  della  figura  dell'  uovo  nell'  utero  dopo  un  dalla  tiua'.f 
notabile  tempo  dal  coito ,  non  fojje  flato  veramente  da'  teflicoU  ef-  tfctfituramtiu- 

Y     z  pul-      "''"'"■ 

( a  )  T.ad.  V.  Cap.  _J.. 


1 7 2-    i5^//^  VonjA  delle  Femmine  Ff-olpare . 

pnlfo,  e  colà  cacciato.  Ma  turbò  raoJto,  fcrive,  qusftafuafi- 
•Dy^tit ^fj  carezza  un  fimde  globetto  ,  nel  tefltcolo  d' una  giovenca  [coperto  j 
Virhtyin .       nel  di  CUI  uccro  nulla  affatco  trovò ,  e  la  quale  i  fuoi  Guar- 
diaai,   non  efscre  mai  (lata  congiunta  col  Toro,  fantain:Q- 
te  afssrivano.  Nulladimeno,  non  avendo  incontrato  cofafi- 
iirile  ne'teflicoli  delle  altre  giovenche  ,  più  attentamente  fc- 
co  ftefso  penfando  ,  giudicò  in  fine  ,   che  per  un  tale  unico 
iJbl»  Tuccefso,  non  fi  dovelsero  richiamare  in  dubbio  quelle  cofe, 

che  con  ofservazione  coftante  erano  ftace  tante  volte  confer- 
mate. Immaginava,  di  poter  efsere  (lato  con  facilità  ingan- 
nato da  coloro  ,   che  conofcevano  il  fuo  difiderio  ,    cioè  di 
avere  l'utero  d'una  giovenca  aliena  dal  conforzio  del  Toro, 
fingendo  di  foddisfarlo  ,  o  forfè  anch' elTi  efsere  flati  ingan- 
nati ,  unitafi  di  nafcofto  la  giovenca  col  Toro  ,  e  dipoi  per 
accidente  cacciato,  e  ufcito  fuora  l'uovo  dall'utero  .  Anzi, 
t^bpo^Wf/v  agg'ugne,  non  apparire  dalla  ragione  lontano  ,  che  l  uovo 
%okaefilud,f IT  alcuna  fiata  venga  da'  teflic.di  efclufo  fcnza  ajnto   del  mafchil  fe- 
ftniaaiutadel  me  ,  cioè  per  un  valido  difiderio  del  coito  ,   nei  tempo  ,   in 
wuftbi».         ^^jj  jg  femmine  lufsureggiano  ,    e  perciò  m' tejìicoli  crefcere  il 
globetto  nella  maniera  appunto,  die  viene  efpulfo  l'uovo  dal- 
lo fpirito  mafchil  fecondato. 
sperienrt  ntlìi      ^'  Rìnovò  nelle  Coniglie  alcune  fperienze  ,   le  quali  non 
ccai^lit  ntn    corrifpofero  in  tutto  a'  voti  fuoi  :  imperocché  aprì  alcune 
fiufcitt,         femmine  dopo  certe  ore  dal  coito,  nell'utero,  e  ne'tcfticoli 
delle  quali  non  vide  mutazione  alcuna,  e  ciò  forfè  ,  pensò, 
perchè  il  coito  fofse  flato  vano  ,  come  fpefse  volte  nelle  al- 
tre fpezie  d'animali,  e  fpefTiffime  fiate  nelle  Donne ofservia- 
mo  .  Sofpettò  ancora,  che  le  femmine  non avefsero attefo all' 
opera  della  generazione,  o  che  né  meno  accoppiate  col  maf- 
chiofi  fofsero,  da' Relatori,  per  tedio  non  ofservanti,  ingan- 
nato. 
^f'v'^'T'      J-  Voltò  dunque  il  pcnfiero  al  genere  de' Buoi,  le  firtnmi- 
^òfiiur"      "^  de' quali  a  certi  tempi  lufsureggiando  facilmente  ammet- 
tono il  mafehio,  e  portando,  anch' efse  nell'utero  i  feti  qua- 
fi  egual  tempo  a  quello  delle  Donne,  oiìde  ficuramente  ap- 
plicar fi  potefsero  alla  produzione  dell' umano  feto  tutte  quel- 
le cofe,  che  intorno  alla  generazione  nelle medefimc s' ofser- 
mìtti   h  f     ^^^ssro.  Proccurate  alcune  giovenche  di  anni  quattro,  e  per 
»'    'oL're  ^1/ certo  fuo  utile  impinguate,  le  fece  coprire  al  Toro  nel  tem- 
x<w«.  pò,  che  dall' eftro  della  luisuria  vennero  agitate.  Mane  me- 

no qucfto  fucccfso  foddisfccc  alla  fua  cfpettazione  ,  conciof- 
iiachè  nulla  potè  mai  ofoervare,  guardando  l'utero  ,  o  i  te- 

fticoli , 


Parte  n.Cap.FJII.  175 

fticoli ,  o  le  trombe  Fallopiane,  quantunque  ora  una  ,  ora 
l'altra  in  diverfo  tempo  dell'anno,  ci  uccife  un  giorno  ,  o     tjalìadiri* 
due  dopo  l'accozzamento  col  mafchio,  diligentemente guar-  manabiU  of. 
dafse.  Sedici  ore  dopo  il  comercio  col  Toro  ne  uccife  un' al-  fervato. 
tra  ,  ed  ofservò  la  bocca  interna  dell'utero  ,  che  in  quefta    .      ^ 
fpezie  di  femmine  è  molto  lungo  ,  notabilmente  aperta  in  .;/„7.       *" 
quella  parte  ,   che  guarda  la  vagina  ;  ma  vcrfo  l'utero  era  "^ 
quafi  chiufa  .    "t^elLa  propria,  cavità  dell'  utero  era  una  quantità 
notabile  di  feme ,  cioè  di  quell'umore,   che  altre  volte  avea 
cfprefso  dalle  vefcichctte  feminali  del  Toro,  all' occhio  afFat-  Stm»nillaca, 
to  fimiie.  Le  placentule  così  efattamente  appari  vano,  che  non  ^'"^  dtll'un. 
gli  farebbe  flato  difficile,  l'ofservare  il  lorodiftintifiìmonu-  '"• 
mero  ;  imperciocché  in  quefle  beftie  Conomoht placentule ,  e  pi^f.„,uie  »f 
quelle  doppie,  cioè  altre  dalia  parte  del  Corion,  altre  dalla y-^^^W , 
parte  dell'utero,  che  dentro  le  fue  fofsette  l' eminenza  delle 
prim:  ricevono.  Dal  che  in  chiaro  H  viene,  che  i  lineamen- 
ti delle  dette  placentule  furono  avanti '1  coito  ^  ed  efscre  fia- 
te generate  con  l'utero  :  benché  prima  non  così  ofservabili, 
come  gli  era  maniferto  dall' aver  guardate  quelle,  che  nons' 
erano  mai  accoppiate  col  mafchio  .    Se  poi  in  quello  tempo 
fofsero  più  cofpicue,  perchè  la  belila  era  impregnata ,  o  piutto- 
flo  per  l'antecedente  lufsuria,  non  lo  potè  fapere;  maattri-     Concafo  Si 
bui  alla  cagione  medefima  ,  che  l' interna  fuperficie  dell' u te- /''"^"""''"n- 
ro,  ed  i  telticoli  rofseggiafsero  molto  ,  determinata  zììora.  in  P'J^jj^ '"£^- 
quella  parte  dalla  Natura  maggior  abbondanza  di  fanguc  ,  '""'  '  ^'"  '• 
per  la  fermentazione  maggior  della  mafsa,  o  irritamento  al- 
le dc;te  parti. 

4-  III  un  teflicolo  era  eminente  una  piccola  glandulofa  pa-  Corps  gUndm. 
pilla,  quafi  quale  ofservò  il  Giaaf;  ma  nel  mezzo  di  quella  H"  <"»  'a  p«- 
non  potè  ofservare  forame  alcuno;  né  il  Graaf  (dice^  afse- ^^'''"""' /""'*■ 
rifcc  d'averlo  trovato,  fé  non  dopo  l'efpulfìone  dell'uovo  :  "' 
dubitando,  fé  in  altro  luogo  noci  ,    anche  pjco  prima  dell' ef- 
pulfione  :  nègiudicò  molto  nscefsario  il  cercar  quello  con  ofli- 
nata  fatica  .  Nell'altro  teflicolo  s'incontrò  a  vedere  due  uova 
di  tutte  più  grandi -y  ma  afserifce,  d'avere  ciò  ancora ofserva- 
to  in  quelle  ,  che  noii  aveano  amorofamente  cozzato  col 
BQafchio . 

f.  Da  quefla  offcrvazionc  pretende,  effere  chiaro  ,  che  il     ^^^^  ^^^ 
Jane  del  toro  entri  ueli  utero  della  Femmina  ,  né  gli  pare  inzeri-  „,ii' ytt,a , 
ftmile,  che  ciò  anco  nelle  no/Ire  Femmine  accada  ;  e  tantoppiìi  , 
che  quelli  bruti  raoflrano  d'avere  il  chioflro  uterino  molto 
più.  fermo .  Dall'  olTcrvato  poi  dagli  altri ,  che  dicono ,  noa 

aver 


av€r  trovato  per  ordinario  ruente  dopo  il  coito  nell'utero  , 
ne  fffo  parimente  nell'utero  delle  aJcrc,  non  vuole  ,  che  fe- 
gua,  che  il  fcme  da  quello  ricevuto  non  fotìc  ,    mentre  per 
'■'"""'"^  varie  cagioni  potè  fuora  dell'ordine  della  Natura  ufcirc  • 
*glm'/a"l  n"l}  Ri^fce ,  (  feguc  )  aflai  evidente  ,  che  il  Seme  nell"  utero  non 
mttrD,nì i ma.  lungamente  dimori,  conciofriecofachè  dalle  dette  o/lcrvazio- 
ftria  dti  fft* ..  ni  coda,  che  il  concetto  non  fi  fa  da  quelfeme,  come  dalla 
materia  ex  qua,  per  parlar  co'Filofoti  :  e  perciò  non  appa- 
rile ,  qual  cofa  dovelk  fare  ,   o  per  qua!  fine  dovclle  ftarc 
nell'utero,  dapoicchè  l'aura  feminale  fi  è  feparata  .   Mi  fc 
lungamente  fi  trattenelTe  nell'utero,  almeno  più  Tpeife  volte 
nel  medefiino  ii  farebbe  olfervato,  mentre  le  ragioni,  perle 
Htn  fimprt  ^  1">i''  dovefle  ufcire  fuora  dell' ordine  della  Natura,  nondcb- 
nitt/fario ^tk  bano  elfere  ordinariamente  prefenti  :  anzi  per  quefla  ragio- 
tniri  il  ftms  ne  giudica,  che  il  feuie  per  neceflìtà  non  entri  nell'utero,  e 
ncirattro.      fgrfe  più  fpeflc  volte  non  entri. 

6.  In  una  Pecora,  poche  ore  dopo  il  coito  uccifa,  non  po- 
Nuiiadi  con.  tò  ritrovare  cofa,  che  a  fuo  propofito  facelTe,  fé  non  /'  inter- 
fidirabik  cf.  na  fuperficie  dell'utero  ulquanta  più  rubiconda  :  laonde  giudicò, 
peT/ra  "  ""''  ^^^  quella  non  avefie  concepito  ;   ma  che  quel  colore  fofsc 

nato  dal  fangue,  più  fermentante  nel  tempo,  che  lufsureg- 
giano  le  beftie,  e  che  alcune  vefiigia  di  quello  fofsero  dopo 
morte  reftate . 

7.  Due  ore  dopo  in  circa  mezzo  giorno  il  di  10.  di  Ago- 
Null      ir  ^°  ^^''^  ucciderne  un'altra,  che  s'era  accompagnata  col  maf- 

uter"  fi  "La  ^lùo  il  dì  17,  del  medefimo  nxefe .  Nulla  ritrovò  nel  fuo  ute- 
Pifora  dopo    ro,  fé  non  che  le  vefiigia  delle  plaeentule  erano  molto  ma- 
tkuni  ^ior«i  nife fie,  pofciachè  aveva  già  un'altra  volta  partorito.  Nella 
éaJftift,       4enra  Ovaia  verfo  lì  tromba  Fallopiana  era  una  vcfcichetta 
della  grandezza  in  circa  di  ungraao di  miglio,  non  già  nel- 
la cavitai  ma  qua  fi  dopo  la  tunica  interiore,  la  qual  vcfci- 
chetta con  una  parte  della  tunica  fiefsa  cavata  ,  fece  bollire 
nell'acqua  comune,  per  vedere  ,  fé  come  un'uovo  cotto  di- 
venifsei  ma  dopo  la  cottura  trovò  molto  poco  ,  e  quello  non 
indurato  :  laonde  pensò,  che  non  fofse,  fé  non  un'ldatide 
nafccnte. 

8.  NcH'Ovaja,  o  tcflicolo  finifiro  una  piccola  papilla  mol- 
Mttrrìagian-  IO  rofseggiantc  fovrsv vanzava  ,  e  a  quella  ftava  fopra  una 
^^i"  ""Jl,  vcfcichetta,  che  giudicava  l'uovo,  la  quale  volendo  cavare, 
*/f'«'''T/L«  '^  ruppe  >  ed  ufci  un  limpidiffimo  umore . 

4(ttta!  9'  Laterza  Pecora  nel  giorno  cjuinto,  e  Ja  quarta  nel  fefto 

dopa 


Parte  n.Cap.nn.  175 

dopo  il  coito  fece  ammazzare,  nelle  quali  nulla  di  fingola- 
re ,  più  che  nell'altra  precedente,  incorno  l'opera  della  ge- 
nerazione oflcrvava ,  fé  ma  che  la  papilla  era  proporxÀoua'.a,- 
ìriente  maggiore 

10.  Afpcttò  l'undecimo  giorno  dopo  il  coito  ad  uccidere   utv»  caltt» 
la  quiata  Pecora,  e  ritrovò   allora  i uovo   calato  nella  cavità  "'li' uttro . 
dell'  utero ,  nel  quale  nttlla  potè  diflingttere  fé  non  un  Impido  umof 

re.  La  papilla  in  uno  de'  tefticoli  era  alquanto  maggiore  * 
che  ne'  precedenti  ;  ma  non  potè  raccogliere  ,  né  corapren- 
dere,  da  quanto  tempo  l'uovo  nell'utero  folle  calato  ,  fc 
non  che  nella  precedente  non  s'era  lafciato  vedere  dopo  il 
icfto  giorno  dal  coito. 

11.  Si  dichiara,  che  quefle  fueoflervazioni  furono unifor-  oftrvaiioiù 
mi  a  quelle  delGraaf,  eccettuato,  che  non  ebbe  la  felicità  diri-  tu  paru  unì'. 
trovare  le  uova  nella  tromba  falloppiana  ,  né  l' eflremità  di  quella  /"■'^  afutllt 
applicata,  agguifa  d'imbuto  ,  al  tofticolo  .  Non  fi  morda. '*'' ^'""^ ■  ■ 
ne  meno,  d' aver  veduta  l'apertura,  per  la  quale  l'uovo  fcap- 

pj  da' tefticoli,  ma  confefla,  di  non  aver  ritrovatoli  tempo  Apertura  mn 
opportuno  riferito  dal  Graaf,  nò  fi  fei-vi  del  Microfcopio  ,  "/'«"'''»  • 
ma  de'  fuoi  femplici  occhiali . 

IX-  Il  celebre  Ruifchio  nel  fuo  Tefora  fefto  Anatomica 
{a)  cfpone  la  figura  dell' utero  d'uuaDoona  adultera  ,  per   semi  trovar» 
lo  lungo  aperto,  che  colta  nell'adulterio  dal  Marito  fu  uc-  mW uter, àtUf 
cifa ,  la  di  cui  cavitano»  folo,  me.  anche  Ì  una  ,  e  l  altra  tromba  donn» . 
era  dimafcbil  fente  ripiena:  la  quale  olfervazione  fu  pure  altre 
volte  fatta  da  miei  celebratiftìmi  Anatomici  Modancfi  Fallo- 
pio,  e  Carpo. 

i^.  Il  Sig.  Gioanni  Fancoai ,  mio dottiffimo  Amico,  iiclla    oi',,^    •,„; 
fua  Notomia  del  corpo  amano(i)  proccuratido  di  cuocere  i  j^isjg  r,„. 
tefticoli  delle  donne  nell'acqua,  ha  non  rade  volte  fperimen-  toniintarm  k 
tato,  che  le  uova  loro  fi  facevano  maggiori,  néabbaftanza  o*"»/'  ^''■' 
il  contenuto  liquore  fi  quagliava,  e  s'indurava.  Lo  che  fa-   "*"• 
viamcntevuoleirere  manifcfto,  che  accada  per  la  mefcolan- 
za  dell'acqua  ,  che  penetri   dentro  le  vefciche  .  Penfa  ,  che 
altrimenti  adinvenga  ,  Tele  uova  in  unacarta  involte,  o  neli' 
oijo,  o  fono  le  ceneri  fi  cucciano.  Ne  vide  alcune  finalmen> 
te,  che  dopo  la  cottura  una  gelatina  lucida  contenevano  , 
ed  in  altre  fi  fcorgcva  d'  un  colore  gialliccio,  come  d'  am- 
bra, ed  in  altre  d'un  color  bigio. 

14- De- 
ca) Tav.6.  fig.  I.  pag.90. 
(h)  T.nte    i.  Differt.p.  De  9rg*H.  pu$ikhm. 


1 7 6     Delle  Vcva  delle  Femmine  Fi^ipare . 

ttatiTM  gli.      j^^  Defcrive  la  glandulofa  fortanza  del  follicolo  ,  o  del 

'vl'i'dtlui^n  ^^J'ce  delle  uova  ,  edafferifce,  di  aver  trovato  nelle  Ovaja 

«t"  e  ieu"'  di  una  giovanotta,  tolte  alcune  uova  più  grandi,  e  vafifan- 

vacebi.         guigni  difperfi  ,  non  effere  il  reftante,  che  le  componeva  , 

fé  non  una  congerie  di  carne  fibrofa,  e  rubiconda  .  Efpone 

la  ftruttura  del  follicolo  glandulofo  delle  vacche ,  conforme 

il  noftro  Malpighi  ,  ed  anch'  effo  attefta  ,   ritrovarft,  benché 

piccolo ,  nelle  Facile ,  di  manicrachè  nella.  fecondax,ione  delle  uova 

non  fi  generi  ,  ma  fi  accrefca,  e  che  giuflamente  per  analogia 

giudicare  fi  pojfa  ,  accadere  il  fintile  nelle  Donne. 

15.  Il  dottiflìmo  mio  Collega  Sig-  Morgagni  (  «)  dopo 
nfervaiioBì  aver' cfpofta  la  vera  naturai  fituozionc  delle  Trombe  Fallop- 
<^«/ j;^.  Mpr- pj^j^g^  difcendeair  Ovaja  delle  Donne  ,  ed  afferma  ,  come 
f'frLb^Z"lt  ^P^^^  ^°^'^  ^^  ritrovato  alcuna  cofa  ,  ch'era  molto  diftantc 
«vajinvrbort.  dalia  loro  fana  ,  e  nativa  conftituzionc  .    Imperocché  ,   per 
tralafciare  un' incredibile  numero  di  vefcichette,  che  in  com- 
pagnia d'  alcuni  fuoi  amici  ritrovate  avea  piene  di  marcia, 
e  di  lor<lo  fudiciume  ,  in  un  certo  tcfticolo  ,   crefciuto  al- 
la grandezza  d'un  pugno  ,  e  due  vefcichette  in  un'altro  , 
l' una  delle  quali  fi  facea  olTea ,  e  l' altra  tale  era  affatto  di- 
venuta,  ed  altre  fimili  ftravaganze,  che  cosi  frequentemen- 
te accadere  non  fogliono,   ha  fcoperto  fpefle   volte  dentro  i 
cefticoli  certe  cellette,  alcune  delle  quali  erano  circondatcdi 
una  tonaca  vcrdaflra  cenerognola ,  ma  quafi  tutte  del  colo- 
re del  ferro  ,  e  nere  ,  dentro  le  quali  un  certo  nero ,  e  mol- 
le corpo  fi  rinchiudeva,  il  che,  fé  non  era  un  grumo  di  fan- 
gue ,  nulla  però  più ,  che  un  grumo  di  fangue  pareva . 
,   .      17.  L'eruditiflimo  Sig.  Nigrifoli  (t)ha  ancor  effo  notate 
J^si^nÌ"^'  ^^  accennate  vefcichette  oviformi,  che  con  tanti  altri  del  fe- 
/cli  'uitor'nTù  colo  paffato  ,  e  del  prefente  giudica  le  vere  uova  ,  le  quali 
ova]t^tltlo.\n  due  cadaveri   di  Donne  eftrafle  dalle  Ovaje,  e  le  ripofe, 
"  vf'ic*rtit  g  cuftodì  per  qualche  tempo  ,  per  farle  vedere  a  quanti  ne 
n4Ìltd«nnt,     ^^q^q  curiofi ,  e  vollero  afiìcurarfi  del  vero  intorno  a'  prin- 
cipi  della  generazione  de' viventi  ,  e  particolarmenre  dell' 
uomo. 
Ptnfiiriiti      '8.  Né  quefle  vefcichette  nega  quel  grande,  ed  acutiffi- 
si^  sbaraglia  mo  nofiro  Critico  Sig.  Sbaraglia  nelle  fue  fudatiflirae  Scepfi  , 
*tniregliFau.  0  Dtihb]  Cantra  la  vivipara  generazione  dall'uovo  ,  ma  affegna 
Mf»*«r«<#»*.  ]q,.q  un'aitr'  ufo,  negando  affolutamente ,  che  poflano  effe- 
re 

(  a  )  ^dverjar.  anatomie,  prima  §.  JO. 

(b)  Della  Generazione  de'FtvetUi  &c.  Confid.  i. 


PanelJ.Cap.FJ/f.  177 

re  vere  uova,  lo  che  fra  le  altre  prove,  che  riferiremo  a  Tuo 
luogo,  dimoflrare  pretende  con  un'Ifloria  (.:)  al  Sig.  Alef- 
fandro  Pafcoli  mandata .  Apri  una  Donna  (  morta  per  ellere         . 
caduta  da  un  Moro  )  recentemente  gravida  ,  e  ciò  appunto  J^"""'' ""» 

r  i.-   ,r     1  ,  r     ,   ,,  ^r    donna  motta . 

per  ricercare,  le  vera  tolle  u  nuova  Ipotcfi  delle  uova.  Ol-  ,^,-  pocotm. 
fervo  amenduni  i  telìicoli,  fuor  dell'ordine  della  Islaturaduri  ,  pò  gravida. 
efcirroji,  la  fuperficie  de' quali  ,  indagata  col  Microfcopio  , 
non  dhnoflrò  cicatrice  alcuna  ,  o  [affetta  indicante  1'  uovo  ufcito  .     ^^^  e/fcrvì 
Per  giugnere  ad  ogni  migliore,  e  più  ficura  notizia  , guardò 7>oa/ftt« <>,(»* 
gl'interni  loro  penetrali  ,  e  vide  nelti  deflra  ov.i]a  foìamente  cicatrici . 
una  gran  vefcichetta  ,d'  un'  umor  giallo  ripiena  ,  intorno  alla  quale 
erano  macchie  gialle ,  che  la  figura  delle  nova  de'  pefci  rapprefeti- 
fat/ano  .  Nella  finiflra   ovaja  parimenti  v'era  una  fola  vefci- 
chetta  ,  polla  verfo  l'eflerna  fuperlicie  della  folica  grandez- 
za, ma  di  un  colore  bianco.  Le  fibre  camofe ,  dalle  quali  fi-     lìtfcrixjtint 
mili  tcfticoli  fono  in  gran  parte  conflituiti  ,  erano  tartarix-  ^H'j,^,^''' 
z,.ne  ,  e  tanto  involte,  che  non  potè  detcrminarfi  alcun' ordine,  '""'  ''' ' 
e  molto  meno  fuppofi  nei  detto  (lato  alcun  moto  meno  delle  me- 
dcfime.  Perloche  due cofe da  quella  olfervazionc deduce,  cioè 
l'impotenza  del  movente,  ed  ildiffitto  delm.bile  ,  anche  ,  fé  la 
Donna  fofle  piena ,  le  quali  arguifcono,  come  l'uovo  non  può 
dalle  Ovaje  all'  utero  per  le  trombe  trafmetterfi .  Con  tal'  occa- 
fione  pofc  alla  difaraina  l'umore,  nell'una,  e  nell'altra  ve- 
fcica  contenuto  ,  e  quello  ,  che  nella  delira  borfetta  fi  rin- 
chiudeva,  non  s'indurò  mai  al  fuoco,  al  contrario  di  quel- 
lo, ch'era  nella  finiftra,  il  quale,  alla  foggia  della  chiara    ^/j.'Y^  '''"' 
delle  uova,  o  del  fiero  quagliabile  del  fangue ,  fi  coagulò  ,  ^L'"ii*' 
il  che  fempre  fuccede ,  quando  le  vefcichette  fono  nello  fla- 
to fuo  naturale,  come  attella ,  d'avere  più,  e  più  volte  fpe- 
rimentato.  Nelle  trombe  nulla  vide  fuora  dell'ordine  della 
Natura;  erano  della  folita  grandezza  ,  come  la  larghezza 
era  nel  fine  più,  che  apprefso  l'utero  maggiore.  In  quello 
utero,  flava  un  piccolo  feto  ,  lungo  appena  la  terza  parte 
del  dito  minore,  perfetto  però,  e  in  ogni  fua  parte  difiinto,  ^ttmiirutit». 
xli  manierachc  il  feffo  mafchile  ottimamente  fi  diflingueva  . 
Così  anche  il  fito  del  feto  era  naturale,  come  puro,  e  diafa- 
no era  l'umore,  in  cui  nuotava. 

15.  Pretende,  che  molte  altre  ofservazioni ,  benché  perla 
gravidanza  diflìmili ,  fatte  in  diverfc  Ova;e  delle  Donne  ren-  j(ifliffionidii- 

Z  danO         /»    Sharaglia 

^^^^____^_^^^_^^___^^_____^_^_^ _^^^_,^^__   centra  i  Fai/- 

,      \    ^         .     .  ,  ^  tttidtUtuova^ 

(a)  De  vivipara  gerietatione  altera  Stepfis.  pag.m.SPS^ 


178    Delle  Vo'uA  delU  femmhje  l  li'ipare . 

dano  la  fua  già  nota  fcnrenza  probabile  :  concioflìachè  la 
maggior  parte  delle  femmine,  che  al  coltello  anatomico  fi 
fottopongono ,  dimoftrale  Ovajc  malamente  affette,  per  lo 

*';•'  che  le  Donne  rarebbono  frequentifiimamcnre  iìerili.  Te  quelle 

cofe,  che  da' Moderni  fi  propongono,  fbfscro  vere.  E  qui 
rcciu  una  lunga  ferie  d'ofscrvazioni-»  fatce  e  da  so  ,  e  da 
altri,  con  le  quali  dimoftra,  che  ora  hanno   le  vefcichcttc 

rf/?/fa/«rff//*^'mj' umore  morbofo  ripiene;  ora  una  fola  borfa  di  fiero  gon- 
notviiiati.  ^  forma  tutto  iitdlicolo,  come  fpefse  volte  ha  veduto  :  ora 
ha  notata  un'  efcr^fcenza  follicolare  unita  aU'ovaja  finiflra  , 
tutta  latolla  di  materia  fanguigna  ,  e  di  una  mirabile  rtrut- 
tura  di  vafi  internamente  arricchita;  oragli  fono  apparfe 
le  ovaje  fenza  un  minimo  veftigio  di  vefcichettc  ,  e  ad  altri 
coaglobetti  di  peli,  di  fevo,  di  marcie,  e  ftr.inamentc gua- 
de» e  diflformare,  come  raccontano  il  Ridano,  il  Vefalio, 
il  Marchetti,  il  f allopio  ,  il  Baviiio  appreflb  ScheiKhio  , 
l'Eintzio,  il  Dolco,  e  firaili. 

zo.  In  un  altro  luogo  fa  la  notomia  dell'  Ovaja  (4)  per 
Anatomia  darne  un  ufo  nuovo,  del  quale  parleremo  a  fuo  luogo,  vo- 

4tll'ova]afat-  j^^Jq     (.j^g  j-^  fy^   fabbrica  corti  pdncipalmcntc  di  un  corpo 

1*  dallo  Sba-  e-,       r        i-  •       i-        r    r  C.r  ..' 

^„i,a  _  fibrofo ,  di  quantità  di  vafi  fan^uigni ,  a  maraviglia  inueme 

av^ilupati,  e  ripiegati,  ed  avco  di  un  -al  tra  fona,   di  vafi ,  cIm 
va    rt-  1    f^^P^'  ^"^  P"^^  "Z^o/rd   nel  mezzo  del  tcflicolo  d' ima    fiacca,  che 
*»■  fcoptrt'i .      cotitenrbano  limpidiffìma  linfa  ,   che  ftima  per  avventila  di  quel- 
la condizione,  che  nelle  vcfcichette  fi  trova.  Confeglia  ,  checca 
più  diligenza  quelli  vafi  fi  cerchino,  per  potere  giudicar  me- 
glio di  loro  .  Confefla  ancora  di  avere  trovato  in  una  Vac- 
■Corfo  j«<j//o e/,  ca  pregna   un  corpo  giallo  fhiato  d' infide  groTidexza  ,  il  quali 
^j^,f'°  ^"'^'  fpuntava  molto  in   fnora  verfo  la  parte  efìertu  del  tefìkol» ,  di 
lUatuWfvàc-  ^'^"^^'"'^'^^^^  ^"^  ^'  ^'"  miggior  parte  occupava  ,   protcftandofi  di 
Àt.  avere  veduto  quello  fenomeno  non  una  volta  fola  ,  ma  più 

e  più  fiate  in  quella  razza  di  bruti  -  Sotcopofe  in  oltre  le 
Vtfiithitti  ^  vefcichette  al  Microfcopio,  e  guardò  l'una,  e  l'altra  loro 
natura  glan.  fupcrficie ,  la  quale  fofptttó  dal  modo  ftng«Lve  della  f(iflanz.a 
duhfa.  fua.  non  cffere  femplicemente  ni  e  7,1  brano  fa  ,  e  fc  fofTe  lecito  ,  dice  , 

indovinare ,  egli  la  crederebbe  di  natura  glah.dulcfa ,  del  che  a 
lui  pare  ne  faccia  fede  l'interna  lor  Aiperficie  ,  onde  U  giu' 
dica  deflcHate  alla  fcparaxione  di  qualche  lUttfà  &t.  del  qual'  ufo 
ne  parleremo  ancor  no»  a  fuo  luogo,     tiii'i*'»*»"  ■ 

ZI. Con- 
fa) De  Vivipara  Gencrat.  Scepf.  pag.  iu^^^i.  554. 


PaiuII.Up.VIII.  ij9 

xr.  Conchiudiamo  con  una  fpcrienza  fatta  dal  diligentif-  Bfptrhnxa  itt 
fimo  Sig.  Nuckio  (  «  )  il  quale,  per  aflkurarfi  ,    fé  quefto  ^"'^^"'• 
fiftema  al  vero  s'  appoggiava  ,  aperto  deliramente  dal  canto 
fmiftro  l'Addomiiie  d'una  Cagna  dopo  il  terzo  giorno  dell'  LtgiH jìni/lr» 
unione  col  mafchio,  cavò  il  fìniftro  corno  dell' utero ,  e  nel  f"'"'"^'' "'''*■ 
mezzo  (Iretcamence  legato,  lo  ripofe  al  fuo  luogo  .  Vide  in 
quel  mentre ,  che  1' Ovaja  finiftra  era  gonfia  di  due  maturi 
follicoli  ,  d.-ncro  i  quali  T  uovo  fi  cela  ,   ed  a  fuo  tempo 
sbocca .  Sanata  in  pochi  giorni  la  piaga ,  lafciò  la  cagna  in 
libertà,  che  ripigliata  dopo  venti  un  giorno,  e  riaperta,  fco- 
pri  due  feti  fra  la  legatura,  e  1' Ovaja  finiftra,  ma  la  parte 
fotto  la  legatura  affatto  vota.  Nell'altro  corno  dell'  utero, 
che  intatto  lafciaco  avca  trovò  tre  feti,  regolarmente  difpo- 
fti,  come  tre  follicoli  voti  erano  in  quella  ovaja.  Dalla  qua- «f^W/y^wrii 
k fpcricnza ,  dice,  eflcre  manifefiilTimo,  uvHlaulterm ,qHatn''' J'"""^" 
€d  i.Tatttram  propelli  non  potH.ffe  ,  &  in  ipfis  ovnlis  aura  femi-    ^  '  ""'"'  " 
tmIì  fxcHììdatis  fxCHS  qth-erendos  ef[c  ,  non  vero  in  [emine  virili. 

XI.  M.i  atìai  di  oHervazioni ,  e  di  fperienze  ,  e  diftoric;  K'fff!<">i^e!!" 
maravigliandomi  force  ,  come  inungiro  così  breve  d'anni  (■^^^■^"'""''J''''' 
ftato  oJierrato,  e  fperimentato  tanto,  e  cosi  poco  fi  fiacon- 
clufo,  pjrJa  diverfità,  varietà,  anzi  contrarietà  delle  offer- 
vazioni,  avendo  in  molte  particolarità  veduto  quafi  ognuno  , 
o  almcn  creduto  di  vedere ,  conforme  il  fuo  prima  concepi- 
to, o  immaginato  fiftema  ,  e  non  efattamente  conforme  la 
i-^ra,  e  mirabile  bruttura  di  quelle  parti.  Noi  però  c'inge- 
gneremo di  far  vedere,  che  la   verità  è  fempre  la  fteffa  ,  e 
che  quafi  tutti  hanno  veduto  preflfappoco  lo  fteffo,  quantun- 
que tutti  non  abbiano  immaginato  lo  fielTo  ,  né  creduto  di 
vederlo,  né  dedotte  leconfeguenze  medefime.  Oltre  gliAu-    Autori  ^  cbf 
tori   citati  hanno  parlato  delle  uova  delle  femmine  vivipa-  j^z/fLC^"/! 
re  Toramafo,  e  Gafparo  Bartolini ,.  Daniel  le  CI  ere  ,  Gìo:  j'f^^'^/'^'  " 
Van-Hbrne,  Swamm:rdamio  ,  Teodoro  Kerchringio  ,  Gio: 
Alfonfo  Borello  ,  Conrado  Ptyero,  Carlo  Dreiincurzio ,  il 
Sig.  Blegny  )  il  Sig.  di   San  Maurizio  ,    1'  Elfolzio  ,   Von- 
derbecte  ,  il  Pafcnli  ,  ed  ultimamente  n?l  fuo   Teatro  Ana- 
tomico il  Chianfiiino  Sig-   Mangeti  ,    tralafciando  un   nu- 
mero incredibile  di  altri  Autori  ,  molti  de' quali,  quantun- 
que abbiano  di  materia divcrfa trattato,  hanno  però,  difcor- 
rcndo    della  Generazione,  tutti  accordato,  che  anche  ne'  vi- 
vipari fegua  dall'uovo,  Jo  che  andcremo  ne' fegucnti  Capico- 

Z    r  li. 

(a.)  Cap.  VII... 


I  8  0  Delle  Vo<z!a  delle  Femmine  Finjipare . 

li  diraminando,  e  dimoftrandone  la  maniera:  parendo  a  me 
cofa  oltremodo  ftrana,  e  curiofa ,  che  tanti  un  fatto  confefr 
lino,  e  cosi  pochi  le  vere  uova  conofcano,  e  fappiano  ,  co- 
me fcgua  quefta  veramente  ole  Lira ,  ed  in  cjuegli  alti  nafcon- 
diglj  ,  ed  ultimi  penetrali  ,  quafi  difli  ,  impercettibile  t'ac- 
cenda . 

CAPITOLO       IX. 

Hiflefftor.i  intorno  tutte  le  premefjs  fperienxe ,  ed  offervnx.ioni . 

A  Dura,  e  malagevole  fatica  ora  m'accingo,  Illuftrifs.  Si- 
gnore ,  per  dover  giudicare  fopra  un  numero  cosi  gran- 

Autó'i'"""  J^  >  ^  cosi  diverfo  d'olfcrvazioni  ,  fatte  tutte  intorno  una 
cofa  medefima  da  valenti  Anatomici,  a  cadauno  de' quali  fi 
dovrebbe  preftar  piena  fede,  trattandoli  di  materia  di  fatto, 
o  di  cofe  con  gli  occhi  propr;  vedute,  dcfcritte,  ediligente- 
mente difaminate.  E  pure  ad  alcuno  è  nccelUirio  negarla,  ac- 
cordarla ad  altri ,  ad  altri  interpretarla  ,  e  far  vedere,  chequaf» 
tutti  hanno  egualmente  veduto,  benché  diverfamente  giudi- 
.      ,.,,  caro-  Proccureròdunque  con  incredibile  fatica,  con  ri  veren- 

At^eri",  '  ts  roffore  ,  e  con  inalterabile  /lima  verfo  d'ognuno,  d'ac- 
cordare il  veduto,  particolarmente  nelle  cofe  più  eflenziali, 
e  dalle  quali  tutta  la  verità  di  quella  dottrina  dipende,  mo- 
ftreròin  ciò,  che  tutti,  o  quafi  tutti  convengono,  e  in  ciò, 
che  difconvengono  ,  accennerò  gli  abbagliamenti,  e  donde 
nati  fieno,  e  ftabilirò  in  fine,  o  almeno  cercherò  di  ftabili- 
re  il  più  vero,  indicando  finceramente  l'ancora  ofcuro  ,  e 
che  ulteriori  diligenze  ,  e  dirò  anche  fortuna  ricerca  ,  per 
metter  fuora  di  ogni  acerba  difputa  qucfla  nuova,  ma  ,  fé 
Dio  mi  ami,  la  più  vera  fentenza  d'ogn' altra.  Non  parerà 
KKt^ìth  di    -^  ^^  alcuno,  ch'io  abbia  fatta  una  cosi  copiofa  raccolta 

nfinrt     tutti  v,      .■  •       •  1-      /■        •  1        •  •  /•  1 

U ijfiTva-ioni  ^  ollervazioni  ,  e  di  efpericnze  altrui  ,  e  mie  ,  a  una  fola 
'  materia  fpettanti  ,  per  pompa  d'erudizione  ,  o  per  volontà 
di  criticare  uomini  di  prima  fama,  e  che  tant' oltre  fentono 
nc'mifterj  della  Natura,  imperciocché  in  una  cofa  ancor  dub- 
biofa ,  e  da  non  pochi  novamente  contraftata  ,  mi  faceva 
meftieri  d'una  continuata,  e  lunga  ferie  di  fperienzc,  e  di 
olTervazioni ,  che  impoffibile  riufciva,  che  da  me  folo  far  fi 
potelTe ,  e  per  fare  la  quale  concorfe  a  favorire  il  fortunato 
Arveo  fino  una  Reale  potenza  :  laonde  fono  fiato  da  pura 
neceffità  guidato  a  quefta  non  inutile,  nédifdicevolc  fuica, 

per 


Parte  II.  Ckp.nil.  i8i 

per  cavare  da  uno  ciò,  che  non  ha  veduto  l'altro,  confron- 
tare il  veduto,  e  da  più  ftorie  una  fola  ftoria  facendo,  e  co-  p^  ^  p:,>^<,. 
me  fopra  una  tavola  una  si  ricca  fila  di  olferva^ioni  ponen-  ri,  un.,  fola 
do,  raccogliere  in  un  batter  d'occhio  il  frutto    maturato  in  /?""■"• 
tanti  anni  di  cosi  fpinofe  fatiche,  e  far  di  tutti  un  folo  la- 
voro, ma  nella  lode,  e  nell'utile  a  tutti  comraune. 

i.  Cavo  primieramente  dalle  fperienzc  ,  ed  olTervazioni  simtmnfab. 
concordi  dell'  Arveo  (  ^)  del  Graaf(6)  del  Verheyen  {e  )  bmaìifao. 
e  d'altri,  non  e/ferc  neceflario,  ch'entri  tutta  la  foftanza  , 
o  corporatura  del  femc  dentro  l'utero,  e  fé  v'entra,  come 
fovcnte  accade,  che  cola  relli ,  mentre  per  alcuni  giorni  do- 
po il  coito  tutti  concordano,  che  nulla  d'oviforme  ,  né  di 
concetto  in  quello  (i  vede . 

3.  In  fecondo  luogo,  che  la  grande  Opera  della  genera-  g,„,,^;,„,j^ 
zione  fi  fabbrica  certamente  ne' teflicoli ,  0  per  meglio  dire,^^^  cettaminte 
nelle  Ovnje  delie  femmine  ,  veggendoll  in  tutte  un'  infigne,  m'TeflicoU^e 
e  molto  palpabile  mutazione,  come  ognuno confeffa,  eccet-  ^^-v'  <'''^ 
tuato  r  Arvco:  ponendo  però  contra  queflofolo  le  oflerva-  ''''"'"• 
zionidi  tanti,  e  fcgnatamenteriguardoalle  Uaine,  delle  qua- 
li e'  parla,  quelle Yitte  dal  Pejero,Crf)  e  da   noi  ftefll(e)  . 

li  Signore  Sbaraglia  (/)  benché,  sé  nolente  ,  e  contraftan- 
te ,  confefTa  ,  come  nell'  Ovaja  d'  una  Vacca  e'  vide  il  cor- 
po giallo,  e  nel  narrare  la  Scoria  della  Donna  caduta  dal  Mo- 
ro (^)  defcrive  pure  non  accorgendofi,  lo  fteffo,  come  di- 
moflreremo,  quando  alle  fue  obbiezioni  daremo  una  com' 
pinta  rifpofta  .  Lo  che  tutto  conferma  la  celebre  fperienza 
del  Nuckio(/;). 

4.  In  quarto  luogo  è  chiaro ,  tanto  apprellb  gli  antichi,  quan-  xeaicoli  Jiir- 
tei   moderni  Anatomici,  efTereuaa  diverlìflìma  bruttura  irz  uomo  a  fatta 

i  teflicoli  delle  femmine,  e  que'  de'  mafchi  ,  eflenJo  c^vl^i  divirjf da  qu$' 
un'invoglio  di  glandule,  fimili  a  canti  intcflinctti  ,  che  [j^  dilla  donna . 
molta  parte  alla  foggia  di  una  matafl'a  di  refe  fi  fviluppano 
e  quelli  un'  ammalio  di  vefcichette,  piene  nello  flato  lor  na- 
turale di  limpidilFima  linfa  ,  al  fuoco  ,  alla  maniera  della 
chiara  dell'  uovo  fempre  quagliabilc,  oltre  la  materia  glan- 
dulofa  ,  di  colori  di verfi  inanimali  diverfidefcritta  ,  e  un' an- 
damento molto  variato  de'  canali  Sanguigni ,  e  di  fibre  d'ogni 
maniera .  5.  E' 

(a)  yediquì  Cap.ó.num.^.  (b)  Cap.6.nnm.  ij. 
(  e  )  C(tp.  8.  tium.  1.  5.  5.  (  d  )  Cap.  6.  num-  15. 
(e)  Cap.'^.num.  i.  (f)  C.tp.^-nnm.xo. 

(  g  )  Cap.  8.  mm.  18.  (  h  )  Cap.  8.  num.  i  i . 


1 S A     Delle  Z/a-z  A  delle  Femmine  Viojipare , 

5.  E'manifefto  dalle  OfTervazioni  fatte  dal  Malpighi  (4  ) 
tr,^7Jf!^!!^  da  Noi  (  i  )  ed  mnocsntementc  dallo  netìo  Graaf  (  e  )  dal  Ver- 

*''*' heyen  (  (/ )  cdaalrri,coineil  carpa  giallo  ,  0  gls7idjdùfo  non  fi  gei- 
nera  folamcncif  dopo  la  fecondazione  dell'uovo,  ma  molto 
prima  >  andandoli  appoco  appoco  fviluppando  ,  e  macmando 
fino ,  che  fia  nello  flato  di  affatto  manifcllarfi,  e  di  dar  fuo 
ra  l'uova. 

6.  E'  pur  fìcuro,  che  quefto^  corpo  glanàulafo  è  cavo ,  e  di 
c«r;i<)x;a;/#ni3ravig)iora  bruttura  ,  e  come  ,  prima  ,  che  da   lui    efca 

quali fia..      j'uqvo,  o  il  concctto,  s' apre  nella  Tua  papilla  ,  per   offer- 
vazione  del  Malpighi  (f  )di  me  rte(To(/}  dclSig.  Vernev  (g) 
del  Sig.   Linre  (h)  del  Graaf  (  O  e  d'altri ,  e  quantunque 
fia,  conforme  i  divcrfi  animali  di  colore  per  lo  piùdiverfot 
come  ho  accennato,  e  paja  pure  alcun  poco  di  bruttura di- 
verfa  ,  come  anche   tuna  1'  Ovaia ,  e  particolarmente  delle 
Cavalle,  edelle  Afine,  queftonulladimcno  non  varia  l'efsen- 
za  della  medefima,  e  forfè  ciò  legue  conforme  la  prefla  ,  o 
tarda  maturazione,  e  conforme  portano  più  ,   e  meno  i  feti 
nell'utero,  o  per  qualche  altra  ancor  occulta  cagione. 
Crifcnio  il     1'  E'  f'-io'^-'»  '^i  dubbio,  chc  quando  crefce  il  c()rpo  giallo, a 
icipo  giallo  ^gUndulùfo,  quafi  tutte  le  vefcichette   dell' Ovaja  fi   votano  , 
dicrtftono  le   bsnchc  Vene  fia  un  folo,  come   accade  nelle   Vacche,  nellt 
wfdcittif.     Donne,  nelle  Pecore,  nelle  Capre,  e  fimili,  che  per  lopiii. 
un  feto  folo  parcorifcono ,  o  fé  più  vene  fieno  ,  come  nelle 
Scrofe,  nelle  Cagne  ,  nelle  Tope  ,  nelle  Coniglie  &c.  con- 
forme le  ofservazioni  del   MaJpighi,  le  noflre,  e  d'altri  ne! 
già  citati  luoghi . 
.        8.  Egli  è  pure  incontrafiabile  ,  che   le  vefcichette  linfati- 
2;''//"'^'''*che,  come  ofiervò  il  Sig.  Mer>'  (U  per  relazione  del  Sig.  Fon- 
fojfeno  mai     tanelle ,  fono  così  altamente  radicate,  e  legate  da  fibre  ,  da 
/tauarjf,        membrane,  da'vafi,  ch'egli  è    imponibile,  che  fi /lacchino, 
ed  efcano.  Così  notò  con  grande  faviezza  anche  il    Signore 
Sbaraglia  (i) così  Verncy  il  Seniore,  cosi  Lamy,  così   l' in- 
comparabile M.ilpighi,  e  cosi  noi,  fé  pur  è  lecito  il  corro- 
borare 

(  a )  Cap.  z.  ».  1 4.     (b) Cap.  j . 4.  5. /n  moltiffimi  luoghi .. 
(c)  C..p.6.n.  ip.     (d)  Cap.S.n.i.     (t)  Cap.  x.n.ó.e ftq. 
(  f  )  Cap.  ;.  4.  5.  in  molti  luoghi .     (g  )  Cap.  7.  n.  i.  e  feguenti . 
(h  )  Cap.  7.  n.  IO.  efeguenti .. 
(i)  C^p.ó.  in  mylti  luoghi. 

(k)  Hi[ì.  de  l' Scader».  RoyaU des  fciences  &c.  ,/ia,ljQ\. 
(;ì  )  De  Vivipara  Cencr.  Scepftt  cSt.. 


Parte  n.Cap.  IX.  183 

borane  con  altre  l'cùttiffimc  odervazioni  di  sì  valeati  Mae^ 

9.  E  ancor  chiaro,  che  le  menzionate  velcichjttc  linfa-  nonfonouova, 
tichc  non  fono  uova  ,   conforme  Jc  offcrvazioni  i.z\  Jodaco 
MaJpighi  {a)  conforme  quelle  del  Sig.  Sbaraglia  (  h  )  con- 
forme le  noftrc,  (e)  e  di  alcuni  alrri ,  quantunque  pochi  , 

lo  che  andcrenao  Tempre  più  dimoftrando  ,  e  mettendo  in 
buon  lume,  per  effcre  uno  fcoglio  ,  in  cui  anche  i  feguaci 
della  fentenza  della  generazione  de' vivipari  dall'uovo  fono 
innocentemente  urtati . 

10.  Si  flabilifcc,  che  i  tefticoli  delle  Donne  fono  necefsa-  TeftUoU  ddi, 
riiffimi  alla  generazione,  centra  l'oppinion  di  coloro  ,  che  f """>>"'  "«•- 
cotanto  gli  fprezzarono,  e  ciie  ardirono  chiamargli  piutto-  ^^^"„^J- 
fto  Tefìium  cadavcra,  che  tefles ,  ciò  deducendo  si  da  tante  of-  ^'^""'^'*' 
fervazioni  riferite  negli  antecedenti  Capitoli,  si  dal  vederfi, 

che  cavati  i  mcdefimi,  reftano  per  fcrapre  infeconde  le  Fem- 
mine . 

11.  Reda  pure  collocato  in  chiara  luce,  che  dal  forame,     TJal forami 
che  naturalmente  s'apre  nella  papilla  del  corpo  glandulofo  j^^" ''''^'"'' 
efce  un'uovo  ,    0  un  concetto  ,   o  un  coinpollo  oviforme  ,  'm7>iu!l'%r 
dentro  cui  fi  rinchiude  tutto  il  feto,  come  da  tante  ofserva- 

zioni  dtìl  Graaf,  del  Malpighi,  del  Verhcjcn  ,   degli  Acca-  Vtdi  i  ruddtt. 
demici  Francefi,  e  noftre  già  riferite  fi  fa  palefe,  e  come  in  *•  capirci, . 
un  Capitolo  a  bella  porta  dimoftrercmo. 

\z.  Che  la  Tromba  s'accorti,  e  che  inghiotta  ,  per  così 
dire,  il  concetto,  0  l'uovo  ufcito  ,  e  col  fuo  moto  pcriftal-  j-romba*' 
tico  dentro  l'utero  lo  porti  ,  è  gii  ftato  con  gli  occhi  fteffi  cojia^tponaìi 
da  noi  ,   e  da  menzionati  Autori  d' incorrotta  fede  veduto  ,  toncttu  «/r 
lo  che  fempre  più  faremo  palefe  nc'fcgucnti  Capitoli.  ""'''. 

ij.  Che  qucft' uovo  non  s'attacchi  fubito  all'utero  con  le      ^^^  ^ 
radici  della  Placenta  ;  ma  afpccti ,  che  quefta  germogli ,  ed  attacca]°ub't» 
cfca  dalle  membrane  inrolventi  lo  rtcfso,  è  ftato  dall'Arveo,  air  utero. 
ii[  Graaf,  e  da  tanti  riferiti  negli  antcccdcati  Capitoli  con- 
fermato. 

14.  S'è  pure  ne' luoghi  detti  da  moltiplicate  ofservazioni 
dimortrato,  che  l'uovo,  fubito  giunto  nell'utero,  vadano-  ^''"*"n!'''' 
tabilroencc  crcfcendo,  con  ^ifsorbirc  una  puriffima  nutritiva  "°^*"'   *^'* 
linfa  da' pori  fuoi,  (  come  le  uova  de' Serpenti,  delle  Lucer- 
tole, 

(ti)  Vedi  qui  Cap.  z.  in  var']  luoghi. 

(h)Cap.  8.  num.  io.  e  Cap.  i8. 

(  e) Cap.  4.  rum.  i.  e  Cap.  i8.  rum.  »  T- 


1^4   Delle  Vo'Z'a, delle  Femmine Fi'zipare . 

tolc,  de' Camaleonti ,  e  firnili  dall'umida  terra,  comentlla 

mia  Storia  del  Camaleonte  Affricano  ho  defcritto  ,  )  finche 

piantate  le  radici  riceva  dalla  Madre  un  nutrimento  piiico- 

piofo,  e  più  forte,  e  fecondo  alcuni  fegua  anco  a  riceverne, 

a  mò  di  rugiada,  da' pori  delle  membrane. 

,         .       15.  Premerle  quefte  verità,  che  non  fono  già  fuppofli;  ma 

J'flnò  InTn'^^^^  <^'  fatto,  delle  quali  Ognuno,  che  non  abbia  Ictraveg- 

/'upptfie'.        gole  agli  occhi  ,  fi  può  fempre  certificare,  dico,  che  finora 

è  bene  fiata  creduta  per  vera  da  un  popolo  ,  dirò  cosi ,   d' 

Autori  Moderni,  l'oppinione,  che  l'uomo  ,  ed  ogni  bruto 

nafca  dall'uovo,-  ma  fia  detto  col  dovuto  riverentiffimo  rif- 

Vrfci:betu  pgfto  ^j  ogHuno  ,  ncn  hanno  ,  eccettuato  il  Malpighi  ,    e 

"nUme"  Zvs   forfè  pochi  altri,  conofciuto ,  qual  fia  il  vero  veriffimouo- 

Tcntra  il  ce.vo,  mentre  le  vefcichette  linfatiche  non  lo  fono  certamente, 

wiintpartrt.   come  abbiamo  detto  ,    e  come  anderemo  fempreppiù  dimo- 

ftrando  ,   eh' è  flato  uno  de' principali  motivi  ,   che  mi  ha 

niofso,  a  ricercare,  fra  lo  fcempio  di  tanti  animali,  lave- 

V  ■■  h      '■'^^ ■ 

ìcieubttte      ^   j^   vefcichette  adunque  non  fono  altro,  che  una  fpe- 

tit^iandult.    Zie  diglandule,  la  Itruttura  delle  quali  ,  alsai  elegante,  m 
niuno  animale  meglio  ,   che  nell'ovaja  d'un' Afina  vecchia 
(a)  fcoperfi  ,   lo  che  molto  bene  conobbe  anche  il  Signore 
Sbaraglia  ,   (  6  )  e  prima  di  tutti '1  mio  riverito  Malpighi  . 
Tanto  è  ingegnofamente  gelofa  la   Natura  nella  formazio- 
ne, e  in  un  perfettiffimo  raffinamento  di  quel  fugo,  che  de- 
ve andare  la  prima  volta  ad  irrorare  la  tcneriffima  ,   e  dirò 
jlaffinamcBto  ^  ^oflri  occhi  invifibile  macchinetta  del  corpo,  chefpuntar 
fi/c-j'I/pr/.'lève,  come  un  germe,  dal  calice,  che  non  è  contenta ,  che 
mogirmi.     'fi  depuri ,  eaffottigl;  cento  ,   e  cento  volte  nel  circolare  col 
fangue,  e  co' fieri,  pafTando,  e  ripagando  per  tanti  vagli  , 
e  colato);  ma  vuole,  che  di  più  nell'avvicinarfi  al  gran  la- 
voro ,  torni  3  vagliarfi ,  ed  a  puriiicarfi  nelle  fuddette  glan- 
dulc  vefcicolari,  d'indi  paffi  nel  calice  ,  che  non  è,  che  il 
corpo  giallo,  o  glandulofo  defcritto  ic)  con  tanti fifoncini, 
agguifa  d'inteftinetti  ravvolti  ,   o  minutiflìme  glandulette  , 
dove  di  nuovo  pure  ii  feltra ,  ed  affottiglia . 
tìintroiìca-     i  y.  In  qucflo  calice  fta  tutto  l'ultimo  artifizio  della  gene 
iict  <''//'""^- razione ,  in  queflo  è  nafcofto,  come  nel  grano  di  unapian- 

tutto  /■  artifi, "-^ 

\io  della  gtnt-  """        ~"^         — —^—^—^—— ^— ——■—.— i—^.-.—.™»——— — 
raiìont   ,■  ma  (  a  )  Fedì  qui   Cnp.   4.  nuitì.  1.. 
vwitt  eeculto .  (  b  )  Cap.  8.  mm.  10. 

\z)Veii  Cap.  3.  4.  y.  in  varj  luoghi. 


Parte  n.Cap.  IX.  igj 

ta  tutto  il  fegreto  della  futura  pianta;  ma,  Dio  buono '.con 
così  fina,  e  minutiflìma  maeftria,  che  fi  ftancano  gli  occhi, 
e  le  mani  per  ifcoprirlo,  e  quando  fovcnte  ci  crediamo  ,  d' 
averlo  fcoperto ,  noi  dolenti  ,   ci  fugge  ,   e  fiamo  sforzati  , 
tornar  da  capo,  per  ritrovarlo.  Io  fono  pcrfuafo,  che  l'uo- 
vo, o  l'invoglio  continente  il  feto  fia  nel  centro  di  quello       pia/Cg^ 
calice,  io  beniffìmo  veggo,  che  qui  la  macchinetta  fi  gene-  j,jixut^,T 
ra,  o  fifviluppa,  e  matura,  e  che  perle  trombe  in  grembo 
all'  utero  difcende  ;  io  pure  ottimamente  veggo  ,  che  fenza 
quello  non  fi  da  generazione  ,  ne  fecondazione  nell'ovaja  ; 
ma  con  tutte  queftc  vedute,  che  fono  infallibili,  io  non  veg- 
go con  quella  chiare^za,  che  deddero,  l'uovo  fpuntar  dal 
calice,  attaccato  al  calice,  crefciuto  ,  (piccato  ,  e  dal  me- 
defimo  ufcente.  E  pure  io  fono  ficuro,  arcificuro,  che  colà  ^' ^'«bìara^di 
vi  è  quello  lavoro,  perchè  io  ,   e  tanti  di  me  più  faggi  ,   e  ^^IjJJ'"^^'" 
più  prodi Offervatori,  l'abbiamo  veduto  ufcito  ;  ma  uCcko  tutta  diarei. 
con  tal  fegretezza  ,   e  mirabile  induflria  della  gelofa  Natu-  xa  il  viro  a». 
ra,  che  né  nella  bocca  della  papilla,  né  nel  tubo,  chemet-  '^"^l"'"!'' "' 
te  foce  in  c(Ta ,  né  in  quella  linfa  ,  che  tutto  annaffia  ,   né  '"J^Ji/'^^' 
prima,  che  in  quella  nuotafle,  né  dal  fuo  gambo  nel  mifle-  ,^^, 
riofo  calice  pendente,  come  maturo  frutto,  l'ho  mai  potuto 
vedere  con  tal  franchezza,  ch'io  giuraflì  ,  d'averlo  ficura- 
mente  veduto. 

i8.  Ma  veggo  ftrabiliare  V.  S.  Illuftriffima  in  vedermi  fe- 
del  difenfore  delle  uova  de' vivipari,  e  poi  negare  non  folo,    comcfi^tdi- 
che  quefle  non  fieno  le  vefcichette  linfatiche,  come  tanti  Va- ''"'^'"■'  '''"', 

i*--i  r  1  1-  /-■    uova  .  e  non  U 

Icntuomini  hanno  (inora  creduto;  ma  dire  con  tanta finceri-  abbia eon ficu. 
tà,  e  ficurezza ,  che  non  le  ho  mai  dentro  il  calice  vedute,  nx-.a  vedutt 
e  né  meno  nella  papilla,  o  negli  altri  accennati  luoghi  den-  ntil-ovo]». 
tre  la  circonferenza  dell'ovaia  .  E  non  folamente  non  le  ho 
vedute  io;  ma,  fé  leggerà  con  attenzione  tutta  la  ferie  delle 
oflcrvazioni  del  Graaf  nelle  coniglie ,  del  Verheyen  ,   e  di 
tanti  altri,  non  troverà  giammai,  che  dicano,  che  dentro  il  Juuov^ln 
calice,  o  attaccato  a  lui  ,   o  nuotante  nella  fua  linfa  abbia- _/f;«rr^^a. 
no  veduto  l'uovo;  ma  folo  dentro  le  trombe,  odentro l'ute- 
ro, maravigliandofi  intanto  il  Graafcon  tutti  i  feguaci  fuoi, 
come  le  vefcichette  linfatiche,  ch'effi  hanno  prefo  per  uova, 
fieno  nell'ovaja  grandi;  ma,  quando  fono  entrate  nella  trom-  Ahhailiamfr.. 
ba-, -dieci  volte  più  piccole  apparifcano,  lo  che  appreso  di  'XJ/'JXi' 
me  pare  un  manifefliffirao  fegno,  che  quelle  non  fieno  le  uo- 
va, avendo  fatto  tutti  d'accordo  un  folenniffimo  abbaglia- 
mento, non  tornando  a  rimpicciolire  le  uova  la  Natura  giam- 
■     Aa  mai» 


^1^19  Alalo 
rr.KB    parlnn- 


I  8  6     D.-lle  Vo-vadelU  Femmine  Fi -oipetre . 

mai,  ma  femprc  aumentandole,  fc  il  contenuto  fetoaumcn- 
lare  (i  debbe,  come  in  tutti  i  generi  delle  beftie  ovipare  ,  e 
in  tutte  le  grana,  o  nelle  frutta  delle  piante  ,  (  che  fono  le 
uova  loro  )  s"o(Ierva.  Ma  non  folamentenc  io,  ncilGraaf, 
ne  altri  candidi  efpofitori  delle  olTervazicni  fue  hanno  vedu- 
te le  vere  uova  ne'  menzionati  lìti,  ma  né  meno  i  primi  Ana- 
tomici dell' Italia,  tutti  miei  fingolariffimi  amici  ,  co' quali 
iii,ofcriver,c'.o  ho  parlato  ,  o  a' quali  ho  fcritto  ,  e  molti  ancora  fuora  d' 
con  firn  er.  ti.  Italia,  le  hanno  ne'detti  luoghi  vedute,  contuttocchè  vi  ab- 
aW Autor,  ha  bj^no  ufata  ogni  fcrupolofa  attenzione  ,  per  rinvenirle,  ed 
uova  tire  nttr  ""°  ^^  P'"  deftri ,  ed  oculati  e*;  le  ha  meco  p'.u  volte  (nel 
otaja.  tempo  ,  che  le  papille  erano  già  aperte  ,  e  quella  Tua  linfa 
gemevano  )  diligentiffimamcnte  indarno  nelle  Cagne  ricer- 
cate. 

ip.  Il  fole  Malpighi  (.7)  ch'io  fappia^ìl  folo  Littre  (i) 
Autori ^chiU  ji  sig   Verney,  e  forfè  pochi  altri  con  molta  confidenza af- 
annove  ute .  ^^^\^^q^q  ^    d'avcr  vcdutc  k  uova  nel  Calice  ;  il  primo  due 
uova  in  una  Vacca,  il  fecondo  un  tino  col  feto,  ancor  den- 
tro il  calice  in  una  Donna,  con  altre  uova  pure ,  e  dentro,  e 
nodejiia  MI'  ["or  dell'  ova]a ,  ed  il  terzo  parimenti  dentro  il  calice  ne  vide  . 
Autor,  y  erif.  Io  non  ho  coraggio  di  contraddire  ad  uomini  sì  grandi ,  e  di 
pttio  agli  al.  una  fede  piena  degniffirai ,  e  né  poflb  ,    nò  voglio  negar  Ic- 
'"  ■  ro,  che  non  abbiano  veduto  tutto  ciò,  che  hanno  confcgna- 

to  alla  memoria  de'  Porteli,  ma  folo  invidio  la  lor  fortuna  , 
e  della  mia  mi  lamento,  e  rimbrotto,  perchè  non  mi  ha  fat- 
to mai  vedere  con  evidente  chiarezza  quefto  tanto  fofpirato 
fenomeno.  Ne' feguenii  Capitoli  però,  tutte  le  Storie  breve- 
mente disaminando,  mi  farò  lecito  di  rapportare  ciò  ,   che 
potrebbe  dire  alcun' altro,  e  fegnatamente  ,  fé  fofTe  vivo  lo 
rtrepitofo  Sbaraglia  ,   non  io  ,   ncn  volendo  mai  perdere  il 
dovuto  rifpetto  a'primi  lumi  del  pacato,  e  del  prefente  Se- 
colo, e  proteflandomi  ,  di  non  negare  a  loro  la  fede  ,   ma 
fcmplicemcnte  riferire  ciò  ,    che   potrebbe  venir  in  mente  a 
chi  volelTe  negarla . 
C>^"^*fio»'       io.  Non  oftante  quefte  difficultà,  o  quell'ultimo  da  me, 
*'oiitidt  /"^'-  ^^^  ^''^'"'  ^"^'*^'  "°"  "^^'  veduto  fenomeno,  che  farebbe  quel- 
w.  '  lo,  (  fé  fofle  più  facile  a  farfi  vedere,  )  che  darebbe  l'ulti- 

ma 

C)  L' Illulìnffimo  Signor  Mjrgagni  y    "Primario  diatomico  deU[ 

Z/nivcrfttà  di  Tadova . 
(z)f^edi  qui  Cap.  %.  num.  11. 
(b)c<rp.  7.  in  più  luoghi. 


Parte  IL  Cap,  IX.  187 

QU  raaao,  e  tutto  il  lume  aqueftoSiftenu,  incontraftabilc^ 
e  diraoftrato  rendendolo,  nonoflancc,  dico,  quefta difRcul- 
tà  di  fcoprire  attaccato  al  fuo  calice  ,  o  in  altro  fito  dentro 
il  raedefimo,  o  nella  papilla  l'uovo,  io  fono  perfuafo,  che 
vi  ila,  o  almeno  un  non  so  che  d'analogo  all' uovo,  ma  co-    Ptrquaics. 
il  limpido,  cosi  trafparentirfimo  ,  teneriùirao  ,   e  dilicato  ,&•»"'    "<"»  /f 
che  non  fi  renda  {oggetto  alia  rozzezza  della  noftra  vifta  ,  ^'Si"'^  f""'- 
ne  della  noftra  mano,  0  che  per  quanto  gentilmente  fi  ma-  ^,''"      "' 
neggi,  e  (1  tocchi,  quando  è  Li  dentro  ,   fubito  fi  rompa  ,  Vf/iCap.iS. 
fpappoli,  e  fi  dilegua  ,   e  fotto  apparenza  di  limpida  linfa  ««w.  14. 
apparifca  .  Quando  poi  entra  nella  tromba ,  fubito  vifibile  fi 
renda,  perchè  le  fue  membrane  alquanto  s'addenfino,  e>i-  ^^^'"/'Ct"''/? 
flettano  la  luce,  o  imbevendofi  di  fughi  piìj  grolTetti',  o  in  rsnda"vtA^ilt'. 
un  batter  d'occhio  ,  affatto  come  maturando  ,   ed  alquanto 
ingrolTando  fi  manifefti .  Quante  cofc  vi  fono  ,   che  per  la 
loro  diafaneitade  non  veggiarao,  per  la  groifezza  della  no- 
ftra  villa,  e  perche  in  far  vedere  quefta  Torta  di  corpi  luci- 
di, e  trafparmci  né  Microfcopio-,  né  Lente  alcuna  ciajuta?  iiagicin:,  p,r. 
Molti  ancora  fono  cosi  piccoli,  che,  fé  non  aggrottiamo  ben  ibicoa'diffi. 
bene  le  ciglia  ci  fuggono,  e  molti,  anche  grolìctti ,  fé  non  olnume  fi 
fi  movcfléro,  ne  meno  da.  noi  veduti farebbono,  quantunque  "'Xg*- 
veri,  reali,  e  organici  corpi,  come  i  vermi  dell'aceto,  del 
feme,  dell'acqua,  e  fimili ,  de"  quali  nel  Trattato  de' vermi- 
celli del  fcme  già  parlammo  .   Emendo  adunque  le  uova,  o 
cofe  analoghe  alle  uova  n:l  fuo  follicolo  piccoliffime  ,  traf- 
parentiùlme ,  e  sé  non  moventi ,  non  è  maraviglia ,  fé  divi- 
far  non  fi  pollano,  fé  alquanto  non  ingroffino  le  loro  mem-      Penbìy  , 
brane,  e  non  {i  rendano  qualche  poco  opache  ,   come  acca-  qumdo  /ìveg. 
de,  quando  fono  nelle  trombe  difcefe,  ovvero,  quando  per  ««'"'• 
qualche  accidente  reflano  impaniate  ,  o  imprigionate  nella 
loro  nicchia,  incui  allora  poffonofarfi  palefi  .  Può  anco  fof- 
pcttarfi,  che  ficcome  il  feme  de'mafchi  in  que' tuboletti  fer- 
pentiformi  ,   e  con  cosi  Urano  artificio  ravvolti  ii  contiene, 
e  folamente  nell'atto  della  grand' opera  in  molti  animali  > 
(  che  non  hanno  le  vcfcichette  del  medefimo  confcrvatrici  )   am  pnifiiri 
fuora  fi  fpruzza,  e  più  palpabile,  e  più  vifibile  allora  fi  rea- </*//'><«w/. 
de,  cosi  l'uovo  lì  trattenga  fino  all'ultimo  momento  della 
fua  ufcita  dvintro  i  da  me  fcopcrti  tuboletti  ,   che  fono  nell' 
interna  fuperficic  del  corpo  glandulofo ,  e  che  folo  sbocchi, 
quando,  renduto  perfetto,  le  fibre  carnofe,  che  il  detto  cor- 
po ,  e  tutta  l'O'.'aja  circondano,  in  uno  ftante  s'increfpino, 
e  dentro  quella  triangolare  cavità,  da  me  accennata,  locac- 
A  a    2,  cino  » 


TÈ  8  ;  Del/e  XJohjo,  delle  Femmine  l^i'inpare . 
CmiTucvo  cjfjo.  Queftaè  di  una  tale  figura  ,   che   nel   comprimcrfi   , 
ftnia  catca.  ^j^^  fanoo   tutti  gli   angoli   fuoi    interni  ,    viene  a  chiu- 
ufuor».       j^^^  efattamente  ogni  fuo   voto  ,    laonde    facilnncnte    tut- 
to il  contenuto  fuora  ^\  fpreme  per  la    via  più  ampia,  e 
dove  non  è  contrannitenza  alcuna,  eh' è  quella  dell'aperta 
.  V  papilla.  Se  poi  qualche  volta  queft' uovo,  o  corpo  oviforme, 

' Aìu  oltire  °  P^''  ^'^'°  de' fughi,  o  per  mancanza  della  forza  energeti- 
fialtllQva\a  ca  de  folidi  non  può  effere  dalla  propria  nicchia  fcacciato  , 
ingrcjfa  ,  f /allora  ^\  manifefla  la  dentro,  come  forfè  è  accaduto  al  Mat- 
moniffjìa.     pighi ,  al  Littre,  e  a  pochi  altri  ,  fé  alle  loro  ofl'ervazioni 
prediamo  fede.  Imponibile  per  altro  ,   o  cofa  molto  ftrana 
farebbe,  che  fempre,  o  immaturo,  o maturo  quefl'uovoap- 
yi!  r  ritì  IT    P^^°  ^'  ^"°  gambo  nel  calice  non  fi  vcdeffe,  e  in  tante  ftra- 
m'à'lfAntìt'i  g'  '^^  femmine  da  me  ,  e  da  altri  fatte  ,   non  fofle  ftato  una 
"  volta,  0  almeno  più  frequentemente  veduto.  Siamo,  Signor 
mio  flimatiflìmo,  in  un  fecole  inclinato  anzi  alla  feverità  , 
che  alla  benignità  della  cenfura,  nel  quale  quafi  niuno  go- 
de pretta,  e  incontraftata  la  fama,  e  in  cui  fi  vuol  da  tutti 
vedere,  e  toccare  con  mano  quello,  al  quale  debbefiprefta- 
re  intera  fede,  ed  il  gran  Redi,   Uomo  politico,  diprofon- 
.  Si''»"^- do,  e  fvegliato  ingegno,  foleva  dire,  che  non  bafta  né  uni 
"nTviwgtn'i  fpcrienza,  o  una  offervazione,  né  due,  per  iftabilire  la  ve- 
ptr  i/iabilirt là  riti  d' una  cofa  ;   ma  cene  vogliono  almeno  dodici  ,    tutte 
verità.  chiare,  nette,  uniformi,  e  ben  fatte,  altramenti  fi  polTono 

prendere  abbagl),  riufcire  il  fiftema  crudo,  inameno,  e  fal- 
lace, e  credere  di  aver  offervati  una  cofa  ,  e  che  fia  un'al- 
tra, come  è  accaduto  ad  alcuni ,  qui  pallio ,  &  hiremo  barbi- 
Alcuna  quai.  ^.^  philofophum  fir,?nnt .  Qualcuno  ancora  ,   quantunque  non 

fPt  volta  male         f   .     -^  •■     ,       ^    •>  .  .^»    ,  ,,  ,*         ,       ,'        /-ii> 

>•  fonda  fuir  arrivi  a  vedere  tutto  ciò,  che  vorrebbe  vedere,  rondato  luU 
tnaiogia.       analogia,  che  non  è  fempre  tutta  ficura ,  dottamente  farne- 
ticando, feri  ve,  d'aver  veduto  ciò  ,   che  crede,  non  poter 
cflere  in  altro  modo,  che  in  quello  da  lui  penfato .  Guardi- 
mi però  il  Cielo  ,   ch'io  mai  fofpetraflì  una  limile  faccenda 
de'fuddetti  candidi,  e  accreditati  Scrittori  :  credo  ,   che  ab- 
v:gicultà  ptr  biano  veduto  tutto  ciò,  che  hanno  fcritto,  e  che  tutta  la  dif- 
vi^r  r  lieta,  ficultà  confilìa  nello  imbaiterfi  in  quel  fortunato  punto ,  e  in 
quella  desinata  Femmina ,  in  cui  le  uova ,  o  i  corpi  ovifor- 
mi maturi  fieno  a  quel  fegno  vifibili  ,   e  ficuraraente  palpa- 
bili.  Ma  ponghiamo  alla  difamina  tutte  le  principali  Storie 
apportate,  dalla  quale  fpcro,  di  far  fempreppiù  conofcere, 
quanto  finora  le  fono  andato  rozzamente  efponcndo,  ed  am- 
miriamo intanto  i  perfpicaciflimi  ingegni  degli  Avvcrfarjno- 

ftri; 


Pdrteìl.Cap.X.  189? 

Ari;  ma  non  ci  curiamo  ,  d'imparare  da  loro  ,  a  fcoprirc 

gli  arcani  della  gran  Madre  con  una  face  più  fumraofa  ,  f 

che  lucida . 

CAPITOLO       X.    ' 

Trìma  dif amina  delle  apportate  fperienze ,  ed  offervazimi 
del  Malpighi,  dell' ^rveo ,  e  del  Graaf. 

I.  ip'  Uffizio  d'un  Calunniatore,  e  malevolo,  diceundot- 

Sli  to  Moderno  {a)  1' accufare  d'un  peccato  colui ,  che  ^t''"/'^^^'»- 
conofce  affatto  immune  da  quello;  del  Satirico,  far  palefe,  i"''":'"<"''>f^ 

,  ,     •    ■  1  -  r   r  ,.  .    h     .  Satirico,  s  alt 

e  mordere  que  vizj  ,   che  sa  ,  0  fofpetta  negli  uomini  ritro-  cr/W^o. 
varfi;  ma  l'uffizio  del  Critico  fi  è,  il  notar  folo  quegli  er- 
rori, da' quali  penfa  l'altrui  mente  ingannata,  eportarccon-  •  •■ 
tra  i  medclìmi  le  proprie  contrarie  fentenze  ,  ed  i  momenti 
loro,  guidato  dal  folo  fine  ,   e  dal  folo  amore  della  verità 
per  pubblico  bene.  Di  quelli  tre  cosi  diverfi  Inftituti,  il  pri- 
mo certamente  è  iniquo  ,  ed  ingiuriofo  :  gli   altri  due  ,    1' 
uno  de'  quali  non  è  da  condannarli  ,   l' altro  da  pienamente 
lodarfi ,  facilmente  dalla  retta  norma  fi  partono  ,  ogni  qual 
volta  eccedono  i  confini  del  proprio  propofito.  Proccurerò,   p„,,a^,jf, 
mio  Signore,  di  ftarc  tanto  lontano  da' due  primi  ,   quanto ^/,^,_''  '  • 
io  fono  amantiflimo  dell' onefto,  e  del  vero,  e  cercherò  nel 
terzo,  di  non  ufcire  di  que' limiti,  che  deve  profetare  ogni 
uomo  d'onore,  e  di  lettere,  che  può  fenza  alcuna  contradi- 
zione  odiare  le  menzogne  dell'amico,  e  rifpettare,  edanu- 
re  teneramente  l'amico. 

•    2.  Che  le  oflervazioni  del  Malpighi  fatte  intorno  le  Ovaie, 
principalmente  delle  Vacche  ,   non  abbiano  quella  naturale  j^^"'^''f'"t 
chiarezza  ,   che  fogliono  avere  tutte  le  cofc  fue  ,   non  può  iltar""!, 
certamente  diffimularfi,  dal  che  forfè  e  nato,  noneflerefta-  ovajequaU, 
ta  ben  intcfa  ,  nò  univerfalmente  applaudita,  né  feguitata  la 
fua  fcntenza  ;  nulladimeno  a  chi   ben  bene  la  pondera  ,   e 
penetra  il  fuo  midollo,  vi  fi  vede  dentro  il  fuo  profondo,  e 
mirabile  intendimento ,  ed  ha  aperto  a'  Pofteri  un  nuovo  cam- 
po da  difcorrcrj,  e  da  mettere  fempreppiù   in  chiaro  la  ve- 
rità. 1  diverfi  fiati  del  corpo  giallo  delle  Ovaje  delle  Vacche, 
i  quali  moftrano,  come  diverfe  età  dclmcdefimo,  non  pare,   ,^'r'^^"i' 
che  guardati  corrifpondano  femprc' alla  fua  defcrÌ2Ìone,.si^'^/,',p,r'*/ 
Pg»^- 

(a)  i)?  Moralibus  Critica  regulis  &e. 


190    Delle  ^onja  delle  Femmine  Fì'ui^are . 

perchè  io  fofpcttO  ,  che  la  Natura  in  certe  piodiizioni  ,  o 
corpi,  che  non  f^  Itabili,  e  che  fono,  per  coii  tlir  ,  tcinpa- 
rar],  giuochi  fovente  ,   moflranJogli  ora  <i' un'apparenza  , 
ora  li' un' altra,  quantunque  nell'cdeneiak  fieno  unifjnni  , 
si  perchè  farebbe  d'uopo  ,    imbacterfi   per  appunto   iii  qu:l 
.giorno,  anzi  in  quell'ora  di  aumento  di  quefti corpi,  neJla 
■JtifcmtrU'in  ^^^^  S^^  offervò ,  e  deferire  il  Malpighi,  clfcndo  fcmprein 
^ùna  muta'x'o.  u"  concinuo  moto,  ed  accrefcimenco  ,   e  in  confeguente  in 
»t  continua    uui  mutazione  continua  ;  si  linalmente  perchè  un  poco  più, 
tff.  un  poco  nfcuo  di  fangucj  o  d'altri  fluidi  ,   o  Aagnarrti  ,   o 

ufciti,  o  alterati  varia  i  colori,  reflrigne,  o  aumenta  le  ca- 
vità, contorce,  o  allunga  le  fibre,  e  cagiona,  coraeveggia- 
Vcmi4 fiati»  '"^  "^^^^  ^'^""^  P^"""  fenlibiliffime  mutazioni.  Da  ciò  proba- 
i^ìa  varila  bilmente  è  avvenuto,  che  quefti  corpi  gialli  ^  o  gUudulofi  [ano 
d:lia    iivirja  ftaù  da  molti ,  e  da  me  Aedo  con  qualche  varietà  veduti,  e 
i'^t'ivonedi'  ^^zx'xxxx.  Il  più  conliderabile  ,  che  nella  Defcrizione  fatta 
torp,g,alli .     ^^  quello  celebre  Profelfore  ofservo ,  fi  è  ,  (  z  che  può  pati- 
re la  critica  di' qualche  fuo  Awerfario  )  l'averdefcrittofen- 
za  efitanza  l' uovo  {a)  attaccato  a  una  pendice  ,  o  vafo  um- 
biiicale  verfo  il  centro  ,  e  alcuna  fiata  più  profondamente 
nella  materia  gialla  f addetta ,  o  corpo  glandulofo  della  grandez- 
I'"p '"'"'""  za  di  un  grano  di  miglio,  e  qualche  volta  fi  dichiara  d'aver 
Hf'r!^vt"'dtl  ^^^^^^  ^"^^  '^"^  uova,  nondilfimili  nella  forma  da  quelle, 
sigMaipìgbi .  che  nelle  mofchc  delle  Galle  fi  veggono.  Né  io,  ne  molti, 
per  verità  ,   hanno  potuto  cosi  felicemente  ritrovare  quelle 
uova,  ed  il  Sig.  Mery  fi  protesa  di  nonne  aver  mai  veduto  al- 
cuno dentro  il  fuo  calice ,  (  che  è  la  fuddettx  materia  gialla  ) 
come  farebbe  da  deftderare  per  ijìabilire  que/io  fijìema  ,    a  giudi- 
zio ancora  del  Sig.  Fontanelle.  Se  fono  grofse,  come  un  gra- 
no di  miglio,  e  fimili  alle  uova  delle  mofche  delle  Galle  , 
dovrebbono  pur  vederfi,  e  pure  tanti,  e  tanti  altri,  che  ho 
già  citato,  e  non  citato,  e  che  le  hanno  attentamente  anch' 
Altri fofpinì  *^^''  cercate,  non  le  hanno  mai  difcoperte.  Queir  averne  vc- 
ttnira  il M"!  *^^^^  *^"c ,  può  anchc  maggiormente  far  entrare  in  fofpetto, 
t'iti.  che  uova  non  fofscro,  cfsendo  le  Vacche  unipare  ,  quantun- 

que alle  volte  ;  ma  molto  di  rado,  ne  facciano  due  ,  ed  an- 
co tre.  Un  nuovo  fondamento  di  fofpetto  potrebbe  addur  al- 
cun'altro,  cioè,  che  nulla  è  più  facile  alla  Natura,  che  il 
creare  vefcichetce,  che  pofsono  emulare  le  uova,  lo  che  ho 
io  dimoftrato  nella  mia  difsertazione  delle  vefcicbt  deli  utero ^ 

(^)efe- 

(  a  )  redi  qui  Cap.  i.  nurn.  i  \,  Fedi  pure  Cap,  l8.  nnitt.  14. 


PaiteJ/.Cap.X.  19 1 

(  a)  z  fegnacamente  nelle  Annotazioni (/»)  dove  defcriffi  un 
grofso  tumore  acquofo  trovato  nel  fegato  d'un  Bue,  dentro 
il  qual  tumore  nuotavano  ,   e  continuamente  fi  generavano 
vefcichctte  di  varia  grandezza ,  emulanti  la  figura  ,  e  con- 
fidenza delle  uova  ,    ripiene  tutte  d'  un  fugo  quagliabije  al 
fuoco,  analogo  pure  alla  chiara  delle  racdefime  .  Mi  forti 
pure  una  volta  ofservarc  un  vero  Polipo  nel  cuore  ,    in  cui 
era  una  cavernetta  ,    piena  di  minutiffimi  globecti  bianchi 
mcmbranofi,  chetutti  avrebbono  prefi  per  glandule,  o  per 
uova  ,  fé  faputo  non  avefsero  ,   cfsere   quella    una  produ-  ^^^^^  p9„ffef$ 
zionc  cafuale,  o  uno  fcherzo  della  Natura.  Le  quali  cofe,  ,Dert  U  mv 
fé  così  fono,  come  veramente  per  teftimonio  de' miei  occhi  «/// aì<i//>ìx*». 
fono  ficure  ,  chi  non  vede  (  pofsono  aggiugnere  ,  )  che  i 
globetti  dal  Malpighi  ofservati ,  nò  potuti  ofservare  da  al- 
tri ,  potevano  efsere  della  flefsa  maniera  ?  Oppure  non  fie- 
no alcuna  di  quelle  minute  ghiandoline,  oltre  l' ordine  del- 
la Natura  per  accidente  ingrofsate ,  (  come  accade  a  quel- 
le del  plcfso  Coroideo  ,   o  d'altre  parti  del  corpo  ,  )  che 
in  que' cannelli  varicofi  col  Microfcopio  nelle  pareti  inter- 
ne del  corpo  giallo  s'ofservano  ?  Di  più  incalzare  potreb- 
bono,  che  ne' Ricci,  ne' Calici,  ne' Tubercoli ,  ne'Gonfiet-     uova  dtìu 
ti,  nelle  Spugne,  nelle  Pillole,  nelle  Gallozzole  ,  nzWzGzX-  produi.oni 
le,  e  fimiìi  produzioni  delle  Querce,  e  delle  altre  piante,  "><>M'  /''-> 
che  hanno  dentro  sé  l'uovo,  fiinile  appunto,  com'eglidi- ^f  *^^^'''^''' 
ce,  a  que' delle  Vacche,  fempre  lo  flcfso  uovo  fi  vede,  ed  "■•^""'• 
è  appunto  la  Galla  al  corpo  glandulofo   nell'uffizio  fuo  fi- 
miliffima  ,  e  confiderata  nel  fuo  genere  ,   e  nell'ufo  nella 
ftruttura  non  molto  al  fuddetto  diflimile  ,   efscndo  anch' efsa 
di  fibre,  e  di  lobetti  formata,  e  da'fuoi  vafi  ,   che  il  nutri- 
mento portano  all'uovo,  copiofamente  annaffiata.  Se  que- 
ft'uovo  adunque  fempre  fi  vede,  sì  ne'fuoi  princip),  si  nel 
fuo  aumento,  sì  nel  fuo  fine,  e  fc  nella  figura,  e  nell'ufo 
all' uovo  delle  Vacche  non  è  difcordante,  deverebbe  anch' ef- 
fe con  la  fiefsa  facilita  fempre  vederfi,  come  nelle  Galle,  e 
nelle  altre  produzioni  menzionate  fempre  fi  vede  ;  nella  ma- 
niera appunto,  che  ne' calici  delle  vere  uova  degli  uccelli  , 
o  degli  altri  ovipari  ,    quando  incomincia  a  fpuntare  fino 
■all'ultima  fua  perfezione  fempre  fi  fcorge  ,   e  fi  diftingue  . 

Ma 


(a)T^r/o  mirabile  &c.  nella  Raccolta  di  var]  Trattati  fatta  dui 

Sig.  Ertz  in  Venezia  171 J.  /><Jg.  8/. 
(b)  Ivi  §.  s^.pag.  111. 


1 9 1    Delle  Vo'-uA  (ielle  Femmine  Fi-z'ipare . 

l'eneraxhne  Ma  fia ,  come  fi  voglia ,  io  a  parlare  finccramente,  ho  tan- 
M'  Autore  ,  ^^  fede,  e  venerazione  alle  of'crvazioni  del  mio  Maeflro  , 
't'°  "uuo^Mai-  ^^^  "°"  ^°  coraggio  di  negare ,  eh:  le  da  lui  vedute  uova 
pigt,.  '  non  fofsero  ,  o  perchè  fofscro  fiate  da  qualche  accidente  colà 

trattenute,  e  ingrofsate,  o  perche  la  Natura  abbia  voluto  a 
lui  fclo  ifcoprirc,  e  far  vedere  tanti   miftcrj,  che  ha  Tempre 
tenuto  a  cento,  e  cento  altri  fotto  un  velo  denfiffimo  nafcolìi  • 
3.  L' Arveo,  quanto  fu  felice  nel  pubblicare,  e  nelmette- 
riliciiìytin.  re  in  chiaro  la  circolazione  del  Sangue^  altrettanto  fu  infe- 
fiticiià  </»/r    lice  nel  vedere,  e  nelconofccre  i  primi  principi  della  gene- 
^rwo.  razione  dell'  uomo  ,   e  degli  animali  ,   quantunque   abbia 

avuto  una  fortuna ,  come  s' è  detto ,  a  pochi ,  e  forfè  a  lui 
folo  dal  Cielo  donata  .  Avendo  veduta  la  bocca  dell'  utero 
Tfitne  intanno  ^^^^^  Dainc,  e  delle  Cerve  di  una  particolare  flruttura  fab- 
dell' Arvfo.  bricata ,  e  molto  riftretta  ,  giudicò,  che  da  quello  potelTe 
ben'  ufcire  materia  ,  ma  non  entrarvi ,  e  in  confeguenza  folle 
^^j^^^,„,;„,;chiufo  l'adito  al  feme  ftclTo  nel  tempo  della  grand' Opera  • 
umpod$v«n*-  Quanto  fia  falfa  quefta  propofizione  l'abbiamo  veduto  dall' 
re.  oflervazione  del  Verheycnfa)  del  Ruifchio  (fc)  e  di  altri  , 

fapendo  ognuno,  che  non  è  morto,  quante  infigni  mutazio- 
ni fi  facciano  in  quelle  parti  nel  tempo  di  Venere  ,  ingrof- 
fando,  e  crefcendo ,  ora  ftrignendo ,  ora  aprendo,  e  in  va- 
rj,  firani,  e  furiofi  modi  raovendofi.  Tutta  fi  altera  la  Na- 
tura, e  s' inorgoglia  :  tutto  vorrebbe  penetrare  il  mafchio  , 
e  tutto  afforbiro  la  femmina ,  e  quanto  quello  dona  ,  tanto 
quefta    ingorda  ,  ed  avida  riceve.  Gli  Antichi    chiamarono 
quella  interna  rarefazione,  e  alterazione  delle  parti  uterine, 
o  quel  calore  maggiore  allora  eccitato  ,  e  in  confeguentc 
quella  minor  refiftenza,  o  quel  vortice,  dirò  così  ,  partico- 
Afforhinunte  j^re  ^  <:he  in  quel  tempo,  e  in  quella  zuffa  fi  fa  cola  dentro  ,- 
ittlLa watrUe .  Vacuità  attratrice  ;  dichiararono  tutti  d'accordo  l'uteroeftrc- 
mamente  famelico,  ed  afibrbente,  e  molto  bene  conobbero, 
che  fra  fegni  più  certi  d'una  femmina  umana  ,  o  belvina  , 
che  redi  gravida,  fiè  il  non  eflere  ritornato  in  dietro  lofpcr- 
ma,  ed  av^re  il  mafchio  fovente  fentito,  come  una  bocca  , 
che  tiri  a  sé  fitibonda  l'amico  umore,  e  lo  traccani .  Chcfia 
£«/}«  ìa  por.  poi  tutta  la  paniofa,  e  grolla  fofianza  del  liquor  genitale  al- 
■:iione  piti  {otti.  ]a  gencrazioo  neceflaria,  io  non  Jo  credo,  sì  per  i  cafi  nar- 
''»''  ^J'"'"P' ini  dal  Graaf,  e  da  altri  sì  perchè  bada  quella  porzion  più 

olla  feconda.                                                                                             •*                           /■_/ 
jww. _^^ 

(  a  )  Fedi  qui  Cap.  8.  num.  _J. 
(h)  Cap.  8. num.  ij. 


Parte  11.  Cap.  X  193 

fonile,  e  fpiritofa  alla  fecondazione  dell'uovo  ,  penfando  , 
che  il  refto  ferva,  non  folamence  di  veicolo,  e  di  freno, ac- 
ciocché prima  del  tempo  non  voli,  ma  ancora,  come  di  fer- 
mento all' utero ,  per  prepararlo,  eccitarlo,  edifporlo  al  fa- 
cile ricevimeiito  dell' ofpite  venturo.  Bolle  certamente  in  un 
certo  modo  colà  dentro  arrivato  ,  fpiima,  e  fi  liquefa,  eco'  ^jf'"'  àtl  [ti 
fali,  e  talvolta  co' vermini ,  che  feco  porta,  pugne,  e  irrita""' 
queir  interna  villofa  tunica  ,  e  fa ,  che  s' increfpi ,  e  più  fangue , 
e  più  fpirito  di  prima  rerti  ad  annaffiarlo,  e  ad  empiere  le  fuc 
cellette.  Non  pare  quefta  preparazione  a  tutti  gli  uteri  vera-   Preparaihn» 
mente  neceffaria,  per  i  cafi,  che  d  raccontano,  o  per  effe-  diir  utero  co. 
re  ritornato  in  dietro  lo  fperma  ,  o  per  eflere  reftato  nella  "''■>  '  qwnd* 
prima  foglia  della  vagina  ,  e  ciò  non  oftante  ingravidate  :  f^"^""' 
ma  forfè  allora  fupplirà  la  pronta  difpollzion  della  parte,  e 
l'inzuppamento  b.illantedi  proporzionati  liquori,  comeveg- 
giamo  accadere  a'  femi  delle  piante,  che  in  grembo  alla  ter- 
ra fi  gettano  .  Quefti  alle  volte  fcnza  alcuna  preparazione 
fatta  dall'Agricoltore  allamedefima,  nafcono  prontamente  , 
s'abbarbicano,  e  crefcono,  fé  il  terrena  fia  di  Natura   pin- 
gue, facile,  irrorato,  e  difpollo  a  ricevergli,  ma  fc  al  con- 
trario non  fia  bagnato ,  fia  magro  ,  0  troppo  deiifo ,  ne  dif- 
pollo, non  nàfcono,  0  nati  prefto  perifcono  ,   fé  non   con- 
corra pure  queir efterno  preparante  ,  e  difponente  ,  per  fa- 
re ,  che  l'effetto  difideratofiicceda  .  Mi  perdoni  dunque l'Ar-  ^,ecad'l\'ut'. 
vco,  s'io  lìoin  quefto  co' buoni  Vecchi,  e  con  quelli  ,  che  ro  /  apn  n'ri 
penfano,  entrare   per  l'ordinario  il  feme  nell'utero  ,  apren-  timpo  dS" 
dofi  allora  la  bocca  fua  ,  quantunque  fuoradi  quell'  eftro  io  ""^""l"  vff"- 
poffa  concedergli ,  che  ftia  ftrettamente  ferrata . 

4.  Un'altro,  ma  più  mafliccio,  e  non  ifcufabile  abbaglia-  Ahbagliamtn. 
mento  trovo  nell'Arveo,  cioè,  che  i  teflicoli  delle  femmine '"^.'"^'"'"''f 
{a)  tanquam   ad  generationem   nihil  faccieiit  ,  ìiec  turgeani  ,  nec  /ornoi't'tff/c^i 
quicquam  à  foUta  conflit utionc  (  five  ante  coitum  ,  five  pofl  ip-  dtlUfimm^t 
fum  )  varient  ,   ncque  ullo  inditio  utilitatcm    aliqttam  ,  vel   ad 
coitum  ,  vel  ad  generationem  afferam  .   Diflì   quali  con   Apu- 
leio ,  che  quella  è  bella  fahella  pugUlaribus  ,  &  jlilo  ìiotanda  , 
dalla  quale  predo  mi  fbrigo  :  imperocché  da  tante  oiferva-     itgantie fut 
zioni  d'altri,  e  mie,  che  ho  premeffo  ,  e  da  chiunque  vuol-^*'*^'''''- 
prenderfi  la  pena  di  guardare  con  gli  occhi  propri  (i  vide  fa- 
cilmente il  fuo  inganno.  Il  Pcjero  da  me  citato (t)  apporta 

Bb  la 

(  a  )  Cap.  6.  num.  i. 
(b)  Cap.  8. num.  il. 


1^4     Delle  l/oi^a,  delle  Femmine  Vi- 'ipar e , 
ia  ragione  di  queflo  errore,  lo  eh:  veramente  ancor  iooflcr- 
catieni  itir  ^^^  "'^^'^  Riipicapra  ,  o  Camozza  notomizzataC^)  che  anch' 
inganno  dtW    effa  c  <ii  qucl  genere;  cioè,  che  in  quelli  bruti  exigui  qi-idem 
Atvtc.  funt  teflictdi,  e  perciò  non  vi  fece  fopra  quelle  diligenti    of- 

lervazioni,  che  in  un'affare  di  tanto  pefo  erano  neceflarie  , 
laonde  gli  fuggirono  dalla  Vida,  ipiù  belli,  ei  più  curioli  fe- 
nomeni, che  nell'opera  della  generazione  fi  veggano. 
5.  Erra  parimenti  1' Arveo  in  penfare  (  b)  che  folamentc 
dtU''^rvec)"^'  '^^P^  quindici,  o  più  giorni  dal  coito  nell'utero  le  vefligia 
dc'fumri  feti  apparifcauo  fotto  figura  àìbifaccia,  odi  f  acchit- 
to, di  lente,  e  muccellagginofe  fila   mirabilmente    teduto  , 
e  che  dopo  un  giorno,  0  due  fi  vegga  riempiuto  di  un  ac- 
quofa,  e  lenta  materia,  alla  chiara  dell'uovo  fimiliflìma  » 
j^^P^  •^^■y-^^_x:onciofliachc  quello  era  l'uovo  ormai  difcefo  ,  alquanto  di- 
/i.  '  lauto,  e  in  quelle  paniofe  uterine  linfe  incrifo  1  efpalinato, 

Ciò  egli  poco  dopo  dopo  confella  ( e  )dicendo  ,  chenonavea 
ancor  anneUa  la  Placenta  ,  né  era  attaccato  airucero(</)  lo 
che  chiaramente  dimoftra ,  elfere  un  non  fo  che  difcefo  nell" 
Simeflrailfuo  utgro ,  non  if puntato,  come  un  fungo  dal   mede  fimo  ,  che  dipoi 
iigtnno.         ^^^  veggendolo  in  figura  d'uovo,  è  sforzato  dalla  verità  a 
chiamarlo  uovo.  La  cagione  dell'equivoco  dell'  Arveo  fu  1' 
effere  preoccupato  dall' oppio  ione,  che  allora  correa,  che  i 
Co^iV«»(/f// primi  llami  dell'  Embrione  folo  nell'utero  fi  formaflero,  on- 
trroft diif  Ar.  de  non  fifsò  mai   l'occhio  daddovero  nelle  Ovaje  ,  e  nelle 
*'"•  trombe  Fallopiane,  ma  Tempre  nell'utero,  in  cui  per  1' umi- 

do, che  allora  abbonda,  e  per  la  limpidezza  ,  piccolezza  , 
e  tenerezza  dell'uovo,  recentemente  caduto,  in  quello  invol- 
to ,  e  quafi  nafcofo ,  non  potè  mai  effere  da  lui  oflervato  , 
fé  non  dopo  molti  giorni  del   Aio  accicfcimento.  Pare  pure 
chea  queflo  grand' uomo  molte  irinute  cofe  fuggiflero,  né 
AìiN)  trrm  armaffe  mai  l'occhio  di  vetro,  imperocché  ,  dove  ftabilifcc 
M'Ardo,     (e)  chei  primi  principi   della   generazione  fono  un'uovo  , 
fcrive,  di  aver  veduto  degli  aborti  dei  fecondo  mefe  grandi, 
come  un'uovo  di  colombo  ,   ma  fine  fctu  ,  lo  che  non  può 
darfi  eflendo  allora  dentro  i  fuoi  invoglj  l'cmbrionedi  qual- 
p^^'^ii'/mm  ^^^  grandeeza,  e  pure  da  lui  non  veduto.  Il  Ruifchio  ,  ed 
futn'ì'ato"!^  i  citati  Accademici  Parigini  ne  hanno  diftinto  di  pochi  gior- 


ni 


(  a  )  Caf.  l-  num.  i .     (  b  )  Cap.  6.  tìUnt.  5.  C, 
(e)  Cap.6.  num.  7. 
(d  )  Ivi  num-  5.(5. 11. 
(e)  Cap.6.  mm.j. 


PaneII.Cap.X..  19; 

ni,  ed  il  Malpigli!  nella  cicatrice  dell'uovo,  appena  fecon- 
dato, di  una  Gallina  vide  deliiuaco  il  Pulcino.  Qiiindi  pu- ^'"o  ■".S'""'» 
re  s'inganna,  quando  va  drfcrivcndo  di  giorno  in  giorno  le.''''' '^"'■''' • 
parti  dell' embrione;  che,  a  fuo  credere,  allora  generando  ft 
vanno,  quando  già  tutte  generate  fono,  e  fi  vannofolanven- 
tc  fviluppando,  ingrofl'ando,  e  agli  occhi  nollri  nunifeftan- 
do,,  come  conobbe  infino  il  noflro  divino  maeilro  Ipocratc. 

6.  Fece  il  Graaf,  al  contrario  dell' Arveo,  tutte  le  lue  più  *^'''"'/^''.^'"'' 
diligenti  oll'ervazioni  ne  njlxoli  delle  fevpìnne  ,  e  fé  nonilpri- "j*^'"  '  ^'' 
me,  fu  almeno  tra'  primi,  che  pofc  in  buon  lumelafenten- 
za  delle  uova,  e  con  molte  fpcricnzc,  ed  ofiervazioni,  par- 
ticolarmente fatte  nelle  Coniglie  corroborolla.  Alcuni  abba- 
gli però  anche   ad  elio  fcapparono  ,  guidato  da  quella  bel-     Abbagl]  del' 
h.  ellcrna  apparenza,  e   da  quella   probabilità  ,  che  ,  cO' C""/- 
me  ho  detto  altre  volte ,  è  piìi  facile  ad  ingannare  ,  e  he  la 
pretta  menzogna  .    Cioè   veggendo  le  vefcichette  linfatiche  g<W.v>/?  ve- 
della  figura  dell'uovo,  aventi,  in  fé  un' umore,  che,  come  h  (''•'''""' ''"/i- 
chiara  dell'uovo  fi  condenfa  ai  fuoco,  che  non  vie  cofapiù  ^^^J,^//^*'" 
fimile  all'uovo  ne' femminili  tcfticoli  di  quelle  ,  e  che  nelle 
trombe,  e  nell'utero  le  prime  apparenze  della  generazione 
fono  oviformi,  (labili,  che  quelle  fodero   le  vere  uova,  in- 
torno alle  quali /o/o  dopo    il  coito  (i  genera ffc  il  follicolo ,  e  da 
quello  poi  d.-ntro  la  tromba  venifie  vomitato  .  Ma  fé  ben  fi 
riflette  alle  oiTervazioni ,  e  rifleflioni  del  Sig.  Malpighi {a)z 
fé  non  è  troppo  ardimento,  anche  di  noi (6),  troveremo  , 
elTere  bensì  fabbricate  in  grazia  dell'  uovo  le  menzionate  ve- 
fciche,  e  contenere  un  fugo  ,  come  altrove  ho  efpoflo,  de- 
ftinato  a  quella  grand' opra,  ma  non  efleregià  le  uova.  Ne- ^i^^^,-^,;     ^y, 
gli  toiipoii  particolarmente  ,  quando  il  corpo  glandulofo,  o  dimojìrJio  , 
follicolo  crefce,  non  dovrebbe  fmarrirfi  ,  che  una  vefcichet-  non  tjfirt uova 
u  fola;  perche  di  un'uovofolo  v'è  di  bifogno  ,  e  cosi  a  prò- '""'^'^''■*""  • 
porzione  ne'  multipari  dovrebbonofolamente  fmarrirfene  tan- 
te, quanti  fono  i  follicoli,  ma  veggiamo,  che  tanto  nel  pri- 
mo cafo,  quanto  nel  fecondo  quafi  tutte  le  vefcichette  fi  di- 
leguano, e  fi  votano,  perocché,  come  tanti  fonti   tributar; 
mandano  il  loro  liquore  al  follicolo,  che  contiene  veramen- 
te l'uovo,  e  che  abbifogna  allora  di  molto  fluido,  non  tan- 
to per  incominciare  a  dilatare  le  membra  del   contenuto  fe- 
to, quanto  perchi;  f\  gonfj  '1  follicolo  ,  e  il   redo  ferva   di 

Bb     2,  yei- 

(a)C<Jp.<5.n«OT.  14.  I J. 
(b)  Cap.ff.iium.  i-j. 


j<)6    Delle  Vo^a  delle  Temmìne  n^ipare . 

veicolo  all'uovo,  portandolo  intatto,  ed  a  feconda  dell' oncfe 
fue  dentro  la  tromba jC  dalla  tromba  nell'utero .  Chequefto  folli- 
colo ,  chiamato  dal  Malpighi  nelle  Vacche corp//;  luteum ,  crefca 
ad  una  incrcJibilegrandezza  ,  e  come  ingorda  voraggine  alTor- 
ba  ì'  umore  di  quafi  tutte  le  vefciche  ,  in  tante  offervazio- 
ni  già  s' e  veduto  ,  e  lo   fteffo  incredulo  fignore  Sbaraglia 

(a)  conferà  finalmente  di  aver  trovato  un  corpo  giallo  d'infi- 
Graadex-a  S"^  grandezza ,  che  la  maggior  parte  del  teilicolo  occupa- 

delle   xifcicbe  va .  In  fecondo  luogo  vorrei,  che  conlìdcrafTero  la  grandez- 
fpropor-ionata  2a  di  qucRc  vefcichc,  particolarmente  nelle  Cavalle,  nelle 
'^l«^aviiàAt.  ^j]ne,  e  in  tanti  altri  animali,  quando  fono  del  loro  umo- 
Mimbi"'"^"  ^°  fatolle  ,  e  nelle  loro  nicchie  porte  ,  e  dipoi,  quando  fo- 
no dentro  le  trombe,  e  l'utero  appena  calate,  conciofliaco- 
fache  fono  quefte  ftrabocchevolmente  minori  di  quelle:  onde 
egli  è  impolfibile,  che  le  ftclfe  fteffiflìme  fieno,  tantoppiù  , 
chele  trombe  non  farebbono  capaci  di  riceverle,  e   fegna- 
tamente  quelle  delle  Afine,  e  delle  Cavalle  da  noi  defcritte, 
elTendo  le  loro  vefciche  groile  molto  ,   e  le  trombe  al  con- 
trario, particolarmente,  dove  mettono  foce  nell'utero,  mol- 
to piccole,  o  ftrette,  difoftanza,  comecartilaginofa,  e  non 
arrendevole  formate,  e  in  molte  fpire  a  maraviglia  ritorte, 
7.  So,  che  molti  feguaci  di  querta  oppinione,  e  primo  di 
T-rroTt    </W  tutti  lo  fleffo  Graaf  nelle  olTervazioni  de'  Conigl;(/;)  hano- 
'^rTmln^feL  ^^^^  anch'efio  quefia  gran  differenza,  effendo ,  dice ,  eofacbia- 
'nel  cTfd"reuo.  '''  »  ''  manifejla  ,  che  le   nova  già  da'  tefliccli  e  [ciuf e  ,  fono  dicci 
va  U  vefcicht  volte  minori  delle  uova,  che  flatmo  ancor'  aderenti  a'  refi  icoU ,  e  e  he 
non  conofciui»  hanno  z  più  rifpoftc  penfato,  fra  le  quali '1  Graaf,  ci  fuoi 
iolero.         feguaci  giudicano  la  più  forte,  che  intanto  ne'  tefticoli  fie- 
no maggiori,  hi  quanto  ahhmccuwo  dell'  altra  ìnateria ,  cioè  quel- 
la ,  dalla  quale  la  gianduia  fa  foftatìxa  de'  follicoli  viene  coni  p(  fi  a . 
Hfghm    eef  ^^ '  ^^  guarderanno  ben  bene  troveranno  ,  chela  foilanza 
fttv<iyoì,;,(b,  ^^'  follicoli  nafce  tra  una  vcfcichetta,  e  l'altra,  none  una 
mlftrano-^non  yefcichetta  linfatica  ingroflata,  e  ridotta  in  figura  di  folii- 
i-iirt  utva  U  colo,  e  l'uovo,  che  dentro  il  follicolo  fi  fviluppa  ,  nonvic- 
"■'''"•     ne  formato  dalla  detta  vefcica,  ma  da  un'altro  principio 
così  invifibilc,  e  cosi  occulto  ,  che  non  può  divifarfi,  e  di 
cui»  bifogna  confefTarla  finceramente ,  fiamo  ancor' allo fcu- 
ro.  Ma  fé  forte  una  delle  dette  vefciche,  la  quale  l'uovo  , 
ed  il  follicolo  formafl"e,  niuna  cofa  dovrebbe  ertere  più  faci- 
le, 

(a  )  Cap.  8.  num.  10. 

(b)  Cap:6.num.  18. 


Patte  I/.Cap.X.  197 

le,  che  veder  l'uovo  dentro  il  follicolo,  perocché  dovrebbe  Facile  fareBie 
elTere,  come  un  grano  dentro  la  fua  celletta,  che  ^^'^^^^  '/■"J't'J^';"^"' 
ftaccandofi  egualmente  da  tutti  i  lati ,  e  reflalTe  folo  attacca-  f^jfjffl  '  *"' 
to  col  fuo  piede,  circondato  dalla  linfa,  natante,  bello  ,  e 
vifibile  fenza  occhiali .  Non  trovo  in  alcuno  quella  facilità 
di  vederlo,  edi  più  ingenui,  edotti  Anatomici  viventi  m'han- 
no confeiTato  0  con  lettere  ,  o  a  bocca ,  d'averlo  ben  vedu- 
to   nelle  trombe  ,  o  nell'utero;  ma  non  dentro  il  follicolo 
giammai.  Scorriamo  tutte  le  Ofservazioni  del  Graaf,  e  tro- 
veremo ,  che  né  anch'cfso  dice ,  di  aver  mai  veduto  l' uovo     Graaf  no» 
dentro  il  follicolo,  ma  ben  si  nella  tromba  ,  e  nell'utero  .  ^'f'^^/^^^fjl^ 
Dopo  24.  ore  dal  coito  nel  mezzo  de' tagliati  follicoli /;o?n/i:o-  ^^i"^      ■''' 
piì ,  che  wi  limpido  umore ,  e  nella  circonferenz^a  una  materia  più 
fpcjfa,  e  tirante  al  rojfo.  Dopo  zj.  ore  fpuntavanole  papille, 
per  le  quali ,  comprejfj  la  foflanza  de'  teflicoli  fcaturì  un  limpido 
umore,  a  cui  un  altro  più  denfo  ,  e  più  rojfo  fegiù  ,  e  nelle  corna, 
0  trombe  tagliate  non  ritrovò  ancora  alcun  uovo  .  Pafsate  48.  ore 
fpremcttc  i  teflicoli  di  un'altra  con  molti  follicoli  ,  ed  emi- 
nenti papille,  d.ìlle  quali  pure  Jlillò  ,  alla  -maniera  di  albume  , 
un  poco  di  liquore ,  tii.i  il  rcjlo  della  fojìanza  rofscggiante  delle  uo- 
va, divenuto  più  fpcffo  ,  facilmente  non  ifprcmevafi  .  Così   yi. 
ore  dopo  aperti  altri  follicoli  ormai  maturi ,  incontrò  in  que- 
fti  una  m-itcria  glandulofa ,  che  nel  mezzo  avca   una  piccola  ca- 
vità, ma  in  quella  non  vide  ne  pure  uovo  alcuno,  che  pur 
allora  dovea  chiaramente  vederfi  ,  mentre  s"  accollava  al  tem- 
po d'ufcirc  già  perfetto  dalla  nicchia  fua,  come  ji.  ore  dopo 
il  coito  in  un'  altra  le  trovò  ufcite  dentro  le  trombe . 

8.  Come  dunque  può  efsere,  che  le  vefcichette  linfatiche 
fieno  le  vere  uova,  fc  né,  come  fi  chiudano  dentro  il   folli-  Z'mÓ  c^Z'a 
colo,  né  come  in  quello,  e  da  quello  fi  fiacchino,  né  come  y^,- "^^^'''^^ 
maturino,  né  coinè  rimpicciolifcano  puòconccpirfi,  non  che  w/v/w /<■  vs. 
vederfi?  Se  prendiamo  l'analogia  dagli  Ovipari  ,   nella  qua- /<■"■*"''  p«r 
Je  tanto  rifidano,  la  fallita  della  detta  propofizione  chiaro  ""''''• 
vedremo  ,  imperciocché  ,  quando  incominciano  a   fpuntare 
dal  Aio  follicolo,  fcmpre ,  e  poi  Tempre  vanno  invifibilmen- 
te  crcfcc.ido,  finatc.intochè  vengano  cacciate  dal  corpo,  ma 
nel  nofiro  cafo  farebbe  tutto  tutto  al  rovefcio  la  natura;  cioè 
l'uovo  prima  farebbe  grande,  e  vifibiliflìmo  ,  poi  affatto  nel 
fuo  follicolo  per  molto  tempo   invifibilc  fi  renderebbe,  e  in 
terzo  luogo  invece  di  farlo  crcfcere  ,   quando  nelle  trombe 
apparifcc,  lo  farebbe,  per  confeflìone dello  ficfso Graaf,  die- 
ci volte  divenir  minore  più  di  quello,  quando  la  prima  fia- 
ta 


198,     Dille  Vo ~oA  delle  Femmine  Ffzipare . 
ta  ali'Ovaja  era  appiccato.  Cosi  difcorriamo  ilcTcìui  di  tut- 
Altro  orgornV.^^  qujncc  le  piante,  che  o  nel  primo  principio  ne  loroutri- 
to  loìtoda  ft,  coli  non  fi  veggono,  o quando  a fcopnrii  incominciano,  pia 
mi.  non  ritornano  con  pato  retrogrado  indietro,  ma  femprcp- 

piìi  crefcono  ,  finche  fcappaao   da' loro  alveoli  maturi  .  Il 
Verhcyen  anch' cfso  in  quelle  fpcrienzc,  che  e' fece  nelle  Pc- 
Vth  en  ni  '^^^^ '  ^  ^^"^^^  Vacche  non  potè  mai  ifcoprire  l'uovo  nel  fuo 
wtnovi'd"t'uc.  follicolo,  c  COSI  tanti ,  e  tanti  altri,  confefsaudo  tutti  d'ac- 
ro «?/ r«<' /<;/-  cordo,  trovarfi  in  quello  una  cavita,  fcaturir  linfa  dalia fua 
Ufi».  bucata  papilla,  ma  non  mai  con  quella  vederfi  galleggiare, 

e  llrafcinar  fcco  nuotante  l'uovo,  eh' e  lo  Tpettacolo  cotan- 
to da  ognuno  difiderato.  Vi  fono  altre  prove,  chefemprep- 
piìi  confermano,  non  efser  novale   vescichette  linfatiche  » 
riferite  dal  Signore  Sbaraglia,  e  da  altri  ,  che  apporteremo 
nello  fcioglimento  delle  obbiezioni,  chefcrviranno,  perviep- 
piìj  ftabilire  la  nofira  propofizionc,  quantunque  non  ferva- 
no per  diftruggcre  il  Siftema  delle  uova  ,  come  penfa  quell' 
acerbo  Antagonifia  del  mio  venerato  Malpighi. 
uilrrc  ahieg,lic      p.  Il  fccoudo  abbagliamento  afbai  manifefio,  che  fece  il 
Jet  craa/'in-  Gtaaf,  fu  il  crcdere ,  chc  il  follicolo  fi  generafse  folamente, 
farne  al /olii'  quando  rcdava  fecondato  l'uovo,  mentre  quefto  èun'orga- 
"iolla'"(h'n'o'n  "° '  ^^^  ^^  '^^  molto  avanti  preparando,  emanifefiando,  co- 
/gtneladopt,/  tnt  abbiamo  in  tante  ofservazioni  dimoftrato,  e  pofiofrale 
tfiio  corformt  cofc  evidenti,  come  nel  Capitolo  p-  num.5.  ho  notato.  Dal- 
weltilfuddtt.  ig  quali  (-ofe  può  agevolmente  chiccheflia  fare  argomento  , 
'*•  quanto  difficile  fia  il  rettamente  ofservare ,  ed  efsere  nccef- 

fario,  non  quietarfi  così  corto  fulia  fede  di  tutti  ,  per  non 
afsomigliarfi  a  certi  noftri  Arcavoli,  che  furono  tanto  buo- 
ni ,  e  corrivi  al  credere  ,  fol  che  uno  dicefse  loro  ,  d'avere 
così  veduto.  Le  ofservazioni  ,  e  l'efperienze  ben  fatte  infe- 
gnano  le  regole  generali  ,  che  leggi  della  Natura  s'appel- 
lano, le  quali  a  chi  non  è  affatto  lofco  ,  fanno  ancora  ge- 
neralmente conofcere  1'  unità,  la  femplicità  ,  e  1'  immuta- 
bilità, divina  nelle  fue  fempre  adorabili  operazioni . 


CA- 


Parte  11.  Gap. XI.  199 

CAPITOLO     xr. 

Seconda  dif amina  delle  C^erzazioni ,  ed  Efperienze  degli 
accademici  Ta-rigini . 

I.  Q  Ono  moJto  lodevoli  gl'ingegnofi  modi  del  Sig-  Vcrncy,     ofcrvaiimi 
j3  per  ifcoprire  l'interna  tcHicura  dell'Ovaia  delle  Va-  fj^ip"/^^' 
che,  le  cavita,  l'apertura  del  loro  follicolo  ,  la  comuni--'*'''  '''"^ • 
cazione  dell'aria  di  celia  in  cella,  di  vafo  in  vafo  ,  e  final- 
mente le  uova.  E  certamente  io  /bnoperfuafo,  (  e  mene  fo- 
no afficurato  con  1'  efperienza  )   che  foffiaQdo  l'aria  dentro 
j  follicoli,  quelìa  pafli  foventc  nelle  vefciche  ,  e  nelle  loro 
cellette,  fapendo'  Noi,  come  abbiamo  detto  ,  la  comunica- 
zione, che  hanno  quefle  con  quelli,  fcaricandovi  dentro  la 
loro  linfa,  e  tantoppiù  votandofi  ,  e  difparendo  agli   occhi 
noftri ,  quantoppiù  quelli  H  riempiono,  fidilatano,  e  s'inal- 
zano. La  maraviglia  fi  e,  come  da'  follicoli  ,  e  dalle  cellet-  ^#'"'''^.''*' 
te,  o  vefciche  entri  l'aria  cacciata  con  unta  facilità  '^'^^^^  ni'if'%i,'^ 
quegli  anguftiffimi  canali  del  fangue  ,  ovvero  da  quelli  in  n'intr! nejln. 
quelle,  pofciachcnon  mettono  già  foce,  onon  iftannocon  la  ^wi^nr  vafi  e 
bocca  aperta  dentro  gli  uni,  né  dentro   le  altre  ,  altrimenti  ''"  ì^'fl''  »'l- 
gronderebbe  a  piombo  il  fangue  dentro  le  cavità  menziona-  'j/v-'^'^*''  f' 
te,  e  non  fi  feltrerebbe  già  per  anguftiffimi,  edinvifibilipo-  ThV'uctll^iì. 
ri  quella  fottiliffima  linfa,  della  quale  abbiamo  fatto  parola,  nt . 
S'io  loffio  dentro  tante  altre  cavita,  eJ   utricoli ,  o  cellette 
del  corpo   degli  animali ,  anzi  s'io  gonfio  dentro  i   follicoli 
dell'ovaia,  veggo  bene  gonftarfi  tutti  que'  luoghi  voti  ,  pe' 
quali  può  liberamente  pallar  l'aria  ,  ma  non  ho  mai  avuta 
quefta  fortuna,  che  con  tanta  felicità  entri  ne'vafi  fangui- 
gni,  e  da  quefti  in  quelli,  fé  non  quando  troppo  forte  fof- 
iìando  ho  fatto  qualche  lacerazione,  lo  dunque  invidio  que- 
fta  fua  grande  deprezza,  non  elTendomi  riufcito,  di  lodevol- 
mente imitarla  . 

X.  Un'  altra  felicità  ho  notato  in  quefto  dotto  ,  e  valen- 
te Francefe,  eh' e  l'aver  vedute  tante  uova,  e  dentro ,  efuo- ^'A'"''*'  t^'f' 
ra ,  e  mezze  dentro ,  e  mezze  fuora ,  e  farle  giocare  a  fuo  ^^  y^^"^^    " 
modo  a  forza  di  vento.  Ala,  Dio  m'aiuti  ,   come  ha   mai    '     ^'"^' 
fatto  e  Si  ftenta  a  capire,  come  il  Malpighi  ne  abbia  vedute 
due,  e  tanti  altri,  da' quali  ho  prefo  lingua  (  ed  iofraque- 
fti)  nonne  hanno  mai  potuto  vedere  alcuno,  ed  egliferaprc, 

etaa- 


2 oo      Delle  Vo -va,  Acìle  Femmine  Fi-vipare . 

e  tante  con  così  fortunata  facilitane  ha  vedute?  Ma  non  vor- 
rei già  parere  uno  ftrano  Cerve) lo,  fé  forpettaffi  ,  che  nonne 
abbia  vedute  ninne,  e  che  tutte  quelle  ,  che  ha  credute  uo- 
•\a,  non  fofl'ero  ,  che  vefcichctte linfatiche,  come  dalla  quan- 
tità ,  defcrizione,  e  pofitura  facilmente  fi  icorge  .  Cosi  fc  fi 
guardano  le  figure  clcgantiffime ,  che  di  quefte  Ovajc  con  le 
loro  defcrizioni  apporta,  fcmpreppiù  in  chiaro  fi  viene, eh" 
egli  ha  fatto  il  fol-to    comune    abbagliamento  del   Graaf  , 
che  prefe  le  tante  volte  menzionate  vefciche  per  uova. 
5.  Ma  fofpetto  forte,  che  non  folamente  il  Sig.  Vcrney  , 
;,'  -J^'X-  i''"''»jna  anche  il  Sig.  Little  (.j)  abbia  prefe  le  dette  vefciche  per 
ffo  le  vefii-^^^'^y  ^»  'i"'^  quafi  per  aver  veduto  troppo,  abbia  veduto 
{bette  per  uf.xwiWì  .  Il  favio ,  cd  oculato   Sig.  Fontanelle  (fc)   nel  riferir 
*".  quefta  Storia  prudentemente  non  ifcrive  (e)  con  la  dovuta 

franchezza  ,  che  il  Sig-  Littre  abbia  trovato  ficuramente  quanto 
Coti   ro(petta\\3.  defcritto,  ma  con  cautela  lodevole  dice,  ha  creduto  di  ri- 
ancbt  il  pra- trovare  lìdie  ova-e  d' una  fctnmiyìa ,  eh'  egli  ha  e/.Wiitiato  &c.  ciò  , 
dtntiffimo  Sig.  ^jj^  conviene  meglio   a  queflo  fifiema  ,  che  ad  ogn  altro .  Moftra 
Oliane  e.     y  ^(.qq^^q  Segretario  dell'  Accademia,  che  anch' egli  ha  avu- 
to qualche  fofpetto  della  verità  di  queflo  fatto  ,  mentre  al- 
tro cfcrivereaffolutamente,  egli  ha  trovato  ,  altro  e  fcriverc 
dubbiofam;nte,  ha  creduto  di  ritrovare-  Così  dopo  di  aver  ap- 
portate due  uova  nelle  Ovaje  della  ftefia  femmina  oHcrvate. 
prima  di  defcrivere  il  terzo  in  tal  maniera  cautamente  s'ef- 
prime  :  ma  fé  il  Sg.  Littre  ha  veduto  in  qiiefìa  medeftma  ovaia 
così  difì:ntamcnte ,  coin  egli  penfa  ,  un  terz.o  uovo  ,  del  quale  egli 
parlò  alla  Compagnia  ;  fé  gli  Filofojì ,  i  più   indifferenti  per  tutte 
'"  le  parti ,  e  i  più  zelanti  per  la  verità  non  fono  già  foggetti  nelle  of- 

fervazioni  delicate ,  a  vedere  ciò  ,  che  vorrebbcno  ,    il  Siflema  del- 
le nova  è  fì'ora  di  difputa .  Chi  ben'  intende   il   linguaggio  di 
qucfto  arcifiziofiffimo  Scrittore,  non  iflcnca a  capire,  ch'egli 
non  crede  qucftc  oflervazioni  infallibilmente  vere ,  altrimen- 
ti non  direbbe,  fé  il  Sig- Littre    ha   veduto  ,  com'  egli  penfa ,  e 
Mede  a  tjptt-non  aggiugnerebbe,  che  il  Siflema  farebbe  fim-a  di  difputa  ,mz 
mere  duhiofo  avrebbe  dctto ,  che  //  Sig- Littre  ha  veduto,  e  che  ha  pofìo  ilsi- 
ài'sigronia.fiiffi^  ^uora  di  difputa .  E  in  fatti  effendo  ancora  in  un  capo 
•  molto  effenziale  più  difputabilc,  che  mai  ,  è  fegno,  che  le 

oJTervazioni  del  Sig-  Littre  fono  incerte ,  o  dubbiofe  ,  poten- 

dofi 

(a)  Fedi  qui  Cap-J.mim.  io. 

(b  )  Cap.  18.  mp».  14. 

(e)  4/fHn.  1701.  p.ig.m.^i.    della  r':flampa  d' ^mflerdaml 


Parte  IJ.Cup.  XI.  loi 

(k)'fi  fofpettarc  ,  coms  tocca  il  Sig.  Fontanelle  ,  che  abbia  ve- 
dalo (  come  pur  troppa  accade  a  certi  appaflìonati  Filofofi  ) 
von  ciò,  che  tji  era,  maciò,  che  avrebbe  voluto,  che  flato  vifof- 
fc.  Si  guardi  la  fua  dcfcrizione  ,  che  fa  ds'tedicoli,  delle  J^'/^"  "'^^'^ 
Ovaje,  delle  trombe,  e  dell'utero  di  una  Donna  (a)  da  me  '^"p,".^"  ' 
fedelmente  iraslatata  in  Italiano,  e  lì  vedrà,  come  tutcocra 
viziato,  adulterato,  fcirrofo,  e  fuora  dell'  ordine  della  Na- 
tura slogato,  crefciuto,  e  malamente  porto.  Le  due  Ovaje 
erano  più  groHc  dell'ordinario  ,  e  la  dritta  era,  come  un  uo- 
vo d' anitra ,  cofìants  di  due  fole  gran  celle  ;  piene  d' una  mate- 
ria ,  non  al  folito  limpida,  ma  biancaflra,  torbida  ,  fpejfa ,  e 
direi,  come  fquallida,  e  marciofa .  Sopra  una  di  quelle  cel-  Dif'"r,i»a  Jfl 

,  ',  ^^  1.1-  ,  ri  '  /-•«   I  Autor  f     del- 

ie trovo  un  foro,  eh  egli  credette  fatto  da  un  uovo  utcìto  /g ^j^rva-joni 
da  una  di  quelle,  imperocché  trovò  un  corpo  ritondo  (  eh'  dil Li:tr,\ cbi 
era  anche  piìj  groflb  del  diametro  del  foro  )  dentrola  trom- ^;"</»v<»/;»f». 
ba  da  quella  parte   (  che  trovò  pure  più  grolla  dell'ordina- 
rio) il  qual  corpo  ritondo  credette  un'uovo,  che  a  cagione 
dell'utero  fcirrofo  ,   e  comprimente  la  detta  tromba  ,   non 
avea  potuto  entrare  nella  fua  cavità .  Egli  era  (  cosi  il  Fon- 
tanelle) giunto  molto  apprejjo  alla  matrice,  ma  non  farebbe  giam- 
mai entrato ,  mentre  qiiefla  era  divenuta  fcirrofa  ,  e  neW  mdiirarft 
avea  alquanto  [cordata ,  e  riflretta ,  e  molto  aggravata ,  e  carica- 
ta la  parte  del  canale  delta  tromba  ,  che  la  penetra  •  ElTendo  pu- 
re la  defcritta   cella  nella  fua    cima  bucata  ,  enormemente 
amplificata,  e  piena  d'un' umore  mirciofo,  può  nafcer  dub- 
bio ad  alcuno  ,   che  per  quel  foro  non  folle  ufcito  già  un'  |7''</W°/)#1 
uovo,  ma  che  folle  venuta  à  fuppurazione  ,  come  accade  ^  p,' efere natt'. 
tanti  altri  tumori  del  noftro  corpo  ;  ovvero  ,  che  i  fori  ,   i 
quali  naturalmente  in  quelle  membrane  fi  fcorgono  ,  come 
ho  dimoflrato  ne' la  T^otomia  particolarmente  de'  follicoli  maturi  del- 
le Ovaje  delle  Cagne ,  in  quello  cafo  flraordinario  di  fmifura-  Vediqoìcapi. 
ta  dilatazione,  e  rilaffamento  delle  membrane  ,   fé  ne  folle  'f/^p^^t^  ' 
uno  aperto,  e  manifeflato  ,  ed  in  particolare  quel  maggio-  ''^' 
re,  che  s'apre  nella  papilla.  Né  vale  il  dire  ,  che  un'uovo 
era  nella  tromba  vicina,  concioflìachc  ,   fé  confideriamo  la 
delcrizione  ,  eh"  e' fa  della  medefima  ,   più  groffa  dell'ordi- 
nario ,  fcorziata  ,  riftretta ,  e  calcata  ,  fi  vede ,  eh'  era  tutta  ^^^  ^^  ^^^^ 
viziata  ,  e  che  quanto  è  difficile  il  concepire  ,   come  avefle  n  j-uppo/ìa  a/- 
potuto  cosi  bellamente  accollare  ,  perafforbir  l'uovo,  e  con-  vonella  trom. 
durlo  verfo  la  Matrice,  così  altrettanto  è  facile  il  credere  ,  ^<»' 

Ce  che 

(a)  Cap.y.nrm.  IO.  efe^. 


iol   DdleVo'za  dcili-  femmine  Ti -jipare . 

che  quello  non  folle  un  vero  uovo  ,•  ma  una  cafualc  produ- 
icione  vefcicolare,  facile,  come  ho  detto  (a)  a  generarli  io 
varj  Juoghi  dal  folo  sbocco  d' una  linfa  nutritiva  ,  e  vifco- 
fetta. 
crffctno  h      4.  Se  in  oltre  volgiamo  l'occhio  alla  tromba  ,  ed  all'ova- 
LfutAth  ren.  ja  finiftra,  troveremo  non  fclD  eguali;  ma  più  rilevanti  Jif- 
rraiisigtir-  i^q^Aù .  Era  la  tromba  più  piccola  dell'ordinario,  piìj  colo- 
'tlt\f jaf%"^  rita,  e  con  la  bocca  rovefciata  all' indietro  ,  ed  attaccata  , 
farti morÌ0ft .  o  com'  cgli  dicc ,  incollata  al  ligamento  largo  della  Matri- 
ce, e  in  confegucnte  incapace,  come  confeUa  ,  di  poterfi ac- 
codare all'ovaja,  d'abbracciarla  ,   e  d'ingo;ar  l'uovo  .   L' 
Ovaja  pure  era  anch' ella  più  grolla  dell' ordinario,  e  proba- 
bilmente viziofa  ,  e  guafla  ,  e  Hcnto  a  capire  ,    come  un  s'i 
degno ,  e  accorto  Notomifia  abbia  penlaco  ,   di  mettere  in 
chiaro  un  Siftema  ,    dal  fuo   Collega  Sig.  Mcry  agramente 
comraflato,  fopra  un'utero,  iicmbc,  ed  o\ajc evidentemen- 
te morbofe,  conforme  e'confefla  ,    e  nelle  quali  fv.'nza  dub- 
bio pofiono  effere  ingannatrici  apparenze  ,   e  per  cui  fi  può 
contraftar  fcmprc,  e  non  concluder  mai  nulla.  Quattro  uo- 
crtdemcìa.  y,^^  3I  fuo  dire,  erano  in  quefta  Ovaja  {b)  uno  caduto  ncU' 
Vtduto  q'Jat.  addomine  ,  due  a  traverfo  delle  fae  incìnbrane,  ed  uno  conti  /f- 
^ro"  uova" in  to  nncììiufo ,  ch'io  in  tanti  difordini  della  Natura  ,    fc  folTe 
una  fola  ox/a.  vcro  ,    giudicherei  portentofo  .   Il  primo  lo  fuppone  caduto 
/«•  nciraddominc,  per  aver  veduto  un  Tacchetto  con  un  picco- 

lo foro  aperto  in  cima,  il  quale  viene  da  lui  defcritto,  co- 
me un  vero  follicolo  con  la  fua  materia  gialla,  o  glandulo- 
fa,  e  fibre  carnofe ,  e  due  erano  per  ifpuntare  anche  fuora 
delle  membrane  comuni  dell' ova;a  ,   ch'erano  divenute  di- 
rimpetto a  loro  fottili,  come  la  buccia  d'una  cipolla,  fcnza 
Vedicap.dtt   alcun  foro,  fermandofi  quivi  a  riflettere,  come  quefteuova 
«■(7,  wm.  14.  generalmente  cfcano  ,  difendendo  prima  le  membrane  ,  cpoi 
lacerandole  :  aggiugnendo  di  più ,  cìie  non  ha  mai  potuto  [co- 
lti num.  1 5'  py-iy^^  fg,.g  ^/j.,^„  naturtilc ,  e  che  que/le  aperture  lafciano  fet/jpre. 
Altra  insanne  rinchiudeudoft ,  una  fcnfthile  cicatrice  ,  ciò  ,   che  accader  non  do^ 
tiel Sig.Littre.  vrehbc ,  fé  foffero  naturali. 

5.  Quanto  al  follicolo  defcritto,  e  all'uovo  ufcito ,  e  ca- 

./'.T"^/'"'!'.  duco  ncH'addomine  può  anche  conccdcrfi  ;.  ma  quanto  alleal- 

^shLin/i  !{.  ^""^  ^'^^  uova,  che  crede  di  aver  vedute,  ch'erano  vicine  ad 

f'ido  miti-    ufcire,  temo  d'errore,  giudicandole  t/fre  ,  e  redi  •vescichette 

i  l'ette    le  iti.  lin- 

liutt  uova  ,  ■ ______^__  «_______________________^___— 

(-a)rrt/>.  IO.  num.  2. 
(b)  Cap.  IO.  num.  15. 


Parte  IL  Càp»  XI  2,03 

linfatiche,  ch'efTendo  in  quel  fico  rilevate,  e  fofpignendo al- 
quaaco  la  membrana  comune,  come  è  lorofolico,  erano  ca- 
gione, clic  più  foctiie  apparifse  ,   e  per  la  copia  ancora  dal 
nutrimento,  che  per  quella  tenfione  ,   o  alzamento  di  fibre 
non  poteva  egualmente,  come  ne' luoghi  mcn  teli  introdur- 
fi,  e  fermarli.  Ne  balta  il  dire,  ch'erano  annaffiate  da'vafi     ^ 
^nguigni,  molto  vifibili ,  come  ti  giallo  delle  uova  degli uccel-  0^fpr\ln!fè' 
li,  ch'c  attaccato  all'ovaja,  circofiaìtx.x ,  nkrikt'ì\S\g.Von-  delie vefdcbte,, 
Lineile,  clic  non  è  da  dimenticayjì ,  conciolfiachc  quella  è  una  te  linfatiche. 
circoflanza  comune ,  anzi  neccilaria  alle  vefcichette  linfati- 
che, come  abbiamo  a  Tuo  luogo  dimollrato,  e  come  ognu- 
no può  facilmente  comprendere,  fé  folo  riflette,  che  quella 
linfa  ,    che   in  sé  contengono  ,   non    può    elTerc  loro   da- 
altri  canali  porrata,  che  da'vafi  fanguigni.  Che  fia neccffa- 
rio  ,  chele  uova,  fc  vogliono  ufci  re  ,  sforzino,  efquarcino- 
reft.niore  membrana,  o  come  ingegnofamente  al  fuo  folito 
dice  il  Sig.  Fontanelle,  [cavino,  e  facciano  infenftbilmente  una 
mina,  quello  fia  detto  con  pace  d'entrambi  ,   è  per  più  evi-      u^g^  „g„ 
denti  ragioni  lontano  affetto  dal  vero.  La  prima  fi  è,  eh' io  fyuardaio  le 
ftelfo  ho  veduto  il  foro  nelle  papille  delle  Cagne,  e  di  altri  membrane. 
animali ,  come  ho  detto  a  fuo  luogo  (  a  )  fenza  poter  mai 
veder  l'uovo.  Se  dunque  apparifce  il  foro,  e  non  apparifce 
l'uovo,  non  può  cllere  fatto  da  quello  ;  ma  egli  èun'orga- 
no  particolare,  che  cr^fceado  alla  deftinata  grandezza  ,    ^^  e'n7n [•'uov7*^ 
va  da  sé  (ìellb  manifeflando ,  ed  aprendo  .   O  quanto  iiLC\\zfortij/:mo  Ar\ 
farebbe  il  trovare  quell'uovo,  e  prima  ,   e  dopo  l' apertura g^wf"",  <■*« 
della  papilla  !  imperciocché,  fé  doveflc  urtarla,  fofpigner- "^"^^''"f^"» 
la,  e  con  dolce,  o  non  dolce  violenza  lacerar  le  fue  fibre  jL'^        *  ' 
e  aggiufa  di  mina  aprire  il  foro,  dovrebbe  pur  eflcrc  un  cor- 
po di  qualche  refill:nza,  e  di  qualche  fenfibiL-groHc2zado- 
uto,  e  in  confeguente  fenza  alcuna  difficuita  agli  occhi  no- 
flri  armati,  o  non  armati  facilmente  vifibile,  e  pure  ho  tan- 
te, e  tante  volte  veduto  le  papille,  e  prima ,  e  nel  tempo   , 
e  dopo  il  fuo  foro ,  e  le  ho  fcmpre  vedute   fenza   quel  cor- 
po, o  quell'uovo  contrallante ,  e  a  sé  flelfo  preparante  ,   e 
dilatante  la  via. 

6.  che  poi  quefle  aperture  lafcino  fempre ,  rinchiudendoft ,  una 
fenfibile  cicatrice  ,  ciò  ,  che  feguir  non  dovrebbe  ,  [e  naturali  fof-  ff"^'J"'a°^a 
fero,  rifpondo,  che  generalmente  in  tanti,  e  tanti  io\\\co\\J'J^pJ' l'-'^f^a. 
che  ho  veduti  (  da' quali  certamente  era  ufcito  l' uovo ,  ^zt- diW uovj . 

Ce     1  che 

a  )  Fedi  qui  Cap.  4,  §.  5.  f  feg.  Tar.  2.. 


104  ^'^^^  VonjA  delle  Femmine  Fi^ipare . 
Vtdì^uì  Caf.  che  fi  contenevano  i  feti  nell'utero,  come  nelle  Scrofe,  To- 
iJtiiaPar.%  pj ^  ^j  ^j^^j  animali,  da  me  accennati  )  non  fi  trovanocica- 
y^^'^     """trici  di  fbrta  alcuna,  laonde  avendole  cosi  di  rado  trovate, 
mi  hanno  fiuto  venir  in  mente,  rellar  quefie  folamcnte  al- 
lora, quando  il  foro  naturale  ha  qualche  iefionepatito ,  ef- 
fendofi  da  alcun' agro  fale,  o  dalla  copia  della  linfa  dal  fo- 
Pirtb}  aìlexo  con  troppo  cmpito  bboccante  ,   o  da  alcun' altra  cagione 
vcUe  t,   "/'lacerate  Je  fibre  Tue,  e  in  confcguente  neiriunirfi  poi ,  e  ram- 
hnttanc.    margjnarfi  ,    lafciata   la  cicatrice.  E'  troppo  improbabile  , 
che  la  Natura  Maefira  ,  e  Madre  benigna  voglia  fervirfi  in 
un'operazione  si  dilicata  ,  si  gelo/a  ,   si  gentile  di  un  modo 
cosi  barbaro,  e  violento  ,  per  cui  fenza  dubbio  in  parti  ti- 
brofe,  e  membranofe,  e  di  un  fenfo  cosi  efquifito  dotate  fe- 
guirebbonofpefle  volte  funeftiflìmi  fintomi,  come  infiamma- 
gioni,  convulfioni,  dolori,  emorragie,  e  fimili ,  che  non  fi 
^foir/Vfw-a  ^^28°"*^  •  Ha  con  tanta  incomprenfibile  fapienza  il  tutto  dil- 
d Jl7 N /tur a.  podOy  chc  a  fuo  tempo  quello  ,   che  non  appariva  appari- 
fce,  fi  apre  il  chiufo,  e  fi  chiude  l'aperto,  e  tutto  con  leg- 
ge,  con  ordine,  e  ccn  incomprenfibile  maefiria  fegue  feni:a 
violenza,  e  fenza  rottura  ,   fé  per  qualche  Orano  accidente 
i^c" fegut  li.  ncn  fia ,  a  farlo ,  ncceflìtata .  Né  le  membrane ,  o  cafeJline, 
ttrayone  .»        tcchc ,  0  borfc ,  chc  rinvolgouo  le  uova  delle  Raze  ,  de* 

amna  Ovaia  .    _,       ■     ,•  i       i-       i      ■         r-  i-  •       i-        •  <■ 

'  Cani  di  mare,  e  degli  altri  pefci ,  ne  gli  utricoli  ,  invogl;, 
o  buccie  delle  frutta,  e  de'fcmi,  quando  fono  mature  fi  la- 
cerano i  ma  tutte  in  quel  tal  fito  determinato  dolcemente  fi 
aprono,  dove  fi  vede  una  particolare  firuttura  di  fibre,  che 
prima  erettamente  fi  combaciavano,  e  poi  fi  fiaccano  ,  e  fi 
ritirano  in  loro  fteffe,  lafciando  naturalmente  la  sfenditura, 
oil  foro  all'ufcita  del  rinchiufo  corpo  proporzionato,  e  pre- 
ieri  tto. 

7.  Ma  venghiamo  alla  vefcica^  o  all'uovo,  che  rinchiu- 
deva il  feto  (a)  maraviglia  in  vero, 

eh' avvanza  tutte  l' altre  maraviglie. 
^f.  .  .  Quefia  lefcica ,  dice,  era  più  piccola  delle  altre  ,  ed  era  dentro 
t»  "cr'tdut'a  ^"  [ticchetto,  firn  ile  al  defcritto ,  cicù  a  un  corpo  glanduU  f}  ,  ofU- 
maìaminte  Hcvlo ,  nel cui  liquore  flava  un  feto  ,  d'una  linea,  e mcxzo di grof- 
un' uovt  (el  fexza,  e  fopra  tre  di  lunghezza,  col  fuo  vafo  umhilicale  ,  e  in 
/"•'  cui  feppc  ,  in  compagnia  d'altri  «mici,  diflingnere  il  cape  ,  la  boc- 

ca ,  il  nafo  ,   gli  occhi  ,   e  il  rcflo  del  corpo  con  le  fue  membra  . 
In  primo  luogo  torno  a  ripetere,  che  non  capiico,  ne  capi- 
rò 

(a)/z/;  n«OT.  i6. 


Parte  D.Càp.  XI.  loy 

rò  giammai,  come  crefcendo  ,   e  raanifeftandofi'l  feto  nsU'  y'"',"'",»" 
uovo,  1  uovo  più  piccolo  divenga  di  quello  ,  eh  egli  era  ,  piccolo, Ruanda 
prima,  che  vi  foffe  il  feto  ,  effendo  cofa  contraria  a  tutte  k/f  manifjlatl 
buone  leggi  d.Mla  Natura,  ed  a  ciò  ,  che  nelle  uova  degli/"», 
uccelli,  e  ne'fcmi  delle  piante  tutto  giorno  veggiamo  .    In- 
comincia cereamente  la  Natura  tutte  le  cole  fue dal  minimo, 
e  non  foggccto  a'noftri  CsnC]  ;   ma  quando  incominciano  a 
manif«ftarfi ,  le  veggiamo  ogni  di  più  raanifeftate  ,   mentre 
entrando  i  fughi,  ed  ampliando  le  parti  ,   quelle  occupano    K'^ionìfo^- 
fempre  uno fpazio maggiore,  onde  la  circonferenza  delle  cir-"^'"'" 
condanti  membrane  è  neceffitata  a  crefcere ,  non  a  fminuir- 
a.  Dovrebbe  dunque  badare  quello  argomento  a  chi  non di- 
ftingue  le  vefciche  linfatiche  dalle  uova,  confidcrando,  che 
quelle  fono  fempre,  e  dieci,  e  quindeci,  e  venti  volte  mag- 
giori delie  vere  uova,  anche  quando  quelle  fono  nella  trom- 
ba, 0  crefciute  a  un  termine,  che  fino  il  feto  in  lorfidiftin- 
gua-  In  fecondo  luogo  vorrei,  che  mi  dicelle,  com'erafta-    .,     ..a-  » 
to  fecondato  quell'uovo  .   Rivolgiamo  di  grazia  indietro  1'  rà"co„'na" ìl 
occhio  alla  Storia,  e  dal  Sig.  Littre  ,   e  dal  Sig.  Fontanelle  sig.Liitrt,ef. 
cosi  elegantemente  defcritca .  Amendune  le  tro;nbe  erano  al-  f">dotuttopir 
tamentè  viziate  (.t)  la  delira  comprell'a,  accorciata,  edall'^""  '^."f'-ff*'- 
utero  fcinofo  caricata  in  maniera,  che  iìccomc,  a  Tua  detta,  ^^^^^^j^^^^/ 
non  potè  lafciar  pallar  l'uovo  ,   che_  difcc:ideva  ,   cosi  non 
avrebb;  potuto  lafciar  pad'are  Jo  fpiritomafchile,  chedovea 
afcendere,  per  fecondarlo.  La  tromba  finiflra  avea  la  bocca 
rivoltata  verfo  la  regione  illiaca,  ed  incollata  al  ligamento 
largo  finiflro  della  Matrice  ,  onde  ne  meno  quella  avea  po- 
tuto portare  lo  fpirito  alla  detta  Ovaja  ,   per  fecondare  al- 
cun'uovo.  Come  adunque,  Dio  buono  1  potè  trovare  in que- 
fla  un'uovo  fecondato,  anzi  col  feto  cvidentillìmo  dentro  il 
medefimo  ^   E  perche  maturo  non  fece  ,   come  quello  dell' 
Ovaja  delira,  che  fuppofe  ufcito,  e  caduto  dentro  l' addomi- ^'"^^'J^,J^ 
ne?  Come  anche  quello  non  forti,  giacché  egli  era  perfezio-  Argomento, 
nato,  earcimaturof  £  fé  non  poteva  entrar  nella  tromba  , 
perchè  era  rivoltata,  viziata,  e  llrettamente  attaccata  con  le 
membrane  fue,  non  rotolò  anch'elfo  fra  le  inteftina?  Eper 
qua)  difgrazia  reflo  ancora  col  fuo  ofpite  già  fviluppato  ,  e 
grandetto  in  grembo  all' Ovaja  ?  Il  male  fu  ,   Riveritilfimo    jiapomJelP 
Signore ,  che  il  Si^.  Licere  credè  di  vedere  ciò ,  che  avrebbe  vo-  tquivoco . 
luto  vedere,  quantunque  fu  tr.:  Filofofi,  i  più  indiferemi,  et  più 

z.e- 

(a  )rji  num.  II.  nttm.  li. 


1  o  6  Delle  Vo "Jd  delle  Femmine  Firui^are . 

xelam't  per  la  veiirà,  ed  io  gli  profiflì  una  diftinti/Tima  ftiina- 
Jl  Sr(.  Ltttre ,  ed  alcun  altro  con  effo  lui  (  fono  parole  Jcl  Fon- 
tanelle )  pretendono ,  d' aver  veduto  ,   e  rne  di  firn  ameni  e  in  parte 
fenx.a  Mtcrofcopio  ti  cordone  nmb:l:cale  ,  che  attaccava  qucfìo  fe- 
to alle  membrane  dell'uovo,  la  fua  tcfla ,  H  foro  della  bocca  &C. 
..     .     ma  quello  pretendere  di  vedere  apprcffo  noi  altri  Italiani  non- 
feti por-haTJi  imporw  /'  averc  ajfolutamente  veduto  .  Ma  per  dirla  con  ogni 
iwfij  qlagiia.  più  rivcrcncc  rifpetto  ad  uomini  di  tanta  fama  ,  io  non  mi 
ta  fttiformt.  fento  inclinato  a  credere  ,  che  quel  fancafma  ,   o  corpicella 
veduto  ncir  uovo  fo/Te  un  feto;  ma  una  porzione  di  linfa  qua- 
gliata ,  dirò  cosi,  fctifurme ,  iìniile  all'omaccino  del  Dalcm- 
pazio  {a)  vcggendofi  fovente  cocali  fcherzi  della  Natura  ia- 
fmo  ne' legni,  ne' metalli  ,   e  nelle  pietre  .   L'effere  l'utero 
fcirrofo,  l'impoffibilita  di  potere  lo  fpirito  fecondatore  afcen- 
jjj^^;      ;^^,  dere  all'ovaja,  l'eflcre  tutte  le  parti,  a  quella mirabil' opra. 
d!l n'o/iro^Au.  desinate,  per  loro  ingenua  confelfione,  o  fcirrofe,  otume- 
ttr*.  fatte,  o  violate,  o  incollatelo  accorciate,  oingroflate,  o 

dall'  impaludamento  di  fieri  bagnanti  ,  e  corrotti  malmena- 
te,  ftorte,  difguirace,  e sfoggiatamente contraffatte, mi  dan- 
no un'  incontraltabile  fondamento  di  dubitare  fenza  nota  di 
temerità;  ma piuttoflo col  merito  di  compatimento,  odi  per- 
dono, fé  ho  avuto  l'ardire  ,  di  porre  in  dubbio  una  Storia 
canchiu/t     ^'  ftrepitofa  ,  e  si  illullre.  Conchiudo  adunque  con  buona  li- 
iegh'À"^,!"  ccnza  di  que' Signori  ,    che  fono  anche  in  quello  cafo  fiate 
m<mi.  prefe  le  vefcichette  linfatiche  per  uova  ,   e  che  quelle  fuora 

dello  (lato  fuo  naturale  fono  fiate  credute  troppo  naturali  , 
volendo  provare  con  gli  errori  della  Natura  le  leggi  fue  ,  o 
far  che  gli  errori  abbiano  ricevuto  tutto  il  luflro,  e  tutto  il 
nerbo  dalle  fuc  leggi . 

CAPITOLO       XII. 

Terx.a  difamim  delle  Sperienze,  ed  Offervax.ioni  del  Sig.f^erheyen,, 
e  del  Signore  Sbaraglia . 

I.  TO  probabilmente  fofpetto  ,  che  il  Sig.  Verhcycn  non 
srrcrì dtl sig.  X  abbia  mai  letta  la  Lettera  del  nollro  AIalpighi(/;)  do- 
Vtrkfye»,  ptr  ve  tratta  delle  uova,  e  dell' ovaja  delle  femmine,  concioffia- 
"*'""'"'',".'' cofachè  quafi  impoffibil  cofa  fiuebbc  ,  che  non  pli  avclfc. 

{i.)Tarte  prima  de'  Fermiceli i  Spermatici  Cap.  X.  Cap.  io. 
{b)  Ai  Sponium  &c.  e  qui  Cap.  x. 


Farteli.  Cap. XI.  107 

preflata  tuttala  dovuta  fede,  dove  pM'h  de  corpi  gialli ,  che 
con  tanta  attenzione  defcrive,  e  fa  evidentemente conofcerc, 
non  generarfi  folamcnte  dopo  la  fecondazione  delle  uova  , 
come  volle  il  Graaf;  ma  molto  prnna  andarli  preparando  , 
e  difponcndo.  Non  occorre  dunque  ,   che  faccia  le  maravi- 
glie, per  aver  trovato  un  globetto  gUndidjfo  di  color  rojfo  ,  ti-  .     .  . 
rame  al  giallo  nel  tellicolo  d'una  Giovenca,  che  aveva  il  f--  ^/"Jj-'^^'s 
to  nell'utero,  e  che  cerchi  tanti  riboboli,  e  canti  raggiri  ,  p,imadclUfi, 
per  mantenere  l'oppin ione  delGraaf,  incolpando  ora  i  Guar-  conda-Otni . 
diani  ,  che  l'ingannallero  ,    ora  ch'cHì  follerò  (lati  da  uno 
fcaltro  Toro  furtivamente  ingannati,  avendo  di  nafcofto fe- 
condata la  femmina  ,   e  che  poi    l'uovo  non  offervato  folle 
dall'utero  fdrucciolato,  e  caduto.  Meglio  in  fine  foggiugn:, 
non  apparire  lontano  dalla  ragione,  eh:  le  femmine  parto- 
rir pollano  alcuna  fiata  anche  le  uova  non  gallate  ,   e  che 
fubventanee  (i  chiamano ,  crefcendo  i  meazionati  glandulofi 
globctti  per  un  forte  difidtrio  del  coito  ,   da' quali  l'uovo  , 
limile  a' fecondati,  venga  fuora  efclufo. 

i.  Scmpreppiù  mi  confermo  ,   che  l'accennata  lettera  del 
Sig.  Malpiehi  letta  non  avelie,  quando  feguendo  a  fcorrere  .f""!'  f^*' 
le  lue  oflervazioni  (a)  mi  fono  avveduto,  eh  aneli  cdopren-  ^Jarnenii  U 
de  malamente  le  "jcfcichette  Ihifatiche  per  uova.  Ciò,  che  mi  vefcicbette 
pare  molto  da  lodarfi  in  quello  Autore  ,    fi  è  l'ingenuità  ,  ìimfatuhe  per 
con  la  quale  il  veduto,  e  non  veduto  racconta,  necrefcen-  ""'"'• 
do,  né  fminucndo,  ne  adornando  le  oflervazionifue ,  e  can- 
didamente confell'ando,  che  non  Colo  dentro  i  follicoli;  ma     ingenua  pia 
ne  meno  nelle  trombe  non  vide  mai  l'uovo,  anzi  né  meno  ('"ff/T""" ' 
vide  il  foro,ola  felfura  nelle  papille,  che  purè  facile  da  vederfi. 

5.  Nondobbiarao  dunque  tanto  maravigliarli,  fc  altri  ce- 
lebratiirimi  Moderni  Scrittori,  da  me  citati,  e  venerati  ere- ^^^^^^^^^^^^ 
dano  anch' cfli,  che  le  tante  volte  nominate  vefcichette  lin-  „,{ Ihùscrit. 
fatiche  fieno  uova,  imperciocché,  chi  con  la  fcorta  di  tanti  tori^  ibi  ncn 
uomini  grandi,  e  al  di  qua,  e  al  di  U  de' monti  riputatici-  *'"""'  ">'"'■ 
mi  non  l'arebbc  creduto  ?    Non  mi  rcfla  intorno  a  quelli  ,  '^'""''  ''  *'" 
come  mici  riveritifilmi  Amici,  fc  non  caldamente  pregargli,  "'*"  ' 
a  rifare  con  efattiffima,  e  fcrupulofa  diligenza  tutte  leofier- 
vazioni  predette,  ficuro,  chele  loro  anime  belle,  non  per- 
metteranno, che  refti  più  contraflata  una  verità  cosi  chiara, 
fé  guarderanno  le  cofc  con  l'occhio  ,  al  loro  folito  ,   tutto 
fincero,  e  fenza  paffione. 
4-  Il 

(  a  ;  Cip.  8.  nut».  4.  8. 


1  o 8    Delle  Vo'-ja delle  Femmmc  Vivipare . 

lìs'ig.  shara.      4.  Il  Signore  Sbaraglia  in  un  conto  combatte  per  noi  ,  e 
glia  parte (on  j^  un' altro  contro  di  noi.  11  primo  fi  è,  quando  nofco  ne- 
nei,  parte  con.  ^^  ^  ^y^z  le  vefcichctte,  chc  fono  nelle  ovaje,  fienouova,  1' 
trotino,,      ^|j.pQ^  quando  nega  affatto,  che  in  alcun  modo  le  uovane' 
vivipari  fi  dieno,  o  che  qucfti  nafcano  dall' uovo.  Nella  fua 
Storia,  {a)  ch'egli  crede  potente  diftruggitricediqueftono- 
Vedtiltcrpo  Uro  Siftema,  e  sforzato  a  defcrivcre,  benché  con  non  trop- 
giaìle  ,cgian.  p^-j  efattezzi  il  corpo  glandulofo  ,  o  giallo  ,  dicendo  ,  che 
^'f"  '  nella  dcflra  ova'^a  vide  ut:a  graffa  vefcichctta  d' un  umor  giallo  ri- 

piena, intorno  alla  quale  erano  macchie  gialle  ,  che  la  figura  delle 
uova  de'  pefci  rapprefentavano  .  E  che  altro  era  quefta  vcfcica, 
fé  non  il  follicolo,  o  il  corpo  giallo  del  Malpighi,  datan- 
ti, e  da  noi  fteffi  più  volte  defcritto,  d'onde  era  fcappato  1' 
uovo,  che  rinchiudeva  l'embrione  nell'utero?  Nèvaleildi- 
re,  che  non  ci  era  [opra  cicatrice  alcuna,  né  foijetta  indicante  /' 
.^nfcita  dell' uovo  j  imperocché  ha  V-S.  Illuftriffima  fentitonell' 
•!>(^'(;c«*^f/ antecedente  Capitolo  (b)  come,  quando  naturalmente  efcono 
sig.sbarai^ìui.  Ic  uova ,  c  non  fegua  lacerazione  alcuna  nelle  fibre  del  foro, 
non  vi  refta  cicatrice,  come  ho  cento  volte ofTcrvato,  laon- 
de nulla  vale  quello,  da  lui  creduto  invincibile,  argomen- 
to. Che  poi  tutte  quante  le  fibre  carnofe  dell'ovaja  follerò 
così  enormemente  tartarizzate  ,  di  manierachc  per  neceffita 
sirifpondea  Hon  poteiTero  efercitàre  alcun  moto,  è  difficile  dà  conccpir- 
tm- altra  Oh  fi  ,  mentre  dopo  morte,  raffreddate  tutte  le  parti  ,  più  refi- 
i>iiy«ne.        /lenti,  e  più  infkffibili  divengono,  e  quegli  umori,  che  vi- 
vente fluivano,  morta  bagnarono  ,  ed  indurarono  :  oltre, 
che  può  anch' effere,  che  la  difgrazia,  fé  non  era  affatto  fe- 
guita,  foffe  almeno  crefciuta  dopo  la  fecondazione  ,  e  l'ef- 
pulfione  dell 'uovo.  Ma  concediamogli,  che  foflero  anco  mol- 
te fibre  empiaftrate  di  tartaro,  ballava  ,  che  il  follicolo,  o 
corpo  giallo  foffe  fano ,  efTendo  principale  uffizio  delle  fue 
fibre  carnofe  il  cacciar  fuora  l'uovo,  che  nel  fuo  feno  rin- 
chiude .  Così  le  fibre  carnofe  ,   dalle  quali  l'edema  tonaca 
viene  corredata,  efTendo  fané  anch'elle,  unita  laloro  forza 
alla  forza  di  quelle  del  follicolo,  furono  fufficienti  ,  a  fare 
vomitar  l'uovo  nella  tromba,  eh' era  per  fuacoafeffioneper- 
''r'ò  'Tt  ^'^^"^  *^°'"^  perfetto  con  l'utero  tutto  il  redo  .    Non  v'era 
«*tfl  *>r*'mh*  <^""1"<^  »  com'  e'  fuppone ,  l' impotenza  del  movente ,  e  la  man- 
canza del  mobile,  mentre,  e  quelle  potevano  moverfi,  e  que- 
llo poteva  cffer  mofso . 

5__S' 

{  a  )  Cap.  8.  tnm.  18.         (  b  )  nmi.  6. 


Parte  II.  Cap.X/I.  lop 

j.  Si  sforza   di  corroborare  qucfla  fua  offervazione  con 
altre  ,    nelle  quali  rapprefcnta  le  Ovajc  ,   o  i  tefticoli  delle    sirìfpendt» 
Donne  cosi  fempre  corrotti  ,   e  pieni  di  \\zj  ,    che  gli  pare  un'altra  oh. 
impoflìbile ,  che  poflano  contener  uova  ,  o  contenute  trafmet-  ^'t'"'"  <^'^ 
terle  .  Quefto  fuo  argomento  òdi  quegli,  che  prova  troppo,  ^'^'""'' '  •^'"'' 
pofciacchè,  fefoHero,  com'egli  pretende,  tutti,  e  fempre, 
i  lefticoli  cosi  guafti,  corrotti,  e  difguifati  ,  farcbbono  non 
folo  inutili,  ma  dannofi,  e  non  tanto  l'Ipotcfi  degli  OvaH- 
fìi,  quanto  quella  di  tutti,  o  quafi  tutti  i  vecchi,  e  moderni 
Scrittori  combatterebbe .  Non  nego  già  ,   che  le  Ovaje  delle 
Donne,  più,  che  d'ogni  femmina  del  Mondo  ,  non  fi  tro-  jj^^^^'J''^' 
vino  nell'apertura  de' loro  Cadaveri  piene  di  macchie  ,   e  di  ^,ate7eiltl'i. 
vizj ,  come  notò  anche  il  noftro  fperimentatiflimo  Sig.  Mor-  tr, . 
gagni  (a)  ed  io  ho  più  volte  ofl'ervato;  ma  non  è  vero,  che 
fegua  nella  maggior  parte ,  e  fé  pure  nella  maggior  parte  alcun 
vizio  fi  vede,  ncn  e  univerfale  in  tutta  1' Ovaja ,  la  quale  , 
per  cflere  comporta  di  tante  parti  ,  cadauna  delle  quali  può 
da  sé  fare  il  fuo  uffizio  (  cioè  di  più  uova ,  di  più  veiciche, 
e  di  più  follicoli,  0  nati,  o  nafcenti ,  o  ancora  occulti)  per- 
ciò puòeggregiamente  un'uovo,  una  vefcica  ,  o  un  follico- 
lo effere  guarto,  e  l'altro  intatto,  e  vigorofo,  e  perciò  uno 
fccondarfi,  e  l'altro  corromperfi,  odileguarfi.  Perqualca-  pasioiiperU 
gione  poi  fi  trovino  tante  vefciche,  e  tanti  follicoli  corrot-  quaui/uon», 
ti,  e  maltrattati  più  nel  genere  nobile  delle  Donne  ,  che  in  ahUano  piò 
ogn' altro  genere  del  Mondo,  la  ragione,  per  mio  avvifo  ,  delle  befti^  vi. 
è  patentiflìma  .    Poffono  le  femmine  de"  bruti  ,   agitate  dall'  l""''"^"]'- 
eftro  venereo ,  acconfentirc  facilmente  alla  Natura  ,  non  ef- 
fcndo  loro  vietato,  quando  lor  pare,  e  con  chi  lor  piace  , 
1'  accoppiarfi ,  e  fecondarfi ,  come  con  tante  ftrida  ,  e  tante 
leggi  è  proibito  agramente  alle  infelici  noftre  Donne  :  quin- 
di e,  che  fcguendo  quelle  la  fola  legge  naturale  comune  da- 
ta nel  tempo  della  Creazione  a  tutte  le  femmine  ,    reftando 
fecondate  a  fuoi  tempi,  non  hanno  occafione  le  loro  vefci- 
che, i  loro  follicoli,  e  le  uova  loro  di  corromperfi,  ed'in- 
fradiciarfi  non  fecondate,  né  efpulfe,  e  che  redi  dentro,  ol- 
tre le  uova,  un  certo  umor  agro,  e  dirò  cosi  ,    venereo,  e 
tumultuante,  che  dovrebbe  a  fuo  luogo  ,  e  tempo  effere  di- 
fcacciato,  come  accade  alle  mifere  nofirc  Donne  .   Da  c'p   ;f„7 /"  M^i 
nafcono  anche  in  quefie  tanti  mali,  che  chiamiamo  Iftcrici,  f^„  patifeen* 
non  comuni  alle  befiie,  che  fono  libere  ,  e  che  nell'aperta-  afitti ijìtTuK 

Dd  ra 

. ■■  ■  »       I  .        - 

(a)Crr/).  8.  ?;«w.  ij. 


1 1  o    Delle ZJo<^:a  delle  Femmine ri'-iipare . 

ra  poi  de' loro  ventri  troviamo  tanti  fconcerti ,   e  difgrazie 
nelle  loro  ovajc,  dall'eloquente  Signore  Sbaraglia,  e  da  tan- 
ti altri  minutamente  defcritte. 
Va/a  auótff     ^   £-  j^gno  di  lode  il  menzionato  Signore  (a)  quando  ef- 
sit  skaratlia,  po"^  "'  3ver  trovato  ne  teflicoli  d  una  Vacca  un  vafo  nuovo 
contenente  limpidiflima  linfa,  eh;  noi  crediamo,  o  un  lin- 
fatico, de' quali  molto  ne  abbondano  ,   ovvero  uno  di  que' 
canali  di  comunicazione  della  linfa  ,   eh' è   nelle  vefcichette 
con  il  corpo  glandulofo,  e  giallo,  oltre  l'ordine  della  Na- 
tura ingrandito,  di  cui  già  parlammo  ,   votandoti  tutte  ,   o 
quafi  tuctc ,  quando  quello  s'inzuppa,  s'impregna  ,  e  tutto 
i'I'arlul^'^'  "^^^  '^-"°  liquore  h  fatolla,  e  fi  gonfia.  E'  ben  degno  di  ma- 
•'fogi".      caviglia,  come  confeflì,  di  aver  veduto  in  una  Vacca  gravi- 
da, non  una  volta  fola  j  ma  molte  ,   un  corpo  giallo  fìriato  , 
che  fpuutav-t  molto  in  fuva  (b)  fenza  farvi  fopra  quelle  fodc 
confiderazioni  ,    che  merita  un  fenomeno  cosi  cofpicuo  ,   e 
di  tanta  importanza,  mentre  occupava  la  maggior  p.xrte  delte- 
Jlicolo  ,   ch'c  appunto  quello  defcritto  dal   fuo  Antagonifla 
Malpighi,  ed  in  cui  fta  il  mifteriofo  principale  artificio  del- 
,  ^Jj^'''*""  la  generazione  di  tutti  i  vivipari.  Che  poi  le  vefcichette,  al 
«LX!'"*""'  Microfcopio  anche  da  lui  fottopofte,  fieno  una  fpeziediglan- 
dule,  defiinate  alla feparazione  di  qualche  linfa,  fono  volen- 
tieri con  lui,  mentre,  come  ha  fentito,  fono  appunto  quel- 
le, che  hanno  il  primo  ,    e  principal  pcfo  di  fepararla  ,  di 
cufiodirla ,  e  di  trafmetterla  a  fuo  tempo  alia  nutrizione  ,  e 
aumento  del  vero  uovo ,  e  del  fuo  follicolo . 

7.  Stabiliamo  adunque  ,   che  la  Sentenza  del  noftro  Mal- 
•^'^'"J^^'f  pighi  è  la  più  vera,  perchè  è  la  piìi  femplice,  e  lapiùfian- 
^/'^■■^'^^'•^^^  cheggiata  dall' efpericnze,  e  dalle  ofl"ervazioni  ,  tante  volte 
tutti,         '  replicate,  e  perchè,  come  a  fuo  luogo  vedremo  ,   mediante 
quefia  tutti  i  fenomeni  con  chiarezza  fi  fpicgano  ,    e  fi  rif- 
ponde  adeguatamente  a  tutte  le  obbiezioni  del  Signore  Sba- 
raglia, del  Sig.  Mery,  e  d'altri,  alle  quali  non  fi  può  cer- 
tamente rifpondere,  porto  il  fifiema  comune  ,   cioè  ,   che  le 
•vtfcichette  linfatiche  fieno  tiova  ,  come  vedremo,  quando  a  tut- 
ti gli  argomenti  daremo  una  pronta,  e  forte  rifpofta. 


CA- 


f  a  )  ivi  num.  io.         (  b  }  ivi . 


Parte  ìl.Cap.XIJl  m 

CAPITOLO      xin. 

Come  fegua  /'  opera  della  Generazione ,  poflo  il  noflro 
Siflema  delle  uova . 

I.  /^Gni  qual  volta  il  mafchil  feme  viene  fpruzzato  odca-    ^ 

V>/  tro  ,  0  avanti  1  organo  ,    che  più  di  ogn  ^^t^'^  fecondato  fu». 
tengono  celato  le  Donne,  attuato  dal  vicino  calore,  e  fciol-  v>  dallo  [p,rit» 
to  s'alza  lofpirito  fecondatore  ,   e  dove  trova  minore  con-  del  Jane  ma. 
tranriitenza,  fi  volge,  fi  incammina  ,  e  fi  porta  fino  a  quel /''*'''' • 
centro,  a  cui  lo  deftinò  la  Natura  .   La  ftrada  e  aperta,  e 
nel  calore  di  Venere  fi  fa  più  ampia  ,  e  dilatata  ,   con  una 
certa  tenfione  però  di  fibre,  e  increfpamento  determinato, e 
con  un  certo  dolcifsimo  interno  moto  ,  che  rapifce  verfo  il 
fuo centro  tutto  ciò,  che  di  fluido  ,  e  di  volatile  entra  ne'  '^"'"'."f^'''^'* 
primi  Uioi  vortici,  dal  che  nafce,  come  tutto  ciò  ,  che  per  ^^-'J''" 
la  bocca,  o  avanti  immediatamente  la  bocca  viene  cacciato, 
reiìa  fovcnte  con  avidità  incredibile  afforbito,  e  tirato  ingor- 
damente a  fé  ItclTo.  Mi  ricorda,  che  interrogando  una  gio- 
vane, che  per  foddisfare  a  un  certo  fuo  prurito,  fi  ferviva      Segut  una 
di  un'  Ago  d'  Avùlio ,  i  cui  entrò  con  mifcrabile  difgrazia  ^'<>l"it anitra. 
nella  vcfcica ,  con  fcmplicità,  e  fchiettezza  narrorami  ,  che  l'/^'„)y^'°'' 
fenti  Hrapparfelo  dalle  dita,  e  ghiottamente  attratto,  e  in-  '  '"  *' 
gojato  perderlo  ,  se  fiupcnte,  ed  ammirante  una  sì  impenfa- 
ta   difgrazia  (a)  .  Offervano  purei  maritati,  chefra'fegni, 
che  relli  infantata  la  loro  femmina,  uno  f\  ò ,  V  aver  fentito 
un  certo  non  ordinario,  ed  ardentiffimo  aflbrbimento,  e  la 
Donna  un'agitazione,  ed  un  diletto  più  grande  dell' ordina- 
rio. Se  adunque  così  va  la  bifogna ,  chi  non  vede  ,  quanto 
facile  fia,  che  la  parte  più  fottiledel  liquore  prolifico  afcen- 
da  dalla  vagina  all'utero  ,  e  dall'utero  fu  per  le  trombe  all' 
Ovaja  ,  dove  un' uovo,  o  più,  fé  più  fono,  mature,  fecondi. 
X.  Sappiamo  di  certo  in  primo  luogo ,  che  tanto  nell'ute- 
ro, quanto  nelle  trombe  fi  dà   un  moto  vermicolare  ,  detto     .  ,  ^    .  ^ 
periftaltico,  sì  per  le  fibre  nuifculari ,  che  vi  fi  veggono,  si  f^o' di  (l't» 
per  l'oculare  ofiervazione  nelle  femmine  de' bruti  aperte,  fat-yJ<a*/7,/i-f  /,» 
tadalGraaf,  e  da  me  fiefso.  In  fecondo  luogo  fappiamo  ,  che /"■"^'''/v''""'''' 
nel  tempo  dell' amorofa  zuffa  colà  dentro  è  un  calore  non  "'fi'*  ■^'""' ' 

Dd     2  or- 

ca) Vedi  'l  cnfo  dell' ^gocrinale ,  dame  altre  volte  defcritto  nella 
Galleria  di  Minerva .  Tom Tart. . . . 


1 1 1    Delle  Vo-vd  delle  Femmine  Fi-vipare . 

ordinario,  una  rarefazione  grande,  e  in  confegucnte  una  mi- 
nor refiflenza;  e  in  terzo  luogo  ci  è  pur  noto,  che  nell'at- 
to ultime  di  Venere  ,  quando  le  femmine  fpruzzano  il  libidi- 
nofo  liquore,  fi  fa  ora  un'increfpamcnto,  ora  un  dilatamen- 
to di  parti ,  come  fegue  ancora  ne'  mafchi  ,  lo  che  non  è  a 
mio  giudizio,  che  una  fpezie   di  dolcilfima  convuifione,  e 
ritiramento  verfo  il  fuo  principio  de' nervi,  conofciuto  infin 
da  Galeno,  e  perciò  da  lui  chiamato  qu.dì' atto bre-^Js  epilep- 
fia ,  come  provò  la  menzionata  giovane,  quando  fcniì  attrat- 
to ,  e  veramente  dalla  Tua  mano  flrappato  l'ago  d'avolio  . 
Afcendeìapor  Non  dobbiamo  adunque  né  punto  ,  ne  poco  maravigliarfi  , 
^M«*  orotut-  fé  Ja  parte,  ora  tutta  dello  fperma,  ora  la  fua  porzion  più 
»«>  "■^l"/'"  fottik  ^\  porti  fino  all'ovaja,  per  l'accennato  fine  ,   mentre 
{7™'/;'"' oltre  la  fperienza  del  Verheyen,  del  Ruifchio,  e  di  tanti  al- 
tri ,  la  ragione  lo  fa  conofcere ,  e  in  chiara  luce   lo  pone . 
Tfombt  uttTì.     S-  In  quelli  interini  moti,  e  in  quelli  arricciamenti ,  econ^ 
nf,«>me allora  trazioni  di  fibre  (lagnano  i  fluidi  oltre  il  folito  ,  le  parti  fi 
«tórd^aw/o. gonfiano,  e  s' irrigidifcono,  come  alle   parti  de' mai^chi  ac- 
*"'"'  cadere  veggiamo  ,  e  tantoppiù,  fé  dolcemente  irritate  ,  e 

punte:  laonde  arrivando  lo  fpirito  mafchile  alle  trombe  ute- 
rine ,  che  in  amabile  tumulto  anch'  effe  fi  gonfiano  ,  e  s'inor- 
gogliano  ,  e  fempreppiù  dal  detto  fpirito,  per  cosi  dire  » 
aizzate  s'indurano  ,  s'inarcano,  fi  contorcono  ,  e  vengono 
tirate  fopra  l'ovaja  da  una  funicella  ,  che  a  quella  s'attac- 
ca ,  accorciandofi  la  medefiraa  ,  e  feco  fiefso  flrafcinandole, 
dove  è  minore  la  refillenza.  Giunta  a  incurvarfi  ,  ed  a  fpia- 
narfi  la  tromba  fopra  l'ovaja,  con  le  fue  fimbrie,  ed  efpan- 
fioni  fogliacee  llrettamente  l'abbraccia,  e  con  tanta  efattez- 
za  la  fuperficie  interna  dell'una  con  la  fuperficie  edema  dell' 
altra  fi  unifce,  e  fi  combacia  ,  che  lo  fpirito  è  neceffitato  , 
a  entrar  nell'ovaja  per  il  buco,  o  per  più  buchi,  come  ab- 
biamo detto,  che  naturalmente  fopra  la  medefima  s'aprono. 
-  .  ....       4.  Entra  lo  fpirito,  e  per  quereli  angufli  cannelli,  e  andi- 

tpiritt  giunti     .  T      .  .1  ,,         ^        '      °  °  1       ■  L    1-1 

olfeva]af  all'  "Vieni  Va  a  ritrovar  1  uovo  maturo  ,  penetrandovi  probabil- 
«opfl,  iomelo  niente  dentro  per  quella  parte,  dove  dipoi  la  placenta,  e  gli 
fttHidi^tdsn.  umbilicali  vafi  fi  manifeftano  ,  e  per  quelle  ftrettiflìme  vie 
'"'  portandofi  all'  inviluppata,  e  rinchiufa  teneriffima  macchi- 

netta, che  già  difpolla  ,  e  preparata  l'afpettava,  dà  moto  a' 
fuoi  liquori,  gli  agita  con  incomprenfibile  placidità,  e  dol- 
cezza, di  manierachc  alcun  poco,  e  con  certa  legge  lenta- 
mente movcndofi ,  e  dilatandofi  ,  fono  cagione ,  che  le  par- 
li,  0  membra  aggrovigliate,  e  riftrctte  alquanto  sefpanda- 

no 


?aitelI.Cap.Xlll.  zi  5 

ho,  e  fi  ftrighino,  onde  incomincino,  a  fcorrcrei  fluidicon 
velocità  proporzionata  per  i  loro  canali .  Il  primo  movimen-    p,i„g  „^^-^ 
to  è  probabile,  che  lentiffimonell'  orecchietta,  tn&\\zmn-  mimo mliem. 
colo  dcftro  del  cuore  fi  faccia,  d'indi  nell'altra,  e  nel  fini-  *"'"«  </"«,» 
ftro,  e  quefte  orecchiette,  e  ventricoli  intanto  irritati,  Qiii~"'"'fif''""'- 
molati  da  quella  nuova  combinazione  di  fughi  moffi  ,  e  mo- 
venti, incomincino  a  coftrignerfi  ,   e  a  dilatarfi,  cioè  a  ce- 
lebrare la  Cuìdiaflole ,  e  la  fua  fi/iole  ,  eh' è  il  pnn&um  faliens  c,>«/»  ^, •/?»;. 
veduto  infin  dagli  Antichi'.  Prefo  una   volta  moto  queft' or- <//,<-«w/«2««. 
gano,  come  un'orologio  a  pendolo,  più   non  cella  di  rao- 
verfi,  onde  i  liquidi  fono  neccflTitati,  afcappar  fuoradalfuo 
ventricello  finiftro  ,  e  ad  entrare  nell'  aorta  ,  che  urtata  ,  e 
riempiuta,  viene  sforzata  ,  a  dilatarfi,  e  dar  luogo  al  corfo 
loro,  acciocché  da  effa  nelle  vene,  e  da  quefte  di;  nuovo  al 
cuore  ritornino.  Incominciato  con  oltremirabile,  e  foaviffi- 
ma  maniera  il  circolo  de'  fluidi ,  tutte  le  altre  parti  fi  van-  ^"^'ti  lì'u'ln. 
no  fvikippando,  e  vieppiù  dilatando;  laonde  per  i  pori  dell'  guitojfòfifaè. 
uovo,  e  per  gli  umbilicali  vafi  entrando  nuovi  fottiliflìmi  ,  cia,efinutri- 
c  raffinatiflìmi  fughi  (che  fono  già  palfati  per  trafila,  e  per  (tino  le  parri . 
tanti  vagì;,  come  altrove  abbiamo  detto,  e  che  già  prepa-  y^j;    ^  „^ii^ 
rati  ftanno  dentro  il  follicolo)  urtano  i  primi  ,  e  con  effolo-  Pal.yCap.^. 
ro  fi  mefcolano,  l'interno  moto  delle  particelle  fempreppiù  la  Lttttra  d" 
accrefcono,  e  fanno  nuove   combinazioni  ,  e  nuovi  regola- *"""""" r"'- 
tiffimi  movimenti,  onde  ii  formano  globetti,  che  danno  ^^  p"„'"-{^^jj 
rollo  al  fangue ,  altri  corpicelli  a'  corpicelli  s' unifcono  ,  al-  'io"fv\itppo  V 
tri  fi  fiaccano ,  e  danno  materia  proporzionata  all'  accrefci-  itili  umtrl. 
mento  delle  parti,  e  all' ingrolTamento  de' tubi. 

5.  Sviluppato  il  feto  neir  uovo  ,  fàttofi  colà  dentro  un  nuo- j,^^,^^^^^^,. 
vo  moto,  e  come  un  nuovo  vortice  da  fé,  e  gonfiate  le  fue  v  uovo  dal  fu» 
invol venti  membrane,  il  fangue,  che  per  i  vafi  del  calice /^//'V^'/f, « <■«- 
le  dette  annaffiava,  (\  ferma  nel  medefimo  calice,  e  vieppiù '''■'• 
lo  gonfia,  e  lo  fa  rigido,  onde  le  fibre  fue  s' increfpano ,  e 
dall'uovo  fi  ritirano,  perlochè  è  neccffitato  areftar  libero, 
come  frutto  maturo,  e  cadente  dal  proprio  gambo.  Allora 
l'uovo  egli  è,  dirò  cosi,  emancipato,  e  divenuto,  come  un 
corpo,  o  un'organo  da  fé,  venendo  a  ftare  nella  cavità  del 
calice,  come  una  parte  più  non  fua  ,  onde  le  fue  fibre  irri- 
tando, maggiormente  quefte  fi  gonfiano,  per  i  liquidi ,  che 
vi  corrono,  e  urtandolo  nelle  parti  fue  diretane  verfo  la  pa-  ^"^."^'"At 

■11  1-  N-i  n  1  -i-i  1  calice, e  difcr. 

pilla,  dove  minore  e  il  contratto,  e  la  via  dilatata,  locac-  da mir utero. 
ciano,  epremono,  finchèsbuchi,  ed  cfca.  Ufcito  vienedal- 
la  bocca  aperta  della  tromba  (di  nuovo  accoflatafi  )  ricevuto, 

e  me- 


1 1 4    Delle  Z^o'i'a  delle  Femmine  Fi-^-ipare . 

e  mediante  il  moto  periftaltico  di  lei  ,  accrefciuto,  o  rifve- 
gliato  più  forte  dal  pefo ,  e  dagli effluvj  dell'  uovo,  difcen- 
de  qucAo  nell'utero.  Trova  allora,  come  la  terra  il  grano, 
y^j,^  -^^^queito  già  preparato,  le  arterie  portano  più  copia  di  l'angue 
tull'uttrt  gii'ià  folico,  tutto  è  bagnato  ,   e  grondante  puriffima  li.ifa  , 
prrparatff  ^  nò  chs  per  quelle  filiere,  o  per  que'  vaglj  s'è  già  feltrata  ,  e  il 
tbifegu»,      nuovo  ofpite  afpetta  ,  per  irrorarlo,  onde  giunto,  incomin- 
cia per  i  pori  ,  e  per  k  vie  deftinatefubito  a  penetrarvi  den- 
tro, e  quefto  a  crefcere,  e  con  lo  (limolo  del  pefo,  e  degli 
cfFluvj  a  comunicare  un  nuovo  movimento  alle  libre  dell'ute- 
ro, e  ad  efferc  cagione  ,  che  tanto  più  nuovi    liquidi  colà 
fluifcano,  e  s'avvallino,  per  lo  deftinato  accrefcimento   dell' 
embrione . 
6.  Intanto  va  crcfcendo  l' uovo ,  e  dalli ,  molto  più,  fti- 
Vovo cemeva.^^^^^^  vafi ,  e  da'  vortici  maggiori,  che  colà  dentro  fi  fan- 
Ja  c'tfcindo  ,  no,  sbocca,  cola,  e  crclcc  a  mifura  la  copia  del  nutrimen- 
t  quando  ,  f  to ,  fi  fviluppa  maggiormente  l'indufo  feto,  egli  organi  al- 
ccmefpunti  la  \i^  fuj  nutrizion  dcflioati  anch'eflì  manifeflando  fi  vanno  , 
Pacenra.      veggendofi  da  un  canto   delle  fue  membrane  germogliar   la 
placenta ,  come  le  piccole  radici  fpuntar  dalle  grana  ,  git- 
tate in  terra  ,  fi  veggono.  Quefta   s'incartra  dentro  gli  al- 
veoli ,  e  le  porofità  del  utero  ,   dove  le  arterie  vomitano   il 
loro  tributo,  che  non  è ,  fc  non  una  puriffima  nutritiva  lin- 
fa ,  che  dalle  accennate  radichette  della  placenta  viene  ailbr- 
comt  paffi  Vbita,  e  dentro  quel!'  ampio  ordigno  di  mille  intrecciamenti 
nutfimenu  ai ^\  vafi,  c  probabilmente  di  vaglj  ,  e  di  filiere  ,   e  di  vefci- 
/"■;,  '^P'''- chette  compofio,  fi  tritura,  affottiglia  ,  e  per  i  canali   del 
'"'"•  bellico  deriva  dentro  il  feto  ,  edentrogl'invoglj,  in  cui  nuo- 

ta,  per  varj  ufi  colà  portata  . 
n'^nMnìf'%     '^'  "^^^  ^^^  °^^^  '^^"°  ^*  ^^àZi  come  nell'ovaia  di  ogni  ,  e 
n^iToVJja'  qualunque  femmina  Hanno  nafcofii  tutti  i  feci ,  che  di  mano 
4,ìlt ftmmir., .  in  mano  vengono  a  falutare  il  giorno,  per  elfere  tutti  fiati 
creati  in  un  colpo  dall'onnipotente,  e  fapicntiffima  manodi 
Dio  nella  prima  Madre,  onde  il  nafcere  degli  uomini,  de- 
gli animali ,  e  diremo  ancor  delle  piante,  e  di  quanto  è  fo- 
pra  la  terra,  non  è,  che  un  manifeftarfi  ciò,  ch'era  invol- 
to, occultato,  e  in  angufiiffimo  fpazio  rifiretto,  a  concepir 
la  qual  cofa  ,  quantunque  la  noftra  immaginazione  (ì  fpa- 
venti,  la  ragione  però  ci  sforza,  a  concederlo,  come  abbia- 
mo già  efpofto  in  un  Capitolo  (a)  trattando  delLi  piccolcizi 

de' 


(  a  )  "Parte  i .  Cip.  p.  riunì,  j.  per  mtd 


Parte  II  Cap.  XI 11  5.15 

de'  vermi  del /ente  umano,  e  come  piiidiffufamentene'feguen- 
ti  efporremo . 

8.  Ma  non  folamente  vi  e  il  feto ,  ma  tutti  gli  organi  fpct-   orfani  toni 
tanti  almedefimo,  come  l' artificiofi/fimo  lavoro  delle  mem-  fptttàot' "l 
brane,  che  lo  involvono  ,  i  fuoi  vafi  umbilicali,  eia  mira--^'""'/""' 
bil  placenta,  che  quantunque  in  di verfi  generi  d'animali  ap- 
paia diverfa ,  e  però  ferapre  la  flefla,  ed  ha  l'uffizio  medefi- 
mo ,  fi  ritrovano  già  fatti ,  e  nafcofti  dentro  1'  Ovaja  ,  non 
offendo  altro  ì' ^mnion  ,  e  il  Corion,  che  le   membrane  dello 
ftefso  uovo ,  che  crefccndo  il  feto  crefcono  ,  e  così    vafle  col 
tempo,  e  di  ogni  maniera  di  vafi  gucrnite  apparifcono. 

CAPITOLO       XIV. 

Sentenza  di  S.  ulgojìtno ,  intorno  U  Creazione  ,  e  la  Generazione 
dell' Vomo,  degli  animali,  e  delle  piante ,  molto  uni- 
forme a  quella  de'  Moderni  Difenfori 
degli  /viluppi . 

1.  "I)  Are  a  prima  vifta  incrcdibil  cofa ,  e  più  de'  bizzarri 

i.    Poeti ,  che  de'  Savj  Filofofanti  degna ,  il  dire  ,  che     ,f""'  ^''''•* 

,,i„  ,  ,  ^  i       r-     <    r  1  "tua  creariime 

tutto  il  genere  umano,  eh  e  flato,  eh  e,  e  che  farà  lino  al  jfUaffmmmM 
finire  de'fccoli,  ftelfe  rinchiufo  nelle  Ovaje  d'Eva,  di  ma-  crea/ft  miu 
nierachè ,  quando  l'Altiflhno  creò  la  gran  Madre  dalla  co-  fuaov.^jatut. 
fta  d'Adamo,  ponelTe  in  elfa  nello  aello  tempo  un  numero  "J^^J"'" 
d'uova,  al  nofìro  intendimento,  inhnito  ,  altre  delle  quali  i  """"*• 
mafchi ,  altre  le  femmine  contencffero  ;  e  di  più  nelle    uova 
delle  femmine  nafcondelTe  altre  uova,  e  poi  altre,  checon- 
fervaflero  in  fé  l'uno,  e  l'altro  fello ,  e  cosi  di  mano  in  ma- 
no nelle  feguenti;  di  manierachc  in  quello Siftema  conchiu- 
dcre  iì  polla ,  che  Eva  nelle  fue  Ovaje  tutta  quanta  intera  la 
Pofterita  tenefle  inviluppata,  e  riftretta,  lo  che  parimenti  fi   Ca)  in  tutti 
dice  di  tutte  le  femmine  degli  animali ,  e  di  tutte  le  piante  :  If filmine, j 
Propofizione,  che  fubico  apparifce  formidabile  alla  fantafia,  J^"""  'f"*' 
e  che  appena  fi  ode  ,  o  fi  legge  ,  che  quella  fi  ftordifce,  s' 
impunta  ,  fi  diffipa;  come  in  altro  luogo  ho  accennato. 

X.  Sono  flato,  per  vero  dire,  lungamente  penfofo,  (^^°-  J^ii-Aui"m'* 
vefTì  abbracciare ,  o  rigettare  quefta  fcntcnza ,  che  appreflo 
alcuni  riefce  improbabile,  appretto  altri  ridcvole,  eappref- 
fo  altri  la  più  fpinofa,  e  la  più  difficile  diconccpirfi .-  quan- 
do dopo  le  ragioni  di  tutti  gli  altri  Siflemi  difaminate,  do- 
po letti  i  migliori  Scrittori  d' un  fecolo  si  illuminato  ,  e  do- 
po 


1 1  tf  '  Delle  Voruadtlle  Femmine  Fi-vipure'. 

Stnttfixa  itgii  pò  d'aver  prefo  configlio  da' primi  capi  della  noftra  Italia  » 
(viluppi  lapth  j-Qj^Q  difcefo  volente,  nolente  in  quefla  ,  parendomi  ora  al 
^'pTùp't'bMidi  contrario  de'  negatori  la  più  femplice,  la  più  chiara,  la  più 
tutti .  sbrigativa ,  la  più  nobile  ,  e  finalmente  la  più  decorofa  ali* 

infinita  onnipotenza  ,  e  fapienza  di  Dio  ,  e   in   confeguen- 
te  la  più  vera ,  e  degna  di  noi .  Diede  ,  per  così  dire  ,  un' 
urto  foave  a' miei  fpiriti ,  acciocché  a   pieni  voti  quefta   fen- 
tenza  abbracciaffero ,  il  Libro  ufcito  del  noftro  Pubblico  Pro- 
feflbre  della  Sacra  Scrittura  il  P.  Reverendifs.  Tonti ,  De  re- 
..        rum  creattone(a)  in  cui,  per  fcntenza  di  S.  Agoftino  ,  quan- 
jiii/)t'''JjV-  tunque  con  maniera  Scolaftica,  dimoftra,  che  Iddio  tutto  in 
ttn^aybinchè  un  colpo  creafse ,  e  in  cui  ho  trovato  ,  che  quanto  dicono 
tiiverfamintt   adeffo  i  Moderni,  tutto, o  quafi  tutto  folle  prima  ,  benché 
fpiegatM,        jjj  diverfo  modo,  o  in  termini  diverfi  da  quel  gran  Santo  , 
e  grande  Filofofo  conceputo,  e  conforme   il  fuo  Siftema  mi- 
rabilmente fpiegato .  Io  non  voglio ,  né  pofso  qui  diffonder- 
mi ,  ed  apportare  tutte  le  Sentenze  ,  autorità ,  e  ragioni  di 
quel  fapientiflìmo  uomo,  e  di  quello   noftro  dottiflìmo  Co.- 
mentatore,  rimettendo  i  Leggitori  al  raedcfimo,  ma  mi  con- 
tenterò di  dare  un  piccolo  faggio  de'  detti  fuoi  ,  acciocché 
veggano  alcuni  Filofofi  di  lunga  robba,  e  favi,  molto  in  ifcrio- 
tura  quanto  il  prefente  Siftema  fia  degno  di  lode  ,  fé  fu  pri- 
ma in  modo  poco  differente  da  quella  bell'anima  di  S.  Ago- 
ftino  immaginato,  e  creduto- 

3.  Parlando  adunque  il  fuddetto  Santo   del  Libro  delia 

Smunga  iis.  Genefi  (  b  )  lafciò  fcritto  ,   che  Dio  fece  tutto  in  un  colpo  ,   e 

ufto'"'tuttT  ^^^^  '^^^'^  "'  """  ^^J^"  ^^"'P°  ^  1tì^f<:f"l'  >  ^  operante ,  cioè  tut- 

trtiinun  (ti-  to  folo  governa,  mde  nullam  ulterius  creaturam  injìituens ,  fed 

ft.  ea,  qu<£  omnia  fimul  fecit  t  adminiflratorio   a[lu  gubtrnans  ,    & 

movens  fine  ceffatione  opcratur,  ftmul  requie fcens  ,    &  operans  ; 

dalle  quali  parole  ,   e  da   altre   faviamente  deduce  il  Padre 

Tonti  (  e  )    ^uguflinum  intellcxiff'e  ,  in  primo  creationis  momtn- 

j/pT^'tTt  ^°  <"«""'  creata  fuiffe ,  ut  fchoU  ajtitH,  in  alìu  :  nullnmque  prfi- 

tonf<rma"i»ru  tcrca  effe  creaturarum  gcnus  ,  quod  in  potentia  in  eodem  itcm  mo- 

dtlfifltma.     mento prodiiOiim  dici  ulla  rationc  pofjìt .  Apporta  il  Santo  un'ef- 

fcmplo,  col  quale  mette  fempreppiùin  chiaro  la  bellezza  del 

jTtdtvoli  di.  fno  penficro,  quantunque  malamente  interpetrato  venga  con 

/linxioni  digli  c[\iz\ìz  loro ,  pcr  cosi  dire.  Proteiformi  dillinzioni  potcnzia- 

Stclajtici.      ii[g,.^  caufalkery  virtHuliteriSrc.  dalle  Ariftoteliche  Scuole  trop- 

P^ 

(a)  Tata-vii  IJ14.  ^piid  Jofephutn  Corona. 
(  b )  Lib.  5.  Cap. uUimQ    (e)  Cap.  ;. pag.  14. 


PanelI.Cap.Xir.  117 

pò  fottilmentc  infegnate  :  ficttt  autem  ,    foggiiigne  il  Santo 
in  ipfo  grano  invifihilia  eratit  omnia  fimul ,  qiix  per  tempora  in  ar- 
borem  furgerer.t  ,  ita  &  ipfe  Mundus  cogitandus  cjl  ,  quum  Deus 
omnia fimtil  creavit .  Ecco  quanto  da  lungi,  e   quanto  prima 
dell' ufo  del  Microfcopio  ha  veduto  con  la  fola  vafla  fua  men- 
te ciò,  che  dipoi  è  flato  da' Moderni  fcoperto ,  cioè,  eh  e  nel-     -  ^  ^. 
le  piante  fia  il  loro  feme inviluppato,  enei  lorofeme  la  ven-  .oidifjijf', 
tura  pianta  ,   e  in  quefta  altri  fcmi  ,  .e  piante,  come  adeffo  h  mmt,  c,ì\ 
ognuno,  che   none  cieco,   apertamente  confefsa  .  Bafterà  f**  *<">'"» />»- 
per  tutti  l'apportare  un  pajo  d'ofservazioni  Microfcopiche '";''"'' '^f'"'- 
del  Lewcnoeckio ,  che  confermano  con  l'efperienza  quanto  J'^^   Miiro{, 
quello  immaginò  con  l'acutezza  de'fuoi  penfieri  .  Scrifse  in 
una  Piftola  alla  Società  Reale  (a)  di  aver  veduto  in  un  gra- 
no di  frumento  tre  diftinte  piante  con  le  radici ,  e  con  le  fo- 
glie ,  e  di  più  Singulnm  Secalis  granum  qnatnor  principiis  reccn-    ojftrvaxhnt 
tium  plantarnm  inflruSum  effe ,  e  nel  P.  S.  della  Piftola   degli  MUrofeopica 
II.  di  Giugno  dell'anno  ftcfso  cosi  replicò:  Inprtecedeììtimea,.^'l"'""~ 

n  I      j     ■  I      j  ■  •  n    rr        I  t !  19,  <bt  tutta 

epijtoia  dixt,  me  m  uno  bordei  grano  qutnque  dijtìncla  plantarum  u  pianta  fi» 
principia  obfervaffe.  I^ptumvobis  faccre  orni  t  ter  e  nequeo,  mepo/lnelfemt, 
illud  tcmpus  hordei  obfervaffe  grana ,  in  quihus  feptem  plantarum 
principia  obfervabam ,  ac  inter  multa  unum  habebam  hordei  gra- 
num ,  in  quo  oUo  di/li» fla  plantarum  principia  obfervabam .  Ecco 
dunque,  come  l'oculare  fperienza  diraoflra  >  ritrovarfi  in  ip- 
fo grano  omnia  fimul ,  come  pensò  il  noftro  Santo . 

4.  Nel  Capitolo  V.  fegue  a  moftrare  il  Padre  Tonti  con-     ,    ^ , 
tra  la  comune  oppinione,  che  Iddio  creò  tutto  in  un' attimo,  f„'l^'at/im!* 
e  che  Mese  la  Creazione  in  più  giorni  divife,  per  accomo- ,  fpiegaiioni 
darli  all'intelligenza  del  rozzo  fuo  popolo,  apportando  una  itila satr» 
calzante  Scrittura  dell' Ecclefia(lico(/>j  quando  regiftrò  alla  Scrittura. 
memoria  de' Pofteri  fedeli .  Qui  vivit  in  tcternum  ,  creavit  om- 
nia fmul ,  non  ammettendo  certe  foffifliche  intcrpetrazioni  di 
coloro,  i  quali  la  fuddetta  chiariffima  fentenza  negar  non 
potendo,  penfano  al  loro  folito  con  una  diftinzione  fcanfar- 
la ,  col  dire,  efsere  ciò  vero,  quo  ad  fubfìantiam  ,  non  quo  ad 
ornatum.  Quell'  omnia  nulla  efclude:  qui  enim  foggiugne  (e  )        . 
die ic omnia,  univcrfa  dicit  :  ac  proinde  tùm    elementorum  fubflan-  jji'/jlj^,]^à 
tiam ,  tum  ornatum  includit .  ^diiciunt  effe  excludendos  ornatus ,  f,„teHi0 . 
fed  quod  fummoperè  probare  debent  ,  adiiciunt ,  atque  adeo  nihil 

E  e  pror- 

(a)  Die  ij.  Junii  i<J8(5. 

(b)  Cap.  y.  pag.  S9. 
(e)  lU, 


1 1  8   Delle  Vo  -z-A  delle  Femmine  Ti-ipare . 

prorfus  adiicitmì .  aperte  igit ur(conc\\mÌQ  )  D.Tatrem  Jiugw- 
flinum  fententiam  ad  littcram  in  diz/iuis  fcnptitris  contentam  docuif- 
fe;  quippe  qui  docuit ,  Deum  creavijje  omnia  fimnl  ,   &  quoniam 
hoc  ipfum  Ecclejiafìicus  docuit  ;  die  docuit ,  <juod  ab  EccUftaftico 
accepit:  ergo  au5ioritati  ,  rationique  confonum  efì ,  guod  dunit  i 
HjfPifla  dA      •)•  Dimoflra  pure,  efserc  t'alio  {a)  che  Agoftino   il  Santo 
T.aJ-f^  Tomi  abbia  intefo,  che  tutte  le  co/e  future  fieno  (tate  prodotte  da 
"■''•  '"f'ai   ^'°'  lolamentc  con  quella  ragione,  che  abbia  donato  alle  lord 
*chì°i'ezlìS(o.  f'^S'"'"  ^^ ^ol.i  -Virtù  di  produrre:  imperocché  infegna   il  fapi- 
taflUi.        '  cntifiìmo  Dottore,  che  Dio  allora  creò  cosi  inlì^me  tutte  le 
cole,  che  inferi  in  cadauna  loro  cagione  i  futuri  fuoi  gene- 
ri, e  nature  di  fatto,  qmfi  fetìien  qiioddam  ,  &  prim-rdialecffe 
che  nella  noftra  fentenza  vuol  dire  gì' inviluppi  ,  o  ti  coti/pen- 
dio primo  di  ciò ,  che  ed  tempo  debbe  manifeflarfi  :  di   maniera- 
che,  dovendo  edere  cavati  fuora  nella  fucceflione  d-.-'  tempi 
dalle  loro  cagioni,  non  fi  poteffero  dire  <//  nucv)  prodotti  , 
Sempnppìa  fi  ^^^^  y-g/g  efìratti  alla  luce  del  giorno,  mediante  l'amminirtrazio 
"XTftotln-  "c  d^'gen'^i'i  ne'  medefimi  operante:  lo  che  nel  terzo  Libro ds 
la  .  Trinitate  (  b  )  manifeitamente  il  Santo  Scrittore  infcgnò  con- 

cioffiacofachè  difcorrendo  ivi  de' Maghi  dell' Egitto,  checca 
l'efcmplo  di  iVIosè  cofe  mirande,  e  porrentofe  operavano  al- 
la prefenzadi  Faraone,  dimoerò,  che  quelli  allora  non  crea- 
rono per  virtù  de'  Demonj  o  rane,  o  fcrpcaci ,  o    mofchc  , 
pofciachc  certi  fcmi  di  tutti  erano  ftatipofti  da  Diodal  prin- 
cipio del   Mondo  negli  Elementi,  da'  quali  per  dcbitam  ,  & 
congrurm  eoinmdcm  adminifìrationem  poffunt  (e)  ea omnia animan- 
tia  in  liKcm  prodire,  atqiie  generavi ,  e   qui   apporta  le  parole 
ìjohilijfim»  del  Santo  Dottore  ,   che  fono  queft'  efle.  Ì{on  enim  ipft  ea$ 
pendere  di  s.  treaverunt:  omnium  quippe  rerum ,  qu£  corporaLter ,  vifibilitcrque 
Agoftino,com   „afc:tntur ,  occulta  quidam  femina  in  ijìis  corporeis  Mundi  hu]ui 
^fe7te"'l     'di  clemcntis  latent .  ^Alin  funt  enim  hac  mn  coifp.cua  oculis  noftris 
mdtrni  ,  cb,  ex  frif elibus ,  &ammantibus  :  alia  vero  illa  OCCULTA  ISTO- 
niano  ammali  RUM  SEMINUM  SEMINA  .  (   Ecco  gli  inviluppi  degli 
nafca  da  fé  ,  ^\^^\  inviluppi  )  Vnde  ,    '^ubcnte  Creatore,  produx.t  aqua  prima. 
'Ttt»  fvilup'pl'  'K'f^^^^^'^f  *^  l'^olatilia:  terra  autem  prima  fui  generis  germina,  & 
'  prima  fui  generis  ammalia  :  ncque  enim  tunc  htiv-fcemcdi  fxtus  ita 
produrli  funt ,  nt  in  cis ,  qux  produrla  funt  ,    vis  illa  confumptx 
fit ,  fed  plcrumque  dcfunt  congrua  temperamentorum  occafioves  , 

qui- 

(a)  Cip.  i^.pag.ioi. 

(b)  Cap.^. 

Ce)  De  Trinitate  Cap.ó. 


Parte  n.Cap.XIF.  xi^ 

quibus  emmpant  (  ecco  di  nuovo  gli  fviluppi)  &  fpecies  fuas 
peragant.  Ecce  enim  brevi/fimus  fnrculus  femeu  efl ,  nam  convetii- 
enter  mandatus  terra:  arborem  facit .    &c.  e  poco    dopo  ferapre 
più   chiaro  manifcfla  il  iuo  penfamento  col  dire  invifibdimi 
enim  fcminiirn  Creator  ,ìpf e  Creator  efl  omìiiuni  rerum  :  qnoniam  qu£-  s viluppi  v'iep. 
CHmque  nafcendo  adociilos  tioflrosexeunt  {doc  fi  fviluppano  )  ex  P'^  dimo/iraii 
Qccultis  femimbiis  accipiunt  progredietidi  prÌ7mrdia ,  Ò"  incremen- ''"^•■^i"^''"^- 
ta  debitte    magnitudinis  ,  diflitié^iionefque formar itm  ab  originalibus , 
tanquam  regulis  fitmiint . 

6.  Da  CIÒ  pen/ìno  i  Filofofi ,  prudentemente  riflette  il  P.  d,w,^^„;  /■„ 
Tonti  (a)  che  il  fanto  Padre  Agoflino  conobbe,  cffere  dal  ^tdAB.To'n 
primo  principio  del  Mondo  flati  mferiti  negli  Elementi  i  fé-  '» . 

mi  di  tutte  le  cofe,  ed  aver  bene  immaginato  una  cerca  for- 
za di  produrre  negli  elementi,  ma  anco  ,  olcrj  quella,  ave- 
re ammefii,  e  conofciuti  certi  femi  di  tutto,  e  dentro  quelli 
anche  altri ,  e  poi  altri  più  fottili ,  e  più  minuti  ,  invifibili 
certamente  a'noflri  occhi ,  ma  a  que'  della  mente  vifibili  i  qua- 
li chiamò /fw;  de' femi.  £  perche  altrove  il  S.  Dottore   infe- 
gnò ,  che  ogni  corpo  è  diviftbile  in  infinito ,  perciò  deduce  ,  che 
il  Creatore  del  tutto  Iddio,  cosi  con  la  fua  onnipotenza  ab-  ^i".'  ^,'>'P'>.  ^ 
bia  in  tutto  in  un  batter  d'occhio  inlieme  creato,  e  che  ne-  ^.'^^'^!"''  '" 
gli  fteffi  primordi  di  tutte  le  cofe ,  o  come  ferra  abbia  inferito  altri ,  e  '" 
poi  altri  femi  di  ogni  futura  prodnzione ,  conforme  il  genere  delle 
medefime  ita  ut  ttinc  creaverit  omnium  Seminum  Semina  ,  non 
tamcn  ulUm  exinde  extrabens  infinitatem  ,  fed  ccrtos  rebus  quibttf- 
que  fines  quum  omnipotenti  poteflate  [uà  futura  faciebat  imponens  ; 
fono  fue  parole. 

7.  Mi  è fempreppiù  lo  flupore, e  la  venerazione  vcrfoqueflo 

divino  ingegno  crcfciuta  ,  quando  ho  letto  ,  che  parlando  J£' ^"^Ua 
delia  generation  degli   Infetti,  che  non  folo  dagli  clementi ,  ;>,w,v,,,„. 
ma  da'  Cadaveri,  e  da'  pucridami  fpuntare  fi  veggono,  voi- /"'■"''  n  san. 
le,  che  né  dalla  putredine,  ne  che  fpoatancamente  nafceffe-  'o'^o^'o»- 
ro,  ma (6)  con  tutto  che  folle  privo  delle   Rediane,  o  mo- 
derne fperienze,  ed  oiicrvazioni ,  arri\ò  nulladimenoa  com- 
prendere, che  ni;  da  fé,  ne  dalla  putredine  nafcer potevano, 
ma  potefl  quidem  dici  (  cosi  faviamente  parla  )  eaminiitiffma , 
qux  vel  ex  aquis,  -jel  terris  oriuntiir ,  /wnc  e»  f.7/.r(  cioè  nel  prin- 
cipio del  Mondo)  in  quibus  etiam  illa  non  abfuniè tntelli^untur t 
qua:  nafcHUtur  ex  bis  ,  qua  terra  germinante ,  orta  funi  :  ó"  quia 


Ee 


prit- 


(  a  )  Cap.  14.  p.  io_j.        (  b)  Ltb.  J.  Cap.  14. 


xto   Delle  Vo<T>a  delle  Femmine  ^i'T/ipare . 

pracefferant  conditionem  non  folùm  animalium  ,  fed  etiam  lumina' 
rium  .  Et  quia  terra  continitantnr  per  radicum  connexionem  ,  unde 
ilio  die ,  quo  apparnit  arida  ,  cxorta  funt ,  ut  potius  ad  fupplcmen- 
tum  hab'-tationis ,  quam  ad  iiumerum  habitatornm  pertinere  incelli- 
Ctmi  nafcane  gerentur .  Parlando  dipoi  di  que',  che  nafcono  dal  corpo  dc- 
giinferii  da'    gli  animali,  particolarmente  morti,  non  vuole,  che  nò  me- 
Cadavm.      ^^  j^  ^^  nafcano ,  ma,  che  fi  trovi  in  quefti  nafcofta  quaft 
prxfetninata  materia ,  Ù^^  quodammodo  initiata  primordia  futurorum 
animalium  .  E'  vero ,  che  non  efpone  in  quefto  a  puntino  tut- 
ta l'oppinione  de'  moderni  fperimentatori  Filofofi  ,  ma  però 
fi  vede  ,    quanto  avanti  fpigne/Te  i  rettiffimi  Tuoi  penfieri  , 
quanto  la  futura  verità  prevedefle,  che  dopo  tanti  fecoli  pa- 
lefar  fi  dovea,  e  quanto  quell'anima  illuminata  giurtamente 
■nm tante cC  pcnfafse ,  non  involta  nel!' Ariftotelico  loto,  ed  efprimendo 
(/rvtitcn'^i'd  co' termini,  allora  i  più  proprj ,  quello  ,  che  dipoi  s'è  me- 
efpirìtnii  \' ì  glio  fpicgato ,  perchè  dopo  tante  fperienze,  ed  offervazioni 
migUo  capito^  j'  è  meglio  comprefo .  E  che  vuol  dire  quel  Seminum  Srmina  in- 
'dtttTdeUan  ^°'"  "^  primi  fcmi ,  fé  non  gl'inviluppi  degl'  inviluppi  ne' 
«','  '    "  '  primi  germi  rinchiufi ,  qudV  explicari  involuta,  fé  non  invilup- 
parfi  le  cofe  involte  ,  queW  et umpere  abfcondita ,  ic  non  m^inifs- 
ftarfi  a  noi  le  nafcofte  ?  E  qual  cofa  è  quella  prtcfeminata  materia, 
quel  primordiale  rerum  caujìs  fnis  infertum ,  fé  non   la  preeftften- 
xa  de'  corpi  organici  negli  altri  organici  corpi  > 
StVuomprf      ^-  Spiegata  l'origine,  ed  il  progrefTo  di  tutti  gli  animali, 
tfifla  (omt  gli  e  di  tutte  le  piante,  conforme  s'è  detto,  cerca  in  fine,  feil 
altri animaU ^  fimile  fucccda  ail'ucmo,  come  abbiamo  nel  principiodique- 
tlt  piante,     fto  Capitolo  acccnuato  .  Aggiungono  a  quello  alcuni  Antichi, 
e  Moderni  ,  fra  quali  '1  dottiffimo  Sig-  Leibnizio  nella  fua 
oppinioat  del  Teodicea ,  fé  il  fimile  fuccede  all'  uomo  in  quanto  al  corpo  , 
Sig  uitm^ìo .  pg|-  fentenza  di  quefto  gran  Santo  ,  e  perchè  non  può  fuc- 
cedere  lo  fteffo  anche  in  quanto  all'  anima?  Quievitab  opere 
dopo  il  gran  fato  della  Creazione  ,  laonde  ,  ficcomc  non  fi 
vede  ,   che  abbia  voluto  più  crear  altro  di  nuovo,  così  po- 
trebbe dirfi,  che  tutte  anche  allora  creafle  coni  corpi  le  ani- 
me ,  e  in  quelli  anguftiffimi  invogli  le  imprigionaffe ,  fvilup- 
Ptnfa  mala,  pandofi  anch'  efle  appoco  appoco  con  lo  fvilupparfi  del  cor- 
mtnu^ebefor  po ,  ma  non  le  crei  ogni  volta  negli  embrioni  ,  quando  gli 
fero  II  anime  trova  in  ccrto  tempo  difpófli  .   Sarebbe  un  voler  troppo  da 
"7eatf'n''"J'n  "'^  "^^^ '  mentre  farebbe  quafi  ,  per  così  dire,  sforzato,  a 
rX!  '"  ""  creare  ogni  momento,  ed  ogni  volta,  che  ciòparefleadogni 
uomo  viliffimo,  e  plebeo.  Ciò,  rifponde  il  dottiffimo  Tonti 

(a)  è 


Parte  II  Cap.XlF.  iii 

(rf)  è  un  tentarci,  fé  fiama  d'  aaimo  facili,  e  pieghe^roli  a  HjfpoJItiilPi 
credere,  che  dall'anima  d'Adamo,  veluti  ex  traduce  quodam'^'""'' 
fieno  tutte  le  anim:  de' Poderi  ufciteCi):  acconfentendo  alla 
dottrina  di  Tertulliano,  e  di  molti  feguaci  fuoi,  la  quale  af- 
fatto rigetta ,  e  condanna  Agoftino  (e  )  mentre  in  tal  maniera 
non  farebhno  le  anime  [piriti,  ma  corpi,  fé  da'  materiali  femi  ntt- 
fcejjero .  Creò  Iddio  tutta  l' umana  ftirpe  in  quel  primo  pun- 
to ne" primi  nodri  Padri,  ma  in  maniera  tale,  che  il   corpo 
folo  dell'uomo  dall'uomo,  com;  il  feme  dall'  altro  feme  fi 
propagale,  avendo  inferito  l'uno  nel!'  altro  ,  e  l'altro  nell' 
altro,  come  grana  ne' fuoi  alveoli  rinchiufc  ,  da  fvilupparfi 
nel  lungo  giro  de'fecoli ,  dentro  il  quale  a  fuo  luogo  ,  e  tem- 
po, cosi  portando  le  difpofizioni  dell'organo,  l'anima  crea- 
ta da  Dio,  fofse  infpirata  ,  e  ciò  non  per  forza  d' alcuna  na-  .°'**'  '^'" 
turale difpofizione,  ma  per  imperio  della  volontà  Divina  ì'^i^'a'dm  vi» 
che  decretò  fin  dall'  ora   d'introdurre  tante  anime  in  tanti  „?<•<,,/),■,>,  ta. 
corpi  in  tali  circoftanze   di   tempo,   e  di  luogo.  Pertanto/»   nnojìanx» 
la  temporanea  creazione  dell'anima,  quantunque  fia   opera /"/''' • 
di  Dio  creatore ,  fi  debbe  dire  anche  opera  di  Dio  ^mminiflra- 
tore,  imperocché  crea  quella  con  la  fua  volontà,  non  a  ca-     come  via 
priccio  d'alcuno,  con  la  quale  fino  dal  principio  del  Mon- ''''"'  ^anìm», 
do  di  crearla  difpofe. 

8.  Ma  quelle  fono  cofe,  che  troppo  avvanzano  l'intendi- 
mento mio,  e  nelle  quali,  come  in  uno  Scoglio  ruinofo  fa..'-'-^''J'>''P<''- 
cilmente  s'urta,  e  fi  rompe,  né  per  quanto  il  Chiaro  Lei- f^;*,./^  i^,7- 
bnizio  mi  pregaffe  ,  e  mi  faceffe  pregare  per  l'amico  mio  x,,r?  dtll' ani. 
dottiffìmo  Sig.  Bourguet,  a  fcrivere  dell'  anima ,  non   ho  maiwa&f. 
avuto  coraggio,  né  voluto  prender  penna  per  farlo,  conten- 
tandomi di  fapere  quel  poco,  che  palpo,  e  veggo,  né  aven- 
do l'animo  sì  ardito,  che  voglia  alzarfi  a  volo  in  quegli 
ofcuri  impenetrabili  abiflì ,  né  così  vafio,  che  abbracciar  vo- 
glia k  cognizioni  del  primo  tempo  ,  giudicando   meglio., 
e  più  ficuro,  con  la  fronte  fommeffa,  e  riverente  di  cofe  sì    y^-;;^  ;^„, 
alte,  e  tenebrofe  tacere,  che  troppo  curiofo cercare,  ecolS.  </Ww/?'r9^x«! 
Dottore  meco  fteflo  dicendo:  Capiat,  quod  potefi  (d)  inquan-  tore,anonvo. 
tum  potefl:  &  qui  non  poteft,  nutriat  cor  ,  ut  pojjit  .  In  quanti  lf"(o/"i'>l" 

lacci-      iàig>cil,tpi. 
^^"'         rhohf,. 

(a)  Cap.  i^.pag.  ui. 

(  b  )  Così  anche  il  nojlro  Sennerto  malamente  pensò ,  con  altri  Me- 
dici ,  e  Filofofi  &c. 
(e)  Epi/Ì.  i^y.ad  Optat. 
(d)  In  Joan.  Trac.  l. 


1 2,  t   De  Ile  l/o<^a  delle  Fem  m  in  e  Fi^ipare . 

lacciuoli,  e  trappole,  per  voUr  fapcr  troppo  ,  fono  cadute 
anime  illufìii,  elette,  peraltro  ,  a  uiagnanim.'  imprefe  >  e. 
a  dar  gloria  ,   e  fama  alle  Lettere  ,   ed  a  Filofolici  S:\idi  ? 
Errori  dfl  Quando  bella,  quanto  ingegnofa  la  Nobile  Teodicea  d-.-l  fud- 
\'o'url)'a"pJ"  detto  valente  Scrittore  farebbe  ,  fé  non  avelie  voluto  penfar 
troppi,» parlar  troppo  libero,  e  tentato  penetrar  troppo  addentro  negli  ar- 
éli  co[e  troppo  cani  profondiflimi  della  Creazione?  Qiiel  volere,  che  il  na- 
occultty  tini  [f.^^^  jgijg  anime  noftre  folle  anch'elio  uno  fviluppo,  e  che 
P'riofc.         ^^^^  create  follerò  in  un  colpo,  e  ne' fuoi organecti  rinchiu- 
fe,  i  quali  ftrigandofi  col  tempo  ,   dall'ero  campo  anche  all' 
anima  di  ftrigarfi  ,  anzi ,  che  i  penfieri  flefli ,  che  facciamo, 
o  tante  nobili  produzioni  di  mente  follerò  anch'elle  tutte  in- 
viluppate ,  e  che  di  giorno  in  giorno,  conforme  leoccafio- 
ni,  e  i  modi  pian  piano  fviluppando  il  vadano  ,  di  manie- 
rachc  nulla  in  qucHo  Mondo,  né  meno  immateriale,  li  crei 
di  nuovo;  ma  tutto  folo  ccl  tempo  lì  manifefli  ,   e  fenfibile 
lì  renda ,  è  un  voler  troppo  (apere,  dove  poco,  o  nulla  fa- 
pcr pofliarao.  Ma  di  cosi  arduo,  e  lubrico  argomento  abbia- 
mo parlato  ailai  .    Ritorniamo  alle  cole  noltre  corporee,  e 
proccuriamo  di  vedere  di  nuovo;  ma  per  altra  ilrada,  la  ge- 
nerazione dell'uomo,  e  degli  altri   organici  corpi  in  quel!' 
onnipotentiflìmo  Fwr  ,  come  miracolo  de' miracoli  creati. 

CAPITOLO       XV. 

Riflefftoni ,  penfteri  ,  ed  offervaxiotù  intorno  il  Siflema  della 

Generaxione dell'  Vomo,  e  degli  animali,  che  provam 

effcrc  fra  tutti  il  più  probabile  quello  degli 

Sviluppi . 

I.  "X/r  Entre  tacito  andava  meco  fteifo  penfando  ,   e  tor- 

vonodtìpja.       i-VL  montando  flranamente  i  miei  fpinti  ,  come  potefli 

tor,Mun  prt.  ritrovar  altre  prove,  che  non  tanto  gli  altrui  iìftemidiltrug- 

%Uto"'al"*uh  ^^^'^  '   quanto  il  noftro  ftabilire  potellero  ,   mi  è  venuta  in 

biicol  "'"'orno  "?^"^-  "na  Lettera,  che  alcuni  anni  fono,  mi  feri  ile  ,  da  me 

^ìitneraxtone  ricercato ,  intomo  il  menzionato  foggetto  ,   un  mio  cariffi- 

M  Uomo ,  f  mo,  e  ftimatiflìmo  amico  :  laonde  ho  giudicato  di  fare,  con 

digli  Sviluppi,  buona  licenza  del  medefimo ,  in  uno  ilelfo  tempo  due  beni, 

cioè  uno  per  me,  perdonando  alla  fatica  ,  né  logorandomi 

il  capo  in  cercar  argomenti,  che  non  poliono  per  av^'cntu^ 

ra  trovarfi  migliori ,  1'  altro  al  pubblico  ,  col  dar  alla  luce 

una  nobile ,  e  profonda  Lettera  ,   che  per  altro  farebbe  re» 

ftata 


Parte  Jl.Cap.Xf^.  }ty 

fiata  fepolta  fri  le  mie  private  Scritture  .  Eccola  dunque  , 
fenza  punto  averla  alterata  ,  acciocché  non  perda  in  alcun 
conto  quel  luftro,  e  quel  forte  ,  clic  dal  proprio  Autore  , 
come  da  preziofa,  inefaufla  miniera  ha  contratto. 

X  Egli  è  lungo  tempo,  (  cosi  fcrivc,  )  che  V.S.  Illuftrif-     occa/itniil 
fima  mi  follecica  ad  efporle  il  mio  fentimento  su  gl'invilup-/»-'''»"-/. 
pi  degli  Animali.  Io  voglio  compiacerla,  nonfoloperl' im» 

pegno,  che  ne  ho  contratto;  ma  ancora  per  lomento,  che 
per  avventura  mi  può  riufcir  d'acquiftare  colPublico,  dan- 
do moto  a  una  quiftione,  che  fi  dovrebbe  decidere  nell'Ita- 
lia, giacché  quivi  fi  è  principiata;  Perchè  febbene  fu  il  pri- 
mo lArvco  a  penfare  full' uovo,  o  full' iuviluppo  generale, 
che  nafconde  gli  altri  ,  tuttavia  il  Tuo  pcnfiero  non  eflendo 
accompagnato  da  certa  foda,  e  ftabile chiarezza,  non  avreb- 
be avuto  nò  applaufo  ,  né  feguito  fenza  l'ollervazionididue 
de' nofUi  Italiani ,  il  Malpighi,  ed  il  Redi,  i  quali  con  fora-  , 

mafagacità,  accuratezza,  e  cautela  trattarono  dell' efiften- d,^^  p'^-^/,;' 
za,  della  fecondazione,  e  della  bruttura  dell'Ovaia,  e  dell' /«/^r^w.  di' 
uovo,  tanto  de' pefci,  e  degli  uccelli,  quanto  dcgl' infetti ,  9"fA •J"'"'""'- 
e  degli  Animali.  Gli  Oltramjntani  ,  feguendo  l'orme  ,    e  i  ^'' • 
modelli  di  quefti  grand' Uomini  ,   vie  più  confermarono  le 
loro  fcopcrte,  e  il  Microfcopio,  e  i  tagliamenti  Anatomici, 
e  il  confronto  delle  leggi  generali  della  Natura,  né  furono 
gli  argomenti,  e  gliajuti  molto  diverfi  a  dir  vero  da  quel- 
li, che  frattanto  nell'Italia  adoprarono  certi  Filofofanti  ,  i 
3uali ,  o  per  riverenza,  o  per  pigrizia  ,  o  per  foverchia  fi- 
anza,  non  fapendofi  dipartire  da  Tedi  Antichi,  in  vece  di      Errou degli 
cercare  il  fegreto  della  Natura  nelle  vifccre  degli  Animali  ,  Antichi. 
fi  perderono  dietro  all' Idee  attratte  della  'oro  Metafifica.  E 
tanto  era  lo  firepito,  e  il  partito,  tanta  l'autorità,  e  il  no- 
me de'Litiganci,  che  con  ben  grave  difcapito  del  Nome  Ita- 
liano penderebbe  tutta  via  la  Lite,  fé  V.  S.  Illuftrinìma non 
terminava  d'abbattere  le  ragioni  degli  Avycrfarj ,  felicemen- 
te opponendo  loro  il  feme  dell'Alga  Marina ,  della  Lentico- 
}a  paluftre,  la  Nafcita  delle  Brume,  delle  Mofchede'RofaJ, 
de'Ballani,  e  de" Datteri,  l'Ovaja  delle  Anguille  ,   e  quelle  smiema  del. 
de' Vermi  inclufi  ,  o  nelle  vifcere,  o nella  certa,  o  nt\\\ (chic-  h  Vwa  ftabL 
na  degli  altri  viventi,  gli  uovi  degl'infetti  afiutamente  de-  Uta  dal  ncjfr» 
porti,  e  nafcofi ,  o  negli  fcrepoli  degli  Alberi,  o  nella  bel-  ■^"">'' ■ 
ietta  de' Fiumi,  o  ne' bozzoli  vuoti,  traile  crcfpe  dell'Erbe, 
e  de' fiori,  e  mille  altre  fimili  cofe  da  lei  novamente  fcoper? 
te ,  e  ignote  al  Volgo ,  ed  ancora  a  Maeflri  di  coloro ,  ch« 

fan- 


114     ^^^^^  Vo-v a,  delle  Femmine  Vì'i'ipare .' 
fanno.  Così  adeflb  non  e  chi  dubiti  dell'uovo,  o del  primo 
inviluppo  generale,  o  ne  dubitano  folamente  coloro,  cheo 
non  vogliono,  o  non  pofTono  provederfi  d'un  Microfcopio, 
e  che  più  fi  fidano  delle  parole  ,   e  dell'autorità  degli  Anti- 
chi, che  della  fedele,  e  finccra  teftimonianza  de' propri  oc- 
chi. 
5.  Ma  chi  vi  è  ancora ,  che  fenfatamentc  rivolgendofi  al- 
stntitixad*.\2^  fede  dell' efperienza  dubitar  poffa  degl'inviluppi  ,   che  Ci 
^fv'ìMnt' Il  n^fcondono  per  entro  il  primo  ?   Nel  fagiuolo  ,    nel  pinoc- 
piL'fl.'  "'  'chio,  nel  feme  del  rafano,  nella  cipoUadel  Tulipano  fi  fcor- 
gefenza  Microfcopio  compendiata,  e  fcolpita  la  piccola  pian- 
ta ,   e  tanto  più  fenfibilmente  ne  falta  la  delineazione  delle 
fue  parti,  quanto  più  l'alimento  del  terreno  fecondo  impin- 
gua ,  e  riftaura  il  germe ,  ingrofla  il  tronco ,  e  dilata  le  fo- 
glie. Egli  è  vero  ,   che  in  alcuni  femi  non  può  ciò  ben  di- 
Itinguerfi  ;   ma  ficcorae  ragionevolmente  fi  fofpettava  ,  che 
tutte  le  piante  avellerò  il  feme  quantunque  in  tutte  non  Ci 
fofle  fcoperto,  o  per  difetto  di  diligenza  ,  o  per  ignoranza 
del  luogo,  in  cui  nafcondcvafi,  così  pare,  che  nonfiamen 
nc'ftmi!"""  ragionevole  il  fofpettare  ,  che  in  tutti  i  femi  fieno  intiera- 
mente fcolpitc  le  piante,  benché  non  poffiamo  ravvifarle  , 
o  perchè  non  fappiarao  aprire  i  femi  coli' attenzione ,  e  de- 
licatezza, eh' è  neccflaria  ,  o  perchè  la  gentilezza  dell'ordi- 
tura fugge  affatto  l'acutezza  de' Microfcopj .  Ora  sé  gli  Ani- 
mali fi  alfomigliano  tanto  alle  Piante  nella  moltitudme  ,   e 
nell'artificio  degli  organi,  giacché  ancora  le  Piante  hanno 
le  loro  valvule,  le  loro  trachee  ,   i  loro   vafi  della  diftribu- 
zionc,  e  della  circolazione  del  fugo,  e  un  non  so  che  degl' 
Analogie  dal.  infirumenti  della  generazione,  la  fcmplicità  ,  e  la  cofianza 
U  piantt  agU  delle  Icggi  generali  non  ricerca  ella ,  che  non  fieno  loro  man- 
AntmaUhdi.  ^q  fjmili  nell'ordine,  e  nella  qualità  delle  origini ,  echeper- 
ciò  la  Natura,  e  per  gli  uni  ,   e  per  le  altre  abbia  ftabilita 
la  delineazione,  e  lo  fviluppo,  come  principio  fiffo  della  lo- 
ro generazione  ? 
Tattoi'jni.     4-  Né  mancano  ofTervazioni ,  che  a  maraviglia  accrcdita- 
walt  fi  vidt  no,  e  rinvigorifcono  la  congettura  .   In  quel  facchetto  on- 
etlU  cicairi-  deggiante  tra  i  liquori  dell'uovo,  non  già  Ci  vede  il  princi- 
Jtl/kìv*       P'°  *^^^^  ordimento  dell'Animale  ;  ma  l'Animale  già  ordito  , 
ed  è  oggimai  fcnza  contrafto  ,  che  il  fluido  rinchiufo  nella 
cicatrice  dell'uovo,  nel  fondcrfi  ,   e  nel  ritirarfi  ,   non  fa  , 
che  dar  luogo  ai  riffalti  delle  vertebre,  e  di  quelle  certe  vc- 
fcichetie  ritonde,  che  tcflono  gli  occhi  ,  il  cervello  ,    ed  il 

cuo- 


Parte  ÌÌ.Cap.X7.  zi; 

cuore.  Nel  baco  da  feta,  il  quale  muta  ben  cinque  ,   o  fei 
volte  la  fpoglia  fono  manifeftì  gii  fviiuppi ,  e  manifertiflìmi 
nella  inofca  acquatica,  e  ndreffj-n:ro,  ed  in  tutti  gli  altri 
L'ifetti,  che  fi  Ipogliano  in  due  divcrfi  clementi  ,   cioè  nell'  .f/,^^ }"^'"ì, 
aria,  e  nell'acqua.  La  Formica  tutta  intera  trapella  perca-  ibiaroìó^'c^i. 
tre  a  quella  membrana  delicata,  che  a  foggia  di  talco  la  ve-  [up^a 
fte.  Tutta  la  rana  fi  racchiude  nel  fuo  girmo  ,   come  una 
viuola  dentro  al  fuo  calice.  Xi^i  fottìi  punto  di  latte  d'oftri- 
ca,  non  è  ,    che  un'infinità  di   piccole  oflriche  ,   rinferrate 
tutte  nella  loro  chiocciola,  e  fé  (\  apre  per  lo  lungo  il  corpo 
d'una  Crifalide  .   o  d'una  Aurelia  aggrinzata  di  frefco  ,    le 
membra  della  futura  farfalla  non  fono  tanto  attorcigliate,  e 
indillinte,  che  que'  certi  tratti  di  color  vivace,  e  vermiglio, 
Qua ,  e  la  punteggiandole,  non  ne  feparino  in  qualche  mo- 
do i  confini  de' delineamenti.  In  fomma  ,   e  coli' occhio  n«-  p,i„f,y,g  j^i 
do  ,   e  col  Microfcopio  s'arriva  tdnt' oltre  a  difcerner  ntW  u  gemraihn', 
uovo,  0  nella  Crifalide,  che  la  fentenza  della  delineazione, /»"/*//(!■?  ^»r- 
c  dello  fi'iluppo,  che  polfono  dirli  due  principi  della  gene-  Y'"'""  '* 
razione  fcnfibile  va  oggimai  del  pari  coli' altre  piti  certe  ^('""Pl"'- 
ch'abbia  la  Fifica. 

S'  Non  refta  dunque  al  Filofofo,  che  inveftigare  il  prin- 
cipio della  generazione  infenfibile  ,   e  dimostrare  ,    fé  vera-  Princph  </,/. 
mente  dipenda  da  un'accoppiamento  delle  parti  della  materia, /<^f'»fr«jitfw 
o  pure  da  una  manifeftazione,  e  da  un'ingrandimento  dell'  iiffAMt^u.!- 
animale,  che  effendo  dentro  all'uovo  minutiffimamentedeli- '''^''' 
neato,  palTiper  var;  ordini  di  grandezze,  e  di  fviiuppi,  pri- 
ma di  farfi  fenfibilc.  E  quello  è  il  punto  precifo  della  diffi- 
coltà, e  che  fin' ora  qui  nell'Italia  gli  Autori  ,   che  più  fa- 
vorifcono,  e  difendono  le  delineazioni ,  e  gli  fviiuppi  fenfi- 
bili,  non  Ci  fono  punto  curati  di  diflinguere,  e  di  definire, 
ingannati  forfè  dalle  illufioni  della  lor  fantafia  ,  o  ritardati 
dal  timore  d'efporfi  alle  altrui  ftrida ,  e  ccnfure  .  Qiianto  a 
me,  a  cui  il  poco  elevamento  dell'ingegno,  la  ninna  auto- 
rità del  Nome  ,   e  il  niun  credito  delle  parole  danno  un'in-  tAoàtfiu  dell' 
tcra  libertà  di  manifcfiare  fchiettamente  il  mio  fentimento  ,  ^'""'' 
mi  sforzerò  di  dimoftrare,  che  la  generazione  infenfibile  de- 
gli Animali  far  non  fi  può  per  accoppiamento  di  parti,  co- 
me ne  pure  fi  fa  la  fenfibilc;  ma  che  gli  animali  fon  già  per- 
fettamente formati,  prima  ancora,  che  apparifcano  ,  e  che     o(tur;tAii 
intanto  apparifcono,  in  quanto  (i  fviluppano.  Io  so,  chzìz  qufjlofaii9 . 
cofa  non  può  clTere  né  più  ofcura ,  ne  più  difficile,  ne  più 
comporta  ;  ma  finalmente  in  tutte  le  fcienze  vi  fono  certe 

F  f  que- 


it6      Delle  Vo-va  citile  Femmine  Fi-iipare . 

queftioni,  nelle  quali  bifogna  impiegare  ogni  più  follecitoj 
e  affiduo  lludio,  o  per  determinare  i  limiti  precifi  della  que- 
ftione,  o  per  oltrapaffarli  favoriti  ,  fo  fia  po/Tibik  da  qual- 
che ftrana  (\''-.'.jr\  ,  o  quando  altro  non  ci  riefca  ,  per  im- 
parare a  cono'cjre  l'ofcurita  della  Natura,  e  la nolìra debo- 
lezza. I  Cfrfr.jici  non  Innno  ritrovate  letransfcnnazionidci 
Metalli,  i  Geografi  le  lunghezze,  i  Meccanici  il  moto  per- 
petuo, con  tutto  ciò  gl'uni,  e  gli  altri  non  abbandonando 
le  loro  fatiche,  mantengono  il  credito  dell' arce  loro,  l'or- 
nano con  nuovi  metodi,  l'applicano  a  nuovi  ufi  ,   e  incon- 
trano nel  lor  viaggio,  onde  mitigar  il  dolore  ,  e  laJifpera- 
zione  di  m.ii  non  giungere  al  termine.  La  fìfica  haellafor- 
VtiltdelPro  ^.  '^^  occuparfi  meiio  d'i  quefte  fcienze,  che  ne  fono  le  par- 
hlma dell' ori^'^ y  e  le  appendici  ?    E  pia  di  tutti  quefti  Problemi  infieme  , 
gine  degli  A-  non  è  egli  urile  il  Problema  dell' origine  degli  Animali ,  che 
maiali..        fiffa  il  punto  principale  dell' Ifloria  AnatomicA  ,  cheftabiiifce 
il  più  difficile  della  dottrina  de' corpi  organici  ,   che  danno 
il  modello  della  maggiore  ,   o  minor  perfezione  di  tutti  gli 
t  fT  r    ^'"'  '^'^''P'-  ^^  venghiamo  al  punto. 
gXl  il  gene'.      ^'  SegU'Animali  fi  formano  per  accoppiamento  di  parti,bifo- 
raxjone^equa.  gna  Certamente  a/Tegnarc  il  principio  di  qucfto  accoppiamento, 
U  debba  ejfere  o  più  tofìo  di  qucfto  moto,  il  quale  agitandole  fcioglicudo  la  ma- 
ilfueprintipio,  teria ,  fpinge,  e  determina  le  fue  particelle  a  difponerfi  ,  e 
confìgurarfiin  un  corpo  organico.  Or  egli  è  manifcrto,  che 
chiaramente,  e  diftintamente  noi  non  conofciamo  fin' ora  , 
XT„- •»,.■.•  j-  che  ne' principi  macanici  del  moto  la  z^^'virà  ,  L'  ela(l:cità,  e 

Non  t  moti  «'  ,     ^        ■'^        .   '  '        ,  -,        r  •        ■<•        1         /i  r 

■gravità,  odi  la  fermentazione  .    I  primi  due  fono  inutili  nel  noltro  caio  , 
tìaftititi.       perchè  l'elafiicità,  anzi  che  unire  dilata,  e  sloga  le  parti  » 
che  già  fono  unite  ,  e  comprclTe  ,  ciò  ,  che  punto  non  s'ac- 
corda coir  accoppiamento  i  e  la  gravità  operando  inogoiin- 
flante  colla  ftefla  legge  d'impulfo,  e  di  tendenza  ,  non  può, 
che  obbligare  tutte  le  parti,  o  a  concorrere  verfo  Jo  ftcflò 
punto,  o  immobilmente  conformarfi  (i.)  nell'iftelfa  ftrur- 
lura,  ciò,  che  non  ha  relazione  a  quella  varietà  di  moti ,  di 
figure,  di  fiti,  che  ricerca  la  fabbrica  d'un  corpo  organico. 
Mot»  della  ivjon  vi  farà  dunque,  fé  non  la  fermentazione,  la  quale  per 
rZTiffele  ^^  ^^^^^  dell'aria,  dell'Etere,  e  della  materia  fottile  rotanw 
proprio"  perla '^^  '  ^  cozzando  i  fali,  gli  zolfi  ,   l'acqua  r  c  gH  altri  Ek- 
pniraxiont.    menti  fa  SI ,  che  ognuno  prenda  il  proporzionato  luogo  alla 
fua  gravità  fpccifica,  e  fi  accomodi  traile   anguftic  de' fiti  a 

pro- 

(  1 .  )  Ctsì  Vgenio  firma  la  Terra ,  ed  il  Sole  nel  Sijlem.i  dclb  pravità  ► 


Parte  ir.Up.XK  ixj 

proporzione  della  fua  elaflicicade.   In  quefla  difpofizione  dt 
materie  gli  corpi  più  agili,  o  piìi  forti  vanno  alla  circonfe- 
renza, i  più  gravi,  o  men  forti  fono  refpinti  verfo  il  cen- 
tro, e  tante  fono  le  circonferenze,  tanti  i  centri,,  quanti  fo- 
no i    varj  vortici  ,    in    cui  la.  fermentazione  diftribuifce 
le  materie  ,   che  fermentano.    Innumcrabili  quindi  fono  i 
difcioglimenti  ,   e  le  mifture  ,   innuraerabili  i  temperamen-     s'impug,»^ 
ti,  e  le  configurazioni,  che  acquilìano  i  mirti ,  e  fi  poflbno  ancbs  il  mota 
in  maniera  direggere,  e  bilanciare  i  moti,  che  la  fermenta- </fy/«  jirmin. 
zione  non  folo  ribolla  tra  liquidi,  e  liquidi  i  ma  ancoratra  f^v"" - 
liquidi,  e  folidi,  e  tra  folidi,  e  (olidi.  Qualunque  fia  però 
ÌJ  genere  della  fermentazione  ,   qualunque  fia  il  fuo  princi- 
pio, il  fuo  progreffo,  il  fuo  fine;,  il  concorfo,  e  il  fepara- 
mento  delle  parti  non  può  e/Tere  si  regolare  ,  e  si  limitato,, 
che  in  tanta  eftenfione  di  cafuale  accozzamento  coftantiflì- 
mamente  produr  poffa  gli  Animali,  ciafcuno  coir  ifteffa  leg- 
ge di  generazione,  colla  fteda  fimetria  di  parti,  collo  rteilo 
temperamento  d!  umori  ,   fenza  introdurne  giammai  alcuna 
fpecie  incognita  ,  e  fcnza  diflruggcrne  alcuna drU' ordinane. 
Imperciocché  le  divcrfe  imprcffioni  d' un'infinita  d'  Agenti  , 
che  circondano  il  parto,  potendo  in  mille  guifeagitare,  ftri- 
tolare,  confondere  i  fermenti  ,   poflbno  in  confeguenza  in 
mille  guife  alterare  le  mifture  ,   e  le  fembianze  de' mirti  ,  e 
molto  più  poffono  alterarle  la  diverfa  gravità,  la  figura,  e 
la  grandezza  diverfa  delle  particelle  ,    e  le  varie  refirtenze  , 
difezioni  ,   e  momenti,  in  cui  s'incontrano  ,  e  fi  percuoto- 
no. In  un  clima  pertanto  gli  fteffi  Animali  nafccrebbero con 
una, certa  foggia  di  rtruttura  ,  e  con  altra  foggia  in  altro  cli- 
ma diverfo  ;  con  un  cerco  temperamento,  nafcendotra  pan'  Diterf,  farei. 
tani,  e  traile  arene,  tra  gli  rterpi,  e  con  un'altro  tempera-  „""J'/^!^J'J;  '* 
mento  nafcendo  trali'erbe,  lungo  i  fiumi,  e  su  le  pareti  ,  e  ^ato''iì'  mtl 
dentro  il  forato  dorfo  degli  Animali  ;  con  certo  modo  di  gc-  diiU  fcrmm. 
nerazione,  quando  il  Sole  cuoceffe ,  eagitaffciSali ,  e  i  Zol- '"?'<""  • 
fi  d'  un  terreno  arido  ,   e  magro  ,   e  con  un'altro  modo 
quando  il  calor  fotterraneo   fomentane  ciò  ,   che  la  fref- 
chezza  delle  rugiade,  e  l'umidità  delle  pioggic  avellerò  itn- 
pingunto  :  in  una  parola  tanta  farebbe  la  diverfità  degli  Ani- 
mali in  un'irtella  fpecie,  quante  le  combinazioni ,  e  le  com- 
binazioni delle  combinazioni ,  che  poteflero  farfi delle  quali-    Manpuì^f. 
ù  del  terreno,  del  Clima,  dell'ambiente  ,   e  del  SjIc  ,  e  di  teniari- r.,nta 
tutte  le  agitazioni  della  Natura.  Tanta  moltitudine  adunque,  <•<"'/"/'"«  </•• 
tanta. varietà  ,   tanta  coofufione  di  moti  non  può  accordarfi  '""'• 

Ff.    i  eoa. 


1 1 8   Delle  Vo'ua,  delle  Femmine  Fi^'ipare . 

con  queir  efatezza  ,  con  quell'ordine  ,   con  quella  coftanza 
di  proporzioni  ,  che  la  Natura  inviolabilmente  conferva  nel- 
la formazione  degli  Animali  i  Anzi  negli  abor:i  ,    e  ne'mo- 
ftrimedefimi,  ne' quali  ella  non  confonde  mai  una  Tpccic  coli' 
altra,  né  mai  toglie  loro  la  fembianza della  fpccis ,  b;nchè 
ne  fconcerti  l' efatezza  della  bruttura  ,   o  col  crafporre  ,    o 
col  moltiplicare,  o  variamente  inneflare,  o  troncare  le  loro 
membra.  Quindi  (i. ) nò  da' femi  dell'Apio  crcfpo può  nafce- 
VeJiiìsis.  re  l'Apio  volgare  degli  Orti  ,   ne  da' femi  del  Dauco  la  Pa- 
Atiati  Gim.  ftinaca  Silveftre,  e  fole  fono  le  Arpie,  i  Centauri  ,  gì'  Ipo- 
madeFabuìo.  grifi,  le  Sfingi,  e  tutto  ciò,  che  di  nuovo,  di  moflruofo  , 
fiiHominibui  ^  j|  Q^.j.ibj]c   inventò  la  fervida  ,   e  capriciofa  fantafia  de' 

d/     Fabuloftì   p        .  ^ 

^c.  7-  Né  qui  finifcono  le  difhcultà  ,  fé  ben  addentro  (i  difa- 

mìnano  le  circoftanze  della  generazione.  Si  è  o(rervato(  j.  ) 
Alerò  Art,».  ^^^^  il  fluido  riftretto  nella  cicatrice  dell'uovocon  tallentez- 
ir'frmen'a  ^-^  »  ^  tranquillità  di  moti  fi  slega,  fi  fonde,  e  fifparpaglia, 
iwnt.  via  via  diftendendofi ,  e  attorccndofi  in  vortici ,  che  non  può 

punto  ravvifarfi  il  fuo  cieco  ,  ed  innc.lricabile  raggiro  .  Tanto 
i liquidi s'attengon l'uni' altro,  clienon  puòdilìinguerfi,  fé  il 
cervello  fi  formi  prima  del  Cuore,  e  le  il  Cuore  fi  formi  prima  del 
Sangue.  E  benché  nel  progreffo  della  covatura  ribaltino  appo- 
co appoco  le  delineazioni  degli  altri  organi  ,    nulladimeno 
quefte  non  fi  veggono  farfi;  ma  fatte,  come  appunto  fucce- 
de  nel  vegetar  delle  piante,  e  nel  maturarfi,  e  nel  coloruil 
de' frutti,  e  de' fiori.'  Ora,  dico  io  ,  fé  1' animale  è  già  for- 
mato nell'uovo,  facilmente  fi  concepifce  come  queftì  incre- 
menti momentanei  di  moti  s'accordino  ,  colla  fermentazio- 
ne ,  perchè  ellendo  piccoliffimi  i  vafi  degli  Animali  ,  picco- 
liffimo  in  confeguenza  é  il  moto,  si  per  ragione  della  picco- 
lezza de'  vafi  ,  che  percorrono  i  liquidi ,  si  per  ragione  del- 
h^tTfe'rmm   ^^  tenerezza  dei  vafi  medefimi,  che  pochiffimo  vi  refiftono  ; 
i"-JcJe"fi""c-  cosi  il  moto  della  fermentazione  refta  intormentito,  ononé, 
icrda  pcfli     che  un  moto  infinitamente  lente,  e  che  per  renderfifenfibi- 
primagliorga.  ]g  ^  bifogna ,  che  acquifli  un'infinità  d'impeti,   circolando 
*'•  ne' Vafi.  Ma  se  all'incontro  l'Animale  fi  forma  per  l'agita- 

zione della  fola  fermentazione,  non  efl'endovi  né  cavita,  oè 
recinti  ,    né  angufiie  ,   che  quell'agitazione  trattengano  ,  e 
mortifichino,  com'è  poffibilc,  che  la  fermentazione  non  ab- 
bia , 

(  z.  )  Errare  del  Tiionfetti . 
(j.)  AUlp.  D;  o-vo  incubato. 


Parte  lI,Caf,Xy.  119 

bla,  nèfpume>  né  gonfiezze,  ne  bollimenti,  nèfcopp>,  né 
gli  altri  flrepitofx  fenomeni  ,  che  continuamente  l'accompa- 
gnano? Chi  fiira  con  ordine  le  particelle  attive,  e  fpiritofe, 
che  di  lor  natura  fi  slanciano,  e  volano  per  ogni  fenfo,  ed 
in  ogni  lato?  Chi  le  accomoda  fenza  violenza  ne' loro  ap- 
propriati ricetti ,  e  chi  cautamente  le  ftrigne ,  e  impedifce  a 
non  gonfiare  quelle  piccole  vefcichette,  oltre  certe  determi- 
nate figure  f  Quanti  fervori  ,  quanti  sfumamenti  ,  prima 
che  in  una  Mafia  informemente  fluida  fi  sfili  il  fangue ,  e  fi 
alTottiglino  gli  fpiriti?  Quante  giravolte  ,  quanti  fconvolgi- 
menti,  prima  che  i  liquori  s'imbocchino  ne' loro  canali ,  vi 
ruotino  fenza  ringorgamento  ,  e  ii  vaglino  opportunamente 
traile  loro  fpire?  Sebbene,  dove  fono  ancora  i  vafi,  e  i ca- 
nali? E  come  mai  per  forza  della  fermentazione  fi  fon  fatti 
qua  larghi,  là  angufli,  qua  curvi,  là  retti,  qua  attortiglia- 
ti, là  HzCì  ,  altri  piani,  altri  rugofi,  altri  confidenti,  altri 
arrendevoli,  tutti  maravigliofi  nelle  legature,  nelfito,  ncll' 
ufo?  V'ha  forfè  ingegno,  ed  indufiria  ne' moti  ,  e  nelle  fi- 
gure della  materia? 

Ed  eccoci  entrati  nella  maggiore  difficultà  ,  che  mai  ci  fi 
polfa  parar  d'avanti,  perche  quantunque  noi  potefTimo  <i^-  ftrm^',j!Ì', 
re  alla  fermentazione  de'raoti   immenfamcnte  tranquilli  ,  e  ncn  potranno 
coftanti,  quantunque  quefii  moti  tranquilli  ,   e  collanti  pò-  mai  da  loro 
lefifero  produr  un  corpo  d'una  cerca  figura  ,    e  d'una  certa /"**"'"'"''  "' 
grandezza,  tuttavia,  elTendo  quelli  moti  di  loro  natura  fiu-  ""?'""&'"''"'• 
pidi ,  e  ciechi,  non  potranno  mai  lavorare  un  corpo  orga- 
nico, pel  quale  Ci  ricerca  fommi  prefcienza  ,   fomma  fcien- 
za,  e  fomma  accortezza.  (4.)  Allor  che  il  Mercurio,  ed  il     Veget^ioni 
nitro  s'impafia  coli' argento  ,  e  col  ferro  ,   può  ben  fare  la  mtaiiicbe 
fermentazione,  che  quefti  metalli  invegccando  frondeggino  *"'''' ""■"- 
in  cefpuglj,  e  in  arbofcelli,  mentre  a  condurre,  e  a  torni-  '"'""fi"»'- 
re  le  gentiliflìme  filagrane,  bafia  che  il  calore  ammollifcai 
metalli,  che  i  lor  pezzetti  inyifchiatifi  colle  bollicine  d'aria, 
fi  dilìacchino  dalla  mafia ,  s' inerpichino  lungo  le  pareti  del 
vafo,  e  COSI  fublimati  fi  congelino  ,   e  fi  configurino  .   Ma 
non  COSI  diferifce  la  luce  dai  funghi  ,   come  queflc  vegeta- 
zioni metalliche  fenza  varietà,  fenza  ordine,  (Qnz:i  covarmi-  sono  apparti. 
cazione,  e  dipendenza  ne' vafi  diffcrifcono  da  un  corpo  or-  ti\manonrtj. 
ganico,  in  cui  tutto  e  unito,  tutto  uniforme,  tutto  propor-  ''• 
zionato ,  a  varj  ufi ,  e  bifogni ,  e  in.dconfeguenza  dipenden- 
te, 

(4.)  FUi  l'accademia  Keale  di  Turigi. 


130    Delle  IJ'onjA  delle  Femmine  Fiijipare. 

te,  non  dai  tumulti ,  e  dalle  bizzarie  del  cafo  y  ma  da  uru 
Artefice  fapientiffiino . 

8.  Io  dirò  cofa  ,   che  a  prima  vifta  radembra  lieve  ;  ma 
^'^^''^''^'zhz  pure  è  piena  di  leggiadria  ,  e  di  inifkro  .   Quella,  che 
"fliu'  è^unà^è^^  '^^'^^^  raflembra  polvere  colorita  fparla  full' ali  delle far- 
ftwpjgt  di     falle,  e  che  ad  ogni  Icggier  tocco  li  sfarina,  fecondo  le  ap- 
fiumi .  parcnze  del  Microicopio  non  è,  clic  una  compage  di  folte, 

e  gentiliflime  piumett:,  che  incavate  fjnc  al  didentro,  co- 
me le  penne  degli  Uccelli  ,  gemono  ,   e  feparano  il  liquore 
atto  a  moditìcare  la  luce,  ovvero  a  riflettere  quel  certo  gene- 
re di  raggi ,  che  fuUe  ftelic  piume  graziofamente  frarairchian-» 
do  il  vermiglio  col  giallo,  e  l'azzuro  ,  e  il  nero  col  dora- 
to,, e  col  bianco  fa,  che  altre  dell'ali  fiano dipinte  ad  occhi 
agguifa  delle  penne  del  Pavone,,  altre  punteggiate,  altre ra- 
befcatc  in  mille  bizzarre  maniere..  Non  fono  men  vari  ,  nò 
MiraUlìdìT^^^^  vaghi  li  colori  de' pennacchi ,  delle  crcfte,  dell' anten- 
%t'fitàittcìo.  ne,  e  fopra  tutto  quegli  altri  dell'  incifuredeldorfo,  in  cur, 
fi^ di  ftrutiu.  (^Qxaz  in  tanti  cerchietti  pajono  incaftrati  i  Diamanti  ,  rubi- 
tancnpuòna  ^^    fmeraldi  ,  topacj  ,   e  qualfivoglia  altra  gemma  più  rilu. 

fitrt dalla  ftr.        '  .,     '         ^      ''  J         ,         o.         ,,      r  •  i.  • 

mtnieiiont.   cente,  c  pi u  rara  ;  Ora  dove  e  mai  nella fermentazioncl  in- 
telligenza della  Meccanica  per  ordire  in  Piume  tanti  tenuif- 
fimi  filamenti,  onde  riflettano  sì  opportunamente  la  luce?  £ 
dove  gl'ingegni  della  profpettiva  ,  per  accordare  in  tanta  ar- 
monia ,  ed  in  si  piccolo  fpazio  tanta  varietà  di  tinte  ?  Crefce 
infinitamente  l'idea  del  Magiftero,  fé  dal  colore  degli  ordi- 
gni a  pafll'a  all'artificio  degli  ordigni  medefimi,  e  dagli  or- 
U(f!nnt'ff  ^'6"i'  che  fervono  alla  pieghevolezza  ,    e  all'equilibrio  di 
tifano  T/ftfi   ^"^^^  ^^  macchina  dell'infetto  fi  palla  a  confiderare  le  tana- 
f.ttierati  dai  glicttc,  le  forbicine,  e  i  trapaneai ,  le  probofcidi  ,  con  cui 
mete  ftrmin-  gì' Infetti ,  0  da' capigliamenti  ,  o  dagli  apici  de' fiori  flrap- 
'•"""'•  pano  quei  granelli  inguainati  intorno,  allo  Stilo  ,   affine  di 

nutricarfi  con  alimento  proporzionato  alla  loro  delicatezza, 
o  forano  1  femi  delle  piante,  le  crefpeddl' erfa:,  iramofcel- 
li  de'Rofai,  e  fino  le  fcorze  delle  querce,  e  i  dorfi  degli  al- 
tri Infetti,  affine  di  depofitare  ivi  l'uovo,  e  difenderlo  dal- 
le ingiurie  dell'ambiente,  e  dagli  fchiacciamenti ,  o  voraci- 
tà degli  Animali  maggiori  .  Ma  perchè  m'arreflo  io  su  gì' 
Infetti?  Bifogna  mettcrfi  fotto  gli  occhi  le  varie  fpecic  di  tut- 
ti gli  Animali,  che  volano,  che  nuotano,  che  rampicano, 
cjìc  camminano;  bifogna  confiderare  la  moltitudine,  e  la  va- 
rietà de' loro  organi,  e  delle  loro  brutture  ,  la  moltitudine 
delle  imprcffioni ,  che  quelli  organi  ricevono  da  tanti  ogget- 
ti. 


Parte  IJ.Cap.XP^.  131 

ti,  che  gli  circondano,  la  facilità,  la  prontezza,  l'unifor- 
mità, con  cui  qiiefle  impreflìoni  inciafcimoillantc ,  oallon-      BilhnrMt 
tanano  gli  animali  da  tutto  ciò,  che  loro  può  nuocere  ,  o  dart  alla  fir. 
gli  avvicinano  a  tutto  ciò  ,  che  può  loro  giovare  ,  o  per  la  miataxioM im. 
confervazione  dell'individuo,  o  per  la  moltiplicazione  della  "'^'i'/'f  ,  ' 
fpecie,  e  poi  negar,  fé  il  può,  che  per  formare  un' animale  f"'"'"^'- 
non  fia  necefl'irio  dare  alla  fermentazione  ,  non  folo  un'  in- 
telligenza, e  un'accortezza  ,  che  prepari,  addatti,  e  perfe- 
zioni organi  si  mirabili,  ma  ancora  una  prefcienza  ,  che  s' 
eftenda  a  tutti  i  bifogni ,  e  a  tutti  gli  ufi  degli  animali ,  in 
tutti  gli  flati,  ed  in  ciafcuno  iftante. 

p.  Ma  fento  oppormi  eifer  vero,  che  per  via  de' moti  eie-  Hjfpofla  dtgU 
chi  non  fi  poflTano  formargli  animali,  manon  per  tanto  fé-  ■^"^"■/"'■J  '\- 
guirne  ,  che  formar  non  fi  pollano  pervia  di  moti  diretti  ,  JX^/TaIm 
provenga  poi  la  direzione,  o  dalla  forza  pi  a  dica  ,  o  dAÌÌ'zr-  ^ajfirlfJlr. 
monia  imprtefla  ne'moti,  oda  Dio  ftello,  tre  principi  mQ-%tnùaère. 
tafifici  dell'accoppiamento.  La  forza  pia  fi  ica  ($■)  ocome  al- 
tri la  chiamano  la  luce  feminale  benché  non  abbia  né  intel- 
ligenza, ne  arbitrio,  ne  forfè  anche  fenfo ,  tuttavia,  effen- 
do  incorporea,  ha  tanta  d'abilita,  che  le  bada  a  confervare 
plafiicamente    i  numeri  armonici ,  e  le  Idee  delle   leggi  de' 
moti.  Prima  della  vita,  della  fecondità,  della  bellezza   del 
fuo  Artefice,  tutte  le  cofe  produce  ,  e  governa  ,  e  tutte  le 
orna,  e  riftora.  Quindi  i  Pianeti,  e  le  Stelle  anno  il  lume  , 
l'influenze,  i  fiti ,  e i moti  immutabili;  i  faflì ,  i  metalli  ,  le 
gemme  anno  le  loro  grandezze,  le  lor figure,  il  lor  pefo.  I 
fali ,  i  zolfi  il  fapore,  l'odore,  e  il  colore;  gli  animali ,  e  le 
piante  colla  vegetazione,  e  col  fenfo,  l'origine,  e  la  ftrut'- 
tura:  non  è  l'uovo  per  tanto,  che  l' inviluppo  di  quella  for- 
za .  Ella  rifvcglia  lo  fpirito  attivo,  e  brillante,  che  agita  , 
e  raggirai  liquori  dell' uovo  i  ella  dirozza   l'embrione  ,  ella 
(lampa  l'Idea  della  prole.  Cosi  col  motoi  Platonici,  i  Chi-  "^ 

mici  ,  i  Cabalifii ,  e   tutti    gli    altri  ,   a  cui  è  in  delizie  ,  * 

ed  in  preggio  la  Filofofia  mifleriofa.  Ed  in  fatti,  non  è  egli 
un  mifiero  ,  che  vi  fia  uno  fpirito  incorporeo  ,  e  che  frat- 
tanto non  abbia ,  né  mente ,  né  volontà  ?  Che  vi  fia  un'  ef- 

ferc 

(y.)  Trincipium  aliqmd  mcorporeian  ,    &  immateriale  non  per 
aqnam  tantum ,  &  aerem ,  [ed  paritcr  per  miverfum  Mun- 

■  -  ,    «^w»  permeans InteUe[lu  licei  nullo ,  imo  nee  fenfu  qui- 

-iCl  dem  ,  nifi  forfan  obfcuriore,  fed  vìx  folùrn  pradito  gena-ala 
'■.&c.  VA.  Ilenricì  Mori  Enchir.Metaph.p.  }isf. 


t}l   Delle  Vo^  a  delle  Femmine  Fhjt'pare . 
Si  fa  vediti^  fere  difufo  in  tutte  le  parti  della  materia  ,   e  che  frattanto 
*fhfì""'  ^'   "°"  ^^^^^  cflenfioncf  Egli  e  di  fua  natura  immutabile  ,   e 
mìfiHofJ'^^'f  pure  non  fuffifte,  che  ne' comporti,  che  continuamente  fi  mu- 
Cabni-fticà.    tanoi  ha  forze  eguali  in  tutte  le  parti  della  materia,  e  pure 
in  tutto  egli  opera  divcrfamente;  non  ha  l'Idea  del  numero 
armonico,  che  in  grazia  del  compofto,  e  pure  ritien  qucfl* 
Idea  ,  anche  ,  ruando  il  compofto  è  disfatto  ;  con  fommo 
ordine  dirigge  i  moti ,  ne  sa  dove  ;  lavora  degli  organi  am- 
mirabili nella  ftruttura,  e  nell'ufo  ,  e  non  sa  perchè  ,  efe- 
guifce  Tempre  fenza  concepire   alcun  diffegno  ,   e  non  efe- 
guifce,  che  in  certi  tempi,  e  in  certi  luoghi  ,   fenza  avere 
alcun'  arbitrio.  Che  cola  e  la  virtù  Plaftica  ?  Che  cofa  è  il 
ravtUfenola  contenere  Plafticamente  i  numeri  Armonici  f  Che  cofa  è  dif- 
fo'^iùfìaftica^  fondere  Plafticamente  la  vita  alle  Piante  ,   e  agli  Animali  .' 
t it fui imma.  Da  quali  effetti  fi  deduce  quefta  forza?  E  come  fi  dimoftra  , 
gìnatt  fifra.  ^]^^  nelU  naturaè  neceffaria ?  LaLucs,  i  Magnetifmi,  il  Plul- 
^"""'  io  ,  e  Refluflb  del  Mare,  la  gravita,  l'elaftìcicà,  la  fermen- 

tazione ftefla,  fcnon  fono  meccanicamente  fpicgate,  fono  al- 
meno adombrate,  e  quando  ancora  nonfofseronè  fpiegatc , 
né  adombrate  colle  leggi  meccaniche,  non  fi  dimoftreramai, 
che  fia  irapoflìbilc  lo  fpiegarle ,  e  1'  adombrarle  con  quefte 
leggi,  in  quella  guifa  appunto  ,  chenonpuòdimoftrarfi  l'im- 
t>iff<iihà  in.  poflìbilità  della  quadratura  del  cerchio,  benché  ancora  ilccr- 
diffiìubili.     chio  da  alcuno  non  fia  flato  quadrato.  Sino   adunque,  che 
non  fi  fciolgono  quefte  difficultà ,  finché  fenza  nomi  vuoti , 
e  fuppofti,  e  prodigiofi  non  fi  dimoftra  la  ncceffità ,  elaPof- 
fibilità  della  forza  plaftica ,  e  non  fi  dà  un'Idea  chiara,  e 
diftinta  della  fua  natura,  e  de'fuoi  attributi  co'migliori  Fi- 
lofofi  del  fecolo  io  ho  il  diritto  di  rigettarla,  ed'abborrirla , 
come  un  rifuggio,  e  un  compendio  d'ignoranza. 
SiHttn\a  dt'      IO.  Alla  forza  plaftica  altri  foftituifcono  l' armonia  fìejfj  de' 
^f"^'cl"/urliìnotl,  che  da  Dio  imprefla  una  volta  nella  materia ,  fi  difon- 
mi'dtrni'.    "de,  e  fi  conferva  immutabile  nel   progrefso  dc'fccoli  ,  come 
appunto  il  moto,  ccmunicato  alle  ruote  d'un  grande  oriuo- 
Armeni*  im.  \q  f,  mantiene,  e  dura  non  foloper  molte  ore,  ma  permol- 
ptijfant'mott.  ^j  ^igfj  ^  g  ^^^  molti  anni,  fempre  battendo  le  ore ,  e  rapprc- 
fentando  ancora  i  corfi  del  Sole,  e  della  Luna  .  Qiiefta  fen- 
tenza ,  che  rafsembra  ragionevole  per  quel  ,   che  riguarda 
Non^.fA/wVgli  effetti  ordinati  del  moto,  non  è  poi  ,  che  un'  efpreffionc 
tfprtjffìontpMi.  palliata  della  forza  Plaftica  per  quel,  che  riguarda  la  for- 
iiatadtUafor.  mazione  degli  animali ,  imperocckè  dato  ancora  ,  che  nella 
Z'plffitfa.   Hjgtgria  vi  foffe  quefta  forza  imprefsaj  dato  che  qucrta  for- 
za 


Partf  11.  Cap.  xr.  133 

ii  variamente  limitandofi ,  e  modificandofi  nel  refto  de'  cor- 
pi, producefle,  e  le  accelerazioni  de' gravi  ,  e  leofcilazioni 
de'  Pendoli ,  e  le  proiezioni ,  e  le  forze  centrifughe  ,  e  gli 
cquilibrj,  e  preffioni  de' liquori,  e  quindi  di  nuovo  niodifi- 
candofi  la  gravità,  la  luce,  i  magnccifmi,  e  gli  altri  effetti 
più  comporti,  fé  tuttavia  non  fi  fuppone,  che  inquefta  for- 
za v'abbia  intelligenza,  fagacità,  e  prefcienza,  non  Ci  fpic- 
gherà  mai ,  come  colle  leggi  de  moti  ordinarie  ella  pofsa  for- 
mare uncorpo  organico,  in  cui ,  come  s'è  detto  di  fopra  ,  v'è 
duopo  di  tanta  maeftria .  Si  dirà  forfè  nella  forza  impressa  v' 
è  un  certo  metodo  ,  il  quale  non  lafcia  d' efsere  in  fé  flefso 
infallibile,  benché  fia  incognito  a  noi,  che  noi  non  dobbia- 
mo  colle  noftre  Idee  afsegnare  i  limiti,  e  le  regole  a  que- 
lla forza  -,  che  Dio  avendo  provifti  gli  animali  di  tanti  arti-  .^ 
ficiofiffimi  organi  ingrazia  della  generazione  ,  averà  ancora  ^.'«k 
in  quelli  organi  determinate  le  circortanze  delle  leggi  de' 
moti  necefsaric  per  formar  gli  animali .  Tali  difficukà  ,  an- 
zi che  allontanarmi  punto  dalla  mia  oppinionemi  vi  confer- 
mono  vieppiìi.  Io  concedo  in  primo  luogo,  che  il  metodo 
della  generazione  fia  incognito  in  fé,  ma  foggiungo  ,  che 
dall'  incognito,  non  feguendo  ,  che  l'incognito  ,  non  è  le-  jainZoÙtf 
cito  a  noi  né  di  affermare  1'  accopppiamento ,  ne  di  nega-  cb,  rintfgnitè. 
re  lo  fviluppo  ,  e  perciò  la  fentenza  rellando  nella  fua 
prima  difficultà  ,  quella  certamente  appo  noi  farà  me- 
glio, che  farà  fondata  sii  de' dati  più  evidenti  ,  e  più  cer- 
ti. Concedo  in  fecondo  luogo,  che  negli  organi; defiinati  al- 
la generazione  s'  abbiano  a  cercare  le  circoflanze  delle 
leggi  de'  moti,  non  però  di  quelle,  che  formano  l'anima- 
le, ma  di  quelle  che  irrigano  i  vafi  dell'  animale  già  for-  j  n'J"^-""}' 
roato.  Siccome  la  Natura  ha  fatto  il  Cuore,  e  il  Cervello  ,  J^,/ '^' 
per  feparare  certi  fughi  defiinati  a  dare  il  moto  a  tutta  la 
macchina:  così  ancora  può  aver  fatti  tutti  i  laberinti  de'  vafi 
fpermatici,  le  Ovaje,  le lor  filiere,  e  le  lor  celle artificiofe , 
non  per  altro  fine ,  che  per  feparar  il  fugo  deflinato  ad  im- 
primere le  prime  fcofse  all' animale  ,  che  è  già  rinchiufonell' 
uovo,  e  che  per  fé  fleffo  è  impotente  ad  ogni  fviluppo  fen- 
fibile  .  Almeno  quello  è  quanto  di  chiaro ,  e  di  di(linto,che 
noi  poffiamo  concepire  nell'  ufo  di  quefli  organi  ;  E  chiun- 
que fpingendo  oltre  le  conietture  vuol  dare  a  fughi  ,  che  fi 
filtrano  ,  e  fi  affottigliano ,  la  forza  ,  e  il  metodo  di  ordina- 
re, e  di  efcguire  un'  opera,  che  paffa  in  artificio  con  tutte 
le  altre  della  Natura,  e  miraffcmbra  fimile a  coloro,  iqua- 

Gg  live- 


13  4  -C)f//f  Vonja delle  Femmine Fi'-itpare. 
implicita  Ji\[  vedendo,  che  il  cervello  è  la  fede  dc'fenfi  interni, e  dell' 
mUum,(bt„r.  j^ima  intcllcttìva ,  s'affaticano  di  ritrovare  nella circoJazio- 
m";  "Vemi'ff^'^  ^^g^'  fpiriti  animali,  nelle  ofcillazioni  delle  meningi,  o 
faeciàrimma.  delle  fibre  del  centro  ovale  la  maniera ,  con  cui  fi  fa  l' imma- 
iinaiiotit  &f.  gimzìonc ,  il  giudicio,  e  il  difcorfo.  Concedo  in  tcrz>  luo- 
go, che  nelle  noftre  Idee  non  fi  polfa  ,  ne  fi  debba  cercar  la 
regola  della  natura  ;  ma  chi  potrà  poi  negarmi  ,  che  dalle 
mie  Idee  io  non  abbia  a  dedurre  la  regola  di  «guanto  affer- 
mo, e  di  quanto  nego,  e  che  niente  volendo  io  affermare  , 
o  negare,  che  chiaramente,  e  diflintamentenol  conccpifca, 
io  neghi  la  formazione  degli  animali  per  raeccanichifmo ,  giac- 
che non  conccpifco  la  minima  orma  deli'  animale  in  tutte 
le  leggi  meccaniche? 
tuppufiiimcti      II-  M^  P"""  concediamo,  che  i  moti  della  materia  diretti 
ilirrtti  delia   da  Certe  leggi  a  noi  incognite  pollano  formar  l'animale,  ed 
materia  ,  che  cfaminiamo,  che  cofa  da  qucrta  fuppofizione  ne  fegua  .  Égli 
fofa  ffgua.     ^  certo  che  febben  quelle  leggi  ci  fono  inccgnite  in  quanto 
alla  maniera  della  loro  azione,  non  ci  fono  però  incognite 
in  quanto  a' loro  caratteri  generali,  che  a  dir  vero,  fono  i 
caratteri  fteflì  degli  attributi  divini,  da  Diofteflò  impreffi  in 
tutte  le  opere,  che  egli  ha  fatte,  conciofiacchè  non  operan- 
do Iddio,  che  per  la  Tua  volontà  ,  e  non  potendo  in  confe- 
guenza  fmentire  colla  fua  azione  gli  attributi,  ne'  quali ne- 
co»rf;^iff«;,  cefl'ariamcnte  fi  compiace  ,  e  ne' quali  ritrova  la  legge,  eia 
the  debbono   rcgola  inviolabile  della  fua  condotta  ,  s'egli  ha  flabilite  k 
tmirtimoti.  jj.ggj  jg'  ^qjI  ^  ^jjg  producono  gli  animali ,  forza  è ,  che  quc- 
fte  leggi  non  fi  oppongano  punto  nò  alla  fua  fapienza  ,  né 
alla  fua  femplicità,  né  alla  fua  immutabilità  ,  nò  agli  altri 
fuoi  divini  attributi  :  Debbono  perciò  eflere  necelfarie ,  genera- 
li, femplici,  e  coftanti.  Neceffarie,  e  generali,  perchè  niente 
anno  n-l  aver  d'inutile,  o  nell'  azione,  o  nel  numero,  nicn- 
•Dehhono tffiftVs.  di  riftretto,  o  di  corto  nella  comprefTione  ,  e  nell'  efica- 
femplici,  e  cof- {ione  :  femplici ,  e  cofìanti,  perche  nella  maniera  più  com- 
ftantiist.      pcndiofa  ,  e  più  facile  anno  infallibilmente  a  produrre  un' 
infinità  d'effetti  in  tutti  i  luoghi,  in  tutti  i  tempi,  ed  in  tut- 
te le  altre  circoftanzc  .  Cosi  ne'  moti  ordinarj  le  due  leggi, 
che  tutti  i  corpi  fi  movano  per  linea  retta ,  e  che  1'  Azione 
fia  eguale  alla  Reazione  ,  fono  neceliarie,  e  generali,  per- 
chè fenza  di  effe  vi  farebbe  un'infinitàdi  moti  inutili,  e  con 
effe  fi  fpiegano  tutti  i  varj  generi ,  e  le  varie  fpezie  de'  mo- 
ti; fono  femplici,  e  coflanti,  e  perchè  fono  immediatamen- 
te tolte  dalla  direzione,  e  dall'urto,  e  perchè  in  tutti i  mo- 
ti evi- 


Patte IlCap.  Xf^.  13; 

ti  evidentemente  fi  confervano.  Tutu  dunque  la  diffìcultà  fi  ri-  ^"f'-^'^'"''^ 
duceadimoflrare,  fé  in  quefte  leggi  incognite  vi  fieno,  onon  Y^Jaf'ifi 
vi  fieno  quelli  caratteri ,  perchè  levi  fono,  la  formazione  per  é",^"'/'  '^'* 
meccanichifmo  e  vcrifimile:  ma  fé  non  vi  fono  quella  ma- 
niera di  formazione  none  che  un  vaniflimo futterfugio  .Efa- 
miniamoLi  dunque  apparte  apparte,  e  facciamoci  a  confide- 
rare  qualch' effL-tco ,  in  cui  fenlibilmence  apparifcail  lor  ordi- 
ne .  lo  prenderò  un  vcrms  da  feca.  Quando  quello  {6.)  h 
piccoliflimo  (  e  ciò  colla  fua  proporzione  conviene  a   tutti 
gli  animali)  continuam.nte  fi  fviluppa ,  e  ifuoi  fonni  fono  ^';;'"f*«/''^» 

«  '  ......  .^  '.     .'      .         .  .  ^  ..,  e  Cuoi  moti ,  • 

■certe  impotenze  di  vigilia ,  e  certi  deliquj ,  che  patifce  nell  /p,/^,^.;  ^  ' 
abbandonare  la  fpoglia  antica.  Si  dibatte  egli,  fi  contorce  , 
s' irrigidifce ,  percoilo  appena  fi  rifcnte,  e  allorché  è  nell' 
atto  della  penofa  mecamorfofi ,  impiega  tutta  la  forza  delie 
fuc  vifcere  ,  e  de'  fuoi  mufcoli  ,  per  aggrinzare  il  corpo  , 
per  inarcarlo,  e  per  ispingerlo  ,  onde  elea  dall'  apenura  , 
che  nel  principio  della  fpoglia  è  già  dilatata-  Or  io  diman- 
do, non  ballav'egli  a  quelle  pretefe  leggi  includere  il  verme 
nell'uovo,  e  fé  anch;  volevano  provvedere  aliai  alla  delica- 
tezza della  fua  macchina  ,  non  ballav'egli,  che  oltre  l'uovo 
il  guernijfe  d'una  spoglia,  o  due  abili  a  difenderlo  dagli ^^"J/^^^'/fj 
agenti,  che  potevano  offenderlo?  Ma  a  qual  fine  fafciarlo  con  rt. 
tanti  inviluppi  di  spoglie,  e  di  fpoglie,  che  egli  dee  abban- 
donare, e  abbandonare  con  tanta  fatica  ,  e  intanto  tempo? 
(j.)  Non  fono  quelle  leggi ,  che  allo  ftello  baco  dafetanon 
danno  alcun  fuco,  come  quello, che  elfendo  quafi  una  va- 
gina ,  e  una  mafchcra  d'animale,  e  tutto  fatto  in  graziadel- 
]a  futura  farfalla  ,  gli  è  inutile  il  multiplicarfi  generando 
de'  fimili  a  sé?  Chefforfe  quefic  leggi  fono  contrarie  al  lor 
faggio  inllituto,  oppure  a  bella  polla  cambiano  arte,  e  dif- 
fcgno,  prima  accoppiando  ,  epoifviluppando  ,  prima  orga- 
nizzando ,  e  poi  fmcmbrando,  prima  componendo,  e  poi 
diflrusgendo  ,  e  accoppiando,  organizzando,  e  componendo 
con  fcmma  fretta  (  perchè,  ed  in  quanto  tempo  fi  genera  il 
baco?)  per  ifviiuppare  ,  per  ifmembrare,  perdillruggere  con 
fomma  lentezza?  Se  quello  non  è  ozio,  non  è  cappriccio  , 
none  incofianzn,  e  qual  farà? 

Ma  io  dico  ancora,  che  in  quelle  leggi  niente  vi  ha  di  Hu'.laì  digf- 
generale,  e  niente  di  fcmplice.  1.  Egli  è  manifedo,  che  tan-  «'"»''  >  '  ''' 

Gg      Z  te       f""!''.'".  •" 


(6.)  AUlp.  De  Bombice. 

(y.)  ^tti  dell' accademia  di  Tarigi^n.  i6pp.  Ta^.^6.  &c. 


quffli  Iti 


X}6    Delle  Vorua  delle  Femmine  Fiofipare. 

te   fono  le  leggi    generali  ,    indipcndeoti  1'  une  dall'  altre  ; 
quanti  fono  gli  effetti  di  quefte  leggi  ,  indipendcaci  gli    uni 
dagl'altri.  Cosi  ne' moti  ordinar)  altra  è  la  legge  generale, 
che  determina  i  corpi  a  raoverfi  per  linea  retta;  altra  quel- 
la, che  determina,  che  la  loro  azione  fu  eguale  alla  loro 
reazione  ;    perchè  la  prima  legge  riguarda  la  direzione  de' 
moti ,  e  la  feconda  la  diftribuzioive  della  forza  ndl'  iflante 
dell'urto  due  moti  affatto  diflinti.  II.  Egli  è  certo,  chetut- 
•Dherjltà  dd-  ^^  ^^  ftrutture  degli  animali  di  fpecic  diverfa  anno  qualche 
hUggiin  tut.  cofa  di  particolare  ,  e  di  corrifpondente  in  modo  a  var;  ufi 
ttìt  rpeiiedi.  della  fpccie,  che  non  da  niente  di  proporzione  a  ciò,  che  è 
tJi animali,     particolare,  e  corrifpondente  agli   ufi  d'un  altra  fpecie  :  al- 
tra farà  perciò  la  legge  generale,  che  agli  Uccelli  dà  le  pen- 
ne per  il  volo,  altra  quella  che  a' pefci  dà  le  vefcichette  per 
il  nuoto.  Altra  la  legge  generale,  che  a'ferpenti,  a' polipi, 
a'  bacherozzoli  da  le  fcaglie,  le  branche  ,  le  incifuredel  dor- 
fo,  onde  ftwfciare  ,  afferrare,  arrampicarfi  ,  altra'  quella  , 
che  dà  alle  talpe,  a  i  ragni,  alle   api,  a' quali  animali  dà 
certe  mani,  e  certi  piedi,  onde  cavar  la  terra»  teffer   le  te- 
le, e  fabbricar  l'alveare.  Quante  leggi  di  verfe,  affinchè  de- 
Divtrfiià  dì  gli  animali  altri  abbia  un  ventriglio,  altri  ne  abbiano quat- 
pa^ti  ntgii  ».  tro,  altri  un  occhio,  altri  quindici,  altri  innuraerabili,  al- 
lumal,.  JJ.J  yjj  Cuore,  un  cervello,  altri  tanti  cuori,  e  tanti  cervel- 

li quanti  fono  gli  anelli,  che  fpartifcono  il  corpo  loro.  Io 
rellringo  troppe  cofe  in  un  fafcio  baftando,  per  dimoftrare 
la  necefTuà  di  molte  leggi  generali  ,  il  fermarfi  full'  occhio 
folo  degli  animali  in  tutte  le  lor  varie  fpecie  diverfo,  e  nel- 
la figura,  e  neifito,  e  nel  moto,  e  nel  colore.  Effendodun- 
que  quafi  infinite  le  fpecie  degli  animali  ,  infinite  le  loro 
-  ^  . .  .  {brutture,  infiniti  gli  ufi  delle  medefime,  infinita  farà  lamol- 
iUufi\td\nfi.  titudine  delle  leggi  generali,  ciòche  fa,  che  non  faranno  né 
mtiimori.  "più  generali,  ne  più  femplici;  non  più  generali  (8.)  perche 
celia  l'Idea  del  generale,  dove  vi  ha  una  moltitudine  infini- 
ta di  particolari,  non  più  femplici  ,  perchè  iì  toglie  affatto 
1'  Idea  della  femplicità,  dove  in  una  fol  opera  v'è  bifogno 
di  moltipl  icar  molte  leggi  tra  loro  varie ,  e  independcnci .  S'ag- 
giugne,  che  tanta  moltitudine  di  leggi  importa  ozio,  igno- 
ranza, impotenza  nel  Leggislatore,  o  dimortra  almeno, che 
la  fua  prcfcienza  non  è  infinita ,  che  le  fue  Idee  non  fono 

fapien- 

(  8.  )  P.  Alelab.  Metaph.  d.  z.  p.  48.  che  pctre ,  fia  dello  flcjfj  p.i- 

rcn . 


Parte  11.  Cap.  XF.  ifj 

fapìentillìme ,  e  che  con  una  fola  azione  ,  e  in  modo  fem- 
pliciffimo  non  può  fare  un' opera  infinitamente  comporta,  ed 
infinitamente  feconda,  il  che  quanto  fia  contrario  alla  natu- 
ra, alla  condotta,  e  all'azione   dell*  effer  perfetto  baflcvol- 
mentc  fi  è  dichiarato  di  fopra.  Io  so,  che  quefto  argomen- 
to non  farà  a  grado  a  tutti ,  e  maflìmamente  a  coloro  ,  che 
della  vera  Mccafifica  non  anno  alcun  fapore,  ma,  comecché 
poco  mi  curo  de'  loro  applaufi,  così  poco  mi  curo  de' loro 
difprezzi,  ficuro,  che  difcreditano,  e  condannano  ciò  ,  che 
punto  non  concepil"cono ,  e  che  forfè  non  faranno  giammai 
abili  a  concepire,  fé  non  fi  provedono  d'Idee  più  lucide,  e 
più  fenfate.  Rerta  dimoflrare,  che  ne  meno qucflo principio 
direttivo  de'  moti  della  materia  può  eflere  Iddio:  Perchè,  o    ... 
Egli  opera  dipendentemente  dalle  azioni  occafionali  ,  o  nò  ,  ff^r" iUriacU 
fé  il  primo,  noi  dimortreremo,  cerne  di  fopra,  che  in  que- pw    direttivo 
fte  cagioni  vie  molto  d'inutile,  molto  d'incoftante,  nxtniz  ài  di  quefti  moti.. 
generale,  il  tutto  comporto,  econfufo:  Se  il  fecondo,  potrà 
diflìcilmente  fpicgarfi,  perchè  non  da  tutti  gir  uovi  nafcano 
tutti  gli  animali  ,  perchè  fia  determinato  il  tempo  della  loro 
generazione,  della  lor  covatura  ;  perche   paflìno  per  tanti 
fucceffivi  fviluppi,  potendo  Iddio  fupplirea  tante  fpcfe colla 
fola  forza  della  fua  azione,  s'egli  opera  immediatamente  da 
fc  .   Concludiamo  dunque,  che  gli  animali  non  poflbno  for- 
marfi  per  accoppiamento  di  parti ,  non  avendo  querto  accoppia- 
mento  né  principio  meccanico,  ne  principio  metafifico,  che  lo  MAutor"' 
determini.  Non  principio  meccanico,  perchè  querto  non  può  cbegjianlmZ 
efsere,  X)k\'X^r.iv\t\,  nel' elaflicità,  nò\:\fcìment^izione ,  piena '''"">  f«^«# 
di  moti  tumutiu.u]  ,  incerti,  impetuofi,  e  ciechi.  Non  principio -^'*'"'">*"  P" 
metafifico,  poiché  querto  non  può  ertere  né  la  forza  Tlaflica,  "J.'^PP'^'j'^'^f* 
nèla  forxa  imprejfa ,  né  Dio,  che  va  fucceffivamcnte  operando    '^'"'"- 
non  la  forza  Plartica,  eh' è  una  forza   finita  ,  inutile,  con- 
tradittoria;  non  la  forza  impreca,  perchè  le  fue  leggi  fi  op- 
porrebbero alla  femplicità,  all'  immutabilità  ,  alla  fecondi» 
tà,  ed' agli  altri  caratteri  degli  attributi  Divini  :  non  final- 
mente Dio,  che  va  fucceffivamente  operando, perchè  l'argo- 
mento non  prova  nulla,  provando  troppo.  Ed  ecco  ciò , 'che 
porto  dire  su  la  prima  parte  della  Quirtione. 


CA 


X  j  8  Delle  Vq^a  delle  ftmmine  n^ipare . 

CAPITOLO      XVI. 

Che  tutti  gli  ammali  non  potendo  fuccejjivaìrieme  formarfi , 
furono  già  dal  principio  di.  tutte  le  co/e  per- 
fettamente formati . 


I.  PEr 

X    da 


dare  un  poco  di  quiete  all' animo  di  V.S.Illuftrifs. 
da  cosi  forci,  ed  ingegnorciVI;:dicaZÌoni  forfè  fianco, 
ma  non  già  Tazio,  ho  creduto  bene  dividere  in  due  parti  la 
Lettera  del  dotto  Amico,  e  fare,  che  alquanto  fi  ripofi,  e  fi 
rallenti,  prima  ch'entri  nel  tìn  fondo  d' una  cosi  ibttile ,  e 
ftrepitofa  Quiftione.  Avrà  letto  nella  pallata,  e  leggera  pu- 
re nella  prefente  alcune  cofe  già  divulgate  in  occafione  di 
jttircn di  ^ut.  ccvtà  contefa  Letteraria  ,   nata  in  Italia  fra  due  Valcntuo- 
/fa  htstera ,    jjjini  nel  loro  genere,  onde  non  le  cadelìe  mai  in  mente,  che 
quello  avefle  rubbato  da  qucfto,  o  quelli  da  quello,  ma  fac- 
cia conto,  ch'egli  fia  uno  ftelTo  fteflìflimo  Autore,  chcnell' 
una,  e  nell'altra  maniera  ha  voluto  sfogare  il  nobile  fuo in- 
gegno ,  e  pubblicare,  fé  non  il  primo,  almeno  fra  primi  in 
Italia  le  migliori  dottrine  del  fecolo.  Senta  dunque  ,  come 
vieppiù  s'inoltra,  e  profondamente  difcorre. 
.       ?..  Paflìamo  (  dice  )  alla  feconda  Parte,  e  sforziamoci,  di 
Zan'f'arenò'  ^^''  chiaramente  vedere,  che  gli  animali  non  potendo  fuccef- 
l^y pri'ncìpi»  fi vamente  formarli,  furon  già  tutti  nel   principio  delle  cofe 
da-Dioform»  formati  perfettamente,  e  che  perciò  nell'ovaja del  primo ani- 
'>•  male  d'una  fpeciefi  avvilupparono  tutti  gli  animali  di  que- 

Aafpecie,  i  quali  nelprogreilo  de' tempi  dovevano  crefcere  , 
e  manifeftarii .  Quella  propofizioneè  formidabile  alla  fantafia, 
-^■ic  li  j-  e  appena  ella  fi  pronuncia,  chela  fantafia  fi  fiordifce  ,(i  fpa- 
comtpir,  tjue-  vcnta ,  c  fi  avvilifcc ,  ne  vie  cafo,  che  polla  acquietarfi  al- 
ftaPr*pffiii(,,\z  villa  di  tanta  moltitudine,  di  tanta  variccadi  fimolacri  in- 
w.  volti  con  tant' ordine  gli  uni  negli  altri,  e  lenza  chela  pic- 

colezza delle  lor  moli  gualli  punto  la  lor  fimetria.  Se  vi    ha 
paradoffi  nella  moderna  f  ilofofia  ,  certamenteall' immagina- 
zione quello  par  dello,  e  piuttollo,  che  ammettere  quelli  in- 
viluppi infiniti,  ella  fi  ridurrebbe  a  confelTare,  che  il  fuoco 
fia  fenza  calore  ,  il  Sole  lenza   luce,  le  piante,  e  le  bcllie 
.  ^;  ^^„_  fenza  vita ,  efenz'anima.  Non  bifogna  peròfpaventarfi  ,  rna 
fipire  fatiit   opponer  fubico  fantafia  a  fancnfia  .  E  qualcoù  di  grazia  più 
que_/!a  dottri-  facilmente s' immagina ,  che  gli  animali,  che  già  fono  ,  cre- 
na  degli  /vi-  fcano,  c  fi  manifcllino?  O  che  gli  animali,  che  punto  non 
iff'-  fono. 


Parte  li.  Cap.  xyi,  139 

fono,/!  facciano,  e  fi  facciano  d'una  cofa,  chenicnte  ha  d'ani- 
male, e  niente  deh' animale  che  fi  h^  Nel  primo  cafo,  fcnon 
s'arriva  à  immaginare,  la  colpa  e  della  debolezza  della no- 
flra  fteffa  fancafia,  ma  ndl' immaginare  il  fecondo,  non  fi 
tratta  di  meno,  che  di  rapprcfcntarfi  un  miracolo.  E' mira- 
bile, io  Io  voglio,  che  vi  fia  un' infinita  d'animali  inunpic- 
coluovo,  ma  e  mirabile  molto  più,  che  efca  dall'uovo  un 
animale  colla  potenza  prodigiosa  di  generarne  altri  della fua 
fpczic,  ognuno  de' quali  polla  generarne  altri  fenza  mai  fine. 
E' mirabile,  che  la  generazione  altro  non  fia  ,  che  il  prin- 
cipio d'un' animale,  che  la  Natura  vuol  foftituire  in  luogo 
d'un'  altro,  e  cosi  collo  fiello  mezzo  della  nutrizione  propa- 
gare la  fpecie  degli  animali,  e  confervare  i  loro  individui > 
Ma  è  molto  piìj  mirabile,  che  la  generazione  fia  la  trasfor- 
mazione d'una  fofianzain  un'altra  diverfa,  trasformazione,  „f'j'^Z"fiìs' 
che  niente  ha  di  comune  col  moto  locale  ,  che  fi  fa  in  un'  ~a  trfpp' mi. 
jftante,  e  che  verfando  tra  cofe  di  diverfo  genere  debba  fu-  rabilt. 
pcrare  una  distanza  infinita  .  Niente  più  facilmente  s'imma- 
gina ,  che  gli  fviluppi ,  perchè  faciliffimamente  s' immaginano  i 
loro  modelli  tutte  le  opere  della  Natura.  Non  v' è  erba,  ne 
pianta,  che  non  involga  un  formicolamento  innumcrabile  "i"'^"""*  • 

',,.',.  p.        •        ,-  1    ,-     •  .1  ed  ogni  ani  ma  j 

d  animaletti ,  anzi  negli  animali  medefimi  non  v  ha  parte  ,  /,  /,a  ;  fuoi 
o  dentro  ,  o  fuori  ,  che  non   annidi   molti  altri  animali  di  animali  <é(. 
fpecie  diverfa.  Qiiafi  ogni  animale  ha  i  fuoi  pidocchi ,  ifuoi 
vermi  particolari  ,  ed  è  ben  ragionevole  il  credere  ,    che  a 
quelli  non  manchino  i  loro,  poiché  finalmente  anche quefta 
effendo  providcnza  della  Natura ,  ella  deve  efienderfi  egual- 
mente al  grande,  che  al  piccolo.  In  que/ìi  modelli  d'  invi- 
luppi vifibili  fenza  fatica  fi  rinvengono  almeno  gl'inviluppi       .,,         . 
invifibili,  mi  coli' Idee,  che  noi  abbiamo  egli  e  inipoffibilc  i,;y^;;7^' "^J' 
di  mai   comprendere  qual  fia  la  Virtù  prolifica,  e  come  \'\ì-  prene  ^v  ìhvC 
nione  di  due  feffi  (anzi  in  molti  infetti,  e  in  molti  uccelli  il  ^m''  iriv*/^^ 
femplicc  contatto  della  femmina,  e  del  mafchio)  poflamac-  ''• 
chinalraenté  produrre  un  terzo,  che  niente  ha  di  proporzio- 
ne con  qucfta  unione  con  quefto  contatto,  nò  co'femi.  Se 
fi  ricerca,  e  perchè  gli  animali  abbiano  certi  limiti  determi- 
nati di  grandezza,  e  perchè  alle  volte  degenerino  i  moftri  , 
e  perchè  i  mortri  non  fi  difcoflino  mai  dalle  mifure  della  lo- 
ro fpecie,  e  perchè  la  Madre  imprima  fui  feto  la  fomiglian- ^^^^^^^^^^ 
za,  o  dell'Avo,  o  del  Padre,  ò  del  Zio,  quanto  è   diffici-^/,  y-p;/„pp;  } 
h  a  render  ragione  di  quefti  fenomeni  cogli  accoppiamenti, /p'V?^'"'  •  pia 
o  colle  trasformazioni  ,  altrettanto  egli  è  facile  il  renderla  """'''  /"»»- 

cogli      '"""'• 


14©    Delle  Vc^-ci  delle  Femmine  Fi-vlpare  '. 

cogli  fviluppi .  In  quanto  a'  limici  della  grandezza ,  cfTendo 
l'Animale  già  delineato  nell'uovo,  a  proporzione  ,   che  le 
parti  del  nutrimento  infinuantifi  tra  fibra  ,   e  fibra  fono  ,   o 
abbondanti,  o  fcarfe,  impctuofe,  o  lente,  fottili,  ogrofTe, 
le  ftcffe fibre  più,  o  meno  fi  eftendono,  egontìano;  ma  non 
mai  più  di  quello,  che  importa  le  lor  piegature  ,  ed  attor- 
tigliamenti, non  altrimenti  ,  che  accade  in  un  gomitolo  di 
refe,  da  cui,  disfacendofi  ,   non  fi  potrà  mai  ricavare  mag- 
tteSri   etmi  S'^"^  quantità  di  filo,  per  quanto  fi  tiri,  di  quella  ,  che  vie 
fiiuant.        lopra  ravvolta.  In  quanto  a'Moftri  riducendofi  tutte  le  lor 
differenti  fpecie,  o  all'inedo  de' membri  ,    o  all'irregolarità 
della  figura  loro ,  egli  è  manifefto,  che  tutte  quelìc  ferabian- 
ze  dipendono  dà  piccoli  corpi,  che  tra  loro  s'intrecciano, 
o  in  tutto,  o  in  parte,  onde  alle  volte  danno  un  comporto 
di  due  tefte ,  di  tre  braccia,  e  fimili,  o  dalla  mordacità,  e 
fuperfluità  d'umori,  che  irrigando  i  vafi de' piccoli  fimolacri 
gli  gonfia,  o  gli  reftrigne  oltra  le  proporzionate  mifure.  E 
poiché  Tinello  fi  fa  nell'ifteffa  ovaja,  e  tra  corpi  dell' iftefla 
Similitudini  ^l'uttura,  può  bensì  alterarfi  l'ordine  della   ftruttura  mede- 
(fitgate,        fima,  non  mai  la  fembianza  della  fpecie.  In  quanto  alle  fi- 
miglianze  impreffe,  ficcome  in  una  pafla  arrendevole  fi  può 
improntare  qualfivoglia  figlilo,  anche  lievemente  calcando- 
lo ;  così  al  volto  d'un  fimolacro  infinitamente  delicato  ogni 
minimo  moto  può  variare  la  fomiglianza,  non  clTendo  per- 
ciò necelTario ,  che  più,  0  meno  contornare,  o affilar  le  par- 
ti più  ,  o  meno  increfpate ,  o  ftirar  la  pelle  ,  onde  rifletta  il 
lume  con  foavità,  o  con  fierezza.  Colla  ftefl'a  facilità  fi  fpie- 
ga ,  e  perchè  gli  Animali  nafcano  coftantemente  colla  fteffa 
Tutttiìbìè  '^Sgc  di  generazione,  colla  fteffa  foggia  di  ftruttura  ,  e  ciò 
iigitiUfi{pU-  in  tutti  i  tempi,  e  in  tutti  i  fiti,  e  perchè  nel  loro  fviluppo 
ga  là  quifu  la  fermentazione  di  fua  Natura  inquieta,  e  furiofa palla  per 
sifitma.        incrementi  sì  momentanei  di  moto  ,  perchè  gli  Animali  fie- 
no fafciati  di  tante  fpoglie  ,  perchè  i  vermi  ,   che  hanno  a 
pafiare  in  Mofche,  o  in  Farfalle,  o  in  Cantarelle,  o Scara- 
faggi non  abbiano  fedo,  perchè  per  la  generazione  balli  al- 
le volte  il  femplice  contatto  della  Femmina,  e  delMafchio, 
e  perchè  finalmente  tutti  i  corpi  degli  Animali,  (  effetti ira- 
naediati  della  Sapienza  ,   e  dell'Onnipotenza  Divina  )  fieno 
tanto  raaravigliofi  nella  ftruttura  ,  e  nell'ufo  degli  Organi. 
Ji'ftfw      ^.  Che  fé  alle  volte  le  Madri  lafciano  fui  volto  a  loro  fi- 
h'M  fimUitu.  gliuoli  le  fcmbianze  degli  Avi,  o  degli  Zii  non  mai  veduti, 
éiiideg\iAvi.<\\ìz^z  difficukà  è  comune  a  tutte  le  fentenzc  ,   e  dipende 

dalla 


Parte  J/.Cap.Xn  14» 

dalla  forza  dilla  immaginazione  della  Madre  ,  dai  Ricratci, 
su  cui  s'è  affilTaca,  o  dalle  immagini  ricavate,  o  daidifcor- 
fi  avuci.  Che  fé  tutto  ciò  non  appaga  ancora  lafancaiìa,  io 
dirò,  che  ella  nonha  alcuna  giurifdizione  per  limitari' Ope- 
re di  Dio,  e  che  traile  fue  immagini  leggiere,  e  fupertìcia- 
ii  non  può  trovare  le  Idee  ,    e  i  modelli  dilla  Natura  ,  che 
comincia  le  fuc  Opere,  dove  la  fantafia  finifce  lefueappren- 
iioni.  Soggiungerò  finalmente,  che  fé  doppo  tante  Ollerva- 
zioni  fenfibili,  e  di  Agronomia,  e  di  Geografia,  e  di  Nau- 
tica, l'immaginazione  non  arriva  ancora  a  rapprefentarfi  gli 
Antipodi,  e  come  potrà  arrivare  a  rapprefentarfi  gì' invilup- 
pi degli  Animali  ,   la  cui  cognizione  è  fondata  fulla  diyifi- 
bilita  della  materia  all'infinito,  propofizione  delle  più  fotti- 
Ji,  e  delle  più  profonde  della  Geometria  ,   e  dell'Algebra  . 
Sforziamoci  tuttavia  di  prepararvela,  e  di  adularla  almeno,  intilupp; degli 
fé  non  t\  può  vincere.  Allorché  la  luce  entra  per  una  lente  '^J'i^f '*"""* 
addattata  nel  foro  d'  una  Camera  ottica  ,  fulla  parete  oppo-  ^(eitar/alvlm 
fta  ella  vi  rapporta  ,   e  vi  dipigne  gli  oggetti  efteriori  con  m^^ina^iont^t 
tutti  i  loro  minimi  lineamenti  ;  ed  a  miiura,  che  la  lente  li //"V^ar^'/ . 
fa  più  acuta,  le  immagini  diventano  più  piccole  fenza  per- 
dere nulla  della  lor  proporzione,  e  fi  può  in  modo  acuirla 
lente,  che  le  immagini  riftringcndofi  quafiinun  punto,  ap- 
pena poflano  difiinguerf:  col  Microfcopio.  Ciò,  che  ^\  dice 
delle  immagini  in  una  camera  ofcura  debbe  applicarfi  alle  si  prova  coni' 
immagini  degli  oggetti,  che  fi  form.ino  negli  occhi fteflì de-  '>f"^''vo'.' 
gli  Animali,  non  molto  diflìmili  dalle  Camere  ofcure.  Quan-  :„     '^'"""' 

°     ,,         ,  ■       ,  ,  •  >      .  •        •        1  •    .   ■  1  -^  et  dea ,  e  con  le 

to  1  occhio  e  più  piccolo  ,   tanto  più  s  impiccolirà  1  imma-  Uggi  delfotu. 
ginc ,  onde  nell'occhio  d'un  cardello  farà  più  piccola,  che  ca. 
nell'occhio  d'un  colombo,  e  molto  minore  nell'occhio  d'un 
fiorando ,  che  nell'  occhio  d' un  cardello  ,  quanto  piccole  dun- 
que faranno  le  immagini  negli  occhi   delle  MoCche  ,   delle 
Api,  e  delle  V^efpe  t    E  quanto  più  piccole  nell'occhio  del 
Gurguglione,  e  dell'Accaro?  E  fé  è  vero,  che  quelli  infet-  infinitAd-ec. 
ti  abbiano  un'infinità  d'occhi  (come  n'induce  la  figura  ,  e  (htnegi'liifit~ 
il  fito  di  quelle  membrane  lucide,  e  graticolate,  echeagui-  "• 
fa  di  tante  fenefirclle  pare,  che  ricevano  il  lume  da  tutte  le 
parti,  )  qual  piccolezza  averanno  le  immagini  in  quelli in- 
numerabili  fpecchi  a  facette  ?  Fingiamo,  che  in  quelli  occhi 
vi  a  dipinga  il  Ciclo  con  tutte  le  Stelle  ,   piccolilfima  fenza 
dubbio  farà  l' immagine  della  Luna  ,   piccoliflìma  quella  di 
Giove,  0  di  Saturno,  e  pure  niente  avranno  di  proporzione 
colla  piccolciza  delie  immagini  delle  Stelle  fifl'e,  Icpiùlon- 

Hh  cane. 


1 42-    Delle ZJoTja delle  Femmine Vf-^ipare . 

tane.  Eflcndo  per  l'ipotcfi  imiumcrabili  gli  occhi  degi' infcc- 

Tatttliim.^^^  innumcrabili  faranno  le  immagini  de' Cicli  ,  e  con  tutto 

tnagimdtCìt- ^^  ■     q^^JQ^.  jnnumerabilì  piccolilìlme  imm.ieini  vi  farà  tuc- 

li  faranno  rim.  ,-      ^, -■ ,    ^-    ,       ^    ,,  ^  ,      /■       i  >       •     °  i-  -,• 

pudolite  ntgino  cfprcllo  il  Cielo  (tcllato,  quale  farebbe  m  un  grandit/imo 

enti  dfgi' in.  (pacchio  concavo,  che  ricevelfe  la  immagine.  Or  ficcome  in 

ffrii,  «■f'/'^-un  piccoliflìmo  occhio  fi  poffona  riftringere  tant:  immagini  , 

rar.,10 intere .  ^  p^j.^^^;  aocora  in  Un'altra  parte  di  materia  non  potranno 

rinchiuderli,  e  fcolpirfi  in  rilievo  un'infinità  di  fimolacri  , 

fiuali  ■  e  fé  a  ^xxitì  organizzati,  e  perfetti?  Certamente  a  ciò  non  h  riccr- 

f,ò/,  w'^^'-cino,  che  tre  cofc  :  la  materia  divifibile  in  infinito  :  il  moto  , 

che  di  infinito, U  divida  ;  l'artefice,  che  fappia ,  e  poffa ,  evo* 

glia  drJderla . 

4.  Ter  la  divifibilità  della  materia  in  infinito ,  oltr;  gli  ArgO- 
La  Jiv!/lhilità  meliti  Fifici  dedotti  dalla  pienezza  del  Mondo,  dalla  crasfor- 
della  rnaterìa-mazionz  degli  Elementi,  e  dalia  Natura  del  fluido,  noi  ab- 
in  infinito  (*■  biamo  moltc  altrc  dimoi1razioni  Gecmctrichc ,  ed  Analitiche, 
dtmcfita ,      prefc  dagli  Accinrofi,  dagli  incoramenfurabiii ,  dallcquanti- 
tà  legarimiche,  dalle  quadrature  indefinite,  edallefcriedei- 
le  ferie  infinite.  A  qucrti  Argomenti  Analitici  fipoflbnoag- 
/«wM^inir;.  giugnere  molti  altri  ottici  ,  che  raflembrùno  più  appropoli- 
preite in fpai)  to ,  comc  quclH  ,   che  parlano  d'immagini  rifirette  in  certi 
infinitamente  (p^z]  infinitamente  piccoJi  .  Or  fi  dimoftra  nell'Ottica,  che 
ptccclt.         jj,  apparenze  infinite  delle  immagini  chiufc  tra  due  linee  pa- 
ralelle  infinite  fi  compendiano  in  uno  fpazio  finito,  e  cheò 
determinato  dalla  maffima  ,  e  dalla  minima  apparenza  .  Si 
dimoftra  nella  profpettiva  ,   che  le  proiezioni  di  due  line: 
infinite,  fituate  fui  piano  Geometrico  ,    e  perpendicolari,  al 
piano  profpettivo,  mai  non  arrivano  al  punto  ,   dove  s'in- 
contrano le  radiali,  che  fon  due  linee  finite  ;  E  finalmente 
fi  dimofira  nella  Catofirica ,  che  l'immagine  infinita del.Ca- 
teto  non  eccede  la  quarta  parte  del  Diametro  dello  fpecchio 
convcHb,  e  che  tutte  le  altre  immagini  infinite  efifìenti  fuo- 
ri dello  fpecchio  fono  contenute  da  cerei  limiti  finiti  entro  al- 
igvcr/m^ra  di  lo  fpecchio  .    Chi  poffiede  anche  lievemente  le  fcienze  citata 
capire ^  da Mxon  quella  fiefla  facilità  comprende quefli  Teoremi,  chcdue, 
dipenda.        ^  jj.^  fanno  cinque.  Ma  per  dilg.a^ia  molti  non  intendendo- 
li reftano  colle  loro  difficultà,  non  perchè  le  loro  difficultà 
non  fieno  bene  fcioltc;  ma  perchè  rii'x  non  penetrano  Infor- 
za del  principio,  che  le  fcioglie,  uè  poflono  eflèrc  capaci, 
che  la  divifibiJità  della  materia  in  iniinico  ficoncepifce,  per- 
chè noi  abbiamo  dimofìrazioni  ceri.,  ed  evidenti,  che  la  fan 
concepirei  laddove  effi  non  ci  faxainio  mai  concepire  ,  e  le 


Parte  ll.Cap.Xyi.  143 

trasformazioni ,  e  gli  afforbimenti  delia  luce  feminale  ,  pei- 
chè  non  potranno  mai  dimoftrargli. 

5.  Effendi)  dunque  la  materia  a W  infinito  divifibile ,  egli  è  ma- 
nifefto,  che  ogni  fu. j  minima  parte  potrà  effere  all'infinito  divifa  ogm pi"' tl'^: 
dal  moto.  Ora  la  divillone  può  farli,  o  in  particelle  inorga-  ,^,7/^7^1'/^ 
nich'j,  o  pure  organiche .  Per  generar  le  prime ,  bafta,  chz  infinito. 
il  moto  con  certa  leggo  di  velocità  fcpari ,  o  flritoli  la  ma- 
teria 3  ma  per  generar  le  feconde,  conviene  ,  che  prima  la 
dirozzi,  cogliendole  ciò,  qh:  ha  di  fcaiiiO  ,  poi  l'effigg;  , 
l'incida,  e  la  fcolpifca  ,   feparandoia  da  ciò  ,   che  fa  corpo 
inutilmente  con  lei ,  e  fi  oppone  a  quel  mod.-llo  di  fimecria,  cofi/ìrianhi 
che  vi  a  ha  da  imprimere.  Così  ad  un  pez^o  di  marmo  roz-  per  fan  partu 
20  il  moto  dello  fcalpello  dà  la  ferabianza  efleriore  d'  un  "l^'  organi- 
Animale,  o  di  un'Uomo  ,  e  fé  la  materia  non  fofTe  conta-  ''" - 
mace,  fé  gli  ordigni  follerò  eftremamente  delicati,  clama- 
no dell'Artefice  edremaraente  fotcile,  non  vi  ha  dubbio,  che 
il  moto  lavorando  nell'interior  della  Statua,  potrebbe  inca- 
vare, tornire,  e  sfiUarc  certe  parti  del  marmo  ,  d'onde  ne 
riffulcallero  le  art;rie,  le  vene,  i  nervi,  le  glaudulc,  i  vafì 
linfitici,  e  quanto  mai  vi  ha  di  vifcere,  e  di  mufcoli  in  uà 
Animale  :  Oltre  a  ciò  potrebbe  anche  il  moto  polverizzare  uffittidtlma. 
in  maniera  certe  parci ,  traile  quali  continuamente mifchian- '"• 
dofi  l'aria,  e  l'etere,  le  mantenere  in  una  perpetua  inquie- 
tudine, e  sbilanciamento,  onde  acquiflafiero  varie  contìgu- 
razioni,  e  tcfture  di  fangue,  di  linfa,  di  fugonerveo»  e  de-       ^_ 
gli  altri  liquori ,  che  circolano  tra  i  vali  .  Non  vi  ha  dua-      ^M» 
quc  difficulcà  ,   dice  il  V.  Malebrance  ,   che  col  moto  C\  poffa 
formare  un  corpo  organico  ancora  nel  marmo  :  la  difficuU  Moto pui  far. 
tà  è  il  fapere,  quali  parci  convenga  movere,  quali  togliere,  mare  un  corpo 
e  quali  lafciare.  Supponiamo  addelTo,  che  in  quella  macchi-  o'g'"'ico,i,eo. 
na  l'Artefice  s'applichi  fopra  una  picco! iflima  particella  di  '^^S"'^.'"''''- 
matcria,  e  che  di  nuovo  la  dirozzi,  l'cfiig)  ,    la  fcolpifca  ,     ''^'""• 
non  firà  egli  un  corpo  organico  Umile  al  primo  ?    E  pren- 
dendo di  nuovo  un'altra  parte  in  quello  piccolo  corpo  gii 
fatto,  non  potrà  egli  nuovamente  intagliare  un'altro  corpo 
organico,  e  un'altro  in  un'altro,  e  cosi  fenza  fine,  poiché 
la  materia  è  divifibile  all'infinito,  e  fifuppone,  eh' ella  non 
rcfifta  all'Artefice?  Per  far  poi,  che  quelli  corpi  infinitamen- 
te piccoli  già  delincati ,  fucceflìvamente  fifviluppino  nonba- 
fla  egli,  che  il  moto  s'imprima  ne' giri  infiniti  delle  glan- 
dule  del  cervello,  e  che  quivi  acquilli  un'infinità  d'impeti, 
«he  finalmente  raoltiplicandofi  termineranno  in  un'impeto 
H  h    i  fcn- 


144     ^^^^^  Vo-va,  delle  Femmine  f^ii,-ipare  ', 
Tenfibile?  Agitati  gli  fpiriti  pafTeianno  dal  cervello  al  cuo- 
Moti infinita-  ''^'  ^  piacevolifTimamcnte  fermentando  il  fangue  fcoteranno, 
mtntipictcìi.  e  gonlieranno  appoco  appoco   le  piccole  orecciiie  ,    e  i  pic- 
coli ventrigli,  e  dilateranno  1' ofcillazione,  ed  il  roilcre  per 
tutti  i  vafi.  A  queHi  moti  infinitamente  piccoli  ,  lì  pollone 
foftituire  altri  moti  infinite   voice  inhnicamente  piccoli,  on- 
de il  fimolacro  paflì   per  un'infinità  d'infinitamente  piccoli 
di  tutti  gli  ordini,  prima  di  giugnere  ad  una  grandezza fcn- 
fibile. 
6.  Non  retta  dunque  ,   fé  non  che  vi  fi.r  un'artefice  ,   che 
Il  fomme  Ar.  l'oppia  ^  poffa  ,  e  voglia  qiiefìi  inori ,  e  qiiefìi  [viluppi .  Che  vifia 
^^''^'"^J^^'^V  quefl'Artefice  egli"è  evidente,   perchè  vi  e  iddio.  Che  que- 
^ori ''"equeffi  '^^  Artefice  fappia ,  e  polla,  egli  è  pure  evidente  ,   perchè 
Ivi/appi.         la  fua  Sapienza,  e  la  fua  Totenza  fono  iifinite .  Che  Hi  pendolo, 
e  potendolo  egli  l'abbia  voluto,  non  par  difficile  a  provar- 
Kaoioni    per.  ^^  >  ^'^  ^*  rifletta ,  eh'  egli  non  ha  creata  la  materia ,  che  jrer 
ihf  abbia  w.  imprimervi  le  immagini,  e  gli  argomenti  della  fua  fimplici- 
i'>'» .  ta,  fecondità,  magnificenza,  infinita  ,   ed  altri  fuoi  Divini 

attributi.  Or  qua!  lìmplicita,  e  fecondità?  Colla  prima  im- 
preffione  di  moto  comunicato  alla  materia   fupplifce  a  tan- 
ta moltitudine  di  moti,  che  nel  progrefl'o  de'fecoli  avrebbe^ 
ro  dovuto  replicarfi  con  tanta  inutilità,  confufione,  e  mul- 
tiplicità  delle  leggi  de'moti.  Qual  magnificenza,  ed  infini- 
MovnifieeriTa   ^^ ''  ^°"  ""^  '^°''^   azionc  Creare,    dividere,    modificare  la 
e  infinità  di  materia,  onde  ogni  fuo  punto,  per  cosi  dire,  contenga  un' 
nicfidimojìra  infinità  di  corpi  organizzati  ,   ogn'un  de' quali  e  più  mara- 
Ke  corpi  erga.  vigHofo  delle  Stelle,  e  del  Sole.  1  corpi  inorganici  non era- 
n^jtff,  inan  ^^  capaci,  che  di  contenere  in  loro  fleflì  un' infinito irrego- 
lare,  e  confufo  nelle  fue  parti,  quale  appunto  rilTuIta  dalla 
divifione  della  materia  in  infinito;  Ma  i  corpi  organici,  ol- 
tre quefta  fpecie  d'infinito,  ne  ammetteranno  un'altra  ,  ed 
Corpi  organici^  era  quella  d'inviluppare  in  loro  ileflì  unì  ferie  infinita  d' 
chi  inviluppa-  altri  infinitamente  piccoli  organici,  e  fé  par  troppo  duro  ii 
Ko un' , rifinita  jjj.j^  infinita,  diciamola  almeno  proporzionata  alla  varietà, 
0riéni!i !"''"  •''i'^  bellezza,  alla  durazione  del  Mondo  .   Qual  prefcienza 
poi,  che  in  ogn'uno  di  quefti  corpi  piccoli  villa  un  tal  con- 
fenfo,  e  bilanciamento  de'moti  ,  che  immutabilmente  s'ac- 
cordi colle  altre  leggi  de'moti  ,   cos'i   che  ,    e  tutti  gli  altri 
moti  concorrano  a  manteoere,  ad  eftendere,  ad  ifviluppare 
i  corpi  degli  Animali  ,  e  reciprocamente  i  corpi  degli  Ani- 
mali eflcndendofi,  e  fviluppandofi,  e  pa  dando  per  incremen- 
ti, si  momentanei  d'avvanzamcnto   comunichino  agli  Eie» 

menti 


Parte  lI.Cap.XFI.  14/ 

menti  quel  moto  ,  eh' è  ncceffario  per  temperare  tutta  l'ar- 
monia della  Natura.  Io  redo  bene  attonito  per  tanto,  quan- 
do confiderò  ,   che  rimofTo  il  Sole  ,   più  non  avrebbero  i 
Pianeti,  ne  il  lume,  né  il  moto  ,  riraolfa  la  Luna  più  non 
avrebbe  il  mare  il  fuo  fluffo,  e  rifluflo  ,  che  knzi  le  raon-  f'J^'j^/f'f 
tagne  più  non  ifcaturirebbero  i  fonti,  e  fenza  la  sfera  de' va-  pf^^/f'^;;,"^" 
pori  più  non  cadercbbero  le  rugiade,  e  le  pioggie,  nò  fi  co-  i,i  nectjfaria\ 
lorirebbero  le  belle  Iridi,  e  i  luminofi  Paneglj .  Ma  <\\.\v\x.q  pi"  e^uMtart 
più  mi  maraviglio,  confiderà  ndo ,  che  lo  /viluppo  del  più  vUe, '"/"J'J'ji'''- 
e  /pregevole  animaletto  fia  Jiecejfayio  per  equilibrare  tutte  le  agi-  ^"J/^,/  " 
fazioni  della  'ì^atura . 

7.  Se  noi  meglio  conofcef/ìmo  i  diifegni  del  Creatore  ,   e    . 
comprendeffimo  le  relazioni  delle  fue  opere  a'fuoi  divini  at-  ^^T'"']''.' 

•1    '    •  ,        r  ■       •    r         •      1-  -1  r.-Li  r    VM"""    Olii 

tributi,  che  fono  1  primi  fonti  di  tutto  il  poflibile,  potref-  ji„ti,re. 
fimo  ben' oltre  fpignere  le  congetture;  ma  tanca  è  l'immsn- 
fitàdel  Soggetto,  tanta  la  limitazione,  el'ofcuricàdeilano- 
ftra  mente,  che  fora  inutile,  e  forfè  ancora  pcricolofo  l'in- 
ternarfi  di  vantaggio  in  queÓi  impenetrabili  abifd .  Convien 
dunque  sforzarfi  d'invefligar  i  Decreti  della  Divina  Volon- 
tà con  altri  mezzi  meno  immediati,  e  li  più  facili,  e  fpedi- 
ti  fi  riducono  aU'efperienze  ,   che  fon  come  rivelazioni  na-  ^fP^'^K' p>- 
turali,  o  alle  noftrc  Idee,  che  fono  come  caratteri ,  e  figli-  ZrhlT'n^L 
li,  in  cui  icggonfi  le  verità  dell'ordine,  in  che  vcrfiamo.     rali&f, 

C'onfiliandoci  dunque  coll'efperienza  noi  ritroviamo,  che 
tutti  gli  Animali  nafcono  dall'uovo,  che  fono  tutti  delinea- 
ti nell'uovo,  che  tutti  fi  fviluppano,  o  dentro,  o  fuori  dell' 
uovo.  Qucfìo  è  vero  ne'pefci,  vero  negl'infetti,  vero  ne*       ^"f'»  g'' 
quadrupedi,  vero  ne' volatili,  vero  ancor  nelle  Piante.  Per- ;:*'"'"5''  """ 
che  dunque  non  pofnarao  pailarc  dalla  generazione  fenfibile  „^  tuttiCont 
all'infenfibile  ,  e  perluaderci  ,    che  Iddio  abbia  voluto  dare  mll  uova , ,  fi 
agli  Animali  lo  ficHo  principio,  e  Io  flcfib  progrcffodi  gè- fmiuppana . 
nerazione,  giacché  la  materia  non  vi  refiftcva,  e  conunfem- 
plice  moto  ci  poteva  farlo  ?  Qual'efperienza,  e  quale  ofTer- 
vazionc  a  ciò  fi  oppone  .*  Non  è  egli  anzi  vero  ,   che  in  un  , 

piccolo  fpazio  di  materia,  noi  veggiamo  addeflo  col  iMicro- -^^''  "^^/f^ 
fcopio  tanti  Animali,  quanti  dianzi  ne  vedevamo  con  l'oc-  mnftgua  ntU 
chio  nudo  in  tutta  la  terra,  e  che  ,  fé  i  Microfcopj  ioRao  la  gentraxhne 
molto  più  acuci  ,   molci  altri  fé  ne  fcoprirebbero  ancora  ? '"^'"(^''■'j''-' 
Confiliandoci  colle  nortte  Idee,  certamente,  che  quelle  degli '"'""'• 
fviluppi  non  polTono  edere,  ne  più  chiare,  né  più  diftinte  , 
perché  cfTendo  fondate  su  la  divifione  della  materia  all'infi- 
nito, fui  moto,  che  la  divide,  full' Artefice,  che  può,  e  sa 

orga- 


146  Delle  Vo'-i.'a  delle  Femmine Fi'-Lipare . 

organizzarla  diviJcmlola;  clic  fi  ricluconoadalncciantc  pro- 
pDlizioai Geometriche,  Analitiche,  e  Mcccanich: Jipcndca- 
ti  da  quello  problema  generale,  djta  uni  furxa  ,  e  una  fapien- 
f empiiate)  ^^  infinita ,  fp'ugar  tutte  le  figure  ,  e  tutti  i  miti ,  che  in  //,.'  iflan- 
''Drhni^"  ^^  ^"^  impreco  in  cei-te  parti  della  ìnaterui ,  e  in  ogni  parti  d:  que- 
min,  "JJ/'a"^  fle  parti.  Se  fi  parla  della  femplicicà  delle  Klee,  ciL- vanno  ai 
Crtaxions .     primi  termini  della  creazione,  oltre  cui  nella  materia  nien- 
te fi  può  concepire,  fc  della  loro  univeffalita  elle  iicftendo- 
no   alle  cagioni,  agli  cfiitti  ,   ed  alle  circoltanze  della  na- 
fcita  ,  della  vita  ,  e  della  confervazione  degli  Animali .  E  Te 
finalmente  ^\  parla  della  loro  approvagliene,  e  del  loro  cre- 
dito, in  clic  convengono  quali  tutti  gli  Autori  di  tutti  i  Se- 
coli, e  di  tutte  le  Na^ioni .  JMe' Secoli  antichi  quefta Senten- 
za fìi  confulamente  principiata  da  Orfeo,  da  Empedocle,  da 
Anafimandro,  da  Epicuro,  e  quafi  a  copella  fpiegata  da  Ip- 
o/»*.mWrf<v/.- pocratc  (9.)  Pafsò  quindi  per  varj  gradi  d'impertinenze  nel- 
Anticbi.        le  Saiole  de' Platonici,  de' Chimici,  e  degli  (Icrfi  Peripateti- 
ci ,    i  quali  fé  l'imbrogliarono  nelle  lìgillazioni  imperfette 
della  materia,  negli  fmcinbramenti  proporzionali  della  for- 
ma, nell'orditura  organica  del  feme,  ed  in  altri  loro,  ode- 
lirj,  o  millcr;.  Ne' Secoli  polkriori  non  v'ha  diligente  Mi- 
cografo,  che  non  l'ammetta,  fottil  Filofofo,  che  non  la  di- 
fenda. (IO.)  L:  p:h  celebri  Accademie   dell'Europa  l'appro- 
vano, e  la  confermano,  e  con  Tempre  nuovi  Studj  l'adorna- 
no, e  la  promovono.  Mi  par  dunque  evidente,  che  ii  pof- 
fa  concludere,  che  Dio  non  folo  fappia,  e  polla  formarclc 
delineazioni  ,    e  gli  fviluppi  degli  Animali  all'  infinito  j  ma 
che  gli  abbia  ancora  voluti . 

8.  Potrei  foggiungerc  qualche  altra  congiettura  sii  quefla 

f'uJ^il^f  Isotta ,  paragonandola  alle  migliori  ,  che  abbia  la  Filica  ; 

Ji  "tnnr^r"'.  ma  noi  permettono  i  limiti  d'  una  Lettera  ,   e  gli   altri  miei 

"t .  Studi .  Ycriw  forfè  un  giorno,  che  provi/io  di  nuovi  lumi  , 

determinerò  con  più  precifione,  e  nettezza,  ciò,  cheaddef- 

Problernail  ^^  ^^Qiy^\^^Q  folamente  in  Idea.  In  fatti  ,   eflendo  quello  un 

di  tutti  ^  eco.  Problema  il  più  compoito  di  quanti  ne  proponga  tutta  la  ti- 

iiHiiom\(bifi\o(o^^,  a  ben  trattarlo  in  tutta  Ja  fua  eftenfione  vi  ix  ricer- 

vcncaae  .      ^^^^q  molte  olTervazioni ,  ancora  non  tentate ,  una  profonda 

intelligenza  dell'origine  delle  leggi  meccaniche  ,  e  una  fot- 

tilif- 

(  p.  )  De  D:eta  . 

(lO.  )  Mthigh.  Svamerdamio .  Leibn.  nel  Trattato  dell'  Ipotc fi  Fi- 
fiche . 


é 


PaitelI.Cap.'XFl.  147 

liliffima,  e  univerfaJiffima  cognizione  de'prindpj  cklla  faen- 
za dell'infinito.  Aggradifca  incanto  quello,  chepoffo^dii-le, 
e  mi  creda  &c. 

p.  Che  vuol  di  più,  llluflciflìmcr  Signore  ?  Come  poteva  J^'^"^^ 
mai  penfare  io  ,  né  meno  per  ombra  ,  di  maneggiare  una  **'' 
noateria  cosi  difficile,  ed  intrigata  con  metodo  più  chiaro  , 
con  dottrine  più  fceke  ,  con  fondamenti  più  forti  ?  Penfo 
dunque  di  non  aver  perduto  ;  ma  acquiftato  molto  di  me- 
rito ,  fé  non  ho  voluto  impiegar  la  mia  penna ,  dove  con 
canto  vantaggio,  e  mio,  e  della  Letteraria  Repubblica  è 
tbu  da  cosi  nobile,  e  valenteScrictore  impiegata. 

CAPITOLO      XVIL 

Si  f piegano,  poflo  il  Siflema  delle  uova,  e  degli  Sviluppi y 

con  molta  cbirrezza  tinti  i  Fenomeni  della. 

Generazione . 

1.     \    Bbiamo  finora  veduta  la  cagion  materiale  ,  e  l' effi- 
jLX  c:entc  della  generaz.ioì.e  ,    e  fiamo  paffuti  ,    per  parlar 
con  l' antico  proverbio ,  dalle  carceri  alla  meta  ,   o  dall'  invifi-      epiUga  tiri 
bde  inviluppo  allo  [viluppo  vifbile ,  e  finalmente  per  quali  ,  e  «'fi»-, 
quanti  gradi  fcorrendo  la  Natura ,  (  che  non  mai  torna  in- 
dietro )  polTa  arrivarvi.  Prima  ,  che  fiamo  uomini  ,   fiamo 
flati  giovani,  prima  d'eflere  giovani   fiamo  flati  fanciulli  , 
prima  di  fanciulli  embrioni,  e  prima  d'embrioni,  non  una 
mole  rozza ,  ed  indigefla  ,   non  un  coagulo  di  due  femi  ri- 
mefcolati ,  od'unfolo,  non  una,  o  tre  vefcichecte  dalla  for- 
za plaflica ,  o  dall'anima  vegetativa,  o  d'altra  forta  abboz- 
zate, dentro  le  quali  i  primi  ftami  del  corpo  tefsa ,  e  lavo- 
ri, non  finalmente  qualfivoglia  altra  cofa  ;   ma   flati  fiamo  cii,rbe/:amt 
una  gcntiliflìma  ,  perfcttiflìma  ,  invifibile  macchinetta  ,  àtn- /ìaù  mi  vm- 
tro  membrane  fottiliflìmc  rinchiufa  ,  appocco  appoco  matu-  *"  dtllaMa, 
rante,  e  maturata  afpcctante  il  moto  ,   e  con  il  moto  la  vi-  "'■ 
ta  ,  in  cui  non  ii.  genera  prima  una  parte  dell'altra;  ma  fo- 
Inmente  una  prima  dell'altra  s'indura,  fi  colora  ,  e  fi  ma- 
ivifefla.  Con  tale  metodo  naturale,  non  violento  ,  non  orti-     j^^j^  j^n^ 
natamente  fofiflico,  non  miflcriofo,  ne  di  fmoderata,  efof-  jffnfraxhfie 
pecca  audacia  ripieno  ci  è  riulcito  facile  il  vedere  negli  Ani- /""p/'»'. /-«■•• 
mali ,  e  nelle  Donne  il  modo  della  generazione  ,   l'ordine  ,  I', '""'"''>'*• 
e  le  cagioni,  parendo  a  me  (  fé  l'amor  di  me  flefso  non  mi 
lufingd,  )  che  abbiamo  acccfa  una  face ,  che  illuftri ,  nonfo- 

vra- 


148      Di  ile  Vù  -l'a  delle  Femmine  ri-z-ipare . 

vrapofta  una  nuvola  caliginofa  ,  che  vieppiù  una  tale  ,  e  tan- 
ta opera  offiifchi ,  e  anneri.  Ne  l'avere  prefo  in' preftito da- 
gli Animali  morti,  0  moribondi ,  o  vivi ,  lumi  più  certi ,  deb- 
d!v»t7l'ìi  ^^  pregiudicare  alle  verità  d'un  si  gran  fatto  fcoperce  ,  impe- 
nl* }'"ta"'ii  rocche  la  Matura ,  che  non  è  ,   fé  non  l'Arte  di  Dio  ,   ia 
'sruiio.        queftecofeè  fempre  uniforme,  e  coftante,  ed  occultando fo- 
lopiù  in  uno  ciò,  che  chiaramente manifefta nell'altro,  do- 
na a' diligenti  oflervatori  la  grazia  di  fcoprire  ,  Te  tutto  at- 
tentamente oflervino,  e  l'oflervato  fra  fé  paragonino,  e  de- 
ducendo da  uno  ciò,  che  non  e  ben' aperto  nell'altro  ,   e  i 
volumi  fuoifciogliendo,  gli  guida  analmente,  comeperma- 
no,  a  toccare  la  verità. 
Pofioqutflofi.      ^'  Commendabile  intanto  farà,  per  ferapreppiù  aflicurarfi 
/fjma ,  ratri'i  col  miglior  metodo  poffibile  della  fudde:ta  ,  pafTare,  a  dar- 
fen^meni  dilla  ne  un  faggio,  col  far  vedere  agli  uomini  di  puro,  e  chiaro 
V""''V<"K  /"intendimento,  con  quanta  nettezza,  porto  il  noftroSift.ma, 
'/'^^'"'^^^^'■^^  tutti  i  fenomeni  alla  generazione  fpettanti  fifciolgano,  eco- 
cgn'\ltrii.      me  molte  obbiezioni,  detto  fatto,  fi  levino,  che  in  ogni  al- 
tro Siftema  indiffolubili  fono.  Primieramente  fumo  fuora  d'. 
Priwa  tntflrt.  Una  grande ,  e  tornientofiflima  pena  ,   per  ifpiegarc  ,   come 
^f'rr^'i"''  ""^  fpirito,  o  una  forza  plaHica  ,  o  una  faculta  ,    od  altro 
'cerne po/ra"te'l  ^^'^  '  ^^^^  '  ^  '^"'^^  fchictta  fchietta  ,    non  è  ,   che  un  nome 
nerarfiàinuo.  vano,  c  ingannatore  ,  pofla  formar  dentro  l'uovo  un  corpo 
tounccrpoer.  di  tante  parti  diverfe,  ertremamente  fottili  ,  e  tutte  mirabili 
ganiio  (Olì     fabbricato,  con  un'armonia  tale  fra  di  loro  concorde  ,  che 
perfino.        Galeno  flefio,  quantunque  fenza  i  lumi  della  buona  fede  , 
confiderandolo  cantò  attonito  un'  Imo  di  lode  al  fomn-.o  Faci- 
tore, dicendo,  che,  fé  altro  non  vi  fcjfe  flato,  per  confejfare  la 
fua  infinita,  fnpienza ,  e  onnipotenz.a  infinita  ,    qitefto  b.iflava .  Lo 
ponghiamo  fatto  da  lui ,  ruilla  mettiamo  del  nortro  ,   a  lui 
tutta  la  gloria  doniamo;  confideriamo  la  cofa  già  lavorata. 
Tutta  itnia-  non  Cerchiamo,  come  fi  lavori,  diamo  pace  a'nofiri  /piriti, 
fi»  a  Vio  la  Q  bando  a  tanti  fogni,  a  tante  Loicali  quifìioni  ,  o  foffifti- 
g'"""^,  jì  (-herie,  e  venerando  nella  grande  Opeja  l'Onnipotcntiflimo 

trana  Opera  ._  .,..c>.  l•^l  1 

Operatore,  tutta  in  lui  riponiamo  la  virtù,  la  potenza  ,  la 
lode,  la  maeQà. 

5.  Perche  nafca  uno,  o  più  feti  ,   non  è  difficile  lo  fpie- 
PiTch>  tiaffagìic,  mentre  quante  macchinette,  o  corpicelli  faranno  nel- 
ufii>,c più  feti.  Je  Ova>c  difpofti,  per  ricevere  moto  dallo  fpirito  del  mafchil 
feme,  ci  e  quante  uova  far.inno  mature,  tante  remeranno  fe- 
condate ,  e  nella  Donna ,  per  ordinario  ,   uno  folo  ,   impe- 
rocché, come  opera  di  Dio  più  perfetta,  e  più  preziofa  ,  an- 
che 


Parte  ll.Cap.xy li.  149 

che  più  rara,  e  più  difficile  da  fvilupparfidebbeeflere.  Non 
così  in  moki  altri  generi ,  e  fpezie  d'Animali  ,  quantoppiù 
vili,  tancoppiù  fecondi,  ne' quali,  e  prcfto,  e  facilmente  fi 
riducono  le  loro  uo\a  a  maturazione,  e  fecondate  fono  tran- 
ghiottite  dalle  trombe  ,  e  guidate  nell'utero  ,  dalle  quali  a 
fuo  tempo  fcappano  fuora  gli  flrigati  feti . 

4.  Si  pongono  i  limiti  alle  bugie  ,   agli  arzigogoli  ,   alle 
filaftrocchc,  e  quafi  diflì,  alle  mentccaggini  ,  che  il  conta-  si  Ut jmtat. 
no,  per  dar  pafcolo  alla  brigata,  e  alle  vere  Storie  (ì  dà  la  'Jr"""^"^."' 
dovuta  forza,  e  fidanza,  fcoprcndofi  col  noftro  Siftema  fai-  iùZ'i'Atitthi 
fé  tante  miracolofe  novelle,  che  su  libri  de' buoni,  ecredu-  (^c. 

li  Criftianelli  iì  leggono,  e  che  il  vulgo,  grande  ammirato- 
redi  ciò,  che  non  intende,  crede,  come  nell'ottavo  Capito-  p^nt  prima 
lo,  parlandode' Vermicelli  Spermatici ,  raccontammo;  con-c.»/>.s. 
cioffiecofachè  ogni  aflennato  uomo  fubito  vede  ,  che  né  ij. 
né  IO.  né  50.  né  50.  né  100.  né  loo.   né  ^óó.  figliuoli  non 
pofl'ono  in  un  folo  parto  da  una  fola  femmina  partorirfi ,  el- 
fendo  tutte  ridicolofità,  o  impoflure  di  chi  imp  meato  le  nar- 
ra ,  per  giuntare  la  volgar  gente,  e  balordaggine  di  chi  po- 
co accorto  le  crede.  Di  que(k  fcmplicità,  da  far  credere  agli 
Indiani,  non  già  agli  Europei  ,   ne  parlai  anco  nella  P'^''t<^  ciiTnC'iT 
prima ,  onde  non  fon  più  d'umore  di  efaminarle  ,   giacché 
moftrai ,  che  per  difendere  i  favolofi  racconti,  non  vi  vuol  ifoli  falfisi- 
altro,  che  un  favolofo  ,   0  falfo  Siftema  ,    per  l'analogia  ,ftemiappartn- 
che  hanno  le  menzogne  con  le  menzogne,  o  dirò  col  Redi,  '^'"["f^f^lJ''^ 
le  frafcherie,  le  baratterie,  le  trappole  con  cofe  a  loro  fimi- 
li.  Ma  quando  i  Siftemi  fono  confacenti  alle  vere  leggi  del- 
la Naturi,  e  in  confeguente  veri,  non  fi  può  con  quelli  fpie- 
gare  ,  che  il  vero.  Non  e  dunque  piccolo  fegnalc della  bon- 
tà del  noftro,  il  far  conofccre,  che  non  pofl'ono  nafcere,  da 
una,  benché  arcifeconJilfima  femmina,  fc  non  pochi  figli- 
uoli, e  folo  quel  tal  numero,  quale  e  quello,  che  nelle  lo- 
ro Ovaje  può  capire  ,    dove.ido  i  feti  corrifponderc  a' corpi 
gialli,  che  cola  maturando  iì  vanno  ,   come  abbiamo  vedu- 
to, dcfcrivendo  la  loro  Ovaja,  e  quella  degli  Animali  mol-    pianti  fui 
ripari,  dove  più,  o  meno  de' detti  corpi  (i  vede  ,  giufta  ^^  ^aìmtnu'"rui- 
ioro  genere  ,   e  la  loro  fpezie  .  Concludo  dunque  ,   che  da /;-,,,. 
qui  avanti  più  non  fi  debbano  confidcrare  certe  vaghe  ma- 
ravigliofe  Storictte  ,  che  fon  novelle  ,   fcritte  da' primi  Au- 
tori, per  averle  fentite  dire,  non  per  averle  giammai  vedute; 
e  in  confeguente  da  non  prefiar  loro  alcuna  fede.  Comtn^joint 

5.  Nafcono  i  Moftri  da  due,  o  più  capi,  0  con  altre  mem-  ^'J'"  • 

li  bra , 


\^Q  Delle  Z^o^a  delle  Femmitu  Vi<uipaì-e . 
bri»  e  parti  mokiplicice,  o  infiemc,  come  ram  )  eoa  ratno  ,. 
s,  vmano  accaccace ,  o  iacaftjrace,  e  facco  di  du€  cionchi  uà  Colo  tron- 
ijìorit, Figure^  co,  perciocchò  duc,  o  più  gcrnij  ,  0  due  ,  o  più   uova  mi.- 
li  tffmpìi  nel  cui'c  polfono  ia  uno   redrigncrii  ,  o  aniraoiiDcciJarfi  ,  e  cos» 
fint  del  Libro  ftrettamencecombaciarfi ,  che  coi  tempo  s'attacchino,  fi  cono.- 
penetrino,  s'intrighino,  e  un  folo  corpaconfufo,  e  addop- 
piato compongano.  Ciò  appar  manifefto   nelle   uova  delle 
ciììmamf,.  Galline,  che  hanno  due,  o  più  tuorli,  d'onde  nafcono  polii. 
fio  ntllt  Gal  con  due,  o  più  capi,  o  con  le  membra  moltiplicate,  de'aua- 
iiti.  li  molti  confcrvo  nel  mio  Mufeo  "  .  Nafcono  poi  feparati  i 

gemelli,  quando  un'  uovo  dopo  l'altro  feparaco  nelle  trom>- 
^N^'rftòl'i  lìf  ^^  dlfccnde  nella  Matrice,  ed  ha  cadauno  da  fc  la  Tua  FU- 
/«'a  TratTaia-C^^i^}  ì  ^^oi  Vafi  umbiHcali,  e  le  fue  involvcnti  membrane  ► 
della  Gtntra-  Che  non  pollano  poi  fpiegarli  nel  noftro  Siftema  né  i  Bria- 
.v^ncire.  rei,  né  i  Cerberi,  ni-  le  Idre,  né  quanto  la  calda  fantaQa 
..  .  de'  Poeti,  e  de' Pittori  fcppe  inventare,  come  fi  vantano  di 
Abb  Gimmc  Potcrc  fpicgare  nel  loro  i  Difenditori  de'  Vermicelli  Sperma- 
DeHtìmini-  c'ci ,  io  ridico,  efiere  quefto  un! invincibile  Argomento  della 
busfibiiloCs  bontà  dei  nollro  ,  e  della  falliti  del  loro  Siftema  :  perocché 
'j'"-  quello  da  fronde  per  frafche ,  e  il  noflro  veri  frutti  per  frut- 

BemtiMl  no^  ^'  '"'  ^^^na  :  facendofi  cosi  conofcere  quefto  naturale  ,  quello 
/}re,f  falfià  Poecico  ,  per  edere  conforme  le  giufle  ,  e  perfetciflimc  leggi 
delùitrui  Si.  della  gran  Madre,  e  l'altro  conforme  le  falfe  Idee  d'  un'ima 
A«w  ,  ^tf;wf/i-.  paginazione  travolta,  e  mentitrice. 

tenof<4t.  ^   j^  jj^  y„^g  jj  ^ygj.  jg  parti,  o  le  membra  moltiplicate. 

Se  montano  le  ^^  ^a  al  Contrario  qualche  corpo  umano,  o  non  umanoman- 
fM'ti  ,  come  canti:  cioè  fé  nafce  fcnza  le  braccia,  ole  gambe,  o  piedi,  o 
faiììmente  fi  dita,  anzi  alle  volte. ,  fé  nafce  fenza  capo  {a)  o  f€n?a  cer- 
ÌP'fgbi  vello( 6)  non  occorre  incolpare  la  mancanza  della  feminale 

materia,  che  per  quanto  poca  folTe,  dovrebbe  fempre  edere 
badante,  a  formare  un  feto,  che  fulle  prime  è  quafi,  o  fen- 
za quafi  invifibile,  e  di  moki  giorni  è  come  una  minuta  for- 
mica, anche  al  dir  di  Ariftotile.  Tutto  dipende,  dal  nonef- 

ferfi 

(  a  )  Graaf  de  Firor.  Org.  &c, 

\\y)  Il  Chiariljìmo Sig.  Morgcgni ,  ed- io  facemmo  la'tiototaia  di  un 
feto  di  nove  mefi  in  tutto  perfettiffimo  ,  tolto  il  Cervello  ,  e 
Cranio ,  che  mancavano  ,  e  adejfo  ho  dne  d^s^'uole  vive  da 
Caccia  ,  donatemi  dal  S^g.  pitico  Conte  di  "Por'x.ia  ,  djttiffi- 
mo  ,  e  nubdifjhno  Cavaliere,  che  fono  fenz.a  le  gambe  d'avan- 
ti,  e  fono  sfuriate  con  cunofo  fpettacolo  a  camminare  o  in 
_  p^(di,  0  aggHÌfa  di  fcrps .  c^c. 


Pam  II  Cap.W/I.  i;i 

ferfi  fviluppato  quel  membro,  o  quella  parte,  o  per  cagio- 
ne comprimente  a  lui   edema  ,  o  interna  non  dilatante,  o 
impediente  l'allungamento  di  que' tuboletti ,  o  vafi,  e  fibre, 
che  la  compongono.  Ciò    vidi  in  un  Porco  (4)  che  pur  ^^^  ^/"/Jj'^^d 
fenza  tutte  ,  e  quattro  le  gambe  ,  e  non  ifpuntavano  ,  che  tanti, parti . 
quattro  piccoli  monchi,  che  da  me  aperti  ,  e  con  diligenza  §a,fl<)  Pnc* 
óffervati  contenevano  tutta  inviluppata  la  gamba ,  e  il  pie-  /«  <on(»rva 
de.  Il  moftro  pur  di  Vitello,  che  altre  volte  ho  defcritto(t)  ^T"  "'''•* 
e  il  ramo  di  Palma,  non  bene  ftrigata,  e  tante  altre  ofler- 
vazioni  da  me  fatte  raoftrano  la    verità  della  noftra   Pro- 
pofizione . 

7.  Se  crediamo  alle  Scorie  del    Riolanó  {e)  d'Enrico  da  Giovani rejld. 
Moinichen  (rf)  del  Graaf  (e)  e  di  altri,  i  quali  narrano  co-  te  gravi  J,  fot. 
me  ceree  giovani  fempliciotte  ,  e  troppo  cortefi  (  confidate  jf^^^^rj'"'"/" 
hella  ftraordinaria  chiufura  di  quel  chioftro,  che  credono ,  J^p'J'y- '""" 
fé  con  l'arnefe  d;lla  generazione  non  C\  rompa,  di  non  mai 
poter  elTer  Madri  )  avendo  lafciato  sfogare  i  lor  araadori  fo- 
lamente  avanti  il  medefimo  ,  fono  reftate  con  non  minor  rof- 
fore,  che  maraviglia  gravidv.',  non  fi  può  fpiegar  meglio  quc- 
fto  raro  fenomeno,  che  col  noftro  fpirito  fecondatore  delle 
uova .  Già  dimoftrammo,  che  non  la  parte  grolla,  e  panio- 
fa  del  Seme  concorre  a  formar  l'Embrione,  elTendo  gii  tue-  ^^J^'g'»!- 
ta  la  fua  macchinett  formata,  e  precfiflcnte  nell'uovo  ,  dove  iljJ'^Jl'J. 
arrivata  a  un  certo  grado  di  fviluppo  non  afpetta,  che  Tur-  mar  fimbrit. 
to,  o  il  moto  dello  fpiritò  del  mafchil  feme,  agguifa  d'un'  "». 
Orologio  a  pendolo,  acciocché  incominci  a  muoverfi  ,  e  viep- 
più fvilupparfi  ,  ed  a  vivere  :  laonde  bàfla  ,  che  per  ogni 
piccolo  foro,  che  fia  nella  porta  della  vagina,  entri '1  detto 
fpirito  (  che  in  quel   ferventiflimo  luogo  ,  e  in  que'  ribolli- 
menti facilmente  dalle  parti  ramofe  ,  eléntefiftriga)  volafu-  Cotmffgus  U 
bito  in  aito  dentro  l'utero,  dall'utero  nelle  corna,  e  da  que- /«''""'''?•'"•' • 
rie  all'  Ovaia,  dove  un'uovo,  o  più  preparati,  e  il   liquore 
vivifico  già  afpettanti ,  feconda  .  Poflono  ancora  penetrarvi 
delle  fpruzzaglie  della  parte  groffa  del  medefimo,  che  allora 
calda,  e  fpumantc  può  incontrare  a  dirimpetto  dell'  accen- 

li    1  nato 

(  a  )  Vedi  7  mio  Trattati  de'  tnoflri  nella  Raccolta  fatta  dal  Sig. 

Ertz, ,  e  /lampara  in  Feneùa  l'  ^n.  1715. 
(b)  redi  Ivi. 

(  C  )  ^ntrop.  lib.  xCap.  ^  J. 
(d)  Obfer.  Lyferi  Cultel.^nat.  ad  junU.Obf.  ÌJ. 
(  d  )  Craaf  de  MkUer.  Organ.  Cap.  F. 


net 


1 5 1    Delle  l/or,-a delle  Femmine  Vii^ipare . 

nato  foro ,  può  difccndere  1'  utero  in  quella  zuffa  amorofa 
(ino  alla  bocca  del  mcdefimo,  congiungere  alle  volte  quafi, 
o  fcnza  quaH,  dirò  cosi,  labbro  con  labbro,  ed  avidamente 
alìorbirlo,  e  tracannarlo,  nella  maniera,  che  nel  Capitolo 
15.  fpiegaramo. 

8.  Non  fi  rende  conto  nel  noflro  Siftema  né  della  favola 
.u^r^.7»<y?r#della  Regina  refìata  gravida  per  dilgrazia  nelBagno,  fcnza 
siflima  /o//f  che  l'uomo  entri  col  corno  in  quella  parte  ,  che  l'Ariorto 
itfavcU^vtn.  celebrò  di  Fiammetta ,  ne  di  quelle  donne  ,  che  padano  di 
*'""'/''■'' '^"■"  molti  mefi,  e  di  anni  ancora  l'ordinario  tempo  del  parto  , 

conforme  il  Sig.Andry,  gran  Protettore  dell' oneflà  delle  fem- 
mine, fi  sforzò  di  provare,  {a)  ne  di  tante  altre  fcempiag- 
gini ,  tolte  da  certi  Autori,  che  fi  fono  fitti  in  capo,  di  vo- 
ler folo  narrar  cofe  grandi,  e  di  eccitare  hi  maraviglia  ,  la 
dottrina  de'  quali  fta  fol  nelle  favole,  e  ne' nomi,  e  l'ufo 
ne' litigi,  o  nell'inganno,  perchè  torno  a  dire,  co'  veri ,  e 
giudi  Siftemi  non  fi  fpiegano  ,  che  i  veri  ,  e  i  giudi  effetti 
della  Natura,  e  con  i  falfi ,  e  capricciofi,  fpiegar  fipoffono 
anche  i  fogni  degl'  informi,  e  de'  Romanzile  fole  .  La  ve- 
rità ama  folo  la  verità,  e  lo  fpiegar  tutto  e  vero,  efalfoccn 
un  fiflema  ,  è  uno  fpiegar  nulla,  ovvero,  un  credere  di  fpic- 
garlo,  quando  s'incantano,  o  s'ingannano  i  Leggitori  con  1' 
ammirabile,  fi  Infingano  col  dilettevole,  e  fi  fanno  loro  vede- 
re, dirò  con  un'Italiano  Proverbio  ,  le  Lucciole  per  Lanterne. 

9.  Come  certi  cibi,  certe  bevande,  orimedj,  (  fra  quali , 
Il  pire  he  fi  die.  come  diffe  un  Pocta , 

norimeJj,fl^  £xcitat  ad  Fenerem  tardos  Eruca  maritos  ) 

^^';'j]7^'/,^"  fieno  validiflimi,  per  attuare  quegli  organi,  che  languidi  , 
r*f/jrf#pr,w»!  fpoffati,  ^'^  impigriti  fanno  fvergognare  alcuna  fiata  gl'im- 
"*•  potenti  amadori ,  gli  rendano  forti ,  nerboruti ,  e  nella  zuffi 

generofi ,  e  cofianti  è  facile  da  fpiegarfi ,  ponendo  noi  negli 
{piriti  e  nelle  parti  agitative,  e  che  fanno  empito  nel  fangue 
la  cagione  principale  dell'opera,  lo  fvegliamento  dell'egro, 
l'irritamento  al  lavoro,  e  la  tenfione  degli  organi  (h)  ed  al 
contrario  cene  fienodi  quelli ,  che  deprimendo,  oinvifchian- 
do,  o  legando,  0  diflipando,  e  confumando  il  più  belfiore 
del  fangue,  e  in  confeguente  gli  fpiriti,  e  le  particelle  oko- 
fe,  faline  volatili  del  medefimo  fonò  cagione,  che  firaienti- 
no  i  nervi ,  che  il  Sangue  non  bolla ,  e  non  ii  dilati  ,  e  per- 
ciò 

(a)  Cap.  1J.14. 15.  ed  altrove. 

(b)  Fedi  Tart.  l.  Cap.  iz. 


Parte  JlCap.WJl.  i;3 

ciò  non  rcflino  tcfi,  e  gonfj ,  que' corpi  fpongiofi,  e   tutte 
t]iiellc  parti  ,  che  al  giovanil  niiniftcro  fon  ncceflarie. 

10.  La  ragione,  per  la  quale  uno  Ha  più  falace  ,  o  libidi- 
nofodell'altrojpiìiatto  ,  omeno,  onicnte  atto  alla  propaga- /^^^''^^J."' 
zione  de'  poderi ,  e  mani  fefta ,  potendo  quefla  dipendere  o  dal-  fo  dell'altre  "l 
Ja  parte  dell'uomOjO  della  donna. Dalla  parte  dcll'uomojin  quan- /)i«  ,  o  mtnt 
to  io  iperma  fia  acquofo  ,  o  rancido ,  o  troppo  vifcofo  ,  o  troppo  MH'. 
lottile  ,  o  troppo  lalfo,  o  troppo  infipido ,  o  in  poche  parole  non 

abbia  in  quel  tal  grado  le  parti  ncceifaric  ,  o  le  attive ,  e  fecon- 
danti ,  che  gli  lì  ricercano,  0  fia  privo  di  quella  tempera ,  odi 
quell'armonia,  che  al  fuo  fine  lo  guidano.  Dal  canto  della 
donna,  in  quanto  le  trombe,  o  corna  dell'utero  fieno  chiù  fé,  p*'-'-*^  Ifdot. 
Aorte  ,  paralitiche,  incollate,  fcirrofe,  o  in  qualche  maniera '"■'^'''"' •'''"''• 
viziate,  che  non  polla  o  lo  fpirito  fecondante  afcendere  ,  o 
fé  afccnde,  non  polla  l'uovo  f-'condato  difcendere  ,  o  cada 
nell'addomine,  o  refti  nell'  ovaja,  o  nella  tromba  imp.inia- 
to,  o  per  qualunque  altra  cagione  fermato:  Ovvero  ,  chele 
uova  non  fieno  abili  alla  maturazione  ,  o  guaflc,  o corrotte, 
o  che  manchi  loro  la  ncceliaria  linfa  ,  o  che  quefia  fia  ina- 
bile,  e  viziata,  o  che  la  tonaca  invulvente  l'Ovaia  fia  trop- 
po denfa,  o  infingardita  nelle  mufculari  fue  fibre  ,  o  fia  il 
calice,  o  corpo  glandulofo  male  organizzato,  o  che  l'utero 
fia  troppo  umido,  flofcio ,  sfuggevole,  che  in  fc  l'uovo  rat- 
tenere  non  polTa,  onde  fubito elea  ,  e  non  fi  fermi ,  come  fer- 
mar fi  dovrebbe,  o  per  molte  altre  cagioni  aV- S.  Illuftrifs. 
note  ,  che  pallerò  fotto  filcnzio,  mentre  troppo  lungo,  ete-^ 
diofo  farei,  fé  qui  tutte  riferir  le  volcflì ,  riferbandomi  a  far- 
lo in  un  Capitolo  a  bella  polla. 

11.  Strepitano,  e  fra  loroanimofi.;rcnte  combattono,  per 
non  dir  badaluccano,  i  Galenici  con  gli  Ariflotclici,  e  que-  ^  ,  , 

fli  con  altri  Filofofi,  fé  la  Donna  abbia  vero  feme,  e  Cscon-  raJ,"^"'^,^^ 
corra  attivamente  alla  formazione  del  feto.  Chi  lo  nega  ap-  ^icìeJfnl<,^c!r'. 
porta  la  coflantiffima  alfcrzione  di  molte  onclliffime  femmi- '^/"'/j'^wf . 
ne,  e  di  matrone  di  tutta  fede  ,  che  francamente  affcrifco- 
no,  reftar  gravide  fenza  alcuno  immaginabile  diletto, e  fen- 
za  l'ufcita  di  quel  fugo,  che  fuole  dalle  più  falaci  con  in- 
credibile contento  fpruzzarfi  .    Nel   nollro    Sillema  fi  tron- 
cano tutte  le  liti,  e  facilmente  i\  fa  conofceie,  non  edere  ne- 
celTario  lo  fcarico  di  quella  irritante,  e  lulTuriofa  linfa,  che 
fi  sfila,  e  fcappa  dalle  Lacune  del  Graafnel  tempo dcll'amo- 
rofo  combattimento ,  baflando  ,  che  fia  maturo  un'  uovo ,  che 
lo  fpirito  fecondatore  del  mafchio  fia  attivo,  e  che  afcenda 

fen- 


1  f  4   ^^^^^  "^^  '^^  ^^^^^  Femm  in  e  Fi'iipare . 
fenza  intoppo  all'Ovaja,  dentro  cui  infinuandofi,  e  trovan- 
do l'uovo  difpofto  pL,ò  bcniflìmo  fecondarli.  Da  ciò  fi  cava 
yure,  come  la  femmina  anch' ella  a  quefla  grand' opera  con- 
corra, quantunque  fovencc  di  concorrere  ne  s' accorga  ,  né 
Urif  c«r.fifi<t  fappia.  Tutto  il  poffibile  dell'operar  naturale  dall' un  canto, 
r  oferaxhnf    e  dall'altro,  non  e,  che  far  ifpicgar  i  ritratti,  o  fimolacri 
r.aturale  dalf  jj  j^jg  jg  j-^f^  già  crcatc  ,  come  abbiamo  altrove  dimoftra- 
wl/'/^IrrV  '  to  >  le  quali  dipendono  ,  in  quanto  alla  propagazion:  dall' 
armonia  degli  organi  fino  de' primi  Padri ,  e  de' primi  femi  , 
determinatamente  tali,  per  la  confervazione  dell'ordine.  E 
certo  ciò  non  difcuopreli  con  le  autorità,  né  con  l'ingegno, 
ma  con  le  replicate  oculari  ofiervazioni,  le  quali  nonfipof- 
fono  atterrare  giammai ,  che  con  ifperienze  ,  ed  olTcrvazio- 
ni  contrarie,  come  faggiamencc  in  una  fua  Lettera  notò  il 
Sig.Viti. 
Pff  quaì  ca.       li-   Che  dopo  malattie  mortali  ,   dopo  Apoplcffie  anco 
gh^e  dopo  i,  leggieri,  che  degenerano  in  Paraiifi,  o  dopo  vere  Paralifi  , 
paraiifi  ,  oli  q^  ^\^^\  vizj  de'  ncrvi ,  0  di  quelle   parti  ,  o  anche  all'uni- 
'^inf'^'t !'À'a  v^rfalc  comuni  ,   reftino  molti,  e  molte  inabili  alla  propa- 
^tnlbil,  atta     gazìone ,  e  ne  meno  al  lavoro,  non  è  difficile  da  fpiegarfi , 
frcpogaxiont .  concioflìccofachè  mancando  gli  ftimoli,  e  i  mezzi,  de' qua- 
li abbiamo  fatto  parola,  o  fé  fi  riguardino  i  fluidi,  o'^fe  fi 
riguardino  i  folidi  ,  non  pofTono  elfere  abili  alle  funzioni, 
ricercandofi  in  tutte  le  operazioni  del  noftro  corpo  una  cer- 
ta energetica  proporzione  del  folido  con  il  fluido,  e  del  flui- 
do con  il  folido,  altrimenti  dormono  oziofe  ,  ed  inabili  al 
loro  fine. 

14.  Se  tanto  nelle  Donne  fi  corrompano  le  uova  ,  i  folli- 
coli, o  le  vefcichette  linfatiche (  4)  quanto  negli  uomini  s' 
inacetifca,  fi  corrompa,  os'impietrifcalofperma,  comeab- 
biamo  detto  dell'  infelice  Francefe  (/>)  accadono  funefliflìmi 
Sintomi  alle  une,  e  agli  altri.  Dal  che  io  cavo,  quanto  s' 
ivt'ri  //etti  oppongano  al  vero  que' Moderni  Medici ,  che  negano  gli  af^ 
tfttrUi.  '  fetti  ifterici  dall'  utero,  ovaja,  e  fue  parti  adiacenti,  volen- 
do, che  folo  fieno  una  fpezie  d'affezione  Ipocondriaca,  im- 
perciocché dalle  Storie  già  narrate  (e)  veramcntefi  vede,  po- 
ter nafcere  fegnatamcnte  dall'ovaia,  fapendo ognuno ,  quan- 
to fia  peffima  la  corrotteladell'  ottimo.  Noti  fi  confiderà  la 
piccola  mole  della  materia  ofiile  ,  e  guafia,  nia  la  qualità 

della 

(  a  )  Cap.  8,  «.  1 5.  I  p.  f  IO.  Tart.  x.      (  b  )  T.trt.  l .  C^ap.  1 1.  nu.  7. 
(  e  i  Vedi  qui  Tart.  1.  Cap.  5.  e  Cap.  8. 


Parrei  J.C  kp.X^J/.  15^ 

ddla  medcfima,  a  giudizio  anche  del  noftro  Ippocrate,  veg- 
gendofi ,  che  una  rainutiffitna  goccia  di  viperino  veleno  ,  » 
di  olio  di  tabacco,  o  firaiie  per  elperienza del  Redi,  puàuc- 
eidere  qualfivoglia  più  forte  animale. 

15.  Anche  ìs  fnperfetazwni  a  maraviglia  Ci  fpiegano,racn  Supirfefaihni 
tre,  quantunque  nel  tempo  della  prcgnezza  fi  civiuda  l'ute-  comtaaadnn* 
ro,  può  però  accadere,  che  maturando  allora  altre  uova  , 

e  LulìureggianJo  la  Donna,  nell'  atto  dell'union  col  Mari- 
to, di  nuovo  alcun  poco  fi  allarghino  le  parti  ,  e  tanto  al- 
meno, che  poffono  ammettere  infra  le  membrane  interne  dell' 
utero,  e  l'elkrne  dell' Embrione  qusU' aura  fottiliffima,  che 
dicemmo  volar  in  alto,  e  portarfi  all'Ovaia.  Non  è  guari» 
che  un  Cavaliere  mio  amico  mi  fcrille ,  che  una  Dama  dt 
Cartello  maritata  in  Firenze  ha  partorito  tre  figliuoli,  unoi 
li  15.  di  Giugno,  l'altro  li  24.  delb  ficdo  mele  ,  e  1'  altro 
li  io.  di  Luglio»  e  che  que'  favj  Medici  hanno  concorde- 
mente flabilito,  eflere  ftiperfetazioni  ,  clie  da  altro  l'origine 
loro  trarre  non  polTono  ,  che  da  uova,  uno  dopo  l'altro  , 
nello  fpazio  de'decti  giorni  fecondato. 

16.  Se  veggiamo  qualche   volta  nafcer  le  Mole,  da  ninna 

cagione  poflono  meglio  dedurfi  ,  che  da  un'uovo,  in  cui  per  Moheimtna^ 
qualche  accidente  licnfi  fcompaginate  le   parti  dell'  inclufa     "' 
macchinetta,  e  dipoi  ftrettamente  ammaliate,  non  potendofi  Vedi  ijlontdi 
regolatamente  efpanderfi,  lo  che  ho  due  volte  ofl'ervato  an-  moU  Pan.  ì. 
che  nelle  uova  delle  Galline.  Bifta,  che  in  qualche  maniera  ^"^  5 •'""/'•  J^ 
fi  mantenga  in  quella  il  moto  de  fluidi  ,  balla  ,  che  affatto 
npn  s'impaludino,  e  ftagnino,  quantunque  viziate,  fieno  ftor- 
te,  abbreviate,  aggomitolate,  come  in  una  mafla  informe  , 
le  parti ,  può  quella  vivere,  e  crefcere  ,.  benchccon  una  vi- 
ta ofcura ,  e  appena  fenfibile.  E  quefie  fono  le  vere  Mole  ,  moU   faìf,  ^ 
Hon  certi  ammaffamenti  polipofi  della  pirte  bianca  del  San- '''""^""' ' 
gue,  prefi  foventc  per  vere  M)le ,  i  quali  non  da  altro  dipen- 
dono, fé  non  dal  Sangue,  sboccante  dalle   minute  bocche 
delle  arterie  dell'utero,  li   di  cui  globetti  roffi  ,  riraefcolati 
con  la  parte  fluida ,  e  fierofa  efcono  per  la  bocca  del  mede- 
fimo,  rcflando  dentro  la  parte  gclatinofa,  e  fibrofa  ,  che  co' 
fuo  rami  avviticchiata,  e  d'ogn' intorno  dall' utero  (che  par- ^^^^  pr,udt^ 
ticolarmcnte  ,  quando  ha  corpi,  come  foreflieri  ,  nella  C^^  pohpi,oyt>/,pi 
cavita,  fi  dilata,  e  fi  coftringe  )  a  vicenda  comprefTa ,  viene  uterM. 
a  formare  una  mole,  che  pare  di  carne,  di  membrane,  e  di 
fibre  filamentofe  tefluta ,  che  può  chiamarfi  uno  Tfeudopolipo ,  V'iH'ì''^  P""-- 
o  Polipo  uterino.  ì-^'P-S^ 

17.  Ife- 


ij6  Delle  Vo-vA  delle  Femmine Fi^'ipare . 
17.  I  feti,  che  nelle  trombe  uterine  fi  fono   trovaci,  non 
Ftii  tretatì  ^°^'^  facilmente  fi  fpiegano,  ma  fempreppiù  la  verità  di  quc- 
BiiUtrowb,     fto  fillema  dimoftrano,  come  quelli,  chi  nelle   Ovaje  ritro- 
uttrinc    quMÌi  vati  fi  fono  ,  ed  alcuni  pure  fino  ncll'addomine  caduti  ,    de' 
quttU fimo .     jju^ji  (.^fji  faremo  brevemente  parola.  Scorrono  cinque  anni 
che  mi  fu  mandata  una  Storia  da  Brefcia,  fatta  dal  big- Dot- 
tor Fabrizio  Terzi  Lana,  Medico  di  grido,  e  di  fede,  in  cui 
j:„^,^^^,,^^_  raccontava,  com;  I' onefliffima   Donna  Sig.  Cattcrina,mo- 
caduto  inhre.  glie  del  Sig.  Pompeo  Bardoli  reftò  gravida  »  ma  crefcendo  il 
/'"»•  ventre,  non  conforme  le  altre  volte  mezzo  sferico,  ma  mol- 

to acuto,  e  difugual  da  un  canto,  e  come  diceva  ,  ftorto  , 
e  mal  fatto.  Giunti  i  dolori  del  parto,  fu  atrocemente  tra- 
vagliata, ma  indarno.  Ufcirono  copiofamentee  fieri,  cfan- 
gue,  ma  il  feto  difiderato  ,  quantunque  prcfcritti  molti  ri- 
med;,  non  mai  comparve.  Dopo  alcuni  giorni  i  dolori  cef- 
farono,  non  reftandol?,  che  un  folo  tumore  nell'Ipogartrio 
deftro,  onde  da  moki  fu  creduta  una  gravidanza  falla  ,  ma 
dal  fuo  dotto  Medico  fu  giudicato  morto  il  feto.  Seguitò  per 
ciò  ,  a  prefcriverlc  varj  elpellenti  rimedj  ,  e  prudentemente 
tentò  tutto  quello,  che  in  fimili  cafi  J'Arte  infegna  ,  per  li- 
berarla, ma  indarno.  Dopo  alcuni  giorni  incominciarono 
a  colare  per  la  bocca  ofcena  materie  putrefatte,  e  pezzetti 
di  carne  marcia  ,  ma  con  poca  diminuzion  del  tumore,  e  in- 
tanto, mitigati  i  dolori,  rifiutò  la  paziente  nuovi  rimedj  , 
fperando  di  poterfi  rcftituire  col  folo  benefizio  del  tempo  al- 
la primiera  falute.  Paflate  alcune  fettimane  incominciò  a  me- 
nare un'infcliciffima  vita,  Tempre  cagionevole,  ed  angofcio- 
fa  ,  che  per  lo  fpazio  di  fei  anni  la  tormentò:  efl^endo  ora 
da  cruciofi  dolori  agitata  ,  ora  macerata  da  una  lenta  fcb- 
bretta,  che  fpefie  volte  più  affannofa,  e  più  mordace  l'afla- 
liva,  continuando  per  la  via  naturale  lo  fcolodi  materie  fe- 
tenti,  e  ciò  non  ofiante  i  fuoi  tributi  Lumri  al  tempo  deter- 
minato pagando  .  Verfo  il  fine  dell'  anno  fefio  s'inalzò  il 
tumore,  e  ì\  fece  più  acuto,  e  fotto  il  bellico  verfo  la  par- 
te deflra,  nel  fito  appunto  della  Tromba  Falloppiana  ,  due 
forami  naturalmente  s'aprirono,  per  i  quali  ftillavano  ?«j/f- 
y/e/cccq/ì?,  cefi  andò  intanto  di  fluire  dalla  bocca  inferiore.  Chia- 
mato di  nuovo  il  Sig.  Tana ,  ed  ofl'ervato  il  tumore  con  due 
buchi  aperto,  comandò  al  Sig.  Rubino  Ccrufico ,  che  gli  di- 
latane, lo  che  fatto,  la  loro  profondità  con  la  tenta  inda- 
gando, incontrò  in  un  corpo  duro,  che  tentò  fubito  con  le 
tanagliettc cavare.  Poftofi all' imprefa gli  riufci  con  Aio  flu- 

pore 


Parte  J/.Cap.  XVII.  £j7 

{K)re ,  prefente  il  Medico ,  di  eflrare  una  coftola  ,  d'indi  le  ^flraihf,,  /trt 
altre,  dipoi  le  olla  delle  braccia,  delle  cofcie,  delle  gambe , '"^'^""J'^j'^'^ 
e  appoco  appoco  le  vertebre ,  e  in  poche   parole  quali  tutte  '^°,^f^ppgr^,', 
le  offa  di  un  fanciullo  colà  rintanate  .  Vi  reftava  il  capo  tmlvuurt, 
onde  differì  a  un'  altro  giorno,  per  dilatare  il  foro,  penfan- 
do  di  cavare  il  cranio  intero,  ma  furono  vani  tutti  gli  sfor- 
zi, avendolo  bensì  cavato,  ma  ,  come  è  folito  ne' teneri  fe- 
ti, in  var;  pezzi  divifo.  Eftratto  tutto  lo  Scheletro,  oCarca- 
me  nella  viva  Madre  fepolto  ,  Seguitarono  per  alcuni  giorni, 
a  fluire  le  marcie  ,   fcmpre  però  diminuendofi  :  cefsò  la  feb- 
bre, rammarginò  la  parte,  e  perfatamente  rifanò.  Conful- 
tato  il  cafo  con  que'  favj  Medici  ,  determinarono  tutti  d'ac- 
cordo, che  foffe  un  feto,  non  nell'utero,  ma  nella  tromba 
crefciuto,  la  generazione  del  quale  non  fi  può  in  miglior  mo- 
do fpiegare,  che  nel  noftroSiftema  delle  uova,  eflendo  quel- 
lo reftato  per  qualche  accidentie  dietro  la  via,  onde  fpuntan- 
do  la  Placenta,  s'abbarbicò  dentro  quella,  e  crebbe  fino  al- 
la desinata  grandezza  ,  non  mancando  colà  arterie,  che  po-ff^^.iu"" 
tcflcro  fcmminiftrargli  '1  nutrimento  dovuto,  né  fafcettiner-,,,;;^^ 
vofi  per  vivificarlo  ,  ne  vene  ,  e  linfatici ,  per  riportare  il 
fijpcrfluo  .  Ma  giunto  il  tempo  di  Squarciar  le  membrane  , 
e  dal  nativo  carcere  ufcirc,  effendo  la  bocca  della  tromba 
verfo  l'utero  d'un' indicibile    anguftia,  fucoftretto,  a  refta- 
re  fepolto  in  quel  fito,  dove  nacque,  a  imputridirfi  ,  e  ai 
apportare  inutilmente  que'  fpafirai,  e  que'  tormenti  all'infe- 
lice Madre,  de' quali  abbiamo  fatto  parola- 

i8.  Una  Storia  conOmile  narra  il  celebre  Chirurgo  Abram  c<i/i/fi«w/*  di 
Cipriano  nella  Lettera  al  Sig.  Tommafo  Milingron  ,  d'un*"»  feto  t«- 
feto  dalla  delira  tromba  d'una  femmina  di  ^z.  anni  cavato, •"'*• 
che  pur  anch' ella  fortunatamente  fanò.  Quefta  avea  con  fe- 
licità partorito  altre  due  volte  ,  ma  nella  terza  furono  vani 
tutti  gli  sforzi,  quantunque  il  feto  fi  moveffe  anch'elfo  terri- 
bilmente, e  tentaffe  l'ufcita.Ma  ceflati gli attentari dell'una , 
e  i  movimenti  dell'  altro  fti  giudicato  morto,  non  reftandole, 
che  un  molefliflìmo  pefo  nel  ventre.  Nel  decimo mefe  appar- 
vero gli  racftrui ,  nel  decimo  ottavo  le  raoleftie  crefcevano , 
fi  eccitarono  acuti  dolori  verfo  il  bellico,  e  le  parti  vicine, 
e  di  poi  una  piaga  fungofa  nella  fteffa  regione  urabilicalc  ap- 
parì .  Era  fcorfo  il  .ventefimo  primo  Mefe ,  quando  il  men- 
tovato Ccrufico  fu  chiamato  alla  cura  di  quella  piaga, dcn^ 
irò  la  quale  ,  intrufo  un  dito ,  toccò  il  cranio  d'  un  feto  , 
che  nella  delira  tromba  fi  conteneva.  Si  mife  all'  imprcfadd 


t  j  a    Delle  VcnJA  delle  Femmine  Fit'Ipàre  '. 
ttii    t'fvàtt  taglio,  ca/lahtcmente  dalla  Madre  fofferto,  cca\ò  il  corpo 
"'"ih  '''^"'    '"tc''°  *l'"n^  fanciulla  ,  della  grandezza,  che  fuGl'eficrc  un 
'      '  •         feto  morto.  Notò,  che  un'ofso  parietale  del  Cranio,  fovra- 
incombentc  all'altro,  con  J'afprezza  del  fuo  margine  denta- 
to, alla  foggia  di  una  fega ,  avea  corrofe  le  vicine  parti,  e 
cagionato   i' ulcere  fungofo  .    Il  funicdloumbilicalc  era  ina- 
ridito ,   attaccato    ancora  alia  fua  rimpicciolita  placenta  , 
in  gran  parte  corrotta  ,  e  quefta  alla  tromba  cosi  flrettamen- 
te  unita,  che  dovendola  feparare,  fu  ncceflìtato  a  fcorticar- 
lacon  le  dita.  Era  la  tromba  enormemente  dilatata  ,  e  cosi  al 
Peritoneo  congiunta  ,  che  una  rtefla  foftanza  appariva .  In- 
tanto la  cura  con  tutta  felicità  fuccefle  ,  e  reftando  di  nuo- 
vo gravida  nell'anno  feguentc  diede  al  giorno  una  figliuola* 
e  ncir  altro  due  gemelli . 

ip.  Né  quefti  cafi  fono  foli,  e  nonmai  più-uditi.  Selcg- 
Ahri  ttfi  di  giamo  le  Mediche  Storie,  altri,  ed  altri  ne  troveremo,  chc- 
f"'^"^"''  gli  confermano  .  Riolano  (a),  fono  dieci  anni,  dice  ,  gii 
Zeriat  fcorfi ,  dal  tcmpo ,  che  ora  ferivo,  che  un'  Geruiìco  in  Pa- 

"  •       ^'gi>  prefenti  i  Medici,  ritrovò  in  una  Donna  morta ,  e  ta- 
gliata un  piccolo  feto  ,  eggregiamente  formato,  nel  deftro 
Corno  dell'utero.  Erano  palla  ti  tfo.  anni ,  che  un  altro  con- 
fimilc  feto  nel  detto  luogo  era  flato  ritrovato -da  un  Chirur- 
go, per  relazione  fattagli  da  un' uomo  degniamo  di  fede  i 
Ma  recentemente,  aggiugne,  abbiamo  un' cfemplo  d'una  la- 
vatrice da  panni  della  Camera  della  Regina  ,  nel  cui  ventre 
fu  ritrov.nto  un  f.to  della  lunghezza,  e  groffezza  d'un  poli- 
A  Jtwr^  "     ce,  bene  organizzato,  poflo  dentro  un  corno  dell' utero,  che 
•jij  orn  ■  la  tormentò  per  lo  fpazio  di  quattro  raefì  con  dolori  così  crui 
•-     deli,  che  nel  fettimo  della  Aia  gravidanza  la  conduffe  a  una 
deplorabile  morte:  la  quale  Storia  conferma  con  altre  con* 
fimili ,  che  nel  detto  grave  Autore  legger  fi  pofTono. 

xo.  Ncn  mi  pare  giuflo,  di  tralafciarne  un'altra  ,  che  il 
Nucvcftto  Sig.  Oldemburgo  negli  Atti    della  Reale  Società   volle  regi. 
tnvaro   mila  Arata,  cicè,  che  VafTalio  Cerufico  nel  fcftcgiorno  di  Gen- 
voH.ta  burina  najo  trovò  in  una  Donna  di  tempera  fanguigna  ,  e  di  afpet- 
te  mafchile  (  che  per  l' addietro  undici  figliuoli  avea  parto- 
rito )  ncldeflro  Cerno  un  feto,  il  qual  eorno  a  tanta  gran- 
dezza era  crefciuto,  che  un'altro  utero  rafsembrava  ,  anzi 
tale  era  flato  dal  Cerufico   giudicato .  La  Madre  per  lo  fpa- 
zio di  due  nxfì ,  nell'atto  di  un'allargamento  sì  flcrminato, 
.  -.  avea 

/tlj  ■  — ^.^- : 

(  a  ):  yinh-opo l.  Lib-  X-  Cap.  _j  j. 


Parte  11  Cap.WlL  z^$ 

avea  patito  feroclflìmi  dolori,  e  fintomi  graviflìmi  :  ma  rup- 
pe finalmente  nel  terzo,  o  quarto  mefc  impaziente  il  feto  Je 
anguftie  del  luogo,  lacerò  le  atfottigliate,  e  troppo  tefe  mem- 
brane, ufcì  di  quelle,  e  caJds  nell'addoininc,  fcguicando 
l'infolita  fquàrciatura  una  sì  ftrabocchcvole  emorragia  ,  che 
inondò  tutto  il  ventre  di  fangue  ,  e  dopo  atroci  convulfivi 
moti  fpirò  la  Madre. 

XI.  Come  poffa  accadere  quefta  remora  all'uovo  nelle ^«""^/'^f"»"» 
trombe  dell'utero,  facilmente  fi  fpiega,  potendofi  dilcggie- J"'^2i7'"''' 
ri  per  più  cagioni  in  quelle  angufìie  fermarfi  ,   non  avendo 
quefto  un  certo  erapito  dilatante,  o  com:  in  altro propofito 
dice  il  B:llini,  sfiancante,  e  facente  forza  per  tutti  iverfi, 
per  aprirfi  con  violenza  il  paflaggio.  In  primo  luogo,  non  Prim»  modo 
efsendo  le  trombe  dell'utero,  che  Ovidutti t  debbono fempre 
cfsere  da  una  lubrica  linfa  irrorate  ,   che  dalle  loro  ghian> 
doline  geme,  si  per  efsere  di  veicolo  ,   sì  di  nutrimento  all' 
uovo  giù  fdrucciolante,  e  dcfcendcnte  nell'utero.  Se  quefta 
dunque  manca ,  o  fé  è  per  avventura  troppo  vifcofa  ,  o  re- 
nofa,  refta  l'uovo  lungo  la  via,  s' impala,  fi  ferma,  co-     g„^,„,j, 
me  qualche  volta  gli  efcremenci,  o/n̻d/i nelle inteftina.  In   """  "'"'  "' 
fecondo  luogo  movendofi  l'ovidutto  ,  come  accennammo  > 
con  un  moto  ondofo,  o  vermicolare,  detto  da  noi  periflalti- 
co ,  fc  quefto  per  qualche  accidente  affatto  intorpidifca  ,  o 
fé  le  fue  fibre,  da  fali  mordaci  irritate  s'increfpino,  e  chiu- 
dano la  cavità  del  canale,  l'uovo  non  può  più  difcendere  ,  .".•. 
onde  è  neccfsario,  che  nella  parte,  per  cosi  dire,  ftrangola- T/r^o  maje^ 
ta  refti  .   In  terzo  luogo  può  farfi  tura  alla  bocca  dell' evi-  ;  a 
dutto,  che  mette  foce  nell'utero  ,   da  una  linfa  grofsa  >   o  -^ 
quagliata  ,  o  può  la  detta  bocca  ,   efsere  efiernamente  cora-                ** 
prefsa  in  quei  tempo  dalle  inteftina  gonfie,  edifecciofama-                ^ 
teria  piene,  e  pefanti,  o  da  alcuno  fovrappofto  tumore  ,   o  à 
cofa  tale,  che  l'entrata  dell'uovo  dentro  la  matrice impedi- 
fca .  Pofsono  finalmente  le  radici  della  placenta  efserfi  trop- 
po prefto  manifeftate,  le  quali  rendendo  in  quel  fito  la  to- §.""'■''""'•''' • 
naca  dell'uovo  afpretta,  e  ineguale,  non  è  difficile,  che  fi 
atucchi  all'interna  villoHi  tunica  dell'ovidutto,  e  cola  s'ab- 
barbichi, e  redi.  Ma  afsai  ds  feti  TukiU  ,  che  in  quefto  fc- 
colopiù  non  R  mettono. in  dubbio  ,  e  paftìamo  a  cafi  piìi 
ftrepitofi,  e  più  rari,  i  quali,  fé  a  Dio  piace  ,  fervono  al 
neftro  Siftema  ,  non  folo  d'onore,  per  facilmente  fpicgarglii 
ma  di  fondamento,   per  iftabilirlo  con  maggior  forza. 

il.  Parlo  de  feti,  che  nelle  Ovajc  fi  fono  trovati ,  argo- 
ÌHk    z  mento. 


t€ó  Delle  Vo<-va,  delle  Femmine  Viiji^Are . 

Vft: trovati  mento  così  incontraftabile  j  e  faldo  ,  che  colà  Je  uova  fi  fé-; 
yu  ova\i     (iQnjjjjQ     g  che  colà  tutta  la  rairabil' opera  fi  lavori ,  e  fi  fvi- 

dtlìt  Donne  ,,         ,         ;,.  ,  •-  ,,  v        ■-  ^  , 

g'anii  A'fo  lupp'  >  ch  10  noii  faprci ,  in  qual  angolo  ritirar  ìi  potefsero 
minto  in  fa-  gl'illuftri  awerfarj ,  per  ifchirar  quello  colpo  ,  o  qual  vio- 
vori  diìl*  uè-  lenza  potefsero  ufare,  per  ifpezzar  quello  feudo  .  Nel  Gior^ 
*"  •  naie  Francefe  di  Medicina  del  Sig.  uibb.  de  La  lioque  ,  (  <i  )  e  al- 

trove ancora  trovo  regiftrata  quella  msmorabileÒfservazion 
ne.  Una  Donna  fana,  che  avea  già  profperamenie  partori- 
ti otto  figliuoli  ,   reftò  di  nuovo  gravida  :  nel  qual  tempo 
patì  afFannofi  dolori  di  ventre  ,   e  fvenimemi  d' animo .  Da 
quelli  un  giorno  più  dell' ordinario  tormentata,  credè  d'abor- 
rire, laonde  vanamente  sforzandofi  di  cacciar  fuora  il  feto  , 
fimile  invero  a  una  partoriente  ,  e  penfando  di  già  già  par- 
torire, mori.  Aperto  l'addomine  fu  ritrovata  una  gran  co- 
pia di  fangue  nella  fua  cavità ,   e  fra  grumi  del  raedefimo 
Ojfrrvaxìoni  'apparì  un  feto  della  grandezza  d'un,  police  .    Voltato  l'oc- 
ddi  ovaja.     chio  all'  Ovaia  delira  ,  la  videro  più  di  quattro  volte  mag- 
iiuarnaia^    giore  della  finiftra,  e  lunghcffo  la  raedefima  nella  parte  fu- 
periore  Squarciata  ,   dentro  la  quale  sfenditura  fi  vedeva  un' 
evidente  grotticella,  in  cui  era  ftato  il  detto  feto  annidato, 
enafcofto.  Se  la  Storia  del  Sig.  Littre  (b)  fofle  fuora  d'ogni 
fofpetto  ,   farebbe  ftata  anch' effa  molto  bene  a  noftro  pro- 
pofitOi  ma  avendo  noi,  falvo  ferapre  il  dovuto  rifperto  a  quel 
P^,^  ,,,jj,^  grand' Uomo ,  della  raedefima  feriamente  dubitato ,  C<r)non 
fra  le  interi,  m'arrifico  di  citarla,  bramando  di  lavorare  al  poflibilefull' 
«»•  indubitato,  e  fui  vero. 

Vediaruiegu)  j^.  Torniamo  adunque  al  iodato  Sig.  Abbate  do  fa  Re* 
Wd//r»Feto  'i"^'  ''  S"alc  defcrive  un'altro  eafo,  nella  Francia  famofo, 
full'  Addomi-  perchè  accaduto  nell'Ofpitaldi  Parigi  ,  che  V  Hoflelde  Diete 
»f,rffwMar.  s'appella,  e  che  concorre  anch'elfo  ,  a  confermare  quante^ 
tìpontano.  finora  fiamo  andati  efponend-J.  Una  Donna  gravida,  dice, 
vi^*^?"  ^"1'  fu  da' dolori  di  ventre  ,  e  dagli  ftimoli  di  partorire  orrida- 
S  Maurice  /'  mente  aflalita  ;  ma  travagliata  indarno  fra  gli  sforzi ,  cprc- 
^notomia  di  miti  fpitò .  Apcrto  il  Vèntre,  fii  veduto  un  grande  invoglio 
Pietro  Dio-  membranofo  fuora  dell'utero  infra  le  inteflina  ,  che  da  un 
"'rwTAbr  '^^"^°  aveva  la  fua  Placenta ,  tenacemente  appiccata  ,  parte 
Cipri'ano.'c  ^*  Mefeiiterio,  e  parte  all'intedino  (Solon  .  Dato  un  taglio 
l> Bibliotèca  a  quello  invoglio,  (  che  non  era  in  fatti,  chel'Amnion,  e 

Anatomica  il 

'"•"M.dein-  , . -^____»_______-.,-. 

fimo  ventre,  (  ^  x  cf^,^„^/  de  Medicine  &c.  ^Imi.  i66}. 

/>Jr.arran0.     (^)Cap.  ".  ^>nm.   lo. 

(  c  )  Cap.  i  I.  nii»i.  S-  4-  <?  A?- 


Pdttel/Xap.X^JJ.  2.61 

li  Corion ,  felici  amanti  del  feto  )  balzò  fuora  con  mirabile 
fpettacolo,  tutti  attoniti,  e  ftupenti  i  circoflanti,  la  teftad'     tj,„ poteva 
un  fanciullo ,  e  dipoi  tutto  fpogliato  ,  e  ben  formato  fi  vi-  ,ftrt  Hircefo , 
de.  Quelli  certamente  non  poteva  clTerc  da   altro  luogo  à\- cbt dall' ova. 
fcefo,  che  dall' Ovaja  ,   non  eflendofi  per  qualche  accidente •^''* 
così  ben' accollata  la  tromba,  che  pocedc  ingoiarlo,  e  deri- 
varlo nell'utero  j  ma  cadde  nell'addominc,  dove,   come  un 
grano  di  frumento,  che  in  qualfivoglia  fito  di  terra  morvi- 
da,  e  dirpofla  cada  ,   lievitandofi  getta  le  radici  ,   nafce,  e 
germoglia  :  così  l'uovo  ben  difpofto,  e  fecondato,  dove  ca- 
de, e  fi  ferma,  fé  vi  truova  vali  d'ogni  forta ,  e  luogo  per 
lo  nutrimento  dovuto,  getta  le  radici  della  Placenta  ,   s'at- 
tacca ,  fi  nutrifce  ,  e  crefce  .  Trovò  dunque  fito  proporzio- 
nato nelle  membrane  del  Mefenterio  ,  e  del  Colon  ,  dzwtroComfi'attac.. 
Ife  quali  b  radici  delia  placenta  gittando,  e  trovando  enferc, ''^''^  Piarti^ 
alla  maniera  dell'utero  ,   tutte  quante  annaffiate  da  canali ')'//^^^^)'^'^ 
fanguigni,  linfatici,  e  ncrvofi  ,   potè  alTorbire  il  neceffario  '  '  " 
fottile,  e  Icorrevole  alimento  per  portarlo  al  feto rinchiufo, 
cflendo  tutte  libere,  aperte,  e  non  intaffate  le  vie. 

14.  Né  paja  cofa  cotanto  ftrana ,  e  dagli  accidenti  comu-  U(,v4 ,  come 
ni  lontana,  che  un'uovo,  o  più  uova  cadano  per  diff^-tco  de- '■'"^''""'''''' 
gli  O'idutti,  o  delle  trombe  dentro  la  cavità  deiraddomine.°''^2^.JJ'''" 
Ciò  accade  non  così  di  rado  agli  uccelli,  come  alcun  crede,  j.,'^/7i^fLi/=f 
avendo  io  fatta  avventurofamente  la  notomia  di  due  galline,  dJ/^/ <»>/»•  uc 
alle  quali,  non  facendo  più  uova,  s'era  così  sfoggiatamen- «/'» • 
te  gonfiato  il  baffo  dell'ultimo  ventre  ,   che  parevano  idro- 
piche. Aperte  trovai,  che  tutte  le  uova,  invece  d' imboccar- 
fi  nell'ovidutto,  e  per  la  via  folita  ulcire,  erano  fra  leinte- 
ftina  cadute,  e  rammaflTatefi  nella  pelvi,  dove  avevano  for- 
mato di  più  uova  ,  come  un  fol'uovo  ,  per  l' ammonticella- 
mento,  e  flretta  unione  di  tutti.  Di  quell'uovo  mollruofo  , 
e  di  tante  uova  collante  ne  favellai  nel  mio  Trattatcllo  de' 
Mollri,  {a)  ed  il  Malpighi  parlò  d'un  confimilc  nella  fua 
Opera  Poftuma  {b)  \o  che  tutto  ferve  di  mirabile  riconfer- 
ma a  quanto  finora  abbiamo  nonoppinato;  madimoftrato. 

zj.  Olerei  feti  tubali,  e  i  ritrovati  ncll'Addomine,  ne  fo- 
no (lati  defcritti  infra  l' Ovaja,  e  le  trombe,  come  leggo  in     T<to  fra  r 

una        Ovaja  ,    /  ff 


(  a  )  naccoltj  &c.  ftampMa  d.iW  Ertz.  in  Fenez,ia  /'  anno  1715.  pag' 

(  b  )  Marc.  Ahlpi^h.  Opera  Tofllmma  edita  yenetiis  ex  Typogr.  Toleti 
i<<p8.  p.  88. 


Trtmh . 


i.6t   Delle  VonjA  delle  Femmins  J^i'-j-^are  '. 

una  Lettera  Iftorica  di  7»<»'/j  B:nta>-do  Calzo  (a)  Chirurgo  Coli 
leggiate  in  Torino  ,  dedicata  al  Cliiarilfimo  Sig-  Fantone  ^ 
mio  ftimatiflimo  Amico ,  e  per  la  Cai  Opera  Anatomica  ce- 
lebratiffirao,  e  degno  d'eterna  lod;.  Cavarono  il  feto  mor-, 
co  dall'Addomine ,  e  nell'  aperto  Cadavero  d;lla  Donna  fu-; 
rono  ollervate  efpandoni  m:mbranofe,  e  fpurie>  che  tirava- 
no l'origine  dalla  membrana  dilla  tromba,  che  ftendelì  a  le- 
gare la  medefima  con  l' Ovaja ,  dentro  le  quali  '1  feto  era  cre- 
fciuto,  e  annidato  .  Quella  membrana  era  unita  all' efterna. 
parete  dell'  utero  (  qual  videro  affatto  illefo  ,  non  ecceden- 
te la  figura,  e  groffezza  comune  alle  Donne  non  gravide,) 
e  diftendevali  ad  ambidue  le  tube  lateralmente  alla  circonfe- 
renza del  peritoneo  in  vicinanza  degl'I!; ,  donde  fi  portava 
in  circolo  ad  unirfi  immediatamente  a  quella  parte  dell'in- 
teftjno  Colon  ,  che  pafsa  aderente  al  Ventricolo  .  Notarono 
r  Omento  tutto  ravvolto  ,  e  aggrinzato  ,  e  la  tromba  vi- 
cino all'Ovaia  fembrava  affatto  chiufa ;  ma  erano  le fue  fim- 
brie afsai  dilatate ,  e  alla  fuddetta  membrana  unite  :  conchiu- 
dendo ,  che  il  feto  nel  cafo  pcefente  non  era  contenuta 
nella  Tuba  ;  ma  ncli'  acceniuta  membrana  *  che  %ices gerebat 
uteri . 

1(5.  Ma  troppo  mi  dilungo,  o  Riveritiffirao  Signore  >  nel- 
lo fpiegar  cofe ,  che  chiunque  non  è  affatto  al  bujo  nella  Na- 
turale ,  e  Anatomica  Stona  y  potrà  facilmente  da  fé  medefi- 
ino  intendere,  e  farle  intendere  a  chi  curiofo  l'incerrogafse  . 
Vi  rertano  alcune  altre  circoftanze ,   che  dovrebbono  metter  - 
fi  in  chiaro,  ed  al  pulito;  ma  efsendo  necefsario,  rifponde-. 
fu^^'fi'lpZ  re  alle  obbiezioni  d'  uomini  accreditati  per  lunga  celebre  ri- 
fkeTanno  ne    nomanza ,  di  quella  fentenza  ollichiflìmi ,  farò>  che  cadano 
irruenti  Capi,  jn  acconcio,  due  beni  in  uno  ftefso  tempo efeguendo,  l'uno- 
'*''  •  di  levare  le  nebbie^  che  la  mente  di  tanti  Letterati  ancora  in- 

gombrano, l'altro  di  far  conofcere  la  verità,  dauia  a  loro  di 
tutto  il  conto  fino  al  Finocchio  ,  per  parlar  col  proverbio. 
Vcdii'ifiitU  ^7-  Essendomi  giunte  ,  dopo  terminato  quello  Capitolo 
prima  uttera  quattto  Lettere  ,  mandatemi  dall'incomparabile  gentilezza, 
dtìsi^  Mule-  di  Monfignor  Lancifi  ,  che  faranno  polle  nel  fine  di  queflo 
hanebtr ,  t  la  Trattato,  trovo  nella  prima  la  defcrizione  d'una  vera  Mola^ 
A»*-^"  &«•- ^""^^^^  nell'Ovaia  finillra  ,  che  certamente  non  può  fpic- 
(ifi  ***garfi,  fc  non  fi  ammette  la  generazione  dall' uovo  nell' Ova- 
ia- 


(z) Letteralflarica.&c.lH  To)riitì  l'jt^  Ter  Giot  Battifiu  Veletta 
&c.  in  1 1.  pag.  ?i.  .£  >   „  .- .>  j 


Parte  ìl.Cap.XVllI.  i6y 

ja.  Di  qucfla  Mola  ne  fece  anche  menzione  il  MalpighincU* 
Opera  fua  Poftuma  i  C  «  )  ma  non  così  cfattamenie  ,  come 
nella  noftra  Lettera  viene  defcritta . 

CAPITOLO      XVIIL 

Si  apportano  i  e  fi  f dolgono  le  ohbiex.ìom  del  Sig.  Lamji  t  del 
•     Sig.  Mery ,  e  del  Signore  Sbaraglia . 

j.  ^'^  Ome  all' induftriofo  agricoltore  non  bafta  il  fcmìna-  oiBi,x!tni 
V^  re  ne' coltivati  campi  le  Sementi  migliori  i  maglièp^f*^  j,!^^ 
d'uopo  sbarbicare  le  Ortiche,  i  Lapazj,  i  Triboli ,  le  Spi-  io  i,varfi. 
na,  eie  altre  iniraichc,  e  mal  nate  piante,  acciocché  le  uti- 
li appena  nafcenti  non  opprimano,  o  nate  ancor  tenere  non 
affoghino ,  così  a  noi  ,  credo  ,  non  baQi  ,  l' aver  efpofte  k 
più  fceltc  Dottrine,  fc  le  oftiche,  fpinofe,  o  frondofe  ,  fi- 
no dalle  ultime  loro  £brc  non  fi  firappino,  e  non  fi  gettino. 
Efponiamo  dunque  con  la  nofira  folita  fincerità  ciò  ,  che 
finora  è  flato  detto  contra  quello  nafcence  ,  o  appena  nato 
Siftema,  eveggiamo,  fé  con  le  noftre  rifpofie ,  poflìamofar 
conofcere,  quanto  fieno  di  gran  lunga  andati  errati  que' va- 
lentuomini, che  fenza  le  neceffarie  attente  difaraine  hanno 
fubito  pretefo,  di  fradicarlo ,  o  con  le  loro  ingegnofe  riflef- 
fioni  farlo  credere  per  un  nuovo  genere  di  favola,  di  cui  non 
ci  fia  fiata  finóra  la  più  favolofa  di  quella. 

i.  il  Sig.  Guglielmo  Lamy  (b)  Filofofo  Francefe  di  pri- 
ma fama,  non  fenza  molto  empito,  e  quafi  furore  ,  divul-  ohhìixìcni  dtl 
gò  un'amcniflima  Diflertazione  ,  nella  quale  pretefe,  *''^3'"  t'^J^f^^""^- 
conofcere  ,  non  poter  mai  la  Natura  con  tutte  le  forze  fue 
fiaccare  le  credute  uova  da' femminili  teflicoli  ,  ne  far,  che 
la  tromba  uterina  a'medefimi  s'accoflaffe  ,  per  ingoiarle,  e 
trafportarle  all'utero.  Ecco  il  lepido  ftridor  del  filofofo  ,  .     . 

con  cui 'J  fuo  fentimento  efprime  ,   che  per  intelligenza  d' 
ognuno  mi  piace  iraslattarlo  nel  noflro  linguaggio  .  T\(o«  è 
vieno  impcffìbile  (  cosi  egli ,  )  cì)e  i  fiumi  ritornino  alle  loro  Sor-  t/prcj^anl  vi. 
[^enti,  f(nx,a  trovare  ojìacolo ,  che  il  loro  corfo  impedifca ,  o  che  gli  ■o'JTime  iil 
Scogli ,  e  le  rupi  ■dalla  terra  fi  fiacchino  ,   e  in  aria  fi  levino ,  di  M'^'""  ^O' 
quello,  ch'egli  è  impofibile ,  che  le  pretefe  uova  da' tefiicoli  file-  *'"  ' 
•^itio  i  ne' quali  fon  contenute,  che  fortificano  ,  e  ch'entrino  dentro    y^fàrteprtCt 

le        ptr  ucta  /ìac. 

f'  >><">  fP'f- 

(  2  yp'^'  »»•  50-  edition.  Londiai- 1  <5p7.  >       ' 

(h)  Explication  ìiech.  e  'Phjf'tc.  deifnnSUons  de  l'Etne  fenfit . 


1^4     ^''^^^  Vo'Vd  delle  Fewmine  l^iT-ìpdre . 

le  trombe ,  o  le  corna  della  Matrice  &c.  In  verità  (  così  poco  de- 
pò  feguc  )  quello  è  un  troppo  abnfarfi  dell'  ozio  ,  e  della  paxÀen- 
z,a  de' Letterati ,  proponendo  loro  certe  immaginaziom ,  che  non  fa'- 
Trombi  acco.  p^amo  Concepire  giammai .  Imperocché  ,   come  ft  può  comprendere  » 
r'/Jine"!'  ti~  ^^'^  ^^  libere ,  e  vaganti  eflremità  delle  trombe  ,  che  ft  trovano  in 
fluoti.  ogni  fempo  dal  tcflicolo  allontanate  per  tre  dita  traverfe ,  s'  appli- 

chino a  bella  pofla  nel  tempo  dell'  accoppiamento ,  per  portarvi' Ife- 
me ,  e  nel  momento  della  caduta  dell'  uovo  per  riceverlo  ?  Queflo  è 
bene  dar  loro  dello  fpirito ,  per  farle  operare  con  tanta  giuflex^za . 
Ffft.wnfi  jg  liorrei  ben  dimandare  a  quefti  autori  ,  fé  il  tefiicolo  ha  tàntv 
^iiìlitol"  "'  *''  prudenza ,  per  aprire  in  queflo  momento  fleffo  il  pretefo  imma- 
ginato  foro ,  e  lafciar  paffare  la  femenza ,  perchè  le  uova  ,    delle 
quali  egli  è  pieno ,  ft  fecondino .  Finalmente  conclude.  Io  crede- 
rei piuttoflo  a  vaneggiamenti  dell'alcorano  j  che  a  fentimenti ,  eh' 
io  ribatto . 
Si  nutrono  in      ^'  '^''^  obbiezioni  divifo  in  quefta  ftrepitofa  declamazione 
ciiiara  ywj?,  contra  il  noflro  Siftcma  ,  la  prima,  che  leuovadiftaccarnon 
tn obbitiioni .  fi  poffano,  la  feconda,  che  le  trombe  non  pofTano accoftar- 
fi,  e  la  terza,  che  nel  tefiicolo  non  s'apra  il  foro  .  Le  an- 
deremo  ad  una  ad  una  difaminando,  apporteremo  altri  Au- 
tori, a' quali  le  flcffe  difficultà  fono  venute  in  mente,  e  fa- 
remo facilmente  vedere,  chzfenza,  che  i  fiumi  tornino  a' fon- 
ti: che  gli  fcogl]y  e  le  rupi  per  l' aria  pajfeggino,  fenza  abufar  fi 
frtmefaJell'  jf^^  pazienza  de'  Letterati ,  e  fenza  dare  fpirito  t  e  prudenza  a' 
"""'•         teflicolì  ,   debbe  tutto   il  detto  con  leggi  mecanichc  natural- 
mente feguire,  onde  potrà  il  riverito  Francefe,  o  preftar  fe- 
de all'Alcorano,  o  a  noi. 
Li  prMtf,  ut.      4"  Giudica  in  primo  luogo  ìmpojjibile  ,  che  le  pretefe  uova, 
va  nonfipejfo.  da'  teflicoU  ft  flacchino ,  ne  quali  fono  contenute  &c.  Così  anche 
tioflaccar  da  con  più  quictc  ;  ma  con , 'più  forza  il  Sig.  Mcry,  perteftimo- 
*'"""•        nio  del  Sig.  Fontanelle  {a)  Bifogna  (dice)  primieramente ,  per 
Coiìaneieiì  ifl<^bilir  quefla  Ipoteft ,  che  dentro  quel  luogo ,  che  chiamano  ovale, 
Sìg.Mry.     ci  fieno  delle  uova;  ma  non  vi  ft  trovano,  che  piccole  cellette  p:e- 
ne  di  liquore  .    Vn  poco  di  liquore  rinchiufo  dentro  una  cella   non 
Cofnelevefn.  P"^S'^^^'^'P^ff''^'P"'  un' UOVO ,  il  quale  dcve  cfferc  un  piccolo  cor- 
f bitte  non pof,  pò  feparato  da  ogn  altro,  e  che  abbia  particolarmente  un  invilup- 
fano  '/Ttrtuo-  pò,  che  a  Itii  folo  appartenga.  Egli  non  vede  alle  uova  pretefe  al- 
*"  '  cuna  membrana ,  che  loro  fia  propria,  e  quella  delle  loro  cellette 

è  talmente  infeparabile ,  che  non  v  è  ptmto  d' apparenza  >   che  , 

quan- 

'         t  a  )  Hiflorie  de  l'^cademie  Royale  &c.  1701.  pag.  a  me  49.  della 
riflatnpa  di  ^mflerdam  ère» 


Parte  Jl.Cap.WlII.  iSj 

quando  efcor,o,  la  poffano  diflaccare ,  per  veflirf:  con  quella.  \Jn  Co,}  penfa»n. 
altro  Francefe,  eh  e  iJ  Sig.  Verncy  iJ  vecchio  («)  ommol  '^'^^^j  ■^'&'"' 
M  contìdeiiza  fi  sfoga  conerà   var;  Anatomici  ,    che  fi  (oao  /i,]^J  '  *''" 
partiti  dalle  antiche  Dottrine  ,   intorno  la  generazione  dell' 
uomo,  Syfl  mati  inba:renies,   quod  iiidli  alio  fundamento  itnnxum 
efl,  qiiùm  tghorantix  ,  imponendt  defidcrio  ,    aia  p.tiùm  accurato 
]i4dicio.  Fra  le  altre  prove  porta  anch'elio   la  fuddetta  delle 
vcfciche,  che  non  fono  uova,  (b)  z  paragonando  le  Ovajc 
degli  uccelli  con  i  tciìicoli  delle  Donne,  ititeneditquippè  {co- 
sì  parla  )  inftgne  difcrimen  inter  avi;:m  Ov.iria  ,  ac  tefliculos  fa:-  P^'fgoifdM' 
mineos  :  mm  in  illis  Ovar-.is  unicuique  Ovo  fuus  caltx  affìgmtus  ^J'J^.  J^ 
cft  ,  cu]iis  folitis  ape  UH  adhtcret,  citm  globuli  y  aut  vefcicuU  in  ^uelU  delìt 
mulienbus  latentes  non  folum  tegumentum  obtineant  à  membrana  nonne, 
teflictilorum  f  fed  pneterea  unufquifque  globitlus  tunica  gaudeat 
pmninò  difjìmtli   ab  ovorum  calicibus  ,    cui  etiam  intimius  comun- 
giintur  ,  ac  fatis  arBè  ,    ut  inde  deducere  valeant  materiam  fibi 
congruam ,  &  immediatam  ex  arteriis  ,  <&  venis . 

5.  Ma  non  folo  è  nata  incapo  quella  fortiffima,  e  per  ve- 
ro dire,  ragionevoliffima  difficultà  a  que' celebri  Anatomici    q,,*^^,-^. 
della  Francia  ;  ma  anche  a'nortri  Italiani,  fra  quali  1' acuto,  ^^^'f^^j'f,^ 
ed  erudito  Signore  Sbaraglia  ha  fuperaco  per  avventura  tutti  i„mtrtttanch 
in  pcnfare  quanto  di  più  forte  può  abbattere  quefta  Senten- 0/  «"A"  sL 
za-  Non  tanto  nella  prima,  quanto  nt\\\  feconda Scepfi  {e)!."'"    ^'""''' 
porta  argomenti ,  a' quali  non  v'è  rifpofta  ,  che  levefcichet-^"*' 
te  accennate  uova  non  fieno,  facendo  vedere,  chenonoftan-      Argomenti 
te,  che  i  Vivipari  non  fieno  capaci,  d'aver  figliuoli,  hh3.n-forrijimi  dtl 
no  però  Tempre  ne' loro  terticoli .  Così  non  folo  nelle  Vacche -*''««<"■»  •s'*'»- 
vccchiffime,-  ma  nelle  Vitella  ,   nelle  Agnelle  ,   ed  in  alt"  3"' ,';J'Sl 
Animali  di  latte  puro  nutriti,  (  ed  altrove  dice  nelle  fanciul-^^,,  '^ova  I» 
le  ancora  appena  nate  )  fi  oirerva  una  quantità  delle  predcc-  ttfeUbitt» 
te  vefciche  d'un'infigne  grandezza  ,   nel  qual  tempo  fiamo  Hnfatictt , 
certiffimi,  che  all'opera  della  generazione  non  attendono. 
Di  pili  afierifce,  di  aver  quafi  Tempre  veduto  ne'tefticolidc' 
vivipari  (  quando  non  fieno  in  uno   fiato  morbofo  )  il  me- 
defimo  numero  di  vefcichette,  e  quafi  della  fielTa  grandezza, 
lo  che  negli  Ovipari  non  (i  ofi^erva ,  mentre  nella  fua  Ovaja 
ora  non  hanno  un  minimo  yefiigio  d'uova,  ora  molte,  ora 
poche.  Fa  pur  vedere,  co.iie  non  fi  può  dire,  che  nelle  Vi- 

Ll  tellc 

(  a  )  Zodiac.  Medico  Gallico  &c.  ^In.  1 680.  pag.  ame^J. 

(  b  )  Zodiac.  Med.  Gali.  ^n.  1 680.  p.ìg.  6z. 

(c)Dc  Ovipara  Cencraticne  pag.  z8j).  .'v.-c  -èi-'-i  "^^  ^  ■  1 


2  5  (J-     Delle  IJoiJii  delle  F emmine  Fi-'vipare . 

.ri'  '  telle  le  uova  allora  tutta  la  fua  perfezione  non  abbiano,  e  che 
fieno,  peracquiftarla  col  tempo,  e  perciò  fieno /^i/ttf ,  ova- 
li:, iraperocchc  limili  ancora  H  ritrovano  nelle  annofc  Vac- 
che .•  e  fé  ha  da  valere  l'analogia  con  gli  ovipari  ,  non  vi 
vuol  tanto  tempo,  per  arrivare  a  perfeziona rfi,  comecma- 
niferto  con  l' cfpericnza ,  cflcndo  nelle  Vitelle  della  figura  , 
iìto,  colore,  e  materia  quagliabile,  eh' e  nelle  Vacche. 

6.  Incalza  i'aigcmenco  ,   che  fé  valefle  l'analogia  prefa 
Altro  forti  dalle  Galline  (  a  )  facendo  quelle  non  folamente  le  uova  , 

trgeimnto  H,l  quando  ion  fecondate;  ma  anco  non  fecondate ,  dovrcbbono 
signmi  sta-  parimenti  le  Donne  ,  e  le  altre  femmine  vivipare  in  tutti  i 
''*("''  tempi  far  le  uova  fkde,  le  quali  non  facendo,  èfcgno,  che 

.>.       nefono  prive,  l^è  vale  la  rirpoHa,  a  fuo  giudizio ,  delKer- 
chringio,  e  porca  dire  ancor  del  Malpighi,  e  di  altri,  che 
tanto  le  maritate  ,    quanto   le  vergini  depongono  le  uova  « 
che  chiamano  fatue  y  cioc  non  fecondate;  ma  che  non  le  of- 
fervano  :  pofciacchè  fi  fa  beffe  di  quella  rifporta ,  parendo  a 
lui  imponìbile,  che,  o  le  Donne,  o  i  Medici  fovente  non  le 
_     ,     ^      oflervalTero  .  Aggiugne,  che  al  dire  degli  Ovarijìi,  le  trom- 
dl'non'fa^o'.^^  jion  s' accoflano  mai  all'Ovaja,  che  nel  tempo  della  con- 
ftino.  cezione,  onde  le  Vergini,  le  vecchie,  e  le  altre  femmine  vi- 

vipare, che  non  generano  ,   non  mai  le  uova  partorire  po- 
trebbono. 

7.  Appoggiato  alla  medefima  analogia  delle  Galline  ofTer- 
'^•fpi'-'à  i/f/y^  yjjj  fomma  diverficà  fra  il  Vitcllario ,  e  V  Ova]a  de  vivipa- 
dair Ovaia  "  (^^  imperocché  in  quello  le  uova  non  H  contengono  den- 
At'  Vivipari»  tro  una  borfa ,  fi  veggono  minori ,  maggiori  ,   malfime ,  in 

ammaffamento  regolato  congiunte,  e  cadauno  al  fuo  picciuo- 

^  Jo  appiccato;  ma  ne' vivipari  non  vie  aueft* ordine,  mentre 

■  le  fuppofle  uova  dentro  una  denfa  membrana  fi  rinchiudono, 

fono  validamente  per  ogni  parte  conneffe,  e  non  fi  vede  quel 

•fucceflìvo  accrefcimento  delle  vefcichecte,  come  appare  nelle 

vere  uova  delle  galline,  e  di  tutti  quanti  gli  ovipari. 

Altro  Argo,      g   Debita  in  oltre  ,   che  le  fuddetce  vefciche  fieno  uova  , 

metit».         perche,  per  quante  diligenze  ufate  col  Microfcopio  ,  e  fen- 

Tcro  nen  mai  z^n ,  non  ha  mai  potuto  fcoprire  dirimpetto  a  loro  bocchet- 

efervato  di.  ta  alcuua ,  o  foro,  0  foiTetta  ,  o  fciflura  ,  per  la  quale  ufcir 

fiwpetio   alle  pofiano ,  c  nò  meno  alcuna  cicatrice,  che  la  loroantcccden- 

vtfdibtiii,     jeufcita  dimoftri,.  dovendo  pur  quefia  reftare,  per  elTere  la 

mem- 


{^)lvi  pag.  191. 
{h)lvipag.  505. 


FarteRCap.XFJII.  zó/ 

membrana,  che  Je  circonda  di  tal  condizione,  detta volgar-  ■"■ 

mente  Spermatica,  che  una  fol  volta  aperta  ,   debba  anche  ,  jjotrM'fcnu 
quando  fi  chiude,  trattenere  il  fegno ,  com.-  un  carattere,,  e  pre  re/iarviìi 
ciò  tantoppiù  nel  noftro  cafo  oliervar  fi  dovrebbe  ,  quan-  fis»' . 
toppiù  la  grandezza  dd  corpo  ufcente  fi  pondera,  chedicO' 
no,  eguagliare  alle  volte  un  pifello  maggiore. 

p.  Conferma  il  dubbio  col  folito  cfemplo  delle  Ovaje  del- 
le Galline,  e  dì  tutti  gli  uccelli,  che  aperte  ,  e  libere  fono  ^'"M^dullU 
per  lo  pallaggio  dell'uovo  al  fuo  termine  ,   dovendo  nella  ton  reffmp'io 
medefima  ,  o  fimile  maniera  le  Ovaje  de' Vivipari  avere  un'  Ml'ovaja 
ampia,  e  regia  via,  per  la  quale  l'uovo  nell'ovidutto  paf-  '''g'''*ccM. 
fa(Te;  ma  querta  ancor  Ci  defidera,  e  fi  cerca,  e  diverfamen- 
te  i  Dottori  {i  affannano  ,  e  fi  tormentano  ,   per  ifciogliere 
quefla  diflìcultà  :  e  i e  (  dice  )  folle  conforme  alla  verità  la  o.,,v^„  f< 
Dottrina  dell' Elsholzio,  che  l'efclufione  dell'uovo  fiiicz^^  fadcì'l'Ehbol-' 
quafi  per  via  <ì' ab f ceffo  ,  o  che  la  membrana  dell'Ovaia  per  ^>#. 
mezzo  quafi  d'una  fpezie  di  apoflema  s'aprilìc  :  in  quello  el- 
fo quali  tutta  la  membrana  di  cicatrici  temperata  farebbe  . 
Continuamente  pure  nelle  membrane  de'teflicoli  ^Ipofleme  ii 
produrebbono,  e  più  frequentemente,  fé  col  Kcrchringio  ii 
ammettcfle ,  che  le  uova  vengono  efclufc  ,   non   tanto  dalle 
Vergini,  quanto  dalle  Maritate  ,    dal  che  gravi  fintomi  ne    ^ 

c°LL^  1/-1-  11  ■        ^        e  ■  Gravi  Sintc- 

fcguirebbono ,  per  la  foiuzione  del  continuo  ,  fatta  m  una  mi  ifgairtbbi».- 
parte  molto  fenfitiva,  come  è  la  membrana  ,  che  le  circon-  ne, 
da,  e  velie  :  anzi  con  pericolo  di  morte  ,  per  l'infiarama- 
gione,  convulfioni,  ed  altri  funertiflìmi  accidenti ,  chefem- 
pre  il  fedo  imbelle  accompagnerebbono  ,  o  folle  nel  tempo 
della  concezione  ,  o  quando  fono  dalla  libidine  (limolate  . 
Eppure  l'efperienza  infegna  J'oppofio;  e  fé  alcune,  quando 
concepifcono ,  dalla  naufea  ,  dal  vomito,  e  da  altri  torraen- 
tofiaccidenti  vengono  travagliate  ,  altre  un' ottima  fanicà  go- 
dono, lo  che  accader  non  dovrebbe,  concioflìachò  femprefi 
fcicglierebbc  un  continuo  molto  fenfitivo,  e  tutte  dovrebbe- 
no  a' detti  Sintomi  edere  immancabilmente  fottoporte. 

IO.  Vi  farebbe  ancora  pericolo,  come  di  nuovo  fofpetta ,^'"''>"'''';''.v 
che  alcune  gocce  di  fangue  ,  odi  linfa  colà  reftafsero  fuo- -C'f ^*'"",''''' 
rade  vafi,  e  generafscro  la  marcia,  la  quale  appoco  appoco  „,,p,,/-„^,,„, 
la  parte  corromperebbe  ,  dal  qual  pericolo  efscre  la  ì^Mur 3.  dilì'  uovo . 
aliena,  quando  opera  naturalmente,  niunov'è,  che  indub- 
bio lo  ponga.  Se  adunque  l'efclufione  dell'uovo  dall' Ovaja 
è  naturale,  dcbbe  avere  una  via  naturale,  non  occulta,  non 
morboili,; altrimenti. la  Natura,  di  fé  fiefsa non  ricordevole, 
LI    X.  £uor 


16  8     Delle  Z/o<^ a  delle  Femmine  Vi'-vipare . 
Siò  figuìreUi  fuora  delle  regole ,  a  fé  confiietc ,  e  ficure  opcraiebbe  ,  che 
(ontra  it bue-  jj^.^      j^  f^  dcbbe  giammai,  e  né  meno  concepire  ,  effendo  It 

ut  regelt  dilla  „  .    ,        ,  *?  r  nr  i 

Natufd .  ^''^"  Madre  dotta  fer,x.a  Dottore  ,  e  ra  tutte  quelle  cole  ,  che 
più  convengono,  e  fono  neccf^arie,  conforme  Ippocrate  nel 
Libro  dell'Alimento  efprefse,  T^aturas  omnium  fine  DuBore ,  e 
nel  6.  degli  Epidemj  i^atura:  morbonm  medicatrices  ;  invenit 
Tiatnra  ipfa  fibi  ipfi  a^grefjioììes  ,  non  ex  premeditato  &c.  non 
edoda  J{.ìtitra,  &  nullo  Mugifìro  afa  ea,  quibus  opus  efl ,  facit. 
Ve  di  bifogno  di  un  pafìaggio  libero,  aperto,  ecofpicuo, 
per  trafportare  le  uova,  il  quale  avrebbe  certamente  fatto, 
come  fé  flato  infegnato  le  folìc  :  laonde,  conchiudc,  fé  gli 
ftrumenti,  o  le  parti  accomodate  mancano  ,  quali  l'ufo  ri- 
cerca, e  il  fuppofto  fine  della  Natura,  potrà  con  ognigiu- 
ftizia  rivocarfi  in  dubbio,  tuttocche  nell'ipotefi  nuova  del- 
la generazione  vivipara  fenza  timore  alcuno  ferivano  al  con- 
trario i  Ncoterici. 

II.  Sarebbe  di  più  (  cosi  di  nuovo  penfa  )  rimproveratai 
Altra iifficulA^  Natura  per  diffcctofa ,  fé  l'uovo,  che  debbe  avere  un  fa- 
tà  dillo  sba.  gjig  moto,  non  fi  pote/Tc  movere  dentro  rOvaja,  edarriva- 
ragha  centro        all'accennata  bocca,  per  ufcire.  Ciò  crede  chiaro,  fedi- 

It uova  dt  Vi-     .  ,     r  -,    f         111  1      j •   1  r 

tifati,  ligentemente  s  ofserva  il  fito  delle  uova,  e  la  di  lor  connef- 
fione,  con  i  corpi  lìbrofi  ,  che  l'Ovaja  compongono  :  im- 
perciocché fono  collocate  le  fuppoHc  uova  in  ogni  parte  dell' 
Ovaja ,  e  fono  cosi  da  ogni  banda  connefse  ,  eccettuata  una 
Come  dalla  moderata  porzione,  che  tocca  la  fuperficie  membranofa  eoa 
fuamrcbia  •  p^^jg^ji  corpi,  che  in  niuna  maniera  pofsonodal  fuonido, 
tp/rMst"""  °  alveolo  efsere  diflurbate.  Vuole  però  ,  che  fi  fupponga  , 
che  nel  tempo  della  concezione  fi  difpongano  al  moto  ,  e 
nelloftefso tempo  fi  ammetta,  che  un'uovo,  nell' altra eftre- 
mità  porto,  fia  quello,  che  rcnduto  fecondo,  o  in  altra  ma- 
niera compiuto  ,  debba  efsere  il  principio  del  futuro  feto  , 
mediante  la  efclufione  di  lui,  e  il  moto  nella  tromba,  d' in- 
di nell'utero.  O  che  quefio  uovo  pafserà  direttamente  l'in- 
voglio membranofo,  o  farà,  conforme  il  Graaf ,  cacciateli 
forame  fatto  nel  mezzo  :  fé  deve  fcguire  il  primo  ,  quanti 
fono  i  fili  delle  uova  nella  fuperficie,  tante  bacche  s'apriran- 
no, per  concedere  il  pafsaggio  alle  dette  uova;  lo  che  quan- 
to fia  improbabile,  tutti  lo  conofcono,  e  le  apportate  ragio- 
ni patentemente  lo  dichiarano .  Se  deve  poi  feguirc  il  fecon- 
do, fervono  d' ofiacolo  le  altre  uova  polle  frammezzo,  chs 
fortemente  legate  non  pofl'ono  cedere  ,  né  permettere  il  paf- 
faggio  all'uovo  fecondo,  e  difpofto  ;  conciofliecofachè oda 

in 


'  ir.uov! 


Parte  II.  Cap.XFJII.  t69 

in  maniera  il  corpo  fìbrofo  infrappofto  ,  che  aramefla  anco 
la  difpofizione  dell'uovo,  movere  non  fi  potrebbe  ,  ed  arri-  ^'"'=-'' 
vare  alla  boccuccia  p:r  ufcire.  Fa  gran  forza  j  e  con  ragio-  ."f'J^:,,"'" 
re,  qucftodotciflìmo  Uomo,  nel  farconofcere ,  che  le  men- 
zionate ve(cichecte  non  /ieno  uova,  fondato  nelle  accennate 
difficulta,  che  chiama  nodi,  per  Acrità  ,  ftretti/fimi  ,  dagli 
Autori  della  contraria  fentenza  non  ancora  difciolti  .  Con- 
chiude adunque  ,   che  folo  quelli  ,    che  non  hanno  pratica    _, .,      .. 

Ili  •  ■        I  •  ^  r,  •  „-  ■  ■  d'I  e  pr  atxt 

della  mmuta  anatomia  di  queflc  parti,  poflono immaginare,  dtllaNoumia 
che  le  fuppofte  uova ,  le  quali  fono  nel  mezzo ,  onell'eflre-  dtTeflicoU 
miti,  pollano  fecondarfi,  ed  ufcire;  ma  al  contrario  quelli, /«"""■"■/'>'''» 
che  fottopongono  a  un  diligente  efame  la  Storia,  la  fabbri-  P"^ ^'""'i""' 

\  r-    \.  i.n-i-  r  1-  ''»  fecondarlo. 

ca,  e  le  vefcichette  de  teflicoli,  tutte  fempre  eguali  ,  e  cosi  „,  „}  r  uf^ua 
ftrettamciite  avviticchiate,  e  connefle,  non  poliono  aderire  a  d:hvt(eìcbit. 
quelli  pcnlìeri.  te. 

II.  Segue  a  dar  nerbo  alla  propofla  difficulta  della fortif-  . 

fima  conneffione,  e  legame  indillolubile  delle  vcfciche  .   Fi-  ^^"fZ'ìf!. 
di,  fono  fue  parole,  &  f<epenumero obferv3vi  zieficulam  à  prò-  lÙMi ddUvi- 
ximo  carpare  ita  colligari ,  ut  ex  omni  pai  te  fu  vinculis  ,    &  fu-  fcUh. 
niculis  rcddita  imniobilis  :  vidi  amplius  in  aprico  "ueficulas  prX' 
di[ias ,  non  minus  ac  vitcUos  in  vitellario ,  copia  fanguineornm  va- 
forum  ditari ,  qua:  fibi  tribuit  Swammerdamiiis ,  &  figura  demon- 
flravit .  Preiuppofle  tutte  quelle  cofe,  d'Anatomico  fatto  cer- 
tiflìine,  acciocché  le  uova  fcnza  danno  dell'Animale  fi  fepa- 
rino,  i  vafi  fanguigni  feccar  fi  debbono,  e  tabefarft ,  lo  che 
pure  alle  funicelle,  e  alle  fibre  debbe  accadere,  acciocché  le 
vefcichetterefiino  libere,  e  d'ogni  conneffione  prive.  Riflet- 
te, eh' è  molco  probabile,  che  ne  l'uno  né  l'altro  nel  tem- 
po della  concezione  accada,  e  pure  l'uno,  e  l'altro  accade- 
re  dovrebbe,  fé  folfe  uovo  la  vcfcicherta.  E  in  primo  luogo    ^!'J„'      ' 
penfa  cfler  certo,  che  i  vafi  fanguigni  ,   alle  parti  della  gè-     '■' 
Aerazione  tendenti,  nel  tempo,  che  quefla  e  vicina  ,   nota- 
bilmente fi  gonfino,  come  i\  vede  nell'utero,  lecuifperraa- 
tiche  propaggini  lo  fteflo  principio  conofcono ,  che  quelle , 
che  a'tefticoli  ,   e  dipoi  alle  vefcichettc  fono  dalla  Natura 
concede ,  e  fé  quelle  molto  fi  gonfiano ,  e  crefcono  ,  anche 
quelle  a  proporzione  debbono  fare  lo  fteflb  ,  o  almeno  non 
cancellarfi,  come  necell'ario  farebbe  ,  fc  la  vescichetta  fcpa- 
rar  fi  dovelfe,  altrimenti  fi  fpargerebbeilfangue,  una  mode- 
rata quantità  del  quale  ballerebbe,  per  apportare  la  morte. 
In  fecondo  luogo  quafi  con  unanime  acconfentimento  voglio-  sicond»  i/tt' 
no  i  Fautori  della  contraria  fentenza,  che  i  corpi  fibrofi ere-  taiiom, 

fcano. 


l'yo   Delle  ZJo'-va  delle  Femmine  Fì'-vipare. 

fcano,  quindi  l'uovo  dall'Ovaia  lì  liberi,  inquanto,  per  ri' 
di  loro  accrefcimento  ,  dal  fuo  alveolo  appoco  appoco  lo- 
fpremano  ,  lo  fpingano,  lo  fcaccino,  finatcamochè  efca  per. 
lo  proprio ,  e  proporzionato  forame . 

13.  Ora  da  quella  Dottrina  cava  l' ingegnofo  Sbaraglia  ,. 
ciè  tbeJJu.^^^  fi  fpieghi  bene  un  circolar  fpignimento  della  vefcichet- 
taìt  fuddttto.tz;  ma  non  lo  flaccamento  della  medefìma dall' Ovaja  :  im- 
jjittrt.  perocché,  quando  il  corpo  fibrofo  crefce ,  occupa  uno  fpa- 
].  zio  maggiore  i  dall' occupare  uno  fpazio  maggiore,  più  vie- 

ne compresa  la  vefcichecta  ,  e  da  quefta  maggior  compref-. 
fione  non  fi  feccano  le  fibre,  ej'n  confcguence  non  fi  levala 
connefllone  del  corpo  fibrofo  con  la  vefcichc:ta  :  lo  che  vuo- 
le ,  che  chiaramente  fi  vegga,  fé  fi  avvertifca  ,  farfilacom- 
Popaiadi.  pi'cflìone  nella  vefcichetta ,  non  nel  corpo  fibrofo,  che  ere- 
firiiione  ti^'  fcc,  mentre  il  di  lui  alimento  impedito  non  viene  ,   di  ma- 
tbt  debba  ftl  nierachè  le  fibre  feccar  fi  debbano  ,   e  porfi  in  libertà  l'an- 
guiri.  jjeflb  corpo,  conciofliachè  non  può  darfi  ,   che  crcfca  la  fi- 

bra, e  la  vefcica  fi  difgiunga  ;  ma  debbe  leguitare  1'  oppo-. 
fto .  Con  quefte,  ed  altre  ragioni  fcgue  a  provare  con  gran 
forza  l'impoflìbilità,  che  le  vefcichecte  fiaccar  fi  poffano  dall' 
Ovaja  e  chiamata  da  lui  Vefcicaja,  )  ed  ufcire  di  quella. 
14  Palìaaconfiderarelc  vefciche,  che  vogliono  altri  fepa- 
Ciì'<-if|W;.  rate,  ed  anche  qiiefla  oppinione  con  argomenti    fortifljmi 
tbidfllevefci.  impugna,  che,  per  non  efsere  troppo  lungo,  etediofo,  pof- 
(bi trovate ft-  fono  apprefso  l'eruditiffimo  Autore  vederfi.  Ne  vale,  con- 
faratt.  chiude  l' oficrvazione  del  Swammerdamio  nelle  Annotazioni 

al  Prodromo ,  cioè  d' aver  egli  -vedute  nozia  gualche  vAta  neW 
Ovaia,  aif.itto  Ubere  d.i  ogni  legame ,  del  qiial  genere  uno  appreso  di 
oftrvaxione  fé  Conteneva  l' autore ,  ma  meno  rifondo  .{a)  Rifponde   a  quefta 
iti  svvam.   cofadi  fatto  con  femprelaudevole  modefiia  ,  che  non  ardirebbe 
merdamie.      giammai  negare  ,  come  finto ,  quefto cafo  tutto  fingolare,  poi- 
ché il  candore,  d'ingenuità  dello  Scrittore  ciò  perfuadernon 
gli  pofsono:  per  altro,  fé  è  lecito  opporre  ofbcrvazione   ad 
ofservazionc,  fcrivc,  potere  rcligiolamente  attediare,  d'aver 
egli  tanti  tefiicoli   in  diverfi  tempi,  e  in  diverfi  animali  ta- 
gliati, e  non  avere  unafimile  rarità  ritrovata  giammai .  Sa  , 
ì(j/lèffl«n',  fa.  che  molti  fono  piuttofto  degni  di  compaffionc,  che  di  mara- 
vtidttlo  sba'  viglia,  altri  fono  fommamente  fortunati,  ed  altri. 
''>&'>'  •  Sunt  viles  pulU  nati  infelicibus  ovis , 

ma 

(^)  ^nchc  d  M ilpighi  y  e  il  Littre  .  Fedi  qui  Cap.9.  num.  l^.Cap. 
IO.  num-  1.  e  Cap.  11.  in  varj  luoghi.. 


PdrteJJ.Cap.XFW.  171 

ina  fa  ancora,  che,  la  Natura  è  a  tutti  aperta,  e  fé  lo  ftà-  Legata  dtli' 
to  morbofo  non  abbia  moflrato  l'uovo  libero  al  Swammerda-  *'/'•"■'» /"'p^'«- 
mio,  moftra  al  contrario  a  tutti  io  flato  fano  l'uovo  legato:''""''""'"  "■'''■ 
e  con  cefsa  anco  l' ofservazione  ,  clie  per  la  rarità  non  ha  i\xz-VeJi  ^u}  cap. 
ta  la  forza  dell' Arte,  fé  cafoda  quefta  alcuna  obbiezione  in- n.  Por»,  i. 
debolita  venifse,  altre  molte  apportate  ,  e  da  apportarfi  re- 
flano  nel  fuo  vigore  come  pretende,  che  fia  palefe  a  chi  Co- 
pta vorrà  farvi  parola.  Nelle  Fefcicaje  (  cosi  chiama  leOvaje  ) 
jnoflratrovarfi  frequentemente  rarità,  e  fuora  dell'  orbine  del- ^^''^^^y"^'^f' 
la  Natura,  come  fanno  tutti  coloro  ,  che  attendono  ali:  No- ^,^,/^/,-  j^n, 
toraiche  feparazioni ,  imperocché  alle  voice  non  ha  in  quelle  Donai. 
ritrovata  vefcica  alcuna,  ma  folamenteun  corpo  duro  tarta- 
rizzato:  altre  volte  in  luogo  del  tcflicolo  una  fola  vefcica  ,  ^"''  ''"^  '^'f- 
fuperante  la  grandezza  naturai  del  teflicolofenza  alcun  cor- ^^J^^j"^'^] 
pofibrofo,  dalla  quale  oflervazione  fu  molfo  un  dubbio  ,  Ce  g  fig  Part.%. 
la  Natura  fi  fervide  della  medefima  grande  vefcica  nella  ma- 
niera ,  che  di  più  naturalmente  fi  ferve  ,  e  fenza   alcuna  de-  pf^^,;^;^,,^/ 
terminazione  h  può  cercare  ,   dove  vada  tutta   la  linfa  del-  tt/ìkoU  deiu 
le  uova,  quando  altre  ,  dieci  volte  minori  ,   Ci  offervano  .  Vonnt  marbc/i: 
Qualche  fiata  apparifcono  le  vefcichette  d'  un  umore  feten- 
te piene,  e  quello  fenomeno  psnfa  ,  che  più  frequentemente 
cffervarfi  dovrebbe,  fé  folTero  uova,  elTendo  qusfte  inftitui- 
te,  acciocché  dall' ovaja  ,  0  feconde,  o  non  feconde  vengano 
efclufe  ,  dopoché  alla  loro  determinata  grandezza  fono  arri- 
vate, altrimenti  fi  imputridifcono  .  Siccome  adunque,  con-    concbixfio'ie 
chiude,  fimili  rarità  s'offervano,  non  farà  improbabile,  che  ^^//^  i^ifpo/ìa 
ancora  qualche  volta  in  uno  flato  fuora  dell'ordine  natura-  al swammir. 
le  le  vefcichette  nella  fua  vfcica\a.  libere  fi  ritrovino.  dami». 

15.  Ecco,  mio  Signore,  quanto  intorno  le  vefcichette  lin- 
fatiche hanno  faviamentc  fofpcttato  quattro  uomini  grandi, 
il  Sig.  Lamy,  ilÉSig.  Mcry  ,  il  Sig.  Verney  il  vecchio  ,  ed  s>utttrouomì. 
il  noflro  Signore  Sbaraglia,  pcrtralafciaro  tanti  altri  di  prima  ^^ranii  ban. 
fama,  che  hanno  negata  la  fentenza  delle  uova  de' vivipari ,  ,oiiufl*mtntt 
folo perchè  hanno  molto  bene  veduto,  che  quelle  vefcichet-  dimoftratoyih* 
te  uova  non  fono,  laonde,  fé  non  avcflimo  altre  ofiervazio-  ''  vt(.tcbitti 
ni,  ed  altri  mezzi,  per  provar,  che  ci  fono  ,  e  che  la  Ceti-  "'"J^^.*  "" 
tenza  delle  uova  è  la  più  certa,  e  la  più  confacentc  alle  leg- 
gi della  natura,  farcboe  difperata  la  noflra  cnufa  ,  bifogne- 
rebbc  darfi   per  vinti  ,   e  iafciare  a'generofi  Avverfarj  tutta 
la  gloria   del  loro  trionfo .  Non  fi  può  rifpondcre  alle  loro  ^e^fipuò  ri(. 
vere,  \erifllme  ,  arciveriflìme  ofiervazioni ,  efperienze,  e  ri-  ponder,  «//,/#- 
fleffioni ,  non  pofiono  le  vefcichette  linfatiche  ftaccarfi  dalle  '"  oii.VfW. 

loro 


1  yx     Delle  XJo'^d  delle  Femmine  l^hcifart . 

loro  nicchie,  fono  troppo  bene  incartrate,  e  legate  da'vafi  cf 
ogni  forta,  dalle  fibre,  dalle  membran:,  hanno  un" ufo  di- 
vcrfo,  un'apparenza  divcrfa,  e  tjuaniunque  fervano  all' uovo, 
^'•^  ^j"^''}  con  tuttcciò  non  fono  le  vere  uova  .  Supplico  V.  S-lllu(ìrirs. 
'Mail'h  fJoii  ^  rivoltare  l'occhio  indietro,  ed  a  rileggere,  quanto  fcritrc 
iJ rofre Àùta.  il  Sig.  Malpighi ,  da  me  riferito,  e  poito  lii  chiaro  nel  Ca- 
re, pitelo  fecondi»,  e  fegnatnmcnte  al  nuni.  14.,  e  a  quanto  pu- 
re io  pcnfai  nel  Capitolo  nono  (a)  e  nei   Capitolo  decimo 
terzo,  ed  altrove,  nc'quali  luoghi  tutti  ,  fenza  fare  alcuna 
violenza  allo  fpirito,  facilmente  potrà  comprendere,  non  ef- 
fere  uova  le  cotanto  famof e  -vefcichette ,  firigandofi  folamente  1' 
Vcva  negli  UOVO  a  fuo  tcmpo  nel  follicolo,  cflendo  negli  animali  vivipa- 
jìaimaii  vivi,  ri  COSÌ  gclofamcnte  cuftodito  dalla  Natura,  che  non  lo  lafcia 
pari  non  è  iciì  cedere  per  ordinario,  fé  non  nella  Tromba  Falloppiana,  o 
fibìl^bel'cbìvi  "^^'^  Matrice,  eradiffimc  volte  con  gran  fatica,  e  forfè for- 
fia.^            fé  mai  (  fé  non  accada  qualche  accidente) nel  follicolo,  ofe- 
no  della  materia  gialla  ,  e  glandulofa  ,    come  nel  Capitolo 
decimo  terzo  efponemmo. 

ló.  Concediamo  dunque  d'accordo  al  Sig- Lan-y  ,   al  Sig. 
Mery  ,alSig.  Verney  il  vecchio,  al  Signore  Sbaraglia,  ed  a 
cottcìàt  il  no.  quanti  fi  fono  affaticati  in  quello  fatto  ,   che  le  yefctchette 
flro  Autere^ibi  linfatiche  non  fieno  uova ,  che  poffar.o  piuttoflo  ,  come  diceva  il  pri- 
It   ve/.:  bittf  jfjQ  j rimontare i  fìuni  alle  loro  forbenti,  0  gli  fcogl^  levarfi in  aria 
ùm"  '  ""'  c^^^f^f'^^^lff  "'te  flaccarftfUfcir  dell' ova^a,  e  difcendere  per  la  trom- 
ba nell'utero.  Tutto  è  flato  dimollrato  vero  da  loro,  dal  Mal- 
pighi, e  forfè  da  Noi,  ma  che  per  quello  il  Siflema  delle' 
uova  fia  falfo ,  che  non  vi  fieno  le  uo  va  ,  o  un  non  so  che  di 
analogo,  e  che  tutto  il  lavoro  della  generazione  non  fi  fac- 
.  eia  neir  Ovaja ,  francamente  fi  nega  .  Combattono  valorofa- 
periiUifllma  mente  quelli  Valentuomini  contra  il  Graaf,  e  contra  tutti 
de!U   uova   )  quelli,  chc  hanno  finora  creduto,  e  che  credono,  eflereuo- 
faifOffgUA.  va  le  vefcichecte,  non  contra  il  Malpighi,  nò  contra  di  noi. 
*"'y^v  ''"'-  Tante  belle  fatiche  fono  ftate  fparfe  in  vano,  tanti  fortiffi- 
'^ueflZoìMtl  ™'  *^°^P'  »  <'^^  fifchiavano  per  l'aria  non  hanno  ferito,  chc 
fighi, eccint.  le  vefciche ,  anzi  hanno  ccmbattuio  per  noi;  (la  per  noi  la 
■ftro  Aut»rt .     Vittoria,  e  in  quello  unendo  mano  a  mano,  ed  armi  adar- 
mi ci  rendiamo  invincibili  contro  chi  volelle  ulteriore  batta- 
glia. Qiiali  poi  fieno  le  uova  ,  come  fi  fiacchino  ,  f\  mani- 
feftino,  e  derivino  ali' utero,  ne  abbiamo  abbaflanza  parlato 
nel  Capitolo  nono,  nel  decimo  terzo,  e  in  altri  luoghi .  Ma 

rif. 

(  a  ^  Cap.  <?.  num.  8. 9.  &c.  Cap.  i  J.  ed  altrove . 


Pmell.Cap.xni.  173 

fìfpondiarao  con  ordine  alle  altre  antecedenti  Obbiezioni . 

17.  Che  vi  fiaun  grande  fvario  apparentemente  fra  l'Ova-  ì(iipofla  alh 
ja  degli  uccelli,  e  i  teflicoli  delle  donne,  come  pretende  far  altri  ebbiixi». 
conofcere  il  Vecchio  Sig.  Verney{<j)  non  può  negarfi,  ma  ,  »'. 

(e  penetriamo  il  midollo,  e  ponderiamo  tutto  l'ordine  de' fe- 
nomeni, che  nel  teflicolo  femminile  apparifcono,  quando  fe- 
gue  l'opera  della  generazione,  non  troveremo  la  cofa,  coni' 
egli  crede.  Non  bilbgna,  che  confideri  Je  vefcichette per  uo- 
va, come  detto  abbiamo,  né  che  in  ogni  tempo  guardi  l'O-  §^<"'doy  tct. 
vaja,  ma  folaracnte,  quando  la  materia  gialla  ,  o  il  corpo  ">'  l'  o^vf 

111,-/-  ■  e  n.  I  '  >     -1    /^    1-  r  ■       1'  <>''''    ftmmtne 

glanduloio  fi  manifelta,ch  e  il  Calice,  che  contieni  uovo  .  ^i^ipaufia  f. 
Allora  vedrà,  come  quefto  fpunta  in  fuora,  alla  foggia  del  miU  a  quelli 
Calice  contenente  l'uovo  nell'ovaia  degli  uccelli,  vedrà,  che  dfgli  ovipari, 
l'involvente  membrana  dirimpetto  almedefimo  s'apre,  vedrà 
la  fua  cavità,  vedrà  un'organo  mirabile,  manifellatofi  fo- 
lamente  per  quella  tale  funzione,  e  finalmente    vedrà  l'uo- 
vo ,  fé  non  là  dentro  ,  o  ufcente  ,  (  eh'  è  molto  difficile  ) 
almenoufcito  dal  calice  dentro  la  tromba  ,  o  dentro  la  ma-    l'uovo  vero 
irice  .  Ne  lono  ,   né  debbono  ,  né  poffono  clTere  in  tutto  j»»' /' ?«"•»- 
fimili  le  Ovaie  degli  Ovipari  con  quelle  de'  Vivipari  ,    im-  ''°^"'^''' 
perocché  le  uova  de"  primi  contengono  non  folo  il  germe , 
cioè  il  pollo  involto  in  anguftiflìmo  fpazio,  armito  con  le 
fue  raembranette ,  ma  contengono  ,  e  contener  debbono  tut- 
to il  nutrimento,  che  ha  da  fervine  fino  alla  perfezione  del 
pollo,  e  in  confeguente  tutti  gli  ordigni  per  la  preparazione, 
feitrazione ,  e  circohzion  del  raedcfimo.  Cioè  tutto  quel  fu- 
go nutritivo,  che  di  giorno  in  giorno,  odi  momento  in  mo- 
mento afforbe,  dirò  cosi,  mediante  i  fuoi  organi  dall'utero 
della  iMadreil  feto,  tutte  quelle  preparazioni,  che  fi  fanno  nel-  H.''gi<"f' ■<>**' , 
la  Placenta, e  nelle  altre  parti  fuora  del  feto,  tutto  dcbbe  ef- P^.'^^^J./^'J* 
fere,  e  tutto  debbe  farfi  dentro  la  corteccia  dell'uovo,  onde  ^^^^^''J','^'^ 
ecco  la  ragione,  per  cui  le  uova  de' volatili  apparifcono  cosi  grandi,!  quel. 
grandi  fino  nell'Ovaja,  e  come  in  certo  modo  un'  altr'ordi-  li  de'  vivipari 
ne  di  preparazione  in  quelle  fi  vede.  (nìpicctìi. 

18.  Con  ammirabile  ingegno  ha  fentito  incalzare  quefto 
argomento  l'accutiffimo  Signore  Sbaragliaci)  mofirando  la 
palpabiliflìma   differenza  ,   ch'etra  l'ovaja  degli  uccelli  ,  e 

Jiuella  delle  Donne ,  e  de'  quadrupedi ,  e  in  confcguenza  ef- 
cr  falfo  quefto  Sifleraa  .  Concediamo ,  efiere  veriffimo ,  che 

Mm  tan- 

(  a  )  J^um.  4-  '»  queflo  Capitola . 

(  b  )  'Hum.  5.  in  quefìo  Cap.  > 


1 74  -^^/^^  'Vo<~JA delle  Ftthmìne ^fripart . 
Dij^/r,„^tti,i_  tanto  le  gio/anccce  ,  anzi  le  appena  nate  ,  quanto  le  dccre- 
F-  V'ii  If  P"^'  ^  ^^  inabili  alla  generazione  moflranole  vefcichettelin- 
»»/W«/;  fatiche  ne' loro  tefticoli,  ma  non  efkndo  quefte  uova,  fcocca 
ovipari d'orjt  il  Tuo  dardo  in  vano,  e  l'aria  fola  fcrifce.  Trovi  nelle  une 
»"/<■«.  o  nelle  altre   i  maturi  follicoli,  ne'  quali  le  vere  uova  rin- 

chiudere fi  debbono,  ed  avrà  vinto  il  dotto  Sbaraglia .  Non 
fi  raanifeflano  quefli  follicoli,  o  corpi  gialli,  fc  non  col  tem- 
po, e  feguono  a  farfi  vedere,  finche  dura  l'età  feconda,  ter- 
minata la  quale,  arrivando  con  la  fredda  vecchiaia  la  fierilità, 
pili  non  apparifcono,  reftandovi  fovente  folo  marche  lìcure. 
Analogìa dfgli  ch.t  già  vì  furono .  Sono  le  Ovaje,  e  le  vefciche  linfatiche 
''^''f' """^'^^  delle  femmine  ,  cornei   tefticoli,  e  le  vefciche  feminali  de' 
lì"  quTndo'fl  n^^fchi .  Con  tuttocchè  ne'  fanciulli,  e  negli  appena  nati  d' 
nòinabiìi  «//J  alcun' ufo  Hcn  fieno,  nulla  però  di  meno  fi  veggono  ,  come 
Gtntraxitni,   refiano  ne' vecchi  inabili,  e  ne' decrepiti ,  quantunque  al  gran 
lavoro  impotenti.  In  quelli  debbono  fabbricare  col  tempo  il 
feme,  e  in  quefti  l'hanno  fabbricato.  Debbe  finalmente  ap- 
parire il  feme  perfetto  nel  tempo  folo  della  pubertà  ne'matV 
chi,  come  nsl  tempo  folo  della  pubertà  delle  femmine  debbe 
apparire  perfetto  il  follicolo,  o  il  Calice  con  dentro  occulta- 
to l'uovo.  Ne'  decrepiti  refia  la  fabbrica  logora  ,  e  confu- 
mata con   qualche  fierile  reliquia  d' acquofo  feme,  che   fo- 
no  infaufte  memorie  della  bell'opera,  e  così  nelle  vecchie re- 
fla  r  ovaia  aggrinzata,  e  vizza  con  alcune  reliquie  di  linfa 
infipida,  e  miferabile,  che  fen'c  folo  di  memoria  funefta  del- 
le pafTatc  delizie  • 
oftr.  falfé      ip.  Né  può  dire  il  Signore  Sbaraglia  con  verità  ( a) i/'ùffr 
dtlh  Start,    z'cdoto  ììc' tefticoli  de' vivipari  quafi  fempre  il  mede  fimo  mimerò  di 
*'*•  vefcichene ,  e  quafi  della  fielfa  grandezza,  poCcizcchty  come  ha 

fentito  nelle  olTervazioni  del  fopprallegato  Malpighi(/;)  nel- 
le mie,  e  in  quelle  di  tanti  altri,  nel  tempo  ,  che  crefce  il 
materia  glandulofa ,  e  che  la  fua  cavità  di  linfa  fi  riempie  , 
quafi  tutte  le  vefciche  fi  votano ,  e  molto  poche  allora  fenc 
fcorgono,  lo  che  lo  fleffo  Signore  Sbaraglia  fenza  avveder- 
fene  confeffa  (e)  defcrivendo  7' 07;aJ4  d'una  fiacca  con  un  corpo 
Ccnttaddixio-  giallo  COSI  gravde ,  che  quafi  tutta  quanta  /'  occupava  .  Che  poi 
",':i'"'.^t'"''  "<^^^c  Vitelle  fieno  numcrcfe  le  vefciche  ,  come  nelle  annofc 
vacche,  ciò  potrebbe  anche  concederfi,  (lo  che  però  genc- 

ral- 


mgan. 


(ai  •>(«»?.  r»;  queftoCtpitoh. 

(b;  Cap.  z.mitn.  15.  e  Cap.^.  in  var}  lutgìn. 

(  e  )  Cap.  8.  num.  10 


Parte  llCap.XVIIJ.  175 

ràlmente  non  è  vero  }  non  effeado ,  come  abbiamo  accennato  o-jf^'i"  oei. 
di  fopra,  nelle  vacche  vecchie,  che  infelici  reliquie  degli  or-''  '^^•^''  '^'"' 
gani  giovanili,  ma  piene  d'un  fiero  fcipico,  e  ignobile,  co-  /Ju giovani". 
me  anche  nelle  vefcichecte  ferainaJi  degl'impotenti  vecchi  un 
feraefciocco,  e  acquofo  s'oflerva.  Ma  cereamente  non  fo- 
no poi  cosi  frefche,  cosi  lucide,  cosi   turgide,  e  rugiadofc, 
come  nelle  giovani ,  ma  grinze ,  magre ,  iparute  ,  pallide , 
che  che  dicali  detto  Signore,  che  s'è  anche  in  ciò  fenza  fal- 
lo folennemente  ingannato . 

xo.  Rumore,  e  torza  non  ordinaria  fa  ,  ed  ha  fatto  nel 
vulgo  ignaro  di  chi  non  molto  pefca  a  fondo ,  anzi  nel  pò-  Atfomints  te. 
polo  più  nobile  di  alcuni  proterviffimi  Settar; ,  l' argomento  Ubn  impugna. 
del  menzionato  Signore  (<i),  cioè,  che  ,  fé  valclfe  l'analo-  «,''"•'/»• 
già  prefa  dalle  Galline,  farebbono  le  Donne,  come  fanno  le 
dette,  non  folamente  le  uova,  quando  fono  fecondate,  ma 
anco  non  fecondate,  che  chiamano /aw^ ,  il  quale  argomen- 
to ho  fentito  più  volte  intonarmi  all'orecchio  ,  con  pompa 
di  ampollofe parole,  me  flupente,  amplificato,  e  dagl'igno- 
ranti afcolcatori  applaudito.  Che  bella  cofa  invero  farebbe  , 
il  vedere  tante  f^crgmi ,  e  CUuflrali ,  e  non  Claujìrali,  e 'vedove, 
e  cafìe  Donne  fare  ogni  giorno  il  fuo  beli'  uovo  ,  confervargli 
tutti  in  un  canefiro,  e  quafi diffi  ridendo,  fare  alla  famiglia 
di  quando  in  quando  una  frittata.   Ma  non  s'avveggono      pW<"fx* 
quelli  dolci  impugnatori  ,  che  altro  è  l'uovo  d'una  GMi- '''"'.  "Jl^."  f^^' 
na,  0  di  un'oviparo,  altro  è  quello  di  una  Donna,  o  di  un  gaéJ'iTjtvivì- 
viviparo.  Quello  dcbbs  edere  grofib  a  proporzione  dell' ani- par/ . 
male,  che  porta  feco  il  nutrimento  necelfario  ,  per  farlo  cre- 
fcere  fino  alla  desinata  grandezza,  acciocché  ufcendo  il  Pul- 
cino opolTa  fubito,  o  quafi fubito  camminare,  e  procacciarfi 
'1  vitto,  o  ftando  nel  nido,  elfero  folo,  dopo  nato,  affittito 
per  qualche  tempo  coli' imbeccarlo:  ma  quefio  non  porta  fe- 
co, le  non  pochiffima  linfa,  dovendo  ricevere  nel  ventre  del- 
la Madre  tutto  il  neceflario  alimento,  finché  crefca,  fquar-  " 
ci  le  membrane  involventi,  ed  efca.  Guai  alle mifere donne,  * 
fé  far  doveffero  le  uova,  dentro  le  quali  folTe  tutto  il  nutri- 
mento del  feto  fino  all'  aumento  noto,  e  cosi  diciamo  di  tut- 
ti i  vivipari.  Altro  farebbe,  che  l'uovo  di  una  Gallina  ,  di 
una  Dindia,  o  di  un  firuzzolo.  Si  quietino  dunque  Signori 
di  tanta  acutezza  ,  lafcino  i  contrari  ,  le  cavillazioni  ,  le 

Mm     1  ftri- 

(  a  )  yedi  queflo  Capit.  num.  6  •• 


1 7  <>  I^^l^<^  Vo'va  delle  Femmine  P^i^ipare  '. 
■  Arida,  e  riflettano  alla  palmare difparità  , cioè,  che  i  volati- 
li fanno  le  uova  loro  vifibili ,  e  palpabili  fenza  occhiali  per 
la  fuddetta ragione,  eie  fanno  conia  crofta,  o  buccia  durct- 
Ktaff^i^  ili  j.^  a  proporzione  del  pefo  delle  madri  ,  perche  debbano   te- 
dfiu'ucva"d^.  ^^^^^  fotto  al  covaticcio,  e  debbono  nafcere  i  loro  figliuoli 
fji  Oi.ip"ri,  »  perfetti  da  quelle,  ma  le  Donne  fanno  le  uova  loro,  o  non 
Ma  puccUi-^  fecondate ,  o  fecondate  così  sfoggiatamente  piccole ,  così  dia. 
^j </i ^«W/f <//' £2ne ,  così  di  membrana  teneriflJma  veftite,  ch'è  cjuafi  im- 
vmpar, .        poffibile  di  di  virarle,  fé ,  come  ha  fentito  nello  ftello  calice  fi 
poflbno  quafi  chiamare  invifibili,  o  almeno  da  me  non  mai 
vedute,  fé  non  nelle  trombe,  o  nell'utero.  S'aggiugne,  che 
ufcendo  invifchiate  ,  o  rimefcolate   eon  quelle  lubriche ,  e 
lorde  panie  colanti  dall'utero,  o  con  quel  fozzofangue,  che 
ogni  mefe da  quella  cloaca  diftilla,  vieppiù  fi  rendono  ofcu re, 
Ptr  qual  e»   e  fottopofte  al  fuggire  la  noftra  vifta.  Ne  credano  già,  che 
fiontlt  Tìonni  jg  Donne  dovefsero  farne  con  tanta  frequenza ,  comeie  Gal- 
ZltfVoya""  ^'"^  fanno.  Quelle  fono  per  lo  più  unipare,  e  flanno  da  uà 
(om^gUutalll  feto  all'  altro  alcuni  mefi  a  prepararlo ,  e  moki  ,  e  molti  a 
partorirlo,  ma  i  volatili  fono  moltipariy  e  fornita  una  cova- 
ta ,  poco  dopo  ne  fanno  un'  altra,  particolarmente  m  tem- 
po d'cftate  eccitate  dal  calore  della  ftaggione ,  e  dalla  copia 
S?"»f'  "*«"»  del  cibo.  Ne  farebbono  dunque  le  Donne,  quando  fonofe- 
nUDtnn^  ^*  condate  uno  in  circa  l'anno,  e  quando  fecondate  non  fono, 
'""''     non  dovendo  l'uovo  vano  reftar  nell'utero,  ne  potrebbono 
forfè  partorire  uno  al  mefe,  e  forfè  vicino  al  tempo  de' loro 
meftrui,  in  cui  luiTureggiano,  o  nel  tempo  fteffo de' meQrui, 
ne'  quali  alcune  tanto  quafi  patifcono,  ed  addolorano  (par- 
ticolarmente certe  lafci vette  giovani  )  quafi  quanto,  fc  par- 
torifsero  un  fetto .  Vadano  dunque  fenza  invidia  a  pefcarc 
dentro  i  grumi ,  e  i  fieri  di  quel  Sangue  i  Signori  Avverfa- 
rj,  e  la  loro  curiofità  fatollino,  che  forfè  forfè  armati  con 
un  buon  pajo d'occhiali  Je  troveranno.  In  quanto  alletrora- 
TTìÌ''^""''  ^'  s' accoderanno  femprc,  quando  nell'Ovaia  fentiranno  lo 
uflaTs"*  "''  ftiinolo  dell'  uovo,  che  fia  per  ufcire ,  incrcfpandofi  per  ef- 
pellerlo  la  circonvolvente  membrana  ,  e  le  fibre  mufculofc  del 
Calice,  che  tireranno  inconfenfo  il  ligamcnto,  che  va  alla 
tromba  ,  e  faranno,  chequefta  s'accorti,  come  s'accorta  ne- 
gli ovipari ,  quando  delle  uova  anco  non  fecondate  fi  fcari- 
cano.  Ma  di  querto  moto  della  tromba  ne  parleremo  nel 
principio  del  feguentc  Capitolo. 
^ifpofla  aìf     11.  Sappiamo  ancor  noi  (  per  rifpondcre  all'argomento  , 
•Ufétbbuv»'  che 


Parte  JI.Ckp.XFJL  177 

che  Ccgat(a)  cffcrvi  apparente  diverfità  fra  WFltelUrio  degli 
uccelli  ,  e  l'Ova;a  de'  vivipari  ,  fc prendiamo  le  vefciche  di 
quefta  per  uova,  ma  fé  riflettiamo  al  fin  qui  detto,  cioè,  che 
le  vefciche  linfatiche  non  fono  uova  ,  e  che  le  vere  uova  fi 
fviluppano  folo  a  fuo  tempo  nel  loro  calice  ,  che  non  fono  ^ogitn!  ^  pir- 
molte  in  un  tempo,  perchè  non  fono  le  Donne  wo/npar^ ,  che  '*^  ''  *«"»> 
anche  la  loro  circondante  membrana  s'apre,  e  dà  libero   Jl  j'^,^'',"'"^!^ 
paflaggio,  chcufcitedi  quella entranonell' ovidutto,  edifcen-  q^ulTtiU  J, 
dono  all'utero,  e  che  diligentemente  offervate  hanno  tutti  i  celli. 
rcquifiti  dell'uovo,  tolta  la  dura  buccia  ,  della  quale  nonne 
abbifognano,  per  doverfi  fermare  nella  matrice,  troveremo, 
che  non  vi  è  quella  grande,  e  fproporzionata  diverfità,  che 
fognano . 

12.  S'inganna  pure  al  digroflb  un'uomo  di  cosi  tcrfo  in-     Altro  trrore 
gegno ,  e  s' inganna {b)  con  ifcandolo  del  fuo  ftudio  ,  della grofolane   dtl 
fua  attenzione,  delle  fue  fperienze,  ed  oflervazioni  fatte,  e  s'g sbar^iru. 
replicate  in  una  materia  così  importante  ,  fopra  la  quale  ha 
lavorato  a  bella  porta  un  libro  intero ,  fé  con  tanta  franchezza 
i  Leggitori  aflìcura  ,  di  non  aver  m.ti  potino  col  Mtcrof copio,  ofen-        ^^. 
%x  [coprire  dirimpetto  alle  uova  bocchetta  alcuna,  o  foro ,  o /affetta  ta  foratiti' o'- 
0  fcìffura ,  e  né  meno  cicatrice ,  o  fegnale  alcuno ,  che  ci  fta  fiata .  vaja  dtlli  fi~ 
Si  leggano  le  oflervazioni  fedeli,  già  premclfe  ,  del  Malpi-  """'• 
ghi,  de'Francefi,  del  Graaf,  e  degli  altri,  da  me  riferiti  , 
e,  fé  è  lecito  aggiugnere  anco  le  mie  ,  che  con  tutu  fince-  Tutti  \,hanr., 
rità  ho  defcritte,  anzi,  fé  alcuno  per  avventura  non  creda  <"■«"»« /"'■'>. 
a  Noi,  s'aflicuri  ne' tempi  debiti  con  gli  occhi  proprj ,  ève-"* 
drà,  quanto  di  gran  lunga  in  una  cofa  di  fatto  vada  il  va- 
lentiflìmo  Sbaraglia  errato.  L'abbagliamento  è  flato,  che  il 
detto  Signore  guardava  dirimpetto  alle  vefciche,  che  %'^^^'S^-  nondefianat» 
mente  rigettava  per  uova,  e  fono  ficuro,  che  colà  non  vede-  lo  sbaglio  dtll» 
va,  né  vedere  poteva  buco,  o  sfenditura  alcuna.  Erad'uo-  sbaraglia. 
pò,  che  in  certo  tempo  determinato guardaffe  nella  fommità 
della  papilla,  che  dal  corpo  giallo,  o  glandulofo fporge  in 
fu«ra,  e  in  quella  col  Microfcopio ,  o   fenza  avrebbe  vedu- 
to pacentiflìmo  il  foro,  e  non  folo  da  quello,  ma  da  molti  f/^'r^ftimM 
altri  minutiflìmi  circonvicini  fori,  quando  è  giunto  alla  (nz  f„Ua"fo,^mìtÀ 
perfetta  maturità,  gemere  una  lirapidiflìma  linfa,  come nd-  dilla papnu. 
Jc  Ovaje  delle  Cagne  ollervai  (e),  e  d'altri  animali.  Né  è 

ne- 

(a)  redi  quello  Capitolo  ntm.'j. 

(  b  )  l^edi  qui  rum.  8. 

(e)  Fedi  qui  Cap,  <f.  ed  altrovtt 


1 7  8  ^^^^^  VonuA  delle  Femmine  Fi'-vi^are . 
ncceffario,  che  vi  redi  la  cicatrice,  aprendofi  naturalmente 
il  foro ,  come  altrove  ho  efpofto ,  e  di  nuovo  confermo  ,  (  fc 
qualche  lacerazione  per  accidente  non  fegue)  fc.ua  lafciarc 
^'tdt  viri,  ^-ggnale  alcuno  chiudendofi . 

jl,  aacainie.      ^^    Suviamente,  così  Dio  m'ajutij  e  perfettamente ragio- 

j(ftttrifìfj/!inim,  fenza  far  villania  all'Elsholzio,  ed  a  chiunque  vuole, 

MffSbaraglia.  ch'cfca  i'uovo,  lacerandoli  l'efteriore  membrana  ,  o  facen- 

dofi  apoflema,  o  cofa  limile  ,  inimica  affatto  alle  belle  leggi 

Q  nJn   "o'"'  '^^^^^  Natura,  che  tutte  fono  fenza  violenza  ,  e  fenza danno 

dell' animale,  lo  che  dimoerai  nel  Capitolo undecimo,  (d) 

Lfigi  dilla  ^j  altrove  ,   non  eflcndo  quelli  ,   che  dolci  inganni  di  chi 

ftn'l'vieitn"!.  "0"  pcnfa  bene  ,   per  non  chiamargli  foknnilfime  battuc- 

chierie . 

14.  Quanto  agli  altri  argomenti,  chefeguono(t)co'qua- 
VJhsbaratiia.^^  fuda ,  s' affatica ,  e  s'affanna,  per  dimoftrare  ,   che  le  ve- 
"  fcichette  linfatiche  uova  non  fono  ,  nò  quelle  poterfi  move- 
re, né  diilaccarfi  dalle  loro  nicchie  ,   e  di   non  averne  mai 
vedute  nello  Ibto  naturale  alcune  di  libere  ,  e  feparatc ,  io 
Tulli  fint  d' iono  tutto  con  lui,  e  fono  pure  colSig.Lamy,  colSig.Me- 
acctrdo  col  no.  yy  ^  ^  ^ol  vecchio  Sìg.  Vcrney  ,  come  mi  fono  già  di  fopra. 
ftrouiuton,     abbaftanza  dichiarato .(  cj 

Nuove  dimo-      ^5-  ^^  "0"  ^  ^  contentato  lo  Sbaragh'a  di  far  conofcere 
/ìraiitni,  chi  ne' fuddctci  foli  luoghi  l'error  di  coloro,  che  hanno  prefo 
h  vffdcbetti   Je  vefcichette  per  uova,  ma  di  nuovo(rfj  le  incalza  ,  e  im- 
nen  few  uova,  pugna,  chiaramente  moftrando  ,  che  a  ninno  genere  d'uo- 
va poiTono  ridurfi.  A  tal  fine  ha  varie  maniere  d'uova  difa- 
minate,  ed  ha  veduto,  non  poterfi  certamente  alle  uovade^ 
gli  uccelli  ridurre,  portando  la  dcfcrizionc  delie  medefime  , 
fatta  dall' Arveo ,   e  dall' Acquapendente  (tacendo  la  miglio-, 
re  del  fuo  Antagonifla  Malpighi  )  non   veggendofi  in  loro 
quelle  parti ,  che  nelle  uova  fi  veggono  i  cioè  né  il  rojfo ,  né 
la  chiara ,  riè  la  cicatrice ,  «è  le  cal.ize  .  Oital  forta  dunque  (  escla- 
ma )  d' uovo  farà  quejìa  ,  fé  non  ha  parte  alcuna  dell'  uovo  i  Non 
ijon  hanno  h  fi  trova  nelle  vcfciche  ,  cheunlirapidiflìmo,  e  fluidiflimo  fic* 
tfti  "'t'f"-  ro,  fenza  quella  vifcofità ,  o  lentor  della  Chiara  ,  balzando 
nt  di  I  uovo.  jj^py^Q  jjgjjg^  faccia  di  chi  le  taglia,  fé  non  fi  guarda,  ofcan- 
fa.  Aperte  pure  con  cfattiffima  diligenza  ,  e  al  chiaro  gior- 


(a)  l^um.  p.  uum.   lO. 

(b)  'Hjim,  II.  num .  ix.  nutn.  ij.  mr».  14. 
(e)  -Hi^n.  I). 

(d)  Ivi  pag.  _J40.  e  feg.  ddl'ciizJone  eoL<i^i)cfe^ 


Parte  n.Cap.XniL  179 

no  guardate,  ora  cotte,  ora  crude,  ora  con  gli  occhi  nuJi, 
ora  armati,  non  potò  mai  parte  alcuna  eterogenea  divifar-  hlpag.itA. 
vi,  dalla  quale  lufingar  fi  poteffe,  che  uova  follerò.  Offer-  Kcn  bàfia  il 
vò  folo  ,  che  avevano  di  comune  con  le  uova  il  qti.tgliarfi  al  ìuagUar/f  j,i 
calore  del  fuoco ,  ma  effendo  queiìa  prerogativa  comune  anche  ^"?. ''/''''  "'" 
ad  altre  fierolita  del  corpo  de  vivipari  ,  perciò  con  ragione  ,Lb,liri,  p„ 
conchiude,  non  baftar  quefla  fola,  a  ftabilirle  per  uova  .      uova. 

16.  Palla,  a  ponderare  le  uova  dc'pefci,  e  con  1'  autori- 
tà del  Rondekzio  ,   dell'  Arveo  ,  del  Swammerdamio,  del  W;*"»  '^''  ^'• 
Lorcnzini,  e  di  altri  facilmente  dimortra,  eflere  anche  que- '"',  """&""' 
ile  eterogenee  ,   come  eterogenee  fono  le  uova  degl'Infetti  ;  pàg.  j^j. 
e  i  fcmi  tutti  dolle  piante,  giacche  anche  quelli  da'  Moderni  pag.  J46. 
uova  fi  appellano.  Che  refla  dunque  da  dirft  (  cosi  interroga) 
delle  uova  degli  animali  vivipari  f  Se  fono  uova  ,  debbono  avere 
la  bruttura,  e  le  parti  delle  uova,  le  quali  veramente  non 
hanno  ,  e  non  potendo ,  né  dovendo  elfere  mai  omogenee , 
fé,  oltre  qudle,  la  macchinetta  dell'uovo  debbon  rinchiu-     ^jenpcfon» 
dere .  Ciò  corrobora  anche  con  la  delinizione  dell'uovo  àz- efcn  emogenrt, 
ta  da  Arillotile,  e  con  altre  offervazioni,  e  ragioni,  conl'ef- 
pcrienza,  e  con  un'ingegnofo  penfiere  del  Lnmzw'erde  proc- 
cura  di  llabiiirlo.  Dopo  avere  provato,  non  efsere  le  vefci- 
chette  uova,  cerca  con  ragione  qual  cofa  fieno,  e  l'ufo  loro,  ?'" /"^y^l^"* 
e  inclina  a  credere,  non  efsere,  che  una  fpex,ie  di  ^landule  ,  ''^'1'"  ' 
nellequali  fi  fepari  una  qualche  linfa  da  rcftituirlialla  mafsa  iti  pag.  jj;. 
umorale,  £jtta  in  quelle  unadovuta  dimora,  e  fermentazio- 
ne, nella  maniera  flefsa,  nella  quale  molti  liquori  dal  fan- j,^^^  „„^  ^, 
gue  fi  feparano,  per  ritornare  nel  fangue,  dando  quiintan-  -i,  ji gUiduU. 
to  nobiliffime,  ed  utiliffime  dottrine  intorno  a  quefla,  efo- 
miglianti  fepnrazioni ,  ch'egli  è  un  peccato,  che  non  fieno 
molto  a  propofito  della  preferite  quidione. 

z-j.  Anche  a  queflo  robuftiffimo  argomento  facilmente  noi 
rifpondiamo  ,al  quale  né  il  Graaf ,  nò  i   fuoi   feguaci  ,  né  ^;„„apui  r!f. 
chiunque  tiene  le  vefciclictte  per  uova  non  può  mai   rifpon-  penJen  ,j  fe- 
dere .  Cioè  concediamo ,  che  le  vefcichc;tc  fieno  omogenee ,  che  fi"  Arg^num* 
nella  loro  puriffima  linfa  niunà  eterogeneità  ,  propria  delle  ^'/^""'"^ 
uova,  a  ritrovi,  per  quanto  con  gli  occhi  anche  armati  di ^^^,,/p^^^j' 
cento  vetri  fi  guardi ,  e  iì  riguardi ,  perocché  veramente  uo-  t>< . 
va  non  fono ,  onde  non  occorreva ,  che  per  noi  tanto  fi  af- 
faticafse ,  che  vagafse  di  regno  in  regno,  di  genere  in  gene- 
re, di  f{>€ZÌ€  in  ifpezie  ,  per  cercare,  e  trovare  in  tutte  la 
necefsaria  diverfit»  delle  parti  ,   né  che  incomodafse  infino 
Ariflotile,  apportando  lafua  definizioQc dell'uovo;  imperoc- 
ché 


J.  8 o    Delle  'Vo'Vd  delle  Fem m me  Fì'z  ìpare  '. 
IJ iieflr0  Au.  q\^^  gii  damo  d' accordo  ,  che  nelle  menzionate  vefciche  le 
forttnqutjìo}  fju^jijj  jej]e  uQva  non  fi  fcoprono  ,  perocchc  non  vi  fono  , 
tUAvvfffar]'  "<^  ^^^^  ^^  debbono.  Sono  bene  ,   e  debbono  eflerc  nel  vero 
uovo,  che  nel  calice  a  fviluppa,  pofciacchè  abbiamo  vedu- 
to ,  che  quando  per  qualche  ftrano  accidente  e  rertato  den- 
tro rovaja,  {a)  o  i  caduto  dentro  l'addomine  ,   o  s'è  fer- 
mato nelle  trombe  ,   avea  tutta    1'  eterogeneità  neceffaria  , 
aveala  macchinetta  involta,  avea  quanto,  per  iftabiiirloun 
vero  uovo,  fi  ricercava.  Tutta  la  forza  del  contrario fta nel 
it-r'^'^'h,  non  intendere  qual  fia  il  vero  uovo,  che  per  altro  llamo  d' 
jc'ÌI'iul'"i,n.  accordo  ,   volendo  ancor  noi  ,   che  quelle  vefcichette  fieno 
fr,//p.        '  una  fpczie  di  glandule,  feparatrici  d'un  foaviflìmo  ,  edilica- 
tiflimo  liquore  ,   non  effendovi  in  quefto  altro  divario  fra 
noi ,  fé  non  che  egli  crede ,  che  fia  defiinato  a  ritornare  nel 
fangiie,  e  noi  abbiamo  dimoftrato  ,   che  per  i  pròpri  canali 
tutto  ,   o  quafi  tutto  nel  calice  a  fuo  tempo  fi  fcarica  ,   per 
fervire  al  vero  uovo  sì  di  veicolo  ,   come  di  nutrimento  ,   e 
per  ingrandimento  ancora  di  tutte  quelle  parti  ,  dalla  gran 
Madre  a  fervire  al  medefimo  desinate  :  (  b)  non  effendo for- 
fè altro  quel  vafo  nuovo  ,   che  nel  mezzo  di  un  tefticolo  di 
una  Vacca  dice  il  Signore  Sbaraglia  di  avere  primo  fcoper- 
to,  fc  non  un  canale  di  comunicazione,  che  in  quel  punto 
era  di  linfa  fatollo,  andante  dalle  vefcichette  al  corpo  gial- 
lo ,  cioè  al  calice,  per  portarvi  il  fuo  neceffario  tributo,  co- 
me tutte  le  acque  de'  fonti  raccolte  in  rivi  ,  d' indi  in  fiumi 
fcorrono,  cóme  a  fuo  centro»  al  mare. 

CAPITOLO       XIX. 

Si  rìferifcom ,  o  ft  levano  altre  obbiezioni,  sì  de' ftiddetti , 
come  del  Signor  Temey  il  Fecchio . 

1.  'TP  Gite  alcune  delle  più  formidabili  obbiezioni ,  cheab- 

stfìfftndttd        ì.    biano  fatto  fudare  i  più  cggregj  difenditori  delle  uo- 

''"*  Min'*'  va ,  fenza  che  né  meno  rifponder  loro  efatumente  poteffero 

*"•  è  diritto,  che  ad  altre  pafli.imo,  sì  dell' impetuofo  ,  e  incol- 

lorito  Sig.  Lamy  (e)  sì  <i'  altri  Dottiflìmi  Uomini  ,  che  ne' 

primi  fcanni  della  Medica  Famiglia  rifiedono .  Si  protefta  il 

detto 


{2i)yedi  qui  Cap.  17.  nupt.  17.  e  feg. 
(h)Cap.  p.  e  Cap.  IJ. 
(c)Cap.  f.  num.  z.  J. 


Parte  II.  Cdp.  XIX.  xZt 

detto  Signore,  che  comprendere  non  può,  come  l' eflremità  libe- 
re, e  vuj^anti  delle  trombe ,  che  in  ogni  tempo  dal  teflicolo  per  tre    '.Trmhtnort 
dita  traverfe  allontanile  fi  trovano ,  s  applichino  a  bella  pofla  nel  ^"^J^/J^q"' 
tempo  dell' accoppiamento ,  per  portare  il  Seme,  e  nel  momento  del-  ■"\"„^^^^'lJf 
la  caduta  ddl'iiovo,  per  riceverlo.   Oitejìo  è  bene  (grida)  dmar  Larry, 
loro  dello  fpirìto ,  per  f.irle  operare  con  tanta  g'iifìexxx .  Una  ta- 
te difficulca  è  data  a  tutti  nell'occhio,  mentre  anche  il  Sig. 
Vernsy  il  vecchio  (a)  l'efpole  ,  ed  il  noftro  Sbaraglia  vi  ix 
gran  forza.  Quell'ultimo  nella  Civi  fcepfi  (b)  confidcrando  il  D/jj^i-a/f J  </*- 
lieo,  il  modo  del  llto,  e  la  diAanza  della  bocca  delle  trom-  ^^X;.     " 
bc  dall'Ovaia  per  la  larghezza  d'un  police  ,   ed  anco  più  , 
ha  creduto  affatto  improbabile ,  che  quelle  polTano  fervir  d' 
ovidutto,  e  trafportar  l'uovo  all' u:cro  ;  concioflìecolachi  , 
fcla  Natura  avelie  avuto  quello  penficro  ,  non  le  arebbe  col-    i{dgi<>m  dtll» 
locate  in  quel  fito,  nò  fatta  una  probofcide,  e  forame  diret- •^*'"'''^'''' • 
to  verfo  una  parte,  alla  quale  non  può  l'uovo  andare  ,   ni 
elfcre  ricevuto  .  Effe  fono  voltate  non  verfo  iltefticolo,  che 
refta  laterale ,  ed  al  quale  non  hanno  tendenza  alcuna  ;  ma 
verfo  le  parti  inferiori,  la  qual  politura  nel  fine  del  fuo  Trat- 
tato pretende  di  porre  fott' occhio  con  una  certa  figura  ,  che 
mi  farò  lecito  dire  (  per  iftar  lontano  da  ogni  ombra  di  adu- 
lazione )  molto  mal  fatta.  Non  gli  è  ignota  la  rifpofta  de' 
Fautori  delle  uova,  i  quali,  dice,  per  ifcanfare  qucfla  Carid- 
di ,  infegnano ,  darft  moti  particolari  nelle  trombe  nel  tempo  della. 
Concezione,  co'  quali  quefle  fi  contorcono,  e  verfo  l'  Ova]a  fi  rivol- 
tano ,  abbracciandola ,  e  così  accomodandofi  in  tal  maniera ,  che  l' 
uovo  ammettere  pjjf<ji:o  fenxa  alcuna  difficultà. 

i.  Per  impugnare  quefta  rifpofta,  ricorre  a  una  certa  ftrut-    ii!/f,j;,„i  j,[ 
tura  di  fibre  carnofe  ,  o  mufculofe  ,  che  nelle  trombe  ritro-  sig.  sbaraglia 
var  fi  dovrebbe,  fé  doveffero  avere  un  tal  moto,  la  quale  fi  òrcaUstrut. 
dichiara,  di  non  averla  oflervata  ,  imperocché,  a  fua  detta,  ^"""''''"'■*' 
le  trombe  hann^  poche ,  o  niune  fibre  trajverfali ,  e  mAte  longi-     ' 
tudinali,  e  tutte  fcanfano  i  detti  moti.  Di  piìiaggiugnc,  che 
fi  conofcc  per  pratica  la  condizione  del  moto,  che  alle  trom- 
be compete ,  cioè  Ci  movono  ,   come  i  Lombrichi  ,  il  moto 
de' quali,  nunqitam  ejl  ad  latus ,  fcd  furfum  ;    ma  con  quello 
moto  egli  non  crede,  che  mai  a'tefticoli  accomodare  non  fi 
polTano,  e  perciò  non  mai  fare  il  fuppofto uffizio.  Nonpo- 

Nn  tè 

(a)  zodiac.  Medie.  Cali,  ncccffarium  cflTet  tubas  annedi tedicu- 

lis .  Coiì  nel  luogo  altre  volte  citato . 
ib)pag.  }8o. 


1 8 1      Delle  Voz-vadelle  Femmina  Fi'i-lpar( . 

tè  ritrovare  l'ordine  delle  fibre  obliquo-fpirali  ,  alla  ftruttura 
della  gola  confimili,  per  inghiottire  l'uovo  :  anzi  egli  giu- 
dica, che  la  cofa  fia  tutta  ailoppoflo  neU'efofago  ,  e  nell' 
immaginato  Ovidutto  :  imperciocché  il  moto  dell'oggetto 
ncir  efof3go  è  dalla  parte  fupcriore  verfo  l' inferiore  ;  ma  nel- 
la tromba  dovrebbe  ellere  dalla  parte  inferiore  alla  fupcrio- 
re ,    perocché  il  fondo  dell'utero  è  più  alto  de'teflicoli  ,   e 
della  probofcide  della  tromba.  Qucfta  maggior  altezza  ,    a 
/il.-ra r,f(ul-  Tuo  credere,  fa  un'altra  difficulta  per  il  moto,  mentre,  ac- 
t,ì  di::o'sha-  ciocche  l'oggetto  dalla  psrte  di  icuo  alla  fuperiore  (ì  mova, 
raglia.  fi  ricerca  una  valida  attività  fenza  impedimento  alcuno  ,  la 

quale  la  ftruttura  della  tromba,  per  la  rugofità  ,  e  fibrofità 
interna  con  la  foia  ten:a  manif:;la  ,  non  dimoftra  ,  eflendo 
quefta  dal  moto,  che  i  Moderni  difendono,  molto  lontana. 

3.  Aggiugne ,  che  quando  anche  agli  Avverfar;  fi  conce- 
delie,  che  in  alcuna  maniera  conceder  non  ii  deve  ,  che  le 

Vuole dipìlt  trombe  in  tempi  determinati  averterò  movimenti  particolari, 
wa  lùgniiwni  mediante  Ì  quali  a' tcfticoli  s'accoftaflero,  fé  in  uno  ftedo  tcm- 
àiftinia   nelli  pò  con  quefti  moti   non  fi  ammetta  nelle  trombe  una  ccgn:z,ioìie 
trombi.         diftinta,  (  come  diceva  il  poco  fa  citato  Sig.  Lamy  )  non  fa- 
ranno mai,  né  edere  potranno  ovidutti;  concioflìachc  le  uo- 
va non  vengono  efclufe  da  un  luogo  determinato  dei  teftico- 
lo,  né  da  un'ajena  ,  o  loculecto  particolar  del  mcdefimo  i 
ma  ora  dall'uno,  ora  dall'altro  in  più  luoghi  ;  eperciùgli 
ovidutti  all'ovaia  accoftandofi,  dovrebbono  moverfipiùauna 
parte  ,   che  all'altra  ,   la  quale  operaz.ionc  la  prccifa  macchina 
efclude ,  e  dipendente  la  moftra  dalla  forza  ili  ma  cognizione ,  mn 
di  una  mera  ftruttura,  che  non  sa  prendere  di  mira ,  per  il  dovu- 
to moto ,  ora  quefla  parte ,  or  quella ,  acciocché  /'  uovo  fecondo  t 
dall'ovaia  difcendente,  riceva. 

4.  A  tutti  quefti  ingegnofi  Argomenti  ,  cavati  dalla  lon- 
■^'"!^'""^'»  tananza,  dalla  pofitura,  dal  fito,  dal  modo  del  fito,  dalla 

ac'(cfllZ"'on.  ftruttura  delle  loro  fibre,  e  da  quanto  intelletto  umano,  p;r 
"déhift^nacer.  fublime ,  ch' c' fu ,  puo  immaginare,  io  rifpondo  folo  ,  che 
(art  ihr.cdoi  le  ho  vedute  acccflate  ,  e  prima  di  me  il  Graaf ,  il  Littrc,  e 
ma  non  negar.  ^^^^\  ^  g  fanti  altri,  de' quali  abbiamo  fatto  parola,  laonde» 
'"'  offendo  quefta  una  cofa  di  fatto,  cerchino  eflì  ,  come  la  fa 

la  Natura;  ma  non  la  neghino.  7'anto  è  mirabile  nelle  fuc 
operazioni  ,  che  fcrillc  un  favio  vecchio  ,  che  quantunque 
molti  fuoi  fenomeni  fpiegar  non  fi  pollano  ,  non  debbiamo 
però  aggrottare  le  ciglia  ,  né  con  tanta  franchezza  negar- 
gli,  mentre  il noftro intendimento  per  grande,  che  fia,  non 

può 


Panel/.  Cap.  XIX.  183 

può  giudicare  cofa  impoffibiie  da  quella  .   Si  ricordi  lo  Sba- 
raglia co' menzionati  ingegnoiì  Francefi  ,  che  al  riferire  del 
nollro  buon  vecchio  Ippocrace,  f/?  «/j<3^/?ncz3j^ij/-(?,  che  ?««/- 
ta  in  nobis  fimit  frie  mb:s ,  che  invemt  ì^uura  tpfa  fibl  ipft  ag-  j^/j^^'^JI'"^ 
greffiones ,  non  ex  prxnìcditato  ;    panim  velut  e/l  n:£li[jre  ;  par-  ^/,^_, ^-  "J'-'^l 
tim  vero ,  &  ea  ,   qi>.£  Lingitx  fubmini/irat  ,    &  qiixcumqu:  alia  dotta  ftnxlt 
bulli f modi ,  "o"  *''^o^-i  '^■itur.:,  &  nullo  AUgi/iro  ufa  ea  ,  quibus  Ma/Ira, 
opus  c(i.  Alza,  abballa,  contorce,  allunga,  abbrevia,  e  in 
cento  fogge  move  molte  parti  ,   fenza  che  noi   fappiarao  , 
come  le  mova  ;  pa;ono  tutte  aver  fcnno,  e  che  fra  loro  con- 
cordi ne' movimenti  s'intendano.  Tutte  fervono,  e  fono  fer- 
vile, ubbidifcono,  e  fono  ubbidite,  concorrendo  tutte  inde-      operaiie» 
me  ,   come  i  Gittadini  di  una  ben  regolata  Repubblica  alle  m!f>">Mntiile 
operazioni  ,    e  al  mantenimento  di  quefta  bella  mole  .   Chi  "l/,[,l'fp^-^\ 
può  capire  un  così  occulto  commerzio  ,    una  così  ftupcnda  „„  avir  fcniò^ 
armonia,  un' operare  fenza  fapcre  di  farlo,  un'effcre  ne' Io-  iprudmia. 
ro  uffizj  maeflre  fenza  raaeftro,  un'aminaffamento  di  mara- 
viglie, anzi  un  perpetuo  incero  miracolo?   Chi  non  guarda 
con  illupore  alcune  parti,  che  continuamente  fi  agitano,  né 
mai  ti  fiancano,  altre  fempre  immobili,  o  pure  non  mai  ozio- 
fe,  altre  folo  a  tempi  determinati  fé  moventi,  altre  pigre  , 
altre  veloci,  tutte  fenza  mai  naturalmente  errare,  al  fuo  fi- 
ne fempre  inclinate,  e  ne'loro  ufi  ubbidientiffime  ,  e  a  ma- 
raviglia perfette?  Non  fono  dunque  le  fole  trombe  uterine  , 
che  moftrino,  di  avere  intelligenza  ,  e  fpirito  nel  loro  ope-     i^onfonoU 
rare  ;  ma  ogni  parte   moftra  d'  averlo  ,   perchè  ogni  parte  fok  uombt  . 
opera  ,    come  fé  l'avcfse  :  tanto  è  quefta  macchina  dal  no-  uttrìnt^cbtfi 
ftro  corto  intelletto  incomprenfibile  ,   tanto  è  a  maraviglia  '"<>^<>"<>- 
fabbricata  da  quel  fuprcrao ,  fapientiffimo ,  onnipotente  Ar- 
chitetto. 

5.  Se  tutte  le  cofe,  che,  noi  veggenti,  infieme  s'accorta-  ^r,^pii  j-,;, 
no,  dovefiero  avere  fpirito,  ragione,  e  prudenza  ,   il  ferro  trfcojef,  ma- 
riguardo  alla  calamita,  la  paglia  riguardo  all'ambra,  una  venti ^  qua/r^ 
gocciola  d'acqua  vicina  all'altra,  il  fumo  d'una  morta can-  ['"'•«""àan^ 
dela  apprefso  a  una  accefaj  i  pampani ,  e  viticci  delle  vici'  '"  ""' 
verfo  i  rami  degli  Olmi  ,  anzi  que' delle  Zucche  ,   de"  Con- 
volvuli,  de'Pifclli  ,  dell' orobo,  de'fagiuoli,  e  di  tante  pian- 
te, che  fi  rampicano,  o  che  s'appoggiano,  e  iì  v  Itano,  e 
fi  rivoltano,  e  s'incurvano,  e  s'allungano ,  per  cfpcricnza 
fatta,  ora  da  un  canto,  ora  dall'altro  (  fé  l'appoggio  a  bel- 
la porta  fi  cayi,  e  fi  ricavi,  ed  ora  da  una  parte ,  ora  dall' 

Mn    1  al- 


184  Delle  Vo'-va  delle  Femmine  l'ì-vipare'. 
altra  fi  pian:i  )  tute:  quante  dico  quefte  cof.-,  ed  altre  mol- 
te farebbono  prudsntiUime  ,  e  di  giudizio  piene  ,  perocckè 
tutte  corrono,  o  fi  piegano,  e  (ì  contorcono  ,  s'abbraccia- 
comi  ftguano  ^^ ^  s'unifcono,  e  fi  llringono  fra  di  loro,  e  come  del  loro 
'^J'V^";J  bene  intelligenti ,  finché  non  cefsa  il  bifogno,  nonleabban- 
itgnojf.  donano .  Eppure  tutte  quelle  cofe  meccanicamente  fi  fanno 
tutte  per  via  di  preffioni ,  efpulfioni,  sfiancamenti,  contran- 
nitenze,  o  refificnzc  minori  di  fughi  più  ,  o  meno  fluenti 
da  un  canto,  che  dall'altro,  di  fibre  più  ,  o  meno  tefe ,  o 
per  altri  modi,  che  fpicgati  da  Moderni  Filofofi  ,  certamen- 
te più  appagano  l'intelletto  delle  fimpatie,  0 antipatie,  del- 
le faculta  attratrici,  delle  appetenze  naturali,  delle  concor- 
die, edìfcordie,  efimiii,  che  finalmente  non  fono,  chefoa- 
viffime  femplicità,  o  borra  favolofa ,  o  puri,  e  voti  nomi, 
che  vi  lafciano  femprc  col  difiderio  ,  di  fentirgli  di  nuovo 
fpicgati  ,  altrimenti  ne  fappiamo  ,  come  prima  ,  e  come 
prima  reftiamo  nelle  caligini  d'  una  cieca  ignoranza  fe- 
polti. 

6.  L'accofiarfi  dunque  delle  trombe  aH'Ovaja  non  è  un 
Owfffft,^^       di  prudenza,  nò  di  fpirito  regolatore  delle  medefime  ; 

01  pura  metca-  ,         •  '  .     '^  rr-ì-n  ■    rr 

tiitai' <,c(oftiA'^^  e  una  mera  meccanica  neceffita  di  ftruttura ,  conciolfia- 
ro  le  trcmh che  ìli  qucl  tcmpo  per  i  nuovi  fliraoli,  che  ci  fono,  i  liqui- 
aWcvaja.     ji  fottili  in  maggior  copia  fluifcono  ,  onde  le  fibre  vieppiù 
fi  tendono,  s'irrigidifcono  ,   e  con  mirabile  modo  ora  s'ar- 
ricciano, ora  fi  torcono,  e  fanno,  che  le  impercettibili  cos 
VA-     T     ^'^^  dc'fiftolofi  ordigni  di  fpiritofo  fangue  fi  riempiano,  dal 
ei  qui  cp.  ^j^^  quelle  macchinette  sforzate  fono  ad  alzarfi  gonfiandofi, 
e  mutar  fito ,  e  modo  di  fito,  ed  a  voltarfi  verfo  quella  par- 
te, alla  quale,  oltre  la  tendenza  delle  loro  fibre,  fono,  co- 
me da  tante  cordicelle  tirate.  Se  pare  poi  allo  Sbaraglia ,  di 
2^;//>o^4<j//' non  avere  ritrovata  la  ftruttura  delle  fibre  carnofc,  qualede- 
tffvvaxicne    fidgra ,  pgj-  celebrare  tutti  i  movimenti  fuddetti  ,   fé  ha  fco- 
'deih'shara.   perte  pochc  fibre  trafvcrfali ,  e  molte  longitudinali ,  e  fé  que- 
i/i*,/<>«/;n.ft  e  crede  folo  desinate  al  moto  dc'Lombrichi,  che  non  è  mai 
felùemtntt.    ad  latus ,  [ed  furfim ,  io  dirò,  ch'è  ftatadifgraziade'fuoioc- 
chi,  o  delle  fue  mani,  0  almeno  di  quelle  trombe  infelici  , 
che  ha  tagliato,  che  in  quel  tempo  non  erano  gonfie,  e  pre- 
parate ,   onde  non  maiiifeftarono  tutta  quella  maravigliofa 
ftruttura,  con  la  quale  veramente  fono  lavorata;  ma  non  e 
L*»i*riV*i> flato  difFetto  di  chi  le  ha  diverfamente  vcdrte  .    E  giacchi: 
mfvono  pir    djce ,  che  hanno  il  moto  de' Lombrichi,  e  chi  mai  haoficr-: 

lutti  iti'fi.  y^-^jQ 


Pane  ìlCap.  XIX.  18; 

varo  Lombrichi ,  che  foJamente  fi  movano  furfiim  ,   né  mai 
ad  latusì  Io  gli  veggo  non  folo  andare  avanti,  cincrpicarfi 
in  alto;  ma  in  tutte  le  parti  concorccrfi,  e  rivoltarfi,  e  fa- 
re moltopiù  moti  di  quei  ,   che  fanno  le  trombe  ,   e  quefte 
molti  di  quei,  che  fanno  i  Lombrichi.  Anzi,  giacche  fiamo 
in  quefta  fimilicudine,  ficcome  quefti,  ora  fi  movono  andan- 
do avanti,  ora  (  facendo,  come  capo  la  coda  )  (a)  andan-  ^ 
do  indietro,  cosi  le  noftre  trombe  hanno  ,  conforme  gli  fti-                •■\ 
moli,  due  moti,  uno  vcrfo  l'ovaja  ,  quando  debbono  por- 
tare dal  bado  all'alto  lo  fpirito  fecondatore,  l'altro  dall' al- 
to al  baffo,  quando,  fecondato   l'uovo,  debbono  trasferir- /-'""'V''*'' 
]o  dalle  ovaj'c  nell'  utero .  Qi^iefti  moti  gli  veggiamo  farfi ,  o  pl'.ÒTJ'èntrl. 
gli  Tappiamo  fatti,  e  fé  l'occhio  non  arriva  fovcnte  a  foddis- rjj^W/on»," 
farfi,  divifando  chiaramente  tutte  quelle  minute  artificiofiffi- 
tne  ftrutture,  non  dobbiamo  negarle;  ma  incolpare  la  cor- 
ta noftra  vifta,  o  l'ingegno  noftro ,  che  non  giugne  a  capi- 
re, come  alle  volte  da  certe  ftrutture,  che  fcmplici  pajono, 
tanti  moti  comporti  fi  facciano.  Guardino  un  poco  i Signori  ; 
Avverfarj  i  moti  ammirandi  dell'occhio  ,  e  della  lingua  del 
Camaleonte,  da  me  nella  fua  Storia  Naturale  deferirci,  ib)  j^'""^"'^'^;' 
e  dall'incomparabile  Bellini  accennati  ?  Chi  mai  ha  una  ^'\-  Unguadd  ca. 
fta  si  Lincea,  che  vaglia  diftingucrc,  o  una  mano  si detìrs. , maitanu  mi- 
che fnodar  fappia  fino  all'ultima  differenza  inriluppi  dimu- '■''^'f'.'f^ws- 
fcoletti,  e  fcorrimenti  di  fibre  motrici  in  tal  maniera  ,  che^'^J"  ^"^'' 
poffa  ficurameate  atteftare,  feguir  que'moti  ,   perchè  a  for- J^^"^  q"^,,^ ,' 
za  di  quelle  figure,  o  di  quella  tal  pofitura,  o  modo  difitorff'Af«/Vp/« 
debbano  feguirc?  Potremo  bene  aguzzare  le  ciglia,  potremo»''"'»  /'"iw  > 
bene  tener  leggiero,  e  ben  regolato  il   coltello  anatomico  ^^''"j'f'I"'!'' 
potremo  in  carta  far  figure  geometriche,  e  pretendere  didi-J^^^^'^ 
mofirarlo;  ma  la  Natura  forfè  fi  riderebbe  di  noi,  fé  foffe 
capace  di  ridere,  e  direbbe,  che  fpieghiamo  un  poco  a  for- 
za di  quelle  figure,  che  fi  veggono  ,   tanti  moti  innumera- 
bili, e  firanamcnte  comporti  ne' liquidi,  ene'folidi,  che  fo- 
no in  noi,  e  allora  vedremo,  che  quefie  non  bafiano  ,   che 
fallo  folo  chi  tutto  sa,  e  che  vi  è  un'arcano,  epiù  recondi- 
to magiftero,  o  lavoro,  a  cui  nò  la  mano,  né  l'occhio  può 
giugnere ,  incotninciando  foz,ente  colà  ad  operar  la  T^atura  ,  co- 
me 

(  a  )  Così  fra  gli  altri  la  Scolopendra  terreflre  . 

(  b  )  iftorìa  del  Camaleonte  ^Affricano  &c.  in  f^aiezia  per  il  Signor 

Em  &c. 


iS6  Delle  Vo'X'  a  delle  femmine  Vi-jipare . 
M4gìfìeT»r,.  me  altrove  ho  accennato  ,  da-^e  i  noflri  fenfi  non  giungono  ,  ni 
tpndii»  dtllt  giugtjeratìho  giammai ,  imperocché,  quaiiiuuque  la  nutcna  non  f^ 
"iiue'ìl'dc  '•  ■ìtf'^lrMi.te  drjifa  in  infinito  ,  nuUa  però  dimeno  dui  più  minuta 
Animali  ^^ ,  jcnfibiU  al  più  minuto  efiflente  v'  è  una  si  gran  Luutananxa  ^  ch^ 
dille  piante .    fianca  la  f anta  fu  . 

7.  Poflono  dunque  fa rfi,  anzi  di  fatto  fi  fanno  quefti  moti 
*^j^'^ '^'•s'' °' n:gli  ovidutti,  e  dalla  parte  fuperiore  all' inferiore,  e  dall' in- 
/aa/rj!""     tenore  alla  fuperiore  ,  e  da  una  banda  ,  e  dall' altra  ,  nulla 

importando,  che  il  fondo  dell'  utero  fia  piìi  alto  de  tcftico- 
li ,  e  della  probofcide  della  tromba  ,  e  che  qucrta  apparifca 
rugofa,  perocché  la  Natura  può  aver  maniere  ancora  igno- 
fint  delia  Sa  te,  acciocchò  tutto  tenda  al  fuo  fine,  o  perchè  la  forza  dell' 
""'•  impellente  fupera  tutte  lerefifteuze,  le  quali  fono  fatte, non 

a  cafo  ,  ma  ad  arte,  e  forfè,  fra  le  altre  cagioni,  accioc- 
ché l'uovo  non  precipiti  con  troppo  empito,  ma  vadaacco- 
Uova    perchè  ftandofi  pian  piano  al  fuo  termine,  aflbrba  ulteriori  fughi  , 
pian  piano  di.  lungo  k  Via,  c  Vada   fcmpre   perfezionandofi  ,   Io  che  evi- 
Oendanopergii  dziMzmmtz  vegglamo  in  tutti  gli  ovidutti  degli  uccelli,  pie- 
«vtduiii.        jjj  ji  rughe,  di  glandule,  e  di  dolci/iime  relilknze,  e  negli 
ovidutti  ancora  di   varj  altri  animali   ovipari,  fra  quali  le 
Salamandre,  le  Botte,  le  Rane,  i  Camaleonti,  i  ferpenti  , 
€«<■<•/■»  alìa^  (iin\\i  non  ottengono  l'ultimo  luogo.  E  fé  pur  vuole  il 
j*<iFtf|/M  ;//i- riverito  Sbaraglia,  che  dal  baffo  de'teHicoli  femminili  deb: 
10  degli  oùdu-  bano  le  uova  falire  al  fondo  piìi  alto  dell'utero  (lo  che  non 
ti  ,  puifirif-  ^  z.zxxfò ,  mutando  fito  in  quel  tempo  le  parti  )  fi  può  crede- 
'      '  re,  che  quelle  rughe,  che  fono  negli  Ovidutti  fervano ,  co- 

me di  tante   valvule  fofienitrici  del  madefimo ,  lo  che  vcg- 
giamo  nel  detto   toracico  ,  ne'  linfatici  ,  e  nelle  vene,  ns* 
quali  canali  ha  fabbricato  le  dette,  come  tanti  foftcgni ,  ac- 
ciocché alzandofi  per  lo  momento  d'altre  forze  all'iniìi  la 
materia  venga  a  luogo  a  luogo  fofienuta  ,  ne  indietro  ri- 
Moda ,  come  tomar  poffa ,  e  cadere.   Ma  giacche  abbiamo  di  fopra  fat- 
dif<endano  le   [q  mcnzionc  degli  ovidutti  delle  Rane ,  non  ifdu'gniamo ,  o 
Z^ne^'ucio','  '^^^  Signore,  d'imparare  da  quertovililfimo animale,  pafco- 
éuttii""   "''lo  della  Italiana  plcb;,  e  vittima  delle  Cicogne  ,  ciò,  che 
que'  gravi  Filofofanti  capire  non  poilono ,  cioè  il  vero  mo- 
do chiaro,  palpabile,  e,  me  giudice,  incontraftabile  ,  co. 
me  le  uova  dall'Ovaia  fcappino,  come  le  trombe  s'accofli- 
no,  ed  a  una  certa borfa,  che  fta  in  luogo  dell'utero,  per 
Junghiflime,  e  tortuofc  vie  le  conducano - 

8,  Aveva  ietto  nel  Swaramerdamio  ,  nel  Jacobco  ,  nel 

IScc- 


Parte  Il.Cap.  XIX,  187 

Necdan  ,  nel  Borichio  ,  in  Gherardo  Blafio  (  <j  )  ed  in  altri       vi!!g,Hx* 
dUigentiilìiDi  ofTeivacori  ddla  Natura  ,  come  non  era  loro  'I'}'' ^>"oy'» 
mai  venuto  fatto  di  ritrovare  1'  apertura  ,  o  la  bocca  degli  Ìl'//"j,i,uo. 
Ovidutti  delle  Rane ,  e  delle  Botte ,  onde  portomi  al  forte  ,  vidutti   deO* 
dopo  alcuni  efperimenti,  col  folo  fiato  intrufo  la   ritrovai  .  Ram . 
Non  mi  dilungherò,  a  defcrivere  la  lunghezza  ,  le  tortuo- 
lità,  e  i  divcrli  (lati  delle  medefimc,  avendolo  già  fatto  nel- 
le Olfcrvazioni  mie  polle  dopo  la  Storia  del  Camaleonte  Af- 
fricano(i)  dove  polFono  facilmente  vcderfi ,  e  folo  mi   fer- 
merò in  ciò,  che  al  noflro  propofito  riguarda,  eh' e  la  lon- 
unanza  di  un  dito  in  circa   per  traverfo   della   bocca  degli     ^^^^^    ... 
Oviduìci  dal  Sacco,  in  cui  le  uova  fi  contengono  ,  o  voglia-  ovidotti  ^i'. 
mo  dire  dall' ovaja,  quando  le  uova  mature   non  fono,  ne  U  i(ane  Uh- 
fono  in  illato  d' elFere  guidate  fuora  .  Nulladimeno,  quando  f^""  dall'  o. 
quelle  arrivano  alla  lor  perfezione  (  ftupente  il  Swammcr-  "."'''  >  '  P"" 
damio,  che  quali  lo  credeva  imponibile  )  s'accolla  la  detta  'fuo'tmff".   * 
bocca  ,  tutcocchè  paja  cotanto  incomoda  ,  angulla  ,  lega- 
ta, e  lontana,  alTorbc,  e  inghiotte  le  uova,  e  per  glillret- 
ti  fuoi  ovidutti,  di  ftermiaata  lunghezza,  e  di  pieghe,  e  di 
avvolgimenti  tortuofilfimi  ,   ed  intrigati  ,  vengono  al  loro 
utero  trafportate,  d'indi  fuora  del  corpo trafmelfe.  Ciò, eh'  e' molti, f,h di. 
è  degno  di  rifleflione  fi  è,  che,  fé  guardiamo  la  llerminata  (cófta.cbt ^u,l', 
fproporzioiie  d'una  ranaa  una  Donna,  troveremo,  chefen-  io  dtilttxmn* . 
za  paragojfe  è  molto  piìidifcolla,  e  sì  per  ragione  del  fito  ,  si 

del 

(  a  )  Tuba  hfc /npciius  intra  regionem cordis ,  hepatis pulmonum  fé 
abfcondit ,  (jiio  pofiea  pergat ,  ignoro  ^  cum  immijfus  per  tu- 
bulitm  aer  altius  penetrare  nequiverit .  Swammerd.  Óbf.  de 
Ran.  &  Laccrt.  Gap.  j.&Blafius  de  Ranis  &c.  &  ilrae- 
defimo  Swammerdamio,  dove  tratta  de  Uteri  muliebr. 
Fabrica  feri  (Te  Motns  Ovi  Ramni  ex  Ovario  in  tubam&ute- 
iHìn  ex  obfcuro  obfcurior  redditur.&c.  11  Jacobeo  (de  Ha- 
nis)  parlando  del  fuddetto Autore  fcrilTe,  Motum  oviRa- 
ììini  ex  Ovario  in  tubar»  ,  &  uterum  ex  obfcuro  obfcuriorem 
reddidit  ,  cum  orificium  Cornuum  uteri  ,  vcl  tubarum  duo- 
rum  circitcr  digitoriim  latitudine  d.flare  dicat ,  &  non  modo 
valdè  anguflum ,  fed  etiam  immobilem  ,  nec  applicAre  fé  ad 
ovarium,  ut  in  avibus ,  &  fexu  toiulrebri .  Il  Borichio,flfc 
utero ,  dice ,  fi  inftentur  ,  deprehenditur  canalis  varie  intor- 
tui  afcendere  t^que  ad  fauces ,  novo  J^aturx  artificio  &C. 

(  b  )  Ifluria  del  Camaleonte  tAifricar.o ,  e  di  vari  animali  d' Italia 
&c.  pag.  ì  ^J. ,  &  fejg. 


1 8 8   Delle Vonja. delle  Femm'nie Fl'i.lpafe . 

del  modo  del  fico,  della  flruttura,  dell' anguflia,  della Icga- 

'  tura,  e  della  lunghezza  affai   più   incomoda  ,  e  difficile  la 

^  tromba  delle  rane  di  quella  delle  Donne  ,  e  troveremo  an- 

Ofi}"  Jfì!)  cora,  che  anche  l'Ovaia  delle  rane  è  involu,  e  chiufj  in  nnx 

i^vòha'inuna  comunc  membrana  ,    non  come  quella  degli  uccelli  libera,  e 

fom'j-it  rr.em-  pure  fenza  dare  fpirito  difcernicore,  o  prudenza  alleranine 

brana  .  trombe,  s'accodano,  fenza  ombra  di  dubbio,  a  fuo tempo, 

e  nel  tal  luogo ,  e  nel  tal  modo  le  uova  fìcuramente  ricevo- 

f,.-/»  inon  "0-  -H^  tanto  di  forza  quella  prova  di  fatto  ,  che  anche  il 

tra/ubi'ìt  Hi'  dottiflimo  Sig.  Nigrifoli  {a)  fene   fervi  per  rifponderc  allo 

^rif/ia prevedi  fteffo  Sbaraglia,  citando  la  mia  Oflervazione,  di  cui  io  ne 

fitti.  jygg^  gjj  j^[Q  un  faggio  nella  Galleria  di  Minerva,  (b) 

Aggiungo  un'  altra  Oflervazione  fatta  neirOvaja   delle 
-'  Vipere  dal  celebre  Stenone  (e)  e  confermata  dal  nolìro  dot- 

^"  tiflìmo  Sig.  Morgagni  (rf)  cioè  eflere  le  ova;e  delle  Vipere, 

e  d'altri  fcrpenti  involte  in  una  membrana  da  ogni  partechiu- 
fa,  e  pure  a  fuo  tempo  s'apre  ,  e  lafcia  ufcir  le  uova;  qui- 
bus  vel  folis  cbfervationibits  ((zvizmenK  conchiud:  il  decto  Si- 
gnore )  fatis  a  coiivincuntur ,  qui  idcirco  ova  mulieribus  negane , 
qitòd  Ovariorum  timicam  imperviam  babeant ,  nam  &  viperis  , 
,  iifqtte  ferpcntibus  impervia  efl  ,  &  tamen ,  cum  opus  efl ,  ovis  , 
.'  &  quidem  non  mediocris  magnititdinis  ,  certijjimè  patet . 

■  Anthi  «ff.'i      9-  Ma  che  vado  io  cercando  fra  '1  vulgo  de'  viventi  ciò  , 
uccillila  bocca  chc  con  incredibile  facilità  nella  nobile  famiglia  degli  uccelli 
dtV:  Ovidutto  ì  veggiamo?  Qual'è  quel  volatile,  a  cui  aperto  il  ventre,  non 
^ovfl  ''"'^/cada  prefto  fotto  l'occhio  l'ovidutto  pendente,  flofcio,  al- 
* /"rr/wca"/ lontanato  dall' ovaja,  tolto  un  ligamento  ,  come  artificiofa 
ttcìfia.         funicella,  colla  quale  fi  connette  all'ovaia,  come  appunto  è 
ancor  ne' vivipari?  Eppure niuno  nega,  né  può  negare, ben- 
ché mai  non  l'abbia  veduto,  che  quando  l'uovo  é  maturo, 
e  vuole,  0  deve  ftaccar/ì ,  l'ovidutto  non  s'alzi  ,  non  allar- 
ghi, e  dirtenda  i  lembi  fuoi,  non  {\  pieghi,  non  s'accorti  , 
D/mtf/J'-ot'""",  non  abbracci   l'uovo,  e  non  l' inghiotta  .  Ciò  ,  che  accade 
{»mi  It  ftefo  negli  ovipari  accade  ancor  ne'  vivipari ,  e  non  ci  è  alcuna 
i'mh/'-'tfvi'  'l'ffercnza,  fé  non  il  pregiudizio,  chc  abbiamo  incapo,  per- 
pari""  ^'^"  che  veggiamo  in  quelli  le  uova  grofTc,  e  palpabili  nell'ova- 
ia, 

(  a  )  Covfiderax.  interi  o  la  generazione  de'  yizenti.  Conftd.  prima 

pag.  83 
(h)  T'M.i.Tart.  i.dovc  De  Camileont.  Aphrican.  Hift.  &c. 

(e)  ^la.  DM.  ohf.89. 

(d)  ^dverfar.  ^natom'4-  uinimad.zp. 


Parte  II.  Cap.XJX.  189 

jìi ,  e  non  così  facilmente  in  quclti ,  per  l'cftrema  lor  minu- 
cezza  ,  e  diafancitade ,  e  perchè  nonne  fanno  le  Donne  ogni 
mefc  una  covata  ,  come  fanno  le  Galline .  Non  occorre  dun- 
que donare  prudenza,  cognizione,  fpirico  difcernenteaque- 
fte  pure  macchine  riportatrici,  perche  s' accodino  a  fuo  tem- 
po, ed  ora  da  un  canto  dell'  ovaja,  ora  dall'  altro  l'uovo 
cadente  ricevano,  imperciocché,  fé  ciò  fanno  negli  Ovipa- 
ri, Jo  poflbno  ancor  far  ne' vivipari,  e  noi  dobbiamo  i;itan- 
IO  chinare  il  capo ,  e  venerare  profondamente  in  tali  artifi- 
ci '1  (apientiflimo  Artefice  ,  incolpando  la  tarda,  e  ofcur.t 
cognizion  noflra,  che  fovente  può  b;n  conolcere  (  fé  non  ò 
ftolida ,  0  affatto  cieca  )  nelle  fue  fatture  il  Facitore  fupre- 
mo,  non  il  modo  lor  di  operare.  Non  fi  lafci  dunque  il  cai-  p;ff^.r^„;  j^, 
do  Sig.  Lamy  trafportare  dalla  difperazione ,  di  non  capir  ^^'f'JJ,,,^ 
queftì  moti,  a  credere  piuttofto  a' vaneggiamenti  dell'Alco- 
rano ,  che  alle  chiare  dimoftrazioni  de'  Moderni,  e  come 
uomo  favio  ,  0  (tia  (aldo  nella  inftra  fede  ,  o  fé  mai(  che 
non  credo)  fofTe  prevaricato,  alla medefima con  lo  fteffo co- 
raggio, con  cui  ncgolla,  ritorni. 

10.  Accrefce  la  forza  dell'  Argomento  il  Sig.  Verncy  il  Altrtargom'r. 
Tccchio,  e  colpi  a  colpi  aggiugns,  per  abbattere,  e  affatto  tedrlsigrer, 
annichilare  quefta  fentenza.  A  lui  non  bafta,  chele  trombe  "'-Vj^^"''^'^^"" 
aU'Ovaja  accoftar  non  fi  pollano,  ma  con  ragion  vuole  ,  che  f/t^rviUheL/h 
quelle  abbiano  una  larghezza  alla  groifezza  delle  uova  prc- ^^^-^g^,-,  jdi- 
porzionata ,  acciocché  il  tranfito  lìa  loro  facile  ,  faltem  in  uovo. 
muUeribus  piibertnte  dwatis ,  vel  conceptionis  tempore  (a)  ;  quin- 
doquidem  unicuiqHe  inecum  obfervare  facile  efl  in  avibus  canalem  » 
Ovidu^lus  nomine  infìgnitum  ,  pene  infenfibUem  effe ,  priuf quarti  fc- 
minne  ova  pepererint ,  at  vero ,  quo  magis  accedum  ad  tempus ,  qu9 
incubare  gefliunt  ,  eam  amplitudinem  acquifere ,  qua  ozis  illum 
commeantibus  trafifitum  concedere  valeat .  Ma  ciò  non  fifcorge, 
dice,  nelle  femmine  de'  quadrupedi;  effendocertifiimo, con- 
forme i  fuoi  efperimenti,  che  nel   tempo  della  pubertà,  ne 
in  quello  della  concezione  non  fanno  gii  ovidutti  mutamen- 
to alcuno:  il  quale  neceffario  farebbe,  fé  veramente  per  la 
loro  cavità  le  uova  portar  fi  dovelTero  :  le  quali  effendo  mag-  ^"jf^fl^J^^'^ 
glori  delle  flrettijfme  anguflie  di  quella ,  paffar  non  potrcbbono  .  ^(,^f„'m,^isi'i. 
Per  far  vedere,  e  concepir  chiaramente  la  verità  di  quanto  Vim^y  il  uè. 
e'  diceva,  nello  flcffo  tempo,  che  ciò  propofe  nella  Difer-  ^*'». 
tazionc  ,  ch'e'fcce  alla  prefenza  del  Sig.  Blegny,  diede  or- 

O  o  dine , 

Ca)  Jv:  nel  Zodiaco  Medico-Cali. ^n.  l68o.pag.m.6o. 


1 9 o     Delle  orvà delle  Femmina  Vi'-iìpare . 
dine,  che  porta  n'ero  avanti  la  Matrice  di  una  Scrofa  (  di- 
oft'vaihn,  cui  PO'"^^  '^  figura  {a)  acciocché  tuui  co' propri  occhi  vc- 
dtl  luddtttc   dcflcro,  quanto  palmare  fu  U  diffcrenXA  fra.  la  gratìdex.x.a  de 
vtr</ltm» ,      globe!  ti  i  che  dicono  ejfere  uova  >  e  la   cavità,  o  capacità  delle 
trombe,  per  la  quale  vogliun,  cIì£  paffino:  imperocché  que'  globi 
per  lo  meno  eguagUavau)  la  grandezza  d'  una  T^ociuola:  e  per  lo 
contrario  il  Canal  delle  ticmbc  appena  un  piccolo  Jìila  ammetteva  , 
benché  quella  Scrofa  di  fefco  i  fitoi  Torceletti  partorito    aveffe  . 
Da  ciòpenfa  con  ficure^za  dedurre,  che  le  trombe  iieao fta- 
te  fabbricate  per  altri  ufi,  affjtto  differenti  da  quelli,  eh» 
loro  aiiegnano  i  Difenditori  dell'Ovaia. 
j.       II.  La  fteifa  difficultà  cadJe  in  mente  al  Lewenocckio  ,, 
^"/I"^,^^  4"^"'^^"^''''^  Lettera  al  nobile  Chriftoforo  VurenfcriOe,  di 
déìfitlf^,       aver  fatto  vedere  in  una  pecora  immaginaria  l'ovaia  a  mol- 
ti dotti  ucraini  ,  aggiugncndo  ,   &  rationes  mcas  attuli  ,  cur 
non  fatis  mirari  poffìm ,  tot  viros  doHos  effe  in  ea  prtc'udicata  opi- 
nione, ut  credant  tubam  Fallopianam  Ovum  ahOvrrio  pcffe  e.xfu- 
gere ,  five  detrabcre ,  ac  illud  traducere  per  meatus  adeò  anguflos , 
ac  tubiC  Fallopiana:  effe  dcwofìrabam  ;  atque  eò  magis ,  quia  maxi- 
ma fcilicet ,  qiKt  in  Ovario  erant  ova  ,  malora  erant  Tifis ,  imo  alia 
erant  ma]ora   toto  alio  Ovario  ,    conftata  plerumque  ex  partibyt 
glandulofis ,  fanguineis  vjfis  pertcxta  ,  ac  tàm  arile  membranis  it.- 
Coiì  ambe  l»  ^^"^^  '  "^  ^ì^fModi  imv:aginariuni  ovum  ungu^bus  avellere  ncqui- 
sbaraglia.      >■?»»•  La  quale  difficultà   dell' anguftia  dcgi  ovidutti  è  pure 
ftata  toccata  dal  no<h-o  Signore  Sbaraglia ,  che  non  ha   certa- 
mente ommefso luogo,  dirò,  così,  non  tentato  ,  per  abbat- 
tere quefla  fentenza  . 
§uantt  all'      ,  2,.  A  queflo  ncrvofo  argomento  ,  quanto  a  Noi  facil-; 
^"T'' ■^^'"'J' riefce  il  rifpondere,  altrettanto  difficile,  anzi  impoflibiiC  riu- 
mento  th^°,'  ^cir  debbe  a  tutti  coloro ,  che  foflentano ,  efscre  uova  le  ve- 
ia  (citghcte  ,  fcichette  linfatiche,  del  che  dovrebbono  ormai  reilare  fgau- 
ahren^to «gli  nati.  Anzi  tanto  è  lontano,  che  abbatta  il  noflro  Siftema  , 
aitr, .wpojiii.  j.}jg  Jq  conferma  mirabilmente,  e  render  loro  grazie dobbia- 
Cemiatune  ^° *  Perchè  Combattono  anche  in  quefio  per  noi.  Già  ab- 
f^li  Avtrfatj   binmopiù  volte  ftabiJito,  che  que' corpi  vcfcicolari  pieni  di 
fA^o  Autor,  linfa,  de'  quali  è  tirdinari.nmente  temperata,  e  tubercoluta 
^taeirUTu^-  ^^^^J^  '  """  fieno  "o^'^  ,  e  che  l'uovo  vero  è  molto  minu- 
T*  U  "ve}(i.  '?'  ™olto  diafano,  molto  radilTime  volte  vifibile  nel  fuofol- 
ihette.  licolo,  o  calIcc ,  ma  folamcuce  nella  tromba,  e  ncH'uiero, 

VevoHeiP Au.  comc  abbiamo  ingenuamente  efpoflo  in  molti   antecedenti 

torequalfia.  Capi- 

(a)  ivi  pAg.6%.     ,     .    .     V .     .     .       . 


Panie  IlCap.XJX..  191^ 

-Capitoli  (a),  laonde  anche  in  quefto  concordemente  flabj- 
liaino  con  gli  eruditi  Avverfarj  ,  che  non   vi  è  proporzione 
fra  la  grofsezza  delle  vefciche  linfatiche  ,  malamente  uova 
credute,  e  la  Hreaezza ,  o  anguftia  del  canal d:lla  tromba, 
la  quale  lenza  alcun  dubbio  ne  riceverle,  ne  trafportarle  po- 
trebbe. So,  che  rifpondono(i.),  ùid  l'uovo  dieci  volterai-     p;rp^/}ady 
-aorc,  quando  entra  nella  tromba  :  (2-)  efs'.'re  fenza  il  g"^  rufiijhri  ,eh, 
fcio  duro,  col  quale  quc' degli  uccelli  armaci  vanno,  ma  co-/?   vffcuhtttt 
perto  folo  di  un'arrendevole  membrana  ,  che  lo  rende  flef-/-""  <*o^<»- 
libile,  e  n:lla  figura  mutabile,  divenendo  allora  più  lungo, 
e  meno  tondo:  (^0  e  finalmente  la.  foftanza  dslli  tromba 
efsere  membranofa,  e  in  confcguenza  dilatabile  ,   come  la 
becca  dell'utero,  per  cui  pare  imponibile,  ch'efca  un  feto, 
-<juando  è  chiufa.  Sono  apparenti,  ma  non  vere  quefte  rif- 
-pode,  e  pofsono  folamente  rendere  foddisfarto  chi  non  ha  il  sena /ipparenu 
vero  fondo  di  quefto  Siftema,  o  chi  non  ha  mefso  daddove-  e  non  vtrt  k 
ro,  e  continuamene,  dirò  cosi,  le  mani  in  palla,  per  af-  lororiffc/it. 
lìcurarlì  del  vero.  L'uovo  non  è,  né  puòfarfi  minore,  quan- 
do è  particolarmente  fecondato  ,.  per  efsere  ciò  contra  tutte  fagiani fertif- 
le  leggi  della  Natura,  come  dimoftrato  abbiamo  (è)  e  fé  con- /^'«"^'■'  '"'P\ 
cedeffimo  ancora,  che  potefse  farfi  alcun    poco    minore  ,,^*""'''- 
•e  quantunque  fia  fenza  la  dura,  e  friabile  buccia,  non  po- 
trebbe, ciò  non  ortante,  giammai  pafTare  per  quelle  angu- 
rie ,   troppo   fproporzionate  ,  e  ftrabocchevolmente  più  pic- 
cole ,  non  trattandofi  di  una  liflca  ,  o  due  di  grandezza  mag- 
giore, ma  di  molte,  e  molte,  per  confeflìone  del  Graaf  , 
e  de' loro  Fautori.  E  fé  foflcvero,  che  per  paffare  {i  fchiac- 
ciafle  non  poco,  e  di  rondo  divenendo  lungo  ,  la  fua  sferi- 
ca, e  nativa  figura  mutalTe,  chi  non  vede,  che  quella   te-  .       • 
nerifllma  macchinetta,  che  dentro  rinferra,  ii  guafterebbc,  1 

e  tutta  fcompaginata,  compre/la,  e  trita  perirebbe  lungo  la  •* 

via?  A  qual  fine  tanta  abbondanza  di  linfa   nel  follicolo  ,  ** 

morbidezza  incredibile,  e  finezza  d'ogni  lavoro  (e)  fé  non  ^ 

pèrche  r  uovo  né  punto  ,  nò  poco  polla  patire,  e  pian  piano  ■» 

icnza  intoppi,  fenza  compreflìone  ,  fenza  urti  ,  nò  contra- 
■iìi  dentro  1' utero  pofl'a  difcenderc?  Concedo  ,  che  la  loftanr   Altre  ragion, 
■z:ì  della  tromba  fia  fleffibile,  e  dilatabile,  ma  da  corpi  re  ^'^ "'^ro /fui- 
fiftenti,,  sfiancanti,  e  duri,  non  da  un  corpo  teneriffimo  ,""' 

Oc     1  dili- 

(a)  Cap.c^.eCaptt.  ij.  ed  altrove  della  T.irt.i. 

(b)  Cap.p. ,  e  Cap.  ij. 

(  (:)F'eÌì  qui  Cap.  4.  delle  Ova^e  delle  Cagne  fecondate  . 


i  9 1     Delle  Vo'-ua  delle.  Femmine  l^fcipare  '. 
dilicatiffimo,  e  moHc,  quale  abbiamo  veduto  ne'fuoi  priiK 
cipj  c/Tcre  Juovo:  e  fé  ci  volgiamo  l'occhio  addietro,  eguar^ 
diamola  tromba  delle  Cavalk- ,  delle  Afine,  e  di  altri  animi- 
li, la  troveremo  nell' ingrcbo,  particolarmente,  clxc  faden. 
tro  l'utero»  quafi  di  cartiiaginofa  foftanza  ,  e  in  confcguenr 
te  difficiliflima  ,  anzi  imponibile  da  dilatar/ì  ,  ellendo  forfè 
ciò  flato  fntto  con  previde  Configlio  dalla  Natura,  accioc- 
ché in  quel  fito  comprefsa    alcun  poco  dalle  fibre  dell'  ute- 
ro,  non  venifse  l'uovo  fchiacciato,  o  in  qualche  parte  of- 
fefo . 
b  M   dì      '■^'  ^'^'"^  dunque  inqueflo  uniformi  nel   peiifamcnto,  e 
ì\Lfl,o  Auto,  "^^'^  cfi-crvazioni ,  per  efsere  in  ciò  troppo  palcfe  la  verità, 
rrfo/j;^.FiT-  e  difcordiamo  folamente  col  Sig.  Verncy  il  vecchio,  che  gli 
fiiy.  Ovidutti  delle  femmine  vivipare,  crefcendo  l'età.,  non  cre- 

fcano  ,.  lo  che    nella    lunga  ferie   delle  ofservazioni  ,  che 
premefse    abbiamo  ,    appara  falfiffimo  :    mentre  ,   quan- 
do  particolarmente  1'  uqvo    matura  ,   e  quando    lufburcg- 
ttiremhetn.  -j^^q      jg   trombe  anch'  efse  fi   dilatano,  fi  gonfiano,  e  fi 
;>  fl'/ioi /w.  pr^P^rano  .   Sofpetto   pure  forte,  che  i  fuddetti   due  chia- 
/►»'.  riffimi  Autori    abbiano   fatto   d'accordo  un!  abbagliamento 

troppo  fenfibile  ,  l'uno  nell'Ovaja  delle  Scrofe  ,  l'altro  in 
quella  delle   Pecore  :  e  volendo  provar    troppo  con  quefio 
argomento  centra  il  Graaf,.  cfuoi  feguaci,  nulla  provino, 
dando  loro    uno  fcampo  molto   facile  ,  per  ifchifare   una 
difficultà,  che  per  altro,  fatta  per.  il  fuo  verfo  ,  è  fortiffi. 
flia,  e  indifsolubile.  Cioè  per  provare,  che  le  -jtfcuhe  lin- 
fatiche  non  fono  uova ,.  e  che  fono  troppo   grandi  ,  e  non 
proporzionate,   come  abbiamo  detto  ,.  alla   capacità    dells 
ì.il  sii.Fef.  trombe.,,  hanno  fatto  vedere  il  Primo  al  Sig.  Blegny  ,  ed  il 
ri-yiivicibh.  Sfcondo  a  quegli  uomini  dotti  due  Ovaje,  piene  di' globi,  9 
i.  Il  Sig  Li.  della  materia  gialla,  e  glandnUf-i ,  tante  volte  defcritta,  dicenr 
vvtnoifkh  .    Jq^  j.Jj|»  qpg'  corpi  fono  le  uova,  eper  eflcrequc' delle  fero* 
trrtr,  j,'  fud  fc  gi'offi  j  come  una   Nocciuola,  e  que'  delle  Pecore,  corno 
''«/»■  jwWfli  un  Pifello,  è  imponìbile,  che  vi  paffino.  Né  il  Graaf  ,  ne  i 
mini.  fuoi  feguaci  hanno  mai  detto  ,  che.  i  globi  gjandulofi  fieno 

uova,  e  fanno  anch' effi  ,  che  nelle  trombe  non  cntrerebbo- 
Uuifia  fial.  no  ,  onde  di  quarta  obbiezione  poflono  farfcne  beffe  ,  mi 
m/ìT^"'^^  hanno  bensì  creduto,,  che  dentro  quel  globo,  o  corpo gJan, 
dulofo  fia  una  vefcica  linfatica,  che  quella  fia  il  vero  uovo, 
e  che  a  fuo  tempo  cfca  di  quello,  ed  elio  rcfii  poincll'Ovar 
ja,  dileguandofi  appoco  appoco,  e  non  apparendo  col  tem» 
pò,  che  una  piccola  cicatrice.  Che  abbiano  intcfo  de' corpi. 


FmellCaf.XlX.  ipy 

glandulofi,  e  non  delle  nude  vefciche  linfatiche  ,  lo  argo"- 
menco  dalla  loro  defcrizione ,  dal  tempo  ,  che  gli   oflerv*- 
rono,  e  dalla  figura  del  Sig.  Verney  ,  parlando  il  Lewenoe- 
ckio  anch'' eflo  molto  chiaro,  quando  dice,  alia  erant  majora 
foto  alio  Ovario,  confitta  plerumque  ex  partibus  glandulofis ,  eh' 
è  la  vera  marca  de'corpi  gialli,  non  delle  pure  vefciche  lin- 
fatiche. Si  contentino  dunque  qucfti  due  ingegnofi  Contrad- 
dittori dell' Ovaja  ,  di  far  l'argomento  piugiufto  ,  e  fui  vero  ,  .f'^""""'* 
fondato,  non  di  volerlo  far  troppo  force,  perchè  riefce  ri-  iifl/^'^r^" 
dicolo,  e  di  niun  valore,  ma  fatto  delle  fole  vefciche  linfa-  '        ^'"'' 
tichc,  che  anch'effe  pure  fono  di  grandezza  affatto  fpropor- 
zionata,  è  fortiffìmo ,.  e  indiffolubile. 

14»  Ma  non  ci  dimentichiamo  di  grazia  il  giudiziofo  Sig.  Altra   obbìfu 
,Mery,  che  non  contento  delle  apportate  obbiezioni  fegue  ,  v""'  i^'l  Jy- 
come  narra  il  Sig.  Fontanelle  (a)  ad  agramente  impugnare  ■'**">• 
in  quella  celebre  Adunanza  le  uova.  Hi  p/zì( aggiugnc)  bi- 
fogna ,  che  le  uova  fortifcano  ,■  e  la  membrana  comune  ,  che  invi- 
luppa tutta  l'ova]a,  è  di  una  teffitura  sì  forte, .e  denfa,  eh' egli  y^r^^^y^^^^^-. 
è  inconcepibile,  che  penetrata  effer  poffa  per  mezzo  d' un  corpo  ri-  puh  ìftf^ar,  , 
tondo,  e  molle,  cornee  uno  di  quefie  uova,  la  figura ,  e  confijlen-  e  Ucnar,  h 
za  delle  quali  fono  egualmente  oppofle  acibj,  che  ncceffario  fareb-  dura  inv^ìtt». 

,  •  /y  ''rr        •  ''  tntmofaas , 

be ,  per  aprirjt  un  pajjaggto. 

1 5.  In  poche  parole  fpiega  quefio  Valentuomo  ciò ,  eh'  è 
flato  da  altri  molto  diffufamente  efpofto  ,  e  farebbe  indilTo-  RiCpefi" al  ri. 
lubile  il  fuo  argomento,  fé  vedute  non  avefflmo  tante  ofler- •^^""•^'•S"""'" 
vazioni  in  contrario  del  Sig.Malpighi,  e  noftre  ,  già  varie 
volte  accennate.  Con  poche  parole  adunque  ancor  noi  rif'  " 

pendiamo,  che,  fc  le  vefcichette  fofsero  le  uova ,.  fé  non  fi 
dùvefsc  generare,  o  manifeflare  ogni  volta,  che  debbeufci- N<»jf/:w<./r 
re  il- vero  uovo,  una  macchinetta  ,  a  bella  porta  fabbrica- i'/'^''^*""  '' 
ta,  per  efpelierlo,  perchè  fi  formi ,.  come  un  canale,  per'  l'J,"/^"^'^'^]"] 
che  fpunti  alla  foggia  d'una  papilla  ,  e  nella   fommità  di  '     'i""""  • 
querta  s'allarghi  naturalmente  un  foro,  ch'era  prima  invi* 
flbile,  averebbe  il  Sig.  Mery  tutte  le  ragioni  del  Mondo  , 
ma  le  vefcichette  non  fono  uova-,  ne  tocca  ai  vero  uovofarfi  ' 

il  foro,  ma  fatto  naturalmente  lo  trova,  ed  è  uffizio  delle 
mufculari  fibre  del  calice  ,   o  follicolo  ,-  o  corpo,  giallo,,  e  „^,^;J','|^;'^,'^*' 
probabilmente  anco  di  quelle  della  efierior&  mufculofamem-  de}  /;  ap't  \ 
brana  dell' ovaja,  ad   ifpremerlo  fuora  con  incredibile  dol-  ncntifm/^i' 
cezza,  ed  a  condurlo  pian  piano  al  già  preparato,  e  aperto  "dtli'ucii''-. 

buco, 

(a)  Mademic  Rpyale  &c.ivi. 


%^4  -Of//^  Z^ot>a  delle  Fetnmmf  n pipare . 
■buco,  icciccchè  col  \Teicolo  di  quella  b:aigniffima  ^iéfccl^ 
ca  linfa  cfca,  ed  entri  rrcll' ovidutto. 

id.  Aggiugne  il  fovraddetto  uomo  grande,  che  nel  cad»- 
strignt  ì'Ar.  ygfQ  d'una  femmina  giovane,  che  pareva,  aver  panoritifi- 
'«Tr^Jw/*.  gl'uo^' '  rOvaja  /ìnirtra  era  af50Ìutamentefen2a  uova  ,  ben- 
'chè  fofse  dell'ordinaria  grofsezza ,  e  in  buono  flato.  Ladc- 
ftra  non  avea  ,    che  tre  piccole  celle,  ma  vote,  e  d'  una 
membrana  vertice,  che  afsokitamente  infeparabile  dalla  loro 
foftanza  pareva  .   Oiierti^  cclleae  non  avevano  comunica- 
zione alcuna  con  la  parte  eflcrna ..  iS'on  fi  diftingucva  nella 
Non  fi vfMva  \q^q  membrana  alcuna  apertura,  alcuna  sfaiditura,  alcuna 
'^"'^,'^''^'',',""  traccia  d'uovo  j  che  fortito  fofse,  e  intanto  11   conoiccva  da 
iraaà^j'arrà  ,  altre  marche,  e  fegni  ,  chela  Donna  fiata  non  era  già  fteri- 
fie  periva     le.  Egli  è  vero(  come  ofservò  )  che  la  membrana  comune  , 
4ur pairtrite .  gj  eflericrc  di  cadauna  ovaja  era  con  un  gran  numero  di  pic- 
cole fefsure  fegnata ,  ma  quello  gran  numero  mcdcfimo  fer- 
ve contra  il  Siflema  delle  uova;  imperocché,  fecadauna  fof- 
créiifiumrc^^  (lata  fatta  per  1' ufcita  d'un' uovo  quella  femmina  farebbe 
M  pVfoU  fif.  fiata  d'una  fecondità  inudita,  e  in  confcgucn2a  quella  mar 
■fure.         '   nicra  di  cicatrici  aver  dovea  un'altra  cagione. 

17.  Poco,  0  niun  vigore  hanno  qucfli  argomenti  dall'ot- 

ì(ifpcfia         fervazione  dedotti  contra  la  noflra  fentenza  y  pofciachè  prende 

anche  qui  di  mira  le  vefcichecte  linfatiche,  e  le  perfeguita , 

e  le  flagella,  vokndole  cancellare  dal  numero  delle  uova  . 

Siamo  d'accordo  ,    fapendo  ancor  noi,  che  ora  cene  fono 

Cimhaitt  ton.  molte ,  ora  poche ,  ora  niune ,  conforme  detto  abbiamo ,  rifpon- 

'triJZf' levi  ^^^'^°  all'obbiezione  del.  Signore  Sbaraglia  (a)  nell'antece- 

l't  vMfbt^"  t^^nte  Capitolo,  che  malamente  alferiva  ,  di  aver  fempre  in 

tutti  i  tempi ,  e  in  tuitc  le  età  veduto  un'egual  numero  delle 

medefìme.  Già  confefla  il  Sig.  Mery  in  due  luoghi  ,  chegU 

pareva,  che  quella  giovane  p.irtoriti  avelie  figliuoli  ,.  onde 

può  efTere,  che  poco  tempo   prima  (ì  fo/fe  la  loro  linfa  nel 

folito  follicolo  confumata,  e  per  la  malattia,  che  l'uccifc  , 

o  per  qualche  altra  cagione  più  non  fi.  foflc  rigenerata  .  E' 

J^l'l* ^'"^'  puf  anco  probabile,  che  quelle  Ovaje  foffero  morbore,  per 

""'"'•''•         quel  gran  numero  di  piccole  feflure,,  che  vi  fcopr'i ,  nonef^ 

fendo  certamente  da  tutte  tante  uova  ufcite,  ma  egli  èpiut- 

toflo  da  fofpcttarfi,  che  la  linfa  loro  inacidita  le  avelie  ro- 

fe,  e  folfe  .sboccata ,  come  a  tante  glandule  vcfcicolari  ,  ei 

i  iinfatici  flcin  accadere  veggiamo,  o  almeno  avefie^  coiiw 

trin- 

(z)  Fedi  Cap.iff.num.ip. 


Parte  II.  Cap.Xlt  ly;- 

trinciata  la  membrana  eflerna,  e  qiiafi  alia  foggia  delle  ra- 
?adi,  violata,  0  contrafatta  .  Cosi  la  deftra  Ovaja  nonav^a, 
che  tre  piccole  celle;  ma  vote  per  le  ragioni  fuJdette>  e  con- 
cediamo, che  la  loro  membrana  folle  aflolutamente  dalla  lo- 
ro foftanza  infeparabile  ,  concioflìachè  non  erano  di  quelle 
uova,  delle  quali  parliamo  noi. 

■   i8.  11  Sig.  Mcry  (  così  fcgue  a  narrare  il  Sig. Fontanelle)  ^^',7  '^**"^ 
trovò  ancora  nel  foggetto,  che  tagliò,  una  prova,  che  non 
l'ha  fatto,  edere  troppo  fretcolofo,  a  prendere  per  uova  le 
vcfcich:tte  delle  Ovaje  .    Ella   avea  nell'entrata  dell'orificio 
interno  della  Matrice  alcune  vcfcichecce  tutte  fimili  ,    picn.-      Vef,ichettt 
li' un  liquore,  che  tutte  le  apparen2e  avea,  d'cllcrefcraina-  '''■'^ '."'T,; 
le,  e  quefto  vefcichette,  alle  quali  non  iì  può  già  attribuire  "ifjt'rice"  * 
la  forgenre  della  generazione  ,   avrebbono  avuto  intanto  1' 
onore.  II-  fodero  ibue  collocate  folamence  in  un  luogo,  un 
poco  piìi  favorevole. al  Sillema. 

19.  Spiritofa,  in  vero,  è  la  riflcffione  del  Sig.  Mcry;  ma  Hjfpofta  firr-iU 
Tempre  contra  le  vefcichette  ,  non  cjiura  le  noflrcvere  uo-  "''^"Urr^per. 
va.  E'  un  peccato,  che  quello  grande  Anatomico  non  abbia  „,^^^7"//' 
capito  per  il  fuo  verfo  quella  fentenza ,  mentre  fono  ficuro,  v'efcétb'ttl 
che  in  limili  abbagliamenti  caduco  non  farebbe.  Contrafta-  preft ptr moa, 
va  con  ragione  co' Tuoi  Colleghi,  ed  ottimamente  l'improba- 
bilità delle  loro  aflerzioni  conofceva  ;    ma   perchè  non  fpce 
diligenze  ulteriori  ,   vide  ciò,  che  non  erano;  ma  non    vi- 
de poi  ciò,  che  follerò.  E'veriffimo,  che  ci  fono  le  accen-  l'£l'%ifj'' 
nate  vefcichette  nella  bocca  della  Matrice  ,   delle  quali  già  M^rriJ  ^de- 
parlammo,  {a)  e  che  fono  ftate  dal  mio  ftimatiflimo Signor  ferittc  g!,ìdsi 
Collega  Morgagni  cosi  nobilmente  defcritte  ;  (/>)  m^chih^a  ^'g-MÒr^agm. 
le  confiderà,  hanno  molta  differenza,  si  per  la  loroftruttu-  ^^^  ^,zr,  , 
ra  ,  col  Microff opio  oflervata  ,  sì  per  la  maceria  ,  che  conten-  ti7ttlUvtf!ì: 
gono,  efl'endo  quella  qu.igliabile al  fuoco,  equeftanonraai  .  f*,^,//,Ofa*. 

IO.  Sentiamo  ancora  (  per  moftrare  la  dovuta  (lima  atan-y/. 
ti  uomini  di  gran  nome  )  ciò,  che  contra  quefto  Siflema  il 
vecchio  Sig.  Vcrney  conchiude,  il  quale  parla  così  franco,  ^'^„['j°^''' 
che  m' indurrebbe  quafi  a  credergli,  fé  gli  occhi  mici  ,   e  di  Vemiyiiy't^- 
tanti  altri  più  di  me  infigni  ,   e  bravi    Macftri  non  avcffero  cbì» . 
tante  volte  in  contrario  ofTervato .  Si  burla ,  e  a  piene  gote 
fi  ride  (e)  delle  olTervazioni  de' Moderni,  che  di  avejry.edu- 

to 


(a) Clip.  j.  nuìti.  11. 

(  b  )  ^(Iverfaria  ^natom. prima p^.  4^.  44.  cjT  ,^4'veiJ'.  ^. pag.ófjf.jo, 

{q)  Zcdi.u.  Mid.  Cali,  detto  pag.  6i.  ' 


^    1 9 U  •    Delle  l/tf-x k  delle  Femmine  Viajtpare . 

to  aflcrifcono,  e  calice,  e  cavernctce,  o  loculi,  e  cicatrici, 

e  fori,  pe" quali  fcappano,  o  fono  fcappatcle  uova.  Vt  con- 

ftet  (  ecco  ,   come  dalla  cattedra  decide  )  in  poflerum  ,  fpem 

Nfga  (aiKi ,  Q„,f,rm  iltis  p;-xccidi  prob.itionis ,  id  fciant ,  velini  ,  à  me  adaper- 

Cirutrm    fon     .     ,  \  i/-  ,,.  '  n  ■ 

ntUtOvait  '"  orutis  antm.imtvus  faniellis  mn  exiguo  numero  ,  pojiquam  in 
..  v-,  '  rcnerem  ruijferit,  à  me  nunquum  deprehenfosnequecalices ,  ncque 
locellos ,  veque  cicatnces ,  reque  ulta  vcfligla  ,  aut  notas  decifio- 
nis ,  aut  divulfims  ab  ipfis  f'uppofit^  .  Ouxquid  vero  immutatio- 
nis  à  me  deprehenfnm  efl  in  teflicuhrum  dijpofitwne  ,  nihil  aliud 
fuit,  qtiam  concidentia  quidam  globiilorum  ,  aitt  vefcicularum  > 
ortum  eò  veriftmilius  d/tcens  ab  illarum  exinviitione ,  tempore con- 
,  cuhitns  :  quod  nonnunquam  mihi  obviam  f.ì^us  fiierit  exiguusglo- 

bulonmi  nurnerus ,  faugiAne  repletoritm  ,  qui  nondum  feminis  fur- 
mam  induccre  potuerant  .   Poter  del   Mondo  !  Gran  difgrazia 
della  verità,  grande  sfortuna  di  queftoSiftcma,  gran  pregiu- 
dizio di  tutta  la  Repubblica  Letteraria  ,   che  quefìo  valente 
Scrittore  non  vedefìTe  mai  né  calici,  né  loculetti  ,  ne  cicatrici  , 
rè  veftigia  alcune-,  o  fegni  della  caduta  ,  o  feparazione  dell'  uova 
da'  Moderni  fHppofìa .  fiifogna,  che  quefto  Signore  ,  o  facclTc 
Jijiprjìadil  le  oflcrvazioni  in  una  Camera  molto  ofcura  ,  o  foffe  molto 
iwflro  Autori,  di  vifta  corta  ,  o  che<juegli  Animali  differenti  dagli  altri  fof- 
•  w/c-    ^'^'"°'  P^*"  "^"^  ^'^ZTz  veduto  ciò,  che  cento,  e  ceatooculati 
S^i  Anatomici,  al  di  qua,  e  al  di  là  da' Monti,  e  da' Mari  cele- 

,    •    ■         bratiflìmi ,  hanno  tutti  concordemente  atteftato  ,  d' aver  vie- 
duto.   Fra  tutti  qiicfli  io  non  voglio  contrapporgli»  fc  non 
i  fuoi  Francefi,  le  oflcrvazioni  de' quali  fono  ftatedamenel 
Capitolo  fettimo  fedelmente  portate,  e  fra  quali  '1  Sig.  Ver- 
ney  il  giovane  otterrà  de' primi  luoghi,  a  cui  dovrebbe  cer- 
tamente preftar  più  fede,  che  agli  altri  .   Se  dunque  il  Sig- 
^Pfo r.,il  Sig.  Verney  giovane  ha  veduto  tutto  ciò,  che  il  Vecchio  Signor 
v'in'/aisl  ^"^^  "O"  ha  potuto  Vedere,  e  con  quello  tanti  ,   e  tanti 
Virnty  iìvic.  ^^^'''  5  probabile,  che  avendo  i  giovani  ia  vifh  più  acuta  de' 
(bk.  vcccfci,  e  reggendo  più  molti,  che  uno,  quello  Signor  s'in- 

.-.  gannaffe ,  o  pregiudicato  dal  fuo  Sirtcma  ,  o  dalla  forte  im- 

f'^*J7^y^'^""magina2Ìone  gli  veniflero  le  traveggole  agli  occhi  ,  e  non 
(hi,.  '  "^'credeffe  vedere  ciò,  che  veramente  vedeva  .  Dico  ciò  ,  che 
veramente  vedeva,  fondato  fulle  fue  precifc  parole  ,  con  Je 
y«-/r,->w<»*»  quali  confefla ,  d'efTereftata  da  lui  veduta  della  mutazione  , 
T"^*;  "^'^'°*  concidcntia  quxdam  globulorum  ,  aut  vefcicularum ,  e  di  più 
>  ife<ltva.  exiguus  globulorum  nurnerus  fdnguine  repletorvm ,  mentre  quefto 
y/t/ic^p.  piccolo  numero  di  globetti  fanguigni,  non  erano,  chscorpi 
glandtilofi  ,  alJc  volte  (  come  nelle  mie  OlTervazioni  )  molta 

rof. 


Patte!/.  Cap,  XIX,  197 

io{fe?stanti  per  \z  gonfiezza  de'vafi  :  e  di  più  quell'cfferfi 
rendiite  flofcie,  e  [munte  le  vefcichctte ,  monrava,  che  s'erano 
votate,  per  portare  il  neccflario  linfatico  tributo  al  calice, 
o  corpo  glandulofo  ,   come  altrove  abbiamo  fpiegato  .   Mi 
Creda  ,  Illuftrifììmo  Signore  ,   che  molte  dcfcrizioni ,   fatte  vefm^hnr  f 
con  tanta  franchezza  da  alcuni  accreditati  Scrittori,  fono  ,  aUum  e  pr.mm 
come  le  Profpettive  ,  o  certi  Paefi  ,   a  capriccio  fatti  da  un  Jj^^  fi"^^^'  " 
pennello  maeftro .  A  prima  vifta  lufingano  l'occhio,  vi  pa-  '^^'' MC'"- 
jono  cofe  reali,  che  appreflandofi,  e  con  diligenza  guardan- 
do, o  con  mano  toccando  ,   fi  fcoprono  per  ombre  bugiar- 
de, e  ingannatrici. 

CAPITOLO      XX. 

Si  fa  rif polla  ad  altre  obbiezioni ,  e  particolarmente 
del  Signore  Sbaraglia. 

I.  p  Arrebbe  forfè  a  V.  S.  Illuftriffima  ,  ch'iofaccffi  più  J^J'l'f"''^'' 

X    conto  degli  eraoli  ftranieri,  che  de' dimettici,  i  qua-    """' 
li  tutti  pretendono  di  eflcrc  del  noftro  Siftema  feveriffimi  di- 
ftruggitori  ,  fé  per  foddisfarc  a  quelli  ,  mi  dimenticaffi  de' 
noftri.  Guardimi  il  Cielo  ,   che  in  tale  errore  precipitaffi  , 
avendo  bensì  un'alta  ftima  di  quc' lontani  ;  ma  altrettanta 
confervandone  in  feno  di  que' vicini.  Afcoltiamo  dunque  di 
nuovo  il  noftro  Sbaraglia  ,   che  da  lui  folo  ha  più  fcritto  ,  sharagiubd 
quanto  finora  tutti  infieme  hanno  immaginato  ,  e  con  am-^'* '''"'"'>  ♦ 
mirabile  erudizione  ha  dal  fuo  vafto  talento  ,  e  da  tutti  gli  ^amb^tu'l 
Autori ,  che  fino  al  fuo  tempo  hanno  di  qucfta  materia  trat-  qutfto  sijft. 
tato ,  il  più  bel  fiore  raccolto .  Dopo  d' avere  agramente  com-  ma  . 
battuto,  e  pretefo  di  far  vedere,  non  efferc  uova  le  ^'e/c/c/;^■  r- 
te  fierofe ,  paffaa  ricercarne  la  fecondazione ,  pcnfando  ,  di  ri- 
trovare anche  in  quefta  validiflime  congetture  ,   per  annul- 
lare quefta  Sentenza .  La  prinu  fi  è  ,   {a)  che  la  fuperfeta-  ^"j^'lH'J'^j*' 
x.ione  comuniflima  farebbe,  quantunque  i  Dottori  rade  voi-"''"*'*"''*' 
te  accadere  c'infegnino  ,  e  la  fpcrienza  una  tale  verità  con- 
fermi. Il  Kerchringio  (b)  con  l'autorità  del  Filofofo  ,   e  di 
Plinio  C  come  nota  anche  Teofilo  Rainaudo  )  efierecofa  mol- 
to rara  dimoftra,  a  cui  altri  comunemente  fi  fofcrivono,  an- 
zi penfa  ,  effere  cotanto  rara  ,  che  al  dire  del  celebre  Zac- 

Pp  chia, 

(  a  )  De  y^vipar.  Cener.  Scepf. pag.  m.  505.  £rf(/.  Bononienfis . 

(  b  )  Spicileg.^natom.  Ohf.  1.  *, 


t'9^  Delle  Vcva  delle  Femmine  F'i'-vipaìe . 
chia,  aJcunil'hanno  negata.  Il  Latirenti  però,  Paulo  J-G- 
it  hvifci.  ''  Ra'na"'^o>  ed  altri  ne  apportano  col  Signore  Sbaraglia  ta- 
cbett,  fojftraWi  c  tanti  efcmpH ,  che  non  può  ncgarfi  ,  e  noi  ft-fli  l'am- 
«rci'tf,/>fy«<.-».  mettemmo  ,  e  ne  rendemmo  la  ragione  nel  Gap.  XVII.  Se 
"^""■/'"■'*^''- dunque,  dice  (a)  il  detto  Signore,  quefta  è  vera  ,  fé  le  ve- 
"t'ax'ini  fcichette  linfatiche  follerò  uova,  ogni  giorno  fi  vcdrcbbono 

fuperfetax.i'ni ,  ne  tanto  fingolari  farcbbono  ,  come  per  veri- 
tà viene  aflerito  ,   e  fi  olkrva  :  conciofliachè  dal  replicato 
congreflofacihnente  reflerebbe  fecondato  un'altro  uovo,  eun 
nuovo  concetto,  e  parto  fopravverebbe  ,  e  celebrandoli  nuo- 
vi congrcffi  {b)  il  conofcerebbe  Tempre  una  nuova  cagione 
di  fnperfctaxionc  ,   della  quale  impedimento  alcuno  addurre 
non  potendofi ,  perciò  fegue  ,  che  dovrebbe  cHcre  quotidia- 
sifahffft^^'  Perciò  fi  maraviglia  forte  dell' Etmulero ,  che  delle  ma- 
M'EimuUr».  lattie  delle  Donne  trattando  ,  dichiaroffi  ,  che  la  cagione  , 
per  altro  ofcura  àzììz  fuperfetaxioni ,  dalla  dottrina  delle  uo- 
va era  pofia  in  buon  lume,  e(Tendo  tanto  lontano,  che  que- 
fla  graviffima  concrovcrfia  h  fnodi,  che  anzi  ,  che  nò,  più 
s'intriga  ,   e  nuovi  dubbj  nafcono  dal  nuovo  congrefTo  del 
Mafchio,  il  quale  non  renderebbe  imponibile  in  ogni  mcfe, 
Sa  ione  di/  ^  ^^  °S"'  ^^^^  fpazlo  di  tcmpo  una  nuova  concezione,  e  ir) 
/<.^f''v4'r«V«/ confeguenteuna  quafi  nuova  gravidanza.  La  ragione,  afua 
f'iquinti.       detta  e  chiara  :  imperocché  tante  volte  le  Donne  concepireb- 
bono,  quante  volte  le  uova,  che  nell'una,  e  nell'altra  Ova- 
>a  fono  moUe,  li  fecondaffero ,  e  non  ripugna  ,  che  in  più 
congrcffi  uno  dopo  l'altro  dallo  fpirito  del  mafchil  feme  re- 
ftaflc  fucceffivamente  fecondato,  quantunque  già  gravida  la 
Donna  ,  e  indarno  cercherebbono  le  fcuole    il  termine  della 
jHperf et  azione  ,  del  quale  ampiamente  fi:ri(le  Zachia  (e)  fé 
ogni  volta ,  che  ci  fono  uova  ,    e  che  fi  ha  un  nuovo  con- 
greflo,  fempre  ìa.  fiiperfet^zion  fi  farebbe. 
Rjfpofla alU      ^*  Óhi^'^^  difììciiltà  può  pcr  avventura  travagliar  quelli  , 
fovrmdditta    che  pciifano,  che  la  ftrada  dello  fpirito  fecondante  nonfial" 
d'fuultà ,       utero;  >w.i  che  entri  per  le  vene  della  v.igina ,  circoli  colf.ingue, 
e  per  le  arterie  poi  a  fecondar  l' uovo  maturo  fi  porti  ;  ma  non  già 
noi,  che  vogliamo,  che  la  via  regia  del  detto  fpirito  (la  dal- 
la vagina  all'utero,  dall'utero  alle  trombe  ,  e  dalle  trombe 
ali'Ovaja.  Nel  primo  accennato  Sifiema,  ogni  volta  ,   che 

fof-    . 

(a)n.7w.  15. 

(  h)pjg.-;o6.  Editioìi.  Bomnievfis  &c. 

(  e;  Oiicfl.  Mcd.  Legai.  Lib.  i.x.  ■  i 


'  FaneD.Càp'.XX.         '       ^99'^. 

foflero  follicoli ,  anche  nel  tempo  delia  prcgnezza  con  den-  '   ' 
tro  le  uova  difpofle ,  non  v'ha  dubbio,  che  fchivando quel- 
lo fpirico  r utero  chiuib,  e  per  i  lunghi  andirivieni,  e  gira- 
volte de' canali  fauizui^ai  andando  ,  può  tinalnience  arrivare  ^'' "'J'"'  ^•- 

,.,  „       •  1  .         „  .^  ir  e         •       nema    torroni) 

ali  Ovaja;  ma  nel  noltro  biikma  troveranno  le  uiperretaziar-/,  p,^^  ^,^_ 
ni  tutte  quelle  difficukà ,  che  negli  altri  Siilemi  ncrovano  ,  (u!tA\(bt  ni-' 
cioè,  dopo  caduto  l'uovo,  la  bocca  della  Matrice  ferrata  ,5''  "^'"Usi. 
e-  fovente  cosi  da  una  vifcida  linfa  empiaftrata  ,  che  non  pò-  ^''"'  • 
tra  penetrare  né  meno  lo  fpirito,  condannato  a  sfumare,  e 
a  perderli  nella  vagina  ,    0  ad  ufcire  per  quella  bocca  ,  per 
la  quale  fu  intrufo.  £  fé  alcuna  fiata  ,  per  raro  miracolo  , 
nel  tempo  de' venerei  arapleffi  tanto  s'aprilfe,  e  fi  rarefacef-  r 

fé,  0  dileguane  quella  linfa  contraftante,  edifenditrice,  al- 
lora potrebbe,  come  furtivamente,  fottentrar  quello  fpirito, 
potrebbe  ferpeggiare,  quafi  per  cuniculi,  e  di  membrana  in 
membrana  fra  1  uovo  difcefo  ,   e  l'interna  parete  dell'utero 
inalzarfi  ,   ed  arrivare  alle  trombe  ,   falir  per  effe  ,   ed  all' 
Ovap  giugnendo  ,  fé  un'uovo  nel  fuo  calice  ritrovale  ma-    '    ' 
turo ,  fecondarlo  ,   il  quale  poi  anch'  efso  a  fuo  tempo  nell' 
utero  difcendendo,  a  canto  all' altr' uovo  s'abbarbicafse  ,   e 
facefsc  quel  giuoco,  che  viene  fupcrfetax.ione  appellato  .    Se  ©«j^raW, <•**, 
dunque  cosi  va  la  faccenda,  chiaramente  apparifcc  ,  quan- /"''''  ntinoftro 
K  refiftenze  debbe  fuperare  lo  fpirico  psr  afcendcre,  quante  ^'^'"!''  K'  ' 
difficulta  debbe  1  uovo  incontrar  per  difcendere  ,   quante  in    '  ^     ^   • 
abbarbicarfi,  e  quanto  debba  tutto  il  meccanifmo  dell'utero, 
eontra  le  leggi  ordinarie  in  uno  ftantc  cangiarfi  ,  per  abbrac- 
ciare, quali  diffi  ,  fé  ftupente,  un'ofpite.nuovo,  ne  abban- 
donare l'antico,  per  lo  che  non  può  iegu  ire  cosi  fovente  que- 
llo fenomeno,  come  immagina  il  Signore  Sbaraglia  .  Aggiun- 
go, che  non  è  ne  meno  cosi  facile,  che  quando  la  Donna  è  AUr»  di^cul. 
gravida,  maturi  fubito  un'alcr'uovo,  crefca  il  follicolo  ,  e/"'- 
alla  pcrfezion  deflinata  riducafi,  avendo  già  detto  altre  vol- 
te quanto  s'affatichi,  quanto  fudi,  quanto  tempo  la  Natu- 
ra vi  ponga,  a  cavar  fuora  quella  nafcofia  macchinetta  ,  ad 
attuarla  ,   a  perfezionarla  col  confumo  dell'umore  di  quafi 
tutte  le  veicichctte  linfatiche  .    Supponeva  il  Signore  Sbara- 
glia, che  tutte  le  vefcicheccc  fofsero  da  tutti  creJu:e  uova  , 
ed  in  tal  cafo  l'argomento  ,    riguardo  allOvaii  ,   averebbe 
avuto  piìj  forza;  ma  no  nel  noltro  Siftcma,  incui  tanto  ma- 
giftero  ci  vuole  ,    per  far  comparire  in  iftato  di  poter  ef^erc 
fecondato  un  fui' uovo.  Altro  ha  da  far  la  Natura,  che  at-  ; 

tendere  >  a  dar  l'ultima  mano  a' follicoli ,  e  alle  uova,  quan- 

P  p    X  do 


500  Delle  Vo^a,  delle  Femmine  f^i'vipare . 
•D/!faiicn$  ^q  ne  ha  uno  fecondato  nell'utero.  Tutta  la  fua  cura  è  di- 
int„rZ''X'i  ^""'  ^  "''^'''  ^  ^^'^^  ^"^  '^  raedefimo  ,  volta  tutto  il  mag- 
/'«o^/mÀ'-u/c- g'or  «^o^'^P  de' fughi  all'aumento,  e  alla  confervazione  del 
re  y  per  unm  nuovo abitatore  :  Se  non  abbandona,  lafcia  almeno  in  qual- 
•»"•«"» i"""- che  ozio,  e  quiete  Je parti  ,  eh;  alla  generazione  de'  ventu- 
*'*'"•  ri  concorrono.  Non  più  ahnea  t^nto  lufsureggia  (  fé  non  è 

vizio  d'un  guado  appecico  /  la  Donna  :  tutta  fi  rifente  1" 
economia  del  corpo ,  nuove  leggi  ^\  fanno,  molte  ufate  fi  fof» 
pendono ,  e  non  ad  altro  tutte  amichevolmente  concorrono, 
che  alla  perfezione  dell' inclufo  feto,  non  alla  generazione, 
o  raaaifeftazione  d'un  nuovo.  Perciò  anche  nel  noflroSiftc- 
Tfivtìti  ffM.  ma  fi  può  contare  fra  prodigi  della  Natura,  che  dopodifcc- 
%ida  potfòht  fo  un'uovo  fecondato,  pafsato,  per  efsempio  ,  un  mefc,  o 
'"^""""•"'-due,  ne  difcenda  un'altro  ,   e  pafsati  altri   due  un'altro  ne 
**'  cali  ,  di  manicrachè  nello  fpxjio  di  nove  mefi  gravida  ,   fi 

polla  chiamare ,  diremo  così,  tre  volte  gravida,  una,  quan- 
cunque  arcifecondiflìnu  Donna  . 
jihra  d;fcul.  J.  Pcnfa  puTc ,  chc  fé  tante  vcfcichctte  foflcro  uova  ,  le 
tZJilhshara-  Donnc  non  partorirehbono  quafi  ferapre  un  folo  figliuolo  ;. 
^Il" '■^'anlitu'-  ^'"^  ^^  ^^^*  °  P'"  ^^"'  ^^^^  ^  "'^^'^^  fpezie  di  bruci  acca- 
fJi""'r'ì,T  da  ^'  •  ^^  P^*""  '^'  numero  portcntofi  accaderebbono,  e  fuo-, 
tanti  uova  na.^^  dell' Ordine  della  Natura  preferiti© ,  inognicwa,  e  in  ogni 
Otrtéovribbo-  giorno,  per  la  roolcitudine  delle  uova,  che  gonfie  fi  veggo- 
""  •  no ,  ed  atte  in  amendunc  le  Ovaje  a  ricevere  la  fecondazio- 

ne ,  e  il  moto  fucccflìvo  per  le  trombe  ncU'  utero .  Ne  vale 
il  dire,  che  appunto  accadono,  avendone  raccolce  molte  Sto- 
rie il  Laurenti ,  il  Sinibaldi,  Celio  Rodigino ,  Lattanzio  Eu- 
genio, Lodovico  Bonaciolo,  ed  altri  ,  e  poteva  aggiugncrc 
r  OlTervazione  del  Sig.  Lanzoni  della  Moglie  di  un  Barbie- 
re ,  ch'ebbe  in  un  parto  cinque  figliuoli  ,  e  quella  del  Sig. 
Nigrifoli  di  due,  che  cinque  pure  per  cadauna  ne  partoriro- 
no, mentre  quelli  eferapli  (  dice  )  come  cofo  rare  ,  o  come 
prodigi,  non  come  leggi  ordinarie  della  Natura  fi  narrano, 
che  pure  tali  efler  dovrebbono  ,  fc  foffero  uova  quelle  tante 
vefciche,  che  ne'tefticoli  femminili  fi  fcorgono. 

4/  Non  fono  uova  quelle  vefcichctce ,  come  tante  volte  ab- 
Latirafempu  biamo  detto ,  c  dimoftrato  ;  ma  fomminiftrano  folamentc  il 
jepr*  un  fsifo  nutrimento  al  follicolo  ,  ed  il  nutrimento  ,  e  il  veicolo  all' 
fuppojloil  Si-  uovo,  che  in  quello  dcbbe  raaniL'ftarfi  :  quindi  è,  cbequan- 
^l"a' nn'fjTin.  **°  vogliamo  fapcrc  quante  uova  fieno  mature  ncU'Ovaja  ,  o 
dou'eva  Uvt.  quan- 

ffithittt  .  ••  • 

{ii)lvi  pag.  30J. 


Parte  11.  Cttp.XX.  301 

quante  già  maturate  fieno  neli' utero  difcefe,  contiamo  il  nu- 
mero de' follicoli,  non  delle  velciche.  Cosi  negli  unipari  un  rMù-oi:  m* 
follicolo  folo  per  ordinario  fi  vede,  m' mìltipari moki,  con- flran'o  U^a'. 
forme  il  loro  genere,  o  la  loro  fpezie  ricerca.  Quale  oppi-  '«'-J  d.'jfi  , 
nione  poi  io  tenga  intorno  a'pórtentofi  parti  ,  cioè  a  quel-  "'"'  ''  *"/"'• 
li,  che  fuperano  un  certo  numero  difcreto,  e  probabile,  mi'*""" 
rimetto  a  quanto  ho  nella  Parte  prima  accennato,  dove  trat- 
tai de' vermicelli  fpermatici.  (a) 

,    y.  A  quefti  penfieri  ne  aggiugne  un'altro  il  Signore  Sba-     nu<,t»^^,. 
raglia  (  b  )  tolto  dall'analogia  delle  Galline  ,   le  quali  per  minte  dtli» 
clTervazione  dell'Acquapendente,  e  dell'Arveo,  da  un  folo ,  J"*-"''»?/"»,"'/- 
o  due  accoppiamenti  col  Gallo  ,   tutte  per  un'anno  le  uova  'j'^""" /'(*"-. 
loro  reftano  fecondate  :  laonde  ciò  anche  ne'  vivipari  feguir  callint  in  L 
dovrebbe,  lo  che  non  feguendo,  fi  può  giudicar  con  izgxo- foicelp*ptt un" 
ne  falfa  l' ipotefi  delle  uova.  Prevede  una  rifpofla,  che  pof-  «noe, 
fon  dare,  cioè,  che  non  fecondate  reflino,  perchè  non  fono  perfe- 
zionate,  alla  quale  foggiugne,  che  ficcome  le  uova  degli  Ovi- 
pari irìiperfe[ìa ,  irìimo  inchoanda  ab  uno ,  vd  altero  coitu  facun- 
da  reddantur ,  ciò  anche  nelle  altre  femmine  feguir  dovrebbe .  q^i"„'  / /,', 
Ciò  con  molte  prove  ferapreppiùftabilireproccura,  le  quali,  w«1  .>»'' 
per  puzzar  troppo  delle  foffiftiche  fcuole,  non  mi  prendo  né  ptrftitttgf, 
meno  pena  di  riferirle,  potendo  ognuno  nel  proprio  Autore 
vederle  ,  e  compatirle . 

6.  Mi  vergogno  intanto  di  più  ripetere  la  confiderabiledi- 
verfità,  che  fra  l'Ovaja  de' Vivipari,  e  degli  Ovipari  paffa,  ^Z'f.p!!a 
onde  anco  diverfo  debbe  eflere  il  modo  della  fecondazione  ,  jivll'l }il rm>. 
quantunque  in  generale  fia  uniforme  nella  foftanza  .   Non  J» delia futn. 
hanno  bifogno  le  uova  degli  Ovipari ,  che  fi  manifefti,  ofi  daiha*. 
generi  la  materia  glandulofa,  o  il  follicolo  ,  p.-r  fare,   che 
la  benedizione  dal  raafchio  ricevino;  ma  ne"  vivipari  ci  vuo-  incbtc»n/f/ì» 
le  tutto  quel  grande  apparato  defcritto,  ci  vuole  il  foro,  ci  qut^aiìvrfi- 
vogliono  tante  condizioni  ,   che  ne'  primi  non  fi  ricercano,  '^* 
per  le  ragioni  altre  volte  accennate.  Non  fi  maravigli  dun- 
que il  Signore  Sbaraglia,  fé  va  altramente  la  bifogna,  men- 
tre le  Donne  non  fon  galline,  né  le  gallina  fon  Donne  .  Al-  j_,-o„^„,  „«, 
tra  fatica  ,  altro  lavoro,  altro  prezzo  è  quello  d'un' uomo  ,  /-<,«,  Gaiiw,  ^ 
altro  quello  d'un  pulcino.  Volle  DomeneJio  più  ferine' vo-  «?  l»  oaUint 
latili,  e  in  confeguentc  più  facilità  per  ridurgli  al  fuo  fine ,/"'"' ^'"""  • 
gli  quali  non  volle  con  provido  configlio  nel  perfettiflìmo 

degli 

(3.)Varte  prima  Cap.  IJ.  §.  15. 
(b)lU  pa^.  SoS.  }op. 


3  02,    Delle  Z^cva  delle  Femmini  Ft'X'ipare , 

degli  Animali,  eh' è  l'uomo.  Queir  aver  malamente  detto  il 
Graaf,  e  t  fuoi  Seguaci,  che  k  yefcichette  fono  uova  ,  è  fla- 
to quello  ,  che  ha  fomminiftrato  tante  armi  incantate  alle 
fat^^fi'ii'ji  '"^"''^egli  accorti  Avverfarj,  o  tanta  materia  per  impugnar- 
il'c'o'tJuné'erro.  Ic  :  ma  HOfl  sò ,  fc  ponderato,  e  fcandagliato fin  fondo que- 
re,(bel<vefci-  fto  ultimo  noftro  Siftcma  ,  potranno  più  con  una  facilità,  e 
<bttt,  fcjfno  fecondità  d'argomenti  bi  grande  berfagliarlo  per  tutti  i  vcrfi, 
"""•  e  tentare  d'abbatterlo  .  Che  poi  molte  uova  delle  Galline  , 

alla  loro  perfezione  ridotte,  pollano  da  uno  fpruzzofolodel 
Gallo  effere  tutte  in  un  colpo  fecondate,  io  fono  con  lui  ;  ma 
VMiaJtlJa  che  imperfetta,  &  vix  inchoata,  imo  incohanda  ab  uno  ,  vel  al- 
ftconia-joni  tero  coitu  fuccunda  reddantur  ,  io  con  buona  pace  del  Signore 
delle  uoza  ap.  Sbaraglia,  e  di  que' Dotti  Scrittori,  che  l' hanno  confegnato: 
pinanate,o<U  ^jjg  carte,  Hon  mi  fento  inclinato  a  crederlo,  altrimenti  le 
oIJJ.  Pollaftre  appena  nate  potrebbono  dal  Gallo  reftar  feconde  , 

lo  che  r\  trova  falfo  con  l'erperienza  .  Lo  abbagliamento  di 
quelli  Autori  fi  è,  che  guardando  1' Ovaja  delle  Galline,  e 
veggendo  in  quelle  uova  minime,  minori,  maggiori,  emaf- 
spiegaxione  ^mz ,  credono,  che  vene  fieno  delle  imperfettiffime  ,   delle 
Hjif,quiva(o\  pi^  perfette,  e  delle  ridotte  all'ultima  perfezione  ;  ma  que- 
fgt  Autor,.  ^^  ^  ^^^^^  riguardo  al  tuorlo  ,   o  a  una  certa  copia  dell'al- 
bume ,  o  per  rapporto  a  tutte  quelle  altre  parti ,  che  al  nu- 
trimento del  venturo  pollo  dentro  il  gufciodelmedefimo  con- 
E' (f  ucpo con^  corrono ,  non  riguardo  al  germe  ,  cioè  al  vero  feto,  che  in 
fiderare  il  foi»  qucfto  Ila  nafcofto ,  e  rinciiiufo,  occupando  allora  un  picco- 
^■rmemlleuo.  liffinio,  e  fovcnte  invifibile  fpazio.  Sono  duncjue  tutte  pcrr 
*"  ■  fette  a  un  modo  ,  tutte  mature  ,  tutte  atte  a  ricevere  lo  fpi- 

§«-.«</#,  f  rito  efpanCvo,  e  datore  del  moto,  rifpetto  a  quelle  rinchiu- 
tcme fieno p:r.  fé  macchinette;  ma  non  fono  tutte  perfette  ,  rifpetto  al  tO' 
/'"'•  talefviluppo  loro,  cioè  al  nutrimento  del  venturo  pollo  fuo* 

ra  dell'utero,  e  rifpetto  alle  altre  condizioni  ,   che  '^\  riccr-f 
cano,  acciocché  fi  fiacchino,  entrino  nell'Ovidutto,  porti- 
no fcco  tutto  il  nccelfario,  ed  cfcano  dal  loro  ventre  ,    per 
edere  covate  al  di  fuora  :  e  fé  il  pollo  ,  ovvero  la  macchir 
netta  del  corpo  fuo  non  farà  abballanza  matura  ,   o  fvilup- 
pata ,  per  poter  ricevere  il  nccelfario  moto  dal  detto  fpirito 
fcmin^le  movente,  non  fi  feconderanno  certamente  giammai, 
Cor»  «p/ifi*  Qjjjg  io  dono  all'acuto  Sbaraglia,  e  a  chi  dolcemente  lo  cre- 
0  da  imomin.  Jc  quella  SI  bella  immaginata  ftravaganza  ,  che  le  iiovaim- 
eiarfi  non  poj.  perfette  (  fé  parliamo  del  germe  ,  )  o  appena  incominciate  , 
fonoreftargal.o  aoche  da  incomiiiciai  fi  pollano  tutte  a  un  modo  da  uno  , 
•  o  due  fpru2zi  dello  fpcrma  raafchile  rcllar  gallate. 

7-  D> 


.  Parte  ll.Cap.XX.  303 

7.  Dcfidera  in  oltre,  (a)  che  fi  confiderino  le  Ovajc  ,   o     Numiro  ji 
le  Fefcica'ie  (  per  fcrvirmi  del  fuo  fprezzante  vocabolo  )  ne'  ^1'  ''""J'  "'" 
Vivipari  tutti  raddoppiate,  le  quali  in  quelli ,  che  un  (oìo^^fl"^^""  '" 
feto  partorifcono  ,   necelFarie  né  punto  ne  poco  farebbono  , 
e  appena  appena  in  coloro ,  che  ne  partorifcono  molti ,  ne' 
quali  fono  egualmente  due.  E  quello  ,  che  gli  eccita  mag- 
gior maraviglia  fi  è,  che  nelle  Vacche  più  uova,  che  nelle  P>ìiu,va  nti. 
Scrofe  fi  contano  ,   io  che  al  contrario  ella-  dovrebbe  ,   fc  ''],""/', ''/''l 
foffero  uova  quelle,  che  uova  fi  appellano,  per  la  moìtitu-"l„'^„^"'r^i^ 


dine  de' feti,  che  in  qucde,  e  non  in  quelle  fi  veggono.  ì<ikttfdchettt  fo- 
gli  piace  la  comune  rifpolta,  fondata  fopra  la  Provvidenza"'""""', 
della  Natura  intorno  anche  alle  altre  addoppiate  parti ,  co- 
me gli  occhi  ,  eflcndo  flato  dallo  Keplero  oifervato  {b)  ef-     Parti  din 
fere  ciò  flato  fatto  per  altri  fini,  come  oh  diftantias  rerum  no- '"'^J^pp'"^' 
tandas  (  a  cui  aggiugne  il  Signore  Sbaraglia  anco  '\\  fito)nonf""'"''^"'' 
•vero  alter  in  compenfatiorem    aiterius    amiljì  :  Ts^atura  enim  ni- 
hil  laHttrts  defìinat  :  lo  che  dice  pure  delie  orecchie  ,   e  delle 
altre  membra  moltiplicate.  Non  iflima  dunque  certa  auefla 
rifpofta,  ed  anche  ,   fc  folic  certa  ,   cioè  ,   che  fodero  fiate 
fatte  due  Ovaje  ,   acciocclie  in  mancanza  d' una  fupplifce  1' 
altra,  non  fi  quieta  ,  mentre  la  Natura  fenza  moltiplicare    no» U vuole 
le  Ovaje,  poteva  moltiplicare  le  uova  ,   ed  ottenere  egual- /'»"' ,  p'^cbì 
mente  il  fuo  fine  ,    come  s'oflerva  nelle  Galline  ,   e  in  tanti  ""'  ■/"PP''!''' 
altri  Ovipari  ,  che  fono  d'una  fola  Ovaja  dotati .  Se  adun- "    """  ' 
que,  conchiude ,  Ci  fcofla  la  Natura  da  queflo  metodo  ,    ed  ■ 

opera  diverfamente  da  quello,  che  la  neceflità  vorrebbe  ,  fi 
può  con  fondamento  dubitare  dell'  efiflenza  dell'uovo  ne' vi- 
vipari .  ^  j-        j, 
8.  Vuole  quefta  volta  (  mi  perdoni  '1  Signore  Sbaraglia  )  si.^T'lbl 
fpignere  troppo  avanti  le  fue  fottiliflime  meditazioni,  fino  rg^ti^  i„ toitr 
a  dar  legge  alla  gran  Madre  Natura,  a  quella  dotta  maeflra  quafi  infegnan 
fwe  OoBore,  comechiamolla  Ippocrate;  moflrandole  nn'xmì- ^"'' ^'"»"' • 
gliore  flruttura  de'  corpi,  che  s  accomoderebbe  molto  per 
foflencre  la  fua  oppinione,  e  quella  degli  altri  diftruggere  . 
Anche  a  dire  a  fuo  modo,  cioè,  chele  vefcichette  uova  non         y      ..^ 
fieno,  o  diciamo  di  più,  che  non  ci  foflero  uova  di  fortaal-  afuon.o'do  '"' 
cuna,  e  che  i  teflicoli  femminili  follerò  deflinati  a  lavorar  fo-  inganna, 
io  qualche  fluido,  comeque'dc'mafchi,  o  afervire  perqual- 
fivo- 
Ca)/!;;  pag,  3 II.  jr^. 
{\ì)ln  Varalipom.  ad  Fitellioncm. 


304  ^^/^^  VcvA  delle  Femmine  Vì'vipa.u . 
fivoglia  altr'ufo  a  fuo  piacimento,  non  può  mai  dire  quc- 
fta  (  quafi  mi  fcappò  dalla  penna)  arditi/lima  per  non  dire, 
empia  propofizione ,  che  due  tcfticoli  non  erano  neceffar]  ,  e  che 
farebbe  bajìato  un  folo  ,  ma  grande.  Lo  ftcffode'  due  tefticolide' 
T/'wf»  fartivanCchi  dire  potremmo,  lo  ftcfTo  de'  due  uteri  ,  che  hanno 
raJJ<>ppiaTtft.i2aà  animali,  e  lo  fleffo  di  tante  glandule,  di  tante  polmo- 
*'  ""'■^"'''•narivefcichette,  di  tante,  e  cosi  lunghe  inteftina,  e  in  ura 
parola  di  tante  parti ,  che  a  noi  pajono   foverchie  ,   ma  al 
gran  Maeflro    de'  Maeftri  nel  fabbricar  quefte  macchine  , 
per  fini  tutti  da  noi  non  comprefi ,  fono  parute  ,  e  di  fatto 
fon  neccfsarie.  La  cagione  di  quefto  erroneo  fuo  penfiercfi  e 
ftata,  il  voler  far  vedere,  chele  vefcichctte  delle  Ovaje  uova 
non  fieno  .  Quefta  è  fempre  la  folita  predica  ,   o  Ja  pietra 
dello  fcandalo,  per  la  quale  caduto  è  il  Graaf ,  col  Graaf 
cb'ttt/l^noua'. '  ^"°*  feguaci ,  e  con  loro  gì' impugnatori  tutti  delle  uova , 
»«  ,  ila  p„i  conciofliecofachè  per  far  vedere  falfauna  cofa,  giàfaìfa,noa 
tra  dello  (can.  [o\zmzntt  hanno  detto  molte  cofe  vere,  ma  tra  fportati  dall' 
''"''•  ardor  di  combattere,  e  di  affatto  quefta  fentenza  diftrugge- 

rc  ,  ne  hanno  detto  delle  ridicole,  delle  fofiftiche,  delle 
Efwirf«g/,- contrarie  a  tutte  le  leggi  della  Terra,  e  del  Cielo.  Ma  rif- 
Atvtrjarj.  pondiamo  con  particolarità  a  quefto,  che  pare  così  forte  ar- 
gomento .  Se  le  vcfciche  fofsero  uova,  potrebbe  aver  ragio- 
liìrpeflaalsi.nz  l' erudito  Avverfario,  e  per  avventura  non  fi  maraviglic- 
inert  sbara,  rcbbe  a  torto ,  efsendo  veriflìmo  ,  che  fovcnte  più  vefciche 
*'*•  apparifcono  ne'  tefticoli  delie  vacche,  cheinque'  delle  Scro- 

fe, ma  non  efsendo  quelle    uova  ,  cade  fubito  a  terra  ogni 
fuo  fottiliffimo  ragionamento.  Si  veggono  fovente  piùvefci- 
■tiagient  pir-  ^be  nelle  vacche ,  perocché  a  far  crefcerc  il  corpo  lor  glan- 
tbe  p,ò  Itici- d\\\o[o,  afsai  più  grande  ,  per  la  proporzione  dovuta  ,  di 
jbrftno  nrlUquQ  delle  Scrofe ,  e  per  fare  fviluppare  un  vitello  ,  e  fervir 
ya((be.        2j  ^yQ  yQyQ  ^j  ^^^^  gmìca,  per  trafportarlo ,  vi  voleva  an- 
cora maggior  copia  di  linfa  annaffiante,  e  alimentatrice ,  al 
che  la  Natura  con  quel  numero  ha  faviaraentc  fupplito,  e 
provveduto .  Non  è  però  fempre  vero ,  che  quefio  gran  nu- 
mero maggiore  nelle  vacche  apparifca,  imperciocché ,  quan- 
do minore  nelle  Scrofe  apparifce,  ciò  addiviene,  poiché  le 
loro  vefciche  votate  fi  fono  nel   fovvenire  ,  o  mandar  linfa 
^j^^^  ^^    alla  raoltiplicità  de'  follicoli  ,  o  de' corpi  glandulofi,  che  in 
jfj  j«.  j^J'qucfic  fono,  e  non  in  quelle.  Confiderò  di  più  un  granfal- 
r^g'i^.         to,  che  fa  il  Signore  Sbaraglia,  dal  che  lo  ftimo  probabil- 
mente edere  flato  ingannato.  Pondera  quefle  due  forte d'O- 
vaje  in  due  flati,  e  per  cosi  dire  in  due  età,  fra  loro  diffe- 
renti   ' 


parte  ìl.Cdp.  XX.  30; 

rcnti  molto,  cioè  prende  le  Ovaje  delle  Vacche  ,  quando 
piene  fon  di  vefciche,  e  non  vi  è,  o  almeno  poca,  materia 
gialla ,  e  quelle  delle  Scrofe  quando  vene  fono  poche  ,  e  di 
materia  gialla,  odi  follicoli  piene.  E'  d'uopo  prendere  que- 
lle due  Ovaje,  amendune  in  uno  Aefso  flato,  o  in  una  età 
ftefsa,  cioè  o  prima,  che  l' una,  e  l'altra  mortri  la  materia, 
o  il  corpo  giallo,  0  quando  1'  una,  e  l'altra  incomincia  a 
dimoflrarlo,  o  quando  l'hanno  affatto  maturo,  e  diraoftrato. 
Avrebbe  allora  veduto  quel  dottiffimo  fcettico,  fé  fono  più 
vefciche  neir  una  ,  o  ncU'  altra ,  egli  farebbe  cefsato  ogni 
Hupore.  Che  Iddio   abbia  poi  voluto  fare  due  Ovaje  ne'  Vi-  K'V*''*,P^fl>> 
vipari,  ed  una  fola  negli  Ovipari,  oltre  una  tacita  profondif-  ^'^^'^  ^^^"^ 
fima  venerazione,  che  dobbiamo  avere  a  tutto  ciò,  che  ha  la-  ^^jg. 
vorato  quel  fapientiflìmo  Artefice  con  fini,  che  pofsono  efsere 
a  noi  incomprcnfibili,  fi  può  anche  rifpondere  ciò  ,  che  tutti 
rifpondono,  cioè,  che  una  fupplifca  alla  mancanza  dell' altra,  la 
qual  rifpofla,  fé  non  gli  piace,  piace  a  tanti  altri  uomini 
di  fior  di  fenno,  che  bafta.  E  perchè  in  luogo  di  duetefli- 
coli  ne'mafchi,  non  fare  anco  in  quefti  un  folo  grande  te- 
fticolo,  fé  uno,  come  la  fperienza  dimoflra  ,  per  generare 
è  badante?  Ma  più  direttamente  all' argomento  diamo  rifpo- 
fta.  Fece  un'Oyaja  fola  negli  uccelli  ,  perocché  hanno  un.  Ktgli ucetìli  è 
folo  ovidutto,  e  perchè  dovea   fubito  condur  l'uovo  fuora  «"»' op*/'» /«- 
del  corpo,  ma  ne'  vivipari  fece  due  Ovaje  ,   pofciachè  due  '"P"!^^  *'* 
Ovidutti  vi  fono ,  che  comfpondono  al  più  degli  animali  a  ^,„, 
due  uteri  ,  o  a  un'  utero  divifo  in  due,  e  nella  Donna  per 
comodo   della  grandezza  dell'  utero ,  in  cui  debbe  reftar  1' 
uovo,  come  in  tutti  i  vivipari,  e  perchè  in  quelli  ancora 
hanno  i  detti  altri  ufi  diverfi,  come  fi  può  vedere  apprefso  i 
più  limati  moderni  Anatomici . 

j>.  Pare  ancora  all'  ingegnofo  Sbaraglia  (a)  che  il  modo  AUrtAfgtnH. 
non  ben' intcfo  della  fecondazione  delle  fuppofte  uova  inde-  tt  dille  sbara- 
bolifca  molto  qucfta  fentenza,  effendodifcordi  i  fuoi  Fauto- i''^/"'/^*^^^ 
ri  in  affegnarlo ,  del  che  avea  parlato  anche  prima  (  b  )  volen-  '"  '^J^'",iu 
do  alcuni,  che  il  fugo  feminale  per  le    vene  fi  comunichi ^,^w^4^,>„,. 
al  Sangue,  e  mediante  la  circolazion  del  medefimo  a  fecon- 
dare le  uova  fi  porti:  altri  ,  che   non  nell'Ovaia  ,  ma  ne' 
confini  dell'utero  fi  fecondino,  ed  altri,  che  per  l'utero,  e 
per  le  trombe  fi  porti  folo  la  parte  più  volatile,  e  più  fotti- 

gq  le 

(a)  ivipag.  JIj.  J14. 
<b;  Ivi  pag.  17J.  efeg' 


3  o  6  Delle  Z/cva  delU  Femmine  Firuìpare . 
Stnttfiit  di  ie  del  fcmc  alle  uova .  A  tutti  quefti  modi  trova  ne'  due  ci- 
%srj  Autori.    ^^^  luoghi  moltc  djfficultà,  chc  troppo  lungo  farebbe  il  ri- 
ferirle, contentandomi  di  apportar  folamente  quelle,  che  s' 
afpettano  all'  ultima  font^nza  dello  fpirito  fecondatore  ,  o 
parte  più  volatile,  afccndentc  per  l'utero,  e  per  le  trombe 
eh' è  la  noftra,  e  che  giudico  la  più  vera,  perchè  la  più  fcm- 
plicee,  la  più  sbrigativa  ,  e  la  più  reggia.  Crede  dunque  , 
VotrMt  le  che  l'aura,  o  lo  fpirito  feminale  egualmente  portar  fi  dov- 
/^irifff/fw.fld- rebbs  all'una,  e  all'  altra  Ovaja  ,  elTendo  le  trombe  nell' 
''ifurlo  '  '  '^"^'  ^  nell'altra  parte  egualmente  divife  :  per  lo  che  non  fi 
laptriarfiT'  potrebbe  affegnar  la  ragione,  il  perchè  veniffe  fecondata  un' 
Ovaja,  e  non  l'altra,  o  perchè  non  entrambe. 
BT  A   ^i'      ^°'  ^^  '^'^eg"^  prefto  quella  nebbia,  fembrandomi  anzi  im- 
Jrgimiut .    niafiinaria  ,  che  nò  ,  fé  il  tante  volte  detto  confideriamo  .• 
cioè,  che  quantunque  afcenda  l'aura  feminale  fecondatrice 
e  per  una  tromba,  e  per  l'altra,  non  può  però  entrare  a  far 
il  fuo  uffizio,  fé  non  dentro  que' calici  ,  o  follicoli  maturi, 
che  i  pori  hanno  dilatati,  o  la  loro  boccuccia  aperta,  e  l'uo- 
Paphne   per.  ^°  difpoflo  .  Ed  è  probabile  ancora  (  che  in  quella  parte  fia 
(b>  lo  fpirito  allora  più  calore,  o  più  dilatata  l'aria,  ed  ogni  fugo  la  me- 
(tminait  vada  defima  anuaffiantc  fia  più  fervido,  cioè  vi  fia  cola  più  mo- 
più nfecend»~  jq ^  g  come  un  vortice  particolare,  che  dentro  fé,  per  cosi 
^tbtT altra'  * '^''"e  »  chiami,  rapifca,  e  aflorba  il  detto  fpirito,  o  l'aura 
detta,  lo  che  non  può  fare  l'altra  Ovaja,  o  l'altro  follico- 
Jo  non  maturo,  e  nella  quale,  o  nel  quale  non  e  eccitato  1' 
accennato  moto ,  a  un  tal  fine  determinato .  Diamo  un'efem- 
plo  groffolanoin  due  candele  egualmente  dittanti,  una  mor- 
ta affatto,  l'altra  calda  ancora,  e  fumante  .  Appreffate  fra 
l'una,  e  l'altra  in  proporzionata  diftanza  ua'accefa  cande- 
la, vedrete  la  fiamma  volare  a  quella,  che  fuma,  e  riaccen- 
derla, e  lafciare,  l'affatto  eftinta  ,  il  qual  effetto  per  altra 
cagione  probabilmente  non  feguc  ,  fé  non  perchè  rarefatta 
l'aria  in  quel  luogo,  e  comprefla  la  fiamma  -viva  dall'aria 
SMlituiifii  ,efterna  ambiente,  che  fopra  per  ogni  canto  piomba,  laprc- 
*'^'^"^',  'I     me ,  la  fpigne ,  e  la  caccia  ,  dove  è  minor  refiftenza ,  entra 
jìtoAuol  ^' ^'^  quel  piccolo  vortice,  trova  pafcolo  proporzionato  ,  e  in 
nuovo  lume  sfavilla  .  In  non  diflìmile  maniera  forfè  accade 
ti  menzionato  fenomeno.  Si  flriga  lo  fpirito  ,  o  l'aura  fe- 
condante dal  fcme  del  mafchio  nella  vagina  (a)  afccnde  ào 
ve  trova  minore antranmienza  dentro  l'utero,  dove  poi  dalla 

fud- 

(a)  Fedi  qui  Cap.  l^.  Tart.'i- 


Parte  II.  Cap.  XX,  307 

fuddctta  cagione  viene  detcrminato,  a  portarfi  più  a  un'O- 
vaja,  che  all'altra,  o  più  a  un'  uovo,  che  all'altro  ,  e  fé    ctmt  fgus 
in  ambe  le  Ovaj'e  fono  più  follicoli  con  le  uova  mature  dif-  la  ftcanda^i*. 
porti,  ovvero  in  una  fola  ancora  ,  più  uova  reftano  fecon- »"'■«""'»''?"* 
date,  a  tutte  egualmente  portandofi.  ""' • 

11.  Con  quefta  rifpofla  {\  foddisfa  all'  altra  obbiezione  , 

che  fegue,  nella  quale  moftra,  o  di  raoftrare  pretende, (<i  )  ^i"'   ohbh 
che  molti  bruti  concependo  fempre  nelle  Corna  *^sll'"tero  ^'^^^^^''' 
(  cioè  neir  utero  bicorne  )  faremmo  neceflitati  a  giudicare ,  che     "'"^  '"' 
ilfeme  o  egualmente  lì  divida,  e  all'  uno,  e  all'altro  corno 
fi  diftribuifca  C  mettendoli  la  mutazione  nell' una ,  e  nell'al- 
tra ovaja  )  o  fé   andafse  a  un  foloj  corno  ,  e  1'  uovo  dall' 
oppofla    tromba  dcfcendefse  ,  anderebbe   vana  l'operazione 
della  Natura,  o  dire  bifognerebbe ,  che  con  un  moto  della 
ragione  guidato  il  feme  (i  dividefse  .  Si    foddisfa  ,  dico  ,  a 

3ucfla  difficultà  con  la  rifpofta  medefiina ,  fenza  donar  giù-  ^-y^oA  """ 
izio ,  0  forza  di  ragione  al   feme  ,  che   egualmente  fé  da  '''"''  '^#'»'- 
fc  divida  ,  facendo  ciò  per  le  fole  leggi  meccaniche  del'  • 
moto,  in  diritto  fempre  egualmente  (  o  Jia  retto  ,   o  obli- 
quo) dove  e  minore  la  rcfitknza  ,  con  che  fi  rifponde  anche 
alla   difficultà   del  Lamzweerde  .   Cosi  vcggiamo  le  acque  y^„„g;fl^;j; 
i)  fumo ,  il  fangue  rtefso  nelle  arterie  ,  che  al   capo  afcen-  ^^p,  ^,„^„  l 
dono,  egualmente  dividerfi,  quando  nel  mezzo  incontrano  i7<-<»«fra/?»,  # 
una  ìCgo\zt3.  e ontrannitenz^y  piegandofia'lati ,  e  il  loro  corfo ''"•'/?''"'i'»  ■ 
feguendo , dove  minore  è  il  contrago. 

12.  Aggiugne  a  quefta  un'altra  difficultà,  in  cui  fa  moX-  Atira  digcul. 
ta  forza,  eh' e  della  fcabrofa ,  e  a  lui  impoflibileinfinuazio-  '-^'^'Z  minxit. 
ne  del  feme  nell'uovo,  per  effcre  d'una,  e  fecondo  altri  '^i  J,7/rfl/'w>- 
due  membrane  denfiffime  armato.  La  corrobora  con  ^'^^^'^'"t'Z'-hn/pìr 
dottrina  ,  e  con  ofTervazioni ,  e  quiltioni ,  tolte  dagli  Auto-  /fere  V  ùat» 
ri ,  che  cercano  il  modo,  come  fcgua  la  fecondazione  nelle <wot'»'<'   di 
galline,  negl'infetti,  e  ne'pefci,  e  dopo  molte  curiofiflimc """*""*''*• 
rifleffioni  s'induce  finalmente,  per  provare  il  fuo  afTunto,  a^*"'* 
credere  (b)  o  a  moftrare  di  credere  con  Ariflocile,  conl'Al- 
drovando,  e  col  Liceti,  che  i  Topi  partorifcano  le  figliuole  gra-^''^^  tj^,'  ' 
vide.  Tenta  ciò  confermare  con  efempli  in  Italia  accaduti, ^"^/^J.^f'^*^ 
e  fcgnatamencc  nelle  Campagne  di   Roma  l'an.  lópi.  quan- /^f^^/„<,^  ^,. 
tunque  il  Sig.  SinibaKli  fcriveffe  in  contrario,  il  qual  kno- me ndu  c^r»- 
meno  fucceduto  ne'  Topi,  cosi   efdude  la  fecondazione  pzr pt"* '^•'i''""'- 

Qq     1  con- 

(  a  )  Ivi  pag.  1 1 6. 
b)  lvifag.^ì.Z, 


3 o 8   Delle  VonjA  delle  Femmine  Fi'-LÌpare. 

contatto,  che  giudica  quafi  evidencc,  non  fervifi  la  Natura 
di  quefto  metodo,  non  ellendo  in  quefticafi  Teme  alcuno  del 
marchio,  che  poffa  immediatamente  afpergere  le  uova  perla 
nuova  generazione  fcnza  il  congredo  ,  fervendoli  di  quefto 
Prtpcjfihnt  fkilo  argomento  l'Arveo,  per  moflrare  la  fecondazione  del 
faifa  dell'  A'.  x,\i\xo  ,  Don  1'  afperfione  toccante  la  parte:  quafi  mas  ,  dicen- 
V'"^'^'"""  do  ,  non  folum  feminam  fecundam  ,  feci  &  conceptos  quoque  tu 
dalli    ibarM-  ^^  /f^"^  pixgnantes  redderet ,  quemadmodum  Gallus  nofler  mn  fo- 
glia, lum  CaUinam  ,  fed  edam  ova ,  abipfa  procreanda,  feciindat. 

15.  Già  ,  dove  facemmo  le  dovute  riflcflìoni  {a)  intorno 
liifpcfl*  al  auejio,  veramente  mirabile,  fenomeno  della  fecondazion:  , 
Ipiegammo  il  modo ,  e  la  via  dello  fpirito  prolifico ,  per  entrare 
nell'uovo,  a  culmi  rimetto  ,  per  non  far  repliche,  non  baftan- 
do  il  dire,  che  fia  circondato  dalle  membrane",  che  fia  chiufo  , 
che  fia  lontano,  che  fia  nafcofto,  mentre  allora  tutte  le  par- 
ti fi  fpalancano,  nuove  vie,  non  più  vedute,  fimanifeftano, 
s'alza  lo  fpirito,  e  colà  fi  porta  nel  modo  poco  fopra  fpic- 
Com  fi  ficca-  gato(t)  c  giunto  all'uovo  trova  pori,  e  fegnatamcnte  nel- 
dH'utw.       j^  regione,  dove  fono  gli  umbilicali  vafi  ,  per  cui  penetra  , 
e  va  a  dar  moto  alla  macchinetta  rinchiufa  .  Il  dottiflìnw 
Sig.  Nigrifoli  ha  ancora  probabilmente  fofpettato,  che  pof- 
Ptrquaitart,  ^^  P^^  penetrare  per  le  bocche  aperte  de'  canali  dell'  aria  , 
ptHttri  lafpìri.  dal  mio  flimatifllmo  amico  Sig.  Bellini  fcoperte,  e  da  me  ,  dopo 
toficondatcTi,  la  fua  morte  (  pubblicando  una  fua  Lettera)  (e)  manifcfta- 
oppìnìone  dil  jg ,  DÌ  quelli  canali  pure  parlai  altrove  («/) e  molte cofe  difa- 
^Vt'i^quìTn'fi.  niinai,  come  riferilce  anco  il  lodato  Sig.  Nigrifoli  nel  fuo 
nt  dd    Libro  Trattato  della  generazione  de  viventi  (f  )  Se  dunque  nelle  uova 
Part.  j.  cap.  de'  volatiH,  che  (  oltre  le  molte  membrane  circondanti  1'  uo- 
5  '"  i-"f"a  vQ^  e  il  germe)  fono  di  dura  corteccia  corredate,  penetra 
1it''im^r"J"'à  ficuramente  l'aria,  fenza  la  quale  non  potrebbe  già  feguire 
iuep .  il  tante  volte  menzionato  fviluppo  ,  o  generazione  in  qual- 

Vìt  dell'  aria  fivoglia  maniera  ideata ,  e  perchè  non  potrà  penetrare  lo  fpirito, 
mlFuno .  eh'  è  cosi  attivo ,  e  così  fottile  ?  Qiianto  fia  J' aria  fottile ,  e  quan- 
A'ia  i^^anip  to  più  fottili  i  vapori ,  il  fuddetto  Sig.  Bellini  a  me  lo  fcrifie, 
fottìi',  t ptm.  e  dimofirò  in  un'altra  Lettera,  che  fi  legge  pure  flampata 
tr'f','P>ù  ne' 

diU  aria  I  va.  ____^^_  ^_^_____^_____^  ^— ^-^__^— ^_______ 

fa)  Cap.^.num.  i  J.  e  Cap.  ij.  num.^  ed  altrove  della  Tarr.  i. 

(b)  T^um.  ic.  ivi. 

(c)  G.ornal.  d'  Italia.  Tom.z.  ^rtic.  I.  p.-ig.^i. 

(d)  Gali. di  Miner.  Tom.  I.  "Par.  ì. 

(c  )  Tart.  prima  Confid.  prima  pa^.  9^' 


Parte  li.  e af.  XX.  309 

ne'  noftri  giornali  d'  Italia (<j)  onde  non  occorre,  ch'io  qut 
ulteriormente  mi  diffonda  ,  rimettendomi  al  detto  da  queir 
infignc  Filofofo.   Non  è  d'uopo  dunque ^  che  così  forte  gri- 
di, e  ftrepiti  '1  riverito  Sbaraglia,  e  gli  paia  tanto  difficile,  ^,/%'''' f.7,'' 
anzi  impoffibile  l'infinuazione  del  feme  dentro  1' uovo  ,aca-^^/^'^'„',//Jl 
gionc  delle  membrane,  che  lo  circondano  ,  concioffiachè  ,ufvo, 
fé  parla  della  parte  Tua  più  grolfa  ,  evifcofa,  fiamoconlui, 
ma  dello  fpirito,  dell'  aura  ,  della  porzion  più   fottile,  va 
certamente  di  gran  lunga  errato.  Che  poi  i  Topi  partorifcano 
le  Figliuole  gravide,  ochei  feti  con  lo  imprcgnamento  della  ^"^^  ""'/*''• 
Madre  reftino  pregni  ,  altre  volte  ho  dimoftrata  la  troppa  '^iiuJ"L!tidt 
facilità  di  quefta  credenza,  (tjefTcndo  compagna  di  tante  al- 
tre, che  ci  vollero  dare  ad  intendere  i  buoni  vecchi,  come, 
che  le  Cavalle  s' impregnaffero  col  vento,  e  i  Topi  col  folo 
leccar  il  fale,  che  poteflero  reftar  gravide  fognando  le  fem-     Altri  enm 
mine,  che  ne'  Bagni  fenza  commercio  dell'uomo  s' ingravi-  '^'i''  <««'''■*'". 
daffero,  e  fimili  fanciullaggini  credute,  e  fcritte 

Ter  gran  boutade  degli  antichi  Eroi . 
"Vi  fono  molti,  che  fcrivono,  dipoi  dicono,  e  in  terzo  luogo     v^,^,/^  „^ 
penfano .  Bifogna  rcvefciare  quell'ordine  ,  cioè  penfar  prima  p,iJa  f,,'^,^, 
bene,  e  giufto ,  dire  il  fuo  penfiere  ad  amici  finceri  ,  e  dot-  di  poi  dirt,  « 
ti,  e  in  line  feri  vere  .  ttrxp  pinfart . 

14.  Non  contento  di  quelle,  quafi  diffi  ,   baie  ,   apporta 
altri  Argomenti ,  ed  oflervazioni  (e)  per  dar  l'ultimo  crollo    nutvo  Ar^o. 
a  quella  Ipotefi  ,  penfandodi  affatto  diftruggerla ,  e  fino  dal-  '"""■»  /''''« 
le  ultime  fibre  sbarbicarla  ,  come  in  un' altra fua  Opera glo- ^*'"''''?'"'.  '  ' 
-riolTi  già  d'aver  fatto,  {d)  e  di  aver  gafligato  un'oppinio- p"^„A     * 
nz  famofam  potius,  quam  veram  .    Aprì  ,  dice,  affai  volte  , 
moffoda  fola  curiofita  molti  bruti  pieni,  e  vide,  ctoccòcon  situtiicmbtn 
mani  nelle  corna  uterine  più  feti  ,  colà  con  qualche  diverfi-  rigoUra  dife. 
ti  collocati ,  cioè  trovò  alle  volte  nel  corno  deliro  ,  0  fini-  'j  ."'■^'j  ''"'. 
ilro  un  folo  feto,  nell'altro  tre,  o  quattro,  alle  volte  più,      """•f'^'^ 
alle  volte  meno.  Nelle  Cagne»  nelle  Gatte,  nelle  Scrofe,  e 
nelle  altre  beftie  vivipare ,  e  moltipare  è  famigliare  quella  of- 
fcrvazione,  e  fi  procella  di  aver  veduti  quelli   concetti  cosi 
diftinti,  e  con  le  dovute  diftanze,  che  fra  gli  uni,  e  gli  al- 
tri niuna  coraunicazion  fi   vedeva  .   Quella  ccrtiffima  ve- 
duta 

(z)Tom.z.  ^rtic.  i.pag.^i.e  Tom.4f.^ytic.6.pag.  147. 

(  b  )  Fedi  qui  Cap.  5.  mm.  f .  e  feg.  Tart.  2.. 

(e)  Ivi  pag.330. 

(d)  Oculor.  &  mentis  vigiliae&c 


5  I  o  Delle  Uo'VAÀelle  Femmine  Fi'-uipdre, 
De  tw  cava  duta  (dice)  mi  ha  nxoffo  rempreppiù  l'animo  a  negar  1' w»^ 
argomtntt  (f.  ^^  ^  concioffiecofachc ,  fé  tanti  feti  in  un  corno  cfiftani  avcG- 
irt  a  utva.   ^^^^  l'origine  da  altrettante  uova,  quante  vengono  da'Mo- 
dcrni  fuppofte  ,  con  quale  ingegno,  e  raziocinio  così  difpo- 
fte  verrebbono,  che  uno  all'altro  cedeUe  il  luogo fenzacon- 
fufione  ,   e  pregiudizio  della  Natura  ?  Quando  l' uoro  pri- 
mo, o  neU'Ovaja,  o  fuora,  è  renduto  fecondo,  poco  dopo 
deve  difcendcre  nella  tromba,  laonde  per  qual  cagione  non 
viene  allora  trattenuto  nel  principio  del    Corno  ?   perchè 
vien  cacciato  più  oltre  >  e  da  chi  quello  movimento  così  or- 
dinato s'ottiene  ,  acciocché  refli  urtato  ,  e  fpinto  fino  all' 
eftremita,  perchè  alle  uova  fuccedenti  l'opportuno  luogo ri- 
J'^J^'^*  manga  ?  Gol  fuppoHo  delle  uova  quefti  Problemi  difficil- 
fo Ll'ypor^r'e  mente  fpiegar  fi  poffono  ,  e  danno  occafion  di  cercare  qual- 
ffifgare  ifutfli,  chc  altra   cofa  ,  che   fia  ancora  nafcofta  ,  diverfa  molto , 
fnkltmi.       e  diftinta  dalla    più  comune   fentenza    del  Secolo  .    Nùi- 
na  ragione  può   foddisfare  ,   perchè   nel  fito   dell'  ultimo 
uovo  in  qualche  corno,  nel  quale  fieno  tre,  o  più  feti, non 
fiarimafto  il  primo  uovo  ,  e  perche  quefto  difcefo  fia,  quali 
che  conofcefie  ,   dover  agli  altri  cedere  il  luogo  ,  e  perchè 
nell'altro  Corno,  dove  è  un  folo  feto,  quefto  fia  nel  mezzo 
del  Corno  ,  ma  non  nell'  eftremità  guardante  le  trombe  ,  da 
niun'altracofa  impedita?  Provoca  tutti  a  \ edere  quefta  ve- 
rità nelle  beftic  gravide  uccife  ,  onde  ,  fé  non  ricorrono  a; 
<jualche  occulta  difpofizione  ,  difficilmente  quefto,  ed  altri 
così  confiderabili  fenomeni  fpiegar  potranno. 
Sìftulhi  ^5*  -^^^  credo,  che  ci  fia  alcuno  Anatomico  si  poco'pra- 

tico  ,  per  non  dire  Beccajo  così  poco  oculato  ,  che  quefta 
trivialiffima  oflervazione  voglia  negare,  dico  bene,  che  que- 
lle nodo  tanto  intrigato  non  pare,  che  facilmente  Icioglie- 
rae'dmentfxt  non  d  poffà ,  fenza  ricorrere  alla  fpada  di  Aleffandro  ,  ó 
tutte  fi  (piega  ^  qualche  occulta  difpofizione,  ne  all'ingegno  ,  o  razioci- 
(nTwIT'  ^'°  '^^^'^  "^'-^^  •  C^'  guarda  la  ftruttura  delle  fibre  di  quefti 
'uov^!"        «^f"  bicorni ,  la  troverà  talmente  difpofta  r  che  vengono  a  rc- 
ftrignerfi  in  diftanzc  eguali,  per  formare,  come  tante  celiet- 
struttura  Jelf  K ,  acciocchò  Ogni  fcto  Ottenga  la  fua,  e  ftia  dall'altro  di- 
utero  dtlii  t,.  vifo.  Quefta  ftruttura  fu  conofciuta  infin  da  Galleno  ,  e  da 
m^int!!'^"'  '■^*^"  ^'^"  buoni  vecchi  ,  che  non  avendo  fatta  la  Notomia  , 
'  '    '•     chc  dell'utero  de' bruti  ,  penfarono ,  che  fofte  anche  fimile 
nelle  Donne,  nel  quale  immaginarono  diverfe  cafclle  ,  per 
contenere  a  un  bifogno  divcrfi  feti  .  Ma  prima  di  ulterior- 
mente rifpondcre ,  vorrei ,  chc  il  Signore  Sbaraglia ,  o  i  fuoi 

iegua-. 


Parte  D.C àp.  XX.  311 

fcguaci  mi  diceffcro,  fc  Je  uova  cklle  Vipere,  ddJe  Tarpe-   ujlanx»  iA. 
dini>  de'Galei,  delle  Raze,  de' Cani  di  Mare,  e  fimlli  (  che  "'/^'^ '^''""*' 
hanno  fcnza  alcun  concraflo  l'Ovaja,  e  pur  vivipari  fono  '^/""v'""'' 
vorrei  dico,  che  mi  dicelìero,  fé  le  uova  di  quefti  animali 
kanno  giudizio,  e  ragione,  a  fermarfi  anch'  effe  con  ordi- 
ne ammirabile  ne'  loro  lunghi  uteri ,  nelle  loro  cafelle  di- 
ftinci ,  andando  il  primo  avanti  fino  al  fondo  ,  feguendo  il 
fecondo,  e  il  terzo,  e  tutti  gli  altri  con  ordine  feoza  con- 
fiifione  alcuna,  né  pregiudizio  della  Narura  come  negli  ute- 
ri de' citaci  bruci  vcggiamo  ?  E  perchè  anche  in  quelli  non 
refta  il  primo,  trattenuto  nel  principio  del  Corno  ,  cioè  d' 
una  parte  dell' utero  divifo,  come  in  due  corna?  perchè  vie- 
ne cacciato  avanti  ?  In  fomma  tutte  quelle  difficLilca,  che  im- 
magina queir  acutiffimo  fcettico  conerò  di  Noi  ,  tutte  fono 
nel  cafo  de' fuddetci  animali,  ne' quali  niuno  può  negare  y'^'1'!\^f' 
che  le  uova  non  abbiano,  e  che  non  fieno  Vivipari  ,  acco-  ^''  '  ^'^^ 
inodandofl  anch'effe  con  tale  fmiecria,  ed  efquifitiffiraa  i^g-far/!a  Lui. 
gè  ne' lunghi  loro  uteri  (  o  corna;  com'egli  malamentegli 
chiama)  che  uno  non  è  diflante  un  pelo  più  dell'altro,  ri- 
cordandomi di  aver  cavato  gli  uteri  fpeffe  volte  dalle  Vipere, 
in  cui  i  feti  viperini  ancora  involti  nelle  uova  annidava- 
no, che  parevano  uoacorona ,  per  novero  di  tanti  paterno- 
ftri,  e  avemmarie,  ma  fenza  però,  che  una  pallottolina  fof-  _  :  ," 

Ce  ad  ogni  tale  diftanza  maggior  dell'  altra.  Difcende  *^""' ^X' ^'/'^^^ 
queil  primo  uovo  fino  al  fondo,  perchè  guidato  dai  moto^^^^^/y-^^y,' 
pcriflaltico  delle  fibre  mufculari  di  quella  parte  non  trova, m>^/;  alni 
refiftenza  alcuna,  e  cosi  fcgue  il  fecondo,  il  terzo,  ilqu3x-<*ii«rdii». 
to ,  ed  ogni  altro ,  finché  fia  pieno  ogni  loculo ,  o  cafellet- 
ta  ,  e  ciò  meccanicamente  fcnaa  alcuna  ragione ,  o  difceroi- 
mento.  Subito,  che  s'è  fermato  il  primo  nella  fua  cella  « 
o  loculo,  irritate  le  circolari  fibre  fi  ftringono,  e  dolceraco- 
te  lo  rinferrano,  fcguendo  dall' un  canto,  e  dall'altro,  coi- 
rne un  gentile  ffrangolamento,  che  fa,  che  il  di  nuovoca- 
dente  troppo  a  lui  accoffar  non  fi  poffa ,  ma  rcfti  nel  nido 
fuo,  già  così  dalla  Natura  ,  o  dalla  ffruttura  organica  di 
quella  parte  difpofto,  e  così  difcorriamo  di  tutti  gli  altri  . 
Se  poi  vi  è  un  uovo  folo  in  un  corno ,  refta  nd  mezzo ,  sì 
perchè  dal  fopravegncnte  incalza»  non  viene  ,   ne  irritate 
fooo  le  fibre  a  movimenti  ulteriori  ,  sì  perchè  ,  come  Colo ,  uovffdo/""* 
viene  egualmente  in  fine  dall'  una,  e  dall'  altra  parte  rin-  nftintlmtvp' 
chiufo,  reftando  nd  mez20  >  come  od  iìto  y  dove  minore 
ha  trovata  la  refiflenza. 

té.  Si 


3  1 1    Delle  Z^o'-oa  delle  femmine  n-vìpare . 
àUraiigicuì.      i<5.  si  affanna  di  nuovo,  rampogna,  grida,  cftrananacn- 
•  te  dibatcendofi  fa  un  lungo  ,    bizzarro  ,   ed  erudito  difcorfo 

{a)  intorno  i  tediceli  delle  Mule,  i  quali  col  tcftimoniodcl- 
Lt  Multban-  \q  Stenone  ,  e  con  l' ocular  fua  veduta  attefla  ,  non  cflhrc 
»» '"  w/fw  P"^'  delle  lor  vefcichette  :  adunque,  conchiude  ,  fé  quelle 
^ovTibhon»  "{.  fodero  uova ,  flerili  effere  non  dovrebbono  ,  come  gcneral- 
jtr,  Attili.      mente  fono,  fé  hanno  le  mcdefime,  e  le  trombe  pure  aperte, 

per  portarle  a  fuo  tempo  nell'utero. 
Hifpffta.  '7-  Abbiano  le  Mule,  quante  mai  poflano  avere  ,  vcfci- 

che,  abbiano  dilatate,  e  pronte  le  trombe ,  non  cflendo  quel- 
uonfonoutv\z  uova ,  nulla  importa  ,  che  abbondantiflìme  ne  pollegga- 
le  viftubittt.  ^Q^  laonde  diremo  ancor  noi  concordi  col  mentovato  Signo- 
re Sbaraglia,  probabilius  erit  opinandum  (  b  )  veficularn  mnejje 
Ceniordi  ìm  Q^f^j^j  ^    (^  alium  f.iiem  habere  diverfum  ab  affienato  à  Modemis  . 
Ataor'e  ccnL^°^  è  per  ora,  che  fi  agiti  quefla  quiftioae,  e  chclacagio- 
sbaragiìa.     ne  della  fterilità  delle  Mule  fi  cerchi  ,   effendo  (lata  agitata 
dallo  Scaligero,  dal  Cardofo,  dal  Cardano,  dall' Ucerverio, 
sttrUità  '''^''edair  Aldrovandi,  che  compilò  quanto  lafciaronofcrittotut- 
TgU  Amiche.  "  gli  Scrittori  del  S^col  fuo ,  e  tutti  gli  Antichi  ,  che  furo- 
''no  tanto  buoni,  e  corrivi  al  credere.  Né  può  già  efTere  vc- 
.     ra  r  oflei-vazione  dello  Stenone  ,  di  aver  vedute  le  uova  del- 
f°É7etu5u^^  Mule,  attaccate  ancora  al  teflicolo,  corredate  da'  princi- 
rifnt .  pi  della  placenta ,  imperocché  dovevano  probabilmente  quel- 

li efferc  le  prime  fila  del  follicolo  ,  o  della  materia  gialla, 
che  incominciavano  a  fpiegarfi ,  ed  a  manifeftarfi  infra  le  ve- 
fciche;  ma  per  diffetto  poi  de'neceffarj  attivi  principj,  o  d' 
ttrMrttnfixxTì^i  difaddata  ftruttura  ,  dagli  occhi  noftri  non  così  facilmen- 
fxtndwt.      jg  oflcrvabile,  o  d'altra  cofa  non  uniforme  alle  belle,  e  co- 
ftaniikggi  della  Natura,  non  feguitarono,  né feguitare po- 
terono ad  ufcire ,  o  non  efsendovi  la  materia  del  vero  uovo, 
Jiag!cnfd,iO  cfsendovi  inabile,  bafiarda  ,   e  diffettofa  .   Le  leggi  della 
rtfflro  Aufere,  Natura  hanno ,  o  mio  Illuftriflìmo  Signore,  i  fuoi  confini, 
f/rrW  ifMu/,  né  nuovi  generi,  né  nuove  fpezie  dal  tempo  di  queir onni- 
n»niitttrw0.  '  potcntiflìmo  Fiat  fino  al  prefente  fi  fono  mai  più  vedute»  né 
fi  vedranno  fino  al  finire  de' Secoli  ,   quando  non  volefse  il 
Gran  Facitore  del  tutto  nuovamente  creare  .   Se  generafsero 
le  Mule ,  fi  farebbe  una  nuova  fpezie  ,  che  non  é  al  Mon- 
do, e  da  quella  fene  potrebbe  fare  un'altra  ,  e  poi  un'altra 
in  infinito  con  incredibile  confiifione  del  beli' ordine  di  quc- 

fla 

iz)lvi  pag.   ijz.  Sii- 
ibìlvipag.  ^J4- 


Parte! IX  df.  XX,  313 

fta  gran  Mole.  Si  contenta  la  Natura  ,   che  per  una  volta 
veder  fi  poifa  una  maniera  di  moflro  ,  eh:  colti  di  due  fpe-    otthmrìfltf. 
zie;  ma  non  fi  va  piìi  avanti,  pofciachò  gli  organi  alterati  j^ùur,  "°^'* 
ifino  a  un  tal  fegno  pafsar  non  pofsono  lenza  rompcrfi  ,   o 
lenza  difiruggerfi .  Può  lo  fpirito  del  feme  del  Cavallo  nell' 
povo  dell'Afina;  0  quello  dell'Afino  nell'uovo  d:lla  Caval- 
la dar  moto  all'inclufa  fua  macchinetta  ;    ma  perchè  è  un  ccmtptf*g,. 
moto  non  in  tutto  a  quella  confaccnte,  urtando  alcune  par-  "'""Ài'hmu- 
ti  piìj,  altre  meno,  e  facendo  fviluppare  con  una  certa  vio-  1'"/^"''/^' 
lenta,  e  non  affatto  naturale  maniera  le  mededme  ,    ne  fe-/-j_ 
gue,  che  il  feto  partecipi  dell'una  ,    e  dell'altra  figura  ,    e 
nò  l'uno,  né  l'altro  diftintamente  non  fia  .   Qjella  figura, 
che  veggiamo  efiernamente  mutata,  lofarà  anco  internamen- 
te, e  in  particolar  nelle  Ovaje,  quantunque  occulta  alla  cor- 
ta noftra  vifia  ,  e  in  confeguente  renduta  inabile  ,    per  rice- 
vere dentro  le  fue  uova  mal  fatte,  imperfette  ,   e  crude  ,  o 
che  forfè  non  ci  fono,  quella  fecondazione  ,   0  quel  moto, 
che  alla  grande  opera  ^i  ricerca.  Ma  fé  è  lecito  diraltra  pa- 
rola in  una  cofa  cotanto  ofcura,  ardirei  di  dire,  dando  Tem- 
pre fui  nofiro  iirtema,  che  intanto  le  Mule  non  partorifco-  ^,^1  ma»  por- 
no, in  quanto  non  hanno,  né  pofsDno  avere  le  veriflìrae  uo  f,„o  avtu  u 
va  nella  loro  Oi'aja.  Dicemmo,  {a)  che  tutti  i  generi,  etut-  vertucvsmW 
te  le  fpecie  furono  create  in  un  fol  colpo  da  Dio  ,  e  che  in  ovajt,  iptt- 
quell'ammirando  momento  in  ogni  prima  Madre  rinchiufe  '^^• 
tutti  i  feti  de' venturi  viventi  fino  al  terminare  del  Mondo  . 
Se  dunque  cosi  è  andata  la  mirabil  cofa,  come  per  teftimo- 
DÌo  di  S.  Agofiino,  e  d'altri  ,  e  come  con  fortiffime  ragio- 
ni abbiamo  già  provato,  {h)  chi  non  vede,  che  non  eflcn- 
do  fiate  create  immediatamente  da  Dio  le  Mule,  non  potè  in 
quelle  mettere  tutta  la  loro,  dirò  così  ,    Mulefca  Profapia  ? 
Non  é  eterno  ciò,  che  direttamente  non  viene  da  mano  eter- 
na, e  può  bene  il  cafo  per  una  volta  fola   partorir  moflri, 
o  alcuno  di  unafpezie  contraffatta,  e  guafiai  ma  non  dure- 
vole, mancando  in  lui  quella  data  benedizione  ,  quella  fa-  j^^^^,;  p^fj,^ 
cultà  di  crefcere  ,   e  di  njoltiplicare  ,   né  avendo  in  fé  tutti  altri  moJìtì 
que'requifiti ,  come  abbiamo  accennato,  che  ad  un  lavoro  si  «"«  gmirint. 
prodigiofo  ,   e   fuperante  l'umano  intendimento  fi  cercano  . 
So,  che  alcuni  pofTono  dire  ,  che  ci  fono  fiate  Mule  ,   che 
hanno  partorito,  come  afferma  ,  fra  gli  altri  ,  Plinio  cos'i 

R  r  fcri- 

(a  )Cap.   14.  e  Cap.  i  J.  e  Cap.  16. 
(  b)7^(l  Cap.  14.  I  j.  16.  Pjr.  z. 


3  1  4     ■^'^''^  Vo^'a  dille  Femmine  Fi'vlpare . 

Al'uneMuli  fcrivcndo  :  efl  in  annalibus  tioflris  Mulas  peperijfe  f^cpè  ,   verùm 
'""•;''>"'"''  pr.'div  loco  habitum  :  e  Giulio  Obfequencc  riferifce  ,   ch'cf- 
*lH,ZT'.7d  'ci'^o  Confoli  C.  Valerio,  e  M.  Herenio,  nella  Puglia  par- 
altri.    '       con  una  Mula,  lo  che  anch'elfo  fra  i  portenti  ripone  .  Ma 
di  quefti  portenti  ne  abbiamo  ritrovato  altre  volte  tanti  di 
falfi,  che  non  farà  un  gran  peccato  in  Filofofia  il  negargli, 
e  fé  anco  vogliamo  concedergli,  fono  femore  rari  miracoli , 
^iCpéfta.        ^j,g  jiQij  janno  legge.  Alcuno  pure  ha  fcritto,  che  le  Mule 
nel  fecondilfimo  Egitto  fono  feconde  ;  ma  finche  non  mi  por- 
to nell'Egitto,  a  lìnc.rarmi  del  fatto,  ftenterò  a  crederlo, 
tantcppiù,  che  Picrio  Valeriano  narra  ,   che  gli  Egizj  vo- 
lendo indicare  una  Donna  fìenle ,  dipinfero  una  Mula  ,   ed  è 
pafTato  per  proverbio,  quando  vogliamo  denotare  unacofa, 
che  non  fia  mai  per  feguire ,  che  fuccederà  allora ,  ctitn  Mu- 
la  peperei-!  t. 
ddrAuìor^'"-*,      *^*  ■^^  ^°"°  ormai  fianco,  benché  non  faccia  altra  fati- 
fua  faciliti  in  <^^  >  che  fcrivcrc ,  di  dar  rifporta  a  quanto  di  più  force,  e  di 
r.ipondtrt.      più  ftrepitofo  ha  faputo  penfare  quella  gran  mente  dell' in- 
figne  Sbaraglia,  per  ferire  apertamente,  e  difoppi.uto,  per 
diritto  ,   e  per  traverfo  tutti  i  difenditori  della  generazione 
dall'uovo.  Vi  refterebbono  altre  fottigliezzc  ,  per  non  dire 
altri  eleganti  riboboli  (  co'quali  non  fa  altro  ,  che  sfogare 
con  la  collera  la  fua  erudizione  )  da  fciogliere,  e  da  levare, 
acciocché  rcfti  fenza  alcun' ombra,  libera,  e  netta  la  noftra 
fentenza  :  ma  chi  ha  ben  capito  queflo  nortro  Siflcma,  può 
da  fé  folo  (s'\o  miro  diritto  )  con  tanta  facilita  liberarfene, 
quanto  è  facile  al  vento  dileguare  le  nebbie.  So,  che  altri  , 
di  me  più  dotti,  e  de' quali  faccio  diftintifllma  ftima,  hanno 
anch'eflì  tentato  di  togliere  le  principali  obbiezioni  delmen- 
yjiri hanno  z\onzto  Signore i  ma  fo  ancora,  che  diverfamente hanno  ciò 
itntMto rifpon.  fatto,  per  avere  diverfo  Siftema  ,   laonde  fono  ficuro  ,   che 
dirt  i  ma  ««non  riceveranno  in  mal  grado,  che  anch'io  abbia  rifpoflo , 
m«»i/r*  '•'^-fQnj^jQfuin^jiQ^  giacché  ho  veduto,  e/entico,  chcgli  Avvcr- 
farj  a  quelle  fue,  quantunque    ingegnofe  rifpofte  ,    quietati 
non  fono;  ma  fempreppiù  afpri  non  folo  acerbamente  nega- 
no la  generazione  dall'uovo;  ma,  per  vero  dire,  affai  fran- 
camente la  burlano.  Se  da  tante  ragioni  ,    da  tante  prove  , 
da  tante  fperienze,  ed  offervazioni  palpabiliffìme  perfuafi  , 
o  conquifi  non  reftano ,  io  non  fo  daddovero  più  ,  né  dir  , 
né  far  altro,  non  avendo  avuto  modo  migliore  di  farlo,  fen- 
za paura  d'errare,  che  al  giudizio  del  fenfo  rimettergli ,  come 
foleva  dire  Coftanzio  Varolio  nella  prima  Lettera  de' 7{ervi 

Ottici, 


PaneJJ.Cap.XX.  jij 

onici,  fcritca  al  famofo  GirolaraD   Mercuriale  :  ovvero  fa-    gj^ìì»  Jr^^ì' 
rò  neceflìcato  a  fare,  coni:  Socrate  faceva  agli  oftinati  Sof-  Y''^T„'jf/j/ 
fìfti ,   cioè  arcuaraence  confermargli  nelle   Cui  menzogne  ,  ^/ocra't""" 
fervendo  loro  di  eterno  gafiigo,  il  femprcppiù  inviluppargli 
nelle  amate  fue  tenebre,  e  far  sì,  che  non  veggano  ,  ne  mai 
più  veder  pollano  la  bella  faccia  del  vero . 

CAPITOLO       XXI. 

Vltitne  rifpofle  a  diverfe  obbiezioni,  folite  a  portar/i  da 
diverfi  cantra  il  prefente  Stilema . 

I.   \Jf  Olte  volte,  meco  fteflb  penfando,  ho  riguardato, 

iVjL  fé  doveva  raecterle  fotc' occhio,  quanto  finora  è  fta-    Moth»  dell' 
to  fcritto ,  e  infin  borbottato  contra  una  Sentenza  ,  la  cui  rei-  ^"''"''  </'  "/"- 
là  maggiore  è  l'eflere  nuova  :  ma  l'efiermi  capitati  alle  ma- ''^'.'"' 'f- 
ni  alcri  molto  reverendi  Scrittori  ,   che  con  acute  apparenti 
ragioni  poffono  far  breccia  nell'animo  di  certuni,  che  incli- 
nano piuttofìo  a  dar  fede  alle  fcolaftiche  menzogne,  che  al- 
le fperienze  moderne  ,  perciò  ho  voluto  prendermi  di  nuovo 
la  briga,  di  loro  rifpondere  ,  per  non  lafciare  campo  alcu- 
no agli  eruditi  Avverfarj  di  più  arriflare ,  né  a' fedeli  noftri 
feguaci  di  più  temere.  Trovo,  mio  Signore  ,    molto  radi  [  liigiom, pinti 
veri  Filofofi  :  e  la  ragione  probabilmente  Ci  q,  perchè  Tuo- '^J^'j^' 
mo  appena  nato  giura  nelle  parole  dell'uomo  ,  crefce  nelle 
preoccupazioni  ,  e  non  fi  dà  fui  bel  principio  a  confiderare 
con  buon  metodo  tutti  i  principali  fenomeni  di  quefta terra, 
che  Dio  ha  lafciato  in  fua  b.ilia.  Non  fa  per  lo  più  ridire, 
che  il  detto  dagli  altri  ,   e  non  vuole  fpaziare  per  lo  vafto 
Regno  della  Natura  ,  fc  non  con  l'ingegno,  né  le  i^ìùiTimQ ^^'''^^'''''J' 
cagioni  con  gli  occhi  proprj  penetrare,  e  vedere,  perelTere  ^^^^ j'J'pJ^Ì 
queft' ultima  via  di  fapere  troppo  fafiidiofa  ,  difaftrofa  ,  e  di /f^wVaftf . 
molto  tempo  difperditrice.  Ma  troppo  mi  diffondo  ,    provo- 
candomi la  materia  :  fentiamo  ciò  ,  che  dicono  quelli  per- 
fpicacifiimi  Scrittori. 

X.  Il  Dottifllmo  Padre  Alberto  Tylkowfcki  {a  )  vuole  ^^^^f'"'J"^^ 
che  nafca  il  feto  dal  fcme  gittato  nella  Matrice  ,  come  dal  ^^ 'fJH'.'i"', 
fcme  del  grano  gittato  in  terra  nafcc  la  pianta  ,   per  efferfi  ^,//.ca!^,\ 
trovato  lo  fperma  nelle  Donne  aperte,  dopo  ilcongrefl'ocon 
l'uomo,  intra  crajfitiem  uteri,  qmmVlacentam  vocant.  Seque- 

Rr     i  ao 

a  }P/n/.  CHricf.  Cap.  J.  pag.  m.  46. 


'iena  i  viri 
rihfcfi . 


3  1 6  Delle  Vo'-VA  delle  Femmine  f^fvipare . 
offuntà  delia  !\o  buon  i\ùt^  non  dimorane  in  Polonia ,  e  fc  foflTe  più  vi- 
Dottrina   del  ,_.^J  ^  bramerei ,  clic  ini  fpiegail'e ,  qual  fcnfo  abbia  ,  e  qual 
P^dr,  >'»/•><■- foj.2a,2i.;il.i(ua  ragioiit.' ,  o  con  quale  llrans^^a  mai  in  quel- 
le Donne  Polacche  iì  trovi  ij  lem:  dell' uomo  dentro  la  grof- 
fezza  dell'utero,  fé  fra  una  tunica,  e  l'altra,  o  fé  ci  Ila  in 
loro  una  qualche  parte  follevata ,  che  anche  quando  non  è 
generato  il  feco  li  chiami  Tlacenia.  Giuro,  che  quefte  belle 
Dottrine  a  me  fono  nuove,  e  né  meno  penetro  a  capirne  l' 
arcano.  Nell'utero  delle  noflre  femmine  certamente  non  v' è 
quei!'  accennata  pellegrina  bruttura  ,   o  che  noi  non  inten- 
diamo i  fuoi  termini,  quantunque  non  parli  Polacco,  och' 
egli  non  intende  i  nofhi ,  quantunque  non  parliamo  Chine- 
fe .  Io  non  vorrei  già  qui  apportare  una  certa  giurta  brava- 
ta, che  fa  il  Signore  sbaraglia  incollerito  contro  di  alcuni. 
Studia  delle  i  quali  {a)  non  futi  t  periti  in  ^rte  anatomica  ,    qucmadmodum 
'"«"'<'  'p'fi'o-  funt  plurimi  y  qui  in  mefjem  alienam  f.lcem  Ì7nmittunt  :  Ifliprx-' 
pr'JL  a  cet-  ^'ff"'j  ^  '^'■^"^  ^'■-  ^  poco  dopo  fé  abfline.vit  ab  impropria  cc- 
tu'ii  .  gnitione,  militent  Cbnflo,  &  opinionibus  fitctiUribus  non  fé  impli- 

eent ,  precipue  in  mnteriu   olmi  probibita  .    Non  ho  ,    ne  avrò 
giammai  un  tale,  e  tanto  ardimento;  ma  afcolterei  bensì  vo- 
lentieri ciò,  che  dir  mi  fapeffe  di  quelle  parti  afcofe  ,    per 
profittarmi  d'una  cola  sì  tcnebrofa,  e  si  rara.  Intanto  dalle 
olfervazioni  già  da  noi  efpolle  a  tutto  ciò  ,    che   intendo  di 
quel  Dotto  Padre,  è  facile  la  rifpolla  ,   rirrovandofi  il  femt 
deue  Padre"  nell'utero  qualche  volta  come  altrove  ho  detto,  (b)  accioc- 
ché il  fuo  fpirito  d'indi  fi  porti  all'Ovaia,  non  perchè  co- 
la fi  fermi,  e  fabbrichi  il  feto,  mentre  per oli'ervazione dell' 
Arveo,  del  Graaf,  e  di  tanti  altri  già  riferiti  (e)  quedo  fe- 
to non  apparifce  ,    fé  non  dopo  alcuni  giorni  involto  nell' 
uovo,  che  vuol  dire,  fé  non  dopo,  che  dairOvaja  è  difcc- 
fo,  di  cui  ho  già  abbaftanza  tante  volte  parlato  . 
Senrtnia della      j.  Salta  dipoi  quel  Venerando  Padre,  a  ricovrarfi  fotto  1' 
"^""""^^''J^"'""  ombra  delle  facre  carte,  riferendo  un  detto  di  Giobbe,  quan- 
^prì'atltlla^f'.  ^o  voltato  al  fuo  Signore  diiTe  :  l<J^onìi:  ficut  lac  niitlfifli  mr  , 
fitraiiine  delP  &  ficut  cafeion  coagid.ifli  me  ?    Ecco  ,   dice  il  fuddctto  ,    che 
Uomo^.  jion  fa  menzione  delle  uova ,  ecco  come  fpiega  ,   che  fiamo 

cavati  da  una  materia  lacticinofa,  qual' è  lofperma,  e  qua- 
gliati 

(a)/«  EpifloU  ad  Leliorem  p-ig-  xxi.  Lib.  Oeulor.  &  Mentis  r.- 

gii.  &c. 
(b)hdi  qui  Cap.  8.  niim.  li.  e  Cap.  9-  t-  Cap.  IJ. 
(  e  )  Cap.  6. 


Patte//.  Cap.XXI.  317 

gliaci  nell'utero,  come  il  formaggio.  Dio  immortale  !  Non 
vede,  aver  parlato  qud  pazieiuilfimj  uomo  ,    per  moftrare 
la  lua  umiltà,  il  fuo  nulla,  l'alfoluca  dip.-ndcnza,  chcave- 
vada  Dio,  fenza  cui  niente  può  tarfi  ,  nella  maniera  appun- 
to ,   che  il  Iacee  non  può  da  le  farli  cacio  fenza  l'ajuto  del 
Paftore*  Avea  detto  innanzi  (a)  M'mento  quxfo  ,    quod  ficut 
lutum  feceris  vie,  &  in  puLverem  rcducesme  :  a  cui  fegue,  »ob- 
ne  ficut  lac  mulfifii  me  &c.  Segno  ben  chiaro,  che  giocava  al- 
lora di  femplici  lìmilicudini,  e  non  voleva  dimoflrar  altro  ,  j„tirp,ftai;a. 
che  quanto  ho  accennato  di  fopra,  non  infegnar  a' Medici ,  m  dilla  s.ùr4 
edagli  Anatomici  la  maniera  della  noftra generazione ,  per-  Strìtrura. 
che  allora  credo  ,   che  flagellato  da  tutte  le  parti  avelie  al- 
tro in  capo,  che  filofofare.  Stava  afpettando ,  chequell'in- 
gcgnofo  Padre  aggiugnelTe  le  parole,  che  (cguono,  quarede 
zmlva  eduxifli  me,  per  moftrare  ,  che  quell' eterno  benignif- 
fimo  Maeftro,  dojX)  aver  fatto  il  Pallore  ,  avci  fatto  ancor 
la  Commare.  Qiiefte  fono  tutte  metaforiche  cfpreffioni ,  che 
al  morale  ridur  fi  debbono  ;  ma  non  al  rifico ,  che  debbono 
ammaeflrar  l'animo;  ma  non  il  corpo,  e  che  rinalmente  le 
leggi  del  Cielo,  non  quelle  della   Natura  infegnare  ci  deb- 
bono. Appredo  è  da  fapere,  che  fé  vogliamo  prendere  an- 
che letteralmente  quel  fcnfo  ,  come  penfa  ,   che  fiamo  (lati 
munti,  come  il  latte,  e  coagulati,  come  Ricotta,  o  Cacio.'  Altra  ri[po,ìa 
Chi  ha  bocca  per  ingozzare  in  buona  Filofofia  un  fimilc  sì  ^J  ''""'  ^'^ 
grollo  boccone,  o  ingozzato  ftomaco  si  forte,  per  digerirlo  ?    "" 
Umigliamoci  a' detti  de' Santi  Padri,  non  ci  becchiamo  il  cer- 
vello con  certe  triche  più  ,  che  Loicali ,  veneriamo  col  capo 
chino  quelle  lacre  parole  ,    eh;  in  fé  racchiudono  milleriofi 
fentimcnti  di  profondo  rifpetto  ,   e  dipendenza   dal  Facitore 
fupremo,  e  profittiamoci  nel  ben  vivere  ,  e  nel  ben  morire, 
non  nel  ben  filofofare  ,    ne  nel  ben  concepire  ,   come  fiamo 
Itati  formati.  Che  (e  poi  vorremo  tirare  ancor  noi  al  noftro  j^terùr t  w 
fenfo  quella  fencenza,  dandole  limitazione  ,   e  fignificanza  „,   al' n}%l 
dalla  fua  diverfa,  potremo  forfè  dire,  che  la  chiara  dell' uo- /*n/i/i>arj. 
vo,  e  la  linfa  delle  vefcichette  divien  candida ,  come  latte  , 
e  accomodandofi  a  nutrire  le  parti,  e  a  renderle  fode ,  come 
cacio  a  quaglia . 

4.  Le  uova  (  fegue  a  impugnare  )  fi  trovano  in  quegli  _^''"'0!>l>': 
Animali,  che  fono  privi  di  utero,  e  pofTono  concepir fcnza  ),tUuota,(bt 
quiUo,  come  gli  uccelli,  gi' Infetti,  i  pelei;  ma  fenza  l' ucc-  vuoi,  tr'var/ì 

rO        f'io  "'il'  Ani- 
,  mali  privi  à 

(  x)Cjp.  IO.  verf.  9.  e  IO. 


3  1 8     Delle  Vonjo,  delle  Femmine  l^i-vipare . 

ro  non  concepirebbe  la  Donna,  ovvero,  fc  concepiflc,  inu« 
tile  a  Jei  farebbe  . 

5.  A  chi  nella  Storia  della  Natura  e  di  corta  villa,  ope- 
Hjfpeflé  .  fca  torbido  ,  potrebbe  far  colpo  quefto  apparente  argomen- 
to j  ma  da  chi  ha  veduto,  o  almeno  letto  que',  che  hanno 
veduto,  fi  fcopre  fubico  mendace,  e  ridevole.  Quanti  Ani- 
Htltì animali  ^^^^  ^''  ^°"° »  ^^^  hanno  le  uova,  ed  anche  l'utero?  Guar- 
banno it'uovÀ;  di  k  Vipere,  la  Torpedine,  la  Raza,  il  Calco,  il  Delfino, 
tianthl'uti.  il  Cane  Marino,  il  Cane  Carcaria,  il  genere  dclk  Balene, 
'■»•  e  de' Cani  di  Mare,  ed  altri  si  fatti  abitatori  della  terra  ,  e 

dell'acqua,  ctrovera,  che  hanno  l'Ovaja,  leuova,  el'ute- 
ro  ancora,  in  cui  1^  covano,  in  cui  nafcono  i  feti,  edacui 
finalmente  per  la  bocca  della  Matrice  slegati  ,  e  fé  moventi 
fortifcono.  inciampa  dunque  il  riveritiflimo  Padre  in  un'er- 
rore sì  groflolano  di  Naturale  Storia,  ch'io  nonfo,  con  mio 
dolore,  come  fcufarlo .  E'  necellario  ,  ch'e'fappia  ,  ellerc 
.  uniformi  le  leggi  principali  della  Natura  ,  e  differire  fovente 

Zlu'ul'o'ma  folo"^^  modo  .  Tutti  i  viventi  dell' uovo  nafcono  i  ma  il  mo- 
nontlniinln  ^0 ,  c  il  fito  della  ccvatura ,  e  della  nutrizionefonodifferen- 
motlo ,  ti,  conforme  la  quantità,  e  il  grado  più,  e  meno  nobile  de' 

viventi,  che  debbono  edere  covati,  e  nutriti,  avendo  volu- 
to il  Padre  di  tutti  Sommo,  e  Sapientiffimo,  che  conforme 
la  preziofita  maggiore,  o  minore  de'generi  ,  vengano  dalle 
iì"''fJjiM  ^""^^^"P'^'  °  n^s"  cuftoditi.  Cioè  volle,  che  gl'Infetti  (  tol- 
v'tr/fVtZo'var'  t'  alcuni ,  che  fanno  i  nidi ,  )  e  molti  pe/ci  confegnaHcro  le 
fili  uova.       uova  loro  in  luoghi  folatj,  o  a  bacio,  ed  uggiofi  fopra  er- 
be ,  frutta ,  legni ,  terre ,  acque ,  cfcrcmenti  ,   e  fimili  ,   o 
in\tui.         fopra,  0  dentro  corpi  vivi,  o  morti,  o  parti  loro,  accioc- 
ché dal  calore  del  fole,  delle  terre,  delle  acque,  ode' corpi 
covati  nafcelfero,  e  nati  da  fé  {\t[^\  il  cibo  fi  pmcaccia (fero, 
votili  "^  ^^  Madri  più  altra  cura  di  loro  avellerò  .    Negli  uccelli 

ebbe  più  riguardo  ,  e  volle  ,  che  le  uova  efclufe  fodero  da 
loro  ftefsi  covate ,  e  con  attentiffima  gelofia  le  guardall'ero  , 
e  de' nati  figliuoli  gran  cura  prcndeflero,  imbeccandogli  co' 
cibi  proprj  ,  e  fino  ad  una  certa  età  cuftodendogli  ,  nella 
quale  il  vitto  da  loro  ficffi  ricercare  potelfero ,  e  allora  folo 
rcflali'cro  dal  governo  delle  Madri  liberi,  e  dirùcosi,  cman- 
e«<rff«/>»</j ,  cipati .  Ne'Q^iadrupcdi ,  come  più  perfetti  ,  e  più  accofian- 
tifi  all' uomo,  difiderò  più  cautela  ,  che  negli  uccelli  ,  im- 
perocché non  volle  ,  che  le  uova  loro  fodero  efclufe  ;  ma 
dentro  fé  flcffi  covate,  co' proprj  fughi  alimentandogli,  fi- 
nattantoché  giunti  a  un'aumento  proporzionatogli  pnrtorif- 

Icro , 


Parte  l/.Cap.  XXL  319 

fero,  e  per  certo  tempo  allattati  ,   gli  abbandonàflfero .  Ma 
quanta  cura  ,   quanta  gelofia  ,   quanta  cautela  pofe  nel  più 
nobile  genere  di  cucci,  eh' è  l'uomo?  Per  confcrvar  quefto , 
che  doveva  elFerc  adoratore  di  lui  ,   e  delle  fue  Opere  oltre,  '''""'• 
mirabili  conofcitore ,  non  folamence  comandò  ,    che  la  Ma- 
dre cavaflc  dentro  fé  (Iciì'a.  per  tanto  tempo  l'uovo,  e  il  rin- 
chiufo  feto  alimentane;  ma  partorito  per  akreccanci ,  e  più 
inefi  railattalfe,  e  ne  aveffe  una  diligentiffima  cuflodia  an- 
che per  anni,  finché  potefle,  o  fapelle  procacciarli  il  vitto, 
fegno  dell'amore  non  folo  fuo  indicibile  allanobilifiìma  no- 
Ara  fpecie;  ma  della  mftra  perfezione,  alla  quale  anni,  ed 
anni  fi  ricercano,  prima,  che  vi  fi  giunga.  Sitali  adunque 
fjnoleuniverfali,  erettiffimeleggi  di  Dio,  maravigliare  non 
ci  dobbiamo,  fé  altre  femmine  abbiano  l'utero,  altre  non  1'   i;,^^„^  , 
abbiano,  mentre  non  è  fuperfluo,  dovendofi  fare  in  queflo  a/;/,v,,„,' 
quella  covatura,  che  faffi  agli  altri  aldi  fuora,  0 dalle  Ma- 
dri, 0  da  qualunque  altro  proporzionato  calore.   S'aggiu- ^^.^^     ^^^^^ 
gne,  che  quelle  femmine,  che  fauna  le  uova,  hanno  già  in  rlmbtufo  nt\u 
quelle  rinchiufo  il  dovuto  cibo,  per  l'accrefcimento  del  iz-uiva. 
to,  lo  che  ne' vivipari  fucced^re  non  potrebbe,  per  la  gran- 
dezza de' loro  parti,  come  altrove  detto  abbiamo  •  {  a)  Ho 
ben'ollervato,  che  quafi  in  tutti  i  generi  ha  voluto  Iddio  di- 
flinguere  alcune  fpecie  con  privilegi  particolari  ,    clie  a' ge- 
neri, di  loro  più  nobili,  fono  comuni  ,  e  infino  negl' Iniet- 
ti veggiamo  l'induftriofo  lavoro  delie  Api,  delle  Vefpe,  de' 
Calabroni,  e  la  cura,  che  hanno  di  provedere  il  vittoa'lo- 
lo  figliuoli ,  come  hanno  ancor  le  Formiche  &c.  ,    del  che    s'uetttuén» 
ne  parleremo  in  altro   Trattato  .    Moftreremo  pure  altrove '''^"!"^^"/'"' 
una  certa  maravigliofiffima  catena  ,  poco  finora  offervata  ,  f"*^*"""' 
o  conofciuta,  che  lega  inlieme  tutte  le  cofe  di  quella  bella 
mole,  ovvero  un  certo  ordine,  e  cerei  gradi,  dal  meno  per- 
fetto de' quali  fi  afccnde  al  più  perfetto,  non  faltandofi  già, 
come  di  balzo,  da  uno  in  altro;  ma  elfendovi  fempre  una, 
o  più  fpezie  di  mezzo,  che  Jo  connette  ,  e  lega  ,   il  quale 
dell'inferiore,  e  del  fupcriore  partecipa. 

6.  Apporta  il  detto  Padre  la  differenza  ,   eh' è  tra  il  feto    jtkrsobhh. 
de' vivipari,  e  quello  degli  Ovipari,  nutrendofi  (\\it{[oi\t\\\ii,nt  tolta  dal 
uovo  ,   e  quello  nell'utero  :  dunque  (  conchiude  )  anco  per  mcJo  di   ««- 
quella  offervazionc ,  cper  quefio  raotivodall' uovo  non  nafce, '"'''^• 
altrimenti  fra  l'uno,  e  l'altro  niuna  farebbe  Ja  differenza. 

7.  Ecco 

{z)Fedi  qi:ì  Cap.  19.  num.  20. 


Ragione,  ptr- 
ibi  le  D*nnt 


3  1  ó      Delle  Voh.a,  delle  Femmine  Fi'X-ipare . 
J{jf[>efla.         -j.  Ecco  un'altra  arma   incantata  ,  ma  che  prerto  C\  rin- 
tuzza, e  frange.  Dal  detto  di  fopra  Ja  rifporta  fi  cava.  Non 
parliamo  adeilo  della  nutrizione  ,  ma  della  generazione,  che 
può  eflere  analoga  ,  come  in  fatti  ella  e,  quantunque  poi 
il  modo  di  covar  l'uovo  ,  e  di  nutrirfi  '1  feto  fia  in  certa 
maniera  differente.  Anzi  diciamo,  cllere  la  cagione  vera,  per- 
che  le  Donne  ,  e  i  bruti   non  cfcludnno  l'uovo  fuora  dell' 
utero,  cioè  perchè  il  feto  doveva  cfierediverfamentealimen- 
iruti  tten  tato,  non  potendo  una  Donna,  ne  una  femmina  fra  bruti, 
fauianohaD.  partorire  ì   feti  dentro  l'uovo  con  la   corteccia  dura  ,  che 
*'.^'^'"'""'"' tutto  il  nutrimento   nsceffario    chiudefle  ,  perocché   riufcito 
(I  e  (  ftic.   fj^gbbe  di  troppa  gran  mole,  e  in  confeguentedi  troppo  in- 
comodo per  partorirgli  .    Di   quanto  fìrabocchevole  gran- 
dezza farebbe  ftato  1'  uovo  d'  una  Donna  ,  a   proporzione 
Stnhlt  trippa  del  fito,  per  cui  ufcir  debbe,  fé  avelfe  dovuto  in  fé  rinchiu- 
(priìper^^iciiarf  dcrc  tutto  il  nutrimento,  che  in  nove  Mefi  a  quello  fi  por- 
ail'  tfita .     ta  f  E  cosi  difcorriamo  delle  Cavalle ,  delle  Cerve ,  delie  Cam- 
mellc,  delle  Vacche,  delle  Elefanti ,  e  di  tutti  quanti  i  Qua- 
drupedi.  Veggiamo  il  provido  configlio  della  Natura  in  quel- 
li animali,  che  hanno  le   uova,  e  fono  vivipari  ,  de' quali 
abbiamo  già  fatto  parola.  Vuole  ,  che   rompano  la  buccia 
nell'utero,  che  colà  fquarcino  prima,  eh' efcano  tutti  gì' in- 
vogli, e  da  quelli  fi  liberino,  acciocché  difiefi,  slegati,  e  fé 
agitanti  pofiano  con  fatica  ,   e  incomodo  minor  della  Ma- 
dre venir  a  godere  la  luce. 
Altre  ohbìe.      8.  Aggiugne ,  che  nelle  Galline  non  nafcono  mole,  ma 
zi*if,  che  nelle  pelle  Donne  fole,  ma  quelle  nafcono  dal  ferae,  dunque  an- 
Gallwe  non    ^^  j  £gjj  ^j^j  ^^^^  vengono ,  e  non  dall'uovo- 

nafcanf  mole ,  -  -,,,°  tll/-  r     •    c 

9.  Ingegnofo  e  j  argomento  ,   e  farebbe  forte ,  fé  i  fon- 
lE'falfaUprf.  damenti  falfi  non  fo.l'ero.  In  primo  luogo  non  è  vero,  che 
f"'A'0'",rff''.  ntWc  uova  delle  Galline  non  fi  veggano  mole,  avendone  io 
tto  mole  nelle  pjjj   yQjjg  veduto ,  e  dcfcritto  Una  fino,  quando  diedi  fuora 
9*11/""'  '  "n  faggio  'iel  mio  Trattato  de'  Mofiri  (a).  In  fecondo  luo- 
go anche  le  mole  vere  ,  che  nelle  Donne  fi  generano ,  dentro 
r  uovo  fi  fanno ,  avvertendo  però,  che  vene  fono  molte  di  fpurie, 
molte  d'ideali,  cfavolofe,  con  le  quali  molti  creduli  Autori 
hanno  impacciucata  ,  eguafia  tutta  la  Medica  fioria  .  Non  è  la 
Vera  mtìa  ^^""^  Hiola ,  che  un' ammalio  informe  di  membra  confufe  in- 
guale/»'      fieme,  ed  intrigate,  le  quali  non  hanno  potuto  col  regola- 
to ordine  naturale  slegarfi ,  e  fvilupparfi ,  per  mancanza  d' 

urto 

(  a  )  Mole  fpurie . 


Parte  lì.  e  ap.  XXI.  311 

urto,  0  di  moto  proporzionato,  0  fia  ciò  derivato  dallo  fpi- 
rito  prolifico  debole,  o  da  qualche  altra  cagione  non  natu- 
rale negli  organetti  desinati  alla  efpanfionc  accaduta.  Altre 
prove  ha  detto  quefto  Chiariflìmo  Padre  ,  ma  perchè  fono 
uniformi  co' dubbi  del  già  impugnato  Sbaraglia  ,  de'Francefi, 
e  di  altri,  che  {Te  non  m'inganna  il  vero  mal  conofciuto)  fi 
veggono  già  {pianati,  e  fpariti  via  ,  perciò  paffcrcmo  ad  al- 
cuni d'  Autori  diverfi  ,  sì  per  moftrarc  la  dovuta  ftima  ad  ognu- 
no, sì  per  levare  tutti  que'nei,  che  appreflb  certi  ,  che  non 
b;n  chiaro  veggono,  e  a'  quali  bel  defio  di  fapere  non  ri- 
fcalda  il  petto,  e  da  pigrizia  di  efperimcntare    fon  vinti  ,  ^ 

pofTono  renderla  men  bella,  e  meno  aggradevole.  Ho  offcv- ^^fj'^'jj^y 
vaio,  Iliuftriffìmo  Signore,  che  d  fovente  più  colpo  un'Ar-  apprtjfoaUumi 
gomento apparente,  ounafaftidiofiflìmaLoicale  feccagginc  ,  mluftrx*. 
che  una  forte  fperienza,  fé  chi  l'afcolta,  0  la  legge  ,  non 
penetra  fin  fondo,  o  non  ha  tutta  l'efatta  notizia  del  modo 
di  operare ,  sì  in  generale ,  come  in  particolare  della  Natu- 
ra, 0  fé  non  s'interna,  a  confiderare   ben'  addentro  ,  come 
la  cofa  fia . 

IO.  E'  difficile,  dicono  alcuni,  '1  concepire,  come  lofpi-  ^j^^^  ^^^^ 
rito  fottiliffimo  fecondatore,  giunco,  ch'egli  e  per  le  trora-  ^;„„7  spi'*t0 
bc  aU'Ovaja,  non  voli  tutto  per  la  cavità  dell'  addomine  ,  futndatortvt. 
dove  è  tanto,  e  si  ampio  fpazio,  invece  di  penetrare  per  gli  ^"M'  P"  [• 
accennati  angufliffimi  pori  dentro  l'ovaja  ,  a  fecondare  '^^ '^ì'Jmit'!'' 
uova,  nella  maniera  appunto  medefìma  di  un  fummo  ,  fol-  '"""f^ 
kvantefi  in  alto,  anderà  bensì  vagando,  dove  il  luogoèpiù  l' 

largo  ,  e  dove  minore  è  la  refiftenza  ,  ma  non  s'  intruderà 
fra  le  anguflie  di  pori ,  o  fciffure  ,  particolarmente  latera- 
li, dove  forza  ,  ed  urto  maggior  fi  ricerca  ,  per  fupcrarc 
più  refiftenze,  e  dovendoli  pure  piegare,  e  ripiegare,  per 
entrar  negli  ultimi,  e  più  cupi  riportigli  di  quella  parte. 

li.  Chi  non  ha  ben'intefo,  come  la   bocca  della  tromba  K'fp'fi'- 
in  quel  tempo  abbracci  l'ovaja,  come  gli  orli,  o  fimbrie  ^' '''"*^''/"'" 
fuc  con  i  dintorni  della  medefima  efattamente  fi  combacino,  ^^l„J"J  ,', 
come  fia  aperta  ,  e  dilatata  una,  dirò  così,  fcneftrella  nella yy^/»  di  ìutlU 
cima  della  papilla  del  corpo  glanduiofo,  oltre  i  pori  aliar- f*''»'. 
gati ,  che  la  circondano  ,  e  finalmente  ,  come  là  dentro  fi 
faccia  allora  un  moto,  0  un  vortice  particolare,  e  come  tut- 
te quelle  parti  fieno  rarefatte,  e  calde  bollenti,  non  può  né 
meno  ben' intendere,  come  lo  fpirito  giunto  fu  per  la  trom- 
ba all'Ovaja,  invece  di  fpanderfi,  e  volare  per  la  cavità  dell' 
addomine ,  s' infinui  per  pura  meccanica  neccffità  dentro  il 

Sf  fol- 


311   Delle  ZJcv^  delle  Femmine  f'^i^'ipare . 
tbllicolo,  o  calice,  o  corpo  giallo,  coQie  chiamoUo il  Mal- 
pighi,  e  paffi  a  fecondar  l'uovo  in  quello  rinchiufo  ,  come 
detto  abbiamo  in  piii  luoghi  Y'j)  lo  pollo  acteftare  ,  d'aver 
veduta  la  eromba  ftrettamcntc  abbracciata  con  l'ovaja  ,  del 
r flitìj!  véitnt,  che  ne  fa  pur  piena  fede  il  Graaf,  il  Littre ,  VernL-y  ilgio- 
Jovt   trovare  vane,  e  tanti  altri,  laonde,  Te  anche  un  fummo  volante  per 
^^'"['a""'"'  l'aria  coperto,  e  compreflo  da  denfiffima  tela  forte  sforzato 
'"^'' '        a  portarli  dentro  canali,  i  quali  imboccartcro  altri  fori  ,  o 
sfenditure,  quantunque  tortuofe ,  e  cupe,  farebbe  neccffita- 
to,  a  penetrar  colà  dentro,  e  a  non  andare,  dove  per  altro, 
porto  in  libertà  fi  porterebbe  vagando,  dove   più  (ptizio,  e 
minore  contrannitenza  trovafle  .  Qpe' ftimoli ,  che  sforzano, 
a  gonfiarfi,  ed  a  moverli  le  fibre  della  vagina,  e  dell' utero, 
T-rof»*?,^»^  sforzano  anche  a  gonfiarfi,  ed  a  moverfi  quelle  delle  trombe, 
//o"*'"'      ^^  quali,  elTendo  moderatamente  curve,  tirata  cadauna  da  uà 
'"'''''     roembranofo  legamento  ,  come  l'Arco  dalla   tefa  fune,  ven- 
gono in  tal  politura  tenute,  che  quantoppiù   quello  fi  gon- 
fia, e  le  trombe  s'allungano  ,  tantoppiìi   airOva;a  s'  acco- 
rta no  ,  econ  i  lembi  delie  lue  membrane  circoadatrici,  fpor- 
te  agguifa  di  foglia,  s' applicano  alla  mcdefima,  e  fanno  i' 
uffizio  d' un  Imbuto ,  o  Pevera,  atta  tanto  a  portare  ,  quan- 
to a  ricevere,  o  di  un  coperchio,  che  impedifce,  chelofpi- 
rico  fi  diffonda ,  e  in  alto  voli . 

li.  Forte  argomento,  e  da  non  prenderfi  a  gabbo  ,  è  il 
Ar'^pm'  ^'n  P^"^^^°  ^^  alcuno,  riguardante  la  fimilitudine  de' figliuoli  , 
la^fim'^i'i'ud'n*  ^^^  ^°^  Padre,  ora  con  la  Madre,  e  non  folo  nell'ertcrno  , 
dt'fiiliHeli&e.iXìZ  ancor  nell'interno,  fé  i  mali  ereditar;,  e  i  cortumi  an- 
cora offcrviamo:  concioffiachè  egli  èfagno,  che  concorre  il 
Padre,  non  folamente  con  lo  fpirito  del  Tuo  fpcrma,  a  dar 
moto,  ma  anche  con  la  parte  vifcofa,  e  grolla  a  formar(?il 
corpo,  di   manierache  il    feto   venga  comporto  ncU'  utero 
dall'uno,  e  dall'altro  femerimefcolati. 

1$.  Tremano  alcuni  de'  nortri,  e  paventano  qucrto  colpo, 

quafi  dato  tra  capo,  e  collo,  mentre  fc  la  Donna  ha  in  se 

tutta  la  macchinetta  già  formata  del  corpo,  fé  non  ha  bifo- 

gno,  che  di  moto  ,  e  di  fviluppo  dal  Padre,  come  può  ira- 

^^^■^''„lt,  primerle  l'immagine  del  fuo  volto,  come  ilfeme,  ofcrmen- 

mcJl'S'at'i'.  to  de'fuoi  mali ,  come  il  carattere  de' Tuoi  cortumi?  Chi  non 

rtr,  Rutila     fa  la  forza  de'moti,  anco  piccoli  in  una  molle,  e  tencriflùna 

iM//e,  tutu-  macchinetta,  non  capirà  certamente  giammai ,  come  accada- 

filfima     Wéit-  UQ 

(  a  >  '  Cap.  Sf.Cap.li,  e  Cap.  1 1 .  num.  i'_j . 


Parte  li.  e ap.  XXI.  315 

no  i  fuddctti  fenomeni  :  ma  chi  penfa  bene  ,  e  riflette ,  che 
ogn'urto  piccolo,  ogni  mmuciflimo  ondeggiamento,  ogni 
gentilifilma  tremola  agica^ionc  può  contorcere,  allungare  , 
piegare,  abbreviare  ,  e  variare  la  politura  di  quelle  fibre ,  che 
fono  poco  meno,  che  fluide,  non  (ì  maraviglia  punto,  come 
Jo  fpirico  fecondatore  ,  eh' e  desinato,  a  dar  moto  a"  fluidi, 
e  a  incominciar  lo  fviluppo  ulteriore  di  quegli  arrendevoli, 
e  picghcvolifiìmi  Ordigni ,  farà ,  che  conforme  gli  urti  fuoi , 
fi  moveranno  più,  o  meno,  e  maggiore  ,  o  minor  impref- 
lione  faranno  ne'folidi,  che  allungare ,  ed  allargare  (i  deb- 
bono: laonde  ogni  poco  di  lnuta^lone  di  fibra  più,  oraeno 
allungata,  più,  o  meno  allargata,  o  contorca,  o  increfpa- 
ta,  o  non  abbaftanza  dilatata,  o  in  quallivoglia  altra  im- 
maginabile maniera  dalla  fua  prima  pofitura alterata,  farà, 
che  il  volto  fia  firaile,  o  diffimile  dal  Padre,  che  le  vifce- 
rc  interne  fieno  bene,  o  male  organÌ2zate,  e  che  i  liquidi, 
che  fon  per  farfi ,  e  vagliarfi  dapori  di  quelle  fieno  diuna, 
o  di  un'altra  tempera,  o  più,  o  men  puri,  donde  le  qua- 
lità del  corpo,  o  i  collumi  dell'animo,  che  feguono  il  tem- 
peramento, debbon  dipendere.  Io  non  voglio,  che  ad  altro 
riflettano  i  Signori  Avverfarj,  che  alle  macchie,  o  Voglie,    Macdu  ,  • 
che  ricevono  maravigliofe  ne' loro  teneri corpiceilii  figliuo- y^'-^v^'/"?'/' 
li,  quando  ancor  fono  nell'utero,  per  la  fola  forza  dell  im- ^^f;^^'^^,^ 
maginazion  della  Madre  .  Si  contano,  anzi  fi  veggono  tutto 
giorno  cofc,  che  fanno  ftordire ,  e  pure  tutto  è  nato  per  forza 
del  moto  degli  fpiriti  della  Donna  ,  quando  anche  fovente 
il  feto  era  grandetto,  che  vuol  dire,  quando  gli  organi  era- 
no più  iodi,  e  non  cosi  facili  da  piegarfi  ,  come  ne' primi 
incontri  dello  fviluppo.  Se  non  irtimaffi  a  vergogna  fcrive- 
re  fenz'  altra  riprova  ciò ,  che  mi  palla  per  la  immaginazio-  f'jV'^'^ 
ne,  aggiugnerei  un'altra  cofa  di  non  lieve  confiderazione  ,  "'  '  ^"""'^ 
cioè,  che  le  Voglie  vengono  imprelfe  ne'  figliuoli  dallo fpi- 
rito  della  Madre,  eh' e  fuora  di  loro,  che  fa,  che  fcmprep- 
più  crefca  il  miracolo,  dove  al  contrario  la  fiinilitudine,  i 
mali  ereditar;,  ed  i  coftumi  o  buoni,  orci,  che  fcguir deb- 
bono, vengono  da  uno  fpirito  ,  eh' è  dentro  loro  ,  cioè  da 
quello,  che  penetrò  dentro  la  lor  macchinetta  ,  e  che  fu  1' 
unica  ,  e  neccffaria  cagione ,  che  incominciafie  a  moverfi  , 
ed  a  vivere .  Se  dunque  ha  tanta  forza  lo  fpirico  della  Ma- 
dre, fpinto  da  una  forte  immaginazione,  di  portarfi  al  feto 
(  che  pure  egli  è,  come  in  un   piccolo  Mondo  da  fé,  non 
continuo,  ma  contiguo  foJo  con  ella;  e  imprimere  macchie, 

Sf    1  carat- 


3^4    D^^^'  Voa/A  delle  Femmine  Fi-uipare. 
Maravigiiof*  Caratteri,  ftimmatc,  o  voglie  prodigiofe  di  animali,  di  fru»- 
prepTiità  Mi  ^^  ^  ^|,g  fjfjQ  2  qygi  j2i  tempo,  che  crefcono,  e   maturano 
*"*"•  fuora  di  noi,  crefcono  in eJfi,  e  maturano  >  di  cibi,  di  be- 

vande, o  fimili ,  fino  a  rendergli  moftruofi,  e  di  figura  tut- 
ta dall'uomo  diverfa  ,  e  non  dovrà  aver  la  m:dcfi.ni  ,  anzi 
incomparabilmente  maggiore,  per  la  ragione  dccca  di  fopra^ 
lo  /pirito  fecondatore ,  a  cui  tocca  l' ufficio ,  di  dare  i  primi 
moti,  di  regolare  lo  (Viluppo,  e  di  penetrare  di  vafo  inv.v 
fo,  di  organo  in  organo,  di  fibra  in  fibra? 
Altrt)  A'teir.e       H'  Incalzano  l'argomento,  ed  hanno   penfiere  di  fvilirc 
lotohol,  w/i' affatto  il  noftro  firtema   con  un  autorità  d'Ippocrate  ,  tolta 
Autorità  d'ip-àoii  libro  de  Genitura   ,  dove  lafciò  notato  ,  che  molte    ùmni 
t""'^'   '""'J  partorirono  già  femmine ,  fecot.date  da  loro  uomini:  ma  dipoi  paf- 
'ttLfii'^i^  -^"'^  "'^  "^'^^  P-^>'forirorio  htafchi  :  e  quegli  uomini  fieffi  ,  da  quali 
'  le  Donne  partorirono  femmine ,  paffati  a  mefcolarfi  con  altre  Don- 
ne generarono  mafchi  :  e  quelli  ,    da'  quali  fi  generava  il  feffo  ma- 
fchile ,  mefcolati  con  altre  Donne,  prole femminil generarono  :  ìiotì- 
de  con  maeflrale  autorità  conchiude  ,    e  quejia  ragione  certa- 
mente dichiara,  che  tanto  il  mafchio ,  quanto  la  femmina haiino in 
fé  la  mafchile ,  e  la  feminil  genitura  . 
N»fi{eno  ftm.      j^_  Quefla  leggenda ,  che  confiderò  molto ,  perchè  fui  le  of- 
^mtnj^"'v''e^itut  Nervazioni  fondata ,  avrebbe  gran  pefo  ,  fé  fodero  fempre  t 
$1  It propf^iio- ^  tutte  vere  le  oflervazioni ,  che  il  gran    vecchio  apporta  : 
nid'ippocratt.  e  forfe  nella  Grecia  doveva  effer  vera  ,  ma  nell' Italia  ,  enc!- 
k  noftra  Lombardia  ho  molte,  emolte  offervazioni  in  con^ 
e««,,^ ,7^,;..  erario  .  Ma  concediamo,  che  per  lo  più   non  fia  falfi,  pof- 
to  ti' ippoeratt  f\zmo  dire,  che  lo  fpirito  fecondatore  ,  coftando  anch'elfo 
eemtfifpiigbi .  ^\  particelle  corporee  figurate  ,  benché  rainutifTime  ,  per  en- 
trare dentro  i  pori  dell'uovo,  e  per  dar  moto  alla  macchi- 
netta, debbe  aver  proporzione  con  le  figure  de'  detti  pori  ;, 
laonde,  fé  l'uomo  ha  lo  fpirito  peri  mj.fchi,  remeranno fcl 
fecondate  quelle  uova ,  che  mafchi  contengono ,  e  così  folo 
nafceranno  mafchi;  ma  fé  ha  lo  fpirito  perle  femmine,  re- 
neranno fol  fecondare  quelle,  che  contengono  femmine.  Mu- 
tando poi '1  marito  la  moglie  ,  o  la   moglie  il  marito  ,  il 
^"^'^.'"""'moào  della  fecondazione  in  certa  maniera  ii  altera  ,  e  fi  mu- 

mtdo  della  fi.  .  ,   v     /-  •  ,-  i  • 

etndaiitnt.  ^a ,  imperocché  n  muta  genio,  (i  muta  amore,  e  la  maniera 
di  vivere  fovente  (ìmuta  ,  onde  tanto  nel  mafchio  ,  quanto 
nella  femmina  interne  alterazioni  {\  fanno,  che  pofibno  in 
quello  far  più  ,  o  meno  copia  di  fervidi  fpiriti  >  e  in  que- 
fta  più,  o  meno  pronta  maturazione  di  uova,  che  femmine  , 
o  mafchi  contengano ,  dal  chcl'  accennata  diverfii4  de'  figliuoli 
derivi.  lé.Ia 


Parte  II.  Cap.  XXL  3  *  f 

\6.  Ingcgnofa  pure  è  un' altra  obbiezione,  cavata  parimen- 
ti da  Ippocrace  (a)  quando  narra  la  f.imofa  Iftoria  della  Can  Cavanoun'at. 
Utrice,  che  coniigiiata  da   lui,  per  difperderc  ,  falcò  ^^^'^^ 'Zu^^oaln' 
volte,  e  cacciò  fuora  \xm genitura  oviforme,  0  un' aborto  ne!  p„  l' Jv»  di 
fuo  uovo  rinchiulò  di  Tei  giorni,  iie  dunque,  dicono,  zxzóh  (ti  giorni  daìl* 
fiiora  un'  oviforme  feto  di  foli  fei  giorni  (  lo  che  dovea  aver  /""''""'»>»  <■*■• 
comprefo  Ippocrate  dall' afTerzion  della  Donna,  interrogata  ''"'"• 
quanti  giorni  erano  paffaci  dall' accozzamento  col  mafchio) 
non  (\  può  dare ,  che  quello  veniffe  da'  telìicoli  ,  elTendo  1' 
uovo,  quando  fta  in  quelli  ,  quafi  invifibilc,  né  fi  può  (lac- 
care a  forza  di  falti ,  ma  è  d'uopo  afpettare,  che  dafcftef- 
fo  efca ,  dolcemente,  e  a  fuo  tempo  folo  dalle  fibre  carnofe 
della  tonaca  del  tefticolo,  e  del  fuo  calice  fpremuto  ;  dun- 
que fi  generò  nell'  utero,  e  in  confeguentc  e  falfo  il  noftro 
Siftema . 

17.  Di  quanto  lubrica  fede,  tratiandofi  particolarmente   r,mm,ni  di 
di  lafcive  materie,  fieno  le  Donne  ,  non  v'  è  alcuno  di  pa-  lubrica  fede, 
fta  si  dolce,  e  di  fale  si  tenero,  che  non  lo  fappia  .  Quell' 
aboito,  fé  era,  come  un' uovo  di  Colombo,  o  anche  d'uc- 
celletto, ci-a  di  fecciraine,  e  non  di  giorni,  pofciachèquel-         _^^^^,^ 
la  fcalcra  femmina ,  che  volle  anche  parere  nelle  fue  difone  di'f^,'',lr„ane*r 
ftà  mode.la  ,  accusò  forfè  ad  Ippocrate  il  folo  ultimo  V^az-  ntndigiiml . 
reo  colpo,  tacendo  gli  altri,  che  per  l' addietro  avea  fatti, 
da  uno  de'quali  rertò  infantata.  Difgrazia,  che  anche  alle 
Cantatrici  de' giorni  nortri  fuole  accadere  .  Dopo,  eh' è  fe- 
condato l'uovo,  fla  alquanto  tempo  a  di  fcendere,  come  a  fuo 
luogo  s'è  detto,  e  nell'utero  per  molti  giorni  nulla  fi  vede, 
che  gonfiezza,  e  morbidezza  di  tonache,  e  di  vafi,  che  vuol 
dire  un  folo  preparamento  della  parte,  per  ricevere,  fomen- 
tare, e  nutrire  l'ofpite  venturo.  Quanto  tempo  poi  reftinell' 
Ova;a  della  Donna,  prima  di   cal.ire  al  baffo,  non   lo  pof- 
fiamo  ficuramente  fapere,  mentre  non  i\  poHono  fare  quelle 
fpcrienze,  che  fece  il  Graaf  nelle  Coniglie  ,  il  Vcrrhcien  nel- 
le Vacche,  io  nelle  Pecore  ,  e  l'Arveo  nelle  Daine  ,  e  nel- 
le Cerve.  Qiiefto  folo  fappiamo  adefib  di  cerco  ,  per  le  co- 
muni oifervazioni  di  tanti,  che  tutte  s'incontrano,  che  do- 
po la  fecondazione  fcorrono  alcuni  giorni   prima ,  che   ap-   s»ppiéma  J& 
parifca  vcftigio  alcuno  d'embrione   nell' utero  ,  cioè  t^■n.i\ '""> ^ '^' (''^ 
quanti  (\  ricercano,  per  fare,  che  1' uovo  dall' Ovaja  venga  ,).J^'^/'^/„''^'^ 

come     ruta».. 

(a)  Z)f  Tintura  pueri.  Cap.l. 


3  1  é      Di  ile  Vcvd  delle  Femmine  Ff^ipare . 

comcfpucatofuora,  e  per  le  trombe  uterine  portato  in  grem- 
bo dell'  utero. 

18.  Più  non  refta,  che  un' obbiezione, che  voleva  per  pro- 
4t>>'"i'»"'-  fondo  rifpetto ,  e  venerazione  a  una  materia  si  facrofanta  > 

tt  aalla  Satra  '  i   -    1  n  .  ■   n 

Siùuura.      ^  SI  grave,  tacere,  ma  perche  la  trovo  ftarapata  ,  e  m  e  Ra- 
ta fatta  più  volte  ,  e  con  molto  ftrepitofa  burbanza  la  por- 
tano certi  dotti  uomini ,  e  favj  in  itcriccura  ne'  circoli ,  per- 
ciòè  dover  foddisfargli ,  dichiarandomi  con  ogni  rivcrencif- 
fima  umiltà  di  chinar  Tempre  la  fronte  più  a  venerare  ,  che 
a  contraddire.  Determina,  dicono,  la  Sacra  Scrittura  il  luo- 
go della  Concezione  nell'utero,  come  S.Lucca  nel  primo  , 
Tìttnnrtna^ch!     ncl  i.  Capitolo  {a)  parlando  della  Concezione  di  Criflo: 
fanTJTiir     avendo  quefti  voluto,  eliere  in  tutto  fimile  a  noi,  per  tefti- 
*f,ro.  monio  degli  Apposoli,  excepto  peccato. 

ip.  Tutto ,  per  non  dir  falfo ,  va  bene,  ma  voler  provare  am- 
Non  Mie  ,7  poilofamente  una  cola  tìfica  con  un  miracolo  de'  miracoli  , 
Fifof/o  ri:of.  è  un  riftuccare  il  buon  gullo  di  quefto  fecolo  fperimentato- 
rt'i  a  rairaco.  re,  ed  è  fare  u  Ila  cofa  non  con  facente  a  un  naturale  Filofofo  . 
*  •  Noi  non  parliamo    di  concetti  fatti  fopra  ogni  ordine  della 

Natura ,  ma  di  quelli ,  che  tutto  di  feguono  con  le  leggi  or- 
dinarie della  medefima  .  Colà    fece    Domenncdio  conofcerc 
la  fua  fomma  mitcricordia  verfo  di  Noi ,  la  fua  fomma  bori- 
ta, l'onnipotenza  fua,  onde  non   poflìarao  citar  quell'efcm- 
plo  uivco  al  Mondo,  permettere  in  chiaro  il  fiftema  della 
Generazione  d' Ariftotile,  o'd' Ippocrate  ,  o  di  alcun'  altro 
antico  Maeftro.  Mi  fanno  da  ridere  certi  tilofofi  di  lunga 
''•^"^ "^j)^  robba ,  Criflianelli  troppo  dabbene,  che  imbevuti  delle  dot> 
'prl'vaniìfiflt-  fine  di  certi  vecchi  Scrittori,  che  non   hanno   mai  avuto  \\ 
ma  de' Gentili  ìutns  della  vera  Fede,  vogliono  con  querta  provarle,  dan- 
Fiioit.fi  (OH  la  ^Q  frondi ,  per  frafchc ,  e  rimprocciando  i  Moderni,  flirac 
satra  Scrit.  ^jj^^o  fenfi  ,  lontani  mille  miglia,  a  livore  de' loro  capric- 
""'  ciofi  ideali  firtcmi ,  quafi ,  checoloro  involti  ncl  cieco  nerilfi- 

mo  Gentilcfmo  aveflero  preveduti,  o  faputi  gli  alti  Milìerji 
di  Dio,  o  che  Dio  avcffe  voluto  fervirfi  delle  loro  penne  » 
per  ifvelare  i  fuoi  facrofanti  Miftcrj.  Torno  a  dire,  chele 
sttUn.ra'Jd-  ^^^""^  ^^""'^  hanno  da  fervirci  di  guida  al  Cielo  ,  e  di  Mae- 
h  firv,',,'  di  ftre,-.  per  gaftigare  l'altero  fafto  del  noftro  fpirito,  non  per 
/Wj«/cìV/<7,  imparare  le  opere  della  Natura  in  quefta  balfa  terra-  Con 

non  ptr  fpie^a. 
re  i  fitomini 
dilla  t  ir  ra. 


quc- 


(  a  )  Ecce  ccncipies  in  utero  &c.  e  altrove  Quod  vocatum  ejl  al» 
.Angelo  priuf^uam  in  tiiero  conciferetur .  &c. 


Parte  ÌI.C^.XXI.  317 

qiicfta  configliar  ci  dobbiamo ,  ne'  fuoi  libri  dobbiamo  leg- 
gere, e  fudare,  e  faticarfi  nelle  fpsrienzc  ,  e  nelle  offerva- 
zioni ,  non  credere  mai  di  capirle  ,  col  folo  federe  a  Scran- 
na,  voler  prendere  artacamcnte  a  ftracca  con  litigi,  cflirac- 
chiamenci  di  parole,  che  non  finifconomii,  e  nulla  conclu- 
dendo voler  f(;mpre  piatire,  fé  non  con  altro  ,  almeno  con 
l'armi  dell'arroganza.  Quella  ,  che  in  molti  par  Religione 
(dimando  perdono  a  quelta  mia  innocente  fincerita  )  è  pret- 
ta Arroganza,  o  Superbia  intollerabile,  non  volendo  abbaf- 
farfi  con  umiltà,  a  cercar  fra  cadaveri,  e  fra  fchifikà  ,  co- 
me il  fatto  dia  ;  ma  credono  di  giugnerc  a  capir  tutto  col 
folo  loro  ingegno,  quantunque  corto,  e  fpoifato,  edafapc-  i^ifptjia dim. 
re  ogni  cofa,  fenza  mai  veder  nulla  .  Ma  per  dire  anco  al-  f*  oir  Arg: 
cuna  cofa  direttamente  all'Argomento,  rifpondo  ,  che  altri  *"*♦• 
interpetrano,  invece  di  utero,  ventre ,  e  invece  di  concepire  , 
contenere,  e  non  clTerc  ficuri  ,  che  la  Sacra  Scrittura  abbia 
allora  della  prima  concezione  parlato;  ma  in  fenfo pi ìj ampio, 
per  lo  che  l'interpctramento  degli  accorti  Avverfarjfia trop- 
po ftretto ,  e  troppo  duro  .  Si  può  anche  rifpondcre  con  ogni 
riverente  modeftia,  che  la  Sacra  Scrittura  abbia  pr:fa  la  par- 
te più  nobile  per  l'altra,  e  che  abbia  parlato  in  quel  modo 
per  intelligenza  di  tutti.  Che  fé  foddisfatti  non  reftano,  io 
profondamente  m'umiglio  ,  e  confeffo  nelle  cofc  divine  la 
mia  ignoranza,  non  capendo  però,  come  elfi  fieno  sì  fortu- 
nati ,  e  felici  ,  che  poflano  con  tanta  franchezza  faperl:  , 
conchiudendo  con  Tullio  .-  Efine  qiufqaam  tanto  infìatus  erro- 
re ,  ttt  fé  dia  fare  perfttaferit  ì 

zo.  Avrei  molto  altro  da  dire  intorno  a  quello  ofcuriffi- 
mo  lavoro  della  generazione  ,   cioè  come  i\  attacchi  l'uovo  ,"^[''"^'1"/ 
all'utero,  in  qual  maniera  fi  nutrichi  il  feto,  in  qualraodo  ("r/'fp^ttl'nti 
le  parti  lue  perfezionando  .1  vadano,  come  circolino  i  flui-  aìu geniraii». 
di,  come  fi  feparino,  e  con  quali  ordigni,  in  che  flato,  e  nt^ptruomf,, 
modo  gli  vengano  dalla  Madrecomunicati ,  qual' organo  fia  "  "■«TP" ;*««■- 
la  Placenta,  e  come  compollo,  e  quanti  vafi  cogniti ,  efor-  '/*""*'  """ 
fé  incogniti  vi  concorrano,  e  finalmente  fpicgir  potrei  altre 
cofe  non  meno  utili,  che  dilettevoli  ;   ma  troppo  al  palato 
de' faggi  ftucchcvoc  diverrei  ,  e  con  mcfchiniffimn  gloria  ,  e 
faflidiofagginc  altrui  troppo  lungo  eflendo,  anzi  forfè  rim- 
brotti ulteriori  cercando,  ^  Ha  volute  cn. 
yion  azrei  da  far  altro  tutto  un' armo.  (grfrhla  pn- 
II  mio  primo,  e  principale  intento  e  flato  di  cercare  la  pri-  ma  opfr:dtl- 
ma  opera  della  generazione  del  feto,  non  come  tutto  il  re-  /'•  Ginaa\if 

fio     "'• 


3 1 8   Delle  Vo^a  delle  Femmine  Fì^-ifdì e. 

fto  fegua  fino  alla  efclufion  del  medefirao .  Scabbia,  la  Dio 
merce  ,  toccato  il  punto ,  o  almeno  moftrato  il  falfo  degli  al- 
tri, e  porto  in  buon  lume  il  meno  incerco,  che  in  tanta  of- 
curità  può  difcoprirfi  ,  m'  appello  al  Tribunale  della  Natu- 
ra,  ed  alla  Protezione  del  tempo  ,  anzi  m'appello  al  fano 
giudizio  di  V.  S.  Illuftrifriraa ,  che  con  animo  dilFapaffiona- 
to,  e  fincero,  né  abbagliato  da  certe  falfc  dottrine  ,  cavate 
dalle  garrule  Scuole, 

E  tratte  dalle  glofe  d'^rlflotile , 
Che  reti ,  e  lacci  agi'  ir,gegni  tejfcrom , 
può  diftinguerlo,  e  validamente  proteggerlo.  Troverà  alme- 
no il  tutto  efporto  con  quel  candor  Fiiofofico ,  che  ficcome 
^    .      in  ognuno  lo  bramo,  cosi  farei  degno  d'ogni  più  amaro  pia- 
diWAumt"'  ^^ *  fé  non  l'aveflì  :  e  l'aflicuro,  ch'io  di  me  fteflo  mi  ver- 
gognerei, e  non  faprei  ,  come  fcrivere  una  menzogna  ,    da 
me  per  tal  conofciuta ,  quando  anche  folle  per  ruinareogni 
mio  più  applaudito  Siftema.  So,  che  molti  faccene  i ,  a' qua- 
li facilmente  amara  bile  falifce  al   nafo  ,   fi  faranno  beffe  , 
Smctrità  Jcf  P^'''^hè  hodiffefa  la  fentenza  delle  uova,  negate Je vefcichet- 
Aawt ,    '    te  linfatiche  per  uova  ,  e  poi  detto  francamente  ,   che  ncU' 
Ovaja,  e  nel  fuo  Calice  non  Jc  ho  mai  con  ficurezzaincon- 
traftabile  vedute  ,   ma  io  non  ho  voluto  giuntare  la  gente 
meno  accorta,  ho  detto  fenza  frafche,  e  fcnza  fanciulleschi 
ornamentila  purapuriffima  verità,  ed  ho,  ciò  non  oftante  , 
foftenuto,  che  ci  fieno,  o  almeno  un  non  so  che  d'analogo 
a  loro,  per  avere  altrove  tante  offervazioni  ,   e  tanti  Argo- 
menti ,  che  hanno  violentato  1'  animo  mio ,  a  cosi  credere  , 
ed  a  così  ftabilire  :  fpcrando  intanto,  che  altri  ,  di  me  più 
oculati,  o  più  fortunati  poffano  un  giorno  con  evidente  chia- 
rezza vederle ,  far  ricredere  gli  avidi  del  vero,  e  renderecer- 
ta,  e  fuora  d'ogni  dardo  quefta  fentenza,  nuova  si;  ma  la 
più  uniforme  a  tutte  le  leggi  della  gran  Madre,  eia  più  na- 
turale di  quante  finora  fono  fiate  da'  trafandati  Medici  ,  e 
Filofofi  immaginate  ,   o  defcrittc  ,    Forfè  il  fommo  Maertro 
*'*„     eterno  ha  riferbato  a  Voi,  che  avete  il  petto  pieno  di  fapien- 
c*nihficn,      za,  e  che  fcte  inalzato  pel  veltro  mento  ad  un  legno,  ove 
iiil' Optra,     a  pochi  è  permeila  la  fperanza  ,   non  che  la  facoltà  d'arri- 
vare, ha  riferbato,  dico  ,   a  Voi  ,  W  dar  l'ultima  mano  a 
quefto  Siftema.  Trovate  modo  col  voflro  fovrano  ingegno, 
di  fcoprire  con  evidenza  quefto  primo  principio  della  gene- 
razione, che  certamente  nell'Ovaia  fi  fabbrica,  o  fi  fvilup- 
pa  ,  che  come  dice  il  Dottiflìmo  Fontanelle  i  fc  nel  calice 

den- 


Parte  II:  Cdf.XX/.  319 

dentro  l'Ovaja  (i  fcopriia  chiaramente  l'uovo,  non  vi  reme- 
rà più  alcun  dubbio  della  verica  di  qucitorSiftcma,  e  tutti  fa- 
ranno »for^ati ,  volenti,  nolenti,  fenzariocte,  oconcefe,  ad 
abbracciarlD  .  Seguitate  nelle  Vittorie  il  voftro  Sovrano  in- 
.vincibile  Monarca  ,  trionfate  ,  come  egli  fopra  i  Nemici  , 
•Voi  fopra  l'ignoranza  de' Secoli,  fugace  tutti  i  turbini  delle 
falfe  Dottrine,  e  ponete  fui  Trono  la  verità,  finora  frodata 
dalle  menzogne,  lo  vi  applauderò da  lungi,  egoderòd'aver 
fervito  Voi,  nel  lavorare  c]uefto  Trattato  ,  di  ciii  potevate 
eflcr  migliore  Autore,  e  Voi  d' avere  fervito  al  pubblico  ,  nel 
ritrovare,  e  moftrar  nuda  la  verité  per  le  mie  calde  preghie- 
re, &c. 

22.  Aveva,  Sapientiflìmo  Signore,  determinato  ,  di  non 
abufarmi  più  della  voftra  pazienza ,  e  qui  por  fine  :  quando 
certe,  nonfo,  s'io  dica,  0  querele  ,  0  rimbrotti  di  alcuni  , 
che  fi  mofirano ,  almeno  in  parole  ,  per  la  falute  pubblica 
appaflionatiflìmi ,  giunti  alle  orecchie  mi  fono  ,  i  quali  me 
non  folo  di  lumi  nuovi  della  Teorica  iliuftratori  ;  ma  delle 
cagioni  occulte  de' mali,  e  d;;'loro  rimed)  fcrivente  vorreb- 
bono  .  Agiufia,  il  confelToj  ma  a  dura  imprefa  non  tanto  m' 
invitano,  quanto  mi  fpronano,  e  non  vorrei ,  che  d'avermi 
invitato,  0  fpronato  pentiti  poi  fodero,  sì  perchè  altro  in- 
gegno,  ed  altre  forze,  che  le  mie,  ricerca,  sì  perchè  l'Ar- 
te nortra,  in  materia,  di  porre  le  mani  in  parta,  cosìdifcor- 
de,  e  turbata  ritrovo,  che  incentrare  i!  genio  d' ognuno  non 
folo  difficile;  ma  impoffibile  veggo,  o  parmi  vedere.  Alcu- 
ni Medici  nulla,  alcuni  poco  ,  alcuni  troppo  a'rimed;  cre- 
dono, altri  folo  gì' inncccntiffimi  ammettono,  altri  fene  fan- 
no beffe,  e  a'più  ^flfìcjci ,  e  operatori  s'appigliano.  Io  non 
vorrei  dire,  che  tutti  ,  ó  quafi  tutti  vadano -errati  ,  perchè 
troppo  ardito  farei;  ma  col  rifpetto,  e  con  l' umiltà  ad  ognu- 
no dovuta ,  dirò  almeno ,  che  conforme  i  varj  cafi  ,  ora  al 
vero,  ora  al  falfo,  tutti  ,  o  quafi  tutti  s'accodano  ,  come 
nell'ultimo  Capitolo  de' Rimcdj  farò  forfè  conofcere  .  Né 
troppo ,  ne  nulla  credere  dobbiamo  ,  efi'cndo  ogni  efircmo 
viziofo  ,  e  fono  quafi  in  dubbio  ,  a  determinare  ,  quali  in 
maggior  errore  involti  fieno,  o  que'che  troppo  ,  o  que'chc 
nulla  credono.  Una  via  di  mezzo  è  in  ogni  cofa  laudevole, 
cfl"endovi  certamente  i  rimedj  ;  ma  non  tutti  quelli ,  che  fot- 
total  nome  vengono  defcritti ,  fono,  per  vero  dire,  rimedj. 
Né  nulla,  ne  troppo  ,  ne  femprc  i  troppo  miti  ,  ne  tutti  , 
nò  fempre  i  più  gagliardi  ordinare  dobbiamo,  cpiuttofiofta- 
r-  .  ,  Tt  re 


5  30  Delle  Von/a  delle  Femmine  Fin^'iparey^c . 

re  per  l'ordinario  al  di  fotto  degli  cftremi  ,  che  negli  cftrc' 
mi,  quando  cftrcRH,  e  poco  meno,  che  difpcrati  i  mali  non 
fieno ,  per  cffcre  ogni  violento  alla  Natura  nemico  .  Il  co- 
minciare da' più  mici;  quando  il  terapo^  e  l' occafion  lo  per. 
mette  ,  è  prudenza  ,  anzi  egli  è  de' primi  Padri  precetto, 
ma  il  fine  difidcrato  non  reggendo ,  o  la  violenza  ,  o  cclc- 
riti  del  male  non  permettendolo  ,  a' più  efficaci  pafTar  dob- 
biamo» -e  moftrarfì  veri  Medici  ,  non  idare  con  le  mani  al- 
la  cintoJa,  oziofi  fpettatori  della  mancante  Natura .  Próccu- 
rerò  dunque ,  o  Dottiffisao  Signore  ,  di  farmi  conofccrc  fra 
ijuegli,  che  uè  troppo,  nò  nulla  credono,  amerò  per  ordi- 
nario, la  mediocrità  fra  gli  cflrcmi,  e  fé  ardirò  qualche  vol- 
ta nc'cftH  grandi,  di  abbracciare  a  tempo  ,  e  a  luogo  ogni 
più  efficace  rimedio,  lo  abbraccierò,  per  non  errar,  conlp- 
pocratc ,  a  cui  tutti ,  e  molto  fidar  dobbiamo  ,  per  elTcrc  , 
niuno  di  fano  giudizio  ripugnante  ,  il  Principe  della  Medi- 
cina, donato dall'Altiffimo  al  Mondo,  periftabilimento,  ed 
ornamento  dell'Arte  noftra  ,  ed  acciocché  fi  vegga,  quanto 
in  un'uoiho,  de' tramandati ,  e  de' venturi  Secoli  unico  efem- 
plo,  ha  fapucQ  la  fua  divina  Onnipotenza  operare. 


U  Fine  della,  Secónda  Parte, 


PAR- 


PA  RTE    TERZA 

CAPITOLO       I. 

Della,  fierilttà  delle  Femmine  ,  con  la  giunta 
dt  molte  cagioni  agli  Antichi  occulte . 


Uantunquc  un'erudito  Italiano  (  a,  )  abbia 
creduto  inutili  tanti  fudori,  che  i  Moderni 
nella  Notomia  più  minuta  fpargono  ,  cre- 
dendo, che  ciò  non  oftantc,  incurabili  fie- 
no egualmente  le  malattie  di  quello  ,  che 
una  volta  furono  :  nulladimeno  per  ciò  non 
cefTano  i  più  diligenti,  e  i  più  favj,  di  fempreppiù  accura- 
tamente cercare ,  parendo  rara  ,  e  incredibil  cofa  ,  che  un 
male  meglio  non  fi  curi  ,  quando  meglio  la  Hruttura  della  ^notomia  mi 
parte,  in  cui  rifieie  ,  fi  conofca  ,  nella  maniera  appunto  ,  „u,a  unii  pir 
che  un'Arccficc  non  può  giammai  con  franca  mano  alcuna  UPratUa. 
macchina  molla,  o  movente  al  primo  flato  efattamente  ,   e 
con  maeftrai  ficurezza  ridurre,  fé  ogni  fuo  più  fottile,  ear- 
c;;^no  lavoro  non  comprende  ,  e  con  la  mano  ,   e  con  l' oc- 
chio QDn  lo  diflingue,  e  vede.  Il  modo  primo  di  medicare  è 
mero  cinpirico,  e  per  azzardo,  guidato  da  una  cieca perico- 
lùfa  fperienza  ;  il  fecondo  è  ragionevole,  e  su  flabili fonda- 
menta appoggiato,  che  non  può  errare,  benché  fovente  ri- 
faiiarc  non  poffa  .  Sono  almeno  ben  cerei  gl'infermi  ,   che 
queflo  per  la  viziata  ftruttura,  o  per  altri  argomenti  couo- 
fcendo  r  impoffibilità  di  fanarlo ,  non  lo  porrà  al  crudele  Mar- 
tirio di  cento,  e  cento  barbari  rimedj  i   ma  lafcierà  l'opera    conioiaxUm 
alla  Natura,  che  andera  dolcemente  aiutando  ,  non  la  tor-  '"J  ^"f""''- 
menterà  con   importuni  foccorfi ,  e  in  poche  parole  ,  />  non 
potrà  fare  del  bene ,  non  farà  almeno  del  male ,  e  non  ridurrà  più 
prcfto  alle  ultime  angofcie  i  mal  configliati,  ed  ingannaci  pa- 
zienti.  Par  poco  utile  queflo  nella  difpcrazione  di  un  cafo  , 
che  fanar  non  fi  pofla ,  il  liberarlo  dal  martirio  de'riraed;  , 
quando  era  foggccto,  e  a  quello  de' rimedj  ,  e  del  male?  A  VonnoStmìì, 
tale.  diia.YYcatma  foggettc  appunto  fono  quelle  femmine  sfor-  i^'l*  '/"'"• 
Tt    z  tunate,      "'"• 

(.X  )  W'efi/irm.  Sb.irdcas  de  ^ecemiortm  Medicoi-um  Studio . 


3  5  2.       DelU  Sterilità  delle  Donne . 

lunate,  che,  o  portando  dall'origine,  o  avendo  per  accideri-r 
te  acquilìata  un'  organica  indifpofi^ion  delle  parti ,  alla  grand  * 
opera  della  gcnerazion  deilinace  ,  il  pongon  fotto  alla  cura 
di  certi  Medici  mifteriofi  ,   eh;  non  fapendo  l'origine  della 
loro  flerilità,  le  raeJic.iao  tutte  a  una  foggia,  giuocando  a 
indovinarla ,  e  credendo  a  forza  di  purganti  ,   di  cavate  di 
fangue ,  di  bagni,  d'unzioni,  d'eccitanti  l'appetito  di  Ve- 
nere, e  fimlìi  burbanterie  fare,  che  ingravidino,  quando  , 
fé  fané  per  altro  fono  ,  inferme    le  rendono  ,    nuociono  al 
tutto,  per  giovare  a  una  parte  ,   e  fulla  fperanza  de' futuri 
uccidoao,  o  malmenano  i  prefenti.  Cost  anche  il  Savio  Mer- 
Bfftti daino,  cani  (a)  dove  accennando,  fra  le  altre  cagioni  ,  la  fìerilità 
jfal  tutto  p;r  ex  vìtìo ,  &  naturali  qnodam  defeilii  à  primxva  conflitutione  con- 
turare  ^i  J/?- /K.ififo ,  vuolc,  ch" emendali  aite,  ani  ingenio  minime  poffit  .-'.Ja 
''•  quale  fpecie  è  neceffario  conofcere,  imperocché  ,  fc  vorrai 

n;l  modo  degli  empirici ,  e  fenza  fap^re  la  notomia  della  par- 
te, curarla,  ipfa  non  curata  in  incur.ihiks  affe[lus  famivam  de- 
feras  :  lo  che  atteda  accadere  pur  troppo  frequentemente  , 
•,Mi.;«f!'  "come  notò  anche  Ippocrate  (b)  edere  a  fé  fleffo  accaduto,  il 
*"' ì.!«»lv  quaJc^^o"  la  fua  folita  ingenuità  ,  molto  rara  fra' Medici  r 
confelTa ,  come  ex  catapotlo  ai  flcrilitatem  auferendam  exhibitv 
tnartem  fcemin<e  impinatà  comparav't. 

z.  Può  dipendere  la  fterilicà  s\   dal   canto  del  Mnfchio  y 
F"""»'"'» /!'«  come  della  Femmina  ;  ma  perchè  la  Femmina  è  desinata  non 
^a'I-'^T,'   /•  folamente  a  generare;  ma  a  ricevere  lo  fpirito  fecondatore, 
cbìo' l'pcuhì   ^ .^  confervare,  e  nutrire  fino  a  certo  termine  il  feto,  per- 
'  "ciò  più  facilmente  quella  colpevole  diviene  .  All'Uomo  non 

è  bifognevole  un'apparato  sì  grande  d'organi  ,  di  liquori  , 
di  moti,  di  tempo  confcrvatorc,  come  alla  Donna.  Bnfta  a 
quello,  che  il  liquido  fecondante  getti  ,  come  getta  l'Agri- 
coltore il  grano;  ma  a  quefla  è  alfolutamente  necefìaria  un*" 
incredibile  quantità  di  operazioni,  e  prima,  e  nell'atto  del- 
la concezione,  e  dipoi  per  nove  mefi  incirca,  finattantochè 
fcappi  il  feto  a  godere  la  luce  .  Non  parlerò  per  ora  delle 
cagioni  della  ftenlità  dell'uomo,  sì  perchè  non  vi  è  nlcimo 
Hon/ìparìa  così  ofpitc  ncIU  Medicina  ,  che  non  le  fappia  ,  sì  perchè 
K'  -rA  /',!("  a\' end 0  finora  parlato  della  fottilifiìma  oltremirabilc  ftruttu- 
ra  degli  organi  della  generazion  della  femmina  ,  a  tutti  gif 


-t-mt . 


Ati- 


(li)Lodovlc.  Mcrcatrde  Muiijr.  JlifeCt.   Lib.  5.  Cap.  I.  de  Ste- 

"     rilih.  ,  "  \  •■-; 

(b)L:b.'popu(.ir:  '••^  •■'•■  '■'^'■•) 


Parte  111.  Càp.  l  333 

Antichi  j  e  a  molti  anche  de' Moderni  occulta,  mi  par  dirit- 
to, il  parlar  folo  di  quefta  ,    e  andarmi  fermando  fcgnata- 
mente  filile  finora  ignote,  non  oflervatc,  o  neglette.  Perave- 
re  una  guida  la  più  ficura  ,   e  la  più  gloriofa  di  tutte  ,   ho 
pcnfato  attaccarmi  ad  Ippocrate,  il  quale  ,  quantunque  in-     ippocrnndi 
volto  nelle  tenebre  dcTuoi  tempi  ,   vide  molto  ,   e  conobbe  «"'''''  "II'Au. 
in  generale,  e  come  fra  le  nebbie,  ogni  cagion:  della  fteri-  ""' ' 
lità,  benché  per  mancanza  di  minute  anatomiche  oflcrvazio-  *' 

ni  in  particolare  tutte  non  l'efprimeire.  Venghiamo  dunque 
al  punto . 

j.  Nel  Libro  de  Sterilibus  apporta  per  prima  cagione  it 
bocca  dell'  utero  pofla  affatto  eontraria  alla  bocca  delta '^atttra  (a)  /fti^''/,^fj'''.'''' 
Ecco  il  primo  \  izio  di  Aruttura  ,    il  quale  molto  poco  viene 
da' Medici  ccnfiderato  :  laonde,  prima  d'accingerfialla  cu-     Bocca  dM' 
l'a  d'una  Stenle,  e  d'uopo,  vifitare ,  o  far  vifitare  a  perita  ''^""'■^oUac.i 
Mammana  lo  flato  interno  di  quell'avida   bocca  ,   fé  rove-  ''^"'"*"""' • 
fciata  all' indietro,  o  al  contrario,  e  inabile  ad  afl'orbire  il 
liquor  feminale. 

4.  La  feconda  fi  e,  quando  folamente  qualcì>e poco  fta  fiorici .  sicondatagio. 

(b)  Tanto  è  fcrupulofo  il  Savio  Vecchio,  e  tanto  vede  ne-  nt. 
ceflaria  alla  grand' opra  ogni  più  fina,  ed  efquifita  bruttura 

di  quefta  parte  !  Quelle  fibre  increfpate  da  un  canto ,  e  ral-  ^f^ff,"  ^'^'' 
lentatc  dall'altro  non  pofTono  ubbidire    a' moti  necelfari  di  "'"flonT"^"' 
quella  parte,  che  invece  di  afforbire,  o  non  riceve,  ofputa 
fubito  l'amico  fcme  :  fed  flatim  foras  exit.  _ 

5.  In  terzo  luogo  mette /<i   total' oflrHzwne  della  menzionata    "^'' '"&""'• 
bocca  :  (e)  ma  perchè  può  reftar  chiufa  da  più  cagioni ,  per-      Bocca  drir 
ciò  mi  fia  lecito,  di  fermarmi  alquanto  nella  defcrizione  di  utero cbiufa. 
quelle,  per  poter  dare  tutti  que'kimi,  che  in  una  tanto  of- 

cura  faccenda ,  dall'  apertura  particolarmente  di  var;  cadaveri, 
e  da  varie  ollervazioni  di  fatto,  fi  fono  ricavati.  Puòchiu- 
derfi  la  bocca  uterina,  o  per  eflerna  a  lui,  o  per  interna  ca-  ^''^'"''  'fi"' 
gionc.  Per  eflerna  ,   quanlo  per  fentcnp^a  dello  ftelìo  Ippo-  uVuttto. 
orate,  porta  poco  dopo,  e  negli  Afforifmi  l'omento  calca, 

e  piom- 

(a)Canfam  vero  liane  effe  dico,  fi  os  uterorum  omninò  avverfum 
fuerit  à  pudendo,  non  concipitint  .  T^on  enim  fu fcipiunt uteri 
genktiram  ,  fed  flatim  foras  exit . 

{h)Contin^it  antem  hoc  etiam ,  //  pamm  diflortum  fuerit  os  ute- 
rorum prater  l^aturam  à  pudendo  . 

(c)  ft  fi  omninò  conclufum  fuerit  os  uterorum  }   nequh  ftc  fi'-fci- 

piunt . 


3  3  4  Z)<f//<«  Sterilità  dtlle Dor.ne . 

e  piomba  fopra  {a)  la  detta  ,  impedendo  l'entrata  della  fc- 
rainale  materia  :  lo  che  però  (  fia  detto  con  ogni  rilpcttodi 
SI  grande  Macftro  )  ha  le  fue  confidcrabili  eccezioni,  aven- 
ominn.ftjitj-  jq  JQ  vjjmQ  molti/fime  Donne  pingui ,  e  feconde ,  e  fc  non 
mì'Zm^ó'  tofle ,  perchè  Ippocrate  lo  dice ,  fofpettcrci  anche  ,  non  ci^- 
eefigr,jf>  U  fere  cosi  facile  quella  prcfFione,  fé  ben  fi  confiderà  il  fitodel- 
**"•*  <^''''*''- la  detta  bocca,  e  particolarmente,  quandofoventenell'cftro 
"■  venereo  difcende,  t  [t  d  pondera  la  fortezza  delle  fue  fibre  » 

e  come  dall'ampia  fpelonca  >  e  dalle  offa  inarcate  venga  di- 
fcfa,  dove  in  quel  tempo  s'allunga,  e  mette  foce  .  Poflbno 
piuttorto  certe  falde,   o  facchetti  d' cforbitante  pinguedine 
comprimere  le  Trombe  Falloppiane  ,  e  le  fteffc  Ovajc  ,  ed 
co^^"'/rl7m  *™P^'^''^'=  i^  ^oro  accoftamento,  e  i  loro  moti,  ovvero  rende- 
'pilhiU  'c7n.  re  U'oppo  lubriche,  e  rilafciatc  quelle  parti,  e  levar  alle  fi- 
ftvvnt .         bre  l'clafticità,  e  l'energetico  loro  vigore.  Ma  perchè  par- 
la un  cosi  valente  Scrittore  ,  concediamola  ,  e  fra  l' eftcrnc 
cagioni  comprimenti  ponghiamola,  fra  le  quali  entra  anche 
l'omento  oflervato  dal  Panarolo  nel  Cadavero  d'una  Sterile 
?r^'*l^,'^'''  (^)S^'>àò>  duro  ,  e  quafi  petrofo  ,   che  pure  poteva  anch'elfo 
ihTi  "tempri,  aver  fatto  il  giuoco,  che  ho  fofpetuto  di  fopra coroprimcn- 
mtnti  itpan'i  do  fortc gì' inteftinì  fulle  trombe,  e  full'Ovaja  :  lochepof- 
tttìia  genert.   fono  pur  farc  tumori  d' ogni  maniera  ,  che  fopra  le  dette  , 
xi»nr .  Q  [opti  ,  0  intorno  la  bocca  dell'  utero  ingroflìno  ,    e  cal- 

chino. 
Cagitni ,  eie     6.  Può  in  fecondó  luogo  internamente  chiudcrfi  la  bocca 
(kiudaitùntir.  Jdi'utero  da  più  cagioni,  delle  quali  cccone  alcune  .   intra, 
ittta'd'tìPutt.  ^^"•''^^^'  """'"  cervicis  (  così  il  Riolano  )  (  e  )  carnofitatetn  exi- 
f,  ^  '  guam  inveni ,  infernè  pofttam  ,    tanquam  pejfulum  oflia  ohditum  : 

ed  il  Berlingto  {d)  in  una  lafciviflìma  adultera  dccoliau  , 
che  non  redo  mai  gravida  ,  vide  un' efcrefccnza  carnofa  , 
qu A  uteri  collum  exa£ìè  claudebat ,  Ó'^  loco  obftacuti  erat,  utnul- 
Itm  femen  uterum  ingreii  potiterit .  lì  Veslingi»  anch' cfso  (e} 
afficura  ,  d'  zvcr trovato  n°\V  utero  freqt4cntesobfl>nihoTies  j  tu- 
mores ,  phly&etja  amplas  ,  proculdubio  abditas ,  crntrtnacefquefic- 
rilitatis  caufas .  Jouberto  (/)  racconta  ,  che  la  cagioiic  della 

fte- 

(  a  )  feól.  5 .  ^phor.  4<J. 

(b)  TdJtecofte  j.  Obf.  io. 

<c)  ^ntopogr.  Itb.  2.  Cap.  1'^. 

(d)  Mfcell.  Curiof.  ^lu  lóji,  Obfervatioft.  XoS. 

fc)  ^muom.  C(\p-  j. 

(f)  In  r ita  RoKdx'etii. 


Paite  IU,Cap,l.  335 

flcriliù  di  Cat:erina  Sandra  fu  Tuberculum ,  Tiftma^t!.ttid:ne, 
quoi  in  uteri  collo  interiore  deprebenfutn  efl .  Id  enim  fu.ffe  potHit 
objlaculum  femini  in  fundi<m  penetraturo.  Mirabile,  e  rara  è  i' 
oflcrvazionc  ,  che  fecero  alcuni  Anatomici  al  riferire  del 
•Gemma  {a  )  cioè  la  cervice  dell'utero  tutta  quanta  di  puro 
oflb  divenuta,  la  quale. impedi  nonfolamentcringreffo,  ma 
r  ufcita  d' ogni  materia  dall'  utero .  Guai  a  quefla  infelice  Don-  Rif'^oni  ••- 
na,  fé,  conforme  pensò  l'Arvco  ,  feguito  da  altri  uomini  '''l"  •'  ""'f* 
di  prima  fama,  fofle  flato  vero,  che  lì  fecondaflcro  le  fcm-  '■„,^7/''ir." 
mine  per  via  delle  vene  della  vagina,  del  mafchil  feme  af-  v„, 
forbitrici,  concioflìccofachè ,  fé  in  tal  maniera  reftata  foffe 
gravida ,  come  mai  farebbe  ufcito  il   feto  ?   offerto  però 
dalle  narrate  Storie,  che  ,  quando  è  fiata  chiufa  la  bocca 
dell'utero,  fono  fempre  tutte  ftate  Aerili,  argomento  eviden- 
te, che  diraoftra,  eflere  neccffario  ,  che  per  quella,  e  non 
per  le  vene  lo  fpirito  prolifico  entri,  ed  afcenda.  Così  acca- 
dette  anche  ad  una  Matrona  al  dir  dell' Ildano,  {h)  laqua- .'^J',"'!'  'J^^ 
3c  con  due  mariti  fu  flerile  .  La  tagliò  morta  feflagenaria  tfimi,'' 
e  ritrovò  uno  fcirro ,  circa  orificium  fondi  uteri ,  qui  inflar  mu- 
li fundum  matricis  circundabat  ,  adeòquc  uterum  claudebat  ,  ut 
ftyliaciei  zìix  immittipoffet.  Nella  cervice  pure  dell'  utero  trovò 
il  mcdefimo  (c^  in  un'altra  Aerile  ««0  fcirro  della  grandezza 
d'un' uovo  d'Oca  ,   cosi  altamente  dentro  la  fua  foftanza  in- 
caftrato ,  che  pareva  un  corpo  folo ,  né  potè  mai  in  alcun 
modo  fenza  laceramento  fchiantarlo . 

7.  Ecco  dunque  dalle  Offervazioni  anatomiche  verificato  '1 
detto  d' Ippccrate  :  tr  fi omninò conclufumfuerit  os uteron.m  ,ne- 
que  fic  fufcipiunt  ;  delle  quali  ne  avrei  altre  ,  ed  altre ,  ma-  ^''"  "i^'^ 
troppo  lungo,  e  tediofo  farci,  badando  quefte  perora.  Può ^'/;f /,/,"_ 
inoltre  chiuder/!  la  bocca  dell'  utero  da  corpi  eftranci  diva- 
rio maniere  dentro  il  medefimo  generati .  Ippocrate  narra 
((/)  d' una  pietra  ufcita  dall'utero ,  che  impedi  fempre  la  gra- 
vidanza, chiudendo  la  bocca  del  medcfimo,  e  nel  congreffo 


(a)  Lib.\.  Cap.6. 

(b)  Cent.  I.  Obf.  6^. 
{  e  )  Idem  Obf  66. 

(d)  Lib.'y.Epidem.  De  famula  Dyferiiis  in  LariJJa.  ^exio  anco- 
ra Tetrab.  4.  Serm.  4-  Cap.9%.  afferma  il  mede  fimo  ,  e  infe- 
gna  il  modo  di  cavarla.  T^iccolò  fiorentino fermon.  5.  Tra^. 
p.Cap.  II.  e  Martello  Donato  de  Hiftoria  med.  mirab.  l» 
flejfo  affermano .  Così  /'  Hollerio ,  ed  altri  &c. 


3  5<J  Z)f//4  Sterilità  delle  Donne. 

virile  cagionando  dolori:  e  Felice  Piacerò  riferi'cc  (a)  che 
una  Contcfl'a,  reflata  flerile  per  anni  dodici,  da  lui  curata  , 
dopo  un  Semicupio ,  un  Suffumigio ,  ed  un  Tejfvio ,  fcacciò  dell' 
utero  corpus  membraneum  craffum  ,  latum ,  &  fibrofitm  ,  dopo 
l'ufcita  del  quale  redo  infantata.  Tre  corpi  fimili  ho  pur  an- 
ch'io offervati,  indiverfi  tempi  da  Donne  Aerili  ufcici,che, 
diligentemente  tagliati,  non  erano,  fé  non  la  parte  gelati- 
no(a,  0  bianca  delfangue,  infieme  ammaffata  ,  effcndo  pro- 
babilmente nel  tempo  delle  loro  purghe ,  o  in  altra  occafio- 
ne  ufcita  la  parte  acquofa ,  e  i  globuli  roflì ,  reflando  quel- 
la indietro,  e  teflendofi  di  mano  in  mano  una  fopra  1'  altra 
le  bianche  iìlamentofe  fibre  ,  in  tal  maniera,  che  parevano 
corpi  da  varie  pellicciatole,  e  laminetcemembranofe  compo- 
rti .  Gli  giudicai  una  fpecie  di   Tolipi  uterim  ,  o  Tfcudopolipi 
Polipi  ^  ofaìfi{  non  ancora  defcricti,  né  da  molti  ben  conofciuti)  non  già 
Polipi  uterini .  vere  Mole  ,  come  viene  generalmente  creduto  ,  i  quali  tutti 
imboccandofi  nella  cervice  dell'utero  impedifcono  1  ingreffo 
al  liquor  feminale  ,  e  in  confeguente  la  fecondazione  .  Han- 
no trovato  anche  alcuni  (  fé  loro  crediamo  )  gomitoli  di  pe- 
li, nella  fua  mi-mbrana  involti,  altri  vefciche  piene  di  lin- 
fa, altri  varie,  e  diverfe  materie.  Alcuna  fiata  pure  hanno 
Jihre  (azioni  offcrvato  l'utero  chiufo  da  una  tegnente  ,  e  vifcofiflima   fo- 
àtìì utero  cb,u.  Aanza  ^  e  qualche  volta  le  glandule  della  fua  bocca  ingrof- 
/'•  fate,  o  indurite  ,  o  fcirrofc,  e  tutto  l'ingrcflb  dello  fpirito 

mafchile  impedienti  . 

8.  La  quarta  cagione  fio,  quando  il  fondo,  e  le  pareti  inter- 
§uarta  eagio,  ns  dell'  Utero  fono  naturalmente  troppo  lubriche  ,  e  sfuggevoli 
IH.  (b)  concioflìachc  1' uovc  colà  giunto  non  può  fermarli  ,  né 

Utero  lubrico,  attaccarfi  con  le  radici  della  placenta,  fdrucciolando  fubito , 
e  fuor  del  feno  cadendo.  Ciò  fucccde  qualche  volta  per  vi- 
zio naturale  dell'utero,  conforme infegna  Ippocrate,  oper- 
chè  fieno  troppo  lente ,  e  flofcie  le  fibre  ,  e  non  s' incrcfpi- 
no,  nò  fi  accorciano  a  tempo  per  abbracciarlo,  etrattenerlo, 
o  perchè  gema  dalle  fuc  glandule,  o  pori  laterali  delle  arte- 
rie ima  troppo  fottile ,  0  troppo  acquola  linfa ,  che  come 
pioggia  continua,  o  gentile  fpruzzaglia  bagni ,  lavi,  cfpal- 
mi  le  pareti  interne  dell'utero,  per  cui  nulla  fi  può  fermare, 
fcorrcndo  via  .  A  quefia  cagione  d'  infecondità  fi  può  pec 
.  •  avven- 

(a)  Obf  Lih.  I. 

(  b  )  Si  Icvcs  fticrint  uteri  :  contìngit  autem  hoc  ex  T^AttflM  quihuf- 
dcm  &c.  Hipjiocn  .,  ;,.        ,. 


Parte  J/I.Cap,/.  337 

avventura  ridurre  l'altra  odcrvazione  d'  Ippocrate,  quando 
fcrilfs,  qua  prshumidos  habcnt  uteros  non  concipimt  (a)  il  per-   u,^fainid*. 
che  accade,  nella  maniera  appunto  ,  dicevano  i  buoni  vec- 
chi, che  in  loco  palufìri  [emina  fujfocantur,  ita&  tnafculeumfe- 
men  in  utero  aquofo:  sì  perchè  l'uovo  viene  portato  dall' onda 
linfatica  difperditrice  fino  all'  aperta,  e  rilafciata  bocca,  e 
feco  dentro  la  vagina  colando,  lo  caccia  fuora,  e  confuma. 
Una  tale  difgrazia   ancora  pacifce  ,  quando  al  fiuore  detto 
muliebre  foggette  fono,  male  aliai  famigliare  a  molte  ,  ^^^V""!'  "'"'''' 
cui  non  confolano  i  mariti  dell'  afpettata  prole  .   Girne  an-  "   """' 
cora  alle  volte  fuor  di  tempo,  oltre  il  folito  Lunare  tributo , 
dalle  boccucce  troppo  aperte,  inficme  con  la  linfa  accenna- 
ta, la  parte  globulofa,  o  roffa  del  fangue,  che  oltre  gli  al-  phtrrofi, 
tri  danni ,  fempreppiù  rende  lifcie  ,  e  fdrucciolevoli  le  vie  , 
e  rende  ijifruttuofe,  e  vane  le  fatich:  dell'  anfiofo  lavora- 
tore. 

p.  In  quinto  luogo  ,  fé  da  qualche  piava  nativa  nel  fanarft,  .  . 
e  ramm arginare  la  roja  parte  ,  ]t.t  rejtata  una  deforme  cicatrice  ^ 
nell'utero,  mulier  in  ventre  non  cuncipit  (b)  non  potendo  lete-  cicatrice  mtl' 
neriflime  radici  della  placenta  penetrare  dentro  quell' indura-  •'"•». 
ta,  o  incallita  crolla,  per  ricevere  il  nutrimento  dovuto,  ol- 
tre la  viziata  bruttura  d' un'organo  sì  dilicato,  rcnduta  ina- 
bile a' movimenti  regolati  di  coilrignerfi  ,  e  dilacarfi  ,  cata- 
re tante  altre  funzioni,  neceffarie  a  sì  grand' Opera. 

10.  Rcfla  infeconda  in  fedo  luogo(  per  feguitare  V ordine  Stjla  c*f>eHt . 
d' Ippocratc  )  fé  una  piaga,  non  fi  fani  (  e  )  che  per   qualche  ca-  P"'i'  «'''«'"- 
v,ijhe  polla  ejfei fi  generata  neW  utero.  Non  v'è  qui   bifogno  di  "/;,°„'^f' 
Spiegazione  ,  perchè  ognuno  facilmente  comprende  ,  come 
ingravidare  non  poffa,  &  male  oleat  mulier,  &  quandoquc fa- 
cies mate  otens  ipfi  ex  pudendo  fluii ,  come  fegue  il  noftro  gran 

vecchio . 

11.  Se  flà  troppo  aperto  V  utero  non  può  né  meno  la  Donna  di    _     .     ,    . 

,,,'i'  r  •  i.-i         /-i-i/-  settima  catn, 

venir pregna^d) .  La  cagione  fi  e,  o  perche  il  mafchil  feme_to-„,  _ 
fto  addietro  ritornai  e  non  dà  tempo,  che  lo  fpirito  fuo  fi  Ap'ertur»  i,ie 
fviluppi,  o  perchè  dovendofi  fubito  fecondata  chiuderfi  la«"'». 

Vu  ma- 

(  a  )  jìphorifm.  Lib.  5.  ^ph.  ói, 

(  b  )  Et  fi  ulcera  innata  magnas  cicatrices  reliquerint  &c.  Ipp.  ivi . 

(e)     Si  ukus  in  uteris  fatìum  furrit  ab  ejfetiione  quadam  ex  re- 

latis ,  &  non  fìatim  fauatum  <irc. 
(  d  )  Et  fi  magli ,  quam  convenit  ,  uteri  hiarint  ,'  ncque  fic  pr<t- 

gnans  fit .  ivi  Ipp.  •  ti  > 


3'3  8  Delta.  Sterilità  delle  Donne . 

matrice ,  ciò  far  non  potendo  il  tutto  periCcc  ,  o  perche  k' 
■,   uovo  fubito  giunto  per  la  bocca  aperta  fen'  cfce  via ,  o  per- 
che l'aria  in  troppa  copia  entrando  il  lutto  confonde,  e  cor- 
rompe . 
ottét»  eaih-      IX.  Se  i  mefi  alle  Donne  fieno  affatto  fopprefi,  non  concepifc(y- 
"'■  vo(a).  Deve  però  avvertirfi,  che  molte  Storie  in  contrario 

(^fei/^v'd^^  leggono,  oltre  le  esercitate  da  grandi  fatiche,  o  fottofer- 
il  ['fluente  '''^àxSimz  plaghe  dimoranti,  le  quali  poco,  o  nulla  fi  purga- 
'  no.  Qui  però  parla  di  qudl:,  che  fono  folite  a  pagare  il 
Lunare  tributo,  rendendone  la  ragione  ••  ven*  enim  ,  dice  , 
Sanguine  piente  geuiturcm  non  fufcipiunt ,  Ù"  in  uteris  aliquid  in- 
veterati fatìguinis  ineffe  neceffe  ejl ,  quod  genituram  nutriri  probi' 
bet  &c.  (b)  Non  ifpurgandofi  l'antico  fangue  ,  diviene  cru- 
do, vjfcido,  inabile,  e  per  cosi  dire,  rancido  il  nutritivo 
fugo,  fece  rimefcolato,  per  edere  troppo  compreffo ,  e  trop- 
po copiofo  ne'  vafi  ,  nò  luogo  clTendovi   da  triturarfi  ,  va- 
gliarfi,  e  affottigliarC .  In  tale  flato  non  può  né  meno  la- 
vorarfi  una  purgata  linfa,  che  le  vefcichctte  dsil'Ovaja  ri- 
empia,  e  fatolli  .  perfluirea  fuo  tempo  all' uovo ,  farefpun- 
tare  il  follicolo,  e  fviluppare  il  feto.  Riufcendopure  denfa, 
e  paniofa ,  facilmente  ftagna ,  ingrofla,  ofi  quaglia,  onde 
s'acciecano  le  neccflarie  vie,  gli  organi  il  fconcertano,  ed 
Céfe  rari.     Ogni  liquido  intorbida,  fi  fa  lurido,  e  fccciofo:  Convoglio 
però  tralafciare  qui  un  cafo  accaduto  di  frefco  ,  che  a  me 
pare  per  più  titoli  memorabile,  sì  per  il  motivo,  fopra  cui 
difcorriarao,  si  per  fapere  di  qual  materia  fia  lavorato  quel 
fangue,  che  ogni  mefe  alle  Donne  fluifce  dall'utero  .  Ebbe 
un  parto  difficiliifimo  una  Dama,  ed  oltre  ciò,  come  chia- 
mano, afciutto,  non  eiiendocomparfo  lo  fcarico  de' necef- 
vlma  dJci't  ^^^  Lcchj ,  che  loglionofeguirelufcitadel  feto,  nonoftan- 
tdéfàJt/y  i^  (^gni  sformo  dell'Arce  noftra,  perloche  il  cafo  ormai  de- 
plorato fi  compiangeva.  Fu  afialita  poco  dopo  da  una  Diar- 
viarreachih  '■^^  di  fieri  biancifìri ,  echc  chiamar  fi  potevano  clnlofi,  che 
fs  in  luego'dy  '^"''ò  ora  più  cofiola,  ora  meno,  quanto  fogjiono  durare  i 
pt-trpcrj  /^«/«-puerperi,  cialla  quale  fcmprefollevatafentendofi ,  Icvoflì  fa- 
*"•  na  >  quantunque  dalla  pnrte  anteriore  nulla  mai  più  gemcf- 

fc.  Ma  qui  (olo  non  ifia  la  provvidenza  della  faggia ,  e  ve- 
ra racdicatrice  Natura  .  Ne  mefi  fcgucnti  fcguitò  la  detu 

flrada 

( a  )  Si  ve  ò  m/<tiri  menfes  non  prodeant  cmnitiò  &c. etiam  fu  non 

cotii:p:MUt  ■  ivi  Jpp> 
(b)  Hppoit.  ivi . 


'ftrada,  quafi  avcfle  difìmparati  la  folira  ,  purgandoli  regcv 
larracntc  ogni  mzCz  con  u;u  chilofa  Diarrea  nel  tempo  ,  eh?  D'V"*    V- 
dalla  parte  anteriore  fogliono  Oillare  le  Purghe.  Si  dubita-  ''j "''"/""•'' 
va ,  che  più  gravida  non  reltalle  ,  e  pure  dopo  cinque  racfi  p„„y, 
rcftò  fecondata  ,  e  il  raefc  pafTato  ha  un  figliuolo  mafchio 
con  tutta  felicità  partorito,  e  fana,  e  allegra  vive.  Da  ciò 
fi  vede,  qual  fia  la  materia,  che  fcaturifce  per  legge  ordi- 
naria, e  nel  tempo  de' Lochi  ,  e  nelle  feconde  ogni  Mcfe  ♦    Mattfia  u 
folo  tinta,  e,  dirò  così  ,  immafchcrata  da'  globuletti  roflì  ^"j^y ''^".'^• 
del  fanguc,  e  come  bafta,  che  quella  per  qualche  parte,  o^^^^j^^"' 
colatoio  fi  fcarichi,  acciocché  polfa  la  Donna  una  vita  feli- 
■cc  vi\'crc,  ed  effer  abile  a  propagar  la  fua  fpecie. 

15.  Se  anche  apparifcanoi  fiorì,  ma  non  in  quella  quantità,  f^'/'j^,,^,^  • 
deve,  fterilj  pure  diventano  (a).  Ha  però  l'uno  ,  e  V  ìkro  MtfidiJnl'ì 
cafo  le  fue  eccezioni,  cffendo  d'uopo,  che  s'alteri  tutta  \z  «  fuppr,jji . 
maffa  del  fangue ,  e  la  naturale  economia  fi  preverta  ,  fe- 
gucndo  nella  linft  ,  o  nel  nutritivo  fugo  que' fconcerti  men- 
zionali di  fopra:  imperciocché  non  folo  hoconofciuto  Don- 
ne, poco    mcftruanti  reflatc  gravide,  ma  ancora  di  quelle, 
che  nulla  affetto  vedevano.  Un  cafo  notabile  e  nelle  Efeme-  yttnftmpre  u 
ridi  de'Curiofi  di  Germania,  riferito  dal  Sig.  Giorgio  Tiz- f<'P!>"j:oni  ,  » 
tardingio(t)  d'una  certa  Donna,  che  avea  partorito  ^ette  ^'"^"^"^^'^"^^l* 
figliuoli,  benché  non  aveffc  mai  pagatoli  tributo  Lunare  ,  i„;/,'f  '" 
ed  era  femprc  ftata  faniflìma  ,  e  robufta.  Anzi  aggiugnc  , 
Matrem  par  iter  z>i. riffe  menfibus  immunem ,  &  attigiffe  amum  cen- 
tefimum,  né  una  fua  figliuola,  che  avea  ormai  dicci,  e  otto 
anni  aveva  mai  fcduto  i  fuoi  fiori  ,  e  fana  viveva  .  Accade 
analmente,  che  giunta  all'età  d'anni  cinquanta  ftillò l'ute- 
ro fangue  all'improvvifo  ,  dalla   quale   infolita  mutazione 
congetturò,  d'efferc  vicina  alla  morte  .  Vr<efagium  hoc  eveii~ 
tus  non  vanum  fuijfe  docuit  (  così  conchiudc  )  quando  die  nono 
ftipprefjìms  memorata  ohiit . 

ìt^.  Ma  nonfolamente  Li  mancanza ,  ma  ancora  la  troppa  copia  ren^  p,^;^,       -, 
de  infeconde  le  femmine  (  e  ) .  Eccone  la  ragione  apportata  da  „,. 
Ippocratc ,  uteri  enim  ,  evacuato  fanguine  ,  genituram  non  conci-    Troppa  («pia 
piunt  prx  debilitate  .  Manca  a'  mufculi  '1  nerbo  natio  ,  a' ner- '''' "'A*"  • 

Vu    1  vi  lo 


(a)  Si  veto  paueiores  ,  quxm  debeant  menfes ,  prodtant  ,  nequt 

fic  pr/tgttans  fit .  Mipp-  ii>i . 
( b  )  Obfer.  72.  Ccntur.  7.  ^n.  1 7 Ip- pag.m.  1 77. 
(e)  Et  fi  plu.ci ,  quam  debeant  menfes  muUeri  prodeant  ,  acque 

fic  itt  v:ntre  cuncipit  '  Hip.ivi, 


340  DelU  Sterilirci  delle  Donne . 

vi  lo  fpirito,  la  tcnfion  neceffaria  alle  fibre,  alle  vcfcichct- 
tc  linfatiche  l'umore,  all'uovo  il  iiucrimeaco dovuto.  Tutto 
rerta  languido,  fnervato,  e  flofcio,  né  regge  per  debbolez- 
za  all'  opera  .  Si  vero  etiam  concepennt  ,  fegue  Ippccrate  , 
fungiiis  multui  de  repente  in  iitcas  defcendens  genituram  fuffocat  • 
Eilendo  le  boccucce  de' vafi  malmenate,  fieboli,  indebolite, 
e  dirò  cosi,  negligentemente  raramarginate,  facilmenic  dall' 
empito  del  fangue,  che  nel  tempo  della  pregnezza  s'ammaf- 
fa,  e  più  copiofo  ne' vafi  uterini  fluifce  ,  poiiono  riaprirfi  , 
e  inondando  il  cavo  deli'  utero  caricar  l'uovo  ,  comprimer- 
lo, e  il  teneriflimo  rinchiufocorpicellofchiacciarc,  o  urtan- 
do con  empito  (laccarlo  con  la  placenta ,  e  fuora  portarlo . 
VnJetìms  (a.  ij.  ^nche  La  procidenxa  dell'utero  t/lenltfce  (a)  nam  os  fog- 
<"""•  giugne  Ippocratc  ,  durumfit ,  &  genituram  non  /ufcipit,  &  ir.trt- 

•<' J,tt'°nr^'  "^^A'^J  ^  propterea  in  tot  uni  inf^cuada  fit .  Sentendo  il  rigore, 
il  movimento,  la  preflione  dell'aria  irrigidifce  ,  indura,  ciì 
gonfia,  e  non  può  ammettere  la  feminale  amica  materia  . 
Pq(To  però  atteltare,  d'aver  affillito  all'  occulto  parco  d'una 
Videvaufiata  nobile  lafciviflima  Vedova,  che  fidandofi  dell'accennata  in- 
^'"l'i^j  ^n*   difpofizione,  rimettendo  in  quel  tempo  l'utero,  o  la  vagina 
Vttro  rilafciata  a  fuo  luogo,  con  un  giovane  furtivamente  fi  diver- 

tiva, e  con  fuo,  e  mio  (hipore  refiò  infantata  .  S:  fia  poi 
l'utero,  o  la  vagina,  ne  parlerò,  dove  tratterò  de' rimcd;  nel 
feguente  Capitolo . 

\6.  Curiofa,  e  rara  è  un' ahra cagione,  che  ha  trovato  il 
Ttatitnm» tà.  noftro  acutiffimo  Ippocratc,  fcmprc  attento  alle  oflervazio- 
'"""•  ni,  e  alle  fpericnze,  che  non  è  forfè  così  facile  da   capìrfi, 

ìAflI  n'iuiftì-  ■^'Z'  (  «^'f e  )  rion  prodeant  menfes  vetut  debent ,  fed  deorfum  procef- 
t/dJu"pZ7tf'^'"^  in  fedem,  neqit:  fic  in  ventre  concipit .  M<inifeJIufH  efi  enim, 
snttrun,  quod  OS  uterorum  à  pudendo  azerfuni  efì ,  aut  conci u funi.  Pare  , 
che  parli  del  fangue,  che  in  vece  di  ufcirc  ogni  mefe  dalle 
note  vie  ,  sbocca  dalla  parte  direrina  per  mezzo  delle  Mon- 
roidi,  o  perchè  crede  la  bocca  dell'  utero  verfo  quella  par- 
te voltata ,  o  perche  fia  chiufa  ,  onde  non  potendo  ufcirc  > 
rigurgiti ,  e  minor  refiflcnza  ne'  vafi  emorroidali  trovando  > 
fcappi  da  quelli.  Mi  ricorda  però,  di  aver  cfleryato  una 
pallidetta  Vedova,  a  cui  fgorgavano  i  Mefi  da  quelle  vie, 
che  rcflò  gravida,  fegno  ,  che  la  bocca  dell'utero  non  era 
chiufa,  come  penfa  Ippccrate  C  quantunque  ciò  poffa  qual- 
che volta  accadere)  né  all' indietro  rivoltata,  ma  erano  piut- 

tofto 

Ca  )  Et  fi  OS  uterorum  cxpuiirtio  cxciderit ,  ncque  fic  coitip.t  •  ivi , 


PdmlII.Cap.K  5;4't 

torto  ìnvifchiate  ,  è  oftrutte  le  boccucce  degli  uterini  vafi  da 
qualche  paniofo,  o  crudo    chilo. 

17.  V'oi  uteri  fiomachits  totiii ,  ant  c.xtrema  fui  p.n-te   durus  y 
aut  connivcns ,  &  non  reHus  fiierit  ,  [ed  in   aUer.xm  cexendicem  ^'"""'  ''^p'' 
converfus ,  aut  in  yctlnm  inteflinum  procubuerit ,  nìit  fefc  contra-  ^Itnv;^'  n-' 
xit ,  auc  flomachi  labrum  in  fcreduBumfuerit:  qnuuinquc  ivau    hjìiurùott.'iì' 
ex  occafione  afper ,  &  callofus  ei'adtt:  at  ex  conci  11  fiotie ,  &  cai-  "tiro    Fag,t,i 
lo  durus  fii  &c.  Rin-fus  autem  genituram  non  fufcipit  prapter  U'  '''"''""<>  '"P- 
ftonein ,  quacumque  tandem  [lomachum  male  afctlum  ,  ne  reci-  ^f  pilori'  l'eli' 
piat ,  impedit.&c. Q^i  prima  di  andar  avanti,  è  d' uopo  fpie- /-<, /^^"''/(ir''! 
gare  a'  giovani,  o  a  non  periti  nell'Arte  ,  che  cofa  inten-  ytdiamir^i 
da  Ippocratc,  quando  dice 'L'tm/?off3;7c/j//i.  Alcuni  hanno  cre- 
duto, e  a  prima  villa  tutti  credono  ,  che  intenda  il  fondo ,  0  ,  p^"'  '""!.' 
la  cavita  dell  utero,  come  per  lo  Itomacho  generalmente  m-  le  a^^ac», 
tendiamo  fjuella  cavità  ,  in  cui  i  cibi  (i  digerilcono  ,  eiìendo         .  ,   t 
appunto  l'una,  e  l'altra  da  forti,  e  diverle  membrane  cor- 
redata, che  conforme  la  grandezza  del  contenuto  s'allarga-   •  ■■' 
no,  s' abbreviano  ,  (i  dilatano,  efi  reftringono  .  Altri  hanno 
penfato,  che  voglia  indicare  la  fola  parte  anterior  delme- 
defimo,  chiamata  rigorofamente  da'  buoni  Anatomici  Vie- 
ri cervix;  ma  i  più  hanno  intefo,  che  parli  della  w?[7»4, det- 
ta pure  da  alcuni  Cervixia)  feucollum  uteri  j  la  quale  ,  per 
vero  dire,  da' più  limati  Moderni  Cervice  non  viene  appella-     „a  ;»»»>j« 
ta  giammai.  In  fatti  quefta  parola  ^ow.rc/w  ha  moki  (igni-   .  •.       '■.  v 
ficati  più  e  meno  proprj,  più  e  meno  larghi  apprelToi  Gre-  ^^  /r"'/!/,,?: 
ci:  e  fignidca  qualunque  collo  angufto,  o  canale,  che  zh-  ficéii.    '" 
bia  figura  di  fillola,  o  che  (ia  alla  foggia  d' un' //2/«o  ,  porto 
avanti  a  qualfivoglia  ventre,  oca\ita,  clfendo  così  detto  , 
quafì  an^ufla  longitudo .  In  tal  maniera  l'intefe  ancor  Cicero- 
ne (Z>)  quando  fcrilfe,  lingu-tm  autcm  ad  radiceseius  hxrcnsex-- 
tipit  jlomachus ,  qm  prtmitm  illabantur  ea ,  qnce  accept.t  funt  ore , 
con  le  quali  parole  l'cfofago  certamente  intende  :  ed  il  no- 
rtro  Cornelio  Cclfo (e):  deinde  , dilTc , duo  icinera incipiunt .  Mte- 
rum  afperam  arteriam  nominant ,  alterum  (lom.ichum  :  arteria  exte- 
rior  adpulmoncm ,  flomachus  interior  ad  ventri  e  ni  um  fertur  .  Per  dire      .  '.  ^      .  ,.■ 
il  vero  ,  fc  attentamente  il  teflo  d'Ippocrate  confideriamo ,  pare  Auiotì'. 

non. 

(  a  )  Seìinefl.  De  morh.  Vart.  Genita!. in  femirta .  Cap.  ^.fub  nymphx 
efl  cervix  uteri ,  meatus  fcilicet  die ,  &  canalis ,  qui  ntcmbrum 
virile  recipit  &c.   ma  i  Moderni  la  chiamano  vagina  . 

(b)  De  V^.itttra  Deorum  e  54- 

(  e  )  Lib.  4.  cap.  I . 


J4^  -D^^'**  Sterilita  delti  Donne, 

non  difcordante  dalla  Tua  mente  1  ultima  in;cr(;etra2Ìonc ,  in^ 
perocchc  io  fìomaco  dell'utero  lopra  I  inceflino  retto  ripone, 
Tito  appunto  proprio  della  vagina  >  e  accenna  le  labbra  della  fua 
bocca ,  che  a'  lembi  ertemi  della  raedeiìina  collocati ,  o  troppo 
alle  volte  chiuderli  ,  o  troppo  fpalancarfi  polìono  ,  e  che  a 
varie  indifpofizioni  impedienti '1  fine  diiìdcrato/peffe  fiate  fot- 
topoHi  fi  trovano.  Se  adunque  patirà  quella  parte  vizio  al- 
cuno de  nominati  dalppocratcì  riufcira  sfruttata  ,  o  inutile 
alla  propagazione  Ja  Donna,  mentre  per  altra  via  non  fi  può 
arrivare  alla  meta.  E  perchè  abbraccia  in  fine  ogn'immagi- 
si fta/ffpim  axbiìc    ofFefa,  fi  ponno  a  quefta  ridurre  alcune  rare  Storie 
t*o  iftof,! .     ^j  Chiariffimi    Autori  alle  carte  commelTc  ,  fra  Je  quali  è 
mirabile  quella  dall' Acquapendente  narrata  («}  di  una  Ver- 
gine, che  fino  dalla  nafcita  avea  unadenfa  membrana /o/m» 
•Dtnfs  imm-  ^'«^i''«  orifìcium  occtudetitem  .  Quefla  flette  fana  fino  all'anno 
-haaa  eiiudta^  15-  nia  da  quel  tempo  incominciò  a  patir  var;  mali  peri  Tuoi 
it  l\tri/ffi0 .    ^ori ,  che  queir  argine  trovando  cola  /lagnavano  ,  e  una  Toz- 
za palude  formando,  alla  vagina  non  folo  ,  e  all'utero  , 
ma  a  tutte  le  parti  circonvicine  dolori  atrociffimi  cagiona- 
vano. Fra  gli  altri  ne  fentiva  degli  acerbi  molto  ne  lombi, 
alle  cofcic,  e  a* loro  articoli  comunicati  >  e  con  quelli  una 
febbretta  cccitandofi  ,  la  riduffero  a  una  tabe ,  alle  vigilie  , 
%fitiì  fìtntfti^  ^  "i^  delirio.  S'alzò  finalmente  un  tumore  dirimpetto  ali* 
Alila  tmmbrm-  Utero  ,  tutti  ì  fintomi   ne'  giorni  alle  Tue   purghe  dcflinati 
»*•  crefccvano,  finché  ridotta  alla  morte  vicina  ,  fu  l'Acqua- 

pendente alla  cura  chiamato  .  Quefti  vifitandola  nelle  fuc 
parti  occulte ,  e  quella  membrana  ingiuriofa  alla  Natura 
vagendo.  Intagliò  per  lo  lungo,  e  sboccando  (  h  )  fubito 
una  copia  fmifurata  di  nero,  corrotto  ,  e  fetentiffimo  (an- 
gue >  ah  omnibus  affeSionibus ,  conchiude  ,  quaft  miracttlo  qno- 
dam  cxtemplò  fuit  liberata.  Un  cafo  poco  diffimilc  racconta 
ùvm  fu  tìf».  il  Cabrolio  del  Collo  di  una  matrice  affatto  chiufa ,  che  col 
ji'ta,  ferro  aperta  allo  flato  fuo  Naturale  ,  e  fano  ridufse  .  Alle 

volte  ancora  da  ferita,  oda  p'ng^ìojlomaco  uterino,  o  la  fua 
a!'^"^ ^L  ^^^^  >  P^*"  parlare  conlamodeflia  d'ippocrate  ,  fi  chiude  , 
/,    ""  '      e  ne  riferifce  un  cafo  il  Benivenio  (e)  à'  una  giovane  dal 
Gallico  in  quella  parte  tutta  ulcerata,  e  corrofa  ,  che,  per 
ignoranza  del  Medico ,  combaciandoli  le  labbra  inficine ,  flreu 

tamcn- 

(  a  )  Z)<?  Ofurationib.  Chirurgie. 
Ih)  Ohf.  anatomie.  Ohf.il. 

(e)  De  ^bdit  f.uì.it.  &  moyh.  CA.tf.  ■    ■' . 


Parte  JJJXap.L  J43 

taraentc  rammarginaronó ,  non  eflendovi  rcftato,  eheun'an- 
gulliflìmo  buco .  Rariflìmo ,  e  da  non  tralafciarfi  è  ancor  quel- 
lo dell' Orftio(«)  in  cui  narra,  come  fi  lacerò  per  acciden- 
te quelle  parti  con  un  legno  una  femmina  sfortunata,  efcm- 
pliciotta  ,  a  cui  prefcritti  rimedi  particolarmente  vulnerari 
anche  per  bocca ,  rifanò  ,  ma  troppo ,  dirò  così  ,  rifanò  , 
concioflìacchè  tutta  la  porta  eflernamentc  così  ferrata  addi- 
venne, che  niun  foro  affatto  reftatovi  ,  ferapre  afciuttaj  ed  VimUod'»,:- 
arida  apparì  ,  vomitando  ogni  giorno  per  bocca  con  raro  "' '^'""  *""" 
efemplo  quella  quantità  di  fiero,  che  per  orina  in  quella  cloa-'"  *"'' 
ca  fcaricar  fi  doveva .  Si  può  chiudere  anche  V  Ippocratica 
ftomaco  dell'utero  in  un'  altra  maniera  ,  e  il  fine  della  pro- 
pagazione impedire,  cioè  quando  carne  fungofa,  cluffurcg- 
giante  in  quello  fpunta,  s'allarga,  e  crefce,  e  tutta  la  ca-: 
viti  della  grotta  riempie,  lo  che  qualche  fiata  nelle  infette 
dal  Gallico  s'oflerva. 

18.  Abbiamo  detto ,  che  alcuni  inttfrpetrano  per  lo  Ilo-  a'it,  cagini 
maco  dell'  utero  la  caviti,  e  fofianza  raembranofa  del  medefi-  «w/W/r,  ijicf. 
mo,  onde  pare  giuftizia,  che  fc  anco  non  ha  intefodiquel-/»  «/V». 
la  parte,  per  far  loro  piacere,  l'ammettiamo,  il  perchè  det- 
ta, o  non  detta  da  Ippocrate,  quella  offefa  ,  puòclTere  ca- 
gione di  una  infupcrabilc  fteriiiu  .  Eccone  alcuni  cfempli  . 
Illuflr.  Baroniffa  de  Conduce  &c. ,  nota  il  DeodatO  {b)  flerilis  fiùt. 
Vterus  immensi  tumens  repertus  efi ,  ac  piane  fcirrofus .  Vrofìate 
Ovi  mignitudine  referu  pure:  e  GiorRiolano  (c)lafciò  fcritto /)?»"> */''•»-- 
di  ìVct  ycdixtO  in  T^lob.muliere  Bar.  Damault  ,    qu*   anno  titatis  "  "^'f' • 
5  5 .  decejfit ,  exguam  matricem  dHrijftmam ,  &  ferme  cartUagmeam . 
Ma  non  folamenie  1'  utero  tutto  intero ,  o  lo  ftomaco  fuo 
duro,  e  oltraggiato  è  cagione  di  una  tale  difgrazia,  maba-  p^„;^,//v/. 
fta,  che  in  alcuna  fua  parte  cofpicua  offefo  fia,  o  da  turno-  „  ^,f,^ 
ridi  qualfivoglia  maniera  violato.  Così  accadettc,  per  of- 
fervazione  del  Rodio,  e  del  Bartolini  ((/)  ad  una  Donna 
tagliata  in  Padova  dal  noftro  Vcslingio  l' an.  K544.,  nel  fon- 
do del  cui  utero  <lalla  parte  efteriore  trovò  un  tumore  della 
grandezza  d'una  nociuola ,  che  una  materia  bianca,  o.lati- 
cinofa,  e  pingue,  all' ufo  degli  fleatomi,  in  fé  conteneva.  L' 
utero  pure  anco  internamente  era  pieno  zeppo  della  ftcffa 

den- 

(a)  Horflius  Epi fi.  Medie,  fefì.  19. 

(b)  Obf.  Medie. &c. 

(e)  ^nthropogr.  hb.Z.Cap.  J  2. 

(  d  )  Cent.  S •  Obf.  46.  &  Thomas  Bartkol-  Cent.  z.  Nifi.  60. 


3  44  Delittr  Sterilità  delle  Donne. 

d.-nfa  pinguedinofa  foflanza ,  alle  fue  pareti  elettamente  ap- 
-piccata  .  Lo  flcflo  cafo  accadette  in  un' altra,  veduta  pur  dal 
Vcslingio,  e  da  Gio:  Uchero  ,  (<j)  e  dal  Vclfchio  (ì?)  rife- 
rita, la  quale  non  concepì  mai,  per  avere  nell'utero  un  tu- 
more, di  materia  pinguedinofa ,  ofimile  alfcvo,  tutto  quan- 
to ripieno.  Carlo  PUone,  parlando  de' mali  ,  che  dal  fiero 
nafcono  (e)  notò  per  cagione  d'un' opinata  Aeriliti  in  una 
p,nguJiZf4''  Nobile  Matrona  un  quagliamento,  o  concrezione  {\mìk  zi  pa- 
'  renchima  ,  o  fortanza  del  hegato  ,  nata  ne! cavo  dell'utero, 
e  vide  pure  lo  fleflo  in  un'altra  infeconda  un'utero  pic- 
colo ,  e  raggricchiato  ,  qual'  è  quello  di  una  fanciulla  di 
anni  dieci,  o  dodici,  fopra  cui  s'inalzava  un' Ofnco/o,  nato 
dal  fondo  dd  m:dcfimo,  che  tutta  la  cavita  del  ventre  infe- 
riore riempieva . 

19.  Avendo  il  prudentiflìmo  noftro  Ippocrate,  per  pària- 
re  con  la  fua  folita  brcvicà,  compilate  in  poche  parole  tut- 
te le  cagioni  morbofe,  che  impedir  poffono  la  fecondazione, 
o  fieno  nell'utero,  o  nel  fuo  Itomaco,  che  male  ftia ,  ci  fa- 
remo ora  lecito ,  d'accennarne  altre,  tutte  ortiche  all' umana 
progenie  ,   e  della  fpecie  più  nobile  occulte  diftruggitrici  . 
Fra  quefte  s'annovera  l'Idropifia  dell'utero,  o  d'ogni  parte 
iJrttifiA  ddl'  ^  ^"'  fervente,  fatta  da  una  linfa  grolla,  e  tardignìda ,  che 
uurt'      '     o  nel  fuo  fcno,  o  infra  membrana,  e  membrana  redi  impa- 
ludata ,  come  notò  lo  fìcflo  in  altro  luogo,  (rf)  o  dentro  le 
fue  glandole  vefcicolari  ,   dertinate  a  vagliar  la  medefima  , 
riftagni .  Di  qucrteio  Hello  ne  ho  ritrovato  chiudenti  la boc- 
Vffcici>t  /""»' ea  dell'utero,  che  rendettero  le  Donne  rterili  ;  un' amico  mi 
dacqum.        fcrifle  di  aver  trovata  tutta  la  vngina  temperata  delle mede- 
■.-«•wv  i>      fimei  altri  ne  hanno  veduta  una  fola,  altri  quattro,  Jequa- 
"-      \\  tutte,  o  trattenendo  in  loro  quell'umido  benigno,  che  an- 
naffiar dcbbe  quelle  parti  ,   e  a  diverli  ufi  necelJarj  fervirc  , 
o  l'entrata  libera  dello  Spermatico  liquore  impedendo  ,   fo- 
no cagione,' che  fecondate  non  rertino. 
ji''trt rjfihni      zo.  Islè  folamente  dentro  l'utero,  o  fua  cervice,  ortoma- 
dAiaftirìliti.  co;  ma  fuora  ancora  fopra  l'erterno  del  medefimo  ,  e  nelle 
t'inichi  (tìtr  P^*^"  ^  ^"'  O'^"^"''  vcfciche  piene  d'acqua  fi  trovano  .   Ne 
ne'i'cfr'aVa'i  apporta,  fra  gli  altri  ,   un  cafo  il  Boneti  di  Elena  Lobin  , 

rf^eptrtialui  qiiX 

fpttHHti .  — , 

(2)Lib.  %.  de  fìerilit.  p.  211. 
{b) Epifagni.  Obf  77. 
(c)Se£ì.  z.  par.  %.  Cap.  7. 
{d)Hippocr.  de  morb.  mulier.  &c. 


Parte  JlI.Cap.f.  345 

qua  numqu^im  concepii  &c.  yefcicuU  malores  foto  ambita  erant 
adnatx  :  delle  quali  anch'io  nz  vkIì  due  fopra  l'utero  d  un' 
infeconda,  tre  ncll' ornamento  fogliaceo  liaillro,  ed  una  fo- 
pra la  finiftra  ovaja ,  grolla  quafi,  come  una  noce. 

II,  Sotto  quefto  genere  di  qualunque  Icfione  ,  fatta  ncll' 
utero,  o  nello  flomaco  l'uo ,  dal  nofiro  Ippocrate  accenna-  .   . 

ta,  polTiamo  porre  tutto  ciò,  che  i  Medici  antichi  fcrillero  ^^.j,''?''^^/,^^ 
incorno  la  fterilita  ,   dipendente  dalla  difcrafu  del  mcdeilmo  „c,„i  Ji^^er/f. 
{  per  fervirmi  de" loro  termini,  )  0  dalla  F.uulti  concettrice  , 
o  tAlteratrice  ofFel'a  ,  qu.i!  ,   come  dicono  ,   Lìteinem  in  fonine- 
formam ,  &  potentiuni  in  ailum  non  deciucit,  come  pure  ob.ejus 
intemperiem  veL  nimis  calid.tm,  ziel  nrims  frigidam  (a)  ovvero, 
fi  noti  adfit  debita  proportio  inter  uterutn  ,    &  fenien  mafculetim  , 
"jel  inter  femen  famineum ,  &  mafcideum.  Cosi,  fé  fia  l'utero 
troppo  fccco,  cioè  da  fufficicnte  linfa  non  annaffiato,   fé  ^^^'^^'-^"j'f, 
troppo  umido,  0  troppo  molle,  di  cui  abbiamo  parlato,  CsgilxnZL  'i. 
troppo  ftretto,  0  troppo  largo,  fé  troppo  grolfo  ,   o  moko./,ri;<» . 
rigido,  fcabrofo,  e  denfo,  o  fé  lurido  da  feti  morti  ,   e  in 
poche  parole,  fé  non  abbia  tutte  quelle  necelfarie  condizio- 
ni, comprefe  da' buoni  vecchi,  per  lo  più,  fotto  puri  nomi 
di.faculta,  d'intemperie,  di  potenze,  e  fimili,  da' Moderni 
podi  in  miglior  luine,  fpiegando  con  più  chiarezza  ,   e  ve- 
rità ciò,  ch'cflì,  come  in  barlume,  e  come  fra  una  torbida 
luce  feppero  conofcere . 

iZ,.  Aggiunfero  pure  con  ragione  //  vizio  di  tutto  il  corpo, 
quando  le  Donne  fono  Cacochime ,  0  Cachetiche  y  cioè  f^'^^^^  cacochimt    t 
fangue  crudo,  acquofo,  e  mancante  ne'fuoi  attivi  principi,  caebetiibe'/li- 
e  di  queir  oleoto  balfamico,  e  di  que'fali  alcalini  volatili  ,  rW . 
che  per  tante  operazioni  naturali  fon  nccelfarj  . 

15.  OlTcrvarono  ancora,  non  poter  reflar  gravide,  fequal-  vifaridipri- 
che  vifcere  di  primo  ufo  fia  altamente  offefo,  dimanierachè  moufoofffi. 
k  lodevole  fanguificazione  impedifca  ,  o  \3.  dovuta  tritura- 
zione, aflbttigliamcnto  ,  o  volatilizazione  del  Chilo  offen- 
da, ovvero  s'opponga  alla  cribrazion: ,  e  feparazionc  delle 
particelle  foverchie,  o  efcrementofe,  che  reftate  nella  mafTa 
de' fluidi  tutta  l'armonia  della  macchina  turbino  dipoi  ,  e 
fconcertino.  Lo  che  però  ho  due  volte  oflcrvatoconraioftu- 
pore  in  pratica  falfo,  badando  fovence,  che  fia  fana  quella 
parte  all'occulto  lavoro  dcftinata. 

Xx  Z4.  No- 

(a)  QMCumque  frigido! j  &  fpiffosHterw-habtmì  noncmcipiunt* 
Hppecr.  ..  ,  ,'i  .'.    i  \  ..TVi-^  KV^ 


3  4^  Della  Sterilità  delle  Donne . 
Mantania  di  2^.  Notarono  di  Vantaggio,  che  la  ìnancatrta  del mtrimen' 
tiuirimtnto.  j^  ^  ^  ^^/  ^/^y/g  j^  fterili[à  cagiona  :  cioè  conobbero  necefsaria 
una  certa  abbondanza  di  dolce  linfa,  poiché  da  efsa,  come 
abbiamo  altrove  accennato,  fare  fi  debbe  l'albume,  ol'ac- 
crefcimcnto  dell'uovo,  far  ifpuntare  la  foftanza  gialla,  oil 
follicolo  del  mcdefìmo,  dalla  quale  pure  tutte  le  vcfcichctte 
linfatiche  deli' Ovaia,  per  gli  ufi  già  defcritti,  empier  fi  deb- 
bono, e  dcbbcfi  finalmente  accrefcerc,  e  fvilupparc  l'invifi- 
bile  macchinetta ,  e  farfi  fenfibile .  Quindi  è  ,  che  quelle  , 
che  allattano,  di  rado  conccpifcono  ,  e  così  le  magre  ,  ed 
aride  molto  fono  poco  feconde  .  Perciò  ancor  dopo  larghe 
emorragie,  dopo  efienuazioni,  macerazioni,  digiuni,  fati- 
che eforbitanti  non  fi  fecondano  per  difFctto  della  necefsaria 
linfa.  Ofservò  pure  il  Sennerto,  (a)  che  i  Cauter; ,  oJepia- 
ghe,  o  le  fiftole  troppo  operanti,  e  che  il  nutrimento  al  tut- 
to dovuto  per  quella  parte  fuora  trafportano ,  fieno  cagione, 
che  non  ingravidino  ,  Io  che  anche  il  flufso  bianco  produ- 
ce ,  ed  ogni  fmoderata  ufcita  de' fluidi  di  qualfiyoglia  ma- 
niera . 

ij.  Viene  afsegnata  da' buoni  pratici  Antichi  un'altra ca- 
Antipatjaii  gjone  della  fterilità  ,  non  afsoluta;  maprr  collatiomm ,  come 
/tff>i«f,#  $ge.  jjpQj^Q  ^  f(j.}fii,,^  ad  propìium  virum  . 

„  Ufque  adeò  id  magni  refert,  ut  femina  poflinc 
„  Scminibus  commifccri  gencraliter  apta, 
„  Crafsaque  conveniant  Jiquidis,  &  liquida  craffis, 
per  parlar  con  Lucrezio  ;  imperciocché  accade  alle  volte  , 
che  fieno  cos'i  difcordanti  di  temperatura ,   di  fangue  ,   0  di: 
genio,  che  con  quello  cfscre  feconde  non  pofsano  ;  ma  da 
un'altro  fecondate  reflino,  dal  che  nacque  il  detto  famofo, 
che    Doma  prudeue  fa  fempre  figliuoli  ,    il   qual  detto  non 
folamente  è  contro  le  fante  leggi  del  Matrimonio  ;  ma  può' 
cfsere  falfo,  potendofi  malamente  fupporre  ,   che  dalla  fud- 
detta  cagione  dipenda  ,   quando  da  altre  organiche  ccculce 
immedicabili  cagioni  abbia  l'origine,  nelle  quali  ,  ant  nthil 
pofjumus ,  atit  altquod  ma^us  tnalum  (fficimus  ,    come  fcrifse  un 
fagace  Clinico. 
y,^!,  dtW  uu.       2-<5.  Si  veggono  alcune,  che  fatto  il  primo  y  e  feccndo  parta 
t$  ttntrcttf .    ifierilifcom  ,   nel  che  accufano  con  giiifiizia  ,   o  la  difl5c4iJià 
avuta  nel  medefimo,  o  l'infolenza  ,   o  pcco  deprezza  della 
Levatrice,  che  cavando  a  forza  il  feto  ,   o  l'attaccata  Pla- 
centa , 

^^tt^^^ntgìt^i^i^^m^nm  I Ili      II»!  '  I   ' 

(a  )  Semer.  Lib.  J.  TraCl.  f.  tn.  P4Ó. 


PmelIiCap.l  347 

centa,  o  la  bocca  della  Macrice  lacerando,  abbia  gua fiala 
naturale  ftruttura ,  la  quale  pure  da'  feci  more! ,  (  a  )  moftruo- 
fi,  o  gemelli,  dagli  aborci ,  o  /ìtnili  malaugurofe  difawen- 
ture  può  la  ni^dcliuia  difgrazia  forcire. 

27.  Curiofa  ,  per  vero  dire  ,  fi  è  i'ofservazione  d'alcuni 
•pratici,  che  cavati»  dalla  voce,  dalla  qualità  ,  e  copia  de' peli  , 
■4a'cojÌHmi,  e  dalla  rvbujìez,xit  delle  femmine  i  fcgm  della  fittura'^''''^  ^''""^ 
iìerilità.  Se  alcuna  dunque  parlerà  con  voce  virile,  oafpra,  "  ^'"'"'• 
o  grofsa,  o  rauca,  ovvero,  fc  farà  guernita  di  peli  neri,  e 
rigidi ,  quales  ziira'^ines  obtinere  folon ,  maxi/uè ,  fi  m  mento  non' 
nullos  babuerit,  morefqiie,  ac  robiir  nancifcatur  virile ,  quefta  , 
dicono,  farà  inabile  alla  generazione  ,  il  perchè  partecipa 
troppo  della  Natura  dell' Uomo,  e  viene  ad  efscre ,  come  un 
raoftro,  0  una  fpccie  di  occulto  ermafrodico.  Sia  però  detto 
con  loro  pace ,  io  gli  giudico  fegni  molto  equivoci  ,  cono- 
fcendone  molte  fertiliflime  ,  quantunque  delle  fuddccte  qua- 
lità dotate. 

2.8.  Le  troppo  fabci ,  o  lujfmiofe  per  lo  più  fono  prive  del  dol- 
ce rwìn  e  di  Madre ,  o  perche  abbondano  d'un  fale  troppo  agro, 
e  diftruggitivo  dello  fpirito,  dirò  così  ,  irradiatore  del  Mal- /;''"'/*'"' '''^* 
chio,  o  perchè  patiicono  vebemcns  imempcramentum  di  quelle 
■parti,  per  parlare  con  le  antiche  fcuole ,  o  perche  finalinen- 
xe troppo  moto,  o  troppo  calore  in  que' luoghi  regna,  do- 
Veffcr  dcbbe  tcmperatillìrao  ,  e  dolce  .  Ogni  eccello  e  alla 
Natura  inimico,  e  viziofo. 

zp.  Guardano  anche  ,   e  ponderano  gli  accorti  Vecchi  le 
cagioni  ellcrne,  confidcrando  niftno  i  Taeji,  o  i  Clima,  o  troppo  L'aria^  Ubt- 
caldi,  0  troppu  feddiy  e  troppo  umidi ,  o  d'  altre  qualità  ecccden-  *«»'"'' 6''-. 
ti  dotati.  S'oflerva,  che  ne' luoghi  caldi,  e  umidi;  ma  tem- 
perati, fono  pili  feconde  ic  Donne,  come  Erodoto  ,  parlan- 
do deli' Egitto,  ci  aflicura,  eliendo  al  contrario  gli  Sciti  fte- 
rili,  perchè  di  luoghi  umidi,  e  freddi  abitatori  .  ippocraic 
difcorrcndo  ib)  delie  Donne  della  ScÌ2Ìa ,  e  della  lorolleri- 
lità  la  cagione  adducendo,  voile  ,  che  dipcndedc  anco  dall'  Fa»ttni'i,ttr. 
ozio,  e  dalla  pinguedine,  d'onde  i  loro  ventri  follerò  freJ  ehtpuifthndt 
di ,  e  molli  ;  ed  al  contrario  le  fantefche  più  delle  Padrone  *''"'  fadrom . 
X  X     i  fccon- 

{ a  )  Ex  f<ttu  mortuo  uterus  interdiim  fadum ,  deterrimam ,  &  fpur- 
ci/Jìmam  qualitatcm  coutì-ahit  &c. 

(h) Hipp.de ^lere,  .Aptis,  &  Lkìs .  Sunt  enim  otiofx,  &  pin- 
gue ,  vcntrefqiie  e.trum  frigidi ,  &  molles  :  unde  neceffariò 
[eqHitiir  ,  non  multiim  fxcittidum  Scytarum  gcmts  effe. 


api.,  tbiVM' 


348  Della  Sterilità  delle  Donne . 

feconde ,  pofciachc  più  il  fuo  corpo  efercitano  :  cu'us  rei  » 
ceco  Je  Tue  parole,  famitle  earum  vtdicitim  exhibent  :  tumhevi- 
ris  mifceriplurinnm  gaudent  (  coHuine  antico  anche  in  que'  bar- 
bari faiiiigliare  }  in  uteroque  ccnceptum  continent  proptercorporis 
excrcittum  frequeiis  ,  carmfque  gracilitatem  . 

50.  /  cibi  pure ,  e  le  bevande  a  tfterilire  concorrono ,  fra  le  qua- 
li fi  novera  l'acqua  fredda  per  fentimencod'Ariflotile ,  (a)  z 


d'Ippocrace,  (b)  dal  che  la  ragione  deduce,  per  la  quale  le 
Donne  Settentrionali  per  lo  più  fterili  fieno  .  Plinio,  fc  al- 
cuna fede  a  lui  preftiamo  ,  (e)  fa  men2Ìone  di  un  certo  \ìr 
no,  detto  Trecenium,  che  la  fterilita  cagiona  .    In  fatti  aon 
v'ha  dubbio,  che  i  cibi,  e  le  bevande,  nelle  loro  qualità  ec- 
cedenti,  alla  detta  infelicità  concorrine,  perciò  anche  Lucre- 
zio lafciò  a' Porteri  querta  fedele  memoria,  {d) 
„  Acque  adeò  rcfert,  quo  vidu  vita  colatur, 
„  Namque  aliis  rebus  concrefcunt  femina  nienibrisr     • 
„  Atque  aliis  extenuantur,  tabentquc  viciflim  , 
lo  che  anche  della  Terra  dide  Virgilio  {e) 

„  Salfa  autcm  tellus,  &  qux  perhibetur  amara, 
„  Frugibus  infxlix,  ea  nec  manfuefcit  arando, 
,,  Nec  Baccho  genus,  aut  pomis  fua  nomina  fervat. 
31.  Oltre  i  cibi  accufano  i  Pratici   alcuni   Medicamenti  ,   0 
Tattmi cf  ani'- "veleni  per  bocca  alla  generazione  contrari,  come  alcuni rimed]flnr 
'"0 ,inotifroa. pefacientim  varj  modi  dentro  la  vagina  applicati,  oaldituo- 
vtntvoìiifc.    j.,^  impiafiricciati .  I  patemi  dell'animo  impcdifcono  pure  il  no- 
ftro  fine,  volendo  l'opera  della  generazione  lo  fpirito  alle- 
gro, e  contento,  e  rifiutando  Venere  i  travagli ,  e  IcangOr 
fcie: 

7v(fc  folct  in  mtzfìos  illa  venire  thoros , 
■'^''"y?'"''">infegnava  il Maefiro  d'amore.  I  moti,  e  la  quiete,  non  tan- 
'"'"'  to  fuora  dell'amorofa  battaglia  ,    per  mantenere  in  fan  ita  il 

corpo;  ma  nella  fteffa,  hanno  i  fuoi  limiti  ,  elTendo  i  vio- 
lenti importuni,  e  malaugurofi  per  ottenere  l'intento  difide- 
rato  ;.  lo  che  pure  notò  Lucrezio,  quando  diede  il  fegucnte 
ricordo  ; 

„  Nec  moUes  opus  fune  motus  uxoribus  hiliira; 

„  Nam 

.(a^  Lìh.  4.  de  Cen.  ^lim.  Cap.  1.  . 

(  b  )  Lib.  de  ^cre ,  ^qtiis ,  &  Loess  . 
(c)T>lat.  Hifl.  Lib.  14.  Cip.  18- 
■ià)Lib.^. 
(c)ln  Georgicis . 


Parte  ìli.  Cap.l  349 

,,  Nam  miilier  prohibec  fé  concipere,  atque  repugnat, 
„  Clunibiis  ipfa  viri  Venerem ,  fi  Ixta  recrattcc. 
„  Eicic  cnim  fulci  recta  regione,  viaque 
„  Vomerem  ,  acque  Jocis  avertic  fcminis  icturn  : 
„  Idque  fua  caufa  confuerunt  fcorca  moveri , 
„  Ne  complcrencur  crebro,  gravid^que  jacerent. 
^z.  Ma  paflìamo  ormai  ad  altre  cagioni,  da  molti ,  onon 
conofciuce,  o  neglette.  Tuo  nafcere  una  Doma  feiiza  le  Ovaie, 
e  fenxa  l' utero  ,  come  dalla  Natura  caftrata  ,   nella  maniera    ^^  hnidir 
appunto,  nella  quale  fi  fono  veduti  uomini  fcnza  tcdicoli  , /ìe,'u't7'dJ  ' 
e  fenza  l'afta  alla  gencrazion  deftinata.  Il  Colombo (it) già  w^Z/iw/; roso. 
noftro  Anatomico,  apporta  l'efcmplo  d'una  Donna,  l]milc/''''''",'"'''i''«'f- 
cfternamciite  alle  altre  nella  parte,  che  più  d' ogn' altra ten-''- 
gon  celata,  ma  imernamente  affatto  difforme,  perellere  fen-     Danae Ttn-a 
za  Matrice,  e  fenza  le  Ovaje  :  &  M.wicis  colli  portio  pronti- utero ^  ifcn\» 
ncbat ,  vel  Mitricìs  collo  fimilc  :  Matrix  autcm  v.ullaaderat  in  ab- ova]i. 
domine ,  neque  tefles      &  quoties  cum  viro  coibat  (  coibat  autem 
fepè  )  mirandnm  in  mcdum  conqucrcbatur .  Querele  dolci ,  e  dol- 
ci lamenti  ,   fenza  l'amaro  della  gravidanza  ,   e  del  parco  . 
Dal  che  fi  vede,  quanto  bene  s'apponclie  al  vero  1'  Etmule- 
ro  (  b  )  quando  fcrille  :  Canfx  flerUitatis  j'unt  inmmierx  ,    & 
fiibindò  mpcrfcrntalilcs  .  ^^^^^  j^„.^ 

5J.  La  fteffa  cavità,  o  fpaccatura  della  nativa  grotta,  in  ìjatar^  in 
qualche  parte  infieme  oltre  natura  combaciancefi  ,  o  {[xtztz-  gualche  parti 
mente  rammarginata  è  cagione  alcuna  fiata,  che  la  genera- ''*'''/•' • 
2Ìon  s'impcdifca  .  Ne  ollervò  una  ilBcnivenio  (e)  nel  cada- „,.^ 
vero  d  una  Donna,  city.is  vulva  a  medio  injra ver} iis imam e'jis        ' 
partcm  junCìis  oris  occalir'Je  rcpertnm    cft  :  qiiod  {Icrilitacis  cau- 
fam  fuijfe  cognovimus .  Di  quella  chiufura,-  oconfimil e  ne  ab- 
biamo parlato  anche  di  fopra  . 

54.  Dicemmo  per  oner\azion  del  Malpighi  ,  confermata 
dalle  noftre,  (rf)  che  la  ìncmbrana  eflcrna dell'  Ovaja,  èmufcu- 
lofa ,  0  fibrofa ,  e  fervire  ,   fra  gli  altri  ufi  ;    all'  efpiilftone  dell'    Cagioni  nuo». 
uovo .  Se  i  fuoi  lacerti  dunque ,  o  fibre  carnofe  troppo  torpi-  ^""">i'   ('*■ 
de,  fiacche,  rallentate,  0  paralitiche,  0  convuifc  faranno, ''"''''^^* 
fé  impaniate  da  vifcidumi ,  fé  da  tartaree ,  o  tcrreftri  mate- 
rie tutte  indurate,  fé  rofc,  0  ulcerofe,  o  inqualfivoglia  im- 

magi- 

(z)^nat.  Itb.  XV. 

(  b  )  De  muUertm  morbis  in  fpccic ,  &  de  covceptione  leta  . 

(e)  De  ^bditis  Cap.  <5j5. 

(  d  )  Tart.  i.  Cap.  z.  §.  i.  e  Cap.  fcg. 


5  j  o  Dilla  Scmlità  dtlle  Donne . 

HiaginabiJe  jnanicra  adulterate,  e  guafle  ,  o  k  tutta  la  tef- 
fitura  Tua  farà  troppo  dcn("amemc'  rillretta  ,  e  fé  le  fue  boc- 
che, le  quali  fuUa  cima  della  papilla  aprir  fi  d-.-bbono,  per 
dar  dito  all'uovo,  non  s'apriranno  a  fuo  tempo  ,  non  po- 
trà la  Donna  reftar  gravida  giammai ,  o  almeno  non  potrà 
l'uovo  difcendere  nella  cavita  dell'utero,  dilla  Natura  a  un 
tal'  ufo  deilinata .  Perciò  alle  voice  con  raro  cfemplu  fi  fono 
veduti  feti  nelle  Ovaje,  fé  crediamo  agli  Autori ,  che  l'han- 
UepftemeaUe  ^'^  confegnato  alla  memoria  de'Poifcri,  e  in  qudk  angufti? 
voit/rffii  dén-  crefciuti,  come  a  fuo  luogo  abbiamo  fpiegato  .  {a)  E'  però 
troi'Oì,a]a.  giuQa,  e  probabil  cofa ,  che  foventc  la  teneriffima  macchi- 
netta dell' uman  corpo,  ola  corteccia ddl' uovo,  b^^nchc dall' 
aumento  de  fughi  gonfia,  non  polla  fempre  avere  tanca  for- 
xa  stiancance,  quanta  badi,  per  dilatare,  o  rompere  quelle 
forti  tcfsuce  fibre,  si  dd  follicolo,  come  della  folìanza  ilef- 
fa,  coftituente  l'ovaja,  e  luogo  fufficience  farfi  per  un  com- 
petente fviluppo  :  laonde  crefcendo  i  fluidi,  e  noa  ced:.iJo 
i  folidi,  e  forza,  che  affogaca  refli ,  e  priva  di  moto.  Quin- 
Ttti  (errotti  ^x  è,  chc  fi  trovauo  fpefse  fiate  nelle  Aerili  le  Ovaje  con  gon- 
neUtova]i.  getti,  e  rifa  Iti ,  di  materia  corrotta  pieni  ,  i  quali  qualche 
volta  non  fono,  che  piccoli  feci,  cola  dentro  imprigionati, 
incadaveriti,  e  fpappolati.  {b)  Ma  non  folo  inqueitc- turno- 
retti  fi  trovano  i  ma  neJ le  Vedove,  encllc  Vergini,  einogni 
cafta  Donna  ritrovare  fi  pofsono  ,  quantunque  non  fieno  mai 
Aate  fecondate  le  uova  ,  il  perchè  giunto  a  maturazione  1' 
uovo,  nò  ricevendo  la  benedizione  lijl  Callo,  è  forza ,  che 
fi  corrompa  ,  fé  per  le  fuddecte  cagioni  uicire  non  pofsa  , 
quantunque  il  feto  ftrigato  non  fia. 

55.  Le  uova  ancora  ,  0  non  generate  ,   0  non  ifvih'.ppAte  ,    0 
„     nenir.^"''^'^''  ^  'Vane y  e  piene  folo  di  chiama Uiifa y  pernonefscrtìoul' 
tiilufp'at,.    '  Ja  affatto  fpiegata  la  macchinetta,  o  fede!  dovuto  nutrimen- 
to defraudate  fieno,  e  invincidite,  o  fé  corrotte ,  marciofe, 
e  luride,  o  da  qualfivogiia  materie  viziate,  fono  cagione  d' 
un'invincibile  flerilità,  cfscndo  quelk  iJ  vero  vcriffimo  femc 
ytro  Seme  d(i~  AqWq  ft^mmjne  ,  che  mancando  le  r.-nde  infructuofe  ,  e  mifc- 
J^^f'"""''"''re,  non  quella  falfa,  e  dilctcevol  linfa,  che  dalie  lagune  del- 
la  vagina  le  più  Jafcive  fpruzzano. 
T>:ffitridtlìt      3<5.  Le  vefcichette  linfatici^  ,  che  finora  fom  fiate  prefe  mala- 
vfiithittt  Ha.  minte 

fati'  ht , — _ — _ — ■ — . — -. 

(a)  Fedi  qui  Cap.  I7-  T.u-tc  Z.  §.  ZI.  ,    e  'Parte  prima  Cap.  7, 
nuni.  16. 

(b)  Fedi  qui  Cap.  5.  Toì-te  l.  §.  14.,  e  fcg. 


Pme  111.  Cap.  I.  3^1 

mente  per  uova  f<j  )pofl"ono  pure  rendere  la  Donna  fterile  .  Que- 
Ik  in  poche  parole  a  tutti  i  mali  delle  glandule  foggccte  To- 
no, potendo,  0  r.ittencre  dentro  il  loro  fcno  queliiero  defti- 
nato  allo  fviluppo,  nutrimento,  e  veicolo  delle  uova ,  ovve- 
ro non  riceverlo ,  o  riceverlo  impuro ,  e  lordo  ,  o  farfi  tartaree, 
durcjO  cretufe,  o  goniìarfì  adifmifura,  prendendo  foventc 
il   nome  d'  Idatidi  ,  o  cancellarli  affatto  ,  fé  il  nutrimento 
a  loro  manca  ,  e  rellar  l'ovaja  fmunta  ,  fmagrita  ,  e  cadave- 
rot'a  ,    o  folo   coperta  della  comune  membrana  ,  corrom- 
pendofi  tutto  il  redo,  e  quefta. alcuna  fiata   ftrabbocchewol- 
niente  crefcendo ,  come  abbiamo  accinnacoCt) 

57.  Ss  le  trombe  Falloppiane  fieno  incollate ,  o  attaccate-  contro. 
l' ordine  della  T^atnra  alle  vicine  membrane ,  che  da  luogo  movere 
non  fi  poflano ,  e  a  fuo  tempo  piegarli ,  e  alzarfi,  e  venire  ad  ^'f'"'  i^R 
abbracciare ,  e  imboccare  rova;a ,  e  fornita  la  fperanza  de'futu-  ^,'f^ll'  ^^^ 
ri  Nipoti,  il  perchè  ufcendo  l'uovoa  fuo  tempo  dal  follicolo /^^p^„,^ 
cade  ncU'addomine,  e  colà  raarcifce,  o  infruttuofo,  e  inu- 
tile certa,  e  H  confuma,  non  avendo  fempre  la  rara  ,  e  bel- 
l,t  fotte  d'attaccarfi  alle  membrane  ,  ricevere  il  nutrimen- 
to, eal  rincliiufo  fetofomminiftrarlo,  perche  anco  fuora  del- 
la naturaL-  fua  nicchia  fi  ftrighi,  e  crefca  ,  come  narrano  , 
etìere   accaduto  a  quell'infelice  Francefe  (e)  o  come  inter- 
vcane  a  un' altra  Donna  fino  l'anno  idói.  fopra  il  quale  fu 
tanto  fcritto ,  come  C\  può  vedere  in  una  Raccolta  di  varie 
dilfcrtazioni  d'uomini  illuftri,  flampata  col  ótoìo Htfloria fa' 
tus  Muffipontani  extra  titerum  in  abdominc  reperti  &c.  (  </  )  La 
ftcffa  difgrazia  di  non  pocerfi  accoflare  all'Ovaja  accade  al- 
le trombe,  quando  fono  paralitiche,  o  troppo  flofcie,  cfner- 
vatc  ,    o  da  qualche  pefo  fovrappoftc  compreffe  ,  o  ulcera- 
te, e  corrofe,  o  intumidite  ,  o divari  umori  viziati  gonfie, 
e  fatolle,  o  con  tubercoli,  flemmoni,  idatidi  pcfanti,  o  fi- 
mHi  viziate,  o  dislocate,  e  in  qualfivoglia  altra  immagina- 
bile maniera  nella  loro  foftanza,  o  nelle  loro  mufcuiofe ,  a  . 
nervofe  fibre  ftranamcnte  alterate .  Ho  trovato  non  cos'i  ra- 
ro nelle  Galline  quello  impedimento  ,  cadendo  nella  cavi»     ^^^^   ^^j, 
del  loro  addomincle  uova,  inveced'ufcireper  l'Ovidutto,  e  oaìlim  #  i,ì. 

colà       /'  Rf">  foiu. 
—————— —^—^-^—^—^^— ^————— —^^  "  ^"""  '' 

C  a  (  Vedi  qui  Cap.  5.  Tarte  ì.  ed  altrove .  "'''""''"  ' 

(  b  )  Fedi  qui  Cap.  5.  "Par.  Z. 

(  c  )  redi  qui  Cap.  1 7.  Vart.  X.  e  Cap-  7-  "Pirt.  prima . 
(d)  Fr.incofirti .  fumptibus  Joannis  Tetri  zitbrodt  ^nno  1669.  ite, 
quarto . 


3  5 A  Della,  Sterilità  (Ulk  Donne. 

colà  ammanti  cellandofi,  come  akrove  ho  accennato  (a)  lo 
che  pure  ho  veduto  accader  nelle  Rane. 
•   -.58.    Toffono  pure  ejfsre  quefle  oftrutte  (b)  Oicbikfe  da  qualche 
/*t"  '^ì'^'f'/'  ^"""^""^'^'^^  »  paniofa ,  0.  terre/ire  materia  ,  0  da   tumori  interni  , 
LpiaZ!   ''  0(1  eflernif  0  da  concrezioni polipofc ,  come  oflcrvò  anche  il  no- 
ftro  Veslingio  Ce)  quando  notò,  cht  frequentes  fur.t  in  tubis ., 
haud  fectis  atque  in  utero  y  obfìriiBiones  ,  ttimores ,  pblycicnx  atn- 
pU,  procaldubio  certa: ,  contuniacefqiie  fìcriUtatis  catifa.  E'  però 
Site  àiverfo  ,  da  notarc  il  diverfo  lieo,  dove  qualche  volta  rertan  f.rrate, 
à)vt   rtflano  coocioflìecofachc ,  fé  nella  bocca  verfo   l'ovajacade  l'uovo 
fiui'Jvtrfi    "^'^'  addoraine  ,   ma  fé   nella  bocca  vcrfo  l'utero,  qualche 
voltaferve  d'utero  la  tromba  ileda ,  appiccandofi  la  Placenta 
alle  fue  pareti ,  e  colà  ricevendo  il  nutrimento  dovuto  ,  d'  on- 
de poi  nafcoQO  i  feti  appellati  Tubali,  de' quali  già  parlam- 
ttti  tubar' .    mo  (rf).  Poflono  anco  efler  jiatc  naturalmente  mal  fatte  , 
troppo  ftorte,  o  grolle,  o  rigide,  e  dure ,  0  flofcie,  e  fncr- 
vate,  o  di  qualche  moflruofa  Itrutcura,  inabile  al  ricevimen- 
to dell'uovo,  e  poffono  pure elfere  troppo  incrcfpate  ,  ocon- 
vulfe  per  qualche  fale  irritante,  pungente,  0  lacerate,  efe- 
Socca  dfUe  gate  le  fibre  fue  ,  come  in  una  meretrice  fterile  oflervai ,  e 
"■""■■^^ '"""'•''- pofTono  finalmente  verfo  l'utero   incallirC,  e  qualche  fiata 
ta^^odcjjlfica.  ofljgjcarfi,  come  vidi  in  una  Cavalla,  che    quantunque  ve- 
niffe  al  falto,  non  potè  mai  concepire  . 

^p.  I  fnui  ornaménti  folgiacei  ancora  ho  alcune    volte  trovato 
vinetti  dell'  m^-  tempeflati  d' Idatidiakts  volte  con  una,  o  due  fole,   ma 
'liaceo    ,/,.  grandette ,  e  pcfanu  .  Poflono  parimenti  le  loro  iibre  carno- 
'iflmmi,        fé,  e  quel  legamento,  eh' è  tra  l'ovaja,  e  loro  ,  anzi   tutto 
quell'apparato  mirabilifTuno  di  membrane,  di  corde,  di  le- 
gature, che  ferve  a  loro,  viziarfi,  e  patire  tutte  quelle  indif- 
pofizioni ,  e  difgrazie,  che  ogni  parte  vivente  patifce  ,  e  fer- 
ve di  remora  ,  e  d' impedimento  alle  naturali  funzioni . 
40.  Lo  fieffo  diciamo  de' vafi ,  0  canali,  che  portano  ,  e  nporta- 
,  .      noi  liquidi  dall'Ovaia,  dalle  trombe,  dall'  utero,  dalla   vagina. 

tanaliCplltàn.  ^^  P^"  ^°°°  ^''^  ^*^'^^  ^^^'  ritrovati  i  vaft  fpcrmatici  man- 
ti eli  ova]o  canti,  o  viziofi,  ovvero  malamente  fituati,  eflendo  flato no- 
m«nc4nti  ,  »  tato  da  un  moderno  per  una  cagione  occulta  ,  e  iratnedica- 
*'l"fi-  hWzyaforumfcmen  generantium ,  vel  deferentium  dcfeBus,  fitufque 

'  prf- 

;.^+jcS.,^^tt*.5 

(  a  )  Fedi  Tart.  2.  Cap.  i-J. 

(b(  Fedi  Tart.z.  <  Tar. prima-. 

(e)  ^natom.  Cap.j- 

(  d  )  redi  qui  Cap.  1 7.  Tart.  z.  §.17.?  feg. 


Panelli.  Cap.Il.  353 

pì-(po(lerus .  E' però  vero,  che  in  quefli  cafila  (lerilirà  fcmprc 
non  fcgue  avendo  offervato  Alardo  Hcmanno(<7)  che  fu  fer- 
tile una  Donna,  alla  quale  le  fpermaciclic  arterie  mancava- 
no: In  hitnis  cadavere  (  cosi  feri  ve  )  arteria  fpermatica  utriuf  <^  "»"■'•  fP-'^ 
que  latcris  deficiebat  ;   ramulus  tanien  exigitus  ab  arteria  hypo-  l^ó'/^we^f,,- 
cnftrica  ad  tcfles  ferebatur  .  Hec  que  de  aneriis  afferò  ,    de  venis  gione  d,lt/fiù 
etiam  probat  Kerckringius  in  fpicilegio  obf.  _ji.  Prova  quefta  prò-  niità . 
pofizione  con  altri  efempli  d'animali  fecondi  fenza  i  men- 
zionati vafi ,  come  d'un  cane  faiaòe  ,  e  fecondante  ,  ch'era 
fenza  le  arterie  fpermatiche,  e  di  un  Lupo,  in  cui  però  un 
piccolo  ramo  ex  arterie  magiitc  ramo  iliaco  fmiflro  e'wfìem  latc- 
ris vnie  fpermatice  inferebanir .  Aggiugne  ,  come   in  alia  cane 
ffmina  ne  vcfligium  quidetn  arteriarnmfpeyniatlcarum  deprchendit , 
i'icet  bocce  novem  catellis  gravida  confpiccretur  :  lo  che  vide   an- 
che in  una  Lepre  gravida  :  lo  che  tutto  f^i   chiaramente   ve- 
dere,   quanto  andalfc  errato  il  Ridano,  il  quale  volle,  d-    .^'j""" 
fere  tutte  fterili  coloro,  alle  quali  le  arterie  fpermatiche  man- ^"'''"'' " 
cavano  [b)  licet  genitalia  optimè  habeant  conflitiita  .  La   ragio- 
ne, per  la  quale  fieno  feconde  fiè ,  perche  altre  arterie  ,  e 
vene  de'  vicini  canali  al  diffetto  degli  fpermatici  fupplifcono, 
avendo  noi  ciò  altrove  notato,  quandoammirammola  gran      .^  jt-^a/! 
copia  de' vafi  linflitici  nelle  Ovaje  ,  fuperanti   più   volte  ^^  n„f!!tici   * 
grandezza  delle  arterie  fpermatiche  .  E  ben  però  vero ,  che  man- 
cando i  vafi  fpermatici,  ed  anche  in  confidcrabile  parte  i  con- 
fozj  vicini  vafi  fanguiferi,  o  eflendo  gli  uni ,  e  gli  altri  o  in  tutto, 
o  quafi  del  tutto  ciecchi ,  manca  anche  il  dovuto  nutrimen- 
to, e  tributo  alla  parte,  e  di  neceffità reftano fterili ,  lo  che 
degli  fpermatici  foli  non  può  così  francamente  aflerirfi  .  Tut- 
te quefle  cagioni  di  organica  naturale  offcfa  furono  in  gene- 
rale conofciutc,  ed  in  poche  parole  dal  Filofofo  fpiegatenel 
Libro  della  Generazione  degli  animali(  e)  quantunque  in  par- 
ticolare di  tante  ftrane, maniere  ne  fofse  albujo,  Maw(difse) 
eJr  à  primo  or  tu  nature  ,  locis  ad  coitiim  commodis  Icfis  fleriles  ,      •    • ,      .. 
eir  miilieres ,  &  viri  reddiintur ,  ut  altera  non  pubefcant,  alii  non    ,  ,'  (^*;S,,'^ 
bmbefcant.  r 

4t.  Mi  avvifa  con  fua  Lettera  il  Sig.  Vairalva(  d  )  come  „-r''',„,Jy', 
ha  finalmente  fcoperti  li  canali  efcrctorj  de' Reni  fuccentu-  "'i!cagi!""ni!n 

Y  y  fiati        antera  (ccpr- 

^ ^ ^__^___    rd  itUéftmlU 

(a)  M.fcfllan.Curiof.^n.ió-j}.  Ohf.  ii^. 

(b)  yimbropogr.  Cap.  i^. 
(c>  Ltb.z.  Cap.'J. 

(d)  .Antoii- Maria  Falfalva  .  Bologna,  ip.  Decembre  1719. 


3  54  Della  Sterilità  delle  Donne . 

ti:  il'  quml,  riati,  i  quali  vanno  a  fcaricarfi  nelle  parti  della  generazio- 
ni /f  »[pttts  jjg  ^  (.joè  negli  Epididimi  né  mafchi ,  e  nch'Ovaia  nelle  femmine. 
h   (onff,m0.  Qygf^o  tanto  fofpirato  fcoprimento  da  anch'  efso  un   lume 

■i$tni(tnlt  fi-  ^  ,.,  ■         n-  >i  r- 

tur/ tilt />sp* .  "O"  torbido,  per  inveltigare  un  altra  cagione  ,  finora  non 
mai  penfata,  della  fterilità,  si  ne' mafchi,  come  nelle  fem- 
mine, e  come  i  mali  de' lombi  abbiano  tanto  confeafo  con 
le  parti  alla  generazion  deftinate .  Se  quelle  glandule  adun- 
que nelle  femmine,  delle  quali  ora  faciamo  parola ,  verran- 
no oftrutte,  0  gualle,  o  in  qualfifia  modo  ofFefc,  non  por- 
teranno all'  Ovaja  il  necefsario  loro  tributo  ,  fi  altereranno 
le  azioni  fue,  e  nafceranno  tanti  fconcerti ,  de' quali  già  di- 
ftintamente  favellato  abbiamo. 
41.  Se  la  Donna  fia,  o  anche,  fé  qualche  volta  fia  fiata 
Lui  CélìUé .  bruttamente  alla  gallica  infezion  fottopofta,  fe.da  ulcere  ro- 
denti, da  tumori,  da'  cancri,  e  fimili  maladizioni  ,  o  nella 
porta ,  o  nella  vagina  ,  0  nelle  parti  circonvicine  oltraggia- 
ta, fé  dalla  pietra  nella  vefcica  o  nell'utero  afflitta  non  può 
SI  facilmente   reftar  gravida  ,  o  in  niuna  maniera,  fé  da  i 
più  de'fuddetti  fia  opprelfa  . 
MaUjfcj,Ma.     +5-  Tralafcio  i  malefici  ,  o  le  magie,  gl'incanti ,  le  lu- 
gie , amanti  ytìàz  ftregaric  ,  e  fimili  altre  firepitofe  operazioni  ,  credute 
ftiiiarì, .        fatte  per  mezzo  del  nero  genio ,  che  da  certi  Pratici  defcrit- 
tc  vengono  ,    perchè  alla  loro  buona  credenza  mi  rimetto, 
e  conofcendo  oramai  quanti  equivocamenti ,  e  quanti  ingan- 
ni fare  fi  poflino ,  non  voglio  entrare  a  parlar  d'una  cofa  , 
che  fantamente  credo  ,  ma  non  intendo. 
Stgui  dtlU      44.  Non   intendo  né  meno  tante  belle  fperienze,  chclp- 
fiirilità  itila  pocrate  con  Avicenna  ,  feguitato  da  una  lunga  fchicra  di 
^rj^no'falU.  creduli  Criftianelli  ,  apportar  fi  diletta  ,  per  conofcere,  fé 
ti\  *  la  flerilitào  dalmafchio,  o  dalla  femmina  derivi,  pofciachè 

C  fia  detto  con  pace  di  sì  fegnalati  Maeflri  )  molte  fono  ri- 
dcvoli ,  molte  equivoche,  molte,  da  nettamente  farfi  ,  dif- 
Cé  Uni  dilla  ficiliflìme ,  e  tutte  fallaci .  Fallaci  pur  fono  ,  e  a  me  alme- 
ft'ri'iti  r'iit.  no  dure  da  credere  alcune  cagioni  della  flerilica  da  Gioanni , 
vtii .  Anglico  {a)   con  tanta   franchezza  ,  quanta  è  la  fua  fcm- 

plici- 

(a)  Lib.  de  (itrilitate.  Si  f amina  comedat  de  Corde  Cervi;  f$por- 
tetfecim  lapidetn  Gagatem,  fifcolopendrafufpendatwr  fupcr  Le- 
Hum  ejus ,  ft  fuper  fanguinem  meflruum  aliaius  mulicris  am- 
bulet ,  vel  eo  fé  '^mgat ,  ft  de  corde  mula  potet  ,  aut  ipfum 
portet ,  fi  applicet  comua  limacum ,  vel  fuccum  metithe  ìh 
matricem  iniiciat  &c. 


Purtein.Caf.IL  355 

plicità  t  riferite ,  cioè ,  fé  la  Dorma  mangi  del  cuor  del  Cervo  , 
fé  porti  feto  la  "Pietra  Gagate ,  fé  la  fcolopendra  fopra  il  letto  fo- 
fpefa  fi  tenga ,  fé  paffi ,  fenx!  avvederfene  ,  fopra  il  f angue  me- 
ftruo  d'un' altra,  e  fimili  fanfaluche  ,  e  ridicolofità,  che  ,  0 
per  inganno ,  o  per  certa  fcempiaggine  vengono  e  meiTe  in 
opra  I  e  defcritte.  Di  fìmiie  farina  fono  altre  da  graviflìmi 
Autori  notate,  e  credute  per  ooculta  qualità  operanti ,  come, 
fé  la  Donna  mangi  la  matrice  di  una  Capra ,  o  di  una  Mu- 
la, 0  fé  porti  feco  h  pietra  Etite,  lo  Smeraldo  ,  lo  Zafiro, 
od  una  Lucciola  ,  o  fé  mangi  fave  ,  delle  quali  tutto  di  ne 
veggiamo  l'cfperienza  incontrario  nelle  noftre  Contadine 
Lombarde,  che  per  ordinario  d'altro,  che  di  Pane  di  fava 
non  fi  nutricano,  e  fecondiffime  fono. 

4J.  Ne  meno  chiaramente  mtendociò,  che  Autori  gt^'^^  rUti  utiriui . 
de'  flati  uterini  raccontano:  che  così  fpeilo  fi fenta roraoreg- 
giare  la  parte  anteriore  ,  come  fovente  la  deretana  ,  e  che 
colà  dentro  fofFj  il  vento,  tempefti,  e  tuoni .  Poffo  benfof- 
pettare ,  come  dentro  1'  utero  ,  fé  chiufa  la  bocca  fia  ,  pof- 
fano  flrigarfi  qualche  volta  le  particelle  dell'aria  ne'  fluidi, 
e  ne'  folidi  inviluppata,  unirfiinfieme,  e  gonfiarlo,  ma  che 
fia  un'antro  d'Eolo,  e  che  per  quefto  foff)  fpefl'o  ,  e  tuoni  ^ctulta  104. 
ciò  fiè  quello  ,  che  non  intendo,  come  ne  io,  ne  loro  le  occ«/-  '    ' 
te  qualità,  che  gli  danno  incenderanno  giammai. 

4(5.  Intendono  poi  tutti  ,  come  lo  ftorcimento  delle  offa  ^J'",  fg"»' 
del  dorfo,  del  facro,  del  cocige  ,  o  la  compreffione  troppo -'^^^^'J^'^'*^^ 
forte  degli  ultimi,  0  la  macchina  tutta  del  corpo  non  retta-  (trpa,netn 
mente  organizzata ,  o  florpia  ,  mal  fatta  ,  zoppicante ,  im- 
portuna pofsano  rendere  Aerili  ;  o   fé  la  Donna  fia  troppo 
vecchia ,  o  troppo  giovane  (  come  notano  i  buoni  vecchi  ) 
ovvero  fé  abbia  troppo chiufo,  incollato,  pre     ..  turalmen- 
te  unito  il  verginale  chioflro,  o  troppo  aper     ,     lacerato  ,  _^(,,,  ,„;^^;, 
e  infranto  (che  ad  altre  dette  ridurre  fi  poffono)  tutto  può  Vtili§. 
impedire  la  concezione  ,  o  almeno  l.iconfervazione,  e  l'au- 
mento del  feto  fino  alla  determinata  grandezza  ,  e  togliere 
la  confervazionc  delle  famiglie  ,  e  la  moltiplicazione   del 
popolo. 

47.  Ecco  ,  Uluflrifs.  Signore ,  una  fpinofiffima  Selva  di  cagio-  MagnifictniJ, 
ni ,  che  dimoftrano  ,  effere  quafi  più  miracolo  la  fcrtilit'i ,  che  la  /"pimia  ,tpo. 
fterilita  delle  Donne;  tante fo.io,  e  tanto  artrufe,  cheilfeffo  '^'^^"^  ^JJ^^J 
imbelle  affalifcono.  Sifcorgc  in  ogni  cefi  la  ma  nificenza  ,  "J  ctaraìif't 
la  fapienza,  e  la  potenza  del  grande  Dio,  m-,^iucertamen-  „,. 
te,  eh:  in  ogn' altra,  nell'Opera  della  Generazione  la  fcor- 

Y  y    1  go , 


3  j  (J  DelLt  Sterilità  delle  Donne . 

go,  si  per  ragione  della  mirabile  rtruccura  di  tanti  organi  , 
e  di  tante  conùi^ioni,  che  vi  concorrono,  si  per  il  recondi- 
to modo  della  fecondazione  ,  o  generazione  medelima  ,  il 
quale,  o  fia  fecondo  le  antiche  ,  o  le  moderne  fcuole  ,  in 
tutte  fi  vede  1' oltremirabile  ,  e  un  non  fo  chedi  mirteriofo, 
non  ben  capibilc,  e  divino.  Refta  ora  ,  che  paffiamo  a  ve- 
dere in  qual  modo  pofla  alla  fierilità  provvcderfi,  tanto  al- 
le antiche  Donne  ignominiofa  (  a  )  edendo  neceflario  al 
prudente  agricoltore,  fé  vuol  vedere  il  frutto  delle  fatiche 
fue  prima  di  lavorare,  e  feminare,  il  campo  ,  difporlo  , 
prepararlo,  e  levar  tuttoquello,  che  a  rendere  vano  il  fuo 
buon  line  concorre: 

„  Qj-ii  ferere  ingenuum  volet  agrum, 

„  Liberat  priusarva  fruticibus, 

„  Falce  rubos,  filicemque  rcfecat, 

„  Ut  nova  fruge  gravis  Ceres  eat. 

CAPITOLO       II. 

Saggio ,  0  idea  generale ,  e  parùcoUre  de  rimei'  della  fìerilità  r 

tolti  pmcipalmente  da  Ippocrate ,  con  una  Critica 

de  fnperfiui,  e  de' nocivi. 

r.  "XX  Oltè  volte,  dottiffimo  Signore  ,  (  Ci  contenti  ,  che 
^trififiondtlV  i-Vl.  nel  fine  dell'Opera  un  mio  peccato,  non  fenza  rof- 
Autcrt  ing».  fore ,.  pubblicamente  confeffi  )  molte  voice,  dico,  non  vor- 
"'" '  rei,  elfer  Medico,  e  particolarmente,  quando  chiamatofo- 

no  alla  cura  di  certi  mali,  eh' io  in  mia  cofcicnza  immedica- 
bili riconofco  ,  o  fia  debolezza  dell'  Arte  ,  o  degli  Arte- 
fici,  che  finora  il  rimedio  non  han  faputo  trovare  ,  o  fici 
della  Natura  un'errore  ,  che  abbia  diffetcato  qualche  fiata 
negli  organi,  o  che  ne'fluidi  fia  fiata  itr.inamente  manche- 
vole, e  non  dia  coraggio  ,  ne  mano  al  Medico  ,  che  s'ac- 
cinge, per  foUcvarla  .  Optarem  in  quefli  cafi  ,  ne  fiv:  meo  , 
fìve  aliornm  conjìlioindigerent ,  (b)  come  un  par  voffro  in  uno 
de'fuoi  fapienciflìmi  ConAilci  lafciò  fciicto  alla  memoria  de! 
Pofleri.  Se  mai  in  alcun  calo  fimili  difidcrj  nella  mia  men- 
te ribollono,  egli  e  certamente  in  quello  delle  i'fcj-;7t,  il  per- 
chè 

(a)  ^bflutit  Deus  opprobrium  meum  .  Sacra  Genef.  Cap.  $o.  qii.uh 

do  R.uhe!e  dopo  una  lunga  fkriUtà  re/lò  gravida . 
(bO  Cr. Itone  ne  {noi  Configli ,  che  fu  Medico  di  tre  Imperatori. 


Parte  in.  e àp. II.  557 

che  non  accadono  già  in  perfone  vili  ,  e  plebee  (  le  quali 
rade  volte  di  rteriliu  fi  lamentano)  ma  in  signorili,  e  Prin- 
cipefche,  la  di  cui  nobililfima  ftirpe  per  lunga  fciiedi  feco- 
li  continuare,  o  rinovcllar  /i  dovrebbe,  e  di  Nipote  in  Ni-  ^•ffi'"^''^  '(' 
potè  pall'ar  cjuel  chiaro  fangue ,  atto  folo  a  imprefe  magna-  'j"'""  '■^''"' 
nimc,  da'fuoi  glorioli  Antenati  ereditate:  e  pure  con  noRro 
dolore,  fé  in  alcune  delle  fovraddette  cagioni  s'incontra  , 
laviamo  il  volto  a  un'Etiopo,  o  col  vaglio  l'acqua  portia- 
mo ,  per  parlar  col  proverbio  ,  non  potendo  alcun  giova- 
mento apportare,  e  grazie  al  Cielo,  e  quafi  diflì ,  anco  a 
Noi,  Te  alcun' altro  male  a  lor  non  facciamo  •  Anderò  con 
l'ordine  ftcflo ,  con  cui  ho  parlato  delle  cagioni,  riportando 
quel  configlio,  per  lo  piìi  tolto  da  Ippocrate  ,  che  mi  para 
più  efficace,  per  ottenere  il  fine  difiderato  ,  o  per  tronca- 
re ogni  fpcranza  di  giugnervi  ,  trovando  fovente  forfè  più 
Aerile  la  Medicina  di  riniedj  ,  che  di  figliuoli  le  Donne  . 

z.  Ippocrate,  dove  parla  della  Concexion  delle  Donne,  dà 
in  poche  parole,  a  chi  vuol  prender  moglie,  e  aver  figliuo- 
li, alcuni  fegni,  per  poterle  diftinguere,  che  prima  d'entrar 
nella  cura  delle  llerili  ,  qui  mi  piace  di  riferire  ,  per  con- 
trapporre a'diffetti  quelle  prerogative,  che  atte  le  rendono, 
a  propagare  la  fpecie,  acciocché,  fé  la  malaventura  incon- 
tra, in  primo  luogo  di  fé  flefib  lamentare  fi  poffa  .  Ta}-z):e 
midiercs ,  così  lafciò  fcritto  ,  ad  concipiendum  prafl.intiorss  funi 
ma'wibiis ,  tenucs  craffìs ,  albe  rnbicundis ,  nigfc tividis ,  qiae  ve-  ^'.l"'  '''''•' 
mas  confpicuai  habant ,  mdiores  fimt  aliis  :  caincin  autem  uberio-  .  """  /"''"'" 
rem  hàbere  viaium  efì ,  mammas  tumidas  ,  &  magnas  bonum  . 
Menfirua  p.iritcr  bene  app.irerc  operici  fatis  magna  copia  ,  &  co- 
lore botto .  Locitm  autem ,  in  quo  fic  covceptio  ,  fatium  effe  opor- 
tet,  &  ficcum,  &  mollsm,  ftiquc  uteras  non  retra&us  ,  non  prò- 
nus ,  OS  non  fu  nverfum  ,  nec  conclu/um  ,  nec  evcrfum  .  Ecco  una 
buona  mano  di  caratteri  ,  che  diftinguono  dalle  feconde  le 
iterili,  i  difFetti  delle  quali  anderemo  dirtintamente  notan- 
do, e  fé  mai  fi  potrà  ,  correggendo  ,  incominciando  ,  dov' 
egli  appunto  ha  terminato. 

3.  Ter  la  bocca   dell'  utero  ,  voltata  affatto  contraria  a  quella 
del  pnmo  iivrelfn ,  non  pare,  che  il  nofiro  Maeftro  nel  fuo  J,'■f!^•^  '^'■' 

,.-.  ,    ,■      r.      ■<■    <■  r        ■  1  1  1  Capitolo  ami-. 

Trattato  delie  flcrili  difperi  totalmente  la  guarigione,  laqua- ^J^,,,_ 
le  mi  piace  interamente  defcrivere,  si  perchè  per  altre  cagioni 
ferve,  che  l'cinrata  dello  fpcrma  dentro  1' utero  impedifco-  ^        .  ,,. 
no  r  il  perche  la  veggo  da  tanti  Pratici   n  una  mguinoladi-  ,^,;j,^itata  $■ 
mcnticania  lafciata .  Vuole,  che  fubito  con  un  purgante  ,ju»rimdj* 

ocoa 


3  ;  8        Della  Sterilttà,  delle  Danne . 

o  con  un  voniitorio  Jc  prime  vie  fi  detergano  ,  con  quefta 
offcrvazionc,  che,  fc  on  purgante  fi  prcfcrivc  , prima  tutto 
il  corpo  li  fomenti,  (e  un  vomito,  fi  fomenti  dipoi.  Netta- 
to il  ventre,  e  che  ti  paia  ftar  bene,  fi  faccia  fpeffo  ledere 
fopra  un'altro  fomento,  dentro  cui  rafchiature  di  arcipref- 
fo,  e  foglie  di  Alloro  ammaccate  fi  gettino  ,  e  con  raolt' 
,    ,  acqua  calda  frequentemente  fi  fpruzzi ,  e  lavi.  Subito  ,  che 

Curg  locali    .     '     ^  *        ,  >      1,  11  >  •  r  /         .- 

dtlia  bocca  I3ra  fomentata,  e  lavata,  e  d  uopo  ali  imprefa  porfi  ,  di 
fioTf  dell'  allargare  Ja  bocca  dell'utero,  e  infieme  dirizzarla  con  una 
-'"».  tenta  di  (lagno,  o  di  piombo  ,  incominciando  da  una  fot- 

tile,  e  via  via  ad  una  più  groffa  padando,  fé  potrà  ammet- 
terla ,  finattantochè  allo  fiato  naturale  ridutta  fi  trovi .  Avver- 
te pure,  che  bagnare  bifogna  la  tenta  in  un  liquido  molli- 
ficante, fia  di  quaifivoglia  Natura.  Vuole  ancora,  che  que- 
lla fi  lavori  più  larga  nel  fondo,  che  nella  cima,  e  fovraua 
lungo  legnctto  accomodata  fi  tenga  .  In  quefio  mentre  coman- 
da, che  la  Donna  beva  cotta  nel  vino  bianco,  foaviflimo  , 
e  dolce,  txdam  pinguijfimam  in  teruia  frufla  concifam ,  & ^pii 
femen  contufum  ,  &  Cumini  j£(hiopici  femen  ,  &  thiis  qtiam  opti- 
mum :  intendendo  per  tcedam  il  ramo  di  una  certa  fpecie  di 
pino,  re fmofo  molto,  con  cui  le  fiaccole  fi  fanno,  il  quale  li- 
mato fottil  rottile  potrà  in  un  liquido  trangugiarfi ,  ovvero 
berne  la  decozione  fola.  Avvifa  in  oltre,  che  in  quc' gior- 
ni, né  quali  le  parerà  di  meglio  fcntirfi,  moderatamente  ne 
beva,  e  di  più  catuliim  carnes pivgues  (  altri  interpetri  dicono 
catrtlos  pingues  )  perco[las  edat ,  &  polyptim  ex  vino  dulcijfimo  co- 
lìitnt ,  'jitfcutum  bibaty  hrajficam  quoque  coBam,  vinumque  album 
fuperbibat,  ccena  abftineat ,  &  b  s  die  lavet.  Tutto  va  bene  , 
Catulins  ma  quelle  catulinas  carnes  pingues  ,  intefe  da  molti  per  carni 
carnes  ctmt  </j  cagnuoli  graffi ,  e  polputi  ,  non  potrà  accomodarfi  troppo 
j'^^"""""'  allo  ftomaco  delle  Italiane  matrone,  non  edendo  con  ragio- 
ne  in  ufo  ,  per  il  loro  odore  naufeofo,  e  abbominevole .  Io  con 
buona  licenza  di  cosi  elegante  interpetrazione,  non  poflb  in- 
durmi a  credere,  che  Ippocrace  foffe  cosi  Cozzo,  così  barba- 
ro ,  così  fcortefe,  che  condannalfe  quefie  infelici  Donne,  a 
mangiar  cani  graffi,  per  far  figliuoli  ,  ma  che  per  catulinas 
f<irw«  p/n^««  intenda i  feti  d'ogni  animale  dimeftico,  ofalva- 
tico,  eccettuati  que'  de' volatili.  L'imparo  da  Plinio  ,  dove 
parla  della  Tigre  dicendo ,  liaptor ,  appropinquante  Tigridisfremi- 
tu  abiicit  ttnum  ex  catulis,  e  Virgilio  nel  Lib.  j .  della  Gcorgica  (  .i  ) 

chia- 

(ì).rerf.^i8.  " 


Pdrteill.Caf.il  3  59 

chiama  f<ir«/of  i  figliuoli  delle  Vipere.  Gli  Autori,  che  trat- 
tano della  zoologia,  lodano  il  Cervello  de' Cani  per  i   Ma- 
niaci (  a  cui  credo  tan:o  ,  quanto  a  que'  di  Rondine  ,  per 
far  buona  memoria  )  e  con  Tanta  fede  cfaltano  la  pinguedi- 
ne per  le  interne  piaghe,  e  ferite,  come  il  fuo  ftcrco,  ono- 
rato col  nome  d'  ^Ibo  Greco  per  le  Diflcnterie  ,  per  le  Coli- 
che, e  per  le  Angine;  ma  non  trovo  già,  che  facciano  in- 
gozzar per  vivanda  nedilicati  manicaretti  i  Cagnuoli,  quan- 
tunque un  dotto  Moderno  Pratico*  ,  che  da  Ippocrate  pren- 
de il  conlìglio  de'  Catuli,  gli  preferiva  anch'elfo  ne' tuberco- 
li de'  Polmoni  ,  a'  quali   mi  pare  ,  che  dopo  quelli  ,  molto 
meglio  aggiunga!  colombi  torraiuoli ,  le  pernici,  i  fagiani, 
i  tordi ,  e  le  paffere .  Ma  dicono ,  o  dire  poflbno ,  che  for- 
fè anticamente  da' Greci  la  carne  de' cagnuoli  faporitamentc 
mangiavafi,  mentre  nel  citato  Plinio  fi  legge  (ìj)  che  fi  poneva 
infmo ncllelautecenede'Dij: ^nc<c«» Deumetiamponiturcatulina:     cf'  *"'"*• 
laonde,  s'era  pafcolo  grato  agi'  Iddij  ,  può  clTere  anche  pa-  ^"'if^'J^oU 
fcolo  degno  delle  noftre  Donne.  Già  fappiamo,  che ficcome  ^^,„,  ^,  c<i- 
finti   erano  que'  loro  Iddij  ,  così  finte  erano  le  loro  cene  ,^n«»/«, 
come  i  Nettari ,  e  le  Ambrofie,  che  gli  rendevano  ,  a  loro 
detta,  immortali,  onde  tutte  quefte  erano  per  lo  più  men- 
zogne fcaltritiffime  di  que' Greci  ghiottiflimi  Sacerdoti  ,  per 
ingannare  la  fempliciotta  plebe,  poter  fcnza  fcandalo  cra- 
pulare, e  trovar  cfempli  de'loroviz;  infino  nel  Cielo  .  Ma 
ne  mangiale  la  Greca  voracità,  o  nonne  raangialTe ,  io  non 
mi  fcnto  inclinato  a  credere  in  quefta  carne  tanta  virtù,  che 
poffa  fare  ingravidare  le  Donne ,  onde  affolvo  di  buona  vo- 
glia le  noftre  da  quello  cibo  degli  antichi  Iddij  ,  e  fi  pafco- 
lino  pure  d'ogni  forca  d'animai  giovane,  ben  nutrito,  edi- 
licato,  che  farà  loro  il  buon  prò,  e  alle  loro  Aerili  mem- 
bra potrà  dare  un  nutrimento  migliore  .   Ma  torniamo  alla 
cura  .  Nel  tempo,  che  la  Donna  fi  lava,  vuol'  Ippocrate  , 
che  da'  cibi  s'aftenga,  e  intanto,  fé  la  cervice  dell' utero  in-     l{tgeU]dtlh 
cominci  a  rammorbidarfi,  e  a  rilafciarfi ,  e  fé  gemerà  qual-  '*^'''  ♦**  ' 
che  forta  di  purgamento,  prenda  per  un  giorno,  o  due  ai--^*'"'^* 
cuna  bevanda,  fi  fofpenda  l'ufo  delle  tentc,  e  fi  proccuridi 
purgar  l'utero,  qualche  topico  medicamento  alla  parte  ap- 
plicando, chiamato  Veffario,  o  Ghianda  ,  un  lungo  catalogo 

de'qua- 

(a)  Lib.19.  Cap.-^. 

*  Il  Sig.  "Pompeo  Sacchi  nell'ultima  fua  Opera  Jppttratita&c. 


3  Co  Della  Sterilità  delb  Donne . 

de'  quali  fi  trova  appreflb  Galeno  (a)eappreflb  ancora  mol- 
ti altri  antichiflìmi  e  moderni  Autori,  (b) 
4.  Qiianto  quefta  cura,  particolarmente  locale,  poffa,  fc 
Foriadi  qut.  dz.  un  valciite  l'avio,  e  difcreto  Medico  venga  me/fa  in  ufo, 
Jiaiurohcalt.  j^q^  y' è  uomo  SI  talpa,  che  non  lo  vegga:  raa  forfè  i  Pra- 
tici la  pairano  per  ordinario  fotto  iiknzio  ,  per  la  difficultà 
d'efeguiria  nelle  noftre  modefte  ,  e  vergognofe  Donne  .  Io 
mi  trovo  avere  certi  cannoncini  ,  0  tubolctti  fatti,  qual' ap- 
punto è  la  defcrizion  della  Tenta  ,  0  fpccUlo  di  (tagno  ,  ac- 
•'t'ìT"""' ^^""^^°  ^^  Ippocrate,  ch'erano  del  noftro  famofo  ingegno- 
'*  fiflìmo  Acquapendente,  fegnati  appunto  col  titolo  à  uterini, 
non  eflendovi  altro  divario,  fé  non  che  quefli  fono  da  un  can- 
to all'altro  forati,  lo  che  forfè  fatto  avea,  acciocchc  l'ute- 
ro inunofteffo  tempo  fi  purgaffe ,  fc  alcuna  materia  folle  co- 
lata, o  preparata  ad  ufcire.  Io  però  penfo,  che  poflìno  an- 
che farfi  d'argento,  d'oro,  d'avolio  ,  di  bollo,  o  di  fimi- 
li  altre  materie,  che  faranno  non  meno  ficurc  de' nominati 
niecalii  da  Ippocrate.  Non  pone  con  qual  mollificante  la 
tenta  fpalmar  fi  debba  ,  ma  io  crederei  ,  che  l'olio  di  Man- 
dorle dolci,  fatto  fenza  fuoco,  o  l'olio  di  Viole,  di  Giglj 
bianci  ,  Ciieirino,  0  di  sì  fatta  forta  pofi'aefier  proprio. Lo- 
da per  bocca  il  vino  bianco  foave  con  ingredienti  tutti  cal- 
di, refinofi,  e  aromatici,  raa  s'avverta,  che  il  dotto  Mae- 
ftro  mette  una  cura  generale,  giudicando  io,  che  poi  modi- 
ficare fi  debba,  conforme  il  temperamento,  e  l'abito  del  cor- 
po della  Donna  fervendofi  di  rimedj  piìi  miti,  fé  l'Indican- 
te '1  diraofira  ;  né  forfè  in  fuo  luogo  biafimevole  farebbe  un 
Decotto  dolcificante  con  falfa  ,  Cina,  fafsafras,  con  aggiu- 
gnervi  alcune  erbe  uterine ,  ovvero  un  brodo  Viperato  con 
Je  medefimc,  e  con  radici,  e  foglie  mollificanti,  odaltrota- 
le  .  Per  cibo  ,  fofpettando  io  ,  come  ho  detto,  che  Ippocra- 
te non  intenda  già  Cagnuoli,  o  fé  anche  di  quefii  intenda, 
"  \  fi  pofsono  in  luogo  loro  ufarc  carni  di  Caprecto  ,  di  Vitel- 

x^ptrh  fti-  \q^  di  Daini,  di  Cinghiali,  di  Conigl;  giovani ,  tuttid'ot- 
timo  nutrimento  ,  non  credendo  né  meno,  che  fofsero  per 
ifare  un  grave  peccato  in  Medicina,  fé  in  luogo   di  quelli 

man- 

.  !"f • — 

(a)  Lib-  de  J^atur.  Muliebr. ,  e  ancora  De  Morb.mulier. 

(h)  redi  Cij:  Hei/r'icojunghenjiellafua  Farmacia  intitolata  Corpus 

Tbarniaccutico-Chimico-Medicum  .  Ed,  z.  Francofurti  adme- 

tmm .  171 1.  ed  altri  &c. 


Parte  111.  Cap.  1.  $61 

raangiaffcro  piccioni,  ftarne,  pernici,  tordi,  pafTere ,  fagia- 
ni ,  beccafichi ,  ruffignuoli ,  e  orcolani  ,  parcicolarmencc  in 
tempo  d'Autunno,  e  fimili  altri  efquifitinimi uccelletti.  Che 
k  alcun  Medico  Milìeriofo  volcfle  poi  ,  che  anolutamentc 
cani,  o  gatti  mangiallero  ,  tutti  i  fuddctti  deliciofi  cibi  la- 
ftriando,  fenza  invidia  gli  preferiva  pur  egli,  che  tutto  a  lui 
dono  il  rigore,  e  la  gloria.  11  refto  della  cura  e  tutto  pro- 
prio, avvertendo  folo  ,  che  i  Suffumigi  ,  e  i  peflarj  troppo  Avvirtìmtntt. 
agri  non  fieno  ,  acciocché  troppo  non  irritino  ,  o  la  parte 
JTcojarc  ,  o  lacerare  non  poffino  ,  rimetcendofì  il  tutto  alla 
prudenza  del  Medico,  e  alla  coftituzione  delle  parti  della  no- 
bile inferma  . 

5.  Alla  feconda  cagione  ,    quando  la  bocca  uterina  fia  poco 
fiotta,  vale;  ma  in  grado  più  rimello,  la  menzionata  cura,     ^^  ,^  y^^^^ 
perchè  minore  è  il  bifogno.  E  qui  voglio  foUevarla  alquan-  ^.u'  utero  fia 
to  dalla  noja  di  leggere  tanti  difgufloli  rimedj,  apportando-  a\qua>ìtorivol. 
ne  uno  niente  amaro,  che  nel  propofito  della  bocca  dell' utc-  '"'"• 
ro,  fé  alquanto  indietro  torta,  o  piegata  fia,  inunmiovec- 
chio,  e  mezzo  logoro  manofcritto  ritrovo.  Voleva  tacerlo; 
ma  perchè  fenza  anche  il  bifogno  della  rivolta  bocca ,  e  con 
riflcflione  diverfa  molto  lodato  lo  trovo,  e  negli  Antichi ,  e 
ne' Moderni  Scrittori,  perciò  non  mi  pare  nò  difdicevole  al- 
\'\  materia,  che  tratto,  né  alla  Natura  cotanto  ingiuriofo  , 
fé  con  la  dovuta  modeflia  ,  e  riverente  protesa  a  riferirlo  m' 
inoltro  .  Si  OS  uteri  (  dice  il  mio  Antico  Scrittore  )  fit pofterio- 
ra  vfrfus  intortum  ,  more  ferarum  Fentris  palefìracelebretur  ,  quo- 
ùam  ea  figura  infiexum  os  belle ,  ó"  perfe^è  femen  cxcipiet  ,  ac 
retinebit  .    Ma  Lucrezio  fenza  lo  flato  morbofo  dell'uterina 
bocca,  da' Medici  prudentemente  confiderata,  giudica,  che    Mtil}JiLu^ 
qucUofiailmodo  più  naturale,  e  più  ficuro  ,  perchè  la  Don-  "'<"' 
na  impregni ,  come  fi  può  da' feguenti  verfi  comprendere.  (<») 
„  Et  quamvis  ipfa  modis  traftetur  blanda  voluptas, 
„  Id  quoque  permagni  refert  :  nim  more  ferarum  , 
„  Quadrupedumquc  magis  ritu  plerumque  putantur 
,,  Concipere  uxores,  quoniam  loca  fumcre  poffunt 
,,  Pedoribus  pofitis,  fublatis  femina  lumbis. 
Di  qucfto  flellìflimo  fentimento  fu,  tra' Greci,  Paulo  Egine-       ^ 
ta,  il  quale  non  vergognoffi  né  punto,  né  poco,  diavvifa-  ^A'''l,^!''ft!jp, 
re  i  Mariti,  che  bramano  avere  figliuoli  con  quefte  parole.  p^„„_ 
{b)  ^  tergo  coitus  juvare  conceptum  videtur  .  Hanno  feguita- 

Zz  ta 

(a)  i-i/.  4.         (b)  Lib.j.Cap.  74. 


3^2.  DelU  Sterilità  delle  Donne. 

ta  quella  fcnteaza  alcuni  Moderni  ,  fra'  quali  il  Blancardi  » 

dove  tracta  della  Aeriliu  ,  paria  chiaro  ,   e  fi  proceda  ,   d' 

averne  più  voice  occimi  cifctci  oHervaco ,  che  che  dica  Seve- 

Prtujladiii'  j^lf^^  Pineo  nella  lua  Opera  Fifiologica  ,    ed  Anatomica  ,  e 

■*"""•  quancunque  il  Pricncrofio  rem  /ort/ar«Ja  chiami.  Candidamen- 
te però  mi  dichiaro,  ch'eiiendo  quello  modo  conerà  i  dogmi 
pili  civili,  più  modelli,  e  più  crutiani,  di  non  conlìgliarlo 
ad  alcuno  giammai  j  ma  averlo  folo  cobi  di  pall'aggio  cocca- 
to,  accioccnc  iì  vegga,  fin  dove  giugne  l'umana  induftria, 
omaluia,  per  ottener  il  fuo  intento,  lafciando  a' bruti  l'ope- 
rare da  brucoj  ne  mancando  all'Arce  rac2zi  più  oneili,  più 
proprj ,  e  più  decoroli. 

Vedi  il  Capito.      ^'  Se  poi  la  bocca  dell'  utero  fu  totalmente  oflrutta  ,  e  d'uo- 

hanttuiintt.  po ,  poiidcrar  le  cagioni,  che  in  efternc  ,  ed  intera:  divifi . 
li'ra  rcfternc  apportai  la  menzionata  altre  voice  da  Ippocra- 

^'V<>"'"fl'">'  ^^     cioè  l'Omento,  che  n:lic  pingui  pefi  croppo,  e  la  boc- 

air  ultra  i  ma  ,    ,,.  i    i_  •         j    i      u  j     i-  r    ,-  i 

in'ifnt  alla     ca dell  ucero  calchi,  del  che  ne  dubitai,  lolpectandopiucto- 

Dmna.  iìo  ,  chc  iii  altri  modi  polla  forfè  la  concezione  impedire  . 
Ma  in  una  maniera,  o  nel!' alerà  fia,  può  certamente  la  pin- 
^'"5""'''"  guedine  apportar  quello  danno,  onde  non  cerchiamo  ora  il 
modo;  ma  il  rimedio  :  Vlm  namqne  intereji  xgrotorum  ,  dirò 
con  Celfo,  quii  morbum  tollat ,  quam  quid  faciat .  Quali  fieno 
i  riraedj  per  jfmagrire,  ne  fono  pieni  gli  Autori  ,  onde  qui 
ftimo  foverchio  il  diiFjndermi  ,  si  perchè  di  ftrada  troppo 
ufcirei ,  SI  perchè  una  fola  rigorofillima  dieta,  le  fasiche,  le 
macerazioni  del  corpo,  i  digiuni,  un'ollinato  efercizio  ,  e 
fimili  da  fé  far  lo  potrebbono,  quando  non  s' incontrane fo- 

Jijmedj.  Mzatz  in  Donne  comode  ,  diiicaulfirac  ,  e  a  quelli  comandi 
collancemente  ripugnancilDme. 

Omenti  fcim,      7.  Ma  fé  l' onieiHu  fia  fcùrofo,  graffo,  e  quafi  petrofo  ,    COme 

/"»,  tgrejfh.  olkrvò  il  Panarolo,  e  come,  due  anni  fono,  oilcrvai  anch' 
io  in  una  Gentildonna  Aerile ,  il  cui  omento  è  d'  una  ftermi- 
nata  grandezza ,  e  d'  un  pelò  tale  ,  che  la  condanna  continua- 
mente in  un  ietto,  quancunque  con  raro  cfemplo  per  altro 
fana,  di  buon  colore,  ed  ottimamente  nutrita  fia,  ole  invin- 
cibili tumori  premano  l'utero,  o  le  Ovaje  ,  o  le  parti  alla 
SoBeinutiU,  grand' opera  deftinate  ,   (i  femina  nell'arena  ,   e  fi  torrnenca 

Timtdj,  barbaramence  fenza  alcun  frutto  l' inferma,  il  perchè  è  me- 

glio, un  modo  di  vivere  ben  regolato  infegnarle,  o  con  mi- 
ti ,  e  innocenci  rimedj  proccurare,  chc  in  peggior  male  non 
cada  :  imbecUwr  ejl ,  dirò  in  quelli  cafi  con  Cicerone,  Medi- 

'^"'  Cina ,  qitam  morbus . 

8.  Le 


imptdifce  lo 
tonce\ttnt , 


Pane  III.  Cap.  I.  3  Sf 

8.  Le  cngioni  interne  dell'utero,  che  affatto  cicco  render 
lo  poHono,  molte  fono,  e  fovcnte  dal  Medico  imperfcruca-  cagioni oftrue. 
bili,  e  anco,  fé  conofciute  ,   fpelFe  /late  invincibili  .    Dall'  tidimrol  ut,. 
apertura  de'  Cadaveri  nel  Capitolo  antecedente  apportata  ,  r» . 
può  ognuno  comprendere  la  ragione  de' giudi  miei  tinvori  . 
Un  pe^20  di  carne  crefciuta,  un  tumore  ,    o  tub:rcolo  fcir- 
rofo,  una  materia  petrofa  cola  piantata ,  unacallolìcà,  o  fi- 
mile  può  in  maniera  si  oltinata,  e  si  forte  opporli  ,  ovvero  ,-*7^^,'^^7*  ' 
ftrangolare,  dirò  cosi,  con  modo  così  infoiente,  e  ribelle  la 
cervice,  o  la  bocca  dell'utero,  che  per  quanti   bagni  ,    fo- 
menti, pedarj ,  o  medicamenti  ertemi,  ed  interni  fappia un' 
Arcidortiffimo  Medicante  prefcrivcre  ,    non  potrà  fradicnrla 
giammai.  Qiiclli  fono  di  que'cafi,  ne' quali  ,   come  altrove 
ho  accennato,  non  occorre  porre  al  martirio  la  nobil  Don- 
na, e  bifogna  fervirfi  di  quel  prudente  configlio,  dato  in  al- 
tro luogo  dall'  incomparabile  noftro  Maeflro  ;  Bmum  Aledì- 
camentum  aliqiundo  efl ,  nuUinn  adbibere  Al:  die  amen  tum  . 

p.  Se  fcmplicememe  fia  (hiufa,  e  dura  U  detta  bocca  per  le  fi- 
bre fite  irrigidite  ,  e  riflretce  ,  fi  può  tentar  con  ifperanza  la  ^'"^ ^'ll'"'*- 
cura  fuggerita  dal  luddetto  noflro  Maeflro ,  il  quale  coman-  Xr/vT  "' 
da,  che  ii  prenda  un  fico  bianco  purgato  ,  e  nitro  d  Egitto 
puriflìrao ,  e  fottilmcntc  polverizzato  feco  fi  mefcoli ,  forman- 
do un  peffario  della  grandezza  d' una  mediocre  galla,  il  qua- 
le involto  in  lana  molle  ,  d'unguento  Irino  imbevuta  >  per  fijmfj] d' ipp*. 
tre  ,  0  quattro  giorni  ,  come  meglio  pare  ,  fi  fottoponga . '^'■'"■'■• 
Fatto  ciò  conviene  un  fomento  di  materie  odorofe  ,  e  dipoi 
un  qualche  pelTario  molle,  che  porti  fuora  particolarmente 
le  indurate  faniofe  materie.  JNotte  ,  e  giorno  fervir  anco  (i 
debbe  della  Mercorella ,  fé  farà  tenera,  con  unguento  rofato 
in  pannolino  involta  .  Puoi  in  oltre  rifcaldare  ben  bene  fiele 
di  'Toro,  e  fale,  e  feco  zolfo  fottilmente  tritato  mcfcolan- 
do,  e  tutto  in  una  lunga  tela  alla  foggia  di  una  fpira  piega- 
ta rivoltando,  caccialo  cosi  nudo  per  due  giorni,  e  due  not- 
ti dentro  le  parti  alla  generazion  desinate  ,  e  poi  di  nuovo 
adopra  la  Alercorella.  Afpergi  dopo  queflo  con  Mirra  elet- 
ta ,  lava  con  olio  rofato  ottimo  ,  e  con  unguento  irino  , 
quanto  puoi  all'indentro,  ungi  la  bocca.  Un'altro  rimedio 
infcgna  pure,  dcflinato  anch'elfo  alla  parte  ,  compoflo  con 
l'Iride  odorofa  pefla ,  e  vagliata,  con  Cipero  ,  e  tritumi  di 
zaferano,  con  vino  odorofo  afperfi  ,  facendo  con  quefli  un 
lenimento,  il  quale  diflcfo  fopra  una  pezza  di  pannolinoden- 
tro  la  vagina  s'intruda.  Andava  meco  ftefTo pcnfando ,  qual 
Z-z    i  cofa. 


3^4        i^f//^  Sterilità  delle  Donne. 
'Poe»  di  piìì  if  cofa  mai  aggiugncrc  i  MoJcrni  potrebboiio,  o  come  in  altro 
fic-acf  fi  può  ijjqJo  in  quello  cafo  opercrebbono  ;  e  colei  i  bigai  d'acqua 
rf^'fX'i'/^i7.  <^ol"  ^'^^  ""  mcfcuglio  d'erb;  mrdicau,  o  J.-  l"p:ign:di  dc- 
^"•- ,  cozioni  mollificanti  inzappate,  o  unzioni,  cmpialtri  ,  e  fo- 

menti cflerni  compiercbbono  tbrfc  la  grand' Opera;  ma  non 
avrebbonogiammai  l'efficacia  de' rimedi  menzionati  difopra, 
fenza  i  quali  ra\iamcnte,  conforme  l'indicante  ,    adoprati, 
o  moderati,  ftcnteremmo  al  difiderato  fine  arrivare. 
otturamtrti       'O-  Ma  [e  VI  fia  Hìu  fufjìdenxa  >  o  pof atura  di  v:(cofa  linfa , 
dell'ultra  con  0  di  paìiiofa  woccica'^a ,  che  ferri  l'uterina  bocca,  in  un  corpo 
pamofa  ,ruc{l.  Jj  umori  groHi ,  freddi ,  e  crudi  ripieno  ,  farà  d' uopo  all'  uni- 
'^gg'it.  vcrfal  provvedere,  e  procurare  di  fcioglicrgli ,  di  maturargli, 

e  per  vie  convenienti  cacciargli  fuora,  lo  che  con  una  pur- 
ga appropriata,  e  co' Tercbentinati ,  Viperati ,  Marziali,  e 
PjTiidj.  dolcemente  aromatici  ottener  {\  potrebbe.  A  fuo  tempo  i  Ba- 
gni co'nidi  delle  Formiche  ,  o  d'acque  termali  folforatc ,  e 
alcun  poco  falfugginofe  ,  come  le  noflre  de' Colli  Euganei  , 
i  profiuni  con  gomma  di  Ginepro,  di  Succino,  di  Maftice, 
e  limili  potrebbono  molto  giovamento  apportare  .  Ma  fé  que- 
fti  non  giovallero,  non  ufcirebbe  già  fuora  della  diritta  via 
chi  fi  fervilfe  delle  Ippocratiche  tente ,  e  della  fovradetta  im-. 
periofa  cura,  che  più  d'ogn' altra  può  riaprire  glincafati  , 
o  imbarazzati  canali . 

11.  Se  qualche  grttma ,  o  concrezione  polipofa  ,  o  alla  poli  pof  a 
Polifofi&c'"'  ^""ff"'^^  >  o  di  confimil  fatta  ofiinata  ,  e  ribelle  al  fuddetto 
valico  turamento  facelle,  tentati  i  foliti  accennati  rimedj,  fé 
infrutcuofi  riufcidero ,  e  qual'  errore  in  Medicina  farebbe  mai, 
fé  a  un'altra  più  generofa  maniera,  infegnaca  dal  detto  gran 
Pwf/ìa deU"  M:\.cilro ,  e  non  praticata  >  eh' io  fappia  ,  fi  facelfe  paffaggio? 
AutoFt.  jy]Qn  cito  già  Moderni,  né  Autori  di  languida  fama;  ma  ci- 
to Ippocracc,  Uomo  di  alto,  e  penetrancifiìmo  intendimen- 
to, e  che  avrà  pure  con  la  fpericnza  olfervato,  che  in  que^ 
fti  duri  cafi  fono  inutili  i  dilicati ,  o  gli  foli  univerfali  rime- 
dj, e  che  fa  d'uopo  pafiar  a' locali,  e  a' locali  gagliardi ,  al- 
trimenti fi  getta  l'Olio,  e  l'opera  :  nella  maniera  appunto, 
che  fa  il  diligente  Agricoltore,  che  per  rendere  fecondo  uno 
flerilc  terreno ,  non  fi  contenta  già  de'  foli  comuni  benigni  in- 
flufli  del  Cielo,  e  delle  dolci  fecondatrici  piogge  ;  ma  lavo- 
ra, e  tormei;ta  in  varie,  e  forti  guife  l'ingrato  fuolo  ,  fin- 
cbè  alla  bramata  fertilità  lo  riduca  .  So  ,  che  a  molti  dotti 
Uomini  parerò  forfè  afpro,  e  crudo  contra  il  mio  coftume , 
c  doJcc  modo  di  medicare  ;  ma  {appia  ,  die  eoa  la  guida  di 

bi  va- 


Pane  li/.  Cap.I.  }&s 

SI  valente  fpcrimentatore  voglio  in  certi  cafi  ,  poco  meno  , 
che  difperati,  elfcr  tale  ,   e  folo  quando  preme  altamente  1' 
affare,  e  tutti  i  più  miti  ,   e  più  piacevoli  rimedi  flati  fono 
tentati.  Tutti  lodano  Ippocratc,  tutti  per  lo  primo  efempla-     ^P/w^'"/-» 
re  avanti  fé  lo  pongono  ,    tutti  i  fav)  fuoi  configli  mettono  ma'ifguit'Jt''<>  ' 
in  opra  negli  altri  mali  ,   e  perchè  in  quefto  gran  negozio  da  podi . 
della  fterilità,  per  cui  a  bella  porta  ha  un  libro  intero  com- 
porto,  fi  lafcia  in  un'angolo  oziofo ,  e  negletto  ì  Sentiamo 
dunque  ciò,  che  di  nuovo  propone. 

II.  Fomentato,  dice,  tutto  il  corpo  ,  ù  dia  alla  Donna 
da  bcrre  un  Medicamento,  e  fopra,  e  fotto  purgante  :  fat-  Altra  turai' 
tolc  dipoi  prendere  in  bevanda  latte  Afinino,  bifognaperdue  ifptratt. 
giorni  fomentar  l'utero,  col  mezzo  d'una  fciringa,  od' un 
cannellino,  con  orina  putrefatta  di  Donna  ,  rimefcolatacon 
nitro;  mail  terzo  giorno  con  orina  di  Vacca,  e  nel  quarto, 
e  quinto  con  decozione  de'femi  del  finocchio  tritati  con  fo- 
glie di  Sambuco,  di  Alloro,  e  con  radicare dell'Arcipreffo. 
E'  d'uopo  in  oltre  dopo  il  fomento,  e  lavata  ben  bene  con 
acqua  calda,  porvi  fubito  per  una  notte  graffo  conaromati 
rimefcolato  .  Si  prepari  dipoi  Mirra  ,  Stateri  (a)  butirro  , 
graffo  d'Oca,  Midolla  di  Cervo,  Ragia  ,  e  T^etopo  ,  (b)  e 
niefcolata  ,  e  liquefatta  egual  porzione  d' ognuno  ,  dentro 
molle,  ed  ottima  fana  Milefia  fi  mettano,  e  allora  fabbrica- 
ti cinque  peiitcilU  (e)  di  piombo,  lunghi  otto  dita,  s'apral' 

u  te- 
ca) Staòlen  :  alcuni  lo  credono  lo  Storace  liquido  ,   altri  un'olio 
ftillancc  dalla  Mirra,  e  dalla  Cannella  .  Vlin.  Lib.  ii.  Cap. 
15.  Sudant  fpontè  ,   priufquam  incidantur  ,   rtaden  di- 
(Sam ,  e  Lncrezio  Lib.  z.  verf.  846.  Sicut  amaricini  blaii- 
dum,  rtaCtaeque  liquorem  &c. 
(b)  Netopon  :  Medicamento  antico  odorato,  compoflo  di  varj  aro- 
mali  y  e  prexÀofo ,  com  erano  gli  unguenti  delle  Kotmne ,  det- 
ti Spicata ,  Foliata  ,  Comagena  ,  &  Sufina  .   alcuni  la 
credettero  U  Calbano  ;  ma  il  mio  ingenuo  Modenefe  ,  e  qiiaft 
.  Compatriota  Profpero  Marziano  confejfa  di  non  faperlo  nel- 
le fue  ^nnotaZ'oni  al  Lib-  1.  de  Morb-  Mul.  p.  m-zjl-VttO; 
però  de'  detti  in  fuo  luogo  non  farà  biafimevole . 
(e)   Penicillus,  detto  anche  Peniculus  ò  un'  iflrumenio  Medica  , 
0  Chirurgico ,  //  quale  dentro  le  parti  offefe  fi  mette  .    f-'tcne 
creduto  anche  lo  fleffo ,  che  Turunda  ,  c/oè  Tenta,  oTafta. 
Così  li  Langia  lib.  J.  Epifl-  5-   ed  il  Forcflo  L'b.  6.  Chirurg. 
Ohf.  14.  &c. 


^66  Delia'  Sterilità  delle  Donne. 

ofer»i!0>it  utero .  l\  pfimo  di  qucUi  fu  foctilc  ,  l' alcro  piti  groflb  ,  « 
'"'""''«""-cos'idi  mano  in  mano  fcmpre  gradacamcntj  maggiore.  S'at- 
"J"  ^^'"''"'-  hrghi  r  utero  per  cinque  giorni,  e  l'cnipre  prima  diligente- 
mence  fi  lavi,  eifadd>;cci  ordigni  a'ioinbi  lilcghmo,  accioc- 
ché non  cadano,  e  lempreppm  iiukncros' intrudano,  d'ul- 
timo ,  quanto  profondamente  può  intruJ.-rii  .  fatta  quefta 
apertura,  s'applichi  un  rimedio  ,  eh;  purghi  Ja  Matrice  , 
cioè  cinque  Canterelle  trite,  e  la  parte  interna  fpugnofa  del- 
le zucche  lunghe  ( j ) rimefcolate  con  mele,  e  in  lìgura  d'una 
ghianda  riformate,  la  quale  fi  rivolga  dentro  lana  ,  e  fpal- 
matad'olio  foaviffjmo  fi  fottoponga  .  Si  può  anche,  per  pur- 
gar la  Matrice  adoprar  fiele  di  Toro  col  fiore  del  rame  ab- 
bruciato ,  nitro  ,  e  mirra,  fciolti  con  un  poco  di  meie  ,  e 
tutto  infiemc  con  fottil  panno  legato,  e  coperto  al  di  fopra, 
riporlo  fotto  la  medcfima.  Si  può  anche  adoprare  il  Bubrefle 
(b)  con  Mirra,  ed  elaterio  con  mele  cotto,  ovvero  le  Can- 
terelle con  Elaterio,  e  Mirra.  Purgata,  che  farà  la  Muri- 
ce ,  nel  giorno  dopo  diligentemente  fi  lavi  ,  fpruzzandovi 
diRCro  Cornino  Etiopico  trito  ,  Melanzio  ,  Ragia  ,  Olio  , 
Mele,  e  vino  dolce,  tutto  inileme  confufo  ,  e  intiepidito  .. 
Dopo  lavata,  e  fatta  levar  in  piedi,  comanda,  che  cammi- 
ni,  acciocché  la  lavanda  fi  fcuota,  e  coli.  Sottoponi  ,  ciò 
fatto,  Zaferano,  Mirra,  e  Incenfo  ,  tutti  in  cgual  porzio- 
ne, feccati ,  e  in  un  pannolino  legati,  e  mefcoìandovi graf- 
fo d!Oca  ungi  il  pannolino,  e  per  fette  giorni  fotto  fi  allo- 
ghi; ma  neir  ottavo  un  fuffumigio  fi  adopri ,  htto  con  Mff- 
ra,  bitume,  ed  orzo  in  Olio  odorato  intrifi,  e  fopra  oo  dol- 
ce fuoco  gettati,  riceva  il  fumo  con  unafciringa,  o  con  un' 
imbuto.  E  dappoiché  avrà  terminato  il  fuffumigio,  il  gior- 
no feguente  fi  ponga  una  fuppofta  nelle  dette  parti,  fatta  col 
tefticolo  di  caftoreo  trito,  di  vino  bianco  inzuppato,  invol- 
to 

fa)  Cucurbitas  longce  :  altri  interpcn-atja  Colocynthidis  lon- 
gx  ;  ma  più  propriamente  ti  Porrfk  fi  attiene  alla  prima  in- 
terpecrazione ,  mentre  troppo  mordace  farebbe  il  nmcdio. 

ih)  Bubreftes.  £'  ma  fpcc.e  d' Itifetto,  eh'  io  non  ho  mai  trova- 
to in  Italia ,  e  farà  particdar  della  Grecia ,  e  de'  Taeft  forfè 
più  caldi  del  nofiro  .  E'  come  una  fpecie  di  Canterella  ,  che 
infiamma  ,  e  rode  ,  e  fc  mangiata  da  Buoi  incautamente  con 
V erbe,  gli  avvelena,  e  uccide.  yedil'Mdro-uando Ltb. /[.de 
lnfe£l.  Cap.  6.  Si  adopra  fcnx  ale  ,  fen^a  capo  ,  e  fenxi 
^amhe.. 


Parte  ìli.  Càp.  I.  $6j 

to  in  lana,  levato  il  quale  la  mattina,  e  mollificata  ,  s'ac- 
corti la  Donna  all'Uomo,  dipoi  fi  quieti,  e  dorma;  e  fé  la 
prima  volta  non  concepirà,  fi  rimetta  il  Calloreo  di  nuovo, 
e  torni  ad  accoppiarfi  con  l' uomo . 

15.  Strana  oltre  modo,  anzi  barbara  maniera  di  medicare  lijflffflonidiìt 
parerà  quefta  a'  più  cauti,  ed  io  fteflò  ,  che  inclino  fcmpre  Autm. 
al  mite,  molto,  e  molto  vi  penfcrei ,  per  metterla  a  punti- 
no in  opera,  ma  ferva  almeno  d' efemplare ,  per  far  corag- 
gio a' più  timorofi,  in  cafi  però  di  pura  necefficà,  tentando 
una  cura,  fé  non  in  tutto,  almeno  nella  miglior  parte  a  quc- 
fta  confimile,  ed  efficace  molto  .  Vuorefierc  prudenza  nel 
Medico,  accompagnata  da  certi  favorevoli  accidenti  ,  che 
lo  fanno  divenir  fortunato  .  Può  adoprare  i  riraedj  dlppo- 
crate,  o  può  imitargli,  può  temperargli,  può  addolcirgli  , 
e  ufare  quella  cautela,  che  gii  parerà  piìi  propria  in  cafi  co- 
tanto cofpicui,  e  dilicati.  L'abito,  e  la  tempera  della  Don- 
na s'odervi,  fé  arida,  e  focofa,  o  di  fughi  bollenti ,  eagri- 
moniofi  abbondante,  o  fé  fredda,  umida,  melenfa,  e  di  len- 
te mucellaggini ,  dirò  cosi,  impaftaca.  Cereamente,  fé  l'ute- 
ro farà  incollato,  o  fé  altre  mata-ie  ,  anche  vefcicolari  ,  o 
membranofe,  o  polipofe  oftruenti,  e  la  fecondazione  impe- 
dienti cola  annideranno,  a  tanci  fieri  affalti  dal  noftro  rifo- 
luto  Vecchio,  un  dopo  l'altro  efeguiti  ,  od  a  confimili  de- 
liramente adoprati,  cedere  dovranno,  e  dillafarfi  le  vie ,  che 
aperte  dipoi ,  difpofk,  e  mollificate  ,  daranno  facile  il  paf- 
faggio  allo  fpirico  fecondatore,  e  reitera  l'uovo  gallato  .  La 
cura  è  certamente  difficile,  lunga,  e  tormentofa  ;  raaècura 
da  Ippocratc ,  e  da  far  vedere  agli  Sprezzatori  dell'Arte  no- 
ftra,  che  qualche  volta,  contrallante  ancora  ,  e  nolente  la 
torpida  Natura,  fappiamo  fare  miracoli.  Non  fono  quelli  i 
cafi  ,  citrandi  morbos  expsfiaiione  ,  come  l' incredulo  Gedeone 
Arveo  ha  tentato  darci  ad  iiue.idere  ,  e  d'ingannare  i  più 
femplici . 

14.  Oliando  le  interne  pareti  dell'  utero  fono  naturalmente  trop-  l/ur»  troppo  li^ 
pò  lifcie,  fJrncciolevoli ,  0  fuverchtamente  bagnate,  ed  umide  (,  a)  fci;fdruccioli. 
abbiamola  cura appredò molti  Dottilfimi  Pratici,  dove trat- *"''' «  '  '"PS^ 
tano della  troppa  mollezza,  o  umidirà d-H' utero,  0 del fluor "'""'''• 
bianco ,  o  del  roflò .  La  cagione  può  dipendere  ,  0  dalle  fi- 
bre mufculofc ,  0  nervofc ,  che  perduto  il  loro  tuono ,  ed  ener- 
getico 

(  a  )  Così   altrove  anche  IppocraH    :    quaecumque  prcchur^os 
Utcros  habcnt ,  non  concipiunc  &e.  Scif.  5.  ^pb.  62,. 


3  5  8  DelU  Sterilità  delle  Donne . 

getico  vigore  non  s'increfpino  a  Aio  tempo,  e  non  rendano 
rugofa,  e  in  cerco  modo  fcabrofa  l' incerna  fua  tunica  ,  ovve- 
ro dalla  troppa  linfa  ,  che  colà  fliiifca  ,  e  incellantementc 
grondi ,  ed  anco  alle  volte  da  globetci  roflì  ,  che  dalie  boc- 
cucce de' cannellini  fanguiferi  troppo  aperce  ,  o  lacerate,  o 
corrofe,  oltre  l'ordinario,  difcorrino .  Saranno  divedi  i  ri- 
^'7  .iudÌ.  medj,  conforme  la  cagione  diverfa  ,  e  comanda  Ippocrate; 


frati 


m  trorpt  umi.  che  le  la  Donna  fia  troppo  umida,  al  di  fotto ,  e  al  di  (opra 
dt:  fi  purghi ,  e  dipoi  a' locali  dell' utero  s'attenda  ,  fottoponen- 

dovi  peflarj  agri,  acciocché  venga,  come  da'medefimi  i^or- 
ficato,  firifcaidi,  fi  ritiri,  s'increfpi,  e  più  duro,  epiìire- 
fiftente  addivenga.  Se  poi  le  interne  pareti  calde  fieno  ,  da' 
fuddetti  s'afteiigav  ma  fé  fredde,  fvogliate,  e  fomuchiofe, 
s'infonda  nelì'afcofo  luogo  vino  mifchiaco  con  mdc,  e  do- 
po quefto  fuffumigazioni  con  mirra  fi  facciano-  Aìtrciniezio- 
,  ni,  e  fuffumigj  corroboranti ,  ed  eficcanci  può  il  Medico  giu- 

tb,'"'Tu'tìri  "^'^'ofo  comporre,  e  aggiugnere  i  Bagni  d' acque  arcitìciate, 
(  p^jl^T'/gf  o  termali  fulfuree,  o  marziali,  o  con  qualche  legg'er  vena 
hp*'ratui.     d'Allume,  ovvero  le  nofire  famofe  diBrandola,  prefe anche 
per  bocca  ,   che  al  giorno  d'oggi  più  d'ogn' altra  hanno  la 
gloria,  potendo  io  attefiare  ,    d'averne  veduti  mirabiliffimi 
effetti.  Le  acque  fteffe  Termali  poflono  fervir  ancora  d' uteri- 
ni Crifici,  lavare  i  fudiciumi ,  e  le  fibre  languide,  e  flofcic 
reftrignere  alquanto,  e  render  più  forti.  Ofiervo  in  tutto  il 
Libro  d' Ippocrate,  dove  tratta  delle  ftcrili  ,  e  de' mali  dell' 
utero,  poco,  o  rade  volte  medicare  l'univerfale  del  corpo, 
e  ricorre  ,    e  al  più  le  purga  una  volta  per  ì:i  fuperiore,  o 
per  l'inferiore  bocca,  e  poi  fubito  falta  a' topici,  od  a' loca- 
li dell' offefa  parte.  E  per  vero  dire  (  quando  alla  parte  non 
concorra  anche  il  tutto ,  )  chi  non  vede ,  edere  foverchio  , 
tormentare  le  infelici  Donne  con  purghe  lunghifiìmc,  e  Ri- 
_.     ...     ,. -purghe,  che  per  mefi,  e  mcfi  martirizzate  le  tengono,  fela 
JtiZ  cagione  della  fterilita  dal  folo  utero  viziato  dipenda  ?  Quefto, 

dirò  così,  è  un  Mondo  da  fé,  un'organo  desinato  n  una  ta- 
le particolare  funzione,  un  non  so  che  dentro  il  tutto;  ma 
dal  tutto  co'fuoi  particolari  confini  difiinto,  e  diffiquaficon 
un  grand' uomo  efl  animai  in  animali.  A  quefio  adunque  par- 
ticolarmente rivolger  l'occhio  attento  dobbiamo,  e  medicar- 
lo folo,  fc  folo  offefo  fia,  non  alterare  ,    e  foventc  ruinarc 
§iu^nji) nmttif  il  tutto  fenza  nò  punto,  nò  poco  alla  parce  giovare.  Qiian- 
inttrni adupra.  tio  poi  l' abito  del  corpo  poco  laudevolc  s'ofl'ervi  ,  e  che  da 
nfiiibbant.    qqeUo,  comc  da  fonte  impura  impuri  fughi  all'utero  coli- 
no* 


A 


Parte  ÌJl.  CapJJ.  3^9- 

no,  e  neceflario  curare  il  tutto  ,  e  poi  al  medcfimo  difcen- 
dere  per  corroborarlo,  a  una  perfetta  fimetria  ridurlo,  e  da 
ulteriori  fconcerti  difenderlo .  Cava  anche  ippocrate  ,  come 
accennava  in  quefti  cafì  alcuna  volta  fangue ,  purga  il  cor- 
po,  e  da  per  becca  rimedj  ,  come  d'  un  cafo  belliffimo  ,  e 
fortunato  accadutogli,  egli  hello  racconta.  Vna  giovinetta  t  . 

dice  (a)  pativa  il  fluffo  rojjo ,  e  non  ojìante  medicamenti  dati  ,  j^Ypìératt"' 
purgato  il  capo ,  e  aperta  la  vena  meglio  non  fi  fentiva ,  e  quella 
pareva  a  lei  la  cagione,  che  non  concepiffe.  Le  dava  perciò  mat- 
tina ,  e  fera  avanti  cena  il  vino  bianco ,  nel  quale  erano  fiate  boi- 
lite  le  radici  d'  af palato  ,  e  fedojfi  7  flitjjo  ,  e  non  molto  dopo  in- 
gravidò ,  e  partorì  un  mafchio .  E  quefla  era  di  color  candido ,  e 
molto  Cam' fa .  Quefti  fluffirofli ,  0  bianchi,  che  fieno,  fé  Tul- 
le prime  loro  non  fi  provvede,  oftinatiffimi  riefcono,  e  al-  miffjff!i>nHtli' 
cuna  fiata  con  rimedj  gagliardi  fermati,  altri  mali  pericolo-  ^""'"• 
fiffimi  cagionano,  quaiicchè  la  Natura  per  quel  fozzo  cola- 
tojó  tut^^  il  chilo  crudo,  impuro,  e  foverchio feltrato cac- 
ciafTe  via,  che  dentro  la  malfa  reftando  ,  riefcc  d'altre  dif- 
favvcnture  cagione.  In  <5uefti  cafi  ho  veduto  giovare  i  Ra- 
barbaratiji  Marziali,  i  Nitrati,  i  Decotti  vulnerar)  ,  l'ac- 
qua dello  fperma  delie  Rane,  ed  anco  la  corteccia  del  Perù 
con  egual  porzione  di  Tormcntilla.  Gli  Criftei  pure  uteri- 
ni con  acque  ferrate ,  o  vino  acerbo  con  erbe  vulnerarie  me- 
dicato, o  lo  ftcflò  k>\o  fugo  d'Ortica,  odi  Piantaggine,  o 
di  Millefoglio  hanno  apportata  Ibvente  la  palma. 

15.  Ter  le  cicatrici  re  fiate  nell'utero  ,    fi  lodano  bagni  ,   tcicatriii  dilf 
criftei  con  decozioni  di  radici,  e  d'  erbe  inteneranti  ,  e  con  U'"»  ,  »  lor» 
Oli,  e  pinguedini,  o  con  altri  argomenti  di  fimil  fatta,  che"''""^' 
le  fibre  troppo  riftrettc,  aggrinzate,  o,  per  dir  cosi  quafi 
raggroppate  rallentino. 

\6.  Se  vi  fieno  calli  ndt' uitro  ,  menzionati  da  Ippocrate  ,_^^.    ^y.^^^ 
comanda  egli  un'infignc  operazione,  degna  di  lui,  cioè,  che  ^g  ' 
molli,  e  minute  penne  fi  prendano,  ed  uguagliate  nella  fom-       optra^ien 
mità  con  un   fottiliflimo  filo  fi  leghino  ,  e  d'  Olio  rofato  fiCbiruriii» . 
fpalmino,  ungcndofi  con  quefte  l'utero  nella  maniera,  che 
gli  cechi  s'ungono.  Infcgna  pure,  come  la  Donna  accomo- 
dare fi  debba,  facendola  coricare  fupina,  e  conunguanzia- 
le  fottopofto  ai  lombi,  e  allora  s'intruda  la  tenta,  su,  e  giù 
deftramcnte  voltandola,  finattantochò  alia  bocca  dell'  utero 
il  callo  apparisca,  apparfo  il  quale  ,  e  fpontaneamcnte  ce- 

Aaa  den- 

(a)  L.h.de  fteriltbus. 


37b-  DelU  Sterilità  delle  Donne. 
dendo  con  una  molleta  fottiliflìraa  fi  Aringa ,  e  con  piaccvo- 
%u,ì  tefa  I».  ^^zza  cavarlo  fi  tenti.  Qui  pero  mi  fia  lecito,  di  brevemcn- 
ttfiJa ippotra- te  fpiegarc ,  qual  cofa  intenda  Ippocrate  per  calli  dell'utero, 
n per f al/i M' ccncioiTiccoCzciìè  lìon  e  giammai  probabile,  che  intenda  per 
otrr».  veri  calli,  ufcenti  dalle  membrane,  che  nelle  pareti  dell'ute- 

ro qualche  volta  fi  generano,  ovvero,  che  intenda  la  flefTa 
membranofa  foftanza  incallita,  pofciachè altro  vi  vorrebbe, 
che  una  fcmplice  unzione  d'olio  rofato,  con  tenere  ,  e  mi- 
nute penne  gentilmente  adoprata ,  acciocché  rcnduti  molli  i 
calli,  e  lubricate  le  vie,  a  un  femplice  leggiero  rivoltar  d' 
una  tenta  fi  sbarbicaffero ,  e  fiaccati  alla  becca  dell'utero 
mettefser  capo  .  Parla  ,  s'io  diritto  miro,  d'umori  condcn- 
fati,  e  indurati  alla  foggia  de'  calli,  emoli  qualche  volta  d' 
un  pezzuolo  di  pietra,  che  dentro  la  cavità  dell'utero  anni- 
dino, ma  non  altamente  radicati  nelle  membrane  fi  trovino, 
i  quali  ad  ogni  Icggicr  urto  fi  movino,  e  per  le  untate  vie 
facilmente  discendano  .  S'ofTervi  in  fecondo  luogo  ,  come  , 
ji!rra  nfl.jfK,.  quando  corpi  eflranei,  o  dimefiici  ,  ma  liberi,  o  quafi  libc- 
ne  dell' Autore,  ri  ncU' utcro  {ì  ritroyano  ,  e  che  fuora  ufcire  ,  o  cavare  fi 
debbano,  non  comanda  il  Saggio  uomo,  che  per  bocca  ef- 
peilenti  fi  preferivano',  come  pare  il  coraun  ufo,  ma  vuole 
tutta  quanta  l'operazione  alla  parte. 

17.  E  qui  dimando  perdono,  fé  fu  quefio  punto  alquan- 
lOft'/r»ntpra.  to  mi  fermo,  riflettendo  a'  gravi  errori,  che  nella  pratica 
tua  diir  Auto.  ^T^  certuni  fi  commettono,  fé  alcuno  de' detti  corpi ,  oqucl, 
*•  eh' è  peggio  ,  fé  la   Placenta,  o  una  parte  di  quefia  ,  o  gì' 

invogli  del  feto,  o  il  feto  fleffo,  o  morto,  o  vivo  ftenti  ad 
ufcire.  Vengono  fubito  con  larga  mano,  e  con  mirabile  con- 
fidenza ordmate  polveri  efpellenti ,  o  riraedj  efpanfivi,  aro- 
matici, e  di  particelle  fottili ,  ed  agitanti  dotati,  e,  fé  a  Dio 
piace,  in  acque  ancora  fpiritofe,  o  in  vino  bianco  generofo 
preferirti,  pcnfando  quegli  uomini  dabbene,  che  abbiano 
una  facuità  ,  o  virtù  particolare  ,  la  quale  valorofamentc 
pofla  cacciar  fuora  tutto  ciò,  che  in  feno  all'utero  s'impri- 
giona: come  credono  per  certa  la  favoletta  delle  Capre  fal- 
vatichc,  e  delle  Cerve,  che  col  Dittamo  caccin  fuora  le  fa- 
ette,  da' Cacciatori  ne' loro  corpi  piantate.  Con  queftafem- 
pliciffima  femplicità  nel  fuo  animo  radicata,  invece,  di  gio- 
vare, molto  alle  infeliciffime  Donne  nuociono,  o  accendcn- 
<io  il  Sangue,  e  febbri  inefiinguibili  cagionando  ,  o  dando 
maggior  moto,  ed  urto  maggiore  a' fluidi,  i  quali,  fé  le  boc- 
che uterine  aperte,  e  irritate  ritrovino,  fono  cagione,  che 


con 


PaitellLCa^.U,      '-  371 

con  empito  più  rigogliofo  fuora  fchizzino  ,  o  sbocchino  ,  e 
k  miiere  pazicui  al  fepolcro  efangui  conduchino.  Sono  fo- 
gni, e  fole  di  Romanzi  \z  facultà  efpultrici  ajucate,  e  le  oc- 
eulte  qualità  di'  Dicumi,  e  della  fcorza  delle  Cafile,  e  di  cer- 
ti oflichiflìmi  beveroni ,  che  a  forza  di  fede  ,  e  di  promef- 
fe  ingozzano,  non  elfcndovi  in  certi  cafi  altra  facultà  efpiil- 
trice,  che  inun'efpertamano,  o  in  ordigni,  fomenti ,  unzio- 
ni,  0  criftei  appropriati,  conforme  l'indicante  ,  o  il  bifo- 
gno,  da' quali  poffiamo  fperar  la  vittoria.  Non  è  già  l'ute- 
ro, come  il  Canale  degli  alimenti ,  per  cui  i  farmaci  preft 
per  bocca  fieno  sforzati  a  paffare  ,  e  urtando  ,  e  allo'ngiù 
fpigncndo  tutto  ciò,  che  incontrano,  cacciarlo  fuora.  E'  1' 
utero  un'artificiofiffima  macchina,  che  per  la  trafila  di  fotti- 
liffimi  canali  riceve  i  neceflarj  tributi,  e  non  v'è  la  ftrada 
si  facile,  che  guidi  colà  intatto,  e  con  lefue  forze  ciò,  che 
il  Medico  penfa  guidarvi.  Fanno  il  fuo  effetto  nel  fangue, 
e  negli  fpiriti,  ma  non  già  il  defiJerato  incanto  ,  o  mira- 
colo in  un  folido  da  fé ,  che  i  moti  fuoi  difìimi  ,  e  parti- 
colari, o  le  fuc  leggi  particolari,  e  diftinte  pofiiede  .  Tor- 
nea dire,  eh'  egli  è  per  cosi  dire,  animai  in  animali y  com: 
chiamollo  un  gran  Filofofo  ,  onde  fuoi  fono  per  Io  più  i 
difordini,  fuoi  gli  errori,  e  l'ire  fue  ,  e  perciò  a  quello  vol- 
tar fi  dobbiamo,  e  con  tutta  piacevolezza,  e  con  lino  arti- 
fizio diriggerlo  ,  correggerlo,  e  placarlo.  Cosi  veggiamo 
fare  Ippocrate ,  e  così  noi ,  imitatori ,  o  difccpoli  fuoi  fare 
dobbiamo  ,  altrimenti  piagneremo  1'  cfito  infelice  ,  come  , 
poco  fa,  ho  veduto,  me  Itupentc,  e  indarno  contraftante, 
accadere. 

1 8.  Se  fta  piaga ,  o  marcia  nell'  utero  da'  tubercoli  fuppurati  , 
egli  è  ncceffario,  purgare  follecitamcnte  le  marcie  ,  e  rifa-     p;^^^  „,ìi> 
narc  i  tubercoli  .   Si  coli,  così   e' infegna  'i  divino  Noiìro  uurf^fyr. 
Maeftro,  cfattamente  latte  di  Cavalla  cotto  di  manierachc 
puriffimo,  e  fottiliffimo  addivenga,  e  in  uno    firumcnto  >  cura  ippecra'. 
alla  foggia  d'una  canna  da  ferviziale ,  s'infonda.  La   parte  r,v<, , 
fuperiore  di  qucfla  canna  fia  lifcia,  e  d'  argento,   come  le 
tcntc,  e  poco  fotio  alia  cima  d  faccia  un  foro,  e  in  qua,  e  strumento  de. 
in  la  diverfi  buchi  ,  ma  angufti ,  porti  per  lo  travcrfo,  ed /dritto  da  ifpt- 
egualmente  diftanti,  avvertendo,  chela  cima  della  canna  fia  f"'/ . 
foda,  infleffibile ,  e  chiufa ,  ma  il  rcftante  tutto  come  una 
fciringa,  fcannellato.  Bifogna  dipoi  legare  al  fondo  di  que- 
llo ordigno  una  vefcica  di  Porca  ,  che  fia  ben  rafa  ,  fregata , 
e  netta,  e  dopo  legna  infondervi  'i  fuddctto  latte  ,  e  allora 

Aaa    1  ben 


3  7^  Z)^//4  Sterilità  delle  Donne. 

ben  bene  all'intorno  tutti  i  fori  eoa  un  pannolino  fi  turino, 
acciocché  il  latte  non  cfca .  Cosi  accomodata  ,  dalla  in  ma- 
no alla  Donna,  la  quale  tolga  via  i  turacciuoli,  e  lafcirin- 
ga  dentro  1'  utero  intruda ,  lo  che  farà  meglio  da  fé ,  cono- 
Icendo ,  e  fentendo  ,  dove  cacciare  lo  debbe .  Allora   com- 
primi la  vefcica  con  la  mano,  e  ciò  fa  ,  fino  a  tanto  ,  eh' 
efca  fuora  il  marciume,  e  l'utero  tutto  lavato,  e  nettato  fia  , 
lo  che  manifeflamente  conofcerai ,  quando  più  quello  non 
jilira   #p/f-i- ufcirà  rimefcolato  col  latte.  Dopo  quefta  operazione,  ricrea- 
v<""  d' ippo-  ta  alquanto  la  Donna  per  un  tempo  moderato,  fega  il  fon- 
^""''  do  d'una  Zucca  fecca,  e  così  Ja  parte  fuperior  della  cima, 

dove  fi  fcopre  il  foro,  di  modo  chela  facci  fimile  aJ  uncri- 
fleo  ,  eccettuatala  fommita,  che  di  grolfc^zafia  un  poco  più 
rottile  deli' ordigno  generatore.  Accomodata  in  quefìa  forma 
la  Zucca ,  ponila  attorno  a  un  vafo  pieno  divino,  che  fia  d'  un 
foaviflimo  odore  ,  fecchiflimo,  evecchiffirao,  nel  quale  getta 
una  pietra  nera  infocata  .  Difponi  di  più  un  vafo  di  fiagno, 
fu  idi  cui  dintorni  la  Donna  feda,  aggiufìandoben?,  comebi- 
fogna,  le  naturali  membra,  dimanierachè  la  Zucca  venga 
_  ad  effere  a  puntino  fopra  il  vafo  ddlo  llngno  con  la  mifura 
^ifl.^oni dell'  ^^  due  dita  dentro  le  afcofe  parti.  Ecco  la  cura  del  grande 
Auiert.         ippocrate,  che  mi  fono  prefo  la  pena,  d' efattamente  riferi- 
re, non  tanto,  per  infegnare  a' più  giovani  un  modo  faci- 
le, e  sbrigativo,  da  una  penna  cosi  prudente  defcritto,  quan- 
to perchè  fi  vegga  l'attenzione,  la  pazienza,  la  fcmpiicita 
d'operare  de'nofiri  Antichi,  che  fenza  tanti  mifierj,  e  tan- 
ti difaftrofi  apparatile  loro  faccende  efeguiyano,  efaruvano 
mali,  che  al  giorno  d'oggi  con  pompa  maggior  di  rimed> 
interni,  ed  efterni  fpefle  volte  curar  non  polliamo  ,  e  pia- 
celTe  al  Cielo,  che  fovente  più  feroci  non  gli  rendeflìmo . 
Piaghe cungrt.      ^9-  Se  poi  Ja  marcia,  o  un'  icore  faniofo  ,  e  fetcntiffiino 
nofe,  0 cancri  fia  ftillante  da  qualche  piaga  gangrenofa,  o  da  un  canche- 
uUtrati,        ro  ulcerato,  che  grondi  dall'utero,  del  quale  Ippocrate  in 
quefio  luogo  nonne  fa  parola  ,    è  neceUario  fervirfi  per  lo 
più  d'  una  cura  lufinghicra  ,  innocente,  o  palliativa.  ,  come 
Noi  la  chiamiamo,  non  lafciandofi  ingannare  dalle  boriofe 
promelTe  di  certi  Autori  ,  che  con  iftrana  pompa  di    parole 
Hift'ffioni  dilP  z(:i\uno  fino  alle  fiellc  i  loro  rimed;  ,  conciofficcofachc ,  fc 
Autort .         quando  fon  nell'efierno,  e  glivcggiamo,  tocchiamo,  e  l'ef- 
fetto de'  rimedi  continuamente  olicrviamo,  curar  non  fi  pof- 
fono,  e  che  faremo,  quando  in  que'  nafcondiglj,  e  in  una 

par- 


Parte  111.  Càp.  Il  3  73 

parte  sì  dilicata  fono  chiufi>  Bifogna  cont:ntarfi  allora  >  di 
mitigare  l' acerbità  d' un  sì  fiero  nemico  ,  giacche  domarlo 
non  ci  e  concedo  ,  trattarlo  con  dolcc^^a  ,  accarezzarlo ,  ad- 
dimerticarlo,  altrimenti  aizzato s'incoUorirce,  iit'x  più  acer- 
bo, e  più  feroce.  Si  addjlcifca  dunque  ia  quefti  miferabili 
cafi  tutta  la  malfa  degli  umori  con  latti,  con  fieri,  con  de- 
cotti dolcificanti,  con  baUamici  dilicati,  con  polveri  affor- 
benti ,  e  con  una  efattifi:m.i  dieta  di  vivere  ,  e  la  parte  pu- 
re con  acque  di  Solatro,  di  Sambuco,  di  Piantaggine,  di  Sie- 
ro ,  di  Lumaconi  ignudi  ,  o  di  Rane  Pillate,  e  con  altre  co- 
fetali  piacevoli,  e  mitigative  filavi,  e  fi  temperi ,  imperoc- 
ché i  veri  cancheri,  anco  ertemi  ,  fé  non  col  ferro,  e  col 
fuoco  fui  principio  ("radicare  Ci  pofTono,  lo  che  fovente  non 
bafla,  in  altri  luoghi  fovente  ripullulando  ,  come  notano  i 
Pratici,  e  come  ho  veduto  con  l'efperienza.  _  _  _     socetdiil'uti, 

■3.0.  In  un  altro  luogo,  verfo  il  fine  de' mali  delle  fterili  ,  ninafp'it^  ^» 
parlando  il  noftro Ippocratc  dell'utero  ulcerato,  e  della  fua '""■"/"  • 
bocca  inafprita ,  o  da  qualche  pe.Tario  corrodi  ,  vuole ,  che 
non"  fi  adopri  altre ,  che  lana  intinta  nel  graflo ,  e  Rofato  , 
e  un  poco  di  cera.  Quefte  fono  le  maniere  di  medicare  dal  d^,^^,,- ^f/^. 
fuddctto  infegnate,  onde  mi  piace  qui  d'  avvertire  di  nuovo  Auten. 
i  giovani,  che  non  fi  fidino  di  rimedi  tanto  comporti ,  come 
da  alcuni  ufati vengono,  parendo  loro,  che  non  fia  degna  p;^,jfff^pip 
di  un  bravo  Medico  quella   Ricetta  ,   che  da  cento  rimedj  ci  p'iìi  kduii', 
(  uno  fovente  contrario  all'altro  )  non  viene  comporta  .  E 
pure  la  Natura  macrtra  in  ogni  luogo,  e  in  ogni  tempo  del- 
le cofe  femplici  fi  diletta  ,  edolTerviamo  in  pratica,  cheque' 
pochi  fpecifici  ,  che  abbiamo  ,  come  la  Chinacliina  ,  l'Ipe- 
cuacannc,  il  Mungos ,  Sccopemno  fempre  meglio  foli,  che 
accompagnati  con  altri.  Pare  a  me,  col  fare  tanti  mefcuglj , 
che  facciamo  uni  pretta  ingiuria  alla  Natura,  che  hacom- 
porto  ella  ciò ,  che  per  la  falute  ,  e  mantenimento  dell'  uo- 
mo voleva  comporto.  Bcua    uci-o 
ZI.  Ter  U  bieca  troppo  apert.t  dell'utero,  port"ono  (  confor-  ^^•"'"''/''"•'- 
mc  il  giudizio  del  Medico  )  più  ,  e  meno  convenir  que'  ri-  '"' 
medj,  de'  quali  nel  ?.  14.  parlammo  ;  e  qui  mi  piace  d'  ag-  Vagina  :r^p;-o 
giugncrc  anche  il  d-ffetto  ddi.t  vagin.i  ,   troppo  ampia  ,  e  fuora.  ampia,  enU. 
dell'  ordinario  aperta  ,  rilafciata  ,  acquofa  ,  fen^a  rughe ,  e  di  pò-  ('""'•'  • 
co,  0  niun   valore  dotata ,  toccata  cosi    all'ofcuro  poco  dopo 
dal  nortro  Autore.  S'oifervi  anche  qui,  fé  il  male  venga  dal    oj^'v^vcnt 
tutto,  o  disila  fola  parte,  o  dall'imo,  e  dall'  altra.  Se  vie-/»"'-  ^■■^'^'^ 

ne  dal 


374^  DAIo,  'Sterilita  delle  Donne. 

ne  dal  tutto,  e  i  raefi  troppi,  o  troppo  acquofi fieno  ,  è  ne-. 
Cura  d-r      ccffario,  per  confeglio  del  precitato  Maeilro  ,  darle  Medi- 
<rlu.     '^'^ca  menti  purganti,  ed  interpolo  qualche  tempo  fomentar  tutr 
to  il  corpo,  e  dipoi  l'utero  con  aceto,  ed  acqua  di  mare  » 
introdotte  tente,  e  ferramenti,  prudence.ncnte  rifcaldati  dal 
fuoco,  il  quale  afciughi  le  parti  troppo  umide,  e  flofcic  * 
e  ìz  afforzi,  e  le  corrobori.  Si  facciano  poi  fomenti  in  tera« 
pò  opportuno  con  decozione  delle  rafchiature  di  Cipreffo  , 
delle  foglie  di  Lauro  verde,  e  d."l  Policnsmo  .  Dopo  qucfto 
fi  lavi  ,  e   un   altro  fomento  s'adoperi  con  rafchiature  del 
Loto,  e  con  le  foglie  del  Policnemo,  cotte  nell'aceto,  ma 
verfo  il  fine  fi  facciala  fuffuraigazione  con  foglie  pefte  di 
Verbafco,  e  con  rafchiature  di  Loto  .  Prima,  che  fi  lavi  > 
fi  fuffuraighi  con  mirra,  e  incenfo  triti,  luna,  e  l'altro  in 
.  parti  eguali,  aggiugnendovi  le  foglie  dell'  Alloro  ,  e  delMir- 
to,  e  ciò  faccia  due  volte  al  giorno,  e  fubito  dopo  lavata  . 
Dopo  pure  la  fuffumigazionc  fi  lavi,  e  alla  primiera  natu- 
ra lo  ftomaco  dell'  utero  reftituifca .  E  fé  le  forze  refiflino  , 
prima  di  tutte  quelle  operazioni,  fi  caglj  la  vena  nella  ma-? 
no  finiftra,  e  dipoi  tutto  il  detto  ia  efccuzione  fi  metta  . 
XI.  Per  una  tale  indifpofizione  i  nofiri  Pratici  faviamentc 
Cura  di'  jfo.  3ggi"°go"o  ^  bagni  marziali  ,  aluminofi  ,  e  fulfurei  ,  e  le 
derni.  dette  acque  marziali,  o  meglio  anche  quelle  della  noftra lo- 

data Arandola  danno  per  bocca,  overo  formano  bagni ,  inie- 
zioni, fomenti  con  erbe,  radici,  fiori,  e  corteccie,  efiraili 
vulnerari,  aggiugnendovi  anche  un  poco  d'Allume  crudo  . 
Fra  i  riraedj  per  iniezioni ,  bagni  ,  o  fomenti  trovano  effi- 
cace la  bifiorta,  le  confolide ,.  l'ufnea,.  la  tormeniilla ,  l'er- 
niaria, le  foglie  di  quercia,  le  galle  d' Iftria  ,  i  calici  della 
ghiande  ,  i  Balaufti  ,  '1  femprevivo  minore  ,  e  molte  altre 
bollite  in   vino  acerbo,  o  nell'  acqua  dc'Ferraj  ,  o  di  Pian- 
taggine,  di  Acetofa  ,  di  Ortica,  di  Ellera  terrefire  &c. 
1  j.  Se  a  una  maritata,  fi  fupprimano  le  purghe  fue  ,  bifogna  , 
f'-PP^/f'""- ^Wct  Ippocrate,  prima  purgare  il  capo  ,  e  dipoi  darle l'dle- 
//  mtuatf'  boro»  c  "o*^  folamentc  una  volta  ,  ma  due  ,  fé  occorre  (a)» 
Cura'yipp't.  Riccorre  dopo  ciò  immediatamente  al  fomento  ,  fatto  eoa 

crate ,  acqua 

(  a  )  Vn  empirico  faceva  mangiare  più  volte  alle  non  me/iruanti , 
vicina  al  tempo  delle  loro  purgagioni  ,  un  pomo  cotto  la  ferx 
con  dentro  radici  d' elleboro ^  e  fpejfo  l' intento  defiderato  otte- 
neva. 


Parte  111.  Cap.  IL  37; 

acquamarina,  in  cui  fia  infufoun  fafcetto  d' Alliofchiaccta- 
to,  e  dopo  quefto  di  fola  acqua  marina  fi  ferva  .  Se  imcfinon 
apparifcano,  prima  di  celiar  dalla  cura  queft'  altra  potente 
fomentazione  fi  faccia.  Si  prenda  un  Cagnuolo  uccifodifrc- 
fco,  e  fventrato  fi  riempia  d'  ogni  forta  d'aroniati  odoratif- 
fimi,  e  fccchiflimi ,  in  polvere  ridutti  ,  e  porto  al  fuoco  in 
un  vafo  di  preziofiflimo  vino,  riceva  il.  fomento  per  mezzo 
d'una  fciringa  intrufa,  e  fé  le  forze  perfidano,  vuole,  che 
ciò  per  un  giorno  intero  fi  faccia  .  S' interroghi  allora  la 
Donna,  fé  l'odor  degli  aromacifence  in  bocca,  eflcndo  que- 
llo un  non  piccolo  fegno ,  che  fia  abile  a  concepire  .  Bifo- 
gna  di  più  fervirfi  di  pcffarj,  e  di  ghiande  conio  zafferano,  Prfarìt  pn. 
quanto  vuoi,  mirra  alla  groflezza  di  due  fave,  fale,  quan-  ^tar.ttimf/ì. 
to  bafta ,  e  fiele  di  Toro  alla  quantità  della  Mirra .  Se  però 
brami  quella  ghianda,  o  peflario  più  mite,  mettivi  meno  di 
fiele,  e  fé  più  gagliardo  in  più  copia  .  Mefcola  tutte  que- 
fte  cofe  trite  con  mele,  finattantochè  divenga  tale,  checon 
le  dita  una  parta  comporre  fi  porta:  concioflìachè ,  quantop- 
più  trito,  e  dimenato,  tantoppiù  fecco  diverrà,  più  vifco- 
fo,  e  migliore.  Dopo  averlo  formato  più  grùflb  d'una  ghian- 
da con  la  parte  acuta,  e  quella  di  mezzo  più  groffa  ,  pri- 
ma, che  all'utero  ii  fottoponga ,  fé  gli  caccino  dentro  due 
ramufcelli  d'origano,  fatti  lilg,  e  lunghi  fei  dita.  Involgi- 
li poco  dopo  in  molliflima  lana ,  e  nella  parte  fuperiore  le- 
gali con  un  filo  fotcile  ,  in  modo  ,  che  il  filo  fia  più  lungo 
de' ramufcelli  quattro  dita.  Dopo,  che  fi  farà  lavata,  e  per-  ^ff,ttt  i,i  H,r 
fcttamcnte  monda  renduta,  lo  metta  nella  bocca  dell'utero,  ^lu . 
e  dentro  per  una  notte  lo  tenga,  e  ^\  purgherà  di  una  ma- 
teria acquofa.  La  mattina  levata  ^\  lavi,  ne  in  quel  giorno 
fopra  il  fomento  feda  .  Ma  quando  di  nuovo  avrà  incomin- 
ciato adoprare  il  fomento  ,  e  da  quello  fi  farà  levata  ,  fia 
pronto  un'ottimo  Cerotto,  o  unguento,  fatto  in  quel  gior- 
no, col  quale  mefcola  midolla  di  Cervo,  ovvero grafl"od'0-, 
ca,  e  s'unga  l'utero,  e  così  tutto  efattamente  faccia.  Ovvero 
tutte  quelle  cofe  mefcola  con  le  fovraddette  ,  eccettuato  il 
fiele ,  ma  l' origano  leggiermente  tritato  fi  mefcoli  nella  ghian- 
da) e  l'applichi. 

14-  Non  contento  di  tutto  quefto  efficace  apparato  di  lo-    ^'"'  ''""'^i 
cali  rimedi ,  aggiugne,  che  in  luogo  dell'  Origano  ,  fi  può  P'^P'^'»"»"^ 
porre  l'afienzio  .  Ovvero  (v  prenda  il  Mclanzio,  e  diiigen-  ^"'^  '  ' 
temente  ^\  pefti  ,  e  mefcolato  con  mele  in  forma  di  palla  fi 
riduca,  e  fi  ponga.  Ma  avverte,  che  qualche   volta  induce 

feb- 


3  7^  DclU  Sterilità  delle  Dorme . 

Avv-f  fifp».  febbre,  e  fa  gonfiare  V articolo  (a)  per  cfTcre  gngliatdamen- 
'""'•  te  mordace.  L'Eleboro  nero  cotto  con  mele  è  pur  valente  , 

ma  egli  è  anch' efTo  mordace  molto,  efebbrifero.  Nella  ftcf- 
fa  maniera  il  mele  ,  e  il  fugo  dell'Elaterio  cotto,  fatta  una 
ghianda,  è  potentiflìmo,  ma  egli  èpu  re  fcbbrifero,  efaftil- 
lare  ancofangue,  anzi  alcuni  di   quefli  anche  pellicciatole 
(laccano.  E  fc  vorrai  un  rimedio  più  mite,  radi  '1  Dracon- 
2Ìo,  e  col  mele  cotto,  o  crudo  impaflato  riformalo  alla  fog- 
gia di  una  palla,  grande  quanto  è  una  gran  galla  di  Quer- 
cia. Ma  perchè  il  cautiflimo  nortro  Maertro  teme,  che  con 
i  detti  rimedi  fi  pofla  far  qualche  errore,  fé  da  imprudente, 
G*ifegUod'ip.  g  temerario  Medico  indifferentemente  s'  adoprino,  fa  un'uti- 
^fhiarl-ìo'ne  ''  liffii"^  dichiarazione,  e  da  in   uno  fteffo  tempo   un  prudcn- 
tiffimo  ricordo.  Conave  autem  (  fono  le  fuc  parole)  ut  tena- 
turalem  Medicum  exhibeas  (  non  foffiftico,  non'ardito,  non 
delle  leggi  della  Natura  ignorante  )  ad  horninis  hnbitum,  & 
-vires  refptciendo.  ìlorum  enimtiullus  tenne,  &  inconftderatè ali- 
quid  agit .  rerum  bis  in  confiderationem  adhibitis ,  totius  corporis  ■, 
&  cafids  purgationes  ,  medicationes ,  uteri  fona  ,  &  fubdititio' 
rum  appofitioucs  ad  ufum  eccommodato  .  Mxc  libi  flint  ,  velut  elc~ 
I(;p<jlì/!oiiidtW  menta.  Horum  autcm  curatio  pectdiaris cfl .  Vuole  dunque  ,  che 
AutoTt.         i  prefcritti  rimcdj  fieno,  come  elementi  ,  efcmplari  ,  o  mo- 
delli della  maniera   di  medicar  quefto  male,  da'quali  '1  Me- 
dico amico  della  Natura,  e  delle  fue  operazioni   vigilantif- 
fimo  difccrnitore   dcbbe  prendere  la  norma  di  prefcrivere  , 
■\,»'-,v  '.  ■'  •  confidcrando  l'abito  del  corpo,  le  forze,  il  temperamento  , 
l'età,  la  ftngione  dell'anno,  i  cofiumi ,  il  clima,  e  quanto 
altro  fi  ricerca,  per  non   operare  all'empirica  ,  od  alla  cie- 
ca .  Cadauna  vuole  unmodj  particolare,  edifiinto,  che  toc- 
ca al  giudizio  del  Clinico  '1  ritrovarlo   ,  eleggendo  que' ri- 
medi SI  univcrfali,  sì  locali,  che  faranno  a  quella,  e  non  a 
un'altra  appropriati.  7{on  rnedetnur  hcmim  ,  fed  ThaìU  ,  aut 
Svcrati,  dille  anche  il  Filofofo. 
'  -xj.  S'avverta,  chequi  non  parla  delle  Vergini  ,  imperoc- 

■  I  ■  I  '  r  »  .     Il   I  II   I • 

•v     (•^)  iìl^i^fl'  P^>'ol^  ^rtkulos  viene  f.]z>ia)iiente  interpctratadahriio 

'    ,    ,,^        .  Modenefe  Trofpero  M.trzìano  nel  Com.  de  fìeril.  num.  5<J.  per 

^  vi-     .  pudcndum,  quantunque  comunemente  quella  parola  Greca 

figtrfiih!  articolo  ;  alcuna  volta  però  fi  prende  per  i  genita- 

'^      li,  sì  de  mnfchi ,  come  delle  fen.mine  ,  nel  quale  fignifìcato 

^^'  fehC  f'en  ì  Erodoto  nella  Talia ,  e  Melpomene,  correggendo  così 

"^■■ÀhCtra  il  luogo  d'  Efichio. 


Parte  DI.  Cap.  IL  377 

che  a  quelìe  lecite  non  fono  le  ghiande ,  i  pcffarj  ,  e  fimili 
argomenti  del  verginale  chioftro  depravatori  ;  ma  delle  fole     ^f»»//»";'* 
congiunte  con  l'uomo,  le  quali  bramano  ,  che  l'uovo  redi  '  '*''«""• 
gallato .  Potrebbono  perù  anche  in  quelk  adoprarfi  le  unzio- 
ni, i  bagni,  i  fomenti,  e  i  fuffumig;  ancora  con  piccola,  e 
gentile  fciringa,  o  con  un'imbuto  di  ftretto  collo  ricevuti  .   i^imtJ] iteli 
Mi  ha  fatto  venir  voglia  di  ridere  M.iriano  Chiariana  {a)  i\  pfr  U  vergini . 
quale  anche  nelle  Vergini  ordina  unpeffario,  fatto  con  goiii- 
ma  Ammoniaco,  Galbano,  Elemi,  e  Mirra  ,  lungo,  egrof- 
fo,  quanto  il  dito  di  mezzo  della  mano,  proccftandofi  ,  che 
non  leva  alle  Donzelle  la  -oerginità  in  conto  alcuno  ,   quale  è  fola 
confluente  nel  di  fuori ,  e  vi  }i  ricerca  altro  ,  che  queflo  per  levar- 
la,  bravando  contra  gli  fcrupolofi,  e  configliando  le  giova- 
nette,  a  guardarfi  da  altro,  che  dall' accennato  peflario,  fé 
il  più  b:l  fregio  loro  perder  non  vogliono.  Ma  ai  noftro  ve- 
nerabile Vecchio  torniamo,  che  nuovi  rimedj  ,   oltre  i  pre- 
fcritti  con  incomparabile  prudenza  propone,  molti  de' quali 
anco  ziìs  vergini  non  meftruanti  addatcare  fi  polTono  .   Se^'"/j^"^ 
fatte  tutte  le  menzionate  operazioni  (  foggiugnc  )  ancora  non 
apparifcano ,  femper  in  fotu  perfeverandum  .  Si  noti  quel  fem- 
per .  Non  vuole ,  che  il  luogo  offsfo  mai  di  vifta  fi  perda  , 
conciortìachè  il  fomento  lo  rende  moJle  ,  e  fa  fcaricare  gli 
umori  impuri,  e  fecciofi.  Se  celiando  da  quefto,  manchino  cavatad/r 
ancora  i  neceffarj  tributi  della  Natura  ,  comanda  la  cavata  gue  'e'»  'dai"" 
di  fangue  dal  braccio,  e  fé  la  Donna  fia  robufta  daentrara-  brauh^cnftr. 
hi.  Qiu  fi  noti  la  pratica  comune  contra  le  Ippocratiche  kg-  ">*  ippoeratt, 
gì  efcrcitata,  cavando  per  lo  più  i  Medici  fangue  nel  princi- 
pio ,  o  almeno  nel  mezzo  della  cura  ,   quando  Ippocrate  1'  ^ifit/r^ni  dilt 
ordina  folamente  in  cafo,  dirò  cosi  difperato,  cioè  dopo  aver  Auttrt. 
tentata  una  lunga  ferie  di  tanti ,  e  cosi  potenti  rimcd;  ,   de' 
quali  finora  abbiamo  fatto  parola.  Si  noti  in  fecondo  luogo,  p^,,;y^"/'T^ 
come  l'ordina  dalle  parti  fupcriori,  e  non  inferiori,  loche,  rieri  neiu"n7tt 
fé  in  certe  Città  fi  facefle,  alzercbbono  le  grida  con  Icbrac-  wt/ìruanti, 
eia  in  croce  fino  alle  ftelle.  £  pure  io  conofco  un  gran  Me- 
dicò, (fc)cheo  per  configJio  d' Ippocrate,  o  per  offervazio- o/rfr^^;*/»;;  » 

Bbb  ni 

(  a  )  //  deftderato  amko  Medico  &c.  Opera  di  Mariano  Ch'tariana 
&c.  In  "Padova  per  gli  Fratelli  Sardi  in  8.  fenXA  l' armo  . 
Giornata  5.  Cap.  I.  num.  1 1.  pa^.  m.  341. 

(b)  Ouefli  ha  avuto  incredibili  contr/fìi  co'  Medici,  e  con  le  Fent' 
mine  pel  vano  timore ,  che  il  fat.gue  reflajfe  in  alto ,  e  più  al 
hjfo  non  ritorttaffe  ,   che  ha  tutti  funerali  col  far  loro  vede- 


378  Della  Sterilità  dtlle  Donne . 

ni  da  lui  fatte,  ne  cava  folamcnte  dil  braccio,  fcnza  tanti 
*"':  iV*"^'^     ipavcnti,  che  tutto  al  capo  fi  porti,  ne  al  ballo  a'fuoi  tcm- 
.vi*»**..-.  pi  ritorni,  e  mirabili  cfictti  ne  vede,  e  so  pure,  come  a  una 
Monaca  il  fangue  cavato  dal  piede,  con  raro efempio ,  deli- 
rante la  rende,  non  ceffando  il  delirio  ,  fé  dalla  mano  ,   o 
dal  braccio  di  nuovo  non  fene  cavi.  Qual  vitto  poi  in  quefti 
.  cafi  prefcrivcrc  fi  debba  ,  l'ha  detto  Ippocrate  altrove,  e  non 
Ve  alcuno  sì  foreftiero  nell'Arte  nofira,  che  nonio  fappia . 
A^fìrhr.tdxd'  ^^  ^"°^  adoprare  i  fuffumigj ,  comanda ,  che  ii  fcclga  il  Lo- 
ifpocr'are.      glio  dal  frumento  fottilmente  accomodato ,  e  fatto  fuoco lenr 
tiflìmodi  vite,  fi  getti  in  un  catino,  e  allora  fa,  che  la  Don- 
na feda  fopra  una  fedia ,  di  molli  panni  guernita,  per  ricc: 
vere  il  fummo.  Se  qucfia  cura  fufficiente  paja,  nello  Ipa^io 
•di  quattro  racfi  fi  metta  in  opra  ,   fé  nò  ,   proccura  ,   ch<; 
in  quel  tempo  all' uomo  non  s'accolti  ,  e  intanto  dalle  un 
bicchicro  d'acqua  a  digiuno  ,  in  cui  fieno  macerate  rafcbia* 
.  .  .,    ture  del  pino,  col  quale  fi  lavorano  le  fiaccole,  ctengafem- 
''*'>V.V,'fi    P''<^  "^^^^  parti,  che  più  d'ogn' altra  tengon  celate,  unaCci- 
'  *  "    ringa  di  flagno .  Tanto  è  gelofo  ,   che  fi  tenga  fempre  ali.' 
egra  parte  qualche  rimedio.  Se  lediapure  da  berre  la  deco- 
zione tiepida  degli  Cotiledoni,  o  Bellici  di  Venere,  confa- 
le., e  con  Cornino  rimcfcolati.  E  pare,  dice,  che  le  Cotile- 
doni femmine  facciano  generar  femmine,  e  le  piccole,  echiit- 
fé  mafchi.  Conchiudc  apportando  un  rimedio  ,  che  chiama 
■  tmapioTium  Conceptoriiim  Summum,  ed  è  il  Melanzio  acerbo  dato  a  berre 
san.mum  d' '  alla  Donna  nel  vino  nero.  Non  voglio  ,  ne  pollo  ulterior- 
Ippocrate.     mente  diffondermi,  nell' apportare  altri  rimedi ,  comunemen- 
te nel  fecol  noftro  prefcritti,  per  fare,  che  rigermoglinogli 
fmarriti  fiori,  concioflìacofachè  può  ognuno  ne'proprj  Au- 
Rateane psrtl'>  ^°'''  provargli,  e  non  v'è  empirico  ,  né  Donnicciuola  ,  qhe 
y Autori appor.  non  vanti  i  fuoi  .  Mi  fono  prcfo  diletto  ,  di  richiamare  da 
fi  i  rimcd]  d'  una  dimenticanza  ,  quafi  diflì ,.  ingrata  i  tanto  efficaci,  e  eoa 
ippocratt .       tanca  attenzione  defcritti  da  Ippocrate ,  pzrchè  forfè ,  o  non 
bene  difaminati,  o  negletti  ,  o  barbari  giudicati  ,   fidandpfi 
.  molti  più  nelle  gentili  maniere  da' Moderni  infegnate  ,.cl>S 

nelle  forti,  e  rifoiute  di  quell' efperimentatiflìmo  Precettore  . 
Tentano  quefii  un'altra  iirada  più  amena  ;  ma  più  lunga  , 
e  più  incerta,  e  fé  la  vecchia  feguicata  fi  fofle,  e  con  pied? 

fermo 

re  l' rfperienzt  felice  .  Forfè,  perchè  dal  piede  efce  più  fdn) 
glia  arteriofo,  che  vcnofoì  O  perchè  ne' precordj  andava  tar- 
.     -  digrado^  e  non  fujficicntcmente.fi  ajfottjgliavaf.&c,^  ^ 


PmelIl.Cap.JI.  3  79> 

fermo  per  cosi  lungo  tempo  battuta  ,  non  fentiremmo  per 
avventura  tutto  giorno  con  roUor  noftro  ,  e  difcredito  dell' 
Arte  i  rimproveri ,  di  faperc  difcorrcr  meglio  ;  ma  di  peggio 
curar  degli  A:itichi  : 

i<5.  Ter  i  mefi  non  affatto foppre{Jì vkns  indiccLta  gensrOilmsn-. Me/f non ajf.t.- 
te  la  cura  medefima  ,  non  però  cosi  caricata  ,  ne  cosi  farti-  ffopp^Hì- 
diofa  ,  non  efl'endo  le  vie  affatto,  nò  cosi  oftinatamence  inta- 
fate,  né  la  parte  cotanto  contaminata  .  Non  ii  ricerca  folo 
nella  Medicina  prudenza  ;  ma ,  quafi  diflì  ,  e  tutta  pruden- 
za, confiflendo  nel  ben  riflettere  ,  nel  meglio  oifervare  ,  e 
nel!' ottimamente  piei'crivere.  Si  avverta  però,  che  fé  fi  deb- 
ba fpofarc  una  giovane,  per  propagare  la fua famiglia ,  non 
è  fempre  vero  ciò,  che  nel  principio  di  queflo  Capitolo(c) 
dicemmo  con  Ippocrate,  cioè,  eflere  necefTario,  che  lofca-  f^'^'°]f^i'!," 
fico  Lunare  fegua /^zm  magna,  copia,  imperocché  ne  conofco  ^"J^^ 
molte,  che  fcarfeggiavano  affai  ,  e  pure  di  numerofa  prole 
felicitarono  le  loro  cafe.  Dicemmo  anzi  in  uno  degli  ante- 
cedenti Capitoli ,  (b)  che  alcune  fenza  mai  aver  veduto  una 
gocciola  de' loro  tributi  ,  fecondate  recarono  ,  come  oltre 
gli  apportati  efempli,  parecchi  altri  fenc  leggono  nello  Schen- 
chio  (e  )  nel  Donato ,  (  rf  )  e  nel  noflro  Rodio  (e  )  oltre  uno 
raccontato  nell'anno  terzo  dell' Efjmeridi  dc'Curiofidi  Ger- 
mania, (/)  e  un' altro  di  tutti  più  rimarcabile  nell'anno  pri- 
mo della  Decina  feconda,  (g)  imperocché  nò  avanti ,  nèdor 
pò  il  parto  vide  mai  Mefi,  e  né  meno  i  Loch]  nel  tempo  del 
mcdefimo,  godendo  fempre  una  perfetta  falute,  ed  imitando 
la  Natura  in  quella  de' Bruti  la  regola,  che  ne  a  tante  ,  nò 
a  si  lunghe  purg:igiom  foggecti  fono. 

xj.  ^llii  tì-oppa  copia  de'  Mefi  è  pur  necefTario  proweicre , 
cfsendo  ogni  cccefso  alla  gran  Madre  nimico.  Si  ofservi,  fé    rreppaerpia 
viene  dal  tutto,  o  dalla  fola  parte  ofF^fa  :  e  fé  dal  tutto,  fi  i,'.ta,fi. 
rifletta  di  nuovo  ,  fé  fia  per  troppa  copia  di  fangue  ,   oper 
troppa  l'ottigliezza  del  raedefimo,  o  per  fali  agri difsolvenii,     st  vicnedai 
e  tritanti  la  fua  fibrofa  teflura,  e  con  dieta  medicata  ,  elun-  tutto. 
B  b  b     X  ga  , 

(a)  §.  1. 

(b)  Cap.  xz.  §.  li.  e  ij. 

(  e  )  L'b.  4.  Obf.  Medie.  &c. 

(d)  Lib.^.  Hflor.  M-dic.  admir.  Cap.  Zj. 

(e)  Centur.  ^.  obf.  54. 

(f)  Obf.  liz. 
(g)06/.  4'. 


■380      Della  Sterilità  delle  Donne. 

ga,  che  in  quefti  cafi  fuole  fovcnte  far  meglio  de' rimcdj,  o 
con  i  rimedj,  ad  ogni  cagione  appropriati,  ficuri,  nell' ap- 
portare i  quali  non  mi  diffondo,  il  perché  troppo  lungo ,  e 
fj*^"'"""  tediofo  farei.  Se  la  miniera  del  male  lia  poi  ndl' utero Iblo, 
'  o  fé  folo  nella  vagina,  loda  Ippocrate  un  fufFumigio  con  lo 

fterco  fecco  dell'Afino,  che  bò  efsere  flato  raefso  in  pratica, 
non  fenza  felicità  di  fuccefso,  ovvero  una  ghianda,  fattacci 
medefimo  con  la  rubrica,  e  con  l'ofso  di  Seppia  polverizza- 
ti ,   e  in  pannolino  involti.  Il  fummo  anche  dell' aceto/ ca- 
dente fopra  una  lamina  di  piombo,  o  di  ferro  ben  calda  vie- 
ne lodato,  e  per  bocca  pofsono  giovare  ,  dati  con  le  dovu- 
te cautele  ,  molti  di  que' rimedj ,  che  nel  (iufso  rofso  ordi- 
nammo, (a) 
.  ..f""''"'^*      28.  La  procidenxa  dell'  utero  è  uno  di  que'  mali  fudicj ,  e  ver- 
'  *'"*■'       gognofi ,  che  qualche  volta  l' infelice  fefso  tormenta  ,  e  an- 
noja ,  e  non  è  sì  facile  da  rifanarfi  ,   fé  particolarmente  in- 
vecchiare fi  lafci.  Ippocrate  faviamente  diftingue  ,  quando 
Curad'ippt-  non  è  affatto  fuora  della  vagina,  e  quando  è  pendolo fuora 
cftìti .  di  tutto  il  corpo .  Nel  primo  cafo  vuole  ,  che  lì  prendano 

bacche  di  Mirto ,  e  rafchiature  di  Loto  ,  e  in  acqua  fi  cuo- 
ciano,  e  queft' acqua  iì  tenga  una  notte  al  Cielo  fcoperto,  e 
cosi  fredda  quella  rilafciata  parte  fi  fpruzzi,  e  bagni,  e  con 
k  dette  cofe  trite  s'impolveri .  Beva  in  oltre  decozione  di  len- 
ticchia ,  mefcolata  con  aceto ,  e  mele  ,   e  vomiti  ,  finche  1' 
utero  fi  ritiri,  facendo,  che  il  letto  da' piedi  più  aUo  fiia  , 
e  all'utero  materie  fetenti  fottoponendo  ,   e  alle  narici  odo- 
rofe.  Mangi  cibi  molliffimi,  e  freddi,  e  vino  bianco  acquo- 
fo  beva ,  né  fi  lavi ,  né  dorma  con  l' uomo  .   La  qua!  dieta 
con  cibi  refrigeranti ,  e  vino  bianco  acquofo  ,  fé  alle  Don- 
ne noftre  farà  propofta ,  alzeranno  le  voci  al  Cielo  ,  e  gri- 
Vtirt yfrentt  àztznno ,  chc  la  Matrice  né  tali  cibi,  né  tali  bevande  ricer- 
d^itorp,  dilla  C3^  e  pure  ^  configlio  del  grande  Ippocrate.  Pafliarao  alfe- 
S'itna.         condocafo,  cioè,  quando  efce  fuora  ,  e  pende  ,   come  una 
borfa,  da  quella  parte,  che  infino  le  piìi  vendute  gelolamen- 
te  nafcondono.  Parla  qui,  quando  è  ufcito  per  un  parto  dif- 
Cwé  ippttrth.  ^<^ilc ,  od  abbia  dormito  nel  tempo  del  puerperio  con  l' uo- 
»»<■«.  mo .  Vuole,  che  s'applichino  refrigeranti ,  e  quel  pezzo  , 

eh' è  fuora,  fi  lavi  con  vino  nero,  nel  qirale  la  buccia  d'un 
pomo  granato  fia  corta ,  fi  purghi  bene  ,  ed  al  fuo  luogo  ii 
rimetta.  Si  prenda  dipoi  mele,  e  ragia,  in  egual  mifura  li~ 

quc- 


(a)  Vedi  qui  ic.fo  il  fine  d.\  §.  14. 


Partelll.Cap.il.  381 

quefatta,  e  dentro  la  vagina  tepide  s'infondano  >  e  giaccia 
fupina  con  le  gambe  in  alto  allungate  ,  e  riponga  fpugne  , 
e  a"  lombi  le  leghi.  In  qu:ilo  mentre  s'aftenga  da' cibi  ,  ed 
ufi  pcchiflima  bevanda,  tìaactantochè  f:tte  giorni  palfati  fie- 
no. Se  con  quefli  riin:dj  dentro  al  fuo  luogo  ritorni  ,  non 
occorre  altro  fare  ;  ma  fé  nò  ,  fi  rada  Ja  parte  ultima  dell' 
utero,  e  con  decozione  di  Pino  fi  lavi  :  altri  interpccri  ag- 
giungono, che  dopo  lavata,  s'applichi  un  cerotto  di  pece. 
Fatto  ciò ,  legati  i  piedi  a  una  fcala ,  percuotila  vcrfo  il  ca- 
po,  e  con  la  mano  caccia  la  Matrice  dentro.  L?ga  dipoi  le 
fue  gambe  incrocicchiate,  e  un  giorno,  e  una  notte lafciala 
in  quiete,  non  dandole  altro  per  cibo  ,  che  fugo  di  tiffana  , 
(a)  e  niente  di  freddo  .  Nel  giorno  venturo  bifogna  farla 
chinare,  s'applichi  alla  cofcia  una  coppetta  delle  maggiori, 
che  per  molto  tempo  tiri,  e  dopo  levata  ,  lafciala  cosi  chi- 
na giacere,  non  dandole  altro  per  cibo,  che  fugo  ài  tiffana, 
finché  fette  giorni  paflati  fieno  :  ne  d'altri  cibi,  chepochif- 
fimi,  e  moUiflimi  fi  ferva.  Che  fé  vorrà  fcaricare  il  ventre, 
ciò  faccia  giacente  ,  finattantochè  fieno  pafiati  giorni  quat- 
tordici, dipoi  fi  levi  ,  e  non  cammini  ,  nò  fi  lavi  ,  mangi 
poco,  fi  fuffumighi  con  puzzolenti  materie,  e  quando  inco- 
mincicrà  a  camminare,  porti  certi  addobbamenti  ftretti,  fat- 
ti di  tela,  detti  volgarmente  brachette  .  Tutto  va  bene  ;  ma  ii:/t:/^ani  dill 
quel  radere  l'ultima  parte  dell'utero,  è  degno  di  rifleflìone  .  ■^-•'■'<"f  • 
E'  probabile,  che  intenda  ,  che  dolcemente  s'irriti  ,  come 
quando  i  peli  dal  mento  fi  radono  ,  acciocché  le  fibre  s'in- 
crefpino,  e  all'indentro  (i  ritirino  i  ma  non  fi  faccia  lefionc 
alcuna  nelle  membrane.  E'  ben  vero  ,  che  il  S':merco,  ed 
altri  apportano  cafi  di  Donne,  zWt  quali  l' utero  è  ftato  im- 
punemente troncato;  ma  fono  cafi  rari,  che  non  danno  leg- 
ge. Oltreché  molte  volte  è  più  pericolofa  nelle  parti  mem- 
branofe,  e  ncrvofe  una  puntura,  o  roficatura,  che  un  tota- 
le troncamento  delle  medcfime. 

2p.  Qui  mi  fia  lecito   aggiugnere  ,   quanto  in  propofito     oifirva\<om 
àelìz  procidema  ,   o  prolaffj  ddì' alerò  hanno  ne' cadaveri  di  </»' Mi»*/?"» 
più  offervato  i  Moderni ,  factndofi  fpelTo  equivocamento  da  '""''  P^'^'^'": 
molti  pratici,  che  veramente  in  queflo  polfono  rcflare  facil-  ^/f ,',/// "^^ 
mente  ingannati.  L'utero  e  cosi  ben  legato,  che  pare  impof- 
fibile,  poter  mai  rilafciarfi  ,   e  al  ballo  cadere  ,  nulla  però 
di  meno  alcuna  fiata,  benché  di  rado  ,   avviene  ,  che  nelT 

eftra- 


ra)  F.enc  ime  fa  per  wiQfX^tn, 


3  8r.         Della.  Snùlttà  delle  Donne. 

eftrazione  violenta  d'un  feto,  o  della  placenta  ,  "fi  flrafcini> 
all' ingiù,  e  dal  fuo  naturale  fito  11  ^luoghi,  potendo/i  allo-, 
ra  chiamare  piuttorto  un'utero  ftirato ,  o  flrafcinato  ,  che  «-, 
dvto.  Un'efemplo  il  Bartolini  ne  apporta  {a)  dove  fa  men-, 
zionc  dell'effrazione  d' un'utero  ,  fatta  a  forza  nel  voler  le- 
vare violentemente  le  fecondin: ,  che  fa  fatale  :  e  l'Udano  fa. 
parola  di  un'altro .  {b)  Per  ordinario  è  la  vagina  ,    che  di- 
fcende,  non  l'utero,  reftando  fcmpre  quello  nel  naturale  fuo 
fìto,  e  perciò  da  alcuni  Moderni  vie.ie  più  propriamente  chia- 
rhato  Trolapfus  fnius  piidoris .  Quella  dunque  nella  membrana 
fua  interna  rugofa,  gonfia,  e  fatolla  di  fieri,  qualche  vol- 
liiLpdil'a  ta,  o  per  un  parto  difficile ,  o  per  altre  cagioni  rammorbi- 
va^ina,,  comi  data  fi  rallenta,  e  (\  allunga,  e  venendo  egualmente  acom- 
y^i^^P"!' p'!^  baciare  i  dintorni  delle  labbra,  o  ufcendo  anche  fuora  delle 
*""•  medefime,  lafcia  nel  mezzo  un  foro,  che  la  bocca  dell'ute- 

ro ralTembrando  ingannò  i  vecchi  olTervatori  .  Accade  anco 
alle  volte,  che  non  tutta  l'interna  membrana  della  vagina  fi 
rallenti,  e  difcenda;  ma  una  fola  fua  parte,  che  ufcendo  in 
forma  circolare,  e  come  da  un  collo  pendendo  ,  viene  pure 
prefaper  l'utero.  Qualche  volta  quefto  pezzo  pendente  è  fla- 
to tagliato,  e  dopo  la  morte  dell'infelice  Donna  ,   offerva' 
rono ,  come  da  un  canto  ,   o  dall'altro  mancava  una  parte 
dell'interna  rugofa  tunica  della  vagina,  nonl'utero.  il  pri'- 
mo  cafo,  che  piuttofto,  come  abbiamo  accennato,  fìrafcina- 
mento,  o  flrappamento  fi  può  chiamare  ,  è  pieno  di  pericolo, 
e  di  fpinofc  difficultà;  ma  i  due  fecondi,  fubico  fubito  dopo 
la  disgrazia  da  Medico  favio  curati  ,  poffono  allo  flato  pri- 
miero reflituirfi. 
crade'Mi»^     ^o.  Oltre  la  cura  d'Ippocrate  ,   ne  fono  pieni  i  libri  de? 
dtr'nì'.  "        noflri  Pratici ,  ordinando  anch' effi  ,  che  dolcemente  con  la 
mano  fi  riponga  a  fuo  luogo  ,   e  con  decozioni  ,   e  polveri 
aflringenti  cola  ^i  mantenga  nella  fua  nicchia  ;    ma  niuno  , 
per  vero  dire,  più  efattamente  del  nortro  fapientiflimo  pri- 
mo Maeflro  preferi  ve  il  modo,  la  quiete,  e  la  regola  di  vi- 
vere. Una  cofa  fo!a  aggiungono,  non  ufata  forfè,  a  tempi 
d'Ippocrate,  che  non  è  da  tacere,  cioè,  quando  nulla gio- 
r!^r'''!'u""'  ^^  '  s'intruda  dentro  la  vagina,  a  fuo  luogo  prima  riporta, 
''i'' velina  ^11  ""'^  palla,  fatta  di  fugherò  ,    o  un  gomitolo  di  refe  inzup- 
i-:cri      '*    paco,  o  empiaftricciato  di  cera  vergine,  colofonia,  gomma 

cic- 
ca J  Cent.  2.  rt^.  otnatom.  pi. 
(b)  Cem.  ^.Obf.  60. 


•        Parte  ìli.  Cap:IJ.\    ,  3S1 

élcmi  ,"e  fimili,  delle  quali  palle,  o  ritonJc  ,   0  piriformi  V 
lldano  {a)  né  dà  un'ottima  defcrÌ2Ìonej  efigura,  coraean- 
che  il  Senncrto  ,   dove  parla  della  Troc:denz<t  dell'utero.  Ih 
luogo  di  quefte  palle  adoprano  apprclFo  di  noi  anelli  fatti  di  ^.^^^f'^''* 
boflo,  odavolio,  e  con  cera  vergine  incroftati ,  che  meglio,  *"''  '^"'"''  '^\' 
e  più  comodi  delle  palle  riefcono  ,   non  impedendo  ,  come 
<jucfte  poirono  fare,  lo  fcolo  delle  macerie,  che  colà  metto- 
no foce,  e  dalle  glandule  della  vagina,  e  dell'utero  foglio- cj^,,,^ 
no  fcacurire.  Tanto  le  palle,  quanto  gli  anelli  debbono  efat- 
tamente corrifpondere  all'ampiezza  della  vagina,  acciocché, 
fc  troppo  piccoli,  la  procidenxtt  non  impedifcono,  o  fé  affai 
grandi  troppo  dilatare,  o  irritare  la poffonp.  Sitenganocon 
un  filo  legati,  per  potergli  a  fuo  piacimento  cavare.  Crede- p^/|-^^,^^,^.^ 
vano  ,   e  credono  ancora  alcuni  buoni  uomini  ,   che  ({ntat  di  alcun» . 
palle,  o  quefti  anelli  dentro  il  feno  dell' utero  finafcondino, 
ma  facilmente  conofceranno,  di  andare  errati ,  fé  rifletteran- 
no all'anguQia  della  fua  bocca  ,  e  dell'interna  fua  cavità  , 
ed  agli  fintomi,  che  da  quel  corpo  efiraneo ,  colàrinchiufo, 
nifcer  potrebbono  .    S'appoggiano  alle  interne  parieti  della  ... 

bocca  della  vagina,  che  di  fibre  circolari  comporta ,  è  mol- 
to piìj  della  vagina  riftretta,  e  può  le  tuniche  interne  laffe, 
e  cadenti  eggregiamentc  follenerc,  e  fofpcndere.  Chefiapiù 
riflrctca  la  bocca  della  cavernofa  vagina  ,  avendo  anch' e(Ta 
una  fpczie  di  sfintere,  che  a  fuo  njodo  fi  dilata,  -e  fi  ftrigne, 
io  fanno  quelle  fempliciottc  fanciulle  ,  che  introdutte  mate- 
rie dure  di  qualche  grolTezza,  e  irritata  la  parte,  più  rka.- ojfa  htmJutt* 
var  non  le  poflbno,  come  poco  fa  a  una  giovinetta accadet-  nel/a  vagina. 
te,  che  pagò  la  pena  dell' intrufione  d'un'ofl"o,  il  quale  , 
fé  fteffa  fiupente,  e  ad  alta  voce  gridante  ,  non  potè  fenza 
dolore,  e  lacerazione  cavarfi. 

^r.  Se  i  meft  delle  ùonne  per  la  via  follia  non  ifcorrino;  ma     jafffufrtft: 
dalle  glandule ,  o  vene  emorroidali ,  conforme  pare  ,  che  ac-  j^  vltu  pZt'i 
cenni  Ippocrate  ,  fcaturifchino  ,  fcgue  per  ordinario  la  fieri- ^f/<-#rp#. 
lità,  imperciocché  manifefia  cofa  è  allora,  che  le  boccucce 
de' canali  uterini  fono  ofirutte,  o  acciecate ,  e  inconfeguen- 
ti  l'utero  della  fua  naturale  armonia  difcordante.  Ma  non 
folamentc  dalle  glandule  emorroidali  fcappar  può  quella  co- 
pia di  mcfirualc  materia;  ma  dalla  bocca,  dagli  occhi,  dal- 
le orecchie  ,   dal  nafo  ,   e  da  quijlfivoglia  parte  del  nofiro 
corpo,  che  abbia  allora  i  vali  deboli,  o  i  pori  facili  ad  aprir- 

fi  a 


(a)  Cm.  4.  obf  ói. 


3  ?  4  Della  Sterilità  delle  Donne . 

fi  a  qualfi  voglia  urto,  o  dilatazion  del  mcdcfirao.  Raro  è  il 
cafo,  narratomi  dal  Sig.  Gio:  Caccia,  giovane  d'alce  fpcran- 
o/Trrv   ieni  ^^ '  ^^^  '^?"'  "^^^^  ""^  Donzclla  pcr  quella  vena,  eh' e  fo- 
if  Mil'lfcUi^"^^  il  ciglio  finiftro,  efattamente  purgavafi ,  la  quale,  ter- 
pt'ìuoihiflra-  minato  il  fuo  folito  corfo,  fenza  ajuto  dell'Arte  li  rinchiu- 
eriiHtrj.        deva,  e  allo  flato  fuo  naturai  ritornava.  Il  Pedini  nelle fuc 
Ojjervazicni  F ifico- Mediche  (a)  racconta  d'un' altra  ,    a  cui  i 
meftrui  a  fuo  tempo  fcoppiavano  fotto  forma  d'icori  roflì- 
gni,  e  fetenti  da  tutte  le  glandulc  del  capo,  e  di  una,  alla 
quale  da  certe  ulcere  delle  mammelle  gemevano,  e  interzo 
luogo  d' un'  altra  Donna ,  (b)  che  ordinatamente  da  una  pia- 
ga nella  deftra  gamba  fcaturir  gli  vedeva .  Ma  vengano  da 
un  canto,  o  dall'altro,  è  fempre  fegno,  che  i' utero  è  mal' 
I'Tim'j''"'  ^^^^^^'  °  grommofo  ,   ed  è  neceffario  ,  che  il  Medicante  a 
eualjfa  qucllo  tutti  1  fuoi  penficri  ,  e  la  mano  rivolga,  pcrdcoftruer- 

lo,  ediftafarlo,  non  venendo  già  fempre  il  male  dal  tutto» 
come  ognuno ,  che  non  è  da  una  ftolida  ignoranza  occupa- 
to, può  facilmente  comprendere.  La  cura  Ippocratica  ,  che 
tfoM,  per  aprire  le  uterine  vk  ndh  fopprefflone  de' Me/ì ,  enellachiu- 

fura  della  bocca  della  matrice  s'è  fatta,  qui  pure  ha  luogo, 
come  i  bagni ,  i  fomenti ,  le  fuffumigazicni  degli  Antichi  , 
e  de' Moderni,  e  quanto  può  quell'organo  mollificare,  ria- 
prire, mondare,  e  al  tono  fuo  naturale  ridurre. 

5Z.  ^Uo  flomaeo  dell'  utero  {  in  qual  lì  voglia  fenfo  prefo  ) 
..-         j  IP  ^"fo ,  0  chiufo  ,  0  florto ,  o  dislocato ,  o  con  le  labbra  in  fé  ridut' 
Miro  tftjQ .      fé ,  0  a] prò  ,  0  da  qttaijrvoglia  cagione  malmenato  ,    viziato  ,   e 
guajìo,  conviene  poco  più,  poco  meno  quella  cura  locale  , 
che  della  cervice  fua  ftorta  ,   o  ferrata  ,   od  ofFefa  abbiamo 
con  le  parole  d' Ippocrate  defcritta  .   Per  la  bocca  però  dell' 
^'"■"dell'ut},  utero  da  una  membrana  foyraccrefccntechiufa  pone  nuovi  ri- 
'va  '^c'hlra^i  ^^^^  '^  fecondiffimo  ingegno  del  lodato  Maeftro ,  che  poflb- 
^una'm'mbrana^'^  anche  applicarli  ad  altre  membrane,  o  efcrefcenze  morbo- 
ifc.  fé,  che  alla  bocca  della  vagina  ,  o  dentro  la  medefiraa  nate 

fieno .  Comanda ,  che  fi  prenda  della  ruggine  di  rame  ,  del 
fiele  di  Toro,  e  del  graffo  di  fcrpente,  e  tutto  inficme fi mc- 
fcoli,  e  con  quefta  miftura  s'imbeva  lana,  e  in  una  pezza  di 
^*^^PP*-hì(io  unta  di  mele  s'involga  ,  facendofi  una  ghianda  della 
grandezza  di  un'  oliva  ,  per  una  notte  intera  alla  parte  ap- 
plicandola, e  ciò  per  molte  notti  facendo  .  Giaccia  intanto 

fu- 

(a)  ot/.  i8. 
{h)obfì9. 


Pane  111.  Cap.  II.  3S; 

Alpina ,  la  levi  nel  giorno  ,    e  ben  bene  con  decozione  di 
Mirto  fi  lavi.  Pone  altri  farmaci,  che  appre/To  il  medefimo 
legger  fi  polFono,   per  non  cllerc  io  troppo  lungo,  ne  tutto 
traslattarlo  in  noftra  lingua,  potendofi  forfè  in  tal  maniera 
fcandalezzarfi  certi  miracolofi  pcrfonaggi  ,    e   Maeftroni  di 
prima  fcranna,  i  quali,  benché  niente  il  Greco,  e  poco  il  vibiaraihn* 
Latino  intendano,  amano  però  con  nera,  e  ftorca  politica  ,  ingfiua  dtW  ^ 
che  fi  tengano  fotto  maschera  ,  o  Greca  ,   o  Latina  i  noftri  ^"">"  • 
fcgreti .  Ma  per  tornare,  d'onde  partimmo,  fela  partecfier- 
na  delle  vergogne  farà,  oltre  l' ordine  della  Natura  ,  diden- 
fa  membrana  velata,  s'adopri  il  ferro,  come  fece  l'Acqua- 
pendente, e  il  Cabrolio,  de'quali  già  facemmo  parola,  (a) 

Ij.  Per  gli  altri  cafi  ,   de'quali  ho  fatta  menzione  nel  §. 
x8.  dell'antecedente  Capitolo  ,  cioè  quamio  l' utero  ft  fa  fcir-  utere^cirrof» 
rofo  ,  cartilaginofo  ,    o  di  tumori  fleatomatici  ,    o  d' altre  materie  cartiUginoft . 
denfe ,  e  non  fuperabili  pieni  ,  e  ne'  loro  follicoli  chiufe  ,    interna- 
mente,  0  efìernaìnente  tcmpeflato ,  non  trovo  rimedj  nò  univer- 
fali ,  né  locali ,  che  al  primo  ftato  con  ficurezza  ridurre  lo 
poflìno,  laonde  in  querti  cafi  e  d'uopo  contentarfi  ,  di  pre-  ^"^'"^''^  ''"* 
fcrivere  una  fola  cfattiffima  regola  di  vivere,  per  impedirne     """'■ 
l'accrefcimento,  ed  al  poffibiic  allungare  all'egra  Donna  la 
vita,  non  tormentarla  con  inutili ,  evanirimedj,  aggiugnen- 
do  i  mali  dell'Arce  a  quelli  della  Natura  ,  per  eflere  quelli 
fra  quelli,  ne' quali  dirò  con  Livio  ,  Medici  plus  quiete ,  quam 
agendo  ,  &  movendo  profìciunt .  . 

54.  All'  Idropifta dell'  utero,  0  fia nel  cavo fuo libera  l'acqua,    tdropifia ddl 
o  dentro  una  gran  vefcica ,  o  in  più  vefciche  imprigionata,  "'"■** 
o  fra  tunica  ,   e  tunica  ,   o  nelle  cellette  della  foftanza  fua 
membranofa  rifirctta,  d  può  mefcolare  con  la  fpcranza  il  ti- 
more ,  e  più  fpcranza,  fé  l'acqua  ondeggi  nel  cavo  dell' ute-  p,i,„oftU0 
ro,  che  infra  le  membrane,  e  più,  fé  infra  qucfte,  chedcn- 
tro  le  vcfcichette,  o  cavcrnette  chiufa .  Anche  qui  pondera- 
re bifogna,  fc  il  male  dal  tutto  ,  o  dall'utero  venga  ,   e  fé 
dal  primo,  egli  è  neceffario,  ridur  la  maffa  de' fluidi  al  na-      Cauttla drì 
ttirale  ftato,  e  in  uno  fleffo  tempo  riguardar  l'utero  ,   e  fc  ■""'''♦• 
dal  folo  fecondo,  bafia  rivoltare  ogni  sforzo  dell'Arte  al  mc- 
defimo.  Se  viene  dal  tutto,  la  cura,  che  fi  fa  agli  altri  Idro-  cura ,  ft  vìtitt 
pici ,  anch«qui  conviene,  la  quale  appreffo  i  più  faggi  Au-  dal  tutte. 
tori  fi  vegga,  fra' quali  iJ  Sidcnam  ottiene  de'primi  luoghi.    stvitn,dallt 
Se  il  vizio  è  poi  nella  fola  parte,  afcokiarao,  come  ìzhc-  f^upart», 

Ccc  eia 

(a)  Ctp.  21.  §.  17. 


3  "8  (>  Della,  Sterilità  delle  Donne . 

Cura  i'  ifp».  eia  Ippocrate  nel  Libro  primo  dp  natura  muliebri  ,   giacché 
tratt.  prcfo  ci  fiarao  il  gloriofo  ed  utile  impegno  ,  di  feguicarlo  . 

sivetala  mt.  ^*-'  ^Icun  dolore  fcncc,  infegna  prima  a  mitigarlo  ,  lavando 
ìov>ftiroUT, ^  la  parte  con  acqua  calda >  e  tiepidi  fomenti  d'erbe  anodine  , 
eridr.p.fiadt-  ed  emollienti  applicando.  Sedato  il  dolore  fi  purghi ,  epur- 
c!.'"!'»//'"'  S^^^  vuole,  che  s'applichi  all'utero  un  fomento  conJofter- 
iflwh  7elìs    ^^  ^^  h\xt,  e  dopo  tre  giorni  un  pellario  s'introduca,  fat- 
Pariei.  Cap.  to  con  Canterelle,  e  hele  di  Bue,  che  potrebbe  addolcirfi, 
5.  t  (omt  fi i,  moderarfi,  come  in  altri  luoghi  ha  ptopofto,  ovverofcr- 
gtnitino  Part.  ^\^f^^  d'altri,  che  infegna  dipoi  ,  che  aprono,  e  più  dolce- 
*^c«/).  17Ì).  jj^gj^jg  purgare  pollono  la  cloaca  uterina.  Quelli  fono  la  ra- 
dice d'aflenzio  trita  ,  e  con   mele   rimefcolata  ,  ovvero  un 
pc22U0l  di  fcilla  lunga  fei  dita  ,  e  un  dito  grolla  ,  lo  fpa- 
zio  di  due  dita  della  quale   attorno  attorno  fi  rada  ,  e  li- 
fcia  fi  renda,  involgendo  il  refto  con  fordida  Ima,  e  porta 
da  qudh  parte,  eh' è  rafa,  alla  bocca  dell'utero  per  una 
notte,  e  un  giorno  fi  lafci .  Sibagni  dipoi,  fi  cavi,  econ 
acqua  odorola  fi  lavi  .  Ovvero  prendi  unguento   Is'arciffi- 
no,  Cornino,  Mirra,  incenfo,  arcipreflo,  fale,  ed  olioro- 
fato,  un CoK^/o  di  tutti,  ma  quattro  parti  dd  Narciffino  ,  e 
tutte  quefte  cofe  infieme  rimefcolatc,  involgile  in  un  fotti- 
liffimo  panno  ,  forma    una   ghianda  ,  e  adoprila  :  ovvero 
prendi    una  penna  circondata  di  fotti!  panno  ,  e  legata ,  e 
in  Olio  bianco  Egiziaco  intinta,  e  fottospofia ,  lafcialaper 
un'intero  giorno.  Dopo  bagnata  fi  cavi,  e  con  acqua  odo- 
rofafi  lavi.  Chi  vuol  vedere  il  componimento  d'altri  Peffa- 
rj ,  o  ghiande ,  legga  Aczio  (  a  )  che  appieno  reitera   fod- 
disfatto . 
'^ùìpurganì,      35.  Avendo  taciuto  Ippocrate  la  qualità  del  Purgante  > 
pefs  ptcì'cri.    che  nella  fovraddetta  cura,  dopo  feda  to  il  dolore  debbe  prc- 
frf:  fcrivcrfi,  pcrciògiudichereiopportuno  il  penfare, che  un /^r<i- 

gogo}p\u,  0  meno  gagliardo  folle  opportuno,  conforme  le  for- 
ze, l'età,  e  la  tempera  dell'  inferma.  Per  le  dilicate  pare- 
rebbe proprio  il  Sciroppo  della  Spina  cervina,  che  fece  una 
volta  tanto  onore  al  Sidenam,  o  la  Conferva  di  Caflìa  del 
Donzelli ,  o  i  bacelli  teneri ,  o  i  fiori  della  Caflia  canditi  , 
o  il  Mercurio  dolce  con  lo  fpirito  di  Lombrichi  in  conferva 
di  fiori  di  Malva,  o  il  fugo  d'Ireos,  oalcune  grana  delMa- 
giftcro  del  Mecoacanne  in  conferva  di  Viole  mammole  ,  o 
il  Rofolino  purgante  del  Borri,  o  nelle  più  umide  l'elegan- 
te pre- 

<a)  Tetrab.^.  Serm.^.Cap.jp. 


Parte  1  II.  Cap.JI.  38^7 

le  prqjarazionc  del  Morelli  dell' Elaterio  col  fugo  d'Aloè,. 
Q  nrellc  più  forti  1'  Elaterio  col  Mercurio  dolce  ,  cftratto  d' 
Aflenzio ,  e  Trochifci  d'Alandal,  o  fimili,  i  quali  pollono 
eggregiamente  le  prime  ftrade  nettare  ,  e  detergere  ,  e  por- 
tar anche  fuora  buona  parte  de'  Ikri  immondi ,  e  impalu- 
dati .  Ma  venghiamo  di  nuovo  ad  Ippocrate  .  Dopo  i  pef- 
tarj ,  laiciala  un  giorno  quieta,  e  fc  il  ventre  diventa  mol-  /^^^^^  j.^,,. 
lc>  ceffi  la  febbre,  e  i  m:fi  tluifcano  ,  s'accompagni  con  V  p^icraie. 
uomo,  ma  fé  non  appurifcano  ,  faccia  tutto  ciò  ,  che  nella 
\azo  fiippreffione  s'è  detto,  e  s'aggiunga  un  rimedio  fatto  con. 
]a  corteccia  del  Cretmio ,  cioè  della  Drngontca  ,  o  Serpenta- 
ria  con  le  grana  nere ,  e  le  frutta  del  Sambuco  nel  vino  ,  e 
mangi  Mercorella,.  ed  Aglj  cotti  ,  e  crudi.  Alcuni  finalmen- 
tchannoefperimeDUtocon  utile  il  feguente  pellario,  di  quanto 
e  dentro,  l'utero  efficacifhmo  fterminatore .  Si  prenda  Uiia 
mezza  dramma  di  Elleboro  bianco,  duefcrupolidiColoquin- 
ode,  femi  di  Cornino,  Nitro,  e  mirra  unolcrupolo  perfor- 
ta,  tutto  con  mele  ,  e  teriaca  fi  me/coli,  e  fatto  un  pella- 
rio in  una  pezzetta  rolla  dentro  lo  ftomaco  uterino  (i  intro- 
duca. 

56.  Se  l  liroptfu  dell'  utero  vengn  dnlU  fua  bocca  impaniatn  , 
e  cbiufa  dx'  full  vifcidumi,  conviene  anco  la  cura  ,  che  s'è  ri-  Bocca  ieltuu. 
ferita  ^  parlando  del  folo  turamento,  o  della  fola  ollruzione  ^"^'^^^^"V"".» 
della  mcdefima .  Avvertono  però  i  Pratici  Moderni,  chera- /(.•^^"„;/""' 
ra  è  quella  forta  d'Idropifia,  effendo  per  lo  più  l'acqua  in- 
carcerata in  una ,  o  in  più  diftinte  membrane ,  di  maniera- 
che  molte  vefciche  rapprefenti,  chiamandofi  allora  Idropifia 
vefcicolare  ,  della  quale  ne  fanno  menzione  Tulpio  (<i)  io  Uropì/a  vi((L 
Schenchio  (  i»  )  ed  altri  Autori  antichi,  e  Moderni.  Di  q  uè- "''"''• 
fle  vefciche  uterineìo  ne  ho  parlato  diffufamentealtrove  (c}e 
come,  e  quando  ,  e  d' onde  polfano  avere  l'origine  candidamente 
ho  efpollo.  S' accoppia  fovente  quella  chiamata  Idropifia  ve- 
fcicolare col  feto,  per  lo  più  imperfetto  ,  o  mancante  ,  co- 
me nella  mia  Storia  del  Vano  maravigli' fo  narrai  (d)  e  alcu- 
na fiata  anco  folitarie  fi  trovano.  Qiicfia  linfa,  0  quelle ac-  idropifia tuk»' 
que,,  foventemente  chilofe,,  riftagnano  qualche  volta  anche//. 

Ce  e    X  nel- 

(a)  Lb.  5.  ObfCap.^Z. 

(b)  Lb.  4.  Obf  De  molis  . 

(c)  Raccolta  di  varj  Trattati  fatta  dal  Si^.  Ertx,  .  in  Finexia 

171  j.  pag.  107.  e  feg. 
<-,d)  Ljt  pag.  Sj.. 


3  S  8  DelU  Sterilità  dette  Donne. 

nelle  Corna  dell'utero,  o  Trombe  Falloppiane,  che Idropìfìa 
tubale  fi  può  chiamare,  della  quale  il  citaco  Tulpio  una  rin- 
goiare Ifloria  racconta,  {a)  Prima  d'  accingerfi  alla  cura  , 
^v^TT""  ^  necelTario  avvertire,  fé  l'Idropifia  col  feto  fia  unita,  o  fc 
"  *"'""■  fia  fola:  fc  col  feto  ,  è  d'  uopo  andar  deflramentc,  e  eoa 
ifcrupulofa  cautela  purgare  a  poco  a  poco  con  gentiliffimi 
purganti,  e  diuretici  gli  impantanati  fieri,  e  con  una  dieta 
rigorofa ,  ed  cCccante  trattar  1' inf>;rma  ,  ovvero  paziente- 
mente afpettare,  che  col  parto  il  tutto  fi  fcarichi.  Se  poi  è 
fenza  il  feto,  allora  con  più  coraggio  {ì  può  abbracciare  la 
cura,  e  quanto  ncU'Afcite  conviene,  oltre  i  rimedj  detti, fi 
può  adoprare.  E' ben  vero,  che  nelle  Donne  gravide  ,  e  nel- 
le ricche,  e  nobili  riefce  molto  più  Ja  guarigione  difficile  r 
che  nelle  fervili  ,  e  povere  perfone  ;  il  perchè  viene  favia- 
mente  avvertito  da  Celfo  (b)  apportandone  la  ragione  con- 
le  feguenti  parole:  Facilius  in  fervis  ,  q/tam  hi  libcris  tùllitur  , 
quia  cum  deftderet  f. imeni ,  fitim ,  mille  aliatitdia  ,  longamque  pi' 
tientiam ,  promptÌHS  bis  fuccurritur ,  quam  quibus  inittilis  libcrtas 
efl.  Lo  che  temo  forte,  che  parlandofi  de'  ricchi,  e  de'  no- 
bili, in  ogni  forta  di  male  dire  fi  poffa. 
Prou^ji  dell'  37-  Qui  non  voglio  entrare  nella  fpinofaquilìione,  fencl- 
Atittre.  le  Idropifie ,  generalmente  parlando,  più  i  purganti,  oivo- 
mitorj,  o  i  diuretici,  o  i  Sudoriferi,  o  gli  fcialivator;  con- 
vengano. Farei  un  Libro  di  quefto  folo  ,  non  un  femplicc 
abbozzo,  com'è  mio  penfiere,  di  quanto  può  farfi  in  brevi 
linee  riftretto,  imperocché  tutte  le  Idropifie  diftinguere  bi  fo- 
gnerebbe, e  tutte  le  interne  loro  cagioni  difaminare  ,  pon- 
derando, fé  le  vifcere  fieno  fané  ,  o  non  fané,  e  fé  le  vene 
linfatiche  lacerate  fieno,  o  non  lacerate,  e  tante  altre  cofe 
efattamente  agitando ,  che  sì  prefto  non  finirei  .  Mi  rimetto 
alla  prudenza  del  Medico,  e  alle  fue  diligentiffime  ofl'erva- 
zioni,  che  prima  d'imprendere  la  cura  far  debbe  ,  notate  e 
dal  lodato  Sidenam,  e  da  altri  celebratiffimi  pratici,  aven- 
do io  con  lunga  fperienza  olTcrvaco  ,  giovar  molto  ,  e  ve- 
7-«»rf/t^4 »»/ derfi ,  quafi  diffi,  miracoli,  ora  da  uno  ,  ora  dall'  altro  ri- 
Mtdicar,  I,  medio,  e  (^diifCìmz  volte  tutti  elTere  inutili  ,  anzi  nocivi  , 
Utopifii..  perendo  più  prefio  ,  quanto  più  frequentemente  ogni  forta 
di  farmaco  fi  preferi  ve.  Nel  nodro  cafo  ,  fé  l'Idropifia  non 
fia  col  feto  accompagnata,  oltre  la  curad'Ippocrate,  i  diu- 
reti- 
ca) Iit.4.  Obf.  C^/;.  44. 
C  b  )  Lib.  5.  Cap,  iisDe  aqna  Inter  cutcìn,  hoc  efl  de  Hidnpico  m'orbi . 


Parte  III.  e af* il.  387 

retici  fono  fempre  laudevoli,  e  più  ficuri,  enendo  i  Reni  '1  ^*ii  rimii^ 
vero  Cribro  de'  fieri  foverchj,  onde  i  Terebencinati  ,  i  Y>z.fi'"op>''<^"">,- 
cotti  con  erbe,  radici,  e  legni  a  quella  via  tendenti  fono  da  '  ^'    '""""■ 
più  cauti  meritamente  adoprati  .  Le  tinture  d' Acciajo  ,  e  i 
Mercuriali ,  e  fegnatamente  il  Mercurio  diaforetico  (  fé  pur 
fi  dia  )  la  Panacea  del  Lemery,  e  limili,  fono  adeffoappref- 
fo  alcuni ,  in  grande  flima  :  altri  più  cautamente  mefcolano 
con  la  Terebentina  non  lavata  alcune  grana  dÌAff>-c/mo,che  .?* 

chiamano  n/«/<r/'r<iw,  volendo,  che  potentemente  fciolga  tut- 
te le  linfe  grolfe,  e  crude,  e  per  i  proprj  colato}  le  derivi . 
Danno  altri  per  fegreto  1'  acqua  diftillata  dalle  noci  verdi,, 
e  tenere  ,  altri  i  millepiedi  ,  io  fpirito  d'orina  umana  ,  U 
magncfia  bianca,  i  lombrichi  terrertri,  gli  fcarafaggi  pillo- 
lari,  e  lo  fterco,  e  la  carne  fecca  delle  lìcHe  botte  vengono' 
in  ufo.  Gli  fpiriti,glifali,  e  le  polveri  diuretiche,  i  vini  Me- 
dicati con  la  radice  di  Brionia,  o  con  l'Erniaria  ,  o  Mille- 
grana,  o  l'angelica,  o  l'Ireos,  0  la  Calaminta,  ol' Aceto- 
fa  ,  0  l'AiTenzio,  0  la  piantagine,  il  Marrubio,  il  Rofma- 
rino,  la  Satureia,  lo  Zaferano  ,  la  Calendola  ,  tutte  le  ra- 
dici chiamate  aperiti  ve,  e  cento  altri,  e  cento  con  gran  con- 
fidenza prefcritti  vengono.  I  cataplafmi  full' utero  con  le  fo- 
glie, e  radici  d'Ebulo,  e  con  loftercodi  Capra,  i  Cerotti  , 
le  unzioni,  edaltri  fimili  difcuzienti  non  hanno  l'ultimo  luo- 
go .  Ma  di  quello  aliai ,  e  forfè  troppo. 

38.  Non  mi  diffonderò,  né  mi  prenderò  pena  alcuna,  àìiVaiuUà   con" 
ordinare  rimed;  per  la  /acuità  concettrice  ,  o  alteratrice  offefa  ,  '^"'!''' }"'''' 
0  per  l' intemperie  con  materia,  o  fcnza  materia,  difcrafia  ,  o  fi- X' X'i   «VctJ 
mili  da'buoni  vecchi  con  tanta  fottigliezza  meditate  cagioni  ,<if,-. 
perocché  fono  puri  nomi,  e  fi  riducono  alle  già  dette,  oda 
dirfi,  che  la  bruttura,  o  i  fluidi  fconcertano  ,  e  il  concepì- J»  niueenaa' 
mento  impedifcono.  Cosi,  fé  fieno  cachetice ,  o  cacochime ,  o  £"v>'0'"''^»»' 
magre,  fparute,  e  fmunte  ,  d  ricorra  alla  cura  general  degli 'j''^'"-'^"'""" 
umori,  a'  marziali,  a'  dolcemente  aromatici,  a'  deolìruen- 
ti ,  e  in  fine  a'  latti,  nutrienti,  e  a' locali.  In  tal  maniera, 
fc  alcun  vifcere  di  primo  ufo  è  ofFefo,  e  d'uopo  fanar  quel- "^ ''"''^""'*'' 
lo,  e  /f  il  nutrir/tento  al  tutto  ,■  o  alle  parti  manchi  ,  cercar    la. 
cagione  per  la  quale  manca,  e  opporfi  allamedefima  .  Non' 
poflb  già  qui  dar  ricordi  per  tutte  quante  le  indifpofizioni  , 
che  alle  Donne  accadono,  perocché  mi  converrebbe  fare  de- 
foli  loro  mali  un  grofso  intero  volume. 

jp.  Aggropperò  in  un  fafcio  molte  altre  cagioni,  che  o 
troppo  varie ,  0  lunghe  cure  ricercano  ,  o  che  fi  riducono  , 

ori/- 


a' Midi, 
tal 


tUTM  , 


390  DelU  SìeriltU  ielle  Dokne . 

jimipstu iti.  0  ridurre  fi  poffono  aile  accennate,  e  da  acccanarfi  .  Se  ab» 
I»  DJ».*  Ita  [jjj  j^  f.mmina  antipatia  col  luatchio  ,  o  il  mafchio  con  U 
r  msm»,  iti!  fjQjjjjin.i     non  s' at'pecca  al  Alaiico  il  fare,  che  il  loro  cuo- 

uomo    ten    la  .  ,  .  ,.*        .  ,  -     ^  1      ,      • 

T)»nna.  tz  intcncrttca ,  e  d»  reciproco  amore  s  inhammi ,  ed  altri  mez- 
zi, che  medicine,  o  peli  a  rj  vi  vogUono  .  Qualità  gentili  , 
amabili,  obbliganti,  atuattivc,etialcrearii  nccctfarie  ai  dol- 
ce fofpirato  gci«o  non  fi addimandino  a  Noi.  FAtriy  bagni, 
■f^""'"/?"''*  unzioni  ,  JVLignctici  arcani,  e  liiuili  fanfaluche,  e  gloriofe 

"  "* "  burbanze    d'alcuni  hanno  picdo  di  me  poca,  o  niuna  fede, 

onde'  lafcio  di  buona  voglia  1'  onore  di    preferi vergli  ,   e 
gli  cff--tci   defideraci    vedere  a    que'  teneri  cri  ftianelli,  chea 
tutto,  clic  afcoltano,  o  leggono  dan  pieaa  fede. 
Vitro  tonta-      4:).  S^  la  Danna  abbia  ^  0  per  aborti,  0  per  fé n  efinti y.  o  p€* 
mi'i.'to  ptr     pQgj  deprezza  della  Levatrice.  1' utero  contaminato  ,  firicor- 
"^""/ì'i'Vùf''  ""^  ^"^  ^^^^  accennate,  conforme  il  male,  cbe  fuàoccorfo,- 
"  *^'""    ''   e  /f  /*  Donna  avrà  qualità  virili ,  bifogna  eoa  cibi  mollitìcan- 
ti,  e  con  arti  donncfche  effeminarla,  e  con  bagni  frcquerk- 
ti  d'acqua  dolce,  e  con  cavate  di  fanguc,  e  con  altri  argo- 
menti ridur  la  natura,  s'c  mai  poffibile  ,  a  un' altra  natura . 
^  E' piùfacile , /r  fro/>pa  cdWf ,  0 /«i/ÌM''«ìA' intiepidirle .  Non  man- 
J,  *['Tt''oMo  cano  rimedi,  che  gli  ardori  eltmguano,,  o  facendole  affatto 
luffmiofi.       aftenere  dal  vino,  e  che  acqua  pura  tempre  bevano,  e  tutte 
k  parti  continu :i»ente  rinfrefcando  ,  e  pochi  cibi,  e  freddi 
mangiando  ,  e  il  corpo  loro  con  eferciz;  continui  maceran- 
do, a  una  tempera  migliore  col   tempo  ridurre  fi   poflono  . 
Note  fono  l'erbe,  i  ferai,  le  canfore,  gli  opiati  ,  i  faturni- 
ni,  che  ridutti  anche  in  peflarj  all'ufo  Ippocratico  pollooo. 
temperare,  e  dirò  cosi ,  imbrigliarci  mal   nati  furori. 
41. 5e,  poi  al.  contrario  fieno  di  uno  fptrito   troppo  languido,  fi»' 
9i  JHemfi^M.  fcie ,  mclenfe ,  e  quafi  gelate ,.  confegliano  alcuni   l.Cioccoiate 
nuHt^ftid»,*  j-oQ  aromati ,  e  fé  loro  l' odore  non  nuoce  ,  con  eflenza  d'Am- 
•»•'"'/'.        htZy  i  Rofolini  con  cordiali  intuii,  un  poco  di  vino  di  Spa- 
gna, delle  Canarie,  e  fiinili  ,  con  cibi   appropriati  al  bifo- 
ì(imtd].        gno ,  ovvero  prefcrivono  unamillura,  che  chiamano  r/-<\?^?j 
fatta  con  ottima  cannella,  con  le  fpecic  cordiali  calde,  olmr 
peratorie,  con  coralli  rolli  preparati  ,  Cioccolate  d'  India  , 
ellenza  di  Aranzi ,  e  con  Marzapane.  Intanto  ordinano  tre 
maniere  di  Bagni,  deterfo  prima  il  ventre,,  cioè  uno  molli- 
ficante,  l'altro  aperientc,  e  il  terzo  corroborante,  ed  ecci- 
tante l'appctitodi  Venere,  facendo  fare  il  primo  per  fei  gior- 
ni, il  fecondo  per  quattro,  il  terio  per  due,  andando  dipoi 

a.doi- 


Pme  ni  Cap.  IL  3  9  « 

a  dormir  col  marito.'  ma  di  quefta  freddezza  fé  ne  paricri 
{«gnatamcntc  più  fotto. 

41.  DxfmntOy  che  Anche  molrt'  cagioni  eflerne  alla  flcriUtÀ  fow- 
corrono  fra  le  quali  l'aria,  o  il  Clima  confiderà  mmo  .  Cerro,  c^s'""' 'Jf"»' 
che  quel  ff/(  fp:r.tbile  mimen,  per  parLir  col  Poeta ,  ha  gran  ^i,^  ^,nliti. 
forza  in  noi ,  e  molti  mali,  che  non  hanno  potuto  levar  i  L'aria  ,  »  à 
rimedi ,  gli  ha  tolti  fpelFe  volte  l'aria.  Ex  gcneribus  medica-  clima, 
f.onum  cfje  mutationem  de  terra  ad  terran-,  de  aere  in  aerem,  lo 
di(ie  Avicenna  [a)  ed  Ippocrate  nel  fuo  Trattato  De  ^ere  , 
^^«u,  (ir  ic«:/^,k  dona  tanto,  che  pare  quafi  troppo.  Pf^^wr/fWf      ^^^    . 
Caltm  efl,  così  anche  Celfo  (b)  quod  tegrum  fecit  ,  ideò  ut  in  i,ifJl'^'*^^ 
td  quoque  grtiHS ,  qttod  T^^ttura  pe'^its  efl ,  in  hoc  fljtn  fatubns  muta-  r»  utile, 
tioefl.  Sentimmo,  come  in  un  pacfe  fono  le  Donne  più  fer- 
tili, che  in  un'altro,  onde  quando  non  vi  fieno  cagionicvi- 
denti  della  rterilita,  muti  l'aria.  losòdi  certo,  che  un  gran 
Cavaliere  di  Lombardia ,  non  potendo  avere  dalla  fua  con- 
forte figliuoli ,  fu  configliato  da  un  dottiflìrao  Medico  ,  di 
portarfi  a  dimorare  con  la  moglie  in  Napoli,  dove  dopoal- 
Tuni  m;fi  re'ìò  infantata.  Ciò  fi  conferma  da  un  cafo,  nell' 
Accademia  de'  Curiofi  di  Germania  narrato  (e)  in  cui  fin-  oftrtn^ifm 
no  menzione  di  una  Donna,  la  quale  non  oflantc  molti  ri- 
medj  prefcritti  da' Aledici  per  lo  fpazio  d'undici  anni  fu  ftc- 
rilc,  laonde  in  un'  altro  paefe  portatafi ,  di  più  figliuoli  fu  '■ 

Madre.  Con  quefla  occafionc  que' faggi  Accademici  moki  al-  - 

tn  confimili  cfcmpli  ,  al  loro  foliro  ,  eruditamente  raccon- 
tano. 

4^.  Quanta  forza  abbiano   pur  le  bevatide ,  i  cibi  ,   le  paf-    ^^ 
fti.ni  dell'animo,  e  i  moti  tutti  anco  degli  organi ptr  alterare  i  fluì-  *^^*j.[|JJ^ 
dt ,  e  i  folidi  del  noflro  corpo,  non  v'è  alcuno  sì  fungo  ,  che  „« ', "ró^ri*^,; 
non  lo  vegga  .  Vuole  Ippocrate  (  d)  che  l'uomo  non  s  ab-,  orpo fyc. 
briachi ,  né  beva  vino  bianco,  ma  nero,  e  gencrofo  ,  e  man-      ^i  j.. 
Pi  cibi  forriflìmi  ,  né  fi  lavi  con  acqua  calda,  e  fi  attenga  'j'^ff   ^' 
da  que'  cibi ,  qui  ad  rem  non  coiulticunt  .  Vuole  pure  la  Don- 
na  fobria,  e  prudente,  la  quale,  fc  dedica  al  vino,  e  s'ub-  ''^ 

briachi,  rerta  infeconda,  una  delle   quali  io  prcfcntcmentc 
conofco,  per  cui  ho  confultato,  che,  fra  le  altre  cofe,  U*  ojftfv*\i»ni  . 
fci  affatto  il  vino,  ed  acqua  pura  di  Ncccra  ,  0  di   buona 

fon- 

(a)  Lib.  I.  Tit.^.p.  71. 

(b)  Lib.  l.Cap.i. 

(  C  )  Mifcellan.  Ctiriof.  Dcciir.  2.  ^n.  6.  ,4pptTid.  p.  66. 
(d)  T^el  detto  Lbro  De  fleriiibus . 


3  91  Della,  Sterilità  delle  Donne  . 

fonte  beva,  altrimenti  e  la  rucceflìon  difperata .  Erano  così 
gelofi  in  qucflo  gli  Antichi,  che  volevano,  che  le  Donne  lo- 
ro acqua  bevellero,  e  troviamo  nelle  ftefle  facre  carte  (a) 
che  l'Angelo  avvifò  la  Moglie  di  Manue  ,  chs  partorì  San- 
fone  con  qucftc  parole:  Sterdìs  efl ,  &  abfque  b.b.ris ,  fed  con- 
cipies ,  &  paries  filium .  Cave  ergo,  ne  bibas  vinum  ,  ac  Siceram 
(cioè  altra  bevanda  ,  che  ubbriaca  )  nec  immundum  quidquam 
pegola  di  vìve,  comedas  .  Un'  efatta  regola  di  vivere  fa  un  fangue  puro,  e 
'5""'^'"]"'''''' puri ,  e  vivaci  tutti  que'  fughi,  che  all'opera  della  genera- 
zione concorrono .  "J^on  fatietas ,  nou  fames  ,  ncque  almd  quid- 
quam^ quod  V^auir£  modrim  excefferit ,  [aiutare  ,  dille  in  altro 
Juogo  il  noflro  Ippocrate  (b) .  Avea  pur  dato  un'  altro  favio 
ricordo  (e)  cioè,  che  s'avverta,  a  chi  una  volta  fola  al  giorno, 
0  due,  e  a  chi  più,  cachi  meno  dar  fi  debbano  gli  alimenti ,  e  come 
qualche  cofa  debhe  conccderfi  al  tempo ,  al  paefc ,  all'  età.  ,  e  alla 
coiifuetudine ,  il  quale  anche  nel  noftro  cafo  conviene.  Spetta 
alla  prudenza  del  Medico,  ilprefcrivere,  ciò,  che  più  a  prc- 
pofuovedc,  per  ottenere  il  fuo  fine;  <i/tr  mw ,  con  ragione  gri- 
dava Celfo,  Kimio  timore  aliquis  nimis  pariim,  aut  aviditate  ni- 
mia  plufquam  debet  affumit  :  ita ,  vel  quod  dcefl  ,  ihjirmat ,  vel 
quoi  fuperat ,  corrumpitur.  Né  moti  interni,  edeflerni  delcor- 
po  non  mi  dilungo,  perchè  già  noti. 
Vix)  crganiei     44.  Sc  fieno  vizj  Organici  nella  Donna ,  portati  fece  dall' 
wIlaDoona.  ^gro  della  Madre,  come,  fé  nata  fenza  le  Ovaje  ,  o  fcnza 
la  matrice  (t/)  non  vi  vuol' altro  ,  che  1'  onnipotente  mano 
Siftnxaova-òì  DÌO;  anzi  per  giugnere  a  conofcere  untai  diffetto,  l'oc- 
v,<>f">y^  c\i\onh.  deliamente,  né  del  corpo  può  arrivarvi  giammai  : 
jttiw/  ''"^""'"«  intelleBus  noflri  defìciunt  (  difie  infino  il  barbaro  Avcn- 
zoar)   quoniam  Deus  voluit  nobis  ponere  menfwam  ad  ititclligen- 
dum   ,  quam  non  pofjumus  preterire  .  scientia  cnim  folitis  Dei  excel  fi 
e(ì,  quam  dat  cui  vult ,  quando  vult ,  &  quomodo  vult  .  Se  poi 
Vatinaitir \o^omzco  dell'utero,  o  la  bocca  del  fuofiomaco,  per  par- 
uttro ,  »/«- lar  ^on  Ippocrate,  fia  chiufa  ,  ne  parlammo  abbafianza  di 
^tt'a'^flcm   '^°P*"2'  ""^  ^^  ^^  fterilità  dal  diffetto  della  membrana  mufcu- 
//upftZe'.' ^^^^  dell' Ovaja  dipenda,  che  fia  in  alcun  modo  de' già  nota- 
ti viziata  C^)  <1'  manicrachè  J'.uovo  rcfti  anche  dopo  Ja  fc- 

■coa- 

(a)  Lib.  JudicumCap.i^. 
<  b  )  ^phor.  Lib.  2.  ^ph.  4. 
i(c)  Lib.  i.^ph.  17. 

(d)  Fedi  Cap.xi.  §.  5^ 

(e)  Vedi  il  fuddetto  Cap.  il.  §.54. 


Tarte  ìli.  Cap.  Il  393 

fcondazion  nell'Ovaja,  è  «l'uopo indirizzare  la  cura  confor-      humhans 
me  la  cagione,  che  immaginare  pofliamo ,  la  quale  ,  quan-  "'''f''H«'f''i' 
tunque  incerca,  e  congetturale,  può  qualche  volta  un  nota-    ^"y^'V"'' 
bile  giovamento  apportare  .  Ho  veduto  Donne  Aerili ,  per 
altro  fané,  dopo  qualche  confiderabile  malattia,  incuisfor-  °Jr"^'>\"»ì' 
zi  della  natura,  e  fcparazioni  d'umori  kguiti  fieno  ,  dive- 
nire feconde,  come  poco  fa  una  Donna  gentile,  bella  ,  ma 
Aerile,  dopo  il  Vajuolo  divenne  Madre.  I  bagni,  i  fomenti,  vìridi  gimra. 
i  pellarj ,  le  bibite  d'acque  Tcnnali,  i Decotti ,  i  Brodi  con  a. 
le  Vipere,  i  vini  medicati,  e  quanto  può  dar  moto,  molli- 
ficare, aprire,  aflottigliare  ,  può  anche  confolare  l'afflitta 
Donna,  che  d'una  difcendenza  felice  brama  confolare  il  ma- 
rito. Quando  la  mano  certa  fu  la  cagione  del  male  por  non 
poffiamo,  è  lecito  qualche  volta  gittarfi  agli  univerfali,  che 
tutto  dolcemente  fmuovino  ,  ed  alterino,  purché  con  le  do- 
vute cautele,  e  prudenza  s'adoprino  ,  avendo  fempre  avanti 
gli  occhi  quel  faviffimo  configlio  d'ippocrace,  di  guardar  di 
non  nuocere  ,  fé  non  Ci  può  giovare . 

45.  Accadendo  la  fterilità  per  vizio  delle  voua  non  ifvilup-  ^^^^  „^o;/-„-- 
pate ,  o  tarde,  o  vote  di  energetici  fughi  ,  o  non  lodevol-  i,,ppate^i,  tar. 
mente  nutrite  in  una  Donna  umida,  e  fredda,  que'  rimedj  ,  de,ofri(idti;r, 
che  dagli  Antichi  erano  dati  per  ben  nutrire  ,  e  per  accre- 
fcere,  o  rifcaldare  lo  fperma  ,  de'  quali  ne  fono  pieni  gli 
Autori ,  tutti  ,  0  quafi  tutti  convengono  .  Qiie'  morfelletti 
con  mandorle  ambrogine,  pinocchi  frcfchi,  piftacchi ,  cNo-  ^"""^^  • 
ci  d' India  ,  accompagnate  con  lo  ftinco  marino  frefco ,  e  con 
aromati  propri ,  non  fono  qui  difpreggevoli,  come  tante  er- 
be, radici,  ef;:menze,  ch'empiono  ilfangne  di  particelle  fpi- 
ritofe,  e  volatili,  e  le  pigre  parti  a  miglior  uforifvegliano. 
Il  Latte  di  una  Capra  ,  nutrita  folo  d'erbe  eccitanti  l'appe- 
tito di  venere,  e  generanti  molto  fugo,  pieno  di fàli irritan- 
ti,  e  di  attiviflìmi  corpicelli ,  è  degno  di  lode,  avendone  fat- 
ta la  fperienza  felice  in  una  gran  Dama  un  giudiciofiflimo, 
e  dottiamo  Medico  di  Torino  (a  ì  Un  vino  medicato,  che 
dava  per  fegreto  un  ruftico  Empirico  ,  come  in  un  Mano- 
fcritto  antico  fi  legge,  non  è  fprcggcvole,  il  quale  i'i  com- 
pone con  la  Zcdoaria,  con  la  radice  del  Satirione ,  col  Ca- 
lamo aromatico,  a  once  due  per  forta  ,  e  con  un'oncia  della 
Genziana ,  porte  tutte  trite  in  un  facchctto  dentro  buon  vi- 
no. Le  fpecie  di  Diamofco,  e  di  Diambra,  tanto  dagli  An- 

Ddd  tichi 

(  a  )  ;/  Sig.  Caccia . 


3  94  Della  Sterilità  delle  Donne . 
.  nimrd]  #r«tichi  cfaltatc  ,  non  s'addactano  più  al  genio,  o  all'  ufanza 
iannefi.  jgjjg  noftre  Matrone,  che  a  quefli  foavi  odori  pallide  fubi- 
to  fvengono,  e  molte  tramortite  cadono.  Si  mettano piutto- 
flo  ne'  pellarj ,  che  rifcaldando  le  parti ,  k  freddolofe  ,  eTyc- 
gliate  avvalorano.  L' Elcttiiario  Diafatynon,  e  le  ipecie  Du- 
trionpipereon  j 

"potili  da  fare  ìfpìritare  i  cani , 
non  fi  trovano  si  proffittevoli  ,  come  vengono  decantate  , 
fé  in  freddiflìme  tempere  per  avventura  non  fi  prefcrivino  , 
per  eliere  forfè  di  troppo  focofe  droghe  corapofìe,  effendo 
io  flato  ,  non  e  guari  di  tempo,  chiamato  ,  a  curare  una 
Dama  di  fangue  caldo,  e  di  uno  fpirito  fublime  dotata,  ca- 
duta in  un  prccipitofo  delirio,  per  i  fuddetti  rimedi,  incau- 
tamente  da  un  dolce  Medico  ,  per  fare  ,  che  ingravidalfe  , 
°-^*"^'""  •  ordinali ,  che  dentai  a  refiituire  con  altri  centrar; ,  e  ai  fuo- 
co acceco  appropriati-  Quefto  e  uno  fcogiio,  in  cui  urtano 
fovcntcmeiue  i  giovani  ,  ed  anche  i  meno  accorti  vecchi  , 
cioè  prefcrivcre  indifferentemente  ,  almeno  in  fine  ,  quafi  a 
tutte,  per  non  dir  a  tutte  le  fterili ,  rimedj  caldi,  cdeccita- 
Avvcttimentp,  j|^,|  j^j  fenfo ,  che  per  lo  più  gli  Autori  di  quefto  male  trat- 
tanti, frai  principali  ripongono,  non  avvertendo,  cheradif- 
fime  volte  quefti  convengono  ,  peccando  la  maggior  parte 
piutcofto  d'un'ecceffivo  calore,  e  d'un  fallo  mordace,  e  di- 
flruggitore  de'  neceflarj  dolci,  e  balfamici  fughi,  o  nativi  , 
o  introdotti,  che  fempreppiù  aizzati,  ed  efaltati  da'  fervidi 
ingredienti,  altri  mali  cagionano  ,  o  avvalorando  i  motivi 
della flerilità ,  irremediabile,  e  difperatala  rendono.  Ma  al- 
le noflre  fredde ,  ed  umide  ritorniamo  . 
Altririmti]  4*^-  I  Bagni  fulfurei,  o  d'acqua  dolce  co' nidi  delle  formi- 
àilU  fttrilitìcìiQ,  0  di  Decozioni  d'erbe  aromatiche  ,  e  di  fali  volatili 
in ptr/ont umi. pi^nc ^  i  fomenti  con  le  dette  ,  le  unzioni  d'Olio  di  formi- 
dt^efrrJde.  ^^^ ^  ^  d'altri  forti  ingredienti,  o  d'olio  dirtillato  di  Mag- 
giorana con  lo  Zibetto ,  ovvero  le  fuffumigazioni  col  Lada- 
no, con  lo  ftirace,  col  Benzoino  ,  col  legno  d'Aloè,  con 
la  gomma  di  Ginepro,  con  Garofali ,  e  si  fatte  cofe  non  fa- 
ranno fuor  di  propofito.  I  pellarj  con  la  Matricaria,  e  con 
la  Mercorella,  irrorate  con  olio  di  fpica,  fono  conforme  1' 
intenzione  d'Ippocrate.  Aezio  (a)  crede  un  pò  troppo  alla 
falvia,  e  due  fioriclle  racconta,  la  prima  delle  quali  è  cer- 
tamente una  favola  ,  e  la  feconda  vi  fi  s'accorta  :  ^^rippa 

autem 

(a  )  Sermon  primo . 


Pmtìll.  Cap.II.  39; 

ttutem  inquit  (  così  la  difcorre  )  Salviam ,  hcrbam  facram  Lcc-  ^ 

»*,  prtegnantes  vocant ,  natn  vitalem  conccptum contine t .  Q}}'^^^ i,à7i'di  mn'tl 
fi  fucci  c'Hs  bcìfunam  unam  cum  modico  fate  muLier  b'bat  ,  quar-  ,j    efficacia 
ta  à  puerpera  purgamentis  die  ,  infallibUner  concipiet .  S' impegna  guarita  l>ro 
molco  (  fé  Dio  mi  ami  )  Jo  che  corrobora  con  un'altra  beo-  »"'""  ionata^ 
ria,  che  nell' Egitto  dopo  la  pefte,  per  moltiplicar  predo  il  "^'^'f^jj^'^f^',^ ' 
Popolo,  sforzavano  i  Mariti  le  Donne  loro  all'ufo  di  ^'^"•^'""/i.^ata'. 
ftofugo,  e  prclto  prelìo  redo  popolato  il  Pacfe .  Y^zW^linmi, 
feme  portato  dall'Àleliandria  ,  il  Mattioli  conta  gran  cofc, 
e  lo  dichiìra  ad  firnliiiriem pneflantiffimum  auxiltum ,  pluricsex- 
pertum  .  Dice  io  fteHo della  Ealfamina  ,  dell'Alchirailla,  del 
PetrofeJiino,  e  del  Coriandro.  Il  T^egmido  degl'Indiani  ,    il 
Satirionc ,  e  la  Partinaca  filveftre  hanno  tante  lodi  ,  che  la 
metà  baderebbe  .    E  quali  grandi  maraviglie  non  contano  i  f^jf'J^lfj"" 
buoni  vecchi  de' pomi  della  Mandragora  ?   Citano  inlìno  ^^  in'!,'!in"^'"an-7i 
bella  Rachele  ,   che  defiderò  la  Mandragora  per  fecondarfi.  dainof:  p;r  u 
Deducono  queda  credenza,  dal  fare  le  radici  fimili  a  un  k- f'^ondaiiom ^ 
to  con  le  gambe,  petto,  e  braccia,  e  non  s' avveggono,  ef- 
fere  ciò  fovente  un  giucco  della  Natura  ,  ed  edere  le  frutta 
fue  un  foporifero,  e  un  mezzo  veleno.  Un'altra  cagione  an- 
cora di  una  tale  credenza  C\  è  data  ,  dall'avere  gli  Antichi 
Interpecri  malamente  intefa  una  parola  del  facroTcdo,  che 
tradudcro  per  Mindragora  ,   come  fa  chiaramente  ,    ed  inge- 
gnofamente  al  fuo  folito  conofcere  nella  IV".  Dilfertazione 
delle  fue  Mifccllanee  (.  a  )  W  Chiaridìmo  Sig.  Abbate  Biagio 
Garofali,  mio  caridimo  ,  e  dimatidìmo  amico  .    Peiifa  egli 
dunque,  che  Lia,  e  Rachele  mangiaHero  mele  non  di  Man- 
dragora; ma  di  Mmh  ,  eh' è  una  fpczie  di  palma,  ciòcavan- 
do  dalla  parola  mal' intefa  del  tedo  Ebreo,  e  dalla  radice  , 
eh' è  quanto  a  dire  amato  ,  aìnico  ,   -ato  &c.  Confiderà  favia- 
racnte  anch' edo,  che  tanto  è  lungi,  che  la  Mandragora  ar- 
rechi fecondità,  che,  anzi  che  nò,  l'impedifc,  e  la  toglie, 
onde  ^hen  Efdra  rigetta  egli  pure  l'oppinion  di  coloro,  che 
le  attribuifcono  queda  fognata  virtù,  perocché,  dice  ,  di  lor 
T^atura  le  Mandragore  fono  frigide .. 

47.  Fa  pur  anche  il  vulgo  di  cento  Autori  troppa  dima   Altri rìmedj y 
de'tcdicoli  d;l  Cervo,  de' Galli  ,  delle  Volpi ,  e  de'  Cignali,  f'fp"""'  P" 
co' quali  fi  fanno  b.-n.i  dilicatiflìmi  manicaretti,   come  con ''^7'''''''!'''^r^' 
tutti  quelli  di  molti  altri  Animali  comporre  fi  podono  ;   ma  ji,rat;. 
che  abbiano  poi  per  fjrza  di  fimpatia  quella  ftupenda  proli- 

Ddd     1  fera       Ttflu.iìi^u 

_____^^_^__^______^__^_______^ Animali , 

(a)  O.ffertationum  Mifcellaa.  Tars  prima  Roma  &c.  1710» 


3  9 <5  Della  Srertlita  delle  Donne. 

fera  proprietà,  lo  creda  chi  vuole,  ch'io  con  Tua  buona  gra? 
zia ,  non  pollo  indurmi  a  crederlo  :  dappoiché  con  le  prò» 
ve  Tono  (iato  tante  volte  fmentito,  e  dilingannato.  Pjù  [ozr 
iMtmbrfgtnt  ^q  ,  e  pili  ridevok  fi  e  quello  d:l  membro  generatore  del  bec- 
'«'Tf/f/rf//' '■'^  '  ^  '^^^  Toro,  a'quali  predano  sì  piena  fede,  chequalìin 
^  '  ogni  Lattovaro ,  o  miftura  fecondatrice  entrano  a  compiere 

il  guazzabuglio.  So  bene  ,   che  con  quefl' ultimo  battendofi 
il  dolio  degli  opinati,  e  de' pazzi,  fa  loro  fovente  fare  giu- 
dizio; ma,  che  un  poco  della  fua  lorda  polvere  faccia  fare 
figliuoli,  non  lo  so  ancora,  quantunque,  quando  era  giova- 
ne, e  che  quafi  tutto  ciò,  che  leggevano' libri  de' noflri  Au- 
tori, credeva,  ne  faceffi  più  volte  ingojare  a  quelle  fempii- 
Qrìiij , e d(iti  ciotte  femmine,  che  a  forza  di  beveroni,  e  di  pillole,  cre- 
M'ir F.iefante ,  òono  ingravidare  .   Ma  che  diremo  dell'orina  ,   e  de'denti 
tir fp d'Anima.  dell'Elefante,  dell'utero  delle  Scrofe,  e  delle  Lepri,  e  infi- 
'''^''  no  della  loro  vulva?  Qual  credenza  prencrerao  alla  creda  del 

GqUo,  all' occhio  della  Jena,  allo  Aereo  del  talcone,  al  ni- 
do delie  Rondini  della  Coccincina  ,  al  bellico  de' feti  ,  alle 
fecondine  delle  Primipare,  alle  Calane  ,  e  infino  alle  oftri- 
che,  le  quali  ultime  credono  a  maraviglia  potenti  ,  ob  fimi- 
litudlnem ,  (  com'eflì  dicono)  quatti  cutttfperttiate virili habenfi 
Jijfìtjjìom  dell'  Baje  baje  fono,  fé  il  vero  non  mi  fi  afconde,  fé  le  fperisnze 
Autfre.  noii.  m'ingannano,  e  la  ragion  non  mi  burla  ,  cffendo  tutte 

quefie  occulte  qualità  milkriofe  ,  e  graziofiffime  battucchie- 
rie,  inventate,  per  dar  pafcolo  alla  brigata  ,  o  per  far  nul- 
la, e  parer  di  far  molto,  perdendofi  intanto  il  tempo  in  que- 
fte  vaniflìme  cimmerie  ,    e  lafciando  in  un  canto  oziofi  ,   e 
negletti  i  veri,  e  potenti  rimedj  del  granda  Ippocrate. 
48.  Ma  non  fono  ancora  contenti,  d'ingannare,  o  d'ef- 
/rTr'Zdi  pur  ^'^'"^  ingannati .  Aggiungono  alcuni  gravifiìml  Pratici  ancor 
f^vchfi.  j_^|  gli  ^ttiuleti,  lodati  pure,  e  a  braccia  aperte ammeflì dal  no- 
"^    Uro  famofo  Gio;  Forti  (a)  fra'quali  efaka  loflo  del  cuor  del 
Cervo,  al  finiflro  braccio  legato,  e  quello,  per  cui  Strabi- 
lio, aggiugne  poco  dopo,  ch«  fé  la  Donna  mangi  poi  il  cuo- 
re del  mede/imo  Cervo,  coticeptionetn  ittipedit .  Maraviglia  inr 
vero  maravigliofa,  che  una  ftella  parte  racchiuda  virtù  co- 
tanto contrarie,  le  quali  forfè  faranno  fiate  vere  a' fuoi  tem- 
pi; ma  ne'nofiri  favolofc  riefcono,  e  nò  meno  dalle  Donne 
credute  vengono.  Cosi  non  so  ,  fé  farà  creduta  una  lunghif- 
fima  filaflrocca  d'altri  si  fatti  rimedj  ,   che  apporta  il  tanto 

fiima- 

(aj  De  Morb.  Mulierum,  dove- parla  àz.^zxWitztt. 


Parte  111.  Cap.  II.  397 

flimato  Gio:  Forti,  i  quali  crede à proprietate Udentia ,  accioc- 
ché Jc  Donne  vclonterofc  di   reftar  infantate  ,   come  da  ^^^1,11/IT/U 
cane,  e  da  un  ferpente  fi  guardino.  Gli  ha  prefi  tutti  in pre-  'pair'ìTfttó"''- 

Aito  da  coloro,  d:vone,faljr. 

che  le  carte  empier  di  fogni , 
e  particolarmente  da  Gio:  Anglico,  de' quali  facemmo  men- 
zione ncir antecedente  Capitolo  {a)  edendo  tutti  di  /imil  fal- 
fa  lega,  e  da  farfcnc  bcffj  ,  benché  tanto  ftimati  da'nolìri 
Arcavoli,  che  furono  cosi  buoni ,  e  corrivi  al  crederò,  quan- 
tunque ftenterebbe  a  credergli  il  goffo  Calandrino,  fé  narra- 
ti gli  fodero  da  BuflFiilmacco.  Mi  ricorda  ,  che  una  Gentil- 
donna fpeffe  volte  affezioni  iberiche  tormciitofiffime  pativa, 
laonde  radunò  tre  Medici  di  prima  fede,  acciocché  con  buo-  .^.^  _.^ 
na  licenza  del  fuo  Conforte  le  preferi  vefieio  qualche  rimedio,  ''^''^■"'"' ■ 
per  far  morire  (  come  diceva  )  U  Madre  ,  non  potendo  più  tolle- 
rare in  corpo  una  bcjìia  sì  indomita,  e  sì  feroce ,  giacché  avea  ro- 
biifli,  e  viventi  cinque  figliuoli .  Furono  mirabiìi  i  propofti  ri- 
medi, e  quafi  tutti  con  iftrana  pompa  dell'ordine  defcritto 
dall'Anglico,  premeffa  però  una  metodica  ,  e  lunga  purga, 
e  ripurga  ,  alle  quali  gioriofe  ,  e  favolofe  borre  non  potei 
con  loro  collera  fottofcri  vermi,  ordinando  piuttofto  una  die- 
ta medicata  ,  che  abbandonaffe  affatto  il  vino  ,  e  al  più  al 
più  con  la  dovuta  circofpezione  ,  agli  opiati,  a'canforati, 
a' bagni  d'acqua  dolce,  ad  erbe  refrigeranti,  e  addolcenti  1' 
agro  de' fall  s'appigliaffe  .  Prevalfe  l'oppinione  de' primi  ,  e 
per  due  mefi  flette  fotto  al  tormento  de'rimedj,  onde  giudi- 
cata oramai  abbaflanza  conquifa,  e  come  incadaverita  quel- 
la creduta  petulantiffiraa  bcllia  dormi  col  Marito,  e  perfua 
difgrazia  la  prima  notte  rertò  gallato  l'uovo.  Oh  fé  vifoffc 
qucfto  grande;  ma  per  fanti  fini  non  defiderabile,  arcano  , 
quanto  caro  lo  paghercbbono  coloro,  che  amano,  di  furti- 
vamente attaccare  l'uncino  alla  crifiianclla  ,  per  parlar  col 
Boccaccio  •  Ma  torniamo  al  nofiro  Gio:  Forti,  chedopouna  ■^^'"/''r^i'* 
buona  mano  di  si  fatti  rimed;,  per  aver  figliuoli  conchiude:  '  '^"°'  ^''"' 
propè  flratum  pucros  nudos  depiiìos  habeat  :  lo  che  flcntopurea 
capire,  cffendo  foliti  a  ciò  configliare  coloro,  i quali  credo- 
no, che  dalla  forte  immaginazione  nel  guardar  que' fanciul- 
li,  mafchj  piuttofio,  che  femmine  concepifca ,  ma  per  fare, 
che  ingravidi  una  ftcrile,  credo,  che  altro,  che  pitture  nu- 
de vi  voglino. 

49.  Me 

(  a  )  Fedi  Cap.  zi.  §.  44. 


van* , 


^^^  Della  Sterilità  delle  Donne . 

Y'-'t'Utì'"'  '^^'  ^^^^  'vefcichette  linfuiche  dell;  Ovu'.c  virilmente  ofefe  » 
oel>  ti';*. '^'^''■"^^'  rimcdj,  coiiforra;  diveria  è  l'offjù  convengono  ,  la 
minttcftff.  quale  poca  il  giudiziofo  Medico  congetturare d.ilJoftato del» 
le  akre  gJandulc  del  fuo  corpo  j  e  particolarmen:c  da  quelle 
KC""^''^»"',  deftinacc  alla  preparazione  ulteriore,  e  feparazion  della  lin- 
^dtlbanf'"  ^^'  ^^^  "°"  ^'^'^'^^  anch'effe,  fé  non  di  tale  natura  .  Se  ab- 
bonderà dunque  la  Donna  di  linfa  grolla,  vifcoù,  eterogcneny 
Cura.  non  ben  gaitigata,  ne  limpida  ,    le  farà  di  fall  mordaci  ,  o 

di  gromma  lorda  ifporcata,  farà  neceiiario  indirizzare  la  cu- 
ra all'univerfale,  dipoi  alle  parti  della  generazione  difcen» 
dcre,  come  con  Ippocrace  fempre  djtco  abbiamo,  e  colagli 
ultimi  sforzi  fare  bifogna  ,  e  conforme  la  cagione  divcrfa  > 
diverfamcnte  combattere» 

50.  Coii  pavViAmo  de' difetti  degli  Ovidutti ,  0  delle  trombe  del 
VrfitiiJegli  palloppio ,  degli  ornaìnenti  fogliacei  delle  medefmc  ,    dellcni  fuc- 

trnamenc,  fi.  <^^"t''>''<'ti >  c  di  que  tanti  portcntofi  ordigni,  che  al  mirabile 
gliaui,  isc'  lavoro  concorrono  .  Tutto  fta  nella  prudenza  del  Medico,  a 
concepire  fin  fondo  l'idea  del  male,  a  penetrare  dentro quc' 
Prutifrra tifi  nalcondiglj  con  l'occhio  linceo  della  fua  mente  ,  a  non  in- 
Mfélue ,  ^aale  gannarfi  nella  cagione  ,  e  fé  vede  ,  di  non  potere  giovare, 
4rHaeJìrf.  almen  non  offendere.  Guai  a  quell'opinato  Medico  ,  che  fi 
picca,  di  voler  rendere  feconda,  a  forza  di  beveroni  una  (tc- 
j-ilc,  e  guai  a  quella  flerile,  che  fi  nicttc  in  capo  a  forza  di 
rimcdjdi  volere  aOolutamencc  farfifeconda.  Tenti  prima  tut- 
ti i  più  miti,  e  con  amore  alla  Natura  dia  mano,  poi  paffi 
con  incredibile  cautela,  e  deprezza  a' lodati  da  Ippocratc,  e 
fé  dopo  moki,  e  molti  infruttuofe,  e  vote  le  fatiche  riefca- 
no,  quieta  il  iafc;,  fi  dia  tempo,  e  ripofo  alla  Matura,  of- 
fervandofi  non  rade  volte,  che  finalmente,  per  cosi  dire,  il 
frutto  difiderato  fi  fiagiona ,  e  matura  ,  e  fortunate  genitri- 
ci divengono.  Quell' operar  nulla,  inoltrando  di  operar  mol- 
to, èunfarlada  Politico,  ma  non  da  Medico,  equeUopc- 
rar  troppo  con  indifcreto  zelo,  è  un  inertere  a  rifico  la  fani- 
tà,  e  la  vita  della  paziente,  ed  è  un  farla  da  barbaro  incon- 
fiderato  empirico  ,  non  da  Clinico  Savio  ,  e  difcrcto  .  Una 
via  di  mezzo  è  fempre  laudevole  ,  tutti  gli  efiiemi  fono  vi- 
ziofi  ,  ed  ogni  violento  è  alia  Natura  nemico  .  Conforme 
dunque  fi  fcoprira  la  cagione,  s'accingerà  alla  cura  fu  quel 
metodo,  che  con  la  fcorca  fedele  d' Ippocratc  fiamo  andati 
finora  col  dito  eftefo  mollrando. 

51.  Tslon  di  rado  a  tempi  rioflri  fono  contaminate  dal  Gallica  ,, 
*      *^         cjic.  in  più  maniere  la  fecondazione  impedifce  ,   del  quale  è 


Pdrtelil.Caf.il,  399 

già  nota  !a  cura,  mancggiandofi  adetl'o  ,   particolarmente  i 
Mercuriali,  dirò  quafi,  a  nortro  modo,  che  fono  i  piij  po- ^^^^ 
■tenti  del  mcdcfimo  elkrminatori .  Il  Mercurio  dolciricato  più 
volte  inlieme  con  oro ,  e  dato  per  bocca  ,  opera  con  tal  licu- 
rezza,  e  tale  dolcezza,  che  oramai  le  impctuofe  unzionida 
parte  fi  lafciano,  formnndofi  pure  col  decco  T.inacec  ,  e  pre- 
parazioni tali,  che  ad  ogni  rimedio  finora  adoprato levano 
lenza  dubbio  la  palma.  Qiii  però  è  d'avvertire  ,   ch'io  per 
tante  olfervazioni  fatte  divido  il  Gallico  nelle  Donne,  e  ne-  ^vvertimmi 
gli  Uomini  in  tre  gradi,  come  dividevano  alcuni  altri  mali       -^''""■'• 
gli  Antichi  ,    cofa  non  ancora  bene  dagli  Autori  diltinca  ; 
cioè  quando  le  fole  parti   pudende  occupate  vengono  ,   e  fi 
può  chiamare  allora  il  primo  grado  ,  pollo  extra  orbcm  fan.  ^,^  graiiiih- 
^uinis  :  il  fecondo  grado  fi  è,  quando  i  linfatici,  o  le  vene  bont co^ifidirat. 
l'afforbono,  e  dentro  la  mafia  de'fluidi  circolanti  lo  porta-/*"''  g»//.v#. 
no,  infettando  per  lo  più  la  foia  parte   bianca  del  fangue  , 
e  il  terzo,  quando  da* fluidi  palla  ne' ("elidi  ,  rode  ,   lacera, 
attacca  le  membrane,  i  nervi,  le  oifa  fteffe,  e  ne  fa  ftrage. 
A  tutti  qucAi  tre  gradi  vi  vuole  una  curadiftinta ,  più  mite, 
più  force,  e  fortiffima .  Bafiano  nei  primo  grado  i  L:nienti,  Primo  g'ndt. 
1  Diuretici,  i  Terebentinati ,  i  Dolcificanti  più  appropriaci,  ^      i      ^ 
e  i  locali,  conforme  la  qualità  de' fintomi,  che  lo  tormenta-    "'"'  '^"^ 
no;  ma  nel  fecondo  grado  è  d'uopo  paffare  a' purganti,  al-  Ttrxp  l'ait. 
le  (libiate  ,  ed  a'  fudori  ;  e  nel  terzo  grado ,  premeflb  un  de- 
cotto addolcente,  e  forza  adoprare  i  falivatorj ,  cioè  i  Mer- 
curiali.  Con  qucfto  ficuro  metodo,  e  con  qucfte  armidiftin- 
tc  proccuro  toglier  le  itifidie  d'un  così  fiero  occulto  nemico, 
che  non  cede  mai  alle  forze  della  fola  Natura,  né  al  benefi- 
zio del  tempo;  ma  fempreppiù  rigogliofo  acquifia  forze,  e 
fé  fteffo  moltiplica ,  finattantochè  alle  ultime  angofcie  i  mi- 
feri  pazienti  conduce.  Degli  altri  mali,  che  all'utero,  cal- 
la vagina  pollono  accadere,  ne  abbiamo  di  fopraabbartanza 
parlato . 

52.  Non  m'affatico  a  porre  i  rimedj  della  fleril ita,  provi- 
niente  da'  Malefìci,  da' filtri ,  da' fafcini  ,  da  legature  ,  e  fimili  Maltfic]  fmfti 
fuppofli  incanti,  che  al  dire  dcgl'inipoflori ,  poffono  mdao  ni  jtgatuntìc 
dal  Ciclo  chiamar  la  Luna  ,  e  farla  difccndere  ,  sì  perchè 
non  ho  tanto  coraggio ,  di  trattare  cofc  così  ardue ,  e  sì  te- 
ne brofe  ,  si  perchè  molto  facili  trovo  gl'inganni  da  ipocon- 
driache, o  falfe,  e  ingannatrici  Donne  derivanti,  o  foven- 
tc  da  gente  nera,  che  pefca,  per  profittarfi,  nel  torbido. 

^}.  De' flati  dell'  utero  ne  parlò  anche  Ippocrate  nel  fc-  tUtìdtll'uttt» 

Cottdo 


lieti . 


4  CO  Della  Sterilità  delle' Donne . 

condo  Libro  de' mali  del  e  Donne,  quando  fi  gonfia,  s'inalza  » 
e  pcrcoffo  rimbomba.  Comanda,  clic  un  Medicamento  pur- 
gante fé  le  preferiva,  li  lavi  con  acqua  calda  ,  e  fpefle  voi- 
ce con  tutto  il  corpo  vi  feda,  e  qualch;  volta  il  fomento  fi- 
no al  bellico  fi  ponga.  Provveduto  cosi  all' univerfale  ,  ac- 
ciocché meglio  trafpiri,  e  piii  fluido  il  fangue  addivenga  , 
vuole  al  fuo  fulito,  che  fi  duccnda  alla  cura  della  parte  of- 
fefa,  e  con  peliari  la  Matrice  li  purghi  .  Ordina  in  un'altro 
Cri/iti nurim  luogo  j  ^^'^^  prima  Crirtcì  uterini  sadoprino  ,  comporti  di 
'  mele.  Cera,  foglie  di  lino  tritate,  e  grado  di  uccelli  in  vi- 
no odorofo  fciolti,  e  intiepidati .  Ovvero  fcmc  di  Lino  fi  pc- 
ili,  s'involga  in  lana,  e  alla  bocca  dell'utero  /i  accorti .  Se 
querto  non  giova,  fi  partì  a' più  crticaci  rimedi,  cioè  fi  pren- 
dano Irino,  Zaferano,  e  le  foglie  del  lino  ,  e  la  pinguedine 
degli  uccelli  ,  e  tutto  fi  perti  ,  e  con  latte  di  Donna  fciolti 
con  fila  di  pannolino  fottiie  fi  facciano  tente,  (\  leghino,  e 
alla  fuddetta  bocca  s'avvanzino  .  Se  alla  parte  manca  il  ca- 
lore, s'accomodi  un'ordigno,  fopra  cui  feda  ,  e  circondata 
Sffiumigaiie.  ji  ^.g(^j  riceva  il  vapore  fatto  con  Caflìa  ,  con  cannella  ,  e 
"'■  mirra  in  vino  generofo,  e  fapa  difciolte.  Alcuni  de' Moder- 

ni Pratici  prelcrivono  erterncmente  rimedj  diicuzienti  i flati, 
f^ìmeij  di  e  1'  yfgj-o  riguardanti  ,  o  in  forma  d'  Empiartri  ,   o  di  Leni- 
^r"""  ^'"^''■- menti  ;  o  di  Cataplafmi ,  o  Ji  fomenti  ,    o  d'unzioni  ,    ma 
quando  farà  fortemente  impaniata,  o  per  increfpamcnto del- 
le fibre,  o  per  altra  maniera  ortinata,  e  non  cosi  di  leggie- 
ri cedente,  chiufa  Ja  bocca  dell'utero  ,    potranno  bensì  col 
l(ìpjr,onì  dell'  loro  calore  far  dilatare  vieppiù  le  fpire  dell'aria,  e  rendere 
Autore .         fovente  più  alta  la  gonfiezza,  e  più  dolorofa;  ma  non  così 
facilmente  aprirla,  come  far  portono  i  peflarj ,  le  ghiande  , 
le  tente,  i  bagni  caldi,  le  fuff'umigazioni ,  ed  i  Cnftei,  co- 
fé,  che  tutte  entrano  nella  vagùia,  ed  immediatamente  ven- 
gono all'accennata  bocca  applicate  .   Fanno  pure  ingozzar 
loro  una  fclva  di  caldi  rimedi,  cdiaromaticifpiriti,  che  nel- 
le prime  vie  eferciiano  la  loro  forza  ,   (e  da  materie  crude  , 
;{.  e  fredde  i  flati  fi  sleghino;  ma  non  so  ,  come  penetrati  nei 

»r«  fangue,  involti,  domati,  e  in  mille  guife  infranti,  e  dirot- 

ti, e  finalmente  all'utero  portati,  polfinopoi  ufcir  de' cana- 
li fanguigni,  entrar  nella  cavità  del  fuddecto,  agitare  quell' 
AhriMcdnti^^rh  chiufa,  ed  aprendo,  non  so  come  ,  la  ferrata  fua  boc- 
pm  tjf/irvatori  ca ,  cacciarla  via.  Altri  però,  che  nella  Pratica  fentonomol- 
de' prefetti  d"  ^q  avanti,  e  fono  più  fedeli  imitatori  d'ippocrate,  a'Crirtei 
Jppoer^te .  uterini  ricorxono ,  formati  con  decoiionc  fatta  nel  vino  del- 
le 


Parti  ni.  Cap.  11.  401 

le  foglie  della  Ruta,  della  Matricaria,  della  Calaminta,  de' 
fiori  di  Camomilla,  de' fcmi  d'Anici,  del  Coflo,  della  Can- 
nella, e  limili.  XnJc  tralafcianoi  pciìarj,  tatti  con  mele.  Ru- 
ta, Cornino,  e  Corto  polverizzati,  ovvero  adopraao  lefuffu- 
migazioni  con  Ladano,  Mirra,  Legno  Aloe  ,  e  con  altri  si 
fatti  aromatici  ingredienti  .   Mi  piace  però  qui  nuovamente 
avvertire,  come  fpellc  volte  l'utero  fi  gontìa,  e  vien  creda-  fj-^^^l^l"'* 
to  fubito  da' flati,  quando  non  v'hanno  uè  punto,  ne  poco 
di  colpa,  e  non  è,  che  una  fpecie  di  convulfione,  che  nelle 
fue  nervofe  fibre  accade,  le  quali  contratte  ,   i  fluidi  circo- 
lanti in  parte  fermando,  fono  cagione,  che  l'utero  s'inalzi, 
e  dall'aria  intumidito  alle  Donniccmole,  e  a  certi  poco  cau- 
ti Medici  raflembri.  E'  un  raefcuglio  di  diletto,  e  di  colle- 
ra, fentir  certuni,  che  in  ogni  dolore,  in  ogni  fintoma .  in     fUtimaU-. 
ogni  accidente  incolpano  i  flati  ,  a' quali  fanno  far  giuochi  '^'"j'^",^*"! 
di  maraviglia,  prendono  fovente  per  così  dire,  una  nuvola  ^^'^Z/' 
per  Giunone,  chiamano  Giove  nel  Medico  Teatro,  adifcio- 
glicre  que'nodi,  che  ftrigare  non  fanno,  ed  a  capriccio  mil- 
le forme,  e  forze  incredibili  a  queir  aria  immaginata  ,  efup- 
pofla  donano.  Ma  lafciamoli  co' loro  flati,  e  nel  noflro  ca- 
lo diciamo  ,  che  in  quelli  gonfiamenti  ,  che  fogliono  negli 
affetti,  particolarmente  itterici,  e  per  lo  più  all' improvyifo, 
accadere,  e  necellaria  una  gran  pratica,  e  prudenza  del  Me- 
dico, acciocché  non  prenda  una  cagione  per  un'altra,  e  in-  ^"""ì]^"' 
vece  di  placare  gli  fpiriti,  non  gl'irriti,  e  il  genere nervofo  ^"/^   '  **'* 
a  contrazioni  più  violenti  ,  o  a  maggiori  fpafimi  non  trag- 
ga. Allora  i  caflorei,  i  fuccinati ,  gliopiati,  l' acqua  di  Cc- 
lafc  nere  della  Farmacopea  Bateana  ,  di  Giglj  bianchi  ,   di 
Papavero  Reados,  dello  Sperma  delle  Rane,  come  le  acque,  HìmiJj . 
e  le  rairture  antifteriche,  i  Cinnabarati  ,   ed  altri  tali  Anti- 
fpafmodici,  non  tralafciando  le  cavate  di  fangue,  fé  occor- 
re, poflbno  foddisfare  all'indicante,  e  le  membrane ,  e  le  fi- 
bre uterine  al  primiero  flato  ridurre . 

54.  ^lla.  fliuttura  viziata  delle  oJ]a ,  o  alla  macchina  degli    strutiursvì- 
organi  principali,  tutta,  0  in  parte  cofpicua  ,  e  che  riguar- ^''"'' '''"'.''/" 
di  all'utero  flranamente  torta,  e  fcomporta,  non  vi trovori-^^'^^^'^^^"'^ 
medio,  e  diflì  quafi  con  Areteo  ,  benché  in  altro  propofito 
parlalfe  :  Oportet,  Medicum  hoc  in  morbo  totum  hominem  immu- 
tare,  quod,  per  Jovem,  nec  Diis  ipfis  facile  fuerit. Non  può  il 
Medico  fare  que' miracoli ,  che  ni  folo  Domeneddio  fi  rifer-  Non  v'himt. 
bano,  e  fa  ognuno,  che  ex  morbo  fic  morbus .  E' prudenza  al-  *'• 
lora  lafciar  tutta  l'opra  alla  Natura,  che  può  col  tempoef- 

£cc  fecti, 


4or  Della  Sterilità  delle  Donne. 

fetci,  con  modi  a  noi  ignoti,  produrre,  effendo  Ma^ijhafme 
Do£Io>e,  &  doiia  fme  Magijiro,  cerne  un  noftro  Sovrano Mac- 
ftro  cliiamolla . 

55.  In  altro,  0  in  altri  difetti  delle  Sterilì  non  mi  diffondo  , 
Prctf/la  itir  i\  perchè  non  pretendo  già  d'ogni  cofa  fare  minutamente  pa- 
■Autm.         rola  ,   né  tutti  i  rimedi  con  ifcrupolofa  efaicezza  ordinau- 
mente  defcriverc,  mentre,  come  acc-unai  altrove,  un  inte- 
ro groHo  volume,  non  un  Capitolo  foJo  pc-r  una  materia  si 
vada,  e  si  intrigata  necedario  farebbe.  Ho  folamenteprete- 
fo,  di  riporre  nell'Ippocratica  antica  via  alcuno,  chelafcia- 
tala  negletta,  cpolverofa,  incautamente  per  kntieri  novi,  e 
fallaci,  per  edere  piìi  ameni,  e  inen  faticofi  ,  con  poco,  o 
nulla  d'utile  cammina,  allontanand.-fi  tantoppiù  dallo  Sco- 
po, quantoppiù  nel  cammino  s'awanza.  Altro  è  Jufingare 
le  pazienti,  e  farla  da  PL-iitico,  altro  è  curai  le  ,   e  farla  da 
Medico.  Siamo  in  molti  mali  d'accordo,  ciot  in  quelli,  ne' 
d>  dlll'/^ìa^!^^^^  la  Matura  da  fé  può,  o  dcbbe  operare,  o  dove  l'Arte 
Ha  Pohiiio^  e  non  giugne,  o  dove  i  pregiudizi  della  mente  più  ,  che  que' 
ijuandt  da  Me.  del  corpo  pcccano  ^  ma  dove  non  può  da  fc  la  Natura  ,   fé 
*'"•  dalla  Medica  mano  ajutata  non  viene  ,   e  dove  fiamo  dalla 

neceffità  sforzati,  è  obbligo  noilro  precifo,  il  fare  ogni  sfor-, 
20,  tentare  le  più  efficaci  maniere,  movere  ogni  pietra  ,  paf- 
fare  infmo  al  ferro,  e  al  fuoco,  per  ottener  la  Victoria.  2v(/'- 
bil  efl  tam  arduum ,  quod  non  expiignet  pertinax  opera ,  ac  inten- 
ta, &  diligcns  cura,  dilfe  un  valente  Scrittore.  Ne'cafi gravi 
fi  conofce  l' imperio  dell'Arce  noftra  ,   che  ha  fopra  i  difetti 
della  Natura,   e  ne'cafi  leggieri  Ci  conofce  l' imperio  della 
N'Uura ,  che  ha  fopra  i  difetti  dell'Arte  noftra . 
T)0gìUn\ttem      jó.  Grida  Baccone  del  Verulamio  ,   anzi  tutti  d' accordo 
fwan.-,  <<'»»V/non  fenza  ragione  gridano,  che  dal  tempo  d'Ippocratc  fino 
nofiano.        ^j  prefcnte  ne' mali  grandi  la  nofira  facokade  nel  genere  del- 
la Pratica  ha  fatto  pochi  paffi  avanti,  evolelTeil  Cielo,  che 
in  molti  cafi  non  gli  aveffe  fatto  indietro.  Il  nonaver  fegui- 
Cagitmdtlpù.  tato  tutti  concordi  le  pedate  del  primo  Padre  della  medefi- 
f*  avvanxa-   ma,  e  Calcate  ferapre  le  ftefle  nell' attentamente  oflcrvarc  , 
fKMo  nella     nell' efpcrimentatc ,  e  nel  dar  notizia  a' Porteti  dell' olTerva- 
^tdiflnt""   ^°'  ^  pi'ovato  ;    l'aver  cercate  maniere  diveffe  più  miti,  e 
'""'*      piùfoavi,  r  efferfi  perduti  nelle  Quiftioni,  ne' Cementi,  nel- 
le ipterpctrazìoni,  e  ne'contraftii  l'aver  voluto  immagina- 
re, crear  nuovi  ideali  Sirtcmi  ,  e  dar  nuove  leggi  ;   l'e/ferfi 
divertiti ,  nel  cercar  più  con  la  mente  ,   che  con  la  mano  , 
qual  cagione  faccia  il  male ,  che  qual  rimedio  io  colga ,  fo- 
no 


Farteli!.  Ca^. II.  403 

no  ftace ,  fé  mal  non  ra'avvifo,  le  principali  infaufte  remo- 
re dell'  avvanzaraenco  della  Pratica,  eh'  eller  debb;   il   no- 
ftro  principal  iinz,  e  la  noftra  più  falda  gloria  .  Ne  hanno 
già,  come  da  alcuni  ingiuriofamentc  vien  divulgato,  perdu- 
to rolio,  e  l'opera  que' Medici,  che,  nella  ftoria  della  Ma-     Diff/fad.iu 
tura,  o  nella  minuta  Nocomia,  o  d'uomini,  o  d'animali  ,  ftudio deinp. 
hanno  fparfi  canti  fudori  ,  concioflìachè  tutto  è  diretto  alia  '"""'"""■'''•',/ 
perfezione  dell  Arce,  tutto  concribuiicea  un  efatca  cognizio-  ,„■,„,„  ^  ^ 
ne  del  nollro  corpo,  e  di  quanto  in  noi  li  ritrova,  oalrae- 
defimo  appartiene,  lo  che  meglio  conofciuco  ,  meglio  anco- 
ra fenza  dubbio,  e  con  mano  più  franca  vien  medicaco.  Non 
può  /lare  uno  (ìudio  fino,  e  perfetto, fenza  l'appoggio  dcii' 
altro ,  e  fono  cosi  flretiaraence  infieme  legati ,  che  fenza  uno 
di  loro. 

^  retro  va  chi  più  di  gir  s' affanna  . 
Non  fono  già  quefte  tr.che,  o  frafcherie  fcolaftiche  ,  flerili 
fottigliezze  degli  Arabi,  o  inutili  cavilli  de'  vifionar;  Filo- 
fofanti ,  come  ne'  fc;oli  olcrepafTaci  furono  .  Sono  tutte  cofe 
di  facto,  che  fervìr  debbono  di  fondamento,  e  di  lume  a'pre- 
fenti,  ed  a'  venturi  Nipoti  ,  per  iftabilire  la.  noftra  Faculcà 
più  falda,  più  utile  ,  più  commendevole.  Von  fingcndum  , 
aut  excogitandum,  fed  inveniendam  quid  l^atnra  faciat ,  aittferat  y 
dirò  col  M;ncovato  Saccone,  fé  pafil  licuri  fare  avanci  vo- 
gliamo. 

57.  Quello,  che  al  prefence  in  molti  pare  zelo  ,  è  negli-    NfgUgtii»  „ 
Renza,  o  ienoranzi ,  o  invidia,  0  pretta  malizia,  di  biafi-  'X'""''"'^'' > '"• 

°  •>^i  r  rr  ir  Vldia  ,  0  inali- 

mare  ciò,  che  non  fanno,  per  non  arroMìre  ,  di  non  fapere  -i^ tUahuni . 
ciò,  che  fapere  dovrebbono.  Il  male  peggiore  (i  è  ,  che  al-  ^ 
cuni  facendofi  guida  del  viaggio,  nel  quale   anch' cfli  mala- 
mente camminano,  s'intrigano,  i\  confondono,  e  il  nume- 
ro degli  errori,  e  degli  erranti  accrefcono.  Diciamodunque, 
fcnza  paura  d'errare,  ellervi  folamente  dueflrade,  per  ac- 
crefoere  ,  e  perfezionar  1' Arcenoflra,  le  quali  ,  fé  per  fata- 
tale difgrazia  non  fi  fegua  con  piede  fermo  a  bacterle  quan-  ou»  /iraJe  fu- 
to  diverrà  più  vecchia,  tanto  farà  più  incolta  ,   e  più  fan-  'fiZr/f-hZ' 
ciulla.  La  prima  fic  lafinora  da  me  lodata  d' Ippocrate,  ciac  f  Arre  no/ira. 
quella  di  feguitare,  a  mettere  in  ufo  i  rimedi  più  efficaci  del 
mcdefirao,  con  quella  prudenza,  e  circofpezione  ,  che  a' no-  P"'""  J^""^" 
Ari   temperamenti,  alla  noftra  età,  al  noftro  paefe,  a'  no-'"" 
fìri  coflumi  è  nrcclfaria  :  di  ollervare  con   attentiffima  at- 
tenzione i  loro  effetti  :  di  cfperimentarne  col  dovuto  giudi- 
zio de' nuovi,  e  di  confegnare  alle  carte  il  provaco,  e  noa. 

£.e  e     2.  tanr 


4©  4  Della  Sterilità  delle  Donne . 

tanto  i  felici,  come  pompofameatc  vien  fatto,  ma  ,  all'ufo 
del  detto  nortro  ingenuo  Maeftro,  anche  gl'infelici  eventi , 
imitando  in  ciò  i  prudenti  Nocchieri,  che  urtati  una  volta  in- 
cautamente in  uno  fcoglio,  lo  notano  con  attenzione  ,  e  agli 
altri  naviganti  l'additano,  acciocché  il  pericolo  del  naufra- 
gio, e  l'infame  incontro  pollano  in  avvenire  diligenteraeor 
suendaSrs.^^  fcanfare .  La  feconda  ftrada  fi  è  quella  ,  di  minutamente 
di,  "fcoprire  con  occhio  foctililfimo,  e  difcernevolc  molto  l' oltre- 

mirabile, ed  ofcuriflìmo  lavoro  del  noftro  corpo,  molto  del 
quale,  benché  nel  palfato,  e  nel  prefente  fecolo  fiafi  felice- 
mente ,  e  fortunatamente  difcoperto  ,    molto  ancora  vi  re- 
fta  da  difcoprire  ,  a  cui  fenza  dubbio,  per  confenfo  dello 
fteffo  Signore  Sbaraglia,  che  parve  tanto  a  quefti  ftudj  ne- 
mico, la  'ìiptomia,  detta  Comparata,  e  non  folamente  quella 
de' Bruti,  ma  d'ogni  più  vile  animale,  anzi  la  Storia  natu- 
rale, e  tutto  ciò,  che  nel  grembo  delk  gran  Madre  fi  tro- 
va, a  maraviglia  contribuiTce ,  effendo  le  fuefante  leggi  uni- 
formi ,  univerfali ,  e  femplici ,  come  altrove  dimoftrato  ab- 
biamo. Chi  non  ha  il  filo  di  tutte  le  produzioni  ,  e  opera- 
zioni, ch'efercita  in  generale  in  quella  vada  mole,  non  po- 
trà ufcire  giammai  del  Laberinto  di  molti  particolari  feno- 
meni, che  in  noi  s'offervano,  come  nell'  antecedente  Storia 
ddla  generazione  abbiamo  fatto  manifcftamcnte  conofcere. 
®aaV    et'  i       5^"  Q.'^^'^^  notizie  adunque,  e  quefle  ollervazioni  fervono 
'^làfiJ'ptl^'la  mirabilmente  per  la  Teorica ,  come  le  prime  fervono  necef- 
TfcrUa,equa.  faHamcnte  per  la  Pratica.  Le  une  non  polTonoftare  fenza  le 
h jer  la  Pm.  altre ,  fé  un"  Arte  fondar  dobbiamo,  che  cofìi  di  due  gambe  , 
tùa^  come  diceva  Galeno,  e  che  pofla  intrepida  camminare,  altri- 

menti,  una  levata,  zoppica,  fi  aggiugne  incertezza  a  incer- 
tezza, e  ad  obbrobriofe  cadute  fempreppiù  fottopofta  riefca.- 
La  nobiltà ,  e  direzione  dell'Arte  noflra  dipende  dalla  Teorica , 
r  utile  ,  e  lo  ftabilimento  dalla  Pratica .  Un  puro  Pratico  fenza 
T/jwo-Prafi. 'pgQj.jj,^  ^  j.  incredibili  abbagliamenti  capace,  e  così  un  puro 
^Irel""*  '"Teorico  fenza  la  Pratica;  ma  un  valente  Teorico-Pratico  , 
prima  di  prefcrivore  il  fuo  rimedio  ,  pianta  il  piede  faldo  » 
né  ha  timor  d'inciampare,  né  di  cadere,  nel  che,  s'io  vero 
dica  ,  o  menzogna,  mi  appello  al  Tribunale  della  Natura, 
ed  alla  protezione,  e  giudizio  del  tempo  .  Abbracciamo  dun- 
que concordemente  1' una  ,  e  l'altra  ,  aflìcuriamo  la  fanità 
agl'infermi,  e  il  decoro  alla  Profeffione  ,  degne  araendunc 
d'eterna  lode,  attendendo  con  una  ad  accrefcere  lumi ,  eoa 
l'altra  efpcrienzc,  e  cosi  formeremo  una  Facultà  robufla  > 

e  no- 


Parte  ni.  Cap.IA  405 

e  nobile,  non  mcn' utile,  che  neceffaria,  e  decorofa .  Uno, 
che  abbia  finezza  di  giudizio,  e  fortuna  nell'ifcoprire  le  mi-  rp,;^;  ^^,„. 
nute  cofe,  come  ebbero  Milpighi ,  e  Redi,  cJ  altri  Italiani  mli Maipigbi , 
al  di  là,  e  al  di  qua  da'  Monti  rinomatiffimi  ,  avrà  lo  iitC-  '  f(tdi  futen» 
fo  nell'ofl'vrrvare  l'effetto  de'  rimedj  ,  e  neirefperiraencarne  «'"'"'  *<'**•' 
de'  nuovi  .  Non  è  uno  ftudio  (  la  Dio  mercè  >  con  1'  altro 
incompatibile  ,  né  fi  rarapica  a  rovefcio  chi  batte  quefta  , 
ormai  da  tanti  uomini  celebri   fpianata   illuftre  via  ,  come 
fanno  coloro,  che  diverfamente  fentono,  e  debbono  nd  piìi 
bello  pentiti  addietro  tornare  ,  o  fermarfi  attoniti ,  epenfofi. 
Come  colui ,  che  falla  [irada  ,  e  fermo 

^Attorno  attorno  irrtfvluto  guata .  r      ;•  j  n 

59.  Ma  fé  in  alcun  cafo  debbe  da  Ghiccheffu  farli  uno  ji;„Z,pa!i'. 
ftudio  diligentiffimo,  e  attento  nell'oflervare  ogni  mìnuzìì  fcUmlnr^M' 
più  fartidiofa,  egli  è  certamente  ne' mali  delle  Donne,  e  fé-  "'"•<',  quanta 
gnatamcnte  in  quelli  dependenti  dagli  organi  alla  genera- '''^'^"'^'"■''"■- 
zion  desinati,  l'indole,  il  genio,  e  la  bruttura  de' quali  chi  '  ""*' 
non  faprà  rettamente  comprendere,  sì  in  prefcrivere  molti  ri- 
medi, SI  in  applicare  particolarmente   i  topici  dentro»  più 
cupi  penetrali  dc'racdelìmi,  conforme  gì' infegnamenci  fino- 
ra dati ,  potrà  errori  fatali  commettere .  Con  tutte  le  cogni- 
zioni, finora  dà  tanti  periti  Anatomici  ,  e  Naturali  Scorici 
avute,  v'è  ancora  deli'  occulto  ,  e  del  non  ben  capibile  in 
cosi  prodigiofo  lavoro ,  e  dirò  con  Ippocrate ,  che  vi  è  den- 
tro un  }ion  so  che  di  divino ,  che  vuol  dire  d'imperfcrutabile: 
laonde  per  ben  medicarle  fenz'  altro  dire,  conchiuderò,  ef- 
fere  d'uopo  con  orazioni,  e  preghiere  prima  al  Medico Ce- 
kftc  ricorrere,  lo  che  pure  fu  f^ncimcnto  del  nofirononmai 
abbaftanza  lodato  Maeftro,  che  incominciò  il  fuo  Libro  de' 
mali  delle  Donne,  come  io  t:rmino,  dicendo:  Eum  autem  , 
qui  ifla  probe  traviare  volet  ,  primo  qttidem  à  Divino  numins  ini- 
tium  fumere  oportet  y  poflea  tiim  mulierum  J^aturam  dignofcere  , 
tùm  atatesj  &  anni  tempeflates  y  locaque  ub:cnmqne  fuerint. 


^11'  egualmente  benigno ,  e  dotto  Lettore . 

A  Ggiugniamo  alcune  Lettere ,  OnTervazioni ,  Componiment^Coni- 
fulti,  defcrizioni ,  figure ,  o  dell'Autore, o  dagli  Amici  all'  Auto- 
re mandate  ,  pcrcht'concernentialia  Storia  dell' Ovaja  ,  delle  Mole, 
de'  Moflri ,  della  Cura  delie  Sterili  ,  e  de'  vermicelli  fpermatici  , 
dalle  quali  cofe  tutte  s'accrcfce  lume  a  lume,  e  fempreppiù  la  Sto- 
ria Medica,  e  Naturale  s' illuftra . 

CAPI- 


40(J    Prima  £pifl,  Mulehdnch.  ad  D.  Lanci/. 

CAPITOLO      III. 

Due  Lettere  di  Monfign.  Lancifi  ,  e  due  del  Sig.  Mu- 
lebancher  ,  fpettanti  a  una  Mola  ritrovata  nell' 
Ovaja  d'una  Donna,  a  un  Moltro  ,  a  una  mola. 
Vefcicclare ,  a'  Vermicelli  fpermatici ,  e  a  un'  altro 
Mofiro  b'ìcorporeo. 

PRIMA     EPISTOLA. 

Pcftiffimo,  atque  Eruditiffimo  viro  D.  Joanni  Marias  Larir 
cifio,  in  Romano  Archigymnafio  Anatomes  L?ctori  Fxlix. 
Adam  Mulebancher  S.  P.  D. 

Mola  in  Ovario  reperì  a ,  éf  curiofi  Monjiri  defertptio .. 

ft.  .-•         f^Ilui  hadenus,  Excellencifllme  Vir,  necullcEmex  ad  Te 
fat!e.  ^\  iicerasj  cave   tam:n  credas,  animo  meo  re  excidilic  ; 

W,—^  amo  enim  &  ingenium  tuum ,  &  virtutem  ,  cui  natus 
&  t'aòtus.  Plurimx  rum  in  itinere,  tum  in  ftudiorum  initiis 
mihi  fuere  occupaciones,  qux  calamum  fcripcuriencem  inopi- 
nanter  fuflaminarunt  .  At  vero  mihi  ab  Exceilcntifs.  Viro 
veniam  fperare  velim,  fi  miram  hiltoriam  narravcro,  qux , 
uc  apud  me  portenti  momencum  habe:,  ita  &  cibi,  mirabi- 
^•fi"''"  ■M";  libus  quanquam  afsueco ,  non  ita  afpernanda  forfanapparc- 
r^pe'ru^'""^"'  ^^^-  P'^orii  in  Hetruris:  Ducatu  Nobiliffima  Mulier  Exce- 
Jentiffimi  Dodor.  Thom.-c  Frofini,  in  Pifarum  LyceoTheo- 
ricx  Medicina:  Profeiroris,  &  in  Mathematicis  verfatiffimi , 
Amita  ab  hinc  triginta  tribus  annis  coepit  ventre  tumefieri 
in  eum  fermò  raodum  ,  iifdem  Hipata  fymptomatibus,  quibus. 
gravidis  confuctiim  ed;  rumor  tamcn,  quamvis  tocius  abJo- 
minis  fuiUct  univerfalis;  in  finilira  taincn  ilii  regione  major 
'''''«?^'" '*'•  apparebat .  Hinc  vel  a  mclioris  nota;  Medicis  pra;gnanspu- 
flimaatur.  jg^atur  ;  fcd  jam  nonus,  dccimus,  &  undecimusmcnGs ,  ci- 
tra  partum,  prcerericranr  ,  unde  gravidationis  opinione  dc- 
pofira,  moiam  fufpicari  citperunt.  Pofl  ter  annorum  curri- 
culum, vivida  licer  colore  mulier,  fìngulis, annis  tcrnis vici- 
bus  uìcrinis  doloribus  cum  catameniiscorripiebatur,  qui  con- 
grua vidus  rationc  una  cumufu  olei  amygdalarum  dulcium^, 

&anor 


Parte  JÌI.Cap.  111.  407 

&  anodynoriim  clyfmatum  Jcniebantur  .  Tandem  vero  cru- 
ciacus,  &  quidem  majores  cum  febre  recurrences,  omne  me- 
dicamen  afpernaci,  patieinem  menfc  Septembris  praeteritoè 
medio  fuftuleruni. Miranda  ,  procul  dubio,  fucrc  ,  qus  \n  Mfn mulUtii . 
viveate  Nobili  Mulicre  obfervabanrur  ;  longè  tamcn  mira- 
biliorafunt,  quxaudics,  in  cadaverisapcrcione deceda.  Idem 
Excellentiffiraus  Doctcr  Frolìnus ,  qui  lectionem  molicus  eft  , 
ea  mecum  communicavic,  de  quibus  te  modo  fideliter  parci- 
cipem  facio .  Aperto  abJominc  fanguis  floridus  ,  &  fluidus 
in  magna  copia  extravafacus  apparuit,   forfan  ex  ultiniisna- ^««wniù-tf;». 
tiirae  conatibus,  &  ingentibus  vaforum  dinenfionibus  in  C3.-/pfSìif. 
vitatem  evomitus.  Pcnconeum  triplo  denlius,  firmiufqiie  in- 
teftina ,  &  precipue,  qu.-e  utero  adjacent  ,  non  illa;["o  me- 
fenterio,  infiammata  cernebantur  ;  uterus  denique  ipl'e  cum 
ovario  finiftro  eadem  patiebacurincommoda,  quodfanè  ova- 
rium  mire  adeò  dilatabatur  ,  ut  ad  dextram  partem  ucerum  ovanum  miri 
impdkrct:  carneam  ineodem,  duramque  molem  ,  ac  fere  di- '"/'"'"'"" . 
xerim ,  callofam  fpeftarunc,  qu^  cxteriorifui  facie  informis 
crat,  lìguram  tamen  convexam  ,  &  quafi  rotundam  preefefe- 
rebat;  mterius  vero   irregularem  ,  multifque  emincntiolis  , 
oflìumquc,  &  cartilaginum  procelTibusdonatam.  Uceruscum    p^  j  , 
Dvariis  viginti  trcs  libras,  &  uncias  quinque   pependit  ,    li-  ^ov"rii.  '" 
bracumque  poftea  fcorfim  ovarium  ,   carnofa  mole  ftipatum 
ad  decemfepccm  libras  afcendebat;  quare,  faéta detrazione , 
uteri  pondus  fupererat  librarum  fex  ,  &  unciarum  quinque. 
Hxc  omnia  in  proprio  fitu  adamuflìm  delineata  perfpexi ,  nec 
non  ejufdem  mola»  offa  manibus  contrcflavi  .  Summa  nunc 
mihi  cupido  incerile  intelligendi  a  Te,  VirClariffime  ,  an  un- 
quam    limile   portentum   fpedandum  ,   admirandumque  Tibi 
prjebuerit  natura .  Huc  provoco  vujgares  illos  Medicos ,  ac    Argummiam 
penedixerim,  nebuloncs,  qui  ova  Mulicribus  denegane .  Mo-  HtreuUumfrt 
les  namquc  iftha;c   informis  nihil  aliud  effe   potuit  ,  quàra"''"- 
ovum  ex  debdiori  fcm.nis  aura,  &  prolifico  carentis  fpiritu  ,afper- 
fione  ,  non  vera  fxcir.ditaie  adultum.  Hoc  vero cx co  eyincitur  , 
quod  non  aliam  cxhibueric  mola  figuram,  quam  unam  crcfcentis 
evi  ,  &  paulatim  fé  dilatantis.  Qiiod  aucem  in  utcrum  non 
defcenderit,  caufa  effe  potuit  nimi.i  oviduòlus  anguria  ,  aut 
defedus  animae  in  ove  non  adamufilm  teciuidato,  ob  quam 
major  mcitus,  &  fermentatio  exorta  effent,  &  confcquenter 
felicius  fuo  è  pcdunculo  ovum  avulfum  rcccffiffet  fymptoma- 
tum  per  intervalla  rccurrcntium  ,  poflrcmique  morbi  ffatus 
tùm  doloris,  tùm  inflammationis  >  fanguinisquc  cxpulfionis 

non 


4o8     Prima  E'ftjl,  Mulebanch.  ad  D.Lanclf. 

non  eft ,  ut  e  longinquo  caufas  petaraus.*  ex  diuturna  enim, 
tn/tammath-  ingcntique  carneae  molx  corapreflìone  fluidorum  ftagnatio- 
fiit  unJf ,  6f  ncs ,  inflammationes,  vaforum  denique  difruptiones  neceffa- 
va{orum  dif.    rio  accerfiri  dcbuerant.  At,  neper  huiufmcdi   ambagcs  eo 
'"P"*"" •       progrediar,  unde  non  adeo  facilis  mihi  fit  in  viam  reditus, 
ex  eo,  precor,  ut  calculum  tuum  de  iis  fubiicicns  mihi  fi- 
Jum  exporrigas  Ariadneum  .  Jam  vero  epiflola;  finera  arbi- 
traberis,  quando  me  contincrc  non  polTum  ,  quin  tihiquàm 
breviffimè  nancm  alteriusmonftrofievencus  hiftoriolam  .  Die 
fhiHi/lo^r'  S"^''^^  Novembris  Florencis  natuscft  infans,  cujus  nafusvcr- 
fus  finiftram  partem  compredus  erac;  ejufdera  foraminum  fi- 
niflrura  tantum  aperiebatur  ,  dextrum  autcm ,  cum  toto  na- 
fi  mucrone  fortiter  fuperiori  Jabro  adnexum  crat  ,  quod  fa- 
né fuperius  labrum  parte  dextera  ad  medictatem  ufquc  raa- 
xillìe  dividebatur,  itaut  illos,  qui  Icporinum    cs  habcre  di- 
cuntur  prorfus  asmularecur  .  His  accedebat  gingiva  fupcrior 
cum  palato  ufque  ad  os  fphsnoide,  cerebri  bafim  ,  aperta  , 
hiatu  adeo  ampio,  ut  digito  aditum  praeberet.  Os  patulum 
Vfìttirtuirt.  cl^U'lere  nunquam  potuit .  Senis  digitis  fingulas  nianus  dona- 
Qutiìis.    '  '  bantur,  &  univerfo  corpore  pilis  fcatebat.  Ladis  in  os  ex- 
preffione  (  fugere  enim  nonpoterat  )  adquintumdiem  vitam 
protraxit . 

Hsec  funt,  Exiraie  Vir,  quas  tibc  narratu  digna  exiftima- 
vi.  Vale,  &mcutfacis,  ama,  profperamque ab  Excelentif- 
fimis  Viris  Redo,  ac  Bellino  falutem  accipe. 
Datum  Pifis  die  24-  Novembris  1687. 

Hujus  autem  obfervationis  per  furama  duntaxac  capi- 
ta meminit  Clariffiraus  MalpighJus  in  fuoOperePorthumo 
pag.  50.  edit.  Londin.  1697,  in  fol.  per  haec  verba  „  In  utero 
„  cadcm  oflea  produdio  fuccedit,  annonamquc  1688. utmi- 
„  hi  retulit  Eruditiffimus  D.  Felix  Adam  Mulebancher  Gcr- 
„  manus  Piftorii  Nobilis  Matrona  «tate  50.  annorura  defun- 
,,  da ,  cffca  mola  in  fìniftro  ovario  repcrra  ert  ,  quam  tri- 
»,  ginta  annis  geftaverat  :  Hasc  una  cum  utero  x^.  libras 
„  ponderabat:  feparauverò  17.  Libras  «quabat:  oflae  hujus 
„  Aibftantias  portionem  dono  mihi  deditpr.-cfatus  Vir .  Ha:c 
i,  exterius  offca  omninò  eft  ,  &  circularium  iìbrarum  con- 
„  tcxtura  exhibet ,  qus  forte  funt ,  ambientis  olim  fccundi- 
„  ne,  portiones  :  imerius  vero  obfcrvantur  inasqualcs  con- 

»  ere- 


Parceìn.Cap.II/.  409 

„  crctx  offix  portiones  cum  incerpoficis  particulis  quafi  gy- 
„  pfeis  ,  &  fanguineis  ,  carneifque  concretis  ,  &  redccatis 
„  fruAulis. 

Docìijffimoy  Eruditijfimoque  Firo . 

D.  Felici  Adamo  Mulebancher 
Medie.  Profcfs. 

:      ì 

Jo:  Maria  Lancifiiis  S.  P.  D. 

De  moli  in  Ovario  repsrta  .  Z).*  Vieri   vefciculis ,  vel  mola 
vefcicuUri  .    De  Fermiculis  fcminis. 

CUm  diuturnum  filentium  tuum  admirarer,  Smdiofiffime  7 

Felix,  &  de  incermilTo  nobifcuin  literario  Commercio 
plurimum  dolerem,  ecce  abs  Te  mihi   epiftote  inopi- 
nato rcdJuntur,  quas  mirum  quantum  novitate,  atquc  utili- 
tate  rerum ,  quasafFerunt,  fcnbentis  tarditatem  compenfant. 
In  iis  (ìguidem  narras  hiftoriam  diu,  mukumque  a  meexpe- 
titam.  Tametbì  enim  certo  noveris,  mulierum  teftes  effcpc-   ovomm,  èr 
rinde  acque  in  oviparis,  ovarium;  &  de  Riolani  0\àtmb\xr-  f-eitn  in  ova. 
gi,  aliorumquc  obfervationibus  circa  fetus  in  tubisrepertos,  """'"•'"'*• 
nullo  pa£to  ambigerem;  non  tenuis  tamenab  animo eximen- 
dus  fcrupulus  fupererat,  quemDiemerbroechio  alte  injetìum 
deprchendcram  ,  ne  forte  hujufmodi  hiftori.-E   omninò  com-  q,,,;,^^^   y,, 
mentiti^,  acque  apocryphx  habendJEefTenc,  quippèqu^nonyf,,,;,, 
ab  ipfo  Riolano,  auc  ab  alio  fide  digno  Anacomico  animad- 
vcrfa:  fuerunc.  Nunc  igitur  vel  ex  eo  vehementer  mihi  gau- 
deo,  quod  narrati  ca(us  oculatum  ceftem  inducas  Excellentif- 
lìmum  D.ThoraamFrofinurain  Pyfarum  Lyceo  Digniffimum 
ProfefTorem ,  qui  in  re  alioqui  ob  oculos  pofica  nec  falli  po- 
tuit,  nec  fallere. 

Ec  quidem  excmplum  tàm  diuturna!  falfie  gravidationis  ex 
mixciformi  mola,  ovarii  hospite  antehac  nunquam  ,  ut  in- li/nìtai Cafr/, 
gcnuè  fatear,  a  me  obfervatum  fuit.  Vidimus  utiquemulie- 
rcs,  ingentibus  totius  abdominis  ,  atque  hypogaflrii  potiffi- 
mum  diftenfionibus  cum  interno  motu  ac  palpitatione  à  plu- 
ribus  annis,  pluribufqueà  Medicispro  gravidishabitas,qua- 
jrum  poftca  in  Cadavcribus  Tola^  fcirrhof»  gianduia  occur- 
P  f f  rcrunt  ; 


410      B.  effcvjìo  D.  Lancif.ad  D.  Mulcbnmh. 

Tumo-ti  (tir-  rcrunt;  in  una  quidcm  cxtrinfecùs  uteri  fundo  accrctcc  ;  in 

'f'^",""  ^altera  autem  edam  intra  illuni  fub  forma  puCllorum  tiibcr- 

i'"  ""•       culorum  fpe<ftata£  funt  .  Adeo  Jymphicus  hiimor  in  utero  , 

finitiraifque  locis  interceptus  à  dulci   fua  natura  degcner  in 

acerrimum  cvadit,  ut   nervorum  ,  membranarumquc  libras 

irritare ,  eafque  difendere  ,  implere  ,  atque  elevare  magno- 

pere  foleat. 

Corpus  vero  informe,  qiiod  Clariffimus  Fro/ìaus  in  Ami- 
MoLi  carHfo-tx  [ux  ovario  decexit  mihi  fai  mola  carneo-offea  appcllandura 
if'^ .  effe  videtur,  cum  revera  iJ  conglutinatum  fuerit  ex  carne  in 

callum  ob  angiilUam  loci  compresa  ,  compacìaque ,  interje- 
ftisoffibus,  &  cartilaginibus.  Ncque  Te  morecur  Prifcorum 
ille  Praticorum  ,  penò  dixerim  ,  Ccncurio  Daniel  Scnnertus, 
(a)  qui  perperam  forfitan  intellecìo  Hippocrate,  (b)  dcfi- 
IfKpugaai.Sen.  j^^y[^  molam  per  carnem  ,  &  tnaffrm  fwe  oìfòas  ,  &  vifcaibus . 
nirtai.  Eccnim  fi  apud  Arabes   inolevit  opinio  ,  dari  molam  aqus- 

am,  &  flatulentam,  ex  quo  ipfi  viderunt  à  nuptarura  ute- 
ro excrctas  vefciculas ,  nunc  fimplici  fero  ,  nunc  folo  fpi- 
ritu  plenas;  cur  nobis  negabitur  dicere  molam  cameo-ofeam 
informe  corpus  ex  carne,  &  offibus  coagmentatura ? 

Enimvero  à  mulierum  utero  aliquando  cxcurbatam  con- 
MoU  vefcicu-Cpsximus  congeriem  gUndiilarum  uvx  botros  niagnitud.iie  amu- 
larii  .  Vide  lantiim ,  quo  in  genere  curiofuraexticic  quod  nobis  abbine 
^'"'''^''^"""  •  triennio  contigit  advertere  in  quadam  f^mina  abortivis  me- 
dicaminibusnequiter  u(a,  qu^e,  prsviisgravibus  doloribus, 
&  copiofa  Jiaemorragia  cum  animi  deliquiis ,  quinto  à  concubi- 
tu  menfe  ejecit  per  vaginara  ablongum  quafi  racemum  di- 
verforum  folliculorum ,  qui  partim  fphcricas,  partim  ova- 
lis  figuri,  tenaci  membrana  fuis  vafculisinfignita  ,  circum- 
dabantur,  quorum  alii  limpido,  fluxilique  ichorc,  alii  fub- 
rubro,  tenaciquc  veluti  cruore  ;  alii  fubflavo  latice  ;  alii 
aliter  colorati? ,  varicquc  confiflentia:  fuccis  turgcbant,  quos 
internondefuerunt  glandul.t  fibrofas,  &vafculares.  Hos  ve- 
ro folliculos,  &  glandulas  aficrere  non  dubitavi,  omnium 
pene  vifcerum  rudimenta  excitiffe  ,  itaut  foUiculi  E.  G-  qui 
limpido  fero  fcatebant ,  futura:  fucrint  gianduia  congloba- 
tx ,  feu  lymphaticae ,  qui  autcm  humore  cruento  replebanr 

tur 

(  a  )  M:d.  Tra^ì.  Uh.  4  p.  x.fe&.  4.  c.p. 

(  b)  1.  Epid.  hixta  Falli  fi)  divifi'itnn  fc&.  1.  nitm.  io.  ubi  metni- 

nit  Vxoris  ^ntigen's ,  qutt  n.ii  molam,  fed  monfbuofum  fi- 

UfitH  ifne  ojftbus  peperit . 


PAìtellI.CAf.llI,  411 

tur  cor,  hepar,lien,  &rcliqua  vifccraquiEfanguine  rubcnt. 
Hac    fubindc   Jcge  ad    rdiquas   procedebam . 

At  vero  minime  approbamus  ,  quod  a  vulgaribus  Mcdi- 
cis  paflìm  prò  Jegicimis  moJis  vendicenturcorpora  quJtdam  ^^^^^j!^'  "'" 
concieca,  modo  lubalbida  ,  &  lardo  fimilia;  modo  admix-  ""''^"'^• 
IO  eciam  cruore  ,  rcmdeuci  tamcn  femper  gladio  admodum 
renitenti  a,  quce  incerdum  quidem  eciam  à  Virginibus  , 
frequentius  tamcn  à  mulicribus  tùm  in  partu  tùm  poft  par- 
tum,  immo  maxime  cum  abortibus  reiiciuncur  :  luxc  cnim 
fub  concrctionum  duntaxat  uterinarum  nomine  cadere  pof- 
funt,  cum  revera  tìanc  a  parte  Tanguinis  cruda,  &  auftero 
fale  refcrta,  qux  concrefcit,  atque  induracur  in  locis  ,  & 
cavitatibus  ,  ubi  fluidorura  mocus  per  morbum  retardacur 
cujufmodi  ("ere  femper  incordis  vcntriculis  illorum  coalefcunt 
qui  pleuritidCj  vcl  pcripncumonia  decederunt. 

Cau^im  dcinde,  cur  mola  a  Dodtiflìmo  Frofino  animad^ 
verfa,  non  quidem  m  utero,  fed  intra  ovarium  adolcverit  y  o"ariTexOv'ff. 
Tu  quid;-m  piane  attigirti.  Mempe  ovum,  ea  inmulierejam 
faecuiidatum ,  vel  defedu  feminaiis  principi!,  vel  culpa  pro- 
trudencis  pcdunculi  ,  vel  vitio  excipientis  canalis  ,  vel  tan- 
dem multarum  limul  caufarum  errore,  quod  probabiliuscft  , 
à  naturali  ufquc  ad  uterum  defcenfu  prohibitum  in  ovario 
fubftitillc  ,  ibiquc  diuturnitate  temporis,  deficiente  tùm  con- 
gruo alimento,  tùm  loci  fpatio,  in  callofam  carnem  degene- 
rane ;  quam  idcirco  cartilagines  ,  atque  offa  complexu  fuo 
coercuillc  ,  &  concinuilTe  arbitramur  ,  quia  in  expofica  mo- 
la (ingenti  quanquam  totius  humanx  machinaj  mina  )  non 
Yifcerum  ,  ut  aliquando  obfervatum  eli ,  rudimenta  fuperfue- 
runt  fed  folliculi,  feu  incunabula  oflìtim  ,  in  quibus  coUi- 
quamenti  pars,  qus  in  cartilagines,  ac  tandem  in  offa  con- 
crefcit, apud  iftam  Nobilem  Mulierem ,  tot  annorunidecur- 
fu ,  multo  quidem  faciliùs,  quam  apud  cxccras  faeminas  , 
quas  vix  unius  fpatio  anni  molasgcrunt,  potuit  ferruminar! . 
Enimverò  ea  eft  oflci  fucci  natura  ,  ut  non  brevi ,  fed  iongo 
duntaxat  tempore ,  aqucis  partibus  fenfim  evaporatis ,  peni- 
tùs  folidefcat. 

Illud  forfitan  non  erit  omnibus,  utarbitror,  autcxplora- 
tum  ,  aut  acceptumquod  humanum  fpcrma,  quemadmodum ''"■"?'<■"''  ^';- 
cxterorum  quoque  animalium  ,  minutiffimis  lui  cu  iq  uè  gene- """"*"'"'""• 
ris,  miroque  velocitatis    motu  ,   donatis  vcrmibus  fcateat  ; 
ac  proptcrea  dubitari  poflìt,  an  opus  ficcundationis  ovi  ab 
hujufmodi   animalculis  abfohatur,  vel  faltcm  inchoetur  . 

Sii    z.  Hos 


4 1  r      R efponfio  D.  Lancif.  ad  D.  Mulebanch. 

Hos  autcm  vermes  aniinalium  fcminibus  inefle   à  fide  digno 

&  accurato  Obfervacore  accepi  ,  qui  ope  microfcopii  unica 

.  lente,  caque  orbiculari  conftantis,  cofdem  vidic  ,  pcrvidit  , 

iKip'r»iaTn    ^''  '"'"^^^  f"'^  •  Ego  vcrò  cxi(lcnti«  ferainalium  vcrmium 

Simin,.  non  a;grc  fuffragor.  An  vero,  &  quomodo  in  fascundandl 
ovi  cicatricula  excipiantur,  &  aniraalis  fabricam  molis archi- 
tedentur.  Tu  quidem  acriori  ingenio  pollens  ,  proculdubio 
philfophando  all'equeris.  Admiror  profedo  (  fi  talo  ftat  nu- 
pera  base  verraium  detedio)  admiror  inquam,  in  hoc  etiara 
Divinam  Omnipotentiam ,  quippe  quas  in  cundis  viventium 
generibus  quàm  funillima  ,  &  quàm  facillima  methodo  ad 
fpccierum  propagationem  uti  voluerit. 

Hzec  habui,  qux  raptim  de  mirabili  ifthac  mola  refcribe- 

rem  .  CJeterùm  de  iis  ,  qux  ve!  «egrx  Mulieris  fvmptoma- 

la,  vel  meJela:  rationcmfpedant,  Tu  mirum  in  modumdif- 

Fc/«;  mon.  feruifti  •  NoH  eft  igitur  cur  dida  repetamus.  Quod  veròat- 

]»"«!«'  .  jjpjg.  r^^  faetum  cum  leporino  ore  natura,  atque  hiantibusof- 
fibus  palati ,  ufque  ad  fitum  /"phaenoidis  ;  fateor  raram  uti- 
querem,  non  tamen  citraevidentem  raiionemcontigifTe.  Of- 
fa nanq;  mandibula:fuperioris,  que  palati  fornicem  inftruunc 
per  rimani  duntaxat  articulantur  .  Hinc  vel  in  aridiffimis 
fcelecis  ejufmodi dehifcentia  paffira apparec .  Quare  in  ilio  fe- 
Cattfa  bujuj  xu  ob  aliquam  cx  poffibilibuscaufis,  fed  omnium  maxime  ob 

M»n/iri.  fortis  imaginationis  vira ,  excitatam  ingravida  matre  ab  impro- 
vifo  fpedaculo  ejus  oculis  objedo  alicujus  forte  bifariam  ore 
dilfedi  bruti  (quod  apud  laniones  frequenter  occurrit)  officula 
illa  inembryone  vel  non  coniungi,  vel  per  futuram  recentec 
conglutinata  difiungi  potuerunt,  atque ea  propter dehifcentia 
cum  fuperioris  labii  fciffura  facile  in  nato  poftea  permanfit. 
Vale  Virmultis  mihi  nominibus  colende,  &ampliffimis  Pro- 
feffionibus  D-  D.  Redo,  acB;ellino,  quos  natura,  &  virtus 
ad  fummam  nofir?  Artis  cruditionem  ,  &  decus  comparavit 
plurimam  à  me  falutem  imperti. 
Romje  Prid.  Nonas  Decembris  MDCLXXXVII. 


JfA- 


413 

Sxcellentijffìmo   ac    DoSliJJimo   Viro 

D.  Jo:  Marisa  Lancifio . 

Felix  Adamus  Mulcbanchcr  S.  P,  D. 

Fermium  exiflencia  in  femine  prohatio  .    Mterius  Monfiri 
bicorporei  ùsfcriptio  r  ^  'Anaiomcs . 

OPinio  tua,  Excellentifs.  Vir,  de  cafu  à  me  Tibicom-       taudaw 
manicato  fummum  apud  orane»  merecur  applaufum  ;  tamìfius .    "* 
oflendifli  enim,  &  palam  fecifti  miram  ingenii  tui  fe- 
licitatem.  Quid  modo  philofophandi  clarius  ?  quidftylo  fcri- 
bcndi  tuo  jucundius  ?  maximas  fané  tibi  gratias  ago  ,   quod 
me  literis  tuis,  non  minus  erudicis ,   quam  cloquentis  Hore 
donatis  honorafti.  Mirum  in  modum  tua  mihi  arrifitfenten- 
tia  de  mola  ca>neo-oj[ea  in  finiflro  ovario  reperta  ;  cura  enim 
nova  ilia  ope  microfcopii  fada  obfervatio,  qu£B  revera  quid 
divini  in  fé  habet,  vermium  in  femine  exiftentiam  luce  eia-   Vf^iculorum 
riusprc-Efeferat,  ilJorumme  fubit  admiratio,  qui  audaci  fron-C*^^''^'^.^^^^ 
te  hofce  vermiculos  femini  inelTe  denegane  :  ajantcnimhanc 
effe  lentis ,  five  vitti  iJJufionera,  quidam  dicuntillascffefub-    objtniomi  $» 
tiliflimas  fpirituum  particulas  ,   quibus  femen  recenter  emif-  rmirarium af. 
fum  abundè  fcatet,  quaeque  alias  aquofiores  ,   &  craflìores-^"''"'""'" 
fiibeuntes  per  modum  fcrmentationis,  feu  effervefcentiee  exa- 
gitant,  &  aliquem  motum  ipfis  imprimunt  ,   quo  moieculac 
parvae  e;ufdera  feminis  vermium  quaquaverfum  fcmoventium 
lìgurasreprsfentant,  ex  co  dicunt  provenire,  quia  paulo  poft 
emiffionem  feminis  motus  omnis  difp.irct,  ncque  ulla  verrais 
indicia  fuperfunt  ;  evaporatis  nempc  partibus  fpirituofioribus, 
reliquis  craffioribus  omni  raotu  deftitutis. 

Opponunc  infuper ,  fi  homo,  &  castera  animalia ex  vermi- 
bus  nafcuntur,  quare  teftes,  paraftratas,  vafa  deferentia  ,  ut    AUaohjtlìio 
faepiusin  intcflinis,  aliifque  partibus,  vermiculisfcatentibus,  «i"""  vermi. 
obfervatur,  non  corroduntur  ,   neque  dolore  afficiunrur?  {[(»'<"  (fmmt , 
hoc  eft  ,  inquiunt,  cur  multi  de  longe  petunt,  aliiexputri, 
alii  ex  ovo  vermium  gcncrationcm ,  curamincram  hancquif- 
que  fuam  vcluti  faicinam  portet  :  &,  cura  omnes,  dicunt,  .vw^#%^iV* 
verm-'s  fumus,  quare  vermis  iìguram  in  utero  amittimus?  &  „„ , 
non  potius  ,  ut  alii  vcrmes  »  incrementura  fumcntes  fub  ear 

dcm. 


414  Secunda,  Epijì.  Muleba,nch.  ad  D.  Lanci/. 

à:m  fpecie»  liccc  aJ.'iuilaq'.iantiface,  repisrcncamiir?  Hsc 
&  plura  alia,  qu£E  concia  hanc  pritciariliim-un  inicrofcopii 
deccdioaem  faspiiis,  acque  fa;pius  oliganniii  audivimus,  qiux 
cefi  ego  nuUìus  jroboris  argiimtnca  cogno/cam  ,    &  indigna 
quibus  a  Philofopho  refpondeacur;  volui  tam.n  Tibi  Doctil- 
iimo  Viro  paccfacere ,  ut  vana  Tcrba  circuiuvoJitanda  decli- 
nare valeas.  Proccflor  camen  lincerà  fide  ,    i^ua  te  veneror  , 
hsc  &  Umilia  non  de  hac  tua  epillola  ,    quam  nulli  haòk- 
nus  vidcndam  dedi,  proferri  ,   fed  ancchac  ,   priufquàm  tua 
iiominis  daritas  tuo  me  obrequio  innumeris  ciculisdcvindum. 
tcncrec,  audivide . 
EvufBtin prò     Profundifllmx  Dodrin«E  Viro  D.  Vitali  Jordano  mea  dc- 
t,\potifiont  flJferes  obiequia,  innueodo  ipfi ,  ad  fuam  humaniflìroam  odo 
D.Vite/tm,     diebuspriusquàra  ad  Te  elapfo  mcnfe  literas  darem  ,  refpon- 
dillei  imoio  ipfi  inciufam  epirtolam  à  prxclariffimo  Viro  D. 
Bcllinio  tranfmifilie,  &  miror  faoè,  quod  eara  non  accepc- 
ricj  cum  mea  ad  'le  pcrvenerit. 
Monfl'ì  aite.     Cuui  viderim  nuperumàmeiiarratum  cafum  ca  humanica- 
tiui aimiraniixz ,  qua  Toks,  exceptum  a  te  fuide  non  abs  re  fore  arbitror 
dtfitiptio.      fequentem  multo  rariorem  hiftoriam  tibi  tranfmittere ,  qua 
Iperoauribus  tuis  fonum  l^ngc  luaviorem  excitatum  iri,  cutn 
uullum  fané  majoris  momenti  prodigium  ,    quantum  vidcrc 
potui ,  in  uilo  audoris  opere  nec  admirabiliusquidquam  na- 
tura; opitìcium  memoricE  mandatum  fuerit. 
aiteipertut.     vidit  Pil'ana  Civitas  die  28.  mcniis  elapfi  in  via  vulgo  nun- 
fmtus,  cupata  de  FavgioU  mulierem  incolam  fucoris  uxorem  ,  partu- 

rientem  duas  ùlias  ,  quai  egreflx  ex  ventre  matris  lìmul  ac 
femcl  eodem  tempore  :  primx  ,  quas  luci  dederunt  partes  , 
fuerunt  quacuor  pcdes,  &  continuando  cgrellum  (uum  ,  c)c- 
£tx  lune  arabJC  corporc  fimul  junda; .  Pettus  refpondebat  pe- 
dori ,  capuccapici,  &  impoficis  collo  brachiis  altera  alteri  figu- 
ram  reprasfcncabancmariscum  feminacon;undi(ucitaloquar) 
mundo  datcE  ,  pauca  polì  momcnta  mundo  defcccrunt  :  ab 
obftetrice  tamen  bapcifmura  receperunt.  Amb.x  cjufdemfue- 
re  magnicudinis  à  prima  coda  ucriuCque  lateris  ufqueadum- 
bilicum  conjundcE  :  unus  videbatur  folus  umbilicus  ,  quia 
una  fola  apertura  ,  in  quam  portabacur  tandem  unus  vafo- 
rum  umbilicalium  fafciculus,  una  fruebancurfecundina,  una 
quoque  plac.'nca  uterina  ,  in  quam  ubi  vafa  fupradida  infe- 
rebancur,  fucre  biparcica  .  Ad  hoc  prodigium  videndum  ac- 
curric  tota  civitas,  intcr  quos  &i.  ego  non  minori  compellc- 
Ijar  curiofitatc ,  &  promiiia  Patri  ele;mo/ina  ,  fimihi,  aliif- 

que 


Parte  Ili.  Cap  III.  4 1  5 

quc  amicis  darct  Jicentiatn  aperiendi  carum  cadaveri  ad  pzr- 
icrutaiidaranacuricfabricam  ;  lubcns  inJulfic  paupcr  :  eadan 
vefperi  in  domo  Exceilentillimi  D.  z.ìmbcccar:i  Mcdicin.xLc- 
Jtoris  Amici  mei  ex  intimis  in  prxfeiitia  prieftantiiDmi  natu- 
rae  arcanorum  obfer\atoris  D.  Bellina  ,  aliorumquc  complu- 
rium  virtuoforum  ,  impoAiimus  manus  carnai  didcCtiuni  . 
Aperto  abdominc  ab  umbilico  ufqueaddiaphragina,  ubi  cor-  Anatomti 
pora  eranc  connaca  ,  vidimus  Icparacionem  unius  abdominis  ,,^^  '^ 
ab  altero  ,  mediante  folo  fubtiJiilìmo  peritoneo  .  Hepata 
eraxjc  conjuncta  infeparabilicer ,  itane  ea  feparare  fine  dilacc- 
rationc  cfTct  irapoffibiJe,  immo  videbatur  uuicura  tantìim  , 
folumque  hepar  .  Ab  umbilicoufqiis  ad  regionempubis  omnia 
vifcera  fuere  feparata,  11  ti  in  reliquis  corporibus  :  nam  fue- 
rc  duo  ventricuJi,  duo  fplenes,  quatuor  rsnes  ,  dua:  vcficic 
urinaria,  &:  dus  feJces.  Perfcrutaco  abdomine  ad  cavicitem 
racdiam  pervenimus  ,  ubi  primo  intuitu  confpeximus  unum 
folura  continuatum,  concinuumquc  diaphragma  ,  quod  fub- 
tcndcbatur  utrique  cavitati  thoracis;  pcrforatura  taraen  erac 
canalibus  omnibus  duplicibus,  nempe  duabus  arteriis  magnis, 
duabus  venis  cavis  ,  duobus  demum  oefophagis.  Subtra6ì:o 
diaphragmateduo  thoraces,  uous  ab  altero  non  dividebatur, 
nifi  media  tenuiffima  membrana  in  modum  fcpti  intermedii  : 
utraquc  harum  cavitatura  iniìrucla  erat  pulmone  proprio  , 
fcd  ambc-E  taraen  non  habuerc  nifi  (  ob^upefce  miraculum  )  ^"'''""Cor- 
unicum  cor  :  hoc  erat  fitu  proprio  pofitum  in  medio  inter 
utrumque  thoracem,  contedum  fuo  pericardio,  uti  folst  in 
omnibus  inveniri  :  adhibita  qualicunque  diligenti  obfervacio- 
ne ,  non  fuit  poffibile  ab  externo  cognofccre  minimam  cor- 
dis  divifionem  ,  {ivz  duplicitatem  ,  folùm  dubitabatur  ex  eo 
de  divifione  ejus,  quia  videbantur  omnia  vafa  exireduplicia, 
hoc  cfl  duse  arteria:  magnre ,  duce  vena;  cav£E ,  duasvcnaSi 
arteria:  pulmonaces,  infuper  &  videbantur  quatuor  cordisau- 
riculas  :  hac,  inquam  fuerunt  argumcntum  mirabilisnatu- 
XX.  artificii,  qu.-e  duo  in  unum  corda  conflavifTet,  &ideoin- 
cidimus  illud  per  cranfverfum ,  ubi  rtatim  oculis  fé  fubjecere 
quatuor  ventriculi ,  &  odo  vafa  fupranominata  :  hinc  atquc 
illinc  a  corde  adftabant  pulmones  divifi  unus  ab  altero  me- 
dio ilio  fupradido  fepto  ,  &  procedendo  ad  oftcologiam  hu- 
jus  ventris  mcdii  animadvertimus  coflas  unius  pcdoris  ita 
perfcdè  coaluide  cum  cortis  alterius  ,  ut  fingulas  utriufqiic 
lateris  non  gemina:  vidcrcntur  ,  fed  ex  duabus  continuata:  ; 
dignumque  extitit  confideratu,  quod  duo  thoraces  conftitue- 

bant 


4 1  (S  Secunda  Epiji.  Mulehamh.  ad  D.  Lancif. 

bant  unam  cavitatem  folam  ,  in  medio  cujus  refidebat  prin- 
ceps  partium  humani  corporis ,  cor  nempcdominans ,  &  Ic- 
gem  imponens  duobus  vartiflìmis  imperiis,  hoc  cft  ambobu» 
Sympiomsta  corporibus.  Mulicf  haec  peperit  folicis  ,  nec  puncto  majori- 
aintquais.  ^^^  turbata  fymptomacibus  ;  dolores  partiim  prjecurfores  per 
decem  horas  adraodum  benigno  fiiflulic  ,    &  tribus  menfibus 
anceparcura  una  vice  de  menfe  ,  dixit,  fé  laboraHefluore  per 
ucerum  inftar  albuminis  ovi  :  caecerùm  non  parva  me  fubit 
admiratio,  qui  fadum  fueric,  ut  in  partu  ica  periculofoadeò 
feliciterfortunatèque  fucceflerint  omnia.  Fuic  hic  quarcus  hujus 
fcEminas  partus,  &  crac  fepcimeftris  :  cotogravidjtionis  tem- 
pore bene  fé  habuit,  folummodòex  (ìrepitu  ,  &c.ilcitramen- 
tofcEtuum,  dixit,  fé  prcenoviire  parcum  gemellorum.  Puer- 
pera manfit  abfque  febre  ,  ■&  lochia   bene  profluxere  :  hasc 
^éufadueovs  funt ,qu5 digna duxi  tua admiratione .  Circa caufam,cum  tem- 
ivi untttn  loa.  poris  anguflia  me  premat,  arbitror,  paucis  verbis  me  tibi  in- 
^''  dicare  poffe  mentem,  fcilicet  probabile  ,  fi  non  necetfarium 

mihi  videri  ex  duobus  ovis  in  unum  permixtis,  nempcalbu- 
minibus  ipforum  confufis,  facilem  fuiffe,  etsì  fummopere  mi- 
rabilem,  horum  corporum  coalitum  ;  hasc  Tibi  ,  Vir  Cla- 
riffime,  fufficient,  &  TibiimminentibusfeftisNatalitiisfum- 
mam  à  Deo  profpericatcra ,  felicitatemque  auguror.  Vale  > 
&  me  amore  tuo,  benevolentiaque  profequcre . 
Dabam  Pifis  XV.  Deccoibris  MDCLXXXVU. 

Si  vegga  dopo  Gap.  y.  un'altro  Moftro  confimile  ,  acca- 
duto pure  in  Fifa ,  dove  fono  le  figure  ,  e  la  Notomia  in- 
terna del  medefuno . 


Dq- 


41? 
DociiJJìmo ,  atque  Excellentijjìmo  Ptro 

D.  Felici  Adamo  Mulebancher 
Med.  Profefs. 

Jo:  Maria  Lancifius  S.  P.  D. 

fermlculo'-um  feminalium  confìrmatìo  ,    &  objeHiombus  refponfio . 

Eorum  figura .  Hominis  effe  rudimenta  fufpicatur . 

De  Mmjlro  bicorporeo  &c^ 

E  A  cfl  novarura  decedionum  ,  tametfi  vericatis  luminc 
fulgentium,  infelix  pene  dixerim  conjitio  ,  ut  in  orcu 
ftio  alins  ccTCuticnccs ,  alins  adverfantes  pupillas  ofFen-  -Difficuiratibiu 
anr.  S:d  quoniam  difputationis  vcritas  fubtilius  limati,  Scontra  Vtrmi. 
quafi  aufum  igne  probati  folce  ;  gratulor  Tibi ,  mihique  gau-  ^•''^'  /"»'"'' 
deo,  quod  nihili  fecetis  difficiiltates,  quas  multi  habuerunt^"'"''''"'"  • 
in  nupcrrimò  dete£èis  feminalibus  vermiculis  ;  utenimjllae 
apud  ingenia  nondiim  experta  namramrci,  de  qua  diUeritur, 
vjm  faciunt;  ita  rifum  pene  movent  iis ,  qui  cctdis  credere  ah 
(a)  Hippocrat?  fatiìis  ducunt,  quàm  opinioìiibas  •  Qiiod  nam- 
quc  infirmius  fubrerfugium  ,  quàm  afTcrere  lentis  hanc  elf: 
deceptioncm  ,  quie  quod  non  eft  ,  lucido  quafi  mendacio  , 
vi  fui  reprcfentet  ?  Vitrum  magnitudincm  utique  adaugere  > 
ac  lìguram  non  raro  ,  fi  arte  pra:paretur  ,  alterare  poteft  , 
motum  objcdo  prxbere  non  potefl.  Quid  Philofopho  minus 
confcntaneum,  quàm  afiruere  moleculas  ,  veluti  automata  , 
in  fpermate  fé  moventes  cxifiere,  vel  fpiritus  feminales ,  qui 
ab  aliorum  confortio  per  modum  fcrmcntationis  feexplicare 
nituntur,  vcl  craflìores  ejufdein  liquidi  particulas  à  fubtilio- 
ribus  quaquaverfum  propulfas?  Nam  obfcrvatorum  vermicu- 
lorum  motus  non  cft  à  centro  ad  periphariam,  aut  è  contra- 
rio, fcd  inftar  pifcium  natantiuni  fupcrnc  ,  inferno,  latera- 
liter,  atque  in  gyrum  :  qucmadmodum  vermesomnivagosin 
aceto,  atque  in  defidibusaquispaflim  animadvcrtimus.  Quid? 
quod  hujufmodi  vermiculi  candcm  finguli  magnitudinem,  ac 
figuram  refcrunt;  fccus  atque contingerct,  fi  cflenc  ferainalis 
mixti  duntaxat  particulx  ,  qua;  irrcgulares  proculdubio  fpe- 
Ggg  tìaren- 

e  a  )  Trimo  de  D,,i:t  num.  y. 


4 1  8      Secunda,  Refponjio  D.  Lamifii . 

dtarcntur.  Delincationem  vermiculorura  humani  fcminis  qui 
nunquam  videric  ,  hic  adauitìa  dunsaxat  mole  ,  poteric  in- 
tueri  C— "  trunciim  fcilicet  ovalis  iìgur*  cum  pcrexili,  ac- 
que in  loaguip  produca  cauda  .  Quod  vero  riirius  opponi- 
lur  de  oranimoda  occulcatione  horuin  infecìorum  paulo  poft 
cjaculatum  femen,  facile  id,  piane  negando,  diluituri  cum 
revera  fi  gutca  Teminis  fupra  talci  pianura  fubtilitcr  extcìida- 
tur,  vermiculorura  etiam  cadavcra  aniraadvertantur  ,  quae 
confpici  nequcunt  ,  fi  era/fior  fuerit  refidentis  fpcrmatis  mo- 
les;  tunc  enim  impedito  lucis  tranfitu  iidcm  fepcliuntur  ,  & 
occultantur.  Citerà  leviora  cura  fine  argumenca  ,  difiìpan- 
tur  per  fé  ipfa,  atque  evanefcunt;  non  enim  tenuiffima  hsc 
animalcula,  qus  intra  vaforum  kminalium  uberrimum  lati- 
ccm  innatant,  alimento  orbantur,  ex  cujus penuria  vulgares 
vermcs  in  contiguas  parces  plerumque  fxvirefolent .  Acccdit 
quod  cadem,  molliufcula,  ac  leniufcula  cum  fint  ;  nullam 
ad  erodendas  folidorum  corporum  particulas  propcrtioncm 
habent,  mucrone  pra;fertira ,  ac  probofcide  deftituta. 

Quod  vero  alii  ex  evo  ,  alii  ex  putrì  vermiura  petanc  ini- 
lia  ,  nofira  minime  refert  :  farcinani  utiquc  fuam  quifquc 
verminofam  fccum  perpetuò  gerit  .  QujEramus  itaque  quid 
optimum  fit,  non  quid  vulgus  comminifcitur.  Poftremònon 
video,  cur  fi  ex  vermibus  originemfortianturanimalia etiam 
perfeifta  corundem  fubinde  figurara  ,  dura  abfolvuntur  ,  & 
adolefcunt,  fervare,  vel  non  mutare  debeant?  Te  nonlatet, 
Vir  Dodiffime,  reliquas  viventium  fpecies  in  propriis  ferai- 
pibus  habercaliquid  pufillum  quidem,  &  exiguum,  quodta- 
men  eft.verum  principium  à  vivente  deciduum,  immo  ipfif- 
fimum  vivens  ad  quandam  veluti  fummam  redadum  ,  quod 
feminalem  plantam  in  feminibus,  cicatriculam ,  &  carinam 
in  fjecundatis  oviparorum  ovis  appellamus. 

HcE  porrò  feminales  plantulas  ,  vel  animalium  carinas  de- 
tcrminatas  habent  figuras  ,  fpccialique  ftrucfèura  donantur  , 
quas  caracn,  fi  cum  adulta  pianta,  vel  cum  nato  pullo com- 
para veris,  nullam  certe  fimilitudinem  intercedere  dcprchen- 
dcs;  multa  fiquidcm  membra  in  ipfa  vegetatione  fibrarum  , 
proptcr  variam  inclinationem  femoventium,  autcircumpul- 
forum  liquidorum  ,  varie  intexuntur,  coalefcunt  ,  &  acqui- 
eta figura,  ac  foliditate,  manifcfiantur,  de  novo  prodcunt, 
atque  apparent.  Cerne  qucsò  pullulantcm  è  terra  Pinum  , 
aut  Abictcm  ;  ucique  tenuiffiraa  ,  ac  flexilia  duntaxat  folio, 
rum  Itamina  videbis.  Contemplare  poflraodum  adulcas  arbo- 

rcs. 


Parte  111.  Càp.  HI,  419 

res ,  profeclo  mole ,  forma ,  ac  firmitudine  adco  diverfas  in- 
tucbcris,  uc  cum  Aquilone  tutò  ludari,  &  fecuribusdiìi  ob- 
nici  valeanc,  velis  antcnnas,  turribus,  murifque  impellendis 
arieces  fuppeditatura: .  An  unquam,  nifi  tuis  fideres  oculisex 
foia  vegecatione  hiijufmodi  difcriraina  fubnaca  fufpicarcris  ? 
Verùm  quid  ex  vcgecabilium  familia  hujufcc  vericatis  argu- 
menta  del'umimus,  quando  gcnus  pene  orane  infcitorum  in- 
numera exhibec  nobis  ceftimonia  mirandarum  raetamorpho- 
fìum  iliorum  vcrmium ,  qui  ,  priori  prorfus  exuta  ,  novam 
formam,  quam  incucnciura  oculis  diu  occuknrunc,  folencin- 
duere?  Bombix ,  Papiiio,  plcrasque  mufcarum  fpecics  nonne 
nudi  vermes  humi  paulo  ante  ferpebanc  j  mox  vero,  erum- 
pentibus  alis,  per  aera  circumvolicant?  Non  ne  Rana,  quae 
ob  cadentem  cEiliva  temperiate  pluviam  repente  generari  vul- 
go creditur,  caudata,  &  duobus  duntaxat  inftruòìa  pcdibus 
a  nobis  obfervatur,  &  tamen  adolefcens  caudam  inartusex- 
plicat ,  atque  convcrcic  ut  aliud  piane  infedum  rerum  igna- 
ris  videri  poffit?  At  enim  vero  fi  in  natura  operibus  ex  iis, 
qua:  intuemur,  ad  ea,  quae  oculos  fugiunt,  eodem  in  gene- 
re per  analogiiraum  nobis  affurge/e  datura  eft;  quid  fané  vc- 
tat,  quin  fufpicemur  fcminis  vermiculos  effe  veluti  in  vege- 
tabilibus  feminalem  plantulam;  perinde  uc  infaecundatisovi- 
parorum  ovis  carinam  ;  effe,  inquam  ,  m:chanicumaniman- 
tis  principiura,  ab  animante  dcciduum,  uno  verbo  corpufcu- 
lum  vegetativa  ,  ac  fenfitiva  duntaxat  animabus  donatum  , 
quod  pofiea  paulatim ,  fi  de  homine  loquamur  ,  neceffariis, 
ac  nobilioribus  per  vegetationera  inftrudta  partibus  aptum  , 
ornatumquc  rationalis  animas  domicilium  evadat?  Nerao  uf- 
quam  omnia  naturce  fecreta  integre  fcrutari  valuit  ,  ac  bre- 
vibus,  atque  infirmis  humani  ingenii  viribus  immcnfa  ejuf- 
dem  ftadia  metiri.  CiEterùm  quod  Vermiculi  in  animalium 
fcminibus  repcriantur,  non  eft  nofirum  folummodò  effatum, 
atque  inventum  ,  fed  aliorum  etiara  excat  apertiffimum  tefii- 
monium  :  Nam  apud  Thomam  Bartholinum  in  Epiffolaad- 
nexa  ad  Medie  Septentr.  Theoph.  Boncti  tom.  i.  cap.  ii. 
pag.  98^.  à  Myffcmbruchio  ,  6i  \Volerio  animaicula  in  hu- 
raano  feminc  vifa  faille  Icgimus . 

Vcrùra  alio  me  vocat  prodigii  piena,  quam  noviffimètua     D/  mo«A< 
in  Epifiola  exponis,  hiftoria  gcmeilorum  ,   qui  licèt  bicor-  BUorp*rit. 
porei,  unico  tamen  corde  per  autopfiamdonari  apparucrunt. 
Porrò  fux  regionibus  vices  d.ita:  funt,  ut  modo  Hctruriatot 
monftrorum  parcubus  in  Africara  conccffiffe  vidcatur  ,  hoc 
Ggg     i  una 


'41  o       Secunda  R  efponfio  D.  Lanci/ti . 

uno  difcriminc,  quod  monftra  nunc  hab:ac  Africa,  non  in- 
genia; Hetruria  utriufxjue  feliciccr  gaud;ac.  Ipfe  interim  lu- 
bensagnofcoin  Te  unum  h«ec  narranc^nn  egregie  cadere  ,  quod 
de  Phidia  Celeberrimo  Grascorum  ftacuario  memoria:  prodi- 
tum  ed;  eum  fcilicec  Diis,  quam  hominibustìngendii  aptio- 
rem  extitiffe  ;  namqiie  adeo  clara,  eleganti,  propriaqu;  me- 
thodo  in  raris ,  admirandifque  natura  operibus  ,  ac  potilfi-. 
mura  in  iftius  monllri  defcribendis  parcibns  ufuses,  ut  Te  ad 
excelfa  natum  oftendas .  Accipe  vero  quJE  cùm  in  gemellis  , 
tùmin  monftris  ipfe  diligenter  obfervando,  acque  attente  co- 
gitando huc  ufque  prò  viribus  fuerim  affecutus.  Judicium  de 
gemellis  illud  habendum  puco,  ut  quotics  iidem  dupli  ci  gau- 
dcnt  fecundina,  uni  cum  diftinctis  umailicalibus  funiculis  , 
tunc  illos  ex  bmis  fctcundatis  ovis,  l'ed  non  eodjm  tempore,- 
aut  eodem  ex  ovario  in  ucerura  deiapfis  ortum  habuilie  crc- 
dam .  Cura  itidem  umbilicalia  vafa  diftintfta  ,  &  fecundinns 
per  riraamfolummodò  divif^e  cernuntur,  nudaquefed  duplex 
tunica  amnios  fastum  a  fetu  feparat  ,  acque  fejungit  ,  tunc 
fufpicor  duo  ova  uno,  eodemque  tempore  in  uterum  devolu- 
ta fuille ,  eideraque  uteri  parti  prius  quam  corion  adokfce- 
ret,  affixacoaluiffe.  Quotics  poliremo  mutuo  fé  tangunc  fx- 
tus,  nullo  membranarum  intercedo  repagulo  (  ut  in  narra- 
ta per  Te  Hiftoria  contigit  )  verofimiie  mihi  quidem  vidc- 
tur  non  duo  fimul  ova  ex  ovariis  decidifle  ,  ac  portea  intra 
uterum  mucuò  adhxfifle  (  eccnim  interfuiffec  incra  ucrumque 
fxtumfaltera  amnios,  tunica  fcilicct  interior,  &cuiquv;ovo 
propria  )  fed  duplicem  cicatriculam  uno  ,  eodemque  in  ovo 
concurrilìe,  vel  fi  allatam  feminalium  vermium  hypothefira 
perfequi  velimus  ,  duos  vcrmiculos  intra  unum  ovum  exce- 
ptos  fuiffe,  atque  iftiufmodi  monftri  originemexticifle .  Hoc 
clarèevincuntexemplaovorum  gallinacei  generis  duobuscum 
vitellis,  totidemque  fxcundatis  cicatriculiseditorum  ,  exqui- 
bus  poftea  incubacis  monftrofi  pulii  bicipitcs  ,  quadrupede^, 
&  jundo  etiam  pet'ìore  bicordcs  folenterumpcrc.  Corautem 
tàmaffabrè  ex  duobus  in  unum  coalefcentibusconflatum,  fa- 
cit,  uc  Fiatoni,  divino  illi  Philofophanti ,  fucccnfeam  ,  qui 
fuo  in  Sympofio  ignotam  amoris  gcnealogiam,  virefque  mi- 
ximastraditurus,  Androgynorummeminic ,  fcilicct  hominum, 
qui  priraum  per  terga  jundi ,  fed  poftea  per  longum ,  irato 
]ove,  bifariam  fedi,  prilline  integritacis  amore  m  deficicn- 
tis  medietatis  conforcium  avidiflìmè  fcrebantur.  Dcbucrat  il- 
los per  peó^ora  ncdcre,  ac  fociarc;  debueratutriufque  unum 

cor , 


Parte  JlJ.Cap.lJI.  41 1 

cor,  duobus  par  affingere,  atqiie  impertiri,  quo  mdius uni- 
co ex  fon:e  concors  amor  in  utrumquedcrivaretur.  Atdejo- 
co  fatis  .  Ad  monftrofam  iftius  cordis  ftruduram  revertor  . 
Equidem  arbicror  geminuai  cor,  diftinótumque  initio  fuifle, 
mox  ob  loci  vicinicatcm,  angurtiamquc  mutuò  applicitum  » 
paulatim  vi  concurrcntis  mocus  fyJloles,  ac  diaftoles  alcerum 
ibrciterad  alterum  impcgifTe,  tandemqua  ,  deficiente  pericar- 
dio ,  &  iurta  forfitan  mole  illius  ichoris  ,  quo  excrinfecus 
corda  raadere  debenc,  confcrcis  ,  congiucinatifque  parietum 
librillis  adhasfUfc,  &  coaluilk  :  quamobrem  uniasduntaxat 
cordis  fpecies  non  cicra  portencum  exiiibica  fuit  .  Hcec  ftri- 
ftim  atiigi ,  plura  in  hanc  rem  didurus,  nifi  tecura  agerem. 
Cui  cum  mulcum  ingcnii  fit,  nulla  pene  in  cfeterisexplican- 
disdifRcultaspoceric  occurrerc.  Eruditiflìmo  JordanoNodro 
falutem  tuis  vcrbis  nunciavi  ;  refcripfifFe  fcio  Virum  doduin 
non  minus  quam  Urbanum  ,  &  Tibi ,  &  Clarifiìmo  B:llino. 
Felicitatem  denique,  quam  mihi  labentibusFcftivicatibus  Na- 
taliciis  benigne  ominacus  es  ,  amancis  ,  gratique  animi  jura 
repofcunt ,  ut  anno  ineunte  aurpicaciflìraam  1  ibi  pari  ratio- 
ne  retribuam .  Vale. 
Romfe  VI.  Kal.  Januarii  AIDCLXXXVIII. 

CAPITOLO       IV. 

LEZIONE     ACCADEMICA 

Intorno  air  ordine  della  prognffione ,  edellaconneflìone  , 
che  hanno  infieme  tutte  le  cofe  create,  &c. 

A'  miei  ftimatiffimi  Compatriotci ,  e  Dottiflìmi  Colleghi  dell' 
^Accademia  de  Muti  di  Reggio , 

E  fcgnatamenre  airUlLiftrifs.  Sig.  Conte 

Borfo  Vallifnieri. 

-:Mf;n  ... 

I.""  A  Vendo  rilluftriffimo  Sig.  'Abate  Conte  emonio  Con- 
f\^  ti.  Nobile  Veneziano,  fatta  onorevole  ricordanza 
della  mia  Di/Tertazione  nella  fua  Rifpofia  al  Signor 
"HigrifoUi  in  cui  efpongo  per  ferie  V  Ordine  della  proj/cffione ,. 
e  dirò  COSI,  della  Scala  di  tutte  le  afe  create,  infieme  legan- 
tefi ,  e  formanti  quella  oltrcrairabik  armonia  ,  che  in  que- 

fta 


4t2.  DelUConneJJìone  delle  cofe  create. 
fta  gran  Mole  oflerviamo  ,  mi  fono  veduto  impegnato  ,  a 
pubblicarla,  tancoppiù,  che  dallo  llelfo  ,  e  da  altri  amici 
fono  flato,  a  ciò  fare,  inflanteraente  pregato  .  Sentano  Jc 
fuc  parole,  e  poi  fentiranno  le  mie.  „  Benché  (  dice  )  ia) 
„  tutti  i  corpi  organici  fieno  perfetti  in  ordine  al  fine,  a  cui 
„  fono  desinati ,  nulladimeno,  allorché  fi  confronta  la  com- 
„  pofizione,  e  l'ufo  de' loro  organi  ,  facilmente  fi  fcopre  , 
„  che  negli  uni  v'  ha  più  d' arte ,  e  di  configlio  ,  che  negli 
„  altri .  11  lavoro  non  pare  ne  cosi  induftriofo ,  né  cosi  dc- 
„  licato  nelle  piante  marine  ,  come  nelle  terrcflri ,  nelle 
„  Chiocciole,  e  negli  Zoofiti,  come  negl'Infetti,  ne'pcfci, 
„  e  nelle  beftie.  Quella  ineguaglianza  d'artitìcj  era  necefla- 
„  ria ,  per  mettere  un  certo  ordine  di  varieca  nelle  ftruttu- 
„  re  ;  poiché  quelle  a  poco  a  poco  pot:ndofi  comporre  per 
„  la  moltitudine,  e  per  la  combinazione  degli  organi  ,  una 
„  fapienza  ,  ed  una  potenza  infinita  poteva  ancor  regolare 
„  in  tal  maniera  le  loro  combinazioni  ,  che  da  ma  Jìtuttura 
„  fi  paffajfe  aW  altra  per  gradi  minimi  .  Quindi  ha  origine  la 
„  progrejfione  de  corpi  organici;  progreflionc  ,  di  cui  molti  cc- 
u  lebri  Autori  hanno  dato  de' Saggi ,  ed  in  particolare  il  ^ì;^. 
„  Fallifnieri  in  una  Dilfertazione ,  che  mi  ha  fatto  leggere  , 
„  e  che  non  fo,  fé  fia  ancora  pubblicata  .  La  cognizione  » 
„  ch'egli  ha  delle  parti  minute  ,  e  nafcofie  di  molti  anima- 
„  li,  gli  ha  fornito  di  che  riempiere  i  luoghi  voti  della  pco- 
„  grejjìone,  ch'egli  fino  ad  un  certo  limite  ha  continuata  eoa 
„  meno  falti ,  e  con  più  erudizione  degli  altri  Autori  fiic. 

Eccomi  intanto  in  impegno  di  pubblicare  ciò,  che  voleva 
andar  maturando,  ed  a  mifura  del  progreflb  della  Naturale 
Storia ,  da  me  ,  e  da  altri  fenza  rifparmio  di  fatiche  ,  e  di 
fpefe  tentato,  perfezioiundo  ,  compiendo  la  fucceffione  de' 
termini ,  empiendo  i  vacui  ,  e  rendendolo  meno  interrotto  » 
Tal  qual'è,  lo  confacro  a  Voi,  o  Compatriotti ,  e  Col  leghi 
Veneratiffimi ,  in  fegno  di  quella  ftima ,  che  faccio  della  vo- 
ftra  virtù,  e  in  argomento  di  quell'amore  ,  che  porto  ,  e 
porterò,  Anch'io  viva,  alla  mia  dolciffiraa  Patria  - 

1.  Tollerate  dunque,  fupplico  a  Voi ,  d'afcoltarc,  riftret- 
to  in.  poche  parole ,  l' ordine  prodigiofo ,  e  la  conneffione  mi- 
rabile > 

(a)  Rifpofla  del  Sig.  %Àbbate  Co:  Antonio  Conti  &c.  alla  difefA 
del  Libro  delle  Confiderazioiti  intorno  alla  Generazione  de'  yi- 
ikMì  &c>.  In  t^cneKÌa  appreso  Jacopo  Tommiifmi  \J\6.  pctg, 
m.  71. 


Parte  JlJ.CapJF.  413 

rabiJe,  che  ha  una  cofa  con  l'altra  nel  gran  Seno  della  Na- 
tura .  Penfiere ,  che  m' è  ben  si  venuto  in  mente ,  e  che  co- 
nobbe quella  grand' anima  di  Cicerone  (^)  il  cjuale  farebbe 
d'un' utile,  e  d'un  diletto  non  ordinario;  ma  non  potrò  cor-     Dificu/ijji 
fifpondere,  che  in  poca  parte  ad  un  difcgno  si  vado  ,   per-  '"'  '"'^"'"*' 
che  nella  Storia  della  Natura  troppo,  ahi  troppo,  vi  man- 
ca ,  per  nfgligenza  de'paffati  Scrittori  ,   a  perfezionarla  ! 
Vorrei  farvi  vedere  ,  come  Iddio  nelle  fue  Fatture  ha  fatto 
non  folamente  i  fuoi  gradi  nella  creazione  di  tutte ,  e  come 
ognuna  ha  ben  sì  in  generale  certe  leggi  delle  altre  ,   ed  in 
particolare  le  fue  differenze ,  che  le  fpecificano ,  e  le  diftin- 
guono;  ma  quello,  che  fono  per  dirvi  ,   e  dove  mi  pare  il 
mirabile ,  penfo  moftrarvi  certe  fpezie  in  tutti  i  generi ,  ca- 
dauna delle  quali  partecipa  di  due  ,  cioè  entra  da  un  canto 
in  un  genere,  e  dall'altro  in  un'altro  genere,  e  cosi  lega, 
e  flrigne  tutto  l'univerfo  infieme,  e  fono  quelle  ,  come  gli 
anelli  della  bella  catena  della  Natura  .   Cofa  ,  che  parerà 
non  folamente  difficile  a  moki  ;  ma  ftrana,  e  nuova,  e  pu- 
re è  cosi  vera,  che  nulla  più .  Ciò  ,  che  mi  manca  ,  come 
accennava  ,  .fi  è  il  maffimo  di  ciò,  che  dovrebbe  dar  tutto  il  ciìdf  mamm 
forte  a  quello  mio  lavoro  ,   cioè  un' efattiffima  Noiomia  di  p/r   ben  far, 
tutti  gli  Animali ,  di  tutte  le  piante  ,    di  tutte  le  Miniere  ,  i"^"  P"t"f- 
di  tutte  le  pietre  figurate  del  Mondo.  Mi  vorrebbe  prepara-  ^""  • 
ta  avanti,  come  a  chi  vuol' inalzare  una  fabbrica,  tutta  que- 
lla grande  materia  ,  e  vorrebbe  difpofla  nelle  fue  Serie,  e 
nelle  fue  Claflì;  ma  quanto  poca  finora  paragonata  al  tutto 
ne  abbiamo?  Dove  fono  le  ultime  diiFerenze,  non  tanto  del- 
le; vifcere,  e  parti  interne,  quanto  delle  parti  ellerne di  tan- 
ti Animali,  di  tante  piante,  di  tanti  minerali ,   e  pietre  fi- 
gurate non  folo  del  nuovo  Mondo  ;  ma  né  meno  del  vec- 
chio? Quanto  è  ancor  confufa  la  Storia  de' Pcfci ,  e  degl'In- 
fetti, e  né  meno  affatto  chiara  quella  de' Quadrupedi ,  e  de' c#«/«/f'"»"'''- 
Volatili?  Quanto  e  ofcura  quella  delle  pietre  figurate,  e  de'  '"^fl"''"  "*' 
Minerali?  N'abbiamo  di  tutto  appena  un  generale  abbozzo,"""'" 
e  di  molti  Animali,  può  efferc,  che  non  ne  abbiamo  ancor 
alcuna  idea  ,  particolarmente  di  que',  che  abitano  i  fondi 
del  Mare ,  certi  luoghi  inofpiti ,  e  diferti  ,   e  le  terre  appe- 
na, 0  non  ancora  fcopertc.  Bifognerà  intanto,  ch'ioadeflb 

mi 

iì)  Efl  cnim  ndmirabilis  quxiam  contitmatio  ,  feriefque  rerum  , 
ut  alia  ex  alta  nexa ,  omnes  inter  fé  aptx,  coUtgataque  vi' 
deantur.  Cicer.Lib.  i.  de  Tiat.  Dcor. 


414  Della  ConueJpiOne  delle  cofe  create . 
mi  ferva  di  quel  poco,  che  finora  e  da  me,  e  da  altri  è  fla- 
to ofTervato,  fé  non  per  altro,  per  dar  animo  a' venturi  Nc- 
poti,  acciocché  su  qucfta  rozza  idea,  coli' ingrandimento  * 
e  colla  perfezione  ulteriore  della  Storia  della  natura  ,  che 
fcmpre  fi  va  illuftrando,  ne  formino  col  tempo  una  miglio- 
re ,  e  più  perfetta. 

j.  Primieramente  fapere  Ci  deve,  che  tutto  inquefta  gran 
Tinto  ì  /iw-mole  è  figurato,  per  non  dir  tutto  organizzato  ,  conforme 
""'•  con  molta  franchezza Icriffe  a  me,  edalSig.  Bourguet,  co 

mune  amico,  il  famofo  Leibnixio  ,  (a)  quantunque  agli  oc- 
chi noltri  fempre  non  apparifca  .  La  prima  cofa  ,  che  con- 
Tfrrt  fW; .  fitieriamo  fi  è  la  pura  puriflìma  terra  ,  chiamata  da  alcuni 
terra  vergine,  o  primigenia,  a  cui  fcgue  la  vada  ferie  di  tutte 
quante  le  terre ,  più,  o  meno  femplici,  colorate,  onon  co- 
lorate, minerali,  0  non  minerali,  di  virtù,  e  di  vizj  dota- 
te, o  prive,  e  per  altre  facoltà  celebrate  ,  0  non  celebrate'. 
In  quelle  entrano  tutti  i  boli  ,  le  Marghe,  le  Argille  ,  le 
Ocre ,  le  Tripole  ,  le  Crete ,  e  infino  i  fanghi ,  e  i  lezzi ,  le 
pingui,  e  le  fterili ,  le  fede,  e  le  lubriche,  e  di  quante  ma- 
niere troviamo  su' Colli ,  su'Monti,  ne' piani,  dentro,  cfuo- 
ra  del  grembo  della  terra,  fotto  le  acque,  o  a  quelle  lonta- 
ne ,  e  quante  finalmente  da  in  ogni  luogo  la  gran  iMadre 
Natura.  Solo  in  quella  lunga  ferie  s'olìcrvi  ,  che  le  terre 
bibaci,  o  di  corpicelli  diverfi  compolle  fi  mettano  nel  fine, 
perchè  ho  oflervato  col  Alicrofcopio ,  che  alle  reno  s' accofla- 
.  ,.  no.  A  quelle  mifle,  e  grolle  terre  feguano  le  vifibili  arene, 
reKeq.ia^i.  ^^^  anch'elle  debbono  avere  la  fua  nicchia  dillinta  ;  e  con- 
forme i  colori,  il  pefo,  la  qualità,  la  figura  vengano,  co- 
me parti  anch'effe  ncceffarie  confiderate  .  Allearsne,  che 
per  lo  più  non  fono,  che  faffolini  ,  e  pietruzzole  minori  , 
s'accompagnino  i  faffi ,  e  le  pietre  maggiori  ,  e  i  marmi  , 
'  d'incredibile  diverfità  nella  durezza,  e  ne' colori  varianti  , 

e  tutti,  e  tutte  di  minime  parti  figurate  codano  ,  fé  fi  ar- 
Piiirt, Cotti  "1^  l'occhio  di  vetro,  per  rimirarle.  A  una  tal  ferie  immen- 
tStUi&t.  'fa  s'attaccano  le  coti,  le  felci,  le  pietre  calcarie  ,  i  Tufi  , 

le  fia- 

(a)  Io  [uno  almeno  ficuro  (cosi  fcrilfe  l'anno  1714-  )  che  yìam- 
m:i  i'.)t  corpo  organico  della  J^atura  non  v'cn  formato  da  un 
Chaos ,  0  da  un  corpo  non  organizsato,  e  che  non  vt  fia  mai 
Chaos,  che  in  (tppareiiTia,  Quefla  è  una  cor.f:-guenx,a  della  pro- 
duzione delle  cife  da  una  caufa  perfettamente  favia  ,  0  fa- 
picntijfiiua .  &c. 


Patte  ni.  Cap.If^.  415 

kftalactiti,  leftalagmiti,  le  Oflcocolle ,  leCadmicfofllli ,  le 
pietre  Sarcofage ,  le  Calaminari ,  le  Frigie ,  le  Comenfi ,  lo  Man- 
ganefi  ,  le  Pomici ,  le  Magnccidi,  leSmiridi,  ieleamidi,  eia 
mirabile  Calamita  .  Ci  fono  poi  i  minerali ,  e  i  mezzi  minerà-   ;^,,•,,^^/; 
li,  i  fughi  agri  ,  e  i  pingui  della  terra,  eh' anch' eflì  entra-  m,'JfmL\J- 
none'  corpi  figurati,  quantunque  all'occhio  così  chiaro  non  li- 
apparifca,  tolte  le  Piriti,  o  Marchefite,  egli  fali ,  de' qua- 
li  ognuno  vede  la  lor  figura,  come  i  Nitri ,  gì'  Alonitri,  i 
Vetriuoli,  gli  Allumi ,  i  fali  marini,  e  i  follili,  e  tanti  altri 
fali  dirò  cosi,  fubalterni.  Tutta  quefta  gran  ferie  di  minera- 
li, di  fughi,  e  di  fali  ferve  a  infiniti  corpi  di  quello   Mon- 
do, guarda  le  pietre  da  un  canto  per  la  durezza,  dall' altro 
con  la  figura  le  piante,  avendo  infino  molti  d'eflì  e  tronco  , 
e  radici ,  e  rami  .  Si  polTono  i   minerali  chiamare  il  nerbo  Mìntrtl;  cf{s 
miglior  della  terra  ,  entrano  nel  compoflo  d' innumerabili /""*• 
corpi ,  e  fono  ,  come  il  vincolo  generale  dell'  Univerfo  .  Fra 
corpi  figurati  s'annoverano  da  molti  le  pietre  fpecolari ,  gli 
Ammianti ,  i  Talchi ,  i  Geflì ,  leBelemniti,  le  Etiti,  ^^^^-  pietrtfimrau 
liti,  laGalactite,  l'Ematite,  laMelitite,  ilScifto,  i  Balfal- 
ti,  i  Crifoliti,  la  pietra  Vajolaja  &c.  alle  quali  feguono  le 
più  preziofe,  che  quafi  tutte  hanno  fempre  una  determinata 
figura ,  e  grandezza ,  come  fono  tanti  Criftalli ,  per  lo  più 
efagoni ,  gli    Androdamanti ,  le  granate  ,  i  rubini  ,  i  Dia- 
manti, gliAmecifti,  a' quali,  benché  non  tanto ,  poffono pe- 
rò aggiugnerfi  gli  Jafpidi ,  le  Agate,  le  Nefritici,  le  Mala- 
chiti, gì'  Onici,  gli   Opali  ,  le  Turchine  ,   le  Corniole  ,  i 
Calcedoni  &c. ,  e  in  una  parola  tutte  le  pietre,  o  giojc,che 
hanno  alcuna  determinata  figura  ,  all'  occhio  noftro,  fenza 
l'ajuto  di  artifizio,  o  dei  Microfcopio  vifibile. 

4.  Da  quello  gran  genere  de'  corpi  tcrreftri  non  animati , 
e  non  prolifici  co' loro  fcmi ,  almeno  vifibili,  nel  modo  del- 
le piante,  parerebbe  difficile,  che  non  fi  dovelTefare  un  fal- 
lo alle  dette,  e  pure  vi  è  il  fuo  mezzo  così  palpabile ,  che  p;^„,,  .,w# 
chi  bene  lo  pondera,  non  può  negarlo  .  Quello  è  il  genere  dliMan. 
delle  piante  pctrofc  del  Marc  ,  che  con  la  durezza,  pcfo  , 
materia ,  e  col  modo  di  nutrirfi  ,  non  dalle  radici ,  ma  da' 
pori  laterali  guardano  da  un  canto  le  pietre  figurate,  e  non 
figurate,  ma  con  la  fenfibile  vegetazione  ,  flruttura  più  ar- 
tifiziofa ,  tubulett!  per  lo  nutrimento  ,  fiori ,  e  femi  guarda- 
no dall'  altro  canto  le   piante  .   Confideriamo  il  nobile  ge- 
nere de' Coralli,  e  delle  Coralloidi ,  evedererao,  eh' e' fono,  ^      • 
H  il  h  come 


j^zC      Della  ConneJJÌone 'delle  c'ofe create. 

come  un  annello  di  quefta  catena  fra  le  pietre ,  e  i  vegetabi- 
li.  In  quefìi  puree  una  ftrana  ,  e  fuperba  divcrfità  d'appa- 
renza, ed  i  più  nobiJi ,  che  fonoi  rofli  fanno  vifibilmentc  i 
lor  fiori,  e  in confeguente  i  lorferai,  fé  prefliauio  la  dovu- 
ta fede  alnoftro  Italiano  Sig.  Co:  Lmgl  Ferdinando  MarfiUi  {a) 
k>  che  fi  può  fupporreanco  negli  altri,  quantunque  non  an- 
cora olTervati ,  per  la  difficulta  ,  e  il  tempo  ,  che  fortuna- 
tamente incontrare  bifogna.  Ci  fono  i  Coralli  più,  e  meno 
bianchi,  i  più,  e  ra:no  neri,  i  più,  e  meno  rofli,  i  liona- 
ti, i  pallidi,  gli  fcuri,  ci  fono  i  più,  e  meno  duri,  i  più, 
e  meno  ramofi,  e  quelli,  che  a  poco  a  poco  fi  vanno  acco- 
c*r«/w» ,  #  ftando  alla  natura  del  legno,,  chiamati  Coralloidi.  Fra  i  pri- 
Ctralli.         ^i  y'^  ji  bianco,  punticchiato  ndJafua  fuperlicie,  e  mber- 
coiato  ,  di  tronchi,  e  rami  raolco  più  groili  dei  roffo  ,  v'  è 
lo  {Iellato  men  fodo,  e  meno  bianco,  ve  il  candido  nobi- 
liffimo,  v'è  il  bianco  fiftolofo,  v'è  pure  l'articolato,  e  no- 
dofo.  Ognuno  conofce  il  roffo  ufuale,  il  purpureo  bdliffi- 
mo,  ed  il  men  belio,  il  nero  neriffimo,  e  rifplendente  ,  ed 
altri  già  noti  dal  Boccone,  e  da   varj  defcritti  fra  le  piante 
Lithophiti  mzt'mz ,  the  tutti  quanti  confervo  nel  mioMufeo. 
Le  Millepore  ancora,  le  Madrepore,  i  Pori  Cervini,  leRe- 
Aìtrt  preJu.  t^po^'^ »  ^  ^^  Frondiporc,  le  Tubularie  purpuree  ,  e  di  altre 
^ioni  mlrinr  (p^^  y  le  Coralloidi  fungiti,  leCerebriti  ,  o  vermicolate  , 
pttreft.  le  ftellaric,  e  tante  ,  e  tante  produzioni  marine  ,   e  piante 

petrofe,  che  tutte  tengo  nelle  loro  ferie  diftribuite  fonoqueli* 
effe,  «he  fra  le  pietre,  e  lepianteterreftri  s' in  frappongono, 
e  quelli  due  gran  generi  fra  loro  legano  ,  e  unifcono  .  E' 
una  maraviglia  il  guardare  le  altre  piante  di  Mare  ,  che  fi 
vanno  di  fpezic  in  fpezic  incenerando  ,  finattantochò  infen- 
fibilmente  alle  piante  fimili  alle  icrreftri  pervengano . 

5.  Succedono  alle  marine  le  piante,  e  l'erbe  della  terra,  U 
Pi4m  ttni.  di  cui  ferie  è  ftaca  da  pochi  anni  in  qua  dalla  diligenza  de' 
^'' .  Moderni  Botanici,  accrefciuta,  e  fatta quafi  al  miracolonu- 

merofa  ,  nelle  quali  abbiamo  le  tenere,  le  dure  ,  le  duriffi- 
me,  e  che  ottimamente  alle  molli,  e  alle  dure  del  Mare  % 
accofiano  ,  1*  Indice  delle  quali  vedremo  ,  quanto  prima  , 
a  un  numero  ftrepitofo  ridotto,  non  mai  dagli  Antichi ,  che 

di  po- 

,  (  a  )  Breve  rijlretto  del  Saggio  Fi  fico  intorno  la  Storia  del  Mire 
&c.  Venezia  171 1.  preffo  Andrea  "Poleti  .  pagina  otto  ,  f 
ics. 


Parte  ni.  ùp.l^.  417 

di  poche  erbe  fi  contentarono,  fognato  (4),  che  preftoufci- 

rà  dalla  inarrivabile  diligen2a  del  Sig.  Scherardo  Inglefe,.  già  i^umtr»  fir»a. 

Confole  delle  Smirne,  mio  dottiflìmo  amico,  al  quale  fi  pò-  dfdiqurjìt. 

tri  aggiugnerc  pure  un  Catalogo  di  piante  nuove  ,  dal  mio 

favorito,  una  volta  fcolare  nella  naturala  Storia,  oradilctif- 

fimo  Amico,  e  chefpcro  una  volta  Collega,  Sig.  Vontaden 

(b)  cfatcamentc  deferi tte. 

6.  Dalle  piante  paffumo  a'  zoofiti  ,   i  quali  partecipano 
dell'  animale,  e  della  pianta,  e  perciò  furono  chiamati  da'     zofinquaii 
vecchi  Filofofanci  col  nome  comporto  di  Tiantanimali ,  eque-/<.w. 
fti  fono  l'anello  della  catena  molto  evidente  fra  le  une,  egli 
altri.  Di  cofioro  ne  pofficdc  non  piccola  copia  la  t^rra  ,   e 
il  Mare,  per  unirfi  con  tutte  le  piante,  ed  acquatiche  ,  e 
tcrrertri.  Anno  anch' effi  le  fpezie  loro  ,  ed  e  un  genere,  o 
una  Repubblica  particolare  da  sé  .  Di  qucfli,  altri  fi  mao- Farh  (pui, . 
vono ,  altri  ftanno  fempre  piantati  ,  alia  adlhtre:it  ,  alia  va- 
gantur  y  come  notò  anche  Ariftotile  ,  onde   quc'  ,  che  ^^^^  h.Jì.  Animai. 
non  fi  muovono,  faranno  fra  Zoofiti  i  più  vicini  alile  pian- 
to, particolarmente,  fé  anno  molta  fimilitudine  con  quelle, 
come  le  ftelle  arboree,  e  le  fpugne  ramofe  .  Anderanno  di 
mano  in  mano  fucccdendo  a  quelle  quelle  fpugne,  che  daun  •r^"^'"/'''»»- 
canto  fono  più  fimili  alle  piante,  e  dall'altro  agli  animali  ,"'«•'<''«"'/'• 
riduccnJod  infiiio  ad  una  certa  fpczic  ,  che  poco  ,  o  nulla 
s'affomiglia  alla  pianta,  e  che  toccata  da' Peicatori  più  ma- 
nife^amcntc  di  tutte,  quafi  fdegnata,  fi  muove  ,  Ci  ritira  , 
s'aggrinza,  quando  fanno  forza  di  fvellerla  dalla  fua  fede  . 
Seguiranno  a  quefii  rozzifilmi  zoofiti  quegli  altri  ,  i  quali  , 
benché  ftieno  lino  dal  principio  del  nafccre fempre  piantati, 
hanno  però  una  qualche  ombratile  figura  di  vifcere,  e  più  fi 
difcoftano  dalle  piante  non  folamente  col  moto  d' accorciar- ^^"^^^V?""^ 
fi,  e  diftenderfi,  ma  ancora  colla  bruttura  affai  più  artifi- 
ciofa  ,  e  gentile.  Dopo  quelli  porremo  i  Zoofiti  fé  moventi ,  e 
molti  de' quali  anno  infino  la  bocca,  &cptfciculos  capiunt ,  co- 
me notò  pure  Arifiotile  .  (e  )  Abbiamo  nel  nofiro  Mare  Adria- 
tico molte  fpezie  di  cofioro,  alcune  delle  quali  ho  notato  in- 

H  h  k    1  fino 

(a)  Midiffe  Mmficur  scherard  ,  quando  pafsò  perTadoa,  che  nel 
fuo  Indice  fpcrav.i  di  gitignere  a  dieci ,  e  nove  milla  piante  • 

(b)  S'è  verificata  la  predizione  del  noftro  autore,  effendo  flato 
fatto  quefì' anno  lyip-  "Pubblico "Prof e ffore  dell'Orto  Botanjcw 
del  ncfìro  Studio  di  Tadova  ^ 

(e)  H'fl.  ^nim. 


4i  8      Della  ConneJJlone  delle  cofe  create . 
fino  ne' canali  delle  Lagune  dell'  inclita  Città  di  Venezia  ''. 
Lungo  il  Lido  ne  trovò  il  Dov.zU,  come  narra  nel  Tuo  Trat» 
tato  e  j)  uno  veramente  curiofo,  che  avea  qualche  fimilitudi- 
ne  ad  una  tefla  d'un  Satiro,  e  perciò  io  ciurmò  S  Atiro  Mmn) . 
V  è  fra  Zooliti  il  Tomo ,  il  Vero ,  il  Cocomero ,  il  Fungo ,  la  Tenna  , 
la  Lorica jl'Vva  Marina,,  cui  diedero  i  buoni  Vecchi  cotali 
nomi ,  per  qualche  anche  rozza  efterna  apparenza  fimile  al- 
le fuddecce  cofe,  e  non  arrofarono  con  ifcandalo  ddlc  orec- 
Komi  di  Z0O.  chic  piìj  carte  di  chiamarne  alcuni  Votta ,  e  mcntula  marina  , 
f^tianticbi ^e  nulla  curandofi  poi  di  cercare  più  oltre,  cioè  la  vera  loro 
ridtvoU.         origine,  e  la  minuta  ftruttura.  Cosi  fecero  nel   noftro  Cer- 
vello, trovandovi  ,  e  la  vulva,  e  le  1^.ttiche ,  ed  i  Tefticoli  , 
non  rapendo  poi  nò  punto  né  poco  di  qual  mirabile  artificio 
fodero  quelle  parti  compofte  ,  ed  a  qual  fine.  Fra  Zoofiti  tro- 
varono puro  la  Mano  marina,  il  "Polmone  marino,  i  Reni  mari- 
ni,  e  infino  le  Stelle  minori,  maggiori,  e  maljìme ,  emulatrici 
altere  di  quelle  del  firmamento,  fra  le  quali  fono  le  reticola- 
te, k  fpinofe ,  le  tuberofe ,  e  di  molte  altre  curiofe  figuredo- 
tate,  di  pallida  luce  infino  fplendenti ,  e  cosi  altri,  ed  altri, 
nel  defcrivere  i  quali  altro  Audio  non  pofero  ,   che  in  ador- 
c  A    ■  h  "^''S'^  *^'  nomi,  che  a  loro  parefiero  proprj,  benché  ridico- 
nonfim'lonB,  i' '  ofceni ,  o naufcofi .  A  Tjìo^ti  farei  feguitare  il  vafiogene- 
Jetti Ermafi/.  re  di  Certi  Crofiacei,  che  ftanno  Tempre  appiccati  aglifcogli, 
''•»'■.  a'  fallì ,  0  a'  Legni ,  che  fanno  anch' effi  i  feti  da  fé ,  come  le  Tian- 

te  fanno  i  femi  ,  e  fi  chiamano  Erm.ifioditi ,  come  fono  le 
Oftriche,  ed  altri  armati  di  crofie ,  dibuccie,  0  di  fcorze  du- 
re, e  come  petrofe.  A  quefti  porrei  accanto  que'  Crolìacei 
o  "Teflacei,  che  vanno  vagando,  e  che  per  queflo  piii  s' ac- 
_^  .  cofiano  agli  animali,  eflendo  per  altro  anch'  effi  Ermafroditi , 
^   '  e  partecipando  della  pianta,  per  non  unirfi  mafchio  con  fem- 

mina ,  e  per  una  molto  rozza  bruttura  di  parti  ,  affai  però 
piìj  dirtinca  di  quella  de' veri  zwfiti,  ma  non  mai  arrivante 
al  fegno  di  quella  degli  animali . 

7.  Né  il  Regno  delle  Piante  terreflri,  è  prno de' fuoi  200- 

,^'lfp'/„"f'fitl.  Alciini  vi  pongono  h  Mimofa ,  o  il  genere  dell' erbe  ,  che 

t.-rrtflri.         fi  chiamano /f»;////"^?,  ma  perché  é  contraftatoda  molti  >  che 

non  fia  un  moto  dipendente  da  fenfo,  ma  da  un  puro  4nec- 

chanifmo  di  fibre,  urtate  dagli  effluvj  della  mano  di  colui > 

che  tocca,  come  accade,  benché  non  cosi  tofio,  né  cosi  vi- 

fibil- 

;a)  Trattato  de  Semplici,  T.eire  ^&  Tefci  MarUii  dti   Lido  di 
f^cncxi^t.  Lib.x.  p.  ilS.  iip.  ^  ^, 


Parte  JJJ.  Càp.  IV.  419 

fibilmente  a  tante  altre,  perciò,  non  volendo  qui  porre.  Te 
non  il  certo,  e  il  confeirato  da  tutti  le  lafcieremo,  e  porre- 
mo in  primo  luogo  le  Grana  del  Chermes,  che  conforme  le  ul- 
time ,  ed  elatciflìme  oflervazioni  fatte  dal  mio  Amico  Signor 
Ccftoni  (a)ìn  quelle,  che  allignano  ne' Campi  di  Livorno, 
fono  veri  zoofiti,  non  ufcendo  di  ede  volatile  alcuno  ,  com: 
finóra  è  ftato  comunemente  creduto  ,    ma  foli  vermi  rubi- 
condiffimi,  i  quali  dopo  pochi  giorni  fi  piantano  ,  né  mai 
più  fi  movono,  apparendo  col  tempo  mere  grana,  ontricoU 
ritondi  di  foli  femi  ripieni.  Sicché  n;l  principio  del  loro  vi- 
vere, cioè  dal  canto  de' loro  Natali  fono  animali,  e  col  prò-    ^"f^'  ^'J'" 
greflb,  come  piante  da  loro  WdCx  moltiplicano  ,  onde  dall'  'f^",'"lfr^i  "„~. 
altro  canto  apparifcono,  come  frutta  piene  de'  loro  femi  i'r'o^" 
eh'  anch'  efsi  ufcendo  ,  e  per   pochi  giorni  movendofi  fanno 
il  mcdefimo  giuoco  de'  loro  ftolidi  progenitori.  Con  quefti 
ponghiamo  la  Cofd«i^//<i ,  le  Cimici,  o Cappe  degli  agrumi,  e  de 
Fichi,  e  tutti  quegli,  che  nel  principio  della  loro  vita  fi  muo-  cimid^eCap. 
vono,  e  poi  fi  piantano,  e  come  le  Piante  producono  i  (q.  P' /'i'i -^g'»- 
mi ,  o  frutta  loro  fenza  accoppiarfi  con  altri  ,  benché  non  ""' 
mi  fia  ignoto,  che  alcuni  fapientiffirai  Accademici  di  Parigi 
abbiano   creduto,  che  fi  fecondino  l'un  l'altro,  quando  ap-     '^"'"  ft^n 
pena  nati  fi  muovono,  lo  che,  fia  detto  con  ogni  piìiprofon-  parti^T"^^' sì 
do  rifpccto,  ho  trovato  falfo coli'  esperienza,  fupplicandogli  reggano  ù hro 
intanto  riverentemente  a  rifare  l' offervazione ,  che  troveran- /<»•/>,,  w>w. 
no  l'abbaglio.  Dopo  quefti,  che  finora  fono  ftati  zomt ter-  ''"P'ime. 
ra  incognita  nella  naturale  Storia,  io  porrei  con  ordine  tutti 
quegli  animali  Ermafroditi,  de' quali  ho  già  fatto  parola  in 
altro  luogo  che  tacerò ,  per  non  tediargli  col  ridire  le  cofe 
dette,  venendo  finalmente  a  quelli,  che  con  iftrano  modo, 
quando  vogliono  congiugnerfi   al  coito  (  b)  fpingono  ,  ed 
arrovefciano  fuor  del  corpo  i  loro  membri  ,  e  gì' intreccia- 
no infieme  l'uno  con  l'altro,  e  gli  avviticchiano,  rimanen- 
do in  tale  avviticchiamento  per  una  confiderabile  lunghezza 
di  tempo,  e  fcmpre  quei  membri,  ciondolando  fuor  del  cor- 
po ,  fcambicvolmente  fi  divincolano  ,  fi  fcontorcono  ,   fi  at- 
torcigliano ,  fi  allungano  ,  fi  fcortano  ,  ed  in  quefti  moti  s' 
imbrodolano  d'una  Ipuma,  0  bava,  fimile  ad  una  faponata 

bian- 
ca )  yedi  dopo  r  ìfloria  del  dmiaìeonte ,  flampata  in  Venezia  d 

Sig.  Gabrielle  Ertx,  l' anno  171 5. 
(b)  Lum:iconi  ignudi  defcritti  dal  Bfidi  .  Altri  vivi  dentro  i  Vi- 
venti &c. 


45 Q      Della  Conncfjìone  delle  cofe  create^ 

bianchiffima  j  cvircofctta,  che  cala  efternamente  giù  per  tut^ 
la  la  lungheaza  di  effi,  e  fermafi   in  grolle  falde  fulla  loro 
cftremita.  In  tal  modo  /ì  fecondano  l' un  l'altro,  e  ciò,  eh- 
è  degno  d' oilervazione  ,  fenza  intrudere  dentro   le  naturali 
vagine  quelle  loro  arme  Junghir/imc  generatrici  .  A  canto 
quefla  curiofa  tìzzo.  d'Ermafroditi  collocherei  quegli  altri, 
i  quali  benché  tutliabbiano  dentro  il  corpo  quelle  parti  fpet- 
Coi)  fanno  i  tanti  alla  generazione ,  che  divifeanno  il  mafchio  ,  e  la  fcm- 
tcmhitbitif.  n,jna  degli  animali,  che  chiamiamo  perfetti,  nulladini-rno  fi 
'  congiungono  in/ieme,  ed  uno  caccia  dentro  1  altro  quell  or- 

digno, che  ferve  ad  una  tale  faccenda ,  efTendocadaun  di  lo- 
ro in  uno  flefTo  tempo  amante,  ed  amaca  ,  e  con  reciproca 
ctmti'afct.  fatica,  ed  egual  diletto  marito  ,  e  moglie  .  Quefta  forta    di 
jliHff  éil/f  pian-  viventi  fi  accorta  folo  alle  Piante,  perchè  tutti  fonomafchi, 
jr  '.."'"'  ^  e  femmine  infieme  ,  ma  fi  difcofia  a.olto da  loro,  perl'azio- 
ijteflint.       ^^^  ^^^  fanno,  accoftandofi  però  afiai  più  de'  fovranomina- 
ti  a'  perfetti  per  l' intrufione  de'  membri  .  Ecco  dunque  ,  o 
generofi  Signori,  con  quale  bell'ordine  poco  finora  olTerva- 
Pafag^'o  JtlU  to  parta  la  Natura  dalle  Piante  a'   Zoofiti ,  da'  Zoofiti  agli 
natura  ,  (if  Ermafroditi  ,  e  come  infenfibilmente  va  femprc  crefcendo 
^ /alia  dt  nell'ordine,  e  nella  perfezione  ,  come  tutto  con  catena  in- 
vaLalfeìtr»,  viCbile  aruioda  ,  e  lega,  avvanzandofi  di  grado  in  grado  an- 
che in  tutti  querti  animali,  non  faltando,  come  di  balzo  da 
un  genere  tutto  differente  all'altro  genere,  come  malamente 
da  alcuni  è  flato  creduto.  Si  va  dolcemente  fcoftando  dalle 
piante,  non  dando  moto  locale  ,  ma  folo  qualche  fenfo  a' 
primi  accennati  Zoofiti,  poi  dà  loro  qualche  moto,  e  qual- 
che fenfo,  e  va  finalmente  femprc  crefcendo  negli  Ermafro- 
diti difcolìandofi  tanto  da  quelle,  quanto  più  s'accofla  con 
azioni,  che  loro  dona  ,  agli  animali,  che  chiamiamo  per- 
fetti . 

Ma  negli  ultimi  Ermafroditi  non  termina  la  maravigliofa 
^liirJlfrlTu^^^'^^^-  S'attacca  a  quefli  l'immenfa  turba  di  que' viventi  ,. 
/,-.  *  eh' anch' effi  col  aome  generale  chiamiamo  volgarmente  Infet- 

ti, i  quali  fifpogliano,  eirortrano  nella  loro  prima  età  una 
ìHtuiihiìt  to.  figura,  e  dipoi  un'altra,  ed  uà' altra  ,  finché  apparifcono  nel 
Pj' >  '  ^'""^  loro   elkre  perfetti  .  Occupano  coftoro  tutti  i  Regni   della 
n'P'f.       isjatura  (a)\n  tutti  anno  viventi  fimili  a  veri  animali  pcr-^ 
fetti  di  quel  regno,  portando  d'ognuno  una  q^ualche,  imma- 
gine 

t'3y  Divifton  Gmerctle  degl'  Infetti  nelle  mie  efperien^e ,  ed  offervtt' 
xioni  intorno  la  Mufca  Bfifife^a  ,  verfo  il  fine ,. 


Parte  JlI.Cap.IK  431 

gincnon  cosi  rozza,  colla  quale  raofirano ,  quafidiflì,  una 
llretiiffima  parentela .  Vi  fono  i  volanti  ornati  di  penne  ,  e 
di  piume  vagamente  colorite,  come  quelle  degli  uccelli,  e  co- 
me gli  uccelli  molti  fabbricano  i  nidi  di  terra,  di  mucellag- 
gini,  di  pezzetti  ,c  minuzzoli  di  legno  ,  di  becchetti  ,  di 
piume,  ditìla,  eiiraili.  Si  cibano  molti,  come  gli  uccelli, 
altri  di  grana,  altri  di  frutta,  altri  d'erbe,  altri  di  carni,  o 
vive,  omorte,  altrid'akri  animaletti  minori,  avendoanck* 
effi  i  loro  tiranni ,  e  le  loro  Volpi,  che,  o  con  aperta  fora», 
o  con  aftivzie  impenfate  vivono  di  rapina. 

Troppo  lungo  farei,  fé  volefli  dare  un'efemplo  di  tutti  . 
Guardino  per  ora  la  mia  Idea  general  degl'Infetti  ,  che  fi 
legge  in  fondo  al  Trattato  della  mia  M^fca  Rofifega  ,  e  ve-  *  •  ^ 
dranno  di  quante  ftrane  miniere  1'  Univcrfo  ne  abbondi .  Ba-  „f^/li}ttt4 
fta  ,  ch'io  accenni  quelli  ultimi  ,  che  ho  aflìmigliato  alle 
Volpi ,  per  dar  la  fua  aria  a  una  cofa  ,  che  a  prima  vifta  par 
favolofa  .  i  Cevettoni  fono  carnivori  ,  e  fono  ,  fra  gli  al- 
tri Infetti,  golofiffimi  delle  Api,  né  punto  ,  né  poco  i  loro 
aculei  temendo.  Il  Mantes  ,  o  Ragnolocufta  le  altre  locu- 
fte  uccide,  e  divora  ,  e  la  Vcfpe  Ichneumone  porta  per  pa- 
fcolo  a  fuoi  figliuoli  dentro  i  fuoi  nidi  ragnateli ,  particolar- 
mente fai  vatici.  I  Mofcherini  detti  Lupi  vivonodi  farfalline 
bianche ,  che  allignano  fu  Cavoli  ,  altri  forano  il  ventre  di 
nafcofto  a'  pidocchi  filveftri  ,  e  dentro  le  uova  loro  vi  depon- 
gono, e  molte  mofche  affai  fiere  trivellanola  cute  a' bruchi» 
alle  crifalidi ,  a'  vermi ,  e  danno  nido  ,  e  pafcolo  di  viventi 
;«'feti  loro.  Ma  che  cerchiamo  efempli  ne' campi,  e  ne'bof- 
chi  d' Infetti  alluti ,  e  predatori  ?  I  Ragni  ogni  giorno  col 
prendere  alla  rete  le  mofche  celo  dimoilrano,  e  il  verme  For- 
micaio da  me  ne'  Dialoghi  defcritto  lo  f.i  palefc  .  Chiufi  pu- 
re in  una  gabbia  Locufte  grandi,  e  verdi,  che  fra  loro  fi  uc- 
cifcro,  e  fi  mangiavano,  e  cosi  fanno  cento,  e  cento  altri. 
Ma  feguitiamo  il  noftro  ordine.  Vi  fono  i  fimili  a' Quadru- 
pedi nel  correre,  nel  faltarc,  nel  predare,  nello  sbranare  > 
nel  pafcer  l'erbe,  e  ruminare,  e  infino  nell'eflcre  vivipari  > 
e  nell'alimentare  con  amorofiffimo  zela  i  loro  figliuoli,  co-  y^;^-,,^;,^  j^ 
me  fanno,  fra  gli  altri,  le  Api ,  e  le  formiche.  Non  man-  molti gtneh  d' 
cano  agl'Infetti  1  loro  Cervi  colle  ramofe  corna  ,  non  gli  Infitti  n/^u al, 
TTaicorni,  non  i  Lupi ,  le  Tigri  ,  e  le  fcakrc  Volpi  ,  come  '»•»  i*"»'"''' • 
ho  accennato,  non  i  Ricci,  e  le  Talpe,  come  Icchiama  Fer- 
rante Imperato ,  che  cavano  i  loro  cuniculi  ,  e  ftanno  fem- 
pre  fottcrra.  Tanti  Infetti  acqaajuoli  non  l'invidiano  a'Pc- 

fci 


4  5^  I>f //<t  ConneJJione  delle  cofe  create . 
fci  nel  nuotare,  nel  refpirarc  a  lor  modo,  nel  divorare ipc- 
fci  minori,  od  altri  minuti  abitatori  dell'acque,  neldepofi- 
tare  k  loro  uova  lungo  le  rive  ,  e  nel  fare  quanto  fanno  i 
veri  ofpiti  più  perfetti  di  quell'Elemento,  de  quali  tutti  nel- 
le mie  Opere  ne  ho  dato  un  non  piccolo  faggio . 

8.  S'accodano  dunque  cortoro  non  folo  da  un  canto a'de- 
fcritti  Ermafroditi  ;  ma  dall'altro  canto  a  tutti  i  generi,  e 
cì'hifeitif.w-  2i  tutte  le  fpezie,  e  fanno,  per  cosi  dire  ,  un  Mondo  intero 
"''j'Tr'"'  ^^  viventi  da  fé,  che  ha  comunicazione  con  gli  Animali  di 
TeZtniclno''  t""'  '  Rcgni ,  e  in  tutti  i  Regni  fi  pafcolano,  e  fi  fan  nido. 
lon  tutti  i^f.Quefti  veramente  compifcono  l'armonia,  unifconoccnraol- 
««•i  ife' »;«/».  ti  anelli  la  Catena  d'ogni  vivente,  perchè  d'ogni  vivente 
.''•  portano  in  qualcheduno  di  loro  il  carattere  ,  od  il  cofiume  . 

*»,^'^.!^         Veggiamo  inoltre  i  Serpenti  da  acqua,  e  da  terra,  i  Legni- 
perdi  acquajuoli,  e  tcrrcftri,  leLocurte,  i Ragni,  gli  Scor- 
pioni, le  Lumache,  i  Turbini,  i  Tarli  d:' Legni  ,  i  Mille- 
piedi, e  mille  altri  Infetti^  che  fono  in  terra  ,  e  non  man- 
cano a' Laghi  ,  a' fiumi,  alle  fontane,  al  Mare  .    Anzi  per 
irtrignere  fcmpreppiù  qucfla  necelTaria  Catena  ne  formò  Id- 
dio degli  Anfibj,  cioè,  che  fìanno  tanto  nelle  acque  ,  quan- 
to in  terra,  come  certi  Scarafaggi  notturni,  certi  Serpenti, 
ie  Rane,  le  Botte,  le  Salamandre,  e  molti  altri. 
jUtravarìttù       9-  ^^  '^°"°  ^^  P'"  colo^o >  '^  vita  de'quali incomincia Dcl- 
f  umunion/  Ic  acquc,  c  dipoi  termina  in  aria,  o  in  terra  ,    partecipan- 
digl' Infitti  :   do,  dirò  cosi  ,   nella  loro  tenera  età  del  beneficio  d'un' ele- 
mento, e  nell'età  virile,  e  nella  vecchiaia  d'un' altro.  Ta- 
li fono  i  Legniperdi  acquajuoli,  molte  maniere  di  Zanzare, 
molte  di  Libelle,  o  Cevettoni,  alcune  Canterelle  ,   e  Scara- 
faggi, certe  razze  di  Tafani,  di  Mofche,  di  Mofchcrini ,  e 
di  Mofcioni,  e  cento  altri  firaili ,  a' quali  pare  non  badi  la 
vaftità  d'un  folo  Elemento  alla  loro  ,  benché  breviffima  vi- 
ta .    Veggono  dunque  fenza  velo  ,   o  miei  eruditi  Signori  , 
qual  privilegio  è, mai  quefto  di  una  tal  forta  di  viventi,  che 
più  d'ogn' altra  fi  diffonde,  e  s'allarga  per  l'Univerfo,  che 
partecipa  di  tutti,  s'accorta  a  tutti  ,  e  vive  in  ogni  elemen- 
to, anzi,  come  poco  fa  dicevamo  ,    fovente  una  fola  fpezie 
trionfa  di  più  elementi  !  Non  hanno   con  gli  altri  divifo  1' 
.imperio,  folcano  l'aria,  la  terra,  l'acque,  e  fopra ,  efot- 
dUutti  J'e-  ^°'  ^  dentro  ogni  Elemento  piantano  il  loro  Dominio  ,  vi- 
Umtnti,         vendo  in  tutti,  e  di  tutti,  e  non  contenti  di  quefti  ,  porta- 
no infino  fopra,  e  dentro  ogni  Animale  vivente  la  loro  fede 
orgogliofa.  Ma  di  ciò  bafta  per  ora. 

IO.  Paf- 


Parte  in.  Cap.  ir.  43  3 

IO.  Paffiarao  a'Pefci,  i  quali  penfo ,  che  posano  con  ra-   Pt(ti i'^"":» 
gione  feguire  agl'Infetti  ,  perchè  formano  anch' cffi  un  pò-  'i^  ^"f"" • 
polo  numcrofiffimo ,  abitatore  delle  acque  dolci,  e  delle  fal- 
le ,  e  delle  bagnanti,  e  delle  correnti .  Anche  in  qaefti  non 
troveremo  difficile  l'unione  da  un  canto   cogl'  Infecti  ,  dall' jy„;^„,^,^j,,_ 
altro  cogli  uccelli,  co'  Quadrupedi  ,  e  infino  coli'  Uomo  . /litcn^rigt. 
Già  abbiamo  detto  ,  che  hanno  le  acque  i  fuoi  Scorpioni  ,»«". 
le  fue  Locufte,  i  fuoi  Lombrichi ,  le  fae  Lumache  veftite,  e 
ignudc ,  i  fuoi  Cavalucci ,  i  Pidocchi ,  le  Pulci ,  le  Cimici , 
e  quanto  altro  ,  o  falta  ,  o  rampica  nella  terra.  Non  è  privo 
l'Oceano  de'  fuoi  Cani  ingordi  ,  e  terribili  ,  non  de'  Vitelli 
guerniti  di  pelo,  non  delle  Volpi  ,  de' Cavalli,  de' Lupi,  de' 
Porci ,  delle  Lepri  ,  e  d'altri  d'edema  apparenza,  e  di  co-     contit»'  a 
fiumi  a'  noflYi  molto  confimili .  Ha  pur  il  Mare  i  fuoiPefci  Man  moki , 
volanti ,  come  la  Rondine  Marina  ,  moke  fpecie  della  quale  ibi  t'umfcoHo, 
folcano  egualmente  l'acqua,  che  l'aria,  v'ha  il  Nibbio,  il  '  '^<">^o''i'""> 
Corvo,  il  Pipiflrello,  e  un  popolo  d'altri  Tefci  uccelli,  chz"''/jf"^'^'^f^ 
a'  naviganti  particolarmente  i  Mari  delle  Indie  fi  fanno  \t-  dtWarU.   ' 
dere  qualche  volta  a  ftuo'lo  a  ftuolo  ,  ora  alzarfi  a  volo  , 
ora  tuffjrfi  nell'acque.  Ammiriamo  finalmente  in  Mare  ^^-  Pff^iuamM, 
fino  i  Pefci  Uomini  ,  e  i  Pefci  Donne  ,  che  nella  faccia  , ,  />,/f,-  d^»' 
nelle  braccia,  e  mani,  e  nella  metà  più  nobile  del  corpo  s'  r.t,tveriiAdc' 
accodano  molto  a  noi  ,  e  fi  lamentano  ,  e  gridano  ,   come  medefimi. 
noi,  hanno  fangue,  hannocuore.  Polmoni,  e  vifcere  ,  mol- 
to fimili  alle  noftre ,  vivono  molto  tempo  fuora  dell'acque, 
e  conofcono  ,  e  diftinguono  ,  o  la  loro  libertà,  o  la  lor  pri- 
gionia .  11  Bartolini  (a)  lo  moflra  a  forza  d'  Morie  ,  e  d' 
Uomini  degni  di  fede  .  Fra  gli  altri  cita  Bernardino  Ginna- 
ro,  (tj  il  quale  attefta,  edere  data  prefa  una  Donna  ma- 
rina in  Japponix  Oceano  ,  fed  teBam  carne  hutnana  ,  molli  ,  & 
alba,  non  fquamis .  ExtraHam  ex  rete  y  &  aquis  loces  fìebilcs  emi- 
fiffe ,  &  l.imentabiles  ad  nwrem  faminarum  quendamqtie  commife- 
ratione  commotum  gladio  illam  transfodiffe  .    Non  ebbero  una  sì 
crudele  mifericordia  alcuni  Indiani ,  che  al  riferire  d'  un  Pa- 
dre della  Compagnia  di  Gesù,  ridonarono  alle  acque  un' ■L'o- 
mo marino  ,  qui  captivitatem  trifli  fide  in  angulo  proximo  agre  p  ,^,  yj,^, 
tuliffe  ,  demiffus  vero  ,   &  mari  rcdditns  corporis  [h:  mclinatione  ridonate  alle^ 
prò  libatale  reddita  bene  de  fé  mercntibus  gratias  vidcbatiir  egiffe  ,  'eque, 
antequam  aquis  fé  mergeret  .  11  Cavalier  Caffiano  dal  Pozzo 

I i  i  avea 

fa)  Centur.t.  Kiflor.Xi.  pag.m.  1^7, 
(  b  )  Lib.i.  Cap.  9.  De  Indico  Itiner. 


43  4     -^^/''^  Conni  JJlone  ddlc  cofe'create . 

avca  il  Ritratto  d'  una  Sirena  prcf.i  ne'  Mari  di  Malta  ,   e 

narrava  uno  Spagnuolo  ,  cfTcrc  nell'Indie  Donne  Marine  w««- 

bra  genitatia  rnuUebria  habrn-e!  ,  hununis  xmula  ,  ut  pifcatores 

•Doni'.!  m/trint  \f„g\j,Yaniù  hUliflrMÙ  fé  cbp.r.'ir^.vit  ,    ne  corpora  cnm  illis  nu- 

{ h<    I  uni  cene  ■        ■'  .  r      ■  r  <-     •    l  •  •    j  •  ■  t 

ciiPffeatori  ,fceant  .  Ma  10  quali  quali  aubiccrei  di  tutti  qjciti  racconti  , 

'  fc  nel  mio  Mufco  non  aveffi  due  Mani  bellifiìme  di  Pefce 

-    Donna,  e  Pefce  Uomo,  con  una  parte  del  br.Kcio  fino  all' 

articolazione  dei  gomito  i  e  molte  code  :  onde  rtabilifco  cf- 
Wo»;,  ecoftt  fecvi  Pefci  in  Mare  ,  come  Quadrupedi  ,  o  biL'edi  in  terra  , 
'''' ^'-/'/J?^'""  che  neir  efterna  apparenza  ,  e  infino  in  molti  coflumi  alla 
"d'WAutore      ^^^'^^  nobililfima  fpczie  fi  raffomigliano .  Vi  fono  pure  fra 

Pefci  i  fuoi  Vivipari,  vi  fono  que'  ,  che  hanno  i  Polmoni  , 
Altri  Pefcifi- Q  che  hanno  gli  organi  genitali,  e  fene  fervono  ne'  loro  fu - 
miliaghAni-  ^.Q^[  di  Venere,  come  il  Mafchio,  e  la  Femmina  de' Quadru- 
'","     . 'ir" »  pedi ,  e  de'bipcdi.  Non  mancano  eli c/^n^ij  tanto  nelleacque 

altri  Anfibj  .      \     .    .  '  w     r   \r         ^i  •  -i-/-  ir' 

dolci,  quanto  nelle falfe.  Oltre  i  mentovati  di  fopra  la  Lon- 
tB/ra ,yfo»  tra ,  il  Coccodrillo ,  che  pare  una  fpezie  di  Lucertolone,  e 
Ay"'",-^'"''"''' tanti  altri  vivono  in  terra,  e  in  acqua,  hanno  il  pofiefTo  di 
Awpbybium.  ^lue  gran  Regni ,  e  godono,  e  fi  cibano  egualmente  nell' uno, 
e  nell'altro.  Abbiamo  le  Tartarughe  in  Mare  ,  le  abbiamo 
in  terra  ,  ed  in  terra  abbiamo  nelle  Indie  l' Armadillo  ,  e  il 
Tatù  Apara  ,  ed  altri  ,  che  anche  ne'  Mari  hanno  i  loro  , 
quafi  diffi ,  ftretti  parenti.  Ecco  dunque  anche  ne' Pefci  cer-  . 
ti  nodi  di  quella  gran  fune,  o  denfe  anella  di  quefia  prodi- 
Pafa^zhMagioCn  catena  della  Natura,  che  tiene  legati  tutti  i  viventi de- 
N.>rrira  darw  g\i  aijri  Regni  con  que'  d'ogni  Regno  ,  accorgendofi  appe- 
genere  aW  aL  ^^  j^j  pafl'aggio  ,  chc  fa  con  tanta  fegreta  induftria  da  un 
""*•  genere  all'altro,  ed afcendendo  con infenfibili gradi  ,  edaua 

canto  ,  e  dall'  altro  ,  finche  giunga  al  più  perfetto  ,   dove 
noi  fiamo . 
Gtnirt  digli     Ne  è  già  inferiore  agli  altri  il  vago  ,  e  gentiliffirao  gene- 
ucceili,comti'  re  de'  volatili,  unendofi  anch'eflb  con  forti  legami  a  tutti  gli 
unifca  agli  al.  ^\^^{^  g  aj  ogni  elemento.  Offerviamo  que' da  acqua,  e  que' 
*"  '  da  terra,  e  infino  quelli  dell'aria  fola;  cioè  veggiamo,  che 

molti  ftanno  fempre  in  acqua,  molti  fcmpre  in  terra  ,  emol- 
ti a  librano  fempre  pendoloni  full' ali,  come  il  genere  delle 
Mìnucodiate ,  o  degli  uccelli  detti  del  Varadifo  ,  del  Rnndone , 
detto  ^4pn$  ,  e  d'altri  ,  che  mai  pofano  iJ  piede  fui  fuolo  , 
Abbiamo  que',  che  godono  la  luce  del  Sole  ,  abbiamo  que', 
che  la  fuggono  ,  lo  che  fanno  ancora  molti  Infetti  ,  molti 
Pefci ,  molti  Quadrupedi  ,  acciocché  face/fero  lega  i  viventi 
infin  colle  tenebre  .  Noa  ci  mancano  gli  uccelli  lanuti  ,  gli 

ac' 


Parte  WlCàp.lf^.  43.^ 

armati,  ci  difarmati,  i  feroci,  ed  imanfueti,  gì' ingcgao 
fi,  e  gli  flolidi,  i  veloci,  e  i  pigri,  i  dominanti,  ci  domi- 
nati, 1  ialvatichi,  ed  i  dimclbci,  e  vi  fono  infmo  di  qu;gli ,, 
che  imitano  a  maraviglia  i  nolìri  iUoni ,  e  i  noftri  canci  ,  e 
a  tempo  prQ£;rifcono  le  noiìri  fteflc parole.  Parteci pano fcn- 
za  dubbio  da  un  canco  cogl' Infetti,  e  con  le  Farfalle  ,  che 
hanno  anch' cfle  k  ali,  guardate  col  Microfcopio  ,  fregiate 
di  varie  penne,  e  piume  diverfamente  colorate,  e  da  un'al- 
tro canto  co'Pefci  volanti  di  Mare  ,  e  dall'altro  ancor  co' 
Quadrupedi.  Ne  loro  paja  ftrana  quella  ultima  Propofizio- 
nc,  conciofiachè  lo  Stru^zolo  ha  due  ventricoli,  come i  Ru- 
minanti,  ha  i  piedi  bifidi,  come  i  Cammelli,  ha  nel  collo, 
enei  capo  una  fclva  di  peli,  ha  molte  parti  del  corpo  ignu- 
do di  penne  ,   corre  folamentc,  né  mai  s'al^a  a  volo,  onde  fj^ron'ah" 
viene  comunemente  chiamato  Bejlia  potms ,  qaamavis.  llg€- po''ti''us\u*ani 
nere  poi  de'Pipiftrelli  ne  fa  una  piena   fede  ,   eflendo  vera-  avis. 
mente  cofloro  una  fpezie  di  quadrupede  volante,  0  di  vola- 
tile quadrupede,  detto  ,AiJÌs  non  ^vis ,  avendo  ,  e  denti  ,  e  P'pìJ>'i!li  fono 
pelo,  e  orecchie,  e  vifceri  ,  come  i  quadrupedi,  partorifce  Aves,&non 
X.  feti ,  non  le  uova  ,  e  allatta  infino  i  teneri  figliuoli ,  epu-  '^"' 
re  ha  le  ali,  e  vola,  foio  abitator  delle  tenebre,  e  degl'ln- 
-fetti  notturni  divoratore. 

Anche  i  Quadrupedi  cogli  altri  generi  Ci  raggroppano,  e  ^uadrupiii . 
indivifibilmentc  (i  legano.  Con  que'da  acqua  avete  già  fen- 
tito,  quando  ho  fritta  menzione  di  quc'del  mare,  che  ha  i 
fuoi  Cani  Vivipari  ,  e  armati  di  denti  ,    e  fcrociffimi  carni- 
vori ,  come  i  noilri ,  ha  i  fuoi  Vitelli ,  e  Vacche  marine  veftite 
dipeli,  ha  i  fuoiPoici,  gl'IUrici  orrendi  difpina,  e  il  gene-     simintuJim 
re  minore  dsjgrifpidi  Ricci.  In  terra,  e  in  mare  fono  terri-  diiu  biJììì  di 
bili/fimi  Serpenti,  le  fue  Gallane,  come  in  terra,  e  vi  fono '"''■'"■<"» W^ 
le  fue  Lucertole,  e  Lucertoloni  ,  e  quanti  Moflri  ha  la  ter-  *"''"'"*• 
ra,  altrettanti  ne  polledc  il  Marc,  e  fé  fodero  veri  gli  Uni- 
corni tcrrcftri ,  av^rcflimo  quc'di  terra,  eque' di  mare.  Già 
facemmo  parola  degli  Anfib] ,  e  molti  H  dilettano,  e  nuota- 
no quafi  continuamcuice  nelle  acque.  Col  genere  degli  uomi- 
ni pur  hanno  molta  ,   e  molta  parentela  ,   tolta  l'anima,  e 
una  piìi  occulta  ,   e  più  perfetta  architettura  degli  organi  . 
Chi  è  pratico  della  Notomia  degli  uni,  e  degli  altri  so  quan- 
ta fimiglianza  di  vifcere  è  fra  di  loro,  di  maniera,  che  mol- 
ti Padri  dell'Arte  noftra  non  hanno  fatta  altra  Notomia  ,  v:fcir,d!'§ua. 
che  di  Bruti,  per  eficre  fimigliantiffima  a  quella  degli  U-:mi  f-,"^'f'a'"''l','i . 
ni.  Si  bà,  q^uanto  la  ^ptomia  comparata  di  quelli  con  la  no-  'J-'ìlìu0tJni  ' 

lii     X.  ftra 


43  <5      Della  ConneJJIone  delle  co/e  create. 
firafiain  pregio  in  quefto  oculatiffimo  fccolo,  e  quanto  va- 
glia la   bruttura  più  fcoperta   d'un   vifcerc  ,    per  iftabilirc 
quella  de' noftri  più  ammantata  .    S'accodano  rinaimente  le 
Scimie  anche  con  la  bruttura  [crterna  alla  noftra  pregiatiffi- 
Anh»aU ornili  ta:i  [pezk ,  ed  i  feroci  luffuriofirilmi  i'c/w/on;  fi  maritano  ncl- 
«gìiVcmitti.    le  Indie  infin  con  le  Donne.  Abbiamo  i  Cinocefali  ,  i  cerco- 
pitcci  barbati,  e  r,on  barbati,  i  Vapioni ,  ed  altri  di  fimil  raz- 
za molto  fimiglianti  a  nei,  eie  crediamo  ad  alcuni,  abbia- 
mo pure  gli  Uomini  Silvefìri,  che,  fé  è  vero,  ncnècheuna 
fpezie  di  Satiri  .    (a)  l  Lioni  fteHì  hanno  nella  Maeftà  del 
volto  molto  dell'uomo,  la  Mnrtigora  ,  e  tanti  altri  Animali 
alla  ftruttura  noflra  s'accertano,  molti  de' quali  fono  anco- 
ra imitatori  egregi  de'noftri  gefli ,  e  de'noflri  coftumi,  non 
mancando  ad  alcuni,  fé  non  la  parola,  ficcome  al  contrario 
molti  uomini  non  hanno  altro,  che  la  parola,  cheglidiftin- 
gua  da' Bruti. 
^'S'onY^tut-      '  ^-  P°^°  purcj  0  signori,  farvi  vedere  quefta  necelTaria 
"t't  le  ich  Ittatt  unione,  e  continuato  indiffolubil  legame  anche  per  altri  Ca- 
firaiiri(api.   pi,  comc  per  l'ordine,  e  bifogno  de' cibi,  de' collumi  ,  ede- 
gli  ufi.  Le  piante  fucchiano  il  nutrimento  dalla  terra,  mol- 
ti Infetti,  molti  Pefci ,  molti  Volatili  ,  molti  Quadrupedi  , 
e  l'uomo  (lefi'o  ne  cava  affai  dalle  Piante,  o  parti  loro.  Al- 
t/w  OTtfff^fj»,»     j  jnfgtti  divorano  gì'  Infetti ,  o  morti ,  o  vivi ,  ovvero  par- 
vi»» «f// d//r<»         ,,         ■    .    •       ,     *?■  1/-        ,-  1-  1/-        r 
te  d  ogni  Animale  di  qualnvoglia  genere  ,  e  di  qualnvoglia 

maniera,  od  annidano  anche  dentro,  o  fopra  di  loro,  fen- 
za  de' quali  alberghi  finirebbono  moltilfime  fpezie  .  Non  po- 
chi Volatili  fi  nutricano  degl'Infetti  foli,  altri  d'altri  Ani- 
mali, 0  fpiranti,  o  fpirati ,  alcuni  di  altri  uccelli,  emoltif- 
fimi  vivono  di  foli  Pefci.  La  voraciffima  turba  de' Pefci  non 
folamente  degl'Infetti;  ma  d'altri  Pefci  fi  nutrica  ,  non  la 
perdona  alla  propria  fpezie  ,  trangugia  ogn'altra  fotta  d' 
animale,  o  incadaverito  ,  o  vivente,  ed  il  Cane  CarcarLi  , 
gran  Tiranno  de' Mari  ,  è  infino  avidiffimo  divoratore  dell' 
uomo.  Ne' QiU"J''"pcdi  abbiaico  chi  mangia  Infetti,  chi  Pe- 
fci ,  chi  iKcelli  ,  chi  altri  Quadrupedi  ,   e  chi  /  fc  può  )  l' 

Ucrre tiranno  r,    rr  e       \  i.  l-  t--^  i- 

j;  ,^„j ./,  ^.  uomo  flefio,  e  finalmente  1  uomo  Signore,  e  Tiranno  di  tut- 
timali .         ti  con  mille  frodi,  e  mille  maniere  uccide  tutti  ,   e  vive  di 
tutti.  Veggiamo  dunque  in  ogni  Regno  i  Carnivori,  e  che 
fovcnte  agli  altri  Regni  cficndono  la  loro  ingordigia,  e  veg- 
giamo in  ^i^\  creati  da  Dio  gli  ordigni  a  beila  pofla  pa-  un 

tal 

(a)  Madtm.  Curkf.  Co»;.  Cent.  i.Obf.z^.  ^n.  1711. 


Pane  III.  Cap.lF.  437 

tal  fine,  (a)  onde  le  Aquile,  gli  Avoltoi  ,  gli  Offifragi,  i 
Falconi,  gli  Sparvieri,  e  fimile  l'chiatta  di  predatori  hanno 
i  roflri,  gli  artigli  ,  e  le  interne  parti  differenti  da  que' del- 
le Colonabe  ,  delle  Pernici  ,  delle  Qiiaglie  ,    delle  Galline  , 
delle  Tortorelle,  e  d'altri  fimili  innocenti  Animali,  lo  che 
parimenti  olkrviamo  nelle  razze  de' Quadrupedi ,  de'Pefci, 
e  infin  degl'Infetti  divoratori,  e  deflinati  a  vivere  di  rapina  . 
Quindi  è,  che  vi  dovea  edere  queft" ordine    inalterabile  ,   e     Ung,Hireb4 
quefta  gran  copia  di  tanti  generi,  e  di  tante  fpezie,  per  aver  lf°^1°f/J^^"l' 
una  indirpcnlabilmente  bifogno  dell'altra,  ondeperdutauna  yp'^57'X//'T/^ 
fola  ,  ftrafcinercbbe  fcco  la  ruina  di  molte,  e  tutta  perireb-  tra. 
be  in  uno  ftantc  quefla  fimetria  regolatiffima  dell' Un iverfo. 
Aggiugniamo  finalmente,  effervi  quefta  bella  neceffità di  tut- 
te per  un'altro  verfo,  cioè  ne  pofe  Iddio  tante  ,   e  con  tal' 
armonia,  acciocché  non  vi  reila/Ie  parte  del  Mondo,  nètem-  t^'^vj»"^") 
pò  in  cui  non  fofTe  da' viventi  abitata,  e  coltivata  ,  e  fi  ve-  p,X-,^^„w* 
defle  fempre  in  ogni  luogo,  e  in  ogni  occafione,  quanto  fof- 
fe  elegantemente  ,   e  magnificamente  difpofla  quella  gran 
Macchina. 

Avete  fcntito  ,  Signori  ,  come  in  breve  tempo  ho  fcorfo  Protf{ladelf 
tutto  il  vaftiffimo  Imperio  della  Natura,  con  qualordine  e  ^ittn . 
fapientiffimamente  difpofto,  e  governato  ,  come  noi  ,  che 
fiamo  i  primi,  abbiamo  un'evidentiffiraaconneffione,  equa- 
fi  diffi,  parentela  con  gli  ultimi  ,  e  gli  ultimi  con  noi,  co- 
me in  tanta  varietà  d'Animali  vi  fieno  fempre  le  fteffe  ftef- 
fiffime  univerfali  leggi  ,  e  come  i  gradi  gli  facciano  a  poco 
a  poco  ,  e  tanto  infenfibilmente  differire,  che  non  paiano  più 
quelli ,  e  finalmente ,  come  fi  pa/fì  dolcemente  da  un  genere 
all'altro,  e  come  tutti  fiarao  indiffolubiliBente  per  tante  par- 
ti incatenati  con  tutti . 

Qucfto  è  quanto  m'c  paruto  proprio  della  voflra purga tif- 
fima  virta,  e  che  ho  voluto  confacrare  a  Voi  ,  perchè  non 
conticn  meno  di  quanto  più  fpcziofo,  e  più  beilo  tutta  que- 
fta  gran  mole  terrena,  acrea,  e  acquatica  dell' Univerfo  rac- 
chiude .  Diceva . 


Efpll- 


(  a  )  yedi  la  mia  Rifpcjìa  al  Tadre  Borro/ico  ,  ora  Fefcoio  degnif- 
fimo  di  Capo  d' Iflria  nel  fecondo  Tomo  dell'  Ovaja  de'f^ermi» 
ft,impato  nel  Seminario  di  Vadova . 


4>« 

Efplicazione  dell'  Ovaja,  e  di  altre  parti  appartenenti  tdta- 
medcfima,  di  ma  Cavalla,  redi  Turt.  z.  Cap.  a. 

Tav.x.  fig.  j. 

Flg.  I.  a.  Ovaja  ,   o  Tedicelo  deftro  di  una  Cavalla  ,  li- 
fcio  nella  fuperficie,  e  limile  molto  a  un  Rene. 
b.  Legamento  dell'Ovaia  con  il  Corno  dcftro  d;ir utero. 
e.  Tiomba  fcparata,  e  allontanata  ad  arte. 

d.  Bocca  aperta  ,  e  aliai,  capace  della  tromba  . 

e.  Membrana  cosi  naturalmente  trinciata   ne' margini,  fimi- 

le  all'ornamento  fogliaceo  della  tromba  delle  Donne. 
/.  Luogo,  dove  viene  a  metter  foce  la  tromba  dentro  il  pria;- 
cipio  aperto  di  un  corno  dell'utero. 

Fig.  !.. 

(a.)  Ovaja,  o  Teflicolo  /ìniftro. 

b.  Parte  dell'Ovaia  ,  dalle  fue  membrane  fcopcrta. 

e.  Membrane  rovefciate  all'infuora. 

d.  Bocca  della  tromba,  nel  fuo  fito  lafciata  ,  vicina  moieo- 

naturalmente  all'Ovaia. 

e.  Tromba,  che  difcende  all'altro  Corno  dell'utero. 
/.  Pezzo  del  Corno  dell'  utera  troncato  per  lo  travcrfo .. 

Fig.  ?.. 

a. a.  Ovaja  aperta  per  lo  lungo.. 

b.h-h.b.  Corpi,  come  glandulofi,  di  color biancopallido .. 

C.C.  Vefcica  tagliata  pel  mezzo,  ch'era  piena  di  linfa. 

d.d.  Corpo  nero  ritondo. 

e. e.  Corpo  fcuro,  tirante  pure  al  tondo. 

/.  Altro  corpo  nere . 

g.  Softanza  dell' Ovaja,  fìbrofa ,  e  membranofa.. 

\.b.  Altre  vefcichecte  piene  di  linfa.. 

i,.  Altro  corpetto  nero .. 


CA.- 


Parte  lìl.  Cdp.  K  439 

CAPITOLO       V. 

Iftorie,  defcrizioni  ,  e  Figure  di  varj  Moflri  ,  fpet- 
tanti  al  Trattato  della  Generazione . 

Lettera  dì  Sua  EccelleriTia  la  Sìg.  Conte/fa  I)orina  Clelia 
Grììlo-Borromea  al  nofiro  Autore  ,  a  cui  dà  noti:(^ia 
d'  un  raro  Mofìro  nato  in  Milano  ,  con  la  defcri^jone 
fi  ejlerna ,  come  interna  del  medefimo ,  dalla  dottìfftma 
penna  del  Sig.  Dot.  Carlo  MAZ.V*cchilli . 

NOn  so  ,  fé  la  mia  affezione  ,  o  curiofità  per  le  cofc 
rare,  e  rimarchevoli  nafca  d.i  un  principio,  o  vada 
con  una  condotta  ,  che  la  dichiarino  lodevole  ,  ma 
bò  bene,  eh' ella  è  utile,  poiché  m' ha  portata  alla  conofcen- 
za  delle  degne  qualità  di  V.  S.  Illuftrirs. ,  econfeguentemen- 
te  porta  in  irtato  di  fperare  dargli  con  la  mia  ubbidienza  , 
prove  della  mia  giufta  ftima . 

Di  più  io  ho  per  ciò  la  compiacenza  ,  di  dover  ricavare 
da  i  di  lei  penetrantiflìmi  riflc/Ti  le  ragioni  ,  ch'io  bramava 
in  ordine  ad  un  cafo  Aicceduto  qui,  ed  à  V. S.  Jlluflrifs.  rap- 
prefentato  nell'acclufo  foglio  ,  da  un  nofiro  iMedico  Mila- 
nefe  di  fonima  comprenfionc ,  la  qual  palefa  nel  riputarfi  ad 
onore  ,  portare  il  proprio  nome  ad  una  pcrfona  ,  i  di  cui 
itcritti  da  lui  ben  offervati ,  ne  manifeftano  l'eccellente  virtù  . 
Io  l'accompagno  in  sì  giudiziofo  fentimento,  perchè  con  mio 
infinito  contento  ho  il  vanto  di  confermarmi 
•  Di  V.  S.  llluftrifs. 

Milano  z8.  Giugno  1719. 


Obbli^Jtifs.  ^ffczionatifs.  Serva 
La  Conteda  Clelia  Grillo-Borromea  . 

.  In  fegno  dell'  alta  ftima  ,  e  della  dovuta  gratitudine  a  sì 
gran  Dama,  per  quefto,  ed  altri  flivori  dalla  mcdcfima  ri- 
cevuti, rifpofe  non  folamcnte  il  nofiro  Autore  ,  ma  gli  ha 
dedicato  il  fuolaboriofo  Trattato  dello  fljto  del  Mondo  avanti  il 
Diluvio  ,  nel  Diluvio  ,  e  dopo  il  Diluvio  .  Qui  non  fi  pone  la 

Lee- 


44'>  MojÌTto  'Nato  in  Milano . 

Lettera  di  Rifpofta,  per  non  ridire  le  cofe  dette,  effcndode- 
fcritta  Ja  fpiegazione  del  medefimo ,  e  di  altri  Moftri  nel  §. 
5.  e  ne'  fe^uenti  del  Capitolo  17.  Part.  x.  la  quale  fcrvirà  an- 
cora per  rifpofta,  e  fpiegazione  alle  altre  Storie,  che  dopo 
quefta  fi  pongono. 

lìlujlrìfs.  Stg.  Sìg.  mìo  Padron  Cokndifs. 


S  Ebbene  di  fommo  onore  mi  fieno  Tempre  flati  irivcritifli- 
mi  comandamenti  di  S.  Eccellenza  la  Sign.  Conteffa  D- 
CleliaGrillo-Borromeamia  vcneratilTima Patrona, mag- 
giormente ioli  ftimoquefla  volta,  in  cui  mi  recano  il  vantag- 
gio di  potere  raflegnare  a  V.  S.  Illuftrirs.  quella  fervitù  mia  y. 
che  già  da  lungo  tempo  oflequiofiflìma  al  gran  nome  di  lei 
io  confervava .  Ma  a  dir  vero  pienamente  fortunato  con  ciò 
mi  crederei  ,  quando  che  poteffi  mettere  in  comparfa  innan- 
zi a  lei  i  divotiflìmi  fentimenti  del  mio  animo  fcnza  il  bifo- 
gno  delle  efprelììoni  delle  parole  per  manifeflarli  ,  mentre 
che  con  quefte  malamente  {"piegando  i  concetti  della  mia  men- 
te temo  di  non  incontrare  tutto  quell'  aggradimento  ,  che 
potrei  fperare  dalla  perfona  di  V.S.llluftrirs.  il  cui  gran  fape- 
re,  e  dottiflìmi  componimenti  khan  meritato  l'oflequio,  eia 
ftima  di  tutto  il  Mondo  letterato .  Peraltro  anche  quefto  me- 
defimo timore  mi  {i  toglie ,  fé  rifletto ,  che  le  vengo  avanti  qua- 
lificato dai  comandi  di  unaDama,  che  non  meno  perla  gran- 
dezza della  Cafa  ,  ed  il  chiaror  del  fangue  ,  che  per  la  ra- 
rità del  talento,  ed  il  luftro  delle  fcienze  fia  tale  nel  concet- 
to di  V.  S.Illuftrifs.  quale  con  ragione  potiamo  tenerla ,  come 
gloria  del  kfÌo ,  e  fplendor  del  noflro  fecolo .  Diffi  potiamo  te- 
nerla mentre  non  dubito,  che  V.  S.  llluftrifs.  con  il  fuo  chiaro 
intendimento  in  quelle  poche  ore,  che  feco  l'ebbe  in  difcorfo 
in cotefla  Città,  ove  la  fama  di  V. S.Illuftrifs.  la  fpinfeapor- 
tarfi ,  non  l'abbia  dico  in  poche  ore  faputo  comprender  ta- 
le ,  quale  io  nei  mole'  anni  di  fervitù  ,  che  le  profeffo  ho 
avuta  occafione  d'  ammirarla  .  Ma  egualmente  poi  a  tutto 
quefto  mi  fa  fperare  ogni  buon  accoglimento  di  V.S.  lUudrifs. 
la  qualità  dell'incarico  fattomi  da  quefta  Eccellentifs.  Dama, 
che  è  di  trafracttcrle  un  regalo  dei  più  belli ,  che  forfè  V.  S. 
llluftrifs. avrà  avuto,  perchè  è  di  unacofa,  che  è giufto pro- 
prio pafcolo  del  fuo  bel  talento  .   Qiicfto  fi  è  la  notizia  di 

uno 


PartelJI.  Cap.r.  441 

uno  ftraordinario  ,  e  mortruoro  feto  dato  alla  luce  in  que- 
fla  Cittì  di  Miianoildi  ii.  del  corrente  Giugno  1719.  da 
una  certa  Donna  nominata  Angela  Buratta  Moglie  di  Fran- 
ccfco  Luteri  ài  profeffione  Staffiere  : 

Quefta  Donna  per  altro  di  buon  temperamento  ,  ed  in  gio- 
vanile età  di  foli  ij.  anni ,  nel  quarc'  anno  di  Matrimonio  , 
dopo  di  aver  fatto  in  primo  parto  un'aborto  di  fei  mefi ,  e 
nel  fecondo  un  mafchio  ancor  oggidì  vivo  e  fano,  reftò  no- 
vamcntc  per  Ja  terza  volta  incinta  .  Compiva  or  qua(i  il  fec- 
timo  mefe  di  queft' ultima  gravidanza,  padata  pure  al  mo- 
do dell'altre  con  fanita,  meno  che  alquanto  più  del  confue- 
10  grolla  di  ventre,  e  pigra  al  moto,  quando  che  colla  pre- 
cedenza di  tre  giorni  di  non  ordinario  pefo  nel  baffo  dell' Ad- 
domine,  con  poco,  o  nulla  di  dolore  fentifli  aprir  il  parto, 
in  cui,  quafi  col  folo  ajuto  de'  volontarj  sforzi  mife  fuora 
un'  aborto,  non  so  fé  meglio  dica  di  un  corpo  figurato  in 
due,  o  pure  di  due  corpi  uniti  in  uno  folo.  Era  quefto  com- 
porto di  due  figlie  gemelle  con  le  tede,  e  membra,  che  vale 
a  dire  braccia,  cofcie,  e  gambe  perfettamente  divife,  ed  ot- 
timamente formate,  e  faccia  a  faccia  ftavanfi  1' una  con  l'al- 
tra abbracciate.  Con quefl' atto  d'abbraccio  veniva  e  petto, 
e  ventre  .t  fare  un  tronco  folo,  tanto  che  con  curiofo  fpet- 
tacolo  lì  vide  un  corpo  folo  di  due  tefte  ,  quattro  braccia  , 
e  quattro  gambe  fornito.  UfjJiquefto  corpo  gemello  dal  ven- 
tre materno  incominciando  da' piedi ,  de'  quali  elfendone  pri- 
ma tré  coniparfi  fott' occhio  della  Levatrice  ,  mentre  quella 
con  arte  penfava  fraflornare  l' importuna  ufcita  di  due  cre- 
duti gemelli  in  un  medemfio  tempo,  comparve  ancora  il  quar- 
to piede,  ne  le  riufci  poter  impedire,  che  dietro  a  qu:ftinor» 
ne  feguiiie  il  reftante .  La  particolar  provvidenza  del  Supre- 
mo Autor  della  natura  per  l' ajuto  della  Madre  ,  che  dopo 
un  parto  si  laboriofo  vive  or  fana  e  rimcfsa  ,  fi  fu  che  le 
due  tcfle,  le  quali  fecondo  la  loro  propria  pofitura,  faccia 
a  faccia  l'una  contro  l' altra  fìtuate  elfer  doveano  ,  per  allo- 
ra fi  rivolfcro  amendue  da  un  lato  ,  td  avvicinateli  per  la 
parte  delle  tempia  ,  ed  orecchie  ,  comprelfe  ivi  vicendevol- 
mente fi  fecero  in  guifa  di  due  fcinicircoli  nel  lor  diametro 
avvicinati ,  e  dalla  parte  sferica  in  tutto  giugnevanoa  fupe- 
rare  di  poco  la  groflezza  di  un  fol  capo  naturale-. 

Ufcito  alla  luce  un  tal  niofiro  non  meno  evitò  la  maravi- 
glia degli  Spettatori  ,  di  quello  ftiraolaflc  la  curiofità  dei  vi- 
cini abitapti  a  vedere,  e  divoJgare  un  tal  fatto.  Più  di  tutto 

Kkk  poi 


441  MoJlro'Nato  in  Alilano . 

poi  fu  valevole  ad  indurre  il  virtuofifllmo  ,  ed  incomparabil 
genio  della  detca  Eccclentifs.  Sig.  Contefla  a  farfelo  pcrcar 
in  fua  Cafa,  non  meno  per  foddibfar  l'occhio  con  la  rarità 
di  tale  fpectacolo,  che  per  appagare  1'  inarrivabile  fagacità 
del  fuo  intelletto  nell'efarainare  queflo  si  prodigiofo  compo- 
fto.  Veduto  adunque,  e  con  pari  diligenza  confiderato  tutto 
l'efteriore  complello  di  quello  duplice  corpicciuolo  ,  nella 
dubietà  di  poterlo  ,  o  no  ,  a  cagione  dell'  incominciato  in- 
fracidaraento ,  lungamente  confervarc  intiero  all'altrui  cu- 
riofità,  prcvalfe  in  queft'  Ecceilentifs.  Dama  il  defiderio  di 
fcoprirn:  col  taglio  anatomico  l'interior  teflìtura  ,  per  così 
metterlo  con  piìi  lodevol  piacere  in  moiìra  non  m«no  al  pro- 
prio intendimento,  che  all'erudito  genio  di  più  Cavalieri  > 
che  feco  v'  erano  Spettatori . 

PoQo  adunque  il  doppio  corpicciuolo  all'anatomico  efamc, 
efeguito  con  l'opera  diligentiflima  del  Sig.  Dottor  Tommafo 
Salii  celebre  Cerufico  ,  e  Notomifta  in  qu.fta  Citià  ,  inco- 
minciofll  r  Addomine ,  il  quale  alla  larghezza  averebbe  po- 
tuto crederfi  mediante  una  qualcho  raddoppiatura  del  Perito- 
IKO  in  due  proporzionati  ventri  divifo,  incomincioffi  dico  a 
ritrovare  di  una  fola  cavita  eguale  alla  efteriore  larghezza  . 
Videfi  però  in  quella  duplicato  1'  invoglio  interinale  ,  cioc 
corrifpondente  a  ciafcheduno  de'  due  corpi  il  lor  proprio  gi- 
ro d'inteftini,  che  dal  Ventricolo  fino  all'  Ano  continuati  > 
al  proprio  mefenterio  recavano  appefi ,  venendo  ciifcuno  di 
quefti  interinali  invoglj  dal  loro  Omento  in  parte  ricoper- 
ti,  talché  doppio  pure  veniva  ad  eflcre  1'  Omento  ,  che  in 
mezzo  alla  cavità  riufciva  lun  l'altro  contiguo.  Ciafcunodc' 
due  corpi  aveva  le  Tue  proprie  Reni,  Vcfcica,  Utero,  e'  re- 
ftanti  vafi  ,  ed  orifici  al  loro  fcrvizio  desinati . 

11  Fegato  poi,  che  naturalmente  nel  deliro  Ipocondrio  re- 
fla  collocato ,  incominciando  quivi  dal  naturai  fito  rifpetto 
alla  parte  di  un  corpo,  fi  allongava  per  la  med.-fima  banda 
anche  nell'altro,  tanto  che  el'endofi  ritrovato  fra  tutti  due 
i  corpi  un  fol  Fegato ,  veniva  in  quel  lato  a  reftare  giufla- 
mente  nel  mezzo  d'amendue  collocato.  Quello  benché  uni- 
co nella  fua  foftanza  ,  potea  però  doppio  chiamar  fi  non  me- 
no riguardo  alla  mole  ,  ed  eftenfione  ,  che  rifpetto  a'  vafi ,  i 
quali  tutti ,  o  in  doppio  numero  ,  o  da  doppj  rami  comporti 
ammetteva  :  ficchè  due  difiinti  tronchi  di  Vene  Porte  v'inferi- 
vano dalle  oppoile  parti  le  loro  diramazioni .  La  Vena  Ca- 
va, la  quale  nel  paffaggio  del  Fegato  una  fola  fi  faceva,  era 

però 


Parte  JJ/.Cap.f^.  445 

però  prima  da  due  tronchi  difcciidenti  comporta ,  come  pure 
immediatamente  di  l'otto  in  due  tronchi  parimente  tornava 
a  fepararfi.  Unica  benii  era  la  CilkJla  d.-l  hcle  porta  quivi 
nel  mezzo,  la  quale  però  agevolm.nte  potca  cfercicare  il  du- 
plicato officio  rifpetto  ai  due  corpicciuoli  opporti  ,  ammet- 
tendo dalle  due  bande  i  condotti,  che  la  /"egregata  bile  v' in- 
troduceiiero  ,  come  pure  ingcminandolì  il  condotto  comune 
nell'ufcita  per  ilcaricarla  proporzionatamente  nei  due  intefti- 
ni  duodeni  .  Una  fola  parimente  era  la  vena  umbilicale  , 
che  nel  mezzo  del  Fegato  s'inferiva,  portandoficon  unico,  e 
dritto  canale  nella  Vena  Cava,  e  raddoppiando  nel  cammi- 
no i  rami  corri fpondenti  alle  due  Vene  Porte  ,  onde  in  tal 
guifa  fi  rcndeUe  capace,  non  meno  difomminillrare  ad  amen- 
due  i  corpi  il  congruo  loro  alimento  del  materno  fangue, 
che  di  mantenere  per  ogni  parte  l'equilibrato  circolo,  e  la 
dovuta  percolazione  del  medefimo. 

Era  in  querto  doppio  corpo  l'Umbilico  ficuato  nel  baffo 
ventre  per  la  parte  di  fotto ,  giurtamence  nel  centro  di  quel 
tratto  d' Addomiiic,  che  tra  1' un  corpo  e  l'altro,  per  tré,  ò 
quattro  dita  a  traverfo  Ci  frapponeva  .  Qiiindi  per  diritto  e 
dilungato  cammino  afccndeva  la  Vena  Umbilicale  al  Fega- 
to, e  per  qua  pure  le  due  arterie,  le  quali  con  doppia  radi- 
ce dalle  oppofte  Iliache  forti  vano,  infiemc  giunte  teneanl'u- 
fcita . 

Nella  banda  opporta  a  quella  del  Fegato  ritrovavafi  pari- 
mente una  fola  milza  fituata  fra  mezzo  ai  due  corpi  congiunti, 
creduta  ragionevolmente  quant'  all'ufo  a  tutti  due  comune  , 
benché  l'avanzata  corruzione  della  parte  abbia  fraftornatelc 
anatomiche  pruoye. 

Fuggi  egualmente  le  nortre  ricerche  il  Pancreas  ,  invilup- 
pato dentro  agi' intertinali  invogli,  già  alquanto guarti,  ela- 
ccraii .  Però  fé  fi  ha  ad  argomentare  in  ragion  del  fito,  ove 
querto  deve  clTere  collocato ,  non  potea  fé  non  efl^ere  per  cia- 
fcheduna  parte  uno  dirtinto,  ficcome  in  ogni  una  di  effe  vi 
era  dirtintamente  feparato  il  Ventricolo,  Mefenterio,  e  cor- 
fo  intertinalc. 

Chiudeva  per  di  fopra  tutta  quanta  la  dcfcritta  cavità  un 
fol  Diaframma,  benché  da  doppi  mufculi  comporto,  e  que- 
llo dall'una  all'altra  banda  dirtcfo  divideva  la  detta  inferio- 
re cavità  dell'  altra  fuperiorc  del  Petto  ,  la  qual  pure  fola  e 
comune  a  tutti  due  i  corpi  fu  ritrovata. 
Era  quefta  circofcritta  dalle  corte  d'  amenduei  corpi  ,  le 
Kkk    2.  quali 


44-4  Moflro  fJato  in  Alitano  . 

quali  dalle  due  contrarie  Spine  del  dorfo  iifcendo,  venivano 
circolarmente  ad  incontrarfi  nel  mezzo  di  ciafcun  lato  in  un' 
OfTo  (terno,  talché  ne  rifultava  quindi  una  cavita  di  ovale 
figura,  in  cui  reflavano  le  due  fpine  del  Dorfo  diametral- 
mente oppofle  nei  due  punti  di  lunghezza  piìi  diflanti  ,  e  i 
due  Odi  fterni  nei  due  punti  di  larghezza  dell'altro  diametro 
ad  angoli  retti  actraverfato .  Era  per  di  dentro  dalla  medefìma 
pleura  tutta  recinta,  e  da  quella  niun' altra  interfczione  fa- 
ceafi,  che  l'ordinaria  del  Mediaftino,  che  dall' una fpina all' 
altra  per  retta  linea  fi  ftendeva . 

Sravanfi  in  quefta  cavita  due  Polmoni  realmente  diflinti  , 
appefi  alla  Trachea  propria  di  ciafcuno  dei  due  corpi ,  ed 
ogn'uno  di  loro  aveva  i  fuoi  due  Lobj,  nella  diviiionc  cor- 
rifpondenci  all'  inferzione  del  Mediaftino.  Ricercofli  fra  di 
elfi  con  fomma  impazienza  il  cuore  ,  ed  al  proprio  fico  non 
venne  fatto  di  rinvenirlo.  Offervoffi  con  maraviglia  una  fo- 
ftanza  di  figura  fimile  ad  una  navicella,  la  quale  appefa  Ci 
bene  dall'una  punta,  che  dall'  altra  al  fito^gulare  d'amen- 
due  i  corpi,  reflava  con  il  fondo  libera,  e  pendente  nel  mez- 
zo alla  cavita  fra  di  loro  comune.  Era  quefla  il  Pericardio, 
entro  a  cui  videfi  il  Cuore  unico  nella  foftanza ,  o  fia  nella 
continuazione  delle  fibre,  benché  doppio  e  per  li  v:\fi,  e  per 
l'officio,  che  lo  rendeva  comune  ai  due  corpi  uniti .  Quant' 
alla  grandezza  era  certamente  tale,  come  fé  due  cuori  fi  fof- 
fero  conneffi  inficme,  onde  la  bafèfuperiorerefìava  al  doppio 
più  lunga,  e  la  punta  pendente  riufciva  non  già  di  figura  co- 
nica, ma  bensì  femicircolare.  Avea  quattro  difiinte  Aurico- 
le, cioè  due  per  ciafcuna  parte  corrifpondenti  alli  Tronchi 
di  Vena  Cava,  epulmonare,  che  per  li  due  lati  difiintamen- 
tc  vi  s'inferivano.  Da  quelle  entravafi  nelle  cavità  dei  Ven- 
tricoli, che  poi  duefoli  fi  trovaronoj  però  di  eftenfione ,  e 
capacità  equivalenti  a  quattro,  mentre  ogn'un  d'cffi  comu- 
nicava con  le  due  Auricole  oppofle  ,  fcorrendo  cosi  un  fole 
fctto  per  retta  linea  da  un  canto  all'altro  dell' Cuore  ,  e  quel- 
lo formava  la  divifa  parete  dei  due  foppracccnnati  Ventrico- 
li.  Siccome  poi  in  ogn'un  di  quelli  potea  entrar  il  fangue 
dalle  due  oppofte  parti ,  cosi  non  meno  per  altre  due  parti 
da  ciafcun  d'effi  ne  avea  1  ufcita,  attcfa  la  doppia  inferzio- 
ne di  Arteria  Aorta  ,  ed  Arteria  Pulmonore  ,  che  diflinta- 
mente  fi  faceva  per  ogni  b^nda  a  ciafcun  de'  corpi  attinente  . 
Ma  affinchè  da  qucfto  fol  cuore  fenza  confufione  fi  folTe  po^ 
tutoefcrcitarcil  doppio  officio,  che  fc  la  piovvida  natura  ; 

Voi- 


Parte  JII.  Cap.f^.  445- 

Voltò  r  ordine  folito  in  uno  de'  corpi  ,  di  forma  che  in  uno 
d' cffi  reftavano  non  msno  i  vafi  al  cuore  fpettanti ,  che  tut- 
ta quanta  la  difpolìzione  dell'  altre  vifcere  nella  parte  fui 
propria  e  naturale  ,  ed  all'incontro  nell'altro  direttamente 
oppollo  era  tutto  al  rovefcio  ,  venendo  collocato  nella  par- 
te deftra  ciò,  che  a vcrebbe dovuto efìfere  alla  finiftra  .  Quin- 
di è,  che  per  la  parte  dell'uno  ,  giuda  l'ordinaria ,  e  naturai 
fituazione  tanto  la  Vena  Cava,  ed  Arteria  Pulmonare  nel  de- 
liro Ventricolo  del  cuore,  quanto  la  Vena  Pulmonarc  ,  ed 
Arteria  Aorta  nel  finilìro  s'inferivano,  ed  al  contrario  per 
la  parte  dell'  altro  tenean  le  foci  nel  deliro  Ventricolo  l'Ar- 
teria Aorta,  e  la  Vena  Pulmonare  ,  non  meno  che  l'Arte- 
ria Pulmonare ,  e  la  Vena  Cava  nel  finiftro .  Fatto  adunque 
in  quefta  foggia  il  Cuore  rendeafi  valevole  a  potere  con  un 
fol  moto  di  diaftole  ammettere  il  fangue  ,  che  da  ogni  lato 
per  le  vene  vi  colall'e  ,  come  pur  egualmente  eoa  1'  altro  di 
liflole  per  tutte  le  quattro  arterie  riccacciarlo . 

Frattanto  non  mancano  e  per  una  parte  ,  e  per  l'altra  le 
confuctc  comunicazioni  fra  la  vena  Cava  difc^ndente,  eia 
vicina  Vena  Pulmonare  per  mezzo  del  Forame  Ovale  ,  co- 
me per  quella  del  Canaletto  Artcriofo  fra  l'Arteria  Pulmo- 
nare, e  l'Aorta  ditcendente.  11  che  tutto  ben  confiJerato la- 
fciava  luogo  a  facilmente  fpiegarfi  il  circolo  del  fangue,  re- 
fe comune  ad  amcndue  i  corpi  uniti  ,  egualmente  che  eoa 
proporzione  addattato  a  ciafcheduno  de'  medefimi  ,  trala- 
fciando  io  qui  il  defcriverlo  per  non  eiTere  foverchianacn- 
te  diffufo. 

Siccome  poi  da  qucflo  tronco  unito  fpiccavanfl  le  due  te- 
fte  ben  formate  e  diftintc,  così  noa  h.i  dubbio  avefler  quc- 
fìe  il  lor  competente  Cervello,  da  cui  difcendendo  il  lor  pro- 
prio, e  particolare  fiflcma  nervofo ,  per  tutti  gli  organi,  e 
vifcere  attinenti  a  ciafcuno  de'  corpi  follerò  le  debite  dira- 
mazioni con  proporzione  diflribuite. 

Per  altro  fo  bene  cfTerfi  in  quella  Notomia  omefle  molte 
minute  diligenze  d'iniezioni  di  tinti  liquori  per  entro  ai  va- 
fi, di  cotture  di  varie  foftanze ,  d' efami  di  microfeopio ,  e 
d'altre  fimili  maniere  per  ottenere  le  pruove  di  fatto  in  mol- 
te cofe,  le  quali  ciò  non  oflantc  la  ragione  le  può  fenza  al- 
cuna ripugnanza  fupporre  :  Ma  fi  sa  ben  anche ,  che  per  far 
tutto  quello  ,  ne  vi  voleva  uà  corpo  mezzo  fracido  come 
quello ,  che  fi  tagliava ,  ne  badava  il  t:mpo  di  quafi  un'  in- 
tera notte  ,  cui  ebbe  la  fofferciua   1'  Eccellcntiflima  Dama 

fpet- 


44 6  AJofìro  Usuato  in  Milano . 

{peccatrice  di  fagrificare  alla  fua  virtuofiffima  curiofità  ,  ne 
molto  confacente  riufciva  il  lume  di  candella  per  la  mutiv 
zione  de' colori,  che  Tuoi  cagionare  ,  quando  p;r  altro  e  k 
circonOanzc  del  luogo,  ove  fi  era,  ed  altri  ben  degni  riflef- 
filoavcfl'ero  permeflo. 

Qiiì  ora  ragionevolmente  dovrei  profeguire  con  qualche 
teoria  intorno  al  d.-fcritto  mortro,  umiliando  al  Aipcrior  in- 
tendimento di  V.S.  llluflrifs.  qualche  rifleffione,  che  dal  mio 
corto  talento  mi  vorrebbe  fuggerita:  magl'improvilì  ,  e  fret- 
tolofi  comandamenti  di  Sua  Eccelenza  mi  cofìrmgono  mandar- 
le la  fcmplice  relazione  del  fatto,  cosi  tronca,  e  rozzamente 
compilata,  tal  quale  la  brevità  del  tempo  me  lo  ha  potuto 
permettere.  Credo  però  ciò  non  farà  tutta  difgrazia  ,  mcr- 
cechè  fé  fin  qui  V.  S.Illuflrifs.  per  la  novità  della  notizia  ne 
aveffe  provato  qualche  diletto,  pafl'ando  avanci  in  leggere  le 
mie  debolezze  con  altrettanto  tedio  averebbe  dovuto  termi- 
nare. Oltre  di  che  ne  meno  avrei  fecondato  alle  voglie  di  Sua 
Eccellenza,  che  nella  villeggiatura  ove  fi  trova,  forfeimpa- 
ziente  viver.\  di  avere  in  rifcontio  dalla  gran  mente  di  V.  S. 
liluftrifs.  qualche  ben  degno  riflelTo,  quando  che  per  limici 
qualunque  fieno  fiati,  ha  già  avuta  Ja  bontà  di  fentirli  a 
voce . 

Per  me  poi  tanto  ha  bafiato  la  favorevole  congiuntura  di 
potermi  dire  con  il  maggior  ofTequio,  e  rifpetto 

Di  V.S.  Illuftrifs. 
Milano  zo.  Giugno  17 15?. 


Devot'tfs.  ed  Ohbligaiifs.  Servitore 
Carlo  Mazzuchilli  Medico . 

D.fcri' 


Parte  Jl/.Cap.  K  447 

h.'fcix-aied'  tm  olirò  Mjflro  mandato  al  Celebrati  fimo  noflro^na- 
tctnco  Sìg.  Gio:  BiitCi(l.t  Alìrgagni ,  e  dal  mede  fimo  al  noflro^u- 
t.nfartccipata . 

Moflro  Nato  in  Bologna. 

Prteclarijfimo  atque  Celeberrimo  Viro  Dolori  Joanni  Ba- 
ptijìce  Morgagno  in  Patav.  Univerf.  Primario  Anato- 
mes  Prof,  experientifftmo . 

Anconius  Sebaftianus  Trombelli  S.  P»D. 

ETfi  minora  ,  quàm  ut  gravi  animadvcrfìone  ,  curaque 
tua  liigna  fine ,  dum  vcris  Nacuras  operibus  ,  non  erro- 
ribus  admodum  dcledlaris;  tamen  qux  tua  effe  hiimanitasdi- 
citiir,  acquo  animo  Jaturura  confido,  fi  iconcm  fedionemquc 
moalirofi  Infantis  ad  te  mitto ,  non  ut  Eruditionem  tuam 
anotomicara  inimeris  omnibus  abfolutam  adaugeant  ,  fed  ut 
animum  erga  te  meum  omni  officii  genere  declarent  ,  &  fi 
quid  publica  Jucc  dignum  inveneris,  gloriofo  tuo  nomini  in- 
feri ptum  ,  vel  publicè  teftetur  .  Pro  tua  fingulari  humanita- 
te ,  in  hoc  voluntatis  officio,  non  ca  quJE  mitco  ,  fed  quie 
mittere  maxime  cupio,  libenter  accipics,  quo  fidentiùs  fteri- 
les  quidem,  &inanes,  fedcuriofascogitatione.quafdnm  meas 
anatomicas  certo  tuo  judicio  committam.  Et  fi  quid  fiudiis 
meis  accedere  unquam  poterit,  quomajoribus  officiis  gloria:, 
doiirinxquc  tua:  amantiffimus,  atque  ftudiofiffimus  rccogno- 
fcar,-  id  prjeclariffimo  nomini  tuo  jamdiuoblatumdicatumquc 
Jibentiffimè,  &  condantiffimè  polliceor.  Vale. 

-   Bononia:  Decimo  Calcndas  Dccembris . 


£••«- 


448 

EruditìJJìmo  j  attjue  HttmaniJJìmo  fìro 

Antonio  Sebaftiano  Trombellio 
Phil.&  Medie.  Dodlori, 

Ecin  Bononienfi  Academia  Rei  Medicee  Profeflbri  Meritiflimo 

)oannes  ^aptijìa  Morgagnus  S.  P.  D. 

GUm  litteris  tuis,  Hunianitatis,  &  fummìc  erga  mcBc- 
netolentix  pleniflìmis  ,  reddita  mihi  cft  nudiurtcrcius 
Monflrofi  Infantis  Anatome  tum  accurata  defcriptione, 
nim  pluribus  Iconifmis  egregie,  acdiJigenter  expofica .  Quid 
quaeris  ?  Etfi  in  conftantibus  ac  cercis  Naturai  operibus  ut- 
plurimum  verfari  folco,  atque  adec  hoc  quidem  tempore  in 
his  totus  fum  ;  attamen  irta  quoque  aberratione  veheraenter 
fura  obledatus .  Ineft  enim  (  fi  modo  rcs  penitus  introfpicerc 
nitamur  )  utin  Summorum  Ingeniorum,  ita  in  Natura;  ipfius 
erroribus  femper  quiddam  quod  difcamus ,  quo  proficiamus, 
<juod  admiremur.  Quo  magis  te  horror  ,  currentcm  quidem 
(  quod  Cicero  ajebat  )  ut  cùm  haud  minori  fis  in  cogitando 
ìolertia ,  quàm  in  obfervando  diligentia  ,  id  quod  accurate 
incepiftij  preclare  abfolvas,  efficiafquc  adcò  ut  te  quafi  fa- 
cem  pneferente ,  illud  omnes  in  ifta  anatome  facile  viderc  , 
&  fufpicere  jam  pofllnt,  quod  pauci  ,  tua  certante  opera  , 
vix  poffent.  Quod  ad  me  attinet ,  quidquid  à  te  proficifce- 
tur,  gratum  erit  omni  tempore,  &  pcrjucundum  ,  ut  à  Viro 
vel  Diligeiitiflìmo,  vel  Ingeniofiflìmo,  ve]  mei  (  qu«  tuacft 
Humanitas  )  Amantiffimo  ;  certe  quod  mififti  ,  gratiflìmum 
&  jucundiflìmum  fuit  :  idque  ut  incelJigas,  cum  pari  bcne- 
volentia,  tum  officiis  erga  te  omnibus,  quoad  vivam  ,  opc- 
ram  dabo.  Vale. 

D.  Patavii  Pridie  Nonas  Decembris  MDCCXVIII. 

Si  volevano  aggiugnerc  alla  feguente  Defcrizione  alcune 
Rifleflioiii  dal  Sig.  Trombelli,  che  bramava  pubblicare  alla 
raedefima  unite  i  ma  non  avendole  quel  dotto  ,  ed  ingegno- 
fo  ProfefTore,  per  diverfe  fwe  graviflìme  occupazioni ,  e  par- 
ticolarmente per  quelle  delia  fua  pubblica  Anotomia  potute 

allo 


Parte  lll.Cap.  F.  449 

ajlofcorcio  ridurre,  s'è  finalmente  compiaciuto,  cheperora 
la  mede/ima  fola  fi  ftampi ,  rifcrbandofi  a  ritoccarla,  e  ad  ar- 
ricchirla con  tutti  que' migliori  lumi  ,  che  gli  faranno  dal 
fuo  raro,  e  nobiliflimo  talento  fomminiftrati . 

Hijloria  Monfìri  Bicorporti . 

PRopè  Caftrum  Bazani  Bonon.  nonis  Novemb.  Mulierin-  F«. 
fantem  novimeftrem  cdidit,  cujusumbilicus  à  natiyitatc 
circulariter  apertusadeoerat,  utHernialongitudinis  quatuor 
digitorum  tranfverforum  efFormarctur  :  ab  hac  fubjeòta  in 
abdominis  cavitate  vifcera  vix  Peritoneo  adraodumlaxato re- 
tenta ,  ultra  quatuor  digitosextenfaprominebant.  Quspau- 
latim  furamam  nigrcdincm  contraxerunc  .  Lac  copiose  ,  & 
poma  coda  fumsbat.  Poft  dies  duos  ,  horas  quatuor  vitara 
cura  morte  psrmutavic  .  Hinc  raihi  delatus  ,  ut  anatomie» 
confiderationi  traderetur. 

Qux  autem  praeter  Herniam  extrinfecus  aderant  fune  hu- 
jufmodi. 

Sub  clavicula  dextera  prieter  modum  curvata  vafis  cujuf- 
dam  quafi  umbilicalis  funiculi  refedi  porcio  pene  exficcaci 
pendrbat. 

Dexter  deficiebat  oculus,  cujus  fuperior  palpebra  vacuum 
orbita:  ingrelfa  internis  parcibus  forciffimè  nedcbatur. 

Propè  dextcram  auriculam  altera  pofterius  fic  complicata, 
&  revoluta  aderat  ,  ut  primo  fpcdantibus  duas  prxternatu- 
rales  auriculas  m:ntirctur . 

Super  naturalem  auriculam  duo,  utrinque  unum,  aderant 
foraminula  ,  qus  verfus  tympani  cavicatem  flcxuofo  dudu 
tcrminabant. 

Porro  ab  initio  fterni  per  communia  integumenta  valide 
alligatas  pendebant  alterius  infantis  (  veluti  fupra  fpinam  of- 
fium  Ilium  horizontali  fedione  pofl  terciam  lumborum  ver- 
tebram  diflcdi  )  nates  cura  olTe  facro  ,  innominato  :  adne- 
xis  femoribus  ,  &  tibiis  verfus  pofteriora  clementcr  condu- 
ais. 

Hujus  ani  foramen  claufura  erat .  Apud  iftum  congruum 
infantis  moli  fcrotum ,  fed  fine  tcftibus ,  &  in  duas  cavitates 
manifcftè  divifum.  Mentula  omnino  naturalisdcxtrorfum  re- 
volvcbatur .  In  finilìro  pcde  digitus  deficiebac  .  ^tatem  fe- 
ptem  circiter  mcnfium  referebat. 

Aperto  Abdomiae  infolita  Inteftinorum  multiplex  revolu- 

LU  tio 


ng.  2. 1.  F. 


rig.x.l.L. 


450  Alonjlmm 'Bicorporeum . 

tio  fé  obmlit,  quorum  non  Jevem  portionem  a  larga  umbi- 
licali  hcrnia  promincntem  admodum  nigram  ,  &  flacidam  , 
&  vix  omenti  vcfligia  confpcximus . 

Vencriculus  repktus  crac  ladre,  &  pomo  cocìo.  A  ventri- 
culo  Interina  ufque  ad  medictatem  Ilei  raefcncerio  adnexa 
(  in  quo  plurima  ladea  vaf;i  inexpcftata  jucundc  vidimus  ) 
conftanci  natura:  ordine  prodibanc  .  Ubi  produco  veluci  ex- 
tra Ileum  cipitulo  alter  interini  canalis  aderat  elongatomc- 
fenterio  connexus  fupra  ulnani  longus,  qui  à  tunicarum,  & 
materia;  qualitate,  &  forma  alccrum  Ileum  meritò  diccretur. 
Hoccraflum  aliud  Inteftinumcellulofum  ,  alterum  nempe  Co- 
lon confueta  infertione  fequebatur  :  huic  pariter  ,  ac  natu^» 
ralicolo  vermiformis  produdio  aderat,  quasex  fìbrarum  con- 
tinuatione  coli  finis  videbatur,  intus  utrobique  cava  ,  &  ad 
modum  cornuli  bovini  recurva  per  immiffum  undiqueflatum 
feu  fluidum  facile  extendebatur. 

Verfus  diaphragma  progredicns  fenfim  craffius  depcrditis 
clementer  cellulis  in  latum,  &  amplum  facculum  ,  undiquc 
claufura  ventriculo  majorem  ,  &  fupra  ipfum,  aliquantulum 
dilatato  oefophagi  foramine  (  quod  in  diaphragmate  e(ì  ) 
afcendebat ,  &  produòiis  fibris  plurimis  cura  velica  ,  aliif- 
que  praeternaturalis  pclvis  partibus  arctiffimc  neòtebatur  . 
Longitudinera  odo  digitorum  ,  craffitiem  quatuor  habebat  . 
In  quo  feces  ,  nifi  rctrogiadie  nunquam  exiturs  ,  copiofJE 
continebantur . 

In  dextero  abdominislatercHepareratfitu ,  figura,  colore 
cyfti  omnino  naturale. 

In  finifiro  pariter  latcre  alterum  ftabat  Hepar  mole  qui- 
dem  ,  &  colore  rutiliori  minus;  reliquis  vero  omnibus  alteri 
omnino  fimile ,  &  licet  pofterius  margine,  cum  dextero  ar- 
diffimè  conjuncìum  ,  colore  tamen  difpari  tam  interne  quam 
externe  facillime  difiinguebatur .  In  utraque  cvfti  copiofa  bi- 
lis  erat,  dulcis  quidcm  primo  (  ut  Viridetusaflerit  )  fed  poft- 
modum  nmarefcens,  qua:  à  finirtro  hepate  exibat  in  confue- 
tum  duodeni  locum  :  altera  in  Ventriculum  fcrebatur. 

Splen  prcttcr  levem  magnitudinis  excefl'um  omnino  natu- 
ralem  ftatum  habebat  ,   quod  itidem  in  Pancreate  vidimus. 

Ren  finiller  quatuor  lineis  in  quinque  velutirenulosdiftin- 
dus  videbatur .  Supra  ipfum  ,  &  quidem  in  fuperiori  parte 
non  levitcr  adhasrens  ren  fuccenturiacus  moletertiara  circiter 
partcm  verum  rcnem  f  icilè  fuperabat.  D^'xterverò  ren  lineis 
pluribusdivifus;  ac  ex  undecim  globulis  diccres  cfformatum. 

Re- 


Parte  HI.  Cap>  V.  4;  i 

Reliqua  in  Abdoraine  confucmm.  Nacuri-E  ordinem  ferva-  f'i  ?• 
bant. 

In  aiterà  proEternaturali  pelvi ,  qu.x  (  oflenfìs  natibus  )  an- 
teriori fui  facie  feii  hypogaflrio  revoluto  infancis  naturnlis 
pecìus  refpicicbac,  &  per  conimunia  intcgiimcnta  fortiffinK 
ncxa  ,  concrado  llcrno ,  cum  pcctoris  cavitate  coiumiinicabat . 

Vcfica  adcrai  urinaria  ,  unicus  duuicaxac  ren,  &  duo  te- 
flesi  unica  quidem  tunica,  {"ed  multiplicato  involucro  prs- 
poftcre  ardilfimc  coliigata . 

Rencm  primo  à  rcliquorum  confortio  cultroabdicaviraus,  wig  ^, 
quo  per  Aunn  ureterem  in  itinere  fa:pius  revokitum  in  vefi- 
cam  jam  lotio  plcnam  vidimus  terminare  ,  &  leniter  immif- 
fo  per  Urethram  flatu  flaum  intumefcere  .  Ex  altera  veficie 
parte  aliquantukim  prommebat ,  &  flatu  extcndcbaturclau- 
fa  alterius  vcluti  rcfedi  ureteris  inchoatio  ,.  fatius  dixerim 
terminatio. 

TelHs  dcxtcr  non  folum  Epididymidc  craffior,  fedfubftan- 
tiageminus  videbatur.  Sinifter  non  ita  :  utriufque  vafa  deferen- 
za in  confueto  vcficas  loco  pofl  varias  revolutionesdctìciebanr. 

Praiteraaturalis  interini  anc;a  del"criptiextremitas(ut  flatu 
non  ferro  p;rfpexiraus  )  cum  hac  vefica  urinaria  ignoto  fané 
naturiEfine  comraunicabat.  Vas  illud  paritcr,  quodclavicu- 
Ja  dextera  prster  modum  curvata  alter  veluti  umbilicalis  fu-  . 
niculus  egrcdicbatur,  quantum  quidem  diligcntia  adequi  pò-  ^'&  ì'-^- 
tuimus  (erat  enim  angulhim  valde,  &plurimumexficcatum, 
pene  cartilagincum  )  vcrfus  hanc  eandem  urina:  veficam 
definere  videbatur. 

Porro  non  unum,  fed  duplex  in  pectore  cor  aderat,  utrin- 
que  unum  ,  quie  pericardium  in  fummitatc  quidera  unum  , 
Icd  poflea  divifum  vcluti  gcminum  continebat  .  His  plus  fo-  j:,;^.  y. 
lito  reflexi  pulmonum  lobi  fpatium  ceJebant  quodilacari,  & 
conflringi  tacile  pofl'ent.  Dexcrum  mole  finiltrum  fupcrabat, 
utriufque  bafes  mutuo  occurrentes  pene  paralleli»  feferefpi- 
ciebant,  ucapiceslateraliter  extenderentur,  comprelfa  tamen 
adeo,  &  complanata,  ut  confucta  cordis  amifla  fpecie  figu- 
ramfafcolorum  obtinuiflenc.  Et  quidcm  utauriculas,  &  ven- 
triculoi  (  qui  deuteri  ex  ofliicio  dicerentur  )  in  anteriori  facic 
à  cava  fanguinc  rcplcndos  habercnt  .  in  oppofita  vero  parte 
fìniftri  itidem  ex  officio  dicam  ventriculi  latebant,  qui  flatira 
uni  artcricK  fanguinem  committebant. 

In  Cerebro,  li  m.ignam  fubflancicX  moliiticmexcipias,  ni- 
hil  fé  obculit  inopinati. 

Lll    z  Efpli- 


4^2.  Parte  IIL 

Efplicaxione  delle  figure  del  Moflro  bicorporeo  del  Sìg.  Tromhtlli. 
Tav.  j. 

Flg.  I.  A.  A.  Hernia  maxima  in  umbilico. 
B-  Vas  egrediens,  vcluti  umbilicalis  funiculiu. 
C. Altera  AuricuJa  revoluta. 

Tav.  4. 

Fig.  I.  A.Inteftmum  Duodenum  s. 

B.B.  B.  Inceftinum  Colon  in  fuo  fitu. 

C.C.C.  Ileum. 

D.D.  Inteftini  Ilei  porcio  extra  Ctumdeduda,  utappa- 

reat  ad  vivum . 
E. E.  Infertio  alterius  prìeternaturalis  Ilei. 
F.F.F.F.  Alterum  Ileum  intclligendum  ,  ultra  ulnam 

longum. 
G.  Infertio  alterius  Coli . 
H.  Appendicula  ad  vivum  exprefla. 
L.L.L.  Monftrofum ,  feu  fecundarium  Colon  ,  fxcibus 

repletura ,  minus  vero . 
a.  a.  Vertniformis  appendicula  Naturalis  ad  vivum  ex- 

prelìa  . 

Tav.  5. 

Fig.  i.A.  Vefica  urinaria. 

B.  Ren  revolutus. 

C.  Foramen  ani  claufum  ► 

D.  Mentula. 

F.  Inteftinura  monflrofum  plenum  facibus . 

H.  Refedum. 

K.  Scrotum  fine  teftibus  in  duas  diftindum  burfulas. 

M.  Incegumenta  circa  podicem  refeda. 

L.L.  Teftes  jam  fupra  renem  pofiti . 

H.  Terminatio  inteftini  raonftrofi  verfus  podicem. 

Fig.i.  Eafdem  partes  extra  fìtum  oflendit . 

A.  Mentula. 

B.  Vefica  urin.iria  revoluta. 

C  Uai- 


Cdp.  //.  455 

C.  Unicus  Rcn . 

K.  Ejus  urctcr  craffior  vero  . 

F.  Alterius  Ureteris  portio  Naturalis. 

D.  Tcftis  dexter  vcluti  gerainus  in  a.  a. 
H.H.  Vafa  defcrcntia  in 

G.  unita ,  &  veluti  in  vefciculas  feminalcs  explicata . 

Pig.  5.  A.  Trachea. 

B-B.B.B.  Pulraones. 

C  Cor  dextrum . 

p.  Cor  finiftrum. 

É.  Aorta  cum  uno        communicans,  &  in 

E.  E.  divifa  in  duos  raraos ,  afcendentem  ,  &  defccnden- 

tem. 
H.  Vena  Cava. 

1.  Auricula  dextera  Cordis  finiftri . 
L.  Auricula  dextri  Cordis, fitu  finiflra  ,fcd  officio  dcxtcra . 


Defcrizione,  e  figura  d'un  raro  Moftro ,  favoritami  dall' 
Illuftrifs.  Sig.  Giovanni  Caccia  da  Torino. 

Fanciullo  nato  in  Fiorano  ,    ydla  della  Diocefi  d' Jvrea 
in  TiemoHte  gli  16.  Giugno  lyip. 

N  Acque  quefto  Moftro  privo  degli  integumenti  comuni 
del  capo ,  come  pure  privo  del  Cranio  ,  non  effendo 
coperte  le  cervella,  le  non  dalla  dura,  e  pia  madre,  divifc 
in  modo,  come,  fé  foffero  due  cervella,  avendo  ciafcunoil 
feno  longitudinale  ,  con  una  terza  prominenza  fopra  li  due 
emisferi  delie  cervella . 

Avea  due  volti  unici  in  un  fol  capo  ,  due  nafi  ,  due  boc- 
che due  menti,  tre  occhi,  in  uno  de' quali,  cioè  in  quel  di 
mezzo,  ritrovavanfi  due  pupille  in  un  fol  bulco  d'occhio  , 
porto  in  un'orbita  più  lunga,  e  più  grande  dell'altre  due . 

Sotto  r  occhio  di  mezzo  ritrovavanfi  due  piccole  promi- 
nenze ,  o  fia  protuberanze ,  quali  a  mio  credere ,  dovrebbe- 
ro eiTer  due  tragì ,  oppure  lobi  delle  orecchie  ,  fé  fofiero  di- 
vifi  i  due  capi  .  Da  altri  però  creduti  per  due  pinne  d' un 
terzo  nafo. 

La  piccola  protuberanza  fra  i  due  cervelli  ,  era  della  me- 
dermia  bruttura ,  e  foilanza  de'roedcfimi  Cervelli. 

Dea- 


454  Mojìro  nato  in  Fiorano . 

Dentro  del  capo  non  v'occorreva  niente  di  particolare,  fc 
non  che  dall'occhio  di  mezzo  ufcivano  due  nervi  ottici  di- 
ftinti ,  che  poi  s'  uiiivano  infieme . 

L' afpera  arteria  s'univa  verfo  i  polmoni  ,  divifa  in  due  , 
fui  principio  ,  come  pur' anche  1'  efofngo  . 

lì  Cuore  era  un  poco  più  grande  del  folito. 

11  Collo  molto  più  del  dovere  ,  il  reftante  del  corpo  era 
tutto  a  proporzione. 

Ville  circa  un  giorno  e  mezzo. 

Defcrìzione,  e  figura  ^'  un  altro  Moftro  hicorporeo  taglia- 
TAV.  e.  to  in  Fifa  dall'  IlliiflriJJinio  Signor  Zambeccari  Lettore 

Degniffmio  di  Anatomia  in  detta  Vniverfità ,  favorita- 
mi dalfuddetto  Signor  Caccia .. 

FU  cavato  queflo  Moftro  bicorporeo  dopo  la  morte  del- 
la Madre.  Erano  qu;fti  due  fanciulli  uniti  inficmcsìin- 
ternamence,  che  eternamente,  si  nel  ventre  fuperiorc  ,  che 
inferiore,  colle  braccia  al  collo,  si  dell' un  ,  che  dell'altro 
ftrettamente  avviticchiati  . 

Le  vifcere  eran  tutte  quafi  perfettamente  formate  ,  tolto- 
ne il  cuore,  il  fetto  tranfverfo,  il  fegato,  gl'inteftini,  ed  il 
reftante,  come  diflì ,  rifponJcva  al  naturale. 

Si  può  però  dubitare,  che  nel  principio  fofl'erdifunite  tut- 
te ,  e  diftinte  queftc  vifcere  ;  ma  che  poi  col  crefccrc  fianfi 
inlìcme  unite. 

Si  vegga  nel  Gap.  5.  di  quefta  Parte  j.ladefcrizione  d'uà 
Moftro  confimilc,  accaduto  pure  in  Fifa,  fatta  dal  Mulcban- 
cher,  e  mandata  a  Monfignor  Lancifi. 

Tav.7.  Faccia  efterna  del  Moftro  bicorporeo  unito  infieme 
col  ventre,  e  col  torace. 

Tav.8.  Scheletri  degli  due  Moftri. 

Tav. p.  Le  vifcere  unite,  e  fcparate. 

Fig.  L  A.  Cuore  . 

B.B.  Vene  cave  fuperiori.. 
ecce.  Polmoni. 
D.D..  Arterie  m.ignc. 

E.  Orec- 


Parte}//.  Cap,^.  455 

E.  Orecchia  deftra  del  cuore. 

E.  Siili  (Ira. 

F.  Altra  orecchia  deftra. 
f.  L'alerà  finiftra. 

G-G.  Vene  cave  inferiori. 

H.  H.  Arterie  pulmonari . 

K.  K.  Afpere  arterie . 

X.  X.  Canalicoli  arteriofi. 
Fig.  II.  Cuore  fcnza  l'orecchie,  e  fcnza  i  fuoi  vafi. 
fig.HI-  L'ifteffo  cuoredivifo,  e  tagliato  per  travcrfo,  ove  vi 

apparifcono  i  quattro  feni. 
Fig. IV.  Cuore  con  le  fuc  orecchie. 

A.  Cuore. 

B.  Due  orecchie  da  un  canto. 

C.  Due  orecchie  dall'  altro  canto. 

D.D.  Ago  fuUe  orecchie,  sì  dell'uno  ,   che  dell'altro 
canto . 
Fig.  V.  Polmone  libero  da'  vafi  grandi . 
Fig.  VI.  Funicolo  ombelicale  con  tutti  i  fuoi  vafi  ,   di  cui 
conila. 

A.  A.  Tronco  del  funicolo. 

B.  B.  Vene  ombelicali . 

C.  C  Due  arterie  ombelicali . 
D.D.  Urachi. 

E. E.  Vefciche  orinane. 

F.  f.  F.  f.  Arterie  iliache. 

G.  G.  Altre  due  arterie  ombelicali . 

Tav.  IO.  Fig.I.  Il  Diaframmi  uniti  aflìeme  nella  loro  parte 
anteriore . 

A.  Un  Diaframma. 

B.  L'altro  Diaframma. 

G.G.  G-G.  Il  tendine  di  mezzo  d'ambi  i  Diaframmi. 

D.D.  Forami  per  le  vene  cave  inferiori. 

E.  E.  Forami  per  gli  cfofagi . 

f.  f  f.  Unione  de  due  Diaframmi . 

G.G.  Y.  Y".  Appendici  di  tutti  duo  i  Diaframmi. 
Fig.  II.  Dimoftra  il  fegato  nella  parte  conneffa. 
Fig.  HI.  Fegato  nella  parte  concava. 

A.  A.  Vene  ombilicali. 

B.  B.  Duiti  biliari  comuni. 
G.G.    Vene  cave  inferiori, 

D.D.  DD. 


4j ^  Mojlro  nato  in  Fiorano', 

D.  D.D.  D.  Giuntura  ,   ed  unione  di  tutti  due  gii  fe- 

gati. 
Pig.llll.  Dimoflra  più  vifcere  del  baffo  ventre  fra  loro  uni- 
te per  i  due  fegati . 

A.  Parts  concava  del  fegato. 

a.  a.  a.  a.  La  giuntura  medefiraaj  che  fu  no»ata  nella  fi- 
gura terza  fegnata  con  lettere  D  D  D. 

E.  Vefcica  del  fiele . 

C.  Milza. 

D.  Ventricolo. 

E-  Orificio  fuperiore  dello  fteflb  ventricolo . 

F.  Orificio  inferiore  del  medcfioio  ventricolo. 
G  G.  Reni. 

HHH.H-  Inteflino. 

II.  Retto. 

K.K.  Colon. 

L.      I.  Appendice  vermiforme. 

Moftro  bicorporeo  d'  un  Gatto  ,  ma 
con  un  folo  capo . 

Il  dottiftiNO  Sig.  Cavalier  Giar^attifia.  Fema ,  noto  alla  Repubbli- 
ca Letteraria  per  le  /uè  due  fa-vlffìme ,  ed  utilijjime  Opere  flam- 
paté  (a)  ed  altre  da  ftamparfi (b)  amicijfimo  del  tioflro  auto- 
re,  l' avvisò  li  24.  Febbraio  1710.  del  fuddetto  Moftro  in  tal 
maniera  fcrivendogli . 

NEI  punto,  che  ferivo,  mi  viene  portato  un  Gatto  mo- 
ftruofo  ,  che  nacque  jeri  vivo  ,  e  poi  mori  fubito  . 
Egli  ha  il  capo  un  poco  più  groffctto  dell'ordinario, 
ha  im  folo  Torace  ,  Cmilmente  al  capo  proporzionato  :  il 
baffo  ventre  in  due  altri  dividefi  con  gli  due  piedi  deretani, 
e  con  la  fua  coda  per  ciafcheduno,  e  quello,  eh' è  più  ma- 
ravigliofo,  di  feffo  diverfo.  In  mezzo  al  petto  da  due  lati 

ha 

<  a  )  Vrinceps  acutorwn  Morhorum  Tleuritis  &c.  Fenetiis  1 7 1 J»  &C. 
"Princeps  Medicamimm  omnium  Thlebotomia ,  &c.  Tatavii 
1716.  &c. 

(b)  Fedi  le  J^^ovità  Letterarie  nel  Giornale  d' Italia  Tom.  ^i.  do- 
ve awifano  effere  per  dare  alia  luce  un  utili/fimo ,  e  nobilif- 
ftpto  Libro  intitolato  II  nobile  Medico  Italiano  &c. 


Parte  ni.  Cap.F.  4^7 

ha  due  mani ,  o  fia  piedi  nella  parte  d"  avanti  ,  e  due  altri 
fotto  gli  omeri,  e  il  Tuo  pelo  è  di  color  bigio  .  L'ho  fatto 
fparare,  ed  ho  trovato  un  luol  cuore,  e  un  folo  polmone  , 
e  nella  parte  fmiftra  del  ventre  più  piccolo,  eravi  un  ventri- 
colo aliai  piccolo  ,  ed  un  fegato  alfai  grande  ,  e  nell'altra 
parte  la  Milza  molto  grolla.  Le  interina  pendcnci  dal  ven- 
tricolo fono  in  parte  nelfiniftro  lato,  e  tutto  il  reftante  del- 
le medellme  nell'altro,  per  lo  che  quella  parte  reftava  più 
gonfia  dell'altra.  Le  membra  ai  di  fuora  moftravano  perfe- 
zione, e  il  capo,  e  il  Torace,  tuttocehè  uniti,  fono  molto 
proporzionati  a'  dupplicati  addomini  ,  di  manierachè  farei 
per  dire,  che  quello  moftro  folle  un'  ordinato  errore  della. 
Natura .  &c. 
Bifeglia.  Adi  xo.  Febbraio  1710. 

^  V^JiO  T  .A  Z  I  0  V,  E. 

UU  moftro  confimile  di  un  Gatto  fu  elegantemente  de- 
Icricto  dal  Sig.  Dottor  Dionigio  Andrea  SancalTani 
Magati  ,  ora  degniffimo  Protomedico  del  Sereniflano  Sig. 
Duca  di  Guadaila  ,  e  amico  Cariflìmo  del  noltro  Autore  , 
che  diede  motivo  al  Dottiflìmo  Sig.  Dottor  Francefco  Ma- 
ria Nigrifoli ,  di  dare  alla  luce  il  fuo  eruditiffimo  Libro, in- 
titolato Conftderax.ioni  intorno  la  Gcneraxione  de' vi-jcntt ,  Campa- 
to in  Ferrara  l'anno  lyii.,  preHb  Bernardino  Barbieri  in4. 
Va  confimile  Moftro  di  Gatto  vide  pure  il  fuddetto  Cele- 
bratiffimo  Sig.  Nigrifoli  l'anno  tdSp.,  di  cui  ne  fu  data  la 
Defcrizione  nel  Giornale  di  Parma  1'  anno  1690. ,  e  ne  fu  ri- 
ferito pure  un'altro  da  Giorgio  Abramo  Merclino  nella  Mi- 
fcellanea  Curiofa  l'anno  ottavo  della  feconda  Decuria. 

Mola  membranofa  ve f cicalare  ,  e  idropifta  dell'  utero  offervata.  in 
ma  Cagna  dal  noflro  ^littore  il  dì  7.  Settembre  lóiS.  e  da  lui 
defcritta  ,  con  alcune  riflcffioni  nel  fine  . 

UNa  cagna  Spagnuola  piccola,  di  bcljiflìme  fattezze,  e 
di  candido  colore,  due  anni  fono,  ammifegli  amplcf- 
fi  del  mafchio.  Se  le  gonfiò  il  ventre  a  fuo  tempo,  e  la  cre- 
dettero gravida,  ma  pafsò  il  tempo  del  parto,  e  nulla  die- 
de alla  luce,  fgonfiandofi  folamente  alquanto,  e  fentendofi 
nella  regione  dell'utero  alcune  ineguali  durezze  .  Crebbero 
ie  mammelle ,  e  davano  latte  >  ma  dopo  qualche  tempo  fec- 
Mmm  carono 


4;  8  Panelli. 

carono,  e  recarono  dure  ,  di  maniera  che  paffato  un'anno 
fcirrofe  divennero.  Era  ciò  non  oftante  pingue  ,  e  ben  nu- 
trica, e  fovente  con  voce  fiocca  dolevafi,  e  (lava  fenza  ci- 
bo. Cosi  è  andata  continuando  due  anni,  con  quefta  curio- 
fa  particolarità,  che  ciò  non  oftance  ogni  fci  meli  al  falto 
veniva,  e  come  le  cagne  totalmente  fané  ,  ammetteva  i  Ca- 
ni, crefcendole  dipoi  più  del  folito  il  ventre,  ma  pallato  il 
tempo  del  parto,  calava,  e  ricornava  nella  fua  viziofa  foli- 
ta  moderata  gonfiezza ,  fentendofi  Tempre  col  tatto  certe  ine- 
guali durezze,  Nel  Mefe  d'Agoflo  proffimo  palTato  è  pur 
venuta  al  falco ,  e  il  ventre  in  poco  tempo  è  ingrollato  ad 
un'eftrema  gonfiezza  ,  nella  quale  quella  volta  è  reftata  , 
onde,  paffato  il  tempo  di  partorire,  invece  di  calare  con- 
forme nel  pafsato  tempo  faceva  ,  fempreppiù  s'aumentava  , 
gemeva ,  non  cibava ,  e  moftrava  qualche  interno  grave  fcon- 
certo.  Fu  per  1" enorme  gonfiezza  del  ventre  da  tutti  Idropi- 
ca giudicata,  e  le  furono  da  un  Mulomedico  dati  interni  , 
ed  ertemi  rimedj  per  rifanarla,  ma  indarno  ,  conciofficcofa- 
chè  in  capo  a  un  mefe  in  circa  morì  ,  mantenendofi  però 
fem.pre  pingue ,  e  ben  nutrita . 

Aperta ,  non  Ci  trovò  né  pure  una  gocciola  d' acqua  nell' 
addomine  ,  e  il  fegato  ,  la  Milza  ,  il  pancreas ,  e  i  Reni 
belliffimi  apparirono,  ma  il  ventricolo  piccolifdmo ,  ed  ag- 
grinzato, fenza  nulla  nel  cavofuo,  e  cosi  la  vefcica  orina- 
ria.  L'omento  era  nella  parte  fwperiore  bello,  ma  nell'infe- 
riore viziato,  e  giallaftro,  mentre  (  come  oflervai  una  vol- 
ta in  una  cavalla  mal  fana  )  era  facilmente  lacerabile,  e 
tutto  di  piccoli  fori,  e  di  minute  tuberofita  gremito  .  L'ute- 
ro fi  vide  fterminacamentc  gonfio  ,  ed  era  quello  ,  che  face- 
va parerla  idropica  in  tutto  l' addomine  ,  quando  era  folo 
idropica  nell'utero,  oltre  una  gran  Mola  informe,  che  rin- 
chiudeva. Queflo  era  al  folito  in  due  corna  divifo  ,  ma  il 
corno  finifiro  era  cosi  fraifuraco,  che  il  deflro  a  proporzio- 
ne appena  fi  difiingueva.  Cavaco  con  la  fua  vagina  pelava 
libbre  fette  ,  e  mezza ,  e  pefaca  feparatamente  tutta  la  Cagna 
fenza  il  medefimo ,  pefava  libbre  dieci .  Tagliato ,  ufcì  una  gran 
quantità  di  fiero  torbido  di  colore  ofcuro,  tirante  alquanto 
al  gialliccio,  che  cotto  (i  quagliò  più  di  crequarti,  reftan- 
do  la  parte  quagliata  afsai  biancafira.  Sdrucito,  e  fpaccato 
per  lo  lungo  il  gran  Corno  finiftro  dell'  utero  mofirò  dentro 
fc  una  grolla  Mola  ,  in  apparenza  quafi  tutta  vefcicolarc  , 
ma  con  le  vcfcichc  tanto  unite  ,  e  legate  da  membrane ,  da 

va  fi 


Cap.r.  45  V 

vafi  Sanguigni ,  e  di  una'  certa  rara  ,  e  fpongiofa  materia  , 
che  pareva  un  pezzo  di  carne  ritoiidaftro,  e  in  acqua  lava- 
to, con  alcuni  rifalti  pieni  di  Jinta.  Era  quella  Mola  della 
figura  prellappcco  del  Cuore  d'un  Bue  ,  di  colore  roffigno 
aliai  fmorto,  non  però  in  ogni  luogo  eguale,  imperocchcin 
alcuni  luoghi  affatto  biancheggiava ,  e  rofleggiava  in  altri . 
Si  vedeva  la  fuperJicie  tutta  ineguale,  e  tubercoluta  ,  for- 
mata per  lo  più  da  varie  vefciche  di  grandezza  diverfa,  ef- 
fendo  le  maggiori,  come  una  noce,  le  minori,  come  un  gra- 
no di  miglio,  annaffiate  quafi  tutte  da  vifibiliflimi  vafi  fan- 
guigni ,  e  flrettamente  inlieme  legate  da  membrane  molto 
grolle,  e  mucellagginofe-  Pefava.da  fc  libbre  quattro ,  e  on- 
ce quattro. 

Spanua  per  lo  lungo,  e  per  lo  traverfo,  pareva  formata 
d'una  loflanza  fimile  a  quella  delle  poppe,  e  fcappava  dal- 
le vefciche  troncate  una  linfa  torbida  ,  e  biancafìra  .  Fatta 
quefta  cuocere ,  fi  quagliò  la  mecà  meno  di  quella  ,  in  cui 
nuotava ,  e  che  fuora  d' elTa  offervammo  impaludata  nell'ute- 
ro ,  di  cui  abbiamo  fatto  parola . 

Le  membrane  delie  vefciche  erano  molto  grofse,  e  fugo- 
fe  ,  e  al  taglio  rclllìenti  .  Non  fi  vedeva  tronco  di  vene,  né 
di  arterie,  ma  erano  tutti  minuti  vafi,  in  qua,  e  in  là  femi- 
nati ,  e  ferpcggianci . 

Stava  firettamente  attaccata  al  fondo  dell'  utero  verfo  la 
vagina  con  la  parte  fua  più  grofsa,  e  più  ottufa  ,  mediante 
durifTime  membrane  ,  per  poco  fpazio  di  fito ,  come  d'  un' 
ugna  umana  del  police,  efsendo  tutto  il  refiante  libero  ,  e 
fciolco.  Avca  due  fori  ,  o  fcanalature,  che  penetravano  un 
dito  traverfo ,  e  da  un  canto  pareva  raddoppiata  ,  o  come 
da  due  lobi  formata,  come  apparifce  nella  figura.  Tutto  il 
rcftante  fi  comprenderà  meglio  dal  Ritratto  ,  e  fua  fpiega- 
zionc . 

L'altro  corno  dell'utero,  o  l'altra  parte  dell' «fero  bicorne 
era  anch' efsa  della  dett'acqua  torbida,  e  giallafira  ripiena, 
comunicante  col  Corno  finillro  ,  mentre  votato  quello, l'al- 
tro votofi .  Tanto  il  deliro,  quanto  il  finiflro  corno,  prima 
d'efTere  tagliati,  moflravano  cflernamcnte  in  varj  luoghi  , 
come  certi  flrangolamenti ,  o  increfpamenti  di  fibre,  ch'erano 
probabilmente  le  divifioni  delle  Celle,  che  naturalmente  ne- 
gli uteri  di  quelli  animali  fi  trovano. 

Era  corredata  de'  fuoi  tefiicoli,  opcr  meglio  dire,  Ovaje  , 
■ma  così  piccole,  fparute  ,  e  fmunte  ,  che  quafi  fi  flcntù  a 
M  m  m     i  ritro- 


4(Jo  Inatte  111. 

ritrovarle,  fenza  corpi  glandulofi,  ma  non  però  fcnzalefuc 
vefcichettc  linfatiche,  alcune  delle  quali  pure  eran  lunghette 
più  del  dovere,  e  viziate. 

Divifa  in  due  parti  la  vagina  apparirono  fette grofTeglan- 
diile  di  grandezza  diverfa,  tutte  al  proprio  loro  gambo  flret- 
tamente  appiccate,  che  anco  al  di  fuora  della  medefima  al- 
quanto fi  diftingucvano.  Troncate  erano  tutte  d'una  foftan- 
za  bianca  ripiene,  duretta,  e  fìmile  alla  polpa  d'una  Man- 
dorla non  ben  matura . 

La  bocca  dell'utero  al  folito  riftretta  ,  ed  empiaftrata  d' 
una  tenaciflìma  pania,  ch'efattamente la  chiudeva  ,  cdirape- 
diva  l'ufcita  dell'acqua,  hznzhc  fli-avafata . 

Rifleffìoni   dell'autore. 

1.  Da  tutto  ciò  a  comprende  in  primo  luogo,  quanto  fu 
difficile  a'  Medici  ,  '1  giudicare  de' mali  interni. 

X.  E'  confiderabile,  come  a'  fuoi  tempi  venifle  al  falto  » 
quantunque  1'  utero  foffe  pieno  zeppo  d'una  linfa  viziofa 
dentro  il  fuo  cavo  impaludata  ,  e  con  una  mola  della  de- 
feri tta  grandezza. 

5.  Come  crefcefle  nel  tempo  dell' eftro  venereo,  per  lo  ri- 
tardo de'  fluidi ,  che  allora  alla  parte  in  maggior  copia  flui- 
vano, paffato  il  quale  fcemavanfi,  e  decrefceva. 

4.  Si  ftenta  a  giudicare,  fé  quella  Mola  fofle  una,  0  piìi 
placente  avviluppate,  o  un  feto  viziato  dentro  l'uovo  in  for- 
ma di  Mola,  per  mancanza  di  qualche  attivo  principio,  che 
gì'  impedì  '1  nettamente  fvilupparfi  ,  ovvero  qualche  preter- 
naturale produzione,  nata  dalla  foflanza  dell' utero.  Se  fi  leg- 
gono le  mie  Offervazioni  intorno  a  quefti  Parti  vefcicolari 
(a)  pare  una  Placenta,  0  piìj  Placente  infieme  ammonticel- 
ìate,  e  che  i  feti  teneri  perillero,  cfi  fquagliaflero,  e  in  quel- 
la linfa  torbida  ,  giallafira  ,  e  nella  maggior  fua  parte  al 
fuoco  quagliabilc  fi  riduccflcro,  aumentata  poi  col  tempo  da 
altra  linfa,  gemente  dalle  boccucce  de'vafi  dell'  utero  irrita- 
te, ina  pure  vi  è  una  palpabile  differenza,  e  per  i  vafi  fan- 
guigni,  che  quefla  irroravano,  e  per  tante  altre  circoftanze 
defcritte,  onde  riefcc  molto  fcuro,  e  fpinofo  quefto  raro  fe- 
nomeno da  fpiegarfi  a  chi  vuol  vedere  fin  fondo  le  opere  fem- 

pre 

(a)  Raccolta  di  voiit  OlJervazioni  &c.  fatta  dall'  Ertx  in  yenc' 
zia.  171 5. 


prc  grandi,  e  mifteriofe  della  generazione,  0 della  Naturai 

5.  E"  pure  degno  di  rifleffionc  ,  come  lafuddetta  linfa  ftra- 
vaCata  fi  rappigliò  al  fuoco  in  copia  maggiore  di  fé,  più  di 
quella,  che  dentro  le  vcfciche  era  rinchiufa. 

6.  Chei  va(ì  fanguiferi  non  aveflero  il  fuo  tronco,  d'On- 
de diramati  (i  propagaflero,  e  che  alcune  glandule  fofscro 
bianchiflìme,  e  fcnza  vafi  ,  almeno  all'occhio  apparenti  , 
altre  de'  propri  vafi  guernitc. 

7.  Come  fempre  la  Cagna  fi  mantenne  pingue,  e  ben  nu- 
trita, e  come  il  Latte  venne  quafiaimpietrarfi  nelle  mammel- 
le ,  fenza ,  che  fi  corrompere  ,  e  facefle  venirle  a  fuppura- 
zione . 

8.  Si  vede  pure,  quanto  tempo  può  ftare  nell'utero  una 
Mola ,  e  come  da  quefta  al  tempo  del  parto  irritato  non  la 
cacciale  fuora . 

p.  Si  fcorg:  finalmente  la  difficultà  di  curare,  non  tanto 
le  Idropifie  dell'utero,  quanto  di  fare  ftaccarle  Mole,  e  far- 
le ufcire,  non  parendovi  altri  rimedj  ,  che  i  locali  defcritti 
da  Ippocrate,  e  da  Noi  riportati  a  fuo  luogo  nella  Parte  z. 
Gap.  1.  §.  IO.  e  §.  J4  ^5.  j<5.&c. 

IO.  Dall' Ifloria  pure  fi  viene  in  cognizione  ,  quanto  al 
vero  s'accodino  que'  Savj  Pratici  ,  i  quali  per  fegni  dipin- 
tivi dell' Idiopifia  dell'utero  notano,  che  non  fcntono  molti 
incomodi,  ne  fi  muta  loro  il  color  della  faccia,  né  le  mem- 
bra inferiori  fi  gonfiano  ,  del  che  ne  apporta  un  belliflìmo 
cafo  da  lui  ofservato  il  Sig.  Gian.  Domenico  Benetti  nella 
fua  eruditiffima  opera  Medico-Morale  {a)  nell' Appendice  pag. 
86.  dichiarandofi  ,  di  averne  curata  una  con  uterini  Servizia- 
li.  Si  veggano  i  fegni  Diagnoftici  di  quello  male  in  Ippo- 
crate ,  nel  Mercuriale  ,  nel  Sennerto  ,  e  nell'  Etmllero  nel 
Gap.  De  Ufa  Conceptione.  &c.  In  fatti  la  noftra  Cagnuolacon 
tutta  r  Idropifia  uterina ,  e  la  Mola  fi  mantenne  fempre  pin- 
gue ,  pronta  a  tutte  le  funzioni  naturali  ,  e  infine  all'  Ope- 
ra della  Generazione,  come  ho  accennato. 


m'^- 

(a)  Opus  Medico-Morale  divifum  in  duas  parta  &c.  Mantute  ex 
TypographiaS.Benedifliapud  Albert  uni  Tazz.omm&c.  iJlS. 
in  4- 


46r  Parte  ÌIJ. 

Efplie azione  della  Tavola  undecima . 

Flg.i.{aaa)  Uccro  delia  Cagna  Idropico  ,  e  con  dentro 
la  Mola ,  cavato  dal  ventre . 
b.b.b.  Vagina. 

t.C'C.c.  Glandulecrefciute,  e  indurate  nella  vagina. 
d.  Vefcica  orinarla  affatto  vota . 
e.e.e^  Bafe,  o  fondo  dell'  utero  ,  o  corno  finiflro  ,  dentro 

cui  era  l'acqua,  e  la  mola. 
/./.  Il  reflaiue  del  detto  corno  pieno  d'acqua. 
g.g.  Due  Celle  del  detto  Corno,  che  fovra  il  redo  alquanto 

s'inalzano. 
h.h.  Corno  deftro  dell'  utero,  o  utero  deftro,  afsai  minore, 

divifo  anch'  dso  in  due  celle  piene  d'acqua. 
;,  Ovaja  fmiftra  informe ,  e  fchiacciata . 
/.  Ovaia  deftra   alquanto  maggiore  ,  anch' efsa  fchiacciata. 
m.  Bocca  della  vagina  aperta. 

Fig.  t. 

41.  a.  a.  a.  Mola  vefcicolare  ,   e  membranofa  dentro  l'utero 

aperto . 
b.b.b.b.  Vefcichette  piene  di  linfa  co' Tuoi  vafi  fanguigni  . 
C.C.  Due  fcanalature,  che  penetravano  dentro. 
d.d.  Vefciche,  o  glandule  di  colore  bianco-lattato   co'  fuoi 

vafi. 
e. e. e.  Quattro  vefcichette,  o  glandule  in  linea  retta  difpofte 

con  pochi  vafi .  ' 

f-f-f.f.  Parte  fottopofta  alla  Mola  della  foftanza  medcfima, 

e  con  efsa  incafirata ,  onde  pareva  raddoppiata  inquel  fito» 
g.g-g.g.  &c. Squarci  dell'utero  aperto. 

Fig.  3- 

«.a.  La  metà  della  Mola  aperta  ,  e  tagliata  per  lo  lungo  . 
b.b.b.  &c.  Vefcichette  ,  o  glandulettc  vefcicolari  dentro  la 

foflanza  della  Mola ,  altre  tagliate,  altre  intere  co' fuoi 

vafi  fanguifcri . 
e.  e.  e.  e.  Softanza  fpongiofa  ,  membranofa ,  e  rara  della  Mola. 
4>d.d.  Sofianza  della  parte  fottopolla  ,  ma  con  la  Mola  ia- 

cadrata . 

f.Fo- 


Cap.  F.  4(J5 

ì.  Foro  penetrante  della  detta  foflanza. 

/./.  Vefcichecte,o  gianduia  vefcicolari  co'  fuoj  vafi  del  fanguc . 

Fig.  4. 

L'altra  metà  della  detta  Mola  eoa  tutte  le  medefime  par- 
ti defcritte . 

Fig.  J. 

Gianduia  deJle  maggiori,  ch'era  ndla  vagina,  tagliata  per 
Jo  lungo,  e  trovata  ripiena  di  materia  bianca,  e  firailc 
a  una  Mandorla  non  ben  matura . 

Mola  in  una  Donna  Settuagenaria . 

%pn  farà  per  avventura  né  improprio  ,  né  dif dicevole ,  fé  aggiu- 
giìKimo  un'  altra  Mola  ufcita  da  una  vecchia  ,  p:r  fcdcl  rela- 
zione fatta  al  noflro  autore  dall'  Illufìrijfimo  S'g.  Ce:  Fraiicefc» 
T^egrifùU ,  Cavaliere  d' ottimo  guflo ,  e  difinifmo  intendimento . 

LA  fcorfa  fettimana  (  cosi  gli  fcrifle)  è  accaduBo  unca- 
fo  ,  che  mi  fembra  affai  curiofo ,  e  per  ciò  mi  prendo 
volentieri  l'impegno,  di  parteciparlo  a  V.  S.  llluftrifs. 
come  fcopritore  indeteHo  d'ogni  più  raro,  e  più  occulcomi- 
flero  della  Natura.  La  moglie  d' Agofìino  dall' orto,  che  ha 
nove  volte  figliato  con  un'altro  Marito  ,  e  credo  ,  che  par- 
torifsc  l'ultimo  verfo  gli  anni  cinquanta ,  ellendo  ora  in  età 
d'anni  jt.  dopo  i  conCueti  dolori  ha  dato  alla  luce  un  pez- 
zo di  carne  informe,  pefante  una  libbra  ,  attaccata  ,  come  fo- 
no i  feti  alla  fua  Placenta.  E'  flato  chiamato  alla  vifita  il  mio 
Chirurgo  con  un  tal  Dottor  Nicolini  Medico,  ed  hanno of- 
fervato,  che  da  una  parte  verfo  la  fommità  aveva,  come  un 
piccol'  occhio  fenza  palpebra ,  dal  quale  forato  è  ufcito  una 
Hnfa  bianca,  e  tagliato  nel  mezzo,  avca,  come  un'invilup- 
po d' interini:  ma,  per  dirle  il  vero,  quefta  è  gente  di  po- 
ca curiofita ,  laonde  non  fi  fono  curati  diconfcrvarla ,  nò  di 
ulteriormente  difaminarla  ,  e  farla  ad  altri  vedere  ,  del  che 
mene  fono  pur  doluto  col  mio  Chirurgo,  mentre  l'avrei  fu- 
bito  mandata  a  V.  S.Illuflrifs.  acciocché  potelfe  più  minuta- 
mente offervarla ,  e  farvi  fopra  le  fue  folite  ponderazioni  ,, 

La 


4^4  Parte  111. 

La  Donna  è  afTai  robufla,  vivace,  e  piuttofto graffa ,  e, per 
quanto  lì  dice ,  dilettante  aflai  del  marito  ,  a  cui  voleva  far 
credere  ,  d'  elfere  gravida  ,  e  foUcncva  ,  che  quella  Mola 
(  com'io  credo,  che  fofle  )  non  folle  altro,  che  un  mafchio. 
Afpetto  il  fuo  faviflìmo  parere  ,  e  mi  protello  femprc  &c. 

Vedi  Cap.  17.  della  Parte  feconda  §.  16.  dove  il  noftro  Auto- 
re parla  delle  vere,  e  delle  falfe  Mole,  che  chiama  ToLipi 
uterini,  0  Tfeudopolipi. 

Ijioria  de'  Mali ,  e  della  Morte  di  Francefca  Silva  per  un  Ovaja 
viziata,  e  ad  una  mofìruofa  grandezza  crefciuta ,  dal  Sig.  Dot- 
tor Maggi ,  e  Sig.  Dot.  Dodi  [coperta,  e  favorita  al  mflro  au- 
tore dal  Sig.  Marchefe  Vbertino  Landò  ,  gran  Trotettore  delle 
Lettere  f  e  gran  Letterato. 

IL  Male,  che  diede  la  morte  alla  Francefca  Stiva  ,  nel  di 
cui  Cadavere  ritrovoffi  l' Ova]a  fmifìra  difmifurata  gran- 
dezza, efpreffa,  e  defcritta  colla  figura  ,  e  relazione  , 
mandate  a  V.  S.  Illuftrifs.  fu  un'Ernia  Jnteflmale  ne  li  Inguine  ft- 
niflro.  Quefta  le  cagionò  l'infiammagione  ,  e  la  gangrena 
degl'  inteftini ,  che  furono  pofcia  la  caufa  immediata  della 
fua  morte.  Erano  molti  anni,  che  detta  Donna  pativa  nell' 
inguine  la  difcefa  dell' lleon  ,  ma  con  1' ajuto  d'un  Cinto  , 
ancorché  ruvido ,  e  mal  fatto  ne  avea  fempre  riparato  il  to- 
tale ftrangolamento,  che  fi  fece  poi  nella  fua  ultima  malat- 
tia, per  averlo  tralafciato  qualche  giorno. 

Sopravviffe  l'inferma  in  quefto  Spedale  da  dieci  in  undici 
giorni,  e  in  tutto  quefto  tempo  non  {i  fcoperfero  altri  ma- 
li) né  altri  fintomi,  fuorché  quelli  ,  che  accompagnavano 
l'Ernia,  cioè  tenfione di  tutto  l'Addomine,  vomiti  di  materie 
fecciofe,  febbre,  inappetenza,  fete  ,  ed  altri  procedenti  dal- 
la infiammagione,  e  gangrena  degli  inteftini. 

Per  la  gran  gonfiezza  ,  e  tenfione  ,  che  fi  era  fatta  negl' 
inteftini,  e  ne'  Mufcoli  dell' Addominc  non  fi  Tenti  maiquel- 
la  groflczza  ,  che  internamente  vi  era,  ancorché  ben'efpef- 
fofi  vifitaffe,  e  medicante,  facendole  delle  unzioni  ,  empia- 
ftri,  ed  altri  Topici,  deftinati  per  l'Ernia:  onde  invita  non 
fi  ebbe  mai  verun  fofpecto  di  quell'Ovaia  cosi  fterminata- 
mente  dilatata,  che  a  cafo  dopo  la  morte  fi  fcoperfe  ;  per- 
chè l'inferma,  ch'era  Villana,  e  rozza, non  aveva  mai  fti- 
matc,  né  palefatc  a  veruno  della  Profeflione  Medica  quelle 

indir- 


Cap.   K  46 s 

inciifpofizioni  ,  che  pativa,  le  quali  pofcia  fi  fono  avute  do- 
po la  fua  morte  per  bocca  di  Giacomo  fuo  marito,  ed  anche 
da  quello  confufamente . 

Difs'  egli  ,  eh'  era  moltiffimo  tempo  ,  che  la  mefchina 
s'andava  Tempre  lagnando ,  facendo  una  vita  ftentata,  e  va- 
letudinaria ;  che  non  le  apparivano  i  corfi  mertruali  ,  fé 
non  rado  volte,  ogni  tre  ,  o  quattro  mefi  ,  ed  anche  in 
tal  tempo  fcoloriti,  e  fcarfi  ;  che  dolevafi  fovente  d'unpc- 
fo,  che  fi  fentiva  nel  bafso  ventre,  il  quale  ,  ftando  a  let- 
to, lo  diftingueva  appoggiato  fui  fianco  ,  in  cui  Ella  gia- 
ceva, e  voltandofi  ne  conofceva  il  trafporto  full' altro .  Que- 
flo  è  tutto  ciò,  che  abbiamo  potuto  ricavare,  dal  quale  fi 
pofsono  dedurre  molti  lumi,  per  i  mali,  che  fogliono  all' 
infelice  fefso  accadere,  fottoponendo  tutto  al  giudizio  di  V. 
S.  Illuflriffima ,  anzi  ponendole  fott'  occhio  tutto  ciò  ,  che 
neir  aperto  Cadavere  ci  è  venuto  fatto  di  ofservare . 

Piacenza.  Adì  15.  Aprile  1710. 

Efplicazione  della  Tav.  I2. 

Figura  I. 

A.  Utero. 

B.  Collo  dell'Utero. 

C-  Vagina.  ■     . 

D.  Foro  della  Vagina  tagliata .  •   '  ; 

E.  Ligamenti  Ritondi. 

F.  Porzione  de'  Ligamenti  Lati . 

G.  Ovaja  Delira. 

H.  Tuba  della  Delira  Ovaja. 

I.  Tuba  dell'Ovaia  finiftra,  prolungata  al  doppio  della  Tu- 
ba delira . 

L.  Porzione  del  Ligam.Lato  fra  1' Ovaja  finifira  ingrofsata, 
e  la  Tuba . 

M.  Ovaja  finillra  ingrofsata  a  guifa  di  Pallone,  entro  la  cui 
cavita  eranvi  Lib. j.  e  mozza  d'umore  fetente  ,  e  vi- 
fcofo . 

N.  Sito,  a  cui  nella  parte  interna  dell' Ovaja  corri  fponde  un 
Circolo  dcfcricto  nella  Fig.  IL 

Nnn  OBafc 


^66  Parte  HI. 

O.  Bafc  dell'Ovaia  dilatata  >  alquanto  più  grofsa  delle  altre 

parti . 
P.  Vali  preparanti. 

Figura  II. 

A.  Porzione  dell'Ovaia  dilatata,  mirata  dalla  parte  interna. 

B.  Circolo,  0  fia  Orlo  ritondo  formato  da  una  duplicatura 

della  Tunica  interni  dell'  o^aja  ,  efpofto  fecondo  la 
fua  naturale  grandezza. 

C  Porzione  d;ir  orlo iuddetto  tagliata,  acciocché  fi  veda  fia 
dove  s'ertende  la  duplicatura,  cioè  fino  al  fegno  aaa 
punteggiato,  in  manierachc  uno  fpecillo  può  girare 
al  di  (octo  di  detto  orlo  fino  alli  punti  a.  a.  a. 

D.  Parte  dsU'ovaja  più  fottile  ia  mezzo  al  circolo,  chcnell' 
altre  parti. 

Mofiro  fenza  Capo ,  fen^a  Cuore ,  fen:ia  Polmont ,  fetn^a 

Braccia^  Diaframma  ^  Fegato  )  Milza,  e  Clanduk 
JticceHturiate  ^c. 

LA  ftruttura  ,  e  la  figura  di  queflo  Moftro  è  veramente 
rara ,  e  confiderabilc  molto ,  fé  prediamo  fede  alle  Re- 
lazioni, che  finora  ufcite  fono.  La  prima  ,  che  (\  è  veduta 
alle  ftampe  è  quella  del  Sig.  Giovanni  Giacinto  Voglj  nel 
fuo  ingegnofiflìmo  Libro  intitolato  {a)  Fluidi  TSl^ervei  Hifio- 
ria  &c.  dedicata  al  nofiro  Sig.  Vallifneri  .  Eceiiim ,  fono  fuc 
parole ,  quarto  T^onas  ^prilis  hora.  meridiana  hu'^us  ami  1 710. 
dtfm  prdo  nojìra  bac  hifloriola  committeretur ,  hic  Bomnia  nataejì, 
•&  paululàm  mota  ,  ut  referunt  ,  monflrofa  puelluta  non  cerehrt 
tantum ,  fed  &  capite ,  <&  brachiis ,  &  pulmonibus ,  corde ,  dia' 
phragmate,  hepate  ,  liene ,  renibus  fuccenttiriatis  (  minim  !  )  dC' 
fiituta;  fpinali  autem  medulla  ampia- ^  renibus  periuagnis  ,  rudi 
ventriculo ,  inteflinis ,  vefica  urinaria  ,  utero  cum  amexis  tubis  , 
tr  tejìibus  bene  mufculofa  ,  &  pinguis  gaudebal  ,  pedibus  tasnen 
tribus  tantum  digitis  injlruiiis  ,  prioribus  qudem  dtgitis  in  eorum 
altero  ftmul  prefsè  ]un^is ,  in  altero  vero  belle  divifis  ,  diflin6lif- 
que ,  fexuque  adeò  diflin^o ,  ut  nunquam  meliui  .   Enixa  efl  eam 

Ma- 

(a)  Fluidi  Tiervei  Hifloria  sAuthore  Joarnie  Hyacintho  yògl^  &e. 
Bononix  Studiorum.  T)pis  Julti  Barzaghi  1710.  p^tg,  _jS. 


Cap.  r.  46 y 

ìdater  pojl  partum  aliia  puelU  viva: ,  &  compiette  ,  &  utrnque 
peculiari  fuo  funiculo  umbiticali  ,  placenta  vero  communi  ditaba- 
tur  &c. 

Dopo  aver  lecco  il  Sig.  Vallifn;ri  una  sì  rara  Storia ,  veg- 
gendolamolcorilhecta,  e  dubitando  di  qualcheabbagliamcu- 
to  nella  minuta  ofiervazione  dille  parti  interne  ,  e  partico- 
larmente del  cuore,  parandogli  incredibil  cofa,  che  un' Or- 
gano SI  necciiario  mancalie  ,  e  che  almeno  dovelTe  elfcre  in 
fuo  luogo  qualche  analogo  artificio  della  Natura  non  ben 
cliftinto,  ne  djicricto,  chj  fpigneil'e  il  fangue  alle  parti ,  per 
apportar  loro  il  neceU'ario  tributo,  e  per  Svilupparle >  non 
parendogli  probabile,  eh?  l'urto  del  fangue  materno  potef- 
fe  fpignere  il  fugo  nutritivo  con  tanta  forza  nella  Placenta, 
e  da  quella  fino  dentro  il  feto  farfi  tanto  empito,  checirco- 
laiTc  il  fangue  per  non  intefi  cuniculi,  e  andirivieni  dai  feto 
di  nuovo  alla  Placenta  ,  dalla  Placenta  al  feto  ,  fuperanda 
tante  refiflenze,  non  parendogli  dico  ciò  probabile  ,  ferine 
al  lodato  Sig.  Vogi),  acciocché  meglio  ,  e  piii  diffafamentc 
r  informane  di  quello  gran  fatto  ,  da  cui  ebbe  la  feguente 
rifpofta . 

„  Ho  roffor  grande  di  non  potere  ,  ne  fapcre  dir  altro  a 
„  V.  S.  Illurtriliima  intorno  al  confaputo  curiofo  Moftrodi 
„  più  di  quello,  che  ha  letto  nel  mio  Opufcolo ,  quanto  al 
„  difetto  de'  vifceri  :  alficurandoJa  qui  nuovamente  ,  che 
„  cuore  certamente  non  v'era,  né  altro  ordigno  analogo  al 
„  cuore,  per  quanto  ho  potuto  veder  io  ,  e  quanto  hanno 
„  veduto  li  Signori  Valfalva  ,  e  Bianchi  ,  oltre  a'Signori 
„  Brufi,  Monti,  ed  altri  molti,  che  moflì  da  curiofita han- 
„  no  voluto  vifitarlo.  Tale  (lato  di  vifceri  fi  rendeva  fenza 
„  dubbio  fofpctto  a  chi  prima  di  veder  il  Moflro,  ftava  al- 
„  Ja  fola  altrui  relazione,  comecché nelluno potelle  crederlo 
„  nutrito  fenza  l'Embolo  ,  che  fpigneile  il  fangue  col  nutri- 
„  mento  alle  altre  parti  tutte  :  pure  dopo  vedutolo,  che  s' 
„  aveva  a  fare?  bifognava,  e  bifogna  pur  crederlo  .  A  chi 
„  non  volelle  fupporre  ,  che  qualche  maggior  tronco  d'ar- 
,,  teria  poteOc  aver  avuto  quivi  l'officio  del  cuore,  io  non 
„  faprei,  che  dirmi,  benchò  anche  cosi  né  pur  io  farei fod- 
„  disfatto  del  tutto  :  ma  a  chi  volelle  pur  fupporlo  ,  qui 
„  non  vi  farebbe  flato  maggior  tronco  delle  arterie  Eraul- 
„  genti  più  dell'ordinario,  rifpctto  alla  mole  del  feto  ,  in- 
„  granditc,  ficcomc  più  dell'ordinario  colla  medefima  cor- 
„  relazione  erano  ingranditi  i  reni.  Più  di  quello,  ch'ioco- 
Nnn    A  «  si 


4<J8  Parte  IIJ. 

„  sì  alla  sfuggita  ho  nel  mio  Opufcolo  notato  poffo  però 
„  avvifarla,  che  tutte  le  vertebre  fi  contavano,  tolte  quelle 
„  del  collo,  che  non  v'erano  tutte,  e  quelle  poche,  chev' 
„  erano,  formavano  nel  ventre  un'arco  ,  od  incurvatura  a 
„  guifa  di  roftro  adunco  di  qualche  uccello,  e  terminavano 
„  cosi  curvate  qualche  linea  l'otto  alla  fomraità  della  parte 
„  anteriore  del  Moflro  in  una  certa  papilla  lateralmente  > 
„  che  a  prima  vifta  poteva  facilmente  prendcrfi  per  capez- 
„  zuolo  di  una  mammella  :  e  a  quefte  tali  vertebre  così  in- 
„  curvate  fi  continuano  di  qua ,  e  di  la  le  cortole ,  credo  tut- 
„  te,  fotto  alle  quali  venivano  fenz' altro  porti  fubito  i  re- 
„  ni,  ureteri,  vefcica,  utero  ,  tube  &c.  come  naturalmcn- 
„  te  fuccedentifi;  e  di  fotto  a' reni  un  qualunque  ventricolo 
»  co'fuoi  inteftini  fucceflìvamente  attaccati;  ma  compreflj  , 
„  fottili ,  più  brevi  &c.  Quefto  è  quel  di  più  ,  che  a  V.  S. 
„  liluftriflima  porto  dire  &c. 

Non  contento  il  nortro  Sig.  Vallifneri  di  querta  ,  per  al- 
tro ,  ingenua  ,  e  fa  via  relazione  fece  fcrivere  di  nuovo  per 
un  fuo  amico  a  un  dottiflìmo  ,  e  primario  Medico  di  Bolo- 
gna, da  cui  così  fu  rifpofto. 

„  E'  veriffirao  ,  che  abbiamo  avuto  nato  in  Bologna  uà 
„  iMoftro  umano  veramente  raortruofo  .  Faccia  conto  ,  che 
„  la  fpina  del  dorfo  poco  fopra  il  fito  del  Diaframma  s' in^ 
„  curva  all' avanti,  e  chiudendo  il  ventre  inferiore  viene  a 
„  terminare  ove  Tuoi' eflere  la  Mucronata  Cartilagine  con 
„  una  papilla  laterale  alquanto  rilevata;  ma  impervia  affat- 
„  to.  Sicché  egli  viene  in  tutto,  e  per  tutto  a  mancare  dcl- 
„  la  terta  con  il  cervello  ,  delle  braccia  ,  e  del  torace  non 
„  meno,  che  del  polmone,  e  cuore.  Anzi  nel  ballo  ventre 
„  manca  dello  ftomaco  ,  fegato  ,  milza  &c.  non  avendo  , 
„  che  i  foli  reni ,  gì'  inteftini  informi ,  e  più  curti  ;  ma  gli 
„  organi  della  generazione  delle  Donne  compiti  .  Non  ha 
„  pertugio  da  ricevere  dentro  di  fé  cofa  alcuna  ;  ma  folo  da 
„  tramandarne  fuora ,  come  quello  dell'ano  ,  edellepuden- 
„  de  j  ma  fenza  bocca  affatto,  e  fenza  narici,  e  fenzaquaV 
„  che  foro  analogo  &c.  Quello,  che  difpiace  fi  e,  che  prir 
„  ma  fu  aperto,  ed  oflcrvato  da  un  folo,  e  che  appreflbad 
„  alcuni  non  ha  tutto  il  credito  d'  Ortervatore  Anatomico  : 
„  tuttavia  ha  rtefa  la  Storia  con  animo  di  portarla  nell'Ac- 
„  cademia dell' Jnrtituto;  e  certamente  (  ertendovera,  erei- 
„  le,  come  dobbiamo  fupporre,  elTcndo  diligente,  e  rtudio- 
yy  fo  giovane  )  può  dar  molto  da  che  lilofofarc,  non  aven- 

„  do 


Cap»  ^.  469 

,i  do  né  cervello,  né  polmone,  né  cuore,  né  alcuna  cofa  > 
»  che  fupplifle  alle  veci  di  parti  tanto  neceflarie  &c. 

Quanto  fia  fpinofa  la  fpicgazione  di  quefto  raro  Fenome-  - 
no  in  qualunque  Siftcnia  ,  che  particolarraciue  ammetta  la 
circolazione  del  fangue,  il  di  cui  artiiizio  quafi  tutto,  oal- 
meno  principalmcucc  nell'organo  moilo,  e  movente  del  cuo- 
re conlìfte,  non  v'  e  alcuno  si  talpa  ,  che  non  Io  vegga.  Il 
noflro  Autore  nella  fua  Opera  moftra  di  non  crederlo,  e  ciò 
prima,  d'aver  avuto  quefta  Storia  ,  quantunque  una  molto 
iìmile  ne  aveiTe  letta  nell'Appendice  ,  fatta  da  Gerardo  Bla/io 
al  Trattato  de  Monflns  di  Fortttnio  Liceto  pag.  joo.  e  fcguenti, 
dubitando  della  poca  avvertenza,  e  pratica  d'alcuni  ,  o  del 
genio  di  fcrivere  cofe  non  mai  più  udite  né  lette  ,  per  ecci- 
tare  la  maraviglia,  e  per  render/!  fingolari  .  Ora  da  quefto 
nuovo  catb  confeffa  col  folito  fuo  candore  ,  d'  elferc  reftato 
forprefo  per  l'alta  ftima,  che  fa  di  teftimon;  di  veduta  sì  rag- 
guardevoli,  e  degni  di  fede.  Giacché  intende,  che  fieno  per 
darlo  alle  ftampe,  fofpende  per  ora  il  fuo  giudizio,  conten- 
tandofi  per  ora ,  di  aver  accennato  un  Moftro  ,  che  fupera 
l'intelligenza  umana  ,  che  moftra  fempreppiù  l'ammiranda 
forza  del  folo  meccanifmó,  che  nella  noftra  macchina,  an-  TAV.  13. 
che  imperfetta,  fi  trova,  e  che  fa  palefemente  vedere,  non 
poterli  negar  giammai  cofa,  quafi  diffi,  incredibile  nella  Na- 


if/ 


47©  Parte  JJI. 

Lettera  dì  un  Uomo  grande ,  in  cui  cerca  dal  noftro  Au- 
tore,  come  fi  nutr'ifca  il  feto  per  r  timbrico  .  E/pone  , 
come  jegua  nell'  uovo  la  fecondazione  del  feto  .  Ragio- 
ne,  perchè  nel  primo  principio  nulla  fcoprire  fi  pojfa  nell' 
uovo  .  Come  crefcano  i  va  fi  umbilicali ,  e  le  altre  partty 
e  quali ,  e  perchè  prima  fi  manifejìino .  Cuore  ,  perchè 
appari fca  dopo  la  tefia .  G lobulati  rofft  del  f angue ,  per- 
chè dopo  fi  veggano .  Ciò  f  che  vorrebbe  fappere  l' Autor 
della  Lettera  dal  nofiro  Autore  .  Feto  nel!' utero  ha 
qualche  propor^^ione  con  le  Crifalidi  delle  Farfalle  .  Al- 
tre dimande .  Sententi  dello  Sviluppo  la  più  probabile  . 

IO  vorrei ,  che  V.  S.  llluftrinìma  mi  fpiegaife  ,   come  il 
feto  fi  nutrifca  per  1'  Umbilico  ,  e  in  che  maniera  den- 
tro i  fuoi  ■i:k^\  vi  circoli  il  fanguej  e  tutto  ciò,  che  ha 
o  letto,  o  oliervato  sii  quefto  punto. 

Egli  è  certo ,  che  nelle  prime  apparenze  della  generazio- 
ne fi  veggono  li  vafi  umbilicali,  la  fpinal  midolla  ,  le  fca- 
puk ,  e  la  Tefta  ;  quindi  il  cuore,  ed  il  roHore  del  fangue. 
Porto  che  vi  fia  rinchiufo  il  piccolo  fimulacro  io  conccpifco 
la  fua  prima  apparenza  in  quefto  modo,  l.x  parte  più  rotti- 
le del  feme  afFufa  su  la  membrana  ederiore  dell'uovo,  per  i 
proceffi  violacei,  che  comunicano  con  le  cicatrici  della  mem- 
brana eikriore,  entra  fubito  ne' vafi  umbilicali,  i  quali  pro- 
babilmente comunicano  con  quelli  proceùi .  Queflo  feme  fchiz- 
zofo,  come  un  fermento,  nel  fluido,  che  con  un  moto  infi- 
nitamente lento  irriga  tutti  i  vafi  del  piccolo  fimulacro  ;  e 
quello  fluido  non  è  tenace  ,  che  per  il  moto  infinitamente 
tardo,  che  ha;  e  non  è  lucido  e  bianco,  che  per  la  denfità 
delle  fue  particelle,  effetto  parimenti  della  tardità  del  fuo mo- 
to .  Ecco  la  ragione  ,  perchè  niente  fi  può  discoprire  neli* 
uovo;  rè  l' effetto  fe»ftbile ,  e'I  metodo  della,  mtura.  niente  hanno 
di  ccnncffione  ;  E'  come  dice  Bacone  del  Verulamio,  ivi  comin- 
cia la  l^atHra ,  dove  il  fenfo  termina . 

Concepito  dunque  il  primo  ingredb  del  feme  ne' vafi  Um- 
bilicali ,  io  conccpifco  fubito  ,  come  qucfii  fi  accrefcono  , 
perchè  le  parti  più  fottili  fuggendo  tra  gl'intervalli  delle  fi- 
bre di  quelli  piccoli  vafi,  ivi  s'incuneano,  e  crefcon  la  mo- 
le; e  perchè  il  moto  imprcflo  e  fempre  maggiore  nel  princi- 
pio, 


Cap.  V.  471 

pio,  che  nel  progrefTo  de'vafi,  dove  incontra  un'infinità  di 
relìlierrzc  ;  perciò  il  moto  cllcndo  il  maffinio  ne'  vafi  umbili- 
cali,  perciò  in  zì(\  fi  fa  più  fcnfibilc,  e  poi  nella  Carina,  e 
nelle  Scapule,  in  cui  ritrova  minor  refiflenza  ,  che  nel  cuo- 
re ,  e  ne' Tuoi  labirinti.  Nafcono  allora  tuct' intorno  la  cari- 
na più  folchi  ,  0  vortici  a  proporzione  ,  che  la  materia  fi 
fonde,  o  è  refpinta  lateralmente  dalle  fibre  della  Carina  ,  che 
fi  dilatano,  efercitando  il  loro  Elaterio  per  l'alimento  intro- 
douo. 

E  qui  è  la  mia  difficoltà.  Perchè  il  cuore  apparifcadopo 
la  Teita;  ma  io  direi,  che  eifendo  il  Cervello  fatto  d'innu- 
inerabili  vefcichette,  o  di  (pire  infinitamente  attorte,  più  il 
moto  deve  apparire  prima ,  che  nel  cuore  ,  perchè  tutte  quel- 
le innumerabili  vefcichette,  eflèndo  gonfiate  in  un  tratto,  fi 
efpandono  ,  e  meno  refiflono  all'impreffione  del  moto;  la 
dove  il  cuore  reliftendo  maggiormente  per  la  fua  teffuura 
ftretta  delle  fue  fibre,  e  ventricoli  ,  allora  fi  manifefta,  che 
la  forza  del  movente  ha  fupcrato  l'elaterio  delle  medefime 
fibre.  Aggiunge,  che  dovendofi  in  quella  piccola  Tefta  ge- 
nerare lo  Ipirito  animale ,  e  il  fugo  nerveo  ,  da  cui  dipende 
tutta  la  progreffione  dell!  moti  macchinali,  e  la  generazio- 
ne di  quelìo  fpirito,  ricercando  necedariamente  un' agicazio-. 
ne  violenta  di  tutto  il  fluido,  perciò  apparifce  quella  parte, 
in  cui  fi  genera  lo  fpirito,  prima  dell'altra,  o  del  Cuore  , 
in  cui  influifce  .  Si  gonfiano  frattanto  li  vafi  umbilicali  ,  e 
vanno  fempre  più  dimoftrando  li  loro  ferpeggiamenti ,  o  co- 
municazione col  piccolo  corpo,  perchè  fempre  più  fi  fa  mag- 
giore il  moto;  e  finalmente  dopo  la  teda,  eie  appendici  del- 
le Vertebre,  apparilce  il  cuore,  e  s'incurva,  e  quindi  il  fan- 
gue  con  tutti  gli  vafi  roileggiano.  E'  ben  facile  il  renderra- 
gione  nella  mia  Ipotcfi,  la  qual  vuole,  che  quelle  parti  pri- 
ma fi  manifeflino,  dove  è  maggiore  il  moto  ,  e  dove  i  vafi 
fono  più  difpofli  a  fublimarlo,  ed  efaltarlo. 

Il  roflbre  del  fangue  ,  che  fuccede  al  cuore  è  manifefto  , 
perchè  dipendendo  quello  da'globetti  interfperfi  tra  le  fibre 
del  fangue,  qucfli  globetti  non  pofiono  formarfi,  che  dopo 
un'eflrema  agitazione  del  fangue  ficffo  ,  efl"endo  che  ,  per 
generare  una  sfera  da  un  corpo  irr'-gc-Lire,  bifogna  tagliare 
al  corpo  tutti  gli  angoli  ,  e  quello  legamento  dimanda  mol- 
to moto.  Io  fin  qui  conccpifco  :  ma  vorrei  fapcre  (I.)  come 
entra  il  liquore  ne' vafi  umbilicali  già  mnnifclli,  comecirco- 
la  il  fangue;  perchè,  come  dice  il  Signor  Fontanelle,  il  Fe- 
to 


471  Parte  111.  Cap.T. 

to  nell'utero  ha  qualche  cofa  difimile  ad  una  Crifalide;  cff 
da  nel  feto  la  fua  metamorfofi,  come  nella  Crifalide;  men- 
tre ancora  nel  feto  circola  il  fangue  in  diverfo  modo,  allo- 
ra, ch'è  ncir  uovo,  di  allora,  eh' è  fuori;  &  io  credo,  che 
fi  daranno  delle  altre  metamorfofi  proporzionali  ancora  nel 
principio.  Vorrei  fapere,  fé  laTefia  del  Feto  apparifce  nell' 
uovo  all' ingiù,  o  all' insù  ;  fé  l'uovo  è  perpendicolarmente 
attaccato  nella  fua  celletta,  o  pure  inclinato  .  Tutte  quefic 
oflervazioni  darebbono delle  congetture  ben  didime  su  lofvi- 
Juppamento  fucceffivo,  che  già  già  è  terminato. 

Ecco  in  poche  parole  tutta  la  Lettera .  Efamino  l' origine 
per  trasformazione  ,  e  la  rigetto  ;  l'origine  per  meccanif- 
mo,  e  diraollro  le  fue  ragioni,  e  difficolta  ;  l'origine  per  lo 
fviluppo,  e  paragono  le  Tue  ragioni,  e  difficolta  con  quelle 
dell'origine  per  Meccanifmo  ;  quindi  ritrovando  maggiori 
gradi  di  probabilità  nell'origine  per  ifyiluppo  ,  mi  attacco 
a  quefla  fentenza .  In  tutto  quefto  progrefTo  non  ho  fatto  , 
che  o/Iervare  le  leggi  della  Natura,  e  dedurne  confeguenze 
immediate  :  ma  finalmente  io  afTumo  l'origine  per  invilup- 
po ,  come  Ipotcfi ,  e  deduco  tutte  le  apparenze  fucceflìve  del 
Malpighi  .  Tocca  a  V.  S.  Uluftriffima  il  levarmi  dal  capo 
quefie  nebbie,  come  grande  Ofiervatore  delle  minute  cofc  ,  e 
divotamente  la  riverifco  &c. 


IL       FINE. 


473 


TAVOLA 

Delle  cofe  più  notabili. 


Acqua  piena  di  vermicelli  . 
p-n- 
Aceto  pieno  di   vermicelli  . 
78. 
Accjtif ernia  de'  muti  di  Reggio.  411. 
Accademici  Parigini ,  e  loro  errore  ■ 

4*9  ■ 
jigofiino  il, Santo ,  e  fuafentenza  in- 
torno la  creazione  di  tutto  in  un  col- 
po. 215-  efeg. 
Agoflino  vide  con  la  fvla  mente  ciò , 
che  hanno  [coperto  i  Moderni  co'  mi- 
crofcopj .  217. 
Ale  delle  farfalle  maravigliofe .  ilo. 
Albe  ito  Tylkorafifchi  impugna  le  uo- 
va, acuijìrifponde.  Jiy. 
Andry  difeìtfnre.  de' ^>fr>ni  fpermati'- 

Ci.  p.^. 

Animali  tutti  creaiì  in  un  colpo.p-x  ?. 

Andry,  e  fue  ragioni ,  con  le  quali  pre- 
tende dimoftrare ,  che  i  vermi  fper- 
matici  fieno  Autori  della  generazio- 
ne dell'  Uomo  .  />.  1  ;.  1  é.  i  7-  dijjen- 
te  dal  Levvenoechio  •  ivi  Andrj 
impugnato.  S.^^^. efeg.if p-  s^- 

Analogia  della  a.tfcita  dell'  uomo  con 
quella  de'  Vermi  pag.  2 1 .  efeg-  con 
quella  delle  piante .  p.  z^.  e  feg. 
vedi  Paragone . 

Animale  perfetto  neir  uouo  .  />•  55. 

Animali  pieni  di  vermicelli  ■   78. 

Antichi  troppo  protetti  da  alcuni  in- 
vidiofi  mode  rni  ■   i  o  } . 

Anotomia  cùmpitrntii  quanta  utile  . 
114. 

Analogia  alcune  volte  fallace .  188. 

Ànime  tutte  create  in  un  colpo ,  con- 
forme LeibnizìQ  ■  aio.  /'  impu- 
gna. HI. 


Antichi  errarono  nella  materia  della 
Generazione ,  perchè Jì diedero  rut- 
ti allafpeculazione .  2  2  j . 

Anima/e  tutto  nell'uovo.  224- 

Animali  ,  loro  leggi  diverfe  ,  partt 
diverfe,  ujìdiverfi.  2^6.  nonpof- 
fonojormarjì per  accoppiamento  dt 
parti  -237.  tutti  furono  da  Dio 
nel  principio  formati .  2j8.  Come 
fìpofj'.t  CIÒ  concepire  .  ivi .  Ntn  Jì 
può  dare  trasformazione  della  \o- 
flanza  -239.  ogni  animale  ha  ifuci 
animali,  ed  ogni  pianta .  ivi.  In- 
viluppo d'un  animale  nell' altro Jl' 
prtva  conia  divijìùilità  della  ma- 
teria all'infinito:  eoi  moto,  che  all'i 
infinito  la  divida  ,  coli'  Artefice  ^ 
che  fappia  ,  e  voglia  divider/a  -' 
242.  efeg. 

Anatomia  minuta  utile  ■   331. 

Animali,  uno  xiive  del? altro-  436. 
una  fpezie perduta  tutta  ruincreb~ 
he  la  bella  catena  dell'  Universo  ^ 
PAH-  ^      ^ 

Arveo,  e  fua  fortuna  ,  giuftamente. 
dal  Malpighi  defiderata  .151. 

Aria  intrufa  dentro  fOvaja  .  i6j.  e. 
feg- 

Arveo  come  felice,  &  infelice.  192. 
fuoi  inganni  ne'  Teflicoli  delle  fem- 
mine. 19  j.  e  feg- nell'utero,  e  feto^ 

Aria  non  può  entrare  ne'  vafì  fangui- 
gni  de'  tefticoli ,  foffiando ,  fé  non 
fi  lacerano.   199. 

Armonica  forza ,  e  plaflica  non  puS 
feivire  alla  Generazione.!  3 1  ■ej'eg. 

Argomenti  fofiftici  hanno  apprejfo  al- 
cuni più  forza,chetefperrenze.  321. 
Arene  quali  in  quefla  terra.  424. 
A  fello ,  0  Afa»  ,  e  fuoi  vermi  fper- 


matici ,  p.  5 


Ooo 


Affox- 


474  Tav 

AJforbimento  del  fugo  feminaJe  fatto 

dalln  matrice  ,  come  fegua.  192. 

z\  l'- 
Autori che  difendono  f  efftenza  de' 

Vertni  fpermatici  ■  p.  j.  efeg. 
ylutore ,  e  fua  protefta  ,  e  ingenuità  , 

intorno  la  fentenza  de'  vermicelli  ■  . 

€z. 
Aurelia,  e  Crifalide  ,  0  Ninfa  non 

diventano  mai  glifpermatici  Ver- 

tnicelli  >  contra  il  Sijietna  degli  Av~ 

verfarj  .  €^.  efeg.  . 
Autori  ,   cbe  hanno  parlato  delV  0- 

vaja ,  e  delle  Uova  de  Uoviparj . 

179. 


BOnobaoJfervato  i  vermi  fperma- 
''^'  ■  ^:?- 

Bou-'guct  ojjervatore  de  vermi  fper- 

tnatici  ■  p.  9. 
'Bombice  ,fuoi  moti ,  efviluppi .  a  3  J. 
Bubreftes  fopyi* .  366. 


C^ne ,  e  vermi  nelfuofeme  -pS- 
p.i6. 

Camerario  ammette  i  vermi  fperma- 
tici .  /).  7. 

Capta  ^  comefegua.  45-  come  ren- 
da forti ,  e  più  feroci.  57.  55. 

Cantaridi  hanno  il  feto  neW  uovo  , 
prima  della  fecondazione .  8i.  8j. 

Cautele  nell'  ojfervare ,  e  neW  ado- 
prare  i  microfcopj .  8  7. 

Cavità  triangolare  ne' corpi  glando- 
lo]! delle  fcrofe  ■  /».  1 19 .  120.  efeg. 
di  una  vacca.   12,1. 

Capucc'to  dell' Ovaja  delle  Cagne  de- 
fcritto.  131.  delle  Volpi.  139. 

Camoi.za,  e  fua  Ovaja.  14O. 

Capra,  e  fua  Ovaja.  141. 

Calunniatore,  Satirico,  e  Critico  qua- 
li fieno.  1S9. 

Calici  dell'  uovo ,  Cicatrici ,  fori  nel- 
r  Ovaja  perchè  non  mai  veduti 
dallo  Sbaraglia .  />.  39  6. 


ola 

Catulinae  carncj.  Se  intenda  Ippo- 

crate  per  carni  di  Cagnuoli.  3j8. 
Calli  dell'utero  quali  fieno-  l(i<).  e 

[ri- 
cavata difangue  dalfo!»  Braccio  al- 
le non  meftruanti  conforme  Ippo- 
crate  •  2  7  7- 
Caccialodato  .  384.  39  J.4J  J.  456- 
Carlo  Mazzucchilli ,  e  defcrizioned 

un  Moftro  da  lui  fatta .  440. 
Cervice  dell'  utero  delle  Cerve ,  Dai' 

ne,  &c.  i5i- 
Cicatrici  non  fempre  reflano  nelle  0- 
vaje,  e  perchè  .  203.  e  feg.  per- 
chè alle  volte  vi  refiino .  204. 
Clelia  Grillo-Borromea,  e  fua  Lette- 
ra al  neftro  autore .  439. 
Conchiglie  ,  e  vermi  nel  loro  feme . 

PS- 
Conti  Abbate  Antonio  foftiene  Tefi- 
ftenza  de' vermi  fpermatici .  p.  t. 
Coniglio  ,  e  fuoi  vermi  fpermatici. 

p.l).  IO. 

Coito  ,  perchè  dilettevole,  4J.  per- 
chè indebolifca .  J9. 
Colombi  partorifcono  un  giorno  Urna- 

fchin  ,  Paltf  Ijt  fctinnirì/t .  p.  72. 
Corpo globofo,  oglandolofo  ,  0  giallo 
delle  Ovaie  -  p.  106.  e  feg.  come 
facci  le  uova.  107.  Corpo  glando- 
lofo,  detto  giallo,  oìuteodal  Mal- 
pighi  deferi tto  -  109.   e  feg.   ufo 
del  corpo  giallo,  iii.  e  feg.  come 
fi  generi ,  e  fi  dilegui .  m.  Corpi 
glandolofi  delle  Scrofe  defcritte  . 
iiS.eiìj.e  feg.  così  d'altre  Scro- 
fe, lì 6.  Vene  fono  di  più  forti , 
ivi  -  Cavità  triangolare  ne'  corpi 
glandolofi.  119.  in  maggior  nume- 
ro de' fé  ti  -  ivi .  Si  ojfervanofenza 
cicatrice.  120. 
Corpo  glandolofo  delP  Ovaja  di  una, 
vacca  descritto  .    i»i.  altro  def- 
critto  -  lis.  12 i-  uftro  dt  altre 
Vacche ,  con  ojfervazioni  ,  i7<J ,  fi 
feg. 
Corpo  glandolofo  delle  Pecore  .  p. 
»*5-  ^f^S-  ^^  """  Cavalla .  128. 
di  un  Afina  )  eh'  tra  neraftro  •  1 2  « . 
Cor. 


Corpi  gland«IoJt  cC una  Cagna  g 
fecondata  col  foro  in  cima .  i  j  i .  e 
feg.  Striit.'^a  interna  di  quejìo 
corpo  nuovaoffervata  .  tjj.  e  feg. 
Pori ,  oforillini  nuovo fcoperti  nel 
corpo  glandolofo.  135. 

Corpo elan dui ofo  di  mirabile  ftruttu- 
ga  [coperto .  136.  137. 

Corpo glandulofo  della  Camozza,  e 
punti  neri.  p.  140.  d'una  Gatta. 
14.1.  d'una  Capra,  ivi. 

Corpo  glandulofo  ha  le  vene  maggiori 
dopo  ufcito  l'uovo  .  142.  tre  di- 
verfe  età  del  detto  corpo  in  una  fo- 
la capra  .  ivi . 

e orfo  glandulofo  de'  Topi.  14?-? 
feg.  Ojfervati  in  varj  tempi .  ivi , 
'/*!?•  Corpo  ghmdulofoneir  Ova- 

'  }ad  unaV ergine .   147. 

Coito  delle  Cerve  ,  e  fuo  tempo ,  t 
Caftità.  152. 

Coniglie  e  loro  generazione  .  if-j.  e 

Corpo  glandulofo ,  detto  Follicolo  dal 
Graaf:  quando  ,  e  come  ojferva- 
to.  158.  e  feg.  quando  r  impiccio- 
lifca  .161.  corrifponde  nella  quan- 
tità nelle  Ovaje  alla  quantità  de' 
feti.  162.  enervato,  e  defcritto 
in  una  Vacca  gravida  dal  Signor 
Verneas .  163.  è  un  corpo  fpon- 
giofo  ■  164.  d'onde  nafca  .  185. 
efperienze  con  aria  intrufa  nel  det- 
to corpo.  i6j-  ì6j.  Foro  nel  det- 
to corpo.  i<5-  167.  Uno yche avea 
contenuto  il  feto  .  I7I.  un  altro 
corpo  glandulofo  defcritto  dal  Ver- 
chyen.  ijr.  fA-'74;    ^ 

Corpo  glandulofo  quando  fi  generi . 

I«2. 

Corpi  gialli  perchè  nonfempre ,  come 
gli  ha  de  fatti  il  Malpighi.   I9«». 

Corpo  glandulofo  .  0  materia  gialla 
non  jì  genera  dopo  la  fecondazio- 
ne.   ì^%-  veduto  ai'anti .  207. 

Coft  certe  ftabil ite  nella  materia  del- 

'    la  generazione .  a  .  1  ■  e  feg. 

Corpo  degli  animai:  mirabde  nella 


Delle  cofe  più  notab///; 


47? . 


;erp 
fuc 


uaienerazione  ne 'ìpttòfpiegarfi^ 


fé  nonpojlo  il  Siflema  degli  fvilup- 
pi.  248. 

Coito  all'ufo  delle  beflie ,  fé  ferve  al- 
la fecondazione  .  361. 

Connejfwie ,  0  Catena  di  tutte  le  CO' 
fé  create,  j^ii.fuadiffrcultà.^z^. 
436. 

Conti  Abbate  Antonio  N.  V.  lodato  • 
42  r. 

Coralli,  e  Coralloidi  quali  i  e  quan- 
te.  42  j.  e  feg. 

Croftacei  ,  che  non  fi  muovono  detti 
Ermafroditi,  quali.  42?. 

C rif alide .  V.  Aurelia . 

Critico,  e  fuo  uffizio.  189. 

Creazione  di  tutto  in  un  colpo  per  fen- 
tenzadiS.Agoftino.  115.  e  feg. 

Cura  delle  fteriti,  V.  Rimedj  della 
fterilità . 


DAlempazio  illuflratore  de' ver' 
mifpermatici.  P.4..6.  unver- 

tnc  fpogliojjl ,  e  apparì  un  feto.  p.  7. 

impugnato.  €6.  e  feg. 
De  frizioni  d'alcuni  fimili  a  certe  pro- 
spettive. 297. 
Difcordia  del  Malgravio  col  Levve- 

noeckio  intorno   alla  generazione 

de' feti  da' vermicelli  fpermatici. 

A'4- 
Dio  può  creare  un  Mondo  in  un  grana 

d'Arena,  sj.  può  creare  uomini 

più  grandi.  56. 
Divifibilità  in  infinito .  219. 
Dijficultà  tutte  fi  [piegano  pofte  le 

dottrine  degli  [viluppi .  248. 
Donna  quanto  tempo  poJ[a  portart 

neir  utero.  99. 
Dodi  Medico  lodato  .  4S4. 


EMbrionì  [otto  fembìanza  di  ver- 
mi, p.  12. 
Embrione fcmpre  nelf  uovofeconda- 

to.  194. 
Ermafroditi  croftacei  quali .  428. 
Ooo    »  Ef- 


47  <?  Tavola 

Efperienxe  vogliono  doJcCÌ  volte  re-     _fta?!fiòneir ùvaje nafcofli .  ivi. 
plicateperiftabilheunacofa.ìZZ.      ~ 

Efperienze  fono  come  rivelazioni  na- 
turali. 245. 

Eva  ebbe  tutto  il  genere  umano  ndC 
Ovaja.  2iy.  efeg. 


FAJchiojfervatore  de'  vermi  fper- 
ìnatici  ■  p-  S. 
Pantani  lodato ,  e  fue  ojfervazioni  in- 
torno- C  Ovaja  .^  ed  Uova  .  17J.  e 

Fabbrica  mirabile  de' corpi  nella  loro 
generazione  non  può  fpiegarjì  fé 
non  co! fìflema  degli  fviluppi  .24?. 

Favole  f coperte  dal  Sìjlema  dclC  Au- 
tore .  252. 

Feto  umano  fviluppatofì  da  un  verme 
fpermatico  ■  p.  7. 

Feti  involti  fatto  fembianza  di  ver- 
mi, p.iz.  efeg. 

Feti  molti ,  e  perchè .  p.'i$-  perde 
ora.  mafchi  ,  ora  femmine  .  38. 
quanti  in  un  parto  .  40. 

Feto  neir  uovo  prima  della  feconda- 
zione ,  grande  Argomento  contra 
il  Sifìema  de  '  verm  icelli .  82. 

Feti  fedeci  in  una  Scrofa  .119.  altri 
ivi,  efeg. 

Feti  de'  Topi  non  mai  trovati  gravi- 
di .  p.  143-  Equivoco  d' oììde  na- 
to- 145.  Feto  non  s' offe r va  nelV 
utero ,  fé  non  dopo  alcuni  giorni  ■ 
J54.  quando  ,  e  come  vada  ere- 
fcendo  ,  ivi  ■,  e  feg.  vedi  Uovo  . 
pii^nopunto  falientc  quando  appa- 
vifca  .  155.  quando  appaja  per- 
fetto. 156. 

Feto  quando- apparifca .  ì6i.  ojfer- 
vaio  neir  uovo  nell'Ovaja  dal  Lat- 
te .  1^9. 

Feto  apparente  non  vero  veduto  dal 
Lift  re  .  204.  Feto  come  prima  ft 
mova ,  e  fi  fviluppi  ,213.  come  ci 
voli  ilfangue .  ivi .  come  efca  d.d 
Calice  .  ivi .  come  difenda ,  e  cre- 
fca  neir  utfro  ■  a  14-   Ffti   tutti 


Fermentazione  nonpuòfervire  alla 
generazione  prima.  226.  efeg. 

Feto  uno,  0  più  come  nafcano  .  24S. 

Feti  quando  pojfano  naturalmenta 
nafcere  .249.  nelle  Trombe  .^  co' 
me  nafcano.  2;  6. 

Feto  tubale  tumido ,  e  putrefatto  ca- 
vato da  un  tumore  fatto  il  Bellico. 
2J-7.  Altri  feti  tubali ,  e  come  l'uo- 
vo refii  nella  tromba  ;  257.  efeg. 
come  refiino  nella  tromba .  259. 

Feti  trovati  nell'  Ovaia  .  2^0.  tro- 
vati dentro  /'  Addomine  .  ivi .  e 
feg.  come  le  Uova  c.idana  nell' Ad- 
domi ne  ,  e  colà  s' attacchino .  iSl. 
altro  feto  fra  l'Ovaja,  e  le  trom" 
be  .  ivi  . 

Feti  infentenza  dello  Sbaraglia  do- 
vrebbono  nafcere  molti ,  fé  f offe  vi- 
rala fentenz^  delle  Uova .  300.  J/ 
rifponde  ali  Argomento  .ivi. 

Fecondazione  delle  Uova difputa tra 
moderni  ferve  d' Argomento  allo 
Sbaraglia  .  ICS-  fi  rifponde  .  J06. 
e  feg.  come  fegua  negli  uteri  bi- 
co-rni.  307. 

Feto  delli  O-vìpari  perchè  fi  nutr'tfca 
nell'uovo,  e  de  vivipari  nell'utC' 
ro.  31J.  efeg. 

Feti  mafchi ,  e  femmine  perchè  da 
diverfiPadri .   324.  efeg. 

Feconde,  comeficonofcano.  357. 

Finzioni  del  Levvenoeckio  ■ 

FU  afa  fi  moderni  ,  e  loro  errore  ne' 
Sifiemi .  97. 

Filofofiveri ,  perchè  rari .  3 1  f- 

Figliuoli,  dot  a  la  f emenda  delle  Uo- 
t>a,  nonfarebbonofimilia'Tadri. 
^zx.  fi  rifponde  .  325. 

Figurato  è  tutta  in  queflo  Mondo-^z^ 

Follicoli  ,  0  materia  ,  0  corpo  giallo 
quando ,  e  come  ojfervati  nell'  Ova- 
je  dalGraaf.  i  j8.  efeg. 

Fontanelle  dubita  delle  ojfervaziont 
del Littre .  200.  efeg. 

Frutti ,  perchè  in  tanta  quantità  da 
Diopojii.   7j, 

64» 


Delle  cofe  p 


G  girelli ,  Cavitlìcr  Pio  Nkcola 
lodato.  />.  1.328.  efeg. 

Gardenia  illuftratore  de  vermi fpet' 
malici .  /"■  4- 

Gal/o  d' India ,  vermi  nel  fuo  feme  ■ 
PS. 

Callo ,  e  come  ^veggano  i  Vermi  nel 
fuo  feme .  p.  16.  non  trovati.  87- 

Gatta ,  e  fila  Ovaia .   1 4 1 . 

Garofoli  yìbbate  Biagio  lodato  ■  39  J. 

Gafligo  degV  ignoranti .  315. 

Generazione  dell'uomo  da  Vermi  fper- 
matici  conforme  il  Levvenoeckio  , 
ed  altri  .  pag.  II.  e  feg.  conforme 
il  Signor  Andry  .  p.  16.  17.  Con- 
forme il  noflro  Autore  in  favore 
degli  AvverfarJ .  p.iS. 

Gemelli  ,  come  accadano  nel  SiJIema 
de'  Vermicelli  ■  p'^i. 

Generazione ,  e  fuo  artifizio  tutto  nel 
{alice  della  materia  gialla  .  184. 
conte  fi  faccia  conforme  l' Arveo  . 
JJ3.  nulla  fi  genera  immediata- 
mente nell'utero  ■  ivi.  quando ap- 
parifcailfeto.  154  efeg. 

Generazione  ,  e  ferie  d' ojfervazionì 
nelle  Coniglie  ■  1  5  7.  f  feg.  dove 
veramente  fifaccia .    181. 

Gengive  piene  fra' denti  di  Vermi- 
celli- 79- 

Generazione pr'ima infenfibile ,  cdof- 
curijfima.  11  y.  comepoffa  feguire 
la  Generazione,  e  utilità  del  Pro- 
blema, 2z6.  Non  può  feguire  dal 
moto  della  fermentazione .  106.  f 
feg.  Non  può  venire  dalla  forza 
plafiica ,  e  armonica  .131.  Gene- 
razione infenfibile,  come fegua per 
ifviluppo  .145.  Modo  della  Gene- 
razione femplice ,  e  naturale .  i^j. 
Poflo  quefto  Sifiema  tutti  i  fenome- 
ni fi  fpiegano  .288. 

Generazione  di  tutti  gli  animali  co» 
quaP  ordine  fegua .  318.  efeg. 

Geofroy difenfore  de  Vermi  fptrma- 
tici.p-l. 


ili  notabili.  477 

Gimma  lodato.  T4J.  f  altrove. 

Gio:  Forti  troppocredulo  in  certi  ri' 
medi .  397. 

Glandule  due  alla  porta  della  Natura 
de'  Topi  gementi  materia  mucel' 
lagginofa  .  145.  Vefcicolari  nella 
bocca  dell' utero .  149. 

Gradi,  pe' quali  tutti  i  viventi  p.if- 
fano  prima  dì  perfezìonarfi .  pag. 
1 9 .  efeg. 

Grande ,  e  pìccolo  non  fi  dà.,  fé  no» 
ref pativo,  jy. 

Gravidanze favolofe  di  mejt,  e  di  an- 
ni. 99. 

Gravida  dì  Parigi  infogno  ridevofe . 
P  99- 

Graaf,  e  fue  ojfervazìoni  nelle  Coni- 
glie fecondate  ,  in  dìverfi  tempi 
aperte  .  pi  57-  efeg. 

Graaf.  ojfervò  meglio  dclt  Arveo  . 
195.  s' ingannò  anch'  effo prenden- 
do levefcichettepcruova .  ix>i.  al- 
tro inganno  del  Graaf  .  198. 

Grano  contiene  tutta  la  pianta,  zfj. 

Gravide,  come  reftino  alcune  fenza 
introduzione  dell' arnefe .  25 1.  co- 
me fenza corromperfi.  253.  Jncbe 
confifta l'operazione  da  un  canto  ^  e 
dall'altro.  254. 

Gravidazìonifalfe.  409. 

H 

HArtfoeker creduto  primo fcoprì- 
tore  de'  Vermi  fpermatici  .  p. 
3.  fua opinione  .  p.  12. 
Homberg  illuftratore  de'  Vermi  fpet' 
matici .  p.  4.  ep.  7. 


ITiafide .  p.\\%. 
Idropica  ,  e  fue  Ovaje  fmunte  . 
148. 
Iddio  può  creare  ìnpochijfima  mate 

ria  tutti  gli  animali .  245. 
Idropifia  dell' utero  diverfa.  344- 
ignoranti  alcuni  nel  leggere  femprt 
fono  gli  ftcjfi.  104. 

IfW- 


47  S  Tavola 

Immaginazhfie  quanto  peffa  in  noi.  Lancìfi^  e  fua  Lettera  ai  Muleban- 
cher  intorno  a  una  mola  trovata 
in  un  Ovaja ,  alle  vescichette  dell' 
utero  ,  0  mola  vescicolare  ,  tà  a 
Vermicelli  delfeme  .  p.  409-. 

Levvenoeckio  creduto  primo  [coprito- 
re de'  Fermi  [permutici  ./>.?.  OJfer- 
Vazioni  microfcopiche  del  detto  in  - 
torno  imedejimi.  ^  4.  efeg.  fono 
tanti  feti .  p.xz.  impugnato.  7J. 

Leibniziodifendttore  dclSiJlema  de' 
Verini  fpermatici  .  p.  7.  i^.  fua 
opinione  intorno  la  Creazione  del/e 
Anime.  120.  pregò  l'Autore  a 
fcrivere  dell'  animi  ■  rzi.  Errori 
del Leibnizio  ■  ivi,  efeg. 

Leggi  uniformi  nella  natura-  p.  19. 
n^g-  P^^g-  *^-  '[eg. 

Levvenoeckio ,  e  fueoffervazioninel 
grano  di  Secala ,  e  di  Orzo .  117. 

Leggi  diverje  in  tutte  le  fpezie  degli 
animali .  2  J  6 . 

Lezione  Accademica  del  noflro  Auto- 


60. 

Immaginazione  non  fi  fa  negli  organi . 
2?4. 

Infetti  ,  e  fludio  loro  quanto  utile . 
p.2. 

Infetti  volanti  primo  abbozzo  della 
Generazione .  p.i9.  quanto  nobi- 
li, p.  22. 

Invìdioji  deir  onor  de'  Moderni  tutto 
donano  malamente  agli   Antichi . 

lOJ. 

Infetti  non  nafcono  dalla  putredine 
conforme  S.Agoftino.  219.  efeg. 
loro  occhi.  241. 

Inviluppi  di  tutte  le  piante ,  e  di  tut- 
ti gli  animali.  222.  e  ^eg.  224. 

Incognito  non  dà,  sin  l'incognito  . 
233- 

Inviluppi  vijtbili  moflrano  gf  invi- 
luppi invifibili .  2^9.  in  quefloSi- 
fìma  ipiù  occulti  fenomeni  Jìfpie- 
gano  .  ivi .  e  fcg-  Vedi  Sviluppi . 
Inviluppi  degli  ammali  come  p af- 
fano fpiegarfi,  e  rapprefentarfì  al- 
r  immaginazione .  241.  efeg. 

Infetti ,  e  loro  incredibile  quantità , 
e  varietà.  4^0.  efeg.  loroaftuzie, 
t  uniformità  con  molti  attintali  . 
4J1.  fanno  ,  come  un  Mondo  da 
fé.  432. 

Ippocrate  lodato  da  tutti ,  e  feguìtato 
dapochi.  365. 

IJierici  affetti ,  perchè  dalle  befiie  non  Littre  impugnato  per  molti  abbaglia- 
patiti  .209.  come  fi  dieno  nelle  menti  fatti  neW  Ovaja  ,  e  nellt 
Donne.  254.  fuppofte uova .  201. 

Ijìoria  naturale ,  e  Anatomia  minuta    Lombriciterreftri ,  e  loro  coito  curi»" 
necejfaria per l'avvanzamento del-       _/<>.  4J0. 
h  Medicina. ^o^. efeg. aneor con-    Lujfu ria  come  eccitata  da  rimedj ,  t 


re  intorno  all'  ordine  della progref- 
fìone ,  e  della  connejjìone ,  che  iran- 
no infìeme  tutte  le  cofe  create .  42  r . 

Legame,  e  connelfione  di  tutte  le  cofe 
create.  4jtf- 

Lifier  ammette  i  Vermi  fpermatici. 
Pi- 

Linfa  ufcente  dacorpiglandulofi  fo- 
rati naturalmente  di  una  Cagna . 
32-  efeg- 


fu  fa.  42  j. 


LAncifi  ammette 
tici.p.-j.S. 
Lacerti  carnofi  dell'  Ova 

donna.  14S. 
I.amy   Franceft   impugna  le  uova 
z6i. 


Vermi  fperma- 
di  una 


da  cibi  nelSiftema  de'  Vermicelli 
44. 
Lujfuria  ,  come  s' ecciti  da  rimedi, 
252.  perchè  uno  più  lu^fuTiofo  dell' 
altro.  2J3. 


Delle  cofc  più  notabili .  47P 

Minerali  t  e  mezzi  minerali .  415. 
M  Morgagni  ammette  per  relazione  ,/ì- 

eura  i  Vermi  fpermatici .  />•  9-  /«e 
'ervazioni  mt'.eOvaje-  p-  176. 


MAdre.>  efuouffzio .  p.it. 
Mafchj ,  e  femmine  perchè  na^ 
fcano  ■   ii- perchè  eia  una  mafc/jiy 
e  dair  altra  femmine .  ^.  39 . 

Materia,  per  piccola  chefia  non  può 
limitare  nel  crearvi  infiniti  corpi- 
celli  l Onnipotenza  di  Dio.  p.  55. 

Malpighi ,  e  fue  ojj'eriazioni  intorno 
le  Uova  y  eiOvaja.  108. 

Materia  gialla  dell'  Ovaje  .  Vedi 
Corpo glandulofo . 

Mafchipiùfpejfonelfiniftro,  che  nel 
deftro Corno  dell'utero-  Ij6. 

Matrice  ,  come  afforba  l'uovo.  19Z. 
211. 

Materia  divifibile  all'  infinito  .  241. 

Maniera  di  medicar   dell'  Autore  . 

Mandragora  non  è  rimedio  allafteri- 
lità.  ;9y. 

Mali  delle  donne  per  curargli  bene . 
405. 

Maggi  Medico  lodato.  4S4. 

Metodo  per  arrivare  alle  lognìzioni 
più  difficili,  p.z. 

Merla y  oMcr.'uccio,  e  vermi  delfino 
feme.  p- 16. 

Metamorfofi  di  Verme  in  Uomo  non 
darfi.  pf^. 

Metallici  alberi  apparenti ,  ma  non 
reali.  229. 

Medici  dotti ,  e  difcreti  quali .  3  J  i . 

Meftrui  uficentì  per  le  morroidi ,  e  co 
non  ofiantc  ingravidamento  d' una 
Vedova.  340. 

Medico  quando  debba  farla  da  Poli- 
tico, e  quando  da  Medico.  402. 

Medicina  perchè  finora  poco  avvan- 
zata  .  401.  e  feg.  quali  fieno  le 
firade  per  avvanzarla.  ivi. 

Microfcopj  non  tutti  fanno  adoprarli . 
48.  '"autele  in  adoprarli.  pagin. 
87. 

Mifteri fiacri  nonifipiegano  le  natura- 
li cofii.  517.  lìi. 


«9  y.  Befcrizio.'ie  d'  un  Mofitro  a 
lu!mand:tta,  e  fina  Lettera .  447. 
e  feg. 

Moltiplica à  de' feti  perchìfegtia.  p. 
39.  qu^rnti  ne  pofi'a partorire  una 
femmina,  ivi,  e  feg.  quaììto  facil- 
mente fi  fipieghi  pofioilSifiema  de' 
Vermicelli .  p-  40. 

Moftri,  come  bene  fi fpieghino  ne!  Si- 
fi  ema  de'  Vermicelli ,  />•  41  •  e  feg. 
Perchè  altri  moftri  non  generino. 

Moderni  fludìano  con  più  certezza 
degli  uintichi .  /».  114. 

Morfic atura  delle  Vipere  non  ha  foc- 
corfo  né  dalla  Pietra  Cobra  deCa- 
bellos,  né  dalla  Melifa .  141. 

Moto perift alt ìco  nella  matrice ,  e  neU 
leTrombe .  211.212. 

Moti ,  quali  non  fervano  allaprimrt 
generazione  .  206.  loro  cìrcofian- 
ze.  2JJ- 

Moti  diretti  della  materia  .  p.  2  J4. 
condizioni  che  devono  av  eri ,  do- 
vendo ejjere  fcmplicì ,  e  ccfianti . 
ivi.  Difficultà  nelle  Leggi  de' mo- 
ti. z^S. 

Moftri,  come  feguano.  240.249. 

Moto  può  dividere  la  materia  all'  in- 
finito. 24  ?• 

Mole ,  come  feguano ,  quali  le  vere , 
quali  le  falfe .  2yy.  Sonofalfi poli- 
pi.  ivi.  una  trovata  nelPOvaja 
finiftra.  z6i. 

Mole.,  fé  nafcano  nelle  Galline .  320. 

Moftio  dcfcritto  dal  Mulebancher  . 
408.412. 

Mola  ojfeo-ca  rnea  in  un  '  0  vaja .  406. 
409.  e  feg. 

Mola  vefcicolare  .  410.  Mole  vere 
qual, fieno.  411. 

Moflro  bicorpo.eo  di  Pifa  defcritte 
^it^.  fua  Cagione.  416.  altre  rl- 
fejfioni  fiopta  il  detto.  419    420. 

Mondi  tutto  da  viventi  abitato  •  4J7. 
Mo- 


480 


Tavola 


Moflro  bicorporeó  di  Milano ,  e  fua 
ìdefcrizione  mandata  alnojìro  au- 
tore dal  Sig.  Doélor  Carlo  Mazzu- 
chilli .  440. 

Moftro  bicorporeó  defcritto  dal  Sig. 
Trombelli  .  449.  altro  moflro  bi- 
corporeó nato  in  Fiorano  nel  Pie- 
monte. 4J?.  Altro  pur  bicorporeó 
tagliato  in  Pif-i  da/ Sig.  Zambccca- 
ri.  p-'^S^-  Altro  moflro  bicorpo- 
reodi  un  Gatto  .  456.  457. 

Mola  membranofa  vefcicolare  ,  e  I- 
dropifla  dell'  utero  in  una  Cagna . 
457.  Riflejfioni  delf  Autore  .  460. 
Mola  in  una  Donna  fettuagenaria . 
4€j. 

Moftro  fenza  capo ,  fenza  cuore ,  fen- 
za polmoni,  &c.  466. 

Mulgravio  difenditore  de"  Vermi 
spermatici .  p.  14. 

Mutazione  niuna  d  infetti  può  ac- 
cordarfi  con  quella  del  Verme  fper- 
ìnatico.  p.-jx. 

Mule  perchè  non  fi  fecondino .  J12. 


efeg. 
hdebancher  fu. 


Midebancher  fua  Lettera  al  Lancifi 
intorno  a  una  Mola  trovata  nell' 
Ovaja,  e  a  un  moflro-  406. 


N 


NAfcimento  daW  uovo  flabitito 
dal noflro  Autore .  lij. 

Necejfaà  di  attendere  a  una  cofa  fola 
chi  vuol  fondatamente  impararla 
per  la  brevità  della  vita.  1 1  j . 

Netopon  co/ir jfj  .  ^^5. 

Nigrifoli  Francefco  Conte  lodato  ■ 
46?. 

Nigrifoli  Francefco  Maria  Publice 
Piofeffore  di  Medicina  &c.  loda- 
to, e  fue  offervazioni  nelf  Ovaje . 

17/457- 
Ninfa  ìio'  divengono  mai  i  Vermi 

fperm. Itici,  ne  flfvi.'uppano  .  65. 

Vedi  anche     u  ■  dia . 
NucLo  l-'gò!  ute.o  d  i'>i.t  Cagna  per 

prova  dilli  uova.  pi]). 


OBblezìoni  centra  il  Siflema  de' 
Vermicelli  da  loro  Protettori 
fciolte .  p.^y.  di  nuovo  dal  noftro 
Autore  impugnate  ■  />  9  J  • 

Obbiezioni  cantra  il  Siflema  delle  uo- 
va fi  fciolgono.  263.  efeg. 

Occhio  fé  inganni  nel  credere  di  vede- 
re i  Vermicelli .  47. 

Omento  pingue ,  ofcirrofo  fé  cagione 
della flerilità  .  ?34.  362. 

Ordini  digradi  diverfi dellagenera- 
zione.  p.i<).  efeg. 

Oflriche,  e  loro  Vermicelli  Spermati- 
ci .  p.  6. 

Ojfervazioni  quanto  difficili,  e  come 
dobbiamo  regolarfi  .  i  j  i . 

Ordine  dell'  Àrveo  nell'  ojjervare  . 
ivi. 

Ovaja  delle  femmine  vivipere  def- 
critti.  jos-  e  feg.  come  efcano  le 
uova  .  106.  dcfcritta  dal  Malpi- 
ghi  ,  e  fua  eflerna  membrana  • 
109. 

Ovaja  delle  Scrofe ,  Vacche ,  e  Peco- 
re deferine  dall'  Autore .  i-jl.  O- 
vaje  delle  Scrofe pajono  differenti 
dair  altre.  114.  loro  defcrizione, 
ivi  ,  e  feg.  Ovaja  d'  una  Scrofa 
gioitane  defcritta  .  115.  d'  una 
Vecchia,  e  di  una  gravida .  119. 
d'  una  Porchetta  di  pochi  Me  fi  . 
p.izi.  di  una  Vacca.  121.  e  feg. 
Altre  Ovaje  di  Vacca ,  e  loro  de- 
fcrizione  .  122.  Ov.rja  delle  Pe- 
core defcritta  .  p.  I2j.  e  feg. 

Ovaja  di  una  Cavai/a  defcritta daW 
Autore  .  izj.  Sono  molto  differen- 
ti dall'  altre  ■  iZ'i  .  di  un  Afina  . 
izZ.  Cotta  .130.  diverfità  da  quel- 
la delle  Cavalle  .  ivi  .  Ovaja  di 
una  Cagna  .  130.  e  feg.  fuo  Ca- 
puccio  ,  e  defcfizione  .  131.  era 
fecond.ita  ,  e  fi  ili  ante  linfa .  ivi . 
efeg  Defcizione  dell' Ovaje  di 
Capre  fecondata  ,  (?  non  feconda- 
t(.  111.  efeg. 

OVO' 


Delle  cofe 

Ov.ye  di  iin.t  Volpe  Jìmile  affatto 
a  quelle  delle  Cagne  .  159. 

Ovaja d'una Rupicapra ,  0 Camozza 
defcTitta  ■  1 40.  d'  una  Gatta  ,  e 
di  una  Capra.  141.  de' Topi.  p. 
141.  e  feg.  d'  una  Donn.t  Jìerile 
viziata  .  146.  d'una  Giovine  Ti- 
fica. 147.  erano  le  fue  Ovaje  fa- 
Kijfime  ■  ivi . 

Ovaja  viziofa  in  un.i  Donna  ,  c/je 
confìfteva  in  una  fola  morbofa  ve- 
fcica  .  148.  altra  di  una  Tifica 
gallica .  ivi. 

Ovaje  di  unaveccffia .  ìso.fua  tu- 
nica moUt  dura  .  ivi  . 

Ovaje  delle  Cerve ,  e  Baine  ,  &c. 
dette  Tefiicoli  dall'  .^rveo ,  e  loro 
ufo  .  151.  ne'  feti  più  grandi  a 
proporzione ,  che  nelle  adulte  .156. 
ojfervatc  div^rfatnente  dal  Pejero 
contrai'  y^rveo. 

Ovidutto .  Vedi  Tromba  Falloppia- 
ni.t . 

Ovaje  variano  di  grandezza  confer- 
me l'età.  162.  vizjofc ■  ivi. 

Opajc  d' una  Vacca  gravida  offeria- 
te dal  Signor  Verney  ■  ifij.  efeg. 

luogo  per  cut  crafordtn  1' um,o  . 
ivi .  yiria  intrufa  penetra  per  tut- 
te .  165.  fue  membrane  mufcu- 
lofe  .  168.  diverfiSit  in  quefte  . 
ivi. 
Ovaja  di  una  Donna  viziata  deferi- 
ta dal  Littre  con  uova  .  p.  iSj. 
femprefquarciata  dall'uovo.,  quan- 
do cfce  .  169.  conferva  un  feto  . 
1S9.  altra  cffcrvata  dal  Signor 
F anioni  ■  \jé.  d.illo  Sbaraglia 
j  77.  e  feg.  altre  offervazioni  del 
Signor  Morgagni  d' Oi>aje  viziate 
nelle  Do.!nc  .  176.  cffcrvate  dal 
Signor  Nigiifoli.  176.  Morbofe. 

'7.7-  ffes- 

Ovaja  di  una  Donna  gravida .  1  77. 
Vafi particolari .,  vefcieljctle  .,  cor- 
po giallo  .  178.  perchè  l'Ovije 
delle  Donne  fieno  più  viziate  di 
quelle  de' bruti .  zcj. 

Ovaja  d'una  contenne  tutto  il  ^cne- 


più  notabili.  481 

re  umano,  nj    efeg.  Ovaje  moT' 
bofe .  171. 

Ovaja  degli  uccelli  molto  difftmileda 
quelìade' X'iZ'ipari .  265.  z€€.  ne 
vivipari  non  mai  offervata  forata 
dallo  .sbaraglia  .  i66.  pericoli  , 
chefeguirebbono  fé  venijfe  dal  uo- 
vo fquarciata.  267. 

Ovaja  de'  vivipari  come.,  e  quando 
fia  fimile  a  quella  degli  Ovipari . 
275.  275.  d' onde  nafca  ladiver- 
fità.  274.  differenza  della  OvaJK 
delle  Vacche  vecchie  dalle  giova- 
ni.  27J.  perchè  non  trovata  mal 
foratadallo  Sbaraglia.  277.  per- 
chè non  VI  rcfti  la  cicatrice  . 
276. 

Ov.ya  delle  Rane  involta  unc^effa 
in  una  membrana.  288. 

Ovidutto.,  come  s' accojli  anche  nel- 
le Rane  ,  e  negli  uccelli  all'  Ova- 
ja. 288.  Vedi  Trombe  uterine. 

Ovaja  delle  Galline^  e  delle  Donne 
in  che  differenti ,  e  come  fi  fecon- 
dino cantra  lo  i>  baraglia  .  39 1 .  e 
feg.  Ovaje  due  ne  vivipare  fu- 
perflue,  fé foffero  Ovaje,  confor- 
me il  detto  .  joj.  /  rifponde  . 
304.  malamente  confiderate  in  due 
tfmpi  dal  Signor  Sbaraglia.  304. 
e  feg.  perchè  Iddio  abbia  volute 
due  Ovaje.  305. 

Ovaja  con  una  mola  offca .  407. 

Ovaja  viziata,  e  ad  una  mofìruofif 
grandezza  crefciuta .  464. 


PAr agone  del  feto  ,  e  del  grana 
confegnato  alla  Terra  .  p.  18. 
del  nafcere ,  e  crefcere  de  Venni 
Con  quello  dell'  uomo .  p.  21.  efeg. 
co't  quello  delle  piante  .  pag.  23. 

"Paragone  della  n.tfcUa  di  una  pian- 
ta con  l'uomo,  p.^j-  di  una  Ra- 
na con  l'uomo  ■  p.iZ.  della  Mofctt 
delle  Galle  con  l'uomo  .  pag.  30. 
della  Vipera  con  l'uomo  .  p-  Ji. 
Ppp  del 


4Sj  Tav 

</t'/  poli»  con  futmo  .  p.  ?  ? .  de! 
Jiombice  ,  0  Baco  da  feta  con  Fuo- 
mo  .  pag.  35.  della  Formica  con 
rtiomc .  p'iT- 
Partì  di  IO.  12.  t  più  me  fi  ^  come 
f eguano  nel  fiftema  de'  Vermicelli. 

"Papille  dell'  utero  quali  fodero.,  ed  a 
qual  fine  ■  tj6- 

Parto  afciutto  d'una  Dama^  e  pre- 
videnza della  Natura .   338. 

Papavero  un  fola  capo  quanti  foni 
contegna.  15. 

Parti  doppie  ne'  corpi ,  come  fegua- 
no.  2 so.  fé  manchino,  ivi. 

Pejero  ojfervò  diverfamente  i  tefii- 
coli  delle  Baine  dall'  Arveo.  pag. 

Pecore  offervate  dal  Ferney-  i8j. 
Pcnic'dli  cofa fieno.  165. 

Pejfari  alle  Donne  ■  z  76.  fé  alle  Ver- 
gini. 277. 

Pefci,  e  loro  connejfsone  con  gl'altri 
animali  .  453.  Pefci  uomini  ,  e 
Donne,  fi  danno  nel  Mare  ■  pag. 
in- 
nante tutte  create  in  un  colpo .  p. 
I?- 

Piante  come  fi  fecondino  .  />  »?  ""- 
fcono  dall'  uovo,  ivi ,  e  pag.  24. 
hanno  /'  anima  fenfitiva  conforme 
il  Redi .  />•  14-  fono  in  quefte  tut- 
te le  leggi  univerfali  della  natu- 
ra., ivi.  Il  mododifecondarficon- 
fimile.  p.zs. 

Piantanimali ,  0  Zoofiti .  Vedi  Zoo- 
fiti. 

Picciolezza  de'  Vermicelli  fpermatici 
non  ofta  al  Siftema  della  Genera- 
zione .  54-  Iddio  può  creare  un 
Mondo  in  un  grano  di  Rena.  jy. 
Piccoli ,  come  pojfiamo  chiamarci . 
pag.  56. 

Picciolezza  niuna  deve  [paventarci 

■  neir  abbracciare  quejto  Sifiem/t  . 
56. 

Piante  come  s'alterino  .  €0.  come 
nella  generazione  fimili  all'  uo- 
mo. 


oTa 

Pietre  quali  in  quefio  Mondo.  414. 
figurate.   42  J- 

"Piante  tutte  contenute  nella  prima 
pietra.  21  y.  e  feg.  224. 

Piante  petrofe  del  Mare  .  42  J.  ter" 
refiri,  etoronumcro  .  426. 

Pipiflrello  detto  Av\s,&  non  A  vis , 
e  perchè  ■  43  J- 

Placenta  ,  quando  appitrifca .  155. 

Plafiica ,  e  armonica  forza  impugna^ 
te.  231.  e  feg. 

Porco  fenza  gambe  nato  ,  come  così 
nato  .25. 

Pontedera  lodato.  427. 

Principio  della  Generazione  fenfihile 
^  certamente  lo  f viluppo .  225. 

Principio  della  Generazione  infenfi- 
bile ofcurijftmo .  225. 

Problema  della  Generazione  t  il  più 
intrigato  di  tutti .  246. 

Pratica  Medica,  eProtefla  delP  Au- 
tore.  329. 

Procidenza  dell'  utero  quale  .^  ectme 
una  fia  refiata  gravida.   340. 

Procidenza  dell'  utero  quale  ,  e  quan- 
do fia,  e  fuoi  rimedi  •  2  80.  e  feg. 

ProgreJJione ,  e  connefftone ,  che  han- 
no iijìernc  lutie  le  cofe  create  . 
421. 

Punti  bianchi  nelle  Ovaje  delle  Scro- 
fe.  117.120. 


Quantità  de'  Vermi  fproporzió' 
nata  al  genere  degli  animali . 
52. j6. 

Quadrupedi,  e  loro  unione  con  tut- 
ti gli  altri  viventi  .  435.  alcuni 
fimili  molto  nelle  fattezze  interne  y 
ed  efierne  agli  uomini  -436. 

jQ_uefiti  vari  utili  ,  e  curiofi  nella 
Lettera  d' un  Anonimo  fpettantf 
alla  Generazione .  470. 


Delle  cofc 


R 


Ry1gio>ri ,  eoH  le  quali  pretendo- 
no prevare  ,  che  i  vermicelli 
spermatici  fieno  jiutori  della  Ge- 
nerazione ,  non  eccettuata  quel- 
la de  ir  uomo  ■  p- 1  $. 
Rane ,  fé  nella  nafcita  fieno  fimili  a 
noi .  p.  z6.  e  70.  s'impugna,  ivi . 
feg.  loro fterco  pieno  zeppo  di  ver- 
micelli .  1%.  e  feg.  Hanno  il  feto 


nell'uovo  prima  della  fecondazio- 

■ifcano  le 
ova .  ì%6. 


ne  .  82.  come  partorii 


Regina  come  ingravidata  nel  Bagno 
fui  Siftema  de  Vermicelli .  pagin. 

*^-  r     . 

Rettorica,  ejuoaanno.  97. 

Religiofi  debbono  fiare  lontani  dalle 
jinatomiche  operazioni ,  ne  intri- 
garfi  nelle  Mediche  ^uijlioni  . 
101. 

Redi  prende  le  vefcichette  linfati- 
che per  uova,  p.  106. 

Religiofi  non  devono  intrigarfi  nelle 
cofe  anatomiche  ■   316. 

Reni  fuccenturiati,  come  cagioni  del- 
la ftertlità.  J5  3- 

Rifìejfioni  intorno  tutte  le  fperienze 
fatte  neir  opera  della  Generazio- 
ne. 180. 

Rimedi  della fterilità .  ij6.  difiicul- 
tà  di  curare  le  fterili  .357-  alla 
bocca  dell'  utero  rivoltata ,  0  fior- 
ta  .  358.  e  feg.  Forza  delle  cure 
locali  ■  360.  alla  bocca  dell'  utero 
fola  alquanto  rivoltata.  161.  Cu- 
ra alla  bocca  dell'  utero  totalmente 
oflrutta  .  362.  e  feg.  all'  omento 
pingue  .  ofcirrofo.  ivi.  ad  altre 
cagioni  chiudenti  l'utero  .  365.  <? 
feg.  all'  utero  troppo  umido  ,  e  li- 
fci«  ,  e  sfuggevole  .  367.  e  feg. 
alle  cicatrici  ,  e  calli  dell'  utero  . 
3169.  a  cofpi  eflranei ,  che  fi  tro- 
vano dent/o  l'utero  ,  e  lifiejfione 
pratica  dell'  Autore  ■  3  70.  alle 
ptagììi  dell'utero.  371.  e  feg.  Rt- 


più -notabili.  48? 

fiejfioni.  372.  alla  bocca  dell'  ute- 
ro inafprita,  ocorroft.  373.  Ri- 
ftejfioni .  ivi .  Alla  bocca ,  e  vagi- 
na dell' utero  troppo  aperta-  373. 
e  feg.  allafupprejfione  de' meftrui . 
374.  e  feg.  KifleJT'oni.  i-jS-  Pef- 
fari.  276.  fé  alle  Vergini  fi  deb- 
bano mettere-  277.  cavata  di  fan- 
gue  dal  fola  braccio  .  ivi  .  a  mefi 
non  affatto  fupprefii .  379.  Ecce- 
zione di  un  detto  d' Ippocrate  . 
ivi  .  alla  troppa  copia  de'  Mefi . 
379-  ^  fi£-  "l^"  Procidenza  dell' 
utero,  e  quale,  e  quando  fia.  380. 
e  feg.  a'  Mefi  ufcenti  da  varie  par- 
ti del  corpo  .  389.  Riflejfioni  . 
3  84.  y^lla  bocca  della  vagina  ,  e 
dell'utero  offe  fa.  384.  Dichiara- 
zioni dell'  Autore .  38?.  all'utero 
fcirrofo,  e  all'  Idropifia  uterina  . 
385.  e  feg.  alla  bocca  dell'  utero 
smpanicata ,  e  all'  Idropifia  vefci- 
colare  e  tubale  .  387.  Vrotefle ,  e 
rifeffioni  intorno  la  cura  dell'  I- 
dropifia.  388.  e  feg-  f acuità  con- 
cettrice  ,  alteratrice  ,  &c.  fono 
puri  nomi  .  389.  ^11'  antipatia 
fra  l'Uomo  ,  e  la  Donna  .  390. 
a/I'  utero  contaminato  troppo  cal- 
do ,  0  troppo  freddo  -390.  fteri- 
lità per  cagioni  efterne  ,  come 
aria,  bevande ,  pajjioni  d' animo ^ 
moti  del  capo  .391.  Regola  di  vi- 
vere per  la  fecondità  neceffaria  . 
392.  fterilità  per  i  vizj  organici 
della  Donna  ,  fé  fenza  Ovaja ,  0 
con  la  vagina  dell'  utero  chiufa  . 
392.  per  l' Ovaja  viziata^  perle 
uova  non  ifviluppate  nelle  tarde  ^ 
e  fredde  .  395.  errori  ne'  Prati- 
ci- ivi  .  e  ,94.  Rimedi  falfi per 
la  fterilità  39  j.  e  feg-  filtri., 
che  credono  impedire  la  feconda- 
zione filfi  .  397.  Ojfervazione 
dell'  y^utore  .  ivi  .  Rimedj  alle 
vefcichette  delle  Ovaje  ,  e  degli 
Ovidutti .  398.  prudenza  del  Me- 
dico, e  dell'  infermo  quale  debba 
tjjci'e  .  398  Rimedj  al  morb^ 
P  p  p    »  Gal- 


484 

Gallico.  ;99-  <?  fuot  gradi,  qua- 
li fieno  .  ivi  Rimedj  a  makficj  , 
fitfcini ,  levature  ridicoli  giudica- 
ti. 599.  a  flati  dell'utero  .  400. 
Rifejjioni  dtir  autore .  ivi.  Fia- 
li fempre  malamente  incolpati  . 
401.  .  vveitimenti  ,  ivi.  Strut- 
tura viziata  delle  offa.,  e  di  altri 
•rganì  neccejfarj  .  401.  e  feg. 


S  Angue  Verminofo  nelle  pefiì  .  p. 
79- 

Sali  dclfeme .  p.  €■  7.  ufo  loro  .  pag. 
89. 

Satirico  qualfia-    189. 

Sacre  carte  non  ifpicgano  le  co[e  na- 
turali. 517.  326. 

Sancofani  yindrea lodato-  457. 

Sbaraglia  combatte  in  un  conto  per 
noi  ,  in  altro  contro  noi  .  208.  e 
feg.  obbiezioni Jue, e rifpofie  .  ivi. 
e  feg. 

Sbaraglia  impugna  la  fentenza  del- 
le uova  .  265.  e  feg.  impugn.t  il 
Svvamerd^mìio.  270. 

Scoiattolo  ,  e  fuoi  Fermi  fperm.tii- 
ci.  p.i  7. 

Scolaftici  ,  e  loro  ridevoli  diflinvo- 
nì  ■  21 6. 

Scerardo  lodato .  427- 

Seme.,  0  fperma  pieno  di  Vermicel- 
li, p.ì,.  e  feg.  non  fempre  co  Ver- 
micelli .  80.  ora  verminofo  ,  ora 
nò.  88.  ufo  loro.  89. 

Seme  di  quali  parti  cofli .  p-  6.  7.  Sa- 
li fuoi  .  ivi .  fé  ci  voli  .91.  come 
fluido  fi  mantenga  flagnando .  ivi . 

Seme  corrotto.,  pe.chè  dannofo  .  46. 
pctrificato.  92- 

Semi  di  frutti ,  perchè  in  t^mt  a  quan- 
tità da  Diopofli .   7  ? . 

Sentenze  nuove  quando  debbano  ab- 
bracciar fi .  108. 

Seme ,  ne  cofa  alcuna  ofCervata  nell' 
utero  dopo  alcuni  giorni  .  155. 
ìifcito  fubito  ,  e  pure  rcftata  gra- 
vida, ifa.  Seme  ììclla  Cavità  de  ir 


Tavola 

utero  offervato  dalVerhejen.  17J, 
t  feg.  neir  utero  delle  Donne .  p. 
I7J- 

Seme,  e  fuoi  effetti.  I9?.  come  pre- 
pari l'utero,  ivi.  come  afcenda ^ 
t  fecondi  luovo.  211.212. 

Semi  delle  piante  fono  uova,  p.zj- 
24.  Comefifecond:»».  2?. 

Semi  de'  femi  ,  e  fentenza  di  Sani" 
Ago/lino  degli  fviluppi  .  218.  f 

Semplicità  delle  idee  vanno  a  pri- 
mi termini  della  Creazione .  pag. 

Seme  umano,  dove  nel' utero  fi  tro- 
vi conforme  il  Padre  Alberto  , 
J15.  s'impugna.   J16. 

Seme  ,  fi  quagli  ,  come  formaggio  , 
quando  fi  forma  l'uomo  .  317.  Sen- 
tenza di  Giob  male  appropriata  . 
ivi .  St  [piega .  ivi . 

Seme  non  viene  a/forbito  dalle  vs>/e 
della  vagina  .    j  3  3 . 

Sifiema  de'  Vermi  fpermatici  pofiù, 
come  tutti  i  Fenomeni  alla  Gene- 
razione fpcttatiti  fi  fpieghino  be- 
ne .  p.  j8. 

Sifie.na  vero  ,  come  fi  conofca  .  ivr, 
^  ificm.t ,  c/je  fpicg/ji  le  cofefalfe  , 
èfalfo.  96.97. 

Sifiema  prima  delle  uova .  lo;'. 

Similitudine  de'  volti ,  e  degli  ^vi 
ne'  feti  com;  feguano  .  240. 

Sifiemi  falfi  fpiegano  le  cofe  falfe  , 
i  X'cri  le  vere .   249.  e  feg. 

Sirene  fi  danno  .  433.  e  feg.  mani, 
e  cofle  delle  medefime  nel  Mufco 
dell'  ^'lutore .  454. 

Spermatici  Vermi ,  Vedi  Ve rtMi  fper- 
matici . 

Spiriti  neceffarj  nella  pugna  di  Ve- 
nere .92. 

Spìrito  fecondatore  volerebbe  nell' 
Addomine .  ^zi.  Ragioni,  perchè 
non  voli.  532. 

Spermatici  vafi.,  fé  mancano,  fefia- 
no  c.igione  della  fierilità .  pagai. 
151- 

Spugne  del  Mare  diverfe .  42  7. 

Sta-- 


Delle  céfe  più  notabili 


5 lato  della  J^uiftione  de  Vermicelli 
fpermiiticiqualjì.i .  6i. 

Stenone  primo  ^copritore  in  Italia  del- 
le uova  delle  femmine  vivipare  . 
lor.  e  [eg. 

Sterilità  d' onde  venga  alle  Donne  • 
15?-  perché  dalla  Paralijìy  e  A- 
poplejìe.  2J4. 

Sterilità  delle  Donne  d'onde  nafca. 

Sterdi  sfortunate  fatto  Medici  igno- 
ranti .  J  ?  I  •  f  feg. 

Sterilità  ptù  nelle  Donne,  eòe  negli 
Uomini.  Jjz.  Cagioni  della fteri- 
lità  tolte  dalppocrate .  jjj.  Boc- 
ca dell'  utero  rivoltata  al  contra- 
rio., 0  qualche  poco  flotta  ^  ochiu- 
fa  ,  0  compre/fa  rende  le  Donne 
Aerili  .  m.  Comprejfa  dall'  0- 
mento,  0  chiù  fa.  5^4.  e  feg. 

Sterilità  dell'  utero  lubrico  .  336. 
dalle  cicatrici,  piaga,  0  apertura 
dell'  utero  .  337.  da'  Me  fi  affatto 
fuppreffi,  0 diminuti,  0  t toppo co- 
pìofi.  X7,(,.  e  feg.  dalla  Procideu- 
za  dell'  utero.  340.  dalla  vagina 
dell'utero  viziofa .  341. 

Stomaco  dell'utero  quale  fa.  341. 

Sterilità  dalla  vagina  dell'  utero  chiu- 
fa  .  342.  dall'  utero  in  varie  ma- 
niere ojfefe  ■  34s-  dall'  Idropifi.t 
dell'utero  di  fpecte  diverfa .  pag. 
344- 

Sterilità  da  altre  cagioni  fotta  nomi 
varj  ,  e  da  Cachefia  ,  vi f ce  ri  of- 
fefi.  ;4J.  da  mancanza  di  nutri- 
mento ,  da  antipatia  ,  da  vizio 
dell'  utero  contratto  ■  346.  dalU 
zirilità  delle  Donne  ,  dalla  loro 
troppa  luffuria  ,  dall'  aria  ,  be- 
vande ,  ozio  ,  cibi  ,  &r.  347.  da 
,  medicamenti  ,  0  patemi  d' animo , 
dal  troppo  moto.  ^,^8.  dall' utero, 
0  fue  parti  ,  che  manchino-  349. 
da  cagioni  ignote  agli  Antichi ,  co- 
me dalla  membrana  eflerna  dell' 
Ovaja  ,  dalle  uova  ,  che  refi  ano, 
e  fi  corrompono  neli  Ovaja .  3  50, 
dalle  uova  non  ifviiuppate ,  dtdle 


48  y 


vefcichette  linfatiche,  ivi.  Dagl'i 
Ovidutti  viziati  In  varie  manie- 
re .  p.  3  5 1  •  f  feg.  Da  altre  parti 
fpettanti  all'  Ovaja  ,  0  fuo  nutri- 
mento ,  m.  Da  Keni  fuccentu- 
riati  viziati.  353. 

Sterilità  da  Lue  Gallica  ,  da  Stre- 
gherie ,  &c.  354.  Altre  cagioni 
ridcvo'.i  della  fterilità .  ivi.  e  feg. 
da  fati  uterini ,  da  occulte  quali- 
tà, 0  xùziata  ftruttura .  3JJ. 

Sterilità  ,  e  fuoi  rimedj .  356.  Vedi 
rimedi  della flerilità . 

Staflen  qual  cofa  fia  .   365. 

Struzzolo  ,  come  detto  ,  befiia  po- 
tiiis,  quàni  avis  ,  e  quale  ,  pag. 
4^5: 

Superfetazioni  ,  come  fi  fpieghino  ■ 
46. 

Sviluppi  ,  come  feguano  .  55.  6^.  e 
feg.  fé  il  nofiro  fia  fimile  a  quello 
delle  Rane .  pag.  70.  s' impugna . 
ivi . 

Svvammerdamio ,  e  fue  ojfervazìonì 
militano  contro  il  Sifiema  de'  Ver- 
micelli fpom.^tici  .  69 . 

Sviluppi  fu  fentenza  di  Sant'  ^gO' 
ftino.  Il  6-  e  feg. 

Sviluppi  è  fentenza  più  probabile 
di  tutte.  2i2-  e  feg.  Nacque que- 
fta  fentenza  prima  in  Italia .  223. 
fi  vede  chiaro  nelle  piante,  e  ne- 
gli Infetti  .  224.  e  feg.  Vedi  In- 
viluppi . 

Sviluppo  d'  ogn  Infetto  è  necejfario 
per  equilibrare  tutte  le  agitazio- 
ni della  Natura.  245.  //  nafcere 
dell'uovo  è  uno  fvilupparfi,  e  co- 
me .  ivi . 

Superfetazioni  ,  come  accadano  ■  p. 
255. 

Superfetazioni  in  fentenza  dello 
Sbaraglia  contra  il  Sifiema  delle 
uova  .  z^-j.  fi  rifponde  alla  diffi- 
cultà .  298.  e  feg. 


Ppp     3 


Te- 


4?^ 


TEmadeir opera,  p.i. 
Tefticoli  femminili  hanno  mu- 
tato nome .,  ed  ufo.   \oS.  deferi- 
ti. 105.  efe^.  Vedi  Ovaia. 
Tefticoli  dell' uomo  affatto  diverfi  da 

que'  della  Donna . 
Teorici-Pratici  quali ,  e  Come  debba- 
no effere.  404.405. 
Tifica  con  le  Ovaje  bellijfime .  pagin. 

Tifica  Gallica  con  le  parti  rergoenofe 
fanale,  e  inun  altraulcerofe .  p. 
149. 

Tifica  vecchia  ,  piena  di  tubercoli 
crudi,  creduta Jfterica.  149. 

Topi,  loro  Ovaje,  Vefciche  ,  feti  , 
non  trovati  gravidi.   1^1.  efeg. 

Tonti  moflra  colla  autorità  di  Sani 
Agofiino  ,  come  Dio  creò  tutto  in 
un  colpo.  116.  e feg. 

Topifeti  fé  refiino  fecondati  .  309. 
fi  nega,  e  fi  rifponde  all' obbiezio- 
ne.  Jio- 

Trotta,  e  vermi  nel  fuo  feme .  p.  5. 

Tromba  Falloppiana ,  e  fuo  moto  pe- 
rlftaltico  offervato.  14J-  tiifpofta 
in  una  Vergine  per  ricevere  l'uo- 
vo.   I4J. 

Trombe  Falloppiane  fopra  le  Ovaje . 
/».  148.  viziofe  inunaTifica  Gal- 
lica ,  ivi .  per  accidens  in  una  I- 
dropica . 

Trombe  Falloppiane  in  una  vecchia 
molto  rift rette  ,  e  piene  d'Idati- 
di  .  p.  150.  quando  s' accoftino  , 
come  conforme  f  ojferv.izioni  del 
Graaf.  156.  e  fcg-  Trombe  Fal- 
loppiane di  una  Donna.  168.  in- 
collate, e  attaccate  viziofamente . 
ivi.  e  169. 

Trombe  uterine  ,  come  abbraccino 
l'Ovaja  .  III.  come  fi  muovano . 
III.  quando  debbano  accoftarfi  . 
276.  e  feg. 

Trombe  uterine,  credute  non  poter  fi 
«ccoftare   al!'  Ovaja ,   e  perchè  . 


Tavola 

i?i.  t  feg.  fi  riCponde  air  obbie- 
zione ,  ivi  .  e  feg.  come  abbiano 
due  moti  ,  che  pajono  contrarj  . 
2?4.  e  feg.  come  difendano  leuf 
va  mll'  Ovidutto,  come  s' accoftì^ 
&c.  tS6.  e  feg.  188.  più  angufte 
del  creduto  uovo  conforme  gli  Av- 
ver  fari  .  i?9  fi  fc  toglie  l' argo- 
mento .  190.  e  feg.  Chi  vuole  ef- 
fere  uova  le  vefcichette  non  può 
fciogliolo.  291.  Errori  dett  Av. 
verfarj ,  perchè  non  conobbero  il 
vero  uovo,  e  come  il noftro  Autor, 
gli  convinca.   191.  e  feg. 

Trombelli ,  fua  lettera ,  e  defcrizJone 
d'un  ntoftro  bicorporeo  .  448.  # 
feg. 

Tubali  feti,  comefeguano.  ij€. 


Vacche ,  e  Pecore  ,  loro  Ovaje  , 
corpi  gialli ,  uova  &c.  ojferva- 
tidalSig.  Verney.  if?. 

Valvola  ,  e  fori  nell'uovo  impugna- 
ta con  tra  CAndry.  S6. 

Vafo  nuovo  nell'  Ovaja  fcoperta  dal- 
lo sbaraglia  .210. 

Vagina  dell'utero  chiufa^  e  fuoi  vi- 
zi.   ?42. 

Val falva  lodato.   35?. 

Vallifneri  Conte  Borfo .  42  r. 

Ubertino  Landi  Marche  fé  lodato,  p. 
4^4. 

Uccelli,  tlorodiverfita,  eunioaecon 
gr  altri  generi  de'  viventi .  434. 

Vermi  fpe amatici,  loro  fcopritori ,  t 
reale  efiftenza.  />.  3.  e  feg. 

Vermicelli fperrruttici  d  innumerabi- 
le quantità  nel  feme  .  p.  j.  e  feg. 

Vermi  fpermatici  nel  feme  de'  C  evet- 
toni ,  della  Locufta,  delle  mofche , 
e  de'  mofche  ri  ni  .  p.  4.  nel  feoie 
del  Gallo ,  dell'  Afelio  y  0  Afiao  , 
dellaTrotta ,  dellt  Conchiglie  .pS 

Vermi  di  due  gineri  nel  feme  dellt 
Oftriche .  p.  6- 

Verme  fpoglìato  apparì  un  fitte  u*"*' 
no.p.j. 

Ver- 


Delle  cofe  più  notabili.'  487 

rermi  fpermatkì  olfervati  dall'  Au-        to  della  ^uiflione  quat  fa  .  ivi  . 


toTfnoftr»  in  un  Coniglio,  par.  9. 
I  o.  ufo  di  quefti  Vermi  conforme 
mei  ti  Autori,  p.ii.  fono  tanti  fe- 
ti fono  fembianza  dì  Verme  .  ivi . 
-  e  feg.  come  fi  fpoglmo ,  e  crefca  il 
feto .  ivi  .  Non  ojfervati  in  certo 
animai t  detto  Mijten  .  p.  i  j.  Al- 
tri Vermicelli  fpermatici  fono  maf' 
chi ,  altri  femmine .  />•  14- 
Verifìmile  inganna  più  del  falfo .  p. 

Vermi  fpermatici  effere  ì  veri  Autori 
della  Generazione  .  p-  15.  ragio' 
ni ,  con  le  quali  pretendone  dimo- 
flrarlo  .  ivi  .  e  feg.  molti  fi  veg- 
gono non  ancora  fviluppati  •  ^.  4- 
p.  17.  come  s' abbraccino  fra  lo- 
ro ,  come  neir  opera  della  Gene- 
razione -PS-  come  entrino  nell' 
uovo.  p.  17-  Tal  figura  perchè  ne- 
eejfaria  .  20.  11.  paragona  della 
loro  vita  con  quella  dell'  uomo  . 
p.ii. 

Vermicelli  fpermatici  dove  non  fono 
non  fegue  generazione  .  />.  1  j.  e 
feg.ep.is. 

Vergini,  come  reflino gravide  fenza 
rottura  del Chiofiro.  42. 

Vermicelli  per  qual  finepojii  nel  fe- 
me  .  45  fé  fieno  nel  fé  me  ,  0  Jia 
illufione  dell'  occhio .  p.  48.  f  feg. 
Rifpofta  .  ivi  .  Quantità  de'  me- 
defimi  impugna  ilSiflema  de' Ver- 
micelli .  yo.  Rifpofla  .ivi.  e  feg. 
fpiegazionednerfa.  51.  Moltitu- 
dine fruii  ranca  .  $1.  Rifpofta  . 
ivi  .  loro  picciolezza  fenza  pro- 
porzione agli  animali  .  5?.  Rif- 
pofta ivi ,  e  feg.  come  un  Vermi- 
cello rinchiuda  un'  Uomo  ■  p.  J5. 
quantità  loro  non  foverchia  .  56. 
perchè  l'Uomo  cafto  fia  più  forte  . 
57.  58.  perchè  dopo  il  coito  li  re- 
fi I  debile .  f 9 .  no»  fi  vede  if ver- 
micello nell  uovo  fecondato ,  e  per- 
chè ■  60.  6x. 

Vermicelli  fpermatici  non  effere  ca- 
gione della  generazione  .  Ì2.J?rf- 


S' ammette  nel  feme  ■  ii'i  .  Cofa 
fieno  quefti  Vermi  ,  fé  Vermi  ,  0 
omacini  inviluppati  .  6j.  Impu- 
gnazione prima  del  noftro  Auto- 
re.  ivi.  Ragioni  del  noftro  Aut't- 
re.  64.  inconvenienti  pofto  quefti 
Siftema  de  Vermicelli.  65.  e  feg. 
Faljità  dell'  ojfervazione  del  Da- 
lempazio  .67.  e  feg.  Altre  ragio- 
ni del  noftro  Autore  .  p.  6S.  e 
feg.  Vermi  nofiri  diverrebbono  di 
perfetti  imperfetti.  6^.  fé  fia  una 
metamoffoji^  0  unofviluppo.  ivi. 
e  feg.  s' impugna  .  ivi .  n:una  mu- 
tazione fi  può  accordare  conlafup- 
pofta  dei  Verme  noftro  .71.  Luo- 
go del  noftro  Verme  nella  Cica- 
trice dell'  uovo ,  e  fue  fpoglie .  S' 
impugna .  71.  altre  obbiezioni  con- 
tro il  Siftema  de'  Vermicelli  ,  />• 
72.  quantità  de'  Vermicelli  ,  che 
•va  perduta  .  -jz.  fi  rifponde  alla 
rifpofta  del  Levvcnoeckio .  p.  7?. 
Finzioni  fue  per  foftenere  il  fuo 
Siftema.  p.  74.  S'impugna,  ivi  . 
e  feg.  dijfordini  nella  natura,  p. 
75.  nuovo  argomento  contro  la 
quantità  de'   Vermi  fpennatici  . 

Vermi  di  numero  maggiore  in  que\ 
che  meno  prolificano .  pag.  7J.  76, 
di  grandezza  f proporzionai  a .  -jé. 
equivoco  del  Levvcnoeckio .  p.  j6. 
altro  forte  argomento  dell'  Autore 
tolto  dagli  umbilicali  vafi .  p.  yj. 

Vermicelli  oltre  il  feme  fi  trovano  in 
molti  liquori.  77.  non  pregiudica- 
no al  loro  ejjere  .78.  nello  fterco 
delle  Rane  innumerabili  .  ivi  .  t 
feg-  nelle  Gengive  .  79.  nel f an- 
gue ,  L.itte ,  iii"c.  ivi .  e  feg.  cava 
un  forte  argomento  da  fuddetti  il 
neft'O  Autore .  p.  80. 

Vermicelli  non  fono  fempre  nel  fe- 
me ■  '?o.  fi  trovano  anche  nella 
linfa  fcminal  delle  femmine  ■  ivi . 

Vermicelli  fperm.itici  non  fi  trovano 
mai neir uovi .  %i. 

Va- 


Tavola 


VtrmkcHi  fpermatici  conte  fi fz'ihip- 
pino  ne  teflicoli .  8  J .  fono  unafpe- 
zle  (f  Infetti  abitatori  del  Seme  , 
manon  fono  feti .  ivi.  e  feg.  come 
Kon  poffino  penetrare  netl'  uovo  . 

Vermi  non  trovati  neìfeme  del  Gal- 
lo cantra  il Sig.  Andr^  87.  Vermi 
era  fono,  ora  non  fono  nel  feme  ■ 
88.  tifo  de'  Fermicellt  nel  feme  . 
S9.  e  feg.  confervano  la  fua  flui- 
dità. 90.  cibo  loro.  91. 

Venere.,  come.,  eperchè  s'ecciti .  90. 

Vermicelli  perchè  non  guafì  ino  la  for- 
za del  feme.  p.  90.  Ragioni  degli 
uivverfarj  ad  una  ad  una  fciolte 
dal nojiro  Autore.,  e  di  nuovo  impu- 
gnate •  9?-  Famiulli  ,  Vecchi  , 
tjffaliti  dal  Gallico  impotenti ,  per- 
chè non  generino  ■  ivi .  non  bafla- 
no  i  Vermi  nel  feme  per  volergli 
Autori  della  Generazione .  84.  non 
pojfono  entrare  ttelf  uovo  contra 
l  A/idry .  ivi . 

Verifìmìle  quanto  dannofo  alla  Filo- 
fofia .  96. 

Vermicelli  vaganti  per  l'utero  per 
molti  mefi  conforme  il  Sig.  Andry 
impugnati,  e  de-riji.  9'j 

Vedove,  che  parto,  ifcono  ne  to.  ri. 
0  più  lytefì  mal difefe  dal  Sig.  An- 
dry. p.^y  g^efeg.^S. 

Vefcicherte  linfatiche  dell'  Ovaia 
prefe  per  uova .  109.  ri  r.  cofa  fie- 
no .  xiz.  e  feg.  Vefcichetre  delle 
Vacche,  Scrofe,  e  Pecore  descritte 
dall'  Autore  .114.  Vefcichette  d' 
nna  Scrofa  giovane  defcrìttt  .  p. 
116.  Efperienza  ne'.l  Ovaja- d' 
una  Scrofa.  107. 

Veleno  delle  Vipere  non  finro  dalla 
pietra  Cobra  de  Cabdo-s  ,  ne  dalla 
meli/fa.  141. 

Vefciche  dell'  Ovaja  d'una  Donn.x 
flerile  piene  di  linfa  corrotta .  p. 
144. 

Vermini  in  un  facchetto  appefo  al 
ventricolo  d'  un  Topo  femtnina  . 
M4- 


Vefcichette  linfatiche  nelT  Ovaia  di 
ttna giovane  beli i,$me .  I49.  inol- 
tre donne  .  ivi ,  e  feg. 

Vefcica  fola  grande  morbofa  in  una 
Ovaja.  148. 

Vefcichette  linfatiche  in  una  fanciul- 
la. 149. 

Vefciche  poche  nelV  Ovaja  di  una 
Vecchia . 

Verità  non  fi poffa  fcoprire .  151. 

Vefcichette  dell'  Ovaja  d'  una  Ca- 
v.illa .  125.  dell'Ovaia  d' un  Afi- 
na con  alcune  particolarità .  129. 
grojfezza  delle  Vefciche  forte  ar- 
gomento ,  che  non  fieno  uova.  130. 
Cagne  .  p.  ijr. 


Vefcichette  delle 
e  \eg- 
Verhejen,  efueefpe 


vertenze  nelle  Vac- 
che,  Conìglie  ,  Pecore,  <ifc.  171. 

Vefc  ichette  dell' Ovaja  defcritte  dal 
Sig.  Fantoni  ,  Sig.  Negri  foli  ,  e 
Sig.  Sbaraglia.  175.  176.  di  na- 
tura glandolofa  .  i-jZ.  non  fono 
uova  .  265.  ufcirc  non  poffono  ■ 
268.  e  feg. 

Vefcichette  linfatiche  nonpoffono  mai 
fiaccarfi.  182.  non  fono  uova  .  p. 
i?3.  loro  ufo,  tvi.  e  feg. 

Vefcichette  nell'  Ovaja  non  fono  uo- 
va. 195.  fi  prova  con  più  ragio^ 
ni.  ivi ,  e  feg. 

Vcrney,  e  fuoi  errori.   199.  206. 

Vefciche prefe  peritava  dalVerney. 
J09.  così  dalSig.  Littre .  p.  200. 
/  impugna .  ivi ,  e  feg. 

Vefcichetta  fcirrofa  creduta  mala- 
mente dalVerney  col  feto  .  204. 

Vefcichette  prefe  dal  Verhejen  per  uo- 
va. 207.  così  da  altri  ivi  .  Sono 
vereglanduU.  3 io. 

Vefcichette  dell' Ovaja  non  fono  ve- 
ramente uova  .  lyz.  278.  e  feg 
Ko»  fcmpre  del  mede  fimo  numero. 
274. 

Vefcichette  non  fono  uova  ■  2  79  • 

Vefcichetta  linfatica  non  può  sforzar 
la  membrana  efieriore,  e  perchè  . 
*??•  fi  f'ioglie  f argomento  .  ivi  ■ 

f.f'S- 

Ve- 


Delle  cofe 

Vefckhette  nella  bocca  dilla  matrice 
non  fono  uova.  29  j. 

Vifctchette  finora  credute  uova  èia 
pietra  dello  fcandolo .  p.tg.  504. 

Vermicelli [permatics  confermati  da! 
Lancifi  .  411.411.  obbiezioni  co>:- 
traquefti.  41;.  Rifpofta  alle  ob- 
biezioni del  Lancifi ■  417. 

Vefciche  dell'  utero  preternaturali . 

344- 
Verna  lodato.  45^- 
Uniformità  delle  leggi  della  Natura  ■ 

p.i6.  efeg. 
Uomo ,  e  Vermi  ne! fuofeme  ■  p.  6.  7. 

Vova  delle  Femmine  non  ammejfe 
dal  Levvenoeckio  ■  p.  14. 

Uomo  ha  in  fé  tutto  il  feto  ■  p.iS.  non 
deve  mendicar  dalla  Donna  che  il 
fito  per  alimentarlo  .  ivi.  ha  in  fé 
tutte  le  perfezioni  degli  altri  ani- 
mali, p.io.  ncce_(fi!à  della  figura 
di  Verme  ne'  primi  principj  .  p. 
10.  Uomo  è  un  Verme .  p.zé. 

Uova  quante  abùia  una  Donna  .  p. 

Vovo  non  fecondato  còme  fia  il  fuo 
germe  .81.  non  ve  foro ,  per  cui 

■  entri  il  Verme,  ivi.  6"  85.  Val- 
vola nel  uovo  favolofa.  Z6. 

Vovo  dijficilijfimo  davedcrfinelfO- 
vaja  .  81.  Sz.  feto  dell'  uovo  pri- 
.  ma  della  fecondazione ,  forte  ar- 
gomento cantra  il  Siftema  de' Ver- 
micelli. 81.  altro  argomento  can- 
tra i!  fuddetto  fifltma  .  8j.  come 
defcenda  l'uovo  dall' Ovaja.   84. 

Vova  delle  Femmine  Vivipare  ,  e  lo- 
ro primo  fcopiitore  ,  e  Sìflema  . 
101.  quali  fieno  conforme  lo  S te- 
none .  ivi  .  commune  applaufo  a 
quefla  fente-.iza  .  loz.  Uova  de' 
moderni  non  conofc iute  dagli  anti- 
chi.  ivi.  Redi prefele  vefcichette 
per  uova .  loj.  106.  Defcrizione 
loro.  io€.  Così  ilGraaf.  107.  of- 
ferv.izionidel  Malpighi  intorno  le 
uova  ,  e  l'Ov.ija  .  "ic8.  Abbagli 
de'  primi  fopiitort  delle  uova  . 


piCl  notabili.  48^ 

108.  V,vo,  come  efca .  p.iiz. 

Vovo  non  trovato  dall'  Autore  nelf 
Ovaje  delle  Scrofe  .  iiS.  enè  me- 
no nelle  Vacche  .izz.  non  in  quel- 
la delle  Cagne .  151.  efeg.  con  ef- 
perienze  in  vano  cercato,  ijz.  e 
feg.  Ij6.  140. 

Volpe.,  e  fu  a  Ovaja  col  Cappuccio  fi- 
mile  affatto  a  quella  delle  Cagne  • 
p.iiS.ii!). 

Vovo  non  apparifce  neW  uterofubito 
fecondata  la  femmina .  IJJ.  154- 
efeg.V.  Feto,  e  \$6. 

Vova  fecondo  il  G raaf  fono  le  vefci- 
chette linfatiche  .157. 

Vova  loro  dìfcefa ,  e  aumento  fecondo 
il  Graaf.  efeg-  ne' follicoli  non  mai 
vedute  le  uova,  ivi  ,  efeg.  Uova 
quando  nell'  utero  apparifcano  ,  lo- 
ro grandezza  ,  attaccamento  .160. 
efeg. 

Vova  conforme  il  Verney .  1^4. 

Vova  credute  dui  Littre  defcritte  ■ 


167.  efeg. 
■>vo  caduto  7 


Vovo  caduto  nel  ventre  conforme  il 
Littre.  168.       ^ 

Vovo  fquarcia  nell'  ufcire  f  Ovaja. 
conforme  il  fuddetto  ■  169.  uovo 
che  conteneva  un  feto.  169.  efeg. 

Vovo  come  fi  fiacchi  ,  e  come  crefca 
nell'utero.  185.  dijficultà  vedute 
d.iir  Autore  che  fi  dia  quefto  uovo , 
e  pure  l' ammette  .  185.  dove  fi 
veggano .  ivi .  abbagliamento  de- 
gli Autori .  ivi .  Niun  Vivente  A- 
tuttomico  ha  vedutole  uova.  186. 
Chi  ha  veduto  le  Vova  ,  e  perchè 
le  ammetta  l' .autore,  ii'i .  perchè 
non  fi  veggono  sì  facilmente  »  e 
quando  fi  veggano.  187.  Come  ef- 
canod.ifr  Ovaja  ,  e  come  alle  volte 
colà  refti ,  efimanifcjìi  ■  1 8.S.  Dif- 
fiiultà  per  veder  l'uovo .  ivi .  t/o- 
va  vedute  dal  Malpighi ,  pofte  in 
dubió  .  X90.  cofa  potejfero  ejfere  . 
191. 

Vovo  non  mai  veduto  nel  follicolo  da! 
Graaf  197.  né  meno  dal  Ver hc- 
jen.  19S. 

V»- 


4Po  Tavola  delle  cofe  più  notabili. 

Uova^del  Littre  non  fono  uova .  loo.     Uova  delle  galline  non  pojfono  [ubi  t9 


e  feg.  Tutto  era.  viziofo.  201.  r 
feg.  Non  fquarciano  le  uova  le 
membrane.  20 J. 

Uovoy  che  nonifquarci  le  membra- 
ne., ne jt vegga-  20 j. 

Uovo  come  venga  fecondato  .  211. 
come  afcenda  lo  fpi'ito,  e  venga 
attratto .  U<t.  co»te  efca  dal  cali- 
ce.) e  fi  ftacchì .  213.  Giunto  neir 
utero  ciò  chefegua-  214..  come  /' 


nate  fecondarfi  cantra  lo  Sbart 

glia.   J02. 
Uova ,  e  loro  quantità  non  ben  conO' 

fciutad.dlo  Sbaraglia.    J05. 
Uova  pei  che  inegua'.e  d.ftama  negli 

uteri  de'  moltipin  fi  fermine  .  310. 

e  feg 
Uova  non  fi  trovalo  ,  fi  non  in  quegli 

animali ,  che  fono  privi  d'uttro. 

317.  firifponde.  jiT 


attacchi,  e  crefca  ■  ivi.  Contiene     Uovo  di  fei  giorni  tifcito  dalla  falla' 


tutto  r  animale  .  224.  come  refti 
nelleTrombe .  z^-j.  2J9.  come  ca- 
dano neir  Addome  ■  261.  come  re- 
ftino  neir  Ov.ija  già  fecondati  . 
260.  come  fra  l'Ovaja,  e  le  trom- 
be. 261. 
Uova  impugnate  dal  Lamj  .  16 1- 
vuole  che  non  pojfano  ufcire,  ne 
ftaccarfi  dall'  Ovaja  ,  ne  fi  può  ac- 
coftarelaTromba.  263.  264.  così 
anche  il  Mcry ,  eilVerncy,  e  Sba- 


raglia 


trice  d' Ippocrate  non  può  darfi. 

Uova.,  e  loro  certezza.  4C9. 

Uomo  Tiranno  di  tutti  gli  altri  ani^ 

mali .  436. 
VogH  Giovanni  Giacinto  lodato .  p. 

466. 
Utero ,  efua  bocca  con  le glandule  ve- 

fcicolari .  149.  mutato  nel  tempo 

del  coito  .  1  J^ 
Utero  dopo  il  coito  fenza  feme  .  IJ7. 


e  z6s.  e  feg.  uova     Utero  legato  dal  Nuckio  in  conferma- 


non  fono  le  ve fcic bette  dell' 0  va 
ja.  ivi  .  Se  fojfero  uova  dovreb- 
bono  ufcire  anche  non  fecondate , 
come  dagli  Uccelli .  z66.  come  non 
pojfano  ufcire  dalla  fua  nicchia  . 
268. 

Uovo  vero  quando  fi  vegga ,  e  perchè 
quello  degli  Ovipari  fiapiù  gran- 
de .  zj^.  zj6- per  qual  cagione  le 
Donne  non  farebbono  tante  uova 
come  gli  Uccelli.  z-]6. 

Uova  degli  Ovipari  fon»,  anch'  ejfe 
eterogenee  •  2  79 . 

Uova  delle  Rane  come  difendano 
dentro  le  Trombe.  286. 

Uovo  verocome  efca  dall' Ovaja.z^  j. 


T^ione  dell' uova .   ìyq. 
Utero  come  riceva  il  feme ,  e  venga 

preparato  da  quello  .  1 9  J .  fua  btc- 

C.ij'apie.   ivi. 
Utero  non  è  i!  primo  nido  del  feto.- 

326. 


Z^mbeccari  Lettor  di  Fifa  loda- 
to. 456. 
Zoofiti  hanno  i  Vermicelli  fpermati- 
Ci  ,e  leUoV(t.  p-zs    quali ,  quan- 
ti ,  di  Mare,  e  di  Terra  -  42  7.  f  feg. 
Zelanti  troppo  dell  on or  degli  Anti- 
chi per  invidia  de  Hodersi .  «  04. 


I    L 


N    E. 


AL   BENIGNO  LETTORE. 

5,  Eflendo  inevitabili  gli  errori ,  quando  particolarmente  fi  ftampano  le 
„  Opere  d'un'  Autore  lontano,  perciò  fi  prega  il  benigno  Lettore  a 
„  correggere  almeno  ifeguenti  di  maggior  confegucnza. 

Pag.15.  Iin.18.  li fi  .  p.3  j.  I.jz. Bacco Baco,  ivi  I.J4.  Bacco  — 

Baco.  p88  I13  tolerati ^  tollerati .  p.i  i  7. 1.1  5.  alcune— —  alquanto. 

r.izS.  1.16.  panici-—  panico. p.i  ji.l.j 8.  Statura SItructura. p.i8z. 
é.commune— -comune  .  p.19  j.  I.j8.  vide vede.  p.22o.|.i9.invi- 

lupparfi ifvilupparfi.  p.239.  1.  J7.  i in.  p. 261.  l.r. amanti- 
ammanti .  p.  2  76.1.29.fetto— ~feto.p.  283.1.  20.  o e.  p.285.  nel 

ptargine  L'Ovaja  ha Le  trombe  hanno .  p.286. 1.28.  detto dutto . 

p. 3 19. 1.6- cavalle- -covafle.  I.321.  nd  margine  foffiftici fofiftici . 

p.3 36. 1.3 3- accorciano accorcino,  p.341.1.14.  fìomacho ftoma- 

co.  p.35i.l.29.fovrappofte fovrappofto.  p.352.1.1.  ammanti-cellan- 

dofi  — —  ammonticellandofi  .  p.  352. 1. 24.  folgiacei  ——  fogliacei .  p.  353. 

1.26.ciecchi ciechi,  p.3 5 81. 3.  vomito vomitorio.  p.  361.  I.32. 

quamvis- — quibus .  ivi  I.3J   quoniam-^^ttiVr/V.  p.396.  1.  33.  Stra- 
bilio  ftrabilio.  p.404. 1.  30. riefca  — riefce  .  p-4i2.1.  30.  Profclfio- 

nibusD.D.Redo ProfefToribus  D.D.Redio.  P.43J.I.38.SÒ— — sa. 

pag.470.1.8.fappere— — fapere.  p.470. 1,24. fchizzofo  — fchizzato.  p. 
47i.  I.i .  difimile  —  di  fimile . 


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