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ISTORIA
DELLA GENERAZIONE
DELL' UOMO> E DEGLI ANIMALI»
SE SIA DA' VERMICELLI SPERMATICI,
O DALLE UOVA;
Con un Trattato nel fine della Sterilità , e de' fiioi rimedj ;
con la Critica de' fuperflui, e de' nocivi; con un Difcorfo
Accademico intorno la Conneffione di tutte le cofe create ;
e con alcune Lettere, Klorie rare, OfTervazioni d'Uomi-
ni illuflri :
D I
ANTONIO VALLISNERI
Pubblico Primario Profeflbre di Medicina Teorica nell*
Univerfità di Padova , Collega dell' Accademia
de' Curiofì di Germania , &c.
Aìla Sacra Cefarea Real Cattolica Maejìà di
CARLO VI.
IMPERADOR DE ROMANI;,
Re di Germania, delle Spagne, d'Ungheria,
e di Boemia, Arciduca d'Auftria, &c.&c.
IN VENEZIA, MDCCXXI.
ApprclTo Gio. Gabbriel Hertz.
CON LICENZA DE' SUPERIORA, E PRIVILEGIO.
SACRA CESAREA CATTOLICA
REAL MAESTÀ.
A fomma venerazione,
che da' miei maggiori
(a) di vena in vena fin nel mio fangue
èpaflata, verfo l'AUGUSTA CASA
della SACRA CESAREA REAL
MAESTÀ VOSTRA, e quella inpar-
ticolare , che alla Voflra Grandezza
del pari , INVITTO CESARE , che
alle eccelfe Virtù, le quali in guerra, e
in pace, o fia nel governo de' popoli , o
fia nella protezione delle lettere , glo-
riofamente vi adornano , da lunga ma-
no, ioprofeflb, mi han fatta una sì dolce
violenza, che, qualunque io mi fia, mi
hanno obbligato ad umiliare all' Impe-
riai Voftro Nome in attcftato di rive-
renza, e di oflequio un' Opera , che in
fé contenendo uno de' maggiori arcani
della Onnipotenza di Dio , viene ad ef-
fere non indegna della Voftra confide-
razione , e del Voftro Patrocinio , fé
non in riguardo alla fiacchezza del ta-
lento di chi la fcrive, in riguardo alme-
no della dignità del foggetto , che vi (ì
tratta . Tra le glorie di Giulio Cefare
contafi quella di aver in pregio tenuto
non meno le fegnalate azioni de' Capi-
tani , che le illuftri fatiche de Lettera-
ti : non difTimile appunto agli Aullria-
ci Monarchi, e a Voi fteflb, dell' indi-
to Genio Romano feliciflimo Emula-
tore,
tote , che avete non tanto accrefciuto
al valore de Voftri Soldati il coraggio,
quanto eccitati allo (Indio tanti nobili
ingegni ; e non oftante la calamità de
tempi, e l'orrore dell'armi, la non men
dotta , che decorofa jiccademia de Curio-
fi, fondata dal Voftro Gran Padre, ave-
te così generofamente affiftita , e bene-
ficata , che ora anche CAROLINA fi
appella, della quale ho il grand* onore d*
efsere io pure riverente ammiratore, e
CoHega. Queflo fol titolo a me badare
dovea con l'efempio della flelTa Acca-
demia (b) per ricònofcere con qualche
pubblica dimoftrazione di oflequio un
così Generofo, e Clementifllmo Mece-
nate : ma oltre a quefto , e alle accen-
nate antiche obbligazioni della mia Ca-
fa, tante altre mirabili doti, che pofTe-
dete , chiamano non folo il mio , ma
l'occhio di tutta la Letteraria Repubbli-
ca a rimirarvi , e a dichiararvi per un'
uomo dato da Dio al governo del Mon-
do, degno di eflere Imperatore, fé an-
che noi forte, e tanto di tutti maggiore
con
con la dignità, quanto di quefta con la
Virtù Voi lo fiete. Ed in fatti alla Vo-
ftra mente fublime pareva poco , l'aver
data la felicità a' Voftri popoli , il ter-
rore a Voftri nemici , e a tutta l'Euro-
pa la pace, fé nel medefimo tempo non
coltivava la Religione , e gì' ingegni ,
animandogli alla virtù , de coflumi più
feroci , e più afpri foavifTima moderatri-
ce . Pongo quefto, AUGUSTISSIMO
CESARE 5 fra i Voftri più Angolari
trofei , perchè oltre d' averne avuto la
protezione , ne fiete flato l'efemplo ,
anzi , mi fia lecito dire , il Sovrano
Maeftro , a cui la Vofi:ra ampia Mo-
narchia fi è comporta , potendofi fenza
ombra di adulazione fantamente affer-
mare 5 che avete richiamato nella Ger-
mania l'aureo fecolod' Augufto, emeffa
la virtù in trono: nell'uno , e nell'altro
vero Cefare , intrepido non nxeno , e
felice in guerra , che giufto, e dotto in
pace , la quale tanto ardentemente bra-
mafte, come di tutti i beni fecondi/lima
difpenfatrice, che donafte infino agliai-
tri
tri del Vodro, per donare a' popoli una
ftabile tranquillità:
(e) Alma T{etil degnijjìma d' Impero.
L'eflere adunque ^la SACRA MAE-
STÀ VOSTRA di tante maravigliofe
doti guernita , e adorna , e di più anco-
ra deftinata, e intenta all' accrefcimen-
to delle fcienze , e alla felicità delle Let-
tere, mi Infinga a fperare, che ella (la
per avere benignamente in buon grado
quefta mia umilifìTima offerta ; giacché
anche il bellicofo Antigono , Re della
Macedonia , ricevè con fronte ferena i
libri di Medicina , da Ariftogine Tafio
mandatigli , né il Re Mitridate fdegnò
quei di Afclepiade , famigliare di Pom-
peo Magno . Né quefta è la prima vol-
ta, che Pubblici ProfefTori di Medicina,
oltre a i Voftri fopralodati Accademi-
ci , e fegnatamente di quefta noftra Uni-
verfità di Padova , hanno umiliato a*
Voftri Augufti Antenati , ed a Voi
fteffo, giufto eftimator degl' ingegni, le
Opere loro: anzi hanno avuto il fommo
onore di attualmente fervirli: di che an-
cor frefca la memoria ne abbiamo del
famofo 'Raimondo Zanforte , di fempre
onorevole ricordanza , di cui appunto
ho la fortuna di calcare la ftefla Prima-
ria Cattedra , che egli con infigne deco-
ro fé per tutta l'Europa rifplendere .
Degnate adunque , umilmente fupplico
a Voi , CLEMENTISSIMO AUGU-
STO CARLO , d'una Voftra benigna
occhiata queflo riverente tributo , che
un fucceffore del fuddetto valente uo-
mo vi confacra , giacche la Voftra men-
te fublime tutto chiaro difcerne , e le
fatture del fuprcnuj Artefice ammira,
e loda , né avete mai letta , o veduta
cofa 5 che fubito fin fondo non l'abbia-
te perfettamente comprefa . Io fcorgo
in Voi, benché da lungi , tutte le più
eccelfe doti de Regnanti unite nella
Voftra grand' anima : imperocché i mi-
gliori ancora paragonati a Voi , o pa-
jono meno che uomini, o Voi più che
uomo : e tali e tante elleno fono le Vo-
ftre Virtù , che l'antica Romana ambi-
zione potrebbe forfè imitarle, non vin-
cer-
cerle : conciofllacofachè avete , non o-
ftante un Imperio cotanto vado , an-
che la mente, ed il merito deli' Imperio
Voflro maggiore : ma ciò , che poi è mi-
rabile in tanta grandezza , la fuperbia è
dal Voflro cuore sbandita , e fol godete
della Voftra dignità , perchè quella di
flrumento vi ferve alle Voftre benefi-
cenze, fenza la quale ella flerile langui-
rebbe , eflendo il Vollro più patroci-
nio, che Imperio de popoli.
Voi all' ufanza di Scipione non fiete
mai meno oziofo , che quando oziofo
Voi fiete : imperocché l'ozio Voflro non
è altro, che un profondo meditare il be-
ne di tutti . In Voi mollra la natura
neir età noftra , quanto in tutte le traf-
andate abbia operato , e quanto nelle
future operar pofla in un folo ; e fate ,
che querto fecolo abbia ad efler l'invidia
di tutti gli altri , di cui con ragione di-
ranno i pofleri ,
( d) Che fol fenza alcun pari al Mondo fue .
Lette faranno con iftupore le incredi-
bili llrane fccne del medefimo , di cui
* z Voi
Voi ne farete l'Eroe, Voi l'ornamento,
Voi il più ammirabile, ed il più degno
foggetto. Le penne più illuftri faranno
vaflalle alF eternità del Voftro Nome ,
alle quali fama darete , non effe a Voi.
I Romani, che fecero cofe grandi , proc-
curarono ancora e ne' bronzi, e ne' mar-
mi , e nelle carte celebrarle , nulla cu-
rando i trionfi, fé la loro memoria fiata
non foffe a' venturi nipoti trafmefla .
Univano le Mufe con la Maeftà , e de-
bellati i nemici, erano quefte le loro de-
lizie , ed il conforto più fcelto de' loro
paflati fudori : laonde la patria loro , del-
le medefime afilo facendo , giunfero all'
immortalità, e del tempo fi fecero , e
della fama riputatifilmi dominatori . Ma
di Voi non forniranno i letterati di fcri-
vere, perchè Voi non terminerete giam-
mai di far cofe degne da feri vere.
Ma troppo , o SACRA IMPE-
RIAL MAESTÀ , provocato da così
ampia , e così grata materia , troppo,
dilTi , m' inoltro . Ecco pertanto , che
con più fano configlio mi riflringo di
nuovo ad umiliare a Voflri piedi il mio
Trattato della Generazione , che farà un
profperofo augurio alla S. C. C. R. M.
V. della fofpirata mafchile prole , che
non folo il Voflro popolo , ma tutto
il Mondo più nobile , e più divoto al
Voftro Imperiale Trono ardentemen-
te defidera , volendo tutti perpetuata
quella beata flirpe , per la cui mano
l'Altiflìmo le fortune degli uomini dif-
penfa , e la fua Fede dalle nemiche in-
vafioni foftiene . Mi (limerò pienamen-
te felice , fé la M. V. S. dopo aver de-
gnata l'opera mia di un benigniffimo
{guardo, la giudichi tale , che meriti d'
aver luogo nella fua (celti (lima Biblio-
teca , che fondata a bene(ìcio delle let-
tere da' fuoi Augufti Antenati , è (la-
ta , non ha egli molto , dalla M. V. sì
nobilmente , e copiofamente accrefciu-
ta 5 che nel nuovo famofo acquido (1
confonde l'occhio nel numero , e (i
ftordifce la mente nella fceltezza , fa-
cendo ben' ella fede, che come la Vodra
Grandezza non fi contenta , che del maf-
illllO,
fimo, così la Voftra mente non fi appa-
ga fé non dell' ottimo . Sia queflo per
ora il termine della mia riverente dedi-
cazione, nella quale troppo impruden-
te , e troppo ardito mi farei dimoftra-
to , fé aveffi pretefo di voler riftrignere
ciò, che i Voftri, e tanti eloquenti Sto-
rici denteranno di dare in più volumi
alla memoria de pofteri , acciocché fia-
te l'efemplare di un Criftiano Monar-
ca, e l'onore della Voftra invincibil Na-
zione,
(e) Gente di ferro , e di valore armata.
Paflb dunque infilenzio una lunga fe-
rie di cofe magne, e gloriole; e priego
ben di cuore l' Altiffimo , Datore di tut-
ti i beni , che alla M. V. e lunga vita ,
e felice Impero, e perpetua prole con-
ceda , per confervare l'acquiftata ficu-
rezza de' Voftri Regni , e della noftra
Cattolica Religione , per mantenere la
comune pace , e per proteggere , come
fate, con magnanima liberalità le belle
Arti, e fcienze; de nemici egualmente,
che de vizj, dell' ignoranza , e del tem-
po
pò incomparabile Trionfatore . E pro-
ftrato al Vedrò Augufto Real Trono
mi raffermo con ogni più umile, e pro-
fonda venerazione
DELLA VOSTRA SACRA CESA-
REA CATTOLICA REAL
MAESTÀ
Padova adi 17. ^prtk 1711.
Vmilifs, Di^otifs. Opijuiofifs. Ser^'tdore
Antonio Vallilneri .
(») Ne.
/-a) Veti , fdmlsIU itfcritit it Ang«lo Mario Edoari, CnniJIt dtlUCiit^ LTat.
* mt, tra le ftm.glit antiche della medrfima , ir.unde , • der.vant, da d.vtrfe na.
zloni Scttentiionali . Funne , Kcii nean Valrafori da Carlo Magno itll' anni
787. in circa, feconda l'ufcrtjone del fuddette Edtari , Quefti edificarono nella Valle
del loroTerritorio il (^ajlello nominato e dalla Jìluatjone , e dal cognome preaccen-
nato Vallif-ncia , ovvero \2Ìlì(-nKtÌ2 , dando parimenri tale denominaxjrne altaTer-*
ra Jìluata folto il Togfio del detto Caftello , e chiamata anco al frtfente ValIifnC-
la, che fino al giorno d' oggi continua in uno de' rami della famiglia Vallìfncli , •
Vallifnieri . ^«f/f* è defntla pure da Pietro Crefcenzio nel fuo Libro della No-
Httdd' Italia. Pietro Cazzata, Crom/ta d. Jteggio, la rifcnfce tra leT^obili, e po-
tenti di T(eggio , ed il Libanoti tra le T^oti/i di Ferrara, efendo tulli ^uefli vat\
rami dal primo Ceppo nati , e dal tempo, dalle difgraije , dalla fortuna divifi . TJ'un
ramo pure della detta cafa fuorono Gio. Antonio, Gio. Maria , e Borfo , figliuoli
di aio. Giacomo Vallifnieri , » Vuaji furono creati Conto Talaimt. da Federico
TerXo Imperadore , come fi legge nel fuo Tliploma fpedit» in YeneT^a Vanno 1^5». do-
ve allora ti menXionato Imperador fi trovava .
(\>J w4nn. 1712. 1715. i7r«. 1717, n, jj.^f, ,/leaicm'm Curioforiim^trmaniM ire
( e ) Tetrarca Son. Tart. ».
(di Petrar.Trionf.Fam.(^.t.
l'è) eitr.Tritnf.Ftm.C.i,
IN.
INDICE
DE CAPITOLI.
Ap. I. Si efpone l'orcafione
Uifcrivere, e loftacodella
^L^ Quiflione. p. i.
Cap. II. Dogi' Inventori de'
Vermi fpcrmatici , e della reale
loro efirtenza nel feme . p. j.
Cap. III. dell' ufo de- Vermicelli
del Teme , conforme alcuni chia-
ritimi Scrittori, p. XI.
Cap. IV. Ragioni , con le quali
perfuaderc pretendono , come co-
fa di fatto, che i Vermicelli Sper-
matici fieno Autori della genera-
zione , non eccettuata né meno
quella dell' Uomo. P- ij"-
Gap. V. Ragioni immaginate , e
per analogia dedotte , compro-
vanti l'accennato fi ftema de'Vcr-
micelli , medicate dal noftro Au-
tore in favore degli Avverfarj .
p. r8.
Cap. VI. Si apportano altre pruo-
ve , cavate dall' analogia delle
piante, ede'piantanimali, ed al-
cune autorità . P-2 3-
Cap. VII. Si moflra l'uniformità
delle leggi della Natura in tutti
s;li ordini de' viventi, per ifìabi-
ìire fcmpre più il prelente Sifte-
ma . p. 26.
Cap. VIII. Poflo il Siflema de'
Vermicelli Spermatici , quanto
■ apparentemente bene tutti i feno-
meni , fpettanti alla generazio-
ne, ed al feme fi fpieghino. p 58.
Cap. IX. Rifpoflc agli Argomen-
ti , che vengono fatti conno il
prefcnte Siftema . P 47-
Cap.X. Eguale fia il parere dell'
Autore intorno i Vermicelli fpcr-
matici. p. 6z.
Cap. XI- Segue il giudizio dell' Au-
tore intorno i Vermicelli Sperma-
tici. p.77.
Cap. XII. Sicerca l'ufo de' Vermi-
celli del feme, non ammeflb quel-
lo, che fieno feri . P-89.
Cap. XIII. Si difaminano le ragio-
ni apportate dal Sig. Andry, cal-
le medcfimc fi rifponde . p. 9J.
PARTE SECONDA.
CAp. I. Si parla de' primi fco-
pritori delle uova nelle femmi-
ne vivipare , e fi propone il primo
loro Siftema. p. roi.
Cnp.II. OlTervazioni fpettanti alle
uova, ed all' Ovaja delle femmi-
ne vivipare, fatte dal Sig. Mar-
cello Malpighi . p. 108.
Cap. III. Oflervazioni dell' Auto-
re intorno le uova, il corpo glan-
dulofo , le Vefcichette linfatiche ,
ed altre parti dell" Ovaja delle
Scrofe, delle Vacche, e delle Pe-
core, p. Ir^
Cap. IV. Altre Offcrvazioni dell'
Aurore intorno le O vaje delle Ca-
valle, delle Afine, delle Cagne,
e delle Volpi. p. 127.
Cap. V. Aloe ofTervazioni dell'Au-
tore fatte intorno leOvajed'una
Camozza , delle Gatte , delle Ca-
pre, de' "Topi , e delle Donne,
p. T40.
Cap. VI. Si efpongono le più ficu-
re , e prii diligenti oflervazioni
dell' Arveo, e del Graaf intorno
l'opera della Generazione . p.i ; i .
Cap. Vllr Nuove Oflervazioni in-
torno alle uova ,edairOvajedcl-
Ic Vacche, delle Pecore, e delle
Don-
Roune ► fatte dagli Accademici
di Parigi, p.iSt.
Gap. Vili. Altre fperienze delSig.
Verheyen , e di alcuni Autori
Moderni intorno al principio sì
materiale , come efiEcientc della
Generazione . P- ^ 7 1 •
Gap. IX. Rifleffioni intorno tutte
le premefle fperlcnze , ed ofTerva-
zioni. p. ito.
Gap. X. Prima difamina delle ap-
portate {perienze , ed ortervazio-
ni del Malpighi, dell' Arveo, e
delGraaf. p. 189.
Gap. XL Seconda difamina delle
OlTervazioni , ed efperienze de-
gli Accademici Parigini . P-I49-
Gap. XII. Terza difamina delle (pe-
rienze, edOffervazionidfl Sign.
Verheyen , e del Signore Sbara-
glia, p. io6.
Gap. XIII. Come fegua l'Opera
della Generazione , porto il no-
ftroSiftema delle Uova. p. m.
Gap. XIV. Sentenza di S. Agoftino
intorno la Creazione , e la Gene-
razione dell' Uomo , degli Ani-
mali, e delle Piante, molto uni-
forme a quella de' Moderni difen-
sori de^li fviluppi. p»IJ.
Gap. XV. Rifleflìoni, penfìeri, ed
Òffervazioni intorno al Siftema
della Generazione dell'Uomo, e
de^^li Animali, che provano, ef-
fere fra tutti il più probabile quel-
lo desili fviluppi . p.zzz.
Gap. XVI. Che tutti gli Animali
non potendo fucceffivamentefor-
marfi , furono già dal principio di
tutte le cofe perfettamente for-
mati. p.ijS.
Gap. XVII. Si fpiegano , porto il
Siftema delle uova, e d^li Svi-
luppi con molta chiarez;» tutti i
feaouieni della Geaerazione. f.
247.
Gap. XVIII. Si apportano , e G
iciolgono le obbiezioni del Slgn.
Lamy, delSig. Mery, edclSig.
Sbaraglia. p. i6}.
Gap. XIX. Si riferifcono, e fi leva-
no altre obbiezioni , sì de' fuddet-
ti , conK del Sig. Verney il vec-
chio . p.zio.
Gap. XX. Si farifpofta ad altre ob-
biezioni , e particolarmente del
Signore Sbaraglia. P*97-
Gap. XXI. Ultime rifpofte a diver-
te obbiezioni , folite a portarfi da
di verfi con tra il prefente Siftetna .
p.^ij.
PARTE TERZA.
CAp.I. Della rterilità delle fem-
mine, con la giunta di molte
cagioni agli Antichi ignote . p.
Gap. II. Saggio, o Idea generale ,
e particolare de' rimedj della rteri-
lità, tolti principalmente da Ip-
pocrate , con una critica de' fu-
perflui, e de'nocivi. p. ?5*-
Gap. III. Due Lettere di Monfig.
Lancifi , e due del Sig. Muleban-
cher , fpettanti a una Mola ritro-
vata neir Ovaja d' una Donna , a
un Mortro , a una Mola veicico-
lare , a' Vermicelli Spermatici , e
ad un' altro Moftro bicorporeo .
p. 40^.
Gap. IV. Lezione Accademica in-
torno all' ordì ne delia ^>oj'Cf//)0«f,
e della connertìone , che hanno in-
fieme tutte le cofc create. p.4Zi.
Gap. V. Iftorie , defcrizioni , e fi-
gure di varjMoftri, fpettanti al
Trattato della Generazione. 439.
IL FINE.
DEL.
DELLA GENERAZIONE
Dell'Uomo, e degli Animali.
ALV ILLUSTRISS. SIC. DÒN
PIO NICCOLA
CAVALIER GARELLI,
Medico Aulico della Sacra Cefarea , e Cattolica
MaciU dell' IMPERADOR
CARLO VL
Ed Eminente dell' infigne Studio di Bologna .
P^ A RT E PRIMA.
CAPITOLO I.
Si e f pone l'occafione di fcrivere t e lo fiata
della Oitifliove.
, Ontcnto oltre mifura , e d' incredibile alle-
grezza pieno farei , o dottiflimo Signor Ga-
relli, le alle calde voflre iftanze, e del gran
Leibnizio ubbidendo , ed i più alti fegreci
della Natura cercando j foflì certo di fcri-
vere cofc , che vi foflero per eflere in buon
grado, e di porre in un lume, fé non chiaro, almeno men
torbido, la grande Opera della generazione dell'uomo, e Metho dì
Jcgli animali : ma. Dio m'aiuti , trovo la cofa sì ftra- /<t»pw .
namente nafcofta, e piena di fpine , che mi trema la pen-
na in mano , e fi fgomenta Iq fpirito , dovendone particolar-
mente far parola con voi , che fiete il genio della Natura ,
di ogni opera fua più intrigata favio interpetre , e difccrni-
tore, e che al di la de' Monti foflencte il decoro della noftra
Italia , in cobi alto grado porto , che lo fate ben conofccrc
degno di Voi, e Voi di lui . Voglio ciò non oftante , per.
A gua-
t DeTermiccìli SfCimat.
guadagnare almeno il mcrico dell' ubbidienza , tentare l'ar-
dua imprefa , e ponendo alla difamina le due principali op-
pinioni del Secolo , e tutte la-altre dc'trafandati Fildfofi a
dietro lafciando, cercare, fé fi Tic nb per awcncura appo(tial
vero que'Savj ucmini SperimencatQri , che hanno donata tut-
, t,/,; , ^^ ^^ gloria della generazione a certi vennicelli , che uel fcmc
Senttr.-e in- de' mafihi guixx.ar.0 , e con:e in dolce nido perpetuamente a loro
remo la gtni. detti foggiortiatio , ovz>ero alle tiava delle f:mm:ì,e , nelle qHdi
raxjor.t ddl'uo. tutta la macchinetta dell'animale rinchiuda fi, e cf petti falò ilmo-
"'• to, 0 l' urto vitale, o lo fpirito del mafchio fecondatore .
z. Se mai, Illunriflìmo Signore, mi foife venuta latcnta-
zion di pentirmi , d'avere con incomprenfibile pazienza , e
VtHt rf,//j fatica feriamentc cercato l'origine , gli fviluppr, l'indole, ed
Studio degl'In, i coftumi dello fpt«2zato, e minuto popolo degl'Infetti ^"^ki
ftti. prefente celebratinjma Quiftione degl' J;;/f/ri Spi-nnatici^iuzia
deterge, e leva cghi ptntinjento , che iogcirìbrare mi potcf-
fe lo fpirito; mentre mi riufcircbbe moJto difficile, per non
dire imponibile , il parlare col fondamento dovuto di una
fpezie di coftoro iu particolare, fé prima io ge^cralmonfa-
pcffi k leggi , che hanno fortito dalla Natura , uniformi , e
fcmpre immutabili , In tal maniera potrò almeno meco flef-
fo confolarmi , di non avere inutilmente gittato il tempo,
nò fparfi in vano tanti fudori , efl'endomi fervito a bella po-
Veromtede ^2 di queflo metodo , per arrivare , come per gradi , alla
ftr arrivare coguizione più nobile ," più alta , e più fcabrofa della genc-
alie fognivoni razione dell'uomo, che, a chi ha buon'occhio , e forfè il
fiùd:fai,. pjVj naturale, e il meno fottopoflo agl'inganni : concioffia-
che dipende da una continuata ferie d' oflervazioni , e di ef-
perienze, incominciate dalle più facili , dalle più femplici,
e dalle più manifefte leggi della gran Madre , e feguitate di
fpezie in ifpezie , e di genere in genere fino alle più occulte,
parendomi quefla, come una Scala, alla cui cima non fi giu-
gne in un falco; ma col mezzo de' foli fenfi, giufinmcntcap-
iS • plicati, pian piano i'afcende , e per così dire , fi rampica ,
come di gradino in gradino, e così d'uno in altro paflando,
tanto fi fatica, e fi fuda , finché al più fublime s'arrivi , e
colà fi pofi, e quieti, f^etus efl ( fenta dello fiedb fentimcnto
tutta la faggia Antichità, al riferir di Platone nel fuo Sofi-
fla ) omniunique commnnis fcntentia , fi quis ea, qiix magna ftmt,
reBè tranfigere velit , in parvis qnibnfdampritis illa, facilioribttf-
qiie , qiiam in maximis covfiJcrare debere : e Trafca giudicò un'
uomo incapace di cofc grandi , quando prima non abbiti avuto
dtten-
Parf. A Cdp, /. 5.
attenzione alle cofe piccole , lo che confermò , benché in altro
propo/ìco , Cornelio Tacito , volendo , cìk^ non fi fprexxino
certe cofe, the pa]ono leggieri y imperocché da quelle foventefi
deducono confiderabiliffimeconfcguenze .
5. M'ingegnerò dunque, o ChiarifLimo Signore, dicfpor-
Je, fondato lulie accennate leggi , ciò, che mi parrà più con-
facente al veroi narrerò fedelmente tutto l'ofTervato, e me-
ditato dagli altri i e tanto farà lontano , ch'io fia mai nell'
apportarle, per indebolire le loro ragioni, che le farò appa-
rire piii forti, fpignendole fin dove mai potranno giugnere ,
anzi ponendovi molto del mio , le accrefcerò , e darò loro
tutto il nerbo , e il luflro maggiore : dopo le quali con la
mia folita fincerità, e dovuto rifpetto ad ognuno, aprirò il
mio, benché deboliffimo, fentimento .
CAPITOLO II.
&egl' Inventori de' Forni Spermatici , e della re.-de loro
efiflenxa. nel Seme.
X. TL dihgentiffimo Lewenoeckio co'fuoi rari» e maraviglio-
JL fiMicrofcopj è flato, fé non il primo, almeno uno de" i/iorìa Je' prt
primi fortunatiffimi offervatori de' Vermicelli nel Seme > non mi fcopritor,
folamente di tutti quantigli animali ; ma dell'uomo fteiìo ,''' ^'""> '^'
di maniera che giudica , e/Tere il feme fecondo d' ognuno > '^""'•
poco meno , che un bullicamc , 0 un' ammalio di vermini.
11 Kegis (d) dà l'onore zW Hxrtfocker , che primo nell'anno
1674. gli fcoprifle, e che nell'anno i<5p8. al Padre Al.j/eir<»«-
che ne deffe parte , il quale gli rifpofc , non effere cofa né
alla ragione, né alle leggi della natura contraria. E in fat-
ti folamente nel 1Ó77. mandò la figura degli accennati ver-
mi, il Lewenoeckio alla Real Società di Londra (b) ìx quale
con alcune notizie cavate dalle fuc Lettere , e in latino tra-
dotte fu porta negli wf;W. FUofofici num. 141. pag. 1040. laon-
de, tre anni prima, fé crediamo ai «e^w, fu fatta la fcoper-
ta dall' Hartfoekcr . Il Liller però (e) dona la gloria al Lev/e-
noeckio, quando fcrivc, che nel feme fi trovano innumera prx-
UT fident animakuU confpicienda , quorum detesto optimi merito
Al u-
(a) CoHrsentierdeThilof.Livr.j.Tart.J.Chap.%.
(b) Epifl.(?'j.Lewenoeck-Continuat.p.zz.
( e ) Dilfertat. de bumoribus Cap. 4 1.
4 De' Fsrmkelli Sperhét.
Zewenoecl{io debetHr , onde pare ancor dubbiofa la palma ddf
///,yf^^,B(«,o Inventore. Dopo qucfli è ficuro , che il Signor Hombcrg, il
Jtlla f.tptrta Signor Cardctuo , il Signor DilempaxiOy ed altri hanno molto
df vermi «/'■^ qiisfto ritrovamcnto illuflrato ; ma niunoperò, permioavvi-
itm. £q^ j^;j pj^ j^j Lewenoeckio affaticato intorno coAoro , cffai-
dofi con incomparabile induftria ingegnato , di oncrvarc,
non tanto il feme de' maggiori animali , quanto de' minori,
e de' minimi, ne' quali tutti fi protesa di avergli Tempre fco-
perti. Per iftabilimento di quella verità apporterò primamen-
te alcune oflervazioni del Z,ewfKsec/;io con l'ordine , che ho
KrriV^ //»;/■?/. ritrovato nelle fue Pillole, dipoi quelle d'altri, eiìnalmcnte
ftenx_a de'ur.\z mie, acciocchò , dovendo parlare lungamente di quelli ,
mintiftmi, premettiamo la realità del fatto , altrimenti cofa fciocca , e
ridevole farebbe il parlarne, fé non vi follerò; come coloro,
che tanto fcriflero della Fenice , cercando fpiegare il modo
Vermi(eìiinei^°^ cui dalle ceneri fue rinafceva . Nel femc di certi Infetti
ftmf iiigpj„.vo\3siti, che noi Cevettonl chiamiamo , vide il Sovraccitato
I'"'. Autore un'incredibile numero di vermicelli {a):fedvit<im in
iis, dice, anìmadvertere ncquivì , quapropter flatul in obfcrvatio-
ìtibiis perdere, qnoniam femen nondum maturum 'yidicraem . Tro-
vandogli poi un giorno uniti all'opera della generazione,
animalcula infeminernafculim apcrtiffimc , & fine ullo labore ma-
gna copia viventia "uidi, i quali defcrive , e ne apportala fi -
Tatoìa I S*^*"^ ' ''^'^ ^^^^ ^^ '"'^ prima della Tavola prima . OlTervò
i'ij,.i. ' pure i mcdelìmi, che giudicò non ancor vivi, nel feme di una
Locufla, nella quale al finediAgoftogli trovò vivaciffimi ,
c<»t«?/f /ij. ^°"''^ , e lunghetti , che con bell'ordine nella partefupe-
hppano. "riore del corpiccllo fuo ftavano erettamente giacenti, con le
code piìj largamente difperfe, con le quali alla foggiadi Ser-
penti piegate flrani movimenti facevano, {b) parendo, che
con la parte Superiore del corpo fledcro quieti . I\'el feme
pure delle Mofche, e de'Mofcherini gli vide nel modo rae-
defimo ricercati, e quello, ( ch'c veramente maravigliofo ,
fé dobbiamo dargli perfetta fede ) infino ne' tefticoli del pul-
ce, grandi , come un piccolo grano di arena, fummacumde-
tcClmone ( cosi fcrive ) mngnam animalcidorum copiarti detexi ,
qubus ferpcntiim crat figura ( e ) . Vermicelli di una talforta ,
prima imperfetti , e se non inovcn:i , e dipoi pcrfcctinimi ,
e se
(a) Expcriment. & Contemplatioti. £pi/ì. liobcrt. Il-vk. p. vi. i p.
{h)lvip.'tg.zo.
lc)Jvip.2.i.
Part. I. Gap. Il " s
e sé moventi oflervò nel feme de' Ranocchi , il numero de' VtrmictìiiHft
quali era cosi fterrainaco, ut >rfpe6iti nninsovi fctutr/i^ Ranrruin ^'^'/'' 'i-*'
duem millia ammalculoriirn effent in femine mafculo . Ha pure
anche in cofioro notato, che tutti i vermicelli , che nc'lo-
ro tcflicolifiricrovavano, non vivevano; ma fui. imence quel-
li, che in un liquor più copiofo nuotavano, componendo in- •
tanto gli altri una materia grolla , e a poco a poco vita
acquiftando. Nella fegucnte lettera fcritta al Sig. VVren (a)
torna a confermare, di aver veduto n:l fcme de' quadrupedi, Nuovicir„va,
degli uccelli , de'pefci, e degl'Infetti i menzionati vermi, t^"'. ''''"•'':
nel feme particolarmente d:ìr uomo, e del cane avere diitin- "".»' ^"'[i
to diiorum gcnerum animalcuU. Poco dopo a/Terifce (i) d aver „^/,-^ ,fi„a\.
veduto in mole ccquali arena: femìnis Galli galliiucei 50000. ver- menu ntli uo.
mes, e in una fimile mole àz Luti del Tefcc afelio, volgar- "">•
mente qui detto Afiao, 1 0000. vermi , il qual numero pure ^/""•'"f"-
nozòm' Latti di una. piccola Trotta, e lììvm^Torcelletta , quan- '"il'ìr^ì^
tunque querti pefci fieno dcW'^fello mille volteminori . Nel-
la Lettera 64. alla Regia Società di Londra verfo il line (e)
torna a confermare la divcrfa, diremo, età de' vermicelli nt'
Litti, o nel S:fne ddV^fello , dove apertamente fi dichiara ,
che in quanto al loro numero fcmpre efprime il minore; ma
non ilraaffimo, concioffiecofachò teme, che non gli fia cre-
duto, conchiudendo, poter dire con tutta ragione, numerum
aìiinidculorum ex ^felli la&:hus ortorimi, non tantum decies , fed
<S- plus tricics fuperare numerum omnium in orbe terrarurn mor-
tdiutn.
1. Nella Contimi ax^'one pure de^li arcani fcoperti della J^a- Vermi^tiU
tHi-a(d) ritrovò in certe Conchiglie ( che fono generalmente //'<•'•'»«"'"■ «-''-
credute Ermafrodite ) oltre le uova , gli animalucci coftitu- '' contbiihi .
ti vi del Seme, i quali, cum fé mutuò attingertnt, tam firmiter
fibi mutuò adhxrebant (e) ac fibl invicem atnplexa erane , ac fi
coiijfent , atque ita cohterentia natabant . Offervati morti , parve a
lui , che coftalTero di certi globetti , e s' accollaflero molto
alla figura de' vermi del feme umano . Studiò , e fi affaticò
per iihbilire la ftrana quantità di coftoro, e per quello, che
potè giudicare , pensò centum horum animale ulorum myriades
vul-
■ • -1 ■
{^)p.1g.X9.Ì"^Ì.
{b)pag.iz.
(c)pag.i6i. 16^.
( à ) Continuai, ^rcatior, &C, EpiJl-9 f • p' fri. l fc.
ie)jvipag.m,xi'
6 De" Vermicelli Spermat.
i .. ,nnV. "vnìgaris arenuU moUm non tcquare . Vide in un' altra moire
uova, che non contenevano , fc non un lirapidiliimo umo-
re acquofo, e infra quefl- molti aniin,u:i:ci notanti (^j^chc
prcfe per animali del mafchil fcin: . iNJ;ila Lettera lo^. {b)
torna a dire, d'aver veduti gli aniraaiucci, non ancora per-
Vui tniriiT f'^"'' '" un'Oftrica, i quali perlczionati, ecrdciuti, orafi
inh'aletti „//univano, ora fi dividevano , cirend;-) recato pcrfuafo , htc
femi . animalcitla effe oflreorum femcn tnafctili.ium , quod fen.cn ex duo*
rum generuni confìat atiimalcKlis , rnafc/ilims nempè , &famminis,
lo che aveva ancor detto poco prima. Erano tanti, che giu-
dicò, nullum in Europ.i Urgnian tot contiiiere homines , qitot jtii-
^itTj'Ttti '"'^'"'''^ in /emine mafcitltno iinius Oflrei; anzi ridice, (e) che
ànìmaLtì. ' ì" '"^e Oftriche erano più vermi , _chs uomini in tutta l'Eu-
ropa .
V Adir /f ^' Già fino nell'anno 1677. come abbiamo accennato, avea
^ln[a /t-Jea. '^ "0^^° Autore dato notizia all'Accademia Reale di Lon-
j;W«wrmi- dra, di avere trovati quefli vermicelli anche nell' umano fe-
telliml (eme . mc , lo che fu non folamente da que' valenti Maeftri crcdu-
Tijr.r (Q^ ma applaudito, e, con nuove fperienz? rifatte trovato ve-
•«•*J-4 J- fo. (rf) Si veggono le Figure nella Tav. I.
4. Ma niuno poi, ch'io fappia , ha prstefo di moftrare
più evidente non tanto i'efiftenza di quciti vermini nel ferae
of:rvax-crii umauo, quanto che non fieno, fé non omaccini inviluppati,
dtt Daiempa- del Dalempaz.io , come trovo efprcfib in una fua Lettera, re-
^19 nel r^w giftrata nelle l<(oveUe Letterarie del famofo Bernard (e). Quelli,
"""Animahtt- '^°P° ^""'^^^ fpiegace varie parti componenti il feme , .come,
«//Jmriwtf! Sieri , eSalijCol Microfcopio veduti, cosi fegue . Infuperani-
no, fioro /ìgu^inalcula quidam deteximus , eadem fere forr/ia , qua Menfe Ma]o
'" ■ in rivtilis , limofifque paliidibus Kanarum fatus -oidentur . Horiim
corpus vix granitm frumenti fuperat ; qHxd.tm gr-indinfcula : cau-
da aiitem qua^er , aut quinquies corpus adxquat . Mira agilitate
fefeaZ'tant, caudicque verberibus undulas , quibits innatant , cient,
U'W coKientva ,r ^ i ■ n ■ j ■ 1
involto un feto P''^^*''^"^ ' ^^''P"^ ""'«<"""» in tftis, quts crcdcrct >. ^ttamen il-
tiwar.o , liid ipftfmet nofiris oculis vidimus . ?>(iiw dum omnia curiose lufira-
bamus , unum grandius , exuto jam Senio, quoinvoh'ebathr ■, fé, fé
npsrhit, nudatafqueclarèofìenditamb.ts tibias^ crura, pe[ìus , ge~
(z)ivtpag. zz.
(h) Continnat. ^rcanor. Jijtt. p. 1 44.
\c)pag.i^^.ivi^
( à) Tranfa6l. guglie. M. Auguri i68^.nkm. IJ^- p.ìg- 1 1 iO. fcqq.
( e ) Articol. V. *4n> i ópp .p.tg.m-^fz-
Pai te l Cap. 11. 7
inma byjcbia, & exuviitm a'.t.us protraUuni caput admjlar Ci'.chI-
U obnttbcl/at , hicioìd^jjlr/tofanè , & incredibili fpcBaculo . Stxuir/n
difcri7niva prte cx-gH:t.ite r.ofci non quita funt -, & moritur , dum
fé fé exuit . Apporta dipoi Ja figura , che fi vcGsa nella '^.'"'- ^■
Tav. I. Fig. 7. 8. p. . . c';&;..
5. Il Sig. Homberg, ed il Sig. Gecfroy , due celebri Accade- ,,,.rf,Vrra/n.-Ì
mici di gran riputazione in Parigi, anch'efli ammettono que- «Tra? .
fli vermi nel fcme , avendogli oflervati nel medefimo guiz-
zanti , pretendendo anch' efli , da ingegnofiffime rifleifioni
molTi , che fieno gli autori della generazione dell' uomo, e
di qualunque animale .
6. Il Sig. ^ndr) , concorre anch' elfo a flabilirequefta Sen-
tenza , facendo a bella polla un Capitolo (a\ nel iuo Trat- ^ .^,
j II ^ , < 11 1 1 Vermi fatris
tato della Ceneraxicve de vermi del corpo umano, nel quale raet-.//,/^-,;^^^^^,
te molte olTervazioni per lo più da varj Autori tolte , com-
provanti la verità di quefto tatto, chiamandogli col nome di ^^^ _..
•vermi fattis , di cui ecco le Figure. -F'^io mVi
1*7. 11 Chiariffimo L'fìeì- , grande cllimator degl'Infetti , ìiufter'ain'-
anch' eflb fcnza dubbio alcuno gli ammette (Z»_); anzi vuole ,"'"te i venni
che da effi Seminis fero opacitas , craffitudo, & fp/.-mx cu]ufdarH"'Jl''".''iff-
quaft imitatio fu j tcjlìcnliqiie adcò "vcrmiculorum iflurum quidam '^"^ j"*'-
quaft alvei fmt.
8. Elia Camerario, giudizicfo Cenfore di molte novità mo-
derne, nelle fue Differtaxioni Critiche non gli nega ; ^'X £o\o camerarhjla.
circa l'ufo faviamente difcorre , ed il Lewenoeckio di varj tiUfce r.fiften-
crrori , non in quanto alla verità delle Oflervazioni , ma in v" ^'' *^'«
quanto alle rifleflloni, e deduzioni , combatte. nelfeme.
9. Il Sig. Leibìiizio, quel Moftro d'ingegno della gran Ger-
mania , così profondo in penfare , e cosi cauto in determi- <^<>ti Jtttrm^
nare, nella fua rtimatiffima Teodicea (e) mette così per vera 1' ""., f "5** '^
cfirtenza di quelli vermi feminali , che fopra vi fonda varj " "'^" '
iiigegnofiflìmi ragionamenti . E così il Sig. Billingero. (d)
10. Kè perche cito Letterati al di la de' Monti , e al di là
de' Mari ceJebratiffimi , credeffe già V. S. lUuftrifs. che nella Anchi ìniu^
noflra Italia niuno fi foflc prefa la pena di afiìcurarfi di un i<'i fiata tr».
tanto fatto. 11 noflro Monfig. Lanci ft , Medico di Sua Santi- ^''"viralffi.
" V flfi-^a de ver-
"> miniiremt.
(ik}Chapitr.xi.
(b)De Humonbus . Cap. 4,1.
( c ) EQais de Theodiceè furia bmnè de Dieu &c.
( d ) Epifi. Roma: . T. idiè T^onas Dcc(mibr:s . M. S. Fidile nel fv.e
di quefio Libro .
8 De* Vermicelli Sfcrmar.
i''e,iiìnfiaele{g,, e chiarifjìmo per tante fue Opere, degne di Cedro , mi
';!*'■"''' ^.f: mzTiòò y non è guari , aiciine fuc DJ]ert.ixio)ii Et>:lìd.vi , di
lecita erudizione piene, m due dcjic quali patlaanch eJiodi
■ quefli vermi del femc uraano , che non dubita ne punto nò
poco d'ammettere (a) per efit-rne flato afiìcurato , à-fiJcdLr
gno, & accurato obferziatorc , qui opc Microf e opti unica Lente , at-
que orhiculari coìiflantis , eofdem vidtt , pcrvidit , & m<ratus efli
Jo che pure qui in Padova m'atteftò \\S\g. Fife ardi , pubbli-
co Anatomico di quella Univerlìtà , di avere certamente vedu-
to il dottiffirao Tìglìi , già pubblico anch'elio Profcllore di
Notomia.
ìà"'/ììbTÌ" II. Il Sig. Tietro Antonio Falchi, da. Torino, chiaro Filofo-
Jel/e//tHX'' ^°» ^ induflriofo lavoratore di Microfcopj , anzi illufirator
</f'</f//»i.wwde'medefimi , l'anno poco fa fcorlb (b) mifcriUe, chef re*
ndfnrif. gli animali fcopcrti dal Lc^srchoeckio nel feme umano ì:on zi' è più
da dubitare , e gli ho fcopcrti anche con Unti di una linea di foc»
&c. e poco dopo Oggidì dall' oppinione è paffato qucflo fcoprimen-'
to all' intiera iicrità &c.
^hJTsal ^^' L'IUuftiil's- Sig. Abate Coms Antonio Conti, N.V. dira-
a»tuhi ("oKfa.^^i e ringoiare talento, nella Rifprfta alla di fef a del Libro delle-
ffHte a gael/a Confiderazioni delSig.l-J^igrifoU (e), dopo avere accennato , che
de'Modtrni «'» Dcmocrito Jia parlato di certi vermi , che a poco a poco 1"
gran parte, umana lìgura prendevano , e che Piatone efprefsamente ne
parla nel fine del Timeo, dice , che in tutti quali i liquori
li vede una infinità di Anguillette, e di Serpentelli , chs ve-
inermi in tatti loccmcnte guizzano , e d Icagliano in tutti i fenfi . „ Io gli
iU^aori veda- „ bo vcduti (dice) aTarigicoi nuovi Mlcrofcop) del Sig.Cioblot^
"■ ìì to, e gli ha ìììsco veduti il Sig. Galeax.xi , e il Sig. Maraldi .
„ Il Reverendo Padre Malcbr.vìchc (limava , che quefli Infet-i
„ ti calaffero dall'aria ne'liquori, attratti dall'odor del li-
N-irerTif efì " 9"°^^ ' ° ^^ ^'^''^ '^^^^ • ^^^ ricorJo d'avergli modcfla-
JjP'o^fcHo y' mente oppoflo , che gl'Infetti ne'liquori vivono lungo tem-.
dall' animsle . >, po , fecondo le offcrvazioni del Sig. Gwblotto , la dove i
„ vermi Spermatici muojono , o refl^no nell' inazione poco
Rfg'"" ^'' „ dopo, ch'il Seme è tratto dall'animale, o vivo , o mor-
haiUeTubì» to . Il Reverendo Padre M.ihhr.wche mi rifpofe , che la.
mucjonò, „ morte , ©inazione de' venni Spermatici vicn forfè dalla
■ „ con- -
( a ) Billingerus de nutritione fatHS in utero per vias haBcnus incognita
fen.Londin.^pud FFdb. Innys. 171 7.
( b ) Torino z. "Novembre 1 719. .
{q) In renexia apprcffo Jacopo Tomafmi iji6.pag.r,i, lOj.r io6.
Parte I. Cap. 11. 9
„ coafiiìcnza del liquore, il quale efpofto all' aria fi raffred-
„ Àìy e indurifcc, e indurando inceppa i vermi, e loro im-
„ pcdifce il moco con le apparenze di vita . Ma pare, che
„ dovrebbe edere ciuco al contrario , poiché il Seme degli ^P'f-" '>'>*
r, aniiDuli efpollo all'aria diviene più fluido, e più fciolto. ' "'n'"'" ■
„ Vi è ancora un'altra differenza trai vermi Spermatici , ed
„ i venni de' liquori, che per vedergli ne' liquori , bifogna
„ preparare il liquore, rifcaldarlo, e che so io ; laddove i
„ vermi del Seme fi vedono, appena, eh' è eftrattoil liquo-
„ re; né è credibile, che il poco tempo, che s'impiega ad
„ appuntare il Micro/copio, tanta moltitudine d' Infetti ca-
„ lino dall'aria , e che ferapre in femi differenti vi fieno ^^„yj,^^ ^^,.
„ vermi differenti nella loro fpecie . Io credo finalmente , mi f>me fienai
„ che ne' liquori preparati gl'Infetti vi s'introducano con 1' vermi.
„ infufionc dell'erbe , nelle quali fi nafcondevano : ciò ,
„ che non ha luogo ne' vermi Spermatici .
. ij. 11 noflro ftimaciflìmo Sig. Morgagni , Pubblico Prima-
rio Profeffore di Anocomia in quello Studio, citato pure dal /,f/,'"„f'"//'-
Sig. Nigrifoli (a) m'aflerifce anch'effo , di aver udito d^ ammettali) i
perfonc degne di fede, e non imperite nell'offervarecofe mi- Jete, verm, ne!
nute col Microfcopio, che quelli vermi nel feme fi trovano , l'""-
e di avere pur egli fteffo veduto bullicarc nel feme di un' ani-
male, un non so che sé movente, onde fi poteva congettu-
rare, cfferc quello un'aramaffo di vermini : dalla quai'op-
pinione il fuddctto dottiamo Sig. Nigrifoli nondiffcntc, nò
il Chiariffimo Sig. Abate Giacinto Gimma. (b)
14. Il Sig. Euno, Medico di Brefcia, che oltre le altre ra- tjaoie tjTtr-
re fue doti , ha ancor quella di fabbricare da fé finiflìrai va-^ioni d'un
Microfcopi, m'ha più volte avvifato, d' avergli chiariflìma- italiano intera
mente veduti nel feme di animali diverfi, e per un certo ca- "^ ' *'""'»''"'
fuale accidente nell' umano , con quefto'però , che non in
tutti i femi gli ha veduti, quantunque del ficuro fecondi .
if. £ finalmente, fé punto appreffo i Letterati vai la mia
fede , io poffo francamente afferire , d'avergli veduti , in Vermicelli nel
compagnia del Sig. Lodovico Bourguet , nel Seme di un Coni- f"»» ojfirvati
glio vecchio , benché non in tanta fterrainatiflìma copia , P"'^"»'^""-
quanta il Lewenoeckio h vanta d'aver veduto . Stentammo "'
molto a trovargli per molte difficultà , che s'incontrano in
fimili faccende , e per l' incredibile pazienza , e deprezza ,
B che
( a ) e onftderaz- interno /.-r Geniraz- de' diventi Cap.j.
(h) Differì. De .Animai ib.f.ìbulof. pag. 89. epag. 1 4J.
I o De Vermicelli Spermat.
che vi vuole, come sa chiunque, che sa l'arte dimancggii-
h-ìtufa 1^^ fimili ordigni i ma finalmente con incomparabile allcgrez-
foa.rttt.ì di za vidimo querto canto decantato, e ameno fpectacolo, e lo
V<-«;t.»r»ri e/- ammirammo. Erano della figura, e della quantità, che vc-
fvtati dall' jj-j nej]^ -p-jy^ ^ pjg_ i^_ Guizzavano vifpi , e fnelli , par-
■rlrcLùnm^ ^endofi da un canto, e andando dall'altro , flagellavano 1'
rr^. ij. ' 'onda di quella linfa fcminale con la coda, ni-lla maniera ap-
punto, che fanno i Girini le acque, dentro le quali nuota-
no. Erano di color nereggiante, o almeno fpcrati alla luce
così appari vano, né erano corredati di un capo cotanto grof-
Ib, cerne quello degli umani difcgnano, né fi vedevano co-
si lunghi , né cosi con ifproporzionc fottili fino alla coda .
Avevano veramente una giuda figura di verme, folca vano 1'
ondci come i vermi, e come i vermi delle zanzare acquati-
che, o di altri fimili animalucci, ora s'alzavano, ora s' ab-
ballavano, ora fi ruotavano in giro, divincolandofi per ogni
verfo, contorccndofi a mò di Serpenti, e con un'incredibile
vifpezza, a loro piacere , per ogni parte voltandofi . Con-
tento olerà modo, e di fiupore pieno non poteva fiaccare 1'
occhio dalla vifta di cosi bello, e diiiderato fpettacolo , di-
vifai con attenzione attentiffima ogni loro movimento , e
fattczza, e gli riconobbi, e gli giudicai fenza dubitaraento
alcuno per veri verifllmi , arciverifTimi verrai .
i<5. Lo fìelTo pure mi fu l'altr'jeri confermato da un dot-
Kuetrafofi. jq Inglefc , chc venne a vedere il mio Mufeo, dicendo, che
ferma de' dctt, ^^^^q jjj Londra fi fono vedute nuove efattiffime figure de'
rfjMi» tn. ygj.jjjj jgj feme, date fuora da un' ingegnofiffimo fabbricato-
re di Microfcopj , il quale fi efibifce , di fargli fcmpre ve-
dere a chiccheffia.
17. Se dunque per tanti teflimonj, e de' miei occhi flefTì,
sìjJabiuree f così va la bifogna , non poffiamo più per l'avvenire nega-
e/fit»xa df j-g ynj cQ^-i (jj {2XX.0 ; ma folo con profonda umiltà alzando
ditiitfrmt. j^ mente all'Autore fupremo della Natura, fupplicarlo a il-
luminarci, per conofccre il fine, per cui ha pollo un'eferci-
to di viventi in ogni vivente, e fcgnatamence in un liquo-
re così preziofo, eh' è l'inciampo d'ogni Filofofo , e delle
maraviglie la maraviglia più fìrepitofa , riflettendo feriamen-
te con Avenx^oar, benché barbaro Scrittore, come itnelle£ius
vofiri dc^ciiint , quoninm Deus volvit nohis ponere menfur^m ad itt-
telligendnm , quam non polfumus prxterire . Scientia cnim folius
Dei excel ft efl , quatti dat cm vult , quando vnlt , & qnotnoda
vult .
Efpli'
Parte 1. Cap. 11. 1 1
Efplicàz:one delle Figure della Txv:là prùhx»
F[g. I. Verme Spermatico del Gcvcttone acquatico ceruleo
di mediocre grandezza .
Fig. i. e _j. Vermi Spermatici d;l Cane . Il fecondo è la Fi-
- e gura di un verme vivo, il terzo di un morto . F. G. E.
■ l ■ Corpo deirinfccto vivo . H. la coda . K- L. 1 • Corpodcll'
Infetto morto , M. Coda del detto Infetto .
F)g.4. e 5. Vermi Spermatici del Coniglio. Nota particolar-
mente l'Autore, che il corpo di quelli A-B. C, cF. G. E.
non è ritondo, ovvero Ovale, come nel verme del fe-
me degli altri animali ; ma fpianato , e corredato di mol-
ti infigni, e manifefli globctti, come (malamente però)
dimoflrano le Figure. D.H. moftrano la coda de'mide-
fìmi.
Fig.ó. Sali oflervati nel feme umano dal Dalempazio*
Fig.7. Verme del feme umano.
tig. 8. Omaccinofviluppatofi, o fpogliatofi delia tunica , eh:
lo copriva , e gli dava figura di verme , con le fpoglie
fui capo.
Fig. 9. Altro omaccino più ingrandito con le fpoglieful ca-
po, e attorno le gambe.
Fi<y. IO. Verme Spermatico morto del Cane conforme lo ap-
porta difegnato il Sig. Andry.
Fig- II. Il mcdefimo, quando è vivo.
Fig. 11. Verme Spermatico del Ghirro, 0 Scoiattolo difegnato
dal Lewrnoeckio , e rapportato dal Sig. Andry.
Fig. 15. Figura , e movimento de' Vermi Spermatici , nuo-
tanti nella linfa feminale di un Coniglio vecchio , da
me offervati , e con tutta fmcerità fenza maggiore in.
grandimento difegnati .
Fig. 14. Verme del feme umano difegnato da Monfig. Lan-
cifi, ingrandito col Microfcopio.
B i CA'
CAPITOLO III.
Dell' ufo de' (Vermicelli del Seme , conforme molti
chiaritimi Scrittori .
I- C Tabilita per vera l'efiftenza de' Vermicelli nel Seme ,
ria* i per { ut i3 ragion vuole, che ora cerchiamo, o Sapienti/lìmo Si-
f'"' .'./""gnor Garelli , per qual fine ci fieno ftati pofli da quella
vfrm,Mj,„,. gr^j^ jjj^jjQ Maeflra della Natura, o per dir meglio di Dio .
Ritrovo , che non folamente i primi Scopritori di qucrti ,
cioè \' Hartfockfr , e il Lcwenoeckio; ma tanti altri ancora uo-
mini dotciffimi di prima fagia , hanno giudicato, efsercque'
deffi, che facciano tutto il giuoco della grande Opera della
Generazione , quantunque fra loro difcordanci nel modo . I
creiìcna aìcu. più dotti hanno crcduto , che ognun di loro fìa un feto di
ni^rffsreunft. quella fpezic , Hcl feme di cui annida, involto in unamem-
ZìaTfi^JTd' ^^^^^ ' '^''"ò cosi vermiforme , o fafciato con una tela fottil
unlermt. fottilc, e coperto , c come immafcherato fotto fcmbianza di
verme , come ha veduto nella curiofa ofservazione del Da-
lempaxio. Qiie' dell' uomo fono tanti omiccini , d:l Cavallo
tanti puledri, della pecora tanti agnelli, e cosi difcorriarao
di tutti ; per Jo che non v'è più bifogno , a loro detta, di
farneticare cotanto , e tormentare lo fpirito per cercare ,
come legua laGenerazion de" viventi, o la fecondazion della
femmina, concioffiecofachc facilmente adcfso s'incende, che
bafta, fpruzzar i verrai dentro la femminile nicchia, e che
comefft V ""°' ° P'" ^"^" nell'uovo, o nelle uova, ed eccola fecon-
^'r.ti^lft,'^'^^'^ • Entrato colà dentro l'attuale vivente , d;ir ignobile
nt. ' facco, in cui ftava celato, ^i fpoglia , e mutando nome ^\
chiama allora Embrione ; nel quale (lato gicta i vafi urabili-
cali verfo le pareti interne della corteccia dell'uovo, con le
radici la penetra , e sbuca, e aggui fa di pianticella in un pro-
prio terreno, e vafo trapiantata , le allung.i , e fuor fuora
pafsa, finattantochèle cacci nell'utero della Madre, d'onde
afsorba , e inghiotta il nutrimento necefsirio , fi vada em-
piendo, nutrendo, e fviluppando , e crefca fino alla deter-
minata grandezza , giunto alla quale fquarci di nuovo le
fpoglie , che l'involvevano, e come in carcere amico lo rin-
chiudevano , ed efca a godere libero qucfl'aria . Penfano
pure, che tutti i Viventi foffero dall'onnipotente, e incom-
prenfibile Sapienza dcH'Altiflìmo creati in un colpo ne' pri-
mi
Parte }. Cap. JIl. i 5
mi Padri, e che il nafcere in tempo d'ognuno, non fia, che
un raanifeftarfi, od uno fvilupparll dagl'invogli, cheoccul- j^,' primi a»;.
to, e inceppato fra le anguftie Jo rinchiudevano. In Adamo mal, tutti gn
adunque fu creato tutto il genere umano, eh' e flato, che al '"imali del
prefentc fi trova, e che farà fino al finire del Mondo : eco- Monlocrfa:! ^
si nel primo Cavallo , nel primo Cane, e in tutti i primi quadru- ^"' ^Jùn'i^tìi
pedi, in tutti i primi uccel 1 i , ne' primi pcfci , ne' primi Serpenti, ucmim .
ne' primi Infetti, e in tutte le prime piante fieno flati, fono , e fa-
ranno tutti i Cavalli , tutti i Cani , tutti i quadrupedi , tutti gli j,^^^ ^^,^. ,.
uccelli , tutti i pefci , tutti i Serpenti , tutti gì' Infetti , e tutte le animali flimo
piante , che germogliarono , che germogliano, e che germoglie- inviluppati , *
ranno fino all'ultimo disfacimento di quella gran mole . Se ''[ *"ppo t>
rivolgiamo in dietro l'occhio alle Oflervaz ioni del Lewenoe-''"'''''P""' ■
ckio {a) troveremo, che i vermi fleffi feminali fi vanno fvi-
luppando poco a poco, avendogli oficrvati prima in figura Lo fltjf^iid.
d'uovo, dipoi alcun poco ftrigati , ma come morti , esc non ''f '"'"'•
moventi, e finalmente, quando era il tempo de'loro amori,
affatto fprigionati, liberi, e fnelli afpettare l'ufcita da' loro
alveoli, per andare a fecondare le femmine. Sicché tuttigia
vi erano; ma in forma riflretta, e non ancora slegati , vo-
lendovi il fuo tempo , che f\ fciolgano , che apparifcano ,
che maturino, e che all'opera generatrice atti divengano .
Vuole inoltre il Lewenoec/cio, {h) che fia il medefimo delle
piante, avendo olfervato nel germe de'loro femi non folo in-
tera la pianta; ma infino i grani , o le frutta , qnoi ut in
pLintis fir , conchiu.iendo, ita prò certo habro , necefptriò etiam
iti fetninibt'.s m.ifci'.liìùs omnium animttLum locian habere • Quan-
tunque lo fleffo Autore confefTì (e) di non aver potuto ve-
dere con la neceflaria chiarezza nel feme di certi animalet-
ti, che chiamano Mtjìen gii accennati vermicelli , per edere
le fue parti interne troppo flofcie, e lubriche, quafi che paio-
no di fola acquea materia cómpofle , nulladimeno giudica ,
che in tutti vi fieno, benché fovente impolTibili da vederfi , . ., .
clTendo ogni animale collante degli organi fteffi , de' quali J'JfJJ^i'^Jf}
corta un Cavallo, imòea, fono fue parole, qua aliquot mille- , 'retano , ben.
nis myriadttm vicibits minora fimt pidice , eandcm cum ipfo poffl- cu) oprtare
deve perfeHionem . S'avvanza di più a dire , di avere fcoperti non fi p^fan»
i vermi mafchi, e i vermi femmine, e tiene per certo , che 'J^*^"'"^;^/-^"
'^^ fualmente fer.
(:i)rfdi Cap. 1.
(b) Epifl.64.. ad P^e^iam Societatem p- m. 159-
(c)Epifi.ad moke p. II.
14 DeTermicelli Spirm.it.
da'mafchi naTcaoo mafchi, e dall.» fcmm'nc uaicaiiDle ftow
min:, fed '^am ( lenta ciò , che dice ) {a) ubi it am m /caini*
bus m tfculinis animalittm > avium , pifciam , imo et:am Jnftiloy
nHì'JJ^^mt ^"'^^ reperiri animale ul.t mtdtò certtus elfe jl.uu> , quaìn Aiiiea ,
fora >„afibi at. bomineni non ex ovo , fei ex animdciiio in f:m:ne virili oriri ac
l'ifemuìint . p-(cfertim , cum yeminifcor , me in fonine m.ìfcuLm:' huminis » Ó"
etiam canis vìd (fé duorton genenim animalcula . Hoc -jidens mihi
imagiìi.''.bnr , alterur// gcuus effe m.ifculinnm t aUerutii famininum.
Per Jo medefimo alto fine vuole, elfcre llaci pofli nel feme i
^'"''^^"?''^ > detti verrai V Hrrtfoeckcr , la dLcui oppiai aiie , come fcrilTc-
f/f'f^i Tfrmi '■'^ > "0" difpiacqiie al pruJentiflLn) Padre Milebrancb? , co-
4ii ftrr.t x/eri vciz non Contraria alla ragione, né alle leggi d.-lla Natura,
pii . quantunque dal difcorfo , che fece M' lUnflnfs. S:g. ^bate
Conti (b) pare, che non folTc più àA primiero parere . Co-
municò pure al Regis il Sig- llmtberg una Scriaura , compro-
vante la fovrammcncovata fentenza , nella quale confelfa ,
che la fofliene con ragioni molto probabili , e dice, che fc
pare a prima virta troppo ardita, e forprendente , egli è foloy
perchè ella è nuovi . Il citato Cardenia è uno anch' elio de' ge-
nerofi protettori di una tal' oppinione , mentre io leggeva in
una lettera,, che mandò al Lewenocckio {e) come nell'anno
ió8<5. e gli partecipò al Mulgravio alcuni l'uoi penfieri , e
fcoprimenti intorno la formazionedegli animali, per dimoftra-
re, CÌxztnttxda vermicelli delmafchil feme iir.ivino la loro origine,
rtì/xf,f .«fi* difcordando {blamente dal Levveaoeckio, imperocché quefti
d,i:ord.,fero i yQievj^ le nova delle femmine per nulla, ed il Cj)rf»?i;onecef-
^dt'"' vir^'cti'i {ariiffime, e come nido, e ricettacolo de'menzionati verrai le
spermaiid. confidcrava , in cui abitare , nutrirfi , e crefcere dovefsero.
Ma che vado io errando, a cercar uomini di alto, e fovra-
no ingegno, che un'ufo di tanto pefo-, e di sì gran Jc ripu-
tazione a' detti vermi diedero , e con inforzi di tino intendi-
i.f!l>nii!o jìa. mcnto fi mifero a provarlo , fé lo ftimatifii.no Sig. Leibpi-
Lj"'ji^"l//n 2.'^o nella fua celebraufliraa "Teodicea in più luoghi l'efpofe,
vi'mi'iilil'cbi e fé ne fervi per uno de' più ficuri fondamenti dell' ingegno-
foferovcrì ft- fiffimo fuO Siftema ? {d) E in fatti, feturto p*eefijle y e fé non
"'• è il nafcere, che uno fvtlHpparft , ha quefia oppinione una ta-
le, e si gentile apparenza, che la più vera pare , e la più
' na-
C a ) Epifì. Vob. &c. Wren. p. m. jO.
( b ) ycdi il Cap. 1. verfo il fine -
le) Epifì. p^g. Ai-i-
( d ) Eff-iisfur U B^ntè de Dicu &c. Tart. l. e Tari. S-
P^vre /. Cap. Ili i;
naturale ^i ogn' altra . Ma Tenta V. S. Illuflriflìma tutte le
prove, che la rendono, a chi alto non penetra, Tempre più y^ri/r.r.Hf :n.
vcrifiraile, ch'è cjucfto appunto , che più del falTo ingannai ^.-.vrap.ù /.*-
gì' incauti , e quelli in particolare , che nella Storia della ^iimfTt àil
Natura non Tencuno molto avanti : e giacché il Sig. Andry'^"!^'' •
s'è prefo la pena di tr.iTcrivcrnc molte da var; Autori , co-
me uomo amantiiFimo dd mirabile, ed appaflìonatiffimo per
Toftenerle, rai Tervirò anch' io delle medefime, traslattando-
Je nel noftro Idioma, non tralaTciando di più coTa alcuna ,
che pofTa dar nerbo j e peTo a cosi beila 3 e nuova Tco-
perta •
CAPITOLOIV.
K'igioniì con le quali perfHadere pretendono , come cofa di fatto ,
che i y^rrmcelH Spermatici fieno autori della gsneraz onc ,
non eccettuata né meno quella dell' ncnio .
1. X TOgliono, che cofloro fieno riTpctto airiK,mo, eagli ,
V animali, come le grana riTpetto alle pmnte , e che [,'.; "Jf !^'!''
il nome di vermi impropriamente lor li convenga . Siccome r,',fn're^ei:i'
adunque nel capo , per effempio d'un Papavero Tono tante vermi.
migliaia di Temi (*) cadaun de' quali contiene attualmente (*) •'^'c^'A»»
una pianta di Papavero , così ne' vafi maTchili d'un' uomo , "^ '°"'ì j '•'
o di qualunque animale fieno tante migliaia di vermi , ca- ^^Main^unfei»
daun de' quali contenga attualmente un'uomo, o un'anima- cop,diPapa-
1q . Si chiamano perciò quefti, a differenza degli altri vermi -^"o , come
roditori del corpo, vermi Spermatici t o '•uer mi fatti s , comtg\\'"'J^"^"''fi"'
appella il Sig. Andry , per prova di che apporta ie Teguenti ^"""*-
ragioni .
I. Non il veggono cofìoro , Te non nell'età propria alla P''""" ragi».
Gcncrazicne, non apparendo nella fanciullezza primiera, e 7/ jtwT'^
nò meno nell'ultima vecchia;!. ^«ttfttì.
X. Si trovano languidi, e per lo più morti nelle Gonorree, suonia .
e nelle Galliche malattie.
l. Niuni nf Tono , o almeno vivi nc'tefticoli dcgl'impo- r,,^,
tenti.
4. Non Tene ofTervano nelle Ovajc, onelle uova delle fem- „
mmc. "^
5. 1 vermi Spermatici dell'uomo hanno il capo piùgroffo gv,«*.
di quello de' vermi degli altri animali , lo che fi accorda con
la hgura del feto umano, il quale, quando è piccolo , non
pare.
li
De' rer miceli t Spemi at.
pare, che una grofla tcfla fopra un corpo lungo , che raf-
iembra fornire in una fpczic di coda .
6. Se immediatamente dopo l'unione del mafchio con la
-^'Z'. femmina fi guarda nella Matrice, tutta piena zeppa di ver-
mi Spermatici fi ritrova , niuno de' quali per lo avanti ap-
pariva .
Senhna. 7' ^^ bianchezza dell'umor fcminale tutta dipende dalla
moltitudine innumcrabile de" vermi , che in quefto umore fi
trovano, imperciocché quanto minor numero ha di vermi,
tanto meno bianco apparifce.
Ditata, 8. I vermi zoofagi, cioè delle carni divoratori. Ci genera-,
no nella maggior parte delle febbri violenti , ed ai contra-
Sana, \ rio i Vermi Spermatici quafi tutti allora muojono.
p. Quelli, che fono di una sfrenata libidine, e fanno gran-
di ecceffi contra la continenza , non hanno ordinariamente^
alcun verme Spermatico.
Duìma. IO, Po^e quelle pruove, ch'egli chiama di fatto , mera-
mente confiderate, pretende, che non lafcino ne punto, ne
poco in bilancia lo fpirito intorno al modo , con cui la ge-
nerazione fi faccia. Sono tutte (dice) appoggiate fuirefpe-
rienza , e quei , che afficurare fene vorranno , non hanno da
fare, fé non ciò, che va fegucndo di dire.
Utidecinxt. I'- i»' 3pra un Gallo vivo , il quale per qualche giorno
non fia flato con le Galline, e col Microfcopio fi ponga al-
la difamina l'umor contenuto nc'tefticoli di quedo animale,
e nelle altre parti della generazione, fi vedranno in quello,
quando ne prenderà una porzione della grolTezza di un gra-
no di rena, più di cinquantamila animali viventi, fimili al-
le anguille, e tutti quanti in un moto continuo agitati. Per
ben riufcirne, è d'uopo in uno ftelTo tempo aprire al Gallo
le vene iugulari, per non elTere punto impediti dall'abbon-
danza del fangue .
VucdcciniM, 11. I medefimi vermi s'olTcrvano nel feme di un Cane ,
di manicrachè in tanta quamirà, quanta è un grano di pol-
vere, fi vede un millione di vermi . Hanno queiK una lun-
ga coda, e un corpo fabbricato di particelle ritonde , una
fovra l'altra ripoHc . Pone la figura di cofloro, e morti, e
Tatolaprima. vìvì, che ho già poAa nella Tavola prima , Figura io. ii.
Fig.\0' II. .. Lo fteflo accade, fé fi guardi il feme dei VdzcMerLx , oMer-
Ihzzo, vcggendofi in una particella groffa, quanto è la pun-
ta di un'ago più di dieci milla animalucci con la coda lun-
ga, e tutti vivi, di m^nierachè fatto il calcolo di una quan-
tità
Parte 1. Cap. IK 17
tità Jcl detto feme, fi trova , che vi fono più di cento cin-
quan-.d millioài d'animali, e più , che non fono uomini fo-
pra la terra .
15. Cita le offervazioni del Lcwenoeckio, fra le quali-di- ^^^'""t'^f •
ce, e(s:re confiderabile quella , che fece nel ferjne del Ghir-
ro, 0 Scoiattolo, dove un' immenfo numero di quelli anima-
li ritrovò, fimig'i.inti alle anguille, de' quali ne apporta la t^j, y
figura, da noi pure difcgnata nella Tav. i. Fig. 11. Fig.n.
14. Aggiugne ciò , che ancor noi abbiamo toccato nella
Stona dell' efidenza di ccftoro in altri animali {a) cioè che D"''»''quai:
nel fuddetto vi era un numero infinito di quelli , chefvijup- '''■
pati ancora non erano, né sé moventi, né vivi, dieci mille
de' quali non occupavano lo fpazio d'un piccolo filode'fuoi
tefticoli.
15. Lo flefso (fcgue) s'ofserva nc'tefticoli, nev.tfidefferen-
ti, e ìiellcjefcicoic kmmTiVi d' un'uomo, repentinamente mor- ^^^■'''""''^*'''"
to , cfscndovi un numero innumerabile di animnlctti vivi ,
che hanno un gran capo, ed una lunga coda, i quali non
fi veggono ne' fanciulli , e né meno negli animali in queir
età innocente , in cui non fono abili al lavoro della gene-
razione, lo che avea già detto nelle prove, replicando pur
quivi anche le /pcricnze , e le ofservazioni , comprovanti le
altre narrate.
16. Ciò pollo conclude, efsere evidente, venir l'uomo, e conobiufio,,
tutti gli animali da un verme, che non è altro, cheilcom- ^,//, apportate
pendio, e il riliretto dell'animale, che nafcer debbe, efpli- ragioni.
cando dipoi, come, e quando entri nell'uovo, dovecrefca,
e come crefciuto, e già perfetto efca di quello. Cerca, co-
me di un numero sì portentofo di vermini, ch'entrano nel-
la Matrice della Donna , un folo ordinariamente diventi fe-
to. Rigetta l'oppinione del Lcvenoeckio, che non ammette novi dijftnta
le uova , il qual crede , che il verme fi fermi in un punto »' ^'i- ^ndry
dell'utero, in cui fi nutrichi, e crefca . Penfa più naturale, ^''^^'^*"'ot.
l'ammettere il Sifiema delle uovaCcome fece prima di lui il '^ '"'
Gardcnio, ) e dar a loro folamente un'altr'ufo , eh' è pri-
mieramente di ricevere, e poi d'inviluppare, e nutrirei ver-
mi. E qui incomincia, a giuocare d'ingegno, e ad immagi-
nare, come una tale faccenda fi pofsa intendere , locheefpor-
rcmocon altri pcnfieri d'uomini grandi, per non confondere
le immagini della mente con quelle della natura .
C CA-
(ajrt-rfi C.r,"». i.
CAPITOLO V.
RagioTìi immaginate , o per analogia dedotti , comprovami
V accennato Sifiema de' rermicelU , meditate
dal noftro untore in favore degli
^vverfar; .
PAraoonrde} ^' /^ Onfidcrano , o pofsono confiJerare i difcnfori di que-
fito'"'\ diU<t V^ flo Siftcma Ja Donna in riguardo al feto, come la
Madrt , tei terra in riguardo al grano. Qiiefto ha in f; tutta la pianta
frano , t la riftretta , e non ha da far altro la Madre terra , che apprc-
terra . flargli luogo proporzionato , acciocché le radici Tue gettar
pofsa, e con queftc il dovuto nutrimento afsorbire, pcrifvi-
lupparfi , e crefcere. Cosi vogliono, che il feme umano ab-
UtmohaiHif ^'^ '" ^^ ^""° l'uomo , c non ha da far altro la femmina ,
tiiuoiìftto. che dargli una nicchia, o un fito proprio, acciocché pofsa
piantar le radici de' vafi fuoi , e il necefsario alimento rice-
vere , per allungare , e dilatare le parti fuc in compendio
ammonticellate, eriftrette, e crefcere. Penfano, chelamae-
ftà dell'uomo, mendicare non debba dal feflb raen nobile noa
un'uomo intiero i ma né meno la meta, né parte alcuna cf-
fenzialc dell'uomo- Tutto da sé dar lo dsbbs , e quella con-
cederfolo l'albergo, o il ricettacolo p:r alloggiarlo, cullo-
t^v'orfrf/rf dirlo, e nutrirlo. Qiell' allattarlo, che fa la fola Madre fuo-
Ujire. ra dell'utero, è fcgno manifelto, che anche dentro fc iJ fo-
le fuo uffizio era di nutrirlo, feguitando l'ufo incomincia-
to nel primo punto, quando accettò l'impegno di riceverlo
nel fuo ventre . Barta al Padre il confegnarnelo , come ba-
fta airi\gricoltore, il confegnare il grano alla terra, impie-
gando affai di fatica l'uno , e l'altro nel coltivarla .
Kil primo uc. *• Aggiungono, o aggiugner polTono , che creò prima 1'
mopnft Iddio P uomo della donna Iddio, cavando la donna da un' arida ^zr-
artifidodituK te dell'uomo, onde nell'uomo avca porto avanti tutto 1' ar-
tifji a!triu9~ tifizio, e tutto il Magirtcro del gran lavoro , dandogli per
"""'' compagna la donna , folo perche rice velie, ed abbracciale
quanto in quello avca fabbricato, per confcrvare la fpczic .
La dignità mafchile ha in se, come una pianta, tutte le ric-
chezze delle future piante , e la fervicù della femmina ha
tutto il merito di confervarle nel grembo fuo, cpreflarloro
il nutrimento dovuto.
j. Sappiamo, che fra Jc cofc, che i Filofofi più fcnfatJ .•
e più
Parte 1. Cap. V, 19
e più faggi in quefio Mondo inferiore ammirano , una fi è Vniformìa
l'uniformiti , e la fcmplicicà delle leggi unirerfali , che in àilk Ugg, dtiìa
una sì ftrana varietà di viventi (i veggono . Tutti quanti ^^''"*"'-
niuno eccettuato , dal loro fema nafcono , tutti per mezzo
del nutrimento vanno appoco appoco crefcendo, finché giun-
gano alla determinata grandezza : in tutti fcorronoi liquidi ,
tutti hanno cuore, arterie, vene, trachee, vifccre , e parti-
colarmente quegli, che da un luogo all'altro (i muovono ,
de' loro nervi, mufcoli , libre ,c d'altre parti a proporzio-
ne fode , e sfuggevoli corredati fono , come Noi . Se tutti
adunque hanno, poco più poco meno , gli organi fte/fi, e
le ftefl'e leggi , avranno anche un certo modo comune per
efeguirle, e particolarmente quelle del nafcere , di cui favel-
liamo, dello fvilupparfì, e dell' apparire finalmente perfetti . .
Iddio ha voluto, che tutto paflì p:rr vari gradi, primi che '/'"^ '^"
arrivi ali ulumo del perfetto fuo efsere, e tutti 1 generi , e „arfi.
tutte le fpecie non tanto degli animali, quanto delle piante,
e de minerali fteflì conia mente fcorriamo, e troveremo fen-
za fallo andar cosi la faccenda. Ala perche ( parlando adef-
fo degli animali ) quando fono ne' primi gradi dello fvikip- Primi oraiii
pò, iono i loro organi cotanto te rieri , e molli, che Cìrshìx ^'"' ^"'j'fP"''
difficile, anzi impoffibile , che giugnefsero a gradi ulteriori, ^"'"'"' '^''^' '
fé non fofsero armati, e difefi da membrane , da corteccie,
da tuniche, e fimili , quindi è , che con ordine indifpenfa-
bile ha voluto quella gran mino mieflra venirgli tacci , e
porgli tutti in ficuro con varie , ma femore uniformi ma-
niere, fiiiarcantochè giungano alla perfe^ian desinata .
4. Abbiamo l'efcmpio negl'Infetti volanti, primo abboz-
zo, e idea la piùfemplice, e la più chiara di quefto grande /;,/>„; t,^/^,.
raiftero . Armò le uova loro della corteccia ( per incamin- ti,pri,re ci>''oi.
ciare dall' invoglio più vifibile, e fuora di dubbio ) dalle qua- :j»</«>«''y?<"/.<-
li prima efcono fotto figura di verme , o di bruco , dentro^^""-
cui il volante flà inviluppato, e rinchiufo, come fra gli al-
tri ofscrvò , defcrifse , e ne apportò le figure il diligentifli-
mo Swammerdamio (a) Mangia il verme, o il bruco, fin-
ché fia giunto alla pcrf.tta grandezza il nafcorto volante, e
va intanto fpogliandofi delle antiche fpoglie , e allora cefsa
di più mangiare, e di fpogliarfi , quando non ha più bifo-
gno l'altro di crefcere. Allora fi quieta, e di nuovo la vec-
chia tunica fi cava , ed apparifce Crifalide , 0 Aurelia , o
C 1 'Mia-
(a) Swammerdamius Hifloria InfeBorum.
io De' Fermicela Spermdt.
Ninfa, nel quale ftato l'occulto volante è raolto vicino agli
Ordine di gradi ^^^^^^ gradi della fua total perfezione. Riceve allora per co-
diverjf, primari dire 1' ultima mano; ma però Tempre chiufo dentro lefue
Ji apparire t#- fpoglie , comc il feto dcHtro le m:mbrane. Perfezionato eh'
Unti. ggii ^^ fquarcia le tele , che lo circondano , e fi fa vedere
volatile quello , che lino allora flato era ferpeggiante , e
fempr; occulto, come in un carcere, fenza mai apparire, o
jilrrerij9fj^cni ^^'^ ^^^^'^ di ciò, che folTe per manifeiìarf: nel fine.
dd no'iìre Au. J- Sappiamo inoltre , che Iddio creò prima tutti gli ani-
urt in favore mali , 6 (\ rifcrbò in ultimo a fabbricare la più perk-tta di
de^li Atverfa- juj-te jg creature, la più comporta, la più bella , la più a'
^ijeìNomo tat. "°^';' °'^^^^ intrigata , e ricoperùa, eh' e l'Uomo . Volle ,
te it leggi dtgii che in quefta fi rinchiude;fcr9 tutte le lor perfezioni, e tut-
étUri animali ti Ì gradi, che panano, prima, che giungano all'ultimo ;
'dof^r""^'"' ™^ '^°" amore diilinto, e con una certa, dirò cosi , gclofia
ofirtvanc. ^^^j]^ ^^^^ confervazione , e mantenimento , che Aipera tutte
le altre. Troviamo di più, come una certa fc.ila di maggio-
re, e minor lavoro , più , e meno ofcuro , e velato ne' vi-
venti, che ci guida , come per mano, a farci conofcere la
perfezione dell'uomo, eh' è nel più alto grado della fuddet-
\!l''mJu^àZ'.^^ ' ^^ bruttura delle vifcere di tanti animali meno coperta
'^jZfe nell' ^^ moftrato agli anatomici del caduto, e d.-l nafcente feco-
uon.o,epiùna-ìo , qual fia quclla d.-lle noflrc mirabilmente ammantate ,
/">. ftudiofamente nafcofte, e d' un'artifizio, fé non piùminuto,
almen più occulto fornite . Sono in tutti le fie/Te ; ma non
in tutti la fteiTa pulitezza , ne la ftefla gelofa maeftria di
,7^,„,^,^„ coprirle.
JònfXl'eef. <5- Se adunque le belle leggi di Dio fono tutte feraplici ,
/iTv.i-.>/.ipf/- ed uniformi, fé ha mofirato ne' primi animali, come gli ab-
mejf, difopra . bozzi degli ultimi, che fiamo noi , fé ha voluto , che tutte
le principali prerogative degli altri in noi rinchiudiamo , ed
ha fatto conofcere una maggior cura, ed un'amore maggio-
re per noi, e fé finalmente ci ha lavorato con un'arte fimi-
le; ma però più fina, e più recondita , avrà anche fatto ,
KefepH della chz Don manchino in noi le difefe , ed i ripari ne' primi mo-
jfgura di verme fxizfi^ del nofiro apparire, o del noilro nafcre fottoqualfi-
y;'',^;"- voglia figura, come ha fatto agli altri , cllendo allora fen-
■ za fallo d'una dilicatifiìma tenerezza , ed era neceffario an-
che colà ne' primi occultiffimi covili del Padre veltirci, e ar-
marci di fode membrane, darci una figura confacente al luo-
go, al tempo, ed al liquore, in cui allora fi guizza , e fi di-
guazza , acciocché nel palTare da un luogo all'altro non re-
aef-.
Pan. I. Cap. T. i r
ftaffimo ofFe/ì, cioè nell'eflere urtati, e cacciati con empito
dentro Ja femmina .
7. Qiielle membrane, con Je quali ci ricoperfc, e ci armò
il Sommo Artefice, quando ci creò, e dieJeil primo effere, rf/''''''"'f"l
fono queir efle appunto , che ci fanno apparire fotto fem- ^; ^"^^J J^J'^
bianza di verme , effondo , come tante materne difendi crici dfeet/imiUa'
fafcie, fimili quafi a quelle, con le quali la Madre già na- vermi mi pnmit
ti e' involve, e lega , per cufìodirci , e da ogni ellerna ingiù- ""Po'Jf"' ■
ria amorofamente guardarci . Non fi poteva ( poffono argu-
tamente foggiugncrc) fare quafi in altra foggia, nò darci ,
fé a Dio piace, altra più comoda figura, chequellade' ver-
mini, concioflìachè, fé è vero, riguardo alla prima, come
adeffo ogni Accademico di buon gallo vuole, che tutti inte-
ri fiamo, anch: prima d'apparire, e che l'apparire, o naa-
nifeftarfi non fia , che uno fviluppo di ciò, che prima flava
affatto a'noftri fenfi nafcorto, era neccffario , che quegli or-
gani inviluppati aveffero una membrana, che giimanteneffe Uectifità dAie
difcfi, raccolti ne'loro fui , ed obbligati a non mo/erfi , fé membram ••?.
nju n;! tempo proprio , e determiiiaco , e dove fenza con- ^^''""" ''f"
iraflo , e fenza pericolo dilatar fi noteflero : altrimenti al- " '
lungandole teneriflìm: braccia, e piedi, e il capo, e il ven-
tre, e tut:a la macchinetta fuafragiliffima, e lubrica diften-
dendo, farebbono corfi a rifico di facili disluogamenti , la-
ceramenti, esfenditure. Riguardo poi alla feconda , cioè al- „ ^. ,
la figura de vernimi , quella era la più comoda, la più ge.i- atcjfeto ufi
tile, la più femplice, e la più propria, p.r ottener ^ozofv- guraài vinnì.
to, per nuotare nella linfa fp:rmatica , per Serpeggiare da
un luogo all'altro, e finalment: per intruJer/1 nel forellino
dell'uovo. Ha data querta figura a tutti i primi fviluppi de-
gli animali, come \\x data la figura ritondaftra , e lifcia a
tutte quante le uova , lo che dimollra , effere nella natura
folenne, il fervirfi generalmente in tutti di quell'ordine , e
di quella fattura, che più confacente al fuo gran fine riefce,
fenza mutare le leggi, ne farle piùmilleriofe, fé fofferorae- j^„^p^,;^,^^.
no femplici, e m:no uniformi. tùdtllA-itoti
8. Tre fono le principali apparenze , che generalmente ne- in favore d^lia
gl'Infetti veggiamo , prima, che volatili fi manifeftino, qo- /'^""yi ^^'i'>
me abbiamo accennato : ì\ prima di verme , la feconda di p^ariZii dd
Crifalide, 0 Aurelia, o Ninfa , la terza di animale nel fuo (^fo ddlatita
genere perfetto. Eccole nell'uomo : ìx prima di verme nel de vermi eel
ìeme, la feconda di Crifalide nell'utero, la terza di ^^mo , 'J'^'^ ^'J^^"'''"
fubito ufcita di quella : e ficcome non poffiamo con gli -oc- "' ""''''''
clii
ii De I^ermicelU Spermat.
chi propri veder il volatile giammai, perchè Tempre nafco-
flo, ora focco le membrane del verm; , ora della Crifalide ,
o deli' Aurelia , o della Ninfa , e lo vcggiamo folaracnte ,
quando s'è liberato, e ufcito di quelle / cosi non pofliamo
giammai con gli occhi noltri vedere il fanciullo, finche non
5.' è liberato dalle membrane , che lo velavano , e fia dalle
medefime fprigionato , ed uicito. L'ordine debbe cifere il me-
delimo, fé le leggi fono uniformi, e fé gli animali più im-
perfetti le hanno più fcoperce , e fono l'abbozzamento de"
più perfetti, vcggiamo con evidenza , dover cfser tale anche 1'
ordme noftro . Vi e folo quello divario, eh' efscndo noi più per-
fetti , e l'amore di confcrvarci più grande , fono ancor le
leggi in noi più nafcofte, e l'ordine più artifiziofo , e più
mirabile.
^!ir''A"^°"' ^' ^°* che quello paragone , d'efsere noifimili, partico-
tlwt 7'7u " ^''^'■"^snte nella prima origine a' vermi, ottiene, a prima vv-
Aiverfai}, fts, un non fo che di bafso, che all' immaginazione difpia-
ce; ma fé ben bene il tutto fi pondera, facilmente fi fcorge,
ciò dipendere, dal non aver noi una giufla idea della perfe-
zione di quelli piccoli, e maravigliofi vivcnri nel loro else-
re, e perchè ancora facciamo unmal'ufjde'noflri fcnfi, fti-
mando meno il piccolo del grande . SonD anch' efli nobili ,
, . fono anch' efli degni di ftima nel loro genere, e più apprez-
h!uì. ^^ '^ grande Agollino una formica del ilolc . E pure , fé pa-
ragonafiìmo gli uomini al Sole, onorati Ci llimerebbono , fo-
lamentc perchè il Sole è più grande di noi. Tutto lofprez-
zo viene dall'edere piccoli, e'perchè fovente ci fon nojofi ,
egli calpefliamo co' piedi, non perche in effi non fia un' ar-
te maggiore, e non vi fieno prerogative più illullri ne' loro
organi, che non fi trovano in quella gran ma. la inanimata
di luce. Se non altro, noi abbiamo tutto ciò, che hanno lo-
ro, e loro hanno molto del nofiro , e tìnaimente fono , o
polfono elfere flati, per cosi dire, i primi modelli dell'ulti-
mo perfectiffimo lavoro, eh' è quello del nollro corpo, e fé
dir il poteffe, forfè in non diffimile maniera , con cui Plinio
defcrilie i candidi fiori del Convolvolo , chiamandogli rudi-
me/ita T^aturx meliora. f.xccrc condi/cenns .
IO. Non può dunque alcuno , conchiuJer poflbno i fotti-
^flZ^t''^d7t4l ''^^'"' Avverfarj, dolerli , ne entrar in collera, fé fi parago-
jtZ't'ia.' ' na l'uomo, almeno nel principio della generazione a un
verme, anzi, fé fi dice, eh: fia u;i vero verme , tantoppiù
che allora non abbiami ancor l'anima ragioa;vole , che ci
diftin-
Tu'.t. 1. Caf. VI. 15
diftifìgua dal vulgo degli altri inferiori viventi, cqu.irmuna
piìi di loro noi fiamo.
CAPITOLO VI.
Si apportano altre pruov: , cavate dall' analogìa delle piante ,
e de' piantan.mali , ed alcune autorità.
I. T) Er dare tutto il pcfo poflìbile a quefta bizzarra , e par- ^^^^^^ ^^^.^^.
X ticolarmente di J.i da' monti, cotanto applaudita Sen- ddl' Autore ,
tenza, non mi pare fuor di propofico, il cavare nuovi argo- ^•r i-orrehr^r^
menti anche dall'analogia delle piante, accioccliè gl'illuftri 1^ ftif'ix" ^j''
l'uoi Fautori doler di noi non fi poflano , che in tutti i regni r"' ■^^^''''*-
non abbiamo pefcato, per arricchirla. Alcuni Moderni Bo-
unici , e Fil<:rofi (a) di prima fama hanno fcopcrto anche
nel genere delle piante il mafchio, e la femmina , ed alcu-
ne ermafrodite ; laonde vogliono , che il grano non poffa yimhxUJ'JU
mai nakere, né riufcire prolifico, fé dal Teme icl mafchio , ♦'''/'''''"^'•••"*-
o divifo, o nella pianta ikda unito , e raccolto f.-condato 2./;/^,"^,^^'''''
non fia. Pcnfano dunque , che negli flami del fiore, che fo- "'^
no, come gli organi feminali, fi ritrovi una certa polvere,
analoga ai mafchil fcme , i grancllini invifibili della tjuale
iieno, come i vermicelli invifibili del liquore Tpermatico de'
viventi , i quali , fc non entrano per una certa , come va^i- . .
re ■ ■ 11 j r n Comt p ffcen-
Ila , o nfoncmi , e non arrivino alle grana , difpofte per or- j;„oiff^ijfi_
dine ne' loro utricoli , (che fono le uova loro ) a fecondarle, u piane, che
quefle non nafcono , ed infeconde per fempre rimangono . fono k uota u.
Non mancano loro cfperienze , epruovc, che fono già note, "•
e appreifoi proprj Autori fi veggano , per non diffondermi
troppo, e iifciredi via. Balla toccare il forte di quefta pruo-
va , ch'egli è, il vedere, com: a fecondare l'uovo , o il fc-
me di altiffinia pianta, bafta un grano di polvere, incuibi-
fogna fìgurarfi tutta quanta la mcdefima, laonde non pare-
ri Orano , fé a fecondare un'uovo di un'animale , bafti un
vermicello fperraatico, in cui ftia celato tutto il vivente.
1. Che le grana delle piante fieno le uova loro, noncop-
pinion de' Moderni; ma di Empedocle, di Tcofraflo , e di Fu antU/iep.
molti antichi Filosofanti, anzi Teofrafto (h) volle non fol a- /^"'"'^ ."■'"''
mente la nafcita delle piante ; ma di tutti gli ^niniali dall' ^,''^J,')y-_,^,',^
uovo . ,„r, Uro .
( A yCamef-aria , C>c-vi4 , Hijo, &c.
( b ) ifir. \.De caiifis VLwt.
14 Dc^l^ermicelli Spermat.
uovo. Semina , ( cosi feri/re) ow«/'.i aliqnid in fc alimenti conti-
Kcnt , quod una ctim o^cncrandi principio natura piofundit > (icut in
Ovis , qua de caitfa ìion ii:eptè Empedocles , ^rboyes , inquit,
Ova folent. excclfis gi^ucic r.vnis ,
& alibi .
Deinde etiam oviparo genui arhoreum tulit ortn.
Enimverò J^aUtra fcminum ovis proxima efl : differire tamen ille
diluii , non tantum de arboribiis , fcd de omnibus . H.xbct enim
unumqtiodque alimcntum in fé , quo & durare tcmporis aliquantu-
liim valet .
i°nlfZ.iU a ^' leggiamo pure nelle pi.int: l'ordi-nc flcflb dd nafcere,
'"gTeUodìgH '^<^'lo fvilupparfi, del nurrir/ì, del crefcere, di multiplicarfi,
animali. di goder l' aria , e il Sole, drll'infermuli , d;ir impallidirfi ,
infanscudo-e morire. Noi {idCi chi.imiaino frutti i noflri figliuoli , fic-
^""* .*''"' . come figliuoli delle piante i frutti loro diciamo . 11 iM.iIpi-
p'ghi il gtrm't'i'^^ ^^ Icoperto i canali,, p^' quali il loro fangue fluifce, le
Miaviti. trachee, con le quali refpirano, le fibre, i nervi, le mem-
Parn,,hifcnohv:inz, la midolla, chela loro teflltura compongono , ed al-
negli uoinir.t j^^no pretende d'avervi trovato nel centro delle radici infino
lono nelle p,an..^^ cuore , aH2Ì il noftro gran Redi ( a ) non ha giudicato ,
^ far gran peccato in Filofofia, il creder^', che le piante abbia-
^ no anche l'anima fenfitiva , quantunque per mancanza di
Sono /f»/f»tf bocca gridare, e per eflere piantate in terra camminare non
Je^onJo »'/ ^'- pollano . Hanno di più anch'effe le loro Tlacente , quando
'n e ■;• fono bambine : danno riftrette, e avviluppate nelgerraedel
i^ome nmttfa ^ ., ^ , 1,1. 11 i-
»<>;. grano, come fa il feto nel germe dell uovo , ed hanno bi-
l'ogno d'un calore proporzionato, e amico per lo primo mo-
vimento de'fluidi, per ampliamento de'Tolidi , e per nutri-
mento del tutto. Gittano nella terra, come noi nell'utero le
radici, allorbono per quelle l'alimento dovuto, vanno dila-
tandoli, e manifeftandofi poco a poco, come noi, ci vuole
il fuo tempo, acciocché lufureggino in frondi , in fiori, in
frutti, e finalmente fanno i loro parti, morendo, erinafccn-
vitar!o,d'oa- do, come noi . V c ben divario, che, comcaccennav.3, non
Jt venga, f, muovono di luogo in luogo, non parlano, né credo (con
buona licenza del Sig. Redi, ) chepenfino; ma quefla è pro-
prietà del loro genere , che le fpecifica , e diverfe le rende
■ Sono «f//' dagli animati parlanti, pcnfanti , e se moventi . Veggiamo
piarfe '""'''ancora in qu.lle tutte le univeriali, e fante leggi della Natu-
delìfl Silura J^ > divcriificandoli Icl.imente per certe proprietà , che loro
man-
( a ) Lib. delia Gcneraz. degl' Infetti .
Pane ICap.FJ. zj
mancano, e che le condannano a flare nella linea di un più
-ignobile genere ; ma che però ha Tempre un'ordine puro ,
inalterabile j fìmile in generale agli altri , che le rende an-
ch'effe confpicue, e di molto chiare prerogative dotate.
4. Se adunque hanno le piante parti , e privilegi così di- AppUcaihnf ,
ilinti , e fé ( per tornare, d'onde partimmo, e eh' è quello, ' fo'i" <^'^''
in cui pollone far forza i Difenditori de'vermicelli fpermati- ^'i"'"""^-
ci ) e f e , dico , un folo granellino invifibile della menzio-
nata minutiffima polvere del mafchio bafla , per fecondare un
feme , ballerà anche un piccolo verme , per fecondare un'
uovo. Nel primo Ila tutta la pianta riftretta , al dire , del
Merlando , come fta tutto l' animai nel fecondo , e fé un Fag-
gio , una Qiicrcia , un Pino in cosi piccolo fito tutto aggro-
vigliato fi afconde, non farà punto di maraviglia , che un'
animale , tanto di ■À aite piante minore , dentro un verme
compendiato fi celi .
5. Se quello fenza moto progreffivo va a ritrovare il gra-
no , e nel fuo germe fi pone , e lo feconda , quanto meglio
queflo , che ha un moto cosi agile , e si veloce , potrà an- Si/ln-i-^tviei^
.dare a ritrovar l'uovo, e in quello , come in fua nicchia , ^'^' ' ''^'""^"'
accomodarfi* O J'una, e l'altra oppinione puzza di favola,
0 l'una, e l'altra al vero s'appone.
6. Poffono pure incalzare l'argomento, col porre alladi-
famina ancora il vado, e finora poco noto popolo degli Zoo- Alno Argo.
fiti , 0 Piantaoimali, e degli Ermafroditi, che hanno anch' '"^'"'' /"''"'''»
effi i loro generi, e le loro fpezie, e che partorifconofimi- ^'fi" ^ _" ''f
liascltetfi, fenza afpettare il conforzio di un altro, che gli
fecondi. Se fi aprono coftoro, e fi guardi col Microfcopio,
fi trovano in dìi, e i vermicelli , e le uova , come notò il
citato Lcwenoeckio nelle Oftriche , e nelle Cappe (a) dun- Hanno vermi-
que è quello un fegno apparentemente manifeftiffirao , che ciin^eduota.
la fecondazione viene da quelli. La ragione poffonodedurla
dalle citate offervazioni dei fuddetto , porte nel nofiro Capi-
tolo Secondo, cioè, che nelle femmine, che non fi feconda-
no, fé non con l'unione del Mafchio , non fi trovano mai
vermicelli, ne mai reftano gravide, fé non gli fpruzzano i
mafchi nel loro utero, ne'quali mafchi folamcnte fi offerva-
no : dunque cofloro della fecondazione fono cagione, impe-
rocché, fc porti quelli fegue la fecondazione, non porti, non
feguc , pare ben diritto , lo ftabilire , che da quefti foli dipenda .
I^ 7- Ag-
( a ; Fedi Cap. z.
t6 De* rermicelli Spermar.
Autarìti^tbi -j. Aggiungono alcuni certe autorità, n:llc quali molto
^'•'""'W^- rifidano, comequclia àiG.ohbe , quando parlando alla puirc-
unx.<' mi tr. ^j^^ ^ ^^ j^ ^^^ chiM7iaia Matcr mea Soror mca vemiihus , non
tralafciando quell.% del Slìtaidz , Ego fumvermis , & non homo,
immaginando , che alludano alla creduta generazione da' vermi .
Dfrreer:efvoU^^mocr:to, quel gran Filofofo anzi 'ì pìU fperimcntale , e il raag-
/c, (ti i primi gior forfè de* vecchi fecoii crede, che i primi uomini fpuntaf-
tjomi "inaffff- jfgfQ dalla terra, come tanti piccoli vermi, i quali appoco appoco t
^'" f,'Lnu'"fii ^^ infenftbilmente l' umana figura prendejfcro . ^rifiotile anch' efjo
à^ihppL- P^nf^^^o ^^ primo nafciraento dell 'uman genere , e di quello
rir,, de' bruti , lafciò fcritto alla nacmoria de' pofleri quefte pa-
role { a ) quod fi homines, & quadrupedes f ponte aliquando orti
funt ex terra , fa^i funt ex verme , ed altrove oflervò , effe) e
la prima orditura del feto poco difftmtle nella mole , e nelV appa-
rente flruttura da una Formica . Lo fleffo noflro Poeta Dante
Ceiì'lDanti. pare alludeffe a quefto Siflema, quando con l'eftro fuo divi-
no cantando dilTe .
T^on v accorgete Fot , che noi fiam vermi
Tiati a formar l'angelica Fai falla?
8. Ma quelli tutti a mio credere fono fcherzi , non pruove ,
onde paflìamo alle ragioni, o analogie, nelle quali almeno
fi vede, fin dove può giugnere, per provare un Siftcma ,
r ingegno umano,
CAPITOLO VII.
Si mofìra l'uniformità delle leggi della natura in tutti gli ordini
de' viventi per ifìabilire fempre più il prefente Siflema .
Ahri penfiiù \. r~^ Qfa ftrana , e forfè nuova parerà, Illuftrifs. Signore,
dell' Autori in \^ quefto modo di confrontare una legge con l'altra ,
Axvlu'j P"^*^ ^^'■^^ apparire tutte generalmente uniformi , particola-
rizzandofi , dirò cosi , folamente per certe proprietà , che
diflinguono i generi, e invar; gradi di maggiore, o minor
perfezione gli pongono. Pcnfano dunque, o penfar polfono
gli eruditi Protettori di quello Siftema , che un tale con-
fronto accrefca forza al medefimo , laonde , per non man-
care, ne meno in quefto, mi fono prefo la pena di farlo ,
e in due Colonne riporlo , acciocché più facile ad ognuno
riefca, l' efaminarlo , e vedere in un batter d'occhio fc fi al-
lontanano, 0 fé il accoftano al vero.
Tri-
(a ) Lih, S' de Gem: Cap. Xl X. i6. ij.
Parte l Cap. Hi.
*7
Tr'mo paragone , o confronto fra la nafciu di unti
pianta , e dell' uomo , dato il S'flema de'
vermi Spermatici , e delle nova .
Tiatita .
i. TP Ntra la pianticella ,
XL eh' è nella polvere fe-
condatrice dentro la vagina ,
d'indi paffa alle cellette del
grano , nel quale s' impianta ,
e fa il fuo nido.
z. Fecoiidato il grano , colà
fi mantiene , e fi nutrica la
pianticella d' un fugo beni-
gno , ch'è nella cavità del gra-
no, e vive, finchècada in ter-
ra , dove riceva maggior nu-
trimento, ecrefca.
3. Cade in terra il grano,
dove fi fomenta da quell'ami-
co calore, e fi inzuppa dell'
umor nutritivo, che fi feltra
per i pori delle membrane ,
e femprcppiùfi va fviluppan-
do la pianticella.
4. Efcono dal grano le ra-
dici , che pianta in terra , in-
comincia a godere per le boc-
cucce aperte di quelle il bene-
fizio dell'acqua piena di par-
ticelle nutritive , {buccia il ger-
me , e vieppiù fi manifefta.
5. Nulla pafTa alla tenera
pianticella, che non fi feltri
per le Placente , 0 foglie fe-
minali, e per le radici.
6. Crefce la pianta, allar-
ga i rami , e fpande le foglie ;
fdegna le foglie ferainali , o
Placcate , eie iafcia , s'inalza
Vjtno.
1. "C Ntra il verme feconda-
Xi tore , eh' e nella linfa
Spermatica , dentro la vagina ,
e pafl'a nelle cellette dell' uo-
vo, e s'accomoda in quello ,
come in fuo nido.
1. Fecondato l'uovo, cola
fi mantiene il verme, e fi nu-
trica dell'albume, eh' è den-
tro il medefimo, e fi trattie-
ne vivo, finché cada nell'ute-
ro , dove riceva maggior nu-
trimento, e crefca .
5. Cade r uovo nell'utero ,
dove covato dall'amico calor
materno s'inzuppa d'ulterio-
re umor nutritivo, che fi cri-
bra per i pori delle membra-
ne , e fi va fempreppiù ftri-
gando il feto.
4. Efcono i vafi umbilica-
li dall' uovo, fi piantano, co-
me radici neir utero , ed in-
cominciano ad aflbrbire la lin-
fa , e il fugo nutritivo , s' al-
larga il feto, evieppiìi appa-
rifce , e crefce .
5. Nulla pafla al tenero fe-
to , che non fi cribri per la Pla-
centa , e per i vafi umbili-
eali.
6. Crefce il feto , allarga
le braccia , e i piedi , fpande
i capelli, Iafcia gì 'invogli , e
la Placenta , vuole a ria aperta,
D X e sfo-
i8 De' Vermicelli Spermdt.
all'aria aperta , ricerca mag- csfogaca, gode la lucedelSo-
gior Sole , e maggior nutri-
mento .
7. Si fa col tempo robufla
la pianta , moflra nella Pri-
mavera le gemme de'futuri fio-
ri , ed incomincia a lufureg-
giarc.
8. Adulta allarga i fiori,e di
poi genera i grani , per eter-
nar la fua fpccie.
le , e cerca maggior nutri-
mento .
7. Si fa col tempo robufto
il feto , moftra nella pubertà
le gemme de' futuri fiori, ed
incomincia a lufureggiare ."
8. Adulto allarga gli orga-
ni fpermatici, e dipoi genera
il Seme, per propagarla fua
fpecie.
Secondo paragone fra la nafcita delLi Kam , e
deli: Vomo , &c.
K-tna .
1 . T L verme della Rana fta-
A, va prima nafcofto in
certi alveoli , o nicchie de'
tefticoli del mafchio fenza
moto.
i. Si matura col tempo, fi
fviluppa , acquifta moto , efce
de' fuoi covili , entra ne' cana-
li maggiori fpermatici , ed è
allora verme sé movente , ne'
quali pure riceve ulteriore fvi-
iuppo , e più vigore, e fi fpi-
gne avanti ne' luoghi determi-
nati all'ufcita.
3. Colà dimora qualche
tempo, e vieppiù acquifia per-
fezione, e forza j urta, e irrita
impaziente d'ufcire le fibre
delle membrane, che l'impri-
gionano , e fucglia quell'appe-
tito , che noi chiamiamo luffu-
ria.
4. Viene fpruzzato nella
femmina, ed entra nell'uovo^
1. TL verme dell'Uomo fta-
X va prima nafcofto in
certi canali , o fifoncini de'te-
fiicoli , e fenza moto .
2. Si matura , fi flega ,
acquirta moto , fcappa dalle
angufiie de' primi cavi, entra
nell'alveo de' canali maggiori,
ed e verme vivo , nel lungo
corfo de' eguali fi va aggiran-
do, e fcmpreppiù flcgando ,
finché fiiampica al luogo de-
ftinato ail'ufcita .
3. Dimora nelle vefcichet-
te feminali per alcun tempo ,
evieppiù s'invigorifcc", e fifa
agile; urta , e flagella impa-
zienre d'ufcir le membrane ,
che lo circondano, e ferrano,
e fv.glia quell'appetito, che
noi diciamo liiiTuria.
^. Viene cacciato nella fem-
mina , palla nell'uovo, dove
pure
Parte I. Càp. VII.
19
dove dimora per alcuni giorni
al covaticcio , e cola dall'albu-
me dell'uovo, e dal calore ac-
quifta maggiore fviluppo e for-
ze maggiori.
•). Scappa dall' uovo , ma
involto , e coperto da certe
denfe membrane , che lo ten-
gono ancora occulto, e difefo :
fi trattiene di nuovo per qual-
che tempo in certa mucellag-
gine portata feco dalle tube , e
reftata intorno l'uovo, detta
Sperma Banariim , dove acqui-
fta più nerbo , per poter nuo-
tare nell'acqua in qualche ca-
vo/lagnante, e nurrirfi di ci-
bi più forti , dalla Madre
comune comunicatigli .
6. Stando nell'acqua Tempre
a nuoto va via via nutrendo-
fidi cibi più foltanziofì , va a
poco a poco crefcendo , e tutte
le fue parti manifefìando.
7. Crefciute a proporziona-
ta perfezione tutte le parti, git-
ta le vecchie fpoglie, abbando-
na le acque native , e impa-
ziente falta in terra , cerca
aria più libera, e nutrimen-
to più foftanziofo .
8. Di muta , fi fa loquace,
ama il Sole, e il calor tempe-
rato , tutto teme , cerca difc-
fa dall' inclemenza dell' aria
fiMto l'erbe , e la polvere ,
Jinchc giunta all'ultima per-
fezione opera con libertà , e
finalmente s'impiega, per man-
tenere la fpezic nel lavoro del-
la generazione.
pure alcun tempo dimora'', e
dal nuovo cibo , e calor fo-
mentato fempreppiù Ci flegi ,
e acquifla maggior vigore .
j. Efce dal primo /ito, ma
ancora involto, e coperto da
varie membrane : fi trattiene
nell'utero ia certa linfa gela-
ti no fa , raccolta nel defcendere
dalle tube, dove acquifla mag-
gior vigore, per poter nuota-
re anch' effo nell'acqua /la-
gnante dentro il cavo, in cui
ita rinchiufo, enutrirfidi un
fugo più forte, che gli il de-
ve comunicare dalla Madre .
é. Sta fempre a nuoto nell'
acqua, fi va nutricando di chi-
lo , 0 di linfa più pingue , e più
foftanziofa , va pian piano
crefcendo , e tutte le fue par-
ti manifedando.
7. Crefciuto /ino al termi-
ne ncce/ìario il feto , fquarcia,
e lafcia le anticl. e > fpoglie ,
abbandona le acque già ami-
che , e impaziente efce del vec-
chio nido, cerca aria libera ,
e nutrimento più robuflo.
8. Di muto, ch'era il feto,
fubito grida , ama vedere la
luce, e fentire il calor tem-
perato, fi fpaventa di tutto ,
cerca difeta fotto le coperte ,
e le fafce, finche giunto all'
ultima perfezione , fo tutto
libero da se, e finalmente per
mantenere la fpecie, s'impiega
nel lavoro della generazione.
Tcixo
30
De Vermicelli Spermat.
Tazo paragone fra la nafcita delle Mofche delle
Calle, e dell' Vomo , &c.
Mofca delle Calle.
i- T T Iene cacciato nell'ute-
V ro della Mofca , per
opera dell' ordigno del maf-
chio il verme fperraatico , e
d'indi entra nell'uovo,
i. Molti vermicelli del ma-
rchio vanno a male per la co-
pia minore d'uova mature ,
o feniune fono mature, oper
altra cagione non arrivino i
vermi alle uova ,oquefte fie-
no infette da qualche labe ,
tutte reftano infeconde •
3. Fecondato l'uovo , vie-
ne deporto , involto nelle fue
membrane per mezzo dell'ovi-
dutto dentro una pianta , do-
ve riceva, come in utero pro-
porzionato , il nutrimento do-
vuto , e crefca .
4. Incomincia , a ricevere
dalla pianta il vermicello, ben-
ché dentro l' uovo , per i vafi
umbilicali il fuo fugo nutri-
raentofo ; viene circonda-
to da un' altro fugo più grof-
fo della pianta, che fi indu-
ra , e tutto r arma , e difen-
de dall' eflerne ingiurie, for-
mandogli attorno attorno una
Galla , che non è in fatti ,
che un vero utero alimentato-
re, e difenditorc di quel tal
verme .
5. Crefce il verme dentro
le fue membrane , e dentro la
Vomo.
1. T 7 Iene cacciato per ope-
V ra dell'ordigno ma-
fchile nell'utero della Donna
il verm: fperraatico , d' indi
paffa nell'uovo.
2. Molti vermicelli del ma-
fchio perifcono per la copia
minore delle uova mature, e
fé niuno è maturo , 0 fé ofF>
fo, ofc per qualche altra ca-
gione non arrivi '1 verme all'
uovo, o arrivato non entri ,
tutte reftano infeconde .
3. Fecondato l'uovo difcen-
de involto nelle fue membra-
ne per lo canal delle tube den-
tro l'utero, dove poffa riceve-
re, come in luogo proprio ,
il fuo neceffario alimento , e
crefccre .
4. Incomincia ad aflbrbi-
re il feto , benché dentro le
fue membrane per i vafi um-
bilicali dal utero il neceilario
purgaciflìnio nutrimento», e
viene dal fuddctto utero eret-
tamente abbracciato, circon-
dato, e difcfo da ogni efter-
na ingiuria , chiudendofi efat-
tamentc nella fua bocca , ed
elI'cnJo , come la Galla Jd
feto umano .
^. Crefc:: il feto dentro le
fue mcmb;;.nc , e dentro l'u-
teio
Parte J.
Galla , e fi va nutricando del
fugo della pianta fua Madre
anche per bocca, il (jual fu-
go pa/fa per trafila di minu-
tiflìm' cannellini , e fi depu-
ra , e allottiglia , acciocché
polla dare al tenero verme il
nutrimento dovuto.
6. Sempre fta chiufo il ver-
me nelle Aie membrane , e den-
tro la Galla , finche fia cref-
ciuto alla desinata grandez-
za , e dove fi va fempreppiù
manifefiando , e fciogliendo
ogni fua parte , movendofi ,
e difponenJofi a lafciare l'an-
tico carcere, e goder l'aria li-
bera .
7. Lacerale buccie , e in-
vogli, che lo fafciavano, ro-
de, e rompe ogni oftacoio ,
e fi fa ftrada con forza ali-
aria libera, ed efce, lafcian-
do colà dentro tutte le vecchie
fpoglie .
8. Ufcito,refla languido, e
pigro per qualche tempo, né
prende cibo, di poi cerca nu-
trimento più fodo del primo,
e Ci rinforza , gode l'aria , fi fa
robufio, e finalmente attende
anch' cflb a propagar la fua
fpczic .
tero nutrendofi anche per boc-
ca della linfa, o chilo purif-
fimo della Madre fomminiftra-
togli, chepaffapergli angu-
flilfimi canali della Placenta»
e fi tritura ulteriormente , e
fi purifica,acciocchè fervir pof-
fa al feto di ottimo alimento.
6. Sempre fia chiufo il feto
nelle fue membrane , e den-
tro l'utero, finché fia crefciu'
toalla determinata grandezza
dove finalmente allarga le
gambe, e le braccia, e tutto
fi agita, e fi move, per pre-
pararfi all' ufcita , e godere 1'
aria libera.
7. Squarcia le membrane,
che lo tenevano chiufo, e in-
ceppato , sforza con qualche
violenza la bocca dell' utero ,
urta col capo, e con le mani,
e coi piedi allarga le anguftc
vie , ed efce , lafciandofi addie-
tro tutte le antiche fpoglie .
8. Ufcito , refia con le mera-
bra languido, e flofcio , né
prende fubitocibo, dipoi cer-
ca alimento più vifcido, e più
forte del primo , gode il ref-
piro dell'aria, finché fatto ro-
bufto attende anch'eflb a pro-
pagar la fua fpezic .
Quarto paragone fra la generazione della f^ìpera,
.e dell' Vomo , &c.
'■s\:
Vipera .
femmina all'Opera
Vomo.
1. Ql unifce l'uomo con la
Z) Donna all'Opera della
Gc-
3*-
De' Vermicelli Spern:ar.
della Generazione, e fpruzza
i vermi Spermatici dentro l'u-
tero.
i. Quefti (ì inerpicano air
Ovaja , ajuciti dal moto ondo-
fo, oincrcfpamento, e allun-
gamento delle tube, ed i più
fnelli, e più robufìi entrano
cadauno nell'uovo fuo, e lo
fecondano, perendo gli altri,
come inutili , e non necef-
farj .
^. Fecondato l' uovo , fi fa
in quello , come un nuovo
vortice, ofi di un nuovo mo-
to a' fughi per lo nuovo ofpi-
te: fi chiudono le vecchie vie,
e fene aprono delle nuove, fi
gonfia vieppiù la fibrofa parte
del calice fofienitore, s'inzup-
pa, e s'aumenta, finattanto-
chc come frutto maturo fi fiac-
ca col gambo dall'Ovaia , aju-
tato , e come fpremuto da cer-
te fibre carnofe , che lo urta-
no, e lo fcacciano dall'anti-
ca nicchia , come una parte
più nonfua, dentro la quale
fono nuove leggi , nuovi mo-
ti , e combinazioni nuove ,
che fanno chiudere i vecchi
pori del gambo , e aprirne de'
nuovi, per dar loro nuovo ,
e maggior nutrimento.
4. Staccatofi 1' uovo dall'
Ovaja , cala per 1' ovidutto
nell'utero, dove piantale fue
Generazione, e caccia i ver-
mi Spermatici ncU'.utero.
z. Qucfti fi rampicano all'
Ovaja, ajutati dal motoperi-
flaltico , o da un' increfpamcn-
to, e allungamento delle tube
Falloppiane, feguono la trac-
cia delle- medefime, che gli
conducono airOvaja: entra il
più forte, e il più vifponeir
uovo , che trova maturo , e
lo feconda, recando gli altri
addietro, come inutili, e non
n:cefl"arj, che perifcono, e fi
confumano .
j. Fecondato l'uovo, fi fan-
no nuovi movimenti ne'fluidi,
e nuovi circoli per l'intrufo ver-
me, fi dilatano e canali, e fi-
bre , cheoziofefiavnno, mag-
gior copia di fughi ricevono ,
fi gonfiano , ed efercitano il
loro elatere , fi feltra copia
maggiore di fugo , per ali-
mentare rofpite nuovo, e jì-
nalmente alquanto crefciuto ,
e divenuto, come una parte dà
sé , incapace di quelle angu.
ftie, e abbifognevole di mag-
gior nutrimento , fpinto an-
che, dall'elafticità di certe fi-
bre carnofe, allora irritate ,
fi fiacca , e iì chiudono i vec-
chi pori, pc' quali pafiava il
nutrimento all'uovo, prima ,
che foife fecondo , e fene apro-
no de' nuovi, incominciando-
fi ad efercitar nuove leggi.
4. Staccatofi dall' Ovaja ,
cala per 1' Ovidutto 1' uovo
nell'utero, dove piantale fuc
radici
radici, che non fono, cheva-
fi deftinati, a portare il nu-
trimento al feto .
5. Crefce il Viperino den-
trol' utero , e fta fempre in-
volto nelle fue membrane, af-
forbe il nutrimento portato-
gli dagli umbiiicaii vafi , e
va fempre fviluppando , e di-
latando le membra fuc.
6. Giunto a una certa per-
fezione , incapace di quelle
anguflie, e bifognevolc di ref-
piro, e di nutrimento mag-
giore, fquarcia i veli, chele
coprivano, ed efce per la por-
ta della matrice, per abitare
quello da lui prima non cono-
fciuto Mondo.
7. Ama il comercio dJla
Madre, e dopo qualche tem-
po fi fpoglia di una tunica ,
che immediatamente lo cin-
ge, ed apparifcecon la fqua-
mofa pelle più lucida , e più
purgata .
8. Nutrcndofi di cibipropor-
aionatamence più forti vacre-
fcendo fino a certa ftabilita
grandezza, giunco alla quale
s'accinge ali imprefa di mol-
tiplicarla fua fpecie.
Pan. J. Cap. VII. 3 5
radici , per alTorbirc d' indi
'1 nutrimento , e portarlo al
feto.
f. Crefce il feto dentro 1'
utero , e fla fempre chiufo nel-
le fue membrane, aflorbe il
nutrimento da' vafi umbilica-
li trafmeflogli , e va fempre
allungando , e allargandole
parti del corpicello fuo.
6. Giunto ad una certa gran-
dezza , non potendo più capi-
re in quelle anguflie , e biso-
gnevole di refpiro, e di mag-
gior nutrimento , rompe le
tele , che lo tenevano invol-
to, ed efce per la bocca dell'
utero, per godere un Mondo,
a lui tutto diverfo dal primo.
7. Si diletta molto del dol-
ce calor della Madre, e do-
po qualche tempo fi fverte di
una cuticola , che tutto quan-
to lo ricopriva, che chiama-
no volgarmente far la inulti ,
edapparifcelapelle più colo-
rita, e più netta.
8. Mangiando cibi di fo-
ftanza fcmpreppiù robufta , va
dilatando il fuo corpo fino a
certa mifura, nella quale ten-
ta il lavoro di veder nuova
prole.
Q^tinto paragone fra. la nafcita de Volli, e
dell'Uomo, &c.
Tallo .
Vorno
I. TL Gallo feconda le uo
X va della Gallina
cmeno, conforme
più ,
abravu-
Uomo feconda le uo-
va della Donna più ,c
conforme è il fuo vi-
E gore
34
ra del Gallo
no le uova ben difpolk,. e ma-
ture .
z. Fecondato, non difcen-
defubito l'uovo nell'Ovidutto,
ma va crefcendo, e perfezio-
nandoli prima, che fi fiacchi.
3. Ridotto a una certa per-
fezione fi fpicca , come frut-
to maturo dalla pianta , difcen-
de rotolando per l'Ovidutto ,
e flrafcina feco gran quantità
di Albume, gemente da certe
glanduie laterali del medefi-
mo, finche giunga all'ultimo
Recettacojo , detto da alcuni
fecondo utero , dove riceva 1'
ultima perfezione d'uovo , e
tutto il nutrimento necellario
per alimentare il Pulcino rin-
chiuda .
4. Il Pulcino in quefto fla-
to, cioè dentro l'uovo perfet-
to , è come il feto dentro 1'
utero , con quello folo van-
taggio , che ha ' feco tutto il
nutrimento necellario , finché
efca dall'uovo, e il feto deve
a poco a poco mendicarlo dalla
Madre. Sta dunque il Pulcino
al covaticcio , involto in una
membrana , e difefo da varj
argini, come in un'altro uo-
vo , efcono i di lui vali um-
bilicali ,e fi diramano, e pian-
tano , come radici alla foggia
di quelle della Placenta del
feto , in vari Ricettacoli , o
vcfciche piene di nutrimento,
dalle quali a poco a pocol'af-
forbe , fomentato dal dolce
calor della Madre, per facili-
De FermìceìU Spermat.
e conforme fo- gore, e conforme le difpofi-
zioni delle uova più
o meno
perfette, o mature.
1. Fecondato , fubito non
fi fiacca dall' Ovaja delja Don-
na , ma va crefcendo , e perfe-
zionandofi.
5. Arrivato ad una tal perfe-
zione , fi fiacca , come un frut-
to maturo dal proprio ramo ,
cala per la lubrica via dell'Ovi-
duto, chiamato r//Z).7, 0 corri)
dell' utero ; rade , e feco porta
qualche porzione di linfa gc-
latinofa, che di veicolo, e di
nutrimento a lui ferve, finche
s'attacchi con le radici della
Placenta alla Madre, per af-
forbire il reflo a sé neceffario
fino a certa determinata gran-
dezza.
4. Giunto all' utero l'uovo
con il rinchiufo feto , fpun-
tano da una parte di lui al-
cune radiche della Placenta ,
che fi diramano , e piantano
dentro la fofianza fpongiofa,
e vafcolofa dell' utero , che
s'empiono di nutrimento a lo-
ro fomminiflrato dalla Ma-
dre, d'onde viene all'orbito, e
portato al feto . Qiiefti viene
fomentato anch'elfo dal dilica-
to calor materno, acciocché
fi dilatino i canali , fcorrino
con facilità i fluidi , fi cor-
roborino i folidi , e piùfacil»
mente fi fviiuppino , ed in-
grandifcano tutte le parti.
j. Gre-
Pan. l Cap. FU.
tare il moto a' fluidi , ed in-
grandire le parti .
•). S'aumenta il Pulcino pel
nutrimento ammaliato nz
menzionati Confervatoj, da'
quali le radici de' fuoi vafium-
bilicali a poco a poco 1' alTor-
bono , e lo portano con pro-
porzione alraedefimo.
3;
6. Alla grandezza deflina-
ta giunto, mancandogli'! nu-
trimento, ripodoa giurtami-
fura negli accennaci Conferva-
toj, e bramando refpirar aria
Jibera , è nccefìitato tentar la
fuga, rompendole pelli , che
5. Crefccil feto per lochi-
lo, 0 per la linfa nutritiva ,
che ftilla, e geme da'vafi ma-
terni , che mettono foce nell'
utero , d'onde viene fucciato
dalle bocchette aperte de' vafi
della Placenta , e portato con
proporzione al medefimo .
6. Pervenuto alla perfezio-
ne determinata , mancandogli
per l'anguRiade'vafi riporta-
tori '1 neceflario alimento , e
volendo refpirar aria aperta ,
è coHretto lacerar le membra-
ne , che lo circondano , apri-
l'actorniavano, e fpezzandoa re con vigore la bocca della
viva forza col becco la bue- matrice , e fcappare dal car-
da dell'uovo. cere.
7. Ufcito il Pulcino ha bi- 7. Nato il Fanciullo ha ne-
fogno dell 'affi (lenza della Ma- ceflìca deJi'amor della Madre,
dre , che lo fimenti focto le che lo aflàlìa, lo fomenti, lo
ali, che l'ammaertri al cibo ,
che da tutte le ingiurie lo di-
fenda, finché arrivi ad avere
più robufte le membra, e tutto
da sèpo.la operare .
8. Così renduto perfetto ,
viene come emancipato dalla
Madre , cerca miglior fortuna,
e fi unifce con le femmine ,
per aumentar la fua fpezie .
nutrichi, lo difenda da ogni
eRerna ingiuria, finché giun-
ga a un' età pili forte, e pofla
fare tutto da sé .
S. Giunto a certa età perfet-
ta può edere emancipato dal-
la Madre, cercare fua fortu-
ni, può ingcgnarfi in tutto
da sé, e maritarfi con femmina,
p;r maltiplicar la fua fpezie .
Sefio paragone fra la nafcita del Bimbice , 0 B.tcco da
feta , e dell' Vmo &c.
Bombice, 0 Bacco da feta. Vojrio .
Ntra il verme dell'Uomo
neir uovo della Don-
e lo feconda.
" E i S- Vic-
Ntra il verme del Ma
hio neir uov(
F.arfalla, e lo feconda .
E:
fchio neir uovo della
■E
3 6 De' Fermicelit Spermat .
1. Viene calato nel feno deli'
utero , acciocché acquifti mag-
giore {"viluppo, e li manife-
lli.
5. S'attacca all'utero, e non
fi chiama piìi verme, raa£OT-
bnone , ed incomincia a nutrirli
di linfa dilicatiflima.
1. Viene deporto in feno ,
acciocché dall'amico calore ri'
ceva ulteriore fviluppo , ena-
fca.
3. Nafce, e non fi chiama
più verme , ma Bjmb:ce , o Ba-
co , e incomincia a nutrirfi
delle più tenere foglie del Mo-
ro.
f . Crcfce il Bombice , e dor-
me, e veglia , e fi fcarica de'
fuoiefcrementi •
j. Giunto a una certa gran-
dezza , il fabbrica il bozzo-
lo, teliendo , come una tela
genciliflìma di feta , dentro
cui ulteriore fviluppo riceve ,
per avvicinarfiall'ufcita, e fi
chiama ^urelia.
6. Colà fta immerfo , e in.
zuppato di certa linfa benigna,
tinche riceva 1' ultima perfe-
zione .
7. Perfezionato fquarcia tut-
te le fpoglie, che lo copriva-
no, urta col capo nel fondo
del bozzolo j apre, e allarga
le fibre rendute molli , e lu,
briche da certa linfa, che ha
feco,efcappafbora, e fi chia-
ma farfalla , Lifciando dentro
le vecchie fpoglie.
8. Nata, erenduta forte ,
e tutta perfetta, cerca di unir-
fi mafchiocon femmina , per
rinovar la fua fpezie ,
4. Crcfce r £»^in'oHf , e dor-
me, e veglia , e de' Tuoi cfcrc-
menti fi fcarica,che nelle Cloa-
che defiinate rinchiude.
5. Ha g à fabbricato il boz-
zolo , che fono le fue mem-
brane , teffute , come tela di
finiflime fila, le quali lo cir-
condano, e l'utero pure lo di-
fende da ogni cfierna ingiuria,
dove crefce , per avvicinarli
all'ufcica, e fi chiama f^ro.
6. Coli fta immerfo , ed in-
zuppato nella fua linfa , fin-
ché giunga alla perfezionde-
fiinata .
7. Perfezionato fquarcia
tutte le membrane , che lo
chiudevano , urta col capo nel
fondo della matrice; apre , e
allarga le fibre della fua boc-
ca , rcaduic molli, e fdruc-
ciolcvoli dalla linfx , in cui
nuotava, e sbuccia fuora, e fi
dice fanciullo, le vecchie fpo-
glie adiccro lafciando.
8. Nato, e fatto forte, e
adulto, ccrcad'unirfi mafchio
con femmina , per rinovar la
fua llirpc.
Settimo
Pm.l. Cap.ril.
i7
Settimo paragone della nafcita delle Fornichi' ton qiielU dell'
Vorno , giacché anche ^rifiutile ziuole l'Embrione ,
come ma. Formica .
I. T Tiene fecondato dal ver-
V micelio mafchiJc l'uo-
vo della Formica .
1. Si cfpandc nell'uovo, e
fi va preparando all' ufcita
dall' Ovaja .
3. Si fcarica 1' Ovaja della
Formica dell'uovo, e cade in
im nido proporzionato nella
fua tana .
4. Colà fomentato dal calor
delia terra , e imbevutofi d'un'
umido benigno della modefima
vieppiù fimanifcfta, e fi fa at-
to a ricevere cibo maggior dal-
la Madre.
5. La Madre incomincia a
predargli per bocca ulcci-ior
nutrimento, e va crefccndo.
D
Vomo .
Al vermicello dell'Uo-
mo refla fecondato 1'
uovo della Donna.
z. Sì dilata nell'uovo, e fi
va difponendo all' ufcita dall'
Ovaja.
5. Si fcarica l' Ovaja della
Donna dell'uovo, e cadcnell'
utero, come nido proporzio-
nato nella fua tana .
4, Colà fomentato dal ca-
lore deli' utero , e imbevutoJl
di una linfa benigna femprc
pili crefce , e fifa atto a rice-
veie cibo ultcrior dalla Ma-
dre.
5. La Madre incomincia »'
pei- mezzo de' vafi desinati , a
preftargli anco per bocca nu-
trimento più copiofo , e va di-
la tandofi.
6. Sta fcmpre tcneriflìmo ,
e molle involto nelle fuc mem-
brane, e richiama ancora fw-
brionc .
7- Acquiftato vigore, e raa-
nifeftatc tutte le membra, fi di-
ce Feto , e fi prepara all' ufci-
ta.
8. Fatto forte, e robufto ,
rompe le membrane, che per
ogni p:.rtc lo chiudono , ed
elee Fanciullo.
9 Potrei palìar più avanti , andare , per cesi dire, di Regno, ■Ditbiara-^ìom
in Rcgnojdi Provincia in Provincia nel vafto Impero della natu- d«W Autori .
ra , e
Cj. Sta femprc teneiiflìmo ,
e molle , involto nelle fue mem-
brane, e fi chiama ancor ver-
me.
7- Acquiftato vigore, cma-
nifeftatele membra, fi chiama
Vjnfa , e allora fi prepara all'
ufcita .
8. Fatto forte , e perfezio-
nato rompe !e mraibrane, che
lo racchiudono per ogni ban-
da , q\c CQFwmica .
3 8 De* rermicelU Spermat.
ra, e ritrovar ne' quadrupedi, e in moki Pefci vivipari, non
tanto i generi, quanto le fpczie non molto dall'uomo nella
generazione diffimiglievoli , come il gen?rc, e le fpczie del-
le Scimie , e di altri fimili nella Terra , ed il genere , e le
/^ fpczie delle Sirene, e di altri fimili Pcfci vivipari nel Mare,
^ confidernndo quefle ultime, non già cantatrici, e favolofe ,
^i'co/ìe'"dTp/ ^^^"^ ' ^°^" ^'^ iinfcro , ma come veri v.-rifiimi Pefci , come
'f(7/cm'n ,7/'' '^■utolini (<t) e tanti altri Moderni :>crit.ori piena fede ne
Muffo M- l'inno, ed io ftefso ho mani, e braccia, e corte nel mio Mu-
Autore, fco , che ingannar non mi la.'ciano. Mi troppo lungi ande-
rci dall' incominciato fentiero, bacandomi, laverapportato
Je analogie, o i confronti, eh: pajono più difficili , e più
lontani, lafciando i più facili agli altri, fé vorranno pren-
der briga di farlo , pafsando io intanto ad apportar altre
prove.
CAPITOLO Vili.
Tojìo il Sìflema de' Vermicelli Spermatici , quanto apparentemente
bcue tutti i Fenomeni , fpettanti alla generazione , ed
al Seme fi [pieghino .
. ■ j I, I. T7Ra feffni più certi, che la verità di un Sirtema dimo-
riilUiun Si- -*- "f'nO) ""o> per vero dn-e , li e , il potere , pollo
fttina. quello con facilità , e chiarezza fpicgare ogni fenomeno ,
che intorno alla flabilita propofizione poda accadere : quin-
di e, che i Fautori della nuova fentcnza s'ingegnano, od in-
gegnare fi poffono di far vedere, eh: in niuno meglio, che
in quello de' vermicelli fpieganfi tutti gli effetti , che nelle
generazioni, o conforme le ordinarie, o 1: firaordinarie leg-
gi della Natura accadono, o con raro miracolo alcuna vol-
ta fieno accadute. Incomincieremo dagli ordinar) , e dipoi
palleremo a' più rari, e a' più Ikepitofi .
Comi naùano ^" Già dicemmo conforme le offervazioni del L^wenoeckio,
imafibi, ero.che ci fono Vermi di due maniere, cioè mafchi , e femmine,
meUfemmint.honds, s' entrerà ncll' UOVO un mafchio, nafccraunmafchio,
fé una femmina , verrà alla luce una femmina. Tutto il me-
rito, e tutta la fortuna dipende d.il maggiore , o minor vi-
gore de' vermi , che rinferrano i mafchi , e le femmine .
Qiiindi è, che vcggiamo, che quanto più rcbufto e l'uomo,
nafco-
( a^ liiflor. ^natom. Cent. i. Hifl. X l . p-ig- vi. i S 7. efeijq.
Pane 1. Cap, VJlh 3 9
nafcono raafchi, perocché qucfti fono meglio nutrici, e piti
attivi; ma s'egli è debole, e confuraato, nafcono ferami ne ,
conciofiachc contentandofi quefle di un nutrimento di minor
forza, C\ mantengono agili , e pronte , corrono innanzi a'
pigri mafchi, e prime incontrano l'uovo, dove annidate ef-
cludono i tardi, ed i melenfi, che arrivano. Altri però fof-
pettar poffono , che ciò dipenda dal forame dell'uovo, più,
o meno angufto , o in tal maniera figurato , che ammetta la
femmina, e non il mafchio, o almeno piìj facilmente 1' una, p^^^y, mafdi
che l'altro : lo che porto , facilmente la ragione fi recide , tia ,wa , fim.
perchè da una donna, anzi fovente da una tal proHipia fera- mine daW .it.
pre nafcano donne, e fempre raafchi da un'altra. tranafcano.
5. Se più uova fono mature, e fé hanno aperta, edifpo-
fla la boccuccia ricevitrice del verme, tutte reftano feconda- Pc-'^f ««/"^i-
te, e nafceranno più feti; ma fé un folo è maturo, e difpo- "f/"« > ""'""'
fio, nafcera un folo feto. Ne fanno in gran numero gli ani- ■{^''"""' ^'"'
mali, che proporzionatamente in una linea di minor perfe-
zione fono dalla natura porti , conciofliccofachè più facil-
mente giugne al grado di maturità una cofa meno perfetta ,
che una più perfetta , e quefta più prerto di una perfettiffì-
ma . Perciò vcggiamo negli ordini de'generi, ellere fempre
più fecondi gl'Infetti de'pefci, i pefcidegli uccelli, gli uc-
celli de' quadrupedi , ed i quadrupedi dell'uomo , ch'è la
creatura più nobile , e più perfetta di tutte ; come ancora
nelle fpezie a tutti i fuddetti generi fubordinate la medefima
cofa olferviamo.
4. Non manca però, che anche in quefto la Natura alcu- §»4nt!/gliM-
na fiata non lufureggi, o non giuochi , fc foffero vere tan- n p'f^ porto.
te boriofe novelle , che ci vorrebbono dare ad intendere gli y ""'"''""'*
Scrittori di maraviglie . Plinio racconta, che nel feco.ido Egit- '" ""P"'"'
to (<i) ne nafcano fovente fette per volta, benché Gallio (fc)
per tcftimonio di Arirtotile non s'arrifichi di pafl'are il nu-
merodi cinque. Ilnortro Avicenna (e) crcfce di molto , fcri-
vcndo , che una donna abortiti avea in un parto folo trenta,
e tre figliuoli, tutti formaci, anzi legge Pietro d'Abano fef-
fanta, e otto. Albucafi (d) narra di quindici nati in un fo-
lo parto, e nove fanciulli tutti perfetti al riferire di Bodruf-
fo
{^)Lib.J. Cap. S- ^-ttin: hi fi.
{\y)L'b. IO. Cap. z.
( c ) Lib. p. de ^nima.
(d)Chtr. l.b. z. e. 16.
4*0 DeFcrmicelli Spermat.
fo (<j) partorì una Contefla Ouerfurtenfe , i quali tutti , du-
bitando, che il marito folpettalk di qualche grancofa, vo-
leva uccidere , fc per fortuna lo ftedo arrivando non gli fal-
^"/^ '".""j''"': vava . Alberto Magno, Giuliano Giureconfulto, e Cclio(t)
s"'ia'fri . ^^ raccontano di più ftrepitofe . Nella Germania, dicono ,
una Donna partorì in una volta venti, e due figliuoli, un'al-
tra fettanta, ed un'altra cento, e cinquanta della grandez-
za del dito minimo. Curiofe tutte, fé a Dio piace, e mira-
.bili Storie; ma tutte quante per verità fupera digranlungo
quella, che lo Schenchio (e) vuole a forza di tefliraon; , di
Annali, d'Infcrizioni fepoìcrali, e di molti altri argomenti
farci credere per infallibile : cioè, che Margarita, figliuola
di Fiorenzo , Conte di Olanda partorì nell'anno di fua età
42. in un giorno poco innanzi Pafqua trecento feffanta fei fi-
gliuoli , i quali tutti , col nome alle femmine di Elifabett.x ,
a'mafchi di Gioanm , furono battezzati. Maraviglia invero,
fra tutte quefte ftravaganze th-avaganciffima,
che avuauxa tutte /' altre inarav-glie .
Se fofl'ero veri, come finora molti uomini dabbene hannocre-
duto, e molti ancora dolcillimi al prcfentc gli credono, que-
fti sì fìranamcnte numcrofi parti , in niun Siftcma al certo ,
^■"u^J" meglio, che in quefto fpiegar fi poilono giammai . Le mi-
ga faàimtnte gl'^ja di Vermi Spermatici , che fi rampicano verfo 1 Ova-
il numero de ]2. -, fé tutta l'Ovaja trovano d' uova mature piena , tutte pof-
/'"'• fono fecondarle, 0 vene fieno cinque, o fette , 0 venti, o
cinquanta, o cento, o trecento feffanta fei, o mille, odue
mila ancora , fé Dio ci ajutì. E pure né meno allora tutti i
vermi impiegati farebbono, mentre molte altre migliaja an-
cora d'infortunati perirebbono , non avendo trovate tante
uova, che bartafsero per tutti ricevergli , e ghiottamente ,
per così dire, ingojarfegli . Kd ecco, dicono, 0 dire pofso-
no, fenza por mano a'miracoli, fciolto un fenomeno de' più
ftrepitofi , e de'piìi ardui del Alondo , potendo una Donna
fola, fé tante uova mature in un tempo avefse, e lei' utero
capace fofse, reftar gravida, e partorire non due, non tre,
alleanti itiun ^ ■ ^ i •
pa^o pffano^^^ Cinque, non LccK, non duecenco, 0 trecento, ocinque-
r/f/r/j. ' cento, o fecteccnto figliuoli; ma cento, e ducento mila, e
più ancora, cioè tanti, auanti fono i vermicelli Spermatici,
che
( a ) Lib. 4. Cap. 4.
(h)Lib. 4. Cap. zs.^.L.
(c)De TartH numerofo &c.
Parte 1. Cdp.FJII, 41
che a migliaia, e a migliaia in ogni fpruzzo efcono rigoglio-
fi dal corpo umano, cadaun de' quali è capace di fecondare
un'uovo, e di far nnfcerc un pcrfettiffimo feto.
5. Si mette ancora in chiaro lume la nafcita de'raoftri da f^^^Zj-p'"^'
due, da tre, e infino da quattro, e più capi , come Ci uni- „^' ''^ '"
fcano, s'attacchino , e qualche fiata gli uni dentro gli altri
mirabilmente s'incaQrino, e fé fofsero flati veri i Cerberi , le
Idre, i Briarei , e quanto di più bizzarro, e portentofo è (la-
to lecito d'inventari! da'Pittori, o Poeti più arditi, che già
dal comune acconfentimento fi fono guadagnata l'autorità di
poterlo fare, tutto in quefta nuova fcntenza troverebbe ere-
dito , e applaufo , e farebbe dalia ragione alTiftito , per pò- y.J""'.'^'^^^
terfi fuli'olTervazione di tante migliaia di preeftflentt feti ner- ^^^^' ' ''' '
vofamente appoggiare. Accadono dunque i moflri , o acca-
der pofifono con tante parti, 0 membra moltiplicate, quan-
do per Ix grandezza di alcun' uovo, o per la grandezza del
foro ( per cui entra il verme Spermatico ) o due , o tre , o
quattro, 0 più vermi, in vece d'un folo, penetrano, e co-
la dentro co' teneri corpicclli accortati, e troppo erettamen-
te lìivati fi quietano, dove nel crefcere, che fanno , per la ^'"?//' '7^
dura ncceffita dell' angufiiffimo fito, s'intrigano , s' attorci- y-^^*'-^""'^'''
gliano, s'incaftrano infiemc, e a formar vengono di più cor-
pi un folo corpo. Ovvero nel Siftema dell' Andry lavalvula,
eh' e all'orifizio, per cui entra il verme, venga violentata,
o lacerata, onde refla aperta la porta ad altri ofpiti arditi ,
che sforzano l'ingrelTo, e apprefTo al primo abitatore , vo-
lente nolente, fi pongono. In tal guifa pensò un valentuo-
mo nofiro Italiano (a) nel rendere la ragione di unmoftro
bicorporeo nato nella "Tofcana l'anno 1 087. giudicando, ac- cemeiu^amt
cadere i gemelli, quando due uova, uno dopo l'altro, nell' accadano.
utero difccndono feparate, ed i Moftri , quando due vermi,
o più entrano in un fol uovo. Hoc dare ( dicendo ) eviiicunt
exempla ovoritm gallinacei generis duobus cutn vitellis , totidemque
facundutis cicatricidis editomm , ex quibus poflca inctibatis mon-
ftìofi pulii bicipìtes , quadrupedes , & iun&o etiam pecore bicor-
des fJeiit erumpere . Non così facilmente credono, chequefto
raro fenomeno fpiegarfi pofsa da coloro, che in cadaun' uo-
vo un feto folo ripongono, a cui lo fpirito del mafchil feme
/blamente dia moto, imperocché, efsendo ognuno circonda-
to, e dirò così, arginato dalle fue proprie membrane, eca-
F dendo
( a ) £/»;/?. ad Lanc'fnon Fdjx^dam Mulebanchcr . Si vegga infine .
4*- De Fertnicelli Spermut.
dendo tutti fcparati nell' utero , crcfccrebbono Tempre ancha
colà feparati, e nafccrebbono , come giornalmente fi vede,
gemelli; ma non farebbono que' mirabili, e moftruofi inca-
ftri , e addoppiamcnti di membra , che forf;; non fenza ftupo-
re della Natura , e forfè non fenza orrore de' riguardanti
j^^..^ alcuna volta fi veggono.
ttn'ii'di^ar'tì ^' Se nafcc un' uomo fcnza uuo , o fenza amendun? le brac-
etme fi fpiegbi\ cìa , 0 fenza piedi , o dita , o col capo guado , biflorto ,
«*. fchiacciato, e alcuna fiata fenza il medcfimo , o finalmente
con altre membra, o parti fconvolte, slogate , comprefsc ,
o mancanti, {tentiamo a render ragione, come manchino ,
come fi skioghino , o come dalla naturai Simmetria s'allon-
tanino; ma in quefio Sificma niente ricfce più flicilc , epiu
fenfibile. Nell'clscre tumultuariamente cacciato con empito
Miti JlfMni'V^^^ popolo intero di teneriflìme macchinette, oimmaginet-
Ji vermitelli^^ gentili, quantunque in una membrana , dirò cosi , l'cr-
sptrmatici. rnifvrme , avviluppate, e difefe , poffono di leggieri , 1' una
urtarfiviolentementecon l'altra, capovolgerfi , oftrajiamen-
tc attorcigliarfi, e comprimerfi, e in qualche parte violarfi,
j . e romperli. Ovvero, quando tutti quefli vermini afFannofi ,
j''''^^j"^"l-z folkcici , per entrar cadauno nell'uovo, intorno a quefto,
un l'alti»', e fotto, e fopra anfiofamente s'aff.uic.ino , s'affollano , e fi
ammonticcllano, poffono in quella quafi zuffa urtarfi , refpi-
gncrfi, o fra di loro con inufitato modo comprimerfi , e \z
molli membra fcompaginarc, e frangere . La difgrazia me-
AltrameJo^ defima può loro accadere nell' atto dello fpogliarfi , e rove-
'"''''".'^'"^"^(ciare la tunica fopra il capo, per apparire embrioni , oman-
pcjjcnò^'" cando loro la forza, come alcuna volta ho veduto accadere
agl'Infetti, intrigandofi nella fpoglia nell' ufcire dalla Cri-
falidé, nctut:a, ornale fquarciandofi nel fito, dove dovreb-
be , o finalmente nell'entrare per J'anguflia del buco dell'
uovo, fpinti, e calcati dal popolo degli altri vermini , con-
traftanti l'entrata, o in molte altre maniere- polfono reftare
ftorpi, e infino monchi bufti , e crefcere così moftruofi , pur-
ché il cuore, e le parti vitali relb'no intere, ed illefe per la
neceffaria circolazione de' fluidi.
7. Si rende pur la ragione, perchè alle volte ( comchan-
^!fìt'i'\llZ',^'^ avvertito molti, fra quali il Graaf^a) Riobno (b) ed al-
"cn^l fiuuJ . ^" ) S^'-'^che petulante giovanetta fia reftata gravida fenza
l'aper-
ta ) D: Mulier. Organ. Cap. P'.
( b ) 21 oiantts ^nthropog. lib. 1. cap. jy.
Parte l Ckp P'Ill: 43
i'apertura de' verginali chioflri , purché gli Spermatici ver-
mini fieno flati avanti Ja porta gettati , concioflìachè, effen-
do, come abbiamo detto, vivi, fottilifllmi , e vifpi , facil-
mente poterono entrare per quallìvoglia angunilfirao foro > '
e fcrpcggiare fino all'utero, d' indi all'ovaia, fenza fingere,
come faceva il RioLvio una forza attraente, 0 un magnetifmo
neir utero . E' probabile , che fentendo/fù fubito l' inclemen-
za , e il pefo dell'aria cfterna, proccurino di ritirarfi al co-
perto, ferpendo, e rampicandofi vcrfo quella parte, dove è
calore, e morvidezza di luogo , e dentro la quale un certo
occulto, e ignoto genio, o mflinto natio gli conduce, e per
COSI dire, gli (Irafcina, dove giunti, che fono , per quelle
amiche, e tepide vie penetrando, tanto afcendano , es' iner-
pichino, che giungano ali'ovaja, s'intrudano in un'uovo ,
e lo f.-condino, rendendo Madre l'attonita» e femplice gio-
vanetta, fenza faperlo, e né meno penfarlo.
8. Se folte vera la Novella raccontata da Averroe di quel-
la sfortunata Regina, rellata difgraziatamente pregna nel Bi- ^'^""'.» """
gno, fenza commercio d'uomo, farebbe non molto difficiL- '^^fellnTit».
lì renderne la ragione , pofti i nodri Spermatici vermicelli . ^4 u^ir^ '»•
Pofsono quelli per qualch; tempo vivere anco fuora de' prò- utmo ,
prj vafi , fé crediamo a' primi ofservatori de'medefimi , ed
all' ^ndry (a) il quale fino dopo fette giorni trovò vivi , e
fcrpeggianti in un'ampolla di vetro que'del liquor feminalc
di un cane . Lo che pollo , anche i verrai Spermatici d' un
qualche lafcivo, prima d;lla Regina flato n;l Bagno, e co-
la fparfi , poterono in quella dolce tiepidezza per alcun tem-
po vivere , mentre , cfsendo alla foggia di tanti Girini , o
Anguilette, già nella propria nativa linfa avvezzi al nuoto,
tanto andarono galleggiando, ed or su , or giù vagando ,
che incontratifi per accidente nella bocca all' opera della ge-
nerazione dcllinata, che in quelle tiepidezze gradite era dif-
pofla , v'entrarono dentro con furia, e sì; nolente , e nulla
mai di ciò pcnfante , la fecondarono .
p. Pafsa pur molto avanti l' Andry , pretendendo di render
conto, per qual cagione alle volte le Donne arrivino fino a' i>«ii*p"'t>
tredici mefi nel loro parto, contando dal primo giorno, eh' ""' ^"i" /""
ebbero commercio con l'uomo, e cosi con molta carità met- IJrhh^fihlr
te in falvo l'onore di quelle vedove, le quali dopo la mor- «.'
te del marito pafsarono di tre, 0 quattro mcfi il tempo ordi-
V i nario
(a} Cbaptr. xi.
44 De* Vermicelli Spermat.
T>t»na,iua>i. nario del parto . Crede dunque il buon'uomo, (a) che li
''"'^' ^''""•, femmina non fia fempre gravida nel giorno mcdsfimo, in cui
Inily" " ^'^ concepito y intendendo per concepimento l'azione primiera,
per la quale l'umore Spermatico e dentro la matrice ritenu-
to, dipoichè l'uovo è in quella caduto, già dall' ovaja fiac-
cato, edifcefo. La Matrice allora , dice , efattamente fi chiu-
de, né la materia , eh' è entrata può ufcire , ed ecco ciò ,
che fa la concezione. La gravidanza folo arriva, allora quan-
do il verme entra dentro l'uovo , imperciocché egli in quel
tempo crefce, e diventa feto. Allora non entra già cosi fu-
bito dentro il detto uovo , che la femmina ha conceputo :
padano alcune fiate più giorni, dal che avviene, che le don-
ne s'ingannano cosi fovente , volendo giudicare del tempo
della lor gravidanza, mentre non contano, che dal giorno,
in cui credono, d'aver conceputo. Può anche accadere (fc-
gue l'induftriofo Francefe, ) che quefti venni piùfettimanc
Più fittimani j;^qII^ matrice dimorino , prima, che uno de più fortunati en-
^'jfj^fvfrmi.^^^ nell'uovo ; conciofliachè effi già così pretto nonmuojono,
itili r.tllaMa. mentre , fé Voi dentro una guaftadetta ben chiufa l'umore
triti. Spermatico d' un cane conferveretc , voi ne vedrete fino do-
po fette giorni de' vivi, come poc'anzi accennammo , alcu-
ni de' quali, nella maniera ftefla , nella quile nel primo gior-
no a movevano , ancora ii moveranno • Elfcndo dunque la
Matrice molto più propria a confervare quefti animali , di
una guaftadetta chiuHi , può eziandio un' affai maggior nu-
Rt^afcìo ra ™^''° *^' coftoro confcrvarfi vivo più fcctimanc, ed entrare fi-
vidaildennà, nalmentc nell'uovo, in cafo, che altro, prima di lui , en-
sllora quandi trato non fia . Di qui può nafcerc ( conchiude, ) che una
ilvtrme entra femmina, il di cui marito farà poco dopo morto , ch'ella
titìl'uove. avrà concepito , e non partorirà, cbcncH' undecimo, oduo-
decimo mefc, e qualche volta ancora nel decimo terzo, poi-
ché il verme non farà entrato nell'uovo , ^he dopo lo fpa-
zio di un mefc, o due, e può elfere , tre dopo la concezio-
ne. Confcda efl'crc il fatto difficile; ma però non impoffibi-
le : cflcndofi alcuna fiata veduti di si fatti parti fenza alcu-
na macchia di cólpa.
IO. Si fpiega ancora, come alcuni cibi, e bevande, o ri-
fr?mT/JjT"*T ^^'^Mrofn-ìt'cij c di particelle volatili oleofe, o falinc ripic-
t btvondi rtiìù ni, rifveglino i tardi mariti r a propagare la Spezie , impc--
fvf_z!""-laluf' rocche i torpidi vermicelli irritano, e per cosi dire, al moto
^''"" •' ^gl'
( a ) Chapitr. x i . pag. m. ipS.
Pane 1. Cap. ^11). 4;
gli fpronano, o ne fanno fvilupparc, o maturare una copia
maggiore, che nc'Joro covili tardavano a fvilupparfi, e ag-
grovigliati, immobili, e come morti ftavano per oflervazio-
nc del Lewenoeckio (j) o finalmente i già nati più copiofa-
mcnte nutriscono, cJ in tal vigore gli mettono, che non fan-
no flare in luogo, s'agitano con modi flrani , e turbativi ,
irritano, e quafi pungono le membrane de' tubcletti, e delle
fcminali vefciche, onde eccitano nc'Joro nervi un certo tre-
molo, e occulto moto, che comunicato al Cervello move la T;„,i,'t„,
fantafia, o la volontà di cacciargli fuora, e moltiplicare la miceiu ronfor,
fpczic : del qual parere trovo pure eflere anco il dottifOmo mtilLifler.
Lifter, avendo Jafciato fcritto \b) efTere flati pofli dalla na-
tura nel feme. Feneris incitamev.to , ovvero, come in altro luo-
go ad injìanimandam virortim Ver.erem .
11. Da ciò pure fi cava, per qual cagione uno èpiùfala-
Ce, O piii libidinofO dell'altro, più COpiofo, O mcnCOpiofo PerfnaUa-
di materia Spermatica, o di più perfetta , e fecondante , q giont uno ì j-iù
meno perfetta, o poco, o nulla fecondante dotato, io cho. ^f"^"-" '^''''
tutto adivienc conforme la vivacità, la copia, e la perfezio-
ne maggiore, o minor di coftoro.
12. Qiiedi pure fono quelli, che co'loromoti, ondeggia- ^.['""^' ""f"
. ^ ,, •' \ ■ „■ ,. . ' .pò più. omino di.
menti, rollcticamcnn , ed urti, e itimoli cagionano più , ^ Uito mi coito .
meno diletto, conforme più , o meno le membrane continenti
pungono, ftimolano, e dolcemente flagellano. _ ,,
13. Ma ficcomc abbiamo detto , che ci fono rimedi, e ci- diitnt,<oP' ■>
bi , e bevande, che gli riivcgliano dormigliofi , e torpidi ,fi deprin^a L
cosi cene fono di quelli, che gli frenano , e cafti rendono i Iffuna .
Rcligiolì , che troppo arditi , e tumultuanti gli fentono •
Tutto ciò, che fopifce , lega , e ingroffa le parti clcofe , e
faline volatili del fangue , tutto ciò , che gli orgogli dello
fpirito doma , e raffrena , tutto ciò , che confuma , o afciu-
ga, 0 intorbida quella fottilifsiina linfa , in cui nuotano ,
tutto fa l'uomo cado, ed anco impotente, rendendogli mor-
tificati, e deboli, mancando loro que' mezzi, cheperlavif-
pezza, e vivacità fono molto ncceflarj , reftando languidi ,
o invifchiati , o fonnachiofi , e melcnfi , e non cercando 1' aIko modo di
ufcita. Può ancodarfi, che vi fieno rimcJj fpecifici , che a rtndcrt ta/ii
cofìoro fieno veleni , chiamati ^ntrjcncret , i quali infino ne' ^'""' i'^Ti'''
propri nidi gli uccidano , come certa preparazione del So.\c-^'J^JJ j^n^l^,,
di Saturno, del Mercurio , dell'Olio terribile del Tabacco, »;<,'.
dell' Opio, e fimili. 14. Gobi
( a } Fedi qui Cap. i. {b)De mmonbus ,
4 C. De' Vermicelli Spermat.
Pn quti e*. 14. Cosi vdggiamo, che dopo certe febbri maligne, odo-
lìen, ,1 frn* qq ^^' acutifllmo inorbo gallico, o dopo altri mali a quelle
liwfitno. P^"' mncftì , fcgue un orrida , e lagnmc/ole flrage , non
tanto de' vermicelli vivi, quanto do' non ancora manifeftati i
e come nelle loro antiche uova fepolci , di manieracchèi pa-
rienti nell'avvenire rcftano femprc infecondi , ed alcuni con
la parte dirò cosi, fmierata, ed inabile alla grand' opera : lo
che feguir non dovrebbe , fé da' foli fluidi la prolifica mate-
ria generar ii dove/Te, mentre rdlando gli organi, crigcne-
randofi nello flat9 della falute copiofi, e perfetciflimi fiuidi>
dovrebbe ancora quella rigencrarfi.
. . 15. Gli atroci Sintomi, che provano quelli, ne' quali la
Bi !^»/ie;»r ''P^*'"^^^'^^ foflanza fi corrompe in una foggia così ollica, e
itint. fatale , che veleno vien detu , quefa nuova Ipotefi femprc
più flabilircdimoftrano , imperciocché morendo quelle migliaia
di vermini, vengono cosi ad infettare con lalozzar ed agra
putredine de' loro cadaveri quelle dilicatiffime parti , che non
poflono a meno, di non rifcntirfi, e di non irritarfi agli fpa-
limi , o alle convul/ìoni mortifere, e crudeli . Ovvero riaf-
forbi te quelle particelle cadaverofe da' linfatici , o dalle vene,
entrando nel fangue, lo efaltano a' tumulti, ed a flraordina-
rj , e viziofi ribollimenti . Cosi anche giudicò il dottiffimo
Lifler, come (i vede negli fcritti di lui, dove fono (<j) que-
fle prccife parole : igitur ifìorum vermiciilorttm moricmiiim pu-
trefanno, fimnl ac è Loco natali pellantur; venenum lilud hìfe^o-
rium band leviter acittre exiftimand^i efì .
16. Le Superfetazioni , benché rade , oiTcrvate però anche
mni"p[fiT'i "^' principio di qucdo Secolo da un valente Notomico dell'
vermicttn ' Accademia Rcal di Parigi (b) perfertamentefifpicgano, im-
sptrmatici perocchc non oftante , che fia uq feto già con le lue radici
poiana fcit, abbarbicato nell'utero, e quantunque li chiuda, non può pe-
^''■'^ ■ rò mai tanto efattamente reflrigneril, e combaciarfi ,. o rara-
rnarginarfi la bocca di lui , che alcuna fcifsura , o piccolo
forellino non refti, per cui un vermicello di cosi enorme fot-
tigliezza dotato , penetrare non pofsa , e lunghefso le pareti
interne dell'utero inerpicarG fino a una tromba del Fallopio,.
d'indi airOvaja , infmuarfi in un'uovo difpofto , e fecon-
darlo.
17- Ma troppo lungo farci , fé pafsando d'uno in altro ,
vo-
( a ) L'Iier Trad. de Humor. Cap. 41.
( b } Monf. Littre Off. 7. M:mor. ^cad. rf; Tan^ ■' dtU ' asn:, 1 70 iv
Pa)tel. Cap.rnJ: 47
Toleffi fare parola di tutti gli effetti , 0 di tutti i Fenomeni Tutti ijF>mi.
ordinari, e ftraordinarj, che intorno a quefte parti s' afpet- '^'"^^. ^^' '
tano, mentre da' foli detti ognun vede, come penfino facile, ^s'prrmttui
e naturale lo fciogliergli , e porgli in chiara luce : e che pofcna /?;#.
quefla, che per altro pare una ciurmeria, od una fcempia- £'»>/.
raggine, non meno di oziofi, che di vifionarj Cervelli , fu
una fentenza la più netta, e la più vera del Mondo.
CAPITOLO IX.
R'fpojle agli argomenti , che vengono fatti contro il
prefente Sifiema.
< oatiif
I. TL primo, che tanto di qua , quanto di U da' Monti è p,
A flato fubito fatto, a è il negare l'cfiftenzi di quefti x>">f,'b'/f»
vermini, credendola un'illufione d:l" occhio, 0 una finzion /"'/"///''?'•''•
della mente, 0 un'inganno de' vecri , che miractda faciant ì^tinsplmMi.
non v'Àeant. Mefcoliamo, dicono alcuni, un poco di fpirito ^i
di vino con qualche gomma , o prendiamo ancora qualche
altra materia vifcofircca , che abbia rimcfcolatc alcune vola-
tili particelle, guardiamole ameadue col Microfcopio , e ci
pareri di vedere un'ammirabile buliicame di vermini, men- e un'inganno
xre nel volar quelle , e ndlo ftrigarfi dalle vifcofe , danno ''J'Jt^^,'^1'' * '
ad cfse un cerco ondeggiante moto , che ha tutta la fimili- ' "*'
tudin: d:l movimento di un verme, dalla quale ingannatri-
ce apparenza gì' incauti , e troppo curiofi Olservatori , di
nuovi fcoprimenti amanciffimi, delufi ne reftano . Sentiamo
ciò , che anche il Sig. Ulxmo Aldebancher rifpofe da Fifa a
Monfig. Lanci/] , che l'avea afficurato in una fua Lettera ,
come abbiamo detto (a) della verità dell' Ofservazione. Cum
emm (cosi trovo Icritto (b) ) nova illa , epe Mic>ofcopiifa£lx
obfcrvatio , qux revera quid d.vini in fé hahct , vcrtnmm in fe-
mine exiflentiam luce clanus prxfcfcrat , illormn me fitbit admi-
r.itio , qui audaci fronte bofce vermiculos Semini ineffe denegant .
^]nnt enim hanc effe Lentis , feu Furi iUufijnem ; quidam dicunt,
tllas effe fubtililfmas fpiritMum particulas , quibus femen recenter
emiffum abundè fcaret , quoque alias aquofures, & crafftores fub-
euntes per m.dum fcrmcntationls , feu eff:iv:fcenr!a , exagitant ,
tì" aliqnem motum ipfis imprimunt, quo mohcuU parvx e]ufdem
femi-
(^)yedi Cap. z.
( b ) Ep;fl. ^'n. I Ó87. 1 5. Dtcenibris . T^fif. Fedii a qui nel fine .
4 S T)e Vermicelli Sperm a t.
fcmiiiis vtrmiutn quaquaverfum fé moventium fìguras repr^tfen-
t(fnt , ex eo dicroit provenire , quia paulà pofì etniffioneni feminis
7noti4s omnis difperit , ncque utla vermis indicia fuperfunt ; evi-
poratis hcmpè partibus fpirituofiorihus , reliquis crajjioribus omni
jnotu deflitutis .
Lo ftefso fu fcritco al Lewenoeckio, quando divulgò non
folamente quefta fua fcoperca ; ma quella di altri minutiffi-
mi Infetti, ofservati nell'acqua, dicendo, figmenta tantum ef-
fe , qua de animalculis prodidit &c.
Quantunque quefta fia una cofa di fatto , e che ognuno
fiotbèinien''. ^°" S^' occhi proprj ne pofsa efsere giudice , credendo a' fuoi,
'fé non vuol credere a que' degli altri, nulladimsno fentia-
mo le rifpofte, che danno, o chedar pofsono , oltre le pro-
ve da me nel fecondo Capitolo riferite.
Primamente pofsono dire a que' tali , che gli negano ,
ciò, che il Lewenoeckio a certi Francefi, che allora gli ne-
gavano > rifpofe, cioè, Dmiinos illos nondum co ufquc profecif-
Bl/ogva fapnfey Ut rcs re£lè obfervare valeant . Gli trattò in buon linguag-
lioTJp-"^'' ^'° '^^ imperiti nell'ufo del Mìcrofcopio , dando loro la
^' taccia, che non avessero ancora fatto ballante profitto, per
ofservar bene le cofc minute, non efsendo melliere da tutti
il faperlo adoprare, nò effendo buoni tutti i Microfcop; per
ìjon tuttiinnz tale veduta . Anch'io , candidamente a V. S. Illuih-ifs.
Micro feopj fé. \\ confenò , fono flato lungo tempo opinato nel non voler-
"'*'!""'.'''•"'(' gli concedere, perocché nò fapeva , nò poteva con certi mici
^,//i„,/j,TO, . Microlcop) fcoprirgh ; ma finalmente con un Mìcrofcopio
Inglefe, favoritomi d,il Sig. Bourguet, chiaramente gli vidi,
come ho notato nel fecondo Capitolo, e dipoi con un'altro
cggregiamente lavorato, donatomi dal già lodato Sig. Dottor
Bono di Brefcia. Era io allora per appunto attorno per im-
pugnargli, mentre credeva , che fofse un'inganno dell'im-
maginazione , 0 del vetro , concioffiachò non aveva per lo
avanti veduto, fc non certi movimenti, comedi onda incref-
pata dal vento, ed altri irregolari , e improprj de' vermi ,
l' j . da' quali non rcftava né punto, ne poco convinto, che fof-
Comt I Autori . » .,_ , .i-,^ ',, ,-.
rtftò (onvinto . ^f^ vermi. Ma quando ebbi la forte, d avere ordigni, a ta-
' li fini fabbricati da peritiffime mani maeftre, i quali con evi-
denza veder me gli fecero, non ebbi vergogna, nò ribrezzo
alcuno di mutare configlio, e coli' ingenuo Plempioefclamai,
( che prima fu nemico, dipoi fautore della circolazione del
fangue ) dum in impugnando , & refutando totiis iucumbo , rcfit^
tor ipfe f & explodor.
Senea •
Pai te 1. Cap. JX. 49
Senta in oltre ciò , che di più feppe rirpondcre il Lewè-
noeckio a certi altri Negatori illuftri de' menzionati vermi , ^/,,^ ^y^^^^
la qu.1l rirpofta a tutti potrà fervire . (4) Qnod adme affere del Ltvvfof.
re auftm , me minutijjìmum genus , de quo tiunc Loquar , tam da- 'k<o '>' negate.
rè oh oculos ponere , ac vivens videre , ^«4»» nndo intuitu parvit- " "' i"""-
las mufcas , aut culices in acre volitantes videmus , licetplusmil-
lenis Myriaiibits tnoiora fiat craffa arenula . T^on folum enint in-
tueor eoriim pngyeffiim , tàm in acceleratiene , quàm inretardatio-
ne > fid & video ea circumagi , confiflere , & tandem quidem mo-
ri; & ea. quiC malora fttnt, accurate video currentia, ita ut mu-
res nudo oculo : Imma eii.un quafdam interiores oris fui partes re-
ciproci , modo exerere , modo retrahere , atque ita iis ludere quaft
video , imo in genere quodam detexi pilos ad os , licet altquot mìl-
lenis vicibus mmores fmt arenula. Si sforza dipoi, di far vede-
re, non efser egli andato errato, quando difse, che nello fpa-
x.>o di un grano di Hena tante migliaia ne aveva egli veduto, geo-
metricamente ciò dimostrando .
Ma perchè quefto è un punto di tanta importanza, che è ,,,.
à uopo, non Solamente provarlo; ma dimoitrarlo, mi faro ^,. i^^„ff^„„
lecito di apportare anche ciò, che rifpofe non meno con eie- Lamifi , cbt
ganza, che con prudenza, e dottrina MonfignorLancifi al ci- qutjii vtrmi.
tato Sig. i!^damo . Ea eft { fono queft'efse Je fue parole (h) (fin ^t""""'-
fiov^trum detcRionum, tametfi veritatis lumine fulgentirim , infclix,"^ *'
peni dixerim , conditio , ut in ortti fuo alias c<ecHtientes , alias ad-
verfantes pupilla! offcndant . Sed quoniam dtfputAtionisveritasfub-
tilius rimari , & quaft aurum igne prubari folet : gratular tibi ,
mihique gaudeo , quod nihili feceris difficultates , quas multi ha-
buerunt in nuperrimè dete£lis feminalibus vermiculis : ut enim illa
apud ingenia nondum experta naturam rei , de qu* differitur , vim
faciunt, ita rifum pene movent iis , qui oculis credere ah Hippo-
crate fatius dicunt , quam opinionibus : (e) Quod namque infir-
mius fubterfiigium , quam cQ:rere , Lentis hanc effe dcceptionem ,
qu£ , quod non e/i , lucido quafi mendatio , vifui reprxfentet > yi-
tfum magni tudinem utique adaugere , ac figuram non raro , fi ar-
te pntparetur , alterare potefl , motum obieÈlo pnebere non poPefl .
Ouid "Pbilofopho minus confentaneum , quum afìruere ìnoleculas y
veluti automato , in fpermate fé moventes exiflcre , vel fpiritus fe-
minales , qui ab aliorum confortio per modum fermentationis fé ex-
plicare niluntur ,vel craffìorcs e]ufdem liquidi particulas à fubtilio-
G ri.
(3. ) Experim. & Contempi. &c. Epifi. Kobert. 7{ooke. p. m. 24.
(b)£^.ilo.v;.K4/.jf4w.i<J88.A'fxStf/ì infine la Lettera{c)P.De Dieta.r.v.
jo De fermìcelli Sfermat.
rihus quaquaverfiim pnpnlfasì Teatri obferz aro funi rnotHS vonefl
à centro ad peripheriam , aut è contrario, [ed injìar pifcinm na-
tantinm fupernè , inferno , lateraliter , atque in gyrum , quemad-
modiim zermes onwivajos in aceto , atquc in defidibus aquis paf-
fim anirnadvcrtimns . Quid ? qitod bH'iifrmdi "jermiculi eanda/t
' finitili magntudinem , ac figtiram refertint ; fccus atque contit.ge-
ret t fi cffent fcminalis mixti duntaxat p.vticula: , qux irregulares
proculdubio fpeB.irentur. Ddineationem vermicnlorum humani fe^
Tah I. tninis , qui nunquam "uidit , hic adaii&a duntaxat mole poteri t in-
rig li. tueri- Tav. i. Fig- 14- truncnm fcilicet ozulis figura cum pere-
xili , atque in loiignìii protraila cauda .
§ualifievoco. Conchiutlono dunque francamente tanti uomi/ii di fior di
loro ih! negar fj^uno, c clie ùono adoprarc con attenta efattczza i Micro-
^Sc"i°i 'sp'r- fcopi , che quefti vermicelli fpermatici realmente vi fieno
Z'itic'i. ' (ed io con loro in queflo fono d'accordo ) e chequefla aller-
zione non poifa più patire un minimo venamenco di dubbio-,
fé non appreffo quelli , che, o non vogliono, ononpoflbno,
o non fanno mettere in buon'ufo limili ordigni, 0 che per
ignoranza, o per malizia hanno in orrore le cofe nuove.
h"ì"n"int'ot ^' ^^ fecon<^a obbiezione verte intorno la terminata quan-
Mi^orUtln- ticà de' mentovati vermi, già efpofla nell' Iftoria del fecondo
uquantitàdt' Capitolo, nel quarto, ed altrove, che fpavcnta , per vero
ticrunuìU. dire, l'immaginazionenon folo , ma la ragione, come dirò,
quando mi prenderò l'ardire, di efporre infine il mio , ben-
ciiè deboliflimo, fentiinciito , Senta V. S. IlluHrifs. come la
porta il Lfwe«off/vo, e come a quella rifponda . Ovarere au-
Levvenie'ckL. ^'^^ ( ^^^' "°^ ^^^go citato feri Ve )( a) qtiis pojfit , fi unum ani-
' malium in [emine virili [ufficiai ad hominis generationem , quem
in finem tot [unt millia in una gratula ? ^t refpondro , nome vi-
demus malum &c'. licet ad ccntinnannos, imo ulterius qiieat per-
"venire , [mgulis atnis multa fiorimi millia pcffe profci^-e , fi.gulos
autem florcs malum , & [ligula mala [ex , aut oHo [emina , &
fingula [emina arbores fieri poffe? Fingatniis autem ;am [i,b tali
arbore, grumina,& x,ix.aniamabHndè progerminare , & omnia ma-
la , qii^e malus proferì , in gramsn dclabi , vum ex omnibus illìi
. [cminibus , qiiiC arbor illa protiilit , una quidem orietur arbor ? T^on
^d't'lb'iriVmb' ''^^^^ ' "^'" noH [ultm umbra arbiris, [ed gramen quoque, & zi-
,0 yanm aZ^ittia omnia [emina, qute forte orientw , oppriment, ac alimene
male . t.o fuoprivabunt ; fed fi è contrario unicum boninn femen fumpfc-
rintus , idque diligentcr à x.>x,anix opprcffionc [crvcmus , arbor id
fieri
Pm. I. Cap. JX. s I
fieri poterit. Applica poi querta fimiiitudine alla copia de'
vermicelli dell'uman Teme, i quali, eccetcuato, perordina-
rio, un folo tutti gli altri perifcoiio. Confiderà la Matrice,
o le Trombe Fallopiane della grandezza , come di tutto 1' ^"'»^'ì"'<'f^^
Univerfo, rifpettoa un folo animaletto del Seme del J^^C- iXvénmkh
chio, eperciò in quella, o in quelle ?«o/Mpoc/;f/t/?;o le vene, oi
locidetti idonei per ricevere , e nutrire gli animaletti : dal che
deduce, che quantunque migliaia di animaletti, o vermini en-
trino nell'utero, non cfiendovi in quello , fc non una fola
vena, o loculctto, o r:cctti:cJu , in cui abbarbicare fi poffa i ^ ctme ui fa!»
nutrirli , tutti gli altri andcrannoa male, e moriranno . Un vtrmUello /.
folo dunque animale avrà il felice incontro , d'afforbire da 'Uaccbi all'
quella tale determinata vena , o ricettacolo il nutrimento "''T ■> .' .?''
dovuto , laonde brevi aliam acqtiiret foi-mam nempè pellicHÌa""^'"'''''''
C'us loco fccHndhi.vn:m efì , ac interius ammalculi corpus figuram
adipifcitur hominis, qitcd animalculimi ].im infìru&um efl corde ,
& aliis vifcerihiis , imo jotwii perfcBionc, q:ix in bomine efl.
)n quefla rifpofta fono due cofeda confiderarfi , la prima vìf^ultà ali >
come li contenti di una fola fimilitudine, per irtabilire un3. rifpajfa ha
cofa di tanta importanza, e penfi foddisfare a un'obbiezione t'winodho.
sì forte: la feconda, come immagini in qual fito , e in qual *
modo un verme folo forcunatillimo fi attacchi , e in feto
umano fi muti . Se fia rifporta ballante , lo dirò nella difa-
mina delle prove, ollcrvando intanto , cht tutti i Difenfori
di quefloSilkma non ne danno altra, ne alcuno finora n'ha
dato una migliore, ch'iofappia, riccorrendo tutti ad una fi-
mile prodigiofa quantità di fcrai in tutte le .piante , eJ in
qualche pianta cosi minuti , che pajono folo una rainutif-
fima polvere.
Quanto alla feconda propofizione dd Levvenoeckio , oflervo ,
che tutti gli altri fi fono fcofiati da lui, burlandofi di quel-
la vena , o locale tto y o punto uterino , in cui folo poiTa attac- VirmUtlh en_
carfi '1 feto, e volendo, che il vermicello entri nell' uovo già "■" "_'/'' ""f",
preparato, come in fuo proprio nido, dove fi nutrichi, ^"aU-'uu'rTcòn.
creìca. Così abbiamo fentito, penfare ì'^ndry , e così prima ^(„ot» </»m ."
di lui'l S\g. Giorgio Garden, come fi legge in una fua Lettera,
traslatata dall' Inglefe in Latino, e nelle Opere del Levveno-
cckio ( a ) con la fua rifpofta , molto in verità poco forte ,
inferita .
3. Pone in campo il detto Autore un' altra obbiezione ,
G t che
( a ) pag. 7n. 4J1.
ji De* Vermicelli Sperm^t.
Ter^a ohhìi- che iì accorge facilmente poterfi fare contra la fua data rif-
^•ont centrala pofia cioò Ver aliai c.igiorie unaDmia non o.vturifca ordinaria-
éi-Birmitelli »'"'^^ y f^ ""H Un feto , imperocché, quantunque egli luppon-
* la unità «rlg3j non effeivi nella matHcc , che un loculetto, o due, do-
dinariawtnte ve poffa attaccarfi , e alimentarfi '1 feto poffono però nell"
i>'f"i. uno, 0 in entrambi entrarvi più vermicelli, afl'orbire il nu-
trimento, confcrvarfi in vita, e divenire più feti . La qual'
obbiezione può anche farfi contro di quelli, che ammetto-
Hjfpcjla àtl ^Q \ vermicelli, e 1' ovaja Rifponde con un' altra fimilitu-
f/-"",'!'"'^/,'.'. dine , tolta pure da' femi delle piante , dicendo, che fé fo-
ecn un altra » ,' ini i <■
fimUitudint. riamo nella terra un piccolo buco della larghezza d un gam-
bo di frumento, 0 dello rtrame , e ched.-ntro, un dopo l'al-
tro, intrudiamo fei , o otto femi di pomo, non nafceranno
già da quello fei, o otto alberi, ma quel f;me , che più al-
te di tutti gitterà le radici, quello diverrà un'albero, e op-
primerà tutti gli altri , perfuadendofi , che in quefla manie-
ra agli animalucci fpermatici fucceda.
Anra rjfpcfla Quelli poi, chc in quefto dalLewenoecIuo fi difcoftano ,
i'iiicntluì/rj- ^ che 1 ufo delle uova , e dell Ova;a ammettono , con mag-
fiem delle «/e. gior apparenza di ragione rifpondono, chenonnafca, fé non
»"• un feto, o due per ordinaria legge , concioflìacchc non vi
è mai nella Donna, che un' uovo, o due di maturi, laonde
non trovando gli altri, che uova immature, crude , non
difpofle, ne fecondo alcuni dal proprio gambo non iftacca-
te, nò vi entrano, né entrar vi pofl'ono, e un folo feto, o
al più due per ordinario alla dovuta perfezione arrivano .
Chc fé tre , o cinque , o fette , o io. o loo. o joo. e più uova , per
raro miracolo della natura , fieno mature , nafceranno al-
trettanti feti, come s'è detto nell'antecedente Capitolo, ma
fé per accidente più di uno entrerà per forza nell' uovo, na-
fceranno mofiri di più membra, e parti guerniti , come ir»
loro fentenza nel fuddetto antecedente Capitolo abbiamo
fpiegato .
4. Un nuovo argomento contro di sé parlante non diffi-
Nueva ohhit. j^^j j| Let,;,enoeckio , che fra meno deboli non fi conta ,
7it>nf centralo , , . , ■• i i. /- ■ i-yr-
}erm,Hatenu. cd c , ch egli avca detto , d avctc fcoperto in una piccoliilima
mtre dr' vtr. gccciola del fcmc del Gallo, non più grande d'un grano di
miciiu ,fpic- rena joooo. animali , e in una fimilc mole del fcme di un
^'''^Y'"'""'^ ^f^llo loooo. e cobi nel fcme di una piccola Trota, o di
^aX°'^'e7u" ""^ Porcclletta : benché quefti pefci fieno mille volte dell'
^/f//j minori trovandofi di eguale grandezza tanto in qucfli
animali, quanto in quelli, e pure farebbe diritto, cheiver-
nù
Parte 1. Càp, IX. $ 3
mi fpermatici foflero proporzionati alla grandezza della mo-
le dell'animale , di cui fon vermi , e nsl qaale convertire H
debbono , e così veder fi dovrebbe la proporzione anco nel
feme degl'Infetti, e di ogni vivente.
Confelfa il Leivenoeckio, e conofce, elTere quefto un va- l^ifptjtatf
lidiflìmo Argomento, nulladimeno non ifgomenta, ed ani- Li9vtnoic io
mofamente rifponde, che qucfti penfieri facilmente dilegue-
ranno, benché a molti paja quella una maraviglia , fé con- pi(eolexx.a dii
fidoreremo , che le Noci , e IcCaftagne fonofcmidi piante , stm, non fi
ne, comcpenfa, mille fcmi di pomi, e di peri faranno di pe- P'op"v<>'"'
fo uguale a una fola noce delle maggiori, nella fua verde ""'^ ^^lll
fcorza rinchiufa, e molto meno a una noce d'India, detta p'^^/^ .
Cocos , e pure ciò non oflante vcggiamo dal piccolo feme di
un pomo, 0 di un pero nafcere nello fteffo tempo un' alta
pianta, quanto è grande una Cavagna , o una Noce . Se
quella ingcgnofa rifpolla, be.i b;nc difaminata, fu buona,
lo fentira V.S. llluftriflìma a fuo luogo .
5. Mette in campo /'^^«rf^-y un'altra difficultà. e con le dot-
trine, tolte in prcflito dal P. Malebranche penfa di fciorla . ^'"''' .°*'''"
_.„,. /-'•, ,, •* i.T •• \ione inforno
Quefta dice, facilmente nella maggior parte de Leggitori 2, ^,„„,-,^,^
s'incontra, una cofa non capibile a loro parendo, che vizìX pìccoUx^a de'
uomo, per efemplo , un cosi piccolo verme fi ritrovi, il qua- ^^rmìetlU .
le fia , fé non un fanciullo, almeno un compendio del me-
tiefimo, e che quella, che noi chiamiamo formazione del fe-
to, non fia, che un femplice fviluppamento , e un fcmplice
accrcfcimento di parti organiche in quello verme, che bifo-
gnerebbe fupporre infinite, e dire per confeguentc, che quefle
parti di una piccolezza infinita fono; e che ogni volta, che
fi ammette quefloSiftema, bifognaneceffariamente fupporre,
che un verme fpermatico non folamente rinchiuda il com- ^",^'""^'1'^'"
pendio di un' animale, che deve nafcere, ma ancora il com- /t„'"^ÒL"lii
pendio di tutti quelli, che nafceranno da lui, e non folo il organi d' un
compendio di tutti i detti, ma ancora di tutti gli altri , che uomo, ma di
dalla linea di quello verranno , ciò che pare impoflibileper ""'" '" '""
cagione della piccolezza, della quale farebbe d'uopo, <^^^ ^Zl^^l'ab.h^"
quefti piccoliflìmi corpi organici follerò ; piccolezza , chi molto.
non fi può, ne immaginare, ne comprendere, e cheincon-
feguenza debba far rigettare quefto Siftema, del quale ella è
una configuenza .
A ciò rifponde, che fcnon fi può né immaginar, nò com- lijfptjìé aiu
prendere quefta piccolezza, tutta immaginabile, ch'ella e , <''"<' **»"-
deve eficre ncccflariamcncc ammcffa, e per quefto provare;, ^'""•
egli
54 De Fermiceli t Spertnat.
egli non vuole, che il tcftiraonio degli occhi . I vermi fper-
matici fono più di mille volte minori di un grano di iabbia,
ch'cquafi invifibile: quefti fono i noftri occhi , che ci con-
vincono, pofciachc ci fanno vedere più di cinquanta milla
vermi in una porzione di materia , che non è già si grolla ,
come un grano di fabbia , come già ha dimolìrato , par-
lando di quelli , che fi veggono n;:ir umore fpcrmatico del
crartdi (ai. Gallo, dei Cane, e di altri animali. Ora fi concepifca , fé
èia Mj>ì[o in ^j p^j^^ j,j^^ ^j^.^. yjj grano di fabbia, divifo in cinquanta
?a%ani "l'on '"''^'1 parti: mi nonne ponghiamo tante, e contentiamoci
fuò tonctpìrfi . di dire, in mille parti per non ifpaventare alcuno i bifogna
dunque ammettere, che ci fono degli animali mille volte più
KecfjfiiA (// piccoli di un grano dì labbia , e le hanno il moto , come
(oncipiri parti gli altri animali, fono dunque in quelli i Aioi mufcoli, per
piucl^jfimt ni aio\'tvfiy i fuoi tendini, ed un' infinità di fibre in cadaun
m.r.utijjìmi nmfcolo , e finalmente del fangue , e degli fpiriti animali
virmtcìL, . gfjremamente fottili, e dilicati , per empiere, e per far] mo-
vere quelli mufcoli, fenza i quali '1 loro corpo in differenti
luoghi trafportare non potrebbono giammai . Siamo", dun-
que sforzati ammettere delle parti ftrabccchevolmente più
Lara'jont piccole degli fteflì animali . L' immaginazione i\ perde in
dfbbi viaitn quefto penfiero , ella fi fpaventa di una piccolezza si llrava-
j/jr""'^""" g3"te: ma ella ha un bel rivolcarfi , coaciolfiacchè la ragione
ci convince dell' efiflenza di ciò, che concepir non pofliamo.
Ciò che in quello cagiona il noftro errore , fi è , ch'elTen-
Koil'a v'/ìa j j nofira villa limitata, noi penfiamo, che anche tale fu
gwn M'erro. 1 edenfione de corpi, ed al contrario 1 ellenfione de corpi e
re . in un fenfo infinita, ed una piccola parte di materia , che li
og»; pUeoia nafconde a'noftri occhi, è capace, come dice l'autore dclLi
particella Hi ^^^^^^^^ ^^n^ Ferità di contenere un Mondo, dentro il quale
materia puf .^ ^ n r -^ • i i i
contenere in si folTcro tutte quclle cofc , a proporzionc più piccole, che nel
tm Mondo con noflro Mondo, in cui viviamo, (i trovano.
tutte le fue i pJQ piccoli Infetti hannodegli altri Infetti, che glidivo-
Tf'-r di r-ino, e che a quelli fono forfè invifibili, dimanieracchc ciò ,
S'ali d"! a'ù eh' è un Cirone a nollro riguardo, quelli animali al Cirone lo
tri inpi(ìtrili fieno: e può ellere come cosi bene dice il) menzionato Auto-
infftfi , forfè pc , che Ce ne fieno nella Natura de' più piccoli in infinito ,
pit) piccoli in j.Qj^ quella cosi lira vagante proporz one di un uomo a un
nitifiiilità ^^''°^'^ ' ^'^' abbiamo delle dimollrazioni evidenti della divi-
della mattria Abilità della materia all'infinito, e ciò bada, per farci com-
tlPinfinìt», prendere, che degli animali più piccoli, e più piccoli all'in-
finito cffereci polTono.
P^rt.J. CapJ]C. SS
Aggiugne , diraoflrando pure con le dottrine , prefe in
predico dal P. Malebranche , e da altri , che con propofìto
hanno molto fottiimcnte , e faviamentc penfato , non efler-
vi porzione alcuna di materia, la cui piccolezza limitar pof- ^/"{"'J'^},*',
fa l'onnipotenza di Dio nella formazione di quelli piccoli ani- "pìc/dà può'il'.
mali, non più, che di ogn' altra cofa . La fperienza ci ha mitan^lonni.
già in parte difingannaci , facendo vedere animali, mille voi- pote>,:;^id,v.a
ce più piccoli di un Cirone . Perqual cagione vogliamo noi , "'^^"^ JZ"a'
che quelli fieno gli ultimi , edi più piccoli di tutti, come dice ^;^J^/^ ^"^-oi-.
il fuddettO Filolofo? poOr^fìnico.
Non pare dunque irragionevole il pènfare, che in un fo-
lo verme Tpcrraatico vi lia un' infinità di corpi organizzati, ^'""' "" *'''■
proprj a produrre un' infinita di animali di modo , che fé- "■'Jf'u^a'r'.Z
Gondo quello penfiere, che bizzarro non può parere , fé non uomo^egtn.io
a quelli, che le maraviglie dell'infinita potenza di Dio fé- infiniti ^i:,i
condo le idee de' loro fenfi , e della loro immaginazione mi- """'^^i'" •
furano , fi potrà dire , che dentro un folo verme fpermatico
vi faranno de' corpi organizzati , proprj a produrre de' feti , e
de' fanciulli per fecoli infiniti, confiderandogli fcmpre con
la proporzione di più piccoli in più piccoli, e fcmpre mi-
nori .
La Natura non fa altro, che fvilupparequcfli piccoli cor- cumt opiù it
pi organizzati: effa da un'accrefcimento fenfibile in quello, quefli [viluppi
eh' è fuora della (^uz femenza, e dà pure degli accrefcimenti lavatura.
infenfibili , ma realiflimi , e proporzionati alla loro gran-
dezza anche a quelli , che fono nella loro femenza rin-
chiufi.
Si vede nel germe di un'uovo frefco, e che al covaticcio
ancora flato pollo non fia, un pollo, ch'èforfe intieramen- ogni animale
te formato. Si veggono Ranocchi dentro le uova delle rane, -^"^'^^'^'^''■^^'"
e fenza dubbio ancora altri animali nel loro germe fi veggo- ma'(7"ml/u*.
no , fé vi e aliai di dcilrezza , e di efpcrienza per ifcoprirgli . vd.
Ci e dunque dell'apparenza, che tutti i corpidegii anima-
li, che nati fono dopo il cominciamento del Mondo, e che
fino alla confumaziouc de' Secoli nafccranno , fieno (lati croa-
ti nel primiero individuo raafchio di cadauna fpczie.
Si dichiara, che potrebbe fpignere anche più lontano que-
flo penfiere, fc non creJcffe con l' autore della K'cerca della
verità, di penetrare troppo avanti nelle Opere di Dio. Ten- ^"1^"' g'""-
ghiamo noi quefto grande principio , che nulla è grande , né f^'^^mT/f.
piccolo insè , e ch'egli è tale per rapporto al nojìro corpo : e che io'p,r\apporio
per CIÒ non fegue , che tale affolutameme fta, perocché il miflro ai nojìro (crpa.
$6 De' Vermicelli Spirmat.
corpo non è già una mifura certa, [opra la quale immancabilmeii'
Cmt ntìuf '■' g"«/"^'"'f /' P^ff^i ?«^/^ po/A fff'^ye l'efleiifione degli altri corpi.
fiùmo (hu. Noi fleffi noi fiamo piccoliflìmi per rapporto alla Terra, più
marci ficco'.i.'fxQZCtXx aiìcora per rapporto allo fpazio contenuto fra noi,
e le ftelle filfe: più piccoli pure , e più piccoli all' infinito
per rapporto agii fpazj imraenfi, che noi Tempre più grandi»
e più grandi all'infinito immaginare poflìarao .
Domeneddio avrebbe potuto fare degli uomini così grandi
D/> quali al. riguardo à quali noi non foffirao , o non appariflìmo , che
tri uomini \;j^ millefima parte d'un Cnone . Ne avrebbe potuto fare de-
^noi'avrfb'bi to' S'' ^'f""' '. ^ riguardo de' quali quegli uomini grandi fofTc-
t'ut) fart\ 1^0 piccoli , comc noi fareflimo per rapporto a qiie' primi .
Que' mafilmi , e ftermmatiffimi ccrchcrebbono forfè noi co'
ci circhtfih. jviicrofcopj , c non ci troverebbono giammai . Lanoflrapic-
Micrtalpió'. colezza farebbe loro incomprenfibilc , e fé alcun Filofofo ,
fra loro, afficurargli volelTe della noftraefiflenza, i loro di-
fcorfi fenza dubbio , comc belle finzioni riguardercbbono .
Alettiamofi Noi in un luogo di qucfti uomini , confideriamo
il torto , che noi averemmo , per non poter comprendere ,
Niana pìtc».^^^^^ follerò degli uomini SI piccoli per rapporto a quello.
Itila «(?«'/).•/> che Noi fareffimo, e confelTeremo , eh: niuiia piccolezza ,
foiì fpavttarci c^mniunquz incomprenfibile , ch'ella fia , non dcbbe darci
(beimpfdifca, meno di fcrupolo, e fé non ci è altra difficultà in quello fi-
u^nì'siiièm! '^^'"^' ""^ ^* ^^ ^'^^'' cagione, che non s'abbracci .
%fpofla""un- <5- Rifpondonopurea quelli , che ammettono nel Semcl'e-
altrafortt cb. (Iftenza dc' Vermicelli , ma non come vermi colHtutivi dell'
Hiiione , chi jifenza del Seme, ma come annidanti nel medefimo , e dello
fi-'"o f'"]pi'ji {[^[^Q divoratori , nella maniera appunto , che nel!' aceto ,
Voratori del]-,. "^^'^ acquc , c finalmente m altre parti, e liquori del no-
tne, non feti .(irò corpo , 0 con l'armare, o fenza armar l'occhio di ve-
tro, continuamente fi veggono. Rifpondono , dico , che fé
. folfero femplici abitatori, e della dolce fiia fola linfa fi pa-
fcolafiero , farebbe più la copia loro , che la feminale ma-
teria, e farebbe impoffibile, oche eCiì vivefTero , o cheque-
Piò topìa »; fi a potè (Te mantenerfi nella fua lodevole, dirò così, corpora-
fare''>>t<iivtr-x,\ivx, cd energia vivaciffima, fana , e incorrotta, odiciamo
'"^^<|"àt|^- nel vero fuo ellere di fcmecon una plebe sì numerofa d'ofpi-
minat infa . ^| ^ j^,jj^ foflanza fua più benigna giottiffimi tracannatori .
Se nell'aceto follerò più vermi, che aceto, fé ncllacqua più
Infetti , e più pefci , che acqua , fé nella bile , nel latte ,
nel fangue , e negli altri fluidi, e parti del noflro corpo fo{-
fcropiù Infetti, che bile, che latte ; che fangue, che fluidi .
che '
I\v.te LCap.JX. 5 7
che parti del noflro corpo, e fc nell'aria fodera più volati-
li, che aria, fene' prati più armenti, cheerbe, fefinalmen-
te nelle Città più popolo , che cibo , vedremmo fenza om-
bra di dubbio guafto l'aceto, l'acqua, la bile, il latte , il
fangue, i fluidi , le parti tutte del corpo, el'aria, ed i pra-
ti, eie Città co'loro Abitatori pcrderfi, e mutarnome, efi- .
gura. E' necefsaria una certa proporzione fra gli Abitanti ì dririLAT
e. l'abitato, fra la quantità del cibo , e di chi dcbbe goàzv- proporiiom f'a
lo , altrimenti entra tutto in difordine , e la mal configlia- U copia dtìuu
ti fame tutte le leggi preverte, ed annulla. Se adunque, pof- '"';"'"'*> "'»
fono conchiuders , liiporano i feminali vermi di gran lunga 'J^j" ' ""'
il rcftante del liquido, nel quale fono, fé quello non è buon i vermicelli fo-
feme, che di quefti è privo, fé quello, che ha pochi vermi nohvtre p.,rri
è meno perfetto , ed e più perfetto chi più ne abbonda , è coflituHvi dei
ben fegno manifcfto, efsere quefti il nerbo principale di lui, ■^""''•
ed efsere eglino fteiTi , che coftituifcono la vera, e reale fua
cfscnza, non come femplici abitatori; ma come necefsarj fab-
bricatori delia medefimi .
. 7. Le forze più vigorofe , io fpirito imperiofo , un certo
altero brio della virtù mafchile , eh' è fempre maggiore ne' ohb,ei,one tn.
non caltrati, che ne caflrati , pare, che moitri, efsere il fé- ^,'^;,) f,„,^^
menon un'ammafso di vermini; ma unofpiritofiffimoliquo- «-«/f»'.
re , ed una nobiliffìmà quintefsenza nelle mirabili gianduia
de'tefticoli maeftrcvoImcn;c lavorata. Cola in que' cannelli-
ni, e artiliciofiffimi andirivieni fi va dal fangue feltrando ,
fi va con arte incomprcnfibile perfezionando , maturando ,
e a quell'alto grado efaltando, che forma un liquore di tan-
ta forza, che alsorbito dalle vene, o da' linfatici , e co' flui-
di circolando, comparte all'uomo uno fpirito, cheglidà un' 5T'' j'T
aria fupcriore a'caftrati, e l' inorgoglia. Non cosi andrebbe roci'imàfcbi.
la bifogna, fé fofsero vermini , imperocché nulla d'energe-
tico, nulla di fpirito, nulla di forza pofsono a tutto il cor-
po partecipare , si perchè fempre ne' loro covili foggiorna-
no, SI perche agguifa de' vermini , che nelle altre parti an-
nidano, piuttoflo il più bel fiore della linfa, e del nutritivo
fugo confumerfbbono, che aggiugnere fpirito, robuitezza ,
e vigore.
Confiderano gl'illuftri Avverfarj tornar tutt' uno, con tut- i^ifpojlaaiU
teche fieno vermi , lo perche ponendofi a ricercare, ritrovano,/-;'''/"''» o*-
che gli cfiìuvj fottiliffimi , e volatili molto , fcappanti in- ''•'V'"' •
celfantemeate da'corpicclli loro , ed entranti , e circolanti
con la linfa, e col fangue , poflbno aver tanta forza , che
H nulla
5 8 De' Vermicelli Spemi. ir.
f.fjtuv) (alidi nulla cedano à più attivi, e più fpiritofi liquori. Argomcn-
vtrmutiUnu/t. jg^Q ciò dagli cffluvj , chc fcappano da' Vermi , che fono la
hfor:^a abb,a. ^^^^^^.^^^ ^ ^ i^ 5^3(0 ncl centTO dcllc Galle, de" ricci , de'
calici, delle pillole, deUc fpugne , delle gallozzole, de' bi-
torzoli, tle'turaori , e limili , che alle verdi piante ftanno
attaccati. Tanta diverfità di figure aldirdeU;j//>/g/>»(<t)noii
niur/tn Jei.'t viene, fc non dalla diverfità degli effluvi del verme, i quali
j^lt J'""t i ''^'fwando in diverfe, e ftrane guife le fibre di quel ramo ,
J^iirf/uvj ° gambo, o di quella corteccia, o foglia, o di alcun' altra
parte della pianta , o del fiore , o del frutto , le fanno con-
torcere, ed increfpare in varie raanicre , d'onde nafce poi
quella ftravagante, e bizzarra diverfità di viziofe produzio-
ni, e di mentiti frutti , chc fervono d'utero a! verme . Se
dunque cosi va la faccenda nelle piante legnofe, e in corpi,
dove i liquori meno fono attivi , e meno a ribollimenti fog-
gctti , o fé tanta è la forza di que'minutiflìmi corpicclli ,
che da' menzionati vermi sfumano, eguale ancora, ed anco
_ maggiore potranno efiere que'fpiritofiflìmi effluvi, ch'efc«-
■Efguv) de xioda'noftn\, co' quali potranno, dirò così, irradiare, edem-
tier mutiti ■ 1 y ' ',/•<- 11 . • 1 • • 1 •
spermatici di P^^*"^ '^ fangue , e la linfa, chc da que covili ritornano, di
^U4tnta />rj<j una fopraffina , cosi efficace, e fottiliffimafoftanza, chcren-
(ìtro. da la mafia degli umori più fpiritofa , più energetica , più
pronta al moto, ed al circolo , dal che le fibre del corpo ,
sì nen'ofe, come mufculari reftino più gonfie , più tcfe , e
. ... più abili a' loro uffizi . Quel poco di fugo ancora, che ferve
fJi'c0m7!òn ^* nutrimento, e di veicolo a'medefimi , e que'fali volatili ,
torrnno a rtn. che gli accompagnsno , come che fempre dell'uno, e degli
dire fntt un altri fcnc vanno feparando, feltrando, e colando dalle artc-
mfljrbiv. j-ijj non confumandofi tutti , ne vengono anche riafforbiti da'
pori laterali delle vene , e de' linfatici , onde anch' efsi a' men-
zionati vantaggi concorrono .
Jìifto/ladel ^^ lodato Lilter (b) molto fottilmente penfa , che il vigor,
Lì/ii'r diterfjy ^he fi fcntc dall' efiftcnza del feme del nollro corpo, nafca ,
tdirgegnofa. perchè è tot eccuUis, & imperuptibiUbus ftimulis perpetJia qui-
dam totlus hominis incitano , atque alacritas : fcidcet , qna ab
infiuitis vcrmiculorum motibus in partibus acutiffitftifettfus effeopor-
teat. Ma venga, 0 da una cagione, odali' altra, rifpondo-
no così bene a quello argomento, che fc altri più forti non
cene foflero , farebbe fuora , dirò col proverbio , del v^etto del
dardo la lor Sentenza . 8. Con
(i)De Gallis f!rc.
( \ì) De Humorihus . Cap- ^z.pag^m. }^ó.
Parte /. Cap. JX. $ 9
8. Con Ja fuddetta rifpoftapur foddisfanno a un'altra op- Ai'faebbUx!*.
pofizione, che loro può farfi, intorno alla debolezza , ^^^"t'tfilr'dlbou'^
fi fentc dopo il difpendio del feaie . Se?nen , così il GlilTonio, dtpfi/ /oit/.
fanguine liquor multo vobilior ejl , itti vtl inde con(ì.tt , quoniam
exiguum illius difpendium plus damni corpm affert , qnam fi vigC'
fits tantundem Sanguinis iélittum fiierit. Cosi, ed anche più en-
faticamente Galeno, e tutta la fua fcuola, com'è già noto.
Doveremmo dunque rcftar foUevati , non indeboliti dall' ufci-
ta del fem;, fé non è , che un'cfcrcito intero di fozzi ver-
mini, la qual cofa non feguendo, è ben chiaro argomento,
ch'egli e altro, che vermini; ma è piuttoftounadolciffima,
balfamica, fpiritofa foftanza , o è un fugo de' nervi , o fi-
nalmente un'eftcatto del migliore di Noi.
Già la rifpofla è data ; alla quale però poffono aggiugne- ^'Z?'»'"^'""'/»-
re, rcftar l'uomo languido dopo lo fcarico della feminaJe fo- '^ ^'''"''' • •
ftanza, non tanto per la perdita di tutto ciò, che s'è detto,
quanto per la fola ufcita del medefimo, ( eh' empieva le \z- ^^''«"(p'fl".
fcichette, ed i vafi a lui dcftinati , onde i nervi , e le mem-
brane ftivano tefe ; feguc una rilaffazionc , od un rallenta-
mento delle medefime, da cui fegue laftanchezza, edillan- ^^^^^^
guorc^ iinattantochè non tornino ad empier/!, ed a gonfiar- .,,^//'^y^^^^ »
fi . Alche tutto può aggiugncrft il violento moto , increfpa- iop, V. tetto.
mento, e come convuJfionc alle corde ncrvofe nell'atto del-
lo fpruzzarlo , detto per ciò da Galeno hrevii Epilepfu , il
perchè fegue la raenzionau ftanchezza.
9. I mali ereditari dal canto delle femmine, la fimiiitudi- Ait'achbhxìo.
ne, non folaraente a loro; ma agli avi, e bifavoli fuoi , non J' ^'"^^^^;V
mai veduti, e il nafcerc dalle Donne More, btnc\ic co\ M.^- tudinìdaltan.
rito Europeo, parti neri, o poco meno , che neri , pare ,to dtilt (tìi
che molto s'opponga ali'Ipotc/ì de' vermicelli , mentre in /'"""'"' •
qucftiedcndo tutto quanto intero iJfeto, ne alerò, che il nu-
trimento dalla Madre prendendo, non ha occaiìone, di ave-
re in fé fcolpiti niuni , dirò così, delle accennate impronte . p.yp^^^
Quantunque abbiano molta apparenza di vero le rifleffio-
ni apportate, non le ftimano però tanto i Signori Difeodi-
tori de vermicelli, che meritino il Joro acconfentimenco . 11 ,^'^/, ',/',"';''!
nutrimento, che fomminiUra la Madre al feto , inlìno , eh' -^a dtìi' i'nma~
cfca dall'utero, la veduta de' Ritratti degli avoli , e \mÌz\o- gina^iont .
li fuoi, o la forte immagioaeioae p;r i difcorfi avuti di loro,
e attentamente afcoltati , od altre cofe tali fono ballaiuiffi-
me, dicono effì , a mutare, alterare, viziare, o migliorare
Ja tcffitura di quegli organi tcncriKìmi , e a far variare la na-
H i ti va
<So De l^ermicellt Spermat.
tiva lor fìmmetria, di modo, che acquifti il feto ua'alcra ap-
parenza, equafidiffi, un' altra natura. Abbiamo l'analogia
nelle feraenti, che tutte d'una meffe, e di una Torta in terre
f"ant^%f/n' '^'^^'■^'^' <^ ^o"o diverfo Cielo fi gettano. Mutano cesiappa-
(he Variano^ rcnza , c cortume, che pajono fovente d'un' altra fpezie , e
tef,forn:eì!mt.^nxQ. a queftc non influifce, chs l'aria, ed il nutrimento ad
irtmintff va- alterarle, quando nella Donna l'immaginazione, chetante
'"• può, oltre Je circoftanze fuddette, vigorolamente concorre .
j. Veggiamo, che dalla fola forte immaginazione s' imprimo-
flrano^"u^nt'o^'^ ^^ w^//f di frutta, di animali, di vino, e di var;cibifo-
pcija rimira, pra la cute , che apparifce profondamente marcata, anzi al-
iwax'ont ftìa . cuna fiata tutta la tefntura dell' uman volto fi muta, e fi fan-
no moftri , come , non va guari , accade in Padova in una
fanciulla, nata col volto, e petto di un Rombo, anzi aldi-
re del Bartolini, dall' aver guardati una Madre orrendi fpct-
tacoli di un'uomo in più pezzi dal Carnefice divifo, partorì
poco dopo un figliuolo guaito , e miferam:n:c fv.]uarciato :
dal che tutto probabilmente deducono , poterfi non fenza
grande violenza dello fpirito capire, come le fila, eie linee
componenti le parti di un feto alterare dalla fola Madre H
poiTano, e far si, che fieno, o morbofe, o più fané , o fi-
mili, 0 diffimili al genitore, e tinte ancora d'un color fore-
fliero . Si legga Fiem de vìrìb/a immagiu.ttionis , il Bartolini ,
Schenchio , &c.
IO. Si dichiara l'ingenuo Lew^enoeckio (a) di aver ricer-
cato con gii ammirandi fuoi Microfcopj nella Cicatrice dell'
Altra obhie. uqvo di una Gallina , fubito fecondato dal Gallo , il venne
xhn, interro iì Spermatico , né aver mai potuto avere la forte di poterlo ve-
tioifivedìneW dcrc , e purc ( podono dire gli Avvcrfan di quefla nuova
UOMO fubito ft. itnto.nz'i.) doveain quel fuo nido, alquanro allargato, efat-
tondnto dal to maggiore più facilmente vederlo, giacché tanti minutifll-
^"'^'^ mi poco prima nel feme del Gallo veduti avea , e giaccliò
uno di quelli era certamente, a fua detta , entrato, e l'avea
renduto fecondo. Comcchè quella cofa di fatto farebbe fia-
ta un' evidcntiffima prova, ed arcbbe mefla fuoradi ogni om-r
bra di dubbio qucfta Sentenza , trovo (M che inferifce in
una fua Lettera uno fquarcio delia Lettera del Segretario dell'
Accademia di Londra, che gli feri ve va co.-,i . Si tinquamadcò
fueris fflix, ut animale tda feminis m.ifculin: iti Ovo fxc nudato oh-
fer-
< a ) Epifl. ad Chrijl. \V. V. ^c ^ngl. i (58 j.
( b ) Epifl. 80. ad E."giaìn Socictatem p.!g. rn. 419.
Part. 1. Cap. JX. 6 1
fervere potueris , c]iis rei commitnic a :^ne nos to'os tibì devincies : Cerne ilM*/:
fieriquc poffet , ut ova Iiifc£ljrum cffent idonei , in quibus animai- '"f"'? '' ^"•
citLi qitxrantur, quia funi minora ovis aliarum Creatiirarum , ac '^^IJ^ "^^7
proindè in iis aìiimakida non t.nn ht.gd qu£ri debcnt . Già loro g„ai, uova de.
avea fcritto , che nell'uovo della Gallina , per quante dili- vtnbb! tfere
gonze ufato avelie, non l'avea potuto fcopnre , laonde lo H /<"•'''' ''
confegliano, a guardare nelle uova piccole, in cui era poco ^""'^'^'<>-
fpazio da ricercare, e per conseguente gii farebbe riufcito più
facile il ritrovarlo.
Rifponde : l^obil.fjìr/ii Domini^ fxpiui animalculum ìnafcuU- Pifptfla M
num in e]ufdem oiis qnsftvi, fed nunquam illud detegere potai; tevteimckio .
quamvis enim exigua fini illa Ova : admodum tamen magna funt,
comparata ad unum animalculum ex faniv.e mafcidino . Si vero
ovum intcrius ccnflaret ex liquore darò, & pellucido , magisfpe-
ra.-em , me aninialculm» cj]e detc^urnnt ; fed cum jam ovorum K''&''""ìP"'J-'
materia magna ex parte can/ìet ex globulis rotmdis varixmolis, l"fj^''°"r,,,ia.
& liquore aliquo pdbicido , ]am mihi pcrfuadeo , ine animala:- ,, ^
lum nunquam inveJìigaturuM , Omnem tamcn eum in fincm adhi-
beo induftriam. Ma con tutta la fua indurtria non trovo nelle
fuc Lettere pcfteriormcnte fcritce , che l'abbia mai ritrova-
to, ne so, che altri diligcntifiJmi OOervatori, ecelebri Mi- ■
crofcopifti l'abbiano nel!' uovo giammai veduto : dunquepof-
fono dire, e fallo, che il vermicello entri nell'uovo , con-
cioflìecofachè maggiormente in quello diftefo , e adagiato
nelfolo germe, o cicatrice dell'uovo, come nel proprio cen-
tro, fi farebbe fcoperto, o fcoprir fi dovrebbe.
A quella forte oppofizione non fi fente altra rifpofta, che
quella del Levvenocckio , che accufa la materia coflante di glo-
hulctti , ed impediente la fua veduta, la quale, febafti lofen-
tirandle mie impugnazioni , mentre altri intanto qu;flo gran
punto diffimulano, e fotto filcnzio lo partano.
Ed ecco avanti gli occhi purgatiffimi di V. S. llluflrifs. tut-
to il principale, che finora è (tato detto conicrifpofle , che
ho, parte ne'fuoi Fautori trovate, e rendute, anzi che nò,
più robufle, e più dilatate, parte da me fole , benché de-
bolmente, penfate. Rcila ora, ch'io cfponga il par;r mio ,
lo che, quanto ardua, e malagevole imprcfa al mio rozzo
intodimento ncfca, da ciò folo li può comprendere, che ere
volte ho mutato parere, tre volte ho prefi la penna in ma-
no, per ifcriverc intorno a una sì grave materia ; ma l'ho
gittata ogni volti , e forfè giaccrc'obe ancor neghittofa , e ti- Trettfladtii'
tubante, fé i riveriti comandi, prima del gran Leibnizio , e '^"">"'
poi
€t DeTermicelU Spermat.
poi di lei riOn k aveflcro fatoo una dolce violenza , e sforza-
ta « anche con mìo roffore» a porre in carta ilmiofcncimen»
co , che leggerà nel fcgucnte Capitolo .
CAPITOLO X.
Qusle fu il parere deir yA'ttort intomo i f^ermìcelli
Spermatici .
rf/. *• "C Ccomi giunto, dove finora fono andato tirando avan-
/f^'/" -*-* ti» per niai non giugnere , cioè al luogo, dove per
ubbidienza debbo efpon-e il mio fentitnento : lo che faccio
con tal timore, per eflere da tanti uomini di primo grido ,
e particolarmente dal famofo Leibnizio difcordante, che vor-
rei, quafi di/fi con Cefare, non fapere in quefto punto fcri-
vere . Temo la loro autorità , il loro fapere , la fama loro ,
e mi pare, che il non accordarmi con effi, fialolleflb, che
il non accordarmi col vero; nulladimcnomi prenderò l'ono'
re d'efporre i mici dubbj, acciocché , come nebbia al ven-
to, o da Voi , o da loro fcacciati , io poffa , o nella loro
jngttimtà iilP oppinione difcendere, od efli, o Voi fleflfo venir nella mia ♦
■^'"'"''' non volendo già, che , come i fcguaci delie garrule fcuolc
contraftiamo Tempre , per non decider mai nulla . Voglio ,
che ci configliarao tutti d'accordo con la Natura, ch'eliafia
la noftra Maeftra, la diretricc noftra, e fc vedremo, che ci
moflri , elTere i vermicelli dello Sperma i veri feti involti d'
ogni animale, dar loro il noftro voto , abbracciare quella
oppinione, illuftrarla, e ftabilirla ; ma, fé per avventura gli
troveremo divcrfi, confiderargli per quello, eh» fono, cioè
per puri vermi di quel liquido abitatori , e cercar altrove i veri
principi della noftra generazione .
z. Primieramente non fono così rigido , o auftero , come
talluno de* nortri italiani, che aflolutamente gli nega , e che
i»v Aut^tp'iT nfga altresì tutto quello , che fenza occhiali non vede . Io
vnaV'fiftinxa gH ammetto, sì perchè tanti uomini di piena fede, comcte-
de vtfminiii iHmonj di vifta , ne lo afficurano , sì perchè io fteilo pure
ntUmi. (.Q^ gli cechi propri gli ho veduti, come nel Capitolo fecon-
do, e nono ho fìnceramente nnrrato. 11 forte adunque adel-
st/ito ieìU io della Quiftione appreflo i più Savj, e Sperimentatori Ac-
^iftion» qual cadcmici fi è, /e veramente ctfhro fieno uva rax%-i di tali zer-
•*" • fui, che Jlieno fempre verni , e mofiano vj:rttii , ti>m:ditvti nel li-
quor Seminale per alto fine della 7{afwra , ovvero , fc fieno una
fpc-
Patte l Caf.X, /Jj
fpecie mìrahiU di vermi > che diventino poi omaccini , od altri aui-
mali , conforme il genere , o la fpecie , nella quale ft trovano .
Quefta feconda Sentenza , quantunque tanti uomini di prima
fama l'accordino, difcordano poi nello fpiegarc il conKciò °j^''j''*^'^'^^'
iegua, cioè vogliono alcuni, che, finattantochè dimorano ne' „i^'^/"j^,7'"
Joro alveoli, o guizzano nel femc , fieno veri veriffimi In-matid.
(etti, o vermi, i quali poi diventino ( non so come ) omac-
cini, o altri animali del loro genere , o della loro fpecie ,
gittati, che fono nell'utero della femmina , o entrati, che
fono nell'uoTO, ed altri penfano, che fieno mere apparenze
d' Infetti , 0 di vermi , fotto le quali , come fuppofe di aver
vcduio il /ìalempazjo (a) veri, perfetti, interi omaccini fi ce-
lino, coperti, e Éafciati da una mera , e pura fottil fottilc
membrana .
3. Nel primo cafo uomini chiamar non fi pofsono, <^o^^ ^,^„janei, /i
pofsono dirfi nel fecondo, non avendo in quefto , fé non la ^^,5 ^j,v,.
jnafchera, dirò così, o un velamento cflerno d'Infetto, che man
• omaccint
gli ricopra . Fra i primi il Lewenoeckio coftantemencc afseri- e guandyo.i
ice, e{»ereveri, e reali vermi, nèpoterfi mai^hiamareomac- ^f^^'-^"' '
cim i vermi degli uorami , ne cani 1 vermi de cani &c. ma„^^ (btnonfi
(blamente divenir tali , giunti, che fono nell'utero della Ma- pcj'rt/if <•/«<»-
dre . Così pure il S\g. ^Atidry (b) dove prende le Difefc dcìriaromaetwi,
Lewenocckio cantra l'Autore del Libro intitolato Co//fffi<«M Mf- '"'""^'■•
dicopl))fica Cent. 5. p. \i. aggiugnendo di fua cortefia , che ficca-
rne i vtrmi nuotmti nelle acque chiamar non fi poffono mofche , 0
farfalle , benché tali dtventmo col tempo , così i vermi Spermati-
ci dir non ft poffono piccoli fanciulli , benché tali divenir debbano ,
doppochè faranm entrati nella Matrice , 0 piuttoflo nell' uovo nella
Matrice (ofitevuto .
4. Sono adunque, al dire di quefti valentuomini, gii ani-
maletti dello Sperma umano veri, e reali vermi , o Infetti,^ noftri v'iTmi
e non fono della maniera d\ coloro, che flanno Tempre ver- sptrmatui
mi, come i Lombrichi terrefiri, i noftri inteftinali , e iìmW'i; conforme .7
ma di quella <i'aitri, che fi tramutano, fi fpogliano , e di- ^.f»""'""''*''»
vengono tutt'altro di quello, che apparivano, come fifpie-^'''^'^^" '■^'
ga il Sig. Andry con l'elèraplo de" veitni delle acque , chcmof-
cije , « farfalle diventano .
5. Se la cofa<.iunjque e cosi, come credono, cfsendo i no- p^ma Ji'jtff.
ftri vermi aanidauii nel liquor fcininale veri vermi , avranno />«»(/W wjfr*
certamente tutte quelle parti, che pei* lo moto, « nuoto vo- -^'"'»' """•■*
lon- •/■"'''""
^ S4niim .
C a ) yedi qui Cap. 1. ( b ) Chapitr. xi.p.ipcj.
^4 De' l^ermìcellt Spermat.
lontano ci vogliono, e tutte quelle ancora , che fi ricerca-
no, per vivere allora da vermi, cìoj avr.nno fibre, e mu-
fcoli, ed organi inrerni , ed ertemi per t.ili funzioni , difFe-
mrf'XTv renciffimi da que' dell' inclufo fanciullo , avranno la loro
/■"«/^•«n ».-r! t>occa particolare, per cibarfi , '1 loro ventricolo, leintelli-
//.<-. na loro, e tutti gli ordigni per fare il chilo, perfezionarlo,
fepararlo dagli efcrcmenci , e mandarlo alle parti , che non
fono fanciullo, ma verme . Avranno trachee differenti da
quello per lo refpiro , come ne' bruchi, e in altri limili vi-
venti vcggiamo , avranno vene , arterie , nervi , tendini , li-
gamenti , membrane, mufcoli , ed altri lavori , che a tut-
te le parti giungano, per nutrirle, per accrerccrle , per con-
fervarle nel loro tono , e per dar loro moto . Cosi tutta la
lorolunghiflìma, e nerboruta coda f.iràguernitade'fuoi mu-
fcoli movitori de' nervi, delle arterie, delle vene, e di quan-
to è neccffario, per agitarla con tanta vifpezza , e folcare ,
e flagellare l'onde vifcidette, in cui galleggiano, e nuotano.
Quelle fono tutte cofe di fatto, che ne' vermi acquajuoli d
trovano, differenti dalla mofca , o dalla farfalla, che efce ,
e che per particolari canali riceve il fuo nutrimento, per cre-
fcere anch' cfTa , e fvilupparfi in fine, come appare dalla loro
notonaia , e quelìa è la natura delle cofe , che parla , e dimoflra,
non io. »
Pc/t h parti ^, jc adunque il fatto è tale, chenonpuò negar/ì, diman-
T/'m'uTII'.'^'^ adcilo al Sig. Andry f fc fi degnerà di afcoltarmi) fi fa la
tr.t" (ome deh- mutazione di Verme in fanciullo in un'attimo, oppure con le
ba^ ftanite Al dovute leggi della Natura f Non in un'attimo, imperocché
j'a/t,r.uta%iont ]c patti confiitucnti '1 vctmc fono COSI intrigate, e firettaracn-
c [viluppo I ^^ rammarginate con quelle del volatile, che ci vuole lo fpa-
fi J,t gueJ tli 2'o, per lo più, di giorni , acciocché fi Itrighino, h fvilup-
pTìma. pino, e in loro flefle d ritirino, e relìringano, per lafciaio
libero l' inclufo ofpitc , che Jcbbe ufcire di quel carcere ,
tutt' altro apparendo, che quel di prima . Ciò vcggiamo in
tutti quanti , niuno eccettuato , come W può leggere nel S^'am-
merdamio, nel Redi, nel Malpighi, nel Goedari:io , nelle
mie Ollcrvazioni , e in tanti altri, anzi, corno ognuno può
da sé fielfo farne la prova , quando le leggi della Natura nel-
la Francia non fieno divcrfe da quelle, che ha ncll' Italia .
DifieuìtàM' 7- Eccoci dunque a una fortiflima difficultà , non prevc-
^H*off fien duta dal Lcwcnoeckio, né dal fuo Fautore Sig. Andry , ne
prtvsduta H^r^^r^\^^\ Protettori di tal feiitenza . Nelle mutazioni, o fvilup-
rìT^sfiAn pi' <^'^'-" ^' fanno di verme in colatile, nonfaka la natura ,
d'y, né da altri COmC
Panel. Cap.X. 6$
come di balzo d'uno in altro. Ci ruole un mezzo fra quel-
li , e quefto , che non è verme, o ne meno volatile, raa un
terzo dell'uno, e dell' altro, per così dire, partecipante, che
fi chiama Crif alide , ^urelia , o ?<l^infa . E' d'uopo, che il ver- P"'"»'» ''• '«»
me fi fpoglj dcll'eflcrna buccia di verme, ed apparifcaun'ani- '"'-^ '''^'^' '■'
male molto differente da quello, ch'egli era, in cui s' inco- q^IJ'Jhj,
minciano a chiaramente difccrnere le fattezze del futuro vo-
lante , ed a perderfi quclledel già paffato verme. A tal gra-
do giunco più non fi muove da luogo a luogo , più non
mangia, fta in lìto più afciutto , perchè 1' cfterna buccia fi
fecchi, e l'interne parti da quella bellamente fi fiacchino ,
fi va matturando pian piano , e di[giorno in giorno , o d'ora
in ora va acquiflando forza , e vigore , finattantochcrefii fvi- ftuando.c ra,
luppato, e fquarci, edapraqucfl'alcrafpoglia , rotta ,ofdru- '^■' fi ffi'' ■
fcita , la quale efce tutto perfetto, e poco dopo vola .
8. E dove mai, e quando fono fiati offervati quefii gradi,
e quelli paffagginel verme fpcrmatico? Chil'ha veduto Cri-
f alide , yAnreiia , o'ì^infa, dove fi è quietato per farfi tale, do-
ve ha fatto lo fpogliamcnto primo di verme , ed il fecondo
di Crifalide , o burella , o T^infa? Non nel femc, pofciac-
chè in quefioguiazava ancor verme, non nell'utero , peroc-
ché doveva moverfi da luogo a luogo, ed entrare ancor ver-
me neir uovo, non nell'uovo , poiché quello non è luogo ì^an mai /ì i
afciutto, per hifiCr'filide, o ^urelia , o J^iìifa , none luo- veJata H ver.
go di quiete per le linfe, che fubito s'avvallano, e fluifcono >"' fp"'""^»
ni germe, né ha nvutoqucU'ultimo gradodi perfezione, per ^'""' ^'"J"'
farfi tale, e finalmente perchè tale con l'occhio nudo , o ar-
mato non apparifce,
p. Dicemmo , che , quando l'animale è nella Crifalide , o ceme tf(a il
^itrelia , 0 l^iiifa , riceve allora l'ultimo grado di perfezio- voìatHf JilU
ne, o fviluppo, mentre efce di quella già incero volatile ,Cnfalidt,eii>i
già atto a fare tutte le funzioni d'un' adulto, e a propagar 'H^J j^'l'^',
la fuafpezic, come fa chiunque ha fatto fimili ofìervazioni. y-^!,/„, /
Ma il feto ntrll'uovo , quale ne' primi giorni fi olfcrva , tan-
loè lontano, che fia giunto all'ultimo grado di perfezione, .^ nmacca.
ch'egli e impcrfettifiimo^ tencriflimo, e quafia' noftri occhi ^J^^,- ^/t/<r'
informe, é vero Embrione , come il Alalpighi , l'Acquapcnden- ,r.e fpermatie*.
te, l'Arveo, e tanti altri hanno oflervato, e da chiunque roi
V cicco s'ollerva , anzi come, il Ruifchio, il Littre( fé e vero)
edaltri nell'uovo ficflo della Donna hanno veduto , dunquein
quello non fu mai Cnfaiidc , o ^iirelia , o l^iìfa. Le quali ^^//^„,^^,
cofe , fé non tutte, almeno molte, fc fono vere, come (o- Jaih pnZ'jj.
I no cjpnailoni.
Vrdaiiffit
tJ^ Di Fei-rrùcelli Spermat.
no vcriffime, mani fedamente fi vede, quanto di gran lunga
fieno andati errati que'Valentuoraini , che hanno creduto il
verme del Teme il feto, mentre ne mai fi fpoglia , o non
mai diventa Crifalide , burella, o 7\(«/j, ne fetale di veniire,
farebbe cosi tenero, ed imperfetto , com'egli e nell'uovo ,
ma tutto fviluppato, nerboruto, e perfettilii.no.
fytni-nìtnti^ jq_ (-.j^g £-g j_j ^gf^ andilfe altramente, e la Nuura incon-
ir 'r^/?"" <-I^ ^2"^<^ ' e varia folfe nellefue ieggi, faremmo lu-cefiìtati a di-
ivìtmifpìrma. l'è, che duc voltc nc' vivipari nafcclfe il feto , che due vo!-
ticifitno feti . te foUe imperfetto , e che due volte alla perfezion de/lina a
giugncife. Nafcerebbe la prima volta ne'te/ticoli dell'uom-,
o del mafchio , quando fi ftriga , e f» libera da' vecch; in-
vogli , e che par morto , come notò il Lcvcenoeckio n:' tc-
fticoli di vari animali ( a ) da' quali fciolto pian piano fi
muove, e crcfce, finche guizza, e ierpeggia nella fcrainale
f ''^^"*''"'- linfa , e adulto apparifcq . Nafcerebbe la feconda volta nell'
(T / • ' "0^0 ' quando tencriflìmo embrione, immobile, di molli fi-
più volte tm^ , ni-/-/- I 11- I « ^ •
perfino, ipià ''^» nacidiifime, ed arrendevoli molto comporto, quafi m-
w'.tt ptrfitto forme fi i'corge , e nelle membra fproporzionato , dove va
(artbbi. per nove mefi appoco appoco crefcendo, finché arrivi alla
perfezion desinata . E pure le leggi ordinarie fono , che
quando il verme è maturo , e (\ fpoglia ( conce/To ancora ,
che divenifle Crilalide, o Ninfa ) lo fpogliatoè ormai fubi-
to anch' edo perfetto, come dicemmo altre volte delle Mo-
fche. Farfalle, Scarafaggi, Canterelle, e fimili. Non fuolc
j.a tìatuTA nt '^ Natura operare con modo retrogrado, come veggiamo ,
■eperaeon n.tio anche nelle pianto, in tutto il genere degli animali, e infino
rttrograde. ncl formare Ì metalli , o nzl ferruminare , dirò così le pietre.
Cioè ridotta, che ha a un certo grado di perfezione una co-
fa, ftabilitelefibre , i nervi, i mufculi, e tutto il complclTo
doUe altre parti , non torna indietro asfifciareil già fatto ,
e organizzato , e nuovo ordine non incomincia , parlando dell'
individuo medefirao.
sentenxa dtl '^" -^'^ bella, e più facile farebbe la fentcnza del D.dem-
V'iefpaxi* paxio , fé foifc vera , cioè , che quel verme nai fia , che nna pura
più b,iU , ft apparcKX,a di verme, mentre, fé veggente, ed oltremodo am-
'miTaf"" "^'""'^^' of[ervò aWimprcv'-fofpogìt.vfcne uno , rovefcìarft lafpo-
M,j dia ve- ^1^^^ incapo, ed apparire unperfettiffmo omaccino, come la figu-
ra dimoflra (b), In tal guifa confiderato non avea, che la
fpo-
(z ) redi qui Cap. z.
(b) Tav. I. Fig. 8. p.
Parte 1. Cap.X. Cy:
fpoglia, alla foggia di una tonaca v.rmifortnt , che lo copri-
va, non diffimile da quegllrtrioni , che fu Teatri apparifco-
no all' improvifo d'una tigura, ora d'un'akra, col fcmplice
cavarfi una verte fuperliciale , con la quale gli occhi degli
Spettatori fanno deftrainente ingannare . Ma iìa detto con r<.^/^ Jilr
buona pace di quel d^gniùiino filofofo, non trovo fra tanti, o/ferva-jone
che hanno con efattiùima diligenza guardati migliaia , e mi- ^>f D»hmpa-
gliaja di quefli vermi, alcuno, a cui fia accaduto queftomi- ^"'•
racolo, anzi'lfolo Levvenoeckio in più luoghi fi dichiara ,
di averne molti millioni , quafi in ogni genere, e fpecie vedu-
ti , e pure non fa mai menzione di avere fcoperta una fimi-
Je maraviglia.- laonde non mi fento inclinato a credere , che
quello folle un 'omacciao, ma un'inganno dell'occhio , o della fJ>"'>''''g^'"--<>
fantafia , o di una force immaginazione , che perù pensò vedere j'j/afamj/a
ciò, che vedere bramava. Può accadere pur alle volte, che eir^.
cafualmcnte fi accozzino inficme , e fi addattino cfz-^e molecole , o cafuali ac
che rapprefentino un'uomo, come alcuna volta nelle materie '■''\^:"''""'"''
coagulate, o polipofc, o nelle piante, e pietre flelle fi ve-'"""'
de. Ciòm'inducea credere prima l'ordine della Natura, che prevà foniji;
in quello moflruofo farebbe, cioè far falcar fuora un'uomo madtUAur»
perfetto da un verme , quando da quefto non faltanè meno "-
fuora una farfalla, uno fcarafaggio, ne una viliffima mo-
fca, fé prima non palla di grado in grado alla perfezione r
e (i fa Crif alide, o burella , o 'ì^:t:fa , come abbiamo detto,
nel quale flato di C rif alide , burella, o Ts^infa è allora l'ani-
male immobile , tencriffimo, e quieto, non guizzante con.
tanta energia da un luogo all'altro, né flagellante l'onde
con empito, cornee' delcrive ( a )
In fecondo luogo guardiamo l'immagine cosi elegante- '^'"''^^7"''
mente dileguata d.l piccolo uomo (*; e poi guardiamj un p^^uion .
embrione, anche di un mefe , o due , e troveremo qu:lla ♦ Tav-i.f'i-
più perfettamente figurata di quello , come fi può vedere , 8. 9
paragonando le figure degl'emjrioni del Ruifchio (*) e di * Tl^f-"'
altri con limmagin: fovraccenaata . """""•
j. Queir aver veduti vermi minori , e maggiori, femprep- jkrj rapat
più mofira , che fono veri verini, che andavano crcfcendo , d-.ir iquho^a.
ad uno de' maggiori forfè de' quali s'ag.^omitoiò , e fiattac- '"'"'"' ''''
co intorno porzione di quelalmfa vifcolctta dell' umano fé- ^"'"'f'^"'
me, con qualche apparente figura duomo, dalla quale re-
I 1 fio
(a) redi Cap.i.
e 8 De Vermicelli Spermat.
flò ingannato, corae potè rcftare ingannato in alcun'alti-a
delle antedette maniere .
4. Si paragoni la figura de' vermi, che pone, e poiqucU
Kucva rifief. \^ ^Qg\\ omaccini (*) e fi vedrà, non potere mai quefti , cf-
ficncdil noflro ^^^^ ^j^^j jg^j^Q quelli, mentre, fé avevano la figura diGi-
* rl'é.i./j. fino con lunghiffima , e fottiliflìma coda , non poteva il fole
8.5. ' corpo ovale di quello, contenere il Corpo lungo di quefto ,
né le gambe involte, o fafciate formar la coda giammai.
5. Cerco, chi era quello, che prima di fpogliarfi fi mo-
verà, e divincolava così vifpo, e fnello nella linfa? Era il
^"At^^'^lr' ^'^'° rinchiufo, o il verme, che conteneva dentro il fuo ven-
"V ,tam°i»i\ ^''C' come imprigionato, il feto? Se era il verme , dunque
iui animi ^ e Quefli erano due viventi, non folo di fpecie, ma di genere
du« tt>rpi. diverfiffimi , cioè verme, ed uomo, e due erano le anime ,
fc due erano i corpi difiinti. Prodigio non mai penfato, ne
meno da' Poeti. Se era il feto, e come dopo fpogliato , e
che fi trova nell'uovo, come in fuo vero albergo, più non
fi muove, reftaflupido, ed infenfato, ed è di filasi dilicate,
rtic, e Em. e fine te/Tuto, che appena toccandolo fubiro fi dilegua, e in
brhne , quali, yfj poco d'informc mucccllaggine fpappola, e fi sface? 11 no-
to temra mi ^ Malpighi parlaado della formazione del pollo ( a ) fx-
pit'.s , dice , acie follicrdum aperieoam , ut coììtcntum atumal in lu-
'tem predir et ; in caffion t.vnen : ita cnim mucofa erant , adeoqiie
minima , ut levi iBu fmguU lncerarentur . Come dunque mutò
sì predo natura , edirobufto, agiliffimo, e nerboruto, ch'egli
j^^ , .. cra,fi fccclanguidiffìmo,deboliffimo, ecosi molle, che a iinlb-
P>tZITdarJo tocco firuggevafi , e fpappolava? Né le membrane, che
«'•>'■;'',« »»- lo ammantavano, s'elTe non fi movevano , potevano dargli
«""■'• forza, e vigore, concioffiachc potevano piuttofto impedir-
gli '1 moto, mentre chi è legato ha men di forza , 0 per dir
meglio , ha ben sì la potenza alla forza , ma la contraniten-
ìin de'legami vieta, che fi riduca all'atto, impedendofi l'c-
lafticità, o l'increfpamento, e inarcamento delie medefime,
e pure nel noftro cafo arebbc avuto forza maggiore , e pili
energeticamente operato, quando era dentro 1 legami rin-
chiufo, che da quelli libero, e fcioko .
Dono dunque al S'\g- D^lcmp.izio la fui offervazione , e
sicrnhiudt ^rjn ho coraggio di violentare Io fpirito , a concepirla , non
ìal-i'uJfm. ^^^ ^ crederla, Rigettata intanto qucfia Leggenda , come
pav0. ' una galantiffima favola d'un Vifionario, innocciucmcnte ab-
ba-
(a) De Formatioìic Tulli &c. M.\^>ix Soc. lif^\iìp.ii^.m. j^.
Part.l. Cap. X ^9
bacinato, paffo a vedere , fé paceflimo raii in qualche ge-
nere di vivente trovare alcu.ia anilogia, che rendelf;; pro-
babile quella (entcaza, nò pareiL' coii piena di borra favo-
lofa, ne cotanto fpallata .
12. Si fcorra tutto il Sxrimnrrdxm'o C-J) il quale ha con Prttt uhtrit
incredibile diligenza , e att:nzione dsfcritce tutte le nauta- " «""'A H
zioni degl'Infetti, e 1: bacon buan'mrtoio in quattro ordi- ^"^f^P^i" '
ni divife, e non troverà giam;n.\i , ci) alcun Infetto f.iccia qit;-
fliX flraiia metamorfofi di rettile m velatile , o d' imperfetto in per-
fetto fenxa piff.ire nvlù gradi di fvd'tpp'- , cì)e ad un per uno de-
ferire, e con le figure diunfln . Si con(ìi;rino gl'Infetti ter-
rcftri, o acquajuoli, o que', che fanno negli animali, 0 nel-
le piante, o in qualfivoglia luogo, e fi troverà, edere fem- GluntigUam
pre folenne, ed ecerno, che crcfcano appoco appoco, e che maUaiu m-,-
giunti all'ultimo fviluppo, quandj debbono apparire diver- '''':"'^''''""
fi da quello, che erano, fono allora perfetti, né più àbhì- J^f//.'""' ^"''
fognano d'altro. Ma i noflri vermi fpermatici farebbono tut-
to al rovcfcio, mentre efcono dal loro uovo, e dopo aver ;.
palTatii loro gradi, e ùtd vermi perfetti, tornerebbono ad ,^,„,""fi,'j{°''
entrare, a detta de' loro Difenfori, in un'altro uovo, e tot- p;à;^p„fitii,
ncrebbono imperfetti , incominciando a pafl'ar altri gradi </» primo .
dentro l'utero della Madre, o dentro l'uovo negli Ovipari ,
p;r ricornare un'altra volta perf^'Cti .
ij. Ma diranno forfè alcuni; eflerequefta una legge par- Rifpofia degli
ticolarc, non ancora oH'crvatada alcun'Infettologo , di que- ^'^^'i^'j •
Ai vermi, e non èfTere quello uno fviluppo dell'uomo dal
verme, feguente fino aliclTerc di perfettiffimo feto, ma ef-
fere piuttofto una metamorfofi , cioè un total cangiamento
di verme in Embrione, che fegue fubito, che entrato neil'
uovo della Donna.
14. Rifpondo, ch'ebbero una volta quelle metamorfofi la sirifponie al
loro gloria , ma al giorno d'oggi hanno perduto appreflb i la riipi/ìa.
più limati Moderni 1 loro credito, mentre il Malpighi nel-
le piante, il Svv.immerdamio negl' Infetti , e tutti i Filofo- fj^fita , e
fanti più celebri in ogni viveitc hanno trovato, clTcrelana- aumento non
fcita, e l'aumento non altro, che un continuato fviluppo , f,cbiunoìvi-
od efpanfionc di parti , che prima ftavano in compendio , "P^' ■
come aggomi:olate, e rilìrettc: laonde anche nel nollro ca-
fo non fi può dare, né debbc ammetterfi quella fubitanea n^^/, /jaj </;jf.
tranfmutazione , 0 mciamorfofi di verme in uomo, ma dov-/?«"À"""'-
rcbbe ""'ff''' ""'
me in uirr.o .
{à) llfioria Infeiloriim Qentrdn&c.
7© De FermicclU Sperniat.
r«bbe, Te folte vera quefla Ipotefi , aver inccminciato ne'
tcfticoli qucflo fviluppo nel verme , e feguitarc fcu-prcppiù
manifcrtandofi fino alla perfezione del feco. Avendo dunque
finora veduto nò darfi, né potcrfi dare , fegusperconfcguen-
tc, effere falfa la generazione dcH'uoino da' vermicelli .
jiltra nfroU '5' ^otrcbbc alcun'altro immaginare, che lo fviluppo del
tl^liAtvsr'fa-'^^^'^^ in feco non folk limile a quello delle raofche , delle
tj : Ejfirt /«farfalle, o d'altri fimili Infetti, ma piuttofìo a quello delle
[viluppo d>' Rane per due motivi; il primo , perchè veramente i vermi
**""'J^JI^'^ umani fpermatici hanno tutta la figura de' G.ritn , come tut-
%'tihlill' ti d'accordo confellano, da' quali col tempo fi fviluppano Je
l(ant . Rane: il fecondo, poiché quelli fono animali, che hanno
Mctividiuv* il fangue rolla, negato dalla Natura agl'Infetti, e i quali
tnìtfirrMui,. hanno almeno qualche rozza apparenza d'uomo, con lefue
"iai^Imiì'i a' braccia , e mani, con le fuecofce, e piedi, delle loro dita le
„o/lri iffwi-une, eglialtri , comeabbiamo Noi, guerniti. Sono, come
etlu sptrma. i noftri Vermi , nell' origine loro , codati , guizzano , come
""- i noftri, e finalmente, come i noftri la coda gittano , ccon
le braccia, e piedi , capo, bullo, e ventre tutto diverfi da
quello, ch'erano, apparifcono.
Ctrra mcih !l ^^- Veggiamo adunque, fé mai accordarci poteffimo, e
tiiìjrt Auicr ritrovare nel gran Regno della Natura un qualche fviluppo ,
d- accordar/; che 3 qucllo de' nofiri vermi fpermatici , da' menzionati cele-
fogii Avtrfatj bratiffimi Autoripcnfato, s'aflomiglialTe. Torniamo a giurda-
ma non lo ire. ^^ per un tal fine il lodato diligentiffimo Swammerdamio
(rt) in cui troveremo la Storia della nafcita , dell' accrefci-
meiito, e della manifeftazionc delle fuddette, e vedremo non
accordarfi né punto, né poco con quella, tanto decantata ,
dell'uomo. Il C/r//io ufcico dall'uovo, va pian piano creicen-
ifpcfyonye. jg fino a ccfta determinata grandezza, in cui con lentiflTmo
"" '' ,f"""> rtrigamento fi manifcrtano, prima di tutte le parti , i piedi
diventi Uana, n ■ • / i m \ n .r u • . ^ . . . . ' ,
^ poficrion ( b )i'e circa lo ftelìo tempo anche i pruni , diro cosi ,
rudimcììti de' piedi anteriori , o braccia , forco la cuticola in-
cominciano con un pò pò dirifaltoa farfivcierc. Crcfce vie-
più il Giriìio, e pili manifefie fi fanno le braccia , o i piedi
d'avanti, finattantoché giunto alla fua perfezione cfcono
anch'effi , cade la coda, ed una Rana perfetta apparifcc.
Ntin ì fimile ly. jsjè mcno quefto , come V. S. lilufhifs. vede, s'accorda
'Lo""^\and» ^°" '° fviluppo del verme umano , non cacciando già quefto
u'omcJiv'nta. F^
( a ) Hiflor. InfcB. GftKral. &c.
{h)Il^medefimo nel Itiogo citato pag.vi. ip8-
P^irt. I. Cap. X 7 1
prima fuora i pi.'di po/leriori, poi gli anteriori, e finalmen-
te, dopofolo caduca la coda, uomo apparifcc; ma di verme
tutto in un tratto, a loro detta, diventa quello, che prima
fu tutto verme .
i8. Si vegga pure il Lewcnocckio, (a) che anch'efTocon Come il Girino
accuratezza mirabile le fattezze, e i movimenti circolari del / ftH-fpi «"
fangue al Girino deferivo, e fi vedranno diverfità, troppo fen- ^"'^■'J'j^^*
fibili, dal medefimo al nortro verme- Si vegga lo ftefl'o Oli- ^"'^ " '"" '
gero j.icobeo (b) grande iftorico della vita , bruttura , co-
ftumi, e mutazioni delle Rane, e tanti altri all' iramenfa eru-
dizione di V. S-lUuftrifs. noti Ci veggano , e fi troverà tem-
pre quanto palmar differenza fia fra noftri , e le Rane , quan-
tunque una certa fuperficiale ingannatrice apparenza polfa
abbagliare i men cauti, o i meno pratici nella Naturale Sto- ^'"'^^ '"'•'•'•
ria. Scorfi adunque tutti gli ordini de' verrai , e delle muta- ^''j (^/"-ò <"•-
zioni loro, non trovandofene alcuna, che s'acconfìcciacon ^^^^^J^,„Zl '
l'ideata mutazione del nofiro, non mi par ragionevole lofta- ^ei virmt n,.
bilirla per vera . ft,».
19. Se ponderiamo quante parti abbia un venne tutte fue, ^'"J f'-^'"'
e che reftano nella fpoglia, troveremo un'altra non piccola ^^^J ^J'^"^'
difficulta , che non pocj può tormentare lo fpirito de'Fau- cordantifi con
tori del verme dell'uomo. Tutti acconfentono , che dentro il quelle dtgji oU
verme, o la cicatrice dell'uovo C\ fpoglj , luogo cosi angu- "■'f"'».
fto, che al dire del Sig. Aadrv (e) non può nò meno più ri- ^'■"'?.'' f''^"''
, ,, ^, - ' , ' , 11 1 1 tne nella Cua.
vokarh, occupa tutto il fito, e con la coda puntella lavai- tùcedeU uov
vola, per cui altro entrare non pofsa . Io ho ofservato, che (tnforme il
in tutti quanti gl'Infetti, che fi fpogliano, ci vuole un fito sig.Andry.
opportuno, e largo per gli movimenti, increfpamenti, gon- ^'"'-?''' '^'J*
e'» . ,, or.!-. ■ e ■ .'/• rr ricerca aqt Ih.
fiamenti, allungamenti, e per varj sforzi , che fono ncceffi- y-,,„-^^„^*^^^
tati di fare, per liberarli dalla buccia , o fpoglia, che loro ypa^//^»» .
creppa ordinariamente nel djfso, altrimenti, onon fenelibe- spcgUa di'
rano, operifcono. Ma conceJiamo , che Tene liberi , dove ''"""'''f'.
refta quella fua lunghiffima coda , gucrnita fenza fallo de' Jl^Z'Irfiderd.
fuoi mufcoli movitcri , de'fuoi nervi, legamenti, evafifan- tad.,gl Avveri
guigni, e dov: reftano tanti invoglj , che tutto il corpo si C'rj .
cfattamcnte coprivano? Come non s' imputridifcono quelle r^f' j"""''^
parti ftaccite, 0 come injun luogo eQremamcnte angufto, e 1i,f^^r'bbe'ià
gclofo njn impcdifcono il moto , e l'allungamento alle te- fp'^na del ver
nerif- ir.icclif .
( a ) Epifl- ó). ad Rc^:.vn Societatcmp.m. lój.
( b ) D; R.jnff &c.
( e ) ycd: q::ì Cap. 1.
yi DeTermìceUi Spetwat.
n?riffime parti dell'embrione , o non offendono con la loro
fcabrezza , increfpature , e inegualità le medelìme ? Come non
fono mai fiate ofservatc nell'uovo co'fuoi miracolofi Micro-
Triftoì contro ^^gp) dal Lcwenocckio? Inlommaper qualunque' partciorai
'■' "t'T^ ^'"'' rivolga, guardando il principio, il m^zzo, e il finedique-
N'itura . ^^ mutazione del verme in uomo, non vi ritrovo ne princi-
pio, né mezzo, né fine, e tutto mi pare finora, con gran-
de ingegno bensì medicato ; ma non conforme le ùmuz , ed
invariabili leggi della Natura defcritto , e fodameatc pro-
vato.
zo. Anche il lodatiflìmo Lifter , grande Infcttologo , ed
mf'/poif dfl amico mio di foave memoria , non può accomodarfi a qu>
)Ìfvvìno!c'k^o '^^ fentenza, portando un giudiziofo ri^fleflo, fondato fopra
IO. j.jjgjjjjj de' vermi del feme , per confeflìone del Levvenoe-
ckio. Trofe^lò ( Tentale fue parole (a) ) de quibufdam animai-
cidis in femine rnafcidino nmat Lewenoecl^im , tantam celcritatetrit
V agilità de ut miror , non ci in mentem vcnijfe , iflorum animalctUoruìn per-
virmialli non fc^l^im adùlefcentiaiti , & r.on infirmum , & pene immohilem ali-
} proprio irt4n ^^^^^^^ embrionis flatum : at bxc nibiloìninus 'joluit infra «nibrìoncs
£w none. deprimere, eommque effe quafi elcmcnta tantum nefcio qn<s infor-
, mia .
Homunculi ijìi quanti fint , cum cogito ,
ILtc res agetur ali/s , rnibi certe fabula .
Prende poi un'altro argomento dalla Natura de' feti de' Co-
4ltroA,go- Jq^[jj \ quali fcmpre partorifcono un mafchio, e una fcm-
memo etti Li- ' . * - ' ' /- i • , , • i /•
jftr contra. i7 mina , Cloe un giorno il maichio, e 1 altro la femmina : lo
Lftt/enoeikio . che, dice, in una tanta moltitudine, e confufKue di vermi y in un
folo coito jifciti, cosi ordiìiataìncnte accader ìion potrebbe.
■Altra diffiad. i'- Ma giacché abbiamo nominata quella gran moltitudi-
t^ contra gli ne di Vermi, difaminiamo un poco un'altra difficultà , che
Avurfarj. j^q^ ^ tra le ultime, e la quale fubito dà nell'occhio, quan-
Tantrm-jlia- j^ ^^ fente , cioè , chc migliaia , e migliaia di vermini van-
M l.!rm'iÌi"'c"- no per lo lucuto a male nella Donna particolarmente , folita
me vadano a a partorire un folo feto . QLielta fu già promoda i^cl primo
tnale^ «w /f- fpuntarc di quella Sentenza al Leu-enoecl^io, come abbiamo
"'ffT"/? ^/"O^^t^o "^1 Capitolo IX. a cui rifpofe, accadere il fìmdene'fe-
Livvenii'ckio ^^ delle piante, e cosi rifpondono tutti i Difenfori di quella
,' di lutti ) Sentenza. La rifpofla e veramente ingegnofa ; ma, fclapor-
Tautoeì di', rcmo alla pietra del paragone, non so poi, fc fi farà cono-
verrnicelli,ac- ^^^^^ jj bugna lega. ìo pcr UIC ne dubito molto per più ra-
eadtrt itfimile o . t r .
a tutù . Semi g^ '
dJie piante, —
( a ) Z)f imnoribus cap. 4 i. />. w. JJjy.
Pan. 1. Cap. X 73
gioni, la prima delle quali fi e la flerminata differenza de'
iemi delle piante da'vermiccìii degli animili, la quale gitta si msjlr^ u
a terra la rifpofta del Leweiioeckio . Milli. lii, e milliaja di falfità delia
vermicelli debbono per neceflicà perire , non per necefficà i tifpo/l".
Semi delle piante perifcono. A quelli nonèdeftinataperleg- f^^^f^l"}il
gela fortuna di vivere, che ad uno folo per ordinario , ^u^-fiaJr""'cite'.
ti gli altri ficuramcnto perendo , a quefli è desinata la for- mùM spcr-
cuna per legge il poter nafcere tutti , e niuno perire . Non mathi.
hanno i miferi vermi, che un'uovo folo ( parlando per or-
dinario del noftro genere ) per allogarvifi, e crefc?re, han- Tutti ifeni
no quefti tutta la terra, in cui allogar fi poffono , e [o\cn- t">for.(> nafct
te s'allogano, e crefcono . Se io vorrò far nafcere , e ere- "» "'"tutta
fcere tutti quanti i fcmi d un pomo, d un pero, d un fico, spermatuì.
troverò il luogo, dove fargli nafcere, ecrefccre; ma fé vor-
rò , che né meno la centomillefima parte de' vermicelli na-
icano, ecrelcano, non troverò luogo, perchè ci farà un'uo-
vo folo, o pochi piìj difpofti, e maturi, dove accomodare fi
pollano. I Semi fono flati fatti in tanta copia colfaviocon- i:;„e di r,;»
feglio della Providcnza Divina, non tanto perchè fi manten- ptr u c'cp<a de'
ga la fpezie delle piante, quanto per altri uciliflìmi , e ne/cm»', che non
ceflar; fini, che non trovo ne' vermicelli . Cioè perchè i ferai, ?"*/"/?"■ '<»
0 nudi, o con la loro polpa, o placente, o p.ricarpjguer- '^-^^n-^' ^"'
niti dovevano, e debbono fervire di nutrimento agli Uomini,
ed agli anim.ili, molciffime fpezie de' quali di flento , e di
fame perirebbono , es'eftinguerebbono, fé non ci follerò quel-
li. F)n£ius prò efca vivoitibus , parlano chiaro le facre carte.
1 noftri fteffi vecchi Progenitori fi pafcevano di fole frutta ,
e per ciò ad utile noflro, editanti viventi fono fiate in tanta
abbondanza create. Non così poffiamo difcorrere de' vermi- tJ^unofinepif
celli Spermitici, non trovando il fine, né l'ufo, perloqua- '" ".^'1 **
le infiniti debbano infallibilmente non nafcere. E in fatti fi ]-'?"àl'i,'
vede, che per difendere la fua Propofizione il Lewenoeckio, riK-ìonedil
è sforzato, a fingere ( fìngamus dice, ) che cadano per ccn- htwtKosc i».
to anni tutti i frutti d'un pomo fotto la fua matrice pianta,
e che fotto alla ftelfa molta zizania , e gramigna abbonde-
volmente germogli, e che daquefle, e dall' ombra della flef-
fa pianta tutti i femi , che nafceranno , reflino alTogati , ed
oppreffi. Bifogna ben fingerfi per verità queilo cafo , e fin-
gerlo in un luogo, tutto mifcrabiic , e fconofciuto , dove
non fieno né Infetti , ne animali bruti , ne volanti , né uo- Tw-^kn- dtl
mini , né vivcnt: d'alcuna immaginabile maniera, che di ^''"'''' ^"''"''''
quelli caduti , o cadenti nutrir non ii polfa , o feivirfene a "^^""' ' '•
. - K qual-
74 De* Fermìccllt S per mar.
qualche ufo, dalla Provvidenza Divina afliegnato , quaado
non vogliamo fupporlo negli fpa^j immaginar; , o ne'cam*
pi, o bofchi della Luna, dove ancora, al dire d' alcuni , ci
farcbbf da diipucare. Bifogna fingere, che ne tempelte, nò
nebbie, ne alcuna inclemenza d'aria gli guafti , o che an^
cor teneri non gli fveJli , e tutti a perfezione gli lafci giu-
gnere, e che maturati non fieno da' venti , a da' turbini , o
dagli animali ffclìì in qua, e in la portati, dove facilmente
nalccre, e dilatar fi potranno , e un bofco intero di nuovi
pomi formare , altrimenti Ja prova farà si debole , che ap-
Aecemodano p,.c(]o anche la gente più rozza nulla potrà valere. Co^l a
Naif 'a fiìtf°'^^ difiixoni tutto potrcmo ftrafcinare a nolfro capriccio,
fut^'JlnUfut^ accomodare le leggi della Natura alle noftre , non le no-
niìih^ì della ftre allc leggi della Natura ; ma non so poi , fé reggeranno
Natura. ^\\q prove : conciofliaciìc , parlando nel noftro cafo , tutti
que'Scmi fono atei a nafcere , e a crefcere in quella terra ;
Diff'reni/t fra ma. lìotì tucti Ì noftri vermi in qu 11' utero, perocché aquel-
ivir,T>ii-illi,ei ][ manca folo chi gli trafporti , a quelli manca il luogo ,
•^"'!"/>, dove trafportare, e nutrire fi pollano.
Un fola verme .^\ ..' .y ,,, n m •^■
spermatico Ji 2.2.. Nc perifcj gu, o lUuftnfrimo mio Signore, una pic-
.juanto Ww cola cofa , a perire ixa verme Spermatico , perifce nel loro
fi*. Siftema un' Uomo, e s'egli è d' altri animali , perifce un'am-
mirabile , incomprcnfibile macchinetta a un grande Tifo , e
molto confiderabile desinata. Ma che di/Ti una fola ? Pren-
. diamo le olìcrvazioni dell' infaticabile , e diligentilìimo Le-
TFV quanii wenoeckio , che numerò in una arciminutifTima ftilla di Se-
arìlr.ali feri mz , quanco è quella, che può appiccarfiallafottile , equa-
rMouo. fiinvilibilepunta di uno fpillo, cinquanta milla vermi , mul-
tiplichiamo le ftille a proporzione della copia , che fpruzzi
un valorofoUomo, un Cavallo, un Toro, unCamelo, un'
Elefante, una Balena mafchio, e troveremo, che quafi man-
cano i numeri all'Algebra, per numerargli , cdarncuncal-
colo ne:to. Millioni, e millioni perono in un fui gitto; nu
quanti faranno nella continuata ferie dell'età d' un' Uomo ,
d'un Cavallo, d'un loro , d'un Camelo, d'un' Eleflintc ,
''"■'"*"''"""''> d'una Balena ì E perchè una Tirannide , o quafi dilli una
['"""ti 'xT "melonagginc si m?nifvfta della Natura, porre tanti uomini,
borio nella Na- . °o .,..,.,,. , ' ', , ,
tura. e tanti animali indulordinc, e volere, che a loro malgra-
do tutti muoiano fcnza un' utile immaginabile delle fpezie ,
anzi con ribrezzo, ed orrore, feminando, e ifporcando tut-
to quanto l'utero d' innumerabili Cadaveri? E dove mai s'è
veduto } che quel fico , che fervir debbc ad uno di culla ,
debba
Parte J. Cap. X. 7 5 ;
debba a tante migliaia in uno Q::(To tempo fervir di tomba ?
Sara forfè neceflario impinguare can f>-ciJe, e ftomacofe foz-
zure quel luogo, come i Villani impinguano i campi per nu-
trimento delle venture piante?
ij. Io veggo in oltre in tutte le cofe , delle quali quella ordwt itila
terra va adorna , una mirabile proporzione , un'armonia , lìatura quali
un' ordine cosi ben regalato, che ficcome non manca laNa-/*^'
tura nel necelTario, cosi non abbonda nel fovcrchio, lo che
è tanto vero, eh' è paflato in aflìoma . SupeiHui dunque ix-
rebbono tanti mi/lioni di vermini , perchè li si di certo , j(f,hi>nitrebh,
che perifcono , laonde njn potrebbe in querto la gran Ma- troppo mi (0.
dre sfuggire il rimprovero, di aver polli al iVIondo tanti ver- veubi» .
miccUi fuperflui . Ma poUono dire, ch'era tanta la gelofia, K-fp^^j' ^'&'*
e la neceirica di mantenere le fpecie, che volle con magniti- ^""^''/"V-
cenza più chi r;ale abbondare, acciocché , fé un verme fian-
co, languido, e mal fatto ali' uovo non arriva, un'altropiìi
forie , e più felice vi giunga. Sono contento, e perfuafo di
quella più che reale magnificenza ; ma quando palla certi
confini , prodigalità condannevole , e al retto governo pre-
giudiziale diventa. Non fi tratta di venti, o trenta vermicel- imp,i^n<ix':'nf
li di vant.iggio, fi parla di miliiaja , e milliaja , che puzzai delia ^iipofi.1.
non tanto di favola, quanto di peccato, o di vizio. Torno
a dire, che ha fatto la Natura con infinita , e fomma pru-
denza tutto con proporzione, onde , fé la Donna può nell' ^
tu fua partorirò venti, trenta , o quaranta figliuoli , avrà ^;,>^j;^^,„,^
poflo nella fua ovaja venti, trenta, o quaranta uova , che^,^^ „,iu
pollano col beneficio del tempo maturarfi, fecondarli, edarrrofln*.
alla luce altrettanti figliuoli , e in conft-gucnza avrebbe po-
fli anche nell'uomo quella moderata quantità di vermi , che
per rapporto a un tal fine baftafifero . Ma voglio concedere ,
di vantaggio, e particolarmente n-ll'uomo , e in uomo la- f^'p./^f''e„l
fcivo, i cui getti fieno frc]uenti , cioè , che in ogni getto u<i:l„r'i,ùj,-
mandi all'utero trenta, quaranta, 0 cinquanta vermini , ac- virmiriu
ciocche la falita, almeno d'uno , ficura fia •• ma tante mi- sptrmaiui .
gliaja, e migliaia per volta , confeffo \.\ debolezza del mio
calento, non so, né polio ciinrla, eli'ea lo un' afiurdo trop-
po grande, e un numero troppo fproporzionuo , cdifonu?,
particolarmente nella noflra fpezic, a un fol'uovo , che fe-
condare fi debba . E pure fi cava dalle Olfervazioni del Le- f* 7/ arie.
weno?ckio, che tanto numero di vermi, e fovente maggio- o*"»'" ^•■' "«-
re fi trova nel Seme di quegli animali , che poche uova , o H^od'vttmi
anche un fole debbono fecondare , quanto in quegli, checcn- rg»"'"""?"-
ts ^ tinajl.
7"^ De l^ermicelli Spermat.
tinaia > en)iglia;a fecondare ne devono, come ne'Pefci , ia
cbiba pìùuo.^^''^^ arcifendofiffimi Infetti, e limili , lo che accader non do-
ra da fccen- vrcbbe , fé a cofloro l'onore della feconda^icne toccaffe . I
dare ^doirthbì Pcfcl dico, c gl'Infetti mafchi ne dovrebbono abbondare ge-
'^^"fml' ^'"^ "^'■^^"^^"^^ più degli altri, come de' volatili, i volatili, di-
rò cosi, nioltipari , più de' quadrupedi mcno/f/j/rn, ed i qua-
drupedi più fet.'feri più deli' Uomo , e cosi di fpecie in if-
pecie , e di genere in genere pafTando , fempre maggior co-
pia di vermini veder li dovrebbe in coloro , a' quali tocca
maggior numero d'uova da fecondarli; ma veggiamo diver-
tinflZntt u ^^^^^^^ andar la faccenda , dunque co/loro non hanno che
faitinda. ^^rc né punto, né poco con la fecondazione.
Altro argo- 14. Ma non folamente nel numero ■■, mi nella grandezza
wcnto fo"'^'» ancora vi è una rimarcabile fproporzione , comel'accuratif-
l^' ^Y"}^'K\Ìvcao Lewenoeckio, parlando de' vermi olTervati nel femedel
/pr<./;tfr^,i;«fdf' pulce, ingenuamentc contcua , dicendo (a) UnimalcuUmfe^
vermiielli alta mine nufcidino non effe comparata, ad ipforum animdium rnolem ,
^rar:dexia d' elfendo , per elTempio , grandi tanto quelli d' un pulce , quan-
ein, amimìt . j.q queUj ci' un' Uomo , tanto quelli d' un Rofignuolo , quan-
to quelli d'uno Struzzolo , fé dir non vogliamo d'un £le-
"^•Ipofta del ixoiz . So, che rifponde , che anche i femide'peri, ede'po-
f/«Tf/vtfi/* "^^ fono minoride' fcmi delie caflagne, delle noci ordinarie,
!<f ■/<•«'• fé a Dio piace, anco delle Noci d'India, chiamate Coco^ ,
e pure da tutti alberi di grolTezza , e di altezza eguale for-
tifcono; ma non s'avvede , che altro è la grandezza della
polpa, che gli accompagna, altro è quella del folo germe,
sìm^raì' in cui ftà veramente inviluppata tutta la pianta . Parliamo
iiHivoco dtl jjei folo germe, non delle placente, o degli utricoli , o pe-
Levvaiosciio . j-j^^j-pj ^ q foglie feminali , o di que' ricettacoli del nutrimen-
to , che fervir debb: alla pianta ancor bambina, pernutrir-
Gcrttùpropor. j^ ^ g pgj. ^osi dire , allattarla . Se prenderemo un germe d'
»/'^';r' un'erba minutiflìma, non farà gii , come quello d'una ca-
ftagna, d'una noce, o d'un cocco , e pure dovrebbe eflere
fimile, e fé Dio m'ajuti , anco maggiore , nel Siflcma del
Lewenoeckio, imperciocché tanto i vermicelli Spermatici de-
gli animali grandi, quanto de' piccoli, anzi d.-gl' Infetti , fo-
no fovente d'eguale, o di maggiore grandezza.
Altro Argo. 2.J. Non pollo tacere un'altro argomento contra quello
'e'u"fl'o siflt- Siftcma, che ora dalla penna mi cade, cioè faprei voìentic-
ma.cavatoda' ^J j comc penfiiio i Signori Avvcrfar;, che i vafi urabilicali,
vafi umbilifa. ufccn-
''. _^ ,, , ■ .
(z)Experimeiìt(t, & Medit.Epifl.pag.m.ii.
Pari /.* Cap. X. 77
ufcenti dal feto , vadano crefcendo , alJungandofi; , e per V
albume, o fiero deli' uiivo Icrpe.idj, rinattantochò giungano
alla buccia delmedefimo, e allora la trivellino, e buchino, e
fuor fuora paflìno , per anJarfi ad appiccare all'utero , e
formar la Placenta ? Ognuno può immaginare di qual tene- Hènpo/fonK
rezza quelli fieno, ed al contrario di qual robuftezza m a g- /"'■'"•' /""'"•-
giore la buccia, onde concepire non pollo quello miracolo, *'''"".''"''''"
che un vafo molle, fleffibile molto, e d'incredibile tcnercz- '*""" i"* '
za fori, e trapeli una membrana aliai più force, cioèdiden-
fe , e tenaci fila telTuta . Più ragionevole , e fenza violenza
della Natura , e dello Spirito fi è , il dire ( ciò , che dipoi oppìmcntfiù
più difFufamente fpiegherò, quando efporrò nel Trattato del- /"■«'W//».
la Generazione dall' uovo la miaoppinione, ) che nell'uovo
preefifta il feto , e preefiflam i z afi umbilicali con la Tlacenta nel-
lo (leffo [ito , dove apparifcom , e che nulla di nuovo fi fabbri-
chi i ma quello folo, che antecedentemente vi era , fi fpie-
ghi, fi dilati, fi aumenti, dopod'eflere flato pollo in moto.
CAPITOLO XI.
Se^ue il giudizio dell'autore intorno i Vermicelli Spermatici .
j. Q E nel folo feme degli animali una cotanto ftranaquan-
^ tità di minutiffimi vermi fi ricrovalTc , che con parti- VermUtìli, #/.
colare, e fpeciiica proprietà da tutti gli altri liquori , e mi- f-'i Ctmi^ji
fti lo diftinguellero , avrebbono non poco vantaggio i loro ^X/L^"/
difenfori , quando voleflero, ch'elfi foflero la vera parte prin-
cipale , e coflitutiva del Seme, e da queftifoli la grande ope-
ra della generazion dipendere . Ma le prendiamo per mano
le olTcrvazioni Microfcopiche del pazientiifimo Lewenocckio ,
ritroveremo , che fuora , e dentro il corpo degli animali il
medefimo maravigliofo fenomeno i\ difcuopre . In una Lette-
ra , eh' e' fcrill'e all' Elettor Palatino (a) da contezza dello ^' fovam>
llerminatiffimo numero di piccoliffimi vermicelli da lui of» «i^^ "^ì"" •
fervati col Microfcopio nell'acqua, e perche quello fcopri- -
mento, fatto fino nell'anno lópy. gli era flato pollo indub-
bio da molti dottiffimi Uomini Prancefi, Inglefi , eTedefchi,
perciò torna in quello luogo a ripetere ciò, che allora fcrif-
fe al Sig. Oldemburgo, per far vedere, di non edere andato
errato. Narra, che vide, e mollrò a un dottiffimo uomo in
una
( a ) Coni iniiatio s/ircanor, V^atur, Epifl^6. .
78 De Vermicelli Spermar.
una minutiffima ftilla d'acqua, la quale non era , Ce non la
trcnteiiraa parte di un grano di arena più di milla animali s
onde, dopo facci var; conti, conchiude , clie i7_joooo. ani-
tH^Ti'/iP ™'^^^'" '" ""^ ^°^''^ gocciola d'acqua fi ricrovavanu . In un'
*'«»»'. ' ^^^'^^ maniera fa il conto , e conchiuJe pure , efl'ere in una
piccola goccia d'acqua 1000000. vivi animali : ma quello,
che di rifleOìone mi par mDlco degno fi e, che fi dichiara ,
come avea detto ia altri luoghi , di porre fcmpre il minor
numero , anzi la meta di quello , eh' egli è , acciocché inte-
ra fede prcftar gli potclfero . Ma perchè aveva altre volte
promclTo alla Reale Accademia , di farle avere le Fedi d' Uo-
mini di mente fana , e illuminata , che di qucda fcopcrta 1'
afficuraffero , allora appunto ne mandava otto, quorum qui-
dam teflmtur t fé loooo alii 50000- ima & ahi 45000. animai-
^ d<-'vr"'"'ì C'i^orumin mole aquea granulum aquante "uidilfo . V.-.lfimviriicom-
li Jeìl' acqua] ^^"'^''^'^^ > Ut dimidium tantum dicsrcnt numeri animalcnlorum , quA
fé videre cenfebant , ratus , numerum animdculorum in tàm exi-
gua aqua copia tamen fare tantum , ut apud multos forte non mc-
reatur fidem ^ Verfo il fine pure di un'altra Lettera, manda-
ta alla Società di Londra ( a ) fcrive di aver veduto in un'
acqua piovana, cavata da una Cifterna due generi di anima-
_ li, il maggior de' quali era cosi piccolo , ut ^oooo-fimulfum-
Vtrmt dell' pf^ craffiC arenuU mule»j non adaquarent. Tralafcio que' vermi,
"^"' che anche con l'occhio nudo fi odervano nell'aceto , innu-
merabili però de' quali minori, e minimi col iMicrofcopio lì
veggono, come anche ia altri fughi delle frutta, dell'erbe,
e de' fiori, prima podi all'aria, fenza che perdano né pun-
... to, né poco la forza loro , 0 le principali proprietà , che
tanoa' liquori tali gu reudono . L acqua e ancor acqua , e ancor aceto 1
ntqualifono\ aceco, c Ì menzionati fughi, quantunque di que'minuciffirai
abitatori pieni, fughi ancor fono.
Altri minuti!. 2,. Diceva, che anche dentro gli animali annidano /^rijrf;-
d"nir"^ì'lnì. S'°f^ Miriadi di vermiììi , oltre gli ordinar; a turti vifibili , e
„an. que' del feme. Stercus Rmarum (è ioftefsoLtvvenocckio, che
Nf!h fltrco parla ) Menfe Jidio extra^um , incomprehenfibilcm vivorum ani-
itUtli^im. tnalium multitudinem exhibnit; ut totun mera animalcula vizia ef-
fe videbatur. Qiiefti venivano dal veacricolo, o dalle incefti-
na, dove fra quelle muccllaggini iaipanranati diguazzano ,
come fovente ho ancor io ofscrvato col Microfcopio , e nor»
è quello ftcrco , che un gomitolo de'mcJ^finii con pochi cf-
(a) Epifl. 71. Experimenf, &e.pag. m- 177.
raite I. Cap. X/. 7$)
cremenii rimefcoJato . Se il Lewenocckio gli avcfsc ritrovati
nc'ferainali vafi, arebbe fubito fentenziaio, efsercgli Auto-
ri della generazione ; ma perchè ufcirono dall' inteftinale
cloaca » tutt' altro furono giudicati .
5. In un'altra Lettera, che il fuddetto fcrifseal Sig-Fran-VirmutlUdAli
cefco ^flon (a) riferifce la gran copia di vermini, ofservati ^''^'f />*'
in quella materia, fìmile alla parta , che infra i denti fi at- ''"'"•
tacca, e fi condenfa , de' quali di più forti ve n'erano; ma-
ximum geims ( eccone la defcrizione ) quorum ìnagnns erat titt-
merus, in progrejfu corpora. fu.i in§.e£lebam , ut in Fig. G. (equi
apporta la figura : ) porrò alia arJmalciiU e auto erant nimiero ,
ut tota aqua ( licet parum t antimi materia: , à dentibus exemta ,
ibi ineffet ) vivere vtderetnr. Noti la fomma prudenza di V.S.
lUuftrifs. quefta enfatica efpreffione , ut tota aqua vivere vì-
derctur, non avendo mai forfè detto tanto del feme . Poco do-
po nella flcfsa Lettera (b) parlando di se flefso , afserifce , f«a»/;r^ aV-
non tot in bis unitis Trovirais vivere bovi ine s , quot viva animai- ^f""Uel/i del,
(ula in ore meo geflo , conchiudendo, che in una piccola por- '&'"^'^''-
zioncella, come un pelo di un Cavallo, di quefla materia,
infra le fcifsure de' denti riporta, vide , tantum vi-vorum ant-
nialculoriim numerum ., ut Mille q.-tidem mibi vidererutir contineri
fpatio non ma'pri centefsma araiul^ parte .
4. Ncgl'intcrtini di un Mofcione notò pure (e) minutiffi-
mi animali viventi, e nel tagliare una certa parte d' un pf/cc Altri vtrm!.
teflaceo, com'egli dice (rf) tagliò una vena, dalla quale ufci (tlUdiverfida,
materia, piena di piccolinimi animali vivi, eaquetaimnume- ^'',^^"7"'!''!.
ro in arcKuU f palio , ut vix aliquis id credat , mjì. id viderit , i "animali *
quali non e mai probabile, che animali Spermatici fofsero,
mentre confdsa, eh' erano con efso loro confufi globettidifan-
gue, che di gran lunga con la fua mole gii itclil fupcravano
di grandezza • VsrmìctlU dil
5. Ncllamia Lcttaa del Contagio dc'Buoi (e) hocfporto, ^'"'?'". P'J^**
come il Sig. Dottor Bono, ed io ftcfso , abbiamo ofservato '"'^"" '
nel loro fai-guc minutiffuni vermi , e nelle Annotazioni ag-
giunte alla mcdcfima apporta un mezzo popolo di gravi Au-
tori, che non tanto nelle febbri maligne , e pellilen^i-ili ,
quanto in moki, e divcrfimali ne hanno ofservato. Cosi ai-
tri,
( a yExperìmcvta , &-erntcniplation!s p. m. 44. ( b)pag. 46.
( e) lui Epiff-Hookcp. ZI.
(d) Continmt. ,^rcùn-r. T^jf. p. ip.
( c ; Pviccolta fatta dal Sg. Hertz 17 1 J. —
ia De'FèrmìceUì Spemidt.
Ahrìttrmi. fri, al dire del Bartolini , ne videro nel latte, altri nella
ff'iii» divfrfi^^^^^ ,jjjri nel^a fuperficie, e nella foftanza del fegato , altri
jjfgrpj ^'"" 'nd muco degl' inteftini , diverfi dagli ordinar), e finalmente
ne fono Hnti trovati in xutte le parti del corpo, eccettuata
la fola Milza , cerne fi può vedere nell'eruditiflimo Tratta-
tello del Sig. Bidloo , dove parla de' vermi , (a) che nella
bile de' caflrati foggiornano , e ne apporta clegantiffirae le
figure.
6. Se dunque, oRivcritiffimo mio Signore, e oltre d'ogni
jJ/PAr'"''^'"" *^"bbio, che in altri liquidi , e in altre parti , e fuora , e
,1 'i'"'^"- dentro il noHrro corpo incredibili bullicami di minutiffimi
vermi annidano, e non fi dice, eh' effi l'uno , o l'altro li-
quore, l'una, o l'altra parte coflituifcano, e formino; ma
fi considerano folo per ofpiti numerofiffimi di que' luoghi ,
ne'quali l'occhio armato , o difarmato gli vede , e perchè
dire altramente dobbiamo de' foli vermi, che nel feiue fi fcor-
gono?
7. Ma diciamo di più. Siccome non Tempre ne' menziona-
Kon fiirpre $ ti liquori, o parti fi trovano vermi, cosi non fempre nelli-
troiaiovìrmi. c^Mor fcminalc s'ofservano, e tanto quelli, quanto quello il
ftìli spennati fuo fapore , il fuo nome, le fue prerogative confervano . Il
'hincheb'oUfiìò ^'S" ■^'''"' "'' ^^ piena fcde di aver veduti mokifemi d'anima-
' '^ ' li , ficuramente prolifici, fenza vermi, ed io inun Gallo, e
in un Porcellecto d'India, ch'erano certamente fecondi, non
. potei mai ritrovargli. Lo ftefso Lei-venoechio confefsa nella
li>menoi\tt, citata Lettera all'Hooke , di non avergli fempre veduti nel
^%efioe<kjo f(.^2 de' pulci : Dkere etiam cogor ( cosi lafciò fcritto ) me in
femprtg 1 vide. ^^^.^^ puLcum viaribus non reperiffe animalctda , in aliis vero p.in~
ea qttitdam : e poco dopo ancor fi dichiara, non avergli ne
meno potuti fcoprire nel feme di certi animali, che loro chia-
mano Myten. Dunque, fé ora ci fono , ora non ci fono , fc
ora pochi , ora molti , come io fiefso ne fon reftimonio di
vifla , e ciò non ofiantc è fecondante il feme , ne feguc una
legitima coniegucnza, non efler eglino, che la foftanza , e
l'edenza del mcdefimc coftituiicano.
■ 8. Aggiugnj il iodato Sig. Briio, d'avergli anco veduti in
Ancbt nille quella linfa , o fiero , dirò cosi , volutttiofo , che nel tempo
/""'"'"' 'f"- dcU!amorofa zuffa fcappa dalle femmine libidinofc , fenza,
ti virmictlli fi L
trovano ,
(a) Codèfrid! D.dloo obfavatìo de ^nimalculis , in ovino , alith
rimqi'.e animaì.tiim T^epvte deteilis &c. Lugd. Batav. apitd
Jordiinum Lii£lhmavf. l6p8.
Patte /. Cap. XI. 8 1
che fi potelTe fofpcttare, eh: fodero dique'dcl mifchio : lo
che, fé è vero, come è probabile, ecco a terra uno de' più
ftrepitofi argomenti del Sig. Aiidry , volente , e con fran-
chezza determinante, che nelle fcmaiine non iì veggano.
p. Quantunque il MrJpighi nell'uovo non fecondato {a) oj/ìrvaiici*
non ritrovale difegno, o tigura chiariffimadel pollo, trovò </'/ M.iipighi
però nella cicatrice, non iinzi i centro ?lob^fnm , cvìdidumaiie "! "f"" ""''
* ^ r I -x ^ \ 1- fnindat» .
corpus, feii cinercum , quiji mola, u qiial corpo appcndiccs re-^
ticiitares habebat , qtiarum f patta diverf.is rcfcrebant figiir.ts , non
tarò ov.des, diaphanoqm rcpkbantitr colliqii.rm'.nto , e finalmen-
te tutto quefto corpo, o quella mola Iridis mfl.tr pUmbuscir- ìjuivoarga.
cimdabatur circttlii. Se il verme Spermatico deve entrare nel- mento centra i
la cicatrice, e non far altro, fé non crefcere, e manifeftar- ""■'"' •s'/'"'""'-
fì, a qual fine ci è quel corpo ^lobofo , e candido , o cinereo ,""'
qi'.aft mola, con tutto quell'altro grande apparato d' intorno,
che vicn defcritto? Ballava un fcmplice , e puro facchetto
con un poco di liquore , dove avelie potuto fpogliarfi , e
nuotare : ma qusl quaft mola con tutti gli altri ordigni cir-
condatori, moftra, che in quella folle il feto , di fibre an-
cor diafane, e [dilicatiffimc comporto, che afpettaflcil moto,
e l'ultimo fviluppo dallo fpirito del mafchil Seme.
IO. Aggiungo un'altra riflenione, ches' intenderà poi me-
glio, quando defcriverò , come l'uovo , in qual figura, t Ahfa rifie/po.
quando fecondato cali dall'ovaia nelle trombe , d' indi nell' "' ">'r"" ''"''.'
utero. Per quante diligenze io, eri altri miei efpertiffimi ami- ^^ :■ e/emmf.
ci, ed anatomici famofiflìmi abbiano fatto nell' uccidere bru- jv<// ?&)
ti, che nel tempo de' loro amori , e de' loro congiungimen- Pamz.Ciip.^
ti hanno già tutte turgide di linfa le mamindlari protuberanze '-^"P- ^°-
nelle Ova]e , e Ci vede in quelle già aperto il foro , ed acco- "^"^ 'J*
fiata la tromba , per ricevere , e ingojar l'uovo , non s'è
Tempre potuto con piena fede, e incontraflabileficurezza di-
re , quefio è l' uovo , che dal fuo calice , o dal centro della mate- ruffirufrà di
ria gialla fi fiacca , od è fiaccato , e cala , e difcende , od è tan- veder V uc:o
tofio per calare, e difcendere per la tromba nell' utero . Si vede fo- '"'''o«^''>•
io con evidenza infallibile , quando nella tromba è calato ,
ovvero nell'utero, come il Graaf , e tutti dipoi hanno feli-
cemente olTervato : ma quando è ancora nella nicchia fua ,
o nuotante dentro la linfa della mammellare protuberanx.a , egli
è per avventura cosi diafano , e sì gentile , che , o non f\ ve-
de , o radiffime volte , fc non fortunatamente , (i vede . Così
L difcor-
{z)De Formatione Tulli.
St DeTeimicelti Spermat.
wiro Jfnm f difcorro dcD' embrione nella cicatrice dell' uovo ad pollo ,
T»l°dst''' Ji' "°" ancora dallo fpirito naafchile attuato, o meflo in moto,
'/"omi'/fa"."^ o fecondato. Egli è dentro quella quaft mola cosi diafano ,
immobile, e dilicato , che le pupille acutil'fime del Malpi-
ghi fcorgere non lo poterono , fé non dopo la fecondazione
fua , imperocché, fé in que' primi momenti ( benché fofle fe-
"D'ifculth ài condato , anche a loro modo , dal verme ) fcoprire non ^\
^'llrl"^ ^'"f P""' ° almeno non fenza fortuna, o con un' incredibile dif-
'LvojiTtrl " acuità, nella fua propria nicchia , quanto meno potrà fco-
prirfi non ancor fecondato? E fé effi non hanno mai potuto
vedere il verme nell'uovo , anche quando lo fupponevano
entrato , e perchè dobbiamo veder noi '1 feto non ancora be-
ne , o nulla , o poco meno , che nulla fviluppato ?
tjtlU antM ^^- -^'^ facilmente, a dir vero , per la nerezza fna nelle
if!hi{ant nen uova delle Rane fi fcorge, quantunque non ancor feconda-
tncor feconda- ce, c dcntro 1' Ovaja , fé prelHamo fede ad Oli7crofacobco(a)
ufi i.Jìingui a i„ ,„g(i,o ^ cosi feri ve ) fiòftantia: dbx purSa funt nigricantia >
qns fxtiim raninum covjìituitnt , cioè il Girino ; lo che ancor
io notai , e ne feci memoria nel mio Trattato degli animali
d Jcalia, annefso 2i\V iftoria del Camaleonte ^ffricano.
Feto neW movo 12,- H Sig. Martino Lrftey, (è) che nella Storia della Natura
prima della fi. fentc tanto avanti ; Trofe£lò fxttts , dice anch' efso , quxren-
ttnJa^iene . jifg gfl ,„ omnibus ovis : ncc alibi continetur : animalcHlnm dubiò
procul in ovo ipfo ante formatum efl, quamtttfaminam:irempaf'
fa efl, atn id ejc&nm ex utero. Etenim cum animalculnm pre-
cipua pars vjì fu , ad e^tts integritatem , & perfeEìioncm ipfis
o-vi mdimentis adftt , net effe efl. Altramente fé andafsic la co-
fa, 0 inutile, 0 poco meno, che inutile parerebbe in ogni
animale femmina l'aramirabiliffima bruttura dell'ovaia , e
dell'uova. _
i^. Il mio Dottiffirao Amico Sig. Tatarol nella fua accu-
PetonelUaf. ratifiìma Storia detla 'Cantaride de' Oigl^ (e) dopo aver ofser-
V'' della can^ vate Ic uova piene , e perfette nelI'Ovaja delia medefima .
rande de Gì- pj-ima che il mafchio con la femmina s' unifca , cosìlafciò
ili .prima S ef. •: . ' n < ,, i i ,
jcre fecondate, fcntto . E qucjla , s ella bcn panni una viva, e gagliarda pruova,
' per avvalorar l'opinione intorno l' efi/lerOia dell' ovaja nelle femmi-
' ne
\ ,
{■^)Dc B.inis . Cap. _J . p. tu. ^ 8.
( b ) J/ÌJria del Camaleonte africano , fi.impata in reìxx.ia l' ann»
ljl$. dall' Herizp- i;8.
( c ) T^el fine del mio Secondo Tomoflampato in T.idova dille T^uove
Offervax. ed Efpcr. pag. iOj.
Pmel Cap.Xf, S3
fte di ciaf curi genere d' animali , in cui flianfi collocati dalla 7v(<i-
PUi-ii nella creazione , o produzione della madre medefima i pìccoli
feti, che de' effa poi partorire , onde il feme del mafcbio , che vi
s'infinua , non ferva già a formare gli flcffi , come fu una volta,
creduto-, e da altri ancora fi crede, ma folamcnte a fecondargli ,
■e adintrodur ne' mede fimi que' principi , che dieno fpirito , e moto
■alla vita .
. 14. E per verità, fc dobbiamo confiderare il modo della Altro ergo^
fecondazione delle uova degl'Infetti, delle Rane, delle Boc- ">"'"' """"
te, delle SaUrnanJre , e di molti pefci , conofceremo ^e^-za '^J^f^^-^^'
nebbia, 0 fenza velo ingannatore, non dipendere quella da' j^n^ J'^j^ j„<
vermicelli Spermatici , conciofliecofachc dovrebbe la natura -vermicM fp».
piuttofto fargli entrare, quando la fcorza dell' uovo è ancor matUi .
lenerilfima , quando J'uavo non è cosi perfetto , né ancora
affatto di fughi pieno , e finalmente, quando non è ancor
involto, difefo, egclofamente armato da quella gelatina vif-
cofa, in cui fempre immerfo fi t^rova . Chi non vede , che
la refi (lenza d. Ha corteccia , la pienezza fua, e quel tenace
vifco, ch'eftcrnamente gì' incolla, e ammanta, impediranno
l'entrata, e: reflerà impaniato , e immobile prima anche di
giugncrc all'immaginato foro?
1 5. Ma rivolgiamo -di nuovo l'occhio alle Oflervazioni fé- ojfervax^ieni
deli, e, per far giuftizia, incomparabili del Levvenoeckio . dei Lewinn.
Vide più volte, e in diverfi animali, come riferimmo nel tk'"> 'onuo d>
fecondo Capitolo , e come nelle fue Opere più diffufaraente fi "'"'"'•
può vedere , nafcere quelli vermi ne' terticoli degli animali,
gli vide ancora immobili , riftretti , ravviluppati, e com'egli VirmUeU;
diceva, ancor morti , dipoi appoco appoco fi facean vivi ì^^'^^r'^'^)'^'
incominciavano a muovere le code , aaJiviai crelcendo , ufiiceli.
e fciogliendoC , finché arrivavano , ad cflcre d'una vifpezza
incredibile dotati. Vide di più nelle Ofiriche (<i) come mol-
ti s'abbracciavano , e cos'i abbracciati nuotavano , come fé
avefferoi dic'egli) atte/j all'opera della generasiione , ne vedeva
<le' maggiori, e de' minori, de' vicini al nafcere, de'gia nati,
•de' crefccnti , e de'crefciuti fino alla loro, dirò così, deftina-
•ta virilità. Se la cofa è, comeinvar; luoghi con tanta 'l'i'S^"- f/"V7'i7f;
za deferiva, chi non vede, eflerc queftì una razza di x-f >"- pl«,v^/ J/ 7«i
iniformi Infetti }-à^l genere di coloro, che (tanno fempre vcr-fcmt .
anini , i quali nafcono, crefcono, e in quel loro Mondo la
Tpezie fua moltiplicare, e perpetuare s'mgcgnano ? Non eb-
L 1 bc
'j[a>} ■Coinm. ui,-canor.j>. m. ii.
84 Diì' I^ermìceìli Spermat.
be fcrupulo . anzi meritamente fcnc fa gloria , di fcrivcrc a
un'£Iettor Palatino (^r) che avea veduto i quafi invifibili In-
fetti dell'acqua unirfì in quella all' opera delia generazione ,
dipoi nafcere , incominciare a moverfi, a nuotare, e divc-
Prepa^ane, e nirc finalmente adulti, ed atti anch'cffi al coito, e poi avrà
crtffono dintf» fcrupulo, di pronunciare ilmedefimo de'verxnicelli del fcrae,
i\ ftmt . £-g jj^ quefti ha tutti gli fteffi fteffiHimi fenomeni difcoperto i
Non ci è alerà differenza, eh' io muoia, fé non quella , ch'egli
Prigiudixit preoccupato finge, nafcente, 0 dall'impegno, o dal creder-
^'J.'''^^'""' gli veramente feti di quell'animale, comes'era ficco incapo,
'^ "' di voler dimoQrare, e folìenere.
16. Ci fono molti uccelli, fra quali è famigliare la Gal-
FtcendaxioHi \\^^ ^ ^^iz per fecondare un numero non ordinario delle fue
,u'tt"/tìu ('i. "ova , bada uno fpruzzo folo delmafchio, E pure tutteque-
"tmCrgua. ftc uova non efcono in un colpo, né in due, ma inpiìi,epiù
fettimane vengono da alcuni efclufe, perfezionandofi un do-
po l'altro, e perfezionato ufcendo . Vbi itaque intereatemporis,
donec dehitum incrementum funuxìH ova, habitent animalcula ,c oi-
improiabiUtH fit itnico in Htcrum e]c[laì Cobi ricerca giuftamente il Lifter (fc)
della /((Onda- ^\\^ quale interrogazione potrebbe rifpondere fottilmente al
y°"' " ''"'■ fuo folito il Sig. Andry, che intanto fi divertifcono, e pafftg-
Errere del sit. giando Vanno per /' utero , in etti vivi e fettimane , e meft confer-
dnd'y . "vare fi poffuno , come ha fcntito nel mflro Capitolo ottavo per fua
fentcnza , ma non fo, fé nelle Galline, e negli Ovipari pof-
fa valere quello fuo penfiere, chcpcnfa aver tanta forza nel-
la difefa di quelle buone Vedove , che il nono mefe di fua
pregnezza di molti mefi oltrepaiiano, mentre nel difcende-
rc l'uovo, ch'in alcuni va fempre crefcendo ( come quafi
ucttnil di P^''^ ^^ neve, che fopra uno Orato d'altra neve giù da un
fcend*"' dall' fronte rotolando precipiti )o {chiazzerebbe, o fuora fpigne-
tvaja />jrofbe rebbe l'infelice turba di que' vermini, che nell'utero ferpen-
lunfo la c.« Jqj o diguazzando flavano: quando dimorare non gli fa-
ipuou ^ un. ^gjj-g jy^^j j;^(-cordo in un qualche laterale alveolo rintana-
^" ' ti, in cui , come in nguato, l'uovo difccndcnte afpettalTero,
e vclociffimaraente , e come in un falto azzanandolo', den-
tro miracolofamcnte v'entrafsero .
T>\ffiiuUiton. 17- Ma qual groppo di difficultà indilTolubile qui fi pari
t'aiisig.A»' d'avanti, non vi e uomo di così balfo intendimento, che non
"''>■ lo vegga: e rai parerebbe di perdere inutilmente il tempo ,
fCf
(a) Continttat. ^>can. pag.m. jl.& ^^,
( b ) Epifl. centra f^Jìcma L(wen.
Farte 1. Cap.X). 8j
fé , affaticar mi voMCì nel riferirle. Amebafta per ora lo-
dare il fuo acutiffimo ingegno , moftrando i fuoi fterfi erro-
ri la rarità del mede/imo.
i8. Cerca il menzionato Lifler, con quali flromenti faccia- -^'i" ^-ff'"'-
no 1 vermicelli fpcrmatici 1 foro neli uovo , per penetrarvi „,,„„^ ,■ p„.
dentro, come fogliono fare que'vermi , che le noci, e Itf tu- mietili neliuir.
ta, e gli alberi, ei legni trivellano, non coftando dalle of- w, ocomel*
fervazioni finora fatte, che abbiano uncini, o tanaglie, o /'""*•
forficctte, o pungiglioni, o alcun ordigno nella bocca, che
roda, o fori, o trappani la tegnente corteccia del medefi-
mo. Pronto rifpcnde a quefta difficultà il Sig. Andry, non ^,ffi,j]a jti
effervi bifogno, che buchino la fuddetta, mentre accorti en- ^i^.A^d'y .
frano per lo foro , che refìa nel fito , con cui l'uovo flava appiccato
all' ovaja , come s'ojferva ne' frutti dal Uro ramo, o picciuolo fiac-
cati .
ip. Vorrei pur difpenfarmi , di far conofcere al Mondo fJ^ii'dTsi'^
favio, e letterato tanti errori, contradizioni, ragionanoenti '^^^^^ ''"
falfi, e lontani dalle buone leggi della Natura, e degli uo-
mini, che quello tanto fìimaco Francefe continuamente ap-
porta, moftrandolo poco fermo ne'veri principi, poco pratico
nella Storia naturale, e nò meno d'accordo eoa sòmedefimo,
ma la verità vuole il fuo luogo, né porto, ne debbo adula-
re, nò fingere. Seavelìe confiderato , che le uova ftannonel uova, <■»«»
loro fondo per lo più abbracciate da un calice , che di que- flim» nel!' o-.
fte i rami fanguigni alimentatori non fanno un picciuolo in- *"'/'».
caftratto dentro il medefimo, ma tutti intorno intorno fi di-
fondono, e C\ fpargono, non arcbbe mai detto, che ci refli
il buco nel fico, d'onde pendevano . Io ho veduto col Mi-
crofcopio, e fcnza , migliaja d'uova di volatili, di pefci ,
di ferpenti , d'infetti, e non ho mai avuto la fortuna difco-
prirc quella cavernetta , o buco, dentro il quale s'incaftraf- ^^^ ndU u0.
le il picciuolo, opcduiutilo, per cui il nutrimento portavafi : vaahun0 mw
onde ftimerci molto il Sig. Andry , fé prefo in mano un' fividt.
uovo di Gallina, o di alcun'volatile, odi ferpcnte , odipc-
fce, od' Infetto, moflrafle il fito , per cui ftava attaccato
all'ovaia, e fegnaflc col dito il foro, o la buca, per cui en-
trò, o entrar doveva quei feliciflìmo vermicello . E' vero, che
nelle frutta fi fcorgc il luogo, dove flava appcfo, ma è an-
co vero, che d trova fempre chiufo, e per lo quale fcnza ^ „} ^tm nel.
laceramento niun corpo, o vivo, o morto, che non fia flui- i^fraits.
do, può penetrare. Guardiamo una mandorla, un pinocchio,
unanoce, un'avvcllana, non ancora fgufciati, miriamotante
grana
S6 D^Fei-fnicellJ Spcrmar.
grana, tante frutta, tanti fcmi, troveremo in raoltiflìmi le ve-
ftigia del loro gambo, ma non troveremo, già la becca aperta,
coa^e viene Tuppono. Que'fafcetti di fibre, di trachee, di cana-
Kuovtmtri^t jj^ e poco prima, evicpiìidopoloftaccamento, ilfonoin.loro
"nJu'frìna rirtret" > fi fono fatti nuovi moti, nuove leggi , nuovi vorti-
ftaccattdal cì in Una partc , già emancipata dal tutto , e che debbe reg-
pr«./)r/o ^d»ì*j>, gere da se , nò più abbifogna della pianta alimcntatrice .
Cosi diciamo dell'uovo, il quale è come un frutto maturo ,
Ce») (f (/«■£ già laccato , e caduto, che nuovi moti, nuovi fluidi, circo-
iiU'uno. li nuovi ricerca, nò piij abbifogna de'fughi dcil'ovaja. Chiur
fi fi fono i vecchi fori, e aperti de' nuovi , eJ ordine diver*
fo , e diverfi movimenti, con un'altro interno agitante prin-
cipio s'incominciano .
Voto neW uno iO. Ma concediamo , che ci fia queflo foro ^ e come non
roni\ può ef. geme da lui quella finiffima rinchiufa linfa , e in un batter
■^r' ^//"'f^ d'occhio non li fa vincido , e fmunto ? Può rifpondcre, che
"Jt'^a ' " ^'^ ""^ valvula, ch'è quella' appunto , che calca poi en-
vXùu ntir trzto'ì verme feto eoa h coda , per chiudere in faccia aglial-
movo ì una tri la porta , ed impedirne l'ingrelTo. Oh mirabile valvula ! Oh
tnera favola vifta acutiffima del Sig. Andry , fé l'ha veduta, e fé non l'ha ve-
dtlsigAnd'y. ^yjj^ q1^ fottiliflìmo peiifimento ! Enell'urtarla , alzarla , e
aprirla, che fa il verme gentiliffimamente col capo , non elee
Vaiv.ia^efo- allora dai lati fdruciti la lubrica linfa! Eftando, afuadetta,
Tt ntW mv-9 l'uovo fettimane , e raefi, in qua, e in là balzato per l'utero,
$mpugn^,. ^^^ s'invifchiamai, enon fi rammargina quellagraziofa val-
vula alle pareti del buco , o il buco al di fuora non viene
maiempiaftricciato, impaniato, echiufo datante mucellag-
gini, -che in ogni parte fi trovano, e come quafi /o>-;ca , l'u-
tero internamente fpalmano, e vertono? E quando l'uovo è
attaccato al fuo calice nell'Ovaia, faprei pur volentieri, fc
tutta la chiara, o linfa natante nella cavità del medclimo ,
entra per lo buco della valvula, e fé tanti ramicelli fangui-
gni, che nelle uova delle Galline , e d'ogni Oviparo chia-
^agimì ni- ramcnte , e fenza occhiali per tutta quanta l'eficrna buccia
'Jjl' ''^•^'- ferpeggianti allora fi fcorgono, fieno folaraente, per far bel-
la viffa, ovvero perfolo annaffiarla, enutrirla, nulla gron-
dando, né al baflo piombando, per quella feltrato, dentro
il cavo dell' uovo. Ingomma io trovo fempre dottrine com
rare, e profonde nelle Opere, cotanto applaudire, e tante
volte riftampate del Sig. Àndry, che mi pare di fcntire un
Plinio , che parli , dolendomi folo , che né io , né alcuni ,
•di me più dotti l'intendano, quantunque dd linguaggio del-
ia
Fai te]. Cap.XI, ty
la natura non tanto ignari , come fi penfa , e pure Fappiarao
di certo, che nunquam aliud "ì^atura , aLud fapientia dicit ^{a)
ZI. Ma torniamo al Lifler, il quale agramente rampe- z,.;^,» etntra
gna, e col Lewemcckio rimbrotta, che per fua confeffione •' ift»'''»f»-
non abbia ritrovato i vcimicelli nel feme del Gallo : ^lia (^"> ■,<!""<*
itaque( dice, fé la cofaè in tal forma ) atque (tiia generationis '^'-'"^J'^J^f
ratto cfl. Minime quidem. E.xndem analogiam effe generationis om- calh .
ninni animalìum credibile ejl, [ed male operam pojwfii , qu<tren-
do extra ova ammalia , aliquando nafcenda .
i2. Se il Levvcnoeckio non gli ha ritrovati , gli ha ben
ritrovati '1 Sig. ^ndry(b) o perchè fieno i Galli di Francia '^""'"j *''^:
più vermincfi di que' d'Olanda, o perchè fieno i fuoi Micro- ^' jr'^^i"^ '
fcopj pili prodigiofi: laonde, fé non vi fofie altro argomen- cfrforme il *
io, era difperata la caufa . Certamente il Sig. Elia Camerario sig. Anti'y.
non ha fapuco la fquifitezza de' Microfcop; ddSig. Andry,
altrimenti non avrebbe fcritto (e ) che quantunque i vetri
del Mutfcmburg , del Campana , e di tanti altri meritino
lode, Lewcnnoech.ii tamenindnfìria rem ultra omnium reliquorum jJ-^JA*,!' ^'/
terminos pofuit: cofque & im.vi,num amplitudine , & qucd ca- Litttnoeckit.
pia rei efl, claritatc eximia lthg:ffimè fuperavit . io però in que-
fto fono d'accordo colSig. Andry , e concedo, che anche ne
Gallivi fieno, quantunque non in tutti, benché fecondi, e
riefcano più difficili da difcoprirfi degli altri , ma per altri
fini, come dirò nel fcguente Capitolo. Non balìa, o mio Si- cautde- eh
gnore, ollervarc, cfcoprire nuovi effetti nella Natura, ed' Mbe^vìrtun
uopo faper trovare le cagioni, e i fini di quella ( nel che è Filifcfii jpirk.
flato giudiciofiffimo , od a niuno fecondo il nofiroMalpighi) '^""'^'•
ponderare tutte le leggi , fc concordano, non efierc cotanto
prccipitofo, né con tanta fiducia credere fovente ad alcune
femplici leggeriffimc congetture , formando Conclufioni da
non poterfi.provarc, né ammettere , o fingendo Ipotefi piìi
di quelle djl vifionario f/;/i mofiruofe, e ridevoli. K^ec cre-
do { conchiuJcrò col menzionato Camerario ( d ) -Jtio nibi ver-
furimi qucnqiir.m , qttod aliquid m ifìiufmodi obfervationibus re-
qiàram ultra ccì,]eEluras , facile in e>roremlabimur , fioculospban-
tafta velimus 'uvare : multa etevim vidcntur , & totifnnt, multa P'uJeiirt am,
funt, & nm vidcntur; cauti igitur dccidamta ncceffe efì\ tùm *'/<"'*■' Carr*-
maxime , cutn de iftis mimtils fatuo cfl . 'àiliu'ofcof^
xj.Mcn-
( :i)fjiVenat Sat/r. 1 4. ( b ) Chapttr. x. D:s vers f pei matte.
(e) EleB. Medici, ac Thyf fpechn. uff. ^.
(d) Ivi D ffert. Ep.fl. S- p.m.éi.
88 DeFermicelli Spermat.
ij. Mentre vado fcrivcndo , e me ftcffo, e gli amici, fc
Jl sh. vottcr ™^i polTo , diffingannando , ra.i giugni una Lcrceia di un bra-
Beno di Brt. vo Microfcopifta , da me ferapre veridico ricrovato , e più
/<•»«. volte citato, che una nuova fua oifervazione mi avvifa , la
quale ha forza di rovefciare affatto , quanto hanno finora
cosi ingegnofi Avverfarj immaginato. Sa ella ( dice) averle
.. altre vdte notificato , eh; nel mio feme diligentemente cffervato ,
T-jìè '^^'^"' "°" '■"' "'"' veduto vermicello alcuno. Oiiefl' anno (già da qiiattr
anni in qua fenx,ci altra prole , credo , hav^r terminato d'ejfer fe-
condo ) ho ofjervato ( fta detto con ogni ri-jerente modcfìia ) giuflo
mZvfrmiZ' '' '""' f"^'^'^ ^^ ultime goccie , efprcjje dall' uretra dopo l ufo co-
fo cht prima n]ugale , ed ojfervo affai cunof amente , e(f ere fatto animato anco il
r.on era, hin. mio femCy ma mi femhrano animaletti affai più piccoli di quelli ,
fbì filando, i-ijg ho o/fervati in altri femi , quando in ciò uon vi ccncorreffe /' aC'
cref cimento della mia età , che hora mi obbliga agli occhiali. Le
awanx,o quefla o{fervaz,ione , fopra la quale mi pare , ci fta mol-
. to da di f correr e , parendomi inojfervata , vaga , e degna del di Lei
fortijnmcltt. intendimento &c. Se così è, come delia fede di qucfto ingenuo,
tra i Fautori e dottiffimo uomo punto non dubito, fempreppiìi fi fa ma-
d(i\a gintra. nifeflo, comc Ora la privazione, ora i'efilìenza di quelli ani-
v^nida'ver. ^^\q^^\ ^Qn leva, né aggiunge forza fecondante al feme ,
ma che folamente per altri fini vengono in un liquore di
tanta importanza dalla natura tokrati , e permcffi.
14. Avrei altre prove, ed altri argomenti da aggiiignere,
Ptftifla dtìf per far vedere, quanto tutto il venerando confcflo di cosi
Auttrt. celebri Autori vada nella fua così ftrcpitofa fcntcnza errato;
ma ormai mi avveggo, d' ellere troppo lungo, etcdiofo infi-
no a me fteffo , e pregiudicare piuttorto alla giurtizia della
miacaufa, che, da chi ha buon'occhio, prefto veriffiraa fi ve-
de ; ma avverta , che la lunghezza non da me folo , ma
dalla neceffit» di rifpondere , edifaminare un fafcio intriga-
tiffimo di tante prove degli Avverfarj dipende : laonde mi
farò lecito di conchiudcre con Plinio il giovane (a) benché
in altro propofito ciò feri vefTc. i^cùf parla dello Scrittore ,
ft materia immoretur , non effe longum , longijfimiirn , ft aliquid
accerfit i atqite attrahit, &c. fimiliter nos , cumtotam villatn ocu-
lis tuis fubiicere conamur , ft nihil indu^um , & quafi devium
loquitur , non epìflola , qu* fcrihit , ftd villa , qtix defcribitur ,
lotiga eft.
CA-
( a ) Tlìn. Junior. Lih, v. Epìfl. 1 0 1 . in fin: .
Part^e 1. Cap» XIL 89
CAPITOLO XII.
Sì cerca l'ufo de vermicelli del feme , «on ammejf»
quello , che fieno feti .
I. Q Trana cofa , e per avventura difpiacentc molto pare- ca^;«tf deir
3 rà a coloro , che dc'mifterj della Natura poco intcn- e/hn" </''
denti gridano inutile una ricerca a tutti nota , cioè , che *'""' ''''' ff
quefto non è altro , che un effetto del peccato del primo no- "" •
Uro Padre Adamo, un gafligo all'umana protervia, ed una
inarca ignominiofa delle noftrcmiferie, nafcendo fra verrai,
vivendo fra vermi , e in fine pafcolo reftando di vermi .
Trembles donqf.es Tyyans , òvers de terre , ò cendrc , h pujfiere . , . .
■ Tuifq/te Ics mouchcrons , les vermiffeaux , les poux braventvo-
flre arrogane e , e trionphent de vous . Così un'ingegnofo Fran-
cefe . Ma non così dicono que' Filofofi , che nel loro fuo ef-
fcre le cofc di quefta baffa terra difaminano , ammirando
anche in coftoro un'alta , ed infinita fapienza di Domencd-
dio, che gli creò prima, che Adamo peccaffe, e colà dcter- jr,^^; ;„ „„;
minò il loro Mondo per u til noftro , come dimoftrai , effe- (reati prr ani
re flati creati anco per utilnoflro i vermi (^t) che dalle Ma- "'•A'-
dri ereditati ne'noHri inteftini dimorano. Il L'^ìerC^) penfa, ^^^^^^. ^^^^^
che gli vermi fpermatici fieno ne' vafi feminali porti folo Ve- pofti nel i,m't
neris incitamento, & ad itifìammandam virorum libidinem , mail fttondoU tìf-
Dalcmpazio (e j giudicò quefto irritamento, nafcefle piutto- '"•
do da'fali, che oltre i vermi , vide fcintillare nell'umano r.f(tt, de' fall
feme; cioè, che dal movimento delle loro particelle pun- '"//"<■'».',(-»•
genti, e rigide non folo fi rifvegliafle l'eftro di Venere, ma/"'""" '' ^«•
il piacere, o un certo dolce follctico, o titillamento , per par- '"'f"^'* •
]ar con le fcuole, in quell'atto nafcefle. Quale di qucftidue
valenti maeftri tocchi 1 punto, non è così facile da decide-
re : io però , per non far torto ad alcuno , penferei , che c/W«v» '»•
aracnduni fi fodero in molti cafi apporti al vero , ed in altri tcmoqurjìi
dal medcfimo allontanati, parlando particolarmente dell'uo- '''" Autori.
mo. Abbiamo fcntito, che in molti animali prolifici , e in
certi cafi 1 Sig. Bono, ed altri hanno olTervato fenza ver-
M mini
^ a >. l<lella rifpofla al T. Borromeo , ora ycfcoio di Capo dìjlria
nelle nuoie Offer. &c.
(b) Z)e Humor. Cap. 41.
(e) Epiflcl. citat.t. :.
i}è De' Vermicelli Spennai.
rflro tinirt» mini '1 femcj e pure niuno fi muove all'opra , fenza , che
>'"'•" ff"\.o \n qualche maniera s'ecciti in lui l'eflro di Venere. Cosi in
}em7cntra1l ^^^^'^^^^ ^^' pignori Avverfarj le donne fono prive di ver-
Lijhr"" ' mini, e ciò non oftante quanto in alcune la lulluria s'in-
O/i «///<r </«/>. fiamma , e a quanto alto grado ofcende , fino a levarle di
"' . fenno? 5ifa, chea'Muficie fiato troncato, o fbarbicatoaf-
^/J^'*"^"*' fatto il nido di quelli, ritrovandofi dopo morte le loro fé»
"■ ' minali vcfciche grinze, f«]uallide, e fparutc, e pure alcuni
fono più lulluriofide'ncn caftraii, ne per quello, che dico-
Nt'vtccbi 0"°' *^' fonetico, o di diletto fon privi. Me' vecchi, per of-,
/Tf- rr-w^/.^r; fcrrazione del Sig.Andry, ne'tra vagliati dal Gallico, odai-
d4ilmalFranA^ gonotrea fono i vermi o languidi, 0 moribondi, o mortij
'■'•/'• nulladimeno ci fono de' vecchi, che non la cedono nel folle-
licamento libidinofo a' giovani, e degli appettati dal galli-
co", che lufureggiano più de' fani . Mon fono dunque fcm-
Non fono ; P*"^ ' Vermi, che eccitino l'eftro, 0 che a Venere infiammi-
Termi editati "o , quantunque fia probabile, che anco quefti alle volte a
dalla Jufuria. un tale eccitamento, o a una tal fiamma concorrino , pen-
fando veramente, che ci veglino i fali , ma che non badi-
no, richiedendofi oltre qucfti gli fpiriti , e fervendo i fali ,
come di fiimolo, e di fprone ad una tale faccenda , come
anco d'un foave irritamento elle membrane, che il diletto
l'^ra ragi/ive cagioni . Quel furiofo fiimolo, che fi vede nella più fervida
tieii- tflro V* età, non tanto da' fali, quanto dalla copia degli fpiriti na-
*"'"• fce, oficrvandofi, che maturando quella , quantunque s'efal-
tino i fali, calano le forze, e il brio di combattere, fegno
evidente, che quelle, e qucfto più da un certo balfamo-oleo-
fo-ixilatile , o da un non fo che impetum faciente , per parlar
con Ippocrate, che da un fai ino tcrrefire dipendevano.
2. Se è lecito il far parola in una cofa cotanto ofcura »
Ptrfiirt dtirnà piacerebbe d' aggiugnere, che i nofiri vermiceJli fervif-
jiutore iMcr.[^xQ^ ^jj^rg i detti, ad altro più recondito fine: cioè, ch'cf-
•^J^^jf"^'^**''"' fendo il feme un liquore, condannato a fiagnarc per qual-
»/« I ttt y-^j^-g tempo fuora del cirolo del fnngue, e ad afpettare la vo-
lontà dell'uomo ad ufcire, correva pericolo, chele parti fuc
mucellagginofe , e vifcide troppo infieme s'intralcialTcro ,
s' avviticchiaflero, e s'addcnfafTero , un corpo fodo, non
più fluffibilc, e difcorrcnte formando: il perchè la Natura
volle provedere a un'inconveniente, tanto allucmo , ed all'
umana propagazione funefio . Mifc dunque ne'fuoi canali,
corfervare la ^ ^'^fcchc un popolo di minutiffimi verniicciuoli , agiliflìmi ,
guidila dtìfi,t pronti al moto, acciocché quefii infinuandofi di fibra in fi-
bra.
Part. LCap. XII. 91
bra , di molecola in molecola , la loro troppo (Iretta imio- dn/trtare u
ne, e combaciamento impedilTcro , refpingcndole , agitan--^""'"'^ ''''^'•
dole , e in un continuo , e perpetuo moto tenendole .
j. So, che alcuni dotti anatomici vogliono , che il feme j.,;„, ^, ^;.
anch' eflb circoli, rialTorbitoda' linfatici , o dille boccucce la- eoli . '
cerali delle vene ferpcggianti in quc'luoghi, mi io temo
force , che fé parlano di tutta la più grolla corporatura del
medefimo, non poco s'ingannino, potendo bene i linfatici ,
cgl' invifibili forellini di quelle più checapellari vene, rcif- ^j"'^^'"^'^/*''
forbire la porzione più fottile , più volatile , e più iìerofa ''ìu^Z'nU
del detto, ma non gii quelle ramofe fibre , che gli danno pj^.vyà .
qu:l gioflo, quel tenace, quel pefante, che, à mo' di cer-
ta non ignobile pania, lo compongono. Veggiamo, eh; in
quelli, che troppo fpe/To frequentando i campi di Venere ,
e acquofo il feme , men'acquofo ne mcn lafcivi , più vifci- ^'^'jf" '"ft.
do ne' più cadi, e ne' caftiflimi fempre più denfo , e nioJcO/>iI^X//J'mfrf'
prolifico: la quale diverfità a me pare , che fucceJere non t„j, „aff a .
dovelle, fé tanto la parte groffa, quanto Ja fottile del feme
folle dalle vcie , e da' linfatici continuamente ingoiata , e
portata in giro, a falutare tutte le parti del noftro corpo .
lo fono dunque con loro , che la parte linfatica , o fierofa
circoli, tantoppiù, quando penfo, che, fé veramente quel- jjanni dil f^.
Ja ftagnalfe , correrebbe a rifico , d' inacecidi, o inagrirfi, tojiagnantt ,
come veggiamo qualche volta, clferc proprio della medefi-
ina , quando fuora de' canali o fanguigni , o linfatici in
qualche alveolo, o ccllecta s'impaluda, e ftagna.
4. Quefta pure farà il cibo de noltri vermi, in quella di- C'*ajr<-——-
guazzeranno, e ftaranno in quella, come nell'acqua piova- ^„^'/^^
na delle ciftcrnc, o in altra fimile Hanno tanti millioni, e
millioni di vermicciuoli, a'no.Tii occhi nudi invifiSili , co-
me abbiamo fentito dal Letvcnoc.kio ; e ficcomc beviamo
impunemente quell'acqua, e fcie ferviamo pe' cibi e ci ap ^"J"" »"■'"'■
par limpida , incorrona , fanifTima , e dolce, cosi farà in- ""f* '''^'"- ,
corrotta, fanufima , e dolce quella hnfa , in cui que tanti ,, „^^ „,,,^j
innoc:ntir/ìmi vermicciuoli allignano , e niua danno im-
maginabile apportano.
y. Ne fi ere U gii, che pofia mai mancar loro quella lin-
fa , quando agli uomini non manca il cibo, e la bevanda , ciJo, come
perocché circolando continuamente il fangue per quelle par- "o" p'/T;"^""^-
ti , è neccffità, per i pori, fcmprcatale vagliamento, o fel- '^'it"^" jj'r,.
trazione aperti, che continuamente fcne vagli, o fene fel- m* .
*fi, e così deatro i lifoncini , o le fiflole degli ordigni ni
M 2, gran
cell.dfl Ci
cmt
92. De rertnìcelli Spermat.
gran lavoro deftinati, per lo che nonm.inch:rà a' vermicel-
li giammai .
Semipttnfi. <^- Mancarono bene quefti probabilmente a uno sfortuna-
t«to akuna ciffimo Franccc , nel quale il fcme petrificoffi nc'vafi fuoi ,
fiata ne't^/f fé all' Autore dello Zodiaco M::dico Gallico prediamo fede
^""- {a ) Quefti fu il Sig. Saulx Parigino, il quale, dopo avere
avuti molti figliuoli dalla prima oioglie , pafsò alle fecon-
de nozze felTagenario , non mancandogli in quella età nero-
burtezza, nò falute, per foddi^fare agli obblighi del Matri-
^ monio. Sed inflitutum ( cosi parla la Scoria ) mfelix fticceffus
txcepit , et fi libidmis <efiu continuò impellere tur , ac f^pè rigida
eresio illius Comes effet , coitits tamen femper imperfeRus fuit ,
illius culpa , ìiec enirn e]aculatio unquam confeqimta efì , quapro-
pterfniflra adhibitis irritis conatibus , quo votis potiretrir , fra£ia
tamen naturali, & univerfali corptris economia , in morbum inci-
dit , brevi fiinejlum , fubfinem anni preteriti , decimo o[l. ivo men-
feà poflremis nuptiis . Morto l'apn il Sig. Trou Chirurgo , e
trovò la gianduia detta f^erumontana così tumefatta , e indu-
rata , ut molem exigux titicis jjHglandis xqiiaret , ideoque femi-
ìli tranfitum omninò pracluderet: qui effe6ìns à longo tempore in-
dulius videbatnr , nulla manifefta deprehenfa caufa . Ma quello ,
che è degno d'ammirazione , e che fa molto a noftro pro-
f>!ttru7T* nt P^''^^ > f' è , quod materia fpermatica cohtbita in vafts , ibi in
vafi ejacuU- l'^pidem obduruerit , adeò ut zafa c^aculantia lapidibus durijfimts
lorj , e ìan. fcaterent , plerifque fere rotundis, magnitudims propc , & forma
tiattri Jet fé. pifor„ffi qnadragefm<£ tempore in efcam venientiutn .
"J*" . 7. Pare dunque ragionevole il credere, che mancaflero in
■y„ mietili agi. quello intelice i principj moventi , ed agitanti 1 fcme , ac-
/owi 7 /«/;f . ciocche non fi quagiiaHe, e impietrafl'e , cioè i noftri vermi-
celli, deftinati dalla natura a un tal fine.
conftrmay». 8. Da qucfta Storia fi cava ancora, quanto fia probabile
f>t del dato di il da me efpofto di fopra, cioè, che tutta la corporatura
fcpra, del feme non circoli, e che per l'eftro venereo non baftino
i fali , né i vermi , ma fieno ncceffar; gli fpiriti , che nel
j/-,>,v; «,/■//. lu (Tu riofo Francefe certamente non mancavano, conciof-
fa'j nella pti. fiachc libidinis tclìii continuò impellebatur , ac ftpè rigida erer
ina di Ventre. ^/^ ,//^,^^ comes erat , per poter cozzare col corno, con cui
coxxano gì: Vammi con le Donne , per parlar col Boccacio ,
benché i fali , e i vermi , da un' aura Coryonica , ( direbbe al-
cun'amante di belle parole) follerò reftati miferamente la-
pidefatti. CA-
(ùj .Ann. X. MinfM.irlii. Ohfer, iv. pag. m> 74.
Punel.Cap.XllI, ' <>3
CAPITOLO XIII
si dif umiliano le ragioni apportate dal Signor uindrjr , e
alle ìnedefime fi rifponde .
I. r\ Uantunque fuperfluo paja , e difdicevolc , levare i ^^'^y ''''^ ^"'
\J rami da una mal nata pianta , quando il tronco è
tagliato , e dalle radici fvelto : nulladimeno , perchè
alcuna fiata accade, che trovando quefti un focile terreno ,
poffono rigermogliarc di nuovo , e far ombra, mi prenderò
ia pena di recidere anco quefli, acciocché in avvenire refti- „;r^„j^^ ^^
no affatto inariditi , e fprezzati , lafcino il buon lume alla ^^f^'„" '2'ì','
verità , né mai più da cosi nere tenebre s'infofchi . Rami fo- Avvtrp,tj,pir
no, e rami Aiperbi , e ombrofi della novella pianta , le ra- "jf""' '/W/-
gioni, e le oflcrvazioni del Sig. Andry, per lo più da' vaio- '"''''■'•
rofi Difenfori di tal fentenza cavate, onde a loro, ed a lui
m'attribuifco l'onore, di brevemente, col dovuto rifpetto ,
prefentare le mie rifpofte.
I. Dico dunque alla prima, non ritrovarfi vermi ne'fin-
ciulli, e nò meno nell'ultima vecchiaia, perocché nel primo *?'''. '!"' ''
cafo non ci è ancora il loro cibo, e nel fecondo manca. "pl'fj.i'*! „
i. Sono languidi , e per lo più morti nelle Gonorree, e chino i vermi
nelle Galliche malattie, perocché viene ifporcata, viziata , cs.i, ni fan
e corrotta quella dolce linù, che gli nutriva. *■'"'''.> ' "'"'
5. Non fene veggono negl' impotenti , pofciacchè il loro ^"^J^lm^^
Seme è di cattiva qualità dotato, e /ìccome è inabile ,_a fé- p,r'cb} lamlii
condarc le uova , cosi è inabile ancora a nutricare i ver- di, 0 morii :
mini. P èrebi non (i.
4. Nelle Ovaie, e nelle uova delle femmine venni non fi "j';'&£'"'<"^f-
ritrovano, perciocché non vi e quella tal linfa determinata, ^^'7//^7«/:^-
per alimentargli, né quel bifogno, che di loro dalla Natu- m trotino n,!U
ra fi cerca. In quella linfa però, 0 fiero , che fcappa dalle ovaje^id uovi
lagune del Graaf, che volgarmente il Seme della Donna vie- dtn,fe,nrnine:.
ne creduto, afferma il Sig. Bono, d' avergli oflervati , come si'wdo'nn"-'c.
detto abbiamo. Anche nel nofiro corpo fono lUvifi, per co- •"'. '
sì dire, i Regni, e le Provincie, e i nutrimenti agi' Infetti,
come nel Mondo grande f\ vede .
y. Sono i vermi tondi delle intefiina dell'uomo anch' eflì viffererr^t ipe-
alquanto differenti da qtie' degli altri animali , come ho di- (ificbtiivtr-
mofirato nelle mie nuove Offervazioni , ed Efperienze intorno a.' -'"'^ .
'Vermi del corpo uì/iano, e de ditelli. Gli altri animali pure han-
no
<r4 De' F'ermicellt Sfernut.
no il capo groffo, quando fono embrioni, a propor2Ìone del
corpo , come in tanti , e tanti ho olFcrvato .
6. Tutto fi concede; ma non per qiicfto fono vermi feti.
^^"fi'o ""'- 7. Qucfto parimenti fi può concedere , moftrando folo ,
T tf'rè c^rmiclic nel Seme fieno molti vermi; ma non provandogià, che
Del fnnt non lìcnO tanti feti .
mejira , ibt g, la coftoro Ci fa conofccre non tanto poco pratico dell'
9f"^' ^'""'/'- origine de' vermi del corpo umano, quanco d;lle Mediche Sto-
^'vtrminon^'^'^'^- ^^ nianifcfiano i vermi nelle ftjari inai igne i. ma non fi
gtmrano w/f generano allora. Vi erano avanti , o mio c.iro Sig. Andry ;
febbri maligni,- m\ pcrchc flavano quieti , non fi fap:va , chz ne meno vi
'"" /> '"""'f^- ioRcto . Accefa la febbre , e viziati i fughi , che dentro il
•^''^';^^^^,/,, cavo delle intefiina fluifcono, tentano la fuga , fcntonoi'in-
febbri maligne c\zmzn^^ del luogo, c i fughi rendati oQili , da' quali fovcn-
fimanifeftinoiiQ vengono uccifi , d' Onde cavano i favj pratici un funefto
vermi. pronoiTico , fiflatendo alla forza, e malignità della cagione
morbofa .
Tempo neccffii. 5). Bifogna dar tempo, che altri vermicelli djl'e lorouo-
'«"". ''^'" r- va nafcano , e crefcano, benché non fieno tanti i":;ti , lo che
neraxtone. pjjj ^ ^ mcno nclk generazione, o mamfeliaiiione d'ogni ani-
mate certamente vi vuole .
IO. Tutte le fperienze, ed oflervazloni , che dipoi appor-
r irmi nel Se~^^y altro non provano , fé non che fieno vermi nel Seme ,
rr.e atardati .V\z\ che già partiamo d' accordo . Non paleremo mica d'ac-
cordo, fé conceflb ancora, che i vermicelli follerò feri, af-
pcttare debbano , di entrar nell'uovo, folam:nte, quando è
neir utero difcefo , mentre i feti trovati nell' Ovaia , mfra gì'
^fJ^'-^'^/'^-intertini, e nelle trombe Fallopiane, di pretta falGcà lo con-
Andry '^"""vincono, ficcome facilmente lo convincono dell' immaginato
foro dalla parte, dove flava attaccato, per cui entrino, mea-
trc entrare dovrebbono, quando e ancora attacca to , reftar»-
do fecondate le uova, ancor aderenti all'ovaia, comcda'ca-
Vahulaneird poco fi detti fi cava , oltre ii già appcH-tato nell'antcccden-
"w ^IT"'"*-'^^ Cipitolo undecimo, per levar quella frottola dalla Medi-
la/ ll,'^'''^1ca, ed Anatomica Storia. Più non parlo delia valvuletta fo-
«« verme , è ' , , 1. 11/- «in.- 1 1 1
«'>o/)r.//a /a. g'iata alla bocca del foro, ne dell mgegno, che ha il ver-
^o.'a del Signor me di puntellarla con la coda, e di altre fimili fanciullaggi-
Andry^ e del ii\ ^ q fcmpiicita da uomo troppo dabbene credute , imperoc-
Jucaautt. ^|j^^ ^^ jjj^ jjjj ^j^j^ ^^j^Q ^q|-^
Autorità muT D.t farft U fcgno della Santa Croce .
inirf'^ojfkac II. Quanto alle autarità, che da alcuni vengono appona-
tc, SI di antichi Filofofi , come delle facrc carti , e infui di
Poe
Paui J.Cap.XUI. 55 j
Poeti, io le chiamo cfplicazioni , e ftiracchiaturc , fìmili a
quelle, che i falfi Sacerdoti a' detti de' loro Oracoli , dopo
fcguiti i fucccflì, facevano : nella maniera appunto, che al-
cuni invidioli della gloria del Secol noftro, né la circolazio-
ne del fangue, né i vali lattei, e delia linfa , né tanti fco- UvUìa (/•op-
primenti negar non potendo , vogliono, che Ippocrate , Ga- <■<">» <>//<« ^if/*
leno, ed altri antichi Maeftri tutto già veduto, cfcrittoavef- ^'''"'■^"'/"*-
fcro, non accorgendofi , che, fc ciò foflc vero , vengono a "'
tacciare un pc^olo di fapientiilìmi Coraentatori , e Interpe-
tri, checonofcergli, e manifeftargli nonfeppero, ovvero gli
fteiil antichi Padri, che con intollerabile ofcurità cofc cotan-
to neceflarie non ifpiegaffcro, per farne buon' ufo, quantun'-
que tanti grofliflimi Libri ftampaffero .
II. Tutte le altre prove, che Jicl Capitolo quinto mi fo- P^ìpefisetU
no prefo la cura d'efporre , e tutte le Analogie delle muta- ^l""' d-bif^io.
zioni degl'Infetti facilmente cadono , fé attentamente, e fen- "'»"""' ^^ •
za paffion giudicando fi ponderano, eiTendo malamente, ead
arte a' vermicelli , creduti feti, applicate, lo che facilmente
Sa chi è pratico della vera, e femplice naturale Storia , nel
folo libro della gran Madre imparata, fi conofce , fé fi pa-
ragona con ciò, che ho d'atto di vero veriffimo nel Capitolo
decimo intorno alle leggi inaicerabili di tutti gli ordini degl'
Infetti, e in fine delle Rane. Così tutti gli argomenti mora-
li, l'analogia delle piante, e uitti que' curioiiffimi paragoni
della nafcita dell'uomo con una pianta, conunarana, con Schtr^;, f .n,
una mofca della Galla, con la Vipera , con un pollo, <:ol *'«""•
bombice , o baco da fcta , e finalmente colla formica fono tut-
ti, pcrvero dire, sforzi, e fcherzi d'ingegno, ecomegiuo-
chi di mano , per trattener la brigata , facendo loro vedere
fallì miracoli per veri, per non dir Lucciole per Lanterne ,
che mi fono prcfo dileuo di aggiugnere .
i^. Troppo lungo farei, fé tutto ad un per unodifamina- i(}fl,if,oni M
re voleffi , e di prova \\\ prova andando farpalefcil falfo lu- Autort .
cido, che abbaglia, o il curiofo impatto di tanti colori, gra-
ziofo si; ma ingannatore. Chi ben mira il fondo d:lle ope-
re della Natura, chi ben pefa le leggi fue, veramente vi tro-
va una certa generale uniformità; ma ne' generi cosi diifor-
mc, che non può giammai rettamente appi icarfi ad.ognuno,
fc non fi tira , o fìrafcina a forza , e non fi fa apparire a'
meno cauti , e a'mcno pratici quello, che reilmente none,
ne effere vi può, fc tutti efTere d'un folo genere non dobbia-
mo, cioè o tutti piante a un modo, 0 aunraoJotuttibeftie.
14. Né
grf De* Vermicelli Spermat.
NfD mjìtaU i^, isji punto mi move , il poterfi fpiegare tutti quanti i
s%'t/i'l ""fenomeni della generazione, porto il Siftcma degli Sperma-
ttrJ'fpì'tarlTn "ci vermi , imperocché veggiamo , che tutte quante le Sette
fa»lch f7)s</(. de' Medici , e de'Filofofi , porte le loro dottrine, eiloroprin-
tiatiif,fiomr.cipj, o veri, o falfi, che fieno, fpiegano con un pocod'in-
!«'. gegno tutti gli rteffi fenomeni , e pare ad ognunolafuafpio-
gazione chiariffima j e che gì' interroganti Soddisfatti ne re-
nino, o reftar debbano, e niun' altra cagione trovar fi poffa
della loro migliore. S'afcoltino quelli, che donano tuttala
gloria della generazione alla Donna, quelli, che la danno
tutta all'Uomo , anco fenza le immaginette de' vermi feti ,
quelli, che vogliono l'uno, e l'altraconcorrcreper metà al-
la grand' opra , e un gran numero di Sirtemi , non folo fra
fé diverfi ; ma contrari , fi richiamino alla difamina , tutti
■ ■ quanti apparentemente bene i fenomeni della generazione
vanno fpiegando, e giurerebbe ognun di loro, che in niun'
altro modo poffa la Natura operare. E' verfaeile, per dir co-
c/maiteiftgtg»f^\^ l'umano ingegno, ed in mille parti pieghevole , e in un
i"" /"i. ^.gyjQ modo, quafi diffi , anche creatore , onde può fingere
così beile, così plaufibili idee, anzi fovente ne finge di cosi
verifiroili, che pajcno vere. Nella rteffa maniera diciamo ora
di chi fortiene lafentenza de' vermicelli ; può con ingegno
fpiegare anch' effo quanto veggiamo , e non veggiamo nell*
opera della generazione; ma non per qucrto fegue, che in-
VtTìifn-.ih , fallibilmente fia la vera. Si può al più dire , che fia verifi-
qua>:to J^Krà. ^\\^ . ,na querto verifimile, con tutto , che molti in lui (i
'^ '"'"''^''''•'''- quietino, e di lui fi rifidino, e fi contentino , io lo giudico
■ una larva ingannatrice , un veleno occulto , e dolce , e il
maggior nemico, che abbia la verità, perchè appunto a lei
fi aliomiglia, e a chi non è ben cauto, par dcffa. Da que-
rto più, a me creda, fi rcrta ingannato, che dal fallo, con-
V '. • '"■',*■• • cioffiachc qucrto quafi da ognuno, anche aprimavirta, ciò,
• ch'egli è, fi raffigura, e dirtingue ; ma non già con tanta
felicità quello, che porta in fronte la fimiglianza del vero,
abbagliando facilmente i meno dotti , o i meno accorti. E'
^ vanto de' Poeti il fervirfi ne'loro Componimenti, cde'Pitto-
pZ^i^nonj'' '' ""'''^ ^°'^^ Pitture del verifimile , a' quali dal comune ac-
Tillfofi'"" ' confentimento è fiata donata la liberta, e '1 privilegio di fin-
gere; ma non deve efierc de'Filofofi , che parlar debbono
colla foia bocca della Natura , ch'i; tutta inalterabile veri-
tà, e che non adopra , per cosi dire, altro linguaggio, che
quello datogli da Dio. Anche al Jlettorico , o all' Oratore
-■■•'. fi con-
Paìteì.Cap.XUI. 9 7
fi concede nelle difefe, far comparire il piccolo per grande,
il grande per piccolo, anzi il vero fovence per falfo, ilfal-
fo per vero , per foftentar la fua caufa , e perfuaderc ; di raa-
nierachcil grave Catone, amantiflìmodel vero, e diunagiu- ^^^^^'^'':''«
ftizia incorrotta feveriffimo protettore, avendo udito (^'irnea-i-l°J^t^^]^'^'"j.
de Ateniefe, ita prò iu/litia dicentcm, ut tiemo non ajjentiretiir , cannt.
eundemque rurfus ita, qua: dixerat, inipugnantem , ut omncsfen-
tentiam mutarent : eicite , inquit , himc hominem , cui mìni per-
fuadere difficile efl . Ma veggiamo adeflò appreffo alcuni con-
fufe le leggi del Poeta, del Pittore, dell'Oratore, e del Fi- ^""'^^'l^'"-
lofofo, e far queQo fovente da Poeta, da Dipintore , e da "jj„i, **
Oratore, dimentico di parlar femprc con la nuda Natura ,
della fua fola, e bella nudità contenta, eh' è tutta vera , non
verifimile, tutta femplice, non d'artilìzj comporta, cioè da
niuna bugia frodata , né miniata da alcun belletto .
15. Non bada dunque , che quefto nuovo Siftema fia ve- ^^, ^^^_^
rifimile, e che porti tutti i fenomeni della generazione fi fpie- ,,, sifilwa'
ghino , mentre la fpicgazione farà apparente; ma non reale, cbt fia veri/.
fé fi difamincrà nel fuo fondo, come fatto abbiamo . Vi fi "iHt.
vedranno dentro violenze, improprietà, foffirticherie, efal-
fi miracoli della Natura, leggi fenza legge, effetti fenza ca-
gione, ed un'ammaflamento di rtravaganzc, e di prerogati-
ve date a uno, cui dar non fi poffono , fconvolti gli ordini,
avviliti i gradi, od altri troppo inalzati, fino al perderfidi
virta. Anzi offervo , che col fuppofto Sirtema fpiegano cofe j.,- .^^^ ^
falfe, per l'analogia forfè, che ha il falfo col falfo, io che Jj, fa'" eo?,
feguir non dovrebbe , fc forte vero . Quel pcnfare di volere un siflema
far credere vera quella favolofa Leggenda de'jdó. figliuoli ,/"//«, noncon
nati in un parto , quella della Regina rertata infantata nel ""^"o-
Bngno , quella , che il Sig. Andry ^\ sforza provare , delle
Vedove, partorienti dopo tredici^ o quattordici mefi digra- Marche i' un
vidanza, fono marche della fua falfità, quando fognigli ere- •J'/Aot^ /.//#.
dono della fua vera bellezza. Già tutti gli uomini, che han
fior di fennc, le riconofcono per importure , onde in niun
modo, che con altre importure provar non fi portone . Per
far dar fede al falfo, vuol'effere un'altro falfo, e nulla più
d' una maggiore menzogna può far credere la minore . Qiial
dolcezza mai è quella del nortro buon Prancefe , volere che
gli animaletti Spermatici più fcttimane, anzi più mefi nella
Aintricc alcuna finta dimorino, prima, che uno de' più feli-
ci entrar porta nell'uovo, già calato, e fecondarlo, d'onde
poi nafca, che la Donna non fi porta dir gravida , fé non
N allora,
9 8 De* Vermicelli Sperm^t.
allora , e tiri avanci il parco tre, o quattro mtfi dal tempo,
sidirìJe fi'Cfie '1 M'Tfito Ic cacciò i vermicelli iu-1 corpo? Che mifera-
impagrja)'cp.h\\ Vedere, o immaginar di vedere que' poveri difgraziati ,
p/»iVrj?</f/j-/;g. andar pellegrini vagando , mefi , e mefi in quel cieco lor
^7''!^''''' ""'* Mondo , urtar forfè nell'uovo, e noi conofcere , oconofciu-
7i'ptr' l^unr"',^^ > come un'efercico di formiche atcorno uà grano di pani-
*co, voltarlo folfopra , e rivoltarlo, per imbucarfi , né for-
tir mai ad alcuno la fortuna di farlo ? Qual crudele deftino
gli condanna ad una cosi lunga fatica, fcnza cibo vivendo,
e quafi fenza fperanza di arrivare al fuo fine ? A me pare,
che ciò ripugni, e rifperco all'utero , e rifpscto all'uovo ,
e rifpecto a' vermini. Rifpetto all'utero , imperocché reflri-
*^'* '■'i?".^'"' gnendofi col tempo, e raffreddandofi con proporzione le par-
r/'ll'i^tteaù'^^ ' ^^^ ne' bollori di Venere erano già preparate , Jarga-
u Jvo] e rifpetto mzniz annaffiate, edifpoftc, non potrà con quella facilità,
a vermini, che fi Crede, ricevere poi dopo tanto tempo , ed abbraccia-
re le radici , dirò cosi , della novella pianta . Rifpecto all'
uovo, concioflìachè egli è evidente, che le uova non fecon-
date, fiaccate dal loro calice, e tenute in luogo umido , e
caldo, prefto prefto s' invincidifcono, eimputridifcono , on-
de non potranno gà ftare in grembo all'utero , come al
covaticcio , mefi , e mefi fenza corrompcrfi , come veggia-
mo accadere a tutte quante le uova del Mondo . Finalmen-
te ripugna rifpetto al verme , mentre fuora del proprio nido,
fenza il fuo cibo naturale , continuamente in qui , e in là
correndo, edifcorrendo , fi fiancherebbe, e perirebbe di ma-
lattia , 0 di fame.
i6. E qui pure interrogare mi piace quell'amico Filofo-
fante, fé crede, che in que' ere mzCx paghino il folito tribu-
to Lunare quelle femmine, o non lo paghino. Se lo paga-
no , ufccndo il fangue dalle boccucce de' vafi interni dell'
utero, e per la becca del medesimo aperta ifgorgando lave-
rà , e feco impaniaci porterà fuora l'uovo , ed'i vermini .
Se non lo pagano , non porendofi confumare njl foco , non
ancor attaccato all'utero , quella porzione di nutritivo fu-
go, che fuperfluo, rimefcolato co'globccti del fangue fcap-
pa ogni mefe, rcflerà dentro i vafi fanguigni , e cagionerà
quelle folite angofce , che cagionar fogliono le fupprcfTioni
ì„.pcjr,h,l;tì di una tale maceria.
H.'.u (tntmia Ma vogHo conccdergH , che vivano colà dentro infmo tre
</c/ j;?^«(/ry jnefi , fenza mai , che alcuno pofia rimpiattarfi nell'uovo ,
ftrtuttiìvtrfi. yQgiJQ j che il fangue non ifcorra dall'utero in tutto quel
tcm-
Parte / Cap. Xlll. - 99
tempo, e che con raro efemplo la Donna una viva, né mai
cagionevole , accadcrà il inedefimo a quclk , che giuda le
relazioni riferite dallo Schenchio (a) portarono i feci in cor- . ^ ,^ ..
pò venti , e ere mefi ? Ovvero a quelle , ciie gli portarono \°'J'^f^., '
per due anni, alcune tre , ed altre quattro ? t'orfe fonnac-^'^'"" ""'"'■
chiofi dormirono , e dopo un cosi lungo letargo rifvegliati
trovarono tentone il foro dell'uovo, e v'entrarono? E' pec-
cato, che quello Signore non foffe in quel tempo , in cut
( fé t'ofìt vera la Storiella, riferita dal Brrtolim (b) che con •-*
Tlctro S.%ncì)to non creda ) in cui dico una Matrona di Pari-
gi partorì, quattro anni dopo la lontananza del fuo Confor- Matmna ^ che
te,- onde accurata d'adulterio, e interrogata rirpofe , ^''^^^" V^^ £^^'5r'//j
l.i era. reflat.t gravida , fola fognanàufi di cozzar col Marito . 11 gravidf^li
Parlamento Grazianopolitano ricercò il giudizio de' Medici /c^-j^r/.
di Monpellier , fra quali fono nominati due celebri Profef-
fori di quel tempo, Girolamo de Rev'-fin, ed Eleomro de Bdle-
•v.il , fé ciò poteJc accadere, e molto fottiimente rifpofero ,
non eliere quello impoflìbile, a cagione della forte immagi-
nazione, per cui fognando ingravidò. Oh felice fogno, om-
bre felici , poteva dire allora ellatico un qualche faccente
Filofofo ! Ufci quello dalla porta d'Avolio, come notò Vi r-^^y-''/,//."/,"
gilio (e) o dall'altra fabbricata d'una certa materia , chz gravi Jamnif .
ho roflore in quello .cafo a nominarla ? Si poteva forte ma-
ravigliare, come quftfti forta d' ingravida rftento così rara ac-
cada, e quello forfè fi.i l'unico efemplo d'un fogno prolifi-
co, ed ammirando . Il noflro Sig. Andry con maggior ap-
plaufo, fc non con maggior verità, areb'^e allora chiamaci
nell'uterina fcena i fuoi onefliffìmi vermicelli , che per lo
fpazio di tre anni , e tre mefi dormienti , cifrarono rifve-
gliati finalmente nell'uovo, e la Matrona ftupente , e nulla
di ciò, fé non in fogno penfante, fecondarono.
17. Ma quelle tutte fono baje , e novelle graziofe , che simr/!r,,ia
non farebbono fiate male appreflb a quelle del noftro erudi- -^j^'/,/"'!^,^
IO Boccaccio, giudicando io col celebre Diermerbrocch (dìpo-";^/;^'" "'
terfi ben dare, com'egli dice, ad pattcos dies ultra nommeflrem vonna^guanto
tenninurn , aliquilns de cniifis , parttitn diffcrri poffe , ita prorfus p^faporran il
incredibile ex limo , illnd ad unum , multo miniis ad plures men- f"" "''^ """•
N 1 /«
( a ) Z): 'VartH. pag. m. 6^4.
( b ) Thom . Birthol. Epifl. Medie. &c.
(c)Lib.v').Mneid.
(d)^//.zf3»2 L b. l.Ctp.JJ.
loo Di Vermicelli Spertnat.
fes p^ffe fieri : offcrvando , e riflsctcndD , fra le altre cofe ,
come quefte ftrav.igaiize non accadano, fé non in Vedove,
che vogliono godere l'eredità, o per altri ftorti fini. Sicco-
me adunque il fatto è falfo, cosi falfo falfiffirno farà il ripie-
go dal Sig. Andry, ed egualmcare fognato : dal che fi vede
nulla apportarfi di lode a quello Siftema , fé fi vuole , che
fpieghi non tanto le cofe vere, quanto le finte.
Pfcnfta diff i8. Altro non aggiugno, quando molto aggiugner potrei,
duim. mentre con l'occafione, che anderò efponendo ciò , che pen-
fo intorno a queflo grande arcano , farò vedere , come con
più verità, e chiare^za i fenomeni della Generazione fi (pie-
ghino nel Siftcraa delle uova , che in quello de' tante volte
nominati vermicelli Spermatici #
Il Fine della Parte Prima.
PARTE SECONDA.
Si parla de' primi Scopritori delle uot'A nelle
femmine njì^ipare , e fi propone ti
primo loro Sijìema.
CAPITOLO I.
Roppo lungo, difpiacevole , e non fenza paf- i«fr„^-;f.*
fameino di noja farei a me fteffo, e a Voipa- iiW Autore.
rimence, I 11 uftriflìmo Signore , fé quanto fino
ad ora delle uova , dell' Ovaja , e di ogni ar-
nefe alla generazione fpettante , ed al feto è
flato fcritto , efporre voleflì , non effendovi
anatomico, o buon naturale Filofofo, e fegnatamente dalla
metà in circa del fecolo paflato fino al prefente, che nonne
abbia fatta, o di tutto, o di parte, abbondevoliffimamen-
te parola. Anche intorno a quefto fcopriraento agramente
fi difputa dell'Inventore , ed il B^egnero de Graaf , ed il ru- P'^'"' f">P''-
vorne brufcamente rampognano , e infin con rabbia fi mor- '"" ' """^''
dono , volendo ognuno la palma ; ma per dir vero , dal
Swammerdamio, dal Bartolini, e da altri di lunga vifta vie-
ne chiamato il primo fcopritor dell' Ovaja ne' Vivipari lo
S tenone , che fotto il noflro feliciffimo Ciclo d'Italia in una
Cagna dt Mare la riconobbe , ne cui teflicoli vide le uova , quan-
tunque fia di natura vivipara , laonde più non ebbe dub-
bietà alcuna, quinmulierumtelles ovario analogi fmt quocumque
demurn modo ex tefìibus in uterum , five ipfa ova , ftve ovis con-
tenta materia tranfmittatur , lo che poi ulteriormente a fpie-
gare fi prefe nelle Ojfervaz'oni anatomiche , fpettanti alle uo-
va de' Vivipari, che di Tomxfo Btrtolini negli Utti ìncdici e ..
dal sig- Ledere nella s:bl:oteca anatomica vengono regi lira- ^,//^/„^^"^,'
te, dichiarandofi colà apertamente quel grave Scrittore , eh: hst.nom.
col nome d'uovo intendeva le vefcichctte ritonde , che de' te-
flicoli la parte maggiore compongono , mutando loro il no-
me , e chiamandogli Ova]e , e le trombe, o corna dell'ute-
ro Ovidutti. Apporta una mano di offervazioni , fatte nelle
vacche, nelle pecore, nelle lepri, nelle coniglie , nelle ca-
gne, ne' ricci, nelle orfc, nelle falamandre , nelle galane,
enei-
' I o r Delle VotJA delle Femmine l'^i-oipare .
e nelle donne, per illuftrar la fua ipotefi , le quali cjaTjni-
cò dipoi al C'-ajf , e dimoftrò in tutte le f.-mminé ricrovar-
iì qucfte uova , che cotts alla foggia di «jucllc delle galline fi
quagliano, e ne' fuoi riccrtacoli miturate per le trombe fo-
vrainconib:H:i dentro la cavità dell'utero a fuo tempo di-
Tccndono.
z. Quitta oppinione fu cosi geaeralm.Mite applaudita, e
Cjwowo/»- con replicate fpericiize, edoflerva^ioni co.if.n-mita , eh: non
pWow'/a/'f'»- Qfjjnjg acerrimi concraRi , che foglio.n Tempre cagionare
Itarj dtlli Uff. , ^ ■ ' r -ì ,-•
,^_ k cofe nuove , mento quafi il comune acconientimento , e
ancora ne farebbe in polielfo , fé la fopradefcritta fentcnza
de' vermicelli fpeymatici non le veniva a contraila re la gloria .
Ma , fé a Dio piace , ficcorae giudichiamo abb.iflanza la
bi^zar^a verminofa ipotefi mortalmente fconfirta , cosi fpc-
riarao di porre in così chiaro lume quella dell: uova ( alme-
no in molte cofe ancor dubbie, e tenebrofc) che non ci pof-
prffmfS^ diW ^^ gj^gj-e pj^ tanto da fofpettare della falfica della medefima ,
"""'' e che gii flefù feguaci delle vecchie fcuole , ed altri venera-
bili uomini di lunga robba , e favj molto in ifcri:iura , fé
•non vogliono negare la fede a'fenfi, e creder troppo a' loro
antichi reverendi Mieftri , fieno più tanto per abborrirla .
Ciò, di cui forte mi maraviglio, fi è, perche fra gli Scritto-
ri, per parlare eoa u:i doctiffimo noftro Italiano ( <i )<7«//jjwc
fstuìanx,* à' miteriam recoxertint , alti non fnat periti in ^rte ^nutotnicci ,
a'cuni ehi w- qiem.tdmadum funt pliiritm , qui in mejfem aUcìuim fdcem immit-
■mln' fanno ' # t^^nt , ifli predicetìt, & orent -f alii funt periti in ^nat m; , fed
nffninti'idffne. laborem timintes in aliarum erroribus ijuiefctuit; utrofque mone-
niHs , & primo! , ut fé ab/lineant ab impropria cognitione , mili-
Aivìfo favìo tentCbnllo, & opinionibus fecularibus non fé implicent , precipite
del Signore in materia oUm prohibitu ', aut faltem , quando fnis fìndUs luxn-
sba'aglia. riare , & abtiti volunt , non fint prfcipites , & permitcant tempo-
ri! beneficium prò veritate cagno feenda , & tranfcnbcnda . Secttn-
dos , nt non fapiant univerfaliter ex Commentario , nec loquajttttr
femper curri aut bore , quo nil turpius ; ita nos dxct Seneca, &
cum iflo innumeri alti eruditiffimi Scriprores ; fccrim enim iftificim
do£irinam tton defermt , fed domi tanttvn y & inarca confervant .
Qui non habent , ufi aptitudinem ad lejendum , & qui nvn dt-
Ihiìguunt, quslegmt, frequcntiffimè errant , & tttdius cffct ,ìfljs
non lecere , quam Icgcre . Se dunque cosi va la bifogna , o non
leggano ,
( a ) n.trmym. Sbaralcas in EpiftoLt ad Le^jrem &c. Oador.. &
nnntis yigdix &c.p.ig- xxi.
Pai te li. Cap.I. 105
leggano, e tacciano, o fc leggere vogliono , e parlare, fi con- Co«/*^/.> J,:."
tentino di rifar le fperienze , di confrontare il detto col fatto, -^"""f-
e non ifdegnino, d'ifporcarfi molte, e molte volte le mani di
Tozzo fangue di aprir cadaveri umani , e belvini, e quanto
è flato fcritto, e fon per ifcriverc, coti attentiffima diligen-
za , e fenza paffione dilTaminarc , ma altramente facendo, gli
afficuro, che inciamperanno, fi renderanno ridicoli , e in er-
rori graviffimi traboccheranno, efaranno detti Filofofi dicar-
t.t , non di natura .
j. Ci è un'altra fotta di amara , ed indifcreta gente , de'
prefenti invidiofa, de' venturi nemica, e de' pafTati fcrittori /«t.W.», * wo.
artatamente appaffionatiffima difenditrice, la quale, quan- <^<><i' altri f^r.r,
tunque conofca il merito , e la diligenza de'moderni Ana- '*' "'" ',?''
tornici, nulla però di meno fi mette in capo di volere ofcu- ntjì; uimin, .
rargli, confcUando per vero, quanto hanno detto , ma ne-
gandolo fuo, e richiamandolo dalle fredde ceneri degli an-
tichi Maeftri , fé per fortuna vi trova alcun' uncino, da po-
tere attaccarfi . Dicono dunque avere i Moderni prefa in
prefiito l'oppinionc da Empedocle, della quale fece menzio- ■^"""■""""■*''
ne uiriflotile nel primo Libro della Goierazione degli animali , d'^iluni pcfr>»-
col fegucnte verfo dello flcflo antico Scrittore lafencnxadft.
De inde etiam Ozi paro geims arbore um tnlit or tu , h gtneraxiom
lo che Teofrafio confermò, anzi amplificò in tutti i viventi '''«'''''"""'•
nel primo Libro della Camion delle Tiarne(a) la qual fentcnza è
{tata feguitata da uomini di prima fama , alla fcelta erudi-
zione di V-S. Illuflrifs. già noti, e fegnatamentein Italia dal
nofiro M.ilpighi , da cui fu chiamato uovo il fcme delle pian-
te, e la gemma della vite fu bellamente detta infans cuflodi-
tus . Citano pure Macrobio, che giudicò nel 7. de Saturnali ,
che l'uovo folfc agguifa di un'elemento a tutti i viventi , ed
clfere lo fieflo il Smolacro del mordo, e cheVlutarco nel fecon-
do dc'fuoi Simpofi confermò la Dottrina medefima . Ci man-
cavano i Talmudifli, e tutta la nera razza de' più celebri vi-
fionar) dclJa fcura antichità, che chiamano in loro favore,
ftirac-
(a) Sem:m omnia aliquid in fé alimenti contincm , tjnod una cùm
generatìdi principio natura profuiidit , jìcut ni ovis ; qua de
caufavonineptè Empedocle s Owz foJent cxcelfisgignere ra-
«nfs, ir.quit . Enimzerò '>{.nNra Scmir.um ovis prox.ma cfl •'
Differere tamen ille debuit non tantum de arboribus , fed de
omnibus. Hibeter.im unumqitodque alimentum in fé , quc&
durare ttmporis aliquantulum valet . ci^f ^
1 04 Delle Vo'^a, delle Femmine Fi-uipcire .
ftiracchiando infino le parole di ^ri/Ionie, dalla cui penna
per fortuna fcappò, trattando della generazione degli anima-
li ( a ) e della loro Storia (b) , che quodamodo pofl primum con-
ceptnm oviforme quiddam efficitur . Né tralafciano la gentile
Storicità d'Ippocrate , dove confeflando un fuo Medico pecca-
to, contrario al celebre fuo giuramento, narra , efferc ca-
duto dall'utero di una Cantatrice, configliataa faltar, per
Veto <'^i«rfo difperdere , un piccolo embrione, o genitura , nelle fueraem-
/-# una Can- ^^^^^ involta , ed apparente , come un' uovo fgufci.ito : dalle
quali autorità , e da altre ancora , cavate da zibaldoni, che
gli fanno ftarc lunga pezza fuora del fcminato , feriaraente
concludono, nulla dire di nuovo i Moderni , ma tutto ef-
fere antico antichiffimo, e, fé Dio mi ami, fino quando in-
cominciava a balbettare in culla la nafccnte tilofofia ,
promulgato.
KonimiCirt 4" Qt'anto al digrofTo s'ingannino, da ciò, che verrò di-
gìi Antichi mi c^ndo , lo potrà facilmenoe comprendere, mentre que' Savj
modo^ibtl'in. vecchi parlarono in generale, e da una certa apparente fi-
'""'''.'"'' ^''- miglianza , o conformità invitati , ma non ifpecificarono
'• giammai, che la donna , e gli animali tutti, anco quadru-
pedi, foffero d'una vera veriffima Ovajaguerniti, e che co-
me dicono i Moderni , le uova loro fi fccondadero dal ma-
fchio , e calafl'ero per l'ovidutto nel feno del utero , dove 1'
inclufo preefiflente animale fi fviluppafle appoco appoco, e fi-
no a una certa determinata grandezza colà crefcelle , fer-
vendo folo l'uomo alla donna, come il gallo ferve alla gal-
Zfìanti degli Wnoi. Mi raflembrano quefli zelanti dell' onor degli Antichi ,
Antichi «/i come i Sacerdoti de' falfi Oracoli, ocomci moderni interpc-
T^ffiniriKo. ^^- ji quanto efpone in verfo, o in profa la voltarile Caba-
la, fpiegando dopo l'evento in loro favore i fenfi dubbiofi ,
e fopra un'accidentale parola fondando l'artificiofa macchi-
ar . j. na del creduto verificato pronortico. Oflervo alcuni , che
Alcuni divea- ... • , ■ , , 1 • r r > 1 - ■ > .
gor.opiu ;^w. gì» Antichi leggendo, invece di farfi più dotti , pm igno-
rar.ti r.tl itg. ranti divengono, perchè gli occhi fono di tutti , e ildifcer-
S.'"' nimento di pcchi , laonde non avendo quel chiaro , e lu-
cido di ben difiingucre , pigliano fovente una nuvola per
Giunone, 0 Giunone per una nuvola. Bifogna eflere buon
moderno, chi vuol conofcero il buon'antico.
Prime sifte, j. Ma efponiamo brevemente il primo Siftcraa delle uo-
ma deltt uova. Vj ^
(a) L16.J. Cap.9.
(b) Lib. 7-Cap.j.
Pane I/.Cap, I. 105
va, rimettendo chi lo vuol più diffufo al Graaf, alCIierch-
ringio, alSvuamcrdamio, cadalcri, cali' utiliflìraa Biblio-
teca Anatomica del Sig. Maiigeti , dovei principali fono rac-
colti, non fervendofi di ceni compendi, o librattoli fenza fu-
go, ch'io foglio chiamare Libri di pomice . Vogliono , cheque'
corpi, che credevano gli antichi ri")? co// ?///.'//f^;7, porti à fian- p,/-^,;,;^o,
chi dell'utero, fi dicano adefl'o Ova]c , le quali fianno annef- ^,//,oV<7,Wf;-
fc per mezzo d' un force ligamento al medcfimo , decto à2, u ftnypmf .
molti palTaci hn^xtomkìvafodeferentf , e alcun poco allo fteffo
s'unifcono per mezzo delle Trombe Fallopiane con un legamen-
to, che lato fi appella . Vengono ie dette Ovaje rammargi-
nate verfo la regione dell' o/Jy ilio aJ peritoneo mediante gli
fpcrmaiici vafi, e lemembrane loro invoivcnti , e in quefta
maniera, come appefc'' ottengono nelle non gravide quafi la
medeilma altezza del fondo dell'utero. La loro figura non è
jitonda, come quella de' tefticoli raafchili , ma dall'uno, e
dall'altro canto fchiacciata, o dcpreffa, e in varj luoghi ine-
guale, e bernocoluta. Sono la metà minori nel genere dell'uo-
mo di que' de' mafchi, ma nel genere de' bruti non v' è qua-
fi paragone, fé guardiamo itefticoli d'un becco, o d'un mon-
tone per rapporto a que' d'una capra, o d'una pecora, o que'
d'un cavallo, o d'un afino riguardo a quelli delle loro fem-
mine, e cosi di molti altri generi, e fpezie d'animali parlar
poffiamo. Nel più fervido bollore degli anni , in cui foglio- ì^tli'itigh.
no lulTureggiare le donne, {[ veggono alquanto maggiori , vnniU fono pia
e più fugofi, ma nell'invecchiare s'invincidifcono, fi fanno f-'g''/'.
minori , dipoi più duretti, e fempreppiù fmonti, e magri
apparifcono . Sono encrnamentecircondati da una membra-
na , che viene dal Peritoneo, ed alcuni vogliono, che fotto
quella v'abbiano la propria .
6. Levate le tuniche involventi, fi fa vedere la di loro in- D'fcriiiorx
terna foflanza bianchiccia , di molte lenti membrane, e ^^^^ 'lfJ^J'j.]'i'r)^j
non molto tefe vicendevolmente comporta, la quale apparifcej^'^J^y/^^^^,^
di nervi, di vene, di arterie, e di ogni maniera di vafi ab-
bondevolmentc guernita . Vi reftano fra loro fpaz ietti, come
tanti alveoli, alla foggia quafi d'un fiale d'Api, dentro i qua-
li fianno certe v^fcichette d'un umore limpidiffimo ripiene , che pò-
fle al fuoco, come le vova degli uccelli s' indurano y ed acquiflano
lo fleffo colore , fapore , e confi/lenza come fa l'albume, o la chiara
di quelle. Cosi notò anche il Sig.Redi ( a) avendo o/Ter vato,che/J j?^"!"^
O con- '''^"''•
( a ) Offerv. intomo ^U animali viventi &c.
jtrtaTion*
1 o <5 Delle Vo-ua delle Femmine Fi-vlfare .
eondevfano , e ft rappigUam quell'uova , che fi trovilo n? ttjìicoU
femminili , o uova]e de' qu-idrupedi , conforme hi veduto nelle no-
va delle LcMcp, 'delle Orfe y delle rache, delle Bif .ile , dell' ^fi-
ne , delle D.iine , delle Cerve , e di altri animali pur quadrupedi ,
e conchittde , che così fanno quelle de' Vefci , de' Serpenti , 'e degL'
Infetti, e me ha pili volte notxf) : laonde si per qiiefla fimi-
gli?.nza, oproprieci uniforme, si per altri fegnali , cin par-
ticolare, perchè fono eguìlmeatc creduta, come le uova di-
gli uccelli, principio materiale della gcneraz'one , vengono co-
muneraente chiamate uova , e in grazia di quarte i femmi-
nili KiìkoYi Ovj^e .
Vtfcbiite voi. 7. Quefte vefcichettcjvojgarmente nominate per uova, fi trova-
garmtnit prtft ,^o inqualunque animale del Mondo finora aperto, e tutti in
E/"*'"" q^eflofono d'accordo, e fi trovano pure nella llella Ovaia di
I/un», grandezza diverfa . Le maggiori nelle donne, psr ollervazio-
ne del Graaf , alla grandezza d'un Pifeilo appena s' accoftano ,
facendo però in quelle gran mutazione l' età , ci il coito: con-
fioffiachè negli animali più giovani fono rainute , e avvan-
zandofi nell'età più Jafciva maggiori divengono. 11 loro nu-
mero in una fola ovaja fi è di venti incirca, d.illo neffo auto-
vifferenia /!,' j-g ^ g da altri con diligenza contate, comprefe anche le in-
/.i'"'!/ ''"'eterne, che troncate per lo tra verfo, in qualunque parte fi fco-
deiTuomol"' prono, di grandezza anch'effe diverfa: lo che fa chiaro ve-
dere, quanto fterminatamente fia differente la ftruttura de'
tefìicoli della donna da que' dell'uomo.
8. Olfervano pure, come le arterie, e le vene, che an-
stguttaitftri.nz^xnoìi tuniche delle fupporte uova, tanto fi ramificano ,
v<"' d^iìfo- g affottigliano, che Ci perdono divida, comefcgue nelleuo-
*"''* va degli uccelli, appefe ancor' all'ovaia: non mancando né
m:no a quefia parte i fuoi vafi linfatici , che in quantità mi-
rabile fcappano dalla fua fuperficie. Oltre i fuddetti canali ,
e fibre, e nervi, e membrane e vefciche componenti l'Ovaja,
vengono defcritti certi altri corpi glohft che naturalmente al-
cuna volta nella detta fi veggono, t quali, alla foggia del-
le glandiile conglomerate , vengono comporti da molte particelle>
che quafi con linea retta , ( fé a'primi Offervatori crediamo ) dal
centro alla circonferenza (i portano , dove rcflano dalla mem-
brana , a tutte comune , ammantate- Atceflail Graaf con
Globi apparen. franchezza, che quefti globt non fi trovano in ogni tempo
f/ic^/'Ot'i»/-», nelle Ovaie, imperocché folamente dopo il coito appaifcono , uno,
T"',„ ''^"'"' opiiì , conforme quella femmina farà per partorire tv.o , 0 più feti .
^r'pr'flano' Ne gli ha o/Tervati in ogni forca d' animale d'uno fielTo colo-
Part.Jl. Cap. /. 107
•te , efTcndo nelle vacche di coJlor giallo, nelle pecore di coJ
lor rodo, e in altre beftie di colore di cenere . Di più do-
po alcuni giorni dal coito que{[i globi fi fanno d'uni foftan-
za più tenue, e nel loro mezzo un limpido liquore, rinchiu-
fo in una membrana , contengono , il quale infiemc con la
membrana col tempo cacciato fuora , refla negli fteflì una
fola piccola cavità, la quale così appoco appoco fi dilegua ,
e chiude , che negli ultimi raefi della gravidanza pajono d'
una fola foda materia formati, ed ufcito dall'utero il feto ,
vanno fempre infcnfibilmente {minuendo , di maniera che fi-
nalmente fvanifcono .
^. Pensò dunque il Graaf, e con lui un'incredibile quan- eguali fr/f(f»~
tita d'Autori d'illuftrefama, e morti, e viventi, che le fovrac- ^' "'■^f '"<•
cenmte vefcùhette foffcro uova , Je quali, per l'accoppiamento, -^'■'"^'^^''?'''^
che fa il mafchio con Ja femmina, refialfcro fecondate dalla '„•*
parte più fottile, odaiio fpirito, o dall'aura del feme .-d'in-
di fi portaffero dalle trombe Falloppiane all'utero in cui da
materia fovravvegnente andalfero crefcendo, e dalla loro in-
terna fortanza fi formafTe il feto , dall' efterna le fecondine. Ccmr veng»
Vogliono in oltre con lo Aelfo Graaf, che quella matcrkJ"'-^'"'''^' "'•
«landtilofa defcritta , e crefciuta , a loro detta , folo dopo 1' ** ovajm.
unione col mafchio, non fia per altro fine, fc non per com-
primere per ogni verfo l'uovo , e cacciarlo fuor dell' ovaja ,
per un'apertura nelle fue membrane violentemente fatta, lo
che ne' Conigli dice accadere tre giorni dopo la fecondazione
dell' uovo, ma nelle vacche, nelle pecore, e in altri animali più
tardi. Ecco mutato l'ufo, e il nome de'femminili tefiicoli , ed ^," hm^i^u
ecco la donna , e tutta quanta l'iramenfa turba de'vivipari , al- t/liioti muta-
la fogia degli uccelli, contenere in fé le uova, nutrirle, ma- te.
turarle, covarle nel proprio ventre. Se tutta quella dottri-
na debba fiabiJirfi per vera , ed a chiufi cechi meriti intera
il nofiro acconfentimento, Jo vedrà V. S. Illufirifs. ne'feguen-
ti Capitoli, concioffiecofichè , ficcoracè temerità infoffribi-
le, negar fiibito Je cofe nuove, cosi non e mafchia pruden- c<ime,t<!uaii.
za abbracciarle, prima di non averle più, e più volte difa- do debUreab.
minate , ed oflervato , fé in tutto , o in parte ccnifpondono '"^"""^ '/'-
al vero, fé vi fono fiati equivoci, fé h.inno 1 primi fcoper-
to abbartanza, o fé ancor ci redi da difcoprire , o fcfinal-
mcnte fono uniformi a tutte Je leggi della Natura, che fuo-
le fovente mofirare aperta una cofa, e un'altra lenercelata,
per lafciare a più d'uno il merito di faticare, amohilaglo,
O 1 ria di
I o 8 Delle Vonjo, delle Femm in e l'^i'^ipare .
ria di fcoprire , e a tutti '1 contento di godere una volfa [vz-
lati gli. arcani fuoi.
CAPITOLO II.
OjfervoTjoni , /penanti alle uova , ed all' Ovaja delle
femmine vivipare , fatte dal Signor Mar-
cello Malpighi.
D'^'w^V #/- T I- ni'9 Maeftro A/j//»/^/«' , di fcmpre gloricfa, e foaviflt-
trvéxiori d,iX ma ricordanza, non mancò, di far diligenza in vedere,
Malpighi. fé fi apponevano al vero que' Savj Anatomici, che un ritro-
vato SI ftrepitofo aveano dato al giorno, e con tanta fran-
chezza per infallibile pubblicato : la onde poftofi al forte ,
incominciò con quella fua incomparabile pazienza , e eoa
quel Aio fìniflìmo, ed ammirabile giudizio ad aflìcurarficon
gii occhi propri • E perche vide cofe , che , quantunque 1'
effenza del iìftema non mutino , nulladimcno , perchè nel
modo di efporre Ja vera idea del medeGmo , e nel conofcc-
^. re, quali in fatti fieno le vere uova, e quali non fieno, fo-
?^wXw ° neceffariflime da faperfi, perciò mi pare diritto il rifcrir-
'k, ponendole nel miglior lumepoffibile , acciocché uno do-
pò l'altro fatticando , e fempreppiù i fegreti della natura
/coprendo, fi venga finalmente in una chiara cognizione del
vero. Mi prendo tanto più volentieri la pena di ciò fare »
quanto che oifcrvo, non effere ftato feguitato in quefta par-
te quel valente Anatomico, ne meno da molti ultimi, per
altro, dottllfimi uomini, non potendo io capir la cagione,
come non abbiano rifatte con la necciTaria attenzione le of-
fervazioni, ed efperienze fue, ficuro, che farebbono reftati
mf''&2r;^^''^"^^'' elìerfi abbagliato lo Stenone , il Graaf , il Cher-
Teib /"elun'il chfingio , il Redi , e tanti , e tanti altri loro feguaci , che
tt lU ojva. hanno prefa una cofa per l'altra, avendo ben colpito tut-
ti quefti vicino al fegno, m:i non affatto nel fegno.
Tìiprtaxhn» ^' ^clla offeitaxiotic Epi/iulare , che fcriffe '1 fovralcdato
dfl Malpigli M.ilpighi allo spomo vcrfo il fine apporta le offervazioni ,
tfcura . eh' e' f^ce interno aH'Qvaja, e alle uova delle femmine ,
le quali , per non dir f.ilfo, non fono tanto facili da capir-
fi da chi, o non ha meffo, dirò cosi , le mani più volte in
parta , o non ha bene in capo tutto il metodo del medcfi-
joo. Si fervi principalmente de' teiticoli , o delle Ovaje delle
va e-
Parte li. Cap./l 109
vacche, come di mole più grandi, pcrdiftingucre meglio la
loro ftruttura, e per afficurarfi del vero. Notò adunque ip Mtmbr^^,
primo luogo, come la membrana, che le O/aje circonda , tflema deW
e verte, è da molte fibre camofe mirabilmente fortificata, ed ovaja .
è certo ccrtiffimo, che tanto nelle tenere, quanto nelle a'^ul-
tc femmine de' quadrupedi , e particolarmente nelle vacche ,
le Ovaie coaungono /vefcicbette d'ineguale grande%x,a, e di un
certo liquido piene, che al fuoco, giufta la natura dellW-
bume fi rappiglia , e indura .
}. Non una volta fola vide pendente dall'Ovaia una ve- ij^tidi.
fcica,la quale fuperava in grandezza un'uovo di gallina ,
piena o.nzh' tSaà'uncoagtdabile albtftne.
4. Quefte vcfcichette fono munite d'una tunica affai dcn-
fa , la cui interior fuperficie da molti vafi fanguigni , in Vtfcìcbelinf^.
vari come meandri , e andirivieni, fcrpenti , refta annaf- '"■*'•
fiata.
5. Col progreffo del tempo sbocca fuora un corpo fodo, e Corpo giaUi ^t
giallo, a tanta grandezza crefcente, che in fine pon una cer- ^"''j '^*-' ^Z-*
ta papilla fporta m fuora, occupa quafi tutta la parte dell -^^
ovaia, ed eguaglia, giunto alla fua cotale grandezza, il
frutto di una Ciriegia-. La fua efterior fuperficie è ineguale
per alcuni piccoli gonfietti , o rifalci di grandezza diverfa ,
che fpuntano dalla mcdcfima, tutta di fibre carnofe circon>
data, le quali, come nelle altre glandule s'offerva, interna-
mente s'infinuano . V\ fi veggono ancora fcorrere vafi fan-
guigni, e nervi , ed è involto in una membrana, ed in par-
ticolare nella pendice della papilla , che viene pure ulterior-
mente da un'altracomunc tonaca deirovaia vcftita.
6. E' comporto il menzionato corpo da varj pezzetti , e ij^fl^g]''"*
qiufi lobetti , come ha notato, non fenza flupore, nelle al- ^;^//,
tre vifcere: ma auefti fono angolofi, e una varia inclinazio-
ne, o tendenza fortifccno, concioffiachc pare, che con un
quafi allungato bellico a' va fetti fanguigni s'appendano. Si
dichiara con la fua folita ingenuità , che la compage , o
rtruttura di querti lobi gli è riufcita molto ofcura , e che
rcrta fabbricata rf^ varicofe propagini d'un color giallo , alle
qualli pare, che fi ccnnettino, e fi continuino corpi riton-
dartri, e pendici di color d'oro, e quafi minutiffimi pez-
zetti di gralio . Tìltf'/r.) àtl
7- L'intern.1 figura, ed apparenza del detto corpo giallo ''"'^'/''^V''
non a trova Amprcin ognitempo la rtefsa , ma varia; im- /''w!,, '^'./i-r/.
perciocché alle volte , per incominciare dalla piìi fempl icc,fi of- -jon, del dar*
Icr- ("[•' ■
II o Delle Vcva delle Fcmmuie rhoipare .
•ferva , cora€ un corpo (ovglvbato , t avviluppato, e da vaiic
.produzioni varicofeteflTutxD, ora di un color giglio, ora qua-
li cenerognolo, il quale appena eccede la grandezza di un
grano di miglio, o almeno di veccia . Molto frequentemen-
te fi vcdeun'efterno invoglio, fabbricata di jfoftaiiza gialla,
e quafi da ca,prrj<di , o viticci compofto , intorno le vefcichcc-
te, turgide d'un liquore , o di una chiara d'uovo , che le
ricopre.
stetnia de. 8. Non rade volte quefto corpo giallo , divenuto appena
firiiioiK guau. grande, come un cece, emula la figura d'un pero , e inter-
jo è div-nuto namente dal centro vcrfo il collo ha un fcno , che va infca'-
pitigrandt. fibilmcntc aflottigliaiido , pieno di liquore.
Ter^a deferi, p- Acquiftata Ipeflc fiate la grandezza di una Ciriegia ,
xitnt iti me- ufcendo l'efterna papilla ( come il capezzolo di una mam-
df/ìmo ac(rt mella ) dall' Ovaja, contiene nel centro una vefcica, piena
{tiuti . ji liquore, nella maniera appunto del nocciolo di unaCiric-
gia, la quale alle volte è tonda , e rion rade volte di più
Jiiltformi pendici arricchita, ma frequentemente però di una
(ola gode .
Cam; alle voi. io. In qucflo cwpo giallo compiuto, e alla deftinata gran-
tfapptrifca. ^j^^iza giunto non fi vede alle volte né punto nò poco del
contenuto liquore, ma frequentiflìraamente dall'interiore to-
naca, che invefte la papilla , ( dove per lo più fi forma
efternamente una foiletta, e finalmente un forame fifcava)
fi produce , e allarga un certo corpo mcmbranofo , che al-
lungato perpendicolarmente verfo il centro fi divide in rami
agguifa di vafi, che fcorrono per tutta quanta la compage
del corpo giallo, e a quelli lobctti fotto diverfe declinazioni
s' appendono .
St' corpi giaU II. In alcuni corpi gialli , ormai adulti, verfo il centro,
I adulti, dove alcuna fiata più profondamente s'oflerva mo! uovo con la pen-
ojjervi uovo ^^^^ ^ della giandezz.'i di un grano dimiglio, contenuto nel men-
tovato corpo cenerognolo . SpeiTc voice un certo meato , o
condotto s'apre, che; dal profondo fino al centro della papil-
la s'allunga , nel quale un'umore diafano flagna , che al fuo-
co, come la chiara dell'uovo, f\ quaglia , e indura : e non
rade volte vengono un'uovo, o due cujloditi. della, loro pendice
dotati, non molto difiimili , quanto alla forma, da quelli ,
§i<ffli corpi che nelle mofche delle Galle {\ veggono .
l7,nee quando li- Finalmente quelli corpi lutei, o gialli fi ritrovano nell'
apparivano ultimo sfruttati , cioc , che hanno vomitato il lor uovo .
'fruttati. Sozio allora, come un canale cavcrnofo, all'indentro pcnc-
trcvoli ,
Parte il. Cap.ll. i i i
u-evoli , e voti, il quale nei mezzo atnmrtte unoftilnto, o
vogliamo dire una tenta . La rinchiufa cavità eguaglia la
grandezza di un pifeJlo, e da una rasmbr.ina circondante ,
infieme col canal contimiato viene veftita .
15. Da quelle ofTervazioni fatte dal noflro Malpighi , e ufo del (ftp»
in di ver/i tempi , o conflituzioni trovate vere , pare {àia) gijh .
che probabilmente convincano , come quello corpo gLillo fia *^
dalla Natura eccitato , non folamente per la cullodia dell'
uovo, e per ifcacciarlo fuor dell' ova;a; ma forfè conferifca
alla generazione di lui, d'onde piij glandulofo, chemufcu-
lofo giudicare fi debba : conciolTiecofachj ia fua ftruttura
non e iìbrofa, ne carnoù ; ma piuctoflo molto limile a' 2ìm
SuccentHriati : per lo che probabilmeate può fofp,;ttarlì , che
per quello feltro giallo, e glandulofo fi prepari , fi vagli ,
e fi coli la materia , che per i rami del vafecto umbiiicale xnaMa td.
tranfmelTa nell'uovo, 0 nella previa cicatrice, neW icore ^ 0 Un- ta dalie pian »
fj contenuta, finalmente fi cangi . Veggiamo ( così fegue a n.
spiegare il fuo penfiero ) un' analoga produzione di quello
nelle uova delle piante , nclie quali cfce primamente l' umbi-
iicale vafo , la cui elìremità appoco appoco fi rallenta, e . ^.^
dall' entrato liquore Ci gonfia , il quale in fine manifefta la ■^,t
pianta .
14. Da tutto l'offervato finora efpollo vuole prudentemen-
te il Malpighi , che con ragione dubitare fi poffa , come le
"vefcichette , che ccpiìfe in qualftvogUa tempo lafiireggiano nelle, 'tr'vtfcìch^nt
Ova'jC, che hanno fortito un ineguale grandeT^xt , e di un Liqmre nonjonouiva.
quagli abile piene, non fieno veramente uova , le quali in fine fi /.'t
cwdtno ; ma una materia , dalla quale fot fi prhnamente fi eccita
q:iel glandulofo , e giallo corpo . Imperocché non par certo ,
che fulamcnce dopo il coito , o l'cffufioae del raafchil feme
fi manife/li quella gialla , e glandidofa fo/ìanz,a , e die porti que-
lla i ficurt fegnali dell' uova rinchiiifo, già fecondato ; pofciacchè ojr,,,„-^,c.„; ^
frequcntifiìmamentc nelle appena nate vitella ollervò una , o /h.-di-nìuanj
due infigni vefciche, alle quali quella gialla foflanza, amò nonifctrtoia
di gramigna , vicina nifceva . Vide pure quelli (Iclfi corpi ^ ^/'•'i""*
gialli anco nelle ovaie dt;lle vacche , nel c.mpo p.irticolar- "'^'"" '■
mente di lar prcgnezza , e in una età diverfa del contenuto
feto, i quali ora eguagliavano un Ccce, ora unaciricgia, e
quelli erano moUi , e pure non ci era alcun' ombra di fof-
pctco di /«7.-r/ef.;?:,wB^ . Qjefla fteHa oficivazione c'fece in
una Donna, ch'era circa il fcttirao mele di fua gravidanza,
anzi ìq unn , e Ikila ovaja in ;)aima!i diverfi veggonfi molti
di
1 1 2 Delle Vo'Vd delle Femmine Vi-ot^are .
di qucfti corpi gialli d'ineguale grandjzzi , ne' quali fiamo
iicuri , che tanta moltitudine di f.-ti non fuccede . Aggiugnc
finalmente a quefle offervazioni , di aver veduto in molte
ovajc, particolarmente cotte, vali ampli , di quefto rappi-
gliato fugo gonf/ , efatolli.
ij. Vuole inoltre, e con ragione , che dubitare ^\ "poffa,
^. 'jy^jrl^che non ^\ confumi , e voti uni vcfcichetta fola di albume ,
"ibi 'intorno ito di quella vifcofctta linfa, alia chiara dell'uovo fmiiglian-
vefcuhetttUn. lifiurìZy per generare un folo corpo giallo perfetto ; mafor-
f»ti(bc. fé piii^ imperocché, dove fpunta in fuora un corpo giallo,
eh.- (ia giunto alla Tua dellinata grandezza , occupa quello
non folamcnte tutta la cavita dell'ovaia ; ma frequentemen-
te molto poche vefciche di linfa quagliatile pieue vi reftano,
quaado innanzi , o in tempo , eh: quello non e si grande ,
copiofifTime iì ritrovano .
' ctn:hiufion, ^^- Ponderate dunque tutte quefte cofe faviamsnte racco-
dti MJpigbìgUc, che quella gialla, e glandulofa foftanzanonimmedia-
intorno la ««•- camentc fegua lo fpruzzo del kme, fatto nell'uovo , conte-
"""V"" ''f'nuto dentro l'ovaia i ma di gran lunga lo ftelTo preceda, e
i'Xt-^r/.Wi'/ '^^'■^' ^"^-'^^ '^ "°^^ dette /«^i^fwrawff , cioè non fecondate, e
HytdtU'tttvì.ch- '* vefcicbette parimenti piene d' un albo Liquore mn fono rigo-
rof amente nova ; ma la materia , dalla quale fi eccita la giandu-
ia , mediante cui fi fepara i uovo , fi fomenta , e in un tempo de-
terminato fi efpelle : mentre efce l'uovo , od è fcacciato dal
ccrrt ifiaf fi\ÌQ fuo, quando dalla papilla del glandulolb corpo , che
""^' all' efterno fpunta, per la contrazione, o increfpamento del-
le fue fibre carnofe viene fempre più all'infuora fprcmuto ,
e lacerata a poco a poco la fottile involvente membrana s'
apre l'umbilicale vafo, o feno, d'onde l'uovo nafcofto vie-
ne urtato, e difcacciato ; imperocché aff.rma, di aver vedu-
to alle volte la papilla, alla foggia d'un prepuzio, dalle fi-
bre carnofe, che circondano l'ovaja, fiaccata, in cui rcfta-
va aperto lo fquarciaraento nella cavità del glandulofo cor-
C/»c pMfrt pò. lotanto l'uovo, come accade nelle Galline , vienericc-
'uómtj ''''^'"' ^'"^° iicuramente dall' eflremità della tromba , mediante cer-
'" *** ti carnofi lacerti , da quali è formato l' ordigno reticolare dell'
hifondibolo, o della larga cdremità della tromba , acciocché
^'^^^^^j'^'^j nella tromba medefima fi fecondi . EfpuUb dunque l'uovo ,
gLiu' glanlu ^^ '^^''P^ ?M"'^"^°f" appoco appoco s'infracida, e tabidodiven-
U/f. ta , cancellandofi facilmente , nella maniera appunto , che
rendute angufle le arterie, e le vene , le glandule, e le vi-
fcerc ftcfle del nollro corpo quafi fi perdono, e fi dileguano.
17. Sin
P.irte II. Cap. II. 113
17. Sin qui il Malpighi , dopo il che fegue ad efporre Ja
fua oppinione intorno il modo della fecondazione dell' uovo,
e del fico, in cui giudica fi fecondi, del che efporrò con ogni
più riverente modeftia il mio parere aiuoluogo, contentan-
domi di quanto ha. detto della materia gialla, delle vefcichec-
tc, delle uova, e del modo , col quale fono dalle loro nic-
chie mandate fuora, lo che tutto, quantunque non abbia ef- f^^^'J" ^'^
porto con quella ficurezza , e chiarezza , che da alcuni , an- "
zi da tutti e fempre diiiderata , nulla però di meno ha detto
alfai, e chi ha aperto femmine di più maniere fecondate, e
non fecondate , e chi maturamente , e con attenzione pefa
tutto il regiftrato da quel fortunatflìmo intcrpctre della Na-
tura , entra non fenza grande fatica in cognizione di molte
verità, quantunque finorada tanti chiariflimi Uomini, non
so per qual deftino, fconofciute. Acciocciic dunque con que-
lle fiaccole accefe fempre più reflino illufirate, mi prenderò
l'ardimento di efporre avanti gli occhi perfpicaciffimidi V. S-
Illuftriffima altre olTervazioni , ernie, ed altrui, dopolequa-
Ji faremo a fuo luogo quelle rifleffioni , che itimeremo più
proprie, per iftabilimento di una cofa di tanta importanza,
che ha tormentato i migliori fpiriti di tutti i Secoli , e che
ancora que'dcl prefentc affanna, e cruccia.
CAPITOLO HI.
Ojfervazioììì dell'ai more intorno le uova , // corpo gUndulofe , le
lefcichctte linfatiche , ed altre parti dell' Ovaja delle
Scrofe , delle fiacche , e delle Tecore .
I. 1 TN Savio Vecchio, quando fcrifle, che lunga è la via
V_/ del fapcre, e breve il corfo del vivere, volle fra le ìncffìthdi
altre cofe principalmente additarci , che chi vuol' imparare """'<'"• ^
tutto ciò, che fta diffufo nella vaftità delle fcienze, pervie- 7bVvl''oìf prÒ
ne afsai prima al termine della vita , che al pof^efso delle for,jam,nt,
medefime . Che però pare a me , che prudentemente ficcian i'^pararU per
coloro, i quali in tanta varietà d'intelligibili cofj, aquelle ^'^'^^i'à d,l.
folamcnte l'appetito d'intendere rcftringono , a cui gli con- '''^"'•
duce il genio loro, o gli fiimola il dilìdcrio, e la necefllcà ,
di volere un qualche miflero de' più reconditi della Natura
nettamente comprendere. Difidcrio, e ncccf(indi faperequel
grande arcano dei primo nofiro nafcimenco , ha mofso , e
move ancor me, Illuflrirfimo Signore , a mjn perdonare in
P quc-
'114 Delle Vo'-l'A delle Femniine l^i'-cifare .
qiiefìo gcivere di cofe nò a fudori , né a fpefe , per veder pu
re, k mai ad alcuna cognizione più cerca giugnere fi potef-
fe , o almeno le oppinioni falfe levando , e le ingannevoli
Moìhdifìu. dimoftrando ritrovarne delle migliori , e piìi certe . Molto
J^^"' "Jt'^^f,; ha fatto l'Arvco, lo Stenone, il Graaf, il Malpighi, e tan-
Ji]ueUo degli t\ , e tanti altri di non languida fama, e pine, quantunque
Antichi. . fi fia entrato in una via, di quella degli Antichi incompara-
bilmente più certa, e nultadimeoo cosi fcabrofa, e piena di
fpina, che ancora s'inciampa , s'arrefta , e alla dilìdcrata
meta molto adagio, e col piede ancor vacilLince fi perviene.
Por giugnervi dunque, fé mai ha poffibilc , più follcciti, e
più franchi, è necefsario non iftancarfi, e non potendofi fi-
. . re tutte le fperienze, e le ofservazioni nelle Donne, cdirit^•
eemparatT" ^ ° » ^ convcuevole farle negli anim:ili bruci, avendo la Na-
luantoutih, tura, comc altre volte detto abbiamo , le leggi fuc univer»
fali, e fempre collanti, al che lo ftefso Signore Sbaraglia,
benché gran nemico de' moderni flud; , acconfente . ZJotomia
(a) fono Tue parole, in hac re non efl fpemcnda , unde , quan-
do partis alicuhiS ufus efl in homiuc ohfcurus , qmcratuf artificium
raJatìt^n anim.ìlibus , & quandoqite caligincm difcutcre potcrimus .
Mofsa dunque da quefto favio configlio, e dall'efcmplo del
lìiio fempre venerato Maeftro , e di tanti altri degniflìrai Sog'
getti , eh; nelle prime Cattedre fra Letterati rifìedono , ho
fatto in varie occafioni , rubbando alcun raifero avvanzo di
tempo, alle pubbliche , e alle private fatiche , le feguenti
Ofservazioni .
T'Hiniadsir i- M'accordai, e con preghiere, e con premio fino l'an-
A:^ilre. '■ no j6p%. con un Macellaio , acciocché mi portafse tutti gli
uteri co' loro teflicoli, ed altre parti circonvicine delle Scro-
fe, delle Vacche, e delle Pecore , per paragonare le ofser-
vazioni in fine, e vedere, fc concordavano, e fé poteffi al-
cun miglior lume in una facce ida sì tenebrofa, e sì intriga-
ov'ff JilU ta ricevere . Qiiattro in una volta di Scrok mene portò , cioè
s,f,>jVdi ttJiunQ di una giovane, che non avea ancor partorito, uno d'
ditcrjì . yj^,,^ ^j^j avea, tempo fi, partorito; ma che allora non era
gravida, il terzo d'una , ch'era di poco tempo gravida, e
il quarto, che conteneva i feti, afiai grandetti, ebennutri-
Pahie Jijff t'- T""' quefti teflicoli, 0 per meglio dire , Ovajc pareva-
rent! dalle oL no cflcmamontc differenti da quc' delle Cagne, delle Pecore,
'rt. delle Cavalle, delle Afine, delle Vacche, delle Capre, del-
le
( a ) Trafat. ad Le£tor. Oculor. & mentis f^igilitc pag. XK i r .
Parte IL Cdp. Uh i r 5
k Donne, e di molti altri animali, imperocché raffomiglia-
no ad un rarpo, o grappolo d'uva con le fue grana ritonde,
molto fporte in fuora, intra le quali fieao altrc grana mino-
ri , non arrivate alla desinata grandezza , e maturazione .
Qucrte grana non pajono involte in una comune membrana»
tanto fono fovente emi'nenci dal piano dell' O/aja , anzi al- .
cune erano, come in due parti divifc, ed cfternaraente da un ^^y^'-^"^)]."'"
forte legame membranofo tenute unite, fotto cui paflava fuor fflema Heiu
fuora da un canto all'altro una tenta fcnza lacerar cofa al- detttovjf.
cuna. Appaiono quelle grana maggiori, ( che non fono , che
J; gl.xììdu'.e della materia gialla fovramenzionata dal Malpighi
nelle Vacche oflervata ) appaiono dico molto ritonde, dico-
iorcrofligno , tirante alquanto ai giallaflro, per l'incredibi-
le quantità di vali fanguigni, con una buona lente fcoperti,
e diftinci, che fopra loro ferpeggiano , come nelle uova de*
volatili, ancor appefe ali' ovaja , con l'occhio armato , o nu-
do, chiaramente fi vede, facevano in tutte il corpo maggior
ddl'Ovaja.
3. Guardate le Ovajc di quella, che non avea mai figlia*
to, il cui utero bipartito era molto aggrinzato, e riftrecto,
alla foggia di due piccoli rugofi inteftinetti , contai neli'efter- ovajidiunj
no otto corpi glandulofi nella delira, e undici nella finillra . strofi, giova.
Quelli, come in tutte le altre Ovaje ho dipoi notato , fono "' àtfcriitt- .
velUti di tre tonache, cioè una comune, e due proprie . La
comune è tutta quanta rabefcata di molti rami di vali fan-
guigni, e di moki lacerti, o falcetti di caniofe , e nervofe
libre arricchita, molto dcnfi, e refiftentc , dalla quale efco-
no parecchi ramicelli, che nelle fue proprie membrane s'in-
callrano , come anco molte fibrettc , fempre circondandole fi-
no al fondo, dove con un groll'o piede mimbranofo, d'ogni
maniera di vafi dotato, fortemente s'attaccano . Qiielh tre
membrane facilmente le une fi dividono dalle altre, fé fi la-
fciano per qualche tempo macerare nell'acqua tepida, ed in
particolare l'cllerna comune con facilita fi fiacca , eh: fpe-
rata all'aria e diafana, e in cui allora i vafi dd fangue , e
le carnofc fibre fenpreppiù lì diflinguono . Se fi vogliono
quelli gUndulcfi globi fcnza fatica eilracr dall' Ovaja , è d'
uopo tagliare in circolo attorno d' elfi la tonaca comune ,
perche allora con quaich: deflrezza tutti interi interi fi ca-
vano, e nd cavargli fi veggono (Irapparfi vafi d'ogni forta,
che per ogni banda dentro loro pciicnavano . Oli'ervate le
tonache fue particolari tutte anch' eile di fibre * e di vafi di
P i ogni
1 1 6 Delle Z/o'-va delle Femmine Vi-jipare .
ogni maniera fono guernice, che altamente (i infinuaiio , e
per tutta l'interna fortanza in fogge ftrane, e maravigliofc
camminano. Cavata quella materia glandulofa , vi refta 1'
incaflro, o la nicchia Jibera , e netta , che pare anch' efla
da una membrana particolare coperta, dal fondo della quale
fcappa, e geme per lo piìi fangue vivo, lo che non così fa-
cilmente accade ne'fuoi dintorni, benché molti canali fi rom-
pano.
Corpi gìaHia. 4- ^0" erano quefti corpi glandulofi di tutte , e quattro
/#/, lemtdif. le femmine d'uno flelfo fleflìflimo colore roOìgno; ma altri
ferinti . più carichi, altri meno, altri maggiori , altri minori , el-
fendo i maggiori , come un grano d'uva ordinaria . Pefati
feparatamente arrivarono alcuni a grana otto , e mezzo , al-
tri a fette, altri a cinque, altri a quattro, ed alcuni , che
internamente trovai arrivarono appena a un grano. Sono per
lo più di ritondaftra figura; ma perequando molti di quelli
corpi fono contigui, e quaiiammoncicellati, ricevono diver-
fa figura, cosi dall' angullia del fito neceffitati , rcftrignen-
dofi, efpianandofi, e varie figure facendo ; ma luora dall'
€(ìerna fuperficie fpuntando , tutti generalmente tondeg-
giano.
5. Aperti per lo lungo, o per lo traverfo tutti quefti cor-
-Drfcri-^ioin ài pi, giunti a Una certa grandezza , fi vede in cadauno un.i
forfigiandulc. cavità, formata, come a triangolo , ora più vicina alla parte
'• fuperiore, ora più vicina alla parte inferiore, ora più gran-
de, ora più piccola, conforme erano più grandi, e più ma-
turi. E' fempre piena dilimpidiffima linfa, che cotta al fuo-
co fi quaglia, e bianca diviene, come appunto quella delle
vcfciche. Le cavità più grandi erano di lunghezza due linee,
fino a tutti gli angoli mifurate, le minori mezza linea. Spe-
rava di ritrovare, nelle maggiori almeno, l'uovo; ma an-
dò delufa la mia fperanza .
6. Infra i corpi glandulofi fi veggono le vcfciche linfati-
r>!f<rixione che, più, e meno di numero, conforme più, emeno quelli
^ìi!f 'Z'"^*^ ^on groffi , calando qucfte, quando ingroflhno quelli : l'umor
'"*"" '' delle quali al fuoco, come la chiara dell'uovo , veramente
s'indura, ch'cquel fenomeno, che ha finora ingannato tan-
ti uomini di prima fedia , fupponendole uova . Alcune era-
no grofie quafi, come un grano di veccia, alcune, come un
grano di miglio . Nelle ovaje crude ne contai ora venti , ora
trenta, ora trenta , e cinque; ma nelle cotte apparivano in
tutte di numero aflai maggiore , pciocchc molte , eh' erano
imi-
Parte II. Càp» HI, ' 117:
invifibili, 0 che fuggivano l'acutezza dell'occhio per lalo-
ro piccolezza, e diafaneità, rappigliatofi l'umor bianco ap-
parivano , e molte fino fopra gli ftefiì corpi glandulofi , e
nella parte deretana dell'ovaia un buon numero Tene vedeva •
Oltre quefìe nelle ovaje delia quarta Scrofa , che avea nell' PumihUmb!,
utero i feti più groffi , fcoperfi molti pioni bianchi maggiori, e "'"■' '' ^^J'^'-
minori, ora fulle glandule, ora fra quelle, chediiigentemen- '^*""-
te guardati non erano, che piccoli globetti, o vefcichecte di
una materia dcnfa , e come tartarizata ripiene. Tutte le ve-
fcichc linfatiche /cno co// tenacemente con fibre, vafi, e membra- conntfììoru
nette appiccate , eh' egli è impofftbile cavarle nette fenxa lacerare , firma delli
0 le une , o le altre , lo che deve attentamente confiderarfi , ve/d(h (on f
per quello poi, che faremo per dire dell' ufo loro. Non tut- ^^V"-
te fono nella fuperficie ; ma moke dentro la foftanza dell'
ovaia fcpolte, tre delle quali offervai, ch'erano alcune pie-
ne d'un fiero tinto di roffo-
7. Cavai tutti i corpi glandulofi da un'Ovaja fola della
feconda, che avea alcuna volta partorito ; ma che gravida CorpigUndt*-
non era, i quali furono fra grandi, e piccoli dieci, e otto. ^^fàfa'òrUc
Pefavano tutti infieme una dramma , e due fcrupoli . Pefato „'/ Zn"irà
uno de' più grandi da fé, pefava grana otto, un 'altro fette, gr,ii./,/d.
ei altri meno. Cotto uno de' più grandi , calò incredibilmente
di pcfo, effendi re flato di fole grana due . Polla fulla bilancia
tutta l'ovaja, da tutti i legamenti , e corpi glandulofi libe-
rata, non pefava, che uno fcrupulo , e mezzo, avvertendo
però , che nel feparare i detti corpi glandulofi molte vefcichet- ,
te s ciwno vattc Notzi pure, come a proporx,!one della loro »20- •/ j
le, t corpi glandulofi fono molto leggieri, mentre tutti infieme /^/y^^^^"^^"
ammalati fuperavano di grandezza quattro buone volte il re- /i. '
Uante dell' O^'aja, che confifteva però folamente allora in flo-
fcie, e foffici membrane, in vafi voti, e vcfcichette, molte
delle quali pure erano infrante.
8. Cavai dall' Ovajadeftra della terza Scrofa, gravida coi f'^f' s'""'/'»-
feti piccoli, tredici corpi glandulofi, molto tondi, ealquan- j^^^^-f""'|*
to più groffi di quelli della fuddetca, che ormai s' erano chiù fi, tragr.v,.il'
fenxa , che una minima cicatrice appanffe , e pefavano quattro
fcrupoli , e mezzo , e l'ovaja fcrupoli due , e grana otto.
Cotta fcnza i fuddetti corpi , tutta fi raggricchiò , e re.
nnnfe.
9. Cotta r Ovaia finiftra tutta intera della Scrofa non gra- f£;"7oV<.%
vida feconda, che avea l'utero bipartito alTaigrande, come ^f/z^ scrofa
due intcnini, affatto voto, apparvero le vcfcichette inmag- non gravida.
gior
1 1 8 Delle Voa^A delle Femmine Fi^-ifare .
gior numero di quello, che prima appariva , per la candi-
dezza dell'indurata linJfa, avendone contate in unfologrop-
po verfo la bafc della medefima nove , e tre fopra un corpo
glandulofo. Tagliati i detti corpi glandulofi, n.oflrò cadatmo
U fua cavità triangolare y dentro la quale era molta linfa bian-
chiffima quagliata, due delle quali cavita erano molto am-
tìtn trtvo mai P^^ , e alla fupertìcie vicine, non però ancor aperta. Cercn
l Mv» , fra quella linfa quagliata l' ucv3 ; ma mi feppi mai ritrova]- e .
Oflervai , che la cavita triangolare, quanto più verfo la fom-
niità s'accoftava , tanto più uno de' cavi fuoi angoli , alla
maniera d'una fìftola , s'addirizzava verfo i'cllcmo , e all'
invcftiente fua tunica s'approffimava.
ova/tJeihi \o. Fccì cuoccrc amendue le Ova^ dell'ultima Scrofa gra-
Sfrifa gravi- vida, chc avca i feti più grandi, di numero dieci , e otto ,
''"' lunghi un piede, e due once, pingui molto, e ben nutriti,
e fi reflrinfe aliai in fé fteiTa . Due maniere di corpi glandulofi
s' offervavano y cioè quelli ^ eh' eram sfruttati , o che aveano già
Tìuimamert ^^^'^ /««''^ il loro UOVO, ed altri minori non ifruttati. Ven'era-
/?» ffirpi glan. 00 otto in Una Ovaja , e dieci nell' altra de' primi , corrif-
Mofi, - . pondenii appunto a' fuoi feti, e fette in una, e cinque nell*
.t.'»ii.-..- altra de' fecondi. Tutti quanti erano chiufi , effsndo di nuovo
rammargìnati que' , che aveano gittata l'uovo, fenza un immagi-
riabile cicatrice rcflata , e fi diftinguevano dagli altri, si per-
Lfifli^TcUa. ^^^ erano più rubicondi, si perchè erano tutti compreilì , e
ttice^"""" affollati alquanto nella lor fuperiìcie, e non così ben tondi ,
come gli altri minori accennati .
otrpitianiulo "* Trovo pure notato ne' miei Libri di Ricordi, oRepcr-
fi M' ultima ^or'ì , come i corpi glandulofi dell'ultima gravida erano più
gréivida quali . roflì de' corpi glandulofi delle altre tre menzionate , e come
alcuni tagliati anco nell'interno apparirono rofieggianti , ed
altri più pallidi, é finalmente , cotne ne' maggiori jì ritrovava
ancora impaludata porzione di bianca linfa , alquanto der.fetta ,
^f^anduioT' ^"^"^""^"'^ aveffeiv dato fnora l'uovo. Sono tutti i corpi glnn-
piganuoft. jyjQ^j jg]|g <j(.j.Qfg generalmente rofli , tiranti alquanto al
gialliccio, e folo divengono affitto gialli, quando invecchia-
no, e per cosi dire inranc idi f cono , e bianchi, quando fifan-
no ilare nell'acqua pura. Cotti tutti moltorirapicciolifcono,
e indurano, e ne' niaiufcoli quella cavità tìiangoUìt fr*prc fi tro-
va , come una l-trga sfenditura grondante linfa .
UjfiJf. '^' Trovai un'Idatidc grofìa, come una nocciuola , appe-
fa all'ornamento fogliaceo di una dcftra tromba, nella quale
cotta il liquore non li rappigliò, come fuiora tutti hanno cf-
fcrvaco. i?- Adi
Vaile U.Cap. III. 119
i^. Adi 7. di Gennajo mi furono portate le Ovaje con 1' ovaffdiuss
utero bipartito, e vagina di una Scrofa, che avea partorito *"■'■*"' ^^'o-
piìi volte; ma che allora non era pregna. Contai otto corpi •
tondi glandulofi nella deftra Ovaja , e fette nella fìniftra ,
tutti, come mezze palle eminenti fopra il piano della fuper-
ficie delle medefimc; fra le quali molte vefcichettc maggiori,
e H>inori piene di linfa fi diflinguevano. Cotto tutto infieme,
fi reftrinfe molto , e tutta la linfa , come chiara d'uovo fi
rappigliò, avendone mtate alcune , eh' erano qiiafi per metà den-
tro la parte efleriore de corpi glandulofi incaftrate . Quelli erano
molto ritondi, tiranti al ro/fo , per la copia de' canali fan-
guigni , che fuora, e dentro ferpeggiavano , come altre fiate
notai , nella prima tonica de' quali fi vedevano con evidenza i fa- Triangolar cs.
fcetti delle carnofe fibre. Divennero cotti molto fedi , e più pie- vimetta.
coli, e tagliati mofìrarono tutti la fua triangolar cuvernetta, in
cui flava rinchiufa linfa quagliata, e candida, femachemai
uov!> alcuno dijìinguere vi poteffì.
14. In una Scrofa gravida contai fette feti nel deftro , e . ^^"i't'ftti
otto nel finiftro utero, che erano groflì , come un Topoca- " "fj], '"'^*
falingo di que' maggiori , che noi Lombardi chiamiamo Po»-
tiche. Nell'Ovaia fmiftra fi vedevano eternamente quattor-
dici corpi glandulofi, e tre ne aveva dentro, che fcoperfi do-
po tagliata , e nella dcHra fcnc vedevano dodici , e dentro cerpi gUndu.
aperta ne avea altri due . Dal che rcftai allora ferapre più \ofi inrr.agptr
chiarito , vergendo qu.ifi perpettumrutc in maggior numero , cf- '"""'"' "' /'-
fai confiderabde , i corpi "Jandulofi de' feti : dal che chiaramen- ''
te m'avvidi, quanto di gran lunga andò errato il Graaf co'
fuoi feguaci , che giudicò apparire quel corpo folamente ,
quando reflava fecondato l'uovo.
ij. Adi zx. Gennaio contai fcdici feti nell' R^ero bicorne d' sediti fitUm
una Scrofa, cioè dieci nella finiflra parte, e fei nella dcflra, uri" altra sero.
tutti di mezzana gra.ndczza , fra quali ve n erano d. ili' una , e f" l'"'^'^/' ■
dall' altra parte mafchi , e femmine , come in tutte le altre ho of- J^'-"!'."'?' ' '
r. , r ■ /- I • X I 1 1 /- fa chi da in.
nervato. Sette erano le femmine, 0 nove 1 mafchi. Nella li- uàmht U par.
niftra Ovaja contai auattordici corpiglandulofi , ritondaflri, ti .
e groflì, come piccole ciriegie , ornaci al di fuora da vene ,
e arterie ferpenciformi , e alquanto compreffi . Fra quefli fi ■Dcjerixicnt
contavano venti, e due vefcichette, fra piccole , e grandi , dille fueota-
ed oltre qucfle fi fcorgcvano dxiotto maffette bianche, come ;».
ghiandolihc oflrutte , e dure, la maggior parte delle quali era
vcrfo il legamento maggior dell' Ovaja . Nejraezzo dell' Ova-
fx nella fua fuperhcie fi fcopri va, cotn; un^ corda, 0 fmicclls
no Delle Vo^a delle Femmine f^i'-^ifare .
raembramfa , che tiene unita la deflra parte con la fsnijlra , e eh'
era nel tncTiZO fiaccata dalla membrana e/lerior deh' Ovaja , dima-
nierachc fi cacciava da una parte all'altra facilmente una
Vtfcìebfiff ,* tenta , come ho altre volte offervato . Simile era la delira
punti hai is . Qy^ja , fé non che i corpi glandulofi non erano, che dodi-
ci , e internamente ve n' erano tre molto piccoli . Venti cra-
earpi glandu. no le vefcichette, ed era pure , come punteggiata da fcdici
ujìfenxactct- njjflgttg bianche. Ciò, che notai anco in tutti quefti corpi
rwiffl </»/<T»v;». gi^"'i"l0" > ^on fi vedeva il foro , per cm erano [cappate le uova,
itt, ma tutte oramai erano cicatrizzate , e nella fommitik alquanto de-
preffe. Tagliato un globo , o corpo glandulofo de' più emi-
nenti della fìniftra Ova;a, lo vidi internamente del color di
una carne giailaftra , piena di minutiflìmi vafi fanguigni ,
nella cui più alta parte flava una piccola incavatura nella
forma folica triangolare, tutta circondata da vafi fanguigni,
come da tanti raggi , che andaflero dalla circonferenza al
centro . La foflanza , che le pareti interne della cavità in-
crollava , eia di un colore d' un fozzo pallido , o di lorda cenere,
e affai più tenera dell' altra foflanza , e da un canto fi fcopriva un
poco di materia bianca , come linfa rapprcfa , e condenfata . Ca-
vati fuora alcuni di quefti corpi erano di figura fimiliffimi a
un' uovo di gallina , cioè nella parte fuperiore d' un tondo
più ottufo , e nell'inferiore più acuto . Troncato un'altro
corpo glandulofo, al defcritto contiguo, molto cfternamen-
te di vafi fanguigni arricchito , vidi verfo Ja parte fuperio-
re la tante volte menzionata triangolar cavita con un poco
di materia bianca. In quefti una cofa diftinfi , che non di-
Cefapartìca. ^j^jj] ^egli altri, cioè dalla parte fintflra un tubo , o cannello ,
are ojjttvata . ^gguifa di fiflola , che s' internava nel corpo glandulofo , e fi pie-
catùà trian. S^'^'^ lateralmente verfo il foìido , nel fine del quale erano tré
gfiar,. canaletti fanguigni molto cofpicui. Tutta la cavita triango-
lare defcritta, era pur, come l'altra , da parecchi vaft cir-
condata, tendenti dalla circonferenza al centro, fra quali
uno, a proporzione adai grande fpicca va verfo il centro del-
la mcdelima. Divifi per lo lungo ì\ terzo corpo glandulofo,
ch'era nel /ito più baffo degli altri. Ufcì linfa, era più pal-
lido, la fua cavcrnetta più piccola, e fcnza materia bianca .
Segai il quarto de' più alti per lo traverfo verfo lafommità.
Appari '1 cavo in triangolo con poca materia bianca nel mez-
zo, e co'foliti vafctti fanguigni , che verfo la medefima fi
piegavano, veggcndofi anco due gran punti roffi , per due
vafi grandetti, e perpendicolari troncati. Così lutti gii altri
corpi
Parte II.CAp. 111. 12.1
corpi glandulofi di querte porcine cvajc tagliate moftrarono
poco più, poco meno iafovradefcritta ihutcuia.
i<5. Mi fu porcata una porchetta morta di pochi mefi ,
nella quale le Ovaie erano beiliirime, e propor^ionatamcn- ova)a di una
te grolle, tutte feminate deile foiitc vcfcichetcc aliai turgide, °'l, '""g
fra le quali nella dejìra mcotniuciavam a fpnutare quattro corpi
glandulofi , e fette nella fmi/ìr.i. Divife in più parti , fi vedevano
altri corpetti glandulofi in qua, e in là germoglianti, e fra una ve-
fcica , e l'altra nafccnti .
17. Un'utero di Vacca co'fuoi tefticoli , o Ovaje mi fu q^^:, j; ^„^
portato li 3. di Aprile, la cui deftra era grofla poco mcn y^f^a/chr*
d'una Noce, ma la liniera molto minore, e di apparenza di- dtf(riiiont .
vcrfa , imperocché da quella fpnntav-^ una papilla della grof-
fexx.a , qua fi di un ecce, che ro(]iggiava da un canto, e gialleg-
giava dall'altro , il qual giallo per la lunghezza di due linee
V allargava circolarmente anche fopra lovaja. foche vefci-
cbctte fi divifavano, cioè tre fole , una affai grande, ma viz-
za, e qua fi vota poco lungi dalla parte delira della papilla,
e dalla lìniflra altre due molto minori, piene di jimpidiflì-
mo fugo. La tunica deirova;a era nrJzo gi\)lfa , di carnofe
fibre dotata, con parecchi vafi far.guigni per tutta quanta
la medefima ferpeggianti . Voltai fubito l'occhio, eia ma-
no alla papilla, che mi parve poco' mcn, che matura , e
tagliata per lo mezzo dalia cima lino al fondo inlieme cou
tutto il tcfticolo, fchizzò fiiora molto limpidi/limo fiero ,
ch'era in una cavcrnetta , fatta anch' efia a triangolo, inca- ^,;j;p/J/l',*
vata nella medefima . Sboccava dalla detta cavernetta una (o,po gìanJu.
flraducola , a canale , che s'allungava internamente fino alla fom- hfi .
mità della papilla , p egand'ft però in quefla alqii.7t.to dal centro
dilla medefima . La fuddetta cavernetta triangolare non era
nel mezzo mezzo della rtella materia, ma alquanto più ver-
fo la parte fuperiorc, ed era corredata da una membrana
biancafira , e quafi trafparente , come una vefcica di una
particolare firuttura, la quale fi allungava anche ad invefii-
^re la menzionata flraducola, ch'era alla foggia di u;iafifto-
-la , dirò cosi, comò callofa . Alcune fila , ch'erano proba-
.bilmente canali ufcivano de' dintorni della triangolare, e ve-
fcicolar cavernetta, che infcrendofi nella macciia gialla tanto
.afibttigliavano, che fi perdcvanodi vifla. La follanza di que-
lla materia era appunto, quale la defcrive ilSig. Malpighi, sojlan^a id
delia grandezza di una Ciriegia, di un color giallo carico, f»'/" gUndu.
tirante al tondo, ed cccupante la maggior parte dell' ovaja. "'*•
I ri Delle Voa>a delle 'Femmine Fì'^ipare .
Efa in fatti, come una gianduia, d'ogni forca di vafi , edi
fibre gucrnita, formata da varie altre minori glandule , ola-
bcrinti di vafi, tutti dcrtinati a fcrvire a qualche grande la-
voro, che nell'acccnnata cavcrnetta dcbbe a! finemanifeftar-
fi, e hi fogna confeffave , che quefìocgli è uno de più ammirandi , e
. de' più intrigati, e de' p.à [curi ordigni della, l^atura . Guardai
r<;rT»"«""" ^°" attenzione, fé nella cavernctta, o nel canale, che an-
dava verfo la papilla, o in alcun' altra parte poteva fcorgere
l'uovo, ma non mi fumai pùjjìbile il rinvenirlo . Pefava tutto il
corpo giallo ( fcnza la linfa , che (prizzò , e gemmò nel
tagliarlo ) una dramma, e due fcropoli, e tutto il recan-
te dell'Ovaia una dramma, e tre grana. Queftorertante tut-
to bianco appariva, eccettuati i vafi del fangue, che l'an-
naffiavano, comporlo di fibre, membrane, nervi, e di po-
chiffime vefciche linfatiche, cioè delle tre defcritte eflerne,
ed altrettante interne, fupponcndo però d'averne rotte alcu-
ne nel tagliarlo, e maneggiarlo.
Altra ovaja i8. L'altra Ovaja era a maraviglia differentiflìma , aflai
dtlla Vacca più piccola , fenx,a la grujfa materia gialla , e fenzj papilla ma
digerente, t j~fff,i,j^[^ ji „«^ ^opia mr.ggior di vcfciche . Due grandi , come
iChi^^"'' Pifelli, tonde, piene, zeppe di limpidiffima luua fubito ap-
parivano, ed altre quattro minori, cioè due, come grana
di miglio, e due, come femi di Panico . Troncata in piìi
parti ne fcoperfi internamente altre quattro di grandezza di-
verga, e tutte irrorate da' fuoi canali fanguigni, e da mol-
te fibre, e membrane ftrettamente legate, e fra loro connef-
fe . 'Hpn mancava però né meno in qncfìa qualche principio di ma-
teria gialla , imperciocché verfo la fuperficie fi fcorgevano
molti filamenti, agguifa di pampani intrecciati, ed appog-
giati fovra una vefcica linfatica; anzi verfo la parte, dove
fi appicca l'ovaia, v'erano altri princip] di color dorè carico .
Pefava tutta infieme quefìa Ovaja una dramma, e due fcro-
poli , e mezzo .
19. Adì 8. Aprile mi furono portate altre due Ovaje di
Ahreovajeii Vacca, dal loro naturai fito pendenti, una delle quali era
dfUrhtont"' S'"o'f3 , quauto Una noce, -l'altra molto più piccola, fchiac-
ciata^alquanto, di color pallido, e di lucide vefcicolette gre-
mita. La prima era di figura fimiJc a una mammella coJc-
pezzolo, fporto in fuora , nel cui mezzo iì vedeva effern. -
. mente una piccola folletta , dalla quale, col polpaflrello delle
fcrpo^tT^ÙH- '^'^'^ ^''^^^'^ ' ^ fP''^'""^'' ' S""^"^-^ P"'' 'tn' invi fèlle forellino una
duhfo giallo,, fottilijfma linfa. Gialleggiava quafi tutta l' ovaja , veggendofi
tua difcriiiont Og'
Panel/. Cap.I/l. 115
ne'fuoi dintorni trapelare fino alla fua m^tà il giallo del re-
ftame della focco celata glandulofa foflanza, ne' lembi della
quale erano fovrappofte alcune piccole vefcicchsccc . Feci (lare
araendune per due giorni continui nell'acqua comune immer-
fe , dipoi così intere intere le feci cuocere nella medclìma . Prc- cettnra dell'
fa per mano la maggiore, la trovai fccmata inoko di mole, «'»'» , ' d^ip
eia folìetta , ch'era nella papilla fempreppiìi apparì nel mez- ^'J'^^^l"^'/^
2.0 mezzofcavata; e più carica d'un roffo fcuro , e ne'din- '„,_ '''"'^"""
torni d'un rolfo pallido, e con un certo giallo fmorto co-
lorata. Apparirono le vefcichette con la loro albiccia qua-
gliata linfa fempreppiù nel lembo della medefima , otto del-
le quali della grandezza di un grano di miglio erano dif-
giuntc, e fei validamente unite, e ammonticellate. Compar-
vero per la loro bianchezza altre pure non olTervate verfo
il fondo dell'Ovaia , ch'erano tutte poco più , poco "^^^^ ^.li'o'^^""
della dcfcritta grandezza. Aperta per lo lungo l'Ovaja pervia *' ""•'''■
di lacerazione, fatta con le dita ( per ifcoprir bene gli an-,
damcnti delle libre, fenza troncarle col coltello, e per non
tagliar l'uovo, o guadarlo, fc mai per mia buona fori.a ci
folfe flato ) vidi la materia gialla, come appunto il rolToj
o tuorlo d'un uovo , quando egli è cotto, cioè del colore
Aedo fteffinìmo, quafi della fua confidenza , e ritondo , ec-
cettuata la papilla , o capezzolo , che ancora alcun pocO'
all' infuora fpontava . J^eì mexx'> v'erano i vilicbi , o le fcif-
fure della [olita triangolar cavità , circondata da un corpo pallida
e fibrofo , che con le fue radici , o canali per tutte le parti della
materia gialla fi diramava , i quali lateralmente verfo l' eflcrno .
piegavaiiji. Anche in qucfla chiaramente fi divifava una ^^^- favtr}ola"pa.
ducola tortuofa , che fino al mezzo della papilla tendeva ,puia.
in cui linfa alcuna quagliata non ritrovai , perocché forfè
da me prima con le dita, come ho detto, fprcmuta. Mi par-
ve pure, che le radici , o flric, o canali di quel corpo tri-
angolare pallido, eftendendofi fino alla circonferenza della -^
materia gialla , avcflero qualche comunicazione con le ve-
fcichette piene di linfa , che ho già accennate . Vedeva con ■ • //
diletto la materia gialla , di moltiijimi lobetti coj/ipofta, confor- ^^"^'J^^^'^^^f
me ha notato il Malpighi, che cotti facilmente fi divideva- eompo/ìa.
no, veggendofi fcrpeggiare fra l'uno, e l'altro le fuddette
pallidettc ftrie, o radici del corpo pallido fino àllefierna lo-
ro circonferenza. Per quanto poi aggrott»ffi le ciglia, e at-
tentamente guardaffi , non potei mai Jcorgere uovo alcuno , né ^'""' """C-
dentro un piccolo cavo* ch'c nella fonamirà della papilla ,/"*"'"•
Q_ i né
1 1 4 Delle Uo^A delle Femmine f^fuipare .
-V. ni- n.-H.i defcricca ftraducola ad e(To indente, né n;l centro
della triangolar cavernetta, o della maceria gialla, nò più
profondaniente, nò in alcun'altro immaginabile fico. Era at-
torniaca qaefta materia gialla da una denfa membrana ( oltre
la comun, dell' Ovaja ) di molte fibre carnofc guernita, infi-
nuancefi dentro la detta maceria , laonde neli' alzirla , e
fepararla era nxeriìta Jo (frapparle. L'uni, e l'ahra mem-
brana, quando arriva fupni il rifalco, o tubercolo, che.ab--
_^/,„ ^^^f^j. biamo chiamato papilla , o capezzolo mirabilmente aflotti-
lioni curioft . glia, e fi fa diafana, e vidi con mio ftupore alcune malTet-
te di color croceo, o d'arancio in certi piccoli vafi fuora
della flcfla membrana, che forfè nel cuoccrfi, e nel reftri-
gnerfi tutta la mafia erano fchizzace fuor fuora , ovvero
ciualche germoglio delia nota materia gialla, che in quelle
* i.m'ic vicinanze incomincinde a farfi vedere. Il redo dell' Ovaja
verfo la bafe era di tibre denlìfilme telfuto , tirante al color
della carne , con fifoncini , e tubuktci, e cavcrnetce vote,
e con molte vefcichette ne'luoi dintorni di rappigliata alba
maceria piene, delle quali pur? n' e ano moke alla bafe, o
nell'ultime fimbrie della maceria gialla.
j.wf"^"'"' '^^' I^'^'^'^ P^'' ^° lungo in molte parti l'altra non kzon-
ja fen'-'aloìnà.'^-^^'-^ Ovaja , o chc almeno non aveva la materia preparata,
nriagial/a (/i" pc fccondarfi , la ritrovai tutta nel cuocerfirilìrctta , erag-
tonfidfrabile gricchiata , piena di vefciche , turgide della loro candida
"""''. denfata linfa, e con le folite fibre c.irnofc, e nervofe, eco'
vafi d'ogni maniera guernita. In due luoghi ft fece vedere la
materia gialla molto cofpictta , cioè d'una tintura d' araìicio vivif-
fima, e brillante colorata. QLiella dalla parte delira firaunciua-
va nella forma d'una falcata Luna , fcrpeggiantc di fibra in fi-
bra, molto vicina, anzi corabaciante una grofla linfatica
vefcica , ma quella della parte finiftra era di figura piutto-
Ahramate'U ^^ ritondailra, e anch' efia infra le fibre nafcente, e infra le
gialla nafi^ie . vcfciche . In altri tre luoghi fi fcorgevano delle flimate, o
vedigia della fleffa materia, ma più pallida, e fmorta, che
anch'cUafra fibra, e fibra, e proffima alle vefciche , a mò
d'un fungo inarcato fpuncava. Due minutiffimi cannellini ,
quafi comporti di anelli voti, elaftici , al taglio refiflenti ,
che parevano due fiftole per l'aria, in quefta Ovaja oflcr-
CanKfUini Vai, nu pcr ora non m'arrificodi dire qual cofa fodero, o
""^j- a qual fine desinati , potendo facilmente feguirc equivoca-
mcntoco'vali artcriofi. Tutto il rerto dell' Ovaja era mira-
bilmente tefiuco con un' incredibile quantità di vafelctti , fi-
bre ,
nuoti 0
Parte 11. Cap. 111. 115
bre, e membrane, che un qualche gran fine in cosìporten-
tofo lavoro chiaramente dimoftrano, come nelle rifieffioni ,
che dopo avere apportato tutte le offervazioni da me , e da
altri fatte, mi prenderò l'onore d'efporre .-Ma venghiamo
alle Ovaie delle,' Pecore , le offervazioni delle quali reftri- • .VmWkj t^vo
gnerò, per non eflere troppo lungo, e rincrefcevole . 1' \ .'
II. Nel di z6. Ottobre apcrfi una Pecora, gravida di un j^i;"olYie"'
mefe in circa , il cui feto era nell' utero finiftro, come appuri- tifili Pecott .
to ììcW (r^a];i finiflra era il corpo gì mdulofo ormai cicatrizz,ato , e Corpo glanda.
che andava rimpicciolendo. Qiiefto era chinato verfo la par- '"•''•
t: inferiore, guardante ancora la bjcca della tromba. V'e-
rano pochiffimc vefciche, ed un'Idatide, che tutto infieme
pcfava gr. xxvi. Il corpo glandulofo feparato pefava gr. xii.
ed il rcfto con tutte le membrane, vafi , vefciche, e idati-
de gr. xiiii. L' altra Ovaja, ch'era fenza il corpo glandulo-
fo, e anch' efl'a con un' Idatide era di p;(b gr. xx.
21. Uccila un'altra pecora, gravida di mezzo mefe in cir- ovaja^ìrorp,,
ca, aveva anch'e.fa nella finiftra ovaja il fuddetto corpo glan- g'anduhfo a
dulofo, ma affai del menzionato più groffo , e piìi tondo , ""' «l'i-a ^ecp.
per elTerv.- il feto molto minore, ch'era anch' elfo nell'utero '""'
finiftro collocato. Pefava tutta quella pvaja infieme gr. xxi.
ed il corpo glandulofo feparato gr. xii. Il colore di quefto
era roffìgno, e la confi/lenza mediocre. 11 foro della papil- t^e» apparita
la flava ormai chiufo, fcuza , che alcuna minima cicatrice fi dcatrice .
divifaffc , quantunque il fito della medelima più roffeggian-
tc appariffc. Stretta quella parte, e fpremuta s' aprì di nuo-
vo il buco in quel fito fleffo, dove egli era ; come ancora
debolmente rammarginato , e fchiz/.ò fuora poca linfa tin-
ta di fanguc. Cavai que^o corpo facilmente dal rello dell'
Ovaja, quafi, come un frutto dalia Aia buccia , redandovi ^ ....
' ' ^ ,, , r ' ., Cavita del c}r.
una grotticclla, 0 caviti, grande q'.iafi , coni: tutto il re- f, gUnduìofo .
ftante dell' ovaja, la qual grotticella era tutta d" una mem-
brana, crefpa molto, intonicata , ed irrigata da molti vafi
fanguiferi, che nel levare il rinchiufo corpo recarono li-
cerati .
z_j. Pcfata un'altra Ovaja con la materia glandulofa, da Altra ovai»
una pecora cavata, che avea nell'utero bicorne un feto di diPaoragra-
giorni zo. in circa, era di grana xxviii. L'altra Ovaia fenza »'<''»•
la detta materia gr. xi. Una vefcichctta linfatica delle mag-
giori pefava un folo mezzo grano.
24. Le Ovaie di una pecora gravida di due feti, nell'utero . .^j
loro bipartito trovati, contenevano due corpi lutei, 0 gialli . n^ ,iùt%ì.
\l6 Delle Vo'i^a delle Femmine rit'ipare .
Poche vesciche fi Tcorgevano, e quarte ancora grinzofc , e
quafi affatto vizze. Iteti erano di pochi giprni , i corpi gial-
li affai grandi, e il fjro ancora -aperto nclLi fwuuuà della par
pilla, che incominciava però a reflr.gr.erfi , ed a zelar fi.
Corpo glaaJa. ij' I^cU' Ovaja finiftra d'un' AgncUa di due meli , incomùh
ìo(o in un' A- dava a [puntare il corpo gUitdulofo , k vcfcichcttc erano inol-
gntlla. to piene, e tutta intera pefava gr. xi., e purG qu:fta non
avea certamente ancora conprciuti gli anjprj del raafchio.
o»<^«;i/» una z6. L' Ovaia delira di una Pecora, che avea nell'utero il
Pecora col fi. fgto imputridito, c fetente, pefata conia n^ateria glandulq-
'"'lifl'/r^r""' ^^ "°" '^^^' "-^^ S""- vili- > e l'altra , che gr. iv. Era quella-,
quaifo/jsr», jjj^jgj.j^ jji^j^ d'uno fmorto giailiccio , e molto friabile , e-
nelìa fua fommità una piccola , e fmunta papilla con la fua,
folletta nel mezzo alcun poco inalzavafi . Tutta la PccOt
ra era di una fparuta magrezza , e renduta; rabida da quel
rinchiufo cadav^ro.
2,7. Nel di 23. Ottobre notomizai una Pecora Idropica ,
ovaje. d" una che era fiata prefa per gravida . Le fue Ovajc erano molto
pecora ■^'''•'/'- rniferabili , e riftrette con alcune poche vefcichette linfati-
'"' che . Nel troncarle per lo travcrfo , recifi tanto nell'una,
quanto nell'altra alcuni vafi, che refìarono con la bocca aperta
come fé foffcro [lati fifunc ini delle trachee, dentro i quali facil-
mente introduflì una fetola di porco, fimili a quelli che tro-
vai neir Ovaja d'una Vacca notati qui fopra nel num. zo.
ma non feppi né meno quella volta aflicurarmi , fc foffera
arterie, od altra forta di vafi . V'era un folo corpo glan-
dylofo, quafi ormai fraarrito» pieno d'una giallaflra, e cor-
rotta materia , e due vefcichette erano pur piene di linfa
condenfata, e berettina> che fpirava un non fo che d'acido,
e fetente.
28. Ho finalmente offervato, che fé le Pecore hanno un fe-
duf^^LVde'ì ^° f°^° neW Utero, hanno un folo corpo glandidofo nelle Ovaje, fé
numero dt'feti. «/«^ > «^ hanno due , e queflo corpo glandulofo f orma , ed empie fcnt'
pre 1.1 maggior parte delle medcfme , finché fi dilegui y e ne torni
a germogliare un' altro per la nuova fecondazione .
CA-
;'-■•- PamìJ.Cap.lE 117
CAPITOLO IV.
^Itre Offervazionì dell' autore intorno le Ova]e delle Cavalle ,
delle ^fine , delle Cagne , e delle Fulpi .
MI fu portnto adì re;, di Gennaio un' utero con le Ova-
ie , e trombe d' una Puledra , di tre anni in circa ,
che non avea ancor partorito, uccifa , per eflereda una ca-
duta nella delira gamba reftata affatto ftorpia . Corfi fubito .^ ^^^^
con l'occhio curiofo alle Ovaje, e le trovai molto da quel-^^^,^,/^ ^,,,'
le delle altre femmine differenti, imperciocché parevano due rfa;/,rt/,r*^i/-
■Reni, ma alquanto più corti , e più polputi , nella loro fu- /"-f"» , « 'o-
perficie quafi affatto lifcj, e puliti , cioè fenza quelle nrane*"" ^tf(f''V"" ■
iubcrofìca, rifalci, o quafi verruche, che nelle fcrofe , nelle
Vacche , e nelle Pecore abbiamo defcritto ; perciò mi venne Tav. z.
voglia di farne far la figura, che vedrà nella Tavola i. Fig. ^'^•'- *•
I. e X. Erano amendune d'un color pallido di carne , arma-
te d'una fortiffima , e mufculofa membrana, le cui fibre
carnofe alcnm:nce dentro la foflanza loro s' inferivano, ne
eternamente fegnale alcuno della folita materia gialla , o
del corpo glandulofo nelle altre accennaito , vedevafi . Nel-
la fuperfìcie folamcnte delta deftra alcun poco s'alzavano
da un canto due vcfcichette lunghe, di linfa diafana rigon-
fìc, cosi altamente incaflrate, e da fibre , e da vafi , e ^^ i! olail'dtlit
membrane cos'i fortemente legate, che feparare non fi ^ox.t- cavalU .
rono fenza lacerarle. Aperfi per lo lungo dalla parte dere-
tana l'Ovaja in quel luogo, che pareva appunto il concavo
d'un Rene, e per cui entravano i canali fanguigni , e da
denfe fibre , e membrane flava verfo la regione de' lombi
fìretcamente appiccata , e fchizzò nell'atto del taglio uno
fprizzo gagliardo di linfa , per aver troncata una vefcica
lunghetta, che trovai capace di un groffo pinocchfo . Altre
poche vcfcichette, ma ritondafire, e di varie grandezze ta-
gliai, le maggiori delle quali erano, come un grano dimi-
glio , altre fcapparono il taglio, ed alcune poche altre nel
recante , dipoi fcparato , fcopcrfi, tutte d' una membrana
molto forte vcftite, e da fibre nervofe e da' vafi firettamcnte
alle fue nicchie appiccate. A proporzione delle Ovaje delle
Scrofe , e delle Vacche fi vedevano pochi c-inali fanguigni ,
ma querti affai cofpicui , e in forma de' crf^nHo//o viticci, del-
le vi-
1 i 8 Delle Vo<va delle femmine n^'ìpare .
§uattTKorpi^ Je vici, 0 dcll' Ellcra fcrpcggianti , e ritornanti all' indietro,
(fmtgUnduU- ^ fra loro in varie, e ftranc maniere divaricantifi- Quattro
^' ' corpi, come glandiilofi notai , tanto da un canto , quanto
dall'altro vcrio.ia parte eflerna , fegn.iti ncIlaFig. i.6.6.6.6.
' di color biancopallido, fenza la foìita loro interna cavità, o
sfenditura quafi tutti fibrofì , e duretti, e fenza quelle mar-
che, 0 Icbi defcritti in que' delle Scrofe, e delle Vacche ,
onde non feppi determinare , fé non probabilmente , che
quelli foffero quegli ordigni, che nelle Vacche fono gial-
li, e nelle Scrofe di color di carne, ancora molto acerbi ,
jilrri gunttrc ° P^r accidente vizi.ui. Altri quattro corpetti, da quelli di-
etrpenidafad. viii , cioc tre neri, ed uno fcuro notai, come fovcnte nelle
delti divirfi . donne, e nelle gatte s'olTer va . L'ofcuro era fino vcrfo laba-
fe deU'ovaja di quattro linee di diametro, i due neri erano,
come un grano di miglio, e l'ultimo, come di panici, tut-
ti di foftanzaduretta, e quafi friabile , porti in varj luo-
ghi, come appare nella .figura. Guardati con una lente fi ve-
deva col nero rimefcolato del giallo, e fottoa due vera una
ftrifcia di colore più aperto, e più vivace. Verfo il centro
dell'Ovaia fifcorgeva pure , come una firilcia giallognola,
larga una linea, ed una, e mezzo lunga, le ertremita della
quale apparivano di colore più fatolle . Tutto il reflante dell'
n^^ . /;^_ ovaja era a maraviglia di membrane, e didenfe, e forti fi-
vano qul/af^'^^ tcfluto , moIti/Tmic delle quali fi portavano dalla circon-
U fofiéittia de' kvQnzi al centro, rafibmigliando quàfi allafoftanza de'Re-
K'"'- ni. Aperta l'altra Ovaja, d fece vedere nella ftefla maniera
fabbricata, così denfa, e refirtente, con quattro corpetti ne-
ri, due piccoli, e due grandi, biancopallidi, in fiti pocodi-
vcrfi collocati. Cotta luna, e l'altra Ovaja alquanto calò di
mole, ma non tanto, come quelle delle Scrofe, e delle Vac-
che .
ov*)t di un' i' Adì j. Aprile feci uccidere un' Afina vecchia , ed orba,
■difitio, f /of# che per lungo tempo era ftata condannata al Ttftrim . Vidi
d'firiiion,, ]e Ovaie non molto diflimili da quelle della puledra , cioè
fattcalla foggia d'un rene, ma più corpacciute , e più ton-
de , ed amcndune nella parte loro concava ftrcttamente ap-
piccate. Per quefta entravano i nervi, ed i vafi fanguigni,
da molte membrane fortificati, ed erano tutte due da una
durillìma tonaca involte, di lacerti carnofi, e di arterie, e
vene mirabilmente teflute, e rabbdcate. Era la grandezza
loro , come una groda noce , ineguale nella fuperficic , e
tutta quanta tubercoluta. Levata la tonaca, apparvero que'
tuber-
Pai te li. Cap. ÌV. 1 1. 9
tubercoli tante vefciche diafane, e di una limpida linfa, co- Vefubttrt
me per tante filiere colata, ripiene, quattro però delle qua- ''"f""'"'
li trapelavano anco al di fuora della communc lor tonaca .
Erano tonde, e grofle, come una piccola Ciriegia, chele-
vate, ne apparvero al di fotto altre otto, cinque delle qua-
li erano poco meno della grandezza medefima , ma le tre al-
<re molto minori . Si contavano tanto nelle fovrappofte ,
quanto nelle fottopofte vefciche due tonache , nella fuperior
delle quali eternamente rami di arterie, e vene luffureggia-
vano , e dopo molti giri , e piegature penetravano nella fe-
conda tonaci, dove di nuovo fi diramavano, e contorceva-
no, andando a terminare nella parte interna, e concava del-
le vefciche, la quale era molto polpofa , e come di un'altra
'villofa tonaca, dirò così , loricata . Guardau con una lente
fcoperfi una felva di ramicelli fanguigni , cftremaracntc più ^'VA''i«"i'»».
minuti, ma più copiofi di que', che per la tonaca fuperiorc
fcorrcvano, terminanti in una fottiliflìma fottigliezza, ed in
certi luoghi certi groppi, e intralciamenti formanti, aggui-
Ca di un fiocco di feu roffa . Diftefi qucfta tonaca fopra un
talco, e fperandola all' aria , tentai di fcoprirc, fé mai vi tuhUs dm.
follerò ftate glandulette , o corpi ovali, o ritondi, raaeflen- *J^'^""""' *f-
do alquanto denfetta, e quafi affatto opaca, non vidi altro, "*'
che i menzionati ingraticolamenti , e ammaffamenti di vafi,
€ di fibre retixrolari . Deterfi quella, come villosa tonaca »
la quale non appari fui coltello , che muccellaggine con va-
fetti, e ftrifce di fangue rimefcolata , tutti in uno fteflb tem-
po rafi, fcgno, che que' villi non erano probabilmente , che
cannellini, o Cfoncini , irrorati da vafi fanguigni, e pe'
quali la linfa, dentro la cavità della vcfcica grondante, co-
lava. Sperata di nuovo all'aria , così nuda , quella detcrfa
membrana, la trovai tuta fcolorata, fenza fangue, cfcnza
queir artificiofa bruttura poc'anzi accennata. Fral'una, e l"
altra vcfcica v'erano molte fibre nervofc, e canali di fangue
pieni, e parecchie membrane, <he le tenevano inficmc flrec-
tamente congiunte. Non fcppi difcerncre que* corpi glandu-
lofi biancopallidi , che vidi nella puledra , ma folamentc
verfo il mezzo della dertra Ovaja <ialla parte inferiore trovai
una materia neraftra , larga due linee, di forma triangolare, ■«*»»»*'• •"*•
« inclinante al gialliccio nelccntro di tre vefciche affai gran- ^^',^J*j*tf'Q
<ii . Poco Lungi xla qucfta fi vedeva punc una ftrifcia gialla , ^JJJ" ' ^
nrga più di due linee, e me» za linea lunga» che verfo la
lomraità dell' ovaja s'inalzava » ficcomc un'altraaflai piùpic-
R cola
1 5 G ^^^^^ l^'tfx -4 delle Femmine l^i'-uipare .
cola nell'angolo oppoftoalla medefima. Aveva intanto fatto
ovaiaeotta C"ccere l'altra ovnja, la quale poco rimpicciolì , come fece
tom, .•/>;-«r;! appunto quella della Puledra, rcflando le vefciclie tutte pie-
/<•«. ne, e in tutte quante, niuna eccettuata , quella limpidiffi-
ma linfa fi rappigliò, come un bianchifTuno , e tenenffìmo
latte. Tagliata per lo travcrfo ancor calda, e fumante, tro-
vai per neceffità quattro vefcichc , una fovrappoda all'altra,
dalle quali lentamente fluì una materia candidiflima , rimc-
fcolta con fiero, non rapprefo, agguifa di un latte m'.-2zo
quagliato. Ma lafciatala raffreddare, tagliandone altre, più
non ifcorreva, ma flava unita, e falda , come latte dolce-
mente riflretto , onde tutta fi cavava intera intera, come una
mandorla dal proprio gufcio. In quefla O^'ai^ vidi pure tre
pezzi della mentovata materia giallafira , il maggior de' quali,
•'> • che s'appiattava verfo il mezzo , era in figura , d'un rozzo tri-
angolo, l'altra poco lungi minore di forma irregolare , e la
terza fottola tonaca efleriore, lunga era, e sfumata .
4- Qiiantunque le dette O^aje avellerò moka , e molta fi-
■D'iverfitì fra miglianza nella figura con quelle della puledra, nulladime-
^l! f,'l "° ^^'^^ quella difuguaglianza, che in quelle poche vcfci-
Afinc * ' ' che, in quefie mohiffimefi fcorgevano, quelle erano biflun-
ghe , e quelle tondiflìme, quelle a proporzione piccole , e
quelle grandi, eflcndo le maggiori, come una ciriegia, co-
me ho accennato, e le minori, come una veccia, lo che do-
Crojfixxadeì- vea pur mettere in fof petto , anx.i far chiaramente cono/cere a tan-
tvifeitbt, ti valenti , e illuflri anatomici y che uova non foffero , fé avejfcrt)
Artomentt ^" ^^"^ confiderate le trombe fue , così angufle , fode , e tortiiofe-,
forte ,' tht non anz,i neW imboccatura dentro l' utero cartilaginofe , eh' era impofi-
fittto U Uoua . bile , che le ingo]affero , ò ingoiate paffaffcra , come diremo a fuo
luogo .
ofervaiioni J- Nel giomo 28. di Giugno uccifi una Cagnuola diquel-
inunacgnuo. le, che chiamano Bolognefi , di peli lunghi ornata , e col
/" ''*'"■" '"jiafo fchiacciato, in tempo appunto, ch'era in lu(luria,ma
«J/una . jj^j^ ancora accoppiata col mafchio- Tutto mj ftruggeva di
vedere un'uovo, o le uova, onde corfi fubito con l'occhio al-
le Ovaje, e le trovai al f olito coperte con la fua. membrana, in
forma di una borfa , odi un cappuccio , che non è altro , che un
'**•*■'" '"' cfpanfione della membrana, che cinge la tromba , la qual borfa
^'■sùVl-:* fempre da un canto refla aperta, ma in quel tempo ritro'
.vv? vai queir apertura molto riflretta, rubiconda ne' fuoi din-
torni, e piìj -gonfia, per le fue fibre, o lacerti carnofi, pie-
ni zeppi di fanguc vivo", e più dell'ordinario tumidetti -Quc-
fto
Parte //. Cap. jr, \ njrii
:fto cappuccio, 0 borfa l'ho trovata nelle volpi ,' nelle ì\ip-C'>PP''"i'>,tif
-p: , e in tutto il genere de' cani, ma non mai nelle don- ""'^'''•' '.'"^^«•
ne, nelle vacche , nelle porche, nelle cavalle, nelle afine, "Z^^^^^"//;
ne in canee, e tante altre femmine, che le hanao affatto nu- uvQÌpiéc
de. Nel levar quefta borfa , d trova molto difcorta, e total-
mente dal corpo dell' ovaja divifa, e in quejla cagna eya,fuo-
fa dell' ordinario , tutta internamente bagnata , e grondante un lim-
pido fiero, fino nello fiaccarla , a fluirne di molte gocce , nella ma-
niera appunto , quando fi taglia il Pericardio, e fi leva. Sco-
perta adunque, e percosidire, difcappucciata la deftraova-
ja , fi fecero fubito vedere due corpi gUndulofi, a proporzio-
ne della cagnuola, grandi, ritondaftri , col loro capezzolo c<w/>' gianJ'i.
in fuora, di color di carne, e di diametro due linee in cir- ''^ àiiu ca.
ca . Quelli conftitui vano all'occhio tutta l' Ovaja , da un can- ^'"' '
to (ol della quale fi fcopriva una vefcichetta diafana, mez-
za vota, e fchiacciata . Erano quefti due corpi glandulofi
contigui ,da va fifa ngui feri, e ferpentiformi tutti coperti, per
lo che la loro papilla , o capezzolo molto rolleggiava , ed
era di diametro tre quarti di linea con due labbra molto emi-
nenti , ed ingrofiate , Si fcorgeva nella detta p.ipdla una ez>iden~
tijfima 5 fenditura, rnexx* linea larga , dalla qnale , fenx.x fpi-e- Foro ntlUpj.
merla , gemeva tm limpidiffimo fiero , ma fpremuta , in qaan- P'^^" •
tki maggiore grondava , onde fofpectai, e forfè non lenza
ragione, che la linfa, che ritrovai dentro il cappuccio de-
fcritto, fofle della medefima . Sofi.ìj con »-'« piccolo fifoncino
dentro la sfenditura accennata , e tutto .iL corpo glanduUfo in »n pt^'J' '*"""'
batter d' occhio gonfioffi, d'indi vi cacciai dentra una fetol'a , che ' ■ -
penetrò fino al fmdo fenx<t fatica . Tagliata perpendicolarmen-
te , fcguendo il filo della fetola , grondarono alcune ftille di fan-
gue, e defiramentc aperta, trovai fubito una larga cavita ,
che con la sfeaditura comunicava, in cui era molta linfa ,
dentro la quale fperava di trovar l'uovo, .tanto difiderato :
ma per qu::ììto aguzzaci le ciglia , e al chiaro fole guardaffi , e ^''^'' ""' '^'''
riguardaffi per tutti i verfi, non mi fu mai polfibile di fcoprirlo J^P"" ■
te pareti della cavità erano graffe, e internamente fabbricate , co-
me a grate fco, da var'^ cannoncini bianchi, in varie, e bizzarre
maniere fe.peggianti , i quali formavano un lavoro d' artificio mi-
rabile , e lìdie fue ultime differenze di fiatura incomprenfibile .
6. Guardato l' altro corpo glandulofo , al fopradefcritto
contiguo, vidi la fua papilla non cotanto alta , ma però a»- giJ^^'J''T
eh' effa chiaramente bucata , d' un buco affai minore , e ritondaflro , furiato .
da cui pure fcapp.iva puriffima linfa , anche non ifpremuta . An-
R i che
131 Delle Z/o'X'a delle Femmine P^i'-vipare .
che in qucfto cacciata l'aria , tutto gonfiofli, e intrufa la
Efptr;nxa pir fetola penetrò fenza fatica fino al fin fondo. Comprcllo dc-
tmartuov» . firamente, e pian piano quefto corpo glandulofo, per veder
pure, fc mi badava l'animo, di fare fchizzar fuora l'uovo,
che già preparato, e pronto s'apponeva ( come accade alle
farfalle, alle raofche, e ùmili, che abbiano le uova mature)
ufcì prima molto limpido fiero , dipoi torbidetto , e final-
mente fcguendo a ftrignere più force col polpafirello delle
dita , ufcì fiero rimefcolato con un poco di fangue , aprcn-
Vivofiìmm» '^°'' fempreppiù , e fquarciandofi '1 foro delia papilla , mei
cfittato"^'"' "0" "'''' '^^ U forte ( con tutto che oculacLflimo , e con l'oc-
chio armato di vetro ogni più gelofa attenzione adopraflt )
di veder fortir uovo alcuao. Allora il foro turgido, e fquar-
ciato della papilla appari vieppiù rubicondo , con fibre , e
lacerti carnofi , difuguale ne' fuoi dintorni , e con vari fol-
chi , e rughe , alla fogia del foro dell' ano , tome, fé vi fof-
fe anco in quella parte una sfintere , atto a dilatarla , ed a refiri-
caintà '^'i'" gnerla. Spaccata per lo mezzo la papilla , e tutto il corpo
di^Liu"' ^'"' glandulofo fino al fondo, appari una cavità , a proporzion
molto grande, anch'efl'a in forma di grotticelia , fimilc all'
altra , e formata tutta et' menx,ionati cannellw bianchi , come dt
tanti intejiinetti t in var] , e giocondiffimi modi mirabilmente tontor-
ti • T^e meno in quefta cavità potei fcoprire novo alcuuo . Era il
reftante dell'Ovaia appena vifibile, eferviva, come di ba-
fe a' detti due corpi glandulofi, tutto però pieno d'ogni ma-
niera di vafi , e di vmcide , e fmunte membranecte .
ojftfvr^trtì 7; Mi pofi attorno alla finiftra Ovaia, fpogliata , che 1'
mIU ^ifira ebbi della fua borfa , o cappuccio , tutto anch'elio inzuppato,
ovefm. e lubrico di linfa, ma non però in tanta copia, come nell'
altro. Si hfciarono anche in quefta vedere due foli corpi glan-
dulofi , uno alquanto più groflo, più rollo dell'altro, ma non
Corpi gUada. impuntava però in alcun di loro cosi alta la mentovata papilla ,
*-/. e non mi parvero ridutti all' ultima, e perfetta maturità .
NuUaperò di menala papilla del, più gioilo era anch' ella
L!ifa jmiair. P'" g^olìa , c più rolTa , ed evidentemente aperta con nn fort
tiJaila papa, ritottdafiro , ed avente le labbra affai roffeggianti , dal quale i feìì%a
11. fìrignere il corpo , gemeva pure, benché a (lille langn.dc , e appe-
na vifibili , una ehiarijftma lihfa . Era pure il fuo foro , ma pi:t
piccolo, e fenxa alcun vcjìigia ne' fuoi dintorni diroljht anch'nelV
altra papilla , e {tentai molto a trovarlo concioffiachè '.i. 1 era nella.
* fommità f ma affai più b^^ffo, dal quale f e appava pure alcun poco-
dt fiero , 0 non ifpremutto , 0 dolcemente f premuto . Ciò che in quc^
£lo
Parte II Cap. 11^. i 5 5
ftodi particolare con mio iacreciilwJjcoiicciuo l.i prima volca
offervai, fu che gemeva il detti fiero , mnfai.xmcnte dal foro ac- ^if^D /^emfirt
cennato , ma da mtlti/Jimi yC minutiffìmt\fjrcli.ni , che' erano in tutta la da altri minu
circonferenza della papilla , la quale circonfereix.a , come un vaglio , '•J/ì'"' fotM'
0 feltro appariva . Di ciò m'avvidi, imperocché afciugandola "' •
per tutto, poco dopo per tutto bagnata la ritrovava , laon-
de, tornato ad afciugarla, e guardando con una buona len-
te, fcoperfi , non ufcir folameate dal foro di mezzo quel fie-
ro, ma da tanti altri pori, che d'ogn' intorno s" aprivano:
lo che dipoi ho con altre olFervazioni confermato. Alle ra-
dici di quefla gianduia , o corpo glandulofo due fole vc-
fcichette notai , alzate in forma di piccole verruche , che
non s'erano affatto votate, effendo il redo dell' ovaja mol-
to cftenuato , e confunto , e fé 1' avefle veduto l'Ilda-
no , avre'Dbc avuto ragione , di chiamarlo Teflium cada-
ver .
8. Feci cuocere quefli due corpi glandulofi, per veder pu- '•'^'''J."^" ^^
re, fé cuocendofi anche il loro uovo , e con la fua bian- *" " "*""*■
chczza , e ritondità manifeftandofi , veder lo poceflì , com;
ardentemente fofpirava , ma né anche in quello modo fecon-
dò la fortuna i voti miei , come a prima giunca , quali in-
gannato, mi parve, imperciocché, allora quando gli cavai s' ingama
dall'acqua, vidi un granellino bianco, e tondo fulla bocca laafir Autori,
aperta della papilla, eh: mezzo fuora, e me^zo dentro ap-
pariva, ma prefa una lente, e con la punta d'un fottiliflìmo
(pillo diligentemente difaminato , m'accorfi , effere un gru-
tnetto , dirò cosi, oviforme della folita quagliata linfa , che nel- f„','""ji'^lf^^
lo ftrignerfi, che fece dal fuoco il corpo glandulofo, lafpu- quagliata «i
tò fuora, e gli rcftò, per cosi dir, fra le labbra: in non dif- /»#«*.
fimilc maniera, che vcggiamo accadere alle uova fteife del-
le galline, che forate con uno fpiilo, e porte a cuocer nell'
acqua , fi vede fpuntar fuora , dopo cotte , dal buco fatto
un corpicciuolo tondo , e quagliato , che a un' altr' uovo
piccoliflìmo, e bianco lattato alfomiglia . Dalla qual cofa
accadutami dubito forte, che molti dal vedere materie bian-
che, tonde, e coagulate, non abbiano fubito creduto , di
veder le uova , e con gfan confidenza dipoi fcritto , di
averle più volte vedute. Tagliata per mezzo 'a defcritta pa- ^^^^ ^^^ .^
pilla , e fegucndo il taglio fino al fondo dell'ovaia, fcoperfi J"aMa'l'
la cavcrnctta altre volte dcfcritta , in cui era molta della vimetra dtlla
fuddetta bianca materia quagliata", all'uovo mentito fimilif- '"'»«^''» &'">■
fima. l dintorni della cavernetia fi v:devano con cbiarvz,x.a co-^"''^"'
peni.
' 1 5'4 Ideile 'Uo'va, delle Femmine ^i-z/ipare .
perti , e comi intonacati di' fatiti cannellini , agi' inteflinetti confi-
mili , di color cenerino , cioè più ofcuretti di que' delle altre finora
defcritti , che perciò molto bene dall' inclufa bianca nuxteria fi di-
flinguevano . La cavità non era ritonda , ma rozzamente triangola-
re, un angolo della (fuale allungandofi , andava a terminare nel fo-
cjoiti trian. *'" '^'^^'*' P-'/'-'^^ • ^^ fim'-lc appariva nell'altro corpo glandulo-
iola're. ' ''o apcfco , in cui foloU in.ucria bianca era alquanto piìi te-
nera, e la figura del cavo più difordinata ; ma però fempre
collante, in mandare un canale a metter foce nella papilla. Offer-
vai ancora, che il corpo glandulofo più maturo , nel cuo-
cerli, calò più di mole dell'altro , fegno , ch'era più fpu-
Cfl/'-ir«//f« gnofo, e di fughi flufllbili rigonfio. Feci pure cuocere , ben-
ovaja (oim che divifa , e notomizzata, l'altra Ovaja , inficine con un'
apparì, Idatide, che da un canto eflerno pendeva . Tutta s'increfpò
verfo la bafe, e divenne minore, com» la m;M fola redo 1'
Idatide, e più tondeggiante , la fua diafaneitade perdendo .
Aperta quella, il fuo liquore non era duro , benché ci fof-
fero alcune fila quagliate, e fchizzafle fuora con empito.
ooéjfd'av* 9. Adì 14. di G?nnajo feci uccidere uni Cigna da caccia
^l'fjif^r"'^^ mediocre grandezza, che quattro, o cinque giorni prima
'frtjfg, ^^^ ^^^^ lafcivamente annodata col mafchio. Scoperta lafi-
nillra Ovaja dal già defcricto cappuccio , apparì tutta dallo
flato folito , quando non fono al falto , o fecondate , diffs-
rentiflima , lo che in tutte le Femmine de' bruti certamente fem-
pre s' ojferva , conciojjiecofachò , in luogo del folito te/licolo dell'
ordinaria flruttura , e delle folite vefcichette guarnito , fi vedeva-
no tre foli corpi glanduloft, tumidi, e alx.ati mAto , della gran-
jyfftr!r}ff„fjt' dez.Z3 , cadauti , di un pifello, e di acqua limpida pienijfimi, dal
te'pi glandult- mezz.o de' quali fpuntava la fua papilla , 0 capezx.olo , di fola
fi' membrana fottiliffìma , e tra f parente fabbricalo , ne' cui dintorniv'
era un cerchietto fottopoflo , dimaterLt più denfa impaflato . Quan-
tunque folTero i foliti corpi glandulofi, che gialli nelle vac-
che, rofligni nelle Scrofe, e giallopallidi nslle pecore appa-
ri fcono , qui nientedimeno parevano eternamente tre fole grandi
Di.'igfnxfptr vefcicbe, cadauna delle quali avcfle nel mezzo un piccolo ri'
irovjrruovf. falto, o papilla. Compre/Ti con la maggior diligenza, edc'
ìlrezza poflìbile uno di quelli glandulofi corpi , apparenti ,
come ho detto, a prima villa vefciche, e proccurai , che 1'
acqua dal fuo capezzolo ftillante fopra 1' altra, palma della
mia mano cadclTe , lo che feguì con tutta efattczza , ufcenda
da un viftbile forellino in forma di un fottiliffìmo fpillo , finattan-
tochè rai parve vota la.vcfcica, eh; rcllò vincida , cfmunta.
G;::i--
P a) te 11. Capjr, 13;
Guardata l'acqua ufcita con l'occhio nudo, dipoi con lenti
ora più , ora meno acute , e finalmente col Mìcrofcopio ,
non mi fu mai poffibile , di [coprire uovo alcuno , e né ?neno cor-
picello, che lo fomigliajfe ; ma tutto era fiero, o linfa lubrica , e J^'** "fi mèi
fciolta, per quanto almeno potei comprendere. Aperto il cor- ^'^''^"'^'*
pò glanduloCo, vi trovai la folita cavita molto grande , in
cui pure non vidi alcun' uovo i ma le interne pareti , tutte al
(olito ineguali, e biancaftre, come vejlite di tanti cannalettiva-
rìcofi, 0 mteflinetti fcabroft , che ferpeggiaffero. Quelli erano di
una fodanza friabile comporti , che facilmente con la punta
del coltello Ci radeva, recandovi fotto un'altro corpo fibro-
fo, più duro, e più refiftente.
IO- Senza ftrignerc , né moleftare il fecondo corpo glan-
dulofo , lo troncai affatto dal mezzo in su con le forfici , ■^^J" '■'"/'♦
per lo che balzò fuora fubito tutta l'acqua , che rinchiude- *,'" "J.'^'' '".
^ j f ■ lì '^ r I I- attra forma oj.
va . Guardai attentamente , fé in quella , o appejo al calice , o a jervato p-r ,/•
qualche, come vafo umbilicale , in alcuna parte y o in qualche al- coprire f uovo,
neolo , 0 cellctta fojfe /' uovo ; ma né pure mi forti di trov.irlo . Né meno tra.
Sperai alla luce del Sole, diflefa fopra untalco , quella por- '"""'
zione ftaccata, ch'era, come un capelletto , inmezzo acui
flava il capezzolo, tante volte accennato, e fcoperfi non fola- porz'iorffup;.
niente il foro nel mede fimo ; ma molti altri piccoli pori ne' fuoi dn- ''"f."^'".^ ''■*'
torni, cadauno de' qu.ilì era nel centro d' un a]etta , circondata da ^^'^J^^^'^'i'""-
fibre carnofe, come da uno sfintere. Levai poi dalla Aia nicchia ta .
tutto il refto del corpo glandulofo troncato , e lo guardai Pori nova.
ben bene col Microfcopio nella parte fua interna, o conca- rnint, notati^
va, e mi parve di vedere , che quegi' intefimetti , 0 cannellini """' f"^" <''
'varicofi, altre volte accennati , che tutta l' interna fuperfìcie e ir- struttura del.
condano , e ammantano, non fieno formati , fé non da un innumc- h interne par,,
r abile copia di globctti vefcicoUri , che raffembravano , o forfè era- "' d'I cp*
no tante minutiffime zbiandoline , deflinate alla feltrazione , o fepa- iJ'""'''H<> "»-
razione di quella, tante volte menzionata , limpJtfJima linfa, che ^^^^^ "
come rugiada colà fi rammaffa , e in fine fuora per la bocca della
papilla , e per gli accennati fori , nella fua circonferenza patenti ,
rra/«ij, e T/.'^z^M^tt/Zire. Fra quelli varicofi cannelli v'erano
•vafi fanguigni, e una rete, di fibre, come carnofe, telTuta,
che fcmpreppiù dentro la foftanza del corpo glandulofo, in
'iftranc guife intrecciata, fi divifava.
II. Guardai 1 terzo corpo glandulofo, prima di fepararlo "^''Jif '"P*
Con una buona lente, e vidi non folo il foro d: mezzo nella pa- orlalo
■pilla, che alcun poco fpuntava in fuora ; ma ^li altri pori licon-
'uicini , da' quali tutti flilLi'pa f a mò di rugiada , il folito piif^a-
■ t.(fi-
I 3 5 Delle Vo^^n delle Femmine Fì-c-ipare .
ti jfmo fiero . La membrana in queflo fico era molto fottile, e
fi vedevano trafparireall' intorno gli accennati cannellini bian-
chi, e varicofi , che in qua, e in là s'aggiravano. Taglia-
cvw«»f.>f*- jj ^Qj^ |g forficettc anche quefta per lo travcrfo ulci la lin-
CanneUinìdi ^ -^ ' € guardata COTI attenzione non vidi uovo alcuno, ficcomenon
mirabile flrut- lo Vidi nella cavcma rertata ; ma folamente apparirono i [oliti
""■" cannellini varicofi , o granelloft , e ferpentifortni .
dt'n^'r''o°"' '^' Liberata la deftra ovaia dalla fua borfa, ocappuccio,
L'"" *"' fi fecero vedere cinque corpi glandulofi , in figura, verfo la
fommità, di cinque vefciche, col loro folitocappezzolo; ma
piccoliflìmo nel mezzo, ne, fmra di quefle , fi fcorgevano altre
piccole vefcichette linfatiche d' alcuna fona , effendofi tutte quante
N"» fi viiif* -votate nelle cinque grandi, onde il rcrto dell' ovaja non confi-
"'^^ w"/'"* ^^^^ ' ^^^ '" ""^ ' '•°"'^ ^^^^ ' ^^ <luriff>™c , e bianche fì-
{TJi/una ^''^' '^' membrane , e di vafi d'ogni maniera formau , le
quali cofe tutte fervivano a tenere ftretti , e faldi gli accen-
nati mirabiliffimi glandulofi ordigni, a portar loro il nutri-
mento, e a riportare l'inutile, od il foverchio. Pofi quefta
Nwco/j/y- Ovaia dentro l'acqua, poco mcn, che bollente; ma vela la-
ritniapwi/io- fj-j^j folo tanto , che s' induraffero alquanto le membrane efte-
pmtrmtvo. ^JQ|.j ^ pgj. poterle maneggiar meglio. Si reftrinfcro alquanto
le papille, e le circondanti membrane, e tutte biancaftrc di-
vennero. Feci un punto con l'inchioftro nel mezzo delle pa-
pille, dov'era il foro, per non perdere il fito tagliandole ,
e per diftinguere immancabilmente tutte le parti . Tagliai
|. allora per lo traverfo la parte fuperiore d'un corpo glandu-
• ]o(o, e vi avea accomodato fotto un'afficella d'ebano , ac-
ciocché grondando l'acqua fopra quel ncriffimo, e pulitiffi-
V mo legno, poteffi una volta difcernere con l'occhio nudo ,
'; o armato l'uovo, come tanto ardentemente difiderava. Schiz-
zò fopra l'ebano il liquor contenuto alquanto lontano, per
le membrane dal calore dell'acqua riftrette , fluido si ; ma
più denfetto del folito , e albiccio , il quale attentamente in
' Kì mtntft*. varie fogge guardato , trovai privo d' uovo , fé non avefjl volu-
pntiVueve, (q prendere per uovo alcuno de' corpetti bianchi di varia figura del
liquore fuddetto , dal calore in qualche parte quagliato . La mem-
brana fuperiore, in cui è la papilla , era divenuta rigida ,
onde manteneva la fua concava figura , come un calice di
ghianda. Sperata all'aria, non {i vedevano più i fori , per
ciTerc mezza cotta, e aggrinzata : Si vedeva la macchia ne-
Corpi t tan- ra "fi mezzo dell' inchioftro da me fatta, e nefuoi dintor-
fiei/iaìvtrite/^nì pcr qualchc fpazio lontani fcorgevand i foliii canali bian-
chi
Parten.CàpJF. 137
chi varicofi, e ferpentinamentc aggirantifi, i quali colMicro-
fcopio apparvero anch' effi grancllofi , e come formati di minutifft-
mi globetti bianchi, qiiafi foffero tante gentiliffirac ghianduli-
ne. Il reftante della cavernetta lafciata nell'ovaia, era, co-
me ho defcritto di fopra.
I j. Nel rafFreddarfi , che fecero intanto gli altri corpi glan- ^.^ ^^ ^
dulofi, olTervai, come non folamente la papilla fifmarrìaf- jlpo*u/>^Lt
fatto; ma con parte della vicina membrana s'afFofsò , o in- epttura.
cavò all'indentro, per elTerfi dal calore incrcfpata. Per non
ripetere il già detto, tutto appari, come ho rozzamente ne-
gli altri defcritto , né mai potei trovar cofa , che mi qiiietajfe af-
fatto, e che potejji con ftcurezx.a nttefiare, che foffe veramente un p^' p^"/ "*'"'
uovoi,
14. Adì 20. Gennaio fatta uccidere una Cagna grande da q^,^^^ j; ^,,^
pagliaio, e feroce molto, guardai fubico \z Ovaje , che tro- cagna m- in.
vai così piccole , magre , e miferabdi ( per non effere allora né in- namorata , ni
namorata, né pregna, ) che appena parevano ovaje . Erano com- Z''^^'''"*
prellc , con otto , o dieci piccole vefcichette linfatiche per i{Ji"'iiifl7,'.
cadauna, di grandezza diverfa , fmorte, ignobili , e da fi- fcrUtt.
brc, e membrane ftrettamcntc legate. V'era fopra un' appe-
na vifibile vergolamento di fanguc , e fopra la fmiftra flava
appiccata un'Idatide alla foggia di un pero, groffa , come
una nocciuola fenza la buccia.
15. Una Cagna di mediocre grandezza, pingue, ebenfat- ojirvaihni
ta ; ma che non era dall' eftro venereo agitata fu nel decimo JtlU ovajt <r
giorno di Maggio uccifa. Mi prefi diletto, d'intrudere aria •">' o^f"» Ca.
dentro il cappuccio, o bcrfa , che l'ovaja deftra rinchiude , ^"^ """ ''""'•
, / . , 1 ., ,, • „ /• • ...,.' morata ant»
ed. e incredibUe , quanto alla maniera, a una vejctca ormarla ji di- ,a
latajfe , lo che fece anche la borfa , chiudente l'ovaja fini/ira , Ariaintrufs
fitto in quella con l' aria il giuoco mede fimo . Snudate dalla dee- <^"""> '" <""•
ta borfa le Ovaje, apparirono nella deftra tre corpi gianduia- ^'*- . , .
ft, e quattro nella finijìra , i maggiori de' quali erano quaft , come Manpar/
un grano di veccia , e gli altri poco minori , e tutti di color di car-
ne feaxa papilla, fenxa forame , e fcnza , che fugo alcuno da qual-
che lor parte jldlaffe , con tre vefciche linfatiche nella bafe in
una, e quattro nell'altra, affai piccole , e povere di linfa * ojfervavont
E qHcfìi corpi glanduloft , comc diremo a fuo luogo , fono di """" '' ^"''
quelli , che andavano maturando , per dar fuora a fuo tempo V ho- '
vo , non afpet tondo a generarfl dopo la fecondazione dell' uovo ,
come malamente il Graaf, e fuoi feguaci immaginarono. ^^"■'•i;//"-'''"»,
id. Mi falcò il capriccio di farle macerare per trenta gior- '"fundulcfi'
ni nell'acqua comune , mutandola ogni giorno . Le vefci-
S chccte
I 3 S Delle XJù'va delle Femmine ^'i-x.lpare ,
tfhette linfatiche fvanirono affatto, e tutto firefiiinfe, dive-
nendo biancolattato. Sdrufciti per lo mezzo i corpi glandu-
lofi, che anch' cTi erano divenuti minori, fubitotluidauna
piccola cavità, che avca cadauno nei centro, una melmetta
candida latticinofa. Le loro fibre carnofe , e intrecciamenti
di canali , e di vafi erano tutti divenuti bianchi , e non po-
tei più diftinguere tutto ciò, che ora dal colore , ora dalla
errori d'aldi, confidenza maggiore , e minore negli altri diftinfi : laonde
tu nel fare le conchiufi , che Vadano di gran lunga errati coloro , che per dijlin-
^h'rlr^'^" ' ^'^"'^ ^^"^ ""'^ '^"/^ rfj/' rt/r>-<i , e f eparar la, fi fervono di una lun-
ga maccrax,iore , concioflìachè prima li perde il colore; infe-
condo luogo molte parti minute, e tenere affatto fi dilegua-
no; in terzo i vafi Sanguiferi fi fpogiiano del color rollo, e
foventc del fangue ; in quarto alcune parti fi corrompono,
o fi fminuifcono, ed altre fi gonfiano , che gonfiare non fi
dovrebbono .
if. Guardate nel giorno fettimo di Aprile le Ovajediuna
ovajediùna Cagna di mediocre grandezza, e pingue molto, che due me-
Cagna dopo fi avanti in circa aveva partoriti , ma non allevati cinque
duf mefi rf« Cagnuoli, Trovai cinque corpi glandnlofi affai rimpiccioliti , e che
parrò. fi and.ivaìto dileguando : cioè due nel defiro, e tre nel finifiro.
Corpig/aada. £rano tutti, e cinque giallafiri , e poco più , poco meno fra
hfiqualifojfe. di loro nel colore, e nella grandezza uniformi, con la metti-
'f' brana involvente nel fito del foro perfettamente rarnmarginata ,
fcnza che cicatrice alcuna fi conofceffe . Aperti avevano ancora
• • - alcun poco di cavità nel mezzo , fcnza né meno una ftilla
■' . ^ di fiero, 0 di linfa impaludata. Il reflo dell' Ovaje era bian-
foJo^'^"" '^o ' e fibrofo con alcune poche vefcichett* linfatiche , le
' ' maggiori delle quali non arrivavano a un grano di miglio .
Verfo l'attaccatura fi fcorgevano alcuni canali di fangue >
onde in quel fito erano più vergolat:, e più rubiconde. Per
altro erano fchiacciace , ineguali, finunte , e molto piccole
riguardo alla grandezza della Cigna, e pefateamendunein-
fiemc non arrivavano a due fcropoli. E' pur degno di riflef-
c^lert dt' fr. fjonc , comc i corpi elandulofi , che nelle cagne, o innamo-
ra» tirnidulcjt ., •!»,. , j. ./) I
tr.uiato. face, o gravide, fono di colar di carne, in qi4e]la , che avea
partorito, foffcro giallaftri, come que delle Facche.
i8. Ili una Cagnuola , nata di due giorni , le Ovaje erano
c°pnulla"'di' ^^'^^ ^*'^"^' ' per rapporto a quello, che dipoi crefcono. Era-
duegkrni. no tcneriffitne , e ccn una lente ft di(l:uguevano le piccole vefcicbct»
te , ed i ramnfi tronchi de' canali fanguigni .
19- Guardai le Ova;e d'una Volpe uccifaglii(5. Gcnnajo.
Q.e-
Parte }I.Cap.IE 13-9
Quelle Ova;e ftanno anch'effe rincanac: , e coperte da una ODa]ediufii
borfa, o cappuccio, come quelle delle Cagae, dal die fi ve- ^'"'l" e^"»"-
de non effcre , che una fpecie di Cane fa Ivacico , effendo in- " struttura /r-
ternamente d'una ftruttura mede/ima, ed eflernamcnte averi- mdeaf^!!»'
do molta , e molta fimiglianza , di manierachi ho vedute «lUcagne.
molte cagne alle Volpi confimili, e per quanto fi dice, s'ac-
coppiano anche per generar fra di loro , nafcendo certe ba-
ftarde, che chiamano Vxifchc . La borfa , che copre la loro
OvajaC: fabbricata da un velo membranoso, e forte, chena- farfad^'iiahr'
fce, dove incomincia a farfi vedere la tromba , ufcendo dal ovaja.
corno dell'utero, torcendofi alquanto infuora , e dipoi for-
mando , come un cappuccio inarcato fopra l'ovaia , e cin-
gendo la parte diretana , e tmti i dintorni della medefima »
Gonfiato d'aria apparì , come quello delle Cagne affai gran-
de, e molto allontanofli dalla fuperficie dell' Ovaja; eraqua-
fi diafano, e pareva, come un Js^iiotatop di pefce . Ha que-
llo cappuccio la fua apertura anch' effo, come quello delie
Cagne vcrfo il fondo de' Reni, di figura ovata, grande poco
men, che i'ovaja, pollo, e appoggiato fovra il mezzo del-
la medefima . Quella apertura , o bocca era pur corredata
delle Tue fibri mufculari, che formavano , come un piccolo
rialto, che alla foggia di un'arginetto l:i circondava, e per
quella fola apertura fi può entrare dentro il cappuccio , e
pilfare all'ovaia . Tiel tempo, che fono per tifare le uova , ho . °f^"^'X'<""
iQsrvato nelle Cagne , che qncfla bocca fi firi^ne , e le f ite labbra (adflQappuc
per ogni verfo fi combaciano , di manierachè fjno le Hovaneccjjìta- do,
te, a cadere nella detta ve f eie a , e da /jnefia entrar nella trómba,
e dalla tromba neW utero , con un fempre ammirando artificio ova\e fimV.i a
di quella gran mano iVIacllra . Le Ovaje erano fimiliflìme a quelì, àtlU
quelle delle Cagne, nelle -quali, oltr; poche vefciche, of(cr- Ca^ne.
•vai cinque corpi glandulofi nella ftniflra , e due nella defira , di co-
lor di carne; ma non ancora maturi, chs aperti modrarono ciò,
che ho notato in que' delle Cagne.
xo. Dopo di avere fcritto, mi capita una Cagna da Caccia ^f^^''^,^'''^^t
grande, ben nutrita, e giovarne, che per la priuu voltacal p;r:.t.
falto. Adi 16. di Luglio a ore venti la f:ci coprire dalMaf-
cliio , e il di 19. del detto Mefe a ore 14. fu uccifa , e fitta
J' offcrvazione infieme col noftro Primario Anatomico Signor
^Morgagni, tagliando il fuo Jnciforc Sig. Volpi . Nella de-
lira Ovaia fi videro cinque corpi giandulofi, alla foggia di
cinque grandi vefciche nella loro fommità, cadauna delle qua-
li aveva Ja fua papilla fporta in fuoxa • Tre erano forate , e
S 1 due
'i4« Delle Vó-va delle Femmine Fi-L>ipare.
due chiufe : quelle, ch'erano forate , erano alquanto rim-
picciolite , per edere ufcita porzione della lor linfa ; ma le
altre due apparirono più grandi, e più gonfie, e più lucen-
ti . Neli' Ovaja fìniftra fi videro quattro corpi glandulofi ,
tre de' quali avevano il forame della papilla , che con qual-
che difficultà ammifc un pìccolo fpecUlo , o tenta, che nella
quarta papilla non fu poffibile d'introdurre. Quefli non era-
no cotanto gonfi, come quelli della deftra Ovaja ; ma però
v^vanonrì avevano in fé molta linfa; ma il quarto era affai più picco-
tpovate. lo, e in minor copia ne conteneva . Con ogni poffibile dili-
genza fu da tutti, e tre cercato in cadauno l'uovo ; ma né
meno que(la fiata fecondò la fortuna i mflyi vni, e né meno fi vi-
de nelle trombe , o neW utero . Le quali cofe tutte in quefto ,
e in altri Capitoli fedelmente riferite, c^nfelTo , fé Dio m'
ajuti, che non le avrei mai credute, fé nonaveffi avuto tan-
te volte per teftimonj non ingannatori, non folaraentei miei
occhi, ma quelli d'altri fperimentatiffimi , e chiariffimi Ana-
tomici, fra quali nomino in fegno di ftima , il mentovato
noftro Sig. Morgagni, e il diligentiffimo fuo Inciforc.
CAPITOLO V.
^Itre Offervazìoni dell'autore fatte intorno le Ovaje cf una
Camo'4.Z.a, delle Catte, delle Capre, de' Topi,
e delle Donne.
!• "\yr I capitò alle; mani una Rupicapra, o Camozza, fta-
Ova]e d'iena ±yx ta due anni chiufa in Città fenza il Mafchio . L
fi
Cmmc^X" l""- fue Ovaie erano affai piccole a proporzione della grandezza deli'
imale , mentre la finiftra non era appena grande, come un
grano di fava, di figura depreda , con minute vcfcichette ,
piccoli vafi fanguigni , e fibre , e membrane fottiliffime , di
molti corpetti neri, come groffi punti d' incbioflro , in qua , e in
^ ./d„^«. ^* picchiata . La deftra però era più grande al doppio della
hfp. ' finiftra, concioffiachc fpuntava da quella un corpo glandu-
lofo affai cofpicuo, di color di carne, tirante al giallo, nel
quale aperto ii vedeva una piccola grotticella , che alla fi-
gura triangolare inclinava , come ho notato in quelli delle
Ovaie delle Scrofe, e di altri Animali. S'alzava alcun poco
da un canto con un capo ritondetto fovra la fupcrficie dell'
ovaja, fenza apertura alcuna, ne cicatrice, ^nche qitcfiaer*
Carpini atri, temperata di molti corpetti neri , più grofletti di quelli , che
appa-
Paru Jl.Cap. ir. 141
apparivano nella finiftra > i quali non mi parvero altro , che
"jefcichette con dentro materia corrotta , e addenfata . In quefta fi
divifavano più cofpicui i vafi del fangue , le fus fibre carno-
fe , ed alcune rade vefciche piene di linfa .
i. A dì 2. di Marzo feci uccidere una golofirtlma gatca , oftrvaiio»! u
che avea il ventre gonfio, fupponendoh gravida : maaper- mi$oGan^.
ta trovai errato il mio penQere; imperocché la groffezza fua
dipendeva dall' eflere crepato in due luoghi il peritoneo , on-
de le interina in quelle parti gonfiando, la facevano appa- sueova\t
lire SI tronfia. Le fue ov.ije erano mefchhiiffirne , e fcarfe di mo-
le, con poche , e piccole vefcichette , alcune delle quali erano
piene della folita linfa , altre di materia ncraftra , e qua-
gliata .
S. Nel giorno ventefimo di Maggio fra gli animali , che ^^^^^ ^^^^^
feci mordere alle Vipere, per rifar le fpenenze del Sig- Re- „^^,y^^<,/„,,.
di , ( che quanto trovai vere , altrettanto falfe trovai quelle fa ji una vi.
del famofo Charas Francefe, come dirò in altro luogo ) una pera.
Gatta gravida di un raefc, ( per fanar la quale nulla valle- fj."'!^^f*
ro molti antichi rimedia nò molti moderni , come la Pietra ^o'^'/'inLJ i
Cobra de Cabelos , nò la decantata Meliffa , ) che in due morfi ddlt Vi.
quarti d' ora mori . Aveva due feci per parte nell' utero fuo , pen .
dirò cosi, bicorne, e le Ovaje erano ancora di varie protu- K""'d\ decan.
beranze ineguali, e fatte a rifalli. N.-Ua delira quattro ^^'^•*Z'r^^^t'Je
pi glandulolì , ne' qH.iU fi fcorgevano le cicatrici delle bocche , jen'. vipere va.
dalle quali erano [cappate le nova , oramai rammarginate , e «;.
nella iìniAra «lue , benché i feti , fra tutti , foffcro folamente quat- Corpi glandu.
tro, e ciò forfè, 0 fenza forfè per due uova , ch'erano zn- {"^f""' °^-^'
, ' , ' ' ' \tdiuna Ga:-
date a male. .. , , ta gravida i,
4. Mi fu mandata una Capra uccifa , e fperperata da un ma,^ior num;-
Lupo , di poco tempo d'un folo capretto gravida. Nella fi- ro di' feti , »
niftra Ovaja fcoperfi fubito la materia glandulofa fporta in P"-''^ ■ _
fuora , nel centro della papilla della quale era [cavata ma picco- unaCap^Tuc-
la fojfetta, da un [ottiliffirno , e recente zielo di membrana coper- e,radja>i Ln-
ta, che appena toccata [1 ruppe. Seguendo la papilla col taglio po^rb eragra.
profondamente l'incifi, e fpallancai, e comparve un canale ^'da.
andante al foro, ch'era nella papilla , e fotto a quello uni .^f'''^""''
cavita, tirante alla triangolare figura, di una linfa criltalli- ^/a„^„/^^^/
na , e lubrica ripiena. La [oflanx/i della materia, 0 corpoglan-
dido[o era [rubile , di var] lobetti compofìa , e fimile a quella
de' Reni, detti fuccenturiaci , d'un colore di carne gialktta. Altro eorpa
e alquanto fcura. Levata, vi refiò la buca , da dura mem- sj^^.^'^"'"/""'-
brana circondata. Vicino a quefto v'era un' altro corpo glan-*^ "•
dulofo;
yfnt mnggieri
etile
f 4 i Delle Vo njA delle Femmine Fi -vip are .
dulofo; ma vecchio, la metà quafi minore d;l decto, che fi
andava dileguando , in cui più non appariva né cfìemamente la
cicatrice, né internamente cavità alcuna. Notai ;« quefli due cor-
, pi glinduloft , che le vene erano molto grandi , e gonfie più di queU
_ 'le delle altre pani dell'ovaia, a pi-oporx.-one delle arterie conftde-
7e"ror~pi\làn. rate, per dover forf; riportar le rafure, e i micolini di quel-
duio^ , dopo le glandule, che col tempo fi vanao , ( fornita la loro fun-
"l'"' ''"'"o- zione ) ponendo in moto, (laccando, e radendo. Quelli due
corpi occupavano quafi tutta l'Ovaia , e poche vefciche di
r»ih«vefcicbe moderata grandezza , e piene del folito liquor trafparentc
Unfatiebe, apparivano. L'altra Ovaja era minore, e incomlnci.iva a crcr
[cere un corpo glandulofo , molto bene viftbile , di manierachc in
TteethdicoT. quella fola capra ^\ vedevano tre età , dirò così , di quelli
pigland„hSin corpi, cioè ttno nascente, l'altro appena sfruttato , e il terzo
una jola ca. Qj-amaì mancante , e decrepito .
' 5. Aveva letto un'ingegnofa Lettera (lampata (a) nella
quale ft conftderava l' invajime fatta nelle Canij v^ne di Roma l'
'^lt!'"'rrfdl7i' "'""^ i<55»i. e particolarmente quella ftrana Ìoro fecondità ,
f'tgiJnti " ' P^"" cui ( per quinto era (lato fcritto all'Aacors: DottilTimo )
/j videro i Tjpl, non ancor nati , pregnanti ;/:/ ventre delle lorj
Madri. Mi venne fubito voglia, di farne varie OlTervazioni,
tantoppiìi, che ciò avea detto anche Arili Jtilc (b) per chia-
rirmi d'una cofa cotanto confiderabile, a me pellegrina, ed
alle leggi della Natura ordinarie tanto lontana. Riferirò dun-
_ que tutto i'offervato, perocché anche quello va a ferire lo
Jj''*''"'"^"'- Scopo, che abbiamo prelb di mira . Cadde nella Trappola
un Topo femmina li J. di AgoAo, che abortì fubito, o per
timore, o per rabbia, fei piccoli topi vivi, non ancorguer-
niti di peli , pefanti uno fcropolo per ciafcheduno . La loro
pelle era roffigna , pigri al moto, con gli occhi chiufi , che
toccati con un fuono lottile , e fiocco (Irillavano , e fubito fi
Vintrigftfo fcaricavano d'una limpidiùlma orina, avevano :l capo , even-
ti ^"(bl'paJna ^^' Z^^ff^ > ^ tronfio, che parevano veramente gravidi . Quattro
grandi. erano femmine, e due mafchi . Erano dotate le feraminede'
loro uteri biforcati, fottiiiflìmi , come un filo di refe, cenc-
riffimi, echeal folo toccargli fi rompevano, terminanti con
^ le loro pendici, o corna verfo le Ova]e, molto vifibdi, e grof^
^^l'jf'"^"^ f^(ie> e di vane vefcichette , di una diafana l:.;fa ripiene, guerni-
N'entrano iros ^' ' ^*"^^° ^^ Microfcopjo ccrcai con cfattiffima diligenza deu»
vidi . tro
{z) Ferrara lóp^. Tei- Bernardino Tjmatelli.
(b)jM>.s de ^nm.
Parte 11, Cap.F. i43
tro gli uteri de' feti gli altri fuppofti feti; ma non mi fu mai
poffibile veder nulla . Nel ventricolo trovai poco fiero fpu-
mante, e nelle inteflina fecce gialle. Il fegato era grande ,
e rofleggiante, il pancreas bianchiccio, e di grandezza con-
fideratjile . Quattro avevano ancora i vafi umbilicali appefi ,
con la loro placenta, a' detti appiccata, e due erano fenza.
Aperta la Madre , trovai tiel fuo ventricolo le due '"g^''iottite .-J/^^^'^JU'
'Placente, e tre vermetti vivi. Nell'utero fuo biforcato vidi M^ttre .
le nicchie, dove erano flati i feti , due nella parte fmiftra,
e quattro nella delira . La bocca dell' utero era già riflretta , ^„g,g^;^
formata di foflanza molto forte, e come cartilaginofa ; ma j.;ia i,iJd''.
la vagina, e bocca della Natura molto flofcia, ampia, e ba-
gnata. Nel fondo del fegato flava appefa un'Idatide, piena
di materia bianca coagulata, edilinfafcioltj. LeOvajeavea-
no fei corpi glandaloli roflì , tiranti al giallo, cavi nel mez- CfPn-'"'''a
zo, e nella fjmmità ferrati , con alcune vefcich^tte di gran- '^ "'''■' Of"-
dezza varia , e con altri fette corpi glandtilofi , che incominciava.-
no a germogliare .
<5."a di 7. Aperte due piccole Tope , della razza d.-lle
maggiori, che i Lombardi chiamano Vontiche , prefe alla /.«r/y^aj^/,.,
H-appola, trovai'l loro ventricolo pieno di candidiffiraolat- '""''^Wr/Va.
te quagliato, cofa poco favorevole a' Fautori della tricurazio- '.^iff'"-^'"""''-
ne. i loro uteri molto vifibili; ma fenz.i feci, non però fen- ^J,^^ frltaZ'
za vefcichetce linfatiche , né fenza i foliti vafi , e ordigni ^icnf ,
nelle Ovaje .
7. A di 21. Aprile. In una Cafla dalla farma furono pre- ui„„ff^„^,
fi in un colpo cinque piccoli topi , tre de' quali erano hm- piccciit„pi"'
mine , e due mafchi . Tv^on vidi in alcuna nò meno un vejligio
di altri feti. Le Ovaje erano groffette, efifcorgevanogiàfpun- ^ ^^
tati i corpi glandiilofi di color pallido , in alcune fci , in altre ot- /^f. '*" "'
to, e fino dodici in altre con le fue vefcichettc vicine, e da'
vafi fanguigai irrorati.
8. A dì 8. Ottobre. Aperta una Femmina molto fnella, e
quafi furiofa, vi ritrovai due grofle Ovaje , afl'ai tuberofe ,<3«"»i». 'ttrpi
e ineguali, con fei corpi glandulofi in una, e fette nell'al-^'^'p''^''^ !^'
t-ra, di color biancopallido, delia grandezza delle grana del ""'' """>""•
panico, fimili in apparenza alle glandulc del fuo Funerea te .
Gli feparai facilmente l'uno dall'altro, rcflando ncll' Ovaja
la fua foflctta . Erano involti nella tunica comune, edauna
fotiiliffima propria vefliti , e nel mezzo loro s' incominciava
a .'coprire una piccola fcillura. Le coma dell' utero tortnofe mol-
to , e quafi diafane , che verfo Je Ov:ì)c terminavano , ma i'
utero
i"4 4 Delle Vo-vA delle Femmine Fi-vl^are .
utero era più ofcurecto, e fenza i dcfidcrati feti .
Pffo tf/ffr- 9- A <^ì 2.7. Maggio fu trovata una Topaia , o un nido
vJ^iem m'T». di fette topi coH la Madre lattante. Pefavano mezza dram-
pi /or/-»*/», ma per ciafcheduno, e tutti erano d'egual pefo , eccettuato
uno, che calava fei grana. Erano nudi, tolti i lunghi peli
della barba , e delle ciglia , con gli occhi chiufi , e con k
orecchie riflrette. Contai cinque femmine, mW utero di cadau-
na delle quali non era vefligio alcuno di feti , ed avevano le loro
ovaje tutte di manifefte vefcichette ripiene .
IO. A dì 29. Maggio . Prefa una femmina gravida i che
pareva inferraiccia , tanto era racienfa , e di peli arricciati
coperta . Divifo l'addominc , vidi un facchetto di vermini
appiccato al ventricolo, grofTo cadauno, come una mezza-
na da Violino, lungo mezzo dito, e di numero dicci. Un'
Sàuhtuo i, ] Tacchetto pure membranaceo flava attaccato al fegato,
eato al ventri, dentro CUI annidava un verme fchiacciato , e increfpato a
loiod'unTìfo piegciine , col capo groflb , e che verfo il fine affottiglia-
ftrr.mina. y^ . Nell'utero fuo bicorne confcrvava fette fexi, 0 catellini
cioè quattro nella parte defira, e tre nella finirtra, ognuno de*
quali era groffo come un grano di frumento , ma non potei
mai col Microfcopio ifcoprirne alcuno gravido , bcfKhc il feffo >
uf erano di' fri ^ le parti dertinate alla grand' opera molto bene fidiftinguef-
wento , fero. Le ovaje apparivano di color di carne con fei corpi glan--
ovaje'. dulofi in circa per caduta , maggiori altri , altri minori, e con
pochiffime vefcichette almeno vifibili.
Teti,pii(omag. I'- A dì i6. Giugno. In un'altro Topo femmina, e gra-
pori d\unfra. vida trovai fcttc topolini , poco maggiori di un grano di mi-
ntdi tr.igliì. glio, i quali guardati col Microfcopio non aveano- fegnalc
alcuno, di racchiudere altri feti. Nello fteflb giorno un'al-
tra Topa, o Topo femmina de' maggiori mi fu portata, ncl-
,, le cui rrombe erano le uova poco fa difcefc , quattro per trojr.bi •
trcmTe'f/ferva Dato fiato con Un cnnncllo alle medefime , in qua, e in là
tt. fi movevano. Quattro corpi glandulofi, molto grandi erano
Corpi glandu. puj- pj;r Ovaja , aperti ancora nella lor cima, e grondanti linfa f
h/ì d'egual mi. ^ ^.j^j |g trombe ancor acco/lacealle Ovaje. Poche vefcichet-
"""' te fi contavano, e tutto era da ogni forta dìvafi largamen-
te annaffiato.
iz. Nel giorno ventcfimo d'Ottobre un'altro Topo fem-
VKdiciTopi mina delle maggiori con undici figliuoli tutti lattanti nella
latranti. Topaja fu prefa, fette de' quali erano femmine, ma non già
gravide. Era arricchita di dodici mammelle, ma undici fo-
Jo, come fi fcorgeva dal capezzolo, operanti. Sotto la por-
ta del-
r a- te li. Cap. K 14;
ta della Natura, moJto ampia , s'alzavano due glanduJe , nut gUrju,;
dal mezzo delie quali , come da un foro col prepuzio attor- j""'^"" """''■
no, una bianca , e denfetta muccUaggine gemeva . L'utero '^'"' -
era biforcato, rirtretco, e di canali fanguigni pieno. Le O- Uftr^,f ova/t.
vaje rubicondiffimc con molti corpi glandulo/i della groffez-
za del miglio , da' quali aperti fchizzò un poco di chiara
linfa , imbrattata di l'angue . Eternamente , ed internamen-
te erano di color di carne, con una piccola cavernetta nel MotoperijTMl
mezzo. Ciò, che ofiervai inqueftadi raro, e da me non an- ^//•^''fj'^7*
Cora veduto , /« il moto peyiflaltico , che chiaramente nelle Tram- ramente eftr.
be t 0 corna dell' utero fi ojfervava . vaio .
13. Le mcdcfimc fperienze, ed oflervazioni ho replicate ne'
topi delle campagne, e degli orti, cne' topi pur acquajuoli ,
né mai ho avuto la fortuna, di ritrovare un feto, che altri
feti in fé rinchiudelTe. Ho pur fatte le olìcrvazioni fteiìcne' ^"f' i"""'-^'
feti delle Lepri , delle Coniglie, delle porche noftrane, de' "'"""" ''"**
porcelletti d'India, che non mi pajono , che una fpezie di
topi, né ho mai avuta la forte di fcoprirc quella ftrana fe-
condità, ne queflo miracolo di feti pregnanti nell'utero del-
le loro Madri , e ne mi no fuora dì quello per poco tempo
nati. Circa di che mi rimetto molto volentieri, a quanto ha
così fiiviamente fcritto il dottiflimo Sig. Abbate Giacinto Gim-
iDì ( a ) nel fuo celebre Trzttzto De fabiilofis animalibìts , do- *^'5 -<'' <^''"'-
ve fa vedere, eflerc flato male interpetrato da Teodoro Ga- ^/ fl"/^' '"^I
za Ariftotilc, creduto primo Autore di quella fentenza,quan- ■^/"i' "inlerpr'e'.
do dilTe, Terrx Ter ficx parte qitadam mure fpnina refciffa fc- raiione di A.
tiis fcmimni pnagnames reperinntur , dovendo dire. Terra: Ter/i- riflotilecollau.
ex parte quadam difcifjìs ctnbriombtis fpnirieifcxus , tanqunmpra:- *'"'"'\ ^''^'"'
gnantes npparent: dal che è nato l'inganno di tutta la, fino- ^"■''^"'^
ra troppo credula , poflerità . Ciò è accaduto al riferire del
Senguerdio, perchè Plinio ha molte volteerrato, e tiratigli ^^j'^'" /"'";-
altri in errore, per l'ignoranza della lingua Greca, hccn- ^2',°!^^'' ^"'
do dire ad Ariflotile ciò, che mai non ifcride , e né meno
fognò di fcrivere. Apparifcono dunque i feti de' Topi tan.
qiiam pragnantes , lo che viene appunto confermato dalla mia ^"^"J"'^- S-
prima ofiervazionc , e da tutte le altre, fc l'aveffi cfpreflb ,
nafeendo tutti i topi , cr.xi generalmente tutti i feti col capo , e Tutti i f,ti
eoi ventre così graffo, e tronfio , che pajono gravidi , ma quanto M'OKotolur.
fìa dinante il parere dall' cffere, non v'é alcunosì cieco , che C-" ' "''''"'''^"^'
non lo vegga. fi^n pr.r'rv».
T 14. Ma
(a) Cap.iS- p.ig. 184-
14^ Delle 'Vc'-ca delle Femmitit Fi-vipare .
14. Ma paffiamo fìnalmcnrealle 0'n]i delJe donne. Adi
■ ov^)t Mi ^^^\ Rbbrajo una giovane ruflica maritata, ed infeconda
'• cadde da un'albero, e poco dopo mori. Volli veder la ca-
gione di quella Herilità, mentre il marito era giovane anch]
cflb, e nerboruto, ed ella era moderatamente pingue, di
ovaja j/m. buon colorc , e ben fatta. Trovai le due Ova;e più groffc
/ra<ff/r/></^;,. dell'ordinario : lafiniflra più d'un' uovo di colomba , di co-
fia flerilt mar. \q^q ofcuretto , e ritondallra, e la deftra poco minore; più
■''''• bianca, e alquanto fchiacciata, e l' una, e l'altra pochiffimo
tubercolute , lifcie , e lucenti , quafi da una vernice fpalmate .
Levata la prima tunica fìbrofa molto, e quali tutta carnofa
alla finiflra , fcoperfi una vefcica grande , come una Nocci-
uola, da membrane affai ingroffate , e dsnfe veflita, e pie-
na zeppa d'una materia del colore delia filigginc , torbida ,
naufeola, denfetta , ma però alquanto fJuflibile . Nel canto
fìniftro altre due vefciche confimili, la meù folamente mi-
nori apparirono, piene anch'elle della ftefla materia, come
pure molte altre di grandezza divcrfa, ma Tempre più pic-
,/. vefcì cole, tutte ifporcatc, lorde, e neralìre per la medefima : di
tbt linfatiihe mankrache non lidi né pure una vefcica linfatica fana , e della fo-
p,.„i di linfa lita pura, e diafana linfa ripiena. Fra quefte Je foliteraembra-
«ifra/fr/jjcw- nette, fibre, e vafi fanguigni fi diflinguevano, ma quafi vo^
fWM. ^j^ e nuli' altro.
15. Spogliat.i della fua tunica, egualmente fibrofa , emù*
ovoja «/'A" fculofa , l'altra Ovaja , Ci fecero vedere cinque, o fei vefci-
^ "h'''/r''"'i ^^^"^ ' ^'^ P'" grofle delle quali erano poco più d'un grano
"Icfa *^'"'^' ™'S''°' ^ ^^ minori d'un feme di papavero, ma tutte ;?;>-
^' ■ r.e anch' ejjc d' una linfa gialliccia , tirante al color di Sangue . Fra
quefle fi fcorgevano molti lacerti, 0 fife itti di carnofe fibre , af-
^eVóvI-lTu f'^' S>''^(f' ' ^ P"* <^^P^°f' del folito, onde appariva quafi unamo^
«a</o«M, 'la 'carnofa, e vefcicohre,
i<5. Una giovane nobile, e bella d'anni diciotto, porta in
educanda , come fucl dirfi ; in un Muniftero di feverifTime
Monache, moderatamente pingue, ed apparentemente fanif-
fima, fu afialita, dopo alcuni gagliardi patemi d'animo da
una febbre lenta con toffe, e fputi , qualche volta fanguino-.
lenti, e marciofi , dalla quale dopo fci penofifTirai mefi fa
Ta^ rfo/; ««• P'i^'^ta di vita. Ebbi licenzadi far aprire queli'illuftre ca-
W;^òli/«w traverò , c-trovai '1 lobo finiftro del Polnjone , tutto pieno
^levane. vcrfo la metà Aiperiore di tubercoli di grandezza diverfa >
molti de' quali erano fuppurati , molti proflìmi al fuppur.irfi,
e molti crudi. Voltato l'occhio, e la mano alle Ovajc, del-
le
Parte 11 Cap. K 1 47
le quali ora facciamo parola, per vedere, s'erano fané (men-0"'ì'/'»'^i
tre al dire del fuo Medico ordinario avea patiti acerbiiTimi af- *^^^'^^^5^^'
fetti Ifterici ) trovai 1' una , e l'altra fanifTima . Guardata la /^/„Vj ; ''
deftracra alquanto più groffa della flniflra, di figura ovata,
e di color naturale, ineguale alcun poco nella fuperficie , u/'W^Vw
quantunque lifcia , e fdrucciolevole, per cinque , o fei ve- •'"'°'"'J*-
fcichette linfatiche, che con qualche parte di loro fteffefov-
ravvanzavano . Vcrfo la tromba uterina ne olfervai una af-
fai più eminente delle altre conia papilla fporta in fuora , ,
come Ci vede nelle Ovaje de' bruti , quando particolarmen-
te hanno fvegliato l'eflro de' loro amori . Tagliata in quel ff/f°^^l''„'^*'
Cito per lo traverfo, balzò fuora una fpruzzaglia di limpi- pv^'^^""**
do fiero, ed oflervaci i fuoi dintorni dalla parte interna, gli
-vidi gnerniti dì una foflanza glandulofa , di figura come lunata ,
di (irutuna particolare , e di un colore giallaflro , tirante al roffo ,
ed era dillinta , e circondata da un' altra fottiliffima mem-
brana, che quafi fino alla fommità papillare giugneva.
17. Divifo in più parti per lo lungo, e per lo traverfo il
reftante dell'Ovaja, la notai tutta ben fatta, e piena di fi- ovajatura
bre carnofe, e di vafi d'ogni maniera, con molte vefcichet- •''""'•
te limpide, e pure, fenza, che vene foflc ne pur una di ma-
teria nera, 0 lìligginofa, o corrotta ripiena, come in altre
ho oITcrvatO . Vidi pure la tromba Falloppiana da qiieflapar- Tmmba Fdl.'o-
te affai rubiconda, e alquanto più graffetta dell' altra, comeboarn-^ pinna difpofia
mirato fpeffe fiate nelle femmine de' bruti , quando fi preparano al P-'. '•"^"* ^
vicino inghottimcnto dell'uovo. "' ''
18. Rccifi rovaja finiftra, minore di mole , più bianda,
e lucida anch'eira, con le fue vefcichettc linfatiche , le qua- O'''"' A»/?''»
li rendevano ineguale, benché lifcia, e sfuggevole , la Cw^^l"", ^'"}^^S
iuperncie. Niuna pero ve n era , che (puntane in forma <li ^-jcfo ,
papilla, come la defcritta, ma tutte fimili alle -ordinarie vc-
fciche, quando la materia glandulofi non apparifce. Separa-
ta in più pezzi era anche quefla faniffima , delle folite ve-
fciche, fibre, membrane, e vafi comporta. Lì tromba Fai- Tromba rJ-
loppiana da qucfta parte era più bianca, e non cosi gon- ''^'^"^^ "^^^
lia , come l'altra. L'utero della groffezza d*un piccolo pò-"" P"t""'"'''-
ino, bianco, e faniflimo con la fua folita, e piccola cavità
nel mezzo.
ip. Crepò il peritoneo a uo' Idropica d'anni 15. nella re- perifenit m.
gionc del bellico il giorno 16, Aprile , onde un grolfo tu- uinunaidro-
more acquofo appari, in cui b'cra intrufo un pezzo d'omzn- P'"'"''fi"<^'^
IO . Fa aperto da un Chirurgo , e tagliato quel pezzo d'o- " '"•
T i men-
148 Delle VonjA delle Femmine Fì~'ipare .
ttainptr- mento, fenza fnpere qual cofa fofse , onde per due giorni
*t lag/iato inceri andò femore /caturendo acqua, e mori. Sparatoli ca-
faghnì prtfto d.ivcrc, era ancora 1 addomine mzzzo pieno d acqua gial-
u morti. Jiccia fetente, votata la quale, appari nella pf/w ««.i pofatu-
Pefaturahian. '* ^' "^"'^^ bianchi/fima , e coaguUta materia, che al chilo rafjo-
ra-nella Pfivi, stigliava . Il fcgato tijtco oftrutco , c duriflìnio , fcoprendofi
fimtìtalcbilt. allora facilmente le glaiidule, o fieno labirinti , o globi di
vafi di materia vifcida , e tartarea ripieni . Le ovaje pal-
Tfmun',^^^!^^^ fmunte, fchiacciate, con pochifllme vefcichette linfa-
tiche, e ciò, che in quella di particolare notai, fu, chela
bocca delle trombe, o foffe per increfpamento da un canto»
e rilaffamento dall' altro delle fibre, o portate dall' onda ac-
Trtmht p>pra quofa erano amcudune , fiiora dell' ordinarh , fopra le ovale, alh-
hovt\i. brace iando le medcfme , qua fi che fojjero , per ricevere, e iiigo'^ar
r uovo . Lo che dimojlra , che , fé per accidente ciò fanno , poffono
anche ciò fare nel tempo , nel quale 3 a far qiieflo , la provida T^a-
tura le de/lina.
10. Morì una donna feflagenaria di una Caduta Apoplct-
ovéi/aiijttt- tica , e tralafciando le altre cofe ofTervacc , troz'ai la deflra
na vt:^uif<i , i Ova]a gfofjìffima , come un uovo di gallina. Aperta, faltòfuora
uòvo di Galli. "^''^ iinipido , vifcofetto , e come la chiara delie uova de
M. polli appiccaticcio, in cui nuotavano bianche fila , che fre-
gate, e agitate in una bianca melmetta Tpappolavano . Tut-
to il refto dell' ovaja era confunto , non ricrovandofi , che
un piccolo gruppetto di fibre, e di membrane nella bafe ,
Tutta confiflf. (,«(/(,• confiflcva tutta nella tunica efleriore , 0 in una grar.de zefcica
j'^vJ^'if/'""' f '■'^ ^' f'' enoimemente dilatata , per Ja linfa , che dentro rellando,
non avca potuto feguicare il fuo corto.
. II. Oflervava le Ovaje di una morta di Tifi Gallica , con
Ti7.l. ' """ gomme nel capo, e nelle braccia, e con ulcere in varie par-
ti del corpo. Erano le Ova^e molto turgide, e delle f olite vefci-
Ttfciibtiilim- chette ben corredate, tutte limpide, e trafparenti , dal canto del-
pide umort fie. la finiftra delle quali pendeva dal Tuo picciuolo una , come
gianduia carnofa. Internamente erano pur belle, fenza mac-
claniuht e ^^^'^ alcuna con le fue fibre, loculetci, e vafi d' ogni manie-
tatnoia ! "" ^'^ ' Diedi fiato con un fifoncino , dall' eficrno all' interno ,
alla delira tromba, e gonfiandofi quella, fi gonfiarono quel-
^ le doppie membrane, da'Notomilti /7/.C '„f//'n-r.7/'on//>« chia-
hh-'^l'"!^}, roate, ma dato fiato alla finiftra, non 'ì\. gonfiarono. Que-
euaìi non po'. ^^ "^^ mezzo fi contorfe alla foggia di un viticcio inanncl-
t'r penetrar /■ lato di vitc , ma l'aria né per l'una, nò perl'altra potè pc-
"''■'' ■ netrare ncU' utero . Aperte v'erano de' vifciduini aramaflati ,
eh;
Parte II. Cap. F. 149
fhe l'ultima loro eflremità chiudevano . L'utero non era grof-'i^'^'''' />'''•<•»'«.
io piìx di una noce > e la fua piccola cavità di vifcida mu-
cellaggine ripiena . Quello , che ammirai , fu il vedere le Parti vtrgj.
parti lue vergognofe internamente, ed efternamence faniffi- s""/» <'"«""»
me. Mi ricorda al contrario , che ne aperll un'altra , che "'"''"^'F'''-
in quella parte era tutta quanta ulcerata , e nel refto dd cor- /J,- Jl'' 17/r j
pò fana , le di cui Ovaje fi moftravano pur fan:, ma nel- a/^„;,;^.
Ja tromba delira era una lorda piaga , che da un canto all'
.altro paiTava.
li. Aperta una Fanciulla di cinque anni li 4. Dicembre y vtfdcbMu Ih.
morta di pulraonia, trovai le ova]c con le fite vefcichette lim-fatich «tilt
fide, e chiare co' fuoi vafi fanguigni , e fibre, e nervi . Co- ovajt M, .
sì ne' feti fteflì ho vedute le tante volte menzionate vefciche-^"" ■ •
di confiderabile , e non quafi proporzionata grandezza al cor-
picciuolvO delle fanciulle .
25 . Una vecchia felTagenaria > Madre di nove figliuoli , Dg„„afejf,,f.
tutti viventi, da molti anni fempre querula d'affetti ifteri- «arw, crcd^j.
ci, renduta finalmente fcarnata , o tabida fpirò. Fu da me ^-^ i/f^rica ,
aperta li 4. Gennajo, ed apparvero [ubitole ^Lwdule del Me-'?'"/'/""
r ti , I r il ^ r ■ "^ . • dule dell IKp.
jenterio, quelle del fegato , e del Tancreas jcirroje, e molto in- ^^ p,^,,, „
groflate e negli flcfii polmoni fcoprj pure molti tubercoli crii- jirutu .
di , pieni della /lejfa7nateria formante t fcìrri . L' utero era àzWlTubercoU tru-
grandezza d'un pomo, di color bianchiccio , e naturale , ^""' P"!'""'»
con una proporzionata cavità, la di cui foflanza appariva' '^'"' ''"'""
grolla un dito per lo traverfo, nel mezzo della quale fi ve-
deva una copia incredibii': di canali fanguigni , in varj me-
andri, e andirivieni maravigliofamente rivolti, fra quali ap-
parivano moki alveoli, o calette, e corpetti di vana riton-
dallra figura, che fc non erano, parevano ahncno tante ghian-
doline frappode. La bocca dell' ULcro era affai larga, capa-
ce quafi della punta del mio dito minore, e di tenaciffima
moccicija invifchiata. Deterfa con diligenza, vidi fotta alla
medefima, e circondanti l' interna firn cervice moltiffime vefcichet- f^J"!"^"'' ^''f
te , dentro le quali era [lagnante, e impaludato -un puro , ma f^- f^ZiZ' d-U'"
gnente fiero. Erano di grandezza diverfa , le maggiori, coma „tcre .
un grano di veccia, le minori, come di Miglio, dalle qua-
li compre;;c gemeva quel vifcofccto fugo, di cui, ho detto,
eh' era impaniatala bocca. Offervai l'interna cavità d'u-
na poco diffimik materia fpalmata , come anche la vagina
tutta, increfpata, flofcia, e lorda della medcfima , 0 confi-
mile.
Z4. Le Ovaje erano molto cofpicuc , con rifalli , e rughe
e fol-
1 5 o Delle 'Ud''vx delle Femmine l^i'-vipare .
(iva]» di vn» e folchi difuguali fcabrofe, con i fuoi fanguifcri canali, fa-
'"."'! Ì'y^'' eli me fìK vifibili , e fopra , e dentro Jancrvofa, e mufculoCa
mafia afi cr$t» ^^»ll/ .^
,^^ tunica } a mo d clJcra > lerpeggianti . Feci fo>za a la-
^liar la detta tunica , mentre era grojfa più d' un ugna umana ,
e dnrjffima , che invefliva alcune poche vefciche , piene d' una lin-
fa giallicia, e lentamente fcorrevole , come l' olio. Fra queftc era-
. no non ofcure ve/ligia della vecchia glandulofa materia , di color
giallo neraflro , come tanti grolji punti , e moltiffime fibre cirno-
fe, e nervofe per ogni parte f\ diramavano. Sperata all'aria
la membrana efteriore, feparata dal rcfto, compariva ofcu-
ra, e guardata con una lente! moftrò varie macchie binnca-
ftrCjche forfè erano le chiufe bocche, dalle quali tante uova
y^^^j, ^;^;,,,_ erano ufcite. Le trombe erano molto difcoft." dalle Ovaje ,
ìe con «,//# rauncinate,eriflrette, fenzafigura ne'loro dintorni di queir
iJatidi . ornamento, chiamato /o^/iiicco , temperiate d'Idatidi di gran-
dezza diverfa, e tutte dalfuo piede pendenti, delle qualii.ne
contai cinque per parte .
zj. Ma affai d'idorie.-fupponcndo, che baftino, perifta-
^Iw/'' D r ^'^'*'^ <''*^» ^^^ giudicherò più certo in uno de'feguenti Ca-
venir! in ca! P'^oli . Troppo luHgo , anzi indifcreto farei, fé tutti gli ani-
giivont del mali , e le donne da me tagliate aquefto fine, riferire.vokf-
»"". fi, badandomi, d'averne accennato una buona mano, dalle
quali premede, potrò, fenza ombra alcuna di dubbio, dc--
durre , come confeguenze infallibili alcune verità , che ac-
cenderanno un lume non torbido , per ifcoprire un pezzo
avanti quefto occulto, e troppo, (ah troppo tencbrofo)mi-
ftero della Natura. E per fare ulteriormente vedere gli eaui-
vocamenti finora fatti , e dove hanno veduto bene, e dedot-
to male molti, e molti graviflìrai Autori , efporrò brevemen-
te le oflervazioni loro, acciocché in fine dandofi mano l'un
l'altro, e forza a forza , e lume a lume aggiugnendo, fi
vegga quanto di certo , e incontrartabile finora abbiamo, e
quanto ancor didubbiofo, e da fcure caligini ricoperto, per
incominciare le maggiori fue operazioni 1^ graa Madre, do-
ve termina la corta noftra vifta.
CA^
Fatte]!, Cap.f^J. i;i
CAPITOLO VI.
Si ef pongono le più fictire , e più dilìgenti ojfervazioni dsll'^rvco,
e del Craafy intorno l' opera della generazione .
I. TL mio Maertro Malpighi, Savi iffimo Uomo, edìpro- j^f^jf"'"'^'^
' ,A fonda fcienza, veggendo l'ardua imprcfa , per venire "' ^^■"•
in chiaro di cosi adrufo lavoro, dcfiderò la fortuna dell'Ar-
veo, cioè di poter avere animali grandi, e in copia, per fa-
re una lunga Xerie di continuate fperienze, e d' oflervazioni,
dalle quali tutte, giudice l'occhio , veder pocelle ciò , che
mente umana non ha potuto finora , né può da fé fola im-
maginar , ne comprendere- Ma perche radi fono quelli , a'
quali una forte così felice accada, o accader polla, ho giù- PtnfiireJtH^
dicato io cofa molto utile, e convenevole, il prendere da tut- ^if,)ff.
ti ciò, che in quefta materia e flato ofleivato, e paragonan-
do quello, in cui fono d'accordo, e convengono, epondc-
randoqucllo, in cui non fono d'accordo , e non con vengono,
vedere, d'onde quefta difcrepanza iix nata, e fc poffo, ca-
vare anche infino dalle difcordie fufficieati ajuti , per porre
in fella la verità. Ognuno ha veduto qualche cofa di parti-
colare , e di buono j ma non ognuno ha potuto ogni cofa
vedere •• alcuno ha olfervato ciò, che l'altro ne meno pen- viftupatx*
so d'offervare , ed alcuno ha creduto di vedere una cofa , '^'-^ji ^"""*
quando l'altra vcdc^'a . Infomma proccurerò con tutto can- "' "JJ-'^"^* .
dorè, di confrontare il vero col vero , di porre il falfo per
talfo, e il dubbiofo per dubbiofo diftinguere, e ponendo da
parte ogni paffione , con tutta la fincerità , e con tutta la
chiarezza poffibiJe parlando, farò forfè conofcere ( dirò co-
me un paradofio ) fra gli abbagliamenti la verità, fra il tor-
bido la chiarezza , anzi fra le cofe chiare mofirerò le ofcu-
re, e fra le falfc le vere - Molti hanno offervato , e molti
ancora di oflcrvare pretendono; ma non tutti hanno bene of-
fervato, ed altri ofiervafe non fanno, e nò meno forfè quan- vijfitult* iti
•tCk fia lubrica, e fpinofa l'arte di oilervare conofcono , pò- htmcjfitvatt^.
tendofi facilmente prendere una cofa per un' altra, abbagliar-
iì in ine^xo alla luce , o non guardare con la dovuta atten-
zione, e diligenza, dove guardare bifogna : far miftero di
una cofa di niuno, o poco valore, e non fermarfi , nò ri-
£ettere fovra il ncceflorio » e i' eflcnziale , né eoa l' occhio »
nù con la mente sii quello fare i« dovute ncccffarie fatiche :
I j x Delle t'o-ja delle Femmine Fi^cipare .
concepire il fatto, come fi penfa, non come egli è , e ncn
vedere; ma travedere, 6 aver le traveggole agir occhi.
2. L'Arveo, quel Medico, e Filofoto riputatifiirao , nel
Ordini jtif jCyQ famofo Trattato della Ccneraziotie degli animali ( a ) (ìvÌì-
f/rt'ar"'. niente premette la Notomia dell'utero, e di tutte le parti al
^ ' medefimo fpettanti , delle Cerve, e delle Daine , che prefe
a difaminare , per ifcoprire il grande arcano della genera-
zione. Fra le cofe, che fi protcfta di aver ofTervate, una fi è
Cervice deW la cervice dell' Utero più lunga, e più di quella delle Donne
"'"■"j'''''^'^- ritonda , non folo flrettamente chiufa , ed invifchiata ; ma
Ve'' fatto "in ^' cinque altre anguftie, collocate con ordine, e fcrmamen-
n:cdo, deh. tc contra ogni ingrefTo di cofa eflranea rifirctte, e dipanic-
i'oa uuirei ma fa mucellagine fuggellate : volendo, che debba cflere aperta
non entrare ]^ yjj negli Uteri di queftc , e di tutte le Femmine del Mon-
'i'^" doT'y-r *^°» fatili, faììguini mcnflruo , aliifque humorihus exccrneìidis&c.
j,,g ' rerum autem externaìutn , etiam minimarum , ( aeris puta , éitt
feminis ) ingreffui ommnò pnccliidi . L'altra fi è , che i teflicoli
Tfftitcli dille ( così egli chiama le Ovnje ) non folo delle Cerve , e delle
cerve,vaine, Dainc; ma delle Pecore, delle Capre, e di tutti gli anima-
d^c.e' violo jj j^ j bifulci, fi veggono ; ma fono , come piccole glan-
Atveo. dule, che cornfpondono con proporzione Mcprojiate, edal-
le gUndide del Mijenterio, l'ufo delle quali è piuttofto di fta-
G rande ingan. bilirc le divifioni , o romificazioni delle vene, e di lubricata
nodill'Arvto. j^ parti, che fono dcHinate a fabbricare, ed a concuocere il
feme prolifico, fpruzznndolo nel tempo del coito. Ciò, che
lo move a querta fentcnza fi è, fra le ragioni altrove efpo-
Mura-ione ^^ > ""^ principalmente, cioè , qn-dxoiriis tempore ( quando
niuna cfervò THaribus tejlicuU titrgent ) in cazis , & daviis , cxtertfque vivi-
lArveo ne" paris oniììibus ( in quibus reperiiintiir ) uteri cortina immutentiir ;
d-i'i tefticolt ^^ [pfliciili autem di&i ( tanquam ad generationem nihil facerent ) ree
7oto''tuóit/' titrgeant , r.ec quicquam à [olita conflit ut ione ( five ante coìtnm ,
fize pcft ipfum ) varier.t , neque ullo indicio utilitatem aliquatn
vel ad coitum , vcl ad generationcm a^erant .
3. Piantate quefie offcrvazioni dall' Arveo , ch'e' giudici
Terrfodelfoi- incontra(lnbili , pafTa a trattare del modo, di unirfi la Fem-
M delle crrcrmina col Mafchio (b) che fcgue nc'mefi di Settembre , e di
h^ff'^ "^"-^"^ Ottobre, la quale per ordinario nei fecondo , 0 al più nel
terzo ccngreflò rcfla fecondata , dopo il che diventa caftifTi-
ma, ne più il mafchio la cerca, né ricercata l'ammette.
4- Of-
fa ) Exerarar. de Cencratione animai. Exercit. 6^.
( b )^Ex€rcit. dj.
Parte Jl.Cap, n. i;3
4. Offcrvava allora una gran mutazione nell'utero , cioè Muux^fff
più groflb, più carnofo, più molle, e più tenero fi vede, e "'""' "'"■' "''
nella fua cavità cinque canmcuU, o papille , difpofle con or- 'f^^' ' '"'
dine fpuntano, che jfempreppiù , crefccndo l'utero, crcfco-
no. e troncate nella lor fommita flillano alcune gocciole di
fanguc, del che, fatta ulteriore ricerca, comprefe, gemere
da minutifllme arterie, che in quelle fi ritrovano. Nel tem-
po adunque del coito, dice {a) vafa uterina ( prtcfertim arte-
ria! ) plura , & cojifpe£liora obfervavi : quamvis ( ut fupra ma-
nui ) tefliculi, qui dicuntur, mque ampliores , me repletimagis ,
quam antea, tiec à priftina fua conflitutioue mutati appareatit. Ma scruf^K^mfé
quello, eh' è degno di rifleflionc fi è, che non potè mai, dopo alcuna de],>,i
i loro congreffì, trovare nella cavità del loro utero, 0 delle corna, '""l'/fo^f"-
uè meno un ve/ligio , od ma gocciola di fané , 0 di f angue , 0 d' )''t^"^"'!'"'
altro tale. Lo che fece vedere a'Culìodi, a' Cacciatori, cad^,>„7. """'
alcuni Medici, anzi allo ftefTo Re (t) che ingannato dall'
Arveo dicevano, flrabigliandoque' Valentuomini, come gra-
vida rcftar potefle una Femmina, fcnza che nell'utero fecon-
dato il feme (i ritenere . Replicò intanto con più gelofia ,
e circonfpezione, d'ordine di quel gran Mecenate , le pro-
ve, che tornarono fcmpre a coppella inalterabili, lo che di-
poi trovò nelle cagne, nelle coniglie , ed in altre Femmine
infallibilmente vero, onde aflìcura i pofieri , nihil prorfus in Pen/Tere deir
utero pofi coitum per aliquot dierum fpatium reperiri, di manie- Arvcc interat
rachè a lui chiaro, e manifefio pare , che il feto ne' vivipari*" i""'''V***'
non nafca né dallo fpenna del mafchio , 0 della femmina cacciati
nel coito , he da entrambi infieme rimefcolati , nò dal far.gue me-
flruo , come materia , a giudiz,io di ^rifiotile , «t^ immediatamente
dopo il coito fi formajfe per neceffità qualche cofa del concetto .
Laonde giudica , non elfere vero , che nel coito prolifico fi
ritrovi qualche materia apparecchiata nell'utero, chela vir- jj,;^^,v, P^^,
tu del mafchil fcme , ( agguifa di quaglio ) concuocia , in- lìjTcì) nuiu fi
duri, e formi, o nell'atto della generazione riduca, o afciu- 5'"'^'» imtnt.
gata eflcrnamcnte la fuperficie nelle membrane l'includa .^'""""""'o
'Hihil cmm omìiinò per dies complufculos ( replica , e di nuovo "' "'"*'
conchiude ) nempì ad duodecimum T<lovembris , inejfe cerni'
tur (e).
5. Stabilita quefla maflìraa nella fegucntcefercitazioncftf)
V riccr-
( a ) Exercit. 66. ( b ) Exercit. 6j.
(e) loco citato.
(d)Excrcit.C3.
I j 4 Delle Vo'% a delle Femmine Fi-jipare .
r)''/'c ri 014. ricerca , qual cofa nel mefe di Novembre nell'utero delle
^hmi foh '■ j)3Jne accada, e francamente atcefta, che folamente verfoil
•"w/m W.- '^°'^'^^^™° ' ° decimoquarto giorno ritrovafi qualche cofa.
rht'/era «r//' nella Cavità dell'utero, fpettante alla futura prole , cosidal-
urtre. la fperienza di molti anni ammaeftrato , quantunque nell'
anno lójj. vide i primi fegni , o veftigia , o principi del-
la concezione alcun tempo prima , i quali nelle Cerve pure
più predo fi vegono , concioflìachè prima delle Daine coi-
fcono . Qual cofa poi fieno que' primi fegni , 0 veftigia , o
principi della concezione, e come incomincino , così la di-
n e M ^'^^^^^- P°^o prima, che alcuna cofa fi fcuopra, la foftanza
e'Jplìrml^pà. dell'utero, o delie fue corna ( eflendo in due divifo ) appa-
rìj'ca, ' rifce minore di quello, ch'era, quando fulle prime luflureg-
giavano , e le accennate ciruncide , 0 papille bianche fono più
flofcie, e la gonfiezza della tonaca interna alcun poco cala>
s'increfpa , ed è bagnata : imperciocché circa il predetto
corr.t fttenio ^gj^po (i veggono apparire per mezzo la cavita dell'uno , e
r./>lm'''.>ff,«» '^'^l^'^''^'"'^ corno, e ancora dell'utero certi filamenti mucoG
liniamtnti dsl ( ccme tele di Ragno, ) che vengono dall'ultimo , o fupe-
u glint astone, rior angolo delle dette corna guidati , e che infieme uniti la
figura d'una tonaca membranofa , o mucellagginofa , o di
una bifaccia vota rapprefentano : e ficcome il Tlif^o Coroide
viene guidato per i ventricoli del Cervello , così quello lun-
go facco per tutto l'uno , e l'altro corno , e per le cavità
- di mezzo s'allarga, e infinuandofi fra tutte le rughe dell' in-
terior tonaca, s'inviluppa con fottilifiìme fibre con le accen-
nate globulofe protuberanze, nella fleffa maniera appunto,
nella quale la pia Madre dentro i giri del Cervello fi caccia,
e nafconde.
6. Dopo un giorno, 0 due quefta bifaccia, o facchettofi
Come vada ^jgfnpj^ d' un' acquofa , lenta, e bianca materia, fimilealla
plimo'concet. chiara dell'uovo, ed una lunga , ccme valigia , di quello
tff. umore piena rapprefenta . Sta con la fua lenta eficriore vi-
fcofità alcun poco attaccata a'iati dell'utero, che laconten- ■
gono, in maniera, che può àw quella facilmente fepararfi :
concioflìccofachè prefa da un canto , dove l'utao fi rertri-
gne, fi leva intera intera dall'uno, e dall' akro corno , pur-
ché ciò dcfiramente fi faccia. Qiiefio concetto accrefciuto di-
poi , ed cfiratto fi trova della figura di una bifaccia , o di
una doppia valigia, ed cficrnamente invero è d'una certa for-
didezza marciofa fpalmato ; ma internamente e lubrico , e
contiene un lento umore, non di/Iìmile dalia chiara più li-
quida
Parte il. Cap.n. ijj
quida dell'uovo , come aveva anche accennato di fopra . E
quefto, dice, è il primo concetto delle Cerve , e delle Daine , e
perchè ha la Natura, e le condizioni dell'uovo, convenen-
do con la definizione del medefimo, da Ariftocilcdata , ( che
apporta , ) e perchè egli e il primo principio del futuro fe-
to, perciò lo chiama novo, conformandofi alla fentcnza del cbiamatno
fovraddetto Filofofo. Egli è dunque queflo concetto fecondo 1' ?«</?" /'"''«''
Arveo il vero Sperma , o Seme , che abbraccia la virtù dell' ""'""'•
-uno , e dell'altro iz^o, ed è analogo al Teme delle piante ,
e perciò Ariflotile {a) W primo concetto delle Donne defcri-
vendo, lafciò fcritto, elfere , velati Ovmn membrana obte£lum ,
cui pHtamcn detra£lum fu : quale appunto Ippocrate vide ca-
duto dalla Saltatrice, e quale l' Arveo fieflo afferma d'aver
anch'elfo fpefle volte offervato negli aborti delle Donne nel
fecondo mcfe , grande, come un'uovo di Colombo > e ^tr uovo jen^a il
quanto e' dice, fine fatu , e alcuna volta, come un uovo di feto ^coK/iru.!
Fagiana , o di Gallina, nel qual tempo fi dichiara d'averlo i'-^'^" "l'i'
veduto natante , della lunghezza dell'ugna del dito minore. /"■""*■•
Segue poi a defcrivere quel fuo primo concetto , nelle Cer-
ve, e nelle Daine trovato, in cui offervò , che la membra-
na, che lo copriva, non aveva ancora anncff.i la Tlacenta , né pUeentam'
era attaccata all' utero ; ma folaraente vide Ja parte fua fupe- primi gicrm
riore, e più ottufa vefìita quafi d' un mofco tenue, o diunacer- "onapfarìfct.
ta laniigine , cììe non è altro , che il primo germe della placenta ,
che crefce ; ma nell'interior fuperficie vide una felvad'umbi-
licali vafi , quantunque foffe lubrica, lifcia, e pulita. ^ ,u,
7. Nel terzo mefe quell'uovo fupera di grandezza un'uo- aurtfnZia-a
vo d'Oca , ed abbraccia , e contiene l'Embrione perfetto , delfao fe<o,:.
lungo due dita traverfc Nel quarto mcfe fi vede più grande di un' dol'Arv;o .
uovo d'uno Struzzolo, dichiarandofi , checon le frequcnii le-
zioni ha pure tutte quefle cofe negli umani aborti oflervate.
8- Conchiude, come in quefio modo le Daine , e le Cer-
ve , quantunque lontane per lo fpazio di un mefe, ed anche
più dal coito, nulla abbiano di fenfibile n:ll' utero , ma che parò Per r^ rr/ff ft
attaccate , cerne da un contagio , quelli concetti , e primi prin- ^"" "''''"
ci pi ( come le piante i feini , e gli alberi i fuoi frutti) ^g- f,yj^^//'j^7i^'
guifa d'uovo preducano : i quali principi circa il giorno de-
cimo ottavo di Novembre , o al più circa il ventefimo pri-
mo, qualche volta nel deliro corno, qualche volta nel fini- j. j"'""^'""'
Aro, e alcuna fiata nell'uno, e nell'altro vengono perfezio- ^^J^l'^t/»TO/
V l nati. oppari[ca.
( a ) ìliflor. animai, lib. 7. e. 7.
1 $6 Delle Z/o'Z>a delle Femmine f^ta^ipare .
nati. Contengono in fé una materia liquida, trarparente, e
criftalJina, fimile alla chiara delle uova delle galline, nella
propria (o:tilifiìma , e ritonda tonaca rinchiula , di queir
umore, in cui poi nuota il feto, molto più pura, nel mez-
zo della quale alcune fibre fanguigue , e il primo punto fa-
llente, primo fondamento del futuro feto, fenza alcun' altra
cofa chiaramente fi veggono : e quella, dice, e{l prima pars
genitalis .
fvanioiiftto 5>- Segue dipoi a defcrivere efattamente le parti dell' cm-
sppaja ptrftt. brione crefcente , e le fue membrane, moftrando, comean-
*♦• dava generandofi, nò apparendo perfetto , a fua detta , fc
non dopo il ì.6. di Novembre, l^ide i Mifchi , eie Femmine t
Kiafcbi piò ora. nel de/lro , ora nel fmiftro corno dell' utero ; via più fpeffe fia-
/peff nt\ fini, te i Mafcbi nel finiflro, nel deflro le Femmine. Si fa molta ma-
fi'o,cbtntlde_ raviglia, come in così breve fpazio di tempo dalla p)/w<znj-
at,l7r A'^** ^^^ f angue , e del punto [aliente y fi formi il feto dentro 1'
jtmnio y e interamente fi perfezioni . Imperocché folamentc
la prima volta apparifce quel punto circa il decimo nono
^7/'y>r/C>i V S'°''"0 » o ventefimo di Novembre, e circa il vencefimopri-
ftt» . mo , o poco dopo , ^\ vede , come un vermicello , detto galba ,
informe : e pallati fei , o fette giorni fi difcerne il feto così
perfetto, che oiTervando i genitali, il mafchio dalla femmi-
na Ci può difiinguere, ed i piedi formati, le ugnefeffe, mu-
cofe, e alquanto giallafire ti difcuoprono.
ifovD ntì primo ^°- Nota, cìiz qucfl' uozM) ne' primi fuddetti giorni {\xnc)\h'\ì
porr.» non t fcto già perfetto Ci Vegga ) non %' attacca , o non s' unrfce , co-
MtateaaìP nie nato y a' fianchi y o alle pareti interne dell'utero della Madre y
"'""*• ma facilmente tutto intero , lenza roraperfi , può levarfi :
perlochè ( dice ) manifedaraentc apparifce , che il feto allo-
ra dentro l'uovo di folo albume d nutrica &c. Ofierva pu-
T-f^.Vtf/; „,' re ( d ) come ne' feti femmine i tefticoli, ( che penfa impro-
ftri più i^andi priamencecosì chiamarfi ) fono proporzionatamente maggio-
^ proporzione y ri, che nellc adulte, e come caruncule , bianchi C\ veggono .
''"''""' f""' Spiega poi, cofa fofiero quello papille ( delle quali parlam-
miata utt. jjjgqm xvjim. 4 ) che nel tempo, incui lufurcggiano , nell'
utero appariscono, cioè non eflerc, fé non una fpcziedimam-
PapiìltM' ni^llc uterine , che fono organi , per condurre l' alimento al feto ,
'f'f,r\ tal 'ittaccarjdofi a quelle gli umbilicali vali, pe' quali poi palla
ttalfiài , " al mcJcfimo . Altre cofc nel detto ing^gnofo Autore (i leg-
gono, le quali, il noftro fine non riguardando, tralafcio ,
paf-
( a ) Exercit, 6^.
Parte l/.Cap.n. 157
paflando alle Oncrvazioni d'un'infignc Anatomico, che po-
co favorifce l'Arveo , raoftrando , non aver offervato con la
dovuta attenzione ciò, che offervare dovea.
-. ir. Quefti è Conrado ' Pejero (a) il quale col Sig. Verni j,°%'',XZ'.
avendocopiad' animali, e fegnatamentediDaine, delle qua- 1,4 /•^,p^,. *
li facciamo parola, fi protcfta, di aver olTervato ne' cefticoli
particolarmente delle medcfnnc quella td mnux.'om , ch'ène-
cejfayia , per cacciar fuora l'uovo fecondato dall' Ovx]x . Exigui
quidem , ceco le fuc parole, funt Damirum teflicuU , ( che fìi
ciò , che fece andar errato 1' Arvco ) fed po/ì coltum fxcmdum ^^^jj^l^^^fl^
in alterutro eorum papilla , five tuberculum fibrofum fempcr fuc- ^fd, jfn,
crefcit , quo ovum , five conceptus ab Ovario UberatHr , ut per Daini, e papi!.
tu barn poflea defcendat in uterum ; Scrofis antem preegnamibus , 1" apparente
qH<e & ipfee bifulcx funt , tanta accedit tefliculorum mutatio (co- «»""»/</?>■/»/.
me noi dimoftrammo nel Capitolo terzo ) ut mediocrem quo-
que attentionem fugere nequeat : globuli enim , velut in Ovario
uììdiquc exuberant. Ma Tentiamo ciò , che ha offervato il fa-
mofo Graaf , che per vero dire , fé non tutto , ha almeno
molto di merito nel mettere al giorno quefta fentenza. jf'^"^'"}'"!'/'
II. Premette anch'elfo (b) la dcfcrizionc degli organi del- u ovajidJìe
le Coniglie, alla generazion desinati., le cui Ovajc, qum- coniglie.
tunquc piccole , contenevano però , conforme i fuoi occhi ,
molte limpidiffìme uova, rotte le quali, molto vifcofo umore, u^va ,(anfcr.
alla maniera dóV albume , fcaturiva . Pacata mezz'ora dal m, iì Graaf
coito , aprì un'altra Coniglia , in cui vide le corna diW f"'>o U vefà-
utcro alquanto più rubiconde : ma le uova de'tefticoli non '''■"' ''»/"'-
erano ancora mutate , fé forfè alcun poco della loro limpi- ' '"
dczza perduto non ave (fero . Nella vagina , o nelle corna t^;„„ /-,»,.
dell'utero non potè ritrovare niente affatto di feme , o di alcuna rnW utera àcpa
cofa a lui fimile. Dopo fei ore dal coito , ne tagliò un' al- 't^''"'.
tra, nc'teflicoli della quale i foilicoletti delle uova tendeva-
no al roffo, d'onde, forati, materia limpida, e lenta ufci-
va, fcguitando a quella finguc, fluente da'vafctti fanguifc-
ri per quelle parti difperfi. 'ìji meno in qnc/la potè fcoprir: una
minima jlilta di fcmc .
ij. Paffatc 24. ore dal coito ne fottopofe un'altra al col- ^/„, efirv.,.
tello, in un tcllicolo della quale trovò molto mutati tre fol- lioni dtlGra,if
licoli, e nell'altro cinque : concioUìachè quelli, che erano per ordine n il;
prima limpidi, e di niura colore dotati, erano divenuti ofcu- '^'"^Ì^j'J"'"'
ri. or,'. *■
(a^ Merycologia &c.
( b ) Cap. 16. De Mulicrum Oganis .
158 Delle Vo^a, delle Femmine Fi -vipare .
ri, e tinti d'un color rofTo lavato, nella fuperficie di mez-
ftUiroli^quali ^o dc' quali Una piccioliflìma , come papilla manifcftavafi .
fojtro.^ Nel mezzo de' tagliati follicoli v era alcun poco di limpido li-
quore , e nella circonferenza una ceru maceria più fpeffa , e
tirante al rollo fi rimirava .
14. Venti, e fette ore dopo il coito ne guardò un'altra ,
oviJutt,nb- jg corna del cui utero con gli ovidutti piìj caricate di fangue
ovale"" ' fcopsrfe, e i'eitreraità degli ovidutti, agguifa d'Imbuto , i
tefticoli per ogni verfo abbracciavano. In mezzo allafuper-
.. ficie de' follicoli , come avea detto di fopra , piccole papille
^("da'/olUioUi fpuntavano , per le quali , compreff.i U fj[lanx.a de teflicoli , fca-
ma non fa turiva UH limpido liquore , al quale un'altro più denfo, e più ru-
mtniiene ^cbt bicondo feguiva. 'hl^elle corna tagliate dell' utero n-n ritrovò alcun
mfn/ii r atvo . novo; ma fi vedeva la rugofa interna tonaca delle medefime
alquanto più gonfia .
ij. Pallate 48. ore dopo il coito ne pofe un'altra all'efa-
T^>>nenoj» ™^ ' '" "" teflicolo della quale ritrovò fette , nell'altro tre
qùifti'forù US. follicoli Cangiati , nel mezzo de' quali le papille erano al-
V7.,'na liquori, quanto più eminenti, d'onde , compresa la lollanza de' te-
fticoli , lidio , alia foggia di albume , un poco di liquore ; ma il
reflo della foflanzn rofftggiantc delle ttova , perchè allora era dive-
nuta alquanto più denfa ; né così facilmente , come negli antece-
denti y fpremevaft.
i6. Cinquanta due ore dopo il coito ne guardò un'altra,
, . in un teflicolo di cui ritrovò uno, nell' altro quattro cangia-
fuffli 'fMc'Jii ^' follicoli, tagliati i quali incontrò una materia quafiglan-
troziòuova. dulofai chc nel mezzo aveva una piccola .cavita , dove non ri-
trovando alcun notabile, liquora , incominciò a fofpettare , fé la lo-
ro limpida foflanza , nelle proprie membrane rincbiufa > foffe fiata
rotta, 0 cacciata fuora : per io che con diligenza gli ovidutti,
e le corna dell'utero guardando, nulla mai gli fu poffibtle di ri-
trovare ; ma folamente vide la rugofa interna foflanza deli'
utero molto gonfia rifplendere.
17. Settanta due ore, o il terzo giorno dopo il coito neof-
fervò un' altra , che moflrò a' fuoi occhi una mutazione mol-
to diverfa, e di maraviglia grandiflìma degna ; conciofTieco-
fachè \' Infundibolo liretttfjim.imcnte i tcflicoli abbracciava, levato
UfoniiboU il qyj]g fcoprì nei teditelo del lato deliro tre follicoli al-
IhhractianuP ^"^"to maggiori, c più duri, nei mezzo della fuperficie de'
ovtji. quali vide un tubeicolo, alla foggia di una papilla col fuo pertu-
gio forato : nel mezzo degli aperti follicoli la cavita era affat-
to rimpicciolita ; laonde con dilig^:nza più , e più volte le
flta.
folliteli ,
Pai te II. Cap.Vh lyj
ftrade cercando, per le quali leuovadcbbono palTarc, ritro-
•uò nel mezzo del dejlro ovidutto un uovo t e neW eftyemitù del me- j^^^^ effavs.
defimo altri due, de' quali tie dà nella Tavola zó. la figura. Que- n up-iit r.tgH
fti , beachè piccoliffimi , fono però di doppia tonaca velìi- ovidutti
ti, e forati con l'ago, fchizzò fuora un limpidiffimo liquo- """
re, le quali cofe tutte, quantunque, dice, incredibili paja- •
no, fi efibifce però di farle con kggier induftria facilmente,
vedere. Nell'altro tedicelo trovò quattro follicoli , tic de
quali alquanto più lucidi, e con un buco piit piccolo forati pareva- ni ambi la
no , e nel loro me^xo trovò un poco di limpidiffimo liquore . 11 9"'/' foUifo.
quarto follicolo era più ofcuro , né in fé liquore alcun con- ^'f" """V""
teneva: laonde fofpettò, che l'uovo da quello follicolo fof- J/a^coT "'
fé ufcito: perlochè guardando con diligenza il corno, d'o-
vidutto della ftefla parte, ne trovò t4n fola nel principio dello flef-
fo Corno , alle altre piccole uova dell' altro corno fmiyjiantifflmo . ,,^i,7X/Vi;-i.
Da ciò deduce, efl'ere cofa chiara, e manifelìa, che le uova dpio deUcmà.
già da' te/licoli efcltife fieno dieci volte minori delle uova , che an-
cora, a teflicoli fìanno aderenti, lo che, dice, parergli intan- Uiva , a dft.
to, che accada, inquanto le uova, ne'tefticoli efiftenti ab- '^ '{''' J'"'f
bracciano ancora dell'altra materia, cioè quella, dalla <jua- rieri ^'q'ueTd'o
le la glandulofa foftanza de'tefticoli viene compofla. iono^efduf$
i8. Nel quarto giorno dopo il coito ne apri un'altra , in dall' ovaja.
cui ritrovò un teflicolo con quattro, e l'altro con tre folli-
coli, o globetti voti . Nelle corna d'amcnduni oflervò al-
trettante uova, delle dcfcritte maggiori , le quali non ifta-
vano nel principio dell' ovidutto, o delie conia, ma erano Q^'fj*'^
vcrfo il mezzo calate, nel qual fito piìj chiaramente, che
ne' precedenti vide nuotare quafi un'altr'uovo . Vide in
oltre nc'tc/iicoli, prater bos flliculos , ac alias mafculnio nec-
dum femine irroratos , quattro vefcichette neraftre , dalle qua-
li aperte cavò ungrumodifangue : lafciando ciò involto nel
fìlenzio , come cola meno rara , e che ha in altrt^coniglic
fpcfTe fiate cflervata .
19. Ne tagliò un'altra dopo cinque giorni dal coito, e
nelle fuc Ovaje, o teflicoli numerò fei follicolerti voti , d'u-
na notabile papilla dotati , nel forame della quale inferi fa-
cilmente una mediocre fctola. Ritrovò pure altrettante uova, voia dìjctff
alquanto più grandette, in divcrfe parti dell'utero difpoftc, titWunr» .
nelle quali così lubriche , e fiaccate giacevano , che facil-
mente col foffio folo per tutti i vcrfi lefpintc venivano , e
la di loro tonaca interna era divenuta ancor più cofpicua .
10. Paffati fei giorni dal coito ne guardò un' altra, dove
trovò
1 6o Delle tJoijA delle Femmine Vi'i'ipare .
Uova alletti, trovò in un tefticolo Cd voti follicoli, e nel corno del mc-
" y f'/Jf- defimo fianco folamcnte cinque uova, appreffo la vagina quafi
A«l/.''" '" "" cumulo ammonticdlate ; ma nel tefticolo dell'altro fian-
co fcoprl quattro voti follicoli, e nel corno di quel fianco
un'uovofolo. Intorno a queflo fenomeno egli faviamentefof-
petta, eflere accaduto , perchè alcune uova dal moto ondofo
dell' utero, im difftmiled penftaltico delle intefìina , portate al
baffo con troppo erapito verfo la vagina , foflero (late cac-
ciate fuora: o che ne' follicoli confumate ali utero non ar-
rivafsero, o che in qualche altro modo avcflero finiftro evento
patito-
ii.Nèuccife un'altra dopo fette giorni di gravidanza .
Vide nelle Ovaje di quefta rimpiccioliti alcuni follicoli ,
Uovantlkcth de' predetti maggiori, più rubicondi , e più duri , e vide
Uttt ieìl' uttro puj.£ altrettanti trafparenti tumori, o cellette in diverfepar-
,ngrcjj^at«. ^j jg]!' utcro , dalle quali aperte cavò uova molto maggiori
delle fin qui defcritte . In querte nulla di più fcoprì, che l'in-
terna tonaca molto cofpicua , ed un limpidiflìrao umore .
Si dichiara, cflcrc cofa di maraviglia, come guefle uova nello
fpazio di così poco tempo tanta copia di liquore ajforhano , di ma-
nierachè, come prima facilmente, ora difficilmente dall'ute-
ro fi diftacchino .
2i. Aperta un' altra dopo l'ottavo giorno dell' unione col
mafchio, notò nel deftro corno dell'utero una cella, nel fi-
Votaii grtn. niflro due, ed una di quefle era quafi al doppio maggiore
^tixn diverfa . j^jj. ^]^^^. imperciocchc così alle volte varia la Natura, ri-
irovandofi uova di grandezza diverfa , non tanto ia diverfi
animali della mcdefima fpezie, e nel medefimo tempo dopo
il coito tagliati, ma anche in uno fteffo animale , le quali
però tutte nel tempo determinato del parto infieme vengono
efclufe. Nelle corna aperte dell'utero trovò le uova alquan-
Vova , quan. to crcfciute , le quali tutte, prima di poterle affatto cavare,
do fi fono ot. rotte le tonache, fparfero il loro limpidi/'fimo liquore: per
*tlrc'ficflmtn ^^ ^^^^ cagione tentò in un'altra , tagliata parimenti dopo
l't" fi rompono otto giorni dal coito, il di cui corno deftro dell'utero vide
tifile fiat tari,, inalzato in due trafparenti tumori, o cellette , ed il finiflro
in quattro, da' quali, per cavar le uova intere, usò fomma
diligenza, e attenzione, ma indarno: imperciocchc, fubi-
to, che a quelle giugneva, le loro tonache, troppo tenere,
fi rompevano; lo che veduto, cofse nell'acquaie uova, che
infieme con l'utero vi recavano, ed il loro contenuto, a mò
della chiara, induroflì. L' interna foftanza delle celle, nella
par-
Pamll.Cap.VI. \Gi
(sarte , che riceve i vafi ipogaftrici , era diventata più tumi-
da , e più rubiconda.
15. Tagliò un'altra vecchia coniglia nove giorni dopo U
fui pregnezza. I Tuoi Tcfticoli , o Ovaje entno al doppio
maggiori di quelle d?lh giovani, cdillinL" nella delira due, FolliceU rlm"
nella finiftra cinque follicoli, poca fa, rimpiccioliti , ed ol- P'/''"}''' ''"p»
tre quefti anche altri, molto pallidi, che giudicò di quelli '''^""' '''"'
1 11. I • ; ' 11 • ' uova.
dell antecedente gravidanza non ancor cancellati > quantun-
que per lo più lafcino fulamente putiti tir.viti , come al colore ce-
nerognolo, a quali delle Ovaje l' ac cref cimento fi deve . Gli ultimi
follicoli erano ancora della fua papilla guerniti , ma gli al-
tri erano fpianati . Due cellette nel corno dertro, nel fini-
ftro cinque fovrawanzavano, la foftanza dellequali più ra-
da, e più rifplendente delle altre parti dell' utero , era di
molte propagini di vene, e arterie telfuta . Aperte tutte le
cellette fu ben facile il vedere ogn' uovo intero, ma non ca-
varlo : laonde fu forzato, a guardare con attenzione il con-
tenuto nelle cavici delle fìciye celle, e io trovò purgatilììmo,
come un criftallo, nel cui mezzo fi v:deva notare una certa
rada, e piccola nuvoletta, che nelle alcre coniglie, dopo il no- P''-"^' '•'''"•
no giorno parimenti tagliate, fuggiva per la fua foctililfima '^"/,'j/ gZ'l
fottigliezza l'acume delia villa. L'interna fortanza delle cel- vari.
■lette, cioè quella , che i vali ipagaflrici riceve, fra le al-
tre parti più gonfia, giai principi delle placente moftrava .
24. Dieci giorni dopo l'accozzamento col mafchio ne guar-
dò un'altra, nella di cui delira Ovaia trovò un folo follicolo ^ ,,. ,
•rirapicciolito, che per 1 vafifangmgni ,copiofamente per quel- pinhl.to <ìofo
lodifperfi, più rof: eggiante appariva, e di minore papilla guer- dita ghmi .
nito, enelmczzodiqueflafoflanzacenerogndi, od' un cerco
ignobile berectino colorata, una piccola cavita ancor fi yede^
va . Nel finillro fei di quefli follicoli ritrovò , ed altrettante cel-
lette nelle corna del utero , nel mezzo di cadauna delle quali
un certo rozzo mucellagginofo lineaniento d' Embrione , fnnile a un nmbr'hnt più
•vermicello , fi nafcondeva. Chiaramente ancora fi diftingueala maniftflo .
placenta, alla quale l'uovo, mediante il Tuo ConoH, flava at-
taccato. La materia delle uova inficrc con l'utero cotta ,
alla foggia di una chiara indurolTi , e dava lo dello fapore ,
che la fortanza cotta a Icffo , ed indurata delle uova dell'
ovaja.
zj. Ne uccifc un'altra dopo dodici giorni dall'accoppia-
mento col coniglio, in un'ovaia della quale fette, nell'altra
cinque follicoli rimpiccioliti fcopcrfe. Altrettante furono le
X ute- :■
I e X Delle Vo-va dtilt Femmine Fli'ipare .
guanti folli- uterine celle, molto maggiori, e delle precedenti phìi tonde '
tcli,aUretta. ^^^^ mczzo di Cadauna delle quali era in tal maniera 1' em-
';' ' , 'r' brione vifibile, che in un certo modo le membra fi diftin-
ttre con le lui ' , .
osto, tdem. guevano , e nella regione del petto fi lucevano vedere due
*.»«'. punti fanguigni, ed altrettanti bianchi , zxkW addominc
una mucellagginofa follanza , in qua, e in la rofleggiantc,
nafceva: ne potè per la ftrabbocchevole tenerezza altre par-
ti in quello animaletto dilìinguerc.
x6. Cosi fegue quello ingenuo , e paziente Filofofo fpcci-
mentatore, a narrare fino all' accrerciracnco, ed efclufionc
del feto le offervazioni fatte , le quali non riguardando la
generazione ( di cui ora facciamo parola ) ma Solamente 1'
aumento , perciò le tralafcio, non facendo per ora a noftro
propofito , e notando folo carne una , a cui 'l mafchil femeìut-
, _ to era flato vomitato dalla vagina, era, ciò tion qflaìite , refiat a
'tr'^raviff' S''^'"^^" '^' "ndici feti , .lo che, fi dichiara, d'avere altre vol-
*LÌ'/>."«'ce oflervato. . _ . •> . ,
feito il fmi, xy. Aggiugniamo folamentcdi quello Autore ciò, che nel-
le donne ha notato, cioè, che la grandezza delle ovaiedel-
Ic medefime è , conforme la cocidiana fperienza , varia , con-
forme varia è 1' età, imperocché nel fuo fiore per lo più pe-
^■' no^di'^ra' ^^^° ""^ mezza dramma, e fono, la metà in circa , minc-
"dil-a ' ne^lT ^^ de' teftJcoli degli uomini, ma a proporzione più larghe ,
donne, confcr~Q più fugofe . JNcUe più vecchic, c decrepite Donne fonomi-
oif varia l'eli, nori, pjù dure, più vincide, e di umore più povere, men-
tre, paflato il tempo della fecondazione, appoco appoco
fraagrrfcono , ma non fi confumano , o dileguano giammai j
pefando uno fcrupolo anche i raiferabili tefticoli delle vec-
chie . Nelle fanciulle, o poco fa nate pefano da grani cift-
que fino a mezzo fcrupolo , e fono in quelle , più , che nel-
le decrepite, minori, centra J'oppinione d'alcuni. Qualche
volta , fuora dell' ordine della Natura , crefcono ad una
:ytii.tiic^. inaravigliofa grandezza , e rinchiudono in se così gran co-
*-5-'S- , pij jj liquore, che alcuna fiata diventano idropiche , con-
forme lo Scherrchio, Riolano, ed altri rapportano . Ripete
OMj'wVo/'. analmente in più luoghi (a) come la materia glandulofa, in
tutte le ova]e c^:rvata crefce folo immediataatetite dopo l' unione
srrm del della femmina col mafchio , del che quanto -vada errato , «e
crsaf. parleremo a fuo luogo.
CA-
(a) Cap. II. e ftguenti.
Pdrteìl.Ca^yiL 163
CAPITOLO VIL
1{uove Offervacdorù intorno alle uova, ed all'Ovaia delle
Vacche, delle Tecore , e delle Dome, fatte
dagli, accademici diVarigi.
I. C Eguitkmo ara a raccogliere , liluftrifs. Signore, quan- iniuflAa deiP
»3 lunque con tcJio, e fatica, alla maniera d'un' indù- •^'"*^''
lire Agricoltore, tutte le migliori fpighe , le quali nell'ampio
campo della Natura , digli Anatomici più diligenti coltiva-
to, germogliate, e in cosi bella mefle addietro lafciate, 11
trovano, acciocché non abbiamola taccia di negl igenti ,da-
ve, e quando in tanta fterilità di fapere non fi raccoglie ab-
baflanza giammai . Spighe migliori , e illuftri fono quelle
dc'comendabiliffimi Accademici di Parigi, cheanderò, per
iJ noftro bramato fine, fedelmente fciegliendo, acciocché ,
dopo una piena raccolta, pofliamo fpigncre avanti al poffi-
bile , ed accrefcers la ricchezza di quelle notizie , che fono
tanto ncccflaric, per arrivare, a fcoprire il più tenebrofo ,
e il più importante rairtcro della Natura.
1. il Sig. di Verney il giovane (a) ha fatte molte curio- oftrtézhni
fc , e diligenti offervazioni fopra le Ovaie delle Vacche, ej'fira le Vac
delle Pecore, la prima delle quali fu cjuclla di una Vacca ,'^'^'\^''°'
avente nella ra.ìtrice un feto di quindici giorni in drca, o ^'^' ^'i*^*''
di tre fcttimane , le di cui parti ormai tutte diftintiffime fi
vedevano : laonde s' applicò con attenzione a fcoprire , per
qual parte qaefto feto dall'ovaia fofle ufcito. Le trombe , eie
membrane delle loro bocche un poco più gonfie , e piti dell' ordina- Uovo ufcito H
r,o fpugnofe gli panerò : una delle ovaje era della grolTezza ?«''"''f» g'>-
di una noce, terminante un poco in punta , e le fue parti"''
erano compofte di un; foflanza dura, di vefcichecte , edial-opaj* d'una
cuni punti biancaQri dotaca . Tutto ilrcftodeii'ovajaerarf'/«a K-j^r^ dopo
natura fpongiof a , coperta di una membrana lifcia , e molto fot- -fcu» l' uovo ,
tilc, e fcminata di alcuni vafi fanguigni . Sopra una parte
della foftanza vcrcicolare gli zppzii una macchia d' un giallo
ifcuio, delia grandezza di una lenticchia , e credette , che ^ ^^^^.
queflo potelTe eifcrc il luogo, per lo quale il feto era forti- ("^'flrth^'r
to . Vi foffiò dentro con un cannello, e l'aria v'entrò, e fi uovo.
gonfiò tutta l'Ovaja; la calcò per farla ufcire, e dentro ve- -A''" "•"•"/•»
X X ne "'"''^J"'. ' '
( a ) iiemoircs de l ' Madcm, Royale des Sciences &c,yia.i-pi'
1 64 ^^^^f Vo'-vÀ dette Femmine Fi'-vipare ,
ne cacciò della nuova, eri allora non ToJamente fi gonfiò 1'
Ova;.i, come una tefficura vefcicolare , ma ii gonfiò pure
una quatuita di vafi j che pareva, volcflero fcappar fuora >
e riconobbe, che qucfti erano vafi fanguigni . Si rcrvidì(:)uc-
fta apertura, per entrar ncll'ovaja, ed incontrò parecchie
cavita molto unite, che coy^e fr«cc;7fm parevano. Soffiò a mi-
fura, che quelle fi prefcntavano , e tutti i vafi , che avea
antecedentemente veduti, i\ gonfiarono . Tutto il mezzo di
. , quefta ovaja era un corpo Tpongiofo, che facilmente fi di-
,,?^'^* ';J/ itaccò , e vide, che riceveva de' vafi dalla bafc , ed alcunr
■ ancor dalia punta. Apparifce , dice, per ordinario in que-
llo luogo una piccola incavatura, in cai maniera difpolta ,
che pare Tempre, che ivi un'apertura trovar fi debba. Vo-
kndofi in fine afficurare , fé fi era punto ingannato, cer-
cando la maniera di ben' ifcoprire le uova fenza rompere
gli efl;eriori inviluppi, e come quefla membrana alTottiglia,.
e fi apre verfo la parte della punta dell' uovo , egli olfer-
Aperture ntiv ^'ò due aperture fatte a fellura , con qualche diftanza 1' u-
ooaja natu~ tìz dall'altra, cfattamcnte chiufe dalla membrana mcJefimay
ra/i. l'orlo della quale palHu'a fopra l'altro in forma di una
fcaglia di pefce. Per fapere , fé quefte aperture fempre fi
ritrovaliero, prcfe un'altra Ovaja, che gli parve poco ap-
prcilb della natura me.lefima , e non avendole potuto tro-
vare, né con il Cannoncino, o tubo, ne con lo ftiletto y
Aritr nen en. q tenta, egli ficllo le ne fece una conia Lancetta: ma per
f^""'"'""*' quanto foffiafsc, l'aria non pafsò mai nell'ovaja, ne den-
/Lw'«« dr^tco i fuoi vafi. Egli tagliò in più luoghi altre ovaje, e fera-
rt aptrtvrt. prc in vano, ciò, che gli fece giudicare, che quejìe apertu-
re non s' incontralo già fempre , né in tutti i tempi . E' pertanto-
vero , che le ha ancora icoperte dappoi in piìi foggccti , con-
forme ne'feguenti paragrafi cfporramo .
5. Per dimoftrare le uova, fenza rompere il Joro invilup-
^*t^^a\1,It'^°^ cfteriore, bifogna feparare ( dice ) poco a poco 1' ovaìia.
vfggano"pr'f„[ in '^"c parti nel iito, do\e entrano i vafi. allora quaft tut--
dtndo però It te le uova fi pyefcntano , come da loro Jìcffe , e fi ha il piacer ,.
vt(cicb,ttt di vedere, e di olìervare in qual maniera la membrana è af-
Imfatubi P"- fottigliata , ed i luoghi, dove è aperta, e di concepir facil-
mente, come eda pofia aprirfi nel tempo di ùia maturità .
Ciò non gli pare più difljcilc a comprendere, che confide..
r.vndo la maniera , con la quale la maggior parte de' gufcj,
s'apre all'indentro , per dar l'ufcita alle loro grana, come
il calice alla ghianda, e la buccia alle noci, e allecaftagnc
4. Avendo' aperto un'ova;a h^roffexxi ^iClU qitde dipendeva
d.i
Parte li. CÀ^yiL . iC$
io. quella de corpi fpongiofi , ricrovò nella membrana interiore sfinditurr
una sfenditura, coperta con un pezzo di quefta membrana "''^'"^'"i";''-
raedefima, in forma di una fcagUa , dovefoffiando, s'avvid- "'|. /^ V"^-",*
de, che l'aria facea loUcvare, e giocare la membrana elle- entrali' an'a.
riorc . Continuando a travagliare incorno la materia medefima,
trovò un'Ovaja, dove la membrana della punta del corpo
fpongiofo era ancora aperta . Si volle aflìcurare , fé quefla
apertura comunicava con i vafi del fangue ,. come prece-
dentemente avea oflbrvato. Soffiò per la ijcna. f perniatici t etut' comunica-J(t-
ta /' ova]a fi gonfiò , e vide , che il vento fuggì per quefla aper- ne delle spcr^
tura. Gli parve, che il corpo fpongiofo , del quale parla, na-""'f ''''f o-
fca dall' eflremità de' vaft fanguigtii , nella maniera appunto , ^•y" /■"',»"»/
che nafcono cerei funghi negli alberi, o come la fpugnana- '^'"'■'
fce ne' Rofai falvatici, e la noce delle Galle nelle Querce ,
per l'apcrrura , che fa il pungiglione di qualche Infetto ad '^"^l'jTu^'
alcun vafo di q>.iefle piante, e cosi penfa poterfi dire, che le °cJ'S nafil '
piccole cavita, informa di catinette , fieno , come i calici , dall' epeimti'
0 gii alloggiamenti di alcune uova, che erano fortice, e le ''»'«"»/.
bocche de' vafi delle quali erano reftate con la gola aperta.
Può clic re infine, c'<eqnefli rifcrbatoi debbano nempierfi d'aria. Aria, ofpirU
1 degli fpiriti in certi tempi, affine di dar più giuoco a qiicfle par- ti , (ornt iif
il Ttcl tempo dell' Amore , e facilitare n di' altro i ufcita dell' uovo . "''•'""pipoh
Qiicfli fatti, tutti coftanti , che fono, furono afficurati all' rir'"taui diW
Accademia da una parte de' Signori Anatomici , ed eflì pen- o»l;^,'»pfr
farono, di volergli vedere fovra nuovi foggetti. quaìfint .
■ 5. Gli furono dunque portate con fortuna tre matrici di
Tacche , una delle quali rinchiudeva un feto di tre fettimane . Qfervaxioni
in circa , o di un raefe . Trovò in due cadauna ova]a coperta col ^ "j'^!'. '"
cappuccio , ed abbracciata dalla membranofa efpanfion della tromba, p^,-, j,il,yae..
e da' fuoi allargati dintorni, ma non gli appari niuna cofa di tbe.
particolar nella terza . Le Ovaje della porzione , che rin-
chiudeva il feto > eiv.no ben differenti l'una dall'altra .
Quella dalli parte , dove era il feto pareva invincidita, po-
co vsf cicalare , e Ix parte fuperiore era unita, lifcia j e d' un ^'^«i ^4 </*%
giallo afe uro . L'altra ova]a era tcfa, intieramente vefcicolare , e ^
come traf parente . Olìervò nella punta della primiera ovaja,
una piccola apertura , che avea la forma di una mezza Luna.
crci'centc , una fponda della quale cadeva fopra l'altra, den- Apertura cr.
tro cui fpinfe l'aria, ma non (i gonfiò ne punto né poco Y ftrvata mila.
ovaja. Alla parte inferiore di qucfta trovò appreffo un'uovo o^'J" ■
una piccola cicatrice rofla, dove la pelle pareva afi'ottiglia-
u, ed avea anch' dia la figura d'una mezza Luna crefcentc .
U
i6é Delie Vorcd iiiU FèmPtkit Fh^lpan .
Mi vento', che vb axctòr dcanro * facs bcu' foldcTare una dcUis
pairri'y mai non penetràfino (iancr© J'ovaja. ilicccomc qucfta
piccola apertura era dSrirapcEioi alli' uovo , dove la pdJc (im>
VX ordinariaisneiitc foccigltatx, e che l'aria punto non pene-
Vav» mtxia trò, apri rOvaja in due parti* per dove entrano i vafi, e
iatiiuppate nel y aovo mcoT^L Oìszza inviluppa» nel fuo calice nonirefU^at-
Calift. taccate, che nei luogo,, dove pareva nell'cderiortraf pacca-
te. Dopo aver votato il liquore, cacciò dell' aria ; la. me-
mbrana fi Ibi levò ^ e l'arra lorti infra il calice, e l'uovo per
!•' apertura efteriore , che ha defcritco. Soffiò di più per i*a-
pertura cfteriore, e il vento riempi la membtrana dell' uo-
vo . Per afllcurarfi di quella fpcricnza , la repplicò più vol-
te , e Tempre gli riufci felice .
. . 6. Difarainò dipoi le Ova;e invilappatc dalla bocca delJa
jf^t "Jll'i* ttomhzy e dalle fue efpanfiom . Soffiò: foUevofi '1 cappuc-
•m9>. ciò, e parve in aria. Avendo aperta ana di quefte Ovajc ,
trovò quantità di fibre si flretcamenac alla fua membrana ap»-
piccate , che quando feparare le volle, in più parti fi lace-
rarono, ciò, che gli fece fol'pettare, che quefta difpofizio-
ne non era già naturale . Qiiefta Ovaja rinchiudeva mi corpo
^«'P*ftx»'g'ofo fpongiofo, e quantità divefcichette , la maggior parte delle qui-
e^and»hf0. j- pjjgyjno mezzo ufcite da' loro calie» , e quando foffiò ,
l'aria pafsò fra la membrana dell'uovo, e del calice.
7. Apri pure l'inviluppo dell'alerà Ovaja in uno dc'fuoi
Altra o»-«ii»^^"^'' ^^ '^"' punta fi fece vedere rofla , come un frutto d"
éiperta. Alchcchengi nella fua borfa . Quello era il corpo fpongio-
fo, la punta del quale era eftremamcnte molle, ed aperta
tifi eretht, Vìi '^^ ""^ banda. Vicino alla piccola cicatrice rolTa v'era un"
veirhìfio allm UOVO rikvato, che a prefentò, come la punta d'una ghian-
lifatrite. da, allora quando incomincia ad ufcir dal fuo calice . Su-
bito, che foffiò dirimpetcoalla piccola cicatrice , vide una
Vovn (uppeflt piccola membrana in forma di mezza Luna, che paflava
ntoUtinqutfia fuila parte dell'uovo, ch'era ancora dentro l' ovaja. Quella
•*"">. ovaja, avendola per molti giorni tenuta, le uovaappaffitc,
e fmunte divennero, e allora quando le premeva, rimonta-
vano, e in parte fuora delle membrane fortivano, e vi pa-
revano dall'altra banda dell'Ovaia due altre uova cosi in ri-
lievo. Ci erano ancora molte fibre della bocca della trom-
ba , e delle fue cfpanfioni intorno alla bifc d;;' corpi fpon-
giofi , di manicrachc non fcne poteva vedere, che la meri.
A\tu ova't ^' Avendo anche incontrato molte altre Ovaie aperte nel-
0ptrtt mHa^* ^ P^n^^ Ji-'i corpo fpongiofo, vi cacciò dentro dell'aria ,
farà . - ■ chc
Pai teli. Cap.FII. iSy
che le foce gonfiare, la quale {orti per i vafi fanguigni , o ^'■i" 'uff*
fpcrmatici • Ci era io wna dclJc più grolle ovaje , cbe .ritro- "f'^P" ' »*<■
vare poeeflc, un' awaazo roffo , la punta del quale fuora ^**''*'" '
della fuperficie fi foflevava, quando la calcava dalje parti,
ciocia membrana, che in\iluppava l'uovo, prima della
fua fortita. Ella era ancora sì vota, chcrofRandole conerà, /thri gimcU
s'incavò, ed incaftrò dentro ro\aja, e lafciò facilmente ve- drtr aria.
dere rutta la caN-ernetta dell'uovo, d'onde era fortito.
p. In un' altea igrofia Ovaja, ch'egli ayea confervata neU" qm]» M'
acquavite , trovò k uova tutte appaffite , e la membrana mil' acquavi.
efteriorc s'Jncaffava all'indentro , di manierachè fi poteva- ''/"^"/'/'''^
no fecilmente contare , avendo fatto inzuppare queft' ovaja
■nell'acqua , affinchè non folle si raccorciata; e rifìretta ,
-foffiò f er le vene fpermatiche , e vide , che non folamente ^/^,; .;„,^4;
r ovaja fi gonfiava, ma che vi erano ancora due grofTeuo- dtW aril .
va fra le altre, che tanto s'intumidirono, che i loro invi-
luppi fi poterono efiendere. Quelle uova parevano dalie al-
tre cflcriormcnte difiinte, per la loro figura, e circonferen-
za - iCouchiude infine, che cuttociò, che ha^etto delle O-
vajc bielle Vacche, ha. parimenti ofjc-rv^to nelle Ova^e delle Ve'-
core nel primo tempo della Lor concezione . ""
IO. Ma paffiaino alle maravigliofiflìme offervazioni del \of.rvax;<>n«
Sig. Littre ( a ) fatte fopra le ovajc , £ le trombe d' una don-</f/ sif.Littrt
na, e fopra un feto , ritrovato in una delle fue medefime /''?'" '^ "'li*»
«vajc, le quali , fé tutte fofiero vere , farebbe bravamente ^'^^
dileguata ogni più fcura nebbia di dubbio. Egli nota primie-
ramente, che r ova^i defira di qucfta femmina era groffa .,
come un' uovo d'Anitra, cioè a dire molto più groffa, e he ^^•^['' ^^*
nello fiato fuo naturale, la quale avea nella parK di fopra f*»^^^^
un buco tondo di tre latte di diametro, ed era intcriormente pex n<Vra , e but»
una trameeza di membrana in due cellette pur mcmbranofc "'"'» mede/ì.
divifa, la più lontana delle quali dalla matrice era due voi-""*
te dell'altra più grande . iQu.efie due cellette erano ripiene riu, aìl> u
d'un liquore biancaftro , torbido, e fpeflo, nel quale \^io- qu,fi.a ov/ij»
ftanza propria dell' ovaja j che tutta era confumata , s'era"!'"''»,
(a fuo parere ) verifimilmente cangiata . Si vedevano molto
dijlmtameme in quefla Ovap due membrntìe , cadauna delle
quali avea quafi mez^a linea di groficzzn, e fi a queftedue
roenjbrane fi fcorgeva una fo{la>i%,i mnfculof.t , ch'era della
grandezza medefixna , e prefcappoco della grofsezza di una
di
(a) Mermire! del' ^cadcmie Ko^ale &c. *4n. lyoi.
'i 69 Di Ile Vo -va delle Femmine Fi-vIpAre .
^ijìanfa ma. J} quefte membrane. La fofìanza mnfcn!ofa può effcre , dice,
ffuìofa ntlli ^' ^^^ „^^„ foccorfo , per facilitare il moto de?li nmcrri nelle Ovaie.
Ovaia e favorire l nfcna delle loro vefciche, dopo, eh efje J um fiate ren-
di'.te feconde dallo fpirito feminale del mafchio .
II. In fecondo luogo ha oflcrvato , che la tromba dritta
^l'mffto^ foT '^^^ più groffa dell'ordinario , che il fuo ornamento foglia-
ghacto. ' ceo era molto carnofo , e incollato, o ftrectamente attaccato
all'ovaja dalia parte m?defima , che nella cavità di quefta
*" rMelitia tromba, tutta npprclfata alla matrice , v' era ma vcfcicbetta
4rr.trolatrom. di trc Uree di diametro, eh' era caduta da quefla ova\a per lobu-
da, f matrice co, del qualc ha pari af) : ma che quefta vefcichctta non avca
jnrrofa. potuto paflare dentro la matrice, imperocché, efj'cndo f cirro-
fa tn qucfla femmina , avea fatto comprimere le pareti di que-
WIn--.i ■'■••■ fto canale nel fico, dove traverfa , per entrare nella fua ca-
fira^" ' 12- In terzo luogo ha offcrvato, eh: la tromba finiftra era
più minuta del fuo ordinario , che il fuo colore era di un
roffo molto carico, che avea il fuo ornamento fogliaceo ri-
voltato verfo la parte della regione illiaca ilniftra , & ade-
rente al ligamcnto largo finiflro della matrice per due dica
traverfe dell' ovaja dalla medefima parte.
^" ■. I?. In quarto luogo ha notato , che l'ovaja fmiflra era
ove\a finipa j^J g^olfa la metà di quello, ch'ella è nello ftato fuo natu-
piH trofia dtlV f^,° , ,T III/-/- £-• -1
uràiimrio con ""^'c, c chc avca ncl mezzo della fua fuperhcie una piccola
cicatrice tptt. cicatrice aperta, l'apertura della quale era larga due lince »
»" . e con un piccolo facchetto confinava . Qiiefto facchetto era
^ , . tondo, largo quattro line?, attaccato coi fuo fondo alle par-
iìogroffoetnn " vicme dell ovaja con più vafi, e con alcune fila membra-
ftuleff,^ ' noie, e di due forte di foflanza era comporto. Lafortanzaj
che nella parte erterna di querto facchetto era fituata , avca
un terzo di linea di grofsezza, ed era rofsa , e mufculofa :
quella, ch'era porta verfo la detta parte pur crteriore, avea
una mezza linea di grofsezza, ed era glandulofa, e di colo-
' -Dm gutjìo era re giallartro. Vuole, efservi molta apparenza , che qualche
tadutauna tcmpo ovaìiti fojfc fortito per l' apertura di queflo facchetto una ve-
f'fticbttta ntl i-(-,chetta , chedovta effere caduta ìiella cavità del ventre : con-
*'«'■'. ciofliecofachè l' ornamento fogliaceo era incollato, come ha
già detto, al ligamento largo della matrice della medefima
parte , e in confegucnxa quefla efpanfton mcmbranofa , o fogliaceo
•ornamento non fi potè portar full' ova'>\a , per ricevere quefla ve fci-
chetta , e confeguentemcvte traf portarla nella matrice per il rcflan-
te del fuo condotta.
14. Egli
PaneìiCapyu. 169
14. Egli ha altresì trovate in quell'ultima ovaja , a tra-
verfo delle fue membrane, duevefcichette, grofse , cadauna r*/""' <'«"^''
di quattro linee , e come il giallo delle uova degli uccelli , '"'^ '"''
di vafi fanguigni per ogni parte feminate . Quefte membrane
contenevano un liquor chiaro, e mucelkigginofo : elle non
erano ne punto ne poco alle membrane comuni dell' ovaja
appiccate, ed aveano per tutto più di una mezza linea di
grofsezza , eccettuato il fito, dove toccavano le duevefci-
chette, in cui erano fottili, come una pelle di cipolla, ne
vi trovò alcun foro. Da ciò vuole, che fi deduca , che le
vefcichette dell' ov.iu delle femmine , crefcendo, fi portino allalor
fupcrficie , cafo che vi fi trovino naturalmente vicine , eh' . P"i^»*dtl
cfse emendano infenfibilmente le membrane, e parcicolar- '^'^- ^""'' •
mente ne' luoghi, dove immediatamente le toccano , e che
finalmente a forz,a di flenderle, v:ng.ino quefle fquarciate , o lace-
rate . In tal modo le vefcichette delle Ova;e delle Femmi- Membra»»
ne, de' quadrupedi, e di certi pcfci , come per efempio del- if/^cr^f iquar.
le Raze, de' Cani di Mare &c. non efcono , a fuo giudizio, '■'^" </-»'/' »»-
giammai dalle ovale, fé non per mcx.x.) la rottura delle loro coma- ''''"' •
ni membrane .
ij. Si dichiara, faper bene, che alcuni pretendono, chs^'S'',(l"'i'i-
quefta ufcita delle uova fcgifa per un' apertura particolare , ""■''''"'^". ''
la quale naturalmente incontrano, per quanto dicono , ^^^-'J'Jirova'ja.
le membrane comuni dell'ovaia, per favorirle ; ma aflìcu- ^
ra, che mediante qualche actcì^ione , e diligenza ufata ,
per ifcoprire quefte naturali aperture nelle Femmine, del-
le quali parla, nonn; aver mai potuto ritrovare alcuna , fé non §atflt aperta.
dopo l' ufcita delle vefcichc. Per altro vuole, che quefle apertu- y,^/'"' detta,
re lafcino fempre , rinchiudendofi , una fenftbile cicatrice , ciò, i^^^' ^,,^"^f^'"'
dice, non dovrebbe g:à feguire , fé fuffcro naturali. Nelle Óvaje "
finalmente de' volatili, dove quefle aperture naturalmente fi
trovano, molto bene, fecondo lui, tanto innanzi, quanto
dopo l' ufcita dell'uovo, s'ofservano,
16. Egli fi protefta, di avere ancora nouto nella flefsa t^'T'» t"/^»v-«
ovaja una tena vcfcica , molto dalle altre due differente^ : "'"" °'"'i'' »
cioè primieramente , perocché effa era alquanto più piccola : in ^„^/,Z"""'^'
fecondo luogo , poiché non appariva già a traverfo le membra-
ne dell' ovaja : terzo, a cagione, che flava rinchiufa in un fac-
chetto, firn ile a quello , di cui ha già parlato . Quefta ter-
za vefcica , oltre un liquore chiaro , e mucellagginofo , conteneva Veferliitm <M
un feto, che avea una linea, e mezzo di groflezza, e fopra/"»-
tre di lunghezza , ed era attaccato alla parte interiore delle
Y roem-
17© Delle Voijo. delle Femmine l*i'i,ipare .
wctnbrans delJa vefcica per un cordone groflb un tcrao di
linea, e lungo una linea, e mozzo. Afierifcc francamente ,
che diftingucva molto chiaro in quefto feto U tefia , e ridia
tejla UM piccola apcrtm-a nel ftto della bocca, uiut pccolarfHinen-
x.a nel luogo del tiafo > ed una piccola linea da cadauna parte del'
le radici del medeftmo , non effendo fiate , a fuo credere , app-ven-
temente qucjie due lince , die le aperture delle palpebre . Ha fco-
perto ancora da cadauna parte nel bailo del tronco una emi-
nenza, ch'era tonda, e grolla, come la tefta d'una mezza-
na fpilla. Odcrvò tinalmcnte dalle due bande alte dello itef-
fo tronco un'altra eminenza della ftelTa ritondità ; ma delle
dette pili piccola, e venfimilmente, dice , quefie piccole emi-
nenze erano le c/lramità fuperiori , ed inferiori di quc fio feto . Ec-
co, conchiudc, tutto ciò, che ho potuto diftinguerc congli
occhi foli, o col mezzo di una Iciirc.
Aliti ojftrva. ly. Ma fenta nuove oltreir.irabiii olTervazioni dello fteflb
t'^"''''' ''«^"Littre, per non tralafciar cofa, da que' dotti Accademici con-
^""''" fegnata alle carte, dalla quale polliamo trar qualche lume ,
per arrivare a vedere, fé mai è poflìbile, la verità, che con
tanti fudori andiamo cercando. Apporta adunque altre offer-
vaxioni {a) fatte fopra il corpo di una Femmina gravida di
otto mcfi del fuo primo fanciullo , morta ali'improvifo d"
una caduta, (i-) La prima fi è, che l'ovaia finiilra di qu.:-
rnmhn incoi, fta Femmina era forte invincidita, e non conteneva, chcpo-
ìata. che, e piccoliflìmc vefcichette. (i.) La tromba della medc-
fima parte immediatamente al di fotto della fua efpanfionc ,
od ornamento fogliaceo , era incollata all' ovaia, e la fua im-
beccatura era rivoltata d'avanci dalla parte del fondo della
46^^*/»"' Matrice. (3. ) Notò nella fuperficic dell'Ovaia dritta un bu-
co tondo, e largo due linee , per lo quale ufciva un corpo
tondo, grolTo, come un piccolo pifello, foratomi fuo mez-
zo, con un piccolo pertugio , aliai tondo , di una linea di
diametro, l'orlo del quale era increfpato. Quefto corpo fa-
ceva parte di una caruncula, grofla, epreffappoco figurata,
come una mezza ciriegia . Edo era dentro bucato , e la fua
Sejlsnitdfì cavità, che avea due linee, e mezzo di larghezza , corrif-
forpo tondo, pendeva al foro , che da lui era già ftato notato . Veniva
comporto da due differenti fortanze : l'intcriore era glandu»
lofa di coJor giallaftro , e grotla , come una mezza linea :
l'cfle-
(a) M.moircs de l'^eadepiie Hayalt ics fcientei&v. Uim. 1701.
Torte il. CA^yU, iji
Tcdcriorc era mufcolofa, ed avea un terzo di linea di grof-
fezza in circa. Quefto, fecondo lui, era apparentemente il Eraiinrtf
foro , per lo quale era fortita la vefcichctta ( cosi chiama il gUnduUf»
Littrc feinpre l'uovo, ) che avea contenuto il feto, del qua- ^'"//v*' '"'•«
le quella Femmina era pregna. Tantoppiù, che non vi ap- ''""""'o '>'•
pariva aitrci cxmncitU , né alcuna cicatrice in quella Ovaia,-'""*
e ne meno nella finiftra , e eh; la parte più larga , e mem-
branofa della tromba finiftra era fortemente incollata all' Ova-
ia della raedeliraa parte, come s'è detto, di manierachè nul-
la ricever poteva, per paffare di là dentro la matrice . (4. ) .
Oflervò pure, che la cavita della tromba dritta pareva cffere '^"^''''^f*
„ , i-. III .r , tromba alcun
fiata alcun poco dilatata, ed allargata ; e.Ta conteneva vLn p„^aaiiargat».
umore, come chiara d'uovo ; la difpofizione del fuo orna-
mento fogliaceo, od efpanfione membranofa era tutta affatto
naturale, al conu'ario di quella della tromba finiftra , che
affattonon lo era. Ci fono altre oflervazioni ; ma perchè non
afpettano al noflro propofito, eh' è folo di parlare delle uo-
va , e d.'11'ovaj.i, perciò le tralafcio , per palfare ad altre ,
du alcuni Anatomici eccellentilfimi celebrate.
CAPITOLO Vili.
^lire Sp:rienx,t del Sig. Ferheyen , e di alcuni autori moderni
intorno al principio sì materiale , come efficiente
della generazione..
i. T ' Accurato Sig. Filippo Vcrhcyen ncìCao Supplimento ojfervaxicni
' f anatomico, o L bro fecondo della J^otomia del corpo urna- dtLVtrhey;n,.
no (a) cfponc anch'elfo candidamente alcune olTervazioni ,
fpettanti alla fuddetta intrigata materia , fatte in varj ani-
mali, e fulle prime col Sig- Pceters , acciocché nelle prove
gli apportane, e confcglio, efoccorfo. Rifece primieramen-
te una offervazione del Graaf in una Coniglia gravida, che
trovo quale appunto l'avea il fuddectodefcritta. Proccurò di-
poi di avere freciucntementc uteri di Vacca, che fofsero ora
di poco, ora dilungo tempo impregnati, e ritrovò fempre in
uno de'teflicoli un mfigne globetto glandulofo di color roffo , ti' • • 7 ,
rame al giallo : di man.erxcbè gli Jvauì ogni ombra di dubbio , .u^ufa \ "
the ciò , che fi trovava della figura dell' uovo nell' utero dopo un dalla tiua'.f
notabile tempo dal coito , non fojje flato veramente da' teflicoU ef- tfctfituramtiu-
Y z pul- "''"'"■
( a ) T.ad. V. Cap. _J..
1 7 2- i5^//^ VonjA delle Femmine Ff-olpare .
pnlfo, e colà cacciato. Ma turbò raoJto, fcrive, qusftafuafi-
•Dy^tit ^fj carezza un fimde globetto , nel tefltcolo d' una giovenca [coperto j
Virhtyin . nel di CUI uccro nulla affatco trovò , e la quale i fuoi Guar-
diaai, non efscre mai (lata congiunta col Toro, fantain:Q-
te afssrivano. Nulladimeno, non avendo incontrato cofafi-
iirile ne'teflicoli delle altre giovenche , più attentamente fc-
co ftefso penfando , giudicò in fine , che per un tale unico
iJbl» Tuccefso, non fi dovelsero richiamare in dubbio quelle cofe,
che con ofservazione coftante erano ftace tante volte confer-
mate. Immaginava, di poter efsere (lato con facilità ingan-
nato da coloro , che conofcevano il fuo difiderio , cioè di
avere l'utero d'una giovenca aliena dal conforzio del Toro,
fingendo di foddisfarlo , o forfè anch' elTi efsere flati ingan-
nati , unitafi di nafcofto la giovenca col Toro , e dipoi per
accidente cacciato, e ufcito fuora l'uovo dall'utero . Anzi,
t^bpo^Wf/v agg'ugne, non apparire dalla ragione lontano , che l uovo
%okaefilud,f IT alcuna fiata venga da' teflic.di efclufo fcnza ajnto del mafchil fe-
ftniaaiutadel me , cioè per un valido difiderio del coito , nei tempo , in
wuftbi». ^^jj jg femmine lufsureggiano , e perciò m' tejìicoli crefcere il
globetto nella maniera appunto, die viene efpulfo l'uovo dal-
lo fpirito mafchil fecondato.
sperienrt ntlìi ^' Rìnovò nelle Coniglie alcune fperienze , le quali non
ccai^lit ntn corrifpofero in tutto a' voti fuoi : imperocché aprì alcune
fiufcitt, femmine dopo certe ore dal coito, nell'utero, e ne'tcfticoli
delle quali non vide mutazione alcuna, e ciò forfè , pensò,
perchè il coito fofse flato vano , come fpefse volte nelle al-
tre fpezie d'animali, e fpefTiffime fiate nelle Donne ofservia-
mo . Sofpettò ancora, che le femmine non avefsero attefo all'
opera della generazione, o che né meno accoppiate col maf-
chiofi fofsero, da' Relatori, per tedio non ofservanti, ingan-
nato.
^f'v'^'T' J- Voltò dunque il pcnfiero al genere de' Buoi, le firtnmi-
^òfiiur" "^ de' quali a certi tempi lufsureggiando facilmente ammet-
tono il mafehio, e portando, anch' efse nell'utero i feti qua-
fi egual tempo a quello delle Donne, oiìde ficuramente ap-
plicar fi potefsero alla produzione dell' umano feto tutte quel-
le cofe, che intorno alla generazione nelle medefimc s' ofser-
mìtti h f ^^^ssro. Proccurate alcune giovenche di anni quattro, e per
»' 'oL're ^1/ certo fuo utile impinguate, le fece coprire al Toro nel tem-
x<w«. pò, che dall' eftro della luisuria vennero agitate. Mane me-
no qucfto fucccfso foddisfccc alla fua cfpettazione , conciof-
iiachè nulla potè mai ofoervare, guardando l'utero , o i te-
fticoli ,
Parte n.Cap.FJII. 175
fticoli , o le trombe Fallopiane, quantunque ora una , ora
l'altra in diverfo tempo dell'anno, ci uccife un giorno , o tjalìadiri*
due dopo l'accozzamento col mafchio, diligentemente guar- manabiU of.
dafse. Sedici ore dopo il comercio col Toro ne uccife un' al- fervato.
tra , ed ofservò la bocca interna dell'utero , che in quefta . ^
fpezie di femmine è molto lungo , notabilmente aperta in .;/„7. *"
quella parte , che guarda la vagina ; ma vcrfo l'utero era "^
quafi chiufa . "t^elLa propria, cavità dell' utero era una quantità
notabile di feme , cioè di quell'umore, che altre volte avea
cfprefso dalle vefcichctte feminali del Toro, all' occhio afFat- Stm»nillaca,
to fimiie. Le placentule così efattamente appari vano, che non ^'"^ dtll'un.
gli farebbe flato difficile, l'ofservare il lorodiftintifiìmonu- '"•
mero ; imperciocché in quefle beftie Conomoht placentule , e pi^f.„,uie »f
quelle doppie, cioè altre dalia parte del Corion, altre dalla y-^^^W ,
parte dell'utero, che dentro le fue fofsette l' eminenza delle
prim: ricevono. Dal che in chiaro H viene, che i lineamen-
ti delle dette placentule furono avanti '1 coito ^ ed efscre fia-
te generate con l'utero : benché prima non così ofservabili,
come gli era maniferto dall' aver guardate quelle, che nons'
erano mai accoppiate col mafchio . Se poi in quello tempo
fofsero più cofpicue, perchè la belila era impregnata , o piutto-
flo per l'antecedente lufsuria, non lo potè fapere; maattri- Concafo Si
bui alla cagione medefima , che l' interna fuperficie dell' u te- /''"^"""''"n-
ro, ed i telticoli rofseggiafsero molto , determinata zììora. in P'J^jj^ '"£^-
quella parte dalla Natura maggior abbondanza di fanguc , '""' ' ^'" '•
per la fermentazione maggior della mafsa, o irritamento al-
le dc;te parti.
4- III un teflicolo era eminente una piccola glandulofa pa- Corps gUndm.
pilla, quafi quale ofservò il Giaaf; ma nel mezzo di quella H" <"» 'a p«-
non potè ofservare forame alcuno; né il Graaf (dice^ afse- ^^'''"""' /""'*■
rifcc d'averlo trovato, fé non dopo l'efpulfìone dell'uovo : "'
dubitando, fé in altro luogo noci , anche pjco prima dell' ef-
pulfione : nègiudicò molto nscefsario il cercar quello con ofli-
nata fatica . Nell'altro teflicolo s'incontrò a vedere due uova
di tutte più grandi -y ma afserifce, d'avere ciò ancora ofserva-
to in quelle , che noii aveano amorofamente cozzato col
BQafchio .
f. Da quefla offcrvazionc pretende, effere chiaro , che il ^^^^ ^^^
Jane del toro entri ueli utero della Femmina , né gli pare inzeri- „,ii' ytt,a ,
ftmile, che ciò anco nelle no/Ire Femmine accada ; e tantoppiìi ,
che quelli bruti raoflrano d'avere il chioflro uterino molto
più. fermo . Dall' olTcrvato poi dagli altri , che dicono , noa
aver
av€r trovato per ordinario ruente dopo il coito nell'utero ,
ne fffo parimente nell'utero delle aJcrc, non vuole , che fe-
gua, che il fcme da quello ricevuto non fotìc , mentre per
'■'"""'"^ varie cagioni potè fuora dell'ordine della Natura ufcirc •
*glm'/a"l n"l} Ri^fce , ( feguc ) aflai evidente , che il Seme nell" utero non
mttrD,nì i ma. lungamente dimori, conciofriecofachè dalle dette o/lcrvazio-
ftria dti fft* .. ni coda, che il concetto non fi fa da quelfeme, come dalla
materia ex qua, per parlar co'Filofoti : e perciò non appa-
rile , qual cofa dovelk fare , o per qua! fine dovclle ftarc
nell'utero, dapoicchè l'aura feminale fi è feparata . Mi fc
lungamente fi trattenelTe nell'utero, almeno più Tpeife volte
nel medefiino ii farebbe olfervato, mentre le ragioni, perle
Htn fimprt ^ 1">i'' dovefle ufcire fuora dell' ordine della Natura, nondcb-
nitt/fario ^tk bano elfere ordinariamente prefenti : anzi per quefla ragio-
tniri il ftms ne giudica, che il feuie per neceflìtà non entri nell'utero, e
ncirattro. fgrfe più fpeflc volte non entri.
6. In una Pecora, poche ore dopo il coito uccifa, non po-
Nuiiadi con. tò ritrovare cofa, che a fuo propofito facelTe, fé non /' inter-
fidirabik cf. na fuperficie dell'utero ulquanta più rubiconda : laonde giudicò,
peT/ra " ""'' ^^^ quella non avefie concepito ; ma che quel colore fofsc
nato dal fangue, più fermentante nel tempo, che lufsureg-
giano le beftie, e che alcune vefiigia di quello fofsero dopo
morte reftate .
7. Due ore dopo in circa mezzo giorno il di 10. di Ago-
Null ir ^° ^^''^ ucciderne un'altra, che s'era accompagnata col maf-
uter" fi "La ^lùo il dì 17, del medefimo nxefe . Nulla ritrovò nel fuo ute-
Pifora dopo ro, fé non che le vefiigia delle plaeentule erano molto ma-
tkuni ^ior«i nife fie, pofciachè aveva già un'altra volta partorito. Nella
éaJftift, 4enra Ovaia verfo lì tromba Fallopiana era una vcfcichetta
della grandezza in circa di ungraao di miglio, non già nel-
la cavitai ma qua fi dopo la tunica interiore, la qual vcfci-
chetta con una parte della tunica fiefsa cavata , fece bollire
nell'acqua comune, per vedere , fé come un'uovo cotto di-
venifsei ma dopo la cottura trovò molto poco , e quello non
indurato : laonde pensò, che non fofse, fé non un'ldatide
nafccnte.
8. NcH'Ovaja, o tcflicolo finifiro una piccola papilla mol-
Mttrrìagian- IO rofseggiantc fovrsv vanzava , e a quella ftava fopra una
^^i" ""Jl, vcfcichetta, che giudicava l'uovo, la quale volendo cavare,
*/f'«'''T/L« '^ ruppe > ed ufci un limpidiffimo umore .
4(ttta! 9' Laterza Pecora nel giorno cjuinto, e Ja quarta nel fefto
dopa
Parte n.Cap.nn. 175
dopo il coito fece ammazzare, nelle quali nulla di fingola-
re , più che nell'altra precedente, incorno l'opera della ge-
nerazione oflcrvava , fé ma che la papilla era proporxÀoua'.a,-
ìriente maggiore
10. Afpcttò l'undecimo giorno dopo il coito ad uccidere utv» caltt»
la quiata Pecora, e ritrovò allora i uovo calato nella cavità "'li' uttro .
dell' utero , nel quale nttlla potè diflingttere fé non un Impido umof
re. La papilla in uno de' tefticoli era alquanto maggiore *
che ne' precedenti ; ma non potè raccogliere , né corapren-
dere, da quanto tempo l'uovo nell'utero folle calato , fc
non che nella precedente non s'era lafciato vedere dopo il
icfto giorno dal coito.
11. Si dichiara, che quefle fueoflervazioni furono unifor- oftrvaiioiù
mi a quelle delGraaf, eccettuato, che non ebbe la felicità diri- tu paru unì'.
trovare le uova nella tromba falloppiana , né l' eflremità di quella /"■'^ afutllt
applicata, agguifa d'imbuto , al tofticolo . Non fi morda. '*'' ^'""^ ■ ■
ne meno, d' aver veduta l'apertura, per la quale l'uovo fcap-
pj da' tefticoli, ma confefla, di non aver ritrovatoli tempo Apertura mn
opportuno riferito dal Graaf, nò fi fei-vi del Microfcopio , "/'«"'''» •
ma de' fuoi femplici occhiali .
IX- Il celebre Ruifchio nel fuo Tefora fefto Anatomica
{a) cfpone la figura dell' utero d'uuaDoona adultera , per semi trovar»
lo lungo aperto, che colta nell'adulterio dal Marito fu uc- mW uter, àtUf
cifa , la di cui cavitano» folo, me. anche Ì una , e l altra tromba donn» .
era dimafcbil fente ripiena: la quale olfervazione fu pure altre
volte fatta da miei celebratiftìmi Anatomici Modancfi Fallo-
pio, e Carpo.
i^. Il Sig. Gioanni Fancoai , mio dottiffimo Amico, iiclla oi',,^ •,„;
fua Notomia del corpo amano(i) proccuratido di cuocere i j^isjg r,„.
tefticoli delle donne nell'acqua, ha non rade volte fperimen- toniintarm k
tato, che le uova loro fi facevano maggiori, néabbaftanza o*"»/' ^''■'
il contenuto liquore fi quagliava, e s'indurava. Lo che fa- "*"•
viamcntevuoleirere manifcfto, che accada per la mefcolan-
za dell'acqua , che penetri dentro le vefciche . Penfa , che
altrimenti adinvenga , Tele uova in unacarta involte, o neli'
oijo, o fono le ceneri fi cucciano. Ne vide alcune finalmen>
te, che dopo la cottura una gelatina lucida contenevano ,
ed in altre fi fcorgcva d' un colore gialliccio, come d' am-
bra, ed in altre d'un color bigio.
14- De-
ca) Tav.6. fig. I. pag.90.
(h) T.nte i. Differt.p. De 9rg*H. pu$ikhm.
1 7 6 Delle Vcva delle Femmine Fi^ipare .
ttatiTM gli. j^^ Defcrive la glandulofa fortanza del follicolo , o del
'vl'i'dtlui^n ^^J'ce delle uova , edafferifce, di aver trovato nelle Ovaja
«t" e ieu"' di una giovanotta, tolte alcune uova più grandi, e vafifan-
vacebi. guigni difperfi , non effere il reftante, che le componeva ,
fé non una congerie di carne fibrofa, e rubiconda . Efpone
la ftruttura del follicolo glandulofo delle vacche , conforme
il noftro Malpighi , ed anch' effo attefta , ritrovarft, benché
piccolo , nelle Facile , di manicrachè nella. fecondax,ione delle uova
non fi generi , ma fi accrefca, e che giuflamente per analogia
giudicare fi pojfa , accadere il fintile nelle Donne.
15. Il dottiflìmo mio Collega Sig- Morgagni ( «) dopo
nfervaiioBì aver' cfpofta la vera naturai fituozionc delle Trombe Fallop-
<^«/ j;^. Mpr- pj^j^g^ difcendeair Ovaja delle Donne , ed afferma , come
f'frLb^Z"lt ^P^^^ ^°^'^ ^^ ritrovato alcuna cofa , ch'era molto diftantc
«vajinvrbort. dalia loro fana , e nativa conftituzionc . Imperocché , per
tralafciare un' incredibile numero di vefcichette, che in com-
pagnia d' alcuni fuoi amici ritrovate avea piene di marcia,
e di lor<lo fudiciume , in un certo tcfticolo , crefciuto al-
la grandezza d'un pugno , e due vefcichette in un'altro ,
l' una delle quali fi facea olTea , e l' altra tale era affatto di-
venuta, ed altre fimili ftravaganze, che cosi frequentemen-
te accadere non fogliono, ha fcoperto fpefle volte dentro i
cefticoli certe cellette, alcune delle quali erano circondatcdi
una tonaca vcrdaflra cenerognola , ma quafi tutte del colo-
re del ferro , e nere , dentro le quali un certo nero , e mol-
le corpo fi rinchiudeva, il che, fé non era un grumo di fan-
gue , nulla però più , che un grumo di fangue pareva .
, . 17. L'eruditiflimo Sig. Nigrifoli (t)ha ancor effo notate
J^si^nÌ"^' ^^ accennate vefcichette oviformi, che con tanti altri del fe-
/cli 'uitor'nTù colo paffato , e del prefente giudica le vere uova , le quali
ova]t^tltlo.\n due cadaveri di Donne eftrafle dalle Ovaje, e le ripofe,
" vf'ic*rtit g cuftodì per qualche tempo , per farle vedere a quanti ne
n4Ìltd«nnt, ^^q^q curiofi , e vollero afiìcurarfi del vero intorno a' prin-
cipi della generazione de' viventi , e particolarmenre dell'
uomo.
Ptnfiiriiti '8. Né quefle vefcichette nega quel grande, ed acutiffi-
si^ sbaraglia mo nofiro Critico Sig. Sbaraglia nelle fue fudatiflirae Scepfi ,
*tniregliFau. 0 Dtihb] Cantra la vivipara generazione dall'uovo , ma affegna
Mf»*«r«<#»*. ]q,.q un'aitr' ufo, negando affolutamente , che poflano effe-
re
( a ) ^dverjar. anatomie, prima §. JO.
(b) Della Generazione de'FtvetUi &c. Confid. i.
PanelJ.Cap.FJ/f. 177
re vere uova, lo che fra le altre prove, che riferiremo a Tuo
luogo, dimoflrare pretende con un'Ifloria (.:) al Sig. Alef-
fandro Pafcoli mandata . Apri una Donna ( morta per ellere .
caduta da un Moro ) recentemente gravida , e ciò appunto J^"""'' ""»
r i.- ,r 1 , r , ,, ^r donna motta .
per ricercare, le vera tolle u nuova Ipotcfi delle uova. Ol- ,^,- pocotm.
fervo amenduni i telìicoli, fuor dell'ordine della Islaturaduri , pò gravida.
efcirroji, la fuperficie de' quali , indagata col Microfcopio ,
non dhnoflrò cicatrice alcuna , o [affetta indicante 1' uovo ufcito . ^^^ e/fcrvì
Per giugnere ad ogni migliore, e più ficura notizia , guardò 7>oa/ftt« <>,(»*
gl'interni loro penetrali , e vide nelti deflra ov.i]a foìamente cicatrici .
una gran vefcichetta ,d' un' umor giallo ripiena , intorno alla quale
erano macchie gialle , che la figura delle nova de' pefci rapprefeti-
fat/ano . Nella finiflra ovaja parimenti v'era una fola vefci-
chetta , polla verfo l'eflerna fuperlicie della folica grandez-
za, ma di un colore bianco. Le fibre camofe , dalle quali fi- lìtfcrixjtint
mili tcfticoli fono in gran parte conflituiti , erano tartarix- ^H'j,^,^'''
z,.ne , e tanto involte, che non potè detcrminarfi alcun' ordine, '""' ''' '
e molto meno fuppofi nei detto (lato alcun moto meno delle me-
dcfime. Perloche due cofe da quella olfervazionc deduce, cioè
l'impotenza del movente, ed ildiffitto delm.bile , anche , fé la
Donna fofle piena , le quali arguifcono, come l'uovo non può
dalle Ovaje all' utero per le trombe trafmetterfi . Con tal' occa-
fione pofc alla difaraina l'umore, nell'una, e nell'altra ve-
fcica contenuto , e quello , che nella delira borfetta fi rin-
chiudeva, non s'indurò mai al fuoco, al contrario di quel-
lo, ch'era nella finiftra, il quale, alla foggia della chiara ^/j.'Y^ '''"'
delle uova, o del fiero quagliabile del fangue , fi coagulò , ^L'"ii*'
il che fempre fuccede , quando le vefcichette fono nello fla-
to fuo naturale, come attella , d'avere più, e più volte fpe-
rimentato. Nelle trombe nulla vide fuora dell'ordine della
Natura; erano della folita grandezza , come la larghezza
era nel fine più, che apprefso l'utero maggiore. In quello
utero, flava un piccolo feto , lungo appena la terza parte
del dito minore, perfetto però, e in ogni fua parte difiinto, ^ttmiirutit».
xli manierachc il feffo mafchile ottimamente fi diflingueva .
Così anche il fito del feto era naturale, come puro, e diafa-
no era l'umore, in cui nuotava.
15. Pretende, che molte altre ofservazioni , benché perla
gravidanza diflìmili , fatte in diverfc Ova;e delle Donne ren- j(ifliffionidii-
Z danO /» Sharaglia
^^^^____^_^^^_^^___^^_____^_^_^ _^^^_,^^__ centra i Fai/-
, \ ^ . . , ^ tttidtUtuova^
(a) De vivipara gerietatione altera Stepfis. pag.m.SPS^
178 Delle Vo'uA delU femmhje l li'ipare .
dano la fua già nota fcnrenza probabile : concioflìachè la
maggior parte delle femmine, che al coltello anatomico fi
fottopongono , dimoftrale Ovajc malamente affette, per lo
*';•' che le Donne rarebbono frequentifiimamcnre iìerili. Te quelle
cofe, che da' Moderni fi propongono, fbfscro vere. E qui
rcciu una lunga ferie d'ofscrvazioni-» fatce e da so , e da
altri, con le quali dimoftra, che ora hanno le vefcichcttc
rf/?/fa/«rff//*^'mj' umore morbofo ripiene; ora una fola borfa di fiero gon-
notviiiati. ^ forma tutto iitdlicolo, come fpefse volte ha veduto : ora
ha notata un' efcr^fcenza follicolare unita aU'ovaja finiflra ,
tutta latolla di materia fanguigna , e di una mirabile rtrut-
tura di vafi internamente arricchita; oragli fono apparfe
le ovaje fenza un minimo veftigio di vefcichettc , e ad altri
coaglobetti di peli, di fevo, di marcie, e ftr.inamentc gua-
de» e diflformare, come raccontano il Ridano, il Vefalio,
il Marchetti, il f allopio , il Baviiio appreflb ScheiKhio ,
l'Eintzio, il Dolco, e firaili.
zo. In un altro luogo fa la notomia dell' Ovaja (4) per
Anatomia darne un ufo nuovo, del quale parleremo a fuo luogo, vo-
4tll'ova]afat- j^^Jq (.j^g j-^ fy^ fabbrica corti pdncipalmcntc di un corpo
1* dallo Sba- e-, r i- • i- r r C.r ..'
^„i,a _ fibrofo , di quantità di vafi fan^uigni , a maraviglia inueme
av^ilupati, e ripiegati, ed avco di un -al tra fona, di vafi , cIm
va rt- 1 f^^P^' ^"^ P"^^ "Z^o/rd nel mezzo del tcflicolo d' ima fiacca, che
*»■ fcoptrt'i . cotitenrbano limpidiffìma linfa , che ftima per avventila di quel-
la condizione, che nelle vcfcichette fi trova. Confeglia , checca
più diligenza quelli vafi fi cerchino, per potere giudicar me-
glio di loro . Confefla ancora di avere trovato in una Vac-
■Corfo j«<j//o e/, ca pregna un corpo giallo fhiato d' infide groTidexza , il quali
^j^,f'° ^"'^' fpuntava molto in fnora verfo la parte efìertu del tefìkol» , di
lUatuWfvàc- ^'^"^^'"'^'^^^^ ^"^ ^' ^'" miggior parte occupava , protcftandofi di
Àt. avere veduto quello fenomeno non una volta fola , ma più
e più fiate in quella razza di bruti - Sotcopofe in oltre le
Vtfiithitti ^ vefcichette al Microfcopio, e guardò l'una, e l'altra loro
natura glan. fupcrficie , la quale fofptttó dal modo ftng«Lve della f(iflanz.a
duhfa. fua. non cffere femplicemente ni e 7,1 brano fa , e fc fofTe lecito , dice ,
indovinare , egli la crederebbe di natura glah.dulcfa , del che a
lui pare ne faccia fede l'interna lor Aiperficie , onde U giu'
dica deflcHate alla fcparaxione di qualche lUttfà &t. del qual' ufo
ne parleremo ancor no» a fuo luogo, tiii'i*'»*»" ■
ZI. Con-
fa) De Vivipara Gencrat. Scepf. pag. iu^^^i. 554.
PaiuII.Up.VIII. ij9
xr. Conchiudiamo con una fpcrienza fatta dal diligentif- Bfptrhnxa itt
fimo Sig. Nuckio ( « ) il quale, per aflkurarfi , fé quefto ^"'^^"'•
fiftema al vero s' appoggiava , aperto deliramente dal canto
fmiftro l'Addomiiie d'una Cagna dopo il terzo giorno dell' LtgiH jìni/lr»
unione col mafchio, cavò il fìniftro corno dell' utero , e nel f"'"'"^'' "'''*■
mezzo (Iretcamence legato, lo ripofe al fuo luogo . Vide in
quel mentre , che 1' Ovaja finiftra era gonfia di due maturi
follicoli , d.-ncro i quali T uovo fi cela , ed a fuo tempo
sbocca . Sanata in pochi giorni la piaga , lafciò la cagna in
libertà, che ripigliata dopo venti un giorno, e riaperta, fco-
pri due feti fra la legatura, e 1' Ovaja finiftra, ma la parte
fotto la legatura affatto vota. Nell'altro corno dell' utero,
che intatto lafciaco avca trovò tre feti, regolarmente difpo-
fti, come tre follicoli voti erano in quella ovaja. Dalla qua- «f^W/y^wrii
k fpcricnza , dice, eflcre manifefiilTimo, uvHlaulterm ,qHatn''' J'"""^"
€d i.Tatttram propelli non potH.ffe , & in ipfis ovnlis aura femi- ^ ' ""'"' "
tmIì fxcHììdatis fxCHS qth-erendos ef[c , non vero in [emine virili.
XI. M.i atìai di oHervazioni , e di fperienze , e diftoric; K'fff!<">i^e!!"
maravigliandomi force , come inungiro così breve d'anni (■^^^■^"'""''J'''''
ftato oJierrato, e fperimentato tanto, e cosi poco fi fiacon-
clufo, pjrJa diverfità, varietà, anzi contrarietà delle offer-
vazioni, avendo in molte particolarità veduto quafi ognuno ,
o almcn creduto di vedere , conforme il fuo prima concepi-
to, o immaginato fiftema , e non efattamente conforme la
i-^ra, e mirabile bruttura di quelle parti. Noi però c'inge-
gneremo di far vedere, che la verità è fempre la fteffa , e
che quafi tutti hanno veduto preflfappoco lo fteffo, quantun-
que tutti non abbiano immaginato lo fielTo , né creduto di
vederlo, né dedotte leconfeguenze medefime. Oltre gliAu- Autori ^ cbf
tori citati hanno parlato delle uova delle femmine vivipa- j^z/fLC^"/!
re Toramafo, e Gafparo Bartolini ,. Daniel le CI ere , Gìo: j'f^^'^/'^' "
Van-Hbrne, Swamm:rdamio , Teodoro Kerchringio , Gio:
Alfonfo Borello , Conrado Ptyero, Carlo Dreiincurzio , il
Sig. Blegny ) il Sig. di San Maurizio , 1' Elfolzio , Von-
derbecte , il Pafcnli , ed ultimamente n?l fuo Teatro Ana-
tomico il Chianfiiino Sig- Mangeti , tralafciando un nu-
mero incredibile di altri Autori , molti de' quali, quantun-
que abbiano di materia divcrfa trattato, hanno però, difcor-
rcndo della Generazione, tutti accordato, che anche ne' vi-
vipari fegua dall'uovo, Jo che andcremo ne' fegucnti Capico-
Z r li.
(a.) Cap. VII...
I 8 0 Delle Vo<z!a delle Femmine Finjipare .
li diraminando, e dimoftrandone la maniera: parendo a me
cofa oltremodo ftrana, e curiofa , che tanti un fatto confefr
lino, e cosi pochi le vere uova conofcano, e fappiano , co-
me fcgua quefta veramente ole Lira , ed in cjuegli alti nafcon-
diglj , ed ultimi penetrali , quafi difli , impercettibile t'ac-
cenda .
CAPITOLO IX.
Hiflefftor.i intorno tutte le premefjs fperienxe , ed offervnx.ioni .
A Dura, e malagevole fatica ora m'accingo, Illuftrifs. Si-
gnore , per dover giudicare fopra un numero cosi gran-
Autó'i'""" J^ > ^ cosi diverfo d'olfcrvazioni , fatte tutte intorno una
cofa medefima da valenti Anatomici, a cadauno de' quali fi
dovrebbe preftar piena fede, trattandoli di materia di fatto,
o di cofe con gli occhi propr; vedute, dcfcritte, ediligente-
mente difaminate. E pure ad alcuno è nccelUirio negarla, ac-
cordarla ad altri , ad altri interpretarla , e far vedere, chequaf»
tutti hanno egualmente veduto, benché diverfamente giudi-
. ,.,, caro- Proccureròdunque con incredibile fatica, con ri veren-
At^eri", ' ts roffore , e con inalterabile /lima verfo d'ognuno, d'ac-
cordare il veduto, particolarmente nelle cofe più eflenziali,
e dalle quali tutta la verità di quella dottrina dipende, mo-
ftreròin ciò, che tutti, o quafi tutti convengono, e in ciò,
che difconvengono , accennerò gli abbagliamenti, e donde
nati fieno, e ftabilirò in fine, o almeno cercherò di ftabili-
re il più vero, indicando finceramente l'ancora ofcuro , e
che ulteriori diligenze , e dirò anche fortuna ricerca , per
metter fuora di ogni acerba difputa qucfla nuova, ma , fé
Dio mi ami, la più vera fentenza d'ogn' altra. Non parerà
KKt^ìth di -^ ^^ alcuno, ch'io abbia fatta una cosi copiofa raccolta
nfinrt tutti v, .■ • • 1- /■ • 1 • • /• 1
U ijfiTva-ioni ^ ollervazioni , e di efpericnze altrui , e mie , a una fola
' materia fpettanti , per pompa d'erudizione , o per volontà
di criticare uomini di prima fama, e che tant' oltre fentono
nc'mifterj della Natura, imperciocché in una cofa ancor dub-
biofa , e da non pochi novamente contraftata , mi faceva
meftieri d'una continuata, e lunga ferie di fperienzc, e di
olTervazioni , che impoffibile riufciva, che da me folo far fi
potelTe , e per fare la quale concorfe a favorire il fortunato
Arveo fino una Reale potenza : laonde fono fiato da pura
neceffità guidato a quefta non inutile, nédifdicevolc fuica,
per
Parte II. Ckp.nil. i8i
per cavare da uno ciò, che non ha veduto l'altro, confron-
tare il veduto, e da più ftorie una fola ftoria facendo, e co- p^ ^ p:,>^<,.
me fopra una tavola una si ricca fila di olferva^ioni ponen- ri, un., fola
do, raccogliere in un batter d'occhio il frutto maturato in /?""■"•
tanti anni di cosi fpinofe fatiche, e far di tutti un folo la-
voro, ma nella lode, e nell'utile a tutti comraune.
i. Cavo primieramente dalle fperienzc , ed olTervazioni simtmnfab.
concordi dell' Arveo ( ^) del Graaf(6) del Verheyen {e ) bmaìifao.
e d'altri, non e/ferc neceflario, ch'entri tutta la foftanza ,
o corporatura del femc dentro l'utero, e fé v'entra, come
fovcnte accade, che cola relli , mentre per alcuni giorni do-
po il coito tutti concordano, che nulla d'oviforme , né di
concetto in quello (i vede .
3. In fecondo luogo, che la grande Opera della genera- g,„,,^;,„,j^
zione fi fabbrica certamente ne' teflicoli , 0 per meglio dire,^^^ cettaminte
nelle Ovnje delie femmine , veggendoll in tutte un' infigne, m'TeflicoU^e
e molto palpabile mutazione, come ognuno confeffa, eccet- ^^-v' <'''^
tuato r Arvco: ponendo però contra queflofolo le oflerva- ''''"'"•
zionidi tanti, e fcgnatamenteriguardoalle Uaine, delle qua-
li e' parla, quelle Yitte dal Pejero,Crf) e da noi ftefll(e) .
li Signore Sbaraglia (/) benché, sé nolente , e contraftan-
te , confefTa , come nell' Ovaja d' una Vacca e' vide il cor-
po giallo, e nel narrare la Scoria della Donna caduta dal Mo-
ro (^) defcrive pure non accorgendofi, lo fteffo, come di-
moflreremo, quando alle fue obbiezioni daremo una com'
pinta rifpofta . Lo che tutto conferma la celebre fperienza
del Nuckio(/;).
4. In quarto luogo è chiaro , tanto apprellb gli antichi, quan- xeaicoli Jiir-
tei moderni Anatomici, efTereuaa diverlìflìma bruttura irz uomo a fatta
i teflicoli delle femmine, e que' de' mafchi , eflenJo c^vl^i divirjf da qu$'
un'invoglio di glandule, fimili a canti intcflinctti , che [j^ dilla donna .
molta parte alla foggia di una matafl'a di refe fi fviluppano
e quelli un' ammalio di vefcichette, piene nello flato lor na-
turale di limpidilFima linfa , al fuoco , alla maniera della
chiara dell' uovo fempre quagliabilc, oltre la materia glan-
dulofa , di colori di verfi inanimali diverfidefcritta , e un' an-
damento molto variato de' canali Sanguigni , e di fibre d'ogni
maniera . 5. E'
(a) yediquì Cap.ó.num.^. (b) Cap.6.nnm. ij.
( e ) C(tp. 8. tium. 1. 5. 5. ( d ) Cap. 6. num- 15.
(e) Cap.'^.num. i. (f) C.tp.^-nnm.xo.
( g ) Cap. 8. mm. 18. ( h ) Cap. 8. num. i i .
1 S A Delle Z/a-z A delle Femmine Viojipare ,
5. E'manifefto dalle OfTervazioni fatte dal Malpighi (4 )
tr,^7Jf!^!!^ da Noi ( i ) ed mnocsntementc dallo netìo Graaf ( e ) dal Ver-
*''*' heyen ( (/ ) cdaalrri,coineil carpa giallo , 0 gls7idjdùfo non fi gei-
nera folamcncif dopo la fecondazione dell'uovo, ma molto
prima > andandoli appoco appoco fviluppando , e macmando
fino , che fia nello flato di affatto manifcllarfi, e di dar fuo
ra l'uova.
6. E' pur fìcuro, che quefto^ corpo glanàulafo è cavo , e di
c«r;i<)x;a;/#ni3ravig)iora bruttura , e come , prima , che da lui efca
quali fia.. j'uqvo, o il concctto, s' apre nella Tua papilla , per offer-
vazione del Malpighi (f )di me rte(To(/} dclSig. Vernev (g)
del Sig. Linre (h) del Graaf ( O e d'altri , e quantunque
fia, conforme i divcrfi animali di colore per lo piùdiverfot
come ho accennato, e paja pure alcun poco di bruttura di-
verfa , come anche tuna 1' Ovaia , e particolarmente delle
Cavalle, edelle Afine, queftonulladimcno non varia l'efsen-
za della medefima, e forfè ciò legue conforme la prefla , o
tarda maturazione, e conforme portano più , e meno i feti
nell'utero, o per qualche altra ancor occulta cagione.
Crifcnio il 1' E' f'-io'^-'» '^i dubbio, chc quando crefce il c()rpo giallo, a
icipo giallo ^gUndulùfo, quafi tutte le vefcichette dell' Ovaja fi votano ,
dicrtftono le bsnchc Vene fia un folo, come accade nelle Vacche, nellt
wfdcittif. Donne, nelle Pecore, nelle Capre, e fimili, che per lopiii.
un feto folo parcorifcono , o fé più vene fieno , come nelle
Scrofe, nelle Cagne , nelle Tope , nelle Coniglie &c. con-
forme le ofservazioni del MaJpighi, le noflre, e d'altri ne!
già citati luoghi .
. 8. Egli è pure incontrafiabile , che le vefcichette linfati-
2;''//"'^'''*che, come ofiervò il Sig. Mer>' (U per relazione del Sig. Fon-
fojfeno mai tanelle , fono così altamente radicate, e legate da fibre , da
/tauarjf, membrane, da'vafi, ch'egli è imponibile, che fi /lacchino,
ed efcano. Così notò con grande faviezza anche il Signore
Sbaraglia (i) così Verncy il Seniore, cosi Lamy, così l' in-
comparabile M.ilpighi, e cosi noi, fé pur è lecito il corro-
borare
( a ) Cap. z. ». 1 4. (b) Cap. j . 4. 5. /n moltiffimi luoghi ..
(c) C..p.6.n. ip. (d) Cap.S.n.i. (t) Cap. x.n.ó.e ftq.
( f ) Cap. ;. 4. 5. in molti luoghi . (g ) Cap. 7. n. i. e feguenti .
(h ) Cap. 7. n. IO. efeguenti ..
(i) C^p.ó. in mylti luoghi.
(k) Hi[ì. de l' Scader». RoyaU des fciences &c. ,/ia,ljQ\.
(;ì ) De Vivipara Cencr. Scepftt cSt..
Parte n.Cap. IX. 183
borane con altre l'cùttiffimc odervazioni di sì valeati Mae^
9. E ancor chiaro, che le menzionate velcichjttc linfa- nonfonouova,
tichc non fono uova , conforme Jc offcrvazioni i.z\ Jodaco
MaJpighi {a) conforme quelle del Sig. Sbaraglia ( h ) con-
forme le noftrc, (e) e di alcuni alrri , quantunque pochi ,
lo che andcrenao Tempre più dimoftrando , e mettendo in
buon lume, per effcre uno fcoglio , in cui anche i feguaci
della fentenza della generazione de' vivipari dall'uovo fono
innocentemente urtati .
10. Si flabilifcc, che i tefticoli delle Donne fono necefsa- TeftUoU ddi,
riiffimi alla generazione, centra l'oppinion di coloro , che f """>>"' "«•-
cotanto gli fprezzarono, e ciie ardirono chiamargli piutto- ^^^"„^J-
fto Tefìium cadavcra, che tefles , ciò deducendo si da tante of- ^'^""'^'*'
fervazioni riferite negli antecedenti Capitoli, si dal vederfi,
che cavati i mcdefimi, reftano per fcrapre infeconde le Fem-
mine .
11. Reda pure collocato in chiara luce, che dal forame, TJal forami
che naturalmente s'apre nella papilla del corpo glandulofo j^^" ''''^'"''
efce un'uovo , 0 un concetto , o un coinpollo oviforme , 'm7>iu!l'%r
dentro cui fi rinchiude tutto il feto, come da tante ofserva-
zioni dtìl Graaf, del Malpighi, del Verhcjcn , degli Acca- Vtdi i ruddtt.
demici Francefi, e noftre già riferite fi fa palefe, e come in *• capirci, .
un Capitolo a bella porta dimoftrercmo.
\z. Che la Tromba s'accorti, e che inghiotta , per così
dire, il concetto, 0 l'uovo ufcito , e col fuo moto pcriftal- j-romba*'
tico dentro l'utero lo porti , è gii ftato con gli occhi fteffi cojia^tponaìi
da noi , e da menzionati Autori d' incorrotta fede veduto , toncttu «/r
lo che fempre più faremo palefe nc'fcgucnti Capitoli. ""'''.
ij. Che qucft' uovo non s'attacchi fubito all'utero con le ^^^ ^
radici della Placenta ; ma afpccti , che quefta germogli , ed attacca]°ub't»
cfca dalle membrane inrolventi lo rtcfso, è ftato dall'Arveo, air utero.
ii[ Graaf, e da tanti riferiti negli antcccdcati Capitoli con-
fermato.
14. S'è pure ne' luoghi detti da moltiplicate ofservazioni
dimortrato, che l'uovo, fubito giunto nell'utero, vadano- ^''"*"n!''''
tabilroencc crcfcendo, con ^ifsorbirc una puriffima nutritiva "°^*"' *^'*
linfa da' pori fuoi, ( come le uova de' Serpenti, delle Lucer-
tole,
(ti) Vedi qui Cap. z. in var'] luoghi.
(h)Cap. 8. num. io. e Cap. i8.
( e) Cap. 4. rum. i. e Cap. i8. rum. » T-
1^4 Delle Vo'Z'a, delle Femmine Fi'zipare .
tolc, de' Camaleonti , e firnili dall'umida terra, comentlla
mia Storia del Camaleonte Affricano ho defcritto , ) finche
piantate le radici riceva dalla Madre un nutrimento piiico-
piofo, e più forte, e fecondo alcuni fegua anco a riceverne,
a mò di rugiada, da' pori delle membrane.
, . 15. Premerle quefte verità, che non fono già fuppofli; ma
J'flnò InTn'^^^^ <^' fatto, delle quali Ognuno, che non abbia Ictraveg-
/'upptfie'. gole agli occhi , fi può fempre certificare, dico, che finora
è bene fiata creduta per vera da un popolo , dirò cosi , d'
Autori Moderni, l'oppinione, che l'uomo , ed ogni bruto
nafca dall'uovo,- ma fia detto col dovuto riverentiffimo rif-
Vrfci:betu pgfto ^j ogHuno , ncn hanno , eccettuato il Malpighi , e
"nUme" Zvs forfè pochi altri, conofciuto , qual fia il vero veriffimouo-
Tcntra il ce.vo, mentre le vefcichette linfatiche non lo fono certamente,
wiintpartrt. come abbiamo detto , e come anderemo fempreppiù dimo-
ftrando , eh' è flato uno de' principali motivi , che mi ha
niofso, a ricercare, fra lo fcempio di tanti animali, lave-
V ■■ h '■'^^ ■
ìcieubttte ^ j^ vefcichette adunque non fono altro, che una fpe-
tit^iandult. Zie diglandule, la Itruttura delle quali , alsai elegante, m
niuno animale meglio , che nell'ovaja d'un' Afina vecchia
(a) fcoperfi , lo che molto bene conobbe anche il Signore
Sbaraglia , ( 6 ) e prima di tutti '1 mio riverito Malpighi .
Tanto è ingegnofamente gelofa la Natura nella formazio-
ne, e in un perfettiffimo raffinamento di quel fugo, che de-
ve andare la prima volta ad irrorare la tcneriffima , e dirò
jlaffinamcBto ^ ^oflri occhi invifibile macchinetta del corpo, chefpuntar
fi/c-j'I/pr/.'lève, come un germe, dal calice, che non è contenta , che
mogirmi. 'fi depuri , eaffottigl; cento , e cento volte nel circolare col
fangue, e co' fieri, pafTando, e ripagando per tanti vagli ,
e colato); ma vuole, che di più nell'avvicinarfi al gran la-
voro , torni 3 vagliarfi , ed a puriiicarfi nelle fuddette glan-
dulc vefcicolari, d'indi paffi nel calice , che non è, che il
corpo giallo, o glandulofo defcritto ic) con tanti fifoncini,
agguifa d'inteftinetti ravvolti , o minutiflìme glandulette ,
dove di nuovo pure ii feltra , ed affottiglia .
tìintroiìca- i y. In qucflo calice fta tutto l'ultimo artifizio della gene
iict <''//'""^- razione , in queflo è nafcofto, come nel grano di unapian-
tutto /■ artifi, "-^
\io della gtnt- """ ~"^ — —^—^—^—— ^— ——■—.— i—^.-.—.™»——— —
raiìont ,■ ma ( a ) Fedì qui Cnp. 4. nuitì. 1..
vwitt eeculto . ( b ) Cap. 8. mm. 10.
\z)Veii Cap. 3. 4. y. in varj luoghi.
Parte n.Cap. IX. igj
ta tutto il fegreto della futura pianta; ma, Dio buono '.con
così fina, e minutiflìma maeftria, che fi ftancano gli occhi,
e le mani per ifcoprirlo, e quando fovcnte ci crediamo , d'
averlo fcoperto , noi dolenti , ci fugge , e fiamo sforzati ,
tornar da capo, per ritrovarlo. Io fono pcrfuafo, che l'uo-
vo, o l'invoglio continente il feto fia nel centro di quello pia/Cg^
calice, io beniffìmo veggo, che qui la macchinetta fi gene- j,jixut^,T
ra, o fifviluppa, e matura, e che perle trombe in grembo
all' utero difcende ; io pure ottimamente veggo , che fenza
quello non fi da generazione , ne fecondazione nell'ovaja ;
ma con tutte queftc vedute, che fono infallibili, io non veg-
go con quella chiare^za, che deddero, l'uovo fpuntar dal
calice, attaccato al calice, crefciuto , (piccato , e dal me-
defimo ufcente. E pure io fono ficuro, arcificuro, che colà ^' ^'«bìara^di
vi è quello lavoro, perchè io , e tanti di me più faggi , e ^^IjJJ'"^^'"
più prodi Offervatori, l'abbiamo veduto ufcito ; ma uCcko tutta diarei.
con tal fegretezza , e mirabile induflria della gelofa Natu- xa il viro a».
ra, che né nella bocca della papilla, né nel tubo, chemet- '^"^l"'"!'' "'
te foce in c(Ta , né in quella linfa , che tutto annaffia , né '"J^Ji/'^^'
prima, che in quella nuotafle, né dal fuo gambo nel mifle- ,^^,
riofo calice pendente, come maturo frutto, l'ho mai potuto
vedere con tal franchezza, ch'io giuraflì , d'averlo ficura-
mente veduto.
i8. Ma veggo ftrabiliare V. S. Illuftriffima in vedermi fe-
del difenfore delle uova de' vivipari, e poi negare non folo, comcfi^tdi-
che quefle non fieno le vefcichette linfatiche, come tanti Va- ''"'^'"■' '''"',
i*--i r 1 1- /-■ uova . e non U
Icntuomini hanno (inora creduto; ma dire con tanta finceri- abbia eon ficu.
tà, e ficurezza , che non le ho mai dentro il calice vedute, nx-.a vedutt
e né meno nella papilla, o negli altri accennati luoghi den- ntil-ovo]».
tre la circonferenza dell'ovaia . E non folamente non le ho
vedute io; ma, fé leggerà con attenzione tutta la ferie delle
oflcrvazioni del Graaf nelle coniglie , del Verheyen , e di
tanti altri, non troverà giammai, che dicano, che dentro il Juuov^ln
calice, o attaccato a lui , o nuotante nella fua linfa abbia- _/f;«rr^^a.
no veduto l'uovo; ma folo dentro le trombe, odentro l'ute-
ro, maravigliandofi intanto il Graafcon tutti i feguaci fuoi,
come le vefcichette linfatiche, ch'effi hanno prefo per uova,
fieno nell'ovaja grandi; ma, quando fono entrate nella trom- Ahhailiamfr..
ba-, -dieci volte più piccole apparifcano, lo che appreso di 'XJ/'JXi'
me pare un manifefliffirao fegno, che quelle non fieno le uo-
va, avendo fatto tutti d'accordo un folenniffimo abbaglia-
mento, non tornando a rimpicciolire le uova la Natura giam-
■ Aa mai»
^1^19 Alalo
rr.KB parlnn-
I 8 6 D.-lle Vo-vadelU Femmine Fi -oipetre .
mai, ma femprc aumentandole, fc il contenuto fetoaumcn-
lare (i debbe, come in tutti i generi delle beftie ovipare , e
in tutte le grana, o nelle frutta delle piante , ( che fono le
uova loro ) s"o(Ierva. Ma non folamentenc io, ncilGraaf,
ne altri candidi efpofitori delle olTervazicni fue hanno vedu-
te le vere uova ne' menzionati lìti, ma né meno i primi Ana-
tomici dell' Italia, tutti miei fingolariffimi amici , co' quali
iii,ofcriver,c'.o ho parlato , o a' quali ho fcritto , e molti ancora fuora d'
con firn er. ti. Italia, le hanno ne'detti luoghi vedute, contuttocchè vi ab-
aW Autor, ha bj^no ufata ogni fcrupolofa attenzione , per rinvenirle, ed
uova tire nttr ""° ^^ P'" deftri , ed oculati e*; le ha meco p'.u volte (nel
otaja. tempo , che le papille erano già aperte , e quella Tua linfa
gemevano ) diligentiffimamcnte indarno nelle Cagne ricer-
cate.
ip. Il fole Malpighi (.7) ch'io fappia^ìl folo Littre (i)
Autori ^chiU ji sig Verney, e forfè pochi altri con molta confidenza af-
annove ute . ^^^\^^q^q ^ d'avcr vcdutc k uova nel Calice ; il primo due
uova in una Vacca, il fecondo un tino col feto, ancor den-
tro il calice in una Donna, con altre uova pure , e dentro, e
nodejiia MI' ["or dell' ova]a , ed il terzo parimenti dentro il calice ne vide .
Autor, y erif. Io non ho coraggio di contraddire ad uomini sì grandi , e di
pttio agli al. una fede piena degniffirai , e né poflb , nò voglio negar Ic-
'" ■ ro, che non abbiano veduto tutto ciò, che hanno confcgna-
to alla memoria de' Porteli, ma folo invidio la lor fortuna ,
e della mia mi lamento, e rimbrotto, perchè non mi ha fat-
to mai vedere con evidente chiarezza quefto tanto fofpirato
fenomeno. Ne' feguenii Capitoli però, tutte le Storie breve-
mente disaminando, mi farò lecito di rapportare ciò , che
potrebbe dire alcun' altro, e fegnatamente , fé fofTe vivo lo
rtrepitofo Sbaraglia , non io , ncn volendo mai perdere il
dovuto rifpetto a'primi lumi del pacato, e del prefente Se-
colo, e proteflandomi , di non negare a loro la fede , ma
fcmplicemcnte riferire ciò , che potrebbe venir in mente a
chi volelTe negarla .
C>^"^*fio»' io. Non oftante quefte difficultà, o quell'ultimo da me,
*'oiitidt /"^'- ^^^ ^''^'"' ^"^'*^' "°" "^^' veduto fenomeno, che farebbe quel-
w. ' lo, ( fé fofle più facile a farfi vedere, ) che darebbe l'ulti-
ma
C) L' Illulìnffimo Signor Mjrgagni y "Primario diatomico deU[
Z/nivcrfttà di Tadova .
(z)f^edi qui Cap. %. num. 11.
(b)c<rp. 7. in più luoghi.
Parte IL Cap, IX. 187
QU raaao, e tutto il lume aqueftoSiftenu, incontraftabilc^
e diraoftrato rendendolo, nonoflancc, dico, quefta difRcul-
tà di fcoprire attaccato al fuo calice , o in altro fito dentro
il raedefimo, o nella papilla l'uovo, io fono perfuafo, che
vi ila, o almeno un non so che d'analogo all' uovo, ma co- Ptrquaics.
il limpido, cosi trafparentirfimo , teneriùirao , e dilicato ,&•»"' "<"» /f
che non fi renda {oggetto alia rozzezza della noftra vifta , ^'Si"'^ f""'-
ne della noftra mano, 0 che per quanto gentilmente fi ma- ^,''" "'
neggi, e (1 tocchi, quando è Li dentro , fubito fi rompa , Vf/iCap.iS.
fpappoli, e fi dilegua , e fotto apparenza di limpida linfa ««w. 14.
apparifca . Quando poi entra nella tromba , fubito vifibile fi
renda, perchè le fue membrane alquanto s'addenfino, e>i- ^^^'"/'Ct"''/?
flettano la luce, o imbevendofi di fughi piìj grolTetti', o in rsnda"vtA^ilt'.
un batter d'occhio , affatto come maturando , ed alquanto
ingrolTando fi manifefti . Quante cofc vi fono , che per la
loro diafaneitade non veggiarao, per la groifezza della no-
ftra villa, e perche in far vedere quefta Torta di corpi luci-
di, e trafparmci né Microfcopio-, né Lente alcuna ciajuta? iiagicin:, p,r.
Molti ancora fono cosi piccoli, che, fé non aggrottiamo ben ibicoa'diffi.
bene le ciglia ci fuggono, e molti, anche grolìctti , fé non olnume fi
fi movcfléro, ne meno da. noi veduti farebbono, quantunque "'Xg*-
veri, reali, e organici corpi, come i vermi dell'aceto, del
feme, dell'acqua, e fimili , de" quali nel Trattato de' vermi-
celli del fcme già parlammo . Emendo adunque le uova, o
cofe analoghe alle uova n:l fuo follicolo piccoliffime , traf-
parentiùlme , e sé non moventi , non è maraviglia , fé divi-
far non fi pollano, fé alquanto non ingroffino le loro mem- Penbìy ,
brane, e non {i rendano qualche poco opache , come acca- qumdo /ìveg.
de, quando fono nelle trombe difcefe, ovvero, quando per ««'"'•
qualche accidente reflano impaniate , o imprigionate nella
loro nicchia, incui allora poffonofarfi palefi . Può anco fof-
pcttarfi, che ficcome il feme de'mafchi in que' tuboletti fer-
pentiformi , e con cosi Urano artificio ravvolti ii contiene,
e folamente nell'atto della grand' opera in molti animali >
( che non hanno le vcfcichette del medefimo confcrvatrici ) am pnifiiri
fuora fi fpruzza, e più palpabile, e più vifibile allora fi rea- </*//'><«w/.
de, cosi l'uovo lì trattenga fino all'ultimo momento della
fua ufcita dvintro i da me fcopcrti tuboletti , che fono nell'
interna fuperficic del corpo glandulofo , e che folo sbocchi,
quando, renduto perfetto, le fibre carnofe, che il detto cor-
po , e tutta l'O'.'aja circondano, in uno ftante s'increfpino,
e dentro quella triangolare cavità, da me accennata, locac-
A a 2, cino »
TÈ 8 ; Del/e XJohjo, delle Femmine l^i'inpare .
CmiTucvo cjfjo. Queftaè di una tale figura , che nel comprimcrfi ,
ftnia catca. ^j^^ fanoo tutti gli angoli fuoi interni , viene a chiu-
ufuor». j^^^ efattamente ogni fuo voto , laonde facilnncnte tut-
to il contenuto fuora ^\ fpreme per la via più ampia, e
dove non è contrannitenza alcuna, eh' è quella dell'aperta
. V papilla. Se poi qualche volta queft' uovo, o corpo oviforme,
' Aìu oltire ° P^'' ^'^'° de' fughi, o per mancanza della forza energeti-
fialtllQva\a ca de folidi non può effere dalla propria nicchia fcacciato ,
ingrcjfa , f /allora ^\ manifefla la dentro, come forfè è accaduto al Mat-
moniffjìa. pighi , al Littre, e a pochi altri , fé alle loro ofl'ervazioni
prediamo fede. Imponibile per altro , o cofa molto ftrana
farebbe, che fempre, o immaturo, o maturo quefl'uovoap-
yi! r ritì IT P^^° ^' ^"° gambo nel calice non fi vcdeffe, e in tante ftra-
m'à'lfAntìt'i g' '^^ femmine da me , e da altri fatte , non fofle ftato una
" volta, 0 almeno più frequentemente veduto. Siamo, Signor
mio flimatiflìmo, in un fecole inclinato anzi alla feverità ,
che alla benignità della cenfura, nel quale quafi niuno go-
de pretta, e incontraftata la fama, e in cui fi vuol da tutti
vedere, e toccare con mano quello, al quale debbefiprefta-
re intera fede, ed il gran Redi, Uomo politico, diprofon-
. Si''»"^- do, e fvegliato ingegno, foleva dire, che non bafta né uni
"nTviwgtn'i fpcrienza, o una offervazione, né due, per iftabilire la ve-
ptr i/iabilirt là riti d' una cofa ; ma cene vogliono almeno dodici , tutte
verità. chiare, nette, uniformi, e ben fatte, altramenti fi polTono
prendere abbagl), riufcire il fiftema crudo, inameno, e fal-
lace, e credere di aver offervati una cofa , e che fia un'al-
tra, come è accaduto ad alcuni , qui pallio , & hiremo barbi-
Alcuna quai. ^.^ philofophum fir,?nnt . Qualcuno ancora , quantunque non
fPt volta male f . -^ •■ , ^ •> . .^» , ,, ,* , ,' /-ii>
>• fonda fuir arrivi a vedere tutto ciò, che vorrebbe vedere, rondato luU
tnaiogia. analogia, che non è fempre tutta ficura , dottamente farne-
ticando, feri ve, d'aver veduto ciò , che crede, non poter
cflere in altro modo, che in quello da lui penfato . Guardi-
mi però il Cielo , ch'io mai fofpetraflì una limile faccenda
de'fuddetti candidi, e accreditati Scrittori : credo , che ab-
v:gicultà ptr biano veduto tutto ciò, che hanno fcritto, e che tutta la dif-
vi^r r lieta, ficultà confilìa nello imbaiterfi in quel fortunato punto , e in
quella desinata Femmina , in cui le uova , o i corpi ovifor-
mi maturi fieno a quel fegno vifibili , e ficuraraente palpa-
bili. Ma ponghiamo alla difamina tutte le principali Storie
apportate, dalla quale fpcro, di far fempreppiù conofcere,
quanto finora le fono andato rozzamente efponcndo, ed am-
miriamo intanto i perfpicaciflimi ingegni degli Avvcrfarjno-
ftri;
Pdrteìl.Cap.X. 189?
Ari; ma non ci curiamo , d'imparare da loro , a fcoprirc
gli arcani della gran Madre con una face più fumraofa , f
che lucida .
CAPITOLO X. '
Trìma dif amina delle apportate fperienze , ed offervazimi
del Malpighi, dell' ^rveo , e del Graaf.
I. ip' Uffizio d'un Calunniatore, e malevolo, diceundot-
Sli to Moderno {a) 1' accufare d'un peccato colui , che ^t''"/'^^^'»-
conofce affatto immune da quello; del Satirico, far palefe, i"''":'"<"''>f^
, , • ■ 1 - r r ,. . h . Satirico, s alt
e mordere que vizj , che sa , 0 fofpetta negli uomini ritro- cr/W^o.
varfi; ma l'uffizio del Critico fi è, il notar folo quegli er-
rori, da' quali penfa l'altrui mente ingannata, eportarccon- • •■
tra i medclìmi le proprie contrarie fentenze , ed i momenti
loro, guidato dal folo fine , e dal folo amore della verità
per pubblico bene. Di quelli tre cosi diverfi Inftituti, il pri-
mo certamente è iniquo , ed ingiuriofo : gli altri due , 1'
uno de' quali non è da condannarli , l' altro da pienamente
lodarfi , facilmente dalla retta norma fi partono , ogni qual
volta eccedono i confini del proprio propofito. Proccurerò, p„,,a^,jf,
mio Signore, di ftarc tanto lontano da' due primi , quanto ^/,^,_'' ' •
io fono amantiflimo dell' onefto, e del vero, e cercherò nel
terzo, di non ufcire di que' limiti, che deve profetare ogni
uomo d'onore, e di lettere, che può fenza alcuna contradi-
zione odiare le menzogne dell'amico, e rifpettare, edanu-
re teneramente l'amico.
• 2. Che le oflervazioni del Malpighi fatte intorno le Ovaie,
principalmente delle Vacche , non abbiano quella naturale j^^"'^''f'"t
chiarezza , che fogliono avere tutte le cofc fue , non può iltar""!,
certamente diffimularfi, dal che forfè e nato, noneflerefta- ovajequaU,
ta ben intcfa , nò univerfalmente applaudita, né feguitata la
fua fcntenza ; nulladimeno a chi ben bene la pondera , e
penetra il fuo midollo, vi fi vede dentro il fuo profondo, e
mirabile intendimento , ed ha aperto a' Pofteri un nuovo cam-
po da difcorrcrj, e da mettere fempreppiù in chiaro la ve-
rità. 1 diverfi fiati del corpo giallo delle Ovaje delle Vacche,
i quali moftrano, come diverfe età dclmcdefimo, non pare, ,^'r'^^"i'
che guardati corrifpondano femprc' alla fua defcrÌ2Ìone,.si^'^/,',p,r'*/
Pg»^-
(a) i)? Moralibus Critica regulis &e.
190 Delle ^onja delle Femmine Fì'ui^are .
perchè io fofpcttO , che la Natura in certe piodiizioni , o
corpi, che non f^ Itabili, e che fono, per coii tlir , tcinpa-
rar], giuochi fovente , moflranJogli ora <i' un'apparenza ,
ora li' un' altra, quantunque nell'cdeneiak fieno unifjnni ,
si perchè farebbe d'uopo , imbacterfi per appunto iii qu:l
.giorno, anzi in quell'ora di aumento di quefti corpi, neJla
■JtifcmtrU'in ^^^^ S^^ offervò , e deferire il Malpighi, clfcndo fcmprein
^ùna muta'x'o. u" concinuo moto, ed accrefcimenco , e in confeguente in
»t continua uui mutazione continua ; si linalmente perchè un poco più,
tff. un poco nfcuo di fangucj o d'altri fluidi , o Aagnarrti , o
ufciti, o alterati varia i colori, reflrigne, o aumenta le ca-
vità, contorce, o allunga le fibre, e cagiona, coraeveggia-
Vcmi4 fiati» '"^ "^^^^ ^'^""^ P^""" fenlibiliffime mutazioni. Da ciò proba-
i^ìa varila bilmente è avvenuto, che quefti corpi gialli ^ o gUudulofi [ano
d:lia iivirja ftaù da molti , e da me Aedo con qualche varietà veduti, e
i'^t'ivonedi' ^^zx'xxxx. Il più conliderabile , che nella Defcrizione fatta
torp,g,alli . ^^ quello celebre Profelfore ofservo , fi è , ( z che può pati-
re la critica di' qualche fuo Awerfario ) l'averdefcrittofen-
za efitanza l' uovo {a) attaccato a una pendice , o vafo um-
biiicale verfo il centro , e alcuna fiata più profondamente
nella materia gialla f addetta , o corpo glandulofo della grandez-
I'"p '"'"'"" za di un grano di miglio, e qualche volta fi dichiara d'aver
Hf'r!^vt"'dtl ^^^^^^ ^"^^ '^"^ uova, nondilfimili nella forma da quelle,
sigMaipìgbi . che nelle mofchc delle Galle fi veggono. Né io, ne molti,
per verità , hanno potuto cosi felicemente ritrovare quelle
uova, ed il Sig. Mery fi protesa di nonne aver mai veduto al-
cuno dentro il fuo calice , ( che è la fuddettx materia gialla )
come farebbe da deftderare per ijìabilire que/io fijìema , a giudi-
zio ancora del Sig. Fontanelle. Se fono grofse, come un gra-
no di miglio, e fimili alle uova delle mofche delle Galle ,
dovrebbono pur vederfi, e pure tanti, e tanti altri, che ho
già citato, e non citato, e che le hanno attentamente anch'
Altri fofpinì *^^'' cercate, non le hanno mai difcoperte. Queir averne vc-
ttnira il M"! *^^^^ *^"c , può anchc maggiormente far entrare in fofpetto,
t'iti. che uova non fofscro, cfsendo le Vacche unipare , quantun-
que alle volte ; ma molto di rado, ne facciano due , ed an-
co tre. Un nuovo fondamento di fofpetto potrebbe addur al-
cun'altro, cioè, che nulla è più facile alla Natura, che il
creare vefcichetce, che pofsono emulare le uova, lo che ho
io dimoftrato nella mia difsertazione delle vefcicbt deli utero ^
(^)efe-
( a ) redi qui Cap. i. nurn. i \, Fedi pure Cap, l8. nnitt. 14.
PaiteJ/.Cap.X. 19 1
( a) z fegnacamente nelle Annotazioni (/») dove defcriffi un
grofso tumore acquofo trovato nel fegato d'un Bue, dentro
il qual tumore nuotavano , e continuamente fi generavano
vefcichctte di varia grandezza , emulanti la figura , e con-
fidenza delle uova , ripiene tutte d' un fugo quagliabije al
fuoco, analogo pure alla chiara delle racdefime . Mi forti
pure una volta ofservarc un vero Polipo nel cuore , in cui
era una cavernetta , piena di minutiffimi globecti bianchi
mcmbranofi, chetutti avrebbono prefi per glandule, o per
uova , fé faputo non avefsero , cfsere quella una produ- ^^^^^ p9„ffef$
zionc cafuale, o uno fcherzo della Natura. Le quali cofe, ,Dert U mv
fé così fono, come veramente per teftimonio de' miei occhi «/// aì<i//>ìx*».
fono ficure , chi non vede ( pofsono aggiugnere , ) che i
globetti dal Malpighi ofservati , nò potuti ofservare da al-
tri , potevano efsere della flefsa maniera ? Oppure non fie-
no alcuna di quelle minute ghiandoline, oltre l' ordine del-
la Natura per accidente ingrofsate , ( come accade a quel-
le del plcfso Coroideo , o d'altre parti del corpo , ) che
in que' cannelli varicofi col Microfcopio nelle pareti inter-
ne del corpo giallo s'ofservano ? Di più incalzare potreb-
bono, che ne' Ricci, ne' Calici, ne' Tubercoli , ne'Gonfiet- uova dtìu
ti, nelle Spugne, nelle Pillole, nelle Gallozzole , nzWzGzX- produi.oni
le, e fimiìi produzioni delle Querce, e delle altre piante, "><>M' /''->
che hanno dentro sé l'uovo, fiinile appunto, com'eglidi- ^f *^^^'''^'''
ce, a que' delle Vacche, fempre lo flcfso uovo fi vede, ed "■•^""'•
è appunto la Galla al corpo glandulofo nell'uffizio fuo fi-
miliffima , e confiderata nel fuo genere , e nell'ufo nella
ftruttura non molto al fuddetto diflimile , efscndo anch' efsa
di fibre, e di lobetti formata, e da'fuoi vafi , che il nutri-
mento portano all'uovo, copiofamente annaffiata. Se que-
ft'uovo adunque fempre fi vede, sì ne'fuoi princip), si nel
fuo aumento, sì nel fuo fine, e fc nella figura, e nell'ufo
all' uovo delle Vacche non è difcordante, deverebbe anch' ef-
fe con la fiefsa facilita fempre vederfi, come nelle Galle, e
nelle altre produzioni menzionate fempre fi vede ; nella ma-
niera appunto, che ne' calici delle vere uova degli uccelli ,
o degli altri ovipari , quando incomincia a fpuntare fino
■all'ultima fua perfezione fempre fi fcorge , e fi diftingue .
Ma
(a)T^r/o mirabile &c. nella Raccolta di var] Trattati fatta dui
Sig. Ertz in Venezia 171 J. /><Jg. 8/.
(b) Ivi §. s^.pag. 111.
1 9 1 Delle Vo'-uA (ielle Femmine Fi-z'ipare .
l'eneraxhne Ma fia , come fi voglia , io a parlare finccramente, ho tan-
M' Autore , ^^ fede, e venerazione alle of'crvazioni del mio Maeflro ,
't'° "uuo^Mai- ^^^ "°" ^° coraggio di negare , eh: le da lui vedute uova
pigt,. ' non fofsero , o perchè fofscro fiate da qualche accidente colà
trattenute, e ingrofsate, o perche la Natura abbia voluto a
lui fclo ifcoprirc, e far vedere tanti miftcrj, che ha Tempre
tenuto a cento, e cento altri fotto un velo denfiffimo nafcolìi •
3. L' Arveo, quanto fu felice nel pubblicare, e nelmette-
riliciiìytin. re in chiaro la circolazione del Sangue^ altrettanto fu infe-
fiticiià </»/r lice nel vedere, e nelconofccre i primi principi della gene-
^rwo. razione dell' uomo , e degli animali , quantunque abbia
avuto una fortuna , come s' è detto , a pochi , e forfè a lui
folo dal Cielo donata . Avendo veduta la bocca dell' utero
Tfitne intanno ^^^^^ Dainc, e delle Cerve di una particolare flruttura fab-
dell' Arvfo. bricata , e molto riftretta , giudicò, che da quello potelTe
ben' ufcire materia , ma non entrarvi , e in confeguenza folle
^^j^^^,„,;„,;chiufo l'adito al feme ftclTo nel tempo della grand' Opera •
umpod$v«n*- Quanto fia falfa quefta propofizione l'abbiamo veduto dall'
re. oflervazione del Verheycnfa) del Ruifchio (fc) e di altri ,
fapendo ognuno, che non è morto, quante infigni mutazio-
ni fi facciano in quelle parti nel tempo di Venere , ingrof-
fando, e crefcendo , ora ftrignendo , ora aprendo, e in va-
rj, firani, e furiofi modi raovendofi. Tutta fi altera la Na-
tura, e s' inorgoglia : tutto vorrebbe penetrare il mafchio ,
e tutto afforbiro la femmina , e quanto quello dona , tanto
quefta ingorda , ed avida riceve. Gli Antichi chiamarono
quella interna rarefazione, e alterazione delle parti uterine,
o quel calore maggiore allora eccitato , e in confeguentc
quella minor refiftenza, o quel vortice, dirò così , partico-
Afforhinunte j^re ^ <:he in quel tempo, e in quella zuffa fi fa cola dentro ,-
ittlLa watrUe . Vacuità attratrice ; dichiararono tutti d'accordo l'uteroeftrc-
mamente famelico, ed afibrbente, e molto bene conobbero,
che fra fegni più certi d'una femmina umana , o belvina ,
che redi gravida, fiè il non eflere ritornato in dietro lofpcr-
ma, ed av^re il mafchio fovente fentito, come una bocca ,
che tiri a sé fitibonda l'amico umore, e lo traccani . Chcfia
£«/}« ìa por. poi tutta la paniofa, e grolla fofianza del liquor genitale al-
■:iione piti {otti. ]a gencrazioo neceflaria, io non Jo credo, sì per i cafi nar-
''»'' ^J'"'"P' ini dal Graaf, e da altri sì perchè bada quella porzion più
olla feconda. •* /■_/
jww. _^^
( a ) Fedi qui Cap. 8. num. _J.
(h) Cap. 8. num. ij.
Parte 11. Cap. X 193
fonile, e fpiritofa alla fecondazione dell'uovo , penfando ,
che il refto ferva, non folamence di veicolo, e di freno, ac-
ciocché prima del tempo non voli, ma ancora, come di fer-
mento all' utero , per prepararlo, eccitarlo, edifporlo al fa-
cile ricevimeiito dell' ofpite venturo. Bolle certamente in un
certo modo colà dentro arrivato , fpiima, e fi liquefa, eco' ^jf'"' àtl [ti
fali, e talvolta co' vermini , che feco porta, pugne, e irrita""'
queir interna villofa tunica , e fa , che s' increfpi , e più fangue ,
e più fpirito di prima rerti ad annaffiarlo, e ad empiere le fuc
cellette. Non pare quefta preparazione a tutti gli uteri vera- Preparaihn»
mente neceffaria, per i cafi, che d raccontano, o per effe- diir utero co.
re ritornato in dietro lo fperma , o per eflere reftato nella "''■> ' qwnd*
prima foglia della vagina , e ciò non oftante ingravidate : f^"^""'
ma forfè allora fupplirà la pronta difpollzion della parte, e
l'inzuppamento b.illantedi proporzionati liquori, comeveg-
giamo accadere a' femi delle piante, che in grembo alla ter-
ra fi gettano . Quefti alle volte fcnza alcuna preparazione
fatta dall'Agricoltore allamedefima, nafcono prontamente ,
s'abbarbicano, e crefcono, fé il terrena fia di Natura pin-
gue, facile, irrorato, e difpollo a ricevergli, ma fc al con-
trario non fia bagnato , fia magro , 0 troppo deiifo , ne dif-
pollo, non nàfcono, 0 nati prefto perifcono , fé non con-
corra pure queir efterno preparante , e difponente , per fa-
re , che l'effetto difideratofiicceda . Mi perdoni dunque l'Ar- ^,ecad'l\'ut'.
vco, s'io lìoin quefto co' buoni Vecchi, e con quelli , che ro / apn n'ri
penfano, entrare per l'ordinario il feme nell'utero , apren- timpo dS"
dofi allora la bocca fua , quantunque fuoradi quell' eftro io ""^""l" vff"-
poffa concedergli , che ftia ftrettamente ferrata .
4. Un'altro, ma più mafliccio, e non ifcufabile abbaglia- Ahbagliamtn.
mento trovo nell'Arveo, cioè, che i teflicoli delle femmine '"^.'"^'"'"''f
{a) tanquam ad generationem nihil faccieiit , ìiec turgeani , nec /ornoi't'tff/c^i
quicquam à foUta conflit utionc ( five ante coitum , five pofl ip- dtlUfimm^t
fum ) varient , ncque ullo inditio utilitatcm aliqttam , vel ad
coitum , vel ad generationem afferam . Diflì quali con Apu-
leio , che quella è bella fahella pugUlaribus , & jlilo ìiotanda ,
dalla quale predo mi fbrigo : imperocché da tante oiferva- itgantie fut
zioni d'altri, e mie, che ho premeffo , e da chiunque vuol-^*'*^'''''-
prenderfi la pena di guardare con gli occhi propri (i vide fa-
cilmente il fuo inganno. Il Pcjero da me citato (t) apporta
Bb la
( a ) Cap. 6. num. i.
(b) Cap. 8. num. il.
1^4 Delle l/oi^a, delle Femmine Vi- 'ipar e ,
ia ragione di queflo errore, lo eh: veramente ancor iooflcr-
catieni itir ^^^ "'^^'^ Riipicapra , o Camozza notomizzataC^) che anch'
inganno dtW effa c <ii qucl genere; cioè, che in quelli bruti exigui qi-idem
Atvtc. funt teflictdi, e perciò non vi fece fopra quelle diligenti of-
lervazioni, che in un'affare di tanto pefo erano neceflarie ,
laonde gli fuggirono dalla Vida, ipiù belli, ei più curioli fe-
nomeni, che nell'opera della generazione fi veggano.
5. Erra parimenti 1' Arveo in penfare ( b) che folamentc
dtU''^rvec)"^' '^^P^ quindici, o più giorni dal coito nell'utero le vefligia
dc'fumri feti apparifcauo fotto figura àìbifaccia, odi f acchit-
to, di lente, e muccellagginofe fila mirabilmente teduto ,
e che dopo un giorno, 0 due fi vegga riempiuto di un ac-
quofa, e lenta materia, alla chiara dell'uovo fimiliflìma »
j^^P^ •^^■y-^^_x:onciofliachc quello era l'uovo ormai difcefo , alquanto di-
/i. ' lauto, e in quelle paniofe uterine linfe incrifo 1 efpalinato,
Ciò egli poco dopo dopo confella ( e )dicendo , chenonavea
ancor anneUa la Placenta , né era attaccato airucero(</) lo
che chiaramente dimoftra , elfere un non fo che difcefo nell"
Simeflrailfuo utgro , non if puntato, come un fungo dal mede fimo , che dipoi
iigtnno. ^^^ veggendolo in figura d'uovo, è sforzato dalla verità a
chiamarlo uovo. La cagione dell'equivoco dell' Arveo fu 1'
effere preoccupato dall' oppio ione, che allora correa, che i
Co^iV«»(/f// primi llami dell' Embrione folo nell'utero fi formaflero, on-
trroft diif Ar. de non fifsò mai l'occhio daddovero nelle Ovaje , e nelle
*'"• trombe Fallopiane, ma Tempre nell'utero, in cui per 1' umi-
do, che allora abbonda, e per la limpidezza , piccolezza ,
e tenerezza dell'uovo, recentemente caduto, in quello invol-
to , e quafi nafcofo , non potè mai effere da lui oflervato ,
fé non dopo molti giorni del Aio accicfcimento. Pare pure
chea queflo grand' uomo molte irinute cofe fuggiflero, né
AìiN) trrm armaffe mai l'occhio di vetro, imperocché , dove ftabilifcc
M'Ardo, (e) chei primi principi della generazione fono un'uovo ,
fcrive, di aver veduto degli aborti dei fecondo mefe grandi,
come un'uovo di colombo , ma fine fctu , lo che non può
darfi eflendo allora dentro i fuoi invoglj l'cmbrionedi qual-
p^^'^ii'/mm ^^^ grandeeza, e pure da lui non veduto. Il Ruifchio , ed
futn'ì'ato"!^ i citati Accademici Parigini ne hanno diftinto di pochi gior-
ni
( a ) Caf. l- num. i . ( b ) Cap. 6. tìUnt. 5. C,
(e) Cap.6. num. 7.
(d ) Ivi num- 5.(5. 11.
(e) Cap.6. mm.j.
PaneII.Cap.X.. 19;
ni, ed il Malpigli! nella cicatrice dell'uovo, appena fecon-
dato, di una Gallina vide deliiuaco il Pulcino. Qiiindi pu- ^'"o ■".S'""'»
re s'inganna, quando va drfcrivcndo di giorno in giorno le.''''' '^"'■''' •
parti dell' embrione; che, a fuo credere, allora generando ft
vanno, quando già tutte generate fono, e fi vannofolanven-
tc fviluppando, ingrofl'ando, e agli occhi nollri nunifeftan-
do,, come conobbe infino il noflro divino maeilro Ipocratc.
6. Fece il Graaf, al contrario dell' Arveo, tutte le lue più *^'''"'/^''.^'"''
diligenti oll'ervazioni ne njlxoli delle fevpìnne , e fé nonilpri- "j*^'" ' ^''
me, fu almeno tra' primi, che pofc in buon lumelafenten-
za delle uova, e con molte fpcricnzc, ed ofiervazioni, par-
ticolarmente fatte nelle Coniglie corroborolla. Alcuni abba-
gli però anche ad elio fcapparono , guidato da quella bel- Abbagl] del'
h. ellcrna apparenza, e da quella probabilità , che , cO' C""/-
me ho detto altre volte , è piìi facile ad ingannare , e he la
pretta menzogna . Cioè veggendo le vefcichette linfatiche g<W.v>/? ve-
della figura dell'uovo, aventi, in fé un' umore, che, come h (''•'''""' ''"/i-
chiara dell'uovo fi condenfa ai fuoco, che non vie cofapiù ^^^J,^//^*'"
fimile all'uovo ne' femminili tcfticoli di quelle , e che nelle
trombe, e nell'utero le prime apparenze della generazione
fono oviformi, (labili, che quelle fodero le vere uova, in-
torno alle quali /o/o dopo il coito (i genera ffc il follicolo , e da
quello poi d.-ntro la tromba venifie vomitato . Ma fé ben fi
riflette alle oiTervazioni , e rifleflioni del Sig. Malpighi {a)z
fé non è troppo ardimento, anche di noi (6), troveremo ,
elTere bensì fabbricate in grazia dell' uovo le menzionate ve-
fciche, e contenere un fugo , come altrove ho efpoflo, de-
ftinato a quella grand' opra, ma non efleregià le uova. Ne- ^i^^^,-^,; ^y,
gli toiipoii particolarmente , quando il corpo glandulofo, o dimojìrJio ,
follicolo crefce, non dovrebbe fmarrirfi , che una vefcichet- non tjfirt uova
u fola; perche di un'uovofolo v'è di bifogno , e cosi a prò- '""'^'^''■*"" •
porzione ne' multipari dovrebbonofolamente fmarrirfene tan-
te, quanti fono i follicoli, ma veggiamo, che tanto nel pri-
mo cafo, quanto nel fecondo quafi tutte le vefcichette fi di-
leguano, e fi votano, perocché, come tanti fonti tributar;
mandano il loro liquore al follicolo, che contiene veramen-
te l'uovo, e che abbifogna allora di molto fluido, non tan-
to per incominciare a dilatare le membra del contenuto fe-
to, quanto perchi; f\ gonfj '1 follicolo , e il redo ferva di
Bb 2, yei-
(a)C<Jp.<5.n«OT. 14. I J.
(b) Cap.ff.iium. i-j.
j<)6 Delle Vo^a delle Temmìne n^ipare .
veicolo all'uovo, portandolo intatto, ed a feconda dell' oncfe
fue dentro la tromba jC dalla tromba nell'utero . Chequefto folli-
colo , chiamato dal Malpighi nelle Vacche corp//; luteum , crefca
ad una incrcJibilegrandezza , e come ingorda voraggine alTor-
ba ì' umore di quafi tutte le vefciche , in tante offervazio-
ni già s' e veduto , e lo fteffo incredulo fignore Sbaraglia
(a) conferà finalmente di aver trovato un corpo giallo d'infi-
Graadex-a S"^ grandezza , che la maggior parte del teilicolo occupa-
delle xifcicbe va . In fecondo luogo vorrei, che conlìdcrafTero la grandez-
fpropor-ionata 2a di qucRc vefcichc, particolarmente nelle Cavalle, nelle
'^l«^aviiàAt. ^j]ne, e in tanti altri animali, quando fono del loro umo-
Mimbi"'"^" ^° fatolle , e nelle loro nicchie porte , e dipoi, quando fo-
no dentro le trombe, e l'utero appena calate, conciofliaco-
fache fono quefte ftrabocchevolmente minori di quelle: onde
egli è impolfibile, che le ftclfe fteffiflìme fieno, tantoppiù ,
chele trombe non farebbono capaci di riceverle, e fegna-
tamente quelle delle Afine, e delle Cavalle da noi defcritte,
elTendo le loro vefciche groile molto , e le trombe al con-
trario, particolarmente, dove mettono foce nell'utero, mol-
to piccole, o ftrette, difoftanza, comecartilaginofa, e non
arrendevole formate, e in molte fpire a maraviglia ritorte,
7. So, che molti feguaci di querta oppinione, e primo di
T-rroTt </W tutti lo fleffo Graaf nelle olTervazioni de' Conigl;(/;) hano-
'^rTmln^feL ^^^^ anch'efio quefia gran differenza, effendo , dice , eofacbia-
'nel cTfd"reuo. ''' » '' manifejla , che le nova già da' tefliccli e [ciuf e , fono dicci
va U vefcicht volte minori delle uova, che flatmo ancor' aderenti a' refi icoU , e e he
non conofciui» hanno z più rifpoftc penfato, fra le quali '1 Graaf, ci fuoi
iolero. feguaci giudicano la più forte, che intanto ne' tefticoli fie-
no maggiori, hi quanto ahhmccuwo dell' altra ìnateria , cioè quel-
la , dalla quale la gianduia fa foftatìxa de' follicoli viene coni p( fi a .
Hfghm eef ^^ ' ^^ guarderanno ben bene troveranno , chela foilanza
fttv<iyoì,;,(b, ^^' follicoli nafce tra una vcfcichetta, e l'altra, none una
mlftrano-^non yefcichetta linfatica ingroflata, e ridotta in figura di folii-
i-iirt utva U colo, e l'uovo, che dentro il follicolo fi fviluppa , nonvic-
"■'''"• ne formato dalla detta vefcica, ma da un'altro principio
così invifibilc, e cosi occulto , che non può divifarfi, e di
cui» bifogna confefTarla finceramente , fiamo ancor' allo fcu-
ro. Ma fé forte una delle dette vefciche, la quale l'uovo ,
ed il follicolo formafl"e, niuna cofa dovrebbe ertere più faci-
le,
(a ) Cap. 8. num. 10.
(b) Cap:6.num. 18.
Patte I/.Cap.X. 197
le, che veder l'uovo dentro il follicolo, perocché dovrebbe Facile fareBie
elTere, come un grano dentro la fua celletta, che ^^'^^^^ '/■"J't'J^';"^"'
ftaccandofi egualmente da tutti i lati , e reflalTe folo attacca- f^jfjffl ' *"'
to col fuo piede, circondato dalla linfa, natante, bello , e
vifibile fenza occhiali . Non trovo in alcuno quella facilità
di vederlo, edi più ingenui, edotti Anatomici viventi m'han-
no confeiTato 0 con lettere , o a bocca , d'averlo ben vedu-
to nelle trombe , o nell'utero; ma non dentro il follicolo
giammai. Scorriamo tutte le Ofservazioni del Graaf, e tro-
veremo , che né anch'cfso dice , di aver mai veduto l' uovo Graaf no»
dentro il follicolo, ma ben si nella tromba , e nell'utero . ^'f'^^/^^^fjl^
Dopo 24. ore dal coito nel mezzo de' tagliati follicoli /;o?n/i:o- ^^i"^ ■'''
piì , che wi limpido umore , e nella circonferenz^a una materia più
fpcjfa, e tirante al rojfo. Dopo zj. ore fpuntavanole papille,
per le quali , comprejfj la foflanza de' teflicoli fcaturì un limpido
umore, a cui un altro più denfo , e più rojfo fegiù , e nelle corna,
0 trombe tagliate non ritrovò ancora alcun uovo . Pafsate 48. ore
fpremcttc i teflicoli di un'altra con molti follicoli , ed emi-
nenti papille, d.ìlle quali pure Jlillò , alla -maniera di albume ,
un poco di liquore , tii.i il rcjlo della fojìanza rofscggiante delle uo-
va, divenuto più fpcffo , facilmente non ifprcmevafi . Così yi.
ore dopo aperti altri follicoli ormai maturi , incontrò in que-
fti una m-itcria glandulofa , che nel mezzo avca una piccola ca-
vità, ma in quella non vide ne pure uovo alcuno, che pur
allora dovea chiaramente vederfi , mentre s" accollava al tem-
po d'ufcirc già perfetto dalla nicchia fua, come ji. ore dopo
il coito in un' altra le trovò ufcite dentro le trombe .
8. Come dunque può efsere, che le vefcichette linfatiche
fieno le vere uova, fc né, come fi chiudano dentro il folli- Z'mÓ c^Z'a
colo, né come in quello, e da quello fi fiacchino, né come y^,- "^^^'''^^
maturino, né coinè rimpicciolifcano puòconccpirfi, non che w/v/w /<■ vs.
vederfi? Se prendiamo l'analogia dagli Ovipari , nella qua- /<■"■*"'' p«r
Je tanto rifidano, la fallita della detta propofizione chiaro ""''''•
vedremo , imperciocché , quando incominciano a fpuntare
dal Aio follicolo, fcmpre , e poi Tempre vanno invifibilmen-
te crcfcc.ido, finatc.intochè vengano cacciate dal corpo, ma
nel nofiro cafo farebbe tutto tutto al rovefcio la natura; cioè
l'uovo prima farebbe grande, e vifibiliflìmo , poi affatto nel
fuo follicolo per molto tempo invifibilc fi renderebbe, e in
terzo luogo invece di farlo crcfcere , quando nelle trombe
apparifcc, lo farebbe, per confeflìone dello ficfso Graaf, die-
ci volte divenir minore più di quello, quando la prima fia-
ta
198, Dille Vo ~oA delle Femmine Ffzipare .
ta ali'Ovaja era appiccato. Cosi difcorriamo ilcTcìui di tut-
Altro orgornV.^^ qujncc le piante, che o nel primo principio ne loroutri-
to loìtoda ft, coli non fi veggono, o quando a fcopnrii incominciano, pia
mi. non ritornano con pato retrogrado indietro, ma femprcp-
piìi crefcono , finche fcappaao da' loro alveoli maturi . Il
Verhcyen anch' cfso in quelle fpcrienzc, che e' fece nelle Pc-
Vth en ni '^^^^ ' ^ ^^"^^^ Vacche non potè mai ifcoprire l'uovo nel fuo
wtnovi'd"t'uc. follicolo, c COSI tanti , e tanti altri, confefsaudo tutti d'ac-
ro «?/ r«<' /<;/- cordo, trovarfi in quello una cavita, fcaturir linfa dalia fua
Ufi». bucata papilla, ma non mai con quella vederfi galleggiare,
e llrafcinar fcco nuotante l'uovo, eh' e lo Tpettacolo cotan-
to da ognuno difiderato. Vi fono altre prove, chefemprep-
piìi confermano, non efser novale vescichette linfatiche »
riferite dal Signore Sbaraglia, e da altri , che apporteremo
nello fcioglimento delle obbiezioni, chefcrviranno, perviep-
piìj ftabilire la nofira propofizionc, quantunque non ferva-
no per diftruggcre il Siftema delle uova , come penfa quell'
acerbo Antagonifia del mio venerato Malpighi.
uilrrc ahieg,lic p. Il fccoudo abbagliamento afbai manifefio, che fece il
Jet craa/'in- Gtaaf, fu il crcdere , chc il follicolo fi generafse folamente,
farne al /olii' quando rcdava fecondato l'uovo, mentre quefto èun'orga-
"iolla'"(h'n'o'n "° ' ^^^ ^^ '^^ molto avanti preparando, emanifefiando, co-
/gtneladopt,/ tnt abbiamo in tante ofservazioni dimoftrato, e pofiofrale
tfiio corformt cofc evidenti, come nel Capitolo p- num.5. ho notato. Dal-
weltilfuddtt. ig quali (-ofe può agevolmente chiccheflia fare argomento ,
'*• quanto difficile fia il rettamente ofservare , ed efsere nccef-
fario, non quietarfi così corto fulia fede di tutti , per non
afsomigliarfi a certi noftri Arcavoli, che furono tanto buo-
ni , e corrivi al credere , fol che uno dicefse loro , d'avere
così veduto. Le ofservazioni , e l'efperienze ben fatte infe-
gnano le regole generali , che leggi della Natura s'appel-
lano, le quali a chi non è affatto lofco , fanno ancora ge-
neralmente conofcere 1' unità, la femplicità , e 1' immuta-
bilità, divina nelle fue fempre adorabili operazioni .
CA-
Parte 11. Gap. XI. 199
CAPITOLO xr.
Seconda dif amina delle C^erzazioni , ed Efperienze degli
accademici Ta-rigini .
I. Q Ono moJto lodevoli gl'ingegnofi modi del Sig- Vcrncy, ofcrvaiimi
j3 per ifcoprire l'interna tcHicura dell'Ovaia delle Va- fj^ip"/^^'
che, le cavita, l'apertura del loro follicolo , la comuni--'*''' '''"^ •
cazione dell'aria di celia in cella, di vafo in vafo , e final-
mente le uova. E certamente io /bnoperfuafo, ( e mene fo-
no afficurato con 1' efperienza ) che foffiaQdo l'aria dentro
j follicoli, quelìa pafli foventc nelle vefciche , e nelle loro
cellette, fapendo' Noi, come abbiamo detto , la comunica-
zione, che hanno quefle con quelli, fcaricandovi dentro la
loro linfa, e tantoppiù votandofi , e difparendo agli occhi
noftri , quantoppiù quelli H riempiono, fidilatano, e s'inal-
zano. La maraviglia fi e, come da' follicoli , e dalle cellet- ^#'"'''^.''*'
te, o vefciche entri l'aria cacciata con unta facilità '^'^^^^ ni'if'%i,'^
quegli anguftiffimi canali del fangue , ovvero da quelli in n'intr! nejln.
quelle, pofciachcnon mettono già foce, onon iftannocon la ^wi^nr vafi e
bocca aperta dentro gli uni, né dentro le altre , altrimenti ''" ì^'fl'' »'l-
gronderebbe a piombo il fangue dentro le cavità menziona- 'j/v-'^'^*'' f'
te, e non fi feltrerebbe già per anguftiffimi, edinvifibilipo- ThV'uctll^iì.
ri quella fottiliffima linfa, della quale abbiamo fatto parola, nt .
S'io loffio dentro tante altre cavita, eJ utricoli , o cellette
del corpo degli animali , anzi s'io gonfio dentro i follicoli
dell'ovaia, veggo bene gonftarfi tutti que' luoghi voti , pe'
quali può liberamente pallar l'aria , ma non ho mai avuta
quefta fortuna, che con tanta felicità entri ne'vafi fangui-
gni, e da quefti in quelli, fé non quando troppo forte fof-
iìando ho fatto qualche lacerazione, lo dunque invidio que-
fta fua grande deprezza, non elTendomi riufcito, di lodevol-
mente imitarla .
X. Un' altra felicità ho notato in quefto dotto , e valen-
te Francefe, eh' e l'aver vedute tante uova, e dentro , efuo- ^'A'"''*' t^'f'
ra , e mezze dentro , e mezze fuora , e farle giocare a fuo ^^ y^^"^^ "
modo a forza di vento. Ala, Dio m'aiuti , come ha mai ' ^'"^'
fatto e Si ftenta a capire, come il Malpighi ne abbia vedute
due, e tanti altri, da' quali ho prefo lingua ( ed iofraque-
fti) nonne hanno mai potuto vedere alcuno, ed egliferaprc,
etaa-
2 oo Delle Vo -va, Acìle Femmine Fi-vipare .
e tante con così fortunata facilitane ha vedute? Ma non vor-
rei già parere uno ftrano Cerve) lo, fé forpettaffi , che nonne
abbia vedute ninne, e che tutte quelle , che ha credute uo-
•\a, non fofl'ero , che vefcichctte linfatiche, come dalla quan-
tità , defcrizione, e pofitura facilmente fi icorge . Cosi fc fi
guardano le figure clcgantiffime , che di quefte Ovajc con le
loro defcrizioni apporta, fcmpreppiù in chiaro fi viene, eh"
egli ha fatto il fol-to comune abbagliamento del Graaf ,
che prefe le tante volte menzionate vefciche per uova.
5. Ma fofpetto forte, che non folamente il Sig. Vcrney ,
;,' -J^'X- i''"''»jna anche il Sig. Little (.j) abbia prefe le dette vefciche per
ffo le vefii-^^^'^y ^» 'i"'^ quafi per aver veduto troppo, abbia veduto
{bette per uf.xwiWì . Il favio , cd oculato Sig. Fontanelle (fc) nel riferir
*". quefta Storia prudentemente non ifcrive (e) con la dovuta
franchezza , che il Sig- Littre abbia trovato ficuramente quanto
Coti ro(petta\\3. defcritto, ma con cautela lodevole dice, ha creduto di ri-
ancbt il pra- trovare lìdie ova-e d' una fctnmiyìa , eh' egli ha e/.Wiitiato &c. ciò ,
dtntiffimo Sig. ^jj^ conviene meglio a queflo fifiema , che ad ogn altro . Moftra
Oliane e. y ^(.qq^^q Segretario dell' Accademia, che anch' egli ha avu-
to qualche fofpetto della verità di queflo fatto , mentre al-
tro cfcrivereaffolutamente, egli ha trovato , altro e fcriverc
dubbiofam;nte, ha creduto di ritrovare- Così dopo di aver ap-
portate due uova nelle Ovaje della ftefia femmina oHcrvate.
prima di defcrivere il terzo in tal maniera cautamente s'ef-
prime : ma fé il Sg. Littre ha veduto in qiiefìa medeftma ovaia
così difì:ntamcnte , coin egli penfa , un terz.o uovo , del quale egli
parlò alla Compagnia ; fé gli Filofojì , i più indifferenti per tutte
'" le parti , e i più zelanti per la verità non fono già foggetti nelle of-
fervazioni delicate , a vedere ciò , che vorrebbcno , il Siflema del-
le nova è fì'ora di difputa . Chi ben' intende il linguaggio di
qucfto arcifiziofiffimo Scrittore, non iflcnca a capire, ch'egli
non crede qucftc oflervazioni infallibilmente vere , altrimen-
ti non direbbe, fé il Sig- Littre ha veduto , com' egli penfa , e
Mede a tjptt-non aggiugnerebbe, che il Siflema farebbe fim-a di difputa ,mz
mere duhiofo avrebbe dctto , che // Sig- Littre ha veduto, e che ha pofìo ilsi-
ài'sigronia.fiiffi^ ^uora di difputa . E in fatti effendo ancora in un capo
• molto effenziale più difputabilc, che mai , è fegno, che le
oJTervazioni del Sig- Littre fono incerte , o dubbiofe , poten-
dofi
(a) Fedi qui Cap-J.mim. io.
(b ) Cap. 18. mp». 14.
(e) 4/fHn. 1701. p.ig.m.^i. della r':flampa d' ^mflerdaml
Parte IJ.Cup. XI. loi
(k)'fi fofpettarc , coms tocca il Sig. Fontanelle , che abbia ve-
dalo ( come pur troppa accade a certi appaflìonati Filofofi )
von ciò, che tji era, maciò, che avrebbe voluto, che flato vifof-
fc. Si guardi la fua dcfcrizione , che fa ds'tedicoli, delle J^'/^" "'^^'^
Ovaje, delle trombe, e dell'utero di una Donna (a) da me '^"p,".^" '
fedelmente iraslatata in Italiano, e lì vedrà, come tutcocra
viziato, adulterato, fcirrofo, e fuora dell' ordine della Na-
tura slogato, crefciuto, e malamente porto. Le due Ovaje
erano più groHc dell'ordinario , e la dritta era, come un uo-
vo d' anitra , cofìants di due fole gran celle ; piene d' una mate-
ria , non al folito limpida, ma biancaflra, torbida , fpejfa , e
direi, come fquallida, e marciofa . Sopra una di quelle cel- Dif'"r,i»a Jfl
, ', ^^ 1.1- , ri ' /-•« I Autor f del-
ie trovo un foro, eh egli credette fatto da un uovo utcìto /g ^j^rva-joni
da una di quelle, imperocché trovò un corpo ritondo ( eh' dil Li:tr,\ cbi
era anche piìj groflb del diametro del foro ) dentrola trom- ^;"</»v<»/;»f».
ba da quella parte ( che trovò pure più grolla dell'ordina-
rio) il qual corpo ritondo credette un'uovo, che a cagione
dell'utero fcirrofo , e comprimente la detta tromba , non
avea potuto entrare nella fua cavità . Egli era ( cosi il Fon-
tanelle) giunto molto apprejjo alla matrice, ma non farebbe giam-
mai entrato , mentre qiiefla era divenuta fcirrofa , e neW mdiirarft
avea alquanto [cordata , e riflretta , e molto aggravata , e carica-
ta la parte del canale delta tromba , che la penetra • ElTendo pu-
re la defcritta cella nella fua cima bucata , enormemente
amplificata, e piena d'un' umore mirciofo, può nafcer dub-
bio ad alcuno , che per quel foro non folle ufcito già un' |7''</W°/)#1
uovo, ma che folle venuta à fuppurazione , come accade ^ p,' efere natt'.
tanti altri tumori del noftro corpo ; ovvero , che i fori , i
quali naturalmente in quelle membrane fi fcorgono , come
ho dimoflrato ne' la T^otomia particolarmente de' follicoli maturi del-
le Ovaje delle Cagne , in quello cafo flraordinario di fmifura- Vediqoìcapi.
ta dilatazione, e rilaffamento delle membrane , fé ne folle 'f/^p^^t^ '
uno aperto, e manifeflato , ed in particolare quel maggio- ''^'
re, che s'apre nella papilla. Né vale il dire , che un'uovo
era nella tromba vicina, concioflìachc , fé confideriamo la
delcrizione , eh" e' fa della medefima , più groffa dell'ordi-
nario , fcorziata , riftretta , e calcata , fi vede , eh' era tutta ^^^ ^^ ^^^^
viziata , e che quanto è difficile il concepire , come avefle n j-uppo/ìa a/-
potuto cosi bellamente accollare , perafforbir l'uovo, e con- vonella trom.
durlo verfo la Matrice, così altrettanto è facile il credere , ^<»'
Ce che
(a) Cap.y.nrm. IO. efe^.
iol DdleVo'za dcili- femmine Ti -jipare .
che quello non folle un vero uovo ,• ma una cafualc produ-
icione vefcicolare, facile, come ho detto (a) a generarli io
varj Juoghi dal folo sbocco d' una linfa nutritiva , e vifco-
fetta.
crffctno h 4. Se in oltre volgiamo l'occhio alla tromba , ed all'ova-
LfutAth ren. ja finiftra, troveremo non fclD eguali; ma più rilevanti Jif-
rraiisigtir- i^q^Aù . Era la tromba più piccola dell'ordinario, piìj colo-
'tlt\f jaf%"^ rita, e con la bocca rovefciata all' indietro , ed attaccata ,
farti morÌ0ft . o com' cgli dicc , incollata al ligamento largo della Matri-
ce, e in confegucnte incapace, come confeUa , di poterfi ac-
codare all'ovaja, d'abbracciarla , e d'ingo;ar l'uovo . L'
Ovaja pure era anch' ella più grolla dell' ordinario, e proba-
bilmente viziofa , e guafla , e Hcnto a capire , come un s'i
degno , e accorto Notomifia abbia penlaco , di mettere in
chiaro un Siftema , dal fuo Collega Sig. Mcry agramente
comraflato, fopra un'utero, iicmbc, ed o\ajc evidentemen-
te morbofe, conforme e'confefla , e nelle quali fv.'nza dub-
bio pofiono effere ingannatrici apparenze , e per cui fi può
contraftar fcmprc, e non concluder mai nulla. Quattro uo-
crtdemcìa. y,^^ 3I fuo dire, erano in quefta Ovaja {b) uno caduto ncU'
Vtduto q'Jat. addomine , due a traverfo delle fae incìnbrane, ed uno conti /f-
^ro" uova" in to nncììiufo , ch'io in tanti difordini della Natura , fc folTe
una fola ox/a. vcro , giudicherei portentofo . Il primo lo fuppone caduto
/«• nciraddominc, per aver veduto un Tacchetto con un picco-
lo foro aperto in cima, il quale viene da lui defcritto, co-
me un vero follicolo con la fua materia gialla, o glandulo-
fa, e fibre carnofe , e due erano per ifpuntare anche fuora
delle membrane comuni dell' ova;a , ch'erano divenute di-
rimpetto a loro fottili, come la buccia d'una cipolla, fcnza
Vedicap.dtt alcun foro, fermandofi quivi a riflettere, come quefteuova
«■(7, wm. 14. generalmente cfcano , difendendo prima le membrane , cpoi
lacerandole : aggiugnendo di più , cìie non ha mai potuto [co-
lti num. 1 5' py-iy^^ fg,.g ^/j.,^„ naturtilc , e che que/le aperture lafciano fet/jpre.
Altra insanne rinchiudeudoft , una fcnfthile cicatrice , ciò , che accader non do^
tiel Sig.Littre. vrehbc , fé foffero naturali.
5. Quanto al follicolo defcritto, e all'uovo ufcito , e ca-
./'.T"^/'"'!'. duco ncH'addomine può anche conccdcrfi ;. ma quanto alleal-
^shLin/i !{. ^""^ ^'^^ uova, che crede di aver vedute, ch'erano vicine ad
f'ido miti- ufcire, temo d'errore, giudicandole t/fre , e redi •vescichette
i l'ette le iti. lin-
liutt uova , ■ ______^__ «_______________________^___—
(-a)rrt/>. IO. num. 2.
(b) Cap. IO. num. 15.
Parte IL Càp» XI 2,03
linfatiche, ch'efTendo in quel fico rilevate, e fofpignendo al-
quaaco la membrana comune, come è lorofolico, erano ca-
gione, clic più foctiie apparifse , e per la copia ancora dal
nutrimento, che per quella tenfione , o alzamento di fibre
non poteva egualmente, come ne' luoghi mcn teli introdur-
fi, e fermarli. Ne balta il dire, ch'erano annaffiate da'vafi ^
^nguigni, molto vifibili , come ti giallo delle uova degli uccel- 0^fpr\ln!fè'
li, ch'c attaccato all'ovaja, circofiaìtx.x , nkrikt'ì\S\g.Von- delie vefdcbte,,
Lineile, clic non è da dimenticayjì , conciolfiachc quella è una te linfatiche.
circoflanza comune , anzi neccilaria alle vefcichette linfati-
che, come abbiamo a Tuo luogo dimollrato, e come ognu-
no può facilmente comprendere, fé folo riflette, che quella
linfa , che in sé contengono , non può elTerc loro da-
altri canali porrata, che da'vafi fanguigni. Che fia neccffa-
rio , chele uova, fc vogliono ufci re , sforzino, efquarcino-
reft.niore membrana, o come ingegnofamente al fuo folito
dice il Sig. Fontanelle, [cavino, e facciano infenftbilmente una
mina, quello fia detto con pace d'entrambi , è per più evi- u^g^ „g„
denti ragioni lontano affetto dal vero. La prima fi è, eh' io fyuardaio le
ftelfo ho veduto il foro nelle papille delle Cagne, e di altri membrane.
animali , come ho detto a fuo luogo ( a ) fenza poter mai
veder l'uovo. Se dunque apparifce il foro, e non apparifce
l'uovo, non può cllere fatto da quello ; ma egli èun'orga-
no particolare, che cr^fceado alla deftinata grandezza , ^^ e'n7n [•'uov7*^
va da sé (ìellb manifeflando , ed aprendo . O quanto iiLC\\zfortij/:mo Ar\
farebbe il trovare quell'uovo, e prima , e dopo l' apertura g^wf"", <■*«
della papilla ! imperciocché, fé doveflc urtarla, fofpigner- "^"^^''"f^"»
la, e con dolce, o non dolce violenza lacerar le fue fibre jL'^ * '
e aggiufa di mina aprire il foro, dovrebbe pur eflcrc un cor-
po di qualche refill:nza, e di qualche fenfibiL-groHc2zado-
uto, e in confeguente fenza alcuna difficuita agli occhi no-
flri armati, o non armati facilmente vifibile, e pure ho tan-
te, e tante volte veduto le papille, e prima , e nel tempo ,
e dopo il fuo foro , e le ho fcmpre vedute fenza quel cor-
po, o quell'uovo contrallante , e a sé flelfo preparante , e
dilatante la via.
6. che poi quefle aperture lafcino fempre , rinchiudendoft , una
fenfibile cicatrice , ciò , che feguir non dovrebbe , [e naturali fof- ff"^'J"'a°^a
fero, rifpondo, che generalmente in tanti, e tanti io\\\co\\J'J^pJ' l'-'^f^a.
che ho veduti ( da' quali certamente era ufcito l' uovo , ^zt- diW uovj .
Ce 1 che
a ) Fedi qui Cap. 4, §. 5. f feg. Tar. 2..
104 ^'^^^ VonjA delle Femmine Fi^ipare .
Vtdì^uì Caf. che fi contenevano i feti nell'utero, come nelle Scrofe, To-
iJtiiaPar.% pj ^ ^j ^j^^j animali, da me accennati ) non fi trovanocica-
y^^'^ """trici di fbrta alcuna, laonde avendole cosi di rado trovate,
mi hanno fiuto venir in mente, rellar quefie folamcnte al-
lora, quando il foro naturale ha qualche iefionepatito , ef-
fendofi da alcun' agro fale, o dalla copia della linfa dal fo-
Pirtb} aìlexo con troppo cmpito bboccante , o da alcun' altra cagione
vcUe t, "/'lacerate Je fibre Tue, e in confcguente neiriunirfi poi , e ram-
hnttanc. margjnarfi , lafciata la cicatrice. E' troppo improbabile ,
che la Natura Maefira , e Madre benigna voglia fervirfi in
un'operazione si dilicata , si gelo/a , si gentile di un modo
cosi barbaro, e violento , per cui fenza dubbio in parti ti-
brofe, e membranofe, e di un fenfo cosi efquifito dotate fe-
guirebbonofpefle volte funeftiflìmi fintomi, come infiamma-
gioni, convulfioni, dolori, emorragie, e fimili , che non fi
^foir/Vfw-a ^^28°"*^ • Ha con tanta incomprenfibile fapienza il tutto dil-
d Jl7 N /tur a. podOy chc a fuo tempo quello , che non appariva appari-
fce, fi apre il chiufo, e fi chiude l'aperto, e tutto con leg-
ge, con ordine, e ccn incomprenfibile maefiria fegue feni:a
violenza, e fenza rottura , fé per qualche Orano accidente
i^c" fegut li. ncn fia , a farlo , ncceflìtata . Né le membrane , o cafeJline,
ttrayone .» tcchc , 0 borfc , chc rinvolgouo le uova delle Raze , de*
amna Ovaia . _, ■ ,• i i- i ■ r- i- • i- • <■
' Cani di mare, e degli altri pefci , ne gli utricoli , invogl;,
o buccie delle frutta, e de'fcmi, quando fono mature fi la-
cerano i ma tutte in quel tal fito determinato dolcemente fi
aprono, dove fi vede una particolare firuttura di fibre, che
prima erettamente fi combaciavano, e poi fi fiaccano , e fi
ritirano in loro fteffe, lafciando naturalmente la sfenditura,
oil foro all'ufcita del rinchiufo corpo proporzionato, e pre-
ieri tto.
7. Ma venghiamo alla vefcica^ o all'uovo, che rinchiu-
deva il feto (a) maraviglia in vero,
eh' avvanza tutte l' altre maraviglie.
^f. . . Quefia lefcica , dice, era più piccola delle altre , ed era dentro
t» "cr'tdut'a ^" [ticchetto, firn ile al defcritto , cicù a un corpo glanduU f} , ofU-
maìaminte Hcvlo , nel cui liquore flava un feto , d'una linea, e mcxzo di grof-
un' uovt (el fexza, e fopra tre di lunghezza, col fuo vafo umhilicale , e in
/"•' cui feppc , in compagnia d'altri «mici, diflingnere il cape , la boc-
ca , il nafo , gli occhi , e il rcflo del corpo con le fue membra .
In primo luogo torno a ripetere, che non capiico, ne capi-
rò
(a)/z/; n«OT. i6.
Parte D.Càp. XI. loy
rò giammai, come crefcendo , e raanifeftandofi'l feto nsU' y'"',"'",»"
uovo, 1 uovo più piccolo divenga di quello , eh egli era , piccolo, Ruanda
prima, che vi foffe il feto , effendo cofa contraria a tutte k/f manifjlatl
buone leggi d.Mla Natura, ed a ciò , che nelle uova degli/"»,
uccelli, e ne'fcmi delle piante tutto giorno veggiamo . In-
comincia cereamente la Natura tutte le cole fue dal minimo,
e non foggccto a'noftri CsnC] ; ma quando incominciano a
manif«ftarfi , le veggiamo ogni di più raanifeftate , mentre
entrando i fughi, ed ampliando le parti , quelle occupano K'^ionìfo^-
fempre uno fpazio maggiore, onde la circonferenza delle cir-"^'"'"
condanti membrane è neceffitata a crefcere , non a fminuir-
a. Dovrebbe dunque badare quello argomento a chi non di-
ftingue le vefciche linfatiche dalle uova, confidcrando, che
quelle fono fempre, e dieci, e quindeci, e venti volte mag-
giori delie vere uova, anche quando quelle fono nella trom-
ba, 0 crefciute a un termine, che fino il feto in lorfidiftin-
gua- In fecondo luogo vorrei, che mi dicelle, com'erafta- ., ..a- »
to fecondato quell'uovo . Rivolgiamo di grazia indietro 1' rà"co„'na" ìl
occhio alla Storia, e dal Sig. Littre , e dal Sig. Fontanelle sig.Liitrt,ef.
cosi elegantemente defcritca . Amendune le tro;nbe erano al- f">dotuttopir
tamentè viziate (.t) la delira comprell'a, accorciata, edall'^"" '^."f'-ff*'-
utero fcinofo caricata in maniera, che iìccomc, a Tua detta, ^^^^^^j^^^^/
non potè lafciar pallar l'uovo , che_ difcc:ideva , cosi non
avrebb; potuto lafciar pad'are Jo fpiritomafchile, chedovea
afcendere, per fecondarlo. La tromba finiflra avea la bocca
rivoltata verfo la regione illiaca, ed incollata al ligamento
largo finiflro della Matrice , onde ne meno quella avea po-
tuto portare lo fpirito alla detta Ovaja , per fecondare al-
cun'uovo. Come adunque, Dio buono 1 potè trovare in que-
fla un'uovo fecondato, anzi col feto cvidentillìmo dentro il
medefimo ^ E perche maturo non fece , come quello dell'
Ovaja delira, che fuppofe ufcito, e caduto dentro l' addomi- ^'"^^'J^,J^
ne? Come anche quello non forti, giacché egli era perfezio- Argomento,
nato, earcimaturof £ fé non poteva entrar nella tromba ,
perchè era rivoltata, viziata, e llrettamente attaccata con le
membrane fue, non rotolò anch'elfo fra le inteftina? Eper
qua) difgrazia reflo ancora col fuo ofpite già fviluppato , e
grandetto in grembo all' Ovaja ? Il male fu , Riveritilfimo jiapomJelP
Signore , che il Si^. Licere credè di vedere ciò , che avrebbe vo- tquivoco .
luto vedere, quantunque fu tr.: Filofofi, i più indiferemi, et più
z.e-
(a )rji num. II. nttm. li.
1 o 6 Delle Vo "Jd delle Femmine Firui^are .
xelam't per la veiirà, ed io gli profiflì una diftinti/Tima ftiina-
Jl Sr(. Ltttre , ed alcun altro con effo lui ( fono parole Jcl Fon-
tanelle ) pretendono , d' aver veduto , e rne di firn ameni e in parte
fenx.a Mtcrofcopio ti cordone nmb:l:cale , che attaccava qucfìo fe-
to alle membrane dell'uovo, la fua tcfla , H foro della bocca &C.
.. . ma quello pretendere di vedere apprcffo noi altri Italiani non-
feti por-haTJi imporw /' averc ajfolutamente veduto . Ma per dirla con ogni
iwfij qlagiia. più rivcrcncc rifpetto ad uomini di tanta fama , io non mi
ta fttiformt. fento inclinato a credere , che quel fancafma , o corpicella
veduto ncir uovo fo/Te un feto; ma una porzione di linfa qua-
gliata , dirò cosi, fctifurme , iìniile all'omaccino del Dalcm-
pazio {a) vcggendofi fovente cocali fcherzi della Natura ia-
fmo ne' legni, ne' metalli , e nelle pietre . L'effere l'utero
fcirrofo, l'impoffibilita di potere lo fpirito fecondatore afcen-
jjj^^; ;^^, dere all'ovaja, l'eflcre tutte le parti, a quella mirabil' opra.
d!l n'o/iro^Au. desinate, per loro ingenua confelfione, o fcirrofe, otume-
ttr*. fatte, o violate, o incollatelo accorciate, oingroflate, o
dall' impaludamento di fieri bagnanti , e corrotti malmena-
te, ftorte, difguirace, e sfoggiatamente contraffatte, mi dan-
no un' incontraltabile fondamento di dubitare fenza nota di
temerità; ma piuttoflo col merito di compatimento, odi per-
dono, fé ho avuto l'ardire , di porre in dubbio una Storia
canchiu/t ^' ftrepitofa , e si illullre. Conchiudo adunque con buona li-
iegh'À"^,!" ccnza di que' Signori , che fono anche in quello cafo fiate
m<mi. prefe le vefcichette linfatiche per uova , e che quelle fuora
dello (lato fuo naturale fono fiate credute troppo naturali ,
volendo provare con gli errori della Natura le leggi fue , o
far che gli errori abbiano ricevuto tutto il luflro, e tutto il
nerbo dalle fuc leggi .
CAPITOLO XII.
Terx.a difamim delle Sperienze, ed Offervax.ioni del Sig.f^erheyen,,
e del Signore Sbaraglia .
I. TO probabilmente fofpetto , che il Sig. Verhcycn non
srrcrì dtl sig. X abbia mai letta la Lettera del nollro AIalpighi(/;) do-
Vtrkfye», ptr ve tratta delle uova, e dell' ovaja delle femmine, concioffia-
"*'""'"'',".'' cofachè quafi impoffibil cofa fiuebbc , che non pli avclfc.
{i.)Tarte prima de' Fermiceli i Spermatici Cap. X. Cap. io.
{b) Ai Sponium &c. e qui Cap. x.
Farteli. Cap. XI. 107
preflata tuttala dovuta fede, dove pM'h de corpi gialli , che
con tanta attenzione defcrive, e fa evidentemente conofcerc,
non generarfi folamcnte dopo la fecondazione delle uova ,
come volle il Graaf; ma molto prnna andarli preparando ,
e difponcndo. Non occorre dunque , che faccia le maravi-
glie, per aver trovato un globetto gUndidjfo di color rojfo , ti- . . .
rame al giallo nel tellicolo d'una Giovenca, che aveva il f-- ^/"Jj-'^^'s
to nell'utero, e che cerchi tanti riboboli, e canti raggiri , p,imadclUfi,
per mantenere l'oppin ione delGraaf, incolpando ora i Guar- conda-Otni .
diani , che l'ingannallero , ora ch'cHì follerò (lati da uno
fcaltro Toro furtivamente ingannati, avendo di nafcofto fe-
condata la femmina , e che poi l'uovo non offervato folle
dall'utero fdrucciolato, e caduto. Meglio in fine foggiugn:,
non apparire lontano dalla ragione, eh: le femmine parto-
rir pollano alcuna fiata anche le uova non gallate , e che
fubventanee (i chiamano , crefcendo i meazionati glandulofi
globctti per un forte difidtrio del coito , da' quali l'uovo ,
limile a' fecondati, venga fuora efclufo.
i. Scmpreppiù mi confermo , che l'accennata lettera del
Sig. Malpiehi letta non avelie, quando feguendo a fcorrere .f""!' f^*'
le lue oflervazioni (a) mi fono avveduto, eh aneli cdopren- ^Jarnenii U
de malamente le "jcfcichette Ihifatiche per uova. Ciò, che mi vefcicbette
pare molto da lodarfi in quello Autore , fi è l'ingenuità , ìimfatuhe per
con la quale il veduto, e non veduto racconta, necrefcen- ""'"'•
do, né fminucndo, ne adornando le oflervazionifue , e can-
didamente confell'ando, che non Colo dentro i follicoli; ma ingenua pia
ne meno nelle trombe non vide mai l'uovo, anzi né meno ('"ff/T""" '
vide il foro,ola felfura nelle papille, che purè facile da vederfi.
5. Nondobbiarao dunque tanto maravigliarli, fc altri ce-
lebratiirimi Moderni Scrittori, da me citati, e venerati ere- ^^^^^^^^^^^^
dano anch' cfli, che le tante volte nominate vefcichette lin- „,{ Ihùscrit.
fatiche fieno uova, imperciocché, chi con la fcorta di tanti tori^ ibi ncn
uomini grandi, e al di qua, e al di U de' monti riputatici- *'"""' ">'"'■
mi non l'arebbc creduto ? Non mi rcfla intorno a quelli , '^'""'' '' *'"
come mici riveritifilmi Amici, fc non caldamente pregargli, "'*" '
a rifare con efattiffima, e fcrupulofa diligenza tutte leofier-
vazioni predette, ficuro, chele loro anime belle, non per-
metteranno, che refti più contraflata una verità cosi chiara,
fé guarderanno le cofc con l'occhio , al loro folito , tutto
fincero, e fenza paffione.
4- Il
( a ; Cip. 8. nut». 4. 8.
1 o 8 Delle Vo'-ja delle Femmmc Vivipare .
lìs'ig. shara. 4. Il Signore Sbaraglia in un conto combatte per noi , e
glia parte (on j^ un' altro contro di noi. 11 primo fi è, quando nofco ne-
nei, parte con. ^^ ^ ^y^z le vefcichctte, chc fono nelle ovaje, fienouova, 1'
trotino,, ^|j.pQ^ quando nega affatto, che in alcun modo le uovane'
vivipari fi dieno, o che qucfti nafcano dall' uovo. Nella fua
Storia, {a) ch'egli crede potente diftruggitricediqueftono-
Vedtiltcrpo Uro Siftema, e sforzato a defcrivcre, benché con non trop-
giaìle ,cgian. p^-j efattezzi il corpo glandulofo , o giallo , dicendo , che
^'f" ' nella dcflra ova'^a vide ut:a graffa vefcichctta d' un umor giallo ri-
piena, intorno alla quale erano macchie gialle , che la figura delle
uova de' pefci rapprefentavano . E che altro era quefta vcfcica,
fé non il follicolo, o il corpo giallo del Malpighi, datan-
ti, e da noi fteffi più volte defcritto, d'onde era fcappato 1'
uovo, che rinchiudeva l'embrione nell'utero? Nèvaleildi-
re, che non ci era [opra cicatrice alcuna, né foijetta indicante /'
.^nfcita dell' uovo j imperocché ha V-S. Illuftriffima fentitonell'
•!>(^'(;c«*^f/ antecedente Capitolo (b) come, quando naturalmente efcono
sig.sbarai^ìui. Ic uova , c non fegua lacerazione alcuna nelle fibre del foro,
non vi refta cicatrice, come ho cento volte ofTcrvato, laon-
de nulla vale quello, da lui creduto invincibile, argomen-
to. Che poi tutte quante le fibre carnofe dell'ovaja follerò
così enormemente tartarizzate , di manierachc per neceffita
sirifpondea Hon poteiTero efercitàre alcun moto, è difficile dà conccpir-
tm- altra Oh fi , mentre dopo morte, raffreddate tutte le parti , più refi-
i>iiy«ne. /lenti, e più infkffibili divengono, e quegli umori, che vi-
vente fluivano, morta bagnarono , ed indurarono : oltre,
che può anch' effere, che la difgrazia, fé non era affatto fe-
guita, foffe almeno crefciuta dopo la fecondazione , e l'ef-
pulfione dell 'uovo. Ma concediamogli, che foflero anco mol-
te fibre empiaftrate di tartaro, ballava , che il follicolo, o
corpo giallo foffe fano , efTendo principale uffizio delle fue
fibre carnofe il cacciar fuora l'uovo, che nel fuo feno rin-
chiude . Così le fibre carnofe , dalle quali l'edema tonaca
viene corredata, efTendo fané anch'elle, unita laloro forza
alla forza di quelle del follicolo, furono fufficienti , a fare
vomitar l'uovo nella tromba, eh' era per fuacoafeffioneper-
''r'ò 'Tt ^'^^"^ *^°'"^ perfetto con l'utero tutto il redo . Non v'era
«*tfl *>r*'mh* <^""1"<^ » com' e' fuppone , l' impotenza del movente , e la man-
canza del mobile, mentre, e quelle potevano moverfi, e que-
llo poteva cffer mofso .
5__S'
{ a ) Cap. 8. tnm. 18. ( b ) nmi. 6.
Parte II. Cap.X/I. lop
j. Si sforza di corroborare qucfla fua offervazione con
altre , nelle quali rapprefcnta le Ovajc , o i tefticoli delle sirìfpendt»
Donne cosi fempre corrotti , e pieni di \\zj , che gli pare un'altra oh.
impoflìbile , che poflano contener uova , o contenute trafmet- ^'t'"'" <^'^
terle . Quefto fuo argomento òdi quegli, che prova troppo, ^'^'""'' ' •^'"''
pofciacchè, fefoHero, com'egli pretende, tutti, e fempre,
i lefticoli cosi guafti, corrotti, e difguifati , farcbbono non
folo inutili, ma dannofi, e non tanto l'Ipotcfi degli OvaH-
fìi, quanto quella di tutti, o quafi tutti i vecchi, e moderni
Scrittori combatterebbe . Non nego già , che le Ovaje delle
Donne, più, che d'ogni femmina del Mondo , non fi tro- jj^^^^'J''^'
vino nell'apertura de' loro Cadaveri piene di macchie , e di ^,ate7eiltl'i.
vizj , come notò anche il noftro fperimentatiflimo Sig. Mor- tr, .
gagni (a) ed io ho più volte ofl'ervato; ma non è vero, che
fegua nella maggior parte , e fé pure nella maggior parte alcun
vizio fi vede, ncn e univerfale in tutta 1' Ovaja , la quale ,
per cflere comporta di tante parti , cadauna delle quali può
da sé fare il fuo uffizio ( cioè di più uova , di più veiciche,
e di più follicoli, 0 nati, o nafcenti , o ancora occulti) per-
ciò puòeggregiamente un'uovo, una vefcica , o un follico-
lo effere guarto, e l'altro intatto, e vigorofo, e perciò uno
fccondarfi, e l'altro corromperfi, odileguarfi. Perqualca- pasioiiperU
gione poi fi trovino tante vefciche, e tanti follicoli corrot- quaui/uon»,
ti, e maltrattati più nel genere nobile delle Donne , che in ahUano piò
ogn' altro genere del Mondo, la ragione, per mio avvifo , delle befti^ vi.
è patentiflìma . Poffono le femmine de" bruti , agitate dall' l""''"^"]'-
eftro venereo , acconfentirc facilmente alla Natura , non ef-
fcndo loro vietato, quando lor pare, e con chi lor piace ,
1' accoppiarfi , e fecondarfi , come con tante ftrida , e tante
leggi è proibito agramente alle infelici noftre Donne : quin-
di e, che fcguendo quelle la fola legge naturale comune da-
ta nel tempo della Creazione a tutte le femmine , reftando
fecondate a fuoi tempi, non hanno occafione le loro vefci-
che, i loro follicoli, e le uova loro di corromperfi, ed'in-
fradiciarfi non fecondate, né efpulfe, e che redi dentro, ol-
tre le uova, un certo umor agro, e dirò cosi , venereo, e
tumultuante, che dovrebbe a fuo luogo , e tempo effere di-
fcacciato, come accade alle mifere nofirc Donne . Da c'p ;f„7 /" M^i
nafcono anche in quefie tanti mali, che chiamiamo Iftcrici, f^„ patifeen*
non comuni alle befiie, che fono libere , e che nell'aperta- afitti ijìtTuK
Dd ra
. ■■ ■ » I . -
(a)Crr/). 8. ?;«w. ij.
1 1 o Delle ZJo<^:a delle Femmine ri'-iipare .
ra poi de' loro ventri troviamo tanti fconcerti , e difgrazie
nelle loro ovajc, dall'eloquente Signore Sbaraglia, e da tan-
ti altri minutamente defcritte.
Va/a auótff ^ £- j^gno di lode il menzionato Signore (a) quando ef-
sit skaratlia, po"^ "' 3ver trovato ne teflicoli d una Vacca un vafo nuovo
contenente limpidiflima linfa, eh; noi crediamo, o un lin-
fatico, de' quali molto ne abbondano , ovvero uno di que'
canali di comunicazione della linfa , eh' è nelle vefcichette
con il corpo glandulofo, e giallo, oltre l'ordine della Na-
tura ingrandito, di cui già parlammo , votandoti tutte , o
quafi tuctc , quando quello s'inzuppa, s'impregna , e tutto
i'I'arlul^'^' "^^^ '^-"° liquore h fatolla, e fi gonfia. E' ben degno di ma-
•'fogi". caviglia, come confeflì, di aver veduto in una Vacca gravi-
da, non una volta fola j ma molte , un corpo giallo fìriato ,
che fpuutav-t molto in fuva (b) fenza farvi fopra quelle fodc
confiderazioni , che merita un fenomeno cosi cofpicuo , e
di tanta importanza, mentre occupava la maggior p.xrte delte-
Jlicolo , ch'c appunto quello defcritto dal fuo Antagonifla
Malpighi, ed in cui fta il mifteriofo principale artificio del-
, ^Jj^'''*"" la generazione di tutti i vivipari. Che poi le vefcichette, al
«LX!'"*""' Microfcopio anche da lui fottopofte, fieno una fpeziediglan-
dule, defiinate alla feparazione di qualche linfa, fono volen-
tieri con lui, mentre, come ha fentito, fono appunto quel-
le, che hanno il primo , e principal pcfo di fepararla , di
cufiodirla , e di trafmetterla a fuo tempo alia nutrizione , e
aumento del vero uovo , e del fuo follicolo .
7. Stabiliamo adunque , che la Sentenza del noftro Mal-
•^'^'"J^^'f pighi è la più vera, perchè è la piìi femplice, e lapiùfian-
^/'^■■^'^^'•^^^ cheggiata dall' efpericnze, e dalle ofl"ervazioni , tante volte
tutti, ' replicate, e perchè, come a fuo luogo vedremo , mediante
quefia tutti i fenomeni con chiarezza fi fpicgano , e fi rif-
ponde adeguatamente a tutte le obbiezioni del Signore Sba-
raglia, del Sig. Mery, e d'altri, alle quali non fi può cer-
tamente rifpondere, porto il fifiema comune , cioè , che le
•vtfcichette linfatiche fieno tiova , come vedremo, quando a tut-
ti gli argomenti daremo una pronta, e forte rifpofta.
CA-
f a ) ivi num. io. ( b } ivi .
Parte ìl.Cap.XIJl m
CAPITOLO xin.
Come fegua /' opera della Generazione , poflo il noflro
Siflema delle uova .
I. /^Gni qual volta il mafchil feme viene fpruzzato odca- ^
V>/ tro , 0 avanti 1 organo , che più di ogn ^^t^'^ fecondato fu».
tengono celato le Donne, attuato dal vicino calore, e fciol- v> dallo [p,rit»
to s'alza lofpirito fecondatore , e dove trova minore con- del Jane ma.
tranriitenza, fi volge, fi incammina , e fi porta fino a quel /''*'''' •
centro, a cui lo deftinò la Natura . La ftrada e aperta, e
nel calore di Venere fi fa più ampia , e dilatata , con una
certa tenfione però di fibre, e increfpamento determinato, e
con un certo dolcifsimo interno moto , che rapifce verfo il
fuo centro tutto ciò, che di fluido , e di volatile entra ne' '^"'"'."f^'''^'*
primi Uioi vortici, dal che nafce, come tutto ciò , che per ^^-'J''"
la bocca, o avanti immediatamente la bocca viene cacciato,
reiìa fovcnte con avidità incredibile afforbito, e tirato ingor-
damente a fé ItclTo. Mi ricorda, che interrogando una gio-
vane, che per foddisfare a un certo fuo prurito, fi ferviva Segut una
di un' Ago d' Avùlio , i cui entrò con mifcrabile difgrazia ^'<>l"it anitra.
nella vcfcica , con fcmplicità, e fchiettezza narrorami , che l'/^'„)y^'°''
fenti Hrapparfelo dalle dita, e ghiottamente attratto, e in- ' '" *'
gojato perderlo , se fiupcnte, ed ammirante una sì impenfa-
ta difgrazia (a) . Offervano purei maritati, chefra'fegni,
che relli infantata la loro femmina, uno f\ ò , V aver fentito
un certo non ordinario, ed ardentiffimo aflbrbimento, e la
Donna un'agitazione, ed un diletto più grande dell' ordina-
rio. Se adunque così va la bifogna , chi non vede , quanto
facile fia, che la parte più fottiledel liquore prolifico afcen-
da dalla vagina all'utero , e dall'utero fu per le trombe all'
Ovaja , dove un' uovo, o più, fé più fono, mature, fecondi.
X. Sappiamo di certo in primo luogo , che tanto nell'ute-
ro, quanto nelle trombe fi dà un moto vermicolare , detto . , ^ . ^
periftaltico, sì per le fibre nuifculari , che vi fi veggono, si f^o' di (l't»
per l'oculare ofiervazione nelle femmine de' bruti aperte, fat-yJ<a*/7,/i-f /,»
tadalGraaf, e da me fiefso. In fecondo luogo fappiamo , che /"■"^'''/v''""''''
nel tempo dell' amorofa zuffa colà dentro è un calore non "'fi'* ■^'""' '
Dd 2 or-
ca) Vedi 'l cnfo dell' ^gocrinale , dame altre volte defcritto nella
Galleria di Minerva . Tom Tart. . . .
1 1 1 Delle Vo-vd delle Femmine Fi-vipare .
ordinario, una rarefazione grande, e in confegucnte una mi-
nor refiflenza; e in terzo luogo ci è pur noto, che nell'at-
to ultime di Venere , quando le femmine fpruzzano il libidi-
nofo liquore, fi fa ora un'increfpamcnto, ora un dilatamen-
to di parti , come fegue ancora ne' mafchi , lo che non è a
mio giudizio, che una fpezie di dolcilfima convuifione, e
ritiramento verfo il fuo principio de' nervi, conofciuto infin
da Galeno, e perciò da lui chiamato qu.dì' atto bre-^Js epilep-
fia , come provò la menzionata giovane, quando fcniì attrat-
to , e veramente dalla Tua mano flrappato l'ago d'avolio .
Afcendeìapor Non dobbiamo adunque né punto , ne poco maravigliarfi ,
^M«* orotut- fé Ja parte, ora tutta dello fperma, ora la fua porzion più
»«> "■^l"/'" fottik ^\ porti fino all'ovaja, per l'accennato fine , mentre
{7™'/;'"' oltre la fperienza del Verheyen, del Ruifchio, e di tanti al-
tri , la ragione lo fa conofcere , e in chiara luce lo pone .
Tfombt uttTì. S- In quelli interini moti, e in quelli arricciamenti , econ^
nf,«>me allora trazioni di fibre (lagnano i fluidi oltre il folito , le parti fi
«tórd^aw/o. gonfiano, e s' irrigidifcono, come alle parti de' mai^chi ac-
*"'"' cadere veggiamo , e tantoppiù, fé dolcemente irritate , e
punte: laonde arrivando lo fpirito mafchile alle trombe ute-
rine , che in amabile tumulto anch' effe fi gonfiano , e s'inor-
gogliano , e fempreppiù dal detto fpirito, per cosi dire »
aizzate s'indurano , s'inarcano, fi contorcono , e vengono
tirate fopra l'ovaja da una funicella , che a quella s'attac-
ca , accorciandofi la medefiraa , e feco fiefso flrafcinandole,
dove è minore la refillenza. Giunta a incurvarfi , ed a fpia-
narfi la tromba fopra l'ovaja, con le fue fimbrie, ed efpan-
fioni fogliacee llrettamente l'abbraccia, e con tanta efattez-
za la fuperficie interna dell'una con la fuperficie edema dell'
altra fi unifce, e fi combacia , che lo fpirito è neceffitato ,
a entrar nell'ovaja per il buco, o per più buchi, come ab-
biamo detto, che naturalmente fopra la medefima s'aprono.
- . .... 4. Entra lo fpirito, e per quereli angufli cannelli, e andi-
tpiritt giunti . T . .1 ,, ^ ' ° ° 1 ■ L 1-1
olfeva]af all' "Vieni Va a ritrovar 1 uovo maturo , penetrandovi probabil-
«opfl, iomelo niente dentro per quella parte, dove dipoi la placenta, e gli
fttHidi^tdsn. umbilicali vafi fi manifeftano , e per quelle ftrettiflìme vie
'"' portandofi all' inviluppata, e rinchiufa teneriffima macchi-
netta, che già difpolla , e preparata l'afpettava, dà moto a'
fuoi liquori, gli agita con incomprenfibile placidità, e dol-
cezza, di manierachc alcun poco, e con certa legge lenta-
mente movcndofi , e dilatandofi , fono cagione , che le par-
li, 0 membra aggrovigliate, e riftrctte alquanto sefpanda-
no
?aitelI.Cap.Xlll. zi 5
ho, e fi ftrighino, onde incomincino, a fcorrcrei fluidicon
velocità proporzionata per i loro canali . Il primo movimen- p,i„g „^^-^
to è probabile, che lentiffimonell' orecchietta, tn&\\zmn- mimo mliem.
colo dcftro del cuore fi faccia, d'indi nell'altra, e nel fini- *"'"« </"«,»
ftro, e quefte orecchiette, e ventricoli intanto irritati, Qiii~"'"'fif''""'-
molati da quella nuova combinazione di fughi moffi , e mo-
venti, incomincino a coftrignerfi , e a dilatarfi, cioè a ce-
lebrare la Cuìdiaflole , e la fua fi/iole , eh' è il pnn&um faliens c,>«/» ^, •/?»;.
veduto infin dagli Antichi'. Prefo una volta moto queft' or- <//,<-«w/«2««.
gano, come un'orologio a pendolo, più non cella di rao-
verfi, onde i liquidi fono neccflTitati, afcappar fuoradalfuo
ventricello finiftro , e ad entrare nell' aorta , che urtata , e
riempiuta, viene sforzata , a dilatarfi, e dar luogo al corfo
loro, acciocché da effa nelle vene, e da quefte di; nuovo al
cuore ritornino. Incominciato con oltremirabile, e foaviffi-
ma maniera il circolo de' fluidi , tutte le altre parti fi van- ^"^'ti lì'u'ln.
no fvikippando, e vieppiù dilatando; laonde per i pori dell' guitojfòfifaè.
uovo, e per gli umbilicali vafi entrando nuovi fottiliflìmi , cia,efinutri-
c raffinatiflìmi fughi (che fono già palfati per trafila, e per (tino le parri .
tanti vagì;, come altrove abbiamo detto, e che già prepa- y^j; ^ „^ii^
rati ftanno dentro il follicolo) urtano i primi , e con effolo- Pal.yCap.^.
ro fi mefcolano, l'interno moto delle particelle fempreppiù la Lttttra d"
accrefcono, e fanno nuove combinazioni , e nuovi regola- *"""""" r"'-
tiffimi movimenti, onde ii formano globetti, che danno ^^ p"„'"-{^^jj
rollo al fangue , altri corpicelli a' corpicelli s' unifcono , al- 'io"fv\itppo V
tri fi fiaccano , e danno materia proporzionata all' accrefci- itili umtrl.
mento delle parti, e all' ingrolTamento de' tubi.
5. Sviluppato il feto neir uovo , fàttofi colà dentro un nuo- j,^^,^^^^^^,.
vo moto, e come un nuovo vortice da fé, e gonfiate le fue v uovo dal fu»
invol venti membrane, il fangue, che per i vafi del calice /^//'V^'/f, « <■«-
le dette annaffiava, (\ ferma nel medefimo calice, e vieppiù '''■'•
lo gonfia, e lo fa rigido, onde le fibre fue s' increfpano , e
dall'uovo fi ritirano, perlochè è neccffitato areftar libero,
come frutto maturo, e cadente dal proprio gambo. Allora
l'uovo egli è, dirò cosi, emancipato, e divenuto, come un
corpo, o un'organo da fé, venendo a ftare nella cavità del
calice, come una parte più non fua , onde le fue fibre irri-
tando, maggiormente quefte fi gonfiano, per i liquidi , che
vi corrono, e urtandolo nelle parti fue diretane verfo la pa- ^"^."^'"At
■11 1- N-i n 1 -i-i 1 calice, e difcr.
pilla, dove minore e il contratto, e la via dilatata, locac- da mir utero.
ciano, epremono, finchèsbuchi, ed cfca. Ufcito vienedal-
la bocca aperta della tromba (di nuovo accoflatafi ) ricevuto,
e me-
1 1 4 Delle Z^o'i'a delle Femmine Fi-^-ipare .
e mediante il moto periftaltico di lei , accrefciuto, o rifve-
gliato più forte dal pefo , e dagli effluvj dell' uovo, difcen-
de qucAo nell'utero. Trova allora, come la terra il grano,
y^j,^ -^^^queito già preparato, le arterie portano più copia di l'angue
tull'uttrt gii'ià folico, tutto è bagnato , e grondante puriffima li.ifa ,
prrparatff ^ nò chs per quelle filiere, o per que' vaglj s'è già feltrata , e il
tbifegu», nuovo ofpite afpetta , per irrorarlo, onde giunto, incomin-
cia per i pori , e per k vie deftinatefubito a penetrarvi den-
tro, e quefto a crefcere, e con lo (limolo del pefo, e degli
cfFluvj a comunicare un nuovo movimento alle libre dell'ute-
ro, e ad efferc cagione , che tanto più nuovi liquidi colà
fluifcano, e s'avvallino, per lo deftinato accrefcimento dell'
embrione .
6. Intanto va crcfcendo l' uovo , e dalli , molto più, fti-
Vovo cemeva.^^^^^^ vafi , e da' vortici maggiori, che colà dentro fi fan-
Ja c'tfcindo , no, sbocca, cola, e crclcc a mifura la copia del nutrimen-
t quando , f to , fi fviluppa maggiormente l'indufo feto, egli organi al-
ccmefpunti la \i^ fuj nutrizion dcflioati anch'eflì manifeflando fi vanno ,
Pacenra. veggendofi da un canto delle fue membrane germogliar la
placenta , come le piccole radici fpuntar dalle grana , git-
tate in terra , fi veggono. Quefta s'incartra dentro gli al-
veoli , e le porofità del utero , dove le arterie vomitano il
loro tributo, che non è , fc non una puriffima nutritiva lin-
fa , che dalle accennate radichette della placenta viene ailbr-
comt paffi Vbita, e dentro quel!' ampio ordigno di mille intrecciamenti
nutfimenu ai ^\ vafi, c probabilmente di vaglj , e di filiere , e di vefci-
/"■;, '^P'''- chette compofio, fi tritura, affottiglia , e per i canali del
'"'"• bellico deriva dentro il feto , edentrogl'invoglj, in cui nuo-
ta, per varj ufi colà portata .
n'^nMnìf'% '^' "^^^ ^^^ °^^^ '^^"° ^* ^^àZi come nell'ovaia di ogni , e
n^iToVJja' qualunque femmina Hanno nafcofii tutti i feci , che di mano
4,ìlt ftmmir., . in mano vengono a falutare il giorno, per elfere tutti fiati
creati in un colpo dall'onnipotente, e fapicntiffima manodi
Dio nella prima Madre, onde il nafcere degli uomini, de-
gli animali , e diremo ancor delle piante, e di quanto è fo-
pra la terra, non è, che un manifeftarfi ciò, ch'era invol-
to, occultato, e in angufiiffimo fpazio rifiretto, a concepir
la qual cofa , quantunque la noftra immaginazione (ì fpa-
venti, la ragione però ci sforza, a concederlo, come abbia-
mo già efpofto in un Capitolo (a) trattando delLi piccolcizi
de'
( a ) "Parte i . Cip. p. riunì, j. per mtd
Parte II Cap. XI 11 5.15
de' vermi del /ente umano, e come piiidiffufamentene'feguen-
ti efporremo .
8. Ma non folamente vi e il feto , ma tutti gli organi fpct- orfani toni
tanti almedefimo, come l' artificiofi/fimo lavoro delle mem- fptttàot' "l
brane, che lo involvono , i fuoi vafi umbilicali, eia mira--^'""'/""'
bil placenta, che quantunque in di verfi generi d'animali ap-
paia diverfa , e però ferapre la flefla, ed ha l'uffizio medefi-
mo , fi ritrovano già fatti , e nafcofti dentro 1' Ovaja , non
offendo altro ì' ^mnion , e il Corion, che le membrane dello
ftefso uovo , che crefccndo il feto crefcono , e così vafle col
tempo, e di ogni maniera di vafi gucrnite apparifcono.
CAPITOLO XIV.
Sentenza di S. ulgojìtno , intorno U Creazione , e la Generazione
dell' Vomo, degli animali, e delle piante , molto uni-
forme a quella de' Moderni Difenfori
degli /viluppi .
1. "I) Are a prima vifta incrcdibil cofa , e più de' bizzarri
i. Poeti , che de' Savj Filofofanti degna , il dire , che ,f""' ^''''•*
,,i„ , , ^ i r- < r 1 "tua creariime
tutto il genere umano, eh e flato, eh e, e che farà lino al jfUaffmmmM
finire de'fccoli, ftelfe rinchiufo nelle Ovaje d'Eva, di ma- crea/ft miu
nierachè , quando l'Altiflhno creò la gran Madre dalla co- fuaov.^jatut.
fta d'Adamo, ponelTe in elfa nello aello tempo un numero "J^^J"'"
d'uova, al nofìro intendimento, inhnito , altre delle quali i """"*•
mafchi , altre le femmine contencffero ; e di più nelle uova
delle femmine nafcondelTe altre uova, e poi altre, checon-
fervaflero in fé l'uno, e l'altro fello , e cosi di mano in ma-
no nelle feguenti; di manierachc in quello Siftema conchiu-
dcre iì polla , che Eva nelle fue Ovaje tutta quanta intera la
Pofterita tenefle inviluppata, e riftretta, lo che parimenti fi Ca) in tutti
dice di tutte le femmine degli animali , e di tutte le piante : If filmine, j
Propofizione, che fubico apparifce formidabile alla fantafia, J^""" 'f"*'
e che appena fi ode , o fi legge , che quella fi ftordifce, s'
impunta , fi diffipa; come in altro luogo ho accennato.
X. Sono flato, per vero dire, lungamente penfofo, (^^°- J^ii-Aui"m'*
vefTì abbracciare , o rigettare quefta fcntcnza , che appreflo
alcuni riefce improbabile, appretto altri ridcvole, eappref-
fo altri la più fpinofa, e la più difficile diconccpirfi .- quan-
do dopo le ragioni di tutti gli altri Siflemi difaminate, do-
po letti i migliori Scrittori d' un fecolo si illuminato , e do-
po
1 1 tf ' Delle Voruadtlle Femmine Fi-vipure'.
Stnttfixa itgii pò d'aver prefo configlio da' primi capi della noftra Italia »
(viluppi lapth j-Qj^Q difcefo volente, nolente in quefla , parendomi ora al
^'pTùp't'bMidi contrario de' negatori la più femplice, la più chiara, la più
tutti . sbrigativa , la più nobile , e finalmente la più decorofa ali*
infinita onnipotenza , e fapienza di Dio , e in confeguen-
te la più vera , e degna di noi . Diede , per così dire , un'
urto foave a' miei fpiriti , acciocché a pieni voti quefta fen-
tenza abbracciaffero , il Libro ufcito del noftro Pubblico Pro-
feflbre della Sacra Scrittura il P. Reverendifs. Tonti , De re-
.. rum creattone(a) in cui, per fcntenza di S. Agoftino , quan-
jiii/)t'''JjV- tunque con maniera Scolaftica, dimoftra, che Iddio tutto in
ttn^aybinchè un colpo creafse , e in cui ho trovato , che quanto dicono
tiiverfamintt adeffo i Moderni, tutto, o quafi tutto folle prima , benché
fpiegatM, jjj diverfo modo, o in termini diverfi da quel gran Santo ,
e grande Filofofo conceputo, e conforme il fuo Siftema mi-
rabilmente fpiegato . Io non voglio , né pofso qui diffonder-
mi , ed apportare tutte le Sentenze , autorità , e ragioni di
quel fapientiflìmo uomo, e di quello noftro dottiflìmo Co.-
mentatore, rimettendo i Leggitori al raedcfimo, ma mi con-
tenterò di dare un piccolo faggio de' detti fuoi , acciocché
veggano alcuni Filofofi di lunga robba, e favi, molto in ifcrio-
tura quanto il prefente Siftema fia degno di lode , fé fu pri-
ma in modo poco differente da quella bell'anima di S. Ago-
ftino immaginato, e creduto-
3. Parlando adunque il fuddetto Santo del Libro delia
Smunga iis. Genefi ( b ) lafciò fcritto , che Dio fece tutto in un colpo , e
ufto'"'tuttT ^^^^ '^^^'^ "' """ ^^J^" ^^"'P° ^ 1tì^f<:f"l' > ^ operante , cioè tut-
trtiinun (ti- to folo governa, mde nullam ulterius creaturam injìituens , fed
ft. ea, qu<£ omnia fimul fecit t adminiflratorio a[lu gubtrnans , &
movens fine ceffatione opcratur, ftmul requie fcens , & operans ;
dalle quali parole , e da altre faviamente deduce il Padre
Tonti ( e ) ^uguflinum intellcxiff'e , in primo creationis momtn-
j/pT^'tTt ^° <"«""' creata fuiffe , ut fchoU ajtitH, in alìu : nullnmque prfi-
tonf<rma"i»ru tcrca effe creaturarum gcnus , quod in potentia in eodem itcm mo-
dtlfifltma. mento prodiiOiim dici ulla rationc pofjìt . Apporta il Santo un'ef-
fcmplo, col quale mette fempreppiùin chiaro la bellezza del
jTtdtvoli di. fno penficro, quantunque malamente interpetrato venga con
/linxioni digli c[\iz\ìz loro , pcr cosi dire. Proteiformi dillinzioni potcnzia-
Stclajtici. ii[g,.^ caufalkery virtHuliteriSrc. dalle Ariftoteliche Scuole trop-
P^
(a) Tata-vii IJ14. ^piid Jofephutn Corona.
( b ) Lib. 5. Cap. uUimQ (e) Cap. ;. pag. 14.
PanelI.Cap.Xir. 117
pò fottilmentc infegnate : ficttt autem , foggiiigne il Santo
in ipfo grano invifihilia eratit omnia fimul , qiix per tempora in ar-
borem furgerer.t , ita & ipfe Mundus cogitandus cjl , quum Deus
omnia fimtil creavit . Ecco quanto da lungi, e quanto prima
dell' ufo del Microfcopio ha veduto con la fola vafla fua men-
te ciò, che dipoi è flato da' Moderni fcoperto , cioè, eh e nel- - ^ ^.
le piante fia il loro feme inviluppato, enei lorofeme la ven- .oidifjijf',
tura pianta , e in quefta altri fcmi , .e piante, come adeffo h mmt, c,ì\
ognuno, che none cieco, apertamente confefsa . Bafterà f** *<">'"» />»-
per tutti l'apportare un pajo d'ofservazioni Microfcopiche '";''"'' '^f'"'-
del Lewcnoeckio , che confermano con l'efperienza quanto J'^^ Miiro{,
quello immaginò con l'acutezza de'fuoi penfieri . Scrifse in
una Piftola alla Società Reale (a) di aver veduto in un gra-
no di frumento tre diftinte piante con le radici , e con le fo-
glie , e di più Singulnm Secalis granum qnatnor principiis reccn- ojftrvaxhnt
tium plantarnm inflruSum effe , e nel P. S. della Piftola degli MUrofeopica
II. di Giugno dell'anno ftcfso cosi replicò: Inprtecedeììtimea,.^'l"'""~
n I j ■ I j ■ • n rr I t ! 19, <bt tutta
epijtoia dixt, me m uno bordei grano qutnque dijtìncla plantarum u pianta fi»
principia obfervaffe. I^ptumvobis faccre orni t ter e nequeo, mepo/lnelfemt,
illud tcmpus hordei obfervaffe grana , in quihus feptem plantarum
principia obfervabam , ac inter multa unum habebam hordei gra-
num , in quo oUo di/li» fla plantarum principia obfervabam . Ecco
dunque, come l'oculare fperienza diraoflra > ritrovarfi in ip-
fo grano omnia fimul , come pensò il noftro Santo .
4. Nel Capitolo V. fegue a moftrare il Padre Tonti con- , ^ ,
tra la comune oppinione, che Iddio creò tutto in un' attimo, f„'l^'at/im!*
e che Mese la Creazione in più giorni divife, per accomo- , fpiegaiioni
darli all'intelligenza del rozzo fuo popolo, apportando una itila satr»
calzante Scrittura dell' Ecclefia(lico(/>j quando regiftrò alla Scrittura.
memoria de' Pofteri fedeli . Qui vivit in tcternum , creavit om-
nia fmul , non ammettendo certe foffifliche intcrpetrazioni di
coloro, i quali la fuddetta chiariffima fentenza negar non
potendo, penfano al loro folito con una diftinzione fcanfar-
la , col dire, efsere ciò vero, quo ad fubfìantiam , non quo ad
ornatum. Quell' omnia nulla efclude: qui enim foggiugne (e ) .
die ic omnia, univcrfa dicit : ac proinde tùm elementorum fubflan- jji'/jlj^,]^à
tiam , tum ornatum includit . ^diiciunt effe excludendos ornatus , f,„teHi0 .
fed quod fummoperè probare debent , adiiciunt , atque adeo nihil
E e pror-
(a) Die ij. Junii i<J8(5.
(b) Cap. y. pag. S9.
(e) lU,
1 1 8 Delle Vo -z-A delle Femmine Ti-ipare .
prorfus adiicitmì . aperte igit ur(conc\\mÌQ ) D.Tatrem Jiugw-
flinum fententiam ad littcram in diz/iuis fcnptitris contentam docuif-
fe; quippe qui docuit , Deum creavijje omnia fimnl , & quoniam
hoc ipfum Ecclejiafìicus docuit ; die docuit , <juod ab EccUftaftico
accepit: ergo au5ioritati , rationique confonum efì , guod dunit i
HjfPifla dA •)• Dimoflra pure, efserc t'alio {a) che Agoftino il Santo
T.aJ-f^ Tomi abbia intefo, che tutte le co/e future fieno (tate prodotte da
"■''• '"f'ai ^'°' lolamentc con quella ragione, che abbia donato alle lord
*chì°i'ezlìS(o. f'^S'"'" ^^ ^ol.i -Virtù di produrre: imperocché infegna il fapi-
taflUi. ' cntifiìmo Dottore, che Dio allora creò cosi inlì^me tutte le
cole, che inferi in cadauna loro cagione i futuri fuoi gene-
ri, e nature di fatto, qmfi fetìien qiioddam , & prim-rdialecffe
che nella noftra fentenza vuol dire gì' inviluppi , o ti coti/pen-
dio primo di ciò , che ed tempo debbe manifeflarfi : di maniera-
che, dovendo edere cavati fuora nella fucceflione d-.-' tempi
dalle loro cagioni, non fi poteffero dire <// nucv) prodotti ,
Sempnppìa fi ^^^^ y-g/g efìratti alla luce del giorno, mediante l'amminirtrazio
"XTftotln- "c d^'gen'^i'i ne' medefimi operante: lo che nel terzo Libro ds
la . Trinitate ( b ) manifeitamente il Santo Scrittore infcgnò con-
cioffiacofachè difcorrendo ivi de' Maghi dell' Egitto, checca
l'efcmplo di iVIosè cofe mirande, e porrentofe operavano al-
la prefenzadi Faraone, dimoerò, che quelli allora non crea-
rono per virtù de' Demonj o rane, o fcrpcaci , o mofchc ,
pofciachc certi fcmi di tutti erano ftatipofti da Diodal prin-
cipio del Mondo negli Elementi, da' quali per dcbitam , &
congrurm eoinmdcm adminifìrationem poffunt (e) ea omnia animan-
tia in liKcm prodire, atqiie generavi , e qui apporta le parole
ìjohilijfim» del Santo Dottore , che fono queft' efle. Ì{on enim ipft ea$
pendere di s. treaverunt: omnium quippe rerum , qu£ corporaLter , vifibilitcrque
Agoftino,com „afc:tntur , occulta quidam femina in ijìis corporeis Mundi hu]ui
^fe7te"'l 'di clemcntis latent . ^Alin funt enim hac mn coifp.cua oculis noftris
mdtrni , cb, ex frif elibus , &ammantibus : alia vero illa OCCULTA ISTO-
niano ammali RUM SEMINUM SEMINA . ( Ecco gli inviluppi degli
nafca da fé , ^\^^\ inviluppi ) Vnde , '^ubcnte Creatore, produx.t aqua prima.
'Ttt» fvilup'pl' 'K'f^^^^^'^f *^ l'^olatilia: terra autem prima fui generis germina, &
' prima fui generis ammalia : ncque enim tunc htiv-fcemcdi fxtus ita
produrli funt , nt in cis , qux produrla funt , vis illa confumptx
fit , fed plcrumque dcfunt congrua temperamentorum occafioves ,
qui-
(a) Cip. i^.pag.ioi.
(b) Cap.^.
Ce) De Trinitate Cap.ó.
Parte n.Cap.XIF. xi^
quibus emmpant ( ecco di nuovo gli fviluppi) & fpecies fuas
peragant. Ecce enim brevi/fimus fnrculus femeu efl , nam convetii-
enter mandatus terra: arborem facit . &c. e poco dopo ferapre
più chiaro manifcfla il iuo penfamento col dire invifibdimi
enim fcminiirn Creator ,ìpf e Creator efl omìiiuni rerum : qnoniam qu£- s viluppi v'iep.
CHmque nafcendo adociilos tioflrosexeunt {doc fi fviluppano ) ex P'^ dimo/iraii
Qccultis femimbiis accipiunt progredietidi prÌ7mrdia , Ò" incremen- ''"^•■^i"^''"^-
ta debitte magnitudinis , diflitié^iionefque formar itm ab originalibus ,
tanquam regulis fitmiint .
6. Da CIÒ pen/ìno i Filofofi , prudentemente riflette il P. d,w,^^„; /■„
Tonti (a) che il fanto Padre Agoflino conobbe, cffere dal ^tdAB.To'n
primo principio del Mondo flati mferiti negli Elementi i fé- '» .
mi di tutte le cofe, ed aver bene immaginato una cerca for-
za di produrre negli elementi, ma anco , olcrj quella, ave-
re ammefii, e conofciuti certi femi di tutto, e dentro quelli
anche altri , e poi altri più fottili , e più minuti , invifibili
certamente a'noflri occhi , ma a que' della mente vifibili i qua-
li chiamò /fw; de' femi. £ perche altrove il S. Dottore infe-
gnò , che ogni corpo è diviftbile in infinito , perciò deduce , che
il Creatore del tutto Iddio, cosi con la fua onnipotenza ab- ^i".' ^,'>'P'>. ^
bia in tutto in un batter d'occhio inlieme creato, e che ne- ^.'^^'^!"'' '"
gli fteffi primordi di tutte le cofe , o come ferra abbia inferito altri , e '"
poi altri femi di ogni futura prodnzione , conforme il genere delle
medefime ita ut ttinc creaverit omnium Seminum Semina , non
tamcn ulUm exinde extrabens infinitatem , fed ccrtos rebus quibttf-
que fines quum omnipotenti poteflate [uà futura faciebat imponens ;
fono fue parole.
7. Mi è fempreppiù lo flupore, e la venerazione vcrfoqueflo
divino ingegno crcfciuta , quando ho letto , che parlando J£' ^"^Ua
delia generation degli Infetti, che non folo dagli clementi , ;>,w,v,,,„.
ma da' Cadaveri, e da' pucridami fpuntare fi veggono, voi- /"'■"'' n san.
le, che né dalla putredine, ne che fpoatancamente nafceffe- 'o'^o^'o»-
ro, ma (6) con tutto che folle privo delle Rediane, o mo-
derne fperienze, ed oiicrvazioni , arri\ò nulladimenoa com-
prendere, che ni; da fé, ne dalla putredine nafcer potevano,
ma potefl quidem dici ( cosi faviamente parla ) eaminiitiffma ,
qux vel ex aquis, -jel terris oriuntiir , /wnc e» f.7/.r( cioè nel prin-
cipio del Mondo) in quibus etiam illa non abfuniè tntelli^untur t
qua: nafcHUtur ex bis , qua terra germinante , orta funi : ó" quia
Ee
prit-
( a ) Cap. 14. p. io_j. ( b) Ltb. J. Cap. 14.
xto Delle Vo<T>a delle Femmine ^i'T/ipare .
pracefferant conditionem non folùm animalium , fed etiam lumina'
rium . Et quia terra continitantnr per radicum connexionem , unde
ilio die , quo apparnit arida , cxorta funt , ut potius ad fupplcmen-
tum hab'-tationis , quam ad iiumerum habitatornm pertinere incelli-
Ctmi nafcane gerentur . Parlando dipoi di que', che nafcono dal corpo dc-
giinferii da' gli animali, particolarmente morti, non vuole, che nò me-
Cadavm. ^^ j^ ^^ nafcano , ma, che fi trovi in quefti nafcofta quaft
prxfetninata materia , Ù^^ quodammodo initiata primordia futurorum
animalium . E' vero , che non efpone in quefto a puntino tut-
ta l'oppinione de' moderni fperimentatori Filofofi , ma però
fi vede , quanto avanti fpigne/Te i rettiffimi Tuoi penfieri ,
quanto la futura verità prevedefle, che dopo tanti fecoli pa-
lefar fi dovea, e quanto quell'anima illuminata giurtamente
■nm tante cC pcnfafse , non involta nel!' Ariftotelico loto, ed efprimendo
(/rvtitcn'^i'd co' termini, allora i più proprj , quello , che dipoi s'è me-
efpirìtnii \' ì glio fpicgato , perchè dopo tante fperienze, ed offervazioni
migUo capito^ j' è meglio comprefo . E che vuol dire quel Seminum Srmina in-
'dtttTdeUan ^°'" "^ primi fcmi , fé non gl'inviluppi degl' inviluppi ne'
«',' ' " ' primi germi rinchiufi , qudV explicari involuta, fé non invilup-
parfi le cofe involte , queW et umpere abfcondita , ic non m^inifs-
ftarfi a noi le nafcofte ? E qual cofa è quella prtcfeminata materia,
quel primordiale rerum caujìs fnis infertum , fé non la preeftften-
xa de' corpi organici negli altri organici corpi >
StVuomprf ^- Spiegata l'origine, ed il progrefTo di tutti gli animali,
tfifla (omt gli e di tutte le piante, conforme s'è detto, cerca in fine, feil
altri animaU ^ fimile fucccda ail'ucmo, come abbiamo nel principiodique-
tlt piante, fto Capitolo acccnuato . Aggiungono a quello alcuni Antichi,
e Moderni , fra quali '1 dottiffimo Sig- Leibnizio nella fua
oppinioat del Teodicea , fé il fimile fuccede all' uomo in quanto al corpo ,
Sig uitm^ìo . pg|- fentenza di quefto gran Santo , e perchè non può fuc-
cedere lo fteffo anche in quanto all' anima? Quievitab opere
dopo il gran fato della Creazione , laonde , ficcomc non fi
vede , che abbia voluto più crear altro di nuovo, così po-
trebbe dirfi, che tutte anche allora creafle coni corpi le ani-
me , e in quelli anguftiffimi invogli le imprigionaffe , fvilup-
Ptnfa mala, pandofi anch' efle appoco appoco con lo fvilupparfi del cor-
mtnu^ebefor po , ma non le crei ogni volta negli embrioni , quando gli
fero II anime trova in ccrto tempo difpófli . Sarebbe un voler troppo da
"7eatf'n''"J'n "'^ "^^^ ' mentre farebbe quafi , per così dire, sforzato, a
rX! '" "" creare ogni momento, ed ogni volta, che ciòparefleadogni
uomo viliffimo, e plebeo. Ciò, rifponde il dottiffimo Tonti
(a) è
Parte II Cap.XlF. iii
(rf) è un tentarci, fé fiama d' aaimo facili, e pieghe^roli a HjfpoJItiilPi
credere, che dall'anima d'Adamo, veluti ex traduce quodam'^'""''
fieno tutte le anim: de' Poderi ufciteCi): acconfentendo alla
dottrina di Tertulliano, e di molti feguaci fuoi, la quale af-
fatto rigetta , e condanna Agoftino (e ) mentre in tal maniera
non farebhno le anime [piriti, ma corpi, fé da' materiali femi ntt-
fcejjero . Creò Iddio tutta l' umana ftirpe in quel primo pun-
to ne" primi nodri Padri, ma in maniera tale, che il corpo
folo dell'uomo dall'uomo, com; il feme dall' altro feme fi
propagale, avendo inferito l'uno nel!' altro , e l'altro nell'
altro, come grana ne' fuoi alveoli rinchiufc , da fvilupparfi
nel lungo giro de'fecoli , dentro il quale a fuo luogo , e tem-
po, cosi portando le difpofizioni dell'organo, l'anima crea-
ta da Dio, fofse infpirata , e ciò non per forza d' alcuna na- .°'**' '^'"
turale difpofizione, ma per imperio della volontà Divina ì'^i^'a'dm vi»
che decretò fin dall' ora d'introdurre tante anime in tanti „?<•<,,/),■,>, ta.
corpi in tali circoftanze di tempo, e di luogo. Pertanto/» nnojìanx»
la temporanea creazione dell'anima, quantunque fia opera /"/''' •
di Dio creatore , fi debbe dire anche opera di Dio ^mminiflra-
tore, imperocché crea quella con la fua volontà, non a ca- come via
priccio d'alcuno, con la quale fino dal principio del Mon- ''''"' ^anìm»,
do di crearla difpofe.
8. Ma quelle fono cofe, che troppo avvanzano l'intendi-
mento mio, e nelle quali, come in uno Scoglio ruinofo fa..'-'-^''J'>''P<''-
cilmente s'urta, e fi rompe, né per quanto il Chiaro Lei- f^;*,./^ i^,7-
bnizio mi pregaffe , e mi faceffe pregare per l'amico mio x,,r? dtll' ani.
dottiffìmo Sig. Bourguet, a fcrivere dell' anima , non ho maiwa&f.
avuto coraggio, né voluto prender penna per farlo, conten-
tandomi di fapere quel poco, che palpo, e veggo, né aven-
do l'animo sì ardito, che voglia alzarfi a volo in quegli
ofcuri impenetrabili abiflì , né così vafio, che abbracciar vo-
glia k cognizioni del primo tempo , giudicando meglio.,
e più ficuro, con la fronte fommeffa, e riverente di cofe sì y^-;;^ ;^„,
alte, e tenebrofe tacere, che troppo curiofo cercare, ecolS. </Ww/?'r9^x«!
Dottore meco fteflo dicendo: Capiat, quod potefi (d) inquan- tore,anonvo.
tum potefl: & qui non poteft, nutriat cor , ut pojjit . In quanti lf"(o/"i'>l"
lacci- iàig>cil,tpi.
^^"' rhohf,.
(a) Cap. i^.pag. ui.
( b ) Così anche il nojlro Sennerto malamente pensò , con altri Me-
dici , e Filofofi &c.
(e) Epi/Ì. i^y.ad Optat.
(d) In Joan. Trac. l.
1 2, t De Ile l/o<^a delle Fem m in e Fi^ipare .
lacciuoli, e trappole, per voUr fapcr troppo , fono cadute
anime illufìii, elette, peraltro , a uiagnanim.' imprefe > e.
a dar gloria , e fama alle Lettere , ed a Filofolici S:\idi ?
Errori dfl Quando bella, quanto ingegnofa la Nobile Teodicea d-.-l fud-
\'o'url)'a"pJ" detto valente Scrittore farebbe , fé non avelie voluto penfar
troppi,» parlar troppo libero, e tentato penetrar troppo addentro negli ar-
éli co[e troppo cani profondiflimi della Creazione? Qiiel volere, che il na-
occultty tini [f.^^^ jgijg anime noftre folle anch'elio uno fviluppo, e che
P'riofc. ^^^^ create follerò in un colpo, e ne' fuoi organecti rinchiu-
fe, i quali ftrigandofi col tempo , dall'ero campo anche all'
anima di ftrigarfi , anzi , che i penfieri flefli , che facciamo,
o tante nobili produzioni di mente follerò anch'elle tutte in-
viluppate , e che di giorno in giorno, conforme leoccafio-
ni, e i modi pian piano fviluppando il vadano , di manie-
rachc nulla in qucHo Mondo, né meno immateriale, li crei
di nuovo; ma tutto folo ccl tempo lì manifefli , e fenfibile
lì renda , è un voler troppo (apere, dove poco, o nulla fa-
pcr pofliarao. Ma di cosi arduo, e lubrico argomento abbia-
mo parlato ailai . Ritorniamo alle cole noltre corporee, e
proccuriamo di vedere di nuovo; ma per altra ilrada, la ge-
nerazione dell'uomo, e degli altri organici corpi in quel!'
onnipotentiflìmo Fwr , come miracolo de' miracoli creati.
CAPITOLO XV.
Riflefftoni , penfteri , ed offervaxiotù intorno il Siflema della
Generaxione dell' Vomo, e degli animali, che provam
effcrc fra tutti il più probabile quello degli
Sviluppi .
I. "X/r Entre tacito andava meco fteifo penfando , e tor-
vonodtìpja. i-VL montando flranamente i miei fpinti , come potefli
tor,Mun prt. ritrovar altre prove, che non tanto gli altrui iìftemidiltrug-
%Uto"'al"*uh ^^^'^ ' quanto il noftro ftabilire potellero , mi è venuta in
biicol "'"'orno "?^"^- "na Lettera, che alcuni anni fono, mi feri ile , da me
^ìitneraxtone ricercato , intomo il menzionato foggetto , un mio cariffi-
M Uomo , f mo, e ftimatiflìmo amico : laonde ho giudicato di fare, con
digli Sviluppi, buona licenza del medefimo , in uno ilelfo tempo due beni,
cioè uno per me, perdonando alla fatica , né logorandomi
il capo in cercar argomenti, che non poliono per av^'cntu^
ra trovarfi migliori , 1' altro al pubblico , col dar alla luce
una nobile , e profonda Lettera , che per altro farebbe re»
ftata
Parte Jl.Cap.Xf^. }ty
fiata fepolta fri le mie private Scritture . Eccola dunque ,
fenza punto averla alterata , acciocché non perda in alcun
conto quel luftro, e quel forte , clic dal proprio Autore ,
come da preziofa, inefaufla miniera ha contratto.
X Egli è lungo tempo, ( cosi fcrivc, ) che V.S. Illuftrif- occa/itniil
fima mi follecica ad efporle il mio fentimento su gl'invilup-/»-'''»"-/.
pi degli Animali. Io voglio compiacerla, nonfoloperl' im»
pegno, che ne ho contratto; ma ancora per lomento, che
per avventura mi può riufcir d'acquiftare colPublico, dan-
do moto a una quiftione, che fi dovrebbe decidere nell'Ita-
lia, giacché quivi fi è principiata; Perchè febbene fu il pri-
mo lArvco a penfare full' uovo, o full' iuviluppo generale,
che nafconde gli altri , tuttavia il Tuo pcnfiero non eflendo
accompagnato da certa foda, e ftabile chiarezza, non avreb-
be avuto nò applaufo , né feguito fenza l'ollervazionididue
de' nofUi Italiani , il Malpighi, ed il Redi, i quali con fora- ,
mafagacità, accuratezza, e cautela trattarono dell' efiften- d,^^ p'^-^/,;'
za, della fecondazione, e della bruttura dell'Ovaia, e dell' /«/^r^w. di'
uovo, tanto de' pefci, e degli uccelli, quanto dcgl' infetti , 9"fA •J"'"'""'-
e degli Animali. Gli Oltramjntani , feguendo l'orme , e i ^'' •
modelli di quefti grand' Uomini , vie più confermarono le
loro fcopcrte, e il Microfcopio, e i tagliamenti Anatomici,
e il confronto delle leggi generali della Natura, né furono
gli argomenti, e gliajuti molto diverfi a dir vero da quel-
li, che frattanto nell'Italia adoprarono certi Filofofanti , i
3uali , o per riverenza, o per pigrizia , o per foverchia fi-
anza, non fapendofi dipartire da Tedi Antichi, in vece di Errou degli
cercare il fegreto della Natura nelle vifccre degli Animali , Antichi.
fi perderono dietro all' Idee attratte della 'oro Metafifica. E
tanto era lo firepito, e il partito, tanta l'autorità, e il no-
me de'Litiganci, che con ben grave difcapito del Nome Ita-
liano penderebbe tutta via la Lite, fé V. S. Illuftrinìma non
terminava d'abbattere le ragioni degli Avycrfarj , felicemen-
te opponendo loro il feme dell'Alga Marina , della Lentico-
}a paluftre, la Nafcita delle Brume, delle Mofchede'RofaJ,
de'Ballani, e de" Datteri, l'Ovaja delle Anguille , e quelle smiema del.
de' Vermi inclufi , o nelle vifcere, o nella certa, o nt\\\ (chic- h Vwa ftabL
na degli altri viventi, gli uovi degl'infetti afiutamente de- Uta dal ncjfr»
porti, e nafcofi , o negli fcrepoli degli Alberi, o nella bel- ■^"">'' ■
ietta de' Fiumi, o ne' bozzoli vuoti, traile crcfpe dell'Erbe,
e de' fiori, e mille altre fimili cofe da lei novamente fcoper?
te , e ignote al Volgo , ed ancora a Maeflri di coloro , ch«
fan-
114 ^^^^^ Vo-v a, delle Femmine Vì'i'ipare .'
fanno. Così adeflb non e chi dubiti dell'uovo, o del primo
inviluppo generale, o ne dubitano folamente coloro, cheo
non vogliono, o non pofTono provederfi d'un Microfcopio,
e che più fi fidano delle parole , e dell'autorità degli Anti-
chi, che della fedele, e finccra teftimonianza de' propri oc-
chi.
5. Ma chi vi è ancora , che fenfatamentc rivolgendofi al-
stntitixad*.\2^ fede dell' efperienza dubitar poffa degl'inviluppi , che Ci
^fv'ìMnt' Il n^fcondono per entro il primo ? Nel fagiuolo , nel pinoc-
piL'fl.' "' 'chio, nel feme del rafano, nella cipoUadel Tulipano fi fcor-
gefenza Microfcopio compendiata, e fcolpita la piccola pian-
ta , e tanto più fenfibilmente ne falta la delineazione delle
fue parti, quanto più l'alimento del terreno fecondo impin-
gua , e riftaura il germe , ingrofla il tronco , e dilata le fo-
glie. Egli è vero , che in alcuni femi non può ciò ben di-
Itinguerfi ; ma ficcorae ragionevolmente fi fofpettava , che
tutte le piante avellerò il feme quantunque in tutte non Ci
fofle fcoperto, o per difetto di diligenza , o per ignoranza
del luogo, in cui nafcondcvafi, così pare, che nonfiamen
nc'ftmi!""" ragionevole il fofpettare , che in tutti i femi fieno intiera-
mente fcolpitc le piante, benché non poffiamo ravvifarle ,
o perchè non fappiarao aprire i femi coli' attenzione , e de-
licatezza, eh' è neccflaria , o perchè la gentilezza dell'ordi-
tura fugge affatto l'acutezza de' Microfcopj . Ora sé gli Ani-
mali fi alfomigliano tanto alle Piante nella moltitudme , e
nell'artificio degli organi, giacché ancora le Piante hanno
le loro valvule, le loro trachee , i loro vafi della diftribu-
zionc, e della circolazione del fugo, e un non so che degl'
Analogie dal. infirumenti della generazione, la fcmplicità , e la cofianza
U piantt agU delle Icggi generali non ricerca ella , che non fieno loro man-
AntmaUhdi. ^q fjmili nell'ordine, e nella qualità delle origini , echeper-
ciò la Natura, e per gli uni , e per le altre abbia ftabilita
la delineazione, e lo fviluppo, come principio fiffo della lo-
ro generazione ?
Tattoi'jni. 4- Né mancano ofTervazioni , che a maraviglia accrcdita-
walt fi vidt no, e rinvigorifcono la congettura . In quel facchetto on-
etlU cicairi- deggiante tra i liquori dell'uovo, non già Ci vede il princi-
Jtl/kìv* P'° *^^^^ ordimento dell'Animale ; ma l'Animale già ordito ,
ed è oggimai fcnza contrafto , che il fluido rinchiufo nella
cicatrice dell'uovo, nel fondcrfi , e nel ritirarfi , non fa ,
che dar luogo ai riffalti delle vertebre, e di quelle certe vc-
fcichetie ritonde, che tcflono gli occhi , il cervello , ed il
cuo-
Parte ÌÌ.Cap.X7. zi;
cuore. Nel baco da feta, il quale muta ben cinque , o fei
volte la fpoglia fono manifeftì gii fviiuppi , e manifertiflìmi
nella inofca acquatica, e ndreffj-n:ro, ed in tutti gli altri
L'ifetti, che fi Ipogliano in due divcrfi clementi , cioè nell' .f/,^^ }"^'"ì,
aria, e nell'acqua. La Formica tutta intera trapella perca- ibiaroìó^'c^i.
tre a quella membrana delicata, che a foggia di talco la ve- [up^a
fte. Tutta la rana fi racchiude nel fuo girmo , come una
viuola dentro al fuo calice. Xi^i fottìi punto di latte d'oftri-
ca, non è , che un'infinità di piccole oflriche , rinferrate
tutte nella loro chiocciola, e fé (\ apre per lo lungo il corpo
d'una Crifalide . o d'una Aurelia aggrinzata di frefco , le
membra della futura farfalla non fono tanto attorcigliate, e
indillinte, che que' certi tratti di color vivace, e vermiglio,
Qua , e la punteggiandole, non ne feparino in qualche mo-
do i confini de' delineamenti. In fomma , e coli' occhio n«- p,i„f,y,g j^i
do , e col Microfcopio s'arriva tdnt' oltre a difcerner ntW u gemraihn',
uovo, 0 nella Crifalide, che la fentenza della delineazione, /»"/*//(!■? ^»r-
c dello fi'iluppo, che polfono dirli due principi della gene- Y'"'"" '*
razione fcnfibile va oggimai del pari coli' altre piti certe ^('""Pl"'-
ch'abbia la Fifica.
S' Non refta dunque al Filofofo, che inveftigare il prin-
cipio della generazione infenfibile , e dimostrare , fé vera- Princph </,/.
mente dipenda da un'accoppiamento delle parti della materia, /<^f'»fr«jitfw
o pure da una manifeftazione, e da un'ingrandimento dell' iiffAMt^u.!-
animale, che effendo dentro all'uovo minutiffimamentedeli- '''^'''
neato, palTiper var; ordini di grandezze, e di fviiuppi, pri-
ma di farfi fenfibilc. E quello è il punto precifo della diffi-
coltà, e che fin' ora qui nell'Italia gli Autori , che più fa-
vorifcono, e difendono le delineazioni , e gli fviiuppi fenfi-
bili, non Ci fono punto curati di diflinguere, e di definire,
ingannati forfè dalle illufioni della lor fantafia , o ritardati
dal timore d'efporfi alle altrui ftrida , e ccnfure . Qiianto a
me, a cui il poco elevamento dell'ingegno, la ninna auto-
rità del Nome , e il niun credito delle parole danno un'in- tAoàtfiu dell'
tcra libertà di manifcfiare fchiettamente il mio fentimento , ^'""''
mi sforzerò di dimoftrare, che la generazione infenfibile de-
gli Animali far non fi può per accoppiamento di parti, co-
me ne pure fi fa la fenfibilc; ma che gli animali fon già per-
fettamente formati, prima ancora, che apparifcano , e che o(tur;tAii
intanto apparifcono, in quanto (i fviluppano. Io so, chzìz qufjlofaii9 .
cofa non può clTere né più ofcura , ne più difficile, ne più
comporta ; ma finalmente in tutte le fcienze vi fono certe
F f que-
it6 Delle Vo-va citile Femmine Fi-iipare .
queftioni, nelle quali bifogna impiegare ogni più follecitoj
e affiduo lludio, o per determinare i limiti precifi della que-
ftione, o per oltrapaffarli favoriti , fo fia po/Tibik da qual-
che ftrana (\''-.'.jr\ , o quando altro non ci riefca , per im-
parare a cono'cjre l'ofcurita della Natura, e la nolìra debo-
lezza. I Cfrfr.jici non Innno ritrovate letransfcnnazionidci
Metalli, i Geografi le lunghezze, i Meccanici il moto per-
petuo, con tutto ciò gl'uni, e gli altri non abbandonando
le loro fatiche, mantengono il credito dell' arce loro, l'or-
nano con nuovi metodi, l'applicano a nuovi ufi , e incon-
trano nel lor viaggio, onde mitigar il dolore , e laJifpera-
zione di m.ii non giungere al termine. La fìfica haellafor-
VtiltdelPro ^. '^^ occuparfi meiio d'i quefte fcienze, che ne fono le par-
hlma dell' ori^'^ y e le appendici ? E pia di tutti quefti Problemi infieme ,
gine degli A- non è egli urile il Problema dell' origine degli Animali , che
maiali.. fiffa il punto principale dell' Ifloria AnatomicA , cheftabiiifce
il più difficile della dottrina de' corpi organici , che danno
il modello della maggiore , o minor perfezione di tutti gli
t fT r ^'"' '^'^''P'- ^^ venghiamo al punto.
gXl il gene'. ^' SegU'Animali fi formano per accoppiamento di parti,bifo-
raxjone^equa. gna Certamente a/Tegnarc il principio di qucfto accoppiamento,
U debba ejfere o più tofìo di qucfto moto, il quale agitandole fcioglicudo la ma-
ilfueprintipio, teria , fpinge, e determina le fue particelle a difponerfi , e
confìgurarfiin un corpo organico. Or egli è manifcrto, che
chiaramente, e diftintamente noi non conofciamo fin' ora ,
XT„- •»,.■.• j- che ne' principi macanici del moto la z^^'virà , L' ela(l:cità, e
Non t moti «' , ^ ■'^ . ' ' , -, r • ■<• 1 /i r
■gravità, odi la fermentazione . I primi due fono inutili nel noltro caio ,
tìaftititi. perchè l'elafiicità, anzi che unire dilata, e sloga le parti »
che già fono unite , e comprclTe , ciò , che punto non s'ac-
corda coir accoppiamento i e la gravità operando inogoiin-
flante colla ftefla legge d'impulfo, e di tendenza , non può,
che obbligare tutte le parti, o a concorrere verfo Jo ftcflò
punto, o immobilmente conformarfi (i.) nell'iftelfa ftrur-
lura, ciò, che non ha relazione a quella varietà di moti , di
figure, di fiti, che ricerca la fabbrica d'un corpo organico.
Mot» della ivjon vi farà dunque, fé non la fermentazione, la quale per
rZTiffele ^^ ^^^^^ dell'aria, dell'Etere, e della materia fottile rotanw
proprio" perla '^^ ' ^ cozzando i fali, gli zolfi , l'acqua r c gH altri Ek-
pniraxiont. menti fa SI , che ognuno prenda il proporzionato luogo alla
fua gravità fpccifica, e fi accomodi traile anguftic de' fiti a
pro-
( 1 . ) Ctsì Vgenio firma la Terra , ed il Sole nel Sijlem.i dclb pravità ►
Parte ir.Up.XK ixj
proporzione della fua elaflicicade. In quefla difpofizione dt
materie gli corpi più agili, o piìi forti vanno alla circonfe-
renza, i più gravi, o men forti fono refpinti verfo il cen-
tro, e tante fono le circonferenze, tanti i centri,, quanti fo-
no i varj vortici , in cui la. fermentazione diftribuifce
le materie , che fermentano. Innumcrabili quindi fono i
difcioglimenti , e le mifture , innuraerabili i temperamen- s'impug,»^
ti, e le configurazioni, che acquilìano i mirti , e fi poflbno ancbs il mota
in maniera direggere, e bilanciare i moti, che la fermenta- </fy/« jirmin.
zione non folo ribolla tra liquidi, e liquidi i ma ancoratra f^v"" -
liquidi, e folidi, e tra folidi, e (olidi. Qualunque fia però
ÌJ genere della fermentazione , qualunque fia il fuo princi-
pio, il fuo progreffo, il fuo fine;, il concorfo, e il fepara-
mento delle parti non può e/Tere si regolare , e si limitato,,
che in tanta eftenfione di cafuale accozzamento coftantiflì-
mamente produr poffa gli Animali, ciafcuno coir ifteffa leg-
ge di generazione, colla fteda fimetria di parti, collo rteilo
temperamento d! umori , fenza introdurne giammai alcuna
fpecie incognita , e fcnza diflruggcrne alcuna drU' ordinane.
Imperciocché le divcrfe imprcffioni d' un'infinita d' Agenti ,
che circondano il parto, potendo in mille guifeagitare, ftri-
tolare, confondere i fermenti , poflbno in confeguenza in
mille guife alterare le mifture , e le fembianze de' mirti , e
molto più poffono alterarle la diverfa gravità, la figura, e
la grandezza diverfa delle particelle , e le varie refirtenze ,
difezioni , e momenti, in cui s'incontrano , e fi percuoto-
no. In un clima pertanto gli fteffi Animali nafccrebbero con
una, certa foggia di rtruttura , e con altra foggia in altro cli-
ma diverfo ; con un cerco temperamento, nafcendotra pan' Diterf, farei.
tani, e traile arene, tra gli rterpi, e con un'altro tempera- „""J'/^!^J'J; '*
mento nafcendo trali'erbe, lungo i fiumi, e su le pareti , e ^ato''iì' mtl
dentro il forato dorfo degli Animali ; con certo modo di gc- diiU fcrmm.
nerazione, quando il Sole cuoceffe , eagitaffciSali , e i Zol- '"?'<"" •
fi d' un terreno arido , e magro , e con un'altro modo
quando il calor fotterraneo fomentane ciò , che la fref-
chezza delle rugiade, e l'umidità delle pioggic avellerò itn-
pingunto : in una parola tanta farebbe la diverfità degli Ani-
mali in un'irtella fpecie, quante le combinazioni , e le com-
binazioni delle combinazioni , che poteflero farfi delle quali- Manpuì^f.
ù del terreno, del Clima, dell'ambiente , e del SjIc , e di teniari- r.,nta
tutte le agitazioni della Natura. Tanta moltitudine adunque, <•<"'/"/'"« </••
tanta. varietà , tanta coofufione di moti non può accordarfi '""'•
Ff. i eoa.
1 1 8 Delle Vo'ua, delle Femmine Fi^'ipare .
con queir efatezza , con quell'ordine , con quella coftanza
di proporzioni , che la Natura inviolabilmente conferva nel-
la formazione degli Animali i Anzi negli abor:i , e ne'mo-
ftrimedefimi, ne' quali ella non confonde mai una Tpccic coli'
altra, né mai toglie loro la fembianza della fpccis , b;nchè
ne fconcerti l' efatezza della bruttura , o col crafporre , o
col moltiplicare, o variamente inneflare, o troncare le loro
membra. Quindi (i. ) nò da' femi dell'Apio crcfpo può nafce-
VeJiiìsis. re l'Apio volgare degli Orti , ne da' femi del Dauco la Pa-
Atiati Gim. ftinaca Silveftre, e fole fono le Arpie, i Centauri , gì' Ipo-
madeFabuìo. grifi, le Sfingi, e tutto ciò, che di nuovo, di moflruofo ,
fiiHominibui ^ j| Q^.j.ibj]c inventò la fervida , e capriciofa fantafia de'
d/ Fabuloftì p . ^
^c. 7- Né qui finifcono le difhcultà , fé ben addentro (i difa-
mìnano le circoftanze della generazione. Si è o(rervato( j. )
Alerò Art,». ^^^^ il fluido riftretto nella cicatrice dell'uovocon tallentez-
ir'frmen'a ^-^ » ^ tranquillità di moti fi slega, fi fonde, e fifparpaglia,
iwnt. via via diftendendofi , e attorccndofi in vortici , che non può
punto ravvifarfi il fuo cieco , ed innc.lricabile raggiro . Tanto
i liquidi s'attengon l'uni' altro, clienon puòdilìinguerfi, fé il
cervello fi formi prima del Cuore, e le il Cuore fi formi prima del
Sangue. E benché nel progreffo della covatura ribaltino appo-
co appoco le delineazioni degli altri organi , nulladimeno
quefte non fi veggono farfi; ma fatte, come appunto fucce-
de nel vegetar delle piante, e nel maturarfi, e nel coloruil
de' frutti, e de' fiori.' Ora, dico io , fé 1' animale è già for-
mato nell'uovo, facilmente fi concepifce come queftì incre-
menti momentanei di moti s'accordino , colla fermentazio-
ne , perchè ellendo piccoliffimi i vafi degli Animali , picco-
liffimo in confeguenza é il moto, si per ragione della picco-
lezza de' vafi , che percorrono i liquidi , si per ragione del-
h^tTfe'rmm ^^ tenerezza dei vafi medefimi, che pochiffimo vi refiftono ;
i"-JcJe"fi""c- cosi il moto della fermentazione refta intormentito, ononé,
icrda pcfli che un moto infinitamente lente, e che per renderfifenfibi-
primagliorga. ]g ^ bifogna , che acquifli un'infinità d'impeti, circolando
*'• ne' Vafi. Ma se all'incontro l'Animale fi forma per l'agita-
zione della fola fermentazione, non efl'endovi né cavita, oè
recinti , né angufiie , che quell'agitazione trattengano , e
mortifichino, com'è poffibilc, che la fermentazione non ab-
bia ,
( z. ) Errare del Tiionfetti .
(j.) AUlp. D; o-vo incubato.
Parte lI,Caf,Xy. 119
bla, nèfpume> né gonfiezze, ne bollimenti, nèfcopp>, né
gli altri flrepitofx fenomeni , che continuamente l'accompa-
gnano? Chi fiira con ordine le particelle attive, e fpiritofe,
che di lor natura fi slanciano, e volano per ogni fenfo, ed
in ogni lato? Chi le accomoda fenza violenza ne' loro ap-
propriati ricetti , e chi cautamente le ftrigne , e impedifce a
non gonfiare quelle piccole vefcichette, oltre certe determi-
nate figure f Quanti fervori , quanti sfumamenti , prima
che in una Mafia informemente fluida fi sfili il fangue , e fi
alTottiglino gli fpiriti? Quante giravolte , quanti fconvolgi-
menti, prima che i liquori s'imbocchino ne' loro canali , vi
ruotino fenza ringorgamento , e ii vaglino opportunamente
traile loro fpire? Sebbene, dove fono ancora i vafi, e i ca-
nali? E come mai per forza della fermentazione fi fon fatti
qua larghi, là angufli, qua curvi, là retti, qua attortiglia-
ti, là HzCì , altri piani, altri rugofi, altri confidenti, altri
arrendevoli, tutti maravigliofi nelle legature, nelfito, ncll'
ufo? V'ha forfè ingegno, ed indufiria ne' moti , e nelle fi-
gure della materia?
Ed eccoci entrati nella maggiore difficultà , che mai ci fi
polfa parar d'avanti, perche quantunque noi potefTimo <i^- ftrm^',j!Ì',
re alla fermentazione de'raoti immenfamcnte tranquilli , e ncn potranno
coftanti, quantunque quefii moti tranquilli , e collanti pò- mai da loro
lefifero produr un corpo d'una cerca figura , e d'una certa /"**"'"'"'' "'
grandezza, tuttavia, elTendo quelli moti di loro natura fiu- ""?'""&'"''"'•
pidi , e ciechi, non potranno mai lavorare un corpo orga-
nico, pel quale Ci ricerca fommi prefcienza , fomma fcien-
za, e fomma accortezza. (4.) Allor che il Mercurio, ed il Veget^ioni
nitro s'impafia coli' argento , e col ferro , può ben fare la mtaiiicbe
fermentazione, che quefti metalli invegccando frondeggino *"'''' ""■"-
in cefpuglj, e in arbofcelli, mentre a condurre, e a torni- '"'""fi"»'-
re le gentiliflìme filagrane, bafia che il calore ammollifcai
metalli, che i lor pezzetti inyifchiatifi colle bollicine d'aria,
fi dilìacchino dalla mafia , s' inerpichino lungo le pareti del
vafo, e COSI fublimati fi congelino , e fi configurino . Ma
non COSI diferifce la luce dai funghi , come queflc vegeta-
zioni metalliche fenza varietà, fenza ordine, (Qnz:i covarmi- sono apparti.
cazione, e dipendenza ne' vafi diffcrifcono da un corpo or- ti\manonrtj.
ganico, in cui tutto e unito, tutto uniforme, tutto propor- ''•
zionato , a varj ufi , e bifogni , e in.dconfeguenza dipenden-
te,
(4.) FUi l'accademia Keale di Turigi.
130 Delle IJ'onjA delle Femmine Fiijipare.
te, non dai tumulti , e dalle bizzarie del cafo y ma da uru
Artefice fapientiffiino .
8. Io dirò cofa , che a prima vifta radembra lieve ; ma
^'^^''^''^'zhz pure è piena di leggiadria , e di inifkro . Quella, che
"fliu' è^unà^è^^ '^^'^^^ raflembra polvere colorita fparla full' ali delle far-
ftwpjgt di falle, e che ad ogni Icggier tocco li sfarina, fecondo le ap-
fiumi . parcnze del Microicopio non è, clic una compage di folte,
e gentiliflime piumett:, che incavate fjnc al didentro, co-
me le penne degli Uccelli , gemono , e feparano il liquore
atto a moditìcare la luce, ovvero a riflettere quel certo gene-
re di raggi , che fuUe ftelic piume graziofamente frarairchian-»
do il vermiglio col giallo, e l'azzuro , e il nero col dora-
to,, e col bianco fa, che altre dell'ali fiano dipinte ad occhi
agguifa delle penne del Pavone,, altre punteggiate, altre ra-
befcatc in mille bizzarre maniere.. Non fono men vari , nò
MiraUlìdìT^^^^ vaghi li colori de' pennacchi , delle crcfte, dell' anten-
%t'fitàittcìo. ne, e fopra tutto quegli altri dell' incifuredeldorfo, in cur,
fi^ di ftrutiu. (^Qxaz in tanti cerchietti pajono incaftrati i Diamanti , rubi-
tancnpuòna ^^ fmeraldi , topacj , e qualfivoglia altra gemma più rilu.
fitrt dalla ftr. ' ., ' ^ '' J , o. ,, r • i. •
mtnieiiont. cente, c pi u rara ; Ora dove e mai nella fermentazioncl in-
telligenza della Meccanica per ordire in Piume tanti tenuif-
fimi filamenti, onde riflettano sì opportunamente la luce? £
dove gl'ingegni della profpettiva , per accordare in tanta ar-
monia , ed in si piccolo fpazio tanta varietà di tinte ? Crefce
infinitamente l'idea del Magiftero, fé dal colore degli ordi-
gni a pafll'a all'artificio degli ordigni medefimi, e dagli or-
U(f!nnt'ff ^'6"i' che fervono alla pieghevolezza , e all'equilibrio di
tifano T/ftfi ^"^^^ ^^ macchina dell'infetto fi palla a confiderare le tana-
f.ttierati dai glicttc, le forbicine, e i trapaneai , le probofcidi , con cui
mete ftrmin- gì' Infetti , 0 da' capigliamenti , o dagli apici de' fiori flrap-
'•"""'• pano quei granelli inguainati intorno, allo Stilo , affine di
nutricarfi con alimento proporzionato alla loro delicatezza,
o forano 1 femi delle piante, le crefpeddl' erfa:, iramofcel-
li de'Rofai, e fino le fcorze delle querce, e i dorfi degli al-
tri Infetti, affine di depofitare ivi l'uovo, e difenderlo dal-
le ingiurie dell'ambiente, e dagli fchiacciamenti , o voraci-
tà degli Animali maggiori . Ma perchè m'arreflo io su gì'
Infetti? Bifogna mettcrfi fotto gli occhi le varie fpecic di tut-
ti gli Animali, che volano, che nuotano, che rampicano,
cjìc camminano; bifogna confiderare la moltitudine, e la va-
rietà de' loro organi, e delle loro brutture , la moltitudine
delle imprcffioni , che quelli organi ricevono da tanti ogget-
ti.
Parte IJ.Cap.XP^. 131
ti, che gli circondano, la facilità, la prontezza, l'unifor-
mità, con cui qiiefle impreflìoni inciafcimoillantc , oallon- BilhnrMt
tanano gli animali da tutto ciò, che loro può nuocere , o dart alla fir.
gli avvicinano a tutto ciò , che può loro giovare , o per la miataxioM im.
confervazione dell'individuo, o per la moltiplicazione della "'^'i'/'f , '
fpecie, e poi negar, fé il può, che per formare un' animale f"'"'"^'-
non fia necefl'irio dare alla fermentazione , non folo un' in-
telligenza, e un'accortezza , che prepari, addatti, e perfe-
zioni organi si mirabili, ma ancora una prefcienza , che s'
eftenda a tutti i bifogni , e a tutti gli ufi degli animali , in
tutti gli flati, ed in ciafcuno iftante.
p. Ma fento oppormi eifer vero, che per via de' moti eie- Hjfpofla dtgU
chi non fi poflTano formargli animali, manon per tanto fé- ■^"^"■/"'■J '\-
guirne , che formar non fi pollano pervia di moti diretti , JX^/TaIm
provenga poi la direzione, o dalla forza pi a dica , o dAÌÌ'zr- ^ajfirlfJlr.
monia imprtefla ne'moti, oda Dio ftello, tre principi mQ-%tnùaère.
tafifici dell'accoppiamento. La forza pia fi ica ($■) ocome al-
tri la chiamano la luce feminale benché non abbia né intel-
ligenza, ne arbitrio, ne forfè anche fenfo , tuttavia, effen-
do incorporea, ha tanta d'abilita, che le bada a confervare
plafiicamente i numeri armonici , e le Idee delle leggi de'
moti. Prima della vita, della fecondità, della bellezza del
fuo Artefice, tutte le cofe produce , e governa , e tutte le
orna, e riftora. Quindi i Pianeti, e le Stelle anno il lume ,
l'influenze, i fiti , e i moti immutabili; i faflì , i metalli , le
gemme anno le loro grandezze, le lor figure, il lor pefo. I
fali , i zolfi il fapore, l'odore, e il colore; gli animali , e le
piante colla vegetazione, e col fenfo, l'origine, e la ftrut'-
tura: non è l'uovo per tanto, che l' inviluppo di quella for-
za . Ella rifvcglia lo fpirito attivo, e brillante, che agita ,
e raggirai liquori dell' uovo i ella dirozza l'embrione , ella
(lampa l'Idea della prole. Cosi col motoi Platonici, i Chi- "^
mici , i Cabalifii , e tutti gli altri , a cui è in delizie , *
ed in preggio la Filofofia mifleriofa. Ed in fatti, non è egli
un mifiero , che vi fia uno fpirito incorporeo , e che frat-
tanto non abbia , né mente , né volontà ? Che vi fia un' ef-
ferc
(y.) Trincipium aliqmd mcorporeian , & immateriale non per
aqnam tantum , & aerem , [ed paritcr per miverfum Mun-
■ - , «^w» permeans InteUe[lu licei nullo , imo nee fenfu qui-
-iCl dem , nifi forfan obfcuriore, fed vìx folùrn pradito gena-ala
'■.&c. VA. Ilenricì Mori Enchir.Metaph.p. }isf.
t}l Delle Vo^ a delle Femmine Fhjt'pare .
Si fa vediti^ fere difufo in tutte le parti della materia , e che frattanto
*fhfì""' ^' "°" ^^^^^ cflenfioncf Egli e di fua natura immutabile , e
mìfiHofJ'^^'f pure non fuffifte, che ne' comporti, che continuamente fi mu-
Cabni-fticà. tanoi ha forze eguali in tutte le parti della materia, e pure
in tutto egli opera divcrfamente; non ha l'Idea del numero
armonico, che in grazia del compofto, e pure ritien qucfl*
Idea , anche , ruando il compofto è disfatto ; con fommo
ordine dirigge i moti , ne sa dove ; lavora degli organi am-
mirabili nella ftruttura, e nell'ufo , e non sa perchè , efe-
guifce Tempre fenza concepire alcun diffegno , e non efe-
guifce, che in certi tempi, e in certi luoghi , fenza avere
alcun' arbitrio. Che cola e la virtù Plaftica ? Che cofa è il
ravtUfenola contenere Plafticamente i numeri Armonici f Che cofa è dif-
fo'^iùfìaftica^ fondere Plafticamente la vita alle Piante , e agli Animali .'
t it fui imma. Da quali effetti fi deduce quefta forza? E come fi dimoftra ,
gìnatt fifra. ^]^^ nelU naturaè neceffaria ? LaLucs, i Magnetifmi, il Plul-
^"""' io , e Refluflb del Mare, la gravita, l'elaftìcicà, la fermen-
tazione ftefla, fcnon fono meccanicamente fpicgate, fono al-
meno adombrate, e quando ancora nonfofseronè fpiegatc ,
né adombrate colle leggi meccaniche, non fi dimoftreramai,
che fia irapoflìbilc lo fpiegarle , e 1' adombrarle con quefte
leggi, in quella guifa appunto , chenonpuòdimoftrarfi l'im-
t>iff<iihà in. poflìbilità della quadratura del cerchio, benché ancora ilccr-
diffiìubili. chio da alcuno non fia flato quadrato. Sino adunque, che
non fi fciolgono quefte difficultà , finché fenza nomi vuoti ,
e fuppofti, e prodigiofi non fi dimoftra la ncceffità , elaPof-
fibilità della forza plaftica , e non fi dà un'Idea chiara, e
diftinta della fua natura, e de'fuoi attributi co'migliori Fi-
lofofi del fecolo io ho il diritto di rigettarla, ed'abborrirla ,
come un rifuggio, e un compendio d'ignoranza.
SiHttn\a dt' IO. Alla forza plaftica altri foftituifcono l' armonia fìejfj de'
^f"^'cl"/urliìnotl, che da Dio imprefla una volta nella materia , fi difon-
mi'dtrni'. "de, e fi conferva immutabile nel progrefso dc'fccoli , come
appunto il moto, ccmunicato alle ruote d'un grande oriuo-
Armeni* im. \q f, mantiene, e dura non foloper molte ore, ma permol-
ptijfant'mott. ^j ^igfj ^ g ^^^ molti anni, fempre battendo le ore , e rapprc-
fentando ancora i corfi del Sole, e della Luna . Qiiefta fen-
tenza , che rafsembra ragionevole per quel , che riguarda
Non^.fA/wVgli effetti ordinati del moto, non è poi , che un' efpreffionc
tfprtjffìontpMi. palliata della forza Plaftica per quel, che riguarda la for-
iiatadtUafor. mazione degli animali , imperocckè dato ancora , che nella
Z'plffitfa. Hjgtgria vi foffe quefta forza imprefsaj dato che qucrta for-
za
Partf 11. Cap. xr. 133
ii variamente limitandofi , e modificandofi nel refto de' cor-
pi, producefle, e le accelerazioni de' gravi , e leofcilazioni
de' Pendoli , e le proiezioni , e le forze centrifughe , e gli
cquilibrj, e preffioni de' liquori, e quindi di nuovo niodifi-
candofi la gravità, la luce, i magnccifmi, e gli altri effetti
più comporti, fé tuttavia non fi fuppone, che inquefta for-
za v'abbia intelligenza, fagacità, e prefcienza, non Ci fpic-
gherà mai , come colle leggi de moti ordinarie ella pofsa for-
mare uncorpo organico, in cui , come s'è detto di fopra , v'è
duopo di tanta maeftria . Si dirà forfè nella forza impressa v'
è un certo metodo , il quale non lafcia d' efsere in fé flefso
infallibile, benché fia incognito a noi, che noi non dobbia-
mo colle noftre Idee afsegnare i limiti, e le regole a que-
lla forza -, che Dio avendo provifti gli animali di tanti arti- .^
ficiofiffimi organi ingrazia della generazione , averà ancora ^.'«k
in quelli organi determinate le circortanze delle leggi de'
moti necefsaric per formar gli animali . Tali difficukà , an-
zi che allontanarmi punto dalla mia oppinionemi vi confer-
mono vieppiìi. Io concedo in primo luogo, che il metodo
della generazione fia incognito in fé, ma foggiungo , che
dall' incognito, non feguendo , che l'incognito , non è le- jainZoÙtf
cito a noi né di affermare 1' accopppiamento , ne di nega- cb, rintfgnitè.
re lo fviluppo , e perciò la fentenza rellando nella fua
prima difficultà , quella certamente appo noi farà me-
glio, che farà fondata sii de' dati più evidenti , e più cer-
ti. Concedo in fecondo luogo, che negli organi; defiinati al-
la generazione s' abbiano a cercare le circoflanze delle
leggi de' moti, non però di quelle, che formano l'anima-
le, ma di quelle che irrigano i vafi dell' animale già for- j n'J"^-""}'
roato. Siccome la Natura ha fatto il Cuore, e il Cervello , J^,/ '^'
per feparare certi fughi defiinati a dare il moto a tutta la
macchina: così ancora può aver fatti tutti i laberinti de' vafi
fpermatici, le Ovaje, le lor filiere, e le lor celle artificiofe ,
non per altro fine , che per feparar il fugo deflinato ad im-
primere le prime fcofse all' animale , che è già rinchiufonell'
uovo, e che per fé fleffo è impotente ad ogni fviluppo fen-
fibile . Almeno quello è quanto di chiaro , e di di(linto,che
noi poffiamo concepire nell' ufo di quefli organi ; E chiun-
que fpingendo oltre le conietture vuol dare a fughi , che fi
filtrano , e fi affottigliano , la forza , e il metodo di ordina-
re, e di efcguire un' opera, che paffa in artificio con tutte
le altre della Natura, e miraffcmbra fimile a coloro, iqua-
Gg live-
13 4 -C)f//f Vonja delle Femmine Fi'-itpare.
implicita Ji\[ vedendo, che il cervello è la fede dc'fenfi interni, e dell'
mUum,(bt„r. j^ima intcllcttìva , s'affaticano di ritrovare nella circoJazio-
m"; "Vemi'ff^'^ ^^g^' fpiriti animali, nelle ofcillazioni delle meningi, o
faeciàrimma. delle fibre del centro ovale la maniera , con cui fi fa l' imma-
iinaiiotit &f. gimzìonc , il giudicio, e il difcorfo. Concedo in tcrz> luo-
go, che nelle noftre Idee non fi polfa , ne fi debba cercar la
regola della natura ; ma chi potrà poi negarmi , che dalle
mie Idee io non abbia a dedurre la regola di «guanto affer-
mo, e di quanto nego, e che niente volendo io affermare ,
o negare, che chiaramente, e diflintamentenol conccpifca,
io neghi la formazione degli animali per raeccanichifmo , giac-
che non conccpifco la minima orma deli' animale in tutte
le leggi meccaniche?
tuppufiiimcti II- M^ P""" concediamo, che i moti della materia diretti
ilirrtti delia da Certe leggi a noi incognite pollano formar l'animale, ed
materia , che cfaminiamo, che cofa da qucrta fuppofizione ne fegua . Égli
fofa ffgua. ^ certo che febben quelle leggi ci fono inccgnite in quanto
alla maniera della loro azione, non ci fono però incognite
in quanto a' loro caratteri generali, che a dir vero, fono i
caratteri fteflì degli attributi divini, da Diofteflò impreffi in
tutte le opere, che egli ha fatte, conciofiacchè non operan-
do Iddio, che per la Tua volontà , e non potendo in confe-
guenza fmentire colla fua azione gli attributi, ne' quali ne-
co»rf;^iff«;, cefl'ariamcnte fi compiace , e ne' quali ritrova la legge, eia
the debbono rcgola inviolabile della fua condotta , s'egli ha flabilite k
tmirtimoti. jj.ggj jg' ^qjI ^ ^jjg producono gli animali , forza è , che quc-
fte leggi non fi oppongano punto nò alla fua fapienza , né
alla fua femplicità, né alla fua immutabilità , nò agli altri
fuoi divini attributi : Debbono perciò eflere necelfarie , genera-
li, femplici, e coftanti. Neceffarie, e generali, perchè niente
anno n-l aver d'inutile, o nell' azione, o nel numero, nicn-
•Dehhono tffiftVs. di riftretto, o di corto nella comprefTione , e nell' efica-
femplici, e cof- {ione : femplici , e cofìanti, perche nella maniera più com-
ftantiist. pcndiofa , e più facile anno infallibilmente a produrre un'
infinità d'effetti in tutti i luoghi, in tutti i tempi, ed in tut-
te le altre circoftanzc . Cosi ne' moti ordinarj le due leggi,
che tutti i corpi fi movano per linea retta , e che 1' Azione
fia eguale alla Reazione , fono neceliarie, e generali, per-
chè fenza di effe vi farebbe un'infinitàdi moti inutili, e con
effe fi fpiegano tutti i varj generi , e le varie fpezie de' mo-
ti; fono femplici, e coflanti, e perchè fono immediatamen-
te tolte dalla direzione, e dall'urto, e perchè in tutti i mo-
ti evi-
Patte IlCap. Xf^. 13;
ti evidentemente fi confervano. Tutu dunque la diffìcultà fi ri- ^"f'-^'^'"''^
duceadimoflrare, fé in quefte leggi incognite vi fieno, onon Y^Jaf'ifi
vi fieno quelli caratteri , perchè levi fono, la formazione per é",^"'/' '^'*
meccanichifmo e vcrifimile: ma fé non vi fono quella ma-
niera di formazione none che un vaniflimo futterfugio .Efa-
miniamoLi dunque apparte apparte, e facciamoci a confide-
rare qualch' effL-tco , in cui fenlibilmence apparifcail lor ordi-
ne . lo prenderò un vcrms da feca. Quando quello {6.) h
piccoliflimo ( e ciò colla fua proporzione conviene a tutti
gli animali) continuam.nte fi fviluppa , e ifuoi fonni fono ^';;'"f*«/''^»
« ' ...... .^ '. .' . . . ^ .., e Cuoi moti , •
■certe impotenze di vigilia , e certi deliquj , che patifce nell /p,/^,^.; ^ '
abbandonare la fpoglia antica. Si dibatte egli, fi contorce ,
s' irrigidifce , percoilo appena fi rifcnte, e allorché è nell'
atto della penofa mecamorfofi , impiega tutta la forza delie
fuc vifcere , e de' fuoi mufcoli , per aggrinzare il corpo ,
per inarcarlo, e per ispingerlo , onde elea dall' apenura ,
che nel principio della fpoglia è già dilatata- Or io diman-
do, non ballav'egli a quelle pretefe leggi includere il verme
nell'uovo, e fé anch; volevano provvedere aliai alla delica-
tezza della fua macchina , non ballav'egli, che oltre l'uovo
il guernijfe d'una spoglia, o due abili a difenderlo dagli ^^"J/^^^'/fj
agenti, che potevano offenderlo? Ma a qual fine fafciarlo con rt.
tanti inviluppi di spoglie, e di fpoglie, che egli dee abban-
donare, e abbandonare con tanta fatica , e intanto tempo?
(j.) Non fono quelle leggi , che allo ftello baco dafetanon
danno alcun fuco, come quello, che elfendo quafi una va-
gina , e una mafchcra d'animale, e tutto fatto in graziadel-
]a futura farfalla , gli è inutile il multiplicarfi generando
de' fimili a sé? Chefforfe quefic leggi fono contrarie al lor
faggio inllituto, oppure a bella polla cambiano arte, e dif-
fcgno, prima accoppiando , epoifviluppando , prima orga-
nizzando , e poi fmcmbrando, prima componendo, e poi
diflrusgendo , e accoppiando, organizzando, e componendo
con fcmma fretta ( perchè, ed in quanto tempo fi genera il
baco?) per ifviiuppare , per ifmembrare, perdillruggere con
fomma lentezza? Se quello non è ozio, non è cappriccio ,
none incofianzn, e qual farà?
Ma io dico ancora, che in quelle leggi niente vi ha di Hu'.laì digf-
generale, e niente di fcmplice. 1. Egli è manifedo, che tan- «'"»'' > ' '''
Gg Z te f""!''.'". •"
(6.) AUlp. De Bombice.
(y.) ^tti dell' accademia di Tarigi^n. i6pp. Ta^.^6. &c.
quffli Iti
X}6 Delle Vorua delle Femmine Fiofipare.
te fono le leggi generali , indipcndeoti 1' une dall' altre ;
quanti fono gli effetti di quefte leggi , indipendcaci gli uni
dagl'altri. Cosi ne' moti ordinar) altra è la legge generale,
che determina i corpi a raoverfi per linea retta; altra quel-
la, che determina, che la loro azione fu eguale alla loro
reazione ; perchè la prima legge riguarda la direzione de'
moti , e la feconda la diftribuzioive della forza ndl' iflante
dell'urto due moti affatto diflinti. II. Egli è certo, chetut-
•Dherjltà dd- ^^ ^^ ftrutture degli animali di fpecic diverfa anno qualche
hUggiin tut. cofa di particolare , e di corrifpondente in modo a var; ufi
ttìt rpeiiedi. della fpccie, che non da niente di proporzione a ciò, che è
tJi animali, particolare, e corrifpondente agli ufi d'un altra fpecie : al-
tra farà perciò la legge generale, che agli Uccelli dà le pen-
ne per il volo, altra quella che a' pefci dà le vefcichette per
il nuoto. Altra la legge generale, che a'ferpenti, a' polipi,
a' bacherozzoli da le fcaglie, le branche , le incifuredel dor-
fo, onde ftwfciare , afferrare, arrampicarfi , altra' quella ,
che dà alle talpe, a i ragni, alle api, a' quali animali dà
certe mani, e certi piedi, onde cavar la terra» teffer le te-
le, e fabbricar l'alveare. Quante leggi di verfe, affinchè de-
Divtrfiià dì gli animali altri abbia un ventriglio, altri ne abbiano quat-
pa^ti ntgii ». tro, altri un occhio, altri quindici, altri innuraerabili, al-
lumal,. JJ.J yjj Cuore, un cervello, altri tanti cuori, e tanti cervel-
li quanti fono gli anelli, che fpartifcono il corpo loro. Io
rellringo troppe cofe in un fafcio baftando, per dimoftrare
la necefTuà di molte leggi generali , il fermarfi full' occhio
folo degli animali in tutte le lor varie fpecie diverfo, e nel-
la figura, e neifito, e nel moto, e nel colore. Effendodun-
que quafi infinite le fpecie degli animali , infinite le loro
- ^ . . . {brutture, infiniti gli ufi delle medefime, infinita farà lamol-
iUufi\td\nfi. titudine delle leggi generali, ciòche fa, che non faranno né
mtiimori. "più generali, ne più femplici; non più generali (8.) perche
celia l'Idea del generale, dove vi ha una moltitudine infini-
ta di particolari, non più femplici , perchè iì toglie affatto
1' Idea della femplicità, dove in una fol opera v'è bifogno
di moltipl icar molte leggi tra loro varie , e independcnci . S'ag-
giugne, che tanta moltitudine di leggi importa ozio, igno-
ranza, impotenza nel Leggislatore, o dimortra almeno, che
la fua prcfcienza non è infinita , che le fue Idee non fono
fapien-
( 8. ) P. Alelab. Metaph. d. z. p. 48. che pctre , fia dello flcjfj p.i-
rcn .
Parte 11. Cap. XF. ifj
fapìentillìme , e che con una fola azione , e in modo fem-
pliciffimo non può fare un' opera infinitamente comporta, ed
infinitamente feconda, il che quanto fia contrario alla natu-
ra, alla condotta, e all'azione dell* effer perfetto baflcvol-
mentc fi è dichiarato di fopra. Io so, che quefto argomen-
to non farà a grado a tutti , e maflìmamente a coloro , che
della vera Mccafifica non anno alcun fapore, ma, comecché
poco mi curo de' loro applaufi, così poco mi curo de' loro
difprezzi, ficuro, che difcreditano, e condannano ciò , che
punto non concepil"cono , e che forfè non faranno giammai
abili a concepire, fé non fi provedono d'Idee più lucide, e
più fenfate. Rerta dimoflrare, che ne meno qucflo principio
direttivo de' moti della materia può eflere Iddio: Perchè, o ...
Egli opera dipendentemente dalle azioni occafionali , o nò , ff^r" iUriacU
fé il primo, noi dimortreremo, cerne di fopra, che in que- pw direttivo
fte cagioni vie molto d'inutile, molto d'incoftante, nxtniz ài di quefti moti..
generale, il tutto comporto, econfufo: Se il fecondo, potrà
diflìcilmente fpicgarfi, perchè non da tutti gir uovi nafcano
tutti gli animali , perchè fia determinato il tempo della loro
generazione, della lor covatura ; perche paflìno per tanti
fucceffivi fviluppi, potendo Iddio fupplirea tante fpcfe colla
fola forza della fua azione, s'egli opera immediatamente da
fc . Concludiamo dunque, che gli animali non poflbno for-
marfi per accoppiamento di parti , non avendo querto accoppia-
mento né principio meccanico, ne principio metafifico, che lo MAutor"'
determini. Non principio meccanico, perchè querto non può cbegjianlmZ
efsere, X)k\'X^r.iv\t\, nel' elaflicità, nò\:\fcìment^izione , piena '''""> f«^«#
di moti tumutiu.u] , incerti, impetuofi, e ciechi. Non principio -^'*'"'">*" P"
metafifico, poiché querto non può ertere né la forza Tlaflica, "J.'^PP'^'j'^'^f*
nèla forxa imprejfa , né Dio, che va fucceffivamcnte operando '^'"'"-
non la forza Plartica, eh' è una forza finita , inutile, con-
tradittoria; non la forza impreca, perchè le fue leggi fi op-
porrebbero alla femplicità, all' immutabilità , alla fecondi»
tà, ed' agli altri caratteri degli attributi Divini : non final-
mente Dio, che va fucceffivamente operando, perchè l'argo-
mento non prova nulla, provando troppo. Ed ecco ciò , 'che
porto dire su la prima parte della Quirtione.
CA
X j 8 Delle Vq^a delle ftmmine n^ipare .
CAPITOLO XVI.
Che tutti gli ammali non potendo fuccejjivaìrieme formarfi ,
furono già dal principio di. tutte le co/e per-
fettamente formati .
I. PEr
X da
dare un poco di quiete all' animo di V.S.Illuftrifs.
da cosi forci, ed ingegnorciVI;:dicaZÌoni forfè fianco,
ma non già Tazio, ho creduto bene dividere in due parti la
Lettera del dotto Amico, e fare, che alquanto fi ripofi, e fi
rallenti, prima ch'entri nel tìn fondo d' una cosi ibttile , e
ftrepitofa Quiftione. Avrà letto nella pallata, e leggera pu-
re nella prefente alcune cofe già divulgate in occafione di
jttircn di ^ut. ccvtà contefa Letteraria , nata in Italia fra due Valcntuo-
/fa htstera , jjjini nel loro genere, onde non le cadelìe mai in mente, che
quello avefle rubbato da qucfto, o quelli da quello, ma fac-
cia conto, ch'egli fia uno ftelTo fteflìflimo Autore, chcnell'
una, e nell'altra maniera ha voluto sfogare il nobile fuo in-
gegno , e pubblicare, fé non il primo, almeno fra primi in
Italia le migliori dottrine del fecolo. Senta dunque , come
vieppiù s'inoltra, e profondamente difcorre.
. ?.. Paflìamo ( dice ) alla feconda Parte, e sforziamoci, di
Zan'f'arenò' ^^'' chiaramente vedere, che gli animali non potendo fuccef-
l^y pri'ncìpi» fi vamente formarli, furon già tutti nel principio delle cofe
da-Dioform» formati perfettamente, e che perciò nell'ovaja del primo ani-
'>• male d'una fpeciefi avvilupparono tutti gli animali di que-
Aafpecie, i quali nelprogreilo de' tempi dovevano crefcere ,
e manifeftarii . Quella propofizioneè formidabile alla fantafia,
-^■ic li j- e appena ella fi pronuncia, chela fantafia fi fiordifce ,(i fpa-
comtpir, tjue- vcnta , c fi avvilifcc , ne vie cafo, che polla acquietarfi al-
ftaPr*pffiii(,,\z villa di tanta moltitudine, di tanta variccadi fimolacri in-
w. volti con tant' ordine gli uni negli altri, e lenza chela pic-
colezza delle lor moli gualli punto la lor fimetria. Se vi ha
paradoffi nella moderna f ilofofia , certamenteall' immagina-
zione quello par dello, e piuttollo, che ammettere quelli in-
viluppi infiniti, ella fi ridurrebbe a confelTare, che il fuoco
fia fenza calore , il Sole lenza luce, le piante, e le bcllie
. ^; ^^„_ fenza vita , efenz'anima. Non bifogna peròfpaventarfi , rna
fipire fatiit opponer fubico fantafia a fancnfia . E qualcoù di grazia più
que_/!a dottri- facilmente s' immagina , che gli animali, che già fono , cre-
na degli /vi- fcano, c fi manifcllino? O che gli animali, che punto non
iff'- fono.
Parte li. Cap. xyi, 139
fono,/! facciano, e fi facciano d'una cofa, chenicnte ha d'ani-
male, e niente deh' animale che fi h^ Nel primo cafo, fcnon
s'arriva à immaginare, la colpa e della debolezza della no-
flra fteffa fancafia, ma ndl' immaginare il fecondo, non fi
tratta di meno, che di rapprcfcntarfi un miracolo. E' mira-
bile, io Io voglio, che vi fia un' infinita d'animali inunpic-
coluovo, ma e mirabile molto più, che efca dall'uovo un
animale colla potenza prodigiosa di generarne altri della fua
fpczic, ognuno de' quali polla generarne altri fenza mai fine.
E' mirabile, che la generazione altro non fia , che il prin-
cipio d'un' animale, che la Natura vuol foftituire in luogo
d'un' altro, e cosi collo fiello mezzo della nutrizione propa-
gare la fpecie degli animali, e confervare i loro individui >
Ma è molto piìj mirabile, che la generazione fia la trasfor-
mazione d'una fofianzain un'altra diverfa, trasformazione, „f'j'^Z"fiìs'
che niente ha di comune col moto locale , che fi fa in un' ~a trfpp' mi.
jftante, e che verfando tra cofe di diverfo genere debba fu- rabilt.
pcrare una distanza infinita . Niente più facilmente s'imma-
gina , che gli fviluppi , perchè faciliffimamente s' immaginano i
loro modelli tutte le opere della Natura. Non v' è erba, ne
pianta, che non involga un formicolamento innumcrabile "i"'^"""* •
',,.',. p. • ,- 1 ,- • .1 ed ogni ani ma j
d animaletti , anzi negli animali medefimi non v ha parte , /, /,a ; fuoi
o dentro , o fuori , che non annidi molti altri animali di animali <é(.
fpecie diverfa. Qiiafi ogni animale ha i fuoi pidocchi , ifuoi
vermi particolari , ed è ben ragionevole il credere , che a
quelli non manchino i loro, poiché finalmente anche quefta
effendo providcnza della Natura , ella deve efienderfi egual-
mente al grande, che al piccolo. In que/ìi modelli d' invi-
luppi vifibili fenza fatica fi rinvengono almeno gl'inviluppi .,, .
invifibili, mi coli' Idee, che noi abbiamo egli e inipoffibilc i,;y^;;7^' "^J'
di mai comprendere qual fia la Virtù prolifica, e come \'\ì- prene ^v ìhvC
nione di due feffi (anzi in molti infetti, e in molti uccelli il ^m'' iriv*/^^
femplicc contatto della femmina, e del mafchio) poflamac- ''•
chinalraenté produrre un terzo, che niente ha di proporzio-
ne con qucfta unione con quefto contatto, nò co'femi. Se
fi ricerca, e perchè gli animali abbiano certi limiti determi-
nati di grandezza, e perchè alle volte degenerino i moftri ,
e perchè i mortri non fi difcoflino mai dalle mifure della lo-
ro fpecie, e perchè la Madre imprima fui feto la fomiglian- ^^^^^^^^^^
za, o dell'Avo, o del Padre, ò del Zio, quanto è diffici-^/, y-p;/„pp; }
h a render ragione di quefti fenomeni cogli accoppiamenti, /p'V?^'"' • pia
o colle trasformazioni , altrettanto egli è facile il renderla """''' /"»»-
cogli '"""'•
14© Delle Vc^-ci delle Femmine Fi-vlpare '.
cogli fviluppi . In quanto a' limici della grandezza , cfTendo
l'Animale già delineato nell'uovo, a proporzione , che le
parti del nutrimento infinuantifi tra fibra , e fibra fono , o
abbondanti, o fcarfe, impctuofe, o lente, fottili, ogrofTe,
le ftcffe fibre più, o meno fi eftendono, egontìano; ma non
mai più di quello, che importa le lor piegature , ed attor-
tigliamenti, non altrimenti , che accade in un gomitolo di
refe, da cui, disfacendofi , non fi potrà mai ricavare mag-
tteSri etmi S'^"^ quantità di filo, per quanto fi tiri, di quella , che vie
fiiuant. lopra ravvolta. In quanto a'Moftri riducendofi tutte le lor
differenti fpecie, o all'inedo de' membri , o all'irregolarità
della figura loro , egli è manifefto, che tutte quelìc ferabian-
ze dipendono dà piccoli corpi, che tra loro s'intrecciano,
o in tutto, o in parte, onde alle volte danno un comporto
di due tefte , di tre braccia, e fimili, o dalla mordacità, e
fuperfluità d'umori, che irrigando i vafi de' piccoli fimolacri
gli gonfia, o gli reftrigne oltra le proporzionate mifure. E
poiché Tinello fi fa nell'ifteffa ovaja, e tra corpi dell' iftefla
Similitudini ^l'uttura, può bensì alterarfi l'ordine della ftruttura mede-
(fitgate, fima, non mai la fembianza della fpecie. In quanto alle fi-
miglianze impreffe, ficcome in una pafla arrendevole fi può
improntare qualfivoglia figlilo, anche lievemente calcando-
lo ; così al volto d'un fimolacro infinitamente delicato ogni
minimo moto può variare la fomiglianza, non clTendo per-
ciò necelTario , che più, 0 meno contornare, o affilar le par-
ti più , o meno increfpate , o ftirar la pelle , onde rifletta il
lume con foavità, o con fierezza. Colla ftefl'a facilità fi fpie-
ga , e perchè gli Animali nafcano coftantemente colla fteffa
Tutttiìbìè '^Sgc di generazione, colla fteffa foggia di ftruttura , e ciò
iigitiUfi{pU- in tutti i tempi, e in tutti i fiti, e perchè nel loro fviluppo
ga là quifu la fermentazione di fua Natura inquieta, e furiofa palla per
sifitma. incrementi sì momentanei di moto , perchè gli Animali fie-
no fafciati di tante fpoglie , perchè i vermi , che hanno a
pafiare in Mofche, o in Farfalle, o in Cantarelle, o Scara-
faggi non abbiano fedo, perchè per la generazione balli al-
le volte il femplice contatto della Femmina, e delMafchio,
e perchè finalmente tutti i corpi degli Animali, ( effetti ira-
naediati della Sapienza , e dell'Onnipotenza Divina ) fieno
tanto raaravigliofi nella ftruttura , e nell'ufo degli Organi.
Ji'ftfw ^. Che fé alle volte le Madri lafciano fui volto a loro fi-
h'M fimUitu. gliuoli le fcmbianze degli Avi, o degli Zii non mai veduti,
éiiideg\iAvi.<\\ìz^z difficukà è comune a tutte le fentenzc , e dipende
dalla
Parte J/.Cap.Xn 14»
dalla forza dilla immaginazione della Madre , dai Ricratci,
su cui s'è affilTaca, o dalle immagini ricavate, o daidifcor-
fi avuci. Che fé tutto ciò non appaga ancora lafancaiìa, io
dirò, che ella nonha alcuna giurifdizione per limitari' Ope-
re di Dio, e che traile fue immagini leggiere, e fupertìcia-
ii non può trovare le Idee , e i modelli dilla Natura , che
comincia le fuc Opere, dove la fantafia finifce lefueappren-
iioni. Soggiungerò finalmente, che fé doppo tante Ollerva-
zioni fenfibili, e di Agronomia, e di Geografia, e di Nau-
tica, l'immaginazione non arriva ancora a rapprefentarfi gli
Antipodi, e come potrà arrivare a rapprefentarfi gì' invilup-
pi degli Animali , la cui cognizione è fondata fulla diyifi-
bilita della materia all'infinito, propofizione delle più fotti-
Ji, e delle più profonde della Geometria , e dell'Algebra .
Sforziamoci tuttavia di prepararvela, e di adularla almeno, intilupp; degli
fé non t\ può vincere. Allorché la luce entra per una lente '^J'i^f '*"""*
addattata nel foro d' una Camera ottica , fulla parete oppo- ^(eitar/alvlm
fta ella vi rapporta , e vi dipigne gli oggetti efteriori con m^^ina^iont^t
tutti i loro minimi lineamenti ; ed a miiura, che la lente li //"V^ar^'/ .
fa più acuta, le immagini diventano più piccole fenza per-
dere nulla della lor proporzione, e fi può in modo acuirla
lente, che le immagini riftringcndofi quafiinun punto, ap-
pena poflano difiinguerf: col Microfcopio. Ciò, che ^\ dice
delle immagini in una camera ofcura debbe applicarfi alle si prova coni'
immagini degli oggetti, che fi form.ino negli occhi fteflì de- '>f"^''vo'.'
gli Animali, non molto diflìmili dalle Camere ofcure. Quan- :„ '^'"""'
° ,, , ■ , , • > . • • 1 • . ■ 1 -^ et dea , e con le
to 1 occhio e più piccolo , tanto più s impiccolirà 1 imma- Uggi delfotu.
ginc , onde nell'occhio d'un cardello farà più piccola, che ca.
nell'occhio d'un colombo, e molto minore nell'occhio d'un
fiorando , che nell' occhio d' un cardello , quanto piccole dun-
que faranno le immagini negli occhi delle MoCche , delle
Api, e delle V^efpe t E quanto più piccole nell'occhio del
Gurguglione, e dell'Accaro? E fé è vero, che quelli infet- infinitAd-ec.
ti abbiano un'infinità d'occhi (come n'induce la figura , e (htnegi'liifit~
il fito di quelle membrane lucide, e graticolate, echeagui- "•
fa di tante fenefirclle pare, che ricevano il lume da tutte le
parti, ) qual piccolezza averanno le immagini in quelli in-
numerabili fpecchi a facette ? Fingiamo, che in quelli occhi
vi a dipinga il Ciclo con tutte le Stelle , piccolilfima fenza
dubbio farà l' immagine della Luna , piccoliflìma quella di
Giove, 0 di Saturno, e pure niente avranno di proporzione
colla piccolciza delie immagini delle Stelle fifl'e, Icpiùlon-
Hh cane.
1 42- Delle ZJoTja delle Femmine Vf-^ipare .
tane. Eflcndo per l'ipotcfi imiumcrabili gli occhi degi' infcc-
Tatttliim.^^^ innumcrabili faranno le immagini de' Cicli , e con tutto
tnagimdtCìt- ^^ ■ q^^JQ^. jnnumerabilì piccolilìlme imm.ieini vi farà tuc-
li faranno rim. ,- ^, -■ , ^- , ^ ,, ^ , /■ i > • ° i- -,•
pudolite ntgino cfprcllo il Cielo (tcllato, quale farebbe m un grandit/imo
enti dfgi' in. (pacchio concavo, che ricevelfe la immagine. Or ficcome in
ffrii, «■f'/'^-un piccoliflìmo occhio fi poffona riftringere tant: immagini ,
rar.,10 intere . ^ p^j.^^^; aocora in Un'altra parte di materia non potranno
rinchiuderli, e fcolpirfi in rilievo un'infinità di fimolacri ,
fiuali ■ e fé a ^xxitì organizzati, e perfetti? Certamente a ciò non h riccr-
f,ò/, w'^^'-cino, che tre cofc : la materia divifibile in infinito : il moto ,
che di infinito, U divida ; l'artefice, che fappia , e poffa , evo*
glia drJderla .
4. Ter la divifibilità della materia in infinito , oltr; gli ArgO-
La Jiv!/lhilità meliti Fifici dedotti dalla pienezza del Mondo, dalla crasfor-
della rnaterìa-mazionz degli Elementi, e dalia Natura del fluido, noi ab-
in infinito (*■ biamo moltc altrc dimoi1razioni Gecmctrichc , ed Analitiche,
dtmcfita , prefc dagli Accinrofi, dagli incoramenfurabiii , dallcquanti-
tà legarimiche, dalle quadrature indefinite, edallefcriedei-
le ferie infinite. A qucrti Argomenti Analitici fipoflbnoag-
/«wM^inir;. giugnere molti altri ottici , che raflembrùno più appropoli-
preite in fpai) to , comc quclH , che parlano d'immagini rifirette in certi
infinitamente (p^z] infinitamente piccoJi . Or fi dimoftra nell'Ottica, che
ptccclt. jj, apparenze infinite delle immagini chiufc tra due linee pa-
ralelle infinite fi compendiano in uno fpazio finito, e cheò
determinato dalla maffima , e dalla minima apparenza . Si
dimoftra nella profpettiva , che le proiezioni di due line:
infinite, fituate fui piano Geometrico , e perpendicolari, al
piano profpettivo, mai non arrivano al punto , dove s'in-
contrano le radiali, che fon due linee finite ; E finalmente
fi dimofira nella Catofirica , che l'immagine infinita del.Ca-
teto non eccede la quarta parte del Diametro dello fpecchio
convcHb, e che tutte le altre immagini infinite efifìenti fuo-
ri dello fpecchio fono contenute da cerei limiti finiti entro al-
igvcr/m^ra di lo fpecchio . Chi poffiede anche lievemente le fcienze citata
capire ^ da Mxon quella fiefla facilità comprende quefli Teoremi, chcdue,
dipenda. ^ jj.^ fanno cinque. Ma per dilg.a^ia molti non intendendo-
li reftano colle loro difficultà, non perchè le loro difficultà
non fieno bene fcioltc; ma perchè rii'x non penetrano Infor-
za del principio, che le fcioglie, uè poflono eflèrc capaci,
che la divifibiJità della materia in iniinico ficoncepifce, per-
chè noi abbiamo dimofìrazioni ceri., ed evidenti, che la fan
concepirei laddove effi non ci faxainio mai concepire , e le
Parte ll.Cap.Xyi. 143
trasformazioni , e gli afforbimenti delia luce feminale , pei-
chè non potranno mai dimoftrargli.
5. Effendi) dunque la materia a W infinito divifibile , egli è ma-
nifefto, che ogni fu. j minima parte potrà effere all'infinito divifa ogm pi"' tl'^:
dal moto. Ora la divillone può farli, o in particelle inorga- ,^,7/^7^1'/^
nich'j, o pure organiche . Per generar le prime , bafta, chz infinito.
il moto con certa leggo di velocità fcpari , o flritoli la ma-
teria 3 ma per generar le feconde, conviene , che prima la
dirozzi, cogliendole ciò, qh: ha di fcaiiiO , poi l'effigg; ,
l'incida, e la fcolpifca , feparandoia da ciò , che fa corpo
inutilmente con lei , e fi oppone a quel mod.-llo di fimecria, cofi/ìrianhi
che vi a ha da imprimere. Così ad un pez^o di marmo roz- per fan partu
20 il moto dello fcalpello dà la ferabianza efleriore d' un "l^' organi-
Animale, o di un'Uomo , e fé la materia non fofTe conta- ''" -
mace, fé gli ordigni follerò eftremamente delicati, clama-
no dell'Artefice edremaraente fotcile, non vi ha dubbio, che
il moto lavorando nell'interior della Statua, potrebbe inca-
vare, tornire, e sfiUarc certe parti del marmo , d'onde ne
riffulcallero le art;rie, le vene, i nervi, le glaudulc, i vafì
linfitici, e quanto mai vi ha di vifcere, e di mufcoli in uà
Animale : Oltre a ciò potrebbe anche il moto polverizzare uffittidtlma.
in maniera certe parci , traile quali continuamente mifchian- '"•
dofi l'aria, e l'etere, le mantenere in una perpetua inquie-
tudine, e sbilanciamento, onde acquiflafiero varie contìgu-
razioni, e tcfture di fangue, di linfa, di fugonerveo» e de- ^_
gli altri liquori , che circolano tra i vali . Non vi ha dua- ^M»
quc difficulcà , dice il V. Malebrance , che col moto C\ poffa
formare un corpo organico ancora nel marmo : la difficuU Moto pui far.
tà è il fapere, quali parci convenga movere, quali togliere, mare un corpo
e quali lafciare. Supponiamo addelTo, che in quella macchi- o'g'"'ico,i,eo.
na l'Artefice s'applichi fopra una picco! iflima particella di '^^S"'^.'"''''-
matcria, e che di nuovo la dirozzi, l'cfiig) , la fcolpifca , ''^'""•
non firà egli un corpo organico Umile al primo ? E pren-
dendo di nuovo un'altra parte in quello piccolo corpo gii
fatto, non potrà egli nuovamente intagliare un'altro corpo
organico, e un'altro in un'altro, e cosi fenza fine, poiché
la materia è divifibile all'infinito, e fifuppone, eh' ella non
rcfifta all'Artefice? Per far poi, che quelli corpi infinitamen-
te piccoli già delincati , fucceflìvamente fifviluppino nonba-
fla egli, che il moto s'imprima ne' giri infiniti delle glan-
dule del cervello, e che quivi acquilli un'infinità d'impeti,
«he finalmente raoltiplicandofi termineranno in un'impeto
H h i fcn-
144 ^^^^^ Vo-va, delle Femmine f^ii,-ipare ',
Tenfibile? Agitati gli fpiriti pafTeianno dal cervello al cuo-
Moti infinita- ''^' ^ piacevolifTimamcnte fermentando il fangue fcoteranno,
mtntipictcìi. e gonlieranno appoco appoco le piccole orecciiie , e i pic-
coli ventrigli, e dilateranno 1' ofcillazione, ed il roilcre per
tutti i vafi. A queHi moti infinitamente piccoli , lì pollone
foftituire altri moti infinite voice inhnicamente piccoli, on-
de il fimolacro paflì per un'infinità d'infinitamente piccoli
di tutti gli ordini, prima di giugnere ad una grandezza fcn-
fibile.
6. Non retta dunque , fé non che vi fi.r un'artefice , che
Il fomme Ar. l'oppia ^ poffa , e voglia qiiefìi inori , e qiiefìi [viluppi . Che vifia
^^''^'"^J^^'^V quefl'Artefice egli"è evidente, perchè vi e iddio. Che que-
^ori ''"equeffi '^^ Artefice fappia , e polla, egli è pure evidente , perchè
Ivi/appi. la fua Sapienza, e la fua Totenza fono iifinite . Che Hi pendolo,
e potendolo egli l'abbia voluto, non par difficile a provar-
Kaoioni per. ^^ > ^'^ ^* rifletta , eh' egli non ha creata la materia , che jrer
ihf abbia w. imprimervi le immagini, e gli argomenti della fua fimplici-
i'>'» . ta, fecondità, magnificenza, infinita , ed altri fuoi Divini
attributi. Or qua! lìmplicita, e fecondità? Colla prima im-
preffione di moto comunicato alla materia fupplifce a tan-
ta moltitudine di moti, che nel progrefl'o de'fecoli avrebbe^
ro dovuto replicarfi con tanta inutilità, confufione, e mul-
tiplicità delle leggi de'moti. Qual magnificenza, ed infini-
MovnifieeriTa ^^ '' ^°" ""^ '^°''^ azionc Creare, dividere, modificare la
e infinità di materia, onde ogni fuo punto, per cosi dire, contenga un'
nicfidimojìra infinità di corpi organizzati , ogn'un de' quali e più mara-
Ke corpi erga. vigHofo delle Stelle, e del Sole. 1 corpi inorganici non era-
n^jtff, inan ^^ capaci, che di contenere in loro fleflì un' infinito irrego-
lare, e confufo nelle fue parti, quale appunto rilTuIta dalla
divifione della materia in infinito; Ma i corpi organici, ol-
tre quefta fpecie d'infinito, ne ammetteranno un'altra , ed
Corpi organici^ era quella d'inviluppare in loro ileflì unì ferie infinita d'
chi inviluppa- altri infinitamente piccoli organici, e fé par troppo duro ii
Ko un' , rifinita jjj.j^ infinita, diciamola almeno proporzionata alla varietà,
0riéni!i !"''" •''i'^ bellezza, alla durazione del Mondo . Qual prefcienza
poi, che in ogn'uno di quefti corpi piccoli villa un tal con-
fenfo, e bilanciamento de'moti , che immutabilmente s'ac-
cordi colle altre leggi de'moti , cos'i che , e tutti gli altri
moti concorrano a manteoere, ad eftendere, ad ifviluppare
i corpi degli Animali , e reciprocamente i corpi degli Ani-
mali eflcndendofi, e fviluppandofi, e pa dando per incremen-
ti, si momentanei d'avvanzamcnto comunichino agli Eie»
menti
Parte lI.Cap.XFI. 14/
menti quel moto , eh' è ncceffario per temperare tutta l'ar-
monia della Natura. Io redo bene attonito per tanto, quan-
do confiderò , che rimofTo il Sole , più non avrebbero i
Pianeti, ne il lume, né il moto , riraolfa la Luna più non
avrebbe il mare il fuo fluffo, e rifluflo , che knzi le raon- f'J^'j^/f'f
tagne più non ifcaturirebbero i fonti, e fenza la sfera de' va- pf^^/f'^;;,"^"
pori più non cadercbbero le rugiade, e le pioggie, nò fi co- i,i nectjfaria\
lorirebbero le belle Iridi, e i luminofi Paneglj . Ma <\\.\v\x.q pi" e^uMtart
più mi maraviglio, confiderà ndo , che lo /viluppo del più vUe, '"/"J'J'ji'''-
e /pregevole animaletto fia Jiecejfayio per equilibrare tutte le agi- ^"J/^,/ "
fazioni della 'ì^atura .
7. Se noi meglio conofcef/ìmo i diifegni del Creatore , e .
comprendeffimo le relazioni delle fue opere a'fuoi divini at- ^^T'"']''.'
•1 ' • , r ■ • r • 1- -1 r.-Li r VM""" Olii
tributi, che fono 1 primi fonti di tutto il poflibile, potref- ji„ti,re.
fimo ben' oltre fpignere le congetture; ma tanca è l'immsn-
fitàdel Soggetto, tanta la limitazione, el'ofcuricàdeilano-
ftra mente, che fora inutile, e forfè ancora pcricolofo l'in-
ternarfi di vantaggio in queÓi impenetrabili abifd . Convien
dunque sforzarfi d'invefligar i Decreti della Divina Volon-
tà con altri mezzi meno immediati, e li più facili, e fpedi-
ti fi riducono aU'efperienze , che fon come rivelazioni na- ^fP^'^K' p>-
turali, o alle noftrc Idee, che fono come caratteri , e figli- ZrhlT'n^L
li, in cui icggonfi le verità dell'ordine, in che vcrfiamo. rali&f,
C'onfiliandoci dunque coll'efperienza noi ritroviamo, che
tutti gli Animali nafcono dall'uovo, che fono tutti delinea-
ti nell'uovo, che tutti fi fviluppano, o dentro, o fuori dell'
uovo. Qucfìo è vero ne'pefci, vero negl'infetti, vero ne* ^"f'» g''
quadrupedi, vero ne' volatili, vero ancor nelle Piante. Per- ;:*'"'"5'' """
che dunque non pofnarao pailarc dalla generazione fenfibile „^ tuttiCont
all'infenfibile , e perluaderci , che Iddio abbia voluto dare mll uova , , fi
agli Animali lo ficHo principio, e Io flcfib progrcffodi gè- fmiuppana .
nerazione, giacché la materia non vi refiftcva, e conunfem-
plice moto ci poteva farlo ? Qual'efperienza, e quale ofTer-
vazionc a ciò fi oppone .* Non è egli anzi vero , che in un ,
piccolo fpazio di materia, noi veggiamo addeflo col iMicro- -^^'' "^^/f^
fcopio tanti Animali, quanti dianzi ne vedevamo con l'oc- mnftgua ntU
chio nudo in tutta la terra, e che , fé i Microfcopj ioRao la gentraxhne
molto più acuci , molci altri fé ne fcoprirebbero ancora ? '"^'"(^''■'j''-'
Confiliandoci colle nortte Idee, certamente, che quelle degli '"'""'•
fviluppi non polTono edere, ne più chiare, né più diftinte ,
perché cfTendo fondate su la divifione della materia all'infi-
nito, fui moto, che la divide, full' Artefice, che può, e sa
orga-
146 Delle Vo'-i.'a delle Femmine Fi'-Lipare .
organizzarla diviJcmlola; clic fi ricluconoadalncciantc pro-
pDlizioai Geometriche, Analitiche, e Mcccanich: Jipcndca-
ti da quello problema generale, djta uni furxa , e una fapien-
f empiiate) ^^ infinita , fp'ugar tutte le figure , e tutti i miti , che in //,.' iflan-
''Drhni^" ^^ ^"^ impreco in cei-te parti della ìnaterui , e in ogni parti d: que-
min, "JJ/'a"^ fle parti. Se fi parla della femplicicà delle Klee, ciL- vanno ai
Crtaxions . primi termini della creazione, oltre cui nella materia nien-
te fi può concepire, fc della loro univeffalita elle iicftendo-
no alle cagioni, agli cfiitti , ed alle circoltanze della na-
fcita , della vita , e della confervazione degli Animali . E Te
finalmente ^\ parla della loro approvagliene, e del loro cre-
dito, in clic convengono quali tutti gli Autori di tutti i Se-
coli, e di tutte le Na^ioni . JMe' Secoli antichi quefta Senten-
za fìi confulamente principiata da Orfeo, da Empedocle, da
Anafimandro, da Epicuro, e quafi a copella fpiegata da Ip-
o/»*.mWrf<v/.- pocratc (9.) Pafsò quindi per varj gradi d'impertinenze nel-
Anticbi. le Saiole de' Platonici, de' Chimici, e degli (Icrfi Peripateti-
ci , i quali fé l'imbrogliarono nelle lìgillazioni imperfette
della materia, negli fmcinbramenti proporzionali della for-
ma, nell'orditura organica del feme, ed in altri loro, ode-
lirj, o millcr;. Ne' Secoli polkriori non v'ha diligente Mi-
cografo, che non l'ammetta, fottil Filofofo, che non la di-
fenda. (IO.) L: p:h celebri Accademie dell'Europa l'appro-
vano, e la confermano, e con Tempre nuovi Studj l'adorna-
no, e la promovono. Mi par dunque evidente, che ii pof-
fa concludere, che Dio non folo fappia, e polla formarclc
delineazioni , e gli fviluppi degli Animali all' infinito j ma
che gli abbia ancora voluti .
8. Potrei foggiungerc qualche altra congiettura sii quefla
f'uJ^il^f Isotta , paragonandola alle migliori , che abbia la Filica ;
Ji "tnnr^r"'. ma noi permettono i limiti d' una Lettera , e gli altri miei
"t . Studi . Ycriw forfè un giorno, che provi/io di nuovi lumi ,
determinerò con più precifione, e nettezza, ciò, cheaddef-
Problernail ^^ ^^Qiy^\^^Q folamente in Idea. In fatti , eflendo quello un
di tutti ^ eco. Problema il più compoito di quanti ne proponga tutta la ti-
iiHiiom\(bifi\o(o^^, a ben trattarlo in tutta Ja fua eftenfione vi ix ricer-
vcncaae . ^^^^q molte olTervazioni , ancora non tentate , una profonda
intelligenza dell'origine delle leggi meccaniche , e una fot-
tilif-
( p. ) De D:eta .
(lO. ) Mthigh. Svamerdamio . Leibn. nel Trattato dell' Ipotc fi Fi-
fiche .
é
PaitelI.Cap.'XFl. 147
liliffima, e univerfaJiffima cognizione de'prindpj cklla faen-
za dell'infinito. Aggradifca incanto quello, chepoffo^dii-le,
e mi creda &c.
p. Che vuol di più, llluflciflìmcr Signore ? Come poteva J^'^"^^
mai penfare io , né meno per ombra , di maneggiare una **''
noateria cosi difficile, ed intrigata con metodo più chiaro ,
con dottrine più fceke , con fondamenti più forti ? Penfo
dunque di non aver perduto ; ma acquiftato molto di me-
rito , fé non ho voluto impiegar la mia penna , dove con
canto vantaggio, e mio, e della Letteraria Repubblica è
tbu da cosi nobile, e valenteScrictore impiegata.
CAPITOLO XVIL
Si f piegano, poflo il Siflema delle uova, e degli Sviluppi y
con molta cbirrezza tinti i Fenomeni della.
Generazione .
1. \ Bbiamo finora veduta la cagion materiale , e l' effi-
jLX c:entc della generaz.ioì.e , e fiamo paffuti , per parlar
con l' antico proverbio , dalle carceri alla meta , o dall' invifi- epiUga tiri
bde inviluppo allo [viluppo vifbile , e finalmente per quali , e «'fi»-,
quanti gradi fcorrendo la Natura , ( che non mai torna in-
dietro ) polTa arrivarvi. Prima , che fiamo uomini , fiamo
flati giovani, prima d'eflere giovani fiamo flati fanciulli ,
prima di fanciulli embrioni, e prima d'embrioni, non una
mole rozza , ed indigefla , non un coagulo di due femi ri-
mefcolati , od'unfolo, non una, o tre vefcichecte dalla for-
za plaflica , o dall'anima vegetativa, o d'altra forta abboz-
zate, dentro le quali i primi ftami del corpo tefsa , e lavo-
ri, non finalmente qualfivoglia altra cofa ; ma flati fiamo cii,rbe/:amt
una gcntiliflìma , perfcttiflìma , invifibile macchinetta , àtn- /ìaù mi vm-
tro membrane fottiliflìmc rinchiufa , appocco appoco matu- *" dtllaMa,
rante, e maturata afpcctante il moto , e con il moto la vi- "'■
ta , in cui non ii. genera prima una parte dell'altra; ma fo-
Inmente una prima dell'altra s'indura, fi colora , e fi ma-
ivifefla. Con tale metodo naturale, non violento , non orti- j^^j^ j^n^
natamente fofiflico, non miflcriofo, ne di fmoderata, efof- jffnfraxhfie
pecca audacia ripieno ci è riulcito facile il vedere negli Ani- /""p/'»'. /-«■••
mali , e nelle Donne il modo della generazione , l'ordine , I', '""'"''>'*•
e le cagioni, parendo a me ( fé l'amor di me flefso non mi
lufingd, ) che abbiamo acccfa una face , che illuftri , nonfo-
vra-
148 Di ile Vù -l'a delle Femmine ri-z-ipare .
vrapofta una nuvola caliginofa , che vieppiù una tale , e tan-
ta opera offiifchi , e anneri. Ne l'avere prefo in' preftito da-
gli Animali morti, 0 moribondi , o vivi , lumi più certi , deb-
d!v»t7l'ìi ^^ pregiudicare alle verità d'un si gran fatto fcoperce , impe-
nl* }'"ta"'ii rocche la Matura , che non è , fé non l'Arte di Dio , ia
'sruiio. queftecofeè fempre uniforme, e coftante, ed occultando fo-
lopiù in uno ciò, che chiaramente manifefta nell'altro, do-
na a' diligenti oflervatori la grazia di fcoprire , Te tutto at-
tentamente oflervino, e l'oflervato fra fé paragonino, e de-
ducendo da uno ciò, che non e ben' aperto nell'altro , e i
volumi fuoifciogliendo, gli guida analmente, comeperma-
no, a toccare la verità.
Pofioqutflofi. ^' Commendabile intanto farà, per ferapreppiù aflicurarfi
/fjma , ratri'i col miglior metodo poffibile della fudde:ta , pafTare, a dar-
fen^meni dilla ne un faggio, col far vedere agli uomini di puro, e chiaro
V""''V<"K /"intendimento, con quanta nettezza, porto il noftroSift.ma,
'/'^^'"'^^^^'■^^ tutti i fenomeni alla generazione fpettanti fifciolgano, eco-
cgn'\ltrii. me molte obbiezioni, detto fatto, fi levino, che in ogni al-
tro Siftema indiffolubili fono. Primieramente fumo fuora d'.
Priwa tntflrt. Una grande , e tornientofiflima pena , per ifpiegarc , come
^f'rr^'i"'' ""^ fpirito, o una forza plaHica , o una faculta , od altro
'cerne po/ra"te'l ^^'^ ' ^^^^ ' ^ '^"'^^ fchictta fchietta , non è , che un nome
nerarfiàinuo. vano, c ingannatore , pofla formar dentro l'uovo un corpo
tounccrpoer. di tante parti diverfe, ertremamente fottili , e tutte mirabili
ganiio (Olì fabbricato, con un'armonia tale fra di loro concorde , che
perfino. Galeno flefio, quantunque fenza i lumi della buona fede ,
confiderandolo cantò attonito un' Imo di lode al fomn-.o Faci-
tore, dicendo, che, fé altro non vi fcjfe flato, per confejfare la
fua infinita, fnpienza , e onnipotenz.a infinita , qitefto b.iflava . Lo
ponghiamo fatto da lui , ruilla mettiamo del nortro , a lui
tutta la gloria doniamo; confideriamo la cofa già lavorata.
Tutta itnia- non Cerchiamo, come fi lavori, diamo pace a'nofiri /piriti,
fi» a Vio la Q bando a tanti fogni, a tante Loicali quifìioni , o foffifti-
g'"""^, jì (-herie, e venerando nella grande Opeja l'Onnipotcntiflimo
trana Opera ._ .,..c>. l•^l 1
Operatore, tutta in lui riponiamo la virtù, la potenza , la
lode, la maeQà.
5. Perche nafca uno, o più feti , non è difficile lo fpie-
PiTch> tiaffagìic, mentre quante macchinette, o corpicelli faranno nel-
ufii>,c più feti. Je Ova>c difpofti, per ricevere moto dallo fpirito del mafchil
feme, ci e quante uova far.inno mature, tante remeranno fe-
condate , e nella Donna , per ordinario , uno folo , impe-
rocché, come opera di Dio più perfetta, e più preziofa , an-
che
Parte ll.Cap.xy li. 149
che più rara, e più difficile da fvilupparfidebbeeflere. Non
così in moki altri generi , e fpezie d'Animali , quantoppiù
vili, tancoppiù fecondi, ne' quali, e prcfto, e facilmente fi
riducono le loro uo\a a maturazione, e fecondate fono tran-
ghiottite dalle trombe , e guidate nell'utero , dalle quali a
fuo tempo fcappano fuora gli flrigati feti .
4. Si pongono i limiti alle bugie , agli arzigogoli , alle
filaftrocchc, e quafi diflì, alle mentccaggini , che il conta- si Ut jmtat.
no, per dar pafcolo alla brigata, e alle vere Storie (ì dà la 'Jr"""^"^."'
dovuta forza, e fidanza, fcoprcndofi col noftro Siftema fai- iùZ'i'Atitthi
fé tante miracolofe novelle, che su libri de' buoni, ecredu- (^c.
li Criftianelli iì leggono, e che il vulgo, grande ammirato-
redi ciò, che non intende, crede, come nell'ottavo Capito- p^nt prima
lo, parlandode' Vermicelli Spermatici , raccontammo; con-c.»/>.s.
cioffiecofachè ogni aflennato uomo fubito vede , che né ij.
né IO. né 50. né 50. né 100. né loo. né ^óó. figliuoli non
pofl'ono in un folo parto da una fola femmina partorirfi , el-
fendo tutte ridicolofità, o impoflure di chi imp meato le nar-
ra , per giuntare la volgar gente, e balordaggine di chi po-
co accorto le crede. Di que(k fcmplicità, da far credere agli
Indiani, non già agli Europei , ne parlai anco nella P'^''t<^ ciiTnC'iT
prima , onde non fon più d'umore di efaminarle , giacché
moftrai , che per difendere i favolofi racconti, non vi vuol ifoli falfisi-
altro, che un favolofo , 0 falfo Siftema , per l'analogia ,ftemiappartn-
che hanno le menzogne con le menzogne, o dirò col Redi, '^'"["f^f^lJ''^
le frafcherie, le baratterie, le trappole con cofe a loro fimi-
li. Ma quando i Siftemi fono confacenti alle vere leggi del-
la Naturi, e in confeguente veri, non fi può con quelli fpie-
gare , che il vero. Non e dunque piccolo fegnalc della bon-
tà del noftro, il far conofccre, che non pofl'ono nafcere, da
una, benché arcifeconJilfima femmina, fc non pochi figli-
uoli, e folo quel tal numero, quale e quello, che nelle lo-
ro Ovaje può capire , dove.ido i feti corrifponderc a' corpi
gialli, che cola maturando iì vanno , come abbiamo vedu-
to, dcfcrivendo la loro Ovaja, e quella degli Animali mol- pianti fui
ripari, dove più, o meno de' detti corpi (i vede , giufta ^^ ^aìmtnu'"rui-
ioro genere , e la loro fpezie . Concludo dunque , che da /;-,,,.
qui avanti più non fi debbano confidcrare certe vaghe ma-
ravigliofe Storictte , che fon novelle , fcritte da' primi Au-
tori, per averle fentite dire, non per averle giammai vedute;
e in confeguente da non prefiar loro alcuna fede. Comtn^joint
5. Nafcono i Moftri da due, o più capi, 0 con altre mem- ^'J'" •
li bra ,
\^Q Delle Z^o^a delle Femmitu Vi<uipaì-e .
bri» e parti mokiplicice, o infiemc, come ram ) eoa ratno ,.
s, vmano accaccace , o iacaftjrace, e facco di du€ cionchi uà Colo tron-
ijìorit, Figure^ co, perciocchò duc, o più gcrnij , 0 due , o più uova mi.-
li tffmpìi nel cui'c polfono ia uno redrigncrii , o aniraoiiDcciJarfi , e cos»
fint del Libro ftrettamencecombaciarfi , che coi tempo s'attacchino, fi cono.-
penetrino, s'intrighino, e un folo corpaconfufo, e addop-
piato compongano. Ciò appar manifefto nelle uova delle
ciììmamf,. Galline, che hanno due, o più tuorli, d'onde nafcono polii.
fio ntllt Gal con due, o più capi, o con le membra moltiplicate, de'aua-
iiti. li molti confcrvo nel mio Mufeo " . Nafcono poi feparati i
gemelli, quando un' uovo dopo l'altro feparaco nelle trom>-
^N^'rftòl'i lìf ^^ dlfccnde nella Matrice, ed ha cadauno da fc la Tua FU-
/«'a TratTaia-C^^i^} ì ^^oi Vafi umbiHcali, e le fue involvcnti membrane ►
della Gtntra- Che non pollano poi fpiegarli nel noftro Siftema né i Bria-
.v^ncire. rei, né i Cerberi, ni- le Idre, né quanto la calda fantaQa
.. . de' Poeti, e de' Pittori fcppe inventare, come fi vantano di
Abb Gimmc Potcrc fpicgare nel loro i Difenditori de' Vermicelli Sperma-
DeHtìmini- c'ci , io ridico, efiere quefto un! invincibile Argomento della
busfibiiloCs bontà dei nollro , e della falliti del loro Siftema : perocché
'j'"- quello da fronde per frafche , e il noflro veri frutti per frut-
BemtiMl no^ ^' '"' ^^^na : facendofi cosi conofcere quefto naturale , quello
/}re,f falfià Poecico , per edere conforme le giufle , e perfetciflimc leggi
delùitrui Si. della gran Madre, e l'altro conforme le falfe Idee d' un'ima
A«w , ^tf;wf/i-. paginazione travolta, e mentitrice.
tenof<4t. ^ j^ jj^ y„^g jj ^ygj. jg parti, o le membra moltiplicate.
Se montano le ^^ ^a al Contrario qualche corpo umano, o non umanoman-
fM'ti , come canti: cioè fé nafce fcnza le braccia, ole gambe, o piedi, o
faiììmente fi dita, anzi alle volte. , fé nafce fenza capo {a) o f€n?a cer-
ÌP'fgbi vello( 6) non occorre incolpare la mancanza della feminale
materia, che per quanto poca folTe, dovrebbe fempre edere
badante, a formare un feto, che fulle prime è quafi, o fen-
za quafi invifibile, e di moki giorni è come una minuta for-
mica, anche al dir di Ariftotile. Tutto dipende, dal nonef-
ferfi
( a ) Graaf de Firor. Org. &c,
\\y) Il Chiariljìmo Sig. Morgcgni , ed- io facemmo la'tiototaia di un
feto di nove mefi in tutto perfettiffimo , tolto il Cervello , e
Cranio , che mancavano , e adejfo ho dne d^s^'uole vive da
Caccia , donatemi dal S^g. pitico Conte di "Por'x.ia , djttiffi-
mo , e nubdifjhno Cavaliere, che fono fenz.a le gambe d'avan-
ti, e fono sfuriate con cunofo fpettacolo a camminare o in
_ p^(di, 0 aggHÌfa di fcrps . c^c.
Pam II Cap.W/I. i;i
ferfi fviluppato quel membro, o quella parte, o per cagio-
ne comprimente a lui edema , o interna non dilatante, o
impediente l'allungamento di que' tuboletti , o vafi, e fibre,
che la compongono. Ciò vidi in un Porco (4) che pur ^^^ ^/"/Jj'^^d
fenza tutte , e quattro le gambe , e non ifpuntavano , che tanti, parti .
quattro piccoli monchi, che da me aperti , e con diligenza §a,fl<) Pnc*
óffervati contenevano tutta inviluppata la gamba , e il pie- /« <on(»rva
de. Il moftro pur di Vitello, che altre volte ho defcritto(t) ^T" "'''•*
e il ramo di Palma, non bene ftrigata, e tante altre ofler-
vazioni da me fatte raoftrano la verità della noftra Pro-
pofizione .
7. Se crediamo alle Scorie del Riolanó {e) d'Enrico da Giovani rejld.
Moinichen (rf) del Graaf (e) e di altri, i quali narrano co- te gravi J, fot.
me ceree giovani fempliciotte , e troppo cortefi ( confidate jf^^^^rj'"'"/"
hella ftraordinaria chiufura di quel chioftro, che credono , J^p'J'y- '"""
fé con l'arnefe d;lla generazione non C\ rompa, di non mai
poter elTer Madri ) avendo lafciato sfogare i lor araadori fo-
lamente avanti il medefimo , fono reftate con non minor rof-
fore, che maraviglia gravidv.', non fi può fpiegar meglio quc-
fto raro fenomeno, che col noftro fpirito fecondatore delle
uova . Già dimoftrammo, che non la parte grolla, e panio-
fa del Seme concorre a formar l'Embrione, elTendo gii tue- ^^J^'g'»!-
ta la fua macchinett formata, e precfiflcnte nell'uovo , dove iljJ'^Jl'J.
arrivata a un certo grado di fviluppo non afpetta, che Tur- mar fimbrit.
to, o il moto dello fpiritò del mafchil feme, agguifa d'un' "».
Orologio a pendolo, acciocché incominci a muoverfi , e viep-
più fvilupparfi , ed a vivere : laonde bàfla , che per ogni
piccolo foro, che fia nella porta della vagina, entri '1 detto
fpirito ( che in quel ferventiflimo luogo , e in que' ribolli-
menti facilmente dalle parti ramofe , eléntefiftriga) volafu- Cotmffgus U
bito in aito dentro l'utero, dall'utero nelle corna, e da que- /«''""'''?•'"•' •
rie all' Ovaia, dove un'uovo, o più preparati, e il liquore
vivifico già afpettanti , feconda . Poflono ancora penetrarvi
delle fpruzzaglie della parte groffa del medefimo, che allora
calda, e fpumantc può incontrare a dirimpetto dell' accen-
li 1 nato
( a ) Vedi 7 mio Trattati de' tnoflri nella Raccolta fatta dal Sig.
Ertz, , e /lampara in Feneùa l' ^n. 1715.
(b) redi Ivi.
( C ) ^ntrop. lib. xCap. ^ J.
(d) Obfer. Lyferi Cultel.^nat. ad junU.Obf. ÌJ.
( d ) Craaf de MkUer. Organ. Cap. F.
net
1 5 1 Delle l/or,-a delle Femmine Vii^ipare .
nato foro , può difccndere 1' utero in quella zuffa amorofa
(ino alla bocca del mcdefimo, congiungere alle volte quafi,
o fcnza quaH, dirò cosi, labbro con labbro, ed avidamente
alìorbirlo, e tracannarlo, nella maniera, che nel Capitolo
15. fpiegaramo.
8. Non fi rende conto nel noflro Siftema né della favola
.u^r^.7»<y?r#della Regina refìata gravida per dilgrazia nelBagno, fcnza
siflima /o//f che l'uomo entri col corno in quella parte , che l'Ariorto
itfavcU^vtn. celebrò di Fiammetta , ne di quelle donne , che padano di
*'""'/''■'' '^"■" molti mefi, e di anni ancora l'ordinario tempo del parto ,
conforme il Sig.Andry, gran Protettore dell' oneflà delle fem-
mine, fi sforzò di provare, {a) ne di tante altre fcempiag-
gini , tolte da certi Autori, che fi fono fitti in capo, di vo-
ler folo narrar cofe grandi, e di eccitare hi maraviglia , la
dottrina de' quali fta fol nelle favole, e ne' nomi, e l'ufo
ne' litigi, o nell'inganno, perchè torno a dire, co' veri , e
giudi Siftemi non fi fpiegano , che i veri , e i giudi effetti
della Natura, e con i falfi , e capricciofi, fpiegar fipoffono
anche i fogni degl' informi, e de' Romanzile fole . La ve-
rità ama folo la verità, e lo fpiegar tutto e vero, efalfoccn
un fiflema , è uno fpiegar nulla, ovvero, un credere di fpic-
garlo, quando s'incantano, o s'ingannano i Leggitori con 1'
ammirabile, fi Infingano col dilettevole, e fi fanno loro vede-
re, dirò con un'Italiano Proverbio , le Lucciole per Lanterne.
9. Come certi cibi, certe bevande, orimedj, ( fra quali ,
Il pire he fi die. come diffe un Pocta ,
norimeJj,fl^ £xcitat ad Fenerem tardos Eruca maritos )
^^';'j]7^'/,^" fieno validiflimi, per attuare quegli organi, che languidi ,
r*f/jrf#pr,w»! fpoffati, ^'^ impigriti fanno fvergognare alcuna fiata gl'im-
"*• potenti amadori , gli rendano forti , nerboruti , e nella zuffi
generofi , e cofianti è facile da fpiegarfi , ponendo noi negli
{piriti e nelle parti agitative, e che fanno empito nel fangue
la cagione principale dell'opera, lo fvegliamento dell'egro,
l'irritamento al lavoro, e la tenfione degli organi (h) ed al
contrario cene fienodi quelli , che deprimendo, oinvifchian-
do, o legando, 0 diflipando, e confumando il più belfiore
del fangue, e in confeguente gli fpiriti, e le particelle oko-
fe, faline volatili del medefimo fonò cagione, che firaienti-
no i nervi , che il Sangue non bolla , e non ii dilati , e per-
ciò
(a) Cap. 1J.14. 15. ed altrove.
(b) Fedi Tart. l. Cap. iz.
Parte JlCap.WJl. i;3
ciò non rcflino tcfi, e gonfj , que' corpi fpongiofi, e tutte
t]iiellc parti , che al giovanil niiniftcro fon ncceflarie.
10. La ragione, per la quale uno Ha più falace , o libidi-
nofodell'altrojpiìiatto , omeno, onicnte atto alla propaga- /^^^''^^J."'
zione de' poderi , e mani fefta , potendo quefla dipendere o dal- fo dell'altre "l
Ja parte dell'uomOjO della donna. Dalla parte dcll'uomojin quan- /)i« , o mtnt
to io iperma fia acquofo , o rancido , o troppo vifcofo , o troppo MH'.
lottile , o troppo lalfo, o troppo infipido , o in poche parole non
abbia in quel tal grado le parti ncceifaric , o le attive , e fecon-
danti , che gli lì ricercano, 0 fia privo di quella tempera , odi
quell'armonia, che al fuo fine lo guidano. Dal canto della
donna, in quanto le trombe, o corna dell'utero fieno chiù fé, p*'-'-*^ Ifdot.
Aorte , paralitiche, incollate, fcirrofe, o in qualche maniera '"■'^'''"' •'''"''•
viziate, che non polla o lo fpirito fecondante afcendere , o
fé afccnde, non polla l'uovo f-'condato difcendere , o cada
nell'addomine, o refti nell' ovaja, o nella tromba imp.inia-
to, o per qualunque altra cagione fermato: Ovvero , chele
uova non fieno abili alla maturazione , o guaflc, o corrotte,
o che manchi loro la ncceliaria linfa , o che quefia fia ina-
bile, e viziata, o che la tonaca invulvente l'Ovaia fia trop-
po denfa, o infingardita nelle mufculari fue fibre , o fia il
calice, o corpo glandulofo male organizzato, o che l'utero
fia troppo umido, flofcio , sfuggevole, che in fc l'uovo rat-
tenere non polTa, onde fubito elea , e non fi fermi , come fer-
mar fi dovrebbe, o per molte altre cagioni aV- S. Illuftrifs.
note , che pallerò fotto filcnzio, mentre troppo lungo, ete-^
diofo farei, fé qui tutte riferir le volcflì , riferbandomi a far-
lo in un Capitolo a bella polla.
11. Strepitano, e fra loroanimofi.;rcnte combattono, per
non dir badaluccano, i Galenici con gli Ariflotclici, e que- ^ , ,
fli con altri Filofofi, fé la Donna abbia vero feme, e Cscon- raJ,"^"'^,^^
corra attivamente alla formazione del feto. Chi lo nega ap- ^icìeJfnl<,^c!r'.
porta la coflantiffima alfcrzione di molte onclliffime femmi- '^/"'/j'^wf .
ne, e di matrone di tutta fede , che francamente affcrifco-
no, reftar gravide fenza alcuno immaginabile diletto, e fen-
za l'ufcita di quel fugo, che fuole dalle più falaci con in-
credibile contento fpruzzarfi . Nel nollro Sillema fi tron-
cano tutte le liti, e facilmente i\ fa conofceie, non edere ne-
celTario lo fcarico di quella irritante, e lulTuriofa linfa, che
fi sfila, e fcappa dalle Lacune del Graafnel tempo dcll'amo-
rofo combattimento , baflando , che fia maturo un' uovo , che
lo fpirito fecondatore del mafchio fia attivo, e che afcenda
fen-
1 f 4 ^^^^^ "^^ '^^ ^^^^^ Femm in e Fi'iipare .
fenza intoppo all'Ovaja, dentro cui infinuandofi, e trovan-
do l'uovo difpofto pL,ò bcniflìmo fecondarli. Da ciò fi cava
yure, come la femmina anch' ella a quefla grand' opera con-
corra, quantunque fovencc di concorrere ne s' accorga , né
Urif c«r.fifi<t fappia. Tutto il poffibile dell'operar naturale dall' un canto,
r oferaxhnf e dall'altro, non e, che far ifpicgar i ritratti, o fimolacri
r.aturale dalf jj j^jg jg j-^f^ già crcatc , come abbiamo altrove dimoftra-
wl/'/^IrrV ' to > le quali dipendono , in quanto alla propagazion: dall'
armonia degli organi fino de' primi Padri , e de' primi femi ,
determinatamente tali, per la confervazione dell'ordine. E
certo ciò non difcuopreli con le autorità, né con l'ingegno,
ma con le replicate oculari ofiervazioni, le quali nonfipof-
fono atterrare giammai , che con ifperienze , ed olTcrvazio-
ni contrarie, come faggiamencc in una fua Lettera notò il
Sig.Viti.
Pff quaì ca. li- Che dopo malattie mortali , dopo Apoplcffie anco
gh^e dopo i, leggieri, che degenerano in Paraiifi, o dopo vere Paralifi ,
paraiifi , oli q^ ^\^^\ vizj de' ncrvi , 0 di quelle parti , o anche all'uni-
'^inf'^'t !'À'a v^rfalc comuni , reftino molti, e molte inabili alla propa-
^tnlbil, atta gazìone , e ne meno al lavoro, non è difficile da fpiegarfi ,
frcpogaxiont . concioflìccofachè mancando gli ftimoli, e i mezzi, de' qua-
li abbiamo fatto parola, o fé fi riguardino i fluidi, o'^fe fi
riguardino i folidi , non pofTono elfere abili alle funzioni,
ricercandofi in tutte le operazioni del noftro corpo una cer-
ta energetica proporzione del folido con il fluido, e del flui-
do con il folido, altrimenti dormono oziofe , ed inabili al
loro fine.
14. Se tanto nelle Donne fi corrompano le uova , i folli-
coli, o le vefcichette linfatiche ( 4) quanto negli uomini s'
inacetifca, fi corrompa, os'impietrifcalofperma, comeab-
biamo detto dell' infelice Francefe (/>) accadono funefliflìmi
Sintomi alle une, e agli altri. Dal che io cavo, quanto s'
ivt'ri //etti oppongano al vero que' Moderni Medici , che negano gli af^
tfttrUi. ' fetti ifterici dall' utero, ovaja, e fue parti adiacenti, volen-
do, che folo fieno una fpezie d'affezione Ipocondriaca, im-
perciocché dalle Storie già narrate (e) veramcntefi vede, po-
ter nafcere fegnatamcnte dall'ovaia, fapendo ognuno , quan-
to fia peffima la corrotteladell' ottimo. Noti fi confiderà la
piccola mole della materia ofiile , e guafia, nia la qualità
della
( a ) Cap. 8, «. 1 5. I p. f IO. Tart. x. ( b ) T.trt. l . C^ap. 1 1. nu. 7.
( e i Vedi qui Tart. 1. Cap. 5. e Cap. 8.
Parrei J.C kp.X^J/. 15^
ddla medcfima, a giudizio anche del noftro Ippocrate, veg-
gendofi , che una rainutiffitna goccia di viperino veleno , »
di olio di tabacco, o firaiie per elperienza del Redi, puàuc-
eidere qualfivoglia più forte animale.
15. Anche ìs fnperfetazwni a maraviglia Ci fpiegano,racn Supirfefaihni
tre, quantunque nel tempo della prcgnezza fi civiuda l'ute- comtaaadnn*
ro, può però accadere, che maturando allora altre uova ,
e LulìureggianJo la Donna, nell' atto dell'union col Mari-
to, di nuovo alcun poco fi allarghino le parti , e tanto al-
meno, che poffono ammettere infra le membrane interne dell'
utero, e l'elkrne dell' Embrione qusU' aura fottiliffima, che
dicemmo volar in alto, e portarfi all'Ovaia. Non è guari»
che un Cavaliere mio amico mi fcrille , che una Dama dt
Cartello maritata in Firenze ha partorito tre figliuoli, unoi
li 15. di Giugno, l'altro li 24. delb ficdo mele , e 1' altro
li io. di Luglio» e che que' favj Medici hanno concorde-
mente flabilito, eflere ftiperfetazioni , clie da altro l'origine
loro trarre non polTono , che da uova, uno dopo l'altro ,
nello fpazio de'decti giorni fecondato.
16. Se veggiamo qualche volta nafcer le Mole, da ninna
cagione poflono meglio dedurfi , che da un'uovo, in cui per Moheimtna^
qualche accidente licnfi fcompaginate le parti dell' inclufa "'
macchinetta, e dipoi ftrettamente ammaliate, non potendofi Vedi ijlontdi
regolatamente efpanderfi, lo che ho due volte ofl'ervato an- moU Pan. ì.
che nelle uova delle Galline. Bifta, che in qualche maniera ^"^ 5 •'""/'• J^
fi mantenga in quella il moto de fluidi , balla , che affatto
npn s'impaludino, e ftagnino, quantunque viziate, fieno ftor-
te, abbreviate, aggomitolate, come in una mafla informe ,
le parti , può quella vivere, e crefcere ,. benchccon una vi-
ta ofcura , e appena fenfibile. E quefie fono le vere Mole , moU faìf, ^
Hon certi ammaffamenti polipofi della pirte bianca del San- '''""^""' '
gue, prefi foventc per vere M)le , i quali non da altro dipen-
dono, fé non dal Sangue, sboccante dalle minute bocche
delle arterie dell'utero, li di cui globetti roffi , riraefcolati
con la parte fluida , e fierofa efcono per la bocca del mede-
fimo, rcflando dentro la parte gclatinofa, e fibrofa , che co'
fuo rami avviticchiata, e d'ogn' intorno dall' utero (che par- ^^^^ pr,udt^
ticolarmcnte , quando ha corpi, come foreflieri , nella C^^ pohpi,oyt>/,pi
cavita, fi dilata, e fi coftringe ) a vicenda comprefTa , viene uterM.
a formare una mole, che pare di carne, di membrane, e di
fibre filamentofe tefluta , che può chiamarfi uno Tfeudopolipo , V'iH'ì''^ P""--
o Polipo uterino. ì-^'P-S^
17. Ife-
ij6 Delle Vo-vA delle Femmine Fi^'ipare .
17. I feti, che nelle trombe uterine fi fono trovaci, non
Ftii tretatì ^°^'^ facilmente fi fpiegano, ma fempreppiù la verità di quc-
BiiUtrowb, fto fillema dimoftrano, come quelli, chi nelle Ovaje ritro-
uttrinc quMÌi vati fi fono , ed alcuni pure fino ncll'addomine caduti , de'
quttU fimo . jju^ji (.^fji faremo brevemente parola. Scorrono cinque anni
che mi fu mandata una Storia da Brefcia, fatta dal big- Dot-
tor Fabrizio Terzi Lana, Medico di grido, e di fede, in cui
j:„^,^^^,,^^_ raccontava, com; I' onefliffima Donna Sig. Cattcrina,mo-
caduto inhre. glie del Sig. Pompeo Bardoli reftò gravida » ma crefcendo il
/'"»• ventre, non conforme le altre volte mezzo sferico, ma mol-
to acuto, e difugual da un canto, e come diceva , ftorto ,
e mal fatto. Giunti i dolori del parto, fu atrocemente tra-
vagliata, ma indarno. Ufcirono copiofamentee fieri, cfan-
gue, ma il feto difiderato , quantunque prcfcritti molti ri-
med;, non mai comparve. Dopo alcuni giorni i dolori cef-
farono, non reftandol?, che un folo tumore nell'Ipogartrio
deftro, onde da moki fu creduta una gravidanza falla , ma
dal fuo dotto Medico fu giudicato morto il feto. Seguitò per
ciò , a prefcriverlc varj elpellenti rimedj , e prudentemente
tentò tutto quello, che in fimili cafi J'Arte infegna , per li-
berarla, ma indarno. Dopo alcuni giorni incominciarono
a colare per la bocca ofcena materie putrefatte, e pezzetti
di carne marcia , ma con poca diminuzion del tumore, e in-
tanto, mitigati i dolori, rifiutò la paziente nuovi rimedj ,
fperando di poterfi rcftituire col folo benefizio del tempo al-
la primiera falute. Paflate alcune fettimane incominciò a me-
nare un'infcliciffima vita, Tempre cagionevole, ed angofcio-
fa , che per lo fpazio di fei anni la tormentò: efl^endo ora
da cruciofi dolori agitata , ora macerata da una lenta fcb-
bretta, che fpefie volte più affannofa, e più mordace l'afla-
liva, continuando per la via naturale lo fcolodi materie fe-
tenti, e ciò non ofiante i fuoi tributi Lumri al tempo deter-
minato pagando . Verfo il fine dell' anno fefio s'inalzò il
tumore, e ì\ fece più acuto, e fotto il bellico verfo la par-
te deflra, nel fito appunto della Tromba Falloppiana , due
forami naturalmente s'aprirono, per i quali ftillavano ?«j/f-
y/e/cccq/ì?, cefi andò intanto di fluire dalla bocca inferiore. Chia-
mato di nuovo il Sig. Tana , ed ofl'ervato il tumore con due
buchi aperto, comandò al Sig. Rubino Ccrufico , che gli di-
latane, lo che fatto, la loro profondità con la tenta inda-
gando, incontrò in un corpo duro, che tentò fubito con le
tanagliettc cavare. Poftofi all' imprefa gli riufci con Aio flu-
pore
Parte J/.Cap. XVII. £j7
{K)re , prefente il Medico , di eflrare una coftola , d'indi le ^flraihf,, /trt
altre, dipoi le olla delle braccia, delle cofcie, delle gambe , '"^'^""J'^j'^'^
e appoco appoco le vertebre , e in poche parole quali tutte '^°,^f^ppgr^,',
le offa di un fanciullo colà rintanate . Vi reftava il capo tmlvuurt,
onde differì a un' altro giorno, per dilatare il foro, penfan-
do di cavare il cranio intero, ma furono vani tutti gli sfor-
zi, avendolo bensì cavato, ma , come è folito ne' teneri fe-
ti, in var; pezzi divifo. Eftratto tutto lo Scheletro, oCarca-
me nella viva Madre fepolto , Seguitarono per alcuni giorni,
a fluire le marcie , fcmpre però diminuendofi : cefsò la feb-
bre, rammarginò la parte, e perfatamente rifanò. Conful-
tato il cafo con que' favj Medici , determinarono tutti d'ac-
cordo, che foffe un feto, non nell'utero, ma nella tromba
crefciuto, la generazione del quale non fi può in miglior mo-
do fpiegare, che nel noftroSiftema delle uova, eflendo quel-
lo reftato per qualche accidentie dietro la via, onde fpuntan-
do la Placenta, s'abbarbicò dentro quella, e crebbe fino al-
la desinata grandezza , non mancando colà arterie, che po-ff^^.iu""
tcflcro fcmminiftrargli '1 nutrimento dovuto, né fafcettiner-,,,;;^^
vofi per vivificarlo , ne vene , e linfatici , per riportare il
fijpcrfluo . Ma giunto il tempo di Squarciar le membrane ,
e dal nativo carcere ufcirc, effendo la bocca della tromba
verfo l'utero d'un' indicibile anguftia, fucoftretto, a refta-
re fepolto in quel fito, dove nacque, a imputridirfi , e ai
apportare inutilmente que' fpafirai, e que' tormenti all'infe-
lice Madre, de' quali abbiamo fatto parola-
i8. Una Storia conOmile narra il celebre Chirurgo Abram c<i/i/fi«w/* di
Cipriano nella Lettera al Sig. Tommafo Milingron , d'un*"» feto t«-
feto dalla delira tromba d'una femmina di ^z. anni cavato, •"'*•
che pur anch' ella fortunatamente fanò. Quefta avea con fe-
licità partorito altre due volte , ma nella terza furono vani
tutti gli sforzi, quantunque il feto fi moveffe anch'elfo terri-
bilmente, e tentaffe l'ufcita.Ma ceflati gli attentari dell'una ,
e i movimenti dell' altro fti giudicato morto, non reftandole,
che un molefliflìmo pefo nel ventre. Nel decimo mefe appar-
vero gli racftrui , nel decimo ottavo le raoleftie crefcevano ,
fi eccitarono acuti dolori verfo il bellico, e le parti vicine,
e di poi una piaga fungofa nella fteffa regione urabilicalc ap-
parì . Era fcorfo il .ventefimo primo Mefe , quando il men-
tovato Ccrufico fu chiamato alla cura di quella piaga, dcn^
irò la quale , intrufo un dito , toccò il cranio d' un feto ,
che nella delira tromba fi conteneva. Si mife all' imprcfadd
t j a Delle VcnJA delle Femmine Fit'Ipàre '.
ttii t'fvàtt taglio, ca/lahtcmente dalla Madre fofferto, cca\ò il corpo
"'"ih '''^"' '"tc''° *l'"n^ fanciulla , della grandezza, che fuGl'eficrc un
' ' • feto morto. Notò, che un'ofso parietale del Cranio, fovra-
incombentc all'altro, con J'afprezza del fuo margine denta-
to, alla foggia di una fega , avea corrofe le vicine parti, e
cagionato i' ulcere fungofo . Il funicdloumbilicalc era ina-
ridito , attaccato ancora alia fua rimpicciolita placenta ,
in gran parte corrotta , e quefta alla tromba cosi flrettamen-
te unita, che dovendola feparare, fu ncceflìtato a fcorticar-
lacon le dita. Era la tromba enormemente dilatata , e cosi al
Peritoneo congiunta , che una rtefla foftanza appariva . In-
tanto la cura con tutta felicità fuccefle , e reftando di nuo-
vo gravida nell'anno feguentc diede al giorno una figliuola*
e ncir altro due gemelli .
ip. Né quefti cafi fono foli, e nonmai più-uditi. Selcg-
Ahri ttfi di giamo le Mediche Storie, altri, ed altri ne troveremo, chc-
f"'^"^"'' gli confermano . Riolano (a), fono dieci anni, dice , gii
Zeriat fcorfi , dal tcmpo , che ora ferivo, che un' Geruiìco in Pa-
" • ^'gi> prefenti i Medici, ritrovò in una Donna morta , e ta-
gliata un piccolo feto , eggregiamente formato, nel deftro
Corno dell'utero. Erano palla ti tfo. anni , che un altro con-
fimilc feto nel detto luogo era flato ritrovato -da un Chirur-
go, per relazione fattagli da un' uomo degniamo di fede i
Ma recentemente, aggiugne, abbiamo un' cfemplo d'una la-
vatrice da panni della Camera della Regina , nel cui ventre
fu ritrov.nto un f.to della lunghezza, e groffezza d'un poli-
A Jtwr^ " ce, bene organizzato, poflo dentro un corno dell' utero, che
•jij orn ■ la tormentò per lo fpazio di quattro raefì con dolori così crui
•- deli, che nel fettimo della Aia gravidanza la conduffe a una
deplorabile morte: la quale Storia conferma con altre con*
fimili , che nel detto grave Autore legger fi pofTono.
xo. Ncn mi pare giuflo, di tralafciarne un'altra , che il
Nucvcftto Sig. Oldemburgo negli Atti della Reale Società volle regi.
tnvaro mila Arata, cicè, che VafTalio Cerufico nel fcftcgiorno di Gen-
voH.ta burina najo trovò in una Donna di tempera fanguigna , e di afpet-
te mafchile ( che per l' addietro undici figliuoli avea parto-
rito ) ncldeflro Cerno un feto, il qual eorno a tanta gran-
dezza era crefciuto, che un'altro utero rafsembrava , anzi
tale era flato dal Cerufico giudicato . La Madre per lo fpa-
zio di due nxfì , nell'atto di un'allargamento sì flcrminato,
. -. avea
/tlj ■ — ^.^- :
( a ): yinh-opo l. Lib- X- Cap. _j j.
Parte 11 Cap.WlL z^$
avea patito feroclflìmi dolori, e fintomi graviflìmi : ma rup-
pe finalmente nel terzo, o quarto mefc impaziente il feto Je
anguftie del luogo, lacerò le atfottigliate, e troppo tefe mem-
brane, ufcì di quelle, e caJds nell'addoininc, fcguicando
l'infolita fquàrciatura una sì ftrabocchcvole emorragia , che
inondò tutto il ventre di fangue , e dopo atroci convulfivi
moti fpirò la Madre.
XI. Come poffa accadere quefta remora all'uovo nelle ^«""^/'^f"»"»
trombe dell'utero, facilmente fi fpiega, potendofi dilcggie- J"'^2i7'"'''
ri per più cagioni in quelle angufìie fermarfi , non avendo
quefto un certo erapito dilatante, o com: in altro propofito
dice il B:llini, sfiancante, e facente forza per tutti iverfi,
per aprirfi con violenza il paflaggio. In primo luogo, non Prim» modo
efsendo le trombe dell'utero, che Ovidutti t debbono fempre
cfsere da una lubrica linfa irrorate , che dalle loro ghian>
doline geme, si per efsere di veicolo , sì di nutrimento all'
uovo giù fdrucciolante, e dcfcendcnte nell'utero. Se quefta
dunque manca , o fé è per avventura troppo vifcofa , o re-
nofa, refta l'uovo lungo la via, s' impala, fi ferma, co- g„^,„,j,
me qualche volta gli efcremenci, o/n̻d/i nelle inteftina. In """ "'"' "'
fecondo luogo movendofi l'ovidutto , come accennammo >
con un moto ondofo, o vermicolare, detto da noi periflalti-
co , fc quefto per qualche accidente affatto intorpidifca , o
fé le fue fibre, da fali mordaci irritate s'increfpino, e chiu-
dano la cavità del canale, l'uovo non può più difcendere , .".•.
onde è neccfsario, che nella parte, per cosi dire, ftrangola- T/r^o maje^
ta refti . In terzo luogo può farfi tura alla bocca dell' evi- ; a
dutto, che mette foce nell'utero , da una linfa grofsa > o -^
quagliata , o può la detta bocca , efsere efiernamente cora- **
prefsa in quei tempo dalle inteftina gonfie, edifecciofama- ^
teria piene, e pefanti, o da alcuno fovrappofto tumore , o à
cofa tale, che l'entrata dell'uovo dentro la matrice impedi-
fca . Pofsono finalmente le radici della placenta efserfi trop-
po prefto manifeftate, le quali rendendo in quel fito la to- §.""'■''""'•''' •
naca dell'uovo afpretta, e ineguale, non è difficile, che fi
atucchi all'interna villoHi tunica dell'ovidutto, e cola s'ab-
barbichi, e redi. Ma afsai ds feti TukiU , che in quefto fc-
colopiù non R mettono. in dubbio , e paftìamo a cafi piìi
ftrepitofi, e più rari, i quali, fé a Dio piace , fervono al
neftro Siftema , non folo d'onore, per facilmente fpicgarglii
ma di fondamento, per iftabilirlo con maggior forza.
il. Parlo de feti, che nelle Ovajc fi fono trovati , argo-
ÌHk z mento.
t€ó Delle Vo<-va, delle Femmine Viiji^Are .
Vft: trovati mento così incontraftabile j e faldo , che colà Je uova fi fé-;
yu ova\i (iQnjjjjQ g che colà tutta la rairabil' opera fi lavori , e fi fvi-
dtlìt Donne ,, , ;,. , •- ,, v ■- ^ ,
g'anii A'fo lupp' > ch 10 noii faprci , in qual angolo ritirar ìi potefsero
minto in fa- gl'illuftri awerfarj , per ifchirar quello colpo , o qual vio-
vori diìl* uè- lenza potefsero ufare, per ifpezzar quello feudo . Nel Gior^
*" • naie Francefe di Medicina del Sig. uibb. de La lioque , ( <i ) e al-
trove ancora trovo regiftrata quella msmorabileÒfservazion
ne. Una Donna fana, che avea già profperamenie partori-
ti otto figliuoli , reftò di nuovo gravida : nel qual tempo
patì afFannofi dolori di ventre , e fvenimemi d' animo . Da
quelli un giorno più dell' ordinario tormentata, credè d'abor-
rire, laonde vanamente sforzandofi di cacciar fuora il feto ,
fimile invero a una partoriente , e penfando di già già par-
torire, mori. Aperto l'addomine fu ritrovata una gran co-
pia di fangue nella fua cavità , e fra grumi del raedefimo
Ojfrrvaxìoni 'apparì un feto della grandezza d'un, police . Voltato l'oc-
ddi ovaja. chio all' Ovaia delira , la videro più di quattro volte mag-
iiuarnaia^ giore della finiftra, e lunghcffo la raedefima nella parte fu-
periore Squarciata , dentro la quale sfenditura fi vedeva un'
evidente grotticella, in cui era ftato il detto feto annidato,
enafcofto. Se la Storia del Sig. Littre (b) fofle fuora d'ogni
fofpetto , farebbe ftata anch' effa molto bene a noftro pro-
pofitOi ma avendo noi, falvo ferapre il dovuto rifperto a quel
P^,^ ,,,jj,^ grand' Uomo , della raedefima feriamente dubitato , C<r)non
fra le interi, m'arrifico di citarla, bramando di lavorare al poflibilefull'
«»• indubitato, e fui vero.
Vediaruiegu) j^. Torniamo adunque al iodato Sig. Abbate do fa Re*
Wd//r»Feto 'i"^' '' S"alc defcrive un'altro eafo, nella Francia famofo,
full' Addomi- perchè accaduto nell'Ofpitaldi Parigi , che V Hoflelde Diete
»f,rffwMar. s'appella, e che concorre anch'elfo , a confermare quante^
tìpontano. finora fiamo andati efponend-J. Una Donna gravida, dice,
vi^*^?" ^"1' fu da' dolori di ventre , e dagli ftimoli di partorire orrida-
S Maurice /' mente aflalita ; ma travagliata indarno fra gli sforzi , cprc-
^notomia di miti fpitò . Apcrto il Vèntre, fii veduto un grande invoglio
Pietro Dio- membranofo fuora dell'utero infra le inteflina , che da un
"'rwTAbr '^^"^° aveva la fua Placenta , tenacemente appiccata , parte
Cipri'ano.'c ^* Mefeiiterio, e parte all'intedino (Solon . Dato un taglio
l> Bibliotèca a quello invoglio, ( che non era in fatti, chel'Amnion, e
Anatomica il
'"•"M.dein- , . -^____»_______-.,-.
fimo ventre, ( ^ x cf^,^„^/ de Medicine &c. ^Imi. i66}.
/>Jr.arran0. (^)Cap. ". ^>nm. lo.
( c ) Cap. i I. nii»i. S- 4- <? A?-
Pdttel/Xap.X^JJ. 2.61
li Corion , felici amanti del feto ) balzò fuora con mirabile
fpettacolo, tutti attoniti, e ftupenti i circoflanti, la teftad' tj,„ poteva
un fanciullo , e dipoi tutto fpogliato , e ben formato fi vi- ,ftrt Hircefo ,
de. Quelli certamente non poteva clTerc da altro luogo à\- cbt dall' ova.
fcefo, che dall' Ovaja , non eflendofi per qualche accidente •^''*
così ben' accollata la tromba, che pocedc ingoiarlo, e deri-
varlo nell'utero j ma cadde nell'addominc, dove, come un
grano di frumento, che in qualfivoglia fito di terra morvi-
da, e dirpofla cada , lievitandofi getta le radici , nafce, e
germoglia : così l'uovo ben difpofto, e fecondato, dove ca-
de, e fi ferma, fé vi truova vali d'ogni forta , e luogo per
lo nutrimento dovuto, getta le radici della Placenta , s'at-
tacca , fi nutrifce , e crefce . Trovò dunque fito proporzio-
nato nelle membrane del Mefenterio , e del Colon , dzwtroComfi'attac..
Ife quali b radici delia placenta gittando, e trovando enferc, ''^''^ Piarti^
alla maniera dell'utero , tutte quante annaffiate da canali ')'//^^^^)'^'^
fanguigni, linfatici, e ncrvofi , potè alTorbire il neceffario ' ' "
fottile, e Icorrevole alimento per portarlo al feto rinchiufo,
cflendo tutte libere, aperte, e non intaffate le vie.
14. Né paja cofa cotanto ftrana , e dagli accidenti comu- U(,v4 , come
ni lontana, che un'uovo, o più uova cadano per diff^-tco de- '■'"^''""''''''
gli O'idutti, o delle trombe dentro la cavità deiraddomine.°''^2^.JJ'''"
Ciò accade non così di rado agli uccelli, come alcun crede, j.,'^/7i^fLi/=f
avendo io fatta avventurofamente la notomia di due galline, dJ/^/ <»>/»• uc
alle quali, non facendo più uova, s'era così sfoggiatamen- «/'» •
te gonfiato il baffo dell'ultimo ventre , che parevano idro-
piche. Aperte trovai, che tutte le uova, invece d' imboccar-
fi nell'ovidutto, e per la via folita ulcire, erano fra leinte-
ftina cadute, e rammaflTatefi nella pelvi, dove avevano for-
mato di più uova , come un fol'uovo , per l' ammonticella-
mento, e flretta unione di tutti. Di quell'uovo mollruofo ,
e di tante uova collante ne favellai nel mio Trattatcllo de'
Mollri, {a) ed il Malpighi parlò d'un confimilc nella fua
Opera Poftuma {b) \o che tutto ferve di mirabile riconfer-
ma a quanto finora abbiamo nonoppinato; madimoftrato.
zj. Olerei feti tubali, e i ritrovati ncll'Addomine, ne fo-
no (lati defcritti infra l' Ovaja, e le trombe, come leggo in T<to fra r
una Ovaja , / ff
( a ) naccoltj &c. ftampMa d.iW Ertz. in Fenez,ia /' anno 1715. pag'
( b ) Marc. Ahlpi^h. Opera Tofllmma edita yenetiis ex Typogr. Toleti
i<<p8. p. 88.
Trtmh .
i.6t Delle VonjA delle Femmins J^i'-j-^are '.
una Lettera Iftorica di 7»<»'/j B:nta>-do Calzo (a) Chirurgo Coli
leggiate in Torino , dedicata al Cliiarilfimo Sig- Fantone ^
mio ftimatiflimo Amico , e per la Cai Opera Anatomica ce-
lebratiffirao, e degno d'eterna lod;. Cavarono il feto mor-,
co dall'Addomine , e nell' aperto Cadavero d;lla Donna fu-;
rono ollervate efpandoni m:mbranofe, e fpurie> che tirava-
no l'origine dalla membrana dilla tromba, che ftendelì a le-
gare la medefima con l' Ovaja , dentro le quali '1 feto era cre-
fciuto, e annidato . Quella membrana era unita all' efterna.
parete dell' utero ( qual videro affatto illefo , non ecceden-
te la figura, e groffezza comune alle Donne non gravide,)
e diftendevali ad ambidue le tube lateralmente alla circonfe-
renza del peritoneo in vicinanza degl'I!; , donde fi portava
in circolo ad unirfi immediatamente a quella parte dell'in-
teftjno Colon , che pafsa aderente al Ventricolo . Notarono
r Omento tutto ravvolto , e aggrinzato , e la tromba vi-
cino all'Ovaia fembrava affatto chiufa ; ma erano le fue fim-
brie afsai dilatate , e alla fuddetta membrana unite : conchiu-
dendo , che il feto nel cafo pcefente non era contenuta
nella Tuba ; ma ncli' acceniuta membrana * che %ices gerebat
uteri .
1(5. Ma troppo mi dilungo, o Riveritiffirao Signore > nel-
lo fpiegar cofe , che chiunque non è affatto al bujo nella Na-
turale , e Anatomica Stona y potrà facilmente da fé medefi-
ino intendere, e farle intendere a chi curiofo l'incerrogafse .
Vi rertano alcune altre circoftanze , che dovrebbono metter -
fi in chiaro, ed al pulito; ma efsendo necefsario, rifponde-.
fu^^'fi'lpZ re alle obbiezioni d' uomini accreditati per lunga celebre ri-
fkeTanno ne nomanza , di quella fentenza ollichiflìmi , farò> che cadano
irruenti Capi, jn acconcio, due beni in uno ftefso tempo efeguendo, l'uno-
'*'' • di levare le nebbie^ che la mente di tanti Letterati ancora in-
gombrano, l'altro di far conofcere la verità, dauia a loro di
tutto il conto fino al Finocchio , per parlar col proverbio.
Vcdii'ifiitU ^7- Essendomi giunte , dopo terminato quello Capitolo
prima uttera quattto Lettere , mandatemi dall'incomparabile gentilezza,
dtìsi^ Mule- di Monfignor Lancifi , che faranno polle nel fine di queflo
hanebtr , t la Trattato, trovo nella prima la defcrizione d'una vera Mola^
A»*-^" &«•- ^""^^^^ nell'Ovaia finillra , che certamente non può fpic-
(ifi ***garfi, fc non fi ammette la generazione dall' uovo nell' Ova-
ia-
(z) Letteralflarica.&c.lH To)riitì l'jt^ Ter Giot Battifiu Veletta
&c. in 1 1. pag. ?i. .£ > „ .- .> j
Parte ìl.Cap.XVllI. i6y
ja. Di qucfla Mola ne fece anche menzione il MalpighincU*
Opera fua Poftuma i C « ) ma non così cfattamenie , come
nella noftra Lettera viene defcritta .
CAPITOLO XVIIL
Si apportano i e fi f dolgono le ohbiex.ìom del Sig. Lamji t del
• Sig. Mery , e del Signore Sbaraglia .
j. ^'^ Ome all' induftriofo agricoltore non bafta il fcmìna- oiBi,x!tni
V^ re ne' coltivati campi le Sementi migliori i maglièp^f*^ j,!^^
d'uopo sbarbicare le Ortiche, i Lapazj, i Triboli , le Spi- io i,varfi.
na, eie altre iniraichc, e mal nate piante, acciocché le uti-
li appena nafcenti non opprimano, o nate ancor tenere non
affoghino , così a noi , credo , non baQi , l' aver efpofte k
più fceltc Dottrine, fc le oftiche, fpinofe, o frondofe , fi-
no dalle ultime loro £brc non fi firappino, e non fi gettino.
Efponiamo dunque con la nofira folita fincerità ciò , che
finora è flato detto contra quello nafcence , o appena nato
Siftema, eveggiamo, fé con le noftre rifpofie , poflìamofar
conofcere, quanto fieno di gran lunga andati errati que' va-
lentuomini, che fenza le neceffarie attente difaraine hanno
fubito pretefo, di fradicarlo , o con le loro ingegnofe riflef-
fioni farlo credere per un nuovo genere di favola, di cui non
ci fia fiata finóra la più favolofa di quella.
i. il Sig. Guglielmo Lamy (b) Filofofo Francefe di pri-
ma fama, non fenza molto empito, e quafi furore , divul- ohhìixìcni dtl
gò un'amcniflima Diflertazione , nella quale pretefe, *''^3'" t'^J^f^^""^-
conofcere , non poter mai la Natura con tutte le forze fue
fiaccare le credute uova da' femminili teflicoli , ne far, che
la tromba uterina a'medefimi s'accoflaffe , per ingoiarle, e
trafportarle all'utero. Ecco il lepido ftridor del filofofo , . .
con cui 'J fuo fentimento efprime , che per intelligenza d'
ognuno mi piace iraslattarlo nel noflro linguaggio . T\(o« è
vieno impcffìbile ( cosi egli , ) cì)e i fiumi ritornino alle loro Sor- t/prcj^anl vi.
[^enti, f(nx,a trovare ojìacolo , che il loro corfo impedifca , o che gli ■o'JTime iil
Scogli , e le rupi ■dalla terra fi fiacchino , e in aria fi levino , di M'^'"" ^O'
quello, ch'egli è impofibile , che le pretefe uova da' tefiicoli file- *'" '
•^itio i ne' quali fon contenute, che fortificano , e ch'entrino dentro y^fàrteprtCt
le ptr ucta /ìac.
f' >><"> fP'f-
( 2 yp'^' »»• 50- edition. Londiai- 1 <5p7. > '
(h) Explication ìiech. e 'Phjf'tc. deifnnSUons de l'Etne fenfit .
1^4 ^''^^^ Vo'Vd delle Fewmine l^iT-ìpdre .
le trombe , o le corna della Matrice &c. In verità ( così poco de-
pò feguc ) quello è un troppo abnfarfi dell' ozio , e della paxÀen-
z,a de' Letterati , proponendo loro certe immaginaziom , che non fa'-
Trombi acco. p^amo Concepire giammai . Imperocché , come ft può comprendere »
r'/Jine"!' ti~ ^^'^ ^^ libere , e vaganti eflremità delle trombe , che ft trovano in
fluoti. ogni fempo dal tcflicolo allontanate per tre dita traverfe , s' appli-
chino a bella pofla nel tempo dell' accoppiamento , per portarvi' Ife-
me , e nel momento della caduta dell' uovo per riceverlo ? Queflo è
bene dar loro dello fpirito , per farle operare con tanta giuflex^za .
Ffft.wnfi jg liorrei ben dimandare a quefti autori , fé il tefiicolo ha tàntv
^iiìlitol" "' *'' prudenza , per aprire in queflo momento fleffo il pretefo imma-
ginato foro , e lafciar paffare la femenza , perchè le uova , delle
quali egli è pieno , ft fecondino . Finalmente conclude. Io crede-
rei piuttoflo a vaneggiamenti dell'alcorano j che a fentimenti , eh'
io ribatto .
Si nutrono in ^' '^''^ obbiezioni divifo in quefta ftrepitofa declamazione
ciiiara ywj?, contra il noflro Siftcma , la prima, che leuovadiftaccarnon
tn obbitiioni . fi poffano, la feconda, che le trombe non pofTano accoftar-
fi, e la terza, che nel tefiicolo non s'apra il foro . Le an-
deremo ad una ad una difaminando, apporteremo altri Au-
tori, a' quali le flcffe difficultà fono venute in mente, e fa-
remo facilmente vedere, chzfenza, che i fiumi tornino a' fon-
ti: che gli fcogl]y e le rupi per l' aria pajfeggino, fenza abufar fi
frtmefaJell' jf^^ pazienza de' Letterati , e fenza dare fpirito t e prudenza a'
"""'• teflicolì , debbe tutto il detto con leggi mecanichc natural-
mente feguire, onde potrà il riverito Francefe, o preftar fe-
de all'Alcorano, o a noi.
Li prMtf, ut. 4" Giudica in primo luogo ìmpojjibile , che le pretefe uova,
va nonfipejfo. da' teflicoU ft flacchino , ne quali fono contenute &c. Così anche
tioflaccar da con più quictc ; ma con , 'più forza il Sig. Mcry, perteftimo-
*'"""• nio del Sig. Fontanelle {a) Bifogna (dice) primieramente , per
Coiìaneieiì ifl<^bilir quefla Ipoteft , che dentro quel luogo , che chiamano ovale,
Sìg.Mry. ci fieno delle uova; ma non vi ft trovano, che piccole cellette p:e-
ne di liquore . Vn poco di liquore rinchiufo dentro una cella non
Cofnelevefn. P"^S'^^^'^'P^ff''^'P"' un' UOVO , il quale dcve cfferc un piccolo cor-
f bitte non pof, pò feparato da ogn altro, e che abbia particolarmente un invilup-
fano '/Ttrtuo- pò, che a Itii folo appartenga. Egli non vede alle uova pretefe al-
*" ' cuna membrana , che loro fia propria, e quella delle loro cellette
è talmente infeparabile , che non v è ptmto d' apparenza > che ,
quan-
' t a ) Hiflorie de l'^cademie Royale &c. 1701. pag. a me 49. della
riflatnpa di ^mflerdam ère»
Parte Jl.Cap.WlII. iSj
quando efcor,o, la poffano diflaccare , per veflirf: con quella. \Jn Co,} penfa»n.
altro Francefe, eh e iJ Sig. Verncy iJ vecchio («) ommol '^'^^^j ■^'&'"'
M contìdeiiza fi sfoga conerà var; Anatomici , che fi (oao /i,]^J ' *''"
partiti dalle antiche Dottrine , intorno la generazione dell'
uomo, Syfl mati inba:renies, quod iiidli alio fundamento itnnxum
efl, qiiùm tghorantix , imponendt defidcrio , aia p.tiùm accurato
]i4dicio. Fra le altre prove porta anch'elio la fuddetta delle
vcfciche, che non fono uova, (b) z paragonando le Ovajc
degli uccelli con i tciìicoli delle Donne, ititeneditquippè {co-
sì parla ) inftgne difcrimen inter avi;:m Ov.iria , ac tefliculos fa:- P^'fgoifdM'
mineos : mm in illis Ovar-.is unicuique Ovo fuus caltx affìgmtus ^J'J^. J^
cft , cu]iis folitis ape UH adhtcret, citm globuli y aut vefcicuU in ^uelU delìt
mulienbus latentes non folum tegumentum obtineant à membrana nonne,
teflictilorum f fed pneterea unufquifque globitlus tunica gaudeat
pmninò difjìmtli ab ovorum calicibus , cui etiam intimius comun-
giintur , ac fatis arBè , ut inde deducere valeant materiam fibi
congruam , & immediatam ex arteriis , <& venis .
5. Ma non folo è nata incapo quella fortiffima, e per ve-
ro dire, ragionevoliffima difficultà a que' celebri Anatomici q,,*^^,-^.
della Francia ; ma anche a'nortri Italiani, fra quali 1' acuto, ^^^'f^^j'f,^
ed erudito Signore Sbaraglia ha fuperaco per avventura tutti i„mtrtttanch
in pcnfare quanto di più forte può abbattere quefta Senten- 0/ «"A" sL
za- Non tanto nella prima, quanto nt\\\ feconda Scepfi {e)!."'" ^'""'''
porta argomenti , a' quali non v'è rifpofta , che levefcichet-^"*'
te accennate uova non fieno, facendo vedere, chenonoftan- Argomenti
te, che i Vivipari non fieno capaci, d'aver figliuoli, hh3.n-forrijimi dtl
no però Tempre ne' loro terticoli . Così non folo nelle Vacche -*''««<"■» •s'*'»-
vccchiffime,- ma nelle Vitella , nelle Agnelle , ed in alt" 3"' ,';J'Sl
Animali di latte puro nutriti, ( ed altrove dice nelle fanciul-^^,, '^ova I»
le ancora appena nate ) fi oirerva una quantità delle predcc- ttfeUbitt»
te vefciche d'un'infigne grandezza , nel qual tempo fiamo Hnfatictt ,
certiffimi, che all'opera della generazione non attendono.
Di pili afierifce, di aver quafi Tempre veduto ne'tefticolidc'
vivipari ( quando non fieno in uno fiato morbofo ) il me-
defimo numero di vefcichette, e quafi della fielTa grandezza,
lo che negli Ovipari non (i ofi^erva , mentre nella fua Ovaja
ora non hanno un minimo yefiigio d'uova, ora molte, ora
poche. Fa pur vedere, co.iie non fi può dire, che nelle Vi-
Ll tellc
( a ) Zodiac. Medico Gallico &c. ^In. 1 680. pag. ame^J.
( b ) Zodiac. Med. Gali. ^n. 1 680. p.ìg. 6z.
(c)Dc Ovipara Cencraticne pag. z8j). .'v.-c -èi-'-i "^^ ^ ■ 1
2 5 (J- Delle IJoiJii delle F emmine Fi-'vipare .
.ri' ' telle le uova allora tutta la fua perfezione non abbiano, e che
fieno, peracquiftarla col tempo, e perciò fieno /^i/ttf , ova-
li:, iraperocchc limili ancora H ritrovano nelle annofc Vac-
che .• e fé ha da valere l'analogia con gli ovipari , non vi
vuol tanto tempo, per arrivare a perfeziona rfi, comecma-
niferto con l' cfpericnza , cflcndo nelle Vitelle della figura ,
iìto, colore, e materia quagliabile, eh' e nelle Vacche.
6. Incalza i'aigcmenco , che fé valefle l'analogia prefa
Altro forti dalle Galline ( a ) facendo quelle non folamente le uova ,
trgeimnto H,l quando ion fecondate; ma anco non fecondate , dovrcbbono
signmi sta- parimenti le Donne , e le altre femmine vivipare in tutti i
''*("'' tempi far le uova fkde, le quali non facendo, èfcgno, che
.>. nefono prive, l^è vale la rirpoHa, a fuo giudizio , delKer-
chringio, e porca dire ancor del Malpighi, e di altri, che
tanto le maritate , quanto le vergini depongono le uova «
che chiamano fatue y cioc non fecondate; ma che non le of-
fervano : pofciacchè fi fa beffe di quella rifporta , parendo a
lui imponìbile, che, o le Donne, o i Medici fovente non le
_ , ^ oflervalTero . Aggiugne, che al dire degli Ovarijìi, le trom-
dl'non'fa^o'.^^ jion s' accoflano mai all'Ovaja, che nel tempo della con-
ftino. cezione, onde le Vergini, le vecchie, e le altre femmine vi-
vipare, che non generano , non mai le uova partorire po-
trebbono.
7. Appoggiato alla medefima analogia delle Galline ofTer-
'^•fpi'-'à i/f/y^ yjjj fomma diverficà fra il Vitcllario , e V Ova]a de vivipa-
dair Ovaia " (^^ imperocché in quello le uova non H contengono den-
At' Vivipari» tro una borfa , fi veggono minori , maggiori , malfime , in
ammaffamento regolato congiunte, e cadauno al fuo picciuo-
^ Jo appiccato; ma ne' vivipari non vie aueft* ordine, mentre
■ le fuppofle uova dentro una denfa membrana fi rinchiudono,
fono validamente per ogni parte conneffe, e non fi vede quel
•fucceflìvo accrefcimento delle vefcichecte, come appare nelle
vere uova delle galline, e di tutti quanti gli ovipari.
Altro Argo, g Debita in oltre , che le fuddetce vefciche fieno uova ,
metit». perche, per quante diligenze ufate col Microfcopio , e fen-
Tcro nen mai z^n , non ha mai potuto fcoprire dirimpetto a loro bocchet-
efervato di. ta alcuua , o foro, 0 foiTetta , o fciflura , per la quale ufcir
fiwpetio alle pofiano , c nò meno alcuna cicatrice, che la loroantcccden-
vtfdibtiii, jeufcita dimoftri,. dovendo pur quefia reftare, per elTere la
mem-
{^)lvi pag. 191.
{h)lvipag. 505.
FarteRCap.XFJII. zó/
membrana, che Je circonda di tal condizione, detta volgar- ■"■
mente Spermatica, che una fol volta aperta , debba anche , jjotrM'fcnu
quando fi chiude, trattenere il fegno , com.- un carattere,, e pre re/iarviìi
ciò tantoppiù nel noftro cafo oliervar fi dovrebbe , quan- fis»' .
toppiù la grandezza dd corpo ufcente fi pondera, chedicO'
no, eguagliare alle volte un pifello maggiore.
p. Conferma il dubbio col folito cfemplo delle Ovaje del-
le Galline, e dì tutti gli uccelli, che aperte , e libere fono ^'"M^dullU
per lo pallaggio dell'uovo al fuo termine , dovendo nella ton reffmp'io
medefima , o fimile maniera le Ovaje de' Vivipari avere un' Ml'ovaja
ampia, e regia via, per la quale l'uovo nell'ovidutto paf- '''g'''*ccM.
fa(Te; ma querta ancor Ci defidera, e fi cerca, e diverfamen-
te i Dottori {i affannano , e fi tormentano , per ifciogliere
quefla diflìcultà : e i e ( dice ) folle conforme alla verità la o.,,v^„ f<
Dottrina dell' Elsholzio, che l'efclufione dell'uovo fiiicz^^ fadcì'l'Ehbol-'
quafi per via <ì' ab f ceffo , o che la membrana dell'Ovaia per ^>#.
mezzo quafi d'una fpezie di apoflema s'aprilìc : in quello el-
fo quali tutta la membrana di cicatrici temperata farebbe .
Continuamente pure nelle membrane de'teflicoli ^Ipofleme ii
produrebbono, e più frequentemente, fé col Kcrchringio ii
ammettcfle , che le uova vengono efclufc , non tanto dalle
Vergini, quanto dalle Maritate , dal che gravi fintomi ne ^
c°LL^ 1/-1- 11 ■ ^ e ■ Gravi Sintc-
fcguirebbono , per la foiuzione del continuo , fatta m una mi ifgairtbbi».-
parte molto fenfitiva, come è la membrana , che le circon- ne,
da, e velie : anzi con pericolo di morte , per l'infiarama-
gione, convulfioni, ed altri funertiflìmi accidenti , chefem-
pre il fedo imbelle accompagnerebbono , o folle nel tempo
della concezione , o quando fono dalla libidine (limolate .
Eppure l'efperienza infegna J'oppofio; e fé alcune, quando
concepifcono , dalla naufea , dal vomito, e da altri torraen-
tofiaccidenti vengono travagliate , altre un' ottima fanicà go-
dono, lo che accader non dovrebbe, concioflìachò femprefi
fcicglierebbc un continuo molto fenfitivo, e tutte dovrebbe-
no a' detti Sintomi edere immancabilmente fottoporte.
IO. Vi farebbe ancora pericolo, come di nuovo fofpetta ,^'"''>"'''';''.v
che alcune gocce di fangue , odi linfa colà reftafsero fuo- -C'f ^*'"",'''''
rade vafi, e generafscro la marcia, la quale appoco appoco „,,p,,/-„^,,„,
la parte corromperebbe , dal qual pericolo efscre la ì^Mur 3. dilì' uovo .
aliena, quando opera naturalmente, niunov'è, che indub-
bio lo ponga. Se adunque l'efclufione dell'uovo dall' Ovaja
è naturale, dcbbe avere una via naturale, non occulta, non
morboili,; altrimenti. la Natura, di fé fiefsa non ricordevole,
LI X. £uor
16 8 Delle Z/o<^ a delle Femmine Vi'-vipare .
Siò figuìreUi fuora delle regole , a fé confiietc , e ficure opcraiebbe , che
(ontra it bue- jj^.^ j^ f^ dcbbe giammai, e né meno concepire , effendo It
ut regelt dilla „ . , , *? r nr i
Natufd . ^''^" Madre dotta fer,x.a Dottore , e ra tutte quelle cole , che
più convengono, e fono neccf^arie, conforme Ippocrate nel
Libro dell'Alimento efprefse, T^aturas omnium fine DuBore , e
nel 6. degli Epidemj i^atura: morbonm medicatrices ; invenit
Tiatnra ipfa fibi ipfi a^grefjioììes , non ex premeditato &c. non
edoda J{.ìtitra, & nullo Mugifìro afa ea, quibus opus efl , facit.
Ve di bifogno di un pafìaggio libero, aperto, ecofpicuo,
per trafportare le uova, il quale avrebbe certamente fatto,
come fé flato infegnato le folìc : laonde, conchiudc, fé gli
ftrumenti, o le parti accomodate mancano , quali l'ufo ri-
cerca, e il fuppofto fine della Natura, potrà con ognigiu-
ftizia rivocarfi in dubbio, tuttocche nell'ipotefi nuova del-
la generazione vivipara fenza timore alcuno ferivano al con-
trario i Ncoterici.
II. Sarebbe di più ( cosi di nuovo penfa ) rimproveratai
Altra iifficulA^ Natura per diffcctofa , fé l'uovo, che debbe avere un fa-
tà dillo sba. gjig moto, non fi pote/Tc movere dentro rOvaja, edarriva-
ragha centro all'accennata bocca, per ufcire. Ciò crede chiaro, fedi-
It uova dt Vi- . , r -, f 111 1 j • 1 r
tifati, ligentemente s ofserva il fito delle uova, e la di lor connef-
fione, con i corpi lìbrofi , che l'Ovaja compongono : im-
perciocché fono collocate le fuppoHc uova in ogni parte dell'
Ovaja , e fono cosi da ogni banda connefse , eccettuata una
Come dalla moderata porzione, che tocca la fuperficie membranofa eoa
fuamrcbia • p^^jg^ji corpi, che in niuna maniera pofsonodal fuonido,
tp/rMst""" ° alveolo efsere diflurbate. Vuole però , che fi fupponga ,
che nel tempo della concezione fi difpongano al moto , e
nelloftefso tempo fi ammetta, che un'uovo, nell' altra eftre-
mità porto, fia quello, che rcnduto fecondo, o in altra ma-
niera compiuto , debba efsere il principio del futuro feto ,
mediante la efclufione di lui, e il moto nella tromba, d' in-
di nell'utero. O che quefio uovo pafserà direttamente l'in-
voglio membranofo, o farà, conforme il Graaf , cacciateli
forame fatto nel mezzo : fé deve fcguire il primo , quanti
fono i fili delle uova nella fuperficie, tante bacche s'apriran-
no, per concedere il pafsaggio alle dette uova; lo che quan-
to fia improbabile, tutti lo conofcono, e le apportate ragio-
ni patentemente lo dichiarano . Se deve poi feguirc il fecon-
do, fervono d' ofiacolo le altre uova polle frammezzo, chs
fortemente legate non pofl'ono cedere , né permettere il paf-
faggio all'uovo fecondo, e difpofto ; conciofliecofachè oda
in
' ir.uov!
Parte II. Cap.XFJII. t69
in maniera il corpo fìbrofo infrappofto , che aramefla anco
la difpofizione dell'uovo, movere non fi potrebbe , ed arri- ^'"'=-''
vare alla boccuccia p:r ufcire. Fa gran forza j e con ragio- ."f'J^:,,"'"
re, qucftodotciflìmo Uomo, nel farconofcere , che le men-
zionate ve(cichecte non /ieno uova, fondato nelle accennate
difficulta, che chiama nodi, per Acrità , ftretti/fimi , dagli
Autori della contraria fentenza non ancora difciolti . Con-
chiude adunque , che folo quelli , che non hanno pratica _, ., ..
Ili • ■ I • ^ r, • „- ■ ■ d'I e pr atxt
della mmuta anatomia di queflc parti, poflono immaginare, dtllaNoumia
che le fuppofte uova , le quali fono nel mezzo , onell'eflre- dtTeflicoU
miti, pollano fecondarfi, ed ufcire; ma al contrario quelli, /«"""■"■/'>'''»
che fottopongono a un diligente efame la Storia, la fabbri- P"^ ^'""'i""'
\ r- \. i.n-i- r 1- ''» fecondarlo.
ca, e le vefcichette de teflicoli, tutte fempre eguali , e cosi „, „} r uf^ua
ftrettamciite avviticchiate, e connefle, non poliono aderire a d:hvt(eìcbit.
quelli pcnlìeri. te.
II. Segue a dar nerbo alla propofla difficulta della fortif- .
fima conneffione, e legame indillolubile delle vcfciche . Fi- ^^"fZ'ìf!.
di, fono fue parole, & f<epenumero obferv3vi zieficulam à prò- lÙMi ddUvi-
ximo carpare ita colligari , ut ex omni pai te fu vinculis , & fu- fcUh.
niculis rcddita imniobilis : vidi amplius in aprico "ueficulas prX'
di[ias , non minus ac vitcUos in vitellario , copia fanguineornm va-
forum ditari , qua: fibi tribuit Swammerdamiiis , & figura demon-
flravit . Preiuppofle tutte quelle cofe, d'Anatomico fatto cer-
tiflìine, acciocché le uova fcnza danno dell'Animale fi fepa-
rino, i vafi fanguigni feccar fi debbono, e tabefarft , lo che
pure alle funicelle, e alle fibre debbe accadere, acciocché le
vefcichetterefiino libere, e d'ogni conneffione prive. Riflet-
te, eh' è molco probabile, che ne l'uno né l'altro nel tem-
po della concezione accada, e pure l'uno, e l'altro accade-
re dovrebbe, fé folfe uovo la vcfcicherta. E in primo luogo ^!'J„' '
penfa cfler certo, che i vafi fanguigni , alle parti della gè- '■'
Aerazione tendenti, nel tempo, che quefla e vicina , nota-
bilmente fi gonfino, come i\ vede nell'utero, lecuifperraa-
tiche propaggini lo fteflo principio conofcono , che quelle ,
che a'tefticoli , e dipoi alle vefcichettc fono dalla Natura
concede , e fé quelle molto fi gonfiano , e crefcono , anche
quelle a proporzione debbono fare lo fteflb , o almeno non
cancellarfi, come necell'ario farebbe , fc la vescichetta fcpa-
rar fi dovelfe, altrimenti fi fpargerebbeilfangue, una mode-
rata quantità del quale ballerebbe, per apportare la morte.
In fecondo luogo quafi con unanime acconfentimento voglio- sicond» i/tt'
no i Fautori della contraria fentenza, che i corpi fibrofi ere- taiiom,
fcano.
l'yo Delle ZJo'-va delle Femmine Fì'-vipare.
fcano, quindi l'uovo dall'Ovaia lì liberi, inquanto, per ri'
di loro accrefcimento , dal fuo alveolo appoco appoco lo-
fpremano , lo fpingano, lo fcaccino, finatcamochè efca per.
lo proprio , e proporzionato forame .
13. Ora da quella Dottrina cava l' ingegnofo Sbaraglia ,.
ciè tbeJJu.^^^ fi fpieghi bene un circolar fpignimento della vefcichet-
taìt fuddttto.tz; ma non lo flaccamento della medefìma dall' Ovaja : im-
jjittrt. perocché, quando il corpo fibrofo crefce , occupa uno fpa-
]. zio maggiore i dall' occupare uno fpazio maggiore, più vie-
ne compresa la vefcichecta , e da quefta maggior compref-.
fione non fi feccano le fibre, ej'n confcguence non fi levala
connefllone del corpo fibrofo con la vefcichc:ta : lo che vuo-
le , che chiaramente fi vegga, fé fi avvertifca , farfilacom-
Popaiadi. pi'cflìone nella vefcichetta , non nel corpo fibrofo, che ere-
firiiione ti^' fcc, mentre il di lui alimento impedito non viene , di ma-
tbt debba ftl nierachè le fibre feccar fi debbano , e porfi in libertà l'an-
guiri. jjeflb corpo, conciofliachè non può darfi , che crcfca la fi-
bra, e la vefcica fi difgiunga ; ma debbe leguitare 1' oppo-.
fto . Con quefte, ed altre ragioni fcgue a provare con gran
forza l'impoflìbilità, che le vefcichecte fiaccar fi poffano dall'
Ovaja e chiamata da lui Vefcicaja, ) ed ufcire di quella.
14 Palìaaconfiderarelc vefciche, che vogliono altri fepa-
Ciì'<-if|W;. rate, ed anche qiiefla oppinione con argomenti fortifljmi
tbidfllevefci. impugna, che, per non efsere troppo lungo, etediofo, pof-
(bi trovate ft- fono apprefso l'eruditiffimo Autore vederfi. Ne vale, con-
faratt. chiude l' oficrvazione del Swammerdamio nelle Annotazioni
al Prodromo , cioè d' aver egli -vedute nozia gualche vAta neW
Ovaia, aif.itto Ubere d.i ogni legame , del qiial genere uno appreso di
oftrvaxione fé Conteneva l' autore , ma meno rifondo .{a) Rifponde a quefta
iti svvam. cofadi fatto con femprelaudevole modefiia , che non ardirebbe
merdamie. giammai negare , come finto , quefto cafo tutto fingolare, poi-
ché il candore, d'ingenuità dello Scrittore ciò perfuadernon
gli pofsono: per altro, fé è lecito opporre ofbcrvazione ad
ofservazionc, fcrivc, potere rcligiolamente attediare, d'aver
egli tanti tefiicoli in diverfi tempi, e in diverfi animali ta-
gliati, e non avere unafimile rarità ritrovata giammai . Sa ,
ì(j/lèffl«n', fa. che molti fono piuttofto degni di compaffionc, che di mara-
vtidttlo sba' viglia, altri fono fommamente fortunati, ed altri.
''>&'>' • Sunt viles pulU nati infelicibus ovis ,
ma
(^) ^nchc d M ilpighi y e il Littre . Fedi qui Cap.9. num. l^.Cap.
IO. num- 1. e Cap. 11. in varj luoghi..
PdrteJJ.Cap.XFW. 171
ina fa ancora, che, la Natura è a tutti aperta, e fé lo ftà- Legata dtli'
to morbofo non abbia moflrato l'uovo libero al Swammerda- *'/'•"■'» /"'p^'«-
mio, moftra al contrario a tutti io flato fano l'uovo legato:''""''""'" "■'''■
e con cefsa anco l' ofservazione , clie per la rarità non ha i\xz-VeJi ^u} cap.
ta la forza dell' Arte, fé cafoda quefta alcuna obbiezione in- n. Por», i.
debolita venifse, altre molte apportate , e da apportarfi re-
flano nel fuo vigore come pretende, che fia palefe a chi Co-
pta vorrà farvi parola. Nelle Fefcicaje ( cosi chiama leOvaje )
jnoflratrovarfi frequentemente rarità, e fuora dell' orbine del- ^^''^^^y"^'^f'
la Natura, come fanno tutti coloro , che attendono ali: No- ^,^,/^/,- j^n,
toraiche feparazioni , imperocché alle voice non ha in quelle Donai.
ritrovata vefcica alcuna, ma folamenteun corpo duro tarta-
rizzato: altre volte in luogo del tcflicolo una fola vefcica , ^"'' ''"^ '^'f-
fuperante la grandezza naturai del teflicolofenza alcun cor- ^^J^^j"^'^]
pofibrofo, dalla quale oflervazione fu molfo un dubbio , Ce g fig Part.%.
la Natura fi fervide della medefima grande vefcica nella ma-
niera , che di più naturalmente fi ferve , e fenza alcuna de- pf^^,;^;^,,^/
terminazione h può cercare , dove vada tutta la linfa del- tt/ìkoU deiu
le uova, quando altre , dieci volte minori , Ci offervano . Vonnt marbc/i:
Qualche fiata apparifcono le vefcichette d' un umore feten-
te piene, e quello fenomeno psnfa , che più frequentemente
cffervarfi dovrebbe, fé folTero uova, elTendo qusfte inftitui-
te, acciocché dall' ovaja , 0 feconde, o non feconde vengano
efclufe , dopoché alla loro determinata grandezza fono arri-
vate, altrimenti fi imputridifcono . Siccome adunque, con- concbixfio'ie
chiude, fimili rarità s'offervano, non farà improbabile, che ^^//^ i^ifpo/ìa
ancora qualche volta in uno flato fuora dell'ordine natura- al swammir.
le le vefcichette nella fua vfcica\a. libere fi ritrovino. dami».
15. Ecco, mio Signore, quanto intorno le vefcichette lin-
fatiche hanno faviamentc fofpcttato quattro uomini grandi,
il Sig. Lamy, ilÉSig. Mcry , il Sig. Verney il vecchio , ed s>utttrouomì.
il noflro Signore Sbaraglia, pcrtralafciaro tanti altri di prima ^^ranii ban.
fama, che hanno negata la fentenza delle uova de' vivipari , ,oiiufl*mtntt
folo perchè hanno molto bene veduto, che quelle vefcichet- dimoftratoyih*
te uova non fono, laonde, fé non avcflimo altre ofiervazio- '' vt(.tcbitti
ni, ed altri mezzi, per provar, che ci fono , e che la Ceti- "'"J^^.* ""
tenza delle uova è la più certa, e la più confacentc alle leg-
gi della natura, farcboe difperata la noflra cnufa , bifogne-
rebbc darfi per vinti , e iafciare a'generofi Avverfarj tutta
la gloria del loro trionfo . Non fi può rifpondcre alle loro ^e^fipuò ri(.
vere, \erifllme , arciveriflìme ofiervazioni , efperienze, e ri- ponder, «//,/#-
fleffioni , non pofiono le vefcichette linfatiche ftaccarfi dalle '" oii.VfW.
loro
1 yx Delle XJo'^d delle Femmine l^hcifart .
loro nicchie, fono troppo bene incartrate, e legate da'vafi cf
ogni forta, dalle fibre, dalle membran:, hanno un" ufo di-
vcrfo, un'apparenza divcrfa, e tjuaniunque fervano all' uovo,
^'•^ ^j"^''} con tuttcciò non fono le vere uova . Supplico V. S-lllu(ìrirs.
'Mail'h fJoii ^ rivoltare l'occhio indietro, ed a rileggere, quanto fcritrc
iJ rofre Àùta. il Sig. Malpighi , da me riferito, e poito lii chiaro nel Ca-
re, pitelo fecondi», e fegnatnmcnte al nuni. 14., e a quanto pu-
re io pcnfai nel Capitolo nono (a) e nei Capitolo decimo
terzo, ed altrove, nc'quali luoghi tutti , fenza fare alcuna
violenza allo fpirito, facilmente potrà comprendere, non ef-
fere uova le cotanto famof e -vefcichette , firigandofi folamente 1'
Vcva negli UOVO a fuo tcmpo nel follicolo, cflendo negli animali vivipa-
jìaimaii vivi, ri COSÌ gclofamcnte cuftodito dalla Natura, che non lo lafcia
pari non è iciì cedere per ordinario, fé non nella Tromba Falloppiana, o
fibìl^bel'cbìvi "^^'^ Matrice, eradiffimc volte con gran fatica, e forfè for-
fia.^ fé mai ( fé non accada qualche accidente) nel follicolo, ofe-
no della materia gialla , e glandulofa , come nel Capitolo
decimo terzo efponemmo.
ló. Concediamo dunque d'accordo al Sig- Lan-y , al Sig.
Mery ,alSig. Verney il vecchio, al Signore Sbaraglia, ed a
cottcìàt il no. quanti fi fono affaticati in quello fatto , che le yefctchette
flro Autere^ibi linfatiche non fieno uova , che poffar.o piuttoflo , come diceva il pri-
It ve/.: bittf jfjQ j rimontare i fìuni alle loro forbenti, 0 gli fcogl^ levarfi in aria
ùm" ' ""' c^^^f^f'^^^lff "'te flaccarftfUfcir dell' ova^a, e difcendere per la trom-
ba nell'utero. Tutto è flato dimollrato vero da loro, dal Mal-
pighi, e forfè da Noi, ma che per quello il Siflema delle'
uova fia falfo , che non vi fieno le uo va , o un non so che di
analogo, e che tutto il lavoro della generazione non fi fac-
. eia neir Ovaja , francamente fi nega . Combattono valorofa-
periiUifllma mente quelli Valentuomini contra il Graaf, e contra tutti
de!U uova ) quelli, chc hanno finora creduto, e che credono, eflereuo-
faifOffgUA. va le vefcichecte, non contra il Malpighi, nò contra di noi.
*"'y^v ''"'- Tante belle fatiche fono ftate fparfe in vano, tanti fortiffi-
'^ueflZoìMtl ™' *^°^P' » <'^^ fifchiavano per l'aria non hanno ferito, chc
fighi, eccint. le vefciche , anzi hanno ccmbattuio per noi; (la per noi la
■ftro Aut»rt . Vittoria, e in quello unendo mano a mano, ed armi adar-
mi ci rendiamo invincibili contro chi volelle ulteriore batta-
glia. Qiiali poi fieno le uova , come fi fiacchino , f\ mani-
feftino, e derivino ali' utero, ne abbiamo abbaflanza parlato
nel Capitolo nono, nel decimo terzo, e in altri luoghi . Ma
rif.
( a ^ Cap. <?. num. 8. 9. &c. Cap. i J. ed altrove .
Pmell.Cap.xni. 173
fìfpondiarao con ordine alle altre antecedenti Obbiezioni .
17. Che vi fiaun grande fvario apparentemente fra l'Ova- ì(iipofla alh
ja degli uccelli, e i teflicoli delle donne, come pretende far altri ebbiixi».
conofcere il Vecchio Sig. Verney{<j) non può negarfi, ma , »'.
(e penetriamo il midollo, e ponderiamo tutto l'ordine de' fe-
nomeni, che nel teflicolo femminile apparifcono, quando fe-
gue l'opera della generazione, non troveremo la cofa, coni'
egli crede. Non bilbgna, che confideri Je vefcichette per uo-
va, come detto abbiamo, né che in ogni tempo guardi l'O- §^<"'doy tct.
vaja, ma folaracnte, quando la materia gialla , o il corpo ">' l' o^vf
111,-/- ■ e n. I ' > -1 /^ 1- r ■ 1' <>'''' ftmmtne
glanduloio fi manifelta,ch e il Calice, che contieni uovo . ^i^ipaufia f.
Allora vedrà, come quefto fpunta in fuora, alla foggia del miU a quelli
Calice contenente l'uovo nell'ovaia degli uccelli, vedrà, che dfgli ovipari,
l'involvente membrana dirimpetto almedefimo s'apre, vedrà
la fua cavità, vedrà un'organo mirabile, manifellatofi fo-
lamente per quella tale funzione, e finalmente vedrà l'uo-
vo , fé non là dentro , o ufcente , ( eh' è molto difficile )
almenoufcito dal calice dentro la tromba , o dentro la ma- l'uovo vero
irice . Ne lono , né debbono , né poffono clTere in tutto j»»' /' ?«"•»-
fimili le Ovaie degli Ovipari con quelle de' Vivipari , im- ''°^"'^'''
perocché le uova de" primi contengono non folo il germe ,
cioè il pollo involto in anguftiflìmo fpazio, armito con le
fue raembranette , ma contengono , e contener debbono tut-
to il nutrimento, che ha da fervine fino alla perfezione del
pollo, e in confeguente tutti gli ordigni per la preparazione,
feitrazione , e circohzion del raedcfimo. Cioè tutto quel fu-
go nutritivo, che di giorno in giorno, odi momento in mo-
mento afforbe, dirò cosi, mediante i fuoi organi dall'utero
della iMadreil feto, tutte quelle preparazioni, che fi fanno nel- H.''gi<"f' ■<>**' ,
la Placenta, e nelle altre parti fuora del feto, tutto dcbbe ef- P^.'^^^J./^'J*
fere, e tutto debbe farfi dentro la corteccia dell'uovo, onde ^^^^^''J','^'^
ecco la ragione, per cui le uova de' volatili apparifcono cosi grandi,! quel.
grandi fino nell'Ovaja, e come in certo modo un' altr'ordi- li de' vivipari
ne di preparazione in quelle fi vede. (nìpicctìi.
18. Con ammirabile ingegno ha fentito incalzare quefto
argomento l'accutiffimo Signore Sbaragliaci) mofirando la
palpabiliflìma differenza , ch'etra l'ovaja degli uccelli , e
Jiuella delle Donne , e de' quadrupedi , e in confcguenza ef-
cr falfo quefto Sifleraa . Concediamo , efiere veriffimo , che
Mm tan-
( a ) J^um. 4- '» queflo Capitola .
( b ) 'Hum. 5. in quefìo Cap. >
1 74 -^^/^^ 'Vo<~JA delle Ftthmìne ^fripart .
Dij^/r,„^tti,i_ tanto le gio/anccce , anzi le appena nate , quanto le dccre-
F- V'ii If P"^' ^ ^^ inabili alla generazione moflranole vefcichettelin-
»»/W«/; fatiche ne' loro tefticoli, ma non efkndo quefte uova, fcocca
ovipari d'orjt il Tuo dardo in vano, e l'aria fola fcrifce. Trovi nelle une
»"/<■«. o nelle altre i maturi follicoli, ne' quali le vere uova rin-
chiudere fi debbono, ed avrà vinto il dotto Sbaraglia . Non
fi raanifeflano quefli follicoli, o corpi gialli, fc non col tem-
po, e feguono a farfi vedere, finche dura l'età feconda, ter-
minata la quale, arrivando con la fredda vecchiaia la fierilità,
pili non apparifcono, reftandovi fovente folo marche lìcure.
Analogìa dfgli ch.t già vì furono . Sono le Ovaje, e le vefciche linfatiche
''^''f' """^'^^ delle femmine , cornei tefticoli, e le vefciche feminali de'
lì" quTndo'fl n^^fchi . Con tuttocchè ne' fanciulli, e negli appena nati d'
nòinabiìi «//J alcun' ufo Hcn fieno, nulla però di meno fi veggono , come
Gtntraxitni, refiano ne' vecchi inabili, e ne' decrepiti , quantunque al gran
lavoro impotenti. In quelli debbono fabbricare col tempo il
feme, e in quefti l'hanno fabbricato. Debbe finalmente ap-
parire il feme perfetto nel tempo folo della pubertà ne'matV
chi, come nsl tempo folo della pubertà delle femmine debbe
apparire perfetto il follicolo, o il Calice con dentro occulta-
to l'uovo. Ne' decrepiti refia la fabbrica logora , e confu-
mata con qualche fierile reliquia d' acquofo feme, che fo-
no infaufte memorie della bell'opera, e così nelle vecchie re-
fla r ovaia aggrinzata, e vizza con alcune reliquie di linfa
infipida, e miferabile, che fen'c folo di memoria funefta del-
le pafTatc delizie •
oftr. falfé ip. Né può dire il Signore Sbaraglia con verità ( a) i/'ùffr
dtlh Start, z'cdoto ììc' tefticoli de' vivipari quafi fempre il mede fimo mimerò di
*'*• vefcichene , e quafi della fielfa grandezza, poCcizcchty come ha
fentito nelle olTervazioni del fopprallegato Malpighi(/;) nel-
le mie, e in quelle di tanti altri, nel tempo , che crefce il
materia glandulofa , e che la fua cavità di linfa fi riempie ,
quafi tutte le vefciche fi votano , e molto poche allora fenc
fcorgono, lo che lo fleffo Signore Sbaraglia fenza avveder-
fene confeffa (e) defcrivendo 7' 07;aJ4 d'una fiacca con un corpo
Ccnttaddixio- giallo COSI gravde , che quafi tutta quanta /' occupava . Che poi
",':i'"'.^t'"'' "<^^^c Vitelle fieno numcrcfe le vefciche , come nelle annofc
vacche, ciò potrebbe anche concederfi, (lo che però genc-
ral-
mgan.
(ai •>(«»?. r»; queftoCtpitoh.
(b; Cap. z.mitn. 15. e Cap.^. in var} lutgìn.
( e ) Cap. 8. num. 10
Parte llCap.XVIIJ. 175
ràlmente non è vero } non effeado , come abbiamo accennato o-jf^'i" oei.
di fopra, nelle vacche vecchie, che infelici reliquie degli or-'' '^^•^'' '^'"'
gani giovanili, ma piene d'un fiero fcipico, e ignobile, co- /Ju giovani".
me anche nelle vefcichecte ferainaJi degl'impotenti vecchi un
feraefciocco, e acquofo s'oflerva. Ma cereamente non fo-
no poi cosi frefche, cosi lucide, cosi turgide, e rugiadofc,
come nelle giovani , ma grinze , magre , iparute , pallide ,
che che dicali detto Signore, che s'è anche in ciò fenza fal-
lo folennemente ingannato .
xo. Rumore, e torza non ordinaria fa , ed ha fatto nel
vulgo ignaro di chi non molto pefca a fondo , anzi nel pò- Atfomints te.
polo più nobile di alcuni proterviffimi Settar; , l' argomento Ubn impugna.
del menzionato Signore (<i), cioè, che , fé valclfe l'analo- «,''"•'/»•
già prefa dalle Galline, farebbono le Donne, come fanno le
dette, non folamente le uova, quando fono fecondate, ma
anco non fecondate, che chiamano /aw^ , il quale argomen-
to ho fentito più volte intonarmi all'orecchio , con pompa
di ampollofe parole, me flupente, amplificato, e dagl'igno-
ranti afcolcatori applaudito. Che bella cofa invero farebbe ,
il vedere tante f^crgmi , e CUuflrali , e non Claujìrali, e 'vedove,
e cafìe Donne fare ogni giorno il fuo beli' uovo , confervargli
tutti in un canefiro, e quafi diffi ridendo, fare alla famiglia
di quando in quando una frittata. Ma non s'avveggono pW<"fx*
quelli dolci impugnatori , che altro è l'uovo d'una GMi- '''"'. "Jl^." f^^'
na, 0 di un'oviparo, altro è quello di una Donna, o di un gaéJ'iTjtvivì-
viviparo. Quello dcbbs edere grofib a proporzione dell' ani- par/ .
male, che porta feco il nutrimento necelfario , per farlo cre-
fcere fino alla desinata grandezza, acciocché ufcendo il Pul-
cino opolTa fubito, o quafi fubito camminare, e procacciarfi
'1 vitto, o ftando nel nido, elfero folo, dopo nato, affittito
per qualche tempo coli' imbeccarlo: ma quefio non porta fe-
co, le non pochiffima linfa, dovendo ricevere nel ventre del-
la Madre tutto il neceflario alimento, finché crefca, fquar- "
ci le membrane involventi, ed efca. Guai alle mifere donne, *
fé far doveffero le uova, dentro le quali folTe tutto il nutri-
mento del feto fino all' aumento noto, e cosi diciamo di tut-
ti i vivipari. Altro farebbe, che l'uovo di una Gallina , di
una Dindia, o di un firuzzolo. Si quietino dunque Signori
di tanta acutezza , lafcino i contrari , le cavillazioni , le
Mm 1 ftri-
( a ) yedi queflo Capit. num. 6 ••
1 7 <> I^^l^<^ Vo'va delle Femmine P^i^ipare '.
■ Arida, e riflettano alla palmare difparità , cioè, che i volati-
li fanno le uova loro vifibili , e palpabili fenza occhiali per
la fuddetta ragione, eie fanno conia crofta, o buccia durct-
Ktaff^i^ ili j.^ a proporzione del pefo delle madri , perche debbano te-
dfiu'ucva"d^. ^^^^^ fotto al covaticcio, e debbono nafcere i loro figliuoli
fji Oi.ip"ri, » perfetti da quelle, ma le Donne fanno le uova loro, o non
Ma puccUi-^ fecondate , o fecondate così sfoggiatamente piccole , così dia.
^j </i ^«W/f <//' £2ne , così di membrana teneriflJma veftite, ch'è cjuafi im-
vmpar, . poffibile di di virarle, fé , come ha fentito nello ftello calice fi
poflbno quafi chiamare invifibili, o almeno da me non mai
vedute, fé non nelle trombe, o nell'utero. S'aggiugne, che
ufcendo invifchiate , o rimefcolate eon quelle lubriche , e
lorde panie colanti dall'utero, o con quel fozzofangue, che
ogni mefe da quella cloaca diftilla, vieppiù fi rendono ofcu re,
Ptr qual e» e fottopofte al fuggire la noftra vifta. Ne credano già, che
fiontlt Tìonni jg Donne dovefsero farne con tanta frequenza , comeie Gal-
ZltfVoya"" ^'"^ fanno. Quelle fono per lo più unipare, e flanno da uà
(om^gUutalll feto all' altro alcuni mefi a prepararlo , e moki , e molti a
partorirlo, ma i volatili fono moltipariy e fornita una cova-
ta , poco dopo ne fanno un' altra, particolarmente m tem-
po d'cftate eccitate dal calore della ftaggione , e dalla copia
S?"»f' "*«"» del cibo. Ne farebbono dunque le Donne, quando fonofe-
nUDtnn^ ^* condate uno in circa l'anno, e quando fecondate non fono,
'""'' non dovendo l'uovo vano reftar nell'utero, ne potrebbono
forfè partorire uno al mefe, e forfè vicino al tempo de' loro
meftrui, in cui luiTureggiano, o nel tempo fteffo de' meQrui,
ne' quali alcune tanto quafi patifcono, ed addolorano (par-
ticolarmente certe lafci vette giovani ) quafi quanto, fc par-
torifsero un fetto . Vadano dunque fenza invidia a pefcarc
dentro i grumi , e i fieri di quel Sangue i Signori Avverfa-
rj, e la loro curiofità fatollino, che forfè forfè armati con
un buon pajo d'occhiali Je troveranno. In quanto alletrora-
TTìÌ''^""'' ^' s' accoderanno femprc, quando nell'Ovaia fentiranno lo
uflaTs"* "'' ftiinolo dell' uovo, che fia per ufcire , incrcfpandofi per ef-
pellerlo la circonvolvente membrana , e le fibre mufculofc del
Calice, che tireranno inconfenfo il ligamcnto, che va alla
tromba , e faranno, chequefta s'accorti, come s'accorta ne-
gli ovipari , quando delle uova anco non fecondate fi fcari-
cano. Ma di querto moto della tromba ne parleremo nel
principio del feguentc Capitolo.
^ifpofla aìf 11. Sappiamo ancor noi ( per rifpondcre all'argomento ,
•Ufétbbuv»' che
Parte JI.Ckp.XFJL 177
che Ccgat(a) cffcrvi apparente diverfità fra WFltelUrio degli
uccelli , e l'Ova;a de' vivipari , fc prendiamo le vefciche di
quefta per uova, ma fé riflettiamo al fin qui detto, cioè, che
le vefciche linfatiche non fono uova , e che le vere uova fi
fviluppano folo a fuo tempo nel loro calice , che non fono ^ogitn! ^ pir-
molte in un tempo, perchè non fono le Donne wo/npar^ , che '*^ '' *«"»>
anche la loro circondante membrana s'apre, e dà libero Jl j'^,^'',"'"^!^
paflaggio, chcufcitedi quella entranonell' ovidutto, edifcen- q^ulTtiU J,
dono all'utero, e che diligentemente offervate hanno tutti i celli.
rcquifiti dell'uovo, tolta la dura buccia , della quale nonne
abbifognano, per doverfi fermare nella matrice, troveremo,
che non vi è quella grande, e fproporzionata diverfità, che
fognano .
12. S'inganna pure al digroflb un'uomo di cosi tcrfo in- Altro trrore
gegno , e s' inganna {b) con ifcandolo del fuo ftudio , della grofolane dtl
fua attenzione, delle fue fperienze, ed oflervazioni fatte, e s'g sbar^iru.
replicate in una materia così importante , fopra la quale ha
lavorato a bella porta un libro intero , fé con tanta franchezza
i Leggitori aflìcura , di non aver m.ti potino col Mtcrof copio, ofen- ^^.
%x [coprire dirimpetto alle uova bocchetta alcuna, o foro , o /affetta ta foratiti' o'-
0 fcìffura , e né meno cicatrice , o fegnale alcuno , che ci fta fiata . vaja dtlli fi~
Si leggano le oflervazioni fedeli, già premclfe , del Malpi- """'•
ghi, de'Francefi, del Graaf, e degli altri, da me riferiti ,
e, fé è lecito aggiugnere anco le mie , che con tutu fince- Tutti \,hanr.,
rità ho defcritte, anzi, fé alcuno per avventura non creda <"■«"»« /"'■'>.
a Noi, s'aflicuri ne' tempi debiti con gli occhi proprj , ève-"*
drà, quanto di gran lunga in una cofa di fatto vada il va-
lentiflìmo Sbaraglia errato. L'abbagliamento è flato, che il
detto Signore guardava dirimpetto alle vefciche, che %'^^^'S^- nondefianat»
mente rigettava per uova, e fono ficuro, che colà non vede- lo sbaglio dtll»
va, né vedere poteva buco, o sfenditura alcuna. Erad'uo- sbaraglia.
pò, che in certo tempo determinato guardaffe nella fommità
della papilla, che dal corpo giallo, o glandulofo fporge in
fu«ra, e in quella col Microfcopio , o fenza avrebbe vedu-
to pacentiflìmo il foro, e non folo da quello, ma da molti f/^'r^ftimM
altri minutiflìmi circonvicini fori, quando è giunto alla (nz f„Ua"fo,^mìtÀ
perfetta maturità, gemere una lirapidiflìma linfa, come nd- dilla papnu.
Jc Ovaje delle Cagne ollervai (e), e d'altri animali. Né è
ne-
(a) redi quello Capitolo ntm.'j.
( b ) l^edi qui rum. 8.
(e) Fedi qui Cap, <f. ed altrovtt
1 7 8 ^^^^^ VonuA delle Femmine Fi'-vi^are .
ncceffario, che vi redi la cicatrice, aprendofi naturalmente
il foro , come altrove ho efpofto , e di nuovo confermo , ( fc
qualche lacerazione per accidente non fegue) fc.ua lafciarc
^'tdt viri, ^-ggnale alcuno chiudendofi .
jl, aacainie. ^^ Suviamente, così Dio m'ajutij e perfettamente ragio-
j(ftttrifìfj/!inim, fenza far villania all'Elsholzio, ed a chiunque vuole,
MffSbaraglia. ch'cfca i'uovo, lacerandoli l'efteriore membrana , o facen-
dofi apoflema, o cofa limile , inimica affatto alle belle leggi
Q nJn "o'"' '^^^^^ Natura, che tutte fono fenza violenza , e fenza danno
dell' animale, lo che dimoerai nel Capitolo undecimo, (d)
Lfigi dilla ^j altrove , non eflcndo quelli , che dolci inganni di chi
ftn'l'vieitn"!. "0" pcnfa bene , per non chiamargli foknnilfime battuc-
chierie .
14. Quanto agli altri argomenti, chefeguono(t)co'qua-
VJhsbaratiia.^^ fuda , s' affatica , e s'affanna, per dimoftrare , che le ve-
" fcichette linfatiche uova non fono , nò quelle poterfi move-
re, né diilaccarfi dalle loro nicchie , e di non averne mai
vedute nello Ibto naturale alcune di libere , e feparatc , io
Tulli fint d' iono tutto con lui, e fono pure colSig.Lamy, colSig.Me-
acctrdo col no. yy ^ ^ ^ol vecchio Sìg. Vcrney , come mi fono già di fopra.
ftrouiuton, abbaftanza dichiarato .( cj
Nuove dimo- ^5- ^^ "0" ^ ^ contentato lo Sbaragh'a di far conofcere
/ìraiitni, chi ne' fuddctci foli luoghi l'error di coloro, che hanno prefo
h vffdcbetti Je vefcichette per uova, ma di nuovo(rfj le incalza , e im-
nen few uova, pugna, chiaramente moftrando , che a ninno genere d'uo-
va poiTono ridurfi. A tal fine ha varie maniere d'uova difa-
minate, ed ha veduto, non poterfi certamente alle uovade^
gli uccelli ridurre, portando la dcfcrizionc delie medefime ,
fatta dall' Arveo , e dall' Acquapendente (tacendo la miglio-,
re del fuo Antagonifla Malpighi ) non veggendofi in loro
quelle parti , che nelle uova fi veggono i cioè né il rojfo , né
la chiara , riè la cicatrice , «è le cal.ize . Oital forta dunque ( escla-
ma ) d' uovo farà quejìa , fé non ha parte alcuna dell' uovo i Non
ijon hanno h fi trova nelle vcfciche , cheunlirapidiflìmo, e fluidiflimo fic*
tfti "'t'f"- ro, fenza quella vifcofità , o lentor della Chiara , balzando
nt di I uovo. jj^py^Q jjgjjg^ faccia di chi le taglia, fé non fi guarda, ofcan-
fa. Aperte pure con cfattiffima diligenza , e al chiaro gior-
(a) l^um. p. uum. lO.
(b) 'Hjim, II. num . ix. nutn. ij. mr». 14.
(e) -Hi^n. I).
(d) Ivi pag. _J40. e feg. ddl'ciizJone eoL<i^i)cfe^
Parte n.Cap.XniL 179
no guardate, ora cotte, ora crude, ora con gli occhi nuJi,
ora armati, non potò mai parte alcuna eterogenea divifar- hlpag.itA.
vi, dalla quale lufingar fi poteffe, che uova follerò. Offer- Kcn bàfia il
vò folo , che avevano di comune con le uova il qti.tgliarfi al ìuagUar/f j,i
calore del fuoco , ma effendo queiìa prerogativa comune anche ^"?. ''/'''' "'"
ad altre fierolita del corpo de vivipari , perciò con ragione ,Lb,liri, p„
conchiude, non baftar quefla fola, a ftabilirle per uova . uova.
16. Palla, a ponderare le uova dc'pefci, e con 1' autori-
tà del Rondekzio , dell' Arveo , del Swammerdamio, del W;*"» '^'' ^'•
Lorcnzini, e di altri facilmente dimortra, eflere anche que- '"', """&""'
ile eterogenee , come eterogenee fono le uova degl'Infetti ; pàg. j^j.
e i fcmi tutti dolle piante, giacche anche quelli da' Moderni pag. J46.
uova fi appellano. Che refla dunque da dirft ( cosi interroga)
delle uova degli animali vivipari f Se fono uova , debbono avere
la bruttura, e le parti delle uova, le quali veramente non
hanno , e non potendo , né dovendo elfere mai omogenee ,
fé, oltre qudle, la macchinetta dell'uovo debbon rinchiu- ^jenpcfon»
dere . Ciò corrobora anche con la delinizione dell'uovo àz- efcn emogenrt,
ta da Arillotile, e con altre offervazioni, e ragioni, conl'ef-
pcrienza, e con un'ingegnofo penfiere del Lnmzw'erde proc-
cura di llabiiirlo. Dopo avere provato, non efsere le vefci-
chette uova, cerca con ragione qual cofa fieno, e l'ufo loro, ?'" /"^y^l^"*
e inclina a credere, non efsere, che una fpex,ie di ^landule , ''^'1'" '
nellequali fi fepari una qualche linfa da rcftituirlialla mafsa iti pag. jj;.
umorale, £jtta in quelle unadovuta dimora, e fermentazio-
ne, nella maniera flefsa, nella quale molti liquori dal fan- j,^^^ „„^ ^,
gue fi feparano, per ritornare nel fangue, dando quiintan- -i, ji gUiduU.
to nobiliffime, ed utiliffime dottrine intorno a quefla, efo-
miglianti fepnrazioni , ch'egli è un peccato, che non fieno
molto a propofito della preferite quidione.
z-j. Anche a queflo robuftiffimo argomento facilmente noi
rifpondiamo ,al quale né il Graaf , nò i fuoi feguaci , né ^;„„apui r!f.
chiunque tiene le vefciclictte per uova non può mai rifpon- penJen ,j fe-
dere . Cioè concediamo , che le vefcichc;tc fieno omogenee , che fi" Arg^num*
nella loro puriffima linfa niunà eterogeneità , propria delle ^'/^""'"^
uova, a ritrovi, per quanto con gli occhi anche armati di ^^^,,/p^^^j'
cento vetri fi guardi , e iì riguardi , perocché veramente uo- t>< .
va non fono , onde non occorreva , che per noi tanto fi af-
faticafse , che vagafse di regno in regno, di genere in gene-
re, di f{>€ZÌ€ in ifpezie , per cercare, e trovare in tutte la
necefsaria diverfit» delle parti , né che incomodafse infino
Ariflotile, apportando lafua definizioQc dell'uovo; imperoc-
ché
J. 8 o Delle 'Vo'Vd delle Fem m me Fì'z ìpare '.
IJ iieflr0 Au. q\^^ gii damo d' accordo , che nelle menzionate vefciche le
forttnqutjìo} fju^jijj jej]e uQva non fi fcoprono , perocchc non vi fono ,
tUAvvfffar]' "<^ ^^^^ ^^ debbono. Sono bene , e debbono eflerc nel vero
uovo, che nel calice a fviluppa, pofciacchè abbiamo vedu-
to , che quando per qualche ftrano accidente e rertato den-
tro rovaja, {a) o i caduto dentro l'addomine , o s'è fer-
mato nelle trombe , avea tutta 1' eterogeneità neceffaria ,
aveala macchinetta involta, avea quanto, per iftabiiirloun
vero uovo, fi ricercava. Tutta la forza del contrario fta nel
it-r'^'^'h, non intendere qual fia il vero uovo, che per altro llamo d'
jc'ÌI'iul'"i,n. accordo , volendo ancor noi , che quelle vefcichette fieno
fr,//p. ' una fpczie di glandule, feparatrici d'un foaviflìmo , edilica-
tiflimo liquore , non effendovi in quefto altro divario fra
noi , fé non che egli crede , che fia defiinato a ritornare nel
fangiie, e noi abbiamo dimoftrato , che per i pròpri canali
tutto , o quafi tutto nel calice a fuo tempo fi fcarica , per
fervire al vero uovo sì di veicolo , come di nutrimento , e
per ingrandimento ancora di tutte quelle parti , dalla gran
Madre a fervire al medefimo desinate : ( b) non effendo for-
fè altro quel vafo nuovo , che nel mezzo di un tefticolo di
una Vacca dice il Signore Sbaraglia di avere primo fcoper-
to, fc non un canale di comunicazione, che in quel punto
era di linfa fatollo, andante dalle vefcichette al corpo gial-
lo , cioè al calice, per portarvi il fuo neceffario tributo, co-
me tutte le acque de' fonti raccolte in rivi , d' indi in fiumi
fcorrono, cóme a fuo centro» al mare.
CAPITOLO XIX.
Si rìferifcom , o ft levano altre obbiezioni, sì de' ftiddetti ,
come del Signor Temey il Fecchio .
1. 'TP Gite alcune delle più formidabili obbiezioni , cheab-
stfìfftndttd ì. biano fatto fudare i più cggregj difenditori delle uo-
''"* Min'*' va , fenza che né meno rifponder loro efatumente poteffero
*"• è diritto, che ad altre pafli.imo, sì dell' impetuofo , e incol-
lorito Sig. Lamy (e) sì <i' altri Dottiflìmi Uomini , che ne'
primi fcanni della Medica Famiglia rifiedono . Si protefta il
detto
{2i)yedi qui Cap. 17. nupt. 17. e feg.
(h)Cap. p. e Cap. IJ.
(c)Cap. f. num. z. J.
Parte II. Cdp. XIX. xZt
detto Signore, che comprendere non può, come l' eflremità libe-
re, e vuj^anti delle trombe , che in ogni tempo dal teflicolo per tre '.Trmhtnort
dita traverfe allontanile fi trovano , s applichino a bella pofla nel ^"^J^/J^q"'
tempo dell' accoppiamento , per portare il Seme, e nel momento del- ■"\"„^^^^'lJf
la caduta ddl'iiovo, per riceverlo. Oitejìo è bene (grida) dmar Larry,
loro dello fpirìto , per f.irle operare con tanta g'iifìexxx . Una ta-
te difficulca è data a tutti nell'occhio, mentre anche il Sig.
Vernsy il vecchio (a) l'efpole , ed il noftro Sbaraglia vi ix
gran forza. Quell'ultimo nella Civi fcepfi (b) confidcrando il D/jj^i-a/f J </*-
lieo, il modo del llto, e la diAanza della bocca delle trom- ^^X;. "
bc dall'Ovaia per la larghezza d'un police , ed anco più ,
ha creduto affatto improbabile , che quelle polTano fervir d'
ovidutto, e trafportar l'uovo all' u:cro ; concioflìecolachi ,
fcla Natura avelie avuto quello penficro , non le arebbe col- i{dgi<>m dtll»
locate in quel fito, nò fatta una probofcide, e forame diret- •^*'"'''^'''' •
to verfo una parte, alla quale non può l'uovo andare , ni
elfcre ricevuto . Effe fono voltate non verfo iltefticolo, che
refta laterale , ed al quale non hanno tendenza alcuna ; ma
verfo le parti inferiori, la qual politura nel fine del fuo Trat-
tato pretende di porre fott' occhio con una certa figura , che
mi farò lecito dire ( per iftar lontano da ogni ombra di adu-
lazione ) molto mal fatta. Non gli è ignota la rifpofta de'
Fautori delle uova, i quali, dice, per ifcanfare qucfla Carid-
di , infegnano , darft moti particolari nelle trombe nel tempo della.
Concezione, co' quali quefle fi contorcono, e verfo l' Ova]a fi rivol-
tano , abbracciandola , e così accomodandofi in tal maniera , che l'
uovo ammettere pjjf<ji:o fenxa alcuna difficultà.
i. Per impugnare quefta rifpofta, ricorre a una certa ftrut- ii!/f,j;,„i j,[
tura di fibre carnofe , o mufculofe , che nelle trombe ritro- sig. sbaraglia
var fi dovrebbe, fé doveffero avere un tal moto, la quale fi òrcaUstrut.
dichiara, di non averla oflervata , imperocché, a fua detta, ^"""''''"'■*'
le trombe hann^ poche , o niune fibre trajverfali , e mAte longi- '
tudinali, e tutte fcanfano i detti moti. Di piìiaggiugnc, che
fi conofcc per pratica la condizione del moto, che alle trom-
be compete , cioè Ci movono , come i Lombrichi , il moto
de' quali, nunqitam ejl ad latus , fcd furfum ; ma con quello
moto egli non crede, che mai a'tefticoli accomodare non fi
polTano, e perciò non mai fare il fuppofto uffizio. Nonpo-
Nn tè
(a) zodiac. Medie. Cali, ncccffarium cflTet tubas annedi tedicu-
lis . Coiì nel luogo altre volte citato .
ib)pag. }8o.
1 8 1 Delle Voz-vadelle Femmina Fi'i-lpar( .
tè ritrovare l'ordine delle fibre obliquo-fpirali , alla ftruttura
della gola confimili, per inghiottire l'uovo : anzi egli giu-
dica, che la cofa fia tutta ailoppoflo neU'efofago , e nell'
immaginato Ovidutto : imperciocché il moto dell'oggetto
ncir efof3go è dalla parte fupcriore verfo l' inferiore ; ma nel-
la tromba dovrebbe ellere dalla parte inferiore alla fupcrio-
re , perocché il fondo dell'utero è più alto de'teflicoli , e
della probofcide della tromba. Qucfta maggior altezza , a
/il.-ra r,f(ul- Tuo credere, fa un'altra difficulta per il moto, mentre, ac-
t,ì di::o'sha- ciocche l'oggetto dalla psrte di icuo alla fuperiore (ì mova,
raglia. fi ricerca una valida attività fenza impedimento alcuno , la
quale la ftruttura della tromba, per la rugofità , e fibrofità
interna con la foia ten:a manif:;la , non dimoftra , eflendo
quefta dal moto, che i Moderni difendono, molto lontana.
3. Aggiugne , che quando anche agli Avverfar; fi conce-
delie, che in alcuna maniera conceder non ii deve , che le
Vuole dipìlt trombe in tempi determinati averterò movimenti particolari,
wa lùgniiwni mediante Ì quali a' tcfticoli s'accoftaflero, fé in uno ftedo tcm-
àiftinia nelli pò con quefti moti non fi ammetta nelle trombe una ccgn:z,ioìie
trombi. diftinta, ( come diceva il poco fa citato Sig. Lamy ) non fa-
ranno mai, né edere potranno ovidutti; concioflìachc le uo-
va non vengono efclufe da un luogo determinato dei teftico-
lo, né da un'ajena , o loculecto particolar del mcdefimo i
ma ora dall'uno, ora dall'altro in più luoghi ; eperciùgli
ovidutti all'ovaia accoftandofi, dovrebbono moverfipiùauna
parte , che all'altra , la quale operaz.ionc la prccifa macchina
efclude , e dipendente la moftra dalla forza ili ma cognizione , mn
di una mera ftruttura, che non sa prendere di mira , per il dovu-
to moto , ora quefla parte , or quella , acciocché /' uovo fecondo t
dall'ovaia difcendente, riceva.
4. A tutti quefti ingegnofi Argomenti , cavati dalla lon-
■^'"!^'""^'» tananza, dalla pofitura, dal fito, dal modo del fito, dalla
ac'(cfllZ"'on. ftruttura delle loro fibre, e da quanto intelletto umano, p;r
"déhift^nacer. fublime , ch' c' fu , puo immaginare, io rifpondo folo , che
(art ihr.cdoi le ho vedute acccflate , e prima di me il Graaf , il Littrc, e
ma non negar. ^^^^\ ^ g fanti altri, de' quali abbiamo fatto parola, laonde»
'"' offendo quefta una cofa di fatto, cerchino eflì , come la fa
la Natura; ma non la neghino. 7'anto è mirabile nelle fuc
operazioni , che fcrillc un favio vecchio , che quantunque
molti fuoi fenomeni fpiegar non fi pollano , non debbiamo
però aggrottare le ciglia , né con tanta franchezza negar-
gli, mentre il noftro intendimento per grande, che fia, non
può
Panel/. Cap. XIX. 183
può giudicare cofa impoffibiie da quella . Si ricordi lo Sba-
raglia co' menzionati ingegnoiì Francefi , che al riferire del
nollro buon vecchio Ippocrace, f/? «/j<3^/?ncz3j^ij/-(?, che ?««/-
ta in nobis fimit frie mb:s , che invemt ì^uura tpfa fibl ipft ag- j^/j^^'^JI'"^
greffiones , non ex prxnìcditato ; panim velut e/l n:£li[jre ; par- ^/,^_, ^- "J'-'^l
tim vero , & ea , qi>.£ Lingitx fubmini/irat , & qiixcumqu: alia dotta ftnxlt
bulli f modi , "o" *''^o^-i '^■itur.:, & nullo AUgi/iro ufa ea , quibus Ma/Ira,
opus c(i. Alza, abballa, contorce, allunga, abbrevia, e in
cento fogge move molte parti , fenza che noi fappiarao ,
come le mova ; pa;ono tutte aver fcnno, e che fra loro con-
cordi ne' movimenti s'intendano. Tutte fervono, e fono fer-
vile, ubbidifcono, e fono ubbidite, concorrendo tutte inde- operaiie»
me , come i Gittadini di una ben regolata Repubblica alle m!f>">Mntiile
operazioni , e al mantenimento di quefta bella mole . Chi "l/,[,l'fp^-^\
può capire un così occulto commerzio , una così ftupcnda „„ avir fcniò^
armonia, un' operare fenza fapcre di farlo, un'effcre ne' Io- iprudmia.
ro uffizj maeflre fenza raaeftro, un'aminaffamento di mara-
viglie, anzi un perpetuo incero miracolo? Chi non guarda
con illupore alcune parti, che continuamente fi agitano, né
mai ti fiancano, altre fempre immobili, o pure non mai ozio-
fe, altre folo a tempi determinati fé moventi, altre pigre ,
altre veloci, tutte fenza mai naturalmente errare, al fuo fi-
ne fempre inclinate, e ne'loro ufi ubbidientiffime , e a ma-
raviglia perfette? Non fono dunque le fole trombe uterine ,
che moftrino, di avere intelligenza , e fpirito nel loro ope- i^onfonoU
rare ; ma ogni parte moftra d' averlo , perchè ogni parte fok uombt .
opera , come fé l'avcfse : tanto è quefta macchina dal no- uttrìnt^cbtfi
ftro corto intelletto incomprenfibile , tanto è a maraviglia '"<>^<>"<>-
fabbricata da quel fuprcrao , fapientiffimo , onnipotente Ar-
chitetto.
5. Se tutte le cofe, che, noi veggenti, infieme s'accorta- ^r,^pii j-,;,
no, dovefiero avere fpirito, ragione, e prudenza , il ferro trfcojef, ma-
riguardo alla calamita, la paglia riguardo all'ambra, una venti ^ qua/r^
gocciola d'acqua vicina all'altra, il fumo d'una morta can- ['"'•«""àan^
dela apprefso a una accefaj i pampani , e viticci delle vici' '" ""'
verfo i rami degli Olmi , anzi que' delle Zucche , de" Con-
volvuli, de'Pifclli , dell' orobo, de'fagiuoli, e di tante pian-
te, che fi rampicano, o che s'appoggiano, e iì v Itano, e
fi rivoltano, e s'incurvano, e s'allungano , per cfpcricnza
fatta, ora da un canto, ora dall'altro ( fé l'appoggio a bel-
la porta fi cayi, e fi ricavi, ed ora da una parte , ora dall'
Mn 1 al-
184 Delle Vo'-va delle Femmine l'ì-vipare'.
altra fi pian:i ) tute: quante dico quefte cof.-, ed altre mol-
te farebbono prudsntiUime , e di giudizio piene , perocckè
tutte corrono, o fi piegano, e (ì contorcono , s'abbraccia-
comi ftguano ^^ ^ s'unifcono, e fi llringono fra di loro, e come del loro
'^J'V^";J bene intelligenti , finché non cefsa il bifogno, nonleabban-
itgnojf. donano . Eppure tutte quelle cofe meccanicamente fi fanno
tutte per via di preffioni , efpulfioni, sfiancamenti, contran-
nitenze, o refificnzc minori di fughi più , o meno fluenti
da un canto, che dall'altro, di fibre più , o meno tefe , o
per altri modi, che fpicgati da Moderni Filofofi , certamen-
te più appagano l'intelletto delle fimpatie, 0 antipatie, del-
le faculta attratrici, delle appetenze naturali, delle concor-
die, edìfcordie, efimiii, che finalmente non fono, chefoa-
viffime femplicità, o borra favolofa , o puri, e voti nomi,
che vi lafciano femprc col difiderio , di fentirgli di nuovo
fpicgati , altrimenti ne fappiamo , come prima , e come
prima reftiamo nelle caligini d' una cieca ignoranza fe-
polti.
6. L'accofiarfi dunque delle trombe aH'Ovaja non è un
Owfffft,^^ di prudenza, nò di fpirito regolatore delle medefime ;
01 pura metca- , • ' . '^ rr-ì-n ■ rr
tiitai' <,c(oftiA'^^ e una mera meccanica neceffita di ftruttura , conciolfia-
ro le trcmh che ìli qucl tcmpo per i nuovi fliraoli, che ci fono, i liqui-
aWcvaja. ji fottili in maggior copia fluifcono , onde le fibre vieppiù
fi tendono, s'irrigidifcono , e con mirabile modo ora s'ar-
ricciano, ora fi torcono, e fanno, che le impercettibili cos
VA- T ^'^^ dc'fiftolofi ordigni di fpiritofo fangue fi riempiano, dal
ei qui cp. ^j^^ quelle macchinette sforzate fono ad alzarfi gonfiandofi,
e mutar fito , e modo di fito, ed a voltarfi verfo quella par-
te, alla quale, oltre la tendenza delle loro fibre, fono, co-
me da tante cordicelle tirate. Se pare poi allo Sbaraglia , di
2^;//>o^4<j//' non avere ritrovata la ftruttura delle fibre carnofc, qualede-
tffvvaxicne fidgra , pgj- celebrare tutti i movimenti fuddetti , fé ha fco-
'deih'shara. perte pochc fibre trafvcrfali , e molte longitudinali , e fé que-
i/i*,/<>«/;n.ft e crede folo desinate al moto dc'Lombrichi, che non è mai
felùemtntt. ad latus , [ed furfim , io dirò, ch'è ftatadifgraziade'fuoioc-
chi, o delle fue mani, 0 almeno di quelle trombe infelici ,
che ha tagliato, che in quel tempo non erano gonfie, e pre-
parate , onde non maiiifeftarono tutta quella maravigliofa
ftruttura, con la quale veramente fono lavorata; ma non e
L*»i*riV*i> flato difFetto di chi le ha diverfamente vcdrte . E giacchi:
mfvono pir djce , che hanno il moto de' Lombrichi, e chi mai haoficr-:
lutti iti'fi. y^-^jQ
Pane ìlCap. XIX. 18;
varo Lombrichi , che foJamente fi movano furfiim , né mai
ad latusì Io gli veggo non folo andare avanti, cincrpicarfi
in alto; ma in tutte le parti concorccrfi, e rivoltarfi, e fa-
re moltopiù moti di quei , che fanno le trombe , e quefte
molti di quei, che fanno i Lombrichi. Anzi, giacche fiamo
in quefta fimilicudine, ficcome quefti, ora fi movono andan-
do avanti, ora ( facendo, come capo la coda ) (a) andan- ^
do indietro, cosi le noftre trombe hanno , conforme gli fti- •■\
moli, due moti, uno vcrfo l'ovaja , quando debbono por-
tare dal bado all'alto lo fpirito fecondatore, l'altro dall' al-
to al baffo, quando, fecondato l'uovo, debbono trasferir- /-'""'V''*''
]o dalle ovaj'c nell' utero . Qi^iefti moti gli veggiamo farfi , o pl'.ÒTJ'èntrl.
gli Tappiamo fatti, e fé l'occhio non arriva fovcnte a foddis- rjj^W/on»,"
farfi, divifando chiaramente tutte quelle minute artificiofiffi-
tne ftrutture, non dobbiamo negarle; ma incolpare la cor-
ta noftra vifta, o l'ingegno noftro , che non giugne a capi-
re, come alle volte da certe ftrutture, che fcmplici pajono,
tanti moti comporti fi facciano. Guardino un poco i Signori ;
Avverfarj i moti ammirandi dell'occhio , e della lingua del
Camaleonte, da me nella fua Storia Naturale deferirci, ib) j^'""^"'^'^;'
e dall'incomparabile Bellini accennati ? Chi mai ha una ^'\- Unguadd ca.
fta si Lincea, che vaglia diftingucrc, o una mano si detìrs. , maitanu mi-
che fnodar fappia fino all'ultima differenza inriluppi dimu- '■''^'f'.'f^ws-
fcoletti, e fcorrimenti di fibre motrici in tal maniera , che^'^J" ^"^''
poffa ficurameate atteftare, feguir que'moti , perchè a for- J^^"^ q"^,,^ ,'
za di quelle figure, o di quella tal pofitura, o modo difitorff'Af«/Vp/«
debbano feguirc? Potremo bene aguzzare le ciglia, potremo»''"'» /'"iw >
bene tener leggiero, e ben regolato il coltello anatomico ^^''"j'f'I"'!''
potremo in carta far figure geometriche, e pretendere didi-J^^^^'^
mofirarlo; ma la Natura forfè fi riderebbe di noi, fé foffe
capace di ridere, e direbbe, che fpieghiamo un poco a for-
za di quelle figure, che fi veggono , tanti moti innumera-
bili, e firanamcnte comporti ne' liquidi, ene'folidi, che fo-
no in noi, e allora vedremo, che quefie non bafiano , che
fallo folo chi tutto sa, e che vi è un'arcano, epiù recondi-
to magiftero, o lavoro, a cui nò la mano, né l'occhio può
giugnere , incotninciando foz,ente colà ad operar la T^atura , co-
me
( a ) Così fra gli altri la Scolopendra terreflre .
( b ) iftorìa del Camaleonte ^Affricano &c. in f^aiezia per il Signor
Em &c.
iS6 Delle Vo'X' a delle femmine Vi-jipare .
M4gìfìeT»r,. me altrove ho accennato , da-^e i noflri fenfi non giungono , ni
tpndii» dtllt giugtjeratìho giammai , imperocché, quaiiiuuque la nutcna non f^
"iiue'ìl'dc '• ■ìtf'^lrMi.te drjifa in infinito , nuUa però dimeno dui più minuta
Animali ^^ , jcnfibiU al più minuto efiflente v' è una si gran Luutananxa ^ ch^
dille piante . fianca la f anta fu .
7. Poflono dunque fa rfi, anzi di fatto fi fanno quefti moti
*^j^'^ '^'•s'' °' n:gli ovidutti, e dalla parte fuperiore all' inferiore, e dall' in-
/aa/rj!"" tenore alla fuperiore , e da una banda , e dall' altra , nulla
importando, che il fondo dell' utero fia piìi alto de tcftico-
li , e della probofcide della tromba , e che qucrta apparifca
rugofa, perocché la Natura può aver maniere ancora igno-
fint delia Sa te, acciocchò tutto tenda al fuo fine, o perchè la forza dell'
""'• impellente fupera tutte lerefifteuze, le quali fono fatte, non
a cafo , ma ad arte, e forfè, fra le altre cagioni, accioc-
ché l'uovo non precipiti con troppo empito, ma vadaacco-
Uova perchè ftandofi pian piano al fuo termine, aflbrba ulteriori fughi ,
pian piano di. lungo k Via, c Vada fcmpre perfezionandofi , Io che evi-
Oendanopergii dziMzmmtz vegglamo in tutti gli ovidutti degli uccelli, pie-
«vtduiii. jjj ji rughe, di glandule, e di dolci/iime relilknze, e negli
ovidutti ancora di varj altri animali ovipari, fra quali le
Salamandre, le Botte, le Rane, i Camaleonti, i ferpenti ,
€«<■<•/■» alìa^ (iin\\i non ottengono l'ultimo luogo. E fé pur vuole il
j*<iFtf|/M ;//i- riverito Sbaraglia, che dal baffo de'teHicoli femminili deb:
10 degli oùdu- bano le uova falire al fondo piìi alto dell'utero (lo che non
ti , puifirif- ^ z.zxxfò , mutando fito in quel tempo le parti ) fi può crede-
' ' re, che quelle rughe, che fono negli Ovidutti fervano , co-
me di tante valvule fofienitrici del madefimo , lo che vcg-
giamo nel detto toracico , ne' linfatici , e nelle vene, ns*
quali canali ha fabbricato le dette, come tanti foftcgni , ac-
ciocché alzandofi per lo momento d'altre forze all'iniìi la
materia venga a luogo a luogo fofienuta , ne indietro ri-
Moda , come tomar poffa , e cadere. Ma giacche abbiamo di fopra fat-
dif<endano le [q mcnzionc degli ovidutti delle Rane , non ifdu'gniamo , o
Z^ne^'ucio',' '^^^ Signore, d'imparare da quertovililfimo animale, pafco-
éuttii"" "''lo della Italiana plcb;, e vittima delle Cicogne , ciò, che
que' gravi Filofofanti capire non poilono , cioè il vero mo-
do chiaro, palpabile, e, me giudice, incontraftabile , co.
me le uova dall'Ovaia fcappino, come le trombe s'accofli-
no, ed a una certa borfa, che fta in luogo dell'utero, per
Junghiflime, e tortuofc vie le conducano -
8, Aveva ietto nel Swaramerdamio , nel Jacobco , nel
IScc-
Parte Il.Cap. XIX, 187
Necdan , nel Borichio , in Gherardo Blafio ( <j ) ed in altri vi!!g,Hx*
dUigentiilìiDi ofTeivacori ddla Natura , come non era loro 'I'}'' ^>"oy'»
mai venuto fatto di ritrovare 1' apertura , o la bocca degli Ìl'//"j,i,uo.
Ovidutti delle Rane , e delle Botte , onde portomi al forte , vidutti deO*
dopo alcuni efperimenti, col folo fiato intrufo la ritrovai . Ram .
Non mi dilungherò, a defcrivere la lunghezza , le tortuo-
lità, e i divcrli (lati delle medefimc, avendolo già fatto nel-
le Olfcrvazioni mie polle dopo la Storia del Camaleonte Af-
fricano(i) dove polFono facilmente vcderfi , e folo mi fer-
merò in ciò, che al noflro propofito riguarda, eh' e la lon-
unanza di un dito in circa per traverfo della bocca degli ^^^^^ ...
Oviduìci dal Sacco, in cui le uova fi contengono , o voglia- ovidotti ^i'.
mo dire dall' ovaja, quando le uova mature non fono, ne U i(ane Uh-
fono in illato d' elFere guidate fuora . Nulladimeno, quando f^"" dall' o.
quelle arrivano alla lor perfezione ( ftupente il Swammcr- "."''' > ' P""
damio, che quali lo credeva imponibile ) s'accolla la detta 'fuo'tmff". *
bocca , tutcocchè paja cotanto incomoda , angulla , lega-
ta, e lontana, alTorbc, e inghiotte le uova, e per glillret-
ti fuoi ovidutti, di ftermiaata lunghezza, e di pieghe, e di
avvolgimenti tortuofilfimi , ed intrigati , vengono al loro
utero trafportate, d'indi fuora del corpo trafmelfe. Ciò, eh' e' molti, f,h di.
è degno di rifleflione fi è, che, fé guardiamo la llerminata (cófta.cbt ^u,l',
fproporzioiie d'una ranaa una Donna, troveremo, chefen- io dtilttxmn* .
za paragojfe è molto piìidifcolla, e sì per ragione del fito , si
del
( a ) Tuba hfc /npciius intra regionem cordis , hepatis pulmonum fé
abfcondit , (jiio pofiea pergat , ignoro ^ cum immijfus per tu-
bulitm aer altius penetrare nequiverit . Swammerd. Óbf. de
Ran. & Laccrt. Gap. j.&Blafius de Ranis &c. & ilrae-
defimo Swammerdamio, dove tratta de Uteri muliebr.
Fabrica feri (Te Motns Ovi Ramni ex Ovario in tubam&ute-
iHìn ex obfcuro obfcurior redditur.&c. 11 Jacobeo (de Ha-
nis) parlando del fuddetto Autore fcrilTe, Motum oviRa-
ììini ex Ovario in tubar» , & uterum ex obfcuro obfcuriorem
reddidit , cum orificium Cornuum uteri , vcl tubarum duo-
rum circitcr digitoriim latitudine d.flare dicat , & non modo
valdè anguflum , fed etiam immobilem , nec applicAre fé ad
ovarium, ut in avibus , & fexu toiulrebri . Il Borichio,flfc
utero , dice , fi inftentur , deprehenditur canalis varie intor-
tui afcendere t^que ad fauces , novo J^aturx artificio &C.
( b ) Ifluria del Camaleonte tAifricar.o , e di vari animali d' Italia
&c. pag. ì ^J. , & fejg.
1 8 8 Delle Vonja. delle Femm'nie Fl'i.lpafe .
del modo del fico, della flruttura, dell' anguflia, della Icga-
' tura, e della lunghezza affai più incomoda , e difficile la
^ tromba delle rane di quella delle Donne , e troveremo an-
Ofi}" Jfì!) cora, che anche l'Ovaia delle rane è involu, e chiufj in nnx
i^vòha'inuna comunc membrana , non come quella degli uccelli libera, e
fom'j-it rr.em- pure fenza dare fpirito difcernicore, o prudenza alleranine
brana . trombe, s'accodano, fenza ombra di dubbio, a fuo tempo,
e nel tal luogo , e nel tal modo le uova fìcuramente ricevo-
f,.-/» inon "0- -H^ tanto di forza quella prova di fatto , che anche il
tra/ubi'ìt Hi' dottiflimo Sig. Nigrifoli {a) fene fervi per rifponderc allo
^rif/ia prevedi fteffo Sbaraglia, citando la mia Oflervazione, di cui io ne
fitti. jygg^ gjj j^[Q un faggio nella Galleria di Minerva, (b)
Aggiungo un' altra Oflervazione fatta neirOvaja delle
-' Vipere dal celebre Stenone (e) e confermata dal nolìro dot-
^" tiflìmo Sig. Morgagni (rf) cioè eflere le ova;e delle Vipere,
e d'altri fcrpenti involte in una membrana da ogni partechiu-
fa, e pure a fuo tempo s'apre , e lafcia ufcir le uova; qui-
bus vel folis cbfervationibits ((zvizmenK conchiud: il decto Si-
gnore ) fatis a coiivincuntur , qui idcirco ova mulieribus negane ,
qitòd Ovariorum timicam imperviam babeant , nam & viperis ,
, iifqtte ferpcntibus impervia efl , & tamen , cum opus efl , ovis ,
.' & quidem non mediocris magnititdinis , certijjimè patet .
■ Anthi «ff.'i 9- Ma che vado io cercando fra '1 vulgo de' viventi ciò ,
uccillila bocca chc con incredibile facilità nella nobile famiglia degli uccelli
dtV: Ovidutto ì veggiamo? Qual'è quel volatile, a cui aperto il ventre, non
^ovfl ''"'^/cada prefto fotto l'occhio l'ovidutto pendente, flofcio, al-
* /"rr/wca"/ lontanato dall' ovaja, tolto un ligamento , come artificiofa
ttcìfia. funicella, colla quale fi connette all'ovaia, come appunto è
ancor ne' vivipari? Eppure niuno nega, né può negare, ben-
ché mai non l'abbia veduto, che quando l'uovo é maturo,
e vuole, 0 deve ftaccar/ì , l'ovidutto non s'alzi , non allar-
ghi, e dirtenda i lembi fuoi, non {\ pieghi, non s'accorti ,
D/mtf/J'-ot'""", non abbracci l'uovo, e non l' inghiotta . Ciò , che accade
{»mi It ftefo negli ovipari accade ancor ne' vivipari , e non ci è alcuna
i'mh/'-'tfvi' 'l'ffercnza, fé non il pregiudizio, chc abbiamo incapo, per-
pari"" ^'^" che veggiamo in quelli le uova grofTc, e palpabili nell'ova-
ia,
( a ) Covfiderax. interi o la generazione de' yizenti. Conftd. prima
pag. 83
(h) T'M.i.Tart. i.dovc De Camileont. Aphrican. Hift. &c.
(e) ^la. DM. ohf.89.
(d) ^dverfar. ^natom'4- uinimad.zp.
Parte II. Cap.XJX. 189
jìi , e non così facilmente in quclti , per l'cftrema lor minu-
cezza , e diafancitade , e perchè nonne fanno le Donne ogni
mefc una covata , come fanno le Galline . Non occorre dun-
que donare prudenza, cognizione, fpirico difcernenteaque-
fte pure macchine riportatrici, perche s' accodino a fuo tem-
po, ed ora da un canto dell' ovaja, ora dall' altro l'uovo
cadente ricevano, imperciocché, fé ciò fanno negli Ovipa-
ri, Jo poflbno ancor far ne' vivipari, e noi dobbiamo i;itan-
IO chinare il capo , e venerare profondamente in tali artifi-
ci '1 (apientiflimo Artefice , incolpando la tarda, e ofcur.t
cognizion noflra, che fovente può b;n conolcere ( fé non ò
ftolida , 0 affatto cieca ) nelle fue fatture il Facitore fupre-
mo, non il modo lor di operare. Non fi lafci dunque il cai- p;ff^.r^„; j^,
do Sig. Lamy trafportare dalla difperazione , di non capir ^^'f'JJ,,,^
queftì moti, a credere piuttofto a' vaneggiamenti dell'Alco-
rano , che alle chiare dimoftrazioni de' Moderni, e come
uomo favio , 0 (tia (aldo nella inftra fede , o fé mai( che
non credo) fofTe prevaricato, alla medefima con lo fteffo co-
raggio, con cui ncgolla, ritorni.
10. Accrefce la forza dell' Argomento il Sig. Verncy il Altrtargom'r.
Tccchio, e colpi a colpi aggiugns, per abbattere, e affatto tedrlsigrer,
annichilare quefta fentenza. A lui non bafta, chele trombe "'-Vj^^"''^'^^""
aU'Ovaja accoftar non fi pollano, ma con ragion vuole , che f/t^rviUheL/h
quelle abbiano una larghezza alla groifezza delle uova prc- ^^^-^g^,-, jdi-
porzionata , acciocché il tranfito lìa loro facile , faltem in uovo.
muUeribus piibertnte dwatis , vel conceptionis tempore (a) ; quin-
doquidem unicuiqHe inecum obfervare facile efl in avibus canalem »
Ovidu^lus nomine infìgnitum , pene infenfibUem effe , priuf quarti fc-
minne ova pepererint , at vero , quo magis accedum ad tempus , qu9
incubare gefliunt , eam amplitudinem acquifere , qua ozis illum
commeantibus trafifitum concedere valeat . Ma ciò non fifcorge,
dice, nelle femmine de' quadrupedi; effendocertifiimo, con-
forme i fuoi efperimenti, che nel tempo della pubertà, ne
in quello della concezione non fanno gii ovidutti mutamen-
to alcuno: il quale neceffario farebbe, fé veramente per la
loro cavità le uova portar fi dovelTero : le quali effendo mag- ^"jf^fl^J^^'^
glori delle flrettijfme anguflie di quella , paffar non potrcbbono . ^(,^f„'m,^isi'i.
Per far vedere, e concepir chiaramente la verità di quanto Vim^y il uè.
e' diceva, nello flcffo tempo, che ciò propofe nella Difer- ^*'».
tazionc , ch'e'fcce alla prefenza del Sig. Blegny, diede or-
O o dine ,
Ca) Jv: nel Zodiaco Medico-Cali. ^n. l68o.pag.m.6o.
1 9 o Delle orvà delle Femmina Vi'-iìpare .
dine, che porta n'ero avanti la Matrice di una Scrofa ( di-
oft'vaihn, cui PO'"^^ '^ figura {a) acciocché tuui co' propri occhi vc-
dtl luddtttc dcflcro, quanto palmare fu U diffcrenXA fra. la gratìdex.x.a de
vtr</ltm» , globe! ti i che dicono ejfere uova > e la cavità, o capacità delle
trombe, per la quale vogliun, cIì£ paffino: imperocché que' globi
per lo meno eguagUavau) la grandezza d' una T^ociuola: e per lo
contrario il Canal delle ticmbc appena un piccolo Jìila ammetteva ,
benché quella Scrofa di fefco i fitoi Torceletti partorito aveffe .
Da ciòpenfa con ficure^za dedurre, che le trombe iieao fta-
te fabbricate per altri ufi, affjtto differenti da quelli, eh»
loro aiiegnano i Difenditori dell'Ovaia.
j. II. La fteifa difficultà cadJe in mente al Lewenocckio ,,
^"/I"^,^^ 4"^"'^^"^''''^ Lettera al nobile Chriftoforo VurenfcriOe, di
déìfitlf^, aver fatto vedere in una pecora immaginaria l'ovaia a mol-
ti dotti ucraini , aggiugncndo , & rationes mcas attuli , cur
non fatis mirari poffìm , tot viros doHos effe in ea prtc'udicata opi-
nione, ut credant tubam Fallopianam Ovum ahOvrrio pcffe e.xfu-
gere , five detrabcre , ac illud traducere per meatus adeò anguflos ,
ac tubiC Fallopiana: effe dcwofìrabam ; atque eò magis , quia maxi-
ma fcilicet , qiKt in Ovario erant ova , malora erant Tifis , imo alia
erant ma]ora toto alio Ovario , conftata plerumque ex partibyt
glandulofis , fanguineis vjfis pertcxta , ac tàm arile membranis it.-
Coiì ambe l» ^^"^^ ' "^ ^ì^fModi imv:aginariuni ovum ungu^bus avellere ncqui-
sbaraglia. >■?»»• La quale difficultà dell' anguftia dcgi ovidutti è pure
ftata toccata dal no<h-o Signore Sbaraglia , che non ha certa-
mente ommefso luogo, dirò, così, non tentato , per abbat-
tere quefla fentenza .
§uantt all' , 2,. A queflo ncrvofo argomento , quanto a Noi facil-;
^"T'' ■^^'"'J' riefce il rifpondere, altrettanto difficile, anzi impoflibiiC riu-
mento th^°,' ^cir debbe a tutti coloro , che foflentano , efscre uova le ve-
ia (citghcte , fcichette linfatiche, del che dovrebbono ormai reilare fgau-
ahren^to «gli nati. Anzi tanto è lontano, che abbatta il noflro Siftema ,
aitr, .wpojiii. j.}jg Jq conferma mirabilmente, e render loro grazie dobbia-
Cemiatune ^° * Perchè Combattono anche in quefio per noi. Già ab-
f^li Avtrfatj binmopiù volte ftabiJito, che que' corpi vcfcicolari pieni di
fA^o Autor, linfa, de' quali è tirdinari.nmente temperata, e tubercoluta
^taeirUTu^- ^^^^J^ ' """ fieno "o^'^ , e che l'uovo vero è molto minu-
T* U "ve}(i. '?' ™olto diafano, molto radilTime volte vifibile nel fuofol-
ihette. licolo, o calIcc , ma folamcuce nella tromba, e ncH'uiero,
VevoHeiP Au. comc abbiamo ingenuamente efpoflo in molti antecedenti
torequalfia. Capi-
(a) ivi pAg.6%. , . . V . . . .
Panie IlCap.XJX.. 191^
-Capitoli (a), laonde anche in quefto concordemente flabj-
liaino con gli eruditi Avverfarj , che non vi è proporzione
fra la grofsezza delle vefciche linfatiche , malamente uova
credute, e la Hreaezza , o anguftia del canal d:lla tromba,
la quale lenza alcun dubbio ne riceverle, ne trafportarle po-
trebbe. So, che rifpondono(i.), ùid l'uovo dieci volterai- p;rp^/}ady
-aorc, quando entra nella tromba : (2-) efs'.'re fenza il g"^ rufiijhri ,eh,
fcio duro, col quale quc' degli uccelli armaci vanno, ma co-/? vffcuhtttt
perto folo di un'arrendevole membrana , che lo rende flef-/-"" <*o^<»-
libile, e n:lla figura mutabile, divenendo allora più lungo,
e meno tondo: (^0 e finalmente la. foftanza dslli tromba
efsere membranofa, e in confcguenza dilatabile , come la
becca dell'utero, per cui pare imponibile, ch'efca un feto,
-<juando è chiufa. Sono apparenti, ma non vere quefte rif-
-pode, e pofsono folamente rendere foddisfarto chi non ha il sena /ipparenu
vero fondo di quefto Siftema, o chi non ha mefso daddove- e non vtrt k
ro, e continuamene, dirò cosi, le mani in palla, per af- lororiffc/it.
lìcurarlì del vero. L'uovo non è, né puòfarfi minore, quan-
do è particolarmente fecondato ,. per efsere ciò contra tutte fagiani fertif-
le leggi della Natura, come dimoftrato abbiamo (è) e fé con- /^'«"^'■' '"'P\
cedeffimo ancora, che potefse farfi alcun poco minore ,,^*""'''-
•e quantunque fia fenza la dura, e friabile buccia, non po-
trebbe, ciò non ortante, giammai pafTare per quelle angu-
rie , troppo fproporzionate , e ftrabocchevolmente più pic-
cole , non trattandofi di una liflca , o due di grandezza mag-
giore, ma di molte, e molte, per confeflìone del Graaf ,
e de' loro Fautori. E fé foflcvero, che per paffare {i fchiac-
ciafle non poco, e di rondo divenendo lungo , la fua sferi-
ca, e nativa figura mutalTe, chi non vede, che quella te- . •
nerifllma macchinetta, che dentro rinferra, ii guafterebbc, 1
e tutta fcompaginata, compre/la, e trita perirebbe lungo la •*
via? A qual fine tanta abbondanza di linfa nel follicolo , **
morbidezza incredibile, e finezza d'ogni lavoro (e) fé non ^
pèrche r uovo né punto , nò poco polla patire, e pian piano ■»
icnza intoppi, fenza compreflìone , fenza urti , nò contra-
■iìi dentro 1' utero pofl'a difcenderc? Concedo , che la loftanr Altre ragion,
■z:ì della tromba fia fleffibile, e dilatabile, ma da corpi re ^'^ "'^ro /fui-
fiftenti,, sfiancanti, e duri, non da un corpo teneriffimo ,""'
Oc 1 dili-
(a) Cap.c^.eCaptt. ij. ed altrove della T.irt.i.
(b) Cap.p. , e Cap. ij.
( (:)F'eÌì qui Cap. 4. delle Ova^e delle Cagne fecondate .
i 9 1 Delle Vo'-ua delle. Femmine l^fcipare '.
dilicatiffimo, e moHc, quale abbiamo veduto ne'fuoi priiK
cipj c/Tcre Juovo: e fé ci volgiamo l'occhio addietro, eguar^
diamola tromba delle Cavalk- , delle Afine, e di altri animi-
li, la troveremo nell' ingrcbo, particolarmente, clxc faden.
tro l'utero» quafi di cartiiaginofa foftanza , e in confcguenr
te difficiliflima , anzi imponibile da dilatar/ì , ellendo forfè
ciò flato fntto con previde Configlio dalla Natura, accioc-
ché in quel fito comprefsa alcun poco dalle fibre dell' ute-
ro, non venifse l'uovo fchiacciato, o in qualche parte of-
fefo .
b M dì '■^' ^'^'"^ dunque inqueflo uniformi nel peiifamcnto, e
ì\Lfl,o Auto, "^^'^ cfi-crvazioni , per efsere in ciò troppo palcfe la verità,
rrfo/j;^.FiT- e difcordiamo folamente col Sig. Verncy il vecchio, che gli
fiiy. Ovidutti delle femmine vivipare, crefcendo l'età., non cre-
fcano ,. lo che nella lunga ferie delle ofservazioni , che
premefse abbiamo , appara falfiffimo : mentre , quan-
do particolarmente 1' uqvo matura , e quando lufburcg-
ttiremhetn. -j^^q jg trombe anch' efse fi dilatano, fi gonfiano, e fi
;> fl'/ioi /w. pr^P^rano . Sofpetto pure forte, che i fuddetti due chia-
/►»'. riffimi Autori abbiano fatto d'accordo un! abbagliamento
troppo fenfibile , l'uno nell'Ovaja delle Scrofe , l'altro in
quella delle Pecore : e volendo provar troppo con quefio
argomento centra il Graaf,. cfuoi feguaci, nulla provino,
dando loro uno fcampo molto facile , per ifchifare una
difficultà, che per altro, fatta per. il fuo verfo , è fortiffi.
flia, e indifsolubile. Cioè per provare, che le -jtfcuhe lin-
fatiche non fono uova ,. e che fono troppo grandi , e non
proporzionate, come abbiamo detto ,. alla capacità dells
ì.il sii.Fef. trombe.,, hanno fatto vedere il Primo al Sig. Blegny , ed il
ri-yiivicibh. Sfcondo a quegli uomini dotti due Ovaje, piene di' globi, 9
i. Il Sig Li. della materia gialla, e glandnUf-i , tante volte defcritta, dicenr
vvtnoifkh . Jq^ j.Jj|» qpg' corpi fono le uova, eper eflcrequc' delle fero*
trrtr, j,' fud fc gi'offi j come una Nocciuola, e que' delle Pecore, corno
''«/»■ jwWfli un Pifello, è imponìbile, che vi paffino. Né il Graaf , ne i
mini. fuoi feguaci hanno mai detto , che. i globi gjandulofi fieno
uova, e fanno anch' effi , che nelle trombe non cntrerebbo-
Uuifia fial. no , onde di quarta obbiezione poflono farfcne beffe , mi
m/ìT^"'^^ hanno bensì creduto,, che dentro quel globo, o corpo gJan,
dulofo fia una vefcica linfatica, che quella fia il vero uovo,
e che a fuo tempo cfca di quello, ed elio rcfii poincll'Ovar
ja, dileguandofi appoco appoco, e non apparendo col tem»
pò, che una piccola cicatrice. Che abbiano intcfo de' corpi.
FmellCaf.XlX. ipy
glandulofi, e non delle nude vefciche linfatiche , lo argo"-
menco dalla loro defcrizione , dal tempo , che gli oflerv*-
rono, e dalla figura del Sig. Verney , parlando il Lewenoe-
ckio anch'' eflo molto chiaro, quando dice, alia erant majora
foto alio Ovario, confitta plerumque ex partibus glandulofis , eh'
è la vera marca de'corpi gialli, non delle pure vefciche lin-
fatiche. Si contentino dunque qucfti due ingegnofi Contrad-
dittori dell' Ovaja , di far l'argomento piugiufto , e fui vero , .f'^""""'*
fondato, non di volerlo far troppo force, perchè riefce ri- iifl/^'^r^"
dicolo, e di niun valore, ma fatto delle fole vefciche linfa- ' ^'"''
tichc, che anch'effe pure fono di grandezza affatto fpropor-
zionata, è fortiffìmo ,. e indiffolubile.
14» Ma non ci dimentichiamo di grazia il giudiziofo Sig. Altra obbìfu
,Mery, che non contento delle apportate obbiezioni fegue , v""' i^'l Jy-
come narra il Sig. Fontanelle (a) ad agramente impugnare ■'**">•
in quella celebre Adunanza le uova. Hi p/zì( aggiugnc) bi-
fogna , che le uova fortifcano ,■ e la membrana comune , che invi-
luppa tutta l'ova]a, è di una teffitura sì forte, .e denfa, eh' egli y^r^^^y^^^^^-.
è inconcepibile, che penetrata effer poffa per mezzo d' un corpo ri- puh ìftf^ar, ,
tondo, e molle, cornee uno di quefie uova, la figura , e confijlen- e Ucnar, h
za delle quali fono egualmente oppofle acibj, che ncceffario fareb- dura inv^ìtt».
, • /y ''rr • '' tntmofaas ,
be , per aprirjt un pajjaggto.
1 5. In poche parole fpiega quefio Valentuomo ciò , eh' è
flato da altri molto diffufamente efpofto , e farebbe indilTo- RiCpefi" al ri.
lubile il fuo argomento, fé vedute non avefflmo tante ofler- •^^""•^'•S"""'"
vazioni in contrario del Sig.Malpighi, e noftre , già varie
volte accennate. Con poche parole adunque ancor noi rif' "
pendiamo, che, fc le vefcichette fofsero le uova ,. fé non fi
dùvefsc generare, o manifeflare ogni volta, che debbeufci- N<»jf/:w<./r
re il- vero uovo, una macchinetta , a bella porta fabbrica- i'/'^''^*"" ''
ta, per efpelierlo, perchè fi formi ,. come un canale, per' l'J,"/^"^'^'^]"]
che fpunti alla foggia d'una papilla , e nella fommità di ' 'i"""" •
querta s'allarghi naturalmente un foro, ch'era prima invi*
flbile, averebbe il Sig. Mery tutte le ragioni del Mondo ,
ma le vefcichette non fono uova-, ne tocca ai vero uovofarfi '
il foro, ma fatto naturalmente lo trova, ed è uffizio delle
mufculari fibre del calice , o follicolo ,- o corpo, giallo,, e „^,^;J','|^;'^,'^*'
probabilmente anco di quelle della efierior& mufculofamem- de} /; ap't \
brana dell' ovaja, ad ifpremerlo fuora con incredibile dol- ncntifm/^i'
cezza, ed a condurlo pian piano al già preparato, e aperto "dtli'ucii''-.
buco,
(a) Mademic Rpyale &c.ivi.
%^4 -Of//^ Z^ot>a delle Fetnmmf n pipare .
■buco, icciccchè col \Teicolo di quella b:aigniffima ^iéfccl^
ca linfa cfca, ed entri rrcll' ovidutto.
id. Aggiugne il fovraddetto uomo grande, che nel cad»-
strignt ì'Ar. ygfQ d'una femmina giovane, che pareva, aver panoritifi-
'«Tr^Jw/*. gl'uo^' ' rOvaja /ìnirtra era af50Ìutamentefen2a uova , ben-
'chè fofse dell'ordinaria grofsezza , e in buono flato. Ladc-
ftra non avea , che tre piccole celle, ma vote, e d' una
membrana vertice, che afsokitamente infeparabile dalla loro
foftanza pareva . Oiierti^ cclleae non avevano comunica-
zione alcuna con la parte eflcrna .. iS'on fi diftingucva nella
Non fi vfMva \q^q membrana alcuna apertura, alcuna sfaiditura, alcuna
'^"'^,'^''^'',',"" traccia d'uovo j che fortito fofse, e intanto 11 conoiccva da
iraaà^j'arrà , altre marche, e fegni , chela Donna fiata non era già fteri-
fie periva le. Egli è vero( come ofservò ) che la membrana comune ,
4ur pairtrite . gj eflericrc di cadauna ovaja era con un gran numero di pic-
cole fefsure fegnata , ma quello gran numero mcdcfimo fer-
ve contra il Siflema delle uova; imperocché, fecadauna fof-
créiifiumrc^^ (lata fatta per 1' ufcita d'un' uovo quella femmina farebbe
M pVfoU fif. fiata d'una fecondità inudita, e in confcgucn2a quella mar
■fure. ' nicra di cicatrici aver dovea un'altra cagione.
17. Poco, 0 niun vigore hanno qucfli argomenti dall'ot-
ì(ifpcfia fervazione dedotti contra la noflra fentenza y pofciachè prende
anche qui di mira le vefcichecte linfatiche, e le perfeguita ,
e le flagella, vokndole cancellare dal numero delle uova .
Siamo d'accordo , fapendo ancor noi, che ora cene fono
Cimhaitt ton. molte , ora poche , ora niune , conforme detto abbiamo , rifpon-
'triJZf' levi ^^^'^° all'obbiezione del. Signore Sbaraglia (a) nell'antece-
l't vMfbt^" t^^nte Capitolo, che malamente alferiva , di aver fempre in
tutti i tempi , e in tuitc le età veduto un'egual numero delle
medefìme. Già confefla il Sig. Mery in due luoghi , chegU
pareva, che quella giovane p.irtoriti avelie figliuoli ,. onde
può efTere, che poco tempo prima (ì fo/fe la loro linfa nel
folito follicolo confumata, e per la malattia, che l'uccifc ,
o per qualche altra cagione più non fi. foflc rigenerata . E'
J^l'l* ^'"^' puf anco probabile, che quelle Ovaje foffero morbore, per
""'"'•''• quel gran numero di piccole feflure,, che vi fcopr'i , nonef^
fendo certamente da tutte tante uova ufcite, ma egli èpiut-
toflo da fofpcttarfi, che la linfa loro inacidita le avelie ro-
fe, e folfe .sboccata , come a tante glandule vcfcicolari , ei
i iinfatici flcin accadere veggiamo, o almeno avefie^ coiiw
trin-
(z) Fedi Cap.iff.num.ip.
Parte II. Cap.Xlt ly;-
trinciata la membrana eflerna, e qiiafi alia foggia delle ra-
?adi, violata, 0 contrafatta . Cosi la deftra Ovaja nonav^a,
che tre piccole celle; ma vote per le ragioni fuJdette> e con-
cediamo, che la loro membrana folle aflolutamente dalla lo-
ro foftanza infeparabile , concioflìachè non erano di quelle
uova, delle quali parliamo noi.
■ i8. 11 Sig. Mcry ( così fcgue a narrare il Sig. Fontanelle) ^^',7 '^**"^
trovò ancora nel foggetto, che tagliò, una prova, che non
l'ha fatto, edere troppo fretcolofo, a prendere per uova le
vcfcich:tte delle Ovaje . Ella avea nell'entrata dell'orificio
interno della Matrice alcune vcfcichecce tutte fimili , picn.- Vef,ichettt
li' un liquore, che tutte le apparen2e avea, d'cllcrefcraina- '''■'^ '."'T,;
le, e quefto vefcichette, alle quali non iì può già attribuire "ifjt'rice" *
la forgenre della generazione , avrebbono avuto intanto 1'
onore. II- fodero ibue collocate folamence in un luogo, un
poco piìi favorevole. al Sillema.
19. Spiritofa, in vero, è la riflcffione del Sig. Mcry; ma Hjfpofta firr-iU
Tempre contra le vefcichette , non cjiura le noflrcvere uo- "''^"Urr^per.
va. E' un peccato, che quello grande Anatomico non abbia „,^^^7"//'
capito per il fuo verfo quella fentenza , mentre fono ficuro, v'efcétb'ttl
che in limili abbagliamenti caduco non farebbe. Contrafta- preft ptr moa,
va con ragione co' Tuoi Colleghi, ed ottimamente l'improba-
bilità delle loro aflerzioni conofceva ; ma perchè non fpce
diligenze ulteriori , vide ciò, che non erano; ma non vi-
de poi ciò, che follerò. E'veriffimo, che ci fono le accen- l'£l'%ifj''
nate vefcichette nella bocca della Matrice , delle quali già M^rriJ ^de-
parlammo, {a) e che fono ftate dal mio ftimatiflimo Signor ferittc g!,ìdsi
Collega Morgagni cosi nobilmente defcritte ; (/>) m^chih^a ^'g-MÒr^agm.
le confiderà, hanno molta differenza, si per la loroftruttu- ^^^ ^,zr, ,
ra , col Microff opio oflervata , sì per la maceria , che conten- ti7ttlUvtf!ì:
gono, efl'endo quella qu.igliabile al fuoco, equeftanonraai . f*,^,//,Ofa*.
IO. Sentiamo ancora ( per moftrare la dovuta (lima atan-y/.
ti uomini di gran nome ) ciò, che contra quefto Siflema il
vecchio Sig. Vcrney conchiude, il quale parla così franco, ^'^„['j°^'''
che m' indurrebbe quafi a credergli, fé gli occhi mici , e di Vemiyiiy't^-
tanti altri più di me infigni , e bravi Macftri non avcffero cbì» .
tante volte in contrario ofTervato . Si burla , e a piene gote
fi ride (e) delle olTervazioni de' Moderni, che di avejry.edu-
to
(a) Clip. j. nuìti. 11.
( b ) ^(Iverfaria ^natom. prima p^. 4^. 44. cjT ,^4'veiJ'. ^. pag.ófjf.jo,
{q) Zcdi.u. Mid. Cali, detto pag. 6i. '
^ 1 9 U • Delle l/tf-x k delle Femmine Viajtpare .
to aflcrifcono, e calice, e cavernctce, o loculi, e cicatrici,
e fori, pe" quali fcappano, o fono fcappatcle uova. Vt con-
ftet ( ecco , come dalla cattedra decide ) in poflerum , fpem
Nfga (aiKi , Q„,f,rm iltis p;-xccidi prob.itionis , id fciant , velini , à me adaper-
Cirutrm fon . , \ i/- ,,. ' n ■
ntUtOvait '" orutis antm.imtvus faniellis mn exiguo numero , pojiquam in
.. v-, ' rcnerem ruijferit, à me nunquum deprehenfosnequecalices , ncque
locellos , veque cicatnces , reque ulta vcfligla , aut notas decifio-
nis , aut divulfims ab ipfis f'uppofit^ . Ouxquid vero immutatio-
nis à me deprehenfnm efl in teflicuhrum dijpofitwne , nihil aliud
fuit, qtiam concidentia quidam globiilorum , aitt vefcicularum >
ortum eò veriftmilius d/tcens ab illarum exinviitione , tempore con-
, cuhitns : quod nonnunquam mihi obviam f.ì^us fiierit exiguusglo-
bulonmi nurnerus , faugiAne repletoritm , qui nondum feminis fur-
mam induccre potuerant . Poter del Mondo ! Gran difgrazia
della verità, grande sfortuna di queftoSiftcma, gran pregiu-
dizio di tutta la Repubblica Letteraria , che quefìo valente
Scrittore non vedefìTe mai né calici, né loculetti , ne cicatrici ,
rè veftigia alcune-, o fegni della caduta , o feparazione dell' uova
da' Moderni fHppofìa . fiifogna, che quefto Signore , o facclTc
Jijiprjìadil le oflcrvazioni in una Camera molto ofcura , o foffe molto
iwflro Autori, di vifta corta , o che<juegli Animali differenti dagli altri fof-
• w/c- ^'^'"°' P^*" "^"^ ^'^ZTz veduto ciò, che cento, e ceatooculati
S^i Anatomici, al di qua, e al di là da' Monti, e da' Mari cele-
, • ■ bratiflìmi , hanno tutti concordemente atteftato , d' aver vie-
duto. Fra tutti qiicfli io non voglio contrapporgli» fc non
i fuoi Francefi, le oflcrvazioni de' quali fono ftatedamenel
Capitolo fettimo fedelmente portate, e fra quali '1 Sig. Ver-
ney il giovane otterrà de' primi luoghi, a cui dovrebbe cer-
tamente preftar più fede, che agli altri . Se dunque il Sig-
^Pfo r.,il Sig. Verney giovane ha veduto tutto ciò, che il Vecchio Signor
v'in'/aisl ^"^^ "O" ha potuto Vedere, e con quello tanti , e tanti
Virnty iìvic. ^^^''' 5 probabile, che avendo i giovani ia vifh più acuta de'
(bk. vcccfci, e reggendo più molti, che uno, quello Signor s'in-
.-. gannaffe , o pregiudicato dal fuo Sirtcma , o dalla forte im-
f'^*J7^y^'^""magina2Ìone gli veniflero le traveggole agli occhi , e non
(hi,. ' "^'credeffe vedere ciò, che veramente vedeva . Dico ciò , che
veramente vedeva, fondato fulle fue precifc parole , con Je
y«-/r,->w<»*» quali confefla , d'efTereftata da lui veduta della mutazione ,
T"^*; "^'^'°* concidcntia quxdam globulorum , aut vefcicularum , e di più
> ife<ltva. exiguus globulorum nurnerus fdnguine repletorvm , mentre quefto
y/t/ic^p. piccolo numero di globetti fanguigni, non erano, chscorpi
glandtilofi , alJc volte ( come nelle mie OlTervazioni ) molta
rof.
Patte!/. Cap, XIX, 197
io{fe?stanti per \z gonfiezza de'vafi : e di più quell'cfferfi
rendiite flofcie, e [munte le vefcichctte , monrava, che s'erano
votate, per portare il neccflario linfatico tributo al calice,
o corpo glandulofo , come altrove abbiamo fpiegato . Mi
Creda , Illuftrifììmo Signore , che molte dcfcrizioni , fatte vefm^hnr f
con tanta franchezza da alcuni accreditati Scrittori, fono , aUum e pr.mm
come le Profpettive , o certi Paefi , a capriccio fatti da un Jj^^ fi"^^^' "
pennello maeftro . A prima vifta lufingano l'occhio, vi pa- '^^'' MC'"-
jono cofe reali, che appreflandofi, e con diligenza guardan-
do, o con mano toccando , fi fcoprono per ombre bugiar-
de, e ingannatrici.
CAPITOLO XX.
Si fa rif polla ad altre obbiezioni , e particolarmente
del Signore Sbaraglia.
I. p Arrebbe forfè a V. S. Illuftriffima , ch'iofaccffi più J^J'l'f"''^''
X conto degli eraoli ftranieri, che de' dimettici, i qua- """'
li tutti pretendono di eflcrc del noftro Siftema feveriffimi di-
ftruggitori , fé per foddisfarc a quelli , mi dimenticaffi de'
noftri. Guardimi il Cielo , che in tale errore precipitaffi ,
avendo bensì un'alta ftima di quc' lontani ; ma altrettanta
confervandone in feno di que' vicini. Afcoltiamo dunque di
nuovo il noftro Sbaraglia , che da lui folo ha più fcritto , sharagiubd
quanto finora tutti infieme hanno immaginato , e con am-^'* '''"'"'> ♦
mirabile erudizione ha dal fuo vafto talento , e da tutti gli ^amb^tu'l
Autori , che fino al fuo tempo hanno di qucfta materia trat- qutfto sijft.
tato , il più bel fiore raccolto . Dopo d' avere agramente com- ma .
battuto, e pretefo di far vedere, non efferc uova le ^'e/c/c/;^■ r-
te fierofe , paffaa ricercarne la fecondazione , pcnfando , di ri-
trovare anche in quefta validiflime congetture , per annul-
lare quefta Sentenza . La prinu fi è , {a) che la fuperfeta- ^"j^'lH'J'^j*'
x.ione comuniflima farebbe, quantunque i Dottori rade voi-"''"*'*"''*'
te accadere c'infegnino , e la fpcrienza una tale verità con-
fermi. Il Kerchringio (b) con l'autorità del Filofofo , e di
Plinio C come nota anche Teofilo Rainaudo ) efierecofa mol-
to rara dimoftra, a cui altri comunemente fi fofcrivono, an-
zi penfa , effere cotanto rara , che al dire del celebre Zac-
Pp chia,
( a ) De y^vipar. Cener. Scepf. pag. m. 505. £rf(/. Bononienfis .
( b ) Spicileg.^natom. Ohf. 1. *,
t'9^ Delle Vcva delle Femmine F'i'-vipaìe .
chia, aJcunil'hanno negata. Il Latirenti però, Paulo J-G-
it hvifci. '' Ra'na"'^o> ed altri ne apportano col Signore Sbaraglia ta-
cbett, fojftraWi c tanti efcmpH , che non può ncgarfi , e noi ft-fli l'am-
«rci'tf,/>fy«<.-». mettemmo , e ne rendemmo la ragione nel Gap. XVII. Se
"^""■/'"■'*^''- dunque, dice (a) il detto Signore, quefta è vera , fé le ve-
"t'ax'ini fcichette linfatiche follerò uova, ogni giorno fi vcdrcbbono
fuperfetax.i'ni , ne tanto fingolari farcbbono , come per veri-
tà viene aflerito , e fi olkrva : conciofliachè dal replicato
congreflofacihnente reflerebbe fecondato un'altro uovo, eun
nuovo concetto, e parto fopravverebbe , e celebrandoli nuo-
vi congrcffi {b) il conofcerebbe Tempre una nuova cagione
di fnperfctaxionc , della quale impedimento alcuno addurre
non potendofi , perciò fegue , che dovrebbe cHcre quotidia-
sifahffft^^' Perciò fi maraviglia forte dell' Etmulero , che delle ma-
M'EimuUr». lattie delle Donne trattando , dichiaroffi , che la cagione ,
per altro ofcura àzììz fuperfetaxioni , dalla dottrina delle uo-
va era pofia in buon lume, e(Tendo tanto lontano, che que-
fla graviffima concrovcrfia h fnodi, che anzi , che nò, più
s'intriga , e nuovi dubbj nafcono dal nuovo congrefTo del
Mafchio, il quale non renderebbe imponibile in ogni mcfe,
Sa ione di/ ^ ^^ °S"' ^^^^ fpazlo di tcmpo una nuova concezione, e ir)
/<.^f''v4'r«V«/ confeguenteuna quafi nuova gravidanza. La ragione, afua
f'iquinti. detta e chiara : imperocché tante volte le Donne concepireb-
bono, quante volte le uova, che nell'una, e nell'altra Ova-
>a fono moUe, li fecondaffero , e non ripugna , che in più
congrcffi uno dopo l'altro dallo fpirito del mafchil feme re-
ftaflc fucceffivamente fecondato, quantunque già gravida la
Donna , e indarno cercherebbono le fcuole il termine della
jHperf et azione , del quale ampiamente fi:ri(le Zachia (e) fé
ogni volta , che ci fono uova , e che fi ha un nuovo con-
greflo, fempre ìa. fiiperfet^zion fi farebbe.
Rjfpofla alU ^* Óhi^'^^ difììciiltà può pcr avventura travagliar quelli ,
fovrmdditta che pciifano, che la ftrada dello fpirito fecondante nonfial"
d'fuultà , utero; >w.i che entri per le vene della v.igina , circoli colf.ingue,
e per le arterie poi a fecondar l' uovo maturo fi porti ; ma non già
noi, che vogliamo, che la via regia del detto fpirito (la dal-
la vagina all'utero, dall'utero alle trombe , e dalle trombe
ali'Ovaja. Nel primo accennato Sifiema, ogni volta , che
fof- .
(a)n.7w. 15.
( h)pjg.-;o6. Editioìi. Bomnievfis &c.
( e; Oiicfl. Mcd. Legai. Lib. i.x. ■ i
' FaneD.Càp'.XX. ' ^99'^.
foflero follicoli , anche nel tempo delia prcgnezza con den- ' '
tro le uova difpofle , non v'ha dubbio, che fchivando quel-
lo fpirico r utero chiuib, e per i lunghi andirivieni, e gira-
volte de' canali fauizui^ai andando , può tinalnience arrivare ^'' "'J'"' ^•-
,., „ • 1 . „ .^ ir e • nema torroni)
ali Ovaja; ma nel noltro biikma troveranno le uiperretaziar-/, p,^^ ^,^_
ni tutte quelle difficukà , che negli altri Siilemi ncrovano , (u!tA\(bt ni-'
cioè, dopo caduto l'uovo, la bocca della Matrice ferrata ,5'' "^'"Usi.
e- fovente cosi da una vifcida linfa empiaftrata , che non pò- ^''"' •
tra penetrare né meno lo fpirito, condannato a sfumare, e
a perderli nella vagina , 0 ad ufcire per quella bocca , per
la quale fu intrufo. £ fé alcuna fiata , per raro miracolo ,
nel tempo de' venerei arapleffi tanto s'aprilfe, e fi rarefacef- r
fé, 0 dileguane quella linfa contraftante, edifenditrice, al-
lora potrebbe, come furtivamente, fottentrar quello fpirito,
potrebbe ferpeggiare, quafi per cuniculi, e di membrana in
membrana fra 1 uovo difcefo , e l'interna parete dell'utero
inalzarfi , ed arrivare alle trombe , falir per effe , ed all'
Ovap giugnendo , fé un'uovo nel fuo calice ritrovale ma- ' '
turo , fecondarlo , il quale poi anch' efso a fuo tempo nell'
utero difcendendo, a canto all' altr' uovo s'abbarbicafse , e
facefsc quel giuoco, che viene fupcrfetax.ione appellato . Se ©«j^raW, <•**,
dunque cosi va la faccenda, chiaramente apparifcc , quan- /"'''' ntinoftro
K refiftenze debbe fuperare lo fpirico psr afcendcre, quante ^'^'"!'' K' '
difficulta debbe 1 uovo incontrar per difcendere , quante in ' ^ ^ •
abbarbicarfi, e quanto debba tutto il meccanifmo dell'utero,
eontra le leggi ordinarie in uno ftantc cangiarfi , per abbrac-
ciare, quali diffi , fé ftupente, un'ofpite.nuovo, ne abban-
donare l'antico, per lo che non può iegu ire cosi fovente que-
llo fenomeno, come immagina il Signore Sbaraglia . Aggiun-
go, che non è ne meno cosi facile, che quando la Donna è AUr» di^cul.
gravida, maturi fubito un'alcr'uovo, crefca il follicolo , e/"'-
alla pcrfezion deflinata riducafi, avendo già detto altre vol-
te quanto s'affatichi, quanto fudi, quanto tempo la Natu-
ra vi ponga, a cavar fuora quella nafcofia macchinetta , ad
attuarla , a perfezionarla col confumo dell'umore di quafi
tutte le veicichctte linfatiche . Supponeva il Signore Sbara-
glia, che tutte le vefcicheccc fofsero da tutti creJu:e uova ,
ed in tal cafo l'argomento , riguardo allOvaii , averebbe
avuto piìj forza; ma no nel noltro Siftcma, incui tanto ma-
giftero ci vuole , per far comparire in iftato di poter ef^erc
fecondato un fui' uovo. Altro ha da far la Natura, che at- ;
tendere > a dar l'ultima mano a' follicoli , e alle uova, quan-
P p X do
500 Delle Vo^a, delle Femmine f^i'vipare .
•D/!faiicn$ ^q ne ha uno fecondato nell'utero. Tutta la fua cura è di-
int„rZ''X'i ^""' ^ "''^''' ^ ^^'^^ ^"^ '^ raedefimo , volta tutto il mag-
/'«o^/mÀ'-u/c- g'or «^o^'^P de' fughi all'aumento, e alla confervazione del
re y per unm nuovo abitatore : Se non abbandona, lafcia almeno in qual-
•»"•«"» i"""- che ozio, e quiete Je parti , eh; alla generazione de' ventu-
*'*'"• ri concorrono. Non più ahnea t^nto lufsureggia ( fé non è
vizio d'un guado appecico / la Donna : tutta fi rifente 1"
economia del corpo , nuove leggi ^\ fanno, molte ufate fi fof»
pendono , e non ad altro tutte amichevolmente concorrono,
che alla perfezione dell' inclufo feto, non alla generazione,
o raaaifeftazione d'un nuovo. Perciò anche nel noflroSiftc-
Tfivtìti ffM. ma fi può contare fra prodigi della Natura, che dopodifcc-
%ida potfòht fo un'uovo fecondato, pafsato, per efsempio , un mefc, o
'"^""""•"'-due, ne difcenda un'altro , e pafsati altri due un'altro ne
**' cali , di manicrachè nello fpxjio di nove mefi gravida , fi
polla chiamare , diremo così, tre volte gravida, una, quan-
cunque arcifecondiflìnu Donna .
jihra d;fcul. J. Pcnfa puTc , chc fé tante vcfcichctte foflcro uova , le
tZJilhshara- Donnc non partorirehbono quafi ferapre un folo figliuolo ;.
^Il" '■^'anlitu'- ^'"^ ^^ ^^^* ° P'" ^^"' ^^^^ ^ "'^^'^^ fpezie di bruci acca-
fJi""'r'ì,T da ^' • ^^ P^*"" '^' numero portcntofi accaderebbono, e fuo-,
tanti uova na.^^ dell' Ordine della Natura preferiti© , inognicwa, e in ogni
Otrtéovribbo- giorno, per la roolcitudine delle uova, che gonfie fi veggo-
"" • no , ed atte in amendunc le Ovaje a ricevere la fecondazio-
ne , e il moto fucccflìvo per le trombe ncU' utero . Ne vale
il dire, che appunto accadono, avendone raccolce molte Sto-
rie il Laurenti , il Sinibaldi, Celio Rodigino , Lattanzio Eu-
genio, Lodovico Bonaciolo, ed altri , e poteva aggiugncrc
r OlTervazione del Sig. Lanzoni della Moglie di un Barbie-
re , ch'ebbe in un parto cinque figliuoli , e quella del Sig.
Nigrifoli di due, che cinque pure per cadauna ne partoriro-
no, mentre quelli eferapli ( dice ) come cofo rare , o come
prodigi, non come leggi ordinarie della Natura fi narrano,
che pure tali efler dovrebbono , fc foffero uova quelle tante
vefciche, che ne'tefticoli femminili fi fcorgono.
4/ Non fono uova quelle vefcichctce , come tante volte ab-
Latirafempu biamo detto , c dimoftrato ; ma fomminiftrano folamentc il
jepr* un fsifo nutrimento al follicolo , ed il nutrimento , e il veicolo all'
fuppojloil Si- uovo, che in quello dcbbe raaniL'ftarfi : quindi è, cbequan-
^l"a' nn'fjTin. **° vogliamo fapcrc quante uova fieno mature ncU'Ovaja , o
dou'eva Uvt. quan-
ffithittt . •• •
{ii)lvi pag. 30J.
Parte 11. Cttp.XX. 301
quante già maturate fieno neli' utero difcefe, contiamo il nu-
mero de' follicoli, non delle velciche. Cosi negli unipari un rMù-oi: m*
follicolo folo per ordinario fi vede, m' mìltipari moki, con- flran'o U^a'.
forme il loro genere, o la loro fpezie ricerca. Quale oppi- '«'-J d.'jfi ,
nione poi io tenga intorno a'pórtentofi parti , cioè a quel- "'"' '' *"/"'•
li, che fuperano un certo numero difcreto, e probabile, mi'*"""
rimetto a quanto ho nella Parte prima accennato, dove trat-
tai de' vermicelli fpermatici. (a)
, y. A quefti penfieri ne aggiugne un'altro il Signore Sba- nu<,t»^^,.
raglia ( b ) tolto dall'analogia delle Galline , le quali per minte dtli»
clTervazione dell'Acquapendente, e dell'Arveo, da un folo , J"*-"''»?/"»,"'/-
o due accoppiamenti col Gallo , tutte per un'anno le uova 'j'^""" /'(*"-.
loro reftano fecondate : laonde ciò anche ne' vivipari feguir callint in L
dovrebbe, lo che non feguendo, fi può giudicar con izgxo- foicelp*ptt un"
ne falfa l' ipotefi delle uova. Prevede una rifpofla, che pof- «noe,
fon dare, cioè, che non fecondate reflino, perchè non fono perfe-
zionate, alla quale foggiugne, che ficcome le uova degli Ovi-
pari irìiperfe[ìa , irìimo inchoanda ab uno , vd altero coitu facun-
da reddantur , ciò anche nelle altre femmine feguir dovrebbe . q^i"„' / /,',
Ciò con molte prove ferapreppiùftabilireproccura, le quali, w«1 .>»''
per puzzar troppo delle foffiftiche fcuole, non mi prendo né ptrftitttgf,
meno pena di riferirle, potendo ognuno nel proprio Autore
vederle , e compatirle .
6. Mi vergogno intanto di più ripetere la confiderabiledi-
verfità, che fra l'Ovaja de' Vivipari, e degli Ovipari paffa, ^Z'f.p!!a
onde anco diverfo debbe eflere il modo della fecondazione , jivll'l }il rm>.
quantunque in generale fia uniforme nella foftanza . Non J» delia futn.
hanno bifogno le uova degli Ovipari , che fi manifefti, ofi daiha*.
generi la materia glandulofa, o il follicolo , p.-r fare, che
la benedizione dal raafchio ricevino; ma ne" vivipari ci vuo- incbtc»n/f/ì»
le tutto quel grande apparato defcritto, ci vuole il foro, ci qut^aiìvrfi-
vogliono tante condizioni , che ne' primi non fi ricercano, '^*
per le ragioni altre volte accennate. Non fi maravigli dun-
que il Signore Sbaraglia, fé va altramente la bifogna, men-
tre le Donne non fon galline, né le gallina fon Donne . Al- j_,-o„^„, „«,
tra fatica , altro lavoro, altro prezzo è quello d'un' uomo , /-<,«, Gaiiw, ^
altro quello d'un pulcino. Volle DomeneJio più ferine' vo- «? l» oaUint
latili, e in confeguentc più facilità per ridurgli al fuo fine ,/"'"' ^'""" •
gli quali non volle con provido configlio nel perfettiflìmo
degli
(3.)Varte prima Cap. IJ. §. 15.
(b)lU pa^. SoS. }op.
3 02, Delle Z^cva delle Femmini Ft'X'ipare ,
degli Animali, eh' è l'uomo. Queir aver malamente detto il
Graaf, e t fuoi Seguaci, che k yefcichette fono uova , è fla-
to quello , che ha fomminiftrato tante armi incantate alle
fat^^fi'ii'ji '"^"''^egli accorti Avverfarj, o tanta materia per impugnar-
il'c'o'tJuné'erro. Ic : ma HOfl sò , fc ponderato, e fcandagliato fin fondo que-
re,(bel<vefci- fto ultimo noftro Siftcma , potranno più con una facilità, e
<bttt, fcjfno fecondità d'argomenti bi grande berfagliarlo per tutti i vcrfi,
"""• e tentare d'abbatterlo . Che poi molte uova delle Galline ,
alla loro perfezione ridotte, pollano da uno fpruzzofolodel
Gallo effere tutte in un colpo fecondate, io fono con lui ; ma
VMiaJtlJa che imperfetta, & vix inchoata, imo incohanda ab uno , vel al-
ftconia-joni tero coitu fuccunda reddantur , io con buona pace del Signore
delle uoza ap. Sbaraglia, e di que' Dotti Scrittori, che l' hanno confegnato:
pinanate,o<U ^jjg carte, Hon mi fento inclinato a crederlo, altrimenti le
oIJJ. Pollaftre appena nate potrebbono dal Gallo reftar feconde ,
lo che r\ trova falfo con l'erperienza . Lo abbagliamento di
quelli Autori fi è, che guardando 1' Ovaja delle Galline, e
veggendo in quelle uova minime, minori, maggiori, emaf-
spiegaxione ^mz , credono, che vene fieno delle imperfettiffime , delle
Hjif,quiva(o\ pi^ perfette, e delle ridotte all'ultima perfezione ; ma que-
fgt Autor,. ^^ ^ ^^^^^ riguardo al tuorlo , o a una certa copia dell'al-
bume , o per rapporto a tutte quelle altre parti , che al nu-
trimento del venturo pollo dentro il gufciodelmedefimo con-
E' (f ucpo con^ corrono , non riguardo al germe , cioè al vero feto, che in
fiderare il foi» qucfto Ila nafcofto , e rinciiiufo, occupando allora un picco-
^■rmemlleuo. liffinio, e fovcnte invifibile fpazio. Sono duncjue tutte pcrr
*" ■ fette a un modo , tutte mature , tutte atte a ricevere lo fpi-
§«-.«</#, f rito efpanCvo, e datore del moto, rifpetto a quelle rinchiu-
tcme fieno p:r. fé macchinette; ma non fono tutte perfette , rifpetto al tO'
/'"'• talefviluppo loro, cioè al nutrimento del venturo pollo fuo*
ra dell'utero, e rifpetto alle altre condizioni , che '^\ riccr-f
cano, acciocché fi fiacchino, entrino nell'Ovidutto, porti-
no fcco tutto il nccelfario, ed cfcano dal loro ventre , per
edere covate al di fuora : e fé il pollo , ovvero la macchir
netta del corpo fuo non farà abballanza matura , o fvilup-
pata , per poter ricevere il nccelfario moto dal detto fpirito
fcmin^le movente, non fi feconderanno certamente giammai,
Cor» «p/ifi* Qjjjg io dono all'acuto Sbaraglia, e a chi dolcemente lo cre-
0 da imomin. Jc quella SI bella immaginata ftravaganza , che le iiovaim-
eiarfi non poj. perfette ( fé parliamo del germe , ) o appena incominciate ,
fonoreftargal.o aoche da incomiiiciai fi pollano tutte a un modo da uno ,
• o due fpru2zi dello fpcrma raafchile rcllar gallate.
7- D>
. Parte ll.Cap.XX. 303
7. Dcfidera in oltre, (a) che fi confiderino le Ovajc , o Numiro ji
le Fefcica'ie ( per fcrvirmi del fuo fprezzante vocabolo ) ne' ^1' ''""J' "'"
Vivipari tutti raddoppiate, le quali in quelli , che un (oìo^^fl"^^"" '"
feto partorifcono , necelFarie né punto ne poco farebbono ,
e appena appena in coloro , che ne partorifcono molti , ne'
quali fono egualmente due. E quello , che gli eccita mag-
gior maraviglia fi è, che nelle Vacche più uova, che nelle P>ìiu,va nti.
Scrofe fi contano , io che al contrario ella- dovrebbe , fc ''],""/', ''/''l
foffero uova quelle, che uova fi appellano, per la moìtitu-"l„'^„^"'r^i^
dine de' feti, che in qucde, e non in quelle fi veggono. ì<ikttfdchettt fo-
gli piace la comune rifpolta, fondata fopra la Provvidenza"'""""',
della Natura intorno anche alle altre addoppiate parti , co-
me gli occhi , eflcndo flato dallo Keplero oifervato {b) ef- Parti din
fere ciò flato fatto per altri fini, come oh diftantias rerum no- '"'^J^pp'"^'
tandas ( a cui aggiugne il Signore Sbaraglia anco '\\ fito)nonf""'"''^"''
•vero alter in compenfatiorem aiterius amiljì : Ts^atura enim ni-
hil laHttrts defìinat : lo che dice pure delie orecchie , e delle
altre membra moltiplicate. Non iflima dunque certa auefla
rifpofta, ed anche , fc folic certa , cioè , che fodero fiate
fatte due Ovaje , acciocclie in mancanza d' una fupplifce 1'
altra, non fi quieta , mentre la Natura fenza moltiplicare no» U vuole
le Ovaje, poteva moltiplicare le uova , ed ottenere egual- /'»"' , p'^cbì
mente il fuo fine , come s'oflerva nelle Galline , e in tanti ""' ■/"PP''!'''
altri Ovipari , che fono d'una fola Ovaja dotati . Se adun- " """ '
que, conchiude , Ci fcofla la Natura da queflo metodo , ed ■
opera diverfamente da quello, che la neceflità vorrebbe , fi
può con fondamento dubitare dell' efiflenza dell'uovo ne' vi-
vipari . ^ j- j,
8. Vuole quefta volta ( mi perdoni '1 Signore Sbaraglia ) si.^T'lbl
fpignere troppo avanti le fue fottiliflime meditazioni, fino rg^ti^ i„ toitr
a dar legge alla gran Madre Natura, a quella dotta maeflra quafi infegnan
fwe OoBore, comechiamolla Ippocrate; moflrandole nn'xmì- ^"'' ^'"»"' •
gliore flruttura de' corpi, che s accomoderebbe molto per
foflencre la fua oppinione, e quella degli altri diftruggere .
Anche a dire a fuo modo, cioè, chele vefcichette uova non y ..^
fieno, o diciamo di più, che non ci foflero uova di fortaal- afuon.o'do '"'
cuna, e che i teflicoli femminili follerò deflinati a lavorar fo- inganna,
io qualche fluido, comeque'dc'mafchi, o afervire perqual-
fivo-
Ca)/!;; pag, 3 II. jr^.
{\ì)ln Varalipom. ad Fitellioncm.
304 ^^/^^ VcvA delle Femmine Vì'vipa.u .
fivoglia altr'ufo a fuo piacimento, non può mai dire quc-
fta ( quafi mi fcappò dalla penna) arditi/lima per non dire,
empia propofizione , che due tcfticoli non erano neceffar] , e che
farebbe bajìato un folo , ma grande. Lo ftcffode' due tefticolide'
T/'wf» fartivanCchi dire potremmo, lo ftcfTo de' due uteri , che hanno
raJJ<>ppiaTtft.i2aà animali, e lo fleffo di tante glandule, di tante polmo-
*' ""'■^"'''•narivefcichette, di tante, e cosi lunghe inteftina, e in ura
parola di tante parti , che a noi pajono foverchie , ma al
gran Maeflro de' Maeftri nel fabbricar quefte macchine ,
per fini tutti da noi non comprefi , fono parute , e di fatto
fon neccfsarie. La cagione di quefto erroneo fuo penfiercfi e
ftata, il voler far vedere, chele vefcichctte delle Ovaje uova
non fieno . Quefta è fempre la folita predica , o Ja pietra
dello fcandalo, per la quale caduto è il Graaf , col Graaf
cb'ttt/l^noua'. ' ^"°* feguaci , e con loro gì' impugnatori tutti delle uova ,
»« , ila p„i conciofliecofachè per far vedere falfauna cofa, giàfaìfa,noa
tra dello (can. [o\zmzntt hanno detto molte cofe vere, ma tra fportati dall'
''"''• ardor di combattere, e di affatto quefta fentenza diftrugge-
rc , ne hanno detto delle ridicole, delle fofiftiche, delle
Efwirf«g/,- contrarie a tutte le leggi della Terra, e del Cielo. Ma rif-
Atvtrjarj. pondiamo con particolarità a quefto, che pare così forte ar-
gomento . Se le vcfciche fofsero uova, potrebbe aver ragio-
liìrpeflaalsi.nz l' erudito Avverfario, e per avventura non fi maraviglic-
inert sbara, rcbbe a torto , efsendo veriflìmo , che fovcnte più vefciche
*'*• apparifcono ne' tefticoli delie vacche, cheinque' delle Scro-
fe, ma non efsendo quelle uova , cade fubito a terra ogni
fuo fottiliffimo ragionamento. Si veggono fovente piùvefci-
■tiagient pir- ^be nelle vacche , perocché a far crefcerc il corpo lor glan-
tbe p,ò Itici- d\\\o[o, afsai più grande , per la proporzione dovuta , di
jbrftno nrlUquQ delle Scrofe , e per fare fviluppare un vitello , e fervir
ya((be. 2j ^yQ yQyQ ^j ^^^^ gmìca, per trafportarlo , vi voleva an-
cora maggior copia di linfa annaffiante, e alimentatrice , al
che la Natura con quel numero ha faviaraentc fupplito, e
provveduto . Non è però fempre vero , che quefio gran nu-
mero maggiore nelle vacche apparifca, imperciocché , quan-
do minore nelle Scrofe apparifce, ciò addiviene, poiché le
loro vefciche votate fi fono nel fovvenire , o mandar linfa
^j^^^ ^^ alla raoltiplicità de' follicoli , o de' corpi glandulofi, che in
jfj j«. j^J'qucfic fono, e non in quelle. Confiderò di più un granfal-
r^g'i^. to, che fa il Signore Sbaraglia, dal che lo ftimo probabil-
mente edere flato ingannato. Pondera quefle due forte d'O-
vaje in due flati, e per cosi dire in due età, fra loro diffe-
renti '
parte ìl.Cdp. XX. 30;
rcnti molto, cioè prende le Ovaje delle Vacche , quando
piene fon di vefciche, e non vi è, o almeno poca, materia
gialla , e quelle delle Scrofe quando vene fono poche , e di
materia gialla, odi follicoli piene. E' d'uopo prendere que-
lle due Ovaje, amendune in uno Aefso flato, o in una età
ftefsa, cioè o prima, che l' una, e l'altra mortri la materia,
o il corpo giallo, 0 quando 1' una, e l'altra incomincia a
dimoflrarlo, o quando l'hanno affatto maturo, e diraoftrato.
Avrebbe allora veduto quel dottiffimo fcettico, fé fono più
vefciche neir una , o ncU' altra , egli farebbe cefsato ogni
Hupore. Che Iddio abbia poi voluto fare due Ovaje ne' Vi- K'V*''*,P^fl>>
vipari, ed una fola negli Ovipari, oltre una tacita profondif- ^'^^'^ ^^^"^
fima venerazione, che dobbiamo avere a tutto ciò, che ha la- ^^jg.
vorato quel fapientiflìmo Artefice con fini, che pofsono efsere
a noi incomprcnfibili, fi può anche rifpondere ciò , che tutti
rifpondono, cioè, che una fupplifca alla mancanza dell' altra, la
qual rifpofla, fé non gli piace, piace a tanti altri uomini
di fior di fenno, che bafta. E perchè in luogo di duetefli-
coli ne'mafchi, non fare anco in quefti un folo grande te-
fticolo, fé uno, come la fperienza dimoflra , per generare
è badante? Ma più direttamente all' argomento diamo rifpo-
fta. Fece un'Oyaja fola negli uccelli , perocché hanno un. Ktgli ucetìli è
folo ovidutto, e perchè dovea fubito condur l'uovo fuora «"»' op*/'» /«-
del corpo, ma ne' vivipari fece due Ovaje , pofciachè due '"P"!^^ *'*
Ovidutti vi fono , che comfpondono al più degli animali a ^,„,
due uteri , o a un' utero divifo in due, e nella Donna per
comodo della grandezza dell' utero , in cui debbe reftar 1'
uovo, come in tutti i vivipari, e perchè in quelli ancora
hanno i detti altri ufi diverfi, come fi può vedere apprefso i
più limati moderni Anatomici .
j>. Pare ancora all' ingegnofo Sbaraglia (a) che il modo AUrtAfgtnH.
non ben' intcfo della fecondazione delle fuppofte uova inde- tt dille sbara-
bolifca molto qucfta fentenza, effendodifcordi i fuoi Fauto- i''^/"'/^*^^^
ri in affegnarlo , del che avea parlato anche prima ( b ) volen- '" '^J^'",iu
do alcuni, che il fugo feminale per le vene fi comunichi ^,^w^4^,>„,.
al Sangue, e mediante la circolazion del medefimo a fecon-
dare le uova fi porti: altri , che non nell'Ovaia , ma ne'
confini dell'utero fi fecondino, ed altri, che per l'utero, e
per le trombe fi porti folo la parte più volatile, e più fotti-
gq le
(a) ivipag. JIj. J14.
<b; Ivi pag. 17J. efeg'
3 o 6 Delle Z/cva delU Femmine Firuìpare .
Stnttfiit di ie del fcmc alle uova . A tutti quefti modi trova ne' due ci-
%srj Autori. ^^^ luoghi moltc djfficultà, chc troppo lungo farebbe il ri-
ferirle, contentandomi di apportar folamente quelle, che s'
afpettano all' ultima font^nza dello fpirito fecondatore , o
parte più volatile, afccndentc per l'utero, e per le trombe
eh' è la noftra, e che giudico la più vera, perchè la più fcm-
plicee, la più sbrigativa , e la più reggia. Crede dunque ,
VotrMt le che l'aura, o lo fpirito feminale egualmente portar fi dov-
/^irifff/fw.fld- rebbs all'una, e all' altra Ovaja , elTendo le trombe nell'
''ifurlo ' ' '^"^' ^ nell'altra parte egualmente divife : per lo che non fi
laptriarfiT' potrebbe affegnar la ragione, il perchè veniffe fecondata un'
Ovaja, e non l'altra, o perchè non entrambe.
BT A ^i' ^°' ^^ '^'^eg"^ prefto quella nebbia, fembrandomi anzi im-
Jrgimiut . niafiinaria , che nò , fé il tante volte detto confideriamo .•
cioè, che quantunque afcenda l'aura feminale fecondatrice
e per una tromba, e per l'altra, non può però entrare a far
il fuo uffizio, fé non dentro que' calici , o follicoli maturi,
che i pori hanno dilatati, o la loro boccuccia aperta, e l'uo-
Paphne per. ^° difpoflo . Ed è probabile ancora ( che in quella parte fia
(b> lo fpirito allora più calore, o più dilatata l'aria, ed ogni fugo la me-
(tminait vada defima anuaffiantc fia più fervido, cioè vi fia cola più mo-
più nfecend»~ jq ^ g come un vortice particolare, che dentro fé, per cosi
^tbtT altra' * '^''"e » chiami, rapifca, e aflorba il detto fpirito, o l'aura
detta, lo che non può fare l'altra Ovaja, o l'altro follico-
Jo non maturo, e nella quale, o nel quale non e eccitato 1'
accennato moto , a un tal fine determinato . Diamo un'efem-
plo groffolanoin due candele egualmente dittanti, una mor-
ta affatto, l'altra calda ancora, e fumante . Appreffate fra
l'una, e l'altra in proporzionata diftanza ua'accefa cande-
la, vedrete la fiamma volare a quella, che fuma, e riaccen-
derla, e lafciare, l'affatto eftinta , il qual effetto per altra
cagione probabilmente non feguc , fé non perchè rarefatta
l'aria in quel luogo, e comprefla la fiamma -viva dall'aria
SMlituiifii ,efterna ambiente, che fopra per ogni canto piomba, laprc-
*'^'^"^', 'I me , la fpigne , e la caccia , dove è minor refiftenza , entra
jìtoAuol ^' ^'^ quel piccolo vortice, trova pafcolo proporzionato , e in
nuovo lume sfavilla . In non diflìmile maniera forfè accade
ti menzionato fenomeno. Si flriga lo fpirito , o l'aura fe-
condante dal fcme del mafchio nella vagina (a) afccnde ào
ve trova minore antranmienza dentro l'utero, dove poi dalla
fud-
(a) Fedi qui Cap. l^. Tart.'i-
Parte II. Cap. XX, 307
fuddctta cagione viene detcrminato, a portarfi più a un'O-
vaja, che all'altra, o più a un' uovo, che all'altro , e fé ctmt fgus
in ambe le Ovaj'e fono più follicoli con le uova mature dif- la ftcanda^i*.
porti, ovvero in una fola ancora , più uova reftano fecon- »"'■«""'»''?"*
date, a tutte egualmente portandofi. ""' •
11. Con quefta rifpofla {\ foddisfa all' altra obbiezione ,
che fegue, nella quale moftra, o di raoftrare pretende, (<i ) ^i"' ohbh
che molti bruti concependo fempre nelle Corna *^sll'"tero ^'^^^^^'''
( cioè neir utero bicorne ) faremmo neceflitati a giudicare , che "'"^ '"'
ilfeme o egualmente lì divida, e all' uno, e all'altro corno
fi diftribuifca C mettendoli la mutazione nell' una , e nell'al-
tra ovaja ) o fé andafse a un foloj corno , e 1' uovo dall'
oppofla tromba dcfcendefse , anderebbe vana l'operazione
della Natura, o dire bifognerebbe , che con un moto della
ragione guidato il feme (i dividefse . Si foddisfa , dico , a
3ucfla difficultà con la rifpofta medefiina , fenza donar giù- ^-y^oA """
izio , 0 forza di ragione al feme , che egualmente fé da '''"'' '^#'»'-
fc divida , facendo ciò per le fole leggi meccaniche del' •
moto, in diritto fempre egualmente ( o Jia retto , o obli-
quo) dove e minore la rcfitknza , con che fi rifponde anche
alla difficultà del Lamzweerde . Cosi vcggiamo le acque y^„„g;fl^;j;
i) fumo , il fangue rtefso nelle arterie , che al capo afcen- ^^p, ^,„^„ l
dono, egualmente dividerfi, quando nel mezzo incontrano i7<-<»«fra/?», #
una ìCgo\zt3. e ontrannitenz^y piegandofia'lati , e il loro corfo ''"•'/?''"'i'» ■
feguendo , dove minore è il contrago.
12. Aggiugne a quefta un'altra difficultà, in cui fa moX- Atira digcul.
ta forza, eh' e della fcabrofa , e a lui impoflibileinfinuazio- '-^'^'Z minxit.
ne del feme nell'uovo, per effcre d'una, e fecondo altri '^i J,7/rfl/'w>-
due membrane denfiffime armato. La corrobora con ^'^^^'^'"t'Z'-hn/pìr
dottrina , e con ofTervazioni , e quiltioni , tolte dagli Auto- /fere V ùat»
ri , che cercano il modo, come fcgua la fecondazione nelle <wot'»'<' di
galline, negl'infetti, e ne'pefci, e dopo molte curiofiflimc """*""*''*•
rifleffioni s'induce finalmente, per provare il fuo afTunto, a^*"'*
credere (b) o a moftrare di credere con Ariflocile, conl'Al-
drovando, e col Liceti, che i Topi partorifcano le figliuole gra-^''^^ tj^,' '
vide. Tenta ciò confermare con efempli in Italia accaduti, ^"^/^J.^f'^*^
e fcgnatamencc nelle Campagne di Roma l'an. lópi. quan- /^f^^/„<,^ ^,.
tunque il Sig. SinibaKli fcriveffe in contrario, il qual kno- me ndu c^r»-
meno fucceduto ne' Topi, cosi efdude la fecondazione pzr pt"* '^•'i''""'-
Qq 1 con-
( a ) Ivi pag. 1 1 6.
b) lvifag.^ì.Z,
3 o 8 Delle VonjA delle Femmine Fi'-LÌpare.
contatto, che giudica quafi evidencc, non fervifi la Natura
di quefto metodo, non ellendo in quefticafi Teme alcuno del
marchio, che poffa immediatamente afpergere le uova perla
nuova generazione fcnza il congredo , fervendoli di quefto
Prtpcjfihnt fkilo argomento l'Arveo, per moflrare la fecondazione del
faifa dell' A'. x,\i\xo , Don 1' afperfione toccante la parte: quafi mas , dicen-
V'"^'^'""" do , non folum feminam fecundam , feci & conceptos quoque tu
dalli ibarM- ^^ /f^"^ pixgnantes redderet , quemadmodum Gallus nofler mn fo-
glia, lum CaUinam , fed edam ova , abipfa procreanda, feciindat.
15. Già , dove facemmo le dovute riflcflìoni {a) intorno
liifpcfl* al auejio, veramente mirabile, fenomeno della fecondazion: ,
Ipiegammo il modo , e la via dello fpirito prolifico , per entrare
nell'uovo, a culmi rimetto , per non far repliche, non baftan-
do il dire, che fia circondato dalle membrane", che fia chiufo ,
che fia lontano, che fia nafcofto, mentre allora tutte le par-
ti fi fpalancano, nuove vie, non più vedute, fimanifeftano,
s'alza lo fpirito, e colà fi porta nel modo poco fopra fpic-
Com fi ficca- gato(t) c giunto all'uovo trova pori, e fegnatamcnte nel-
dH'utw. j^ regione, dove fono gli umbilicali vafi , per cui penetra ,
e va a dar moto alla macchinetta rinchiufa . Il dottiflìnw
Sig. Nigrifoli ha ancora probabilmente fofpettato, che pof-
Ptrquaitart, ^^ P^^ penetrare per le bocche aperte de' canali dell' aria ,
ptHttri lafpìri. dal mio flimatifllmo amico Sig. Bellini fcoperte, e da me , dopo
toficondatcTi, la fua morte ( pubblicando una fua Lettera) (e) manifcfta-
oppìnìone dil jg , DÌ quelli canali pure parlai altrove («/) e molte cofe difa-
^Vt'i^quìTn'fi. niinai, come riferilce anco il lodato Sig. Nigrifoli nel fuo
nt dd Libro Trattato della generazione de viventi (f ) Se dunque nelle uova
Part. j. cap. de' volatiH, che ( oltre le molte membrane circondanti 1' uo-
5 '" i-"f"a vQ^ e il germe) fono di dura corteccia corredate, penetra
1it''im^r"J"'à ficuramente l'aria, fenza la quale non potrebbe già feguire
iuep . il tante volte menzionato fviluppo , o generazione in qual-
Vìt dell' aria fivoglia maniera ideata , e perchè non potrà penetrare lo fpirito,
mlFuno . eh' è cosi attivo , e così fottile ? Qiianto fia J' aria fottile , e quan-
A'ia i^^anip to più fottili i vapori , il fuddetto Sig. Bellini a me lo fcrifie,
fottìi', t ptm. e dimofirò in un'altra Lettera, che fi legge pure flampata
tr'f','P>ù ne'
diU aria I va. ____^^_ ^_^_____^_____^ ^— ^-^__^— ^_______
fa) Cap.^.num. i J. e Cap. ij. num.^ ed altrove della Tarr. i.
(b) T^um. ic. ivi.
(c) G.ornal. d' Italia. Tom.z. ^rtic. I. p.-ig.^i.
(d) Gali. di Miner. Tom. I. "Par. ì.
(c ) Tart. prima Confid. prima pa^. 9^'
Parte li. e af. XX. 309
ne' noftri giornali d' Italia (<j) onde non occorre, ch'io qut
ulteriormente mi diffonda , rimettendomi al detto da queir
infignc Filofofo. Non è d'uopo dunque ^ che così forte gri-
di, e ftrepiti '1 riverito Sbaraglia, e gli paia tanto difficile, ^,/%'''' f.7,''
anzi impoffibile l'infinuazione del feme dentro 1' uovo ,aca-^^/^'^'„',//Jl
gionc delle membrane, che lo circondano , concioffiachè ,ufvo,
fé parla della parte Tua più grolfa , evifcofa, fiamoconlui,
ma dello fpirito, dell' aura , della porzion più fottile, va
certamente di gran lunga errato. Che poi i Topi partorifcano
le Figliuole gravide, ochei feti con lo imprcgnamento della ^"^^ ""'/*''•
Madre reftino pregni , altre volte ho dimoftrata la troppa '^iiuJ"L!tidt
facilità di quefta credenza, (tjefTcndo compagna di tante al-
tre, che ci vollero dare ad intendere i buoni vecchi, come,
che le Cavalle s' impregnaffero col vento, e i Topi col folo
leccar il fale, che poteflero reftar gravide fognando le fem- Altri enm
mine, che ne' Bagni fenza commercio dell'uomo s' ingravi- '^'i'' <««'''■*'".
daffero, e fimili fanciullaggini credute, e fcritte
Ter gran boutade degli antichi Eroi .
"Vi fono molti, che fcrivono, dipoi dicono, e in terzo luogo v^,^,/^ „^
penfano . Bifogna rcvefciare quell'ordine , cioè penfar prima p,iJa f,,'^,^,
bene, e giufto , dire il fuo penfiere ad amici finceri , e dot- di poi dirt, «
ti, e in line feri vere . ttrxp pinfart .
14. Non contento di quelle, quafi diffi , baie , apporta
altri Argomenti , ed oflervazioni (e) per dar l'ultimo crollo nutvo Ar^o.
a quella Ipotefi , penfandodi affatto diftruggerla , e fino dal- '"""■» /''''«
le ultime fibre sbarbicarla , come in un' altra fua Opera glo- ^*'"''''?'"'. ' '
-riolTi già d'aver fatto, {d) e di aver gafligato un'oppinio- p"^„A *
nz famofam potius, quam veram . Aprì , dice, affai volte ,
moffoda fola curiofita molti bruti pieni, e vide, ctoccòcon situtiicmbtn
mani nelle corna uterine più feti , colà con qualche diverfi- rigoUra dife.
ti collocati , cioè trovò alle volte nel corno deliro , 0 fini- 'j ."'■^'j ''"'.
ilro un folo feto, nell'altro tre, o quattro, alle volte più, """•f'^'^
alle volte meno. Nelle Cagne» nelle Gatte, nelle Scrofe, e
nelle altre beftie vivipare , e moltipare è famigliare quella of-
fcrvazione, e fi procella di aver veduti quelli concetti cosi
diftinti, e con le dovute diftanze, che fra gli uni, e gli al-
tri niuna coraunicazion fi vedeva . Quella ccrtiffima ve-
duta
(z)Tom.z. ^rtic. i.pag.^i.e Tom.4f.^ytic.6.pag. 147.
( b ) Fedi qui Cap. 5. mm. f . e feg. Tart. 2..
(e) Ivi pag.330.
(d) Oculor. & mentis vigiliae&c
5 I o Delle Uo'VAÀelle Femmine Fi'-uipdre,
De tw cava duta (dice) mi ha nxoffo rempreppiù l'animo a negar 1' w»^
argomtntt (f. ^^ ^ concioffiecofachc , fé tanti feti in un corno cfiftani avcG-
irt a utva. ^^^^ l'origine da altrettante uova, quante vengono da'Mo-
dcrni fuppofte , con quale ingegno, e raziocinio così difpo-
fte verrebbono, che uno all'altro cedeUe il luogo fenzacon-
fufione , e pregiudizio della Natura ? Quando l' uoro pri-
mo, o neU'Ovaja, o fuora, è renduto fecondo, poco dopo
deve difcendcre nella tromba, laonde per qual cagione non
viene allora trattenuto nel principio del Corno ? perchè
vien cacciato più oltre > e da chi quello movimento così or-
dinato s'ottiene , acciocché refli urtato , e fpinto fino all'
eftremita, perchè alle uova fuccedenti l'opportuno luogo ri-
J'^J^'^* manga ? Gol fuppoHo delle uova quefti Problemi difficil-
fo Ll'ypor^r'e mente fpiegar fi poffono , e danno occafion di cercare qual-
ffifgare ifutfli, chc altra cofa , che fia ancora nafcofta , diverfa molto ,
fnkltmi. e diftinta dalla più comune fentenza del Secolo . Nùi-
na ragione può foddisfare , perchè nel fito dell' ultimo
uovo in qualche corno, nel quale fieno tre, o più feti, non
fiarimafto il primo uovo , e perche quefto difcefo fia, quali
che conofcefie , dover agli altri cedere il luogo , e perchè
nell'altro Corno, dove è un folo feto, quefto fia nel mezzo
del Corno , ma non nell' eftremità guardante le trombe , da
niun'altracofa impedita? Provoca tutti a \ edere quefta ve-
rità nelle beftic gravide uccife , onde , fé non ricorrono a;
<jualche occulta difpofizione , difficilmente quefto, ed altri
così confiderabili fenomeni fpiegar potranno.
Sìftulhi ^5* -^^^ credo, che ci fia alcuno Anatomico si poco'pra-
tico , per non dire Beccajo così poco oculato , che quefta
trivialiffima oflervazione voglia negare, dico bene, che que-
lle nodo tanto intrigato non pare, che facilmente Icioglie-
rae'dmentfxt non d poffà , fenza ricorrere alla fpada di Aleffandro , ó
tutte fi (piega ^ qualche occulta difpofizione, ne all'ingegno , o razioci-
(nTwIT' ^'° '^^^'^ "^'-^^ • C^' guarda la ftruttura delle fibre di quefti
'uov^!" «^f" bicorni , la troverà talmente difpofta r che vengono a rc-
ftrignerfi in diftanzc eguali, per formare, come tante celiet-
struttura Jelf K , acciocchò Ogni fcto Ottenga la fua, e ftia dall'altro di-
utero dtlii t,. vifo. Quefta ftruttura fu conofciuta infin da Galleno , e da
m^int!!'^"' '■^*^" ^'^" buoni vecchi , che non avendo fatta la Notomia ,
' ' '• chc dell'utero de' bruti , penfarono , che fofte anche fimile
nelle Donne, nel quale immaginarono diverfe cafclle , per
contenere a un bifogno divcrfi feti . Ma prima di ulterior-
mente rifpondcre , vorrei , chc il Signore Sbaraglia , o i fuoi
iegua-.
Parte D.C àp. XX. 311
fcguaci mi diceffcro, fc Je uova cklle Vipere, ddJe Tarpe- ujlanx» iA.
dini> de'Galei, delle Raze, de' Cani di Mare, e fimlli ( che "'/^'^ '^''""*'
hanno fcnza alcun concraflo l'Ovaja, e pur vivipari fono '^/""v'""''
vorrei dico, che mi dicelìero, fé le uova di quefti animali
kanno giudizio, e ragione, a fermarfi anch' effe con ordi-
ne ammirabile ne' loro lunghi uteri , nelle loro cafelle di-
ftinci , andando il primo avanti fino al fondo , feguendo il
fecondo, e il terzo, e tutti gli altri con ordine feoza con-
fiifione alcuna, né pregiudizio della Narura come negli ute-
ri de' citaci bruci vcggiamo ? E perchè anche in quelli non
refta il primo, trattenuto nel principio del Corno , cioè d'
una parte dell' utero divifo, come in due corna? perchè vie-
ne cacciato avanti ? In fomma tutte quelle difficLilca, che im-
magina queir acutiffimo fcettico conerò di Noi , tutte fono
nel cafo de' fuddetci animali, ne' quali niuno può negare y'^'1'!\^f'
che le uova non abbiano, e che non fieno Vivipari , acco- ^'' ' ^'^^
inodandofl anch'effe con tale fmiecria, ed efquifitiffiraa i^g-far/!a Lui.
gè ne' lunghi loro uteri ( o corna; com'egli malamentegli
chiama) che uno non è diflante un pelo più dell'altro, ri-
cordandomi di aver cavato gli uteri fpeffe volte dalle Vipere,
in cui i feti viperini ancora involti nelle uova annidava-
no, che parevano uoacorona , per novero di tanti paterno-
ftri, e avemmarie, ma fenza però, che una pallottolina fof- _ : ,"
Ce ad ogni tale diftanza maggior dell' altra. Difcende *^""' ^X' ^'/'^^^
queil primo uovo fino al fondo, perchè guidato dai moto^^^^^/y-^^y,'
pcriflaltico delle fibre mufculari di quella parte non trova, m>^/; alni
refiftenza alcuna, e cosi fcgue il fecondo, il terzo, ilqu3x-<*ii«rdii».
to , ed ogni altro , finché fia pieno ogni loculo , o cafellet-
ta , e ciò meccanicamente fcnaa alcuna ragione , o difceroi-
mento. Subito, che s'è fermato il primo nella fua cella «
o loculo, irritate le circolari fibre fi ftringono, e dolceraco-
te lo rinferrano, fcguendo dall' un canto, e dall'altro, coi-
rne un gentile ffrangolamento, che fa, che il di nuovoca-
dente troppo a lui accoffar non fi poffa , ma rcfti nel nido
fuo, già così dalla Natura , o dalla ffruttura organica di
quella parte difpofto, e così difcorriamo di tutti gli altri .
Se poi vi è un uovo folo in un corno , refta nd mezzo , sì
perchè dal fopravegncnte incalza» non viene , ne irritate
fooo le fibre a movimenti ulteriori , sì perchè , come Colo , uovffdo/""*
viene egualmente in fine dall' una, e dall' altra parte rin- nftintlmtvp'
chiufo, reftando nd mez20 > come od iìto y dove minore
ha trovata la refiflenza.
té. Si
3 1 1 Delle Z^o'-oa delle femmine n-vìpare .
àUraiigicuì. i<5. si affanna di nuovo, rampogna, grida, cftrananacn-
• te dibatcendofi fa un lungo , bizzarro , ed erudito difcorfo
{a) intorno i tediceli delle Mule, i quali col tcftimoniodcl-
Lt Multban- \q Stenone , e con l' ocular fua veduta attefla , non cflhrc
»» '" w/fw P"^' delle lor vefcichette : adunque, conchiude , fé quelle
^ovTibhon» "{. fodero uova , flerili effere non dovrebbono , come gcneral-
jtr, Attili. mente fono, fé hanno le mcdefime, e le trombe pure aperte,
per portarle a fuo tempo nell'utero.
Hifpffta. '7- Abbiano le Mule, quante mai poflano avere , vcfci-
che, abbiano dilatate, e pronte le trombe , non cflendo quel-
uonfonoutv\z uova , nulla importa , che abbondantiflìme ne pollegga-
le viftubittt. ^Q^ laonde diremo ancor noi concordi col mentovato Signo-
re Sbaraglia, probabilius erit opinandum ( b ) veficularn mnejje
Ceniordi ìm Q^f^j^j ^ (^ alium f.iiem habere diverfum ab affienato à Modemis .
Ataor'e ccnL^°^ è per ora, che fi agiti quefla quiftioae, e chclacagio-
sbaragiìa. ne della fterilità delle Mule fi cerchi , effendo (lata agitata
dallo Scaligero, dal Cardofo, dal Cardano, dall' Ucerverio,
sttrUità '''^''edair Aldrovandi, che compilò quanto lafciaronofcrittotut-
TgU Amiche. " gli Scrittori del S^col fuo , e tutti gli Antichi , che furo-
''no tanto buoni, e corrivi al credere. Né può già efTere vc-
. ra r oflei-vazione dello Stenone , di aver vedute le uova del-
f°É7etu5u^^ Mule, attaccate ancora al teflicolo, corredate da' princi-
rifnt . pi della placenta , imperocché dovevano probabilmente quel-
li efferc le prime fila del follicolo , o della materia gialla,
che incominciavano a fpiegarfi , ed a manifeftarfi infra le ve-
fciche; ma per diffetto poi de'neceffarj attivi principj, o d'
ttrMrttnfixxTì^i difaddata ftruttura , dagli occhi noftri non così facilmen-
fxtndwt. jg oflcrvabile, o d'altra cofa non uniforme alle belle, e co-
ftaniikggi della Natura, non feguitarono, né feguitare po-
terono ad ufcire , o non efsendovi la materia del vero uovo,
Jiag!cnfd,iO cfsendovi inabile, bafiarda , e diffettofa . Le leggi della
rtfflro Aufere, Natura hanno , o mio Illuftriflìmo Signore, i fuoi confini,
f/rrW ifMu/, né nuovi generi, né nuove fpezie dal tempo di queir onni-
n»niitttrw0. ' potcntiflìmo Fiat fino al prefente fi fono mai più vedute» né
fi vedranno fino al finire de' Secoli , quando non volefse il
Gran Facitore del tutto nuovamente creare . Se generafsero
le Mule , fi farebbe una nuova fpezie , che non é al Mon-
do, e da quella fene potrebbe fare un'altra , e poi un'altra
in infinito con incredibile confiifione del beli' ordine di quc-
fla
iz)lvi pag. ijz. Sii-
ibìlvipag. ^J4-
Parte! IX df. XX, 313
fta gran Mole. Si contenta la Natura , che per una volta
veder fi poifa una maniera di moflro , eh: colti di due fpe- otthmrìfltf.
zie; ma non fi va piìi avanti, pofciachò gli organi alterati j^ùur, "°^'*
ifino a un tal fegno pafsar non pofsono lenza rompcrfi , o
lenza difiruggerfi . Può lo fpirito del feme del Cavallo nell'
povo dell'Afina; 0 quello dell'Afino nell'uovo d:lla Caval-
la dar moto all'inclufa fua macchinetta ; ma perchè è un ccmtptf*g,.
moto non in tutto a quella confaccnte, urtando alcune par- "'""Ài'hmu-
ti piìj, altre meno, e facendo fviluppare con una certa vio- 1'"/^"''/^'
lenta, e non affatto naturale maniera le mededme , ne fe-/-j_
gue, che il feto partecipi dell'una , e dell'altra figura , e
nò l'uno, né l'altro diftintamente non fia . Qjella figura,
che veggiamo efiernamente mutata, lofarà anco internamen-
te, e in particolar nelle Ovaje, quantunque occulta alla cor-
ta noftra vifia , e in confeguente renduta inabile , per rice-
vere dentro le fue uova mal fatte, imperfette , e crude , o
che forfè non ci fono, quella fecondazione , 0 quel moto,
che alla grande opera ^i ricerca. Ma fé è lecito diraltra pa-
rola in una cofa cotanto ofcura, ardirei di dire, dando Tem-
pre fui nofiro iirtema, che intanto le Mule non partorifco- ^,^1 ma» por-
no, in quanto non hanno, né pofsDno avere le veriflìrae uo f,„o avtu u
va nella loro Oi'aja. Dicemmo, {a) che tutti i generi, etut- vertucvsmW
te le fpecie furono create in un fol colpo da Dio , e che in ovajt, iptt-
quell'ammirando momento in ogni prima Madre rinchiufe '^^•
tutti i feti de' venturi viventi fino al terminare del Mondo .
Se dunque cosi è andata la mirabil cofa, come per teftimo-
DÌo di S. Agofiino, e d'altri , e come con fortiffime ragio-
ni abbiamo già provato, {h) chi non vede, che non eflcn-
do fiate create immediatamente da Dio le Mule, non potè in
quelle mettere tutta la loro, dirò così , Mulefca Profapia ?
Non é eterno ciò, che direttamente non viene da mano eter-
na, e può bene il cafo per una volta fola partorir moflri,
o alcuno di unafpezie contraffatta, e guafiai ma non dure-
vole, mancando in lui quella data benedizione , quella fa- j^^^^,; p^fj,^
cultà di crefcere , e di njoltiplicare , né avendo in fé tutti altri moJìtì
que'requifiti , come abbiamo accennato, che ad un lavoro si «"« gmirint.
prodigiofo , e fuperante l'umano intendimento fi cercano .
So, che alcuni pofTono dire , che ci fono fiate Mule , che
hanno partorito, come afferma , fra gli altri , Plinio cos'i
R r fcri-
(a )Cap. 14. e Cap. i J. e Cap. 16.
( b)7^(l Cap. 14. I j. 16. Pjr. z.
3 1 4 ■^'^''^ Vo^'a dille Femmine Fi'vlpare .
Al'uneMuli fcrivcndo : efl in annalibus tioflris Mulas peperijfe f^cpè , verùm
'""•;''>"'"'' pr.'div loco habitum : e Giulio Obfequencc riferifce , ch'cf-
*lH,ZT'.7d 'ci'^o Confoli C. Valerio, e M. Herenio, nella Puglia par-
altri. ' con una Mula, lo che anch'elfo fra i portenti ripone . Ma
di quefti portenti ne abbiamo ritrovato altre volte tanti di
falfi, che non farà un gran peccato in Filofofia il negargli,
e fé anco vogliamo concedergli, fono femore rari miracoli ,
^iCpéfta. ^j,g jiQij janno legge. Alcuno pure ha fcritto, che le Mule
nel fecondilfimo Egitto fono feconde ; ma finche non mi por-
to nell'Egitto, a lìnc.rarmi del fatto, ftenterò a crederlo,
tantcppiù, che Picrio Valeriano narra , che gli Egizj vo-
lendo indicare una Donna fìenle , dipinfero una Mula , ed è
pafTato per proverbio, quando vogliamo denotare unacofa,
che non fia mai per feguire , che fuccederà allora , ctitn Mu-
la peperei-! t.
ddrAuìor^'"-*, *^* ■^^ ^°"° ormai fianco, benché non faccia altra fati-
fua faciliti in <^^ > che fcrivcrc , di dar rifporta a quanto di più force, e di
r.ipondtrt. più ftrepitofo ha faputo penfare quella gran mente dell' in-
figne Sbaraglia, per ferire apertamente, e difoppi.uto, per
diritto , e per traverfo tutti i difenditori della generazione
dall'uovo. Vi refterebbono altre fottigliezzc , per non dire
altri eleganti riboboli ( co'quali non fa altro , che sfogare
con la collera la fua erudizione ) da fciogliere, e da levare,
acciocché rcfti fenza alcun' ombra, libera, e netta la noftra
fentenza : ma chi ha ben capito queflo nortro Siflcma, può
da fé folo (s'\o miro diritto ) con tanta facilita liberarfene,
quanto è facile al vento dileguare le nebbie. So, che altri ,
di me più dotti, e de' quali faccio diftintifllma ftima, hanno
anch'eflì tentato di togliere le principali obbiezioni delmen-
yjiri hanno z\onzto Signore i ma fo ancora, che diverfamente hanno ciò
itntMto rifpon. fatto, per avere diverfo Siftema , laonde fono ficuro , che
dirt i ma ««non riceveranno in mal grado, che anch'io abbia rifpoflo ,
m«»i/r* '•'^-fQnj^jQfuin^jiQ^ giacché ho veduto, e/entico, chcgli Avvcr-
farj a quelle fue, quantunque ingegnofe rifpofte , quietati
non fono; ma fempreppiù afpri non folo acerbamente nega-
no la generazione dall'uovo; ma, per vero dire, affai fran-
camente la burlano. Se da tante ragioni , da tante prove ,
da tante fperienze, ed offervazioni palpabiliffìme perfuafi ,
o conquifi non reftano , io non fo daddovero più , né dir ,
né far altro, non avendo avuto modo migliore di farlo, fen-
za paura d'errare, che al giudizio del fenfo rimettergli , come
foleva dire Coftanzio Varolio nella prima Lettera de' 7{ervi
Ottici,
PaneJJ.Cap.XX. jij
onici, fcritca al famofo GirolaraD Mercuriale : ovvero fa- gj^ìì» Jr^^ì'
rò neceflìcato a fare, coni: Socrate faceva agli oftinati Sof- Y''^T„'jf/j/
fìfti , cioè arcuaraence confermargli nelle Cui menzogne , ^/ocra't"""
fervendo loro di eterno gafiigo, il femprcppiù inviluppargli
nelle amate fue tenebre, e far sì, che non veggano , ne mai
più veder pollano la bella faccia del vero .
CAPITOLO XXI.
Vltitne rifpofle a diverfe obbiezioni, folite a portar/i da
diverfi cantra il prefente Stilema .
I. \Jf Olte volte, meco fteflb penfando, ho riguardato,
iVjL fé doveva raecterle fotc' occhio, quanto finora è fta- Moth» dell'
to fcritto , e infin borbottato contra una Sentenza , la cui rei- ^"''"'' </' "/"-
là maggiore è l'eflere nuova : ma l'efiermi capitati alle ma- ''^'.'"' 'f-
ni alcri molto reverendi Scrittori , che con acute apparenti
ragioni poffono far breccia nell'animo di certuni, che incli-
nano piuttofìo a dar fede alle fcolaftiche menzogne, che al-
le fperienze moderne , perciò ho voluto prendermi di nuovo
la briga, di loro rifpondere , per non lafciare campo alcu-
no agli eruditi Avverfarj di più arriflare , né a' fedeli noftri
feguaci di più temere. Trovo, mio Signore , molto radi [ liigiom, pinti
veri Filofofi : e la ragione probabilmente Ci q, perchè Tuo- '^J^'j^'
mo appena nato giura nelle parole dell'uomo , crefce nelle
preoccupazioni , e non fi dà fui bel principio a confiderare
con buon metodo tutti i principali fenomeni di quefta terra,
che Dio ha lafciato in fua b.ilia. Non fa per lo più ridire,
che il detto dagli altri , e non vuole fpaziare per lo vafto
Regno della Natura , fc non con l'ingegno, né le i^ìùiTimQ ^^'''^^'''''J'
cagioni con gli occhi proprj penetrare, e vedere, perelTere ^^^^ j'J'pJ^Ì
queft' ultima via di fapere troppo fafiidiofa , difaftrofa , e di /f^wVaftf .
molto tempo difperditrice. Ma troppo mi diffondo , provo-
candomi la materia : fentiamo ciò , che dicono quelli per-
fpicacifiimi Scrittori.
X. Il Dottifllmo Padre Alberto Tylkowfcki {a ) vuole ^^^^f'"'J"^^
che nafca il feto dal fcme gittato nella Matrice , come dal ^^ 'fJH'.'i"',
fcme del grano gittato in terra nafcc la pianta , per efferfi ^,//.ca!^,\
trovato lo fperma nelle Donne aperte, dopo ilcongrefl'ocon
l'uomo, intra crajfitiem uteri, qmmVlacentam vocant. Seque-
Rr i ao
a }P/n/. CHricf. Cap. J. pag. m. 46.
'iena i viri
rihfcfi .
3 1 6 Delle Vo'-VA delle Femmine f^fvipare .
offuntà delia !\o buon i\ùt^ non dimorane in Polonia , e fc foflTe più vi-
Dottrina del ,_.^J ^ bramerei , clic ini fpiegail'e , qual fcnfo abbia , e qual
P^dr, >'»/•><■- foj.2a,2i.;il.i(ua ragioiit.' , o con quale llrans^^a mai in quel-
le Donne Polacche iì trovi ij lem: dell' uomo dentro la grof-
fezza dell'utero, fé fra una tunica, e l'altra, o fé ci Ila in
loro una qualche parte follevata , che anche quando non è
generato il feco li chiami Tlacenia. Giuro, che quefte belle
Dottrine a me fono nuove, e né meno penetro a capirne l'
arcano. Nell'utero delle noflre femmine certamente non v' è
quei!' accennata pellegrina bruttura , o che noi non inten-
diamo i fuoi termini, quantunque non parli Polacco, och'
egli non intende i nofhi , quantunque non parliamo Chine-
fe . Io non vorrei già qui apportare una certa giurta brava-
ta, che fa il Signore sbaraglia incollerito contro di alcuni.
Studia delle i quali {a) non futi t periti in ^rte anatomica , qucmadmodum
'"«"'<' 'p'fi'o- funt plurimi y qui in mefjem alienam f.lcem Ì7nmittunt : Ifliprx-'
pr'JL a cet- ^'ff"'j ^ '^'■^"^ ^'■- ^ poco dopo fé abfline.vit ab impropria cc-
tu'ii . gnitione, militent Cbnflo, & opinionibus fitctiUribus non fé impli-
eent , precipue in mnteriu olmi probibita . Non ho , ne avrò
giammai un tale, e tanto ardimento; ma afcolterei bensì vo-
lentieri ciò, che dir mi fapeffe di quelle parti afcofe , per
profittarmi d'una cola sì tcnebrofa, e si rara. Intanto dalle
olfervazioni già da noi efpolle a tutto ciò , che intendo di
quel Dotto Padre, è facile la rifpolla , rirrovandofi il femt
deue Padre" nell'utero qualche volta come altrove ho detto, (b) accioc-
ché il fuo fpirito d'indi fi porti all'Ovaia, non perchè co-
la fi fermi, e fabbrichi il feto, mentre per oli'ervazione dell'
Arveo, del Graaf, e di tanti altri già riferiti (e) quedo fe-
to non apparifce , fé non dopo alcuni giorni involto nell'
uovo, che vuol dire, fé non dopo, che dairOvaja è difcc-
fo, di cui ho già abbaftanza tante volte parlato .
Senrtnia della j. Salta dipoi quel Venerando Padre, a ricovrarfi fotto 1'
"^""""^^''J^"'"" ombra delle facre carte, riferendo un detto di Giobbe, quan-
^prì'atltlla^f'. ^o voltato al fuo Signore diiTe : l<J^onìi: ficut lac niitlfifli mr ,
fitraiiine delP & ficut cafeion coagid.ifli me ? Ecco , dice il fuddctto , che
Uomo^. jion fa menzione delle uova , ecco come fpiega , che fiamo
cavati da una materia lacticinofa, qual' è lofperma, e qua-
gliati
(a)/« EpifloU ad Leliorem p-ig- xxi. Lib. Oeulor. & Mentis r.-
gii. &c.
(b)hdi qui Cap. 8. niim. li. e Cap. 9- t- Cap. IJ.
( e ) Cap. 6.
Patte//. Cap.XXI. 317
gliaci nell'utero, come il formaggio. Dio immortale ! Non
vede, aver parlato qud pazieiuilfimj uomo , per moftrare
la lua umiltà, il fuo nulla, l'alfoluca dip.-ndcnza, chcave-
vada Dio, fenza cui niente può tarfi , nella maniera appun-
to , che il Iacee non può da le farli cacio fenza l'ajuto del
Paftore* Avea detto innanzi (a) M'mento quxfo , quod ficut
lutum feceris vie, & in puLverem rcducesme : a cui fegue, »ob-
ne ficut lac mulfifii me &c. Segno ben chiaro, che giocava al-
lora di femplici lìmilicudini, e non voleva dimoflrar altro , j„tirp,ftai;a.
che quanto ho accennato di fopra, non infegnar a' Medici , m dilla s.ùr4
edagli Anatomici la maniera della noftra generazione , per- Strìtrura.
che allora credo , che flagellato da tutte le parti avelie al-
tro in capo, che filofofare. Stava afpettando , chequell'in-
gcgnofo Padre aggiugnelTe le parole, che (cguono, quarede
zmlva eduxifli me, per moftrare , che quell' eterno benignif-
fimo Maeftro, dojX) aver fatto il Pallore , avci fatto ancor
la Commare. Qiiefte fono tutte metaforiche cfpreffioni , che
al morale ridur fi debbono ; ma non al rifico , che debbono
ammaeflrar l'animo; ma non il corpo, e che rinalmente le
leggi del Cielo, non quelle della Natura infegnare ci deb-
bono. Appredo è da fapere, che fé vogliamo prendere an-
che letteralmente quel fcnfo , come penfa , che fiamo (lati
munti, come il latte, e coagulati, come Ricotta, o Cacio.' Altra ri[po,ìa
Chi ha bocca per ingozzare in buona Filofofia un fimilc sì ^J ''""' ^'^
grollo boccone, o ingozzato ftomaco si forte, per digerirlo ? ""
Umigliamoci a' detti de' Santi Padri, non ci becchiamo il cer-
vello con certe triche più , che Loicali , veneriamo col capo
chino quelle lacre parole , eh; in fé racchiudono milleriofi
fentimcnti di profondo rifpetto , e dipendenza dal Facitore
fupremo, e profittiamoci nel ben vivere , e nel ben morire,
non nel ben filofofare , ne nel ben concepire , come fiamo
Itati formati. Che (e poi vorremo tirare ancor noi al noftro j^terùr t w
fenfo quella fencenza, dandole limitazione , e fignificanza „, al' n}%l
dalla fua diverfa, potremo forfè dire, che la chiara dell' uo- /*n/i/i>arj.
vo, e la linfa delle vefcichette divien candida , come latte ,
e accomodandofi a nutrire le parti, e a renderle fode , come
cacio a quaglia .
4. Le uova ( fegue a impugnare ) fi trovano in quegli _^''"'0!>l>':
Animali, che fono privi di utero, e pofTono concepir fcnza ),tUuota,(bt
quiUo, come gli uccelli, gi' Infetti, i pelei; ma fenza l' ucc- vuoi, tr'var/ì
rO f'io "'il' Ani-
, mali privi à
( x)Cjp. IO. verf. 9. e IO.
3 1 8 Delle Vonjo, delle Femmine l^i-vipare .
ro non concepirebbe la Donna, ovvero, fc concepiflc, inu«
tile a Jei farebbe .
5. A chi nella Storia della Natura e di corta villa, ope-
Hjfpeflé . fca torbido , potrebbe far colpo quefto apparente argomen-
to j ma da chi ha veduto, o almeno letto que', che hanno
veduto, fi fcopre fubico mendace, e ridevole. Quanti Ani-
Htltì animali ^^^^ ^'' ^°"° » ^^^ hanno le uova, ed anche l'utero? Guar-
banno it'uovÀ; di k Vipere, la Torpedine, la Raza, il Calco, il Delfino,
tianthl'uti. il Cane Marino, il Cane Carcaria, il genere dclk Balene,
'■»• e de' Cani di Mare, ed altri si fatti abitatori della terra , e
dell'acqua, ctrovera, che hanno l'Ovaja, leuova, el'ute-
ro ancora, in cui 1^ covano, in cui nafcono i feti, edacui
finalmente per la bocca della Matrice slegati , e fé moventi
fortifcono. inciampa dunque il riveritiflimo Padre in un'er-
rore sì groflolano di Naturale Storia, ch'io nonfo, con mio
dolore, come fcufarlo . E' necellario , ch'e'fappia , ellerc
. uniformi le leggi principali della Natura , e differire fovente
Zlu'ul'o'ma folo"^^ modo . Tutti i viventi dell' uovo nafcono i ma il mo-
nontlniinln ^0 , c il fito della ccvatura , e della nutrizionefonodifferen-
motlo , ti, conforme la quantità, e il grado più, e meno nobile de'
viventi, che debbono edere covati, e nutriti, avendo volu-
to il Padre di tutti Sommo, e Sapientiffimo, che conforme
la preziofita maggiore, o minore de'generi , vengano dalle
iì"''fJjiM ^""^^^"P'^' ° n^s" cuftoditi. Cioè volle, che gl'Infetti ( tol-
v'tr/fVtZo'var' t' alcuni , che fanno i nidi , ) e molti pe/ci confegnaHcro le
fili uova. uova loro in luoghi folatj, o a bacio, ed uggiofi fopra er-
be , frutta , legni , terre , acque , cfcrcmenti , e fimili , o
in\tui. fopra, 0 dentro corpi vivi, o morti, o parti loro, accioc-
ché dal calore del fole, delle terre, delle acque, ode' corpi
covati nafcelfero, e nati da fé {\t[^\ il cibo fi pmcaccia (fero,
votili "^ ^^ Madri più altra cura di loro avellerò . Negli uccelli
ebbe più riguardo , e volle , che le uova efclufe fodero da
loro ftefsi covate , e con attentiffima gelofia le guardall'ero ,
e de' nati figliuoli gran cura prcndeflero, imbeccandogli co'
cibi proprj , e fino ad una certa età cuftodendogli , nella
quale il vitto da loro ficffi ricercare potelfero , e allora folo
rcflali'cro dal governo delle Madri liberi, e dirùcosi, cman-
e«<rff«/>»</j , cipati . Ne'Q^iadrupcdi , come più perfetti , e più accofian-
tifi all' uomo, difiderò più cautela , che negli uccelli , im-
perocché non volle , che le uova loro fodero efclufe ; ma
dentro fé flcffi covate, co' proprj fughi alimentandogli, fi-
nattantoché giunti a un'aumento proporzionatogli pnrtorif-
Icro ,
Parte l/.Cap. XXL 319
fero, e per certo tempo allattati , gli abbandonàflfero . Ma
quanta cura , quanta gelofia , quanta cautela pofe nel più
nobile genere di cucci, eh' è l'uomo? Per confcrvar quefto ,
che doveva elFerc adoratore di lui , e delle fue Opere oltre, '''""'•
mirabili conofcitore , non folamence comandò , che la Ma-
dre cavaflc dentro fé (Iciì'a. per tanto tempo l'uovo, e il rin-
chiufo feto alimentane; ma partorito per akreccanci , e più
inefi railattalfe, e ne aveffe una diligentiffima cuflodia an-
che per anni, finché potefle, o fapelle procacciarli il vitto,
fegno dell'amore non folo fuo indicibile allanobilifiìma no-
Ara fpecie; ma della mftra perfezione, alla quale anni, ed
anni fi ricercano, prima, che vi fi giunga. Sitali adunque
fjnoleuniverfali, erettiffimeleggi di Dio, maravigliare non
ci dobbiamo, fé altre femmine abbiano l'utero, altre non 1' i;,^^„^ ,
abbiano, mentre non è fuperfluo, dovendofi fare in queflo a/;/,v,,„,'
quella covatura, che faffi agli altri aldi fuora, 0 dalle Ma-
dri, 0 da qualunque altro proporzionato calore. S'aggiu- ^^.^^ ^^^^^
gne, che quelle femmine, che fauna le uova, hanno già in rlmbtufo nt\u
quelle rinchiufo il dovuto cibo, per l'accrefcimento del iz-uiva.
to, lo che ne' vivipari fucced^re non potrebbe, per la gran-
dezza de' loro parti, come altrove detto abbiamo • { a) Ho
ben'ollervato, che quafi in tutti i generi ha voluto Iddio di-
flinguere alcune fpecie con privilegi particolari , clie a' ge-
neri, di loro più nobili, fono comuni , e infino negl' Iniet-
ti veggiamo l'induftriofo lavoro delie Api, delle Vefpe, de'
Calabroni, e la cura, che hanno di provedere il vittoa'lo-
lo figliuoli , come hanno ancor le Formiche &c. , del che s'uetttuén»
ne parleremo in altro Trattato . Moftreremo pure altrove '''^"!"^^"/'"'
una certa maravigliofiffima catena , poco finora offervata , f"*^*"""'
o conofciuta, che lega inlieme tutte le cofe di quella bella
mole, ovvero un certo ordine, e cerei gradi, dal meno per-
fetto de' quali fi afccnde al più perfetto, non faltandofi già,
come di balzo, da uno in altro; ma elfendovi fempre una,
o più fpezie di mezzo, che Jo connette , e lega , il quale
dell'inferiore, e del fupcriore partecipa.
6. Apporta il detto Padre la differenza , eh' è tra il feto jtkrsobhh.
de' vivipari, e quello degli Ovipari, nutrendofi (\\it{[oi\t\\\ii,nt tolta dal
uovo , e quello nell'utero : dunque ( conchiude ) anco per mcJo di ««-
quella offervazionc , cper quefio raotivodall' uovo non nafce, '"'''^•
altrimenti fra l'uno, e l'altro niuna farebbe Ja differenza.
7. Ecco
{z)Fedi qi:ì Cap. 19. num. 20.
Ragione, ptr-
ibi le D*nnt
3 1 ó Delle Voh.a, delle Femmine Fi'X-ipare .
J{jf[>efla. -j. Ecco un'altra arma incantata , ma che prerto C\ rin-
tuzza, e frange. Dal detto di fopra Ja rifporta fi cava. Non
parliamo adeilo della nutrizione , ma della generazione, che
può eflere analoga , come in fatti ella e, quantunque poi
il modo di covar l'uovo , e di nutrirfi '1 feto fia in certa
maniera differente. Anzi diciamo, cllere la cagione vera, per-
che le Donne , e i bruti non cfcludnno l'uovo fuora dell'
utero, cioè perchè il feto doveva cfierediverfamentealimen-
iruti tten tato, non potendo una Donna, ne una femmina fra bruti,
fauianohaD. partorire ì feti dentro l'uovo con la corteccia dura , che
*'.^'^'"'""'"' tutto il nutrimento nsceffario chiudefle , perocché riufcito
(I e ( ftic. fj^gbbe di troppa gran mole, e in confeguentedi troppo in-
comodo per partorirgli . Di quanto fìrabocchevole gran-
dezza farebbe ftato 1' uovo d' una Donna , a proporzione
Stnhlt trippa del fito, per cui ufcir debbe, fé avelfe dovuto in fé rinchiu-
(priìper^^iciiarf dcrc tutto il nutrimento, che in nove Mefi a quello fi por-
ail' tfita . ta f E cosi difcorriamo delle Cavalle , delle Cerve , delie Cam-
mellc, delle Vacche, delle Elefanti , e di tutti quanti i Qua-
drupedi. Veggiamo il provido configlio della Natura in quel-
li animali, che hanno le uova, e fono vivipari , de' quali
abbiamo già fatto parola. Vuole , che rompano la buccia
nell'utero, che colà fquarcino prima, eh' efcano tutti gì' in-
vogli, e da quelli fi liberino, acciocché difiefi, slegati, e fé
agitanti pofiano con fatica , e incomodo minor della Ma-
dre venir a godere la luce.
Altre ohbìe. 8. Aggiugne , che nelle Galline non nafcono mole, ma
zi*if, che nelle pelle Donne fole, ma quelle nafcono dal ferae, dunque an-
Gallwe non ^^ j £gjj ^j^j ^^^^ vengono , e non dall'uovo-
nafcanf mole , - -,,,° tll/- r • c
9. Ingegnofo e j argomento , e farebbe forte , fé i fon-
lE'falfaUprf. damenti falfi non fo.l'ero. In primo luogo non è vero, che
f"'A'0'",rff''. ntWc uova delle Galline non fi veggano mole, avendone io
tto mole nelle pjjj yQjjg veduto , e dcfcritto Una fino, quando diedi fuora
9*11/""' ' "n faggio 'iel mio Trattato de' Mofiri (a). In fecondo luo-
go anche le mole vere , che nelle Donne fi generano , dentro
r uovo fi fanno , avvertendo però, che vene fono molte di fpurie,
molte d'ideali, cfavolofe, con le quali molti creduli Autori
hanno impacciucata , eguafia tutta la Medica fioria . Non è la
Vera mtìa ^^""^ Hiola , che un' ammalio informe di membra confufe in-
guale/»' fieme, ed intrigate, le quali non hanno potuto col regola-
to ordine naturale slegarfi , e fvilupparfi , per mancanza d'
urto
( a ) Mole fpurie .
Parte lì. e ap. XXI. 311
urto, 0 di moto proporzionato, 0 fia ciò derivato dallo fpi-
rito prolifico debole, o da qualche altra cagione non natu-
rale negli organetti desinati alla efpanfionc accaduta. Altre
prove ha detto quefto Chiariflìmo Padre , ma perchè fono
uniformi co' dubbi del già impugnato Sbaraglia , de'Francefi,
e di altri, che {Te non m'inganna il vero mal conofciuto) fi
veggono già {pianati, e fpariti via , perciò paffcrcmo ad al-
cuni d' Autori diverfi , sì per moftrarc la dovuta ftima ad ognu-
no, sì per levare tutti que'nei, che appreflb certi , che non
b;n chiaro veggono, e a' quali bel defio di fapere non ri-
fcalda il petto, e da pigrizia di efperimcntare fon vinti , ^
pofTono renderla men bella, e meno aggradevole. Ho offcv- ^^fj'^'jj^y
vaio, Iliuftriffìmo Signore, che d fovente più colpo un'Ar- apprtjfoaUumi
gomento apparente, ounafaftidiofiflìmaLoicale feccagginc , mluftrx*.
che una forte fperienza, fé chi l'afcolta, 0 la legge , non
penetra fin fondo, o non ha tutta l'efatta notizia del modo
di operare , sì in generale , come in particolare della Natu-
ra, 0 fé non s'interna, a confiderare ben' addentro , come
la cofa fia .
IO. E' difficile, dicono alcuni, '1 concepire, come lofpi- ^j^^^ ^^^^
rito fottiliffimo fecondatore, giunco, ch'egli e per le trora- ^;„„7 spi'*t0
bc aU'Ovaja, non voli tutto per la cavità dell' addomine , futndatortvt.
dove è tanto, e si ampio fpazio, invece di penetrare per gli ^"M' P" [•
accennati angufliffimi pori dentro l'ovaja , a fecondare '^^ '^ì'Jmit'!''
uova, nella maniera appunto medefìma di un fummo , fol- '"""f^
kvantefi in alto, anderà bensì vagando, dove il luogoèpiù l'
largo , e dove minore è la refiftenza , ma non s' intruderà
fra le anguflie di pori , o fciffure , particolarmente latera-
li, dove forza , ed urto maggior fi ricerca , per fupcrarc
più refiftenze, e dovendoli pure piegare, e ripiegare, per
entrar negli ultimi, e più cupi riportigli di quella parte.
li. Chi non ha ben'intefo, come la bocca della tromba K'fp'fi'-
in quel tempo abbracci l'ovaja, come gli orli, o fimbrie ^' '''"*^''/"'"
fuc con i dintorni della medefima efattamente fi combacino, ^^l„J"J ,',
come fia aperta , e dilatata una, dirò così, fcneftrella nella yy^/» di ìutlU
cima della papilla del corpo glanduiofo, oltre i pori aliar- f*''»'.
gati , che la circondano , e finalmente , come là dentro fi
faccia allora un moto, 0 un vortice particolare, e come tut-
te quelle parti fieno rarefatte, e calde bollenti, non può né
meno ben' intendere, come lo fpirito giunto fu per la trom-
ba all'Ovaja, invece di fpanderfi, e volare per la cavità dell'
addomine , s' infinui per pura meccanica neccffità dentro il
Sf fol-
311 Delle ZJcv^ delle Femmine f'^i^'ipare .
tbllicolo, o calice, o corpo giallo, coQie chiamoUo il Mal-
pighi, e paffi a fecondar l'uovo in quello rinchiufo , come
detto abbiamo in piii luoghi Y'j) lo pollo acteftare , d'aver
veduta la eromba ftrettamcntc abbracciata con l'ovaja , del
r flitìj! véitnt, che ne fa pur piena fede il Graaf, il Littre , VernL-y ilgio-
Jovt trovare vane, e tanti altri, laonde, Te anche un fummo volante per
^^'"['a""'"' l'aria coperto, e compreflo da denfiffima tela forte sforzato
'"^'' ' a portarli dentro canali, i quali imboccartcro altri fori , o
sfenditure, quantunque tortuofe , e cupe, farebbe neccffita-
to, a penetrar colà dentro, e a non andare, dove per altro,
porto in libertà fi porterebbe vagando, dove più (ptizio, e
minore contrannitenza trovafle . Qpe' ftimoli , che sforzano,
a gonfiarfi, ed a moverli le fibre della vagina, e dell' utero,
T-rof»*?,^»^ sforzano anche a gonfiarfi, ed a moverfi quelle delle trombe,
//o"*'"' ^^ quali, elTendo moderatamente curve, tirata cadauna da uà
'"''''' roembranofo legamento , come l'Arco dalla tefa fune, ven-
gono in tal politura tenute, che quantoppiù quello fi gon-
fia, e le trombe s'allungano , tantoppiìi airOva;a s' acco-
rta no , econ i lembi delie lue membrane circoadatrici, fpor-
te agguifa di foglia, s' applicano alla mcdefima, e fanno i'
uffizio d' un Imbuto , o Pevera, atta tanto a portare , quan-
to a ricevere, o di un coperchio, che impedifce, chelofpi-
rico fi diffonda , e in alto voli .
li. Forte argomento, e da non prenderfi a gabbo , è il
Ar'^pm' ^'n P^"^^^° ^^ alcuno, riguardante la fimilitudine de' figliuoli ,
la^fim'^i'i'ud'n* ^^^ ^°^ Padre, ora con la Madre, e non folo nell'ertcrno ,
dt'fiiliHeli&e.iXìZ ancor nell'interno, fé i mali ereditar;, e i cortumi an-
cora offcrviamo: concioffiachè egli èfagno, che concorre il
Padre, non folamente con lo fpirito del Tuo fpcrma, a dar
moto, ma anche con la parte vifcofa, e grolla a formar(?il
corpo, di manierache il feto venga comporto ncU' utero
dall'uno, e dall'altro femerimefcolati.
1$. Tremano alcuni de' nortri, e paventano qucrto colpo,
quafi dato tra capo, e collo, mentre fc la Donna ha in se
tutta la macchinetta già formata del corpo, fé non ha bifo-
gno, che di moto , e di fviluppo dal Padre, come può ira-
^^^■^''„lt, primerle l'immagine del fuo volto, come ilfeme, ofcrmen-
mcJl'S'at'i'. to de'fuoi mali , come il carattere de' Tuoi cortumi? Chi non
rtr, Rutila fa la forza de'moti, anco piccoli in una molle, e tencriflùna
iM//e, tutu- macchinetta, non capirà certamente giammai , come accada-
filfima Wéit- UQ
( a > ' Cap. Sf.Cap.li, e Cap. 1 1 . num. i'_j .
Parte li. e ap. XXI. 315
no i fuddctti fenomeni : ma chi penfa bene , e riflette , che
ogn'urto piccolo, ogni mmuciflimo ondeggiamento, ogni
gentilifilma tremola agica^ionc può contorcere, allungare ,
piegare, abbreviare , e variare la politura di quelle fibre , che
fono poco meno, che fluide, non (ì maraviglia punto, come
Jo fpirico fecondatore , eh' e desinato, a dar moto a" fluidi,
e a incominciar lo fviluppo ulteriore di quegli arrendevoli,
e picghcvolifiìmi Ordigni , farà , che conforme gli urti fuoi ,
fi moveranno più, o meno, e maggiore , o minor impref-
lione faranno ne'folidi, che allungare , ed allargare (i deb-
bono: laonde ogni poco di lnuta^lone di fibra più, oraeno
allungata, più, o meno allargata, o contorca, o increfpa-
ta, o non abbaftanza dilatata, o in quallivoglia altra im-
maginabile maniera dalla fua prima pofitura alterata, farà,
che il volto fia firaile, o diffimile dal Padre, che le vifce-
rc interne fieno bene, o male organÌ2zate, e che i liquidi,
che fon per farfi , e vagliarfi dapori di quelle fieno diuna,
o di un'altra tempera, o più, o men puri, donde le qua-
lità del corpo, o i collumi dell'animo, che feguono il tem-
peramento, debbon dipendere. Io non voglio, che ad altro
riflettano i Signori Avverfarj, che alle macchie, o Voglie, Macdu , •
che ricevono maravigliofe ne' loro teneri corpiceilii figliuo- y^'-^v^'/"?'/'
li, quando ancor fono nell'utero, per la fola forza dell im- ^^f;^^'^^,^
maginazion della Madre . Si contano, anzi fi veggono tutto
giorno cofc, che fanno ftordire , e pure tutto è nato per forza
del moto degli fpiriti della Donna , quando anche fovente
il feto era grandetto, che vuol dire, quando gli organi era-
no più iodi, e non cosi facili da piegarfi , come ne' primi
incontri dello fviluppo. Se non irtimaffi a vergogna fcrive-
re fenz' altra riprova ciò , che mi palla per la immaginazio- f'jV'^'^
ne, aggiugnerei un'altra cofa di non lieve confiderazione , "' ' ^"""'^
cioè, che le Voglie vengono imprelfe ne' figliuoli dallo fpi-
rito della Madre, eh' e fuora di loro, che fa, che fcmprep-
più crefca il miracolo, dove al contrario la fiinilitudine, i
mali ereditar;, ed i coftumi o buoni, orci, che fcguir deb-
bono, vengono da uno fpirito , eh' è dentro loro , cioè da
quello, che penetrò dentro la lor macchinetta , e che fu 1'
unica , e neccffaria cagione , che incominciafie a moverfi ,
ed a vivere . Se dunque ha tanta forza lo fpirico della Ma-
dre, fpinto da una forte immaginazione, di portarfi al feto
( che pure egli è, come in un piccolo Mondo da fé, non
continuo, ma contiguo foJo con ella; e imprimere macchie,
Sf 1 carat-
3^4 D^^^' Voa/A delle Femmine Fi-uipare.
Maravigiiof* Caratteri, ftimmatc, o voglie prodigiofe di animali, di fru»-
prepTiità Mi ^^ ^ ^|,g fjfjQ 2 qygi j2i tempo, che crefcono, e maturano
*"*"• fuora di noi, crefcono in eJfi, e maturano > di cibi, di be-
vande, o fimili , fino a rendergli moftruofi, e di figura tut-
ta dall'uomo diverfa , e non dovrà aver la m:dcfi.ni , anzi
incomparabilmente maggiore, per la ragione dccca di fopra^
lo /pirito fecondatore , a cui tocca l' ufficio , di dare i primi
moti, di regolare lo (Viluppo, e di penetrare di vafo inv.v
fo, di organo in organo, di fibra in fibra?
Altrt) A'teir.e H' Incalzano l'argomento, ed hanno penfiere di fvilirc
lotohol, w/i' affatto il noftro firtema con un autorità d'Ippocrate , tolta
Autorità d'ip-àoii libro de Genitura , dove lafciò notato , che molte ùmni
t""'^' '""'J partorirono già femmine , fecot.date da loro uomini: ma dipoi paf-
'ttLfii'^i^ -^"'^ "'^ "^'^^ P-^>'forirorio htafchi : e quegli uomini fieffi , da quali
' le Donne partorirono femmine , paffati a mefcolarfi con altre Don-
ne generarono mafchi : e quelli , da' quali fi generava il feffo ma-
fchile , mefcolati con altre Donne, prole femminil generarono : ìiotì-
de con maeflrale autorità conchiude , e quejia ragione certa-
mente dichiara, che tanto il mafchio , quanto la femmina haiino in
fé la mafchile , e la feminil genitura .
N»fi{eno ftm. j^_ Quefla leggenda , che confiderò molto , perchè fui le of-
^mtnj^"'v''e^itut Nervazioni fondata , avrebbe gran pefo , fé fodero fempre t
$1 It propf^iio- ^ tutte vere le oflervazioni , che il gran vecchio apporta :
nid'ippocratt. e forfe nella Grecia doveva effer vera , ma nell' Italia , enc!-
k noftra Lombardia ho molte, emolte offervazioni in con^
e««,,^ ,7^,;.. erario . Ma concediamo, che per lo più non fia falfi, pof-
to ti' ippoeratt f\zmo dire, che lo fpirito fecondatore , coftando anch'elfo
eemtfifpiigbi . ^\ particelle corporee figurate , benché rainutifTime , per en-
trare dentro i pori dell'uovo, e per dar moto alla macchi-
netta, debbe aver proporzione con le figure de' detti pori ;,
laonde, fé l'uomo ha lo fpirito peri mj.fchi, remeranno fcl
fecondate quelle uova , che mafchi contengono , e così folo
nafceranno mafchi; ma fé ha lo fpirito perle femmine, re-
neranno fol fecondare quelle, che contengono femmine. Mu-
tando poi '1 marito la moglie , o la moglie il marito , il
^"^'^.'"""'moào della fecondazione in certa maniera ii altera , e fi mu-
mtdo della fi. . , v /- • ,- i •
etndaiitnt. ^a , imperocché n muta genio, (i muta amore, e la maniera
di vivere fovente (ìmuta , onde tanto nel mafchio , quanto
nella femmina interne alterazioni {\ fanno, che pofibno in
quello far più , o meno copia di fervidi fpiriti > e in que-
fta più, o meno pronta maturazione di uova, che femmine ,
o mafchi contengano , dal chcl' accennata diverfii4 de' figliuoli
derivi. lé.Ia
Parte II. Cap. XXL 3 * f
\6. Ingcgnofa pure è un' altra obbiezione, cavata parimen-
ti da Ippocrace (a) quando narra la f.imofa Iftoria della Can Cavanoun'at.
Utrice, che coniigiiata da lui, per difperderc , falcò ^^^'^^ 'Zu^^oaln'
volte, e cacciò fuora \xm genitura oviforme, 0 un' aborto ne! p„ l' Jv» di
fuo uovo rinchiulò di Tei giorni, iie dunque, dicono, zxzóh (ti giorni daìl*
fiiora un' oviforme feto di foli fei giorni ( lo che dovea aver /""''""'»>» <■*■•
comprefo Ippocrate dall' afTerzion della Donna, interrogata ''"'"•
quanti giorni erano paffaci dall' accozzamento col mafchio)
non (\ può dare , che quello veniffe da' telìicoli , elTendo 1'
uovo, quando fta in quelli , quafi invifibilc, né fi può (lac-
care a forza di falti , ma è d'uopo afpettare, che dafcftef-
fo efca , dolcemente, e a fuo tempo folo dalle fibre carnofe
della tonaca del tefticolo, e del fuo calice fpremuto ; dun-
que fi generò nell' utero, e in confeguentc e falfo il noftro
Siftema .
17. Di quanto lubrica fede, tratiandofi particolarmente r,mm,ni di
di lafcive materie, fieno le Donne , non v' è alcuno di pa- lubrica fede,
fta si dolce, e di fale si tenero, che non lo fappia . Quell'
aboito, fé era, come un' uovo di Colombo, o anche d'uc-
celletto, ci-a di fecciraine, e non di giorni, pofciachèquel- _^^^^,^
la fcalcra femmina , che volle anche parere nelle fue difone di'f^,'',lr„ane*r
ftà mode.la , accusò forfè ad Ippocrate il folo ultimo V^az- ntndigiiml .
reo colpo, tacendo gli altri, che per l' addietro avea fatti,
da uno de'quali rertò infantata. Difgrazia, che anche alle
Cantatrici de' giorni nortri fuole accadere . Dopo, eh' è fe-
condato l'uovo, fla alquanto tempo a di fcendere, come a fuo
luogo s'è detto, e nell'utero per molti giorni nulla fi vede,
che gonfiezza, e morbidezza di tonache, e di vafi, che vuol
dire un folo preparamento della parte, per ricevere, fomen-
tare, e nutrire l'ofpite venturo. Quanto tempo poi reftinell'
Ova;a della Donna, prima di cal.ire al baffo, non lo pof-
fiamo ficuramente fapere, mentre non i\ poHono fare quelle
fpcrienze, che fece il Graaf nelle Coniglie , il Vcrrhcien nel-
le Vacche, io nelle Pecore , e l'Arveo nelle Daine , e nel-
le Cerve. Qiiefto folo fappiamo adefib di cerco , per le co-
muni oifervazioni di tanti, che tutte s'incontrano, che do-
po la fecondazione fcorrono alcuni giorni prima , che ap- s»ppiéma J&
parifca vcftigio alcuno d'embrione nell' utero , cioè t^■n.i\ '""> ^ '^' (''^
quanti (\ ricercano, per fare, che 1' uovo dall' Ovaja venga ,).J^'^/'^/„''^'^
come ruta»..
(a) Z)f Tintura pueri. Cap.l.
3 1 é Di ile Vcvd delle Femmine Ff^ipare .
comcfpucatofuora, e per le trombe uterine portato in grem-
bo dell' utero.
18. Più non refta, che un' obbiezione, che voleva per pro-
4t>>'"i'»"'- fondo rifpetto , e venerazione a una materia si facrofanta >
tt aalla Satra ' i - 1 n . ■ n
Siùuura. ^ SI grave, tacere, ma perche la trovo ftarapata , e m e Ra-
ta fatta più volte , e con molto ftrepitofa burbanza la por-
tano certi dotti uomini , e favj in itcriccura ne' circoli , per-
ciòè dover foddisfargli , dichiarandomi con ogni rivcrencif-
fima umiltà di chinar Tempre la fronte più a venerare , che
a contraddire. Determina, dicono, la Sacra Scrittura il luo-
go della Concezione nell'utero, come S.Lucca nel primo ,
Tìttnnrtna^ch! ncl i. Capitolo {a) parlando della Concezione di Criflo:
fanTJTiir avendo quefti voluto, eliere in tutto fimile a noi, per tefti-
*f,ro. monio degli Apposoli, excepto peccato.
ip. Tutto , per non dir falfo , va bene, ma voler provare am-
Non Mie ,7 poilofamente una cola tìfica con un miracolo de' miracoli ,
Fifof/o ri:of. è un riftuccare il buon gullo di quefto fecolo fperimentato-
rt'i a rairaco. re, ed è fare u Ila cofa non con facente a un naturale Filofofo .
* • Noi non parliamo di concetti fatti fopra ogni ordine della
Natura , ma di quelli , che tutto di feguono con le leggi or-
dinarie della medefima . Colà fece Domenncdio conofcerc
la fua fomma mitcricordia verfo di Noi , la fua fomma bori-
ta, l'onnipotenza fua, onde non poflìarao citar quell'efcm-
plo uivco al Mondo, permettere in chiaro il fiftema della
Generazione d' Ariftotile, o'd' Ippocrate , o di alcun' altro
antico Maeftro. Mi fanno da ridere certi tilofofi di lunga
''•^"^ "^j)^ robba , Criflianelli troppo dabbene, che imbevuti delle dot>
'prl'vaniìfiflt- fine di certi vecchi Scrittori, che non hanno mai avuto \\
ma de' Gentili ìutns della vera Fede, vogliono con querta provarle, dan-
Fiioit.fi (OH la ^Q frondi , per frafchc , e rimprocciando i Moderni, flirac
satra Scrit. ^jj^^o fenfi , lontani mille miglia, a livore de' loro capric-
""' ciofi ideali firtcmi , quafi , checoloro involti ncl cieco nerilfi-
mo Gentilcfmo aveflero preveduti, o faputi gli alti Milìerji
di Dio, o che Dio avcffe voluto fervirfi delle loro penne »
per ifvelare i fuoi facrofanti Miftcrj. Torno a dire, chele
sttUn.ra'Jd- ^^^""^ ^^""'^ hanno da fervirci di guida al Cielo , e di Mae-
h firv,',,' di ftre,-. per gaftigare l'altero fafto del noftro fpirito, non per
/Wj«/cìV/<7, imparare le opere della Natura in quefta balfa terra- Con
non ptr fpie^a.
re i fitomini
dilla t ir ra.
quc-
( a ) Ecce ccncipies in utero &c. e altrove Quod vocatum ejl al»
.Angelo priuf^uam in tiiero conciferetur . &c.
Parte ÌI.C^.XXI. 317
qiicfta configliar ci dobbiamo , ne' fuoi libri dobbiamo leg-
gere, e fudare, e faticarfi nelle fpsrienzc , e nelle offerva-
zioni , non credere mai di capirle , col folo federe a Scran-
na, voler prendere artacamcnte a ftracca con litigi, cflirac-
chiamenci di parole, che non finifconomii, e nulla conclu-
dendo voler f(;mpre piatire, fé non con altro , almeno con
l'armi dell'arroganza. Quella , che in molti par Religione
(dimando perdono a quelta mia innocente fincerita ) è pret-
ta Arroganza, o Superbia intollerabile, non volendo abbaf-
farfi con umiltà, a cercar fra cadaveri, e fra fchifikà , co-
me il fatto dia ; ma credono di giugnerc a capir tutto col
folo loro ingegno, quantunque corto, e fpoifato, edafapc- i^ifptjia dim.
re ogni cofa, fenza mai veder nulla . Ma per dire anco al- f* oir Arg:
cuna cofa direttamente all'Argomento, rifpondo , che altri *"*♦•
interpetrano, invece di utero, ventre , e invece di concepire ,
contenere, e non clTerc ficuri , che la Sacra Scrittura abbia
allora della prima concezione parlato; ma in fenfo pi ìj ampio,
per lo che l'interpctramento degli accorti Avverfarjfia trop-
po ftretto , e troppo duro . Si può anche rifpondcre con ogni
riverente modeftia, che la Sacra Scrittura abbia pr:fa la par-
te più nobile per l'altra, e che abbia parlato in quel modo
per intelligenza di tutti. Che fé foddisfatti non reftano, io
profondamente m'umiglio , e confeffo nelle cofc divine la
mia ignoranza, non capendo però, come elfi fieno sì fortu-
nati , e felici , che poflano con tanta franchezza faperl: ,
conchiudendo con Tullio .- Efine qiufqaam tanto infìatus erro-
re , ttt fé dia fare perfttaferit ì
zo. Avrei molto altro da dire intorno a quello ofcuriffi-
mo lavoro della generazione , cioè come i\ attacchi l'uovo ,"^[''"^'1"/
all'utero, in qual maniera fi nutrichi il feto, in qualraodo ("r/'fp^ttl'nti
le parti lue perfezionando .1 vadano, come circolino i flui- aìu geniraii».
di, come fi feparino, e con quali ordigni, in che flato, e nt^ptruomf,,
modo gli vengano dalla Madrecomunicati , qual' organo fia " "■«TP" ;*««■-
la Placenta, e come compollo, e quanti vafi cogniti , efor- '/*""*' """
fé incogniti vi concorrano, e finalmente fpicgir potrei altre
cofe non meno utili, che dilettevoli ; ma troppo al palato
de' faggi ftucchcvoc diverrei , e con mcfchiniffimn gloria , e
faflidiofagginc altrui troppo lungo eflendo, anzi forfè rim-
brotti ulteriori cercando, ^ Ha volute cn.
yion azrei da far altro tutto un' armo. (grfrhla pn-
II mio primo, e principale intento e flato di cercare la pri- ma opfr:dtl-
ma opera della generazione del feto, non come tutto il re- /'• Ginaa\if
fio "'•
3 1 8 Delle Vo^a delle Femmine Fì^-ifdì e.
fto fegua fino alla efclufion del medefirao . Scabbia, la Dio
merce , toccato il punto , o almeno moftrato il falfo degli al-
tri, e porto in buon lume il meno incerco, che in tanta of-
curità può difcoprirfi , m' appello al Tribunale della Natu-
ra, ed alla Protezione del tempo , anzi m'appello al fano
giudizio di V. S. Illuftrifriraa , che con animo dilFapaffiona-
to, e fincero, né abbagliato da certe falfc dottrine , cavate
dalle garrule Scuole,
E tratte dalle glofe d'^rlflotile ,
Che reti , e lacci agi' ir,gegni tejfcrom ,
può diftinguerlo, e validamente proteggerlo. Troverà alme-
no il tutto efporto con quel candor Fiiofofico , che ficcome
^ . in ognuno lo bramo, cosi farei degno d'ogni più amaro pia-
diWAumt"' ^^ * fé non l'aveflì : e l'aflicuro, ch'io di me fteflo mi ver-
gognerei, e non faprei , come fcrivere una menzogna , da
me per tal conofciuta , quando anche folle per ruinareogni
mio più applaudito Siftema. So, che molti faccene i , a' qua-
li facilmente amara bile falifce al nafo , fi faranno beffe ,
Smctrità Jcf P^'''^hè hodiffefa la fentenza delle uova, negate Je vefcichet-
Aawt , ' te linfatiche per uova , e poi detto francamente , che ncU'
Ovaja, e nel fuo Calice non Jc ho mai con ficurezzaincon-
traftabile vedute , ma io non ho voluto giuntare la gente
meno accorta, ho detto fenza frafche, e fcnza fanciulleschi
ornamentila purapuriffima verità, ed ho, ciò non oftante ,
foftenuto, che ci fieno, o almeno un non so che d'analogo
a loro, per avere altrove tante offervazioni , e tanti Argo-
menti , che hanno violentato 1' animo mio , a cosi credere ,
ed a così ftabilire : fpcrando intanto, che altri , di me più
oculati, o più fortunati poffano un giorno con evidente chia-
rezza vederle , far ricredere gli avidi del vero, e renderecer-
ta, e fuora d'ogni dardo quefta fentenza, nuova si; ma la
più uniforme a tutte le leggi della gran Madre, eia più na-
turale di quante finora fono fiate da' trafandati Medici , e
Filofofi immaginate , o defcrittc , Forfè il fommo Maertro
*'*„ eterno ha riferbato a Voi, che avete il petto pieno di fapien-
c*nihficn, za, e che fcte inalzato pel veltro mento ad un legno, ove
iiil' Optra, a pochi è permeila la fperanza , non che la facoltà d'arri-
vare, ha riferbato, dico , a Voi , W dar l'ultima mano a
quefto Siftema. Trovate modo col voflro fovrano ingegno,
di fcoprire con evidenza quefto primo principio della gene-
razione, che certamente nell'Ovaia fi fabbrica, o fi fvilup-
pa , che come dice il Dottiflìmo Fontanelle i fc nel calice
den-
Parte II: Cdf.XX/. 319
dentro l'Ovaja (i fcopriia chiaramente l'uovo, non vi reme-
rà più alcun dubbio della verica di qucitorSiftcma, e tutti fa-
ranno »for^ati , volenti, nolenti, fenzariocte, oconcefe, ad
abbracciarlD . Seguitate nelle Vittorie il voftro Sovrano in-
.vincibile Monarca , trionfate , come egli fopra i Nemici ,
•Voi fopra l'ignoranza de' Secoli, fugace tutti i turbini delle
falfe Dottrine, e ponete fui Trono la verità, finora frodata
dalle menzogne, lo vi applauderò da lungi, egoderòd'aver
fervito Voi, nel lavorare c]uefto Trattato , di ciii potevate
eflcr migliore Autore, e Voi d' avere fervito al pubblico , nel
ritrovare, e moftrar nuda la verité per le mie calde preghie-
re, &c.
22. Aveva, Sapientiflìmo Signore, determinato , di non
abufarmi più della voftra pazienza , e qui por fine : quando
certe, nonfo, s'io dica, 0 querele , 0 rimbrotti di alcuni ,
che fi mofirano , almeno in parole , per la falute pubblica
appaflionatiflìmi , giunti alle orecchie mi fono , i quali me
non folo di lumi nuovi della Teorica iliuftratori ; ma delle
cagioni occulte de' mali, e d;;'loro rimed) fcrivente vorreb-
bono . Agiufia, il confelToj ma a dura imprefa non tanto m'
invitano, quanto mi fpronano, e non vorrei , che d'avermi
invitato, 0 fpronato pentiti poi fodero, sì perchè altro in-
gegno, ed altre forze, che le mie, ricerca, sì perchè l'Ar-
te nortra, in materia, di porre le mani in parta, cosìdifcor-
de, e turbata ritrovo, che incentrare i! genio d' ognuno non
folo difficile; ma impoffibile veggo, o parmi vedere. Alcu-
ni Medici nulla, alcuni poco , alcuni troppo a'rimed; cre-
dono, altri folo gì' inncccntiffimi ammettono, altri fene fan-
no beffe, e a'più ^flfìcjci , e operatori s'appigliano. Io non
vorrei dire, che tutti , ó quafi tutti vadano -errati , perchè
troppo ardito farei; ma col rifpetto, e con l' umiltà ad ognu-
no dovuta , dirò almeno , che conforme i varj cafi , ora al
vero, ora al falfo, tutti , o quafi tutti s'accodano , come
nell'ultimo Capitolo de' Rimcdj farò forfè conofcere . Né
troppo , ne nulla credere dobbiamo , efi'cndo ogni efircmo
viziofo , e fono quafi in dubbio , a determinare , quali in
maggior errore involti fieno, o que'che troppo , o que'chc
nulla credono. Una via di mezzo è in ogni cofa laudevole,
cfl"endovi certamente i rimedj ; ma non tutti quelli , che fot-
total nome vengono defcritti , fono, per vero dire, rimedj.
Né nulla, ne troppo , ne femprc i troppo miti , ne tutti ,
nò fempre i più gagliardi ordinare dobbiamo, cpiuttofiofta-
r- . , Tt re
5 30 Delle Von/a delle Femmine Fin^'iparey^c .
re per l'ordinario al di fotto degli cftremi , che negli cftrc'
mi, quando cftrcRH, e poco meno, che difpcrati i mali non
fieno , per cffcre ogni violento alla Natura nemico . Il co-
minciare da' più mici; quando il terapo^ e l' occafion lo per.
mette , è prudenza , anzi egli è de' primi Padri precetto,
ma il fine difidcrato non reggendo , o la violenza , o cclc-
riti del male non permettendolo , a' più efficaci pafTar dob-
biamo» -e moftrarfì veri Medici , non idare con le mani al-
la cintoJa, oziofi fpettatori della mancante Natura . Próccu-
rerò dunque , o Dottiffisao Signore , di farmi conofccrc fra
ijuegli, che uè troppo, nò nulla credono, amerò per ordi-
nario, la mediocrità fra gli cflrcmi, e fé ardirò qualche vol-
ta nc'cftH grandi, di abbracciare a tempo , e a luogo ogni
più efficace rimedio, lo abbraccierò, per non errar, conlp-
pocratc , a cui tutti , e molto fidar dobbiamo , per elTcrc ,
niuno di fano giudizio ripugnante , il Principe della Medi-
cina, donato dall'Altiffimo al Mondo, periftabilimento, ed
ornamento dell'Arte noftra , ed acciocché fi vegga, quanto
in un'uoiho, de' tramandati , e de' venturi Secoli unico efem-
plo, ha fapucQ la fua divina Onnipotenza operare.
U Fine della, Secónda Parte,
PAR-
PA RTE TERZA
CAPITOLO I.
Della, fierilttà delle Femmine , con la giunta
dt molte cagioni agli Antichi occulte .
Uantunquc un'erudito Italiano ( a, ) abbia
creduto inutili tanti fudori, che i Moderni
nella Notomia più minuta fpargono , cre-
dendo, che ciò non oftantc, incurabili fie-
no egualmente le malattie di quello , che
una volta furono : nulladimeno per ciò non
cefTano i più diligenti, e i più favj, di fempreppiù accura-
tamente cercare , parendo rara , e incredibil cofa , che un
male meglio non fi curi , quando meglio la Hruttura della ^notomia mi
parte, in cui rifieie , fi conofca , nella maniera appunto , „u,a unii pir
che un'Arccficc non può giammai con franca mano alcuna UPratUa.
macchina molla, o movente al primo flato efattamente , e
con maeftrai ficurezza ridurre, fé ogni fuo più fottile, ear-
c;;^no lavoro non comprende , e con la mano , e con l' oc-
chio QDn lo diflingue, e vede. Il modo primo di medicare è
mero cinpirico, e per azzardo, guidato da una cieca perico-
lùfa fperienza ; il fecondo è ragionevole, e su flabili fonda-
menta appoggiato, che non può errare, benché fovente ri-
faiiarc non poffa . Sono almeno ben cerei gl'infermi , che
queflo per la viziata ftruttura, o per altri argomenti couo-
fcendo r impoffibilità di fanarlo , non lo porrà al crudele Mar-
tirio di cento, e cento barbari rimedj i ma lafcierà l'opera conioiaxUm
alla Natura, che andera dolcemente aiutando , non la tor- '"J ^"f""''-
menterà con importuni foccorfi , e in poche parole , /> non
potrà fare del bene , non farà almeno del male , e non ridurrà più
prcfto alle ultime angofcie i mal configliati, ed ingannaci pa-
zienti. Par poco utile queflo nella difpcrazione di un cafo ,
che fanar non fi pofla , il liberarlo dal martirio de'riraed; ,
quando era foggccto, e a quello de' rimedj , e del male? A VonnoStmìì,
tale. diia.YYcatma foggettc appunto fono quelle femmine sfor- i^'l* '/"'"•
Tt z tunate, "'"•
(.X ) W'efi/irm. Sb.irdcas de ^ecemiortm Medicoi-um Studio .
3 5 2. DelU Sterilità delle Donne .
lunate, che, o portando dall'origine, o avendo per accideri-r
te acquilìata un' organica indifpofi^ion delle parti , alla grand *
opera della gcnerazion deilinace , il pongon fotto alla cura
di certi Medici mifteriofi , eh; non fapendo l'origine della
loro flerilità, le raeJic.iao tutte a una foggia, giuocando a
indovinarla , e credendo a forza di purganti , di cavate di
fangue , di bagni, d'unzioni, d'eccitanti l'appetito di Ve-
nere, e fimlìi burbanterie fare, che ingravidino, quando ,
fé fané per altro fono , inferme le rendono , nuociono al
tutto, per giovare a una parte , e fulla fperanza de' futuri
uccidoao, o malmenano i prefenti. Cost anche il Savio Mer-
Bfftti daino, cani (a) dove accennando, fra le altre cagioni , la fìerilità
jfal tutto p;r ex vìtìo , & naturali qnodam defeilii à primxva conflitutione con-
turare ^i J/?- /K.ififo , vuolc, ch" emendali aite, ani ingenio minime poffit .-'.Ja
''• quale fpecie è neceffario conofcere, imperocché , fc vorrai
n;l modo degli empirici , e fenza fap^re la notomia della par-
te, curarla, ipfa non curata in incur.ihiks affe[lus famivam de-
feras : lo che atteda accadere pur troppo frequentemente ,
•,Mi.;«f!' "come notò anche Ippocrate (b) edere a fé fleffo accaduto, il
*"' ì.!«»lv quaJc^^o" la fua folita ingenuità , molto rara fra' Medici r
confelTa , come ex catapotlo ai flcrilitatem auferendam exhibitv
tnartem fcemin<e impinatà comparav't.
z. Può dipendere la fterilicà s\ dal canto del Mnfchio y
F"""»'"'» /!'« come della Femmina ; ma perchè la Femmina è desinata non
^a'I-'^T,' /• folamente a generare; ma a ricevere lo fpirito fecondatore,
cbìo' l'pcuhì ^ .^ confervare, e nutrire fino a certo termine il feto, per-
' "ciò più facilmente quella colpevole diviene . All'Uomo non
è bifognevole un'apparato sì grande d'organi , di liquori ,
di moti, di tempo confcrvatorc, come alla Donna. Bnfta a
quello, che il liquido fecondante getti , come getta l'Agri-
coltore il grano; ma a quefla è alfolutamente necefìaria un*"
incredibile quantità di operazioni, e prima, e nell'atto del-
la concezione, e dipoi per nove mefi incirca, finattantochè
fcappi il feto a godere la luce . Non parlerò per ora delle
cagioni della ftenlità dell'uomo, sì perchè non vi è nlcimo
Hon/ìparìa così ofpitc ncIU Medicina , che non le fappia , sì perchè
K' -rA /',!(" a\' end 0 finora parlato della fottilifiìma oltremirabilc ftruttu-
ra degli organi della generazion della femmina , a tutti gif
-t-mt .
Ati-
(li)Lodovlc. Mcrcatrde Muiijr. JlifeCt. Lib. 5. Cap. I. de Ste-
" rilih. , " \ •■-;
(b)L:b.'popu(.ir: '••^ •■'•■ '■'^'■•)
Parte 111. Càp. l 333
Antichi j e a molti anche de' Moderni occulta, mi par dirit-
to, il parlar folo di quefta , e andarmi fermando fcgnata-
mente filile finora ignote, non oflervatc, o neglette. Perave-
re una guida la più ficura , e la più gloriofa di tutte , ho
pcnfato attaccarmi ad Ippocrate, il quale , quantunque in- ippocrnndi
volto nelle tenebre dcTuoi tempi , vide molto , e conobbe «"''''' "II'Au.
in generale, e come fra le nebbie, ogni cagion: della fteri- ""' '
lità, benché per mancanza di minute anatomiche oflcrvazio- *'
ni in particolare tutte non l'efprimeire. Venghiamo dunque
al punto .
j. Nel Libro de Sterilibus apporta per prima cagione it
bocca dell' utero pofla affatto eontraria alla bocca delta '^atttra (a) /fti^''/,^fj'''.''''
Ecco il primo \ izio di Aruttura , il quale molto poco viene
da' Medici ccnfiderato : laonde, prima d'accingerfialla cu- Bocca dM'
l'a d'una Stenle, e d'uopo, vifitare , o far vifitare a perita ''^""'■^oUac.i
Mammana lo flato interno di quell'avida bocca , fé rove- ''^"'"*"""' •
fciata all' indietro, o al contrario, e inabile ad afl'orbire il
liquor feminale.
4. La feconda fi e, quando folamente qualcì>e poco fta fiorici . sicondatagio.
(b) Tanto è fcrupulofo il Savio Vecchio, e tanto vede ne- nt.
ceflaria alla grand' opra ogni più fina, ed efquifita bruttura
di quefta parte ! Quelle fibre increfpate da un canto , e ral- ^f^ff," ^'^''
lentatc dall'altro non pofTono ubbidire a' moti necelfari di "'"flonT"^"'
quella parte, che invece di afforbire, o non riceve, ofputa
fubito l'amico fcme : fed flatim foras exit. _
5. In terzo luogo mette /<i total' oflrHzwne della menzionata "^'' '"&""'•
bocca : (e) ma perchè può reftar chiufa da più cagioni , per- Bocca drir
ciò mi fia lecito, di fermarmi alquanto nella defcrizione di utero cbiufa.
quelle, per poter dare tutti que'kimi, che in una tanto of-
cura faccenda , dall' apertura particolarmente di var; cadaveri,
e da varie ollervazioni di fatto, fi fono ricavati. Puòchiu-
derfi la bocca uterina, o per eflerna a lui, o per interna ca- ^''^'"'' 'fi"'
gionc. Per eflerna , quanlo per fentcnp^a dello ftelìo Ippo- uVuttto.
orate, porta poco dopo, e negli Afforifmi l'omento calca,
e piom-
(a)Canfam vero liane effe dico, fi os uterorum omninò avverfum
fuerit à pudendo, non concipitint . T^on enim fu fcipiunt uteri
genktiram , fed flatim foras exit .
{h)Contin^it antem hoc etiam , // pamm diflortum fuerit os ute-
rorum prater l^aturam à pudendo .
(c) ft fi omninò conclufum fuerit os uterorum } nequh ftc fi'-fci-
piunt .
3 3 4 Z)<f//<« Sterilità dtlle Dor.ne .
e piomba fopra {a) la detta , impedendo l'entrata della fc-
rainale materia : lo che però ( fia detto con ogni rilpcttodi
SI grande Macftro ) ha le fue confidcrabili eccezioni, aven-
ominn.ftjitj- jq JQ vjjmQ molti/fime Donne pingui , e feconde , e fc non
mì'Zm^ó' tofle , perchè Ippocrate lo dice , fofpettcrci anche , non ci^-
eefigr,jf> U fere cosi facile quella prcfFione, fé ben fi confiderà il fitodel-
**"•* <^''''*''- la detta bocca, e particolarmente, quandofoventenell'cftro
"■ venereo difcende, t [t d pondera la fortezza delle fue fibre »
e come dall'ampia fpelonca > e dalle offa inarcate venga di-
fcfa, dove in quel tempo s'allunga, e mette foce . Poflbno
piuttorto certe falde, o facchetti d' cforbitante pinguedine
comprimere le Trombe Falloppiane , e le fteffc Ovajc , ed
co^^"'/rl7m *™P^'^''^'= i^ ^oro accoftamento, e i loro moti, ovvero rende-
'pilhiU 'c7n. re U'oppo lubriche, e rilafciatc quelle parti, e levar alle fi-
ftvvnt . bre l'clafticità, e l'energetico loro vigore. Ma perchè par-
la un cosi valente Scrittore , concediamola , e fra l' eftcrnc
cagioni comprimenti ponghiamola, fra le quali entra anche
l'omento oflervato dal Panarolo nel Cadavero d'una Sterile
?r^'*l^,'^''' (^)S^'>àò> duro , e quafi petrofo , che pure poteva anch'elfo
ihTi "tempri, aver fatto il giuoco, che ho fofpetuto di fopra coroprimcn-
mtnti itpan'i do fortc gì' inteftinì fulle trombe, e full'Ovaja : lochepof-
tttìia genert. fono pur farc tumori d' ogni maniera , che fopra le dette ,
xi»nr . Q [opti , 0 intorno la bocca dell' utero ingroflìno , e cal-
chino.
Cagitni , eie 6. Può in fecondó luogo internamente chiudcrfi la bocca
(kiudaitùntir. Jdi'utero da più cagioni, delle quali cccone alcune . intra,
ittta'd'tìPutt. ^^"•''^^^' """'" cervicis ( così il Riolano ) ( e ) carnofitatetn exi-
f, ^ ' guam inveni , infernè pofttam , tanquam pejfulum oflia ohditum :
ed il Berlingto {d) in una lafciviflìma adultera dccoliau ,
che non redo mai gravida , vide un' efcrefccnza carnofa ,
qu A uteri collum exa£ìè claudebat , Ó'^ loco obftacuti erat, utnul-
Itm femen uterum ingreii potiterit . lì Veslingi» anch' cfso (e}
afficura , d' zvcr trovato n°\V utero freqt4cntesobfl>nihoTies j tu-
mores , phly&etja amplas , proculdubio abditas , crntrtnacefquefic-
rilitatis caufas . Jouberto (/) racconta , che la cagioiic della
fte-
( a ) feól. 5 . ^phor. 4<J.
(b) TdJtecofte j. Obf. io.
<c) ^ntopogr. Itb. 2. Cap. 1'^.
(d) Mfcell. Curiof. ^lu lóji, Obfervatioft. XoS.
fc) ^muom. C(\p- j.
(f) In r ita RoKdx'etii.
Paite IU,Cap,l. 335
flcriliù di Cat:erina Sandra fu Tuberculum , Tiftma^t!.ttid:ne,
quoi in uteri collo interiore deprebenfutn efl . Id enim fu.ffe potHit
objlaculum femini in fundi<m penetraturo. Mirabile, e rara è i'
oflcrvazionc , che fecero alcuni Anatomici al riferire del
•Gemma {a ) cioè la cervice dell'utero tutta quanta di puro
oflb divenuta, la quale. impedi nonfolamentcringreffo, ma
r ufcita d' ogni materia dall' utero . Guai a quefla infelice Don- Rif'^oni ••-
na, fé, conforme pensò l'Arvco , feguito da altri uomini '''l" •' ""'f*
di prima fama, fofle flato vero, che lì fecondaflcro le fcm- '■„,^7/''ir."
mine per via delle vene della vagina, del mafchil feme af- v„,
forbitrici, concioflìccofachè , fé in tal maniera reftata foffe
gravida , come mai farebbe ufcito il feto ? offerto però
dalle narrate Storie, che , quando è fiata chiufa la bocca
dell'utero, fono fempre tutte ftate Aerili, argomento eviden-
te, che diraoftra, eflere neccffario , che per quella, e non
per le vene lo fpirito prolifico entri, ed afcenda. Così acca-
dette anche ad una Matrona al dir dell' Ildano, {h) laqua- .'^J',"'!' 'J^^
3c con due mariti fu flerile . La tagliò morta feflagenaria tfimi,''
e ritrovò uno fcirro , circa orificium fondi uteri , qui inflar mu-
li fundum matricis circundabat , adeòquc uterum claudebat , ut
ftyliaciei zìix immittipoffet. Nella cervice pure dell' utero trovò
il mcdefimo (c^ in un'altra Aerile ««0 fcirro della grandezza
d'un' uovo d'Oca , cosi altamente dentro la fua foftanza in-
caftrato , che pareva un corpo folo , né potè mai in alcun
modo fenza laceramento fchiantarlo .
7. Ecco dunque dalle Offervazioni anatomiche verificato '1
detto d' Ippccrate : tr fi omninò conclufumfuerit os uteron.m ,ne-
que fic fufcipiunt ; delle quali ne avrei altre , ed altre , ma- ^''" "i^'^
troppo lungo, e tediofo farci, badando quefte perora. Può ^'/;f /,/,"_
inoltre chiuder/! la bocca dell' utero da corpi eftranci diva-
rio maniere dentro il medefimo generati . Ippocrate narra
((/) d' una pietra ufcita dall'utero , che impedi fempre la gra-
vidanza, chiudendo la bocca del medcfimo, e nel congreffo
(a) Lib.\. Cap.6.
(b) Cent. I. Obf. 6^.
{ e ) Idem Obf 66.
(d) Lib.'y.Epidem. De famula Dyferiiis in LariJJa. ^exio anco-
ra Tetrab. 4. Serm. 4- Cap.9%. afferma il mede fimo , e infe-
gna il modo di cavarla. T^iccolò fiorentino fermon. 5. Tra^.
p.Cap. II. e Martello Donato de Hiftoria med. mirab. l»
flejfo affermano . Così /' Hollerio , ed altri &c.
3 5<J Z)f//4 Sterilità delle Donne.
virile cagionando dolori: e Felice Piacerò riferi'cc (a) che
una Contcfl'a, reflata flerile per anni dodici, da lui curata ,
dopo un Semicupio , un Suffumigio , ed un Tejfvio , fcacciò dell'
utero corpus membraneum craffum , latum , & fibrofitm , dopo
l'ufcita del quale redo infantata. Tre corpi fimili ho pur an-
ch'io offervati, indiverfi tempi da Donne Aerili ufcici,che,
diligentemente tagliati, non erano, fé non la parte gelati-
no(a, 0 bianca delfangue, infieme ammaffata , effcndo pro-
babilmente nel tempo delle loro purghe , o in altra occafio-
ne ufcita la parte acquofa , e i globuli roflì , reflando quel-
la indietro, e teflendofi di mano in mano una fopra 1' altra
le bianche iìlamentofe fibre , in tal maniera, che parevano
corpi da varie pellicciatole, e laminetcemembranofe compo-
rti . Gli giudicai una fpecie di Tolipi uterim , o Tfcudopolipi
Polipi ^ ofaìfi{ non ancora defcricti, né da molti ben conofciuti) non già
Polipi uterini . vere Mole , come viene generalmente creduto , i quali tutti
imboccandofi nella cervice dell'utero impedifcono 1 ingreffo
al liquor feminale , e in confeguente la fecondazione . Han-
no trovato anche alcuni ( fé loro crediamo ) gomitoli di pe-
li, nella fua mi-mbrana involti, altri vefciche piene di lin-
fa, altri varie, e diverfe materie. Alcuna fiata pure hanno
Jihre (azioni offcrvato l'utero chiufo da una tegnente , e vifcofiflima fo-
àtìì utero cb,u. Aanza ^ e qualche volta le glandule della fua bocca ingrof-
/'• fate, o indurite , o fcirrofc, e tutto l'ingrcflb dello fpirito
mafchile impedienti .
8. La quarta cagione fio, quando il fondo, e le pareti inter-
§uarta eagio, ns dell' Utero fono naturalmente troppo lubriche , e sfuggevoli
IH. (b) concioflìachc 1' uovc colà giunto non può fermarli , né
Utero lubrico, attaccarfi con le radici della placenta, fdrucciolando fubito ,
e fuor del feno cadendo. Ciò fucccde qualche volta per vi-
zio naturale dell'utero, conforme infegna Ippocrate, oper-
chè fieno troppo lente , e flofcie le fibre , e non s' incrcfpi-
no, nò fi accorciano a tempo per abbracciarlo, etrattenerlo,
o perchè gema dalle fuc glandule, o pori laterali delle arte-
rie ima troppo fottile , 0 troppo acquola linfa , che come
pioggia continua, o gentile fpruzzaglia bagni , lavi, cfpal-
mi le pareti interne dell'utero, per cui nulla fi può fermare,
fcorrcndo via . A quefia cagione d' infecondità fi può pec
. • avven-
(a) Obf Lih. I.
( b ) Si Icvcs fticrint uteri : contìngit autem hoc ex T^AttflM quihuf-
dcm &c. Hipjiocn ., ;,. ,.
Parte J/I.Cap,/. 337
avventura ridurre l'altra odcrvazione d' Ippocrate, quando
fcrilfs, qua prshumidos habcnt uteros non concipimt (a) il per- u,^fainid*.
che accade, nella maniera appunto , dicevano i buoni vec-
chi, che in loco palufìri [emina fujfocantur, ita& tnafculeumfe-
men in utero aquofo: sì perchè l'uovo viene portato dall' onda
linfatica difperditrice fino all' aperta, e rilafciata bocca, e
feco dentro la vagina colando, lo caccia fuora, e confuma.
Una tale difgrazia ancora pacifce , quando al fiuore detto
muliebre foggette fono, male aliai famigliare a molte , ^^^V""!' "'"''''
cui non confolano i mariti dell' afpettata prole . Girne an- " """'
cora alle volte fuor di tempo, oltre il folito Lunare tributo ,
dalle boccucce troppo aperte, inficme con la linfa accenna-
ta, la parte globulofa, o roffa del fangue, che oltre gli al- phtrrofi,
tri danni , fempreppiù rende lifcie , e fdrucciolevoli le vie ,
e rende ijifruttuofe, e vane le fatich: dell' anfiofo lavora-
tore.
p. In quinto luogo , fé da qualche piava nativa nel fanarft, . .
e ramm arginare la roja parte , ]t.t rejtata una deforme cicatrice ^
nell'utero, mulier in ventre non cuncipit (b) non potendo lete- cicatrice mtl'
neriflime radici della placenta penetrare dentro quell' indura- •'"•».
ta, o incallita crolla, per ricevere il nutrimento dovuto, ol-
tre la viziata bruttura d' un'organo sì dilicato, rcnduta ina-
bile a' movimenti regolati di coilrignerfi , e dilacarfi , cata-
re tante altre funzioni, neceffarie a sì grand' Opera.
10. Rcfla infeconda in fedo luogo( per feguitare V ordine Stjla c*f>eHt .
d' Ippocratc ) fé una piaga, non fi fani ( e ) che per qualche ca- P"'i' «'''«'"-
v,ijhe polla ejfei fi generata neW utero. Non v'è qui bifogno di "/;,°„'^f'
Spiegazione , perchè ognuno facilmente comprende , come
ingravidare non poffa, & male oleat mulier, & quandoquc fa-
cies mate otens ipfi ex pudendo fluii , come fegue il noftro gran
vecchio .
11. Se flà troppo aperto V utero non può né meno la Donna di _ . , .
,,,'i' r • i.-i /-i-i/- settima catn,
venir pregna^d) . La cagione fi e, o perche il mafchil feme_to-„, _
fto addietro ritornai e non dà tempo, che lo fpirito fuo fi Ap'ertur» i,ie
fviluppi, o perchè dovendofi fubito fecondata chiuderfi la«"'».
Vu ma-
( a ) jìphorifm. Lib. 5. ^ph. ói,
( b ) Et fi ulcera innata magnas cicatrices reliquerint &c. Ipp. ivi .
(e) Si ukus in uteris fatìum furrit ab ejfetiione quadam ex re-
latis , & non fìatim fauatum <irc.
( d ) Et fi magli , quam convenit , uteri hiarint ,' ncque fic pr<t-
gnans fit . ivi Ipp. • ti >
3'3 8 Delta. Sterilità delle Donne .
matrice , ciò far non potendo il tutto periCcc , o perche k'
■, uovo fubito giunto per la bocca aperta fen' cfce via , o per-
che l'aria in troppa copia entrando il lutto confonde, e cor-
rompe .
ottét» eaih- IX. Se i mefi alle Donne fieno affatto fopprefi, non concepifc(y-
"'■ vo(a). Deve però avvertirfi, che molte Storie in contrario
(^fei/^v'd^^ leggono, oltre le esercitate da grandi fatiche, o fottofer-
il ['fluente '''^àxSimz plaghe dimoranti, le quali poco, o nulla fi purga-
' no. Qui però parla di qudl:, che fono folite a pagare il
Lunare tributo, rendendone la ragione •• ven* enim , dice ,
Sanguine piente geuiturcm non fufcipiunt , Ù" in uteris aliquid in-
veterati fatìguinis ineffe neceffe ejl , quod genituram nutriri probi'
bet &c. (b) Non ifpurgandofi l'antico fangue , diviene cru-
do, vjfcido, inabile, e per cosi dire, rancido il nutritivo
fugo, fece rimefcolato, per edere troppo compreffo , e trop-
po copiofo ne' vafi , nò luogo clTendovi da triturarfi , va-
gliarfi, e affottigliarC . In tale flato non può né meno la-
vorarfi una purgata linfa, che le vefcichctte dsil'Ovaja ri-
empia, e fatolli . perfluirea fuo tempo all' uovo , farefpun-
tare il follicolo, e fviluppare il feto. Riufcendopure denfa,
e paniofa , facilmente ftagna , ingrofla, ofi quaglia, onde
s'acciecano le neccflarie vie, gli organi il fconcertano, ed
Céfe rari. Ogni liquido intorbida, fi fa lurido, e fccciofo: Convoglio
però tralafciare qui un cafo accaduto di frefco , che a me
pare per più titoli memorabile, sì per il motivo, fopra cui
difcorriarao, si per fapere di qual materia fia lavorato quel
fangue, che ogni mefe alle Donne fluifce dall'utero . Ebbe
un parto difficiliifimo una Dama, ed oltre ciò, come chia-
mano, afciutto, non eiiendocomparfo lo fcarico de' necef-
vlma dJci't ^^^ Lcchj , che loglionofeguirelufcitadel feto, nonoftan-
tdéfàJt/y i^ (^gni sformo dell'Arce noftra, perloche il cafo ormai de-
plorato fi compiangeva. Fu afialita poco dopo da una Diar-
viarreachih '■^^ di fieri biancifìri , echc chiamar fi potevano clnlofi, che
fs in luego'dy '^"''ò ora più cofiola, ora meno, quanto fogjiono durare i
pt-trpcrj /^«/«-puerperi, cialla quale fcmprefollevatafentendofi , Icvoflì fa-
*"• na > quantunque dalla pnrte anteriore nulla mai più gemcf-
fc. Ma qui (olo non ifia la provvidenza della faggia , e ve-
ra racdicatrice Natura . Ne mefi fcgucnti fcguitò la detu
flrada
( a ) Si ve ò m/<tiri menfes non prodeant cmnitiò &c. etiam fu non
cotii:p:MUt ■ ivi Jpp>
(b) Hppoit. ivi .
'ftrada, quafi avcfle difìmparati la folira , purgandoli regcv
larracntc ogni mzCz con u;u chilofa Diarrea nel tempo , eh? D'V"* V-
dalla parte anteriore fogliono Oillare le Purghe. Si dubita- ''j "''"/""•''
va , che più gravida non reltalle , e pure dopo cinque racfi p„„y,
rcftò fecondata , e il raefc pafTato ha un figliuolo mafchio
con tutta felicità partorito, e fana, e allegra vive. Da ciò
fi vede, qual fia la materia, che fcaturifce per legge ordi-
naria, e nel tempo de' Lochi , e nelle feconde ogni Mcfe ♦ Mattfia u
folo tinta, e, dirò così , immafchcrata da' globuletti roflì ^"j^y ''^".'^•
del fanguc, e come bafta, che quella per qualche parte, o^^^^j^^"'
colatoio fi fcarichi, acciocché polfa la Donna una vita feli-
■cc vi\'crc, ed effer abile a propagar la fua fpecie.
15. Se anche apparifcanoi fiorì, ma non in quella quantità, f^'/'j^,,^,^ •
deve, fterilj pure diventano (a). Ha però l'uno , e V ìkro MtfidiJnl'ì
cafo le fue eccezioni, cffendo d'uopo, che s'alteri tutta \z « fuppr,jji .
maffa del fangue , e la naturale economia fi preverta , fe-
gucndo nella linft , o nel nutritivo fugo que' fconcerti men-
zionali di fopra: imperciocché non folo hoconofciuto Don-
ne, poco mcftruanti reflatc gravide, ma ancora di quelle,
che nulla affetto vedevano. Un cafo notabile e nelle Efeme- yttnftmpre u
ridi de'Curiofi di Germania, riferito dal Sig. Giorgio Tiz- f<'P!>"j:oni , »
tardingio(t) d'una certa Donna, che avea partorito ^ette ^'"^"^"^^'^"^^l*
figliuoli, benché non aveffc mai pagatoli tributo Lunare , i„;/,'f '"
ed era femprc ftata faniflìma , e robufta. Anzi aggiugnc ,
Matrem par iter z>i. riffe menfibus immunem , & attigiffe amum cen-
tefimum, né una fua figliuola, che avea ormai dicci, e otto
anni aveva mai fcduto i fuoi fiori , e fana viveva . Accade
analmente, che giunta all'età d'anni cinquanta ftillò l'ute-
ro fangue all'improvvifo , dalla quale infolita mutazione
congetturò, d'efferc vicina alla morte . Vr<efagium hoc eveii~
tus non vanum fuijfe docuit ( così conchiudc ) quando die nono
ftipprefjìms memorata ohiit .
ìt^. Ma nonfolamente Li mancanza , ma ancora la troppa copia ren^ p,^;^, -,
de infeconde le femmine ( e ) . Eccone la ragione apportata da „,.
Ippocratc , uteri enim , evacuato fanguine , genituram non conci- Troppa («pia
piunt prx debilitate . Manca a' mufculi '1 nerbo natio , a' ner- '''' "'A*" •
Vu 1 vi lo
(a) Si veto paueiores , quxm debeant menfes , prodtant , nequt
fic pr/tgttans fit . Mipp- ii>i .
( b ) Obfer. 72. Ccntur. 7. ^n. 1 7 Ip- pag.m. 1 77.
(e) Et fi plu.ci , quam debeant menfes muUeri prodeant , acque
fic itt v:ntre cuncipit ' Hip.ivi,
340 DelU Sterilirci delle Donne .
vi lo fpirito, la tcnfion neceffaria alle fibre, alle vcfcichct-
tc linfatiche l'umore, all'uovo il iiucrimeaco dovuto. Tutto
rerta languido, fnervato, e flofcio, né regge per debbolez-
za all' opera . Si vero etiam concepennt , fegue Ippccrate ,
fungiiis multui de repente in iitcas defcendens genituram fuffocat •
Eilendo le boccucce de' vafi malmenate, fieboli, indebolite,
e dirò cosi, negligentemente raramarginate, facilmenic dall'
empito del fangue, che nel tempo della pregnezza s'ammaf-
fa, e più copiofo ne' vafi uterini fluifce , poiiono riaprirfi ,
e inondando il cavo deli' utero caricar l'uovo , comprimer-
lo, e il teneriflimo rinchiufocorpicellofchiacciarc, o urtan-
do con empito (laccarlo con la placenta , e fuora portarlo .
VnJetìms (a. ij. ^nche La procidenxa dell'utero t/lenltfce (a) nam os fog-
<"""• giugne Ippocratc , durumfit , & genituram non /ufcipit, & ir.trt-
•<' J,tt'°nr^' "^^A'^J ^ propterea in tot uni inf^cuada fit . Sentendo il rigore,
il movimento, la preflione dell'aria irrigidifce , indura, ciì
gonfia, e non può ammettere la feminale amica materia .
Pq(To però atteltare, d'aver affillito all' occulto parco d'una
Videvaufiata nobile lafciviflima Vedova, che fidandofi dell'accennata in-
^'"l'i^j ^n* difpofizione, rimettendo in quel tempo l'utero, o la vagina
Vttro rilafciata a fuo luogo, con un giovane furtivamente fi diver-
tiva, e con fuo, e mio (hipore refiò infantata . S: fia poi
l'utero, o la vagina, ne parlerò, dove tratterò de' rimcd; nel
feguente Capitolo .
\6. Curiofa, e rara è un' ahra cagione, che ha trovato il
Ttatitnm» tà. noftro acutiffimo Ippocratc, fcmprc attento alle oflervazio-
'"""• ni, e alle fpericnze, che non è forfè così facile da capìrfi,
ìAflI n'iuiftì- ■^'Z' ( «^'f e ) rion prodeant menfes vetut debent , fed deorfum procef-
t/dJu"pZ7tf'^'"^ in fedem, neqit: fic in ventre concipit . M<inifeJIufH efi enim,
snttrun, quod OS uterorum à pudendo azerfuni efì , aut conci u funi. Pare ,
che parli del fangue, che in vece di ufcirc ogni mefe dalle
note vie , sbocca dalla parte direrina per mezzo delle Mon-
roidi, o perchè crede la bocca dell' utero verfo quella par-
te voltata , o perche fia chiufa , onde non potendo ufcirc >
rigurgiti , e minor refiflcnza ne' vafi emorroidali trovando >
fcappi da quelli. Mi ricorda però, di aver cfleryato una
pallidetta Vedova, a cui fgorgavano i Mefi da quelle vie,
che rcflò gravida, fegno , che la bocca dell'utero non era
chiufa, come penfa Ippccrate C quantunque ciò poffa qual-
che volta accadere) né all' indietro rivoltata, ma erano piut-
tofto
Ca ) Et fi OS uterorum cxpuiirtio cxciderit , ncque fic coitip.t • ivi ,
PdmlII.Cap.K 5;4't
torto ìnvifchiate , è oftrutte le boccucce degli uterini vafi da
qualche paniofo, o crudo chilo.
17. V'oi uteri fiomachits totiii , ant c.xtrema fui p.n-te durus y
aut connivcns , & non reHus fiierit , [ed in aUer.xm cexendicem ^'"""' ''^p''
converfus , aut in yctlnm inteflinum procubuerit , nìit fefc contra- ^Itnv;^' n-'
xit , auc flomachi labrum in fcreduBumfuerit: qnuuinquc ivau hjìiurùott.'iì'
ex occafione afper , & callofus ei'adtt: at ex conci 11 fiotie , & cai- "tiro Fag,t,i
lo durus fii &c. Rin-fus autem genituram non fufcipit prapter U' '''"''""<> '"P-
ftonein , quacumque tandem [lomachum male afctlum , ne reci- ^f pilori' l'eli'
piat , impedit.&c. Q^i prima di andar avanti, è d' uopo fpie- /-<, /^^"''/(ir''!
gare a' giovani, o a non periti nell'Arte , che cofa inten- ytdiamir^i
da Ippocratc, quando dice 'L'tm/?off3;7c/j//i. Alcuni hanno cre-
duto, e a prima villa tutti credono , che intenda il fondo , 0 , p^"' '""!.'
la cavita dell utero, come per lo Itomacho generalmente m- le a^^ac»,
tendiamo fjuella cavità , in cui i cibi (i digerilcono , eiìendo . , t
appunto l'una, e l'altra da forti, e diverle membrane cor-
redata, che conforme la grandezza del contenuto s'allarga- • ■■'
no, s' abbreviano , (i dilatano, efi reftringono . Altri hanno
penfato, che voglia indicare la fola parte anterior delme-
defimo, chiamata rigorofamente da' buoni Anatomici Vie-
ri cervix; ma i più hanno intefo, che parli della w?[7»4, det-
ta pure da alcuni Cervixia) feucollum uteri j la quale , per
vero dire, da' più limati Moderni Cervice non viene appella- „a ;»»»>j«
ta giammai. In fatti quefta parola ^ow.rc/w ha moki (igni- . •. '■. v
ficati più e meno proprj, più e meno larghi apprelToi Gre- ^^ /r"'/!/,,?:
ci: e fignidca qualunque collo angufto, o canale, che zh- ficéii. '"
bia figura di fillola, o che (ia alla foggia d' un' //2/«o , porto
avanti a qualfivoglia ventre, oca\ita, clfendo così detto ,
quafì an^ufla longitudo . In tal maniera l'intefe ancor Cicero-
ne (Z>) quando fcrilfe, lingu-tm autcm ad radiceseius hxrcnsex--
tipit jlomachus , qm prtmitm illabantur ea , qnce accept.t funt ore ,
con le quali parole l'cfofago certamente intende : ed il no-
rtro Cornelio Cclfo (e): deinde , dilTc , duo icinera incipiunt . Mte-
rum afperam arteriam nominant , alterum (lom.ichum : arteria exte-
rior adpulmoncm , flomachus interior ad ventri e ni um fertur . Per dire . '. ^ . ,.■
il vero , fc attentamente il teflo d'Ippocrate confideriamo , pare Auiotì'.
non.
( a ) Seìinefl. De morh. Vart. Genita!. in femirta . Cap. ^.fub nymphx
efl cervix uteri , meatus fcilicet die , & canalis , qui ntcmbrum
virile recipit &c. ma i Moderni la chiamano vagina .
(b) De V^.itttra Deorum e 54-
( e ) Lib. 4. cap. I .
J4^ -D^^'** Sterilita delti Donne,
non difcordante dalla Tua mente 1 ultima in;cr(;etra2Ìonc , in^
perocchc io fìomaco dell'utero lopra I inceflino retto ripone,
Tito appunto proprio della vagina > e accenna le labbra della fua
bocca , che a' lembi ertemi della raedeiìina collocati , o troppo
alle volte chiuderli , o troppo fpalancarfi polìono , e che a
varie indifpofizioni impedienti '1 fine diiìdcrato/peffe fiate fot-
topoHi fi trovano. Se adunque patirà quella parte vizio al-
cuno de nominati dalppocratcì riufcira sfruttata , o inutile
alla propagazione Ja Donna, mentre per altra via non fi può
arrivare alla meta. E perchè abbraccia in fine ogn'immagi-
si fta/ffpim axbiìc ofFefa, fi ponno a quefta ridurre alcune rare Storie
t*o iftof,! . ^j Chiariffimi Autori alle carte commelTc , fra Je quali è
mirabile quella dall' Acquapendente narrata («} di una Ver-
gine, che fino dalla nafcita avea unadenfa membrana /o/m»
•Dtnfs imm- ^'«^i''« orifìcium occtudetitem . Quefla flette fana fino all'anno
-haaa eiiudta^ 15- nia da quel tempo incominciò a patir var; mali peri Tuoi
it l\tri/ffi0 . ^ori , che queir argine trovando cola /lagnavano , e una Toz-
za palude formando, alla vagina non folo , e all'utero ,
ma a tutte le parti circonvicine dolori atrociffimi cagiona-
vano. Fra gli altri ne fentiva degli acerbi molto ne lombi,
alle cofcic, e a* loro articoli comunicati > e con quelli una
febbretta cccitandofi , la riduffero a una tabe , alle vigilie ,
%fitiì fìtntfti^ ^ "i^ delirio. S'alzò finalmente un tumore dirimpetto ali*
Alila tmmbrm- Utero , tutti ì fintomi ne' giorni alle Tue purghe dcflinati
»*• crefccvano, finché ridotta alla morte vicina , fu l'Acqua-
pendente alla cura chiamato . Quefti vifitandola nelle fuc
parti occulte , e quella membrana ingiuriofa alla Natura
vagendo. Intagliò per lo lungo, e sboccando ( h ) fubito
una copia fmifurata di nero, corrotto , e fetentiffimo (an-
gue > ah omnibus affeSionibus , conchiude , quaft miracttlo qno-
dam cxtemplò fuit liberata. Un cafo poco diffimilc racconta
ùvm fu tìf». il Cabrolio del Collo di una matrice affatto chiufa , che col
ji'ta, ferro aperta allo flato fuo Naturale , e fano ridufse . Alle
volte ancora da ferita, oda p'ng^ìojlomaco uterino, o la fua
a!'^"^ ^L ^^^^ > P^*" parlare conlamodeflia d'ippocrate , fi chiude ,
/, "" ' e ne riferifce un cafo il Benivenio (e) à' una giovane dal
Gallico in quella parte tutta ulcerata, e corrofa , che, per
ignoranza del Medico , combaciandoli le labbra inficine , flreu
tamcn-
( a ) Z)<? Ofurationib. Chirurgie.
Ih) Ohf. anatomie. Ohf.il.
(e) De ^bdit f.uì.it. & moyh. CA.tf. ■ ■' .
Parte JJJXap.L J43
taraentc rammarginaronó , non eflendovi rcftato, eheun'an-
gulliflìmo buco . Rariflìmo , e da non tralafciarfi è ancor quel-
lo dell' Orftio(«) in cui narra, come fi lacerò per acciden-
te quelle parti con un legno una femmina sfortunata, efcm-
pliciotta , a cui prefcritti rimedi particolarmente vulnerari
anche per bocca , rifanò , ma troppo , dirò così , rifanò ,
concioflìacchè tutta la porta eflernamentc così ferrata addi-
venne, che niun foro affatto reftatovi , ferapre afciuttaj ed VimUod'»,:-
arida apparì , vomitando ogni giorno per bocca con raro "' '^'"" *"""
efemplo quella quantità di fiero, che per orina in quella cloa-'" *"''
ca fcaricar fi doveva . Si può chiudere anche V Ippocratica
ftomaco dell'utero in un' altra maniera , e il fine della pro-
pagazione impedire, cioè quando carne fungofa, cluffurcg-
giante in quello fpunta, s'allarga, e crefce, e tutta la ca-:
viti della grotta riempie, lo che qualche fiata nelle infette
dal Gallico s'oflerva.
18. Abbiamo detto , che alcuni inttfrpetrano per lo Ilo- a'it, cagini
maco dell' utero la caviti, e fofianza raembranofa del medefi- «w/W/r, ijicf.
mo, onde pare giuftizia, che fc anco non ha intefodiquel-/» «/V».
la parte, per far loro piacere, l'ammettiamo, il perchè det-
ta, o non detta da Ippocrate, quella offefa , puòclTere ca-
gione di una infupcrabilc fteriiiu . Eccone alcuni cfempli .
Illuflr. Baroniffa de Conduce &c. , nota il DeodatO {b) flerilis fiùt.
Vterus immensi tumens repertus efi , ac piane fcirrofus . Vrofìate
Ovi mignitudine referu pure: e GiorRiolano (c)lafciò fcritto /)?»"> */''•»--
di ìVct ycdixtO in T^lob.muliere Bar. Damault , qu* anno titatis " "^'f' •
5 5 . decejfit , exguam matricem dHrijftmam , & ferme cartUagmeam .
Ma non folamenie 1' utero tutto intero , o lo ftomaco fuo
duro, e oltraggiato è cagione di una tale difgrazia, maba- p^„;^,//v/.
fta, che in alcuna fua parte cofpicua offefo fia, o da turno- „ ^,f,^
ridi qualfivoglia maniera violato. Così accadettc, per of-
fervazione del Rodio, e del Bartolini ((/) ad una Donna
tagliata in Padova dal noftro Vcslingio l' an. K544., nel fon-
do del cui utero <lalla parte efteriore trovò un tumore della
grandezza d'una nociuola , che una materia bianca, o.lati-
cinofa, e pingue, all' ufo degli fleatomi, in fé conteneva. L'
utero pure anco internamente era pieno zeppo della ftcffa
den-
(a) Horflius Epi fi. Medie, fefì. 19.
(b) Obf. Medie. &c.
(e) ^nthropogr. hb.Z.Cap. J 2.
( d ) Cent. S • Obf. 46. & Thomas Bartkol- Cent. z. Nifi. 60.
3 44 Delittr Sterilità delle Donne.
d.-nfa pinguedinofa foflanza , alle fue pareti elettamente ap-
-piccata . Lo flcflo cafo accadette in un' altra, veduta pur dal
Vcslingio, e da Gio: Uchero , (<j) e dal Vclfchio (ì?) rife-
rita, la quale non concepì mai, per avere nell'utero un tu-
more, di materia pinguedinofa , ofimile alfcvo, tutto quan-
to ripieno. Carlo PUone, parlando de' mali , che dal fiero
nafcono (e) notò per cagione d'un' opinata Aeriliti in una
p,nguJiZf4'' Nobile Matrona un quagliamento, o concrezione {\mìk zi pa-
' renchima , o fortanza del hegato , nata ne! cavo dell'utero,
e vide pure lo fleflo in un'altra infeconda un'utero pic-
colo , e raggricchiato , qual' è quello di una fanciulla di
anni dieci, o dodici, fopra cui s'inalzava un' Ofnco/o, nato
dal fondo dd m:dcfimo, che tutta la cavita del ventre infe-
riore riempieva .
19. Avendo il prudentiflìmo noftro Ippocrate, per pària-
re con la fua folita brcvicà, compilate in poche parole tut-
te le cagioni morbofe, che impedir poffono la fecondazione,
o fieno nell'utero, o nel fuo Itomaco, che male ftia , ci fa-
remo ora lecito , d'accennarne altre, tutte ortiche all' umana
progenie , e della fpecie più nobile occulte diftruggitrici .
Fra quefte s'annovera l'Idropifia dell'utero, o d'ogni parte
iJrttifiA ddl' ^ ^"' fervente, fatta da una linfa grolla, e tardignìda , che
uurt' ' o nel fuo fcno, o infra membrana, e membrana redi impa-
ludata , come notò lo fìcflo in altro luogo, (rf) o dentro le
fue glandole vefcicolari , dertinate a vagliar la medefima ,
riftagni . Di qucrteio Hello ne ho ritrovato chiudenti la boc-
Vffcici>t /""»' ea dell'utero, che rendettero le Donne rterili ; un' amico mi
dacqum. fcrifle di aver trovata tutta la vngina temperata delle mede-
■.-«•wv i> fimei altri ne hanno veduta una fola, altri quattro, Jequa-
"- \\ tutte, o trattenendo in loro quell'umido benigno, che an-
naffiar dcbbe quelle parti , e a diverli ufi necelJarj fervirc ,
o l'entrata libera dello Spermatico liquore impedendo , fo-
no cagione,' che fecondate non rertino.
ji''trt rjfihni zo. Islè folamente dentro l'utero, o fua cervice, ortoma-
dAiaftirìliti. co; ma fuora ancora fopra l'erterno del medefimo , e nelle
t'inichi (tìtr P^*^" ^ ^"' O'^"^"'' vcfciche piene d'acqua fi trovano . Ne
ne'i'cfr'aVa'i apporta, fra gli altri , un cafo il Boneti di Elena Lobin ,
rf^eptrtialui qiiX
fpttHHti . — ,
(2)Lib. %. de fìerilit. p. 211.
{b) Epifagni. Obf 77.
(c)Se£ì. z. par. %. Cap. 7.
{d)Hippocr. de morb. mulier. &c.
Parte JlI.Cap.f. 345
qua numqu^im concepii &c. yefcicuU malores foto ambita erant
adnatx : delle quali anch'io nz vkIì due fopra l'utero d un'
infeconda, tre ncll' ornamento fogliaceo liaillro, ed una fo-
pra la finiftra ovaja , grolla quafi, come una noce.
II, Sotto quefto genere di qualunque Icfione , fatta ncll'
utero, o nello flomaco l'uo , dal nofiro Ippocrate accenna- . .
ta, polTiamo porre tutto ciò, che i Medici antichi fcrillero ^^.j,''?''^^/,^^
incorno la fterilita , dipendente dalla difcrafu del mcdeilmo „c,„i Ji^^er/f.
{ per fervirmi de" loro termini, ) 0 dalla F.uulti concettrice ,
o tAlteratrice ofFel'a , qu.i! , come dicono , Lìteinem in fonine-
formam , & potentiuni in ailum non deciucit, come pure ob.ejus
intemperiem veL nimis calid.tm, ziel nrims frigidam (a) ovvero,
fi noti adfit debita proportio inter uterutn , & fenien mafculetim ,
"jel inter femen famineum , & mafcideum. Cosi, fé fia l'utero
troppo fccco, cioè da fufficicnte linfa non annaffiato, fé ^^^'^^'-^"j'f,
troppo umido, 0 troppo molle, di cui abbiamo parlato, CsgilxnZL 'i.
troppo ftretto, 0 troppo largo, fé troppo grolfo , o moko./,ri;<» .
rigido, fcabrofo, e denfo, o fé lurido da feti morti , e in
poche parole, fé non abbia tutte quelle necelfarie condizio-
ni, comprefe da' buoni vecchi, per lo più, fotto puri nomi
di.faculta, d'intemperie, di potenze, e fimili, da' Moderni
podi in miglior luine, fpiegando con più chiarezza , e ve-
rità ciò, ch'cflì, come in barlume, e come fra una torbida
luce feppero conofcere .
iZ,. Aggiunfero pure con ragione // vizio di tutto il corpo,
quando le Donne fono Cacochime , 0 Cachetiche y cioè f^'^^^^ cacochimt t
fangue crudo, acquofo, e mancante ne'fuoi attivi principi, caebetiibe'/li-
e di queir oleoto balfamico, e di que'fali alcalini volatili , rW .
che per tante operazioni naturali fon nccelfarj .
15. OlTcrvarono ancora, non poter reflar gravide, fequal- vifaridipri-
che vifcere di primo ufo fia altamente offefo, dimanierachè moufoofffi.
k lodevole fanguificazione impedifca , o \3. dovuta tritura-
zione, aflbttigliamcnto , o volatilizazione del Chilo offen-
da, ovvero s'opponga alla cribrazion: , e feparazionc delle
particelle foverchie, o efcrementofe, che reftate nella mafTa
de' fluidi tutta l'armonia della macchina turbino dipoi , e
fconcertino. Lo che però ho due volte oflcrvatoconraioftu-
pore in pratica falfo, badando fovence, che fia fana quella
parte all'occulto lavoro dcftinata.
Xx Z4. No-
(a) QMCumque frigido! j & fpiffosHterw-habtmì noncmcipiunt*
Hppecr. .. , ,'i .'. i \ ..TVi-^ KV^
3 4^ Della Sterilità delle Donne .
Mantania di 2^. Notarono di Vantaggio, che la ìnancatrta del mtrimen'
tiuirimtnto. j^ ^ ^ ^^/ ^/^y/g j^ fterili[à cagiona : cioè conobbero necefsaria
una certa abbondanza di dolce linfa, poiché da efsa, come
abbiamo altrove accennato, fare fi debbe l'albume, ol'ac-
crefcimcnto dell'uovo, far ifpuntare la foftanza gialla, oil
follicolo del mcdefìmo, dalla quale pure tutte le vcfcichctte
linfatiche deli' Ovaia, per gli ufi già defcritti, empier fi deb-
bono, e dcbbcfi finalmente accrefcerc, e fvilupparc l'invifi-
bile macchinetta , e farfi fenfibile . Quindi è , che quelle ,
che allattano, di rado conccpifcono , e così le magre , ed
aride molto fono poco feconde . Perciò ancor dopo larghe
emorragie, dopo efienuazioni, macerazioni, digiuni, fati-
che eforbitanti non fi fecondano per difFctto della necefsaria
linfa. Ofservò pure il Sennerto, (a) che i Cauter; , oJepia-
ghe, o le fiftole troppo operanti, e che il nutrimento al tut-
to dovuto per quella parte fuora trafportano , fieno cagione,
che non ingravidino , Io che anche il flufso bianco produ-
ce , ed ogni fmoderata ufcita de' fluidi di qualfiyoglia ma-
niera .
ij. Viene afsegnata da' buoni pratici Antichi un'altra ca-
Antipatjaii gjone della fterilità , non afsoluta; maprr collatiomm , come
/tff>i«f,# $ge. jjpQj^Q ^ f(j.}fii,,^ ad propìium virum .
„ Ufque adeò id magni refert, ut femina poflinc
„ Scminibus commifccri gencraliter apta,
„ Crafsaque conveniant Jiquidis, & liquida craffis,
per parlar con Lucrezio ; imperciocché accade alle volte ,
che fieno cos'i difcordanti di temperatura , di fangue , 0 di:
genio, che con quello cfscre feconde non pofsano ; ma da
un'altro fecondate reflino, dal che nacque il detto famofo,
che Doma prudeue fa fempre figliuoli , il qual detto non
folamente è contro le fante leggi del Matrimonio ; ma può'
cfsere falfo, potendofi malamente fupporre , che dalla fud-
detta cagione dipenda , quando da altre organiche ccculce
immedicabili cagioni abbia l'origine, nelle quali , ant nthil
pofjumus , atit altquod ma^us tnalum (fficimus , come fcrifse un
fagace Clinico.
y,^!, dtW uu. 2-<5. Si veggono alcune, che fatto il primo y e feccndo parta
t$ ttntrcttf . ifierilifcom , nel che accufano con giiifiizia , o la difl5c4iJià
avuta nel medefimo, o l'infolenza , o pcco deprezza della
Levatrice, che cavando a forza il feto , o l'attaccata Pla-
centa ,
^^tt^^^ntgìt^i^i^^m^nm I Ili II»! ' I '
(a ) Semer. Lib. J. TraCl. f. tn. P4Ó.
PmelIiCap.l 347
centa, o la bocca della Macrice lacerando, abbia gua fiala
naturale ftruttura , la quale pure da' feci more! , ( a ) moftruo-
fi, o gemelli, dagli aborci , o /ìtnili malaugurofe difawen-
ture può la ni^dcliuia difgrazia forcire.
27. Curiofa , per vero dire , fi è i'ofservazione d'alcuni
•pratici, che cavati» dalla voce, dalla qualità , e copia de' peli ,
■4a'cojÌHmi, e dalla rvbujìez,xit delle femmine i fcgm della fittura'^''''^ ^''""^
iìerilità. Se alcuna dunque parlerà con voce virile, oafpra, " ^'"'"'•
o grofsa, o rauca, ovvero, fc farà guernita di peli neri, e
rigidi , quales ziira'^ines obtinere folon , maxi/uè , fi m mento non'
nullos babuerit, morefqiie, ac robiir nancifcatur virile , quefta ,
dicono, farà inabile alla generazione , il perchè partecipa
troppo della Natura dell' Uomo, e viene ad efscre , come un
raoftro, 0 una fpccie di occulto ermafrodico. Sia però detto
con loro pace , io gli giudico fegni molto equivoci , cono-
fcendone molte fertiliflime , quantunque delle fuddccte qua-
lità dotate.
2.8. Le troppo fabci , o lujfmiofe per lo più fono prive del dol-
ce rwìn e di Madre , o perche abbondano d'un fale troppo agro,
e diftruggitivo dello fpirito, dirò così , irradiatore del Mal- /;''"'/*'"' '''^*
chio, o perchè patiicono vebemcns imempcramentum di quelle
■parti, per parlare con le antiche fcuole , o perche finalinen-
xe troppo moto, o troppo calore in que' luoghi regna, do-
Veffcr dcbbe tcmperatillìrao , e dolce . Ogni eccello e alla
Natura inimico, e viziofo.
zp. Guardano anche , e ponderano gli accorti Vecchi le
cagioni ellcrne, confidcrando niftno i Taeji, o i Clima, o troppo L'aria^ Ubt-
caldi, 0 troppu feddiy e troppo umidi , o d' altre qualità ecccden- *«»'"'' 6''-.
ti dotati. S'oflerva, che ne' luoghi caldi, e umidi; ma tem-
perati, fono pili feconde ic Donne, come Erodoto , parlan-
do deli' Egitto, ci aflicura, eliendo al contrario gli Sciti fte-
rili, perchè di luoghi umidi, e freddi abitatori . ippocraic
difcorrcndo ib) delie Donne della ScÌ2Ìa , e della lorolleri-
lità la cagione adducendo, voile , che dipcndedc anco dall' Fa»ttni'i,ttr.
ozio, e dalla pinguedine, d'onde i loro ventri follerò freJ ehtpuifthndt
di , e molli ; ed al contrario le fantefche più delle Padrone *''"' fadrom .
X X i fccon-
{ a ) Ex f<ttu mortuo uterus interdiim fadum , deterrimam , & fpur-
ci/Jìmam qualitatcm coutì-ahit &c.
(h) Hipp.de ^lere, .Aptis, & Lkìs . Sunt enim otiofx, & pin-
gue , vcntrefqiie e.trum frigidi , & molles : unde neceffariò
[eqHitiir , non multiim fxcittidum Scytarum gcmts effe.
api., tbiVM'
348 Della Sterilità delle Donne .
feconde , pofciachc più il fuo corpo efercitano : cu'us rei »
ceco Je Tue parole, famitle earum vtdicitim exhibent : tumhevi-
ris mifceriplurinnm gaudent ( coHuine antico anche in que' bar-
bari faiiiigliare } in uteroque ccnceptum continent proptercorporis
excrcittum frequeiis , carmfque gracilitatem .
50. / cibi pure , e le bevande a tfterilire concorrono , fra le qua-
li fi novera l'acqua fredda per fentimencod'Ariflotile , (a) z
d'Ippocrace, (b) dal che la ragione deduce, per la quale le
Donne Settentrionali per lo più fterili fieno . Plinio, fc al-
cuna fede a lui preftiamo , (e) fa men2Ìone di un certo \ìr
no, detto Trecenium, che la fterilita cagiona . In fatti aon
v'ha dubbio, che i cibi, e le bevande, nelle loro qualità ec-
cedenti, alla detta infelicità concorrine, perciò anche Lucre-
zio lafciò a' Porteri querta fedele memoria, {d)
„ Acque adeò rcfert, quo vidu vita colatur,
„ Namque aliis rebus concrefcunt femina nienibrisr •
„ Atque aliis extenuantur, tabentquc viciflim ,
lo che anche della Terra dide Virgilio {e)
„ Salfa autcm tellus, & qux perhibetur amara,
„ Frugibus infxlix, ea nec manfuefcit arando,
,, Nec Baccho genus, aut pomis fua nomina fervat.
31. Oltre i cibi accufano i Pratici alcuni Medicamenti , 0
Tattmi cf ani'- "veleni per bocca alla generazione contrari, come alcuni rimed]flnr
'"0 ,inotifroa. pefacientim varj modi dentro la vagina applicati, oaldituo-
vtntvoìiifc. j.,^ impiafiricciati . I patemi dell'animo impcdifcono pure il no-
ftro fine, volendo l'opera della generazione lo fpirito alle-
gro, e contento, e rifiutando Venere i travagli , e IcangOr
fcie:
7v(fc folct in mtzfìos illa venire thoros ,
■'^''"y?'"''">infegnava il Maefiro d'amore. I moti, e la quiete, non tan-
'"'"' to fuora dell'amorofa battaglia , per mantenere in fan ita il
corpo; ma nella fteffa, hanno i fuoi limiti , elTendo i vio-
lenti importuni, e malaugurofi per ottenere l'intento difide-
rato ;. lo che pure notò Lucrezio, quando diede il fegucnte
ricordo ;
„ Nec moUes opus fune motus uxoribus hiliira;
„ Nam
.(a^ Lìh. 4. de Cen. ^lim. Cap. 1. .
( b ) Lib. de ^cre , ^qtiis , & Loess .
(c)T>lat. Hifl. Lib. 14. Cip. 18-
■ià)Lib.^.
(c)ln Georgicis .
Parte ìli. Cap.l 349
,, Nam miilier prohibec fé concipere, atque repugnat,
„ Clunibiis ipfa viri Venerem , fi Ixta recrattcc.
„ Eicic cnim fulci recta regione, viaque
„ Vomerem , acque Jocis avertic fcminis icturn :
„ Idque fua caufa confuerunt fcorca moveri ,
„ Ne complcrencur crebro, gravid^que jacerent.
^z. Ma paflìamo ormai ad altre cagioni, da molti , onon
conofciuce, o neglette. Tuo nafcere una Doma feiiza le Ovaie,
e fenxa l' utero , come dalla Natura caftrata , nella maniera ^^ hnidir
appunto, nella quale fi fono veduti uomini fcnza tcdicoli , /ìe,'u't7'dJ '
e fenza l'afta alla gencrazion deftinata. Il Colombo (it) già w^Z/iw/; roso.
noftro Anatomico, apporta l'efcmplo d'una Donna, l]milc/''''''",'"'''i''«'f-
cfternamciite alle altre nella parte, che più d' ogn' altra ten-''-
gon celata, ma imernamente affatto difforme, perellere fen- Danae Ttn-a
za Matrice, e fenza le Ovaje : & M.wicis colli portio pronti- utero ^ ifcn\»
ncbat , vel Mitricìs collo fimilc : Matrix autcm v.ullaaderat in ab- ova]i.
domine , neque tefles & quoties cum viro coibat ( coibat autem
fepè ) mirandnm in mcdum conqucrcbatur . Querele dolci , e dol-
ci lamenti , fenza l'amaro della gravidanza , e del parco .
Dal che fi vede, quanto bene s'apponclie al vero 1' Etmule-
ro ( b ) quando fcrille : Canfx flerUitatis j'unt inmmierx , &
fiibindò mpcrfcrntalilcs . ^^^^^ j^„.^
5J. La fteffa cavità, o fpaccatura della nativa grotta, in ìjatar^ in
qualche parte infieme oltre natura combaciancefi , o {[xtztz- gualche parti
mente rammarginata è cagione alcuna fiata, che la genera- ''*'''/•' •
2Ìon s'impcdifca . Ne ollervò una ilBcnivenio (e) nel cada- „,.^
vero d una Donna, city.is vulva a medio injra ver} iis imam e'jis '
partcm junCìis oris occalir'Je rcpertnm cft : qiiod {Icrilitacis cau-
fam fuijfe cognovimus . Di quella chiufura,- oconfimil e ne ab-
biamo parlato anche di fopra .
54. Dicemmo per oner\azion del Malpighi , confermata
dalle noftre, (rf) che la ìncmbrana eflcrna dell' Ovaja, èmufcu-
lofa , 0 fibrofa , e fervire , fra gli altri ufi ; all' efpiilftone dell' Cagioni nuo».
uovo . Se i fuoi lacerti dunque , o fibre carnofe troppo torpi- ^""">i' ('*■
de, fiacche, rallentate, 0 paralitiche, 0 convuifc faranno, ''"''''^^*
fé impaniate da vifcidumi , fé da tartaree , o tcrreftri mate-
rie tutte indurate, fé rofc, 0 ulcerofe, o inqualfivoglia im-
magi-
(z)^nat. Itb. XV.
( b ) De muUertm morbis in fpccic , & de covceptione leta .
(e) De ^bditis Cap. <5j5.
( d ) Tart. i. Cap. z. §. i. e Cap. fcg.
5 j o Dilla Scmlità dtlle Donne .
HiaginabiJe jnanicra adulterate, e guafle , o k tutta la tef-
fitura Tua farà troppo dcn("amemc' rillretta , e fé le fue boc-
che, le quali fuUa cima della papilla aprir fi d-.-bbono, per
dar dito all'uovo, non s'apriranno a fuo tempo , non po-
trà la Donna reftar gravida giammai , o almeno non potrà
l'uovo difcendere nella cavita dell'utero, dilla Natura a un
tal' ufo deilinata . Perciò alle voice con raro cfemplu fi fono
veduti feti nelle Ovaje, fé crediamo agli Autori , che l'han-
UepftemeaUe ^'^ confegnato alla memoria de'Poifcri, e in qudk angufti?
voit/rffii dén- crefciuti, come a fuo luogo abbiamo fpiegato . {a) E' però
troi'Oì,a]a. giuQa, e probabil cofa , che foventc la teneriffima macchi-
netta dell' uman corpo, ola corteccia ddl' uovo, b^^nchc dall'
aumento de fughi gonfia, non polla fempre avere tanca for-
xa stiancance, quanta badi, per dilatare, o rompere quelle
forti tcfsuce fibre, si dd follicolo, come della folìanza ilef-
fa, coftituente l'ovaja, e luogo fufficience farfi per un com-
petente fviluppo : laonde crefcendo i fluidi, e noa ced:.iJo
i folidi, e forza, che affogaca refli , e priva di moto. Quin-
Ttti (errotti ^x è, chc fi trovauo fpefse fiate nelle Aerili le Ovaje con gon-
neUtova]i. getti, e rifa Iti , di materia corrotta pieni , i quali qualche
volta non fono, che piccoli feci, cola dentro imprigionati,
incadaveriti, e fpappolati. {b) Ma non folo inqueitc- turno-
retti fi trovano i ma neJ le Vedove, encllc Vergini, einogni
cafta Donna ritrovare fi pofsono , quantunque non fieno mai
Aate fecondate le uova , il perchè giunto a maturazione 1'
uovo, nò ricevendo la benedizione lijl Callo, è forza , che
fi corrompa , fé per le fuddecte cagioni uicire non pofsa ,
quantunque il feto ftrigato non fia.
55. Le uova ancora , 0 non generate , 0 non ifvih'.ppAte , 0
„ nenir.^"''^'^'' ^ 'Vane y e piene folo di chiama Uiifa y pernonefscrtìoul'
tiilufp'at,. ' Ja affatto fpiegata la macchinetta, o fede! dovuto nutrimen-
to defraudate fieno, e invincidite, o fé corrotte , marciofe,
e luride, o da qualfivogiia materie viziate, fono cagione d'
un'invincibile flerilità, cfscndo quelk iJ vero vcriffimo femc
ytro Seme d(i~ AqWq ft^mmjne , che mancando le r.-nde infructuofe , e mifc-
J^^f'"""''"''re, non quella falfa, e dilctcevol linfa, che dalie lagune del-
la vagina le più Jafcive fpruzzano.
T>:ffitridtlìt 3<5. Le vefcichette linfatici^ , che finora fom fiate prefe mala-
vfiithittt Ha. minte
fati' ht , — _ — _ — ■ — . — -.
(a) Fedi qui Cap. I7- T.u-tc Z. §. ZI. , e 'Parte prima Cap. 7,
nuni. 16.
(b) Fedi qui Cap. 5. Toì-te l. §. 14., e fcg.
Pme 111. Cap. I. 3^1
mente per uova f<j )pofl"ono pure rendere la Donna fterile . Que-
Ik in poche parole a tutti i mali delle glandule foggccte To-
no, potendo, 0 r.ittencre dentro il loro fcno queliiero defti-
nato allo fviluppo, nutrimento, e veicolo delle uova , ovve-
ro non riceverlo , o riceverlo impuro , e lordo , o farfi tartaree,
durcjO cretufe, o goniìarfì adifmifura, prendendo foventc
il nome d' Idatidi , o cancellarli affatto , fé il nutrimento
a loro manca , e rellar l'ovaja fmunta , fmagrita , e cadave-
rot'a , o folo coperta della comune membrana , corrom-
pendofi tutto il redo, e quefta. alcuna fiata ftrabbocchewol-
niente crefcendo , come abbiamo accinnacoCt)
57. Ss le trombe Falloppiane fieno incollate , o attaccate- contro.
l' ordine della T^atnra alle vicine membrane , che da luogo movere
non fi poflano , e a fuo tempo piegarli , e alzarfi, e venire ad ^'f'"' i^R
abbracciare , e imboccare rova;a , e fornita la fperanza de'futu- ^,'f^ll' ^^^
ri Nipoti, il perchè ufcendo l'uovoa fuo tempo dal follicolo /^^p^„,^
cade ncU'addomine, e colà raarcifce, o infruttuofo, e inu-
tile certa, e H confuma, non avendo fempre la rara , e bel-
l,t fotte d'attaccarfi alle membrane , ricevere il nutrimen-
to, eal rincliiufo fetofomminiftrarlo, perche anco fuora del-
la naturaL- fua nicchia fi ftrighi, e crefca , come narrano ,
etìere accaduto a quell'infelice Francefe (e) o come inter-
vcane a un' altra Donna fino l'anno idói. fopra il quale fu
tanto fcritto , come C\ può vedere in una Raccolta di varie
dilfcrtazioni d'uomini illuftri, flampata col ótoìo Htfloria fa'
tus Muffipontani extra titerum in abdominc reperti &c. ( </ ) La
ftcffa difgrazia di non pocerfi accoflare all'Ovaja accade al-
le trombe, quando fono paralitiche, o troppo flofcie, cfner-
vatc , o da qualche pefo fovrappoftc compreffe , o ulcera-
te, e corrofe, o intumidite , o divari umori viziati gonfie,
e fatolle, o con tubercoli, flemmoni, idatidi pcfanti, o fi-
mHi viziate, o dislocate, e in qualfivoglia altra immagina-
bile maniera nella loro foftanza, o nelle loro mufcuiofe , a .
nervofe fibre ftranamcnte alterate . Ho trovato non cos'i ra-
ro nelle Galline quello impedimento , cadendo nella cavi» ^^^^ ^^j,
del loro addomincle uova, inveced'ufcireper l'Ovidutto, e oaìlim # i,ì.
colà /' Rf"> foiu.
—————— —^—^-^—^—^^— ^————— —^^ " ^""" ''
C a ( Vedi qui Cap. 5. Tarte ì. ed altrove . "'''""''" '
( b ) Fedi qui Cap. 5. "Par. Z.
( c ) redi qui Cap. 1 7. Vart. X. e Cap- 7- "Pirt. prima .
(d) Fr.incofirti . fumptibus Joannis Tetri zitbrodt ^nno 1669. ite,
quarto .
3 5 A Della, Sterilità (Ulk Donne.
colà ammanti cellandofi, come akrove ho accennato (a) lo
che pure ho veduto accader nelle Rane.
• -.58. Toffono pure ejfsre quefle oftrutte (b) Oicbikfe da qualche
/*t" '^ì'^'f'/' ^"""^""^'^'^^ » paniofa , 0. terre/ire materia , 0 da tumori interni ,
LpiaZ! '' 0(1 eflernif 0 da concrezioni polipofc , come oflcrvò anche il no-
ftro Veslingio Ce) quando notò, cht frequentes fur.t in tubis .,
haud fectis atque in utero y obfìriiBiones , ttimores , pblycicnx atn-
pU, procaldubio certa: , contuniacefqiie fìcriUtatis catifa. E' però
Site àiverfo , da notarc il diverfo lieo, dove qualche volta rertan f.rrate,
à)vt rtflano coocioflìecofachc , fé nella bocca verfo l'ovajacade l'uovo
fiui'Jvtrfi "^'^' addoraine , ma fé nella bocca vcrfo l'utero, qualche
voltaferve d'utero la tromba ileda , appiccandofi la Placenta
alle fue pareti , e colà ricevendo il nutrimento dovuto , d' on-
de poi nafcoQO i feti appellati Tubali, de' quali già parlam-
ttti tubar' . mo (rf). Poflono anco efler jiatc naturalmente mal fatte ,
troppo ftorte, o grolle, o rigide, e dure , 0 flofcie, e fncr-
vate, o di qualche moflruofa Itrutcura, inabile al ricevimen-
to dell'uovo, e poffono pure elfere troppo incrcfpate , ocon-
vulfe per qualche fale irritante, pungente, 0 lacerate, efe-
Socca dfUe gate le fibre fue , come in una meretrice fterile oflervai , e
"■""■■^^ '"""'•''- pofTono finalmente verfo l'utero incallirC, e qualche fiata
ta^^odcjjlfica. ofljgjcarfi, come vidi in una Cavalla, che quantunque ve-
niffe al falto, non potè mai concepire .
^p. I fnui ornaménti folgiacei ancora ho alcune volte trovato
vinetti dell' m^- tempeflati d' Idatidiakts volte con una, o due fole, ma
'liaceo ,/,. grandette , e pcfanu . Poflono parimenti le loro iibre carno-
'iflmmi, fé, e quel legamento, eh' è tra l'ovaja, e loro , anzi tutto
quell'apparato mirabilifTuno di membrane, di corde, di le-
gature, che ferve a loro, viziarfi, e patire tutte quelle indif-
pofizioni , e difgrazie, che ogni parte vivente patifce , e fer-
ve di remora , e d' impedimento alle naturali funzioni .
40. Lo fieffo diciamo de' vafi , 0 canali, che portano , e nporta-
, . noi liquidi dall'Ovaia, dalle trombe, dall' utero, dalla vagina.
tanaliCplltàn. ^^ P^" ^°°° ^''^ ^*^'^^ ^^^' ritrovati i vaft fpcrmatici man-
ti eli ova]o canti, o viziofi, ovvero malamente fituati, eflendo flato no-
m«nc4nti , » tato da un moderno per una cagione occulta , e iratnedica-
*'l"fi- hWzyaforumfcmen generantium , vel deferentium dcfeBus, fitufque
' prf-
;.^+jcS.,^^tt*.5
( a ) Fedi Tart. 2. Cap. i-J.
(b( Fedi Tart.z. < Tar. prima-.
(e) ^natom. Cap.j-
( d ) redi qui Cap. 1 7. Tart. z. §.17.? feg.
Panelli. Cap.Il. 353
pì-(po(lerus . E' però vero, che in quefli cafila (lerilirà fcmprc
non fcgue avendo offervato Alardo Hcmanno(<7) che fu fer-
tile una Donna, alla quale le fpermaciclic arterie mancava-
no: In hitnis cadavere ( cosi feri ve ) arteria fpermatica utriuf <^ "»"■'• fP-'^
que latcris deficiebat ; ramulus tanien exigitus ab arteria hypo- l^ó'/^we^f,,-
cnftrica ad tcfles ferebatur . Hec que de aneriis afferò , de venis gione d,lt/fiù
etiam probat Kerckringius in fpicilegio obf. _ji. Prova quefta prò- niità .
pofizione con altri efempli d'animali fecondi fenza i men-
zionati vafi , come d'un cane faiaòe , e fecondante , ch'era
fenza le arterie fpermatiche, e di un Lupo, in cui però un
piccolo ramo ex arterie magiitc ramo iliaco fmiflro e'wfìem latc-
ris vnie fpermatice inferebanir . Aggiugne , come in alia cane
ffmina ne vcfligium quidetn arteriarnmfpeyniatlcarum deprchendit ,
i'icet bocce novem catellis gravida confpiccretur : lo che vide an-
che in una Lepre gravida : lo che tutto f^i chiaramente ve-
dere, quanto andalfc errato il Ridano, il quale volle, d- .^'j"""
fere tutte fterili coloro, alle quali le arterie fpermatiche man- ^"'''"'' "
cavano [b) licet genitalia optimè habeant conflitiita . La ragio-
ne, per la quale fieno feconde fiè , perche altre arterie , e
vene de' vicini canali al diffetto degli fpermatici fupplifcono,
avendo noi ciò altrove notato, quandoammirammola gran .^ jt-^a/!
copia de' vafi linflitici nelle Ovaje , fuperanti più volte ^^ n„f!!tici *
grandezza delle arterie fpermatiche . E ben però vero , che man-
cando i vafi fpermatici, ed anche in confidcrabile parte i con-
fozj vicini vafi fanguiferi, o eflendo gli uni , e gli altri o in tutto,
o quafi del tutto ciecchi , manca anche il dovuto nutrimen-
to, e tributo alla parte, e di neceffità reftano fterili , lo che
degli fpermatici foli non può così francamente aflerirfi . Tut-
te quefle cagioni di organica naturale offcfa furono in gene-
rale conofciutc, ed in poche parole dal Filofofo fpiegatenel
Libro della Generazione degli animali( e) quantunque in par-
ticolare di tante ftrane, maniere ne fofse albujo, Maw(difse)
eJr à primo or tu nature , locis ad coitiim commodis Icfis fleriles , • • , ..
eir miilieres , & viri reddiintur , ut altera non pubefcant, alii non , ,' (^*;S,,'^
bmbefcant. r
4t. Mi avvifa con fua Lettera il Sig. Vairalva( d ) come „-r''',„,Jy',
ha finalmente fcoperti li canali efcrctorj de' Reni fuccentu- "'i!cagi!""ni!n
Y y fiati antera (ccpr-
^ ^ ^__^___ rd itUéftmlU
(a) M.fcfllan.Curiof.^n.ió-j}. Ohf. ii^.
(b) yimbropogr. Cap. i^.
(c> Ltb.z. Cap.'J.
(d) .Antoii- Maria Falfalva . Bologna, ip. Decembre 1719.
3 54 Della Sterilità delle Donne .
ti: il' quml, riati, i quali vanno a fcaricarfi nelle parti della generazio-
ni /f »[pttts jjg ^ (.joè negli Epididimi né mafchi , e nch'Ovaia nelle femmine.
h (onff,m0. Qygf^o tanto fofpirato fcoprimento da anch' efso un lume
■i$tni(tnlt fi- ^ ,., ■ n- >i r-
tur/ tilt />sp* . "O" torbido, per inveltigare un altra cagione , finora non
mai penfata, della fterilità, si ne' mafchi, come nelle fem-
mine, e come i mali de' lombi abbiano tanto confeafo con
le parti alla generazion deftinate . Se quelle glandule adun-
que nelle femmine, delle quali ora faciamo parola , verran-
no oftrutte, 0 gualle, o in qualfifia modo ofFefc, non por-
teranno all' Ovaja il necefsario loro tributo , fi altereranno
le azioni fue, e nafceranno tanti fconcerti , de' quali già di-
ftintamente favellato abbiamo.
41. Se la Donna fia, o anche, fé qualche volta fia fiata
Lui CélìUé . bruttamente alla gallica infezion fottopofta, fe.da ulcere ro-
denti, da tumori, da' cancri, e fimili maladizioni , o nella
porta , o nella vagina , 0 nelle parti circonvicine oltraggia-
ta, fé dalla pietra nella vefcica o nell'utero afflitta non può
SI facilmente reftar gravida , o in niuna maniera, fé da i
più de'fuddetti fia opprelfa .
MaUjfcj,Ma. +5- Tralafcio i malefici , o le magie, gl'incanti , le lu-
gie , amanti ytìàz ftregaric , e fimili altre firepitofe operazioni , credute
ftiiiarì, . fatte per mezzo del nero genio , che da certi Pratici defcrit-
tc vengono , perchè alla loro buona credenza mi rimetto,
e conofcendo oramai quanti equivocamenti , e quanti ingan-
ni fare fi poflino , non voglio entrare a parlar d'una cofa ,
che fantamente credo , ma non intendo.
Stgui dtlU 44. Non intendo né meno tante belle fperienze, chclp-
fiirilità itila pocrate con Avicenna , feguitato da una lunga fchicra di
^rj^no'falU. creduli Criftianelli , apportar fi diletta , per conofcere, fé
ti\ * la flerilitào dalmafchio, o dalla femmina derivi, pofciachè
C fia detto con pace di sì fegnalati Maeflri ) molte fono ri-
dcvoli , molte equivoche, molte, da nettamente farfi , dif-
Cé Uni dilla ficiliflìme , e tutte fallaci . Fallaci pur fono , e a me alme-
ft'ri'iti r'iit. no dure da credere alcune cagioni della flerilica da Gioanni ,
vtii . Anglico {a) con tanta franchezza , quanta è la fua fcm-
plici-
(a) Lib. de (itrilitate. Si f amina comedat de Corde Cervi; f$por-
tetfecim lapidetn Gagatem, fifcolopendrafufpendatwr fupcr Le-
Hum ejus , ft fuper fanguinem meflruum aliaius mulicris am-
bulet , vel eo fé '^mgat , ft de corde mula potet , aut ipfum
portet , fi applicet comua limacum , vel fuccum metithe ìh
matricem iniiciat &c.
Purtein.Caf.IL 355
plicità t riferite , cioè , fé la Dorma mangi del cuor del Cervo ,
fé porti feto la "Pietra Gagate , fé la fcolopendra fopra il letto fo-
fpefa fi tenga , fé paffi , fenx! avvederfene , fopra il f angue me-
ftruo d'un' altra, e fimili fanfaluche , e ridicolofità, che , 0
per inganno , o per certa fcempiaggine vengono e meiTe in
opra I e defcritte. Di fìmiie farina fono altre da graviflìmi
Autori notate, e credute per ooculta qualità operanti , come,
fé la Donna mangi la matrice di una Capra , o di una Mu-
la, 0 fé porti feco h pietra Etite, lo Smeraldo , lo Zafiro,
od una Lucciola , o fé mangi fave , delle quali tutto di ne
veggiamo l'cfperienza incontrario nelle noftre Contadine
Lombarde, che per ordinario d'altro, che di Pane di fava
non fi nutricano, e fecondiffime fono.
4J. Ne meno chiaramente mtendociò, che Autori gt^'^^ rUti utiriui .
de' flati uterini raccontano: che così fpeilo fi fenta roraoreg-
giare la parte anteriore , come fovente la deretana , e che
colà dentro fofFj il vento, tempefti, e tuoni . Poffo benfof-
pettare , come dentro 1' utero , fé chiufa la bocca fia , pof-
fano flrigarfi qualche volta le particelle dell'aria ne' fluidi,
e ne' folidi inviluppata, unirfiinfieme, e gonfiarlo, ma che
fia un'antro d'Eolo, e che per quefto foff) fpefl'o , e tuoni ^ctulta 104.
ciò fiè quello , che non intendo, come ne io, ne loro le occ«/- ' '
te qualità, che gli danno incenderanno giammai.
4(5. Intendono poi tutti , come lo ftorcimento delle offa ^J'", fg"»'
del dorfo, del facro, del cocige , o la compreffione troppo -'^^^^'J^'^'*^^
forte degli ultimi, 0 la macchina tutta del corpo non retta- (trpa,netn
mente organizzata , o florpia , mal fatta , zoppicante , im-
portuna pofsano rendere Aerili ; o fé la Donna fia troppo
vecchia , o troppo giovane ( come notano i buoni vecchi )
ovvero fé abbia troppo chiufo, incollato, pre .. turalmen-
te unito il verginale chioflro, o troppo aper , lacerato , _^(,,, ,„;^^;,
e infranto (che ad altre dette ridurre fi poffono) tutto può Vtili§.
impedire la concezione , o almeno l.iconfervazione, e l'au-
mento del feto fino alla determinata grandezza , e togliere
la confervazionc delle famiglie , e la moltiplicazione del
popolo.
47. Ecco , Uluflrifs. Signore , una fpinofiffima Selva di cagio- MagnifictniJ,
ni , che dimoftrano , effere quafi più miracolo la fcrtilit'i , che la /"pimia ,tpo.
fterilita delle Donne; tante fo.io, e tanto artrufe, cheilfeffo '^'^^"^ ^JJ^^J
imbelle affalifcono. Sifcorgc in ogni cefi la ma nificenza , "J ctaraìif't
la fapienza, e la potenza del grande Dio, m-,^iucertamen- „,.
te, eh: in ogn' altra, nell'Opera della Generazione la fcor-
Y y 1 go ,
3 j (J DelLt Sterilità delle Donne .
go, si per ragione della mirabile rtruccura di tanti organi ,
e di tante conùi^ioni, che vi concorrono, si per il recondi-
to modo della fecondazione , o generazione medelima , il
quale, o fia fecondo le antiche , o le moderne fcuole , in
tutte fi vede 1' oltremirabile , e un non fo chedi mirteriofo,
non ben capibilc, e divino. Refta ora , che paffiamo a ve-
dere in qual modo pofla alla fierilità provvcderfi, tanto al-
le antiche Donne ignominiofa ( a ) edendo neceflario al
prudente agricoltore, fé vuol vedere il frutto delle fatiche
fue prima di lavorare, e feminare, il campo , difporlo ,
prepararlo, e levar tuttoquello, che a rendere vano il fuo
buon line concorre:
„ Qj-ii ferere ingenuum volet agrum,
„ Liberat priusarva fruticibus,
„ Falce rubos, filicemque rcfecat,
„ Ut nova fruge gravis Ceres eat.
CAPITOLO II.
Saggio , 0 idea generale , e parùcoUre de rimei' della fìerilità r
tolti pmcipalmente da Ippocrate , con una Critica
de fnperfiui, e de' nocivi.
r. "XX Oltè volte, dottiffimo Signore , ( Ci contenti , che
^trififiondtlV i-Vl. nel fine dell'Opera un mio peccato, non fenza rof-
Autcrt ing». fore ,. pubblicamente confeffi ) molte voice, dico, non vor-
"'" ' rei, elfer Medico, e particolarmente, quando chiamatofo-
no alla cura di certi mali, eh' io in mia cofcicnza immedica-
bili riconofco , o fia debolezza dell' Arte , o degli Arte-
fici, che finora il rimedio non han faputo trovare , o fici
della Natura un'errore , che abbia diffetcato qualche fiata
negli organi, o che ne'fluidi fia fiata itr.inamente manche-
vole, e non dia coraggio , ne mano al Medico , che s'ac-
cinge, per foUcvarla . Optarem in quefli cafi , ne fiv: meo ,
fìve aliornm conjìlioindigerent , (b) come un par voffro in uno
de'fuoi fapienciflìmi ConAilci lafciò fciicto alla memoria de!
Pofleri. Se mai in alcun calo fimili difidcrj nella mia men-
te ribollono, egli e certamente in quello delle i'fcj-;7t, il per-
chè
(a) ^bflutit Deus opprobrium meum . Sacra Genef. Cap. $o. qii.uh
do R.uhe!e dopo una lunga fkriUtà re/lò gravida .
(bO Cr. Itone ne {noi Configli , che fu Medico di tre Imperatori.
Parte in. e àp. II. 557
che non accadono già in perfone vili , e plebee ( le quali
rade volte di rteriliu fi lamentano) ma in signorili, e Prin-
cipefche, la di cui nobililfima ftirpe per lunga fciiedi feco-
li continuare, o rinovcllar /i dovrebbe, e di Nipote in Ni- ^•ffi'"^''^ '('
potè pall'ar cjuel chiaro fangue , atto folo a imprefe magna- 'j"'"" '■^''"'
nimc, da'fuoi glorioli Antenati ereditate: e pure con noRro
dolore, fé in alcune delle fovraddette cagioni s'incontra ,
laviamo il volto a un'Etiopo, o col vaglio l'acqua portia-
mo , per parlar col proverbio , non potendo alcun giova-
mento apportare, e grazie al Cielo, e quafi diflì , anco a
Noi, Te alcun' altro male a lor non facciamo • Anderò con
l'ordine ftcflo , con cui ho parlato delle cagioni, riportando
quel configlio, per lo piìi tolto da Ippocrate , che mi para
più efficace, per ottenere il fine difiderato , o per tronca-
re ogni fpcranza di giugnervi , trovando fovente forfè più
Aerile la Medicina di riniedj , che di figliuoli le Donne .
z. Ippocrate, dove parla della Concexion delle Donne, dà
in poche parole, a chi vuol prender moglie, e aver figliuo-
li, alcuni fegni, per poterle diftinguere, che prima d'entrar
nella cura delle llerili , qui mi piace di riferire , per con-
trapporre a'diffetti quelle prerogative, che atte le rendono,
a propagare la fpecie, acciocché, fé la malaventura incon-
tra, in primo luogo di fé flefib lamentare fi poffa . Ta}-z):e
midiercs , così lafciò fcritto , ad concipiendum prafl.intiorss funi
ma'wibiis , tenucs craffìs , albe rnbicundis , nigfc tividis , qiae ve- ^'.l"' '''''•'
mas confpicuai habant , mdiores fimt aliis : caincin autem uberio- . """ /"''"'"
rem hàbere viaium efì , mammas tumidas , & magnas bonum .
Menfirua p.iritcr bene app.irerc operici fatis magna copia , & co-
lore botto . Locitm autem , in quo fic covceptio , fatium effe opor-
tet, & ficcum, & mollsm, ftiquc uteras non retra&us , non prò-
nus , OS non fu nverfum , nec conclu/um , nec evcrfum . Ecco una
buona mano di caratteri , che diftinguono dalle feconde le
iterili, i difFetti delle quali anderemo dirtintamente notan-
do, e fé mai fi potrà , correggendo , incominciando , dov'
egli appunto ha terminato.
3. Ter la bocca dell' utero , voltata affatto contraria a quella
del pnmo iivrelfn , non pare, che il nofiro Maeftro nel fuo J,'■f!^•^ '^'■'
,.-. , ,■ r. ■<■ <■ r ■ 1 1 1 Capitolo ami-.
Trattato delie flcrili difperi totalmente la guarigione, laqua- ^J^,,,_
le mi piace interamente defcrivere, si perchè per altre cagioni
ferve, che l'cinrata dello fpcrma dentro 1' utero impedifco- ^ . ,,.
no r il perche la veggo da tanti Pratici n una mguinoladi- ,^,;j,^itata $■
mcnticania lafciata . Vuole, che fubito con un purgante ,ju»rimdj*
ocoa
3 ; 8 Della Sterilttà, delle Danne .
o con un voniitorio Jc prime vie fi detergano , con quefta
offcrvazionc, che, fc on purgante fi prcfcrivc , prima tutto
il corpo li fomenti, (e un vomito, fi fomenti dipoi. Netta-
to il ventre, e che ti paia ftar bene, fi faccia fpeffo ledere
fopra un'altro fomento, dentro cui rafchiature di arcipref-
fo, e foglie di Alloro ammaccate fi gettino , e con raolt'
, , acqua calda frequentemente fi fpruzzi , e lavi. Subito , che
Curg locali . ' ^ * , > 1, 11 > • r / .-
dtlia bocca I3ra fomentata, e lavata, e d uopo ali imprefa porfi , di
fioTf dell' allargare Ja bocca dell'utero, e infieme dirizzarla con una
-'"». tenta di (lagno, o di piombo , incominciando da una fot-
tile, e via via ad una più groffa padando, fé potrà ammet-
terla , finattantochè allo fiato naturale ridutta fi trovi . Avver-
te pure, che bagnare bifogna la tenta in un liquido molli-
ficante, fia di quaifivoglia Natura. Vuole ancora, che que-
lla fi lavori più larga nel fondo, che nella cima, e fovraua
lungo legnctto accomodata fi tenga . In quefio mentre coman-
da, che la Donna beva cotta nel vino bianco, foaviflimo ,
e dolce, txdam pinguijfimam in teruia frufla concifam , & ^pii
femen contufum , & Cumini j£(hiopici femen , & thiis qtiam opti-
mum : intendendo per tcedam il ramo di una certa fpecie di
pino, re fmofo molto, con cui le fiaccole fi fanno, il quale li-
mato fottil rottile potrà in un liquido trangugiarfi , ovvero
berne la decozione fola. Avvifa in oltre, che in quc' gior-
ni, né quali le parerà di meglio fcntirfi, moderatamente ne
beva, e di più catuliim carnes pivgues ( altri interpetri dicono
catrtlos pingues ) perco[las edat , & polyptim ex vino dulcijfimo co-
lìitnt , 'jitfcutum bibaty hrajficam quoque coBam, vinumque album
fuperbibat, ccena abftineat , & b s die lavet. Tutto va bene ,
Catulins ma quelle catulinas carnes pingues , intefe da molti per carni
carnes ctmt </j cagnuoli graffi , e polputi , non potrà accomodarfi troppo
j'^^"""""' allo ftomaco delle Italiane matrone, non edendo con ragio-
ne in ufo , per il loro odore naufeofo, e abbominevole . Io con
buona licenza di cosi elegante interpetrazione, non poflb in-
durmi a credere, che Ippocrace foffe cosi Cozzo, così barba-
ro , così fcortefe, che condannalfe quefie infelici Donne, a
mangiar cani graffi, per far figliuoli , ma che per catulinas
f<irw« p/n^«« intenda i feti d'ogni animale dimeftico, ofalva-
tico, eccettuati que' de' volatili. L'imparo da Plinio , dove
parla della Tigre dicendo , liaptor , appropinquante Tigridisfremi-
tu abiicit ttnum ex catulis, e Virgilio nel Lib. j . della Gcorgica ( .i )
chia-
(ì).rerf.^i8. "
Pdrteill.Caf.il 3 59
chiama f<ir«/of i figliuoli delle Vipere. Gli Autori, che trat-
tano della zoologia, lodano il Cervello de' Cani per i Ma-
niaci ( a cui credo tan:o , quanto a que' di Rondine , per
far buona memoria ) e con Tanta fede cfaltano la pinguedi-
ne per le interne piaghe, e ferite, come il fuo ftcrco, ono-
rato col nome d' ^Ibo Greco per le Diflcnterie , per le Coli-
che, e per le Angine; ma non trovo già, che facciano in-
gozzar per vivanda nedilicati manicaretti i Cagnuoli, quan-
tunque un dotto Moderno Pratico* , che da Ippocrate pren-
de il conlìglio de' Catuli, gli preferiva anch'elfo ne' tuberco-
li de' Polmoni , a' quali mi pare , che dopo quelli , molto
meglio aggiunga! colombi torraiuoli , le pernici, i fagiani,
i tordi , e le paffere . Ma dicono , o dire poflbno , che for-
fè anticamente da' Greci la carne de' cagnuoli faporitamentc
mangiavafi, mentre nel citato Plinio fi legge (ìj) che fi poneva
infmo ncllelautecenede'Dij: ^nc<c«» Deumetiamponiturcatulina: cf' *"'"*•
laonde, s'era pafcolo grato agi' Iddij , può clTere anche pa- ^"'if^'J^oU
fcolo degno delle noftre Donne. Già fappiamo, che ficcome ^^,„, ^, c<i-
finti erano que' loro Iddij , così finte erano le loro cene ,^n«»/«,
come i Nettari , e le Ambrofie, che gli rendevano , a loro
detta, immortali, onde tutte quefte erano per lo più men-
zogne fcaltritiffime di que' Greci ghiottiflimi Sacerdoti , per
ingannare la fempliciotta plebe, poter fcnza fcandalo cra-
pulare, e trovar cfempli de'loroviz; infino nel Cielo . Ma
ne mangiale la Greca voracità, o nonne raangialTe , io non
mi fcnto inclinato a credere in quefta carne tanta virtù, che
poffa fare ingravidare le Donne , onde affolvo di buona vo-
glia le noftre da quello cibo degli antichi Iddij , e fi pafco-
lino pure d'ogni forca d'animai giovane, ben nutrito, edi-
licato, che farà loro il buon prò, e alle loro Aerili mem-
bra potrà dare un nutrimento migliore . Ma torniamo alla
cura . Nel tempo, che la Donna fi lava, vuol' Ippocrate ,
che da' cibi s'aftenga, e intanto, fé la cervice dell' utero in- l{tgeU]dtlh
cominci a rammorbidarfi, e a rilafciarfi , e fé gemerà qual- '*^''' ♦** '
che forta di purgamento, prenda per un giorno, o due ai--^*'"'^*
cuna bevanda, fi fofpenda l'ufo delle tentc, e fi proccuridi
purgar l'utero, qualche topico medicamento alla parte ap-
plicando, chiamato Veffario, o Ghianda , un lungo catalogo
de'qua-
(a) Lib.19. Cap.-^.
* Il Sig. "Pompeo Sacchi nell'ultima fua Opera Jppttratita&c.
3 Co Della Sterilità delb Donne .
de' quali fi trova appreflb Galeno (a)eappreflb ancora mol-
ti altri antichiflìmi e moderni Autori, (b)
4. Qiianto quefta cura, particolarmente locale, poffa, fc
Foriadi qut. dz. un valciite l'avio, e difcreto Medico venga me/fa in ufo,
Jiaiurohcalt. j^q^ y' è uomo SI talpa, che non lo vegga: raa forfè i Pra-
tici la pairano per ordinario fotto iiknzio , per la difficultà
d'efeguiria nelle noftre modefte , e vergognofe Donne . Io
mi trovo avere certi cannoncini , 0 tubolctti fatti, qual' ap-
punto è la defcrizion della Tenta , 0 fpccUlo di (tagno , ac-
•'t'ìT"""' ^^""^^° ^^ Ippocrate, ch'erano del noftro famofo ingegno-
'* fiflìmo Acquapendente, fegnati appunto col titolo à uterini,
non eflendovi altro divario, fé non che quefli fono da un can-
to all'altro forati, lo che forfè fatto avea, acciocchc l'ute-
ro inunofteffo tempo fi purgaffe , fc alcuna materia folle co-
lata, o preparata ad ufcire. Io però penfo, che poflìno an-
che farfi d'argento, d'oro, d'avolio , di bollo, o di fimi-
li altre materie, che faranno non meno ficurc de' nominati
niecalii da Ippocrate. Non pone con qual mollificante la
tenta fpalmar fi debba , ma io crederei , che l'olio di Man-
dorle dolci, fatto fenza fuoco, o l'olio di Viole, di Giglj
bianci , Ciieirino, 0 di sì fatta forta pofi'aefier proprio. Lo-
da per bocca il vino bianco foave con ingredienti tutti cal-
di, refinofi, e aromatici, raa s'avverta, che il dotto Mae-
ftro mette una cura generale, giudicando io, che poi modi-
ficare fi debba, conforme il temperamento, e l'abito del cor-
po della Donna fervendofi di rimedj piìi miti, fé l'Indican-
te '1 diraofira ; né forfè in fuo luogo biafimevole farebbe un
Decotto dolcificante con falfa , Cina, fafsafras, con aggiu-
gnervi alcune erbe uterine , ovvero un brodo Viperato con
Je medefimc, e con radici, e foglie mollificanti, odaltrota-
le . Per cibo , fofpettando io , come ho detto, che Ippocra-
te non intenda già Cagnuoli, o fé anche di quefii intenda,
" \ fi pofsono in luogo loro ufarc carni di Caprecto , di Vitel-
x^ptrh fti- \q^ di Daini, di Cinghiali, di Conigl; giovani , tuttid'ot-
timo nutrimento , non credendo né meno, che fofsero per
ifare un grave peccato in Medicina, fé in luogo di quelli
man-
. !"f • —
(a) Lib- de J^atur. Muliebr. , e ancora De Morb.mulier.
(h) redi Cij: Hei/r'icojunghenjiellafua Farmacia intitolata Corpus
Tbarniaccutico-Chimico-Medicum . Ed, z. Francofurti adme-
tmm . 171 1. ed altri &c.
Parte 111. Cap. 1. $61
raangiaffcro piccioni, ftarne, pernici, tordi, pafTere , fagia-
ni , beccafichi , ruffignuoli , e orcolani , parcicolarmencc in
tempo d'Autunno, e fimili altri efquifitinimi uccelletti. Che
k alcun Medico Milìeriofo volcfle poi , che anolutamentc
cani, o gatti mangiallero , tutti i fuddctti deliciofi cibi la-
ftriando, fenza invidia gli preferiva pur egli, che tutto a lui
dono il rigore, e la gloria. 11 refto della cura e tutto pro-
prio, avvertendo folo , che i Suffumigi , e i peflarj troppo Avvirtìmtntt.
agri non fieno , acciocché troppo non irritino , o la parte
JTcojarc , o lacerare non poffino , rimetcendofì il tutto alla
prudenza del Medico, e alla coftituzione delle parti della no-
bile inferma .
5. Alla feconda cagione , quando la bocca uterina fia poco
fiotta, vale; ma in grado più rimello, la menzionata cura, ^^ ,^ y^^^^
perchè minore è il bifogno. E qui voglio foUevarla alquan- ^.u' utero fia
to dalla noja di leggere tanti difgufloli rimedj, apportando- a\qua>ìtorivol.
ne uno niente amaro, che nel propofito della bocca dell' utc- '"'"•
ro, fé alquanto indietro torta, o piegata fia, inunmiovec-
chio, e mezzo logoro manofcritto ritrovo. Voleva tacerlo;
ma perchè fenza anche il bifogno della rivolta bocca , e con
riflcflione diverfa molto lodato lo trovo, e negli Antichi , e
ne' Moderni Scrittori, perciò non mi pare nò difdicevole al-
\'\ materia, che tratto, né alla Natura cotanto ingiuriofo ,
fé con la dovuta modeflia , e riverente protesa a riferirlo m'
inoltro . Si OS uteri ( dice il mio Antico Scrittore ) fit pofterio-
ra vfrfus intortum , more ferarum Fentris palefìracelebretur , quo-
ùam ea figura infiexum os belle , ó" perfe^è femen cxcipiet , ac
retinebit . Ma Lucrezio fenza lo flato morbofo dell'uterina
bocca, da' Medici prudentemente confiderata, giudica, che Mtil}JiLu^
qucUofiailmodo più naturale, e più ficuro , perchè la Don- "'<"'
na impregni , come fi può da' feguenti verfi comprendere. (<»)
„ Et quamvis ipfa modis traftetur blanda voluptas,
„ Id quoque permagni refert : nim more ferarum ,
„ Quadrupedumquc magis ritu plerumque putantur
,, Concipere uxores, quoniam loca fumcre poffunt
,, Pedoribus pofitis, fublatis femina lumbis.
Di qucfto flellìflimo fentimento fu, tra' Greci, Paulo Egine- ^
ta, il quale non vergognoffi né punto, né poco, diavvifa- ^A'''l,^!''ft!jp,
re i Mariti, che bramano avere figliuoli con quefte parole. p^„„_
{b) ^ tergo coitus juvare conceptum videtur . Hanno feguita-
Zz ta
(a) i-i/. 4. (b) Lib.j.Cap. 74.
3^2. DelU Sterilità delle Donne.
ta quella fcnteaza alcuni Moderni , fra' quali il Blancardi »
dove tracta della Aeriliu , paria chiaro , e fi proceda , d'
averne più voice occimi cifctci oHervaco , che che dica Seve-
Prtujladiii' j^lf^^ Pineo nella lua Opera Fifiologica , ed Anatomica , e
■*"""• quancunque il Pricncrofio rem /ort/ar«Ja chiami. Candidamen-
te però mi dichiaro, ch'eiiendo quello modo conerà i dogmi
pili civili, più modelli, e più crutiani, di non conlìgliarlo
ad alcuno giammai j ma averlo folo cobi di pall'aggio cocca-
to, accioccnc iì vegga, fin dove giugne l'umana induftria,
omaluia, per ottener il fuo intento, lafciando a' bruti l'ope-
rare da brucoj ne mancando all'Arce rac2zi più oneili, più
proprj , e più decoroli.
Vedi il Capito. ^' Se poi la bocca dell' utero fu totalmente oflrutta , e d'uo-
hanttuiintt. po , poiidcrar le cagioni, che in efternc , ed intera: divifi .
li'ra rcfternc apportai la menzionata altre voice da Ippocra-
^'V<>"'"fl'">' ^^ cioè l'Omento, che n:lic pingui pefi croppo, e la boc-
air ultra i ma , ,,. i i_ • j i u j i- r ,- i
in'ifnt alla ca dell ucero calchi, del che ne dubitai, lolpectandopiucto-
Dmna. iìo , chc iii altri modi polla forfè la concezione impedire .
Ma in una maniera, o nel!' alerà fia, può certamente la pin-
^'"5""'''" guedine apportar quello danno, onde non cerchiamo ora il
modo; ma il rimedio : Vlm namqne intereji xgrotorum , dirò
con Celfo, quii morbum tollat , quam quid faciat . Quali fieno
i riraedj per jfmagrire, ne fono pieni gli Autori , onde qui
ftimo foverchio il diiFjndermi , si perchè di ftrada troppo
ufcirei , SI perchè una fola rigorofillima dieta, le fasiche, le
macerazioni del corpo, i digiuni, un'ollinato efercizio , e
fimili da fé far lo potrebbono, quando non s' incontrane fo-
Jijmedj. Mzatz in Donne comode , diiicaulfirac , e a quelli comandi
collancemente ripugnancilDme.
Omenti fcim, 7. Ma fé l' onieiHu fia fcùrofo, graffo, e quafi petrofo , COme
/"», tgrejfh. olkrvò il Panarolo, e come, due anni fono, oilcrvai anch'
io in una Gentildonna Aerile , il cui omento è d' una ftermi-
nata grandezza , e d' un pelò tale , che la condanna continua-
mente in un ietto, quancunque con raro cfemplo per altro
fana, di buon colore, ed ottimamente nutrita fia, ole invin-
cibili tumori premano l'utero, o le Ovaje , o le parti alla
SoBeinutiU, grand' opera deftinate , (i femina nell'arena , e fi torrnenca
Timtdj, barbaramence fenza alcun frutto l' inferma, il perchè è me-
glio, un modo di vivere ben regolato infegnarle, o con mi-
ti , e innocenci rimedj proccurare, chc in peggior male non
cada : imbecUwr ejl , dirò in quelli cafi con Cicerone, Medi-
'^"' Cina , qitam morbus .
8. Le
imptdifce lo
tonce\ttnt ,
Pane III. Cap. I. 3 Sf
8. Le cngioni interne dell'utero, che affatto cicco render
lo poHono, molte fono, e fovcnte dal Medico imperfcruca- cagioni oftrue.
bili, e anco, fé conofciute , fpelFe /late invincibili . Dall' tidimrol ut,.
apertura de' Cadaveri nel Capitolo antecedente apportata , r» .
può ognuno comprendere la ragione de' giudi miei tinvori .
Un pe^20 di carne crefciuta, un tumore , o tub:rcolo fcir-
rofo, una materia petrofa cola piantata , unacallolìcà, o fi-
mile può in maniera si oltinata, e si forte opporli , ovvero ,-*7^^,'^^7* '
ftrangolare, dirò cosi, con modo così infoiente, e ribelle la
cervice, o la bocca dell'utero, che per quanti bagni , fo-
menti, pedarj , o medicamenti ertemi, ed interni fappia un'
Arcidortiffimo Medicante prefcrivcre , non potrà fradicnrla
giammai. Qiiclli fono di que'cafi, ne' quali , come altrove
ho accennato, non occorre porre al martirio la nobil Don-
na, e bifogna fervirfi di quel prudente configlio, dato in al-
tro luogo dall' incomparabile noftro Maeflro ; Bmum Aledì-
camentum aliqiundo efl , nuUinn adbibere Al: die amen tum .
p. Se fcmplicememe fia (hiufa, e dura U detta bocca per le fi-
bre fite irrigidite , e riflretce , fi può tentar con ifperanza la ^'"^ ^'ll'"'*-
cura fuggerita dal luddetto noflro Maeflro , il quale coman- Xr/vT "'
da, che ii prenda un fico bianco purgato , e nitro d Egitto
puriflìrao , e fottilmcntc polverizzato feco fi mefcoli , forman-
do un peffario della grandezza d' una mediocre galla, il qua-
le involto in lana molle , d'unguento Irino imbevuta > per fijmfj] d' ipp*.
tre , 0 quattro giorni , come meglio pare , fi fottoponga . '^'■'"■'■•
Fatto ciò conviene un fomento di materie odorofe , e dipoi
un qualche pelTario molle, che porti fuora particolarmente
le indurate faniofe materie. JNotte , e giorno fervir anco (i
debbe della Mercorella , fé farà tenera, con unguento rofato
in pannolino involta . Puoi in oltre rifcaldare ben bene fiele
di 'Toro, e fale, e feco zolfo fottilmente tritato mcfcolan-
do, e tutto in una lunga tela alla foggia di una fpira piega-
ta rivoltando, caccialo cosi nudo per due giorni, e due not-
ti dentro le parti alla generazion desinate , e poi di nuovo
adopra la Alercorella. Afpergi dopo queflo con Mirra elet-
ta , lava con olio rofato ottimo , e con unguento irino ,
quanto puoi all'indentro, ungi la bocca. Un'altro rimedio
infcgna pure, dcflinato anch'elfo alla parte , compoflo con
l'Iride odorofa pefla , e vagliata, con Cipero , e tritumi di
zaferano, con vino odorofo afperfi , facendo con quefli un
lenimento, il quale diflcfo fopra una pezza di pannolinoden-
tro la vagina s'intruda. Andava meco ftefTo pcnfando , qual
Z-z i cofa.
3^4 i^f//^ Sterilità delle Donne.
'Poe» di piìì if cofa mai aggiugncrc i MoJcrni potrebboiio, o come in altro
fic-acf fi può ijjqJo in quello cafo opercrebbono ; e colei i bigai d'acqua
rf^'fX'i'/^i7. <^ol" ^'^^ "" mcfcuglio d'erb; mrdicau, o J.- l"p:ign:di dc-
^"•- , cozioni mollificanti inzappate, o unzioni, cmpialtri , e fo-
menti cflerni compiercbbono tbrfc la grand' Opera; ma non
avrebbonogiammai l'efficacia de' rimedi menzionati difopra,
fenza i quali ra\iamcnte, conforme l'indicante , adoprati,
o moderati, ftcnteremmo al difiderato fine arrivare.
otturamtrti 'O- Ma [e VI fia Hìu fufjìdenxa > o pof atura di v:(cofa linfa ,
dell'ultra con 0 di paìiiofa woccica'^a , che ferri l'uterina bocca, in un corpo
pamofa ,ruc{l. Jj umori groHi , freddi , e crudi ripieno , farà d' uopo all' uni-
'^gg'it. vcrfal provvedere, e procurare di fcioglicrgli , di maturargli,
e per vie convenienti cacciargli fuora, lo che con una pur-
ga appropriata, e co' Tercbentinati , Viperati , Marziali, e
PjTiidj. dolcemente aromatici ottener {\ potrebbe. A fuo tempo i Ba-
gni co'nidi delle Formiche , o d'acque termali folforatc , e
alcun poco falfugginofe , come le noflre de' Colli Euganei ,
i profiuni con gomma di Ginepro, di Succino, di Maftice,
e limili potrebbono molto giovamento apportare . Ma fé que-
fti non giovallero, non ufcirebbe già fuora della diritta via
chi fi fervilfe delle Ippocratiche tente , e della fovradetta im-.
periofa cura, che più d'ogn' altra può riaprire glincafati ,
o imbarazzati canali .
11. Se qualche grttma , o concrezione polipofa , o alla poli pof a
Polifofi&c'"' ^""ff"'^^ > o di confimil fatta ofiinata , e ribelle al fuddetto
valico turamento facelle, tentati i foliti accennati rimedj, fé
infrutcuofi riufcidero , e qual' errore in Medicina farebbe mai,
fé a un'altra più generofa maniera, infegnaca dal detto gran
Pwf/ìa deU" M:\.cilro , e non praticata > eh' io fappia , fi facelfe paffaggio?
AutoFt. jy]Qn cito già Moderni, né Autori di languida fama; ma ci-
to Ippocracc, Uomo di alto, e penetrancifiìmo intendimen-
to, e che avrà pure con la fpericnza olfervato, che in que^
fti duri cafi fono inutili i dilicati , o gli foli univerfali rime-
dj, e che fa d'uopo pafiar a' locali, e a' locali gagliardi , al-
trimenti fi getta l'Olio, e l'opera : nella maniera appunto,
che fa il diligente Agricoltore, che per rendere fecondo uno
flerilc terreno , non fi contenta già de' foli comuni benigni in-
flufli del Cielo, e delle dolci fecondatrici piogge ; ma lavo-
ra, e tormei;ta in varie, e forti guife l'ingrato fuolo , fin-
cbè alla bramata fertilità lo riduca . So , che a molti dotti
Uomini parerò forfè afpro, e crudo contra il mio coftume ,
c doJcc modo di medicare ; ma {appia , die eoa la guida di
bi va-
Pane li/. Cap.I. }&s
SI valente fpcrimentatore voglio in certi cafi , poco meno ,
che difperati, elfcr tale , e folo quando preme altamente 1'
affare, e tutti i più miti , e più piacevoli rimedi flati fono
tentati. Tutti lodano Ippocratc, tutti per lo primo efempla- ^P/w^'"/-»
re avanti fé lo pongono , tutti i fav) fuoi configli mettono ma'ifguit'Jt''<> '
in opra negli altri mali , e perchè in quefto gran negozio da podi .
della fterilità, per cui a bella porta ha un libro intero com-
porto, fi lafcia in un'angolo oziofo , e negletto ì Sentiamo
dunque ciò, che di nuovo propone.
II. Fomentato, dice, tutto il corpo , ù dia alla Donna
da bcrre un Medicamento, e fopra, e fotto purgante : fat- Altra turai'
tolc dipoi prendere in bevanda latte Afinino, bifognaperdue ifptratt.
giorni fomentar l'utero, col mezzo d'una fciringa, od' un
cannellino, con orina putrefatta di Donna , rimefcolatacon
nitro; mail terzo giorno con orina di Vacca, e nel quarto,
e quinto con decozione de'femi del finocchio tritati con fo-
glie di Sambuco, di Alloro, e con radicare dell'Arcipreffo.
E' d'uopo in oltre dopo il fomento, e lavata ben bene con
acqua calda, porvi fubito per una notte graffo conaromati
rimefcolato . Si prepari dipoi Mirra , Stateri (a) butirro ,
graffo d'Oca, Midolla di Cervo, Ragia , e T^etopo , (b) e
niefcolata , e liquefatta egual porzione d' ognuno , dentro
molle, ed ottima fana Milefia fi mettano, e allora fabbrica-
ti cinque peiitcilU (e) di piombo, lunghi otto dita, s'apral'
u te-
ca) Staòlen : alcuni lo credono lo Storace liquido , altri un'olio
ftillancc dalla Mirra, e dalla Cannella . Vlin. Lib. ii. Cap.
15. Sudant fpontè , priufquam incidantur , rtaden di-
(Sam , e Lncrezio Lib. z. verf. 846. Sicut amaricini blaii-
dum, rtaCtaeque liquorem &c.
(b) Netopon : Medicamento antico odorato, compoflo di varj aro-
mali y e prexÀofo , com erano gli unguenti delle Kotmne , det-
ti Spicata , Foliata , Comagena , & Sufina . alcuni la
credettero U Calbano ; ma il mio ingenuo Modenefe , e qiiaft
. Compatriota Profpero Marziano confejfa di non faperlo nel-
le fue ^nnotaZ'oni al Lib- 1. de Morb- Mul. p. m-zjl-VttO;
però de' detti in fuo luogo non farà biafimevole .
(e) Penicillus, detto anche Peniculus ò un' iflrumenio Medica ,
0 Chirurgico , // quale dentro le parti offefe fi mette . f-'tcne
creduto anche lo fleffo , che Turunda , c/oè Tenta, oTafta.
Così li Langia lib. J. Epifl- 5- ed il Forcflo L'b. 6. Chirurg.
Ohf. 14. &c.
^66 Delia' Sterilità delle Donne.
ofer»i!0>it utero . l\ pfimo di qucUi fu foctilc , l' alcro piti groflb , «
'"'""''«""-cos'idi mano in mano fcmpre gradacamcntj maggiore. S'at-
"J" ^^'"''"'- hrghi r utero per cinque giorni, e l'cnipre prima diligente-
mence fi lavi, eifadd>;cci ordigni a'ioinbi lilcghmo, accioc-
ché non cadano, e lempreppm iiukncros' intrudano, d'ul-
timo , quanto profondamente può intruJ.-rii . fatta quefta
apertura, s'applichi un rimedio , eh; purghi Ja Matrice ,
cioè cinque Canterelle trite, e la parte interna fpugnofa del-
le zucche lunghe ( j ) rimefcolate con mele, e in lìgura d'una
ghianda riformate, la quale fi rivolga dentro lana , e fpal-
matad'olio foaviffjmo fi fottoponga . Si può anche, per pur-
gar la Matrice adoprar fiele di Toro col fiore del rame ab-
bruciato , nitro , e mirra, fciolti con un poco di meie , e
tutto infiemc con fottil panno legato, e coperto al di fopra,
riporlo fotto la medcfima. Si può anche adoprare il Bubrefle
(b) con Mirra, ed elaterio con mele cotto, ovvero le Can-
terelle con Elaterio, e Mirra. Purgata, che farà la Muri-
ce , nel giorno dopo diligentemente fi lavi , fpruzzandovi
diRCro Cornino Etiopico trito , Melanzio , Ragia , Olio ,
Mele, e vino dolce, tutto inileme confufo , e intiepidito ..
Dopo lavata, e fatta levar in piedi, comanda, che cammi-
ni, acciocché la lavanda fi fcuota, e coli. Sottoponi , ciò
fatto, Zaferano, Mirra, e Incenfo , tutti in cgual porzio-
ne, feccati , e in un pannolino legati, e mefcoìandovi graf-
fo d!Oca ungi il pannolino, e per fette giorni fotto fi allo-
ghi; ma neir ottavo un fuffumigio fi adopri , htto con Mff-
ra, bitume, ed orzo in Olio odorato intrifi, e fopra oo dol-
ce fuoco gettati, riceva il fumo con unafciringa, o con un'
imbuto. E dappoiché avrà terminato il fuffumigio, il gior-
no feguente fi ponga una fuppofta nelle dette parti, fatta col
tefticolo di caftoreo trito, di vino bianco inzuppato, invol-
to
fa) Cucurbitas longce : altri interpcn-atja Colocynthidis lon-
gx ; ma più propriamente ti Porrfk fi attiene alla prima in-
terpecrazione , mentre troppo mordace farebbe il nmcdio.
ih) Bubreftes. £' ma fpcc.e d' Itifetto, eh' io non ho mai trova-
to in Italia , e farà particdar della Grecia , e de' Taeft forfè
più caldi del nofiro . E' come una fpecie di Canterella , che
infiamma , e rode , e fc mangiata da Buoi incautamente con
V erbe, gli avvelena, e uccide. yedil'Mdro-uando Ltb. /[.de
lnfe£l. Cap. 6. Si adopra fcnx ale , fen^a capo , e fenxi
^amhe..
Parte ìli. Càp. I. $6j
to in lana, levato il quale la mattina, e mollificata , s'ac-
corti la Donna all'Uomo, dipoi fi quieti, e dorma; e fé la
prima volta non concepirà, fi rimetta il Calloreo di nuovo,
e torni ad accoppiarfi con l' uomo .
15. Strana oltre modo, anzi barbara maniera di medicare lijflffflonidiìt
parerà quefta a' più cauti, ed io fteflò , che inclino fcmpre Autm.
al mite, molto, e molto vi penfcrei , per metterla a punti-
no in opera, ma ferva almeno d' efemplare , per far corag-
gio a' più timorofi, in cafi però di pura necefficà, tentando
una cura, fé non in tutto, almeno nella miglior parte a quc-
fta confimile, ed efficace molto . Vuorefierc prudenza nel
Medico, accompagnata da certi favorevoli accidenti , che
lo fanno divenir fortunato . Può adoprare i riraedj dlppo-
crate, o può imitargli, può temperargli, può addolcirgli ,
e ufare quella cautela, che gii parerà piìi propria in cafi co-
tanto cofpicui, e dilicati. L'abito, e la tempera della Don-
na s'odervi, fé arida, e focofa, o di fughi bollenti , eagri-
moniofi abbondante, o fé fredda, umida, melenfa, e di len-
te mucellaggini , dirò cosi, impaftaca. Cereamente, fé l'ute-
ro farà incollato, o fé altre mata-ie , anche vefcicolari , o
membranofe, o polipofe oftruenti, e la fecondazione impe-
dienti cola annideranno, a tanci fieri affalti dal noftro rifo-
luto Vecchio, un dopo l'altro efeguiti , od a confimili de-
liramente adoprati, cedere dovranno, e dillafarfi le vie , che
aperte dipoi , difpofk, e mollificate , daranno facile il paf-
faggio allo fpirico fecondatore, e reitera l'uovo gallato . La
cura è certamente difficile, lunga, e tormentofa ; raaècura
da Ippocratc , e da far vedere agli Sprezzatori dell'Arte no-
ftra, che qualche volta, contrallante ancora , e nolente la
torpida Natura, fappiamo fare miracoli. Non fono quelli i
cafi , citrandi morbos expsfiaiione , come l' incredulo Gedeone
Arveo ha tentato darci ad iiue.idere , e d'ingannare i più
femplici .
14. Oliando le interne pareti dell' utero fono naturalmente trop- l/ur» troppo li^
pò lifcie, fJrncciolevoli , 0 fuverchtamente bagnate, ed umide (, a) fci;fdruccioli.
abbiamola cura appredò molti Dottilfimi Pratici, dove trat- *"''' « ' '"PS^
tano della troppa mollezza, o umidirà d-H' utero, 0 del fluor "'""'''•
bianco , o del roflò . La cagione può dipendere , 0 dalle fi-
bre mufculofc , 0 nervofc , che perduto il loro tuono , ed ener-
getico
( a ) Così altrove anche IppocraH : quaecumque prcchur^os
Utcros habcnt , non concipiunc &e. Scif. 5. ^pb. 62,.
3 5 8 DelU Sterilità delle Donne .
getico vigore non s'increfpino a Aio tempo, e non rendano
rugofa, e in cerco modo fcabrofa l' incerna fua tunica , ovve-
ro dalla troppa linfa , che colà fliiifca , e incellantementc
grondi , ed anco alle volte da globetci roflì , che dalie boc-
cucce de' cannellini fanguiferi troppo aperce , o lacerate, o
corrofe, oltre l'ordinario, difcorrino . Saranno divedi i ri-
^'7 .iudÌ. medj, conforme la cagione diverfa , e comanda Ippocrate;
frati
m trorpt umi. che le la Donna fia troppo umida, al di fotto , e al di (opra
dt: fi purghi , e dipoi a' locali dell' utero s'attenda , fottoponen-
dovi peflarj agri, acciocché venga, come da'medefimi i^or-
ficato, firifcaidi, fi ritiri, s'increfpi, e più duro, epiìire-
fiftente addivenga. Se poi le interne pareti calde fieno , da'
fuddetti s'afteiigav ma fé fredde, fvogliate, e fomuchiofe,
s'infonda nelì'afcofo luogo vino mifchiaco con mdc, e do-
po quefto fuffumigazioni con mirra fi facciano- Aìtrciniezio-
, ni, e fuffumigj corroboranti , ed eficcanci può il Medico giu-
tb,'"'Tu'tìri "^'^'ofo comporre, e aggiugnere i Bagni d' acque arcitìciate,
( p^jl^T'/gf o termali fulfuree, o marziali, o con qualche legg'er vena
hp*'ratui. d'Allume, ovvero le nofire famofe diBrandola, prefe anche
per bocca , che al giorno d'oggi più d'ogn' altra hanno la
gloria, potendo io attefiare , d'averne veduti mirabiliffimi
effetti. Le acque fteffe Termali poflono fervir ancora d' uteri-
ni Crifici, lavare i fudiciumi , e le fibre languide, e flofcic
reftrignere alquanto, e render più forti. Ofiervo in tutto il
Libro d' Ippocrate, dove tratta delle ftcrili , e de' mali dell'
utero, poco, o rade volte medicare l'univerfale del corpo,
e ricorre , e al più le purga una volta per ì:i fuperiore, o
per l'inferiore bocca, e poi fubito falta a' topici, od a' loca-
li dell' offefa parte. E per vero dire ( quando alla parte non
concorra anche il tutto , ) chi non vede , edere foverchio ,
tormentare le infelici Donne con purghe lunghifiìmc, e Ri-
_. ... ,. -purghe, che per mefi, e mcfi martirizzate le tengono, fela
JtiZ cagione della fterilita dal folo utero viziato dipenda ? Quefto,
dirò così, è un Mondo da fé, un'organo desinato n una ta-
le particolare funzione, un non so che dentro il tutto; ma
dal tutto co'fuoi particolari confini difiinto, e diffiquaficon
un grand' uomo efl animai in animali. A quefio adunque par-
ticolarmente rivolger l'occhio attento dobbiamo, e medicar-
lo folo, fc folo offefo fia, non alterare , e foventc ruinarc
§iu^nji) nmttif il tutto fenza nò punto, nò poco alla parce giovare. Qiian-
inttrni adupra. tio poi l' abito del corpo poco laudevolc s'ofl'ervi , e che da
nfiiibbant. qqeUo, comc da fonte impura impuri fughi all'utero coli-
no*
A
Parte ÌJl. CapJJ. 3^9-
no, e neceflario curare il tutto , e poi al medcfimo difcen-
dere per corroborarlo, a una perfetta fimetria ridurlo, e da
ulteriori fconcerti difenderlo . Cava anche ippocrate , come
accennava in quefti cafì alcuna volta fangue , purga il cor-
po, e da per becca rimedj , come d' un cafo belliffimo , e
fortunato accadutogli, egli hello racconta. Vna giovinetta t .
dice (a) pativa il fluffo rojjo , e non ojìante medicamenti dati , j^Ypìératt"'
purgato il capo , e aperta la vena meglio non fi fentiva , e quella
pareva a lei la cagione, che non concepiffe. Le dava perciò mat-
tina , e fera avanti cena il vino bianco , nel quale erano fiate boi-
lite le radici d' af palato , e fedojfi 7 flitjjo , e non molto dopo in-
gravidò , e partorì un mafchio . E quefla era di color candido , e
molto Cam' fa . Quefti fluffirofli , 0 bianchi, che fieno, fé Tul-
le prime loro non fi provvede, oftinatiffimi riefcono, e al- miffjff!i>nHtli'
cuna fiata con rimedj gagliardi fermati, altri mali pericolo- ^""'"•
fiffimi cagionano, quaiicchè la Natura per quel fozzo cola-
tojó tut^^ il chilo crudo, impuro, e foverchio feltrato cac-
ciafTe via, che dentro la malfa reftando , riefcc d'altre dif-
favvcnture cagione. In <5uefti cafi ho veduto giovare i Ra-
barbaratiji Marziali, i Nitrati, i Decotti vulnerar) , l'ac-
qua dello fperma delie Rane, ed anco la corteccia del Perù
con egual porzione di Tormcntilla. Gli Criftei pure uteri-
ni con acque ferrate , o vino acerbo con erbe vulnerarie me-
dicato, o lo ftcflò k>\o fugo d'Ortica, odi Piantaggine, o
di Millefoglio hanno apportata Ibvente la palma.
15. Ter le cicatrici re fiate nell'utero , fi lodano bagni , tcicatriii dilf
criftei con decozioni di radici, e d' erbe inteneranti , e con U'"» , » lor»
Oli, e pinguedini, o con altri argomenti di fimil fatta, che"''""^'
le fibre troppo riftrettc, aggrinzate, o, per dir cosi quafi
raggroppate rallentino.
\6. Se vi fieno calli ndt' uitro , menzionati da Ippocrate ,_^^. ^y.^^^
comanda egli un'infignc operazione, degna di lui, cioè, che ^g '
molli, e minute penne fi prendano, ed uguagliate nella fom- optra^ien
mità con un fottiliflimo filo fi leghino , e d' Olio rofato fiCbiruriii» .
fpalmino, ungcndofi con quefte l'utero nella maniera, che
gli cechi s'ungono. Infcgna pure, come la Donna accomo-
dare fi debba, facendola coricare fupina, e conunguanzia-
le fottopofto ai lombi, e allora s'intruda la tenta, su, e giù
deftramcnte voltandola, finattantochò alia bocca dell' utero
il callo apparisca, apparfo il quale , e fpontaneamcnte ce-
Aaa den-
(a) L.h.de fteriltbus.
37b- DelU Sterilità delle Donne.
dendo con una molleta fottiliflìraa fi Aringa , e con piaccvo-
%u,ì tefa I». ^^zza cavarlo fi tenti. Qui pero mi fia lecito, di brevemcn-
ttfiJa ippotra- te fpiegarc , qual cofa intenda Ippocrate per calli dell'utero,
n per f al/i M' ccncioiTiccoCzciìè lìon e giammai probabile, che intenda per
otrr». veri calli, ufcenti dalle membrane, che nelle pareti dell'ute-
ro qualche volta fi generano, ovvero, che intenda la flefTa
membranofa foftanza incallita, pofciachè altro vi vorrebbe,
che una fcmplice unzione d'olio rofato, con tenere , e mi-
nute penne gentilmente adoprata , acciocché rcnduti molli i
calli, e lubricate le vie, a un femplice leggiero rivoltar d'
una tenta fi sbarbicaffero , e fiaccati alla becca dell'utero
mettefser capo . Parla , s'io diritto miro, d'umori condcn-
fati, e indurati alla foggia de' calli, emoli qualche volta d'
un pezzuolo di pietra, che dentro la cavità dell'utero anni-
dino, ma non altamente radicati nelle membrane fi trovino,
i quali ad ogni Icggicr urto fi movino, e per le untate vie
facilmente discendano . S'ofTervi in fecondo luogo , come ,
ji!rra nfl.jfK,. quando corpi eflranei, o dimefiici , ma liberi, o quafi libc-
ne dell' Autore, ri ncU' utcro {ì ritroyano , e che fuora ufcire , o cavare fi
debbano, non comanda il Saggio uomo, che per bocca ef-
peilenti fi preferivano', come pare il coraun ufo, ma vuole
tutta quanta l'operazione alla parte.
17. E qui dimando perdono, fé fu quefio punto alquan-
lOft'/r»ntpra. to mi fermo, riflettendo a' gravi errori, che nella pratica
tua diir Auto. ^T^ certuni fi commettono, fé alcuno de' detti corpi , oqucl,
*• eh' è peggio , fé la Placenta, o una parte di quefia , o gì'
invogli del feto, o il feto fleffo, o morto, o vivo ftenti ad
ufcire. Vengono fubito con larga mano, e con mirabile con-
fidenza ordmate polveri efpellenti , o riraedj efpanfivi, aro-
matici, e di particelle fottili , ed agitanti dotati, e, fé a Dio
piace, in acque ancora fpiritofe, o in vino bianco generofo
preferirti, pcnfando quegli uomini dabbene, che abbiano
una facuità , o virtù particolare , la quale valorofamentc
pofla cacciar fuora tutto ciò, che in feno all'utero s'impri-
giona: come credono per certa la favoletta delle Capre fal-
vatichc, e delle Cerve, che col Dittamo caccin fuora le fa-
ette, da' Cacciatori ne' loro corpi piantate. Con queftafem-
pliciffima femplicità nel fuo animo radicata, invece, di gio-
vare, molto alle infeliciffime Donne nuociono, o accendcn-
<io il Sangue, e febbri inefiinguibili cagionando , o dando
maggior moto, ed urto maggiore a' fluidi, i quali, fé le boc-
che uterine aperte, e irritate ritrovino, fono cagione, che
con
PaitellLCa^.U, '- 371
con empito più rigogliofo fuora fchizzino , o sbocchino , e
k miiere pazicui al fepolcro efangui conduchino. Sono fo-
gni, e fole di Romanzi \z facultà efpultrici ajucate, e le oc-
eulte qualità di' Dicumi, e della fcorza delle Cafile, e di cer-
ti oflichiflìmi beveroni , che a forza di fede , e di promef-
fe ingozzano, non elfcndovi in certi cafi altra facultà efpiil-
trice, che inun'efpertamano, o in ordigni, fomenti , unzio-
ni, 0 criftei appropriati, conforme l'indicante , o il bifo-
gno, da' quali poffiamo fperar la vittoria. Non è già l'ute-
ro, come il Canale degli alimenti , per cui i farmaci preft
per bocca fieno sforzati a paffare , e urtando , e allo'ngiù
fpigncndo tutto ciò, che incontrano, cacciarlo fuora. E' 1'
utero un'artificiofiffima macchina, che per la trafila di fotti-
liffimi canali riceve i neceflarj tributi, e non v'è la ftrada
si facile, che guidi colà intatto, e con lefue forze ciò, che
il Medico penfa guidarvi. Fanno il fuo effetto nel fangue,
e negli fpiriti, ma non già il defiJerato incanto , o mira-
colo in un folido da fé , che i moti fuoi difìimi , e parti-
colari, o le fuc leggi particolari, e diftinte pofiiede . Tor-
nea dire, eh' egli è per cosi dire, animai in animali y com:
chiamollo un gran Filofofo , onde fuoi fono per Io più i
difordini, fuoi gli errori, e l'ire fue , e perciò a quello vol-
tar fi dobbiamo, e con tutta piacevolezza, e con lino arti-
fizio diriggerlo , correggerlo, e placarlo. Cosi veggiamo
fare Ippocrate , e così noi , imitatori , o difccpoli fuoi fare
dobbiamo , altrimenti piagneremo 1' cfito infelice , come ,
poco fa, ho veduto, me Itupentc, e indarno contraftante,
accadere.
1 8. Se fta piaga , o marcia nell' utero da' tubercoli fuppurati ,
egli è ncceffario, purgare follecitamcnte le marcie , e rifa- p;^^^ „,ìi>
narc i tubercoli . Si coli, così e' infegna 'i divino Noiìro uurf^fyr.
Maeftro, cfattamente latte di Cavalla cotto di manierachc
puriffimo, e fottiliffimo addivenga, e in uno firumcnto > cura ippecra'.
alla foggia d'una canna da ferviziale , s'infonda. La parte r,v<, ,
fuperiore di qucfla canna fia lifcia, e d' argento, come le
tcntc, e poco fotio alia cima d faccia un foro, e in qua, e strumento de.
in la diverfi buchi , ma angufti , porti per lo travcrfo, ed /dritto da ifpt-
egualmente diftanti, avvertendo, chela cima della canna fia f"'/ .
foda, infleffibile , e chiufa , ma il rcftante tutto come una
fciringa, fcannellato. Bifogna dipoi legare al fondo di que-
llo ordigno una vefcica di Porca , che fia ben rafa , fregata ,
e netta, e dopo legna infondervi 'i fuddctto latte , e allora
Aaa 1 ben
3 7^ Z)^//4 Sterilità delle Donne.
ben bene all'intorno tutti i fori eoa un pannolino fi turino,
acciocché il latte non cfca . Cosi accomodata , dalla in ma-
no alla Donna, la quale tolga via i turacciuoli, e lafcirin-
ga dentro 1' utero intruda , lo che farà meglio da fé , cono-
Icendo , e fentendo , dove cacciare lo debbe . Allora com-
primi la vefcica con la mano, e ciò fa , fino a tanto , eh'
efca fuora il marciume, e l'utero tutto lavato, e nettato fia ,
lo che manifeflamente conofcerai , quando più quello non
jilira #p/f-i- ufcirà rimefcolato col latte. Dopo quefta operazione, ricrea-
v<"" d' ippo- ta alquanto la Donna per un tempo moderato, fega il fon-
^""'' do d'una Zucca fecca, e così Ja parte fuperior della cima,
dove fi fcopre il foro, di modo chela facci fimile aJ uncri-
fleo , eccettuatala fommita, che di grolfc^zafia un poco più
rottile deli' ordigno generatore. Accomodata in quefìa forma
la Zucca , ponila attorno a un vafo pieno divino, che fia d' un
foaviflimo odore , fecchiflimo, evecchiffirao, nel quale getta
una pietra nera infocata . Difponi di più un vafo di fiagno,
fu idi cui dintorni la Donna feda, aggiufìandoben?, comebi-
fogna, le naturali membra, dimanierachè la Zucca venga
_ ad effere a puntino fopra il vafo ddlo llngno con la mifura
^ifl.^oni dell' ^^ due dita dentro le afcofe parti. Ecco la cura del grande
Auiert. ippocrate, che mi fono prefo la pena, d' efattamente riferi-
re, non tanto, per infegnare a' più giovani un modo faci-
le, e sbrigativo, da una penna cosi prudente defcritto, quan-
to perchè fi vegga l'attenzione, la pazienza, la fcmpiicita
d'operare de'nofiri Antichi, che fenza tanti mifierj, e tan-
ti difaftrofi apparatile loro faccende efeguiyano, efaruvano
mali, che al giorno d'oggi con pompa maggior di rimed>
interni, ed efterni fpefle volte curar non polliamo , e pia-
celTe al Cielo, che fovente più feroci non gli rendeflìmo .
Piaghe cungrt. ^9- Se poi Ja marcia, o un' icore faniofo , e fetcntiffiino
nofe, 0 cancri fia ftillante da qualche piaga gangrenofa, o da un canche-
uUtrati, ro ulcerato, che grondi dall'utero, del quale Ippocrate in
quefio luogo nonne fa parola , è neceUario fervirfi per lo
più d' una cura lufinghicra , innocente, o palliativa. , come
Noi la chiamiamo, non lafciandofi ingannare dalle boriofe
promelTe di certi Autori , che con iftrana pompa di parole
Hift'ffioni dilP z(:i\uno fino alle fiellc i loro rimed; , conciofficcofachc , fc
Autort . quando fon nell'efierno, e glivcggiamo, tocchiamo, e l'ef-
fetto de' rimedi continuamente olicrviamo, curar non fi pof-
fono, e che faremo, quando in que' nafcondiglj, e in una
par-
Parte 111. Càp. Il 3 73
parte sì dilicata fono chiufi> Bifogna cont:ntarfi allora > di
mitigare l' acerbità d' un sì fiero nemico , giacche domarlo
non ci e concedo , trattarlo con dolcc^^a , accarezzarlo , ad-
dimerticarlo, altrimenti aizzato s'incoUorirce, iit'x più acer-
bo, e più feroce. Si addjlcifca dunque ia quefti miferabili
cafi tutta la malfa degli umori con latti, con fieri, con de-
cotti dolcificanti, con baUamici dilicati, con polveri affor-
benti , e con una efattifi:m.i dieta di vivere , e la parte pu-
re con acque di Solatro, di Sambuco, di Piantaggine, di Sie-
ro , di Lumaconi ignudi , o di Rane Pillate, e con altre co-
fetali piacevoli, e mitigative filavi, e fi temperi , imperoc-
ché i veri cancheri, anco ertemi , fé non col ferro, e col
fuoco fui principio ("radicare Ci pofTono, lo che fovente non
bafla, in altri luoghi fovente ripullulando , come notano i
Pratici, e come ho veduto con l'efperienza. _ _ _ socetdiil'uti,
■3.0. In un altro luogo, verfo il fine de' mali delle fterili , ninafp'it^ ^»
parlando il noftro Ippocratc dell'utero ulcerato, e della fua '""■"/" •
bocca inafprita , o da qualche pe.Tario corrodi , vuole , che
non" fi adopri altre , che lana intinta nel graflo , e Rofato ,
e un poco di cera. Quefte fono le maniere di medicare dal d^,^^,,- ^f/^.
fuddctto infegnate, onde mi piace qui d' avvertire di nuovo Auten.
i giovani, che non fi fidino di rimedi tanto comporti , come
da alcuni ufati vengono, parendo loro, che non fia degna p;^,jfff^pip
di un bravo Medico quella Ricetta , che da cento rimedj ci p'iìi kduii',
( uno fovente contrario all'altro ) non viene comporta . E
pure la Natura macrtra in ogni luogo, e in ogni tempo del-
le cofe femplici fi diletta , edolTerviamo in pratica, cheque'
pochi fpecifici , che abbiamo , come la Chinacliina , l'Ipe-
cuacannc, il Mungos , Sccopemno fempre meglio foli, che
accompagnati con altri. Pare a me, col fare tanti mefcuglj ,
che facciamo uni pretta ingiuria alla Natura, che hacom-
porto ella ciò , che per la falute , e mantenimento dell' uo-
mo voleva comporto. Bcua uci-o
ZI. Ter U bieca troppo apert.t dell'utero, port"ono ( confor- ^^•"'"''/''"•'-
mc il giudizio del Medico ) più , e meno convenir que' ri- '"'
medj, de' quali nel ?. 14. parlammo ; e qui mi piace d' ag- Vagina :r^p;-o
giugncrc anche il d-ffetto ddi.t vagin.i , troppo ampia , e fuora. ampia, enU.
dell' ordinario aperta , rilafciata , acquofa , fen^a rughe , e di pò- ('""'•' •
co, 0 niun valore dotata , toccata cosi all'ofcuro poco dopo
dal nortro Autore. S'oifervi anche qui, fé il male venga dal oj^'v^vcnt
tutto, o disila fola parte, o dall'imo, e dall' altra. Se vie-/»"'- ^■■^'^'^
ne dal
374^ DAIo, 'Sterilita delle Donne.
ne dal tutto, e i raefi troppi, o troppo acquofi fieno , è ne-.
Cura d-r ccffario, per confeglio del precitato Maeilro , darle Medi-
<rlu. '^'^ca menti purganti, ed interpolo qualche tempo fomentar tutr
to il corpo, e dipoi l'utero con aceto, ed acqua di mare »
introdotte tente, e ferramenti, prudence.ncnte rifcaldati dal
fuoco, il quale afciughi le parti troppo umide, e flofcic *
e ìz afforzi, e le corrobori. Si facciano poi fomenti in tera«
pò opportuno con decozione delle rafchiature di Cipreffo ,
delle foglie di Lauro verde, e d."l Policnsmo . Dopo qucfto
fi lavi , e un altro fomento s'adoperi con rafchiature del
Loto, e con le foglie del Policnemo, cotte nell'aceto, ma
verfo il fine fi facciala fuffuraigazione con foglie pefte di
Verbafco, e con rafchiature di Loto . Prima, che fi lavi >
fi fuffuraighi con mirra, e incenfo triti, luna, e l'altro in
. parti eguali, aggiugnendovi le foglie dell' Alloro , e delMir-
to, e ciò faccia due volte al giorno, e fubito dopo lavata .
Dopo pure la fuffumigazionc fi lavi, e alla primiera natu-
ra lo ftomaco dell' utero reftituifca . E fé le forze refiflino ,
prima di tutte quelle operazioni, fi caglj la vena nella ma-?
no finiftra, e dipoi tutto il detto ia efccuzione fi metta .
XI. Per una tale indifpofizione i nofiri Pratici faviamentc
Cura di' jfo. 3ggi"°go"o ^ bagni marziali , aluminofi , e fulfurei , e le
derni. dette acque marziali, o meglio anche quelle della noftra lo-
data Arandola danno per bocca, overo formano bagni , inie-
zioni, fomenti con erbe, radici, fiori, e corteccie, efiraili
vulnerari, aggiugnendovi anche un poco d'Allume crudo .
Fra i riraedj per iniezioni , bagni , o fomenti trovano effi-
cace la bifiorta, le confolide ,. l'ufnea,. la tormeniilla , l'er-
niaria, le foglie di quercia, le galle d' Iftria , i calici della
ghiande , i Balaufti , '1 femprevivo minore , e molte altre
bollite in vino acerbo, o nell' acqua dc'Ferraj , o di Pian-
taggine, di Acetofa , di Ortica, di Ellera terrefire &c.
1 j. Se a una maritata, fi fupprimano le purghe fue , bifogna ,
f'-PP^/f'""- ^Wct Ippocrate, prima purgare il capo , e dipoi darle l'dle-
// mtuatf' boro» c "o*^ folamentc una volta , ma due , fé occorre (a)»
Cura'yipp't. Riccorre dopo ciò immediatamente al fomento , fatto eoa
crate , acqua
( a ) Vn empirico faceva mangiare più volte alle non me/iruanti ,
vicina al tempo delle loro purgagioni , un pomo cotto la ferx
con dentro radici d' elleboro ^ e fpejfo l' intento defiderato otte-
neva.
Parte 111. Cap. IL 37;
acquamarina, in cui fia infufoun fafcetto d' Alliofchiaccta-
to, e dopo quefto di fola acqua marina fi ferva . Se imcfinon
apparifcano, prima di celiar dalla cura queft' altra potente
fomentazione fi faccia. Si prenda un Cagnuolo uccifodifrc-
fco, e fventrato fi riempia d' ogni forta d'aroniati odoratif-
fimi, e fccchiflimi , in polvere ridutti , e porto al fuoco in
un vafo di preziofiflimo vino, riceva il. fomento per mezzo
d'una fciringa intrufa, e fé le forze perfidano, vuole, che
ciò per un giorno intero fi faccia . S' interroghi allora la
Donna, fé l'odor degli aromacifence in bocca, eflcndo que-
llo un non piccolo fegno , che fia abile a concepire . Bifo-
gna di più fervirfi di pcffarj, e di ghiande conio zafferano, Prfarìt pn.
quanto vuoi, mirra alla groflezza di due fave, fale, quan- ^tar.ttimf/ì.
to bafta , e fiele di Toro alla quantità della Mirra . Se però
brami quella ghianda, o peflario più mite, mettivi meno di
fiele, e fé più gagliardo in più copia . Mefcola tutte que-
fte cofe trite con mele, finattantochè divenga tale, checon
le dita una parta comporre fi porta: concioflìachè , quantop-
più trito, e dimenato, tantoppiù fecco diverrà, più vifco-
fo, e migliore. Dopo averlo formato più grùflb d'una ghian-
da con la parte acuta, e quella di mezzo più groffa , pri-
ma, che all'utero ii fottoponga , fé gli caccino dentro due
ramufcelli d'origano, fatti lilg, e lunghi fei dita. Involgi-
li poco dopo in molliflima lana , e nella parte fuperiore le-
gali con un filo fotcile , in modo , che il filo fia più lungo
de' ramufcelli quattro dita. Dopo, che fi farà lavata, e per- ^ff,ttt i,i H,r
fcttamcnte monda renduta, lo metta nella bocca dell'utero, ^lu .
e dentro per una notte lo tenga, e ^\ purgherà di una ma-
teria acquofa. La mattina levata ^\ lavi, ne in quel giorno
fopra il fomento feda . Ma quando di nuovo avrà incomin-
ciato adoprare il fomento , e da quello fi farà levata , fia
pronto un'ottimo Cerotto, o unguento, fatto in quel gior-
no, col quale mefcola midolla di Cervo, ovvero grafl"od'0-,
ca, e s'unga l'utero, e così tutto efattamente faccia. Ovvero
tutte quelle cofe mefcola con le fovraddette , eccettuato il
fiele , ma l' origano leggiermente tritato fi mefcoli nella ghian-
da) e l'applichi.
14- Non contento di tutto quefto efficace apparato di lo- ^'"' ''""'^i
cali rimedi , aggiugne, che in luogo dell' Origano , fi può P'^P'^'»"»"^
porre l'afienzio . Ovvero (v prenda il Mclanzio, e diiigen- ^"'^ ' '
temente ^\ pefti , e mefcolato con mele in forma di palla fi
riduca, e fi ponga. Ma avverte, che qualche volta induce
feb-
3 7^ DclU Sterilità delle Dorme .
Avv-f fifp». febbre, e fa gonfiare V articolo (a) per cfTcre gngliatdamen-
'""'• te mordace. L'Eleboro nero cotto con mele è pur valente ,
ma egli è anch' efTo mordace molto, efebbrifero. Nella ftcf-
fa maniera il mele , e il fugo dell'Elaterio cotto, fatta una
ghianda, è potentiflìmo, ma egli èpu re fcbbrifero, efaftil-
lare ancofangue, anzi alcuni di quefli anche pellicciatole
(laccano. E fc vorrai un rimedio più mite, radi '1 Dracon-
2Ìo, e col mele cotto, o crudo impaflato riformalo alla fog-
gia di una palla, grande quanto è una gran galla di Quer-
cia. Ma perchè il cautiflimo nortro Maertro teme, che con
i detti rimedi fi pofla far qualche errore, fé da imprudente,
G*ifegUod'ip. g temerario Medico indifferentemente s' adoprino, fa un'uti-
^fhiarl-ìo'ne '' liffii"^ dichiarazione, e da in uno fteffo tempo un prudcn-
tiffimo ricordo. Conave autem ( fono le fuc parole) ut tena-
turalem Medicum exhibeas ( non foffiftico, non'ardito, non
delle leggi della Natura ignorante ) ad horninis hnbitum, &
-vires refptciendo. ìlorum enimtiullus tenne, & inconftderatè ali-
quid agit . rerum bis in confiderationem adhibitis , totius corporis ■,
& cafids purgationes , medicationes , uteri fona , & fubdititio'
rum appofitioucs ad ufum eccommodato . Mxc libi flint , velut elc~
I(;p<jlì/!oiiidtW menta. Horum autcm curatio pectdiaris cfl . Vuole dunque , che
AutoTt. i prefcritti rimcdj fieno, come elementi , efcmplari , o mo-
delli della maniera di medicar quefto male, da'quali '1 Me-
dico amico della Natura, e delle fue operazioni vigilantif-
fimo difccrnitore dcbbe prendere la norma di prefcrivere ,
■\,»'-,v '. ■' • confidcrando l'abito del corpo, le forze, il temperamento ,
l'età, la ftngione dell'anno, i cofiumi , il clima, e quanto
altro fi ricerca, per non operare all'empirica , od alla cie-
ca . Cadauna vuole unmodj particolare, edifiinto, che toc-
ca al giudizio del Clinico '1 ritrovarlo , eleggendo que' ri-
medi SI univcrfali, sì locali, che faranno a quella, e non a
un'altra appropriati. 7{on rnedetnur hcmim , fed ThaìU , aut
Svcrati, dille anche il Filofofo.
' -xj. S'avverta, chequi non parla delle Vergini , imperoc-
■ I ■ I ' r » . Il I II I •
•v (•^) iìl^i^fl' P^>'ol^ ^rtkulos viene f.]z>ia)iiente interpctratadahriio
' , ,,^ . Modenefe Trofpero M.trzìano nel Com. de fìeril. num. 5<J. per
^ vi- . pudcndum, quantunque comunemente quella parola Greca
figtrfiih! articolo ; alcuna volta però fi prende per i genita-
'^ li, sì de mnfchi , come delle fen.mine , nel quale fignifìcato
^^' fehC f'en ì Erodoto nella Talia , e Melpomene, correggendo così
"^■■ÀhCtra il luogo d' Efichio.
Parte DI. Cap. IL 377
che a quelìe lecite non fono le ghiande , i pcffarj , e fimili
argomenti del verginale chioftro depravatori ; ma delle fole ^f»»//»";'*
congiunte con l'uomo, le quali bramano , che l'uovo redi ' '*''«""•
gallato . Potrebbono perù anche in quelk adoprarfi le unzio-
ni, i bagni, i fomenti, e i fuffumig; ancora con piccola, e
gentile fciringa, o con un'imbuto di ftretto collo ricevuti . i^imtJ] iteli
Mi ha fatto venir voglia di ridere M.iriano Chiariana {a) i\ pfr U vergini .
quale anche nelle Vergini ordina unpeffario, fatto con goiii-
ma Ammoniaco, Galbano, Elemi, e Mirra , lungo, egrof-
fo, quanto il dito di mezzo della mano, proccftandofi , che
non leva alle Donzelle la -oerginità in conto alcuno , quale è fola
confluente nel di fuori , e vi }i ricerca altro , che queflo per levar-
la, bravando contra gli fcrupolofi, e configliando le giova-
nette, a guardarfi da altro, che dall' accennato peflario, fé
il più b:l fregio loro perder non vogliono. Ma ai noftro ve-
nerabile Vecchio torniamo, che nuovi rimedj , oltre i pre-
fcritti con incomparabile prudenza propone, molti de' quali
anco ziìs vergini non meftruanti addatcare fi polTono . Se^'"/j^"^
fatte tutte le menzionate operazioni ( foggiugnc ) ancora non
apparifcano , femper in fotu perfeverandum . Si noti quel fem-
per . Non vuole , che il luogo offsfo mai di vifta fi perda ,
conciortìachè il fomento lo rende moJle , e fa fcaricare gli
umori impuri, e fecciofi. Se celiando da quefto, manchino cavatad/r
ancora i neceffarj tributi della Natura , comanda la cavata gue 'e'» 'dai""
di fangue dal braccio, e fé la Donna fia robufta daentrara- brauh^cnftr.
hi. Qiu fi noti la pratica comune contra le Ippocratiche kg- ">* ippoeratt,
gì efcrcitata, cavando per lo più i Medici fangue nel princi-
pio , o almeno nel mezzo della cura , quando Ippocrate 1' ^ifit/r^ni dilt
ordina folamente in cafo, dirò cosi difperato, cioè dopo aver Auttrt.
tentata una lunga ferie di tanti , e cosi potenti rimcd; , de'
quali finora abbiamo fatto parola. Si noti in fecondo luogo, p^,,;y^"/'T^
come l'ordina dalle parti fupcriori, e non inferiori, loche, rieri neiu"n7tt
fé in certe Città fi facefle, alzercbbono le grida con Icbrac- wt/ìruanti,
eia in croce fino alle ftelle. £ pure io conofco un gran Me-
dicò, (fc)cheo per configJio d' Ippocrate, o per offervazio- o/rfr^^;*/»;; »
Bbb ni
( a ) // deftderato amko Medico &c. Opera di Mariano Ch'tariana
&c. In "Padova per gli Fratelli Sardi in 8. fenXA l' armo .
Giornata 5. Cap. I. num. 1 1. pa^. m. 341.
(b) Ouefli ha avuto incredibili contr/fìi co' Medici, e con le Fent'
mine pel vano timore , che il fat.gue reflajfe in alto , e più al
hjfo non ritorttaffe , che ha tutti funerali col far loro vede-
378 Della Sterilità dtlle Donne .
ni da lui fatte, ne cava folamcnte dil braccio, fcnza tanti
*"': iV*"^'^ ipavcnti, che tutto al capo fi porti, ne al ballo a'fuoi tcm-
.vi*»**..-. pi ritorni, e mirabili cfictti ne vede, e so pure, come a una
Monaca il fangue cavato dal piede, con raro efempio , deli-
rante la rende, non ceffando il delirio , fé dalla mano , o
dal braccio di nuovo non fene cavi. Qual vitto poi in quefti
. cafi prefcrivcrc fi debba , l'ha detto Ippocrate altrove, e non
Ve alcuno sì foreftiero nell'Arte nofira, che nonio fappia .
A^fìrhr.tdxd' ^^ ^"°^ adoprare i fuffumigj , comanda , che ii fcclga il Lo-
ifpocr'are. glio dal frumento fottilmente accomodato , e fatto fuoco lenr
tiflìmodi vite, fi getti in un catino, e allora fa, che la Don-
na feda fopra una fedia , di molli panni guernita, per ricc:
vere il fummo. Se qucfia cura fufficiente paja, nello Ipa^io
•di quattro racfi fi metta in opra , fé nò , proccura , ch<;
in quel tempo all' uomo non s'accolti , e intanto dalle un
bicchicro d'acqua a digiuno , in cui fieno macerate rafcbia*
. . ., ture del pino, col quale fi lavorano le fiaccole, ctengafem-
''*'>V.V,'fi P''<^ "^^^^ parti, che più d'ogn' altra tengon celate, unaCci-
' * " ringa di flagno . Tanto è gelofo , che fi tenga fempre ali.'
egra parte qualche rimedio. Se lediapure da berre la deco-
zione tiepida degli Cotiledoni, o Bellici di Venere, confa-
le., e con Cornino rimcfcolati. E pare, dice, che le Cotile-
doni femmine facciano generar femmine, e le piccole, echiit-
fé mafchi. Conchiudc apportando un rimedio , che chiama
■ tmapioTium Conceptoriiim Summum, ed è il Melanzio acerbo dato a berre
san.mum d' ' alla Donna nel vino nero. Non voglio , ne pollo ulterior-
Ippocrate. mente diffondermi, nell' apportare altri rimedi , comunemen-
te nel fecol noftro prefcritti, per fare, che rigermoglinogli
fmarriti fiori, concioflìacofachè può ognuno ne'proprj Au-
Rateane psrtl'> ^°''' provargli, e non v'è empirico , né Donnicciuola , qhe
y Autori appor. non vanti i fuoi . Mi fono prcfo diletto , di richiamare da
fi i rimcd] d' una dimenticanza , quafi diflì ,. ingrata i tanto efficaci, e eoa
ippocratt . tanca attenzione defcritti da Ippocrate , pzrchè forfè , o non
bene difaminati, o negletti , o barbari giudicati , fidandpfi
. molti più nelle gentili maniere da' Moderni infegnate ,.cl>S
nelle forti, e rifoiute di quell' efperimentatiflìmo Precettore .
Tentano quefii un'altra iirada più amena ; ma più lunga ,
e più incerta, e fé la vecchia feguicata fi fofle, e con pied?
fermo
re l' rfperienzt felice . Forfè, perchè dal piede efce più fdn)
glia arteriofo, che vcnofoì O perchè ne' precordj andava tar-
. - digrado^ e non fujficicntcmente.fi ajfottjgliavaf.&c,^ ^
PmelIl.Cap.JI. 3 79>
fermo per cosi lungo tempo battuta , non fentiremmo per
avventura tutto giorno con roUor noftro , e difcredito dell'
Arte i rimproveri , di faperc difcorrcr meglio ; ma di peggio
curar degli A:itichi :
i<5. Ter i mefi non affatto foppre{Jì vkns indiccLta gensrOilmsn-. Me/f non ajf.t.-
te la cura medefima , non però cosi caricata , ne cosi farti- ffopp^Hì-
diofa , non efl'endo le vie affatto, nò cosi oftinatamence inta-
fate, né la parte cotanto contaminata . Non ii ricerca folo
nella Medicina prudenza ; ma , quafi diflì , e tutta pruden-
za, confiflendo nel ben riflettere , nel meglio oifervare , e
nel!' ottimamente piei'crivere. Si avverta però, che fé fi deb-
ba fpofarc una giovane, per propagare la fua famiglia , non
è fempre vero ciò, che nel principio di queflo Capitolo(c)
dicemmo con Ippocrate, cioè, eflere necefTario, che lofca- f^'^'°]f^i'!,"
fico Lunare fegua /^zm magna, copia, imperocché ne conofco ^"J^^
molte, che fcarfeggiavano affai , e pure di numerofa prole
felicitarono le loro cafe. Dicemmo anzi in uno degli ante-
cedenti Capitoli , (b) che alcune fenza mai aver veduto una
gocciola de' loro tributi , fecondate recarono , come oltre
gli apportati efempli, parecchi altri fenc leggono nello Schen-
chio (e ) nel Donato , ( rf ) e nel noflro Rodio (e ) oltre uno
raccontato nell'anno terzo dell' Efjmeridi dc'Curiofidi Ger-
mania, (/) e un' altro di tutti più rimarcabile nell'anno pri-
mo della Decina feconda, (g) imperocché nò avanti , nèdor
pò il parto vide mai Mefi, e né meno i Loch] nel tempo del
mcdefimo, godendo fempre una perfetta falute, ed imitando
la Natura in quella de' Bruti la regola, che ne a tante , nò
a si lunghe purg:igiom foggecti fono.
xj. ^llii tì-oppa copia de' Mefi è pur necefTario proweicre ,
cfsendo ogni cccefso alla gran Madre nimico. Si ofservi, fé rreppaerpia
viene dal tutto, o dalla fola parte ofF^fa : e fé dal tutto, fi i,'.ta,fi.
rifletta di nuovo , fé fia per troppa copia di fangue , oper
troppa l'ottigliezza del raedefimo, o per fali agri difsolvenii, st vicnedai
e tritanti la fua fibrofa teflura, e con dieta medicata , elun- tutto.
B b b X ga ,
(a) §. 1.
(b) Cap. xz. §. li. e ij.
( e ) L'b. 4. Obf. Medie. &c.
(d) Lib.^. Hflor. M-dic. admir. Cap. Zj.
(e) Centur. ^. obf. 54.
(f) Obf. liz.
(g)06/. 4'.
■380 Della Sterilità delle Donne.
ga, che in quefti cafi fuole fovcnte far meglio de' rimcdj, o
con i rimedj, ad ogni cagione appropriati, ficuri, nell' ap-
portare i quali non mi diffondo, il perché troppo lungo , e
fj*^"'""" tediofo farei. Se la miniera del male lia poi ndl' utero Iblo,
' o fé folo nella vagina, loda Ippocrate un fufFumigio con lo
fterco fecco dell'Afino, che bò efsere flato raefso in pratica,
non fenza felicità di fuccefso, ovvero una ghianda, fattacci
medefimo con la rubrica, e con l'ofso di Seppia polverizza-
ti , e in pannolino involti. Il fummo anche dell' aceto/ ca-
dente fopra una lamina di piombo, o di ferro ben calda vie-
ne lodato, e per bocca pofsono giovare , dati con le dovu-
te cautele , molti di que' rimedj , che nel (iufso rofso ordi-
nammo, (a)
. ..f""''"'^* 28. La procidenxa dell' utero è uno di que' mali fudicj , e ver-
' *'"*■' gognofi , che qualche volta l' infelice fefso tormenta , e an-
noja , e non è sì facile da rifanarfi , fé particolarmente in-
vecchiare fi lafci. Ippocrate faviamente diftingue , quando
Curad'ippt- non è affatto fuora della vagina, e quando è pendolo fuora
cftìti . di tutto il corpo . Nel primo cafo vuole , che lì prendano
bacche di Mirto , e rafchiature di Loto , e in acqua fi cuo-
ciano, e queft' acqua iì tenga una notte al Cielo fcoperto, e
cosi fredda quella rilafciata parte fi fpruzzi, e bagni, e con
k dette cofe trite s'impolveri . Beva in oltre decozione di len-
ticchia , mefcolata con aceto , e mele , e vomiti , finche 1'
utero fi ritiri, facendo, che il letto da' piedi più aUo fiia ,
e all'utero materie fetenti fottoponendo , e alle narici odo-
rofe. Mangi cibi molliffimi, e freddi, e vino bianco acquo-
fo beva , né fi lavi , né dorma con l' uomo . La qua! dieta
con cibi refrigeranti , e vino bianco acquofo , fé alle Don-
ne noftre farà propofta , alzeranno le voci al Cielo , e gri-
Vtirt yfrentt àztznno , chc la Matrice né tali cibi, né tali bevande ricer-
d^itorp, dilla C3^ e pure ^ configlio del grande Ippocrate. Pafliarao alfe-
S'itna. condocafo, cioè, quando efce fuora , e pende , come una
borfa, da quella parte, che infino le piìi vendute gelolamen-
te nafcondono. Parla qui, quando è ufcito per un parto dif-
Cwé ippttrth. ^<^ilc , od abbia dormito nel tempo del puerperio con l' uo-
»»<■«. mo . Vuole, che s'applichino refrigeranti , e quel pezzo ,
eh' è fuora, fi lavi con vino nero, nel qirale la buccia d'un
pomo granato fia corta , fi purghi bene , ed al fuo luogo ii
rimetta. Si prenda dipoi mele, e ragia, in egual mifura li~
quc-
(a) Vedi qui ic.fo il fine d.\ §. 14.
Partelll.Cap.il. 381
quefatta, e dentro la vagina tepide s'infondano > e giaccia
fupina con le gambe in alto allungate , e riponga fpugne ,
e a" lombi le leghi. In qu:ilo mentre s'aftenga da' cibi , ed
ufi pcchiflima bevanda, tìaactantochè f:tte giorni palfati fie-
no. Se con quefli riin:dj dentro al fuo luogo ritorni , non
occorre altro fare ; ma fé nò , fi rada Ja parte ultima dell'
utero, e con decozione di Pino fi lavi : altri interpccri ag-
giungono, che dopo lavata, s'applichi un cerotto di pece.
Fatto ciò , legati i piedi a una fcala , percuotila vcrfo il ca-
po, e con la mano caccia la Matrice dentro. L?ga dipoi le
fue gambe incrocicchiate, e un giorno, e una notte lafciala
in quiete, non dandole altro per cibo , che fugo di tiffana ,
(a) e niente di freddo . Nel giorno venturo bifogna farla
chinare, s'applichi alla cofcia una coppetta delle maggiori,
che per molto tempo tiri, e dopo levata , lafciala cosi chi-
na giacere, non dandole altro per cibo, che fugo ài tiffana,
finché fette giorni paflati fieno : ne d'altri cibi, chepochif-
fimi, e moUiflimi fi ferva. Che fé vorrà fcaricare il ventre,
ciò faccia giacente , finattantochè fieno pafiati giorni quat-
tordici, dipoi fi levi , e non cammini , nò fi lavi , mangi
poco, fi fuffumighi con puzzolenti materie, e quando inco-
mincicrà a camminare, porti certi addobbamenti ftretti, fat-
ti di tela, detti volgarmente brachette . Tutto va bene ; ma ii:/t:/^ani dill
quel radere l'ultima parte dell'utero, è degno di rifleflìone . ■^-•'■'<"f •
E' probabile, che intenda , che dolcemente s'irriti , come
quando i peli dal mento fi radono , acciocché le fibre s'in-
crefpino, e all'indentro (i ritirino i ma non fi faccia lefionc
alcuna nelle membrane. E' ben vero , che il S':merco, ed
altri apportano cafi di Donne, zWt quali l' utero è ftato im-
punemente troncato; ma fono cafi rari, che non danno leg-
ge. Oltreché molte volte è più pericolofa nelle parti mem-
branofe, e ncrvofe una puntura, o roficatura, che un tota-
le troncamento delle medcfime.
2p. Qui mi fia lecito aggiugnere , quanto in propofito oifirva\<om
àelìz procidema , o prolaffj ddì' alerò hanno ne' cadaveri di </»' Mi»*/?"»
più offervato i Moderni , factndofi fpelTo equivocamento da '""'' P^'^'^'":
molti pratici, che veramente in queflo polfono rcflare facil- ^/f ,',/// "^^
mente ingannati. L'utero e cosi ben legato, che pare impof-
fibile, poter mai rilafciarfi , e al ballo cadere , nulla però
di meno alcuna fiata, benché di rado , avviene , che nelT
eftra-
ra) F.enc ime fa per wiQfX^tn,
3 8r. Della. Snùlttà delle Donne.
eftrazione violenta d'un feto, o della placenta , "fi flrafcini>
all' ingiù, e dal fuo naturale fito 11 ^luoghi, potendo/i allo-,
ra chiamare piuttorto un'utero ftirato , o flrafcinato , che «-,
dvto. Un'efemplo il Bartolini ne apporta {a) dove fa men-,
zionc dell'effrazione d' un'utero , fatta a forza nel voler le-
vare violentemente le fecondin: , che fa fatale : e l'Udano fa.
parola di un'altro . {b) Per ordinario è la vagina , che di-
fcende, non l'utero, reftando fcmpre quello nel naturale fuo
fìto, e perciò da alcuni Moderni vie.ie più propriamente chia-
rhato Trolapfus fnius piidoris . Quella dunque nella membrana
fua interna rugofa, gonfia, e fatolla di fieri, qualche vol-
liiLpdil'a ta, o per un parto difficile , o per altre cagioni rammorbi-
va^ina,, comi data fi rallenta, e (\ allunga, e venendo egualmente acom-
y^i^^P"!' p'!^ baciare i dintorni delle labbra, o ufcendo anche fuora delle
*""• medefime, lafcia nel mezzo un foro, che la bocca dell'ute-
ro ralTembrando ingannò i vecchi olTervatori . Accade anco
alle volte, che non tutta l'interna membrana della vagina fi
rallenti, e difcenda; ma una fola fua parte, che ufcendo in
forma circolare, e come da un collo pendendo , viene pure
prefaper l'utero. Qualche volta quefto pezzo pendente è fla-
to tagliato, e dopo la morte dell'infelice Donna , offerva'
rono , come da un canto , o dall'altro mancava una parte
dell'interna rugofa tunica della vagina, nonl'utero. il pri'-
mo cafo, che piuttofto, come abbiamo accennato, fìrafcina-
mento, o flrappamento fi può chiamare , è pieno di pericolo,
e di fpinofc difficultà; ma i due fecondi, fubico fubito dopo
la disgrazia da Medico favio curati , poffono allo flato pri-
miero reflituirfi.
crade'Mi»^ ^o. Oltre la cura d'Ippocrate , ne fono pieni i libri de?
dtr'nì'. " noflri Pratici , ordinando anch' effi , che dolcemente con la
mano fi riponga a fuo luogo , e con decozioni , e polveri
aflringenti cola ^i mantenga nella fua nicchia ; ma niuno ,
per vero dire, più efattamente del nortro fapientiflimo pri-
mo Maeflro preferi ve il modo, la quiete, e la regola di vi-
vere. Una cofa fo!a aggiungono, non ufata forfè, a tempi
d'Ippocrate, che non è da tacere, cioè, quando nulla gio-
r!^r'''!'u""' ^^ ' s'intruda dentro la vagina, a fuo luogo prima riporta,
''i'' velina ^11 ""'^ palla, fatta di fugherò , o un gomitolo di refe inzup-
i-:cri '* paco, o empiaftricciato di cera vergine, colofonia, gomma
cic-
ca J Cent. 2. rt^. otnatom. pi.
(b) Cem. ^.Obf. 60.
• Parte ìli. Cap:IJ.\ , 3S1
élcmi ,"e fimili, delle quali palle, o ritonJc , 0 piriformi V
lldano {a) né dà un'ottima defcrÌ2Ìonej efigura, coraean-
che il Senncrto , dove parla della Troc:denz<t dell'utero. Ih
luogo di quefte palle adoprano apprclFo di noi anelli fatti di ^.^^^f'^''*
boflo, odavolio, e con cera vergine incroftati , che meglio, *"'' '^"'"'' '^\'
e più comodi delle palle riefcono , non impedendo , come
<jucfte poirono fare, lo fcolo delle macerie, che colà metto-
no foce, e dalle glandule della vagina, e dell'utero foglio- cj^,,,^
no fcacurire. Tanto le palle, quanto gli anelli debbono efat-
tamente corrifpondere all'ampiezza della vagina, acciocché,
fc troppo piccoli, la procidenxtt non impedifcono, o fé affai
grandi troppo dilatare, o irritare la poffonp. Sitenganocon
un filo legati, per potergli a fuo piacimento cavare. Crede- p^/|-^^,^^,^.^
vano , e credono ancora alcuni buoni uomini , che ({ntat di alcun» .
palle, o quefti anelli dentro il feno dell' utero finafcondino,
ma facilmente conofceranno, di andare errati , fé rifletteran-
no all'anguQia della fua bocca , e dell'interna fua cavità ,
ed agli fintomi, che da quel corpo efiraneo , colàrinchiufo,
nifcer potrebbono . S'appoggiano alle interne parieti della ...
bocca della vagina, che di fibre circolari comporta , è mol-
to piìj della vagina riftretta, e può le tuniche interne laffe,
e cadenti eggregiamentc follenerc, e fofpcndere. Chefiapiù
riflrctca la bocca della cavernofa vagina , avendo anch' e(Ta
una fpczie di sfintere, che a fuo njodo fi dilata, -e fi ftrigne,
io fanno quelle fempliciottc fanciulle , che introdutte mate-
rie dure di qualche grolTezza, e irritata la parte, più rka.- ojfa htmJutt*
var non le poflbno, come poco fa a una giovinetta accadet- nel/a vagina.
te, che pagò la pena dell' intrufione d'un'ofl"o, il quale ,
fé fteffa fiupente, e ad alta voce gridante , non potè fenza
dolore, e lacerazione cavarfi.
^r. Se i meft delle ùonne per la via follia non ifcorrino; ma jafffufrtft:
dalle glandule , o vene emorroidali , conforme pare , che ac- j^ vltu pZt'i
cenni Ippocrate , fcaturifchino , fcgue per ordinario la fieri- ^f/<-#rp#.
lità, imperciocché manifefia cofa è allora, che le boccucce
de' canali uterini fono ofirutte, o acciecate , e inconfeguen-
ti l'utero della fua naturale armonia difcordante. Ma non
folamentc dalle glandule emorroidali fcappar può quella co-
pia di mcfirualc materia; ma dalla bocca, dagli occhi, dal-
le orecchie , dal nafo , e da quijlfivoglia parte del nofiro
corpo, che abbia allora i vali deboli, o i pori facili ad aprir-
fi a
(a) Cm. 4. obf ói.
3 ? 4 Della Sterilità delle Donne .
fi a qualfi voglia urto, o dilatazion del mcdcfirao. Raro è il
cafo, narratomi dal Sig. Gio: Caccia, giovane d'alce fpcran-
o/Trrv ieni ^^ ' ^^^ '^?"' "^^^^ ""^ Donzclla pcr quella vena, eh' e fo-
if Mil'lfcUi^"^^ il ciglio finiftro, efattamente purgavafi , la quale, ter-
pt'ìuoihiflra- minato il fuo folito corfo, fenza ajuto dell'Arte li rinchiu-
eriiHtrj. deva, e allo flato fuo naturai ritornava. Il Pedini nelle fuc
Ojjervazicni F ifico- Mediche (a) racconta d'un' altra , a cui i
meftrui a fuo tempo fcoppiavano fotto forma d'icori roflì-
gni, e fetenti da tutte le glandulc del capo, e di una, alla
quale da certe ulcere delle mammelle gemevano, e interzo
luogo d' un' altra Donna , (b) che ordinatamente da una pia-
ga nella deftra gamba fcaturir gli vedeva . Ma vengano da
un canto, o dall'altro, è fempre fegno, che i' utero è mal'
I'Tim'j''"' ^^^^^^' ° grommofo , ed è neceffario , che il Medicante a
eualjfa qucllo tutti 1 fuoi penficri , e la mano rivolga, pcrdcoftruer-
lo, ediftafarlo, non venendo già fempre il male dal tutto»
come ognuno , che non è da una ftolida ignoranza occupa-
to, può facilmente comprendere. La cura Ippocratica , che
tfoM, per aprire le uterine vk ndh fopprefflone de' Me/ì , enellachiu-
fura della bocca della matrice s'è fatta, qui pure ha luogo,
come i bagni , i fomenti , le fuffumigazicni degli Antichi ,
e de' Moderni, e quanto può quell'organo mollificare, ria-
prire, mondare, e al tono fuo naturale ridurre.
5Z. ^Uo flomaeo dell' utero { in qual lì voglia fenfo prefo )
..- j IP ^"fo , 0 chiufo , 0 florto , o dislocato , o con le labbra in fé ridut'
Miro tftjQ . fé , 0 a] prò , 0 da qttaijrvoglia cagione malmenato , viziato , e
guajìo, conviene poco più, poco meno quella cura locale ,
che della cervice fua ftorta , o ferrata , od ofFefa abbiamo
con le parole d' Ippocrate defcritta . Per la bocca però dell'
^'"■"dell'ut}, utero da una membrana foyraccrefccntechiufa pone nuovi ri-
'va '^c'hlra^i ^^^^ '^ fecondiffimo ingegno del lodato Maeftro , che poflb-
^una'm'mbrana^'^ anche applicarli ad altre membrane, o efcrefcenze morbo-
ifc. fé, che alla bocca della vagina , o dentro la medefiraa nate
fieno . Comanda , che fi prenda della ruggine di rame , del
fiele di Toro, e del graffo di fcrpente, e tutto inficme fi mc-
fcoli, e con quefta miftura s'imbeva lana, e in una pezza di
^*^^PP*-hì(io unta di mele s'involga , facendofi una ghianda della
grandezza di un' oliva , per una notte intera alla parte ap-
plicandola, e ciò per molte notti facendo . Giaccia intanto
fu-
(a) ot/. i8.
{h)obfì9.
Pane 111. Cap. II. 3S;
Alpina , la levi nel giorno , e ben bene con decozione di
Mirto fi lavi. Pone altri farmaci, che appre/To il medefimo
legger fi polFono, per non cllerc io troppo lungo, ne tutto
traslattarlo in noftra lingua, potendofi forfè in tal maniera
fcandalezzarfi certi miracolofi pcrfonaggi , e Maeftroni di
prima fcranna, i quali, benché niente il Greco, e poco il vibiaraihn*
Latino intendano, amano però con nera, e ftorca politica , ingfiua dtW ^
che fi tengano fotto maschera , o Greca , o Latina i noftri ^"">" •
fcgreti . Ma per tornare, d'onde partimmo, fela partecfier-
na delle vergogne farà, oltre l' ordine della Natura , diden-
fa membrana velata, s'adopri il ferro, come fece l'Acqua-
pendente, e il Cabrolio, de'quali già facemmo parola, (a)
Ij. Per gli altri cafi , de'quali ho fatta menzione nel §.
x8. dell'antecedente Capitolo , cioè quamio l' utero ft fa fcir- utere^cirrof»
rofo , cartilaginofo , o di tumori fleatomatici , o d' altre materie cartiUginoft .
denfe , e non fuperabili pieni , e ne' loro follicoli chiufe , interna-
mente, 0 efìernaìnente tcmpeflato , non trovo rimedj nò univer-
fali , né locali , che al primo ftato con ficurezza ridurre lo
poflìno, laonde in querti cafi e d'uopo contentarfi , di pre- ^"^'"^''^ ''"*
fcrivere una fola cfattiffima regola di vivere, per impedirne """'■
l'accrefcimento, ed al poffibiic allungare all'egra Donna la
vita, non tormentarla con inutili , evanirimedj, aggiugnen-
do i mali dell'Arce a quelli della Natura , per eflere quelli
fra quelli, ne' quali dirò con Livio , Medici plus quiete , quam
agendo , & movendo profìciunt . .
54. All' Idropifta dell' utero, 0 fia nel cavo fuo libera l'acqua, tdropifia ddl
o dentro una gran vefcica , o in più vefciche imprigionata, "'"■**
o fra tunica , e tunica , o nelle cellette della foftanza fua
membranofa rifirctta, d può mefcolare con la fpcranza il ti-
more , e più fpcranza, fé l'acqua ondeggi nel cavo dell' ute- p,i,„oftU0
ro, che infra le membrane, e più, fé infra qucfte, chedcn-
tro le vcfcichette, o cavcrnette chiufa . Anche qui pondera-
re bifogna, fc il male dal tutto , o dall'utero venga , e fé
dal primo, egli è neceffario, ridur la maffa de' fluidi al na- Cauttla drì
ttirale ftato, e in uno fleffo tempo riguardar l'utero , e fc ■""'''♦•
dal folo fecondo, bafia rivoltare ogni sforzo dell'Arte al mc-
defimo. Se viene dal tutto, la cura, che fi fa agli altri Idro- cura , ft vìtitt
pici , anch«qui conviene, la quale appreffo i più faggi Au- dal tutte.
tori fi vegga, fra' quali iJ Sidcnam ottiene de'primi luoghi. stvitn,dallt
Se il vizio è poi nella fola parte, afcokiarao, come ìzhc- f^upart»,
Ccc eia
(a) Ctp. 21. §. 17.
3 "8 (> Della, Sterilità delle Donne .
Cura i' ifp». eia Ippocrate nel Libro primo dp natura muliebri , giacché
tratt. prcfo ci fiarao il gloriofo ed utile impegno , di feguicarlo .
sivetala mt. ^*-' ^Icun dolore fcncc, infegna prima a mitigarlo , lavando
ìov>ftiroUT, ^ la parte con acqua calda > e tiepidi fomenti d'erbe anodine ,
eridr.p.fiadt- ed emollienti applicando. Sedato il dolore fi purghi , epur-
c!.'"!'»//'"' S^^^ vuole, che s'applichi all'utero un fomento conJofter-
iflwh 7elìs ^^ ^^ h\xt, e dopo tre giorni un pellario s'introduca, fat-
Pariei. Cap. to con Canterelle, e hele di Bue, che potrebbe addolcirfi,
5. t (omt fi i, moderarfi, come in altri luoghi ha ptopofto, ovverofcr-
gtnitino Part. ^\^f^^ d'altri, che infegna dipoi , che aprono, e più dolce-
*^c«/). 17Ì). jj^gj^jg purgare pollono la cloaca uterina. Quelli fono la ra-
dice d'aflenzio trita , e con mele rimefcolata , ovvero un
pc22U0l di fcilla lunga fei dita , e un dito grolla , lo fpa-
zio di due dita della quale attorno attorno fi rada , e li-
fcia fi renda, involgendo il refto con fordida Ima, e porta
da qudh parte, eh' è rafa, alla bocca dell'utero per una
notte, e un giorno fi lafci . Sibagni dipoi, fi cavi, econ
acqua odorola fi lavi . Ovvero prendi unguento Is'arciffi-
no, Cornino, Mirra, incenfo, arcipreflo, fale, ed olioro-
fato, un CoK^/o di tutti, ma quattro parti dd Narciffino , e
tutte quefte cofe infieme rimefcolatc, involgile in un fotti-
liffimo panno , forma una ghianda , e adoprila : ovvero
prendi una penna circondata di fotti! panno , e legata , e
in Olio bianco Egiziaco intinta, e fottospofia , lafcialaper
un'intero giorno. Dopo bagnata fi cavi, e con acqua odo-
rofafi lavi. Chi vuol vedere il componimento d'altri Peffa-
rj , o ghiande , legga Aczio ( a ) che appieno reitera fod-
disfatto .
'^ùìpurganì, 35. Avendo taciuto Ippocrate la qualità del Purgante >
pefs ptcì'cri. che nella fovraddetta cura, dopo feda to il dolore debbe prc-
frf: fcrivcrfi, pcrciògiudichereiopportuno il penfare, che un /^r<i-
gogo}p\u, 0 meno gagliardo folle opportuno, conforme le for-
ze, l'età, e la tempera dell' inferma. Per le dilicate pare-
rebbe proprio il Sciroppo della Spina cervina, che fece una
volta tanto onore al Sidenam, o la Conferva di Caflìa del
Donzelli , o i bacelli teneri , o i fiori della Caflia canditi ,
o il Mercurio dolce con lo fpirito di Lombrichi in conferva
di fiori di Malva, o il fugo d'Ireos, oalcune grana delMa-
giftcro del Mecoacanne in conferva di Viole mammole , o
il Rofolino purgante del Borri, o nelle più umide l'elegan-
te pre-
<a) Tetrab.^. Serm.^.Cap.jp.
Parte 1 II. Cap.JI. 38^7
le prqjarazionc del Morelli dell' Elaterio col fugo d'Aloè,.
Q nrellc più forti 1' Elaterio col Mercurio dolce , cftratto d'
Aflenzio , e Trochifci d'Alandal, o fimili, i quali pollono
eggregiamente le prime ftrade nettare , e detergere , e por-
tar anche fuora buona parte de' Ikri immondi , e impalu-
dati . Ma venghiamo di nuovo ad Ippocrate . Dopo i pef-
tarj , laiciala un giorno quieta, e fc il ventre diventa mol- /^^^^^ j.^,,.
lc> ceffi la febbre, e i m:fi tluifcano , s'accompagni con V p^icraie.
uomo, ma fé non appurifcano , faccia tutto ciò , che nella
\azo fiippreffione s'è detto, e s'aggiunga un rimedio fatto con.
]a corteccia del Cretmio , cioè della Drngontca , o Serpenta-
ria con le grana nere , e le frutta del Sambuco nel vino , e
mangi Mercorella,. ed Aglj cotti , e crudi. Alcuni finalmen-
tchannoefperimeDUtocon utile il feguente pellario, di quanto
e dentro, l'utero efficacifhmo fterminatore . Si prenda Uiia
mezza dramma di Elleboro bianco, duefcrupolidiColoquin-
ode, femi di Cornino, Nitro, e mirra unolcrupolo perfor-
ta, tutto con mele , e teriaca fi me/coli, e fatto un pella-
rio in una pezzetta rolla dentro lo ftomaco uterino (i intro-
duca.
56. Se l liroptfu dell' utero vengn dnlU fua bocca impaniatn ,
e cbiufa dx' full vifcidumi, conviene anco la cura , che s'è ri- Bocca ieltuu.
ferita ^ parlando del folo turamento, o della fola ollruzione ^"^'^^^^"V"".»
della mcdefima . Avvertono però i Pratici Moderni, chera- /(.•^^"„;/""'
ra è quella forta d'Idropifia, effendo per lo più l'acqua in-
carcerata in una , o in più diftinte membrane , di maniera-
che molte vefciche rapprefenti, chiamandofi allora Idropifia
vefcicolare , della quale ne fanno menzione Tulpio (<i) io Uropì/a vi((L
Schenchio ( i» ) ed altri Autori antichi, e Moderni. Di q uè- "''"''•
fle vefciche uterineìo ne ho parlato diffufamentealtrove (c}e
come, e quando , e d' onde polfano avere l'origine candidamente
ho efpollo. S' accoppia fovente quella chiamata Idropifia ve-
fcicolare col feto, per lo più imperfetto , o mancante , co-
me nella mia Storia del Vano maravigli' fo narrai (d) e alcu-
na fiata anco folitarie fi trovano. Qiicfia linfa, 0 quelle ac- idropifia tuk»'
que,, foventemente chilofe,, riftagnano qualche volta anche//.
Ce e X nel-
(a) Lb. 5. ObfCap.^Z.
(b) Lb. 4. Obf De molis .
(c) Raccolta di varj Trattati fatta dal Si^. Ertx, . in Finexia
171 j. pag. 107. e feg.
<-,d) Ljt pag. Sj..
3 S 8 DelU Sterilità dette Donne.
nelle Corna dell'utero, o Trombe Falloppiane, che Idropìfìa
tubale fi può chiamare, della quale il citaco Tulpio una rin-
goiare Ifloria racconta, {a) Prima d' accingerfi alla cura ,
^v^TT"" ^ necelTario avvertire, fé l'Idropifia col feto fia unita, o fc
" *"'""■ fia fola: fc col feto , è d' uopo andar deflramentc, e eoa
ifcrupulofa cautela purgare a poco a poco con gentiliffimi
purganti, e diuretici gli impantanati fieri, e con una dieta
rigorofa , ed cCccante trattar 1' inf>;rma , ovvero paziente-
mente afpettare, che col parto il tutto fi fcarichi. Se poi è
fenza il feto, allora con più coraggio {ì può abbracciare la
cura, e quanto ncU'Afcite conviene, oltre i rimedj detti, fi
può adoprare. E' ben vero, che nelle Donne gravide , e nel-
le ricche, e nobili riefce molto più Ja guarigione difficile r
che nelle fervili , e povere perfone ; il perchè viene favia-
mente avvertito da Celfo (b) apportandone la ragione con-
le feguenti parole: Facilius in fervis , q/tam hi libcris tùllitur ,
quia cum deftderet f. imeni , fitim , mille aliatitdia , longamque pi'
tientiam , promptÌHS bis fuccurritur , quam quibus inittilis libcrtas
efl. Lo che temo forte, che parlandofi de' ricchi, e de' no-
bili, in ogni forta di male dire fi poffa.
Prou^ji dell' 37- Qui non voglio entrare nella fpinofaquilìione, fencl-
Atittre. le Idropifie , generalmente parlando, più i purganti, oivo-
mitorj, o i diuretici, o i Sudoriferi, o gli fcialivator; con-
vengano. Farei un Libro di quefto folo , non un femplicc
abbozzo, com'è mio penfiere, di quanto può farfi in brevi
linee riftretto, imperocché tutte le Idropifie diftinguere bi fo-
gnerebbe, e tutte le interne loro cagioni difaminare , pon-
derando, fé le vifcere fieno fané , o non fané, e fé le vene
linfatiche lacerate fieno, o non lacerate, e tante altre cofe
efattamente agitando , che sì prefto non finirei . Mi rimetto
alla prudenza del Medico, e alle fue diligentiffime ofl'erva-
zioni, che prima d'imprendere la cura far debbe , notate e
dal lodato Sidenam, e da altri celebratiffimi pratici, aven-
do io con lunga fperienza olTcrvaco , giovar molto , e ve-
7-«»rf/t^4 »»/ derfi , quafi diffi, miracoli, ora da uno , ora dall' altro ri-
Mtdicar, I, medio, e (^diifCìmz volte tutti elTere inutili , anzi nocivi ,
Utopifii.. perendo più prefio , quanto più frequentemente ogni forta
di farmaco fi preferi ve. Nel nodro cafo , fé l'Idropifia non
fia col feto accompagnata, oltre la curad'Ippocrate, i diu-
reti-
ca) Iit.4. Obf. C^/;. 44.
C b ) Lib. 5. Cap, iisDe aqna Inter cutcìn, hoc efl de Hidnpico m'orbi .
Parte III. e af* il. 387
retici fono fempre laudevoli, e più ficuri, enendo i Reni '1 ^*ii rimii^
vero Cribro de' fieri foverchj, onde i Terebencinati , i Y>z.fi'"op>''<^"">,-
cotti con erbe, radici, e legni a quella via tendenti fono da ' ^' '""""■
più cauti meritamente adoprati . Le tinture d' Acciajo , e i
Mercuriali , e fegnatamente il Mercurio diaforetico ( fé pur
fi dia ) la Panacea del Lemery, e limili, fono adeffoappref-
fo alcuni , in grande flima : altri più cautamente mefcolano
con la Terebentina non lavata alcune grana dÌAff>-c/mo,che .?*
chiamano n/«/<r/'r<iw, volendo, che potentemente fciolga tut-
te le linfe grolfe, e crude, e per i proprj colato} le derivi .
Danno altri per fegreto 1' acqua diftillata dalle noci verdi,,
e tenere , altri i millepiedi , io fpirito d'orina umana , U
magncfia bianca, i lombrichi terrertri, gli fcarafaggi pillo-
lari, e lo fterco, e la carne fecca delle lìcHe botte vengono'
in ufo. Gli fpiriti,glifali, e le polveri diuretiche, i vini Me-
dicati con la radice di Brionia, o con l'Erniaria , o Mille-
grana, o l'angelica, o l'Ireos, 0 la Calaminta, ol' Aceto-
fa , 0 l'AiTenzio, 0 la piantagine, il Marrubio, il Rofma-
rino, la Satureia, lo Zaferano , la Calendola , tutte le ra-
dici chiamate aperiti ve, e cento altri, e cento con gran con-
fidenza prefcritti vengono. I cataplafmi full' utero con le fo-
glie, e radici d'Ebulo, e con loftercodi Capra, i Cerotti ,
le unzioni, edaltri fimili difcuzienti non hanno l'ultimo luo-
go . Ma di quello aliai , e forfè troppo.
38. Non mi diffonderò, né mi prenderò pena alcuna, àìiVaiuUà con"
ordinare rimed; per la /acuità concettrice , o alteratrice offefa , '^"'!''' }"''''
0 per l' intemperie con materia, o fcnza materia, difcrafia , o fi- X' X'i «VctJ
mili da'buoni vecchi con tanta fottigliezza meditate cagioni ,<if,-.
perocché fono puri nomi, e fi riducono alle già dette, oda
dirfi, che la bruttura, o i fluidi fconcertano , e il concepì- J» niueenaa'
mento impedifcono. Cosi, fé fieno cachetice , o cacochime , o £"v>'0'"''^»»'
magre, fparute, e fmunte , d ricorra alla cura general degli 'j''^'"-'^"'"""
umori, a' marziali, a' dolcemente aromatici, a' deolìruen-
ti , e in fine a' latti, nutrienti, e a' locali. In tal maniera,
fc alcun vifcere di primo ufo è ofFefo, e d'uopo fanar quel- "^ ''"''^""'*''
lo, e /f il nutrir/tento al tutto ,■ o alle parti manchi , cercar la.
cagione per la quale manca, e opporfi allamedefima . Non'
poflb già qui dar ricordi per tutte quante le indifpofizioni ,
che alle Donne accadono, perocché mi converrebbe fare de-
foli loro mali un grofso intero volume.
jp. Aggropperò in un fafcio molte altre cagioni, che o
troppo varie , 0 lunghe cure ricercano , o che fi riducono ,
ori/-
a' Midi,
tal
tUTM ,
390 DelU SìeriltU ielle Dokne .
jimipstu iti. 0 ridurre fi poffono aile accennate, e da acccanarfi . Se ab»
I» DJ».* Ita [jjj j^ f.mmina antipatia col luatchio , o il mafchio con U
r msm», iti! fjQjjjjin.i non s' at'pecca al Alaiico il fare, che il loro cuo-
uomo ten la . , . ,.* . , - ^ 1 , •
T)»nna. tz intcncrttca , e d» reciproco amore s inhammi , ed altri mez-
zi, che medicine, o peli a rj vi vogUono . Qualità gentili ,
amabili, obbliganti, atuattivc,etialcrearii nccctfarie ai dol-
ce fofpirato gci«o non fi addimandino a Noi. FAtriy bagni,
■f^""'"/?"''* unzioni , JVLignctici arcani, e liiuili fanfaluche, e gloriofe
" "* " burbanze d'alcuni hanno picdo di me poca, o niuna fede,
onde' lafcio di buona voglia 1' onore di preferi vergli , e
gli cff--tci defideraci vedere a que' teneri cri ftianelli, chea
tutto, clic afcoltano, o leggono dan pieaa fede.
Vitro tonta- 4:). S^ la Danna abbia ^ 0 per aborti, 0 per fé n efinti y. o p€*
mi'i.'to ptr pQgj deprezza della Levatrice. 1' utero contaminato , firicor-
"^""/ì'i'Vùf'' ""^ ^"^ ^^^^ accennate, conforme il male, cbe fuàoccorfo,-
" *^'"" '' e /f /* Donna avrà qualità virili , bifogna eoa cibi mollitìcan-
ti, e con arti donncfche effeminarla, e con bagni frcquerk-
ti d'acqua dolce, e con cavate di fanguc, e con altri argo-
menti ridur la natura, s'c mai poffibile , a un' altra natura .
^ E' piùfacile , /r fro/>pa cdWf , 0 /«i/ÌM''«ìA' intiepidirle . Non man-
J, *['Tt''oMo cano rimedi, che gli ardori eltmguano,, o facendole affatto
luffmiofi. aftenere dal vino, e che acqua pura tempre bevano, e tutte
k parti continu :i»ente rinfrefcando , e pochi cibi, e freddi
mangiando , e il corpo loro con eferciz; continui maceran-
do, a una tempera migliore col tempo ridurre fi poflono .
Note fono l'erbe, i ferai, le canfore, gli opiati , i faturni-
ni, che ridutti anche in peflarj all'ufo Ippocratico pollooo.
temperare, e dirò cosi , imbrigliarci mal nati furori.
41. 5e, poi al. contrario fieno di uno fptrito troppo languido, fi»'
9i JHemfi^M. fcie , mclenfe , e quafi gelate ,. confegliano alcuni l.Cioccoiate
nuHt^ftid»,* j-oQ aromati , e fé loro l' odore non nuoce , con eflenza d'Am-
•»•'"'/'. htZy i Rofolini con cordiali intuii, un poco di vino di Spa-
gna, delle Canarie, e fiinili , con cibi appropriati al bifo-
ì(imtd]. gno , ovvero prefcrivono unamillura, che chiamano r/-<\?^?j
fatta con ottima cannella, con le fpecic cordiali calde, olmr
peratorie, con coralli rolli preparati , Cioccolate d' India ,
ellenza di Aranzi , e con Marzapane. Intanto ordinano tre
maniere di Bagni, deterfo prima il ventre,, cioè uno molli-
ficante, l'altro aperientc, e il terzo corroborante, ed ecci-
tante l'appctitodi Venere, facendo fare il primo per fei gior-
ni, il fecondo per quattro, il terio per due, andando dipoi
a.doi-
Pme ni Cap. IL 3 9 «
a dormir col marito.' ma di quefta freddezza fé ne paricri
{«gnatamcntc più fotto.
41. DxfmntOy che Anche molrt' cagioni eflerne alla flcriUtÀ fow-
corrono fra le quali l'aria, o il Clima confiderà mmo . Cerro, c^s'""' 'Jf"»'
che quel ff/( fp:r.tbile mimen, per parLir col Poeta , ha gran ^i,^ ^,nliti.
forza in noi , e molti mali, che non hanno potuto levar i L'aria , » à
rimedi , gli ha tolti fpelFe volte l'aria. Ex gcneribus medica- clima,
f.onum cfje mutationem de terra ad terran-, de aere in aerem, lo
di(ie Avicenna [a) ed Ippocrate nel fuo Trattato De ^ere ,
^^«u, (ir ic«:/^,k dona tanto, che pare quafi troppo. Pf^^wr/fWf ^^^ .
Caltm efl, così anche Celfo (b) quod tegrum fecit , ideò ut in i,ifJl'^'*^^
td quoque grtiHS , qttod T^^ttura pe'^its efl , in hoc fljtn fatubns muta- r» utile,
tioefl. Sentimmo, come in un pacfe fono le Donne più fer-
tili, che in un'altro, onde quando non vi fieno cagionicvi-
denti della rterilita, muti l'aria. losòdi certo, che un gran
Cavaliere di Lombardia , non potendo avere dalla fua con-
forte figliuoli , fu configliato da un dottiflìrao Medico , di
portarfi a dimorare con la moglie in Napoli, dove dopoal-
Tuni m;fi re'ìò infantata. Ciò fi conferma da un cafo, nell'
Accademia de' Curiofi di Germania narrato (e) in cui fin- oftrtn^ifm
no menzione di una Donna, la quale non oflantc molti ri-
medj prefcritti da' Aledici per lo fpazio d'undici anni fu ftc-
rilc, laonde in un' altro paefe portatafi , di più figliuoli fu '■
Madre. Con quefla occafionc que' faggi Accademici moki al- -
tn confimili cfcmpli , al loro foliro , eruditamente raccon-
tano.
4^. Quanta forza abbiano pur le bevatide , i cibi , le paf- ^^
fti.ni dell'animo, e i moti tutti anco degli organi ptr alterare i fluì- *^^*j.[|JJ^
dt , e i folidi del noflro corpo, non v'è alcuno sì fungo , che „« ', "ró^ri*^,;
non lo vegga . Vuole Ippocrate ( d) che l'uomo non s ab-, orpo fyc.
briachi , né beva vino bianco, ma nero, e gencrofo , e man- ^i j..
Pi cibi forriflìmi , né fi lavi con acqua calda, e fi attenga 'j'^ff ^'
da que' cibi , qui ad rem non coiulticunt . Vuole pure la Don-
na fobria, e prudente, la quale, fc dedica al vino, e s'ub- ''^
briachi, rerta infeconda, una delle quali io prcfcntcmentc
conofco, per cui ho confultato, che, fra le altre cofe, U* ojftfv*\i»ni .
fci affatto il vino, ed acqua pura di Ncccra , 0 di buona
fon-
(a) Lib. I. Tit.^.p. 71.
(b) Lib. l.Cap.i.
( C ) Mifcellan. Ctiriof. Dcciir. 2. ^n. 6. ,4pptTid. p. 66.
(d) T^el detto Lbro De fleriiibus .
3 91 Della, Sterilità delle Donne .
fonte beva, altrimenti e la rucceflìon difperata . Erano così
gelofi in qucflo gli Antichi, che volevano, che le Donne lo-
ro acqua bevellero, e troviamo nelle ftefle facre carte (a)
che l'Angelo avvifò la Moglie di Manue , chs partorì San-
fone con qucftc parole: Sterdìs efl , & abfque b.b.ris , fed con-
cipies , & paries filium . Cave ergo, ne bibas vinum , ac Siceram
(cioè altra bevanda , che ubbriaca ) nec immundum quidquam
pegola di vìve, comedas . Un' efatta regola di vivere fa un fangue puro, e
'5""'^'"]"'''''' puri , e vivaci tutti que' fughi, che all'opera della genera-
zione concorrono . "J^on fatietas , nou fames , ncque almd quid-
quam^ quod V^auir£ modrim excefferit , [aiutare , dille in altro
Juogo il noflro Ippocrate (b) . Avea pur dato un' altro favio
ricordo (e) cioè, che s'avverta, a chi una volta fola al giorno,
0 due, e a chi più, cachi meno dar fi debbano gli alimenti , e come
qualche cofa debhe conccderfi al tempo , al paefc , all' età. , e alla
coiifuetudine , il quale anche nel noftro cafo conviene. Spetta
alla prudenza del Medico, ilprefcrivere, ciò, che più a prc-
pofuovedc, per ottenere il fuo fine; <i/tr mw , con ragione gri-
dava Celfo, Kimio timore aliquis nimis pariim, aut aviditate ni-
mia plufquam debet affumit : ita , vel quod dcefl , ihjirmat , vel
quoi fuperat , corrumpitur. Né moti interni, edeflerni delcor-
po non mi dilungo, perchè già noti.
Vix) crganiei 44. Sc fieno vizj Organici nella Donna , portati fece dall'
wIlaDoona. ^gro della Madre, come, fé nata fenza le Ovaje , o fcnza
la matrice (t/) non vi vuol' altro , che 1' onnipotente mano
Siftnxaova-òì DÌO; anzi per giugnere a conofcere untai diffetto, l'oc-
v,<>f">y^ c\i\onh. deliamente, né del corpo può arrivarvi giammai :
jttiw/ ''"^""'"« intelleBus noflri defìciunt ( difie infino il barbaro Avcn-
zoar) quoniam Deus voluit nobis ponere menfwam ad ititclligen-
dum , quam non pofjumus preterire . scientia cnim folitis Dei excel fi
e(ì, quam dat cui vult , quando vult , & quomodo vult . Se poi
Vatinaitir \o^omzco dell'utero, o la bocca del fuofiomaco, per par-
uttro , »/«- lar ^on Ippocrate, fia chiufa , ne parlammo abbafianza di
^tt'a'^flcm '^°P*"2' ""^ ^^ ^^ fterilità dal diffetto della membrana mufcu-
//upftZe'.' ^^^^ dell' Ovaja dipenda, che fia in alcun modo de' già nota-
ti viziata C^) <1' manicrachè J'.uovo rcfti anche dopo Ja fc-
■coa-
(a) Lib. JudicumCap.i^.
< b ) ^phor. Lib. 2. ^ph. 4.
i(c) Lib. i.^ph. 17.
(d) Fedi Cap.xi. §. 5^
(e) Vedi il fuddetto Cap. il. §.54.
Tarte ìli. Cap. Il 393
fcondazion nell'Ovaja, è «l'uopo indirizzare la cura confor- humhans
me la cagione, che immaginare pofliamo , la quale , quan- "'''f''H«'f''i'
tunque incerca, e congetturale, può qualche volta un nota- ^"y^'V"''
bile giovamento apportare . Ho veduto Donne Aerili , per
altro fané, dopo qualche confiderabile malattia, incuisfor- °Jr"^'>\"»ì'
zi della natura, e fcparazioni d'umori kguiti fieno , dive-
nire feconde, come poco fa una Donna gentile, bella , ma
Aerile, dopo il Vajuolo divenne Madre. I bagni, i fomenti, vìridi gimra.
i pellarj , le bibite d'acque Tcnnali, i Decotti , i Brodi con a.
le Vipere, i vini medicati, e quanto può dar moto, molli-
ficare, aprire, aflottigliare , può anche confolare l'afflitta
Donna, che d'una difcendenza felice brama confolare il ma-
rito. Quando la mano certa fu la cagione del male por non
poffiamo, è lecito qualche volta gittarfi agli univerfali, che
tutto dolcemente fmuovino , ed alterino, purché con le do-
vute cautele, e prudenza s'adoprino , avendo fempre avanti
gli occhi quel faviffimo configlio d'ippocrace, di guardar di
non nuocere , fé non Ci può giovare .
45. Accadendo la fterilità per vizio delle voua non ifvilup- ^^^^ „^o;/-„--
pate , o tarde, o vote di energetici fughi , o non lodevol- i,,ppate^i, tar.
mente nutrite in una Donna umida, e fredda, que' rimedj , de,ofri(idti;r,
che dagli Antichi erano dati per ben nutrire , e per accre-
fcere, o rifcaldare lo fperma , de' quali ne fono pieni gli
Autori , tutti , 0 quafi tutti convengono . Qiie' morfelletti
con mandorle ambrogine, pinocchi frcfchi, piftacchi , cNo- ^"""^^ •
ci d' India , accompagnate con lo ftinco marino frefco , e con
aromati propri , non fono qui difpreggevoli, come tante er-
be, radici, ef;:menze, ch'empiono ilfangne di particelle fpi-
ritofe, e volatili, e le pigre parti a miglior uforifvegliano.
Il Latte di una Capra , nutrita folo d'erbe eccitanti l'appe-
tito di venere, e generanti molto fugo, pieno di fàli irritan-
ti, e di attiviflìmi corpicelli , è degno di lode, avendone fat-
ta la fperienza felice in una gran Dama un giudiciofiflimo,
e dottiamo Medico di Torino (a ì Un vino medicato, che
dava per fegreto un ruftico Empirico , come in un Mano-
fcritto antico fi legge, non è fprcggcvole, il quale i'i com-
pone con la Zcdoaria, con la radice del Satirione , col Ca-
lamo aromatico, a once due per forta , e con un'oncia della
Genziana , porte tutte trite in un facchctto dentro buon vi-
no. Le fpecie di Diamofco, e di Diambra, tanto dagli An-
Ddd tichi
( a ) ;/ Sig. Caccia .
3 94 Della Sterilità delle Donne .
. nimrd] #r«tichi cfaltatc , non s'addactano più al genio, o all' ufanza
iannefi. jgjjg noftre Matrone, che a quefli foavi odori pallide fubi-
to fvengono, e molte tramortite cadono. Si mettano piutto-
flo ne' pellarj , che rifcaldando le parti , k freddolofe , eTyc-
gliate avvalorano. L' Elcttiiario Diafatynon, e le ipecie Du-
trionpipereon j
"potili da fare ìfpìritare i cani ,
non fi trovano si proffittevoli , come vengono decantate ,
fé in freddiflìme tempere per avventura non fi prefcrivino ,
per eliere forfè di troppo focofe droghe corapofìe, effendo
io flato , non e guari di tempo, chiamato , a curare una
Dama di fangue caldo, e di uno fpirito fublime dotata, ca-
duta in un prccipitofo delirio, per i fuddetti rimedi, incau-
tamente da un dolce Medico , per fare , che ingravidalfe ,
°-^*"^'"" • ordinali , che dentai a refiituire con altri centrar; , e ai fuo-
co acceco appropriati- Quefto e uno fcogiio, in cui urtano
fovcntcmeiue i giovani , ed anche i meno accorti vecchi ,
cioè prefcrivcre indifferentemente , almeno in fine , quafi a
tutte, per non dir a tutte le fterili , rimedj caldi, cdeccita-
Avvcttimentp, j|^,| j^j fenfo , che per lo più gli Autori di quefto male trat-
tanti, frai principali ripongono, non avvertendo, cheradif-
fime volte quefti convengono , peccando la maggior parte
piutcofto d'un'ecceffivo calore, e d'un fallo mordace, e di-
flruggitore de' neceflarj dolci, e balfamici fughi, o nativi ,
o introdotti, che fempreppiù aizzati, ed efaltati da' fervidi
ingredienti, altri mali cagionano , o avvalorando i motivi
della flerilità , irremediabile, e difperatala rendono. Ma al-
le noflre fredde , ed umide ritorniamo .
Altririmti] 4*^- I Bagni fulfurei, o d'acqua dolce co' nidi delle formi-
àilU fttrilitìcìiQ, 0 di Decozioni d'erbe aromatiche , e di fali volatili
in ptr/ont umi. pi^nc ^ i fomenti con le dette , le unzioni d'Olio di formi-
dt^efrrJde. ^^^ ^ ^ d'altri forti ingredienti, o d'olio dirtillato di Mag-
giorana con lo Zibetto , ovvero le fuffumigazioni col Lada-
no, con lo ftirace, col Benzoino , col legno d'Aloè, con
la gomma di Ginepro, con Garofali , e si fatte cofe non fa-
ranno fuor di propofito. I pellarj con la Matricaria, e con
la Mercorella, irrorate con olio di fpica, fono conforme 1'
intenzione d'Ippocrate. Aezio (a) crede un pò troppo alla
falvia, e due fioriclle racconta, la prima delle quali è cer-
tamente una favola , e la feconda vi fi s'accorta : ^^rippa
autem
(a ) Sermon primo .
Pmtìll. Cap.II. 39;
ttutem inquit ( così la difcorre ) Salviam , hcrbam facram Lcc- ^
»*, prtegnantes vocant , natn vitalem conccptum contine t . Q}}'^^^ i,à7i'di mn'tl
fi fucci c'Hs bcìfunam unam cum modico fate muLier b'bat , quar- ,j efficacia
ta à puerpera purgamentis die , infallibUner concipiet . S' impegna guarita l>ro
molco ( fé Dio mi ami ) Jo che corrobora con un'altra beo- »"'"" ionata^
ria, che nell' Egitto dopo la pefte, per moltiplicar predo il "^'^'f^jj^'^f^',^ '
Popolo, sforzavano i Mariti le Donne loro all'ufo di ^'^"•^'""/i.^ata'.
ftofugo, e prclto prelìo redo popolato il Pacfe . Y^zW^linmi,
feme portato dall'Àleliandria , il Mattioli conta gran cofc,
e lo dichiìra ad firnliiiriem pneflantiffimum auxiltum , pluricsex-
pertum . Dice io fteHo della Ealfamina , dell'Alchirailla, del
PetrofeJiino, e del Coriandro. Il T^egmido degl'Indiani , il
Satirionc , e la Partinaca filveftre hanno tante lodi , che la
metà baderebbe . E quali grandi maraviglie non contano i f^jf'J^lfj""
buoni vecchi de' pomi della Mandragora ? Citano inlìno ^^ in'!,'!in"^'"an-7i
bella Rachele , che defiderò la Mandragora per fecondarfi. dainof: p;r u
Deducono queda credenza, dal fare le radici fimili a un k- f'^ondaiiom ^
to con le gambe, petto, e braccia, e non s' avveggono, ef-
fere ciò fovente un giucco della Natura , ed edere le frutta
fue un foporifero, e un mezzo veleno. Un'altra cagione an-
cora di una tale credenza C\ è data , dall'avere gli Antichi
Interpecri malamente intefa una parola del facroTcdo, che
tradudcro per Mindragora , come fa chiaramente , ed inge-
gnofamente al fuo folito conofcere nella IV". Dilfertazione
delle fue Mifccllanee (. a ) W Chiaridìmo Sig. Abbate Biagio
Garofali, mio caridimo , e dimatidìmo amico . Peiifa egli
dunque, che Lia, e Rachele mangiaHero mele non di Man-
dragora; ma di Mmh , eh' è una fpczie di palma, ciòcavan-
do dalla parola mal' intefa del tedo Ebreo, e dalla radice ,
eh' è quanto a dire amato , aìnico , -ato &c. Confiderà favia-
racnte anch' edo, che tanto è lungi, che la Mandragora ar-
rechi fecondità, che, anzi che nò, l'impedifc, e la toglie,
onde ^hen Efdra rigetta egli pure l'oppinion di coloro, che
le attribuifcono queda fognata virtù, perocché, dice , di lor
T^atura le Mandragore fono frigide ..
47. Fa pur anche il vulgo di cento Autori troppa dima Altri rìmedj y
de'tcdicoli d;l Cervo, de' Galli , delle Volpi , e de' Cignali, f'fp"""' P"
co' quali fi fanno b.-n.i dilicatiflìmi manicaretti, come con ''^7'''''''!'''^r^'
tutti quelli di molti altri Animali comporre fi podono ; ma ji,rat;.
che abbiano poi per fjrza di fimpatia quella ftupenda proli-
Ddd 1 fera Ttflu.iìi^u
_____^^_^__^______^__^_______^ Animali ,
(a) O.ffertationum Mifcellaa. Tars prima Roma &c. 1710»
3 9 <5 Della Srertlita delle Donne.
fera proprietà, lo creda chi vuole, ch'io con Tua buona gra?
zia , non pollo indurmi a crederlo : dappoiché con le prò»
ve Tono (iato tante volte fmentito, e dilingannato. Pjù [ozr
iMtmbrfgtnt ^q , e pili ridevok fi e quello d:l membro generatore del bec-
'«'Tf/f/rf//' '■'^ ' ^ '^^^ Toro, a'quali predano sì piena fede, chequalìin
^ ' ogni Lattovaro , o miftura fecondatrice entrano a compiere
il guazzabuglio. So bene , che con quefl' ultimo battendofi
il dolio degli opinati, e de' pazzi, fa loro fovente fare giu-
dizio; ma, che un poco della fua lorda polvere faccia fare
figliuoli, non lo so ancora, quantunque, quando era giova-
ne, e che quafi tutto ciò, che leggevano' libri de' noflri Au-
tori, credeva, ne faceffi più volte ingojare a quelle fempii-
Qrìiij , e d(iti ciotte femmine, che a forza di beveroni, e di pillole, cre-
M'ir F.iefante , òono ingravidare . Ma che diremo dell'orina , e de'denti
tir fp d'Anima. dell'Elefante, dell'utero delle Scrofe, e delle Lepri, e infi-
'''^'' no della loro vulva? Qual credenza prencrerao alla creda del
GqUo, all' occhio della Jena, allo Aereo del talcone, al ni-
do delie Rondini della Coccincina , al bellico de' feti , alle
fecondine delle Primipare, alle Calane , e infino alle oftri-
che, le quali ultime credono a maraviglia potenti , ob fimi-
litudlnem , ( com'eflì dicono) quatti cutttfperttiate virili habenfi
Jijfìtjjìom dell' Baje baje fono, fé il vero non mi fi afconde, fé le fperisnze
Autfre. noii. m'ingannano, e la ragion non mi burla , cffendo tutte
quefie occulte qualità milkriofe , e graziofiffime battucchie-
rie, inventate, per dar pafcolo alla brigata , o per far nul-
la, e parer di far molto, perdendofi intanto il tempo in que-
fte vaniflìme cimmerie , e lafciando in un canto oziofi , e
negletti i veri, e potenti rimedj del granda Ippocrate.
48. Ma non fono ancora contenti, d'ingannare, o d'ef-
/rTr'Zdi pur ^'^'"^ ingannati . Aggiungono alcuni gravifiìml Pratici ancor
f^vchfi. j_^| gli ^ttiuleti, lodati pure, e a braccia aperte ammeflì dal no-
"^ Uro famofo Gio; Forti (a) fra'quali efaka loflo del cuor del
Cervo, al finiflro braccio legato, e quello, per cui Strabi-
lio, aggiugne poco dopo, ch« fé la Donna mangi poi il cuo-
re del mede/imo Cervo, coticeptionetn ittipedit . Maraviglia inr
vero maravigliofa, che una ftella parte racchiuda virtù co-
tanto contrarie, le quali forfè faranno fiate vere a' fuoi tem-
pi; ma ne'nofiri favolofc riefcono, e nò meno dalle Donne
credute vengono. Cosi non so , fé farà creduta una lunghif-
fima filaflrocca d'altri si fatti rimedj , che apporta il tanto
fiima-
(aj De Morb. Mulierum, dove- parla àz.^zxWitztt.
Parte 111. Cap. II. 397
flimato Gio: Forti, i quali crede à proprietate Udentia , accioc-
ché Jc Donne vclonterofc di reftar infantate , come da ^^^1,11/IT/U
cane, e da un ferpente fi guardino. Gli ha prefi tutti in pre- 'pair'ìTfttó"''-
Aito da coloro, d:vone,faljr.
che le carte empier di fogni ,
e particolarmente da Gio: Anglico, de' quali facemmo men-
zione ncir antecedente Capitolo {a) edendo tutti di /imil fal-
fa lega, e da farfcnc bcffj , benché tanto ftimati da'nolìri
Arcavoli, che furono cosi buoni , e corrivi al crederò, quan-
tunque ftenterebbe a credergli il goffo Calandrino, fé narra-
ti gli fodero da BuflFiilmacco. Mi ricorda , che una Gentil-
donna fpeffe volte affezioni iberiche tormciitofiffime pativa,
laonde radunò tre Medici di prima fede, acciocché con buo- .^.^ _.^
na licenza del fuo Conforte le preferi vefieio qualche rimedio, ''^''^■"'"' ■
per far morire ( come diceva ) U Madre , non potendo più tolle-
rare in corpo una bcjìia sì indomita, e sì feroce , giacché avea ro-
biifli, e viventi cinque figliuoli . Furono mirabiìi i propofti ri-
medi, e quafi tutti con iftrana pompa dell'ordine defcritto
dall'Anglico, premeffa però una metodica , e lunga purga,
e ripurga , alle quali gioriofe , e favolofe borre non potei
con loro collera fottofcri vermi, ordinando piuttofto una die-
ta medicata , che abbandonaffe affatto il vino , e al più al
più con la dovuta circofpezione , agli opiati, a'canforati,
a' bagni d'acqua dolce, ad erbe refrigeranti, e addolcenti 1'
agro de' fall s'appigliaffe . Prevalfe l'oppinione de' primi , e
per due mefi flette fotto al tormento de'rimedj, onde giudi-
cata oramai abbaflanza conquifa, e come incadaverita quel-
la creduta petulantiffiraa bcllia dormi col Marito, e perfua
difgrazia la prima notte rertò gallato l'uovo. Oh fé vifoffc
qucfto grande; ma per fanti fini non defiderabile, arcano ,
quanto caro lo paghercbbono coloro, che amano, di furti-
vamente attaccare l'uncino alla crifiianclla , per parlar col
Boccaccio • Ma torniamo al nofiro Gio: Forti, chedopouna ■^^'"/''r^i'*
buona mano di si fatti rimed;, per aver figliuoli conchiude: ' '^"°' ^''"'
propè flratum pucros nudos depiiìos habeat : lo che flcntopurea
capire, cffendo foliti a ciò configliare coloro, i quali credo-
no, che dalla forte immaginazione nel guardar que' fanciul-
li, mafchj piuttofio, che femmine concepifca , ma per fare,
che ingravidi una ftcrile, credo, che altro, che pitture nu-
de vi voglino.
49. Me
( a ) Fedi Cap. zi. §. 44.
van* ,
^^^ Della Sterilità delle Donne .
Y'-'t'Utì'"' '^^' ^^^^ 'vefcichette linfuiche dell; Ovu'.c virilmente ofefe »
oel> ti';*. '^'^''■"^^' rimcdj, coiiforra; diveria è l'offjù convengono , la
minttcftff. quale poca il giudiziofo Medico congetturare d.ilJoftato del»
le akre gJandulc del fuo corpo j e particolarmen:c da quelle
KC""^''^»"', deftinacc alla preparazione ulteriore, e feparazion della lin-
^dtlbanf'" ^^' ^^^ "°" ^'^'^'^^ anch'effe, fé non di tale natura . Se ab-
bonderà dunque la Donna di linfa grolla, vifcoù, eterogcneny
Cura. non ben gaitigata, ne limpida , le farà di fall mordaci , o
di gromma lorda ifporcata, farà neceiiario indirizzare la cu-
ra all'univerfale, dipoi alle parti della generazione difcen»
dcre, come con Ippocrace fempre djtco abbiamo, e colagli
ultimi sforzi fare bifogna , e conforme la cagione divcrfa >
diverfamcnte combattere»
50. Coii pavViAmo de' difetti degli Ovidutti , 0 delle trombe del
VrfitiiJegli palloppio , degli ornaìnenti fogliacei delle medefmc , dellcni fuc-
trnamenc, fi. <^^"t''>''<'ti > c di que tanti portcntofi ordigni, che al mirabile
gliaui, isc' lavoro concorrono . Tutto fta nella prudenza del Medico, a
concepire fin fondo l'idea del male, a penetrare dentro quc'
Prutifrra tifi nalcondiglj con l'occhio linceo della fua mente , a non in-
Mfélue , ^aale gannarfi nella cagione , e fé vede , di non potere giovare,
4rHaeJìrf. almen non offendere. Guai a quell'opinato Medico , che fi
picca, di voler rendere feconda, a forza di beveroni una (tc-
j-ilc, e guai a quella flerile, che fi nicttc in capo a forza di
rimcdjdi volere aOolutamencc farfifeconda. Tenti prima tut-
ti i più miti, e con amore alla Natura dia mano, poi paffi
con incredibile cautela, e deprezza a' lodati da Ippocratc, e
fé dopo moki, e molti infruttuofe, e vote le fatiche riefca-
no, quieta il iafc;, fi dia tempo, e ripofo alla Matura, of-
fervandofi non rade volte, che finalmente, per cosi dire, il
frutto difiderato fi fiagiona , e matura , e fortunate genitri-
ci divengono. Quell' operar nulla, inoltrando di operar mol-
to, èunfarlada Politico, ma non da Medico, equeUopc-
rar troppo con indifcreto zelo, è un inertere a rifico la fani-
tà, e la vita della paziente, ed è un farla da barbaro incon-
fiderato empirico , non da Clinico Savio , e difcrcto . Una
via di mezzo è fempre laudevole , tutti gli efiiemi fono vi-
ziofi , ed ogni violento è alia Natura nemico . Conforme
dunque fi fcoprira la cagione, s'accingerà alla cura fu quel
metodo, che con la fcorca fedele d' Ippocratc fiamo andati
finora col dito eftefo mollrando.
51. Tslon di rado a tempi rioflri fono contaminate dal Gallica ,,
* *^ cjic. in più maniere la fecondazione impedifce , del quale è
Pdrtelil.Caf.il, 399
già nota !a cura, mancggiandofi adetl'o , particolarmente i
Mercuriali, dirò quafi, a nortro modo, che fono i piij po- ^^^^
■tenti del mcdcfimo elkrminatori . Il Mercurio dolciricato più
volte inlieme con oro , e dato per bocca , opera con tal licu-
rezza, e tale dolcezza, che oramai le impctuofe unzionida
parte fi lafciano, formnndofi pure col decco T.inacec , e pre-
parazioni tali, che ad ogni rimedio finora adoprato levano
lenza dubbio la palma. Qiii però è d'avvertire , ch'io per
tante olfervazioni fatte divido il Gallico nelle Donne, e ne- ^vvertimmi
gli Uomini in tre gradi, come dividevano alcuni altri mali -^''""■'•
gli Antichi , cofa non ancora bene dagli Autori diltinca ;
cioè quando le fole parti pudende occupate vengono , e fi
può chiamare allora il primo grado , pollo extra orbcm fan. ^,^ graiiiih-
^uinis : il fecondo grado fi è, quando i linfatici, o le vene bont co^ifidirat.
l'afforbono, e dentro la mafia de'fluidi circolanti lo porta-/*"'' g»//.v#.
no, infettando per lo più la foia parte bianca del fangue ,
e il terzo, quando da* fluidi palla ne' ("elidi , rode , lacera,
attacca le membrane, i nervi, le oifa fteffe, e ne fa ftrage.
A tutti qucAi tre gradi vi vuole una curadiftinta , più mite,
più force, e fortiffima . Bafiano nei primo grado i L:nienti, Primo g'ndt.
1 Diuretici, i Terebentinati , i Dolcificanti più appropriaci, ^ i ^
e i locali, conforme la qualità de' fintomi, che lo tormenta- "'"' '^"^
no; ma nel fecondo grado è d'uopo paffare a' purganti, al- Ttrxp l'ait.
le (libiate , ed a' fudori ; e nel terzo grado , premeflb un de-
cotto addolcente, e forza adoprare i falivatorj , cioè i Mer-
curiali. Con qucfto ficuro metodo, e con qucfte armidiftin-
tc proccuro toglier le itifidie d'un così fiero occulto nemico,
che non cede mai alle forze della fola Natura, né al benefi-
zio del tempo; ma fempreppiù rigogliofo acquifia forze, e
fé fteffo moltiplica , finattantochè alle ultime angofcie i mi-
feri pazienti conduce. Degli altri mali, che all'utero, cal-
la vagina pollono accadere, ne abbiamo di fopraabbartanza
parlato .
52. Non m'affatico a porre i rimedj della fleril ita, provi-
niente da' Malefìci, da' filtri , da' fafcini , da legature , e fimili Maltfic] fmfti
fuppofli incanti, che al dire dcgl'inipoflori , poffono mdao ni jtgatuntìc
dal Ciclo chiamar la Luna , e farla difccndere , sì perchè
non ho tanto coraggio , di trattare cofc così ardue , e sì te-
ne brofe , si perchè molto facili trovo gl'inganni da ipocon-
driache, o falfe, e ingannatrici Donne derivanti, o foven-
tc da gente nera, che pefca, per profittarfi, nel torbido.
^}. De' flati dell' utero ne parlò anche Ippocrate nel fc- tUtìdtll'uttt»
Cottdo
lieti .
4 CO Della Sterilità delle' Donne .
condo Libro de' mali del e Donne, quando fi gonfia, s'inalza »
e pcrcoffo rimbomba. Comanda, clic un Medicamento pur-
gante fé le preferiva, li lavi con acqua calda , e fpefle voi-
ce con tutto il corpo vi feda, e qualch; volta il fomento fi-
no al bellico fi ponga. Provveduto cosi all' univerfale , ac-
ciocché meglio trafpiri, e piii fluido il fangue addivenga ,
vuole al fuo fulito, che fi duccnda alla cura della parte of-
fefa, e con peliari la Matrice li purghi . Ordina in un'altro
Cri/iti nurim luogo j ^^'^^ prima Crirtcì uterini sadoprino , comporti di
' mele. Cera, foglie di lino tritate, e grado di uccelli in vi-
no odorofo fciolti, e intiepidati . Ovvero fcmc di Lino fi pc-
ili, s'involga in lana, e alla bocca dell'utero /i accorti . Se
querto non giova, fi partì a' più crticaci rimedi, cioè fi pren-
dano Irino, Zaferano, e le foglie del lino , e la pinguedine
degli uccelli , e tutto fi perti , e con latte di Donna fciolti
con fila di pannolino fottiie fi facciano tente, (\ leghino, e
alla fuddetta bocca s'avvanzino . Se alla parte manca il ca-
lore, s'accomodi un'ordigno, fopra cui feda , e circondata
Sffiumigaiie. ji ^.g(^j riceva il vapore fatto con Caflìa , con cannella , e
"'■ mirra in vino generofo, e fapa difciolte. Alcuni de' Moder-
ni Pratici prelcrivono erterncmente rimedj diicuzienti i flati,
f^ìmeij di e 1' yfgj-o riguardanti , o in forma d' Empiartri , o di Leni-
^r""" ^'"^''■- menti ; o di Cataplafmi , o Ji fomenti , o d'unzioni , ma
quando farà fortemente impaniata, o per increfpamcnto del-
le fibre, o per altra maniera ortinata, e non cosi di leggie-
ri cedente, chiufa Ja bocca dell'utero , potranno bensì col
l(ìpjr,onì dell' loro calore far dilatare vieppiù le fpire dell'aria, e rendere
Autore . fovente più alta la gonfiezza, e più dolorofa; ma non così
facilmente aprirla, come far portono i peflarj , le ghiande ,
le tente, i bagni caldi, le fuff'umigazioni , ed i Cnftei, co-
fé, che tutte entrano nella vagùia, ed immediatamente ven-
gono all'accennata bocca applicate . Fanno pure ingozzar
loro una fclva di caldi rimedi, cdiaromaticifpiriti, che nel-
le prime vie eferciiano la loro forza , (e da materie crude ,
;{. e fredde i flati fi sleghino; ma non so , come penetrati nei
»r« fangue, involti, domati, e in mille guife infranti, e dirot-
ti, e finalmente all'utero portati, polfinopoi ufcir de' cana-
li fanguigni, entrar nella cavità del fuddecto, agitare quell'
AhriMcdnti^^rh chiufa, ed aprendo, non so come , la ferrata fua boc-
pm tjf/irvatori ca , cacciarla via. Altri però, che nella Pratica fentonomol-
de' prefetti d" ^q avanti, e fono più fedeli imitatori d'ippocrate, a'Crirtei
Jppoer^te . uterini ricorxono , formati con decoiionc fatta nel vino del-
le
Parti ni. Cap. 11. 401
le foglie della Ruta, della Matricaria, della Calaminta, de'
fiori di Camomilla, de' fcmi d'Anici, del Coflo, della Can-
nella, e limili. XnJc tralafcianoi pciìarj, tatti con mele. Ru-
ta, Cornino, e Corto polverizzati, ovvero adopraao lefuffu-
migazioni con Ladano, Mirra, Legno Aloe , e con altri si
fatti aromatici ingredienti . Mi piace però qui nuovamente
avvertire, come fpellc volte l'utero fi gontìa, e vien creda- fj-^^^l^l"'*
to fubito da' flati, quando non v'hanno uè punto, ne poco
di colpa, e non è, che una fpecie di convulfione, che nelle
fue nervofe fibre accade, le quali contratte , i fluidi circo-
lanti in parte fermando, fono cagione, che l'utero s'inalzi,
e dall'aria intumidito alle Donniccmole, e a certi poco cau-
ti Medici raflembri. E' un raefcuglio di diletto, e di colle-
ra, fentir certuni, che in ogni dolore, in ogni fintoma . in fUtimaU-.
ogni accidente incolpano i flati , a' quali fanno far giuochi '^'"j'^",^*"!
di maraviglia, prendono fovente per così dire, una nuvola ^^'^Z/'
per Giunone, chiamano Giove nel Medico Teatro, adifcio-
glicre que'nodi, che ftrigare non fanno, ed a capriccio mil-
le forme, e forze incredibili a queir aria immaginata , efup-
pofla donano. Ma lafciamoli co' loro flati, e nel noflro ca-
lo diciamo , che in quelli gonfiamenti , che fogliono negli
affetti, particolarmente itterici, e per lo più all' improvyifo,
accadere, e necellaria una gran pratica, e prudenza del Me-
dico, acciocché non prenda una cagione per un'altra, e in- ^"""ì]^"'
vece di placare gli fpiriti, non gl'irriti, e il genere nervofo ^"/^ ' **'*
a contrazioni più violenti , o a maggiori fpafimi non trag-
ga. Allora i caflorei, i fuccinati , gliopiati, l' acqua di Cc-
lafc nere della Farmacopea Bateana , di Giglj bianchi , di
Papavero Reados, dello Sperma delle Rane, come le acque, HìmiJj .
e le rairture antifteriche, i Cinnabarati , ed altri tali Anti-
fpafmodici, non tralafciando le cavate di fangue, fé occor-
re, poflbno foddisfare all'indicante, e le membrane , e le fi-
bre uterine al primiero flato ridurre .
54. ^lla. fliuttura viziata delle oJ]a , o alla macchina degli strutiursvì-
organi principali, tutta, 0 in parte cofpicua , e che riguar- ^''"'' '''"'.''/"
di all'utero flranamente torta, e fcomporta, non vi trovori-^^'^^^'^^^"'^
medio, e diflì quafi con Areteo , benché in altro propofito
parlalfe : Oportet, Medicum hoc in morbo totum hominem immu-
tare, quod, per Jovem, nec Diis ipfis facile fuerit. Non può il
Medico fare que' miracoli , che ni folo Domeneddio fi rifer- Non v'himt.
bano, e fa ognuno, che ex morbo fic morbus . E' prudenza al- *'•
lora lafciar tutta l'opra alla Natura, che può col tempoef-
£cc fecti,
4or Della Sterilità delle Donne.
fetci, con modi a noi ignoti, produrre, effendo Ma^ijhafme
Do£Io>e, & doiia fme Magijiro, cerne un noftro Sovrano Mac-
ftro cliiamolla .
55. In altro, 0 in altri difetti delle Sterilì non mi diffondo ,
Prctf/la itir i\ perchè non pretendo già d'ogni cofa fare minutamente pa-
■Autm. rola , né tutti i rimedi con ifcrupolofa efaicezza ordinau-
mente defcriverc, mentre, come acc-unai altrove, un inte-
ro groHo volume, non un Capitolo foJo pc-r una materia si
vada, e si intrigata necedario farebbe. Ho folamenteprete-
fo, di riporre nell'Ippocratica antica via alcuno, chelafcia-
tala negletta, cpolverofa, incautamente per kntieri novi, e
fallaci, per edere piìi ameni, e inen faticofi , con poco, o
nulla d'utile cammina, allontanand.-fi tantoppiù dallo Sco-
po, quantoppiù nel cammino s'awanza. Altro è Jufingare
le pazienti, e farla da PL-iitico, altro è curai le , e farla da
Medico. Siamo in molti mali d'accordo, ciot in quelli, ne'
d> dlll'/^ìa^!^^^^ la Matura da fé può, o dcbbe operare, o dove l'Arte
Ha Pohiiio^ e non giugne, o dove i pregiudizi della mente più , che que'
ijuandt da Me. del corpo pcccano ^ ma dove non può da fc la Natura , fé
*'"• dalla Medica mano ajutata non viene , e dove fiamo dalla
neceffità sforzati, è obbligo noilro precifo, il fare ogni sfor-,
20, tentare le più efficaci maniere, movere ogni pietra , paf-
fare infmo al ferro, e al fuoco, per ottener la Victoria. 2v(/'-
bil efl tam arduum , quod non expiignet pertinax opera , ac inten-
ta, & diligcns cura, dilfe un valente Scrittore. Ne'cafi gravi
fi conofce l' imperio dell'Arce noftra , che ha fopra i difetti
della Natura, e ne'cafi leggieri Ci conofce l' imperio della
N'Uura , che ha fopra i difetti dell'Arte noftra .
T)0gìUn\ttem jó. Grida Baccone del Verulamio , anzi tutti d' accordo
fwan.-, <<'»»V/non fenza ragione gridano, che dal tempo d'Ippocratc fino
nofiano. ^j prefcnte ne' mali grandi la nofira facokade nel genere del-
la Pratica ha fatto pochi paffi avanti, evolelTeil Cielo, che
in molti cafi non gli aveffe fatto indietro. Il nonaver fegui-
Cagitmdtlpù. tato tutti concordi le pedate del primo Padre della medefi-
f* avvanxa- ma, e Calcate ferapre le ftefle nell' attentamente oflcrvarc ,
fKMo nella nell' efpcrimentatc , e nel dar notizia a' Porteti dell' olTerva-
^tdiflnt"" ^°' ^ pi'ovato ; l'aver cercate maniere diveffe più miti, e
'""'* piùfoavi, r efferfi perduti nelle Quiftioni, ne' Cementi, nel-
le ipterpctrazìoni, e ne'contraftii l'aver voluto immagina-
re, crear nuovi ideali Sirtcmi , e dar nuove leggi ; l'e/ferfi
divertiti , nel cercar più con la mente , che con la mano ,
qual cagione faccia il male , che qual rimedio io colga , fo-
no
Farteli!. Ca^. II. 403
no ftace , fé mal non ra'avvifo, le principali infaufte remo-
re dell' avvanzaraenco della Pratica, eh' eller debb; il no-
ftro principal iinz, e la noftra più falda gloria . Ne hanno
già, come da alcuni ingiuriofamentc vien divulgato, perdu-
to rolio, e l'opera que' Medici, che, nella ftoria della Ma- Diff/fad.iu
tura, o nella minuta Nocomia, o d'uomini, o d'animali , ftudio deinp.
hanno fparfi canti fudori , concioflìachè tutto è diretto alia '"""'"""■'''•',/
perfezione dell Arce, tutto concribuiicea un efatca cognizio- ,„■,„,„ ^ ^
ne del nollro corpo, e di quanto in noi li ritrova, oalrae-
defimo appartiene, lo che meglio conofciuco , meglio anco-
ra fenza dubbio, e con mano più franca vien medicaco. Non
può /lare uno (ìudio fino, e perfetto, fenza l'appoggio dcii'
altro , e fono cosi flretiaraence infieme legati , che fenza uno
di loro.
^ retro va chi più di gir s' affanna .
Non fono già quefte tr.che, o frafcherie fcolaftiche , flerili
fottigliezze degli Arabi, o inutili cavilli de' vifionar; Filo-
fofanti , come ne' fc;oli olcrepafTaci furono . Sono tutte cofe
di facto, che fervìr debbono di fondamento, e di lume a'pre-
fenti, ed a' venturi Nipoti , per iftabilire la. noftra Faculcà
più falda, più utile , più commendevole. Von fingcndum ,
aut excogitandum, fed inveniendam quid l^atnra faciat , aittferat y
dirò col M;ncovato Saccone, fé pafil licuri fare avanci vo-
gliamo.
57. Quello, che al prefence in molti pare zelo , è negli- NfgUgtii» „
Renza, o ienoranzi , o invidia, 0 pretta malizia, di biafi- 'X'""''"'^'' > '"•
° •>^i r rr ir Vldia , 0 inali-
mare ciò, che non fanno, per non arroMìre , di non fapere -i^ tUahuni .
ciò, che fapere dovrebbono. Il male peggiore (i è , che al- ^
cuni facendofi guida del viaggio, nel quale anch' cfli mala-
mente camminano, s'intrigano, i\ confondono, e il nume-
ro degli errori, e degli erranti accrefcono. Diciamodunque,
fcnza paura d'errare, ellervi folamente dueflrade, per ac-
crefoere , e perfezionar 1' Arcenoflra, le quali , fé per fata-
tale difgrazia non fi fegua con piede fermo a bacterle quan- ou» /iraJe fu-
to diverrà più vecchia, tanto farà più incolta , e più fan- 'fiZr/f-hZ'
ciulla. La prima fic lafinora da me lodata d' Ippocrate, ciac f Arre no/ira.
quella di feguitare, a mettere in ufo i rimedi più efficaci del
mcdefirao, con quella prudenza, e circofpezione , che a' no- P"'"" J^""^"
Ari temperamenti, alla noftra età, al noftro paefe, a' no-'""
fìri coflumi è nrcclfaria : di ollervare con attentiffima at-
tenzione i loro effetti : di cfperimentarne col dovuto giudi-
zio de' nuovi, e di confegnare alle carte il provaco, e noa.
£.e e 2. tanr
4© 4 Della Sterilità delle Donne .
tanto i felici, come pompofameatc vien fatto, ma , all'ufo
del detto nortro ingenuo Maeftro, anche gl'infelici eventi ,
imitando in ciò i prudenti Nocchieri, che urtati una volta in-
cautamente in uno fcoglio, lo notano con attenzione , e agli
altri naviganti l'additano, acciocché il pericolo del naufra-
gio, e l'infame incontro pollano in avvenire diligenteraeor
suendaSrs.^^ fcanfare . La feconda ftrada fi è quella , di minutamente
di, "fcoprire con occhio foctililfimo, e difcernevolc molto l' oltre-
mirabile, ed ofcuriflìmo lavoro del noftro corpo, molto del
quale, benché nel palfato, e nel prefente fecolo fiafi felice-
mente , e fortunatamente difcoperto , molto ancora vi re-
fta da difcoprire , a cui fenza dubbio, per confenfo dello
fteffo Signore Sbaraglia, che parve tanto a quefti ftudj ne-
mico, la 'ìiptomia, detta Comparata, e non folamente quella
de' Bruti, ma d'ogni più vile animale, anzi la Storia natu-
rale, e tutto ciò, che nel grembo delk gran Madre fi tro-
va, a maraviglia contribuiTce , effendo le fuefante leggi uni-
formi , univerfali , e femplici , come altrove dimoftrato ab-
biamo. Chi non ha il filo di tutte le produzioni , e opera-
zioni, ch'efercita in generale in quella vada mole, non po-
trà ufcire giammai del Laberinto di molti particolari feno-
meni, che in noi s'offervano, come nell' antecedente Storia
ddla generazione abbiamo fatto manifcftamcnte conofcere.
®aaV et' i 5^" Q.'^^'^^ notizie adunque, e quefle ollervazioni fervono
'^làfiJ'ptl^'la mirabilmente per la Teorica , come le prime fervono necef-
TfcrUa,equa. faHamcnte per la Pratica. Le une non polTonoftare fenza le
h jer la Pm. altre , fé un" Arte fondar dobbiamo, che cofìi di due gambe ,
tùa^ come diceva Galeno, e che pofla intrepida camminare, altri-
menti, una levata, zoppica, fi aggiugne incertezza a incer-
tezza, e ad obbrobriofe cadute fempreppiù fottopofta riefca.-
La nobiltà , e direzione dell'Arte noflra dipende dalla Teorica ,
r utile , e lo ftabilimento dalla Pratica . Un puro Pratico fenza
T/jwo-Prafi. 'pgQj.jj,^ ^ j. incredibili abbagliamenti capace, e così un puro
^Irel""* '"Teorico fenza la Pratica; ma un valente Teorico-Pratico ,
prima di prefcrivore il fuo rimedio , pianta il piede faldo »
né ha timor d'inciampare, né di cadere, nel che, s'io vero
dica , o menzogna, mi appello al Tribunale della Natura,
ed alla protezione, e giudizio del tempo . Abbracciamo dun-
que concordemente 1' una , e l'altra , aflìcuriamo la fanità
agl'infermi, e il decoro alla Profeffione , degne araendunc
d'eterna lode, attendendo con una ad accrefcere lumi , eoa
l'altra efpcrienzc, e cosi formeremo una Facultà robufla >
e no-
Parte ni. Cap.IA 405
e nobile, non mcn' utile, che neceffaria, e decorofa . Uno,
che abbia finezza di giudizio, e fortuna nell'ifcoprire le mi- rp,;^; ^^,„.
nute cofe, come ebbero Milpighi , e Redi, cJ altri Italiani mli Maipigbi ,
al di là, e al di qua da' Monti rinomatiffimi , avrà lo iitC- ' f(tdi futen»
fo nell'ofl'vrrvare l'effetto de' rimedj , e neirefperiraencarne «'"'"' *<'**•'
de' nuovi . Non è uno ftudio ( la Dio mercè > con 1' altro
incompatibile , né fi rarapica a rovefcio chi batte quefta ,
ormai da tanti uomini celebri fpianata illuftre via , come
fanno coloro, che diverfamente fentono, e debbono nd piìi
bello pentiti addietro tornare , o fermarfi attoniti , epenfofi.
Come colui , che falla [irada , e fermo
^Attorno attorno irrtfvluto guata . r ;• j n
59. Ma fé in alcun cafo debbe da Ghiccheffu farli uno ji;„Z,pa!i'.
ftudio diligentiffimo, e attento nell'oflervare ogni mìnuzìì fcUmlnr^M'
più fartidiofa, egli è certamente ne' mali delle Donne, e fé- "'"•<', quanta
gnatamcnte in quelli dependenti dagli organi alla genera- '''^'^"'^'"■''"■-
zion desinati, l'indole, il genio, e la bruttura de' quali chi ' ""*'
non faprà rettamente comprendere, sì in prefcrivere molti ri-
medi, SI in applicare particolarmente i topici dentro» più
cupi penetrali dc'racdelìmi, conforme gì' infegnamenci fino-
ra dati , potrà errori fatali commettere . Con tutte le cogni-
zioni, finora dà tanti periti Anatomici , e Naturali Scorici
avute, v'è ancora deli' occulto , e del non ben capibile in
cosi prodigiofo lavoro , e dirò con Ippocrate , che vi è den-
tro un }ion so che di divino , che vuol dire d'imperfcrutabile:
laonde per ben medicarle fenz' altro dire, conchiuderò, ef-
fere d'uopo con orazioni, e preghiere prima al Medico Ce-
kftc ricorrere, lo che pure fu f^ncimcnto del nofirononmai
abbaftanza lodato Maeftro, che incominciò il fuo Libro de'
mali delle Donne, come io t:rmino, dicendo: Eum autem ,
qui ifla probe traviare volet , primo qttidem à Divino numins ini-
tium fumere oportet y poflea tiim mulierum J^aturam dignofcere ,
tùm atatesj & anni tempeflates y locaque ub:cnmqne fuerint.
^11' egualmente benigno , e dotto Lettore .
A Ggiugniamo alcune Lettere , OnTervazioni , Componiment^Coni-
fulti, defcrizioni , figure , o dell'Autore, o dagli Amici all' Auto-
re mandate , pcrcht'concernentialia Storia dell' Ovaja , delle Mole,
de' Moflri , della Cura delie Sterili , e de' vermicelli fpermatici ,
dalle quali cofe tutte s'accrcfce lume a lume, e fempreppiù la Sto-
ria Medica, e Naturale s' illuftra .
CAPI-
40(J Prima £pifl, Mulehdnch. ad D. Lanci/.
CAPITOLO III.
Due Lettere di Monfign. Lancifi , e due del Sig. Mu-
lebancher , fpettanti a una Mola ritrovata nell'
Ovaja d'una Donna, a un Moltro , a una mola.
Vefcicclare , a' Vermicelli fpermatici , e a un' altro
Mofiro b'ìcorporeo.
PRIMA EPISTOLA.
Pcftiffimo, atque Eruditiffimo viro D. Joanni Marias Larir
cifio, in Romano Archigymnafio Anatomes L?ctori Fxlix.
Adam Mulebancher S. P. D.
Mola in Ovario reperì a , éf curiofi Monjiri defertptio ..
ft. .-• f^Ilui hadenus, Excellencifllme Vir, necullcEmex ad Te
fat!e. ^\ iicerasj cave tam:n credas, animo meo re excidilic ;
W,—^ amo enim & ingenium tuum , & virtutem , cui natus
& t'aòtus. Plurimx rum in itinere, tum in ftudiorum initiis
mihi fuere occupaciones, qux calamum fcripcuriencem inopi-
nanter fuflaminarunt . At vero mihi ab Exceilcntifs. Viro
veniam fperare velim, fi miram hiltoriam narravcro, qux ,
uc apud me portenti momencum habe:, ita & cibi, mirabi-
^•fi"''" ■M"; libus quanquam afsueco , non ita afpernanda forfanapparc-
r^pe'ru^'""^"' ^^^- P'^orii in Hetruris: Ducatu Nobiliffima Mulier Exce-
Jentiffimi Dodor. Thom.-c Frofini, in Pifarum LyceoTheo-
ricx Medicina: Profeiroris, & in Mathematicis verfatiffimi ,
Amita ab hinc triginta tribus annis coepit ventre tumefieri
in eum fermò raodum , iifdem Hipata fymptomatibus, quibus.
gravidis confuctiim ed; rumor tamcn, quamvis tocius abJo-
minis fuiUct univerfalis; in finilira taincn ilii regione major
'''''«?^'" '*'• apparebat . Hinc vel a mclioris nota; Medicis pra;gnanspu-
flimaatur. jg^atur ; fcd jam nonus, dccimus, & undecimusmcnGs , ci-
tra partum, prcerericranr , unde gravidationis opinione dc-
pofira, moiam fufpicari citperunt. Pofl ter annorum curri-
culum, vivida licer colore mulier, fìngulis, annis tcrnis vici-
bus uìcrinis doloribus cum catameniiscorripiebatur, qui con-
grua vidus rationc una cumufu olei amygdalarum dulcium^,
&anor
Parte JÌI.Cap. 111. 407
& anodynoriim clyfmatum Jcniebantur . Tandem vero cru-
ciacus, & quidem majores cum febre recurrences, omne me-
dicamen afpernaci, patieinem menfc Septembris praeteritoè
medio fuftuleruni. Miranda , procul dubio, fucrc , qus \n Mfn mulUtii .
viveate Nobili Mulicre obfervabanrur ; longè tamcn mira-
biliorafunt, quxaudics, in cadaverisapcrcione deceda. Idem
Excellentiffiraus Doctcr Frolìnus , qui lectionem molicus eft ,
ea mecum communicavic, de quibus te modo fideliter parci-
cipem facio . Aperto abJominc fanguis floridus , & fluidus
in magna copia extravafacus apparuit, forfan ex ultiniisna- ^««wniù-tf;».
tiirae conatibus, & ingentibus vaforum dinenfionibus in C3.-/pfSìif.
vitatem evomitus. Pcnconeum triplo denlius, firmiufqiie in-
teftina , & precipue, qu.-e utero adjacent , non illa;["o me-
fenterio, infiammata cernebantur ; uterus denique ipl'e cum
ovario finiftro eadem patiebacurincommoda, quodfanè ova-
rium mire adeò dilatabatur , ut ad dextram partem ucerum ovanum miri
impdkrct: carneam ineodem, duramque molem , ac fere di- '"/'"'"'"" .
xerim , callofam fpeftarunc, qu^ cxteriorifui facie informis
crat, lìguram tamen convexam , & quafi rotundam preefefe-
rebat; mterius vero irregularem , multifque emincntiolis ,
oflìumquc, & cartilaginum procelTibusdonatam. Uceruscum p^ j ,
Dvariis viginti trcs libras, & uncias quinque pependit , li- ^ov"rii. '"
bracumque poftea fcorfim ovarium , carnofa mole ftipatum
ad decemfepccm libras afcendebat; quare, faéta detrazione ,
uteri pondus fupererat librarum fex , & unciarum quinque.
Hxc omnia in proprio fitu adamuflìm delineata perfpexi , nec
non ejufdem mola» offa manibus contrcflavi . Summa nunc
mihi cupido incerile intelligendi a Te, VirClariffime , an un-
quam limile portentum fpedandum , admirandumque Tibi
prjebuerit natura . Huc provoco vujgares illos Medicos , ac Argummiam
penedixerim, nebuloncs, qui ova Mulicribus denegane . Mo- HtreuUumfrt
les namquc iftha;c informis nihil aliud effe potuit , quàra"''"-
ovum ex debdiori fcm.nis aura, & prolifico carentis fpiritu ,afper-
fione , non vera fxcir.ditaie adultum. Hoc vero cx co eyincitur ,
quod non aliam cxhibueric mola figuram, quam unam crcfcentis
evi , & paulatim fé dilatantis. Qiiod aucem in utcrum non
defcenderit, caufa effe potuit nimi.i oviduòlus anguria , aut
defedus animae in ove non adamufilm teciuidato, ob quam
major mcitus, & fermentatio exorta effent, & confcquenter
felicius fuo è pcdunculo ovum avulfum rcccffiffet fymptoma-
tum per intervalla rccurrcntium , poflrcmique morbi ffatus
tùm doloris, tùm inflammationis > fanguinisquc cxpulfionis
non
4o8 Prima E'ftjl, Mulebanch. ad D.Lanclf.
non eft , ut e longinquo caufas petaraus.* ex diuturna enim,
tn/tammath- ingcntique carneae molx corapreflìone fluidorum ftagnatio-
fiit unJf , 6f ncs , inflammationes, vaforum denique difruptiones neceffa-
va{orum dif. rio accerfiri dcbuerant. At, neper huiufmcdi ambagcs eo
'"P"*"" • progrediar, unde non adeo facilis mihi fit in viam reditus,
ex eo, precor, ut calculum tuum de iis fubiicicns mihi fi-
Jum exporrigas Ariadneum . Jam vero epiflola; finera arbi-
traberis, quando me contincrc non polTum , quin tihiquàm
breviffimè nancm alteriusmonftrofievencus hiftoriolam . Die
fhiHi/lo^r' S"^''^^ Novembris Florencis natuscft infans, cujus nafusvcr-
fus finiftram partem compredus erac; ejufdera foraminum fi-
niflrura tantum aperiebatur , dextrum autcm , cum toto na-
fi mucrone fortiter fuperiori Jabro adnexum crat , quod fa-
né fuperius labrum parte dextera ad medictatem ufquc raa-
xillìe dividebatur, itaut illos, qui Icporinum cs habcre di-
cuntur prorfus asmularecur . His accedebat gingiva fupcrior
cum palato ufque ad os fphsnoide, cerebri bafim , aperta ,
hiatu adeo ampio, ut digito aditum praeberet. Os patulum
Vfìttirtuirt. cl^U'lere nunquam potuit . Senis digitis fingulas nianus dona-
Qutiìis. ' ' bantur, & univerfo corpore pilis fcatebat. Ladis in os ex-
preffione ( fugere enim nonpoterat ) adquintumdiem vitam
protraxit .
Hsec funt, Exiraie Vir, quas tibc narratu digna exiftima-
vi. Vale, &mcutfacis, ama, profperamque ab Excelentif-
fimis Viris Redo, ac Bellino falutem accipe.
Datum Pifis die 24- Novembris 1687.
Hujus autem obfervationis per furama duntaxac capi-
ta meminit Clariffiraus MalpighJus in fuoOperePorthumo
pag. 50. edit. Londin. 1697, in fol. per haec verba „ In utero
„ cadcm oflea produdio fuccedit, annonamquc 1688. utmi-
„ hi retulit Eruditiffimus D. Felix Adam Mulebancher Gcr-
„ manus Piftorii Nobilis Matrona «tate 50. annorura defun-
,, da , cffca mola in fìniftro ovario repcrra ert , quam tri-
», ginta annis geftaverat : Hasc una cum utero x^. libras
„ ponderabat: feparauverò 17. Libras «quabat: oflae hujus
„ Aibftantias portionem dono mihi deditpr.-cfatus Vir . Ha:c
i, exterius offca omninò eft , & circularium iìbrarum con-
„ tcxtura exhibet , qus forte funt , ambientis olim fccundi-
„ ne, portiones : imerius vero obfcrvantur inasqualcs con-
» ere-
Parceìn.Cap.II/. 409
„ crctx offix portiones cum incerpoficis particulis quafi gy-
„ pfeis , & fanguineis , carneifque concretis , & redccatis
„ fruAulis.
Docìijffimoy Eruditijfimoque Firo .
D. Felici Adamo Mulebancher
Medie. Profcfs.
: ì
Jo: Maria Lancifiiis S. P. D.
De moli in Ovario repsrta . Z).* Vieri vefciculis , vel mola
vefcicuUri . De Fermiculis fcminis.
CUm diuturnum filentium tuum admirarer, Smdiofiffime 7
Felix, & de incermilTo nobifcuin literario Commercio
plurimum dolerem, ecce abs Te mihi epiftote inopi-
nato rcdJuntur, quas mirum quantum novitate, atquc utili-
tate rerum , quasafFerunt, fcnbentis tarditatem compenfant.
In iis (ìguidem narras hiftoriam diu, mukumque a meexpe-
titam. Tametbì enim certo noveris, mulierum teftes effcpc- ovomm, èr
rinde acque in oviparis, ovarium; & de Riolani 0\àtmb\xr- f-eitn in ova.
gi, aliorumquc obfervationibus circa fetus in tubisrepertos, """'"•'"'*•
nullo pa£to ambigerem; non tenuis tamenab animo eximen-
dus fcrupulus fupererat, quemDiemerbroechio alte injetìum
deprchendcram , ne forte hujufmodi hiftori.-E omninò com- q,,,;,^^^ y,,
mentiti^, acque apocryphx habendJEefTenc, quippèqu^nonyf,,,;,,
ab ipfo Riolano, auc ab alio fide digno Anacomico animad-
vcrfa: fuerunc. Nunc igitur vel ex eo vehementer mihi gau-
deo, quod narrati ca(us oculatum ceftem inducas Excellentif-
lìmum D.ThoraamFrofinurain Pyfarum Lyceo Digniffimum
ProfefTorem , qui in re alioqui ob oculos pofica nec falli po-
tuit, nec fallere.
Ec quidem excmplum tàm diuturna! falfie gravidationis ex
mixciformi mola, ovarii hospite antehac nunquam , ut in- li/nìtai Cafr/,
gcnuè fatear, a me obfervatum fuit. Vidimus utiquemulie-
rcs, ingentibus totius abdominis , atque hypogaflrii potiffi-
mum diftenfionibus cum interno motu ac palpitatione à plu-
ribus annis, pluribufqueà Medicispro gravidishabitas,qua-
jrum poftca in Cadavcribus Tola^ fcirrhof» gianduia occur-
P f f rcrunt ;
410 B. effcvjìo D. Lancif.ad D. Mulcbnmh.
Tumo-ti (tir- rcrunt; in una quidcm cxtrinfecùs uteri fundo accrctcc ; in
'f'^","" ^altera autem edam intra illuni fub forma puCllorum tiibcr-
i'" ""• culorum fpe<ftata£ funt . Adeo Jymphicus hiimor in utero ,
finitiraifque locis interceptus à dulci fua natura degcner in
acerrimum cvadit, ut nervorum , membranarumquc libras
irritare , eafque difendere , implere , atque elevare magno-
pere foleat.
Corpus vero informe, qiiod Clariffimus Fro/ìaus in Ami-
MoLi carHfo-tx [ux ovario decexit mihi fai mola carneo-offea appcllandura
if'^ . effe videtur, cum revera iJ conglutinatum fuerit ex carne in
callum ob angiilUam loci compresa , compacìaque , interje-
ftisoffibus, & cartilaginibus. Ncque Te morecur Prifcorum
ille Praticorum , penò dixerim , Ccncurio Daniel Scnnertus,
(a) qui perperam forfitan intellecìo Hippocrate, (b) dcfi-
IfKpugaai.Sen. j^^y[^ molam per carnem , & tnaffrm fwe oìfòas , & vifcaibus .
nirtai. Eccnim fi apud Arabes inolevit opinio , dari molam aqus-
am, & flatulentam, ex quo ipfi viderunt à nuptarura ute-
ro excrctas vefciculas , nunc fimplici fero , nunc folo fpi-
ritu plenas; cur nobis negabitur dicere molam cameo-ofeam
informe corpus ex carne, & offibus coagmentatura ?
Enimvero à mulierum utero aliquando cxcurbatam con-
MoU vefcicu-Cpsximus congeriem gUndiilarum uvx botros niagnitud.iie amu-
larii . Vide lantiim , quo in genere curiofuraexticic quod nobis abbine
^'"'''^''^""" • triennio contigit advertere in quadam f^mina abortivis me-
dicaminibusnequiter u(a, qu^e, prsviisgravibus doloribus,
& copiofa Jiaemorragia cum animi deliquiis , quinto à concubi-
tu menfe ejecit per vaginara ablongum quafi racemum di-
verforum folliculorum , qui partim fphcricas, partim ova-
lis figuri, tenaci membrana fuis vafculisinfignita , circum-
dabantur, quorum alii limpido, fluxilique ichorc, alii fub-
rubro, tenaciquc veluti cruore ; alii fubflavo latice ; alii
aliter colorati? , varicquc confiflentia: fuccis turgcbant, quos
internondefuerunt glandul.t fibrofas, &vafculares. Hos ve-
ro folliculos, & glandulas aficrere non dubitavi, omnium
pene vifcerum rudimenta excitiffe , itaut foUiculi E. G- qui
limpido fero fcatebant , futura: fucrint gianduia congloba-
tx , feu lymphaticae , qui autcm humore cruento replebanr
tur
( a ) M:d. Tra^ì. Uh. 4 p. x.fe&. 4. c.p.
( b) 1. Epid. hixta Falli fi) divifi'itnn fc&. 1. nitm. io. ubi metni-
nit Vxoris ^ntigen's , qutt n.ii molam, fed monfbuofum fi-
UfitH ifne ojftbus peperit .
PAìtellI.CAf.llI, 411
tur cor, hepar,lien, &rcliqua vifccraquiEfanguine rubcnt.
Hac fubindc Jcge ad rdiquas procedebam .
At vero minime approbamus , quod a vulgaribus Mcdi-
cis paflìm prò Jegicimis moJis vendicenturcorpora quJtdam ^^^^^j!^' "'"
concieca, modo lubalbida , & lardo fimilia; modo admix- ""''^"'^•
IO eciam cruore , rcmdeuci tamcn femper gladio admodum
renitenti a, quce incerdum quidem eciam à Virginibus ,
frequentius tamcn à mulicribus tùm in partu tùm poft par-
tum, immo maxime cum abortibus reiiciuncur : luxc cnim
fub concrctionum duntaxat uterinarum nomine cadere pof-
funt, cum revera tìanc a parte Tanguinis cruda, & auftero
fale refcrta, qux concrefcit, atque induracur in locis , &
cavitatibus , ubi fluidorura mocus per morbum retardacur
cujufmodi ("ere femper incordis vcntriculis illorum coalefcunt
qui pleuritidCj vcl pcripncumonia decederunt.
Cau^im dcinde, cur mola a Dodtiflìmo Frofino animad^
verfa, non quidem m utero, fed intra ovarium adolcverit y o"ariTexOv'ff.
Tu quid;-m piane attigirti. Mempe ovum, ea inmulierejam
faecuiidatum , vel defedu feminaiis principi!, vel culpa pro-
trudencis pcdunculi , vel vitio excipientis canalis , vel tan-
dem multarum limul caufarum errore, quod probabiliuscft ,
à naturali ufquc ad uterum defcenfu prohibitum in ovario
fubftitillc , ibiquc diuturnitate temporis, deficiente tùm con-
gruo alimento, tùm loci fpatio, in callofam carnem degene-
rane ; quam idcirco cartilagines , atque offa complexu fuo
coercuillc , & concinuilTe arbitramur , quia in expofica mo-
la (ingenti quanquam totius humanx machinaj mina ) non
Yifcerum , ut aliquando obfervatum eli , rudimenta fuperfue-
runt fed folliculi, feu incunabula oflìtim , in quibus coUi-
quamenti pars, qus in cartilagines, ac tandem in offa con-
crefcit, apud iftam Nobilem Mulierem , tot annorunidecur-
fu , multo quidem faciliùs, quam apud cxccras faeminas ,
quas vix unius fpatio anni molasgcrunt, potuit ferruminar! .
Enimverò ea eft oflci fucci natura , ut non brevi , fed iongo
duntaxat tempore , aqucis partibus fenfim evaporatis , peni-
tùs folidefcat.
Illud forfitan non erit omnibus, utarbitror, autcxplora-
tum , aut acceptumquod humanum fpcrma, quemadmodum ''"■"?'<■"'' ^';-
cxterorum quoque animalium , minutiffimis lui cu iq uè gene- """"*"'"'""•
ris, miroque velocitatis motu , donatis vcrmibus fcateat ;
ac proptcrea dubitari poflìt, an opus ficcundationis ovi ab
hujufmodi animalculis abfohatur, vel faltcm inchoetur .
Sii z. Hos
4 1 r R efponfio D. Lancif. ad D. Mulebanch.
Hos autcm vermes aniinalium fcminibus inefle à fide digno
& accurato Obfervacore accepi , qui ope microfcopii unica
. lente, caque orbiculari conftantis, cofdem vidic , pcrvidit ,
iKip'r»iaTn ^'' '"'"^^^ f"'^ • Ego vcrò cxi(lcnti« ferainalium vcrmium
Simin,. non a;grc fuffragor. An vero, & quomodo in fascundandl
ovi cicatricula excipiantur, & aniraalis fabricam molis archi-
tedentur. Tu quidem acriori ingenio pollens , proculdubio
philfophando all'equeris. Admiror profedo ( fi talo ftat nu-
pera base verraium detedio) admiror inquam, in hoc etiara
Divinam Omnipotentiam , quippe quas in cundis viventium
generibus quàm funillima , & quàm facillima methodo ad
fpccierum propagationem uti voluerit.
Hzec habui, qux raptim de mirabili ifthac mola refcribe-
rem . CJeterùm de iis , qux ve! «egrx Mulieris fvmptoma-
la, vel meJela: rationcmfpedant, Tu mirum in modumdif-
Fc/«; mon. feruifti • NoH eft igitur cur dida repetamus. Quod veròat-
]»"«!«' . jjpjg. r^^ faetum cum leporino ore natura, atque hiantibusof-
fibus palati , ufque ad fitum /"phaenoidis ; fateor raram uti-
querem, non tamen citraevidentem raiionemcontigifTe. Of-
fa nanq; mandibula:fuperioris, que palati fornicem inftruunc
per rimani duntaxat articulantur . Hinc vel in aridiffimis
fcelecis ejufmodi dehifcentia paffira apparec . Quare in ilio fe-
Cattfa bujuj xu ob aliquam cx poffibilibuscaufis, fed omnium maxime ob
M»n/iri. fortis imaginationis vira , excitatam ingravida matre ab impro-
vifo fpedaculo ejus oculis objedo alicujus forte bifariam ore
dilfedi bruti (quod apud laniones frequenter occurrit) officula
illa inembryone vel non coniungi, vel per futuram recentec
conglutinata difiungi potuerunt, atque ea propter dehifcentia
cum fuperioris labii fciffura facile in nato poftea permanfit.
Vale Virmultis mihi nominibus colende, &liffimis Pro-
feffionibus D- D. Redo, acB;ellino, quos natura, & virtus
ad fummam nofir? Artis cruditionem , & decus comparavit
plurimam à me falutem imperti.
Romje Prid. Nonas Decembris MDCLXXXVII.
JfA-
413
Sxcellentijffìmo ac DoSliJJimo Viro
D. Jo: Marisa Lancifio .
Felix Adamus Mulcbanchcr S. P, D.
Fermium exiflencia in femine prohatio . Mterius Monfiri
bicorporei ùsfcriptio r ^ 'Anaiomcs .
OPinio tua, Excellentifs. Vir, de cafu à me Tibicom- taudaw
manicato fummum apud orane» merecur applaufum ; tamìfius . "*
oflendifli enim, & palam fecifti miram ingenii tui fe-
licitatem. Quid modo philofophandi clarius ? quidftylo fcri-
bcndi tuo jucundius ? maximas fané tibi gratias ago , quod
me literis tuis, non minus erudicis , quam cloquentis Hore
donatis honorafti. Mirum in modum tua mihi arrifitfenten-
tia de mola ca>neo-oj[ea in finiflro ovario reperta ; cura enim
nova ilia ope microfcopii fada obfervatio, qu£B revera quid
divini in fé habet, vermium in femine exiftentiam luce eia- Vf^iculorum
riusprc-Efeferat, ilJorumme fubit admiratio, qui audaci fron-C*^^''^'^.^^^^
te hofce vermiculos femini inelTe denegane : ajantcnimhanc
effe lentis , five vitti iJJufionera, quidam dicuntillascffefub- objtniomi $»
tiliflimas fpirituum particulas , quibus femen recenter emif- rmirarium af.
fum abundè fcatet, quaeque alias aquofiores , & craflìores-^"''"'""'"
fiibeuntes per modum fcrmentationis, feu effervefcentiee exa-
gitant, & aliquem motum ipfis imprimunt , quo moieculac
parvae e;ufdera feminis vermium quaquaverfum fcmoventium
lìgurasreprsfentant, ex co dicunt provenire, quia paulo poft
emiffionem feminis motus omnis difp.irct, ncque ulla verrais
indicia fuperfunt ; evaporatis nempc partibus fpirituofioribus,
reliquis craffioribus omni raotu deftitutis.
Opponunc infuper , fi homo, & castera animalia ex vermi-
bus nafcuntur, quare teftes, paraftratas, vafa deferentia , ut AUaohjtlìio
faepiusin intcflinis, aliifque partibus, vermiculisfcatentibus, «i""" vermi.
obfervatur, non corroduntur , neque dolore afficiunrur? {[(»'<" (fmmt ,
hoc eft , inquiunt, cur multi de longe petunt, aliiexputri,
alii ex ovo vermium gcncrationcm , curamincram hancquif-
que fuam vcluti faicinam portet : &, cura omnes, dicunt, .vw^#%^iV*
verm-'s fumus, quare vermis iìguram in utero amittimus? & „„ ,
non potius , ut alii vcrmes » incrementura fumcntes fub ear
dcm.
414 Secunda, Epijì. Muleba,nch. ad D. Lanci/.
à:m fpecie» liccc aJ.'iuilaq'.iantiface, repisrcncamiir? Hsc
& plura alia, qu£E concia hanc pritciariliim-un inicrofcopii
deccdioaem faspiiis, acque fa;pius oliganniii audivimus, qiux
cefi ego nuUìus jroboris argiimtnca cogno/cam , & indigna
quibus a Philofopho refpondeacur; volui tam.n Tibi Doctil-
iimo Viro paccfacere , ut vana Tcrba circuiuvoJitanda decli-
nare valeas. Proccflor camen lincerà fide , i^ua te veneror ,
hsc & Umilia non de hac tua epillola , quam nulli haòk-
nus vidcndam dedi, proferri , fed ancchac , priufquàm tua
iiominis daritas tuo me obrequio innumeris ciculisdcvindum.
tcncrec, audivide .
EvufBtin prò Profundifllmx Dodrin«E Viro D. Vitali Jordano mea dc-
t,\potifiont flJferes obiequia, innueodo ipfi , ad fuam humaniflìroam odo
D.Vite/tm, diebuspriusquàra ad Te elapfo mcnfe literas darem , refpon-
dillei imoio ipfi inciufam epirtolam à prxclariffimo Viro D.
Bcllinio tranfmifilie, & miror faoè, quod eara non accepc-
ricj cum mea ad 'le pcrvenerit.
Monfl'ì aite. Cuui viderim nuperumàmeiiarratum cafum ca humanica-
tiui aimiraniixz , qua Toks, exceptum a te fuide non abs re fore arbitror
dtfitiptio. fequentem multo rariorem hiftoriam tibi tranfmittere , qua
Iperoauribus tuis fonum l^ngc luaviorem excitatum iri, cutn
uullum fané majoris momenti prodigium , quantum vidcrc
potui , in uilo audoris opere nec admirabiliusquidquam na-
tura; opitìcium memoricE mandatum fuerit.
aiteipertut. vidit Pil'ana Civitas die 28. mcniis elapfi in via vulgo nun-
fmtus, cupata de FavgioU mulierem incolam fucoris uxorem , partu-
rientem duas ùlias , quai egreflx ex ventre matris lìmul ac
femcl eodem tempore : primx , quas luci dederunt partes ,
fuerunt quacuor pcdes, & continuando cgrellum (uum , c)c-
£tx lune arabJC corporc fimul junda; . Pettus refpondebat pe-
dori , capuccapici, & impoficis collo brachiis altera alteri figu-
ram reprasfcncabancmariscum feminacon;undi(ucitaloquar)
mundo datcE , pauca polì momcnta mundo defcccrunt : ab
obftetrice tamen bapcifmura receperunt. Amb.x cjufdemfue-
re magnicudinis à prima coda ucriuCque lateris ufqueadum-
bilicum conjundcE : unus videbatur folus umbilicus , quia
una fola apertura , in quam portabacur tandem unus vafo-
rum umbilicalium fafciculus, una fruebancurfecundina, una
quoque plac.'nca uterina , in quam ubi vafa fupradida infe-
rebancur, fucre biparcica . Ad hoc prodigium videndum ac-
curric tota civitas, intcr quos &i. ego non minori compellc-
Ijar curiofitatc , & promiiia Patri ele;mo/ina , fimihi, aliif-
que
Parte Ili. Cap III. 4 1 5
quc amicis darct Jicentiatn aperiendi carum cadaveri ad pzr-
icrutaiidaranacuricfabricam ; lubcns inJulfic paupcr : eadan
vefperi in domo Exceilentillimi D. z.ìmbcccar:i Mcdicin.xLc-
Jtoris Amici mei ex intimis in prxfeiitia prieftantiiDmi natu-
rae arcanorum obfer\atoris D. Bellina , aliorumquc complu-
rium virtuoforum , impoAiimus manus carnai didcCtiuni .
Aperto abdominc ab umbilico ufqueaddiaphragina, ubi cor- Anatomti
pora eranc connaca , vidimus Icparacionem unius abdominis ,,^^ '^
ab altero , mediante folo fubtiJiilìmo peritoneo . Hepata
eraxjc conjuncta infeparabilicer , itane ea feparare fine dilacc-
rationc cfTct irapoffibiJe, immo videbatur uuicura tantìim ,
folumque hepar . Ab umbilicoufqiis ad regionempubis omnia
vifcera fuere feparata, 11 ti in reliquis corporibus : nam fue-
rc duo ventricuJi, duo fplenes, quatuor rsnes , dua: vcficic
urinaria, &: dus feJces. Perfcrutaco abdomine ad cavicitem
racdiam pervenimus , ubi primo intuitu confpeximus unum
folura continuatum, concinuumquc diaphragma , quod fub-
tcndcbatur utrique cavitati thoracis; pcrforatura taraen erac
canalibus omnibus duplicibus, nempe duabus arteriis magnis,
duabus venis cavis , duobus demum oefophagis. Subtra6ì:o
diaphragmateduo thoraces, uous ab altero non dividebatur,
nifi media tenuiffima membrana in modum fcpti intermedii :
utraquc harum cavitatura iniìrucla erat pulmone proprio ,
fcd ambc-E taraen non habuerc nifi ( ob^upefce miraculum ) ^"'''""Cor-
unicum cor : hoc erat fitu proprio pofitum in medio inter
utrumque thoracem, contedum fuo pericardio, uti folst in
omnibus inveniri : adhibita qualicunque diligenti obfervacio-
ne , non fuit poffibile ab externo cognofccre minimam cor-
dis divifionem , {ivz duplicitatem , folùm dubitabatur ex eo
de divifione ejus, quia videbantur omnia vafa exireduplicia,
hoc cfl duse arteria: magnre , duce vena; cav£E , duasvcnaSi
arteria: pulmonaces, infuper & videbantur quatuor cordisau-
riculas : hac, inquam fuerunt argumcntum mirabilisnatu-
XX. artificii, qu.-e duo in unum corda conflavifTet, &ideoin-
cidimus illud per cranfverfum , ubi rtatim oculis fé fubjecere
quatuor ventriculi , & odo vafa fupranominata : hinc atquc
illinc a corde adftabant pulmones divifi unus ab altero me-
dio ilio fupradido fepto , & procedendo ad oftcologiam hu-
jus ventris mcdii animadvertimus coflas unius pcdoris ita
perfcdè coaluide cum cortis alterius , ut fingulas utriufqiic
lateris non gemina: vidcrcntur , fed ex duabus continuata: ;
dignumque extitit confideratu, quod duo thoraces conftitue-
bant
4 1 (S Secunda Epiji. Mulehamh. ad D. Lancif.
bant unam cavitatem folam , in medio cujus refidebat prin-
ceps partium humani corporis , cor nempcdominans , & Ic-
gem imponens duobus vartiflìmis imperiis, hoc cft ambobu»
Sympiomsta corporibus. Mulicf haec peperit folicis , nec puncto majori-
aintquais. ^^^ turbata fymptomacibus ; dolores partiim prjecurfores per
decem horas adraodum benigno fiiflulic , & tribus menfibus
anceparcura una vice de menfe , dixit, fé laboraHefluore per
ucerum inftar albuminis ovi : caecerùm non parva me fubit
admiratio, qui fadum fueric, ut in partu ica periculofoadeò
feliciterfortunatèque fucceflerint omnia. Fuic hic quarcus hujus
fcEminas partus, & crac fepcimeftris : cotogravidjtionis tem-
pore bene fé habuit, folummodòex (ìrepitu , &c.ilcitramen-
tofcEtuum, dixit, fé prcenoviire parcum gemellorum. Puer-
pera manfit abfque febre , ■& lochia bene profluxere : hasc
^éufadueovs funt ,qu5 digna duxi tua admiratione . Circa caufam,cum tem-
ivi untttn loa. poris anguflia me premat, arbitror, paucis verbis me tibi in-
^'' dicare poffe mentem, fcilicet probabile , fi non necetfarium
mihi videri ex duobus ovis in unum permixtis, nempcalbu-
minibus ipforum confufis, facilem fuiffe, etsì fummopere mi-
rabilem, horum corporum coalitum ; hasc Tibi , Vir Cla-
riffime, fufficient, & TibiimminentibusfeftisNatalitiisfum-
mam à Deo profpericatcra , felicitatemque auguror. Vale >
& me amore tuo, benevolentiaque profequcre .
Dabam Pifis XV. Deccoibris MDCLXXXVU.
Si vegga dopo Gap. y. un'altro Moftro confimile , acca-
duto pure in Fifa , dove fono le figure , e la Notomia in-
terna del medefuno .
Dq-
41?
DociiJJìmo , atque Excellentijjìmo Ptro
D. Felici Adamo Mulebancher
Med. Profefs.
Jo: Maria Lancifius S. P. D.
fermlculo'-um feminalium confìrmatìo , & objeHiombus refponfio .
Eorum figura . Hominis effe rudimenta fufpicatur .
De Mmjlro bicorporeo &c^
E A cfl novarura decedionum , tametfi vericatis luminc
fulgentium, infelix pene dixerim conjitio , ut in orcu
ftio alins ccTCuticnccs , alins adverfantes pupillas ofFen- -Difficuiratibiu
anr. S:d quoniam difputationis vcritas fubtilius limati, Scontra Vtrmi.
quafi aufum igne probati folce ; gratulor Tibi , mihique gau- ^•''^' /"»'"''
deo, quod nihili fecetis difficiiltates, quas multi habuerunt^"'"''''"'" •
in nupcrrimò dete£èis feminalibus vermiculis ; utenimjllae
apud ingenia nondiim experta namramrci, de qua diUeritur,
vjm faciunt; ita rifum pene movent iis , qui cctdis credere ah
(a) Hippocrat? fatiìis ducunt, quàm opinioìiibas • Qiiod nam-
quc infirmius fubrerfugium , quàm afTcrere lentis hanc elf:
deceptioncm , quie quod non eft , lucido quafi mendacio ,
vi fui reprcfentet ? Vitrum magnitudincm utique adaugere >
ac lìguram non raro , fi arte pra:paretur , alterare poteft ,
motum objcdo prxbere non potefl. Quid Philofopho minus
confcntaneum, quàm afiruere moleculas , veluti automata ,
in fpermate fé moventes cxifiere, vel fpiritus feminales , qui
ab aliorum confortio per modum fcrmcntationis feexplicare
nituntur, vcl craflìores ejufdein liquidi particulas à fubtilio-
ribus quaquaverfum propulfas? Nam obfcrvatorum vermicu-
lorum motus non cft à centro ad periphariam, aut è contra-
rio, fcd inftar pifcium natantiuni fupcrnc , inferno, latera-
liter, atque in gyrum : qucmadmodum vermesomnivagosin
aceto, atque in defidibusaquispaflim animadvcrtimus. Quid?
quod hujufmodi vermiculi candcm finguli magnitudinem, ac
figuram refcrunt; fccus atque contingerct, fi cflenc ferainalis
mixti duntaxat particulx , qua; irrcgulares proculdubio fpe-
Ggg tìaren-
e a ) Trimo de D,,i:t num. y.
4 1 8 Secunda, Refponjio D. Lamifii .
dtarcntur. Delincationem vermiculorura humani fcminis qui
nunquam videric , hic adauitìa dunsaxat mole , poteric in-
tueri C— " trunciim fcilicet ovalis iìgur* cum pcrexili, ac-
que in loaguip produca cauda . Quod vero riirius opponi-
lur de oranimoda occulcatione horuin infecìorum paulo poft
cjaculatum femen, facile id, piane negando, diluituri cum
revera fi gutca Teminis fupra talci pianura fubtilitcr extcìida-
tur, vermiculorura etiam cadavcra aniraadvertantur , quae
confpici nequcunt , fi era/fior fuerit refidentis fpcrmatis mo-
les; tunc enim impedito lucis tranfitu iidcm fepcliuntur , &
occultantur. Citerà leviora cura fine argumenca , difiìpan-
tur per fé ipfa, atque evanefcunt; non enim tenuiffima hsc
animalcula, qus intra vaforum kminalium uberrimum lati-
ccm innatant, alimento orbantur, ex cujus penuria vulgares
vermcs in contiguas parces plerumque fxvirefolent . Acccdit
quod cadem, molliufcula, ac leniufcula cum fint ; nullam
ad erodendas folidorum corporum particulas propcrtioncm
habent, mucrone pra;fertira , ac probofcide deftituta.
Quod vero alii ex evo , alii ex putrì vermiura petanc ini-
lia , nofira minime refert : farcinani utiquc fuam quifquc
verminofam fccum perpetuò gerit . QujEramus itaque quid
optimum fit, non quid vulgus comminifcitur. Poftremònon
video, cur fi ex vermibus originemfortianturanimalia etiam
perfeifta corundem fubinde figurara , dura abfolvuntur , &
adolefcunt, fervare, vel non mutare debeant? Te nonlatet,
Vir Dodiffime, reliquas viventium fpecies in propriis ferai-
pibus habercaliquid pufillum quidem, & exiguum, quodta-
men eft.verum principium à vivente deciduum, immo ipfif-
fimum vivens ad quandam veluti fummam redadum , quod
feminalem plantam in feminibus, cicatriculam , & carinam
in fjecundatis oviparorum ovis appellamus.
HcE porrò feminales plantulas , vel animalium carinas de-
tcrminatas habent figuras , fpccialique ftrucfèura donantur ,
quas caracn, fi cum adulta pianta, vel cum nato pullo com-
para veris, nullam certe fimilitudinem intercedere dcprchen-
dcs; multa fiquidcm membra in ipfa vegetatione fibrarum ,
proptcr variam inclinationem femoventium, autcircumpul-
forum liquidorum , varie intexuntur, coalefcunt , & acqui-
eta figura, ac foliditate, manifcfiantur, de novo prodcunt,
atque apparent. Cerne qucsò pullulantcm è terra Pinum ,
aut Abictcm ; ucique tenuiffiraa , ac flexilia duntaxat folio,
rum Itamina videbis. Contemplare poflraodum adulcas arbo-
rcs.
Parte 111. Càp. HI, 419
res , profeclo mole , forma , ac firmitudine adco diverfas in-
tucbcris, uc cum Aquilone tutò ludari, & fecuribusdiìi ob-
nici valeanc, velis antcnnas, turribus, murifque impellendis
arieces fuppeditatura: . An unquam, nifi tuis fideres oculisex
foia vegecatione hiijufmodi difcriraina fubnaca fufpicarcris ?
Verùm quid ex vcgecabilium familia hujufcc vericatis argu-
menta del'umimus, quando gcnus pene orane infcitorum in-
numera exhibec nobis ceftimonia mirandarum raetamorpho-
fìum iliorum vcrmium , qui , priori prorfus exuta , novam
formam, quam incucnciura oculis diu occuknrunc, folencin-
duere? Bombix , Papiiio, plcrasque mufcarum fpecics nonne
nudi vermes humi paulo ante ferpebanc j mox vero, erum-
pentibus alis, per aera circumvolicant? Non ne Rana, quae
ob cadentem cEiliva temperiate pluviam repente generari vul-
go creditur, caudata, & duobus duntaxat inftruòìa pcdibus
a nobis obfervatur, & tamen adolefcens caudam inartusex-
plicat , atque convcrcic ut aliud piane infedum rerum igna-
ris videri poffit? At enim vero fi in natura operibus ex iis,
qua: intuemur, ad ea, quae oculos fugiunt, eodem in gene-
re per analogiiraum nobis affurge/e datura eft; quid fané vc-
tat, quin fufpicemur fcminis vermiculos effe veluti in vege-
tabilibus feminalem plantulam; perinde uc infaecundatisovi-
parorum ovis carinam ; effe, inquam , m:chanicumaniman-
tis principiura, ab animante dcciduum, uno verbo corpufcu-
lum vegetativa , ac fenfitiva duntaxat animabus donatum ,
quod pofiea paulatim , fi de homine loquamur , neceffariis,
ac nobilioribus per vegetationera inftrudta partibus aptum ,
ornatumquc rationalis animas domicilium evadat? Nerao uf-
quam omnia naturce fecreta integre fcrutari valuit , ac bre-
vibus, atque infirmis humani ingenii viribus immcnfa ejuf-
dem ftadia metiri. CiEterùm quod Vermiculi in animalium
fcminibus repcriantur, non eft nofirum folummodò effatum,
atque inventum , fed aliorum etiara excat apertiffimum tefii-
monium : Nam apud Thomam Bartholinum in Epiffolaad-
nexa ad Medie Septentr. Theoph. Boncti tom. i. cap. ii.
pag. 98^. à Myffcmbruchio , 6i \Volerio animaicula in hu-
raano feminc vifa faille Icgimus .
Vcrùra alio me vocat prodigii piena, quam noviffimètua D/ mo«A<
in Epifiola exponis, hiftoria gcmeilorum , qui licèt bicor- BUorp*rit.
porei, unico tamen corde per autopfiamdonari apparucrunt.
Porrò fux regionibus vices d.ita: funt, ut modo Hctruriatot
monftrorum parcubus in Africara conccffiffe vidcatur , hoc
Ggg i una
'41 o Secunda R efponfio D. Lanci/ti .
uno difcriminc, quod monftra nunc hab:ac Africa, non in-
genia; Hetruria utriufxjue feliciccr gaud;ac. Ipfe interim lu-
bensagnofcoin Te unum h«ec narranc^nn egregie cadere , quod
de Phidia Celeberrimo Grascorum ftacuario memoria: prodi-
tum ed; eum fcilicec Diis, quam hominibustìngendii aptio-
rem extitiffe ; namqiie adeo clara, eleganti, propriaqu; me-
thodo in raris , admirandifque natura operibus , ac potilfi-.
mura in iftius monllri defcribendis parcibns ufuses, ut Te ad
excelfa natum oftendas . Accipe vero quJE cùm in gemellis ,
tùmin monftris ipfe diligenter obfervando, acque attente co-
gitando huc ufque prò viribus fuerim affecutus. Judicium de
gemellis illud habendum puco, ut quotics iidem dupli ci gau-
dcnt fecundina, uni cum diftinctis umailicalibus funiculis ,
tunc illos ex bmis fctcundatis ovis, l'ed non eodjm tempore,-
aut eodem ex ovario in ucerura deiapfis ortum habuilie crc-
dam . Cura itidem umbilicalia vafa diftintfta , & fecundinns
per riraamfolummodò divif^e cernuntur, nudaquefed duplex
tunica amnios fastum a fetu feparat , acque fejungit , tunc
fufpicor duo ova uno, eodemque tempore in uterum devolu-
ta fuille , eideraque uteri parti prius quam corion adokfce-
ret, affixacoaluiffe. Quotics poliremo mutuo fé tangunc fx-
tus, nullo membranarum intercedo repagulo ( ut in narra-
ta per Te Hiftoria contigit ) verofimiie mihi quidem vidc-
tur non duo fimul ova ex ovariis decidifle , ac portea intra
uterum mucuò adhxfifle ( eccnim interfuiffec incra ucrumque
fxtumfaltera amnios, tunica fcilicct interior, &cuiquv;ovo
propria ) fed duplicem cicatriculam uno , eodemque in ovo
concurrilìe, vel fi allatam feminalium vermium hypothefira
perfequi velimus , duos vcrmiculos intra unum ovum exce-
ptos fuiffe, atque iftiufmodi monftri originemexticifle . Hoc
clarèevincuntexemplaovorum gallinacei generis duobuscum
vitellis, totidemque fxcundatis cicatriculiseditorum , exqui-
bus poftea incubacis monftrofi pulii bicipitcs , quadrupede^,
& jundo etiam pet'ìore bicordcs folenterumpcrc. Corautem
tàmaffabrè ex duobus in unum coalefcentibusconflatum, fa-
cit, uc Fiatoni, divino illi Philofophanti , fucccnfeam , qui
fuo in Sympofio ignotam amoris gcnealogiam, virefque mi-
ximastraditurus, Androgynorummeminic , fcilicct hominum,
qui priraum per terga jundi , fed poftea per longum , irato
]ove, bifariam fedi, prilline integritacis amore m deficicn-
tis medietatis conforcium avidiflìmè fcrebantur. Dcbucrat il-
los per peó^ora ncdcre, ac fociarc; debueratutriufque unum
cor ,
Parte JlJ.Cap.lJI. 41 1
cor, duobus par affingere, atqiie impertiri, quo mdius uni-
co ex fon:e concors amor in utrumquedcrivaretur. Atdejo-
co fatis . Ad monftrofam iftius cordis ftruduram revertor .
Equidem arbicror geminuai cor, diftinótumque initio fuifle,
mox ob loci vicinicatcm, angurtiamquc mutuò applicitum »
paulatim vi concurrcntis mocus fyJloles, ac diaftoles alcerum
ibrciterad alterum impcgifTe, tandemqua , deficiente pericar-
dio , & iurta forfitan mole illius ichoris , quo excrinfecus
corda raadere debenc, confcrcis , congiucinatifque parietum
librillis adhasfUfc, & coaluilk : quamobrem uniasduntaxat
cordis fpecies non cicra portencum exiiibica fuit . Hcec ftri-
ftim atiigi , plura in hanc rem didurus, nifi tecura agerem.
Cui cum mulcum ingcnii fit, nulla pene in cfeterisexplican-
disdifRcultaspoceric occurrerc. Eruditiflìmo JordanoNodro
falutem tuis vcrbis nunciavi ; refcripfifFe fcio Virum doduin
non minus quam Urbanum , & Tibi , & Clarifiìmo B:llino.
Felicitatem denique, quam mihi labentibusFcftivicatibus Na-
taliciis benigne ominacus es , amancis , gratique animi jura
repofcunt , ut anno ineunte aurpicaciflìraam 1 ibi pari ratio-
ne retribuam . Vale.
Romfe VI. Kal. Januarii AIDCLXXXVIII.
CAPITOLO IV.
LEZIONE ACCADEMICA
Intorno air ordine della prognffione , edellaconneflìone ,
che hanno infieme tutte le cofe create, &c.
A' miei ftimatiffimi Compatriotci , e Dottiflìmi Colleghi dell'
^Accademia de Muti di Reggio ,
E fcgnatamenre airUlLiftrifs. Sig. Conte
Borfo Vallifnieri.
-:Mf;n ...
I."" A Vendo rilluftriffimo Sig. 'Abate Conte emonio Con-
f\^ ti. Nobile Veneziano, fatta onorevole ricordanza
della mia Di/Tertazione nella fua Rifpofia al Signor
"HigrifoUi in cui efpongo per ferie V Ordine della proj/cffione ,.
e dirò COSI, della Scala di tutte le afe create, infieme legan-
tefi , e formanti quella oltrcrairabik armonia , che in que-
fta
4t2. DelUConneJJìone delle cofe create.
fta gran Mole oflerviamo , mi fono veduto impegnato , a
pubblicarla, tancoppiù, che dallo llelfo , e da altri amici
fono flato, a ciò fare, inflanteraente pregato . Sentano Jc
fuc parole, e poi fentiranno le mie. „ Benché ( dice ) ia)
„ tutti i corpi organici fieno perfetti in ordine al fine, a cui
„ fono desinati , nulladimeno, allorché fi confronta la com-
„ pofizione, e l'ufo de' loro organi , facilmente fi fcopre ,
„ che negli uni v' ha più d' arte , e di configlio , che negli
„ altri . 11 lavoro non pare ne cosi induftriofo , né cosi dc-
„ licato nelle piante marine , come nelle terrcflri , nelle
„ Chiocciole, e negli Zoofiti, come negl'Infetti, ne'pcfci,
„ e nelle beftie. Quella ineguaglianza d'artitìcj era necefla-
„ ria , per mettere un certo ordine di varieca nelle ftruttu-
„ re ; poiché quelle a poco a poco pot:ndofi comporre per
„ la moltitudine, e per la combinazione degli organi , una
„ fapienza , ed una potenza infinita poteva ancor regolare
„ in tal maniera le loro combinazioni , che da ma Jìtuttura
„ fi paffajfe aW altra per gradi minimi . Quindi ha origine la
„ progrejfione de corpi organici; progreflionc , di cui molti cc-
u lebri Autori hanno dato de' Saggi , ed in particolare il ^ì;^.
„ Fallifnieri in una Dilfertazione , che mi ha fatto leggere ,
„ e che non fo, fé fia ancora pubblicata . La cognizione »
„ ch'egli ha delle parti minute , e nafcofie di molti anima-
„ li, gli ha fornito di che riempiere i luoghi voti della pco-
„ grejjìone, ch'egli fino ad un certo limite ha continuata eoa
„ meno falti , e con più erudizione degli altri Autori fiic.
Eccomi intanto in impegno di pubblicare ciò, che voleva
andar maturando, ed a mifura del progreflb della Naturale
Storia , da me , e da altri fenza rifparmio di fatiche , e di
fpefe tentato, perfezioiundo , compiendo la fucceffione de'
termini , empiendo i vacui , e rendendolo meno interrotto »
Tal qual'è, lo confacro a Voi, o Compatriotti , e Col leghi
Veneratiffimi , in fegno di quella ftima , che faccio della vo-
ftra virtù, e in argomento di quell'amore , che porto , e
porterò, Anch'io viva, alla mia dolciffiraa Patria -
1. Tollerate dunque, fupplico a Voi , d'afcoltarc, riftret-
to in. poche parole , l' ordine prodigiofo , e la conneffione mi-
rabile >
(a) Rifpofla del Sig. %Àbbate Co: Antonio Conti &c. alla difefA
del Libro delle Confiderazioiti intorno alla Generazione de' yi-
ikMì &c>. In t^cneKÌa appreso Jacopo Tommiifmi \J\6. pctg,
m. 71.
Parte JlJ.CapJF. 413
rabiJe, che ha una cofa con l'altra nel gran Seno della Na-
tura . Penfiere , che m' è ben si venuto in mente , e che co-
nobbe quella grand' anima di Cicerone (^) il cjuale farebbe
d'un' utile, e d'un diletto non ordinario; ma non potrò cor- Dificu/ijji
fifpondere, che in poca parte ad un difcgno si vado , per- '"' '"'^"'"*'
che nella Storia della Natura troppo, ahi troppo, vi man-
ca , per nfgligenza de'paffati Scrittori , a perfezionarla !
Vorrei farvi vedere , come Iddio nelle fue Fatture ha fatto
non folamente i fuoi gradi nella creazione di tutte , e come
ognuna ha ben sì in generale certe leggi delle altre , ed in
particolare le fue differenze , che le fpecificano , e le diftin-
guono; ma quello, che fono per dirvi , e dove mi pare il
mirabile , penfo moftrarvi certe fpezie in tutti i generi , ca-
dauna delle quali partecipa di due , cioè entra da un canto
in un genere, e dall'altro in un'altro genere, e cosi lega,
e flrigne tutto l'univerfo infieme, e fono quelle , come gli
anelli della bella catena della Natura . Cofa , che parerà
non folamente difficile a moki ; ma ftrana, e nuova, e pu-
re è cosi vera, che nulla più . Ciò , che mi manca , come
accennava , .fi è il maffimo di ciò, che dovrebbe dar tutto il ciìdf mamm
forte a quello mio lavoro , cioè un' efattiffima Noiomia di p/r ben far,
tutti gli Animali , di tutte le piante , di tutte le Miniere , i"^" P"t"f-
di tutte le pietre figurate del Mondo. Mi vorrebbe prepara- ^"" •
ta avanti, come a chi vuol' inalzare una fabbrica, tutta que-
lla grande materia , e vorrebbe difpofla nelle fue Serie, e
nelle fue Claflì; ma quanto poca finora paragonata al tutto
ne abbiamo? Dove fono le ultime diiFerenze, non tanto del-
le; vifcere, e parti interne, quanto delle parti ellerne di tan-
ti Animali, di tante piante, di tanti minerali , e pietre fi-
gurate non folo del nuovo Mondo ; ma né meno del vec-
chio? Quanto è ancor confufa la Storia de' Pcfci , e degl'In-
fetti, e né meno affatto chiara quella de' Quadrupedi , e de' c#«/«/f'"»"'''-
Volatili? Quanto e ofcura quella delle pietre figurate, e de' '"^fl"''" "*'
Minerali? N'abbiamo di tutto appena un generale abbozzo,"""'"
e di molti Animali, può efferc, che non ne abbiamo ancor
alcuna idea , particolarmente di que', che abitano i fondi
del Mare , certi luoghi inofpiti , e diferti , e le terre appe-
na, 0 non ancora fcopertc. Bifognerà intanto, ch'ioadeflb
mi
iì) Efl cnim ndmirabilis quxiam contitmatio , feriefque rerum ,
ut alia ex alta nexa , omnes inter fé aptx, coUtgataque vi'
deantur. Cicer.Lib. i. de Tiat. Dcor.
414 Della ConueJpiOne delle cofe create .
mi ferva di quel poco, che finora e da me, e da altri è fla-
to ofTervato, fé non per altro, per dar animo a' venturi Nc-
poti, acciocché su qucfta rozza idea, coli' ingrandimento *
e colla perfezione ulteriore della Storia della natura , che
fcmpre fi va illuftrando, ne formino col tempo una miglio-
re , e più perfetta.
j. Primieramente fapere Ci deve, che tutto inquefta gran
Tinto ì /iw-mole è figurato, per non dir tutto organizzato , conforme
""'• con molta franchezza Icriffe a me, edalSig. Bourguet, co
mune amico, il famofo Leibnixio , (a) quantunque agli oc-
chi noltri fempre non apparifca . La prima cofa , che con-
Tfrrt fW; . fitieriamo fi è la pura puriflìma terra , chiamata da alcuni
terra vergine, o primigenia, a cui fcgue la vada ferie di tutte
quante le terre , più, o meno femplici, colorate, onon co-
lorate, minerali, 0 non minerali, di virtù, e di vizj dota-
te, o prive, e per altre facoltà celebrate , 0 non celebrate'.
In quelle entrano tutti i boli , le Marghe, le Argille , le
Ocre , le Tripole , le Crete , e infino i fanghi , e i lezzi , le
pingui, e le fterili , le fede, e le lubriche, e di quante ma-
niere troviamo su' Colli , su'Monti, ne' piani, dentro, cfuo-
ra del grembo della terra, fotto le acque, o a quelle lonta-
ne , e quante finalmente da in ogni luogo la gran iMadre
Natura. Solo in quella lunga ferie s'olìcrvi , che le terre
bibaci, o di corpicelli diverfi compolle fi mettano nel fine,
perchè ho oflervato col Alicrofcopio , che alle reno s' accofla-
. ,. no. A quelle mifle, e grolle terre feguano le vifibili arene,
reKeq.ia^i. ^^^ anch'elle debbono avere la fua nicchia dillinta ; e con-
forme i colori, il pefo, la qualità, la figura vengano, co-
me parti anch'effe ncceffarie confiderate . Allearsne, che
per lo più non fono, che faffolini , e pietruzzole minori ,
s'accompagnino i faffi , e le pietre maggiori , e i marmi ,
' d'incredibile diverfità nella durezza, e ne' colori varianti ,
e tutti, e tutte di minime parti figurate codano , fé fi ar-
Piiirt, Cotti "1^ l'occhio di vetro, per rimirarle. A una tal ferie immen-
tStUi&t. 'fa s'attaccano le coti, le felci, le pietre calcarie , i Tufi ,
le fia-
(a) Io [uno almeno ficuro (cosi fcrilfe l'anno 1714- ) che yìam-
m:i i'.)t corpo organico della J^atura non v'cn formato da un
Chaos , 0 da un corpo non organizsato, e che non vt fia mai
Chaos, che in (tppareiiTia, Quefla è una cor.f:-guenx,a della pro-
duzione delle cife da una caufa perfettamente favia , 0 fa-
picntijfiiua . &c.
Patte ni. Cap.If^. 415
kftalactiti, leftalagmiti, le Oflcocolle , leCadmicfofllli , le
pietre Sarcofage , le Calaminari , le Frigie , le Comenfi , lo Man-
ganefi , le Pomici , le Magnccidi, leSmiridi, ieleamidi, eia
mirabile Calamita . Ci fono poi i minerali , e i mezzi minerà- ;^,,•,,^^/;
li, i fughi agri , e i pingui della terra, eh' anch' eflì entra- m,'JfmL\J-
none' corpi figurati, quantunque all'occhio così chiaro non li-
apparifca, tolte le Piriti, o Marchefite, egli fali , de' qua-
li ognuno vede la lor figura, come i Nitri , gì' Alonitri, i
Vetriuoli, gli Allumi , i fali marini, e i follili, e tanti altri
fali dirò cosi, fubalterni. Tutta quefta gran ferie di minera-
li, di fughi, e di fali ferve a infiniti corpi di quello Mon-
do, guarda le pietre da un canto per la durezza, dall' altro
con la figura le piante, avendo infino molti d'eflì e tronco ,
e radici , e rami . Si polTono i minerali chiamare il nerbo Mìntrtl; cf{s
miglior della terra , entrano nel compoflo d' innumerabili /""*•
corpi , e fono , come il vincolo generale dell' Univerfo . Fra
corpi figurati s'annoverano da molti le pietre fpecolari , gli
Ammianti , i Talchi , i Geflì , leBelemniti, le Etiti, ^^^^- pietrtfimrau
liti, laGalactite, l'Ematite, laMelitite, ilScifto, i Balfal-
ti, i Crifoliti, la pietra Vajolaja &c. alle quali feguono le
più preziofe, che quafi tutte hanno fempre una determinata
figura , e grandezza , come fono tanti Criftalli , per lo più
efagoni , gli Androdamanti , le granate , i rubini , i Dia-
manti, gliAmecifti, a' quali, benché non tanto , poffono pe-
rò aggiugnerfi gli Jafpidi , le Agate, le Nefritici, le Mala-
chiti, gì' Onici, gli Opali , le Turchine , le Corniole , i
Calcedoni &c. , e in una parola tutte le pietre, o giojc,che
hanno alcuna determinata figura , all' occhio noftro, fenza
l'ajuto di artifizio, o dei Microfcopio vifibile.
4. Da quello gran genere de' corpi tcrreftri non animati ,
e non prolifici co' loro fcmi , almeno vifibili, nel modo del-
le piante, parerebbe difficile, che non fi dovelTefare un fal-
lo alle dette, e pure vi è il fuo mezzo così palpabile , che p;^„,, .,w#
chi bene lo pondera, non può negarlo . Quello è il genere dliMan.
delle piante pctrofc del Marc , che con la durezza, pcfo ,
materia , e col modo di nutrirfi , non dalle radici , ma da'
pori laterali guardano da un canto le pietre figurate, e non
figurate, ma con la fenfibile vegetazione , flruttura più ar-
tifiziofa , tubulett! per lo nutrimento , fiori , e femi guarda-
no dall' altro canto le piante . Confideriamo il nobile ge-
nere de' Coralli, e delle Coralloidi , evedererao, eh' e' fono, ^ •
H il h come
j^zC Della ConneJJÌone 'delle c'ofe create.
come un annello di quefta catena fra le pietre , e i vegetabi-
li. In quefìi puree una ftrana , e fuperba divcrfità d'appa-
renza, ed i più nobiJi , che fonoi rofli fanno vifibilmentc i
lor fiori, e in confeguente i lorferai, fé prefliauio la dovu-
ta fede alnoftro Italiano Sig. Co: Lmgl Ferdinando MarfiUi {a)
k> che fi può fupporreanco negli altri, quantunque non an-
cora olTervati , per la difficulta , e il tempo , che fortuna-
tamente incontrare bifogna. Ci fono i Coralli più, e meno
bianchi, i più, e ra:no neri, i più, e meno rofli, i liona-
ti, i pallidi, gli fcuri, ci fono i più, e meno duri, i più,
e meno ramofi, e quelli, che a poco a poco fi vanno acco-
c*r«/w» , # ftando alla natura del legno,, chiamati Coralloidi. Fra i pri-
Ctralli. ^i y'^ ji bianco, punticchiato ndJafua fuperlicie, e mber-
coiato , di tronchi, e rami raolco più groili dei roffo , v' è
lo {Iellato men fodo, e meno bianco, ve il candido nobi-
liffimo, v'è il bianco fiftolofo, v'è pure l'articolato, e no-
dofo. Ognuno conofce il roffo ufuale, il purpureo bdliffi-
mo, ed il men belio, il nero neriffimo, e rifplendente , ed
altri già noti dal Boccone, e da varj defcritti fra le piante
Lithophiti mzt'mz , the tutti quanti confervo nel mioMufeo.
Le Millepore ancora, le Madrepore, i Pori Cervini, leRe-
Aìtrt preJu. t^po^'^ » ^ ^^ Frondiporc, le Tubularie purpuree , e di altre
^ioni mlrinr (p^^ y le Coralloidi fungiti, leCerebriti , o vermicolate ,
pttreft. le ftellaric, e tante , e tante produzioni marine , e piante
petrofe, che tutte tengo nelle loro ferie diftribuite fonoqueli*
effe, «he fra le pietre, e lepianteterreftri s' in frappongono,
e quelli due gran generi fra loro legano , e unifcono . E'
una maraviglia il guardare le altre piante di Mare , che fi
vanno di fpezic in fpezic incenerando , finattantochò infen-
fibilmente alle piante fimili alle icrreftri pervengano .
5. Succedono alle marine le piante, e l'erbe della terra, U
Pi4m ttni. di cui ferie è ftaca da pochi anni in qua dalla diligenza de'
^'' . Moderni Botanici, accrefciuta, e fatta quafi al miracolonu-
merofa , nelle quali abbiamo le tenere, le dure , le duriffi-
me, e che ottimamente alle molli, e alle dure del Mare %
accofiano , 1* Indice delle quali vedremo , quanto prima ,
a un numero ftrepitofo ridotto, non mai dagli Antichi , che
di po-
, ( a ) Breve rijlretto del Saggio Fi fico intorno la Storia del Mire
&c. Venezia 171 1. preffo Andrea "Poleti . pagina otto , f
ics.
Parte ni. ùp.l^. 417
di poche erbe fi contentarono, fognato (4), che preftoufci-
rà dalla inarrivabile diligen2a del Sig. Scherardo Inglefe,. già i^umtr» fir»a.
Confole delle Smirne, mio dottiflìmo amico, al quale fi pò- dfdiqurjìt.
tri aggiugnerc pure un Catalogo di piante nuove , dal mio
favorito, una volta fcolare nella naturala Storia, oradilctif-
fimo Amico, e chefpcro una volta Collega, Sig. Vontaden
(b) cfatcamentc deferi tte.
6. Dalle piante paffumo a' zoofiti , i quali partecipano
dell' animale, e della pianta, e perciò furono chiamati da' zofinquaii
vecchi Filofofanci col nome comporto di Tiantanimali , eque-/<.w.
fti fono l'anello della catena molto evidente fra le une, egli
altri. Di cofioro ne pofficdc non piccola copia la t^rra , e
il Mare, per unirfi con tutte le piante, ed acquatiche , e
tcrrertri. Anno anch' effi le fpezie loro , ed e un genere, o
una Repubblica particolare da sé . Di qucfli, altri fi mao- Farh (pui, .
vono , altri ftanno fempre piantati , alia adlhtre:it , alia va-
gantur y come notò anche Ariftotile , onde quc' , che ^^^^ h.Jì. Animai.
non fi muovono, faranno fra Zoofiti i più vicini alile pian-
to, particolarmente, fé anno molta fimilitudine con quelle,
come le ftelle arboree, e le fpugne ramofe . Anderanno di
mano in mano fucccdendo a quelle quelle fpugne, che daun •r^"^'"/'''»»-
canto fono più fimili alle piante, e dall'altro agli animali ,"'«•'<''«"'/'•
riduccnJod infiiio ad una certa fpczic , che poco , o nulla
s'affomiglia alla pianta, e che toccata da' Peicatori più ma-
nife^amcntc di tutte, quafi fdegnata, fi muove , Ci ritira ,
s'aggrinza, quando fanno forza di fvellerla dalla fua fede .
Seguiranno a quefii rozzifilmi zoofiti quegli altri , i quali ,
benché ftieno lino dal principio del nafccre fempre piantati,
hanno però una qualche ombratile figura di vifcere, e più fi
difcoftano dalle piante non folamente col moto d' accorciar- ^^"^^^V?""^
fi, e diftenderfi, ma ancora colla bruttura affai più artifi-
ciofa , e gentile. Dopo quelli porremo i Zoofiti fé moventi , e
molti de' quali anno infino la bocca, &cptfciculos capiunt , co-
me notò pure Arifiotile . (e ) Abbiamo nel nofiro Mare Adria-
tico molte fpezie di cofioro, alcune delle quali ho notato in-
H h k 1 fino
(a) Midiffe Mmficur scherard , quando pafsò perTadoa, che nel
fuo Indice fpcrav.i di gitignere a dieci , e nove milla piante •
(b) S'è verificata la predizione del noftro autore, effendo flato
fatto quefì' anno lyip- "Pubblico "Prof e ffore dell'Orto Botanjcw
del ncfìro Studio di Tadova ^
(e) H'fl. ^nim.
4i 8 Della ConneJJlone delle cofe create .
fino ne' canali delle Lagune dell' inclita Città di Venezia ''.
Lungo il Lido ne trovò il Dov.zU, come narra nel Tuo Trat»
tato e j) uno veramente curiofo, che avea qualche fimilitudi-
ne ad una tefla d'un Satiro, e perciò io ciurmò S Atiro Mmn) .
V è fra Zooliti il Tomo , il Vero , il Cocomero , il Fungo , la Tenna ,
la Lorica jl'Vva Marina,, cui diedero i buoni Vecchi cotali
nomi , per qualche anche rozza efterna apparenza fimile al-
le fuddecce cofe, e non arrofarono con ifcandalo ddlc orec-
Komi di Z0O. chic piìj carte di chiamarne alcuni Votta , e mcntula marina ,
f^tianticbi ^e nulla curandofi poi di cercare più oltre, cioè la vera loro
ridtvoU. origine, e la minuta ftruttura. Cosi fecero nel noftro Cer-
vello, trovandovi , e la vulva, e le 1^.ttiche , ed i Tefticoli ,
non rapendo poi nò punto né poco di qual mirabile artificio
fodero quelle parti compofte , ed a qual fine. Fra Zoofiti tro-
varono puro la Mano marina, il "Polmone marino, i Reni mari-
ni, e infino le Stelle minori, maggiori, e maljìme , emulatrici
altere di quelle del firmamento, fra le quali fono le reticola-
te, k fpinofe , le tuberofe , e di molte altre curiofe figuredo-
tate, di pallida luce infino fplendenti , e cosi altri, ed altri,
nel defcrivere i quali altro Audio non pofero , che in ador-
c A ■ h "^''S'^ *^' nomi, che a loro parefiero proprj, benché ridico-
nonfim'lonB, i' ' ofceni , o naufcofi . A Tjìo^ti farei feguitare il vafiogene-
Jetti Ermafi/. re di Certi Crofiacei, che ftanno Tempre appiccati aglifcogli,
''•»'■. a' fallì , 0 a' Legni , che fanno anch' effi i feti da fé , come le Tian-
te fanno i femi , e fi chiamano Erm.ifioditi , come fono le
Oftriche, ed altri armati di crofie , dibuccie, 0 di fcorze du-
re, e come petrofe. A quefti porrei accanto que' Crolìacei
o "Teflacei, che vanno vagando, e che per queflo piii s' ac-
_^ . cofiano agli animali, eflendo per altro anch' effi Ermafroditi ,
^ ' e partecipando della pianta, per non unirfi mafchio con fem-
mina , e per una molto rozza bruttura di parti , affai però
piìj dirtinca di quella de' veri zwfiti, ma non mai arrivante
al fegno di quella degli animali .
7. Né il Regno delle Piante terreflri, è prno de' fuoi 200-
,^'lfp'/„"f'fitl. Alciini vi pongono h Mimofa , o il genere dell' erbe , che
t.-rrtflri. fi chiamano /f»;////"^?, ma perché é contraftatoda molti > che
non fia un moto dipendente da fenfo, ma da un puro 4nec-
chanifmo di fibre, urtate dagli effluvj della mano di colui >
che tocca, come accade, benché non cosi tofio, né cosi vi-
fibil-
;a) Trattato de Semplici, T.eire ^& Tefci MarUii dti Lido di
f^cncxi^t. Lib.x. p. ilS. iip. ^ ^,
Parte JJJ. Càp. IV. 419
fibilmente a tante altre, perciò, non volendo qui porre. Te
non il certo, e il confeirato da tutti le lafcieremo, e porre-
mo in primo luogo le Grana del Chermes, che conforme le ul-
time , ed elatciflìme oflervazioni fatte dal mio Amico Signor
Ccftoni (a)ìn quelle, che allignano ne' Campi di Livorno,
fono veri zoofiti, non ufcendo di ede volatile alcuno , com:
finóra è ftato comunemente creduto , ma foli vermi rubi-
condiffimi, i quali dopo pochi giorni fi piantano , né mai
più fi movono, apparendo col tempo mere grana, ontricoU
ritondi di foli femi ripieni. Sicché n;l principio del loro vi-
vere, cioè dal canto de' loro Natali fono animali, e col prò- ^"f^' ^'J'"
greflb, come piante da loro WdCx moltiplicano , onde dall' 'f^",'"lfr^i "„~.
altro canto apparifcono, come frutta piene de' loro femi i'r'o^"
eh' anch' efsi ufcendo , e per pochi giorni movendofi fanno
il mcdefimo giuoco de' loro ftolidi progenitori. Con quefti
ponghiamo la Cofd«i^//<i , le Cimici, o Cappe degli agrumi, e de
Fichi, e tutti quegli, che nel principio della loro vita fi muo- cimid^eCap.
vono, e poi fi piantano, e come le Piante producono i (q. P' /'i'i -^g'»-
mi , o frutta loro fenza accoppiarfi con altri , benché non ""'
mi fia ignoto, che alcuni fapientiffirai Accademici di Parigi
abbiano creduto, che fi fecondino l'un l'altro, quando ap- '^"'" ft^n
pena nati fi muovono, lo che, fia detto con ogni piìiprofon- parti^T"^^' sì
do rifpccto, ho trovato falfo coli' esperienza, fupplicandogli reggano ù hro
intanto riverentemente a rifare l' offervazione , che troveran- /<»•/>,, w>w.
no l'abbaglio. Dopo quefti, che finora fono ftati zomt ter- ''"P'ime.
ra incognita nella naturale Storia, io porrei con ordine tutti
quegli animali Ermafroditi, de' quali ho già fatto parola in
altro luogo che tacerò , per non tediargli col ridire le cofe
dette, venendo finalmente a quelli, che con iftrano modo,
quando vogliono congiugnerfi al coito ( b) fpingono , ed
arrovefciano fuor del corpo i loro membri , e gì' intreccia-
no infieme l'uno con l'altro, e gli avviticchiano, rimanen-
do in tale avviticchiamento per una confiderabile lunghezza
di tempo, e fcmpre quei membri, ciondolando fuor del cor-
po , fcambicvolmente fi divincolano , fi fcontorcono , fi at-
torcigliano , fi allungano , fi fcortano , ed in quefti moti s'
imbrodolano d'una Ipuma, 0 bava, fimile ad una faponata
bian-
ca ) yedi dopo r ìfloria del dmiaìeonte , flampata in Venezia d
Sig. Gabrielle Ertx, l' anno 171 5.
(b) Lum:iconi ignudi defcritti dal Bfidi . Altri vivi dentro i Vi-
venti &c.
45 Q Della Conncfjìone delle cofe create^
bianchiffima j cvircofctta, che cala efternamente giù per tut^
la la lungheaza di effi, e fermafi in grolle falde fulla loro
cftremita. In tal modo /ì fecondano l' un l'altro, e ciò, eh-
è degno d' oilervazione , fenza intrudere dentro le naturali
vagine quelle loro arme Junghir/imc generatrici . A canto
quefla curiofa tìzzo. d'Ermafroditi collocherei quegli altri,
i quali benché tutliabbiano dentro il corpo quelle parti fpet-
Coi) fanno i tanti alla generazione , che divifeanno il mafchio , e la fcm-
tcmhitbitif. n,jna degli animali, che chiamiamo perfetti, nulladini-rno fi
' congiungono in/ieme, ed uno caccia dentro 1 altro quell or-
digno, che ferve ad una tale faccenda , efTendocadaun di lo-
ro in uno flefTo tempo amante, ed amaca , e con reciproca
ctmti'afct. fatica, ed egual diletto marito , e moglie . Quefta forta di
jliHff éil/f pian- viventi fi accorta folo alle Piante, perchè tutti fonomafchi,
jr '.."'"' ^ e femmine infieme , ma fi difcofia a.olto da loro, perl'azio-
ijteflint. ^^^ ^^^ fanno, accoftandofi però afiai più de' fovranomina-
ti a' perfetti per l' intrufione de' membri . Ecco dunque , o
generofi Signori, con quale bell'ordine poco finora olTerva-
Pafag^'o JtlU to parta la Natura dalle Piante a' Zoofiti , da' Zoofiti agli
natura , (if Ermafroditi , e come infenfibilmente va femprc crefcendo
^ /alia dt nell'ordine, e nella perfezione , come tutto con catena in-
vaLalfeìtr», viCbile aruioda , e lega, avvanzandofi di grado in grado an-
che in tutti querti animali, non faltando, come di balzo da
un genere tutto differente all'altro genere, come malamente
da alcuni è flato creduto. Si va dolcemente fcoftando dalle
piante, non dando moto locale , ma folo qualche fenfo a'
primi accennati Zoofiti, poi dà loro qualche moto, e qual-
che fenfo, e va finalmente femprc crefcendo negli Ermafro-
diti difcolìandofi tanto da quelle, quanto più s'accofla con
azioni, che loro dona , agli animali, che chiamiamo per-
fetti .
Ma negli ultimi Ermafroditi non termina la maravigliofa
^liirJlfrlTu^^^'^^^- S'attacca a quefli l'immenfa turba di que' viventi ,.
/,-. * eh' anch' effi col aome generale chiamiamo volgarmente Infet-
ti, i quali fifpogliano, eirortrano nella loro prima età una
ìHtuiihiìt to. figura, e dipoi un'altra, ed uà' altra , finché apparifcono nel
Pj' > ' ^'""^ loro elkre perfetti . Occupano coftoro tutti i Regni della
n'P'f. isjatura (a)\n tutti anno viventi fimili a veri animali pcr-^
fetti di quel regno, portando d'ognuno una q^ualche, imma-
gine
t'3y Divifton Gmerctle degl' Infetti nelle mie efperien^e , ed offervtt'
xioni intorno la Mufca Bfifife^a , verfo il fine ,.
Parte JlI.Cap.IK 431
gincnon cosi rozza, colla quale raofirano , quafidiflì, una
llretiiffima parentela . Vi fono i volanti ornati di penne , e
di piume vagamente colorite, come quelle degli uccelli, e co-
me gli uccelli molti fabbricano i nidi di terra, di mucellag-
gini, di pezzetti ,c minuzzoli di legno , di becchetti , di
piume, ditìla, eiiraili. Si cibano molti, come gli uccelli,
altri di grana, altri di frutta, altri d'erbe, altri di carni, o
vive, omorte, altrid'akri animaletti minori, avendoanck*
effi i loro tiranni , e le loro Volpi, che, o con aperta fora»,
o con aftivzie impenfate vivono di rapina.
Troppo lungo farei, fé volefli dare un'efemplo di tutti .
Guardino per ora la mia Idea general degl'Infetti , che fi
legge in fondo al Trattato della mia M^fca Rofifega , e ve- * • ^
dranno di quante ftrane miniere 1' Univcrfo ne abbondi . Ba- „f^/li}ttt4
fta , ch'io accenni quelli ultimi , che ho aflìmigliato alle
Volpi , per dar la fua aria a una cofa , che a prima vifta par
favolofa . i Cevettoni fono carnivori , e fono , fra gli al-
tri Infetti, golofiffimi delle Api, né punto , né poco i loro
aculei temendo. Il Mantes , o Ragnolocufta le altre locu-
fte uccide, e divora , e la Vcfpe Ichneumone porta per pa-
fcolo a fuoi figliuoli dentro i fuoi nidi ragnateli , particolar-
mente fai vatici. I Mofcherini detti Lupi vivonodi farfalline
bianche , che allignano fu Cavoli , altri forano il ventre di
nafcofto a' pidocchi filveftri , e dentro le uova loro vi depon-
gono, e molte mofche affai fiere trivellanola cute a' bruchi»
alle crifalidi , a' vermi , e danno nido , e pafcolo di viventi
;«'feti loro. Ma che cerchiamo efempli ne' campi, e ne'bof-
chi d' Infetti alluti , e predatori ? I Ragni ogni giorno col
prendere alla rete le mofche celo dimoilrano, e il verme For-
micaio da me ne' Dialoghi defcritto lo f.i palefc . Chiufi pu-
re in una gabbia Locufte grandi, e verdi, che fra loro fi uc-
cifcro, e fi mangiavano, e cosi fanno cento, e cento altri.
Ma feguitiamo il noftro ordine. Vi fono i fimili a' Quadru-
pedi nel correre, nel faltarc, nel predare, nello sbranare >
nel pafcer l'erbe, e ruminare, e infino nell'eflcre vivipari >
e nell'alimentare con amorofiffimo zela i loro figliuoli, co- y^;^-,,^;,^ j^
me fanno, fra gli altri, le Api , e le formiche. Non man- molti gtneh d'
cano agl'Infetti 1 loro Cervi colle ramofe corna , non gli Infitti n/^u al,
TTaicorni, non i Lupi , le Tigri , e le fcakrc Volpi , come '»•» i*"»'"''' •
ho accennato, non i Ricci, e le Talpe, come Icchiama Fer-
rante Imperato , che cavano i loro cuniculi , e ftanno fem-
pre fottcrra. Tanti Infetti acqaajuoli non l'invidiano a'Pc-
fci
4 5^ I>f //<t ConneJJione delle cofe create .
fci nel nuotare, nel refpirarc a lor modo, nel divorare ipc-
fci minori, od altri minuti abitatori dell'acque, neldepofi-
tare k loro uova lungo le rive , e nel fare quanto fanno i
veri ofpiti più perfetti di quell'Elemento, de quali tutti nel-
le mie Opere ne ho dato un non piccolo faggio .
8. S'accodano dunque cortoro non folo da un canto a'de-
fcritti Ermafroditi ; ma dall'altro canto a tutti i generi, e
cì'hifeitif.w- 2i tutte le fpezie, e fanno, per cosi dire , un Mondo intero
"''j'Tr'"' ^^ viventi da fé, che ha comunicazione con gli Animali di
TeZtniclno'' t""' ' Rcgni , e in tutti i Regni fi pafcolano, e fi fan nido.
lon tutti i^f.Quefti veramente compifcono l'armonia, unifconoccnraol-
««•i ife' »;«/». ti anelli la Catena d'ogni vivente, perchè d'ogni vivente
.''• portano in qualcheduno di loro il carattere , od il cofiume .
*»,^'^.!^ Veggiamo inoltre i Serpenti da acqua, e da terra, i Legni-
perdi acquajuoli, e tcrrcftri, leLocurte, i Ragni, gli Scor-
pioni, le Lumache, i Turbini, i Tarli d:' Legni , i Mille-
piedi, e mille altri Infetti^ che fono in terra , e non man-
cano a' Laghi , a' fiumi, alle fontane, al Mare . Anzi per
irtrignere fcmpreppiù qucfla necelTaria Catena ne formò Id-
dio degli Anfibj, cioè, che fìanno tanto nelle acque , quan-
to in terra, come certi Scarafaggi notturni, certi Serpenti,
ie Rane, le Botte, le Salamandre, e molti altri.
jUtravarìttù 9- ^^ '^°"° ^^ P'" colo^o > '^ vita de'quali incomincia Dcl-
f umunion/ Ic acquc, c dipoi termina in aria, o in terra , partecipan-
digl' Infitti : do, dirò cosi , nella loro tenera età del beneficio d'un' ele-
mento, e nell'età virile, e nella vecchiaia d'un' altro. Ta-
li fono i Legniperdi acquajuoli, molte maniere di Zanzare,
molte di Libelle, o Cevettoni, alcune Canterelle , e Scara-
faggi, certe razze di Tafani, di Mofche, di Mofchcrini , e
di Mofcioni, e cento altri firaili , a' quali pare non badi la
vaftità d'un folo Elemento alla loro , benché breviffima vi-
ta . Veggono dunque fenza velo , o miei eruditi Signori ,
qual privilegio è, mai quefto di una tal forta di viventi, che
più d'ogn' altra fi diffonde, e s'allarga per l'Univerfo, che
partecipa di tutti, s'accorta a tutti , e vive in ogni elemen-
to, anzi, come poco fa dicevamo , fovente una fola fpezie
trionfa di più elementi ! Non hanno con gli altri divifo 1'
.imperio, folcano l'aria, la terra, l'acque, e fopra , efot-
dUutti J'e- ^°' ^ dentro ogni Elemento piantano il loro Dominio , vi-
Umtnti, vendo in tutti, e di tutti, e non contenti di quefti , porta-
no infino fopra, e dentro ogni Animale vivente la loro fede
orgogliofa. Ma di ciò bafta per ora.
IO. Paf-
Parte in. Cap. ir. 43 3
IO. Paffiarao a'Pefci, i quali penfo , che posano con ra- Pt(ti i'^"":»
gione feguire agl'Infetti , perchè formano anch' cffi un pò- 'i^ ^"f"" •
polo numcrofiffimo , abitatore delle acque dolci, e delle fal-
le , e delle bagnanti, e delle correnti . Anche in qaefti non
troveremo difficile l'unione da un canto cogl' Infecti , dall' jy„;^„,^,^j,,_
altro cogli uccelli, co' Quadrupedi , e infino coli' Uomo . /litcn^rigt.
Già abbiamo detto , che hanno le acque i fuoi Scorpioni ,»«".
le fue Locufte, i fuoi Lombrichi , le fae Lumache veftite, e
ignudc , i fuoi Cavalucci , i Pidocchi , le Pulci , le Cimici ,
e quanto altro , o falta , o rampica nella terra. Non è privo
l'Oceano de' fuoi Cani ingordi , e terribili , non de' Vitelli
guerniti di pelo, non delle Volpi , de' Cavalli, de' Lupi, de'
Porci , delle Lepri , e d'altri d'edema apparenza, e di co- contit»' a
fiumi a' noflYi molto confimili . Ha pur il Mare i fuoiPefci Man moki ,
volanti , come la Rondine Marina , moke fpecie della quale ibi t'umfcoHo,
folcano egualmente l'acqua, che l'aria, v'ha il Nibbio, il ' '^<">^o''i'"">
Corvo, il Pipiflrello, e un popolo d'altri Tefci uccelli, chz"''/jf"^'^'^f^
a' naviganti particolarmente i Mari delle Indie fi fanno \t- dtWarU. '
dere qualche volta a ftuo'lo a ftuolo , ora alzarfi a volo ,
ora tuffjrfi nell'acque. Ammiriamo finalmente in Mare ^^- Pff^iuamM,
fino i Pefci Uomini , e i Pefci Donne , che nella faccia , , />,/f,- d^»'
nelle braccia, e mani, e nella metà più nobile del corpo s' r.t,tveriiAdc'
accodano molto a noi , e fi lamentano , e gridano , come medefimi.
noi, hanno fangue, hannocuore. Polmoni, e vifcere , mol-
to fimili alle noftre , vivono molto tempo fuora dell'acque,
e conofcono , e diftinguono , o la loro libertà, o la lor pri-
gionia . 11 Bartolini (a) lo moflra a forza d' Morie , e d'
Uomini degni di fede . Fra gli altri cita Bernardino Ginna-
ro, (tj il quale attefta, edere data prefa una Donna ma-
rina in Japponix Oceano , fed teBam carne hutnana , molli , &
alba, non fquamis . ExtraHam ex rete y & aquis loces fìebilcs emi-
fiffe , & l.imentabiles ad nwrem faminarum quendamqtie commife-
ratione commotum gladio illam transfodiffe . Non ebbero una sì
crudele mifericordia alcuni Indiani , che al riferire d' un Pa-
dre della Compagnia di Gesù, ridonarono alle acque un' ■L'o-
mo marino , qui captivitatem trifli fide in angulo proximo agre p ,^, yj,^,
tuliffe , demiffus vero , & mari rcdditns corporis [h: mclinatione ridonate alle^
prò libatale reddita bene de fé mercntibus gratias vidcbatiir egiffe , 'eque,
antequam aquis fé mergeret . 11 Cavalier Caffiano dal Pozzo
I i i avea
fa) Centur.t. Kiflor.Xi. pag.m. 1^7,
( b ) Lib.i. Cap. 9. De Indico Itiner.
43 4 -^^/''^ Conni JJlone ddlc cofe'create .
avca il Ritratto d' una Sirena prcf.i ne' Mari di Malta , e
narrava uno Spagnuolo , cfTcrc nell'Indie Donne Marine w««-
bra genitatia rnuUebria habrn-e! , hununis xmula , ut pifcatores
•Doni'.! m/trint \f„g\j,Yaniù hUliflrMÙ fé cbp.r.'ir^.vit , ne corpora cnm illis nu-
{ h< I uni cene ■ ■' . r ■ r <- • l • • j • ■ t
ciiPffeatori ,fceant . Ma 10 quali quali aubiccrei di tutti qjciti racconti ,
' fc nel mio Mufco non aveffi due Mani bellifiìme di Pefce
- Donna, e Pefce Uomo, con una parte del br.Kcio fino all'
articolazione dei gomito i e molte code : onde rtabilifco cf-
Wo»;, ecoftt fecvi Pefci in Mare , come Quadrupedi , o biL'edi in terra ,
'''' ^'-/'/J?^'"" che neir efterna apparenza , e infino in molti coflumi alla
"d'WAutore ^^^'^^ nobililfima fpczie fi raffomigliano . Vi fono pure fra
Pefci i fuoi Vivipari, vi fono que' , che hanno i Polmoni ,
Altri Pefcifi- Q che hanno gli organi genitali, e fene fervono ne' loro fu -
miliaghAni- ^.Q^[ di Venere, come il Mafchio, e la Femmina de' Quadru-
'"," . 'ir" » pedi , e de'bipcdi. Non mancano eli c/^n^ij tanto nelleacque
altri Anfibj . \ . . ' w r \r ^i • -i-/- ir'
dolci, quanto nelle falfe. Oltre i mentovati di fopra la Lon-
tB/ra ,yfo» tra , il Coccodrillo , che pare una fpezie di Lucertolone, e
Ay"'",-^'"''"''' tanti altri vivono in terra, e in acqua, hanno il pofiefTo di
Awpbybium. ^lue gran Regni , e godono, e fi cibano egualmente nell' uno,
e nell'altro. Abbiamo le Tartarughe in Mare , le abbiamo
in terra , ed in terra abbiamo nelle Indie l' Armadillo , e il
Tatù Apara , ed altri , che anche ne' Mari hanno i loro ,
quafi diffi , ftretti parenti. Ecco dunque anche ne' Pefci cer- .
ti nodi di quella gran fune, o denfe anella di quefia prodi-
Pafa^zhMagioCn catena della Natura, che tiene legati tutti i viventi de-
N.>rrira darw g\i aijri Regni con que' d'ogni Regno , accorgendofi appe-
genere aW aL ^^ j^j pafl'aggio , chc fa con tanta fegreta induftria da un
""*• genere all'altro, ed afcendendo con infenfibili gradi , edaua
canto , e dall' altro , finche giunga al più perfetto , dove
noi fiamo .
Gtnirt digli Ne è già inferiore agli altri il vago , e gentiliffirao gene-
ucceili,comti' re de' volatili, unendofi anch'eflb con forti legami a tutti gli
unifca agli al. ^\^^{^ g aj ogni elemento. Offerviamo que' da acqua, e que'
*" ' da terra, e infino quelli dell'aria fola; cioè veggiamo, che
molti ftanno fempre in acqua, molti fcmpre in terra , emol-
ti a librano fempre pendoloni full' ali, come il genere delle
Mìnucodiate , o degli uccelli detti del Varadifo , del Rnndone ,
detto ^4pn$ , e d'altri , che mai pofano iJ piede fui fuolo ,
Abbiamo que', che godono la luce del Sole , abbiamo que',
che la fuggono , lo che fanno ancora molti Infetti , molti
Pefci , molti Quadrupedi , acciocché face/fero lega i viventi
infin colle tenebre . Noa ci mancano gli uccelli lanuti , gli
ac'
Parte WlCàp.lf^. 43.^
armati, ci difarmati, i feroci, ed imanfueti, gì' ingcgao
fi, e gli flolidi, i veloci, e i pigri, i dominanti, ci domi-
nati, 1 ialvatichi, ed i dimclbci, e vi fono infmo di qu;gli ,,
che imitano a maraviglia i nolìri iUoni , e i noftri canci , e
a tempo prQ£;rifcono le noiìri fteflc parole. Parteci pano fcn-
za dubbio da un canco cogl' Infetti, e con le Farfalle , che
hanno anch' cfle k ali, guardate col Microfcopio , fregiate
di varie penne, e piume diverfamente colorate, e da un'al-
tro canto co'Pefci volanti di Mare , e dall'altro ancor co'
Quadrupedi. Ne loro paja ftrana quella ultima Propofizio-
nc, conciofiachè lo Stru^zolo ha due ventricoli, come i Ru-
minanti, ha i piedi bifidi, come i Cammelli, ha nel collo,
enei capo una fclva di peli, ha molte parti del corpo ignu-
do di penne , corre folamentc, né mai s'al^a a volo, onde fj^ron'ah"
viene comunemente chiamato Bejlia potms , qaamavis. llg€- po''ti''us\u*ani
nere poi de'Pipiftrelli ne fa una piena fede , eflendo vera- avis.
mente cofloro una fpezie di quadrupede volante, 0 di vola-
tile quadrupede, detto ,AiJÌs non ^vis , avendo , e denti , e P'pìJ>'i!li fono
pelo, e orecchie, e vifceri , come i quadrupedi, partorifce Aves,&non
X. feti , non le uova , e allatta infino i teneri figliuoli , epu- '^"'
re ha le ali, e vola, foio abitator delle tenebre, e degl'ln-
-fetti notturni divoratore.
Anche i Quadrupedi cogli altri generi Ci raggroppano, e ^uadrupiii .
indivifibilmentc (i legano. Con que'da acqua avete già fen-
tito, quando ho fritta menzione di quc'del mare, che ha i
fuoi Cani Vivipari , e armati di denti , e fcrociffimi carni-
vori , come i noilri , ha i fuoi Vitelli , e Vacche marine veftite
dipeli, ha i fuoiPoici, gl'IUrici orrendi difpina, e il gene- simintuJim
re minore dsjgrifpidi Ricci. In terra, e in mare fono terri- diiu biJììì di
bili/fimi Serpenti, le fue Gallane, come in terra, e vi fono '"''■'"■<"» W^
le fue Lucertole, e Lucertoloni , e quanti Moflri ha la ter- *"''"'"*•
ra, altrettanti ne polledc il Marc, e fé fodero veri gli Uni-
corni tcrrcftri , av^rcflimo quc'di terra, eque' di mare. Già
facemmo parola degli Anfib] , e molti H dilettano, e nuota-
no quafi continuamcuice nelle acque. Col genere degli uomi-
ni pur hanno molta , e molta parentela , tolta l'anima, e
una piìi occulta , e più perfetta architettura degli organi .
Chi è pratico della Notomia degli uni, e degli altri so quan-
ta fimiglianza di vifcere è fra di loro, di maniera, che mol-
ti Padri dell'Arte noftra non hanno fatta altra Notomia , v:fcir,d!'§ua.
che di Bruti, per eficre fimigliantiffima a quella degli U-:mi f-,"^'f'a'"''l','i .
ni. Si bà, q^uanto la ^ptomia comparata di quelli con la no- 'J-'ìlìu0tJni '
lii X. ftra
43 <5 Della ConneJJIone delle co/e create.
firafiain pregio in quefto oculatiffimo fccolo, e quanto va-
glia la bruttura più fcoperta d'un vifcerc , per iftabilirc
quella de' noftri più ammantata . S'accodano rinaimente le
Scimie anche con la bruttura [crterna alla noftra pregiatiffi-
Anh»aU ornili ta:i [pezk , ed i feroci luffuriofirilmi i'c/w/on; fi maritano ncl-
«gìiVcmitti. le Indie infin con le Donne. Abbiamo i Cinocefali , i cerco-
pitcci barbati, e r,on barbati, i Vapioni , ed altri di fimil raz-
za molto fimiglianti a nei, eie crediamo ad alcuni, abbia-
mo pure gli Uomini Silvefìri, che, fé è vero, ncnècheuna
fpezie di Satiri . (a) l Lioni fteHì hanno nella Maeftà del
volto molto dell'uomo, la Mnrtigora , e tanti altri Animali
alla ftruttura noflra s'accertano, molti de' quali fono anco-
ra imitatori egregi de'noftri gefli , e de'noflri coftumi, non
mancando ad alcuni, fé non la parola, ficcome al contrario
molti uomini non hanno altro, che la parola, cheglidiftin-
gua da' Bruti.
^'S'onY^tut- ' ^- P°^° purcj 0 signori, farvi vedere quefta necelTaria
"t't le ich Ittatt unione, e continuato indiffolubil legame anche per altri Ca-
firaiiri(api. pi, comc per l'ordine, e bifogno de' cibi, de' collumi , ede-
gli ufi. Le piante fucchiano il nutrimento dalla terra, mol-
ti Infetti, molti Pefci , molti Volatili , molti Quadrupedi ,
e l'uomo (lefi'o ne cava affai dalle Piante, o parti loro. Al-
t/w OTtfff^fj»,» j jnfgtti divorano gì' Infetti , o morti , o vivi , ovvero par-
vi»» «f// d//r<» ,, ■ . • , *?■ 1/- ,- 1- 1/- r
te d ogni Animale di qualnvoglia genere , e di qualnvoglia
maniera, od annidano anche dentro, o fopra di loro, fen-
za de' quali alberghi finirebbono moltilfime fpezie . Non po-
chi Volatili fi nutricano degl'Infetti foli, altri d'altri Ani-
mali, 0 fpiranti, o fpirati , alcuni di altri uccelli, emoltif-
fimi vivono di foli Pefci. La voraciffima turba de' Pefci non
folamente degl'Infetti; ma d'altri Pefci fi nutrica , non la
perdona alla propria fpezie , trangugia ogn'altra fotta d'
animale, o incadaverito , o vivente, ed il Cane CarcarLi ,
gran Tiranno de' Mari , è infino avidiffimo divoratore dell'
uomo. Ne' QiU"J''"pcdi abbiaico chi mangia Infetti, chi Pe-
fci , chi iKcelli , chi altri Quadrupedi , e chi / fc può ) l'
Ucrre tiranno r, rr e \ i. l- t--^ i-
j; ,^„j ./, ^. uomo flefio, e finalmente 1 uomo Signore, e Tiranno di tut-
timali . ti con mille frodi, e mille maniere uccide tutti , e vive di
tutti. Veggiamo dunque in ogni Regno i Carnivori, e che
fovcnte agli altri Regni cficndono la loro ingordigia, e veg-
giamo in ^i^\ creati da Dio gli ordigni a beila pofla pa- un
tal
(a) Madtm. Curkf. Co»;. Cent. i.Obf.z^. ^n. 1711.
Pane III. Cap.lF. 437
tal fine, (a) onde le Aquile, gli Avoltoi , gli Offifragi, i
Falconi, gli Sparvieri, e fimile l'chiatta di predatori hanno
i roflri, gli artigli , e le interne parti differenti da que' del-
le Colonabe , delle Pernici , delle Qiiaglie , delle Galline ,
delle Tortorelle, e d'altri fimili innocenti Animali, lo che
parimenti olkrviamo nelle razze de' Quadrupedi , de'Pefci,
e infin degl'Infetti divoratori, e deflinati a vivere di rapina .
Quindi è, che vi dovea edere queft" ordine inalterabile , e Ung,Hireb4
quefta gran copia di tanti generi, e di tante fpezie, per aver lf°^1°f/J^^"l'
una indirpcnlabilmente bifogno dell'altra, ondeperdutauna yp'^57'X//'T/^
fola , ftrafcinercbbe fcco la ruina di molte, e tutta perireb- tra.
be in uno ftantc quefla fimetria regolatiffima dell' Un iverfo.
Aggiugniamo finalmente, effervi quefta bella neceffità di tut-
te per un'altro verfo, cioè ne pofe Iddio tante , e con tal'
armonia, acciocché non vi reila/Ie parte del Mondo, nètem- t^'^vj»"^")
pò in cui non fofTe da' viventi abitata, e coltivata , e fi ve- p,X-,^^„w*
defle fempre in ogni luogo, e in ogni occafione, quanto fof-
fe elegantemente , e magnificamente difpofla quella gran
Macchina.
Avete fcntito , Signori , come in breve tempo ho fcorfo Protf{ladelf
tutto il vaftiffimo Imperio della Natura, con qualordine e ^ittn .
fapientiffimamente difpofto, e governato , come noi , che
fiamo i primi, abbiamo un'evidentiffiraaconneffione, equa-
fi diffi, parentela con gli ultimi , e gli ultimi con noi, co-
me in tanta varietà d'Animali vi fieno fempre le fteffe ftef-
fiffime univerfali leggi , e come i gradi gli facciano a poco
a poco , e tanto infenfibilmente differire, che non paiano più
quelli , e finalmente , come fi pa/fì dolcemente da un genere
all'altro, e come tutti fiarao indiffolubiliBente per tante par-
ti incatenati con tutti .
Qucfto è quanto m'c paruto proprio della voflra purga tif-
fima virta, e che ho voluto confacrare a Voi , perchè non
conticn meno di quanto più fpcziofo, e più beilo tutta que-
fta gran mole terrena, acrea, e acquatica dell' Univerfo rac-
chiude . Diceva .
Efpll-
( a ) yedi la mia Rifpcjìa al Tadre Borro/ico , ora Fefcoio degnif-
fimo di Capo d' Iflria nel fecondo Tomo dell' Ovaja de'f^ermi»
ft,impato nel Seminario di Vadova .
4>«
Efplicazione dell' Ovaja, e di altre parti appartenenti tdta-
medcfima, di ma Cavalla, redi Turt. z. Cap. a.
Tav.x. fig. j.
Flg. I. a. Ovaja , o Tedicelo deftro di una Cavalla , li-
fcio nella fuperficie, e limile molto a un Rene.
b. Legamento dell'Ovaia con il Corno dcftro d;ir utero.
e. Tiomba fcparata, e allontanata ad arte.
d. Bocca aperta , e aliai, capace della tromba .
e. Membrana cosi naturalmente trinciata ne' margini, fimi-
le all'ornamento fogliaceo della tromba delle Donne.
/. Luogo, dove viene a metter foce la tromba dentro il pria;-
cipio aperto di un corno dell'utero.
Fig. !..
(a.) Ovaja, o Teflicolo /ìniftro.
b. Parte dell'Ovaia , dalle fue membrane fcopcrta.
e. Membrane rovefciate all'infuora.
d. Bocca della tromba, nel fuo fito lafciata , vicina moieo-
naturalmente all'Ovaia.
e. Tromba, che difcende all'altro Corno dell'utero.
/. Pezzo del Corno dell' utera troncato per lo travcrfo ..
Fig. ?..
a. a. Ovaja aperta per lo lungo..
b.h-h.b. Corpi, come glandulofi, di color biancopallido ..
C.C. Vefcica tagliata pel mezzo, ch'era piena di linfa.
d.d. Corpo nero ritondo.
e. e. Corpo fcuro, tirante pure al tondo.
/. Altro corpo nere .
g. Softanza dell' Ovaja, fìbrofa , e membranofa..
\.b. Altre vefcichecte piene di linfa..
i,. Altro corpetto nero ..
CA.-
Parte lìl. Cdp. K 439
CAPITOLO V.
Iftorie, defcrizioni , e Figure di varj Moflri , fpet-
tanti al Trattato della Generazione .
Lettera dì Sua EccelleriTia la Sìg. Conte/fa I)orina Clelia
Grììlo-Borromea al nofiro Autore , a cui dà noti:(^ia
d' un raro Mofìro nato in Milano , con la defcri^jone
fi ejlerna , come interna del medefimo , dalla dottìfftma
penna del Sig. Dot. Carlo MAZ.V*cchilli .
NOn so , fé la mia affezione , o curiofità per le cofc
rare, e rimarchevoli nafca d.i un principio, o vada
con una condotta , che la dichiarino lodevole , ma
bò bene, eh' ella è utile, poiché m' ha portata alla conofcen-
za delle degne qualità di V. S. Illuftrirs. , econfeguentemen-
te porta in irtato di fperare dargli con la mia ubbidienza ,
prove della mia giufta ftima .
Di più io ho per ciò la compiacenza , di dover ricavare
da i di lei penetrantiflìmi riflc/Ti le ragioni , ch'io bramava
in ordine ad un cafo Aicceduto qui, ed à V. S. Jlluflrifs. rap-
prefentato nell'acclufo foglio , da un nofiro iMedico Mila-
nefe di fonima comprenfionc , la qual palefa nel riputarfi ad
onore , portare il proprio nome ad una pcrfona , i di cui
itcritti da lui ben offervati , ne manifeftano l'eccellente virtù .
Io l'accompagno in sì giudiziofo fentimento, perchè con mio
infinito contento ho il vanto di confermarmi
• Di V. S. llluftrifs.
Milano z8. Giugno 1719.
Obbli^Jtifs. ^ffczionatifs. Serva
La Conteda Clelia Grillo-Borromea .
. In fegno dell' alta ftima , e della dovuta gratitudine a sì
gran Dama, per quefto, ed altri flivori dalla mcdcfima ri-
cevuti, rifpofe non folamcnte il nofiro Autore , ma gli ha
dedicato il fuolaboriofo Trattato dello fljto del Mondo avanti il
Diluvio , nel Diluvio , e dopo il Diluvio . Qui non fi pone la
Lee-
44'> MojÌTto 'Nato in Milano .
Lettera di Rifpofta, per non ridire le cofe dette, effcndode-
fcritta Ja fpiegazione del medefimo , e di altri Moftri nel §.
5. e ne' fe^uenti del Capitolo 17. Part. x. la quale fcrvirà an-
cora per rifpofta, e fpiegazione alle altre Storie, che dopo
quefta fi pongono.
lìlujlrìfs. Stg. Sìg. mìo Padron Cokndifs.
S Ebbene di fommo onore mi fieno Tempre flati irivcritifli-
mi comandamenti di S. Eccellenza la Sign. Conteffa D-
CleliaGrillo-Borromeamia vcneratilTima Patrona, mag-
giormente ioli ftimoquefla volta, in cui mi recano il vantag-
gio di potere raflegnare a V. S. Illuftrirs. quella fervitù mia y.
che già da lungo tempo oflequiofiflìma al gran nome di lei
io confervava . Ma a dir vero pienamente fortunato con ciò
mi crederei , quando che poteffi mettere in comparfa innan-
zi a lei i divotiflìmi fentimenti del mio animo fcnza il bifo-
gno delle efprelììoni delle parole per manifeflarli , mentre
che con quefte malamente {"piegando i concetti della mia men-
te temo di non incontrare tutto quell' aggradimento , che
potrei fperare dalla perfona di V.S.llluftrirs. il cui gran fape-
re, e dottiflìmi componimenti khan meritato l'oflequio, eia
ftima di tutto il Mondo letterato . Peraltro anche quefto me-
defimo timore mi {i toglie , fé rifletto , che le vengo avanti qua-
lificato dai comandi di unaDama, che non meno perla gran-
dezza della Cafa , ed il chiaror del fangue , che per la ra-
rità del talento, ed il luftro delle fcienze fia tale nel concet-
to di V. S.Illuftrifs. quale con ragione potiamo tenerla , come
gloria del kfÌo , e fplendor del noflro fecolo . Diffi potiamo te-
nerla mentre non dubito, che V. S. llluftrifs. con il fuo chiaro
intendimento in quelle poche ore, che feco l'ebbe in difcorfo
in cotefla Città, ove la fama di V. S.Illuftrifs. la fpinfeapor-
tarfi , non l'abbia dico in poche ore faputo comprender ta-
le , quale io nei mole' anni di fervitù , che le profeffo ho
avuta occafione d' ammirarla . Ma egualmente poi a tutto
quefto mi fa fperare ogni buon accoglimento di V.S. lUudrifs.
la qualità dell'incarico fattomi da quefta Eccellentifs. Dama,
che è di trafracttcrle un regalo dei più belli , che forfè V. S.
llluftrifs. avrà avuto, perchè è di unacofa, che è giufto pro-
prio pafcolo del fuo bel talento . Qiicfto fi è la notizia di
uno
PartelJI. Cap.r. 441
uno ftraordinario , e mortruoro feto dato alla luce in que-
fla Cittì di Miianoildi ii. del corrente Giugno 1719. da
una certa Donna nominata Angela Buratta Moglie di Fran-
ccfco Luteri ài profeffione Staffiere :
Quefta Donna per altro di buon temperamento , ed in gio-
vanile età di foli ij. anni , nel quarc' anno di Matrimonio ,
dopo di aver fatto in primo parto un'aborto di fei mefi , e
nel fecondo un mafchio ancor oggidì vivo e fano, reftò no-
vamcntc per Ja terza volta incinta . Compiva or qua(i il fec-
timo mefe di queft' ultima gravidanza, padata pure al mo-
do dell'altre con fanita, meno che alquanto più del confue-
10 grolla di ventre, e pigra al moto, quando che colla pre-
cedenza di tre giorni di non ordinario pefo nel baffo dell' Ad-
domine, con poco, o nulla di dolore fentifli aprir il parto,
in cui, quafi col folo ajuto de' volontarj sforzi mife fuora
un' aborto, non so fé meglio dica di un corpo figurato in
due, o pure di due corpi uniti in uno folo. Era quefto com-
porto di due figlie gemelle con le tede, e membra, che vale
a dire braccia, cofcie, e gambe perfettamente divife, ed ot-
timamente formate, e faccia a faccia ftavanfi 1' una con l'al-
tra abbracciate. Con quefl' atto d'abbraccio veniva e petto,
e ventre .t fare un tronco folo, tanto che con curiofo fpet-
tacolo lì vide un corpo folo di due tefte , quattro braccia ,
e quattro gambe fornito. UfjJiquefto corpo gemello dal ven-
tre materno incominciando da' piedi , de' quali elfendone pri-
ma tré coniparfi fott' occhio della Levatrice , mentre quella
con arte penfava fraflornare l' importuna ufcita di due cre-
duti gemelli in un medemfio tempo, comparve ancora il quar-
to piede, ne le riufci poter impedire, che dietro a qu:ftinor»
ne feguiiie il reftante . La particolar provvidenza del Supre-
mo Autor della natura per l' ajuto della Madre , che dopo
un parto si laboriofo vive or fana e rimcfsa , fi fu che le
due tcfle, le quali fecondo la loro propria pofitura, faccia
a faccia l'una contro l' altra fìtuate elfer doveano , per allo-
ra fi rivolfcro amendue da un lato , td avvicinateli per la
parte delle tempia , ed orecchie , comprelfe ivi vicendevol-
mente fi fecero in guifa di due fcinicircoli nel lor diametro
avvicinati , e dalla parte sferica in tutto giugnevanoa fupe-
rare di poco la groflezza di un fol capo naturale-.
Ufcito alla luce un tal niofiro non meno evitò la maravi-
glia degli Spettatori , di quello ftiraolaflc la curiofità dei vi-
cini abitapti a vedere, e divoJgare un tal fatto. Più di tutto
Kkk poi
441 MoJlro'Nato in Alilano .
poi fu valevole ad indurre il virtuofifllmo , ed incomparabil
genio della detca Eccclentifs. Sig. Contefla a farfelo pcrcar
in fua Cafa, non meno per foddibfar l'occhio con la rarità
di tale fpectacolo, che per appagare 1' inarrivabile fagacità
del fuo intelletto nell'efarainare queflo si prodigiofo compo-
fto. Veduto adunque, e con pari diligenza confiderato tutto
l'efteriore complello di quello duplice corpicciuolo , nella
dubietà di poterlo , o no , a cagione dell' incominciato in-
fracidaraento , lungamente confervarc intiero all'altrui cu-
riofità, prcvalfe in queft' Ecceilentifs. Dama il defiderio di
fcoprirn: col taglio anatomico l'interior teflìtura , per così
metterlo con piìi lodevol piacere in moiìra non m«no al pro-
prio intendimento, che all'erudito genio di più Cavalieri >
che feco v' erano Spettatori .
PoQo adunque il doppio corpicciuolo all'anatomico efamc,
efeguito con l'opera diligentiflima del Sig. Dottor Tommafo
Salii celebre Cerufico , e Notomifta in qu.fta Citià , inco-
minciofll r Addomine , il quale alla larghezza averebbe po-
tuto crederfi mediante una qualcho raddoppiatura del Perito-
IKO in due proporzionati ventri divifo, incomincioffi dico a
ritrovare di una fola cavita eguale alla efteriore larghezza .
Videfi però in quella duplicato 1' invoglio interinale , cioc
corrifpondente a ciafcheduno de' due corpi il lor proprio gi-
ro d'inteftini, che dal Ventricolo fino all' Ano continuati >
al proprio mefenterio recavano appefi , venendo ciifcuno di
quefti interinali invoglj dal loro Omento in parte ricoper-
ti, talché doppio pure veniva ad eflcre 1' Omento , che in
mezzo alla cavità riufciva lun l'altro contiguo. Ciafcunodc'
due corpi aveva le Tue proprie Reni, Vcfcica, Utero, e' re-
ftanti vafi , ed orifici al loro fcrvizio desinati .
11 Fegato poi, che naturalmente nel deliro Ipocondrio re-
fla collocato , incominciando quivi dal naturai fito rifpetto
alla parte di un corpo, fi allongava per la med.-fima banda
anche nell'altro, tanto che el'endofi ritrovato fra tutti due
i corpi un fol Fegato , veniva in quel lato a reftare giufla-
mente nel mezzo d'amendue collocato. Quello benché uni-
co nella fua foftanza , potea però doppio chiamar fi non me-
no riguardo alla mole , ed eftenfione , che rifpetto a' vafi , i
quali tutti , o in doppio numero , o da doppj rami comporti
ammetteva : ficchè due difiinti tronchi di Vene Porte v'inferi-
vano dalle oppoile parti le loro diramazioni . La Vena Ca-
va, la quale nel paffaggio del Fegato una fola fi faceva, era
però
Parte JJ/.Cap.f^. 445
però prima da due tronchi difcciidenti comporta , come pure
immediatamente di l'otto in due tronchi parimente tornava
a fepararfi. Unica benii era la CilkJla d.-l hcle porta quivi
nel mezzo, la quale però agevolm.nte potca cfercicare il du-
plicato officio rifpetto ai due corpicciuoli opporti , ammet-
tendo dalle due bande i condotti, che la /"egregata bile v' in-
troduceiiero , come pure ingcminandolì il condotto comune
nell'ufcita per ilcaricarla proporzionatamente nei due intefti-
ni duodeni . Una fola parimente era la vena umbilicale ,
che nel mezzo del Fegato s'inferiva, portandoficon unico, e
dritto canale nella Vena Cava, e raddoppiando nel cammi-
no i rami corri fpondenti alle due Vene Porte , onde in tal
guifa fi rcndeUe capace, non meno difomminillrare ad amen-
due i corpi il congruo loro alimento del materno fangue,
che di mantenere per ogni parte l'equilibrato circolo, e la
dovuta percolazione del medefimo.
Era in querto doppio corpo l'Umbilico ficuato nel baffo
ventre per la parte di fotto , giurtamence nel centro di quel
tratto d' Addomiiic, che tra 1' un corpo e l'altro, per tré, ò
quattro dita a traverfo Ci frapponeva . Qiiindi per diritto e
dilungato cammino afccndeva la Vena Umbilicale al Fega-
to, e per qua pure le due arterie, le quali con doppia radi-
ce dalle oppofte Iliache forti vano, infiemc giunte teneanl'u-
fcita .
Nella banda opporta a quella del Fegato ritrovavafi pari-
mente una fola milza fituata fra mezzo ai due corpi congiunti,
creduta ragionevolmente quant' all'ufo a tutti due comune ,
benché l'avanzata corruzione della parte abbia fraftornatelc
anatomiche pruoye.
Fuggi egualmente le nortre ricerche il Pancreas , invilup-
pato dentro agi' intertinali invogli, già alquanto guarti, ela-
ccraii . Però fé fi ha ad argomentare in ragion del fito, ove
querto deve clTere collocato , non potea fé non efl^ere per cia-
fcheduna parte uno dirtinto, ficcome in ogni una di effe vi
era dirtintamente feparato il Ventricolo, Mefenterio, e cor-
fo intertinalc.
Chiudeva per di fopra tutta quanta la dcfcritta cavità un
fol Diaframma, benché da doppi mufculi comporto, e que-
llo dall'una all'altra banda dirtcfo divideva la detta inferio-
re cavità dell' altra fuperiorc del Petto , la qual pure fola e
comune a tutti due i corpi fu ritrovata.
Era quefta circofcritta dalle corte d' amenduei corpi , le
Kkk 2. quali
44-4 Moflro fJato in Alitano .
quali dalle due contrarie Spine del dorfo iifcendo, venivano
circolarmente ad incontrarfi nel mezzo di ciafcun lato in un'
OfTo (terno, talché ne rifultava quindi una cavita di ovale
figura, in cui reflavano le due fpine del Dorfo diametral-
mente oppofle nei due punti di lunghezza piìi diflanti , e i
due Odi fterni nei due punti di larghezza dell'altro diametro
ad angoli retti actraverfato . Era per di dentro dalla medefìma
pleura tutta recinta, e da quella niun' altra interfczione fa-
ceafi, che l'ordinaria del Mediaftino, che dall' una fpina all'
altra per retta linea fi ftendeva .
Sravanfi in quefta cavita due Polmoni realmente diflinti ,
appefi alla Trachea propria di ciafcuno dei due corpi , ed
ogn'uno di loro aveva i fuoi due Lobj, nella diviiionc cor-
rifpondenci all' inferzione del Mediaftino. Ricercofli fra di
elfi con fomma impazienza il cuore , ed al proprio fico non
venne fatto di rinvenirlo. Offervoffi con maraviglia una fo-
ftanza di figura fimile ad una navicella, la quale appefa Ci
bene dall'una punta, che dall' altra al fito^gulare d'amen-
due i corpi, reflava con il fondo libera, e pendente nel mez-
zo alla cavita fra di loro comune. Era quefla il Pericardio,
entro a cui videfi il Cuore unico nella foftanza , o fia nella
continuazione delle fibre, benché doppio e per li v:\fi, e per
l'officio, che lo rendeva comune ai due corpi uniti . Quant'
alla grandezza era certamente tale, come fé due cuori fi fof-
fero conneffi inficme, onde la bafèfuperiorerefìava al doppio
più lunga, e la punta pendente riufciva non già di figura co-
nica, ma bensì femicircolare. Avea quattro difiinte Aurico-
le, cioè due per ciafcuna parte corrifpondenti alli Tronchi
di Vena Cava, epulmonare, che per li due lati difiintamen-
tc vi s'inferivano. Da quelle entravafi nelle cavità dei Ven-
tricoli, che poi duefoli fi trovaronoj però di eftenfione , e
capacità equivalenti a quattro, mentre ogn'un d'cffi comu-
nicava con le due Auricole oppofle , fcorrendo cosi un fole
fctto per retta linea da un canto all'altro dell' Cuore , e quel-
lo formava la divifa parete dei due foppracccnnati Ventrico-
li. Siccome poi in ogn'un di quelli potea entrar il fangue
dalle due oppofte parti , cosi non meno per altre due parti
da ciafcun d'effi ne avea 1 ufcita, attcfa la doppia inferzio-
ne di Arteria Aorta , ed Arteria Pulmonore , che diflinta-
mente fi faceva per ogni b^nda a ciafcun de' corpi attinente .
Ma affinchè da qucfto fol cuore fenza confufione fi folTe po^
tutoefcrcitarcil doppio officio, che fc la piovvida natura ;
Voi-
Parte JII. Cap.f^. 445-
Voltò r ordine folito in uno de' corpi , di forma che in uno
d' cffi reftavano non msno i vafi al cuore fpettanti , che tut-
ta quanta la difpolìzione dell' altre vifcere nella parte fui
propria e naturale , ed all'incontro nell'altro direttamente
oppollo era tutto al rovefcio , venendo collocato nella par-
te deftra ciò, che a vcrebbe dovuto efìfere alla finiftra . Quin-
di è, che per la parte dell'uno , giuda l'ordinaria , e naturai
fituazione tanto la Vena Cava, ed Arteria Pulmonare nel de-
liro Ventricolo del cuore, quanto la Vena Pulmonarc , ed
Arteria Aorta nel finilìro s'inferivano, ed al contrario per
la parte dell' altro tenean le foci nel deliro Ventricolo l'Ar-
teria Aorta, e la Vena Pulmonare , non meno che l'Arte-
ria Pulmonare , e la Vena Cava nel finiftro . Fatto adunque
in quefta foggia il Cuore rendeafi valevole a potere con un
fol moto di diaftole ammettere il fangue , che da ogni lato
per le vene vi colall'e , come pur egualmente eoa 1' altro di
liflole per tutte le quattro arterie riccacciarlo .
Frattanto non mancano e per una parte , e per l'altra le
confuctc comunicazioni fra la vena Cava difc^ndente, eia
vicina Vena Pulmonare per mezzo del Forame Ovale , co-
me per quella del Canaletto Artcriofo fra l'Arteria Pulmo-
nare, e l'Aorta ditcendente. 11 che tutto ben confiJerato la-
fciava luogo a facilmente fpiegarfi il circolo del fangue, re-
fe comune ad amcndue i corpi uniti , egualmente che eoa
proporzione addattato a ciafcheduno de' medefimi , trala-
fciando io qui il defcriverlo per non eiTere foverchianacn-
te diffufo.
Siccome poi da qucflo tronco unito fpiccavanfl le due te-
fte ben formate e diftintc, così noa h.i dubbio avefler quc-
fìe il lor competente Cervello, da cui difcendendo il lor pro-
prio, e particolare fiflcma nervofo , per tutti gli organi, e
vifcere attinenti a ciafcuno de' corpi follerò le debite dira-
mazioni con proporzione diflribuite.
Per altro fo bene cfTerfi in quella Notomia omefle molte
minute diligenze d'iniezioni di tinti liquori per entro ai va-
fi, di cotture di varie foftanze , d' efami di microfeopio , e
d'altre fimili maniere per ottenere le pruove di fatto in mol-
te cofe, le quali ciò non oflantc la ragione le può fenza al-
cuna ripugnanza fupporre : Ma fi sa ben anche , che per far
tutto quello , ne vi voleva uà corpo mezzo fracido come
quello , che fi tagliava , ne badava il t:mpo di quafi un' in-
tera notte , cui ebbe la fofferciua 1' Eccellcntiflima Dama
fpet-
44 6 AJofìro Usuato in Milano .
{peccatrice di fagrificare alla fua virtuofiffima curiofità , ne
molto confacente riufciva il lume di candella per la mutiv
zione de' colori, che Tuoi cagionare , quando p;r altro e k
circonOanzc del luogo, ove fi era, ed altri ben degni riflef-
filoavcfl'ero permeflo.
Qiiì ora ragionevolmente dovrei profeguire con qualche
teoria intorno al d.-fcritto mortro, umiliando al Aipcrior in-
tendimento di V.S. llluflrifs. qualche rifleffione, che dal mio
corto talento mi vorrebbe fuggerita: magl'improvilì , e fret-
tolofi comandamenti di Sua Eccelenza mi cofìrmgono mandar-
le la fcmplice relazione del fatto, cosi tronca, e rozzamente
compilata, tal quale la brevità del tempo me lo ha potuto
permettere. Credo però ciò non farà tutta difgrazia , mcr-
cechè fé fin qui V. S.Illuflrifs. per la novità della notizia ne
aveffe provato qualche diletto, pafl'ando avanci in leggere le
mie debolezze con altrettanto tedio averebbe dovuto termi-
nare. Oltre di che ne meno avrei fecondato alle voglie di Sua
Eccellenza, che nella villeggiatura ove fi trova, forfeimpa-
ziente viver.\ di avere in rifcontio dalla gran mente di V. S.
liluftrifs. qualche ben degno riflelTo, quando che per limici
qualunque fieno fiati, ha già avuta Ja bontà di fentirli a
voce .
Per me poi tanto ha bafiato la favorevole congiuntura di
potermi dire con il maggior ofTequio, e rifpetto
Di V.S. Illuftrifs.
Milano zo. Giugno 17 15?.
Devot'tfs. ed Ohbligaiifs. Servitore
Carlo Mazzuchilli Medico .
D.fcri'
Parte Jl/.Cap. K 447
h.'fcix-aied' tm olirò Mjflro mandato al Celebrati fimo noflro^na-
tctnco Sìg. Gio: BiitCi(l.t Alìrgagni , e dal mede fimo al noflro^u-
t.nfartccipata .
Moflro Nato in Bologna.
Prteclarijfimo atque Celeberrimo Viro Dolori Joanni Ba-
ptijìce Morgagno in Patav. Univerf. Primario Anato-
mes Prof, experientifftmo .
Anconius Sebaftianus Trombelli S. P»D.
ETfi minora , quàm ut gravi animadvcrfìone , curaque
tua liigna fine , dum vcris Nacuras operibus , non erro-
ribus admodum dcledlaris; tamen qux tua effe hiimanitasdi-
citiir, acquo animo Jaturura confido, fi iconcm fedionemquc
moalirofi Infantis ad te mitto , non ut Eruditionem tuam
anotomicara inimeris omnibus abfolutam adaugeant , fed ut
animum erga te meum omni officii genere declarent , & fi
quid publica Jucc dignum inveneris, gloriofo tuo nomini in-
feri ptum , vel publicè teftetur . Pro tua fingulari humanita-
te , in hoc voluntatis officio, non ca quJE mitco , fed quie
mittere maxime cupio, libenter accipics, quo fidentiùs fteri-
les quidem, &inanes, fedcuriofascogitatione.quafdnm meas
anatomicas certo tuo judicio committam. Et fi quid fiudiis
meis accedere unquam poterit, quomajoribus officiis gloria:,
doiirinxquc tua: amantiffimus, atque ftudiofiffimus rccogno-
fcar,- id prjeclariffimo nomini tuo jamdiuoblatumdicatumquc
Jibentiffimè, & condantiffimè polliceor. Vale.
- Bononia: Decimo Calcndas Dccembris .
£••«-
448
EruditìJJìmo j attjue HttmaniJJìmo fìro
Antonio Sebaftiano Trombellio
Phil.& Medie. Dodlori,
Ecin Bononienfi Academia Rei Medicee Profeflbri Meritiflimo
)oannes ^aptijìa Morgagnus S. P. D.
GUm litteris tuis, Hunianitatis, & fummìc erga mcBc-
netolentix pleniflìmis , reddita mihi cft nudiurtcrcius
Monflrofi Infantis Anatome tum accurata defcriptione,
nim pluribus Iconifmis egregie, acdiJigenter expofica . Quid
quaeris ? Etfi in conftantibus ac cercis Naturai operibus ut-
plurimum verfari folco, atque adec hoc quidem tempore in
his totus fum ; attamen irta quoque aberratione veheraenter
fura obledatus . Ineft enim ( fi modo rcs penitus introfpicerc
nitamur ) utin Summorum Ingeniorum, ita in Natura; ipfius
erroribus femper quiddam quod difcamus , quo proficiamus,
<juod admiremur. Quo magis te horror , currentcm quidem
( quod Cicero ajebat ) ut cùm haud minori fis in cogitando
ìolertia , quàm in obfervando diligentia , id quod accurate
incepiftij preclare abfolvas, efficiafquc adcò ut te quafi fa-
cem pneferente , illud omnes in ifta anatome facile viderc ,
& fufpicere jam pofllnt, quod pauci , tua certante opera ,
vix poffent. Quod ad me attinet , quidquid à te proficifce-
tur, gratum erit omni tempore, & pcrjucundum , ut à Viro
vel Diligeiitiflìmo, vel Ingeniofiflìmo, ve] mei ( qu« tuacft
Humanitas ) Amantiffimo ; certe quod mififti , gratiflìmum
& jucundiflìmum fuit : idque ut incelJigas, cum pari bcne-
volentia, tum officiis erga te omnibus, quoad vivam , opc-
ram dabo. Vale.
D. Patavii Pridie Nonas Decembris MDCCXVIII.
Si volevano aggiugnerc alla feguente Defcrizione alcune
Rifleflioiii dal Sig. Trombelli, che bramava pubblicare alla
raedefima unite i ma non avendole quel dotto , ed ingegno-
fo ProfefTore, per diverfe fwe graviflìme occupazioni , e par-
ticolarmente per quelle delia fua pubblica Anotomia potute
allo
Parte lll.Cap. F. 449
ajlofcorcio ridurre, s'è finalmente compiaciuto, cheperora
la mede/ima fola fi ftampi , rifcrbandofi a ritoccarla, e ad ar-
ricchirla con tutti que' migliori lumi , che gli faranno dal
fuo raro, e nobiliflimo talento fomminiftrati .
Hijloria Monfìri Bicorporti .
PRopè Caftrum Bazani Bonon. nonis Novemb. Mulierin- F«.
fantem novimeftrem cdidit, cujusumbilicus à natiyitatc
circulariter apertusadeoerat, utHernialongitudinis quatuor
digitorum tranfverforum efFormarctur : ab hac fubjeòta in
abdominis cavitate vifcera vix Peritoneo adraodumlaxato re-
tenta , ultra quatuor digitosextenfaprominebant. Quspau-
latim furamam nigrcdincm contraxerunc . Lac copiose , &
poma coda fumsbat. Poft dies duos , horas quatuor vitara
cura morte psrmutavic . Hinc raihi delatus , ut anatomie»
confiderationi traderetur.
Qux autem praeter Herniam extrinfecus aderant fune hu-
jufmodi.
Sub clavicula dextera prieter modum curvata vafis cujuf-
dam quafi umbilicalis funiculi refedi porcio pene exficcaci
pendrbat.
Dexter deficiebat oculus, cujus fuperior palpebra vacuum
orbita: ingrelfa internis parcibus forciffimè nedcbatur.
Propè dextcram auriculam altera pofterius fic complicata,
& revoluta aderat , ut primo fpcdantibus duas prxternatu-
rales auriculas m:ntirctur .
Super naturalem auriculam duo, utrinque unum, aderant
foraminula , qus verfus tympani cavicatem flcxuofo dudu
tcrminabant.
Porro ab initio fterni per communia integumenta valide
alligatas pendebant alterius infantis ( veluti fupra fpinam of-
fium Ilium horizontali fedione pofl terciam lumborum ver-
tebram diflcdi ) nates cura olTe facro , innominato : adne-
xis femoribus , & tibiis verfus pofteriora clementcr condu-
ais.
Hujus ani foramen claufura erat . Apud iftum congruum
infantis moli fcrotum , fed fine tcftibus , & in duas cavitates
manifcftè divifum. Mentula omnino naturalisdcxtrorfum re-
volvcbatur . In finilìro pcde digitus deficiebac . ^tatem fe-
ptem circiter mcnfium referebat.
Aperto Abdomiae infolita Inteftinorum multiplex revolu-
LU tio
ng. 2. 1. F.
rig.x.l.L.
450 Alonjlmm 'Bicorporeum .
tio fé obmlit, quorum non Jevem portionem a larga umbi-
licali hcrnia promincntem admodum nigram , & flacidam ,
& vix omenti vcfligia confpcximus .
Vencriculus repktus crac ladre, & pomo cocìo. A ventri-
culo Interina ufque ad medictatem Ilei raefcncerio adnexa
( in quo plurima ladea vaf;i inexpcftata jucundc vidimus )
conftanci natura: ordine prodibanc . Ubi produco veluci ex-
tra Ileum cipitulo alter interini canalis aderat elongatomc-
fenterio connexus fupra ulnani longus, qui à tunicarum, &
materia; qualitate, & forma alccrum Ileum meritò diccretur.
Hoccraflum aliud Inteftinumcellulofum , alterum nempe Co-
lon confueta infertione fequebatur : huic pariter , ac natu^»
ralicolo vermiformis produdio aderat, quasex fìbrarum con-
tinuatione coli finis videbatur, intus utrobique cava , & ad
modum cornuli bovini recurva per immiffum undiqueflatum
feu fluidum facile extendebatur.
Verfus diaphragma progredicns fenfim craffius depcrditis
clementer cellulis in latum, & amplum facculum , undiquc
claufura ventriculo majorem , & fupra ipfum, aliquantulum
dilatato oefophagi foramine ( quod in diaphragmate e(ì )
afcendebat , & produòiis fibris plurimis cura velica , aliif-
que praeternaturalis pclvis partibus arctiffimc neòtebatur .
Longitudinera odo digitorum , craffitiem quatuor habebat .
In quo feces , nifi rctrogiadie nunquam exiturs , copiofJE
continebantur .
In dextero abdominislatercHepareratfitu , figura, colore
cyfti omnino naturale.
In finifiro pariter latcre alterum ftabat Hepar mole qui-
dem , & colore rutiliori minus; reliquis vero omnibus alteri
omnino fimile , & licet pofterius margine, cum dextero ar-
diffimè conjuncìum , colore tamen difpari tam interne quam
externe facillime difiinguebatur . In utraque cvfti copiofa bi-
lis erat, dulcis quidcm primo ( ut Viridetusaflerit ) fed poft-
modum nmarefcens, qua: à finirtro hepate exibat in confue-
tum duodeni locum : altera in Ventriculum fcrebatur.
Splen prcttcr levem magnitudinis excefl'um omnino natu-
ralem ftatum habebat , quod itidem in Pancreate vidimus.
Ren finiller quatuor lineis in quinque velutirenulosdiftin-
dus videbatur . Supra ipfum , & quidem in fuperiori parte
non levitcr adhasrens ren fuccenturiacus moletertiara circiter
partcm verum rcnem f icilè fuperabat. D^'xterverò ren lineis
pluribusdivifus; ac ex undecim globulis diccres cfformatum.
Re-
Parte HI. Cap> V. 4; i
Reliqua in Abdoraine confucmm. Nacuri-E ordinem ferva- f'i ?•
bant.
In aiterà proEternaturali pelvi , qu.x ( oflenfìs natibus ) an-
teriori fui facie feii hypogaflrio revoluto infancis naturnlis
pecìus refpicicbac, & per conimunia intcgiimcnta fortiffinK
ncxa , concrado llcrno , cum pcctoris cavitate coiumiinicabat .
Vcfica adcrai urinaria , unicus duuicaxac ren, & duo te-
flesi unica quidem tunica, {"ed multiplicato involucro prs-
poftcre ardilfimc coliigata .
Rencm primo à rcliquorum confortio cultroabdicaviraus, wig ^,
quo per Aunn ureterem in itinere fa:pius revokitum in vefi-
cam jam lotio plcnam vidimus terminare , & leniter immif-
fo per Urethram flatu flaum intumefcere . Ex altera veficie
parte aliquantukim prommebat , & flatu extcndcbaturclau-
fa alterius vcluti rcfedi ureteris inchoatio ,. fatius dixerim
terminatio.
TelHs dcxtcr non folum Epididymidc craffior, fedfubftan-
tiageminus videbatur. Sinifter non ita : utriufque vafa deferen-
za in confueto vcficas loco pofl varias revolutionesdctìciebanr.
Praiteraaturalis interini anc;a del"criptiextremitas(ut flatu
non ferro p;rfpexiraus ) cum hac vefica urinaria ignoto fané
naturiEfine comraunicabat. Vas illud paritcr, quodclavicu-
Ja dextera prster modum curvata alter veluti umbilicalis fu- .
niculus egrcdicbatur, quantum quidem diligcntia adequi pò- ^'& ì'-^-
tuimus (erat enim angulhim valde, &plurimumexficcatum,
pene cartilagincum ) vcrfus hanc eandem urina: veficam
definere videbatur.
Porro non unum, fed duplex in pectore cor aderat, utrin-
que unum , quie pericardium in fummitatc quidera unum ,
Icd poflea divifum vcluti gcminum continebat . His plus fo- j:,;^. y.
lito reflexi pulmonum lobi fpatium ceJebant quodilacari, &
conflringi tacile pofl'ent. Dexcrum mole finiltrum fupcrabat,
utriufque bafes mutuo occurrentes pene paralleli» feferefpi-
ciebant, ucapiceslateraliter extenderentur, comprelfa tamen
adeo, & complanata, ut confucta cordis amifla fpecie figu-
ramfafcolorum obtinuiflenc. Et quidcm utauriculas, & ven-
triculoi ( qui deuteri ex ofliicio dicerentur ) in anteriori facic
à cava fanguinc rcplcndos habercnt . in oppofita vero parte
fìniftri itidem ex officio dicam ventriculi latebant, qui flatira
uni artcricK fanguinem committebant.
In Cerebro, li m.ignam fubflancicX moliiticmexcipias, ni-
hil fé obculit inopinati.
Lll z Efpli-
4^2. Parte IIL
Efplicaxione delle figure del Moflro bicorporeo del Sìg. Tromhtlli.
Tav. j.
Flg. I. A. A. Hernia maxima in umbilico.
B- Vas egrediens, vcluti umbilicalis funiculiu.
C. Altera AuricuJa revoluta.
Tav. 4.
Fig. I. A.Inteftmum Duodenum s.
B.B. B. Inceftinum Colon in fuo fitu.
C.C.C. Ileum.
D.D. Inteftini Ilei porcio extra Ctumdeduda, utappa-
reat ad vivum .
E. E. Infertio alterius prìeternaturalis Ilei.
F.F.F.F. Alterum Ileum intclligendum , ultra ulnam
longum.
G. Infertio alterius Coli .
H. Appendicula ad vivum exprefla.
L.L.L. Monftrofum , feu fecundarium Colon , fxcibus
repletura , minus vero .
a. a. Vertniformis appendicula Naturalis ad vivum ex-
prelìa .
Tav. 5.
Fig. i.A. Vefica urinaria.
B. Ren revolutus.
C. Foramen ani claufum ►
D. Mentula.
F. Inteftinura monflrofum plenum facibus .
H. Refedum.
K. Scrotum fine teftibus in duas diftindum burfulas.
M. Incegumenta circa podicem refeda.
L.L. Teftes jam fupra renem pofiti .
H. Terminatio inteftini raonftrofi verfus podicem.
Fig.i. Eafdem partes extra fìtum oflendit .
A. Mentula.
B. Vefica urin.iria revoluta.
C Uai-
Cdp. //. 455
C. Unicus Rcn .
K. Ejus urctcr craffior vero .
F. Alterius Ureteris portio Naturalis.
D. Tcftis dexter vcluti gerainus in a. a.
H.H. Vafa defcrcntia in
G. unita , & veluti in vefciculas feminalcs explicata .
Pig. 5. A. Trachea.
B-B.B.B. Pulraones.
C Cor dextrum .
p. Cor finiftrum.
É. Aorta cum uno communicans, & in
E. E. divifa in duos raraos , afcendentem , & defccnden-
tem.
H. Vena Cava.
1. Auricula dextera Cordis finiftri .
L. Auricula dextri Cordis, fitu finiflra ,fcd officio dcxtcra .
Defcrizione, e figura d'un raro Moftro , favoritami dall'
Illuftrifs. Sig. Giovanni Caccia da Torino.
Fanciullo nato in Fiorano , ydla della Diocefi d' Jvrea
in TiemoHte gli 16. Giugno lyip.
N Acque quefto Moftro privo degli integumenti comuni
del capo , come pure privo del Cranio , non effendo
coperte le cervella, le non dalla dura, e pia madre, divifc
in modo, come, fé foffero due cervella, avendo ciafcunoil
feno longitudinale , con una terza prominenza fopra li due
emisferi delie cervella .
Avea due volti unici in un fol capo , due nafi , due boc-
che due menti, tre occhi, in uno de' quali, cioè in quel di
mezzo, ritrovavanfi due pupille in un fol bulco d'occhio ,
porto in un'orbita più lunga, e più grande dell'altre due .
Sotto r occhio di mezzo ritrovavanfi due piccole promi-
nenze , o fia protuberanze , quali a mio credere , dovrebbe-
ro eiTer due tragì , oppure lobi delle orecchie , fé fofiero di-
vifi i due capi . Da altri però creduti per due pinne d' un
terzo nafo.
La piccola protuberanza fra i due cervelli , era della me-
dermia bruttura , e foilanza de'roedcfimi Cervelli.
Dea-
454 Mojìro nato in Fiorano .
Dentro del capo non v'occorreva niente di particolare, fc
non che dall'occhio di mezzo ufcivano due nervi ottici di-
ftinti , che poi s' uiiivano infieme .
L' afpera arteria s'univa verfo i polmoni , divifa in due ,
fui principio , come pur' anche 1' efofngo .
lì Cuore era un poco più grande del folito.
11 Collo molto più del dovere , il reftante del corpo era
tutto a proporzione.
Ville circa un giorno e mezzo.
Defcrìzione, e figura ^' un altro Moftro hicorporeo taglia-
TAV. e. to in Fifa dall' IlliiflriJJinio Signor Zambeccari Lettore
Degniffmio di Anatomia in detta Vniverfità , favorita-
mi dalfuddetto Signor Caccia ..
FU cavato queflo Moftro bicorporeo dopo la morte del-
la Madre. Erano qu;fti due fanciulli uniti inficmcsìin-
ternamence, che eternamente, si nel ventre fuperiorc , che
inferiore, colle braccia al collo, si dell' un , che dell'altro
ftrettamente avviticchiati .
Le vifcere eran tutte quafi perfettamente formate , tolto-
ne il cuore, il fetto tranfverfo, il fegato, gl'inteftini, ed il
reftante, come diflì , rifponJcva al naturale.
Si può però dubitare, che nel principio fofl'erdifunite tut-
te , e diftinte queftc vifcere ; ma che poi col crefccrc fianfi
inlìcme unite.
Si vegga nel Gap. 5. di quefta Parte j.ladefcrizione d'uà
Moftro confimilc, accaduto pure in Fifa, fatta dal Mulcban-
cher, e mandata a Monfignor Lancifi.
Tav.7. Faccia efterna del Moftro bicorporeo unito infieme
col ventre, e col torace.
Tav.8. Scheletri degli due Moftri.
Tav. p. Le vifcere unite, e fcparate.
Fig. L A. Cuore .
B.B. Vene cave fuperiori..
ecce. Polmoni.
D.D.. Arterie m.ignc.
E. Orec-
Parte}//. Cap,^. 455
E. Orecchia deftra del cuore.
E. Siili (Ira.
F. Altra orecchia deftra.
f. L'alerà finiftra.
G-G. Vene cave inferiori.
H. H. Arterie pulmonari .
K. K. Afpere arterie .
X. X. Canalicoli arteriofi.
Fig. II. Cuore fcnza l'orecchie, e fcnza i fuoi vafi.
fig.HI- L'ifteffo cuoredivifo, e tagliato per travcrfo, ove vi
apparifcono i quattro feni.
Fig. IV. Cuore con le fuc orecchie.
A. Cuore.
B. Due orecchie da un canto.
C. Due orecchie dall' altro canto.
D.D. Ago fuUe orecchie, sì dell'uno , che dell'altro
canto .
Fig. V. Polmone libero da' vafi grandi .
Fig. VI. Funicolo ombelicale con tutti i fuoi vafi , di cui
conila.
A. A. Tronco del funicolo.
B. B. Vene ombelicali .
C. C Due arterie ombelicali .
D.D. Urachi.
E. E. Vefciche orinane.
F. f. F. f. Arterie iliache.
G. G. Altre due arterie ombelicali .
Tav. IO. Fig.I. Il Diaframmi uniti aflìeme nella loro parte
anteriore .
A. Un Diaframma.
B. L'altro Diaframma.
G.G. G-G. Il tendine di mezzo d'ambi i Diaframmi.
D.D. Forami per le vene cave inferiori.
E. E. Forami per gli cfofagi .
f. f f. Unione de due Diaframmi .
G.G. Y. Y". Appendici di tutti duo i Diaframmi.
Fig. II. Dimoftra il fegato nella parte conneffa.
Fig. HI. Fegato nella parte concava.
A. A. Vene ombilicali.
B. B. Duiti biliari comuni.
G.G. Vene cave inferiori,
D.D. DD.
4j ^ Mojlro nato in Fiorano',
D. D.D. D. Giuntura , ed unione di tutti due gii fe-
gati.
Pig.llll. Dimoflra più vifcere del baffo ventre fra loro uni-
te per i due fegati .
A. Parts concava del fegato.
a. a. a. a. La giuntura medefiraaj che fu no»ata nella fi-
gura terza fegnata con lettere D D D.
E. Vefcica del fiele .
C. Milza.
D. Ventricolo.
E- Orificio fuperiore dello fteflb ventricolo .
F. Orificio inferiore del medcfioio ventricolo.
G G. Reni.
HHH.H- Inteflino.
II. Retto.
K.K. Colon.
L. I. Appendice vermiforme.
Moftro bicorporeo d' un Gatto , ma
con un folo capo .
Il dottiftiNO Sig. Cavalier Giar^attifia. Fema , noto alla Repubbli-
ca Letteraria per le /uè due fa-vlffìme , ed utilijjime Opere flam-
paté (a) ed altre da ftamparfi (b) amicijfimo del tioflro auto-
re, l' avvisò li 24. Febbraio 1710. del fuddetto Moftro in tal
maniera fcrivendogli .
NEI punto, che ferivo, mi viene portato un Gatto mo-
ftruofo , che nacque jeri vivo , e poi mori fubito .
Egli ha il capo un poco più groffctto dell'ordinario,
ha im folo Torace , Cmilmente al capo proporzionato : il
baffo ventre in due altri dividefi con gli due piedi deretani,
e con la fua coda per ciafcheduno, e quello, eh' è più ma-
ravigliofo, di feffo diverfo. In mezzo al petto da due lati
ha
< a ) Vrinceps acutorwn Morhorum Tleuritis &c. Fenetiis 1 7 1 J» &C.
"Princeps Medicamimm omnium Thlebotomia , &c. Tatavii
1716. &c.
(b) Fedi le J^^ovità Letterarie nel Giornale d' Italia Tom. ^i. do-
ve awifano effere per dare alia luce un utili/fimo , e nobilif-
ftpto Libro intitolato II nobile Medico Italiano &c.
Parte ni. Cap.F. 4^7
ha due mani , o fia piedi nella parte d" avanti , e due altri
fotto gli omeri, e il Tuo pelo è di color bigio . L'ho fatto
fparare, ed ho trovato un luol cuore, e un folo polmone ,
e nella parte fmiftra del ventre più piccolo, eravi un ventri-
colo aliai piccolo , ed un fegato alfai grande , e nell'altra
parte la Milza molto grolla. Le interina pendcnci dal ven-
tricolo fono in parte nelfiniftro lato, e tutto il reftante del-
le medellme nell'altro, per lo che quella parte reftava più
gonfia dell'altra. Le membra ai di fuora moftravano perfe-
zione, e il capo, e il Torace, tuttocehè uniti, fono molto
proporzionati a' dupplicati addomini , di manierachè farei
per dire, che quello moftro folle un' ordinato errore della.
Natura . &c.
Bifeglia. Adi xo. Febbraio 1710.
^ V^JiO T .A Z I 0 V, E.
UU moftro confimile di un Gatto fu elegantemente de-
Icricto dal Sig. Dottor Dionigio Andrea SancalTani
Magati , ora degniffimo Protomedico del Sereniflano Sig.
Duca di Guadaila , e amico Cariflìmo del noltro Autore ,
che diede motivo al Dottiflìmo Sig. Dottor Francefco Ma-
ria Nigrifoli , di dare alla luce il fuo eruditiffimo Libro, in-
titolato Conftderax.ioni intorno la Gcneraxione de' vi-jcntt , Campa-
to in Ferrara l'anno lyii., preHb Bernardino Barbieri in4.
Va confimile Moftro di Gatto vide pure il fuddetto Cele-
bratiffimo Sig. Nigrifoli l'anno tdSp., di cui ne fu data la
Defcrizione nel Giornale di Parma 1' anno 1690. , e ne fu ri-
ferito pure un'altro da Giorgio Abramo Merclino nella Mi-
fcellanea Curiofa l'anno ottavo della feconda Decuria.
Mola membranofa ve f cicalare , e idropifta dell' utero offervata. in
ma Cagna dal noflro ^littore il dì 7. Settembre lóiS. e da lui
defcritta , con alcune riflcffioni nel fine .
UNa cagna Spagnuola piccola, di bcljiflìme fattezze, e
di candido colore, due anni fono, ammifegli amplcf-
fi del mafchio. Se le gonfiò il ventre a fuo tempo, e la cre-
dettero gravida, ma pafsò il tempo del parto, e nulla die-
de alla luce, fgonfiandofi folamente alquanto, e fentendofi
nella regione dell'utero alcune ineguali durezze . Crebbero
ie mammelle , e davano latte > ma dopo qualche tempo fec-
Mmm carono
4; 8 Panelli.
carono, e recarono dure , di maniera che paffato un'anno
fcirrofe divennero. Era ciò non oftante pingue , e ben nu-
trica, e fovente con voce fiocca dolevafi, e (lava fenza ci-
bo. Cosi è andata continuando due anni, con quefta curio-
fa particolarità, che ciò non oftance ogni fci meli al falto
veniva, e come le cagne totalmente fané , ammetteva i Ca-
ni, crefcendole dipoi più del folito il ventre, ma pallato il
tempo del parto, calava, e ricornava nella fua viziofa foli-
ta moderata gonfiezza , fentendofi Tempre col tatto certe ine-
guali durezze, Nel Mefe d'Agoflo proffimo palTato è pur
venuta al falco , e il ventre in poco tempo è ingrollato ad
un'eftrema gonfiezza , nella quale quella volta è reftata ,
onde, paffato il tempo di partorire, invece di calare con-
forme nel pafsato tempo faceva , fempreppiù s'aumentava ,
gemeva , non cibava , e moftrava qualche interno grave fcon-
certo. Fu per 1" enorme gonfiezza del ventre da tutti Idropi-
ca giudicata, e le furono da un Mulomedico dati interni ,
ed ertemi rimedj per rifanarla, ma indarno , conciofficcofa-
chè in capo a un mefe in circa morì , mantenendofi però
fem.pre pingue , e ben nutrita .
Aperta , non Ci trovò né pure una gocciola d' acqua nell'
addomine , e il fegato , la Milza , il pancreas , e i Reni
belliffimi apparirono, ma il ventricolo piccolifdmo , ed ag-
grinzato, fenza nulla nel cavofuo, e cosi la vefcica orina-
ria. L'omento era nella parte fwperiore bello, ma nell'infe-
riore viziato, e giallaftro, mentre ( come oflervai una vol-
ta in una cavalla mal fana ) era facilmente lacerabile, e
tutto di piccoli fori, e di minute tuberofita gremito . L'ute-
ro fi vide fterminacamentc gonfio , ed era quello , che face-
va parerla idropica in tutto l' addomine , quando era folo
idropica nell'utero, oltre una gran Mola informe, che rin-
chiudeva. Queflo era al folito in due corna divifo , ma il
corno finifiro era cosi fraifuraco, che il deflro a proporzio-
ne appena fi difiingueva. Cavaco con la fua vagina pelava
libbre fette , e mezza , e pefaca feparatamente tutta la Cagna
fenza il medefimo , pefava libbre dieci . Tagliato , ufcì una gran
quantità di fiero torbido di colore ofcuro, tirante alquanto
al gialliccio, che cotto (i quagliò più di crequarti, reftan-
do la parte quagliata afsai biancafira. Sdrucito, e fpaccato
per lo lungo il gran Corno finiftro dell' utero mofirò dentro
fc una grolla Mola , in apparenza quafi tutta vefcicolarc ,
ma con le vcfcichc tanto unite , e legate da membrane , da
va fi
Cap.r. 45 V
vafi Sanguigni , e di una' certa rara , e fpongiofa materia ,
che pareva un pezzo di carne ritoiidaftro, e in acqua lava-
to, con alcuni rifalti pieni di Jinta. Era quella Mola della
figura prellappcco del Cuore d'un Bue , di colore roffigno
aliai fmorto, non però in ogni luogo eguale, imperocchcin
alcuni luoghi affatto biancheggiava , e rofleggiava in altri .
Si vedeva la fuperJicie tutta ineguale, e tubercoluta , for-
mata per lo più da varie vefciche di grandezza diverfa, ef-
fendo le maggiori, come una noce, le minori, come un gra-
no di miglio, annaffiate quafi tutte da vifibiliflimi vafi fan-
guigni , e flrettamente inlieme legate da membrane molto
grolle, e mucellagginofe- Pefava.da fc libbre quattro , e on-
ce quattro.
Spanua per lo lungo, e per lo traverfo, pareva formata
d'una loflanza fimile a quella delle poppe, e fcappava dal-
le vefciche troncate una linfa torbida , e biancafìra . Fatta
quefta cuocere , fi quagliò la mecà meno di quella , in cui
nuotava , e che fuora d' elTa offervammo impaludata nell'ute-
ro , di cui abbiamo fatto parola .
Le membrane delie vefciche erano molto grofse, e fugo-
fe , e al taglio rclllìenti . Non fi vedeva tronco di vene, né
di arterie, ma erano tutti minuti vafi, in qua, e in là femi-
nati , e ferpcggianci .
Stava firettamente attaccata al fondo dell' utero verfo la
vagina con la parte fua più grofsa, e più ottufa , mediante
durifTime membrane , per poco fpazio di fito , come d' un'
ugna umana del police, efsendo tutto il refiante libero , e
fciolco. Avca due fori , o fcanalature, che penetravano un
dito traverfo , e da un canto pareva raddoppiata , o come
da due lobi formata, come apparifce nella figura. Tutto il
rcftante fi comprenderà meglio dal Ritratto , e fua fpiega-
zionc .
L'altro corno dell'utero, o l'altra parte dell' «fero bicorne
era anch' efsa della dett'acqua torbida, e giallafira ripiena,
comunicante col Corno finillro , mentre votato quello, l'al-
tro votofi . Tanto il deliro, quanto il finiflro corno, prima
d'efTere tagliati, moflravano cflernamcnte in varj luoghi ,
come certi flrangolamenti , o increfpamenti di fibre, ch'erano
probabilmente le divifioni delle Celle, che naturalmente ne-
gli uteri di quelli animali fi trovano.
Era corredata de' fuoi tefiicoli, opcr meglio dire, Ovaje ,
■ma così piccole, fparute , e fmunte , che quafi fi flcntù a
M m m i ritro-
4(Jo Inatte 111.
ritrovarle, fenza corpi glandulofi, ma non però fcnzalefuc
vefcichettc linfatiche, alcune delle quali pure eran lunghette
più del dovere, e viziate.
Divifa in due parti la vagina apparirono fette grofTeglan-
diile di grandezza diverfa, tutte al proprio loro gambo flret-
tamente appiccate, che anco al di fuora della medefima al-
quanto fi diftingucvano. Troncate erano tutte d'una foftan-
za bianca ripiene, duretta, e fìmile alla polpa d'una Man-
dorla non ben matura .
La bocca dell'utero al folito riftretta , ed empiaftrata d'
una tenaciflìma pania, ch'efattamente la chiudeva , cdirape-
diva l'ufcita dell'acqua, hznzhc fli-avafata .
Rifleffìoni dell'autore.
1. Da tutto ciò a comprende in primo luogo, quanto fu
difficile a' Medici , '1 giudicare de' mali interni.
X. E' confiderabile, come a' fuoi tempi venifle al falto »
quantunque 1' utero foffe pieno zeppo d'una linfa viziofa
dentro il fuo cavo impaludata , e con una mola della de-
feri tta grandezza.
5. Come crefcefle nel tempo dell' eftro venereo, per lo ri-
tardo de' fluidi , che allora alla parte in maggior copia flui-
vano, paffato il quale fcemavanfi, e decrefceva.
4. Si ftenta a giudicare, fé quella Mola fofle una, 0 piìi
placente avviluppate, o un feto viziato dentro l'uovo in for-
ma di Mola, per mancanza di qualche attivo principio, che
gì' impedì '1 nettamente fvilupparfi , ovvero qualche preter-
naturale produzione, nata dalla foflanza dell' utero. Se fi leg-
gono le mie Offervazioni intorno a quefti Parti vefcicolari
(a) pare una Placenta, 0 piìj Placente infieme ammonticel-
ìate, e che i feti teneri perillero, cfi fquagliaflero, e in quel-
la linfa torbida , giallafira , e nella maggior fua parte al
fuoco quagliabilc fi riduccflcro, aumentata poi col tempo da
altra linfa, gemente dalle boccucce de'vafi dell' utero irrita-
te, ina pure vi è una palpabile differenza, e per i vafi fan-
guigni, che quefla irroravano, e per tante altre circoftanze
defcritte, onde riefcc molto fcuro, e fpinofo quefto raro fe-
nomeno da fpiegarfi a chi vuol vedere fin fondo le opere fem-
pre
(a) Raccolta di voiit OlJervazioni &c. fatta dall' Ertx in yenc'
zia. 171 5.
prc grandi, e mifteriofe della generazione, 0 della Naturai
5. E" pure degno di rifleffionc , come lafuddetta linfa ftra-
vaCata fi rappigliò al fuoco in copia maggiore di fé, più di
quella, che dentro le vcfciche era rinchiufa.
6. Chei va(ì fanguiferi non aveflero il fuo tronco, d'On-
de diramati (i propagaflero, e che alcune glandule fofscro
bianchiflìme, e fcnza vafi , almeno all'occhio apparenti ,
altre de' propri vafi guernitc.
7. Come fempre la Cagna fi mantenne pingue, e ben nu-
trita, e come il Latte venne quafiaimpietrarfi nelle mammel-
le , fenza , che fi corrompere , e facefle venirle a fuppura-
zione .
8. Si vede pure, quanto tempo può ftare nell'utero una
Mola , e come da quefta al tempo del parto irritato non la
cacciale fuora .
p. Si fcorg: finalmente la difficultà di curare, non tanto
le Idropifie dell'utero, quanto di fare ftaccarle Mole, e far-
le ufcire, non parendovi altri rimedj , che i locali defcritti
da Ippocrate, e da Noi riportati a fuo luogo nella Parte z.
Gap. 1. §. IO. e §. J4 ^5. j<5.&c.
IO. Dall' Ifloria pure fi viene in cognizione , quanto al
vero s'accodino que' Savj Pratici , i quali per fegni dipin-
tivi dell' Idiopifia dell'utero notano, che non fcntono molti
incomodi, ne fi muta loro il color della faccia, né le mem-
bra inferiori fi gonfiano , del che ne apporta un belliflìmo
cafo da lui ofservato il Sig. Gian. Domenico Benetti nella
fua eruditiffima opera Medico-Morale {a) nell' Appendice pag.
86. dichiarandofi , di averne curata una con uterini Servizia-
li. Si veggano i fegni Diagnoftici di quello male in Ippo-
crate , nel Mercuriale , nel Sennerto , e nell' Etmllero nel
Gap. De Ufa Conceptione. &c. In fatti la noftra Cagnuolacon
tutta r Idropifia uterina , e la Mola fi mantenne fempre pin-
gue , pronta a tutte le funzioni naturali , e infine all' Ope-
ra della Generazione, come ho accennato.
m'^-
(a) Opus Medico-Morale divifum in duas parta &c. Mantute ex
TypographiaS.Benedifliapud Albert uni Tazz.omm&c. iJlS.
in 4-
46r Parte ÌIJ.
Efplie azione della Tavola undecima .
Flg.i.{aaa) Uccro delia Cagna Idropico , e con dentro
la Mola , cavato dal ventre .
b.b.b. Vagina.
t.C'C.c. Glandulecrefciute, e indurate nella vagina.
d. Vefcica orinarla affatto vota .
e.e.e^ Bafe, o fondo dell' utero , o corno finiflro , dentro
cui era l'acqua, e la mola.
/./. Il reflaiue del detto corno pieno d'acqua.
g.g. Due Celle del detto Corno, che fovra il redo alquanto
s'inalzano.
h.h. Corno deftro dell' utero, o utero deftro, afsai minore,
divifo anch' dso in due celle piene d'acqua.
;, Ovaja fmiftra informe , e fchiacciata .
/. Ovaia deftra alquanto maggiore , anch' efsa fchiacciata.
m. Bocca della vagina aperta.
Fig. t.
41. a. a. a. Mola vefcicolare , e membranofa dentro l'utero
aperto .
b.b.b.b. Vefcichette piene di linfa co' Tuoi vafi fanguigni .
C.C. Due fcanalature, che penetravano dentro.
d.d. Vefciche, o glandule di colore bianco-lattato co' fuoi
vafi.
e. e. e. Quattro vefcichette, o glandule in linea retta difpofte
con pochi vafi . '
f-f-f.f. Parte fottopofta alla Mola della foftanza medcfima,
e con efsa incafirata , onde pareva raddoppiata inquel fito»
g.g-g.g. &c. Squarci dell'utero aperto.
Fig. 3-
«.a. La metà della Mola aperta , e tagliata per lo lungo .
b.b.b. &c. Vefcichette , o glandulettc vefcicolari dentro la
foflanza della Mola , altre tagliate, altre intere co' fuoi
vafi fanguifcri .
e. e. e. e. Softanza fpongiofa , membranofa , e rara della Mola.
4>d.d. Sofianza della parte fottopolla , ma con la Mola ia-
cadrata .
f.Fo-
Cap. F. 4(J5
ì. Foro penetrante della detta foflanza.
/./. Vefcichecte,o gianduia vefcicolari co' fuoj vafi del fanguc .
Fig. 4.
L'altra metà della detta Mola eoa tutte le medefime par-
ti defcritte .
Fig. J.
Gianduia deJle maggiori, ch'era ndla vagina, tagliata per
Jo lungo, e trovata ripiena di materia bianca, e firailc
a una Mandorla non ben matura .
Mola in una Donna Settuagenaria .
%pn farà per avventura né improprio , né dif dicevole , fé aggiu-
giìKimo un' altra Mola ufcita da una vecchia , p:r fcdcl rela-
zione fatta al noflro autore dall' Illufìrijfimo S'g. Ce: Fraiicefc»
T^egrifùU , Cavaliere d' ottimo guflo , e difinifmo intendimento .
LA fcorfa fettimana ( cosi gli fcrifle) è accaduBo unca-
fo , che mi fembra affai curiofo , e per ciò mi prendo
volentieri l'impegno, di parteciparlo a V. S. llluftrifs.
come fcopritore indeteHo d'ogni più raro, e più occulcomi-
flero della Natura. La moglie d' Agofìino dall' orto, che ha
nove volte figliato con un'altro Marito , e credo , che par-
torifsc l'ultimo verfo gli anni cinquanta , ellendo ora in età
d'anni jt. dopo i conCueti dolori ha dato alla luce un pez-
zo di carne informe, pefante una libbra , attaccata , come fo-
no i feti alla fua Placenta. E' flato chiamato alla vifita il mio
Chirurgo con un tal Dottor Nicolini Medico, ed hanno of-
fervato, che da una parte verfo la fommità aveva, come un
piccol' occhio fenza palpebra , dal quale forato è ufcito una
Hnfa bianca, e tagliato nel mezzo, avca, come un'invilup-
po d' interini: ma, per dirle il vero, quefta è gente di po-
ca curiofita , laonde non fi fono curati diconfcrvarla , nò di
ulteriormente difaminarla , e farla ad altri vedere , del che
mene fono pur doluto col mio Chirurgo, mentre l'avrei fu-
bito mandata a V. S.Illuflrifs. acciocché potelfe più minuta-
mente offervarla , e farvi fopra le fue folite ponderazioni ,,
La
4^4 Parte 111.
La Donna è afTai robufla, vivace, e piuttofto graffa , e, per
quanto lì dice , dilettante aflai del marito , a cui voleva far
credere , d' elfere gravida , e foUcncva , che quella Mola
( com'io credo, che fofle ) non folle altro, che un mafchio.
Afpetto il fuo faviflìmo parere , e mi protello femprc &c.
Vedi Cap. 17. della Parte feconda §. 16. dove il noftro Auto-
re parla delle vere, e delle falfe Mole, che chiama ToLipi
uterini, 0 Tfeudopolipi.
Ijioria de' Mali , e della Morte di Francefca Silva per un Ovaja
viziata, e ad una mofìruofa grandezza crefciuta , dal Sig. Dot-
tor Maggi , e Sig. Dot. Dodi [coperta, e favorita al mflro au-
tore dal Sig. Marchefe Vbertino Landò , gran Trotettore delle
Lettere f e gran Letterato.
IL Male, che diede la morte alla Francefca Stiva , nel di
cui Cadavere ritrovoffi l' Ova]a fmifìra difmifurata gran-
dezza, efpreffa, e defcritta colla figura , e relazione ,
mandate a V. S. Illuftrifs. fu un'Ernia Jnteflmale ne li Inguine ft-
niflro. Quefta le cagionò l'infiammagione , e la gangrena
degl' inteftini , che furono pofcia la caufa immediata della
fua morte. Erano molti anni, che detta Donna pativa nell'
inguine la difcefa dell' lleon , ma con 1' ajuto d'un Cinto ,
ancorché ruvido , e mal fatto ne avea fempre riparato il to-
tale ftrangolamento, che fi fece poi nella fua ultima malat-
tia, per averlo tralafciato qualche giorno.
Sopravviffe l'inferma in quefto Spedale da dieci in undici
giorni, e in tutto quefto tempo non {i fcoperfero altri ma-
li) né altri fintomi, fuorché quelli , che accompagnavano
l'Ernia, cioè tenfione di tutto l'Addomine, vomiti di materie
fecciofe, febbre, inappetenza, fete , ed altri procedenti dal-
la infiammagione, e gangrena degli inteftini.
Per la gran gonfiezza , e tenfione , che fi era fatta negl'
inteftini, e ne' Mufcoli dell' Addominc non fi Tenti maiquel-
la groflczza , che internamente vi era, ancorché ben'efpef-
fofi vifitaffe, e medicante, facendole delle unzioni , empia-
ftri, ed altri Topici, deftinati per l'Ernia: onde invita non
fi ebbe mai verun fofpecto di quell'Ovaia cosi fterminata-
mente dilatata, che a cafo dopo la morte fi fcoperfe ; per-
chè l'inferma, ch'era Villana, e rozza, non aveva mai fti-
matc, né palefatc a veruno della Profeflione Medica quelle
indir-
Cap. K 46 s
inciifpofizioni , che pativa, le quali pofcia fi fono avute do-
po la fua morte per bocca di Giacomo fuo marito, ed anche
da quello confufamente .
Difs' egli , eh' era moltiffimo tempo , che la mefchina
s'andava Tempre lagnando , facendo una vita ftentata, e va-
letudinaria ; che non le apparivano i corfi mertruali , fé
non rado volte, ogni tre , o quattro mefi , ed anche in
tal tempo fcoloriti, e fcarfi ; che dolevafi fovente d'unpc-
fo, che fi fentiva nel bafso ventre, il quale , ftando a let-
to, lo diftingueva appoggiato fui fianco , in cui Ella gia-
ceva, e voltandofi ne conofceva il trafporto full' altro . Que-
flo è tutto ciò, che abbiamo potuto ricavare, dal quale fi
pofsono dedurre molti lumi, per i mali, che fogliono all'
infelice fefso accadere, fottoponendo tutto al giudizio di V.
S. Illuflriffima , anzi ponendole fott' occhio tutto ciò , che
neir aperto Cadavere ci è venuto fatto di ofservare .
Piacenza. Adì 15. Aprile 1710.
Efplicazione della Tav. I2.
Figura I.
A. Utero.
B. Collo dell'Utero.
C- Vagina. ■ .
D. Foro della Vagina tagliata . • ' ;
E. Ligamenti Ritondi.
F. Porzione de' Ligamenti Lati .
G. Ovaja Delira.
H. Tuba della Delira Ovaja.
I. Tuba dell'Ovaia finiftra, prolungata al doppio della Tu-
ba delira .
L. Porzione del Ligam.Lato fra 1' Ovaja finifira ingrofsata,
e la Tuba .
M. Ovaja finillra ingrofsata a guifa di Pallone, entro la cui
cavita eranvi Lib. j. e mozza d'umore fetente , e vi-
fcofo .
N. Sito, a cui nella parte interna dell' Ovaja corri fponde un
Circolo dcfcricto nella Fig. IL
Nnn OBafc
^66 Parte HI.
O. Bafc dell'Ovaia dilatata > alquanto più grofsa delle altre
parti .
P. Vali preparanti.
Figura II.
A. Porzione dell'Ovaia dilatata, mirata dalla parte interna.
B. Circolo, 0 fia Orlo ritondo formato da una duplicatura
della Tunica interni dell' o^aja , efpofto fecondo la
fua naturale grandezza.
C Porzione d;ir orlo iuddetto tagliata, acciocché fi veda fia
dove s'ertende la duplicatura, cioè fino al fegno aaa
punteggiato, in manierachc uno fpecillo può girare
al di (octo di detto orlo fino alli punti a. a. a.
D. Parte dsU'ovaja più fottile ia mezzo al circolo, chcnell'
altre parti.
Mofiro fenza Capo , fen^a Cuore , fen:ia Polmont , fetn^a
Braccia^ Diaframma ^ Fegato ) Milza, e Clanduk
JticceHturiate ^c.
LA ftruttura , e la figura di queflo Moftro è veramente
rara , e confiderabilc molto , fé prediamo fede alle Re-
lazioni, che finora ufcite fono. La prima , che (\ è veduta
alle ftampe è quella del Sig. Giovanni Giacinto Voglj nel
fuo ingegnofiflìmo Libro intitolato {a) Fluidi TSl^ervei Hifio-
ria &c. dedicata al nofiro Sig. Vallifneri . Eceiiim , fono fuc
parole , quarto T^onas ^prilis hora. meridiana hu'^us ami 1 710.
dtfm prdo nojìra bac hifloriola committeretur , hic Bomnia nataejì,
•& paululàm mota , ut referunt , monflrofa puelluta non cerehrt
tantum , fed & capite , <& brachiis , & pulmonibus , corde , dia'
phragmate, hepate , liene , renibus fuccenttiriatis ( minim ! ) dC'
fiituta; fpinali autem medulla ampia- ^ renibus periuagnis , rudi
ventriculo , inteflinis , vefica urinaria , utero cum amexis tubis ,
tr tejìibus bene mufculofa , & pinguis gaudebal , pedibus tasnen
tribus tantum digitis injlruiiis , prioribus qudem dtgitis in eorum
altero ftmul prefsè ]un^is , in altero vero belle divifis , diflin6lif-
que , fexuque adeò diflin^o , ut nunquam meliui . Enixa efl eam
Ma-
(a) Fluidi Tiervei Hifloria sAuthore Joarnie Hyacintho yògl^ &e.
Bononix Studiorum. T)pis Julti Barzaghi 1710. p^tg, _jS.
Cap. r. 46 y
ìdater pojl partum aliia puelU viva: , & compiette , & utrnque
peculiari fuo funiculo umbiticali , placenta vero communi ditaba-
tur &c.
Dopo aver lecco il Sig. Vallifn;ri una sì rara Storia , veg-
gendolamolcorilhecta, e dubitando di qualcheabbagliamcu-
to nella minuta ofiervazione dille parti interne , e partico-
larmente del cuore, parandogli incredibil cofa, che un' Or-
gano SI necciiario mancalie , e che almeno dovelTe elfcre in
fuo luogo qualche analogo artificio della Natura non ben
cliftinto, ne djicricto, chj fpigneil'e il fangue alle parti , per
apportar loro il neceU'ario tributo, e per Svilupparle > non
parendogli probabile, eh? l'urto del fangue materno potef-
fe fpignere il fugo nutritivo con tanta forza nella Placenta,
e da quella fino dentro il feto farfi tanto empito, checirco-
laiTc il fangue per non intefi cuniculi, e andirivieni dai feto
di nuovo alla Placenta , dalla Placenta al feto , fuperanda
tante refiflenze, non parendogli dico ciò probabile , ferine
al lodato Sig. Vogi), acciocché meglio , e piii diffafamentc
r informane di quello gran fatto , da cui ebbe la feguente
rifpofta .
„ Ho roffor grande di non potere , ne fapcre dir altro a
„ V. S. Illurtriliima intorno al confaputo curiofo Moftrodi
„ più di quello, che ha letto nel mio Opufcolo , quanto al
„ difetto de' vifceri : alficurandoJa qui nuovamente , che
„ cuore certamente non v'era, né altro ordigno analogo al
„ cuore, per quanto ho potuto veder io , e quanto hanno
„ veduto li Signori Valfalva , e Bianchi , oltre a'Signori
„ Brufi, Monti, ed altri molti, che moflì da curiofita han-
„ no voluto vifitarlo. Tale (lato di vifceri fi rendeva fenza
„ dubbio fofpctto a chi prima di veder il Moflro, ftava al-
„ Ja fola altrui relazione, comecché nelluno potelle crederlo
„ nutrito fenza l'Embolo , che fpigneile il fangue col nutri-
„ mento alle altre parti tutte : pure dopo vedutolo, che s'
„ aveva a fare? bifognava, e bifogna pur crederlo . A chi
„ non volelle fupporre , che qualche maggior tronco d'ar-
,, teria poteOc aver avuto quivi l'officio del cuore, io non
„ faprei, che dirmi, benchò anche cosi né pur io farei fod-
„ disfatto del tutto : ma a chi volelle pur fupporlo , qui
„ non vi farebbe flato maggior tronco delle arterie Eraul-
„ genti più dell'ordinario, rifpctto alla mole del feto , in-
„ granditc, ficcomc più dell'ordinario colla medefima cor-
„ relazione erano ingranditi i reni. Più di quello, ch'ioco-
Nnn A « si
4<J8 Parte IIJ.
„ sì alla sfuggita ho nel mio Opufcolo notato poffo però
„ avvifarla, che tutte le vertebre fi contavano, tolte quelle
„ del collo, che non v'erano tutte, e quelle poche, chev'
„ erano, formavano nel ventre un'arco , od incurvatura a
„ guifa di roftro adunco di qualche uccello, e terminavano
„ cosi curvate qualche linea l'otto alla fomraità della parte
„ anteriore del Moflro in una certa papilla lateralmente >
„ che a prima vifta poteva facilmente prendcrfi per capez-
„ zuolo di una mammella : e a quefte tali vertebre così in-
„ curvate fi continuano di qua , e di la le cortole , credo tut-
„ te, fotto alle quali venivano fenz' altro porti fubito i re-
„ ni, ureteri, vefcica, utero , tube &c. come naturalmcn-
„ te fuccedentifi; e di fotto a' reni un qualunque ventricolo
» co'fuoi inteftini fucceflìvamente attaccati; ma compreflj ,
„ fottili , più brevi &c. Quefto è quel di più , che a V. S.
„ liluftriflima porto dire &c.
Non contento il nortro Sig. Vallifneri di querta , per al-
tro , ingenua , e fa via relazione fece fcrivere di nuovo per
un fuo amico a un dottiflìmo , e primario Medico di Bolo-
gna, da cui così fu rifpofto.
„ E' veriffirao , che abbiamo avuto nato in Bologna uà
„ iMoftro umano veramente raortruofo . Faccia conto , che
„ la fpina del dorfo poco fopra il fito del Diaframma s' in^
„ curva all' avanti, e chiudendo il ventre inferiore viene a
„ terminare ove Tuoi' eflere la Mucronata Cartilagine con
„ una papilla laterale alquanto rilevata; ma impervia affat-
„ to. Sicché egli viene in tutto, e per tutto a mancare dcl-
„ la terta con il cervello , delle braccia , e del torace non
„ meno, che del polmone, e cuore. Anzi nel ballo ventre
„ manca dello ftomaco , fegato , milza &c. non avendo ,
„ che i foli reni , gì' inteftini informi , e più curti ; ma gli
„ organi della generazione delle Donne compiti . Non ha
„ pertugio da ricevere dentro di fé cofa alcuna ; ma folo da
„ tramandarne fuora , come quello dell'ano , edellepuden-
„ de j ma fenza bocca affatto, e fenza narici, e fenzaquaV
„ che foro analogo &c. Quello, che difpiace fi e, che prir
„ ma fu aperto, ed oflcrvato da un folo, e che appreflbad
„ alcuni non ha tutto il credito d' Ortervatore Anatomico :
„ tuttavia ha rtefa la Storia con animo di portarla nell'Ac-
„ cademia dell' Jnrtituto; e certamente ( ertendovera, erei-
„ le, come dobbiamo fupporre, elTcndo diligente, e rtudio-
yy fo giovane ) può dar molto da che lilofofarc, non aven-
„ do
Cap» ^. 469
,i do né cervello, né polmone, né cuore, né alcuna cofa >
» che fupplifle alle veci di parti tanto neceflarie &c.
Quanto fia fpinofa la fpicgazione di quefto raro Fenome- -
no in qualunque Siftcnia , che particolarraciue ammetta la
circolazione del fangue, il di cui artiiizio quafi tutto, oal-
meno principalmcucc nell'organo moilo, e movente del cuo-
re conlìfte, non v' e alcuno si talpa , che non Io vegga. Il
noflro Autore nella fua Opera moftra di non crederlo, e ciò
prima, d'aver avuto quefta Storia , quantunque una molto
iìmile ne aveiTe letta nell'Appendice , fatta da Gerardo Bla/io
al Trattato de Monflns di Fortttnio Liceto pag. joo. e fcguenti,
dubitando della poca avvertenza, e pratica d'alcuni , o del
genio di fcrivere cofe non mai più udite né lette , per ecci-
tare la maraviglia, e per render/! fingolari . Ora da quefto
nuovo catb confeffa col folito fuo candore , d' elferc reftato
forprefo per l'alta ftima, che fa di teftimon; di veduta sì rag-
guardevoli, e degni di fede. Giacché intende, che fieno per
darlo alle ftampe, fofpende per ora il fuo giudizio, conten-
tandofi per ora , di aver accennato un Moftro , che fupera
l'intelligenza umana , che moftra fempreppiù l'ammiranda
forza del folo meccanifmó, che nella noftra macchina, an- TAV. 13.
che imperfetta, fi trova, e che fa palefemente vedere, non
poterli negar giammai cofa, quafi diffi, incredibile nella Na-
if/
47© Parte JJI.
Lettera dì un Uomo grande , in cui cerca dal noftro Au-
tore, come fi nutr'ifca il feto per r timbrico . E/pone ,
come jegua nell' uovo la fecondazione del feto . Ragio-
ne, perchè nel primo principio nulla fcoprire fi pojfa nell'
uovo . Come crefcano i va fi umbilicali , e le altre partty
e quali , e perchè prima fi manifejìino . Cuore , perchè
appari fca dopo la tefia . G lobulati rofft del f angue , per-
chè dopo fi veggano . Ciò f che vorrebbe fappere l' Autor
della Lettera dal nofiro Autore . Feto nel!' utero ha
qualche propor^^ione con le Crifalidi delle Farfalle . Al-
tre dimande . Sententi dello Sviluppo la più probabile .
IO vorrei , che V. S. llluftrinìma mi fpiegaife , come il
feto fi nutrifca per 1' Umbilico , e in che maniera den-
tro i fuoi ■i:k^\ vi circoli il fanguej e tutto ciò, che ha
o letto, o oliervato sii quefto punto.
Egli è certo , che nelle prime apparenze della generazio-
ne fi veggono li vafi umbilicali, la fpinal midolla , le fca-
puk , e la Tefta ; quindi il cuore, ed il roHore del fangue.
Porto che vi fia rinchiufo il piccolo fimulacro io conccpifco
la fua prima apparenza in quefto modo, l.x parte più rotti-
le del feme afFufa su la membrana ederiore dell'uovo, per i
proceffi violacei, che comunicano con le cicatrici della mem-
brana eikriore, entra fubito ne' vafi umbilicali, i quali pro-
babilmente comunicano con quelli proceùi . Queflo feme fchiz-
zofo, come un fermento, nel fluido, che con un moto infi-
nitamente lento irriga tutti i vafi del piccolo fimulacro ; e
quello fluido non è tenace , che per il moto infinitamente
tardo, che ha; e non è lucido e bianco, che per la denfità
delle fue particelle, effetto parimenti della tardità del fuo mo-
to . Ecco la ragione , perchè niente fi può discoprire neli*
uovo; rè l' effetto fe»ftbile , e'I metodo della, mtura. niente hanno
di ccnncffione ; E' come dice Bacone del Verulamio, ivi comin-
cia la l^atHra , dove il fenfo termina .
Concepito dunque il primo ingredb del feme ne' vafi Um-
bilicali , io conccpifco fubito , come qucfii fi accrefcono ,
perchè le parti più fottili fuggendo tra gl'intervalli delle fi-
bre di quelli piccoli vafi, ivi s'incuneano, e crefcon la mo-
le; e perchè il moto imprcflo e fempre maggiore nel princi-
pio,
Cap. V. 471
pio, che nel progrefTo de'vafi, dove incontra un'infinità di
relìlierrzc ; perciò il moto cllcndo il maffinio ne' vafi umbili-
cali, perciò in zì(\ fi fa più fcnfibilc, e poi nella Carina, e
nelle Scapule, in cui ritrova minor refiflenza , che nel cuo-
re , e ne' Tuoi labirinti. Nafcono allora tuct' intorno la cari-
na più folchi , 0 vortici a proporzione , che la materia fi
fonde, o è refpinta lateralmente dalle fibre della Carina , che
fi dilatano, efercitando il loro Elaterio per l'alimento intro-
douo.
E qui è la mia difficoltà. Perchè il cuore apparifcadopo
la Teita; ma io direi, che eifendo il Cervello fatto d'innu-
inerabili vefcichette, o di (pire infinitamente attorte, più il
moto deve apparire prima , che nel cuore , perchè tutte quel-
le innumerabili vefcichette, eflèndo gonfiate in un tratto, fi
efpandono , e meno refiflono all'impreffione del moto; la
dove il cuore reliftendo maggiormente per la fua teffuura
ftretta delle fue fibre, e ventricoli , allora fi manifefta, che
la forza del movente ha fupcrato l'elaterio delle medefime
fibre. Aggiunge, che dovendofi in quella piccola Tefta ge-
nerare lo Ipirito animale , e il fugo nerveo , da cui dipende
tutta la progreffione dell! moti macchinali, e la generazio-
ne di quelìo fpirito, ricercando necedariamente un' agicazio-.
ne violenta di tutto il fluido, perciò apparifce quella parte,
in cui fi genera lo fpirito, prima dell'altra, o del Cuore ,
in cui influifce . Si gonfiano frattanto li vafi umbilicali , e
vanno fempre più dimoftrando li loro ferpeggiamenti , o co-
municazione col piccolo corpo, perchè fempre più fi fa mag-
giore il moto; e finalmente dopo la teda, eie appendici del-
le Vertebre, apparilce il cuore, e s'incurva, e quindi il fan-
gue con tutti gli vafi roileggiano. E' ben facile il renderra-
gione nella mia Ipotcfi, la qual vuole, che quelle parti pri-
ma fi manifeflino, dove è maggiore il moto , e dove i vafi
fono più difpofli a fublimarlo, ed efaltarlo.
Il roflbre del fangue , che fuccede al cuore è manifefto ,
perchè dipendendo quello da'globetti interfperfi tra le fibre
del fangue, qucfli globetti non pofiono formarfi, che dopo
un'eflrema agitazione del fangue ficffo , efl"endo che , per
generare una sfera da un corpo irr'-gc-Lire, bifogna tagliare
al corpo tutti gli angoli , e quello legamento dimanda mol-
to moto. Io fin qui conccpifco : ma vorrei fapcre (I.) come
entra il liquore ne' vafi umbilicali già mnnifclli, comecirco-
la il fangue; perchè, come dice il Signor Fontanelle, il Fe-
to
471 Parte 111. Cap.T.
to nell'utero ha qualche cofa difimile ad una Crifalide; cff
da nel feto la fua metamorfofi, come nella Crifalide; men-
tre ancora nel feto circola il fangue in diverfo modo, allo-
ra, ch'è ncir uovo, di allora, eh' è fuori; & io credo, che
fi daranno delle altre metamorfofi proporzionali ancora nel
principio. Vorrei fapere, fé laTefia del Feto apparifce nell'
uovo all' ingiù, o all' insù ; fé l'uovo è perpendicolarmente
attaccato nella fua celletta, o pure inclinato . Tutte quefic
oflervazioni darebbono delle congetture ben didime su lofvi-
Juppamento fucceffivo, che già già è terminato.
Ecco in poche parole tutta la Lettera . Efamino l' origine
per trasformazione , e la rigetto ; l'origine per meccanif-
mo, e diraollro le fue ragioni, e difficolta ; l'origine per lo
fviluppo, e paragono le Tue ragioni, e difficolta con quelle
dell'origine per Meccanifmo ; quindi ritrovando maggiori
gradi di probabilità nell'origine per ifyiluppo , mi attacco
a quefla fentenza . In tutto quefto progrefTo non ho fatto ,
che o/Iervare le leggi della Natura, e dedurne confeguenze
immediate : ma finalmente io afTumo l'origine per invilup-
po , come Ipotcfi , e deduco tutte le apparenze fucceflìve del
Malpighi . Tocca a V. S. Uluftriffima il levarmi dal capo
quefie nebbie, come grande Ofiervatore delle minute cofc , e
divotamente la riverifco &c.
IL FINE.
473
TAVOLA
Delle cofe più notabili.
Acqua piena di vermicelli .
p-n-
Aceto pieno di vermicelli .
78.
Accjtif ernia de' muti di Reggio. 411.
Accademici Parigini , e loro errore ■
4*9 ■
jigofiino il, Santo , e fuafentenza in-
torno la creazione di tutto in un col-
po. 215- efeg.
Agoflino vide con la fvla mente ciò ,
che hanno [coperto i Moderni co' mi-
crofcopj . 217.
Ale delle farfalle maravigliofe . ilo.
Albe ito Tylkorafifchi impugna le uo-
va, acuijìrifponde. Jiy.
Andry difeìtfnre. de' ^>fr>ni fpermati'-
Ci. p.^.
Animali tutti creaiì in un colpo.p-x ?.
Andry, e fue ragioni , con le quali pre-
tende dimoftrare , che i vermi fper-
matici fieno Autori della generazio-
ne dell' Uomo . />. 1 ;. 1 é. i 7- dijjen-
te dal Levvenoechio • ivi Andrj
impugnato. S.^^^. efeg.if p- s^-
Analogia della a.tfcita dell' uomo con
quella de' Vermi pag. 2 1 . efeg- con
quella delle piante . p. z^. e feg.
vedi Paragone .
Animale perfetto neir uouo . />• 55.
Animali pieni di vermicelli ■ 78.
Antichi troppo protetti da alcuni in-
vidiofi mode rni ■ i o } .
Anotomia cùmpitrntii quanta utile .
114.
Analogia alcune volte fallace . 188.
Ànime tutte create in un colpo , con-
forme LeibnizìQ ■ aio. /' impu-
gna. HI.
Antichi errarono nella materia della
Generazione , perchè Jì diedero rut-
ti allafpeculazione . 2 2 j .
Anima/e tutto nell'uovo. 224-
Animali , loro leggi diverfe , partt
diverfe, ujìdiverfi. 2^6. nonpof-
fonojormarjì per accoppiamento dt
parti -237. tutti furono da Dio
nel principio formati . 2j8. Come
fìpofj'.t CIÒ concepire . ivi . Ntn Jì
può dare trasformazione della \o-
flanza -239. ogni animale ha ifuci
animali, ed ogni pianta . ivi. In-
viluppo d'un animale nell' altro Jl'
prtva conia divijìùilità della ma-
teria all'infinito: eoi moto, che all'i
infinito la divida , coli' Artefice ^
che fappia , e voglia divider/a -'
242. efeg.
Anatomia minuta utile ■ 331.
Animali, uno xiive del? altro- 436.
una fpezie perduta tutta ruincreb~
he la bella catena dell' Universo ^
PAH- ^ ^
Arveo, e fua fortuna , giuftamente.
dal Malpighi defiderata .151.
Aria intrufa dentro fOvaja . i6j. e.
feg-
Arveo come felice, & infelice. 192.
fuoi inganni ne' Teflicoli delle fem-
mine. 19 j. e feg- nell'utero, e feto^
Aria non può entrare ne' vafì fangui-
gni de' tefticoli , foffiando , fé non
fi lacerano. 199.
Armonica forza , e plaflica non puS
feivire alla Generazione.! 3 1 ■ej'eg.
Argomenti fofiftici hanno apprejfo al-
cuni più forza,chetefperrenze. 321.
Arene quali in quefla terra. 424.
A fello , 0 Afa» , e fuoi vermi fper-
matici , p. 5
Ooo
Affox-
474 Tav
AJforbimento del fugo feminaJe fatto
dalln matrice , come fegua. 192.
z\ l'-
Autori che difendono f efftenza de'
Vertni fpermatici ■ p. j. efeg.
ylutore , e fua protefta , e ingenuità ,
intorno la fentenza de' vermicelli ■ .
€z.
Aurelia, e Crifalide , 0 Ninfa non
diventano mai glifpermatici Ver-
tnicelli > contra il Sijietna degli Av~
verfarj . €^. efeg. .
Autori , cbe hanno parlato delV 0-
vaja , e delle Uova de Uoviparj .
179.
BOnobaoJfervato i vermi fperma-
''^' ■ ^:?-
Bou-'guct ojjervatore de vermi fper-
tnatici ■ p. 9.
'Bombice ,fuoi moti , efviluppi . a 3 J.
Bubreftes fopyi* . 366.
C^ne , e vermi nelfuofeme -pS-
p.i6.
Camerario ammette i vermi fperma-
tici . /). 7.
Capta ^ comefegua. 45- come ren-
da forti , e più feroci. 57. 55.
Cantaridi hanno il feto neW uovo ,
prima della fecondazione . 8i. 8j.
Cautele nell' ojfervare , e neW ado-
prare i microfcopj . 8 7.
Cavità triangolare ne' corpi glando-
lo]! delle fcrofe ■ /». 1 19 . 120. efeg.
di una vacca. 12,1.
Capucc'to dell' Ovaja delle Cagne de-
fcritto. 131. delle Volpi. 139.
Camoi.za, e fua Ovaja. 14O.
Capra, e fua Ovaja. 141.
Calunniatore, Satirico, e Critico qua-
li fieno. 1S9.
Calici dell' uovo , Cicatrici , fori nel-
r Ovaja perchè non mai veduti
dallo Sbaraglia . />. 39 6.
ola
Catulinae carncj. Se intenda Ippo-
crate per carni di Cagnuoli. 3j8.
Calli dell'utero quali fieno- l(i<). e
[ri-
cavata difangue dalfo!» Braccio al-
le non meftruanti conforme Ippo-
crate • 2 7 7-
Caccialodato . 384. 39 J.4J J. 456-
Carlo Mazzucchilli , e defcrizioned
un Moftro da lui fatta . 440.
Cervice dell' utero delle Cerve , Dai'
ne, &c. i5i-
Cicatrici non fempre reflano nelle 0-
vaje, e perchè . 203. e feg. per-
chè alle volte vi refiino . 204.
Clelia Grillo-Borromea, e fua Lette-
ra al neftro autore . 439.
Conchiglie , e vermi nel loro feme .
PS-
Conti Abbate Antonio foftiene Tefi-
ftenza de' vermi fpermatici . p. t.
Coniglio , e fuoi vermi fpermatici.
p.l). IO.
Coito , perchè dilettevole, 4J. per-
chè indebolifca . J9.
Colombi partorifcono un giorno Urna-
fchin , Paltf Ijt fctinnirì/t . p. 72.
Corpo globofo, oglandolofo , 0 giallo
delle Ovaie - p. 106. e feg. come
facci le uova. 107. Corpo glando-
lofo, detto giallo, oìuteodal Mal-
pighi deferi tto - 109. e feg. ufo
del corpo giallo, iii. e feg. come
fi generi , e fi dilegui . m. Corpi
glandolofi delle Scrofe defcritte .
iiS.eiìj.e feg. così d'altre Scro-
fe, lì 6. Vene fono di più forti ,
ivi - Cavità triangolare ne' corpi
glandolofi. 119. in maggior nume-
ro de' fé ti - ivi . Si ojfervanofenza
cicatrice. 120.
Corpo glandolofo delP Ovaja di una,
vacca descritto . i»i. altro def-
critto - lis. 12 i- uftro dt altre
Vacche , con ojfervazioni , i7<J , fi
feg.
Corpo glandolofo delle Pecore . p.
»*5- ^f^S- ^^ """ Cavalla . 128.
di un Afina ) eh' tra neraftro • 1 2 « .
Cor.
Corpi gland«IoJt cC una Cagna g
fecondata col foro in cima . i j i . e
feg. Striit.'^a interna di quejìo
corpo nuovaoffervata . tjj. e feg.
Pori , oforillini nuovo fcoperti nel
corpo glandolofo. 135.
Corpo elan dui ofo di mirabile ftruttu-
ga [coperto . 136. 137.
Corpo glandulofo della Camozza, e
punti neri. p. 140. d'una Gatta.
14.1. d'una Capra, ivi.
Corpo glandulofo ha le vene maggiori
dopo ufcito l'uovo . 142. tre di-
verfe età del detto corpo in una fo-
la capra . ivi .
e orfo glandulofo de' Topi. 14?-?
feg. Ojfervati in varj tempi . ivi ,
'/*!?• Corpo ghmdulofoneir Ova-
' }ad unaV ergine . 147.
Coito delle Cerve , e fuo tempo , t
Caftità. 152.
Coniglie e loro generazione . if-j. e
Corpo glandulofo , detto Follicolo dal
Graaf: quando , e come ojferva-
to. 158. e feg. quando r impiccio-
lifca .161. corrifponde nella quan-
tità nelle Ovaje alla quantità de'
feti. 162. enervato, e defcritto
in una Vacca gravida dal Signor
Verneas . 163. è un corpo fpon-
giofo ■ 164. d'onde nafca . 185.
efperienze con aria intrufa nel det-
to corpo. i6j- ì6j. Foro nel det-
to corpo. i<5- 167. Uno yche avea
contenuto il feto . I7I. un altro
corpo glandulofo defcritto dal Ver-
chyen. ijr. fA-'74; ^
Corpo glandulofo quando fi generi .
I«2.
Corpi gialli perchè nonfempre , come
gli ha de fatti il Malpighi. I9«».
Corpo glandulofo . 0 materia gialla
non jì genera dopo la fecondazio-
ne. ì^%- veduto ai'anti . 207.
Coft certe ftabil ite nella materia del-
' la generazione . a . 1 ■ e feg.
Corpo degli animai: mirabde nella
Delle cofe più notab///;
47? .
;erp
fuc
uaienerazione ne 'ìpttòfpiegarfi^
fé nonpojlo il Siflema degli fvilup-
pi. 248.
Coito all'ufo delle beflie , fé ferve al-
la fecondazione . 361.
Connejfwie , 0 Catena di tutte le CO'
fé create, j^ii.fuadiffrcultà.^z^.
436.
Conti Abbate Antonio N. V. lodato •
42 r.
Coralli, e Coralloidi quali i e quan-
te. 42 j. e feg.
Croftacei , che non fi muovono detti
Ermafroditi, quali. 42?.
C rif alide . V. Aurelia .
Critico, e fuo uffizio. 189.
Creazione di tutto in un colpo per fen-
tenzadiS.Agoftino. 115. e feg.
Cura delle fteriti, V. Rimedj della
fterilità .
DAlempazio illuflratore de' ver'
mifpermatici. P.4..6. unver-
tnc fpogliojjl , e apparì un feto. p. 7.
impugnato. €6. e feg.
De frizioni d'alcuni fimili a certe pro-
spettive. 297.
Difcordia del Malgravio col Levve-
noeckio intorno alla generazione
de' feti da' vermicelli fpermatici.
A'4-
Dio può creare un Mondo in un grana
d'Arena, sj. può creare uomini
più grandi. 56.
Divifibilità in infinito . 219.
Dijficultà tutte fi [piegano pofte le
dottrine degli [viluppi . 248.
Donna quanto tempo poJ[a portart
neir utero. 99.
Dodi Medico lodato . 4S4.
EMbrionì [otto fembìanza di ver-
mi, p. 12.
Embrione fcmpre nelf uovofeconda-
to. 194.
Ermafroditi croftacei quali . 428.
Ooo » Ef-
47 <? Tavola
Efperienxe vogliono doJcCÌ volte re- _fta?!fiòneir ùvaje nafcofli . ivi.
plicateperiftabilheunacofa.ìZZ. ~
Efperienze fono come rivelazioni na-
turali. 245.
Eva ebbe tutto il genere umano ndC
Ovaja. 2iy. efeg.
FAJchiojfervatore de' vermi fper-
ìnatici ■ p- S.
Pantani lodato , e fue ojfervazioni in-
torno- C Ovaja .^ ed Uova . 17J. e
Fabbrica mirabile de' corpi nella loro
generazione non può fpiegarjì fé
non co! fìflema degli fviluppi .24?.
Favole f coperte dal Sìjlema dclC Au-
tore . 252.
Feto umano fviluppatofì da un verme
fpermatico ■ p. 7.
Feti involti fatto fembianza di ver-
mi, p.iz. efeg.
Feti molti , e perchè . p.'i$- perde
ora. mafchi , ora femmine . 38.
quanti in un parto . 40.
Feto neir uovo prima della feconda-
zione , grande Argomento contra
il Sifìema de ' verm icelli . 82.
Feti fedeci in una Scrofa .119. altri
ivi, efeg.
Feti de' Topi non mai trovati gravi-
di . p. 143- Equivoco d' oììde na-
to- 145. Feto non s' offe r va nelV
utero , fé non dopo alcuni giorni ■
J54. quando , e come vada ere-
fcendo , ivi ■, e feg. vedi Uovo .
pii^nopunto falientc quando appa-
vifca . 155. quando appaja per-
fetto. 156.
Feto quando- apparifca . ì6i. ojfer-
vaio neir uovo nell'Ovaja dal Lat-
te . 1^9.
Feto apparente non vero veduto dal
Lift re . 204. Feto come prima ft
mova , e fi fviluppi ,213. come ci
voli ilfangue . ivi . come efca d.d
Calice . ivi . come difenda , e cre-
fca neir utfro ■ a 14- Ffti tutti
Fermentazione nonpuòfervire alla
generazione prima. 226. efeg.
Feto uno, 0 più come nafcano . 24S.
Feti quando pojfano naturalmenta
nafcere .249. nelle Trombe .^ co'
me nafcano. 2; 6.
Feto tubale tumido , e putrefatto ca-
vato da un tumore fatto il Bellico.
2J-7. Altri feti tubali , e come l'uo-
vo refii nella tromba ; 257. efeg.
come refiino nella tromba . 259.
Feti trovati nell' Ovaia . 2^0. tro-
vati dentro /' Addomine . ivi . e
feg. come le Uova c.idana nell' Ad-
domi ne , e colà s' attacchino . iSl.
altro feto fra l'Ovaja, e le trom"
be . ivi .
Feti infentenza dello Sbaraglia do-
vrebbono nafcere molti , fé f offe vi-
rala fentenz^ delle Uova . 300. J/
rifponde ali Argomento .ivi.
Fecondazione delle Uova difputa tra
moderni ferve d' Argomento allo
Sbaraglia . ICS- fi rifponde . J06.
e feg. come fegua negli uteri bi-
co-rni. 307.
Feto delli O-vìpari perchè fi nutr'tfca
nell'uovo, e de vivipari nell'utC'
ro. 31J. efeg.
Feti mafchi , e femmine perchè da
diverfiPadri . 324. efeg.
Feconde, comeficonofcano. 357.
Finzioni del Levvenoeckio ■
FU afa fi moderni , e loro errore ne'
Sifiemi . 97.
Filofofiveri , perchè rari . 3 1 f-
Figliuoli, dot a la f emenda delle Uo-
t>a, nonfarebbonofimilia'Tadri.
^zx. fi rifponde . 325.
Figurato è tutta in queflo Mondo-^z^
Follicoli , 0 materia , 0 corpo giallo
quando , e come ojfervati nell' Ova-
je dalGraaf. i j8. efeg.
Fontanelle dubita delle ojfervaziont
del Littre . 200. efeg.
Frutti , perchè in tanta quantità da
Diopojii. 7j,
64»
Delle cofe p
G girelli , Cavitlìcr Pio Nkcola
lodato. />. 1.328. efeg.
Gardenia illuftratore de vermi fpet'
malici . /"■ 4-
Gal/o d' India , vermi nel fuo feme ■
PS.
Callo , e come ^veggano i Vermi nel
fuo feme . p. 16. non trovati. 87-
Gatta , e fila Ovaia . 1 4 1 .
Garofoli yìbbate Biagio lodato ■ 39 J.
Gafligo degV ignoranti . 315.
Generazione dell'uomo da Vermi fper-
matici conforme il Levvenoeckio ,
ed altri . pag. II. e feg. conforme
il Signor Andry . p. 16. 17. Con-
forme il noflro Autore in favore
degli AvverfarJ . p.iS.
Gemelli , come accadano nel SiJIema
de' Vermicelli ■ p'^i.
Generazione , e fuo artifizio tutto nel
{alice della materia gialla . 184.
conte fi faccia conforme l' Arveo .
JJ3. nulla fi genera immediata-
mente nell'utero ■ ivi. quando ap-
parifcailfeto. 154 efeg.
Generazione , e ferie d' ojfervazionì
nelle Coniglie ■ 1 5 7. f feg. dove
veramente fifaccia . 181.
Gengive piene fra' denti di Vermi-
celli- 79-
Generazione pr'ima infenfibile , cdof-
curijfima. 11 y. comepoffa feguire
la Generazione, e utilità del Pro-
blema, 2z6. Non può feguire dal
moto della fermentazione . 106. f
feg. Non può venire dalla forza
plafiica , e armonica .131. Gene-
razione infenfibile, come fegua per
ifviluppo .145. Modo della Gene-
razione femplice , e naturale . i^j.
Poflo quefto Sifiema tutti i fenome-
ni fi fpiegano .288.
Generazione di tutti gli animali co»
quaP ordine fegua . 318. efeg.
Geofroy difenfore de Vermi fptrma-
tici.p-l.
ili notabili. 477
Gimma lodato. T4J. f altrove.
Gio: Forti troppocredulo in certi ri'
medi . 397.
Glandule due alla porta della Natura
de' Topi gementi materia mucel'
lagginofa . 145. Vefcicolari nella
bocca dell' utero . 149.
Gradi, pe' quali tutti i viventi p.if-
fano prima dì perfezìonarfi . pag.
1 9 . efeg.
Grande , e pìccolo non fi dà., fé no»
ref pativo, jy.
Gravidanze favolofe di mejt, e di an-
ni. 99.
Gravida dì Parigi infogno ridevofe .
P 99-
Graaf, e fue ojfervazìoni nelle Coni-
glie fecondate , in dìverfi tempi
aperte . pi 57- efeg.
Graaf. ojfervò meglio dclt Arveo .
195. s' ingannò anch' effo prenden-
do levefcichettepcruova . ix>i. al-
tro inganno del Graaf . 198.
Grano contiene tutta la pianta, zfj.
Gravide, come reftino alcune fenza
introduzione dell' arnefe . 25 1. co-
me fenza corromperfi. 253. Jncbe
confifta l'operazione da un canto ^ e
dall'altro. 254.
Gravidazìonifalfe. 409.
H
HArtfoeker creduto primo fcoprì-
tore de' Vermi fpermatici . p.
3. fua opinione . p. 12.
Homberg illuftratore de' Vermi fpet'
matici . p. 4. ep. 7.
ITiafide . p.\\%.
Idropica , e fue Ovaje fmunte .
148.
Iddio può creare ìnpochijfima mate
ria tutti gli animali . 245.
Idropifia dell' utero diverfa. 344-
ignoranti alcuni nel leggere femprt
fono gli ftcjfi. 104.
IfW-
47 S Tavola
Immaginazhfie quanto peffa in noi. Lancìfi^ e fua Lettera ai Muleban-
cher intorno a una mola trovata
in un Ovaja , alle vescichette dell'
utero , 0 mola vescicolare , tà a
Vermicelli delfeme . p. 409-.
Levvenoeckio creduto primo [coprito-
re de' Fermi [permutici ./>.?. OJfer-
Vazioni microfcopiche del detto in -
torno imedejimi. ^ 4. efeg. fono
tanti feti . p.xz. impugnato. 7J.
Leibniziodifendttore dclSiJlema de'
Verini fpermatici . p. 7. i^. fua
opinione intorno la Creazione del/e
Anime. 120. pregò l'Autore a
fcrivere dell' animi ■ rzi. Errori
del Leibnizio ■ ivi, efeg.
Leggi uniformi nella natura- p. 19.
n^g- P^^g- *^- '[eg.
Levvenoeckio , e fueoffervazioninel
grano di Secala , e di Orzo . 117.
Leggi diverje in tutte le fpezie degli
animali . 2 J 6 .
Lezione Accademica del noflro Auto-
60.
Immaginazione non fi fa negli organi .
2?4.
Infetti , e fludio loro quanto utile .
p.2.
Infetti volanti primo abbozzo della
Generazione . p.i9. quanto nobi-
li, p. 22.
Invìdioji deir onor de' Moderni tutto
donano malamente agli Antichi .
lOJ.
Infetti non nafcono dalla putredine
conforme S.Agoftino. 219. efeg.
loro occhi. 241.
Inviluppi di tutte le piante , e di tut-
ti gli animali. 222. e ^eg. 224.
Incognito non dà, sin l'incognito .
233-
Inviluppi vijtbili moflrano gf invi-
luppi invifibili . 2^9. in quefloSi-
fìma ipiù occulti fenomeni Jìfpie-
gano . ivi . e fcg- Vedi Sviluppi .
Inviluppi degli ammali come p af-
fano fpiegarfi, e rapprefentarfì al-
r immaginazione . 241. efeg.
Infetti , e loro incredibile quantità ,
e varietà. 4^0. efeg. loroaftuzie,
t uniformità con molti attintali .
4J1. fanno , come un Mondo da
fé. 432.
Ippocrate lodato da tutti , e feguìtato
dapochi. 365.
IJierici affetti , perchè dalle befiie non Littre impugnato per molti abbaglia-
patiti .209. come fi dieno nelle menti fatti neW Ovaja , e nellt
Donne. 254. fuppofte uova . 201.
Ijìoria naturale , e Anatomia minuta Lombriciterreftri , e loro coito curi»"
necejfaria per l'avvanzamento del- _/<>. 4J0.
h Medicina. ^o^. efeg. aneor con- Lujfu ria come eccitata da rimedj , t
re intorno all' ordine della progref-
fìone , e della connejjìone , che iran-
no infìeme tutte le cofe create . 42 r .
Legame, e connelfione di tutte le cofe
create. 4jtf-
Lifier ammette i Vermi fpermatici.
Pi-
Linfa ufcente dacorpiglandulofi fo-
rati naturalmente di una Cagna .
32- efeg-
fu fa. 42 j.
LAncifi ammette
tici.p.-j.S.
Lacerti carnofi dell' Ova
donna. 14S.
I.amy Franceft impugna le uova
z6i.
Vermi fperma-
di una
da cibi nelSiftema de' Vermicelli
44.
Lujfuria , come s' ecciti da rimedi,
252. perchè uno più lu^fuTiofo dell'
altro. 2J3.
Delle cofc più notabili . 47P
Minerali t e mezzi minerali . 415.
M Morgagni ammette per relazione ,/ì-
eura i Vermi fpermatici . />• 9- /«e
'ervazioni mt'.eOvaje- p- 176.
MAdre.> efuouffzio . p.it.
Mafchj , e femmine perchè na^
fcano ■ ii- perchè eia una mafc/jiy
e dair altra femmine . ^. 39 .
Materia, per piccola chefia non può
limitare nel crearvi infiniti corpi-
celli l Onnipotenza di Dio. p. 55.
Malpighi , e fue ojj'eriazioni intorno
le Uova y eiOvaja. 108.
Materia gialla dell' Ovaje . Vedi
Corpo glandulofo .
Mafchipiùfpejfonelfiniftro, che nel
deftro Corno dell'utero- Ij6.
Matrice , come afforba l'uovo. 19Z.
211.
Materia divifibile all' infinito . 241.
Maniera di medicar dell' Autore .
Mandragora non è rimedio allafteri-
lità. ;9y.
Mali delle donne per curargli bene .
405.
Maggi Medico lodato. 4S4.
Metodo per arrivare alle lognìzioni
più difficili, p.z.
Merla y oMcr.'uccio, e vermi delfino
feme. p- 16.
Metamorfofi di Verme in Uomo non
darfi. pf^.
Metallici alberi apparenti , ma non
reali. 229.
Medici dotti , e difcreti quali . 3 J i .
Meftrui uficentì per le morroidi , e co
non ofiantc ingravidamento d' una
Vedova. 340.
Medico quando debba farla da Poli-
tico, e quando da Medico. 402.
Medicina perchè finora poco avvan-
zata . 401. e feg. quali fieno le
firade per avvanzarla. ivi.
Microfcopj non tutti fanno adoprarli .
48. '"autele in adoprarli. pagin.
87.
Mifteri fiacri nonifipiegano le natura-
li cofii. 517. lìi.
«9 y. Befcrizio.'ie d' un Mofitro a
lu!mand:tta, e fina Lettera . 447.
e feg.
Moltiplica à de' feti perchìfegtia. p.
39. qu^rnti ne pofi'a partorire una
femmina, ivi, e feg. quaììto facil-
mente fi fipieghi pofioilSifiema de'
Vermicelli . p- 40.
Moftri, come bene fi fpieghino ne! Si-
fi ema de' Vermicelli , />• 41 • e feg.
Perchè altri moftri non generino.
Moderni fludìano con più certezza
degli uintichi . /». 114.
Morfic atura delle Vipere non ha foc-
corfo né dalla Pietra Cobra deCa-
bellos, né dalla Melifa . 141.
Moto perift alt ìco nella matrice , e neU
leTrombe . 211.212.
Moti , quali non fervano allaprimrt
generazione . 206. loro cìrcofian-
ze. 2JJ-
Moti diretti della materia . p. 2 J4.
condizioni che devono av eri , do-
vendo ejjere fcmplicì , e ccfianti .
ivi. Difficultà nelle Leggi de' mo-
ti. z^S.
Moftri, come feguano. 240.249.
Moto può dividere la materia all' in-
finito. 24 ?•
Mole , come feguano , quali le vere ,
quali le falfe . 2yy. Sonofalfi poli-
pi. ivi. una trovata nelPOvaja
finiftra. z6i.
Mole., fé nafcano nelle Galline . 320.
Moftio dcfcritto dal Mulebancher .
408.412.
Mola ojfeo-ca rnea in un ' 0 vaja . 406.
409. e feg.
Mola vefcicolare . 410. Mole vere
qual, fieno. 411.
Moflro bicorpo.eo di Pifa defcritte
^it^. fua Cagione. 416. altre rl-
fejfioni fiopta il detto. 419 420.
Mondi tutto da viventi abitato • 4J7.
Mo-
480
Tavola
Moflro bicorporeó di Milano , e fua
ìdefcrizione mandata alnojìro au-
tore dal Sig. Doélor Carlo Mazzu-
chilli . 440.
Moftro bicorporeó defcritto dal Sig.
Trombelli . 449. altro moflro bi-
corporeó nato in Fiorano nel Pie-
monte. 4J?. Altro pur bicorporeó
tagliato in Pif-i da/ Sig. Zambccca-
ri. p-'^S^- Altro moflro bicorpo-
reodi un Gatto . 456. 457.
Mola membranofa vefcicolare , e I-
dropifla dell' utero in una Cagna .
457. Riflejfioni delf Autore . 460.
Mola in una Donna fettuagenaria .
4€j.
Moftro fenza capo , fenza cuore , fen-
za polmoni, &c. 466.
Mulgravio difenditore de" Vermi
spermatici . p. 14.
Mutazione niuna d infetti può ac-
cordarfi con quella del Verme fper-
ìnatico. p.-jx.
Mule perchè non fi fecondino . J12.
efeg.
hdebancher fu.
Midebancher fua Lettera al Lancifi
intorno a una Mola trovata nell'
Ovaja, e a un moflro- 406.
N
NAfcimento daW uovo flabitito
dal noflro Autore . lij.
Necejfaà di attendere a una cofa fola
chi vuol fondatamente impararla
per la brevità della vita. 1 1 j .
Netopon co/ir jfj . ^^5.
Nigrifoli Francefco Conte lodato ■
46?.
Nigrifoli Francefco Maria Publice
Piofeffore di Medicina &c. loda-
to, e fue offervazioni nelf Ovaje .
17/457-
Ninfa ìio' divengono mai i Vermi
fperm. Itici, ne flfvi.'uppano . 65.
Vedi anche u ■ dia .
NucLo l-'gò! ute.o d i'>i.t Cagna per
prova dilli uova. pi]).
OBblezìoni centra il Siflema de'
Vermicelli da loro Protettori
fciolte . p.^y. di nuovo dal noftro
Autore impugnate ■ /> 9 J •
Obbiezioni cantra il Siflema delle uo-
va fi fciolgono. 263. efeg.
Occhio fé inganni nel credere di vede-
re i Vermicelli . 47.
Omento pingue , ofcirrofo fé cagione
della flerilità . ?34. 362.
Ordini digradi diverfi dellagenera-
zione. p.i<). efeg.
Oflriche, e loro Vermicelli Spermati-
ci . p. 6.
Ojfervazioni quanto difficili, e come
dobbiamo regolarfi . i j i .
Ordine dell' Àrveo nell' ojjervare .
ivi.
Ovaja delle femmine vivipere def-
critti. jos- e feg. come efcano le
uova . 106. dcfcritta dal Malpi-
ghi , e fua eflerna membrana •
109.
Ovaja delle Scrofe , Vacche , e Peco-
re deferine dall' Autore . i-jl. O-
vaje delle Scrofe pajono differenti
dair altre. 114. loro defcrizione,
ivi , e feg. Ovaja d' una Scrofa
gioitane defcritta . 115. d' una
Vecchia, e di una gravida . 119.
d' una Porchetta di pochi Me fi .
p.izi. di una Vacca. 121. e feg.
Altre Ovaje di Vacca , e loro de-
fcrizione . 122. Ov.rja delle Pe-
core defcritta . p. I2j. e feg.
Ovaja di una Cavai/a defcritta daW
Autore . izj. Sono molto differen-
ti dall' altre ■ iZ'i . di un Afina .
izZ. Cotta .130. diverfità da quel-
la delle Cavalle . ivi . Ovaja di
una Cagna . 130. e feg. fuo Ca-
puccio , e defcfizione . 131. era
fecond.ita , e fi ili ante linfa . ivi .
efeg Defcizione dell' Ovaje di
Capre fecondata , (? non feconda-
t(. 111. efeg.
OVO'
Delle cofe
Ov.ye di iin.t Volpe Jìmile affatto
a quelle delle Cagne . 159.
Ovaja d'una Rupicapra , 0 Camozza
defcTitta ■ 1 40. d' una Gatta , e
di una Capra. 141. de' Topi. p.
141. e feg. d' una Donn.t Jìerile
viziata . 146. d'una Giovine Ti-
fica. 147. erano le fue Ovaje fa-
Kijfime ■ ivi .
Ovaja viziofa in un.i Donna , c/je
confìfteva in una fola morbofa ve-
fcica . 148. altra di una Tifica
gallica . ivi.
Ovaje di unaveccffia . ìso.fua tu-
nica moUt dura . ivi .
Ovaje delle Cerve , e Baine , &c.
dette Tefiicoli dall' .^rveo , e loro
ufo . 151. ne' feti più grandi a
proporzione , che nelle adulte .156.
ojfervatc div^rfatnente dal Pejero
contrai' y^rveo.
Ovidutto . Vedi Tromba Falloppia-
ni.t .
Ovaje variano di grandezza confer-
me l'età. 162. vizjofc ■ ivi.
Opajc d' una Vacca gravida offeria-
te dal Signor Verney ■ ifij. efeg.
luogo per cut crafordtn 1' um,o .
ivi . yiria intrufa penetra per tut-
te . 165. fue membrane mufcu-
lofe . 168. diverfiSit in quefte .
ivi.
Ovaja di una Donna viziata deferi-
ta dal Littre con uova . p. iSj.
femprefquarciata dall'uovo., quan-
do cfce . 169. conferva un feto .
1S9. altra cffcrvata dal Signor
F anioni ■ \jé. d.illo Sbaraglia
j 77. e feg. altre offervazioni del
Signor Morgagni d' Oi>aje viziate
nelle Do.!nc . 176. cffcrvate dal
Signor Nigiifoli. 176. Morbofe.
'7.7- ffes-
Ovaja di una Donna gravida . 1 77.
Vafi particolari ., vefcieljctle ., cor-
po giallo . 178. perchè l'Ovije
delle Donne fieno più viziate di
quelle de' bruti . zcj.
Ovaja d'una contenne tutto il ^cne-
più notabili. 481
re umano, nj efeg. Ovaje moT'
bofe . 171.
Ovaja degli uccelli molto difftmileda
quelìade' X'iZ'ipari . 265. z€€. ne
vivipari non mai offervata forata
dallo .sbaraglia . i66. pericoli ,
chefeguirebbono fé venijfe dal uo-
vo fquarciata. 267.
Ovaja de' vivipari come., e quando
fia fimile a quella degli Ovipari .
275. 275. d' onde nafca ladiver-
fità. 274. differenza della OvaJK
delle Vacche vecchie dalle giova-
ni. 27J. perchè non trovata mal
foratadallo Sbaraglia. 277. per-
chè non VI rcfti la cicatrice .
276.
Ov.ya delle Rane involta unc^effa
in una membrana. 288.
Ovidutto., come s' accojli anche nel-
le Rane , e negli uccelli all' Ova-
ja. 288. Vedi Trombe uterine.
Ovaja delle Galline^ e delle Donne
in che differenti , e come fi fecon-
dino cantra lo i> baraglia . 39 1 . e
feg. Ovaje due ne vivipare fu-
perflue, fé foffero Ovaje, confor-
me il detto . joj. / rifponde .
304. malamente confiderate in due
tfmpi dal Signor Sbaraglia. 304.
e feg. perchè Iddio abbia volute
due Ovaje. 305.
Ovaja con una mola offca . 407.
Ovaja viziata, e ad una mofìruofif
grandezza crefciuta . 464.
PAr agone del feto , e del grana
confegnato alla Terra . p. 18.
del nafcere , e crefcere de Venni
Con quello dell' uomo . p. 21. efeg.
co't quello delle piante . pag. 23.
"Paragone della n.tfcUa di una pian-
ta con l'uomo, p.^j- di una Ra-
na con l'uomo ■ p.iZ. della Mofctt
delle Galle con l'uomo . pag. 30.
della Vipera con l'uomo . p- Ji.
Ppp del
4Sj Tav
</t'/ poli» con futmo . p. ? ? . de!
Jiombice , 0 Baco da feta con Fuo-
mo . pag. 35. della Formica con
rtiomc . p'iT-
Partì di IO. 12. t più me fi ^ come
f eguano nel fiftema de' Vermicelli.
"Papille dell' utero quali fodero., ed a
qual fine ■ tj6-
Parto afciutto d'una Dama^ e pre-
videnza della Natura . 338.
Papavero un fola capo quanti foni
contegna. 15.
Parti doppie ne' corpi , come fegua-
no. 2 so. fé manchino, ivi.
Pejero ojfervò diverfamente i tefii-
coli delle Baine dall' Arveo. pag.
Pecore offervate dal Ferney- i8j.
Pcnic'dli cofa fieno. 165.
Pejfari alle Donne ■ z 76. fé alle Ver-
gini. 277.
Pefci, e loro connejfsone con gl'altri
animali . 453. Pefci uomini , e
Donne, fi danno nel Mare ■ pag.
in-
nante tutte create in un colpo . p.
I?-
Piante come fi fecondino . /> »? ""-
fcono dall' uovo, ivi , e pag. 24.
hanno /' anima fenfitiva conforme
il Redi . />• 14- fono in quefte tut-
te le leggi univerfali della natu-
ra., ivi. Il mododifecondarficon-
fimile. p.zs.
Piantanimali , 0 Zoofiti . Vedi Zoo-
fiti.
Picciolezza de' Vermicelli fpermatici
non ofta al Siftema della Genera-
zione . 54- Iddio può creare un
Mondo in un grano di Rena. jy.
Piccoli , come pojfiamo chiamarci .
pag. 56.
Picciolezza niuna deve [paventarci
■ neir abbracciare quejto Sifiem/t .
56.
Piante come s'alterino . €0. come
nella generazione fimili all' uo-
mo.
oTa
Pietre quali in quefio Mondo. 414.
figurate. 42 J-
"Piante tutte contenute nella prima
pietra. 21 y. e feg. 224.
Piante petrofe del Mare . 42 J. ter"
refiri, etoronumcro . 426.
Pipiflrello detto Av\s,& non A vis ,
e perchè ■ 43 J-
Placenta , quando appitrifca . 155.
Plafiica , e armonica forza impugna^
te. 231. e feg.
Porco fenza gambe nato , come così
nato .25.
Pontedera lodato. 427.
Principio della Generazione fenfihile
^ certamente lo f viluppo . 225.
Principio della Generazione infenfi-
bile ofcurijftmo . 225.
Problema della Generazione t il più
intrigato di tutti . 246.
Pratica Medica, eProtefla delP Au-
tore. 329.
Procidenza dell' utero quale .^ ectme
una fia refiata gravida. 340.
Procidenza dell' utero quale , e quan-
do fia, e fuoi rimedi • 2 80. e feg.
ProgreJJione , e connefftone , che han-
no iijìernc lutie le cofe create .
421.
Punti bianchi nelle Ovaje delle Scro-
fe. 117.120.
Quantità de' Vermi fproporzió'
nata al genere degli animali .
52. j6.
Quadrupedi, e loro unione con tut-
ti gli altri viventi . 435. alcuni
fimili molto nelle fattezze interne y
ed efierne agli uomini -436.
jQ_uefiti vari utili , e curiofi nella
Lettera d' un Anonimo fpettantf
alla Generazione . 470.
Delle cofc
R
Ry1gio>ri , eoH le quali pretendo-
no prevare , che i vermicelli
spermatici fieno jiutori della Ge-
nerazione , non eccettuata quel-
la de ir uomo ■ p- 1 $.
Rane , fé nella nafcita fieno fimili a
noi . p. z6. e 70. s'impugna, ivi .
feg. loro fterco pieno zeppo di ver-
micelli . 1%. e feg. Hanno il feto
nell'uovo prima della fecondazio-
■ifcano le
ova . ì%6.
ne . 82. come partorii
Regina come ingravidata nel Bagno
fui Siftema de Vermicelli . pagin.
*^- r .
Rettorica, ejuoaanno. 97.
Religiofi debbono fiare lontani dalle
jinatomiche operazioni , ne intri-
garfi nelle Mediche ^uijlioni .
101.
Redi prende le vefcichette linfati-
che per uova, p. 106.
Religiofi non devono intrigarfi nelle
cofe anatomiche ■ 316.
Reni fuccenturiati, come cagioni del-
la ftertlità. J5 3-
Rifìejfioni intorno tutte le fperienze
fatte neir opera della Generazio-
ne. 180.
Rimedi della fterilità . ij6. difiicul-
tà di curare le fterili .357- alla
bocca dell' utero rivoltata , 0 fior-
ta . 358. e feg. Forza delle cure
locali ■ 360. alla bocca dell' utero
fola alquanto rivoltata. 161. Cu-
ra alla bocca dell' utero totalmente
oflrutta . 362. e feg. all' omento
pingue . ofcirrofo. ivi. ad altre
cagioni chiudenti l'utero . 365. <?
feg. all' utero troppo umido , e li-
fci« , e sfuggevole . 367. e feg.
alle cicatrici , e calli dell' utero .
3169. a cofpi eflranei , che fi tro-
vano dent/o l'utero , e lifiejfione
pratica dell' Autore ■ 3 70. alle
ptagììi dell'utero. 371. e feg. Rt-
più -notabili. 48?
fiejfioni. 372. alla bocca dell' ute-
ro inafprita, ocorroft. 373. Ri-
ftejfioni . ivi . Alla bocca , e vagi-
na dell' utero troppo aperta- 373.
e feg. allafupprejfione de' meftrui .
374. e feg. KifleJT'oni. i-jS- Pef-
fari. 276. fé alle Vergini fi deb-
bano mettere- 277. cavata di fan-
gue dal fola braccio . ivi . a mefi
non affatto fupprefii . 379. Ecce-
zione di un detto d' Ippocrate .
ivi . alla troppa copia de' Mefi .
379- ^ fi£- "l^" Procidenza dell'
utero, e quale, e quando fia. 380.
e feg. a' Mefi ufcenti da varie par-
ti del corpo . 389. Riflejfioni .
3 84. y^lla bocca della vagina , e
dell'utero offe fa. 384. Dichiara-
zioni dell' Autore . 38?. all'utero
fcirrofo, e all' Idropifia uterina .
385. e feg. alla bocca dell' utero
smpanicata , e all' Idropifia vefci-
colare e tubale . 387. Vrotefle , e
rifeffioni intorno la cura dell' I-
dropifia. 388. e feg- f acuità con-
cettrice , alteratrice , &c. fono
puri nomi . 389. ^11' antipatia
fra l'Uomo , e la Donna . 390.
a/I' utero contaminato troppo cal-
do , 0 troppo freddo -390. fteri-
lità per cagioni efterne , come
aria, bevande , pajjioni d' animo ^
moti del capo .391. Regola di vi-
vere per la fecondità neceffaria .
392. fterilità per i vizj organici
della Donna , fé fenza Ovaja , 0
con la vagina dell' utero chiufa .
392. per l' Ovaja viziata^ perle
uova non ifviluppate nelle tarde ^
e fredde . 395. errori ne' Prati-
ci- ivi . e ,94. Rimedi falfi per
la fterilità 39 j. e feg- filtri.,
che credono impedire la feconda-
zione filfi . 397. Ojfervazione
dell' y^utore . ivi . Rimedj alle
vefcichette delle Ovaje , e degli
Ovidutti . 398. prudenza del Me-
dico, e dell' infermo quale debba
tjjci'e . 398 Rimedj al morb^
P p p » Gal-
484
Gallico. ;99- <? fuot gradi, qua-
li fieno . ivi Rimedj a makficj ,
fitfcini , levature ridicoli giudica-
ti. 599. a flati dell'utero . 400.
Rifejjioni dtir autore . ivi. Fia-
li fempre malamente incolpati .
401. . vveitimenti , ivi. Strut-
tura viziata delle offa., e di altri
•rganì neccejfarj . 401. e feg.
S Angue Verminofo nelle pefiì . p.
79-
Sali dclfeme . p. €■ 7. ufo loro . pag.
89.
Satirico qualfia- 189.
Sacre carte non ifpicgano le co[e na-
turali. 517. 326.
Sancofani yindrea lodato- 457.
Sbaraglia combatte in un conto per
noi , in altro contro noi . 208. e
feg. obbiezioni Jue, e rifpofie . ivi.
e feg.
Sbaraglia impugna la fentenza del-
le uova . 265. e feg. impugn.t il
Svvamerd^mìio. 270.
Scoiattolo , e fuoi Fermi fperm.tii-
ci. p.i 7.
Scolaftici , e loro ridevoli diflinvo-
nì ■ 21 6.
Scerardo lodato . 427-
Seme., 0 fperma pieno di Vermicel-
li, p.ì,. e feg. non fempre co Ver-
micelli . 80. ora verminofo , ora
nò. 88. ufo loro. 89.
Seme di quali parti cofli . p- 6. 7. Sa-
li fuoi . ivi . fé ci voli .91. come
fluido fi mantenga flagnando . ivi .
Seme corrotto., pe.chè dannofo . 46.
pctrificato. 92-
Semi di frutti , perchè in t^mt a quan-
tità da Diopofli . 7 ? .
Sentenze nuove quando debbano ab-
bracciar fi . 108.
Seme , ne cofa alcuna ofCervata nell'
utero dopo alcuni giorni . 155.
ìifcito fubito , e pure rcftata gra-
vida, ifa. Seme ììclla Cavità de ir
Tavola
utero offervato dalVerhejen. 17J,
t feg. neir utero delle Donne . p.
I7J-
Seme, e fuoi effetti. I9?. come pre-
pari l'utero, ivi. come afcenda ^
t fecondi luovo. 211.212.
Semi delle piante fono uova, p.zj-
24. Comefifecond:»». 2?.
Semi de' femi , e fentenza di Sani"
Ago/lino degli fviluppi . 218. f
Semplicità delle idee vanno a pri-
mi termini della Creazione . pag.
Seme umano, dove nel' utero fi tro-
vi conforme il Padre Alberto ,
J15. s'impugna. J16.
Seme , fi quagli , come formaggio ,
quando fi forma l'uomo . 317. Sen-
tenza di Giob male appropriata .
ivi . St [piega . ivi .
Seme non viene a/forbito dalle vs>/e
della vagina . j 3 3 .
Sifiema de' Vermi fpermatici pofiù,
come tutti i Fenomeni alla Gene-
razione fpcttatiti fi fpieghino be-
ne . p. j8.
Sifie.na vero , come fi conofca . ivr,
^ ificm.t , c/je fpicg/ji le cofefalfe ,
èfalfo. 96.97.
Sifiema prima delle uova . lo;'.
Similitudine de' volti , e degli ^vi
ne' feti com; feguano . 240.
Sifiemi falfi fpiegano le cofe falfe ,
i X'cri le vere . 249. e feg.
Sirene fi danno . 433. e feg. mani,
e cofle delle medefime nel Mufco
dell' ^'lutore . 454.
Spermatici Vermi , Vedi Ve rtMi fper-
matici .
Spiriti neceffarj nella pugna di Ve-
nere .92.
Spìrito fecondatore volerebbe nell'
Addomine . ^zi. Ragioni, perchè
non voli. 532.
Spermatici vafi., fé mancano, fefia-
no c.igione della fierilità . pagai.
151-
Spugne del Mare diverfe . 42 7.
Sta--
Delle céfe più notabili
5 lato della J^uiftione de Vermicelli
fpermiiticiqualjì.i . 6i.
Stenone primo ^copritore in Italia del-
le uova delle femmine vivipare .
lor. e [eg.
Sterilità d' onde venga alle Donne •
15?- perché dalla Paralijìy e A-
poplejìe. 2J4.
Sterilità delle Donne d'onde nafca.
Sterdi sfortunate fatto Medici igno-
ranti . J ? I • f feg.
Sterilità ptù nelle Donne, eòe negli
Uomini. Jjz. Cagioni della fteri-
lità tolte dalppocrate . jjj. Boc-
ca dell' utero rivoltata al contra-
rio., 0 qualche poco flotta ^ ochiu-
fa , 0 compre/fa rende le Donne
Aerili . m. Comprejfa dall' 0-
mento, 0 chiù fa. 5^4. e feg.
Sterilità dell' utero lubrico . 336.
dalle cicatrici, piaga, 0 apertura
dell' utero . 337. da' Me fi affatto
fuppreffi, 0 diminuti, 0 t toppo co-
pìofi. X7,(,. e feg. dalla Procideu-
za dell' utero. 340. dalla vagina
dell'utero viziofa . 341.
Stomaco dell'utero quale fa. 341.
Sterilità dalla vagina dell' utero chiu-
fa . 342. dall' utero in varie ma-
niere ojfefe ■ 34s- dall' Idropifi.t
dell'utero di fpecte diverfa . pag.
344-
Sterilità da altre cagioni fotta nomi
varj , e da Cachefia , vi f ce ri of-
fefi. ;4J. da mancanza di nutri-
mento , da antipatia , da vizio
dell' utero contratto ■ 346. dalU
zirilità delle Donne , dalla loro
troppa luffuria , dall' aria , be-
vande , ozio , cibi , &r. 347. da
, medicamenti , 0 patemi d' animo ,
dal troppo moto. ^,^8. dall' utero,
0 fue parti , che manchino- 349.
da cagioni ignote agli Antichi , co-
me dalla membrana eflerna dell'
Ovaja , dalle uova , che refi ano,
e fi corrompono neli Ovaja . 3 50,
dalle uova non ifviiuppate , dtdle
48 y
vefcichette linfatiche, ivi. Dagl'i
Ovidutti viziati In varie manie-
re . p. 3 5 1 • f feg. Da altre parti
fpettanti all' Ovaja , 0 fuo nutri-
mento , m. Da Keni fuccentu-
riati viziati. 353.
Sterilità da Lue Gallica , da Stre-
gherie , &c. 354. Altre cagioni
ridcvo'.i della fterilità . ivi. e feg.
da fati uterini , da occulte quali-
tà, 0 xùziata ftruttura . 3JJ.
Sterilità , e fuoi rimedj . 356. Vedi
rimedi della flerilità .
Staflen qual cofa fia . 365.
Struzzolo , come detto , befiia po-
tiiis, quàni avis , e quale , pag.
4^5:
Superfetazioni , come fi fpieghino ■
46.
Sviluppi , come feguano . 55. 6^. e
feg. fé il nofiro fia fimile a quello
delle Rane . pag. 70. s' impugna .
ivi .
Svvammerdamio , e fue ojfervazìonì
militano contro il Sifiema de' Ver-
micelli fpom.^tici . 69 .
Sviluppi fu fentenza di Sant' ^gO'
ftino. Il 6- e feg.
Sviluppi è fentenza più probabile
di tutte. 2i2- e feg. Nacque que-
fta fentenza prima in Italia . 223.
fi vede chiaro nelle piante, e ne-
gli Infetti . 224. e feg. Vedi In-
viluppi .
Sviluppo d' ogn Infetto è necejfario
per equilibrare tutte le agitazio-
ni della Natura. 245. // nafcere
dell'uovo è uno fvilupparfi, e co-
me . ivi .
Superfetazioni , come accadano ■ p.
255.
Superfetazioni in fentenza dello
Sbaraglia contra il Sifiema delle
uova . z^-j. fi rifponde alla diffi-
cultà . 298. e feg.
Ppp 3
Te-
4?^
TEmadeir opera, p.i.
Tefticoli femminili hanno mu-
tato nome ., ed ufo. \oS. deferi-
ti. 105. efe^. Vedi Ovaia.
Tefticoli dell' uomo affatto diverfi da
que' della Donna .
Teorici-Pratici quali , e Come debba-
no effere. 404.405.
Tifica con le Ovaje bellijfime . pagin.
Tifica Gallica con le parti rergoenofe
fanale, e inun altraulcerofe . p.
149.
Tifica vecchia , piena di tubercoli
crudi, creduta Jfterica. 149.
Topi, loro Ovaje, Vefciche , feti ,
non trovati gravidi. 1^1. efeg.
Tonti moflra colla autorità di Sani
Agofiino , come Dio creò tutto in
un colpo. 116. e feg.
Topifeti fé refiino fecondati . 309.
fi nega, e fi rifponde all' obbiezio-
ne. Jio-
Trotta, e vermi nel fuo feme . p. 5.
Tromba Falloppiana , e fuo moto pe-
rlftaltico offervato. 14J- tiifpofta
in una Vergine per ricevere l'uo-
vo. I4J.
Trombe Falloppiane fopra le Ovaje .
/». 148. viziofe inunaTifica Gal-
lica , ivi . per accidens in una I-
dropica .
Trombe Falloppiane in una vecchia
molto rift rette , e piene d'Idati-
di . p. 150. quando s' accoftino ,
come conforme f ojferv.izioni del
Graaf. 156. e fcg- Trombe Fal-
loppiane di una Donna. 168. in-
collate, e attaccate viziofamente .
ivi. e 169.
Trombe uterine , come abbraccino
l'Ovaja . III. come fi muovano .
III. quando debbano accoftarfi .
276. e feg.
Trombe uterine, credute non poter fi
«ccoftare al!' Ovaja , e perchè .
Tavola
i?i. t feg. fi riCponde air obbie-
zione , ivi . e feg. come abbiano
due moti , che pajono contrarj .
2?4. e feg. come difendano leuf
va mll' Ovidutto, come s' accoftì^
&c. tS6. e feg. 188. più angufte
del creduto uovo conforme gli Av-
ver fari . i?9 fi fc toglie l' argo-
mento . 190. e feg. Chi vuole ef-
fere uova le vefcichette non può
fciogliolo. 291. Errori dett Av.
verfarj , perchè non conobbero il
vero uovo, e come il noftro Autor,
gli convinca. 191. e feg.
Trombelli , fua lettera , e defcrizJone
d'un ntoftro bicorporeo . 448. #
feg.
Tubali feti, comefeguano. ij€.
Vacche , e Pecore , loro Ovaje ,
corpi gialli , uova &c. ojferva-
tidalSig. Verney. if?.
Valvola , e fori nell'uovo impugna-
ta con tra CAndry. S6.
Vafo nuovo nell' Ovaja fcoperta dal-
lo sbaraglia .210.
Vagina dell'utero chiufa^ e fuoi vi-
zi. ?42.
Val falva lodato. 35?.
Vallifneri Conte Borfo . 42 r.
Ubertino Landi Marche fé lodato, p.
4^4.
Uccelli, tlorodiverfita, eunioaecon
gr altri generi de' viventi . 434.
Vermi fpe amatici, loro fcopritori , t
reale efiftenza. />. 3. e feg.
Vermicelli fperrruttici d innumerabi-
le quantità nel feme . p. j. e feg.
Vermi fpermatici nel feme de' C evet-
toni , della Locufta, delle mofche ,
e de' mofche ri ni . p. 4. nel feoie
del Gallo , dell' Afelio y 0 Afiao ,
dellaTrotta , dellt Conchiglie .pS
Vermi di due gineri nel feme dellt
Oftriche . p. 6-
Verme fpoglìato apparì un fitte u*"*'
no.p.j.
Ver-
Delle cofe più notabili.' 487
rermi fpermatkì olfervati dall' Au- to della ^uiflione quat fa . ivi .
toTfnoftr» in un Coniglio, par. 9.
I o. ufo di quefti Vermi conforme
mei ti Autori, p.ii. fono tanti fe-
ti fono fembianza dì Verme . ivi .
- e feg. come fi fpoglmo , e crefca il
feto . ivi . Non ojfervati in certo
animai t detto Mijten . p. i j. Al-
tri Vermicelli fpermatici fono maf'
chi , altri femmine . />• 14-
Verifìmile inganna più del falfo . p.
Vermi fpermatici effere ì veri Autori
della Generazione . p- 15. ragio'
ni , con le quali pretendone dimo-
flrarlo . ivi . e feg. molti fi veg-
gono non ancora fviluppati • ^. 4-
p. 17. come s' abbraccino fra lo-
ro , come neir opera della Gene-
razione -PS- come entrino nell'
uovo. p. 17- Tal figura perchè ne-
eejfaria . 20. 11. paragona della
loro vita con quella dell' uomo .
p.ii.
Vermicelli fpermatici dove non fono
non fegue generazione . />. 1 j. e
feg.ep.is.
Vergini, come reflino gravide fenza
rottura del Chiofiro. 42.
Vermicelli per qual finepojii nel fe-
me . 45 fé fieno nel fé me , 0 Jia
illufione dell' occhio . p. 48. f feg.
Rifpofta . ivi . Quantità de' me-
defimi impugna ilSiflema de' Ver-
micelli . yo. Rifpofla .ivi. e feg.
fpiegazionednerfa. 51. Moltitu-
dine fruii ranca . $1. Rifpofta .
ivi . loro picciolezza fenza pro-
porzione agli animali . 5?. Rif-
pofta ivi , e feg. come un Vermi-
cello rinchiuda un' Uomo ■ p. J5.
quantità loro non foverchia . 56.
perchè l'Uomo cafto fia più forte .
57. 58. perchè dopo il coito li re-
fi I debile . f 9 . no» fi vede if ver-
micello nell uovo fecondato , e per-
chè ■ 60. 6x.
Vermicelli fpermatici non effere ca-
gione della generazione . Ì2.J?rf-
S' ammette nel feme ■ ii'i . Cofa
fieno quefti Vermi , fé Vermi , 0
omacini inviluppati . 6j. Impu-
gnazione prima del noftro Auto-
re. ivi. Ragioni del noftro Aut't-
re. 64. inconvenienti pofto quefti
Siftema de Vermicelli. 65. e feg.
Faljità dell' ojfervazione del Da-
lempazio .67. e feg. Altre ragio-
ni del noftro Autore . p. 6S. e
feg. Vermi nofiri diverrebbono di
perfetti imperfetti. 6^. fé fia una
metamoffoji^ 0 unofviluppo. ivi.
e feg. s' impugna . ivi . n:una mu-
tazione fi può accordare conlafup-
pofta dei Verme noftro .71. Luo-
go del noftro Verme nella Cica-
trice dell' uovo , e fue fpoglie . S'
impugna . 71. altre obbiezioni con-
tro il Siftema de' Vermicelli , />•
72. quantità de' Vermicelli , che
•va perduta . -jz. fi rifponde alla
rifpofta del Levvcnoeckio . p. 7?.
Finzioni fue per foftenere il fuo
Siftema. p. 74. S'impugna, ivi .
e feg. dijfordini nella natura, p.
75. nuovo argomento contro la
quantità de' Vermi fpennatici .
Vermi di numero maggiore in que\
che meno prolificano . pag. 7J. 76,
di grandezza f proporzionai a . -jé.
equivoco del Levvcnoeckio . p. j6.
altro forte argomento dell' Autore
tolto dagli umbilicali vafi . p. yj.
Vermicelli oltre il feme fi trovano in
molti liquori. 77. non pregiudica-
no al loro ejjere .78. nello fterco
delle Rane innumerabili . ivi . t
feg- nelle Gengive . 79. nel f an-
gue , L.itte , iii"c. ivi . e feg. cava
un forte argomento da fuddetti il
neft'O Autore . p. 80.
Vermicelli non fono fempre nel fe-
me ■ '?o. fi trovano anche nella
linfa fcminal delle femmine ■ ivi .
Vermicelli fperm.itici non fi trovano
mai neir uovi . %i.
Va-
Tavola
VtrmkcHi fpermatici conte fi fz'ihip-
pino ne teflicoli . 8 J . fono unafpe-
zle (f Infetti abitatori del Seme ,
manon fono feti . ivi. e feg. come
Kon poffino penetrare netl' uovo .
Vermi non trovati neìfeme del Gal-
lo cantra il Sig. Andr^ 87. Vermi
era fono, ora non fono nel feme ■
88. tifo de' Fermicellt nel feme .
S9. e feg. confervano la fua flui-
dità. 90. cibo loro. 91.
Venere., come., eperchè s'ecciti . 90.
Vermicelli perchè non guafì ino la for-
za del feme. p. 90. Ragioni degli
uivverfarj ad una ad una fciolte
dal nojiro Autore., e di nuovo impu-
gnate • 9?- Famiulli , Vecchi ,
tjffaliti dal Gallico impotenti , per-
chè non generino ■ ivi . non bafla-
no i Vermi nel feme per volergli
Autori della Generazione . 84. non
pojfono entrare ttelf uovo contra
l A/idry . ivi .
Verifìmìle quanto dannofo alla Filo-
fofia . 96.
Vermicelli vaganti per l'utero per
molti mefi conforme il Sig. Andry
impugnati, e de-riji. 9'j
Vedove, che parto, ifcono ne to. ri.
0 più lytefì mal difefe dal Sig. An-
dry. p.^y g^efeg.^S.
Vefcicherte linfatiche dell' Ovaia
prefe per uova . 109. ri r. cofa fie-
no . xiz. e feg. Vefcichetre delle
Vacche, Scrofe, e Pecore descritte
dall' Autore .114. Vefcichette d'
nna Scrofa giovane defcrìttt . p.
116. Efperienza ne'.l Ovaja- d'
una Scrofa. 107.
Veleno delle Vipere non finro dalla
pietra Cobra de Cabdo-s , ne dalla
meli/fa. 141.
Vefciche dell' Ovaja d'una Donn.x
flerile piene di linfa corrotta . p.
144.
Vermini in un facchetto appefo al
ventricolo d' un Topo femtnina .
M4-
Vefcichette linfatiche nelT Ovaia di
ttna giovane beli i,$me . I49. inol-
tre donne . ivi , e feg.
Vefcica fola grande morbofa in una
Ovaja. 148.
Vefcichette linfatiche in una fanciul-
la. 149.
Vefciche poche nelV Ovaja di una
Vecchia .
Verità non fi poffa fcoprire . 151.
Vefcichette dell' Ovaja d' una Ca-
v.illa . 125. dell'Ovaia d' un Afi-
na con alcune particolarità . 129.
grojfezza delle Vefciche forte ar-
gomento , che non fieno uova. 130.
Cagne . p. ijr.
Vefcichette delle
e \eg-
Verhejen, efueefpe
vertenze nelle Vac-
che, Conìglie , Pecore, <ifc. 171.
Vefc ichette dell' Ovaja defcritte dal
Sig. Fantoni , Sig. Negri foli , e
Sig. Sbaraglia. 175. 176. di na-
tura glandolofa . i-jZ. non fono
uova . 265. ufcirc non poffono ■
268. e feg.
Vefcichette linfatiche nonpoffono mai
fiaccarfi. 182. non fono uova . p.
i?3. loro ufo, tvi. e feg.
Vefcichette nell' Ovaja non fono uo-
va. 195. fi prova con più ragio^
ni. ivi , e feg.
Vcrney, e fuoi errori. 199. 206.
Vefciche prefe peritava dalVerney.
J09. così dalSig. Littre . p. 200.
/ impugna . ivi , e feg.
Vefcichetta fcirrofa creduta mala-
mente dalVerney col feto . 204.
Vefcichette prefe dal Verhejen per uo-
va. 207. così da altri ivi . Sono
vereglanduU. 3 io.
Vefcichette dell' Ovaja non fono ve-
ramente uova . lyz. 278. e feg
Ko» fcmpre del mede fimo numero.
274.
Vefcichette non fono uova ■ 2 79 •
Vefcichetta linfatica non può sforzar
la membrana efieriore, e perchè .
*??• fi f'ioglie f argomento . ivi ■
f.f'S-
Ve-
Delle cofe
Vefckhette nella bocca dilla matrice
non fono uova. 29 j.
Vifctchette finora credute uova èia
pietra dello fcandolo . p.tg. 504.
Vermicelli [permatics confermati da!
Lancifi . 411.411. obbiezioni co>:-
traquefti. 41;. Rifpofta alle ob-
biezioni del Lancifi ■ 417.
Vefciche dell' utero preternaturali .
344-
Verna lodato. 45^-
Uniformità delle leggi della Natura ■
p.i6. efeg.
Uomo , e Vermi ne! fuofeme ■ p. 6. 7.
Vova delle Femmine non ammejfe
dal Levvenoeckio ■ p. 14.
Uomo ha in fé tutto il feto ■ p.iS. non
deve mendicar dalla Donna che il
fito per alimentarlo . ivi. ha in fé
tutte le perfezioni degli altri ani-
mali, p.io. ncce_(fi!à della figura
di Verme ne' primi principj . p.
10. Uomo è un Verme . p.zé.
Uova quante abùia una Donna . p.
Vovo non fecondato còme fia il fuo
germe .81. non ve foro , per cui
■ entri il Verme, ivi. 6" 85. Val-
vola nel uovo favolofa. Z6.
Vovo dijficilijfimo davedcrfinelfO-
vaja . 81. Sz. feto dell' uovo pri-
. ma della fecondazione , forte ar-
gomento cantra il Siftema de' Ver-
micelli. 81. altro argomento can-
tra i! fuddetto fifltma . 8j. come
defcenda l'uovo dall' Ovaja. 84.
Vova delle Femmine Vivipare , e lo-
ro primo fcopiitore , e Sìflema .
101. quali fieno conforme lo S te-
none . ivi . commune applaufo a
quefla fente-.iza . loz. Uova de'
moderni non conofc iute dagli anti-
chi. ivi. Redi prefele vefcichette
per uova . loj. 106. Defcrizione
loro. io€. Così ilGraaf. 107. of-
ferv.izionidel Malpighi intorno le
uova , e l'Ov.ija . "ic8. Abbagli
de' primi fopiitort delle uova .
piCl notabili. 48^
108. V,vo, come efca . p.iiz.
Vovo non trovato dall' Autore nelf
Ovaje delle Scrofe . iiS. enè me-
no nelle Vacche .izz. non in quel-
la delle Cagne . 151. efeg. con ef-
perienze in vano cercato, ijz. e
feg. Ij6. 140.
Volpe., e fu a Ovaja col Cappuccio fi-
mile affatto a quella delle Cagne •
p.iiS.ii!).
Vovo non apparifce neW uterofubito
fecondata la femmina . IJJ. 154-
efeg.V. Feto, e \$6.
Vova fecondo il G raaf fono le vefci-
chette linfatiche .157.
Vova loro dìfcefa , e aumento fecondo
il Graaf. efeg- ne' follicoli non mai
vedute le uova, ivi , efeg. Uova
quando nell' utero apparifcano , lo-
ro grandezza , attaccamento .160.
efeg.
Vova conforme il Verney . 1^4.
Vova credute dui Littre defcritte ■
167. efeg.
■>vo caduto 7
Vovo caduto nel ventre conforme il
Littre. 168. ^
Vovo fquarcia nell' ufcire f Ovaja.
conforme il fuddetto ■ 169. uovo
che conteneva un feto. 169. efeg.
Vovo come fi fiacchi , e come crefca
nell'utero. 185. dijficultà vedute
d.iir Autore che fi dia quefto uovo ,
e pure l' ammette . 185. dove fi
veggano . ivi . abbagliamento de-
gli Autori . ivi . Niun Vivente A-
tuttomico ha vedutole uova. 186.
Chi ha veduto le Vova , e perchè
le ammetta l' .autore, ii'i . perchè
non fi veggono sì facilmente » e
quando fi veggano. 187. Come ef-
canod.ifr Ovaja , e come alle volte
colà refti , efimanifcjìi ■ 1 8.S. Dif-
fiiultà per veder l'uovo . ivi . t/o-
va vedute dal Malpighi , pofte in
dubió . X90. cofa potejfero ejfere .
191.
Vovo non mai veduto nel follicolo da!
Graaf 197. né meno dal Ver hc-
jen. 19S.
V»-
4Po Tavola delle cofe più notabili.
Uova^del Littre non fono uova . loo. Uova delle galline non pojfono [ubi t9
e feg. Tutto era. viziofo. 201. r
feg. Non fquarciano le uova le
membrane. 20 J.
Uovoy che nonifquarci le membra-
ne., ne jt vegga- 20 j.
Uovo come venga fecondato . 211.
come afcenda lo fpi'ito, e venga
attratto . U<t. co»te efca dal cali-
ce.) e fi ftacchì . 213. Giunto neir
utero ciò chefegua- 214.. come /'
nate fecondarfi cantra lo Sbart
glia. J02.
Uova , e loro quantità non ben conO'
fciutad.dlo Sbaraglia. J05.
Uova pei che inegua'.e d.ftama negli
uteri de' moltipin fi fermine . 310.
e feg
Uova non fi trovalo , fi non in quegli
animali , che fono privi d'uttro.
317. firifponde. jiT
attacchi, e crefca ■ ivi. Contiene Uovo di fei giorni tifcito dalla falla'
tutto r animale . 224. come refti
nelleTrombe . z^-j. 2J9. come ca-
dano neir Addome ■ 261. come re-
ftino neir Ov.ija già fecondati .
260. come fra l'Ovaja, e le trom-
be. 261.
Uova impugnate dal Lamj . 16 1-
vuole che non pojfano ufcire, ne
ftaccarfi dall' Ovaja , ne fi può ac-
coftarelaTromba. 263. 264. così
anche il Mcry , eilVerncy, e Sba-
raglia
trice d' Ippocrate non può darfi.
Uova., e loro certezza. 4C9.
Uomo Tiranno di tutti gli altri ani^
mali . 436.
VogH Giovanni Giacinto lodato . p.
466.
Utero , efua bocca con le glandule ve-
fcicolari . 149. mutato nel tempo
del coito . 1 J^
Utero dopo il coito fenza feme . IJ7.
e z6s. e feg. uova Utero legato dal Nuckio in conferma-
non fono le ve fcic bette dell' 0 va
ja. ivi . Se fojfero uova dovreb-
bono ufcire anche non fecondate ,
come dagli Uccelli . z66. come non
pojfano ufcire dalla fua nicchia .
268.
Uovo vero quando fi vegga , e perchè
quello degli Ovipari fiapiù gran-
de . zj^. zj6- per qual cagione le
Donne non farebbono tante uova
come gli Uccelli. z-]6.
Uova degli Ovipari fon», anch' ejfe
eterogenee • 2 79 .
Uova delle Rane come difendano
dentro le Trombe. 286.
Uovo verocome efca dall' Ovaja.z^ j.
T^ione dell' uova . ìyq.
Utero come riceva il feme , e venga
preparato da quello . 1 9 J . fua btc-
C.ij'apie. ivi.
Utero non è i! primo nido del feto.-
326.
Z^mbeccari Lettor di Fifa loda-
to. 456.
Zoofiti hanno i Vermicelli fpermati-
Ci ,e leUoV(t. p-zs quali , quan-
ti , di Mare, e di Terra - 42 7. f feg.
Zelanti troppo dell on or degli Anti-
chi per invidia de Hodersi . « 04.
I L
N E.
AL BENIGNO LETTORE.
5, Eflendo inevitabili gli errori , quando particolarmente fi ftampano le
„ Opere d'un' Autore lontano, perciò fi prega il benigno Lettore a
„ correggere almeno ifeguenti di maggior confegucnza.
Pag.15. Iin.18. li fi . p.3 j. I.jz. Bacco Baco, ivi I.J4. Bacco —
Baco. p88 I13 tolerati ^ tollerati . p.i i 7. 1.1 5. alcune— — alquanto.
r.izS. 1.16. panici-— panico. p.i ji.l.j 8. Statura SItructura. p.i8z.
é.commune— -comune . p.19 j. I.j8. vide vede. p.22o.|.i9.invi-
lupparfi ifvilupparfi. p.239. 1. J7. i in. p. 261. l.r. amanti-
ammanti . p. 2 76.1.29.fetto— ~feto.p. 283.1. 20. o e. p.285. nel
ptargine L'Ovaja ha Le trombe hanno . p.286. 1.28. detto dutto .
p. 3 19. 1.6- cavalle- -covafle. I.321. nd margine foffiftici fofiftici .
p.3 36. 1.3 3- accorciano accorcino, p.341.1.14. fìomacho ftoma-
co. p.35i.l.29.fovrappofte fovrappofto. p.352.1.1. ammanti-cellan-
dofi — — ammonticellandofi . p. 352. 1. 24. folgiacei —— fogliacei . p. 353.
1.26.ciecchi ciechi, p.3 5 81. 3. vomito vomitorio. p. 361. I.32.
quamvis- — quibus . ivi I.3J quoniam-^^ttiVr/V. p.396. 1. 33. Stra-
bilio ftrabilio. p.404. 1. 30. riefca — riefce . p-4i2.1. 30. Profclfio-
nibusD.D.Redo ProfefToribus D.D.Redio. P.43J.I.38.SÒ— — sa.
pag.470.1.8.fappere— — fapere. p.470. 1,24. fchizzofo — fchizzato. p.
47i. I.i . difimile — di fimile .
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