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I TEATRI DI NAPOLI
s /r
3Ct<Li cass.uo
V
\ ,' < /
EDIZIONE DI 260 ESEMPLARI
Questo lavoro, tranne alcune delle appendici, è stato pubblicato nei fa-
scicoli dell' ArcAieiò storico per le provineie napoletane, negli anni 1889,
1890, 1891.
Napoli — R. Tipografia Francesco Giannini & figli
astenia detCOlio, 2 a 7
AD
ALESSANDRO ADEMOLLO
Carissimo amico ,
A voi, che siete uno dei più valorosi e appassionati cul-
tori della storia teatrale italiana, dedico questo libro. Certo,
voi sarete dei pochi, ai quali esso potrà riuscire divertente.
Io ho voluto dare in esso come un quadro della vita tea-
trale di Napoli, in tutte le sue manifestazioni e relazioni,
attraverso varii secoli. E pensavo che questo potrebbe essere
non solo un contributo alla storia del teatro in genere,
ma anche come un esempio concreto delle vicende del teatro
in Italia. — Napoli, per la sua gloriosa storia della musica
teatrale, e per qualche altra sua caratteristica produzione,
è stata una delle capitali del regno del teatro in Italia.
Sono, naturalmente, ben lungi dal credere di aver rac-
colto tutti i fatti , che sì potevano raccogliere. Ma credo,
tuttavia , di averne raccolto tale quantità , che gli altri
sarebbero piuttosto un lusso di esemplificazione, che docu-
menti da allargare di molto la conoscenza dell' argomento.
'Pel disegno da me fatto, io ho dovuto muovere da una
supposizione: che, cioè a dire, avessimo già in Italia, beli' e
completa, una storia letteraria e musicale del teatro, alla
quale , citando generi ed opere , io potessi riferirmi. Ora
questa supposizione non risponde se non solo in parte alla
realtà. (Per le origini abbiamo l'opera magistrale del (b' An-
cona; per la commedia del cinquecento, l' eccellente studio
di Vincenzo de Amicis; per V opera buffa napoletana, la pre-
gevole monografia di Michele Scherillo; pel Goldoni e i suoi
tempi, se non c'è un' opera complessiva, abbondano gli
scritti parziali, e i documenti del tempo. Ma, tranne queste
e alcune altre poche trattazioni, quante lagune!
Chi ha studiato di proposito le origini della commedia
dell' arte ? E chi la commedia della seconda metà del cin-
quecento, che ha tante relazioni con la commedia dell'arte
allora fiorente? E la drammatica italiana di tutto il
seicento, e della prima metà del settecento, fino al Goldoni,
non è una terra sconosciuta? Chi ha trattato dell' imitazione
spagnuola nella letteratura drammatica italiana? Chi sa
niente dei primi librettisti, anteriori al Zeno e al Meta-
stasio ? E lo stesso Zeno , e , stavo per dire , Metastasio,
sono stati sufficientemente studiati ?
Ecco una bella quantità di buchi da rattoppare. E sa-
rebbero presto rattoppati, se negli sludi italiani di storia
letteraria (che pure hanno fatto in questi ultimi venti anni
tanti rapidi progressi, e hanno prodotto tante buone cose),
non ci fosse ancora una certa tendenza a insistere su vecchi
e sfruttati argomenti, e su quistioni oziose. (Basta contare,
per esempio, le centinaia e centinaia di pubblicazioni, che
si fanno ogni anno su (Dante , per convincersi di questo
spreco di forze. — Ma studiare (Dante è un dovere ! — (Do-
vere è leggere e rileggere (Dante; non già scrivere libri
inutili intorno a lui.
Io credo che voi siate della mia stessa opinione, e met-
tiate con me la cagion vera di questa tendenza nella
pigrizia, che sa celarsi sotto tante forme! — Ma non voglio
entrare in lunghi discorsi, e mi basta dedicarvi questo libro
con sentimento d' amicizia, e ripetermi
Napoli, gennaio i8gi.
tutto vostro
Benedetto Gijoce
INDICE
PARTE PRIMA — 1443-1734.
Introduzione pag. 1
I. Nella Corte Aragonese » 7
II. Ai principii del secolo XVI » 26
ITT. Venuto di Carlo V. — Il Principe di Salerno . . . . » 40
IV. Primi teatri pubblici e comici dell'arte * 52
V. Giambattista della Porto e il dramma erudito ...» 69
VI. Il teatro S. Bartolommeo — Compagnie comiche spa-
glinole — Cronaca teatrale (1630) » 85
VII. Festa musicale per Maria d'Austria — Primi accenni
di dramma in musica > 107
VIII. Il Viceré Monterey*- Segue: Cronaca (1631-47). . . » *H7
IX. Commedie in musica e Febi Armonici — Drammi italo-
spagnuoli — Nel Largo del Castello — Segue : Cro-
naca (1647-70) » 130
X. Drammi sacri: Vite di Santi — Il Verbo Umanato —
Recite nei Collegi > 152
XL Giulia di Caro, canterina e capocomico — Cronaca tea-
trale (1670-81) » 167
XII. Incendio e riedificazione del San Bartolommeo — Cro-
naca teatrale (1681-96) » 185
XIII. Il Medinaceli e la Giorgina — Rinnovamento del San
Bartolommeo — Cronaca (1696-1707) > 201
XIV. Gli Austriaci a Napoli — Cronaca di due anni (1708-9)—
Il teatro dei Fiorentini e l' opera buffa — La Can-
terina — Compositori e cantanti al S. Bartolommeo —
Due nuovi teatri (1707-24) » 226
XV. L' Abate Andrea e l' Amento — I nuovi tragici — Co-
medie in dialetto — Comici dell'arte — Al Collegio
dei Nobili — Il Baron di Livori > 260
— X —
XVI. Il Metastasio a Napoli — La Bidone abbandonata — An-
gelo Carasale, impresario — Cronaca — Teatrini di
■ opera buffa— Rosa Albartini — La stagione 1732-4. pag. 285
PARTE SECONDA — 1734-99.
I. Carlo III. — Riforme al S. Bartolommeo — Angelo Ca-
rasale, impresario — L' Arlecchino Costantini e il
Baron di Liveri — Si costruisce il S. Carlo (1734-37). » 287
II. La prima sera del S. Carlo — Tre stagioni teatrali —
Il Presidente De Brosses a Napoli (1737-40) ... » 332
III. Il Carasale e la società napoletana — I suoi conti —
La stagione 40-1 — 11 Baron di Liveri — Fine del
Carasale » 348
IV. Teatri piccoli — Poeti e compositori — La prammatiche
e le donne da teatro — Detti e fatti di canterino ce-
lebri (1734-45) » 363
V. Comici di prosa — Teatrino al Largo del Castello e
il Giardiniello a Porta Capuana — Il primo S. Car-
lino — Recite a S. Chiara — Il Teatro della Paco . > 385
VI. Il Barone di Liveri, ispettore del San Carlo — Com-
• medie del Liveri — Gabriello Costantini (1741-7) . » 399
VII. Diego Tufarelli, primo impresario del S. Carlo (1747-53) » 424
Vili. Antonio Catalano, Giuseppe Casaccia, Marianna Monti
e l'opera buffa —Fine del Teatro della Pace — 11
primo S. Carlino: teatrini d'istrioni (1744-50) . . » 441
IX. Abolizione del primo S. Carlino — Compagnie di prosa :
morte di D. A. di Fiore — Francesco Cerlone — D.
Fastidio — La Cantina (1750-65) » 460
X. S. Cario: Gaetano Grossatesta, -impresario — Morte del
Marchese di Liveri — La compagnia comica del Duca
di Maddaloni — Carlo Goldoni — Partenza di Car-
lo HI (1753-59) » 478
XI. Ferdinando IV fanciullo — L' Arlecchino Sacco — Cro-
naca del S. Carlo — Viaggiatori a Napoli (1759-63) » 489
XII. Nuovo teatrino di Corte — S. Carlo: impresario Ama-
dori — Le due Gabrielli (1762-7) » 501
XIII. Giambattista Lorenzi e l'opera buffa — Abolizione del
teatrino sotto S. Giacomo — Il secondo S. Carlino-
Comici francesi e comici lombardi a Napoli (1765-74) » 513
— XI —
XIV. 11 Grossa testa, impresario di nuovo — Matrimonio del
Re — Cronaca (1767-74) pag. 531
XV. Il Socrate immaginario — Comici di prosa — S. Carlo —
Il Teatro del Fondo — Nuova amministrazione tea-
trale (1775-9) . , » 554
XVI. L* Ab. Basso Bassi e il Serio — I Prologhi — Luigi
Serio e i drammi del S. Carlo (1779-87) .... > 575
XVII. Il Serio e i teatri bulli — Ritorno del Paisiello —Ce-
leste Coltellini — Aneddoti — Una recita curiosa . » 592
X Vili. Anfiteatri; corride; bestie rare, curiosità, statue di per-
sonaggi celebri — I Rinaldi del Molo — Improvvisa-
tori nei teatri > 607
XIX. Il nuovo repertorio — Comici di prosa — Giovanni de
Gamerra a Napoli — Il teatro S. Ferdinando ... » 620
XX. W. Goethe a Napoli — Cronaca del S. Carlo — La
Billington e la Grassini — Compagnie di pi-osa —
Il Lorenzi e la Censura teatrale (1787-98) ... > 636
XXI. I teatri di Napoli nel 1799 » 656
APPENDICE
I. Farsetta napoletana del Sec. XV > 667
II. Sonetti di Piero dei Ricci » 673
HI. Drammi italiani del seicento su Maria Stuarda ... » 674
IV. 11 prontuario di un comico del seicento » 683
V. Pulcinella ai priucipii del settecento » 688
VI. Il falso Bellino » 697
VIL La Viscioletta » 700
Vili. 11 matrimonio di Paisiello » 702
IX. Paisiello in Russia — Piccinni in Frància » 705
X. Il teatro nelle provincia » 707
XI. Lettere inedite di Luigi Serio » 733
XII. Architetti teatrali » 737
XIII. Permessi di recite in case private > 743
XIV. Notizie varie di cantanti, ballerini ecc > 746
AGGIUNTE » 765
l
y
f
PARTE PRIMA
1443-1734
i>. di Napoli hanno, a capo di delle
loro ti ino strano sordo classico . che u pre-
Eantasia, Questo ricordo è Nerone.
Co: ie, avido di \ \ »r a egli che
rwllum
: , non osò con
\:i|i"li,
! parte della gemina mole nudi I
Napoli, avvenne qui irdio imperiale V
Fu nell an i, nero dì statue e di marmi,
che aveva la cavea volta verso l' Anticaglia ;na
•li sbieco, alle spalle della chiesa di S. Pa<
Ovvero fu nel ti che probabilmente
era • e gì' Incurabili *
>.—>■■
questa venuta -li Nerone. Ta-
o la gente, che concorse allora a Napoli
dalle terrò e colon e, e le squadre dei e i
cortigiani , cho, per adulazione o per ufli ipa-
gnavnno I Ionio racconta, tra l'altro, che,
ione cantava, si senti a un trailo
il popolo fece atto di uv„:in
ma egli . b . volle finire il nomon cominciate "
•Ita, noi mezzo dello spettacolo, usci dal tea)
ne terme a pigliar tiato e confortarsi di
1
- 2 . —
qualche riho; ma, pensatoci moglio , impatims
rientrò subilo dopo e in.
l del popolo . | ir. -.mettendo in greco: lo In
bere un po' di più, che canterebbe anche meglio ' ')
i introduzione archeologica era tanto di buon gusto
una volta, quanto ora è di cattivo. Perciò non starò -|ui
a riferirò gli altri particolari , che si potrebbero in
dagli scrittori classici intorno agli antichi teatri «li Napoli.
\.'' parlerò di quell'altro imperatore le
una commedia del quale fu coronata In Napoli, nòrie-
terò la severa figura di Seneca, die lamentava i
tri troppo piani di Napoli e lo & »ppo vuote!
Farò anche un gran salto su tutto il medio evo. Che
dire del medio evo? Per omnes cict'tates cadunt :
tra, ; mi sembra , S. Agostino. I magnifici :
a si trasformarono presto in quelle pittoresche ruine,
clic, qua e la, ancora avanzi
Certo, è da supporre che ani he per la vie di Napoli, corno
per tutta Europa, irò nel medio evo quegli istrio-
ni, giocolatoli, buffoni, dalla testa e dal monti» raso, dalla
ignobili calzature planipediehe, dalle . mi-
steriosa gente, il cui unico archivio, come dice ildu!\
sono le censure e le scomuniche degli scrittori et
B da supporre anche che, in oca
religiose, uelli i nei con\ enti. Mille pubbliche
oli, si recitassero, in certo modo, quei drammi
liturgici e sacri, quella laudi, quei misteri, dei quali
memoria por mol ' i dotto: è da
8upporret e detto tutto, e s è .letto, in verità, molto poco.
') Tao. \»n — Sr<.t. Sor,. 20.— Retocb. Campmim. (Boti
1870) pog. 73-5 — De Petra. Sulle nuove novene dell'antico teatro na-
-il. Orig. kit. du thédtre mod. (Pari* 1849) Intr»l. passim.
s) Cfr. A. d'Aucona. Origini del teatro »i fiotti, Pinoli 1S77. — P«
— 3 —
i , storico trance • alla corte di Carlo 1
■ ni (/non jouait L'arditezza
dal1 i-ine è stata già rilevala da altri »). Per la
corte ai. non
una filza «li nomi d' istrioni e bufoni, race itti dai /.'■••.■■
Cosi pel 1295 o 96 c'è un Robertellc 'In Melfi e c'è un
i da Afe o , istrioni di Carlo Martello; pel
1326 Genova, Giacchetto de
io de Organo, pei 1327, /' Fi"
arti* appulis
naUantit wesentia regia ad modum Apuliae^ o di
un altro istrione; pel 1312. ili doni fatti a varii istrioni
l tempo <li Roberto. Nel
et Cari
tono pricllegium istrionum et lamiliarum
■. È Lauti! iure che V istrione non ò il
• pur non toglie che . tra i due
•Ita, qualche punto di contatto.
PO, C notò ,^ià il Tonaca, in (allodi
spettacoli drammatici, Napoli non fu delle più preo
■ | i '. . I
cose : col ciclo, colla natura del popolo, colla pas-
brund sono note le laudi o divozioni aquilano jiubbl. dal Peroo-
it. Vili e Mg.) Importanti vswrvayjoni » docu-
taf~i.li. «ni /unno* i fi t'otu un dm itimi liturgico
■n Immuta sono contenuti u-ilo raoanti Sfar do Bar-
tholotnaek {BulU-lhno d. 0 Italiano N. 8. K •
t'«s>-
I 1«1 f.uilnatko Sainl-Pi-iotl , Itisi, de la ronq. de Napln. Cfr.
D* BLaaii»: Le cast Angioine eoe. tapoL XI 466 n.).
.+$. Kag. i : foL 97. U— 1286. o. 8a fol 43. —Barone.
Ctafafe d*lla cancelleria ano- (A. S. N. XI, 415. 116 . 580 . 080). — Da
HU XII, 351.
») V. Tarnwra. Sktc rapprctenlasioHi del Napot. in Stuéti di si. le».
**p (Livorno 1884), Pag. 3 o ajr.
sione molto diffusa e vivace per divertimenti n
tellettuali, dove il corpo avesse più parte, dove f,rli occhi
-oro più soddisfatti. I i, le quintane, quei Iw
lebri il a una deeerizione «lei Petrarci
no, eou ben altra forza, l'amare -lei popolo, l'atten-
zione dei cronisti.
Nel 1423 Alfonso d' Aragona , nel tempo eh' era
corte di Giovanna II, ordinò una giostra, per la <|ualr
fare un grandiSBJ he aveva sopra un ca-
Stello, 0| dentro apparivano angioli « eou
■ -i istruroenti cantando ' sonando, che |
angeli propri!. « Sotto il '.-astrilo, •> i ini con e
. r a 'i mazze ha mano» fingevano i Torchi E i
iluomini di Capuana, istigati da Sergia ne Ca
feeei ntrapposto duo carri, « pieni ili foco et bom-
barde, ci 30 nomini lustratori a cavallo
modo de diaboli «le canavacci per affrontare li angeli
«lei Re di Raliona ». Ma questa giostra rappresentativa ,
dov'6 notevole I" spuntar di quelle pompi- allegorico-
drammatiche tanto predilette poi, non andò oltre il sem-
plice concerti i ! i.
' colo drammatico fu fatto nel 1 ti
einnovo ala presenza di Renato e d'Isabella d'Angiò.
Mi non in cosa indigena, Si potrebbe dire anzi
venne a Napoli casualmente. dia. quando nel 1437 Reo
lasciò l'Anjou e attraversò la Provenza per venire nel Re-
gno, nel passaggio, l'accolsero dovunque festini , danzo,
e misteri »). Nel 1441 Alfonso d'Aragona era giunto quasi
alle porte di Napoli: aveva occupato A ver- a.
dopo la battaglia della Tu farà , s'era chiuso in Naj
') Giornali napoletani datti d*l Duca di MonteleoM mi*, ad »n.
*) Oeurres compi, du Rai Réni (Anger», 1845), Intf. dal Qiutrcbart
rv-XLV.
i ili in eretto un pa i in uno
», Ivi si d oolo al
•na raffigurava len-
ii:» dei <ain (mosse,
i a volta Sci|
innibale e si disputavano il |
lo, il giud logli Inferni dio>l
le, ó del puro gusto della Rina-
talo in Ialino, latto da un dotto
piegò r iiih'.:. reco
; rappresentato. I
illa Bcena esempii
ma ne lo scusava, diss
?vn Iran irtuoa, spesso invida dei grandi uomini,
ero nel perseguitarli, innalzando
ess :io, la ni , il delitto. Il volgo
siila vista ili questa cieca ingiustizia; ma il saggio non
intro la violi B'av-
di \ineer -imo Re, voi ne date
•*sta gucira uno splendido esempio; ma presto,
li Dio tutto riuscirà >■■ ostra
lei vostro n< rnico. 1 latti d" oggi
i in tutto punto a «inolio die avvenne nella
(linciò la gu<
■ lie riempi ili sangue, e di I il
ha cominciato il suo regno
truzione su Valenza, re òrtunato
dei Sagù combatteva contro i Romani;
i liooe
.1 Sedo.
leale;
giovane,
ddki aver continuato a lungo il
— 6 —
fronto , e aver detto che quello spettacolo non era gi
per eccitare il suo coraggio , ma per isvagare il su
animo , finiva : « Siate sicuro, o gran Re , che , cor
tinuando come avete fatto sinora, voi caccerete presi
il vostro nemico, e allora voi regnerete in pace sui vosti
stati; che, finché Dio vi permetterà di abitare quest
mondo, voi vi farete tante belle azioni che il vostro nom
diverrà celebre in tutto Y universo ; che , in fine , dop
aver percorso il cammino della vita, il vostro spirito
tornando al suo soggiorno , e messo , non ai piedi di
tribunale di Minosse, ma tra gli eletti e i beati, goder
una gloria eterna. Vale. » ').
>) De Blasiis. Arch. Star. Nap., XII — 429-30. — La notizia è nel Q»
trebarbes. Intr. cit. LIX-LX. — Il Quatrebarbes 1' ebbe dal Marche**
Villeneuva, che la tolse da un ms. di Cicerone del sec. XV. della B
di Saint Dio, che si crede appartenuto a Jean Maget, precettore del fi J
di Renato.
i orto Aragonese cominciano davvero a Ni
icoli dn .. Può darsi, come lio accenn
lie alcune U essi, per le quali ci son prove stalo
ipo, esistessero già da prima. Ma, nella'
mi raod< i affermando , i
;eneri svariati, diventarono, quasi direi, abi-
ti di Castelcap
lobili e plebeo, allegoriche e rea
nella , nella chiesa di Santa chiara
litro, /i . sacre rappresentazioni
. nacquero altre formo; ma
linuò senza interruzione nella vita civile na-
nna,
Il genere pi to, qui, Fori 6 più che nelle
ùr*: iliane contea a alleg m
■ nel cerimoniale 'li quel
so (144 tempi,
i resta scolpito in marmo sull'arco ili Castelnuovo, e
tnita. In esso i Fiorentini , i
mium primi, rappresentarono v
irujulan . Fecero sfilare
! re, prima m ;poi la F i
ra un earro, e sei Virtù a cavallo, la Spera
le col calice, la Carila con un l>am-
iii una colonna «li marino in
•«uno, la i-anza che mesceva acqua nel vino, la
lima, la Oiusli-
• un baldacchino. Veniva ultimo
— 8 —
innanzi ad Alfonso, e gli fece un discorso, rythmis ma-
ternis, esortandolo a seguir sempre le virtù, come aveva
fatto fin' allora , e a non fidarsi della Fortuna.
Ho avuto la fortuna di trovare in un manoscritto della
Nazionale di Firenze gì' inediti versi, che pronunziò Ce-
sare. Questi ritmi materni li compose Piero de' Ricci, il
poeta della colonia fiorentina. Disse :
Eccelso Re, o Cesare novello,
Giustizia con Fortezza e Temperanza,
Prudentia, Fede, Carità e Speranza,
Ti fera trionfar sopr'ogni bello.
Se queste donne terrai in tuo ostello ,
Quella sedia fìa fetta per tua stanza;
Ma, ricordasi a te, tu farai sanza,
Se di giustizia torcessi il suggello.
E la ventura, che ti porge il crine,
Non ti dar tutto a lei, eh' eli' è fallace,
Che me, che trionfai, misse in dechino.
El mondo, vedi che mutazion face !
Che sia voi tabi 1 tienlo per destino;
E questo vuole Iddio perché li piace.
Alfonso Re di pace
Iddio te esalti e dia prosperitate,
Salvando al mio Firenze libertate. l)
Sfilarono poi le invenzioni fatte dai Catalani, una lotta
tra spagnuoli e arabi, una torre, il cui ingresso era cu-
stodito da un angelo, e sulla quale erano la Magnificenza,
la Costanza, la Clemenza, la Liberalità, cantantes suam
quaeque compositis versibus cantionem. Prima l'angelo
>) Cod. Strozziani. Classe VII. Cod. 1168. Sonetti del Burchiello ed
altri. — Sonetto de piero dericci fatto inapoli pio trionfo sifece a Re dc__
raona quatto entro inapoli. — Ho sciolto le abbreviature, divise le parole?-,
e scritto pace per pacie e Rimili.
— 9 —
iiù parlarono al Re. ') — Altre pompo dr questa
'e quali ito drammatico era
dal pia frequentemente In Deca-
pai esempio, il 17 pi bri 1 155,
ì investi il nipote . il 'muro Alfonso II ,
'lal!c>;ci; mini
Utai i E ci in propri rap-
ii le nozze del Conto di Ariano, alla q
enne il re diraonat e i versi in Piero
I mio dai
Saturno bui i BÌrottn&raoza;
Data in' e forza di somma demani
«lallazione è d' affam.uv, ecc. >
Il r •: ci dice i-iic Alfonso beava colobi
ioni ; poi quali • •
a giunto
-indiarli , o a riferire,
•> in cose clic concernevano l'onor dì
E
ppresentazioni, aBora in
p ir la venuta di 1 o III,
si celebrò il mistero <■•'
irile 1 157 si fece in Castelnnovo mia
/ Venei
uj di rappresentazioni Catte le l>"
di, il Venerdì Santo, i I 170,
edole di tesoreria ci fanno -<>t-
■
ti.
■ \ iv
— 10 —
t'occhio tutta una svariata suppellettile teatrale. (
. diademi, nasi, maschero, chioE i da giudei,
mantelli glandi per le Marie, gonne, vesti e cai. tu
nera pei diavoli, camice di tela vermiglia per l'angelo
guardiano del Paradisi» Terrestre, varie paia d'ali <li struzzo
per gli angeli del bi Per lo scenario, ci dicono, per
esempio, che nel 1470 il pittore Giosuè Anselmo fece un
trionfali con una m
Lonne, e quattro imagini grandi a somiglianza delle qual-
irtù; sull'arco era raffiguralo II Salvarlo co
tre croci; e sotto, una rape, dov'era il monumento l'i
•I 1478 si trovano notati • 17 gomitoli <li
i-«. niella trafelata su CUI moni i fecks g^eci I
eoi contrapposi», il direttore, l* ordinatore di qi
spii a il i appellano maggiore de! re, che,
anni, aveva i ■ Padre Brasa ' ».
Se non che, resta un dubbio. Brano poi parlate qu
rappresentazioni? Ed erano pari modo loscanol 11
Napoli Signorelli «-i ha conservali notizie di un ma*
fitto di t'arse Spirituali, che di larteuore (i
Ini» alla fine de, i ani, « bea BSsegQ
amontc il tempo, in cui si composero e si rapp
il Passione, della D
della Croce, lamenti a piò della Croce, ecc. In una d'<
s. Girolamo, S. Giovai i Batosta, Adamo, il Ile De
l'un dopo l'altri), andavano a piangere ai piedi d< ti
In un'altra eppe Ebreo, Giù
demo. Re Abacucco, S. Giovanni e la Maria. Niente
più n!e che fossero proprio i testi lati alla coi
') ^ .aceto aotizie passim in Baroat* CaUiU Mia Umrren ■
(A. & h I 3).
*) Vi .- L I784-W III, 180-1»» — Di u» U.
isso, dwtiuatu a recitami tu cbiou lanini allo i
onao il Tornirà. St. pa^. -.'
— 11 —
dogli aragonesi. Anche la disposizione scenica confronta
-ero anche riferirsi al principio de]
\ vi r esistenza di i quella
inali ;i\ ■'■! supporre ohe
già da tempo fosse divenuto gei, ino l'uso
delle sacre rappresentazioni, non soltanto mimiche, ma,
appunto, parlate. —
di farse allegorici te l L476 per
le nozze «li Beatrice d'Aragona con Mattia Corvino Re
«l'Ungheria; nel 1477, per quelle di Ferrante I con Gio-
vanna d'Aragona. In <|neste ultime, quand i uliva
tornò in Castelnuovo, ■> venne uno ingegno che I"
opra lo detto ingegno andava
garzonotte bellissime; et ognuna di loro recitai corti ditti
inai* !^o et alla Reina » '). Una mascherata, é
altro, credo che fossero quei mimi, fatti nel 1473 innanzi
all'Ili.»* D. ! ina, pei quali si comprarono,
dalle solite cedole, I tgli daspar-
1 dei qu ').
Ma la farsa classico-allegorica nella corto aragonese ò
congiunta particolarmente col nome dal Sannazar
oddìsfa I del Prii
••rico, o vago molto di rappr* >ni, 0, su dBl
glìamo. di gioco li, simili alle antiche satire
Una farsa del Sannazaro fu recitata nelle feste date dal
d'Allamura per le nozze di Costanza d'Avalos.
rido Costanza giunse innanzi alla casa dello sposo,
alla porta c'era soliti ingegni, un basilisco, che
faceva ;i ie all' apparir di lei, « non si sa con
36.
. U. Criapi. Vita di Giacopo Sannaseuv. In Ruma. HDXCQ1 \m-
-I.
— 12 —
qual arte, sparse le ali, zufolò, e mandò fuori dal rostro
queste parole: Riguardate sicuramente; veduta Costanza,
si dilegua il veleno. Tra le danzo, i suoni, i canti, sali in
bigoncia Imene, che fece un'allocuzioncella. Poi discese un
meraviglioso artificio, una nuvola; rotta laquale, apparvero
Giove con varii Dei, ciascuno con un dono. Diana offri una
camicia, Giunone una gonna, Pallade un manto , e cosi
Vulcano, Mercurio, Imene, la Fortuna, Venere, Giove, le
Grazie e gli altri Dei a gara. Solo una spettàbile Donna
mascherata non parlava, non donava nulla; e, all'interro-
gazione di quello che sopraintcndeva alle danze: o A che
sei venuta senza bocca, senza mani, e colla maschera? »
rispose: « Venni per vedere, non per essere veduta; per
apprendere, non per parlare; per togliere, non per dare.
Io sono la Bellezza. Sta cheto ». E nel risalire gli Dei
maschi al cielo, Vulcano gettò medaglie d'oro e d'argento
con l'effigie di Costanza. Le Dee circondarono la sposa
e l'accompagnarono al talamo, cantando. Entrata la sposa
in camera, Diana pose sull'uscio le seguenti parole: « Col
consentimento delle Dee, la pudicizia s' è data in mano
dell' uomo, acciocché la forma della bellezza non venga
meno » ').
Un'altra fai-sa del Sannazaro, che non saprei dire se
sia qualcuna dello ora note , fu recitati il 29 novembre
1489 in Castelnuovo per ordine del Duca di Calabria *). —
Ma ce ne fu* quasi un ciclo, quando giunso in Napoli nel
1492 la notizia della presa di Granata. Era quella una
vittoria, che rallegrava gli Aragonesi di Napoli, non solo
') Scipione Volpicela. Le nozze di Costanza d' Avalos e Federigo del
Balzo nel secolo XV. — Crispo o. e. p. 11-2 — Cfr. Torraca. St. cit.
p. 17-8.
*) Barone. Cedol. di tcsor. Ardi. St. Nap. X. 0. — Nel 1491 il Duca
di Calabria detto una festa per la nascita del figlio del Duca di Milano:
trovo notato che vi bisognarono capelliere, ghirlande, barbe. — 1. e. X, 14;
— 13 —
ioni, ma comò pare
Ile Ferrante il 1G febbraio con mu Costa in
' irzo.
he fu recitala la più nula dei:
Sannazaro. I. be luogo in Castcfcapuano , di
• ili. sontuoso i ì a sala era tutta parata
mo o festoni di mortella , e intorno vi girava un
palco5). Noi mezzo era collocato un tempio bollissimo,
poggiato su iorne colonne, con vani dipinti
mi e tredici figure di ninfe: lavora di mae-
di Morsis e di maestra ' icdo da Pa-
dova1). Immaginate intorno il pubblico spettatore. Il pio-
Re Ferrante, e Giovanna d'Aragona, o
e i pen
o i he - onc molti
dal r alla cui cima s1 innalza una bandiera con
rooe e l'armi Maomel rda intorno
smarrito e ia a recitare una filastrocca:
Fof.%
a ina yenif: soggiogata,
• ier più Granata .
Fuggi j«er li cacciar Delle foretti.
e la Fede, moli... riccamente
- .li laur< i, e r icita egualmente alcune
fcoiiaaia di vei torna al tempio, e il leu
lesoret-ia A. S. V X.. I
- X . 13.
;.i ld. -. X
— 14 —
«; la Fède Bono trasportati a mi capo della sala. In i
issarono invece la Letizia , e
suonava la viola, e Ire compagni
e ribeca '). Finito il suonare. I;» Letizù
accompagnandolo con io, cor
quando s'alzò il velo dal viso:
Non mi vedete accolta in viso incerta,
Ma bolla e discoperta e fatta chiara.
Alla fine gittò Bori e mazzetti odorosi o, cantande
ne tornò donde era venuta, li PrincSpe -li Capua, vesti
ria Re di ( ; con altri signori ■) , egualmente
genera unumìa). preceduto dai trombetti e dal p
si fece in mezzo. I*' tutto fini con un hall» , in cui oii
scuno « prese una signora pei- la mano ci ballò I
nlia et basse
Due -i in dopo, il io, se ne recitò un' al
titolo:// triumpho dr la Fama, negli appartamenti di !•'■
derigo d' Aragona, Principe d' Altamura, più vana. |.u
rn i ; . d idente I zo di destare noagj
ne del convito, ri sta una credenza luti
Ica d'argenti, tolto un drappo di raso, comparve a eaj
della Baia un grande arco trionfale, fatto con colon
ilture ai' antica, che portava
') Itnronr. &•< di dova ai parla Ai « tinga* belle masche
rìne dn donuu », eh» furono appuolo per la Pedo, U Letizia e '.tu i
r) F.rano il Canti a* Avallo , attor Reqoosona , Basco S|
nello. Ferratilo Dercia, Lanciotto (HnocLou SkoIooì, fonali
Bnr.n 13- ti.
*) 11 t<»lo intero ristampato noi TMtro Italiano dti ucolt XIII, XI
XV d| F. Torraca ( Fir. 18» ) Pngft. 311-322 — Cfr t Pi
2WV7 — I particolari sono toUi in parte dalla lettera . coli.i i|u*li>
Sannazaro manda la farsa ad Isabella Principeaaa d' Altaniura.
— 15 —
io ài mia tenda
trapunta u io
i.i. F,. mentre la gei r edice il San-
ando
tiello dovesse essere, mentre olla in contemplare
r altra i vide in un punto u>
ilro la tenda una d con bella maschera sul
sa per le spallo, sul capo mia
«lai;- . bo antiqua, inghirlandata d'olK
3 pei' razza dorata ; la veste, d rde,
li rum iscelli d'olivo; le persona era drap"
K8? e se cede tenere al da un manto
d'oro. Era la dea Paflade, che,
■ et sonora, declamò la sua pj inita
la quale, risii . lo trombe e i pifferi : la tenda >
izò un gruppo maestoso. Un grai
d" armature e trofei, ch'era
due elefanti, e i due elefanti dà duo giganti ar-
gambe e braccia nudo L* origine dei gi-
rivclatn da una '''dola della te del 15
tnne di i
nzuole vecchie consegnate al Paganino pei (ai
doe ^ijsraoti, e una soma di le seean
). Nò dissimile quella degli
«Mai . amo in seguito, ma molto pio lardij com-
fahr lauti vivi ! — Sul carro era la
no (■■ statuì . che avi
Wa l'altro, due grandi e hello ali d'oro con molti <■
e lingue dipinte tra le penne. Queste ali
'I II tìa.' Raron* ci «I* il modo di fare questa scovarla. I. 0. p. l'i. —
I Barlumi' ido d' una rapprwoulaziow» fall* faro il
*"$*, doro e era un uomo «wlvagKÌo cho lottava con un leone, don
mU-j t—Lu Vietila del Rimase munto, irmi, it Firenze 1876. II, t'.tt).
oa mi jure che auLia luuffo. Era di «tracci, di lufuo. ecc.
nella -uà lunga declamazione, che fu in I
ne. Poi, coi medesimo sono de trombette 1 1 cor**
ro diede colta et con lem hauti
il 'di' archo, oml . era uscito. Al carro
Apollo, molto leggiadramente vestito, capelli biondi, lungi
corona d' alloro in testa. Dopo aver parlati
mando sulla viola, certi versi in lode
ria dei Re di Castiglia. Rientrato Apollo, usci fuori
a suou di tamburino il matto, danzando ; usci anc
Principe d'AIIamura con quattro sci creati, vestiti «li
calo, con le facce indorate, ero varie ma
balli» Alla line, venne una do ella francesi
gonna verde, con un canestro in capo pieno di frutta, e
asse un gran comò dflU'abbonrianEa. Giunta in tm
dolla sala, disse alcuna parole in castigliano, e a un puoi
■ I iDa persona sua et dal corno et dal
scappai : ii» magior i del mond
talché de foco et de fumo tutta fu coperta') o. Co
la festa.
Le altre piccola composizioni «li questo genere
iia/;ù. egualm ita te. C'è quella di ■-
I" Ambasceria del Boldanc la -jjer lo h
a una ion si sa quale sia .
cuna, certo, delle grandi signóre napoletane del tempo) 9»,
nella quei gè che il sultano abbia mandato un m
l'in sa l'italiano, a presentarle dei doni si
il su., amore ; parla un interpetre, che poi
le lagrime; li partir odor
"i Tormct, St ci». pag. 267-71. Teato Eo npp«md, 117- ir.
*t*to notalo che, tra i titoli dallo farse del Cara'
•lieo coA: Parsa compasta et n Pirro Intornio C tt co-
■ itrisima PrindpeMa d* Bisignana htseni*< >n f*-<.
uno lun'unumno. Cb« è proprio In atmso di questa ilei Sannazaro.
Che U •inula tosso la Principessa di Hiiipiutno?
— 17 —
che, se li brucia, le daranno imagine di come si consuma
la sua anima; la polve di Cipro, che simboleggia a che
s'è ridotto il suo cuore, bruciando d'amore; e, alla pre-
sunta risposta della dama, si replica :
Questo vostre parole
Rare et al monde sole, alma mia Diva,
Seran cagion che viva il signor mio : . . .
Ce n' è un'altra di Venere, che cerca il figliuolo perduto,
e eh' è preceduta da un prologo, dove si raccomanda di
star quieti ed attenti :
A. chi non piace udir tali follie
Napoli ha tante vie da passeggiare
Che potrà soddisfare al suo appetito!
E quell' altra, eh' è una specie di contrasto o parallelo
tra la giocane e la vecchia, che finisce con una delle solite
raccomandazioni del Carpe diem ! La vecchia, dopo aver
descritto il bel tempo passato, — Ora, dice,
Ed or, figlie mie care, intorno al foco
Sola mi parlo, e gioco con la gatta.
E quella dei dodici giovani fattisi eremiti , dopo aver
fattamente cercato l' amore d'una donna, che poi , dopo
roohi anni, ritrovano mutata, il bel viso disfatto , sicché
quello dei dodici, che parla, finisce col consiglio :
Donne, non siate ingrate ai vostri amanti l).
') Tornea. St. cit. 266-278 , e anche // teatro italiano ecc. 323-6;
ebe le geoverso e ne dette pel primo degli estratti e alcuna pubblicò in-
tegralmente.
2
— 18 —
Nelle / idi del Lcostcllo si leggi 1 27
•re 1488 i paiolo con lo S. U. andoro (iole
il r»in:i di Calabria e il Ro) a la S. Regina et lì se di
et fecciKso./" Ceste ». E sotto il 21 agosto 1480, :
landosi di una conv; b del Duca da una
lattili, BJ diesa ohe quel giorno vennero a vederlo in Ca-
imano il Re e la Regina: «« Et coserò vennero i
farse, fra le quali fu Jacobo Seruuaro et Ce*
ciò lo I. S. prese grande re<
luglio 1490, pel matrimonio del figlio del Duca d'Amalfi
con la Hgtia del in Prìncipe Errico: « F.t Imitala ine
tael Iriumpho grande, ut mot iQortun.
Post liaec se ne andor.) con la cita a la casa de) cito et
uni et fu Gaeta festa ot grande con danze et
et farse » ').
Queste recito bronofor tlta, delle BoliteaUeg
morali, clic abbiamo visto, ma, tal altra, jm dettero essere
qualcosa di più w i i reala È difficile, i apio, clic
le farse, introdotte innanzi ad Alfonso conval
i di quegli -nciia.-. .li pomposi e vuoti, buoni per ce
lebrare una resta, non ; are un infermo. Del
è noto che la piccola commedia rea] be neOa
aragonese il suo poeta, che fu 1' cioh
Poeta, che Don nacque come un fungo, ma che pi
• coltivare, a tollerare un generi
-so il popolo. Le farse cavatole, che hanno tam
nenza co» quelle del Caracciolo, e che sono un geo*
popolare, fiorirono appunto Intorno a quel tempi
i ino nei paeselli , in occasione del
») Effemeridi dt Io. Pietro LeottoHo in Dixwn. per la si. Carte e Ti
Austrie. (Naji. 1883) P | untiti*.*!
vece partito. La correrie-nò umbra op|iorlutui , bonetti* dovvoro ci
in quel tempo un Cavalitr periteo, vertegglalore. Cfr. Qiorn. star.
,tal. VII. (21-12, Vili. 322
— 19 —
ino della stessa famiglia di quelle del
Cara< », pur troppo, ci riuiau-
solo pochi frammenti e varii (itoli. E i titoli ci di-
I : i innanzi
«Ferrante duca ili Calabria; dunque [494 e 95;
di un'altra fa alla Principessa di BJsiguaao,
*cc ecc. i . sposi vecchi, notai, preti, mercatanti ,
Ulani, cavaiuoli, spagnuoli, ne era
lita «lue
iio e uno femmina; quattro villani,
• ijunli acconciar) mogliere con altri », e simili,
ae ci. mi. Il verso, il endecasillabo col
rioialmezzi • : la lingua, un dialetto lo *). —
lo, del oro e del suo tempo 6
i buona fortu e stata conser-
la biblioteca Riccardian& L'aziou
tanzi a Afesaer bagl
conta che ha sposata la figliuola a un giovane
che (lasciamolo «lire al poveri | adi
la pi ima sera
Per si fatta man sua gran doglia,
Se li intorzao la coglia o lu stentino,
mai pio lo lapin • \><<\
• sar con
i<« ars* popolai I recenti- oji. iti
•ibria « Sicilia Nicastro 1S88 png. KO e aeg. —
V: quanto generi' ili farse dovrebbe richiamare fattaudooo degli
letteraria. Un accenno alla ouncesione tra quoti ge-
■n napoletani «• i MD
' v . A VI (Firenxo 1882) I. 306 e ueg. — Cfr.
qui Un- 1887 > li . 321. — Il D'Ancona p i
in: « debbono ricongiungerai per messo dai Mimi od Istrioni del medio
•oifftntica compia jiaiica» (0. e. II, 115). lì laicato e anche il mio
'» Tornea, in Si. cit. pagg. 65-81.
— 20 —
La figliuola non ne è contenta, e vuole che le
io maritai figli invoca provvedimenti, il marito, D
mia come sodo andate la cose. A tavola fece,
sitimi con la moglie, i-, 'Mimiti in ramerà, si presero
la pugna et a captile. Conseguenza, che toccò uni
aveva ridotto fa quello staio J il baglìoo dice eli
penserà si rimedio, che conosce ne mastro
Chel più porta ito e fino in tal mestiere
che poti lo. V
t dice il suo [»;n
sulla sco
e; !•
i; Bscono bene, e il baglivo fa
fochi
mano ai rtmediL
re la otta'.
Fatela venire , ohe &' aspetta ,
La cosa i venuta netta in sanante.
Poiché site ordinato con firmare,
Bacitele basOU inzucarAte *)•
Qualche cosa di simile s' era pensalo anche elio (o>
Sannazaro; ma questi, dopo tanl
girar e ri scoperto finalmente che non son i
drammatiche »), 11 che non vuol d U Sannazaro n
') Ood. Tartareo in fol. Riocardiano. Scg. 2752, fot. 81-4. — È lo «
«lei quale ai seni il Torracs pel suo (studio sui rimatori napoletani d
•ecolo dfiri-nc>tjiiiiit.>. Qir. Discussioni e ricerche l>rttcntric. (I Aroma 1
p. 12 1-102.
*) Torrai». Li gliommeri di I. Sannazaro in Qiom. ti. Utt. it. IV.
200 0 Mg. ; fl poi uni» conferma nella Nuota Antol. Ili Suri* Voi. XVII
(1688) , Pag. 505-66. — Como nuova prova dol «Mito lato dalla
gliommcro , ecco un brano del vocabolario del Luna , cornati,
dall' ugr. Dott- Poreopo: « Non loro vo più diro, ai non ronchiudc:
con un molto Regio Imperialo detto aliti TodcHcada Sua Maestà, q
quella intese quid gliommarv, l'avara Babilonia ha colmo il sacco, di
tó narrust, daB aar nar ver, nar ver tlitnar, fu interpelrato che suona
cosi; che, Bel pazzo sapesse, chel pawo fosse el poso, non sarebbe pauu
— 21 -
lonesse, per avi. irammntiehe sul ge-
indicata; solo, fob ra, non so ne con:
studiosi di storia lotto-
nuria un importante Ioli' Antoniua del Pontano,
Sulta fine del dialogo , uno degli interlocutori b' inter-
lando a uno B] ettacolo Improwi-
Ma di grazia, onon m'ingannano gli
drit Glie pompa è inai questa 1 Dio buono , « ho
ata ' Ed ecco un altro uso , che e" ó
i ia '». M 40
tant». ie :à costumi della oostra i il é qua-
poeta , che trae seco tanta gonio masche-
rai» I Eo i un palco o mettono inton se-
li i I' udienza. () I mo Antoni" . \i
orai dove il tuo riso, dova quel tuo spirito
arguto? Il poeta sale sul palco; ì;Iì ascoltatori
ina il tro aurlo chi
itemi me basti l'aver foli i nella mia glo-
u. A qu i bisogna pigliar modi più gravi. -
E ta via, e segue un capriccioso r to latino di
■ ni. Parln primo un ER
i buffonesco , con molti
tteiiicute <la una scena reale. « State
*ió il silenzio non sia rotto dagli applausi
i le mani, coi piedi ( Ili applaudirà, avrà
fa bei no tutti, perchè tutti hanno
«le: bere anche prima. Beco il bar
il bicchie i iuol i. Badate di non ubbria-
uno. Date a I | ioli" che
►so lo dice
■ boc quoq a Cisalpina Galli* aliatimi •
— 22 —
il naso lungo, prominente, rosso, bitorzoluto, » E,
fatto l' argomento :
Heus tu, qui dester assides, subrigito
Oculos ac mentulum ; quid spectas humum ?
Paulatim, sic ut video, somnum provocas.
Ridetis. Dixi mentulum, non mentulam.
Nec est peccatum : a mento, non menta, editum est
Vocabulum
Si noti 1' equivoco. Indi il poeta narra a lungo la guerra
spagnuola tra Sertorio e Pompeo , e 1' histrio fa da in-
termezzo buffo nei riposi 1). — Qual divertimento popo-
lare si deve riconoscere sotto il velame delle classiche
frasi del Pontano 1
Nelle rappresentazioni della corte aragonese la musica
aveva una gran parte. I musici, che erano allora a Na-
poli , aspettano ancora un illustratore. Nomi di cantori ,
di sonatori d' organo, di flauto , ecc. ricorrono con fre-
quenza nelle cedole già più volte citate. s) Tra i musici,
erano Guglielmo Guarnerio, Bernardo Ycart, e, con gli altri
fiamminghi , il famoso Giovanni Tinctor , che stampò -a
Napoli il 1474 il suo Diffinitorium musicae, dedicandolo
a Beatrice d' Aragona. Al Tinctor dava incarico Ferrante
il 1487 di raccogliere « ultra monte in Pranza et in qua-
lunque altra regione paese et loco li parerà » cantori « per
lo servitio del culto divino in la nostra cappella. » 3)
') J. l'ontani, Opera omnia soluta oratione consc. (Venezia 1518-9) II,
fol. 91-101.
z) Minieri-Riccio. Alcuni fatti ecc. Barone. Cedole della tesoreria.
(A. S. N. Voi. VI, IX, X. passim).
3) Fiorirne-. La scuola musicale di Napoli (Nap. 1881) 1. 26-7 — Un Gu-
glielmo Fiamengo era alla Corte del Conte- di Potenza, e da esso imparò
musica Serafino Aquilano. (Vita preposta all' Opera dello elegantissimo
Seraphino ecc. Venezia 1556).
— 23 -
Più frequenti ancora ricorrono nomi di buffoni, quei
io pigliavano -lei tem-
Qiovao Scocolaoerol
«yova 15 ducati al mese -li stipendio, efè il a > il
, il Bacca, Pietra Sorano, Castellana
Ho . Ang{ lustro, L* >, |uasi
Ufi buffoni del Duca <li Calabria? Paolella buffone (lolla
Rcgii del Re Federico »)• —
erano epe i n Ito lo pregevole
artisti drammatrici. Cosi , n
q un Zaffarono Bono
del Duca >li Mai l >ra questo Zaf-
o nome era Ercole Albergati, fu un at-
tore, i inTenti ve d' a
ixgiù teatrali , elio stette al servizio 'li vario e
i.'lle ultime di quelle i ! ie non erano « nequè
'joidi -aedam i ad
fatte innanzi a Re Ferrante
le lo imagico di P. k. Caracciolo. Il Caracca
igo o imagico. Si presentò togato , con
■a e barin antiqua, <on molta gravità, accompagni
Ai quattro discepoli bianco vestiti, Uno p un ramo
T arte magica, un terso un vaso
-uso , il quarto un coltello
i. Il mag : [<rima la sua arie : poi l'i
li - . i uno
'J tatare. CM 1,107.121 ftt9,6ft&— X. 30.
124, 623.
Lui il D'Ancona // teatro ntantomno nel «w. X \'l
la Inilb d ■■■ohi chiama una rap-
••■luioiic £atta a Moina i! I5»M innanzi al Papa. Diarìum. (Paris
— 24 —
e l'altro fecero, in contrasto, professione della loro filoso-
fia. Catone il censore li giudicò entrambi:
Virtù non se ritrova con vivande,
Né men con acque e ghiande lei s' acquista.
E, facendo fretta Caronte per ricondurle, le anime an-
darono via, e il mago conchiuse con le lodi e gli augurii
a Ferrante :
Io voglio qui finire, e poi basarte
Tua sacra mano prima che me parte 1).
Per V incoronazione di Alfonso II, pel matrimonio di San-
cia d'Aragona, per l' acclamazione di Ferrante II, si trovano
notizie dei soliti triumfi e feste a mano ; ma nessuna
'recita. — Il 23 febbraio 1495 Carlo VIII entrava in Napoli,
e la città gli si rendeva tutta, tranne i castelli, che si sot-
tomisero man mano, prima la Torre di S. Vincenzo, poi
il Castelnuovo, poi il Castel dell' Uovo. In Castel dell'Uovo,
il 15 marzo, si fece, innanzi al Re, dai Francesi del suo
seguito una rappresentazione, tragedia o commedia che
si volesse dire, dove si vedevano il Papa, il Re di Spa-
gna, F lmperator dei Romani, che facevano lega tra loro,
il tutto collusone et, more gallico, derisorie 2). La lega
si formava difatti e se ne videro presto le conseguenze.
Ma il primo pensiero di Carlo Vili e dei suoi Francesi
fu, naturalmente, di farci sopra una commedia: more
gallico !
Del tempo, che fu Re Federico d' Aragona, s' ha una
farsa di un Giosuè Capasso , recitata « per epso dc-
') Torraca, St. p. 279-184. Il testo per intero in app. p. 429-444.
*) Joannis Burchardi Diarium. sub 15 marzo 1495. (Paris 1884) II, 246.
- 25 —
mite la ina disputa tra il /.
ed il Afale, venuti ini . peri he sia giudico
indo «< diftcrentin. » Il Male a die le
• e causa d' ogn
ii. Il Bene -' op]
empii, e poi taglia la questione, eome si lai
lare .-ili'- tra-
ir Federico :
Che col d< unato tuo parlare
Vogli sententiare et dar Victoria .
Facendo degno me de tanta gloria!
latte inn un principe
e senza titolo , clic fu
i r la beli: g i iltii Beatrice d'Ar luce
1 noi infelici matrimonii d'Ungheria a
h l) l'u mosso del Gran Dio ili.- Ito Cbn-
ndo !e virtù di Beatrice, le manda irò
no leggiero •< il sentieri» .lell'-'
orte sono la Belli wo, V Onestà e Apollo,
he forme della Principessa.
ilmente offre una ghir-
IwhL E finisco con un r
• ìli. :
'ecto ut ben cant
Ti vaino dmiinislraro '|uuntu sia
ivo l'harmonia <' A riserbata,
he da terra ul ciel sarai volata*).
I L%cmmi< mono in N:i|bj1ì con now •-,ìi •:• I
l gran trionfo M sta valuta maritata ut non vitina ». Diario
Siimi, (Coli Pdlioei») Gfi Vapolt di no-
r qn-*ta forw» cfr. Torraca St. yug. 288-295. —
Contr bjet» fatta in timi/ 1 :i
— ge-
li.
Ai principii del Secolo X VI
Durava ancora la lotta tra Ferdinando il Cattolico e
Luigi XII, la lotta che produsse il vicercgno, quando fu
recitata, forse innanzi al Gran Capitano , una Comoedia
politica, del Morlino , ch'è rimasta quasi ignota 1). Esce
il Prologo, che dice : « Perché mi guardate curiosi ? Vo-
lete sapere che cosa io vi porti ?
Comoediam non fero mine, neque tragoediam :
Haec , quod luctificat aures audientibus,
Illam, quod Plauti post coenam spectabitis.
Non è una commedia, perchè, di commedie, ne avrete
una di Plauto, dopo il pranzo. Io vi porto qualche cosa
di nuovo :
Fabellam dabimus, modo praecipitem e nidulo,
Humo quae serpit, alis malo volantibus.
Cu ras ducere ex animo atque formidines
Iubet grez noster et nitor basilicus 2).
Beatrice d" Aragona aia posteriore al 1501 e non del tempo del primo
matrimonio di Beatrice, cioè del 1476. È già un argomento il trovarsi
ultima in un ma. tra tutte farse dell' ultimo periodo. Ma poi non mi pare
che « il sentiero dell' altra vita » sia un'allusione al nuovo stato, al quale
passa Beatrice, cioè al suo matrimonio. Il verso: Poiché da terra al del
sarai volata, spiega che si tratta di ciò che si dice anche pellegrinaggio
della vita. Che si lodi la bellezza di Beatrice, quando avrebbe avuto già
quarantaquattro anni; che il tempo del suo ritorno non era tempo di
farse ; sono obiezioni, alle quali, se non sbaglio, è facile trovar risposta.
') Hier. Morlini Partenopei. Novellae, Fabulae, Comoedia. Edilio tertia.
Lutotiae Parisiorum. Ap. P. Iannet, Bibliopolam. MDCCGLV. Pagg.
205-229.
*) L'od. francese nota : € 11 paralt que la cour de Ferdinand devait
assister à la représentation de cette bouflbnnerie ».
— 27 —
Orestes , eh' è Luigi XII, piange e si lamenta. Il suo
amico Ponticus gliene domanda la causa. Dopo lunghe
querele :
Insignis matrona, potens, generosa, decora,
Imperiis addicta meis ,
ora m' ha abbandonato ! — Ne troverai un' altra , ri-
sponde Ponticus — Come se ne può trovare una simile !
Unde sit utilitas, unde oblectatio tanta,
Unde honor, unde decus, facili sudore paratura !
Ed ecco viene la stessa matrona, Leucasia (Napoli):
Quam juvat op tatara post bella subire quietem !
Orestes cerca invano di riguadagnarsela :
Miserabilis, audes,
Hinc toties depulsus, adhuc consistere coram !
Interviene Protesilaus ( Ferdinando ) , e contende col
rivale. Venere afferma che il connubio di Leucasia e
Protesilao è indissolubile. Costui soccorrono anche gli
altri Dei, Pallade , Marte , Mercurio. Orestes è cacciato.
Ma peggio lo aspetta. Protesilaus :
Frondibus exorna thalamum ; genialis agatur
Noxque diesque volo.
rogate
Felicem eventura belli, dum, jussa capessens
Numinis, infames paro debellare cateroas ! —
11 volgo si divertiva, intanto, sulle piazze e in tempo di
Carnevale, con quelle farse, che, dalla produzione loro più
— 28 —
caratteristica » si dissero farse < . Già s"
se hanno eoli quelle del Ca-
racciolo. Del i il sol framinenl ». ohe avanzi, d'uni
farsa del Cs i, i ontìflDi L514 ').
farse cavatole erano una produzione paesani
materia loro principale la dava quell'istinto, ci
ti di un luogo, di far la gì* la satini
(e spesso anche con altro!) agh' abitanti dei luoghi ricini
Talvolta vari! passetti ■ '«no tra loro, e scelgono
una vittima comune. In quel tempo, la vittima erano i
vasi o cavatoli. Indagare le qualità loro, che deM
i questa persecuzione, sarebbe lung >. •• La
e della Cava — die* rittore del cil
ilo*— è di .si grossa pasta ohe un Carnasciale
o Qiiare non hacw
oelte Canoe (per dirle ani
'jll Stp. i'. Signoralli (Fi omo* pari
■li una Farsa dn ti mattart di Voli diuii : lo, contenuta iu un in». ofajg
posseduto «io Carlo Ligul Principe di Copoaple, Po» buona (orto
«i il' altro posalo traHiw 00] I (Mita
ora ii 11 • 1 1 j ìi ri i d«l eh. B. Captmo, che mi ha permeano li I
L'Orlando dina in una nota eba « il carattere dal io*, era della fin» i
XV o più probabiliucuto dui principio dui XVI
recente v'era notato Mi. ani ' RM vi è una tradizione j
questo fuasfl lo gliommero del nostro Sannazaro » I — La coaidettu fa
■ ii quel misterioso Vola in otta
i. ■ .mi;, ni. i ni l'altro i (ore impegna OC
M ehi i i-uai domestici. Corni"
.rame va la carestia!
ÌM einula non nco fauno nommenare;
Mono Antuoue co la ttUaWln,
■ ■
Me -i fantasia
uit- da la
Choeto moatioro so ohe non ino falli-
Ire ad pescare o Tennero tarnlh.% ecc.
— 29 —
idie (parlando all'antica) a ali»
impero che ò cresciuta lauto ter
. piacer non solo qui In Napoli, ma
I Re nasi per tutta Italia, le i chi
ea un personaggio che rap-
i di questi do la ('uva. Ii.ui sapo* di P8H-
cido » '). — La voga ne fu grande al principia g ael a
secolo XVI. Brano ; rttmento essenzialmente
ion improvvisato, certo informe, dialetti
gl'innominati coi
resta, | una idea approssimativa, se
di Vincenzo Br;u:;t. i giu-
: il finire dui cinqu e il prìn-
djiio del seicento, s'occupò noli' inventar del suo, e nel
detto gli altri , contro ;
Duo i dici, dei quali uno autografo, iservano
•li lui :dla Bibli izionale ?). — LI e' 6 la farsa de lo
II. Pino, it -irti TorracA Stuàu eit.. p. 0l-*2. Il Torraca è stato
fri»» a trattar di proposito doli e farse cavaiolo.
il uis. non autografo, avendo avuto
«flJJTfl Unii io. — Sul Codia non autografo (XI\ l 15)
« 1*3*: Si nati' o tursum «ce. I
— Il Braca parla »|H«no nelle silo u il -
fi aitatati .< i Cavea! «Ila Min vita. Sul oodioa autografo
(K. P. 47) ti legge: « Originai opi .<.<r Vineouso Braca, 8
•dtaa. mio earitaiino aratro , «juaN- mori in mia eaae. ammazzato .
a ricogli nella «uà «auto gloria, conio spero, MM I • atolu-nmente,
«rmpt-f • iji.'.-lln ilio lo aveva nniuiartato, et ordinò elio non
» qawvlaaw» >. — Nella Drammaturgia dell' Allacci (1." od. Roma, I
■'indice dei drainuii inediti, si nolano alcuni dal Brad, ih- «
eaao I' Camillo Todi no . I mo ululi. .!<•!
«la di Napoli «ingoiare, e molti altri simili appi-caso Francesco Mar-
i » Regio o Reguutc di Cancelleria in Napoli * — P. fl
-ouo ■loeuwenlo importuni.' dal ialottO • i
par la bittarra figura ilei loro autore, meriterebbero un
•tuilio.
— 30 —
tro de scola, dov' & re] ; li" m b
cacaiola , eli' ò restata proverbiale. Il maestro ò Cn
gli scolali Ciardullo, il Barmades, Ran
i!<> , ' co, Due sa no .•ili*: mani Ics
loro; un altra dice la lesione a modo su altra non
la sa affatto, e il rimostro grida: Para a mano' Se non
cho Giandiseo, ricevute le spalmate, rinfaccia al maestro:
E non le portili un canistO de l u'iole,
cho la iu.« baiata verolè '), e mo' me vattet
Un altro adduce pei su notareschi la sco*
i: ca o Donai ri errore ! Altri duo
giungono in ritardo, e ovre i he l'uno ha dato a mt
■la all'altro por far- i testùnoniare in favore. Poi
maestro fa la lezione sul secondo <l< II' Km'ide; e figurarsi
ohe gli esce di bocca! Tutti gli scolari gridano: Feria]
e ranno vi;;, q< enssa ohe prima >i pov«
abbia raccomandato l"io a mesata *,». In un'altra. L'i
maestra, la scena è una scuola d'ago, ricamo, ecc. Primr
che giunga la maestra, si assiste ai discorsi , allo confi-
denze delle scolare ira loro, de domestiche,
retti, lamenti e critiche contro la maestra >. Viene Madami
') Kegivt? debbono *»**■> .«no lo uà
aiTùK(o o /miriate, clic *i voglmmi -lir.-.
*) Fu pubbl. inlogialint'Uto dal Tonaca. // teatri/ italiana eoo.
KM,
*) Nella redazione dol Brace si fa «liru e una di caso di avi
ilo VrachetU (Yìne. Univa) Al cho un'altra
Za' i tu nuli lusso nata: no vacnuloue.
Studiata.! paBWntooa ; menxotftiaro.
Che de uialitia nou Lui paro, hai (mosto iicoro '.
i Ila :
rV imiw, eh' ù dottore, oo l'hagio amato.
R F altra :
E ne houi Mito fi da i caai,
E dal Salernitani a daJ Cmuoti.
— 31 —
Cor abella e le dispone al lavoro. Ma ecco che a una se
imbroglia o tommariello ; un' altra non riesce a infilar
l'ago; una terza, rimproverata per una reticella mal fatta,
risponde a improperii, che la maestra non capisce e le
compagne si danno l' incarico di spiegarle. Un momento
di calma, e le scolare lavorano, cantando. Sono canti po-
polari, come :
0 vedoella, vedoella de Santo Nastaso,
Votate ca te vaso;
0 amara me, o amara te,
Chi m' ha levato maritomo a me ?
oppure:
0 Ianculillo, menarne no milo !
oppure:
Parzonarella mia, parzonarella,
Damme doje fico e quattro prime tregne,
Castagne, nuce e pigne,
Ca eo so 'a figlia de Nanna Sabella.
Ma la calma non è dei cavaioli. Le marenne, che non
si trovano, danno subito origine a un' altra baruffa. So-
pravviene il marito d' una delle scolare ad accusare alla
maestra la moglie pei suoi portamenti in casa: incidente
ridicolissimo. Finalmente, in un ultimo subbuglio, le sco-
lare finiscono col rovesciare a terra Madama Carabella.
— Un' altra ( Sautabanco ) rappresenta un ciarlatano
cavatolo in piazza , coi suoi aiutanti , che mostra i ferri
del mestiere, vanta i miracoli delle sue guarigioni, ecc. —
Queste, o simili a queste, erano le farse cavatole che si
rappresentavano a Napoli ai principii del secolo, e conti-
nuarono a lungo, e si spensero lentamente, e hanno un'ul-
tima eco, letteraria, nella Scola cacaiola di Giovanni d'An-
— 32 —
Ionio '). L'apparecchio scenico era certo molto rudimen-
tale , o forse , non ce n era affatto. Un vestito bizzarro
agli attori , e un circolo di spettatori intorno formavano,
forse, tutto il teatro *>.
Continuavano anche le sacre rappresentazioni. Se ne fa-
cevano a Napoli , come n è prova la notizia di un di-
sastro teatrale avvenuto per una d' esse nella chiesa di
S. Lorenzo, eh' è il primo disastro teatrale, che ci capiti
di registrare. Nel 1506 fra Giovanni da Pontremoli, fran-
cescano, jovene et doctissimo , che predicava la quare-
sima nella chiesa di S. Lorenzo , ordinò pel 26 aprile
una rappresentazione della vita di San Francesco. Sulla
tribuna era stato fatto un cielo , con angeli che canta-
vano e suonavano e altri abitanti del paradiso. D frate,
che rappresentava San Francesco, dice il Morlino, nudum
candidumque in theatro se fecit. E, secondo questo no-
velliere, tale esibizione aveva uno scopo : ut, nudus, suae
Gli/cerio pulchritudinem suam indicando ,illam alliceret;
per conquistare, cioè, una donnetta, della quale era innamo-
rato. Ma, nel meglio, essendo salita troppa gente sul cieio,
la macchina precipitò ; e con essa, Padre Eterno, santi,
') Nella Bibl. Naz: il Cod. seg. XIII. H. 75. contiene La Scola Cava-
tola di D. Giuseppe Tornatoli, ms. autografo, e, come mi sembra, del prin-
cipio del secolo XVII. Non ò scritta in versi col rimalmezzo, ma in en-
decasillabi e settenari misti e liberi da rima. 11 maestro parla calabrese !
') Anche quelle del Braca pare che fossero recitate. — Nel Processiti
Criminali* si dice:
Mentre Io Carnevale nce gnorea,
Nco conti-afta e beffea pubricamentu.
E, più oltre, un testimonio depone che, quando scendeva
ogni mercato isso a Saijorno,
Vedoa fare o quatierno e diverse atte.
Donde veneano contraffatte da Vrachetta
I cavaiuoli e tutta a setta cn vaiola.
— 33 —
«ugei, in. uccidendo | ferendo gli
apriti' DO di -otto. Voi .sempre
•I M'orlino. Il Padre Eterno [imaginariiu 1j
ta e mori; degli altri santi, chi ebbe lo
rotte, chi lece issi tinti ne uscirono mal-
') — Ma la sacra rappr ine, anche nel aa-
lan I i dalli ritte e i isso nei pae-
oelle campagne, dove vive ancora. Pel pr
dd ii le le rappresentazioni di Nola,
ila, eia la risurrezione ili Cri
la OSI » quae omnia in basilici*
*>ltfii 'Iella Settimana Santa,
Croce, e la Creazione d'A-
imo ed . l'auto, la Nati
Oloferne, Grana, il Diluvio e Varca
ecc., di cui ci restono i testi. *) — A
di San Domenico fu fatto
itoli fui
Antonio ile Magellis esci discepoli, « et
Dou Antonio stette innudo solum con uno
tanti allo a no tutta Scssa a vedere! »
Itre por la lesta del Corpus Domini
1559, e pel martedì in Al bis e pel Gio-
Santo il Pel Corpus Domini, la pro-
cessa te si metteva in ita?a un mi-
stero «I Mercato e un altro nella chiesa dell'Annunziata »).
uisiacouió, p. 284 —Ih. r Morlini .V.jivMcw eit, n. xvni p. 36-
— - p. 18-10.
) Tonaca. > integralmente nel Teatro hai. ecc.
-304,
Grvnacke d*t FuKoUlto (A. S. N I, 639, QK
i.O to'— Il 15G0 fu fatta la rap-
Eaxioci • eodonosoiTo e dei Ivo nella fornace, « et quando
mimi ia fo matti non farooo facti boni, fo male facta ».
3
— 34 —
La società signorile si dilettava in quel tempo, quasi
solamente, del l, componimento breve, degan
classico. E egloghe si chiamavano non solo le azioni •!■
entravano l pastori, ma anche altre piccole a/inni, svolto
nella (òrma solita all'egloga. — Nella Qu< \or%
curioso romanzo ariMiii, ii.. i scena è posta
in Napoli, (love fu scritto ila! ir><>s al 1511, e che è piai
di particolari sulla vita napoletana del temi io, con (i '
/ioni di teste, di giostre, e nomi di dami; e cavalieri, tra-
sparenti sotto i facili pseudonimi, sì parla a un punto di
un juego di' Utt ranas, che si fece >'t uri Unno entré la
villa // la mar : i cai 'alien, che \ i presero parte, si rac-
ilsoro la sera in casa della Séhora Princt
sana. Finita la cena . ciascuno andò allo lanze o
mutò 'li vestito a tornò a danzare. Le vesti vaiteli
furono donato quella notte d lo
nes. « Flamiano so detuw. en su posada con otros quali
I ara recitar aquella noche una Egloga, en la
qual se contiene pastorilmente lodo lo quo en i >n
lielisena passò; quando supo que todos los cavalle
arac arj casa do la sonora Prinoesa y .1 dan»;ar oomencado,
él partìó da sii posada. y COtJ lodo su • a
la Sestai > recitò su Ègloga. » La quale, allusione,
s' è visto, a particolari avventure d< i personaggi di
società, cominciò cofl' uscita del pastore Torino (ci
Flamiano). che cantò sul liuto ciò elio Beli-
detto nelia caccia, e poi, acostad* ino
fjue alli hasen trae/', cominciò a lamentarsi del su-
e dell' amoro. Sopravvengono altri due pastori la
pastorella, o lediscussioni e i i ierapiono la lui -
egloga, elfo riportata per intero. Finita I' egloga nò
alle danze, o vi presero pano anche i recitanti ').
') Queslion de amor y Curcul cU Amor, en Anvers. En e*sa ile Mar'
lino Nudo <1 fa tnsena u rigufhas. wixfìvm.— L'opera fu finita
— 3R -
anche che a Napoli fossero recitati i drammi ili
)lomó de Torres Naharro , che sono dei primi ten-
tivi del teatro spag nuoto. Costui, dopo ima vita awcn-
rosa, s< [gerì, cortigiano b . ani vi
ni Napoli ai servigi di Fabrizio Colonna. Quivi, noi 1517,
dedicandola a Fonante d' Avaios Marchese di
Pescara, una sua raccolta di drammi e altro p iettiti Inti-
tolata Pi ti (orse un autore tonto un ge-
ocrc nuovo con tanta varietà di temi. La Soldatesca tratta
ilai reclutai in ■! ito dei soldati del papa a Roma. Nella TV-
ria è rappresentata la stanza da pranzo doi dome-
li un cardinale, io preda alle loro orgie e
assolutezze. La Yo cinta 6 la storia d' una dama , che,
fltodo in un suo castello, noi contorni di Roma, ritenne
iggiatori e si scelse tra essi un marito.
re di Re Kmmanuele di Portogallo, per
.hesi in Affrica e nelle Indie. Ymenea
einia sorti di commedia d'intrigo, abbastanza ravvolta. —
Umore dioo nella dedica al Marchese di Pescara: « riandò
«simismo tod< tdo en Restas de cornedias y destas
osas », e accenna cosi a un'abbondanza di rotppn
li drammatiche, di cui non ci resta traccia. Dice an-
per iscnsarsi della lingua italiana., che usa qua e la,
>sa si spiega, a aviendo respecto tU lagar y d
la* personas a quieti se recitaron. 9) » Il cho ò prova
«era in Ferrara il 17 aprile 1512. C'è anche una specie d" intar-
, tatui Eterico. cho descrivo l'uscita dal Regno di Raimondo di Car-
co! eoo esercito. — la raccomando agli ihidioai di itoria napoli -
1(t. ■ : .nor. Bìst. de la liti, espag. Paris 1864, 1, 289.389-
- L'«d. più antica è di Valencia 1513. (BruneL Manuel du Ubr. 1801.
poi** por Jean l'asquclo de Salto 1517 in fol. gotti. (Brune/.
rr 880-90).
Tfcknor. o. e. p. 209-7U — ft. dei teatri. Nap. 1813,
•eg.) combatte il Lampill.-. ratetneno, voleva cho questi
- 98 -
che si recitarono in Italia, e forse .*i Napoli,
prio in casa dello spaguuolo I
rito di Vittoria 1 tafanila.
La oonunedia erudita, la tragedia imitata dalla
dalla greca, Napoli, come sembra, con n
ritardo. Già arano nate altrove da un pezzo eia Cai un-
livin e In èfandra0ora e le commedie dell'Ariosto e quelle
dei Rozzi di Siena, e la Sofonisba e la Rosmunda; a Ni
niente ancora. Ci Corono Biconi solitari senti. .ri di trage-
die latine, conio Antonio Telcsio, autore mber
Qiano Aiiisio del Protogonoa, e (juel Cori)
0, che m compose otto, -acro e profane, i
oonunedia, e voleva poi bru i quanto
- a dadi 556 a Cu
• ii i (COVO di Trento ').
Di egtogfr italiane se no recitarono vai-io e
Tale fu la 0 L'Antonio Epicuro, che
presenta io Napoli intorno il 1585'). il «oggetto n ■■.
mio. Vie un cieco, accompa
da OD l.iiM-.iullo, e, disperato per amoro, si lamenta
terzine) e si dispone a uccidersi. Poi ne viene un al
die dice lo stesso (fa endecasillabi col rimalo]
drammi del Tom* Xa narro aveaaero meato gì' Italia ui -ali* via della
poesia drammatica!
') Coriolani Martirani Contentini Episcopi Sancii M .■■>edìae~'
Madia. Elaetra. Hippalitits. Baeehae. Phomissae. Oelopt. Prometti
Christnt. Comoedwe 11 ^ttbes. Odytsat Lib. XJJ. Bai
machia. Argonauitrn Seajt. MDf. V. io.
') Vedi recante «diz. net voi. II dot Drammi pastorali dell' Epici
(Boi, Romagnoli. 1888, cur. da Italo Paluioriui — Cfr. Percopo (Antonio
. /». Si. UU.itai.Xtl) — F. Flamini. Su Ut poes* <-'
siilo di genere vario (Pisa, Nifltri. lSKBj . p. y e gag, — L'Ammirato
negli Opuscoli, della (Waria: « twin lo ta qQAt lampi «tat.i ivoitata in
Napoli ». Non so con qual cri lo no il Palmarini affermi . citando il Rie
boni (T), che la rapprosontaiione avvenne il 1523.
— 37 —
■ in b a ^raggiungere un terzo (che parla i ".-e).
• due ultimi, non avendo guida, si urtano, a a
non basta vu il mal che tienmi oppresso T
;iieuV regna in tuo petto !
ulel, che in' Imi con urto in terra messe» !
afa escono por ciechi, il terzo anche s'awiei-
dopo essersi tutti scambiata notizia ridia comune
vengono a rat loro storie. Uno s' 6 ac-
oarra in versi ool rimali
mio occasione da un'imprudente esclama-
li! compagno :
Bon hai giusta cagion di pianger sempre,
e lamentarti d' ella ,
se quant'é i r, tant' era bella!
descrivo a lungo (nello stesso metro) le bellezze (lolla
ili e chiari, smaglianti di colorii urtar
rie, di l'arnioni, d't.'si-lama/.ioni;
Il secondo, dis-
divenuto cicco pel gran
i : e desi-rivo egualme uè belle:
scttenarìi. Il terzo, divenuto et
pffavor mirai
I' u!t<-> splendore
iia eh' ha il cor di ferro, oppur di smalto,
•nti in tornino e la sua dcs.
itti insieme, s'avviano a morire. Ma, dico un
<S Ivi
.-• ■ -■ in. -sta
Cacciani, come li cigni io la l"i morte,
l'esequie a nostra vita atra e funesta!
]o\ quali canti dì cigni (die .som finanche dei son
finisce la prima parta La seconda pari ne r illu-
i lutazione dei ciechi, ohe un Sacerdote conduce al tem-
pio .l'Amore, che li guarisce e concede loro le «1
amato. — Quosf egloga, o trai/ìc riche l'in-
titolò l'ai i orna si vede, molti motivi burle-
schi; ma quello, che è burla per noi, ara inula per l'autore
e per l'elegante pubblico napoletano, amante dei bei ver
e Meli»' lunghe descrizioni, innanzi al quale fu recitata
Qualche anno dopo, nel 152G o 27, la Cecaria dell'I
1 ih uro fu imitata da im giovinetto di sedici anni
otte anni , che si chiamava Luigi Tansillo. La si
imitazione, intitolata i due. Pellegrini, venne recitata a
Ni .la, innanzi ad En ino Conte 'li N<
Sanseverino, sua moglie '). 1 disperati per amore qui
sono solo due: 1' uno, perchè tradito, I" altro, perché gli
morta la sua donna. Discorrono e s'accordano a cere
un mezzo por privarsi della vita. A questo punto, ni
tu un intermezzo, occupala anto 'lei coro.
Poi, ripresero i duo pellegrini, e volevano appiccarsi a un
albero. Ma , dal tronco dell' albero , esce la v« i
morta donna dell'uno, ohe li dissuade dal Boro pr
sili., e dice loro che vadano a Nola sotto il felico governo
dei due Orsini, dove trarranno vita felice:
Quest'o la 'IV: ; tanto gradita,
Che il Dome 'li ti-lice all' altra ("
Duo chiari, illustri o gloriosi spirti
Ila per eterni e cari possessori,
Di cui s'io disiassi in parte d
Le troppo eccelse lodi e gii al . ecc.
'l I.'avor fissata la data, facondo riletare lo allusioni agli Or
— 39 —
ini lo l'.iii ni due signori, paragona la Contessa alla
E siccome olla adorna e illustra il ciolo,
Cosi costei fa bella ognor la ti
Mi l'anima della donna morta devo tornare al para-
1 . luce, fumi d'incenso, si vedono e sentono
la sce
Oh qual aura soave vionmi al volto!
Cho prezioso odore è quel eh' io santo !
qual' alta armonia per l'aria ascolto!
Oh grazioso, oh aogoUeo ooncantol
I di rirji andranno a Nola. ') — Cosi l'egloga
alT i-logio cortigiano.
Qu< -gloga ebbe una ripetizione la sera del
ibre 1538. Non veramente a Napoli, ma sulle
che comandava Don Garzia di Tote
jfiuolo del viceré, o ch'erano giunte innanzi a Messina.
:' • dai e ui An-
•ii:i. figliuola del Conte di Colisano, alle cui
va seco il Tansillo. La festa fu I
j due triremi. Sul tavolato s'er-
i da< bino, e gV intersiizii erano chi
li dentro, ornati di arazzi, Dalle tri-
ido era un gran ponte, e sul lido uno steccato,
ita del pi alia presenza «li quel pubblico ili si-
gnori e gì recitata una commedia, una guani
pastorali quarti l'ansili US, poeta neapuli-
i i due Pellegrini, *) traili fuori
*\ l ine Pritcgri< KJrno) MBS.
. — ,,. r i . i
Bail n 'ir la qul«i:
'tra agitata in torna a ijurata muta famosa.
I
ohe a Nota . i iluc pellegrini erano ind rizzati, prob
meniti, a Messina, ai piedi di Donna Antonia oi'ardona!
HI.
Uà di Carlo V. — ll Principe di SaL
Don Pietro 'li Toledo, ch'ora grande amante d
i e dei giuochi del loro e « in [spagna l
• li gran I u ■. •• 'i non pare fosse egualmente amante
.li cose drammatiche. — Puro, in oc* della ve
dell' Imperatore Cario V, si sa die il 19 Dioemb
il viceré » fece all'Imperatore uno solennissimo
t<» allo giardino di Poggio Uoale, dove se pigliò l'inopi
ratore grandissino azione, € | colarmente di
Egloga o forza fu, molto ridicola » !).
\J Imperatolo ami" j.ìi'i volte a rasa <]>•! I *i 1 1 1- a ; >•
Selenio, del Principe di Bisignano, e presso il Viccn I
parte i con grandissima 'I' leggiadria » ai gio-
chi <li lori, che si fecero alla Piazza ili Carbonara il 3 <
naio 153(ì. Il G Gennaio si fece una « bellissima giosl
giochi a cavallo di canne all'usanza di Spagna.» Mollo
leste SÌ dettelo in Castelcapuano pel matrimonio di Mar-
gherita d'Austria* ;» Il 2 Febbraio, giorno di Candelora,
• fu a convito a casa del Principi balera
ci verniero tutte le sign utildonne di Na-
Ro&xo. Istoria dr.llt rose di Napoli sotto l'Imperio di Carlo V ecc.
Hip, IT" i. mi Ofttvter, voi. vili. pag, 50-1.
:) in ì ji. lì."».— Il " \ Drammi 1, pa^. 89»
Mg.) ti rio elio quest'egloga fosso la Minia. attribuita all'Epi-
ci a questa ipolcfli è 'attuta come insm»istool#
(cfr. Porropo, I
*) a R«w>. — y*g. 06, 68.
— 41 -
poli , e si foco una bellissima rommcdia. » ') E tutto quel
levalo « fini in continuo maschere, l'osto, commed
, et altre recreationi , masche spesso Sua
Maestà per la citta. » *).
Chi sa, se nou fu proprio in questa occasiono, che la
la 'lotto il suo prodotto con quatte Ricevuto
hnperatoré alla Cara, eh' 6 in un ma o tra
fai-- > ì 3) l Cavasi s'erano dato un gran
fare jkt ricever • '■■ l' Imperatore : nel suo pas-
saggio per la Cava, gli avevano offerto un bacilo d' ar-
. pieno di monete d'oro. Questi e altri particolari,
n bel tetra ai compositori ili i
E la H •ri la (arsa nata stdTawe-
del giorno. Ecco i cittadini -li Cava, diesi i
a loro. Hanno scoperto cho l'impi b giunto
no •■ ili apparecchiare le robbe da
"ugnare. Un lana giungervi stende subito
■ iogo a un battibecco col guardiano.
<-ono a consiglio. Bisognerà fere un re-
stio all' imperatore. Il sindaco propone mille scudi. A un
■> u. p. eo.
•» «t p.
*ifm itamp. in npp. al ah. voi. Studi* del Tonaca. 170—
Tcmni ito; « la farsa, chi» uon porta il mimo del li rara,
aero ti a dopo quoll'avvouiiuonlo memorabili;; oli
- apporre le motte allunOai hi i dal passaggio, eoe. >
[o in nota. Ila raccolta autografa del Braca qne-
am non c"ù. «s cho, hi/.ì. il huo titolo non ù neanch'i nella lista di
cb« tonami ni volume aono .luto por mnnr-auti. — Tra lo tanto
■ioni, che sarebbe stranissimo cho ri arme pensato il Braca, no nolo
•fuirgita al Torraca. Il forato
lira vota favello o latino.
no, comn s*. chiama
Pietro | non da Iieue.
^Hae si redo, qui ni accenna al dictn Pwtro Are
— 42 —
tal© questo par poco. Un altro propone cente pr
Cheaio èpe ■•>.' risponde il sindaco. C'6 chi clic
tutta Cava aspettava l' Imperatore al passaggio, di
per fargli regali , ma pe li narrare. — Lì gita
amare che pattato. Finalmente si stabiliscono tremila
• •hi li presenterà I D sindaco dica che spetta i
Qui e* e chi metto in dubbio la sicuiv//.a del p « latore:
E singi fai o sticchi stocca, chi te sente)
Ca ne manchi vinte o trenta, chi lo vede?
Sorgono altre questioni por I' asta del pallio , ecc.
Mentre cosi n chiacchiera, e si grida, e non si risolvi
Diente, ecco l'Imperatore sopraggiunge, e passa. -Spi
rate l'ari iglieria!— Manca la polvere I— Pigliato il dam
pel regalo! — Dove sono le chiavi £ Mari' ano le chiavi
O imperatore, fermati I mangia questa salsiccia, cafuorse
rrioa » presiento .' Ma r imperatori >
tre. 1 tedeschi del seguito tanno far largo. E i i
: no a lamentarsi, ad accusarsi l'un l'altro, a ri
!.<• li avevano diversame tuati, alfonso oh
parlava ;i tu |ht tu con quesl" " c<>n quell'i, che -<ii<l;i\a
b pranzo e « Cavasi, Re Ferrante o pi©
E chist" parti a ine ca nullo stima,
Coinenzando prima prima de sta cela
Ce ohi 'beo die la colpa e stata d'o PrencipieUo,
. otte SanseverinOi di cui son note le proteo
■ . citta regia. E non aver visto il reliquiario -
i! — sì manda un pinato dietro all' Imperatore per
fargli sapere cheicavaioli hanno ragione de <'■
Le risposte, che reca il giurato, calmano
animi : ' h COgli RH< 'li .
io, perché nascosero ' a il popolo corro ti
Re loro case. —
— 43 —
Una coppia, si può dire, regale, erano a Napoli il Prifi-
oo Don Ferrante Sanseverino e sua moglie r
Ha \ illuni .11 -ino. Il Principe, tall'uomo o bel parlai
narra o pinge meglio
sentissi mai, ciò che dir vuole, l)
o drammatiche. Lo prime coro-
impie e regolari, che si videro in Napoli]
a lui. Le recito si facevano in quel gran palazzo,
che a santa Chiara
e rara;
La cui facciata a vanto
Tutta a di marmo a punta di diamante,
Ed e I' altezza sua di sorto tale
Con la larghezza ugu>l
Che I* una o I' altra, o sia da presso o lungo,
ù. Il genere, che aveva
i molta rinomanza, erano le commedie
aa i. E commedie e eccellenti istrioni von-
Nel 1540 il Principe diSalerno dette ima grande festa
di Donna Maria di Cardona, marchesa della Pa-
dula con I). Francesco d'Este, fratello del Duca ili Fer-
rar». \ i». Pietro di Toledo/ aUoi io del
Pria zi d desideroso di soddisfai
sentarono con grande applauso due couiediese-
(alando e il Beco] e il Viceré issistetfte alla
Sap. 1870). Cap. III.
imbattuta .lei Tufo. Ma. Bibl. Sai h).
!. e. p. M n.
htpoti, ed. '■ . -«."j il. —I !..
"J ili quoiie duf commodie non ei trovano nella bibliografia, eh' è nel
— 44 —
Nella sala del Palazzo Sanseverino « stava sem
f il effètto apparecchiato il proscenio ') ». Possiamo ir
maginarci una delle solite scene fisse del tempo, una |
duo o tre maestosi edilizi] da un lato, un perticai
dall' altro, una torre con orologio in fondo; e sulle poi
allo finestre, di dentro le case, in mezzo alla piazza,
vano, agivano i personaggi. — Il Principe, dice il Sumni- ni
con queste commedie, « augumentò molto l'amor ì&
popolo, perchè, nel di elicle commedie si rappres
. -li haveva | di staro allo porte per far entrai'
9 Beotire eoromodamente . talché so n«
ritornavano alle lor caso pieni d'amore et affettane v<
ili lui, intanto che, quando il Principe passava tradì
dagli artisti d'ogni sorte era quasi adorato e con
'l --in:: applausi salutato s) ».
Nel 1545, fece recitare un'altra corniti' ose,
non dei Rozzi, anzi degli Intronati, che coltivavano la coi
media classica; e fu al' Ingannati, data a Siena la
ma volta il 1531. e tradotta in francese, e in altre fingUf
e tanta volto imitata s). L'intrico s'aggira intorno a ni
««rondo volnnw ilei la diligente open» dd Mazzi (La Congrega dei Rosi» ecc.)
Essendomi rivolto dirottamento al cb, Big. Mazzi, egli cortommooto in'l
orto: « M' loto il QtUeat&o; notto il Beco n nascono
In Commedia di due contadini intitolala Beco e Failo 0 la Commedia i
Beeo et Randello »"f /' hoste , che non registrai e lùliliograC
p(»rrh«> <vi ' abbono poi i=simo «Bere raj
presentato in Napoli da comici di Siena. Altro non saprei dirle ». L'i
laed (Drammaturgia — ad \ ;.~Ó) aogna: 1) Beco Commedia
Ruma, per Francesco Biado di A/1 • / — di Francamo Belo
mano. — Col. 140. — 2) Comm* I '
BQ64.
'i Castaldo, M, i>. TI.
*) Summont. ad. Rnlifa
:3Ó.
Sa conosco la seg. ed: Comedia dei Sacrificio degli lnt>
— 46 —
da RSooveri, il Yrcchiu sciocco', l'abbate Gi(
Leonardo Sale i 1 vecchio Virginio ; lo stesso Ci
sfaldo, il servo 8tragualcià\ un Rglio della signora Gii
m Palomba, il Fabio. « Tutti gli altri dissero min
bilmcnle, lai che. Napoli Don ebbe invidia punto a
per gli recitanti ». Si vede che i commedianti senesi
L' ideale I Fu bellìasinio I" apparato dei lumi, dalle n
e della musica; a Zoppino, celebre musico e giutl.
di quel tempo , ebbe cura della musica sedia .
degli accordi degli bstrameoti ; onde la* musica fu
mente coleste e massimo porche il Dentice col suo Pai*
ed il Brancaccio col Basso forno miracoli. l) ■■< Fa-
brizio o Luigi Dentice furono dei migliori musici
letami del tempo 9).
Nel 1546 si fece un passo avanti. Agli attori na|
giunse la commedia egualmente napoletana. Propri*
uno de^li attori dell'anno prima, il signor Antonio Mar
a bi ritto una commedia intitolata la lui.
a che riuscì buonissima a.i ». Il Marieonda era famigliare
e devoto di Casa Sansoverino; o alla Principessa di Sa
») V. A. Castaldo, ivi. p. 71-:;.— Cfr. Oiannono Storia eir.il'- L. XXX.III
Cap. Il, che, parlando della guerra di Siena e dalle relazioni, ohe ci
ni no allora tra i napoletani e quella città, soggiungo: e Da Siena
o lo commedie , allora nuovo e utrane in quoste noctre
patti ecc. ecc. « Il che é inesatto, almeno quanto al tempo.
*) Plorino. I*i tettola musicale ecc. I, 67 eseg. segna In ilata oVIIn na-
scita di Fabrizio nel 1526 ('}. 11 Chioccarolli (De illustribus trrìptorSnu eoo.
1780, p. 18) nota eli- Dentice scripsit ltalke ttialogos duo* ì
alterum nempe de Theorica , alterar» de Prozi ecc. stampati a Roma
prono Vincenzo Lucrino il 1553.
*) Castaldo, ivi, p. 72 — La Philenia Commeilia ti
Nobile Napoletano. In Roma, per Antonio Biado i5 iti in 4. fCfr. Qua-
drio, St. «rag. d' ogni poetici. Voi. Ili, P. Il, p. 83 — Per quante ricer'
che n' abbia fatte, direttamente i por merco di amici , in mi Ile
teche d' Italia, non ni* e stato possibile di rintraccia ria. Barabba di molto
interesse, come la prima oomm j oouosca, di mlore napoletano
— 47 —
lenir licato uni pecie ili l>> ic di
prologo]
intitolato : 7 [ganippi
-ti anni 1546 <> 17, non so a quale pi leote,
ì riferisce una lettera di Beroardo Tass >, io i ti invita
l* Abate 1 re il Carnevale lo
i emc un* Urna Cor,-,, jì-i, de
di venire da Roma sin qui, non pure
a giornate, e ben ilio come voi siete, ma in posta.
intimle, tornei, carrere, e tanto altro spe-
* cimenti •) » — Il di di Santo Stefano
del gelo ili Costanzo scriveTa a Bernardino Rota
dal suo '- ili di ( anteluno: « Se la commedia del signor
•vale , ehe si |n .fesse in ma-
ire a vederla, forse mi troverei là in quei di ». Chi
quale commedia ai ;illn«le3)?
il Costanzo parla di una Commedia
: al Rota , della quale dice clic
i fu in una notte o scritta in quattro di » *). Pro-
i i Marcelli, rifacimento in prosa dei Mc-
i In Napoli, appresso (ìio. Paulo Su ntnappo. MIH.. — Si finga i« «no
«aeo, r-on unn .
in fonte prono Salerno, «letto l'Ayanjnpfl
li oonUivsno lidio Avole .il comando «lolla IViiicipasta.
■ <to. lu Padova. 1733. I. 277.
-<ir itaim i'- * prote di Angelo di Costann».— «d. Gallo.
290-300- ■:. Porcopo crede che \\si<j<wr Antonio
uro e la commedia arcunnata possa essere lu .li .ni
landò s'è discorso recentemente. (Antonio Epicuro in Oi ■'. ititi.
•i-"u- K lui stesso *' allaccia il pensiero elio il sig. Antonio poi
«■— arn tacite il Mark-onda. Certo, il Costanzo e il .Maricoudu erano aulici,
••netto, cha * Ira lo rime del Costan 184) Ben fu brllo il
pmtùr ehi ri tarpàue , senza indiano od argomento, e varameli '
mia al Maricondn, h juii-la dalle Tre giornate \ innana al qo*J libro è
•Àsatrato.
— 48 —
necmi di Plauto. Il M inturno, dialogando nella sua
poetica col Costanzo sulla commedia] irli 'lice: iì Moli
cosa in quella favella (latina) aggradivano, che in quest
non sansa miga a grado. Il che voi, signor Angelo, avete
di conoscere molto bene mostrato nei vostri Marcelli,
Plautini Menecml tento ben traslati , in guisa elio niuo<
fi non gli stimerà più vostri the 'li Plauto », E il
stanzo risponde; a Da DORI innanzi questa i da
insino a qui di un pregio degna mi s' é fatta tenere, per
questo vostro giudizio mi sarà cara ») ». Questa comme-
dia era slata apparecchiata per una curiosa occasione. In-
torno il 1548, Isabella Villamarino, Prii a di Solerne
immagine d esser gravida Grande affi i dappoi
mito ; il virerò mandò duo consiglieri a Salerno per
prestanti del futuro parto, non Cesare Carafa di \l.
molto amico della famiglia, preparò una corame
la cui oompo iffidó al Costanzo e l'esecuzione :
•liti dilettanti (il Castaldo ora tra i chiamati), per
talk a recitare a Salerno. Il parto non ebbe luogo e uoi
che la commedia. Chi meno aveva creduto alla gravidar
era stato appunto il Principe di Salerno, che disse ii di
consiglieri che, secondo lui , non ce n' era niente, ma
non isconteotara la Principessa, o lasciava che >i soddi-
sfacesse a suo modo *) ». L' opera d' Angelo di C
andò perduta.
Un altro Signore filodrammatico era allora il Duco
Sessa, Consalvo Fernando/, do Cordova a), nato di quella
') V arte poetica dei tù/nor Antonio Minhtrno eoe. (Venezia) por
Andrea Valvassori EW MIT.XIII!, — I.ib. Il, p, 111. a ofr. i
*) Castaldo, o. o. p. 110-111.
*) Di costai dico il Volpic-cllu : « uomo delicatissimo od ozianaaimo, j
aiutava tuttavia all'. mi III- ma*,-h<.irato, ■ » cosa tali, pat
quali aveva consumala quasi tuttala Bua farcita ». (Cap. di L. Tatuiti
l'ag. 109).
— 40 —
ie fu figlia del Gran Capitano. Quando ree
i 'i 1549, tra le molte fa .1. untivi,
unlanaro o in natura, zucchero, torce di cera, prò» tutti,
olio eoe*, che ro, e i discorsi, e i versi, e i giuo-
he dei drammi. — Il 2<> giugno
fu fatta alla sua presenza un' egloga pastorale nel
di Capuana, in lode del Gran Capitano e
nitori ilei Duca. L'autore ne era Messer Giambattista Ta-
sta, e i recitanti i suoi tigli Locantonio e Ascauio. C'o-
rano « multe bolle risposte et accenti, che fo bone recitata,
et C€ t'oreno canti pastorali adcadennn alla niatei'ia, et
oo forano autorità multe et piene di scien rio lo
ia li piacene assai. » L'autore donò noi nello
Duca l'originale dell' egloga. Il :> «li settembre,
lungo, alle due ore ili unite, l'u iv, itala una
ia di Flauto, « del quale circa dicto Si e ne
pigliò grande piacere *>. 11 proni' tore 'Tastato questa ralla
• •. dotto medico e fìl iseepolo
«I Nifo, a chiamare Curdo Sessa, e tra i re-
io « li soi figlioli et altri figlioli de Sessa » ').
a questo tempo furono anche recitate in Na-
con infinito applauso o con «splendido apparato o
me commedie del Rota lo Scilinguato e gli
io sono sfortunatamente perdute »). A queste
commedie accenna anche il Mini urne, Dell' Ar/e poc(
i -verando amichevolmente V autore (come anche il
Costanzo) dell' averlo scritte in prosa *).
iccadomi ■ allora ilei Sereni, degli In>
l*$ Ardenti, ai p: -ponevano « al modo di Siena et al
• Mio, Qrtm. ,-h. A. S. N. I. 025. Q
'■'io. AUanaK» nell' «Hi. v«miU del 1567 «Ielle opere del Hota. di-
"nài ebe furono recitale gùì «* molti anni. Cfr. Napoli Sifccuurelli. 17-
*^»ocr. IV. 32*
^*/lc portai. L. 11. p. 66.
— 50 —
parti d'Italia... esercitare la gioventù o i nobili spiriti nelk)
studio delle bello lettere », e certo le esercitazioni di
matiche ci avevano il loro posto. Quasi tutti i dileti
che ho nominati, ne fecero parte ').
Donna Maria d'Aragona fi-Te rappresentare una coi
media per festeggiare la viceregina, Donna Maria di To-
ledo, Duchessa d'Alba, e moglie del famoso Duca d'Ali
La commedia fu recitata tra il febbraio 1556 e il mar/. «
1558, tempo del viceregnato dell'Alba, o non ne sappiamo
ih: il titolo, uè l'autore. Ce ne restano gl'intermezzi, che
furono composti da Luigi 'l'ausilio -). hi uno parla YA/ba,
in un altro la Notte, e lo eleganti ottave del poeta con-
ttMigono, naturalmente, dei concettuzzi suggeriti dal nome
<\'.\U,<t dulia Duchessa.
C e alle stampe una Morte di Cristo di Domenico Lega
(1540), ch'era accademico Incognito] \m& Cleopatra d'A-
lessandro Spinoli. • (1550), un Altea di Niccolò Carbone,
J Incendio di Troie e Q Ratto d* Elena d'Amelio Pau-
ffllo (1566), tragedie tutte d'autori napoletani, clic, pro-i
babifanenifl , furono anche recitato ').
Alle recite nella < -apitale rispondevano quelle nelle pro-
. i Taranto, si rappresentava io casa del 3ig. Troilo
Suffiano il Capitan Bissar ro, comedia di Secoiul
remino, stampata poi il 1551. All'Aquila è stampato
1566 il Frappa di Massimo Cammelli; e il 1582 gì
accademici di Salvatore Messorio rappresentavano
dramma la Gloria di Susanna *). Nel 15Ò6, nella chiesa
di San Domenico di Bisognano, // Lagrimoso Trofeo^
') A. Castaldo o. e. — Cfr. Fiorentino D. Maria lT Aragona tnarc
dU Vasta Nuo^n Antol. — N. S. XIX, I, 228-th
*) Poesie Lirklus edite ed ined. di Lumi Toìtilh, con pref. e note di
P. Fiorentino. — (Nap. 1882). Pag. 177-18S, 3B4-B,
'j Quadrio Star, e rag. acc. Ili, P. I. pagg. 67-9, 71
*) Quadrio. O. r_ III, II, 09, 88; I, 72.
— 51 —
Ha spirituale iti San Bartolomeo '). E casi altro-
: fosso un signore che avesse gusto per
queste cose, o una brigata d'amici , che si costituisse In
accademia.
L;i ■■> ■ glieoze liete anche noi mo-
i. Il Sinodo provinciale napoletano dal 1576 molli
le seguenti proibizioni : » Comoodias alia
iies non repraesentent; personata-.-. no animi qui-
dam relaxandi caussa, incedant ; nec, ullo modo ac tem-
pore, secularem, si ve virilem sive muliebrem, induant
animimi *). » Ma pare elio lo monache a Napoli si limita-
vano a cose sacre, o almeno oneste, e non giungevano
al punto di recitare commedie, come quella Florio ili An-
ton» Vignali, la quale, oscena com'è, con gran meraviglia
si sa, dal prologo e dall'epilogo, che fu rappresentata da
monache!
Nelle sostituzioni, c'è il seguente provvedimento
per lo sacre rappresentazioni: « Salutarla CHristi Pas
sanctorum raartyria , actionesque , noe in sacro nec in
profano loco agantur, sive repraesententur, nisi devote et
de licentia Episcopi, ne, quae fìdelesad Distateti) ox.itarc
debeotjpro nostra corruptiono (ut in his solet) ad cachin-
no* et contemptum commoveant » a).
'I L. Allicci. Dramtnaturyra — ed. cit Col. 477 — L' aut. »n* Antonio
* Praia, «nccanlrtr* dulia cattralrate di Bisignatio. Fu «tamp. Nap. 1602.
*) Omttitutiona scu decreta Provinciali* Sinodi Neapolitanae ©oc.
-N-.M>, MDLXXX. Cap. 54, pag. 102.
^P- fi, p. 8. — Conosco una « Rapresentatione spirituale della Pò-
***! « mùrk di S.* Maria Sfittinoti. Opera dexotissitna di una Re-
hnosa a/ftctionatUtima di detta Santa. Per tuo t lift) Spirti naie. ^
'"od- Mg. XV. F. 58: cho appartano giù al Miniar! R
et» Mtnbra del i«olo XVI. Il prolo i»:
w Maria Egittiaca penitente
.l'imorin hoggi in questa Scena ecc.
52 —
IV.
Primi teatri pubblici e comici dell' arte
Tutto queste recite erano eserci/.ii dì dilettanti,
lampo di ubo nli. Solo gl'istrioni, Batti venire
Siena dal Petneipe «li Salerno, furono, conio sembra, mar*
iii. Il teatro pubblico va comparendo Dalla città ita-
liane nella seconda metà ilei secolo XVI M. Combinano
con esso la formazione delle compagnie comiche, IH
duzioiio delle donne sulle scena 9), il sorgere della '■ mi-
media deli' arti', improvvisala e con le maschere.
I comici dell'arto mìsero liberamente le mani sulla OOm-
media erudita e su gli altri generi drammatici. Liner
ila preconcetti letterarii, la loro sola mira era il dii
ssento dal pubblico, 1 Voltolavano tutto e vivificavano tutu
Le maschere, che pigliarono il posto del sentita, del
IO, rappresentai io questa metamorfosi. I.'il
provvisazione fu poi naturale effetto della facilità e
ri dell'ingegno italiano. Delhi commedia dell'arto,
non bisogna ttOSra il molto di miOl i in-
già fossile commedia letteraria, oosl non bisogna dimen-
ticare, mi sembra, il molto di vecchio, che ne rite
nella forma, noli" intrigo, noi caratteri. — 11 Mintumo
ve: « al presente odoo più volentieri qualsivoglia favol
di tal che non sappia che cosa è commedia, purché li
ridere e tenga in festa il volgo, o finga qualche rano in-
') Ecco dello date: Mantova intorno al 1550, Venezia prima del 1£
Roma prima del 1575, Siona n-1 1570, I 76, Milano prima d«
1583 ecc. Cfr. Ademollo, Una fa/nifi ,. lirenw» 1886,
Introduzione, o d'Ancona // teatro mantovano ecc. in Giani. Sior. ecc. V, VI.
*) Intorno al 15*10, nwoudu il QQBÌ0O I - Brevi iiitrorti in-
torno alle eomedie, comedian!» e spettatori (Napoli 1610} p. 15.
— 53 —
i, die alcuna Tei i Piantina.». ■ '). La
teatrale | por un pezzo comprossa dalla teoria
; la '
poli la comparsa delti prime compagnie
iiiiunt©, si formarono tra i commedianti
stessi del paese. Le più Famose e elette, che giravano pur
non si ha notizia che giungessero fino a Napoli,
era, del rosi.-... nessun principe dtlettatUé ita-
NTe venivano, forse, di quelle di
■ ■■■ . io . descritte dal Garzoni ^ di quatte, che si
da un tamburo, e passare in rassegna,
sulla pi; i //a, dalla povera Signora, vestita da HOHUO,
in mano, e accomodavano la loro scena, di-
ne, in un'osteria o in altri ridotti 1
Il quartiar generale degli istrioni era. anche allora
^o del I » di giocolari, ciarlatani,
bagattcllisti. — 1 quali bagattcllisti, sia detto fra parentesi
li tulio, e anche i comici. — «Comeco-
otuto cosi stendere le membra 8 toroere le
come i bugattellisti, che (anno ved
in una commodia del Porta *). E in
Jlra: « Mi pareva una di quelle donne di legno che
coutrap ho portano i bagattellieri
lo mondo » 3). Bartolommeo Zito, il Tar-
lano nelle note alla I de del C , comme-
anch'esso, li descrìve col loro ufficio attualo: « se
parlavano corame a li mammuocciole do le
n*gattello » ')• li Zazzera scrivo che, avanti Caslelnum>>
Irti pottua p. 114.
Utnlogo. A. Ili, Se V.
') J* J I. E nella Fantesca (I, 1): E». « Farò cho lo
••'•ni ». _ N,>p. « . bagattella non fin vedere molte
B01» tè» non kkio ì ».
«Ili. voi. IH, Note.
— 54 —
gìiono comparire mille giocolali e salta in banchi la
sera e per questo, quasi lutti, ola maggior parie, dei •■•»-
valierì sono soliti di andarvi .. ).
Gli istrioni e lo maschero avevano già preso piede
Napoli, quando nel 1S88 CKambattista dal Tufo, parlando
del Carnevalo e di diversi altri piaceri e spassi, che si
veggono in Xa/ia/i, diceva :
Vcilii- n i ,| anni) allor (anti buffoni,
Trastulli e Pantaloni,
Che, por tutti i cantoni,
Con le parole e gesti e<l altri
frane muovere i sassi;
Sentireste d' intorno
Cento cocchi di musiche ogni giorno,
Come anco farse e tresche e imperticate
Da conto ammascherato,
Ed al suon del pignato e del tagliero
Cantar Mastro Ruggiero,
E simili persone
Col tamburello e con lo calascione,
Sentendo in giro chi da là e da qua:
Lucia mia Demagliala I
Veder talvolta comparir in scena
Con dolcissima vena
Presto e deatro, qual suol, Coear Na rettola,
Conici, Cioncala o Pascarietlo Pettata.
Cosi veder quel ballo alla maltese,
Ma in Napoli da noi dotto Sfessania,
Donne mie, senza spese
Vi guarireste allor febbre o ED *).
Eccovi, dunque, accanto al Pantalone, d' importazione
settentrionale, un' intera famiglia di personaggi !
rj Qiorn. dell'Ossuua (M». Hit.l. Ntu. X. B. 3t. fui. 26.)
I UiovanihuUista de! Tufo Ufi .iti Svolo X\'l
inoria BOC. <li 8dpiooe Vi N«[t. t«M0. — Pag. 86.
— 55 —
totani: Costello l) e Past nati a molto nv-
, Gtancettf, del quale «ncora vive il nome in molti
popolari, Cùoar NaoetUjla, tipo, sembra, efimerOi
-i potrebbero aggii Mèc Squagliarli,
cornuto eoe., i cui ritratti sono
•a del Callut. Tra i quali e'ò audio
> dagli enormi occhiali tondi; o c'è quel Mara-
■imIi' dal ri« -. m > !• • d-:l uomo, so non dol-
del terribile Fabrizio Maramaldo1).]] oalabn
fa rappresentato dal Gianguravlo, bravaccio, che, invoco
della sma^ inquiete amorose del Capitano, ha quella
delle conquiste culinarie. Un'immagine lo raffigura eoa un
-lo un po' brigantesco in testa, lunghissimo naso,
q '>. Produzione della fantasia d' un ara-
i reno la vita di questo o gli Bopravti-
mdo la loro maggiore o minore importanza
i questo tempo, in questa zona, nacque l'im-
m mortale veramente più di nome che
irattei-e, tteri, ne ha cambiati tanfi!
i immaui prodotta in M. Sau<l. Masques et Uouflbm
|800-2j I QOflM pìk aulico pare foas«
Q*vlk datala — Il Vocabolario nap. degli .\>-e. Filopatr. vuoto Coviello
•*«Jkv. te la forma sarebbo
•^(Ub otti» parola jacov ••rei/,-, arte liri, aulirne. —
^ Porcili voL XXVI. |, 180.— Sai napoletani ab. unrh,' I
■"*««: Dell' arte i-apj/res. premed. e airimproz. Nap. 16TO. P. 286 e aeg.
'jCfr. intorno al Patearielto Sand. o. e II, 872-81.
*) [>e Blaais Fabrisio Maramaldo e i sui» antenati. Aron. Si. Noi» '"■
il ciL Vocabolario (p. 214) prokmdu elio Maramao, voce ch« si
aai-h» per incoiar* spavento ai CanciaUi, iU I o sterno del monaeietlo
h fwatacnn e venga da jiapx: /«• mani' e (iaio «reo. arc/o t/i voglia
«**
i In rappresenta la fig. 12 dell' Ui.ttoire du tkédtre italien .1.-1
l**n*»ni (Paris 1728) — Cfr. Sand. o. e. I, 201 2, fig. 14, dol 1625. —
Taltnlu. pawiara alla pari* del Padre. Perrueci 0. e. P. 278.
— Rfi —
Pulcinella tu probabilmente un bullono volgare, forsi
un piacevole contadino d'Aoerra <> «li GifTone, capitato ii
citta* H suo costumo tradizionale] il camiciotto <li tela biauca
(la mezza maschere neravieo fuori moho più tardi;,
Obfl ne (armino Conginc. I omnia l'elevarono poi agli OBOI
delle scene. ia più antiea, olio so n'abbia, è, a mia
notizia, uno scenario di Giambattista della Porla , degli
ullinii anni, l'orse, del cinquecento ').
A Napoli si facevano allora commedie pubbl
è veri- ette si facevano che il 1581 furono | I
Bando della Gran Corto della Vicaria , pubblicato il
gennaio 1581, ordinava : »» a tutto e qualsivoglia
Bone che da oggi in avanti non ardiscano né
presumano ofi in luoghi pubblici ed &**.
dinarii, nò fare altri giuochi, nò bagattelle, sotto la pan
la prima volta di once 25 e d'un mese di carcere, la
conda volta ili quattro tratti di corde al pubblico agli uo-
mini , o di duo anni d' esilio da questa città di N.
territorio e distretto da esigersi irremissibilmente conti
dei trasgressori. Veruni, so alcuna persona volesse fa
fare detti giuoco! e bagattelle o recitar detto comedie
egloghe in sua casa, se le permette lo possa fare e
tare ». Questa proibizione è in relazione, sembra, culla
guerra cho a Milano, per opera di S. Carlo Borromeo,
o a Venezia, si faceva, in quegli anni, contro i comi
Senonclie, nel 1583, Filippo II concedeva alla Real Casa
Incurabili la metà delle rendite delle comma
l ■Iid ir, che si facevano in Napoli. — Bisogna sapere
a Madrid, il 156Ò, il Re aveva disposto che i cunei noi
') Vedi il boi lavoro di M. Sdiciillo Pulcinella prima <Ul secolo XJX
ia La Commedia dell'urte in Ila lia. Torino. Locarhor 1884, p. 1-
») Nuovi ttkh* del Bugno di Napoli. (Napoli
IHUU o Mg j Tom,. Vii!. Titolo C1AXX, Ne quid in loco public
l'r. Vi — Cfr. unu lettera pubbl. ia Scherillo, o. a p. iB7.
— 57 —
rappresentare .se non oej luoghi
ilernite (de ttion e de la &
gando a queste un diritto. Intorni) al ir>s:s, si
ituo pedala generale della città ty.
C&Sfl '' animata da • i ii. --ti esempli,
facend" valere le sue tristi condizioni economiclic. <•!■
-iniilo grazia. Filippo II Bcnveva il & dicembre
ai \'i ■;■! ■ Duca d'Osanna: « Poi- parto de eJguaoa Napo>-
Utanos db de 1"- [ncurablea desta Ciudad , me ha
io, tuviendo consideracion a quo la ne-
aquella Casa cs tanta, quo, bì muchi
socorrida del de la Anunciada, no tendria n
ra poderla supl servido mandar que, para los
tos quo alli se baz< lique la mjtad del proveohOj
que se repreeeotan onesta
ine el dicho Ospitai ponga persona 6 pò
quo cobro lo que assi se le mendicare, conforme fi I"
Qspitales so hazo on la villa de Madrid,
adonde reside mi rcal Corte » o autorizzava il Vice)
• estendo oegocio • . di far <:ió elio p}\ pa-
resse meglio. Ma non fu 1' Ossuna , eibbene il suo suc-
cessore < Mirami. i. che il 12 settembre 1588, dopo
Casa, die ne alla i
-La Casa degli Incurabili poteva riscuo-
tere la metà di questi utili, o dare in appalto questa ri-
dente fece ').
S« taluni la ni. sau.« don te, ltn originai dea roprùMutationa dramnti-
fasi «o Espugna, donaéaa par l'tklification raligiuiuo • Ticknor. o. e. voi. Il,
• ilL Pag. L25-8 — Sui cortili dati in Allo Uà quello Confraternite sor-
•eroi | i.atri di Madrid — Cfr. Riccardo Sepulvoda. FU Corrai <l<- la
Pihttù ApunUs /«ii vi //( bistorta del teatro etpaùol. Madrid. F. Fé. 1888.—
Aneto in altre ritta, come a Milano, (cfr. Cecchini. Dieci discorri ecc.
p«. at-ij, • Bologna I 'atri di h Bei. 1888, pegg.
3&»*l or» I' u*o ili pagar tributo a luoghi pit, monasteri, «oc.
*t «Ugnati. Teatro della carità ùtorico, legale, mistico, pottfco, in cui
— 58 —
Cosicché, !•' eia in quel tempo tin teatro pubblico di
[io ì — Il Celano dice : •< £ da sapersi chi
a Napoli un teatro la li lineato a od il Ho vi
aveva una parte di quello, che dai Commedianti
degnava. Basendosi rondato l'Ospedale degli Incurabili,
il Pio Monarca Filippo II dono questo Jus al dotto 0
dalo nell'ai, im 1888 per aiuta dei poveri infermi, euu
jus non solo 6 in questo luogo, ma iti tutti quelli, d(
si rappresentano commrdio da pubblici istrioni, che n
vi. ne. pagamento da chi vuole ascoltarle. ■ l). E, giacch
• subito dopo dio questo teatro tu nobilmente <■
l'ito dalla casa degli Incurabili e ne parla come se fc
lo stesso di quello, notissimo, 'li San Bartoloran
questo brano si dovrebbe conchiudere, corno hanno coi
chiuso vani '•'), ohe il teatro «li s. Bartolome èva
1683, Ma il Celano, se pur voleva dir questo |
ti <iiuw*lrano le operi' tutte della Rcal Sonia Casa degli Incurabili.
nexin. MDCCXXVH. Pftgg. 172- 3 — In una Platea dot aoc XVI,
vata noli" i I ^'l'Iucuivl'ili, i i \ ira le offgiuuto, quanta nota sci it
.il principio (1,1 «m-oIo sfguciiti- ; « Si noia coni :.i fatta a qu«
sunto spedalo dalla Mausta del EU Ktwtro Caltkolico Philippo secondo :
è donata a detto Baerò spedale la mila ili quello che perviene dalle
he ai recitano in questa ritti di Scapoli» 33, fr. 46. -
•..iitij Du'.u du Obsuiiu, allora viceré di questo Kui<uo. q.le Lro R.
si conservano originnlmcnte Mll* archivio ili quatta S.ta Casa dentro il
maxaipiiiii dilli brevi >, om. ecc. « In virtù della qualo prò» Mono queat
S." Casa ai ò posla in poaacaaione di esigere et affittare detta miti di pc
volili di coroodUi e già molte volli: l'have affittata » fol '.U!J —
Rlnflub) l'ogr. Conte P. Spinelli, eli- mi pernia» d'entrata uall'ArchMa
Incurabili, a il Barone de Marini», segretario della Caia, che mi fu
cortese d'aiuto nelle mio ricer
') Celano. Notisie del bello, dell'antico, del curiato eoe, ed. Chiarir
IV. 340
*) Per es. dal Chiarini (IV, 343) al ritmi « già nel 1583 era af
al pubblico il pili nobil.' latin il G Bartolomeo » edal Florimo, O.
V "I. IV. Cenni sui teatri di Napoli, p. 7.
— 59 —
è ri. grammatica non si è sempre sicuri!), spa-
iava. Il teatro -li s. Bartolomeo Borea un pezzo dopo,
abbiamo in dota certa. Né il teatro,
uni tstevafindal essere stato
latto ■ >| Filippo II non costruiva teatri; e, se
>be qualche positiva testimonianza»
erroneo clic il He cedesse una parte
del redditi, ohe l'erario cavava dalle commedie. La gran
ione, clic sarebbe stata! Il Re concesse all'Ospe
gli i inabili di Napoli, come già a quello di Madrid,
il diritto di esigere una metà dei guadagni dei comnie-
«lianti. Nelle carte dell'Ospedale, nei libri patrimoniali, non
appare ali Lesse un teatro nel 86*
\vi. ma, semplic diritto «li prelevare
la mota non era facilmente determina-
uiva e ti a coi comici per
un tanto stabilito.
Pr la lino del secolo, c'era a Napoli un teatro
pul ch'era posto, dov'è ora la Chiesa di S. Gioì
Quella Chiesa, alla line del seicento, si chia-
ra ora San Giorgio alla commedia vecchia. Il Ce-
la, lice che i Genovesi, nel fare la loro presente
Ctùesfl ita il 1620, « si comperarono il pubblico I
tro per le commedie, che in questo luogo se ne stava » ')•
Se non che, io [tosso anticipare ancora d'un batto que-
sta .1 ese aveva un piccolo orato -
ni.-! la Nova i Essendo questo troppo
angli- numero crescente dei Genovesi, che venivano
[ioli , il 1595 la Nazione chiuse al Papa di poterlo
fonare e vende lo, e zzo ricavato e con offerte
-a più grande: il che fu con-
i iv. m
ne dei luoghi «ieri della città di Napoli ecc.
V ISO), fot. 50. _ DI, Rio. Nap. sacra. Pag. 482-3.
— (>0 —
ceduto da ima iella di Clemente Vili. Ma intanto già
Nazione aveva comprato altro suolo, e precisarne*
pubblico teatro detto della (
<iucaii -I7in>; e poi, nel 16(X> e 1807, i ensuò alcune case d
s. Martino, e su tutto 1' insieme di questi suoli fece adì
on disegni) di Bartolommeo Picchietti, la nuova chiesa
magi arem a fundainentis , ■ • ita il 1620 ').
Può domandarsi anche» se esisteva già il Teatro, d
dei Fiorentini o di San Giovanni dei Fiorentini, dalla
vicina chiesa di questo nome. Questo teatro si
edificato pei commedianti spagnuoli, ohe venivano a Na-
|Miii, e quindi nel seicento, anzi, proprio, nel li>52, di
Conte d" Oiìatte *). Ma la \erita è che ai prii
anni del seicento. In una relazione del 1640 dell'Udii
dell1 Esercita per una questione io i lariis
liltuiu-ii <li i|iiel L'atro, m parla, traili altri (itti ani ti,
di quello del 1018 3). Credo che esso sorgesse in sosti-
lu/ionu del \<ti'Ìiìm abbattuto; tanto è vero, che, in una
pianta del seicento, la strada dietro la chiosa di S. Gior-
gio é detta della commedia vecchia, e quella innanzi
ila commedia nuoca. 1 proprietarii pagavi
un censo, noi suolo, al convento di San Pietro Martire
l) Dtbbo queste notizie, cavate ila antichi titoli « meni"
corti > ■ i' li ■ chiesa di S. Giorgio, Duca di Castellai
F. da Muri.
*) Celano od. cit. IV, 351. Chiarini ivi, 352. Florimo .
>) Balu I in ,i. c„m. D. Antonio Navarrete del 0 nov. 1640. h
di Stato, Carte diverse del gov. de' viceré. Fasdo W3. — Il eh. prof. A ma-
ini «libd la bontà d'indicarmi ({limbi, importantissima, a varici altra cai
dall' archivio di Sialo, riguardanti rose teatrali.
irte dei monai-h ri n, i ; .li stato. Voi. 784, tra qnelle
Pietro Martire 1 « IV. H-l. dt — Ecco intorno al teatro dai i
lini nn istruttivo perioleltn • t i Curio TitoDolhono : « Ali l'entro
S. Giorgio dei Genove* (sic!), ed altri, che si lacerano prorvaoriaino nu-
di lagno e pencavan sempre nelle forme comiche di verbosa scurrilità
- fil —
Questi teatri, a ogni mei! dovevail -niente
olio splendido ; ed eocene una pi-uova. Il Summon-
i la sua storia al tempo del Vie .-re Mi-
randa (1580-1595).!', a un punti» dal primo volume, tra
ragono tra la Napoli antica e moderna. Allora c'erano
ii, ed ora gli studii nel cortile ili S. Domenico,
i ci i teatri ,
anche faim izii ginnastici, e ora a in luogo
li i reatri, vi sono : la Piazza di
irtx quella dell' Incoronata, oi il Largo detto di
0 a punto a questo effetto, per raj i
i simili giuochi, per eserciti] di Cavalieri ( a manto-
in festa il j me nota l'epitaffio postovi da
line del | Conte di
liranda b '>• — Come si vede, il Summonte trascura di
1 primo membro del suo paragona. 3. Gio-
ranm l' Incoronata, S. Luigi di Palazzi.
• luoghi dove si facovano giostro, tonici, giù
arine, giuochi di tori '). Non parla di teatri propri!,
ano una quantità, o meglio, una qualità trascura-
la un rozzo palco, a dei gradini, o
quelli di Madrid : dove
ggerirono l'idea dei palchetti ); ecco tutto.
detto j>oi dei Fiorentini, più casto, più ooblla, più moda-
iato qìuintlo fi comincia a recitare da italiani.... ».
K quota • la più growia ! Si chiamava dai Finivutiiii , puivlie edificato
P"i lontano dalla chiesa di S. Giovanni dai Fiorentini 1 E il teatro, più
«*• p igni-* Italiane, servirà per le «pagnuolo! — Cfr. JV
GtaU 4* Napoli e dintorni — 0.' ed. Nap. 1881. — Pag.
... ■. . i. cap. IV. (Voi. I. pag. b7-8).
•lUlv egli alluda, posta poi al muro del Palano Reale,
*** I» «Ut* del lóflOe parlava dell'a/va apparecchiata 7»" Mi
■antmf uè tptclacults si, tqut Kabercl. Cfr. Par ri no. Tea-
••«roiu. e politico, ed 1091-4.-1, 306-0.
ì I. Sepulveda, Tirkuor, opp e.
— 68 —
Di teatri, monumenti artìstici, oc n'era appena qualcuno
allóra In Italia; c'era \' Olimpico di Vicenza, fatto s
disegni del Palladio.
Ma nelle umili case della commedia comparvero att<
geniali e nacquero tipi artìstici, che fecero poi il giro
del Biondo. Come ho già accennato, non si nanne ti»
certo che venissero a Napoli quelle compagnie di prim'or-
dine dei Gelosi, dei Confidanti, dogli Uniti, dei I)
dagli Accesi, che si formarono nell'alta Italia, e passarono
anche le Alpi. Chi sa se Napoli vide mai quei i
amorosi, quelle prime donne, servette, dot t- ni. r.-ipitanij
quei FUsoii, Lelii, Capitani Spaccato, Isabelle, France-
sine, Arlecchini, che la storia chiama Flaminio S
Francesco e Isabella Andreini, Silvia Roncagli, Giulio Pa-
squali ? Do momento mi parve d'avere in mano lo provo
della venuta in Napoli d'Isabella Andreini. Infatti, no
' poesie; del Marino, ci sono due sonetti : Per lo
(jnora Isabella Aialreini, mentre recitava una trag
Caggia il gran velo oosaj; voggiasi intorno
Dar bolla donna altrui diletto e pena,
Chfi in su In nera Q luminosa scena
Faccia a Venero, a Palla, invidia e scorno!
A sì dolco spettacolo giocondo
Dian le sfere armonia, lume le stetle,
Sia spettatore il ciel, teatro il mondo! 'k
Ma, pensandoci meglio, mi accorsi cheli Marino poi
anche vederla altrove, tra il 1600 e 1602, nello sue j>t
') La lira. Rime del cac. Morino, ecc. Venati* [675 , pagr. 10. A
noli* ' I «pigramma per lanbetU Andreini (.?<t. Venezia 1636,
p. 287). E con uu sonetto ne pianse la morte. (Cfr. Lrttcrr ifl. i
nexia 1612).— Un capitoletto intorno alla Andróni è negli: Illa
mulierum et illuttrium litUrris tirorum elogia a Julia Cattar* Oa§
rio eoe. ecc. Nespoli, opini Io. Focobum ot Gonstantinum Vitnlera. U
Pag. 206.
— 83 —
iasioni per l'Italia, quando Isabella Amir-im i ani
partita ancora, t'ultima volta, per la Fi
«n'è noto., a Lione, il 1604.— \ ho la storia
lagoia dei Gelosi non è cosi scevra di lacune
che DOS ^to da collocarvi una venuta a Na-
ti. Anzi Francesco Battoli accenna faggevofaneoto :i un
■ -Lini, ch'era de' Gelosi e che, poco prima dal U
trovava- tei regno di Napoli vagando ■ *),
i- fondamento si può fare di un accenno cosi ;mi-
tguo?
ce le sue prime armi quel Fabrizio de For-
nnris, che, divenuto celebre sui teatri col nome di Cnj
■■dritto, andò in Francia nel 1584 colla compagnia
tei < Parigi stampò la commedia l'Angelica,
da lui scritta sullo scenario che gli aveva regalato un geQ-
luou tetano. Mori nel 1037 -). Il Capitan Cocco-
drillo, vai -roso e millantatore, si fingeva e parlava spa-
gnuotu. — Un altro comico napoletano di quei tempi fu Aiutilo
i col nome di Dottor Spaccasti
nolo, a Granosissimo comico fu costui, il quale fioriva in-
l 'al Regno di Napoli, dove per qualcli
uà comic» professional passò egli in
Lombardia, e quindi in Firenze, in Bologna, in Yui'vi.i,
lo altre prime citta fecesi conoscere per un gran com-
*Q«diantt' ìo nei lazzi, pronto neOe risposte, lepido
i faceto, e sopra ogni altra cosa, infinitamente studioso,
-«ili. Notitie «otto Bruni toI. I. Per la «tona teatrale del 500
W rArrhivio di Stato di Napoli una offro, ti può dir, nuli». Tali
Ma «ratio , se mai. nelle carte privato dei Virane, che le portavano
nel la» ;uo, invece, «la Curio 111 iu poi, collo
■Wirn di una corte principesca con relativi teatri propriL
t. Battoli, Noi. I, 230-2. — Fi rome. Ad. Bartoli. Serti, itud.
Toru, 1880. — Prof. CLXIX. — Cfr. M. Sand. o. e. I. i«>-6.
— 64 —
i una somma riputazione e fu tenuto in cono
'I uomo veramenlo negli studii fondato o pieno di u
-.■dizioni. » ') — Un altro, nativo «li Bitonto, in
(ììmv.mi Donato Lombali 1" dotto il Bitontino. Co»!
lettera!-, come tanti altri, stampò una commedia: Il For-
tunata Amante. (Messina, 1589), e mi libro di l'ini
i commedie erano allora prece- 1* da prolo-
ghi, brevi cicalati!, di materia svariatissima, e anche lou-
i.iui.-siiua, nella -juale si tiiiiva sempre per trovare un'ap-
plic.i/i-'iic alla recita, eh' era per farsi. Quelli del BilotH
lino trattano, per esempio, del Tempo, dell' Eco
dell1 uomo, della vanità, d' Eraclito e di Democrii
■ dell' argomento comico, dei favoloso numero terna,
\ecc. ecc. ecc. In un prologo In lode di A
Cfci r altro: o I virtuosi giovaui si esercitano di conti n
in maneggiar cavalli , in giostrare, in rt >he,
in comedic et in varii virtuosi esercisti di musica et
balli.**) — Un Guglielmo Potili-, napoletano erane] 1567
tra i capi di mia compagnia comica, clic si formò a Go-
ti-iva. ') — Lazzi Napoletani < ti lombardi: di.
il proverbio in corso, consacrando cosi la specialità degli
artisti napoletani i).
Il più grande degli attori napoletani , il più illustre in-
') F. Uartoli ivi II, 848-4 l'ubbia* il 1610 a Bologna: t'mttartich*
ridkolose etimologi: recitate in commedia da Anùllu Saldano detto Sp
castrummoio napolitano. — Ed nuche il prologo: La fondazione e ori-
gine di Bologna Cavata dalle tue etimologie.
*) Nuovo Prato di Prologhi di Giovan Donato Lombardo Bitontino con
ita ii nuovi et varii prologhi dell'aleuto autore. Opera diteti
ijuai narra molte curiosità antichi:, ove s'intende li nomi di tutte le genti
ch'era in quel tempo. In Venetia MDCXXVIM. Appreso to. Iinl.orli.—
È la 3" ed. — Cfr. F. Battoli, ivi. i, 301-4.
*) Prol. X.
') A. d'Ancona. Il teatro mantovano. 1. e. VI. 3C.
— 65 —
tore di tipi, fu Silvio Fiorillo, elio creò il Capitan Ma-
oros , mnro«aa - mori , e dette il primo impulso alla
; 'li Pulcinella. Il Perrucci dico addirittura che
•■'/ Pulcinella '). Tra le sue opere co uè una fo-
nt oL-ua: La ì te con le ridicole disfide e.
di Pulcinella ( Milano 1632 ) 8). — « Per fare il
OapHano Spagnuoio — dice il Cecchini — non ha avolo
• hi lo avanzi et forse pochi che lo agguaglino. » Quanto
al Pulcinella, ora un buffone, o meglio, un nome di com-
media, come tanti ali: i, elio non aveva acquistalo un con-
tenuto, più o meno fisso, ionio avvenne solo più t
U Fiorillo trascorse in patria tutta la prima parte della
su poli il 1584, v'era il 1509 e 1G00, quando
chiamato a Mantova, non potè recarvisi, perché malato
Faceva il direttore di una compagnia comica, com
paro dal seguente documento.
In una Platea del Secolo XVI della Real Casa degli
i. in una nota aggiunta del principio del secolo
XVU. fatta la storia della concessione avuta da Filippo 11,
a In virtù «lilla quale provisiono qucsl
Casa si è posta in possessione di esigere et affittare detta
miti liti di comedie e già molte volto 1' have af-
fittala a Giulio Cesare Laudi li elio , a Carlo Fred
lo, a Bar.° Zito, et An\b° bon' Uomo, ad
Agostino Veìasquet , a Natale Consaloo, et altri in di-
»wsi tempi, come nelli libri maggiori si nota » «).
nitri, o. e. p. 293.
^fioriate «oche molta altro opera P. Rai-tuli. Notila occ. 1, 223-0 —
•^MtMM Civico Principo Filangieri è una masehtru, «uppo«tA <M l'ul-
«■*• fiorìlliano. - (Coiaio 1 388, p. 238).
*ì k. Battoli. Sanarti ecc. Pi-cf. p. asa — D'Ancona (Il teatro man-
**•*»>««. VI, 350-1); dove sono riportate ale iu»ni*critleda
KapU. And6 poi a Mantova il 1616 o v> ara ancora il 1(121 — M. Santi.
ira.
*> Aldi, dagli Incurabili. Platea cil. fot. 34D.
— IH) —
Abbiamo qui una lista dei capicomici napoletani dal I
in poi. — I due primi, il LauditieU i ■• il Ffodi, non
noti per nitri documenti. — Il terzo è il nomi; glori
del Capitan Matamoroe. — buon'edizione napoletana del
1608 del La ('titillando.. Egloga in Napolitano, e to-
scana lingua di Silaio Fiorillo '), sul frontespizio é H-
> col suo costume teatrale. Piuttosto pingue, volto
pieno ili gravita, pizzo o baffi, cappello piumato io i
ire a lattuga, con la sinistro solleva un gran manto,
nel quale é impacciata il fodero «Iella spada, colla d,
icnpuuiia la spada. Ha un piede innanzi in atteggiameolo
da schermitore. E c'ò poi in ottavo alternate spagouole
italiane: El retrata ■ itan Mattam
Al quo daara aaber quion fui*, cn ol mando ,
Y or, ol mas tremendo y valoroso
Capitan, sin ygual Marte segundo,
Enonn'go del ocio, y del roposo,
1 1, que lui/ e il |TO profanili >
nblar Pluton y osuir uempM p
Quo al Inflerno do baxa y apague li»
Con Eolico soplo aquel gran luogo,
Se 'I saggio Apollo vorrà in me.
In breve spatio io gli diro citi sia
Questi di guerra gran maestro e d'ami. >,
Terror d'Imperi e d'ogni tttooarohia.
È il capitan Mattamoros !
A quel ter ri bl e y furioso
Ter remote del Ayre y de la Tierra,
Que puede desbneer. desini ver luogo
El eie), con la mar, la tierra y el fuego !
') lu Napoli, per Tarquiniu Longo tiXw — K dedicata a I>. A.B
i a ili Gravina. Varii eoaotti aU'uutoru 'li Antonio Carnevala,
di Kabntii) Cimano, .li Daniele Geoftlo ficcigftllù, iti Salvatore Starano i
-•»
— 67 —
agilità, descrivendo meravigli.
Pues solamente «1 otro dm, queriendo
Calcaree sus Uotillas, àiù 80 el suelo
Si gran patada y de valor tremendo,
Que rebombó basta al mas alio cielo,
Y en el profondo, quo Pluton, creyondo
Que se gondiesse el mundo, presto a buclo
Suino en hi tierra y le rogò quo tanto
No diesse al centro terremoto y espanto I
Iiar.° Zito ó Biirtolommeo Zito, noto scrittore dialettale
"apoletano , autore sotto il nome di Tardaciiio , di un
"Otto e curioso contento alla Vaiassi'.idc del Cortese, pub-
tlo il 1628. Le altre sue opere, tutte drammatiche,
^Ostarono inedite. Brano: // Corrado , o cero la presa
& Napoli, Lti crudeltà di Medea, cavata da] Dolco; La
Gerusalemme libera rtpresentasione drammatica,
1,1 tre giornate, la Lucretia Romana, il Polifemo , la
J*uz;ia aTOrlando '). — Nelcomento alla Vaiasseide, ac-
cenna a un punto al nome u" un comico, che forse
partenne alla sua compagnia, e del quale riferisce mi detto
burlesco: a Gian Gregorio d' Auriemma — egli dice —
■ ■, b, Pa&cariello a la Commedia, soleva
•jea se fosso stato a tiempo nuostre noti averria
ilo le culonne d' Ercole ncuollo pò fi all' ultema paile
de Spagna; ma s' averria puosto no pignato mmaretatj
ululano de la deritta, e na Goglia potrita (olla podrida)
» la spagnola de la senistra , e elicile portannole pe lo
luto d'icore co cchiù raggione: Non /
') AHiod, Drammntwii*t — V~li prima edix. (Roma IfiTiA), dov« parla
^h op«r* li n-ii autori, p. 583.
p. M-5,
— re-
cai] lui ò nominato, come socio, Ambrogio Buono
Faceva da Covietlo. Erano attori del volgo, dice il Fui-
doro , vani anni dopo, parlando di lui e dèi Pulcinelli
Andrea Ciuccio; ma di tale voga, di tale concorso , chi
inni poteva venire e rostare a Napoli una Conoersasìont
(compagnia) forestiera, se non li accoglieva tra » loro >)
Agostino Velasquez 6 ignoto. Sarà stato, a giudicarne
dai nome, dei primi oom 'i spagnuoli venuti a
poli. — Natnl.i Consalvo e nominato in uno dei Libri
maggiori: Che si conservano, «lugli Incurabili, 1613-lGlO, a
Col. 580, con questa nota: «Natale Consalvo detto Mudammo
Diana e Verlolinn in Commedia. »> E a fol. 534 sta ao
tato un pagamento da lui fatto di Due. 1 10. cari. 3. gr. 6
Vèrtolino è, per quanto io sappia, una maschera igni
Madama Diana era la fantesca vecchia, quella che i Fio-
rentini chiamavano Pasr/ueUa ; una di «mello donne ca-
riche d'anni, che si lisciano, s'imbollettuth. , don<
ancor giovani ;!). Tanto lui, quanto i precedenti, furom
tutti capicomi'-i e tennero l' appalto dal teatro pi m
KJUi. Dal 1616 si trova un' altra serie di n
Pulcinella era entrato in canino. Le (arse cavatole, qui
sparite dagli usi del volgo. Lo stesso Bartolommeo Zito,
nel descrivere lo costumanze nuziali napoletane, di
j >riesso lo juorno che li zite se vanno a uguadiare, e tor
nato a la casa vene li pariante, e l'amicc eco li
vottafuoco, lo sìsl anello e l'arca, se mettono a ballare e,
ballato che hanno, verino a la lecenziata, se spensi D
COOfiette e le ccose doce, e quarche rota se /ice fa fjuar-
l'arsa Cacaiola. Clicsta seiorta do composizione eje
') Fuidoro noi* al Bnofli MS. Uil.l. Nu. X. H, 60 — i«\. ir I
*) Yerlotina in dialult» nni-oletano significa una sciolina bastooMuf
*) A. iVrrucci. dine rappreventaliva meditata e all' intprotr. *
1009, p. 3fr7.
— 60 —
.irlo a le commeddie atellane, perché Don hanno ne-
sciuna forma ile rappresentazione drammaieche; né tam-
ponno assomigliare .'i li poemnie antiche! cchiù
je na certa spezio de satera, pe chesto creo
non s' ausano cchiù » ')•
Questa nota illustra un brano del poema del Cortese,
il padrone promette cosi alla sua serva, afflitta che
non si fa pel suo matrimonio:
te voglio con ten taro
E foraggio rao mo foste de truono
E no schiuo de farenco abballare
Cìento cascarde a tiempo do lo suono;
Ma na farza purzi farraggio fare,
Na mpertecata do no mastro buoni i,
Forzo d' Ercole, e po' li mattaccino,
E tuinetamice tutte li vicino *).
li. il ella Porta e il dramma erudito
fu rappresentata per la prima volta, in-
e di Miranda e alla « maggior pi
■ri e della nobiltà di questo Elegno,.. .da vir-
iì », Y Oli commedia di Giambat-
irta. Il Prologo cominciava: « Eccellentissimo
ne gentildonne e voi, generosissimi
Spect : - . tratti dalla fama della bellezza d'Olimpia,
«ro degno apparato, con grato silenzio e con benigna
Udo questa sua venuta , eccola
Ella non pensava di aver a comparire fra
cerchi di si ampio teatro, né fra si gran numero di
'I E4. P 156
^Cortese Vaiai»"
— 70 —
nobilissimi spirti, di peraODB di lauta autorità, uè di troppo
severi e .scrupolosi giudici ili bellezze di donne. ...» ')
Piacque moltissimo. Un poeta del tempo scrisse di
questa recita:
Clausa jacebant humi circuir» Risusquc Iocusqua
Lugebant triste» Scoena decora Patrum.
Prodiit at post-iumu sublimi* Olympia Portae
Stai, patet, et laetis additur alma Venus.
Speclatum admissi cives modo plaudite. Plautum
Reddidit on tandem blanda Talia suum. *)
Pompeo Barbarlo, dedicandola a Don Giuli'» Gesualdo,
loda cnsiui, che non ha a per le sannesrhe e disoneste
dir si fanno all' improvviso (come han quasi gran pf
di quelli eli' io conosco), perso il -;usto delle comedie
gravi et arteficiose, » e s'augura, inoltre, che 1' Olimpia
« darà anima a belli Ingegni di rinnovare lo stilo antico. »
Queste parole ci confermano il fiorire a Napoli della com-
media doli' arto, e ci affermano 1' opposizione , contro il
gusto dei molti, dei pochi, amanti dello stile antica.
( Kambattista della Porta fu il grande commediografo na-
poletano , della seconda metà del cinquecento '). — Le
') L' Olimpia Vomedia tiri tignar 'i.nvambattata Arila Porta Nnptt-
lirtano. Ih Napoli appruWO lloraiio Sulviaai 1589 — La ded.* è di Pom-
peo Barbarito , in data del 15 agosto 1580, Vi ai dico cho l'u falla nei
suoi (dell'autore) primi anni — Es. alla Bini, dei (foratami m
•) Innanzi alla I'iitclopf trittjtrMnmedia. In Sajiolì appresso gli heredt
di ifattio Cancer. hdxci — Bibl. Brancncciana.
■'j 11 Porta volle far tempre credere cho le commedie erano stati scherzi
della sua gioventù, ai quali non dava nessuna importanza ( V. prologhi delle
com.). Un suo editore dice che il Porta ; < per sollevarsi alle volle dai
più gravi componimenti ti ritirava nei giorni più caldi e noiosi del In
«alate in uiia sua aiucniwiina villa, dovu porche egli non sapeva vivere
nell'ozio, si tratteneva Bpiegando i suoi morali pensieri con rappresen-
ta re nei componimenti comici e tragici 1' intricato altioni dell' umana
vita con tanta facilità e ftlidtÉ d'ingegno » (vedi Dedica di A.
— 71 —
mmcdie «lei Porta sono ani mmedio latine1, solo
rado, in alcuna, si sciite, come una risonanza d'
fel|>i , d'alili Costumi, ti" sii i Ma. DOflO-
ntc l'i» hanno un'impronta e dai pregi
lutti proprii. l nodi, I ioni, i caratteri «Iella com-
mi i -ii -reati, fecondati nella I Ioli' au-
re. Tutto si riscalda, si EoodD, SÌ riiii|iast.i; la comme-
dia vieu tu. ai lrauca, spigliata, vivace. 1/ intrigo e quasi
sempre dal solito stampo: un gì osa una giovane,
la loro unione é avversata da qualche ostacolo (il pa-
lre, un rivale ecc. ) ; I' ostacolo si vinco per I' opera dal
irassita, e un riconoscimento (inalo (reso
rapimento dei Turchi '-'') > la
questo intrigo si avvolge o svolge mi-
ral»ilniontc : l'azione lira dritto, senza scene superflue,
sena ristagni. Il dialogo e chiaro, reciso, senza pretensio-
ni d'eli i«jueii/a e di declamaci ■. Gl'innamorati parlano,
oppa arguzia e concetti, ma far parlare diver-
innamorati da comedia! Il Porta ci ha mi
l 'tlltO. —
*tU tirila (i i-»t4ima, Hftlltt Tabernari*. Ronci^liono 1016).
U pruu eommwlb a *u»mpa è L' Olimpia 1589), li Quadrio (a '•• HI»
%éU ■, In Nqpoii per Lttcretio Nuoci 1584; ma *!•:■■■
teatro dot Porla cfr. duo nrlicoli del Fiuivntiiu. DI I
S. Ili, 1880, W— 118, 329— 343,
■ tanno tarli ti rlnli l [irr-
"a*r: :io lsf7:i). — Quando non
*L lai Mr*o dtlU ■ delle» coiuedie del l'orla fatta da G. Muzio.
') Cini ^iia Sortita, noi dut Protetti ricali, nel Mòro, che appartengono
1 T*' (fruji|»ii, [■• i ili eoramodii roma 1 ■ iim del 500.
fi ipu!.- •• .li Sforza dogli Oddi.
.*. (A. 1. S. 1) la mudiv racconta: « Thvodosio,
i
»*Ub»Po«il:; tto da una galeotta di Turchi ►.
— 72 —
Alla coppia unica, doppia, tripla d'innamorati e neces-
sario accompagnamento la coppia plautina «lui Capitario
I J'tunssifu: il Capitano, eh* è Pantaleone, V
Ionio, Trasimaco, Gorgoleone, Dragoleono, Danti?, ae
Parassiti, eh' ó Lardone, Panfago, Gulone, Mastica, Fa-
gone, Lupo, Ventraccio ecc. Chiave dell'azione sono gli
astutissimi servi: Cappio, Trappola, Truffa, Capestro, For-
ca ecc. ') Un altro personaggi", ohe apparisce audio coma
tipi, fisso, ma più «li rado, é il Pedante: Proto- 1
N:irti«-<>ioi<. , o stadie, fai! >. per lo più, alle burle
del paggio <> dui ratjazzo.
Il parassita e il lirici, della «ola. Sono straordinarie le
espressioni, ohe sa trovare, por effondere la forza
derfi, la pianezza delle sue gioie. Leceardo, per dime
una, ohe ra in prigione, parla cosi ai birri: « Avend - En
a morire strangolato, ponetemi di grazia un fegatello in
gela, ilio, quando il capestro mi strignerà il collo di fuori
la gola, strignerà il fegatello di dentro, od il sugo che
leni giù od conforterà lo stomaco e'1 polmone, e «meli
che asce; ulna su, mi conforterà la bocca
cosi, morendo, non mi parrà di morire ' ■ - Birra: «
non cammini presto, ti dai*ò delle pugna. » — Leccare
a Almeno dita ai confrati, che m* hanno a ricordai I
nima, che portino se«o scatole <li confezione, e vernai
eia fina, che mi confortino di passo in passo. » — Birro:
a Non dubitar che andrai SU un asino con una nutra in
testa, con trombo e gran compagnia, e il boia ti solleci-
con un buon staffilo. » — Leccarde: « O perdile .li
salsicce alla Lombarda, o proi iture, morrò io senza gì
starvi; o canova, inni assaggerò più i tuoi vini; j-r
Dio che coloro che t' hanno a goden mìni
') « Pensi che aieuo finite lo stampe di quei Davi , Soni a Peeudc
delle antiche oomedief » (La Fantesca, I, 5).
— 73 —
iudizio, e non sciagurati che t' inino. Addio, galli
d* Indie, capponi, gaffine, e polii, non vi godrà più nati a1).
Il « i gonfia le parole ole frasi In sua lode, salvo
alle allo bastonate, e a ripigliare lo suo
lece, quando e parli!" il bastonatore. Qualche volta
lo allusioni ai fatti storica del tempo gli danno maggior
sapore. Cosi al Capitan Gorgoleone, ohe gli demanda di
-ono le lettore recate dalla staffetta , il servo adula-
ndo: '.< Di Filippo IH Re di Spagna, offrendovi
■ Fiandre, contro il conte Maurizio. L' al-
11* Imperatore, implorando il vostro ante nelle mn*
luzioui dell' Ungheria. Del gran Turco, clic si trova op-
pressi! dai Re di Persia e dai suoi sdiiavi ribellanti. Del
Po«!. ; ■ ho vuol farvi gran Contestabile del Remi"
li, ecc. - s) — Talora comparisce il
ignuolo. In una commedia ne son messi due
a fronte, che dovrebbero venire alle mani. S* avvicinano
come due mn mordenti'. « Yo cstoy aqul b — dice Pan-
taleoee. « V yo tambien estoy aqul , » risponde Capitan
Dante. — a Sue a las armas !» — « Sus à las annasi » —
• Uegaos , fanfarron ! » — « Llegaos , picarazo ! »
li . tuli' a un tratto , mutano tuono : Pont. « 0 I
"•s de V. M., S.n.r Capitan Don Juan llurtado,
•JcMeudoza, de Rivera, do Castflla -. liana: Baso a V. M.
«es las raanos y los pies, senor Capitan Don Pedro
ii. l'aluda, y Cervellon. » Pont'.
ob, comò as partes, y tanto Derapo qua no lo
«tot » — Datite. «Vengo de las Indias, ecc. 8). — E i
"toc, a ^nin mei ia «lei gonzi, ohe, fidando nel loro
^•tere, se li erano scelti a paladini, vanno via a braccet-
■■<■ fratelli mali.
*)la Qóappinaria,
Foniate.
— 74 —
to. — AJtra volta , ò uhm spagnuolo, clie giunge lai
ni di fame, dallo Fiandre. Vuol entrare per fona in una
credala osteria, e si vanta ili essere : « tan bion na
corno ci Bey de Eepafia ». « Povero Ho di Spagna —
va Cappio — che ogni villano eapraro, che viene da S|
in Napoli , dice ossero cosi ben nato come lui ! i Fnt
nette stanza, dove la comitiva Bta cenando, si gitta coati
un lupo, sui cibi e, divorando, alterna ai bocconi le
torio e i più die arditi complimenti alla gio urna,
protagonista della commedia. « Quiero contar la yoraada*
quo homos hecho en Flandras con el Condo Maurici») ».
B poi: <• Por vida del Rey mi Sefior, que Va es la
iosa Sonora, quo haya en el mundo »; e poi di mi
".ira, y.i lo .juiero contar quantos torneos he ganadc
y quantos gigantea he muerto, quantos castillos encan-
tados he derribado entonces, quando yo fuere cavallaro
andante, j todas mie hasaftas » ').
Il Capitano, speciaknentu spagnuolo, e il Parassita, del
le condi/ioni del tempo , dati 1 misti comici del pi
napoletano, erano certo i tipi , che più facilmente pi»
vano,»,! elio, quindi, più (UTOno coltivati e svolti. — Mono for
tuna poteva avere il Pedante', uno dei quali ecco con»
s'annun/.ia: « Ego sum Protodidascalo, Gimnasiarca, ludi-
-1: 1», 1 1 r-titiitorc e rod integratore del romano EJoquU
Fama super aethera notus. » ») — Oltre lo spagnuolo
nelle l'ommcdio del Porta comparisco una \olta anche ut-
tedesco, tavernaio imbroglione del Cerriglio, che, ii«-hiest<
di servire a una [urjanteria , ci si presta subito, roti
tierissimo, 0 esce m questa bella sentenza: « Noi altri Te-
deschi averi! gran privBege , rare quanto piacere a m
poi due clic stare imbriache I 0 3).
'i Nella Tnhernana.
«) V Olimpia. 1
') Neil» Tabernaria.
- 75 —
ino, del resto, neanche ò risparmiato. Giù,
altre commed Porla, era comparso come
Giulio Cesare Capaccio «lite dio il pa
era introdotto sulle scene dagli 1 1 istrioni come
cosa rìdioolosa ». l) — Nd Porta, unii volta e e Giaeoco,
veccl filò, mezzo campaguuolo, ohe parla ba-
lano. Un'altra volta, Patmaorfo, povei i ••<>, pau-
roso, chi a nobiltà, grandi ricchezze, coraggio. In
ijo incontro con Omonc dico ; « Me chiammo Pan-
ummavieiito, gentelommo napolitano de Sieg-
• — Om. : « Il vostro cognome 6 a proposito a tutti
'—Pan: u Ma (Jssegnoria mettile ve la coppola. » —
copritevi di grazia. » — Pan: o Non me lo coni-
no lo ffarraggio. » — Om.: « Vi priogi» a
b — Pan.: o Chesso non pò essere, ea non ag-
gio auto patrone a lo munno , che pozza commannare
uù de bujc. L* ssignoria » — Om,: a Noe mi
penare, di grazia, copritevi. » — Pan. : « F, debito
ire accossl. » — Om.: « Non la finiremo tutt'oggi,
tani tutti siete cerimoniosi. » — Pan.: g Mo si,
«me raettàrraggio la coppola, ca me lo commannate » 8).
U comi Porta furono recitate per lo più da
Baiami e in case private. Noi prologo dei Due fr>
detto : o le alno suo buone .sorelle, che in pub-
- privata comparse sono ». E io quello della
Fate quell'applauso, che siete degnati di fare
.10 » '). Il che paro indicare un luogo, un
a forse questo la casa dell'autore, aTo-
argo della Carità, dovo ora han messo una la-
<mtt„ ai prmcipm dei s*r, XVII. (A.
Il B37),
iCir. «or-L. VA*trologo.
— 76 —
pide? *) Potrebbero essere un'allusione le parole, die die
nella Trappolarla, la vecchia Eleonora, giungendo a
poli e cercando di riDtracciare una certa casa: a Mise
clic abitava alla strada Toledo, vicino alla Carili ed i"
già in quella » *). Ovvero, quella .sua villa verso la
o l'altra, detta delle due Porte* 3) — Talvolta poi gli
erano anche (e questo s'intende) i comici li inumili
La Sorella, eli'ó una delle più belle, fu recitata io
o almeno per cura del sig. D. Francesco Bianco, die
usò ogni diligenza, e volle « honorarla di sontuoso
parato, t 11 Bianco era molto amico del Porta, « ci.
chiamarlo il gran Francesco e I* Alessandro Magno 1 1
nostri tempi ». *)
A proposito, dei dilettanti napoletani di quel tempo, 6
bene ricordare die uno dei principali era il padro di Gian-
battista Marini. Lo stesso futuro gran poeta ora Ira
citanti, e Allo studio delle lettore, — dico un suo antico
biografo — oltre la naturai sua inclinatioue , bebbe due
potenti incentivi, die nella sua resolutiono lo confermav
l'uno fu la splendidezza del Padre, poiché in casa sua di
continuo, per hiiiioiato trattenimento della nobiltà
passatempi virtuosi di egloghe et commedie, nelle 'juali
esso et il figliuolo (e questo con meraviglia d'ognuno pc
la vivacità sua) recitavano ; l'altro, l'accadomia da lui fr
quontata di Giulio Cortese, soggetto di lettere et in qt
tempo famoso. » '*)
•) Culano. HI, 12.
») A. V h. I.
) Odano, v, 259.
') Dwlica al Bianco in (lata 12 aprile 1004 nella «dia. aitata d
i Vita il,! i>i,-. Varino «li '»'. B. BaiQcea. la Veiretia «dcxiv.
Cfr. ancho F. Chiaro: Vito del Cav. Marmo. Nap. 1815, p. 7. Nella
trrr. à«ì Marino (Veu. 1027 p, T.]) ni acumina alln rappromutasione
in Napoli (tra il 1590 e 95) <ti una conwdia di O. fi. Manao.
— 77 -
obliamo vedere il il" iroscena <h queste società di di-
ati 1 Leggiamo il Prologo della Furiosa. Esce Momo,
-Piazzando, e \, a, a, che spasimo! a, a, a, che
crepo! a, a, a, che muoio dalle risa! Ma chi non rides-
se? (jiil dentro ai ia frotta di apensierafi, per non
dire una Diandra 'li buffoli , che vogliono recitare una
• che piacere, o che spasso m'ho preso de
>. mentre tacitamente sono stato da ao canto ad
li. Alcuni son maschi, e, vestiti di panni t'emmi-
•no darvi ad intendere che son femmine; alcuni
I ialino accomodato corti barboni al meni «,
io far credere che son vecchi; alcuni son dottori
e letterati e tingono lo sciocco e il balordo; altri soldati
lero per un pelo, che il nero
i, e si fingono capitani vili e timidi e si kasci&no
bastonate da sordi ; altri onorati e si fingono ru-
fi», ; ^gio ; altri son cavalieri e ricchi o dtaoa
dssou se biavi, e vilissimi uomini. Talché ognuno
«di' esso, l'età, la perfezione, il nascimento e i
Che più ? bau fatto quelle easucce di tavole ver-
de e vogliono dare
lero che sia Napoli. Che pitture eoo queste ì li
jiiuorc deve avere avuto carestia di colori, di pennelli, di
tempo, e d'ingegno ancora. O che olio puzzolente e quo-
lette lampane! o che meglio ciascuno di loro andasse
o il suo esercizio e gli renderebbe miglior conto che
tor commedia, e voi altri andassivo per le vostre faccende,
[UOSta giornata inutilmente; ch'il) non tanto
•Iella loro vergogna , quanto della vostra
Molti di costoro, elio non bau bene
» memoria la parte loro , or che si veggono innanzi a
dota udienza , &' affaticano d'impararla; altri non sono
urtati fra loro e in si breve spazio ridotti in un can-
ino, gridano, fan quasi alle pugna; altri sono
— 78 —
così sbigottiti che negano voler comparire qui fuori. O
elio umori, dispe eoupigU, guazzabugli fra loro!
L'apparalo o l'uditorio? Leggiamo il Prologo dell i
rio: « Oh elio pompa, o .-tic superbo spettacolo è quest
ohe oggi si rappresenta agli occhi miei! Quanto si vii
mai tanto ornamento di si superbo apparato ? \
jIi alti palazzi, i dorati tetti, le ornate logge e i sacri tom|
della nii.i gran città ridotti inpicciol seno, e d'una Napt
sorta un'altra Napoli! » — K finisce: e Ecco qui ta
compagnia di nobilissimi cavalieri, che vogliono recitar
una commedia a questo bellissime gentil donne. Voi, dun-
que, con la piacevolezza dei vostri angelici visi, aggradite le
loro fatiche, acciocché poi, con maggiore animo, ve ne i
presentino dette altre ».
C'erano i critici, e, in varii prologhi, il Porta ri
ii BUOJ 'litici. Taluno diceva: « Questa parola none b<
cacce volo; questo si polca dir meglio alti-intenti ; qui
è fuori dello regole d'Aristotile, quel non ha del \
nule. » « 0 goffi che siete egli rispondeva — che le
no giudicate dall'applauso universale dei dotti di tut
le nazioni, perche si veggono stampale; per tutte le p:
del mondo, e tradotte in latino, francese, spagnuolo,
altre varie lingue, o quanto piti s'odono B ai leggono
tanto più piacciono d E poi: « Se non fossi eie
li occhi dell'intelletto, come sei, vedresti l'ombre
Menandro, d'Epicarmo, di Plauto, vagare in questa sceni
e rallegrarsi cho la comodia sia giunta a quel colm«
quel sogno, dove tutta l' antichità fece bersaglio. » ')
Tra le commedio del Porta perdute, co n'erano e
« li' ai compose « d' una medesima favola e con le ra<
desimo persone e la prima 6 argomonto di so e di tutte,
la seconda, (.rotasi 'li se e di tutte; le quinta, catastrofi!
j.iol. dai Firatelh rivali e dalla Carbonaria.
— 79 —
r tutte ii -Co n' erano duo anche i d'una
ima favola, che l'uria si recita in villa 15 l'altra nella
e l'ima è h Lio all' altra , mutandosi a ogni
altu faccia. » ')
Il Pulì.» compose anche degli scenatii ; no dovè anzi
comporre molti , so divenuti un autore classico nel gc-
?i Probabilmente, contentava cosi le richieste dei
esentavano sul teatro pubblico di
l 'i avanza l" scenario, (ratto dalla commedia la
appaiano. In esso il vecchio è Tartaglia, i servi Co-
li mercante Pòlicenelta, la schiava
Tunhetta, Y innamorato l ■•. ecc. L'azione, solo ac-
» delle commedie dell'arte, col lazzi ecc.
delle maschere ni iìjm equivalenti, esistenti
oiraedia un vero esempio del metodo,
: niuedia dell' arte. — Un altro 8080
la Notte, che . e rappresentare al-
terno, nei pubblici teatri e nelle
1, il Porta « con un sol sasso f'c' nn-
: vani su che insieme destavano il riso o
s '). Il Sarnelli, un secolo «1
ipere del Porta « noi tempi suoi e nei 1
10 per 1* Italia non senza gran pia
tate. 0 *) Tanta voga ebbero e cosi forti radici
|*v repertorio teatrali '
ll Fiorentino, Camerini, art. ci:.
368. — M. Schedilo. Gli Somari di G. U. detta
Awai jj? 111-134
*\ B Piotviitiiio (I. c.) crede che U Nolte non fanti» uno scenario, ma
«u monodia bella 0 compiuta, perchè è citata «la I Barbarito fra ajk
4»awia proota por ; mi , k allri parla invece dello sb-
atta, parche non aup|iarra cli« ci fosso 0 la coiuurJìu v lo aouuario?
'I tinelli n-lln vita <)i 0 It. dalli Porta nrenwwa alla C/uro/btono
■*»• W «o il Butifin.
— 80 —
Dietro al Porta, e intorno a lui, c'è una gran fola
di scrittori comici, suoi pallidi imitatori, ('osi Pubi
ilei quale si trovano dediche e prefazioni a
comodie d'altri, e una sua, originale, intitolata: Il Hutto
(Nap. 1603); Ottavio Glorizio di Tropea, che scrisse i'Irn-
presa d'Amor* (Ven. 1607), e le Spressate dure;
i i.i L60S); Giulio Cesare Torelli, cavaliere e giurecon-
sulto napoletano, autore éeH'Anchora (Nap. 1599). Coni
abbiamo Y Ortensia, i due Vecchi, la Schiacci, di Filippo
Gaetano Duca di Sermooeta (1609,1612,1613); la Flaminia
di Bernardino Moccia (Nap. 1611); e molto altre. l) Ne
Ito lette quante ne ho potuto trovar citate e ripescar nello
anatra biblioteche' Clic miseria! Il solito intreccio, doo
rivestito più degli splendori dell' ingegno del Porta, e ri-
petuto a sazietà. Vi sono i soliti tipi, non manca mai il
Capitano, e oomineia a esservi assiduo il Napoletano
genera del Panjworfc del Porta, o anche del Giallaise.
di quegli Intrighi d' amore, composti intorno a questo
tempo e in questo genere, e che sono attribuiti alTas*
Neh" Anch ora del Torelli il Capitano ò Squassamarti
parafato Abisso , il Pedante Gramatico , il napoli-'
Colaj'acovo, che non servo all' azione e sta solo por dire
goffaggini. Neil' Impresa d' amore del Glorizio il napole-
tano è (si noti Ijeiie) Cooello Ciaoola, scrivano della i
Corte della Vicaria.
') Quadrio, 111, II — Dui prologo dallo Imprete d' amore di O. 01
ricavo che, sulla fine d««l aocolo, c'era a Tropea un'accademia degli ,
roti', cho t'occupava specialmente di coso drammatiche Neil' anno 100U
: ij.p esentarono il Martirio di 8. K {'rateili e compagni; i tor-
menti e la morte di S. Cristina ; poi una «cena pastorale di Diana ; poi
vario commedie < hora di Torti amorosi et hora di stravaganza d *a
re », a filialmente, il 23 rrtfwifrlt. V Impresa d' Amore.
*) La questione, ae aieno o no d«d Taaao, o aiata ventilata di nuove
recentemente, dal sìr. K. Uuiaoardi noli' opuscolo: Di Torquato Tatto Ol
• d'amor*. NàpoU issa.
— 81 —
ido a costoro, Giulio Cesare Capa».'
scriveva cosi a un amico, in una delle sue lettere loti
ile ragione intorno alle commedie.
no gì' istrioni che non >to i
carni* Intend ». i nostri commediografi fc che
introducemmo il Napoletano, cbe goffamente parla nel suo
dialetto, e, mentre chiacchiera con basso discorso e cade
lebeo, col suo .sordido carattere i -li spiana-
e la festività della commedia* f nei mo-
lisi fanno fare al Pedagogo, discorsi che net
lagogia udì mai* A che to SpBgnUOio , la
nota a tutti e che è preso da costumi,
Dos ..Le azioni sono flreddfsBfnie.
lini; .sm servi, sui naufragu. L'inutilità delle
scene, ,;uii, lasfironl dsBe serve e dei pcraa-
m'uccidono, mi consumano. Tutto e af-
fettazione. E quando la frase comici 6 languida, non fe-
i punge, io m' irrito in tal modo che straccerei
! commedie. » ') Non si poteva lare un ritratto più
esatto delle opere dei successori del Porta. E si sappi
Slaccio era anch' esso della partita. Scrisse alu-
nna commedia , che , « per P eccellenza sua , tu degna
sor recitata odi comparire nel Teatro col mezzo di
nino di gran nome , e dei più celebri,
per 1' addietro nobilitate le scene, con ap-
BO c sodisfazione degli uditori, d «)
') L C. (1, , toiarum lil*r primtu. Ncapoli. «pud Io. Iac. Car-
i retta Alexandre Volitino: quid sentivi de
u*n*diùc xriptoribus — '.ìli placavano lo oominodii- degli Intronati e
V*b* ài uddu (Sforza degli Oddi). < Statariae suat atqne motoria*! cutu
tyutat* ».
lettorati nix. in Milano eoe. ». il. — p. 254;
d» ava la notizia, corno ho poi riscon Irato, da // Stg retarlo opera di
Cam Capaccio Napoletano ecc. 5.* adii. In Vonelia 1607. dove
8
— 82 —
11 genero saria consisteva principalmente nello tragi
.. iv. Varie ne scrissi il Porta come il S. Giorgio, *) la
•V. fc'i'lrmiti, la .S. Dnrnti'fi. Fecondo Scrittore 'li BS
D.Cataldo, o, meglio, fra Bonaventura Moroofl di Tari
Udore del Mar/trio dì S. Giustina (1602), del Martirio
dì Cristo (1611), dell' Irene (1618) ecc. P«
sio < il Martirio di S. Dorotea (1010), Luigi
la Rappresentazione della > ( riopanni
di Dio e détta Vita di s. Gennaro (1604), Fulgenzio
Passero il Doniti perseguitato (1009) ecc. *) — Qu
torma letteraria «Icilio sacre rappresentazioni non «•
deva la più popolare, e impallidi'. fronte siile ma-
gnifiche feste o Apparati ohe si davano pel San Gio-
vanni3), pel Corpus Domini, grandi pompo di statua «li
cartona, d'iscrizioni gonfio e lambiccate, di luminarie, ehi
occupavano gli ocelli e lasciavano libera il pensiero*
Poche le tragedie i . • li • si TO 6 rappre-
sentarono, come I' rV/.s.sY' del Porta, la Tornili dell'Ingegne-
ri, il l*ompeo Mayno del Persia La Penelope dello stesso
Porta ha il titolo 'li tragicommedia e fu scrìtta prima del
<>r fido; ma, tranne elio pel titolo, non rienti
■ I nell'orbita. 4) — Le favoli pastorali, boscherecci , sii-
a Eoi. 221 è una una latterà ai signor Lutto FedeU Comico e • tal. 221-S
•agno la risposta di omIuì: € ò itili mi tata «t e riuscita ooal per ec-
cellenza «oc. >
') Di questa e' ò il m*. alla Bibl. Nn/. Il Fiorentino mi» in dubbie
<-hu Ione stata mai stampata. (I. e.) ala l'odiz. cit. dai bibl. (Quadrio.
. Nàpoli per (i. B. Gargano t Lorenzo Nutrì ili ti, sta sa-
Kuata ancht> nel catalogo dulia Brancan iana, banchi! poi il libro non
trovi al posto.
*) Quadrio o. e III, I.— D'Ancona o. e. II, 287 e aag.iui drammi ss<
della fine del 500.
restano molto descrizioni di qaesta festa. Per varie d* osso ,
descrittore fa 0. C Capaccio.
'I Fiorentino, a. e. — Qnadrio III, li, pattim.
— 83 -
botri, maritìònt g, Boriva
dopa A Napoli furono scritto, per dirne alcuna , la
li Cario Noci, il Sileno del Turamini, la Lata
di Giuseppe L'amorosa Passio del Pere/ Ràbo-
nal, la Tigurina di Orazio Comite, le Avoenturose dis-
tnture del Basile, e tante altre. '» l comici del* arie
rasentavano, come si sa, anche le opera scritto, e,
i ente, qui iglogico.
viri curioso libretto , stampato colla data di Na-
poli, 1604. Eccone il titolo: La Reina di Scoda tragedia
Ti all' fltustr0 e Recerendiss" Cor. Spi-
la Napoli per Costantino Vitali. MDCIIIL s) — ft la
pria ^i conosca, su Maria Stuarda. Cioè,
la prima , se esistesse ancora quella,
i anni dopo che Maria Stuarda era caduta sotto
ii inglese, nel 1598, scrisse Tommaso Campanella
ramaio in Calabria, (dic'egli stesso) composi tragoecUam
ae Scotorum Reinae secundum pocticam noeti
ìdam. Nel suo processo affermo poi d'averla
*aUla « per Ispagua contro Inghilterra » J).
La tragedia del Buggeri , dedicata a un cardinale , è
di sentimento cattolico e d' odio contro gli
ìa Stuarda, di virtù perfetto esempio (ah,
.. storia!), ha di contro Elisabetta, dei miscredenti
amateti empia Rema ! I l'atti, che rientrano nel suo gire
ultime ore della Regina, l'annunzio della morte,
esecuzione della condanna. Nel primo atto , lunghi la-
delia Cameriera e del Segretari') -li
■) Quadrio o. a III, II, 400. 412. 414 e seg.— I cui cataloghi , qui
OQVN negli altri casi, contengono pochi «irrori e permettono poetiti ag-
gi «ute.
'l Renatimi). — Eaem[>l. alla Ridi. Gaaanatenae.
1 Amabile. La congiura , i processi e la pania di Fra Tommaso
Campanella (N*p. 1*83). II. 84.
— 84 —
Muri;i Stuarda; e annunzio dell'arriva di dna ambaaaa>
lOTÌ d' Klisalictta. Nel secondo, Maria Smania
a Illudo mi sogno avuto, mi quale il n* 1 1 • Dorale; le
sigliava di l'uggirò in Francia, e un angelo la ritenera}
mostrandole uria gloriosa corona! Nel terzo, i due
baBciafori le annunziano la sentenza. Nel quarto, un
Distro calvinista cerca invano ili convertir i*esì
Nel quinto , giungo un consigliere di Re Gia« i
salvare Maria dalla morte. Troppo (ardi I
Or vii man l' ha reciso il nobil capo.
BS il cameriere racconta i particolari del supplìzio, Si
palco gT incaricò di dire al figlio :
Fugga lontani dal porfido sentiero.
Che ignaro segue il popol di Calvino ecc.
In" «lui presenti le gridò che si sbrigasse, non f»er-
• tempo ir chiacchiere vane. Allora:
81 rivolse di Cristo » ({dell1 inuuago,
Che, coni' io di**i, in inni pn-s olla in pril
Soffiti il guardo e non la mente affisse,
io col penster pareva in ciol traslata.
Le ginocchia avea in terra, ignudo il collo
E, mentre di morire
Il ministro di morte a lei fé sogno,
Usa meco, .Sigimi-, pietà, dicea,
In te l' alma confida, a te mi dono,
Prandi il mio spirto travagliato e stanco.
Seguia parlando, 0 intanto un colpo fiero
Di fierissima man scose a traverso
6ovre il candido collo, e dipartine
Dal busto il capo, e il capo anco reciso
Gorgogliando, perdono a Dio cercava!
— 8ó —
Il narratore conchiudc :
O felico alma, a Dio noi ciel diletta!
11 coro recita un'ottava sulla vanità delle cosa umani
Questa tragedia è quasi una tragedia spirituale. E
Uo voluto notare tata ridona nella let-
teratura drammatica napoletana (non so so proprio sul
teatro) di quella poetica Maria Stuarda, oggetto |x>i dei
ini di Schiller, d'Alfieri, e di tanti altri.
VI.
// teatro S. Bartolommeo* — Compagnie eunuche spa-
rjnuole. — Cronaca teatrale ( — 1630).
90 fu edificato il Teatro di v Bartoiopf
meo. ia Santa degli Incurabili aveva deliberato di
un teatro a sue spese; veniva cosi ad aggiungere
.amento sulle pubbliche comme-
die la malsicura industria di proprietaria di un teatro.
La strada della di 8. Bartolommeo, per l'antica ch'ir
di questo nome, *) ai chiamava anche
Una rolla, Btrada di Villamarino ■). Ivi era, nel secolo XVI
txrt letterarie italiane intorno a Maria Stuarda. Ras.
È*ttfhW II (1885). 17, 19, 20. — Ivi diacon Li altri drammi e poemi
*** ' - ioonto intorno a Maria Stuarda.
Ifr. Chiarini al Gel. IV. 342- J — Giuliano Paa-
**ro la Hiiarr.n .$. Bartolommeo allo Virale pag. 128.
Bibl. Nat, 15. «ub 9 luglio 1670 fa
Ueiuioacd. limila Htradn .li S. BartolODMO, « ■
t*wp3 di Cario V ora chiamata la istrada di Villamnriiio. » — Il Sum-
ma»t»(|Y. 234) parla d'un palagio d'Isabella Villauiuriuu < appresso il
vaalalto Nuoto », dov.i fu ospitato noi 1636 »1 Commmidator Maggior
*• t*»a, chiamato Cuoros occ.
— 86 —
un palazzo di Bernardo ViUamarino, luogotenente del Re-
gno nel 1513 e anni segix ire della bn sven-
turata Isabella, PriDQtpsssa ili Salerno. In questa stradi
la Casa Santa degli Incurabili posse»!' alcune case,
a quali per notìtie luivute da scritturo di detta Casa S.a
li erano pervenute con l'eredità di Gio. Ballista Gagliar-
do ». l) Alcune altre, ch'erano sotto esproprio tra i beai
di un Consalvo aporia , comprò il 1620 per seimila du-
cati. «) E su queste nuove e su quelle, che g:
fabbricò un teatro abbastanza ampio « con altre case el
officino per abitationc comoda per comedianti e molti bi
e magazini e una cisterna per riponcr l'olio. » 3) Il posto
preciso era quello della presente chiesetta della Grazi- II i.
che s'incontra subito, a mano sinistra, -rendendo i gra-
dini per imboccare la strada <li S. Bnrtolommeo. Anzi
l'unica navata corrisponde proprio all'antica platea. B iui-
maginate, die, dove ora i devoti sentono la messa, allora
gli ^j".'!i;il <n guardavano al palcoseenieo !
A questo teatro l'u eoocesso unjua /irnhitwndì contro
^li altri. In una lettera di Filippo IV del 18 gennaio
al Viceré, Cb1 era l'Alinirante di Castilla, si dicecbe la Casa
degli Incurabili gli aveva scritto: « que mia pn sores
le. coucidierou por liinosna la casa de las eomedias pu-
blicas, come se haze aqul en Espana, y por està causa
ha gastado muclio en accomodar los lugares, donde re-
presentali, suplkandom<j li, ^ido de mandar qut
psDB de qninicutos ducaiOS a los comediantes, no puedi
roprescntar eu Ofeas oasas, sino en la del dirli
y si lo hizieroa cu otras, le paguen a la casa el ga
l) Ardi. -ì< ./li In'-. — ZJfnm petiimoniaU delle matterie e cote delk
IL Qua Santa degli Incurabili, compii, il 1008.— fol. £34 e se*.
») M.
*) iTi.
— 87 —
tttinue el pagamento do la limosna, corno se repre-
scntara en ella, y que no puedau los »:omcdianles vai m
laguna licencia en contrario, aunquc sea do mi vitrey,
yriranrandola sea pullay puedan ser premurados auto .lue/
i pagarle su derecho. » Ora, non volendo il Ile che l'ospe-
dale perdesse il beneficio altra volta accordatogli , dava
il, perchè « esto se execute en la conformidad. 8 ')«
ione dei fatti Don ò esatta; non c'era stata nos-
ione antecedente di un teatro; cosicché questa
lettera, anziché una conferma, è una nuooa concessione,
ilio di esigere un tanto degli utili delle commedie
ige un privilegio pel teatro di proprietà degfi
ito, come litlava il primo, rosi pel secondo,
ruggere tutti gli spettacoli che si davano
aNapoh, dovè contentarsi «li prelevare una nuova Lassa.*)
in una, costituirono ÌÌ/UB ra-
i teatri minori pagavano al S. Bartnlom-
B poi, lino a tempi molto tardi, al S. Carlo. La (
deva a: conduttore, oltre l'uso del teatro, il be-
i lesta esazione.
io, il teatro di S. Bartolorameo, come indu-
stria, fu un'indù» gliata, Il diavolo prevaleva cou-
il cielo! Anche in (spagna la gei ri e H Inncji-
gli ospedali e le congreghe pie , anziché esser
ti teatri, avevano finito col mantenerli, i Per
Itro la difficolta e tenuità del lìtio, oltre le con-
-o di manutenzione, ci furono varii accidenti pia-
cevoli, incendii, devastazioni, ecc.; e, per prima cosa,
0 Magnali, o. e. 438-30.
7 Sai 1030 i iati, olire il Allo. pegavnuo il quarto dei gua-
derai serali (A ». rit.) — In lasagna, durante la re
ola. entrava noi teatri un ecclotiatlio» e esigeva direttamente dagli *[mi-
Uk>ri dò che spettava agli ospedali — Ticknor. o. e. Il; 471.
r o. r, II
— 88 —
l' Ospedale ebbe a costellerò ut» lungo giudizio o fu c^.
damiai'« e eipetera il pagamento delle case compra
un'ipoteca, clic c'era sopra, uscita fuori dopo, non
sa comi: al !
Comparvero a Napoli in quel tempo le primo comi a-
' 'Uiudiu -pagi mole. La letteratura spaglinola avo
<|iii lo suo colonie *). La lingua spaglinola era fauiil
nell'alta società, diffusa anche presso il popolo. GuilU
da (astro fu alla corte del Conte di Benavente; Fi
de Quevedo fu mìnisti i dal Duca d' Ossuna. Il secondo
Conte di Lemos, Don Pietro Fcrnandez do Castro, ti
dal 1610 «"d n > 1 * > , era gran cultore di poesia spago
cili letterati. ' : ani In' una commodia: la Casa
18) a). Avo va condotto con sé a Napoli un
di poeti, i "I titi 'lo «li ufficiali della sua segrotoria, o, sem-
plii c.mente, di suoi amici. Erano con lui i tre Argen
Lupcreio, Battoiomà e Gabriello , D. Francisco de Or
gasa, poeta comico, Don Antonio Mira de Ame
briellodc Barìionuevo, celebrato pei suoi entremt
Ionio «li Laredo y Coronel, e molti altri. Ora, mi sia l< di
di mettere qui un aneddoto. Coi suoi poeti , egli formò
un'allegra accademia, di cui era il presidente* Gli ac
domici, appena entrati nella sala, non potevano par*
000 in versi. Ciascuno di loro portava due piatti , u
Jados, .juo algusoe oostaban cuatre o seva escud<
por quererse esmerar cadauno de los suyos. » Chi vi<
') N'uditi* lunga esposizione iu Libro patrimonio!-
") 1 ria tragedia «pnguola di Domingo Bevitaqoa de Milan Intitoli
Ln licinn Matilda ùi Itsrapata !r>?9. Qui anche «tua tn>
spaguiiula dei Fattoi fido di Don Criatobal SoarosdaFigtx
por Tarqi. . :■. Cl'r. Catalogo birliogr^j
■ tiro antigM M] . ecc. por D. Cayetano Albii'lo do la
reia y L^irado. Madrid, Uivadonuyra, IStiO. — pagg. 254, 372 ter,
*) Catalogo cit 209.
— 89 —
: i logge del parlare in versi era subilo sottoposto a
un in ., eoo avvocato, Secate] magtstratoi e
condannato a pagar la neve e le confetture. Recitavano
anche commedie ; D. Antonio di Laredq beava varie
parti, JÌHyicnda diversa* voce* ; e ci rota memoria di
una commedia, che fecero una volta all' improvviso, col
titolo : il rapi* d'Euridice, Orfeo era il capitano
a, uomo di beli' ingegno, che suonava, invece di
«fra, unas parrillas q/orradas en pcrr/amina, quejot*
ormes voces ; Euridice, il Capitano
'. che, i irrito di balli enormi, se li aveva legali
agli orecchi ; ci fìctor de VilUihermosa, un curioso vec-
irpinaj e cosi via. Brano proseliti il
è e la Viceregina, con molte dame; gli attori ì\
ebbero detto qualche parola
poco pulita o poco ouesta, si lo habi star el con-
mante à .. Comparvero in iscena Plutone o Pro-
cominciò:
Soy Prosorpina, quo eslny en la morada
Del horrible y rabioso can Corvero,
me quiere morder por el trasero ;
lei do alla grassezza di lei :
Bien bay quo murder, no importa nada!
In questo entrò il Duca d' Estrada ad annunziare che
c era fuori Orfeo , e disse che cosa voleva ; il discorso
d'un quarto d'ora con un gran profluvio di vi
li prende^.' la parola; e
quani
Date, Platon, a lui ridice
A Orfeo, «u esposo amado,
— 90 —
Plutone s' affrettò a ns|>ondero :
Embajador,
Quo se la llcvas lo ptdo,
Que me dejas confundido ,
Siendo ya tari hablador !
Ma quella volta la cosa fini in lagrime, perchè Plutone
per una mossa mal misurata, cadde dall'armadio su m
era posto , e i burloni ne uscirono, chi più , chi mene
malconci ')•
La drammatica spagnuola aveva spiccato con Lope di
Vega un altissimo volo. Più fortunata della nostra, in
i grandi scritturi interpetrarono e sollevarono i gusti del
popolo. Sorsero tro o quattro generi, rigogliosi, fiorenti,
ciascuno già con una serie di opere famose; oh quanto
diversi dalle nostra misere tragedie e comedie, imitazione
greco-latina ! E i drammi di Lope de Vega , delirio del
pubblico di Madrid, uscirono presto dalla Spagna. «
Spagna (dice il comico Barbieri), prima, si serviva dell*
ite (compagnie) italiano; ma, doppo, quel M
ne ha partorito tanto, che ne riempi tutti quei gran paesi,
et no manda anche molte compagnie in Italia, a *)
compagnie spagnuole cominciarono a venire coi loi
autores alla testa e il loro repertorio di comedias Ja-
mosas, loas, saynetes, i loro bayles nacionales. Fel-
la monotonia del nostro dramma letterario, i lassi doli
commedia dell'aite, furono iutenotte dalle romauzesch<
atti-acutissimo comedias de capa y espada di Lupo
') Knsatfo de una biblioteca di' irml«ctitrrs erpaholet eoe. ecc.
tsarias nctidas liurarias ecc. por Don Juan Antonio Pcllioer j l.afor-
cada ecc. ecc. Madrid. 1778. — png. B0-SS.
•) Ia Supplica Discorso familiare di Nicola Barbieri dello Ileltrai
Venezia 1634 — pa*. 80-1.
— 01 —
Vcga, come la Ihrtnosafea, o el l'erro del J/ortela-
no , las biaarriùs de Betìsa o la Dama melindrosa;
da ijuelle strane comedian heroicas 0 ftixfzrinles, tra-
menìi della storia di tulli i tempi in costume spa-
lo, da paragonarsi solo coi travestimenti melodram-
matici italiani ; da quello comedias de santos , piene di
itine, d'avventure, coli' immancabile yracioso , che
i tanto più divertenti delle nostre tragedi E,
Lope de Vega, vennero le Oliere di Guillon di Ca-
I' autore de las Mocedades del Cidj del Don Qui-
del Tarrega e del Aguilar e del Vele/, de
Guevara, e del Montai van, « primogenito e erede dell'inge-
rì-1 -h I.ope ». Ciiambaltista Marino dice cito in Italia e in
Francia i capi comici, per riempire i teatri, annunziavano
il nome di Lope.
Il U3S0, il Cardinal Borgia, Viceré di Napoli, accordava
ho de Paz, autor de comedias, che vo-
aic una compagnia de rcprc.scntantes espaholes
jue siempre quo es el snphcante apio para
ro, assi Espaùol corno Italiano, puoda re-
mtar ci» està ciudad sino él », e ciò, attese le molte
spese che faceva , cosicché non era giusto elio altri gli
>se il guadagno ]». Segniamo, dunque, questo primo
eccone un altro , che si vanta d' esser più antico,
co de Leon, espahol, autor de comedias,
ip|*osentava al Viceré Cardinal Antonio Zapata ■ quo
<s el mas airiiguo de los que bay cu cste Reyno y tener
su compaitia hccha do representantes cspaàoles », o che,
intento Sancito de Paz gli aveva o hecho desaciou de la
en està ciudad ». Il Cardinal Zapata ordinava,
jwto 1620 — Bigi, da Vicart dal 9 giugno 1620 a 14 dicem-
» Secretoria Vie»rwJa. 34 dupl., fot. 61 — Arch. di Slato.
— 92 —
ii 'ii biglietto del 26 mano 1621, che, a atento es bastante
un autor por los quo aludenan IrLs couiodias en
Ciudad y otras justas causas », lincile il ilo Leon aw
compagnia atta a rappresentare , « ningun otro espi
puedu represeflktt en osta ciudad y osto so obseri
sin embargo de qualquiera orden , qua haya en
tracio n ').
Nel 1027, Sancho do Paz ora ancora a Napoli. Il 20
temi) re 1627, il Marchese de Mancera scriveva d'ordine de
Viceré alla Vicaria, rimettendole un memoriale de Sancì
de Paz e dicendo che a Vs. se le haga dai- una casa df
la comedia, quo està desocupada, para qua pueda re
sentar, pagando al duetto della lo que justo fuere hasta
la quaresma », e se poi BÌ duetto , il proprietario, n<
vi. leva dargliela pel prezzo giusto, permettesse che p«»i<
prenderne un'altra dove la trovasse, « pagando la lin
ti à la casa do los Incurabl Suppongo
diii-ho innominato l'osse appunto I" ospedale degli
[■abili, e che Sancii., ilo Paz cercasse cosi di sfuggii
ali obbligo di fittar proprio quel teatro , il cui prezzo
ora gravoso.
Nel 1620 e 21, Sancho de Paz e Francisco de
rappresentarono nel Teatro dei Fiorentini. Il privilegio l<>r
accordato non toglieva in quel tempo niente a nessun*
perchè, a quanto sembra, non <:' era allora a Napoli, se
non un sol teatro, quello dei Fiorentini. 11 San Bartolom-
meo stava in costruzione. — Due altri capi di compa^
comiche recitarono ai Fiorentini il 1630 e 31: Fratti
Malhelo e Gregorio Laredo
»> Phuyonuu. Voi. t li:;, u. ■•."• do 21 giugno 1620 a 18 die*
(bL 17-18
*) ScRrot. Vi. r »ol. 4480. Viiuiiu .la S9 dicembre 1622 a 0
1629, n. 7. fot. R&
*) R«l*«. iWIl'Udit. » HOT. I d'" «»t.
— 08 —
recii- -iiu"]-». gli 6
larsene la disposixiona Si cominciava ooo
popola ita sulla I. Poi. Si '' l'uba In
«, sorta di prologo, che pigiava tante tenne varie. Se-
Iramma, diviso in tre giornate. Ma, tra una g
■' cntrcmcs. o intermezfo, anch'
oonteiuito e di Torma svariati, con un ballo iia/.iii;.li.
fittiti hiudcva la commedia. C'erano balli
)i e seri1 '», D. Alonso el Bue/io, i
ma i prediletti erano i popolari e licenziosi, come la (
cialmente, 'inolia Chacona e
ella Zarabanda, che ebbero la celebrila del cancan >).
Gli nitori spagnuoli erano pei le strane
avano, del costumo teatrale ; niente di più frequenta
"un Air '"II" piumatood'un Nerone eoi
>ni di velluto a sbuffi. Il Napoli Signorclli ricorda an-
so di rappresentare, talvolta, in 00
cavallo *).
looraqualche commediante italiano. — Dal 1016
[618 in a Napoli un comico illustre, Pier Maria Cec-
i-'errara, dotto Frittellì no, eh' era una maschera
ni da lui inventata. Aveva cominciato col
nella compagnia degli Accesi. Quando venne a
a già insignito di un'onorificenza, ch'era la gloria
re e la difesa invocata dai comici tutti del tempo,
ido volevano scuotere l'ignominia, di cui li coprivano
lolla società. L'Imperator Mattia lo aveva
fatto nobile! A Napoli proprio, stampando o ristampando
io alle comedie, comedian ti
tori di Pier Mario Cecchini Comico Acceso et
tuoma ili S. M. Cesarea i Napoli Roncaglielo, 1616)
.-da. Et cotral de In Pi ir luca, puntai. — Tickuor. o. e II, 4C3
Storio d€i t*atr$. Napoli, Oraiuo, 1813. VII, 29-30 e wg.
— 04 —
metteva, alla fine, il lungo diploma latino. Lr Imperatore
o estollendomi — egli diceva — sopra ul numero dei
<lini, mi ha innalzato e posto nella schiera dei gentilh
mini et protendenti, coma se di quattro avi paterni al
Imi in tosai nato nobile o con tante prerogative, di' io
mortifico me stesso nel rammentarle.» a) Le suo commedie
erano ingegnose, vivaci, ma oneste. Ei difendeva la C
dei liiinmedianti colla penna e con l'esempio.
Ili an con lui. nella sua compagnia, Leartdi
arto, la moglie, Orsola, Flaminia in commedia *). —
Nel Libro maggiore degli Incurabili e segnata la riscos-
sione, ad ottobre 1616, di 116 ducati pagati da Pier Maria
Cecchino detto Frittelino. — Tra quelli, che recitarono
ai Fiorentini , il 1618 , è Frittellìno y eompafteros ').
Il (.cechini scrive cosi a un punto del suo tibn
« Gli hospitali di Napoli et Milano, città della medesima
C. M. , hanno di Spagna anch'essi faeultà di poter l
ferire licenze, fabricar stanze, et cavar frutti, onde pan
favoriscono et aiutano i comici, come carissimi amici
instrumento di gran bene, cose che non farobbono a
sono disoneste et infami; sopra quali sarebbe gran s
dalo il fondar la baso del viver loro » ').
Nella sua compagnia forse, o in altra che venne a
poli poco dopo, e' era il famoso comico detto Dottor
Ione o Dottor Graziano dei Violoni, il cui vero D
era Girolamo Chiesa '). À costui coi compagni capitò, nel
IIM
-
') P. 27 — 11 dipi, è datato da Vienna 18 novembre 4614— ft
Ure facete, che citeremo più oltre, cfr. p. 13-14.— V. V. Ha itoli.
I, 166-8
•) A. Banlieu Ut eoméd. Hai. i ia cour de Frane*. (Pari», 1
P. 860-1.
q ZA alt, tot. 580 o Rei. dL
«) 0. e, r. 20-82.
») Quadrio, III, 2.', 239.
— 95 -
da Napoli per andare in Sicilia, un fatterello, che i
i >' incaricarono poi di diffondere a loro gloria. Perchè,
avendoli una tempesta sequestrali a Capo Orlando e co-
strettili ,1 restarvi più giorni, si trovarono a caso in com-
pagnia di un gran prelato e di quattro degni religiosi,
ozio, vollero fare una commedia; e il prelato v'assi-
atro ima porta mezzo chiusa, i quattro religiosi. Man
»mano che si svolgeva la commedia , i quattro religiosi
avano fuori dalla porta; e, alla tino, erano lutti in-
torno ad applaudire i comici. Assaggiata quella prima,
B«i lasciavano d'insistere por sentirne ima, « non solo
bob, al giorno! *).
Fiorivano allora il Pulcinella, Andrea Ciuccio e il Ce-
cidio, Ambrogio Buonomo. Il teatro dei Fiorentini era
{•arti ledicato alle compagnie spagnimlo, quello
Bartolommeo alle italiane, o lombarde, come allora
«i diceva. Ce n' era un ter/o più popolare e indigeno ? Un
•«no, se il vivaio di quei tipi comici, che troviamo
Dominati negli scrittori dialettali, principalmente nello Sgrut-
: :i <: iridio Ciaoola, Pascariello Truono,lo Dottore
cchia Pannocchia, Scatoeaa *) t Come ho già detto,
probabile clic o si recitasse al largo del Castello, all'aria
■Jierla, o in teatrini provvisori]. Il Fuidoro poi, sotto il 18
Oiarzù 1666, parla di un bando, elio ordinava che il mer-
cato > ■ se « fuori Poria Capuana , dietro le mina
Wfa città, vicino a S.* Caterina a Pomicilo, doo era la
*Uuua per uso delle commedie pubbliche 3) ». Ecco, dun-
Jii altro tcaU-o, ch'esisteva non si sa da quando, e
*to durò in quel luogo lino agli ultimi tempi. — Scatossa,
r**<HMggio di molta voga a Napoli, nel seicento, era una
'I Butteri, La Supplita, \\. 44-5. Otlonelli, Dalla cristiana moder.dtl
'«*>. Virtù*, 1646.
') Tiorba m tacconi. Coli. Porc, voi. 1, passim.
•mali. Ms. Bil.1. Nax.. «*g. X. B. 14. — fot 178.
— % —
specie 'li bravaccio, come appare dal sonetto dello S{
tonato: Alia spaia de Scatogaa, die Bi
Tu lo gran Micco Pasaaro serviste
E Inni» n- sTi-nn*- iaie co l'appetito
Th'appe de sferrejà co chille e chieie.
Scatozza rno l'ha fnti.o Mito convito,
F tanta n' ha nHlate e buone e tristo,
Che t'ha fatto lurnn do spatn, spilo ').
G- B. Basile poi nomina, degli altri spettacoli pop
• I I t(iii[ii»: chille che camminano ncoppa ale mmazze,
chille che passano drinto a le circhio . li matlaccute .
mastro Ruggiero, chille che fanno juoche de ma/
forte d'Ercole, lo cane ch'addansa, oracone che ssauta,
l'tistrm eh,- nr.rc a lo rr.rrhicro, ì.iirin CanaZZd 8>.
K altrove:
Le ffarze, le commedie, e sagliemmanche,
La femmona, che ssauta pe la corda,
i IhiII' anta co la varva,
E cheli' autra che ccose co li piede.
Li mattaccino co le bagattelle,
La crapa, che va ncoppa a li rocchielle . . . *).
Nomina anche tanti balli popolari, come: Roggiero, Vil-
lanella, lo curilo dell'uorco, Sfessania, lo villano cattato,
tutto lo juorno co ckella palummella, Tordiglione, ballo
de le ninfe, la Zingara, la Capricciosa, ecc. eoa *).
') Tiorba a tacconi, C. Ili . S. XII, (od. eie p. 90) — Cfr. Sch-
ljl COltV*, d'ir arte, |i. IH.
*) // Pmtamerone. Coli. Parodili, t XX. p, 14.
s) ivi. 308.
«) ivi. p» 880 — Cfr. G. B. tUl Tufù Momoriadrl Voi [invila, p. 50-
84. eec.
— 97 —
poi quello celebre, l' Imperli <-at a, ln> ij bollava coBo
sparto nude in mano, o, per non fiirsi male, con bastoni
ì ').
il : ■ od era allora quel che fu poi I Vi-
;ré non erano ancora discesi ;< frequentarlo. I signori
ni. h Emo oella città molle società
l i buoni dilettanti E, quando poi
■ li meatiorc, questi erano chiamali a Palazzo
Leale, e nelle case signorili ; e davano le loro rappresen-
ni innanzi a un ristretto e scelto uditorio. Ora il Vi-
invitava i cavalieri e le dame al Palazzo Sosia " in
quel salone dove rappresi 1 0 fare commedie
balli, che chiamano Festini » 2) ; ora i signori invitavano
loro case.
Cosi, ncir ottobre 1616, si legge nello Zazzera: « S. E.
lil Duna d' Ossuna) fere pubblico e sontuosi) testino e con-
SO) ove restorno la maggior parte delle titolate
di N.ip ili, ola sera andò parimente con collazione e balli
O ccmedie, tanto 0 vago S. E. di mantener la DODÌMl l'a-
la » ■). E non si cessa mai di lodare la frequenza
«magnificenza di questi spettacoli dati dall' Ossuna : fe-
con l'ulti, balli e maschere, comedie , o
,,f«n mio. « Sembra non godere d' altro
et buttalo la sua robba in servigio di questi
'ignori napoletani. • *). I >< »j * • • i primi cinque 0 sei mesi,
'Hiiluui. Dtl dialetto napoletano. Coli. Poro., L xwiu, p. 133-7.
1 Stornati dtl Ifwa d' Ossuna Ms. rit. fai. t8. — Altro ras. con
■oli* AfiroKe ò nella Bibl. della Soc Nap. di Sì. Pat. — La stampa.
**ìm\ Palermo (Ar. St. Ital I Ber, voi. I\). è qoa •• Il mutilata —
Zattera aeriaae anebe case drammatiche flOfn '■'...■rio dei
Autox Parola jMxstoralc. Napoli (wr QioY, Oiae. Carliuo 1014 In 4— Al-
loca Onmmalyraia. Ed. I76B— Col. U<~
*|W r,.
— 98 —
•^se s[»eso più ili cinquantamila
in feste- i).
I '-T le commedie, erano chiamati, a volta a volta, «•
fi apposta, commedianti pubblici: in una. «he se
fece il 17 settembre 1610, tra le commedianti, che i
PODO in Palazzo, tt introdussero due cortigiane, la-
ssi» dal cuore tenero di un paggio , Io quali,
ni dopo, furono frustate per la ritta9).
I Monasteri, i collegi, invitavano anche il Vicorè
le rappresentazioni, che apparecchiavano religiosi <•
collegiali. — Nel gennaio 1617: « Lunedi S. E. man-
giare nel collegio dei Giesuiti, li quali li ferno
Iragcdia del Ite Gordiano in latino, con bellissimi intcr-
incdn, h quali polonio trattenere la gente ivi r
riuscì. ■> V" era ic
sima gente, tanto che i Gesuiti, ■ \> ■•■• riguardosi, ;
fare un hanno òhe, ooBa pena «li cinque anni di galera
ignobili e ■ ■impie di relegazione ai i n -I .ili, tutti d •
■iil che volendo cominciare prima >: giure i ti-
tolati e gli ufliziali, per non avere il banno eccettuato n<
SUDO o, si dava luogo a disordini, e COSI In nvocato *^
II 2 febbraio 1617, giorno della Puriti «si
l'atto gran festa dallo figliuole del signor Luogotenente
oedia » *). Qualche giorno dopo simile spettacolo I
lier liiaronio de Franco '). Altre cornine
di-- a! recUavam a l 'oggio reale, dove il viceré dava coi
«) Col
*) fot. ti, 12 — 20 Dvttambra 1610: e Si è sentilo li trombetta omini
•orante intorno il juila^gio di B. B . - In fruita dello due
ui.irario oortogiaiio , U ijunli, tiralo dalla for/a dolla loro bollsua ,
ntran nuli' aringo «lolla nobiltà.... ».
1.29.
M..!. 30
■Il„i :l
— 90 —
alle dame al piano di su e alle cortigiane al
ù t).
EU , per 1" sposalizio di una commediante, il
gran ..invito a uitic le corteggiane
famose di Napoli, nei giardino di l>. Pietro di Toledo a
lia, « dove furono commedie e balli, tuttoché la Hu-
maltrattata di parole da una di quelle, p
entrate alcuno in carrozza et ella non
a era stata buscata d foce
*)•
Onesto mostra aurora una volta il grado sooiaie, oc-
Bile commedianti. Ma, a proposito dei contatti
i il viceré e questa bassa gente, noto che nel dicembre
I, passeggiando S. E. all'Incoronata, «si fermò
- saltalo una giovane, alla quale finita li d '>
cudi • 3). Se non che, il più curioso sono I»;
bue i<la/ioni col buffone popolare, notissimo alluni
il i Dottor Chiajese. Di costui si fa spesso mett-
ilo Sgruttendio:
E quanta baia fanno a sto pajeso
A Dottore Chiajese,
Che stimma (anno a" isso t
anche un Dottore Cacaposonetto, il quale
\'.i pò lo sfortunato
Cammenare pe Napole Io juorno ,
Ca mille piccerille le so attuorno.... *)
Nel novembre 1616 , si sa che fece grazia « al Baf-
",c Chiaiese d' un soldato fuggito, dopo ha ver seco di-
) fikl. 40 — Gfr. Colombo. // palano e il giardino di Poggiorrale.
Arci,
Stor. Naj>. X. 328 o •««.
56. — Il ma. dalla Soc. Storica dico: Rtametla i. 117.
tUOaag— Cani/- la nap. significa: aerbinotlo, argante.
— KM) -
■corso un poco intorno a chi lussa il primo do) mondo... »■
Nel febbraio 1617: o Passeggiando S. E. in
Chiaiese buffane e, successa una rissa di pugna tra
alabardiere et mi povero huorao, a cui fu rotto in pezzi il
collaro, del c:he, querelandosi con S. E., rimaSO la decisione
• li quella lite .'il Dottor Ghiaiose; ilqualo all'impronto cqd-
• i nino In alabardiere a pagare due carlini por il co
lue grana per lo ingiurie et altri 25 a lui per il oserei
del che gustò molto S. E.; ma tra tanto, avendo molti po-
veri cercato l'elemosina, egli, havendo prima donate duo
doble al ri naiese, et ce le dimandò a lo buttò alli povei
dolche stramortito il Buffone, radoppió lo spasso di S.
e dopo un gran pasto CO le restituì » 9). Neil' aprile ,
viceré doveva scegliere 1' Klutto del popolo; ilo, il dottor
I in; uose andò da lui « a supplicarlo che li facesse .
degnare il beveraggio con pubblicarle chi uvei
per Eletto del Popolo; S. E. le disse Scipione Porno ; e,
cosi, lui è andato a guadagnare la mancia » 3).
Nel gennaio 1618 ci furono vario comedic
Cavaniglia *). Il 1 febbraio: « Giovedì la sera si fe'fe
con comedie in casa del consiglici' Salinosi ove essonde
S. E., e la Marchesa di Campolattaro come gravida gridi
valer pizze fritte con Colio, 0 COSI furono subii. > l
con lei magnorno anche di quelle molte altre signore • &s
Poetico grido, elio lo storico non può far di meno di
gistrare! — Donna Dorotea di Capua, Marchesa di Cai
lattaro, era lamini' delF Osanna*). — Nello stesso me
>) fot. 22.
') Bri
*) fot. 38.
•) fol. 77 «ce. 22, 28 genn.
i I..I 70 11 me (lolla Sor. Blorl /«'.to fritti, f. 150.
•) I.* iloria «tei loro auioi i è in un m» <U'Ì\» SociotA NapOl. 'li Si
Patria, ohi- li* fMtO titolo: Sucmsì traffici e amorosi dnl ISSO al 17!
— 101 —
m'ali in casa Stigliano >>. Un'atea
volta, il viceré andò :i spasso a S. Lucine poi Baùli ce*
ilare « IH i a monto noi Camcroue delti Mai
i\h SS. Aiuj. • *). Non parlo dulie frequentissime
. Pala/zi.. Peccato che i cronisti se la sbrighi*
ipre, colie frasi: una bellissima (Somedia,
•io apparato, e con soddisfatto' ../<?.'
B 3 maggi- i recitò, a Palazzo Reale, il Pastor
I Guarini, un opere, che ebbero più n
tempi. «'Giovedì tu la lesta d alluno della
S. fa' recitare il Pastor Jido dai
con una spesa della scena di i.m mi .lu-
cati; ma riuscì fredda e si smozzò in molte parti » ').
i. designazione generale deBe compagnie
ÉM venivano dall'alta Italia, erano sempre la compagnia
•li FritteUino. li i punto allora. Prìttellino stampava
a Napoli un SUO volume di Lettere facete et morali, la
a data di Napoli l luglio 161$ 4).
Saltiamo alcuni anni, fino al prossimo dui Sci-
ira, o continuiamo la no naca teatrale. —
nieo, ma elio non è né i Suceettsi «U>l Corona, uè le Vito del Fil...
^»— p. I3l-T> — Cfr. Zattera, pattini — Noi £6*27 fu recitata a Parigi
■W «media del Majret intitolati: Lu GolanUvks du Due d' Ornata
■< de NapUt (Lucas. Hist. du t neutre francai* «ce Fari» 1843,
lo Tel. 'li Parigi dal 163S, elio ò njtera
"ttUMito contro le bello creanze, e contro la direvol modestia, chea
oonrioue » o. e. Ili, II. 302.
*) SI fvbbr. — fol. HI II 15 marzo, a l'ai. , ci furono gioca deità corda
COMI /': riKCOl' f. 83.
fido In Ita! ina.
<• manlweaiK/ 1. »l
•re /beri* ei i Acce» et
Ga*'ft«,Wl. Mruttà Cetatca all' IUuttr. et eccelientùs. Signor
&*b battio Principe d'Albano ti tuogotenente generate di Santa China.
■ vili.
— 102 —
Il SO luglio 1024, il viceré Duca d'Alba <- fé un
stili.» nii.-i costiera di Posihpo noi luogo del Duca di Tri
lo fé' fate dentro maro un tavolato sopranna
h barche, cho lo mantenevano immobile, come Fo
BtBtO in terra, ot ivi si recitò una commedia spagnuola,
concorrendovi un'infinita di damo et cavalieri, essendovi
ancora molti altri spassi di balli e musica, che durarono
fino a mezza notte » x)
Nel 1629 , l' ultimo sabato di carnevale varii cavalieri
napoletani prepararono una commedia, scritta da Alfonso
Torello e intitolata : I Jifjfi ritrovati, da recitarsi innanzi
al viceré "'• li viceré non permise che facessei i ai la
spesa e apparecchio « un superbissimo apparato e quaaj
vi fu di mestieri ». Fu recitata l'ultimo Sabato di Caca
V..I. «con gusto inestimabile dì quel Signore-'. I
media aveva per antefatto i soliti rapimenti e disj
Varii padri) ,'i"-' hanno perduto i figli in varie occas
si ritrovanOi tutti insieme con questi figli, a Genova] doi
succedono mille imbrogli, {rateili che s'innamorano di
ralle, queste di quelli, padri di figlie; i soliti servi
1' azione; e' è il solito napoletano ridicolo; e tutto fini
con soliti riconoscimenti e matrimonio 11 prologo fu fai
da Matteo d'Amasio. Dopo aver lodato il Duca d'Ai
minava; u Prendete, o miei compagni, e vigore et
dire da cosi I >, discacciate dal petto ogni li
c'haveto di comparire in che il nostro
darà Spirto alle vod, Animo ai cori; e voi, Dame pietose
r ascoltar non v'affligga già i lamenti di padri »
di Ire dispersi ligli, che, fra poche hore, li vedrete li'
') Diarii di Bdfiau Guam. M». Bibl. Nas., S.-g. X. B 86, Ibi. 77.
*) Li fiyli ritrovati comtdia tkt Su/wr Dvn Alfonso Tortilo alt lllu-
Mentimmo Signor il !
ledo Duca u" Alba eie. iu Napoli [iivaw> Egidio Longo 162U — iLàem[ì i
Bibl. Nas.
— 103 —
ritrovati; e voi, giovani amanti, non inasprisohioQ
L'udiri mesti accenti e gli ardenti
d'amanti disprezzati; ma prendete speranze I
undi felici, col vedergli tra poco contenti, e riamati, e
u e il dolore vi tratteoghino lieti lo bravure d' un
capitano, I" astutie d'un Ragazzetto , gì' intrichi di due
r innamoramenti ili ire vecchi, e le iaostie di un
. I tre vecchi furono rappresentati, l'uno da
Bucce, il noto cronista, o gli altri da un dottor
Mauro, e da Luise Sasso; il Capitano fu l'autore
SO dell'opera, Ali olio; gl'innamorati, Don Ra-
arino Conto della Saponara, D. Pietro To-
Pilomarino; i servi, d'Afflisi©, Gc-
le donne, Pìlinda schiavai Don Carlo
e artigiana, Geronimo Bucce d' Aragona;
rata, Fra Tonno Spinello, poi Duca d'Ac*
Ruffiani do Miroballo; il r », D. Gio-
ii del Tufo, marchese di Lavello; il Napoletano, il
Don Kilìppo Martoscolla ').
Tra la line del 29 e il principio del 30 si foccro in Pa-
festiai o comedie : pretesto, la nasi
tó l1 ivo vero, il matrimoni., della
HgSuuIa del viceré. Nel gennaio, si recitò una commedia
ite di Mola Simone Velez,
■ila Cara ii superbis: imo apparato. I
ino tutti gente nobile, o tra gli altri, i due fi-
I Mola, giovanissimi, che recitarono eccellento-
i era : La palabra campi ida, el amor mas
a aoenturosa. La comedi a fu
tani, o essendo in lingua spagnuola
[ualche luna, rome
.ioli »; ma piacquero molto le apparenze. Il
') Bocca agg. al Guerra, ma. «il. '
— 104 —
viceré o la viceregina v' assistevano , seduti inni
dame, don sedie, un po'piò alte, i Ali»
fine della commedia ci fu un ballo a guisa di torneo
Nel lunedi 17 febbraio si recitò ;i Palazzo 1' Alvida di
, e, questa volta, la Spesa fu fatta dal conto di Sap<
tiara di Cam Satiseveriii". Il Dura lAlcala non aveva
scrupoli del d' Alba ! L' Alvida e una dello opere che ebbe
più fortuna Mille BMD6 italiano del seicento: se ne tra>-
auebo uno scenario. L'autore, Francesco d'Isa, e
clic .si cola nello Stampe col nonio di Ottavio SUO Irai
ó il principale rappresentante, a Napoli al principio dui
seicento della commedia derivala dalla imitazione Ialina
del SeOOlO pnuia. Scrisse anche: la Flaminia, la l'ortu-
nift, la Ginevra, il Matmarftato9). Scrittore, d me-
diocrissimo : intorno a lui. - i sono varii alni,
la pena neanche di citare. — Alvida è la solita schiava, bel-
lisflima, 'li'ò ricercata a gara da vecchi e giovani, e eh\
sposata .lalfuii dei giovani, senza olir l'altro |i<i>sa Ir
a ridirci, essendogli scoverta sorella. Non m
ermunodia il Ospitano Squacquera Spaccatruono, che rii
nisee le qualità del Capitano e del Napoletano. Il pr
per recessione Ri Gatto dal Conte di Chiaromonta, ni
tetto del Conte della Saponara, e da D. Cesare Gattuccio.
Doveva essere un prologo, come talvolti s ia-
logo. 1 tre vecchi furono Ottavio Provenzale, Marino*
Marchese delli Rotondi, v Carlo Kustaciiio.il Conte
«lolla Saponata fu il servo Mancino, Y alU'o sei
'| Univa, fot. SJ.
«) I'«r i« varia adnàoaj v. Quadrio ni, U, W-9 — DoU'Altida uo
io l'fidiz. del nutrano Nap. Itf35, dedicata ad Antou io Baaao.
' tre anni ba taciuto il nostro («atro ». — N«dla
mattata, 1646 • ■' un prologo del signor Flaminio Brancaccio • « <U M
medesimo recitato ». 1 Barbili motto costui tra i «uoi comici (I, 131 j
ma, otioontoai.'iitr. era un gentiluomo dUoUWltO-
— 105 —
!». Alfonso Tortilo; Strafalcia fu uno di casa Ve-
..ii erano i due fratelli di Cesare ili
irtigìana Ninetta e il fanciullo l'errino, duo
atolli, figliuoli del consigliere Alfonso Vurgas, duca
di Cagliano. Il Capitami Napoletano Filippo Martnscella;
llbd Ida fu D. Carlo (lattula; la matrona
IZtnobia, uno di casa de Liguoro ; il bravo, l'uccio, un
di Leone ]>.
Il lo gennaio si recitò nella chiesa «lei Gerolomini, * una
beU" <>i rituale»», riuscita estremamene nanna ». Ci
a « certi balli <li cinque cavalieri piccioli, astai belli ».
Wuel - vi assistettero le sole donne. Nel venerdì
segaeni»'. fu replicata pei eoli uomini. Il £3>gennaiOt una
altra i nella chiesa dette Scuole l'iu,
intervenne ancfie il Cardinal Boncompagoi , Arcivescovo
Passiamo al 1631. Il 2ó febbraio, pel matrimonio di
dito del Tufo con Elena del Tufo, si recitò, «< una come-
dia all' impronto da cavalieri ». Nello stesso febbraio, a
, fu « dalle monache rappresentala un'opera
n dell'essere citrato alcune signore, che tenevano
fatua dal papa, ed altro signore, che videro da fuori, fu
«Mora vista da molti cavalieri dalla chiesa, non senza
scandalo di chiunque I" intese, e ne hanno dai superiori
■ppr- rtificazioni grosse». — Il 3 mano
o il LuogoU Iella Camera ci fu restino e « si
recitò una commedia da alquanti cavalieri e gente civile ».
Qft3tO ['Amor paterno di Niccolò degli Angeli, dieci
i intorno venti anni, raetl sndoi-i, con la mas-
le regole (l'Aristotile. Fu recitata benis-
sndo use le donno «li ridere, noi
•> Bv* 30-3 1 «e. — A f. 106, di uà coiuioo, clw fece?» fl Caiabim.
— 10<> —
odo tante cose né regole, ò riuscita infadosa estro-
inamento ». Il giorno dopo, il 4, ultimo di Carnovale , in
• dì Gommo Albertino, Principe di L'imitilo, si n
I /"■ di lil vi. angelo Spina, camaldolese,
« poeta insinui:, òome io provano le .suo t me stampale ».
Ma, «lice il Ducca dilettante drammatico, a non potrà mai
persona naia arrivare a rappresentarla nel modo ohe Ai
a Nai In ii. il Eletto del Popolo del tempo della i
zione di Masaniello I) 'i. portò b rappresentarla con lui
la sua conversazione a 1). Tiberio (arala, Principe di Bisi-
gnano, recitandovi la sua parte ili Vespa servito!
siilo Coccia il servo del giovane Leandro, il pedan'
dottor Aureli, i Manna, il capitan Squarcia lo recitò Andrea
Russo agente generate del l'uea di Termoli, e Principe di
l.'.n raromana, e dalTos. 800 portata m lingua n; |
dall'erudito e valoroso dottor Matteo Scalese quale ai
lui recitò la sua parte del Servo «lei capitano. E, sparsosi
il a. ime di quest'opera cosi ben recitala, volle il Duca
d'Alcala a Palazzo. Né altra conversazione ha
potuto inni rappresentarla » '). Nel maggio poi Si rap
> dentro S. Gennaro una gran comedia moli
premettala e esvaia dal Tasso1).
Molta fortuna ebbe la Rosa di Giulio Cesare
') Allora Andrai Naderioera percettori di Terra di LeToro— Biglietti
dei Vicersde,23apr.i632alr3
Arch. <ii Stalo.
■) Burca Me. cil. — L' Incestante non si trora natii, biblioteche o
è diali) da bibliografi. L" Aliaci i (ed. I tìOG) cita, coinè inalila, V InthtU
.mi.. r.Tii
•) Biuta Ma. ivi. Putotto onora io tfià t'itala Gerusalemme del Zil
o aneli' ;u |i;i'i.:ili:hiu ut- . Kr minia Poesia Semita cacata titilla Ilo
salcmmc del Tasso. In Nn|»>li p * ' •"". ' — itt V
c*i»U> aapol ' i i -lcwito Accademico Incauto — A
Ih-auitnatitrgìa • I t/W QoL Mi — Il l'or ilio aeri»» anche l' fJrtamlu
forsennato me. Naji. 1042 — ivi, CoL 582.
— 107 —
Iota no, stampala il 1021 , clic tu
più t ohe messa in i . \<w qualche secolo, di tanto
aito, recitala da gnie di dilettanti l).
VII.
fPtfftfa musicale pet Maria d'Aut-lria. — J'rinn
del dramma in musica.
!•' ramoso la dimora che, dall'agosto Bua al dicembre
1631 d Napoli ina Maria, Bonella di Ki-
oll'arciduca Ferdinando. Tra
•no in quel perìodo, accennerò, di
kggi>>, ohe il 1." ottobre essa andò al Gesù, ovo i
iti le avevano apparecchiato un gran pranzo) la Ro-
ti «che ima cima d'insalate », poi, visitato
tuo il coi ippresentaziuni, dove i padri
ilquantì figliuoli da certe nuvole e
se, che insieme col mangiare dicono
'•Iv "000 ducati. E to grande 1" ap-
•imito, pure non riuscì niente o 5). Ma il 17 ottobre si
■ uno speli io ilo, i he importa a parte
rie deserò re, r un i alno che bello, e la ione
s»« Ma pazienza !
1 ci napoletani disposero, dunque , di « rappre-
arle un dilettevole ballo, che d'alcuno iiigegnOBO'tPO-
dotto intorno alle peregrine doti «li ed gran Ite-
gin» unicamente si rivolgesse». L'incarico dell' inven-
tato al cav. Giambattista Basile , conti- di To-
ww,rautotv del Canto detti Canti. Il giorno fu stabilito
^ uscita del Principe ereditario di Spagna.
WAiua. Del diaUtto napoletano. Colt. Pure. L Xxvm. [,. lòh
<* j.. 64.
— 108 —
si cominciò col dover rÌBoivere, come capitava sp<
allora, una gravissima questione di cerimonialo; perche
la Regina pretendeva nientedimeno, ohe io quel fustino
dame non avessero le sedie. Fu una proto raie;
oessuna ci Barabbe andata! Si convenne allori
Regina avrebbe assistiti! otto cooerta, cioè a 'lire, die
una gelosia, tutta inargentata, che si fece nella sala ').
Il 17 ottobre . aite due ore di notte , giunse Mari:» e
situò dietro la gelosia col Duca d'Alba e eoa le sue d;
me ; e la festa principiò.
Col cader dell. la scena di un bosc<
In mezzo, un tempio con colonne e le statue defl'Oi
e della Gloria, il doro cantò una canzone, che coi
eia va:
Spiegate, Cigni Canori,
Nuovi Pregi e Nuovi Onori.
Al venir d' altera Diva
Doli' Esperia unico Nume ,
Corre Nettare il bel fiume,
Di Sirena in sulla riva ,
Aprii vago si ravviva
Cinto il etto di nuovi fiori ;
,u;ate cigni C
Nuovi pregi e nuovi onori.
Finita la canzone , a' apri un vago cielo costellalo , o
comparve la Notte, vestita d'oro, ma coverta d' un velo
nero, su un carro d'azzurro tempestato di stelle, a tiralo
da nari destrieri. La Notte restò meravigliata nel vedere
1' insolita tace di s. M. Sor d < coi dola stt
delia voce, feri </H orecchi altrui, cosi dieendo!
«ivi- mi Raspartele,
Volanti aurei destrieri.
') Kueca f. 66.
— 109 —
Per st diversi insoliti sentieri T
• or voi mi guidai
Non fra lumi e splendori,
Ma tra l'ombre e gli orruri il corso io giro.
Che vaga luce io miro?
Non son queste di me 1' usate vie,
Quando usci mai la Notte a mezzo il ilio)
Allora usci dal tempio la Fama, vestila d'argo:
tario figure d'orecchio e di boccilo, e « soddisfece ar-
moniosamente a tal richiesta o. Dopo le quali spiegazioni,
ndó via la N la Fama, <■■ dato il suono alla tromba,
li canori versi sciolse la lingua
Voi c!iì: temprar l'arsura
Di Castaglia bramato al Sacro Fonte,
Booo il lontano Monte
Ecco le eccelse EU
Altero albergo delle caste Dive,
Spegnete pur la sete,
Per torvi al tempo ed involarvi a Lethe,
cotanto
A la Real Maria dovuto ò il vanto,
suo merto espresso,
Sorge Ippocreno e s'apre il bel Permesso.
cirono da un fiume sei bianchi cigni, u i
li, per due scale dall' apparato al piano della sala
do, quivi, al concerto di cornamuse, meraviglioso
«*Ho formando, quasi per arte d' incanto varii atteggia -
dei piedi additarono , o pure quasi dal limpido
linimenti di quelli eloganto-
.n. ». • < Graziosi questi cigni che ballano!)
ballo .». i Tempio e Fama, e
l' in (pici luogo il monto Parnaso, altissimo, CO
"flato d'alloro. Il destriero alato venne volando ; e zap-
— 110 —
pando col piede, fece nascere un fiume. Sul monte sedeva
Apollo con le nove Muse. Apollo invitò le Muse a cantare
le lodi della Regina ; il che fecero 1' una dopo l'altra, e,
al fin ir di ciascuna, « triplicato coro di musici i seguenti
versi a tutta l'opera intercalari con alternate fughe can-
tarono :
Quanto sinor delle sue lodi udissi
Fu breve stilla d'infiniti abissi.
Al canto d* Erato , s' apri un giardino con varie pro-
spettive di fiori e frutti , dove erano otto ninfe vestite
d'argento e verde, la chioma coronata di fiori, e « queste,
ora facendosi vaghissima catena delle mani , or scio-
gliendosi industremente i nodi con vari e maestrevoli
movimenti, al canto dei versi che sieguono da clavicordi,
da citere et d' arpe accompagnato , gratioso ballo me-
narono » :
Ecco la Primavera,
Madre dei Fiori ,
Di nuovi Amori
Novello affetto
Sente nel petto , ecc.
Al canto di Talia, si vide uno spettacolo di vendemmia
con quattro ninfe e quattro satiri, che fecero un ballo e
cantarono :
II dolce Nettare,
Che Bacco addita,
Gioir ne fa ;
Per questo , placida
Di noi la vita ,
Gioconda va, ecc.
— 111 —
Al canto ri Urania, s'apri una e si vide una
annero fuori tre Ciclopi, seguiti da
Nani piccoli a sparuti, <• ballarono a gara, esprìmendo
figure geometriche « e con tanta vivacità in aria
idosi, che, tornando a toccar In terra, si toglie?
)lce frode all'orecchi* > ietto delle piante w. Apollo
nò l'epilogo; ii lui, il Monto e le Muso. coni-
Campi Elisi. Ivi orano quattro ordini di scanni.
♦ «luti quarantotto Cavali. quattro vo-
titi «1 ►ice ili raso incarnatino e argento, e von-
qoattro <h raso nero e argento, colori scelti dalla ste
ia, tutti adorni di ricche piume il capo, e avevano
e in mano. Fecero prima un ballo in mascL
•tosi di capo « il poso delle superbe piume », bai-
con le dame . e alle nove o dieci di sera fini il
tino. La musi. -a in del signor Iacinto Lombardo •con
imeri okramodo ab*
». 1 versi, di Giambattista Rasili-: davvero « non
in di meni .me dice Ferrante Bucca ')
1600 era nato a Firenze, com'è noto, un nuovo
artistico: l'opera in musica, E già s'ora andata
i per le v.uio citta d'Italia Curioso che Napoli,
lo loco santo della sua maggior gloria .
m favesse ancora ricevuta. Ora, questa festa ò impor-
como quefli 'avvicina a un'opera in musi
grande musica non aveva grandi rappresentanti
quel tempo. I Caccini, i Pori, i BÀoOteverde, 0
altri , non furono napoletani. Agli illustri madriga-
li del Secolo XVI, a Pomponio Nonna, a D. Carlo Ge-
Principe di Venosa, a Fabrizio Dentice, Scipione
■■» deaeri*» a lungo In festa 1. e. Ma la itti» notizie nono tratto
tffwfolo dal Basile Steno: Monte Parnaso Mascherata da Cav. Napo-
•*■»! tlla m. Sermùf. d \ Httria formi à" Ungano Rap-
lnt*^Ha in Napoli 1030; del quale miaou servito. — LJiLl. Nat
— 112 —
Sieda, Fabritio FDomarino, Gio. Domenica U infoila.
tonio Grisone , Fabritio Gazzella , Flaminio Cara«
Leonardo d'Arpa, Rocco Rodio, ') noe troviamo bui
ori, l ( onaeryatorU, che dottej'o poi lauti e tanti ina<-
.stri (ii cappella a tutta Buropa, non orano diventati
• ini istituti il' educazione musicala.
Napoletana tu, cortamente, una dalle più celebri r ir tuoi
di quel tarano; Adriani Basile, sorella di Giambatti
madre ili Leonora Baroni, che troviamo circondata dalle
entusiastiche ammirazioni dei poeti contoniporan-
6a2Za e pa//a Sirena:
And reati-
Napoletana e de casa Basile 8),
elio andò poi nel Itilo con tulli i suoi parenti alla Corte
dei Gonzaga di Mantova, dai quali fu t'aita Baroni
di l'iancerrcto, e, 3opO vani anni di trionfi artistici
il 161!) e 20 riapparve a Napoli e poi di nuovo nel 1633.
« Chi ha sentito e veduto com'io— dice Pietro della Val-
le— la Signora Adriana negli anni più giovanili, di quali
bellezza che il mondo sa, a Posilipo , in mare, d<
una flluga con la sua arpa dorata in mano, bisogna
che tfessj che ai tes
in ijuoi lidi le Sirei ine benefiche, ma adoi
quanto dì bellezza alti : ili virtù » — L nel 1*
Già. Vincenzo Imperialo lodava ancora l'Adriana, « n<
meno par l'aite sua nel cantare Angelicamente, che p<
l) DtlC Hitloria napoletana del tùjnor /-Vani**» de Pietri. — 1* Sa -
poti oc*. MUCXXXIV. — L. !. C. VI. § 70 — Uscio da parto la musica
IKiimlurn , le fatuo»; viltunellc alla uapoli'lana ecc. , intorno alla quale
tu molte laslitnouiauzo dei nostri scrittori dialettali e ili altri sono
colte io li. Caput*). Sulla poesia popolare m Napoli. Ani
\lll, 814.884,
<j La Galleria torcia d'Apollo ili Titta Valeutiuu. Coli. Porcelli. T.
— 113 —
iar rlivinamonto. li ià sapeva io in
_uisa Kll.-i par dispensare in grembo alla D licei
toi fiati, accompagnando la paria dalla mani
della I i q.ro tanto riverita ;
'ma fu anche un'altra famosa virtuosa, Camilla
ntonio alia rjualo o all'Adriana , si leggo il
seguente curiosò pa ale] a latterà 'lui Capaccio a
Mar.-. :: : « Di Camilla a «li Adriana io non
sono giudi do ascoltatore. Dat-
ila distinta e In lai modo riempie le
ito, che nionic di più pia* potrebbe
quello dell'usignuolo è il suo garrito» più
il su i piani ►• 0 le l'aria ambiziosa, ora s'ab-
teotre sta umile e placida le n piegata
èf a un teatto sale in allo e, ba, l'eleva alle stolle<
. cu veloi ita che quasi non s1 afl
.ili ■iimiU" mimi u li riempie di tal
modulazione li carezza, che 9i sa-
o, li molce in tal modo che -^i piegano, pàsca tanto
E lega. È Melpomene, che porta l'armonia agli uomini 1
.'tfern poi la pro< ti Polinnia. La voce, che asce,
intimo della arterie, tua dall'intimo dell animo,
(juaiito più s a le orecchie, tanto più addenti^
uori. K. specialmente, alk>r<juand<i essa volgo
Manda Intorno gli occhi, o ridenti •> piangenti pel canto,
scintillano come stelle, e, al vivid •
concenti , p lo con la
tascea inane ; u lira. Niente scolpi Fidia, niente
I bel libro II 'VI' inolio : La beli' Adriana e U altre virtuose.
*rf «t tempo alta Corte di Man 1U di (ostello, 1888) Pag. :.- I
^3, • pati»». — Com'è notianmo, per l'Adrian* fu lUmptlo: li Tea-
**' itile Glorie: dell* signora Adriana Basite eoe ecc. ( Venezia 1623,
• fu S,
8
— 114 —
dipinse Apette, *•! i* * meglio ritraesse le I le si
lezze , la diluita. Lo udii e perii e lo ho sempre n«
onore ') &•
La Peate per Maria d' Ungheria non tu interame
nuova. Il Zazzera, per es., noi carnevalo del Hils.
di un COEN trionfale , dio « tenova una bellissima mu-
Inee 'li pastori, li quali orano guidati da un Cupido e
ii a '|unlli stava il Dio Pane, e questi pastori balla1
mentre Cupido l » •) Il Bucca, parlando, il 168
il 22 dieembrO] di un'altra festa di corto, descri-
ve « molte apparesze di Nettuno e Giove con influii
li., il <|uale mandò due e guisa d'angeli, che pri-
ma al Viceré, poi alle damo, and orno distribuendo
madri^aletti in lode della sposa, figlia del Viceré, e Prin-
cipe di Paterno, suo maiito. >■• ') — E COSI oi sarebbe
da rari-M-.'licrc nitri arrenili simili. Ma tu pili ampia
-vita e più degna di fissar l'attenzione. — Micco
darò ritrasse la scena in un quadro, ohe ore ohi sa di
i I li de Dominici dice chi noi tempi fu rei
ad alcuni attramontairi per 350 srudi, a ossendi liona
d' innumerabUi Bgurueooi nellasui
schezza di colore. » ') — L'opera musicale ebbe per
brioue queste feste musioali rappresesi non
nel 1 ol'il, il solo embrione ò troppo poco.
il Quadrio, nel suo catalogo di melodrammi, segi
tenti , come stampati o recitati per prie ipoli:
i ; Le Magie Amorose, Dramma per musica di Giulio
ve Sorrentino, arricchito di Prospettive, Macc
e Balli da Giovati Battista Balbi. In Napoli per
•) I. C Capnrii Episiolarum Liher — ciL pag. TO I
») Zazzera Giorn. cit. fol. 81.
') Bucci fot. Ti.
*) Do Dominici. Vite dei pittori, scultori ed arch. napol. Napoli 1840-C-
2.* ed. 111. 4ir,.
— nr> —
Moli". 1635 in 12. — 2) Im Ihdonr, Dmnimn mu-
ffile di Music Af onora. In Napoli in 8." s. I. e a. — 3") //
di Venere Di r musica d'Antonio li"
'.Ih' Feste delle notse dì Don Pi addo e di Donna
mgro. In Napoli, in 4. s. d. l).
Ma nella biblioteca di S. Martino c'è il primo di questi,
1 <ii.. L'edizione indicata dal Quadrio (eh' 6 l'origi-
: 'i ita invece del 1635 «:; \ 1653) e l'opera
* dedicata al conte d' Onalte ! — Del secondo non so elio
Mito fare. — Quanto all'ultimo, l'ho ritrovato tra le Poesie
Olioso. 1*arte
fapofi per lacorao Gaffaxo. 1645. -i
Qui è intitolato: il li Paride. Rappresi
a nel Real Palagio 'lì S. E. — Antonio
Bosso è notissimo nella storia della rivoluzione di Ma-
saniello : a dvil popolare di Napoli ed erudito nello let-
tere umane », come lo chiama il I ìtro, e i homme
doquent et d'un esprit fort chaud et fort emportó •,
i»mo 6 dotto nolle memorie del Duca di Guisa, egli lini
ari Gennaio 1648, giustiziato nel cortile della
ier ordino del Guisa, contro del quale aveva co-
spirai ..
B dramma è brevissimo. Mercurio, Paride, e le tre B
rsonaggi. Mercurio spiega a Paride in elio
a. A costui si presentano le tre Dee ,l' una
topo l' altra, Giunone superba e sdegnosa dol venire a
con le altre ; I '.-iliade, vantando la sua sapienza ;
idosi tutta vezzosa innanzi al
IWdice, va leggìi i ite la pompa del suo bel Volto
-ìJrio Si, e rag. d' ot/ni inetta, voi. III. j). II. j). 405, 407.
l'xrle kwikIb,
1 CjpeceUtro. Diario Napoli 1850-4. — Il , 358, 373 , 306 , 481. —
*• »imoirct de ftu Monsieur Due de Guise. A Paris. MDCLXIII.
— 110 —
esprimendo, boc. •■ Paride dà a lei il pomo. Minacciai
dalle altre, confortato da Venere, egli conchiude:
Sotto gli nuspicii inni. Diva gradita.
Colmo d' ardore il sen, d' ardir la vita,
E do le gratie tue monito il coro,
Al fin de 1' odio altrui trionfi Amore ! —
Insieme colle Egloghe del Basile (Mantova 1613) è si
pala una sua luovc Venvrc "ddolorata, Jaoola tragica
da rappresentarsi in musica : elio nella dedica ha
data di Napoli 5 settembre 1612. Il Basile, circondato d.
una famiglia musicalo, vissuto varii anni alla mu
Corte di Mantova, come inventò poi la testa per Man:
d* Ungheria, cosi fece, primo tra ini, i Jche ten-
tativo di melodramma. Come uilemiedii in musica -i
di Giace contro i Giganti, di Filippo Pia
apata il 1G2:». \i
Ma, oltre questi piccoli tentativi, fui" alla metà del «
colo non s'incontra altro; e. a voler essere rigorosi, bi-
sogna conchiudcre che il dramr usicale, nato
renze il 1600, introdotto già da molti anni a Kon
sato già a Venezia sui teatri pubblici, a Napoli
ancora affacciato*
') In Napoli per il Macearano. 1(325. — Cfr. Quadriu o. e III, II,
l.' Albo-i (■«!. 17IJF», Col, 02) segna: Antùri non ha .-ra acen
Al oio. Francesco Savaro ckl Pino. In Napoli por lo Scagliono I
poi, Bologna 1003, 69 — Musica di diverti — Ma, «e ora opera M
mi para difficile che Rimi dnourna pw muta. M'é stato ini]
di vadorlo.
— 117 —
Vili.
// Viceré Monterey» — Segue (''■<>> 531-47).
«ie del Vesuvio del ioni ispirò aneto un dramma.
È intitolalo : L' / del Monte Vesuvio Raj>j»re-
senii: puitualv. composta da un denoto Sacer-
er Labaro Scorìggio MDCXXX1I.
11 di I Patirò Antonio Glielmo dell'O-
rato! : Ila dedica si dice che è un fruito « maturalo
col i Da devotione (per essere spirituale) et ad-
tó con / o di tutta la Citta. •> Mi par pro-
li re entato ; tanto più, che, innanzi
lo Dorme per recitarlo bene. — V. curìosìssìi
wo fogo, in versi, è fatto da Vulcano,
aro, ohe vantano le loro grandi
i a superiore a tutti loro. Al-
ici dramma , Partenope, Sebeto e Vesuoio ce-
lellezza e potenza. Dice il Sebeto: « Di
dunque, potrai temere giammai, Napoli beila T Se
uà gloria e bellezza ongiunti gli elementi? s II
onde: del Vesuvio! — E la cagione? — o La
<■ le tue colpe, i lie possono convertire i miei
la sterilità; le lacrime
mie triti ii lacr me degli i icchi tuoi, a
il concet.o del dramma: concetto, che va
>ioni di personaggi : £ succedono
— Un altro dramma, cita il
III, I, 80) . '
tuta Bnyajsaiw in Napoli per M '. 1632 in 12. — I.' Al-
i Montagna di Homma,
«retro U gtur, polibmoQ), J;-. inai, di 0. £ Sor-
fantino.
— J19 —
all'altro che sciocco, ma buono, indulgente e
•' ìiìm.i.'. iì i«i.> '). Niccolò Bai
'aveva inventata o perfezionala, uomo caritatevolissimo,
■ i suoi li
• •inllr pericolanti e per sovveniri sogni di
adii dei Vesuvio in Napoli, dovasi
latineggiati, giunse quasi a termine di povertà »2).
)ine vedete, pii w presento un
laniropo '
i c'è, tra gli altri, questo ri-
di Napoli: << Nel tempo che si va a Pauailippo, oaia
aPosilipo, u ; ii/p- gareggiano di preminenza, et
al sii' i che invita alla © . uno di
mano a ninno, quando sono i
lei favellar , noi do il traffico di Posjupo,
indo la troml al popolo: Udite la tr*
'ama all'ini <rwi ! » ■').
Duca d'Aicalà ira succeduto intanto il piccolo o spa-
amantissimo di co» dra ■•. D
Napoli (1632), non fu troppo
i dovetten i lutto bo-
I:i Quai'i'siiiui In il w'I'm C.'il'IKV
vtfe, ■ L-- lie, non Gatte di I arnevale*,
quadragesima, che, data parital
più medie e
•li Dame più volte, dove si ù ballato privatami
i più un ton o titolo d'insajo » 4).
no questo della sua passione, i
laro n... che nessun altro Viceré avo i mai fatto: oso
'fMctood. UoliAv et la coi*, ital.— Iter 1887. Pttg
-t.
1Q* i. 11!, p. 11. p.
.pplwu «oc. 1634. — pag. 67.
I &•«■« Giurn. .! I fot. ISO.
— 120 —
andare, apertamente, al teatro pubblico- - li signor Vi
osi ii.iin a prendersi spasso, imita «'io
govt-i iiniano, che non solo va a caccia, ma ba
0 in usi. una COSO nwnn, urinili più tUOtù tri f/uc-
ttto Regno, cioè di andare alle pubblichi
una Mila volta sugl'Ctl fattOSÌ Jurr un puh /ietto
a posta, visto \ mente mollo spe
a casa stia, mi u stata alcuni roba I
è detta » •)
Nel 1688, il 7 febbraio si recitò una i ommedùi in <•.
di Don Tiberio Caraffe Principe 'li Bisiguano. — Il SO
aprilo «si rappresentò una Dunosa i
con un grande apparato nel quale furono m belai
apparenze, o riuscì assai buona e vi furono l'intormod)'
italiani e ballo.» — Il sabato 22, si rei
I" In costante dal Padre Spina, aspese ili Dui Luigi San
trino, Principe ili Bi • commedia e assai buo
, . j ,,.,■ Qgg, . ,, g||
t s) Avi1 va proprio l'alt. > I i-tui
Il Viceré aveva tra i suoi |>iu lavoriti un tal Geronimo
Favella, '•!■" gli serviva da gazzettiere, già • 7-
ilioi prima, campava la vita « >"l rare in isceualapaii
di disgraziaussimo innamorato, ma, aventi..
di queste converse sai più famose e fiorite in
Napoli, J atte venir da Lombardi -li si diede
i e grasso, i ara, in qi* istie
di gazzettiere. » ')
•) ivi f. 135.
*} Hu-ca me- I
») Fui.lr.nv Hftle al Hu<va. ma. ali fòL 103 l -
retta ieguentu: hi Filippica t» citi li discorre dv'' (a r»
n de' ttt: astoni ti
t/'XHoli, Napoli per SoNBdittl Iloncagliolo ItitfG io 4. Uà «wtupl. alla
Nu.
- 121 -
; altri Viceré prima di lui , e corno
uni a usarsi sempre per tutto il Belcei etera
la Domenù anche talora altri giorni, e P
ito dalie gì indole della nobiltà,
spettacolo, commedia. Oi
in se in gondoL .' Ambrogio Buonorao,
iza.il Cornelio popolare, irca
Calci- i, già .--arin , il perfezii i Iella
• h Pufcin l . > invaghito il Co
i lilotto di commedie , che fin negli affimi .1 ini
detta 1 . ni ranni.» n>" l'esercito per
Irò il Dm a iganza, ribellai » dal
\ Re di Portogallo,
ira intento a pagare più istrioni che soldati»» ')
racconta nei suoi Annali
1 he 1 fa .-il--, andò prima a iettare
wmi' entrò pei divini ufRcii nella cappella
10 Sa< 1 . 1 1 .■ 1 ' alo, 0 inai vedu-
iosamfl 1 onfondendo i aaeri misteri ili
■.unita e le < ■• ■)
I v uchc venire apposta dalla Spagna
uned ian ti Kpuguuoli. Per una
volta, pel solo viaggio, «la quattro-
lueatì. E, - quando Esali iuo
ù tutti i suoi familiari ad incontrarli
*\ Faiaaro nu Intorno» Andrea Ciuccio w. \ Iv-rrucci.
Ttrtt rappresentauca premeditata e all' improvviso noe. In Napoli 1899
p. 593 a wg. ebu racconta > li<- : « «avendoti portata <« Andrea
stilar.- in Roma, v I Incorsi da a* tu'
di Poeti gravi, o poi cadendo nello scìoccIiwmc. ai jiau*sO il Po-
H" ' na Citi*, cW ohe ogli avvertitosi o datosi tatto
■b«M. ottenne tutti gii appianai ponibili >,
*> byti annali d. - Napoli IS49. — aub
— 122 —
cortile, ricevendoli eoo siffatta allegrezza., i te b me-
raviglia e dispreizo cU lui anche noi suoi amici e parti-
giani. » ')
Chi m quali attori facevano park 'li questa coi
gnia ? La fantasia rivolgo in se i nomi e lo ligure dei f;j
musi .li quel tempo, Scbastian de Prado, Roquo • )
■ <>■■■■, Maria de Cordova detta i'Am
osare, ecc. Ma allora solo Madri' l aveva più di tfl
canta compagnie comiche! :i A pn dì Prai
: a, della quale fece tanto rumor» La convei
[nel messo d'ima recita abbandonò il tea
mila3)], il caso non era ins' lo donne da .
sjì:ignuole. Quante se ne dovettero chiudere a Napoli in
quel. storio deUe Convertite spagnuedeyCA
Vico della Maddalenella a Toledo I '>.— Appunto alle
ie Tenute al tempo del IVfontorey, do
t Donna Antonia de Rib ùca ceìet
line del 4635, <l.i Napoli ondo a Roma e, è lerc -i
tre mesi nel luogo di queste donne 'ietta di Casa i
due in mi olirò ritiro, nell'aprile de] 1636 a con grandissima
ruMià .•( cimi i' •■rvore di spirito, si vesti monaca
Slinfana in S. Giaiomn I m .n ■ il
!■'/<: ■!;' QesÙ '■ Maria, >.: alla sua V€ ùék
brò messa il Cardinal Francesco Barberini, proti
mi» > — Inioi'iio a ipesto tempo fioriva anche
>> [vi. *ub. USO. p. Tg,
iakaoc o. i L, Or. 100,
') [a xua coiivanuODfl fu oggetto di uà famoso dramma spa
1. I i|ii»lr vedi Aspoaixionrt in Napoli ralli [Storia dei teatri VII,
« mg.), u di udo italiano per unric*, ili Papa Giumenta IX Rampigli
i /••/ rirrfo. Gfr. Allarmilo. / /<-<Jfri dì HuitUl tt*l Mi'
ma. Roma 1888, — pag. 100-101
«) Galano-Chiarini, o. a IV. 881-4,
p. 22. nota.
— 123 —
Bau /, o qu»;, por ha sa Na].-
era Uaiauda la Napolitana. t ')
Diodo, : ii s] tagliuoli
■ lamentarsi col Viceré. Il teatro era dm
lì Moo fatto, mand. fuori una grida:
il'1 un po' I i fosse pubbHoa mere-
giroe •••la ogni giorno, e quelle, che
stiro, pagi a prò degli istrioni quattro carlini
i un onorevole accoppiamento, nomando
dì ed agi iffiuali d< Ile • ompa-
anch' essi una stabilita
a per tal affair : >iima\a ! •>:■
i tal gente ! » *)
n \ fu il Duca di Medina Las Tori
i Anna » io. Nello
rnlido palazzo di Mcrgelliua . chiamato una volta la
e ora «li Dognanna <• della Regina Giocamo,
i a, tra le i. .'<\ « un
teatro di commedie, capacissimo, o
attorno per Dan» . «-ho dalle stesse abi-
ascoltar la i • a) — Ni
i tini, si preparavamo beUii
■■ . . . . sondo S. E. «iuta ad una su-
qu entità delle apparenze, nella città di
i pi-epar - i per il signor principe
tornò e due li Alcalà, che vogliono passare in
o. e. p. 408.
1637. p. 75 — * Hilravalo muovo per cm-
fti'Hi-Li nOVriSM la "olliglieiaa d<
ir danari (oam e pur cjualun-
ancorchò nuova mi in imitala ».
-•w». V. C .Ila: a Palasso di Donn'Ànna a
9, in Si min Hi lettor, storia ed arie. (Nap. 1876).
— 124 -
[spagna » '). Nello stesso febbraio, si concertava « una
aia di 24 dame e 36 cavalieri, tra le qui
entrarebbe la signora Vioeregina » ; avanti Pe
schiava tu torneo , al quale, >i diceva, prender)
parte il Viceré *). Le dame badarono « vestite alla t"
antiche Mnaraoni, trapa della, mi
stia femminile. ». Nel mano, in casa del signor Don Pietro
Orsino Duca di Gravina, sì fece una mirabilissima com-
media con l'intervento del Viceré e Vlceregina, del Col-
laterale e di quasi tutta la no* il
Yirriv bì tratteneva a PosUipo, « dove si stava all'
unente e si erano fatte nuove comedie e i
convito di dame » *). — Tornali» poi a Napoli, si p
paravano reste s commedie per lo sgravo Li Donn'Anna
e i mesi dell'inverno passarono al solito mudo. Ni i m.
vera la signora Viceregina entrata lu-
nedi sera Dell'anno trenta tré, si feee in Pali i I><1-
lissimo festinoi dove intervennero quantità di d
lu rappresentata una duo\.i <-<>inmcdia dai comici spa-
nninoli , che riuscì egregiamente con 1' intermezzi ita-
liani. * *)
Era allora al Teatro dei Fiorentini la compagnia di
■ :es«-o Lopez. 1 pioprietarii del teatro, Vinc
') Avvisi ms. di lioma tl*ll" OHM W89 Ji Tini" i. — Hibl.
Na/. M-. XI 1 B. -IO. — Roma SB febbraio 1639.
*) ivi, Roma 5 marzo 39.
') Capewlatru. Annuii. p. 145. — In uu ma. della Soc. N i|>. -li i>t. l'ai,
litio: Saligni ifefM 'KW anno 1647, ò inserita una figura di «lama
mascherata (non da amazzone !) coli' iscrizioni» n penna : l>. Anna Ca-
ra fa, principessa di Stigliano, Vioaragina di Napoli
*) A ! mia M vltomlur 39.
s) ivi, Roma 10 dicembre 1639. — Il Volpiceli*, parlando della n
di Mono" Anna, avvenuta il 14 ellobi 1 - > *." ». I
: ni, in moto. > (L 0. p. 20S). Ma, coma ai rode dalla riferii
tuiu. na aveva invece quarauta.
— (85
b Otl - ambata , pretendevano ohe il liitatnro,
i «l'i fitto, pagasse ogni seni il quoto del-
i«' dicevano essersi tatto sempre , e come
resentantes Ualìanoa di San Bartolom-
meo. La lite andò innanzi all'Uditore di UN ma poi
'laudo il Lopez ai proprietari quattro
•i. ')
i o Lopez fu uno .i<-i migliori < ornici sp&gnuoB,
vi, Pamoroso, i mo-
iliciana de Àndrade, madre «li Joseftì Lo>
anl maai&Pepé] io hermosa*). Ncl-
lii sa perchè, lasciò la sua i ompagnia.
marito, dii ino gli Li ■*/, a la Carnosa
spaguuola , figliuola ili Franca co Lopez,
ra la prima donna delli rappresentanti. ■ Le tarono
da ogni parte soldati di campagna per
ire ; ma invanì'. 3)
Il 1640, i proprietarii doi Fiorentini ii- il teatro
£0 ducati a Gregorio Chavc, Marco* Nàpoiù
*tros. *) — Marco Nap napoletano, recil lin-
''ain di Flaminio. Egli tradusse moltissimi
uolo, : lie ci p un' idea
lertorio. C >sl il Re rivale del suo favor
!"■>. Geronimo de Villa Assan , il Purgatorio <H 8. Por
I Calderou , la gran Zenobia, la Vita è sogno,
Casa . di Juan Perez di Bd ontahran , il
■ me, il (iran Numa della Spagna Filippo li dì Lope
de Vaga, il Nigno diabo V Armata n nto-
rio&a sotto Don Giovanni ti' Au str/n,\\ ('</. Ortolano,
«j R»L .1. Geo. Antoni ■. n NovMnbx» IMO. — Ardi
*Suu>
•J Screda. 0. e. p. 414.
*\ ài - Napoli 26 aprila 1039.
1 M. cit.
— 12f» —
tragicommedia «li Muri de Mèscua; e altre del R02
del" Alaivnii, ilei ire autori BOC. ecc. l) — 1» que
-o bqi he per Nàpoli il famoso Don Giovanni '/'■ >
uscito fresco fresco dalla shakespeariana fantasia ili
de Molina, La sua prima tappa, nel viag
letteratura mondiale, verso Molière, Mozart e Byron,
Napoli, dove i commedianti spagnuoli recarono il drammi
che, nel 1668 , lin Onofrio Giliberto di Snlolia mi
italiano. a) Accanto ai drammi spagnuoli, i m
gratulo quantità <ii drammi italiani spagnoleggienti.
Nel 1639 una dello caso del teatro di 5
era fittala a una Delia fittale, la quale, del resto, in:
grado il litio, stette quasi sempre a Roma,8) È un
/.io l.ili venuta a Napoli della compagnia dei Fe<l>
Dei dilettanti napolitani, Salvator Uosa and.iv;
ghere allori fuori la patria, a Roma, dove • i in-
•) Bartoli Fr. Notisi,: dì comici italiani BOB, toh II . p. 57-8 « copia
11. 1" ed. dell' Allacci , p. 617-8— Nel Diario dol Capo©»l*lro (Nap.
1850-54, III, 398) si parla di un Flaminio Napoleone o Noi
ni! 1048 ara a Roma coll'ambaacinun ■•• 'li Francia e aveva
'•oi riballi nnpolekwi li-i *l ii'i-h" OODÙCO I
*) Tlcknor o. e. II. 301. — Moland. o. e. 191, e aeg. — (>a?pnry in X
svcllu'im di flMoffia r. UmjuistiKa in memoria di N. Caix i rH
I ir. IBM p. 57-69)— Il dr.iimni
])iù trovato, fu alani pato con qneato titolo: Il Conaitato di Filtra
■i« di Onci rto di Solo fra. In Napoli pei
Ulaeci Dramm. Gol. 218;. — Dol Giliberto ho visto J
olirò quelli cil. dai bibliug.. Il vinto Inferno da Maria (Nap. l'Ili,
i/o, Il Cavalier della Rosa (Nap. 1000).
*) Ardi, degli Iin'iir. — In un libro da conclusioni dagli 8 gennaio i(
agli 8 marzo 1041. sub Venerdì 5 inarco 1039: e pagando ducati q«
le rilam-i tutto quel che di più -t da dobitnc*. » Non credo
questa Delia sia la Camilla Rocca Nobili, intorni) alla quale vedi F. Bai
Ioli, o. 11. in fino.
*) Ad. Bartoli, o. e. Prof. p. CXI. Ili dico: e non ho dati ani aoggiorno
itti dal 1031 al 1041 ».
- 127 —
», e a li •' [(alido Pascaricllo e
. nella doppia forma, questa, di Formica e Patacca.
1 ij>! ■•. .i :
E in palco f* si ben Covisi Patacca,
1 '! ■• -' ■■■'i|.i ■•■ q ih* ei favella,
bararti le maacella M.
: Te< doro Ameydeu « i dicono •■in' di iiv
del 1044 il Dura di Maialoni.'! o venni! a Ri DD rum-
inili, che rapin
E i ili sua patria, no giovane desti-
li più gran comico del bocoJo, quel lì-
•lilli, quello Scaramuccia, di cui si disse:
Il fui lo maitre di 1 lu:ro,
Kl la nature fui
nato a Napoli il 7 settembre 1608. Intorno al 1033.
in di un capitano di cavalleria, .s'era accori-
li una prima attriro di una (unipa-
ra a Napoli. Bazzicando sul teatro, co-
i) a recitare di tanto in tanto qualche piccola parte.
la lavandaia dell'attrice l'aveva invitato olle
bou. . figlia , Tiberio Fiorilii , allegro
slancio di tenerezza, abbracciò in
la bella figliuola della lavandaia. Il giorno se-
,1. MèbMtntfU riacquistato. C» IV. 11. — G. Martucci. Salva-
** fonanti itmomitj'jii, <h F,,:-m lologUi 16 oltobre 1885) —
*• AiWboUo. / teatri di Roma eoe, png. 36 e Heg.— Il L>u Domiuid dice
^■thnio Ma» tu ivo, anche napoletano,»' p lisotpolo W Rosa,
"*»hw eb« « «"or* i bvuc BomminbtnTa i motivi .• taceva col Pernio
■*■» bdiianme nullo cumin-jdic ».
iioUo o. e. p. 68-3.
— 128 —
guonte , lamenti presso l'attrice, un casa d olol
Fibrilli fu costretto a riparare ■ •"! matrimi
tempo dopo, egli, Scara , <■ la moglie, Ma
latrarono io una compagnia ili comici. Il 1639, mbi
il 1644, corto, era già a Parigi, delizia della corte. E
:t Parigi, sempre festeggiato, non stancando mai il pud
blioo, per più -li cinquanta anni, tino .-il 1604
ria, vestito tutto 'li nero, colla spaila al Banco, era, con
magali"! parie -lei tipi comici nati ia Napoli, un l
vigliacco. Ma, in Francia, nn le mit à toutea sni/rrs. »>.
Nei libri D?appuntamenti e conclusioni del Governo
di lininal.ili del 1641, 45, 46, 47, si trovai io v.uii
«■rum a filli e bandi, che si tacevano pel 'JVain - di
Bartolonnneo. Nel 1645 era fittalo a un Gaspero de S
ed altri. 11 venerdì (5 aprile 1C4G si stabili: " Si è coni
duta la HcenzQ alla compagnia dei Comm
di recitare nella Man/.;i di S.ni 1 1 . 1 1 1 • • I < • 1 1 1 1 ■ i ■•t,tl
detto Compagnia sia PoiicineUa, con pagare il solito di
ritto alla Casa Sanie inaino a tanto che si
lai' la i 0 si C dati» facoltà al dello Polii-inclla
distribuir le porzioni di quello che proviene a detta < a
pagaia, secondi» l'haliilii;i di ciascuno, i
proposito, 8 si e commesso ai caporale E
•) M. Sand. Matqutt et bou/fòns II, 257-72. E fig. 45.— Cfr. Ammollo;
Una fam. ti» OOtlì. ihil. «ce. pag. X.LI1I. — Nella *ita di Scaratni
«(-ritta in francese dal «io compagno Costantini rist. «ini Ha itoli ,
ti:* dei comici ecc. Il, I86-S3S, ili- I un tessuto «li sciocche in
limi, "i luaOBbi olle il padre «lei Kiorilli era esule da Napoli per ai
BCdsO U frittilo dui Vewow >li * •■•■ |"i.i. i l'efa dato a fare il ciarlatano;
cosi Tiberio andò a Roma, a Ancona, fu mosso in galera per uba?
a Fano a* uni coi comici , tornò poi a Napoli, dota, Botti i danari
a»UTa rubali in varii modi, *i dette a recitare; fu chiamato u»a wri
casa dui Duca ili Satrino (bìc) , e un'altra in casa del Dnea ih Qaj
(sic), ecc. eoe. — 1> poi certo uno sbaglio dal Basche! (o. e. ESt]
fosse figlio «li Silvio PiorOla
- 129 —
ida alla ■ di quello pervi* lotta Co-
li'1 -i recita. » ') Senza dubbio, Pie
Ire Andrea Ciuccio,
io la rivoluzione del L647. Il leali
San Bartoiomttieo , al posto dov'era, rum pai >
i. a Essend rodotti soldati nelle
e palazzo ili sopra enunciato, Quelli demi-
lutto , brugiando quanto \i ern «li
■ la notte, o v) Dopo la pacificazione deBa catta ,
luoghi sotto il tiro dei cannoni di Caeteliiuovo, arano
... di ma* ei ì '. a Dentro della rua
Catalana, dal pontone all'incontro la detta chiesa ili VI-
1 1 sin», .ili-' jr.ni ■ di San Gius metti \i-
dia, la strada del Corrigìio, il Piscia-
trangolo, la Piazzetta, tutte te i
dirute», dice un contemporaueo. 3) Il teatro fu vuotato
Lituito il 6 aprile 1648 atfospedalfl '),
■ "
i Sii Incur. — Libro d'app. 20 A.-. 1544 I64fl -Vedi I giorni
Sotto!,. 1644, 24 marzo, 29 aprile, I ' «t-
1a»l««.
*) liiUxi [atrimouialf «oj>i;i II
*| Poii.1 favonio fot colile <r Qgnaltc
953
■ _■ \ B. «.'.. — fol. 44.
i comunicatami «tal eli. Prof. Amabile, che la trasse da una
*»td»k aUcgajiaue forvnw.
*)Ur.. Ne] HIT (u roviuato dui
— 130 —
IX.
Commedie in musica e Febi Armonici — Dromi'
Qpagnuoli — AY-7 Largo del Castello — Cronucu
(1G47-70).
Il Conto d'Ognattc, vincitore della rivoluzione e DU
viceré , era anch' esso , per buona fortuna , lìlodram-
m.iiico. E fu quegli , dice il Panino , che « rinnovò
l'uso antico dei passatempi delle m.is.l, ; • d I Carne-
vale ed introdusse V uso delle commedie in
nella città « i).
Il dramma musicata fu introdotto a Napoli. Ini
alia meta del secolo deeimoscttimo il centro del 9110 li'»-
era Venezia. A Venezia , poeti , COBtttì il [
lo Strozzi , il Busenello , il Faustinì , il Cicognini, O
il Minati, il Noris, l'Aureli: a Venezia, - lori comi
il Montevordc, il Cavalli, il Cesti, il Boretti. I primi mc-
lodrsmnti vennero e Napoli, musica e poesia , belli «■
f/itti. li! vennero con tutte quella pompa di spai
di macelline teatrali , che ne formavano allora pari
tegrantc. a Stupori, stravaganti mutazioni di voli
non sulo d'uomini, ma ili cavalli vivi ■, cose non
e potuto operare la stossa magia! » -') Il g
del vedere era, nel seicento, molto più vivo
presso Ui noi, che L'abbia no relegato quasi tra i di
interiori ;i; te icone, le apparenti , si notavano e
') Panino Teatro eroico e politico, wl. cit. II, 460.
*) Porr ucci o. e. p I
*) C. Ourlilt. Gcsehichlc des Barockstiies ih /t.tiirn. Stuttgart, lì
p. 187.
— 131 —
^avario e giudicavano , alla pari, se non più, delle pa-
iole e della musica.
E compare anche allora la genia dei castrati e delle
virtuose '.
Dove 8* udiron mai siffatte cose ?
Dove il canto virtude, e le puttane
Il nome millantar di virtuose^
Appunto in Italia, nel seicento !
Si vedon ir peggio che matti
I Principi in cercar questa canaglia,
Scandalo delle Corti e dei Palazzi !
E Salvator Rosa prosegue :
Bella legge Cornelia, ove n'andasti,
In questa età, che, per castrare i putti ,
Tutta Norcia, per Dio, non par che basti ! ')
La prima compagnia di cantanti , venuta a Napoli ,
s' intitolava ( o bel nome seicentistico ! ) dei Febi Ar-
monici Il Celano dice che il Conte d' Ognatte , « aven-
do introdotte le commedie in musica all' uso di Vene-
zia , rappresentar le fece dentro Palazzo , nel luogo,
che serviva per lo giuoco della Palla, eh' è quello dove
sta 1' officio delle galee. » 2). Il Pacichelli accenna
') Sahator Rosa, Satire - La Musica. — Intorno ai castrati e alla
piedilaione per la loro voce, cfr. La Grillaja Curiosità erudite dì Sci-
pio Glareano. In Napoli md'clxvhi. p. 310-334 Della Barbarie di castrar
gli nummi. — L'autore è il noto Padre Aprosio, genovese.
s) Celano o. e. IV, 340.
— 138 —
a questo teatro «li Palano, a formio di pali
. pi fi I l),
Quale fa il primo dramma rappresentato 1 — Qu<
fu, certo, uno dei primi: « Il Nerone "vero l
ili Poppea I trama music all' }llii-
strìss. et Sccelientiés. Sign. i). Btigo de G tra et
Tassis, Conte •/' Oliate In Nàpoli, per Ro-
berto Mollo ìtt.ìl » *). Era staio già recitato a
al teatro «lei ss. Giovanni e Paolo, nel 1G42 e 1 r>4«
sia di Gio. Francesco Busenello . musica di I I
Monteverde ■).
Nel dicembre 1652, giunse a Napoli la notizia del ri*
quisto -li Barcelona sui francesi. Il iii dicembre, s
la cai oleata, la funzione al Cannine, il festino In Pulazzc
e una dalle sere Beguentì ; a Dalla compagnia dei
Italiani, chiamata dei Febè Armonici, che rappre-
rano in musica uri proscenio formato nel Palazzo
Regio, fu recitalo fl soggetto intitolato: V Amazzone d'A-
li con grandiose apparenze, come a"i citta, pala
cii, mesciute . gioì àini, battaglie, e simili, con voli di-
versi, balli olla spagnola, formati .In ntt«> persone so-
spese pai ■ sovra otto I hi e draghi,
e smontati con spade mule nel suolo,
scambievoli fra di loro, con bell'ordine Indiarono a
bene. Vi fu anche un altro ballo alla moseica, da >i
altiv » . con \ ani istruraenti , usati da quelli
•) lùmarit 'i fu ■ T /•.'"■■.
T. l. — In Napoli, Dilla Regia atamp. 1085— p. 3«39.
*) K ikIIh pivucsa ootlflclooe • 1 i lìlirotii dell'Arcuino musical.'
i M.ij.-n.i. E colga mu' : rito all'c-
• i Big. H. B. Pagliai
rhù mi ha dato tatto Pigio 'li studia ri*.
*) Livio Nìho Galvani (Giovanni Bainoli): Ittatri A Ita
I •■-..' vi//. (1037-1700). Bd, Ricordi, pagg. 31,
— 133 —
• mi boston* t'or-
alo varie lontananze, e postovi alcuni
solito, s. E. con e invìi • «li dame
i). il tii ■•ì'i r .1.
, .• i i ai attril
tal i rid ita da un Luigi Zorzisi -,
nusica da Fraooe avalli, b adornato con
apparenze -li scene, macchine e balli da Giambattista Bai*
urtata a Vanezia, m I
mia del 1658 •).
di altri generi di i ecite trovo
del tempo deU'Ognatte. — Cosi il l luglio 1049,
ni i! di Corte, si fece una beta in Palazzo,
n Mila Iella reale sp isa del oat-
tlico i re Filippo l\ , a con L'assistenza deJFE-
Cardinal Filomarino. Dopo un prologo, fu
min. m1i;i spagnuoia, la quale l'u ili
d'ogni atto, si lece un intei alle-
uhiusura, la Gloria, la Fortuna, il Ten
tarono le lodi del Viceré , interrotti poi dalla l'ima,
notizia del matrimonio. E scesero dodici
gei iiihiDH lini da una nube e fecero un ballo '.».
■
•i cita il titolo deH'ulizioii-' «li Napoli par Rob>\
I T5Ó, col. B ! I
li - M-. Bibl. di rio , voi. Il in
*** — In ila Bibl. ffautdgn. l,i-: u <<,m«i,abur-
^** d 'iùa ff tu armada a CasU'lamai:
Mortsieur Pfoss^
Ij .
' '-uiìiia , dot arcaburervt . Luaxcia dami , uh paxe. — 11 nomo
•eli « xj lapj non ,j j^jnp. bea*.
— i:w —
Ni : anche del 1649, fa rapi resentalo a Pai
.i.i i>. Giovanni Sanseverino, Conte della Saponara o
altri cavalieri sud parenti e amici, un dramma di Fr
.ni. il Fuidoro oe ne la una lunghissima
esposizione. Cominciava con un prologo in musica, un<
dei soliti pasticci; nel quale la Notte non vi
pire i" Sole «• se se rallegra; l'Aurora giunge e dch
sa darsi ragione del rifardo; Giove dico che castLi
Apollo. Ma ceco Apollo arriva e si scu '
-i.-ii.. in i . 'l ammirare le due lumi ■ ani) !
iris altre freddure simili , e i «ioni >i-
i Ognatte. La oommedia poi è la seguente. Valdemaro,
Dsurp di Persia, pessimo ■• ■
d'avere in suo potere Alvina, • liouestissirna geiitikli
destinata per moglie ad un valorosi.» capitano, chiamata
lo, o Dinesio è mandato alla guerra, e Valdom
STO] intanto, a Alvina uu finto messo, choaunuu-
eia che Ginesio s*é ffiato con una sua rivale. Al-
vina si dispera; vuole uccidersi; viene geni ivi
col pi ' in un luogo , '"!"■•
corpo d'un ammazzato. Creduta colpevole, ó condotta
prigione; confossa, ed ■■ condannata a i tfa la su
innocenza bì scopre; un Nume, suo pr
in un'isola incantata, dove sposa Ginesio, a concoi ■
deQa rivale, ohe s'ora fìnta Alvina per arte d'iiica
Ginesio toma trionfante; il tiranno finisce in prigione; li
vera regina è rimessa sul irono. Tra gì1 intermessi, ol-
ii i madrigali alla line del primo e terzo atto ,
odo comparve " il Governo politico, qi
vantandosi dei suoi pre;_'u;i , eonehiudo ritrovarsi mai
pre con PEoctto Conte d' Ognatte ■■: e alla fine del
quarto, venne fuori Partenope, « la quale, rimcn
le SO iure , in ■ pfelio tumultuavi
.r aver rì* avuti i frutti della desiata pi
— L35 —
a il suo Re, che lo con- l BUOgO-
\o, pi » i)
iddisfare alla pompa e varietà delle
», del tempo per co iforniarel con
ignuoli iratissimo Lope de
I ire gravissimo in questa professione Gli
e gli ornamenti non disi i i' unita, coma
il ••,<■ una volta in cattedra dagi [ernie! Infu-
,. ». -•).— Ma, in i lata
. . egue il gusto clas-
i ti un chiava, amala ila due vecchi 6
ani. .? che sposa r u io di Questi . i osandosi
l'altro e figliuola 'li un > dei due
i lino, ma di la della saZSetal I
tessa, Sproposito, e il napoletano
lo. — Un* altra sua fu rappresentata in
I. C è , difetti . all<'
mila , tragicommedia rappi
a di Maddaloni t656. In Napoli
to Mollo s).
i Reali ti medie in musica
al teatro di San Bartoloiumeo, che, a
sto, fu «con molta >pesa rifatto», ilice il
I. — Nel 1653 fu stampata a Napoli V Arianna,
') Statiti hisiorki ecc. Ma. eil. p. 263-8.
ri Ciacconio 1053 — fi dedicala al Principe di
ira i pwl. loili, <■'.• Andn-.i Vitl-n. Ili, !.«>-
1 '-ratuo, Onofrio <ii Coalro ecc. Poni 'Ima fa ranagram-
ll'autore, aecondo l'uso del
rrino o. e. H. 41
'cri. o. e. ed. I7i 16.
— 13fì —
dramma musiralr >l r Don Giuseppe di Pale
iK-i!ir:it.) :ill'{ guaite '). F, rosi il Gigante abbattuto, lo
l 'Arianna, di Francesco Zucchi, anche rappre*
sentale in quei torno.9) — Ma «li recite notevoli
il i ( icognini :). melodraa
«lain a Venezia il 1649, cori musica del Cavalli '>. —Il Giar
fi un esempio tipico del melodramma italiano dal
sei ento. Par di leggere una parodia! Tutti quegli en
i. gidi ( •-•■■!■•-'. i-i' I •. E geo, ecc. sodo ci
-munite volgarizzali. V'é introdotta la Nutrice, sospii
ai Fuggiti aiuoli, a il Demo, che balbutisce in mus
La catastrofe tragica verrebbe fuor di luogo; e, alterando
la (avola, un duchee matrimonio Ira Giasoi leifile,
, rhiudo il dramma musicali .
più onesta delle commedie, i — Nel 1653, <-i fur
che te Magie amorose del Sorrentino, con lo macchine
rospeuive del Balbi ").
Nel 1654, YOroniea Regina a? Egitto del Cicognìnii
«ii. ila a Venezia nel 1649 con musica del Cesti e
volte replicata ;». A Napoli fu arricchita di nuooa mi
da Francesco drilli*). Il Cirilli musicò
seguente (1655}, il Ratto aV Elena di Gennaro Paolella *)t
Nel quale anno si delle audio la Fedeltà : -te
') Stampella d' Honctóo Sarta, MnCLllI.
f) Qundi do 1653 io 9 — Sotto lo »t«
!.. Italo: l-<t Vktoriù fuggitiva. Dramma saero di Giuseppe
Qutaido Napoli (n. r. HI). Kra pei- musica?
s) Per Roberto Molto Ì658. Alla -i, oA. 17», COL tOL
>i Ottani, 0 e, p. 22.
l) Il i del Do'ior Giacinto Andrea Cteogni
i. li. Veneti* MDCLJUV.
*) CI i ii. A IL
•) Ottani ... ,•. 38, IT, T.t.
■j Per Roberto Mollo 1054 —CI fr. e. C
le Mollo tO Aitasi o
— 137 —
Sorrentino con musica di Gi A.I-
l. La dedica 6 firmata da A Ga-
ia detto ohe bisogna as] Bua al 1678 per
ire un libretl i o lino al 1684 per Irai
•nti-
Paoi i ; I i illi, l'Altiero, in (anto di ■■
sono i primi timidi librettisti e
i etani. Librettisti, raramente, di pochiB-
Impositori, ce lo
dtt coi si darà la pena di rintracciare ì re i
loto spartiti.
ioli de] « lonservatorio di Loreto, dice il Celano,
presenta -urrà in
musica. » \i — Nel 1656, sseguiron ondo il Plorimo1
unii ■ ,.o. della dic:n«
'tsa, musica di Andrea Marino, maestro di cap-
i-io •). Ma ceco il vero titolo e il no-
tlt'l poeta: Il ampione ooì tro il li. Gac
ramnintun in musica di Ginran Francesco del
tei re-
ila Madt'K di Dio delle Scuota Pie*). —
le provini . l >pcra in musica andava pene*
[lo piccola melodramma, intitolai i I' Orfeo, o di-
iso hi quattro atti, di Carlo d'Aquino, fu recitato io
iodio 'li una delle commedii
., pei la resa di Barcellona; vi cantarono sette rad
«leti.* a I>. Fraw>*ro Mnrino Caracciolo Are. 'Ila l'rìncìpo d'A-
Iìdo ■ Gran Cancelliere del Rcguo «ce. Napoli jtr Roberti) Mvtlu.
f6.— EmpL o. : all'Arcb.
Ploriroo o. e. IV. T>82.
Fiori»©, o. e. Il, 28,
Napoli, per Giacomo Gaffoio 1650, in 12. — Quadrio, o. e. Ili, II.
— 138 —
•■ i cori . /"" uto ragione eUL
■ ho l). —
Mu.'-i . i. iiijim iì regno 'li q i
italo-spagnuoU , perché Bono traduzioni doni,
i/ii -in , ili ih Delle coin
sul del d'Isa, quasi non si trova pia ira
ultima eoo à la i . che ho accennato, del Zacca
i ih risuona ap| ! frastuono e nella gaxzai
del drammi del Celano, del Tauro, del Pa
. di l 'li ( astro , ecc. ecc. ; perei si si
vano quei suolimi Ingegni, che ora nessuno ricorda pH
Chi « eco un po' la letteratura drammatica spag
• queste imitazioni italiane, non può li
dall' esclama re : Pro thesauro mrhunes / Quello I
ii, .-.-III creazioni dicarattei i,di ;, dei drammi
spagnuoli <|U',l lui "linlogo in versi arn
ii-'l più puro casttgUano ; l'a i ili moi
d'interesse; tutto ò sparito. Nei drammi italiani, uni
pida successione di stupide scene; un dialogo, in calili
prosa, in pessimo italiano, a contrapposti, giuochi di pi
!•• ile, |';n;ill- h-nii, roMSO 'Iettata, pro|
q li Ha dell' aoon mzoniano! Il gn
inali» coilè sui' osservazioni, dà rilievo al dramma
\ i iii.-i quél napoi ■ ciamo, •• ii
concludente. Un minuto confronto proverebbe I ili-
i barbari eravamo noi! Degli originali non sì ritrova ci
igerazione <li alcuni difetti. Dall' un lato era un* ai
rlit'uit ! i Forma, aia pensai Irò,
i completa 'li pensiero e <li sentimento I
|| ì. ili Parnaso Poesùs di Carlo d'Aquino in Co
1054. _ pagg
*) Cfr. /•' dt la cor,
latine ecc. j«r Loin l'ari» 1728— Pag. 47 * ag.
— 189 —
Il migliare, «li lutti questi pessimi, In il cenonìi
;e una Ir di drammi sotto il nome
Vb/i '"■ podi i — /«
t— Gli ■
- Sopì a ade tingiamo — la
ice. — Altri drammi, olie Bbb irò
. :■ !'! ' ',,11-
Uona, «li Rai iato; l. ' <>-
tei ninrio h->i, àrida del vivo del <li- Vii >: ecc. ').
IO moli i'.l'. r B II 'lai «Irai i
ali si rid ici ri i Facilmente a uno 1 1 due lipi.
Sopra i ■ i si traila di un Conte Lo-
I a. 'iv r.i .. Un Me-
ndica , con andò ili tarla com-
: 'I He con ih' - i i paggio.
lo nna, e I' onore è -alvo, e
! iglio delle battaglie
• ili l.v, vissuto contadino Ire poveri
. portato -I;.l'1i ini|.uUi «I
. vìnce una baUaglia pel I.''- d' [ngliilten a, di'è
. i .'• riconosciuto
Iron . Di , nere le azioni : ma t
iitiilcnli e «lei ruvvolgimoiiti, nei (ju il1
i e pi "l' i dialoghi p< su que-
■Caci i dramma i i:
D. < > i.'ln, ti ringrazio !
cono. Fortunn. te so schiavo!
torelli. ■ '/• noli, v 300 7tt Pomirri.
r.i/./n- v,i'.. 'fu i, |>. '"•:' :'. I" T. ippì, Nieodnmi, Alinoci, Quadrio a gli altri
,»-r.j sren ■■ a per fli*como
ara. tftW.
prw scenica di Oio. ttttuijtu Pasca, lu Napoli por Franw-
-.-«, |fif>5.
— 140 —
D. Ottavio. Che dopo lungo agitamento di mare,
Ciccone. Che dopo pericolosa tempesta,
D. Ottavio. Stampo 1' orme su questo lido,
Ciccone. Metto li piede a sta bella Shiannana , ecc i
E la scena di un altro, tra due amici, finirà:
Arrigo. Grazie, o stelle,
Lisardo. Grazie, o cieli,
Arrigo. Se in un punto
Lisardo. Se in un istante
Arrigo. Con 1' amico Lisardo
Lisardo. Col mio diletto Arrigo
Arrigo. Felice mi rendete.
Lisardo. Mi rendete beato s).
0 talora, anche, con le chiusette in versi, che fanno
beli' effetto !
Le recite di queste Opere regie, Rappresentazioni se,
niche, Opere sceniche, Opere comiche, Azioni regioce^^
miche, o com'altro si chiamavano, erano frequentissime^
I teatri pubblici, le case private no erano invase. Le col "
ezioni , che ne restano , stampato dai librai teatrali de>J
tempo, sono spaventosamente numerose! —
A questo tempo, di comici lombardi non trovo quasi
nessuna notizia. — Un Fabrizio napoletano era a Napoli
intorno il 1630, e aveva nella sua compagnia un Nicola
Biancolelli, che poi divenne scrittole drammatico 3). — In
') // Cavaliere Trascurato di Gio. Battista Pasca Napoletano. In Ma-
cerata per li Grifei e Piccini. MDGLXX. A. 1. Se. 1.
*) Colcolona E. La sofferenza coronata. Opera scenica. Napoli, I7Ì9—
A, IL s. 28.
3) F. Bartoli. Notizie. — ad nom.
— 141 —
?de dì Cintia, comica famosa, è un sonetto nelle poesie
ei d'Aquino :
Non cosi vaga, o Cintia, in ciel tu giri,
Ricca di tanta luce il volto adorno,
Quanto quest' altra Cintia, ond' hai tu scorno,
Gira degli occhi i lucidi zaffiri.
Ne' più vaghi concetti, o Cintia, spiri,
Qualor tu sei alle tue suore intorno,
Di costei, che non so, quando a lei torno,
Se più bella o faconda il ciel la miri.
Al gratioso suo girar dei lumi,
Languiscon l' alme e van le grazie ancelle,
Apprendendo da lei leggi e costumi ;
A le mutanze sue leggiadre e belle
Sian palchi i cieli e spettatori i Numi
E per lampade e faci ardan le stelle! ')
E nelle Poesie del signor Bartolo Parti valla, stampate
il 1651 s), e' è quest'altro sonetto : Alla signora Horetta
Vigliarli, comica famosissima :
Mille avvien che in te vegga e ch'in te miri
E prede e furti, ond'ogni cor ti cole,
Qualora in me, tra lascivette fole,
I lumi soavissimi tu giri.
Non bastavano i lucidi zaffiri,
Ch' anco volasti in su l' eterea mole
L' oro d' un crine ad usurpar del sole,
L' arco d' un ciglio ad involar de l' Iri.
Era a te poco impoverir gradita
Un vastissimo mar, che il nome ancora
Da 1' Hore stesse a depredar se' gita.
') Rugiade di Parnaso cit. p. 127.
s) la Napoli per Honofrio Savio MDCLI — p. 16.
— 142 —
Felice, o me, se pria che in tutto io mora
Mi sarà dato, anzi il partir di vita,
Un momento goder di si beli' Hora!
Andrea Ciuccio, il gran Pulcinella, mori nella pestilenza
del 1656 1). Titta Valentino, lamentando nel suo poema :
Napole scontra/atto dopo la pesta, gli onori, a cui, dopo
la pestilenza, era salita la più vii gente, esclama :
Dov' è Tartaglia mò? dov'è Scatozza ?
Addov' è ghiuto Pascariello Truono ?
Dov' è co li compagne Luca Vozza ?
Addov' è Ghianne, Parmiere ed Antuono ?
Perchè mò tenarriano la carrozza,
Mo' se sarriano puro puosto ntuono
Ca de chissc cchiù zanne e cchiù sciaurate
Erano da carrozze strascenate ! 2)
Tutti nomi d' istrioni o buffoni. Successori del Ciuccio,
nella maschera di Pulcinella, furono Francesco o Ciccio
Baldi e Mattia Barra 3).
E ora, uno sguardo al Largo del Castello. Vi ritrove-
remo subito Cooie/lo e Scatozza :
Come voggiam, nel Largo del Castello,
Con qualche sgualdrinuzza infranciosata,
Cantar Scalosza ed atteggiar Cociello !
dice, spregiando, Antonio Muscetlola in una sua epistola*).
') Ferrucci o. e. p. 293.
'•) Coli. Porcelli — Tomo XIX. p. 340.
3) Pernice!, o. e. p. 332-3.
*) Epistole famigliari Poesie di I). Antonio Museettola ecc. Napoli 1673
appresso Antonio Hulifon. Epist. VI. (pag. 37-43).
— 143 —
riamente, dei teatrini di Ic^no. Di teatri •
fcbbrica i' lo notizia l) « Frequcnfcui^iuio il
•r lo passeggio delle carrozze e per
la quantità dei monta in banco e ciarlatani, che, in
giwii". vi ire i lor iti ■ , dice il Ce-
lano ';. Vi si 'nostri e altra curiosità *) :
Quante a Napole songn ciarla
inalo vertoluse ,
Qal none, scigue, crapo., e ccane,
Che fatte sanno fa redoculuse ') 1 —
-mio a quel largo. Anche i predica-
: licere in pubblico. Un
atante, Q Burnet,cbe votine in quagli anni a
.1 i i- un JtJsuHe, aBant A une man
I, quoique bion accompagné, ne lais-
pas d'apéUer, tona ceux qu*i] royoil et lee exhortott
etani arrivò u uni "ù un ci
luail scs drogues , il y pril p
pie bouffonnemi |u'à ce quo le charlatan e'é-
nt retire, il quitta aussi la partio, craignaot uue le oom-
nt j.Iii- que lui pour acteur, tua t'ennuyAt et
:.i ■ ». \n/i. una
Matanwllo, |>o>w<]. -riu
ior.i', rappreseli Link; il targo ilrl Cutflllo 1 \ùAo,
V mitro, nn.i i
stano iv.
>h> umani" lo i
nuxL Affn , — CoU.PoraaUi. T. XVI.
.'ditello) a nullo: ai legga nel
». Cn n lo II. (Coli, l'ore. T \\W
Voyafi* da SkÉ$$ magne et
é* Fraiict. flit tu an hoeteur on théo-
lof**, À r* Rotterdam. MI" :l SA \ \
— 144 —
che fu proprio al Largo ilei Castello, che quel tele pi
itors, abbaini, .nato «lai suoi uditori per unPuWnefi
hiiHi. mostrando il croeefisso.lt> famosi.- parole: #r
'/l'i, chi questo >'• il pero Pulcinèlla/1).
Sorta -li ciarlatano iche il ciaravoto o dar-
che siiic-va andar girando i con une scattola ili serpenti in
dosso, facendone mostra o giuochi, e vendendo empia-
si ri ». *) — Una viva dipintura dei ciarlatani di quel tempo
i sonetto seguente:
Olisse, che vanno a<-.«-'iii.|Minonno fahole,
E ic vennero Mietente e carrafòHe,
So tarila troffaiuole, e birliantielle ,
Ha T.i 1], rlli Ir .n-ili", all' I III.'. UmI.k.I.'
Non se pigliarlo scuorno 'ncopp* a labole
De la BAgllft* lo ■ l)«*ll r».
Che , cantannn mniteite e bellanelle,
Fanno sta rnnn' apierte li diabole.
Si no In ililiiii, no moro retrubbeco :
Sagliernmanche de buono autro non hiinu- •.
Che bennere vesciche pe* lanierm-.
Su pe Legge nfamisseme. A. lo prubbneo
Non fanno atei*' i> fanno
Ulele a lo vordiello, et à le taverne! 3)
Ani in' da quatti percepiva un diritto ta logl'Ii
curabili — I ciarlatani usavano di lare dette farseli
') Cfr. S. Sluiru. LtUtn front Jlaly ecc. in the year* i?65 and
London ». a. — p. 1SJ-4.
«) roeateii ii p .1-. .ni. r. wvi. |, i-
Vaiti penne«i per questi nano all'Ardi. Muaicipal
*) i>- 'li I '••r.liimiido Hoccu-ù. — La Cent. I è
dotta ali,-! liiimrirktiiUÌ d Nps (Napoli |m-«so Giacomo Raillat
MDGC3UI) I II Cent. II allo Velocità della Penna. ( presso Paolo So,
■ MDCCaUV) — Ont. I! . p. QB. D* &iyti<>n>minchs wm *' .
maje cose dt !"■
- 1 15 —
cdic, per attirare l'attenzione dai passanti e 9paoci
lio le loro merci1). Il Perrucci fulmina nel suo
i, die rappresentano « nelle pubbliche piazzo
. e all'iiiip orpiandi i ì sogi iti . parlando
allo sproposito, gestendo da matti , e, quel eh' è peggio,
facendo mille oscenità e sporchezze, per poi cavar dalle
>rdo guadagno, con venderli le loro impo-
sture d' ogli eotti , conlra veleni da avvelenare, e rimedii
far venire quei mali, ohe non vi sono» ').— Cosi,
: :l a Napoli o un monta in baQCO snvo-
lo, chiamato il Tamborrmo o Tabarrìno, il quale, pub-
i detta il", ha Batto
io i, che i'i recitare da circa dieci
lo suo, eomsdìe, et, per il co
ce, egli vende una e «serva
nepro, la quale è contravelenOi et di questa egfi no
luantita, b sana ancora lo scrofole o sia
, confonne egli mostra d' averne guariti
alcuui in Napoli , ed è intrinsecamente lutei
nini o di tratti, ina sa far danaro '
Del i ttatia muiandis, l'uso c'è ancora: i bagni*
'ì, pur esempio, che girano coi castelletti dei pupi,
■ i irò i ■ eh • con lotterìe o ri/fe ; e
non ha visto poi, talvolta , tre o quattro maschei
per le vie, seguiti da una l'olla di monelli, e
■i di tanto in t into, e fere dei dialoghi e delle
, che servono a preparar la vendita, che segue poi,
l'oggei irta, a buon mercato 1 —
Ina buona • ■ompagnia spagnuola venne mi L659 ai
. Ottone! li. Della cristiana moderazione del teatro: passim,
micci o. e. e. 189.
ornali ma. Bibl. N*z. Seg. X. B. 15. fot. "9. — Tabi.
uu mwlia licitarle. Vadi M. Saint. Masquetd
1*. ;u
10
— 146 —
Fiorentini.1) Il capo era no Adriano, che aveva i
compagnia un fratello, duo sorelle, e la madre Ei
stati comici del He Cattolico, e ne avevano ricevuto molti
doni: tra gli altri, molti vestiti proprii del Re. il 1
I' óaranda dava loro cento ducati al mese d'aiuto
costa e altrettante cavavano dall'affitto dei palchetti. Un j
delle solvilo d'Adriano «« slava con tanta superbia, che
.a impegnato (atte le sue vesti, per causa ohe d
cfae in Napoli non trovava persona di suo geni
gradisse , e ricusò Genio doble da mio spagnuolo,
..i dormir bob essa, con dirli ch'ella ne pagherebbe
altrettante per un uomo di suo gusto; eppure Napoli noi
era rasalo ! ■ s».
Ho cercalo per un DOSSO 'hi tosse ipii'st* Adi i
forse l'ho trovato. Proprio In questo tempo, visse ui
Adriano Lopez , nulla cui compagnia faceva primeras
damoB sua sorella Damiana Lopez, ■ dij ' •
bus habilidades comioas y por su virtud. » 3). — Il Peri
aiì'li'j Hcord;i Adriano, senza dirne il cognome: « Ut
Carnoso comico ilo, detto Adriani», venuto con alt
a rappresentare a Napoli le loro commedie , non potei
capire come bì potesse rare una ooraedia col solo <•
di divani personaggi e disponeria in menodiun'oi
La Casa Santa degli incurabili il 88 ii"\embro 1(
delibero di far istanza al Viceré per costringere appunt
questi a comedianti spagnuoli al pagamento del 4.° ;
ni-li/io della Rcal Casa.» s) — Il povero Adriano fini
Napoli la sua carriera, ed ecco in che modo.
mera forse n oo* antecedente corop.ign;a spegnutila comi
Maria ile Heradia, ohe m(Hrf a Nugoli n.rl |f)i>8. — Sopùlveda. o. e. \..
*) Fuidoro. ni». «■(:. X B. lì U. 9T-&
*) S«i)ùlvoda . o. e. p. 411.
*) l'erruecì o. e. p. 187.
a) Arr-h. d«gli Inc. — Libri d' appuntamenti, ad an.
— 147 —
•ima commediante spagnuola ora anche a
poli, detta la Guzman. Adriano ne Bra ramante. Ma
un diro amante, Don Luigi Sobramonte, capitano <li fan-
fece minacciare della vita. La madre e le sorelle
li ne diedero parte al Viceré, « il finali;, fidalo nella
prof-; za, li replicò che qod L'aroxnazzerebI
la sua parola. l) d Ma, nonostante la parola vicer
uio. ima domenica . il 2i ottobre 1660, a un' ora «li
iii aggredito da venti pi al Largo del Castello,
al j' love si vendono li Dimazzato! —
\-a sorella, Damiana (se è quellal), nel 1671 recita-
>ra nella compagnia «Iella Comica detta ì'AIqui-
o poi si ritirò a vita religiosa a BarceBona, dove
mori •).
u rappresentato a Napoli il dramma Tea
i incostanza trionfante^ poesia «li Gregorio Chia-
ma dì Francesco Provenzale, da
16 ili Carigtio •). E il Trionfo della Pace iter le lascia
■ Principe delle Spagne , poesia di Giuseppe
1 1659, la Costanza di Rosnumda, poc
ila I" stesso anno a Venezia con mu
Rovettini l). E anche V Ericrea del Faustini , dedi-
aD. Antonio Funsecha, Conte del Vasto, e M
di S. : co, Capitano della Guardia di Su
lonza:
loro, fui. 97-8.
x) Saputala Le
tortino, o. e, IV. B76-7.
ip. 1686. Curioso froulespixiii l' recedo una
-. dati' Ek I -taMo l'in
ini.) Nili' avviso dell'mil.. collo solite scuse, si
i: « appciia uwili gli abbozzi della mia prima, p*r dar luogo al
■peaitorv della .Munì cu, furono in mi i IL- spiarci comi: aleno
ito ancor io, ace. acc ».
■■) Aliarvi, ed. I
— 148 —
Illustrissimo Signore ,
Sbbfl gran mancamonlo non riconoscere il Padrone
Tributo (Invilii) al nostro Vassallaggio; e vero, che le
forze, hanno grandissima sproportione co' meriti di V. S. fili
i ogni modo la grandezza dell'animo suo poi
aire fbumiltà, con la qualo le dedichiamo la presente oj
Siamo in un maro tanto tempestoso , che non potiamo con
durci in Porto, se non col l'aura della sua gratia è proto-
ne (sic); se questa non ci spira più ohe l'i- il ".ole è certo il
naufraggio. Corro per obbligo ad ogni gran Signore l'aia
suoi servitori. La supplichiamo dunque di non abbandonare
mentre s noto a tutto il mondo esser noi
In V S l ll,i-i rissima
Napoli 20 Dicembre 15C9 (sic!)
Httmil. Dceof. e Oòlig. Serri
GÌ 1 -VKMONICI •)
Nel 1G60 é stampata eolla data di Napoli la Clorìdea
Pietro Sbdz di Palomera y Velasco, della quale e e anche
una traduzione spagnuola 8). — Ai 3 d'agosto, su una gale
oapilaiia genovese, ch'era nel porto, furono invitati cavi
lieri o dame della nazione, dimoranti in Napoli, e si fei
tra l'altro, una eomedia :ll. Nel <'.'inic",:ile del l(jf>l, :.
comedic una conversazione di fiorentini, cosi gentiluc
mini come smlturali e copisti, all' incontro del pai
già del Marchese del Vasto e allora del Duca di M. <l-
rialoni, atto Spirito Santo k). — Nell'aprile del 1662,
') In Napoli per gli Iterali del Cavalln, 1050. Con lift dd - -!.i|>. — Bi
Arili. Muh.
*) Aliarci, ed. 1755 Col. 201 — In conosco solo: Tm Ctoridea
pnr/i musica de 1>. Pedro San: de Palomera y Vela*co dirig
al Illusi, y Excelltrnt. Seiwr D. 0<M/*ir d.r Ih , Ou-tinan
I 'Ttaranda ecc. I no en etpafiot p .o Ai
tor. En Najtoltrs «. d. Ardi. Mi».
) Puidoro. f,.l. 77.
<> Fuf&aro. W. Ite.
— 149 —
Barlolommeo (forse perdio di quaresima), • ■' era una
ipagnia di due donne, due ragazzi, e un giovane, che
ìu qi- ■ « faceano salti io tanti modi a tanti, che
parcati" av< i dcB' i op issibile, che non si posa oo spie-
gare, e le loro vite paravano falle senza Monture, i
sulla coni do giuochi meravigliosi, ch'erano stali
o i).
il s. Bartotomn te I' o-
-- \el 1662 la compagnia dei Febi Ar-
non« e erano molte donne forestiere contatrici,
rajijv . a comedie otta stanza pubblica in musica» *).
Odano dice, di quell trine, che » in ogni anno vi
ualche casa a male per cagion delle Cantari ne, ci
sentano e che, cantando, incantano »! 3). — Colla
degli 8 ottobre l da Li Armonici la
i al Conto di Peiìaranda del libretto : Alessandro
di sé stesso , drama musicale di Francesco
rra, g lucchese*) — Sui littuarii d-.-l teatro
ro le seguenti notizie nell' Archivio degli Incur
. nel 1658 era n'Unto ad un'Angela Anselmo j
IO a I). Francesco Uscio due. 860; il 1661
pTCno di- UO Giovanni del
Udo l" Otto per un anin», da Pasqua, por due. 1510;
1863, Salvatore Turri e Giuseppe de Gennaro per du-
n Pietro Bernaudo per ducati
• < laliste per due. 850; il 1667 D. Ani
due. 85*); il 1669, Giuseppe Negro per
[toc. 810. — (in palchetto restava a /ione della
ta, che una volta lo fìtto per due. 200. — Nel
Infero, ibi. 211
ì&Uno. , , tV,
Kapli per gU Hcrcdi di Cavallo 1662 — Arch. mu.
- 1.VI -
icr-
ma,
1662 la Casa ricorsa al Viceré, perchè il Capitano
Guardia Badava prendendo un1 ingerenza i nel
teatro, e aj Berviva come di diritto <*dei Balchetto ri
baio a dispositionc dalli ss. Governatori , il quale
primo in ordine di detta stantia, • ').
La giurisdizione e la polizia teatrale spellava, vararne^
di dritto alla Sai ù suoi Delegati Ma, già prlm
l'Uditore deff Esercito aveva avuta più volte oooasio
non so come, <li »u mj li: inani. In q
veniva a aggiungersi il Capitano della Guardia.
l' uno e l'altro, lottò continuamente la S. Casa, e, nel 16
e nel 168SS Ira l'altro, ottenne decisioni e sentenz i del I
l:ii"i;i!c v. -.li-I S. R. C. ir. sud t . e ■. • > 1 1 - . Mi restarono la
mona; e l' ingerenza continuò, finche non fu poi ,
piatente stabilita l'assoluta giurìsdizii
l'Uditore. Coma c'entrasse il Capitano della Gua
capisce; o' entrava, press' a poco, come il Vici
quale soleva essera intrinseco e persona di fida*
po' più difficile è il capire perché c'eutrasse I' Udito
dell' Esercito, che abbiamo visto dar sentenze fin dal 1639.
Chi sa quale .strana interpetrnzione delle leggi ronj:uic
l'aveva persuaso di quel suo dovere, o meglio (comesi
apivano allora lo cose!) diritto ì *>
L'il febbraio 1665, ci to i del Duca di Girifalco una
comedia, tradotta dal Calderon, rappresentata da Calabre-
'■■ in- di', vedi Ubi ni sotto U
dal* 8 novombr- B69, 20 felihr»-
io 1600. 4 gennaio lesi, I". 16 M 1602, 88 inarw» 1663, 21 nume
1065, 18 i?<?nnaio, 3 faUfl
li. di Bt Teatri. V. I. — V.spw-ialm. una Relazione .Ini Delegato
rgia giugno 173*. — Ni |:,\h •• 82 i Deleg. degTIncur. A
fallo Joi bandi, proibendo lo n li. s.?n/a ignite**"
d'ordine eoe — Goal appunto, :uar*i al din ito
romano, un posteriore Uditore dell' Esercii ragionava
la sua giurùdùiom:.
— 151 —
*')— lì 15 febbraio, i Fedì. Armonici rappresentarono a
Palazzo *> — Pel 1067 e' è a stampa X Argia Drama manca-
It*\. V. il 6 novembre, pel compleanno di Carlo il, fa « rap-
pnsentata in musica la storia -li Scipione Afrù wc ') — Nel
al S. B lieo, L'amor della patria di Fi-m-
Sbarra ■'•(. ivi. egualmente, l'Amor guerriero, la cui
a Don Ferdinand tosso Ossorio ecc. ò fir-
l' impresario Matteo Longobardi •) — Il 27 feb-
1669, fu rappresentata da alcuni virtuosi una co-
media in musica, in casa d'un Dottore, al vico Raggio
) i! Imi- h i n molto Concorso '). In quel
. furono molte le commedie date e replicate in
ìi.'. Un'opera in musica, quasi tutta oompo
dal Dottor Ciccio de Pace, e recitata tre volte in casa .li
Hloro. Ma. seg. X. B. 14 fot. lOó. — Con chi tango vctujo Com. di
:ro Ctildrrtme (rad. in /tal. e rapp. wlln rasa di! tii/j. Diteti di
Genito da' tuoi Familiari alt- /.'<.•• Card, il' Anujona
Timi etc — In Nap. per Novell" de BodU 1665. — La dod.' è finn, da
D. Mietute Jvlla Marra, Segr. dd Duca.— * Co uu auliprologo. eli h
Molilo iì>l Darà d'Orla e da 0, GKtdamo Caracciolo, nipoti del Duca.
tto dialogo in musica. Alta fine dd t'aito la nana ni inula in uiu
• lift uu ballo di *nliri, sciroie ed orsi. Alla fino del 2", Imi Min
rocchio, « facendo una biscia ». E, in ultimo, UeetcfoM <•<
■uova, nella quale un Caiabrese, un Napoletano e un Toscano si pro-
w i para, nella loro lingua, u dir lo lodi del Viceré.
I >n4oro Ibi. 106
*) Nip. per Ludovico Cavallo . 1667. Ded, al sig. I). Francesco Giu-
i dal libraio Rartolnmeo Moreschi. Vi si dire che. apponi» uscito alla
W rooado, fu rirotcrato solfo ' ont d'un manto naie. —
Air*, mas.
') Fnidoro. mi. 844. Porae quello di Minato con musica dt>l Cavalli,
aia il 10G4 — Vedi Qalvani o. e. p. 38.
*) Flmuio o. r. IV. ì. — Par ano strano orrore, il Fiorino netti
■ auatlo uno la recita al S. Bartolommeo del SBtrfta di Apostolo Zeno,
•*• fa wriUo mezzo secolo d
Napoli 1668— Arch. Mus.
ndoro. Ma. acgn. X. li. 15. fol. :
- 158 —
■ etili, -i canta poi io casa della Duchi! della EU
il da Pace, sulle prime, non voleva dare il consenso
il manoscritto; intervenne a minacciarlo il Conte d* 0|
pidoi > spiantato e prosuntuoso »; ma I
darono, senza le solite bastonature o pugnalate dal tei
pò1). — La sera ili Natale, hi recitata «la alcuni amatori
Una fon, intitolata: A7 Cnerpo de guardia, dì Luigi EOr
rupie/, de I*'u|isrca, in oiu in- della Kegìna di Spadini s).—
Nel 1670, l' lidmiro creduto Uranio, al S.Bfl nc<
poesia di l'arllicnio Russo, musica ili I ìiuseppe Tricarico ai
X.
Drammi sacri; die di Sardi — // Verbo Urne
Recite a i-i culi,
Un'altra produzione, abbondantissima, del seicento chi
i diamiii La vita di quel tempo consisteva in p<
chisaime eose. Basta leggero le numerose cronach
descrivono H giorno per giorno. Una di queste pool
cose? erano le pompe o feste religiose.
Fortunatamente, non 6 nel mio assunto di 'ai' la di
seri/ione di « jiiculi Apparati , stupidi e magnifici, d(
San Giovanni e del Corpus Domini. E Deanche
dei (eulri (in sensi, improprio), i In- -.i facevano nelle
chiese, specialmente in quelle dei Gesuiti. Scelgo una sol
') Puidoro. i'.'I. 53-4. — Nvl Florimo o. e. rappr. al S. Bari, il 1(
C'inrse (?) nins. ili Qìtuappa Botto: eb'è il dfMUM ójoI M.
t appurilo colta mm. del Bornio, ■ Schflnbrunn, I7.VJ!
*) Tioknor. 0, •■ !l. ITt-Ti — i; |'Mn,|ii,/ :iv.a.i m,i.i rottodrn di sciot
li* all' Univtmtà. Ooacoco bIoqiu ■•■ nn.xlii.ht; . htamj
a Napoli
*} Florimo. o. e, 1V-4 — Il libretto fu stampalo I.i Napoli ptr
caco l'ac, 1070 m 12 (Quadrio o. e IH, H, 175)
— 153 —
a Domenica, 21 l*cM>rain 1064, tu latin il teatro
Gesù nuovo per le quarant'hore ili qui
tre giorni ultimi di ale, senza lumi di cera, ma tutti
• e fu la prima volta che detti Padri intieramente lo
>to modo, all' uso delle loro chiese di Roma,
-imo. Il mistero tu la sommersione di Fa-
>•<■' mar fiosso; il di seguente, ci fu la sera il Vi-
■■ regina, n l)
i Napoli , a somiglianza degli autos snrrunte.ti-
deila festa del Corpus Domini in Ispagna , per le
rmavano teatri ed altari, si recitarono drammi,
si canlavano dialoghetti spirituali. — Di questi ultimi, ho
io varii, manoscritti, del Padre Glielmo. Cosi la
ettione dillo li. V. «.< rappresentato in mio degli al-
di Palazzo l'anno 1642 « ; cosi YAnnuntìatione della
B, V. pel 1013, eri', ecc. In questo, Maria comincia col-
hdorare in mente sua la Vergine, cho sarà Madre del
V<tIu,. i !i , oro d'Angeli e Gabriele le annunziano che
rgine sarà lei. Come mai ì E l'Angelo le risponde
brevemente. Allora Maria ripiglia:
Beco, Signor, I' Ancella
Al tuo \oler apparocchiata o pronta;
S'eseguisca a tua voglia il Verbo Estorno,
[atto linoni nel mio seno il Verbo Eterno!
E il coro-'
0 d'eterna pi
0 di rara annuita,
l'ompa sublime e bella,
Servo è fatto il Signor, madre l'ancella *).
IU. Mgo. X. B. 11. fol. 9.
1 1 no. Sanato 1, 41. •• altri seg. I, 4'.', 48, 44 —
Altri intorni ma. del Glielmo nlln Bibl. Nm. Ood, XIII. E. 50. —Sullo
Gtìrfmotfr. L, Crasso EL degli hvom. {etterati. — P. II. Ve «cria 1606 —
PP- 38M. Nacque u 1596, mori il 1044.
- 154 —
Cosi ne restano di Giuseppe Castaldo : « La pia e
tesa nel solennizzar la festa defili otto m/uri Snitri e /-•'•
dell'Ordine di S. Domenico nelC altare erutto a loro >■•
nave, dal tribunale della Regia Camera nei: di \n-
poU a Sfebbrino t$73.1) »— Nella Congregazione dei mei
canti, ch'era alla chiesa del Gesù Nuovi evano spi
gl'ululi leste museali : « Vi sono sempre delle i
Dgegn086 et erudite composit'mni di beili ingegni
Napoli, corno del poeta D. Giuso|.|n< .lui Pa-
dre Giac. Antonio Lubrano, Gesuita La composizioi
della musica ft del Veneziano Don Christofaro . .
discepolo del Ziani, Bimilmenle veneziano,
per l' armonia et intrecci delli strumenti, ci ire a
proporzione le parole con la musica, tiene grado di
in questo siilo recitativo noggidJ in Napoli. » ').
11 7 agosto 1070, si celebrò con gran pompa la k
del Beato Gaetano Thienc : « la quale (dice m Break
poi santificato , se cRBDMBSa. » Si fecero dei
fronte allo chiesa, due altri al seggi" di Montagna, e
altri luoghi della citta. En quello innanzi alle chiesa)
recitarono commedie spirituali :I).
E il Bulifon, parlando della processione per la Madoun
degli Angeli di Pizzofalcone, il 5 agosto 1671 : « si recai
luminarie per tutta la città, come si faceva prima della pesi
in qua, che ai laccano Baste sontuosissime con comedù
Spirituali recitate per le strade sopra diversi teatri ,
particolarmente ov'era qualche figura del beato. » *). —
1 drammi sacri, lasciata da un pezzo l'ingenua foi
delia sacra rappresentazione, lasciala da pò
') Poesie 'li QJuappt Castaldo. Mj«. Bibl. ili S. Martino.
•t Fui.l.M-... ÌS* MgB. X. B. il fot. UT, anno ÌB76.
I I. ili'uii Iharii nd an. Mi son nrritO ili una copi* fattane dal
inorilo S. Volpiceli»..
*) Bulifon ad an.
— 155 —
assica, erano divenuti imitazione delle co-
lias de santo* della letteratura spagnuola.
>e esposizioni drammatiche, diviso in tre gion
vita del santo, nelle quali piglia vano parte b angeli
e demolii i e figure iche, come X Autor divino,
/Amor profano , fa Parità, in Lussuria, e personali
, corno i genitori del santo, o gì' innam
della . e i soliti groctOSOS -magliuoli, mu-
tati nei soliti napoletani. Varie tentazioni, varie vittorie,
qualche miracolo, un trionfo Anale, ne erano iltessuto. Si
leggami il .s. Pasquale Baylon, il San Gregorio Tau-
maturgo . il -V Romualdo , il S. Vito . Ifl & Stai ta
Maddalena dei Pasti, te Santa Elena Romita, la '!■
■:, il S. Giooan Battista, il S. Pietro d'Al-
. I v. Eustachio, la S. Teodora, ecc. ecc. (Hi
ri più famosi erano in Napoli e il Sorrentino ') e il
De I * o il Castaldo , <; un secondo Zaccone , do-
menicano •) , •• ;l Gizzio, e poi Andrea Perrucei e tanti
— Molti drammi ebbero poi anche una redazione
fi, Conservatorii, le società di dilettanti,
. talvolta i comici -li mestiere, ne erano gli
•i 1664, ai 6 novembre, innanzi ni Viceré Car-
dinal d'Aragona, gli alunni del Conservatorio di Loreto
rappresentarono il martirio dì S. Gennaro 'i. — L'8
■ni m«. (XV, F. 72) che ne conttene ti-, >•••' Sorren-
tino: CHj' ■;/.,. I.i M ed il San-
to**, fi ha la data dal 31 dicembre 1CG1, od e scritto i-i '•"rm.-tti
ottonarti, rimati aneli» come nei drammi spagnooli.
>l Calai, dei m ieri Riccio (II, 34) <• indimto un dramma
Mero Onofrio di Castro < composta giusta i cenni
•iella ! • Maria Cecilia Caracciolo, monaca civmitana
Dgmiimann n> ndrea ili Napoli ».
•uadrio o. e Ili, li, 351.
«> Foid. nu. »eg. X. U. 14. fot. 7».
— 150 —
febbraio 1666, alcuni virtuosi napoletani , recitarono ii
Danzi al Viceré In seconda parlo della Santa Olin
E 1! ■ '! dicembre a Palazzo, pel con iitl'^nui,, dalla Regina
Marianna, dai comici italiani, la Conversione di /'
liai/unfo ramoso mago. -) — Nel 1668, si stampava f'A-
ni'/r f,:.,n fante, Ftapjiresenlazionc sacra della rifa
morte della lì. Maria Maddalena dt Paoni •
tana del Padre Francesco Gizzio dell'Oratorio; «Lilla cui
prefazione si rileva che fu rappresentata in i
nel ohiosCrO di Sanf Agnello , e ultimamente, per soli
mia decotionc. dentro la chiesa del Venerabile < i
di Santa Maria alla Vita ■). — Nel 1671, il sabato 19
giugno, r^ta ili S. Antonio di Padova, fu rapi
ito* opera spirituale della vita ili S. Rosa Doraenicao
Indiana. L'autore < condo Francesco Zaccone, che
la concertò ad alcuni giovanetti. Vi concorse > LO-
biltà. Ci furono balli , intermedi! ; ma il Cardinale a non
volse dare il permesso che si (acessero li giochi , che
delle volte la .Santa giocò con Nostro Signoro Giesù Chri-
stro, come si narra nella sua vita. » ') — E gli alunni
S. Onofrio recitarono il Ritorno >' io in putrii
no di 1). Tomaso Valuta, dedicato a G
mer. *) — Nel 1672* e S, Maria di Loreto, il 80 novembre,
rappresentò in musica La / Arila Teresa diGea
composta da Don Giuseppe Castaldo, 0 v'intervenne il
Viceré, « il quale l'intese con gusto pai », e,
;ille '*» ore di notte, fu riaccompagnato a casa, con canti
suoni, dai capitani delle ottinc e dagli alunni del Consci
•) Fuidoro Col.
•) Fuidoro fol. 1 1«.
-) In Napoli per Novello di Boni» 1668.
*) Fui-lor.i, ni--, .-. ..mi. X B. l.">. — fol. I<>.
*) Florimo o. e. Qfe Quadrio o. <•. Ili, II, 475. Il Valuta compose ai
cho il Rocco. Nap. MH&
157
Fu poi ripetuta due volte ;i Palazzo Reale. s) — Ne
a S. Maria di Loreto, la Vito di S. '■
iti illusici, 1 1* ■ l Castaldo, «che ne h.i t.xt altre » '),
il 10 e 26 novembre a Palazzo Realo ') — Il 20
Ito, nel Collegio dei Nobili dei Padri Gesuiti gli alunni
' 'lono « una grandiosa opera », clic poi fu ripetili
le sole damo "'). —
Uà Uosa, scritta dalZaccone, c'è conservata in
lo della Biblioteca di San Martino r'.). Oltre
i sono Gesù . S. Rosa,
Gaspare padre e Lui i Ho di lei, la Povertà diSpi-
i, l' Inquietitudine, la Cupidigia, due De-
li Agbilar a Scarab , il capitan PiaocamoDdi , I .
ito di Rosa* Scatolino e Froncillo napok"
•ni. Ecco una delle scene, che furono proibite:
Gesù. Io so venuto per tuo ristoro a diportarmi teco ; gio-
< limino un poco.
/tosa. Voi giocar volete?
-<c e cosa nova,
■loll'Orbc terrea costumo il gioco?
Giocaremo alle carte questa fiala,
le carte.
{Uh Angelo porla il libro dei Vangeli).
/iosa. Queste BORO le carte? Quest'è un libro!
Gesù. In cui sou !•: carte e sono i fogli. Se vinci * ascolta),
• «laro il guadagno Se perdi
Rosa. H e voi, che vi dardi
Gesù. Mi prenderò quel ch'Ai.
') Arch. St. N«| \IV. 340.
axLnu.!. IO. — fot. 78,
-
«) M. — QÀ. G5.
*) Aoon. nel l.° toI. m*. dell* Poesie fai Cftslftldo,
— 158 —
Rosa. Mio solo o L'arbitrio, ma questo pan -. che in
vostra man gran tempo o eli" io lo diedi. Riman*
il nulla.
Gchù. ì'] questo nulla io VQgliOj
Che fabbricar sul nulla a mio costoni
Giochiamo adesso.
Rosa. Et a qiial gioco, Sire ?
Gesù. Lo carte lo diranno.
Runa. Aprite il libro.
Gexù Aprilo to, figliuola.
Rotta, lo v'obedisco e l'apro.
0*80, il gioco i beUo; giocheremo a Primiera; dove ehi noi
ha quel ah' egli vorrebbe, ha da dir: passa! — li
•. [stendo ben; ma ohe pittura e questa!
Gesù. K un'aquila, che scrivo ó il mio Giovnuni.— Log-
Rosa. Ledete.
Gcaù. Eleggendo giochiamo. Pria era, quando il tempo ancor
non ora vi era il V««rl>o Dio, quel Verbo die son I
lo queir istesso fui che trino al UDO
Nei reconditi miei celesti &bi>n
Con caratter di luce il tutto scrissi.
Rosa. Ma com'egli >■, Signore, che trino sia queir u
Di : pass* ! e -carli al gioco.
Questo, por darò un' idea di ciò che contenevano qi
drammi. Tali miracoli produsse l'arguzia seicentisiica ap-
plicata ad ogni iiianilesta/.ione del pcnsierol l'or uno .strani;
sconvolgimento estetico, pareva di raggiunger cosi la mas
«ima eflioaria dell'espressione ! — Se non che , bisogna
OOnveoire anclie die, alla mmizione della l'orma lettera-
ria, s'accompagnava un gran materializzamento del
timcnto religioso.
E forse appunto per questo, per la forma coni
< ' i ii.i, per l'abbassamento religioso, i drammi st
ustìd sopravvissero alla voga del loro secalo, duro
- 159 -
scolo ■■ mte ersistono anche ora pi pò-
nocche se ne dica . ama l'esagerato o il
mate (juei sai li angeli, quei demonli, a]
i tanto facilmente, e parlano poi, a senso loro,
» bene I Anche ora, i teatri secondarli rappresentano,
<Ii tanto in i ni., il Grand 'apostolo San Vk '""/•-
o il San Francesco di Sales, a che so i<>. Ma uno
speli istico,chì vogiiavederlo, è // cero
ombre ossia la nascita del Vèrbo fjmam
i ogni anno, la notte di Natalo, alla Penice, al
ate, albi Partenone.
\hiini'! quanto decaduto dai primi onori! Una volta
;, pi le i fa, i palchetti del teatro erano
>si, venuti a osservare il grottesco spettacolo
olare, e di giovinotti e giovinastri, che facevano il
Tra gli urli, le apostrofi, le comincio e
ita/.ionc. Ma noli' altri i/ mi ir- intonsa
degli spettatori ■•< o dell'ultimo lile della
ei loro sforzi per ottenere il silen/ io, ora la pro-
lesta di una fantasia e di un sentimento, vati puri
la ". -• modificazione, dal i in poi. Era
('anima della plebe napoletana del seicento, che. assisteva
p sp come quelli, «-mI più vivo interesse, ora colle
kgrime sugli oc-in, ora abbandonata a un riso ingenuo
te!
i del Verbo umanato è, difètti, d'uno seni;
timo, Andrea Pernice! ,
cei' il nome di Casimiro Ruggiero Ugona, Nel
>rok ino di spropositi, che u-<\i e certo dal Per-
ii sia tutto contesto di ['rasi gonfie e non vi
Plutono con le quattro Furie, Vsmodeo,
Ifegor, Vsta I IzebU, stabilisce di opporsi all'opi
iiincia il dramma. Il l'aston» Ar-
ilo, con un gran pelliccione addosso, e una grande
— 160 —
barba bianca, che gli scende ai piedi, sveglia il figliuolo
Benino, che dormendo, sogna
Un bellissimo infante,
Che, nel leggiadro viso,
Portava epilogato un paradiso!
Anche Armenio ha sognato cose simili. Sopravviene
Raz sullo, tutto vestito di nero, napoletano, già scrivano
del preside, venuto a fare il censo della popolazione. Nella
scena con Benino, dicendo questi , al sentire eh' è scri-
vano : Oh brutto officio fai ! , Razzullo risponde :
Neh ? tu puro Ilo saie, ca gimmo triste ?
Mannaggia, comme simmo canosciuto !
Vi quanta songo, ca puro Ile sanno
Le mbroglie de Hi scotola vorzillo,
Tra li vuosche, porzi, li peccerille!
Tu, naturalmente, hai imparato a ben giocar di mano!
Chesto no ; a procacciarence quaccosa,
A fa spari la gente,
A farele trovare addò non songo,
A battejare n'arvolo fronnuto,
E a stutà no fuoco,
E allumarne ciento,
E, si accossl non fai, tu riesto stritto
Ma ora vuol cambiar mestiere. Il cacciatore Cidonio
e il pescatore Ruscello lo invitano a gara a unirsi con
un di loro, e poi, tutti due lo respingono e lo piantano.
Ed ecco s'avanzano Giuseppe e Maria :
Gius. Maria
Mar. Sposo diletto
— 1G1 —
slanca?
Lasso sei ?
nera elade
Mar. La Uia debole salmi
. Non ■• il vinggio
Mar. Non s'adatta al disagio
'■-. Ma so il Ciel vuol cosi
Mar. Ma se Dio il comanda
tur. So che contenta goffri
Mar So cbe Boto patisci
K, Unito questo fuoco d'artifizio, s'addormentano. BeU
i lutto po [>re il baratro internai
quittamente per le scale. Gabriello viene dal cielo.
Contesa intomo ai duo dormenti:
Bel/ Spalancatevi abissi
d il Mar, tremi il Ciel, paventi il mondo!
Gab. hi.-KiTratevi, o oiaU.
lì il Mar, goda il ciel, tremi la terra!
Viene Gì lo, e Belfogoc sprofonda; ed & Unito il
ivo. Ne segue subito un altro. tr coi
compagni, travestiti da masnadieri, scorrono le cam-
pagne. Legano a uo albero Razzullo, obe -ci. .ito da
Quando I e Mari: per passare
no nume, guidati da Ruscello e Cidonio , Beiregor fa
re una tempesta, clic li sommergerebbe, so non fosse
ito di Gabriello, i pastori combattono e cacciano i
ì ire a mi nitro mezzo. Motte
ebbouo ricoverarsi Giuseppa e Maria,
'tTido dragone. Cidonio, Benino, b altri pastori,
inali Razzullo. vestito dU atore ridicolo! andando a
invano di abbatterlo. RazzuDo, con un'altra
letamorfosi . divi >i servo «li BelfegOr, tavernaro'.
11
— 102 —
III bene mio, eh' adderà de zoffrilto !
Per suo consiglio, Maria a Giuseppe stanno per em
nella grotta; LI dragona -si precipita fuori vomitando fuoco;
Gabriello, con scudo di diamante, \<> ricaccia negli al
E tu sprofonda, o mostro,
resta di poter tua forza vota,
Spira tosco, astio vibra, e i denti arrota;
Ch.', .-.«■, s.uilih-iilo tu In glorie primi'.
Kva ingannasti, oggi Maria t'opprime!
Belfègor da Satiro e Gabriello do Sibilla hanno un al-
tro contrasto ; o ricorrono all' Eco :
Gab. Caro Lume, cu all' uomo che darai ? — Eco. Rai.
Del. E l'abisso da to che averne ha speue ? — Eco. Pene.
('•ab. Che apporta all'alma, se ha speranza in vita t Eco. Vita
liei. VA a l 'lutou, che le potenze ha smorte 1 — EOO. Morte.
E cosi via. Ma Belfègor da Satiro, Ungendosi Deità
promettendo fiochezze, ha quasi sedotto Ruscello , che,
solo quamln santi che vuole fargia uccidere i due ri
verati nella grotta, l'abbandona e fogge. Col suo ultimo
inganno. Belfègor addormenta tutti i pastori, perchè cosi
inni ; il al nascere del gran Lume. Ma Gabriello
ipa anche questo; e sorge a vista il presepe, e
menzio, Cidonio , Ruscello, Benino, Razzullo , por
doni. Razzullo dire :
E io, che songo n' Rifrìtto e Bbeotorato,
Ch'aggio tante passale
E disgrazie, e pericolo, e travaglie,
Tutte Ile benedico,
Perché aggio visto a prova,
Ca ppe via de travaglio DÌO BB trova.
— 1G3 —
o noti aggio che le dure,
M-rio che C approdato
Te 11' ha marinato lo palroQe mio.
Tu, Nennillo e Dio in:
Accettane da me II' arma e Ilo core
Ta\oi-a a Rtumtlc un altro napoletano, Sar-
.fiiapone, che fa lassi a $o& td carato dèflarappre
tentazione, e conchiude :
1 ricolta te porto, magnateli!!,
Hefrescate la ponza o ghieBCAtellaJ
Cosi sé perpetuato questo dramma del seicento: [fi
«.•ili recita la notte proprio di Natale ò un usa piuttosto
nie, non anteriore , credo, alla prima meta di que-
olo. Ma il libretto è Baltica ; e resta come uno
dei pochi superstiti di quella folta schiera di drammi
;i, che il seicento produssi', il settecento
lare, e il secalo nostra vede a poco a poco
Mire '). —
Alle recite spirituali o .ingiungiamo le recite, che si fa-
soDegi, e specie in quello dei Nobili, tenuto dai
miti, e, nell' altro, dei Gerolomini.
io dei Nobili erano rappresentazioni, nelle
mo dar prova delle più vari.
I ni e studii. Esempio sia il Ciro, tragicomedia dello
Sgambati, che si rappresentò il 1670. L'Argomento, che è a
stampa, ò eh ti Viceré Cardinal d'Aragona da D.
raleota, e convittore dell' istcsso CoBeg
gente Don Giacomo i Galeota,
»> Proprio iu questo Nalalv (1889), con decreto del Prefetto, couto Co-
Irooc! : iDUtxioo* dnl Verbo Untanato.
— 1G4 -
l'i-,..! .li s. Angeli i ;i i. Isaia era D. Girolamo d ai.' -
Sandro, Astiage, Gr, B. Mari, Marchese d'Assigltanoj
I). Ettore Capace Galeota, ('t'arare D. I do Poih
de Leon, ecc. Nella recita sono intercalali un gioco dì
battimento (12 convittori), un Halli Ha <* conviti
Lullo di Mantova, gioco della Moresca, torneo di di
quadrìglie di 40 convittori, Hallo dell* /agitai, del Cg
norio, della Barriera, salto del cacalletto, giuo
scherma, patini, o comparisce ira Esercito intero, rapii
generalo D. Ottavio Carata, Alfiere D GHuseppe Alvi
rez, ece.'Tutii nomi ili rantolìi di nobili famiglie,
j_'ià pcini .1 li i| nella pompa, ehe dovila i---n
i.i loro vita nel mondo. Oh i gesuiti I —
Pei Gerolomini, scrisse varie composizioni p
inulto graziose, il padre Gliclmo. lira come il B
il Giulio Genoino del seicento. Il Toppi diro di lui, obi
oltre r Incendio del Monte Vesuvio, scrisse « mei
altre opere spirituali anche . che si fanno reci
tata da giovani, per loro trattenimento e profitto,
I" indirizzo e BNiJ i 'l'i Padri, ■> Ho letto manoscritta, u
l'altre, La > m ■■<!■ (1649), che è una vivace pi
tura degfi ultimi giorni di cai aquad io un
eie 'li . --lilla Ira Carnevale e Quaresima. Vani giovi
netti giocano, gridano, si strapazzano, mangiano più ài
necessario; ma le rauche e i pericoli di quei divertiment
li menano chi ferito, chi cofl i febbre, chi toi o di
') Argomento del Ciro eh* si nanfa i ' Collegio d
in Napoli sotto V E>Jucatione de' PP. della Compagnia
In Napoli, par Novella da Boni*, iltmj». ardr, UJ70. — I>e*licn 5
vembra 107''». — DJ gMBtj argomtnti u ho vista moltiuimi, ma per
legi di altro citta. : anello por Napoli so ne dovrebbero trovar molti. Por
i Nobili fu rapproientata ZStno Tragoedia Io»
moni* Augi ''te lesti. Uomu.-. I'".1S: A,i\, ;• .1.-» i * > chfl fa
a Napoli : rum pìf ita.
— 165 —
l'indigestione, nelle mani del medico; e Quaresima trionfa
prima del tempo! Nel prologo, eh' è in lode delle cose
piccerelle, è l'allusione ai fanciulli- recitanti :
Diceno sti catarchie,
Che l'opere ca songo recelate
Da nuie autre Fraschette,
Non so' cossi gostose,
Né accossi speretose,
Come chelle che so rappresentate
Da l' Uommene varvate
Questa farsetta è curiosa anche pei costumi, che vi si
descrivono. Uno dei giovani dice : « Potremo andar re-
citando versi, sputando sentenze, cantando storie, e re-
citar la lettione cavaiola. » E, in una scena seguente, ven-
gono, infatti, due maschere, che fanno a gara per par-
lare. La prima comincia una sua filastrocca sul testa-
mento di Carnevale :
Vos quibus non habbebitis
Senape a la cucurbita,
State, de gratia quesumus,
Attenti arreptis auribus ecc.
E l'altra : « E sta zitto né, lassa dicere a me » :
State tutte a senti la Craaccata,
Che farrà Quarajesema squartata,
Ca se ne trase tutta gr olio sa,
Corame na bella sposa maritata ecc.
E la prima : « E fermate, frate ; decimmo no poco pe-
duno » ; e cosi continua Carnevale. Quaresima parla col
verso solito delle farse cavaiole :
Ora sentite mone o sponsalitio,
— 166 —
Se n' havite juditio, e ausoliate
Come fece l'entrata Quarajesema,
Ca nce vorria na resema de carta
Pe descrivere a parte e sue bellezze,
Essa porta e trozze de radice,
Doie varrile d'alice ha pe chianelle,
D' aulive e lummongelle so i scioccaglie,
Et ha una nzerta d' aglio pe collana,
Se veste na sottana cupa e verde,
De foglie che no perde mai colore,
Se mette pe o colore a e guancie smorte
De mostarda cchiù forte na scotella,
E porta p' anello pretiose
Zeppole groliose a tortanette,
Trase senza sospetto tutta na botta
A cavallo a na votta de sarache,
E ha doje pas tonache pe pennacchio, ecc.
Alcuni fanciulli rompono delle vesciche gonfie in testa
dei recitanti. Essi vogliono continuare :
Gac. Dalle, dalle, a sto trastullo chiacchierone!
Dom. Datele ncapo co no cocozzone !
Vin. Cca no stammo buone , ca sti fraschette n' hanno
assassinato co le bessiche.
And. Iamm 'a n' autra parte; jammo a n' autra parte;
che frusciamiento è chisto ? —
Allo Glielmo successe il Padre Francesco Gizzio , an-
che filippino, del quale e' e un' intera raccolta alle stampe
di drammi spirituali, eh' egli faceva recitare alla congrega
dei giovani dell' Oratorio , di cui era prefetto. Citiamo
qualche titolo : La spada della misericordia del Seoero
Flagello della Peste, che afflisse la città e regno di Na-
poli nel 1656; il Cielo in Terra Rappresentazione della
dolcissima Natività di Gesù Cristo N. S. ; la Conca
- 167 —
fatta rannle delle gratie della ni (a e morte del Pa-
triarca Sari Filippo Neri, ecc. ecc. ').
XI.
. (u fina <■ capocomico, — Cronaca
teatrale (1670-81)
\el 1671 compare, per la prima volta, tra le cantanti della
ipagnia dei Fobi armonici del Teatro San Bartolom-
uli.-i o dulia de Caro.
-tei . figlia ili un cuoco di Viesti nel Gargano , ve-
nuta a Napoli gì' «villetta, era caduta nella peggioro dia-
mo padi bob sposare uà ciarlatano.
imHimffflin*fi , e burattinaio di Roma, ili passaggio por
ito l'abbandonò; sicché essa t^rnò alme-
prima. Ma. dal liasso meretricio, in cui viveva,
i oan nano sollevando nelle stero della comi-
zi or ce, coll'imparare musica e diventare vir-
tuosa. E quella, cho, prima, sapeva appena cantìoefaiare le
• più volgari :
la s/ac
anco l'aer nuovo e In carchet
: raccolti con molti altri nel libro: L'Eco 'titnoniota tirile
gfert aitati ecc. oec. ecc. Napoli, di Boni» 1603. in t . — Cfr. VUltfoaai
Ifent. degli tcritt. Fitiftp. — Napoli I I. 1 18-8, — db« 'li molti
parti-
ii orno alla «un vita e' «• un poemetto biografico del Musccttola.
i tempo, finii che più no parli fi il Fuidoro. Cfr. una
■■rie «li articoli pubb eh, A. Broo2olì nella /««/«* tW Bene,
!. N. 10. 11. 12, 13. li. 15. In numeri «iraonHaaru óVl lo starno
jrioniale fa atamj'-itn tutto il pooinctto «lei Mumitlolo. ebo si trova ma-
noscritto in varie biblici
— 168 —
si Seuil a un tratto consolar la polite «'►II'
Amor, eh' io cica più non ò pozsibile !
Intorno alla nuova virtuosa s'affollarono gli am. uiti.
Duca di Bfaddaloni , Don Antonio Mioutolo , il Du
della Regina. Lo zio di quesf ultimo , il Reggei
Giacomo Qaleota, la fece chiudere in un Co
dal quale uscita dopo un mese, col patì
rotte le Pelasi mi a Iduchino di Regina, fu, poco staine,
Mata da Napoli.
Tutto questo avvenne pi-ima dal 1671. Nel mezzo d<
•[uale anno, scrìve un cronista : « r. stata ad
di alcnni Cavalieri a^'gratiata la ramosa cantatrice Giulia di
i . di potere ritornare a stani i questa
poli, havendone avuto mesi sono io sfratto ; pere I
tutti.' à stato concesso con diverse condiboni. » ')
IV- Mi.,, dunque, di nuovo a Napoli. Nel viaggio avevi
.•malo
La nana lìngua a ripulire alquanto;
Onde disse in tornar: Vanne, ragazza.
Vanne le spille ad accattarmi in piatta !
Prese abitazione a MergeUina al Palazzo dei Na
raffi, e ricominciarono i auoi Mandali. MergeUina era
passeggio delle dame. E! la sfacciata (india vi
trionfalmente, salutata e cori , in pubblico, dai
animiti, lùa j noi atta, allora tra gli altri, dal Cavatici- \ allo
vi inviano , comandante generale della cavalleria in Ni
poli, e did Duca della Torre Filomarino, nipote dell'Ai
civescovo '• ' '" )•
') Framm. d'un diario >uip. in \i' h Si. Ns|>. \lll, N|Y
*) Fuid. ni*, wp X. H. ir», fui. 204, cha la chiama : « Comcdiaule Can-
tarinola Armonica Puttana ».
— 169 —
<i-\ novembre, ricominciavano te recite in musi
andava lutto il giorno a io, oon carrozza propria,
kion magnifici cavalli, restita come doi
mparire la sera sul stoffe '.li lusso, capj elio . mi
•l'in-, il bastone in mano, « facendo-;
• Domandando i cuori deOì effetnuiinati amanti e pi-
gliando nuovi clienfi. » ').
afa prove sul teatro dod furono fauci, li tea!
'^mmeo era fitiat«> allora a no Giambattista
ignita per 800 du '.la impresaria era un.
>mmec; : > le dedi libretti col Dome
Siry Chigi. Cosi è Ormalo \ L'Annibale iti
"mina per musi*
"oso in ìc ecc. I i>7 1 ,
:o Maria Carafa , Principe di Be
laio dell'anno dopo, il Demetrio,
li Giacomo 'fjc/'j. dedicato a D. Giovanni
pe di Troja. ') — ls Giulia
1 itttar tosto propone
Fare alla fama sua l'ale col cani
ita sua, nuova Sirena,
• • ;il Teatro u cavalcò la Soou
B'awide subito
ie eoa 6 tutt1 ano
Cantare in palco e sospirare in leti
Mentre congiunto iu lei miri) ciascuno
Godo gestire o portamento
Stride mandando so la voce estollo,
E confonde il B. quadro col 13. molle.
v degli locar — Àppuut, ad an.
Voltola 1664, ESI lo Napoli 1671. — Area. Mas.
alani» perii Bua e Caroogna 1668. Et in Napoli MDCL.XXJI. —
Axvb. Mu.
— 170 —
1 poeti facevano sonetti io sua lode; i suoi unici
cavano di soffocare coi lor-> applausi i fischi altrui:
Ofa con Qua! doglia il popolo galano
I f\io\ slirclcHi ad osservar si pone,
Tentando ognun QOJ danti 6 con la ni
I sibili frenar di Giovannone 'i.
Aìi/,1 s'odon per lor l'inclite scene
Tutte suonar di mendicali : Oh bene !
1 suoi amanti cresosvano. Ss te riattacco il Duohino
Regina, s'aggiunsero Andrea Cicinelli, Prospero
DO, latto in quel tempo Marchese di Caggiano, lo stest
\ [core tfÀfltorga. Essa « lo domina in molto cose, ed
riera . Iienr musica in casa , et Ogni allra nobile
modità. » *) 11 marito, saputa la sua fortuna, s'affittito
foi naro,
Cogli alberetu e cai Papassi -
ma fu rimandalo a Roma, con una pensione mensile.
Dalla sua cattiva riuscita sul teatro la Giulia
alla direttrice Chigi, che le assegnava sempre, essa dù
parli, elio non le convenivano. — Alla Chigi . almeni
imII.: Orma dei libretti, pei l'annata 1672-3, un Vito /.
— Nel Carnevale 78* fu preparata, ma non eseguita,
ima commedia pfl •' Reale; in città se ne I
in He. ma non da conversazioni scelte. a) La conine
preparala si dette invece il 21 aprile, ed er >-oi
posta da Don Gennaro Pantclla. Gl'intermedii furono fat
') D. 'uovanni di Cnrriglio — avverte la ekteM del poemetto.
») Kuid. ms. seRn. X. !'• 18, lui. L'I.
») Fuid. mi. X, B. 16, fol. l.V
— 171 —
■ i storti, uno dei quali ora del Viceré, l'-ii-
Principe Savelli ; ed era figlio di un calabrese del
pesatosi in Precida, generò questo me
Imi i e motteggia con gran prontezza e Ali
» -Tutta la spesa, più d'un migliaio ili ducati; l
tenuta dall' Eletti) del Popolo , « non per altro Bue che
•si nelTofflctOi » Fini allo ore 10 del giorno
;uente ; * cosi (osserva il Puidoio) la notte si fa giorno,
et le speditionl dei memoriali ed altri negotii si ritardano;
il che è un disordine assai pernicioso al pubblico » ]) —
tri maggio, « bellissima commedia spaglinola in Pa-
• iiain'/. intei medii napoletani •• spagnudi
Tel luglio e ago- Urerltmentia Postbpo. li
reca v a i n
(\a musica di palazzo, diceva, era buona per le chiese),
noè un bricconi < dicono , li Pulcinella,
• un suo compagno vestilo similmente da ridicolo» COI]
«nati insieme come pobfici parashl 'li plebe, et in ima
la guitti, ntano per le taverne >•>. E una dome-
rà una comedia, colla scena fatta sopra due
barconi, a vista delle dame; e altra volta erano dei fu-
namboli, c!k' io il volo dalla montagna al basa
«Km volta •adii, halli et 'fiorili ni la sparinola; e
L-lic Onte e giostre, e finanche (guardate che gu-
sto !) il passatempo e dere « sparare alcune me
bombe, allo quali in ognuna sfava legata o una gatta.
o un poi; ■ forza della polvere ciano por-
londe poi precipitando a basso , ami i
are parte in terra e parte in mare, con di-
letto grande della gente, cosi nobile come popolare, con-
-ov. al ii. st. Nap. xiv, m Qu©-
*) Ardi. Stur. Rap. XIV. 300.
— 172 —
■ vi in gran numero. » ') — Ciulla di Caro ce
indarno, che se le permettesse di vanirà al p
benché donna pubblica. ') Il 27 novembre, giorno naiu-
lizio .|( I Vìoeré , Biconi gentiluomini capuani recitaron<
la commedia Ir. due fiosaure. 3J — Nel lt>72 si rcii
anche al S. Bartolommeo, Y Ercole in Thefa dra
per musica del Dottar din. Andrea Maniglia Fiorenti-
no, riformato all'uso di Venetia da Aro'' 1 . U ') —
i.s gennaio if»73, i Febi Armonici lori o a Pj
lazze. ■) — Il 21) gennaio rlelten» amebe a Palazzo, i* p<
al San Bartolommeo, il Caligala delirante, '> La al
io si chiuse coi Girello Drama musicale dot
X. A', rappr. per., o dedicato, mine gli altri, dull«
Zazzara al dui r Astorga. Opera questa del fa
mono Filippo Amameli, la cui musica, è attribuita
un F. A. Piatocbino ').
Giulia di Caro dovette cantare in questa annata;
preparava, intanto, una rivincita. Uno dei
manti, il Barisano, apint" <la l"i o per farle cosa gradita
B r.i|.| .alto del teatro di S. Bartolommeo. E la Giulia,
^etta già alla tirannia alimi, divenne direttrice il. Ha «-oi
pagnia. Il suo Poeta ce ivo affaccendata , prit
') Fui.1. ivi — Col. : ;--' — Hiilitbn. IO, 17 luglio, 14,
21 mwuo. — Aivhiun Storico Ntpol u. XIV. 3», 381, 322,
:) Fuid.. ivi.
') Arch. Stor. Nap. XIV, 811,
*) Io Venetia 1661 B ... Napoli HO, 1072. — Arch. Min.
>) Arrli. 8t Nftp. XIV. 348.
") Ivi, XIV. 350. — Il libretto die*: Rapprcs. «ti Famoso Teatro
S. Bartolomeo. l)<*\. aU"A»torga. In Venetia 167H et in Napoli «ce. I
Arch. Min.
*) Vedi libr. all' Arch. Mia. — Sul Girello. Cfr. Ammollo. Knnf.
dom. 1889, / primi fasti dot Tordmona o 1 Teatri di Jioma, \>. 121 -'i
— 173 —
di tutto , nel formar tale compagnia da superare ogni
aspettazione :
Le voci più leggiadre e più perfette
Con larghi doni supplicando chiama ;
cosicché :
Venner Sonetto, Marmetta, e quella
Gloria d' ogni teatro e d' ogni scena,
Pora, che par, se canta o se favella,
Un nobile scolar del Padre Aena,
la quale Pora è la famosa cantante romana Caterina Por-
ri , *) come il Padre Aena è il Padre Enea, direttore dei
musici di San Pietro.
Tutti questi cantanti giunsero a Napoli e furono ospi-
tati in casa di Ciulla. Grandi furono i preparativi per as-
sicurarle questa volta il trionfo :
Sorgeano intanto a più potere ornate
Del gran Teatro le superbe scene;
Degli amatori suoi fra le brigate
Chi assiste al lavorio, chi va, chi viene ;
E già le trombe additan d'ogni intorno
Sacro a Carilda il sontuoso giorno!
Era stato stampato il libretto., con questo titolo : Mar-
cello in Siracusa Melodramma per lo Teatro di S. Bar-
tolomeo. Consecrato all' Eccellentissimo signor Mar-
chese d'Astorga Viceré di Napoli ecc. In Napoli per
il Roncagliolo 1673. Era poesia del Noris 2), musica del
") Vedi Ademolfo. I teatri di Roma. Pag. 32 . Il 1681 cantava a Bo-
logna ed è nominata Porri Mezze t ti. — Ricci Teatri di Bologna. P. 44.
*) Galvani, Teatri musicali di Venetia, p. 166.
— 174 —
Ziani ; il prologo composto da Giovanni Cicinello. Giulia
di Caro Armonica firma la dedica, nella quale dice tra
1' altro :
Gradisca dunque V. E. che nelle malegevolezze di
queste imprese si è il mio nume tutelare, le mie incessanti fa-
tiche , che meritano d' essere celebri almeno per haoer con
applausibile stento uniti su questo nobil teatro tutte le Calliopi
e gli Or/ei, che hanno indotto stupori di Cielo, non che all' I-
tatia, al mondo; ed honori colla grazia d'un guardo quest' in-
chiostri, non solo per esser sudori della virtù, ma perchè anche
le recano catenato insieme con tutto il potere del mio poco
talento un Gerone tiranno di Siracusa J).
Ed ecco nel Novembre, la sera dell'inaugurazione, tutto
il teatro pieno, ed essa:
Aspettata, mirata, inorgoglita,
Calpestando tesor, move il bel piede;
Ma, mentre ai plausi canticchiando invita,
All' improvviso ammutolir si vede,
Perde la voce
Tenibile incidente ! Cosicché la disgraziata :
Usci pallone e se n'entrò vessica!
Gli amanti, che la circondarono dentro lo scene, videro
la sua disperazione, udirono le sue esclamazioni, tentando
invano di consolarla. Ah ! dicova col suo accento pu-
gliese :
Già, già, fero destin, ti voglio cedere !
Dateme un stile, che me voglio accedere !
') Arci], Musicale.
- 175 —
mente, l'arte del medico Pignalarole fece ri
juisLir la voce. E 1 I lidi di Mei
quand'essa, in mezzo b girsi) folla di
•ri:
Lega coi labbri e fulmina cogli orchi !
•in, il Viceré andò la notte a sentirò
Felli armonici o si disse che fosse «Ulto
la Giulia di Caro, eh? è dama di Bordello o
ti foce vedere in un palchetto del
tiro -liaro et far coUafione. n )
Al Marcello successe ì'Kraclio, che e dedicato anche
ron una lettera all'Asterga :
Eccellentissimo Signore,
l„* ambili.. in--, che ho avole -li festeggiar con più Drammi il
'arno va le per diporto di V. E. e della citta, se a procacciarmi
tento sarà valevole, io non istimo che putenti
opra più degna il mio danaro e la mia fatica impiega
pero doppo il Marcello a presentargli 1' Eraclio con
mtl re il secondo Dramma non menu del primo
V. K hiumraio e dalla frequenza del Nobi (ditti vi e
>m favorito. Questo rileva e me ed a virtuosi mini compagni,
sono accorsi per favorirmi, a si In ne la co-
ooaciula loro grande abilità nel canto, nella poca preson/ione
li avvidi d'applausi pi i rende. Viva intanto I' E. V.
[bi e prosperi anni, come io gliele desideri» in qaalìti
hi
Ima Serta
Giulia di Caro Armonica 9).
•) r nidore m*. «*n. X. B. IO. — fol. 130.
ioli per Carlo F'orsile 1673 ecc. — Anh. Mn..
- 170 -
Nel febbrai-^ 1674 BJ dicava cbfl irebbe. =
sfrattata Era caduta dalla grazia del Vicari
con un Gusman Dipolo dì lui, il Regente Gali i
;il solilo, per salvar da guai il Duca di
Prospero Bariamo li' impetrò la grazia «li parure in i
docente, Botto pretesto di un pellegrinaggio a S. Ni
di Bari. E il H aprile parti «li fatto, accompagnata « con
piti carozze e galesse e gente coi I Signora di Bor-
dello '
Ma tornò, dopo qualche mese. — Nel giugnu.
il Wcrù a passeggio b Posilipo, invece della soli! ■
mcii, in Eatta venire « dal sensuale vecchio Cicinel
Ciula di Caro con un'altra Mia pari, b clie cantai
con far stendi tc la lor voce dalla bocca <li due iustru-
menti mattemati (I), come due muli i imbuti) di >!
alquanto lunghi di canna, o grossi nel fiink, del quale •■
come duo muti da taverna, ma grandi da dodici p
di rtu ia. il \oli, ohe porta la voce due miglia Ioni:
a piti col silenti'» della notte ; invelinone nuova venuti
G natii;i, snmiiiia et allignata in N lo 'li
tutti li dispendii pia- impoverire ognuno,che vuol t.
simile, a gara dei maggiori, senza pensare a -
il 2 settembre 1674, il Principe di Curai (Vinelli I
i:i -in casa d MiT.L'i'iliua ima commedia in musica. Capo
dei recitanti era Giulia di Caro. Egji convitò il Viceré
e cavalieri e dame. Queste non volevano andarci, p.
') PnldOTO W Mi 141 11 Puidoro , che avara contm rj par-
ticolare odio, «crive a un l'imi ►. dui « w«*eiido vivente il marito
vento in Roma « vi ;>'iim ili tempo a pigliarsi irrotto I
della vendila dovitias*, che f» sua mogli'1, potrà iDqminmi d' adulterio
dal Vitro, « ipportare un guadagno alla Camera Hopia (se ramina»*»
la giustìzia) di DsnlomiU liticati di facoltà che ii"noquwU bratta |>ut-
tana di Bapitalff, iiptltattfli, ai iti, o giù ou. X le
17. — fot U>
-') Filiti, ivi, mi oh.
— 177 —
ricaverie. E
con su
pi jaki vane centinaia di ducali . e <-1 si
■ ■ re gì1 invitati. Degi Eie '.li
tal ii tolte, un paio d'oro, Lacora-
i rapi . il 9 settembre »).
Il i LG74, |>ri [ileanno di Cork) II, si rc-
, poesia del Beregani, patrìzio veneto, e
ti musica Ri l'ultima composta dal Cesti! -> Lade-
all'Aslorga è questa :
;ig. ,
tu disse ci»- i Grandi b i ilei Sole, i b i
nella pio alta sfera dell aria i più bassi vapori 'lolla
: ì unto ha voluto mostrarsi con noi V. 1'
ieri C:ii(oli.-M Monarca delle Spagne Cario ee-
levandi Btridole Cigale nel cielo della sua grafia
li quello imparamo a formar oaaor
piata armonia Presentiamo però ai piedi di V. E. in giorno
«SI festivo un Massimo abbattuto dui!' invitti' ago*
lo che un giorno . pìO d' un
ia 'li servir ili sgabello a* suoi piedi;
Gradisca intanto, sovrano Pronco, I' affetto di i dovuto
uiO.
Di v. B.
Decotti, oblig. Servitori
Gl' Armonici di Mai».
Il <|u:il dramma fu |i h |iroscguito al S. Hartolorniiic.i,
1 <nici rappn sentavano nel
iiite V Attila, quello del Noris, con la
ica el Ziani. *) Nel I6743 forse in casa privata
f) In N«i>nl« pec urlo Pei I »74 — Airh.
*j In Najioli jier Cario Pomi le 1075 — Arda. Mus.
12
— 178 —
recitava YOronfea del Cicognini, che è dai Fi
7" iii.i l'i ini i| icssa d'Avellino» Donna Geronima l*i-
tello. La musica « «l.-l famoso in
( i -h d i-i-.-i aiata rinnovata par bti terzo. 0
Giulia 'li Caro doveva essere certo compresa tra gii
Armonici di Napoli Ne! Febbraio 1675, corse il riseli
■ •re di nuovo sfrattata. Lo istanze venivano senapi
-lai Kri:i:'.'iii ■ Gaieota: m temeva, tra l'altro, che
dessero scandali ti"» il Guzrnan, e il duca di Regina,
amanti e rivali.-) Ma il duca di Brunswick, ch'era a \'a-
poli, e l'aveva vista a teatro, dove era and iut
la sua comitiva di tedeschi, a un pranzo del \
edette per lei a). Tuttavia, la Giulia, nel in; _ll ■ ■ i
tanò da Napoli e ondo, a Roma, i Venezia e altrove.
Il l'i luglio, pel naialixi" della Regina Donna Maria
d'Austria, ai rappresentò la comedia spagnuola: El
pio de Patos, dì don Fra» 3CO de Avellaaeda dola Guavi
y Guerra ') — L'i! ottobre, dulia tornava a Napoli Dos
giorni dopo, il Viceré Marchese d'Astorga, già suo aman-
te, lasciava Napoli \i
Botro subito nelle grane del nuovo, i he fu il Marchi
de loa \ l'i-/, li 6 novembre, festa di corte, pel S. Leo-
nardo «• pel compleanno di Carlo II, si rappresentò la
la Dori, dalla eom|>at;nia dei l-Vbi annoniiM. Giulia di
') In Napoli pur Carlo Ponila MUCl.XXIY — Ardi. •
') Fuidoro. X. B. 17
») Fuidoro, ivi fui. 15, 1K.
') Dativi y Laìrado, Catalogo bibliog. y binar, del i<atm ami
■'. Madrid, lawi. pop. :.t:i.-\ p.st'Mu li un'altra eoa.* ipaga.
Coree rappresentato a Napoli il 11570 — A F\ 117 dulia eoitmu-dia di
b. Antonio do la Cuc-vn: A'o fuxjf druda donde agraria. d«I.' al
di Mftddaliuii >• «lanip, NiipoM 1678,
'•) Fuid. ivi— Ilo furioso aneddoto intorno a (Malfa do Cam
cere racconta il Clangila. •Si»/.'/' &i diverse rap/jresenta:ùmi teatrali Na-
poli 1810, voi. III. prof.—
- 179-
iodati da compagne degne di lei; >vir-
tenuto per infame, se, nel pubblico teatro
nercenario, in qi i opagnie si mischia! volle
'< ardine del \ ii ere, perche, per quelle fissi t,
di Palazzo, n Alla Prim ipessa finii.-, venie peo-
far donativo al Viceré «li due lil.r
isultata da uno ilei -uni
i he non lo t &a in casa Ri
propria del Principe, che taceva lei con l'altre recitare
• »j mt,i per su<> comandai ').
tu i tempo, fu composto e and i in giro per Na-
><>li. >, il poemetto «lei Muscettola, Dirti
■I nostro tempo, sulla
di Ciulla, Era intitolato la Carilda o U Bordello so-
f'-n -In- Venere, mossa a pietà
di Bordello, figlio, .uli avesse dal..»
un sostegno, una propugnatrice, che fa appunto finiia
.. E, sotto ali facilmente traspai ami,
linaii tm ' ali ve avventai
ma fu quasi, per cosi dire, l'elogio fune
sua n Si -. — Nel 5, Ciulla. che
anzi ''in' avesse latti i aul-
ir-», sposava un gfo) . cui
li anni poteva «.'sser madre, di buona famiglia oa-
: i ì ira i zza. I." spoa », n I maggio,
fu mandalo i Baia; ma, imi lugli) fu
Staro, • 'e «.osi si gode la sua Prirn Giulia di
Diro o ! *)
i di venti anni dopo, sotto il £3 novembre I0'.>7, Do~
menico ( a cosi nel suo l> i , morta
1 . ; munte , ove abitai a <•■"! bu i inani'.
M FuiJ. ivi — t-.l. 129.
1. ne. cil. \. II. 17 -(■>! i:3, 207, 218.
- 180 -
Luccio Mazza, sin dal tempo -Ih- -i maritò, la famos*
un tempo puttana e cantarina Giulia 'li (".-in», ohe, pi
■ li maritarsi, fa il sostegno del Bordello di Napoli con
imo proveecio (essendo statai dopo chi; si marita
co! vi «zza, persona assai civile, i
ed ha laseiato riera la. lillà , nseemlente a umile «I
•li migliaia di scuti, non vi essendo altri che l'uni, i SUI
ligliiu la prooreata col detto suo munii' d'età nubile
è stata sepeQtta miserabilmente nella Paroccbia del
dotto Casale, solo con quattro preti, una che, ai tempo del
sud puttanesimo; dominava Napoli, et sic transit g
mundi! D Mazza si e impossessato del tutto, col nome di
padre e legittimo amministratore della figliuola. » '» —
Nel lf>77 erano a Napoli, al solito, i Comici spagnu
i-odla\aiH' nel teatro dei l"i< •reatini. Il Gsettembj
\ icerè « In a favorire li comic! Spagnuoli evi fu ancora
il marohese di Han.ua (figlio di Badona, che per fortuna
ereditato il marchesato di Santa Croce e pochi
sono jiarii per [spagna, come a iì- lm igo in scritto), quali
fece apparseci L'acqua gelala per S. E. e camerati, e
S. E. ha sovvenuto la detta conversatone spagnuola «ri-
striond di molti contanti pei aiuto di costa el imp
•li faili affittare da particolari dodeci palclietti Ssai
ettembreì sbadì nuovo favorite la comedia
spagnuola nel teatro di S. Giovanni dei :
Il 0 novembre, compleanno del Re, invece della s<
commedia in musica, ci fu festino e una commedia, re-
l'itata da questi comici spagnuoli. a Quello che si nota ò
molli non approvarono per conveniente, in presi
d II > Vieereginac delle dame concorse al festino, eh
') Conforto voi. r.
u.i.i i I — r 100-410
«) I-'ni.i. Ms. eli K B 18 -i-.-i
I ivi — r.ii. %.
.In
— 181 -
1 ioti, che sono remino pubbliche, (ossero interve-
nute o chiamale a rappresentare in Palazzo d. Fu anche
che , Ciommo de Martils, a-,
uo i ricco, come neanche il Re, « seguo e
li estorsioni commesse. » ')
irono qui li ultimi fasti «lolla commc
nuola in - ìì2:> maggio 1681 moriva Calderon, a
annunziarono pubblicami
ome una sventura nazionali-, a Napoli) a Lisbona,
infilano, a Roma, ecc. '). D'allora in poi, decaddero in
iiai'.-i o compagnie drammatiche, e (juosic
ultime non u n più dal loro paese. —
apo della compagnia musi. -aie do] San
io un genovese « virtuoso mu tuto dalla
1 dilettandosi l'Imperatore delta musica, a*)
nbrc,i musi, i .Iella <';i[)|n'll .arai-.. ih.,
ipleanno i a loro spese il Teodosio, opera
lata in musica; ciascun d'essi spese lar-
gamente per comparir bene nei vestiti, « avendoli S. E.
buoni, trovandosi oppressala compiilo
alti .i -ina. » *) Nel 1677,(u recitato al San
i r Amor stravagante, e, pel compleanno del
u : i»..'] 1678, Chi tal nasce tal
a del Perr ucci, con musica di Fran-
i della 1
Ma, prima, dello slesso Perrucci, con musica diFran-
recitata a Palazzo la Sicl-
ud. ivi— f.ii. no.
li
i, :
ivi— bl. 238.
lorimw. IV, L — Vedi Krdi. tfua. libretti.
I. Cavallo. 1677- — Es. Bibl. San Martino,
- m -
• ■aia i), — Andrea Porracci iano,
tonm a questo tempo, divenne il poeta del teatro S. Bar-
tolommeo: « constitutus — dice un suo biografo — a Nca-
politani Regni moderatoribua Marchione de los A.
•Marcinone del Carpio, Coraiiistabili Columna, et tornii
S. Siephani, quibus gratissimus Riit. » *) Forniva special-
tei prologhi o gì' intermedi! :l). Di lui si recito anche, n
primi anni, la Zenobia. ') —
i rn'opera lo music: u rj ppret itfata il 36 mai
innanzi al Card. Portocaifero . in una sala d ifla l
dell'Annunziala, ') — Ma, il 12 febbraio 1679, ci fu a
poli uno spettacolo nuortf : un'opera i <■<>!<
o Fu la prima volta che in lingua Castigliana in poesii
fosse recital i io musica nel Palazzo Regio ut in \
>pera intiera. » L'autóre del dramma, stampato col titolo!
Et robo de Proserpina g sentencia de Japiter, Ri il
crctario di S. B. Don Bustaraente; la in
-ili Filippo Coppola. Avrebbe dovuto re
mese prima pel compleanno della Regine Marianna, ma-
di-.: ili Cari») II. « Alnmi ilei musici ili Palazzo, che Danni
voluto rappresentare lai »ro parte con ogni perfetta • -pres-
s ■ castigliana sisono trasportati a queste note; quali
r riuscita i • >ii loro bonore; le apparenze diverso et degni
') Il OttUud [Dtt 'Hai. nap. ed. BÌL [85] sita Vai. per Cario
|:i . 1 1 , < ■ u ,•.-■•' t i n 1 1 .ri I ■ il ll'.TD. — Imi ,| pmim in. l.-ll-auiuin ilei IV
Un MMMftO salii St Della Idee (Ulte muse poesie
/»-". I 1086, p. 99. 11 'ninni* {Stogi. N«j
Mln'.rili, II. ."ir,) la il: in rana >\e\ Prin<i|-- «li i
r) Mungitore, ivi. K bìA prima ilGinuni P. o> 11,55.
') I' 178 — V'Ha Uibl. Nax i
: «-ori molti proto KJ1I E 56, intitolato: I
Aganippei 008.P. quarta, UDGLXxn.
|| I'-m ii . : nobia proL noi otti a
ibi I il
- 183 —
«li t Iute dalla presenza delle Maestà loro; por
«iti sei bore di notte, o '>
il li ino di Marianna d' tVustria, Rj
ito a P il Candaule He di Lidia *), ed era
allora appaltatore un Gennaro dalle Chiavi, che era anche
ardi strale, li 6 novembre, l'opera ài Alessandra
Mag poi continuò al Teatro di S. Bartolommeo 3).
1 musici erano ì Febi Arm introdotti a
: I tempo del Conte d le, viceré. ■> ') —
i ! febbraio, si rappresentò a Palazzo la co-
med la/iOj dai capitani «-■ altri ufficiali
del terzo «li Napoli *).— Nel marzo, in case del Duca di
iddaloui, gli L\ dei Sembiante, ".) — Nel Maggio,
f Etù bosci cantata ;i Palazzo pel nata-
delia Regina Maria Luisa di Borbone, per opera del
Maestro e < dia Jieal Cappella''). — Al S. Bar
X B 1'.'.— fbl. ITO — vi g , « 1670 mori Pran-
< Faleouiu Aiinuzie*;, Decano U> Ma ^appalla Reale < o che
jirin -11' arte!, corno nella profonda voce di basso, oli
naca aotui i tutte le altre ma
olirò In buona ijiuililà sua ili civile nascita e ronveraatioiu!, ohe Iddio «0-
lamoote pno farne un altro, llug^i ha il primo luogo Poppo di Troia,
becctiè la sua vote min e grande, ma alquanto autistica, ina noi reato
i— : «ag» atar perito, unùlmanb di boom (ooliti <ii co
I " si uio in Napoli pili 'li 15 anni <• venne «la Roma e
«mofirv mento da tulli e lwn viato » fui. 30,
jp. 1679— Arch. mus.
■ raro, ma. Bega \. ìi. t'J. — fol. 6
74.
i icariane* da Goto , cetebrada* ea Najyobss por ri
eaaamiaii use inserito nel ma. dei Giornali
Bibl. —Sul .! , p. m, il Gran TamarUoto, cfr. Qal-
| '**•
ic.Stor.od <tn. — Nel 1679 ara alato dolo
Roma eoa musica di A. Scarlatti mollo, o. e. p lòti.
rf in —Arch. Mas.
- 184 —
tolommeo, il Giulie Cesare in Egitto '), delBussani, nw
Lea del Sartorio i. Ti i i musici, era la canterina »'«iulia
M esco Zuffi , una di «|ii"'ll'3 , chi con-
ol Noi libretto e' «'• od sonetto' Per /V/w/,
i dolcezza del Canto delia Sig. Giulia Fra Za±
Famosissima Armonica:
Mintcol dì virtù, stupor dol canto,
S.ui pili dogli Orbi i I
Alma doli' armonia, doli' almo incanto,
La dolco voce tu •• >ì' a i.
piaga col boodo altri ebbe, raato
Il gran PelttJO ira bellici furori ,
l'';i (ìialira ;ii-iiiniii;i, OMIBfl di piai
Ne le /iij'/r il' Ami n- preda da'
Tinto accolte m i abro bai le < ' km ae,
Che legaa l'alme e cor, mentre ni centi
ini ri- ii.iii <r armonia tacci e catone.
Rinoviili del (race ecco i portenti,
Se mulo e vinto ascoi lan lo Sirene,
i Estatiche d'umor, tuoi dolci accas
Noi dii l'ini. iv ,j dette V(fidt greca l). Nel 1681,
l arnevale, o -. guita Itavi* i I Bultfon) li
tonni ''"ii L'opera in musica, che si rappi
questo traini di San 1 ». 1 1 1 • - 1 ' i:.ou le commedie
rodi San Giovanni -U.-i Fiorentini ed altre io
particolari. » ')
Ma il 7 febbrai- 1 1681 un incendio distrusse il Teatro
di San B;irtol< nimico.
i) tach. Bitta
*) Oalraui, u, <. |i. 90,
*) Dod. finn, da (Hovaani da Liguoro — ardt hi
') -A 'Palio
N. :', SI pannalo 1081. — EEb. alla BihL Naz. Amelio per «inali
mi servo d'una uopi | M latti 0*1 Vélpioalla
— 185 -
MI.
In, , —
Crtu tirale (1681-06).
lesto IÌo3 come tutti gì' ineendii , non •
dm avvenisse. Si suppose ohe, a essendosi per
o issivi, che ha latto ipn-sti gii. mi, piglila.
ire dentro i palchetti le testerò piene di fuoco; essendo
ià Anita ifl Commedia; et lasciala una di queste col
dentro un palchetto assai vicine a quella parete di
il fuoco, . h'i i.i limili i hi f.-.-ici:i, in esse
appicciato, • ido materia secca , e combustibile ,
i di mano in mano in poche bore arso quanto ivi
i' detto incendio » ' >.
Quel <• ', la notte Ira il 6 e 7 febbraio, e rap
presentazione finita, si manifeste- il fuoco; la mattina, il
teatro e le case contìgue erano tutto un mucchio «li mi-
ne. «Si brugiomo lutti li palchetti, sedie, scene, tavolato;
6 il su/fìtto, e si rovi oto in esso era, e tutto si
ancora il fuoco, con gran pe-
dali i del contorno, se la p nt • di Ha I
-.-corsa a spegnerlo. La Casa Santa mando
subito sul luogo dei lavoratori asbarazzai-o il terreni e
metter mano alla riedifica/ imi e :1).
juesto ijuov.» guaio, avrebbe l'alto meglio
noi Itro danaro! Ma gli anunimstratori, pei
quella regolarità, eh' 6 loro obbligo e ch'é tanto lontana
■, non la pensaron i cosL — Il poeta «lui
— mi OH.
. \|. !.. .1 ..lidi.
*) Conforto ad an. cfr. Avvini Giornali ili Napoli citali. N. 0 . Il
— 186 —
(eatro, Andrea Peri-ucci Borisse Bull' incendia il seguent
sonetto, o indovinello, che si voglia dire:
Teatro de' Musici incendiato in Napoli nel 168 1.
Nuovo inganno di l'Imo! il canto istosso,
Contrasegno a goder 1' Sterno Bene;
Fatto istromento al mal, gli \ <*8o
l'ar passar e "ii passaggi a Stigie Arene.
L'un voce di Ciel con strano eccesso
Condanna a nere note il core in pene
E se I' alma «la iuta tu . in •-(,
M' abbia l'Abisso ancor le sue Sii
Dan le minime massimo il marliro,
l'inno lungo lo brevi; il duolo eterni i
Duna eierni sospir mezo un sospiro.
Al foco d' un teatro il ver discerné;
Se meta al pianto è I' armonia d' Empirò,
Termine al canto e stropito d'Inforno! 'i
« Per causa dell' incendio sono mancati li trattenimenti
dell'opera in musica, ma non quelli di belle comedie par
ticolari. » ") Cosi, nei primi giorni del febbraio, il Principe
di Piombino fe' recitare nel su<. appnriamento in <";>
nuovo una. oomedia Bpagnuola, dove intervennero le LL.
Eccellenze. 3) A Palazzo si dette un'opera in musica ita-
liana e un'altra spagnuola. 4) Fu forse l'italiana VA
mim, melodramma da rappresentarsi nel Retti !*<>'
n >n serrar» eoe al Marchese de los Vele/,, la cui dedica
6 firmata da Giovanni do Liguoro 1 ') — Nella Sala
Mita {•) si r;i|-|iii'-i'[itò una commedia di particolari
') Idée, dette muse occ p. 169.
*) Amiti Giornali (tòt
') «vi,
*) Ivi N- 7,19 f-hhr.
*) In Napoli per Francesco Benzi, 1081 - Bibl. GolL di Mus.
— 187 —
del Viceré o Cortiv Ma . quello ci
iin[i< te pubbliche in musica , interrotte ;«l
B. Bartolommeo, furono riprese, dopo piccolo intervallo,
dì San Giovanni dei Ri trentini l). E , P
hi alW-a la prima rotta che in questo teatro risuonarono i
"aiiii dell1 opera in musica
Il • lo, le genti di casa 'li s. E., pel compleanno
gina «li Spagna, dettero a Palazzo una comedia
ila, intitolata il Secondo Scipione. -j E un'altra, nel
ettembre, pel natalizio della \ iceregina. 'i — Noi novera
1681, si rappresentò a Pala//,-) la commedia in musica
lìti ;-o/iì, « che riuscì assai ma«
Eufica nell'intervento delle LL. Eccellenze, detta Corteo.
«•ili ( avsiierìe Dome, che comparvero con ricehegale
<ra del l'orni. ti. *)
l'i . anzi è quasi certo, che per la nuova
te il teatro di San Bartolommeo fosse gì& riaperto,
tuttavia, pel 1682 non Irovo notizia di recite io qneltea
tro. i musici della Rea! Cappella recitarono a Palazzo
feo, dramma di Aurolio Aureli, mu u»ii>ii-a ili Au
i ;-.>rio. •) — Nel febbraio, ad istanza di l>. Do-
aico e D. Adriano Acqoaviva , fratelli del Con.
ra una commedia in musica
i : iccesse che, andando gli Acqua-
ta pei ervi e una trovando posto per la molla
[ridai >no che lo spettacolo era pei
Anisi Oiarn. eiU N. 3, 28 agosto 1081.
Ivi. N. 15, il oovembj 10 aovunbre LflSl.
eoa P. [31, do»'i un ^uautto di dedita della Mi-
mi Marcbxse de Ine \'..l
.poli per Carlo l'orsi].' K'.sj. — |jii.i. Coli, di Mu«.- Era sialo
ilo la prima Tolta a Venezia nel |(
— 188 —
cavalieri; chi non fosse tele, uscisse. M<
alcuni gentiluomini <li Palazzo spagnuoti, pensando,
turnhnente . che Cordine non li le non si do
Gli taquaviva fecero uscire anche qu n mal mod(
li v i- !■< . -'i' -''i.ai.sHtno, ordii»" i-li-.: l;Iì \cquaviva las<
Napoli, e li eoofinò, come in carcere! a Tiropea1^
Il teatro di San Bartoiommeo fu rifatto cotta spesa <!■
circa ottom3fl ducati ■). Il PacichoUi , che fapoll
iutoroo a quel tempo, dice : gli Armonici pi io
pago teatro dietro lo Spedaletto; non pochi gl'Istrioni, ,
Pure questo oago teatro non aveva se non due i
• li palchetti, e « la nobiltà tutta indifferentemef]
a.i as.-ditar l'opera nello sc.ii.- di platea* d ) — Quaodj
il teatro tu bruciato, i loealarii erano (in dal L679
naro deOe Chiavi e Francesco detta Torre, «Uè lo av<
vano fittali» |h.t setto anni e |ii'i- (iiiO ducati. Oca che lo
va i-i fatto iiimvo, la Casa Santa intenti'» U'iudi/.io par
adesione; tanto più, che c'erano offerte di 1300 ducati.
Ma, o che la lite fosse persa, o che si venisse a ui
composizione) cerio »'■ ohe, nel 1683, Gennaro delle Chiat
(architetto teatrale, come appiamo) era an< >raimpre
Infatti, in quell'anno, dedicava al marchese del Carpii
la Ficrdispinù dramma per musica ranni io di
:,-,, .li s Bartolomeo di Napoli. *) — Neil" -
anno, al s. Bartolommea, il Lisimaco '•).
') CoDforto. fd an.
*) Libro puiriinoiiialv di
*) Memoriti dei vieu/i/i toc l ài, P 101.
•) Ai. In. ... di Stato. Carlo T.»tri. F. I.
*) Da -aiioDu forense, .Idia qua Ir- debbo il MBtO -il i I. '
Arinl'il'-.
°) HÌR .lei Coli, .li HQt.
1) Il Plorino (IV, li, .la .in tolgo la oot
.■ini Sìiiil.iililn. Ma non saprai Adami 'li l'ili indù
chi) per prova ho ricoaonciuto spemo sbagliata. N«l 1GT.) »i mito a
— 180 —
b gli impresari! Nicola *• accar mo
■agni l'architetto Filippo Schor, e Francesco della
\ «t ili' ilo di Andrea o pittore
ime il padre; ma, « invaghitosi «li una cantatrìce, restò
preso al ( i maniera, che, posto .la parti;
i m-ili, divenne impresario del teatro pei e impiat
,. » ») C • il <lo Dominici; 6 lecito, non dico cre-
charloT
In quell'anno -i dette la '/' ■>«, poesia f'-r.sc del
musica del Draghi. *)-— Nel Palazzo Reafej ti fu
ita del Pompeo, fon ■ quello de I' Mirali I, oa aro
i ' limono, la prima o a Napoli ili \
i atti . ma* stro Iella Afa
allora dì 86 anni. E aap
moli a rassegna. — Pbm-
i «ti . musico del Principe
sere, il sig. Giovanni rlereok . a
di Marino del Contestabile Colonna; Sesto, il
«g. Giuseppa i Giulia, la si».-4 Teresa Laora
. la sig." Maria Rosa Borrìni; Scipi
Besci . della Maestà della
Regina ili Svezia; Mitridate, il sig. G
musico del Serenissimo Duca di Modena; f&sicrate, la
'udì : Farnaa . il sig. Giulio Cavalletti : ffarpa
Di dico Gennaro, musico d* \ Duca di Gua-
Capitano Generale, la sig.a Ortensia Pala-
on Usin, .li. Ni I I68S un
l*Mtnaro ritmi- - I
— In Napi 1684. liil'l. >lel Coli.
J, Monca, rfr. Oalvul, i>. a. p. 10U Florimo, 0. e IV, I7M.
— 190 -
«lini. — Il Grossi é degli" di nota. Era il famoso
m i pieno della sua gloria ' I.
E da supporre ohe questi cantanti si faces ->ui
Buche sul teatro di s. Bartolommeo, essendo il Kb
Brinato dagli impresari}. — Vale lo et r Ejpemt-
odramma del Dottor Andrea Perrucci da
rappresentarsi nei Regal Paleggio per lo i
della Maestà di l>- Mnriatmn il Ausi
to ecc. In Napoli MDCLXXXIV. E qui la musica fa 'li
Severo de Luca, -i tili attori furono Antonio Carra
Paolo Beaci, Nicole Ferretti, Domenico Graxiani, Giulio
alletti, Rinaldo < alani" ; e delle donne, Agata I barrano,
Giulia Francesca Zuiìi, Caterina Scaraoi.
Si continuavano sempre ie feste di Posilipo. Quel grazi
gissimo Ubretto in dialetto napoletano, ch'eia Posiì
ili Pompeo Samelli, si chinile con la descrizione -li
data dal \ iceró il 26 luglio 1684. il mare eracopei
feluche, venuto da Napoli e dalle isole. Presso il p
Medina era poeto un carro lutto imi Hat-, con qu
ruote rosse, e tirato da due cavalli marini :
Nettuno e Teti, e suonatori e cantanti. Più in qua, a '
lina, una gran macchiiia, in forma 'li teatro. E descrive
lolla delle carn ././e sulla piva, pione di cavalieri edam
prendevano sorbetti e gelati, e la illuminazione dalle
la sera; e i fuochi d'artifizio. Il marchese del Carpio -
Care due di questo feste, pei nomi delle due Regin
'i <:ft\ intorno a lui AdcfflOllO- / ' ■ III. •■.
La i estuante Balla Xuuva Anioiagta tfi api Qe 88. —
■ EUod nel Fanfittta itila iommka anno XI (1889) 82, 83, 24, 25.
*) Vedi libretto. Arci», bla. — I iV il Plorimo a Henna eì
la musica fu ik-iio Scarlatti, 0. a IV. 178-*.».
») PóttUetueta <ì> Potr&to SanulH MDCLXXXIV. Rial rapa i
ImManl Napoli D. Morano, MDCCCLXXXV. Pagg : -die
lustrazioni, i>. 830.
ai -
Per la stagione 1685-6, dal novembre ti marzi ». fu an-
ce 5) — Il 23 dicembre, fu recitate 1 1
trmooici a Palazzo la loro prima commedia dell'anno! il
■). — C è un libretto della Si ì«-l 1685,
li.i «I.-/1 ::l Vi. ■ , Urinala il;i I >. < . h't : i< > Si Oppa, e
•« ilU'indicaziono degli allori, dia furono, olire un N. N. :
sig. Fatica Mastrangelo, lasig,.a Antoni.. Balestriera* il
», Domenico Ferro, d ii sig. Nicola Grimaldi.
in .e il Futuro Nicolino, il Cavaliere di S. Marco?
Zoafèseo che ne dubito.
Nel 1680, forse ii.-l r/.oVE-
,. ') — Nel mag i Napoli il Duca di Mantova,
àone all'ali ni Tre He. Il \ li ero lo
ma ai napoletani non fece buona
tanpr Fu notato dì troppa temiliarità a poca gra-
l 'n cronista sotto il 22 maggio:
in l'i questo Principe molto libidinoso e
Itìonl spropositato e sce-
ne quello, rho non si è rimilo di levar dalla sua
■ii. bella pezza dei suoi Stati, quaF à Casale di
[errato, vendendola al Ré 'li Francia), ^i ha fatto cen-
ali appetiti Nina Scorano canterina,
; i rilo lia dormito I-' notte, aM»nd" latto In stessi •
•ii Giulietta, ancor lei canterina. » ■)
uiUi della Giulicttn Zuffì e della Caterina Scorano,
'l Archivio di Modena. Lèttere da Roma di II- 1% riroti al Dwflfl .
I »»rii lir»QÌ, elio attestato la venuta di Sifiue a Napoli, mi sono stati
i uni ii ' . \i| ■ Millo.
•fodere i' offensore ovvero la Stelliduura Vendicante wr, ere. In
i ..> Pureile 1085. — Hihl. del Coli, di Uà
1688, del.* .li N Vaccai* e
— 192 —
ohe M è avuto già occ di nominare — Cosi
.... cantavano di i i a Napoli !
Le cronache cii i ardano, di tanto in tanto, le ''■
avvenivano i ice ione ili recite di e in raso pri-
Per provvedere a questi inconvenienti, fa ratto il
1." febbrai i 1086 il seguente Bando dalla Gran '
della Vicaria: «... die nessuna persona «li qualità,
et condjtiooe si aia, possa far Comedta ia sua casi
isso ordine di s. k., navendo pi [uesta risoli
zinne per giusti motivi, el per svitare U disordini, ohe
occasiona di tali Comedie, succedono ; conche, la i-m
Contro quelli, che conli'Mvoncrauuo.'i dolio Ranno, resti
serbata -il supreme arbitrio di s. K. per mandarla
eseguire a proportione del suggetto o suggetti , che
tino néD'osservanza. » l) —
Duo libretti si trovano pel Couipleannos della Regia
madre, Donna Marianna, del dicembre L686. 1 (noè il Ci
co 'a Negropontti l'atro, ['Olimpia Vendicata. 8) Entrami. i
erano Btati rei itati qualche anno pi-ima a \
i «li Antonio Arcoleo, musica del Gabrieli, nel l<
L'altro, poesìa dell'Aureli, musica del Fin i 1661
A. quello d<-i Clearco precede la seguente dedica di Nicol
Vaccaro ai Marchese del ('arino:
Eccellentissimo Signore,
Imbarr.nl osi già Cleniv.u nel Teatro di Partano]
■ > sul mar di Negroponte, gli conviene passar prìi
Mar Negro delti? ttampe Venga pur egli I
delle censure dai Satrapi, o bersagliai > dai fulmini delle lìngue
') A. ione dsilt. prammatiche eec. già cit. voi. VI, lite
/nlerdktum prmaUa Comoedias agore.
*) Vedili .i,'il:t l'.ibi. da) OolL di Mn
*) Galvani. ». .-. 68-3, 100.
— 193 —
ohe non teme naufragij, navigando solto la Cinosura hi
Ftasl V l'i. Io gli auguro il buon viaggio; e so
i;i del «li lei benigno gradui li gius
S*t felice al l'orlo della sua gloria, ed io contento all'i mi
4*1 mi ; io ; conche pre-fondamento m' inchi
in \. li.
oli 33 Dicembre 1G80.
dtaMftf, et ossequent. tenitore
Nicola Vacca ro
■
f*wl compleanno del Re, bì recito od Palazzo Reale il
Nerone t).
i 1687 , pel compleanno di D." Marianna si recitò in
la comedia: dal Male il Bene •) — Nel 1888, il
*), e la Rosmene *); il 6 novembre, al S. Ilari' »-
il Flavio, mosso in musica dallo Scarlatti, l
dedica è firmata dal Vaccaio e da Andrea del l'o' *);
nel «i , la solita Don,*)— Nel UJ89, il Tulio 0-
i 'ala//.'. Vi; al S. Bartolommeo> nel camerale, i'A-
' ranno *)\ il 6 novembre, a Palazzo, V Ama-
tone Corsara onero l'Aioida, musica-dei Patatài ino '). K,
) L'Allacci (J>rammai. od 175G. col. 054) dica: ili Nii»b *
:°,t il Signorolli: Vitndr «i. v. '.Tri. — Ma, CVTtO, MAO
iiauw per l'autore. Un Ntrotu di G. C Corradi, musica del Pallaririrm,
■• iia. — Galvani, o. e. p. I
"i furto, mi an.
1 r'Jurimo, o. e. IV. 480.
IL di Mac — Cfr. Plurimo, IV, ».
' ^u «eguitala nel carnevali- Ufi. Conforto, ad an. Veli UbMttO india
*L Cd
TJ Glorino, IV.
del Coli
*• ''lociu.o IV, 180-1.
13
— 194 —
non so su qual teatro, il Figlio delle Selce, dramma di
('•irlo Sigismondo Capece i).
Nella dedica dtìlF Anacreonte c'è, r ultima voli
i, la Orma di Nicola Vaecaro. 1.' impresa non
aveva fruttato. Continua il de Dominici : « \ enne a coi
sumarc, non solo ciò che il padre gli aveva lascialo,
perde notabilmente del primo valore mostrato noli:.
tura. Perciocché , cessato dopo alcuni anni 1* im|
tardi s'avvidi? del peculio dilapidato, e del danno, riw
del non aver <lato opera ai pennelli; onde, per rimetl
e per sostentare la sua famiglia, cominciò di nuovo a di-
pingere, ma non già col primiero studio, ecc. » 2) Certo, dalle
carte dell'ospedale degli Incurabili, appare che ncll-
il Vaecaro non pagò il fitto, e gli furono se
Beanti Egli sulle prime oppose eccezioni , ma poi fece
proposta di cedere, loco Jacilioris exaciìonis, un annuo
censo enfiteutico di ducati 2l>, d.-i lui posseduto su una
casa a S. Maria (Ielle Grazie: proposta accettala. — Nel
1G89, lasciò l'impresa con un forte debito s). Ecco che,
almeno una volta, il de Dominici non ha del tutto in-
ventato !
Il che mi dà animo di continuare a sentirlo. Con ti
i danni, ohe gli aveva cagionati il teatro, pur - Nicola Vi
caro, egli dicu, i non sapeva astenersi i" tempo del
nevate dal far rappresentare delle commedio in casa :
pria, eoi) non poco dispendio delhi sua borsa 'i ». —idi
artisti dilettanti d'arte drammatica furono molti. 11 de !••
') Vedi Giunta. Baffi, il. H
») d« Dominisi, ••- a. ni. Mfl
*) Vedi libri d'ri|ipuntameuti sub 7 sol triniti* 1688, 14 ottobre 1(
Domandò ed ottenni' eho nudassero in conio del suo debito ciò che
■ptMAYt per avare ingrandita la bocca d'opera e l' indegno del
lo «con*.
*) Ivi.
— 195 —
racconta, spezialmente;, di Micli«"'laii^ aii-
udo. — Costui era figliuolo 'li Cesare; ma poco
pittura, perchè « si diede con una brigata d'amici
•i»p| die all'improvviso. •• Faceva egregia-
meni il ohe aveva imparato prima , fan-
, >la Andrea Ciucci", poi da Ciccio Baldo; anzi,
'1 iiildo ^li aveva regalato una maschera de] Pulcinella,
fifoe. di Andrea. Alcuni signori francesi lo senti-
p gnoi i e, tornati in Rrau
ne parlarono in corte; cosicché Luigi XIV , m
Ile notizie, l- chiamò ai suoi servigi eòa ricco
s^Speodio. •■ Andò egli con due suoi compagai, DM non
•Ho applauso, dappoiché i Francesi, non in-
la frase napoiilana , nò le seompiozzo del Ptlt
parte goffa, altro dilette, non aveSDO se non
'liael che nascea dagli utlcggiamonli ridicoli di Mi
< nulo; e, peraltro, egli non era grazioso so non quando
. co' suoi compagni napoletani., poiché ì
rancasi non s1 adattavano al nostro modo di rap-
aro all'improvviso, nò capivano la di lui inteusii ,
egli penava a muo\ i II Re, tuttavia» gli
iììduò la pensiono ; ed egli, « vedendosi con mille luigi
o con servidori » , fece ve-
Francia Cesare sud padre, la madre, e il i
uniglia ; preso moglie, ebbe molti figliuoli e mori,
ffin vecchio, circa il — Ma, veramente, il Fran-
gano non mori, anzi appunto esordi in Francia, il
■ .11 comi a (ranoesi,
perchè faceva parte della compagnia italiana; la quale, allora,
W resto quasi interamente francesizzata. E wris-
l) fr Oominin ll[. 8
ì Birtoh Adolfo. Scvnarii ecc. \mir. CLXXXI, ehfl tra» le b uè notizie
*»N'op«ri del Campanlon, * <l»l DictioHtwirt des thàUret
— 196 —
amo die piacque poeo; trovo memoria 'li Im come i ì
medito re. ') — Egli introdusse una variazione noi co-
stume di Pulcinella . imo scrittore francese d* ■ esa-
gerò lo due gobbe, mise In testa un cappello ili
con due peone di gafloj e divenne cosi simile aJ Puid
nella de laJbire.Ma un'immagine d i rapprese*]
invece, 3 Pulcinella rolla, mezza maschera i
ette mezzo gialla e mezzo rossa intesta, e dogli >'
colori il largo panck»tto,eioalzom.*)--Quando, nel vyji,
i comici italiani furono licenziati e chiuso il loro teatro
per quella tale Fauaae prude, che parve un' allusione
Madame de Maintcnon, nella compagnia ira ancora M
cbelangele Finca n/..-mo. Cera anche un Giuseppe Torlordi
Pascarieilo, probabflmente uno dei napoletani partii.
lui. Il l'Vacan/ano ebbe un figlio, ebe fere 1" Arlecchino.
Il do Dominici parla anche del pittore Onofrio Loth,
a rappresentò assai bene la parie 'li CooieUo nelle
comedie all'improvviso», e compose degli scenari. U suo
scolaro, Domenico Grosso, rappresentava il Dottor i
siano. Girolamo Cusati era biavissimo nel serio; il su
forto era la parte di San Pietro nell' Opera della
sionc ; " contribuiva in lui la sua propria figura, •>!
L'atte e L'attivila, e 'I suo volto rugoso e testa calva, che
imodata con barba fiuta, » ne faceva un ottimo S
Pietro4).
Pochi forse sapranno che Domenico Antonio 1"
l'autore della noti dei viceré, era un com
diante. Si chiamava sul teatro Florindo ( l' innamorato)
e recitò non solo a Napoli, ma anche fuori. Era comi
•) tri.
') M. Sand. o. o. I. 133. Vedi tìK. n. fi.
BtrUtli, 1. '•. — Cfr. Adcniollo. Una famiglia di comici itatia
cit. paK. X.LV-V],
") Dt nominici, o. e. Ili, 567, 568, BTO
- 197 —
«Mia Regina di Svezia Una sua commedia, tradotta dallo
stampata a Napoli, colla falsa data «li
dcos, 167.% '): Amare e fìngerei e ni Irò o é
eruca Antonio Parrìno detto Fiorii* (in Ce
a far l'editore, e speriabnenta l'e-
ditore teatrale, in società col Muzio: lino al 1689, o II in-
. i libretti teatrali ei rapati dal Persile ; i
1689, cominciano il Fan-ino e Muzio. Facendo il libraio,
compose anche e Stampò (1692 e BSg.) il Teatro eroico
e politico dei Viceré, e poi le altre oper
aedia stampata a Varsavia il 1699: Im tom-
mtd'- iu-rata ovvero i Comici eswninad, appare
'•ire Ger \<i/>n/etano detto Covi.
■'' S. .1. S. il Dura <ii Brunewick, Lùuneòui
Gennaro Sacchi aveva recitato prima a Na-
|t'li, poi era Lombardia , poi a Venezia, e nel
168'' ìbblicato : Sempre pince la ragione, oj
ernicotragisatirocomica, e nel 1C87, la Luna ecclissata
dalla fede trionfante ecc., opera anagrajnmalicomica*). —
nirabile Tartaglia era Carlo Merlino , portiere del
Consiglio di Napoli, del quale fa molte lodi
arii motti arguti il Perrucci ').
Carnevale 1690, si recitò nel Regio Palazzo, con
• a dello Scarlatti, La Rosaura. Era impresario
»ra Andrea -lei Po'.*) — Le paure delie peste feo P
!valo del 1691, le commedie e le. pn
ioni. M;i poi il Viceré dette il permesso e i giorni 25 ,
') Bartnli F. AV/;«- «ve. 11, 7! 1-80.
*) Alla/v. Il — Proprio allora forava parte (lolla compagnia
I»u«-a di Modena; cfr. Adolfo Rartoli Scenarii «?cc Pref. pag. CI..
ertoli, o. e. Il, 140- I
. 332-3.
-I Bil.1 .1-1 roll. di Ma».
26 0 27 febbraio si recitò al 8. Bartulommeo V opera
dèH'Umawtù ■'. come altri se
re. lJ — Nel 10<>2. rimi ivatesi le paure, il 2 febbra
n-.it.. r unica opera in musica da cinque personaggi |
lu prima volta, non avendo S. E. voluto permetterla pri-
ma •■ ") — Nel 1693 fu rappresentai ►, I
1.' umico dtiU'ami' <> e, il /inmiro <>' so 3). — l'u mu-
i ni'., che s'andava ! (instane no-
mo a Napoli, era ftfii io* Era stato
probabOmtote feroe <li queste ultime recite, i
aiate. Nel febbraio 1)3, finita la stagi
Roma, chiamato dalla Duchessa «li Me -eia-
ii;.v catioliea, «per sentirlo' qualche giorno n
corrente quadragesima, ■ ').
Lo Scarlatti continuava a darelsUOÌ Capflavorì al 8
Bartolommer). Nel gennaio 1604, si rappre
doacrc t \ le] ile H'uns. Era impresario -ili
cola Serino. ') — Nel rebbraio, il Pirro e Demetrio; poi
del Morselli '). Tutti e due, musica dello Scarlatti. Il Pirro
e Demetrio specialmente a riuscì mirabile. » — Una delle
• li recita, il 81 febbraio, il teatro era pi< »: if
rè era nel suo palchetto; molti cavalieri, per dar pò
alle dame, s'erano seduti nella prima fila di Fra
') Conforlo, aub 3 gnnnnio 25 febbraio 1601. i'.ulifon, a.l arni.
») Rulifnn. — C'A un libretto dol 1692, senza ladicuì I -»tro.
La Pastorella fida. (Platino 0, 0. IV.
ni. .-ili* \r h Muli Li ded.1 allo contessa di S. Stefano e Armata
ita Antonio di Castro Capitano Tenente dotta Guardia Ai-manna occ;«
vi «i toonU ■ n-.-ite antecedenti.
«; (JTiu'orto, ad an.— Noi maggio 1603 mori . ino Gaudioso,
canonico eunuco , àsA quafo parlano tutti i diarati, <•. che nuiu.it A uu
tptUHaaé «urioaiaaimj —
'•) Flihl. lai Coli, di tnus. — La dedica al conte di Santo Stefano
mata da N. Serino, 5 gennaio— Galvaui, o. e
") Ivi - Galvani, 125.
- 199 —
Duca di relese, suo rio D. Wich la 0 imaldot
«ce, fratello del Marchese di Etofca
Alla fine del primo atl laro nel teatro D« P un
ico, ricco mercante, oh' ani stato
Eletto del Popolo , e con lui D. Gennaro e D. Man
I un Lucina , Capitano di Fanteria suo /io.
fi Lucina prese posto nella quinta fila; il D Anna e i de
'.no sì situarono in piedi, innanzi alla scena. Ma. cosi,
•modo ai cavalieri; e il D'Anna, Mite,
.■il Duca di Ti ontochei li diase di scostarsi. Il
a del Cavaliere ». gli risposo die ave-
pagato irò, o non so che Itrol H Tdesc gli
?olto colla guardia del ; imo. Il giovane
. ma D. (Jiuseppe Capre.-, pronto
il lampo . li» trafisse con una profonda stoccj
Cadde il i ; i suoi compagni - smarrirono; il Lu-
cina si precipitò dal suo posto eolla spada sguainata.
1*0 lo l'Ofto del teatro; tuttavia, il Caj
* il Telesc furono lasciati scappare e si rifugiarono in
chiesa. Il tumulto era gì mo; ma il Viceré ordinò
utinuasse la rappresentazione. Il povero d'Anna
fu h a ii,.| padre . che, al vederlo mori-
la.' giorni il
• molto rassegnato in Dio, pregando suo padre a |
essori, poiché lui se l'aveva merita-
lo. » Il delitto eia laeaae rruyestatis, essendo a\ venuto
alla a del Viceré. Il Telesc e il Capace si disse
che fuggi ali uni giorni dopo a Benevento. Duecom-
pagii kluli spalimeli furono mandati par castigo
jlla terra di Telesc. Furono sequestrati al duca tutti gli
felli feudali e burgeusatici. ') — Nel luglio 95, Don Ci u-
^ooforto sub 21. 20 febb, ! "ssit/i.— Unn umile notizia è
natia Cranica Al», di Km Co-Uovo «io Napoli, predicatore Cappuccino,
WM- Nat
— 300 —
seppe Capecc, tornalo di Germania, Fu arre ; Avi
travistili) da villano. Si diceva . bbe mandato ni
castello ili Baia, « ove purgare il suo peccalo, massimi
in questa stagione calorosa, senz'andarlo a purgare uel-
l alno mondo! >■ Ma, invece, ta mandato a Portokmgone ')
I lettori avranno I acilmcntu riconosciuto in lui quel Giu-
seppe Capece , destinato a una parte importanti:-
nella congiura di Macchia, e morto poi, eroicamente.
nella KaHnglift di Montevergino *). —
Il Principe 'li Caramanico, Don Domenico d'Aquino
passava a Napoli per un grando avaro. Neil' aprili
i scopri incinta sua moglie, D. Teresa Migliaia
Egli prese quest'occasione per rialzarsi nell'opinione de
suoi concittadini. Fece (are tot Teatro famoso di come-
dia nella sua casa a Ghiaia, presso Piedi; Qui, pei
tutta Testate, due volte la settimana, furono recitate, cou
grande magnificenza, scruta risparmio d
delle comedie, dai migliori comici della città 3).
Mattcuccio lasciò Napoli, noli' aprile, chiamato in Gì
mania dall' Imperatore a cantare nella sua cappella, con
tremila scudi, comesi disse, di stipendio. Ma, nel giugno,
era già tornato, perché, al contine, nell'entrare in Gei
nia, si tìnse, ammalato, disse che quel clima non gli
faceva, e mandò le sue scuse. Scuse ; perchè altra era
la oera cagione, Se ti ihe, il rosignuoìo di Napoli
•) Conforto. IV voi. in*. Bibl. .li S. Martino (lO&ó-U) p. 82-3.
*) Cfr. A. Granito. Storia della congiura (lei I*rincipe di Afacrhta.
Napoli 1801, voi. 1. p, 39-12, che cava corto il «uo ragguaglio da do-
i-uin.'iii -1' n : Invio, tu e**», il seguito dell' aflutv, v gli ulteriori dealiai
dui Telino t« d»l Capece: ptm<
J) Conforto, voi 11, ms, di S. Martino, p. 44 — Il Conforto nota n*l
naiii 1004, l'intartoatO dal Cardinal Ottolioui al teatro di S. Bari.
hi «lice ftt mio olia IMO v'iiit«'ivéniw«»iv di uawo^to Cautelino (arci*.
ftp.) «• Orsini (orciv. di Bah evento) ecc. p. 6.
-lini
?
— 201 —
■ i
ivi.1 vi m i noo
i : • Ai, perché aventi" una . : Vngelo, e
demente favorito dal signor Vii
, \nlini . qui , e ito dalle Dame
ride la medesima fortuna a Vienna
In quel novembre, si rappre uva a Pai tós ti V. .•
■ i Cantori d'Italia , fatti d
oggoii" venir qui da S, E 1 — Nel dicembre
al s. Bari 1 1 tifassimo Buppiene^ music*]
i«
XIII.
// Mi nocamento
mméo - Cronm &-1707)
a, Duca «li Meójnaeeli, è, per av-
1 io i- il maggiore dei V pagnuoli filo-
dravmniatici : * gran protettore di Hit
dai -11 . quando
B Roma nel ISOfi , menava scoi la famosa An-
dana la Giorgina, col titolo di prima dama
moglie. Le avventura delle Gioì
ol. IV, p. 1:, W, 127-8.
Giornali di Naji. pressa I». A. Panino o Cnm. Cavalli. —
ubr« I libretto adii Bll
i- riferirsi u questo tempri la |
« dell1 i^ra dal . del Minotauro <> sin Arianna >; ili noi :
lei l''\ i in :il s. Bur-
tatoangiao, « à diletto di farà stravasali!: ni natta
ri oca, IV
11
tacconiate, col garbo che gB è proprio, dal! Vi-
nella , brava canterina, cosici, fin da giovinetta, era
. ; i ut-I bel infililo romano. Capito a Roma
168*3 iju< i ■ ile i >u< a d Mani isla aro l
per Napoli qualche prodi musicale. I b i
rtare, ne restò pre che, cjd
andò a baciare il piede ni papa, eli' era In ■ ■• X — —
avendogli il papi iodato che cosa : ■ placiu^K
<li più s Roma (e s'aspettava per risposta quale! ^
o qualche reliquia insigne!), [' ingenuo duca ■: ■ !
canto di una Eanchilla, che ai suoi giorni non i se
l'ugnale!», li papa, fuor di sé per la meraviglia rie -A
risposta, dette ordine che tutte le cantera] «-s
ero in monastero o uscissero da Roma. Ma laGiow "
i, causa dell'ordine, seppe sottrarvisi. Quando and
gente in casa per prenderla, disse «li voler i ,— ''
i . antro in un'altra stanza, passò per un corrid ~
□o in una casa vicina, e corse a rifugi Ho k
idi ali «li Cristine di Svena. Con la Regina ili Si
resti» fino al 16603 nel qua! anno, morta Cristina, il M
naceli, ambasciatore di Spagna --i Roma, che già le tenei
gli occhi addosso, tanto sep| p iddi tori
alle pereecuzìon] detta curia . la disputò vittoriosamenl
ni luu-a -li Mantova . • J
sioni soprai e le dette post., nella Bua famiglia La Duci
■ li Medinacell, la buona Dona Maria de lae Nieves, OS?
l'in ) Sandoval,
dova indursi a pregare in suo nome il Duca di Mantoi
«li rinunciare ai tentatU I i di riacqu
di vendetta. — Il Mi i di Coulanges, descrivondo
i. A.lcmollo. LnueaturtTWM tanta mi tempo d'Inni-
12 (ì XXXIII. — 1880 d. 206) — Ia [Pan.
filila dell. .,. A. 111.— 1681 „.
— 203 —
i i principali personaggi della società Roma.
■ «li Porla Pia, di< i , tra r il
tur d' Espi
l'air piafli levami ;
Madame suri ópon
I iiofgina jaliui-sc,
Y vieat avec un magnifiqua Irain
Apporrei- son chagrinl ]) —
i ..' I Korgina, vennero il suo second
Cari ini (donde il Dome), e sua sorella , Barbara
:: J VTeei ■• : i
'"«•h... chiacchierare i napoletani, ai quali non mancava
suoi andamenti ».
N .'i ca i citato al I
■***otnoo, tra gli altri drammi, Penelope la Casta, poesia
I''1 -Matteo Noris, musica di Alessandro Scarlatti *), una
'^•1U- opere, che più incontrò a quel tempo il gusto del
lM*t »r»ii, ,. •). — il Medinaceti • nel] aprile. I no del
i di e aminare il teatro rli S. B
*'«': Questo, come s' è dòti «io due
di palchetti •■ '). Il Medinoceli ordinò che « '
forma più cospicua e ni i. in conformità
-»-t«i d'altre i I governatori degli Incurabili
idiscendere al gustoso desiderio del
««.«
_# Ammollo, / teatri di Roma, p.
> Ptmlopi in Quia , D ita da rappres. nel teatro ài
Bartolomeo. Consacrata air I. Signora cw. />. Amia
ina la Cerda ed Aragona, redota della Felice memoria deli Eteri-
*j. j ■ co In Yi,h>! U190,
— I m dedira di nata ila
imi.— Allo Bcarìnttl l'attribuisce il Florimo, a e.
124, / i i ; .
"*> V. «prm Gap. XII.
iva
— 204 —
fecero il teatro, diroccarono motti mi
l«i cisterna dell'olio, e altre officine; ì deputati della
tificazione, acqua e mattonata, per effetto di biglietti
cereale] ronrossero gratis una vincila, * <ho «lìllà stradasi
di 5. Bartolommeo andava nel vico "~-
c clie era necessaria per allungare il teatro. La pi
l'u formata « dai maggiori ingegneri della I rata
come ili Palazzo ■•. Mi i - inizio non basi ora z
cosicché si fu costretti ire una casa, ch'era ac —
cani" alla vinetto, ili proprietà <i'vi monastero ili S, Chiara,
e, non bastando anroraj un' altra casa contigua, che d
sulla strada di S. Bartolomraeo e appai
stai o 'li S. Luigi 'li Palazzo '.). —
Il f> maggio, il Viceré andò con gran pompa alla '
.lei l'ivi, i thirlaodaij nella chiesa dei Gcrolomini. Qui I ■■ e
I:l sua appai u una il •//.• ricchissime dette
-i ime della Viceregina, - io p>nin luogo . . . la
Vogala Giorgi (su i detta la Giorgina, eccellente coota-
o *).
Ma cominciarono subito anche le satire. Poco lemp<
dopo, di latti, si disse che s'era Irò \ alo affisso al «li-'
di Palazzo (che fu, In certo modo, il Pasquino -li Na|
un cartello, che diceva:
Se a' ò ghiuLn lo mi. coglione,
•liuto lo coglione,
Che se cene la Giorgina,
E n.ii pensa alla farina!3) —
') A reti. 'k-Jfli Ino. Ubro patrimoniale» I. e. — In questo rifiutili]
i tolto « un «pitaffio «li raanoo, ch'orari mila porta antica » t
che contoDovn il pririlegio di Filippo 11. — Gfr. Parrinol
rtom notisti ■'> 1716, p,
*) i l'imi,!, m*. Hit)]. S. Martino, roL IV. p,
i
- 205 —
l igiio Ionio a Napoli, da V ien i M ; ■ Aveva
lolle scuse, che gli b' orano mandali Me
! che non sapeva star lontano da « questa
i e era amato da lutti, e parli' • • .!. He d:
r bel giovane ed eunuco < al
ora i "■«..• > l).
i > i omiuciata la sta-
silipo, il \ ) I il par
lazs i Cantalu i i ti sue seguila alle
solile mai li. il 15, si canto una serenala
declìcata alle dami he vi concorsero tutte,
il fiore dei aUtighe bene
l • ibbate •. Matteuccio foce Adonéi l'Aquilano (t), Am
«• I- i canterina Bombace, Venere *)► Quest'ultima sì cbia-
Mni.-« x;i \ rarquini, dotta la Bombace.
I i 86 luglio, per S. Anna, nome della \' agoa,
il X ne ;i Largo di Palazzo lochina a
foi » taa d'anfiteatro, illuminar:» da 700 I irete e 700 lam-
pK>i w , do canto il Trionfo delle Stagioni, eoa 50
i e 150 strumenti B).—
& ì badava, intanto, a riunire una bella comy-
\":»V • «•Mura del nuovo teatro. Il Sassano non ne fere .
' .» ■• — dice il Conforto, l'iucllo stesso '
c suole chiamarlo ordinariamente il roeignuolol},—
>V suo ritorno qui da Germania, è montato in gran su-
ofirbìa, non faceii'i" stima di personaggio alcuno, benché
Sulla fino dell'ottobre, il Viceré, un giorno,
li malumore, 'li- « • i« ì ii i • * al Capitano della Guardia
i ' manda >se a chiamare. Il Matteuccio si scusò, porche
indisposto. 1 ii" non ammise la scusa» e mandò la
ai i
•) Ivi.
p. 851.
— 806 —
seconda e terza volta; ma invano. Intanto il \ i
fastidito dell'indugio, ne chiese la ragione. Figli
' Subito, MaUeuccio « andasse a .
in galera] ■> Ma la Viceregmn intercedette, mitigò l'in
del marito, venire Matteuccio, gli disse tutto, K
rimproverò se veramente] e I" condusse al Viceré, eli
Beaza guardarlo, gli volse le spalle, contro nelle sue et
e*). Dopo questo, (a meno meraviglia il non vederli
nella coinpagnia dei cantanti del Novembre.
Questa i ompagoia ei a composta del flore dei
dltalia. — C'era, prima 'li tutte, I;' bolognese Slaria Madda-
lena Musi, detta l^i Mignatta 1 del Serenissima Dm
Mantova: la migliore pròna il cui prezzo si
lutava •■> -"'in» doble 9« ( rl <
del Serenis.-imo di Mantova, o la Bombava. Il primo uomo
Domonico Cecili detto il Cortona,
di Mantova; inoltre, Giuseppe Scaccia, del Serenìssima
Parma, Francesco Sandrì, Antonio Prodieri, noto anch<
come compositore, e Giamb Cavana, del Seri
BÙno di Mantova •).
Il Modulaceli dava 3000 ducati d'aiuto ili costa al!
paltatore. Fu allora clic crebbe V ingerenza dell' Uditi
del < apitano della guardia nelle cose del t«
betti erano destinati per ri dir ire, pel Capitano, pi
leni nte 'li costui, e pei Giudici della Vicaria ').
Il nuovo teatro era bello e ricco, e, special rtte a
pace d' ogni gran macchina teatrale » :;t. Le file dei ps
•) Conforto, 294-0.
■> iti. . i T.nin di Bologna, p. 96, « cfr. aneto p, [SS-6^ 1S9, 370,
374, 407.
i < iv. A'ì.iiimIIii a EUcd opp. dt
•) IUpprafl*nbiiiotit- d«0a C. S. a parere dal Dm i
— Cai-te Ti-nii !. I. Ai. ha.. .li I
I ' uforlo, .
— 207 —
dati" i divenute cinque V'erano annessi In ap-
paiamenti, una parte dei quali per gli usi del teatro La
• ..si Snni.'i vi aveva speso 6614 ducati, più un ani
causo di 84 ducali *). Ed ecco un altro servigio, fòrtu-
ultimi, reso dal* Ospedale al Teatro I
li i ito la prima opera vi. il libretto
* questo I Comodo Anioni/io, Iiiaw de-
dicatc off RI toc. Donna Maria ile Gir
I .a poesia ora di 1' rau Ilaria. Bs
Indi Scarlatti la musica/ La Rìeciooi fece GìuUa'. la
atta, Pompeiano; la Bomba* : il Con
iri, Elio, il Ca
no , il Prodieri, Lisa, a Li musici recitanti sono li
■>glìori,ehe s'abbiano potuto Ira l'Italia, fatti ve*
i|ie cor» grossi stipendii da questo signor '■■ i 'i.
U«i ; del Viceré no i ara iti < li ale.
'••• 1 » Dgue satiriche chiacchieravano sulla hfig
He* toni "ini l'ini'. Col Mulinaceli Napoli
ra diventata una specie d'isola di Giuro '), — Nel geni-
; parlava di un mati-inuuuo, r\,<>. era per i
vaglia, sorella della Giorgina* o Don
Galiano, d'ottima famiglia, figlio d' un regio C
-ornila ducali di dote; D. Martino,
i ii itei stato promossi i
I ». Emanuele, dottore di le. ara-
ta, a Non -i può ne-
1 6 disparita» di qualità, ssaendo anche
l«Me sorelle di poco buon nome e particolarmente
'la detta la Giorgina, ma cosi buona date In contante
(egli Ju'rur. Libro [uti ini. 1. v. — V. An:h: di Si. Carlo Teatri,
] S. Bari
li. MI US.
ir. T. Corafr Dalle oc. Stor. Libro III.
— 208 —
e l'ai <1" avanzamento ili posto n
di toga ogni disuguaglianza uguagliai 9 x) — Le
mnrono: mala Barbara non 1 . perdette Diente; perché s\
poco dopo, I). Bartolommeo di Specchio, che
d'Orbetelloi II 88 settembre 1698, |
1 del loro primo figlio, (cui fu postoli nome di Lui
ce gran rausioa neHa cappella «li Palasse , fuoz
«pollano Maggiore, v'intervenoero il con «noci
1, tutti i ministri dai tribunali militati
e togati] 0 'I Bere dei titolati e cavali non
-1 pò e al rosse bi • ui
in tante di Spagna ! » *)
'l'air la fortuna di quelle plebee donnette romane.
Giorgina maritava, intanto, une
1000 ducati «li dote; da protetta diventata pi
Il Viceré, COSa strana, dopo tanti anni, ne ora sernj 1
gelosissimo. Era romito, sulla Bue del 1696, 1
l'inverno in Napoli, il Prìncipe dì Santo Buono. 1
del febbraio seguente, stando al teatro n sentiri
al Comodo Antonino no seguirono certo alti*
quali mi monomio le notizie — si nfisc a guardare
curiosità 0 inaisi in un piccolo le di lun
chiara vista, vite sa lo rac 1 nel pugno, la Gioì*
lava in un palco di fronte, con altre di stu
taglia. Il Modulaceli se ne ; • Ki
nita l'opera, mandò a Bara un reciso e rigoroso mai
al Santo l.iii'Hin r\u- •• subito jtul SUO feudo d' \-
bruszo. Il Principe si scusò che -1 iva trattando
fa 1 onde, che, a lasciarle, ne avrebbe avuto infinito danjM
Ma Ir suppliche non valsero, fi l'ordine fa replicato. S
il Principe di Cellammare, amico del Santobuono,
>) Contorto, p. ''17-.-. 1 [H.i p, :!ii).
■) iv,, ,,. Eses-s,
1 Iti, :;;>g-8.
tifi —
■. istodaM petto ai piedi di q im-
pHn» In grazia, a Queste i . a parer d'aasetniatij
in Prin< ìp rei nante, ohe «love
ael governare e I in
li saiti plici occhiate : forse ai ave
ia , col mirare attentafloente la
glie)' avesse rapita ! |
6) B vcniifo B Napoli
un Inglese, ci i orso, « qual I
». L'ii • I « - \ r i nini si r esporlo al pun-
ito buon senso, pens< [ueUadiSan
Bartolommoo faceva proprio al suo caso. 5?avv!ò, dunque
1 1 il musici ■ < lorfooa, che abitava,
;!tri. in uno degli appartamenti Bnnessij gli eep
11 richiesta. Il Cortona montò sulle (urie, lo cai
a ardito di pensare di servirsi
d'un teatro, oos! magnifico a reato per una urtceonerii
di giochi rii un animale 1 » Il povero Inglese, cosi inghi-
iVIIora il Cortona die ordine ni
d "1 rompe come fu hi
!.. .lll'l I-
; - 1 mo. Il 1 !orton;i, il qualti, comi'
un gran Pi li ranl iva del fatto, e difendeva I servi,
m . fu e fotta il ilia
ili :ii corpo di guardia di Patata. l>i
igg (0,1 ì disse, fu fallo (uggire dal Viceré)
1 forno :il sii 1 :).
1 ìiungeva in qi mp Napoli la notizia d
,'. ratto ardii bugiare sulla pube
ria Ira Rolog irrai a 1 il ma MarsUI, p n un 1
con una sua sorella ■). — I
«) Confai ' -fl.
yi-5 sub marco I0U7.
- 21" -
compagnia, fnrmafa per l'anno seguente, ava
Musi, la Borabace, il Sante e il Cavana, Dei i i
Nfto chiamati .\: ! Grimaldi, d
virtuoso dalia lì. Cappella di
■ li S. Marco: venne Lu >inì bolognese,
la J^'/'iciiiiua, virtuosa del Duca di Mantova; Gtov. Bu
DÌ , miIuoso di S. M. Cesarea; Giulio Cavalieri, v
tuoeode! Principe Cardinal de Medici.
Con costoro, fu data, nel novembre 1687, la Cu
Decemviri detta Stampiglia, pessimo dramma, sul «j
Ito Scarlatti recala sua più beDa musica. l) M
touccio foco Appi'*. Nhnlmo Icilio, la MignaHi Valeri
Lucia Nannini Virginia. — F. , nel Carnevale del 98, il
mìo Scevola, nel quale M , NicoBoa
femenoi Muzio Sceooìa la Mignatta, Elisa la Nannin
La Giorgina, manco a dirlo, non era cantante da teal
11 5 agosto 1698,01 un gran festino, eoe si dette, pel i
pleanuo della Vieeregina, nel Palazzo «li Cantahipo, nel
oketto alla reale, « la signora Giorgina cauto
Ange ■ e maestria duo ariette. « 3) — Com'è noto,
intorno a questo tempo, per causa indiretta di lei, il Duca
d* Air*. la era mandati, in castello, • sua moglie coni
nelle sue terre. Perche, una Bora choc* era commedia a
Palazzo, cercando tf enti-aro la Duchessa d'.\ una
scala, per la quale saliva la Duchessa di Popoli, la soi
falla Giorgina voleva passarle innanzi. 1 servi della Du-
chessa bastonarone i su ti seggettieri. fndi ira/ ; --li
produssero una questione politila '),
•) La Caduta dei Decemviri. Napoli 10C*7 . dodica
altra di N. Sei-tao, ofr. Florimu o. e. IV. 8-7
•) // ifutiù Semola -t.-.i." atriì In Nij
1608, por Fa n-i u ii •• Biotto.— Il r*lorimo l'attribuisca allo Scarlatt
!) Cullimi,,. [Vi, p. 492.
*) Uanerifl U Tilwria Carato. Ma. L. ili — Ofr. A. Grauiioo e.'
- 211 —
M.v ; li Ila ria, di quella gloria,
proverbiale il nome, cosicché -* in-
l'onu lino di paragone noi nostri scrittori 'li
ni dopo. Cantare rome Matteria
o poeta dialettale, un kù\ 1 1 l i
■ ili Vicaria, componeva il a <-u-
in sua lode :
'^he lu scisto a cheile prìmule tceo
iju echio d'uno comrne a maccarone .
D'egira lengoaggto, d" "^m-' unzioni»,
le laude loje chiù dell' ni
atis'io) disse: Bèta tiene
Orfeo '/ de Anfinnt>;
No I ":ih
imme <-rjnta Ixjne !
IO flW moiì'h,, iii.i no p !<•■• chiedo
Disse no vecchia' ietto (Uno,
-■ ma/ »/ n
Mi Gioì «disco delle ncbino,
E per Dio, disBo, per tgntir StfWd
Hi «tóm */ rioriM «enj« pmio / l)
Finite te recito, parli per le Spagna, e, nel noven
;i Madrid, a ben veduto o accarezzato »do » *).
il Tito Manico di M
iì •! iN.IIiirnli ; nel iliroi libre , il Prigioniero
fortunato di Fi Viaria Paglia, musica dello Si
i. ' Oliato e febbraio, hi Partenope 'li Silvio Stani-
ii di Luigi Manzo. 3) — L'Abate Paglia ò raf-
ii.» del tempo in un Mida con ìeorecchic
•ito «lai M:.i «.oraria. MA. — p. LO&-10&
•) Conforto i»i, 513.
») Cfr. Plorin-i' Il biogr. Scarlatti.
— 212 —
d [sino, d i
amori e 'li un possìbile matrimoi
Questa canterina aveva lumi di gentildonna.1) 1 n'ali
Maddalena, la Manfredi, nuo a di
mera dell' Altezza Reale 'li Sa
smori oon Placido Dt d ò raffigurata itimi Amori;
■ he si trastulla con Vulcano s>. Oli alir iti, oltre
: .collii Grimaldi, Cavana e Prodieri, erano la
Ionia Merzari, il sig. Domenico Sarti, vii Sei Di
d'AiroIa; 8 Luigi Abbarelli, virtuoso del -imo
Modi
Il Viceré aveva pre i l so quest'anno l'appalto
Nei libretti, la dedichooon s >no [iiù Ormate dall'Imp
La compagnia del nuovo ano « comprendeva la Miguatti l«
duo Polaoohine (perche renne aud i Nannini), Mad-
i Giustiniani e Angela Gheriug, virtuosa del D
'li M uomini, X. Pan
Mi Napoli, l'Y. Sandrij Severo Frangioni, il —
Altri attorìa come Vittoria Rizzi, ■■ Ftegini P<
tastai, virtuose de <l! Mantova, I iiu
virtuoso del Principe 'li Toscana, ■<:• Annibali,
Principe di Palestrìna, presero parte solo in qualcfa
Ma una grande attrattiva '.lava il nome del
etntetto decoratore teatrale, Ferdinando Galli del
biena. Qu< ito nome illusi sul libre l'Ingoi
Nel Li
che: «In questo arnie 1699, per altro modo inveì
un architetto bok ■>■ r re nparire più i
detta macchina, si fi disfatto 'li nuovo il tavolalo a
rifallo in altra forma ». E un cronista scrh I Bìbk
') Cfr. Hi 96.
') Vedi più rilire.
b. di SC T ii. ■ ni, Jel Borgia.
•)In i m.iu. Ani. l'ami,
— 213 —
renne « per ordinare uuov< sionl 'li scene per Top
da rappi esentar» nel teatro 'li S. Batr
vendo :i tal efletto riformato tutto il tea
• perù del Pubblico. » ')
Ferdinando Galli (ICN I i i ;> era il Bgliuolo primogenito
i Maria, e '1 vero perfezionatore dell'indirizzo
cel< '' genera sione d'artisti, architetti
pei molti anni, ai servigi del
luccio II di Parma. Nelle bus Varii • di
■ delle sue fantasie di d
! passano Bott'occuio maestose,
ardite, vedute d'effetto pittoi una quantità ili
u i ora ir ora sfrenali, die doo la cc<i
locatori lombardi, un'in-
. dio lia a sua dtSPOSKBOne UH
tale d'idoe barocche.»*) — Napoli vide qufi
leravi. tro di S. Bartolommeo.
rono Creonte iii -anno iti /'. hr,
re in Alessandria di Francesco Maria Paglia; gì'/n-
mtu che fu il prime componimento teatrale di
ro< italo a Venezia nel 1699, et u
al Poli ». E poi l* Eraclea di Silvio Stampiglia,
ca dello Scarlatti').
al solito, la domenica, divertimenti a Posi-
►. Il \ la Viceregina vi andavano in gondola,
altre gondole da quantità grande di dame
serviti da musicali islromenti et armoniose
?i » *). — Nel giugno, opera in musica al s. (Sarto-
casa del Dottor Mattia di Franco , va
- ii. io 4 voi. col tu ilo htoria Voi I,
.. «;. OorliU. (!'■< Jùchu ./. . BaroclutiU» te ùaUtu, StoM fui,
f7. Caj>. XXI IX-r 2 «g.
i cfr. l'In; • ■■ .. . I
i. fot. I
nate della R.C., un melodramma Baerò in mu
lolfltò: // Martirio di s. pa
ammirabile, cosi perii virtuosi giovani che i
De poi la musica ed atiro • ».
Brano afiora in Napoli il ('cui.- e la Coni ibernai
che abitavano a Posilipo, nel Palazzo del Princi
vedere, Nel luglio, pel nome della Regina di Spa
H i una bellissima serenala a quattro vòei »)— l'i l
pleanno delle Contessa, -\ fa e un
del l.*< ggante Carrfllo a Pizzofalcone 'i. — Nell'n
mio della Viceregina si i ipel tue più rolto
Palazzo «lei t lantalupo, una commedia in musica, tritìi
l)ii!ì". con '• ■■• me armoniche voci, posta in ni
di I • di ore maestro di captila , Alea
latti » *). — il 2.) :i i dei Lomos, una
media spagnuola ; vi re i il Conte e la i
e o fu cosa veramenl notabile cedere quei due Si
recitare con tanta grazia e leggiadria ». La Co
I* intermezzo, vestiva da ritlaneHa; il < tonte
Nel - -i rappreseli»' ■ i
music tasale di Giugliano, dedicata allo
Dos, che vi sndd più voli n randi imiti
dama g cavalieri, e tu di mediocre riuscita » ')- K cosi *"t\
<ia di varie altre recite, procurate da questi Sigm
A principio di novembre, le notizie della ifennl
del Re fecero sospendere i concerti dell'opera, che d
rapprcscntar-M pel suo nome '). Ma, giunte buoni
pfem del Parino, n. 22, 2 giugno; n. 23, 8 giugno ITI
') Istoria Xapol. ma. I. &
») Ivi.
*) IrL— Avviai giornali cit. n. 32, iO ng.; n. 34, 24 «gusto.
») Ivi, I, 9.
«) Iri. I, 14. — Vedi aneli* Giornali, n. 36, 7 wlUwnbre 1700.
ivi. I, 18.
I
- 215 -
. Mirino gli Armonia la Musi, la Mau-
ecc. Il G novembre, nello feste
uperata salute del Ke, si recitarono a Palazzo, la
i dalla nobil penna dell'ab.
i a :a Paj 'i egregiamente in musk
Filippo Maria CoDìneDi t, e furono agliata
ili al Bartolommeo *)• Per tutta la città, i teatri co-
minciai l'iio la loro stagione. I Lemoa davano i aoiitì ti.it-
lenimenti drammatici e musicali
tizia della morte di ( ario li e tutto
ùe. —Nel dicembre, si ricominciarono
• uj.it .ili t ma furono sospesi per ordii]
Liuti li i j ono licenziati, <•. pi ima «li tutti,
nini », taleiIB Musi. Il \
mando a il ire • m grandi impegni .tifi
trattenuta a Napoli, perche egli, l'esl l'ura,
f:u'c rappresentare un' opera. La Musi, di I ranando,
il paga lolle tre opere, per le quali et
tua colpa se non si recitavano: più
ducati, pei restaro fino all'estate. AI che il Vii
a parte tutto lo efletto dell'armonia, » dette
nandò subito il terzo della paga, colP ordine
la Napoli. Se non che, mise
la Duchessa di Maddaloni,
e, con pi in quei giorni '>.
i la proibizione delle comedie nei pubblici teatri,
o/iosa — dice un diarista — andava ■•' divori
iversazioue dei buoni comici, rlio maneg-
'>An>., i no». 1700.— Il B> BtftftL stara «porto
livertimenlo di music» e ballo » ni Mor-
— Antri cit. il 16, 16 ooi 1700.
— 216 —
gjav&no bambocci oel I istallo. S n — -
i • a lesta e vi era gran concorso di gonte, co
ido 1' opri-a verso le ore ".' I e Qoh d * —
bambocci cantarono anche I' >| tra in musica; oc*.
per verità . non nuova '». Un Carlo di? Petris i
in dodici giorni, un libretto apposta por ossi! La donna
*«•/,. , •.'</ ni pé i bambocci usclvan
teatro, e, di liinlro le scene , eai i i virtuosi. Il di
Peuis, dice l'avvertenza, « bavendol
recitar da bambocci, i quali non possono far luti- ■
rorreltbc l'è stato d' uopo esser tanto - •getfc
e d'episodii] quant'essi - di lingua o di me
La musica lìi 'li Tomaso di Mauro, « del
parlo, perché sai obi è, e in che | «radicamento
nnissn la città tutta. K giovane e si contai mo i
'•hi della sua professione d'imitarlo, se non d'uguaj
Il Carnovale non Fu celebrato: u proibito ;
eomedie nel teatri, ma anche la maschera
In qualche casa particolare, per mantenersi in al
iiiim-i. -i recitò qualche commedie da dilettanti
la più riuscita, recasi io casa del Dottor Nicola Amenti
ino la di ì SS. Apostoli, intitolata la Fot-
Basendone lui l'autore; ed un'altra nel Castello del
in Casa del I IO , in tingila napoletana, ioti
') ivi. I, 38.
') Sul nolo Attùiiiuoli « i suoi Lumicini virtuosi, efr. Adcmollo
/tome/, p. 123 « ag.
*) Drama per musica del affitto? Catto de Petns dedicato al
più c/u grande ddl' Illuslr. rt Eceell. Signora la Signora D. Emik
Caraffa Duchessa di Maddalvni de. Musico del Signor To'»
Mauro. Da rapprtaenlarsi in questa protmte anm> 17 oi > dtl
de Bambocci da alcuni > , /alitano, hi .V
poli 1701 /. r Michele Luiiji Muti». — N. l'a^a
deMaurti Un il Ini .1.-1 lini M .1, ,,,-.• — Bibl. <li S. M.-irlim
'i .... I. ::< -M).
— 217 —
i ..-i-ita, riuscirono a*sai «I.
/.a e novità dello stile non mai inte-
o ]). — La commedia neockisaica dall' Ameuta, la cora-
li ■ mi-' che -ia aori
ito letterario. Nel tempo stesso defi'Amenta, co-
lava a Borire l'Abate Andrea B id la sua
accademico.
Ni-i mo da Vcne/.ia i Lem I)1 erano
ale, o venne anche « il meu
Grimaldi, che da molto tempo mancava da Na-
>li « ■)• Il 9 marzo, ael teatro di S. Bartoiommeo, sire-
uni virtuosi accademici la Rappresenta
ne del Redentore, che riuscì devotamente
•ile; e tuttavia si continua la recita con gran con-
»rso »■). Nell'aprile, il Viivi RSOttO
pitaoo delle sue guardie signor Mar-
zolini, una famosa opera in musica, intitolala l.""-
e Berenice, col Qore (.Ielle voci od (Strumenti, i -I; e
avere, di cai so
anno allo -, facendo le prove con plausibile
. p|>arecchiava per la venuta 'li Filippo A":
u poi recitata al S. Bartoiommeo. Oltre il Cavana e
. . -, i 1 1 la bolognesi Lucia Bo-
tfaddalena Bonavia; la signora Fran-
— In tari provincia ai fecero
igltando occasiona dalli proelauuuDonadJ Filippo V. Col i Hoo*
ind febbraio mì no fero ima « tutta allusiva itila stessa cerimonia ».
*\ * Chi t ili l>. Fabrizio C no. —
H. i -l.br. 1701.
-giunga: « &'iut«so «imilnwnUi che l'altro famoso rau-
, mandato
wl* lUtgiaa al Santuario di Loreto, per ab-uni- gioii di
v t'-. '.» nano noi.
■pr-
tG
— 218 —
:t Venirti, virtuosa del Duca di Mantova, NicoCi
Grimaldi o Antonio Lauri, della Roal I app< Ila di Napoli
Nell'agosto, pél compleanno della Vicei
:i 'I casino del Viceré a Posilipo, « una commedia in
musica, intitolata il i Corinto, opoi
da , la quale riuscì di qualche
aia si foco in casa del Reggente d'Andra
Mi'- giardino sopra S. Cail.i alle Mortelle.» *)
Nel n -< >ppio la congiura di M
qua! dando dal ftolo lato teatrale, Doteremo ol
i congiurati volevano uccidere il ^ < Me
dina, « per dove solito era ogni sera, verso le tre o qui
ore della notte, il
chese Azzolini suo cavalle] tuo, a da due cavalieri, :
tarsi alla casa della cantairfee Maddalena Donavia, sua
•nata. I I 5 noteremo anche che le fon -on-
giurati dovevano appiattarsi nella Hiiosa di .\f onserralo e
nel teatro dì S. Baffolommeo, per piombar di li su Castel-
imi.ivo. M E! noteremo che, nel punto culminante della ri—
[zione, apparve sulla scena il poeta tragico, ìk s
rio Pananti, creato eletto del Popolo, die, al Mercato,
dito su una botte di oastagnaro, arringò a) pop
pessimi risultati. Un vecchio popolano, ruoli., accredita
che si ricordava il 1647 a Masaniello, >mpagui|
(lupo averlo un pezzo ascoltato : « Ce so li Dobde ; la
Diente bona; lassammele fare a 111
quanno I iccaje o nuje per causa justa, non ce ai
a niente; jammonceone, Hgliuli! » K tutti so ne and
') Vadl lil>r. Airh. mus. —All'Aquila si recitò il 1701, p*| turni» «li
Filippo V, una oomedia : // tri Ed virtù [€Hom. cit, a. 22, SI
moggio 1701).
i Istoria ■'.■ v ,, tf I it.
') ivi, i, KM.
M Ivi, l. W-i,
ito,
— 21'.) —
■ Pansuti, col suo bel discoi
' i).
;iura attirò
ii contro il Medicaceli. Le satire più crudeli e
aro per la città; la sua lib
il tema principale. Nella luti;. ooliti, la
, ,t dalle canterine !
In . ittobi e 1701 'li Grà I irarùia
1 i lioal Pigni i notizia : « S'è.
■ ia del Gigante 'li Palazzo uoa scomunica
aore: ll>< via ordinario, declaramas
llenIÌ88Ìmum Do ii et
Angelom Gei tomquom publico* eoa
di questo ordino , to' pubblic ire una
ila scudi a chi p
mattina» ròi il medesimo Luogo un'altra
a ili taglia di 80mila scudi a chi portasse la testa
ito! o ■)
Il 22 novembre, i S. Giovimi a Mare un
ie più popolare, che diceva: Duca di Mtdi-
i farina e lassa la Giorgina; <t hav&no
iure un giardini
ra 0 di ritatti mi, ti . '•/ capo co-
la tonti
\ erse la line dell'anno, i iute la sfuriata di qualche
i ma. tornò a Napoli la Mignatti. Il 19 dicembre,
') "i, I I , I , 4) i il vecchio
io un magniloquente livoreo, chu non pntr pronuniinre ,
lie ìojio trovalo aalelL Afa. —
«3p<l. I! •••-• \. P. in: DìscvrtQ intorno alta -
trio il M <-<>"
<uti.
'> Rdcih b ottobre 1701. — Tra le lettera > gli avvisi autografi «lei
ima ni Cani. l'igaateUi ; che tono alla Bini Nat.
700-9.— Aroh. Stor. Nap, X. il.'.
— 220 —
in un' opera in iiiiism;i, elio si l'oro a l'alaZJ&O, 6880 Cr.
la prima donna; e la Manfredi . le 'I
I'iiL-hwIiìih' , «mancandovi il signor Grimaldi, del
Nicoli no, ohe rii ri »v. -nasi in Venezia a l).
Finalmente, il Duca di Medìnaoeli fu richiamato e la
sciò Napoli. Delle molte satiro, a cui questo fatto i
occasione, ne noterò alcune, quasi rie Ioli
sua vita. In un Testamento fatto dal
Medinoceli nel lasciare il suo Vie* to di Nap&
tra gli altri lasciti burleschi, ce alla signora
Angiola Vagli»» (.s/>), •< nostra prima moglie 'li coscjeim
e alla sorella Ih' Barbara, a seconda moglie di wscien
quello, che per messo nostro possiede p, e i
Maddalena Bonaria, terza moglie; 8 poi ■ alle signo
■ Canterine, parimenti mogli -li cos ». Si al-
lude, deplorando, al matrimonii, che non ha avu
pò di far seguire tra la Musi e n. Luzio di Sangro,
Manfredi e 1). Placide Dentice. — In un'ultra satira: Nói
dclli libri ritrurnii arila biblioteca ecc. c'è, per esempi
mi De Coneubinis, <licribux>
i/ìissis — De incesto aliquandopermittendo — Rijlo
•fiche ed UtUt sopra li modi e figure dell' Ai
delia aignora h." Angiola Vaglio — A4! l'in-
durre la moglie a predare il marito che ami la pai
del medesimo wv. In Un'altra: Gallerìa da ritratti <lrl-
l'eci .>'•■ Sig. Duca, ecc. compariscono ancora i sòliti pe
i.iggi «lolla cronaca scandalo '•! nMalcnina a
Medinaceli e il Conte d'Etra sono figurati in una S
ma insidiata dai due cerchi. Un Aiteone tra
in cerco con Diana nel bagno ò il Governatore d'Or*
betcllo o la sua <1o-ii;i consorte. Un Rinaldo e Armida
giardino incantato sono il Medinaceli e
•/-
') istoria di Nap. m*. I 09,
• la Giorgi
— 221 —
•l quoto giardino pensilo del Rea] Palazzo. Uà Èrcole
t/ Jole : il Medinacel circondato dalla
G a, dalle due Polacchine e dalle Ire Maddaleomea
la Duchessa ■ !
'.'. oli< dalla Ià ■'■ l'a-
usano degli amoi colta Giorgi-
■). & innocenza perseguitata dalli sette peccati
i rìti'atti del Principe di Torcila, delle due Polac-
ili'lld !■• Miildalenine, <li Francesca Ventni, o
di Lucia Bonetti, cantei ine ' ').
In sonetto ano diceva, alludendo alla venute
del nuovo Vie
i.i, diesi che '■' I •" Vene Agatone .
no Palrtiru è lutto revotal
Ogn uno il.- I coi M à desipei.
E Ifl Giorgina chiange a lo pontone!
E un'altra poesia :
Lo Prospero e lo Vescovo e accordato
partenza vosta, sio Medina;
Uscia sia consolato,
ir parte abbi
Co la l ma o co l iii.i.
U nu.f oiron Picaroru
diario napoletano 1700-30, importali te ma. posseduto dal eh. Hart.
Ipoaso a fu! .i» questa qualità del Mauro.
, r questa «atire un ms. dolio Soc. Stor. iutit. Varie noti
QD ■ >."_'n. \. 11. SI',: ;-:.i ,i|i[> il I. nulli V M :
.,1*. .1/. A". |i. 110 e
i Ffa m V. li. 96. - in quello della Soe. Sta
. « Napolod c*tà niiiy f<-li BOB la idi da]
1 i imo iwcuJos mortalo», respecto
d* qar la «oberbin y la lux uria se la» lleva cunsigu ».
Ilio
- m —
Difètti, la Giorgina so ne andò In Ispngna, doi
anclie una parte nella tristo fine, die fece il Medinaceli ')■
A Napoli restò la sorella Barbara colmarli
iI'OHm irili i. \n/i , quando Filippo V venni
andò per Orbetello, il Conte <li Lemoa gli
Donna Barbara Voglia, moglie del comandante, «quale
ebbe la Ih. ma di salutare co] cappello e l'ammise sì
ciò defla mano ! •)
Forse nel Carnevale, il 1702 fu recitato alS.Bartalommeo
il Tito Sempronio Gracco dello Stampiglia . musica «li
Alessandro Scarlatti *). -- Nell'aprile, veon
dicevo , Filippo V. Il 19 aprile, ci fu a Palazzo Reale,
a osila camera del Belvedere, che costa cinquantamila du-
cati », una famosa Baronata in musica, a con istrutti
dalli recitanti, quafi cantarono le ariette dell'opera i
Quando li musici lurono pronti, disse il Re: l
(rare li Cavalieri. Uno Spaginici
detta musica. Risposo : ,SV non r/n>
sica, gusteranno della mia persona; fateli entrar
Il % maggio, mentre il Re era a cena, a canto
beo concertata Serenata in musica del virtù
-li cappella Alessandro Scarlatti '■). ES l'8 maggio, ci fu
ima grande recita a Palazzo, un dramma intitolalo: 77-
berio ImjK rotore d? Oriente; musica di Alessandro S
latti. Magnifiche le decorazioni, l'esecuzione, uni.): « riu-
sceiul<» l'oiiera cu applausi» unii
•) È nolo camp finisse il Medi uatwli , divenuto ministro di
il Ì70U . imprigionalo per allo Lradimuuto ni mano 1710, mt-i
prigione, si diflM di teli no, 1*11 ITI". La Gioì impri-
I ni.-ii/o 1711, ii Ii.miu («'ir li , i obbligata ••■ riaci
na il ITI i ini-..- fini li ni trita In Roma.— - Ilo,
| G pò V. dal iiulifoa.
| I Imin.u. p, 0. IV. I'l-ll.
4i l'i; u io i i BoMfoa, LO aprile ito:.'.
il tfap, ma, l, !«>'.'.
22,'J .
che fu del maestra della Real Cappella Alessandro Scar-
latti, ma ancora per le i Lecorazioni delle Beane ■>■
82 oro e fini a un'ora di notte. II R
'i, Il 17 maggio, ni Oastel-
Governatore fece recitare uno commedia Bpa-
iola, intitolata: Rendiersi ccio/i, dove in>
tervencero l' ambasciadrice Duchessa 'li [Jzoda, la Con-
di [.'•ii;», quella ài S. Stetauo , nuora del Vi-
ecc. 8).
U lo novembre, S. Bario] >mmeo riprese le sue ri
i, musica di Francesco Mancini :,i. Il 10
recitò il Rodrigo in Algieri, musica di Tom-
maso Albinoni, e in parte, di G. B. Studi, virtuoso della
a di Lemos '). Eia di nuovo impresario Nicola
Quanti :iil.« «fi , (•'erano il Lauri e Nicola
te le altre erano donne : la Manfredi, Virtuosa
laniera dell' A, \l. di Savoia; e le Maria ('aterina
Gohsariu, detta la Todeackina, e Isabella e Anna Maria
Piedz, virtuose della Contessa «li Lemos, e Angela
< il Ser.mo di Mantova,, e Margherita
i/./.i, e Ri i i . Mitili-, detto lo Vene
Il Dina di Medicaceli aveva badalo un debito cogli
li di ducati 3628*). — A Nicola Scrino nel 1704 fa
md i Fare reeita armonica nel teatro
♦li S. Bartolommeo o maggio prossimo venturo, Cs
i musici, affine di rendere detto Teatro
ij il che non facendo, non ritroverà la proni
d'affittare li Baici in ti che per |iriina si locavano; et, suc-
') I io t702 —Istoria ili Nap. I, 111.
MI
if I-.i I, alla Coni - i .li S Stilano.
*, Bolifeo. 1. <■. V. lilir. An li. M«. — Uciliirato al marcii, di Vili
libretti. Ar.li. inUB.
*) Arch. degi' locar. Libro d'appuntamenti. 22 giugno 17i>-.'.
cedendo deininuzione nell'affitto di detti 0 la
Santa adesso p a si dichiara, ecc.; il rianima ^
detto teatro depende dall' elettione di i"; >ni virtù ««■■
com'è tenuto fare detto Nicola, affittatola di di"-
pò. j M - i:ui- ntemente col ;i teatro non
più all'altezza, alla quale l'aveva portato, coDe 3ue ti
spesej il Pedinaceli.
Negli anni seguenti, s'ebbero drammi veneziani, t
quali comincio a spuntarne qualcuno buono, eli Ape
'i. A Napoli, erano adattati all'uso di Napoli, da
Carlo de Patria, poeta teatrale, ohe m aggitu
le scene buffe, E dire che il povero Zeno, per riformai
il un fodramma, aveva cominciato appunl
■ ii.:- buffe ! — Noi 1700 c-urn|.i.n i
Andrea del Pò.— Francesco Mancini nm.
Nella fh dello Zeno, del 1706, parte della mu&
i d:i Homeoko Sano, altro gran nomo di coi
napoletano, "«li cui tafama n'èpur troppo chiara (dà
l'avvertenza) in occasiono di teatri, oratori
chiesa ed altro d *). Il del P '.in un altro libi
la stravaganza de i teatrali: «Intorno ali di al*
cuni dei rappresentanti, o degli altri, che comparirono
teatro, se non vedi l'osservanza dei costumi, ascrivi «ut
- dìo de* medesimi ' » ') — Degli nitori,
volo a Maria Angelica Bracci) virtuosa del Cardinal
»} ivi. m.! •• 17IM.
'•) Yadi Fiori mo. n. r. IV. Ili-li. — .V i pei calai
della opp. in mus. n ALPtoldruH
1 . -.1 ufo ii|.|iorliiiu> ili rtCOOg.MI li.' Itili' i io» Ma
seguito, metterò solo quelle ehi mi ornirrono .
' noi UitO, ik'Ul' noto, lo opere che rn.m n > i! I I.huu,». V.
mini io. Nat giugno 1704, ni — Ve
flaa H alfti». N. B4, Itibl. .li 6. Marti
*) Vedi libr. Griselda. Alili, tfu*.
«) / 1 706 — \
- 225 —
a Vittoria Nasi notano dei Ser."» £ Mantova;
ioli ; ad Angela Caterina Liti la la
Pompilia Jozzi; a Margarita Salvagnini
.ii . ad Anna Maria M ini; a Ludo*
v • iseppe Ferrari; ad Angela Magfiani; ad
_\ . M. « -n u ina V b i ' i • ■ > i . 1 1 karofatina; a Do
• coli • 'I.
i ii pò, ara allora b
•li; e, nel maggio 1704, sin i Palazzo una
» i i c&| i icciosa favola li"
•HIJIII. mi >';:.■
latro dei Fiorentini, I lorapagnii Duole
ne vanii ili della i in ago-
. I
passionai ognor oresc . del
lampo. Che rare! — /.' Ergosto droma per musica
i de Petris 'In recitarsi nel Teatro dei Fioraie-
< , ■ . f>re di q\
<• «I primo libretto, cantal routini. Umnzio Apicella
. un bambino, nipote dal Viceré, ■■■ gi
lice che fu coni] i dall' autore
:i non con altra mira «tivo diporto animare
tjwn gli impieghi
'. » Vale a dire , interpetro io, n passare dalai
prò» i e che non fruttava , aita n eoe
li ti danaro. Al drainmetta pigliano parte varie
, che sospirati hìs i di
ì sposano. A (.'.-irle de i:
ìì ato; imposi i molli i iratori, trenta
La musica, dì Tomaso di Mann».
i iilir. \i.li
■ ; 1704
li p ì '■'' ì M io. — Arch. rau*. — K ila
targarci la curiosa distica dell' ^pic«Ua.
— 888 —
Manca L'indicazione degli attori, che parrebbe di
ere, io parte, la stessa compagnia comica del ti
Segui subito il ' andatile !•'■ di Lidie , i
Sarro, e poi nel 1707 I' Amore fra gt impossibili
quali i-'li attori erano il Ftistorini, il Lo vero, il i
il Corrado, le Salvi mini, la Galleraii, la Bracci, la P
ec. il stessi, insomma, del s. Bartolommeo. N
mo Gioacchino Corrado, cantante buffo, che d
pagneraVdal 170G in poi, per circa quaranta annil ').
XIV.
Gli Austriaci « Napoli — Cronaca di due anni (ITI
/ Fiorentini e l' opera buffa — Lfl - Cor
itoti e cantanti al s. Bartolommeo — Due nuot
teatri (1707-24).
Nel 1707 Napoli cambiò padroni, perche vennero &
: Vennero — coma disse un poeta dialettale —
senza maticti Sparare no renetta ! s). 1 drammi ora ih
si rappresentano più pel natalizio e |iel noma d'un J ■-
.li/ìi e | nomi 'li un Giuseppe e di un (orla.
Non sono più dedicati agli Ascalona, e ai Portocan
ma ai Martinits, ai Dami, ai Brimani. E, a 'lire il •.
ona delle principali novità di quel cambia
monto di governo !
Era impresario del San Bartolommeo Andrea del
che dedico, Bulla (ine del 1707, un li1 Wn
• li Paini, e un aliro, sul principio del 17<>s, alla l
i : . irbaj a «r Erbenstein. E, con questo do|
') Cfr. Plurime o. e. IV,
») fa ■..,. u i;ì.,.. .-.ii.-i Sitalo, Ab. Mii.i. \«/. v
dovere. Il primo libretto è la / \ '
// storpiato, psr adattarlo
Carlo do l 'etr -. l .a mu sica fu del
O-ii'i'ii'.ii, cou \ 'la. L'altro: L>- /•'. ■-
\lacedom posi i ali i iti ••> Lrattam
«■ », impresario allora dei Fiorentini, d >n i
• il 13 i offei se al Daun il Imcìo V{
r-anima detto Zeno, cui me tonatale a tolte u
ni-, specialmente le partì giolleresehe'del ( •-
iil'i g della 2 '«. » -j Ni l piente, •
tpiglia. La compagnia del S. I
min ava Innato Vacca, G. Beynstetter e la G
detta la Todeschina, a la Marchesini, o la Corti]
l'etri e altri. Quella dei Fiorentini, Pietro Mozzi, GUi-
udo Albertini, g la Solvagnìni, la Bri indìda Ri
►rgognoni e altri ■).
l'i: mina latino d'uo poeta contemporaneo ■'• iu-
nia ante dictam
Uissam. So — dice — che lono più gli spel
ti ogni cosa a suo temp
Nane de« i -i-, m iguo pule! aula II
El Mimi saltane plau
teutua aures,
Ft jaolant lata luaehia Ch
. plures spoetare deoebit,
Cernere vel Pyladein » i Thkneim.
M h ait-
i di
1 | I pj
BUeboogli matta il librutlo ori:' inni. '.li-Ilo /
palo a Vci, lai posseduta, n <■• .li ehi vuol |.--:-.-i !.. ' —
Lio i II J.u. io 1 ■ ' il 1880.
e. IV. Ifc-tfc 34-5.
— 228 -
Vix per quinquo dies isti* retinehere Ini
Dcin Floraliiio penitct esse foro l).
In quel Carnevali'. 1.1 -.- 1. :-\\ alin divertimenti, ci tu « ur
arrischiatissimo volo, Gatto da un ardito funami*
rendo egli (uriosami i capo all' ingiù , io abito di
iiii'l" .nato, cui i>oltu sopra un too , dalla
dall' oriuolo dal Seal Palazzo terminando al fondo dola
■-a ivi dai PP. Minimi ili S. Luigi , il cui Bpettaoolo
rioscl grato a S. E. il Viceré ed all'Eco.' Vie •> ■),
Una commedia all'improvviso Fu fatta prej
menico Fiorillo, Segretario di stato e Guari I n
appartamento al Palazzo Reale8).
Pel S, Giuseppe, nomo dell'Imperatore, a Palazzo una
■no b cinque voci, poesia delGiuvo, musica I
«•ini '). Netta Quaresima, io casa del Regio Monizioi
dell'Arsenale D, Nicola Ba*bapiccola, si
volle da buoni attori ['Opera della Passione del Re
i \fars Gennanicujt seu de felicitate Austriacomm in ltegno Neapo-
dd Pannandolo. [Naap.TjpisIUUlard. MDCGXII— Pagg. '20-30.
■ . In Infitti in-. \ i p. ». i. dq* infinil lì dai
a uni d-.il governo austriaca in Napoli: a fot*
ne, e il luterano chi i coni lionata
dal Man-In'- .li I \ - 1 1 1 1 ■ 1 1 1 ■ ■ the li I i I
. li farti di S. Antonio, e la barca volaulu. •■ il piv* p
<■ i tornei, a i fanoni predicatori della Quarantina, i il ano u< ili I
naro chi li nell'occasioni- d'una I'aun, e I
tauio altiv wriontta, eba dai • i cbe»ia rimonto ooi
o ni ' altari dalla con patria.
f) Gazzetta -li Napoli. In .Vy./. 170$ jmsto Uoinenu-"
rino ■ ''••' SU]), e privili del He cita dk
del ParrVm».— En, i - N. '.'. - 170R - Il
dolo boi ii ii ■; mi queste funambolo : I ■ "» nr
I f Cuti 1. 1>. . . \< V.
Osta. ••il. i.i.
*) Osti, «il. u. le, 20 marzo 1708.
— 229 —
: i recitativi, li Martedì santo fu ripetuta a
• •>. Il Paras descrive questa recita. La l
era qui Bui suo terreno :
Heroina sedei, graviboB data ugna tragoedit,
volvunl Bdaa nobile mentis opus !
bì azione,
Et Comitissa Btupet, lacrymai undit amarao,
Cimi Plaebfl in Dominimi. Maenns ut acia, furit.
Tcutndinum formosa cohors, gemnere PuellM
aollent sic tali
M:i : ijn so i : uiiiii:! un giornali .1 ■
del L708 e 17001 che ci (braisce una miautissii&ai
>ca teatrale. Riceviamola tutta, s cosi
oli allora usuali <> il toro [otreocìarei
la relativa frequenza ili ciascuno.
Dopo ' ima, cominciavano urli spettacoli di pri-
mavera: nel i 1708, andóiniscena ai Fiorentini un
■ dramma pastorale in musica, YAtteane 1, Nel giu>
-. Bartolommeo, un famoso dramma in musica,
. Nel giugno e nel luglio, si recarono
■ : e poi il nuovo Vicer 1 Cardinal <
: '-». Nel Ili-in . Serenala a Palazzo [»(-•! natalizio dol-
ina] ■ * Neh" agosto , si 1 una commedia,
:a del sangue, in rasa del ('• mei ali
') Gma, di. a. 15, 10 •]
i di, N. 19, 8 maggio 1708.
*> »' : Mara Germonicua j». 51 , c'è un
ritorna lk fatti* regia !'■ ■
ri. 26, 27. 30.
■ . d. 31, 3! luglio.
- 230 -
Cavalleria, Principe di Klbenf1). Il i" i lobr la na-
scita di Re Cario, un trattenimeiii" ■
poesia del Papis, musica dol maestro della U. Ca|
Francesco Mancini '). E, nello i< iso me •. nuove i
dell' Elbeuf, .li una cui
'/ farsa9)- Il 4 novembre, pel nome «li Cario, a Pali
nppina, poesia dell' ab. Giuvo, mui "^
che poi >c^iiiii'» al S. Bartolommeo, col « **
del Viceré '). Km la compagnia composta da Frane
il • ( rrandis, Giuliano libertini, G.B. Tamburrioi, Mi
langelo Pomelli, Giuseppa Fewaro, e dalle donne Mar-
chesini, Salvagnini , Pietri, Costi'). Ai Fiorentini cornili*
ciò invece il dramma per musica: Y Inganno vini
Ragione*), dramma deDo '/Amo, must i del Loti <v del
Vicinila. — Il libretto fli questo porta l'indicazione
rafipn tentarsi nel nuovo teatro detto di S. Giovanni
dei Fiorentini 1i.
Perché nuora? — Perché, essendo passato dalla p
alla musica, era stato necessario rifarlo*). Prima, d<
:•<■ piii-n un'elio di uri lungo ramei'One. Già, ai
dopo la rifazione, non era proprio l'ideale archi *
') ivi, u. 33, 14 agosto.
! ,,n, .!,,-.•.
>) hrl, ... il, B ottobre.
') i«i. ... 15, 111 uosombrw
*) . . o. .-. IV, .
iit. ii. 48, 27 hot.
7) V. libr. Aldi, v
*) « K stato i nuovo par miuìch»,
Parrìno. Le isteriche e curiose notizie di Nap. ."I 1716, p. 88.— ti
ìi Ji <£u-'l]a zona, che sta tra li carta dal coavaato iti S.
Martin
la diiln dal 18 Alombre 1727 , In strada, cho pasrn innanii al
La l'indi-
: • i-h« il li ..fin il. l I- MH lllilli |M'J T..I :il COD.1
il ocuìo di D. 2&8A
— 231 —
d'un teatro, il Napoli Sigi aitando all'altra rito-
lsi l'aotico: « Sconcia da prima
■ : gur i 'i un ; a ingiunto i a d
tonili, sproporzionatamente più Imi; Milo
il rimanente, scalo, ingressi . corridoi, retroslanze, tulio
indicava una i i proprietarii orano forse,
lie signore 1>. Giuseppa Tan-
i i i). Oimpia do AngaUsj che troviamo come lali
1721 e 31 i). E pagava, oltre il censo a S. Pietro Mar-
, un centinaio «li ducati di yas rapr\ al S.
OlOD
ano nel 1708 era Nicola Pagano, e la comoa-
donoe la Poli, la Barlolioi, la Mm-
Ili-Tobaldi, la Piedz, la Bartoletti, la Giorgi; la Abb
'■ un sul iion I-.', '-li'.', in verità» non credo
romeno ■ 0 un uomo.
Il 27 -li' al S Bartolommeo, andò in isoena il
anima della stagiono , il M del MÙ
li Antonio Orefice. E il 31 dicembre, ai Fioren-
\ Amor Generoso '). — E queì-i" 1
gennaio 1709, in casa do! Principe d'Eibeuf, fu
[lunedia del giurista Nicola Amenta, ini i-
faxata la Carlotta, ch'a riuscita dello più belle 0 plausìbili
ili '\\ < composte l'autore », si ri tolte
del Prinnpo 'li T.i rulla, la Contessa di
//-a, che pure «riuscì plausibilissima». E in quella
el Principe di Cariati spinelli {'Amante nemico '). Sulla
*i Napoli SignoraUi vip. V. Oivino, ini;',,
X. p. II. p. 107 sg.— Altri particolari « suo luogo,
I di QUO dal 5. BartoL 1 7 ■_• 1 «■ :u, noli «uper-
liti oelTArdi. dagli In
170B Bra impres. del S. Bari. .Nicola Su-
ino, vali Ubr.
•.■un.
— 232 —
ino de! i 3. Bari >lomm<
.. uiii-.ii-.-i del celebi e
Scarlatti , ohe da Roma fu nei mesi
ire al servizio -li questa Real Cappella da S
a », Ai ì ii, la Re <- Nel ra
-vi Pignatelli fece rappresentare l*Oj <acrn
uro sceltissimo roci, opera del Canonico I
ji-llo , musica del maestro «li Cappella del Duomo
lotti. E il Barbapiccola fece rappresentar*
deUa Passione, nel Palazzo del Colonnello Lucini a
zofalcone >). Nel marzo , pel S, G
oratorio ; // ausica Scarlatti ;
•!.-•• il virtuoso del Ser.mo di
Wll" aprilo , andò ii |
routini la Teodora Augusta , musica del Vìgnol
ni -;i-.-i ilf] reggente D. Gennaro d' '
lo nozze «li suo figlio, si cantò « una be <i^mxt.i
alili. lento COI) Ir CÌ , Che
Imene e la Notte '). K, sul finire del me
s. Bartolommeo , l'Amor oc
Pioli . musica Scarlatti. Per la Festa di S. Filippo
sa dei Qerolomini si fece inolia musica . nella cjiim^
roiio le amabilissimo voci delli virtuosi M
ino ... Prenci sco de Orandie
della Due di Monteleone I».' Giovanna Pignateffi, fu
fatta rappresentare «una nobilissima comedia spaguuoU
intitolata ì Los emp\ isoo °). Noi lugli
'i r.i, n. 5, 29 genn.
. i, a. IQ, "» manco,
L i ;•■ ;■
U ivi. a. 80, 1 1 maggio.
ili. ' maggio.— M ai iiarclvflae MnlbsoScr»-
Mni.— Cfr. Aln,>
ri, n. 20, SE giugno.
ioinini, poesia del PeiTOOe, musica del
D. Michelangelo Fagioli
■ è da credere ai suoi biografi, ;
B Napoli lo Macinici. Qui avrebbe fati I H '■-
lastorale: Aci, Galateo <■ Poltfemo, che
iU86il .in dclà de toute oliente ». il />rtsso, Polifi
«li v a, i-are tano Dosi
Clw poi Venezia o a Londra. Compose ambo ,i
') — Ma, di tutto
i ili noti essermi potuto accertare.
D 28 agosti,, per la Regina Elisabetta, ci fu a Palano
a i piatirò voci del Papis, musica di Scarlatti
intermezzo di duo giardini
un orai finn alla chiesa dei .SS. ApO-
'»: ■< Sono alcuni giorni die -i va
o dei Fiorentini una graziosa e
comedi» in musica, tutta in lingua napoli -
i : l'atro Calie/ino de fa Catta l). » — Il 4 no-
Engelberta o sìa la Forza dell' fn-
icii di Antonio Orefice e Frai Mancini,
ii da ì tìi continuata al S. Bj oso,
di tutta la Nobiltà, «ritrovandosi in esso D
i ibile la musica . celebri le rodi , e
ne le mutanz< ' ) » La compagnia. 0
antichi, il lis, la Costi e la Mandali!,
\ di nuovi, Vittorio Chicheri, Giovanna libertini detta
atta, G. B. Koberti, Santa Marchesini. Con
8 luglio.
rucftnt* opuscolo «li A. AAamollo; G. 1 •'. Hawtfei
r Italia 1889 — Paga;. 23-4.
Oux. ■
ti, a. 45, 5 dov . D. 47, 19 nov.
16
1 -
nel Decembre, si dette Y Astone *X e ai Fiorentini, «.
la prima volta in iscena la graziosa «. .media in mu-
sica intitolala : Lo 8/wllecchia finto ilozzullo, ave;
«lue gioì i i (atta rappresentan I "" •
ili Monteleom Pignatelli Grande di Spagna e del
•li Slato, impartendo ai rapi alanti marche
gran generosità » 8). —
Como ai vede, si era in un mondo unto musicale
quale è magna pars il gran nomed'Alessandro Scarlatti. —
Il teatro di prosa qui appari; ridotto allo • ito ili
dilettanti oeUa case private, I duo teatri della città g
giano nella grand'; opera iu musica, dandone eia
d'essi quattro ogni anno, e, questo, oltre gii orato*
serenate, lo emirati', \ ^•ottenimenti man* ai ti
i nelle chiose, a Palazzo, nelle ignorili.
il lettore avrà* notato che nelT ottobi
ai Fiorentini una commedia in musica in dialetto na-
politano : Potrà ' 'olii nn Costa
distanza da lo SpeUecchia, del solito Carlo de
Patria. Con queste, era nata, nientedimeno, l'opera bui
napoletana: ch'ó un'apparizione importai
Ma il Potrà Cotienno, com'è la prima nomina'
in anche nel fatto la prima delle opere buffe? P
mente, si ').— -Il suo autore ora un pseudonimico e
Agasippo Mercoteflia V. Francesco Ricciardo, im
I) In (}ii''Bt(i ih il il librati \ ■ i t'umiio ilm talli (alti
da Mon^ni 0. 0. Gntibrl BalUrfno dal collodio Ducale di l'aniit<
Anln 1 S.mo 'li Mòdjtfl L
i) ivi — n f.l, 17 -In riiihre.
») Cfr. IL .Schei-ilio. Storia léUawta dell'opera buffa napolitano. '.
poli, 1883, |«gg. 40-1.
4) lx> Scberillo (p. -Il) impila db t un GtOMpjut (
li S, Martino è umos. intit. : Im Perno
ed altre poesie di Nicoli Corto ama tali autagi
prie'à 'h i ma non è se non il l'atri- Catini
— 235 —
(entro, dedica il libretto ed Prìncipe Don Luigi Pio
• li Saroja . Duca di N« i .1.' aul
.1!" comporìa in gran fretta, ■■■ ^ssennonie at-
emedeà na chelleta «-f > do soeutorio do
nf foggio potuto fa de meno ». 11 1 bba - ipporre
che l'opera buffa tata come una bizzarra; idea im-
, per rimediare a un bisogno, a un vuoto
1 si noti chi alcuni anni si scrivevano e
dialettali in prosa; come si rappre-
si-, ch'erano comedie
to, per esempio) ; -so tu meno ar-
ilo di quanto parrebbe a prima vista '). — La mu
I fu coni ilo Oretìce.
'I fondo il1 u lod 1 è il solito motivo della bella
■M l'i- intrighi
ttmore, finché la schiava non si scopre figlia del
i" ecc. Ma i pi 1 som-, rome 1 loro nomi, tutti
Lli. n Senex latino, il 1 Rimedia cin-
; la sci
capitano, ' ìciarrillo; gl'innamorati, Fortunato,
, tri queste ridazi' invenzioni,
lime, ispirate direttamente dalla rea]
•pera buffa una rappt ione immediata
1 napoli""!.-! ■■ un errore; ma sguarnì
la un prodotto interamente letterario. Sulla
'•"ii iia il ricamo è spesso nuovo, e, talvolta, nei
►ri . il ricamo copro del tutto la Iran san
■ che si va innanzi, ^li scrittori si ninno pia franchi,
•Icone toppre»!" fiumi' i <|>ii .-.i i i<> '. — Ni
vantazione del 1713: // I nitidi
■tìo, data noi Conservatorio 'Iella l'idi dei Turchini, eoo musica
i . n. 1701,1 iella corno»
N notte. V. nap. proecd. Di altro, io segnilo.
— 236 —
o, anche, cominciano a ricevere altre ispirazioni, da altre
letterature i).
Se, a mo' d' esempio, nel Patrò Calienno Y intreccio è
vecchio , questa scena tra la vecchia Renza e la gio-
vane Perna , che si dicono improperii dalle finestre , è
ben napoletana:
P tu te nsuonnel
Ca sibbè so na schiava,
Aggio tanto a ste pèttole d'annore,
Che pe tutta la Loggia va l'addore!
R. Meglio era se decive a la Chiazzetta! 2)
P. Ente vecchia mmardetta!
Si nce scenno lloco abbascio . . .
R. Si nce saglio lloco ncoppa . . .
P. G viali arosa . . .
R. Lennenosa ....
P. Te l'agghiusto sto scartiello!
R. T'arrefilo lo cottone!
Zitto, faccia de vordiello!
P. Ora chesto è troppo mone!
Piglia, brutta fattucchiara ! (le tira prete)
R. Perchipètola, janara!
P. Va a la forca ì ,
R. Guitta, porca i P"' P"' P"!
P. Strega, vómmeca vracciòlle !
R. Perchia, sòmmene pezzolle !
P. Saglie, saglie!
R. Scinne, scinne!
P. Carpecata !
>) Lo studio , ora tanto in voga , delle fonti in questo caso sarebbe
davvero importante. Il libro dello Scherillo , occollento per molte parti,
in questa ò manchevole. Il che, del resto, non son io il primo a notare.
Cfr. art. bibliografico dello Stiefel in Litcrat urblatt fur germanischc unii
romanische Vhilulogic, 1884, n. 9.
*) Piazza Francese, ch'era uno dei centri della bassa prostituzione.
!87 —
it. Scrofolosa!
I». Viene, saglie!
H. Sciime tu!
il genere nuovo dovè piacere. E subito, come s'è vi-
sto, quel guastamestiere di Carlo de Patri componeva
il suo Speli i«-.i da Tommaso <li
Mauro. B, col nuovo genarai appaiono nuovi attori; ca-
'ani, probabilmente plebe; erano un Giuseppe Carpar
aro Oliviero, un Giovanni Grieco, un Salva-
toro de Luca, Gioacchino Corrado; e una Vittoria Croco,
una Catarina de Mora, un'Orsola Baldini Forchetti ').
_:ui, nel Carnevale 1710, V Alloggiamentwe diNicola
Gianni, musici di Benedetto lìiccio, cogli stessi attori, o
che. r dedicata alla duchessa «li Monteleone, fu
settata prima in casa Monte-
leone *). Sì dica lo stesso dell'altra, anonima e senza indi-
li uè d'attori, intitolata la Camilla, musica dell'Orefice *),
La stagione del 1710-11 ci la conoscere uno degli artisti
più fecondi e fortunati d'opere bulle, un artista vero, clic
risce dopo il mediocre Mercotellis e i cattivi Gianni
intendo Colarituono h'milmìi '•< >>, lini'' Fran-
cesi' io Tullio. Nel 1710 si recitarono di lui li I
chic cu£fejate , e, nel Carnevala del 1711, la danna. .Sug-
o della prima sono i due vecchi innamorati, che si
promettono scambievolmente le proprie figlie, e restano
finalmente beflati da queste e dai loro amanti, coli' aiuto
dei siivi. Soggetto dell'altra, due coppie d'amanti, tra le
quali avviene conio uno spostamento e una nuova cmn-
>) Cfr. Hbiwtto BibL S.MarU— La Jod. é ritmila Vìa. (Stami. L'ani.
mUV • l'aggio falla n.juimi.i. juoruv, e buochù »tu napoletano,
tuit-> U rocabbolu nou uccio ».
Lil.t. BibL s. Mutino.
*) D&lic* firmala dfl Monaca. Mus. Orefice. Arch. Mua.
inazione chimica per Astuzia d'una delia donne,
rata dell'amante dell'altra, La compagnia era Ebron
1 Giuseppe do Liftis , Gioacchino Corrado, «
Gj ieco . I ìaefa I fc ittonieDo , I tarmine d
maso Scartato, q da Maddalena Conti e Teresa !
1 1. Clio inuiii napoletani "
Nel 1712 conosco il Mnstllo, di cui il secondò allo fu
musicato da Michele de Falco, e il primo e il terzo da
un maestro «li costui , del Conservatorio dì S. Onofrio,
che non si dice chi fosse, ma dovevi ire un p
■ so. Efu fatta rappresentare per cura del Doti. D. i
.li Franco, razionale deDa R. Camera della Sommaria
Dal 1718 ricompare come impresario Nicola Si
ii una specie Mi sosta nella produzione nulla. Noi
. // Comando non inteso ed ubbidito del Giuvo, musi»
del Sarro; nel Giugno, il Basilio Re a* Oriente, n
del Porpora! e poi la Caseandrc Ina del Giù vo,. un
sica del Pago; i Gemelli Ricali, musica del Sai
delusa, musica dell' Orefice. Anche nelt te del 171
ci tu il Sidonio, musica di Carlo Monza. I Irai
mi furono recitali da attori come Gaetano Borghi .
Paoli, de Domenico, l'Archi, il Cavana, Pietro Matrooi
il ( in rado : e poi Angiola M iddol me Til
Silvia Lodi, Livia Nannini o Costantini detta la P
china, Siene Garofali, Elena stomi detta la (
Virtuosa uVIIii <>■■■-. r ('alt. Maestà, eia Pietri e la
Morelli e la 1 1 v une Marchesina
Ma. «lai 1714 iti poi, 1' ujiera buffa trionfi
') Cfr. Floriino a S. li.-rilt... Opp, i i I
Muse- il I ' 'ni.
*; In Napoli 1712, prono Camillo Cavai
tenga o doro fosso radiata La Ciiln .1.-1 Tullio, ded
.i agmtaria di gitisi
gelo Faggioli. — Ani,. Mas
— 239 —
e il teatro dei Fiorentini diviene , quél che fu poi
ir un pes a buffa, EE< co, per dirne
• il I iti i, due m i de) bfercoti ; otrù
/..•'. lullutanuu >i. . recitata mi
lenobre e lo Mbruagtia de linomme. Potrò Tonno •'• un
iltivo marito, «'li»-!, abbandonala la m ,>'i-
' altra j ma la buona moglie Onisco per viueei
la comcdia termina con la
N"el 1715, lo Pippo. — Nel 1717, nella primavera, lo flato
-\ idia <1'1 Tullio, la cui l'avola SÌ |
iti intorno :i un lale, eli lo par aaulragio, è
aorte alla sua amante da un rivale, a il modo,
«•1 <• al i in patria , per riconquistare r amore
«i qo •/, che poi si riconv
. E l" Mi o aV ammore d'Amelie Piacopo,
lt «I cui rondo è H vecchio rapimento a il non men i
frùo pericolo d'innamofaA i \n la propria sorella.
/. Tollio . «'in1 sono due ragai
manti, che, Li ' listano il loro
■I ìTis, /" Tenta Posati e t Molato,
-< tema <i •! I iet ■ hie i . Ma, in Quest'an
■ r i .lei Tullia, eh sulla - ibbe
o iraiche in lingua toscana.
In altra l'impresario m'Ha dedica —
• 'li,; i uest'anno le commedie nel piccolo teatro dei
lorentini. Son esse passate dall'idioma napoietan
già con Azioni eroiche e RegaK, ma i
'; i o familiari, nei '|iiali li.' i personaggi
; I •!'. ai spera, d ite piaccv
■ la l«i' Tali furono il ' ■ a-
, o il Ti dell' onore < musfc a
■i.i dei |' "inni
io invasi >li nuovo dalli,- virtuoso nobili: Caterina
\l;' In I., i ■-■' m i Posteria.
- -Il» -
Nel 17J9 , due belle comedie del !
o e la Lisa Pontegliosa. Nella prima è la g
Liiti/i", maritata b un vecchio geloso Q < -i-i l ■ I • l
Unge cieco per sorvegliarla meglio; la
assediata da un altro amante, onesta e sventurata, vuol
uccider&L allora il mai ito rico
.mante si acopre fratello di Limpia e sposa Al
tetta. Sono mollo granose le scene
vniiil.! ì VastoUe con Mucchio1). L'altra ò una i
! e napoletana, sul genere della A
Nel 1720, 1" Si ossone e il Funn*
No) 1721 , lo Barone de Trocehia e I
cencc. — Nel 17J8B la Voce de I dell'Olivi
ole Zite ngalera del Saddumeue, nuovo autore. Coi
[adda comincia il i ielle com
naanzesebo, ohe rappresentano un mondo d
convenzionale, curiosamente mescolata i atì ili
un niomlo concreto e vivace, qua!' è l'esatta rtprodu-
dcll.i vita della plel i ^ •■■ ■!■ -inn.i : nello Mi''-
vi sono, pi ■■■ u Dguenza, parti V
ne. Nelle Zite ngalera w fa uso della situazione raman-
ti hit? altro ohe nuova e poi tanto sfruttata nella
opere lui Ile, della giovane abbandonata da un tale, ci
le aveva dato Cede di matrimonio, che s sto
Uomo, e ne VB in OOTCa, e laol :\.
Oltre a queste, nel 1722, vi fu oche La)
Bacco, nmietlia [>.-i: l Li str/i
nate del Tulli*. r e ' i II' Oliva. Il
tema -li [U< I iHima Ò un -unir,, dlO si l';im.i:i N
riproduce sulla scena, di Turchi e Cristiani, il quo)
I
') Ci'r. BefaeriOo, o. e.
') Martoraiia, A b p. 410
si v. libretto Dibl. 3, Martina
— 211 —
i ii. ■ a risolvi moro,
q conchiudere vani mairimonii ').
Nel 172:5 una Iragicomedia dal Tullio, LaLocìi
& no m< . i orna dico lo stesso autore , da \ ir-
li» >, dui Sonnazzaro, dal Guarino. Soli 01 pastorali,
k" ìi iti ì iiij.1. lo sii ti pastorella é amai
• Ivi»- pastori, o ii' riama uno, mentre l'altro è amalo da
u » bio ama una
innata da un villano. L'azio & generata dalie diffl
« qu : < Ti 1 1 1 . ■ j 1 1 . . . Tutto ritorna al p
• i « i .ii .1 . uno de due pastori Ilo di 1 lOcinna
. i., a i vale, l<> Labborinto dal Saddumene, e,
le Pa 'Ili" ; e, nel-
Ui verno, (a .1/ lell'Oliva 9).
Il I ripetono ( tè Zingare del Tullio e q
• nuovi lie: Lo 'ngiegno a ■■< di I Tullio,
all' Oliva , e lo Pa : io a e lo
il; opera buffe non macchine, non voli, non sceno
tbili. La ipi oduceva lo stn i luo-
I ii . in più noti ili Napoli: il r, Loreto, il
■ Ila Maddalena, Porto Capuana, Taverna i1
pi, lu Duchesca, Posilipo, il Vomoro.
I compositori della musica erano sui ipio gente 'li
nomo ■ di poco valore, poveri maestri 'li cappella
soni' qì, Michele do Falco, Antonio Ore-
*) Fra lurchi e cristiani; coma, ,ii Uimpl nostri, i BlBchtlM .i'x-ano a
ilo •'! Klnriino. ''• ii' lui un o-.fi n pi
... '- . Lo mi. di Leonardo
— P«r gMta « aliru (adioaoùooSj tratte dalla dotta Lsiblietwa, peo-
10 U mia grati pregio wg. ;
udio io V . ignoto al Florimo. Musica di
.radino.— Bibl. Angli.
fice(.W'i/vr .i Moltìilie; m.-i jm » i, man mai
; strada qua
Vinci, che ii*' in i " ir: lo < ' > ^ *
le Zite /"fili ■/ e , !•> li« Xm !
. ., ree B, Ira i compositori
paolo de Dominici, Fratello <li l'-
attore, e vedremo tante altro cose. Tipo bi7.zam>cr
che (a riscontro ;il (rateila Bernardo, $ falsario \
triotfisroo.
Furono impresarii del teatro, dal 1714, Domenico \, ,
/'unii, Salvatore Toro, Antonio .Mango •• lia*-
tono, che lo tenne per rarii anni1). — Gli nitori erau
come s'è già accennato, quasi tutti napoletani. Quaud -
cominciarono a mescolarsi le parti toscane, tu necct^»—
eario premiere lo canterine nobili: onde [l dualismo dell»
virtuose toscane e delle patti napoletane. M me-
sti .-mai. ; chiamano Tommaso Saracino,
numi G I rtfl Palummo, Francesco Toro,
Nico imi i d'Ambrosio, Nicola Lo
mone de Falco, Domenico Prancescone io Cibin-
ilra; eie donnei Chiara Agnelli, Maddalena Conti, I»
Dica Giacomina, Ippolita Baldini, \nna Maria o Marianna
0 Marioccta Monti"), Rosa Libritti, G
Ippolita C'osta, ROSS « 'irill". PirtUOSfl 'Iella l
Laurenaano •>, AnnaGaub', Ma Id Jena MoIarinS. Bd er
') Vedi libretti. Velardino Bottone, ni solito, è foto speaao dai
roma autor* «lei drammi. Ma ora 1'impNMFÌQ
*) Qmsslo, Yerameniv. ft ..tatto : aliaste lo Locchuino. Vodi illibr. dalla
l'-'iiitv/liosa.
') U> s.-IutìiIo, odia ■»■ gii . il. np., In iitoaa i
nim.-i. Iji quale < orni in io ad operare
1 ' una appi ■ volta ai Fiorenti ui il 17I~ i |
l'altra, la prima volta, ai Fior., il 1748 «« recitò awua interruzioni fimi
al 1180. Bob la distingue il Napoli Sigi. :■:..'
*) Libr. Lt$a fonUgliosa:
— 243 —
questi quei Luccio , Micco , Masillo , Colarienzo , Co-
l occhia, Ciommo, Fonzo, Marconi, Cienzo Nardillo : e
quelle Rita, JTella, Chiarella, Graziella, Vastolla, No-
r^lla, Nannella, Palomma , Dianella : e quelle orride
vecchie Popa, Zeza, Teuza (rappresentate per lo più da
Simone de Falco), che formavano la delizia del pubblico
dei Fiorentini.
Un' opera buffa, intitolata la Cantar ina 1), ci dà modo
eli penetrare nell' interno di questo mondo teatrale. Era
grande l'attrattiva di quella professione di canterina:
ire a recitare a ssi triate
E pigliare da mo mille docate !
Pocca n' è pe la paga,
Ca se nce spenne cchiù de janco e russo !
Non saie tu che bò dire
Saglì ncoppa a le tavole ! è na cosa
Troppo troppo gostosa !
P ogne pontone siente :
Eccola Uà, la vide; chesa' è essa;
E te mostrano a dita,
Decenno : Comme canta saporito !
Chi te manna, chi porta, e chi, speruto,
La seggia t'attornea, miezo partuto ! *)
Accanto alla canterina , e' era la vecchia , la madre ,
vera o finta, ma più spesso finta che vera:
Quant' è buono ave attuorno
Na mamma trevellessa ,
Che spanne le bertute de la figlia!
i) La Cantorino Commeddea pe muserà da rappres. a lo teatro de li
Sciorentine nchisto carnevale de lo 1728. A Nap. 1728. — Il primo atto
musica Caballone, e il 2.° e 3.° di G. Ruberto.
*) Atto I, S. 9.
^
— 244 —
Sempe le siente di: sta fraschetella
È figliola no rata.
Campa co lo cantare,
E mantene la casa
Co la vertuta aoja; e, ncroseone,
No rotiello te fa p'ogne pontone.
Ma po', sott'acqua, fa lo (atto sujo;
Vaco, vene e te dice
Lo mmodo de portarte co la gente,
Chi dive salutare e tenò mente,
A chi fa no ciancetto e no resiilo,
A chi no gnoccolillo;
Essa te sape a dire .
Co chi te llaje da fare,
Chi stace asciutto, e chi ave li denaro! *)
Non meno importante è la servetta della virtuosa, sulla
quale ricade tanta parte di gloria e celebrità:
E tu non saje
Che bo di a sta cetate
Servi na canterina! Notte e ghiuorno,
Te vide sempe attuorno
Segnure e tetolate,
Arfiere e capetanee reformato.
Non t'allecuorde cchiune,
Ca si nata a no vascio
Figlia de portarrobba o seggettaro,
De sbirro o potecaro, e, ncroseone,
Te scuorde de la paglia e lo saccone 1
Non pienze ca si ghiuta
Scauza, scarosa e co no panno cinto,
Ca si stata dejuna,
0 magnato carcioffole e cepolle,
E pe ssi bancarotte,
>) Atto III, S. 7.
— 245 —
Rosecanno lo scorze de mellune.
Po nce mettimmo ntuono,
E chello, eh' è lo buono, tu porzine
(Mme schiatto de la risa nche nce penso)
Deviente Cantarina pe consenso ! ')
^d eccoti gli adoratori:
li puze,
La parucca ncipriata, co la vorza.
L'ali uorgio int'a la sacca,
A lo dito 1' aniello
E li lazze d'argiento a lo cappiello! *)
Tra i quali cominciano ad apparire i milordi, presi in
senso di ricchi. E come assediano la casa!
Mo vene no Milordo
T'afferra pe la mano, e te regala;
E pò no militano
T'addemanna che face la segnora ,
E te molla lo vagno.
Reveruta da chisto,
Da chill'auto ncrinata,
Se fanno a poneata
Chi pò esse lo primmo a dirte schiavo.
Tu nfra tante gallie,
E binne a pise d'oro le boscie I
Uno dice : Sia Mene I
Che se fa ? se pò sagli ?
Tu respunne : Segnortiò,
La segnora sta a dormi.
») Atto I, S. 2.
«) Atto I, S. 6.
— 246 —
Cu sta notte, monetate,
L'è afferrato no descemo f
Che la tene irommeniata.
Sle parole quanto fanno ?
Chella Uà te lo pò di.
N'aulo saglta a tozzola ;
Che boliteì — Addio, bonni. —
Serva sua — Se pò sentì
N'arietta ì — Nun se pò.
La Segnora sta abbrocata;
Non ha boce pe canta.
Vuje, milorde, ar retinate !
N' è lo pero ? Signorsì! l)
Il fattore de lo triato de li Sciorentine , viene a faro
i patti. È personaggio da tenerselo amico:
.... sa che bo dire
Aver uno de chiste a costa toja!
T'appicceche co n'aula Canlarina?
Tene le parto toje,
E de chella carosa
Nce fa stuppolo cierto de cocina!
Non vaje a lo consierto?
Chillo fa ponte e passa; e si qua sera
Recetà non volisse,
P'avè appuntato quarche spassetiello,
Tu te tigne malata,
E subito isso fa vota cartiello 9).
Il fattore, vista la canterina , profetizza trionfi :
Vedarraie ogni seVa
A la primma felera
') Atto I, S. 2.
* Atto II, S. 1.
— 247 —
Na mmorra de patute
* Stare ricantate e miezo addebolute 1
Sa quante corraranno
Pe bedere e senti na cosa nova,
Quanta tocche e fasane
Pigliano bollettino
Pe fa li Don Chisciotte e pe d'avere
No pizzo arriso de sta Canterina 1
E sa quante mrnestute c'avarraggio
Pe ttrasl senza niente:
Ma non nce so cchiù araice, né parientel *)
Sicché , naturalmente, farà i suoi guadagni :
• Venarrà no Milordetto :
Nc'è barchetta
A primma fila t
Si me molla la manteca,
Io le dico: Signorsì !
Si lo vedo che ntartaglia,
Le responno : Segnornò !
Le parole so perdute,
Le mmasciate so scompute,
S'aje donare può trasi ;
Ca si staje senza la maglia,
Datte pace, non se pò! 2)
Ma, quando si viene ai patti, nascono le pretensioni dal-
l' una parte, e le difficoltà dall' altra :
Rita. Che parte aggio da fare ?
Fabio. Chella che te darrimmo.
Rita. Pe primma donna voglio recetare.
J) Atto I, S. il,
*) Atto I, S. 11.
— 248 —
Fabio. Facimmo comme vuò. ...
Rita. Quanto rame date ?
Fabio. Vuje quanto pretennite ?
Rita. Lloco nc'è la pannetta; me darrite
Quattociento docate,
Quant' hanno avute ll'aote.
Fabio. È troppo chesto!
Rita. E non nce miette
Quanto se spennarria de marchesiglia,
Alacca e bezzovino,
Celeso, scorza d'ova, acqua de fele....
Zeza. Aco, spingole, porve e zagarelle,
E pezzill' e chianelle.
Menella. E pò no nce mettite
Lo regalo, che spetta a lo copista....
Rita. Siente, si Fabio mio, ca li vestite,
Che rame dà lo Triato
Non servono pe mraene.
Fabio. Chisse te le farrà lo nnammorato.
Rita. Ma li patte sgarrammo.
Fabio. Lo soleto, che dammo:
La seggia, di cauzette,
E le scarpe che face lo partito.
Rita. Chesso non sia pe ditto:
Quatto para do cauze, co di segge,
Una pe mene e n'auta pò la gnora.
Menella. Secure, ogne Commeddea
Besogna c'aggia le cauzette nove.
Fabio. La gnora è troppo chiatta ;
No nce ponno passa li seggottare
Pe chello che le dace lo Triato.
Zeza. Datencello ndenaro.
Fabio. Gnernò, ca non nc'ò st'uso, e le cauzette
Doje pare se ime danno;
Ca si no nce pò nascere n'aggrisso
Co d'ogn' una de chelle.
Ciò. E lassa ghiro, ca so bagattelle !
via, ll'aole patte : la Comandi
S'ave d:i nfi'iolure
Comm' ù Io nornnie de la prima doiiiui
Manetta. E i»o a la lista do li perzonaggc
Se neo ha da motte : chetata bertoooaa
Do. la Prenctpestella Scannagatte,
Fu' 'Jta, chesta cosa
Co lo Poeta te la può vedere ;
Seduurn: h falanca,
Ca la cosa, eh e negra, la la janca.... ')
Ma il Fattore sa anche tutti i loro segreti, o ai suoi oc-
k>d possibili certe illusioni
Si le bidè la matina,
Te fanno gperetare,
parano Incerto vormennro.
•
Chi pavonazza, o puro giallinoro,
(/hi la tene ol ira nera,
cammino de la cemmenera,
de d'e ? ncopp'a le scene,
i caudo che face,
Lo cuoncio se nne scola,
B la fucce &e fu cmume a gratiglia,
E bWogouna uddeventa purdigha ! *)
migliori poeti d' opera buffa,
innamoralo d'uno ; i > • ; i ; i r • 1 1 1 1 ■ dei r'iorentmi ,
ho e -unito e face\ ielle Bue opere. La
\ul Pernacchie3) è un Be-
») Atto II, S. 3.
») Coli. Porcelli. Tomo XXII. — Che sia diretto contro il Piaoopo
provò già 1" : Storia Utlcrnria tbll'oj. . i
IT
— 250 —
rissimo libello contro il Piscopo, nella cui seconda parte
la serie dei sonetti forma una specie di poemetto sati-
rico di quegli amori. Sentiamone qualche tratto. Ecco
come T andava istruendo :
Le decea pò, quanno la concertava :
Virtuosa Donzella, animo e ccore ;
Penzate al mio, penzaie al vostro onore ;
E co chili' uocchie smorte sgargeiava I
E quanno quacche bota la toccava,
Pe la mparà, deceva : O dolce Ammore,
Che contento è cotesto, e che dolciore!
E lo vedive proprio ca squagliava.
Cbella cantava, ed isso a canna apierto
La stea sentenno; e pò deceva: 0 bene!
Faravvi una gran donna il mio concerto !
E la sera della recita :
Quanno se recetava , a ll'ora j usta ,
Che s'avea da vesti, se consegnava:
No mazzone de sciure le portava,
Ed isso 'n capo e 'n pietto lice l'agghiusta.
Po decea : Questa Uosa non va giusta ;
Questo fior non va ben, qui vi mancava ...
E , mentre si recitava , lui stava
ncoppa a la scena ; e se metteva
No moccaturo 'ncanna, e so chiavava
'N capo no coppolicchio, e attuorno ieva ;
Decea ca p'aiutà chi recetava
L'addore de lo masto nce voleva
E , quando cantava la sua bella ,
isso da dinto
Le teneva la parte, o le dev'armo ;
— 251 —
E mmaie da Uà non se movea no parmo,
E tanto tuosto stea, che parea pinto.
E, n trasenno, decea : A cete vinto,
Figliola, a tutti
E , all'uscir dal teatro ,
Isso appriesso a la seggia trottolava,
E, arrevate a la casa, 'nquatto •botte,
Facea da cammarera e la spogliava.
Po de venino s'agliottea na votte,
Quanno pe ghiresenne la lassava!
La canterina n' era tutt' altro che contenta :
A chella ('n zanetà!) 1 l'era no nfietto,
Pocca, o a la casa steva, o a lo triato,
Vedive sto sio cacapozonetto,
Ca U'era setnpe attuorno, e sempe allato.
E si narrano le gelosie del Piscopo , e i consigli che
dava alla canterina, una serenata che una volta le fece
fare. -Ma chi era questa canterina? Si potesse saperlo ?-
A un punto il Piscopo dice, rivolgendosi alle donne, che
recitavano nella sua commedia :
Tre donne siete voi, che recitate,
Benché a voi tocchi il pregio di donzella,
. .* ma di voi più bella
Non v'è l'altre da voi sono oscurate.
E a un altro punto :
Vedrete nell'autunno e il Carnevale,
Che parte v' ho da far !....
B, a un altro, Soalmeote, l'ignoto satirico d
iterina :
Sia.... lo oomiM TOOetO io no lo saccio,
Ca no lo ¥00 stampato a chella ioia.... ' |
Qui s'alludo chiaramente alla commedia: io Cecatojbuua
del Piseopo, ohe fu recitata nella primavera del 1719, e
dov'orano tre donne : Giacomiua Ferrai", Muriella, \
lita Costa, Vaatolla, o Limpia, ch'à la parte priiia.
segnata x. x. Dunque A'. .v cela la canterina amata dal
Piseopo. — Ma non si pad scoprire i hi oasi 01
X. AT.f — Credo che al. Nel libretto seguente, alla I
e alla Costai data par compagna Rosa Cirillo, mi t uosa
della Duchessa di Laurenzana, che aBora si tr
minata la prima volta, e recitò poi, a intervalli,
teatri, per molti e molti anni. i-M era questa (orso la gio-
vane, portata innanzi dal Piseopo.
Al San Hartolominco, Nicola Sorino, il vecchio impre-
sario che abbiano visto in azione fin dui 1693, contai
tener l'impresa fino al 1721, nel qual anno mori. I viceré
seguitarono a dare, dal tempo ili Medinaceli In.
condo governo del Conte di Daun, un aiuto di rosta *).
Un Salvatore Caput", che fece offerta di Quo, pressalo
un bilancio, dal quale risultava che la spesa del U
p' i soli cantanti ora almeno di d. 7483 e, tutto compi
di d. n- iosicchè chiedeva un aumento dell'aiuto
Ma, non concesso l'aiuto, il teatro fu litt.tlo im
lettembre 1721 , a Nicola G ed Aurelio del Pò
') 0. e. p. 81, 87, 03, 06.
») Anh. -li Si. T.a,,K V. i.° — Rei. del IM. Boq
») Carlo di. F. 2.° Parerò dall'Ut! io l Ilo* BfferfM 9
1737. —Sorse allora uua lil« tra I». . . ida,
di Nicola, a I l ri ìmpwaarii Poi- tjuusU lite 0. fottio *criw
- ?:>3 —
I pìccoli Donservatorìsti dei Poveri «li Gesù Cristo, ili
, Onofrio, 'li S. Maria di Loreto, della Reta dei Tur-
inni fornivano un esercito ili compositori - Sul San
otommeo passarou man mano lutto le opera dei
■ ' .! questo primo splendido periodò daUa scuola
icale napoletana. Alessandro Scarlatti dava il 1709 il
Teodosio, il L710 la P 'ri '/u-ipessa fedele, il 1713 il Por*
aenna, il 1711 V Armàrio, é Scipione nelle spagne, e
XAm nerosot il 1715 il Jìgranet il 171 G Carlo ite
/l'Ai e la Virtù trionfante, il 1719 il Combiae, Do-
■ o Serra ì'Arsacee In Fede nei tradiménti (1718),
esonero Severo (1719), la Ginevre Principessa di
(1720), la Partenope (1722), Francesco Mancini
• 1700), il Mario Jut (1710), il -Se lini
h' d'Orma* (1712), il Gran Mogol (1713), il Vincii
LT 1-4), YArtaxcrse (171Q),ìa Fortezsa al cimento (1721),
Traiano (1723), Leonardo Le»1) la Sofonisba (1718),
Hfe*« per Dom. Seaf. Ser.t Nap. 1721, 22, 24 in tol. eh» sono segnato
Catalogo dei libri a stampa d«l Minieri-Riwio, p. l'J. Ma non m'usuilo
tìtUt ritrovarli'. 11 Minieri-Riocia dico: * fa ijuosto il Fasulo fa la
ijatri dulia Grecia e di Roma a ili Napoli o poi quelli il
tiro San Kortolomrnoo o dalla Ma varie rieoetrnxiota e del BO0 iSgniD •
tll ;>.'" ai legga un' intera offerta di appalto, dalla ijualc
rileva tutto ciò cho possa iutorcssuru lo stato, il costumo, e lo u
•trai i lampo». Del resto, ho ragione di credere cho poco so ne
tra trarre. — Noli" Archivio degli Incurabili è superstite la: Copia
in data del iO settembre H2I dell'affitto fatto " Nieoh Gal-
li ed Aurttm drt Pò zio <•. nipote del T.di S. lìurt. /it tutu per 4 mini
dm* di napello. Riaiwiiiikendo i falli: a) i litluarii pagavano agli
jrur.nl. ili 2300 ducati ull'auiio di (ilio, b) la Gasa ai riseruava due pali In
uu altro dov'è V imjnt.-sn drlhi S. C. <■} i lidiiii
lanuti di far comedio buoi., età sodiifalionodol Pub.'" ». d) il I
fi t lato insieme al f*u rapi .munito dui
imi '".a rilasciata ni fittll
') Esordi col Trionfo della Castità giù cit. cap. preced. ; e vario suro -
ite nel ITir., 17, 18, cfr. piorimo, o. e.
— 854 —
dot,
il Caio ('.racco < 1720), il Bajaiette e il Tamerluno < 17
Di Leonardo Vinci si ebbero il Publio Cornelio
pione (1722) o il Siila (1788), Nicola Poi
17U il Flavio Anicio Olibrio, il 1710 il /■ lo, il
1783 I' Amare per regnare. ì\ 1729 esordiva col
quel tedesco napoletano! ohe fu Adolfa Basse dello il
ione- DI grandi rompi:»: tranieri si recito
1713 Y Agrippina e il 1718 il Rinaldo «li Giorgio Hai
Al scilito, indilo *ii queste opere si rappresentavano pri
urlìi! occasioni festive, nella Gran Sala del Palazzo Rei
■ 1 eran continuate poi sul t e. 1 1 r ■ » ili S. Bartolorn
I libroni, sui rjuali si componevano qu
siche, erano ancora lo povere cose dello Stampiglia, i
l.nlli. o dei librettisti del seicento, trasformi
per le continuo aggiunte o cambiamenti. Solo
in tanto, appariva qualche opera dello Zeno. Ma, su
pei libretti, et aliare aUguisl — Quanti' ut. in,
troviamo appunto nel massimo fiorire del virtuosismo.
V. virtuosi o virtuose 'li primo cartello cantai
S, Bartolommeo. Eccovi Nicola Grimaldi, Cava
Croce di S. Marco, detto il Niccolino,
1713-15, 1718-19, 1721-23. Eccovi Fran* ^oB<
il Senesino, il i7ir»-ir>. Eccovi il tenore Annibale Pio Pa
detto VAnnibalino il 1728-23. Li lo virtuosi di orini
toiio, Marianna Beoti Bulgaretti detta la Romanàia il 17
1719-21, il 1723-21 ">; 0 Faustina Bordoni, virtuosa
s. A. l'Elettor Palatino, il 1781-88*); e Vittoria Ti
') Klorimo, <: e. IV, 482, segna per autore Aurelio del Ho «
ira Ni.vi.i
') Cfr. Florimo. o. C jìassi^n.
Sol 1719 la Romaalna ool PKcolinn cantarono in mia aeranti
loda dal cbTalfara Goorgio Bingh. pleuip tra;
del Leo. — Florimo, o. e. II.
') Per Ire «ole euininedie fu periti unta por seicento do] ihim
Antonio IWi fu imitate por D. 1900.— Vedi V i p.
— 255 —
comparisce il 1723, giovane allora di veli-
li ').
V, intorno ; inora dì min ne Do-
: (1 71 o-ì2>, Andrea Guerra, virtuoso dell' \.
■ : i.- ■-...■., (1712-13). Gaetano Borghi (1713-16,
1718-19), Pietro Gasati di Novara (Ì715-10), Fraocesco Vi-
le | i 1720-21), e Stefano Romani dell... il J '{(/nat-
io, e Alessandro Gordon britannico (1717-18), e Fran-
imi, eG. B. Minelli (1710-20). E le dm m, : I ...
: Astori Sticcotti (1710-12), Giovanna
una (1710-11 ) , Anna Martelli
ii7ii-i2), Margherita Dnrastantl : 17 ir.- ir. ,, Rosa Patii-
:hrsìim (1717-18),. e Costanzina Po-
. virtuosa di s. A. il Principedl l 'arasi idi (1720-21),
ciara Pio Fabri (1722-23), Antonia Merìghi,
1 della gran Principessa di Toscana e Maddi
dì Modena ■' ■'-■'- tralascio gli atei
appelli (1711»), Roberto Clerici (1714), Ft
. G. 15. Olivieri (1722) furono gl'in»
km i o | li i succedettero ai s. Bartotom-
N< l 1710 e nel 1713 si trova nominata anche una
Uerini, capo della quale < Giambattista Dufort,
iè un' Anna DauOn. Ma il tempo dei baDi,
Riportante, non è aurora venuto. —
Due puoi Napoli quasi contem]
i te.
imo il Teatro della Pace o del Vico della
wa. ne il Florimo, *al tempo dalla Commedia! a
ima d 0 di S. Bartolomraco si nomina il Teatro
•■-.. e non «-onosce l'anno di fondazioni
Sulla Ttwi Cfr il li-II*arl
Sul Cappelli fl sul Saracino, cfr. De Doraiuid, o. e. IV , 1WJ, WS.
*) O. e. IV, |>. Vili.
Mail) una relazione dell'Uditore dell'Esercito
Donati, ilei 19 npv. 1749 1 ho trovalo «lotto esplicitati
te: « che il sudetto teatro della Pace fu I per
divertimento del pubblico, nell'anno 1718, prima dell' altro
sopra Montccalvario denominato il Teatro
ed permessi del Viceré <li <|ucl lemp
in musica » '•). E in un'altra, dello stesso: che •« i
prima si tornio nella sala d'una Basa, che si p
-• di Cliiusano Caratò *). So non che,
fu aperto lo stessi anno 1718, o vi recitarono proi
riamente compagnie d' istrì o (eh' è più
«lata non 6 esatta. 6 che (a prima opera in
■ , che vi si recitò è del 1724. 11 libretto ha per I
La ritogliere fedele Commedie mppr<
'arese a lo Teatro Nuoro de la Pace a Ptimmc
de chia fanno Ì724 addedecaia a è • nlisaimo v'agq
lo sto Conte Carlo Manuele d' Alt/mn;/, Xcpote de
ecc. Napole Ì7B4, A spesa de lo mpreex I ecco
dedica degli impresarii :
Accellentissimo Signore
llavennosc d'aprire sto Tcniriullo p'agghiogn laattomi
a, sta Celate, mo che stammo mpace jmj gn &
pe prodenza de lo Mperafmv , g Re nuostn, noe f"
aarva e manten<-ii mÙTanne , :.a/ù che nujo non haggiamuio fru-
aciamìento de cierte dotatitela . che non haveooo D€ urte
pparte, se scrivano a >. venimmo a li piede da V. E.i
euppreeareve da protesaeone, pe poti campa Bojete, <■■
■lutammo, havenno fallo apposte età Teatriello a hi 1',
Segnoro AccellenlisHiine , bla ^ra/.ia nujo la epfffHllino de
B ni'gnotate Vosta, pecca ne sito tanto (oberale (
beppreaentammo sta primma eomm ^he nco facu
') Archivio di Stato. C». ... 8.°
'» i:.i. 88 gena. 1788, darla <'it. p ft
— 257 —
.„ lo retratto de na povera mogliere Fedele persecotata a
to, ecc. ecc. Napole li 15 maggio 1724.
13 . V. Accell.
Umilisseme e Deoot. Sero. Obbr.
Pietro Farina e Gnazio Manfrede
Il dramma era preceduto da un prologo , fatto dalla
i rena di Napoli , a che bene pe mmaro 'ncopp' a no
arro tirate da duje Cavalle Marine , accompagnata da
quatto uommene marine ». Il prologo è il seguente:
Fermammoce a st'arena,
Viecchie mieje graziuse, e ghiammo nterra;
Ogge che sto de vena
De passiare a Napole no poco
Vogl'j a bedè no luoco, addò s'è fatto
No Teatro novfello
Pe farece canta Commeddie nove,
Ntrezzarce balle, ed aute belle prove.
Chillo è lo tempio de la Pace, e chillo
È lo nuovo Teatro, io Uà bogl' ire
Pe gaudere e sentire
La poesia de Napole e la muse e a
Competere coll'aute de gusto ;
Io che so la Serena de sto mare,
Tutto l'aiuto mio lo voglio dare.
Vuie nfratanto pescate,
Ddò meglio le trovate,
Perne, e corallo pe guarnì la connoia
Da parte mia a chella bella Nenna,
Che lo Cielo ng' ha data,
A la figlia eh' è nata a Carlo sesto,
Chillo eh' è Giove nterra, e a Lisabetta,
Che fa scuorno a Gionone ;
Io canto; e buje ballate a sto pontone.
— 858 —
Bolla Nonna, che si «cima
( '..uni
I luaru i» bella,
Sinché tu la bemnionuia
Pfl In Mi. I1U> COIlZOli !
Comin1 air arba puosczn laro
Che lo Sole
l»-i nce sóle;
Tu no Mirimi Imji! da portare
Che la Gàora ng'ha ila fu!
Dopo '!' ' i.u Serena Be ne Irase, e l'u meo
abboHano v |"- se j ottano dint o, — La nasica del-
L'opera in di Leonardo Vinci; gli nitori anche più vol-
gari «li (juclli ilcjjli altri teatrini] Francesco Ciampi, Gio-
i I.'miii.'iiiìcUo, Cannine d' An
gnacaso (prima donna! ) e Brigida Alficro. — Il Teatro della
Paco non ebbe vita fortunata. « Il luogo non solo non è
ampio, ma è ttolto angusto, e la Spese
lunga al profitto clic se ne ritrae dall'appalto 'i"i Pal-
chi, clw consistono in sdì Ire ontani. ■ ') Si contìnui
rappresentarvi a sbalzi, » contentandosi gli appaltatori,
per ii. in soiìi'ii- grave ioteressei >li farw rappn
i" [ i i Ti commedie burlesche in idioma napoletano &
• •ani. imi .li mediocre abilita*., con aod ine defl
gente Diano i ulta, e «li quei lunghi che vi son ' all'intorno,
.•il abitano molto distante dagli altri teatri pubblici. » s).
Oltre b ciò, i i/* erano un cortile, certe camere inforku
e superiori, nelle quali per l'abbuso della gente
') Rei. ril. 13 dot. t~r,>. — Il Donati dice che e pel principio ai
(Opere) oroii'lio buuiK.- ». Ma, wil primo lilut» Ilo ù II M
I,, li. Mi -, ■',.,: , il .: l'in
meuif, il Doiioti rarroltf le jatormarioni da ii'". <-ho gli lidia*:
dev* far DMfvrigiia qualclir limati
*) Rei.
•rrn voce che si commettessero delle laidezze ■ '.). Il
rio «Iella Madonna dei
.<?tte dolori; I* entrata bìT estremo del vicolo della Lai
eira anche del chiamarsi Teatro della Pa\
Vita più florida ebbe l'altro teatro, che sorse il 1784
i« -i quartiere ili Montecah i a detto il Teatro Xuooo
ti Mi arto o sopra Toledo, nome die poi è re-
-i.ii«. cosi: Teatro m Fu edificato in sedetti
I ». Giacinta do Laurentiis e I). Angelo Carasale '»:
1- Ho, Domenicani mìo Vaocaro. Lo spazio, 'li cui poteva
tporre il Vaccaro, era i lissimo: ottanta palmi qua-
iti. E fu menu ì e metterci un teatro con
ci ique ordini «li 19 palchi ciascuno,
mode - irridoi, posti per mille persone, e tanto
ben ordinato, che dai palchetti Laterali
aie da quei di fronte. Il De Dominici
icco . andando a visitarla col celebre Antonio
cbitetto di Filippo V e ili Cario III, questi,
mudando di fuori , non voleva credere che dentro ci
M un tea [uan lo lo vide disse ohe il \ accan i
ìslbile dalFimpt ').
: i asa Santa degli Incurabili, che aveva sempre il
lisi >gnò venire, al solito, a patti.
Lisioni del governo, leggo sotto il 14 settam.-
1724: « S' è appuntato che per il Teatro Nuovo, Tat-
■) Rij. 28 gonn.
*) K incaatto ciò elio dico il Flonmo che « i-istaurato, fu dotto perciò
pfuoto » o. e. IV, p. IX.
ili d no54, a altro carte. A irli, di Stato, Teatri, f, 10.
unii e IV, 265-6. — Cfr. Contratto di fitto dal r«atw
ramo «I & li Si r. tn. F. 1 — Dal Teatro Nuoto
.•4t lell' ari b. ea». Co I M 'Hi.
juL: ' ' ' X V V V
iUtmjxria dei Casotto». Vi rip odoltJ Loft Ianni tantri d" I-
• Napoli, ti Uatre di Napoli architittura d«l Vaeeari.
tosi sopra ti quartieri, T Impresari! se l' intendano coi no-
stri apparatori del teatro «li 8. Bartotommao , e eoo u
medesimi convengano per quello riguardi
Blando in arbitrio della nostra Santa i
afflilo, far detto aggiui temei
NuXM _li Incili abili un diritto «li ducati 90,
quell'oca sionc, il pagamento dei Fiorentini fa ridotto
da 200 .-. 156 ducati*).
i . subito , nel 1724 , bì recitarono lo opere buffe : lo
Sagliemmaneo fallato , poesia e musica anonim
Sitamele , poesia dal Saddumeuc , musica deQ'Orel
con Filippo Giorgi, Giuseppe Fiorilo G - il' Am-
brosio, " • della Curi . i . ; i :
trina, Antonia Oermenale 3).
Ma 6 tempo di parlare un po' della commedia di prosa.
XV.
V Abate Andrea e I Amenia ■ l < —
Coi. -licito — Con ll'arte — Al I
dei Nobili — Il dì Licefi.
<.< ....Co] terminare del diciasetteaii cocnin-
i 'Lu- luogo la pestilenza di tali
« gliaronei ad uno ad uno gì' ingegni . . . né più che
<■ alcune poclii--i o vedute di poi in pr
i apparire, come le reliquie aoglion 'Ir un a\
■ che morbo per qualche tempo, dopo le cessùsio/u
• esso, i ').
') Archivio degli Incurabili.
*) Carle di. Ani,, .li st. Teatri, •
f>r. Arcb. Mas. Ded. (imi. di -'enaaro Dooatiello.
*) Quadrio, o. e. voi. HI. 1\ 11, pag. 117.
I »
— 2G1 —
Cosi il Quadrio. — E l'immagine defla pestilenza , non
i troppo tori* a chi esca da quella farragine di
cL fammi snicenti.stici , senza significato, senza verità,
sonza forma, strane aberrazioni <1' ingegni, che hai i latin
■ 1« -il arzigogolo e del gi Ho il loro unico id«
api] del Becoio decìmoitavo-, colla raazioi
aì<2a o arcadica , ritorna il buon senso , >i comincia di
miovo a scrivere per dire delle rosi-: . effetto
elei modelli classici. Oh come si respira Innanzi a <\
1 1 -«godi e e comedi?, Doverosi, m.-i penante! Torni
1 1 1 tenderei I
Dna d larono piincipalmente a Napoli
l.-u coazione. L'uno fu Nicola Amenta, l'altro l' ah. ite An-
drea Belvedere. Grazie ;«i famosi ai
è abitasti a riguardare questi due uomini comò dna-re-
cisi ppurc erano, principalmente, dei colla-
bo lo per piccola parte, avversarli.
i.' dna Belvedere fa, come si sa, un piti
anzi un gran pittore di frulli e fi rio 11 lo chiamò
& Madrid nel 169$, dove a allora anche Luca Gior-
onta il de nominici, cosa a cui non so sesia
[•restar fedo: che, Stando una volta il Belvedere e
talea innanzi ;il Re, Loca affannò che il pittore di figuro
«se far tutto e anche i Bori e i frutti, laddove
il pittore di Bori e frutti difficilmente riuscive nette ligure;
fli replicando l' altro che mai potea darvi quella perfezione
die vi dava chi sV a solo in quel genere, Luca,
freso da puntiglio , dipinse un quadro di frutti , fiori ,
uccelli, verdumi e ligure, DOSI beli >, che tulli, e I B I prima
PO che non poteva farsi meglio. Piccato l'abate
lesta piccola mortificazione d'amor proprio, efa
a al Ro, e so ne tornò a Napoli ').
•)D" , od. di iv. HO-4.
lapoli, continuando a tenero il brom tira,
bj dette allo lettere e all' arte drammatica, pei la q
•uè. Egli raccolse iufc
i: .. igata di disi epoli , che
i mintile ili cappa d tre
i • limili in del (-'ciano. Contro ■ 1 i be
volse il B e, «mentre quel buon virtù
(il Celai il-» in ni.
b composte alla rode, biasimandoli
li del naturai costumo. » Anzi, tanti» si riscaldai
gli animi che il Belvedere ai suoi pi
Celano pei libri delle
i da faroelo m n ire di ; i quali libi
morto l'autore , il Belvedere lesso per la prima roB
s'accorse d aver avuto tori usurarli cosi ss]
mente. l) Cosa, che -pesso nelle poi'
11 Belvedere dichiarava, dunque, la guerra al 'Iran
■ I aalorapagnuol) io. fuori
di quelli, erano moli i parie. l\: : irali del secolo XVI.
comedie Italiane del Becolo Wll, anteriori al gusto epa*
gnuelo come quelle del d'Isa e compagni; le nuove tra-
polari, ohe si < ti lavano a comporre; opere
aiuole anche, purché fossero di
no alla regolari^ ice; tutto questo accogli
il suo ccloltirisino. Tutto, fuorché il non naturale.
Cosi tradusse e adattò in I' Amparar «l i
fni'/u di \iiiiim. s ..;- , .li , Mii fece: Proteggere l'inin
Cosi noi inni spagnuoli , «'omo: Chi non sa
/ini/rrr non .sa i rtuna, ì
io tra co*). — A lui si ■
urrozionc dc\Y Aloicia dell' Isa. A lui la r
') D« Dominici, L t,
») Napoli Siinmivlli, Vktnd* itUa cult ed. cit. V. 435.
— 203 —
m-trita del Tasso. A lui quella del Trespolo Tutore, del
sei* sentiste Ricciardi.
CI i i invece l'ÀIUOQta ì — L'Amento odiava, come
X3cl vedere, i drammi spagnuoli, le o/><
►x.1' i mi oltre e involgeva anche d'Isa egli
Itri di quella ■ più gli
la dizione gonfia e la lingua impura. — Nato l'Amenla
\i» Napoli il 18 ottobre 1650, aveva cominciato col I
V;i\ <, cato noe troppo felice, se bene Inter-
p«Btro le parole del suo nipote e biografi» Otto: « nella qual
professione non poco pregiudicollo la stima, che di lui
i\\>A d'esser nelle altre scienze addottrinato e di varia
.: iiiito'»1). Passava, insomma, per quel che si
imi 'o/o.i «sicché, a oon essendo ii più oltreavan-
■ in tale BCceUente professione », si dette per passa-
''•:iij." a leggere commedio greche, latine, francesi, e ita-
liane, e a di H". La prima, che compose, tuia
dotata in Napoli r anno
161H» n •). Invaghito dal plauso comune, si spinse
altre: e cosi « die fuori nel 1700 la seconda detta il Forra,
\>* [ìtata parimenti in N'aprili ;
e qui { maggior grido delta prima,
ìit'ii iti questa a ra iti fi sul,», ma in più -li <iu
ttttghi del i Regno, di Sicilia e d'Italia, uve fu in
un ani itala » ').
L'Amenta andò a prendere la sua commedia od cin-
' . iì- trami soni i qui He de li fngnnnati dal-
l'//, della Fantesca e di tante altra notissime
nmedie cinquecentistiche. Ma, gli sia resa la lode che
>) Vita di NiùCùlà Atnenta <* ■■'.•" Arcadi Pimndro Antiniano
scritta dall'Abate algnor Don Giosuppo Cito «OC. In Napoli, MUCCXXVII.
»*-lU itnrap. <li Genti. Mn/iu, p. 11.
«) ivi, p. 14.
*) fri — i -opra csp. XIII.
— 264 —
gli spetto, nel trattarle, seppe portarvi dei veri raigì'
nienti : resi; gì' intrecci più semplici, il contenuto più casto,
il dialogo naturale, senza gonfie/ enegg
tura molto più abfle : lo suo commedie sono una punti
eoe del tetano non vi manca mai,
paria UO buoi! dialetto ')■ Nella Giustina si fa 'li-
por e un | reonaggio, Paganino, con frasi Ieri
lotte dal d' Isa, -,i — Ceri i . r Amenta non 6 un
comico originale ; ma la guerra , pei le ragioni per lo
quali pli si l'eco, fu ingiusta. L' accusa ili pi:; i ' . i lie ò
la più frequente , sarebbe meritata egualmente da ■ i
tulli gli scrittori comici 'lei niii[ueeenfo, che pigliavano
soggetti gli uni dagli altri. Di esagerazioni linguisti
di toscanesimo irragionevole e ridicolo, non si può dargli
colpa. E, in punto di verità, chi digeriva il d'Isa, do vov
uro molto più facilmente 1' Amenta !
Cosi erano a fronte, .il principio del secolo, questo d
scuoio, unite contro i brutti drammi del seicento, divi-
negli altri particolari. — Quasi ogni anno, 1* Amenta met
teva fuori la sua commedia, che si rappresentava in cas
sua, o in qualche gran casa signorile. Il Napoletano c\
fatto egregiamente da mi Nicola ili I.ema 3).
') Beco come graziola mento; nella Somig napoletano Don i
nandiva Marramaldo racconta ni suo famiglio Buontempo le sue arti
per darai aria d' importanza l denOTI : < Ajp aentuto, ai mma vuoje bone.
le cortwie ch'io aggio fatto a Horo A li titolate aggi acoomenzato a
dicarw: Turai, a la gmieja boa ni ! Marchinoli»
•©fa? Prencepo mio, «lamino buone? Conto, BOB •■■'■' da celio! Doca
mio, arnain:iinn. ! i '..-unerata, commannann
fichi»''- ■ avallerò nzcnuglio : giovano mio, vi' a che tu pozxù torvi
Eco aa guaucialclla de facce , u co ni mano ncoppa a la «palla , lo
l'aggio fatto Begnure! » —Atto 1, »c. III.
») Cfr. Cito. o. e. p. 17.
*) A proposito -li oottoi »ì loggo[ in una lotterà dui Barone di I
al [luca <li Btl min'.- 1742: « Al Calabre niaeatr
A ' D' Amenta s' adii: re , una società
Ii di Lei quali <■'•• li no Filippo
ti, e spiritoso © leggiadro poeta », che , nel
riii'vui.'. <s particolarmente udii- commedie che dìcoosi
n- 'te, e meraviglioso , cosi nella grazia come
aeDo eloqaenlÌ8simo arrin '.i ungendo alalo I' acu-
ità clic ha in ciò, clic improvvisamente arringa, e da
vecchio o da giovane, e da padrone e da servo, sino '
r de pedante, con tutte quelle formolo e latinismi,
modi di dire, che fon ridicolo un tal personaggio in
dia » ').
dare aveva nella sua compagnia « un
tra negoziante ili lana, per nome Ignazio Maratta,
ic solca — dice il Napoli Signorelli — frequentai
I mici genitori nella mia prima adole» Nel
egger l'inimico *)t faceva la parti: ili l). Pietro do
La di lui attiva v bile fierezza
ava la spada ed il pugnale , l'energia e
della di lui azione < ■ o .- 1 senza <•.. ili!
dolce e il*- anza mollezza, tutto in lui cospirò
unenti di dere a reuderlo meritavi il -
• lodi universali ». Nella recito àtWAmirUa. faceva la
molti anni dopo, la ripeteva al Napoli
a h naturalezza ebe sapea
dere anche in un carattere poetico
Am--nUi, «ortito lo staMO caw di esser venuto meno un tal Nic-
ii L-ma , i i il Napolata iella ino rinomato comedio,
quello arando perduto non li venni) più tatto .li rimpiattar tal porto ». —
A** atri f. 4."
Niccolò '. \wocato Napoletano Di
XXI. p. 194.
tomo un ma. seg. -li. 3, B. t i ><'/'■
Opera di B. Antomio dr So/is eateòt tota ridotta -il
dello tremi italiana abbate Andrea Iklvefare ».
18
— 266 —
tastioo. » '). — Fra gli altri attori, bì distinsero quel G»é
tono La Plaiv.i, « allevato nella .li lui <;isi i
ciullczza o da lui nominalo erede ili quanto ei possed
va '■') i\ o Giampaolo de Dominici, che egli amava >u>^o-
larmente, « si per le sue virtù nelle lettere, nella musi
e nella comica, come per i su<»i buoni costumi; e spot
\.il i dire: un allro Giovai] Paolo di lauti
nuii si trovai •> 3.) — Giuseppe Pasquale Cirillo, altare
vinetto 4 Taceva da Cooéllino in una compagnia <li d
tanti '.> ; ma non saprei din' se in ipiesia del Belve
o in quella dell' Ameotgu
Le rappresentazioni dui Belvedere si davano, per lo pi
nel monastero di Monteoliveto « per soddisfa aia
mcrcvoli uditori, incorrevano &. V
potevano entrare donne, soleva farne anche altre idi
private. Cosi, specialmente, in casa del Duca di Maddaloni,
dove nei primi anni recitava aneli' esso , e in casa del
Principe di Torcila, d- ■ l' A: ni i in, e «ultimi.
Laurenzaha, ove for Ile più belle eh' ei
rappresentare » *).
il Belvedere cercava con ogni mezzo di raggiungere
h massima naturalezza e verità. Il Napt I
conta il seguente particolare, riferitogli dal Marol
« Nella sjtarjtwlata , eom' c#li chiamava la eomnic
Proteggere I' inimico, per evitare la sconcezza di far n
raro a ■■■ i proprn Bvenli l'assali all' innamorai
apriva la scena con un monologo , 1' in :
Abate poscgli in mano il i ma dell'Ariosto, fai
>) Napoli Signorelli. o. e. V 133
*) Napoli Signorili, ■'■
| Dt Daniald, 1. a
*) I S'in, th
(li.il. na/>. .li Niccolò Capa*». Napoli
p. 78.
'-) Da Uouiiuici. !.
— 2G7 —
.-iio- bì tratto on molte veristmigfianza a leggere
'!
pOU« ii pi'- nell'amorosa pania
Cerchi ritratto e Don \ ni. -«ili l'ale ecc.
tratto tratto, interrompendo la lettura, u/propriasse ai
toi ca i . ;.i. 39» ni del poeta » ')■— Una dette reciti
nix i. del Belvedere tu quella dell' Al rida. U Ca-
gli :i questo proposito, un sonetto, dove
diceva, tra l' ali:
Giunta «• Alsi-la a lai segno, ove non ai" •
Portasti altrui, Tu dir l;i bosso apristi
i onor, già chiosa ;<1 volgo diaozi.
E s'altro ai gommo suo non fia ch'avanzi,
I.'. i i?m, non il valor tuo stanco;
Tanti doni in un sol Natura ha misti I 2)
Ma, quante lodi al Belvedere) tanti improperii scagliava
> contro r Amenta, ini gran parte <lell" Altuc-
i ■ min- per ini , clie v" •'•
ropo, iì Ciclope, perdio aveva un sol occhio]
i;i detto, l'accusa preferita era il plagio:
Ntercsto a Cola Sicco,
mia, Cola, te eciacco ! 3)
Tuttavin, malgrado lo zelo <-ompromettcn(< de] Capasso,
non pare ''li-; l'Amento e il Belvedere, personalmente, fos-
• apoli Signorvlli, o. , di dalli Bili), Oom.
■<-tit varia di Niccolò Capai i. Primario prof-.-woro di leggi n'Ha
lenita ili Napoli, lu Napoli , MDcCLXI, oolla itamp. Stuo-
ia. i*e.
.««■/fi alti ti in diti, nap. — p. 1 1.
— 268 —
scro oenticL Almeno fAmeota, nel suo libro <lci Roj,r
di Parnaso l), parisi cosi del rivale; : ci Quanto il Belvedere
del dipingere uomini e animali bruii dui Solimeli:»
trapassata e vinto , tanto il Sotimeoa dal Belvedere nel
ogni sorta di Bori; senza dia, aoo grandi ama-
tori di lettere od in motte facoltà assai più che mozza-
nanv ■ i. » — E benevola, anzi Famigliare, mi sem-
bra quasi' allusione, che la nei Capital/, parlando di
tal taciturno:
Un Saturno) Socratico parca,
Nò parlar l'ama fatto (boacbè i sassi
Di far parlar si vanti) Abate Andrea i).
L' Amonta nei primi anni del secolo, die fuori, luna <U<\
ra, e la l'ante, e la Somigliatila, e la Cari
Giustina e le fremette. Molte di queste furono tradotta
audio in francese ed in inglese. Quanto alla Carlotta,
s q.piamgià che fu recitata, con grande applauso il 17i
in casa del Prìncipe d' Klbouf , che vi fece la spesa-
pi u di 2000 ducati s).
Il poveri» Amenta mori il 1719, e tini la rivalità. Nu
oli '■ so scherzò anche su quella morte. *) — Un
imosa , fetta dai comici deD' Abate Àj
ipn Ila della tragedia l'Orasia di Saverio l'anditi, il poi
la butte, come lo chiamavano I ') — Le tragedia del
Panatiti sono eceoeggiate all'antica: i personaggi si pn
i ino sul teatro a. uno, a due. a tro, sur
') N»[Kili 1710, proso Giacomo EUBlard. ftapp. Vii, pag. 40.
*) ' ? Gap. XXI, pif, I
■') Cito, in», p. 16-6, t;-ls. t: .fi-, upra oap. xiv.
*) I xoiwtii mi, i-d in. r. quello che comincia: «Già lì'*» Col\
manta Marco siila », p. 30.
'-) V. uopra caF. XIII.
— 260 —
a parlare, a d e, e cosi procede lo (volgimento. Ma
sudo, siamo li, ben pensate, studiate ••un molta dottrina
ics, e concepite con une certa vivacità e freschezza.
1 dialogo 6 semplice, pieno «li cose; i ver» mediocri, ma
i o reminiscenze dantesche , ohe è
dazione ■•' risentirle, dopo il profondo oblio de]
- i pei--! iliaci del l'i nauti sono grandi seiorina-
lori di sentenze, e, per far peggio, nella stampa, te son-
> messi' in corsivo! La migliore delle suo1
itediv i l '>■■.■■ ■,• iella quale conosco una prima
edkiono di Firenze, 1719. V. la rappresentaziose del Bel-
vedere le dette molto nome.
•ìc tu l'atta nel monastero di Mou-
leoliveto , e o no rimarrà per motti e molti anni la me-
lerì — dice il de Dominici — dappoiché ra-
presentazione più magnitica o vera o perfetta in tulle
1 ioni degli ascoltanti non mai,
te, si vedrà.» La cosa più notevole fu che il
IM vedere concertò in tal modo il verso ohe 'piasi non
-'vmeva -se era prosa o verso, togliendo tatto ciò
cosa difficilissima e « della quale ri-
mediato chiunque l'intese, e fu lodato da lutti
i letterati » ').
D Pansiiii scrisse anche il Sqjana, la Sqfomabat la Vir-
Bruto9). — Ma un altro tragico, alcuni anni prima,
ama pubblicato le sue tragedie a Napoli, suscitando
e ima (ferissima lotta, protagonista di nuovo Niot
t - iva, difatti, a Napoli il 1712 il seguente li-
bro: Di I i Gravina Giuresconaulto Tragedie cài -
o.c tv. :«».
:J Pvom pubblicata il 1721, 25, 25), e tutta Inna il 1748,— la
Ul ««mj'1 ragodia i'/ Ssjoho. da m» visto, lessi la Mgattlt
■*•* '"•«"eritta : « I Q R. Coni. ' io Pansuti, Caporota
«WU Caarn di s. C, morto il 14 giugno 1730 »
— 270 —
quc ')• 1! prologo di esse era una delle coso più bislacche
elio si possa immaginare, e non tanto per le idee, in parte
diritte, in parte storte, quanto per la l'orma. Vi si face \ a
prima di tutto un quadi'o dei drammi del tempo, ehe
Tetate e il costume confondono
E di natura ogni legge pervertono
Accidenti nati senza origine,
Accompagnati da veleni e carceri,
Abbattimenti, anelli, bende e lettere.
Egli, il Gravina, un Legista, Oratore e Filosofo, con
la lucerna critica e la ragione poetica, rivoea la tragedia
al primiero sembiante, la tragedia del saggio Trissina.
E espone la forma usata, e uè discute le ragioni, sempre
In quei DUTÌ08Ì versi sdruccioli. Ecco, dico, io, nuovo in-
staurator della tragedia, ve ne do cinque,
Che riducono al mondo il greco genio
e furono
Nel corso di tre mesi addotte al termine,
Senz'alcun pregiudizio della cattedra !
Donn' è stato cacciato a cauce e scoppole ! — postilla
Niccola Capasse Che la sua pazienza non era tanta da
durare a questo spettacolo ! E fece una parodia di quel
prologo ridicolo, dove erano, a suo dire,
Cose che le darrisse ciente punie!
l) Napoli per Felice Mosca 1712. — Gfr. A. Casetti. La vita e le opere
di G. V. Gravina. Nuo>m Ant. Febb. Marzo 1874.
— 271 —
tragedie d il Gravi
'tulio, che nc'e do buono, lui ironia bo< ofa .
< 1 1 ■ • 1 1 ■ • , che il 'ha fatto Ì8SO, e Stroppejànl '
^ ne il COBI il -i- ma di composi/
Isso afferra na storia co na i '■•■ . -Li
Dapo nco chiamma quatta lABti
fusto «pianto nce vonno a fa na «tlpula,
Co ire parole ognuno, quante avastano
l'è te conta lo fatto, e a rev.
-( vera e significativa, ohe ci <\\
in. intorno a qi [io. — Cu.
quali il Ca| i non solo colta
»'i un lungo e dotto di orso teoretico, e coli' esempio
li una tragedia, /' Ottone, restati inediti I" un
. ino al i8i J, che Euro i" pubblicati dal Mormue1).
Oltre il Pausati , scrìveva tragedie in Napoli il I
tnoibale Marchese dei Marchesi di Cammerote F Biuf,
talmente, autore di tragedie cristic ;ii queste
.-' una magnifica edizione, in due trottimi,
rami del Solimcnn, del de Mura, di D. \.
pala da Felice Mosca. Nell'antiporta, vediamo l'aul
• lo ritrasse il Solimena, in atto da ispirato, eduio
i pr >pria dell'arte ih 'pici tempo, con
i cesa iii'i" poggiato ai dono di un
seminudo e incatenato , la penna lev. ta in <>i", la testa
EWf varie
*l Le Opere di .V. C lite ecc. occ voi. t.* In
piajk. 1811. pruno Doni. Sangiaroino.
'/ lolorno nll<r ulliv. «uè o|>. etr. Napoli Siujuorelli, Vicende. V. 548
M$. • &or . S, P. |, 18 $g.
imparruccala, ti vollo pienotto, intento alle suggestioni
noti so elio femmina allegorica, che gl'indica il busto di
Cario VL Era la sua ■ la tragedia propria della repnbl
cristiana », la quale, come disse nel suo dati
battista Vico, che fri il een
della Religione ». - Le dieci tragedie, ■
« le morti di alcuni persecutori del cristianesimo, comi]
Domiziano, i Mussimi/li, il Massimiano, il I
la Draomi'r-n: Q alcuni martini B fatti illustri d' eri
cristiani, come /' Eustachio, la Sofronia, V ;
il Maurizio, il Ridolfo i> , sono anche giudi nani
pensate, ben disegnate, scritto in buona l'orma, con tratti
-|k-sso eloquenti, talora anello commoventi. Bella e de
ione agli sconci drammi Bacri del seicento, oscillant
tra un sublime goti o o nn faceto Inviale! ('erto,
lavori. Ma, di qua dal cajmlavnro, (che ó ti
dì fillio) c'è il lavoro dell'uomo d'ingegno o di gust
quale era appurilo il Marchese. \ ielle sue Ira
fecero la musica il Sacro, il Vinci, il Loo, il Ci
il Porpora, il Durante, lo Hasse, il Fago, il Man-
l*riiici|M- d'Ardore. Certo, Ini'' ino recitate nei coli
oratorli, in qualche casa privata. Dai quali luo
urna sacro scicentislii ito BOanditO, 0 s'era
invece ristretto presse la plebe,
ira colle reliquie dette antiche
Il M o fil per un pazzo Preside di Salerno; nel 17-
entrò tra i padri dell'Oratorio, detti dei GerobminI
t'ertogli l'arci Ito di Salerno e il ve
ricusò sempre; e mori 317&3, « ammirato per le sue virtù.!
Che dire degli altri scrittori tragici, - ero Intoni
B questi principali ! Nienti', se non noi
•) Nap. Storia critica co-. I. C. Cfr. Villani», Memorie d*jt
xrittvr, | Napoli, 1846-8. l'ari* I, pgff, H0-7O.
:
oldvàte piuttosto largamente la tragedia. ') — Mi" lesso
(tori *li comedie, die
ino I A i continuarono, regolar»
il dramma spaglinolo, 0 si | COD |USJch€ I1
• 1 invenzione >. Mi ciò, su cui dobbiamo fermarci un do
il », 5 la comò in dialetto.
Cjue.siu. nacque quasi a un parto colTopsra bulla. I-M è
l»ì»i realistica e più originala dell* opera liuti... nell'intrec-
cio ò nei tipi. Le commedie napoletane «li quel tempo e
iti questo genere bou pochissimo unii-; restano
• I'1 in esemplari, perlopiù unici. Non arano com-
1 tatri pubblici . ma , o per qualche I"
«li! mie , per la stampa >.• la lettura.
. i mia forma d'arie e scria: non buffone
« * » dia <li COStlimJ.
t no dei primi scrittori di esse lu Nicola Marasca, morto
i. che firmava talvolta Forecnc r
se l'i buina e lo Lacunari* , stampala il 17<M*.;
i '* Lina, finita >la altri •') e la Milla, puVbft ostu-
ax&aat« >> — La Milla, per dirne qualche cosa, è una bella
* ) V«K, I"'1' I " iMgttUfl '•' ^ "■ l'illil.l: i.
• jre ili liloHofij, co. U 1727. Il quali ini Alci-
Kie»« / _i cfìr Napoli Signorelli. i 8kiria a , p. I:
— V<meggo i La CUop
àt' Principi '. InNtf 1736,
!'<*»r mwout nocanlo » qualle, jnor , i l.i.ili, . 3«- 1 Fan
*) Cfr. fi.. ■ il. i. .!
V Pniig 'Commedia (in pmsa). In Napoli \*>v Carlo
708 In 13, 'li u Fsnballo M.i-hi;ii , Napoletana, accad
ìbrigtiano, n-i tinàia
rpxtta prima fati™. — Alluci, od. Vani -e. M7.
i i ho la «tantpoi no, dedicandola
in I7L'0. — Milli, .li s. M iiin , i .i
ioì. N.ip. 1874, p
') I MDOGXLI. — K la «Urna cosa
àf i ■ ma.
— 074 —
0 ili scene popolari, comò oro si direbbe, scrii
dialetto schietto, con dialogo vìvo e naturale, l persona
i oi ttta una popolazione marinaresca. Certo, t**zÌoB
della commedia è ki solita invenzione della donna vi
da uomo, che cerca l'innamorati » itilVdde. M;i don-
i-ostacomc dimenticata Della foOa dei particolari e
a vere a fresche. Il vecchio pescatore avarissuno
Cuosema, i due suoi garzoni, Titta e Vasteona, il lacchimi,
Parwaceo, sono tutte figure riuscitissime, —
il 1711, fu stampato lo Titta o puro elicilo eh* è «to-
nfo ha 'Ida soccedere di Gennaro Caccavo. ') —
: ha gli stessi pregi. Fu recitata da una
società di dilettanti, i cui pomi sono stampati accanto
inaggi. 1/ autore faceva Sarchiapone • ; A
andrò Mamello, anche scrittore comico, il ve
gli altri, che recitarono anche da donne.
M.i il più grande di quegli scrittori fu Notar Pietro
Trincherà. Più innanzi lo vedremo autore d'opere bufle.
ivi Ti indici. i 6 la Gnoccolara, stampata il 1733 l). Che
rosa e la Gnucca/arri f — Fa gnuoccole e vrr
• dialetto, occole è anche una
di pasta La Gnoccoìara 6 una donna civettuola
singatrice, gì ra in fatto e in mei
bella giovane popolana, abbandonata dal marito, ap
. ìi,. l'aveva sposata, per una ceri ibi
nella commedi:« circondata da una turba d'
morati di varia condizione •
. il marito, incognito. La Gru ra li tiene tutti in
iscaoco , profitta di tutti , vivo allo loro spallo, ne ri
ia
, ii a te mento mparqfgfabik •<■
V una e ICauta lwj<j:. l'i ROBU jrt lo !■ I ITU.
*J La Un- f.-ro /,' tuwmmt$rat4 fcorccglùltf. Cvmtncddrtx
!'*!•■ QMDMO Muto — All'. \ i-i li. Nolani
»ouo i protoooUJ dal lYtaehra, ehi vanno .lai 1727 al I"
— 275 —
doni ; ma si conserva onesta ; secondo il concetto clas-
sico dell'onestà ! Ciascuno degli amanti crede d' essere il
preferito , finché il caso non li disinganna tutti. Ma , a
buon punto , perchè il marito , rassicurato da quanto
aveva visto, si svela, e ripiglia la sua Graziella:
Bellezza mia e cara,
Viva la Gnoccolara,
Che t'ave scorcogliate
Tutti sti poverielle nnamorate !
C' è qualche motivo vecchio, come la solita donna tra-
vestita, un abate pedante; ma, malgrado questo , la co-
media è molto bella, piena di scene verissime, di mac-
chiette indovinate. Ecco, per esempio (cedo alla tenta-
zione di citare: quella commedia è cosi rara!), come co-
mincia la scena, nella quale Rina, travestita da uomo, va
dalla Gnoccolara, sua rivale. Entra nella bottega:
Rin. Chi è ccà ?
Gra. Na serva vosta.
Rin. Patrona mia ;
Gra. Che bolite ?
Rin. No paro de rotola de gnuoccole.
Gra. Si volito ponta d' ache, nce so ; ca li gnuoccole sO
fenute.
Rin. L' aggio provale sse ponta d' ache toje, aveva golio
de prova quacch' auta sorte de pasta.
Gra. E quanno ve l'aggio date ?
Rin. Da no piezzo; via, damme chello che buò e fenimmola.
Gra. E aspettate, che venga mamma, che ve le pesa.
Rin. E addov' è ghiuta ?
Gra. Mo è ccà; te, assettateve! ca tanto se pava a la lerta,
quanto a rassettata!
Rin. Co lecienzea.
Gra. Patrona; fenimmonce ccà sto poco de pasta. (Incap-
passe chist' auto puro !).
— 276 —
Uin. (Amraore • quante tome Rione i )
Gra. Tonilo mente a mine! Mp ruje poro de El li
loceole-
Hin. CIm bella pesta janca e polita!
Ore, Pe lapoiezzie oca veneno luti
Etin. Quanto l'abuache lo juorno <•■• fa ebeasot
Gra. Eh, a primmo correva sso nenzeo, me in 0 Bù Bl
tanta fonimene, chfl fanno st' arte, oh' è na porcariu.
Hin. Ma piire T
a plii pigliamo li partite, e lo a Eateoa
m' al Hiscarr aggio no duje carrino lo juorno.
Uni. E chi fammene a'ebi itol
i . cosi . nuli mi. lai mveraasìone, semplice, naturai» •! \> —
Noto l'ettolone e un* altra commedia del Trinchen
l>;ii.i il 1738 2). C'ò in questa commedia un afosi
scorporo, sanaoro demot femoneo e un ragazzo, Asti
che ra véndendo storie a izoni, e porta imbasciate agli
innamorali, comicissimi 'i- li Notaio, sciocco , colta StM
formata e il suo repertorio d'atti, è molto cariot
fato dalie sue innamorate, istu tea, alla Bue deOacommedin
irli «'aula «|tioMa canzono:
i i -i Notavo ardeva eeaunJ a aeìvo
Pe e belle giuvene b squagliava
Le eore buJo teneva couim1 a co ivo,
notte 0 ghiuorno sperava '■
Quanno credeva po' tocca a lo l»i
E mmel aguienta addò abrosciava,
») Atto I. So. XX-
*j Dai1 ■ D Soai ■ pan VCDi /DJ.
I. So. \ IH. I Si i dio • '^»
mire moti ■"»'' Aviinim» /a gloria de rh « ^
.iu /• patrio* i MA
' li» <|>UD£Olo , OCC >.
altrove /o Mondo Confuso, o /a «fona dr Catone.
\
V fi restato Io misero corrivo
K Ssalierno ha perduto co la Cava!
E DA, si Noti no moglicro
Co na vecchia te pud acconcia,
< ,1 l«i femmeii.' tonaerelle
Carna tosta non ponno in.i..im;
Chesso mparate, si NoUi ! —
^Ma ine ta un' altra b più importante «"media
con questo titolo: La Monaca fausti 0 la
Cor' sa de lo Sanrjo < chinnuna de Tcrendo Clitr-
'"/> fatta a marzo t726 '). — Nella pi H'a/iiuin, l'autore
•Ui-o d'averla ere, ca sto dia-
•ie do Bezoelh'. che hanno casareonno, songo tanta ruf-
• «aiie, scapizzaouolle, ntressere, m malore , ca se no Èpa-
co in. Deo Grattato, e, pò, si lo povere remmene
"iiniii' a Penelope! non raancarriano il
lenze, de Carole retornare eomm'a Luigi
uo fare che la trova dinto Poggia do po-
v"i-. 1 mar lo a mo sac siale -e bone
monechc fau/.e, e, si mrnevuò la. do piacere, chesto
'•«; faggio scrìtto, dillo a quarche anunico tujo, azza
^faille lo decesso a quarch'aoto ammico bujo, o se n'an-
fftì moscere ste ramardette moiiechel »
■ ■ monache Dora un dementa della
iota napoletana. Le famiglie dal volgo, <: anche «lei
mia terziaria Irai
iia. alcantarina 0 cappuccina, frequentata confinua-
l,r*t-'i»t(j da itati e proti. Poco tempo dopo, queste piozoc-
cl »^r-0 c ,| giudizio del Trincherà prendevano una figura
amosa Isabella MUonel *)
1 > II ra<. e pi»»>iiuto «Inlln Società Nnpol. di Storia Patria. S« non
m * «nonno, è autografo
Boari, NapoU nell'amo (704. Nap. 186& p. -'72-50.
— 278 —
I..i Monaca fauxa del Trincherà 6 une
femmina, una Soft Posino 'li Lucca, venuta a
poli, Jove penetra in una famiglia, facendo la ruffiana
«li un tale Innamorato di Cintino, giova Ito di 0
k>, -• ili un altro innamorato deOa figlia ili Orazio.
Finge visioni, miracoli, fa mandar via un bc
potrebbe darle impaccio— Ma questo servitore e
tale intrigo (un po' sfors trenta) che Sore Fé
impaurita, è costretta a ronfo-arsi pubi
snze anche del credulo vecchio Orazio: che figu
Orgt itiamo un po' della sua oont
eiono :
Fo. In Lassa, dalli sei anni, Bine alli dodecì, m
vita tutta apensier&la, rubando, bioslcmaodo, far-
l.i mezzana all'amanti, e, similmente, mi pigliava al-
ni ili se non di carne, ma «li una cosa
Mimi*.-.
Or. M malora ! Tu sì la monaca «ami I
De. Chisto è lo primmo articolo; di appriossol
Dalli dodoci nino alli vaotiqaa< brio in ni
rota, mi ili<'<li tutta alla libidine.
Or. Mmalora ! Tu si la monaca santa !
De. Via, lo terzo articolo !
Fé. L'amia ventiquattro, per havere ammorbala mezza lii
DtUA di Lucca, mi diedero lo strallo.
Or. Che lenivo la pesta ncuollo 1
Teneva la pesta gallica.
Or. Già lo nlenno !
De. Di lo riesin l
Fé. Dal primo anno che venni aNaj all'anno
• che mi ritrovo in casa del signor i>i
commosso quu.stj altri scrupolini perdonabili
Or. Piccolo scrupoline! Tu si dannata!
Fa. Mei fondaco di l'iute», con. . |»ovora
ilerc l'onore con un amante In san-
— 270 —
temente sta piangendo la sua vita coi. molo
e senza sposo; due sorelle, abitanti ni lAt ran-
coficu, per me san m mata dne donne pul
portati mirili amanti da donne, cere chi ave-
va i »j del reato, il Borgo dell'i Irete
la Conciaria, il Lavioaro tana, il B
di Chiaja, <• buona parte 'li Napoli l'ho ridotto pe
di (|uel luogo detto la D-"
Or Mmalora ! Tu si la monaca santa! . . . ')
Milita comodìa dell'ardito Notar Trin-
cherà, — D'Ile altre commedie in dialetto, noto /.</ Se
v, ridazione napoletana delle
lime del Molière s). K duo. untilo balle, ne com]
naro Antonio Federico . i ; tìtoli U Birbe e lo Cu-
"atfjrc J). —
La iia dell'arte occioh*. Lo miserande
condizioni, alle quali rei ridotta, Bono descritte, con molta
, nelle -V I ioldoni. Quelle relìquie di un
accenna 0 Quadri •
c«nto o su quel gusto, erano specialmente restali nell'uso
'j Alto IH, w. ultima — In uua sceua antecedente (111, se. IX), rii-liie-
àmiù d' amore un giovano giA ammogliata: Sa conoscici lodi i
fallace — dice — mi preodereati per moglie!
tallo. V. |-o" avorii.i dole mogliero?
Ftthta, Con li miei lecred fhrrla che fossi solo sposo di me.
Le. Che rapisse fa l'acqua tofania puro f
Fé. . CSM ledi* <:l lioneate!
Kra quello il tempo degli avTelenamentj coli' acqua tofana, e della
*) Orarci tht torna di Tofano Rotontiano, Dod.4
■ Francesco Carafa Principe di Colubrauo. A JSnapofe a I"
Oee Musaci, 1720- Ln ded .ala: Antonio l'or p ora. — Nelli
□ il ma. segu. 41. 2, l <■: Lo Spacw trTinàitorc Contmc<i-'
fr lo S," Tofano Koi-mlinno.
n<l<; V. 550.
— B80 -
ri«-i commedianti pubblici — 1 quali rappresentavano
i Napoli, al solito. Non biaogna immaginate cha i
Fiorentini e poi il Nuovo d »ero sempre opera in mu-
... Molti ntirrrnlli, >• forse alcuni giorni dada setti-
mana, orano dedicati alle compagnie degli istrioni. I".
oltre quei teatri, i comici avevano anche delle sedi prov-
visorie. Cosi sappiamo che la Con
'''ardi, il 1712, domandava <Ii poter taro « il solito Bal-
chetto per rappresentar commedie nel Casino fuori la
Porta deOo Spirito Santo o '). Cosi, egualmente, tuoi
porta Nolana, fuori Porta Capuana, si costruivano d
tri estivi
Un amico di Niccolò Capasso, un tal Filippo A eh
il Capasso chiama \fcrbetto, era innamorato di ime
mica, ili'- a nenie disimpegno la parta di Lucrezia,
in ima tragedia, intitolata il Aneto, l'appresemela fìiori la
Porla dalla spirito Santo
Mori. oifi> mio voli-li piglia na •
B la volea spasi ISo;
1'." già java ammanBnnoee lo stigli".
Co tuli" ohe ne' <■ posta ed ò amoca^h >
«.'uauiiM. clifd'Jr- .' — Nini no momento squaglia,
E sotito ih : '/lifij'j lo nifi
il quel 'nibbio fu un certo Marchi - P, .'in- la poi
0 a Nisi.la:
Tu, ninfa, Un starraje ncoppa n no scuoglio: —
sfa Mortici i.i mio •Imi.' a In nìglia,
Ohe non su elio no fa de clùllo I »
•) M \rrh. Munii: . T. XIV, f. 141. —
itomi «lui di. Capono.
*) Arcli. di .SI, Teatri, f. la — Suppl (1754) di (Ha* d'Amato.
'> l tu '-ii i>. 36-0. — li i'... don otti
i(in i t:-ni| i. poni -li '..•! Ni:-i-ln. V'alia lombo di qnost
li* MOO D li MaiJouua d*»i Sotti- L'olori.
— 2S1 —
Antonio Fiorillo, che facevo V innamorato in commc-
U;>, ed era capo d'una compagnia comica; Placido Grani
Bua i migliore
m Me ili e app tifare ■ • ' «iacomo Ristori,
mamoraii p icomico; Pietro Spolverini, Pari-
li glie Ann:), delta la i a
!i recitava braramente da
to col Fiorillo, e una sera, tuffa un tratto, p<
dal teatro, mori in un ospedale;
Wti Uori trovo memoria che recitassero a Napoli
ri primi decennii «lei secolo ').
I Jn bra Ho era Giacomo Ragi Uè « aveva —
dice i li — un raramente mar-
ioì discorsi arano sostenuti da frasi alto ed
{gio d'invincibile guerriero ».
della * \ in hi poi in Francia, nella
ia chiamata dal Reggente e diretta «la Luigi Ric-
Jh una iche . che recitavano bJ
quella comica l a , eoe Fece gl-
ia lesta .-il pittore Domenico Brandi, secondo narra
Dominici, Egli se ne invaghì fortemente, « e molto
a ebbe a BotTrire , perciocché, essendo eBa in
i e la prima dello compagnia e che assai bene rap-
inava farle regali adeguati ;lI boo me-
tto, per avere il ravore 'li visitarla.» Quando Ortensia
rapoli, il Brandi la se^ul a Roma, ad Ancona,
M ftarloli F. A . parrim. ad noni.
») tortoli F. Notili li. 102; e Bartoli A. Segnarla Pwfc pag. C\1A
— Il Ragozzini non dorava far parte dui lu compagnia; ma con
a Napoli un buon .*i-.
ottenne b prefarema. 1 duo primi anni i con pa mode
idatfiio a Parigi ; a Rngoz/ini « prit varroue tft At boaucoup do dw-
». v, .
19
82 —
sino a Venezia LÀ, vedutosi tradii i e pre-
feritogli un Giuseppe Antonio de Lai . che
ani to' et
. perdette la pazienza, cario ma d'impro-
perii a se ne torna a Napoli. E mise I
Chi non i queir allegro viaggio, p<
già, con una compagnia eli comici, che Ca □ Goldoni
ci descrive in uno dei primi capitoli «lolle sue Mèmori*
il braV omo, dir Ila compagnia, a i nervi e il :
[< prima amorosa, e la s< rvetta, e i gì
e lo j al dottor Goldoni, e il suo incontro col li;
lo, enfi ppo rabbonirlo? — «Su oe sei venuto
qui ' Per mare. I !on chi ì -- Con una compagnia di
comici.- i Padre mio, sono gente di garb
i ime i chiama il direttore f — In is id . e si
chiama Fiorinolo dei AG ini Ah ! lo co-
'■ un i n ■-■ i \ * uomo : i ecil iva 1 1 parte 'lì Don « »io-
vanni nel Concitato di Pietra. Si mise in testa di man-
giare i n ni, che appartenevano ai
ecco l'origine del suo cognome.... a a)
Fh 'lei Maccheroni era napoletano, e fii
il 1720. Recitò per un pezzo a Napoli. Agostino Fi<
il famoso Tartagliat ntava a Francesco Barti
gesta m<> niche di Florindo. La sua
. che gli fu appi< i nel sopì
dimenticare il sui vero i ime. « In alcuno e
■ ridicole '•■ dove la mensa aveva luog<
loro appo ì macchei vano da lui
<i voratì, non che mangiati, Nella tr Gran
Coir i ben conditi n
abito e mai iza soggezione alcuna in o
D i' I ". e iv. 374-S.
«) l&nurfa Piala is-20. P. I, Cap. IV, V. \ l. VA I. 2
»■
« i
— 283 —
.il. i -il Goldoni lo rivide poi, iulorna al 11
' : arie Veroni Io v»
etifo, i da re noli;» tragedia e d
>,■'/,■ noi . ').
Alcuni attori 'li maschere napoletane sono inane ri-
, morto
IO; Nicola Boniti , che faceva il (
Un Sii-
l secondo Zanni, ••"! nome «li l'au-
tor Chi* -iit"
,u' e portava certi i
c"iaJi (ondi e concavi 8).
Qu popolari. Ne! Largo del Castello,
upi, i casotti di legno , i banchi dei
ii questo V n I Latro
oinci ad
■ posto SoUo I
'- I \ rimili.
di S. Giace
'4,,.-t forn da quella, che Ita ora. Nel I
indo I dalla Sicilia, il Pai Mi-
ste dell' edilizio \i. Accanto
L*l-i ci ,,a sotto la •
terraneo, che fu
del Futuro S. Carlino.
I uia di quel teatrino, ia una supplica che
;. i quaranl
:omedic in quel
l,",«i'i in ogni gioì Cosi, dunque, risaliamo al 1719
1. cit. I. 107.
ari uuin. Cfr. i. VI.
*j ;, mia N'.'i». S oy. Ri ile,
iUto, Teatri, ( li.
— 284 -
In una supplica della famiglia Tomeo si dico che
tanti anni dai loro antenati o dai supplicanti
lo tenuto raffino e l'impresa o '). Ma i tanti ano
mia frase molto vaga; e non con <•
aginariH - <]i-m ..inin.., fin da questi tempi, uno
famiglia Tomeo.
Che cosa raj»i ie>ontassero questi comici ò un |
BcOe detoni Btnzi d ogni boi I
mone relative. Probabilmente, comi1 -i :
teatrini minori, storpiavano un po' di tutto, afa il li
neri ilare doveva essere la commediola d'am
Irimonu col Pulcinellax il Tu , il Colo, la
ihia /.!■:<: <> Pepo,* E, in quegli attori volg
la vena comica, che rese poi famoso il k-
L' estate andavano a recitare mori Porta Capuana, ..
alcun ahro «lei posti, che sappiamo. —
le vacanze del carnevale 1703 si Coli igio di i Mi
l»ili — elio bel salto da Porta Capuana al Collegio
Nobili 1 — , i convittori rappresentarono la
Dramma traffico per ti "-'). Solite prove di stiu
e esercizii svariatiasimi: minué, sebi iti b
salto del cavalletto, giuochi della bandie |, Citta
nestra Tu lì. Giustino Garofalo dei Marchesi della R
Oreste, D. Berardino Cappa dei signori diTussi e O
piato; Pilade, D. Domenico Luigi Barone dei iri di
Livori.
Trentanni dopo, ritroviamo Don Domenico Barati
i d -li Liveri. ^* era, senza dubbio, cangiata
'.i ivi — f. H.
*J In N-ip- ]• ifcri, 170 ' — Btbl. /una. mia.
3J Nel libretto wMio iiiiii <li lingua i'rnnraM a
1 •). ! i OMfllflM . UBO di M' louo-lli), iiiìo ili .-m-iliulo, i
horoMi uno di hallo iranc***. a
dura, Btl corpo imeg-aauU' 1
— 285 —
Iti Bgli ; povero <li fortuu t,
i * grandi strettezze e difficolta. Ma il convitto
■ le , era diventato uno dei pio appassì i iati
1 ili .'Hauti .li drammatica. Nella sua terra di Livori, pw
i intorno a sé una brigata di gente,
■ nv:i nella dedamaz 'ila rapp izi me.
* -•-• com h • fa» ■• ■ il e, 'li a u ip
« Mtì r.i\aip> molti >ri da Napoli, e dai luoghi vicini *).
l*- tuni uè | », come di - •
XVI.
" Nàpoli — La Didoue abbandonata, —
- hì'jil'i Caratale impresario - Cronaca — Teatrini
doperà buffa — Rosa Allenirli— La star/ione 1733-4.
postolo Zeno, fu, come si suol dire, Va; del
a comparve un po' pia tardi , o
l»c*t,t,, a Napoli, sul San Bartolomraeo, Ó L7384.
'ii.it,. Melasi i -i •, poco lopo la morte
ina 1 1718), speri orata la rio -ii.-
•• viir](.iiM i;.m: a NajMili. A Napol >nciò
■mi un paglietta^ odiatore di poeti , ohe voile da lui la
promessa solenne che non avrebbe scritto pio versi, I ' i il
la prò me q tu data,
l) Il ' ' V\ diceva : « .... ben raccontando-i ogni
ilaniii i [ii. 1 1 citta d'ararmi plij rotta (armilo sai mìa
i aitali cou proprietà....» — Ttatri,{, 7."
I-Ilo Opp. (V.-n-via. Zatla,
! le »g.) K I I
M.fltW«»
al Hai 1772, 75, 80) : a Non
a»*fc incognito il prowlluso more del Poro P : ino no ao>t|>i-i i
— 286 —
dovette più volto violata. Il Motastn
il 1720 l'epa 'li D. Antonio P
itili Principe <li Beino ri D. Anna I
pelli di Sangro. K. per la si
nata, che dedicò, con K-t t ir
n. Marianna Pignatelli, Contessa d'Althaon ').
Il -j IT-.'!, ->i doveva ed
della nascita defl' In i • Elisabe
. e tulli speravano, o professavano .li sparare,
dentemente, che facesse un figlio masi i
no. Oli se foa
ebbe avvenuta la guerra di suo
Il Viceré di Napoli, D. Marcantonio
dunque, celebrare con pompa maggior.' del solito,
fausto giorno. E conoscendo qualche ■ oc ài
pensò di affi I i rincari)
lata da musicarsi ; «• In man<l<i a .
il suo pensiero. 11 Meta die prime, disse di
non voleva mancare aHa pr imcsi
fiali' altra promessa fallagli dal Viceré, che il D
r autore arebbe re igreto, accettò, • cri
gli Orti Espia idi,
cu oh
parte di Venere fu cantata dalla w III,
Rómanlno, che ali) ■ itiolu
('.. B. Pmacci, Antonio Pasi, Antonia Merigl
n i
■
T. VO, p. X" K)— Del t: . i ,
legali-. !•'. Imim notai* che M i i utl'oUi'u rh
n'ariiiaava l>
(Jaliaui : I
.. . -
') Fu stampalo il 1788, Napoli |.tv*-o I>. \ 0 S'icola
— 2X7 —
• apptau • quella n pj
o. il
i i ncìpe Borghe
da Roma. Ma nessuno ci credeva. La /
ertii. ch'era Heto del trioni i e curiosa più d'ogni ali
re la ve
[no Meta
il.
no andii.' i biografi. •') Ma cono i va, i ■
che se ne ignoi , Be il libretto degli Orti
o da una lettera di dedica del 88
IO 1781 alla PrÙT BOI W taOtO «li liiMi.i.
06%.
i Comunque sia, l'importante é questo, (jli
'io la Bulgsrelli b P
Tra l'illu e e
! me, latta, un po', di
'".d'amore, li Metaslasio fini eoi lasci
; ! _'li studii di legfl ila tanii-
^ colla Mai Domenico, il marito di
I i ila quale si trovò pori s lineila, che
ii gusti. Poeti, maestri di cappella,
Oir*tuo$i illustri; il Ver! 000
■ ''ridi Componimento drammatico da cantarsi in otxa-
i in. t ,i/i.
■ ■
ltorghcs* ecc. D«d. a I). Mari»
noli Barghaac. lu Nap. MDCCXXJ por Frane. Rùttianto, -t..ni|.. .1.1
Bea] PaU/. io uaapsee alcune finora: li •■u.v.tmiìi 1 ' -■ . ; > [ ■
tUIs Mia o palco, il rinfresco (diremmo udì: il buffet). Ila. allo Hiiil.
ino.
■. la aeconj
■
,-ura ilei Caini" li 1884 -
giusta intuizione storica, ta fa rivìvere in alcu
pagine2).
Il 1722, anche pel 28 agosl
r.iniponevii {'Angelica, musica .1,1 Porpora ■>. Le
di Medoro Ri cantal i da un giovane diciassette
nome Cacio Bronchi e 'li soprannome Farinello, i Iw
minciava a farsi l'ama a Napoli. •) Cosi il più gran a
tante o il più gran poeta teatrale del secolo Wlll ,
ino insieme alla vita dello scena. Il Mefastasio, net-
l amicizia che lo legò poi, por più di cinqui ni, ed |
Farinello, non Lo chiamava altrimenti die: caro geméU
gemelle adorabili', ecc. In lì lettere, me ■! /•
tempo passato insieme a Napoli iva in dù
poletano ! m
Nello stesso 1722, fu recitata la Galatea del Metastasi
in casa del Duca di Monteteone, ') E, sempn pi I gru ■
mondo napoletano, ci componeva gì epitalami] p
nozze di Giambattista Filomarino con I>. Maria ViO
Caracciolo dei Marchesi di S. Bramo 1 172£), o per quelle^
<li 1). Francesco Gaetani dei Duchi di Laurenza! io
D. Giovanna Sanscvcrinod-ji Principi di Btsignano I
l'arnia, dopo 9 Carnevale del L783, la Pausi uà, ricon
parve al San Bartolommeo la Bulgarelli col Nicolino
sio, af
') Vtìrnon Loo. Il Settecento mi bdfoj Milano, DuinoLml, tHHi. \ ,,!
p. 34 e Kg. dalla inoslutira IndaJBOBfl italiana di .,
I M 'i. ] . B .•ìtntUi, n-ll.i ■ it "'I. 1 1 a j mietati
T. \lll, p. l \ il. Fu rtwapM* per Peliea Ma
5) Tolgo questa notkia da uua noia dui Odala «l'Alai -Ioli*
Lcttcr- del M'-ia«ta«io (Vienna 1795), riportai
lì, Lor. I.n,.rKna, 1865) p. T.ll. 11 Flottalo, O- C Il,
olio il PuÌImUd I uitaaiw in-HV
mciiLi '• •■ 1 1 i<- ni.- illmt -'i
•) I.ctlfit disparte ecc. od. Cardilo i , cfr. |i
cembro 17-tR. 6 adombro 49, I 00.
•i bUttai, 1. d.
■
■ in,, i -
— 289 —
coli' Annibalino, cantarono nella primavera e nell'autunno
il Sifacc . cX Amare per regnar e del Porpora. —
M.i, : . un'altra ignia si trova al s. Bar-
t« » >gH uomini Antonio Barbieri b G. B. Mìni
le donne Vittoria Te-si, r- ■ i . a Pieri, Livia Bassi, Anna
Maria Mazzoni.
11 Metastasio, intanto, aveva compiuto un dramma
la Romanina. Bra, nientedimeno, la h aia.
il, nel del 172-1, i'n rappresi r] s. Rnrto-
lonimeOj con musica del Sarro, colla Bulgarefli che beava
Didone, col Nicolino che faceva Enea, ') — Il librai
la Francesco Ricciardi, e distribuito la prima
sera, era dedicato cosi al Cardinale d* Alllianu:
Eminentissirno Signoro,
I presentare all' eminenza Vostra questo drammaii'
poni me n siamo co lo d'una
volontaria offerta, poich< . per snare il medesimo nato sotto il
l'-i bellissimo go\ ii iim, io appartiene come cosa propria, non come
nostro tributo. Possiamo però giustamente sporaro che \t do
unii ii Svi, ,,,■ suppliche l'Ii procurino Q ln-nigno oompatimeal
dìo dell' Eminenza Vostra, sicuri che, dove cto avvee
'"vni anche incontrare la pubblica approvasi) ne I d al bacio
I protestiamo
di Vostra Eminenza
Nicola Galtibm, Aurelio oel Po. *)
'• "\l.ti.i, ri. II-LXI, dia ebba lo notici . PriU'
éfommat. j. mollo : A
tiO n-ll" wniu XXXV, „. 19, 1S febbraio
Paris,
*.»-■» p. 214) la dicono rappresentata
0»*u • il Pui i i< Ili, 'i ilio ohe li ''ni
i icrircre il dramma < ea tal
ibìll il [in 12 tg.
um racroltiua • 1 1 lottera !■ riproduca* il Carduccio, a \>. 4'Jl-5.
— 20fJ —
Questa rappresentassiotie segna la prima data gloriosa
nella storia del melodramma italiano e nell' opera di Pietro
Mu1:inI;isÌo. — (Jlii può immaginare l'entusiasmo del pub-
blico napoletano al sentire quel dramma rapido, chiaro,
logicamente connesso, senza inutili buffonerie ; dove lo
situazioni sono cosi argutamente scolpite, dove lutto ù
detlO COD mirabile eleganza e facilità e lei ietta ? Quelle
sentenze, quelle espressioni, lineile risposte, calzanti, epi-
granmiaticlie , divciilarouo soluto popolari, passavano di
bocca in bocca. E Didone — Bulgarelli innanzi a Iarba
(Annibalino ?) col suo;
Quel che ora ó don, può divenire omaggio !
{Coni* aliterò è costui!) — Siedi e favella
Arbiiee. Qanl li sembra, Signor t
Iarba. Superba o bella !
e I" arietta:
Son Regina e sono amianto,
E T impero io sola voglio
Del mio scettro e del mio cor !
e l'altra di Iarba:
Son rjual fiume, che, gonfio d'umori,
Quando il gelo si scioglie in torrenti,
Selve, armenti, capanne e pastori,
l'orla seco, nlegnu non ha ... .
e Enea-Nicolino col suo:
Io sono il traditor, son io l'ingrato;
Tu sei quella fedele
Che per me perderesti e vita e soglio;
Ma tanta fedeltà veder non voglio !
ai'j
— 291 —
Tutta quest' ultima scena — scena cosiddetta della ge-
losia — fu suggerita al Metastasio dalla stessa Roma-
nica. La quale era grande attrice e' rese efficacissima la
parte di Didone. La musica del Sarro valeva poco. x) —
Alla fine del primo atto, dopo il soliloquio dell' Enea-Ni-
colino, e l'arietta:
E intanto, confuso
» Nel dubbio funesto,
Non parto, non resto;
Ma provo il martire,
Che avrei nel partire,
Che avrei nel restar!
**' rialzò la tela e cominciò il primo degli intermezzi
^>ufrì , composti dallo stesso Metastasio e cantati dai
"UfìR del teatro , Gioacchino Corrado e Santa Marche-
sini 2). Erano le solite scenette della vita teatrale : l' impre-
sari o Nibbio, che viene a impegnare la virtuosa Dorina,
"tee questa:
Ilo quattro o cinque impegni ;
Ma vedrò di servirla, ove m'accordi
Un onorario comodo e decente!
) ^lattei, 1. e. — Della musica del Sarro esisto la partizione nell'Ai--,
eluvio musicale, cfr. Florìmo , o. e. — Sul buon successo della Bidone,
ffr. a»icuo Yita cit. p. 43-4.
") *-*llo siano del Metastasio rafferma con qualche fondamento il Mattei,
1- c- I*« LX, e ancho Man. per la vita del Mei. p. XLI-XLII. Vi sparse
?u dei dubbii lo Scherillo. Si. leti. op. buffa, p. 105-G Quanto al loro
vaio**** , essi sono infìuitameiito superiori agli intermezzi eoliti a quel
l.-iuV** : e, se la forma letteraria non parve troppo elegante allo Sche-
|.\\V'>» « da considerare che, pel loro stosso argomento, debbono riprodurre
^ct^ e frasi del modo di parlare corrente, e tutt'altro che elegante, del
— 292 —
E, alla difficoltà dio non conosce la lingua del paese,
dove dovrebbe andare a ruiitare, Nibbio la rassicura, ri-
spondevi, i :
■
11 libretto non dove esser capito;
il gusto è ripulita,
E non si bada a questo:
Si canti bene, e non importa il resto I
Questo per le arte; quanto ai recitativi: '■
allor, com" ella sa.
Per solito l'udienza ha: di ciarlare I
E dopo . il secondo atto , quando la Bulgarelli ebbe
r: il italo :
.
Va lusingando Amore
Il credulo mio coro;
Gli dice: sei felice;
Ma non sarà cosi . . . .
ricomparvero Dorina e Nibbio. La prima, in abito da
teatro, litigando coi sarti :
Quest' abito vi dico che sta male;
Da Regina non è, non è alla moda;
• Un manto alla reale
Deve aver dieci palmi e più di coda!
Nibbio le fa cantare per prova la parte, che deve re-
citare:
Sarà per me bastante
La parte d'ascoltante;
Questo il cerino sia, questo il libretto;
Faccia conto eh' io stia dentro un palchetto.
— 203 —
L;i done fu, quel die si dice, un ai
i, Si ripetette Della quaresima seguente, con ap-
pbui ino hi recitata a \ e
io la musica del Sarr i, e a I m quella
riatti. !i li Metasta che partisse subito per Roma
con la Famiglia Bulgarelli. *)
i al novembi la BujgareOi non ni i
teatri 'li Napoli. Albi grandi cantanti ricomparvero;
su* astri maggiori, Farinello, e Vittoria Tesi, virtuosa
('i s. A. Sci-."" il Principe Antonio di Parma; e poi Diana
•, virtuosa del SerJ1»0 Elettore di Baviera . a Giovai)
e Anni Strada, detta la Stradina, e
i r-r.i lYrliri ili Fircu/f, C Amia Gì] ili Rolo-
r'i.-i. casco Guicciardi, virtuoso del DucadiMocl
Mei 17 nozze ili n. Andrea l Duca 'li
aracciolo dei Marchesi dell' A-
itò il FtorindOf Tavola boschereccia *J
j)>>r-t Ui \ resechi iche Diana nel Prologo.
j-'I'jritid'), Carlo Broschi, detto Farinèllo. Gli altri pi
p*£gi, la Vico e la Guglielmini.
v) Mnltoi, I. f. p. LX-I.Xl. — Il quali . I mo-
•«•rilla di un cootemporai iunge: « Si avverta ohe ri I li
•?n i ipolo in Napoli «li far li- "i> io in tempo li
Q'ureeimr,. in questi tempi, i i. i ■ ■ s >:-'• piii i"'iolli , non ai
K pur non si v. 'l'ili i [noll'etil P mio sistema di
amlar* al teatro collo «tesso niodf^i dia ■
une ». 0 bravo Mattai, la tua estetica ha ragione, ma il tuo buou
muso ha torto! — Pel reato, confisso che 11 coso dello bidone e unico,
a mia notizia. Ni ito e in tutto il settecento, iu quaresima i teatri
crann aolo recite d'opere sacre. So- 1
Coni Pallente, cui si rifiariace il Mattai, a quatto punto ricordasse male
o volani o dire che l'opera si ripetette 'lopo Ouareaimn,
*) Secondo i signori Glement et La Mousse o. 0. p. ^1 1.
J) Da Roma b datata una lettera dal 15 eettembre 1728. — ;
docci.
'I II pruaso Francesco Ricciardo in 1. — Ardi, mus.
— m -
I .■• trilline splend
ri succeduti il Senno, Nicola Galdieri ed Ai
doJ Pò. Ma questi, come lutti gl'in i splene]
contentano il pubblico, oe uscir* io male. Mali
o questo punii, curioso, elio Aurelio del P
debitore dell ma di ducati duemila alla
eia Strada, alias Stradina, Don ai indo modo i" :
disfarla, la contentò con prendersela p r moglie,
illa cau q deOa celebrazione del matrimoni
lima faina! ». — In la ni , la Stradina
ÌG abbandonava i t- otri, • ottoni
por dispaccio vicereale spedito por la Segre Sta
Quei era sui rogato nelT im ti S. Bari
D. Angelo Carasale. ')
li nome <li Ai ale 6 un
mo, dunque, di vedere noi suoi principii il por
lo portava. — Angeli i ' ar i iali ■■■ a uni lo i
pilli lavoriti ili quel Viceré, Cardinal d'Althann. L»' cri
nache del tempo ce no raccontano la vita e le {
Figlio di un ferraio) aveva attesa egli
anni .-i quel mestiere. 1»' ingegn i versatile, d'ai
in lancal le , si venne man mano sollevando dall' ;
lavoro manuale, <■ pre appalti -li ferro, e fa
qualche fortuna. La guerra <li S«cil approi
Ramanti dell' armata gli giovarono moltiss mo. Il Cai
d'Althan pilo por lui quale)
affetto, gli dava continui incarichi: rifazioni de
dei castelli, accomod dei ':i ni, i;> i itatura <li ■
n/a casse, ecc.] e la Tesoreria, per suo ordin
omme in '-omo. Il favore crebb
. le ottenne finanche più
condannati alle galere e ai presidi! ; i
') Relax, «oprar. Ud, tllloa. — Toatri
. \ d ranesl i .: tonno a i>. I un figlio
Bw* « '. kBaterala alce un i
ina, - pregand ila di 03 di i-
1 H"' 'ii. che faceva il Vice (ansa di I
■ altri birbi, io.5)
*72 1,1 ili col da Laurenliis il
b . li' q
'andò il trienn spettava die il Cardinal TAliliami
ma venne la ricontai i uni-
ti se ne rallegrarono gelo
■\\ altri, « per tre sere reca lumi nella sua casa,
anche molti luna di • li ritratti dell' Inope-
torce dell e, i >tto, quello del Viceré, collo-
azza del Largo del Castello,
ttto sparo di fuochi artificiali ». E, al Teatro Nuovo, « fece
i «citare un'opera in musica in lodo del VI-
:■ scohai li ad i igni ordine d nza
(ini' del primo atto, fece d i molto
li rinfresco. » *)
Era questa una delle prime prove della sua magnifl-
8 e delle sue arti >.li colpire la fantasia, — Fallili quasi
ì Galdieri e 'IH Pò, il Viceré pensò al < '■
me uomo adatto a sostituirli. — Nel 1726-7, la©
. ili nuovo la Bulgarelli, i "I Berexistadt,
. del Re di Polonia o Elettore di Sassonia, con Carlo
.Anto MaddaJ< a ai , virtuosa
gannente ili quel di lia.
.-è tornare Metastasio. Nel carnevale
i del San o, il suo secondo
una: i! Su Bulgarelli fece Emira. — In una
") Cavo iy; t>l, N'-i.'. Ini
.1. Ul. fa). 66 oif-c iU unu Cromie I . ]«ss. dal oh.
r. 1U5.
1700-30. n... rii p. 50
— 896 —
lettera dà Vienna, del 83 rebbi asio ri-
cordavi ici .li aver veduto insieme a Napoli •• la
prova della commedia il Citiso* -li)
i dell'abate Belvedere. ■■ ') Credo ci 'ita
appunto il 1727, perché questa data ha un manoscritto
napoletano del lampo di quatta commedia. ») — Ma, ri-
partili, né la Bulgarellr, né il Metastasi rividero più Xa-
L —
\H giugno del 1727, il Cam tenne uà bi
Viceré, che ordinava al governatore degli Incurabili,
D. Gaetano Argento, d'esentarlo, dalla stagione ute
io poi, dall'impresa, perchè era occupa tos
partìdes afa hierro // '«
Marina, Plnzus y tren de Artilleria. Naturalmente, SÌ
obbedì al Viceré, e il teatro fa fittalo a Salvatore «li No-
larnlcola, che non si obbligò di taro altra spesa per In
opagnìa se non quella ili B000 ducati e/per ogni opera,
«due DUOV6 veduto solo, una fondati! o l'altra oorta. «> aJ
Nel 1727-8, il S. B ui oh anno ebbe la Giustina Turcotti,
Antonio Barbieri, virtuoso del Principe di Darmstadt, e
la fiorentina Barbara Stabile, dette la Bare
Noi 88-9, oltre il Barbieri e la Stabili, vennero Giovanni
Careatini, virtuoso di Cam Dura di Parma, An-
ioni.. Bernacchi, virtuot ra doli' Elettore di Ba-
viera, e Antonia MerighL — Nel 89-30 con ('«. B. Mìnelli
■ i 'i Barbieri c'è di quovo la Tesi, conia Ma la
Pieri. — Nei libretti si cominciano a indicare anche i ili-
rettori a battimenti o dèi giochi gladiatorii , o i
mar ìcherma, enteindis • tile dui pi
') Lttun .... Nap. 1860).
*) H natia biblioteca VolpioaUa a ne ho arato noi
gnor Loigi Vo!|iii.'ll.-i.
i R«L ■■ii. OUoa. —Il dispaccio •'■ oall' \rebJ*io dogli ti
appunti .ih, ah gg giugno ITSì.
— 297 —
teatrale. Cosi Nicola Gigli, Matteo Zaccaria, ecc. ') —
ora i soliti, d'autori innominati o iono-
;■ aspettare sino al 1730] : e 'inolio,
quarto «Iran, ma del Metastasio '. Vi dm
i andrà a Vie
■ ilo, e, dissipando tutte I altrui .
\ tutto il secolo, unica luce, la sue. — Qu
ìi, siamo ii. ii;i massima foga ili produzione
: opero del Porpora
\ ■ •■\. de) Leo, del Sassone, del Pargolesi
il' Ezio, Esìq fu Carlo Scalzi, Massimo, Francesco
rolve, Vateniiniano III, Elisabette Otturi, e Fulda, la iV
! : CUZZODJ Saudnui, rivale illustre della il-
a Bordoni. La Cuzzoni « se distinguait sur-
itti ilaus le ebani pathetique et d'expressù Idove
Bordoni «avail une nobili aordinaire daos l'oxé-
I aits brillantsel difflcites. » Jj I primi decennii
secolo decimottavo sono pieni delle gesta della loro
ro del Po , figlio del pittore Giacomo, • contro il
li da Niccolò Maria 1 1 da Bar-
de Don. con Alessandro Galdieri Min-
lei S. ; lai li ilo mica il 1780, i r lutti e due>
i sostituirono Francesco Ricciardi Q «'ari. Barone,*) li
":,i. la Sallustio lei Pergolesi, col Niccoli i
i< li:, la qualo si i ice applaudire specialmente par
a: Per ■ . i:, dopo, il Ricimero, anche
tib. delta Caduta dei Decemviri [1727), dui aitano (1728)
1 'I terzo, il Catone im fa rappr Mutato i Napoli pih tardi.
.. passim.
■ -, 308jg _ NeU'Arcbivio degli Incurabili I l'iati-
nano 1730 — per 3 noni e D. 2718 tonili.— Bcfr
N
— 298 —
del Perg dia dod piacque, corno p<
la Sallustio. l) — Nel novembre 1732 ai rappresentav
('ninne in Uticade) Metastasi», musica del Vinci. Cesare
ora la signora Lucia Facchinelli! Mursia, Faustina]
doni-Hasse, Arbace, il signor Gioacchino Conti, atti
del signor Domenico Gizzì , il noto (li zzi din,
CafiarieUo e il Farinello forma la triade dei grandi
prani del secolo XVIII. Il resto delle compagnia i ra
pìuto 'lai! 'i i Scotti, dal Tolve e dalla Massoni. ->
tesai, si dava, nel carnovale 1733, l'Ari mu-
sica del Vinci. — Ma i terribili tremuoti di quel tempo fe-
oero mandar fluori al Conte d'Harraco il 15 gennaio 173:?
un bando, ile, per pubblica e privala penile
a supplica anche degli Eletti, si proibivano! «per lo Im-
minente Carnevale, le pubbliche e privai ■ i aedi) . k
ibi i. idi Re 'ini anche privati, permettendo solamente
i quattro Carri coi loro soliti accompagnamenti ....»*)
S'era appena recitato per intero il Cat" > , e
ratte poche recite del dramma seguente. *)
vi Prigioniero Fortunato del Pergoleei, dato P
st<. 33 pel Natalizio dell'Imperatrice, luca prui
volta l'Intermezzo: / a Padrona, I b poe
Gennarantonio Federico. E Incantarono Gioaccl
rado ( fini/rifu) e Laura Monti (Serpillo). — GV interi
consistevano in due brevi scene, a due personaggi
parlanti e gii altri muti, che sin
primo e del sec lo atto dei drammi. Nei melodra
del seicento le parti buffo — la vecchia nutrico, il pag
') Cfv. Fiorino o. e. II. (
"i l." i 1 1 1 1 .. ■ 1 1 - 1 1 1 1 • ■ hin-uttoà ignote al Plorino. Ek. Bibl. !
Manin il Fiorini.' il | i«art. prim.
•. du P. Mandai (ivi, C
') CbtUs. del OhnttaianJ Voi Vtf. Titola CLX. Pr. 9.
>l ii.-i. di dell i .:
— 399 —
f.-iloru il servo Bciooc i i il balbuziente —orano mescolati
ili* aziono. Man man", sulla lm<: 'lei BCCOlo , SÌ COOCen-
1 1 -■
ii .le! dramma. Sul princìpio dal secolo dei
%.►, ne divennero affatto indipendenti. Il Sadduracne e
I .. .1 il Federico Eun ino tr 1 1 principali scrittori i
Il coi •■ press simile a quello delle do
. Nella Contadina .lei Saddomei ì più li-
ne è un contadino ricco e goffo, che fa
I r amoro con la contadina Scintillino, che ama un altro,
li strappa regali, li> biuta, b chiede sempre:
Tal). Cani ! .st-i troppo cara !
Scint. Caro ! sei troppo avaro !
«Questo neii parte. Nella seconda, Tabarronecon
ui» suo servo ed alici, travestiti dai bareschi,
>£liono rapire & . 'In' vaa iml-ar'-u-i ••>•:
ppa, e Tabarrooe sposa Sclntillina. — L'in-
taeccio delia Serva Padrona — la serva 'In jpo-
dal nadintir — /• abbastan/ I al. ripe-
e, qualcuna, imi
lalla musica. — A Napoli la parte bufla d'uomo i
i ! ! ita |> T i in a quaranta anni «la GÌ
do. Ma mutarono le compagne . d
■ ani, ai tenenti, vivaci o non r
larant' anni. Dal 1711 al 24 fu la Santa Marchesini;
rial 1721 al ;',1 la Celeste liesse; dal 1732 in poi, la Laura
Monti. —
) pia fecondo d'opere bude, dal 1724 al
fu Bernardo Saddumene,* la Vecchia sorda
(26), li Bai Ila Amai'
■I. la Rina, le Z\
, li Morite a ' <!<■
- :too —
. fa (84). Tommaso .Mariani , romano i
88, con la Cicisbeo Caffi aio, e prosegue ■
dòpo il 30. Quali ii" ultima opera -1
il.-l i'i-.-n|,M, iioiroiiva, si rappresentò I 39, P 87,
Il L790 appare Gennarantonio Federico, con d FV*t-
fetfo, »! prosegue con hi Zita (81), I* Ippolita
nnamorato (34) '•«•<■. Si
carattere bastardo, che prese l'opera buffa,
per opera doi Saddumeòe e dd Mariani '>.
I e ) :■ ino, furono Riccardo Rr<»-
I trofico, Giusepp ■ Majo, M
chele l • . Costantino Roberto, Gaetano Lattila,
anefae, talora, il Leo e il Vinci a il Pi I
[QO OgU attorce no ai Fiorentini e --'I Nli« ■
uomini Simone de Falco. Girolamo Pi: li R«
mantello, Giacomo d'Ambrosio, Ai llpi
Giorgi, Giuseppe Fiorillo, Francesco Tol ve, Carmine d'Ar
brosio, o lo donno, Ippolita Go cornine Ferrara
Marianna Monti, e I.anra Monti, e Lai]
ti mia Colasami, detta la FaU
irina Politi, Maddalena Gerardini, detta la S
Sani acci, detta la Santina^ Rosa Aìbertini
1 ima Pozzi, i
-l'ili principessa Strangoli Pigna -resa de Paia *
ima Loi i,r
Margherita Pozzi, Marianna Ferrante. — Vario di q ■
che facevano Io parti toscane, erano forestiere, e »
romana Ma anche le napoli
loM-auo, storpiandolo alla po>ri:io. Al I PfltfS
li compagnia o era lo scarto degli altri teatri, o era
mata da persone della pe^gior condisio]
») Ctr. Bekaritto o. e. — Mancano al Pie* i I Ptutonila
tuia, ili T. Mariani, bui». >li 0. La<lt>l (Teatro Nuovo, Ann.
e 1 '.l»iorr mette sùinu, mus. Leo (ivi. pi Ugni.*
— 301 —
ri il<\i>li imjìi-c.surii 'I. — Un I
i venne e turbare L'aOegria dì queste rappresenta/'
.. quel dietroscena di corteggiatori e amanti, ■
buio le facili canterine d' i ip sre buffe. I .-• nny
i Sun Bartolommeo, specie le prime pad ano più
in alto. Ma, noi teatrini, virtuosa e meretrice erano addi-
rittura sinonimi, Nel carnevale del 1 7^'j, ira le donne
che recitavano ai Fiorentini YAmtnore va ■■>/>■■ mu-
sica 'li Michele Cabali irano Rosa Aibertioi, detta la
j k mene le Trentossa, che Ricevo la parte di Cau-
te, -"li i ■■ wa quella 'li
Ferrante, La Rosa libertini ora Bglìa naturale del Prin-
imitUe libertini; molto giovane, da poco
comparsa sui teatri. Tra lo due, nacque rivalila (l'a-
manti, e anche di a tìere, n perche 1 1 Rosa aveva più
plausi 'lolla Glia eanto ». Qu iroò 'li feria
sfregiare, ma non vi riasci; la /'■■
mano e fu solo Leggermente ferita. Per ordine
/io è, fu imposto alle due canterine mandato di non
i .. I . tuttavia, temeva e non voleva andare
re 'li notte, per evitare gli agguati. Ma il Vi-
ceré l'obblig'"' a continuare, e, por assicurarla, l
quando I >ruava a casa, d di( Sorte,
.1 i dui • quattro soldati. —La sera del i I
re rientrava, e la sua sedia (lettiga) si ari
mata dinnanzi la porta della casa, le fu arata un' archi-
bugi. dia con sei palle, una delle quali le
sul oilpo, I ba-
lorditi i dm? scrivani <-• i quattro soldati; e l'uccisore ebbe
■**£5io di fuggire. Il caso era crudele e commosse tuttL La
lei "'. ibi v l DM Bailo, 'ii"
v*»«mi <■ lìalbo, Angelo Vooola, I' ahi B ;«l
Mno, jI CwmoI de Sia, Qio. Vi» ■>. K. b'or-
1 ' ioo. — SaJ»o omissioni
— 302 —
Grieco, cui si dava la colpa, si ricoverò nel monastero
delle Pentito, 'i
L'omicida i'u Bcoverto Bubito! era un '. Giulio
... nipote Lei Razionale d< Il i I un tra Michele l arideo,
e parante del Giudice della Vicarìa Don Marzio Cirilla» Il
Lerro si mise in salvo con molta facilita. « Laoausi
d'impegno, a vi furono danari da spendere, riuscendo la
cause Etile masseria par il commissarioj bctn
e carceriere. 0 *) — La Rosa non I parenti e il
0 s'impadronì <li quel poco di roba, chi va in
casa* — Qualche tempo dopo, l'omicida pagò una eoa
in danaro per multai il ohe Ito credere che I isciato
tornare in tutta pace. E, del danaro, che ago, -i rifece,
per ordine del Regio Consigliere Muzio di Maio, il sof-
fitto della Sala della Vicarìa Criminale. Nicol
richiesto dal Maio di comporre lu iscrizioni, ubbo il co-
raggio di scrivere questi due distici :
I.
Suol dova de cono tni&ed i.i<|iiearia scorti;
Majus opus juaait, lultus aera dedit.
11.
Flora libi morieui murot, Urba Martia, fecit;
Tecla Ditoni rio-bis morta rettala Boaae. *j
Dico <-lie ci volle coraggio, e non -1 può non fre-
mere, pensando u quella giustizia 0 n quei giudici! —
') Cronncn ma. 1700-30 posa, dal Ca passo pi LOS
») ivi ,, 165.
») Varie Poesie tli Xityolfi Caputi ed. i il |>. 50-1. — Dica iu nota:
rfocta Rosa Trento»» Psoltria a quodani luì.
de Majo, « pMQnia, qua ili,; est mulctatua, laeuuur M. C. V. criminali*
instauratilo) est, eco. >
— 303 —
rato BÌ Capi >>ons mots , mattrais ca~
radere l —
oratorii, si recitavano con-
tinuamente in case private e nel CI ii s. Agnello
Magg 'i Cullici.) <ioi Nubili, e nella Casa delle Scuole
alla Duchesca, nei eonservatorli, e m Unni altri luoghi. ')
scentrato : ocora «lui lutto nei
•i pubblici' Ma questi, die erano luoghi secondarli <li
spettacolo Bn oltre li metà del seicento, man mano ave-
impre più importanza. Et Teatro di San
Bartolomraeo accoglieva il l'i alta società napole-
i Ogni nobile ri aveva il suo palchetto. ">
il 1783 n -i reatro ili San Bar-
tolommeo in una sera «li prima rappresentazione, girando
le prime
fami^lii! 'I. I l'.Lii'i Bavrebl • . in prima fila, {pal-
chi de! ('"ni- rii i i Principe <3i Crasso, del
Marchese diGenzano, del Principe d'Ischitefla, del Prin-
cìpe di Teora, del Duca ili Castelminardo. E, in secondai
. 'hi del Vicerèj e del Principe della Riccia, del Prin-
cipe 'li Colubrano, <1>'I Principe d1 Vvelino, del Principe
fli Stigliano, «lolla Principessa -li Belmonte. IC. \i;i ria, i
Duchi ili Traette, >li Gravina, <li CasteOuccia, 'li Moni
i Principi di Cardines, <h Belvedere, d'Ottaiano,
') Cfr. Plorino, Il 100. o jMufm altrove.
*) I palchetti erano « tenuti ii l a*in*nte e sn<n*a pro-
be realmente non imporla altro (Kn a titolo CM
una ondu/iotia |>oipotun, o i>ia n lungo tempo; ma siccome ([in <li <• ir-
ivorabile e ni può il ni -uinlii [n altri DOT <lis posizioni
tanto ■ he |v r ullirnji vulonl.'i, ■■ unii diftpOMlldO
«■redi ab intestato: perciò il conduttore o aia eenauario e posaeaaore dei
otti ti reputa e die.1 UMIlta proprietario d mi;»—
del 16 moggio l~-;i' dell'Uditore dall'I i Mar-
rtiaot sulla ijueatici no dal palchetto da] l'ina d'\.[u:tra. — Àrch. ili Se
! I.
304
ilda, di s. Nfcandro, eoe. — Nei d. '-■, primi
i i! palco della Vicaria; al n. 6, quello i
dell' Esercito. Al n. 19 eia il pal<--» delle canterine, •• .li
■ odono l'opere con i ili loro parenti e amici e, alle
mi. il-. I In .--.•■Minia lila, n. 17 e 18,
i palchi della Sania Casa. — Nella platea i eignori anda-
coii un certo ritegno, b solo nelle gerste «li pi<
Dei resto, le persone oiii non vi potevano entra
Nel 1738-4, al Teatro dei Fiorentini, Furono recitate Vip*
i- !', Frate nruvnmoratottee opere buffe
del Pi Lerìco, con musica del Conti, del Latina, di Giam-
battiste Pergolesi. « Federigo e Pergolesì congiunti in
medesimo componimento <'i Fanno riflettere a quel che
avrebbero Catto nel teatro ateniese un Monandro ed un
rimote< ss avessero lavorato <li concerta » ?) Tra gli
aM-»ii, far ce a Jurore una servetta buffa tata Mar-
gherita '■' zzi. Quanto 'lava da pena 'loie
all'Uditore dell' Bsereìto I — Al Teatro Nuovo, la U-isiila,
< musica dell' Orefice e Leo, e il Dm Aaprwio, con
niusiea del Mandni. — il San Bartoiommso era stato lit-
talo a Michele Palermo e Francesco Ricciardi, che liti-
gavano tra loro, e amministravano malìssimo :1 teatro. *)
Vi -i rappresentò il Prigionier Superbo d
ii Seroa Padrona', il Caio Fabrizio dello Zeno, mi
del Basse, e il Caio Marzio Coi Panati, mu-
sica del 'onii. Brano gli attori G. I'.. Pinacci e Ani i
Castoro detto il Castorino; e le donne, Giustina Ture
Anna Bagoolesi, Lucia Qrimani, Anna Mazzoni; e, parti
bulle, il Corrado e la Monti.
'.i Arab. di Si. i.' — >iM pi. ,iei prò *peC»
i in. ti., dai pvopr. ■• alio- i
*) Napoli Sigi.iMvIli. Vkm&a ««. V. Tà^K
J> Kel. .-il. .1- lf Dite.
PARTE SECONDA
1734-99
1.
"'/ /// — Riforme al & Bartoìommeo — Angelo Ca
'■> — L' Arlecchino Costantini e il
Bai', n «a JJeeri - Si costruisce il '< 784-87)
Cario IH dello un nuovo impulso alla vita teatrale na-
\ll;i dignità de] DUOVQ Sovrano e «lolla DUO
Corte, al decoro della citta divenuta capitale, era in-
amabile un bel teatro . con pompa «li màcchine e
e, con cantanti a ballarmi ài primo cartello. — Così
la pensava certo il Capitano deHa Guardia, Don Inolio
Carafa, Marchese d'Arieozo, '» ohe, ad maggio I7.:i
in i - -il" ingerenza avuta >ri oeue
co»' lei teatri, rivolse subito la sua attenzione al • e i
li mmeo.
* potevi : fondi/.ii ini i. I .' impresario
era, come s'è detto. Mi lermo, ma.strodatto del
EL R. C, mezzo fallito; la compagnia, composta ili .-an-
i.uìii lutti fi o eattivi; ; <n guarii, le vedute di scena,
pessimi; di oiiK|uanladur' irrite, i-lic ì ino fare, di
quattro nell' ultima stagione .so D'erano ratte sol
') Intorno a D. Lelio Caraffe i. Oaruier T. I
: i !
«fella domouica . 1890, n. I ito , ulti io p
•ogrreteria Ui Casa Reale, sono lo carte dcll'Amministraziono d-i t.atri,
dui 1734 lino al 1798, 31 grcnwi lattei, da qua li
lo apoglio e che da questo punto in |XM mi (torniranno In IMggioi
ile per la niù» ^posi/ioui-. Col par i iiuTatiaro
il «olrriV Archivista, Cav. Uaffaele- Hall: Ila corteaia ni' ha aiu-
tato in quatta e io alti i jIm.
quarantadue; infine, benché la stagioen fot
infanti i incora pa m di-
teatro e dalla città. Don Lelio Carafa, do]
Llative, ^ indo rimedio, indusse il Palei
a rinunziare ali1 impresa. Chi lo sostituì fu quel Salva —
tore Netarnicola, die, impresario negli anni precedenti
aveva lasciato buon ricordo di se. l) Il Re accordò ì Ire —
mila ducali (l'aiuto di costa , rh<> ^ià art-ori lavano i vi
spagnuoli e che b tolti negli ultimi anni de —
i. s) il Capitano della Guardia fu incaricate^
di seguitare a ispezfone dei musici e comme —
,:<i, e di lutto rio, clic riguardasse il buon aridamente»
del teatro »).
Il nuovo impresario si mise subito alf opera. La sta-
gione era avanzala e dovei biare in betta h
pri i e entrare in Irati ti nr-
iggL II 2r» ottobre it::i -.i recitava V Adriano in
ria , con musica di G. B. Pergolesi. Tra gli a"
') Rappr. di D. Lolio Carato . nia'iririu 1734. — Ardi, di St. Tea-
tri r. !•
») Borgia, Rei. cit. : « dot gonna dal signor conte di D.iun a questa
parte li Viceré cenarono di duri: all'appaltatore irli auuui D. 3000 et al-
l' incontro si seguitarono a teucro quattro palchetti franchi e le u
unto guardie do scrivani, e cosi la Casa Sunti incomincio n perderò n«
l' nifi t Ut et a non trovare quasi appaltatore, Si fecero dei rieorsi in Xapol:
vernate-ri e si ripetevano di lampa lo lampo, sua wiu|>n? il rispon-
deva che si sarebbe data provi maro Una >v«»m»tori
alla Corte di Vienna, dalla quale si ordinò .il Viceré, che avena* fatta
■ne a, menti» questa dove* fami . ebbe il Regno la sorte di «aver
»to con L'i 6 U. eoa — I. "ornilo era per due 2788:
i ii i, solile coudizioni. — Teatri f. I,"
: li.Iio 34. — Colla tenuta di Carlo HI, ci furono molta ri-
Otanl li i stati confiscati cogli altri loro beni
a moli ivevano parteggiato per Spagna. Cosi il Duca
rivendicò il suo, potu-ilul.» dal li Tortila; >-u*ì la lluchncsa di
Giovimuxo, il 1 in | . Bm •■ . — Teatri f. I*
— 309 —
l*i ima li tajorana, doti etti. E5 paro
/ i • • q i sua prima »a sol (estro Ji
Bartolomraeo. Brano ^li altri il Tolve, la Turo
> i ; aria Monticelli , M rina Furaa-
&£*'*. l\\, a del Pergotesi « non iucon-
(• molto ■'. '• Segui 3 DemofoorU* i del Sacro
3 «_M Leo 8).
ISelT estale del 17:j:> , al ritorno di Carlo III dalla Si-
bili .' , musica 'U Leonardo Lieo. Oltre
1 "2'olve , c'erano la Caterina Visconti detta la \'<
C&n.d t Agata I i Chimenti, i Carnali» — Ma
i ««-».- mche .•■,! Notarniooia le cose andavano bene; laeom-
gnia non piaceva; il Nolarnicola era a molto secco e
►r*t*l tenuto •■'). Mi'iili'' ancora si P I' l\w<ra, un di-
I » .- i jale ordinò che prendesse l' appalto \ngelo
• *)
E qui torna in campo Angelo Carassia. il quale, par-
» l'AItliano, .-ne'. a avuto dei grossi rovesci e per spe*-
cuIfiizioQl mal riuscite e per perditi egioco <
\>a t era la sua passioni-. Ma si rialzo subito,
•. \. omii gli ultimi anni degli \usii
auan ì cosi abilmente nella
b no rese in breve familiare. • Mise
vati;, suoi crediti verso l'erario per le fabbriche
castelli e n'ebbe in : ito, olire una sonni
. una gran quantità >h ferramenti, oh1 erano nel-
\' \ ~ « E su di lui s'accumularono gl'incarichi:
« Nel feti ingresso <ii S.M, (che D. ti.), — die* egli
x) l. |oi Severino 0 ■attaoto* IT ;T. — Tviiri f. 2.'
'•ani. di NapL preisa /-Vai ■■ > ■>. I 736,0 cfr.
|.:lt*ro <i, m dei Teatri 2 agosto 1741. i- Ttoiri f. I
. Uan ••ii.
8 agosto 1735. Il marcii. d'Arioo» »1 Monialagre, — Teatri f. t.*
i. Bibl. Sai. Storia
— 310 —
in una sua lettera — si degnò per sua Rea) eternai
ranni di (ante cariche, e, fra L'altre, di quelle delle fab-
briche p> Il fortifica/' ii un. \i i Gaeta, Pre-
-irlii di Toscana, quartieri, Elea] rìlla ili Capodimonte, ed
altri luoghi, a tenore dei partiti latti tanto nella Rea! Ca-
i della Sommaria, quanto neBi >prin-
1 1 d'avermi incaricato -li d
prestezza] ponendo abbondanti operaj b proviste di
materiali con facenti all' opere sudelte ....•> l>
Tu uomo di tante attivile trovava grazia press » un
1 ni", elio voleva far moli'» >■ pre sto I '
Per l'impresa «lo! S. Hartolomnu •, gli -i davano al
/min. che erano queste. Doveva lare quattro opero
", l'ini:' ili maggio, l'alila a S. < !fl I >, - dttS 'li fai -
[levale. Il libretto e lo spartito sempre dei primi i
quali il Sassone, Porpora, Sarro, Leo, Orìandinì, ecc.
Quanto n cantanti, ■ in, un un homo e una donna siano
dei i>iM eccellenti •: tali i aopra Sarestini, Carli
i/i. f'aftarelli : i A ino, Pinacci, Amore-
voli: le donne, la Faustina, le Ouzzoni, la Tesi, la I
hierìna. L'orche e due balli almeno
per opera, « composti ed eseguiti dai primi ballerini di
Lombardia, e che vi ballino quattro uomini e qua
donne, con gli abiti di mano in mano coi alla
lentanze. » Primarii compositori «li balli e
indicati A<|uilanto. Testagrossa con le Parmigiane, Mio
') Lettera .1.1 Cerasele 30 dicembre 38 al Montai. — Tttatri f. 2.°.
11 Carnsale non fu accolto con molta aimpatta dagli amministratori dogli
a. ili. Il Marchese d' KtUauè | l'1 iati 35) si lamentava dal modo
comò lo avevano trattato; dotavano considerare Bimani
donerai d« su Mag. con «orno honor dicho Ca-
!• Impresario >. V. anche rappr.
dal Deleg. dogli lu'iir. I). Orazio Rocca.— Tmtri f. 1.
I Mapcailiooi OOmanicate il ISott, l~fó ni marchesa d'A rie o*o. Pone
.jii. -lo regolamento fa «.-ritto dal Principe Corsini. Il Carenale chiese di
— 311 —
Caposale si gettò sul nuovo uffìzio col suo solito zelo
ed abilità. Era in preparazione il Ciro, che si stava mu-
sicando dal maestro Perez. Per render migliore la coni-
li < are-tini , che non poteva trovarsi a
Napoli pel novembre, e disse inoltre che, vistala de-
della compagnia , « la sua persona • . ■ sarebbe
di poco pi onde fu impegnato per l'anno
seguente. Scrisse ■ Dresda alla Faustina e al Sassone,
kOD potevano muoverai oé per rmell'anno, nò pel
muro. Scrisse alla Tesi, che allora era impegnata per
"V< ai ecritturò per V anno seguente, per settecento
cfojtpie , rompendo le trattative con Londra. A Napoli
aSbili Caiforelli e la Turcotti; ma sì sareb-
dovuto togliere la Visc.ontini e il Monticelli : come
i nel Egli ai restrinse per allora ad arricchire il teatro
' * ì dei mi o macchine, ordinare abiti magnifici pei
r » » » ■ sici e le comparse; aggiungere all'opera un prologo,
:*I1 i bst i nome del He. Pei baili aveva for-
r*~* alla meglio una coni] lagnia di otto personaggi, cioè
É" ' I uà moglie, dello Scaramuzza, d'altri gio-
: « i ii napoletani, e d' una donna, fatta venir da Bologna1».
Inolia soprintendenza del teatro era succeduto al Ca-
■ della Guardia il Principe Corsini. E, per la pane
ST» *-» «liziaria. continuava sempre l'Uditore dell'esercito, Fran-
^-^stco Marchant s) — Fu dato ordine al Carasale che met-
**^^se da parto il Ciro; scegliere un' opera già applaudita
><**^x" metter* tra le migliori donne del secondo rango la Tureolti e la
^^<?o:ninelli, c, ira gli uomini, Bavarese, Tolve e Giorgi. Il che fu appro-
*"•*<>. corno pare, difltK) altra domanda del Carai-ale: « bì giudica buon
rrv*^»«tilo di cappella Pergolosw, beuchò In »ua opera, fatta per l'anno pas-
•**«, non incontra»»» molto ». Tentri f. 1."
1 > II» <lu>- lettore dal Carasale al marche.*:: d'Arieti]» dell'ottobre 1735 —
i. I.'
Quarti appaiono nelle carte del 35, 36, fino a marzo 37. — Teatri f. 1."
— 312 —
in altri teatri con una parte di più per C'affai di. <\ •> >--
giungerai al! a compagnia. Il prologo non fu approvati
tirava io lungo l'opera, riusciva noioso. Perla sti
giacché ''era ima compagnia -li dieci ballerini, bi-
sognava toglierà le pani buffo. Quanto alle scene: «Se
accomodare un bel teatro di scene all'uso me-
derno,! potrebbe far vanire certi Parmigiani, allievi del !
biem i i ccellenti, mentre pei teatri vogliono ea
!i particolari, e te scene, vedul -i qui, sono tutto al-
l' antica ».
Il l novembre ai recitò1, come seconda opera, fa
nùcc Amante, dove per l'ultima volta comparvero le pari
buffe. E cosi si dettero le altre due, la Merope e il
sm-c in i eel care male a nel maggi i 36 i. il i
.•nino si chiuse con un deficit di olire 4500 ducali,
che furono pagali dal Ho *).
, nella nuova Btagione, il Cs ivrebbe moatrak
tulio ciò che sapeva Dare. Sa non che, ai calcolava un
fortissimo aumento di spese. Si propot
dienti' delle serate straordinarie, appalto sospeso, a van-
ìo dell'impresario: ma la cosa ora malagevole; i
irli dei palchi avrebbero dovuto cedere le cbim
loro palcni, e » temendo estos en anos bus propria
modìdades, pudiera facilmente l'aitar y i
convciiicntrs, con motivo de quo los, que los tomai
gente de vaxa (bajnì coudiciou ». Si pi",
che eli radunare dodici cavalieri dei principali ed indurii
ad acconsentire all' aumento di alcune serate e dei prezzi
corrispondenti; cosa non difficile « por tener olra noche
de divertimiento y mas ahora quo no hay conversa
»
') Oh». <Ii Nnp. «'it. li- 6, 24 gennaio, e D. 22, 15 maggio
') Rapprr». Gn rasale 10 maggio 1730. \\a\<\ 'rlncipi Corvini,
21 febbraio :it e Bjgliatto dal Re .i mano 87.— Teatri f. I.*
*
— 313 —
>. Anche B dare neh" inverno qualche foste
da baio, a ohe per la novità può partorire (rotto oonsi-
ibile e, <iuan>l> vi si sortii Ihmh ordine '": M
dubita, non vi oda temer disordini (I), <■■ i io questa
i non nel teatro, ma in altre osse, fatte deU I
ballo ili maschera, Beoza "--servi aatoalciu remante. »
' ioltre , il Re avrebbe potuto istallare ai cavalieri
ci andati anche in platea; comesi usa in o
i paese. — Il Re feee fare questa in.sinua/.i..i,e. per
t nezzo «lei Conte e dalla Contessa 'li Chamy. Quanl i al
sto, pare ohe non se ne tacesse niente; e solo si au-
6 «li mela di prezzo <lei fìtto; senza giungere p< pò
r j ; « lare 1" introito a I' esito >•
ato i ' Bufanti e i ballerini Venivano
"^ «lo Amorevoli. Giovanni Carestioi, Vittoria Tesi, per
r* «_ :> • i dir d'altri. 1 ballerini, diretti da Francesco e Chiara
v. - | « . -esco Solvetti , Elisabetta Saponi
f*" « --_ auicssco e Rosanna Sabioni, i .tir- • -ppe e Lorenz:» l-'ur-
«»■*■_ Que ballerini costavano 6276 ducati. Il Care-
- * » i i i era scritturato pei Bi pie. Vnzi, n'era stata quasi
l* ~ * x ara che non venisse. Alla prima proposta del Carasale
^^-"<^vu risposto:
Milane» i?.s dicembre I
rvii giunge il su» sluii.ais-.niiu foglio colla data 15 novembre
ni a Pesaro, '■<! io la ri aoleate oggi alla quale
BJXmdo con sommo dispiacere, che .se lei pensa alla p
-5 lia eho io ebbi in Napoli non potrò mai avere il contento
"*■ *5frvirla, quando che li dissi in altra mia che poteva infor-
I eppe Brivio «e lui mi A seni]. re aecor-
**»• ro opere settecento doppie di Spagna, e avendo avuto
ifl 1736. — Teatri f. I."
— 314 —
il tempo di fare ancora altri guadagni, come a dire prima v«
imì aatUlH) ; onde per farli vedere la stima che 0 di lei , e p«
avere la sorte di servire tutta questa città, per le quattro o
lei mi darra ottocento doppie, altrimenti la prego la-
li berta, avendo da conchiudere altri trattati, spero che 1
Ti il mio uregiuditio sapendo molto bene che in oggi
Italia so n solo, onde posso guadagnare da mille e cento doppM
in altra congiuntura io fan» per lei tutto quello che potrò,
favoriscili di subita risposta, e divotameute li bacio le mani
U.mo S.re vero
Qio. Carestini. |
E il Carasalc, fatto osservare al ministro Man
Montalegre ohe il Carestini « non è egii solo in
porcili' si dovrebbe — i Ite qui avemo Caffi
il quale non solamente noi] 6 e lui inferiore, anzi god<
il vantaggio d'avere incontralo !'aggradtmento e il pie
di S. M. (che D. G.) e di tutta la Nobiltà, e per il
suo onorario so li ria cinquecento doppie; osidovrebl
altresì raccordare che non è già quel '
per aver m (luto nella voce », chiedeva di n<
esser costretto a pigliarlo a quel prezzo esorbitante:
che ^rli lu ami . Ma poi imodarono pei
doppie. Si redeche, comunque il Carestini nonjbssi
quello d'una mila, il Cerasele teneva ad averlo.
») Autografo Arcb. di Stalo. — Teatri f. i.' — Cfr. V. d'Ai
■ti sulla Lega del bene. Il, 10. Il sig. d'Anna , studioso ricer-
ca 101*0 di memori» atoriclio, ò venuto pubblicando, in <ju»ti ultimi
ornali di Najioli vani diligenti articoli di aneddu'
secolo scorso, attingendo alta stesso carte dall' Al ito, dulie
mi servo io. Li rii.ru volta per volta ai loro luoghi
■) Carasalo al Mont. 10 genu, '.$6. Bigi. Reale 12 gena. — Tea-
tn f. 1°.
— 318 —
irio ni aveva ai suoi stipendi!, quando venne in Na-
una compagnia comica, che recitava nel teatrino di
Corte. Quali nessero, non sappiamo; sap-
boIo che costava 022 doppie alTaimo. Sulla line
del 1734, il Conte Zi tri li Bologna, « corno sujeto
icarico di
trovarne \xa n Zambeccari propose quella 'li Ga-
briello Costantini, che, pei staio dodici anni ai sor-
gi «li Filippo V, era dettol1 Arlecchino di Spagna, come
«r la mejor compaftia de Bujetoe mas nombrados en està
t'n€'\.\\uv\ i Dopo varie trattative, il Costantini s'accordò
f •*-/ (000 doppie fanno, e cento pel viaggio, obbligandosi
i la o impagina con donne (compresa la Ca-
■ n. i Cottoli, a Napelli, quattro maschere (Pan-
t « ■ y --. . Dottori , !/ echino e Brighèlla) e tre amorosi,
I - - * undici persone, che componevano la sue compagnia]
■ [Masi tutte, lo seguirono a Napoli, furono: Pri
g£ *zz»^ma, Marta Focari detta la Bastonai primo amoroso,
ta»loranDÌ Ven Pantalone, Giambattisl \a] Bri*
!f S'* « ila, Andrea Melva; seconda donna, Francesca Dima;
?«symefo amoroso, Cario tre, Andrea Pa-
*-*ali; servetta, Angola Nelva ; tersa amorosa, Pii
* « Pasquale ■). Varii di
li romici boiio lanuti nella storia teatrale del secolo
knche nelle Memorie del Gol-
•^ * > i ji. Cosi la Bastona, e quel Cario Veronese, che fu
1\ *'- • < Ire .li Camilla g di Corallina, ■)— Il Costantini « aveva
* > Mar.).. .l'Ariamo, 18 nov. 3^1 « altre carte.— Teatri f. l.° — Nel f. ó.°
la «dola d'appalta Jol Costantini.
■ > Sulla a figli* cfr. GoModì, Mew. I, 828. OariO Va-
***^a» intorno ni 1730 ara rapo di ia, ivi, I. lUT a ag. F. cfr.
°*>e . «lei Rousseau e i .tfim. del Casanova. Per lui, conio
uà, Andren Nel va, Giovanni Vender v. i noi tir Vùf, Ai
■Bainoli. I, 112-3, II, 62. 2W-8
— 316 —
molta cottura e possedeva l'uso 'li varie lingue eoa ur
•/.a mirabile; disputava aopra varie mai
uomini dotti, ohe i od lasciavano di lodare il
Dopo aver fatto la delizia di Filippo Y. piacque ani
a Carlo IH, il quale una volta gli dette uno specialissn
segno di favore eoi dirgli, nientedimeno: Vot
pulite Arlecchino ' l) — ■ > 1 * Corte
una novantina 'li recite l'anno -).
Ma al pulito Arlecchino sorg itro un
rivale nel Barone ili I iveri. I V me i lari i U
Bcerlo i non con pret isiona, I " à chi narra cui
lamentandosi una volta Carlo III di certe sconcezze ti
trali, 'li'- i-c I ì enni «li>['ia« iuir, la Princincssn di Rei i
gli i delle commedie,
il I.i\. e* bé il Re, invogliato, lo fece venire a Napoli,
ali la sue prima i ommedia '). Altri narra che Carlo III
Beoti la prima commedia a Nola in casa del Livori, e
gli piacque cooltissnuo, o lu animò a prosi
trambe que ioni uon so donde provengano
vani pa irei La coi Ir idii I I !
la prin i dia. del Livori che senti Carlo III,
Contessa t il 1 T:5r>, a Palazzo reale. K il Et gnó
tollerarne la rappresentazione non una , ma ben >h.
volte *). La Contessa fu subito stampata •); gli .V
') V. i; U. I, 189-90.
*) Ttutti, f. 1 ." — i fu nominola redbidora
dame, ivi.
ima, Jfytùrit biegr, e H&& p. IO
«I VOlanaa, note allo Open Napoli 1834, II. i
| Dedica del I ri stemo (19 genn. 46) dico: e fin
dall'anno 1735 tbbl l'onora di condurre dal mi B Na-
poli 1" mia comodio per rappre»uta>
dalli ovali fu U
*) Napoli, per il Mowa 17.'..". Non m'è riunito di veder la prima
— 317 —
04X081 pubblicarono una raccolta di componimenti
ni lode dell' opera e doli' ani ire. Fra i quali 03iosi era
il Vico, che dicova al Livori in un 8006
Dì guardai tu ne dui Putii piacere
De Ift vha privata i varii «'venti.
Amor, tema, speranze, irò o contenti.
Finte cosi, che sombran cose vere ì\.
Segui il Cavaliere: che fu stampato and io allora e ha
nella stampa una figura, che rappit -iiiia il Bafondi Li
un ginocchio in terra, che offre un libre al giovane
lungo magro Cario III, e tra di loro una terza persi
ere il ministro Montalcgre '). Nicola Maria
Salerno diceva, in una sua lettera, rh'era slata lodntissiuin
li genere di persone, che nella casa (del Livori)
l'anno, e ne può far testimonianza il gran disa
che si avea si dal cammino, come dal dover velina re
una notte intera, con lunghezza di più ore noli' ascol-
taria, e chi che sia che l'ascoltava, non solo non se ne
fa ristucco , ma rimanca si contenti» della durata
letica , che ben volentieri di nuovo era desideroso d'fl
irla, e non una, ma più volte, venendoli permesso,
l< rnava. d
Perche le commedie del Liveri duravano ordinai n-
'iu ,■ nella recita! J) Nella stampa, ciascuna di
«cupa un paio di centinaia di pagine fitte. E sono
- e, a dire il vero, pessime. Ina quantità straor-
fh/jaria di personaggi , che intervengono non si sa per-
Ifìpm ed. 15 e 435.
*| In **,'• MDCCXXXV1 nella itamp. di Pai. Mosca. — Ci sono duo
^^f» "no « 0 P. Cirillo intorno alla comedia — Ksempl
} € l'Afflitto. K. Uèm. scr del Reg. di Nap, Nap. 178S
— 318 —
mplicato, ma senza Interesse; sceno, die
non fanno muovere d'uu passo fazione, piene di
-■•iucche o inconcludenti. Ma il più curioso é il dialogo.
.ori non si può dire che scrivesse male, perchè non
.a scrivere addirittura, i suoi personaggi parlano con
una lingua e con una sin tutta particolare, l/.ggere
due pagine di quel dialogo è una vere fot pro-
ri in i. caro lettore, compatirà] me, che ne li" letto vara
volumi, per farti servizio ').
Tuttavia piacevano, <; Ciarlo 111 si sorbivo, n minuto e
godente, le sette ore di recita. Ma la ragione, che -piega,
fino a un certo punti», la tolleranza, bisogna cei
aldo. II Liveri para chi fosse un valorosissimo conce
tore «Ti EappreBentaaoni. Il modo come appi
s.ciia èva una morsi iglia. Era cosi ordinala die
potevano « indicare a un tempo diverse azioni e più col-
loquii » e presentava « l'immagine parlante di una parte
della città, ri ili una gran rasa » '). Il Barone moveva
da Liveri coi suoi attori, che aveva eseccitato per un anno
intero, ogni giorno, per più ore, per la commedia annuale
da rappresentare. 11 suo ideale dell'attore era altissimo
he ii sembiante con le sue trasformaz mi parlass
dalle parole. Quando le passioni giungono al col. 1 ■.. li-
ceva, 0 la lingua resta inceppata, « I* annua a Cor me
di quel che Beota 1 allaccia nel volto . E allora pai
Barabba improprio \,
') Il SiRnoiviii, per oc, non do'
lodato cotti. 552-3. — 1
giudizio ne dà il d'Afflitto 1. e. TI LI per dar un esempio,
di BcrÌTere frasi come qu«te: « Ed animo bai * ► Rbp.: « Di fai ti
guardar {spagn. nttandorA) lo che (quelli Elga .
non l'agguanti !»
*) Nap. Sì:_- 11. .j .11 i . Si. rrii. ì. e.
:■ l. AMatt. li. Napoli \iM;c\!.l.
— 319 —
mcesco Cerìono racconta, molti anni dopo: « Un so-
spiro (ed io ne fui testimonio di vistai, un sospiro, che
Lar doveva un personaggio, concertato dal fu mar-
chese di Liveri, sempre Ors neri di gloriosa memoria, no
lospi la lui concertato una sera 32 volte, <; n»-mmcn
ise il povero personaggio ohe versava fred
dalla ironie, por compiacere f insigne concertatore, che
in quel sospiro cento cose volea che esprimesse in esa-
Inrìo; onde passò avanti; riserbandosi e meglio perfezio-
i appresso. Un sospiro ì —mi dirà taluno, l i
in me preseni. mi- mio lo giuro! » ') —
quando più si vedranno . dice il Napoli Signoretti,
*■■ Un'adunanza grandi; di cavalieri come nella Conti
un abboccamcnio di due signori grandi col seguito ri-
attivo a me nel Solitario; una scena, dotta del /mdì-
■rsf'~Gney nuli' Errico, i he metteva BOtto f-'li occhi una Corte
r*^#a^ale in attenzione d'un grande avvenimento: i persn-
' * 't-ì-z^.i 'mi tutta la proprietà e con destrezza pittoresca,
r*~»-»- naturale, i quali, tacendo e parlando, facevano ugual-
f"*"»^ ut-' comprendere i propositi particolari «li ctascmi
ppo senza veruna confusione , sin anco l'indistinto
rmorio, che nulla ba di volgare, prodotto da un'adu-
- » * iza polita ì p ■) —
< Questo mirabile apparecchio scenico , questa cura fi-
deli' esecuzione i BOpporlabfll , anzi pia-
^ ^. oli, le brutte commedie del Liveri. Nel 1737, il Liveri
^^ * me a tur recitare innanzi a Carlo III la sua terza com-
"* ^^dio, che fu il Portento. —
Ma compagnia , riunita dal Carasal'-. rapprese]
**<ftiuk applauso al S. Bartolommeo nella stagione 36-7.
J Ùmtdù di Farnetico Cerio** Napoletano. T XIV. In Nap.
'■■. Ant. Vinaccia. — l' relaziono.
. 1. r.
— 320 —
Nel novembre, I * Aleeeandro nelle frutte* musica
Sarro '). Il 19 dicembre, io Dotalizio di Filippo v. ii
Fornace, nousioa del Leo. Vi presero parte l'Amore*
il Carestini, Francesco Bilanzoni . .\lessan •'•
Vittoria Tesi, Margherita Giaeomaz/.i.
Bra una nuova vita pel teatro. Cantanti e ballerioi «li
prim'online, « balli speciosissimi, giammai in questa ca-
Ma, naturali! i BOI a, bisognò pa(
Malgrado gli aumenti dei fitti, ''era sempre una
di 6400 ducati. E rjuesta perdita, p km più, por
dovè Unirò eoi pagarla il Re. Almeno cosi propo
l'Uditore Generale, die non trovava da toglierne ae
ùo di ducati da metterai a • anco >':
( 'a rasale [icr un palco di quinta fila, ' addetto al
dalla moglie. Ji i) Vogalo; •• e, quao
un'altra piccolissima partita, per la quale maooava la
stillazione, diceva die e non e da pn vatH
per l'indole dei detto i>. angelo, onde n
Etrgoxneoiara » '); documento della stima, in cui era
auto il Carasale.
') Cfr. Gazzetta riL n. 47, 0 nw. 36— »E leti, della Giunta dèi tra
17 luglio 174:.'. - Teatri (. \.°
*) Nel Mario fiorentino del K.-ttini inni Ai. li. ili 8t di Kiron/.
17. . l'arte 11, (1735-7), pag. CUT» e sg. sotto il 30 »*IL 36, ai racconta
una slranisMiua storia di amore a drlilto della Principerà d
roto oilcl conte Neri Lapi fiorentino. Ne debbo la corannicaxiuno olla cor
Uria dell'amico A. Ad. mollu. Tr.» '--li altri particolari, »l ri
HM-wa < aveva contratto una nuova amicizia con un certo Amo-
revoli muiico », che il Lapi voleva Caro uccider», tauto cho per ordì
del Re fu costi-otto o dar cautela .li : rio, La storia, strauiaai
liei seguilo, merita qualche ricerca. Qni voglio solo notare l
riferisce, è contenuto uri un. miicvll. Bibl. Com. «ego.
. 18.
QM Severino, 8 manto 37— Tutti f. 1."
*> I I. 1.' — Ln Gaxx. più rullo cit. ò
— 321 —
già che gli mancassero nemici e dispiaceri.
Una sera del gennaio i~: no»
Ciarlo Oratori, Blando sulle. Bcene del s. Bartoiommeo, a
proposito di un batto owìinate dal Caratale, diceva a)
<saiit;uite Monticelli e all'Agata Ehni : a Mi pan una bì
onata, non mai veduta se non ira burattini, che I: a
abbiano a stare in isccna, mentre si balla! i DO
t~~asale , ch'era poco discosto, ai i ! sentito,
«a* Che entra Lei su questo Catto, sempre òhe non c'incon-
•m ran difficoltà i cantanti e gl'imer miei ■ i ti Sidro
" '. plica l'altro — e, caricandolo d'improperi!,
■szti tolse il cappello da lesta, e lo buttò in terra, dicen-
i Sogli che avesse, parlato eoa più rispetto con un onva.-
i » uo pari. 11 Carasale raccolse il cappello e* se tori-
i dia del corpo gliela tolse di mio*
«' . sogg ni egfi' stavti col cappello
'!.. il braccio . non doveva esso, eh' era un ferraro
^''iecone , lecerlo in testa. K tutti due posero mano allo
1 -*de, ma furono divisi da uno scrivano dell'Udienza;
I dia del corpo , che non voleva ubbidire , Tu poi
• i «dannala per tatto il carnevale '».
te altro dispiacere glielo procurò il Careet&oj. Co-
- x i i i ora, a suo dire, insolentissimo. A Napoli aveva la
te del Prìncipe d'Avellino e del Duca di Madda-
» i. Finito il sii'» tempo, il Carasale non voleva pagarlo,
&\: «tire i che 'allora l'avrebbe pagato, quando
*-• snoi protettori se li pagava l' affitto dei palchi, cosi
"Iranno passato 1736 ome dell'anno terminato a Car-
; i stini ricorse al Re ; che , naturalme
1 * i che il Carasale pagasse il ' •-' il Duca di
vi-"a1> il Prìncipe d'Avellino pagassero il Ca-
le «).
x > I. t J. dell' Kv Praacweo Marcbut, 21 gennaio 30 — Teatri (. I."
*> L'I Km, 87 npr. 37— Tauri l. I*
22
— 3*2 -
sin il Carasale era chiamato a un'opera , alla
quale rimi Negato il ^uo nome. Fin dalla meta de
1736, Carlo III volgea lu mente a p
gran teatro '). Il San Bartoiommeo, con tutti
Ioni avuta, non contentava ancora; non era abba-
iza ampio, era mal situato. Nell'agosto L736 3 K
restare aBa Casa degl'Incurabili I" idea «li i.u coati
un nuovo teatro con 14 palchetti e 213 sedie più dal s.
BartotonuneOi Che voleva lare In Santa Casa, costruirlo
. o lasciarlo i ostruire sia a s. m., sia ad aKr
laodosi ili un rendita equivalente a quella, cbeca\
s. Bartoiommeo '. — La S. Casa,
della costruzione, scelse quest'ultime
trattative, condotte dal Brancaccio, l'assegno fu stabil1
ducati 2500").
In una delle Giunl . obi i tennero per é
modo della costruzione, il Marchese di Moutalegre disse
che il nuovo teatro bisognava farlo ■ «le la mcjorar<|ui-
letura, simetria, proporcion, j oomodidad, eaccediendo eo
las ventajaa a los oiros Teatros de Italia, con la pre<
a que todos viessen y
y, estando en al prìncipi ti execucion, facO seria re*
j
•) Cado co«l la storiella, che raccoota il Floriroo: «Avvenne una
che o«l recarsi (il Re al <ium«o), rasando diaagovu:
quella strada , in i tti la i i stento potoano penelran
malamente i cavalli. La rcjfinft si spaventò, ed. appena riavuta*'
'•Instando al manto una sagriti- ><• delta
'■ l'i" irebbe andata in quello di
lnmmeo ». E oasi Carlo III avrebbe, fatto coalruire il S. Carlo. 0. i
P X — Il curioso «• .io. ud i»' più innanzi, rara
costruzione del S. Carlo al 178? •• il matrimo >1 173H'.
») Il Brancaccio al : 30 — Ordina di riprender le trattativa
(l fobbr. 37. — l»i ■ limi i.
aprila [TM. Culi» canta» del teatro, ondò compresa quella del jus
■' I
I.
V.
— 323 —
iar alguna folta, que se podria encontraren el piai»
■ pi ■ S. M. havia aprobado, mavormente i|ue a osi
i liecho venir de afucra losplanos y profiles dei
de Argentina de Roma, y del Teatro de Verona,
ambos jusgados por les mejores do Italia », K. esami-
Dati questi piani e quelli del S. Bariolommeo e dell' Ali-
berti, si conobbe che , nel piano presentato , opera del-
T ingegnere Colonnello Giovanni Antonio Medrano, la bocca
dei palchi era ini po' stretta e SÌ propose ili l'aria al
auto quetta dai palchetti piccoli del S. Bartolum-
meo; ma bisogno ridurli dn 31 a 29, largo ciascuno otto
i ino più alti di i|ii"lli del S. Hartoli unnico:
dodici palmi: ma gl'ingegneri giudicarono impossibile ca-
lia settima lil.i C0Ì In li più bassi Si -labili ait-
ile, se nel maggio l'opera fosse abbastanza ;
sarebbe, nel luglio, smantellato il S< Barioloaimeo,
virai del legname eh' era buono, il 23 marzo il
M.i approvato, a
D. Giovanni Brancaccio l).
Il contratto dell'appalto era stato Ormato il 4 marzo 37.
Era l'appaltatore Angelo Carasale, accettato senza che si
tra di sorta. Il disegno portava una
Itantacinque mila ducati. Il Carasale ere il solo,
clic ; i ei lavori seozaaver bisogno di somme
anticipate -K L* 11 mar/o si obbligava a metter mano ai
;-rlacitm de lo que se prvpuso <n la lunta que S. 31. mandò te
ex^cutatr p , A targo si hggH « 9» disrou
tua ordenca a lì. !u. Ant . ' At li. tu. Urancacliu v LI. Kiasrno
Ulloa eoi 19 de nano d« 1737 a i a nido en està nota, sogna
parece «le tu registro ». Teatri f. 1." — Il Taddoi avi suo scritto : Del real
teutr- ■■io. Cenno storico. Napoli 1817, dire i-lm •<! era proposto
ili far di pietra i palchetti: ma il Mediano s'oppose, perchè no avrebbe
«offerto la sonorità della sala. 1£ dovette aoalunero altre lutto f
adottare la forma del semicerchio. Cfr. p. 5-0.
•) Brancaccio al MoDltlagrs, I! mmvo .17: < jiorqué no w> Un:
— 324 —
lavori, e consegnare il teatro completo itr.uitn
ne, che erano a carico del futuro imprsc
d'ottobre. Alzaie le mura, gli si sarebbero dati fi
ducati. Poi, nel luglio, avrebbe avuto 39.Bc
meo, il cui prezzo, stabilito da perizia, andava in CODto
del suo credito. Il resto, sul lìti alchi, e quando
Re si sarebbe ripagato del suo. — Il contratto 01
eh" è all'Archivio di Stato, ò scritto in due colonne; in una
Bono te proposte del Carassio, nell'altra li riduzioni del
Mediano, e; ciascun paragrafò è Rn&afe) da entrambi *)
K , mentre si fabbricava , si pensava al resto. Scelta
dai libretti. — D Metastasìo grandeggiava a Vienna. LM
toro dell'esercito, Erasmo Ulloa Severino, nel q
3 marzo 1737, erano stati concentrati tutti i poteri sui tea-
tri 9), fermava questo primo punto: ohe il libretto dovesse
essere del Metastasìo. « Non ù dubbio — diceva — eoa
Ira i Poeti, i quali ne! secolo presente fioriscono, netta
composizione dei drammi, il più concettoso e che il
ratiere dei finti sovrani e delle parti eroiche meglio vesta
v. fornisca, egli ò il rinomai' (abbate Melasi
che, sebbene sotto altro rimoto ciclo soggiorni, nulla di
mainn in questa Capitale, dove principalmente !
apprese, può dirsi ancor tra noi per rapporto alle BUI
opere, che da tempo in tempo si son qui sparse e :
fono ». — Dei libretti del Metastasìo si scelse ['Adatte
eocontrado otrn perdona . que Inibii*»» porlido tastar cerca U"> mi
de laa fabricas KB uinguna anticiparion. ni accorso, y acaharlo
brieve tiempo > — Ttatri f: t.°
') Chi dc foaax) curioso, ecco i pronti principili . P«r ogni canoa cui
di carsmento. 'arimi 5. Per ogni canili li Illirica tino al tetto 19
iirridoi fl atante eoe. 21 '/,. Per ogni rannn d'astrino battuto 10.
Per ogni incavalcatura e vauo 460. Restavano i palchetti, cu* sarebbero
•tati valutali dal Medrauo — Teatri f. 1.°
1 Bigi. 3 m»rco 37
— 325 —
0 , la Clemenza di Tifo, 8 \' il impiade, nessuno
■ • nolo a Napoli ').
Passando ai maestri di cappella, T.4cAl7/£,che era Yo\
- e per celebrare l'onomastico
del Re, doveva ossero posto in musica a da un uomo
nell'arie molto sperimentato, » e nessuno meglio di Do-
ra U secondo dramma si affidò a Leonardo
Leo. Pel terzo, ò a Niccolò Porpora. Brano già
quìndici anni che il Porpora viveva lontano <];tlla sua patria,
u chiamato seni] 'tenuto nei principali teatri d'Eu-
ropa, » e allora era a Venezia. A Napoli, -invanissimo,
•alo molte commedie, a e, quantunque non
-..• riportato no applauso generalissimo, pure dagli
sensati furono ricevute, e, per la gran fama, sorla
da lui in fanti regni, si deve formar giudizio
-er molto più migliorato, e succedevolmente che possa
far non.' qui le parti di buon compositore 8) ».
Pei cantanti c'era la Tesi 6 la palle d'Achilia pareva
fatta proprio per lei. La Tesi andava a cantare a Man-
tova L'estate e tornava per l'opera di Novembre. Le fu
data la parte di primo uomo e si convenne la paga di
2812 durati J) Per prima donna e era Anna Peruzzi,
rucchierina *). Questa aveva avuta qualche
gara colla Te turata per primadònna, non voleva
di fronte un'altra prima donna. Ma le fu fatto osser-
vare che Achille, quantunque vestito da donna, era parto
Ina, 10 maggio 37. Biglietto reale del 9 dicembre, ivi.
') ivi— V. sopra C. XIV.
Iloti. 12 marzo 37. Ne riscosBe poi per tutta la stagione 3825. —
nov. 38.
la dice che la I sequo a Bologna sui principi! del
ili ; vorso il 1722 sposò il cantante Antonio Penati col quale: il W2S
andò a Praga ai servigi del conte di Bporck, e vi reato fino al 1735 —
Biographie uniixrtelU ecc. Pari». Didot. 1870 L VII.
— 320 —
ri i uomo. E doveva rappresentarsi* da persona di fui
voce, di competente afta statura e di propoCZÌOOatO Spì-
proweduta, onde neJT n^in olleeitu e<l arden-
te, i com'era proprio la Tesi . un donnone, laddove la
Peruzzij a virtuosissima cantatrice soprana, » non ;>
voce di molto corpo ed era di statura, anziché mediocre,
lioeola ').
Resto per tenore l'Amorevoli, il secondo uomo Fu
riano NiccoKni il!,if" Marianino lava l'Agata I
una piccola parte fu affidata al soprano Giovanni >
, che aveva già recitalo ai Fiorentini, e, avanti al Re,
nei prologhi del S. Rartolommeo.
Fu modificata in parte la compagnia dei ballerini. Di-
rettori, seni prò Frnnceso Aquilantc e sua moglie Chiara.
Erano gli altri l-Yancesco Salvetti < Checco il Torinese),
a Prediano suo nipote) Rosanna Saroni Sabioni, Fran-
cesco e Elisabetta Saloni , la parmigiana Maria Broli,
altri minori :iì.
l'i le scene, si fece venire da Torino il più celebre
scenografo ilei suoi tempi, Pietro Rigbini, con cento li
',
') Zambcccari da Bologna 8, 18, 20, 2tt giugno; 9 luglio 37 — redola
del Caratalo 24 agosto, por 000 luiiri d'oro allo aorello Anna e Vii
tona Peni, iugno 37— In una lettera ad Anni
Genova- del 7 moggio 37 il Co rasalo diceva tra l'altro: < . li fo m-
pew come, doppo tcrininutu lo recite, cesi detta Tesi, oome Carestl
niiiu Hi ■ innati, b prima porche avara 'empiito al »uo dorerò od, il se-
ooodo per lo roxze buo procedura fu necessitato partire, noi
suo roaaore, non ostante aver fatto impegnare molto |>or*oue di disti n
tione per restare, ma fu il tulio vano ». K le data la uotuia
la Teaì era slata appallata pur primo uomo, emendo la prima donna
li Ptrnad '' '•!. f. I." — Cfr. V d'Aura, Aiuta fV ■ Fi
olla Lega del bene II, 0. — Teatri t 1 ■
r TiOO Bocchini. Ulioa, 21 apr 36,
*) Ulloa 10 apr., 20 agosto 37. Tra lo ballerine, la giovinetto quattor-
dicenne napoletana Giuseppa Corrado. — Teatri f. t."
88-
OCO
z
— 327 —
e opere '). Lo accompagnava Vincenzo Re, che
n ingegnere del teatro *)•
Intanto, quasi lutti i signori, che avevano palchi nel
tf i S. Bartolommeo, si affrettavano a far domanda
f nsr averli egualmente al S. Gario. Ci son fasci Interi di
esmjpphc he furono raccolte lutto, per provvederci,
« > i entre 1 3 regolamenti ').
\. i quali fu stabilito! che i cinque palchi a destra e i
«^■itK|u.- a sinistra del palco reale dovessero r a di-
- I v.si/.i'Mn del Re, in compenso delle molte spese da lui
t s • Ite e cheaarebl u-r\ (juat.tr o nella prima e
r»* -ila terza Bla dovevano Rttarsi anno per anno coll'appro-
•v .- maàoìM del He. Il primo palco di prima fili fu destinato al-
l w kUditon qo 1 il".: Severino. DI Ih
« - parato con un muro dagli altri, il palco 'l'Ili1 i-antiTÌue
tollerine, che non potevano andare pei palchi delle damo
« - n/.a il permesso dell'Uditore, e, in questo caso rarissimo,
o spegnate dallo scrivano e dal capitano della
^^ » lardia d'esso Uditore. La quarta Bla era dichiarala no-
*^> -*-">■• come le precedenti.
■ I t lloa. 24 apr. 37.— Teatri f. 1 •
*) Ulto» 19 cit. 38. Con «mo Rè. — ivi.
=*J Ne prendo un», frn lo Uinte (conservo l'ortografia dell'originala):
Au Roy
Sire
Charlotte Gaetani d'ArraRon, Princamt do S.t Soféro, reprownte tre»
mcut à V BJ ivant >lonné esperà noe
Qvoir un« Ioga au stcrond étage pre* de soa amica pour polivi;
»*Onnc compagnie, mais aotondul dira * prtwant fju* nn vaut li
**Kìr un au premier stage , olle a recours a 1' B i Alga de la
^y«l« Clemenr*. de V. M. ; affla qu' Ella d" cigni uno *»tiab-
nte a la «applicante, qui ne cenerà de faire dea voenx pour la
■ turbile MI
— 328 —
La proprietà dei palchi ui rendita e a questa a
Tutta la spesa pel S. Carlo si calcolò che sarebbe st
intorno a centomila ducati. Il Re vi metteva di enli-
inila già pagati aJ Carasale a il valore delS. Bartolo doioeo,
che era di ducali 12086. Resto. irsi alt
ducati 67914. E qu m darli là vendita defla pi
prietè dei palchi delle prime quattro file: il
per ogni palco «li prima o seconda l'ila Fu fissato indu-
cati 770; di terza, ducati 677; di quarta, ducati ó80. Li
proprietà era inalienabile, senza il permesso del Re.
Quanto al fitto annuo, caie ilato che la spesa sunti
nt'M-iK» ai 2(5<X>il du«:ali , elio il !•'
dato il solito aiuto -li ducati 8000 (2W0 dei quaJ si pi
kno all'Ospedale degl'Incurabili), il fitto di
seconda (ila si stabili in ducati 830; della terza, 81
quarta, 180; per la platea, 3 carlini la sera.
Quanto alla polizia del teatro, ne era si ncarw
il dìtore dell' Esercito ] escludendosene la Vicarìa. I
bili» » vii unente a tutti «li andare sulle scene, pi
dopo li recita, sotto pena di duo anni di castello, se
>oie era cavaliere o ufficiale; di anni tre di
cere in S. Giacomo, se persona «li minor conto; e qu
sta pene avevano effetto senz'alerai proa ss • . pd l'att-,
solo della flagranza. Proibiti rigorosamente i battimani,
ondere i lumi, ecc., sia pel rispetto cbfi si doveva
Regio Teatro, sia per non dar luogo alle proi
bis era solo ad arbitrio dei sovrani, die l'ordinavano pr
mezzo dell'Uditore. In loro assenza, proibito di
li- arie « ad insinuazione di qualunque raggi:
personaggio, non meno per evitare la lunghe
opero, che per distogliere le particolari 1 1
tanti e por non far campeggiare alcune poco lod
protezioni, le quali davano bastai
morarc. » Fu proibita, sopra e sotto, l'osteria doi e
— 329 -
natati bili e vino, ch'ora al S. Bailofommeo: i ripoi
il- cuparo più della mela dello dei cor-
ri • ioL 'i In platea non vi potevano entrare gente storpia di
pJ^ibo, né servitori di li\ uelli di S. \I. Le
I Bftrdie del corpo avevano ;i loiv disposizione wntiein-
• i « ■.€ sedie in ottava fila, per le quali pagavano i duo terzi
• ì « - 1 prezza. La platea si Aitava, aera perseraiper mazzo
«lì biglietto, alToso di ■ va-
' * » « dal largo del Castello e sfilare, per S. 1 o *).
discusse anche se bisognasse fai- pagare la porta
- *- Cotti, o solo :i entelli 'lolla platea, L'Uditore fa contro
*■*=*» '. \ Napoli non ce n'era mai slato l'uso.
* * la pori Mio cagione che moltissimi
1 •■«"->■ ii andrebbero am comedian! corteggio delle dame . . .
* «j io tal guisa rimarrebbero prive del di loro oneaDs-
1 « no piacere, di non aver corteggi di dipendenti ed
i, che impreteribilmente non te lasciano, ovunque la
lino '•■- Una dama giungeva per lo più con
e gentiluomini , duo paggi, duo servitori, almeno, da
** 'v^a-ea, uno o due volanti. Come potevano tutti pagar la
l »<=>rta unica/ — Maggiori difficoltà recava il pagamento
^-lla porta por r uà i cavalieri, di cedere
Ita la chiave del loro pali i : irò avvocati, medici,
ministri dei loro st.iii. negozianti eoi quali
aio, e ad altre persone dell'ordine ovile, per obbliga-
li permeraa in cambio una taverna odia via «falla Cagliatala**,
fronte al teatro, che doveva alare aperta solo nelle aero di recita, come
quella del S. Barlolomraeo. — Cfr. V. d' Auria. La taverna del 8,
[Ina 23).
J V.sli per tutti, questo; Pian -Iona
dotto mi nuoto teatro errilo in Corte per le tre rappretcnt»-
I "i matk In- che ogni anno si dovranno fare con compagnia
t tinti e 'ferini ecc. ecc. giusta gli orarvi» •!"'' >ia S. M.
f. i.o
eue
— 330 —
/.ioni particolari contrattai e cosi vengono ad esimersi
albi obblighi e disborsi di maggior somma, re]
qui per Scassa molta particolare aversi dall'ordine deOe
persone espressale un paleo imprestato dal cavalieri
pili dello voli- sud oomplire esche eoi rinfreft
tutto se vi sieno le gentildonne, mogli degli awoc
curatori ed altri come sopra .... ». Alla fine dal pruno
atto ni ogni palco giungevano i rinfreschi: entravano on
paio di facchini, il riposKere, un aiutanti-, il seri Ha
torcia, avrebbero pagalo la porta? Ali! — diceva con
i sente l' Uditore — « e* im >bbe in tal easo grande
amaretta <l:i non far comparire affatto la melodia d
musica ! » ').
vi distribuire i palchi, furono preferiti i proprietarii a
tichi dal S. Bartototnmeo, le persone ad : raal s
-, iado. e quatti che avessero qualche tiistìn'n .
Nella seconda fila i palchetti da n. Il) a n. 19 ftiroi
serbati pel He e la Corta; il ti. 9 toccò al cardinale \.-.|
viva d'Aragona, il n. B al Principe ili FrancaviNa, il n.
al Duca di Maddaloni, il n. G al Principe di Stigliano, il
n. 20 al Principe di Avellino, il uum. 3 al Principe delta
i. il num. 1 al Duca di Belcastro. Eco-
intorno a Uè Carlo III tutta la nobiltà del Rogin
Nel giugno, il lavoro del S. Carlo era già molto binai
Carasale chiedeva «* gli si pagavano i ventimila -
i dopo, fu smantellato il S. Bartolommao. Del t
il Carasale fece una chiesetta dedicata a S. Maria delle
') Ullon tu' wtltaibn 1737. — hi.
*) Piano di distribuitone dei pitch- ecc. Ci uà sono rarii. Piglio qu«-Uii
che mi ftemi | w unitivo. — F. I* Gfr. V. d'Aorta. & — /.
rafa (nel giornali-; Vita MtyWfrtMW, I (1886), ■
*) 12 giugno t737 vi,,, \i pagamento — M loglio il Cara-
Tatto Ingegnere ordinario del Re col grado corrispondente di Capitano —
Oan. rit. n. 33, 30 luglio 37. — Ttatri f. t.
Ilo
— 331 —
faste pei PP. Riformati dèlia Mercede, che è la Graziella,
le '). Le opere si stavano muskencl
Parrucchierina e la sorella , che non potevano
prima dell'ottobri . avevano mandalo ai maestri Sarro e
< i loro tuoni ed il più virtuoso di cantabile, die le
medesime posseggono ! « *) Il Porpora rispondeva da Ve-
uezia, accettando di musicare la tenui opera *)< — I i
itavano. Il colonnello D.Giuseppe de Leoni, gover-
ella Piazza di Port' Ercole, rimetteva al ministro
Monlalegre un suo dramma intitolato i' A>jvs,iao o sia
l'Amante dello Patria , che fu passato all'I Illoa pel pa-
li povero Ulloa, in qualità di Uditore didl' l*',s.:rcit« i,
uto dare giudizii di poetica! Vedete un po'
Dose capitano certe volto ai magistrati ' l'Irli si rivolse
al suo oracolo, D. Luigi Stampiglia (figlio «li Silvio. ..-redo).
rafiàzzonatore teatrale di versi, scene, libretti. Lo Stam-
piglia giudicò che vi orano dei diletti, « tra cui assai ri-
ile quello contenuto nella scena ultima dell'otto II,
de composta una satira a tutti i Principi i
li He Dominici, o. e. IV. '">tO — ì,n chiesetta fu «parta L'anno dopo.
^■IIj eiu Gazzetta n. U 38: « Giovedì scorso da Mona. D. Cai-
■ìm Qofib, Vescovo «li Aniinopoli. <• Vicaria G Sorte,
f» C«»U la solenne (unzione di 1 la nuova chiosa, oretta ove prima
"»* il T. di S. Bari. , dal Tenente Coronello D. Angelo Ga rasale, sotto
S. Carlo, e poetala sotto la l\. Vrol-r.ìm\» del Re N. S. , h,.
D. (. qui funziono riuscì assai devota ecc. Quel chiesa da dotto Tenente
Cetondlo por divozione ò stata data alti RR. PP. Scalzi di N. S. della
Mattai* con diversi peai ed in particolare li celebrare detti 11\ quoti-
lanota una messa perpcluu con tulli li su ti'' lotta Re-
lig»» per la salute e prosperità delle LL. MM., con fare siiuilm»nl»
aoa l«u Ktlenno nel giorno di S. Carlo; e detta chiosa si apre domo-
steggiare il solenne giorno di M. V. N. Si-
'un:iliilisaima Regina ».
■) Uttoa, 3 i luglio 1737. —ivi.
») UUo», l ottobre 37. — ivi.
— 332 —
ilei munii ta che, d'altra parte, « pur talode ali'
. per esser soldato, sembra un miraool
amico dette muse e di Parnaso, ove non giung
cure mordaci a '). 11 colonnello tornò alla corica 'I 26
agosto; o son certo ohe piacerà afli Signori -m
Certe, quasi hiltì guerrieri, che giudioaranno eoe, m
non sono Poeta, per 1" mono sono soldato». E desiderava
che lo leggesse « S. E. la signora Marchesa O.BJarìa di
lei consorte e mia venerata padrona, e sarà mi-
se ottiene dal *uo bel spirito il compatimento » *). Ma il
Montalegre gG rispose cortesemente, ringraziando: erano
già stati scelti da un pezzo i drammi da rei
Dopo questo colonnello, ecco un iogegl (ipe
Papis, che mandò no suo Prologo per l'inaugurano
cattivo come poesia, m:> che poteva passare come alletto
scenico. Il Prologo , con alcuni ritocchi di D. Luigi, fu
dato a musicare *).
Furono presentate due iscrizioni latine da mettere sulla
troni.' del teatro. Il Re approva, delle due, questa de) Ti
nucci, che fu scolpita :
Carolus . rnut>.,,i e . SicauAB . Ri
Pri.sis . HOSTIBGS . constiti1 ns . i.ki.ii.i s . m.m.isi i
Ornatis . LlTERis . aiciiius . e.\« ita i is . .unir: . PACATO
Tlir.ATIlUM . QUO . SE . PoPULUS . OBLBOTARI
Edbndilm . GBNsnrr .
Anno . Regni . IV . Cu . A . MDCCXXX.VII . *).
, I Hot. Si luglio 37.— ivi.
') 'jf> agosto 1781 da l'in r Bri olt,
*) Ulloa, 3 oti., IO -tt :;:. — ivi.
') Passili* al Brancaccio il 23 giugno. L'alini ora: Sugata* Pali-
trophaeum dtvictìt hoftibus— primo regni anno mstitutum — altero to~
gatae — Lyexum mstato\mdis artibun — ifttitulum — hor. drmum Urlio
A. R. MDCCXXXY1I— Thtatrum purgandis moribus — &•
— 333 —
E cosi, provvisto a tutto, fatto il teatro , stabiliti i re-
s^ol.-mn-iii , pronti i: tgnia, cantanti e ballerini, il
ottobre si scoprì « la maestosa {acciaia del teatro —
1 1 .su della porta una grande arme con quattro statue
ì laochi, ronnate per ora di stucco somigliante al marmo,
alludenti all' iscrizione •> ; il 28 ottobre si fece la prova ge-
rale , coU! intervento del Re o di varie damo o cava-
ii ') ; e il 1 novembre, giorno onomastico del Re, s'.
Carlo.
II.
Prima aera del S. Carlo — Tre stagioni teatrali —
// Presidente de Brosses a Napoli. (1737- IO)
Fu una bella serata quella dett'apertura dal S, Cario I
Immagini Chi vuole i cortili dorati affollarsi d" innanzi al-
latro, e discenderne le dame Inceriate dagli
enormi guardinfanti , i cavalieri imparruccati in bei co-
stumi di cortèi coBa spada al fianco e bitta la pompa e
il cerimoniali i tempo. — I paUfthi, la platea, l'unum
subito pieni •). il gran teatro era splendidamente Diurni-
ompiuta in i . tempo, pai
usque Sicilia* rtpù — poputorum luorum — paeem mlutsm fitUtai
ptrptiUO curanti* — libri alitale hiunificoitiu — « fumlifnenti.r toniti-
lutuin. \: wrii ■ .LI Tannivi rima*! fino All' incendio ikl 181
•| AlChi -li St. ili Pireo». Filza medi rrfaj di Napoli; 29
vl.-moilo) — CtV. Ulioa 87 ottobri 1737.—
Teatri t. l,*Nh topraduti si parlo anche di corti guasti fatti
ai palchf-tti, per golosi.- in pittori iteri i napoletani.
"j * Vi era acromo di persoli : iLulo Minerò, -i vi-
dero luto i palchi riempiuti di dama, adorne 'li rlochiaaiini obiti, e di
-.iuimo gemme, com' altresì di cavalieri in ubiti di starnai
gala ad uggvllu di appalesare iu sd gioiosa congiuntura l'interno gìu-
lOT0 ». — Gerì, cit. ii. 1". 3 dot. 1737,
— 334 —
vero un miracolo. E quella l'osta simboleggiava qi
il definitivo stabilirai in Napoli d'una corto sovrana, li
mutazione da provincia a capita
Nel gran palco centrale comparve il Re. Nessuno «red<
che battesse te mani, «perché P etichette lo proibiva. Ma
s'alzò Li tela, e il Prologo dÌ886 le impressioni, COS erano
nel cuore 'li tutti In una gnu Reggia, innanzi al Genie
,', vennero la Mafjniflcetua, la Giuria, la aderita.
Disse la Magnijicenza:
•
Genio Rcal, di già compita e l' opra,
Beppe concepir tua vasta idea:
Ecco il nuovo, sublime, ampio teatri •.
ii i-m vasto Europa ancor non vide.
Ben da me si provide
A quanto uopo facea
Per superar doli' altre Etadi i preggi,
Nò Roma ne vantò chi lo pareggi ').
E la Celerità:
Ma di tale edificio il maggior vanto
A che tacer 1 Io forse
Compagna a to non fui nell'opra .' Api
Sette volle nel Cielo,
Della luce non -
Cmiia Qftmpwyi d'ogni intorno adori;
Che da profondi Abissi
Eguni al Mar, attorni 'alta Mote
A contrastar con la Regimi d»-l Sole;
') « .... per l'ampiezza. magniflosnsa e perfetta ina ura •
in non ha nell'Italia, ami nell'Europa bl (>o*ui greggi»
svegliando la veduto ! Ili | ili quei superbi adlflcìi , rbe sape*
pestare ed aaagnin la potata dagli ai noi ». — Ora. ciu
— 335 —
Et il tempo fugai i .
Padre dell' opra stessa,
Mentre l' ampio edificio eretto vedo,
Fra suoi stupori involto, appeoa il crede!
:»-
E riSQOOÒ io tutti il grido (ìnule del co
Viva Carlo, Carlo viva! ')
U opera fu uno dei più boi drammi del Meta&tasio,
'É Ar//,!< m. La so-nn 'I<1 primo allo BTfl tale da
•« apprezzare la grandezza del palcoscenico. Un magai-
£<z> tempio e Ili'- spasosi . circondato da
:I, ci no una^ran piazza; e, tra gì ' iiitt'n •lonnii,
orgeva da un lato il bosi o Mero alla Deità, dall'altro
irina di Sciru. Il coro delle baccanti cominciò:
Ah di tue lodi al suono,
Padre Lieo, disc
Ali le nostro alme accendi
Del sacro tuo fin
nero innanzi I' Anna Pernz/i (lJ> iilttnxia) e la Vit-
resi (Achille). Ah, come palpita Detdamia al veder
navi . ivano li
Oh Dei ! Vii'ii mi
he temi, mia viia 1 Achille e teco!
-^^Ila fine del primo sito, imllu me io 'li ma
Miogali. All.i fine del secondo, le quattro stagioni, con
nna, Sabione e Bettina, di Ch
> M«. tra 1'- .1. I ' — Fu pul.l.l. p*T intoni dui d'Aurin:
■s&'o del B*m, rv, 4
— 336 -
e Chiarei t a. Mi.i Rne del terzo, un ballo di credenzieri
la scena tutta formata «li credenze i
\ ito. Dall' mi capo della sala
Rosanna, dall'altro Checco e Bettina e la Chiaretta: e
furono padedù e terzetti ').
Fu mi" spettacolo magico per molti riguardi. E li E
tasta ne rimase colpita ne si gitfcò addirittura
nel pegno del mirabile. A tutti é noto l'aneddoto, die ri-
ferisco colle paiolo '!<■] Collette: « lo mezzo all'univa
allegrezza, il Re Esce chiamare il Carasale, e pul
mente lodandolo dell' opera, gli api
palla come segno di protezione e benevolenza, <• qui
non per natura modesto, m -ite, con gli atti e
le parata rendeva grazie atte grazie del Re. Dopo le
cose, il Re disse «li-, le mura del teatro toccando alle
mura della reggia, sarebbe slato maggior comodo
i famiglia passare dall' uno ili altro edifizfo per cam-
mino interno. L'architetto abbassò gli occhi, e Cari i
giungendo: « ci penseremo », lo accomiatò. Finita
praseetanza, 3 Re, siili' uscire dal palco, trovò il I
di rendersi alla raggia per interno passag-
gio da lui bramato. In tre ore, abbattendo nr.ir;.
sinir, formando ponti e scale di travi e legni, cop
di teppe azzì, le i lividezza del lavoro, con pannegj
-talli e lumi, l'architetto ><■<■<■ bello •• scenico quel ci
mino; spettacolo quasi direi più del primo lieto e maj
per il Ite » 8).
L'aneddoto mo Ma, purtroppo, come quasi tutti
gli aneddoti belli, non è storico. Già, a pei
•} Ulloa, ti oti. 37.— Teatri t !.• — Arch di Pi . Nap.
5 uovembre 1737 di II. Iutieri all'Ab. Turnaijuiud : « 11 nuovo Twit
Carlo •• ii'i-i(o «li Bodiafaxione uaiveraale [wr in «un m
u buon guato dell'arvliit. r
*) Coltali. Storia Jet reame di Napoli, l, ' 10
— 337 —
ile 'i e, raceodosi no teatro regio ■ alla
Reg^ liretta GOinuntca-
■ i due edifìcio K come fi mai possibile ohe, in tre
di notte, il Carasale p i6 ■->• raccogliere : lavorai
Bsploran . 3tabiKre il lavoro da Éarsi, eseguirlo
i, i lumi I Mi. ido questo, il
miracolo non ebbe luogo per una ragione semplicissima:
, sappiamo di certo che il corridoio fa Patto prima
del S. Cario. Bd è da meravigliare che il
Colletta abbia potai » raccogliere una cosi assurda tr
•i Piana efu /emù ecc. si
che il Re m a i SS mila e lami
ducati, " riflettendo colia sua gran munificenza alle spese
parti" gate in detta fabbrica per maggior suo do
cosi nel corridoio per passar io dalla
'Uro, come noi piccolo appartami Irò il
palco, maggior magnificenza degli ornamenti della
[torta grande od appedamento negli appartamenti vicini di
Mi par chi; P
Col S. Cari" Napoli aveva, e, si può dire, ha ancora il
maggior teatro del mondo *). intorno a questo tempo, in
i Princi] a quelli che erano In auge di
orlo Emmanuete III di Savoia, Pederìco di
, provvidero le loro capitali di teatri monu-
lei nuovi teatri, nessuno agguagliò il S. Carli.
ulteriore all'apertura del teatro, peroh< fi -•> ata-
ìaìiatx il regolamento, i preui ilella proprietà e ti . El pai. In
erano «tali già venduti il 'J9 ottobre 37. (V. .-v <■>•/.,; An-li. -li Bt.
i. E si noti anche che. nelle carte d' amministrazione , lettere
del Ca rasai»', dell' I ditort ecc.. non ai fa inai uessunu alt il pat-
teggio, aperto in modo l maa qnel fatto non avrebbe
natia it Gazi,
anni è alato, «li poni, *u|M»iato da quello di
Chi- mò contenere 8000 spettatori.
23
— 338 —
\
Vero 6 che l'ambasciatore Sardo, venato qualche ai
ilo|.i> a Napoli, scriveva al suo sovrano, facend • DO pa-
ragone col Teatro Regie di Torino, costruito allora da Be-
nedetto Alfieri, zio di Vittorio: « Ho veduto i ■ ->gio
Teatro, il quale non 6 perà riuscito nella pn ie e
I non gusto eguale a quello di V. M., anche
degli ornamenti! d 1i. Ma era un'adulazione troppo na-
tle!
Il s. Cai-io, catalogate subito Ira i più celebri monu-
menti d'Europa, fi] tante volte descritto o giudicato. 11
Milizia, architetto e autore dei laro famoso Del Teatr
alcune decine d'anni dopo, nel p
d'Europa, ne dava quasi» cenno: o II S. Carlo è a fen-
di eavallo, vale adiro, è on semtctrcolo, i cui estrei
prolungano in linee quasi retto, che si vanno fra lor<
costando a misura che si avvicinano alla scena. 11 ma..
.1 anetro della platea ò di circa 73 piedi parigini, ed il
minore di 67, e vi sono sei ordini di palchetti, con u
superbo palco reale in mezzo del secondo ordine : I
Btruzione è tutta di pietra; I sonomagnil
Biodi gli accessi, i vestiboli, i corridoi; l'ingresso, ripar-
tito in tN parti, ha qualche de.., razione che p-
più maestosa e più significante » ■). Bralgaquesl
lino tecnico pei tanti altri.
11 19 dicembre 37 si rappresentò rOfóty>ùzcte.~ ti Por-
pora non potè musicare la terza opera per la brevit
tempo e proposo dimandare un suo Teseo ed Arianna
già dato anni prima a Venezia. Ma non si i i
pi. e il 20 gennaio si dette invece Y Artaserse, «
stessa musica del defunto maestro di eappella Leo;
J) iMterr ministri due Sicilie. Coni.- U M..uaal<«rolo t? ult. II.
ti Torino.
») Del Teatro. Venezia 1774, pogg. 75-80.
— 339 —
Vinci, che <|ui. con piacer grande, fu intesa da tutti, or mai
son già sette anni >> '). Il Carasak» vi lece taro uno BpeV
loso prologo, per I" umani/io del matrimonio del Re 9).
Cosi passò la prima stagiona del S. Carlo. — Vittoria
tò a Napoli e abitai b al Vico di & Spìrito V
suo marito un tal Giacomo Tramontino : pessimo
getto, che aveva « una corrispondenza in Firenze con una
donna, a cui inviavi dclki molta roba, anelando sempre
di portarsi ivi, anche con abbandonar la moglie con voler
portare seco tutte lo sue gioie.» Un servitore bologn
un tal Giovanni Cavallo , e un mozzo di stalla gli tene-
vano mano. La Vittoria licenziò l'uno e l'albo* Ma, «ouao>
tunque questo servitore stesse fuori di casa, pure non
era sostenuto da suo marito, ma, inoltre, fendutosi
baldanzoso, sparlava con tutta 1" improprietà contro di lei
e la lavano di volerla sfreggiare nel viso. t> La
Tesi, sul principio di gennaio, una sera di recita, chiese
'3i parlare all'Uditore generale, entrò net palchetto, e gli
contò i suoi guai. Messa in chiaro la cosa, assicurar
tosi della verità. l'Ulloa, riflettendo tra l'altro « che lo vir-
ippresentantì dei teatri debbonsi difendere e guar-
dare assai esattamente, acciocché possano adempiere alla
loro incombenza con ogni franchézza, a di buon animo,
ora dell'infausto caso, e purtroppo fresco, ac-
; 'rincipe di Campoflorido da Veneri* 21 dicembre 37 , e Ulloa 30
• MuutaU-irra a Cainpullorido 31 dicembre. — Teatri f. 1 .•
noto diario ramano , da Napoli, 21 g«n-
&»io 1738 — Cfr. Gai*, dt. n. fi. 21 genn. — Sulla scelta dell'Aitasene,
», 20 uov. 37.— Ttatrit. 1."
^ Anna Parasi abiterà ■■> via Sargauta maggiora; A. Amorevoli nella
Urada di S. Giacomo; Mariano Niccolini alla strada di S. Bartolonimeo
«*.— Ulloa, 9 febbr. 38. La Te«i ora stata appallata pel 38-39 por 700
doble d'oro più vestiario, abitaziona. uso di mobili ecc. Vedi Gei. di Ca-
rasaW 4 ««miaio 3S. — Teatri !
— 340 —
loto ii! jHMson.'L .li Rosa Trentossa, mi
sta citta uccisa, mentre io eódia con mediocre •
pagaia ritiravasi dalla recita del teatro, » fece arrest
il servitore, che poi fu fatto uscire dal regoo
Una salirà del tempo, ndla sotòaforma del ì
ra la Tesi, circondata dai suoi principali .urini
adoratori ri. Basa rogala un abito a Careatini: a C
sale la veste di Didonc, altri abiti
A qtnol forte tedesco capitano,
Che m Firenze per me fece da Marte;
Item lascio a Maone 'Stellano
Il min ritratto, posto in un anello,
e cosi a Roccella, a un 1). Bartolomrneo (f) .
A Torrecuso mio, che s'è accasato
Acciò che uso ne faccia con sua moglie,
Gli dono una pazienza in or gemmato;
Al Conte Vitelleschi, che a mie voglio
Giammai lo riconobbi renitente,
non so che altro, e cosi al Duca delle >
A Francesco Caracciolo si dia
Un'occhialone mio, e > vale,
Sapendo che a lui necessario sia;
Sfbben dovea lasciarlo a quol Sersale,
Che ne consumò tanti a rimirarmi.
■) Ulloa. 14 gennaio, l'J opr. 1TJ8. Supplica di Gio. Cavallo. — Cf
:..i. di dall' Idamolla falla Tati (Nuova intol 15 I i
*) Mb. Bibl. Coni. seg. È0, 8, ls. Si (a dir olla tea la Lr ice :
K perché resti eia« -lieduii imiti-nln.
V. nawuuo si passa lamentare,
•a Nicola Anione in uu moiu
Ch'essendo quaalo un uom particolare
N«l «a pera gli fatti della gente,
l'uiramnti molto 1*604 la dò giovare.
— 341 —
a CéUammare, a Santa Croce,
un lascio a quel Sciami {Ckarny) vecchierello
Un bustone assai ricco, perche andando
Di Ghiaia per la via s'appoggi a quello !
Ma basta. — Nell'osi dei 38, Cado III conciatisi; il
i matrimonio, • venne a Napoli la sposa, Maria Amalia
ài Sassonia '). Formarono cosi la più brutta coppi.- .
>i possa mai trovare, dice il poeta inglese Tommaso Gray,
li vide a Napoli: <■ uii.i regina pallida e butterata, il
re un ragazzo bruno, magro in viso* con tanto di naso,
e sgraziato quanto mai I
Ad Aveisn ai recitò innanzi alla nuova Regina una btu>
prese parte la Laura Monti. — A Napoli s'era
nato il Demetrio, con musica del Leo f). In gua/Ue
amarene pose il Leo il povero Uditore Ulloa, che dovè
«Stringerlo sequestrato in casa culla guardia, e
pure non compi raperà, e; si ebbero lo arie da far com-
pone a spezzoni da molti I » *). Altro amarezze gli det-
•si e la PeruzzL Quella non voleva recitare da
'i Ij Regina varcò il confina :1 hi giugno. Il padiglione, n«l qual>- il
R« U ricevette, era stato fatto costruirò dal Carasak. Osa. cit. a, SS,
.&. Il Re foco molte promozioni a distribuì molte un
Con qurstVcasiomv « S. M. ha conferito a D. . i-anale il grado
mente Coloncllo do' suoi eserciti col soldo di vivo». Gaz/, cit. n. SO
I loglio 38.
•a bo a roano il Viaggio del Gray. Cito «la un art. di E. Teza,
Aiaw Antologia, 16 setL 1880, p. 3
ili Demetrio dot Vinci; ma una Iutiera del maestro
Istilla da Roma, 7 maggio, diceva che tale «partito non «intero — I So-
m&» iridarono al teatro la prima volta il 30 giugno per una fetta t*a-
1"1k Le none d'Amore e di Psiche, mus. del Leo. Gaza. cit. n. 20, 1
Dot, li ..u. 38.
— 342 —
primo uomo perché « il far da uomo porta a
meato Bella salute! >. Ma da prima donna volev.
i/zi. D'altra parte, la Bavarese non roda
seconda donna, so la prima non era la Tea
naggio della Tesi — diceva l'UItoa — in questo negai '
è molto propri", cosi per il corpo della sua omo
del suo agire e personaggio ». Dn ordine del Ri
Tosi, che cap tassa da uomo, mise termine allo di-
spute, il tenore Amorevoli ebbe il permesso dì « «
lina aria suva quo sol>r • -:iln >, • •uamlo SSta opera se re-
presentò en e
All'opera seria successe nel luglio un'opera butta:
In Locandina, poesia del Federico, musica dell' Aul<
con traine/./! ili balli. La parte di \ occhia decrep
gelosa la taceva il tenore Francesco Ciampi: la I
diera, Automa Cotonanti, che cantava molto bene: la
i, amata a un t'-nipo «la Malizili Piante , dal I
e dal vecchio (Giacomo ri" Ambrosio , Girolamo Piai
Gioacchino Corrado), la fece Laura Monti, ch'era
e bella»).
Fu questa la prima e l'ultima opera burlesca in S. Cario*
Si tornò agli intermezzi o si conservarono pei
«Saggi buffi, il Corrado e la Monti, il P
elaColasan .. qualche armo dopo, nel 1741,
I stali aboliti audio gl'ioti tuhv./ì *i.
•) BfgL tfl maggio 38. E ffr. I.'llon li marzo 38. Bigi. r. 19 apr.
l.'llon 25 apr.— Teatri f.
*) Supjil. «ii Laura Monti PaMTC dall' UU» ".*. Il po*l* obi*
io pagam*nt/i 100 durati, e il maestro 110.— Teatri f. 2."
*) C'è nelle carte dei teatri una lunga lui • > -rateai , che ai
potrebbero rwilatv. ott. '.IH. Acanto .>i titoli dogli intarmi
del Pergole** « «rei Ito: « Questo ani ina fu uomo grand*»
Se ai voleva poi la 0MB.' burlerà, dorerà comporta il Federico.
•J I llav 16 febb. — Tmtri f. 2.°
Pel 1738-9 si reato l;i Clemenza di '/)?•>, con modifi-
!el maestro Antonio Palella '). Sorse al solilo
im.'i gara ira la Tesi e la Peruzzi, suD1 ordine col quale
lamparsi i loro nomi nel libretto. Si fini,
per evitar liti, <;ol farli stampare a duo colonne! ').
Nella compagnia erano anche Gaflarelli e Mm-ianino 3).
li seconda opera fu rappresentato il Temistocle,
musica del Ristori, «uomo di gran conto, o d'età ma-
:i. Nel 'li'-embro a Palazzo le Nozm ili Teti
leo del Giuvo, musica del Sarro, ripetute poi a S. «
t/irmis. " affinone tutti possano goderne » s). Perla l
i.i Semircunide, musica del Porpora a). — La passione
«li farlo in era il baflo> Sono frequenti ^li ordini, <-"i
«jUaU la sua nudata a teatro, e dispone per avere
ini sol atto, ma almeno due halli!').
tj Vedi nota «li pagamento pel 1738-9.
u. 38.
Uè doveva andare in carcero, ma poi ebbe il ina «iddio in casa ]■>■
I iO(«tl -miliare la parte, (t'iloa 22 nov. 38 e carte rei.). Del Mariauino
aa*rr i Broescs do Roma: « Man.-mini, aTMBh piedi ■!•■
"^n nMe de femmo sur 1« tkéatres d'icy; c'est la plus «rande princeaao
^qo« j* Terrai Hans mes joure ! >. De Broenes. Lettre* hutoriqutt «t criti-
rjues <ur i Italie. — A Paris che* l'onthieu. An. VII. —
P| riloa 20 seti. 38.— Teatri i
u, da Nap. 88 28.
*) Il Leo, por la musica del Ttttmtrrio, ebbe D. 200. Il Ristori e il
l'oi-pora D. 280. t del libr. dico Carasale a 8. IL: elio gene-
arreaimmti- rn' iipruA pi ii largo e spaziato <-ani|io (pur «ver già ter-
^tninaLa rineumbenza del teatro), in altre congiunture «per farle por-
«S*ro . quanto oltre modo sia grande ed immensa la devozione del mio
«more ».
r.i lo ballerine c'ari la naptletanìna Giuseppa Corrado. Vedi ri-
«jtfrao della madr- 'li quaata (t"> Gabbr. 39) oOOtlTj - 1 ■ i untava di sedurle
Sa figlia. Il Re dispose che si scritturasse il ballerino Antonio Orlandi,
«letto Pastinino (1 nov. 38). Nel febbraio tu in n.nt.i 1° Aquilante , che
aton voleva contentarsi della paga di 3500 ducati-
— 344 —
In questa stagione il prezzo delie sedie in elevato a 5
udo rli tre per l'opera buffa ')• — Nella terza
renne il famoso S< Francesco Bernardi. Il
rasale g& offri 800 doppie sulle prime i! s i iwu
voleva . ma poi, o depoeto Q ooneicale orgogli...
anfanante determinalo d'ubbidire1) ••In una lettera al-
iMiii/zi da Siena » 97 luglio i scrìveva, n ne rato
Cai' •s" bene che, avendo inteso clie qualcbedun
di questi virtuosi che l'I rvHo abb ^ato qual-
disturbo sopra 1 intera; ti io per
lif \nlii' Millo che la
quale io vai!*, cola, e la protezione, che spero godere per
Ego .li v. s. ili.1» diS. E.* il Marchese di BdontaUegraj
mi liberi : •' 1 ' sinistri il il nw d sin* la
nsapiita donna . la quale non è |"i" ani .Tibilo
dalia mia delicatezza. Mi rao
rozza, non per Interesse .... »
La consapula donna et nel Ili, ohe era
stata scritturata per Napoli; ma poi era partita por M. 'idi
A Madrid .si celebravano quell'anno con grandi reste In
nozze dell intanto Filippo ci andarono la Tesi, la Pei
la PacchineUi, il CalTarelli *). La compagnia di Napoli fu
') BlgL 18 marzo 38. — Teatri 1
») Utan dal marchese degli Alhttri. Firenaj 30 luglio 1730.
■ Itera del 18 giuguo, 2 luglio.
*) L'Albuzi (15 ag.) dice clie il Sennino «ara molto ront«nl«
I>*rtenz* della Farchi nulli, < essendo la presenza di questa donna alato
10 l'abbia trattenuto dal sottomettersi con quella p
t*«a che doveva al piacer* di S. M. ». Sulla noce della l*a.
in i|ii.:<ile carte un attestato del Porpora. — Teatri f. 2.*
») Lo tratta lire furano falt« in gran parte a Napoli dal Carasale. Da]
carte di queste trattatim cavo alcuni* noli/i». Il Caflandli, quando aa
terra, ebbe 1000 ghinee, e 150 pel viaggio. La Peruzxi, nel Por toga]
In, per 18 mesi, 1000 doble e 100 pel viaggio. Montic
a Milano. Il Seuesino, essendo avanzai» m accettata l'invito.
in
alla meglio; col Sèneaino, l'Amorevoli '», Fi
sco Tolve, il Man7.uoli, Tctoai Baratti, Ann;i Strada e
Maria Cataneo *) L'Anna Stra -ola
volta, da quando, come sappiamo, .*-' era ritirata dal
teatr"
Il primo dramma . che ai rei ito 3 J novembre, fu la
/ • <é dello Stampiglia, musica del Serro. - Bra a Na
I ioli in quei giorni il Presidenti' rie Broasee, il più acuto e
rgitto dr littori di viaggi in Italia dal eeoale XVIII.
II tises ini all'apertura della stagione dal
. lo.
Il teatro gii foce grande in ; tue. « Le théatre du
» > .- èco, qui i.'-pouvante par sa grandeur, eoa
<j- schaussemenl noe. Il y a cent qualre viugt
j<^ges, olia rande commi" un petit cabinet d'a-^iii-
i » 1 -»>e, le tout desscrvi par degranda corridore el de beaux
&>^- iiente, qu-lli • l'Argentina e d'Aliberu gli
p-n moina grande, plus coramodes et miei
r-. ìséa. » Ma che differenza con quelli ài l'augi! Il
luco del S, Carlo era più grande « rjue i
Jt*^ saUe de l'opera de Paris et large à proportion; et voflft
«^^^ qu'il taui pour deployer dea decoratone ! Eoòore m'a-
*- — «rin dil que le l'ond du théatre n ctait fermò que par une
"il qui donne sur les jardiua. » «)• Nella rap-
i * ni. ito il contegno del He. « Le roi y
lant une moitié de l'opera et dormft peu-
*■ -^fc-iu fautre :
nomine assurément n'aime pofl Ifl mo-i^ur !
L'Amorevoli em io, •- " volle il bello e il buono,
'«Mu- foan ludato lifcaro, W luglio I agoato 38, noti l 3."
r| fi» tv- tra In Cutaneo a la Baratti. Carasale 25 febbraio 40 eoe
■•lira cap. XVI.
104.
.•II. IX* — i isanova.lfArt.C.II . i.leCarlo III
— 346 —
Bd i.Seqon che, la Partenope uon fa testini»
niaoza, perché fu un' opera che generalmente non
equo '). E non piacque neanche al de Bross soj
giunge: o La eomposition do Sarro , musici unii'
mais sec et tristo, n" cu • tah pas fort botUie, mai-
récompense, elle fut partanomeli! executée » *).
il Seneaùto destò specialmente la sua ammirazione.
pel «-auto, come por l'ai atrale. Ma s'accorse
i napoletani nonne erano soddisfatti. Si lamentavano chi
cantasse in (siile antico. A Napoli il gusto della musi»
cangiava almeno ogni dieci anni •■»).
Tutti gli applausi Brano per la Teresa Bai-atti,
velie actrico jdlie et deliberée, che recitava da uomo:
drconstance touchante, qui twi peut étre pas peu con
i réunir polir elle une si grande quantite de suflTra-
ges. Eh verità, elle lee mente, mènie eomme fille; mais
la vtvadté avac laquelle on lui a prodigue Ics acclami-
none publiques, a si fort fait monter ses actions, que, quand
■ i. elles étaient ;'i L80 sequins la pièce! ■> l)
Allora erano in uso i battimenti. Abbiamo già noi
ni .li Bcherma facevano paite del perso-
nale artistico. Nella Pai ■vait une action
de cavalerie effeclivc, qui me plut intiniment. Les deux
mestres de camp, svasi que fon venir aux maius. chaii-
■ Madrid Dfll 1768, scrive: « ... 1» roi n'arai! aurun gout pour la mi
»ique. Co rat r.nit la phy.«ionomiii .-l t*0Xpraa«Ì0n d'un ni
M'iiildiiit nvoir gOttmi OOOlbrmité d' organa» a vec net animai, qui
«JejK)' "»l«' MStttfOO d'harmonie orale ecc. ».
') « Sun limaiito oltriMDOdo mortificalo in sentir In con forma del
o niun gradimento di S. M. a rispetto della niUBica della Partcno^. W
compositore Sarro ò alato tempra mai celebrato , u-li i raro [>
m tempo volitelo ». Ulloa, 7 novembre 1739. Teatri f. 2.*
*)0. e. IH. 155.
») 0- e. III. 155-6.
Ó 0. e. III. 158.
— 347 —
al :ì cheval un dna eontradictoire d'un chroraatique
parfait et tréa capatole de faite caroli mix longuea ha-
rangues dea héros de X V'unì e », in questi combatthneoti
entravano, per la più, a deus ceni galopina lani depari
o,ue d'autre .... mais on a soin do metlre en première
un certain oombre de Seigneurs spadasskis, qui
bien faire dea armes. Ceci aalaiase pas d'otre
tsant, au\ moina n'asti] pas si ridicole qua nos i
iota de Cadmus et de Thésée, qui se tuent m 1 m-
Il de Brossea non alee nulla dei balli: erano nella com-
pagnia il PtUtanino,(àoè Francesco Fabris, e eoa moglie;
la Rosanna, la Bettina, Sabione, Gennaro knbimbo, la No-
no, ecc. *).— L'architetto Pietro Uighini era partito
e lo lituiva Vincenzo Re J).
Furono gli altri du stagione X Adriano
in Si tisica del Ristori, e il Trinnfn di Camilla del
Porpora 4) — Ne! dicembre 30, per rispondere alle feste
che si facevano in Ispagna, si rappresentò un prologo
pel matrimonio dell'Infante Filippo. Lo compose Niccola
Giuvo. F questi ne prese occasione per domandare d'esser
fatto poeta della corte. E, sul parere favorevole doH'Ulloa,
ebbe la nomina. *> Nel luglio 40, nel giardino del Pa-
1 0, Si MI, 156-7., — Ignori spadaccini sono una piccola inesattezza.
I giugno 39 — Ulloa 2 ruarxo 80.
*) Carte, giugno 39.
4i Tra le altre scene, si notò « un fiume con l'acqua naturale, tirato
«la quattro bizzarri destrieri ». Chraras da Napoli, 26 gennaio. Cfr. tet-
ri. Carnale, Ferrante dal luglio al Mtt 30.
30 — 1/ l'Ilo* ■rara detto (0 dir.) : < .... couronvndo s«lla
persona del «applica: i nascita, una Milli
dare scienze che riguardano» richie -'ino per ben
maneggiare e comparir lai uno nella Poetica, siccome ne ba dato saggio
ron fi» gloria in diversi componimenti, ed in particolare nell'ultima
«pera u*cita alla lnc« concernente all'eruzione «Ir-] Vesuvio , per ni la
— 348 —
lazzo Reale, si rappresentò una commedia, I travestimenti
amorosi, musica del Perez* col Caflarelli, G. B. Ma»
i Baratti, e Maria Broli ').
Per farci un'idea dello sialo econom lei sai i |
deremo come saggio il bilancio di questa stagione 173'.»-
40. — Il S.Carlo ebbe daS1 affitto dei palchi la rendila di
1660, e delle sedie D, 1708 . e dal lerale di
li e sedie D. 8685. Alcune ceni
nivano dal ji (eatri minori. Per la compagnia
cantanti, i prezzi lurono questi: al Senesino, D.3
all'Anna Strada, 600: all'Amorevoli, 1053.2.10; alla •
iiiK.i; al rota 750 dia rer sa Baratti, uhm
al Manzuoli, 618-2.10.— Pei ballerini, a P.Sabioi
a Elisabetta Sarooi, 942; al Pahri e su;'
Giuseppe Brunoro,854; al Lenzi, 568
866.2.10; a Maria Broli, 312; a Gennaro Imbimbo, 1 13.2
a Melilde Franchi, 178.2.10
Al Sani, al Ristori, al Porpora, pei loro spartiti,
dati 200 ducali
HI.
Il Carasdfc e la società napoletana — / conti— La sta
gÌO/16 I<)-1 — Il Barone di Lircri — Fine dti
/"sale.
Angelo Carasale aveva raggiunto in questi anni il som-
mo della sua fortuna. Subito dopo la w<
Repubblica lotUirarui viepiù {' ha riconosciuto per uomo culto ed addai-
trinato ».
•) Chracas da Nap. 12 la
*) A irli, di BL Uff. Finanw. Diprnd, della .fommaria Conti 8.
Tra i conosrtalon. '• (KOVU Paolo de Dominio: d. 45.
lo, in insignito del grado di Capitano ') Nefl'o<
«.lei matrimonio del Re divenne Tenente Colonnello.]
Liraccio destro del Re. Tutte le magnificilo opera, clic con*
"t-gevano rapidamente, quasi par in-
canto . per mezzo del Caraaale. Questo ■■■:.<- ferrato fu
\ isto con grande scandalo :i ben spasso accompagnare
il Re pubblicameli lo in piedi appigliato agli orna*
poetiti della raal carrozza, discorrendo con qualche con-
I i
B, naturalmente, non gli mancavano invidiosi e ne-
i t li-i. 3p< te ira i nobili. K-li. i ome tutti i parnenus,
mente insopportabile pi onta. l'-<
I kflresso il Re, libero secesso presso i primi ministri, tolto
-»«'■ L'Ii aveva l'atto perdere i.i lesta >. Si mormorava contro
ì 1 governo di Carlo III, come già contro il Cardinal d'Al-
i .uiii. Il l abitava in un palazzo di fronte alla porta
i • ì<cola della chiesa di S. Giacomo degli Spagnuoli. Qui
o^ajni sera veniva gran l'olla di gente a corteggiarlo, che
«-> ì trattava splendidamente. N ìveva con gran fasto di car-
t-< cavalli e servitori. Faceva i spese esorbitanti per
1 * - lari amicizie di donne, che nutriva, e le continuo per-
<-* « te al gioco » '). Tutte cose i beaceli ••-•-
*' ci sospetti. — In mezzo del buo splendore
• * » latti, un punto oer i.
ale aveva le mani in cento lavori; chiedeva e ii-
^ * mtinuamente somme di danaro dall' mano. Ma
<2omi 1 Li aveva mai presentati t — Nel 1788 gli si or-
Kdi presentare i conti del 5. Hnrtoloromeo e del
*rt è iletlo in una lettera dell' l'Uoa, 31 gennaio 1738.
a Napoli, IH, 65-8.
Uoa 3 dot. 37.—- Il Caraaale ebbe un diverbio colla Ducliwaa «li
• taoo, ebo lo cbiai I Cd egli; Questo Sparlare da Laiyj
■'ri f. 1.9
Hi dt
- 350 —
S. Cario. La revisione era commessa a ima Giunta, e*
l'ili'».-!, il fecale de! R. Patrimonio coos. D. Matteo Fei
rante, e il fiscale Francesco Orlando. Ma, afla line di ot
tobre, non li aveva ancora presentati, e chiedeva altre
me. La Giunta rispose che presentasse i conti particoli
<• documentati, e solo] s'indusse a proporre ohe i propria
tarii dei palchi anticipassero una quarta i im
Nel dicembri' , -,li BJ dette una nuova dilazione di di<
Se non che , il :»'> dicembre il Carasal iva una
lunga lettera al ministro Moni >rdava i nu-
merosi incarichi, che per ordine del Re aveva dovuto as-
sumere. Per far tante cose era stato necessario — di-
ceva- vdìspooere in lutti li rispettivi luoghi le pera
che dovean tener conto ed invigilar delti miei ni- : -s>i:il
DOC potessi lare a meno, a cagione che non poteva;
io, in uno stesso tempo, trovarmi ad assistere in tutti i
luoghi distanti e vicini. » Ora, nel fare i conti per la Et
già Camera, aveva trovato «dette persone, chi più i
meno, in molte mancanze in mio danno», delle «inali qi
avevan dato la colpa ai ragli ingegneri, pei loro ordini
irregoiari •• capricciosi. Ma i pegii ingegneri . 8 sp
mente il Brigadiere Medrano, pur CO lo delle
gravi perdite, gH avevano dimostrato .-he aeraiw qui He
ite dalla mala i animi lustrazione delle dette mie
sone, con avermi fatto .^servare ■ Miliarmente la R
che mi si £ latti : la quale difficilmente può venire olla
luce per consistere nel conio d' operarj aumentati , nelle
compre di materiali non fatte e dieerso altre su pi
e ecc. d. Il Cerasele chiedeva, dunque, ili essere
alo, dal giugno 39 in poi, di una parte dei
') High reale ai fi- ;.li 9 oli. 173*. Pareri .li quwti ik-l I !
Carasalo li di.', li'..». Giunta SS
ioò lidie fabbriche dello fortitiea/.i . in di Gaeta, dai pre-
dei quartieri, e della villa dj Capodimonie. si sa-
i la misura dei lavori eseguiti, e egli ne avrei
itato il conto per riscuotere quello che gli spettava.
Conserverebbe gl'incarichi delle fabbriche di Casa Reale.
delle forniture dalli i, dei reali ospedali del Regno,
del vitto dei disterrati t delle fortificazioni e piazzo, dei
forag^ 'ti delle truppa, della 1'. Ferrarla e Fonderia
d'artiglieria. E conchiudeva — e questo 6 /caratteristico —
• losi degnata -S. M., a rifletto della serulu
iii tonte occasioni da me fattale, concedermi benignamente
l'onore di Tenente Colonnello col soldo di vivo, grado
molto nobili lime a tutti , ed in particolare a me,
«•ir eoa ini ■ un niente, me ne ha Eatto meritevole per solo
Ito della sua R. Clemenza e bontà di V. E., per la
graduazione par che non convenga d'essero auno-
lartitarii di fabriche, qualità che viene indubi-
tatamente a deturpare l'onore suddetto, potendo bastarmi
(a marea di restare col carico della Casa reale, provve-
ditore della Marina ed altro 'urne dj sopra, giacch
ni ono confacenti a qualunque nobili' persona, dal
• /ual rango si stanno al presente udo, e si è pur
ircitatO per il passato u '). ECCO CpielTarid Oli S08-
era insopportabile alla nobiltà!
I.i >ua supplica fu esaudita, ed egli esonorato dell'ap-
I » a Ile fabbriche — Intanto, si procedeva alla li'iuida-
<_jike dei conti. Gl'ingegneri D. Giuseppe Tapis e D. A.
V. vano la misura del S. tarlo -). Il Cara-ale
i ci ilo pel teatro, gli spettavano ani ora Ir
irmiale 30 die. 1738. — Teatri i. 2J — Sul Carasale e s|K\:ialmento
1» Capodimonte cfr. La Lande Voyage en Iialie , 3* «I.
- 0 ■:. i. v. p. 3oy.
-ollecitaawro.
— 352 —
duemila ducali, E, dietro vario sue domande i
tenoni palliali di conti, nel febbraio, mare
gli si dettero ora i^>. ora 10, ora 5miln di
mano "liceva in unii sua lettera, che, pel solo t> >
costruzione o amministrazione, era e in -.0
sommn tanto .« ... 1 mtùia d
più di 80 mila ducati. Aveva ricevuto, a più pipi
dall' un miKone
presentali i conti por un milione e centomila. Li pi
terebbe pel resto; m ammana gli aveva dai-.
torio cui termine di un mese. Perchè 1 Egli
ditore e non debitóre. Il termine gli faceva danno >■
■a:ioncì). Il l'errante rimisi- le 1
pose che il termine si allungasse a due mesi ; ma, in
due mesi, i conti! •) Nel luglio 39 pendeva una ci
criminale perle gravi (rodi fatte a danno del Carasale '1
») Cari* del 12 febbr. , 20 mar. , 4 , 18 Apr. Pel S. Rartoloromeo il
Cannalo era creditore di D. 0090, intonili alla <jual suoima il finta
Urlando foco rarie owwrrazioni , 12 genn. 39. Tra i suoi dal
S. Itortol. e pel S. Carlo ugli indicava il Duca di Maddalena, il l'nncip*
di Saueevero, il Duca di Caatrnpigria.no, ecc. ecc., i - randi
. Ragno ['■
f) taratale 11 marzo 30. 1 d. ftOOmila erano rappresentati , «-conda
lui, di LI CepodimonU, 'li Gaeta, provigiov] di marina, nu«
galera, ui'mamenti, viwliaiii di troppa, oootUoooli
3) Petronio, 23 apr. .5'.».
') Dao 'l'i carcerati, un tal Niccoli Baccoli, scritturale in casa di Ca-
rasale, s'offerse a « porre in chiaro lutto Ir. frodi ««risate
i "inplii.iii [iin furti e falsità, accennando tai delitti ia ia un
foglio di auu caratteri) » , pur d'averne l'impunità. Il che gli fu
dato, purché non fosso dei rei principali e colla facoltà di usar coni
Ini la tortura iti confronto coi suoi correi. — Ulloa al Moni, tifi le
30. Bigi, r. 89 luglio. — L'u nitro carcerato « per le molte frodi
mesa» in diaTonlaggio del Tenente Colonnello I». togato Caratale a
Antonio Buonoeore. che era stoto anche impresane del Na —
io luglio 80.
— 353 —
Altre somme gli si pagavano il novembre 39, e dutran-
< 40 i).
Continuava sempre intanto a «lirigere il teatro di San Car-
li >. Il ubre 1740si dette il Sire1 . unisca del Perez,
con Pietro Baratti, Caffaralli, Manzuoli, M.i/./.iotii.» la
Baratti. — Il 19 dicembre, la Zambia, il nuovo dramma
del Metastasio , giunto allora da Vienna '). I balli, che
l'accompagnarono, furono : 1° I quattro elementi grotti
Sabbione e Rosanna espressero la Terra e fecero un ballo
serio lo e Giuseppa Corrado ? Acqua] Bettina,
i e GennarieDo VAria\ Fabri, Annetta e Matilde il Fuo-
co. 2° Ball'.' dei tirolesi, 3 I asari e zingare.— maio,
fu re ■■■> nei? isola d* Ebuda de! Trabucco,
■ri del Lattila. B) Il poeta ara napoletano. Ma,
iziato e della poesia ben inteso <\ pure « la sua
• .pera fu mal m «bastanza riuscì infelice p4).
intò anclie in questa opera CaflareUi. £'. noto che lo
illustro castrato era d* un' iosolSQZ i straordinaria. Figlio
• li contadino , alla Datura villana aveva aggiunto quello
■rgoglio, eh' è tutto proprio del cantante. Nelle
Memoria del I ioktonì, nelle Lettere del Metastasio, resfatto
• li delle gesta della sua Insolenza. A Napoli <'iibc
l'attirarsi l'odio vini--.hi" del pacifico I di! ire del-
l'Esercito, D. Erasmo Dlloa Severino.
L" UUoa cercò di farli • li^ il CaffareDl s* era
30 stufo per il suo malconcio costume e... in oggi
■I fui'-.' 3d Paterno. 18 nov. 30. Giunta 29 nov. 20 nov. 40 ecc.
: i recitata sotto il titolo .li ZWtifeCff. — UHM
«tu prima alla (Unterà fìrMOpMM del Salti.
i. 40.
ante, che costituiscono la Giunta dei teatri, 28 apr. 41. Il
Tributai» m rare un compenso, e l'incarico di pò u-.r .seguitare
a provvedere diopere il Real leatru. Per compenso ebbe cento ducali ; ma.
quanto a incarico , dopo quel risultato , ci voleva coraggio « chiederlo.
■21
- 354 -
'le in qualche modo deteriorato neDa voce o •>. E una
mettere in carcere. Il 13 febbraio seri
Montategli :
* Quantunque nel principio della terza opera, rappreseli
nel regal teatro di S. Carlo, iionito io se-
greto il musico ('afl'urelli a dover procedere con buon costume,
almeno quando era sul teatro, per . • alle sue ino
berne, pure, tra un giorno ed un altro, si riconobbe infruttuoso
, iiiifi-u -i ioct 'Me, quasi in ogni notte di recita, ha
dato in ani imlecenti, cosi da dentro comoda fuori delle scene,
ora. perturbando la quiete degli altri rapprooea tanti odo
ulti attinenti a lascivia con una dell
dasime, ora parlando da sul teatro con le pi rari,
che arano nei palchi, ora Dicendo l'eco anche sul lei
della compagnia cantava l'aria; ora, finalmente, a non voler
cantare il ripieno con gli altri, sebbene ne avesse ricevi:
mio ordine con atti reiterati; ed avendomi V. E. anchi
nomo di S. M. ingioino, non ha guari di tempo, eh' io badassi
a raffrenare la scostumatezza del sudetto musico . non intra-
lasciai d'adempiere ad untai comando di bel iun>v<» nei giorni
trascorsi col Tarlo privatamente ammonire col mezzi» del Se-
gretario di questa reale Udienza dell' Esercito D- Girolamo I
ma n«> pur per questo volendoci cor reggere per modo e!'
ognuna delle seguenti notti di recita ha ripetuto con poi
conosciuto disprezzo le medesime discolezze, se non in tu'
patte, tanto che, in quest'ultima, avendo io unito assieme
detti MOJ traaeora'j ho stimato, non dico già per decoro della
mia carica e della sodisfazione del publico, ma principalmente
dei u!iieniti*simi ordini di S. M. per mazzo di V. E. commu-
ni Datimi, (arto arrestare e trasportare, unmanUoeotì compita l'o-
pera, nelle carceri di S. GiaeOD -r sua do-
vuta mortificazione tino ai tempo che stimer r
Ma il Ciiflarelli divenne subito umilissimo . mandò ;il
Montategre una supplica, dove dice di - protestar.
») I lloa. Tt geni,. 41.
— 355 —
dato per avventura occasione -li dispia-
i ito, da tuo per altro non avvertita né considerata, per
la qi : mi conosco piuttosto imprudente die reo i
epn 'l • u indursi diversamente a sfuggire iquei
motivi, benché nsab'tra musici e non accagionati ti
altri issano recare alterazione ecc. • B
ii 16 febbraio tu dato ordini', ohe, riconfermando il
pentimento, rosse mess • in libertà '>.
In quell1 unno, furono licenziati tutti i cantanti o balle-
rini forestieri, per rinnovar la compagnia. Parti per Bo-
i Baratti, portane! ì cuori dei suoi mille
innamorati i L'UBoa proponeva di cambiar anche Cai-
farclli, che, oltre i suoi difetti, era venuto a noi;», dii
untava già a Napoli da variianni di seguito. Me*
giio Gizziello, a il quale presentemente ù l'uomo più vif-
i, che sia in Europa, dopo de) Pannelli; ed essendo
questo pur anche vassallo di s. M.. per esser nativo di
Sora, parrebbe rosse molto proprio dovesse i ser-
I. S. in «lotto K. Teatro, e sicuramente per sen-
rirtuoso (che da qui é lontano da anni quat-
gni ordine di persone renderebbe gr
-i S. M », Ma il Re ordinò che si prenda
Caffarellì '). — Per prima donna, si ricor-
') Teatri f 3." — In un giorno dal {bagna 'A'.ì il Caffarellì venne alle
mani nulla olitavi di Donna Romita col non men famoso Etaginelli, rou-
Moltwuina carte. Rimando a un artloolo di V. fAuxiw £*o«»
,UI btn ,11 :
Maggio Il La fa ufficiata . parchi t'accompagnasM , la giovinetta
Anna Codini, caotsriaa b lNilIuriua — Sulla Harulli efr. Ricd
;
13 gniii. 41. BigL 1 febbr. — lu una Ibi
Galatlrigi da Nup. 2'.l a or. 1711 al Sala», -i | mI drammi,
ctiati pai S, I impegnati pel teatro Alitarti parlBOMe-
« Non l'avanzo per vantare la pre-dositi del nadaninl drammi,
■'Ouoaco abliaglauxa, ina por mettere in vi*ta all' E. V. di qual
— 866 —
ill.i Tesi, a che per l' addietro — diceva 1
tore — ha riempiuto, non eh mulo, l'ani]
Teatro di S. Cario ■>. Il Carasale le maini" la cedola di
appalto che essa ricuso, perché impegnata già eoi 5rf-
mani «li Venezia '). La Luciana Faccbinelli, della la
cheretta, diceva dì non roierpiù
perchè pati molto in quale ili Spagna»*). Si penso allora
tir Astma, Per tenore si sarebbe voluto il Babbi. Per
h:ilhi ini, il Carasale ricevette l'ordine d'invitare di nuovo
l'AquQante ').
Per qualche anno il Barone di Liveri non era
a far recitare la sua commedia ••> Pi I;
l'aprile 1740 gli si mandò V ordino che andasa
rande la commedia '! la compagnie per rappresentare
DSOZi a S. M. *). E il Baroni: rispondeva subito da Li
« non prima di ier la sera , dopo mille diffieolU
rate, (atto mi venia: di unire, con speranza di qua
riuscita lo Utero numero degli interlocutori per la con-
saputa oomedia , scelti parte da Napoli, parte da lu
qui più vicini. Quando, dopo od convenevole assaggio fai-
conseguenza mi sia il ritirarli; a me, elio, per fatalità ili aorte, sono eo-
Ht retto di andar cercando il sostegno decoroAO coi versi, a che ho :
«offerto nella mia qui luuga dimora ».
') Api-. 41.
*) Lettera dì 0. Zon 31 lift 10. Che dire die 1*
altre d li allora erano: « ta aig.* Antonia Turni delta la Vc-
. voce soprano, la sìg.* Qt i), liora prima donna
in Sant'Ai^" do , A» dice awrebbe il permeato di partire dal MS
precario.... ».
s) UUoj. V il it — Sella lett. cdt del Zomboiicbi. u proposito dei bai-
leriui. dico : * qui presentemente delti famosi non ce ne tono che ballino;
r'e bensì un maestro componi lo r di balli rlia ti chiama Bastiano Uobis,
quale più volle ha composto i balli in questo famoso teatro di San. (Ho,
DM et b altri et ha esigeste applausi; ma non balla i
*) Du Pollici E sur V\
— 357 —
tone, vedrò il desiderio folto più ielle urie speri
mi porterò in persona a dargliene un più distinto rag-
guaglio . . . d •). A dicembre, la commedia si slava ancora
preparando , ma sarebbe pronta per la fine del mese. Il
ne scrìveva il 7 dicembre: « Allorché poi si com-
erà la M. \i. di ordinare la commedia» si compiacerà
iute, con la sua solita benigna i a, di
cedermi il tempo necessario, così por lo trasporle
teatro, come per piantarlo e ritoccarlo , ed essendo egli
di rilievo e di competente grandezza, atto appi Da da
condotto in dieci carra, ed atto facilmente per le strade
<• tempi rotti a guastarsi , stimo io, col sentimento degli
artefici, die appena per ciò tare bastar possono 15 gior-
...>-> Il 1° gennaio avvertiva d'esser pronto a mun-
si lui, il teatro e gli attori.
E la commedia fu recitata nel carnevale. Era l'Aòth
una delle solite, pessime *). — Tuttavia, dovè piacere molto.
Il Livori , animato dall' accoglienza , faceva la seguente
• al Re :
Signoro
Il Barone di I.iveri, prostrato a Vostri Reali piedi, umilmente
icando espone alla Maestà Vostra, come sopraffatto e con-
fuso da tante grazie , che ha ricevuto dalla vostra Real Cle-
menza, in essersi compiaciuta delle sue debolezze , 6i è mag-
i nenie acceso di desiderio d'impiegarsi in tutto quello che
da V. M. sani stimato di Real Servizio; e sebena per tal ef-
fetto sia pronto ad offerire, con tutto se etesso, quanto egli
possiede , viene però inabilitato dalla sua impotenza a conse-
guire il desideralo intento. Onde umilmente la supplica a vo-
') Barone di LiTori, 12 aprilo 1740.
*) L'Abbate, corniti.* di Domenico Barone. Duron di Liveri. Consacrala
.11* s. r. M. «-e. In Napoli MDCCXLI.
— 358 —
lersi degnare di abilitarlo con dargli, e modo da potersi man-
ce in Napoli, a luogo nella sua Real Corte, por islare
contrattamente a suoi Reali piedi, pronto ad eseguire quanto la
M. V. Bar* per degnarsi d' imponerli e il tutto lo riceverà ut
Deus eie. ' i
Il Montalegre "li rispose conBdenzialmente il 14 mai
" «hip ha lioclio presento al l'ex su suplien, pei
es genér preciso individue el empieo 00 •.
olocado ». Al che, Ire giorni dopo, il Barone dì Li-
veri, dopo vai-ii preamboli, «-osi rispondeva :
« . . . . Chiedo, adunque, giacché V. E. mei permette, ami
comanda che liberamente in nel tpt >. M ai degni
«armi d'impiego nella sua Corte, per darmi la gran gioì
essere annoverato nel suo Fleal servizio, con P accrescili'
del carattere di sopraintondente alli Reali divertimenti,
tempro |>iù impiegarmi nel servizio dulia M. s., quando di tanto
degnarsi, e per ciò fare m'è assolutamente necessaria la stanza
di Napoli, dove la tenuità delle mie forzo non mi permei'
potermi senza il sovrano aiuto situare, prego V. E. che, con-
siderandomi come sua creatura , voglia ottenermi dalla gran
clemenza del He quanto a questo effetto nel nuovo memr.i
di una supplica a 8. M
' un' annua pensione. Ma a questo, il 25 mar/-
rispondeva cho non si voleva creare un nuovo impii
con tìtolo , che al Re non pe
niente; chiedesse, dunque, allro. Il Barone 1U01
di esser fatto Maggiordomo di Settimana con l'onore della
■•.<• d'oro, o di avere altro uffizio in corte, e un'an-
nua "■, per potersi occupare nel preparar la com-
medie *).
') ''aito a questa supplica, * un memoriale di tutti gli afflai 8 odo-
riflceaie goduti dalla famiglia Barone. Avviso ai genealogisti!
*) Dice che fin allora ne aveva scritte quattro.
Ma il Re pensò invece d'affidargli la direzione del San
, Noi maggio, « coirviniendo (dice il Montalegroi fi
pel Carasale relirarse desde luego de las depen-
i!s del Theatre paia stender mas libremente à su<
proprios ■». l'Uditore ricevette l'ordino d' inten-
ela '-"i Liverì1). Il L3 maggio, 1* Uditore aerò
kveva avuto lunga conferenza eoi 1 averi per istruirlo
sul R. Teatro. Il 17, il Barone, da Livori, oc I in-
..i i .sin li buoni propositi, e chiedeva che
nere dovesse rivestire. L'I II >a i-i maggio) dava lodo
ntalegra <ii avere scelto i tal soggetto, il quale tra
>er esser sgombro ili qualunque affannosa, non che altra
Mediocre incombenza , tra per essere intesissimo della
imitante ancora di musica, o, finalmente. Ira
per • ' ni uomo minuto e di bu to, •»! che si
accoppia la i i del suo sangue, potrà induri
ire avventuroso prognostico ». Approvava molte delle
ui drammi da scegliersi e sul resto; cre-
■ le cedole potesse firmarle senza disdoro, pei
altre città i gentiluomini dirigono 1 teatri : cosi i di-
lani a Venezia, cosi a Milano, a Londra. 1 ministri dalla
Iota avrebbero discusso o dato i conti. Il titolo del Ba-
rone '.n "ore odi Regio tspett
ttere di I di campo, e un sOii scudi di
. I.'s giugno si comunicava al Liverì lasuano-
con mille durati di pensione, lasciando a piacer suo
l'intitolarsi Direttore, ispettore o Sqprainiendente. 11
Baroi ùò da Liverì il 17 giugno, scusandosi di
■ .. |. srehó ammalato ; scelse il titolo d'Ispet-
eatro di S. Carlo. E, intani.. . comim
subito a pio irdini e a dare disposizioni.
'. fml 1737 lino ni 17 II, filino del ritiro, orano siati dati al Canuto
dalla Twoiwia Roatc D. 64 ftu InktrttiOtte Ad s. Barto-
lomnM b s Cario GiuoU ■■'<■>' f. 4."
fai
t
de
in;
— 360 —
E Carasale? Che cosa determinasse precisi
sua caduta, non so. Parrebbe da una vaga allui
nel dare i conti, alterasse i suoi bilanci, e fing
diti che non aveva l). Nella primavera del 1741 er
impresario del Nuovo ; ma il giorno 5 luglio 41
stato e portato nelle carceri della Vicaria ■).
Figurarsi 1* impressione elio questo fece a N
Avvenne cièche avviene in simili casi. Nicola C
vinato e presidente della Sommaria, descrisse q
tazione di fortuna in questo bel sonetto :
Povero Carasale ! — Dalie, dalle,
Dicono tutte gruosse e peccet-ille,
E co attaccate e bierze, a mille a miiip,
Le contano la vita li sciagatle.
Mo eh' è arreddutto senza no treccalle,
Ognuno lo canosce, e porzl chille,
Ch' hanno mangiato, e chine Ji vorzille,
Ad £os, adios, le votano lo spalle.
Vecco, ca chiagne dinto a nu mantrullo !
Non e chiammato cchiù sto Colonnielto,
E de Napole è fatto lo trastullo;
Ma serverrà de sebiecco a chi ha cerviello,
Ca maje fedele è la fortuna a nullo,
E quanno abbotta troppo, rescie a piello. 3)
Tre mesi dopo, Carasale fu trasferito al Castelli
l' Elmo, pel grado che aveva di tenente Colonne
l) Giunta, 9 giugno 1742.
*) Ma. cit. Indarno ho tatto ricerche all'Archivio del proc
rasale. Avrebbe dovuto stare tra i processi della Sommaria; i
pandette di queBli, né altrove, ho trovato niente. La caduta d
è, dunque, in parte ancora avvolta nel mistero.
3) Poesie varie. Ms. Bibl. di S. Martino.
— 361 —
dopo pochi altri mesi, la mattina dal 12 mano 1742.
improvvisamente d'apoplessia ' >.
ilito, la voce che a per ordine dalla
inalo » \>. Sul suo cadavere — so
bisogua credere a una cronaca del tempo — surse una
ile aveva una figlia, D." Dorotea , maritata
un D. Angelo Fernandez. Onesta voi tie gli
si facessero pomposi funerali , confeeenti al suo gì
Ma i militari «ero, perché» dieevan ndo stai"
iato • a cagione d' dht siasi potato
b degrad ni titolo, che per tanto
: paisà in conto alcuno per la bassezza doli.»
sua sioue primiera ». Duravano da nove,
ni le dispute ^ quando vanne ordine che fosse subii"
tepoMo, senz'altro. I di notte, con due sola torcoi
«^scompagnato il cadavere di Angelo Carasale netta
chiesetta della Graziella, e seppellito seti/.' alcuna ccri-
mOnia ^).
£*Je| giugno 1742 l'Uditore faceva parti b Napoli una
eh' era slata scritturata pel teatro della Pace,
■'l«'» 1 1, .i.i Teresa Passaglione : « per mia insinuazione
E<««io* egli) e col suo consenso per Palermo, poiché, avene i
^ Soprannome di Carasale, con cui comunemente si
-'■•ai ma. da tutti, per aderenza, qualunque fosse stata, che
•> a*
' "X*utln questo nel ras. cìu lì Chiarini, <>. e. IV, 744, dire imocs eh»
*«t»olto nellu ChiwrtU di 5. Maria dal I'ilar «opra S. Elmo. Ma,
*1 tornio tempo, mancano i r*fti«lri della parinc-hia di S. Klmo, e non
■'■ati* accertarmene. Natia chiesetta del filar, del resto, non
l"'l»ura. Indarno aaohfi ho fatto fare ricerche alla Graziella. Noto, di
^*R Da itflBM "p. dal Gbìarioj (V«B86) il C» rasa le è fatto
Iella chic»* «li S. Gioranai e Teresa, che fu edificata, rome
die*
lo
Chiarini, il 1757
— 362 —
ra eoi mede» ad essendo ultimameli la di
fuori , affli» I è 'i rinnoveuata la (une
i -li oueB'uomo e denigrarne la
donna qui o menare vita scandalosa o puro recitare in
questi teatri piccioli, la feci assistere e iomped
corso e la disposi ad andarsene <li nuoi ra parte,
siccome di già h;> I ». — Nell'ai] icnt
Passagliene era «li nuovo a Nap
tata in i-i il i Teatro della Pace. Bl*t
lo&j il 23 aprile 1743! • I ra le donne vegg la
Passagli, «ne , volge .man
la Corneale, perchè nipote del q.m Colonne
Sj eebbeni io | nell'anno passato < |tn
induzione farla i lutare in tnu i'aler
qm>i donde è qui ritori iato, con avei preso per mar;
i lo mastro di casa dal consigliere D. On asse
con tutto ci6 non istfano ohe lai donna comparir deb!
su questi teatri. |
rivali della casa di Carasalti ire
era moglie
otv i Don Angelo Fernanda ! »
Questa fa la fine di A n trasale, il cui nome A
comandato al Teatro di S. < alla pietosa leggt
a milito garbo artistico, il Colli" i
') * .... l'invidialo architetto, richiesto dei ronti, non
ai suoi ragionieri, fa minacciato di carcere. Andò a corte, parlò al
>ir.uiir.nlo le grati* sovrane, il plauso del popolo, la bellezaa
» pari) lieto sorgendo nel viso dol Re alcun regno di benevolenza. Ma
eoi! non «ra. perciocché doppiarono Ih inchieste del magistrato-, e
appreaao il Curatale, menato nelln forUmn di
gione, deve campò nei primi mesi per li stentati aiuti della famiglia,
poi dell'amaro pane del fisco. Reato nel career alenai anni e vi
i figli si perd*rono nello porsrtn; varrebbe «I
Caratai»- ai di nostri, so l'eccellenza eie meraviglie dell'opera non r»r»i-
— 363 —
IV.
v piccoli—' Porti e compositori — Leprommaù
e le donne da teatro — Detti e fatti di canteri M
(1734-45).
In lutto questo rinnovamento teatrale, i teatri piccoli
tonarono. Carlo m era troppo aframente compi
tdade di dignidad Ha abbassarsi a
irli ». — Appunto per questo, ['impresari)
reatro Nuovo, Domenico Catini, chiedeva, nel maggio
. di poter ridurre il palchetto reale, che ora nel mezzo
, alla forma de#li altri, e Pittarlo, il che, vera-
lente, non gli fu concesso, < inulti I' Uditore che
ìoto era simbolo della Maestà del Reogl
«ite, e anche che, forse, in seguilo, Carlo III poteva
mutai iero e servirsene. >. recandosi in Sicilia, la-
sciar a Napoli un Viceré , che se ne sarebbe servito^
come fin allora i viceré *).
i buffa ebbe suoi principali poeti in quel tempo
intaso Mulini. Gennaro Antonio Federico, e Pie
sro nella memoria 1* artefice infelice >. Colletta, Storia i. 4, 4'J. lo
itira contro la Reggenza, Ms. Rihl. Naz. MgA. XV, \. 13, ini.":
'""* Confessione generale, si dice :
Son troppo fresche ancor «li tanti « tanti
niuoelc; i Caratali
I'oskod twn diro su gli onori a i vanti
i'i «ou, te ili!
Stefano, suo istitutore, gli avevo inculcato: < Signore,
• — Co*» nella Rttaritm
Lodovico Solaro ili Monustaroto , amba.«iatorv wirHo a No-
li
•Uno Ri-, 1742. — Aivl,. .li Stato di I
f. 1."
— 354 —
Trincherà. Qualche comedia butta
Fabozzi, Domenico Carnea, Antonio Villani. E con
a fiorire Antonio Palomba. — Quanto a compositori , il
Sauro, il Lattila , il SeBitti . il Fischetti, il Leo. il Pei
golesi , il Logroscino , il Porpora . il Jommelli , I' A
letta »).
Il vecchio buffo napoletano, Gi
aveva vi I opera bufTn , taceva
detta compagnia dei Fiorentini il 1741. Prima di I'
ritirarono Giovanni Romaniello esimono de Falco. I
più giovi ino Girolamo Piano, Alese itenda
mano, Nicola de Simone, Giuseppe Fiorillo. In-
cantò al Nuovo Gioacchino Corrado , restato libero di
S. Barlolommeo. Le prime parti d'uomo e di donna es-
sendo Multe in toscano, gli attori per esse venivano pc
lo più da Inori, come abbiamo già deUo , e specie ài
Roma e Bologna. Cosi do! 1734 era ai Fiorentini Antonia
Colasaoti, detta la Falegnamina, romana; cosi Santa
scucci, anche romana; e nel 1738-9, Barbara Narici
lognese s). — Nel 1735-6 cantò ai Fiorentini I
Aschieri, romana, che divenne poi prima donna di grandi
teatri.
Con Caterina Aschieri recitava qualche piccola parti
bus sorella Albina. — Cominciò anche a Napoli I
gionc 1736-7. Lv n-.\ comp ne sopì
ii Manzuoli. Ma, nel luglio, tulio a un tratto, un or-
dino secco secco la cacciava dal Regno. • S. R. M.
Signore — (scriveva l'Uditore) In esecuzione dei
tissimi comandi di V. il. M. si è di già arrestai ■
teiiua del Teatro dei Fiorentini , Caterina Aschieri , chi
devo uscire da questo Regno, e, necessitando per ài
') Cfr. opp. e -it. il<l Fiorano « dello S<-h.-rilln, paxsim
*) Cfr. intorno a costai Casanova: Mém. II. 183 ag. e C. Ricci o, e
— :ìc,:> —
l i iplimcnto ai -ii"i v< | ni ordini i passaporti,
oc. ec. — 12 luglio 1780 — Francesco Mar-
' l » : Knt o '). Le ragioni dell' espulsione s' immagin;
■Margherita Pozzi, Anna Cialfleri detta la< Ca-
■ Castelli, Elisabetta Giani detta la FrùhriteUat Eli-
betta Ronchetti, Teresa de Palma, Caterina di Gennaro,
I mi.-i Pieri, Girolaraa B< sabianca, Vittoria Pasi, Antonia
ara, queste e altre e ie e napoletani-,
impari vanii, a volta a vi. Ila, ora sul teatro dei Fioren-
za sul Nuovo. — Ed esordi, si può dire , a Napoli
sul T o, la Colomba Mattai, detta la Colonna,
na, che ebbe poi tanta celebriti i I ondri rome
|>rima donna *j.
Talora, come nel 1738, gl'impresari! ottenevano il per-
o di formare due < ompagnic, l'una toscana, e l'altra
napol i lo i due generi di opere "). — In que-
uio ordinariamente uno o due ballerini,
., talvolta, con permesso speciale, se no appaltai
-ei o otto per fare i balli 4).
~ ai dette :>1 Teatro Nuovo YKrrore Amoroso,
}>"..-s!a del Palomba, prima opera del .lommelli, odia quale
cantarono il Corrado, il Romaniollo, Geronima Tearelli,
partirono la madre, Maria Mozzanti, e un fratello e la so-
lvi 'ri f. 1."
*) Cfr. Florimo \ . IV a jxuxim le carte dei Teatri i. l"-4."
•aio, ó ina ito 38. &c. — Teatri f. 1." «J ut-Ila per l'opera
era composta cosi: Caterina (]:«t«rlli, Agnato Imbert, Santa Pa-
i mi . Nicol > de Simon F ai » CS rapi , e due
no«- Kiloirne«i mandate da Giustina TaroottJ Quella per Pop. napi
■ , N. Pellegrino, Paola Paruandex,
lena Ricoi, Antonia Spina, Tarati Amoroso. AnlOQil Nov.ir.
*«ppa de Marino. Petronilla Rossi. L" lid. nota che quota compagnia
«a ìoom di il" altra. »
i Fior. cfr. L'Iloa 5 maggi 1 seti. Il — Ttatri
— 366 —
Cateiina Castelli, Elena Pieri. Nel 1738, ai Fiorai
(hurdu, altra musica del Jommelli. ').
Quando, nel 1738, dove \;i darsi wl Nuovo lo Secret
del Trincherà, succe a itto curioso. Il Bb
staio stampalo 8 portava per titolo lo Sì
s'io. C'era a Napoli, per avventura , un
nome appunto Nioooki Pabozio. Costui p
moriate ;il Eie, « supponendo egli che, per mezzo >li quella»
non a caso ma condolo, venghi deturpato il suo «.: ■ • ^ 1 1 * • n
non che la professione di medico». Chiamati, tanto rim-
ino Antonio d'Errico, quanto il Pabozio in
l'Uditore, si convennecheil nome sarebbe mn'
i" - ■ »ple già stampate distrutte
Ine terzi il Faborio e i
, contento del risultato, l>. Nicola Pabozio la st
della recita prese tre bollettini per so e pei figli ! ')
era del 6 febbraio 1739 si recitava ai Fio
['Ortensio del Federico: due monaci carmelitani e
francescano ebbero il ghiribizzo 'li andare anch'
l'opera. Pittarono un palco, e vi si trattennero fino ni
scrollilo. Ma. tirH'ws.'irr, furono urrestali dai eurso
Nunàatura, che avevano spie Del teatro. L'Uditoi
Ijìio avvertito , fece arrestare le due spie. Nonacque, al
solito] una questione. L'UUoa afferma: « giammai agli Im-
prs judetti Teatri pubblici - 1 -ttei
i monaci, né all'incontro hanno attrivito (ardito) i curso
fai si dappresso a teatri per irli all'usi il I
!) Cd M.iii. i I Jomnutli, i'i Opp, ilei Mei e<l. nap. p
■ 10. — Noto ctu il Signoroni dft oorni; rappr. ai I
il» 1 Padarioo, oo* «ii i j— i ■ -;e " ii" dal Baldi, «attori il d'Ami
i i Inizi, In Catarina di Gennaro. — Yèutuie «I. ài. \
*) Ulloaj 11 (fogno 3&— Teatri, i. .'. - Cfc V. d'Auriu. l>. ftk
Ut t«$T).
I I Un Auria. / moneti al teatro dei
— 307 —
■ carnevale seguente — ecco un altro aneddoto, ca-
uti r tei tempo — recitandosi l'ultima comedia ai
enunciato la gente bella l'ine dal primo atto
a rilasciarsi un poco dalla dovuta modestia, menando delle
icfetture, e gridando eoo appianai di vitto; ma, essen-
qualche maniera riparo, si 6 «•ontinuata bene
comedia nel secondo aito, l'i, come che si & avanzala
temerità, verso la fine e nei terminar del secondo
atto, a Dar delle maggioiì grida, e a gettar con più vio-
Ea del ito dall'.' io (del-
calare il tri' me, |ier non dai' luogo di Bar
e si ritr n un paleo, ha gridato con strepi! ■.
>i rosse di nuovo alzato detto telone affinché si fusai
in quelli della platea; han fatto
alle voci drl Principe, domandando V Istesao^ tanto più
»e vedevano, che il medesimo colle proprie mani dal sli-
tto pah o l'alzava. Ma lo scrii ■ teeorfa i
latto andare i cantanti, e, dopo, ha latto alzare detto
-. dicendo di non esservi più nessuno la l)
teff autunno del 1739 il de Brossee trovo a Pfapo-
uatre opéras à la foia sur unau-e thóàfres -lilTu-
inll« Lega <l<-l bene II, IT. — Intorno ai (ratti
tiiUani o sia nlaiione ecc. tini, il, Mil. L818. — p, l!'l-:i): « Noi do-
I |M i ni dui lon.» «ujMU-iori [iruiulonii In libertà di n
era «fi alla ia; ma un Minplir* frate non ntli-.'n m:n quatta
• In Napoli godono pure d' nienti privilusiu 'li
Dalla .< Iia. m, |iartioiLii-ui> ; ouoiilc . IIIITIII
' il.il |tO|K>la noi pubblici spelta Msia ■■ l->
«la atta «in i frali , molta Libarla; il ohe i« din eba Voo
U pm IU p.„. I gesuiti •• i frauencani 000 vi O "■-
jjooo mai maairberat > -. »
- Simili diaordiai al Nuovo— Tastai f. 3A- -Il gatta
o d'apptaud iati pontifii 'ó Gir.
i
— 3C8 —
retta. ■ Brano .1 san Carlo, i Fiorentini, il Nuoto t> quello
della Pace, i .\|>rès fesavoip assayés 8ucce8sivement,j*en
quittai b plus manquer une seule re-
ti -utation de li Fi'iscatana , coii i de
Lei..?. Forse si recitava ai Fiorentini. • Quelle ì
quelle harnoonie ' — ■...,.!■■ i
i « limite plaisauterie musicalo ! Je porterai cet op«
Prence ...»')
Le canterine dei teatri piccoli erano un gran ;
per la pubblica morale. I "no dei pensieri del governo
• ili fu di renderle il meno posa a. —
iuipn-sani dovevano presentare volta per volta la li-
dei recitanti, per otti !" approvazione. Sono no
prammatiche del 1~'M, :m, 89 < < legs
DO in alcuni punti lu ■ i In città le meretrici '). Le dot
di teatro ne venivano quasi tutte colpite. Cosicché
cessano esentar dall'effetto delle prammal olle,
erano impegnate pei pubblici teatri. La nota, approvi
volta per volta , ani passata alla Vicaria , che curai
l' esenzione.
Ma iK-l febbraio 39, que lenti e ballerine del Fu
reutini e del Nuovo, eh' arai
e afiora, non Basendo in '.ano.
o al Re, adducendo , tra l'alti
doveva durare, perdio connessa ■• al cara! •rote
ne «li cantante e ballerina. » L'Uditore jjiw
') Di- Bro§«cg. o. e. Ili, 157-8. K v. t io eho dire del dialetto napole-
tano, dei conservatorii eoo. — Neil' autunno 39 si recitava al Nuovo
noi sofferti! sa, poesia del Federico, mus. Jet Leo. Il Fior
nella biografia ài L»». dice: «Nel 1745 compose una porzione dell'
tiraa sua opera La Finta Frastalatta pel teatro Nuoto, con poesia
Federico; ma fu colpito d'arrapi.**!.' re. l'aria Luta
Cfr. o. e IH. 30.
.11. <M i.uisliuiaiii. — Tomo VII ." ,Aw.
— 3C9 —
Ma il M re non ammisi- la teoria ite! carattere in-
cantanti e ballerine stavano por essere
PO esenti; se do, no. Anche ranno <ì
rCdh Ile disgr lon vera-
mente per comp; ma pel puntilo che noi
sottratte alla sua giurisdizione! Presentando lanotecti quelle
disoccupate, dm Ielle medesime Una buona pa
principalmente Blena Pici-i, romana, non vi è quél
tivo odore, che taluno crede ; di alcun' altra si suppone
qualche libertinaggio, come si diesi » '.) Ma fu ripetuto ré-
oente Pordine precedente. *) — In quel mese appunto
di giugno, la G. C. della Vicaria esecutrice del bando,
da una parte, e PUd aerale, protettore delle cante-
I i iron i alle prese io d
abitava di fronte alla locanda della Croce di Gc-
i una miserabile canterina li , uè giovane né
e l'anno aveva recitato solo per la prima
opera al Teatro Nii" DL lo-
Morosini ricorse alla Vicaria, elio la In-
ani.u via, perchè era « una pubblica coiti;
n rivà), la quale per il scandalo, che pubicamente
dà, si ai! ogni persona onesta insoffribile ed in
il tre alle | «re , che sono allodi
nella locane! i del medesimo supplicante il tutto 6
anche ben noto al K. Parroco di S. Giuseppe.» La Vi-
caria mandò uno scrivano a prendere informazioni; ma,
i ,r una i ', ordinò si sospen-
la procedura, e si rivolse al Re pc ire come
regolarsi, lì i« he la canterina, che disse che
per essere scritturata, addusse prove della sua onestà, ecc.
La Corte della Vicai ia fai ervare che: « lo suddette
■»o 40.
«) |2 ( ;
20
— 370 —
cautelino e ballerine* ] no biglietti ioterpeOa-
lamento, ed m tempo che le medesime sen teatri
di questa capitale, spediti per la vostra segretaria 'li s-
grazia e giustizia, che non si molesta- »■-
tntazione» che dovevano (are alle vicinanze de' detti teatri,
i al numero «li poco meno dì quaranta, e quantui
iggior parti; d' i «800 I rminato I
di presento non siano addette in niui tiri, hani
tìnuato e continuano ad abitare, non solo nell'-
ilei medesimi teatri , ma in altri luoghi onesti di -,
metropoli, facendo lo pubbliche meretrici, anzi qua
di eese tiene in Bua eaaa altre donne libere, chi
sOBodalosamenl landò la loro turpe pr
per le quali continuarne itano al sudetlo v>
ricorsi delle pei'sonc oneste, che abitano io quelle
nasse, senza che si possa dare la minima provid
li procedenti reali ordini .... » Ma I' Uditore, dopo
rettificato rio che riguardava la Caterina Dons, chi
ritrova in estrema miseria , né le sue fattezze nò I"
danno molta incentiva ad aver dei concorrenti \ e del
cln> le canterini disoccupate erano appena una ventini
soggiunge che, quanto i
scritte per onesti', portando seco la professione di can-
terina La dura necessita di trattar c<
•■appella, sonatori, poeti, ed amanti del canto, e chiunqi
iffico in casa d'una donna, . in-
duce a dire, the aia disonesta, o che vi sia, o die non
vi sia effettivamente il male, ma quello che senapi
invigilato da me, ed ho
punite talune di q leste con cai li evitai
ilo, i • troppa publicita to copia
o qualora s'è dubitato di qualche disordini
che poteva produrre grave danno alle fain
moderazione e per timore di
- 871 -
» p per uni. rendersi diffamate, ci ii i pono ri-
cusate dall' impresari
Nel 1741 la quistione si riacoeodeva por un'Anto
tato per otto anni nei teatri della Lava
a Nuovi», e allora restava disoccupata. La Vicaria voleva
irla fuori le porte. *) L' Ulloa diceva che ora liber-
timi, «'"M « La maggior parte <li detta gente
uno stesso carato, e quello, che da me - ■'<'• pn
ivitare, ò stali» la pu Mirila scandalosa, ed, in Br-
uto oneste, non ha dubbio die si son
liscrelamente, mentre, in niuna delle cisedi dette
mi. '. :. •'• stata alcuna rissa, né si sono intesi certi
iudiziali •••in rovina delle famiglio, ma solo
alcune corrisponden» di pochi amici, i quali con tutta
1 han praticato ... ••> 1 '
lire i teatri piccoli, né renderli obbrobriosi alla
r sentire di Mini e ballerine, che ser-
qi i simi 'il da fuorile porte, né interessarti
gì' impresarii «''in obbligarli ili fare venire cantanti ili l'uuri
». non potendo la piccolezza d'essi soffrire la Bpesa,
»lesse per .«cui" portico
! : • , i : : IO.
mente, 80 aett. 41. Bigi. iv<nl<> 34 MB, — I
*/7 *ett. Una lunga relaziona del Principe di Cantati EUggenk dalli
.i, J'I 17 oli. 'Il , ([uuliiir.-i »fft»oit3voluiouUi tutu» In donne pra-
*entet a. Di alcuno anzi dice eoa fono e pubbliche
il teatri -i "ii..' contentato non
«ola ài ballar* lonza raoreede ma
ooaiii con loro devono ballare ne1 teatri predetti, noa ad
allru dna se non o\\* per tram .iil aliiur.- le ipuMfl •in..
gik 1 «ameni \«h« dell»» %
idate n.l abitare, anzi l'ultimi.' li
■ano tenute dal Quartiere 'li Ponteacùro, dove Lottavano coll'altra donni
1711.— Teatri ; I
— 372 —
giacere a detti in* r io che non può
mai avat a ini perfetta virtuosa, e chi si mu<
patria con picciolo i nino viene certamente i i
di lucrare per altra strada, onde sempre non sì
male e si pregiudica alle naturali del paese inzi
-la cagione, si andranno dimettendo detti i
..une e sortito in questo anno che non si son fatic
te due opere, né in quello dei Fiorentini, uè ; ioli" ali
sopra Toledo, perdio avendo preciso ordine l' impr>
<li non prendere donne [leena . lenendosi da
una cattiva idea di dette cantanti e ballerine, niui
in. no si applicherà in avvenire ad in di
né di halli», per lo timori1 concepito elio, comparai
di detti teatri, abbia subito ad avere lo sfratto come
pubblica, quando, tacendo lo stesso male senza tal cai
tare in casa propria, sta sicura di non ess
con india difitcultt le sopraviene qualche d
sopratutto SS abbia protezione (come s
alterno di Vicaria, •■> E conchiudeva, i i
gliando di fare un avvertimento alla Spina e lasciarla
quieta. ') — Nel febbraio seguente, per simile occ
tornava alta carica, ripetendo i suoi argomenti, e con
gliando: 0 ferie obbligare in questa I
pena dello sfratto del Regno 0 di tre anni di penitenza,
a vivere e vestire con modestia senza sfoggi, e di non
andare al passeggio di t'Inaia 0 di altro concorso fe-
stivi», per evitarsi qualunque inconveniente, che potrebbe
caggioaar la loro veduta ...»*) — E in tatti , fu scritto
'i niofl v> ui» : 11.
*) DQ r li- le Ciotte
1 *i i'>tlr in Un quatta «ltre che go»ii-ano pretto
.1 romani coloro i he i rivaao al Principi ne' uublid •puttacoli.
rioconM lungamente irpo delle leggi <•'■
ed in particolare >>, 1 i:.ì.I mm, in • ui fra l'allro ti ode con
— 373 —
rimettendogli la nota de&e donne, ohe rcsta-
izio dei teatri pubblici, «Qua bus sub<ernos
inviglieli en que vivan modestamente y sin lai
dalo . svisando la que raltare para eschiirla do la lista
de l"> Iheatros. o \i
t '<'i se e le servette e te 6cj^% dei teatri pio
non contribuivano alla <iniete delle famiglie. Le carte dell'Ar-
chivio di Stato ci conservano un non piccolo sagi
scandali, degli intrighi, dei guai, chi • no nascere.
Una delle canterine, che più dettero da fare all' Udii
il Marchese di Monlale^iv, fu mine
esordito nel 1729 al teatro
Nummi, facen lo Rinuccio uéu" Erminia del Saddumeue.
Dal • 5 a ritroviamo /'r < . Afartno, .1/"
irVw, VannellOi &opa, Chiarella,
vetta buffa, a iorentini. Nel 35 riappare al
Nuovo; dal 37-40, ai Fiorentini. Godeva «alte protezioni ».
Nel 1737, il Barone d'Ascea, D. Stefano Marasca , già
amante, quantunque, rosse ammogliato ili fi-
iato agli antichi amori. 11 padre della sposa, D. F
cesco Santoro, andò a raccomandarsi all' Ulloa pei
limarlo. ET Ulloa impose al Marasca il mani-
ci quattromila ducati b carcere, se andasse
ptiì a casa della Margherita o parlasse con lei. Invano
D. Stefano supplicò perche I mandato 5).
mem I/i Imperatori cristiani ni vietava all' Istrioni di abbrac-
ciare la novella nascente fede, che ossi rcligiosameni i profanava!
non privare il pubblico di uenti, perchè doveau ili pn.^-nt" ab-
bandonar quali' «aerdrio, latti cb ù».
') 1 mur/o -li. — Alta Vicaria fu avvisata lo BteBSo il 10 fobbr. ag-
giuni. • — Questa lotta tra la Vicari» * l'UdìtnM
trova rincontro in ciò cha avveniva in arancia tra i (ienlitehom:-.
la Chambre, cui erano sottoposti i comediaoti, ■ la Pulic*. Cfr. Maugraa.
•omnibus hors la C Léfj. 18H7, p. 217.
ato 37. — Bigi. ì>3 ag. — Teahi l !.•
— 374 —
Nel 1 738 , la Margherita aveva persuaso D. G
Spada, Marchese il Santo Mauro a sposarla. Ma, n
ire ritardava e discuteva per assicurarsi una do
p Uditore ebbe sentore del rati », e
die aBa eoa porta; intanto lo Vicaria faceva un mandalo
severissimo al Santo Mani., 'i.
Non basta; nel gennaio 1739 giunse al Montali
una supplica di Francesca Zusarini e G CancsJ-
lion», dio i-liiii!<-'..iii" in .---e collocata nel Conservatòrio <ii
s. Maria sua .- Margherita Pozzi, I
■ la quale] ' hd ' me i he recita nel Teati
Matteo, ha contratto delle strette amidzii •
diverse persone, b con ! appaltatore del dotto leali •.
tra -li assi ve ne Bone dei sgherri, ed oltre
similmente contratta stratta amicizia con quattro
di distibuone , le quali si conoscono in -ir- issi
e ingelosite della detta Margherita, che non può
lìngua spiega] scc, » Se non che, l' Uditore, incai i
d'intbrmare, seppe che la Francesca Zusarini non aveva
acconsentilo atta supplica, a cosi perchè i fatti n
vi ri, ' h n idea «li pregiudi*
cari- la nipote, nella, cui casa essa i
re 'i'i Caucelliero, a uomo assai vile, discolo e di p
sima indole, e si può dubitare che piutto
rione oTaitl i si ad avero qualcli
dalla nipoti . si fosse indotto e fai Poi a i iena
naie, |>er .-fogo piuttosto della propria o dell'altrui |
stona , che perefc ro veri i t'aiti, che
SCOno. - n •) Ma, a ogni modo, all' ! Non in dato
rico: o qua il lobre los pasos de M a Pozzi
E ce n' era l'isogno ! — li 5 giugno
') t'iln 81 febbr. 38.— Teai.
') Ulon 5 iVl.l-,
— 375 —
quattro e mezzo di notte, due persone non conosc
andarono solto le finestre della sua abitazione alla piazzetta
ni, e, dopo aver profferiti i ad alta roce d
urie contro -li lei . spararono un colpo di fucile II
■ fu senza danno, | Margherita, nò la
a. Il giorno dopo . I I fditore
lo n chiamare la Margherita per Interrogarla ; ma
te 'li iter dare nessun lume, di «non
do I L'Uditore dispose , per cani
dhe la sera, all' andata o al ritoino dal teatro, fossi-
lagnata da birri. Continuarono le indagini, ma senza
un risultato.1) —Come Dio volle, qualche anno ap-
-II, a prircipio del ITU. la troviamo maritata al fa-
moso bullo Antonio Catalano. ') E col Catalano, campa-
nella compagnia del Nuovo del 1743-4 E, l'ultima
la, il 44-5 ai Fiorentini,
ria Cialfieri, detta la Cordova, perdio figlia naturale
di D. Ferdinando di Cordova*), faceva girar la testa al
Principe di Canosa. Dal 17:*:$ al 36, aveva can-
tato al Nuoi .730 era ai Fiorentini. Il Principe tu
dal Benthia a teatro, poi, cominciò a an-
dare in sua Ora si vedo giunto — scrive 1* UUoa
all'ultimo segno di smoderata passione, mentre diporta
ra e il gioiti, in casa della medesima, visitrat-
lunghis ite, senza die vi vada altra per-
ii mini memento era solito prima taluni altri bazzicarvi o
.li professione di musica o d'altra condizione, e, per tal
effetto, comunemente si dice i he l'abbia assegnato ducati
0 giugno 1
*) 2t> giugno 174 1 - Parerò del]1 UUoa 11 'li Hat •■oiitruvemia per pa-
gamento coli' impres. dei Fiorentini. K anche fcbbr. 42.
1.1 onaii'Jo di Cordova «ra impresario doi Fiorentini.
aneanona Ira lui n l'impresario del Nuoto a proposito di
iterine. — Teatri f. 5.°
— :
di lei quotidiano man
io al mese, » Inoltro ,1;
pria carrozza, a con di. ia livrea ; 6
«-•olla madre ÌJ>>. i un fi
I i>. Ferdinando, - m scarrozzare per
la città. della casa di Caiiosa non
grandi; il Bgtiuo
maro e di decora Mi
cine risposa; ■ che attendessero ai falli loro, ahrio
qualora si vedesse in disperazione , se ne •? au-
in Vioegia con detta d avrebbe
'» ') — Anna ^alfieri fu sfrattata dal . Nel
1748 supplicava di ritornare: « da malevoli di il
ute fu alia M. V. rappn un fatto pi
ideale, die poi s' è e ilo ripugnante alla ragione, o
i. i i Doa avvisava favorevolmente. Il P
sembrava che nop ci pensasse più; aveva
alice '
Meco la Maria Broli, panni che venne a Na
ballerina e per tre anni ballò a S. Carlo. E fin d'allora,
«sii mpenva ella assai apparii /osa, cosi
d' altra parta andava- indo che imparava la musica
lizione , passane"!,, di
ceto di ballerina (nella cui professione per altri
troppo ita) a quello, se non altro, al
pio lucroso, di canterina. r> I\ dopo un poco, si sep;
a divenuta canterina, e comparve sulle scene del
to Nuovn. Subito canterina . le sì mise intorn
ne cavaliere, D. Ciro UUoa , che r applaudiva 0{
sera a teatro, che «ila di fuori e cond
a casa nella sua carrozza. Durante il carnei
lai
:
DI
DM 24 ngo«lo 1740.
*> Ulloa 10 luglio L748.
— 377 —
-.iva quasi tulle le notti nella casa ili lei: ma, durante
i, era solito « trattenersi con lai lino ad una
competente ed indi nella casa propria si ritira a dor-
mire. b Pie distinzione, che fu riferita all' i ditore, non solo
ila un abitante 'runa rasa ili fronte, ina anelie a dal Re-
roco -li S. Anni, <he tra gì i de'
PO clero, non vi •'• chi l'uguaglia nella probità e dot-
i e nel!' adempiere al suo istituto. » Talora Don Ciro
andava in calesse fuori la grotta di Pozzuoli, e, dopo un
iva la Broli in carrozza d'affitto. I ta
si sparse la voce che l>. Ciro la sposertbbe, I
valiere era davvero i (coppo chinavole a al fotte
umane debolezze e nulla spezie presente non par che
possa rivocarsi in dubbio di vivere BgH quasi clic affa-
scinato, non che di cieco amore preso, dalla sudd'"
l i cantarina. » ') — Il Duca di lamia, fratello, e i
. zii di I). CirOi Fecero supplica al He perché
provvedesse. Il Re ordino ohe la Broli fosse mandata via
da Napoli, l'.ssa pregò, supplicò, disse e D. Ciro
ntorno, che essa noti gli dava retta. Invano.
Allora la Bruii chiese d' esser chiusa piuttosto in uq mo-
nastero. Ma 1>. Ciro avrebbe voluto i he fosse I
irtin.'.... per seguirla; ed ebbe il » iraggio li rame supplica
al Re! L'Uditore si mise in giro per trovare un monastero*
luello di S. Nicola a Nilo non volle riceverla j « ail
in detto convenl trattengono persone moti
mogli di regi ministri » , e neanche quelli
<h S. Maria del Consiglio e di S. Maria suceurre
nalmente, trovò un posto nel Cooservatorio 'li
s. Nicolò dei Pii Operarii ; donde, passò in quello di
8. Man.) del Presidio. Ma, giacché aveva ui tratto col
teatro di Malta, nel luglio Ri t'aita uscire B, -libito , im-
i) Ulloa 7 mano 17-41.
— 378 -
bareni r ' '* —Anni dopo, nel 46 o 47, tomo al tei
Nuovo.
Un altro fior di virtù era la canterini Angiola
• ■hi. Ganciata dal Rugno al tempo della venuta di Cario III.
lii riammessa por grazia sulla tino del 1738. E di questi
grazia profittò subito per |.-_- (u s<> quanta tre
Coti signori dell' aristocrazia , con bravacci, eoe Um
• di BUbllgli . nati pet lei; assalti notturni alla mi;
rasa, aggressioni di mi la frci|uentava, ecc. di
tenninaraoa il Re a mandarla ria & nuovo dal Regno.*}
M;i line, «lei sin ii amami, 1). Francesco Sorsate o il
obese di Montepagano , la fecero accompagnare da di
loro agente, che, dopo un bel giro, lariconduss
poli, a la misi' nei Conservatorio 'li S. Antoniello alla Vi-
caria. Grande stupore per l'audacia! La Franchi fu Ioli
di li e messa in carcere. 1 suoi amanti chiusi in
stolli, eoo grandissimo rigore, Bensa permettere
dessero nessuni,. Alla liiii- ilei settembre, furono libei
dopo una severa ammonizione. La Franchi eoo la madi
era intanto all' ospizio .lei 1M\ Gesuiti ad aspettar la buoni
stagione per partirei Dopo vane suppliche, il Kopermu
restassero a Napoli, ma sen
Ma. neanche nel Conservatorio, stavano bene. L' [Illoi
scriveva, il 15 gennaio 1740, che, essendo andai •
Conservatorio ossia ospizio dei PP. Gesuiti aveva l
') vii' tlllon 11 mar/o 41. — Suppl. de Ih Broli, Stimano. Nuovo or-
dini» del Re. 3 apr. — V. aneliti carta 7, 8, 18, 'Zi aprile, e 5 ma'.-.
La «uà chiusura nel OOMMOtOTtO impali al Caratala, impnwar
Nur.v... di metteri» in i.irena l'opera di primavera, di che il punti l
malcontento. — V. india nulla Broli un articolo di V. d'Auria (V
29 aettemlm- 1889).
*) Il 31 maggio 1739 IT'Ilna ehieae il passaporto per Angiola Franchi
e parsone di famiglia, sfrattata «otto pena della frusta e del luogo di
penitenza, «e torna ra.
— 370 —
palo isolo a ■ era rappresemelo, a rispetto
4 t**l poco decente modo di vivere di Francesca Signorile
e di Angela Franchi, madre e figlia, e dello scandalo die
• .ITI
ide :t-i un palazzo rimpetto del cavaliere ben
aJT Ecc.' V* » Pi mettere in un' allea care
dispose poi che passa >ii-.ivaiorio diS
alla Pignasecca. Intanto . « te suddette due i< mmi-
nc, per eOa mutazione dì sta iza , inquietano
• ii parole licenziose non menò la Ba-
li; • della Comminata ! •> Nel mar/,.», QO
r ( suppliche >• Analmente ftirono fatte uscire dal
itorio per Ire o quattro mesi. Ma, nel maggio
un F>. Vincenzo Giuliano e sua moglie supplicavano il
In li Franchi o fosso sfrati no o
e al conservatorio: aveva legata lina srauda-
i col loro figlio h. Nicola. Ma l'accusa era
i. una vendetta di D. Nicola. Nel luglio, la Franchi
finanche il permesso di ritornar sulle scene. E, colla
anza che dopo i guai sofferti, avesse n, i i testa
i ibi \ '■ ai Fiorentini il 40 e 41. ')
Antonia \<>v uà, ballerina ai Fiorentini , pòi canterina
su varii teatri, tentò di maritarsi il 1784 col ca valici- D.
raro Gruther. Ma il matrimonio, per buòna sorte, fu
impedito. '-'< Margherita Giacoraazzi nel 1742 stava per
il i tonte I cugino del tenente generale Conte
Trivubio, che ottenne che il L'escale fosse imprigionato
i <ua<<.Mia/./.i messa in un e storio.
Ma parti subito , perchè aveva Bnito il suo tempo. ■) —
•l Rin.*-nii;. - dalle carte che In riguardano del 1188 « 40.
i ode.no di quosU Novara rfr. '-art»» 28 ng„ 6 aetL 1734,
Big!, reale 10 nov. 42 alla Vicarìa — Prindpo 3] beatola 12 nov.
•itola, 13 nov. — Teatri f. 4.°.
— 380 —
Mi, -li tutti i tentativi matrimoniali di canterine 8 ballfr-
rioe con giovani signori, uno usci, eia storta i
abbastanza curiosa.
Nel 1741 veniva a Napoli mia cantante ti" Ga-
spara PaUerini, che era scritturata pel Teatro Nuovo. C'era
allora a Napoli un Marchese D. Antoni.) Montalvo Ra-
mireZj anche fiorentino, parente degli Strozzi, eoe, al-
meno secondo il suo i q dopo la
morte del tu D. Bernardino suo padre cosi estenuato il
patrimonio 'li sua casa «-he in conto almeno potea so
ministrargli quel tanto, che gli era non già convenir
ma necessario al suo mantenimento nella propria patria,
mdnsi arila medesima ingiustamente e eoo molle
diverse liti travagliato dai suoi eoiigiunii. per i-limgire 11
loro persecuzione si ritirò in questo Elegno e città di
poli per vìvere cotte poche rendite rimastegli in esso pri-
vatamente sotto il reÌÌCÌS8ÌmO dominio e governo della
il. M. V.; e, quivi \ ervenuto, considerando che non
possibile trovar moglie di sua condizione ad oggetto
non potoria mantenere con quella proprietà che do.
s'invaghì d'una donzella o, che fu Qaapara PallerinL
le cose giunsero '.uno oltre che i di ti -• pr
tarano al parroco e fecero fare le pubblicazioni. Ma, pi
a terza pubblicazione, nel novembre 1742, ecco gi
una lettera da Roma del Cardinal Aemiaviva al Mo
legre, pregandolo che impedisse il matrimonio. L'Ao
rivi stato officiato dalla Duchessa Strozzi, cugina d<
Moutalvo. si era ancora a tempo. U matrimonio
dito. Al Moutalvo fu fatto mandato di 4000 durati i
stollo; alla PaDerìni, carcere e sfratto. La PàQerini ree
supplica al He; che non si può riferire, ma ch< i»e ut
beli' esempio dello cose, che, una volta, doveva stare a
lire un He ! Un altra supplica mandò il Montalvo. Ma il
-piccò l'ordine, per più sicurezza, che il Montalvo
— 381 —
chiuso nel castello diCapua; eia Paflerinl, subilo finito Q
ohMi^M uri tratn», sfrattata dal Regoo. Ma questa volta
l'ordino non ghinee in tempo; i due avevano già pre
Si spedi gente dietro, si suppose che fossero an-
•l.'tti a Beni". <-ut<>. il [in;sifji! ili Monte fosco si recò ivi ili
persona. Ma anche qui i due avevano latto presto. Il 17
dicembre erano andati incogniti alla chiesa parrocchiale
di s i'i, mentre oli bvo messa il |
Ramu , abbate rocchettino. Noi voltarsi che questi fece
dire il popolo, il Montalvo e La Paflerlni gli dis
prontamente in viso, rome Renzo e Lucisi: Qut
e mia moglie', questo é mie marito! Figurarsi la
■ •i parroco gridò, strepito, b poi se andò a ri t « ■ -
air Arcivescovo, il Montalvo si rifugio subito in un
vento e la donna in casa del canonico Mariella; e fu-
rono fatti guardare dal preside! di Montelusco, che aveva
ricevuto avvisi ed ordini da Napoli. La fuga e il resto
)O0a famiglia Trabucco dì Benevi
e vi avi luche tenuto mano in Napoli quel canonico
■■ . ì i d I co, che abbiamo visto poeta al S. Carlo
coir Olimpia, Il Trabucco tu sfrattato dal Ragno. Tutto
i i fece, le dimostrazioni che tentò, riusoi-
ne: « A dire il vero a V. B. — scrivevi l'I Ilo
avrei incontrato tutto il piacere per non nuocere ;il Mi-
detto canonico Trabucco, cosi per essere un uomo ••
con esso lui in da più
anni una qualche buona oorriBpond* te del
dramma che compose per il It. teatro di S. Carlo •>. me
ponte al vero ' \i — Qualche tempo dopo, confermato
') Card. Acquiriva da Roma 13 nov. 12. — Risposta 17 nov. — Sup-
plì.» della Pollorini — Parati doli' Uliva 3 dicembre lì — I
•1-,' — I li ! • «ride di Monto fu sto 16 -li'-. — Pro-
; Moi.U-fu <h D Matti» Capano 19 die — Llloa 23 die. — Ordino
— 382 —
il matrimonio , il Montalvo e la moglie ebbero I' 01
di andarsi a stabilire a Bari, dove il Marchese posse-
deva «la mastrodattia in burgensatico o. Ma il Monti
andato a prendere la Gaspara a Benevento, la troi
ferma , ed, essendo anche lui infermo si fermarono ac
e chiesero, con un certificato medico, di
dimorare in luogo d'aria più dolce l). Enel
obbero il permesso di Fermarsi a Caserta « basta qui
riendose curado y mejorada la estacion, continue su (
a Bari •> 9). Ma neanche l'aria d
vollero «-ho giovasse), e il Montalvo nell'aprile supplii
ili «potersi trasferire ron sua moglie a Napoli pei
far curare la sua consorte col consulto dei primi pr©J
ori ii detta città, e frattanto il supplicante avrà tulio
il comodo di ultimare l'aggiustamenlo dei suoi intei
si del Regno come di Toscana » Il i tie non ^h li
>. Erano allora a Napoli a cantare buì teatri
•Ile della Gaspara, Rosa e Caterina ballerini. I
tore proponeva ohe il Montalvo dovesse <« a su
lar porre in qualche monistero le sudette due sue
filale, o ii) altra inanier K cosi fu ordi-
nato al Montalvo. — Nel lugli", nuovo insistenze; il •
talvo mise ili uie/./.o la Duchessa Strozzi sua C
Cardinale Acquaviva di lei fratello, e gli fu perni
poter soggiornare a otto miglia da Napoli. Ma vota
nire proprio a Napoli; il Cardinale Acquaviva mi
di sfratto «lei Trabucco 5 gena. — Supplica ili A Trabocco — t'Ito*
w.'uuaio 43. — Teatri i. 1.
'j « L'Eocmo sig. MarclwM D. Antonio Ramiro alootalvo a
signora Marchesa 1) Montalvo ■ , di< • il
I 1/ I iliion- I l. proponeva Caserta o S. Maria «li C
< luoghi untemi uè aporti, e di uro DM marci
lonta i da militili i
Capua ai tratteugouo, ■ nazione, dio passa,
hUM ih .Ii-wu.Iul-l-u. .i.-l mdtttO Marche**. >
- 383 —
per conto dei parenti, di non averci difficoltà; e il 1 ag
1741 il Re da Velietri scriveva a D. Michele Reggio:
« Qua no ha dexado de ebservar asta sua inobediea
)ero al misnio tiempo me ha rnandado decir a V. E. que
no tiene reparo alcuno 60 que demone àBi el rei.'' Mann
lihibido por adlierir unicamente fi Las in-
starli le lii/" el Cardinal Àcqueviva, y otroa pa-
ss de distincion que tiene en essa oiudad, loaqnalesi
«■uan >iiteiiteii do vierlo con iodiferencia, la teodrà
tambien el Rey sobre su peraianencia ■ 'i. Nefl1 aprile 15
il Mootalvo Faceva isteni duecogaatefoè
aera chiuse in un Conservatorio, ipara evitar qua oon-
tiuuen el exercicio de su professici) , y salvar assi su
bonor y su i ;i fin de que en vieta y a la earta
nnienda està instancia la Duquesa Strozzi.»
►' era messo d'accordo col Padre Pepe per farle elnu-
»re nel Conservatorio dei 1*1'. Gesuiti) dove si vi
ni e, e come in un carcere. Ma una delle
ragazze, la Caterina, s'era un unVinle il I
Banco di S. Salvatore; l'altra, doq voleva sapente di i
rio. In mezzo a queste trattative, nel luglio 45* il
dvo morì, e non se ne parla più *)•
Girolama Boccabian< a delia la Lori, ohe per più anni
ito ai Fiorentini e al Nuovo, era stata sedotta dal l
Uoa IT marzo 43. Carte intorno al Trabucco. Altre molte con-
ti Mootalvo f. (J* — Supplici» da Arienzo, Ulto» I geoo 14— >
reale 2 genn. — Altra supplice del Montata). Ulloa BSnpp; — La
a>»Jrr della l'ali. tìhì. 0 moggio il. — BigL renio 31 tnaKKiu — Soppl.
'■-'Ho — VelMri. '.'il loglio, I igoeto. — Card. Acqua vi va «la
J4 — Ttatn i. d."
i iodato per parere all'I Illoa, ch'era informalo .li tutta la fac-
cenda. — Varie lettere «Iella Strofi. — Ulloa 23 luglio 40. — In raar-
a uoa carta, con dato «Irl ili loglio, e acritto: « qa» boriando «n-
ido baver mikirtu ci Marq. Mootalvo y mudado ani al sistema, re-
preaente de nuevo lo qut- ne le offOOt. ■ — Teatri L b\"
— 384 —
di S. Mai-lino, « dandole ad intendere che l'aver
mai -itala cui un uomo di qualche riguardo , Inedie p<
non fu eseguito per li maggiori travagli . die pa
Ititi Principe.» Tuttavia, la Boocabianca vi
somma modestia, se non onestamente , poiché
dato scandalo uè con sfoggio d'abiti, né coli' ai
continuo per la città ai passeggi o in altri luoghi
.itati. » ') — Tra Iti ORBt&r ite, -si presenta all'in
mira/.ione. dei posteri Caterina di Gemi •
37-8 al Nuovo, il 38-0 ai Fiorentini , o nella primavera
dfli 39 aveva ricominciato al Nuovo, a Vergini
pillis » come giudica un suo pretendente, e« reputata da
tutti per zitella e d'anni 20, parendomi vistosa» , e
diceva l'Uditore, perito designato in siffatte mai
giovane Francesco Barralo!, maestro di casa de] DtM
di Perete, se n'era invaghito e avevano scambia
per iscritto, promessa di matrimonio. Il padre della
Ieri ii, un miserabile copista di musica, non volendo
la figlia s'allontanasse dal teatro, la condusse inni
io Uditore, e le fece disdire la promessa come e
palale per l'orza. Il Barrami ebbe mandato di non sp,
Berla. Ricorse al Re. La Caterina aveva fatto, intanto,
pere all' Uditore che, se l'avesse tolta dalla casa di
avrebbe manifestato la sua vera volontà. L' l ditore
mise in casa «li Gioacchino Corrado, « uomo oue-in. chi
tiene moglie e più Bglie zitelle da marito. » Qui Ut I
lina dichiaro che voleva sposare il Barrami, e rosi tu fatto'
Quol< Ih- anno dopo, recitavano al Muovo dui >r<
delle quali anche l' Uditore diceva molto bene 3).
•) UHM 3 DOT. 41.
') L'Ho» 16 giugno 31». — Supi-1 Ramini. - Cfr. L'Ilo» 18 lu-'
'••'iLbiojrr. sovra oil.: « EtoMi 'li Q«ao»f0 •• u ■ «Uk ,
vergine, ligi» di padre e madre onestissima, abita presso la «•hi*»»
— 885 —
ita potrebbe seguitare, parche è lunghissima» Si
tratta, come bì vede, (par usar la frase del1 Uditore dal
feaercito), di debolezze umane, che son 'li tutti i tempi.
Ma certi giinìizii . certi ti, certi provvedimenti
-ione, sono propini di quel tempo e
degni di storia.
\ci di prosa — Teatrino e baraccone al Largo del
(i-Ilo e il giardiniello a Porta Capuana — Il /» i
San Carlino — Reciti; a S. Chiara — // Teatro della
Pace.
La prima meta del settecento è il periodo del massimo
-Iella commedia ili prosa. Goldoni non l'ai
scora rinnovata. Le compagnie comiche non avevano
ire la concorrenza all'opera seria in musica, al-
ia buffa, agli spettacoli di ballo, clic piglia vau sempre
maggiori proporzioni.
•li non e' era un buon teatro per le recita «li
i. Qualche anno o qualche stagione il Nuovo o i
n iitini sospendevano un po' la perpetua music >
nel 1734-5, da Pasqua di risurrezione al Carnevale, recita
al Nuovo la compagnia di Girolamo Mcdcbach, Lorenzo
ppe Tago. Salutiamo nel Medebeeh il
predestinato campione della riforma goldoniana ! Brano
■il' improvviso, degli ultimi valorosi di quel genere,
i'ietf. ««I L> aor.lla di Caterina, Atetifta situila, e si marita tino
anui aono eoa > — l
'l 11 M'.'I-.'l>:i<-, romano, ò abbiu»tuu*n noto. Ma lo uoli/ie uliv si hanno
»]» lui, cximim-tuiio dal IT.SH. quando comparvi ;• V . BartoliF.
Hot li. 30-42, — Lorenz" BelloUo, d«lto T, iUiva da Panta-
- I, il'.»
— 386 —
e stato '-•'< pia doli' Italia. Ho avuto sott1 o
contratto, che recero col proprietario del teatro,
ii/iis. I! di- Laurenzio Forniva tre veduta; una
«li ritta, mia <li bosco, e una di camera. E, per prc
ih litio, aveva il godimento di nove palchetti, che I
per suo conto sera per sera. Forniva anche "gai sei
per trcntarpiattro carlini l'orchestra di sei violini
bassi. La compagnia non poteva recitai a km
suna casa o teatro, salvoche, chiamata, a 1
e L'estate, nei mesi di luglio e agosto, col peri
proprietario , in qualche luogo più fresco del I
Nuovo. ')
Cosi ai Fiorentini, nel 1738, recitava all' impiantii una
: pagnia quasi tinta, n
Nicotina Bonanni, liglia o sorella l'orso di quel Viti
che tu buon Pulcinella; seconda donna, Maxj Gì
maldi. La servetta era Grazia Bu » I tre amorosa
Francesco Gattini, Nicola VHolo, Saverio Fusco. I >■ i /',
■ fn il Dottor Graziano era rappresentato «la Pici
Gabrieli; Tartaglia, dal noto Ni fio. I due -
erano Cornelio, Ferdinando Diego, e Pulcinella, 1
meo Antonio de Fiore, i Co-i hieeiamo conoscenza
de Fiore, eh* «fi il gran Pulcinella del settecento. Nel it:j
ora giovane, forse di 2'A a 24 anni.*)
Ma, salvo queste brevi invasioni nei teatri di musi
la vita degli istrioni, o stregoni, era miserabilissima. Il
') \Vdi earte Teatri f. !.•
*} Doveva «Mere prima un' Angiola Testa.
») l.lloa '/.$ IIIAggk) 1838. — Teatri f.
') Darteli l'. Notisi, i, W7.— Dice dia inori nel 1707. « avendo del-
l'irta auu oltrepassato il [OantttlfflO. »
j l Un 0 flrfdir, 3ft « Noi T Nuoro a nei Fìom I iato «olito
enervi due ronipairni"; una però dei rantolili e l'altra de' Istrioni; ma
Iti in uno stesao teatro giammai »'è u»ato. » — 1
-387 -
ditoi i". il 19 agosto 1740, diceva die» allora,
due compagnie rappresentavano a Napoli in prosa: Pùna
in quel tale • luogo quasi sotterraneo , calandosi diverse
■ lei Castello, presso dalla chiesa di S. Gia-
como », e l'altra « in un giardino fuori Porta Capuana.»
Queste compagnie • sono in estremo miserabili e (anno
lai vile professione solamente per vivere, non lucrandosi
in poche grane per ciascheduno il giorno, li quali
ira li mancano, si riducono in una strettezza, che
• ',i. [comici 'li fuori Porta Capuana « pos-
■ solo rappresentare 1<" comedie fino al di otto di set-
slato sempre solito, poiché, por ca-
. dell' inni'i ». che rione a cader la sera in detto li
inetto, non •■•■ la gente, siccome con lediti
:ui calorosi estivi per divertirsi al fresco».
I .Mini. atrino di s. Giacomo andavano a mei-
noesi 'li luglio e b id teatrino della \l. Pieni,
in quei mesi nel Largo di Palazzo a>.
Fuori Porla Capuana recitava, netta pi e osta
del 1739, una compagnia, dove il primo amoroso era
ico Barese, gli altri due Domenico David e il
Pasco. Ferdinand» Diego r.-uwa -l ('uhi, il de Fior..! il
; i Margarita Gallegara, A-
gata dia, Maddalena RaganieQo. La prima di
delle antiche, che ha rmiato altre volte, ed anche
nel prossimo caduto anno in questa Capatale nel Teatro
i , ma Agata CiavareDi e Maddalena ltaga-
pfeilo sono nuove, sebbene mi ai dice che la suddetta
') Uliva 10 agosto 1740. A proposto d'una sospensione di recite, elio
m' er* ordinaUi nella città. L" I llo;i . ,i la causa dei po»<
mediatiti.
*) T. Toiihxi dico in una sua supplica d«l 1779 rhu la sua compagnia
da tamtam anni recitava nel R. teatrino, nolito ad erigerai neli
Dunque, dal 1743 — Teatri f. t2*
— 38* —
ir più anni
■
Agata sia d'età avanzala , abbia IDB
abbia lecitalo in diversi luoghi fuori
gno » «).
[ comici di fuori Porte Capuana, diretti da D. A. di
Fiore, nei mesi non estivi giravano di teatro in leale,
si accomodavano alla meglio dove potevano. — Ma, nello
>to 1740, nel quale VUUoa fa la sua relazl i
a* ha dotisi d"un Giuseppe d'Amato, che aveva preso in
fitto per conio ducati un post.» noi largo del Castello, «in
cui aveva piantato un casotto >li (avole, entro del quale
ai fanno commedie e vi ai espongono alla pubblica
varie novità e spettacoli » ').
F.. poco dopo il 1740.. sappiamo di certo che nel largo
del Castello, proprio 'li fronte alla porta del Castelli
era ■ DO barrammo st'it <■■< ìi tavole, 00-
«estO BOpra, dentro del rpi situato tre file *•?« r
bistri di palchetti » 3) Questo barraccone si i S
Carlino'). E potrebbe anche essere tutt'una c> <
QUeDo di Giuseppe d'Ann
lu questo baraccone una compagnia di comici ali
ito recitava, « cosi di giorno come di notte, comm
all'impronto ed altri spettacoli . Capo ili essa,
Qomejiieo Antonio ài i-y
:io> fi apr. 30. L* nota fu pitulji .1 12 apri!» «1 aognet*.
giustizia, pcrchù le tre donne fossero escluse, dal bando concernente U
*) tappi, di Giuaeppo d'Amato, ag. 40. — Cfr. lett. Ulloa 19 agnato.
i Carte varie. Teatri f. 10." Le notizio sono del 1754. Ma un D. Gen-
naro Brancaccio, fi Union» dot lar^o del Castello da 14 anni, d
visto costruir»' lui il banan-òu. duna, prima dal 1740. K, d'altra
parte, i comici della compagina, lì. \. di Fioro e gli altri , affermano
r recitalo in quel caiotto: per io sposto di molli
4\ Nella cutfi jnà. (JA 9 nor. 54 dio» che: « qu#*tn piccolo few tri do
è... pream del TetlTO Reali* » — Il che 'piega il nome, dato o por baffo-
neria dal costruttore, o per ironia dal pubblico.
— 389 —
irapo sempre il Ciotto è Gennaro d'A-
rien/o, e forse Onofrio Mazza, e FranccscoBarc.se. — I
cesco Barese parli pòi per Roma nel 17 lo come Pulci-
nella , per sostituire al Vallo il Pulcinella Bartolommeo
!ci, allora morto. ')
Il di Flore colla sua compagnia in alcuni tempio, ine
alcuni gii mi recil iva in altri destri. Goal nel 1.748
reatro Nuovo. '-') Anzi fu proprio lui chi introdusse
i teatri piccoli di musica 'li
cune sere della settimana, per lo jm'i il martedì e. il sa*
i. Nel 1~. i sposilo deBa e i one dei teatri
par la peste 'li Messina, PI ditore 'liceva: «Nei teatri pie-
eoli, q che si attenda al complesso dell' open» o n Ile pani
bufi' lell" idioma napoletano Si Spiega , VI annida
iritn : lente un qualche piccolo libertinaggio, chi
il va serpeggiando in cattivi pensieri tra la genie
minuta, che più Facilmente nei sudi tu' piccoli I latri con-
sopratutto qualora in essi nelle sere oacue di
nwsira si rappresentano le con piullereache al-
inella, ionie già seguir dovea.... » »)
Nel I T43,il de Fiore era ai Fiorentini, e rap-
.•iitò ima buffoneria in musica, intitolata: Nerone
Galèa, musica ilei signor Non
si sa. Nerone era I dei Bisognosi; Ottone, Pul-
ii Galba, Coviello Ciavola; Poppea, Angela
•■in. Brunetta Menarella, ecc.4) Nel 1744
i a dei comici all' impronto chiedeva il
me recitare ai Fiorentini
irte varie. Teatri f. 8." — Il Goldoni trovo a Roma noi Ì739 una
com| .1, composta in gran pari da ipoletani . col P
nWk la Papa 6CC. Cfr. ìiem. II. L'I 3 «g.
lì Bigi. 26 agosto 1742 a I>. PraoetKO Ventura «ce.
unte 31 oli. IT t:'.. — Ttat E 19
Fiorino o, e. iv.
1 1 _ Tmtri i". 5.°
— 390 —
Nel 1746, nel carnevale, il Don Marfoi
drammatica per musica. ') La dedica, infoi
lì latine , è firmata da Domenico Antonio d
E i>-'!i Martorio era rappresentato dal tignar Pulcii
ùtoso f(i camera delf Isole Canarie, e Fla-
minio dalla signora virtuosa
degli 'frn Esperidi, ecc. La musica a dittiti
sture «li sopra e di sotto ecc. ■ o diretl
balli il signor Alicnrnasseo Sensapiedi. — E nel '
itane Gì i Lello Se ìel quale
e il de l'i"! "•» Orati e Mar-
gari B Anna Cavallucci e Gennaro <l 'Ai lonzo.
VI teatro Nuovo, nell'inverno nì, la stessa compa*
gnia dato I" scherzo Fra lo sdegna nasce am
del <ii Fiore, musica ili Onofrio d'Aquino, nel qi
oltre la Cavalluccio e i due tirati, notiamo Niccoi
• in reca Rambalda, i Francesco Massaro, che Reca An-
dronico 3).
É questa la piti antica menzione, che io
Pran Massaro, ramoso poi nel carattere di s
stidio. — Secondo il Oimaglia, il tipo di Don Fastidiosa^
robbe nato nel teatrino di dilettanti d iu»le
Cirillo, l'u giorno, che il Cirillo voleva mette
ud suo collega
D. Fastidio i ad affidar bene la parte: • un
bìere alto, -'• 1 1 bito, allampanato, e i on un n
raviglioso: proprio tal quale il paglietta, ili cu
■ura. .. Il parrucchiere era Franco
che poi, animato dagli applausi, si dette tutti» al teatro. ')—
') Ded. a IL Filippo Palombi dei Har. di Pa«scarola. — In Xap, 17
T) Ded. al Marchese d'AuleUa e Principe di I I
>) Cfr. Florimo o a IV,
i M. Sòbcrìllo. La commnlia deli' arte
— w —
bo argomenti da confermare o rigettare questa vw-
a potrebbe darsi che fosse eo6i; il Massaro.
diventi portò sul teatro
blico il tipo nato noi teatro privato; e nel teatro pubblico
lìi il primo e il solo a mettere
"• iscritto i detti e fatti di D. Fastidio. — Se la rei
i atta, nel 1740, essendo già attore il Mas-
t, doveva già esistere Don Fastidio. —
"nventi e i monasteri non avevano smessi, l'uso ri
le drammi. Nel convento 'li 3. Chiara, nel cai
1735, si rappresentò: // trionfo delie lede nel
><3!tirio di S. Lucìa, in versi, e<ui la parte napoletana
• omero, e intermezzi napoletani. *) — Nel 1738, anche
ara, Giuseppe il Giusto, rappresenl di-
'rnmento di quelle Dame religiose. *)
Mi le monache a rappresentarli. Veni
ano comici di fuori e li davano innanzi alla pori, i I
ero. — Nell'anno seguente, 1739, la Badessa ri-
al aolito, il permesso col seguente biglietto:
Il Lina Signora,
lere il signor Cardinal Spinelli ritornerò a parlargli
ii confessori e vedrò s« earfi |>u-mI.iIi- li
"nv Une ad una pendenza, che dovrebbe esser terminal
-lupo.
ii a permettere il consueto divertimento
i del monastero , non dubitando ohe la
l'rudeota di V. S. Ill.ma In farà eseguire nelle i trite e
'> olito.
». .ri* ecc. (<lol Mioiori Riccio) Napoli A
— 392 —
La patente di confessore per il Padre Girolamo di Fossom
brone è stata da me trasmessa alla persona che me l'à diman-
data, e pregandola dei suoi comandi, mi confermo.
D. V. S. Ill.ma
Roma 29 Xbre 1739
Ser.re ob.°
Il Cardinale Acqua viva.
e
Sig.1 D.' Ippolita Carminano Badessa
in Santa Chiara. (Napoli)
La Badessa fece parlare al Marchese di Montalegre,
per avere la compagnia di Gaetano La Planca.
Il La Planca, come sappiamo, era stato scolaro del
Belvedere, allevato nella sua casa, e fatto da costui suo
erede. — L' Uditore, che ebbe l'incarico della cosa, rispose:
Ecc.mo Signore,
Per quanto mi è noto, la comedia concertata da Gaetano "*
Planca, ella è Planipedica, cioè di spada e cappa.
La conversazione si compone di officiali di Banco , not^"l
di un Dottore.
La sudetla comedia si rappresenta fra brieve in casa del
gnor Principe di S. Severo a costo del medesimo.
Giamai il sudetto la Planca con la sua conversazione e r>-r
dato a recitare in S. Chiara , ed è cosa un poco rnalagevt
per essere persone oneste i rappresentanti. Nelli» stato pr^**
sente mollo più, perchè si troveranno impegnati con d. si^^""
Principe.
Mi onori V. K. di altri comandi, ed ossequente mi conferii^
Casa, li 31 di Genn. del 1740.
Umiliss. e dev. serv.
Krasmo Ulloa Srveri.no
Eremo sia. Marc/use di Salas «ce.
— 393 —
Tui ministro replicò Ohe tacesse un tentativo,
pattuì !'• si voleva <■ dicha representaefon por una
y deviando ser a puertaa cerradas. » ') Ma non
ipiamo se le povere monadi, fossero contentale.
Nel 1746 il Padre Guardiano della Croco dì Palazzo
.. istanza al B te d a ricevere 13 abiti Impronto dal
darobe del lì. teatro per servirsene in una ©
ìedia, clic si h nel monastero ridia Croce, per onesto
rumente) di quei religiosi...» K il Livori, pur di'
l'introdurre prestiti d'abiti nel Real teatro era cosa
indiziale e si deteriorava la robba.... •>, credeva clic in
to caso « la pietà del Re, volendo laro uso della sua
sia dementa.,., potesse accordare b grazia a questi
poveri religiosi, impotenti a potere spendere danaro, per
nel loro onesto divertimento benidièbino la li-
beralità di S. M. e preghino, siccome s'offeriscono, per la
sua preziosa saluto ed esaltamento... .o improntare da detto
guardarobe quanto cercano, senza toccare quell'abiti, clic
i servibili per le future commedie o decorazioni, eon-
una mecft di vestiti, che far
proposito por loro uso, senza pregiudizio di qusDij i OS sono
itti :■ par proprio uso del teatro.»» E cosi hi rati
.godevano specialmente fama di buoni a
i monaci Celestini /li S. Pietro a Maiella. Lo Sharp parla
di una comedia, che facevano quando egli era a Napoli,
dice che recitavano con molto brio e verità, e non si
icev : upolo d' indossare abiti femminili e compa-
rire in i ,ry lascioious eh s •') -* li portar le co-
da Mar. .lei 1740.
1 l febbr. 46.
rt from Jfaty. |>. 9G buon prestante, fa la
•sa meraviglie rlw la lhi«M cattolica, ll<-va a Napoli
«li frali ili recitar coiuedie, negasse agli attori a Parigi In sepoltura in
consacrata.
27
— 394 —
media nel carnevale nei conventi e monasteri, ■■
u più tardi, un'industria degli impresarii dei teatri pu
Mici ').
In un convento o monastero si sarebbe anche reci
a quanto si dice, intorno a questo tempo, la più noi
opera buffa del periodo re al Lorenzi : la 7
abbentorosa <li Pietro Trincherà. — Riei i
litO genere Batirico del Trincherà. Si tratta di un tale
Uzzacchio , che fa l'eremita col nomo di Fra Macario, e
domi 'rie famiglie di gente bassa; combina amori,
porta Imbasciate, riceve incarichi delicati, ed >, re-
galato da tutti. A un punto, due ragazze gli dann
mangiare e da bere tanto cho a* ubbriaca, e esce fuor di
sé, e comincia a perdere ogni misura. Mase, w
trae in inganno, camuffandosi da donna, e ndofo
in casa. Ma, con l'abilità di Tartufo, Macario sa COI
tire a sua lode il suo fallo, e persuade la gente contr
Mase. I varii pi gì, giovani, ragazze, una v
e finalmente lo stesso Mase, disgustati, chi per una ra-
gione, chi per un'altra dai loro amori, BnisooD
sa bene perchè, col farsi eremiti , sotto la dire
Macario :
Uix. Suora Madre Reverenda,
Figli cari di buon cuore,
Tutti uniti replichiamo
Tutti. Grazta al Cielo, e il Ciul difenda
Queste belle pecorelle,
E conservi anche il Pastora I
La comedia 6 curiosa per l'argomento, ha qualcbt
bella scena, ma i è. un vero organismo artistico.
si capisce che cosa abbia voluto fare l'autore, non si
') Vedi in seguito.
— 395 -
ptecono bene i varii caratu-n e il lignificato dell' aziono.
è qualche cosa di monco o <li non esplicato.
La sola edizione, che se n'ha, è un volumetto intito-
lati!: Za Tavernola abentorosa Melodramma addede-
!.'■■ a />, muto Lustri: segnare 1). Ghiennaru Fineìli
cato napoletano. — Napole, La dedica é Ormata
• li Terenzio Chirrap (Pietro Trincherà). — Fu mai re-
II Signorelli dice che « fu scritta per recitarsi nel rea!
istero di Santa Chiara verso il 1740. » B soggiunge:
« Il Trincherà ne fu perseguitato o gli convenne rifu-
giarsi nella < lei Cannine. » ') E altrove dice ohe Ri
messo in carcere, e, disperato, si uccise coi frantumi .li
un piatto. *) So non clic, lo Scherillo fa osservare giu-
stamente che, si cera sunt exposita, la comedia avrebbe
dovuta esser composta dopo il 1753, noi (male tempo il
tTrinchera era ancora vivo. *)
Ma basta avere un po' l'occhio addestrato nella cono-
soenza delle stampe del tempo , per giudicare , a prima
, -i--t;i, che l'edizione della Tacernula, per la carta e pei
t i f»i. non può esser stata fatta dopo il 1753 e deve esser
j . i ut!' moro che posteriore al 1740. — D'altra parie,
ti---» i molti documenti che ho trovati sul Trincherà nello
cetile dell'ami' .ione dei teatri dell'Archivio di Stato,
1 1 eesuna traccia della Tavernaio, e di persecuzioni , che
avesse sofferto per essa. E siche quello era il posto op-
portuno !
*' Set ed. dallo Vicende, VI, 316-7. 323.
*> Rapo:. 02-3.— L* «L della Opp. di G. B.
'ore«' H fti rapp. in Nap. noi monistoro del Carmina al lampo
di Carlo 111
S. berillo Storia lftt(rmi<i il.il' op. buffa ecc. p. 178 — Anzi , dico
■ <3o|a il lT.r>4 , perrhò fino a queir anno giungono i suoi rogiti oon-
»; ull' Archivio NoUril
— 390 —
Si sarebbe tentati di supporre
'irosa non fosse. stata stampata por esser recitata 3
che la tragi< del Ti lo nella. —
Ma i so 6 wro die odia stampa accanto ai personagf*
non son messi gli attori, è che v'è i l*
musica è de lo aio Carlo Cecero , violino Napoletano ■•
!•:, d'altra parie, 3 Signorelli era quasi un coni n0**
e non si spiegherebbe il suo errore. — O dio il Trio
davvero fosse morto in carcere, e l'equivoco cadesse sc3^°
-ili aver Litio della sn;i morte una conseguenza de
persecuzioni avuto per la stampa della Taeernoh *ì°
furono forse tuli'allra cosa? Fosse morto in carcere per •?
bitil — < di non poter far luce su que ^^
l'i' volse le migliori forze del suo ii
gegno sul teatrino della Pace o della Lara, il
come sappiamo., aveva sempre infimi al
latori. Ni i L736 ri si n moi\
musica ili Eduardo Carasale pisano, e lo Corr
mbe del Trincherà. Ut
poteva aprirsi per mancanza di cantanti, o perchè t:.
che 1' Uditore non poteva proprio ammetterli
Nel 1738, nei giorni della Fasi] ii.i vi sì recitava, come ari- —
che ai Fiorentlli), 1' Opera della Passione di Gesù Cristo _
Ma l'Uditore seppe di tali disordini, che subito ne ordinò Ina.
sospensione ').— Nel marzo 17:{'.> si tentò di nuovo di re-
tare quest' Opera , ch'era già stata proibita anche al
Fiorentini e «il Nuovo. Da qualche tempo non v'ora im-
presario e il e msenso era stato dal » direttamente dal pa-
drone d«'l teatri». L'UHoa avvisava che la cosasi riduce
a chiasso e a scandalo, e il fino non no era la
ma il voler fare un piccolo lucro. « Rii Be-
ni oria dogli uomini ^istoria della passione di nostro S
\
») Ulloft 4 aprilo 38. Teatri f. SLa
— 307 —
,li
loro per riscatto dell'umnu genero, è stata iKta
farsi, o in alcune case private di gentiluomini, con somma
decenza e compwigimcnto degli ascollanti o in oratorii,
q aleno congregazioni di luoghi sacri, ladove scandalosi
minienti incontrar non si possono e *). Col perni
ili Ali r Vicario era stato conceduto, talora, alla
qualità delle persone, e, otto anni sono, — dico I' Ulloa —
Ita ne fui Spettatore in una casa vuota di Sui
III- dal marchese de Simone, e da altre
IDQ dislnn . i i.»pi icl.-ì i '/.ione, clic quasi
►ijtiiin.iii ose » '). Ma sui teatri pubblici non
i. I recitanti ricorsero di quoto dicendo
er tutti galantuomini, un D. Giulio Cariano, un Fran-
Giordano, Un D.r tisici. G. B. Cataldo, un \i.
•iapuoti. Avevano concertato per più mesi sotto I
'.ione .li Don Gennaro Federico , avevano tatto delle
. il Teatro della Lava non era fittalo; si permettes-
neuo duo o tre rappresentazioni. Ma l' Ulloa,
rabile, ribattette che la spesa era stata, al più,
di un paio di carlini, per la spazzatura; quanto alla pre-
'ione, se ne sei ilare w luoghi pri
oratorii. Non era vero elio la recita non era a paga-
tando a me i he nell'anno passato segreta-
mente BÌ affittavano i palchetti, anche per temine disoneste,
e Coi scavasi nel tempo .stesso, in cui ognuno dovea
piangere alla dolente memoria della passione di Gesù
Cristo! o J) — Carlo IH, che dovea abolire in [spagna gli
cntales e le altre recite sacre , cominciò
coli' esser severissimo a Napoli in questa materia*
39 e nel carnevale 40 vi fu r<
T.ir, ma 'li Musiaccio di B. Sedatimene, musica di Pietro
N 0 mano 39.
M i H.v. 21 man
Im 18 manto 39.
:>
— 398 —
Comes; Tommaso Scarlatto, G. Riccio, il do Falco, Gè-
BUaldfl d'Amore, Maria Crasso, Antonia Spina ne orano
gli attori ' ).
Nel giugno 1742 un Domenico Antonio Arcioro p
lava la lista della compagnia che aveva composta, olire
che del de Falco, del Losi, del Riccio e Francesco d'Angelo,
delle donni;, Teresa Passagliene, Teresa la
so, e la Spina, o le quali per li loro moderati
Stumi e per non essere stale causa di
abitavano presentemente in citta ed hanno più volte
tato nel SudettO teatro ». La firma della supplica era
tcnticata da Notar Pietro Trincherà.
Ma l'Uditore ti i che le quattro donno erani > i
peggiori e « per tal elTetto ho procurato sempre di
farle ammettere e molto più di non unirle tutte a un luogo».
Il teatro era « molto angusto, ed assai abbondante di .
bassa », cosicché a di rado o non inai facile vi coni
detta nobiltà e per contrario tutto il concorso a
gente minuta, che, | ter esser di sua natura scori
lascia di ess* sa e impertinente, in maniera «he o>n-
vieno tenervi guardie doppie per evitare i disordini
to Colà pio fac ili ad ari adoro, che in ;iltra parte, e in;
giormcnte quando vi sono di siffatte persone dissoneste,
indo ciascheduna di esso degli amici , che proten-
dono di vantaggiarla sopra l'altre ■. In 4l <me sap-
kO, Teresa Passaglione allontanata. Ani
spina, a bastantemente la », si sai
voleva recitarvi, o per non accomunarsi colle altre due,
perchè sono assai più debili in musica e una sol voli
hanno recitato per ultime parti, e perchè sono un po' pii
e e ili cattiva fama ». Fvidentemente la noi
o per ottener la licenza e poi surroj
') Pcrmraso accordalo 1 .li <:. :'•:•.
r
— 399 —
forse altre sotto il pretesto di mancanza di esse ». ') Il
permesso non fu dato. L'Arcieri ricorse di nuovo, cam-
biando in parte la nota; ma la proibizione fu mantenuta
e le commedie non furono fatte8).
1/ anno dopo un Francesco d'Amato, disse d'avere af-
fittato il Teatro della Pace, e chiese il permesso di farvi
recitare. Oltre il Losi, il Riccio , il de Falco , e un An-
tonio Paduano, le donne sarebbero state la Passagliene,
Antonia Cavalluccio, Caterina Tedesco. Ma la Passaglione,
come anche sappiamo, si volle che non comparisse più sul
teatro. E P Uditore sapeva inoltre che l'Amato non era « che
un miserabile barbiere » e finto impresario ; l' impresa
correva invece per conto di due gentiluomini di cognome
de fetris, « giovani malviventi ed immersi nelle debolezze
umane » *). E il teatro restò chiuso anche queir anno.
VI.
Il&aron di Lioeri, Ispettore del San Carlo — Commedie
del Lioeri — Gabriello Costantini — (1741-47).
« Baron di Liveri , coi due componenti della Giunta,
UiJo^, e il fiscale Ferrante, tenne la direzione del S. Carlo
da* a.^41 al 1747.
^eU» prima stagione, 41-2, furono scritturati il musico
£°stiìno Fontana di Torino, il Pompei, cioè Gaetano
0fr*I>^o Basteriis, la Costanza Celli detta la Milordina,
lo ^^-nna Astrua 4) e Francesca Signorile e Vito Romito.
*J J^loa 25 giugno 42.
* ^Hoa 1° settembre 42.
/ ***1 oa 9 apr. 43. — Teatri f. 5.°
^* «-tre lo stipendio, alle virtuose ai dava alloggio, vestiari, ecc. Ecco,
. .^^^fcnpio, i mobili che, pel 41-2, furono dati all' Astrua: un letto
* «3on cortine por lei, un altro pel fratello, due letti pei duo ser-
— 480 —
C'era, al Solito, Caflarolli: perla «('ili Pi
izziello. Per ballerine, oltre Io due napolitani Glu-
b Corrad > e Matilde Franchi, e il Land, 9 Gannii
e il Sabioni, •'!■<- era il direttore, furono scritturati il v
un'Anna Maini Giusti, 0 due piccolo a» io, la Ti
gliavini e la Pantalonàna ').
Vero è che, quando si fu a metter l'operi -ci
li [ osò che le due fanciullo: « quantunque dò
dell'abiliti poi la di loro età e statura, od
tu olare le Tagliavini, ohe è molto ragazzina, e per
dczza del Teatro , mollo poco potranno risaltare.
sicché, si voleva far restare la Bettina, che
e dove partire par Londra. *)— Una questione diploi
nacque per le stampa dei nomi degli attori sul lib
he i uni itana e il Pompei volevano 1.
pare, accanto ai loro nomi: 1 di S, Ai. Sarda
Carlo IH ciò pareva un riconoscere questo titolo di Maestà.
Si evitò la difficoltà, col togliere i titoli a tutti 1 virtuosi. |
Neil' ottobre, .si canto al S. Carlo una Serenata in due
atti par l'Ambasciatore Timo, allora a N
Vi presero parte il Tolre e il Manzuoli. ')— Qtte
.ìlmv turco fu l'avvenimento di qu.-
il 30 agosto ed andò ad abitare nella casa del l'n
.. un tavolino indorato, 4 tavolini ili pero e duo di acero, 4
di vacchetta , sci quadri, due specchi indorati, duo portieri di durant
due tavoli di pioppo per La cucina, un canapi:, un Cantarano, sai i
•ai sedie di paglia, un cassetto di vacchetta ecc. Dipenderne ■■
maria. Arch. di St. Inv.° &• F. N. 402.
') La PnnUiloncina vpnnu con la madre, il padre la.' IH ser-
vitore. Vedi Conti -il -2. Dijrmdenze della Sommaria ©oc
*) Giunta 5, H oMobN 41.
s) Arch. di St. iìi Torino. Lettere Minutri due Su-ilie. Me
7 nov. 41 al d'Orma*. E uell'Axch. di .Napoli — Livori 30 otlohro 41.
bigi, dd Montalegre.
4 Livori 7 ottobre li a cario li. — Teatri F. 4.*
— 401 —
li Teora a Chiaia, ch'ero stata arredala apposta per lui.
■ onorificenze., ohi ebbe, furon da molti giudicate ec-
e. Tanto più, che si diceva che il Gran Sultano
ittato molto diversamente il Conte Finocchietli, ambu-
iatoro ii. i; lo ivi:\a iir'vuto sdraiato, e, ai suoi
miplimenti, aveva risposto soltanto: Dite al vostro sor
Orano prendo sotto la mia protezione con tutti
i suoi sudditi! — L* ambasciatore era uomo sui 66 anni,
tura mediocre i pelo castagno, di aspetto tetro, di
color livido bruno. Prima della sua venuta, « eia in pre-
ebeamento di uomo rustico e fiero, adesso è in quello dì
1 ila e discreta, ed avant' ieri, il Conte Coppola ne
diede un tocco di questa discretezza a 3. M. all'ora di pran/' >:
].- udo stato dalla M. S. interrogato circa il modo
di agire di detto Turco, rispose egli che aveva, con somma
discro7.ii 'no, «li già stabilito di portar seco, nella sua partenza,
tutto l' amili' )bigliamento della casa, in cui abitava; lo che
fece ridere S. M. e tutti ^li astanti! » — 1 cavalieri, che an-
:'ono a visitarlo, furono <> regalati prima con giulnppe, e
oì i on caffè; indi se li sono presentate defle pipo ; posola
hanno portato acqua rosa; successivamente H hanno
itto odorar balsamo; e finalmente, con una specie d'in-
li hanno profumati con legno d* aloe; il che tor-
linato , sono stati congedati. ■ — Neil' udienza solenne,
elio ebbe il 18 settembre, in tutta quella pompa del ricc-
i imeni ■. i abbagliato dalla quantità innumerablla dei varii
orbi a nuovi oggetti, cheli avevano confusa la mente,
-alito da uno svenimento »; confortate da qualche
intró nella sala \ qui, «sorpreso da pari e firn
ipore », pallido e tremante, fece gl'inchini e lesse il
ti .ria <\>-\Y nlui f,r'iir:ini'r del
Signore, E tornò a casa, semivivo, —Giorni dopo,
pranzo datogli dal Montalegre, bevve di grande sciam-
— 402 —
pagn.'i, chiamandola, e costrìngendo gli altri a chiamarla,
col nome di limonata ! ') —
La prima opera, del i novembre, fu YEsio, con musica
del Sarro. — H re aveva due camelli e la Giunta lo Bop-
plico « a volersi degnare di farci goderò «iella due ca-
meli sopra delle scene per maggior decorazione dell'ope-
ra. » l'I il He rispose che la Giunta se
Duca di Bovino « pam versi es practicable » :>.— In que-
st'opera, essendosi ammalata la Celli, fu
tuirla Teresa di Palma ').
Il Pantana orava ottima voce e buon'arte, ma era
« molto scarso nella comica • ') — La seconda opera fu
il Demofoonti' , 0OD la stessa musica, eoo la quale fu
dato il 1730; e il Ciro riconosciuto, del Leo ■>.
Nel febbraio, fu sfratti . i^iih. nel termine di Z4
ore, la ballerina Anna Maini, e il Barone di S. Nicola e
D. Pietro Lambiasi ebbero il mandato in casa*). — La
>) Quotii o altri curio»! particolari Dolio lettore del ITU d>l Conto
di MoiMAtorolo, ambasciatore «ardo. — An -.li. di St. di Torino. LetUrt
Ministri due Sicilie F. 8.° o Carlo varie.
*) «limita 1 luglio 11. Livori 30 maggio.
'J A proposito di costei . Un I). Pietro A. Coline t, ricorsa al Re dicen-
do che D. Giovanni suo tiglio < abbia molto sottratto da sua casa di
beni mobili, argenti <* gioie, che deacrivu (ed a cui dà gran valore), col-
l'averll dati alla canterina Teresa di Palma . oltre alto grosse somme
di danaro. > L" Ullna propose, e il Re ordinò, che si metterne il sequestro
Ila di Palma. 7 Nov. -II.
*\ Livori 17 ottobre 41.
*) Giunta 2 agosto 41.— Il Oro (per dare un esempio) «i rappresentò
20, 21, 22, 24, 25, 27, 28, 30, 31 gennaio, I, 3, 4, 5 febbraio 42, ortli
nanamente il Mercoledì, il Saboto, e la Doineni'/i; il Vinati
teatro mai, o solo jwr qualche rari»ima occasioni;, come uel novembri
45, che cadde di Venerili B Ila Regina di Spagna e del Reato In-
fante ( Teatri F. •',.»). Cfr. Bilancio 20 febbraio 42; dove sono anche varie
notizie sull' introito serali dei III e delle sedie
■) UllM, LB, 11 ! 'bbmiu ti.
— 403 —
Ad S. Carlo era sev . Uà ufficiale dell» reali
fu punito, perchè guardava con insistenza le fin
me.') Proibiti rigorosamente gli applausi. l'in sera del
gennaio 42, riteriva P Uditore, mentre li recitava il Ciro,
tacquero tutti, cantandosi il duetto; mapoi, catilanilo solo
ifai'olli h a, cotanto piaciuta] nel] attoj&°, si batteri i
io le mani in un palchetto, sovra quello della mia guardia;
far la diligenza coti riserva e rilevai che stata fosso la
signora Duchessa di Castropignano con altre due dame.se
non per v .ìinitù. Bimana per picea, non volando una com-
Éarir meno dello altre. » E soggiungeva: V. E, w' Mu-
lini! E il Montalegre fere replicare gli ordini reali.*)
' n »iso curioso dei teatri d'allora era la celebra/. e
«iella festa (fi 8. Autunno (S. Antonio Aliate i, patrono del
il fuoco, 17 gennaio. A S. Carlo, nell' atrio, si faceva un
arato eoo un altarino o luminarie '). I teatrini piccoli
lo stesso e Cacavano innanzi alle loto porte
delle; grandi fiammate. —
11 Iìaron '.li Livori continuava ad apparecchiare ogni
la sua commedia. Gli attori, che addestrava, nel 41
io quindici, otto «dell' astica noia> conversazione», —
il Livori— o « i rimanenti galantuomini napoletani ■. Oli
«'l'ano in cosa del Barone, alloggiati e mantenuti
lana al giorno per ciascuno, e 'li questi, qualcuno
poteva impiegarsi D6l S. Carlo. Dogli altri sette, tre pr i-
ponevs che s'impiegassero, e quattro o restali sono US
me volentieri accordali a recitare, al solo sapere che si
trattava della Maestà del Padrone » ').
i i Ilo» 12 novembre 12 4>cc.— A un itarone S.-un-IIi, < l H. I
•no, dio guardava ni palco dVlì ine, Ciotti dal »ogait eco.
fu proibito di HHN nel S. Corto. Ulloa 1 febbraio 43 — F. 5."
«) Ulloa. SS, 88 panalo 42.
/. i fiuta di 8. Automa «ulta Lsga d*l &•«•• III. 3,
giugno 1741 La classificazione dipoi cambiò un poco, o quei
- 404 —
Erano da impiagarsi; Gioì. da, figlio «ii un i.
te di livori ; Francesco Mondo, figlio d' un ufti
«lei taham» «li Nola; Donato Caputo, figlio d'un do
di Brindisi; Domenico Vaccaro, fratello d'un lodi
medicina. ') — Il Vaccaro arala perla della compagnia. Pi
I il Napoletano, Nel ITU, essendosi amo n-
sava di surrogarlo ; ma 1' Uìloa disse che bisognava lare
il possibile per non perderlo, a atteso riuscirebbe di non
piccolo discapito alla conversazione, che può dirsi prin-
cipalmente animata dalla grazia, dalla fiMiii-lnv./.a e dal
visaggio del deUo Vaccaro. » ').
I concerti, come ho già accennato, erau languissi
o duravau tutto l'anno. *) Vani mesi prima,
ciava a preparare lo scenario, il teatrino. I felegnai
volavano nel teatro di S. Carlo, 'ho Testa e
Delle carrozze erano addette, durante i concerti, a rico;
durre alle loro case gli attori, che — ripete som;
veri— « son tutti galantuomini » *).
E la commedia, che Me nelcan fa UG
vernatole. ■) Il Vaccaro faceva il A'*,
Bisesta Lete.'' tsqualeBi la Vincermi/io, Gk>. Pao!
do Domini<'i il Afarchese Rubini, Francesco Mundo
rido, Donato Caputo Tartufo'1). Non essendo | iti
stribuiro gli impieghi ri propose e (u
pochi , che «orti va uo gratis , sparirono d»l tutto. Vedi Ultore Li veri
1 febbraio.
I) 18 luglio 4L
*) I lina 2\ anglio 4L
J) Il Livori (SO die. 43) allude alli* Batto ora e messo «li concerto,
faceva ogni nora coi suoi attori. K propone che si dia loro una
rotazioni', por non farli cadere la tot* init-nto— Teatri i.
') I-i-, -m-ì 30 giugno, 6 luglio.
R) Livori, 3 agosto 41.
') Li»eri, 19 dicembre 42. So ne fecero Irò recite nel Cairn, e duo i
m di spaso, eec— Tauri f. 4."
— 405 —
scordati degli stipendi! di 10, 9, 0, 3 ducati al mese ai
ani attori '.). Egli stesso chiose ;il Ré un migHoiatni'nt*
li condizione; la famiglia era numerosa ; aveva abbando-
nili i suoi affari; aveva dovuto mettere casa a Napoli e
luogo centrale *).
Il C.noernatorc fu ripetuto nel novembre, al ritorno del
frani dalla villeggiatura di Portici. ;,i — lira sempre a
la compagnia de lòt Trqfaìdines del Costantini.
Giacinta Bastona, eh* era nella compagnia, avendo fi-
nito il suo tempo nel 1788, fu ritenuta il 89j ma il Co-
Ì&tantini voleva poi licenziarla, dicondola non abile per la
sua parte, e « a tuli' altro dedicata, per una protezione
da lei presa di un Battista Acreman, mercante alla
Carità, avendosi fatto lecito con si scandaloso mezzo 'li
mettere molti susurri in una cosi quieta compagnia, die
in tre anni e mozzo che la troppa ha l'onore di servire
M., non vi è stato un minimo richiamo. » Ma erano
■alunnie: e f I ditore dieova che poteva bensì rimandarla,
va pagarle ciò che le spettava4). C'era anche, col
Costantini, una Teresa Gattini col marito Francesco *>.
ti febbraio 41), il Costantini ebbe licenza di andare a
zia a prendere la moglie e la famiglia. •). Nel luglio
11, essendo morta la Caterina Datoli; .-lneso di surrogarla
i aterina Rodolfini, buona attrice, ma accusata di vita
un po' Ubera; che, a ogni modo, fu accettata '). —
marzo 42.
*) Liveri, 1 roano
») Livcrt 9 aprite, 87 «greto 42 eoe. 31 ottobre ecc.— Ttatrt (. 4."
*f DUm 10, 85 D ■ 'li* Giaciuta Uaatoua Cfi*. Marioli K. Nbt,
(, Ili. Sorella <li Maria , recitava da donna scria.
'•luciate, minane» «Ivi manto «OC. «-fi . B. Oli» ni Woiitatagre 8 wlt, 39.
bbraio 40. Uà Uomonico GlannelU arerà l'incarico di « formar.!
•lo dal soggetto della Commedia che ni rapprwnl i in gud giorno •
ecc. gratiflcai'.ioae chiesta, ecc. Apr. -II.
Parere Ulltt, luglio 41,
— 400 —
Nel settembre 42, V ingegnere Giov. Marta Bibbie
sentava lina BUS proposta par rendere il S. Carli pU)
sonoro. Fu radunata subito la Giunta, che volle e
« l'esperto e rinomato architetto l). Ferdinani i-li-
Il progetto fu appi ovato: la spesa era in lutto un -
doble. So non si terminava pel novembre, poco malo,
perchè si sarebbero turati i buchi e sospeso il lavoro I.
Nell'ottobre, mentre si I . in uno di questi buchi
lo o mori un giovane suonatore ili 26 anni, del Con-
servatorio dei Poveri di Gesù Cristo *).
Nella stagione del S. Carlo 42-3, restarono il Caffarelli
o 1* Astrua. Contro L'Astrua è diretta una satira giova-
nile di Pasquale Carcani '). Per tenore venne un Ottavio
Albuzio, da Milano, non essendosi potuto amo-
revoli né il Babbi Altre parti di donna furono Giuseppa
Barbieri e una Giovanna Tozzi, che, per farla venii
vollero tutte lo arti del Cardinal Acquavival *) Dei ballerini
oltre i soliti e la Tagliavini e la Pantaloncina, ci furono
il Fabris e la mogiio ').
Pei drammi si tentò di uscire un po' dal Melaste
« Quantunque sion commendevoli i drammi dell' Ab. M
stasio, nulla Hi meno, per esser tutti qui comparai sulle
scene, e taluni di assi due volte, non cagionando i me-
«) Bigi, alla aiutila. 28 «rtUuubw 42.— aiunta 1* ottobre. BigL 9
ottobre.— Teatri f. Bfi
«) Ulloa 24 oli. Vi.
*) Ptisralis Cor&Bti Vita. Napoli 1784. Fri le poesia in ap[>
p. 307-9. L'Astrila r'ò detto una vii donna. Che d' ingannare ognun
riporta il . tuttavia, di btltà non ha alcun tanto occ. ecc.
*) Vedi Corrisp. giugno 42. — Il Gai-di nal Acqua viva acme, 28 giugno,
che l' arerà ridotta « man con BBWMM quo con lu bueuas a « « m
me ha coetado el indurir està muger porque ora grande au repuguancb
r demariadoa loa aublorfugio», i
*) Sott. 42. Supp, di Matilde Franchi, esclusa dalla nuora compagni
M hnlleiini di S. Carlo.
u novità alcuna ed essendo per lo più sprovveduti
BOÌmeoti 0 siami decorazioni fastose, peroaiìspol
incontrano maggior piacere e rendesi I' opera più
diile, perciò repotaressimo proprie e doveroso rap-
presentar drammi più antichi e da accomodarsi al buon
lo presente. » l).
Cosi 'furori proposti I" Andromaca o sial' Astianatte del
Salvi, i di chiarissimo nome nei tempi suoi », musica del
Leo. E, del Mctastasio, 1* FssipUe, musica Hassc, adattata
dal Leo, e T Alessandro nelle indie, musica del Sano *).
Carlo III aveva avuto in dono dal Gran Sultano un
elefante a).—n 13 dicembre la Giunta .scriveva:
Dovendosi nella terza opera, che deve rappresentarsi nel Real
Teatro di S. Carlo, fare la commedia intitolata: Alessandro nel-
t' India, e tra gli avvenimenti che seguono in iscena vi è quello
i) Giunta 5 febb. 42.
■festa 17 luglio 42.
i V. Desrritione deir Elefante pervenuto in dono dal Gran Sultano
alla Rea! Corte di Stipili. Il primo novembre itDCCXLJI. Nap. pretto
Francesco e Cri.tt. Rùriardo. (rfatamp. anche Opusc. di Fis. argom. Na-
Époli 17C6 per de Boni»; ed è opera del Serao). Alla fine ci è il ritratto att-
inta. K Insogna sentire il tuono magnifico della deaeri/ione ! l'I
aspettato, «ospitato, seguito colla fantasia durante lutto il suo viaggio !
Giunto a Portici, i Sovrani « ai OOtnpiacqoaro •gradmaatl ili farlo menare
tre o quattro volto al loro Sovrano cospetto a trattenersi a veder le destre*»
• i giuochi «oliti a farsi da questo moli animato che di tonerlo «spoeto alla
giusta curiosità di tutto il popolo. > — Da questo elefante piglia origine
a <1 lice, il motto popolare: Caponi, imuorta CaUfa>tte\ F'orchò
•sembra che 1 arasse a % a vecchio soldato, che riceveva continuo
mance dai curiosi, che venivano a vederlo, Morto l'elefante , finirono i
guadagni ! — Aggiunge tra parentesi. Un altro defunte era stato a Napoli
un secolo prima. Il cronista Mucca , nell'agnato 1030, ne parla dicendo
era «tato « portato da certi francesi , quale e stato in Napoli molti
{riorni dentro una casa per farlo vedere, ot ora cosa curiosa, atteso si
-vedeva una cosa mostruosa , ■ poi vedendo che iutondimoato Iiaveva e
ite obbediva, pareva che «te**! più :. ir um ri»- del Instiate, e ll
• diversi giuochi, quasi che non parlava».
— 408 —
doi doni che si presentano, si è considerato che riuscireb
un gran plauso il far tra di essi comparire 1' Elefante, e
rarità e bellezza doli' animalo e per la novità che farebì
vedersi sopra il Rea) Teatro una figura cosi grande e I
waì raro, onde in lutti O e sarebbe prò
il dono, figurandovi la «cena nell'Indie, dove di detti elefani
u'è l'uso, e si stimano moltissimo, credendosi da noi eh
lui veduta possa apporterò anche dell' utile per il concorso dell
maggior gente, che verrebbe all'opera, e per il tempo di carne»
le, che stimola tutti al venirvi, e per la voce che ai spargerebi
di vedersi cosa, che solo per la grandezza di S. M pud aver»
non avendosene altra memoria di esserne siati in Italia che
tempo dei Greci e della Kepublica Romana e si vider guerr
fini re. — Sempre che perù S. M., per sua real benignila, vogl
compiacersi di condiscendere in dar questo permesso, dovrà
vi iiiivaniente farsi non una, ma più pruove, con l'ispezione
prudenza del misi in collega il Barone di Livori, per vedere
stia saldo e allo splendore doi lumi, e allo rumore degli eli
menti da suono, mentre siccome da noi si considera che
possono riuscirli noiosi, cosi all' incontro potrebbe darsi il ca*
che l'irritassero, donde senza un esatto esperimento potre
provvenire qualche sconcerto » ').
Prima si disse di no *); ma poi s' accordò il perni
80. E, a quanto sembra, elefante e camelli comparvero
S. Carlo nel gennaio 43 3).
La commedia del Liveri, del carnevale 43, fu il t
Il Napoletano fu il Vaccaro : i vecchi Giorgio Sca
Giovan Paolo Do Dominici, Cristofaro Russo; amaro
Francesco Mando : donne Casimiro Bisesta , Pasqua
») Giunta 13 Die. 42.
*) 17 Die. 42 € no pareo» al Rey qaa pueda toner «facto <-*U idra
grave molestili (tal Elefante j tal ve* inronreniiintea aobre la leena
>l 13 l'Y'LL. 13. QapeManco (in lostfUufoM o" I ■>-. « Mw
ledi.... un accidente occorso sopra detto Teatro tra nno dogli iad
orernano l'elefante ed una sentinella svizzera; l'indiano chiama*
ecc.
— 409 —
I Marino, Domenico Màcchia ; ragazzo, Antonio \w
Il napoletano Vaccaro, per la sua malattia, « è -Il tutto
inabilitato ». Cosicché, il Livori cereo ili tonar pronto qua!-
da surrogargli. E trovo un Giuseppi I , di-
pintore, il quale, a oltre di essere atto por la figura o | tr
la voce, da me comiih Kit' a provare l'ho trovato non
isearso di grazia, ma di abilità.... » -I. Il Ho voleva che,
ad ogni modo, al Vaccaro si conservasse il suo stipendio a).
Vaccaro fece istanza, dicendo i pronto ad abile
recitare. E il Liveri rispondeva che era simo
ic potesse ancora continuare, « essendo il tempo cortis-
o »; avrebbe tenuto il Luciano pronto per ogni evento 4).
a, nel febbraio, era fuor di stato di poter recitare '').
lì Liveri aveva un tìglio, ehedovò fare un matrimonio con-
tro la sua volontà; certo è, che tra padre e figlio c*era stata
ione, che il primi • bbe all'altro inducati
affanno, con alcuni patti, ■ j afl particular el deber vivircon
parlo niiMtoscijat.ro QQìHas lejoa da Naples, j
- ". Pu dat" ordina al Tanacel oha feceaaeosser-
vare la convenzione'). — Un altro figliuolo de) Liveri sup-
annodop gli anticipaaaeatres al
tas de su asignamento, parapasar a predicar a M -- io i >•')-
.turioao ■ iii'HVfijrjyo, che sa ne fece il 31 gennaio, fu-
n»> ' introdacswero « la duqu«*a da Mangliano y lo*
demaa perito Pt&Qooen iieeeroD. 3fó*<. I l.">,
« pel Canale D. 2343. 1. 5, • por soldo *gU 100.10— Teatri ■
«) I.iv«ri IO .li'-. 42.
LI .li- . 42.
li 12 dicembre 42. Bigi, reale 17 dia f. «.
Lhari 8 fobb. 43. N •■! j,'li fu rnddopuiuta la pmiaione, da
6 a 12 «turati
\l Tanurri, 15 ma?. 43.
■ i k. ''• — Fu tras«rt«a all'Uditore. Molle carta latorm .i tpiata >li-
— 410 —
V-l luglio furono accresciuti ni Livi-n 300 scudi «li
stane. ESgti tornava spesso alla carica pera.
ciò più allo, per esempio, «li Maggiordomo maggio
Ma, a questo, non gli si rispondi-'.
Pel prossimo sgravi» d
runaia ['Asilo d'Amore, messa in dal Sassoni
Vi dolevano cantale Maria Carnati detta la Fai'ìncU
In venne da V e Colomba Mattei, die fu pr
dal Teatro Nuovo, dove n ilava. ').
1 Irò drammi del 43-4 furono 1' Artaserse del Vinci
l' Olimpiade del Leo, a che, anni prima, fu tu
dita, e, per tBBBnà rappresentate poche volle, ne rimase
tutta la nobiltà e il pubblico con sommo desidsi
derla replicare » *); e, quanto al terzo,
detto al Li veri di « tenere in suo potere re d
MctasUx-io colla musica del celebre Sassone. » 2) Qu
st'opera si supp ed era, la Bidone. La Giunta su
plica per averla, e la Regina la detto. ■*)
Furono i cantanti il Caffarelli. l'Astrua, l 'Albuzio. ) Per
seconda donna, la Furi/iella. n) Per ultima parte, Giovanna
ImmikIiì, romana, • che hu recitato conapplauso prima In
Firenze, 8 poi, per lo Spalto di due anni, in Portogallo.»')
\. ii ['Olimpiade canto il Ti live, ch'era allora a Napoli I
renzo Gliirardi, che doveva cantare nella Didone, fu
UlHo dal UanZUOti. Fra i ballerini, con
nuovo, il Mion , ma restano i Fabris , la Peppa , la
gUavini, e la PantaJi
') Molte carte «pocialcnente del luglio 1-'.
*) Giunta 12 luglio 43.
s) Giunta 22 maggio 43.
«) Giunto 28 luglio 43.
fl) Quest'ultimo restò porche non si era potuto avere il Babbi , i
« con poco pincere pel Re » Giunta, aprilo '■
") Giunta 7 giugno 43 ecc.
"I r.iunt/i 6 giugno 43.
e-
l
— 411 —
foretti ora sempre I' insol iota e indisi ipttro >na
■iamo. Nnii rotava assistere ai concerti, arrivava
impre l'attimo, ecci Ma il Montalogra era disp iato p
portar lutto. « Gli si faccia un a\ «ito muy sei
se non si corregge, si vedr&l ') » — Il I aiiai-Hi'. Eaita
allora una casa a Napoli in •• ia Carmlnello sopra Tol
BNcl le 44, la oommedla del Lìveri fu la Cbrt-
'. Il Mundo, ii B - ti;, Francesco Addaric il Marino,
il Macchia, Francesco Vicedomiai, Antonio spada, Felice
Perh. Ciiuseppo de Martino, l'Azàrboni, il Luciano, fu-
r .no gli attori. *)—I pochi attori, duo o tre, clic ancora
servivano s'erano iirrn/.i.-iti. QuelK, presi in Bostr-
tuxione, non erano buoni. Il Livori proponeva di
Rosso, il de Dominici, 1 1
Altre società di dilettanti <■' erano a Napoli . che
in case signorili. — S' ò già, accennato alla compa-
gnia del Laplanca, scolaro del Belvedere, e all'altra di
Giuseppe Pasquale Cirillo, che recitava da Covi elio. — Un
altro buon Cornelio era Gaetano Giordano. Nella parto
dell' innamorato <\ segnalarono Carlo Landi, poi gfàdfca
dola Vicaria, Giuseppe Santoro, avvocato celebre, e Do-
menico Macchia, che fu il miglior di tutti. Il Liveri stesso
') Giunta 14 die. 4 ; .l ,.-. f. 5.»
*) V. por una causa che ebbe col Monto ilei C a poro , rei. della Vi-
carìa fimi, da ' ■' t'ora. Cardamone. — La casa
che ancora esìste, colla fumosa I phyon Thcba* . ego do~
munì. A. D. MDCCLIV V. notissima la rispaela cho fu fatta a questo
«uporbo paragoni; 11U r.um, tu SÒt$S La rittrÙCOBO «ià nel MOOlo scorso
il Lalaada, l'Artoaga, ecc. I otte argot : at-
tribuirla a N ironia Capano. Ma la data dell' i.-nizinnc! del Cauarelli ó
SI, « il Capano era già morto il 1745. L'Ab. Scarpelli la «là come
onta sua nel libro: Vot/agc «i Ita! ■•■1 dentiera tòlU, À
N-uchatol, fan 4130 après lo Dolugo. — P. Il, p. 10-1. Ma
*| Lire ri 7 agosto 44.
4i Uvei i 3 marzo 1 1
— 412 —
ava talvolta, molto bene, da innamorato. i Ài
Ionio Federico rappresentava all' improvviso, « con grazia
o mar ii i.i. un carattere <ii aurate ili buon cuore, ma bur-
bero e misantropo ai che si «lice in nap<-i
nf aduso, in francese ÒOUWU, 6 in rastigliano mai ijrnio » l).
Il genere del Livori ebbe molta voga Ira questi dilet-
tanti. Vi furono anche degli imitatoli, e, tra j:li altri, un
Giovanni Tucci, prete napoletani», ohe composo varie com-
medie, come la Ragione, il Dooer<- iettale io casa
particolari « e specialmente, con moltissimo applauso
quella del marchese di S. Giorgio o *).
11 carnevalo del 1744 fu l'ultimo passato alla corte di Ni
poli, dalla compagnia del Costantini. L' 11 gennaio trovo:
a El Rey ha resuelto y manda que se despida la compa-
gnia de Trufaldinea, que vino à Napoles an Bn del alfa
ss' Intendeva licenziata So da quel giorno *).
Si pensava, pel 44*45,di rinnovar»; la compagnia del
S. Carlo lasciando solo il Caftarclli, voluto sei • dal
Re. Ma la Visconti era in Inghilterra, la '1
la Fumagalli e la Pierini a Venezia, la Stabili a
La Tesi era pronta e venire, per le 500 doble, che
vano all'Astni.i '). Ma il Re preferì l'AstrUSL R
eoo lei il Manzuoli e Caffarelli. Per ultima parto di doli-
la Colasanti. Per tenore, per la prima open
') Cfr. Napoli Signor. II. 66-7.
*) Intorno ad esse, Napoli -Signoroni, o. e. V. K>4.
*) Al Duca di Sora 11 11.
') Giunta «M geminiti 44 Le trattative pel 44-5 si cominciarono
i 9 iiov. 43: « essendo pochi li cantanti virtuosi di
maggior grido, che «no gencralroonte applaudili da per luti.., e
i teatri che hauoo da prò v cedersi , ... avuru i migliori pel venturo anno
in questo K. T i Carlo, elio ha In frlorin d'essere considerato
i primo d'Europa, non.hu d" Italia <• .li piti buon i;usto ». Il li,-
M|.|>mvaTa le trattative; ma purché no se tinga novediul non •/ C*iflà-
16 nov. 4L5. Teatri E
— 413 —
«esco Boschi, per lo due altre il Carlani •), e poi fu
imi" il Feri i
Andò via dei ballerini la Tagliavini , o la compagnia
di dieci persone, eoo Ronzi, Bettina, Frani,
Turchi, la Peppa (Corrado), Francesco e Anna Fa
A. Calanco, (i. Imbimbo, e la Pantaloncina '). L'Amia Far
bris, valente ballerina, aveva un occhio solo.
li i novembre si dette l'opera la Semiramide dtà Vin-
ci; il 19 dicembre ['Antigono dello Nasse; il 20 gennaio
V A< ! I Manna.
N.'l dicembre 41, 1' Uditore D. Erasmo Ulloa Severino
mosso, e Al nominalo al suo posto D. Saverio Do-
nati. \i — E il D'itali ebbe subito da fare , per colpa , al
solito , di Cafìarelli. Scriveva il 5 gennaio 1^45 :
(. lori sera nell'Opera del Teatro Reato di S. Carlo, quan-
do si giunse al termino di cantare il duetto, che 6 nolla une
ito secondo, il musico Caffarelli principiò con proporre
■ flarelli, 500 doppie: Manzuoti 300-, la Colasanti 100 ecc. Vedi car-
frbbraio, ott. 44.
[aggio 44, e le altr.» carte. — Il Zamheecari arrivava ni Montalegro
da Bologna IH Lugli1-1 1744 : < La Bavlnriiia Thereaa CoIona rennziaua,
ho», pero do adruirable abilidad j que paro» rouy
bien, «oliata por mi medio la honra do sor admitida rn la compniiia de
di - il I Ueal Tueatro de S. Carlos de Napolea, y porque yo me
aaeguro de que encouti-ara en d J al ninno kplano ffu ha
merecido aqui y porque eé que uu nmchacho do su tale, destinata por
no Tbeairo, gustai i macbiaima <*l tenaria eompajisra an l-1 IJaylo,
me alrero no solamente à \ la. i V. V... sino M tambi n I cnco-
Dt«odur»ela, bivn «eguro do quo e un trio i
lexaran salir | pò da NapolM ». Fu bw li
«arebbo puntato come collocarla. Ma quell'anno uou trovò posto. Zambac-
cari, 22 agosto — Teatri f. 0 °
') 11 22 die. ti -i dispose « que intervenga à la lunta del Theatro
durante ti Sindacato del Dtiero Aud. Gen. » — Teatri f. 0.°
- 414 —
«•!)<• < i. '.lai Sassone: e se1
|v Astrae che : spandere, si vedesse colta all' improv-
bì disimpegno niente di meno nella miglior maniem eh*
i riuscirle, tanto che si termino quietamente la prima o
la seconda pati--'; ma nel replicarti poi la prima lo stesso Caf-
. propose un altro modo diverso, assai dal primo, tutto di
controtempi e sincopato , ed anche coli' anticipazioni
battuta di tempo. E poiché l'Astrua . mctere and
curando di veder comò dnveva rimetterei nel tem
noto a mancarle, il Caflarellì ebbe l'audacia «li non solameni
designar colle mani come doveva regolarsi il tempo, ma pa-
rimenti colla sua voce suggerì la maniera di risponderò alla
, ch'obli aveva futi- i io vi luto od inteso da tutti, non
posso con efficacia esprimere di quanto scandalo fosse riu-
scito tale accidente, perchè subito s' inteso un fremito
mormorio universale per la sensazione cagionata nella gent
che ingombrava i palchi , e la Platea . Tanto più che vi fu
ohi disse ohe il Cantarelli era venuto con qualche prevena
di fur rimanere affrontata l'Astrua sul team.) ; mei '
anticipatamente avvertito i suonatori dell'orchestra di star con
tutta l'attenzione nel toccar l'arie e precisamente il da
circostanza non Estimai d'apparar giudiziari
dare occasione di un maggior rumoro ...»
La mancanza era grave o si sarebbe dovalo mandi
subito iti prigione. Non -so che provvedimento si prc
tua, trattandosi di Caffarelli, probabilmente si passò a
Il 19 gennaio, il Donali assisteva al concerto dell'.-l
. bilie, clic doveva andar© in isccna il domani: « L
sica e vivace e spiritosa e l'arie hanno motivi e p.
clic possono riuscir plausibili», ma, a teatri pici
forse se ne pei ne finezze; « 1' arie di <
retti, sebbone sono stato fatto con buona idea del Ma
li < api" Ila, ad ogni modo, non molto e
perdio il suddetto musico si disimpegna assai moglie
nel contabile \< dante..
razione del primo ballo, che sarebbe ci'
^presentare l'est. •norc di una grotta il
debbono uscire Orfeo ed Euridice , d
> Vincenzo del Re clic non era interamente ter-
ni mata ...»*) Ma, tuttavia, l'opera sarebbe riuscita be-
nissimo, come riuscì. ')
gennaio tu recitato la commedia Gianfecondo del l.i-
wri, che fu anche più magnili- sa delle altre. Vi .si spesero
migliaia di ducati. \" era une Baronata, cantata da due
voci cou se-1: menti. 3) Gli attori furon quelli , che
aprasi il Russo, il Macchia, il de Domi-
ci i migliori. Si rappresentò per undici sere. *)
Trai quali attori dui Livori, n'era il giovinetto Pasquale
DO, che in questo tenni..' ricorse al Re, perche il Li-
ari gi' impediva ili imparare il balla 11 Livori risposo
8 veros perché il ballo io «li --trae va dai concerti della
vile non conveniva che usasse la ci ni-
di siimi scile di gente, quid sono i balle*
rini e ballerine, che, coi occasione, bazzicando in
casa delle medesime, può vanirne ili molto deteriorato il
uo costume, tanto più in un giovinetto di freschissima
t.-i, com'è il detto D. Pasquale ». Finito il suo obbligo,
poteva abbfl la compagnia, ed era un'altra
-.. *) Ritn i, più oltre, questo Pasquale Marino.
Il nuovo Uditore, cogli ahi ni -ila Giunta, fece la propo-
! marzo di togliere allo cantanti e ballerine il pal-
i, che avevano, dandolo «aqualche nobile di som-
"
') Donali 19 gratin io U
dato il pormi mo .>i! tatraaa ni Mai <rehè
un* solo rolla potessero interMkirfl alla funzione il Card
Cloada e « fliu quo «lo tuta «lo oxeojplar para olroa a— l'attri
rari, Il Stonai
otL 45 — Teatri (. 0.°
— 416 —
mo riguardo, a Quel pali
sturbi, • sì L'è li dimostrato, o Di sol
ili i -ano a alcune sedie appallate, nelle
l>> più vi ■ > alcuni giovani, non poco rila
dosi impronta i per poco tempo, in man
vi .si velarono in una BStesBa sera sedate più persone, cto
vicenda si cambiano ; ma, in
i -i trattengono anche varie persone all' ina
por star più dappresso a dette donne e tata ■'■' ro
<\w; i-cntc in ariae come discorressei
.li loro di reati ri • non convi nevoli. » Il palchetto p<
le cantanti e ballerine si sarebbe fatto da dentro alla sce-
na, e il Liveri, sul parere di Vincenzo Re,
starebbe inno. — il Re approvò, solo osservando ohe (ano
ara Deceeeario farne un altro di fronte, per Bitume
Por il sesto anno restò a Napoli Anna Aslrua. Le
aumentato 'li SO doppie lo stipendio. Il primo uomo, sempre
< 'af farcii i. Per seconda <\< a fuchiar ita] a Bar-
inoci. Per tenore, venne X Annibali no i) Il Man/
bava ancora a Napoli. Catarina Zipoli ere l'ultima parte
Aiicbc questa volta si tentò di uscir dal Metastasio.
maestro Sassone fu scritto ohe mandasse le i
') Giunta 27 marzo 45. Bigi, reato G aprii-. — N-.-U'oltobre 4ò tro*o
•eguente biglietti»: * Le S. Fotti n, erebitecte francois, voyageur en Itali*
par ordre <lu Roy pour UfW d * piwipau* théatraa, le Mar-
quise ti.- I' I liwjiilil pelo MB ES W !-- Ime de Sai»» do fOttloir
liicn donnor se» ordre» pour quo cot Archinole ait la liberto da prende*
■ -In grand Thdflicu da Naplas » — Teatri f. 6."
*) Nou w»*i'iidoKÌ potuto urcro il Uabbi (che voleva che canta»» anche la
mogli, i; t'AmoitMil stava in Polonia; I impegnato per Voooxìa;
l'Annibalino aveva cantalo u-l 17_':j al S. Hartolommeo. Poi aveva girato
p« l'It iha ad i-ii itato ;i Madrid per più anni e filialmente a' «ni i
tiralo in Toscana. Aveva circa 45 anni, voce ottima, Giunta 1? luglio 45. -
») Giunta 6 luglio 1 -
— 417 —
di due opere, « che stima le migliori fuori -li
quelle del Metistasio, e che sieno piene d'avvenimenti
• è quella che maggiormente tiene dal co-
rnile applaudito in simili rappresentazioni, nelle quali
a più rocchio nati deliamente.1) —
«citarono il Tìgrane, il Lucio Vero, V
La Paotaloncina , dopo quattro anni , ora partita» La
COBO] i tutta rinfiorata, aveva per direttore Gae-
i Grossatesta e, prima ballerina, -sua moglie, M
irano il Mondin, Anna e Luigi Ronzi, Gabriele
Borghesi, Anna la Massose, Pranoasoo Tedeschi, Anna
i la romana; I Corrado, Gennai-elio, la Rossa,
Pasquale Baii^i.
Gaetano Gn iBBatoOta o Testagrossa era modanese, « uo-
mo di molto spirito e editissimo », «lice il Goldoni , e la
mogi: odane, o eccellente ballerina. •» s) Era fratello,
>. li quell'abate Testagrossa, curiosa figura di agen-
ti- politico, dt I I' dfiimoUavo. a) Por molti anni, ave-
da direttore dei balli nei primi teatri d'Italia.
\ BOUfO a Napoli, vi resto definitivamente.
Nell'autunno dal 45 si rappresentò la Claudia del Li-
arnerale del 46\ si ripetette Portento, ras
— Cosi fa sedilo il 8 .'iprite al Conto Uolo-
gnino. Vedi audio uiult': lettere del Maggio e Giugno col Bolognino. Il
qualtf.il 10 «nag^iij, *|i«!tlivn r:u-i di. ninni (La Senatrrila, ì Vt,mo,
• e tre pastorali {FAtakutt k cho pole-
tauo l Teatrino di Portici. Tutti questi, tranne il duo Fabrizio
ti « ilal i tiara Pallavicini, Poota
Ì PolOMM; Innniì qui irifoutrntn . ipplauso, ma più
fatto al buon gusto dilla munirà dm ,i quello della poesiii . • il l'.illavi-
rini. uomo di somma ■ m non troppo i no. «Tutto
ma.*, del Saaaone, Iranno le Piate, di'era muaira del Ristori. Mi B
reno trovati opportuni. 4 giugno 15.
*) Mmmm i I, 140-.j0. 1 lettori dilli Mentori* ricorderanno la
natta fatta in «uà casa,
i BalTAk Testagrosaa cfr. Casauova. M4m. ed. efi V. 311 e Mg.
ils —
breve, e .'ritentandolo colla Claudia. l) Tra gli attori di
ste non ritroviamo più quegli eh 'ian-
j'econdo e, ch'era, a quanto sembra, IV
• quale por non esserti j'iù atto a recitare da doma e. Don
aver personale il re da huorao, mi si n larvi"
bile » '■',). Bastavano Senape il Russo o il de Dominici.
sempre architetto 'lei Teatro di S. Carlo lo set
laro del Kighini , Y nren/o Ke. DireH li abbsl
nienti, Matteo Zaccaria. ')— Per la nuova stagio,
tutta la compagnia precedente, tranne l'ultima parte.
conte Galeazzo Attendolo Bolognino scriveva da Dresda
il ;*i gennaio, proponendo L'Amorevoli, (che sparava d*e
ser libero, ma non fu -Ilo
•rso autunno passò per questa città una
minata Teresa uner Pompeati, stati chiamata a Londra
por prima doona, ESssa pur bramerebbe ili
di recitare per quest'altro anno , che sarà •
dal Teatro d* Inghilterra, in codesta dominante. La
ma fu qui più volte invitata a cantare all'Assetili
di questo sig. Conte di Bruiti, dove fu applaudita e
lodala la di lei voce, che, per essere assai limpida o foi
te, mi pare BBF< bbe B [ » i « ■ ] ■ u^«
e pei" avere una molta ragionevole abilità , un 1 ^"-
cho verrebbe costi sommamente gradita coni.
') Li rari 8 maggio 45. l'articolari «ulta Claudia iu una lettera J«-»J
14 ottobre 45 del Uteri K io una ilei 13 oett. dicera che le due eotn ■**
Dindio erano quasi pronte, « e medraimamonte il Teatro a parte di ognun ■**
di esse Mene, tutto o duu lunghe, e tra di loro diOurentiaaiiue, cuatruìt*^ J
iu modo che poaaan cjuibiarai uo giorno per l'altro, perchu rerti a Ut «•••
neplacilo della M. Sun ordinarne la rappresentazione dell'una a dell'i
B e quando l'aggradir* ecc. #
») Liv.-n :■: marzo 45.
3) Vedi noto d'attori di questo duo commedie.
«j niunta 7 gennaio 40, Un Carlo Fabri foco l'offerta di preadorai
palio n minor ragiono — Teatri f. €>.*
— 410 —
l'ima. » Era la famosa Teresa Imcr, notissima ai lei
10 melimi iaoo. Ma da Napoli bì rise
l'ultima paite, che era la sola libera, e elio essa
jon poteva accettare ').
Nel 46 ci fu una novità. Tomaso Gnr/.ia . appallai
della platea, e delle tre ultime filo del S. C-arto , chi
Oli niteuiie il permesso di poter (are rappreseotars , nel
maggio e giugno, « un dramma eroico, non per anco
posto in iscena in dotto Real Teatro, da cantanti affitti)
esteri "• La cosa era i 'li gloria aJ Ro e divertimento al
pupillo » '). E l'opera fu data e fu il Catone in Ulioa,
lei i»i. ni, oon l'Aglina (con permesso speciale dal
Ilo, CO] Babbi e, per ultime parti, la Mar-
rita Cliiiiienti e I Ili, e un l'oiitraltu.
'•ppe Giovaniiiui *). I ballerini, gli Stessi del 5. Carlo;
la cui compagnia era stata in parto modificata! —
11 Baroo dì Livori era, infantOj in una cu «idi-
• un suo ardente desiderio, fin dall'aprile
i sonerata dall' arnmaiìstrasione B
8« Carlo. Fu poi, a sua richiesta, discaricato
anche di quefls dal Teatrino.') Come sappiamo^ «vera il
li Cavallerizzo di campo. Ma il tormento dell i
ii;i era D desiderio di avere un posto più alto. Cogli io
■ i\ Mti e l'ufficio di Q ,:/.", — scriveva al Re —
tutta la nobiltà di questa Sua città o specialmente dai
ori della Sua Real Corte, non solamente non fi
itrl-t. &• — Al Bolofcnino 12 febb. 40. Nò fu accettata per
ragione Il gio, prima ballerina di S. M. Poloaoao.— Bo-
ni 14 '-I.I'. IS.
*) (Usata 13 nano 46 occ. — (. 6.°
Haota 9 aprila »7 — £ 7.»
1 i 1 1 nano 4fi — (. '.■
'-) Fu «sentalo o invitalo ad indicar la persona cui uifidarlu l'incarico
coma egli fece. — f. 6."
— 420 —
gh' io considerato da più di quello che- in a vt
tava di essere, ma degradato ancora da queffi E
'1 a mia moglie venìvan fatti, ben rs
: ogni dama e cavaliere di rpiosla città ni pH
volte favorito nel mio feudo, e i
eoo proprietà; ili ciò niente memori, veggoraiii
ognuno posto a cantone, escluso da ogni adunanza,
vilu e serata, clic in ognitempo si sia l 'atta; e,
lo stile di chiamare nei conviti, sia il i ih
«li quelle dame, che la afaests d si Padroni am i
io delle loro Reali mani , una di col
mia moglie, per grazia dei medesimi, restata n' i
(ire esclusa, niente, a Lei essendo giovata l'essere
ammessa dalle MM. loro, niente a me avere la dec« i
livrea del He indosso o. Il buon Barone se ne involava
aspramente. « Muovasi S. M a
infelice la una dorelizione . . . la mia abiezione...
avendo altro reato da addossai ini, che il vedermi
poveri sudori aprire strada nella grazia del Re, e, qi
credea di far cosa, che ridonda in gloria del He e
ridia Patria, qual' é il disotterrare io quella comi
per l'addietro avendo avuto sede in questo paese al pi
sente sepolta vedessi, no ho raccolto amaro fruf
il He l'avesse fatto Maggiordomo, la gente avrebbe i
vuto paria diversamente I E il -'stri'.
mandava un titolo pel suo feudo, e il posto di ( omo-
re rli'l Supremo Tri hi male di ( 'mimmi ircio. Ma. malgrac
queste e altre insistenze, nò Maggiordomo, n i
glicre In mai II titolo pel feudo l'ebbe subito: Coi
Marchese a sua scelta, e cosi il Barone dì Livori <i
il Marchese .li l.iveri. ')
i Und M, ÌS febb. 10 — Bigi 5 nano, f. O.o EU» «neh» uu
varalo di »t»»i< <l nwae, 30 apr. 40 Liverì lur
— 421 —
Fu impossibile intendersi col Babbi per la stagione 46-7.
aodo un ulti , si preso il Pignotti, e, pei'
ltima donna, Maddalena Casella ').
Le due prime opere della stagione furono il Lucio J'a-
mus. dolio Hasse, diretta dal di Majo, e il Cajo
*) — Nella terza opera, Y Arianna e Teseo, che
recitò nel gennaio 47 ci fu un'altro exploit di CalVa-
iii. Perchè: ndosi nel terzo atto la scena del con>
ìeuto che si finge col Minotauro, nel mentre chi
lesto si scoccavano i dardi contro il musico Caffarelli,
che rappresenta la parte di Teseo, uno di essi con tutto
che si fusse riparato con lo scudo dal Caffarolli, pure o
per la li a del dardo o perchè rimbalzò da sopra
lo scudo , colpi da sopra all' occhio al detto musico ; o
sebbene il fatto fosse stato puramente casuale, nò quello,
Ange il Minotauro, aveva niente ecceduto dal concer-
talo tra di loro, secondo le varie prove, che si sono an-
tecedentemente fotte , pure sdegnatosi il Caffarelli o per
cagione del doloro stesso, o per altro motivo della più
naturale alterigia, terminatala scena, essendo andato Mat-
teo Zacc e fa la Qgura del Minotauro, e farti uà
itto di ossequio per scusarsi deH'm volontario avvenimento,
vece di ricevere a grado tale attenzione, si avanzò a
ile pugne nella faccia e V avrebbe maggiormente
il si fosse frapposta la gente, che subito
Se al rumore... » Il Caffarelli ebbe gli arresti in casa i.
luglio. 26 uett. -16.
Dov., e ri 3, dio, 1746.
aio 17.— Il Caffarelli ondò poi a Vienna
maggio 49 al Farinello si riferisco dico eh»
.ino: * la xua voce inulta, ma falsa, disubbidiente a
legno eie, non «forandola, non attacca,*.1, «forcandola, riesca p«r lo piti
*»|ira, . . . cattivo gusto ad aulico, «» prttoadoikO di riconoscerò in lui li?
rancide gin-I;.' .li Ni Matto* m. IM n'ornai rap-
— 422 —
In quel carnevale si recitarono gli Studi
Nel ghigno, quel Domenico Giannelli, che faceva i
delle recite del Costantini, o (Tri :il He una compagni
Comiri Lombardi, compagnia senza par nero
il posi >, i be aveva prima il Costantini. Kssa era comj
sta cosi: Pnni:i donna, Elisabetta Passalacqu
l-'mncesea Dina; terza, Elisabetta d'Afflisio; prw
Federico Rubini, ascondo, Gioacchino Lli r, U
Giuseppe Franreseliini l)j servetta, Angiola Nehra,
(ore, Andrea Nelva (quoti due erano già
stanimi); Pantalone, Rospizio de Antoniis e Arlecchini
(iimuuui Raffi, 9 aBSsi più bravo del Costantini
t'orni osi tutta d'elementi che avevan f;;t
compagnie dei teatri S. Samuele e S. Luca di Ve
Ma il Re fece rispondere: e quo no necesita por ;«li
Anche il povero Arlecchino Costantini
lermo per essere ripreso ai servizi del Re. Ecco 1
pietosa supplica :
3. R. M.
Gabriello Costantini, detto l'Arlecchino, prostrato a piedi del
Ficai Soglio di V. M. con profondissimo ossequio l'espone
presentata cor) male coni' egli rappresenta, che nei recitativi pare uai
monaca »w. -Ina, the Intatta quello eh* egli cauta ivgnaaempru un UlOOt
revole di lumen turione talvolta può dilettare all'eccesso , mi
questo caso è molto incorto ecc. Ma è «ridante l' intensione di dar mI
gonio al Fai inrllo. — I.ett.-rt .ri. Cani. p. 368-9. Cfr. anche lottar* alla
Boi monto IO maggio. IO loglio 49. (in Opp. od
') Li Studenti C. di D. Barone ecc. In Nap. ITI'- per
Nella dedica parla di una sua malattia, Delta > [ 1 1 .i 1 *, tuttavia, •
commedia.
*) Sulla Paxsalatqua e le suo avventure col Goldoni. Cfr. Mr*mm
■■■ I, 207 e sg., e F. Ilari !, 1-2.
«) F. Bartoli. Hot I. 238-0.
*) ld. II, 123-1.
») Nota ero. Bigi. 8 giano 47 — f. 7.°
- 423 —
P
BUI
do slato con somma sua gloria . pei lo spazio di anni
ni a servigi dolta fu Gloriosa Momoria dell' Invilisco Pj_
ippo Quinto Augustissimo Padre doliti li. V., (laddove, con al-
trettanta sua buona sorte, passò a quei di V. M. in codesta
1 Corte di Napoli per lo vpKÙa di anni dicci collo stesso
piego, che in quella di Madrid aveva tenuto nelli reali di-
vertimenti delle Commedie, e finalmente, per sua dJtft'
no già scorsi anni tre da clic fu licenziato, ed e staio il
l"0 BBf <nen e l'incisalo per sostentarsi andar ramingo eser-
citando il suo mestiere per diverse citta di questo regno di
i col poso di una compagnia di comici , nulla o poco
[ioti: rido profittare per la scarsezza dei tempi calamitosi, come
neppure presentemente in questa vostra capitalo di Palermo può
arrivare, a forza d' immensi sudori, a guadagnare tanto quanto
fosse bastante al sostentamento della sua meschina famiglia,
e considerando per altro l'esponente gl'incomodi dei viaggi,
che porla seco il suo mestiere , ma senza il corrispondente
fruito, il peso della compagni.! dei confici che tiene sopra le
sue spalle, sopra ogni altro il numero degli anni , che oramai
lo rende increscevole a sé stesso, non che a poter reggere alle
sollecitudini delle spese, alle quali bisogna soccombere, e per
le quali l'esponente si conosce inabile a poter tirare più avanti
sen potente aiuto: ricorre alla somma Clemenza di V. M.
acciò si degnasse accordare la grazia di rimetterlo ai servizi
di codesta Reali por li reali divertii» rati . tenendo «gli
per questo oggetto una compagnia tutta nuova di comici , e
se tanto S. M. non si degna accordargli almeno gli faccia
grazia di qualche reale merce acciò colla medesima possa ri-
parare alle sue miserie e sostenere i suoi poveri figli, giacchi;
trovasi spesi gli anni della sua gioventù in servizio dell' In-
no Genitore ed in quei di V. M. ed ora in quella
vecchiezza che cerca aiuto per non errar mendicando. Questi
è la grazia, che, lagrimando a piedi della M. V., ne implora.
Della medesima è il miserabilissimo supplicante sicuro, mentre
si resta genuflesso avanti al r. suo Soglio, pregandola arden-
temente ut Allis."'"».
— 424 —
Ma fu risposto anche queste volta; « que su compa-
rila no es necessaria por allora »'n el II. Si-rvieio. a
Palermo, il povero Costantini fu anche derubato U tutt
ciò che possedeva, frutto delle sue lungho fatiche
e andò a morire a ia, sua patria •)•
L'Astrua, dopo sette anni ch'era stata a Napol
per Berlino :l>, dovi per molti anni la delizia dadi
corte di Fedri ili. il. — Ma già, fin dal io dicembf
S. Carlo era stato dato in appalto, e, nella quar
l' [mpresario D. Diego Tufarelli si faceva la consegi
teatro, dei vestiarii, e delle SCCOi
VII.
Diego Tulurclli, primo impresario del S. C>
(1747-u3)
Notar Dir-'i Tu fan-Ili fu il primo impresario del S.
prima erano stato fatte, ma non accettato varie alt
'.: d' impresa s). Il cootratto era per sei anni, con
') Teatri, f. 7."
«) Bartoli F. Noi. 1, 189-90.
>) Febbr. 17.
'-) Cotti il 22nov. 3H fu trasmesso alla Sommaria un profeti» <H
concordalo dall'Uditore col Marchese Ferrante, da andare in
39-40. Ma la cosa non ebbe seguito. GÌ' introiti certi del S. Carlo ai fis-
savano in ducati 16670, e gl'incerti io due 5960. I.' iraprwano
spendere 9000 ducati pei cantanti, IdtiO pei balloriai; ogni tedia -li
tea da poKarei noti piii .li .", Barilai ecc. Cosi nell'ottobre 42 il
Siciguano, facendo notare cita il S. Carlo dal 1737 ul -12 avitva portato
62800 ducati di tis/ìrit, doè lO.'VfiO per anno, ai offriva a prender* l'ap-
paltò del teatro con soli 8000 ducali di aiuto di tosta l'anno. Ma
nllnhre gli m riSDOOdi nulo cu li», i i n
na-
5
— 426 -
; d'aiuto; l'obbligo 'li far 70 recito a altri patti
taril ').
Cosi l' ufficio doli' Ispettore cessava. Ma all' Uditore re-
va sempre la giurisdizione. Il Re « non ha enten-
ìmiiÌi.iiu- 'mi l;i menOJ parto su Iiiiisdicion conio mini-
slro de èl, en consequoucia de lo qual, para quotar to.la
duda y dispiH ìombra desde ahora para Jmv
it.' -ii In-- i-ausas ilei impresario j Biibahonios » •).
Facciamo una rapida rivista di questi sei anni d' im-
i. — Passata la '|ii.ii''--ima, il Tu l'anali eoiumciò su-
bito con l'opera di Primavera. Qucst' opera non era d'ob-
», 1 1 r per l' impresario, ne porgli abbonati di
ila volta fu V Eumene del Zeno con musica -Il .lom-
mt'iii , i fan. i venire da Venezia per lep iste espressiva-
mente. » Vi cantarono Gioacchino l mtì letto l' EgU
tanca Celli, il Man/noli . il tenore Pinacci t che non
piacque), e Angela Conti, romana, «letta la Tacoarina. V.
.alarono , oltre la Grossatcsta, il Badia B l'Andrea
Ubarti detto il Tedeschino , il grottesco Monti, Santina
Olivieri detta la ttef/r/itma , Luigi e Maddalena Bisc
ti i Lucchesini 3) e, si noti, la Margherita Grisellini,
la Ti " (oretta.
Costei è un altro personaggi. i rasanoviano. Quando
iobbe il Casanova, ess:i tra i varii amanti,
Prìncipe 'li Waldcck, un vecchio gentiluomo della fa-
det
del
<»n ftt ■Stani dfl la Imita t del Inapéctor. » K, anri, il SiHgnano
lasciar.- i I" impresa dal Taatro Nuovo, cho aveva
> i nel dicambra li offerta di appalto di Giuseppe
soli 6000 due. d'aiuta Parare favorevole dal Mar-
mate. — f. 6.°
174ti-r. 7 •
arro 1717 -t
z) Li Biscioni aveva una lettera di raccomandazione di Loivuio I
to aaibaarintore •! Napoli. Lucca i apr« 17 — f.
— 42T, —
a Lio, ecc.: « danseuse mediocre, dì laido,
Bile d'esprit elle aimait la poesie.... »
ri i da un nobile re ■>. l>
rozc Cappello, n conquistò subito I). Ginsopi
•l-i Duca 'li Mondragone >, i
r impresario gridò d ingannalo, '-li1' la Gii-
aduni • non principio veruno dell'art tllare,
non elio il grot ma né lai
pe » B). E cercò di ottenere un ordine reale .
sciogliesse il contratto. Ma il Ministro l'i -li:im ri:
36 la sbrogliassero tra loro *), —Ni •. per Di
che quistiooe *li vestiario, era venuta a contesa col di-
rettore Grossaiesta. Il quale, irritato dal] sa della
Tintoretta « proruppe non solo In parole po<
detta donna, ma le dette un pugno dietro le
La Tintorctia, ziPTerrò « una teanella (sic) ili -.reso
por tirarcela ». Ma si Ars* i ■ i » • ■
ordine dell' Uditore, ebbe il mandato in casa. B un altro
mandato fu fatto alla Tintoretta e suoi protettori, pi
non i' -il end Pochi giorni dopo, clarappa
citii-arli, « dichiarandosi questa non essere stai
Mfl il TuiareUi ebbe subito, come impresario, al
lori. Le compagnia degli istrioni, diretta do Doni
Antonio -li Fiore, ci »enk\
iiell'otlobre 47, uhm rimedia, intit
Impresario, in tre atti, il terzo in m -od»
«•(unici ili dare di tanto in tanto. Ma, questa \ i
a Don Diego, « e
circostanza — scrive tutto commosso il Tufi
•) Calanuta, Mèmoirrs ed. oil. J, 1^4-5.
47, — f
') Tuf«rclli, 19 loglio 47, — t
*) hi.
Ugno 47 — All' UrfitOft tO piui?no — f. 7.*
— 427 —
--ero Don Diego un Impresario nuovo, per
anni fi, con essersi piccato il finto impresario (chechia-
i Giusep i averlo Pulcinella trattalo bob il
l> >u . avendo » questo oggetto egli preso il teatro per
anni •'■ , la prima volta; atterizzato il Don
o per un impi ciocco, povero, tallito, truffa
che, tra poco, avrebbe dovuto fluire i suoigiormo io un
ircere e in una chiesa] Fu pienamente, scandalosamen-
astutamente trattata questa satira, questo libello famo-
so, nella prima d ammirazione di un
latore: indi , nella scena stessa, furono
irai; ].i Ceffi sotto il nome di Celila, ed Egizio BOtfa i
il nome di Egiriù, e gli altri principali attori ed offiziali
lei Rea! Teatro sotto figure troppo manifeste aU'ud bb
Lo scrivano defl* Uditore mandò subito in carcere Tat-
are Rao, e un Onofrio D'Aquino, compositore del sog-
tto a che aveva messo in musica lo arie. — Ma il Tu-
lirittura ci ola
proibito di più recitare: a E eccessivamente sciocca,
■candii a, e che colla detrazione, con i termini
siml e eofl' indicazione delle persone ial-
mente delle povere donnej qualunque bìouo, ceree sodi-
r oziosa librriina gioventù, covar loro le risa •■ il
K-'enaro. !•'., sopratutto in questo . il quale, da 30
solamente Fanno scorso ed in que
to rappresentato d •< volte, appunto perché i e. unici,
andosi dello ione
> mente incori i n n< Sa jatii a a.
lunisca se giustizia , ma non » la
con i posta del ministro. E il Rao e il D'A-
nni una sentina di giorni in carcere, finché fu-
ti ad intercessione dello stesso Tufarclli ').
') Tufnr*lli 13 ottobre 1747. F. rfr. Uditore h. d. ecc.-- E 7.°
— 428 —
Foste splendici abber luogo nei noi i
la nascita «lei primo Reale Infinito.
Il 4 novembre, gran gain <• festa di ballo di parvità in
Palazzo. Il 5, il Slroe, mustca del Sassone, al S. Carlo,
con ingresso libero a gratuito. Il 6, nella gran sala del
Palazzo, detta delle Guardie, sì cantò una sei .pera
di Ranieri dei CaJsabigi, musica di Giuseppe de Maio, col
litote il Sogno di Olimpia '). Nel prò da sala
magnifica scena, una Deliciosa, grandioso edilizio ad B
colonne e cupola; e varie tile di ponici, elio si per
nel fondo, e, in mezzo, una fontana con Nettuno e
lini e Tritoni. E in alto , si librava una deità circo
da amorini ed altre figure; e, sul davanti della scena,
lutarono Vittoria Tesi, con una gran gonna, a due
ali, con ricchi disegni, e Cantarelli; e l'Angela Conti, ap-
poggiata a una balaustra , pensierosa; e si inoltra
intanto e Gizziello , e il Manzuoli e il Babbi. I
i grandi artisti, chiamati per I* occasiono! E lo damo e
i cavalieri erano liti in ricchi palchi,
liln laterali di sgabelli ; e l' uditorio era coronai
Carlo III, e dalla Regina, accanto ai «piali era una sedia
vuota per l' Infante. — 11 Sogno d' Olimpia alludeva ai so-
gni di grandezza della madre d'Alessandro, ohe era
stessi ohe potevan farsi pel nato principino. V.
si trattava proprio di Filippo, il povero duso
dalla successione! Desiò entusiasmo un duetto tra Giz-
ziello e Caflarelli. ■ Ij< superarono r aspettazione. Il S
15, la screnata si replicò al S. Carlo, e il (6 a Palazzo. Il
18 ci fu una gran festa al .s. Carlo. E non parlo
cuccagne, dei fuochi d'aitili/. io, eoo.1).
>) l'aria di qneata serenati la lettera dot Mclastaaio 30 gennaio 1743
■1 Calaabigi. (in Oi7). Ed. nap. 18C5, p. 917-8).
*) Quale feste furono diaconato da V. Re e inda* iu quindici Ut*!*
da 0. Vftat AfamUKMW (Mie tofani rtaii finte fatte eelebnnv
— 42y —
Patrino dell' Infanto fu il Re di Spagna, che ebbe suo
procuratore a Napoli il Duca di Medinaeeli. In qaefl-'occa-
>ione, il Medinaeeli fece cantaro in sua casa una serenata
Le glorie d'/bero partecipate a Pnrtenope, musica del-
l' tboe, diretta dal De Maio, eoa QizzieUo, G. Croce, Gi-
rolarna Tcarelli di l'orna, A. Cotizzì detta la Romana e
balli e scene del Gflossatesta e di Vincenzo Kó ').
Ère, al S. Carlo s'ebbe l'Adriano in Sii
a del Istilla; nel carnevale, la MtìTOpi' d'I Malici (f),
• ■il DUI ■ Ili. — Si mutò solo il Pinaeci , che
iu sostituito da un Giovanni Croce o s' aggiunse una
settima parte, Pasquale Potenza. Il Maozuoii ora dei can-
tanti, clic allora p; ano s). Dei ballerini, fu mandato
via il Monti, clic non era piaciuto, e venne invece Mr. J. B.
Denis , gran ballerino grottesco. Per Y ultima opera, es-
sendo gravida la Testagrossa , venne da Firenze la Pane
loncina.
E, nel carnevale, si permise di a fare entrare setta platea
del Keal Teatro, dalla seconda soia di recita dell' opera
patì da S. M. il Re delle due Sicilie Carlo Infante di -Spagna ece. Per
la nascita del suo primogenito b'ilipjxt eco. In N:ijx)li MDQQXXXXV11I.
E da questa pubblicazione sono tratti- lo Agar», che, riprodotta in zin-
cotlpia, accompagnano quarto fascicolo, cioè la pianta del S. Carlo, hi
festa di ballo in S. Carlo, e la rappresentazione della Serenata nel Tea-
') In Napoli MDCCXLV1II.
ICMCO QatUppO l'iiliilio di Trojyi in Unir, ili fini-
■ iiuoli celebre virtuoso della Read Captila di Napoli. Ma. dalla
i:. Nap. Il Caluppo, strnuo uomo, negli ultimi anni della sua
vita, « si compiai-qup oltrjiuodo della musica o particol
Mann ridusse a divenir i>iwta TQM*H V pre-
iUm. , la qunli, aicooma egli andava «crircndo, cosi co le presentava,
dunque fòsse dai buoni amici ripreso, ecc. ecc.» Pare che fossero
i-ate a Moina 1749. *ono ranetti, o»l> soft, in lodi
;ili. della Malfa
— 430 —
di carnevale sino all'ultima, le maschere, non
, 8 lori» liberto, conili praticasi in lutti li I
più famosi bili di' Europa, ed anche in quello di Monta
sudo l'occhio del Sommo lV)nidi<-i> ■>. Ci fu insomma, una
da ballo , un veglione , il primo che -o al
S. Carlo ').
Il Livori mise in 1 9 h'rriro, coi solili ').
Per la seguente stagione, due primi soprani, Fili
Elisi e Giovarmi Tedeschi - detto AmadorL Per pi
donna, venne da Vienne quella Caterina Aschierì,
dodici anni prima, ara stata sfrattata da Napoli D
miglioro e di grido, che giri, non vi e, né si seni
vi, perchè tal' una altre bì 6 hmp altrove, o in età
che polla alla declinazione non più all' aumento o
della imi taluna ha la voce» le manna il
sonale, e la scena, e se tal'altra ha tutte queste cose, che
& difficile, Io inaura la musica » •). Per tenore rei
i. con la moglie, Giovanna Guaetti, che fec
. per la prima opera, ed, essendo u i
vida, fu surrogata por le altre da Maria Maddalena I'
da Firenze. Ultima parte la Taccarina, - Andar
da ballo] ini. la Tintoi u presa l i
a Miranda (Bettina), la Costa, la Cateri
La Panialoncina sposò in quell'anno a Napoli il i>
e divenne la famosa Madame Denis ')■
Le quattro opere furono: il Sif'ace del Zeno, mu
i i u ; • .: i,ii.-;ito un regolamento a fttfl':i|>.>. di cui • Il copia mi L S*,
e ulti» copie uel f. 18".
«) Ripnta la «un solita domanda, 29 ft*br. W— l 8".
*) TuaroQI 8 ago«to 48— f B.«
'i Cfr. Tularelli H ago*<" IT |7 Sulla Pi 'ifoncitu* o Matti
(da i liciti coli' oh, ..iih.i i ni|i.
Mémwrrt vi. di. VII. 110-118 , « Vili. 883. li Casanova la
lTi.i a Hviiinu, «• d«I 1770 a
131
!
del Cocchi; I' Lsìo del JommeDi lj; il Demetrio, musica
di Egidio Lasnel; l se del Perez *).
Il Livori Est itare il O l carnevale
• >u fu dato il permesso 'li ripetere la resta <li ballo nel
. Carlo i.
Nel 49-50 restò rAschiari; venne per primo soprano
A M. Monticelli, per secondo Giuseppe Sidoti ') , il te-
Babbi e le moglie ); e,perultim parti, Nicola Gori,
T. O. Cai-noli *).
Si recitarono la Zenobìa del Lattila ; I" Alcs.su/idro del
['Olimpia del Burancllo; il Dcn>> lei Sassone.
irano più il Denis e la Paniate ■ |>tirlirono
Berlino! I alpe del 1 1 — dicova il Tu-
i il. La Pantaloncina pretendeva di alternare d
rossatestSi e queste non volle, por non pregiudicarsi.
') « Scria** l'Ezio, in cui la ncona: Misera, dove soni coll'aria, Ahi
non tono io the parlo! ebbe un incontro n.-ra Tiglioso, eguale h
Maasimo: // i/ /V/mi-b — So porsero un ru-
milo— Va dal furor portata, nullo quali m disliuEo il famoso Babbi. »
' i •'■ | i L ■• V IAIX.
T) Tufarvlli, H tgOll del loiumelli < uomo. ehi l ha luto saggio
se in tutta la Lombardia in ilo.» Del secondo (il La-
ici T): « Quel personaggio a V. E. ben noto, che a' è gentilmente of-
. - III 'tanti stava da molti anni a Falurmo. —
ttri t
*) Q — Il Livori cbiOM d in B ioHoaI noi ■
Negato: e, invoco della commedia mi lino eh*' l'anno dopo «i
HpHr*>- ■ Tfatri f. 8.»
1 affamili, 8 agosto 48 « dJ merito raffici
tato rtl l'unno «corno di imi
iflarvlli.ciii' recitavi da primo unni..: j Teatri di Roma tono giunti
I llabilirs > in;. n.;ml.-voli
II
ibnonte, IO mag.,4t}( 17 gii IJ- •
Questa coppia costava da 0000 dittati II T . : uhm iìu-
lovaro Tapinilo. Ma dovè oederonlln volontà «lui Re. 7 nov. 40.— Toatrt (. 8."
*) Tufarelli 17 marzo 49, — Te
— 432 —
L'astio Ira il Tufarelli e il Grossatesta cresceva, i
1748 il Tufarelli faceva osservare che pagava loro !
ducati a paga»., forse non i quella,
il Re N. >. contribuisce ai suoi signori Tenenti Gene-
rali •>, e domandava di poterli licenziare, se non si ronten-
tavano di mono. Ma non gli fu concesso. Inveì- del Denis,
venne un Michele 'Hi àgata , che non piacque ; e
un Pietro Mitrine] da Londra. Pigliatevela
testa! rispondeva Tufarelli. <« Il signor QroanatOOta,
un professore vrcrliio, che ha il carteggio 000 tulli i bal-
: òV Europa . ohe tutti a lui sì raccomandano
venirsene qui a ballare, perchè non suggerirmi lui un
ballerine famoso grottesco, da tanti mesi ohe v.idi
gandonelo. i gli all'orecchio, che , se pei
I vi is, nell'anno venturo saressimo andati a '
II dell'Agata ò su|HM'iorc a GabriHiuo Borgl
i prima dell* impresa, e che oggi sarebl ito
ultima Bgura Superiore però a tutti è il Dèi
qui par anni due, e per me saria mancalo dì
ire per lutto il corso della mia impresa! *)
Nel 1750-1 att'Aschieri, che parti, a matveduta e pi
cinta • i, fu sostituii gina Valentini Affagotti, nata
Napoli nel 1728, ma allevata e cresciuta io fama all'est
>) Mi.ii.-lr. doli1 Agata era il marito della ballerina Augusta GardaUa.
favorita dot Pura del WiirVmberg. Cfr. Casan. i. l.V)e pattim.
Ed anche: F. W. Banhold: IÌU gcschkhUichen I'cnOnlirhKattn ùi
•tMm '■ ri b, IS48, i. 78, 888),
*) Tafanili. 7 mano 1749— Tmtri f. 8.'
') Tufarelli, gj noverabr.i 51, — Teatri f. 9.' — Da una tettar» del
beccar i. Boi- 9 luglio .r»7, «a|<[>i l
di non più cantare in vcrun teatro.» Ttatri — f. 18.*
*) Cfr. Fótia. Biogr. T. VX — V. ritratto e biogr. nella Biogr. drgti
uomini tHrnhi dui Regno ti '• lila dal G6T*MÌ, — Vanti* coti to-
tem ili raccomandazione del Motastasio, 13 die. 49 alla Belmont
Beo. Lo. XXXI -II.
— 433 —
ine da Dresda: «la prima donna che uggì monta lo
scene. » li Restarono tutti gli altri. s)
K, colla Minirotti, si dette Ifi prima opera t YOfimpìn'fr,
tltsica del Buranello. a Sento con piacere l' incontro della
si/;." Mingotti — scrive, con poca grammatica, il Burancllo
da Venezia — e mi consci') della giostizia le vengali" l'atto
ed lo prima d'ogni altro ne ho una particolare stima de) suo
merito, come V. s. Parrà ooooecioto dalli prima relazione
.ii.- i.. le diedi lo spicco che a fatto duo delle Arie
nell' OUmpìade nella persona della si^." Affagotti, e aorta
che, quando la musica è in bocca di persona che ne abbi
un tal inerito, t'acil cosa ne è il felico incontro . . . » J)
Ma. nel novembre, dopo novo recite del Ciro, mu
del in Leo, la Mingotti cadde gravemente malata, e il
• rolli dovè correre in Roma per prendere un* altra
donna da sostituirle. — E BÌ prosegui co\VAntif/ono del
Conforto; e colla Semiramide del DJ Maio *)— Nel 1751
fu ri ancora una volta, il Cavaliere del Liveri. *)
I 51-2 venne il > napelli, e, per prima donna, Dot
rìca Gasarmi, veneziana: -« giovane ben latta, di pro-
torzioiiata statura, di circa anni 30, di buona voce SO-
e sufficientemente abile nella musica e nella comi-
Era ■ da una prigionia & varia settimane sof-
fèrta a Torino, per aver fatto bastonare da quattro o cin-
que suoi emissari uno dei cantanti dell'opera '). Tenore
») TufaitJli li Ottobri 48 Teatri f. 9fl
*) Trattali™ — f. 8*
•iMoia 6 ntt. 50. Con altro du«' Iettare uUogi del l tranello - I
itaatasìa alla Itelmonte i'3 luglio 50. Murida uu du<.tlu, cbioalo
il Tufarvlli pel Moni Ha Semiramide. Mattai. Mem — \\. XI..
le 50. — f. 9.">
il. Tufan-lli. — Teatri L 9.*
di Si. di Tori»" Uttar* Mmi$th 0 Re al MoamMuo
10.° Ossorio. 17 mano 1751 : « Portati a cantare in cotesto Teatro
— 431 —
ii Babbi; ') seconda donna, la Parigi; secondo Maria
Masi Giura, detta la Margarina, fatta venire ria Copena-
ghen, e, ultima parte, Timoteo Vassetti
Quella • muenacha do dio/, afios p, propoi
ma dal Zambeccari, venne a Napoli ballu tornala »li
0 carattere: ara Teresa Colonna, che « <i •
latin in pochi anni il giro di lutti i teatri d'Italia,
1 ultimo biennio aveva travaglialo ni quello 'li Y
a ne Giuseppe Salomon , il celebre GiusappettO
Vienna, grottesco, col padre l >. buon
e 'li baffi, e Pietro Boudin con Luisa Geoffroy, i
e Vincenzo Sabatini, e Marirlu'.rihi Irasparini. (iael
Grossateeta restì) solo come direttore. *)
Nel luglio successe t -Ili e
i Boudin. La Luisa i ballerina giovai
dice il Tufarolli — non obi
spiegarsi che ino no avrobbo lati i pentire, p Infatti,
la «ignora Omarini, In qu.-ilr mulo nel passato Carnevale, in questo
Teatri'. E, siccome potrebbe parlarsi «unii d'un incutili. >
medesima, stimo mire l'B. V. ailiin-h-j Ella sappia U
rita del fatto e possa discorrermi nelle occasioni. » E soggiunge che
«campA con «x*l poco aia per grazia chiesta al Re, ala «porrla S. Si
sapeva ch'era impegnata al Hrriikl di cotesto Regio Teatro. »
«) TufnroUi, 8 ottobr». 50— Teatri f. 9«
l Nel hot. 51 fu ordinato alla ballerina Santa Olivieri, detta la
giano, che, giacchi) non era occupata, acida»* I mi
ecc. Ma ecco una supplica del < Cav. Conte Giorgio Azza Migliorami
di [viivila Nieutilawaki strialo del R> I i
bero Barone del Palatinntn di Cracw a -. '
Nn]«f»li col Agli" Antonio ,
questo signore otta tanti nomi non fu data il permeano. — Tottr» t. ti
1) Tufarolli 8 ".iwalcata.
moli»' Italo dal Tu
nndò ia Franein r. malgrado l'impegno, non ■ Cfr, varia !
in.. d'Ardore da I', I qu<wtn l'andata in Francia in
paguia del Casanov L 817-fl e *eg.
— 436 —
coff immani un doloro et «nico a una gtfmbft,
eoi pretesto del quale interrompeva i balli, tralasciava i
pas-de-deux , non interveniva al teatro . mettendo alla
lisperazionc l'impresario. Una volta, questi le mando il
co in casa, ohe osservò la gamba e trovò che...
i molto ben latta. <■ Atterrita dalla libera assertiva di que-
ir infretta vestirsi 8 estere in
1 •, incoi ballo ambedue i balli colla sua solita forza
"Itura , tacche fu attribuito a un puro miracolo^
•ece il medico Ora pochi momenti 1 d ')
li ; , ■ un ben cascoli i mazzetti • di :
Bori •• del Salvi, musica defl'Aboa, fu l'opera di primavera \,
tre: il Fornace del Zeno* musica 'l'raetta; 1* /-
perv musica del Cafaro; e V Aitalo del Salvo,' mu-
aSca del i
Il Tufarclli , nel di' ombre, av ehe la stupenda
ila di Saltatori di S. Germano dì Parigi, al sor-
vizio di S. M. Cristianissima, era pronta a venire in Ra-
ttorta far vedere una dozzina di
ai S.Carlo. Ma tu risposto enei a noee de la mageeCad,
►coro del Rea! Theatro.
lei Carnevale 58 una commedia nuova del Livori, 1
•ico, che n"ii è B stampa. SJ — Nella sua compagnia, noto
») Ortaggio. W — f. 9.9
*) Tufanl'.i . 91 luglio M. Teatri f. 9* — Sul Boudin e la Geoft-oj
rfr. ' i, « li-- li »i.l.. il I7.V) a Torino, «• poi * Vi •mu. •• ;• Pa-
ine a Orléans il 1767, che s'erano ritirai
«ano vìIa tavola. La balla Qeoflrog > alluri « phfl laido
A :voto poni- i >• ;ni fa nari.
Di ainn >• DlflU le» reste* rfu dialile ! » offri D VII,
r^fanlll I : mi no 51. - l»."'
*l Cari*- v. 9.°
, 1 Lucili, 7 db», 61, e rfapo
— «36 —
Ha i nuovi un Giuseppe Mililotti '). Un Francesco Ade
comincio a faro il Napolitano.
Teresa Colonna, Unito le recito, mi e nel settem-
bre 52 il Re ordinava al Duca di Cerisano che non d
più passaporto « a la baylarina Teresa C non
conviniendo <me vuelve A està Capital ! ')
Nell'ultimo anno della sua impresa 52-3. il Tufarelh
meditava grandi cose. Egli app ra alla categoria
degli im|'t -ìiii entusiasti. Per tenore voleva chiamare
Gaetano 'inani o il più accreditato c-heoggi ì
Questo bisogna elio Io faccia sentire io, perdio oggi
più bravo.. .. Non vorrei che toccasse al mio sue
Boia la sorte di presentare al pubblico l'Ottani, musii
nuovo, ben fatto e assai virtuoso. » ') La difficolti
nella prima donna, a Qui mi confondo da dovero,
che non veggo io tutta la musica' bre quo!
soggetto* che almeno possa essere compatito! a
era « già decrepita con 55 anni di età » e viv._
Vienna ritirata ; ') la Faustina anche era stata giubilata
dalla Corte di Dresda; la Celli aveva lascialo di cantare,
« perchè con sommo giudizio vuol godere le sue i
e quelle di Veronica sua zia ». Dell' Aschieri non al
neanche sentir parlare. — L' Aslrua è da cinque ani
Prussia, e ci si trova benissimo. La Mingotti ha avun»
la licenza per uu anno per andare in Ispagna ,
•) I.iveri, 17 die r»l. luniciiia oOn C. Rumo ebbe *lraordinariaa*<*t*
il permesso di andar a recitare una sera in casa del. Pri fa* *■*
Livori ora «Jifflcilissiuio nell'accordare quarti permeasi. Gli adori .•
i.Uuud di: <lurara gran fatica §k>ì a ridurli, « t.int>.
faro Russo specialmente che all'invecchiato ano iati 'lire bisogna g*^
mi consumarti più tempo por ridurlo con tornare poi ai bu
b1I»« volte che i concerti ai allunghino > 10 die 51. Teatri I
») 16 aatt 1782.— Teatri i. 9.°
') Tufo «-ili, 0 nov. M — Teatri, f. 9.»
') .V «viva, veramente, 60. Cfr. ai-L cit dell' Ademollo sulla Tea»
— 437 —
guadagnerà 3000 doble ; e non farà il cambio con Na-
poli, dove avrebbe 3000 ducati. Resta la Viscontini, di 48
anni di età, grassa, di bassissima statura, orrida d' a-
spetto. Cantò 17 anni prima al S. Bartolommeo , e non
le si lasciò finire l'anno.
Questo era lo stato delle virtuose celebri — Restano le
gio-vani, — soggiungeva il Tufarelli — « che a tutt' altro
baciano che a divenir famose e a meritare il titolo di vir-
tuose ! » La migliore di queste è la Colombina Mattei,
che, anni prima, aveva cantato al Teatro Nuovo di Na-
poli. — Ma il Re indicò, come le meno cattive, la Tesi e
la. "Viscontini *).
Per primo uomo il Caffarelli; per secondo, il Cornag-
gia detto Cornacchina milanese ; per seconda donna, re-
stò la Masi ; per ultima parte fu proposta da Roma la Te-
resa Venterelli, detta la Carbonarina, « non solo dotata
di ottima e gran voce di soprano , spiritosa , leggiadra
di personale , di alta statura , non brutta , e sufficiente
nell' arte a proporzione del posto ; ma sovratutto savia ,
giovine ed onorarissima. » Ed il Tufarelli soggiunge:
« Nella compagnia dei cantanti trovansi sole due donne
e non già tre , piuttosto brutte che no , e non giovani.
Per condimento della mensa teatrale, è un sale necessa-
rio che una almeno delle cantatrici non sia un oggetto
dì s&piacevole alla vista; nello scorso anno, vi erano tre
do une e due di esse appariscenti, perciò con ragione fu
a* lontanata la quarta ....*)» La Carbonarina venne, e la
rir* onsa teatrale ebbe il suo condimento !
11 Tufarelli chiamò anche da Praga un maestro di cap-
t*^Ua a nome « D. Cristoforo Klug (sic), Boemo e...
*3 Tufarelli, 21 nov. 51 e cfr. lettera antec. 30 nov. 50 Bigi, reale
^ die. 55 e altre carte. — Teatri, f. 9.°
"*) Tufarelli, 18 uov. 51.— Teatri f. 9."
— 438 —
da questo compositore, nuovo qui, ed olir* modo
del suo mestiere* spero una musica «li stilo lutto
e maippiù inteso, > 'i
Ma, povera TufareHi, fu sfortunato t L'opera <li prim
vere era il Sesos&ri, He d'Egitto, • he doveva esser
in musica dal Cocchi. L'opera andò in i
nel Giugno, e il risultato Fu pessimo. Il Tufarelli -
dignato, al Ministro; « che li maestri <li cappella non tu
! urino le loro musiche, a me non giung-
ih arrivato bltf affatto insolito , che un maestro, da ne:
latto venire espressamente da Venezia qui, e giù
all'otto di aprile, siasi divertito per lo spazio di pi-
ne in Pranzi, Visite, Divertimenti e Comedie n<
(ili K-atri: ed in comporre prima e di soppiatto
parta detta musica del Teatro Nuovo, che andò in
dentri il passato maggio, per lucrare un buon
Personaggio protettore «li una di quelle oantatrici* ■ I-'1
pera è alata pessima. Ma poteva e liversaco
Si Bcovrl « aver egli formato un insulso e
sticcio, ripieno quasi interamente di farina non
cattiva, tanto vero che, a tutto fare, e con
Sto travagliando in puntellare la cadente casa
e <li altri maestri che si uno fra pi
invece delle più noiose e lunghissime composte del sig.
r</- .In. Ila egli imperterritamente disgusl
me, ma tutta l'intera compagnia e, sopra lutto, l
lorosa signora Viscontini, ed ò stato u i
l'arte sopraflna «li questa bravissima
caduta a piombo, rome ó avvenuto al Caffarclli, al
re, alla Ma-i. ed alla povera Venturclli, qua! aliati
non si riconoscono per quelli clic realmente son
',i Tm.tr.lli, 25 agosto 52 -iti *f. 0°.
*) Tu Ù! .vii,. ] ■ tri f. 9.»
— 439 —
Sulla fino dell'agosto, giunse ;t Napoli Cristofaro Gluck.
s.-ijii ; ilo il libretto >\'-\\'.\r$ace,
il <;in- k « con -■ 'ni o eoo pressante impegi
r impi - fargli musi nvsce la Cle
a arricchito <li Strepitosi avvenimenti
!• d -li un pia vag i b i trio scenario. » ')
La Cle> musica del Gluck, andò in
:il s L758, l -imo ru-
Doore. Il Mait-i ricorda la belliasimfl aria ohe cantò il
Caflaielli :
Tra stupido e pensoso
Dubbio cosi s'aggira ')
: Se mai sento spirarti sul volto, in DOS lunga
pausa del CalTarolli « Ics mstrnmonts no Inissaicnt pas
:ompagner avec une própondéram itée, jns-
•juc-là. d Le critiche, che fecero i compositori napoletani
juesto ardimento! furono A Ne nacque una
io di lite, ohe — a quanto narrano , — si convenne
ittomettere al giudizio del vecchio maestro Durante.
•lieo che il Duranti . est minato lo spartito] pronun-
• questo punto è o non e conforme
Da regole: ma vi dico che noi tutti, a cofninciar da
iuperbi di averlo immaginai Ito » 3).
I duo d seguenti furono il Licia Vero o il Volo-
so, musica dell' A boa: e, nel gon , la Didk
«« il più vago e populei* dramma dui Metastasio », i
■ aiusioa di G. 15. Lampugnani, di Milano, a Questo sono
') Tufarwlli t «oli. 52 - Teatri, f. 9.' - V. gli articoli dal oli. A.
t*t il FnHfut.'a (Ulta Ùom. fri
«•» marzo 1890.
Elogio d Clf.
•) Deano! rw»t/rr« Ghiri .,-. Pani i
più d'anni 20, che goral' cimili Corapoanm
nù vi 6 rimasto teatro in cui non abbia scritto, ed i
quello ili Londra vi compose per pio anni. Mie sembrai
produrlo ancora qui per chiudere la mia malagevole il
presa con lo strepiti) e a-p.-itativa maggiori1, sebbene
dispendio notabilissimo. » ")
Le ■.ioni dell" impresa del Tufarclli era.!
splendidi; pel valore dei cantanti e ballerini, per ltooce&enz
delle musiebe. Beco alcuni dei prezzi, che il ì
ai virtuosi cantanti e ballanti. Al Gizziello ducati 3818*. all'K —
lisi e all' Amadori ducati 5606: al Monticelli una volta 356e
o un'altra 3658; ai Cafiarefli 8663. Delle prime dotw
M ingotti ebbe ducali 3298, 1' Aschieri 2963, la
1900, la Celli 1800. E, degli altri, il Manzuoli 2850,
Babbi 2953 e 2475, la Morsarina 1200, la Pari
il Sidoti 900, laTac 18. — Dei ballerini, !
fetta durati |284 , il Denis 1688; i Testagroe
la Caterina Anichini 1210 e 1250 e 1380 , la Rey
1244, Pietro Michiel 1380, ( ette xA padre 1741,
e Teresa Colonna 1040, e i Sabbatini 2491 e .1
ria Oeofltav 2332. — Ai maestri di cappella ìoo, 150,
più 200 ducati.
Al Tufarelli successe nell'impresa proprio il suo ne-
mico Grossatesta, che ebbe il S. Carlo pei' 4 anni, 3200
iti d'aiuto di costa e nitri 1000 come premio, nel ci
ebe facesse V opera di primavera ').
11,
'( Tufarelli BS IgUtO ~>\!.-r.-atn f. o.«
») Contratto. — Teatri f. 9."
— 441
Vili.
Intanto Catalano, Giuseppe Casaccia, Marianna Monti,
e l'opera buffa. — fine del 'fruirò tirila Pace — li
primo S. Carlino; teatrini d' Istrioni — (1711-
II buffa Antonio Catalano canta la prima volta al Teatro
Nuovo il 1743. Era <la poco marito, eoipe sappiamo, ti
I ramosa sentettù Margherita Pozzi
Il Catalano cantò ai Fiorentini dal i4 al 46, a, con par-
te prepou ■ dal -Jk; in poi. Nel 49 gli >'■ dato
cigno il più giovane Giuseppe Casaccia. E Antonio
Catalano e Giusoppe Casaccia furono, insieme, la d<
dei Fiorentini, |>er otto anni, fino al 1756. Nel 50-7 il Cata-
lana • passò al Nuovo . nel 58-9 ricomparve col Casaccia
ai Fiorentini: e le ultime volte, dal 60 al 04. 11 Casaccia,
ancor giovane, continuò per un pezzo i). •
Come il Catalano fu il più gran buffo napoletano di
questo itunpo , cosi Marianna Monti fu la prima delle
buffe. Nel 1743 e ancora una volta presentata in lista, pel
Nuovo, Laura Momi romana, «donna casata ila
più tempo in Napoli » '). Nel giugno , chiedeva invano
d'essere ammessa, come ultima parte, al S. Carlo 3). Ne!
45-6 fu presentata in lista pei Fiorentini . e poi non
se no parla più *). — Bt a sub parente i Monti, che
es"r'ltM\' nel 1746 ai Fiorentini nella parte di Bettina,
la Finta cedoca del Trincherà ?
•) Cfr. j cataloghi del Fiorino o. o. T. IV.
Ioa 18 marzo 43.— Teatri f. 5«
■) Parer* contrario della Giunta. 6 giugno 43. — Tcttri \
21 «|»r. 45.— Teatri f. 6.°
— . 442 —
Marianna Monti stette per più di trent'anni sui
percorrendo tutto il gamma teatrale , dalla brio
gasse i? Berretta (ino alla vecchia fastidiosa e
Nel 4G-8 cantò ai Fiorentini, nel 48-9 al Nuovo, da
al 51 ai Fiorentini, il 51-2 al Nuovo, dal 52 al 5
routini, dal 55 al 60 al Nuovo, dal 61 al 63 ai Fiorenti-
ni, B COSI via.
-li lr<- grandi artisti fecero la fortuna dei dramt
di quel pessimo poeta, clic tu Antonio Palomba. Il P.1
lomba e il Trincherà teonero il teatro in questi ulta
pi. Cosi ai Fiorentini si dettero V Amore ingegni
(1745), la Faustina (1747), l'amore in maschera
lana nobile (1748), la Serva ba a, la Celia (IT r
la Qlamonda (1760), la Griselda (1752) V Olindo. d Ffr
Turco (1753), lo Donne dispettose (1754), il Curioso
prudente (1761), la Donna di ■ aratteri (17(
Pupilla (17G3), la Don* (1764) del P
Finta vedova (1746), V Emilia (1747), mte innanx-
morato (1750) , il Corrivo , il Finto innamorato del
Trincherà.
E, al Nuovo, le Di/, tre, il Chimico (1742). il Bt
rune di Yitjnulunaa, la Costanza (1744». MonsléUi
tifone (1749), Amore figlio del pia
dèi matti (1754) la Rosmonda, il Finto !
la Fante furba (1756), la Furba burlata (1762), la Gii
catrice bizzarra del Palomba. E il Concerto \\\i
relio (1748), il Cicisbeo (1751), il Finto Cieco, Li nnt
murate corrioate (1752), Elmira Generosa (1753), le
C/naiese canlarine (1754) del Trinchi
Il Palomba non era un artista, ma un puro e
mestierante. Le musiche del Ciampi, del Cocchi, del Coi
') Varie olire opp. il Nipoli-Siguorelli attribuisce «1 Palomba,
quali tulle rfr. Scherillo. St. cil. p. 187 «gg.
— 44.1 —
foiio, dello Stiroli, del JommeUi, del Latilla, del Traetta,
del Logroscino, dell' Insanguino, del Picc'umi.del Gugli
lini, salvavano le sconciatura poetiche sue e di al-
tri, simili a lui. Ma, più ili tutto, l'abilita di Antonio Cata-
■ Il quale — dice il Napoli-Signorelli, — benché >m-
mamente idoneo per la sua grasìa nativa ;i rappresentare
con verità ogni carattere ben dipinto, pure, per alcune
buffonerie stravaganti , perd nategli dal pubblico , anzi
roditele COff applauso, divenne un Pulcinella musi-
ale. I 'Idilli della poesia del Palomba trovarono una
ic di discolpa nel IÌSO , CO1 '.•citava il Catalano; ed
pruova in seguito si abbandonarono alle stranezze il
poeta e 1" attore ') ». E ne avvenne che, quando si vollero
care dei drammi antichi , specie quelli del Federi-
ti gusto, cosi pervertilo, del pubblico parvero freddi
e sbiaditi, 9)
Il 1755 spunti ai Fiorentini Pasqualo MUilotti coli' In-
edulo. Vari melodrammi sono dovuti a Domenico Mac-
chia . buon attore filodrammatico, che fece parte, come
abbiamo visto, della compagnia del Li<
I, nella commedia del Palomba, intitolata la Com-
mediante, fu inserito un intermezzo, col titolo La Cante-
rina. Poche scenette, piene di verità. La poesia ne fu attri-
buita, appunto, a Domenico Macobia. Pece la musica .Ni-
cola Conforto. ■< La grazi" Mai i tona Monti trionfò
nel carattere della Canterina; il Catalano, deposte tuti
pulcinellate, imitò a meraviglia il carattere del Maestro
torelli. Vkend«
■ '•■•l 48 ai Fior, il Fantastica, del Federico, con modificazioni e col
titolo: Il nuovo Don Chisaottc. Al Nuovo, 48 e 49, lo Frate innamoralo
e il Flaminio, musiche del Percolasi, il 56 « 57 ai Fior, del Saddume-
oe lo Funnaco recatalo i ripetuto il 00) e la Marma di Chi
al Nuovo lo Copista l/urlato, mus, del Sacchini , e l'Ottavio , inus. del
Guglielmi, p il 02 ai Fiorentini /.» t opina burlato.
di Cappella, dando a divedere quanto egli valesse nel-
l'imi orale: Giuseppe Casaccia spiccò mirabil-
mente nel rappresentare una finta madre dell. ina».
Donna Apollonia, ch'era questa madre, definiva se 9\
dicendo, tra l'altro :
Io ho fatto la Madre
A quattro Cantei
E la quinta sei I
Questo breve componimento fece balenare agli «
del pubblico un esempio di comico naturale, senza gof-
faggini istrioniche. ') — Un altro o in-
dirizzo, fu la Fante Hurìatu, rifacimento di un'opei
ruba, con musica «li Picchmi. Qui apparvero la prima
volta a Napoli, Dell'opera buffa, ijffno/i lunghi
ino nel resto d'Italia. L'opera si replicò ni Fioi
per ottanta sere; e, nel 1762, al Teatro Nuovo, duratile tutta
la stagione teatrale '). Nel 1761 , ai Fi<>
balordo, anche del Piccioni, con le arie, fai
ma me I» dicevo, EM iradiman, il liliale: Paisan, OCC *)
l'ino al 1749 troviamo sul leatro il bullo Girolamo Pia-
no, e fino al 1759, Alessandro Renda. V. altri buffi fo
Domenico de Amir.is, Nio ic, Onofrio d'Aquisa,
Nicola Savastano, Carmino Bagnata, calte,
Francesco Torelli, che cantarono al Nn , in qua
pochi anni che il Teatro Nuovo potò procurarsi il Cata-
lano e il Casaccia, Buche ai Fiorentini.
Gioacchino Corrado nel 1748 chiese il permesso
andare a Palermo: a sebbene — dice I' Uditore —
iwli Siguorclli. Vkmdt V. 565-0.
-I Ivi V. G66-R
I V. 5ft0.
— 44:. -
I
:
parte molto graziosa, e con gusto Bl sente dalla nobiltà
sempre che bel recitato nei teatri piccoli e dopo che si
sono dismessi gì' intermezzi buffi , nel Teatro Reale, ad
ogni modo non si ritrova a! presento appaltato. » ')
17 1 1-5 «omparisce, per l'ultima volta, al Teatro Nuovo. —
La beh a Marianna Monti aveva \\u:i /tronfione
del Ma: obese di Gerace. Il quale frequentava assidami
la sua case* ependeva m concerti Issi vc-
: iparire i rioeameote adorna ». La Monti non
maritala, ma ma numerosa famiglia,
e la 8os1 >• non precisamente coi 450 o
ducati all' anno, che poteva guadagnare collo recite sui
iti.
Neil' agosto del 1700. a un irai'.., uv nel tor-
nare a casa a pranzo , fu fatta arrestare dall' Uditore
ito e mollerò salalo nel Conservatorio di S. M. del
i Principio, ossia di S. Antmiiello fuori porla S. Gen-
naro. Il Marchése di Gerace fu nel lampo stesso, per or*
dine del Tanucci, messo agli arresti lo Oastelirai
Ma la Marchesa di Gerace fece supplirà al Re par la
liberazione del manto *); questi fu, infatti, una decina di
«) L'Ilo». 15 febbr. 12.
*) S. R. M. Sig.' La marchesa di Gerace supplicando umilmente ftpMM
•1. corno per adotto di suo sovrano ordino trovasi detenuto nel Ca-
ctelnuovo il Marchese suo marito. Y. bruche non se sappia il motivo,
nondimeno, ««sondo sicurissima di non aver suo inarilo commesso reità,
va a pensare dalle circostanze, nelle quali fu eseguito dotto arrosto, la
causa per cui ha creduto la «uà suprema Autorità a prescriverlo. L'ar-
resto per fi inaspettato o la maniera di-Ila sua esecuzione fa temere alla
snpp. di onorai creduto della persona di suo marito più di quel che ci
è. — Comunque però aia, •MMbJjUo 9 grande * l'afflizione della suppli-
cante , che non mai ave nvuto ne ave motivo di dubitare della somma
stima che per lei suo marito ave avuta. Ricorre perciò a V. M. e
dalla sua somma dementa implora che si degni accordargli la grazia
di essere dall' arresto liberato, che l'avrà a gratis ut Deus.— Teatri t. t2.»
— 440 —
giorni dopo, rilasciato, col patto che passasse sette ducati
al mese effla Marianna Monti , per mantenersi
.servatorio.
Marianna Monti era stata scritturata allora dall'Albe
impresario dei Fiorentini, il quale coll'aggiunta di una cosi
brava cantante, voleva rimediare alla e ittiva rras sita d<
opere precedenti '). Figurarsi se so no sletta n I
torio ! È vero — essa diceva — che aveva ricevuto delle
r-ihifire sovvenzioni del marchese di Gerace, ma l'avi
(lattato sempre con tutta la propria onestà; il Pi
di S. Giovanni dei Fiorentini, pel temp
Parrocchia, dal 1753 al r>."«, e quello di S. Matteo,
in poi, attcstavano coi loro certificati che a\
sempre onestamente, senza dar niuno si
delle molte elemosine, e con aver (• li i SS.
cramenti, ed adempito ni precetto Pasquale «>. I
rati ni mese non li voleva « per non acquistarsi
d'aver per lo passato sinistramente operato ■ '). Pigli
infórmi sui suoi costumi e condotta.
• Iure ? — diceva 1' Uditore, lo non so i motivi pr
dell'arresto. La sua amicizia col Gerace ò certa- Di
natura, lo sa Di"! si potrebbe (aria stare nel Conserva-
lANb '
') Annunziando questa aggiunta fatta ai Fiorentini. l'Udii. diee-
va.- « negli nitrì anni non ha dato ninna inquietudine, ma, dal rìras-
, «H' è con» tutto le altre di tal mestiere, ohe, sparialrorote ai
teatri piccoli sono addotto , dovo aono tenue e scarse lo paghe , pouba
di rado non hanno almeno qualche protettone » 87 loglio 1700. — Ttm~
13.°
*) fi curiosa questa parte d' informatori , che facevano coatautoraaata
i parroci. Intorno allo «tono tempo, un'ex -cantoriua, chiamata Ooltrod» Va-
leri, era accusala di vita poco onesta, liarofan > '.'1 .9: ■•«•da*
ne domandato ai Parroco di S, Matteo, « uii Ita fermamente anrarsia
di non esser varo, e che Ueltruda Valeri mena una «ita mollo oexsU
•t religiosa ed assai sovonto si confessi e li comunichi , Unto che ««de
cha sia ridotta in gran povertà ' » Teatri f. 12.°
— 447 —
torio, finché prenda marito o s-i faccia monaca, ovvero
sfrattarla dal Regno, o rimandarla a casa col mandato di
non rivedere più il Gcuace. — 11 Tanucci dispose che, « per
correzione dello scandalo dato », stesse chiusa per sei mesi
in S. Antoniello alla Vicaria.
Gli onorari, che perdeva, li avrebbe pagati il Gerace. —
Il lì'ottoliiv. I, Milito malattie gravi con pericolo di
ulificati dei medici la faeevAQO liberare. Tornò a
ma col mandato, che le pendeva sopra. Nel novem-
di potere andare a sentir la messa e, trovan-
Idm appaltala nei Fiorentini, dova ba da l'are la recita, non
rendo altro modo da sostentarsi, domanda il permea
di poter recitare, 'Ompromcttcndosi di non dar veruno
motivo di lagnanra» » li fu lasciata libera; e tornò a can-
delizi osamente le Laure e le Lieette '). —
Sui Fiorentini e sul Teatro Nuovo fecero, inoltre, da
ne e seconde donne e bulle e servette, Maria Me-
orentina J), e Teresa di l'alma e Teresa Gli ulivi mon,
detta la i.ì andini, milanese e Marglirntu Laudi e Anna
lanti e Agata Colizzi e Ippolita Duranti, e Anna Bea-
trice de Cordova e Caterina Flavis , e Eleonora Castelli
detti la Paoli e Margherita Merghcr dotta la lodesrhina,
In. i-I' Flavis e Marianna Franchellucci detta la Sar-
torina, e Caterina Catalli ecc. ecc. 3)
') Uditore. 3 agosto 60. Supplica Marchesa di Gerace. Garofano 25
agosto. deli1 Impr. Alarico, della Monti. Certificati eoe. Garo-
teno 6 ottobre. Supplirà. Ordina di libcrazionu 23 nov. 00. Teatri f. L8,«
sdi per certi guai che passò con suo punito suppliche di Ifll,
partir» dell' Uditore ecc. Teatri f. 6.°
») Cfr Plorino passim. Teatri ad an. Nel f. 10° carte riguardante fac-
cende privata delle canterine I. Durante, «I E. Castelli. Le due «ornilo
Clona o Vittoria Pieri nel 47 andarono ai servigi dal Re di Spagna.
■T 7fi »1 maggio 60 carte intorno alle canterino, figlie di Gennaro do
rSotoriia e nn tentativo di matrimonio .li una di case col Duca di Tocco.
12*— Agosto, 1751, carte intorno la canterina Caterina Basai, chs vanne
— 448 —
Cantava al Nuovo nel 64-5 una tal Marte Gemmi
stri, una Bava dell'agosto 64, sì vesti da uomo, e, in compi'
gnia del cadetto del Reggimento della Regina D. Gaeta n
Violante) se ne andò al S. Carlo ni platea. L'I
-ato da uno dei suoi subalterni, e ordinò subito l'ai
i' lo. Ma la Gemmi col cadetto erti krià uscita dal teatracr
e gli scrivani li raggiunsero in casa della cantante, e
arraetarooo tutti e due. ') —
Il Teatro della Pace ebbe fine in questo tei
Nel marzo 1744 un D. Giovanni de Mauro , impresari*
del teatro, diceva che gli si era impedito Si) d
far commedie a cosi in musica corno SU' impronto »
chiedeva di poter dare ai di rappresentasi)
Pasqua. Insolitamente, si rispose: a Quo noseimpida ■
E, poco dopo, da approvata la lista: Caterina Todes
1.' donna; Antonia Cavalluccio, 1.° uomo: An^elaross
Grieco , servetta ; Onofrio d' Aquino , vecchia : i '.iaeorao*
Riccio, tenore; Nicola Losi, buffo: tutti napolet
Cosi si recitarono, nella primavera e nelT autunno
ti. li Despiette d'Ammore del Palomba, niu ines;
all'aggiunta di un Nicola Pampa.: ì; Nicola Sa-
mo, Ciommetclla correvata del Trincherà , music
del Logroscino.
Nel 1745, //' Zite, Don Parfttann, le Fenseune ni
turate del Trincherà, musica, le due prime, del I.
scino, e la terza del Comes. Di attori nuovi . M.«
Antonia da Ponte, 1.° uomo; Anna Cavalluccio. Àntol
a Napoli con un corto conto Androoli. Avvisi giunti da Roma. La Bacai
«Uva in una ca*a, « dove abita ancora una corto Giacomina Ferrarcv-
«lì olà prr*<>ciU?rii<Mit« «vantata , ohe ancha a suo tempo ha fatto il DM
n.i, o non fu punto di buon nome uu-lli ''onduliti
sua vita » f. 10".
') A(K«to e sctt. 64 suppl. dulia Maria dorami oco. Teatri t. ti.9
*) 3i marzo ti. .All' Uditore Teatri f. 5.»
— 449 —
Spilla e il de Falco o Diego Parifico o il tenore Giovanni
Cienzo ')
ITottObfe 47, silenzio; nel quale mese fu presen-
tata in lista la seguente compagnia : Gesaalda d'Amore,
1.* donna : Angela d'Alessandro, 1.° uomo; Berenice Petì-
.\° uomo; A. R, Grieco, 1. Buffa; Chiara fcapi
buffa; o il Ricci e il Savastano o il Cornilo. *) K si recitò
nel carnevale 47 il Barone Landolfo, di Giovanni d'Ar-
no, musica del Calandro. '» — - B,oon ili. snia,
Isidoro, W. Pellegrino, Rosolina Roani, Marianna
Padda, l-rancosco Moroni, e la Grieco ed il Riccio», nella
a, hi Moijliera traditili del Palomba, musica del
Calandro, e. nell'autunno, la Vennegna del Trincherà, mu-
sica del Comes.
Il Trincherà (sia detto fra parentesi) era impresario, in
quel tempo , «lei teatro dei Fiorentini Infatti , nel
vale 48, presentava la seguente supplica:
S. R. M.
Sigi
N. Pietro Trincherà, impresario del Teatro dei Fiorentini,
posto a piedi di V. M. sup.do Pospone come il sup.te f per so-
ire l'ardente genio del pubblico «li e!.* Citta di .Napoli, desi-
'.J. 30 aprile 45. Teatri f. 6." Cfr. Florimo le; dove sono in-
corai varii errori.
!it. 8 ottobre 40. Tratri f. 7.«
3) Quantunque il frontispizio porti: A Napoli UDCCLX VII: co»''
con osso la vita del Teatro dotta Lava. Ma , oltnvhè
"l!7 il Teatro della l'acc già uou esisteva più da 18 anni ei dis uno
»puor la degli Ettori, di' è integralmente quella del Ì747. E,
dopo 18 anni , il caso sarebbe curioso! Questi aliagli di data sui fron-
teepixi sono più Qraqatntl 'li quanto »i credi»: specialmente quando si tratta
ri romani. Evidentemente il X andava messo avanti il !..
dera che dalia M. V. benignamente se le dia il permesso ohe
da esso eup> si possano introdurre in d.° teatro le persone ma-
scherate all' uso di Roma nel tempo si rappresenteranno le
commedie in musica nel teatro sud." per tutto il eorso del prò»-
simo venturo Carnevale del corr.te anno, non considerandoti
in ciò veruno scandalo o inconveniente, ecc. ecc.
E, gli fu detto di no, pel solito rigore che s'aveva contro
i teatri piccoli l) — Nel 48, al Teatro della Pace, si rap-
presentò lo Chiacchiarone del Palomba, musica del Comes.
e si ripetettero Li dùpùtte d Ammore. — Nel 16 l 'Abate
Collarone, e lo Tutore nnammorato del Tnm-hera, mu-
siche del Fischetti l'uno, e l'altro del Calandro.
Ma, il 13 novembre, l" Uditore, per online del Minis
va una relazione .sull'origine e si della
Pace. E sull' origine diceva le cose, che già sappiamo.
In conseguenza della relazione, l'Uditore
dine : « Se le previene no pei unta «jue para desdo el
venturo carnaval en addante *o renueve al arricndo al
Theatro de la I^ava, ni I expectaculos
publicoa de ninguna naturaleza » *). E il teatr
L'Uditore di Itra occasione che non gli era noto
» il motivo» che ebbeS.M. di far serrare detto Teatro».
M. allude poi a quelle tali inferiori
o nelle quali, per l'abuso della gente scorretta
che vi si l'ussero commesse delle laidezze ». l'n I-
d'Amato, che aveva comprato anni prima « di male
della Regia Camera, presso gli atti del Patrio
Principe di Chiusano » un « comprensorio 'li case.
KUtTjm,
eri. iri,
mi
icesco
limale
>) 8 febbr. 48. Teatri f. 8.°
») B . Teatri f. 8.*
*) Il Fiorirne veramente segna ancora un melodramma del Triti
lo Conilo mpf.r. al Teatro d. ! .il libretto (a* d è)
dovette etaere stampato con la speranza di ottanere il pwin>aao dalla ra
cita, che poi non si ottenne.
— 451 —
.. era il Teatro della Lava », accenna a un' altra
ragione dell' abolizione. Esso « arrecava incomode»
monache del Monastero della Madonna dei Sette Dolori,
mentre nel finire dell'opera e col parlar della gente e col
rumore delle carrozzo, le medesime non solo si venivano
a svegliare, ma ben anche, ritrovandosi in orazione, <
distolte ». Come che sia, Francesco d'Amato nel 1752
deva di poter riaprire il teatro, rifacendolo di pianta,
ndo quegli accedi iti ebe davano luogo ad incoi. ve-
. lasciando innanzi uno spiazzo per le carrozze,
chiudendo la porta nel «CO dalla Lava ed aprendola in
quello seguente di S. Maria Agnone. E pr una
pianta, formata dal celebre architetto Mario Giollredo
(quegli che rifece la chiesa dello Spirito Santo), che dise-
gnava una platea di 168 sedie, e cinque ordini di palchi ').
Ma , per quanto la supplica fosse favorita dali' Uditore,
per quanto I; mze si rinnovassero, ai risposo sem-
pre : « El Rey no viene en que se restablcsca este
Theatro para el uso y represe nlacion de publicos expe-
ctaculos »
Due anni dopo, il He domandava a si, despne^ de la
prohibicion del Theatro de la Lava, se ha hecho ò hace
algun uso de él ». E I' Uditore rispondeva] che no, anche
perchè il luogo minacciava mina e ne era stata proibi-
ta la rifazione : « È rimasto un semplice piano vuoto,
oche mura malconce, e, per quanto ho ini
ha in pensiero il sud. Padrone d'avvalersmi- per uso di
botteghe e magazzini; ma questi finora non si son fatti
e tuttavia si mantiene cosi disoccupato quel vano anche
') Supp. dui d'Amalo. Par. dvll'Ud. 28 gonna io 52. Pianta d«l Gioffredo
Teatri f. 9.»
LI agosto 52. Teatri f 0». Altra supplica con la stossa risposta nel
f«bbr»io 53, f. 10°.
in riguardo d'alcune controversie, che sono surte per la
nuova fabbrica col Padrone dàlie casa contigue '} ». Il
Napoli Signorolli e' informa elio fu convertilo in un col-
legio ').—
Il Pulcinella Domenico Antonio Fiore ora sempre capo
di compagnia, e recitava nel casotto 'lei Largo del Cast
«i Del teatro sotto S. Giacomo ), e talora noi teatri di mu-
talora in baracconi provvisoria
Nel 1751 Giusep|>o d'Amalo esponeva che, « rappra-
Notandosi per suo conto noi casotto del Largo del Ca-
iedifl burlesche degli istrioni, fu; --lotti
alcuni personaggi da Federico Rubino ed Elisabetta d'Af-
llisio, detta la l'assulnct/ua, ad andarsene 86CO lor
Palermo, dove li diedero ad inlei fa avrebbero lu-
crato maggior danaro » ').
Nel 1754 vani comici napoletani, chiamati per testimoni
in una controversia, dichiara' molti
anni noi S. Carlino. Basi erano : Domenico A'
Fiore; Nicola ( o Mazza; Gennaro Ari-
Francesco Trivelli. Il Ciotto faceva il Tartaglia *); On
!it. J3 apr. 54. Teatri t. 10.»
*) Storia iti Teatri. Ed. f it. T. X. V. il. p. 107.
*) In un attestato firmato da vani attori e frequentatori di Uatri dal
20 maggio 1774 per Not. Brltrano, * dati intiramenU» tanna*
pagnia di D. A. di Fiore, che incitava net teatro rotto le arati
corno, passava a recitarti le comedie di prosa in uno dei teatri (l'i
Nuovo) con dara una «ottima certa all' impresario deUa mu«ica , • p»r
à. loro rappresentanze, e lotto il di più eba si f»™va andava a conto
di d. compagnia, e rappresentavano d. comedie in prosa due volt» la
settimana, quando ai riposavano li comici della musica, cioè sol martedì
o venerdì, ecc. ». Tub <, i 18.°
*) Fn scrino al Virerò di <1. 17 luglio Èri f. 9.» La !•**-
salacqua a Palermo, eseguendo un volo, cadde e ai storpiò; il eh*
fini* alla «uà carriera. Cfr. Battoli F. A
*) Fa maestro di Agostino Fiorillt. Cfr. Bartoli F. Ye*. 1, 172-3.
— 453 —
Mazza l' amoroso '): Gennaro Arienzo ebbe poi lunga vita
artistica. Incontreremo di nuovo il Trivelli. Frani
•aio l'anno prima era partito par Ilenia, .soiotrli'.-n-
dosi dall' obbligo contratto con la compagnia degli istr
ili Napoli, ed era andato « a servire per guida e per rap-
[nvs-Mii.iri- li' opera i . i : e i . ■ - . - i ^ ■ , che si recitane in odo di
quei teatri dopo la (estivila del Natale per tutto il car-
ile del 1754 d. *) —
Ma nel 1754, il S. Carlino di legno, preso in Atto da
un Giuseppe Pepe, fu rifatto, ampliato, abbellito. Fu in
questa occasione che nacque una quistione gìurisd
tra ìt Uditore delP BeercNe fi il Comandante dui Ca-
fttebuovo, il quale ultimo pretendeva che gli spettasi
polizia e la sorveglianza ili quel baraccone. Ma 1* Uditore
fini coD'averla vinta 3).
Il Pepe, nuovo impresario, sembra clie rinnovasse non
solo la parte materiale del teatro, ma anche i comici e
le commedie. Certo, nel 1758-9 sappiamo ohe recitava al
urlino UH «pagnia formata in Lombardia.4) La
maggior nobiltà di quél teatro foco più vivo la rivalità e
la concorrenza col teatro, eh' era poco lontano : « ci otro
io de histriones contiguo àia Iglesia de Santiago»,
in quello stesso anno 1754: « Dalla
gente ilei nuovo casotto si vanno seducendo le persone
che vogliono entrare colà (cioè nel teatrino di S. Gia-
como) col dirle che quello fi luogo per la gente vile, •• ohe
il di loro teatro é decoroso, e nobile, e die le comedie
sono gustose ed eccellenti , e l'altre sciocche e disgra-
') Anchf intorno a costui cfr. Bottali K 0, o. Il, 38.
3 Dolati, 12 dio. 1753. Tauri f. 10.»
*) Vali UdiU Saverio Dcuoti U nov. ,71. Il MarcluM» di Montovergloo
0». al Duca di Castmpigiiano. Quwti . 18 nov. Bigi, n-alo 14 no».
Vari certificati «oc ore. Teatri f. IO."
«} Di Pir»Ui 31 die. 09.- Teatri f 12.°
— 454 —
ziate! » Il che non avveniva prima, « attendendo ognuno
quietamente a lucrarsi il pane, senza invidiare o avvilire
la fortuna del compagno » ').
I comici dei due teatri, alla recita delle farse e buffo-
nerie in dialetto napoletano, univano quella delle comme-
die serie. Goldoni fu, certo , storpiato le prime v.
Napoli da quei comici ! •)
Gli scenari della commedia dell'arte formavano sempre
il t. nido del repertorio *). La servetta comica nel libretto
del Palomba, che si è nominato pio aopra,
PORCO Don m'aggio LaUo ouore
Po tutto addò so stata?
Le Commoddia dell'Arte
Forre non saccio tutte T
Quanno aggio fatto la mia Serca Maga,
Lo Spirito Folletto,
1. 9 nor. 54— Teatri {. 10.° In un romanzo dì F. Mastriani: li
o la Spigatola del Pendino (giorn. Roma, anno XXVII n. 309. 10 dot.
88) tono descritti rari u»i dei teatri dei comici napoletani della metà del
par esempio, un monaco del convento ili S.Pa « fa-
ceva ogni giorno il giro dei teatri per riacuotere la paga di una netti,
da 15 a 20 grana. » Che, uua mezz'ora prima .lello «petlarolo . i co-
mici recitavano il rosario, a telone calato. Clic in quasi tutti i Inai
c'era nello spaccio dei biglietti un'immagine della Madonna, lai
alla quale 1' Impresario curava che ci foaae sempre uua lampada accasa;
e, le «era di primo rappresentazioni, quallu» Deci p«r impetrare La buoi
riuscita. Che nei giorni festivi ai faceva un altarino all' ingresso dei
teatro «otto S. Giacomo, con ceri accesi, e, prima della recita , ai «pa-
ravano fuochi artificiali; il gioì i «covano ardere boti
di pece. Questi particolari mi paiono genuini e provenienti dalla trad
ziono di qualche comico: ma, tuttavia, credo bona relegarli q
') Per queste compagnie d'istrioni, vedi anche il bel libro, iUu»
con molto gusto e finezza, che va pubblicando Salvatore di Giacomo: Ora-
naca del teatro S. Carlino (Nap., Tipogr. Bsderì, 1890 sgg.),
») Cfr, Napoli BlgaoraUi v. 550 n.
— 455 —
Il Coca immaginér, le mie Panie
Le cascette Io osanno
Si aggio fatto tesoro •)
L'estate, i comici andare a recitare in luoghi
più treschi dagli angusti teatrini di Largo del Castello,
■ompagnia Tomeo, d .èva più bisogno, perchè
recitava in un lungo senz'aria, sotterraneo, soleva recarsi
fuori Porta Capuana, nel posto detto lo GiarcliiUello. Giu-
seppi' il Amato, proprietario di-1 primo San Carlino, espose
nel marzo 54: « come essendo solito ogni anno dalla corn-
ila di comici istrioni rappresentarsi nelli tre mesi i1
le comedic io qualche giardino o luogo aperto, come si
è praticato fuori Porta dell'» Spii », Poila ( apuana
ii \ liana : e come di presente han ritrovato fuori
te di Chiaia in un giardino dove teneasi giuoco, de-
i s. Maria a Coppella Vecchia, eh' 4 molto atto
per la rappresentazione di dette cornedie burlesche » ;
solcano fatarlo. Ma il Ite non volle. ")
Questi due teatrini non erano i soli del Largo del Ca-
stello. Nel 17."ìX5 ne sorse un altro ■ della Cavalle-
. die viene ad essere all' incontro la porta principale
del castello , dove si sono fatte delle commedie con bu-
con personaggi ». 8) L' Uditore accenna, inoltre,
:i «jiiei 'i che fauno circoli nel mezzo al largo del Castello,
le cornedie di giorno sulle panehe, per far con-
correre della gente a vendere i balsami, Q altro ohe por-
>) La Commedianti. C. p. m. da rappr. nel Teatro dei Fiorentini nel
Carnevale 1754. la Nnp, t7.r)l per Carlo Cirillo. A. I. S. I. — Dice an-
che « Io dui «ougo «tata Roveruta « appratiate Da tutta ("arte comica
lommarja «co. »
= 1« rado parere favor-. ! Il' Ud. 2 apr. &1 TtOtri t 10.°
1751 Teatri, (. 10."
— 456 -
lano per loro specifici, ecc. » '). Insomma, le nostre v<
chie conoscenze!
Nel 17. Vi venne a Napoli « Cornelio Magragli, di sta-
rni a gigantesca e di Nazione Olandese», come die' egli
stesso in una sua supplica. E nel 1762 1' altro gigante
Bornardo Giglio, alto 8 palmi e tre «piarti, senza contaro
i capelli e la pan m io il Ho volle vedere E
Uno sfortunato intra prenditore di spettacoli popolari
un Domenico Masava, ohe, ogni pochi mesi, av
idea nuova da proporre al Eia, idee I {temente r
tata. Nell'ottobre 4S, « la compagnia dogli niei Oro
tori t voleva mettere in iscena ai Fior.
spirituali, e si rivolse all'Arcivescovo,
i tratt:iv;i .ili ftlbbtici, ma acconsenti pei pri
ì\ gli accademici oratori trovarono un luogo « BOI
venerabilissimo moniste-io dì 8. Giorgio Maggiore » e vo-
levano cominciare coli' opera del Glorioso S. E
idendo ad ascoltanti onesto divertimento, aut-'in
della S. Fede, per essere martirizzato d sua
moglie e due teneri liglinolini, b i dentro mi
di metallo ». L'Uditore non era avverso, pur
. mi agissero di
Kistniza di un subalterno dell'Udienza a).
Sotto gli accademici oratore (elio, il
pagamento), c'era di corto Domenico Masera. — Il q
subito dopo, nel _• recitare, a
alcuni suoi compagni, alcune vite di .Santi, * per le quali
ha fatto anche la spesa di un piccolo teatro ». Afa
gli fu concesso 4). Nell'aprile, rinnovava una supplica
') L«U- cit.
*) Suppl del Migragli. — f. li." Sul Giglio v. ladaacr. maad. dati L
22 apr. 02 -f. 13."
') l.l. IH ult. 48. Supplica cit. Teatri f. 8.»
«) 4 gennaio -19, — £ 8.°
— 457 —
aveva fatta Tanno prima, « a richiesta della Piazza d' Ore-
li e altri gentiluomini eomplatearii <I c-I l«m l1
del Pesce », per costruire un « casotio «li tavole dall'a-
rena all' andare a m. i punto impedire la su :
strada , d' otto al più nove canne quadrate, ed ivi farci
fare qualche comedia dalla conversazione di Domenico An-
tonio Fiore o altra de Stregoni per lo spazio di quattro, al
mquc, mesi d'està calorosa e poi disfarsi». Sarebbe
frequentato da quei genti H< hai sa delle» loro
botteghe », quando uscivano » p teggtare le del
della vaga QUOVi I marittima », E Deanche Fu con-
cesso ').
febbraio 51 domandava di tare nella qua
colla sua solita compagnia « di accademici, gente oro
anni sono rappresentò l'opera della passiono di N.
-to nel Teatro dei Fiorentini • la rappre
fazione m ta. E non gli fu concesso. *) — Ma nel
CO, l'Uditore riferiva ebe o nella strada , da sotto il
ro dei Fiorentini che conduce al Largo del Castello,
in un luogo terraneo , si recitava appunto 1' opera della
ido i biglietti senza esigere il prezzo del-
E tirata, «per potere con frode asserire ohe Tonerà non
faccia per prezza » Fu subito pr-.i
i
'tu dire ni: .i ''.tu Qella rilleggeatui-a di Ponici dc-aidetvrobburo qual-
che comedia o sia premeditata in prosa all'uso accademico o all'im-
pronto all'ubo di «tregoui » L' Uditoiv arrisa (26 otta
»r prima i nomi degli ftttol - f. 8.°— Dei 00D torsi di Napoli, aneliti
Antignano, in tempo di tara, >i Gai .vano contadi*. Nella Hibl.
Mart. è un M«. ita. Aj Vommaro 17 '42 recitata nella villeggiatura
d* ■ Bella corame Mpnlaii.
*) Febb. 51 - f. 9.*
») Uditore II mano 51 — f. 9.»
::i
') Fu fatto in quel tempo un teatro a S. Iorio. Nell'ottobre 49 una
«pagaia di commedianti « a richiesta di alcun* dame e ravalieri par
— 498 —
Nel giognO, il Mastra supplicava a ad istanza di
compagnia di commedianti ili Stregoni di questa
che volevano rappresentare le loro solite burlette (di
Ant. Piote o altre consimili) « sopra una li ggia del
drone sito alla Zavatteria di questa -^o di
tre mesi d'està, allo scoverto, per potersi divo:
■ mi. » Ma, malgrado 1anto intercessore, non fu con-
cesso ! ' ).
Ma, nella primavera del 1755, lo troviamo finalmente
direttore di una compagnia comica, che recitava ai
rentini ed era composta -osi: Domenico Qf tradì
Montefusco, Gennaro Giugliano, farlo Casaccio, Anioni
ledo, Onofrio Ni Michele Falanga, Ai
ti .rei, Margherita ile Laurenzus. ■) Era questa
compagnia, diversa da quelle del S. Carlino e del teatrii
di S. Giacomo? Di tali compagnie di prosa . die si for-
mavano o si scioglievano e recitavano o in un I'
provvisorio o alternai l< nei teatri <li musi< mj
sanile ed imitile seguire la storia. Nel Teatro No
Fiorentini c'erano anche, di tanto in tanto, dette cor
gnie di saltatori; cosi, nel maggio 17">3, al Nuovo, qtu
di un Giambattista Rossi, ecc. a) Nell'autunno del 17.'
nella compagnia degli istrioni del Nuovu .
mica Anna Eugenia Marfìso. 4)
Nei teatrini si era soliti la quaresima dira,
opere sacre coi pupi. Ma Carlo 111, piissimo e serupi
simo, venne sempre più restringei stilisi.
il S. Carlino domandava il permesso di tare appunto qi
ste opere coi pupi; e fu negalo, o, meglio, non si dette ne»-
') 4 Giugno 51— f. 9.°
*) ÙWA ■■■• ["il -V». Tr<itri— i. 10.°
») Ma^po 53, Teatri— f. tO."
*) Suo memoriale. Teatri — f. 10." — E avi 1758 « una delle ooauM
dianli defili Istrioni > era Eugenia Caputo. Carte t. il."
sima risposta. l) De^li altri permessi] «li recite con pei
■ti era neanche ila parlare. Furono sempre negati *).
Cerio DI, in I spagna, mise termino alle rappresentazio-
ni sacre: comediaa de santos, autos sacrata >ntaies, ecc. 3).
Ma, come si vede, aveva cominciato da Napoli. — Uno
degli Bpeftaeofi sacri, allora in uso, era il cosi d
Presepe che se friccecn.
Il Presepe che $eJWccec(h abolito solo ai nostri giorni,
in uso antichissima Noi 1791f la Efeeputazi ine dei iea-
I • reso informi, seppe < i »o imm
. in questa città, nei ricorrenti tempi («j
fanno in talune botteghe alcune macchine, che con Pupi
ifli rappresentano i Pastori e il Presepe, e vdgar-
"mcnt.- rien -Innominato questo spettacolo : // Presepe che
». i1"., avrudi» domandato chi desse la licenza
<!i fari risposi questo era l'antichissimo so-
lilo— e, non esigendosi che un tornese ma, era,
come lo è in affetto , un divertimento puerile , che non
lauderà se non che a serbare u chia costumanza
tra la popolazione ■>. Quei, che facevano tale industria.
erano allora (cioè nel 1701) ire falegnami, e lo ;
iva alla Carità, alle Fosse del Grano, a s. Nicola
«m Pii operarti, e di Ironie alle case del Nunzio.')
Gorofuuo 30 gennaio 170). — Teatri f. ! -
r) Vedi pastini nelle carte di (Tool p*TÌ040 • Cfr, 1 ■ - 1- 1 _ 'l'IT I fd. li.jruf.
i 00. NI tVlilir. 1756 «a Montdfusco voleva rappreaen-
!uogo privato o «acro la Pnaaiono di Cristo: e gli fu noRato— f. 11.0
"JC.fr. Napoli Si^norelli. Storia critka, X I' I p, 67, \. Sepnlrada
t, e Tiknor, o. e, li. 305 — Oli BQ li Javano
qu««te rappresentazioni fiacre, erano gramli Imi l'-jr esempio, nella
it* di una di esse, la famosa Mariquita Lavenant. facendo la parte
all'annunzio dell'Angolo, dora riapondm in boi ca-
^"•«0: Qnomodo fiat istul quoniam virum non cog nosco? E a' ini ina
«1 baccano del pubbli'
*-»«-put. 25 dicembre 1791 e altre carte. — Teatri f. 31."
— 4»ì0 —
IX.
Abolizione del primo San Carlino — Compagnie di j
sa: morte di D, A. 'li Fiore — Francesco
D. Fastidio— La Cantina (1750-65).
Nel 1758 fu decretata 1' abolizione del Teatrino di S. Car-
lino. Potè tirarci ancora Bno a tutto il I
ma nell'aprile di quell'anno fu abbattuto. Le ragioni dal-
l'abolizione furono, al solito, ragioni morali. ') Là rom-
pagaia, cacciata dal suo nido, se ne andò al Giardir
fuori Porta Capuana. Neil' estate del 50 si sarebbe dovuto
recare a tjuel posto, secondo il solilo, la compagnia To-
meo. Ma trovò il posto occupalo.
Il Tomeo cercò allora, col permesso dell'Uditore, un al-
tro luogo estivo, e lo trovò fuori Porta Nolan
prima, s'erai i-i anche recitate commedie. Ma :
meglio, sa ne andò fuori Porta Capuana, e i afftr
costruire un teatro, distante circa un 70 canne da quello del
(linrtfinii'llo. Sorso una quistione tra lo duo oompd
nella quali; intervenne l'Uditore dell' Esercii
il parere di un ingegnere, e consideralo die il luogo foon
Porla Nolana era un orto, clic ura si trovava lutto semi-
nato; v che non vi sarebbe stato altro luogo da fot
un altro teatro, se non in una strada accosto alle
di Porta Nolana ila dentro la città , ma sarebbe al
ad appoggiare ad una muraglia del coro della Chiesa'
s. Pietro ad Aram, ed avrebbe dato impedimento alprim^
piano di varie casette , che vi sono , onde tacita
i) U.i. Pirelli 31 dicembre 1760— Teatri f. 12." Ne era sampr» \**~
prestano il Pepe; Della sua compagnia era, tra gli altri, om dose*»
nomi- DomtMiim Ruini.
— 4fi1 —
sarebbe potuto nascere lite e control mia »; consi.i
che la dista na In il t>;>irdiniello ed il teatro da costruirò
li 686 palmi | laddove tra quello del Largo I il
< e il dismesso San Carlino era Boto dì 150; per tutte
queste ragioni, propose che si permettesse dì edificarlo. ')
Ci Hi qualche allarmo che si sarebbe permesso di nuovo
il S. Carlino; tanto clic un Baron Girolamo Massaio, nel-
1' aprile 17G0, faceva la seguente supplica :
S. R. M.
Signore,
i apnn:
lagnò V. M. benignamonto nell'anno scorso ordinare, cosi
per sollievo degli abitanti della contrada del Largo del Castello
di celesta Capitale, come per evitarsi li gran scandali, che mito
recavano in quel luogo, che non vi si
fosse mai più eretto il Teatro, seu Bariaccmi" pul. Itticamente det-
to; qual santa provvidenza non può credere V. M. quanta utilità
a giubilo avesse recato a quella piazza e suoi convicini: ma
non ostantino pero tali vostri reali ordini si preintonde ora
che da taluni oziosi con impegni e con falsi esposti 8Ì voglia
far nuovamente edificare il detto abolito Barraccone; che per-
itrovandomi io uno dei maggiori possessori di caso e bot-
teghe di mi erodo nella necessità di supplicare la
gran clemenza e giustizia di V. M. acciò si degni ordinare al
') Garofano. 7 i > — lo margine è notato. « Si resa-ira eh»
S. M. e rimasta inVza, ma prima di risolver* quello stimerà dì suo Ratio
aggrado, v« fasore informata non meno «3, nitrii lo cerniate duu
d'uti ioni, va «e «ano ulti* in questa capitale, che ra|
«.•ut I. ogunl genere a quella che *i r.ipprescntano dallo
compagnia .-ho del costume di tuli dna compagnie a delle com-
i-appreaeutano e, flnalni'ni", da che t>inpi> lo stesse sien
piagato in tato rausliera , se ri siano donno in tali compagnie, »« for-
mino baracche par rappresentare le oomedio e dove sieno stato salite
l'ararlo ». Teatri f. 14»
— 462 —
nostro integerrimo Uditore dell' Esercito D. Niccola C
o a altri meglio stimerà, che, sotto rigorose pene, proibisca tal
edifìcio, il quale oltre di togliere il lume ad il prospetto tanto
necessario a quei poveri abitanti per il inercatantare, é causa
ili mille altri inconvenienti ben noti a V. M. Tanto ■
la supplico e prego, mentre umiliato al vostro Real Trono
profondissimo ossequio mi ripeto fino alle ceneri.
Di V. M.
Salerno li 4 aprile 1760.
Umilissimo raiutaUo ì
Barone Girolamo Massaro
M;i Fu risposto ch'era stato negato il permesso di rifi
bricare il teatro a quel luogo. 0— Se non che, poco ti
dopo, la 1 1 Salvatore Braghetti rinnovò la domanda «di
costruire un Barraccone nel largo del Castello, vicino ai
pioppi, che non pregiudichi né ;il Castello, né alle
jjioni, per ivi far recitare commedie o pren " ***
l'impronto da una compagnia di comici, che
tenere a suo conto e offerisce di pa
separazione l'annuo estaglio di ducati 168. » La li
fu sfavorevole, considerando, tra l'altro, che « le com
gpÌB di comici o siano istrioni, sinora perni
poli, non sono che due, e queste già in atto vi si trova)
quella, che asserisce di tener per suo conto il B
ghetti, sarebbe la tersa, e che questi piccioli t
Istrioni, tra per la qualità degli attori e delle atti
per quella degli uditori, che sono per lo più gem
plicata e dissoluta, non lasciano di esseri
clic in essi, all'ombra del divertimento, si fomentano
') 14 maggio 60. f. 12°. Chi aveva chinato il pannano era api
Giuseppe Pepo. Vedi Giunta 3 gennaio 62, f. 13'*.
— 463 -
solutezze e vi si trova una scuola d* iniquità; onde par-
rebbe di non doversene moltiplicare ». ')
Non sappiamo se il di Fiore , in questo tempo , reci-
tasse nel teatro «li S. Giacomo, o eoITanticB compagnia
San Carlino. Ma il 1767 moriva *). Nicola Cioflb., più
irecebio di lui mori, forse, anche prima. Francesco Mas-
i Mazza, Gennaro d'Arienzo, Francesco Tri-
•, prima e dopo; della compagnia Tomeo.
Delle commedie burleschi di Epe! gran Pulcinella, che fu il
di Fiore, durò per un pezzo la memoria e il desiderio.
Allora si tv ni anno una gran fiera Bèi mesi di
luglio e agosto al Largo di Palazzo. Tommaso Tomeo,
l'ho, con sua cognata Elisabetta d'Orso *), teneva l' im-
presa del Teatrino del Laru -'..-Il i, soleva (il tare.
come giù sappiamo, una delle baracche, e menarvi a
recitare la sua compagnia '). Brano quelli i più bei giorni
della povera compagnia del Teatrino di S. Giacomo. 1
tanti visitatori della Fiera riempivano il teatro, e gli attui
erano applauditi e pagati.
inni Masgomieri, che « aveva girato
il mondo a ed era venuto a Napoli con la moglie e una
figlia di quattro anni, otteneva di esporre nel Teatrini»
del Largo del Castello, in quella quaresima, un edfflzio
matematico di figuri imposte di pezze, che a a forza di
lumi, tàreva mille dimostrazioni », e di far rappresentare
') Giunta 3 gennaio 61, Teatri, f. 12."
Rartoli F. Notf.ie — I. 2W
i lieto Tomeo mori nel 1762. Il mirilo «Iella d'Orso si chiamava
Carlo. — Vedi per alcune questioni Ira il teatrino h il S. Carla Teatri,
f. 12* o 13.° Sembra elio nella comuugriiu ci fossero anche talora delle
caut" una causa del Tomeo con la cauterina fiorentina Ceti Io-
idi, v. r. i4.o
■ .«rotano 7 maggio 1750. Una volta, nel 1763, codette il suo bar»c-
cone al francate Carlo Duclo», conduttore Jun leone •alcuni cani adde-
strai Cfr. Teatri t. ! 1.
— 4ft4 —
siila sua figlia fli quattro anni a forze, equilibri, o salti
mortali », e lui e la moglie bettan sulla corda
Nel 1701 \ eoi va a recitare al teatrino sotto 8. Biaooftro
un comico, Antonio Francesco Maria Sei kofc
nio Ruggieri, che ronduceva con so la moglie, i
cerosa Bolognesi, d'Imola, e un'altra comica, m
fiorentina, Violante Beatrice Prefetti. Qualche ni
putiva colla moglie per fare un giro artisti
laln-ie. Il comico Onofrio Ila he allora lÉi
stessi» teatro, interrogato XÌulT Uditore, dissodi « a\
lui ricevuto una lettera da Cotroue, in cui li scriveva, che
aveva incontrato culle opere , elio andava facendo .
che era succeduta la disgrazia alla di lui moglie di
dcre da cavallo , onde i medici l' avevano disperata
vita, 6 chiedeva so un'ahra donna chiamata Viol
qui recitava ncll'istcsso Teatrino, stava in istato di
ritarsi . prevenendolo di mandarli la risposta dil
Catanzaro. VA il M;r//a non istimò di risponderli, né
allora ha avuto più novella di lui, uè si sa se stia ance
nel Regno! ». ')
Nel luglio 1765, capo dei comici Tomeo, che ano
alla Piera , è Francesco Trivelli, che dice d
coni. '■ sedici personaggi •).
Nel 1759 Gennaro Davino conveniva «""ir impresario
dei Fiorentini, Tommaso Storace, di far lo coi
quel teatro 4). Gennaro Davino è l'autore della I»
') Febbraio ut. — Voleva anello farlo nell'aprile ia un luogo ai Un-
i>ili: o quatto non gli fu coneewo. — f. IX'
*) Giunta, 12 Nov. 1705 «ni [| .iniandava datinola ,
gli altri, un D. Antonio Marchi, pretore o giudici iu quella ci HA .
scolaro dol Tatiucci u Pi «a , che ili: ■ il; mi : co;
« le dolcissimo opere di V. E. sulle PanJrtu In q iella n -«identn
rial» «otto una campana di cristallo ». 4 Genn. 60. — Teatri. E 14
Su .inpp. — N. Pirelli, 25 loglio 55.— Entri, f. 14°.
•) Dito tra loro. Garofano, 0 sett- 1759. Teatri f. 12°.
— 465 —
commedia di costumi popolari : Annulla Tarernara a
Porta Capuana, stampata il 1767 '). Nella stampa, si
dice ch'era stata -in rappresentata qw Ma
Uu'allra bella comedi ;i dialettale è anche Lo Baiiareota
<\\ Domenico Macchia »). E Pasquale Starace, Altro di-
li compagnie, pubblicava: La /ima Schìaca, a
•mmedie J).
Nel 176<» raspi mo par L'opera io prosa ai Fio-
ini Teresa Pcn/a, Eleonora de Marco, Andreau
Jniuiu, Gaetana Mnlzana, Vi Anastasio, VÌUC
Sincondolib, Vincenzo Gatto, Pasquale Galasso, Fran-
ai Pepe, Domenico Cirillo, Cado di Marino '). — Nel
era impresario al Nuovo per la prosa un D. Save-
') L' Annella CmnmtddM de Giovanne d'Arno. Napol. A Sa/mie
MOCCI, XVII. per ( ì ian fra n casco Paci. Nell'avvertenza ai dice che G. d'Ar-
no è pseudonimo di Gennaro d" Aviuo.
') Lo Ba: ;areota , commedia secondo il buon guaio moderno dal sig.
D. Domenico Marchia. In No|>oli, a. d. — Neil' «a. dulia Rihl. di S. Mar-
tino una nota ma. dice: € Compi-, il SS fehbr appena uscito dai torchi
J754 » — Dalla prof. m «a eh* ora aiata applaudita < sulle scene o dei
rinomali teatri o dei privali ».
J) La F, S. catnm. di P. S. napol. Ded. al sig. D. Giovanni Colomba
lo di questa fedelissima diti di Napoli In Nap. MDCCI.XI nella
ulani]), di Carlo Cirillo. Alla fino noIlV-a. della Bibl. di S. Martino , ai
trovano ma. sei titoli di co medie, olio sono quelle che il Martora uà at-
tribuì** allo Starace. Cfi é bibliogr. p. 389. Nel 1766 lo
Slara' della prosa ni Teatro Nuovo. Carte nov. 66. Tea-
*) Carte nov. 71. f. 19°. — Su Teresa Ponza, molte carte f. 14°. I
A: « faceva la pubblica meretrice, abitando in luoghi più di-
stinti .I-Ila dttè, ed nveva da molli anni attaccato commercio con 1'
dote Zicari, figlio del fu precidente D. Nicola, ammoglialo con figli, cho
ha colia medesima dissipala la sua robba ». Nel 61 il Pirelli le impedì
di recita re ai Fiorentini, se non lasciava la tresca col Zicari. Ma pro-
feri di perder la recita. Nel settembre, V Ud. riuscì a mandarla via da
Napoli.
— 466 —
rio Scaleso , che aveva scritturato per gì' interine/
musica Antonio Catalano '). —
Tra queste povere compagnie comiche, s'aggirava tra
il 1750 e 60 un giovane appassionato di cose dramma-
tiche, che si chi univa li ttocesco Cerlone. Compagno io
questi divoi-timonli gli era quel tal Pasquale Marino, che
abbiamo visto nel 1745, ragazzo ancora, nella compa
del Liveri *). Il Cartone, ;i"ni dopo, ricordava cosi all'a-
mico quei loro anni giovanili :
Di, ti ricordi, amico, nel fior degli anni nostri
Come valer facemmo ambi toscani inchiostri t
Or con Bonetti eroici lodando un degno atloro,
Ora il pensier fecondo di un nobile oratore.
Or la beltà d' Eurilli che reso alcun IV:
Or la fierezza indomita d'una superba Niee.
Poi, reso il Doetro ingegno indebolito e fiacco,
Prcndeam ristoro insiem col dolce umor di Bacco.
Sedendo alcuna volta in pubblica platea.
Ogni prescelto attoro il buo dover facea !
Kra l'aspetto nostro ai comici di sprone
Per riportar la palmi nel teatrale agone!
Anni felici e cari I che il genio allor pudico
Era l'amor sincero d'un letterato amico I ')
La vita del Cartone è restata nell'ombra. La voga, che
ebbe nel repertorio teatrale fini tempo, le decine
di volumi delle sue opere, non han prevalso conti
congiura del silenzio dei letterali del suo temi lra<fi-
zione vuole òhe tosse un povero ricamatore, pool;;
') Garofano, 23 maggio 60. Teatri f. 12°.
*) Vedi «opra cap. XXII.
») Cam. di Fr. OW,.,«-- y,,,,. T. XII Nap. 1786, Vinaccia. Ded,— Il Mo-
rino allora stava a Roma: « Cd arricchir ti piacque , dal bel deeio tpro*
nato. Con l'opro tue fatuo*» il Tobro fortunato ».
— 567 —
perso. Il Settembrini vi gettò sopra qualche dubbio, fa-
ci notare che nei registri dei laureati in legge dell' l -
. molti di cognome Cerlone, e' è sotto il 1750,
nuche un Francesco Cerlon
Ora ecco i dati, che, dopo alcune ricerche, io credo che
ssano stabilire. — Francesco Cerlone nacque intoni •
al 173(). Infatti, fu compagno di giovinezza di Pasquale
Marino, ch'era un ragazzo quindicenne il 17 lo. Prance-
sco Cerlone non fece studi regolari e noti fu un d
in legge. Basta leggero poche pagine dei suoi scritti por
sentire continuamente r ignorante, <r Ingegno si, ma igno-
rante! E quel Cerlone, ch'é scritto nei registri dei- tour
dovette essere un SUO omonimo. La tradizione, che ne
fi nn rieamatore, è, secondo me, conforme al vero. Il Mar-
i . in un esemplar-' delle Satin? del Napoli
;ii, la postilla ros. del tempo: Centone buon r
mata lim comico "a. Testimonianza da non "fi-
Si. li Napoli SignoreUi. in una nota alla prima edi-
delle sue Vicende, dice che gl'istrioni napoletani:
« oltre ai loro antichi canovacci dell' a- valevano
delle commci Goldoni, e poi del Cerlone, che fu
\llaiis Sachs del nostro pae 8 ». 'i Tra i punti «li oon-
tra il Cerlone e Hans Sachs ci potrebbe esser que
lurono entrambi artigiani poeti : rieamatore l'uno,
calzolaio l'altro.
>no fosso rieamatore, '-e lo faremo dire
■ Li lui -tesso. In una risposta inalila, a un critico delle
sue commedie, che pare gli avesse consigliato di tornare
') Le corto della scuola di Salerno, e gli autografi d' illustri napole-
tani, laureati nelC Università di Napoli, (in Nuova Anlol. 1874, rol.
- p. 958).
*) y oline btogr. e òibliogr. p. 106 e seg.
"j Vicmit, *l àt. V. 550 a.
— 468 —
.il mestiere «li prima e di lasciare l'arte drammatica,
Cerlonc dice :
Io tornerà al disegno : ti ubbidirò fra poco,
E lu occupar potrai il mio lascialo loco ').
Nel 17G1 compare la prima volta io istampa il
nome. B, appunto io due sonetti, l'uno italiano, bruttissim
itni napoletano a grarinsiwftimo , inessi io n*
Finta Schiava del suo amico e capocomico Starace ').
Starace vi risponde, e, si noti, non ricambia al Cer-
lone la lode di scrittore drammatico ; il che potrebbe far
supporre che il t tortone adora non avesse per anco proso
in mano la penna.
Ila nel 1765 gtft lo troviamo scrittore, o scrittore e
lebre, di una ventina di commedie. Nella Gazzetta di
poli dei 1765, n. 20, 14 maggio, si legge quest'annunzi
so
Si fa noto al Pubblico Letterario, qualmente 6 uscito dai
nostri Torchi il primo tomo dello famose ed assai commondate
Commedie del celebro Francesco Codone, continente quattro
di esse, che sono: GC Inglesi in America, o sia il Selvaggio,
La cera Confessino, la (rara fra V Amicizia e C Amore, e
l'tmela nubile. Intanto stanno sono il torchio le altre
che verranno contenute in altri quattro Tomi, i quali si daranno
inori con tutta la maggior sollecitudine e polizia, e sono. Nel
secondo Tomo: La Pamela maritata, L'Ippolito, La Dama di
ipitftO , e la Filosofante riconosciuta. Nel terzo /x»
Filosofante fortunata , L' apparenta inganna, La DvOora o
hìh il Difficile fatto Facile dall' Impossibile , Lo specchio dei
Cavalieri. Nel quatto Tomo: l'Albumasar, Il Cacalier
l) Questa risposta a», ò posseduta dal sig. Un ria vie d'Ambra,
comunicò al di. Con», Fr. Cuculia, al quale io delibo d'antro*
teina copia.
*) Ristamp. nell'opera del Martorana p. 107.
— 469 —
politano in Parigi, Il Muleas He di Marocco, II Caoalier
iitano in Costantinopoli E nel quinto Tomo: La
in Napoli, La Ninetta, La Finta Cantatricc, La Virtù fra i
Barbari. Quanto siasi reso famoso il suddetto Autore in lai
difficilissimo gr-iii-ii1 'li oojppoDimenti, 6 inolile il ripeterlo: sic-
come anche l'approvazione u uVreraalinante ricevuta nelle rap-
presentazioni fatte delle commedie suddette. Onde chiunque
vorrà far acquisto di e cari, gustosi e profit-
tevoli per lo costume, che nei medesimi si vede esserne l'og-
prfncipale, che niente offende, o punii:» adombra foneato
.usi il. il pubblico Libraio Giacomo
Vnii'tiio Vinaccia, nel corridoio del Consiglio, da cui, siccome
Bri il suddetto primo Tomo Iigato in carta pergamena e
tassello, per carlini tre, cosi riceverà per lo prezzo stesso ogni
altro delli quattro susseguenti » ')•
In un altro annunzio, il £0 suth'inbro , si soggiunga:
HOpradette commedie quanto sieno graziose , belle
•fievoli, ognuno lo aa a pruova, e per esperienza; e po-
tendo molto contribuire all'Ozio, che per lo più si prova nella
•futura, vengono lutti coloro cui 1' Ozio suddetto è nemico,
•vedersene per divertimento nella presente villeggiatura8).
(boti ilelhì commedie del Celione sono i cattivi !«•-
muoD del tempo-; Bpecie, quelli dell' abate Chiari. — La
passione dell' autore 6 di trasportare la scena in lontani
paesi, e mettere molti personaggi dai nomi inglesi, spa-
li urlìi ecc. E non senza un perchè) « Ho
tal N. •-!, 24 maggio, « ripete l'ano. Nel n. 26,25 giugno i>
g-ift seguita dai duo primi volumi. N«l N. 32, 0 agosto, tro roll. e si «li-
ce : « essendo l'intero corpo di esse cinque Tomi». — Questa prima odi-
xiooe è assolutamente sparita.. L'edizione più antica, che io conosca , 6
quelli u seg., della quale è un esemplare, non completo , alla
BIU. .li S. Mari
ih. dt u. 38.
— 470 —
per esperienza veduto —égli Mire — che quando piò per
luogo dell' nzione ci allontaniamo dalla nostra Il-
io pili gr&dita riesce ad ogni spettatore . olire ■•tir ut
che si ricava dal veder sul teatro, come in uni fto,
i difetti ili alcune nazioni o barbare 0 infedeli ». ')
Tra i personaggi forestieri delle suo commedie, prin-
cipi, principesse, milordi, miledì, sultani, Dervis
ecc. ecc. si l'orma un intrigo d'amori, infedeltà, ricono-
nti, gelosie, tirannie ecc. ecc. É l'intrigo si svolge in
una serie di scene, scritte con facilità, con un eerto l_.i
ma, naturalmente, tult'altro che belle, l'aloni, il Ceri
usa un dialogo tutto contesto di versi e emistichi m-
drammatici: nella soia ; , del pròno atto della
prima commedia — Gì' Inglesi m America — ho i
une ventina .li versi. Ordinariamente, il suo stile «•
rato di: Cieli I Stelle! Barbara Tigre fr canal Oh De-
stino! Oh fatalità! — Alcune commedie sono scritte iti
versi inartelliani, come Dio vuole !
Ma, a Parigi 0 a Costantinopoli, a Londra o in Amo
tra lo foreste o nei serragli , al personaggi eroici
si veggono mescolati alcuni personaggi buffi, che re*
per noi la sola parte viva dell' opera del Cerlone. t
non era ..-.usi pel pubblico doi teatri napoletani d'allora,
che s* appassionava e s* inteneriva e piangeva alle
In queste prime commedie, i personaggi bulli
il pìccolo paggio o il garzoncello napoletano, Pulci i
la servetta amante di Pulcinella, qualche volta un napole-
tano gnuioso, (cioè goffo, vigliacco o sprop a tal
quasi sempre, il Maestro di Casa o sia Don Fastidio.
Don Fastidio piglia parte solo in queste prime e
modio ccrloniano. È stato detto ch'esso atura
del Paglietta oapoletano, Siamo giusti coi paglietti
') C di F. r. tfap, _ Tomo Vili. — VinaccU, t77ó.
— .471 —
: Don Fastidio , per essere il loro comico rap-
presentante , dovrebbe avere un po' più di quella loro
famosa sottigliezza e di quei loro famosi imbrogli ').
Una Boia volta comparisce veramente in azione di pa-
glietta:
Petruccio. Dove, signor Maestro di casa?
Don Fastidio Vado ntribunale; mmalora ramine spicciai io so
aspettati! iti mia, ca devo questa manina parlar
per causa d' importanza.
/'. E vi siete preparato f
D. F. Io sto sompre preparato: accossi mme ntennes-
sero i ministri.
P. E fatevi intendere, fatevi intendere!
li. V. Io faccio quanto pozzo, rna lo talento lloro n'arriva;
chiara mance Ponzo vi
P (Che bestia....) Il signor Conte Ottavio nemmeno
vi capisca.
D. F. E cbisto e dell' istessa taglia de chillo.
/'. La causa in ohe OOOSÌStof Falerni la tinozza dir-
mene il contenuto.
D. F. Ca te lo dico, tu mo mietine ste cose f La causa
est; UDO pisciava nfaccia a no portone; al rumore
del piscio un cane, che se Irò vaie Uà, se mese a
fuire, urtò fra le gambe di uno che vendeva \
e cristalli in una sporta, che aveva sul testioro;
questo cadde e si rompone ogni cosa.
P. E l»ene ?
l>. F. IjA causa è mo , chi deve pagare li vetri e cri-
stalli, si chillo che pisciava, si lo patrone de lo
cane, o lo vriu>
/'. E che cause andate pigliando
D. F. Cause d* impegno; e si la perdo Nimicarla civile,
l'appallo lunno de pall.i.
') Cft*. sai D. Fastidio il profilo ili M. Scherillo nel libro citai
immettili dtU'artt in Itali»
— 572 —
P. Voi chi difendete 1
D. F. Chillo che pisciava; sarda bollo , uno pò |
paga otto, dioce docato; che te pare T ')
. ìli o^ni altro raso, la professione di paglietta è per
lui un lontano passato: « A Napoli, quatino io ...» —
Don Fastidio è piuttosto il tip" 'li quei tanti, che a
poli nel,. m» .li parlar bone, dando al dialetto des'men
toscane, storpiando la grammatica, inventando p
Perpetuo tto di riso detta nostra comm
Anch'- ora, ognun «li noi conosce tanti Don Fastidii!
sa che il dialetto è un parlar volgare, si ha un vag.
toro di ciò che sia lingua italiana, ma, mancando la
tura, si parla come Don Fastidio.
Luigi Serio accenna nel Vernacchio a corti oap
tani: » che la festa si mettono ta perucca , pe pare ga-
lantuommene e dicono : io mi mangiò !» s) — <
punto paria Don Fastidio, che ha un intero vocabol
di spropositi curiosissimi: profarare, risarciti--
capiselo, con esso seco ooi, ammafarare, io l'amò,
tera , eccetera. Ma questi spropositi sono accresciuti
molta boria erudita o pedantesca. D. Fastidio, in
giona sopra ogni parola. Dirà: io V amò.
Paggio Prima ?
D. F. No, adesso.
') lM BaUé «i Napoti A. E. S. 3.
*) Cito dalla ristampa (aliane «ilio Gramm. del diale!, nap. N'ep.
J) Noi Vco. napolitano. II. 65: < Dubbiamo questa curiosa voce
pareggiabile o di sempre compianta ricordanza uostro D. Faaii>)
nel recitare all' impronto la erto e adoprò in neuo dot far et» uni
i gran personaggi certi tortati, e finti sogghigni J' avvenenza per na>
BoUerare la dureiu del cuore. Esiatendo per disgrazia la cosa, era
inventar la parola. Si trova adoperata nelle commedie del Ciarlone (i
U .'ll'j quali quoflto illustre attore recitò.» — 1/ articolano e del «ìalu
— 473 —
Paggio E perchè dite V amò 1
D. F. E come ho a dire ?
Paggio Io l' amo.
D. F. Che sai tu' fraschetta ? queir accento sull' o dà forza
alla parola. ')
Dirà, per complimento, a una signora: voi siete me-
retrice', e spiegherà che significa che merita tutto. Dirà:
a Eccellenza, Milord non saprà che voi siete qui deca-
pitato x> :
Conte — Decapitato 1
D. F. Eccellenza, si, decapitato; e dissi bene: nel mio idiomola
decapito, decapitas, decapitavi, decapitatane sta per ar-
rivare, giungere e partire. » *)
Una volta, dopo uno di questi accessi di spropositi, Ba-
bet, stupita, gli domanda:
Babet Favoritemi, voi di qual città siete ?
Mastro De Napole.
Babet E parlano cosi i Napoletani ?
Mastro Accossl tutti , no: sar ria troppa felicità e gloria della
nazione: vi è la gente di bassorilievo , le anime vol-
gare che parlano corrotto ; in fra di noi pò, ceto ci-
vile, nce truove na polezia de parlare , na cosa affi-
nata, n' allimmatura, un discorso terzo.
Babet Come il vostro ?
Mastro Appunto. s)
A questa ignoranza, convinta d'esser dottrina, accre-
sceva comicità l' aspetto serio , accigliato , burbero del
personaggio. Si chiamava Don Fastidio de Fastidiis; ed
•) La Filosofante riconosciuta. A. II. S. 5.
*) L' apparenta inganna. A. I. S. 4.
3) La Vera Confessino. A. III. S. 7.'
32
in
— 474 —
vi. Andava Destato paglietta *■), tutto di nere
all' antica *).
L'attore, che faceva I). Fastidio, i Ma-s
sarò. E, certamente, il Cerlone non fece che ■
Ko quel tesoro dì motti e frasi ridicole, che il M.»-
sarò era venuto riunendo noi suo lungo esercizio di co-
mico improvvisante.
Le commedie del Cerlone si recitavano dalle cooap
gnie di prosa della città. E, giacché una sola compa££ i
fissa di prò- mi t air i, era li jbI"
lora, quella del Tom tirino sotto S. Giacomo «fi
Piero del Largo di Palazzo furono «orto il campo «l*
prima attività dal Codone. B, infatti, nella compaur » '
Tomeo recitava Fi'ancesco Massaro.
Nel 1765 venne a Napoli l' inglese Samuele Sharp, cg,\
tale, cui rispose Giuseppe Harem* col suo libro sui
stumi degl° Italiani. Secondo il Baratti , lo Shai [
ceva guidare e attingeva le sue notìzie e giudizi da
i, che aveva con sé a Napoli '). Dobbiamo, dune| ' '
essere grati a questo servitore, che condusse lo Shj^-r
dove non andava nessun viaggiatore, ni 'ina, o^
nel teatrino del Largo del Castello.
o Questo teatrino — dice lo Sharp — ù mollo p
sciuto col nome di Cantina. Scendete dieci gradini
in un fosso, che, quando ò pieno, può contenei
o ottanta persone. Ciascun posto* si paga un cari no.
') /.' apparenta inganna. A. t.S 6. — F.a Vera Contessiti,!. A. 1- S
v 'L'opera del EUhfaea, Gvmiihldi am tf capei (Zùricb, 1808, I. I •'•:> **" '
è un oapit ; «love, tra l'altro, si dice: « Il D. Fjuù •** * .
ba otti l'in .a- a figura, no groaao ventre, gambe straordinariamente Mi****
un vestito antiquato, e un gran naso provvisto d'occhiali ».
!) « BeoaHanra, un uomo, vestito di nero, ed all'antica., dritto di j
larvi con premura. • — La Filosofante riratasciuta. A. II. S. Il
*) Barato. OF Italiani ecc. ed. - IL p. 801 « un galante servitore, \xa — ■
nomi- Antonio, ch'agli arava proao al mio servino in N
— 475 —
Som intorno una i divisa in dieci o doglio
mio dei quali può contenere comodamente quattro
lersonc, e si paga otto carlini. Con questi prezzi non è
ile immaginare eh no essere scene, co-
stumi , attori e decorazioni. Quello elio ò difficile imma-
ginare e. la volgarità del " udienza che consiste princi
mente io pellaoci sporchi e fri maniche di
camici;!, nelle platea Quanto ai palchi; essi, generalmente;
vuoti. Tutti i • a le damo hanno in Rai
brutto uso di sputare innanzi a sé, senza far mai uso di
fazzoletto, o cercare un cantuccio in disparte. Ma nella
tino la loro sporcizia è veramente ributtante: sputane
i, ma sui muri, cosicché è impossibile
'carsi i rastìtfa E! sputano son tale e» . dio
! posso attribuire la magrezza e l< ■!
tolti napoletani se non appunto alTabbondanza di questa
:rezione ». !)
11 dramma, secondo lo Sharp , 8EB in Italia m cattive
i /.ioni, perdio non destava L'interesse deU&geDte colta.
lon si recitava mai una tragedia. I comici delta cantine
no sbadatamente: spesso ntìva suggerire ia
»arte a parola a parola ! a Ciò che sembra indispensabile
pubblico napoletano Bono due o tre caratteri, come:
Pulcinella o il servo del Dottore (ì), che partano il dialetto
dell'infima plebe, inintelligibile allo straniero». Pure, c'e-
i alenili attori di molto Ingegno, a cui man-
solo l'arte, o la buona volontà. K l'aiteozione delio
fermata da quello, che rent.-n.-i il curati. 'ic .li
D. Fastidio: ch'era appunto Francesco Massaro: a Costui
pale e senza "licitazione in lutto ciò che dice
1 scena, che, con podio correzioni, farebbe una
i figura sui teatri di Londra 0 di Parigi »
') Leturi frv.m ltaLj — I.. \XIII e cfr. L. IX.
— 476 —
Il Pulcinella della compagnia non sappiamo chi fosse.
Forse, nelle prime <ommedie del Cerlom
re, allora vivo. Godeva anche bella t'ama come comico in
quella maschera Francesco Barese ') — Ma nel 1764 giun-
geva in Napoli dalla Sicilia un comico, chiamata "••
Cammarano, che venne a far parte della compagnia de)
Tomeo. Portava seco un suo figliuoletto di pochi □
Filippo, che fu poi od nostro secolo, per un pe ittoi
di commedie al S. Carlino. Altri suoi figli furono il pittore
Giuseppe, alava anche bene da Pul\ .Automi
che faceva da Cornelio, e fu suo nipoti odo ni- K
drammista, Salvatore-Vincenzo Cammnnin», .sul 1
pi", recitala senza maschera. — Ora. accadde che una
andava in isceua una commedia del Celione, itili'- •
Im vedova, donxella e mmarctata,
E echino le mancava essere prena!
Cammarano portava annommonata
Masscme quanno sten de bona vena;
Maschera ancora non avea portata,
E d'Abbate facea ammalappena.
Do Miteni Zambie stanno a la casa
Ave a mori !... Né nc'ó chi lo conzola
E a lo cerviello, e 'n pietto ne* ha DI vrasa.
« Dimmi il tuo poi da me l' invola!
Dice Milord — n Don Giuricela Spasa I *
E da ccà Cammarano fuje Giancota.
Cosi il figliuolo Filippo dà ragione del soprannome pa-
terno. *) E il Cammai-ano rcslù Giuncala, anche quando
') Il Bure*» mori intorno al 1777 — Bartoli F. o. e. I, 73. Cfr.l
Sigm Hdé V :Cj6 n.
') V. di Giacomo, Cron.< ."O — Questo sonetto è coatenat
Yitrjc strambe e bisbetece de Filippo Cammaranv. Nap. itamp. reale 18
p. 6*7. Nell'op. dot di Giacomo v ri; in curioso ritratta di Gio-
cola, delincato dal figliuolo GiuMppo fp. W7).
— 477 —
die famoso Pulcinella, legittimi successore del di
Fiure :
Dei suoi merti l'Europa è tutta piena;
Fa il Pulcinella, e ha quasi del divino,
Per la grazia, che esterna in su la scena ;
Gareggiando col veneto Arlecchino,
D'entrambi il metta in ogni suol ne vola
Quel col nome di Sacchi, ei di Gtancolaì •)
Questa trasformazione in Pai durila avvenne intorno
;tl 1771'.
Francesco Massaro mori d' apoplessia sulla scena del
teatrino di S. Giacoma il 1768*). E nelle commedie del Cer-
nila si trova più il Don Fastidio, se non una sola
villi:», e mollo più lardi, (piando comparve un attore, ébfl
e di potere per un momento far rivivere l'inimitabile
Francesco Massaro. ')
») Vùrit cit. p. 7, cfr. p. 75.
*) F. Untati. s<>t,:{r. n. 30-7.
•) Fu costui Luigi Parisi. F. Rartoli. nelh> Noi. cit., parlando della
i Alessandra Parisi, la San/trina, napoletana d'origino, ma uata
a Torino, dico ch'era « di figura ansi > «emhiau/« geniali , •
gli occhi suoi tono dua rivi tparchi in i esna conosconsi chia-
ramente gli alludi Intorni dall'antno Tali; appunto si mostrò nello
Arvsnturt di Thinnu Irtrnr , nu.-.lia di Francesco Codione, falsamente
intitolata dai comici : La sepolta cica >. E suo marito, Luigi Parisi, fa-
ceta il D. Fastidio, « faceto a ridicoloso personaggio napoletano .... •
vi i'M«cR roo molta gni/.ia, piacendo univeraalmenla in molte città >. Il
Bartoli stampava la suo opera il 1784. — Anche noli' o. e. del Rehfuee,
*i dice che , dopo la morte del Massaro , era divenuto molto rara sul
(miro,
- 478 -
5. Carlo. Gaetan atcsta, impresario — Morte del
Marchese di Liceri. — La Compagnia i dei
Dura di Waddalani. — Ceu ioni. — r adi
Carlo IH — (1753-59).
Gaetano Grossatesta cominciò il suo appai!
del 1758 , coir Eroe cinesi:, musica del Hura-
nello, eseguii • dai Babbi ido Maxsan
(iui/./oiii, Rosa Tagliavini e Giù
tini erano M. Pitrot, >!• li, M. Michel, l'\
si Brigbeoti, Rosa Loli. l)
il Riamerò, musica del Buranello, ['Ifigenia, '/.
mrlli, e Y Alessandro del Buranello; cogli al
/.anti e più Stefano Leonardi, e Giuseppe
Aprile.1) n Abbiamo un'opera cattivissima— ioel
carnevale Castracelo Bouamici all'amico
s.ivini — e molti festini, ma sul gusto i io! » ')
Nel ■ 54, [' Ar&ace , musica ili
col Caffarclli, la Gui/zrtti, il Babbi, Cosimo Abate, Man
Masi Giura, Caterina Flavis. *) Si offe
. per S. Carlo quella Peni/vi, dea
') Tmfri f. 10" — Per ciucata recita, il Metaatasio acri» una tettrr»
«li consigli da Vienna '*J Gnau. 1753, dir. alla Coatcasa di S&ngru. {OpfK
ed. di Napoli p. IMS
») Teatri t. 10.»
JJ 20 ii.-ini. EH — Iu un' allr« Iutiera del 26 Marzo, dica: « Deputato
l'altra aera con Caflarollo, «pirito « limo, oli*, non valendo
primo cantare a un'accademia, dove ci ritrovatamo, stracaoto poi (dstt*«
por amor della min tetta. Discorse molto di Francia, e, por noatrare
aver dolio «pirito, uegòla Provvideuza di netto >. — d. coi
. in,. |.-ul.j.. la l Ilo. Coritta Fir. 1888 — p
4) Groaialata. 12 aprile 54 — Teatri f. IO.»
— -17'.» —
i prima, e ohe tornava allora dalla Coito di Spagna,
doV era stata quattordici anni. ')
Il -1 novembre, I' Adriano in Siria; nel dicembre, 1' /s-
sifiilc, musica 'li Pasquale Brriehelli, e, pel gennaio
la Mario, musica di Giù Sea i-latti, a giunto da
|K>clii giorni dalla città di Vienna ». Cerano il III
pagnia i soprani Marianino e Luini, ri io .ili -rilavano ").
Il Marchese di I iveri faceva recitare di nuovo nel mese
iii novembre la Claudia e preparava intanto il Solitario ').
La compagnia deJ 55-G fu composta da Filippo 1
ohe tornava di Spagna, primo soprani» ; da Colomba
Mattei, tornata a Napoli prima donna •); dal tenore Do-
moni< 30 Magnili di Firenze; da Caterina Raimondi, detta
in Tesi nuora; da ('aterina Flavis, ultima parte. \.
uni, da Luigi Biscioni , Anna Ricci, Gasparo Cieri,
V \iii'.n inni, il Galantini, Maddalena Ricci. ')
Nel maggio, s'ebbe Y Antifona Regina di Tebe, del-
l'Aliati; Rocbaforte romano, musica del Buranello. Nel
novembre, la èierope, di Apostolo Zeno, musica di Giu-
itti; nel dicembre, il Demetrio, musica di Gae-
tano Piazza, maestro di cappella a Milano; e, nel gen-
ia Disfatta di Dario, del Morbillo, musica di Pa-
squale • orna spettacoloso, uno dei pochissimi
«iati al S. Carlo su libretto d'autore napoletano. cj
>) Vedi Ietterò di U- in apiKMi.1.
*) l ,.t - Teatri f. 10.«
») Liwri 30 No». 51. — Teatri f. 10.°
i di Colombina Mutici f« il Molfl-
. vendo al Farinello, 28 Maggio 1719— Cfr. Lettere dispersa od.
Cartlurci p. "iOO, e passim.
Pitie 55.— Teatri f. 10.«
•) 2» ; [6 Ott 55— Teatri f. 10°. — Posseggo tra i mio»
m» una oarodia ilei dramma del Morbilli, ini: La Disfatta di Dario
Dramma per il Calascione comporto solamente per firn ridere la Si-
gnora iVincipessa Calamita ti,' da mutiri rauchi ad uditorio
— 480 —
il M.inìn >c Hi l.ivcri, nelP ottobre, era molto malat
Pure, aveva quasi (ìriilo di appareroliiare il Sol if arto. E
chiederà, t se mei i "> i *"> non si compiaccia che io possa
dare alla medesima 1* ultimo compilivi!' i a da me
restar ciò commesso al mio allievo D, I Varo Mi
con caricarlo dell' incombenza di tutto queDt , che io simili
ioni stava a me caricato ». l) Nel recitare
una sua nuova, ed ultima commedia, intitolata la Sirerin "').
Nel 56-7 il Manzuoli ■), la Guizzetti, la Teresa .S
di Torino, il tenore Magalli, « non essendo stato pò
bile di avere il sig. Antonio Raafi i ritrova fermato
in (spagne » e il Magalli era il più capace in Italia. Se-
condo uomo, nella primavera, Antonio Ma/./.ioti , in se-
guito Giuseppe Guspeldi. Ultima parte, la plavis. 'i
E si recita lì Antigono, musica del Conforto, il Soli-
mano, musica di M. A. Valentini, e la Zenobia, musica
del Picchiai; e, nel gennaio 57. P/m li Tmìa del
Morbillo, musica del Cafaro. 'i
Nrl maggio .'.7 andò in iscena il Fornace, musica del
Perez e del Piedoni. Oltre il Manzuoli e il I Per-
ei patiniti n tordi usato lì t> di febraio 17 5 fi , op*r» <1«-1 Duca di !'•-
reto. Alla Ano, SU MBMttO napolitano del Duca di Maddnloni , •or
contro il dramma 'l"l Morbilli.
l) Liv.-ii SS Otfc 55 — Teatri f. 10".
r.oit,\ Trutri f. 11°. Non fu Btampata, e ai trova mauot'ritta
Hill. N;»z. X.11I. C.89. La lista dei personaggi è autografa d*l carati
a me ben noto, del Livori.
3) Mottiawme carte di trattative e quistioni per questa venuta del |
xuoli, L'ElUi parti per la Spagna. Anche il CafforeUi era a M..
Teatri f. 11°.
') GroMatcala. Apr. 56 — Teatri f. 11°. —Nel Solimano fa aggiunto
il inora Folta Wl
sl CnrU-. Ivi f. II». — N. Garofano, con lett. «'■ ottobre 175:.
che {'Incendio di Troia sia da ammettervi pel S. Carlo. V. anche
•upplica del Morbilli.
i ■-
Uefa
S
— 481 -
ilo Tcnducci, e, dello donne, la Caterina Pllaia detta
Pai/ade, la Margherita Mergher, detta la TedeaeAàta,
e la Geltrude Landini ') — U Tenducci, buon soprano, ebbe
.colo scorso una celebrità d'un genere tatto
date. Quantunque sopra/io, si maritò ed ebbe figli. Égli
>reseinava a Londra il Casanova la sua /emme
a due tigli. *)
Il M a di Liveri, sempre malato, continuava a
scriver da Liveri, dando disposizioni per la p
commedia. I£, « non essendo in istato di co il li-
■ i lolla nuova ron un odia, ne aveva richiesto D. Gae-
Ciccarelli, avvocato napoletano, del di cui buon gu-
iveva speriènse a da questo se n'era composta an-
che buona parte, che gli era piaciuta t>. — Ma, ne!
bue 1T57. la Marchesa sua moglie, D.* Vittoria r
annunziava al Re la sua morte ooo una pietosa
ìtlera, nella quale si vede il povero Liveri, che, sul letto
i un giudizio, su quest'opera in data del 19 maggio 57 leggo, che,
essendo il libretto pieno di tristi r. . In musica corrispondo alle
parole, < ed in questa città ai va a vedere cho più presto ni desidera a
placa una musica elio aia andante ed allegra >. La Pilaia era buona, ma
il Tenducci stava quasi sempre in tale stato da non poter cantaro. —
Teatri f. li". V. uello stesso fascio una lettera dal Babbi, Fir. 19 ot-
tobre 56.
») Casanova Meni. VII, 43. — Il quale soggiunge: < IL se moquait de
ceux qui pruteodaiont qu'en sa qualità de castrai, il aopournitpns pro-
crear moti seniblable. La natura l'avait fail monstre, pour la conno r ver
nummo; il était triorchìs, et cornino dans l'opcration, eoe.» — Nel curioso
libro del Goudar: Le brigandage de lamusiqite italienne. MDCCLXXVJJ
ai dio» di lui: < C" est ce uique, qui s'osi marie saus avoir Iob
deox témoins necessaire» pour le mariag- . » p. 75 — Vedremo più oltre
no processo d'adulterio, che gli fu intentalo qui, in Napoli. — Sul caso
analogo del castrato Balani |'i n. Anli-nlniU: Tableau de V Angle
tare et de f Itoti,- — À Gotha. Q. li. BtttngK I78N. Ili, p. 336-7 — Il
Balani, a un bel punto della sua carriera, si senti mancar la voce e ri-
•iiieune uomo.
'IO
iva
a con
o del
a»e-
- 482 —
di morte, pensava o provvedeva ancora al
i di corte ' >
11 Livori aveva disposto « acciò non fui
l:i 11 s. iti quest'anno del solito divertimento delta i
media». La vedova voleva provvedervi i
Mtiodo Coliteli i] nule, il Ciccai-elli eliirwlr.
cedere Dell' incarico. E simile domanda presene
cattivo soggetto dal Qglio del LLveri. Ma il Re fece
nlcre a tutti: non occorre. Alla vedova fui"
gnati 500 ducati l'anno. Gli attori furono giubilati, o ac-
cordandosi ai recitanti antichi il mantenimento •
Scioltasi la compagnia del Liveri, i migliori
di essa, accresciuti con altri nuovi, comparvero sotto
nuova faccia nella casa del giovane Duca di Madd
Carlo Carata. La formazione di questa nuova ed eletta
compagnia di dilettanti «leve porsi intorno al IT
Carafa, nato il 1734, fu il penultimo dei C'arala, l>ii
Madilaloni. Amico ili Giacomo Casanova, che
conta intorno a lui cosn eiiri'.sissun.
Lo Duca recitava molto bene da innamoralo,
Cristoforo Russo da Pascariello; non l'antico tipo
commedia dell'arte, ma uno tutto nuovo e diverso.
Russo era <« fli professione pittore «li paesi non igno-
bile». [FSignorelli ne fa questo magnifico elogio : «Con-
traffaceva con verità o mirabile ogni pii
rac-
to.
*
') Carte varie f. ti ." — Nel suo testamento c'è un codicillo, 24
60, Mi i|u;>li' itaMlliee, dia, se, per cibo, al tonino della >ua morir,
si trova»» creditore di tutto o p*rte del *uo Bti pendio, questo non po-
tesse reclamarsi o s'iutendesse donato al K. I Rimati come
testimoni due suoi attori: D. Vulifuoco o P. Mundo, e F. Ciecexelli, ani-
aiinistiat.-i — .' .. ,i f 17".
*) Carta nel f. 1 1.» e lettere della Marche»* di Limi IT ;7 ex
Team f. 17.«
3) Méta, passin). Cfr. art. ciL Un am^ , C.
— 483 —
qo nelle commedie del Li veri; ma b
'•Ilario nelle commedie all'improvviso setta parto
'(scarif'l/n, cioè di uno chfl (avella senza conchiu-
o coneliiude , passando di pensiero in pensi
mtt' ultra cosa del disco»" incominciato! Ninno conobbe
eeme il Russo l'arte di sceneggiare con tempo ; ninno
Dava il dialogo ; ninno ebbe maggior pro-
di spirito, penetrazione^ Baturalazaa , copia di sali
i'i ed atteggiamenti ed espressioni eoi folto, parlante
al pari «Iella piti ferole eloquenza ». '>
i era Francesco Banci,che, «noioso attore nelle parti
.studiate col Livori, riusd piacevolissimo nella parte di
: ole barese i col no di Don Vitantonio P
ea. *) E Giampaolo de Dominici da vécchìo\ il quale morto
nel 1758,") fu poi sostituito da Gennaro Salerno. Inoltre^
la Buon de Marco PacehioUa'. Pran-
• \"\\\Mì\,da.petir-mai/n- affettato ; Giuseppe BiseegUa,
da vecchia caricata; l Antonio Castigtia, da don-
Gè - rdano, da jervo astuto; Nicola Cureio,
da servetta; Pietra Na poli Signorelli, allora giovanili mi »,
Ha. E da innamorato Giambattista Lo-
renzi, che cominciò a svolgere qui te sue Incotte dram-
11 Lorenzi era nato intorno il 1719 *), e aveva, dunque,
•) Napoli Sigi. ade V. 557-8.
*) l*i — Cfr. Prat alla Oj/p. teatrali di 0. B. Lorenzi. Voi. I, Na-
poli w»\ —
*j Con dUp. reale del 22 luglio 1753 il Re ordinò che fossero conti-
nuati d. 6 di pensione alle doOSell" Ippolita e Rosa de Dominici, figlie
dal di: n paolo — Teatri, i. 18."
4) 1. /uorelli acrivo che « maucò nel 1807, avaudo ollreuas-
sato gli aiiui ottanta»» deUa *ua «lA » (Storia Oritiett, X. P, Il
:) stimo di ill.i data della morte,
che è nella prot al 11 rol. dello Opere teatrali del Loraaa (Nap. 1813),
cioè il 1805. Il d'Attila (Lcya del tene, V. 29) fa notare che nel 1800
1
— 484 —
circa trentasettc anni. La sua vita letteraria ora stata, fi e
allora, quasi nulla. Un suo biografo oi h sapere che
appartenuto a varie adunanze di Arcadi, e che, giovane»
a scritti! una risposta atta canzonetta: Oraste agi
inganni tuoi dei Metastasio, che piacque molto al gran ;
la. Adulto, si diede tutto agli studii di drammatl
mila lettura dei drauuni greci, e latini, e italiani,*
gnuoli, e francesi; finché le recite nella compa^
Maddaloni non dettero un avviamento pratico a qu(
sua passione. — Pare anche che avesse fatto il negoziaut
o qualche cosa dì simile. Certo, era indebitato fino alla
cima dei capelli. *)
Questa compagnia foce rinascere più usto de
società di dilettanti, E nelle case di D. Raimondo di
Principe di Sansevero, e del Cons. D. Vincenzo liei
gine,e di (i. P. Cirillo, e nei conventi di S. Severino
Monleoliveto, si recitavano commedie di dilettan
I soggetti erano forniti talora dal Duca .li Maddal
O da Giuseppe BÌSCeglia , o da] Principe di San-
ma, più spesso, da G. P. Cirillo e da G. D. Lorenzi.
II Lorenzi ridusse» a suggerimento del Principe «li S
severo, il Tamburo dell' Addison e • della
moda di Nivelle de la Ch E, oltre questi e al
soggetti perduti , resta di lui una commi-dia scrìtta p<
:
musi am ancora vivo, come appare da Hoc., e erodo giusta
che la data ««atta sia quella rolli. Io < iio la data
dal 1806, rifar, orila prei 'irò errore di stampa,
perdio nel I voi. dflle stesse Opere, Btamp. il 1806, ai parla del Lorena!
rome vivente.
') Cfr. I'r.-f. cit — Nel 1760 aveva contratto un debito di 300 ducali
con l'architetto D. Vincenzo Rè per un negozio di panni, che voleva
impiantare. Poi spari. I suoi creditori non avavuno altra speranza, come
dicono, dia « la sua abilità ». Tratti f. 14.°
•) Cfr. prof. rit.
— 48T> —
inloro: Don Anchfse Campatone 0 sia il Coneerto, re-
citata in rasa del Bòrragin
Il Cirillo era quegli, che ne scriveva di più. La Mar*
rfwsn Castracani fu recitata in casa del Principe di San-
eevero. E, dopo aver girato manoscritta, messa a stai npa
senza sua saputa, cosicché egli la riliutn. *) — In casa del
lillo, si rappresentarono i Malocchi: ^radiosissima com-
media, che ha per tema la iettatura. y) Si vede in essa
un D, Tarquinio Malacarne, che scappa da Salerno con
tutta la sua famiglia per la paura dj Da terribile jettatore,
chiamato D. Paolo Verdicchio. Il jetlalore, che non ap-
pare mai sulla scena, lo perseguita in Napoli , ed ò l'e-
spediente, al quale, secondo i loro interessi, ricorrono L
vari personaggi, per far nascere utili complicazioni. — Ba-
da che D. Paolo non sappia niente dello tue nozze!— dice
U. Tarquinio al figlio — u Vasta che isso sappia che pe sso
matremmoiiio sonino venute a Napolc e coli' intenzione
de farci malo, che non le manca mai, si metta sopra un
campanile , e guarda verso Napoli, I' aje jocata la mo-
gtiere I > '.•
Il dialogo è bello e vivace; l'azione, piena di brio. Fra
i pei'sonaggi e' 6 un D. Tiburjio, seccatore cerimonioso,
che parla sempre del buon guato dei forestieri. — Queste
due commedie e moltissimi titoli di scenarii sono ciò che
ci avanza deli' Opera del Cirillo. 8)
») Commedia nuota e piacevole secondo il buon gustò moderno. Io
N»p. preuo Dota. Sangiacorao., >. d., ma del principio di quatto Meolo.
») Napoli Signorili V. 564 «g. — Nella Uibl. Ntt BM. *•?>.. XV. P.
20, col titolo: Gì' tmpMori di G. P. Cirillo, eh' è appunto la Marchesa
Castracani.
') l Malocchi i-omiiu-di» il«*ll* avvocalo • Ufo «ig. D.
Giuseppa Pasquale Cirillo. Venezia MDCCXCII.
«) 4L I. B
s) i'er qxtBàtà titoli efr, Napoli Signorelli 1. e eC A. il«'Ro*i, M * di
VUlaruu: Baratti 'i alcuni uomini ih lettere. Nnp 1824
— 4R6 —
Qualche commedia, di queste dì dilettanti, doveva
sere portata anche sui teatrini d
pagaia propria. Nel 1758, per ss., sappiati] ca ut
oonxmedla, per ordino del Re, alta Paggeria. ') — Sul |
oipio del 1759, Carlo Goldoni tu iti trattative pei
Napoli Era a Roma nel marzo 59 *), quando gli gin
offerti' a ad istanza del Cavai ier Fuga e d >1
Tc-stagrossa ». Avrebbe lavorato a Napoli da Paa
novembre o con buone condizioni. «Ho (irato si in
le mie risposte — scrive il 17 marzo al Vendi
che il sig. Testagrossa non 6 più in grado di
il progetto; ma il diavolo tentatore me ne fa giungere
altro da Napoli parimenti , al quale non ho ancora
affermativamente . ne negativamente r
forse degli impresari del teatro dei Fiorentini o di
Ma il Vendramin, proprietario del teatro S. Luca, col
quale egli aveva un contratto, negò il permesso, e Carlo
Gotdodi dorè tornarsene a Venezia. ') —
Nel novembrv :,? tu rappresentata a S. Carlo la .Y>
teti, musica Piccioni e Cocchi; nel dicembre, il T
del Jommelli. Il Jommclli, come è noto, era ai -
Duca del Wiirtemborg, e ogni tre anni avevi
di scendere per sei mesi in Italia, Ne profittò qu
') Nota di apene rimossa «la D. Vincenzo Re pel Teatrino, formato
p. ordine dalli Paggeria*- T'astri t Ifi».
*) A Roma «gli trovò nella pouiju ornici all'impronto varfi
i oapolelanl, tra «li nitri un Puttanella >nni
I rumante di Roma. Cfr. Man. P. 11. C. XXXVI. — Un
dal carnevale 5D fu o la Augelo QabriellI •• lì. B.
per recitare nelle opera all'impronto in Roma. Con lui erano «tati *-'
l'i' iti Qumppe MililnUi <••! altri. Il N'itolo poi non pnt.- andaro.— T*atr.
■
ini e il teatro di S. Lue. i. Cariaggi
(1755-66) eoa prtt * nota di b. Mantovaui. Milano, Trerea, 1883.— L*tt
3, 10. 17 marzo 60 — pp, 91, Iti. — Cfr. Mtm. ed- cit. 11, 2284.
— 487 —
per mettere in ìsoetia il Creso a Roma, e il Temistocle
b Napoli. *)— Nel gemuì zanna e Teseo, mu-
sica di Antonio Mazzoni.
La compagnia di batto, par quella stagiona f>7-8, ora
giudi Ito debole, non essendovi di veramente buoni
Km un lai Miceli e una Teresa Morelli. Il Conte Fi-
nocchictti scriveva da Venezia, esaltando una ballerina
francese, die ivi era, chiamala Anguste Moisel. Por op-
ime della Corte, il Conte condusse le trattative; si ebbe
una '. ili questioni de re-j lilialmente, la
Moisel, desiderata, venne. Ma la prona seta, che esordi
al S. Carlo, proprio il 4 novembre, essendovi presenti i
Sovrani, la tanto esaltala ballerina (eC6 IH) raro fiasco,
B dispiacque al Re, e, socialmente, alla Regina. I Sol
mandarono una persona a dirle sul palcoscenico , che,
se ballava a quel modo, 1* avrebbero subito subito riman-
data a. !•'. tìi ilato online di senvere al Finocehietti,
partecipandogli la bella notizia, e dicendogli che, pur l'av-
: lento, In simili trattative, perché a Na
l'inverno, non e* era altro divertimento se non l'operi
I Carlo; che il essere buoni ! La pi
Ma demo /sci /e Auguste sì presentò tre volte al ministro di
Casa Realee non fa ricevuta ; finalmn dicendo,
tra l'altro: « Arrivata in nessuno ha degnato
armi il genio della Nazione, e mi è
i dato per compagno un ballerino grottesco e non
A meraviglia se quello elie ha piaciuto in un paese, non
abbia l'istessa sorte in un altro paese, onde sarebbe
mio pensiero di esplorare il gustò di questo n
Publico, aline mi uniformi!» Il Conte Fi inietti
cubilo, tessendo la biografia lisel.
e mostrando «pianta gente competente si sarebbe dovuta
«) Man ■■ ■ — i- LXXVtl.
— 488 —
ingannare con lui , s'egli s'era ingannato ! Ma qt
, il Re gli fece rescrivere Moi
avendo mutato carattere nel ballare, e ballanti
ha Incominciato od avere del giusto si -ap-
plauso ». 'j
Il Grossatesta contimi'1» Dell' appalto. E nel 58-9 ai el
baro del Latilla, il Demofbonte dello Has
roe, defl'Brrichefli, e la CI di Tito, dello Basse. ') -
Col Babln nnaso Guarducci , Carlo Ambrogi
e la Catarina dalli, prima donna Francesca Cabra
i! Maddalena Vallai
Nel 1759 si radiava al S. Carlo l'Adriano in Sii
musica del BuraneQo ariani, tenore, e Calai
gnoli, Giuseppe Belli, Pietro Santi, Dorol
torma Flavia. I ballerini erano i tre Sabatini, prim
•tesca; Anna (sic) Grisellini, «letta la Tìntoretta e Fi
cesco Martini, seconda coppia; Luigi Biscioni e An
Guidi, prima coppia seria, e 6 figuranti. *')
Fu questa l'ultima opera, die Carlo IH trio,
perdìo nel 1759 fu chiamato a racco P eredita del
trono di Spagna » E Gaetano Grossatesta gli faceva su-
bito la seguente supplica :
S. li. M.
Gaetano Grossatesta, umilissimo servitore «Iella M V Cat-
tolica, prostrato ai suoi Reali Piedi con il più profondo oua.
>) V. moltip. cario f, ti.0 La leti, della Moisel, N'ap. 0 nov. 57,qt»cU»
biograf. del l'in. V«Mll, 19 nov. 57.
*) Corto — Teatri f. li.«
») Sulla Oaili. V. informi. — Teatri t. Il
') Carlo Teatri f. i2°.
s) Tra i tanti, CìiarahaltiNt* I^reoal «tata pò io qua» t'occasiona iu
festa teatrale, int. // aiudùio di Giove, Nap. p*r Vlncwnxo Plaato
17.7.». — cfr. pref. voi. Il Oper- cjl (Y.
qa«Ua
— 480 —
quie gli rappresenta, che, avendo abbandonato qualunque suo
interesse, noli' atto di assorsi interamente dedicato al suo So-
vrano servizio, epera mediante la sua Ileal Clemenza di non
«esere abbandonato nella presente gloriosa Epoca della M. V. C;
che perà umilmuiitt.' la supplica a degnarsi di per ti- Vgìì di
passare in [spagna nella continuazione del suo impiego, giacché
egli in tale occasione si preflfisse di voler morire al suo
servizio. E se mai l'impresa di questo Ileal Teatro potesse es-
sere di ostacolo all' umile sua istanza, in tal caso e pronto fin
da ora a dimetterla, e quando mai la M. V. C. credesse op-
portuno ch'egli la dovesse continuare in conformità del SUO
contratto fino a tutto il Carnevale dal L761, egli sostituirà, fino
mpo suddetto, suo cognato e sua moglie, li quali, mediante
ittica che hanno del teatro , sapr impegnarsi di
tale Incombenza, che della Grazia ut Deus etc.
I Ma Carlo IH gli fece rispondere: « Rimanga a servire il
Re mio figlio! » ')
Ferdinando IV fanciullo — L' Arlecchino Sacco —
Cronaca del S. Carlo — Viaggiatori a Napoli (1759-63).
Partito Carlo III, il teatrino di pupi del piccolo Ferdi-
nando prese il posto del teatro di Coarto. Lo Sharp dice:
• i suoi educatoti lo lasciano giuocare coi pupi e non m
vergognano di far vedere ai forestieri in che consista il
suo principal divertimento. In una stanza del Palazzo
Reale, voi trovate Pulcinella, e tutta igni* comica,
sospesi a un chiodo, e, accanto, un piccolo teatro, dove
sono dati in spettacolo non al monarca , ma dal mo-
narca ! o Accanto al teatrino dei pupi, il Re, la settimana
santa, faceva il sepolcro. *)
i) 14 Bttt 1780 - TnM '"■ :
■) Sbarp, UUeri from ìiMy. — L. XXXVIII p. 176-7.
n
— 490 —
Antonio Sacco, uno dei due ultimi e sommi Arleo
del secolo XYlll (P altro era Carlino) '), di' era fuggii
dal Pprtogaflo pel tremuoto »li Lisbona, s'offerse ai
vigi del giovane Re. Ecco la sua supplica :
Eccellenza
La Fuma delle virtù pregiabili, che Dell' Amino di \
in proprio Irono risiedono, mi ronde ardilo di presentarmela
questa mia umilissima supplica con sicurezza di ottonerò a questa
un favorevole rescritto, ed al mio ardimento un generoso perdono.
Qui è precorsa una voce che a divertimento del nuovo sovri
debba scegliersi una compagnia comica Lombarda; e ch<
abbia già dati gli ordini opportuni per il rifacimento dei teat
di Corte. CiO supposto per vero, ardisco io prima d'ogni al
offrirle la mia Comica Compagnia, in quel grado medesimi
ella ebbe l'onore di servire per più di due anni la Maestà Fé.
delis." del Re di Portogallo e sua Reale famiglia , e che ser»
virebbe ancora se la fatale disgrazia non avesse turbato il corso
di cosi bella servitù, l'osso di più assicurare ch'essa- compa-
gnia è mollo migliorata, e che i soggetti comici ridi
compongono, capaci son di divertire qualunque principe Catto-
lico anche severamente educalo. Con tale certezza aduii
replico umilmente l'offerta poi divertimento del nuovo sovrano,
e la supplico in caso seguir debba una tale scelta, a degnarsi
benignamottto di preferire la mia compagnia a qualunque
con sicurezza d'esserne sempre pienamente contenta- In
probazione di quanto ardisco asserirle, potranno a mio
faggio valere le informazioni che ritrar si ponno dai teatri
Milano, Torino, Genova, Bologna, e Venezia, da me issrv
dopo il mio ritorno di Spagna, e particolarmente quest'ul
dove a confronto di quattro teatri mi sostengo col SO
ridicolo. L' Ecc.* V.* come dotata d' una incomparabile Gè
') Sul Sacco cfr. lo memorie del Goldoni e del Goal, passim; Fr. Bar-
tali ad nom., e anche il. Baratti Scritti inediti o rari. Milana 1822-3
II. 50-1.
— 491 —
ner ositi, noi tempo slesso che perdona l'ardire dell' offerta, si
degni d'ingrandire il perdono per chi con ossequiosissimo ri-
spetto ardisce segnarsi.
Venezia, 20 ottobre 1759
Di Vostra Eccellenza
Uìes.nut L>cpotias.mo obbligalù.mo genitore
A.ntomu Sacco Capo Comico. *)
Ma non si pensava niente affatto a formare una com-
pagnia comica, o il Sacco restò a Venezia a co
nella guerra tra Gozzi e Goldoni.
il S. Carlo continuò mediocremente. Intorno al 1700 si
nota una spo.it! <li decadenza della musica o degli ar-
. — Il 4 novembre 1751) si recitò V Achilie in
.musica dello I lasse: e poi il Ciro riconosciuto del
inni, e YArtaserse dello Masse. ")
Nelle feste di Pasqua ci fu una novità. A richiesta del
cav. Gra% -. inviato d'Inghilterra, fu concessa « au sieur
i la permission de faire exécutcr, pendant Ics troia
de Pàques, sur le theatre de Saint Charles un
cert de masique, où il axécutera .liverses piéces de sa
oompositlon sur riostrument nomale le Pantalóon. » Ma
■ti concerti non piacquero, e non >«• ne fece più d'u
L' opera del Maggio fu il Trionfo di Camilla, acco-
modato da G. D. Lorenzi eoo musica del P ■. Vi
rouo il Mau/.uoli . la Rosa Tartaglila Tibaldi , ') il
») Tàotri f 12.°
«) Carte rorio — Teatri (. t2.°
3)L* Sieur ìioèl ara un Giorgio Natali. — Gravai Taouoci, 21 marzo,
7 apr. 60 ecc. — f. I
'i ijrossatesta 16 die. 50, o 5 fobbr. CO. It Sassone racco in -in da la
Tartaglila e cara ttoriizau dola per vera caulatilo di scuola, vaio a diro,
«sifdo a fondo la muxka i-d ha ìtuittaé la facilita di porro colla
voce tutto in c*wuxioiK! » — Teatri f. 12.°
— 49-> —
Ir mire Giuseppe Tihaldi , Giovanna Carminano, Filippo «
Mesciangeli, e Caterina Flavis. — Non piacque , e prò
prio per la musica: cosicché si dovè ricorrerò aff espc
diente, solito in questi casi, 'li ordinare alle prime parti.*.
« di mutare le arie , che non incontrano , e io luogo di I j
quelle pongano le arie da loro stessi io altro luogo can
tato, che abbiano incontrato il pubblico gradimento ». '>
Vinili' in questo tempo a Napoli il famoso tenore An- —
ionio Raaff; che cantò nel maggio 1760 in una festa mu-
sicale, data dal Bali fra D. Pasquale Gaetani, dei
di Laoreozana, Generale delle Galee di Malta e Amba
tore straonlu in rio del Gran Maestro, pel nome «li i
nando IV e il suo avvenimento al trono »)• — H M
dopo lunghe trattative, fu lasciato partire per Vìe
cantar nelle feste delle reali nozze. Lo sostituì nello opere
seguenti, il rinomato Giacomo Veroli, che, veramo
Napoli piacque poco 3).
L" incarico del teatro capitava nel i ipartimento
nucci, che, in fatto di musica, non era veramente il
nistro più illuminato, e poi aveva tanto da farei si
conta che, una volta, il Picei n ni si recò al Ta nucci, e gli
disse: « V. E. taccia cambiare quest'aria della cantata,
perchè unii posso metterla in musica. Il poeta . iol
cambiarla senza l'ordine reale. » Tanucci, circondi
togati, cavalieri, ministri esteri, usciva ad accompagnare
1" ambasciatore di Francia. AH' interrogazione de mi
si rivolse gridando : « Andate via ! Perche non pot-
metterla in musica? Chi ve lo ha detto? » Piccami rispose:
« Non ho bisogno che me lo dicano, lo so io : ci sono
due versi disarmonici ed aspri, incapaci di modulazione
') Carte varia — T&ttri f. 12.»
*) V. libr. Enea in Cuma. nella Bibl. dello Soe. Storica.
i rissime carte nei f. 12.° e 13"
— 493 —
Tanucci s* appoggiò al suo bastone., pensò un poco, quasi
deliberasse della guerra e della pace; poi sorridendo:
« Sapete che volete fare* Mettetela in canto gregoriano e,
n'entrò ! l>.
Ma L'amministrazione dei teatri ebbe una riforma. Al-
litore Garofano furono dati compagni due Consiglieri,
>. Salvatore Caruso e D. Bernardo Buono: creand
la Giunta dei teatri. Poi, noi novembre 60, il Garo-
10 fu promosso Consigliere di S. Chiara e gli successe
Nicola Pirelli. ')
Spirato il contratto col Grossatesta, so ne trattò un
Uro con un Giuseppe de Angclis. Ma, poi, fu riconfer-
mato il Grossatosta, per altri quattro anni, con un rispar-
mio , perchè non si dette più il solito aiuto di costa di
D. 4200, ma si faceva solo la promessa di un regalo,
quando il Re restasse soddisfatto della riuscita delle ope-
re 3). Tanto che il Tanucci, in premio del risparmio, ac-
cordava ai tre ministri della Giunta 1* onorario di 40 du-
Icati ciascuno. *)
11 Grossatesta tolse via, dai suoi contratti con cantanti
e ballerini, 1' uso di fornir X abitazione, come di troppo
fastidio e dispendio. ') — Si mutarono anche i giorni delle
te recite. S'era pensato prima di ordinarli cosi: la,
al l, al 4 novembro, giorno di S. Carlo;
3*. il 12 gennaio, natalizio del Re. Ma, sulla rimostranza
Grossatesta che, nel settembre e ottobre, « la maggior
parte dei nobili sono nelle rispettive loro villo , e che nel
settembre cade Tettavano di Si Gennaro », furono sta-
«) Cori S. Mattai. Elogio thl JommtUL \>. LXXV-VI —
») 8 Nov. 60 — Teatri f. 12.°
"fatti ii accontarono por più acmi 200 doppio di gratificazione.
,\ certi
•) Tanum fi maggio 1760 — Teatri t. 12.»
») Carte Tari* — Teatri f Iti. '
tuam
>i la
ìrza.
— 494 —
bilito: la prima, ai 5 novembre: la seconda, agli 8 di-
cembre: la terza, ai 12 gennaio1)
Il 2t) Giugno 1700 mori la Regina Amalia — La seconda
opera non cominciò se non alla fine dal D >■. ombro »
fu il Caio Fabrizio dello Zeno, musica del M
Zenohia, musica del Sala. E, con mollo ritardi», la
oho tu P Attilio Regolo del Jommelli , nel qual"
RaafT. »)
Tra i ballerini orano i Sabatini, e Rosa Pali Gu-
glielmo Vincent, M. Costa, e la Persini, delle la Tede-
schina. ■) Per l'anno seguente, vennero da Turili-
Spaccataoole , cioè Colomba Beccari , ottima
ivoto sommo applauso, spc'
un mere, ab i somma leggerezza e grazia »,
e il fratello Filippo, mediocre. «) Prima coppia seria fu-
rono Francesco Salomon e sua moglie, Costanze
ila primavera 61, si dette YAndromaca del Sac<
vi miniarono la Clementina spaginili , Tommaso Gui
ducei, Salvatore Consorti, Luigi Costa, un tenore i
Brode (che fu poi mandato via), c< aterine Nicoli
quale fu poi sostituita la Flavia
') 30 Giugno 60 — Neil' agosto il Grossa tasta esponeva al Ro < U
cisa Decessila che gli corre di portarsi sollecitamente iu Modena per
avere la conwlnzion-- m prima che muoia 1' Abate Gì
suo fratello, che trovasi gravamento infermo, o per disperalo di salale,
e [ter dar sistema in queet' occorre&ia ai suoi gravissimi interessi. » Il
24 agosto fu data la licenza: ma la moglie restava a Napoli a badare
al teatro. — Teatri f. 12» — Sull* Abate Orosaatesta v. a. cap.
*) Oro», ott. fW ecc. — Teatri L 12.° e 13.» — Cfr. Ioli
alla U.lmonte 1 die. 00, 27 apr. 61.
3) Grossa testa 11 apr. 60. — Teatri f. I
*) Cosi il marchese Caracciolo, Torino 4 manto 01 , che metteva
guardia il Tanu atro la mala fede del Grossa testa — 7
s) F.u Nif oli aveva cantato sui teatri piccoli. Ottime rifereiiM. Tea-
tri f. 13.° — S'erano fatte per questa stagione trattative col hoioao Qua-
11 teucre per In opere seguenti In Antonio RaalT, Il
era protetto dalla Principessa di BébBOOto. Si rac-
; i , dopo la morto di suo marito , era
caduta in un dolore muto, che faceva disperare
sua vita. Kra passito un mese, senza che versasse i
lagrima ; ogni giorno la portavano a una sua villa, per
ntare , invano , di divagarla. Ma qui una volta capitò
IT, che pregato, cantò la di Rolli : Soli'
ario bosco ombroso ecc. E la Principessa pianse e fu
. ■)
Nel settembre, giunse a Napoli Giovanni Bach, ultimo
fìllio del gran Sebastiano. K prosentò al Tanucci questa
ttera del Conte di Fitraian :
Eccellenza
andosi costà il signor Bach, celebre maestro di cap-
ala a comporro per codesto Regio Teatro , ha desiderato di
sre da me raccomandato a V. E lo egli un uomo
li molto merito, tanto più discendo a compiacerlo, (pianto che
ho tante riprova dell' amanita di V. E. e posso con fondamento
lusingarmi, che gli accorderà quella protezione che desidera, e
per cui le ne porto le mie preghiere; si accresceranno con
ecc. ecc.
Milano 15 seti. 1761.
Dee.mo obblig.mo aere, aero
Conte C. n» Firmian.
i, che non era voluto venire Tanno prima, confessando che la sua
lera troppo piccola pel teatro 8, Culo. Questa volt* chiosa 1200 xec-
i, eoa la stravagante condiziono elio con lui dovessero essere sent-
ili la Tartaglini e il Tihaldi. E, non accadendo questo, chkvlovn in-
1800 «occhiai. — Luglio 60 — f. 12°
.,/„.:— Voi VII ad nom.
- 496 —
Il Bach musicò il Catone pel 4 novembre. L' oj
piacque tanto che il Tanucci credette di doverne so
al Firmian : « L'applauso, che ba qui meritato la musica
del Catone, fatto dal maestro di cappella Bach i -he da
V. K. con suo gentilissimo foglio mi viene raccoman-
diito, fa sempre più ammirare il buon gusto e la giudi-
ziosa maniera di passare della E. V.*....»). E il FU
iiaiuralmciito, rispose: " Mi piace sommameli!''
derc che il maestro di cappella Bach, sia
l'applauso d'una otta, che in materia di musica tanto pi
vale a tutte le altre, ecc. » ').
La seconda opera fu 1* //><
E, nel gennaio, V Alessandro del Bach.
Giovanni Bach era uomo di vita allegra. Anche a
poli dovè rivelare il suo carattere. S' ii: 'Ita
ballerina Colomba Beccari, o, come dicono gl'informi:
« ha dato motivo ai Bfacendati ili parlare del suo amore
per la ballante Beccali ». L'Uditore lo chiamò, e gì:
un avvertimento per suo governo. Ma, una
naio, nel tempo dei balli, fu visto « assister
dei cantanti e ballerini dentro della scene ». L'I
gli mandò lo scrivano del teatro, ■ che, senza far romor
l'avesse detto che quel sito non era per lui ».
Il giorno dopo non si vide comparire al cembalo
Bach , ma un altro maestro da lui messo a s<
Ma ecco che il Bach fa capolino dal palco delle
e ballerine. L'Uditore lo mandò subii» a eh amare »e
buonamente gli ili— che S. M aveva reiteratamente
proibito a lutti, e finanche agli ufficiali delle suo reali
guardie, di entrare nelle scene e di trattare colle donne
') Tanurci Portici , 24 nov. GÌ — Firmian , Mantova , 7 die. 61 —
S. Caruso «Ila marna, Tanueci, |>«rctiè acri*» :>1 Pinola» , scusando il
Bach per la sua mancanza al Duomo, cui ara addotto. — Tauri I
— 497 —
del teatro, in tempo che si rappresentava 1' opera. » Il
Bach senti l'avvertimento di mala voglia, ma dovè ub-
bidire e andar via.
So non che, andò facendo lamenti dovunque; diceva
in tutti i teatri si permetteva ai maestri di andare
sulle Beane; l'Uditore In al iato dall'impegno dei Btioi
i ttori », che volevano gli si permettesse, per un'altra
almeno, di star sul palco delle scene, « sul motivo
iii togliere un'idea di mormorazione nata per la proibi-
zione ». Ma gli ordini raafi Brano precisi. *)
Intorno a questo tempo, capitò per la seconda volta a
Napoli Giacomo Casanova. Il duca di Maddaloni lo con-
dusse al S. Carlo: « À Saint Charles, on me presenta à
ieurs dames, mais pas à une seule passable. Le roi,
fort jeune, éteit dona sa Ioga du milieu, entourc d'une
- vétlM sana goùt ». Giorni dopo, fu
nesso a baciare una piccola mano regale fatta "
perta di geloni. *)
Samuele Sharp, qualche anno dopo, cominciò coll'a tu-
re l'ampiezza del teatro di S. Carlo. Ma, colla sua
mania critica, Dota subite ohe ò un'ampiezza che
fa danno al buon effetto della musica. Ma. o che forse
pi' Italiani vanne all'opera per Bennr la musica? GÌ' Italia-
ni vanno per chiacchierare, e la chiacchiera non «
oche quando si canta un'aria favorita, operlaprr
del Re. E lamenta il p costume d' illuminare solo la
. V. vero cho sf ne aiMnrovano delle ragioni di gusto.
Ma il gran piacere, che dimostrano gli spettatori nei giorni
ila, quando tutto il teatro 6 illuminato, prova ohe
i Pirelli — 7 febbr. 1762 — E rwp. al margino. — Teatri t. 13.»
to incerto, se la Tenuta forno nell'inverno 00-1 o 61-2 — Mton. V.
■*g. — A S. Carlo « ai Fiorentini cominciarono i suoi ainoi
propria figlia ! Cfr. art. eit. Un amico napoletano del Cata>,
— 498 —
Atta di gusto, ma d'economia ! Del resto, ancho
luiiima/i'in' ni di gain, credete che sia una beBa
SOQO grossi come dello piccole torce,
- ■hi.i ma] situati ai lati dei palchi; il luccichio, il calore,
il gocciolare della cera, danno noia alla gente dei pa
Iti li spengono. Farebbe tutt'altro effetto un bel lam-
padario, pendente In mezzo alle platea. Le dame, n«
palchi, non l'anno cosi bella mostra, come n
Una foolish sini/uiaritif è poi quella delle balli'
per ordine dell'ultimo Re, portano delle mutande w
che sarà fatto per un eerto concetto di modestia, ma
brutto e ridicolo ! ')
Quest' ultimo particolare e accennato anche da qi
altro scrittore, come dal Lidaiulc. ohe dice : « Oli assi
jetit Ics danseuses à porter des calecons, comm<
aetrìces méme ont la gorge couverte, mais et
avec une gaze légère, qui accuse le nud et ne reud pas
l'habillement moins agréable o. *) Quanto al resto, o'è qual-
che cosa di mio, specie riguardo al chi:
spettatori Francesco Milizia aerisi te vivaci -
sui cattivi usi dei teatri italiani del suo tempo. *) Il Duci-
che venne anche allora a Napoli, non sapeva far di m«
glio che girare anch' esso pei suoi amici dei |
a Aussi, quand les plus grands wnateurs me eterne
reni ce que jo pcnsais de l'opera, je répondis qu
teressoit autant qu'eux, puisque, ni cux ni moi, ne l'oca
tions ». ')
') 0. e Lelt. IX. " XXI.— Multi particolari poco Malti «ull'ammini-
slra/.iorm Avi tettili i |iir,-./i degli artisti, ecc. a p. 93. —
f) I.alandfi. o. a p. ^ 17.
•'i iTr. Del Teatro — Venezia 1774. p. 33-4. — Coulro lo Sharp
il liarelti; Gf Jtuliani oro p 18T.
•; Duole*. Voijage en Italie— A Lauaanne 1791. p. 137.
— 499 —
Altre critiche , quasi dira prooetblaU , riguardano il
modo di vestire e di comportarsi degli attori sulla scena:
Quando di Berenice il pianto ascolto,
E" por l'osservo rubiconda in viso,
Costei , dico fra mo con un sorriso.
Costei forse mi crede o cieco o stolto !
Quando Caton veggo attillato o colto,
I ferro in man del proprio sangue ìntrj
Il suicida in lui più non ravviso,
Poichò la man non corrisponda al volto....
Cosi Carlo Pecchia, che, oltre all'essere un valente
ito, fu non mediocre poeta oapototanoi l) — ivi resto,
questi difetti erano comuni a tutti i teatri d'Italia, e oltre
• be nel!' opera del Milizia, erano siali satireggiati, qu.
., in quel gr imo opuscolo dal Teatro
alla Moda di B. Marceli".
I 1762-8] prima donna fu la Marianna Moser o Mor-
. La vecchia Vittoria Tesi scriveva eosl alla Maria
« Toccanlo alla Morseri di Baviera, vi dirò
che nel mio passaggio fui di la, la viddi et era più pn Ito
bella giovine, la voce di soprano buona, e assai pfl
fcffle nella fortezza, un cantare chiaro e mi dicono au< -li a
che per il teatro rappresentava bene; sa lu musica a fondo
e canta tutto a prima nota, e si accompagna, ed è una
bella figura ». *)
Fui altri, principali, Domenico Luciani, il tenore
Pietro del Mezzo e Maria Diamante, dettala Diamantirn
«) flftftfc di C. P. — Napoli 1767, p. 1 15.
*) Carte f. 13.° — SfuToruroli gì' informi da Roma: e è di buon per-
•or.» lo, ciò* grande, ma aecra o pi ut tonto brutta: mostra Tota di 50 anni.
Ha fetta -1 marito canta il tenore. > Ma erano calunnio, pro-
curate dalla Spagnoli; che perciò non fu inai più scritturata por Napoli
Giunta 14 maggio 64. — Teatri £. 14."
*) Carte vario — f. 13.°
— 500 —
Cosi nel maggio si dette il Sesostri, musica dalla
roti; e poi, nel novembre, Y Antigono, musica del
1 ballerini Sabbatini e i Beccari avevano diviso il
blico del S. Carlo. Nel luglio scrive l'Uditore: « Nel II. Teatro
si e inlrodoilo lo spirito dei partiti , uno per li Beccari,
e l'altro per i Sabbatini . «li cui vi sono ■ capi B i pro-
tettori, i quali, oltre al tenere gente nella platea, che bouo
le mani in seguii d*apB]aUSO, mandano ben
rito, come s'è detto, per i palchi per fare lo
die nella passata sera di lunedi, si 6 l'atta un' ine
dante chiassata, importuna per la quiete di molti, ì quali
vogliono unicamente sentir L'opera e vedere i balli, ad
impropria per lo riguardo che si deve alla casa di
S. M. » ').
Nel luglio 1762, essendo morto 1 tuo
Rè, fu eletto al suo posto in S. Carlo, Antonio Jolli, i
mo reputatissimo pei primi teatri di Spagna, Inghilterra,
e Venezia, e altri luoghi ». ")
Le altre due opere furono il Demetrio , mu
Sala ; e la Clelia, musica del Sassone. 3)— Il Tanucci a-
i introdotto [' uso di far precedere da pn
drammi la prima sera della recita, che coinè id
coll'onomastico o la nascita di qualche principe. *) E •>
trovalo il poeta ad h.oc> un toscano, abate Giambattista
') Ud. 27 luglio 62. - Teatri f. 13°
») Carte. — F. 13* « 15 una sua suppl. che, « ritrovando*!
Inghilterra, fu chiamato In (spagna per lo foste ilei matrimonio dell'In-
fanto col Duca di Savoia », o vi dimorò sotto anni. Venuto a Napoli par
curarsi di una malattia, vi restò definitivamente, e. morto Vincenzo Re,
fu nominato architetto del S. < '
') Prop. Urossntesta e altre carte. — Tratti t i3.°
') Un tal QtannattaaiOi noli' occasione dei prologhi, faceva i voh par
presentare i libretti — Suppl. gonn. (11. — Teatri l. 13.» Moltissime «-art»,
riguardanti i prologhi, nel f. 14 ".
— 501 —
isso Bassi, che a Napoli era occupato nel far vi
nel morire di fame. ')
XII-
A, tirino di Corte — S. Carlo: impresario
Amadori — Le due Gabriela (1763-7).
(tuoi
linando un po' più grandicello, a Palazzo si
stabili di nuovo qualche cosa di simile della compagnia
Livori.— Nel carnevale Ì76S, si rappresentarono commedie;
gli attori furono press'a poco gli stessi, che convenivano
in rasa del Maddaloni. C'erano l>. Francesco Quarto,
persona assai civile, che vive del suo »; D. Frane» ìi
Casti glia, « figlio di dottore e che fa la professione di
uratore » ; D. Nicola Buonocore , ingegnere carne-
rio; D. Francesco Frangione, ascrivano di oonsigiio,
molto accreditato » ; D. Giambattista Lorenzi, « persona
civile •> : I>. Francesco Villani, « persona civile » ; Domo-
CO Macchia, « scrivanotto di camera » ; F: i Barici,
figlio di un sarto e pensionato del Livori ; D. Giuseppe
Bfotargiacomo, « stipendiato della Cassa militare » ; e D.
Bernardo Torre, figlio del pittore Francesco.
Queste die piacquero molto al Re. Il prfoi :
di s. Meandro scriveva al Tanuccl! « Me parece que S.
M., imitando ;'i esemplar de su aug.m° Padre, deba en su
IReal Generosidad gratificar fi laa peraonas, <juo se han
rado à darle gusto eu ellas , corno S. M. Cai.0* se
') la una leti, del Masso Basai 12 maggio 1767: « la consueta R. Be-
neficenza, procuratami da V. B ., DOK1 onoraria dolio due cantato da DM
composte pel Teatro Reale... L'idea di queste cantate, avanti l'opera,
perciò alpLi!*i\;i::i.Kt< chiamate Protogì, e che furono pensieri di V. B.
in timaggio ai Sovrani, è ntata oramai adottata da atiro corti, e special -
mani* ila <(tiella ili Toscana con universali) applaudo. » — Teatri f. 15."
— 502 —
ha dignado practiear con Los que ropresontaron en 1*8
comedias del defunto Marqués de Livori » '). E si sta-
bilirono difatti degli -!i|»endi mensili dì 9 . B, ó, 4 du-
citi a ciascun recitante secondo la sua importanza.*). E,
volta per volta, si aggiungevano degli attori straordinari'-.
Catarina Gabrielli aveva conquistato b li prima
«antanlo d* Italia. 3) Fin da quando stava a Viei
17G1, il GroSSatesta entri') con lei in Imitative;. K |\.
si i ilturata pel G3-4 per 1800 zecchini. — La Gabrielli era
stata già cacciata una volta da Vienna 4); nel 63 Ita cac-
ciata da Milano. *) 1 sto faceva girare coli' arte
del suo canto, e le grazie della sua persona !
Mentre era aspettata a Napoli 6), all' impresario Gros-
satesta giungeva, nel marzo 63, questa letterina :
Milano li 20 marzo 1703.
Monsieur,
La determinazione presa di entrare in monislero per tarmi
monaca, merco l'alta assistenza di Dio, fa che non possa a-
') Al Tnnucci, 22 marzo, 20 ap. 63, — Por una nota rolt* furono dal»
gratificazioni « a la» deraas persona» meno* civilea. » --Teatri f. ti
*) (ìi.tihli. Lomoi impegnò la meta del tuo soldo (A ducati al mesa
per soddinfart- i suoi creditori. Ad ouor dot toro, bisogna diro dio
suoi compagni erano nulla* stessa sua condizione. — CarU* Teatri
') « I.n BabrieUl lllail depuis ti b Juscru'en ut do ploiuo yoìx ot ju-
squ' ft fa ou fausset ; colto voix e*t tré» raro; sa voi* l' étail «galom
pony la pltallude, l'égalité, la aouplrtsso, et la lAgoroto; collo voi* ei
faite pour étre aa desu* dea roaalgnols: elle a gota los chanteuse* d*
talio, qui tuutes out voulu Limitar. > Do LalauJc— Voyogt cn li
He V. 443. — V. la b«dlfl biografia, euo ne ba, or ora, pubhlii ito
mollo : La più famosa dallo cantanti italiane mila seconda metà del set-
tecento (Caterina Oabriolli). Milauo, Ricordi» 1890.
«) Codola 2 uov. 02 — f. 14.»
») Lalande — ivi, 444.
•) GroacaUsta 12 apr. 93— Tauri t. 14."
. fai
' ,
aeu!)
molli
14»
in-
ietti
2
— 503 —
dompift) all' jmppgno incontralo con V. S. Cosi li potrà ser-
virò t'avviso per pensare ad altro soggetto in mia vece, assi-
curandola perù che por il rispetto che ho per questo Reni
io, e per corrispondere al buon genio, che Lei mi ha di-
lato, d'avermi, ogni qual volte debba 'li nuovo esporrai
sopra il Teatro, non cantero En altra priroacchà non abbi
tato in quello di Napoli, se co- l a chi comanderà in
quel tempo, fra tanto Lei ini potrà graz: i, la quale
servir deve per metterci ambidue in liberili, e con ciò annul-
lare le nostre scritture, la supp.0 di pregare Iddio che mi man-
ierigli! in questa buona e santa VQOaOfMM e con ogni stima mi
protesto
De vous Mona.
Dec.ma terca
Caterina Gabrielli. l)
Figurarsi la [mura del Grossaiesta ! Capi -libito che
ai trattava «li un pretesto. A sua richiesta, fu scrìtto agli
agenti napoletani in varie citta. Si diceva che la Gabri
critturata pel nuovo teatro di Bologna *). Co-
munque sia, la Gabrielli fini col metter la testa a segno
e venire.
La prima opera, nella quale «auto, fu ['Armida, mu-
dai Trafitta. Aveva per compagni i due soprani An-
■ Priori e Antonio Perellino, e il tenore dei Mezzo;8)
e Caterina 'ribaldi , Barbara Bagi e G. B. Turetla. Di
dì, c' era la coppia grottesca di Giuseppe
Forti e Giacomina Bonomi. 4)
•) Cfr. A.lemollo. o. e. p. '-*<>. — Carte. Teatri f. 14.» Quatto tratto
ricorda il caso dui commediante Rauipoueau, che dette origine al noto
Lk Piaidoì/er di Ramponimi.
*J UroaaatenUi 9, 12 aprii.; ti:*.— Bart. Foggi d* Genova 22 apr. 63
ecc. — Tmtrì ù M.a
') Sul Priori e il l'erelliuo cfr. Grossa toste, die. 02. Zaoilwccari iu carta
««Ha — ( a.»
«) Carte nov. 62.— Teatri {. IV
entusiasmo, che eccitò a Napoli, fu gw uo. —
La Gabrielli era romana, figliuola di un cuoco, e pi
detta la Cuochetta. ') Nata nel 1730 , era allora sui 33.
anni. Bella, vivacissima, quantunque di statura piuttosto»
piccola, e col difetto di lieve strabismo all'occhio destro *) — «j.
Suo padre, Carlo Gabrielli, fece nel 1768 una BUp — -
plica al Re contro sua figlia e le persone che la circon — * wt
davano, e chiedendo che la si costringesse a dargli un as — ^=*s
segno mensile. s)
Neil' ottobre , in uno dei concerti al S. Carlo, per Y o — «o C
pera del novembre, clic era P Oli mpiadc, mtisioa del Gu — «_» u
_,lic Imi , uno dei consiglieri della Giunta trovò che riti
teatro era (Mitrata molta gente Ma se ne slava tranquilli! • - !!■,
e perciò egli lasciò correre. Finito 3 primo atto, qualcun. • * w
s' alzò e s' accostò al proscenio a discorrere e scherzar^»~',*,e
colla Gabrielli. Il consigliere fece dire a costei: che « con— «
veniva di stare con serietà e badare al concerto ».
Ma con poco effetto. Chi più di tutti turbava Tordine^^*^
era un cavaliere inglese del seguito della Gabrielli. Il con
sigliere gli fece fare anche un' insinuazione', ma, ril
infruttuosa, gli mandò l'ordine preciso, che si sco.-'
•) Cfr. Barelli, o. e. 134-5, dove fa anche varie osservazioni sui *>-
prannouii, elio avevano allora i cantanti ecc. — FaUo ciò che affamino
tutti gli •srittori di storia musicale che la Gabrielli c«nUae a Napoli»,
noi 1750 nella Didow. Cfr. Adcnollo 0. 0. T. 9-i&,
*) Vedi un suo ritrattino uol '.-il. opu*. dell' Ademollo. Che fosw
cola di statura, ricaro da un accenno di un docunv ntn
Bteta
*) Suppl. Dice che la figlia aveva una cameriera, Rosalba Giannell
«discola ed inquieta, di pessima vita e che ha procreato trofici
e a Vienna, e gli altri due non ai sa ove Bono, se gli abbia li ut La ti m
0 altro, con aver fatto quattro aborti, imo dei quali un ineee fa. » Ch*,— *
per consiglio di n stato sfrattato da Vienna, da Torino e da-^a»-'
Parma. — Altra sua supp. nel febb. 66, pareli
8 tacchini al mese, che gli erano stati accordati. — Teatri f. 14.°
- 505 -
da] proscenio. L'inglese rispose: « che non conosceva
ni nitri ohe il suo Re, che stava io Inghilterra!»
il, nel termine di cinque giorni, fu sfrattato dal
Regno. ')
La Gabrielli era una grande artista; ma Ingente si la-
mentaci a dulia libertà, clic si prendeva, di Cantare, quando
le piaceva, caratteriraaodola per un altiero, audace cUsj
IO. ■ Mutava lu arie a suo piacere; cosa, die fece sorgere
indie una briga tra lei e il maestro Guglielmi. *)
Nel dicembre, ÌUastpUe del Sassone, non essendosi po-
ita avere da Vienna la musica dello Scarlatti. s) — Nel
moaio, dopo il profegPi musica del Rlajo, la Bidone
abbandonata, musica del Traotta. *)
In <|uci mesi, la carestia era nel suo torte : a cela ne
encore la fureur des spectaclas: parco qua
bornie compagnie n' a pas encoro faim ». >
L1 ab. Cover assistette alla Didone in una sora di gala.
Colla solita pompa di spettacolo, « on y voit, d'un coté, É-
née avec des Troyens et sa Botta , et, de l' autre, Jai'be
Bea Africaios et ses Éléphans. C est la fameuse Ga-
li -itili, qui fait le ròte de Didon; il faut imo le pioux Ènee
le ladévotion pour resister aux charmes de sa
• lo sa ligure ! o — (j pa, al S.Carlo, « on
regardait beaucoup une sposa: la seule personne de
' jui fui cu diainaijts et cu robe de couleur, car on
Mail an deufl. C'étail uno jeune viergo, baritiòre d'inu-
mda maison, qui toute couverte des pompes et des va-
sai». Curuw) 29 o». 03 al Tanucci. Nota Jvl Taiiucci 30 oli —
Vmlr, i. il.' — Ofr. Ammollo, 0
Itali 21 nov. 63. — Teatri f. 14."
>) Die. 03. — Teatri f. i4.°
«mUmU 18 loglio 03. — Teatri f. 14.'
\bb» Covor. Voyage d' Italie. A Paris 1770. — Napoli 11 fobbr.
— f J-.l
34
— 506 —
nités du monde, vcnait leur dire adieu. poli
le le deus un cj giorno dopo,
assistette all.i cerimonia deDa vestizione, oeUa -inalo canto
Callarelli. ')
Morto, nello stesso 1703, D. Francesco Quarto, fu
malo a succedergli nella direzione 'lei teatrino -li Corte
i Giuseppe Pasquale Cirillo. A gli ali aggiunse
un Geunaro Salerno. *) — Fu pel teatrino
compose la maggior parte dei suoi soggetti: il Doti"
« satira della ignoran/.a privilegiata per -I
lago o il Saturno . il Metafisico o in beffa dei pirronisti
stravaganti», il Politica in camera', il Politico h
tà c<
aspettava, uefla quaresima, a Napoli, il card
<li York, e per quest'occasione ò la rappre-
sentazione al S. Carlo di un oratorio sacro: V hacco
hi Cafaro. Il Jolli — diceilcons. Caruso — ha su?*
la la maniera come si fanno simili rappresentante
sacre iti Inghilterra, e si ò, che non vi ù bisogi
scene, nò di abiti per cantanti, ma si forma un anfiteatro
nel leali <>: ed i cantanti siedono in una orchestra
formata a semicerchio ». Ma il duca di York ve'
auro tempo, e in suo onore furono fatti prolojj
(ala, 4)
Il nuovo appalto del S. farlo era Stato preso da.
cantante emerito, Giovanni Tedeschi, detto YAmadof
') Ivi, 252-3.
•) Not. 63. Suppl. vedova di K. Quarto— Al Cirillo fu
itipendio di ducati 120 l'anno ecc. — Teatri ( l i
-) V. sopru Cnp. XXVI. — Nul cara. 67 furono rveiute Ir* Va
le commtsli.- del Cirillo, intitolata il Stiraggio u la Mogli*. — I
del Cirillo 28 die 1768. — Teatri f. 15.» bis.
25 mano 1761 e altre carte .1-1 1 :
'') Carte. — f. 14."
— 507 —
ba
La compagnia fu formata COBL Restò Caterina Ga-
brielli l) : primo soprano, Andrea Grassi, ■'giovine di
mono aspetto, di blIOOa voi -unta di buon gusto
ed attualmente si trova al servizio della Corte di Bay-
i » *); seconda donna, Maria Brogli; ultime parti, An-
tonio Mu/.ii, N. Coppola. Por la prima opera, tenoro il
Tibaldi, per lo altre Ire 3 Raaff. — Direttore dei balli M.
in, e prima ballerina, la Mantovani iu<
lattato in compagnia del Salomoni ; il clic era tutto duo. ')
Si cominciò con la Nitteti, musica del Mazzoni. Ma
carestia e V epidemia del 64 fecero sospendere le recite.
Appena riprose, ecco Caterina Gabrielli cada malata* La
Èttul ii fretta o furia sua sorella, Francesca.')
La Caterina ano nelle altro opere, che furo !
Lucio Vero o il Vologeso, musica del Sacchini; il Catone
Badi; e il Caio Mario, del Pirrniui. •)
Nel prologo del 20 gennaio le due parti furono can-
tale dalla Gabrielli e dal vecchio CaffareUL °)
Qui segue un ampi di riposo per Caterina Gabrielli.
Quantunque chiamata a Pietroburgo, a Berlino , a Ge-
nova, a Parma, a Firenze, le suo condizioni erano cosi
esorbitanti, si era fatta cosi diffìcile che non and"
fona parte e fini per restaro a Napoli , il 65-6. Diceva
he v ipcearsi. Ma come va dio la Caterina, cosi
2000 tacchini, die 03. f. 14."
Unta 14 oli. 63. f. ti.'
3| Carlo, marzo 84 eec. f. 14." — La Brogli « e scolara del maestro
Maxioni, cauta bouo ed ò di buonissimo personale. ».
«) B«pp. tauri. Or.l. 17 ag.64. — Giunta 29ag.64. — Teatri f. 14,»—
L' Adcmollo si mostra non del tutto sicuro che Francesca O. fosse sorella
Certo, egli stesso nota die passavano dappertutto per sorelle,
eoa! anche o Napoli. — o. e. p. 23-4, 33.
JUla 28 luglio 61. u altre carte. — Teatri f. II.0
luta 3 genn. 64. — Tanucci al Caffarelli 25 die. 63, o Caflarelli
Tanucci, 27 die 63. — Vedi in app.— Teatri f. 14"
508
restia a venire a Napoli , ora non su no staccava più T
Pare che e' entrasse anche un po' il cuore: o Elle portoit
a son còte, dice uno scrittore francese, comme un litro
<1* honneur , Ics chifires eo diamante d'un
liommc, qui lui plaisoit, et qu'elle aimoii saiis intórèt ». 'j
il • utò a Napoli Giuseppe Aprile, « senza
trasto il primo clic giti peri teatri ». Da secondo o
Antonio Muzio. Tenore, un Salvatore Cassetti.
parie, un Giuseppe Fabrizii. Prima donna, Antoni. i
relli Aguilar , che aveva cantato in Pisa, Lucca, Li-
vorno, a Bologna, nell'apertura del nuovo teatro , e dcJ
64 a Venezia, al S. Luca. Con molto applauso: « per la-
bilità che ha nel canto, accompagnata da buoii perso-
nale, da voce torte o da bellissima : >. ') Seconda
ia fu la Francesca o Checca Gabri
Pei ballerini restarono la Bonomi e il Forti. Fu preso
« il Magri nostro napoletano , detto Jennariello , per la
la del ballare e forza e agilità nel si preroga-
tive delle quali fin dalla sua prima uscita nel R Te
ha dato chiari segni ». < Per l'opera di maggi" .
nuarono i Sabbatino Ma per le seguenti vennero
betta e Domenico Morelli.
Anzi, successe questo caso curioso : l'Amadori aw«
l'atto il fontratto coi Morelli, salvi' approvazione reale-
Quand'ecco cominciarono a giungere cattivo notiziedale
') Lalandf o. <•. |i 444-5. • E nota ignita mania: « Au r**t« , il ■"■ ■
pai pormi! A Naples d'entreleuir publiquetnent \m artrifM ni •*•
d* allei MOT II IMUn & l' beuro da apectacle ; ti oa i una fili* e»***
tenue, on fait pour elio beaacoup moina do dépenae, que fon a*fl **'
a Paria ». — Sulla domande della Gabrielli per Genova, per Berlin"
carte, giugno 66. — Tettili f. M.°
*) Giunta, Za m becca ri, Priori, Viviani, ni aggio- giugno 64. Altre i
Teatri f. 14.»
i badia 64— Teatri t. 14.»
— 509 —
vario persone, con le quali era in relazione la corte di
nli. È vero che il CODÌ6 Finocchictti scriveva da Ve-
lezia che la Morelli: a è una brava ballerina nel grot-
ti fratello 6 ragazzo ancora e non è gran cosa >•. •)
la il duca di S. Elisabetta, da Vienna: « Li Morelli hanno
il passato Carnevale in questi imperiali teatri
Midi ballerini e di mezzo carattere, avendo la Elfi
betta in particolare dimostrato, molto fuoco e molla
lità e vivezza, ma essendo questa sprovveduta di
è stato motivo che non ha incontrato negli animi di que-
sto pubblico: Domenico e (in mediocre saltatore, ma di
caldea figura sul teatro, p *) Peggio, il Zambeccari. da
Bologna : a Ila il difetto di ©ssere alquanto gobba: ma
è una valentissima grottesca e che aiuta e fa comparire
assai il fratello Domenico, eh' e di minore abilità
Il Ile non voleva approvare il contratto , e I* Amadori
ne scrisse le ragioni alla Morelli. Costei rispose subito:
resto molto maravigliata in sentire dalla sua de 29 scorso
come da questa Reale Corte non sia stata approvata la nostra
scrittura stante lo poco bone informazioni di Vienna, il che non
può essere e rum mi adatterò mai a 'trmlrrlo, mastra se cosi
fosse non avrai Ottonato r uUosiato di sua Ecc. signor Conto
Imrazzo, credo bensì che codesto non divenga da codesta
Ileat Corte, nò dallo informazioni di Vienna, ma da lingue in-
Knìi che temono le mie gambe, e forsi anche V. S. che avrà
eroderà di trovare più il suo interesse con altri soggetti, perciò
questo a ma fa |K>ca specie, e se lei mi avesse prevenuta
Mantova li 14 febbraio 1765
Monsieur
') Fiooochietti, 3 gennaio 1705.
*) S. Elisabetta. Vienna 7 gennaio 1765.
») Bologna, 24 die. 1764.
— 510 —
MI*
li
per tempo io di boti grndo avrei annullato il Lutto, ma ora.
*■ più tempo da produrre tali chimeriche invenzioni, mei
il mondo sa che io era impegnala per detto teatro, e
tale effetto ho licenziati tutti li trattati propostimi, come
nitri il Carnevalo «li Torino, che appresso di rae tengo '
le lettore per mio giustificazione, per il che di lo que^
Corte non son persuasa cho intenda di danegiare le orw-
p<\p con ai frivole prettesto ...»
ì'.'t continuando a parlare dello cattive lingue , dio» -=eva
;i ir impresario di prendere informazioni no o*^K>nlc>
dal marcsi'ialln ( '.i\ alirri, <:ho allora era ;i Ni II
general maresciallo Cavalieri fece molte lei,
aveva visto ballare a Mantova; « non avendo
personale nella stessa, e, per ma
vendo chiamato i suoi familiari e domandatoli se n— *
persona di D.a Effe&bdtta vi era alcun diletto , li me^*3°~
simi risposero cho non ce ne avevano con- ina-
imi ve n'era, ora cosi bene accomodi ^^
parivi ». ') Dopo queste assicurazioni, i Morelli fui
fatti venire; o fu bene; chó la Elisabetta era da &■
delle primo ballerine grottesche del suo tempo.
Le quattro opere del 1765-6 furono: il Re Pasto
musica del Piccinni; il Creso, del Sacchini; il Romolo d
Sassone; e V Arianna e Teseo del Cataro.
Nel 6G-7, brillarono le due Gabrielli, attorniati: da Ai
Ionio RaafT, da l-Y-rdinando Ma/.zanti, la Angelo M»nann
Ultime parti, G. Coppola e G. Benigni.
Caterina (labrielli— dice la Giunta, — «oltre essere sog
getto superiore pel suo merito a tutto le cantanti eh
girano pei teatri più cospicui, si è qui intesa con plau
universale, <•, se qualche volta non ha cani; rodo il
») Carte «rie, mino 65 ecc.— Teatri f. 14°
«) Carte Tane. Teatri f. 1 1.
olito. avvenuto non già per puro capriccio, corno
la geote non intesa di musica, ma solo perete la
uà maniera di ■ . sigc fortezza di patta , nettezza
ila, e che lo stomaco e la t< perfettamente
igombri , cose tutte che a» a sempi obioano so-
iderio. ') »
Nel maggio, si dette ['Antigono, musica dolio Scolari;
e) novembre, il Orati Citi, dell'Ab. Pizzi romano, musica
ni, Nel dicembre, il Vologeso. B, noi gennaio, il
Bello} del Console D. Giuseppe BoneofìL Una
dell ttive di quest'ultimo dramma o-a il gran com-
battimento di l'-ll' i i-iitu e<ni la Chimera, sostenuta dall'
Kumcnidi, che erano fugate dai Genii. •')
Il Dudos senti la Gabrielli nel Bellorofonte: « La
■re Gabrielli me parossoil raoins chanler que jouer
dola i — Finita la stagione, il Grnssatesta, impre-
sario di nuovo, voleva fin d'allora scritturarla pel G8-9 :
o non trovandosi ora altra cantante del suo merito o della
sua voce, ed essendo fuor di dubbio la prima o. Ma In
ito: « Il Re dico che si proponga altra in luogo della
.li f>. *)
Era per la noia di sentirla di nuovo? No, di certo.—
nino dopo, la Giunta sapeva che le due sorelle da To-
K andavano a Palermo, e passavano per Napoli, dove
noia — IO mano 1786. — Teatri f. 14.* — L' inglese Brydono, che
a Palermo, dice lo stesso. Cfr. Ademollo. o. e. p. 41.
l'ili a ilicembro CO: Altre carte. Doveva essere mutato. Lettere
«lei Bonechi, 8 Germino 07. Quiwti dfoe in un ps. : «Non so se sia
di V, R In' questo è l'istosso Btttoroflmtt, elie tanta fortuna
«sbb* alla Coili -U K usala; e che Molastasio hn Unto approvato, lo tengo
«o di m- 50 lettere di questo •Limabilissimo amico, e fra
sto alcune in cui ha la bontà di parlarmene cosi vantaggiosamente,
\m non ardisco ripeterlo ». T'astri I". 14."
*) Ducloa. o. e. i
•mia 10 moggio, 24 maggio 1767 Teatri f. 15.°
volevano formarsi por qualche tempo. E espone^
trito « il pericolo che v'era del rinnovamento colla loro
permanenza qua di quegli scandali , e romori, dei quali
erano esse state cagioni per lo passato ». ') Fu , dunque
ordinato a Roma al Card. Orsini che non desse loro il
passaporto per Napoli, ma solo per Gaeta, per imbar-
carsi di II e andare per mare fino a P tanta
questo , il legno francese, che le portava, « o per tem-
pesta o per determinata volontà », si fermò a Baia. E
le due sorelle « s'avvanzarono finanche a scendere t
ramante qualche sera In terra per quello vii à
Lo seppe la Giunta e dispose » tutte le nece>
genze per arrestarle, ma non fu possìbile , \<
opportuni, che non mancano mai a tal frema d •
donne, ed a queste due sorelle agiot^*!
delle quali tanti gravi disordini e romori sono frequenti*
volte addivenuti in questa città , siccome u \
noto! o •)
Nel ritorno , nel maggio C9 , da Palermo , la CAecca
Gabrielli, malgrado gli ordini, si ferra • a Napoli all' Ai-
ri) degli Inglesi a Chiaia, a ove non m
traffico dei suoi antichi parziali ». Fu subilo •inpa-
gnata al 0011000.
Invano la Checca supplicò, dicendo che, se la raj.
della proibizione era la sua amicizia con D. Amico d'
31.
') 11 Gondar scriveva nel 1773 : « On sail son «ventare da Kaplan,
«Ilo (Catarina) r.-,ut <1m coup* d'un minutre ». Cfr. Ademollo o. r. p. 31.
*) Si racconta che Caterina Gabrielli a Palermo arava in grani- an-
tipatia quel rioer*. Marchesa Fogliarli. Ricusò un .. ■ prnna»;
e quando il viceré compariva in teatro, cantava a mena tomi o il pn»-
hlico ridava. Fn m«« in • -arcar*, dove «tatto dodiri giorni, eba fui
dodici giorni di baldoria pai detenuti, ai quali Catarina diede lauti
trattenimenti musi cali, e pago, perfino, i debiti ai falliti, che ivi tror*-
Cfr. Ademollo o. e. p. 36 sgg.
mico, costui era morto, o essa avrebbe pomi
Invano le suppliche si ripetettero nel fWO <■ 71. ')
XIII.
Giambattista Lorenzi e l'opera buffa — Abolì zio/ir
Teatrino sotto 8, Giacomo — // secondo S. Carlino —
Comicifrancesi e comici lombardi a Napoli — ( 1 76&-74).
Giambattista Lorenzi, attore, inventore di arenarti,
sorittore di comedie, nel 1706 diventa i meta d'opera bufo.
>iù volte, gì' impresi Fiorentini t del Nuovo gli
pano (atto instano*, peroni iscrivesse qualche dramma
pei loro teatri. Ma il Lorenzi (come raccontava negli ultimi
inni della sua vita), rimi voleva saperne per le tristi con-
dizioni di quel genore d'arte. I capricci dei maestri di
cappella e di tntt, i cattivi abiti del pubblico, ridu-
cevano il poeta a lavorar continuamente di espedienti e
mezzucci. Le cosldette conveniente teatrali : il quare-
\ ili- cantanti, CÌOÒ quel gruppo di arie, che sa-
pevano cantare e che volevano ficcare daperlutto ; i punti
obbligati, cioè l'apertura del dramma a a più voti e
sempre chiassosa o; lo uscite dei buffi e degli altri can-
ti in luoghi ri l' irosamente pi. sibiliti; Varia del sor-
ì, che si doveva cantare, quando i riposticri porta-
raoo nei palchi io guantiere dei gelati ; e tante e tante
altre catone, gli facevano passai- la voglia d'entrare in
Il a pelago burrascoso » *).
Ma il fatale andare del suo ingegno fu impedito p r
poco, i ii caso lo spinse nel pelago tomaio, il lì
•) Oiunta 8 febbraio 08. Card. Orsini da Roma, 18 mano, 29 l|
Leandro Lariolla 12 mono. Giunta 9 Maggio 69. Caruso 24 Mttombro
70. Atira suppl. Gennaio 71 ecc. — Teatri f. 16.°
») V. pref. Voi. 2.» Opera ciU
— 514 —
in casa del quale s'era recitata, molto volte, con
applauso, la commedia in prosa: 1). Anrhist' Cam}
none, voleva assolutamente che questa con
di un teatro pubblico. Mfl - Il piccolo teatro degl'i*
strinui era poco adatto, perché « vi si
media con mascarc , voli, trasform , tutta dr
da quella di buon gusto. 11 Roragine propose allo
Lorenzi di unirci delle ano per musica. Il Lorena,
non sognava i moderni wntdeoilies, ricusò indignato. W
dopo averci pensato meglio, ridusse la commei
rittura a un libretto musicale: Tra due /
gode '), che fu il suo primo.
li dramma , Alza di buffonerie non sempre di i»uor
gusto, si cantò ai Fiorentini, con musica di Gennaro A — -"
starila, l'aulunnodel 17G6. E, nella primavera del 67, BQgutf
al Nuovo r idolo Cinese, co a del Paisialo.
Questa seconda opera piacque moltissimo. Ti
un biografo — « chiamò nel teatro Sino l'ai
Ognd del Marchese Bernardo Tanucci: un
dal medesimo ascoltata in tempo di sua vita, e
della quale tanto si compiacque, sino a farlo ridere
lagrime, o che fé' rappresentarla a «orlo » *). Ui
reale del 6 giuguo dice, infatti, che, avendo il Re, int<
che si recita al Nuov.. un'opera « de vai -rraciosos
tómentos, y <m<: ni dia, ni respecto al
nada de indecente, ni contra la buona
ordina che sia trasportata a Corte; e fu re tal
nella R. Paggeria. ')
E, da allora, pur non tralasciai io occupazi*
nel teatrino di Corte , Giambattista Lorenzi scrìsse ui
') Pwf. di
*) Prof. voi. 1° dall'.
J) Carte — Tmiri f. UV
— 515 -
gnu quantità «li libretti buffi. Cosi il Furbo malaccorto
(1757), la Luna abitata, b Finta Ma ì), il D.
Chisciotte (1769) } Gelosia par Gelosia (1770)', la Car-
tola (17 71). Le f/'ame ;/«'/ . i! f'mnburo
(1773), la PaJJi'a giudiziosa, D. Taddeo in Barcellona,
il Duello -1774). Ed fi poetala il più gran nomo nella
storia letteraria di questo genere. Non che il valore della
sua produzione sia molto grande. Ma, rispetto ai suoi
antecessori e co anei, aveva un po' più di varietà
nella Boatta dei soggetti, qua e là del fero spirito; «poi
•i drammi furono quasi tutti messi in musica dal
Paisielio; e poi il suo nomo è congiunto alla celfi
non tutta letteraria, del Socrate immaginario.
Contemporanei del Lorenzi furono Pasquale M ili lotti,
Giuseppe Palone Orio Zini, e Francesco Cerione,
il quale, anche lui, alle molte fatiche della prosa accoppiò
quello del melodramma. Nel 68, scrisse pel
Nuovo il lìarone di Trocchia, musica del Gazzaniga, e
nell' inverno, ai Fiorentini, I' Osteria di Munckiaro, cho
fu data per sessanta sere di seguito.
Questi libretti pigliano la loro materia un po' daper-
tulto : dalle commedie del Goldoni e del Chiari , dai ro-
manzi sentimentali inglesi o francesi, dai drammi larmay-
ants , da tìabo , ecc. ecc. La parte comica ò di rado la
rappresentazione della vita popolare e comincia a diventar
la satira del filosofo <> dello scienziato, dev'amante ^ielto
mode francesi, e cosi via. E > in quel pandemonio
internazionale] che tu la letteratura della fine del settecento.
Pkcinni o Paisielio sono i due compositori più valenti
di opere buffo in questo tempo, a La seule chose —
èva il Galiani alla d'Épiuay — qui m'ait fait plaisir
dépuls quo je suis ici , e' est un opera comiquo do M.
ani, qu' on donne ù prósont : il a atteint le but de
la perfoction. Il m' a appris quo nous chantons tout et
— 516 —
loujours, quand nous parious. Le difficfle est de
notre ton ci notre modulatimi, lorsque nous i .. As-
sillo/.-vous que cet opera de Pici inni est quelque chosc,
doni vous n' avo/ paj memo l' idée, tant il BBl supérìeur
a tout ce que vous ave/, jamais cntendu. Toute-
quc je vais à ce spoctacle, il me prend un d<
il avoir Grimrn, Diderot et vous 6 m8B còtes, que
chagrlu de ne pas vous y voir tue trouhle tout I
du spoetarle! » l). Qualche anno dopo, annunzia: « Note
avons eu tous Ics opóras bouflbns excellente : e' osi a
dui', detti du Fiocinili, et doux de l'.nsiello. Coux do ce
second out eté moine superieurs a l'auU'e, qui coiinnonce è
viellir o. Ma non volle mandai*e nessun petzo per saggio,
dicendo: é inutile , € est trop napolitain ! *)
11 celebro critico musicale, Carlo Burney, che fu a
poli il 1770, senti nell" ottobre ai Fiorentini , I' opera del
Picciuni: Gelosia per Gelosia. « Les airs de l'opera a
plein» de passages jolis, et, eu general, il» ont éte
compagnès avee esprit ». Ma il libretto gli parvo
tivo ; il modo di cantare, détestable. « Il y avait eepen-
dant un róle assez comique , et qui était joue par
da, hoinme d'uno gaietó inépu mte la
se mìt cn nirneur, quand il parut. Le comique de
leur ne consistait pas en bouffonerie , elle n' était pas
locale , co qui arrivo Bouveot cn Italie et ailleurs ; mub
e' était de cette bonne gaieté, qui excitcrait lo rire
tout, et en tout tems o. >
i) 22 giugno 71 — Cfr. 0 dot. 71: dove dia? du ooa c'è tparaaj
l> OHBl buffe napoletane possano giungere iu Francia: « Uà ae Yoot
memo à Rome.». V. L'Abbi Qalùmi Correspondane*,*!. Perey «t Man
graa. Pam, Cuarnentier. 1884. E cfr. anche l'ediz. curata da E. Aam
(Paria, 1884).
') 13 marzo 1773.
»j Burnet. De Filat preunl de la mus*ju*{Qèn*: 1809) I. fiSfrS.
— 517 -
Giuseppe Casaccia seguitò a cantare sui teatri fino al
1782. Gli sorgeva accanto Antonio Casaccia, detto Casac-
dello, che dal 1770 tira fino al 1798. 11 terzo gran buiFo
1 .ennaro Luzio, che compare ir 1766, e continua per
■anta anni. La Marianna Monti si ritirò dal teatro il
1780 ') ; ma nessuna glande prima buffa prese il posto
della sua celebrila. < i furono e Rachele d'Orla, e Gel-
ii (i-li i-'iavts, o Nicoletta Mondarsi, e Vittoria Moreschi,
e Emmanuela di Nardo o una gran turba mìnorum gen-
tium ; ma nessuna veramente notevole. *)
Un altra viaggiatori.-, che vide la stessa opera, esalta
; il Casaccia. :|) — 11 Burney senti al Teatro Nuovo Le
•\e d'amore del Paisiello, la cui musica, piena d'im-
maginazione e di brio, li» rapiva, ma nota sempre che il
■) A proposito di cost-.-i. N"ll' ottobre 71, una sera, all' uscita dai Fio-
i. suo fratello Dona>lo Monti, in compagnia «lei vico console di Francia
■Kirrvdl un figurante Mi teatro, cho nvova pronunziato parola ignomi-
niose contro la Marianna. It nuovo Uditori*, Cesare Ruggiero, annunciava
d'aver fatto arrestare il Monta, ma domandava corno dovesse- regolarsi ri-
guardo al viceconsole. Ecco la risposta dui Tauucci: e l'orlici, 15 otU 71
La sua relazioue mi ha fatto dotermiiiaro a non farla prroeut* al Ke
Ilvo alla M. B. di credere che V. S. I. non sappi. i 1 -
leggi, o non sia disposta ad eseguirlo. Noi farle, adunque, questa confi-
denziale prevenzione, U« rinnovo ecc. » Il |K>vero Ruggiero, sbigottito, scrisse
• una lettera umilissima (tutu ili suo pugno, questa Tolta) ringru
tiaudo, se-usandosi, dicendo che non ignorava cumuli
esteri sono sottoposti alla giurisdizione ordinaria: ma. tuttavia, aveva vo-
lato sapere i sentimenti predai di S. E. (16 ott. 71). Ita il Tauucci, dflK>,
(Portici 16 ott. 71) : « 1.* soggiungo con questa . . . che ove son lo leggi
non son necessairi gli ordini particolari che ai son da V. S. 1. ricercati
Sono colla stima maggiore...» — Teatri f. 16.'*
i eatal. ,j. o. e. IV. — Sulla Mondorsi e la di Nardo
arte, f. 18." Di quest'ultima, si raccontala vita libera, le frequenti
gravidanze, uno «gravo accaduto proprio sul teatro, le iuquietudini che
roc&va ad un'illustre famiglia, occ.
') Voyage de Henri Susinburne. dans les deux Siciles e» 1777-80
Ina. frane. Pai-in 17864— T. IV. n. del trad, p. 234.
— DlS-
C'UltO fu cattivo onou e' era « pas raérae uno voix e
laute. » ')
Un ammiratore della opera buffa napoletana fu,
temeno, Vittorio Altieri, che a Napoli si trattenne durante
il carnovale del 1767. « 11 carnovale, si per gli
pubblici, che per molte privale feste
varamenti, mi riusciva brillante e piacevole più clic altro
mai, che io avessi veduto in Torino. Con tutto ciò, in
mezzo a «|uei nuovi o continui tumulti, libero interamente
di me, con bastanti danari, d* età diciotto anni, ed un
figura avvenente, io ritrovavo |>r tutto la sazietà, h
il dolore. 11 mio più vivo piacere era la musica burletta d
Teatro Nuovo: ma sempre pure quei suoni, (''di-
lettevoli, lasciavano udì' animo mio una continua romba
di malin i mi venivano di a centinaia le id
più funeste e lugubri, nelle quali mi com; non poo
e me lo nudavo poi rumi- lo, alle sonanti s;
di Cluni a di Portici ». ') Si davano allora su quel
/ matrimnnii per dispetto, musica «li 1\ AnH
col Casaccia, la Mondorsi, e la d* Orla.
Le compagnie di prosa cominciano a prender
ad occupare per varie sere i teatri
Fiorentini e del Nuovo.
Nel 1767 era impresario della prosa al Nuovo Pasquale
Starace. Nel 1771 la compagnia di prosa dei Fior
era diretta da Domenico Piterà e Giuseppe Moscatelli.
Al teatrino sotto S. Giacomo erano sempre improf
Tomeo.
Francesco Cerlonc torniva , instancabilmente .
■ a quasi iBgnia — Nel 17"!
') Burnuj. o. e. I. 264.
*) Vito di rifioriti Alfieri ferina >ln «**>. Kp. III. Qtf
') Teatri — f. 15.» e t7.»
. — 519 -
volumi del suo teatro: cioè 37 commedie. Nel 177ó, 13
volumi, cioè 52 commedie. ') Al D. Fasti/Ho, finito col
uro, erano succeduti come tipi comici , nelle sue
napoletani granosi, l>. l'i liattipa-
1). Saverio Pacea, D. Marcantonio Salienza, D.Pom-
>Hio Pecegreca, D. Cristoforo Cipolla, D. Saverio Momma
; e le napoletane grajio.se , Pai-mctclla , Mariuletla,
mta, Lauretta, eoe 11 tipo del golfo, come il Hnrono
li Trocchia e simili, i- aneli" piuttosto frequente» Di rnag»
valore comico e 1' Abbate, per lo più cavalier scr-
..•iitr, ohe vive alle spalle di una vecchia: si chiama
>. Teofilo, D. Tiberio Menzogna , D. Fulvio Mangioni,
l >!gori, l'Abate Ciarlctta, e, pia famoso di tutti,
\bato Taccarella. Ciascuno di questi ha il suo tir: la
vanteria, la ghiottomia, l'erudizione, lo sentenze morali,
la parlantina. Come rabbrividisce la gente, quando ce-
rimoniosamente si presenta l'Abate Folgori o l'Abate Tac-
carella :
Oh al merito, meritante, meritevole, meritoso, del sublime,
impareggiabile, distinto marito vostro si umilia, si concentra,
lofomia, abbarbagliato, confuso ed oppresso sino alle sol-
terranee catacombe, lui.. devotissimo ed obbligatisi
servo di buon cuore, l'abate Taccarella, nato sulle sponde del
Tevere, cresciuto all' aura trionfalo del Campidoglio, ed eva-
cuato dal Culiseo Romano I ')
« Ma eh' 6 teròcciola 2 zerre-zcrrc f battaria ?» —
esclamano sbalorditi gli astanti l
Nel 1769 si dava ai Fiorentini il Colombo, elio piacque
«ordinariamente. 11 Cerlone avrebbe dovuto farne il so-
àlo: « rna gì' interessi dell' Impresario mi fecero cangiar
•> V. Ed. originate; avvini in fino dei rolurai. L'es. della Bilil. S. M«r-
BnlflOi ch'io cono**t), manca del 9." voi., a non vn otttV il 15.
«) L'Aladmo II. 5. — Sull'Ali. Toocarulln. cfr. Voc. Nup. li
7.
— 520—.
pensiero; perdio, essendo le mie comedio piene di deco-
razioni» portauD grandissima spesa al medesimo ». Co
compose invece : Gli empii puniti o sia il intorno
Colombo nel Mn>sim , quarto atto del Colombo, C-
non ebbo minor successo. Poi il Vasco di Gama: a
questa comedia vi 6 quanto di .sorprendente e sublimane
ho potuto pensare per darle aria di quello spettacolo,
dì CUi oggi tanto il pubblico si appaga , 0 che la
torlo vien malmenato da moderni scrittori* Costoro pò»
o non sanno , o fingono di non sapere che le anti<-l.-
tragedie furono inventate per accompagi spettaci
midi.' i spettacoli erano il principale e la poesia Y acces-
sorio. » ')
Tra il 1771 e 73 al teatro Nuovo si dettero 1" A
rrndicatwo e il Kouli Kan, tratto da comedi e dell*
comparabile Ab. Chiari , e Y Aladino , o il Tiranno '
neèe, e YArsace. L' Aladino fu recitato cinquanta ser«-
seguito; il Tiranno Cinese, trenta sere: « credo, — -sog-
giunge modestamente il Cerlone, — per le gran decora-
zioni che far le piacque al signor Impresario, che, a à
il vero, non trova, in'? troverà I* eguale in decorar come-
e per l'abilità dei personaggi, ognun dei quali i1*
tempo ilal pubblico acclamati i e ben veduto. L' 'u
posto in scena con tal fasto e magnificenza bi "*'ia
l'idea presente, non potrà certai ffl stupirai,
in un teatro di mediocre grandezza far tanto
tra l'altro, l'assalto della gran città d' Issodimo sorpi
ì pm delicati ingegni : cento e più combattenti, •
smisurate muraglie, ridotte in pietre, percosso dagli
lieti; macchine, scalate, o altre mille azioni diverse i»«—
sol colpo d' occhio vedute.... » ')
') Pref. al T. Vili. ad. 1771.
f) Voi. X e XI. pref. ed. orig.
le
— 521 —
lama del Orione ora uscita da Napoli, trasportata
|ua e là dalle compagaie comiche, die sodavano recitando
opere. Gì' impresarìi, olio formavano lo coi
-i- le provinde ! -levano ordinai tal permesso ili
mi tare «le 0] (Goldoni o del Ciarloni J)—
tesso racconti che una volta, stando al 1. a
listello, i irai alcune //arsone di qualità^ ohe
facevano atti di meraviglia al E si dettero a.
per sceltissimi comici, che avevano recitato, con gran
(betona e guadagni, le Bue comedìe, per tutta Italia od
I — Altrove, allude al teatro \ aDe di Roma, dove
si recitava la sua Pamela. 3)
l »-'l resto, la Bua teoria
tenuto per tei ni., che lo scopo principale di uno b
tealnile sia quello di t'arai doli' onor popolare, o quello
Éicquistarsi dell' utile; e che l'una e l'altra di queste in-
:ioni nelle ope ia soltanto nel far popo-
uu teatro parecchie sere ad un'opera prodotta. .. .
ìprc ho riputato le mio composizioni mene ili niente;
non posso Òhe li1' avuto il bel piacerti di ve-
re affollarsi (ancor col solo in cielo) nella porta 'Iella
platea la numerosa gente, per aver silo nel teatro la sera,
ed ho veduto affittar, due, tre giorni [«rima, i paiola, a
prezzo più della musica per una comuiedta in prosa.
An/i più : ho veduto, con gli ocelli propri!, 0011 I oro e-
ttto dalle mie prose, l'istaurar le piaghe della decaduta
riisie.'i. » *)
argomenti, rispondeva a un ; a-
') Co*» in varia carta UT Ardi, .a ■. lo Teatri.
XI. — afe Bcharllla 0) 800 i.
*) Il Qrmediimte onoralo I, 1.
•) Voi. XIII. pi
— f>22 —
Al i'onlor superbo, ai Critico mordace,
Risponde quel Orione, eh' è D «col
Contro un torranlo pieno, che in mio favor disc
Il gran sonetto tuo argine far pretende ?
Ne ho mille in lode e sono d'Illustri Letterali,
E Cavalier sublimi, di to più dotti e grati.
Che mal può farmi il tuo, d'atro livor ripieno?
Cagion per me di gioia diventa il noi
Fin Bull' adriaca riva l'opere mie mandai
A preXZO 'li zecchini; iappito, se noi sai!
E i primi gran Soggetti han fatto un attestato
Che qui lo etile mio mollo gradilo ò stato-
li Residente stesati n'o stato il pagatore,
Veiit'/i.) -■■) mi vuol comico ani
Ov' 6 un Goldoni e un Chiari, autori ri
I scritti mici, che sprezzi, son stati ricercati.
Che i miei comedianti non vidi mai dolere,
Per me la sol memoria mi recherà piacere;
Che in | colui tardo arriv.:
E che ogni p enti due giorni era affittato.
l»ir.-ii erano pazzi; rispondo: il ere'1'
Se stati fosser cinque, se stati fosser sei.
Ma quei pazzi a migliaia grand' utile portoni' i.
Se dici da Romanzi che ho le comodie estratte
Questo (ss colpa sono) Goldoni ancor le ha f.
Un Mniasiasio, un Chiari prandon da libri anc
E che perciò t il mondo l'opre lor non onora f l)
Olive quelle del Cartone, ivano sempre l<; •
die del Goldoni e del Chiari. Il Vinaccia ne sten
') Veni iii'-'iiti, m*. .il. — i ■. .t ! ._■ t.i i. - danJ <he questi verri tornata
stianti n preceder* redi/ione delia QiitMi., n lOMfu im» >'■
0 che, n ogni modo, non ho potuto
— 5JM —
vicina ii spettacoli della superiore chiosa di S. I
corno ').
L'ordine dell'abolizione fu dato, e V Uditore, I' B dio
io annunziò 1" esecuzione: o con avere ai mede&i ■ ni
ordinato che più non si uniscano p
aver fatto obiudere il luogo «Idia loro adunanza, i * 6
restituire la chiavo al padrone, con impolli '1 Bervir&i
detto luogo per magazzini, rome prima si taceva •.
Ma Tomaso Tomeo e Elisabetta d'Orso chiesero, qusa.1-
ohe giorno dopo «li voler formare « un teatro ili ; <
ì delle loro i tei Largo «lui Castello ,
rappresentare comedio premeditate ". Il che fu coi
ma OOD alcuni patti: die, prime, il teatro d"
luogo profano ; secondo, le commedie . ..
scritte e rivedute dall' I fditoi . che ogi
sfilare la lista dei recitanti, uomini e domati
per l'approvazione.— Tutta l'antica compagnia «li S. G
ino poteva passare nel teatro da costruii e, iranno dueaxtc* i
i .-ii quali • ; starnava non doversi permettere i! i *>
I duo attori erano una tal Maddalena Scazzocchia « d
doma — dire l'Uditore — di reo postume, la •
altro non sta più in questa città ed o passata in Sicii
ove ora ili): Giovanni VltonomOO , 'piale t<'ll«^ra
eoa pazienza le di sua i 9<>~
pera, e alle ili lei :on tento vive».") Con qu»^*^8
restrizioni tu dato il permesso.
II teatrino sorse nelle cas< dei Tomeo, che vi spessa*
tarlo, ottomila ducati*). E prese subito il nome *^
') Rappr. Pirelli, Novembre 1769.
*) Bigi, di Tnnurd. Caièrta 23 marzo 70 «Ila Giunti. E «oppi
<l oruio dirai ut- Lia rappreaonli
il .li .|in i dlU /ilt.iri. » — ■
Hi. 11 aprila 1870.
•) Vedi nippl del 1776 di T. Tomeo e cognata •«. — f. 21.'
ioo abolito teatrino del Largo «lei Castello. & Carlino'.
K (u questo quel glorioso S. Carlino, che ricordiamo tutti.
li aperto l'anno stesso, 1770 ').
La compagnia era t'ormata a quel tempo da Onoi
azza, nostra antica eouoaoeozB, ahi un tempo f.-<
P innamorato naH'autìco s. Carìino*); Vincenzo Camma*
ranri, detto la, Vincenzo de Romania, Genti
Àricnzo, (Giuseppe T'p rinn, Baldassarre Martoriai, Te-
resa Mai-tonni 3) , e forse Frani isola, Ludovl
ni, Giuseppe de Falco, ch'erano nella compagnia
liane anno dopo «).
Il Bui :ioy . ad mia rerila del S. Carlino. V. sotto
la data di ^novembre 1770, scrive nel suo dlai
« Le soir, jeauisalle à un | Aire, nouveUemenl eoo-
slrnit, qu'oo v.-nail il'i m\ rir. .lo I' ai tr 0U1 6 ]■ lì. I Mi y « 1 ■ »i i —
nait une comedie en prose. C étaii un trait de T histoire
tnrqiie, qui l'ut mal duhitóe ot mal jouée. s) » Era, pn»hatiil-
menta, una commedia del Gei-Ione, che ne compose tanto
coi Turchi, gei prediletta dalla fantasia popolare.
Certo, per la compagnia dal T><inio, che I a, al
solito, a recitare nella R. Piera, io tutta
mia serio di opere. S < ra intorno al 1774. I soliti amici,
'l V.-li «appi, del tomico Vinnonzn do Romani!» 8 no*. 70 — f. 16.°
I Maxra.com., chiede ■BSN protetto preaso il suo impresario— f. 16*.
ddaasarro Mortorini, milaneso, fu prima polla compagnia di An-
a Molla •" . tornato da Malta,
fanno a Napoli, e poi a Roma. Lavorava ancora nel 1781 , quando
scriverà K. Rartoli. (M>fi ad non». Avo va una figlia, chiamo ta Klisa-
botta, cito fu prima donna odia compagnia del Mwlebar, o poi inquisi-
ta del Sacco.
*i Vedi n pi. o altre corte — f. 18°. Dello donne non si sanno I
Ire, Urinarono, perchè Coivo uon sapevano scrivere. — V. carte
I" ii - sistema d< i dire i subalterni, dfll' Udk<u/>.
— (. 17°.
■ uraey 0. e. I. 2«0.
— 506 —
che non mancano mai agli scrittori, ;
una commedia pel teatrino della Fiera. In quella
pagaia c'era « un graziosissimo Pulcinella un incom-
parabile famoso attore », certamente il Cammarano l). Il
Celione scrisse: La Forza de!' :sa o sci
miro Amante, col Pulcinella. Pu replicata 10 se
poi: La morte del Conte d'Upsal, tragicommedia: <
colpo reco (]iie.st'es('in|)l.-ir iragicommediail
barite e il Zingaro per amore. *) C'osi, per la K.
sciisse poi: la Cunegonda in Egitto, ['Anne/ indo , il
Vassallo fedele, Sopra Vingannator cade V inganno
Nella quaresima ^i 'Invano vani spettacoli, quasi d,
fanciulleschi. Cosi, qualche anno, comedio con pupi con
le leste di legno: un'altra volta venne da Roma un
tonio Chiesa con 22 tra cani e vi rapprec
vani giuochi ').
Ma la quieto e la povertà di |uesti teatrini na|
fu turbata, sul principio del 17?:{, da una >n ,><ignii
francese, che venne n Napoli, al Teatro dei Fiora
Ne era capo un M. de Senépart; ira gli attori, c'ora
il d'Aufreane, un M. Bussete una giovine o
dici anni, M.|1,; Teissier. L'entusiasra », testa
compagnia, spopolò tutti gfl ahri teatrini. ■)
Gazzettiere delle recite di qu «ti comici francesi fu I
baie Graham'; che ne scriveva minul
quello « un evénement bien singulier et !
pour les Napolitainsl o Bisognai re i napolel
'j I.o SoIn-riJlo credo che forno il di Fiore, ma sbaglia. Il di Fior* (
morto da uà pezzo — Cfr. /.a comedia dettarti in Italia p. 39.
») Comm. T. XII. od. orig.
») T. Xlll. ad orig.
•) D& 26 genn. 73 ed altre rarl.-. — f. W.
*) 2 getmaiu 73. Il permesso fu dato por intercessione dell'ainb. di Pran-
cia, Bar. di Breteuil, La Giunta domandò co doveva riveder» i Li'
le fu risposto : come ai solito — Teatri f. 17°.
— 527 —
ridereste: « Vpus verriezvna eooled'enfantsl
1 le monde a soli fivre devant les yeox, lète bai
ut-i- jamais Isa yeux poor voir la scéne; ila
paraissi-nt contenta d'appre&dre a lire le francais... Bn
morale, il laut la regarder comma ime mission que 1°
nói'.il Voltaire ;» eovoyee de geo 100 ordre
pour convertir uno n.thou et \ piantar r éteudard da se
croyance. L de Voltaire améaeront a sa prosai
et e' est où il les al
mneiarono col Pére de Fami/le del Diderot; la po-
lizia impedì il Mah 01 net , ma permise la /.atre. « Vene
ne sauriez imaginer la justesso de goùt et de critique qu' un
peonie, qui entend (ree mal le (rancais, el qui a anoore
des et imedies barbare*, a fait paraitre daos cettc occasion ».
I giudizii, che egli riferisce b cementa] sono quelli, ohe
Uva dagli spettatori, damo e signori napoletani.
Piacque poco Lebaurru 6i imV moltissimo, fito-
t del Bea niente affatto, V Abòrti Le Misan-
thrope in applaudito, « quoique toute le monde n' y trou-
vftl rien de nouveaU] psree que Moline a tant ctó fole,
. imitò, par nos comódiens italiens, qu* il sn est de-
lé à nos orcilles ». Gran successo X Adelaide du
di Voltaire. « Aufresne jouait lo ròte du sire
de Coucy, et nousavons une actrice 1 1 Balze anSj appelóe
reissiei , qui est tout a l'aii intéressante >. B cosi
■ntinuò con le Glorieux, Hf/rnalyon, l' Enfant pro-
fanine, ecc. l)
il Re volle sentirli a corte , e il curioso fu che
egli aveva dichiarato che si sarebbe oeito seccato, \\
amava il riso e non il pianta AVVISO al cortigiani: i quali
durante I sbadigliavano, s'annoiavano, mentre il re,
.radi, la sua d me, piangeva dirottamente]
ir. jmm" tulio questo nottata o i particolari «l'offni recita che tra-
lascio, I» • anaa del QalSaoi dal 16 geun. al 27 fobb. 73.
— 528 -
Per la quaresima 73, D. Gennaro Bla
-lei Teatro Nuovo,
per ii danno gn o, ehe gli recavano iianti
francesi P. cosi, il Tomeo *).— Ma i grossi guadagni bui
in pochi giorni a Napoli — più di 6000 ducali — indusse-
ro il Sénapart a chioderò il permesso di formare una
nuova BOmpagnlaj a venirsi a stabilire per ti*o anni a Na-
poli. La sua domanda era raccomandata ai» be ,.ll amba-
sciatoro di Francia \).
Tutti i propriotarii • .li -i ribellarono
strepitarono; tranne quello dei Fiorenti . in
moti ' latto i suoi guadai.'in. B In
siderare, prima di tutto, il gran dao
cosi use ito dal Regno; a il danno, che da quelle rat
niva alla nostra batta lingua italiana; e l'interess-
prietarii dei • ronchiti Don dovesse accor-
darsi il j>eniiesso. Il Tanucci ordinò: « Nella mi
nieni, si risponda all'ambasciatore di Francia. »
scongiurato il pericolo.
Ma, poco dopi., ne sopravvenne un altro» L' impresario
q] «Inaino sul principio del 177-1 una compa-
gnia comic;i lombarda4) Brano tanti e tanti anni,
un mezzo secoli», die lo compagnie comiche l>mbank
non venivano p.ù a Napoli, I
in prosa e il prevalere della musica ne le a w&
lontane. Ma orai dopo Goldoni e Gozzi) e col ricco re*
P'iiorio francese penetrato in Italia, le compagnia dell' ti*
») Carle f. 17».
B8 ranno 73 e altre carte f. !7.«
') V. ..li nppttalM — Giunta B8 nprUc ì
4\ Kra raramente composta di pcrtonuggi ili ì diversi w
mata J^/mbanl/i 4 |ior darle un ceri a n Pietro C******
bini con sui» moglie, l'Arloccl. • toorln , l' . con I» *•*
figliuole Anna ed Orala, ore. .**. — Orto f. 28.°
— Ò29 —
Italia, die avevano sulle m ili il van
lingua e della pronm Udrai in :
antera' 'tare dui iiap>>lc>tani ave-
stato il pubblico ').
1 comici Lombardi ebbero intani un ottimo bui
«so; tarilo che l'impresario, invece di farli nei
mi soliti, il martedì e il venerdì , li fece ro-
■itare quattro o cinque volta la settimana, e la sera e il
. I . più volle la settimana recitava anche la eom-
Mgnia del Nuovoì Questa trotta i pio danneggiati orano i
ornici del S i iMecco supplì pauriti, •
(ingraziati, dicendo « essere lei pane, che hanno
i dia R. Cleu
che lucravano con loro sudori, lo spendono m questa
ra e loro Padria, e non gii le nazioni estere che, dopo
impingua niinii, altrove estragono
moneta » '). — La Giunta ordinò agli imprecarli del
i Ini di limitare le recite a due giorni
, [uesti non volterò ub . >J i.'unpre-
del Nuovo ne « quattro stregoni e sahim-
10 costituire un diritto proibitivo »; che i
i in tempo di Carnevalo andavano al Nuovo, mfl
no» potavano andare al s. Carlino, » alt >nta l'osccnit
medesimo, pi libri non si rivedono, né disaminano
ita ». E infine, osservava che i suoi comici
erano « tutti napoletani, ad infuori della prima doni
quelli pò del Castello, nella maggior parte, fot
i) i rx Stanti U MtL f. 18°.
irninuo F. Oc*" I "\ V ''■■
Giummi, 0, >!•> P«le •, V ,C .mutarono, B. Man i betta
d'Ono e T. Tomeo, i
« nota BOP] . Fra i nuovi scanalarli
mano Salvatore Tomeo, VioOMUO Menna. 0. A i, 0. B. Ca«ini,
• mancano il Oiunaui e il De Falco f. t8.°
86
590
i jui-ti "ne si fece grossa; nella Giunta si di
pareri; n fu ohi era d'opinione die si v • ai' an-
che i • napoletani «per hi gru'
ià <L'i caratteri propri! del paese sono stati sempre
-ni' liti, quando gli allori sono stati abili •>. Ma il Cons,
l>. Salvai proclamò: • quelle cose
dipendono dal gusto del pubblico, doveva al .
stesso lasciarsene la decisione ; né decidendo mai,
r sempre la volontà di decidere » '). <.'
tc-farc e In ire fu la soluzione prati
quistionc.
Certo, non si poteva negare che i comici pai
rano, prima, (ulti artigiani e rozzi, ondo *' uia-odusse a
soldo dagli impresarii qualche forassero, che ha serrilo
di lume ai paesani « Né bì poteva negare com-
pagnia Lombarda « reciti con vivezza e con otó«
che abbiano inin.> lotta un gusto migliore neOa ■
zione o nel!' azione ». E l'effetto era buono : nasct:
!" il emulazione!. 1. ignia napoletana del leaW
Nuovo mise in iscena in quel tempo un'opera in prò*
che piacque moltissimo ').
') Giunta, Carte vario, 1774 f. 18°. Nel f. 19.° c'è il para»
nov. 74. Ecco la risoluzione in margino « Vuole il Re che si ùcria i
regolarmente e ««conilo le leggi a tenore degli ordini generali • àtn&
doai far legge nuora o spiegazione ai proponga, boa inteso d»e prii *f
puntamenti e le parole a voce non sano nò decreti né voti, ni allo alo**
legittimo. > 15 uov. 74.
!j Carte come sopra. Nel 72 era tra gli attori del Teatro Nuow» m Or-
nare >1 N ■••.-. -Ili :. IT' I". l'armo dopo, Ira le atlriei, una Roaa Miaei*»»1
- Noi set t. 74. i comici uapolulani al Teatro Non» •
H va n contro il \ i ai hi rolesae muli» lui appaltai**
I-oinbar-li — Tfatli I", IR".
— 531 —
XIV.
// Grossatesta, impresario dì nuovo —
Matrimonio del Re — Cronaca. (1767-1771).
Il Grossatesta ripigliò t'impresa del s. Carlo il 67-8.
> impresario del teatro per 11 anni a con ap-
ilauso del pubblico — dic'egli — ed per lo
Bario e vestiario del medesimo impiegato vario somme,
elio devono essere il i i di-Ila di lui avanzala età
La De Amiate, invitala a far da prima donna, rifiutò)
ivava stabilito di non cantare più atti teatri. Pro-
li da cantante!9) Fu raccolta, invece, una compagnia
aoinposta dalla Girelli, di Carlo Rama, 1." soprano, di
ìiipa^mieei , di Kreole Ciprautli leQOFO, <U
Clementina lini-letti, e di Celiando Speciali. T) Il primo
ballerino fu il celebro Giuseppe Salomoni, detto di l'orto-
galio; che ebbe per compagni l'Anna Elicei, il Vigano e
la Beccati. *)
Nella primavera si recitò la Semiramide , musica del
Bertoni, che non piacque. *) K se<;ul il Lucio Papiria del
Ilio, dove cantò anche il Ma/./.an'i.
tri, f. ir.
*) Cosi tcriveva in data J'.-l 18 agosto 1705 a Praucesea Guizziti ,
già prima donno a San Carlo n.-l 1753*1 . e nuora del Grossi» teste. —
Teatri l 15.° Varie lettere del Metastasio alla De Ainicis.Uel 1705, 06,
uno alla Biblioteca di S Martino; e furono stampali- mU*
lettere disperse e inedite di P. il. a cura di C. Anton/1 Trasenti, Roma,
Ì Molino. 1880. p. 307
unta. Carte, Sott.-Nov. 00 — Teatri f. lo."
ianta 10 maggio 67 — Teatri f 15* — V. libretto Bibl. Angal.
•') Apr. 87. Era stato proposto prima lo Scipione del B
ma. dello Seipioae. l'.ntri (. 15.° Gfr. giugno
W i
Si annunziava allora 3 matrimonio di
ascilo di minorila, con l" Arciduci) 3sa Maria Giuseppa J
'i taalria. Il SO ibre si fece
gl'annunzio, una gran Testa teatrale, intii <>opc
ool Ubatiti, la Tefkbar, B Ranzzini ed altri. ») —
Il Tanucd aveva scovato un altro poeta di prologhi ,
il suo Basso Bassi, fra questi un Saverio Ad
I Calabria, a Squilbce. Il Mattel mandò un
prò] la nascita di Cario HI. Egli -
''-.• di Calabria: « La dura mia sor —
agli \ —clic mi costringe a passar qui i migliori anni
.Iella imi \<ui, impedisce che in me si i
alla idee, che possono aver coloro, che si vivon
BMnte O in Corte o nlin. ' ittà » s). Infatti, il Tal
tini aario a Napofi con rincarioo di delle
cantate. *)
Il pretto d'otr ila soleva essere di ducati set-
tanta. V. il curioso è- che il IS«Ì, al >pi
slava assai poco, (era l'unica sua r iveva
preso roso di richiedere il pagamento con una domanda
in versi. K in margine alla consone, al madri » allo
il Tanucd annotava: Si dio Verdine sola"'. — l»i
queste domanda» ecco mia, come saggio. È diretta b
mi , che aveva X incarico del pagai
poi-la l'epigrafe: Rìdentem poscere pane iti
Come augelletto non pennuto aurora
Che dal nido sov<
Famelico , digiuno ,
Chiedendo l'esca, pigolar si sente,
') Fiorirne o. e. IV, 238-9.
*j I>uo ma latterà t2 oor. 17G7 e SO awan. 68 al Tanu
tv. dd JemmttU, t> LXXix.
— 533 —
E del provvido padre
Col flebile suo canto il tardo accusa
Sospirato ritorno.
Se alfin lo vede rivolargli intorno,
Come può , gli si appressa ,
Col rostro aperto, e l'ali inerti ignudo
Scuote festoso, e d' ingoiar s' affretta ,
Poi tace e dorme ed altro cibo aspetta;
Io cosi del gran Padre, *)
Che pur è padre tuo, giusto ed umano ,
Mercede attendo e non l'attendo invano;
Lunghissimi lamenti
Spargo anch' io dal mio nido, e, se non lice
Vederlo ed accostarmi, io porgo i voti
A quella, che mi nutre amica Dea ,
Dolce Speranza, onde cortese alfine
M' imbocchi per tua man. Priego, e contento
Tacer però non voglio. Il premio accresce
Estro e vigor ; ma più l'accende il nuovo
Lietissimo vicino
Nuziale argomento. A Febo io chiedo
Or la sua cetra, e sostenuto a volo
Da Bernardo e dal Nume
All'alme suore accanto
Già mi preparo nuovamente al canto.
In segno di rispetto, di stima
e di cera fiducia
Giambattista Basso Bassi 8).
E gli era stato dato, infatti, l' incarico del prologo per
! feste nuziali').
Ma l' Arciduchessa Giuseppa mori, e Ferdinando restò
]) In margine : S. E. Il signor Marchese Tanucci.
*) Del 1767 — F. 15°.
3) Basso Bassi, 12 maggio 67 — Tanucci 2i maggio — Teatri f. 15°.
— 534 —
senza fidanzala. So non che, Carlo 111 i
si misero d" accordo e sostituirono sul.
la sonili della defunta, l'arciduchessa Maria Ca
lOvembre 1767 si ebbe a S. Carlo il Fan mti-
lel Mislivececk; i
nel gennaio 68 (a quanto sembra), VAI
del I'aisiello. ')
.Si cominciarom itivi per ;
16 caca/> (ali, per dispori-
D, Salvatole e D. Bi ''-unii Francone.
-upplieavauo, e e
anticipatamente un palco d un posto*).
Nel maggio 176S , si ■ . musici
il I Sacchinì*). Prima donna era la TeOber. « io I' I»
sentita cantare — scriveva il Finocchietti — e per veràA
canta mollo bei' »po In Gabrielli, non poi
oggi trovar di meglio, e per quanto mi o
di cappelli Peppo dì Maio, possiede quasi
più della Gabrielli. Non e bella di •
ìza e bona grazia, ed è di ottimi i ') ».
altri ran Giuseppe Afferri, 1 .
o Mandolino, El inai 1 1 i IperJ»
Coir uscire Ferdinando di minorità, fu
innovazioni al S. Carlo, modificandosi il proscenio, e
Dandosi tulio il teatro di specchi. Ogni , .èva
specchio di dentro, e un' altro, più grande, di i
') Carlo vario. 31 agosto 67 ©ce. — Teatri, t. lo'.
') Vedi 11 lauto domando nel f. 15.° La Do Amici», cui ora toraaU
I di cantare, acrimo noi marzo C8: « Emendo in trattato di al
ro o cantare in Genova nulla prossima primavera od in Mantova a^*"
pò «gaggio dulia nostra Sovrana , m dorando rispondere prontamente aa**"*
riapottivi Impresari!, chiede il coatouto '
») Ud. l'i maggio D8
*) Flnooehl ria tfl ale. 77— Teatri f. 10*
— 535 —
irai un braccio con duo candele. I giorni di gala;
illuminazione generale e si scovrivano gli Bpecchi: il che
troduceva una luce o un risalto, elio era lo stupore !
Per la venuta di Maria Carolina, a Caserta, in un tea-
gpedale , si recitò l' Idolo Cinese del Lorenzi ; al
, Cario poi, ci tu la multala, il Pelea, poesia del Ba
Bassi, una delle più belle musiche del Paesiafto. Fn chia-
er questa castali i prima donna, Lue
Agujari, detta la Bastardella* ( on la quale il U ■■ -:" i:
bba una kmga lotta d i , Prima «li tutto, la sufi
oonaposiaone poetica dovè soffi
■sioni, a per la nota pari debolezza di Lu-
'/aa Agttjarì , elio tisicamente e maediinalmeiito non
a è convenuta
più lungamente in riposo e fuor di scena ».
.ija Bastardella cominciò a volerlo costrìngere a ra-
nella poesia ceri>: ariette del suo repertorio. 11 Basso
intócol Ministro. « Ma costa troppo — gli fu
sposto— questa donna al Re ! p, e non biso^ -gu-
i-o parmigiano detta Bo-
ra L'altro, per forza, una brutta
ne le corde basse di quella cani
iella duplicata pa " il Bassi, dopo un podi
imitimi!", dora acoon barrisi, contentandosi di far le
•Ir ai Tanimi: <. Tutto no mi serva d' apologia a
presso V. E.; la quale io supplico a non
li il torlo di creilenni capimi >V un si stravolto od
ifelii ire. Quando compong . so cer-
ute pensare e so comporre; ed ogni qualvolta l'I-
per le pubbliche stampe in quattro diverse coi
in' ha equivocalo con Metastasi ì
>) Cir. tra gli ali ri La Lande. Yoya/je en Italie, L e. 436.
— 53T> —
questa una sufficiente riprova di qualelni uiia
nel drammi Beo e so che niun
ili un si bel vanto. Mi giustifica
lizza in tal genere, la chiamata eh' ebbi gi ntun
anni dal a i Re I ', per vi
a comporre in Napoli la cantata sulla ' U. Pri-
mogenito, ni qua! comando io non potetti u
vandomi □ poco buono stai ed ess>.
già inoltrala la imi' pi
•li mia gloria l'invito ch'ebbi già -
1' Blettor Patatine per din?:'' ieat
quafio Beppi generosamente r lasciare
<li servire il Re delle S
ili prove non fanno forse veruc mio meri
sondo pur troppo la mia disgrazia; e eli-- !j
irati* natue, facciano almeno presso V. K. ^cusi
per quelle eoa mie, e che ho ite, coro»
ijui troverà acchiuse, il signor Colla su -Lsuto
ostinatamente che si conservi la rima in ante , |
stando elio sarebbe ricorso da V. E., se
mutava. Ella non ha pratica di questa virtuosa caprfc-
agUs, capace di fare ini;
Ne avevo già io
masto convinto! » *).
La cantata ebbe un successo memorabOo. La fi
tifila foce Tetide', Luca Fabris Peleo', il
il Monanni Apollo ; il 1 e un G
'ieo. Restarono famose le arie: Ora ci /w*0
amato, e Già ti redo in campo armato, « ehanlécs p**"
la Bastardella , et quelle seu
i) Basao Bassi. Apr. 17*58; lelL 2 maggio 08 — f. 15*.
*) Vedi l'opuscolo: dar tlirrrttsstmenl* «^ ^***
tonine de l'ottona ecc, di Sara iìoudar.
— 537 —
Tetide (adombrante Maria Carolina), diceva a un punto :
Popoli, udite. A voi
Mi propongo in esempio. A dar di fede,
A dar costanti e vere
Al mio sposo, al mio Re prove d'affetto
La primiera sarò. Con la Regina
In me la Cittadina
Troverete, e la Madre. Ah! questo io bramo,
Da voi tenero nome, e sul mio labbro
Quel tenero non meno
Nome udrete di Figli; e tutte, il giorno,
Divideran fra lor lo sposo e i Figli,
L'opre mie, le mie cure, e i miei consigli !
Nella seconda parte veniva Giasone, con seguito di
gladiatori , atleti e popolo , al suono di molti strumenti.
E si facevano varii combattimenti, terminandosi con un
quartetto, cantato dalla Bastardella, dal Fabris, dal Ràff
e dal Monanni :
Or tempo è di riposo,
È tempo di goder 1
Non oda il regno intorno,
Non veda in s) bel giorno,
Che fortunati accenti,
Che oggetti di piacer! ')
Il 13 agosto 68 si dava l' Ipermestra , del di Maio; il
4 novembre, 1' Artaserse, del Piccinni; il 12 gennaio 69
1' Olimpiade del Cafaro.
Con questo spostamento, fu provveduto a che fossero
celebrati i nomi e le nascite dei sovrani di Napoli e di Spa-
gna. I prologhi erano scritti dal Mattei e dal Basso, press* a
-■
') Vedi libretto.
- 538 -
poco alternando. Nel gennaio se ne avevano due, uno
ai 12 i nascita di Ferdinando), l'altro ai 20 (nascita di
( urlo IH) !). Ma il Mattoi, B poco poco, datosi alla
tica dell'avvocheria e poi alla magistrata
solo padrono del campo *).
A Caserta fu costruito un teatini" stabile, dal \ anvi-
telli. *) E cosi in nitri siti reali, come a Portici,
ne fece uno nel 17ii(j ') : e gli attor mo i
giovani sovrani nelle loro escursioni. — La coi
di Corte passò sotto la direzione effettiva
enzi. D Cirillo non ricevette alno disj . dalcar-
ii. vai" del <>7 in poi *). E, invece, il 28 dicena
al Lorenzi, giungeva un biglietto del 'ì
ceva cosi :
Volendo il Ro per suo real divertimento che si facciati
Caserta dai 20 del prossimo mese di gennaio in poi le eoa-
medie all' improvviso il Lunedi e il Venerdì di ogni *eU» man».
e considerando la M. S. non esservi rosa piti contraria ali*
riuscita di tali rappresentazioni che il dispoi
bligbino i recitanti a far parti non corrispondenti al lor cara.*'
«ere, ha risoluto che V. S. s'incarichi cobi dell' i ne òi
soggetti delle coroedie, come della disposizione e concerto |
iiumIi -simi, e che V. S. anche scelga tra i comici del Real S^
vigio quelli che stimerà più proprii secondo il far di ciascun
perche le comedio possano incontrar bene. Glielo \>r
•) Quello del 12 gonn. 60 fa dui Mattai, o quatto dei 20 dal
a ciascuno furono pagati due. • ""\ fu qu< -nnaiol
.•, nill» domanda pel compenso, il Mattoi ai dice : Proféuor*
He regie tettole del Salvador* — f. 15." bis.
') Nell'ottobre 71 il Basso scrivo dio il Mattoi « a' ara profoanto
molte volte di non volerne fan» più ». I.
bis.
*) (.'.arto varie — f. 15*
&) Lettera del Cirillo, 28 dicembre 1768, o altre carte. In marfia* al
Iattura, ù notato : iYoh ji risponde. F. 15.*' bis.
— rag —
al nomo, perché, intendendosi coi Cavalieri Nasolli n
'rancono no disponga 1' adempimento — Porgano , 28 dicem-
S — Sig. D. Gio. Battista Lorenzi.
E ranno seguente, il 1 1769, riconfermanti
HUt.'sti ordini si aggiungeva: « Mi comanda ora il Rfl
che, siccome V. S. ò responsabile della buona riu-
iidle comedie, cosi disponesse ancora di chiamare
sua casa quei comici del Rcal Servizio, cho conosce
•l'poriuni, e ohe ivi si {ancia da V. s. la lettura dai sog-
da me veduti ed appi-ovati e dei concerti corrìapoiH
denti nella ra|>|»ivs(Mii:iy.intic 'li dette comedie non
eseguisse dai comici quel elio si <■ io nei con-
debba \ . S. riferirmelo per darsi dal Uè Io provi-
te opportune ■> ' >.
ivano parie della compagnia Nicola Buonocoro, i
da Marco Pacchietta, il Villani, Don Greco, il
Don Vitantonio Patacca, Gennaro Stesine da Ici-
lio 5), il Casti glia, il Notargiacomo, 60C
', l'ersano 20 dio. 69; Pori d 16 aprile 17C0— Tmtri, f. 15 bis.
*) Coscui nel 1771 fu licenziato, perdio incapace di recitare nelle co-
medie promoditate, non sapendo leggere: bddoi ■•'. OgìJ diceva , « a di-
sunpegnar tal carattere non nhblaogna saper leggero montro cor. i
■ola monta nell'abilità di parlar molto e non farei capire ». V. carie
Ott 71, f. l'i:'
») Jl Lemuri volava escludere il Bisceglia per la sua incapacità , e
anche per la *ua bassa conditione; < niente corrispondente alln qualità
della compagnia, da S. M. coutradixtiuta culi 'nuora to titola di Oalaut
addetti alle comedie della Camera del Re, tra' quali niuna figura pan
ire il Bisceglia, eh* è un dipintnr-3 di carrosoe, ed impertinente a segno
il padre b tesso fu costretto a maledirlo in una publica piana a piena
voce >. Lettera al Tamii ri 27 maggio 69, f. 15.%'*. — Questi comici non
no meno allo loro tradizioni di mendicità, o peggio. Cosi nel
iliaAloja muoreva ricorso contro il Notargiacoiuo, cui ella aveva
ii orologio «l'oro, perche lo facesse accomodare, e il Notargiacomo
l'era venduto ! — Carte, f. 15° bis.
— 540 —
Il Lorenzi era, al solito, indebitato Bino alla cima de
capelli. Egli aveva un soldo come r
Iti del Carmincllo al Mercato e di S. Giuseppe a CI
e un tanto come atto lie faceva in tutto 32 d'
mese. Più volte il He gli aveva fatto dare unti
perché pagasse i suoi molteplici creditori. I I altri,
nel 1771 domandava un sussidio, (Scendo di OOO av«
come alimentarsi, perché i suoi
i i-aii. Il Tarn* ' ilieri
putati, scrivendo di asaminare: a questa nuova im
lucane di uno, che non si ! te mai di tante gn
nel Eteu. i ').
I Cavalieri deputati, il Naselli a il Francone , nominati
per te aozze reali , restarono in ufficio cott" inca
reali divertimenti. Essi stabilivano col Lor-
da i re ai sovrani. Oltre lo recito ordinarie itela
compagnie di camera, erano chiamate a corte e
siti le opere dei teatrini, e altre avventizie : e Jcbo
commedia recitata da dilettanti in case private, e -
plachila molto.
Cosi, nel 1768, nel novembre, si detto a C
can ili era di spirito , e nel carnevale 6'J . la Urna abi-
tata del , musica del -IV*
del 1769 venne a Napoli (iiuseppe 11; e in quell'ooca
fu ripetuto l' Idolo cinese. 1-. >\ racconta che il Lorena
coi comici di corte, rappresentò innanzi a lui
-rhclto di Portici una comedi;» all' impronl
tore D dorè che fosso improvvisata;
Lorenzi gli chiese un soggetto, e su quello n
un' altra
•) 23 Maggio 71. Carlo f. 18.° — Altra carte, di rimile natura, M f*«
in f. 15."
*j Prefazione «Ilo Op*r* dòl Lorenzi.
— 541 —
ale «IH 70, a ( aserta, si dettero cinque fa
ballo, sei recite di iperedel realro \uovo, un'opera
di S. Carlo, quattro oomedta all' impronto, e duo recito
della Claudia Vi.
wdia era, come il lettore ricorda, un' antica com-
media del Livori. Casimiro Bisesto, il Vali fuoco e
.•litro avanzo della I ompagma, l'avevano pre
parata per divertimento dei Padri di Monteoliveto; quando
il Re ac a sentirla a Corte *). —
Il Risesto fece la proposta di preparare, poi carnevalo 71 ,
Abbate, anche del Livori: ma i Cavalieri deputati oa-
irono che tutto ciò era una manovra per Barai
il Eia, e metter ftiori poi pretensioni «li
tensioni. Volendosi l'opera premeditata, « potrebbe dal-
l' incarico a Don Titta Lorenzi . ohe già si trova
eli' esercizio di tali direzioni comiche, ecc. ••;
e cosi fu fatto 3>.
del Lorenza si recitarono, tra l'altro, e con sorpren-
;ontro ->, // Bugiardo, « rifatto sul gusto dell'
il-. BUll' Origli :ii:iiiiI;iI. | mi », C I' /«-
lento oi ì ro autore sul
L ivoriano assai migliorate » 'i.
10.o
l 15." bit. Sul principio, il Ro ricusò, e f. 10.°
') Carte f. 10.° Due anni prima, il Bissato Nettava OCA attimi suoi <oiu-
c'erano del Li vari D. Vi • Torre ecc..) l'Abate. Il ilons.
iruao, 83 Apr. 68, dico di avere assistilo al concerto: « La comeiia,
I l'iutrìgo «per lo ridicolo, e tra per «asaro concertata collo «tasso
.levato da nn concerto elio s'è fatto In
Htza mia, potrebbe senza mono incontrare il piacerò di S. M. ecc. »
»i «ardili- lanata presente. Carte f. IO.0
'i l'ref. Voi I. Opere del Lorenzi — L' Inganno fu slamp. nel T. VII,
Collezione di commedio pubblicata a Napoli sulla fiuu d-l ««colo
da D BftBgfMOII
— 542 —
Il 3 dicembre 70 si recitò al teatrino di Corto Gelosi*
per Gelosia, del Teatro dei Fiorentini. Il 3 e 23 re
le due comedie in prosa dello stesso teatro, la Carlotta
o la Geneoieoa. E il 4 dicoinbro a Portici il /Rodolfo, co-
raedia del Principe di Cannolo ■),
Nel carnevalo del 72, olire due comi lei Gold
BÌ ebbe la Merope, con la traduzione in prosa fattane da
Michele Saroona, Il Lorenzi fu incaricato di concertarla.
« Per la sola tragedia — egli scrive — non basterebbe iJ
concerto di un anno, secondo il praticato del fu Abnte
Andrea Belvedere, dopo del quale niuno si
entrare nel difficilissimo azzardo del coturno L'essai
di quella scuola, ed il coraggio, che prendo dal!
clcmentissimo compatimento di S. M., non diffidi
entrare nell'ardimentoso cimento » *). Vi : »\in
gli altri, un Antonio Puzio e un Tommaso La Rosi
Nel carnevale del 73, il Sarcone - il Teodosio,
tragedia in prosa , per la quale furono chiamati van
attori dei teatri pubblici, come l'amoroso Francese
tonomea, Sebastiano Ricciardi, Vincenzo Guerrieri e una
donna, che fece Eudossia. Per le tragedie ci voleva
donne, non uomini che recitino da donne, cho noi
mai naturali, e danno alla recita Parta di una cosa di
seminario *). 11 teatro di dilettanti cominciava a decada*
• li Ironie alle agguerrite compagnie dei teatri pubbli'
he Ferdinando ordinava le trattative re la com-
pagnia ilei Sacchi; die, questa volta, non
Il Teodosio non dovi piai
Cavalieri deputati. 11 Tanucci, letterato oltreché min
»J Carte Teatri (. ir,.*
*) Lorenzi, Napoli il setL-mbro ITTI. i. IT
:ij Cav. dcp. api 17 •
•) Cari», f. 17."
543
Iva in margine eli un momoricalo questo giudizio let-
II Ho... vedo che il gusto italiano non è, e WD
lo mai per I die 60 da Bdooli remoti: onde ò
HUto introdotto un leso spettacolo eh* è l'opera; sa che
poo ('■. stata bene accolta Dette nazioni ••.stero la trugedia
in prosa; laonde vuole che li due Cavalieri propongano
il divertimento più plausibili- che si possa » '). —
Il 30 maggio 17G9 andò in iscena al S. Carlo il Deme-
trio del Piccioni , che non piacque , e fu sostituito su-
data Zenobia dello stesso. Il J3 agosto, la Merope
IH Zeno, musica del Sala; il 4 novembre, 1* Adriano del
;ennaio 1770, \& Bidone del Monopoli. *)Pr>
donna, la Tetìber, e, per le opere d'inverno, la Do
acondftj la Apollonia Marohetti (questa, amm&p
nel gennaio 70 fu sostituita da un* Anna Le
I uomini, il Tonnarelli, i be aveva cantato a Firenze,* all'A-
liborti ili Roma, il Benedetti, il Monanni, il Tibaldi, il Sar-
tori ni, ec«
i giugno 73 — Teatri f. 17.»
«J Carle f. i&fi bis « noi. f. 20.°
') Un curiato aneddoto di quell'anno. Noi munto, poi forti venti, che
ci furono, restando aporte lo finestre del teatro S. Carlo, la guardia
Slitterò Mittivauo continui rumori nel teatro. N'ebbero spavento; na
parlarono tra loro; ma l' Uditore, rimediò subito col far chiudere le <i-
aesti-e! Ma creo cominciarono a spargersi le più strano dicerie per la
citta; clii diceva che la fauna dui rumori era lo spirito di Maria l»roe-
aatasta; altri, lo spiri' ..dangelo Ausante, afforcato e bruciato
atli i/o di quel luogo, por l'assassinio da lui commesso nel l'a-
lano reale del Tesoriera Kcciavarria ; altri ancora, 1' essersi dato pm
tolto il ballo di Doti Giovanni Tenorio, o affermavano che simile effetto
■'era visto in altri teatri, dopo la rappresentazione di quel ballo. A farla
la voce si sparse talmente e fece Unta impressione « che la gente
gUore, ma disaplicata, del paese, e specialmente alcuno dame brillatiti.
dalla curiosità, ni andavano da aera in aera piantando avanti del
'«atro per sentire la voci, non curando di sUr esposto alla pioggia di
1 allora fu che uscirono tanta cose sentito satira che 1' una
— 544 —
Dopo molti anni di affi poli
JommeUi. Egli non Ir ivava più i tei
Mi. « Una disaipazioi tinua,uncica
tinto, un gusto per una musica mollo e snervata, un'a*
versione per tutto ciò che costa fatica , o una liberti di
are a capriccio, un' ostentazioni di abilità fuor ili h
e «li tempo in oerti ornamenti snpertlui,
« .pprimono le note e le parole, e specialmente la Degfi-
ganza dell' azione e il nessuno interesse pei recita
quali dipende lo sviluppo dei re
senza alcuna connessione ». Vi '
medio e reazione, scrisse I* Armida abband o»»
di P. s. de K>gati, che fu rappresentata il
Duo grandi cantanti la sostennero: la
C erano, inoltre, il tenui li, la secondi
ci ietti, ecc.
E colli sta ri tu dato il 13 agosto V Antigono delCa-
faro. Il JommeUi preparava l* Opera del 4 noi -M:i.
in questo intervallo, capitò a Napoli
lo Burney. ■) Il JommeUi lo c-> seco al con*
confront.iR.vi coli' altra , ed il meglio li è che delle di*enw coee dell» •»■
se no può appurare giatnai 1' autore t. Paro poi che i servitori 41 «p**0
i A i • i ' ' : ' •> perchè i padroni ai sbrigassero, getta— PO dai ad"
contro lo mura del teatro, producendo i rumori, o che L lamenti fa*"
Opera di qualche cane , die * ftlrodoUO. 1 • urioai gianam *•
punto di penetrar di -ilchAtti, dal che nacquero compbouòeoi. '
una apode di processo dell' l '■■ lltora, 5 maggio 1770—
i) Riattai Et, <Ul Ann.,,,-!',. Ed. . -it. p. LXXX— I— Nel (. tft», a»*
il genn. 1771 — c'è il aunto d'una proposta fatta d haleAAif
e II timore della totale decadendo della musica ii fa »niiU *J
umiliare un progetto per l'esercizio della gio. lossmW1
Propone un' opera da farai da quei giovani, e ne deaerilo rari capri»»
E aoggiugne ch« da un secolo a questa pari'/ • abbia purtas»*
Regno di Napoli un milione ».
*) Nel 1770 «ru anclu a Napoli il Mwarl. Cfr Ani QtU»ù&
d'Épiuay, 7 luglio 70- K.l. Perej «t Maugi. - I !•■:
— 546 -
ii ili.-mi eri do tutte di g mere allegro, piuttosto d
I automimici che altro. Cosi i
di \ "■
Nel -canaio Ti si dette 1' Eumene, cominciata a uau-
"sco di Maio (che mori . quando ave»
• terminato il primo alto), e terminata da altri.— E
nuovi impresari] dei teatro certi Notarangeli, e Fu.
l'Amadori i<
L'AmniloH, entusiasta del Jommelli, \ 'i unire si
di lui il gusto dei napoletani, S recò, dunque, a H
dov'era il maestro, e *.rli fece scrivere I' Iftyew
ita in fretta e furia, e u isteria
Corruptio boni p Mattei. >I
più orrido di una musica del Jommelli mal ù i ». D
gioì ina soprano Pacchiarolti, che con la 1 1
Ioni eseguiva l'opera, contribuì alla pi > U
semplice, toccante, natur tiri»
legame alcuno : qualunque ornai so, qualanqus
sforzo o l'avviliva o guastava lutto il bello d
seducente ». Lo stesso Saverio Malici il testi!
t 'lucila primo impressione, esclamò: « Ma che Jom
iszzof ». Ma il vecchio t laffarelti, che gli sedeva accanto
in platea , andò sulle furie : « Paz. sono
cantanti, non ci sono cantanti! Ah, tempi d i gio*
ventù! Ma, non dubitate, si conoscerà lret«
que.sta musica adorata venerata e sonata per tulli i can*
tato d*a • ■)
L'opera fu tolta e si voleva sa /enofa
del Piccioni. Ma i sovrani non permisero u • Tronto
«I vecchio maestro e. per corregge;
») Ivi, ,». 297 8g.
iti. IO loglio ('/.'. I- lo.* bit.
• nei, o. C LXXXIII-IV.
— 547 —
nielli, fu rimessa io iscena YArtnida. l) Nell'agosto, ci fu la
Vfitieti deirAfllbssi, a, do] novembre, YEmìo del Sacchini.
Con lettera di adozione del M bt la
l'ini' llvano per I* Italia le due sorelle Marianna e
^eilia Davis. Marianna sminava un (Strumento -li nuova
invenzione, 1' Armonica : «composto — dice il Metasta-
sio — ili tazze ili cristallo e di vetro li varia progressiva
grandezza, ordinate in filza e fermate in un ; -the
i rivolge soflecitameoie in giro
.ilo punte: o queste toccale a -Musa d'organo di gravi
mbalo olle nudo inani dall' '..'suerta suoualn fflO
un nuovo soavissimo suono, eoe particolarmente aeLpa-
scQi di' è il genio dominante di questo struraentOj ha
/a impai ile » ').
L'altra sorella, la Cecilia, detta YlnglesiM, taceva la
cantante. Ora accadde che la De isri-
uita a un dottor fisico Buonsollazzi) usci gravida; ed era
■, impossibile che comparisse sul teatro nella porte
dell'Amazzone Bradaniante nella quarta opera , il
era, musica dello 1 lasse. L'IngUaino, eli'1 aveva buono
raccomandazioni, specie d l lasse, che le era stato
ro, Ri «rinomata a sostituirla. Il Mot: quando
■e. dette un grido dorrei e. A s. Carlo Y In <j lesina
e con la sua piccola figura, tenue spirito ed abilita, e voce
limitata! •> '). Intatti, foce fiasco.
• fa u ita!- v al S. Carlo un oratorio: la
! Sepolcro. — Il 90 , la Ctemerun di 1
-si. Noll*agost.>, V Achille in Se irò dell'Amiga
in seguito, Vipera lei Piccioni, e Y Arianna e
ir. — Il Jommelli rewlilui all' Amatlori i 650 scudi, che avera h-
-vii ti p«r compenso.
•) MilWiij Ifiwiw fa jwr mi vii* ufftì otta ■<•' Uetartano,ì. e. j>. xxxvn-
XXWIIl.
1 Kftttd I. 0. XXX Vili.
— 548 —
Teseo dell' Insanguino. •) [Prima <1<
pria l'Aprili tenore, il Cassetti; seo <tia*.
la Marchetti,
11 nuovo impresario, Gaetano Sani -ed ese-
gui grandi Innovazioni.') ; ,. o vestiarii
iiii-ivi; prese 7% .valuti, invece dei oa
• a doppio i corri<
sospeso un gran lampadario in mesto al
voglia — a a questo i
mpadaro non abb
causa di qi agedia nel r mot
protestai in G llorehè '• »1dd costruire di
stallare, elio alata sotto lo mie case avanti d.° R.
ciò nonostante, confesso anch'io che sia beli
la un .... aj)
La compagnia dei cantanti tu formata Primi
donna, la he Amicis. Seconda, Mei 'iti, data
la Vixciolctta. — Di costei. ina virtuosa,
asauova, re 'li BOI • ■. ?tt
I Napoli, s'era fit Cfg06 «Lillo braco»
di Monsignor Buoncompagni , ch'era allora il suo i*
virtuosa
>) Carte f. \'
*J Neil* sua offerta (a concorrati/a del Vignaò, dot Bianchi • J* i
il Sautoro pronw>iu*va: I) bmm « roatiani nuovi — 2> Sanano pttff^*
courenJtmU— 3) Uattuneati storiati (l'ioù con costami sloricaiuaoU' «*•
4) Alberi isolati, boschi, ^iarilìui, acque vere e uou dipinto r
•ilo alla proposta del Bianchi, di dare ogni anno dn~ 1
e duo del Metastasio diro che: € Considerandola da uomo onesto »*
trovare poeti in Napoli che possano coni facilmente comporre in «gol »■••
•lue porrai da staro a confranto di quelli del «lo* • l—
T«ro però si dichiara prontissimo di pag.' nuovi drammi. eJMbw
questa Giunta li rìtrovaMe siccome promette ecc.— fi) illnmiaaiioanl'"w
fsle ili lumi per ogni scena, ecc. — Giunta I febbr.72 «altr«o»rW f- I""-
Carte f. 18. Il contratto a «tarai». iu daU ** korembre !
I B Bi no, t «Kosto I7TJ — f. 18.°
— 519 -
mante. ') — Degli uomini , il Pacchierotti , Pietro Santi,
il tenore Tibaldi. Quest'ultimi! non voleva contentarsi de-
gli 800 zecchini, che t^li offriva 1' impre-;iri<i, II Tannivi
« Il Re dico che, se non si contonta degli 800
, hi punisca Gol u"ii poter essere più chiamato
nei teatri «lolle Stallie ». Bell'espediente I Fece tante scuse,
e coree entrilo. *)
Ma la compagnia dei ballerini ebbe anche maggiori
La prima coppia furono Charles Lepioq, e Anna
coppia, la lìa.laelli e Francesco Mon-
Gennarìello e la Cocchi. Fuori con-
no Cesari
Il 30 Diaggio 73, andò in iscena il Trionfo di G2
del Borghi ; poi il Romolo ed Ersilia del Misliveoek; il
ivembre, V Adriano deH'Insauguioe.
Il 1 la Bonetti introdussero a Napoli la danza
. Le danze italiani! erano balletti e pantomimi
ti, c.Dine: scene pastorali, danze di marinai, di ci-
I ballerini e le ballerine w mettevano il n
movimento e forza che potevano, fino a cadere este-
nuati. « ; .il. n" ont de goùt quo pour la dausi*
haute L-t pantomime, qui set Boóompagnée de pas extranr-
dinaires. de contorsions et de lours de torce ». Cosi si
spiegava anche la passione pei g ii. *)
Il Lepicq , con la danza terre terre dei Ventri
Novi'ne, pollava ima rivoluzione! «Il a pensò ótre
au commencernent. Les Napolitani* ne B* aperec-
If, Casanova. Mém. VTIT. 328-30. Bdò cho dico di lei il Winkolinann
in una sua lettera del 1767. Cf. Barlhold <>. 0. II.
*) \ . 19 dSotObN 7? EOA f. 17.°
•Ila Binelti parla il Casanova Mém. IV, 24» sg., VI, 381 sg.. VII,
222 sg. Ed t noto il duello cho ebbo , a camion sua , col polacco Conto
*) La Lande o. e. 445-7.
'M-p-
-.ra
■tt;
- 5J>0 -
vaicnt pas qu' il dansàt, dans uu aussi enorme et inoaB^n-
strueox thèatre que le nòtre, puisqu' il ne sautnl ponMBCA;
mais, cornine il esl d'une très jolie taille, il a coramelle»
apprivoiser tea Napolitani: et la Nation pau s'e^aesl
convertic ». Cosi il Galiani alla d'Epica?, e soggiunge»-
col suo solito spirito: « Voyez Ics progi
nous tombons dans la monotonie, grace a vous atitre^
nipssicurs! » l'Va breve, tutta l'Europa Bari Parigi, e
mondo Bara diviso in due parti: gli Europei dall'una,
i Cinoi dall'altra I ')
Il napoletano Ccnnariello, die ballava nella lenta coi
pia , era Gennaro Magri , autore di una curiosa ope
sul ballo, dove, chi vuole, troverà notizia minuta d
i generi di (.rissi, salti, capriole, giochi di braccia,
balli, che allora s' usavano : a Oli volesse il cisto— -di»
l'autore a un punto— che io tornar potcs
.l'Ili, ma con lo stesso discernimento , che per la I)-^»io
ia tengo ni presente, vorrei divenire il pri
piente del inondo e nella in ■stia bell'arte un -involar po-«"»r-
tento! » ')
I Cavalieri deputati, che erano stati incaricati
sare a qualche nuovo divertimento pel teatrino di f\»ra«»',
proposero, pel carnevale 74, a uno spettacolo in music=s,
intrecciato con balli... mollo applaudilo ». Questo sp<
») Loti. 24 Luglio 177'.*.
*) Trattato teorico-pratico di bailo di Gennaro Magri, Sape!
maestro di Ballo de' Reali dicertimettti di sua maettù
Reale Accademia militare, ed alla nobile Accademia di matita e di
la dei signori Cavalieri, di cui h" J pur maestro, dai
1770. V. Orsino. 2 voli. — Io una sua supplirà del :
corn d'aver ballalo por più anni a S. Carlo comò primo b
d'essore stato coro pi I : halli neU'ooca- - reali.
73 in poi, maestrn di hallo dei regi dtvertiniiMiti pei natali del pei
ereditario o dcdle r. principesse, el altre ricorrenze. Chiedeva , due
di succedere al posto del Mae»! ali, ae questi premono©.— F.
— 581 —
feo del Gluck, poesia del C;> cui
fu aggiunta una burletta.
ÌJ Orfeo fu recitato a corte nel gennaio 74, e piacque
moltissimo. 1 {•alitanti AjTODO la De Amiiris , il Pai
, e un Innocenzo Lucci. Seguiva un ballo del Lepicq:
^it'ìc di Pimtieu '). Intanto, a S. Carlo Guidava in iscona
Uessandroiit/!* Ji!>>';'r, 'I-I PicOHMlL
Queir anno . inoltre, fui' mio permessi nel carnovale i
balli in mas ;1 S. Carlo. Dal 1718, 'lai tempi del
i-'-lli. n. m se ne erano più fatti. Re chic i re-
rapa , <-ii" s'affissero per l i te. s
sarebbero dati il Martedì, e gli altri giorni, che avrebbe
stabilito il Ho. La gente doveva intervenire mascherata:
o di carattere o in domino o in bautta alla Veneziana.
Cominciavano alle ore 11 di notte.*)
Il I le in, a onesto modo, più splendido del solito.
L'avventuriera Sara <■ lar, ch'era allora a Napoli, <:i
descrive le mascherate , le cuccagne , e gli altri diverti-
ti «li quella stagione. Andò ai ih del s.
!-'. E dice che sentiva intorno a sé: « Ecco Madama Gou-
dar, ecco la bella inglese! •>. Nel primo balli, >i ma-
■róda nestaie; poi da inglese viaggiatrice, da greca
li «ri. ni. dall' A.l -mollo <kl Funf. dèlta Dom . e *pw. XII
11.
T) !•'. 18. 11 Oaliani, 29 gennaio 74: «.Teserai fori bro fra aoir. J« vois an
■ l'Opera. Spille/, qa'i'u 17 is Naploa flt pour la premiata «I i
niero foia le apertalo d'un bai public. Lfla prMrea, lea Ostrogotha, lea aou-
tieus de la barbarie uationalo seutirent les ofl'ots terriblw d' uu bai libre,
pare, catholiquo, c'est-àdire universel. Un s'y oppotArent, aree une force
incroyablr et les firent defondro a jnmais. Il en a contò dea pcines irn-
moaaee pour Ice rétablir. J'y ai eu plus de pari qu'on ne s' iniagine. En-
hngard Ikmu-.-ux qiM le roi passe lo Caronvul ici, «I d'nutrn* cir-
eottannea favornblea, ont hil rtimlr nnsduhM ■■■•>' on rrojnit déaesporén.
J'oo «spòre un grand h>eu pour in» patrie: la galanterie e*l la pierre
ponce, qui polit lea nntioua >.
— 552 —
di Scio, da inglese, da Flora, da maga. Rissando, uria
delle volte, innanzi al palco degli ambasci
mandò al ministro di Sardegna chi essa
rispose: v l\ Madama ( roudar, di
della beltà ! » •■'■ J'aiu-ois peut-ótre pu le di- fot, -
soggiunge essa — si, daos cette moine assemblée, il n"y
eu la bella Marquise de S. Marco, la belle princsiM
de Belmonte, la belle Duchesse de Cassano, la
Blanch, la belle duchesse de Popoli, la '--esse
do Caramanico, la hello D. Magdi -.ielle
duchesse do LuscÌAno, la balle duchesse da i m >i, la baie
duchesse da Riarie), la bette Marquise Cavale lidie
Marquise Carignani, la vincesse d«- ,h
jeune demoiselle D. Marguerite Bi i, lille <lu
due de Bufera, la lille du Princ ! ida, D
Chiarina Marini lille de Ganzano, L>. Bealrìi agra
et plusieurs autres Beautós qui al la mietine, eJ
me renduieiit laide a taire peur ». ')
Il battesimo dell' infanta Luisa, f'aUo dalTambasciadofe
di Francia De Breteuil, per parte di Luigi XV, enne luogo
il pj braJo e accrebbe la dì quel camerale.
A proposito dei De Breteuil, un fatto tragico aveva tur*
allora Napoli. Suo genero, il giovaue Conte di M«-
tiguou, nudando a caccia, s'uccise, per disgrazia, eoo
un colpo di fucile. Ma di ciò non è qui il luogo d
scorrere. >
A SaraGoudar la De Ami ire che ca M*8
autant d'art (pie d'agrémens »; il castrato Pacchiar'
que poco, e la ragiono la dice lei ! Quanto allo dan
') Relation hislonque dts divertùsomenU c/m Carnatnl de Jiapta **
l*Urr ile madame Gouilar tur ce xuj.-t. I Lneques 11
mio articolo: Sara Goudar a Napoli in Lettere e Arti, II, 22.
Br leu. d-1 Oaliaui ì gena. 7» — . .. Botte
— 568 —
balletto no atto ma Ottica e pastorale (Aminta e
t); in qu Ilo del aecojidevla'Binetti ISO UO Ud-
ii uet uvee tOlttóS tee gràces nalurelles, qui eOttJ toujours
eupericures a eelles de l'art ». 1 grandi combattinn
con soldati veri, le pi.-n quero oltremodo. Direttore no era
sempre Pietro Capone, die fino al 1751 (per 15 anni)
aveva servito da prima figura, e d'allora in poi da hit
"foie di essi l).
74-6 --i furono {'Olimpiade del Piccinui, e Y Ario-
se/se, musica non so di ehi M.i, Dd novembre, fu ripa*
tuto ì'Or/co, cresciuto ed opera di tre etti, ao mi mu
del Gluek e del Bach, mista insieme -) — Mei gennaio i
il Demofoonte del Mislivccek. La l: ni, il Tendu--
il Tibfl 'li nani) la prima donna, il pnmo il-iiio, B il I
Pei ballerini , il Lepioq e la Binarti, il Vigano e la Bec-
cari , e il Sabbatini e la Cocchi. Nel gennaio, por d
un esempio , il primo ballo fu fatto dal Lopicq , ed era
tragico; seguirono poi i grotteschi con Vigano. Pulci-'
mila. U secondo ballo, grande, di grotteschi , diretto dal
Vigano, e fu la Partir de C/iasac de Henri IV '),
Il soprano Tenduoci, come aveva preso moglie '), cosi
8 Napoli si fece fare quasi un processo di adulterio.
0 abitazioni: in Napoli in casa d'una Teresa
•} Luglio 17(10, tebb. 70, Sue aQpplicha, par timore elio altri lo sop-
pia n tasso. — F. 15.' bit.
i aspettava il nach «la landra, ma questi dorò scusarti di nou
potar venire a Napoli < la sue opere erano stata molto applaudita ....
la ano doli' Altnandro girano tuttavia pei cembali df tutti i dilettanti
Mia nostra capitalo ». Giunta, 2 aprilo 74. V. lotto» dui Bach dui 20
febbr. 74 e altre carta f. 18." Qui anche parere del Mislirecok taìT Orfeo.
iol lo art.
') Carlo f. IP.0 Fu mandata via, nel 75, la Yiscioietta, che non ara oc-
cupata a \vr In «pialo « si senti qualche incouveuienk- in qualche fa-
miglia ». — Ma per coatei v. Appendi:
*) V. a. cap. X, |>. 11.
— 554 —
Gatti, parmigiana, moglie di un Pietro Lftfon, francese,
i aveva una trattoria, o allora ora assente. 11 Ten
prese p0S66880 della casa e della moglie. Tornato il ma-
rito, da quel die gli si disse e da <|U'_il che vii
a conoscenze di tutto. Ricorse; strepitò; ma la Teresa
un suo fratello spari da Napoli. Fu cominciato un
cesso contro il Tcnducci (giugno 7".). maq
tato h> ispiri', andò via anch'esso da Napoli, B si riunì alla
sa e proseguirono per Venezia. A Venezia, dopo varia
pratiche! la Teresa fu arrestata, e ri
dei teatri furono aggiunti due altri
stinti, i Gons. Crisconio e Danza; e ad ossa, per di
disposizione, sì poteva portare appello dei decrei
ditone. A I). Cesare Ruggiero, con
1>. Ferdinando Dattilo '). — Voglio notai ►. Gaetano
Grossatesta , antico impresario del S. Carlo , mori in
questo tempo J).
XV.
// Socrate immaginario — Comici di prosa — -S. Ca<
Il Teatro del Fondo — Nuova amminiaù
Irate — (1775-9).
Il St m/nantnario fu l'avvenimento deirautuoiw
1775. Il Bianchi, impresario del Nil n carico »l
Lorenzi ili 'imporgli una commedia, e al Pai mel-
ica.
>) Suppl. d«>l La fon : rei. 7 mano 75: parere dimeni Reale 28 gi-
glio: e moltissime altre carte, (. 10.n — Del retto, il La fon non « "*
bel Boggetto. E la Teresa diceva che era fuggita perchè egli robn *"
•«lingeria a far merci (nonio di »£% eco.
■) Keg. reale al Caruso : !
*) Nel 1771 ora ancora tìvo : nel 75 se ne parla rome morto. A»*1*"
un figliuolo, D. Cu rio Groaaatesta, che nel 75 era •oltobrigadiere del Ut-
taglione R. Ferdiuaado, f. 20.°
— 556 —
tano. Ciò clic accrebbe il buon successo furono i
paro discoprirvi. Il Qaliani, in modo vera-
biara chi ini erano
tutte arbitrari- l), tda u ione costante , o alcune
allusioni, ohe* paiono i ohe a noi, p-> an-
nali" alla penosa di Saverio Mattai, come [■.
in quella burla. Il Mattei era uomo di molta esoda
trina e d'in;: vaco e di gusto fino: m i ì eu-
tusiasmi pel greco e por la .me-
alici; che gli dava la moglie, l». Giulia PiacioaUi,
no al ridicolo. Ridicolo innoceot --ni modo
S' ero giunto alla quinta recita, e il boti
Nuovo era , si può diro , assediato , quando il
sentendo parlar da tutti di questa c> . \ ilio averla
«la. I . intani, fu recitata a Corte il 23 ottob
subita dopo le recita, BTanu ndino di seri-
questo biglietto alla Giunta dei teatri:
Portici 21 oUobro 1775.
Il Ite, ascoltato l'opera dol Teatro Nuovo, intitolala Soereb
immaginario, l'ha ritrovata indiscreta; né da doversi rappf*
sentaro al pubblico. E mi ha imposto perciò dire alla V
alla Giunta che non se ne permetta più la rappresentanza ')-
Trovala indiscreta/ C'ò chi vuole che fosse il Ma***1
a richiederne la proibii ■•> *'":
apparo come un motu-proprio del Re, dopo averla ae^-1
>) «Je veux inourir li j« unii rwo da oe qu'on Irouvait daa» vm i
y «vaia fait ». 9 dir
*) Cfr Kapoli-Signoralli II r<yno di Ferdinando IV (Nap. Ì7W)
(, II, 124-5; iipert del Lorcnu , pivf^ Ma
Gattoni I ■ ttuittnpL Nap. t«7i» |.. 7"
3) Al Cobh. Canuto.
,i.
— 567 —
lui, di persona. Il eh--. non «scio I
so mosso a sentirla, dopo le supposte Bagna
[e] Mattai. Il curioso é che il Galiani erodeva, o vola
ci- ihi/ionc fosse in odium auctoris, quando
ara saputo die egli ci aveva, avuto park', « Telili •
-ituation Icì, dia frayeur, <|u exeite mon esprit dans
lee létes dea imboeilesl » ').
tL' impresario Bianchi gridò che egli era rovinato, e
n/a -ii. «etto per autore ci uno dei mi-
lori Boggetti su t.ili materie, ripieno ili probità od onc-
iali i sottomesso alla Giunta e « d db
medesima corretto ed approvato »; ottenuta cosi rego-
la licenza, « preso o dei migliori m:
-li e per metterlo In musica, né parmiato
Kese per decora/ioni ed abiti in guisa che ha dovuto
attrarre ducati 8008 e più di debito b. La GHunta e
venivo deDa \ orila dell'esposto: essa, da sua parte. Pavera
t sminati n qin-ir.Hrlno, come sogliono i Imiti
se i magistrati », e non ci aveva VJStO niente di n
Afli io fu invitato a presentare il suo bilancio
d ito e d'introito: aveva dati UH) ducati al Lorenzi,
iti.» al PaìsieHo, 180 ali* aj B idi. L50 alla Monti,
0 al Limo, ecc. ecc.; e, con tutti gl'introiti, perdeva
D. 112V). Il teatro en chiuso por 20 sere; e poi,
in fretti -siili iscena : // Credula deluso e
IDue\
Dopo matura considerazione, la Giunta propose che
dessero al Bianchi, come equo eanpense, D, 450. Ma
-tare quei consiglieri, quando
giungere questo biglietto dal Tanucell
■ eoteeta dai Tesili eoli* aggina ''aria
lo «corso che le perdite fatte A mora Bianchi
•j Alla Belatine*, ti Nov.. a alla d'Épiaaj, 9 die
— 558 —
Impresario del Teatro Nuovo per la proibizione sovrana del!
rappresentazioni- ilei dramma intitolato il Socrate possono
alla somma di ducati 450. Ed , avendoli'
conto al Re, lu M. S. mi comanda ili dira a V 8. Ill.inaci
si paghi questa somma da quei Ministri teatrali, che appro-
varono tal libretto *).
Palazzo, 12 febbraio 1776.
Xi'll 75, la compagnia di prosa d
i recitato a Procida innanzi al Ite. E coi mig
attori di questa : Amia ed Orsola lii/.zi, Nicodemo Mai
Gaetano Buoiiamici •), e coi migliori della compagni
Fi. .ivi, riin : Uessandr >M
Giulietti J) , 1\ A. Rossi, Giuseppe Gì ' «. I!- M
Lucia Rubini, tu formata una compagnia mista, che, per
un anno, doveva essere pronta a o amata del Re
a Napoli e ai reali siti e cacce reali ').
>) Tutte queste carte io Teatri f. 20."
-) Fu direttore di compagnia, e Krìssa la commedia , intitolila U
Fanny — F. Brutali. Nat. ad nom.
*) N«l I7HT) QOBtOJ art am-ora a Napoli, e sua madr , Caleriai.dl
Firen» , si rivolgeva al Re , pendio la faceaaa faro uà asaef no dal **
glio. — F. 26 « — Nel 1796 reciUva al S. Carlino. \X.
*) Costui «ra bolognese, e nella sua patria recitava da prima doao*-
A Napoli fera da innamorato, « Imprimeva egli talvolta un rU;«l»r*"
Booaggio per nome il signor Pasquino, «cbitanoso ed «fliluw, ^ ,n
cosa assai piacevole il vederglielo rap prose ola re; e ooat pure djn**U*n
ni vero uu uomo oppresso dalla forza del vino privo di ragione, U»IH-
ziente e mal reggente»» sulle gambe, cosa in vero molto ridi'
F. Battoli, Noi. ad nom.
Vacuo pel I .. Battoli, ad nom.
*) Impresario dei Fiorentini era Giuseppe LebotU, dnlla prosa »
vo, Filippo Sartianl — Contratto e nltr.. carU*. 11 presto <
3500 dal 1775 al 70— i.
— 569 —
comici :
Inglese, e nel magg E a1 in
«•lavano con Ilo opero buffo'). Il tea-
trino di camera era in sempre maggior decadenza. Nel
1776 mori il Cirillo, e il Lorenzi chiese di aver il soldo
Igti godeva coma autore delle commedie a sog-
getto, « le quali >i scrissero uer molli anni dal su
Ctuita il Cirillo vi avesse più ingerenza ». Nel
■m * Batti, il Don Vitantonio; poco dopo,
Di B \ ii il _'iacomo ; e Francesco Fra «Il
DO vecchio Diego Vallefuoco, di età
ili ai chiamato dalla M. V.: Lo sf. Gianni, il più
ilio dagli antichi attori dui lv Urino », che però
ì della nuova coinp.ignia del Lorenzi,
varie suppliche ohe dimostrano la sua miseria, mori nel
: Casimiro Bisesto, carico di figli, con la
moglie giovane, il padre decrepito; che, come varii altri
suoi compagni , faceva scoutare alla Corte di Napoli gli
antichi divertimenti con le continuo seccature I 4)
tecedevano attori nuovi, come Antonio Pnzio, Gae-
t ni- . d'Armi nio ecc.— Qualche altro signore dilettante i
parve a corte, e vi I itare, come già il Livori com-
Miposizioue; e fu questi il Principe di Can-
\t .'in- in- dette varie, Bpeoiai-
-;arte vario in Ttatri f. 20."
*) I -ancariello — Teatri f. 23.n
s) Vedj tappi, e carte, specie nei f. 20., lire di osai, chie-
devano poi «occorso lo loro vedovo, i loro Agli, i loro uipoti ecc. Fra ti -
«a Rumo, por «j., nipote del famoso napoletano Cristoforo, ■ 1 ■ i ■ 1 ■- ■• •
doto per BUfilwi; oe&, •• Pastinile Barone, Mur.h. ili l.iwri, ni-
fi del famoso Marcano , nei 1770, e essendo ridotto nelle maggiori
angustie dopo di e-sirrni depauperata la sua casa iu quelle circostanze,
domandò di «accedere alla successione che per tal riguardo godeva la
Lfanta suocera », f, 22."
— m -
mente a Portici. ') — Ma, da ora, in poi
teatro di càmera noti è quasi da te
che gli diede il colpo di grazia fa che, n..
s .\t;iih. attirali da una musica del Paisiello, <
a frequentare i teatrini pubblici. « Voua diraf-je — scrii
il Gnliani - qne Paisiello nous a donno un opera bouflb
d'une moflique teflemflnt supériear, quelle a engagé
souverains a allcr à son petit Ihéàtre I* enteedre
meni noweaii depnis I' établissement do la mi cb«
nous? « s) Era V Arabo Cortese, poesia del Mitili
recitava al Nuovo. Cosi fu ripreso l'antic
spagnuoli, introdotto — se il lettore ricorda ! — dal Conte i
Montcrey. E la buona anima di D. Erasmo fj] i Tino,
che, nel 1737, aveva impedito che il palchetto reale i
si disfacesse, sul dubbio che il Re un giorno potesse I
tar pensiero, doveva rall< l olla sua preveggenti! '
'i Una comedi* ma. del Principe di Gami M, * i
Parigi, nella Bill- Mazurinu — II Orione, in una m prafaiion-
« In una comedi», scritta dallWoditissùna penna «|»
Canneto, vidi, e restai sorpreso, uu ca veliero, che da amoroso rspp***
sentavi la parie, intento a Caro la spia, a sentire quel cho ai di'
torno agli amori suoi già scoperti ; con tal vivo sentimento, eh* m m»
parlava ÌJ labbro, parlavano, vita il tlielo! gli occhi, il pesata. A
cuore ». — Comedi,- , T. XIV, 1778, prof.
*) Oaliauialla d' Opina;, 6 luglio 1778— Cfr. anobi oart
\nche nel 1771 ora stato chiesto di potei [.nlrbelli r
Nuovo e Fiorentini La Giunta (20 mano 1771) fu di parere favotvW*-
M* il COttfc BubnO "i oppose, per le atea*» rngir>ni «l.-il'I ilio*. E il TinSJO,
il 3 maggio, Annotava: * Sembra che non convenga approvare la ■•*■*<
che : ì Ili due ministri togati. (Huaiin.-i- ji" Ioana."***
vedersi, conoscersi <• venerarsi la sovranità del paese ; il Re di l'riu""-
mentre aveva occupato la Sassonia o risedeva in Dresda, noi» si •ab"''
teatro nel palco elettorale, e avvertì il Maresciallo di KsUiek, osa*
franchezza francese, vi ai ers messo, ad ttsoroe , essendo quel*» «a**"
mente poi sovrano del paese. 11 giudico Froda , proprietario di sa» *'
lah tealh, atri mossa quot'nrqua ». 3 maggio 1771. Teatri
— 50] -
Rotto il ghiaccio» i Sovrani cominotavaao ad andare ni
movo e ai Fiorentini. Ma vi andavano in iatretto inco-
o ii'in già ufi paleo reale, ch'era in mezzo, ma
il.] a laterali Alcuni anni dopo, in occasion
-lauri e rifheimauti dei due teatri, i sovrani si ri
>arono duo paloni in ciascuno, permutando I' uno col
Jco reale, che fu ridotto alla ferma degli altri, e com-
pensando 1' altro, salvo piccola differenza , col j'us del
meno quarto , che i Fiorentini e il Nuovo avevano se-
guitato a pagare al S. Carlo, cioè al Re, come già una
volta al S. Bartolomm i agl'Incurabili. '» — E ooal
«risce 1" ultima traccia della concessione di Filippo li
;li Incurabili *).
Si ò visto quali orano nel 1770 i migliori comici lom-
bardi dei Fiorentini: bisogna aggiungere la prima donna
Antonia Albani 3), e le ultime parti Nicola Pianino, Agata
e Gaspero Rubino, Giovanni Budrek. Nel 1777 c'erano
Vltonomeo e il Soriani, ohe abbiamo incontrati al San
tarlino *).
!.. nel tempo stesso, al Teatro Nuovo, s'ebbe un'altra
►mpagnia francese, attirata dai lauti guadagni della pri-
ia. La dirigevano un Joseph Patto e un Etienne Lo NeveUi
>) U palco reale ai Kionatini aveva < un doawillo di l««gu<j al ili so-
pra , ed il davanzale, che sporgeva più infuori .h-gli altri palchi »; a
corrispondeva al u. 8. Quelli, che il Ite pruso in cambio, furono i a. 19
fila. Ciò nel 1779. Al T uro, lo st«*-o, «1 1782. Vadi
carte in Teatt-i f. 29."
*) Noi uovexnbi'D 71 S le Neytl, proprietario doi Fiorentini, esponeva
die la Gata Santa degl'Incurabili protendi ... ||
in iO amali. B il Ni; tu ohe almeno si riducesse- a 90 ducati,
mto ne pngava il Nuovo, « essendo anche come ai roglia d-momi-
ir» un caritativo itovveuimeoto ». Tmtri, i lft.'
lattali P. Hot. ad tinnì .
*) Carte i w» n 1 70 arano fra i comici un P. An-
lio e una Oaspera Rossi, nel 79 uoa Maria BelttfJ, ecc. f. 21.» e 22."
38
— 562 —
Oli attori si chiamavano Dumail d'Ambrcville, Duci
aiutin. P
le altrui: Patte, Desorme, Lacombe, Gerrnaucé, De S
Neveu fille, Maulaud, De Saint Cyr, Desio- ibafl '».
Lo stampai francese, stabil ipoli
noto pei- la collezion e da lui pubbli
storia napoletana, ottenne il privilegio
le opere, « ohe si hanno qui da rappresentare dai < i
francesi».1) I cotin. ociarono pieni di sperai!
s' affrettarono , anzi, a chiedere che, lei
potessero fabbricare n Napoli un teatro a loro spese, od
luogo che trovavano migliore, e col privilegio di noe
h distolti per quindici anni.") E sorgevano contro
di essi anclic dei rivali, come D. ipote
del marchese di TurbiBv, che voleva formare u n
pagina fran. se se per suo conto *).
Ma questi comici francesi erano proprio cattivi: • uo«
troupe Bori mauvaise», >via,i na-
poletani cominciarono a frequentarti, e il Ite, specialmente,
vi si piaceva inultissimo. A poco a poi Nò anzi il
solo spettatore assiduo. Il Galiani fu fatto censore ddfc
opere! e ne proibì tre: VOI (e Galérienyc
e. « Tonte la ville crie contre moi, de ce quefi
un censeur trop sevère: et vetri absolumont qu'on d
ces trois piéces. Ani cru a tant de pro^
nous? N'allez pas croire pourtanl rjue ce soii un (irogt*5
de lumióres: c'esl un progrès de stupidite. Oc oetn
ricu de mauvais dans ces trois piòces, pare
>) Tenti
») Genuaio T7. Carte f. 21.* Si trotano una grandi>«ìma quatti *k
drammi francai ■Umpctì dalOrarór nel 1777. Molti volumi iwlif»
wollonea Santangelo, ch'è alla 1 tifa] \ Aie*.
— 668 —
flood gouite ». Nel settembre però notava che a
ilo, la Chasse de Henri IV. « Le
l'a tcllement goùtó qu' il l1 a redMDMdéC
oous aviona un Sully, nous aurions un
i : o ').
Come che sia, questi disgraziati comici francesi fecero
mi affari. Finito il loro i io indebitati co-
de] Nuovo, e, per più 'li 8000 «lucati, col
Che aveva loro somministrali gli alimenti, e fotti
prosi ili. \L supplicarono il Re per aver qualche soc-
ìorsa e poter partire. Ebbero, infatti, alcune centinaia ili
lucati ì).
\ I 1777 venne fl \a;. io li, ai Fiorentini, li flgBÌsdl
1 , od prillivi innamorato Cristoforo Mi
da più anni arasi su colto Tesi e. La
■■< ili carattere inquieto . ali -m . m
1 1 — i - > • i ' »so collo : tibblico », era eccedenti
lei tragico. Era setta compagnia Giovanni Valentin!
uni Morii, fratello dà • Cristoforo ;ìi.
rommaso Tomeo, detto il Moretto , bm sempre nu-
de! S. Carlino. — Nel 7à demandava di » \
ntelligenza dell'Uditore teli • le
fjior parìe I npagnia del suoi comici
rosi ormai stucchevoli al pubblico ». Ma questi non vo-
levano andarsene, e Onofrio Mazza ed altri ricorrevano
■lieo , che a da padrone del luogo
love il teatro1 e da semplice I coluto
in impresario ca] itico dello compagnia,
è arrivala Rno ad espellere quaioheduno dei supplì-
ir. lettore alla D'fcpiaav, 8 febbraio, 5 luglio, o 13 a»tt. 1777.
s> Carta, M]
irla I I P. i.iiioli. .Vof.nd nom. Qualche anno prima, recitava
tiri <Ji Napoli il bi| Mi (Olii v. anche B:<i inli
— 5T.4 —
per sostituirvi persone osate vietala dal
Rei » ').
Era ancora prima donna nel 177ó la
ni*). Nel 77, c'era una romana , Mina Moreacanti Bru-
m .(ti , elio era il tormento della huona giovane sposa
1). BteOB Ih ud. moglie dellavvocato D. • dei
Plori L'avvocato , prima di sposarsi, aveva avuta une
relaziona eoa le Nin.-i . ma, sposatosi, cercava d'essere
un marito modello. Eia Nina « non cessava d' inquietarlo
<"ii ambasciate e biglietti, e dippiù , coi
ardisce anche costei di andar, le cotte
armata e con altri di comitiva ad appostarlo sor
ione di casa, di maniera eh' è costretto di non use :
non incontrarsi con tal donna o 3).
Furono attori del S. Carlino, intorno a questo tempo,
Anna di Stasio, Giovanna Zanobuii, i coniugi Basso ecc.
Vincenzo Caramarano, il Pulci/' vedeva crescere
intorno la sua -artistica famiglia. 11 San Carlino, dai i
spettacoli serii italiani e francesi, era sempre pii
. per buona fortuna, verso la commedia popolare col
Pulcinella, li La Lande dice: " On y douii'
le pcuple, qui aime mieux Poliehiuellc qu' Ariste ».
si recitava, come fino agli ultimi tempi, duo volte al
giorno.
Nella quaresima, al solilo, si accordavano ai teatri di
prosa i permessi per le opere sacre coi pupi. M.i.
quaresima 77, ottennero 'li recitare « 0] 8 &»•
») Corta tane nei i. 19.°, SO.", 21."
*) Volerà ambirò a Palormo-, ina il Tomeo Lo «licv va obligaU d» '*
iiuo al 77. f. 20.»
BppL dì l-.i- Hnnsard. Lfitt. .li iU$tna*«J~
f. 81 .•
«» Corte f. 20* « 21*.
M' e p. 447
— 566 -
, che punto non ledono nò la religione, nò il b)
costume, anzi che sono istruttive e proprie di detto tenu-
to ». Sul loro esempio, gli altri impresari efatesero ed ol
tennero lo stesso: e i pupi. On'aflora adoprati, furono so-
tituiti dagli uomini. Ma ai napolitani non fu concesso, come
ancesi, ili far recitare nelle opero sacro le donne *).
Al tempo della fiera, i comici del S. Carlino al solito
io. E nei mesi d'està, andavano por 1" più fuori
Napoli a Nola, Aversa, Capua, Scssn, Benevento ecc. »).
Quello, che Fu sciapi proibita, in prosa 0 in musica,
con pupi o con uomini, con qualunque titolo, in qualuu-
P luogo, fu la rappresentazione della Passiono di I Yi-
— E nel 1779 fu promulgata anche una prammatica
ro alcuni resti di --acre rappfeaootarionl dei Clio*
enerdl Santo :
essendo pervenuti a notizia di S- M. (D. G.) gli scandalosi
abusi di taluno del basso popolo in parecchi luoghi del Regno
che nel Giovedì e noi Venerdì Santo invece di onorare la me-
i ii-. in . Redentore eoa una ve-
ra interna compunzione, e segreto ravvedimento dei proprii
falli, la disonorano piuttosto e la profanano, por mozzo di va-
rie sceniche comparse e spettacoli popolareschi ; alcuni collo
andar nudi per le piazze e per le strade, battendosi a sangue;
altri con rappresentare i sagri misteri della Passiono , vestiti
.i da Cristo e chi da Giudei e da Manigoldi; Quindi lu M. S..
spinto dallo zelo per la religione e per ovviare al fanatismo
.li tati falsi devoti , hn risoluto che da ora in avanti , non vi
sia chi ardisca , cosi in Settimana Santa come in ogni altro
lampo dell'anno, comparir da Battenti, o rappresentare i mi-
steri della Passione, sotto pena di essere condannali alla fru-
stra. ...').
I) Carto f. W v 22».
Tomeo, « nllre n»rt« del 1770. — f. 15.° bis.
<oca Coito dclU prammatiche «ce Voi. VII, Tit CXLV1U. In-
ttrdkiwn suerae patskmis mito -lere.
— 5G6 —
Ritnrnaudn ai gì [tettacoli del S. • Ima;
gio, per la nascita del primo infante, ci fu una serenata
Satetio Mattai. Il qi n<3 me fl a nienti
gè: « Ho creduto poi « ho possa formar epoca nel
teatro musico il procurare cott' uso dei Greci, che il
nasca dal dram! i li" in para
che discorso, che 'ito l'onore di (are con v. E.
Tannoci). La serenata sunì una festa teal
di canto e 'li balli, nascenti dallo stesso arj
il ballo grande, chi d'intermezzo fra la pri
onda parte, ancora un nodo colla
renata, sansa vedersi , come si
con cui termina la prima parte dell'O
cui Bominci inda parte, inserire il ba iele
lontìeu, che tu tremila anni dopo Bur
• di ballo a Palazzo e a S. Carlu celebrarono qu«
fausto avvenimenti i
11 80 maggio, il solito dramma, che fu VEsiodd
Stivacele i la Nittetì del
dello Schuster. Cintarono la Do Amici» , il Pacchierotti,
il Corloni, il Benedetti i
Gasparo Pacchierotti, non so perchè, s'cracr-
nemici, tra : frequentatori del S. Carlo. IT'
remore, mentre cantava un' ai
prima fila della platea incominciarono a fargli colla bfl
come suol dirsi, il sordi Uno , in gui
cantante, appena terminata l'aria, e rienl
proruppe in un dirotto pianto e •
ridurrò a terminare l'opera ». Tra qu
') Lettera del Mattai 23 febbraio, 23 marzo, 14 aprile 75 - T*"*1'
f. 19.° La cautela fu, corno credo, quella intitolata // Nafte «T .tf*"*'
per la quale cfr. Villaroea, Buratti poetici, p. 237 *g.
fj Carte Maggio, Giugno "u, i. :
— 687 —
tucesco Ruffo, uffiziolo dello R. guardie ita-
liano tia volta, in' Mitratolo ai Fiorentini, lo mi-
li avrebbe tagliato il naso! Il Pacchiarotti I
dopo, passeggiati! > pel Mòlo, scontrò il Ruffo colPrin-
cì|m- (li Valla, o appressatosi, chiedendogli la sua prote-
. gli domando in < s<_- potuto spiacergli. Il
i dargli COPtO dei l'atti suoi.
il Pacchiarotti : Questa è mancanza d'educazione! II
Luffo cavò la spada, e cosi il Paochiarotti, o, lottando,
ro l'un e pò e vennero alla mani Una sen-
ta stava poco lontano, > .dando un forte
:olpo di bastoueal Pacchiarotti: alle
'tuo. Anclie il Ruffo si costituì in prig.
v.'ln giorni dopo, ti Pacchiarotti fu cavato di carcere, e
i casa di persona elio potano risponderne,
uti del Rullo fu fatto mandato di non offenderlo. ')
E, terminato l'anno, fu licenziato e noti venne mai più
Napi >li.
Tra i ballerini, e' erano le coppie Lopic'i-RiiuHti, i duo
h.'lmiui, i due Hauti. K <:"era una Maria Miroui, die
capitò a Napoli a questo modo strano. Nel 74, a Vienna,
il Valle , Giuseppe Piccolomini , le fece una
', scritturandola i orna ballerina del S. Cado per 600
Becchini, e viaggio e al ••; e, non volend i w
V Impresario, pagherebbe esso Principe. La Mironl venne,
>) Citile varie del novembre e dicembre 75, f. 19 "Anche nel giA ci-
tato: lirigundage de la musique italienne, ai dico del Pacchiarotti: < On
(ut l'omplojer au grand tragique, car il a un un <lu«-l Mi Italie, où il
ble»sé un aeignour uapolitain ; * il l a»ait tao, on l'eùt appaio messo
| a 75-6). A proposito del lJQchiamtti, si noti anche chea Na-
■ conosciuto i-«t nomo di Ptuehirwatu, « un uomo popolar*. . . .
• ta «u di una botte, che seco conduce cantando per la citta, HO
pannandosi da so medesimo, con uno imbuto, un cornei, ed una zucca
traforata , e fregando coi piedi eul Unibaguo della botte , per formami
il ba-«o • ■ /*■ .tjxntatiffnjto rautumio delCtuwo 1780).
— 568 —
ma non trovò posto, e il Principe cercò di scioglier
suo obbligo. La poveretta venne •<■ transazione -•
rebbe contentata di 180 once, che non basi nem-
meno pel viag gio. Ma la Giunta lece ossei
la M'noiii Vi : i 1 1 1 1 - i 1 1 : » eccellente, l' Impresario avi potuto
prenderla, con utile anche d< E il i .
gìuetamente: <• il He lascia all'impresario la lii
giustizia alla Giun la, senza annullai- la transazione, la quale
Bussiate, benché sia la Donna presa dall' Impresario » *U
S'era introdotto lo spirito di partito per la Esili-
la Teresa Banti. Un certo gruppo di S|
aiente la prima e applaudiva
Il corpo dei ./ hi e fem
sempre più numeroso pe 1 nuovo di bauli
Dire elio genie fossero anti non è davvero neee^=s
sario : erano quello che sono state, e sono sempre! — Tmarn^
le varie biografie dio potrei , poli/i mii e,
voglio ac e a quella di Maria angelica Salemitaa
La quale era figlia illegittima di una tale Cina: e,
già figurante anch'essa del S. Carlo ive<"*»a
ita poi mestiere di cuffiara (modista) in una
detta SperanzeQa. Qui ebbe il suo primo amante, che a^u
un prete ; poi molli altri, o divenne figurante di S. (
ed era mantenuta da un Religioso Olivetano, « con somna^ '
modestia — secondo gì' informi presi dalle autoi
petenti — né riceve altri in casa che il nominato Reli.
Olivetano »! *)
l) Violina 9 maggio 74, Cedola— Giuota 2 ag«Mlo 75— Tanottm.
agosto. — Teatri t. 19.°
*) Luglio 75— f. 19°— Appunto per una rivalità tra ut Uinelti • ua'a
tra ballerina avvennero al Casanova a Varsavia tutti quei guai elisa»
sanno. Cfr. Mtm. VII.
*) AikIi^ di '-ostoi m occupano lo carte d«i teatri nel 1764 — £ 1*W ■
«,) Mflttfl carte, cho la riguardano, 1777 — in Teatri f. 21." Ut.
— 509 —
maggio 76 ci fu al s. Carta il Vologeso del Rubini
e, saltando al gennaio 77, (perchè no q ho potuto trov
notizie degli altri spettacoli deCanno), {'Arianna* l'rseo
del Fischetti. — Non si voliera permettere oel 76, ufi nel 77
le feste da benché 1" Impresario Ubasse osservare
••he «tali ." dosili, i ■ : ■ »1 Mtevoli a tutto il pub?
litico; svitano lì Bei ii'-rrli, iì li scandnli, elio sogliono awi-
oire nei festini particolari, a sovratutto li gn che
battaci rovinato e rovinano laute famiglie; chiamano in
questa Dominante gran quantità di forestieri , il di cui
denaro qui resta] lucra eoo tale occasioi povera
gente, addetta a varii mestieri di calzolai, miranti, trisori,
venditori di commestibili, ed altri infiniti, senza il men-
interesse del rea! Erario e senza dubbio di piocotissinio
SCO vi l'impresario trecento uomini di truppa
regolala ogni sera, cosi nella sala da baHo che io Lutti
i corridoi illuminati a giorno 8 porte di palchi aperte
Iichiodate » ').
! ie il.'l s. i rio aveva la Teuber, il Rubin«lli.
Costoni, ecc.; e, per ballerini, i l'avier, i Do Rossi) ecc. ').
i del Guglielmi, la Disfatta di Dario
•I PaisieOo, l' Efigenia del Traslta, che « dovrebbe pian
cere, essendo nuova in Napoli, tessuta Bill gusto <Y-\Y Or-
feo », e il Bel/oro' I lMatania.— Quesf u!i i un
maestro di Palermo, che, per quindici anni, calo
Aogela PùwioUa, ch'ora iiglia di Elisabetta Rubino, cantante di S. Carlo,
fu sfrattata dal ragno nel 1782, come do • Ho sott' occhio
Dna tua supplica, dovo si permette il rum-ali »are: « siccome aprot vista
di rapporti od impegni, por DM atmeat&M la pudicizia, (chuó la sacra
«epe deU'oQosU e delle virtù), le eoo venne andarsene ecc. ». — CarUi va-
rie f. 27.° V. per le Trattone*!, f. 29." ecc.
') Bau, 1778. Carte f. -
■) Carte f. 5»'— Mano 76— Supplica di Anna Binati! por poter par-
ure « maeudo tirata da suoi urgentissimi altari ». obbligandosi a tornar.!
• richiesta.
— 570 —
il mondai lavorando pei teatri di Milano, di Torino, di
Modena ecc. ; il Cafaro , osservate le sue coni;
a le aveva ritrovate d'uno stilo chiaro, aperto ed
nioso » ' i.
Restò il Rubinetti. Era tenore r
unico nel suo in nato per Ui' ria».
l'riin:, donna, la Guglielmi, i I l maestro, i
non trov
tutte le sere insultata da iettatori . Bnai b fr
sminate » »). Sei- la donna, M
coppia dei ballerini, il I .
L'architetto JoBi, che era succeduto a \
dopo aver languito durante il 7ó , inori Del 1777. Fra i
tanti successori , fu proposto da Firenze un Dom 9
I ii'.'lli, « soggetto di abilità nella . me di p
uso dei teatri ». Il Chelli fini per averla vinta
risali e fu il terzo ed ultimo architetto teatrale del S. Carlo
scolo xviu y).
L'Ansala piacqui; tanto, che fu subito riconfermato per
l'anno dopo. Venne, primadonna, la M
donne della sua sfera la pareggiano nella bellezza od a
io, ad eccezione che la - i 6 tanto forte
ed estesa; al che, per altro, sembra che la □ '(*>"
tessi ite il vero fondo di
siede qualche volta pare che non voglii
ma ciò non deriva da positiva ostinazione, ma da uu cerio
timore elei pubblico , che la investe e dall' idea, che dto
volte le viene, di non poter cantaro coni'' si QgUl
[M'irebbe, e che vorrebbe a misura dell'abilità, d
') Sua stippl. Parere Jet Cataro ecc. f. 20."
«) Luglio 77. Or.!. ■1TU& f
*) D. FrnnMHCO Vernaccini. FireoEc, 5 maggio 77. «e • toTl^
ut Chelli efr. lo Poesie carie di elemento Piloniarino. Nip. 1788 ^.
V-
I
L
..ii
— r>7i —
fondatamente e adorna» '). Il primo uomo fu I.m_M Mar»-
diesi; e gli alici cantanti, il Rubinscet, In Flavia ecc.
Nel maggio 78, la Calllroe del Mialiveeek; a poi ■! Re
Pastore del Platanfa, f Olimpiade del Misliveeek , 1* Ifi-
di Luigi Si'ipi. musica dd Martir. —
L'amministrazione delta cassa militare del Pondo della
separazione dei lucri volle costruire un teatro-, poco di
'o da Castcltiuovo, del quale dette l'iucun
chitetto siciliano frani < - oSecuro. si prevedeva una i
II L7000 dm-ali. Il ii ii • ominoiata ne] 78» fu speri i
del 7'.> ). ESd è il teatro , detto poi brevemente
lo, e ora Merendante, il Re se commise la so-
ndenza, cosi per ^li all'ari economie] ohe 'li ghfr
all'amministrazione del Fondo dei Inai, epttateixtafa)
| Ci furono subito offerte di litio pur 8700
Si apri coll'operu X Infedeltà lei Lorenzi , mu-
dai Cimarosa II teatro piacque poco. L'architetto —
il Napoli Signorelli— « con una piena libertà d'imma*
esegu io modo, con un sito sgombro
ii intorno d'ostacoli ed abitazioni, con facoltà di spen-
ni losi per la corte, i teatro, che presenta
ìicciatap .lire modo, non ampio, non magnifico,
i omodo a vedere ed esser visto, non armonico ad
>!grado dei Sarti e dei PaisieHi, che vi perdono
l> Zaraba-cari da Rologna, 2 die. TG. £
«) Carte— TmM, f. 22.°
*) Cari* varie, v. f. 25.* — L "amico V. d'Auria mi comunica corteae-
cneute alruuv nutixie, da lui dotuute dalle farlo del Fondo della Uefa-
m-J; Dip. drll'i Sommaria, f. 145, »u tfli artefici del U'alro. Pnowi lo
appallo della fabbrica Francesco Corazza; forni i pij>= rni lavorati Fran-
Cm0CO Seni ego ; le op*re in ferro furono IktU <1 > ' uu»«pp<j Celonlani : i
[avori ili doratili aio Pittarell». Il pi itore Crescenzo La flamba
dip**** il telo»» p*r d. 360.
*) dot». Veapoli, 14 die. 78 e altre carte f.
- :.72 -
due terzi della squisitezza. 01" interpilastri , che i
i palchetti, gì' intugli, le centrature, la prop
omnia, lo rendono sord i B quando sortirà un
tetto circostanze più propizie per .segnalarsi? » *) —
Nel 79 fu tutto rifatto il teatro dei Fiorentini. D. Sav
de Neyla lo iato dal suo avo mai
ì scredi. Qualche anno dopo, apparteneva a L>. li
de Neyla e alla marchesa D. Marta Madd Ristori
Il teatro confinava per due lali colla strada dei
tini e co) vicolo che scende ai Guantati : pel terzo
case dei Valente; e pel quarto con case del i
■ li Suor Orsola Ben incasa, e con altre della stes-
Da questo lato tu ampliato, «correggendo la t'orma an»
tica ed impropria di esso » *).
Alcuni anni prima, l'architetto D. Ferdinando Fuga, in
una sua perizia , notava della platea dei Fiorentini àn
" i passeggiatori, o siano pi
angustissime, a segno che con somma fat:
comodo vi passano di fianco dui tra
lile delle sedie « che appena \ imi 'I
fianco, con incomodo grande di chi sta a sederai
olire a ciò, le sedie so ttissime all' ultim
che a siculo vi si può sedere, e le Spalliere Ielle mede-
sime sonn talmente basse, che «(>«•
sano i fili della rena ■. E <-iò, o per ricavare maggior
i di sedie in piai i pn>-
porzione della medesima per la giusta cai ■ oon
già a capriccio. Cosa che merita una savia riflasskM* i
') Napoli Signorelli.— Storia critica. X, U, 109-10.
*) Carte per prendere danaro in mutuo perle rifa.
Carte del die. 1783 f. 84.» « 25.»
s) Carte 1. 29.° — Manca al Fiorino: // Raggiratore di poca ftrt^
comedia p tp$ fnlomba nel nuovo teatro dét^
retitmi per prima opera del i?79. Mu*. Ouglielmi (BibL Angalka>
- 573 —
indiò il pubblico che paga il suo denaro possa starvi
con un comodo moderato, ma non già esuberante. Ho
luto di bouu I: ir-lielo prosento por essere uno scomodo
die riguarda il pubblico, e corno tale da considerarsi -li
maggior diritto e preferenza in confronto all' utile pri-
vato » '). E, nonostante i rifacimenti di I). Saverio o quelli
•eculivi, la condizione della platea .l-i Fiorentini
cora a capello la stessa, che descrìveva, più d! un secolo
^enfinando Fuga.
1782 l». Michelangelo Fred •-! i A. de Laureo»
bis, tarli del Nuovo, rifecero il teatro, ampliandolo
dal lato di dietro '). —
i 1778 tutta l' amministrazione dei teatri tu ri muta la.
Si e e, in SUO luogo, ai oblio una Depu-
tazione dei teatri, composta di quaU b-ri: elio fu-
• i! Prìncipe di Ripa, il nuca di Noia, il Due ;
S. Paolo, D. Vincenzo MontaKo. [/.Uditore dell' Esercito
lo pei soli sfiari di giustizia *>•
E, nel I7st. rivendicando il Capitano della guardia varii
suoi diritti, fu pi »ibi60 all' I ditore di far replicare le arie
nei spettando ciò al detto Capitano » *).
L' antica Giunta aveva prime r incarico di rivedere i
libretti delle opera. Ma, nei 1777, un I». Luigi Serio, che
aveva « avuto per due volte l'onore di cantare versi estem-
poranei alla presenza delle MM. LL. », implorò la grazia
uga. B st-tt. 177 1 — Teatri t. 18.»
•) Carta f. 24.» ., 29.°
s) 12 ott. I77S. f. 22.' Cfr. /' ione eretta per la di-
ayjt'O" Frotutatio Marat*) (ciò*» Domenico Par-
relli) N«i>. 177& Si noti ancho che ad gennaio 77, avendo il Ite prwo
l».-r monte e del Principe d'Ardore,
Alla prima fu dato il Datai dell'Uditore, e a questo fu ordinato ohe
tMWUUse in tenta dia. Uappit* .i.-UT.Iii 29geOU 77 «OC— T.<ttni.'2\ '
•t
- :-T4 —
di ossorc dichiarato « poeta Regio colTobbligo di fare
prologhi pel R, Teatro ed altre cantate, i -te teatrali, ecc. o.
lì., infetti, et) mina di poeta di Corte 1).
D. Luigi Serio fu destinato, nel novembre 78, « alia re-
visione delle opere di tutti i teatri » e ottenne 1' entrata
lihcra in essi ■), — Noi dicembre, nacque subito un con-
tra lui e l'Abate Bassi, eh -liti pro-
loghi : ma il Serio pretendeva i far lui. Vu disposto
che per quella volta, essend i già composi
i 'correre quelli del Bassi; ma, poi, li tacesse sciupìi
lerio 3).
Se non che, questa lolta tra il Serio e il Basso Basi
ò degna i fermiaiii • un :•■ ><•
i| Alla Otaria 88 taénùTl — 18 g nnaio 78—1 Bi.* « 22.» Dopo l'Ai.
Giuro, non era stato piti provristo il posto di poeta di corta. V rapati
a.l una domanda dot Sacerdote D. Francesco Cattaneo, che nel 1767 pi*-
Molava ia un ma cantala e chieder» ^nell'uffizio. F. l.~>.3 — Curioso ob*,i
proposito di una domanda del Serio, il Maggiordomo Maggiora n*gna»<i»
■ i tosse «tato mai un Ali Qiovo, po< la di Corte. — f. 8 ■ — I >i':»oéi»
tra gli altri, L ;t.Po«his»
1788), BernouUi, ZusOtit -•« d l^r*
R78, il. Lande, Voyng« en Itoti il Beraoni:i
s Si leste rwoou tomento sui giornali che, nella primavera del 1771
a il vuto la grana ili eeeer presentato ai Sovrani, e in un'ora !«**>
improvvisato poesia eccellenti in vario metro, tatto che fu inùuiu »!l»
tavola regale ».
*J 4 nov. 78 — Alla Dcp. e maggio 7'.) — Sua supplica per UH
«nidi), f. 82.8 — Noto u_ui che nel ITT'!, un Giovai.; Hg ^orù'*B9
otteneva il jiormeaso di pubblicare a Napoli una G<
< .l.i |.iu célèbri •• cospicui teatri d'Europa, pei soddisferà di tatti I ^l"
ù di teatrali diverti monti ». Giugno 77 (Carte f. 2Ì.") Mavr****""
mail
») 7 dir. 78, £ '-'-'
— 57.
XVI.
L* Ab. Basso Bassi e il Serio — /prologhi —
Ungi Serio e i Carlo— (1770-
ipiamo che accenti umili sapessi; trovare il Ba^s»
-i per impietosire il Tanucci I Ma, caduto il Tanucci,
e succedutogli il Ministro Marchese della Sambuca, il
i Abate.— con quella vigli no PBggnm-
solo i poeti, quando sono vigliacchi, — cella prima
•i : dal solito pagamento, scrivov.; ■ : >lla sua bella
rafia, che fa supporre una penna d'oca magnifica-
lemperata:
I chiederò rispettosamente a S. E. il signor Marchese della
ibucfl Primo Segretario di Stato ecc. il solito onorari
>ti prologhi, l'Abate Giov. Battila B.ts-^» Bassi umili.i
• scherzo poetico.
Madrigale
Ministro passato,
Signor, fu stilo usato,
Oh' io gli chiedessi con giocoso rime
Dei carmi, onde del Padre e del gran Figlio
Diodi lode al Nata], la disiata
leta merce. Deggio avvezzarmi
Al medesimo costi*
•ii ancor con voi. Dunque, soffrila,
Cho un Cavalier, che Italia Mina onora,
hi, cantando, alcun son^ orso ! Alfine.
Marita ogni hi
Lo siahilf suo premio; e chi dà presto
duo volte, Signor ! Se i voti miei
— 576 —
Tosto paghi faceva il giubbilalo
Ministro, che pur duro era, e restio,
Quanto sperar degg' io
Da voi, che siete la dolcezza espressa.
La pietà siete, e l'equitnde istessa ?
Al suon di mie preghiere
Vi miro impietosir ; son persuaso
Che pronto a Don Tommaso
Ne darete il comando, e eh' io tra poco
Per voi, Signor, riscuoterò l' intera,
Nò l'ultima sarà, grazia primiera ').
Poco dopo, il comparir di Luigi Serio alla corte lo met-
teva in ullarmc. In un lungo Irttei itto bene— perchè
il briccone sapeva scrivere! — in data del 14 marzo 1777
al Sambuca, esponeva la sua vita,
servito come Accademico Brcotaoese, i tredici aaoi
fatiche de] Prologhi', edora sentiva dirceli
à, imo sarebbe affidato al Seno, imo ad un altro, « 3
terzo a lui! «Agli uomini onesti sensati posso a-
rare V. E. che si indiscreta e crudele richiesi;
sorpresa ed orrore. Mi sa il detto pretensore I i
sesso, da lungo tempo, sa eh' è premio di mio h
sa che non ho colpa nò demerito, e nonostante n'i
quel boccone di pane, che godo in pace, per la
reale. Aggiungasi che egli danneggia me con poc
utile, privin': dell'assegnato inni avivbbo dicci
santa. Ma Dio buono ! Non ha egli il Tribunal
ubertosa è la messe ? E '-hi' non può 3perare per 'piena
carriera dalla beneficenza del Re? Per* n- io©
nel mi.) piccolo pacifico po-sesso, e v dar chi
riti , il mio lungo duplica
i) < Si dia l'ordina solito, 17 felibr. 1777 », f. 21* — Cfr. nucb*»
Ut. 9 iiov. 76 al Sambuca, f. BOJ
— 577 —
attenzione, non sieno considerate per niente? Piace-
le a lui, se fosse nei piedi miei, che gli fosse fatto un
1 torto ? o ')
, l' anno dopo, F agosto 1780, scriveva in versi :
Non già solo il bisogno,
Mio perpetuo tiranno, adesso a voi
Perchè della cantata
La solita merco chiede, Signore,
Ma il favor vostro implora anche il timorel
Si vuol che in avvenir per le festive
Regie nascite, sola occupi, e intera,
La Cantata la sera, a quattro voci,
E in due parti divisa. Ah non vorrei,
Signor, perder nel cambio, e eh' al feroce
Serio Lion la noyitate aprisse
Varco all' insidie, e s' aiutasse in Corte I
Temo la sua gran sorte,
Non l'arte ed il saper; parli Veturia *).
E parli Ifigenia ;
Ma temo più della sventura mia !
Io sono Fra Modesto ,
Solitario , raccolto,
Né mai sarò Prior : l'avverso fato
Sempre, oh Dio, m' insultò fin dalla cuna ;
E a quello arrise, amica ognor, Fortuna 1
Ecco una prova : del Novel Liceo ,
Ch' opra vostra è, Signor, sta nella lista,
Io per Estero scritto , ei Pensionista.
Egli , in somma , per dono
Del Re , per bontà vostra , ha , come dice ,
Scudi sessanta il mese; infino a cento
E a mille ancora glieli accresca il Cielo ;
Io non l' invidio. Ma non turbi, avaro ,
-«nga lettera in Teatri, f. 21.°
■* suo dramma: come V Ifigenia era un dramma del Serio.
39
- 578 —
Chi, dopo lungo e duplico Bfl
Gode scarsa merce. Di va i ara
<.)ue) ricco Possossor toglier furtivo
Volle a >. iterai l'unica agnolla ,
Ch'era tutto il suo bene,
Hi il il fido sostegno e la sua spene.
Ma il Profeta gridò. — Non poro credo ,
Che volga di Davidde
Il mio compeiitor la trama in mente ;
E, S'io fossi ammogliato.
Per cieco affetto sulla me
Diavol fallo ch'io fossi un altro Uria!
Ma il prevenir sempre è da saggio. Io vivo
Su le vostre promesse e all'ombra cara
Dell'ali vostro amiche. Non perni (aie)
Sovra di me, signor, eoa (atti -.eri.
Che di Natan I' apologo s'avveri I
Il Sambuca, in un momento di noia, uli dovè I
che smettesse di fere il buffone, che dicesse chiar
prosa, ciò che voleva: la genie non aveva lampo daper-
derel II Bassi, umile e serio, ripetette in prò
ri'liiesto e i suoi timori. E in prosa seguiti» d1 sfiorii»
poi a (lumuiil.ire a volta a volta i suoi sessanta duca
Luigi Serio si mise al nuo i eoo grande ab
e con precisi criterii lettorarii, ila far valere. E
subito a trovarsi in discordia con la Deputasti
La compagnia del 79-80 aveva la -
Bedini, lo Scovoli i, e altri minori. Nel maggio si d«tte i
Mcdonte, e pieno di decorazioni », musica dell
>) Cari.' vari,- |780 <• SI. — f. 23° ■■
') Giunta 5 gounaio 78 — Infoi mi ricavati : « hn ottima vani. «tU
con .1 -ilii ... buon gusto; è attrice più che m*liixw. * *
aspetto vantaggioso o.cc. » Corte vario, t. 25.°— N.>lla Ilibl. di S. Mirti*
e* è iju to foro, Anacreontica in lode della nf*f*
!ti-\ut .1.1 :
— 579 —
Noli' agosto, il Demetrio. Questo dramma del Mi
ido un pò1 lungo, Tu mandato al Serio che I"
D Serio lo ritenne alcun] giorni e poi I" restituì
.m mi lustratore del teatro, con questo biglietto :
Stimatissimo Sig. D.Nicola — L'incombenza, che ni :ivete
data e impossibile ad eseguirsi por la brevità del tempo e per-
chè non ho il coraggio ili deturpare un bellissimo Dramma
il.'l divino Metastasio , il che mi tornerebbe a biasimo gran-
nò presso il pubblico. Se cercale una persona, che possa
prontamente, e senza riguardi soddisfarvi, indirizzatevi al sig.
D. Giuseppe Pagliuca, il quale, non avendo, pubblica carica,
sarà più scusabile di me — E sono con ogni stima— Dev.mo
- ObblJne ed amico — Luigi Bario ')•
E proponeva poi al Ministro ili ordinare che un drammi
lei Metastasio « noi a alcuna alterazione, segnan-
ti solamente Don virgolette quo! ohe si vuol tralasciare »,
poi, pei quelli di altri autori, al giudizio del poeta
le'). I drammi • I • *1 Metastasio cominciavano ad es-
s : « comunque celebri, pure pel lungo uso,
e per la comune prevenzione , pai" che cominciano a ri-
oltreché, essendosi li medesimi scritti più o più
biella d* Europa, é impos-
sibile trovare chi, scrìvendoli, possa immutare una mu-
iva ed incontrare a fronte di imte eccellenti mu-
do medesimi: . per questa ragione, per lo
più, le opere non incontrano il piacere del pubbUco » J).
guai davano con occhio benigno le produzioni, elio
• i drammaturgi napoletani, D. Giuseppe
chioni, D. Benedetto Barbefla, D. Giuseppe Migliacci.». I
it. 4 Inglio 7*1 — f. 22.*
i dot S«rio — Rim. «Il i Dspul < 79, f. 22°.
la, LE Loglio 74, f. 19.*
— 580 —
quali erano, prima, giudicati da Saverio Maitei, e poicad-
doro sotto la gturisdizfoas dal Serio ').
• '. 79 si stabili ohe, ogni stagi* irani
mi, dovessero essere nuovi. Luigi Serio si offri
di farli lui tutti o duo; ma poi convenne dio « pur si p
sono abilitare altri sudditi del Re, contentandosi egli
esseme il censore. E siccome an ; ritirarsi
odiosità, propone stabilirsi un collegio di pei
scegliendole dal corpo della \l. Accademia o fuori :
circa ai presso si può prender norma dall' A
Parma » *).
11 novembre 70 sì ebbs il Creso di G, Pagliuca, rausi
dello Schuster, nel gennaio 80 il Gran CUI, musica di
Ann min Rossetti.
Finita cosi la nuova impresa del Santoro, il Ile voi»
ver ili nuovo l'amministrazione a proprio conio, per
mozzo della Deputazione, come già col Li veri e la Giunta.
L'Amministrazione non fu meno rovinosa per 1' i
i! capila , non riuscì neanche a piacere al
Fu prima donna In Marina Ik'Haldi, dotta la Bai
v giovane di bellissima figura, di voce chiara od agile t
di guisa che sorprende e può dirsi un AgujarU
ia Bfleora assai bone. Non si può dire che possiod*
profondamente la musica : ma ciò non si cerca qi
una prima donna ■> »). Il primo
ohe passava pel migliore del suo tempo. . Aniooio
l'i m; contralto Pietro Santi.
") Carte in f. I9.«
») 10. 20 luglio 75 ecc. f. 22.»
'I COSI a. Cantelli da Milano IO wlL 70 o lo ate*ao ripete II FU*-
«Motti -f. 22.» Cfr. lUppl. di Keiudetto BartaMi, j».
Maria Bertoldi dette te Baldurci. f. 23.° Il Iji Lana* (a < .. 1 16} « »ttwl-
leoirn t . la Baldood pa**e pour In più* . mniiw Mar
panni Iti mitrate ►.
e
:
— 581 —
Nel maggio 80, V /pennesi m, musica di Vincenzo Marlin
detto il Valeniiano. NdTagosto, r Armida del Joramelli.
Nel novembre, Amore e Psiche, musica dolio SchusteP.
Luigi Serio, a proposito di questo dramma, faceva qu
1 1 1 Re
. . ini li» altre incombenze del supplicamo vi 6 quella
di riformare nelle occorrenze di questo roal teatro i dram. ni
per musica, e finora ha fatto su di essi gravissime fatiche; an-
»zi nel dramma , che e attualmente in sullo scene, non solo si
son fatti cambiamenti, ma si 6 composto interamente nuovo,
col solo fino di render meglio servila V. M. e sonz < Alcun de-
siderio di maggior guadagno, ancorché abbia la R. Munificenza
promesso di compensarlo separatamente. Ma oggi , Signore, ò
il supplicante in circostanze , che si oppongono al decoro o
alla giustizia. I cantanti e i maestri di «-appella fanno a gara
co* loro strani capricci sai pretender cose, che ripugnano alla
ragione, e Bono d'impossibile esecuzione. Vogliono 'Mutar cose
flebili in occasione di sdegno, e protendono parole per mu-i-
ca agitata e vivace ed agile, allorché la scemi BOB lo
de, e giungono ancora a pretendere le ariette di tanti \.
«pianti possono soddisfare allo loro stravaganze, e sovente ac-
cade che uno pretonde ciò che l'altro non vuol che si faccia
e in tal confusione si vive quasi fino alla prova generalo di
tutta la musica del dramma. 1 Cavalieri Deputati dei Teatri,
hanno intese più volte le lagnanze del supplicante e han co-
stala la giustizia della dimanda circa il raffrenar tali pre-
tensioni; ma senza il sovrano oracolo non si vedrà giammai
tal necessaria riforma. Per la qua! cosa implora il supplicante
dalla M. S. di ordinarsi che, allorché si ò scolto il dramma e
ai ò approvato e ridotto in quello forme , che richiede 1' uso
corrente del Teatro, non sia lecito ai cantanti e ai maestri «li
cappella di pretender altro, ed, acciocché si evitino tali incon-
sienti, ai consegni il dramma già scelto, quando sari ridotto
in modo che non vi sia uniformità di carattere nelle arieti",
t* che le ariette medesime abbiano tal dolcezza o fluidità, che
i maestri di cappella non si abbiano a lagnaro di difficoltà
— 582 —
nell'udallarvi la musica. E, poiché V, M. ha Stabilito por ciò
fur« il PodtB di Corto, che ha pur la gloria
lilù di Regia Cattedratico con gran concorso di uditori, e con
pubblica soddisfazione, non G giusto che se
ratiere , facendolo difendere dagli altrui capricci , che SODO
sempre Iìl'Ii dell' ignoranza.
Nel gennaio 81, I' Aròace del poeti
Francesco Bianchi. E, a proposito di q
soceiune^ il s
soggiungeva il Serio:
mn>
Il maestro Bianchi dramma dell' Ah. Ser* *.<>r.
e eoli' approvazione del Poete «li Corte, fu offerto alla M — S.
dai i;iv. Dopatali e so no ottenne la Et. accettai t,t «ai*
do ui tale stata le co >no pretese quattro ariette *> H
duello totalmente farti di nuovo nel 1. KM dimani-*
scene intere nuove, ed un terzetto
gran cambiamenti nei recitativi de' due atti, e oltre anc=
l'intera rifazione del terzo. Questi cambiati un dram
t.'spre&ftamenle nuovo per questo teatro, possono r»«
dispiacere all' autore che vive , e vive nell' Italia ; e t i
danno all' ouor del supplicante , porchò , le proprio faiicbo
confondono COQ lo coso altrui, e se si giudica cattivo il dr*»n:
ma, si attribuisce la colpa al Poeta di Corte, e se riusi1
pubblico gradimento, si dirà cho il dramma ù dell'ubalo
quando della sua opera poco affatto ni
carne tutti qU€ riti «li ha fatti , e ne b*
congegnali molti al maestro di captila; ma rici
ma giustizia della M. V. aflinche sieri noti tali
verità *).
ne si vede, l'ufficio di poeta di coito era ilt-f
che una sinecura; la fatiche della carica er »••
Il Poeta di corte funzionava non solo da un
») Nov. 1780 f. 23.°
— 583 —
ina i l.i .su l'uni . poeta, ■''( hifioefa, dn>. do:
I— Morto ti Metastasio; para ohe il Serio
cambiasse pensiero sull'inviolabilità dei drammi di cosi
1 , non voleva che si
loca tlit'atti, neh" 82 :
...... A lutazione pretende 'li prescrivere ci»"» eh* e
d'ispezione del Poeta di Corte, e proteo limonio che
non si de te cambiamenti nei drammi. Si
la melodrammatica poesia be le Bue regole fisse e invariabile
Ini quanto e scenica poesia: ma per la varietà dei tempi e
i può e deve soffrire alterazione nella fol negli
estrinseci accidenti. — li bullo era prima un leggior tran
0, ed ora ó uno spettacolo che uguaglia
l'opera: le arie avi; cinquanta buituto di musica,
ed ora la cosa e dol tatto diversa, e perciò si trovavano al-
lora fino a quaranta arie in un dramma, le quali oggi fareb-
bero orrore. i?i badava prima all' eecellenza del dramma con
molta serietà, e perciò la principale occupazione ora nella con-
dotta dell'azione; ora per contrario guardali COQ indifferenza
tutto il dramma, e uttiMuli.no con impazie In' pezzo di
musica delle prime parti, ed in ÌSpecie india fine degli atti; e
perciò si guarderebbe un accorto poeta di re latto con
qualche arietta di eeoond ammi del Zeno o del
Mstastasio ai son fatte die cir-
;:,|.i . del luogo, ('osi si fa in Roma , cosi in
in Milano, cosi io Torino, e cosi in tutti i tea-
tri dell' Italia. Il supplicante ha avuto ritegno di fcrln vivente
il • spetto air Autore, che zara t SI mo-
dello della peri' • sarà per h cara; t la In-
vola, pel viluppo, per la catastigli! , pei II locuzione, e per
mille altre doti intrineeebe alla poesia; ma si può benissimo
dar forma differente alle cose. E in questi cambiamenti, se occor-
rono, i il perito eletto da V. M.. né, senza Ira-
dire al proprio dovero o decoro, può il Poeta di I pen-
dere da chi non profSSM
pittore, il maestro di cappella nel lor mestiere uon
— 584 —
dipendono da altri, cosi il supplicante implora U ili i \!
potere esso supplicante far la proposta del ili
alla H. Deputazione , e a V. M. , e colla reale approvai
eseguirsi quunto surà- per proporsi ').
Neil' 81-8, P Antigone del Gazza ni ga, i ■ - dd
garelli, la Zemìra del Seriore < Bianchi, il
Fornace dello Stcrkel.— Era prima do
rara, che aveva cantato i lUSO unh Stuprimi
teatri d'Italia i. Gli altri Antonio Prati, il Consolala
Rosa /annetti, ecc. —
In questa stagione, fu smesso l'uso d >ghi. Ls
Deputazione, sin dall'aprile 70, espose che o i tre p
loghi, ohe io ciasohedun anno si rappresi".
Irò di S. Carlo in occasione dei tre bacio
agosto, 12 e 20 gennaio, si è veduto coli* e -j ebe
recano piuttosto tedio che godimento ai Sovrani, ed per-
itano la musica dei drammi, pi
da quella dei prologhi, come ancora perchè, dovei
ri, dopo terminato il prologo, spogliare d
del medesimo e vestirò di quello del dramma, ro
che devesi passare qualche tempo senza veruno sp
colo , o puro rimpiazzare quel vuoto eoo qualche ba^0
inconcludente <>; e proponeva di abolirli. Ma il Re n
Qualche anno dopo, il Re stesso faceva significare il p*>«*>
piacere, ch'egli avevi dei prologhi. Il Bosso B ì jjì*1
alla difesa con l'ansia di chi ha tutto da perdere. I \*f
loghi non piacevano, perchè si eseguivano male: « i»*"
si mettono più in musica, nò vi si fanno SC< fcbw
a posta. Escono confusamente i tre cantanti : dicono *
') Suppl. — f.
*> Depul. 10 loglio 73, f. 22." Intorno ad ««a cfr. la fi
ifriistenwnu de l'autonuic de Tosarne, dalla Goudar.
- 5tó -
•lacero duo o tre versi di recitativo, indi tìngono di
principiare un'arietta, ohe mio interrompe all'altro, cantan-
do, di i a braccia; o cosi ridendo e sghignazzando
I. loro, come malti, rientrano nelle scene; ed in sei o
patte minuti e fermato il prologo: né più si canta laLi-
B il migli II* omaggio ». Tutto ciò,
.. del Principe dì Ripa, suo nemico. Ma il Bassi dovi
star ritto, quando il Re ordinò: « Non sì facciano più
li prologhi .itinui, pero, all' Ab. Bassi t'importo dui
medesimi a titolo di pensiono » ').
Se i prologhi si smettevano, perdurava 1' uso di alcune
h altre cantate di omaggio. Ogni anno, il 1.° maggio, il
Uegio Portolano della città di Napoli presentava ai
vraui il '.".si detto Tributo di frutti e fiori. D. Antonio
«li Gennaro, Duca di Bel forte , buon verseggiatore, di
k molla fama a quei tempi, introdusse l'uso di accompa-
gnarti l'omaggi i o 'ii una i .minta in musica ■). No no in-
0aOXÌ una del 1777. Il Trionfo di frutti tono
rappr wiga collinetta, nella sommità delia
quale stavano Flora e Pomoua. L' altro Trionfo , della
il, rappr SO, a piedi del quale riposava
iana, coi suoi cani intorno. Fu presentai i da l). Giu>
eppe Califano *),
Un'altra «antata annuale si fa-
tannare; la più antica «:be io conosca di que-
ic, ò del 1745, con musica di fi. Abos; altre far
in mustea dal Ponaroli, dal Cafaro, dal Paisiello, dal Ci-
roarosa, ecc.
») 27 nov. 81, e altro carta — LetL del Basai, IO nov. 81, f. 84.'
*) V. Pottit <ì' Antonio di Gennaro , Duca di Hai (òrto , Nap. , 17'.*'-
III, 41
Uro «timile ooropooimonto: ìm Primaoara, pel Ifi maggio 1775,
«critto 'lai Di Oeuaaro, ò nelle Poesie cit. HI, 39 tgg.
— 586.-
E un'altra ancora, sacra, si i'a la Bota
Corpus Domini; come questa, «Iella quale rifi
Coi ufo per musica per la solennità del <
Domìni ecc. ecc. sotto il governo 'l' D. Anto»
nelli </. Cristofaro Eletto <1< Popolo-,
1765, — ohe fu cantala dal I i, dall'A:
'l'nUc, il ci Mazzantl ecc. —
Neil' 82-3, tornò al s. Carlo la Mai-ina Baldacci N«J
maggio, si ebbe la Calipso dell' Insanguine ; poi. I'
Cinese del Cirnarosa; la Zulima ') del Bianchi, la A
■ Ir! (invi ì). — E la Balducci eoa Teresa 1;
conda il per la stagione seguei^ lucro
il teo Domenico Mombelli, il primo uomo Frani
Roncaglia, e il Man
L;» prima opera fu il Medonte del Sarti. I
V. I. L. Meyer, che era allora a ."-• 'io la
voce delta Balducci era agilissima o di grande e«
e pieno <li ressiono il moiln di porjpere.
Mente tenore, il Mombelli; il Ronc
vocl! melodiosissima, e r« .11' azione. « Ma che fuo
a di esecuzione nell'« a del S. Carlo ! I
poderoso., che spazza tutti» innanzi a <ù, scorrendo
igica armonia. L'andarti* nani -li q
cresce di rapidità, a poco a poco, ì i &
venta un allegro. Questo \&vé un d
cbestra, ma serve a indicare il suo carattere! Li
cantanti, in perfettissimo u'«-< »i . I . '"li
rio conquide lo spettatore, come un incantesimo J 0°
oura, bella più delle altre, del Roncaglia non termi-
na con applausi, no, ma con un g> grido di gH>tt
nella sala In quel momento, il teatro pareva il i
l) Era alala rupproontnta noi 1775 ool Ut. di OicotemaL
*) Allori in Fioritilo o. e.
5R7 —
del Dio dotta musica: la cui consti .iva
radunanza daHa terra aff abbrazsa -li un' a >vra>
rrenal « ')
Il dramma del 13 agosto, Y Oreste era si.
Luigi Serio :
« L'ho composto dopo lungo e severo studio su dei ['in
prandi poeti Drammatici antichi o moderni: dopo avore in
gnato per sei anni i principii di tal genero di poesia nella U-
nivorsita Regia , e dopo la continua pratica l'ir» dal
rimo giorno irati alla gloria di poter servire la M. V.
qualità di Poeta di Corte, ini sono accorto che mi no
■ i drammi per musica | ntorcssano, non già pel ;
eriio della poesia; ma pel gran voto che ci ó tra i recitai ivi
e le ariette per la poca economia dei Maestri di cappella nella
>ne dell'armonia, poiché, rendendo interessami la
ariette di uno o di due personaggi, tutto il rimanent'
dramma riesce negletto e noioso; pei capricci dei cantanti, che
ir servire il poeta, il rimostro di cappella e il pub-
••o isiesHu ad appagar la loro vanite, 8 per la negligenza ed
uoranza dei cantami medesimi, che si fanno cader dalla boc-
ca le parole del poeta, senza arte , e senza ai op-
portuna espressione. Or, pensando i<> di dar a tal disordini
.{ualche riparo, ho corcato di ridurre i recitativi al minor mi-
tro possibile, od ho sparso il dramma do' cori per risveglia-
re l'attenti id, eteciocche i cori dessi
producessero un stimerò eia Drattenimeoto . ho
ione e di farla servire all' intreccio e allo -
luppo ■ ole II più delle volte le ariette riescono iotipt-
, e, se sono meraviglioso , dei
•varia abilita del cantante . che dall' eccesso della musica , e
perciò io ho procurato di far cadore lo ariotte , specialmome
quelle dei principali personaggi, in tai circostaiu ie co-
i il Mai «ti di .servire alla poesia, e il can-
i spiegar le passioni. Ma in Iti te precauzioni
— 588 —
nei miei tentativi, mi son ricordato sempre, che Apostolo Z«-
no, e 1 abate Metastasi"), con infinita giuria del teatro italiani),
sostituirono alle stravaganze dei melodrammi la regolarità- e
lui coturno, e perciò, camminando i loro,
ho promosso lo spettacolo Senza tradir I' unità del tempo e
dell'azione, e, per quanto è stato possibile, anche I' min
luogo. Ho cercato di lusingare i capricci dei cari tonti setta
effondere la costanza dei caratteri, e di dare occasione al \*-
letico col brillante dell' armonia senza violar l'esattezza dd
costume tragico, e senza avvilire la dignità della locuzione ',i.
A sua stessa richiesta, fu mandato per esame ali
domia di enze; e approvato'). Fu messo in musi-
ca dal CiriKu-usn.
Molti drammi nuovi a I Poeta dH Coi
doveva giudicarli ■■). E non a a dii ri facasa»
doi nemici! — D. Benedetto Barbella era, per esempi
poeta, che faceva, di latito in tanfo ido di questo
genero: «Chiodò prontamente un sussid i
per pagare il padrone di casa »! *>. I suoi drammi, ole
altro suo composizioni, fioccavano. Il povero Serio nt tn
addirittura oppresso; ma a sempre resping
tato dalle repulse, il Barbella scrisse tre grò
contro il Serio, o li mandò al Re: Difesa dell' ab. D. Be-
nedetto Barbella sul temerario equivoco preso per troppo
dai revisori del suo drai T/n-
riffa Maestà di Ferdinando IV. ecc. *).
') Serio al Re. 3 febbr. 1783. t. lfi«
*) Parere 1 aprile 1783, flrm. Giuaoppe Carulli, U. Forge» Dana*»"-
e M. Barcone, f. 25.°
') Vedi alcuni auoi pareri ia appendice.
*) Apr. 1788. — f. 27.»
"J 29 S«U. 87 f. 28° — Anche Don Onofrio Galeota acrbvff ca»B* u
Serio, che non aveva voluto, diceva hii . accettar- Iran»» !"
S. Carlo. V. il mio opuscolo: Don Onofrio OaUota Poeta <• r*»to»«r*
napoUtano, Traui, 18t»0.
- 589 —
Ed ceco, a questo proposito, una lettera di Luigi Serio:
S. R M.
Signore ,
In esecuzione dei sovrani comandi della M. V., ho letto le
, di cui si asserisce autore l' Abbate D. Benedetto Dar-
alla. Alcune contengono progetti di politica , e alcuni altri
rogetti di economia e di commercio, promettendo nientemeno
'Autore che rendere inesausto l'Erario Regio ed estirpare per
•nipre i delitti da' Vassalli di V. M. Alcuno altro carte sono
un'apologia di certi carichi , ohe non vengono riportati, e-
iia se ne ricava un parallelo tra sé e il medico di Alessan-
dro Magno. Finalmente, tra colali carte vi fi un dramma per
musica intitolato Telemaco in Creta; ed essendo questo l'og-
getto della mia mei . mi dò la gloria di umiliare a V.
M. che io ho cercato colle buone di indurre l'Abbate Barbella
a desistei!- dall' impegno di far passero avanti il Dramma sud-
detto, per risparmiargli quella mortificazione, che avrebbe do-
luta per una giusta censura, e repulsa; ma, cotale in-
voco di acquetarsi, è ricorsa alla M. V.. esponendo indecenti
lagnanze contra rno; cosi mi veggo n di rivelare
•II. na Regale intelligenza, che l'Abbate Barbella è un
liserabile, che delira in prosa e in versi, e l'alterazione del
suo cervello e tale che non so se muova più riso o compas-
siono. Il suo carattere è universalmente noto per la strava-
ganza, e per la torbidezza della mente, ma la pruova maggio-
ro può averla la M. V. dalle stesse carte che le respingo, e in
ispucie dal ricorso che ha scritto contra me , per cui suppli-
cherei V. M. pel gastigo , se non fosse evidentissimo argo-
i ito, che l'Abbate Barbella è un pazzo.
Il Dramma intanto ò un centone; ma 6 accozzato da uno cho
m 001 il teatro né la musica, ne il decoro toatrale,
é cosi sfornilo dai lumi poetici intorno alla Drammatica
ie non merita che se ne faccia particolare riflessione : ma ó
ir degno che si osservi , cho molte volte I' Autoro corno
— 590 —
eroico e termina in bernesco, ed accade, cho ove 6 più
gnato • far i li promuova egli pia ni
Auguro alla M. V. I.- D300ÙJM felicita, e pien d' ossequio
regal solio mi prosiru.
Napoli il di 27 luglio 1788.
Di V. M.
Umilia, e fedeli**. Vassallo
Luioi Serio ').
Tornando al S. Carlo , il 2 ottobre 1783 vi SÌ
La Felicità dell'Ari friso, componimento aratura
Pagliuea, musica del Guglielmi, sollenn .e dauna
compagnia di dame la ricuperata sai
sta la Regina *). E, Del novembre, si ebbe l'Ari
musica dell'Alessandri; e, nel gennaio, l'Adone di G. Boi-
tri *), musica del Pugnai n.
Il grave danno dell'erari" per l' amininislrazioti
Deputazione indusse a pensar di nuovo a un ira
Il Principe <li Caramanico ricevette a Londra l'ìi
sulla fine del 1782, di tare qualche trattativa col l.
nessuno miglior di costui, che, « colla sua abilità «tu*
lento, saprebbe far valere a suo benefìzio >
e, nello stesso tempo, procurerebbe d' incontrar
no o pubblico gradimento ». Ma il Lepicq per allori
potè venire, e continuò la Deputazione
») Tratri f. 28.°
»j L'«w6guii*ono il M, nanni (Prologo), e il Mombelli, il Roncai!'» *
la Balducci.
3) A pt-opo*. dell' Artiuerse , v. una lotterà <Ji L. Serio ; 28 a|0*>
1783. — F. 250.»
«) Sull'Aden» dal DolU-i. v. lett. del Serio, 22 «ett. 171
:•) I--tt, ai Cnniraanico 24 s. l.-ti. del
aov. 82 e poi luglio 83 <vv. f. S4-W Ecco i risultati dei coati **!» D*
— 591 —
Noli' 84-85, il Caie Mario del Bianchi, 1'.! del
Trìtio, il Catone dell' Aiit'Hielli . ['Antigone del PaisieM
»NelT 85 genia dei Pieyel, V Enea inia del
ugliclmi '), il Lucio Vero del Sacchini, 1* Olimpiade .11
wsieUo ').
NelT 86-7, si ebbero VOlimpia del l 'rati, il Gettito Sa-
de] Sarti, il Mcsensh del Bianchi, 3 Paro del Pai-
I Niello, poesia di Giovanni Gamcna.
Canlarono io queste tre stagioni le prime donne Anna
Pozzi, A. MorìchaQi-BoseSi e Francesca Danzì-LebruD. E
i tenori David, e Mornbi-lli ; e i soprani Itubinelli , Ron-
i.i, Monanni, ecc. 8). Nominiamo i ballerini Carolina
f. suo marito Pietro Angiolini, e la Redaelli, e l
Jane Gioia , e, più. notevoli di tutti. Sebastiano Galli
leonora Dupré ').
,1780-1 I-.tr. 3603B.Ì5, Erito 45587,42— Ì781-S. I. 39x37,85, B.
>_ f76S-3: 1 i n..,,.!.- ma i: I. :52ilv.;: i
l. 39420,35. E. 4O202.8G. — flSJ-O. I. 32875,
■ ì reatini, altro Introito: 1'. 1321^1)— 7'. n.°
nel loglio 83 il Lepi eq un prolungamento di Col
gli fa accontato; w*p<Mi la pensiono. Teatri, f. 25.°
») ti poeti doli' lìnea e Lavinia fu un Vincenzo do Stefano, p«H qua lo
— f. 26.°
*) Ferrari, Am •• <it.i<uio più opporiunamuntu più oltre.
Scrisse il GuB-lielmi pel teatro S. Carlo l' Enea •■ Latitati • ,.hbo la
InrichoUi per prima donna, Roncaglia per primo uomo; o il celebre te-
Motulx:lli; un tr: BifiCQ MataniM tutta l'opera. Nel carnevala
inaaegaoate scriase Paiaiello V Olimpiade por lo stesso teatro ecc. il, lbo-6).
3) Attori in Fiori mo, o. e.
'i f. libretti 'uvh. Mot., e carte f. 24,
m -
XVII.
// Serio e i teatri oV opera buffa — Ritorno del Pi
stello — Celeste Coltellini — Aneddoti — Una rea
curiosa.
11 Serio era revisore, come si è detto, di tutte le ojm
di tutti i teatri E la riforma degli a n'opera
l'occupò non meno delle faccende del S. Cai
I disordini, che accadono nelle commedie per musica, dipen-
dono da molte cagioni. La prima di tutte e la somma ignorai»
dei compositori, i quali non solo non sanno le leggi della poeti»
drammatica, ma non conoscono nemmeno la grammatica ita*
liana. La seconda cagione , forse non minor della prima. * il
capriccio di tutti i cantami, che, invece di servire il
divertimonto , vogliono che il pubblico sia sacrificato atU k
vanita. A forza di prolendore chi un* aria di tra carati* r
un rondonino, chi una cavatina, chi un duetto, chi un tra
memo, chi un altro, riducono il compositore dei versi con mi-
nacce, o con seduzioni, o con denaro a rinunciare anch'* «J
senso Cornane. Finalmente, tralasciando le altre cose, ai <J#
chiamare in considerazione il gusto del popolo, che si compiace
assaissimo di stravaganze sorprendenti o di laidezze e icnrhlit*
contrarie al buon costume. In questo stato, il buon edlodallt
commedie dipende dal caso, o da qualch>- sorprendente ahBiii
del maestro di cappella o di qualche cantante.
Il guaio era che , malgrado gli ordini , gì' impr
aitavano i libretti .-il revia ilo tre o
i prima della recita, e quando la
falla, hi il Seria dovi ringersi, o a far s.>lo qualche
'ione delle espressioni più scostumate » ; altrimenti»
I maestri di cappi lavano I Ku, ripetuta)
— 593 —
1 ordinato che gT in presenta I libretti
• -no prima dì darli a musicare:
ilice che in Napoli non ci a chi scriva; ma, su V. E.
ordinerà che i poeti non dipendano dal capriccio dei cantanti,
dalla boria dei maestri di cappella o dalla venalità degP im-
presaci e dalla tirannica condotta dei quattro Cavalieri D
i V. E. molli ga! , che si faranno una y
servire al 11 he, poten faticare
l'onore e per un onesto guadagno, acquisteranno coraggio
alacrità n< » tali esercizi : il che non riut
i resteranno Dell'avvilimento e nella ecniavitn, in sai
no. E, perchè V, E. ne conosca fin da ora una prova, ri-
in Napoli ci abbiamo l> (Giambattista Lorenzi, uo-
mo di molta cultura nelle cose poetich.; •; di rara abilita aell
cose Teatrali, e questi, oggi, non ò più cmisiiierato, poiché, av-
vezzo in nitri tempi a dare esso le leggi ai cantanti , e al
maestro di cappella , non vuol riceverle vergognosamente da
loro. E come i cantanti sono nel possesso di pretendere mille
stranezze, cosi non vogliono più soffrire l'ordino e la regolarità
di un componimento Drammatico. Quindi 6 avvenuta la diser-
zione dei buoni scrittori e la perdita del pubblico divertimento,
perche , non essendoci più ragionato viluppo , né interesse
ila drammatica e nella condotta delle scene, tutta
l'attenzione si riduce a duo o tre cose, e nel resto si giace in
i vuoto : e perciò, se si sgarrano quelle due o tre
cose, la noia e lo sconten lamento è universale. L' E. V., che
m magnanimi sforzi procura lo splendore della nazione, pren-
da a cuore questa parte di ani liberali e di decorazioni d'una
capitale, e vedi più il pubblico teneramente anV-
nato al suo gloriosissimo DOBM. . • . ')
l'iti volto tornò alla carica 8U quatto punto. Gli ordini
seguivano. Ma la verità ì poteva
') L. Serio, 27 gennaio 82.— Teatri f.25."Cfr. Bario M giugno 82, ivi.
M
— 594 —
eseguirli, (il'imprcsarii, — dice la Deputazione, — « i quali
non vivono che d' imbrogli », difficilmente trovavano un
buon poeta, ed eran costretti a rivoli no poetastro.
Varie M-ttimane passavano per intendersi Con-
vamito il prezzo, il ]K>etastro cominciava a ; ma,
di tratto in ti odeva e domandava tutto o parte
del prezzo. Alln: discussioni, altre SOttlO
veno senza far nulla. Intanto, il maestro strepil
aveva bisogno del libretto. Si pigliava quel ch'era fatto:
un atto, un atto e mezzo; e si inandava al revisor
mai questi disapprovava il libretto, non c'era tempo (fi
lune un altro ').— Fu allora ordinato che il tec-
eentflssero un anno per V altro *).
Ma, nel dicembre , ai era da capo ! Al Fondo dover»
Badare in iscena una Somedia !' Astroiogia, musici dd
I : [.-.i iclii. Il Serio non riusci ad averla se nona spezzoni:
« Io ho dato riparo quanto ho potuto agli spropositi eoorai
dell' autore : ma non ho potuto riparare le stravaganze • I»
cose nemiche al senso comuni.': porcile il maestro di cappelli
minacciava di proiettarsi e di andarsene via senza proeeguif»
il rimanente della musica. Tra le altre cose è nel drammi
giocoso destinato pel R. Fondo una proghin.i in h. i
metro simile agli inni che si cantano in Chiesa. Mi parve ir-
riverenza e la cassai; ma, essendosi raddoppiato le minacce del
maestro di cappella circa il non proseguir la musica, ho ri-
mato di far tacere la mia autorità, e di permettergli quanto
iui| l'iiusameote chiedeva — Sire, per ridurre per I' aviti
potiti dei teatri a promuovere il pubblico divertimento «enu
offesa dell'onesta e del senso comune, che vitupera la Daiiooe,
gli ho abbracciati con amicizia, ho fatto loro carezze, e Jw
dato loro prieghi e non ordini : ed in tal modo io gli «'«
dodlisfiioìi alle mie insinuazioni ; ma, quando il caso * fi**.
»J l'c-put 18 luglio ilB-j, t.
I » E M.i
— 595 -
tutti questi rimedi] sono inutili, se non si mette fine alla sco-
rila dei maestri di cappella, ogni -'spediente è
infruttuoso. Potrebbe duuque la M. V. degnarsi di rinnovare
la sovrana risoluzione di presentarsi i libri anticipatamente al
poeta di Corte : aggiungendo ordini ai maestri di cappella di
non iscrivere lu musica senza approvazione, sotto pena di non
pretendere pagametuo. ...').
'
« Si ripetano ordini severissimi » ; era la risposta a
questi lamenti del Serio. Ma gli ordini severissimi
ili troppe volle da potersi -lire severissimi !
Oltre le bruttezze poetiche, offendevano il Serio le scon-
morali. Ma, su questo punto, i suoi eriteru erano
curiosi ! Nel dramma in musica, del novembre 79 , del
irò dei Fiorentini :
. . 1' autore si fece lecito di mordere nel secondo alto
D. Giambattista Lorenzi, ed essendomene io accorto nel rive-
• il.i. come Poeta di Corto, mi chiamai l'autore medesimo, e
■ >i;li^rft tale scandalosa un dicenza; ma, nell' e-
birsi l'atto terzo, mi avvidi che si volse 'ii iliiiherato propo-
it<> mettere in ridicolo T improvisur ver~i italiani : poiché i
uè bufl'imi del dramma vengono senza artifizio e senza con-
ione introdotti a poetare estemporaneamente. E, come tal
facoltà 6 stata sempre di onore all'Italia e di somma meravi-
glia a tutte le altre nazioni, oosJ mi parve di poco decoro per
le ecene di questa capitalo il farne un argomento da ridere, e
ordinai che si fosse ciò corretto. Ma invece di obbedire. . . .
Non so qua! possa essere il danno della musica colla mia
proibizione, poiché i" ho proibito d'introdursi i buffoni da im-
provvisatori , od 6 troppo deplorabile la povertà dell'ingegno
autore , è troppo criminosa l'ostinazione dell' impresario,
ne, dove si dice che improvvisano, si può sostituire che
mio, e togliendosi dal recitativo qualche altro verso, che
732, * altra earte, t. 24.° Cfr. D«puL 30 die 83 ecc. f. 85.»
590
indica I* estemporanea poesia, tutto può mser ridotto a buon
ordine. Spero che V. E. voglia proteggere l'onor mio, e della
mia carie • n <• nata dalla sola sapienza a p
poiché il lasciar correrò il dramma come attuaJmeti'
sarebbe lo stesso che sepdlir l' impiego e rendermi l'oj
della derisione di tu iti i mici nemici, i quali i d' un
dia, vedendomi sotto l'ombra della sua protezione »
Nel 1780 l'impresario del Nuovo ebbe il permessoti'
rimetterò in iscena il Sacrata immaginario '). •
tista Lorenzi, dopo alcuni anni di riposo , — v
anche il Serio, — tornò al teatro nel ITS-'J '). — La sua
giore attività si svolse ai Fiorentini. Qui, nel carnevj
83, i Due gemelli e il Concitato di Pietro, nel' 84, Li
pareri sa inganna, e la bellissima Scuffiar a
Finta Zingara o il Marito disperato; nel 171)i
gelosie; 06195, la Pietra simpatica. Al Nuovo, nel' 84,
il Tamburo.
Ma, accanto al Lorenzi, era ricomparso nel 17
.luce dalla Russia, il Paisiello. Dal
mise io musica dieci opera ai Fiorentini, tre al N ■■
quattro al Fondo; e forse ho contato malo '). Gareggis-
') Sai-io, 31 ott. 70 ecc. £.23.* Noi gennaio 85 il Serio venne «!<•»-
iliii'i con Giuseppe Palomba, per un libretto del Testi 'i P»-
lombn diceva di non avere scritto niente « che lodo di diritti «lilla H«*
galla, Religione u buon coBlume, alla di cui osservanza è «tato «kb|«
religioso, religiosissimo », ecc. >■ et l'approTnxiooe «ri f
« uuo spirito «li Toudotta, fomentato da altra causo ». — Carta t Sa.*
*) Deput. 28 nov. 7
*) Nel 77 dette al Nuoro la Fuga , noi 78 i ire Eugtnti, mi "M
Fondo la fursa del Geloso sinceralo. Dal 78 aU'83. riposa
') Malli particolari sul Paiswllu imi li!..
rasanti occorsi . di Giacomo Goti/redo Ferrari da &>•****•
Operetta tcritta da lui medesimo e dedicala coi dovuto permuto " **
MatilO Giorgi • 1 V Re dilla Gran lìrrtUvjna. Londra, presso Isolo»
MUCOCXXX. Di «juixto raro libro è una copia nella BlbL UoiwniUfU
Genova, dove l'ho lotto. Il Ferrari, giovai», veone a Napoli, nel no»
— 997 —
ino col Paisiello Domenico Cimarosa, e, fecondo più
tulli, Giacomo Tritio. Hi libretti, il più fecondo boi
fu Giuseppe Palomba. Di altri maestri, nominerò il
iu^li» imi. il ga, l'Ànfosai, come, dei -poeti, il Cer-
ne, i due Mililolti. il Zini.
■ In emerge in qiie-f'iilihiiu perindo dell'opera buffa
lori fu Pali ietto, u Cimarosa o Lorenzi; ma una grande
intnnte, il cui nome £ indivisibile «la qaeSi dei primi : la
►scana Celeste Coltellini.
Celeste Coltellini .mi. ijuasi per diaci anni, eoa brevi
ni. ;ii Fiorentini, dui 1781 ni 1701. o Era Ci
e— dice, in certe sue memorie, un maestro di oappeDa,
ohe la conobbe appunto a Napoli, — i I più naturale,
a e perfetta, che ai possa desiderare. Oltre essere
l'abilissima attrice, cantava con purità 'li stata e d
sioue: In • :\< bre Mancini, e. Babbeo poca
non fosse agile, nò avesse moka estensione, pure il suo
• giudizio supplivano alle qualità, che la nel
jon le aveva donato. Nella l'asiorella nobile, negli Schia-
ri per amore, nella M<,lin<irclìfi, e. -e., era essa un gio-
iello. . . . Aveva inoltre un bel vieioo, statura giusta e il
portamento sciolto e senza affettazione. Fu la perla «li
Napoli per parecchi anni o •). Lo Scudo poi c'in-
forma die aveva voce di messo soprano : « Cette voix,
just©, pure, d' un timbro pastoso et d'une ógalité pan
A Trita una lettera di presentazione per Patsiello. * Era allora Paiaiollo in
52 anni, avvenente, grande di statura e con una Asonomia dolce come
la siu musica; liberala, anzi sfarzoso, buon amico, come buon marito;
vtam sempre in perfetta amicizia colla moglie, ma non ebbe mai la fe-
licita di avere un sol figlio. Era puro elegante ael vestire; portava un
frontino e pattava almeno due oro il giorno alla sua toelotta per farai
rodere ed acconciar la testa >. K riferisco lunghi discorsi avuti con lui,
riprodotti con una curiosa e efficace mescolanza di lingua italina e na-
poletana, come appunto doveva parlai-», il I'aisu-llo (I, 107 e aeg.).
') Ferrari. Atutddoti cit. 1, p. 126 aeg.
— 598 —
scmblait avoir 6tó faitc axprès pour exprim<
mente déUoats, les nuancss modéròes do la passion «
l"u essa la Madama Perlina della Scuffiane
tante il' Ila Frascatana, e la meravigliosa Afri a dt
cantata del PaisieHo. lo spago*
Ila Anna. — Le Coltellini era |U&ftro sorelle: '.'•alcali-
na, Costaotins, Annetta e Rosina: « l'una più gai
vezzosa dell'altra — dice il già citato ma cap-
pella , eh' e il Ferrari. — N tulle a Fii
avendo viaggiato, avean perduto la gorgia «lei fiorentini,
e per conseguenza parlavano cosi pur., pronunzisi
ed articolavano cosi soavemente, ch'egli era una «letizia
1' udirle. — Caro quelle Coltellini! S ilo musul-
mano le avrei sposate tutte quattro, a prima cista! ».
Una società artìstica si accoglieva Della loro casa. -
« Casa Coltellini era un porto di mare d'ai Iterati
e nobili viaggiatori, i quali tutti andavano a gara peri
der della società amabile di quelle interessanti signorili*
Ten'evano esse frequentemente dello piccolo conversano*
ni, ma non di quelle conversazioni italiane, numeri
noiose, che SOn forse peggio di certi/ dova
non si va che per vedere o esser veduto, per ■•riticare
o sbadigliare , o da cui si parte poscia insipido e per-
plesso rome la conversazione stessa. Ma là si ti
.li goder del talento dei visitanti. Or si metteva uno al
baio per suonar qualche cosa ; ora per a< -iarc
dei duetti ni o pezzi concertati alla Celestina, all'i
e ad altri; ora venivan la celebre pittrice Costantina
la Rosina, per fai- vedere i loro ritraiti e disc.
uno scultore, 0 un pittore mostrava i su <\ lavori, m
I travisatore vi divertiva tutta la sera; un lei in
') P. Scudo. Celeste Coltellini et Paisiello; nella JUvue dtt da* «*
det. Tomo XIV. A. XXII, 1 Giugno 1852. — p. 082-96.
— 590 —
an
ne
«li.
perorava sopra il ramo di letteratura, di cui s' o
<: i viaggiatori raccontavano i loro casi, gli accid
i, or veri, or ben trovati, ma intanto teoevai
ia desta e lieta » '), E a casa del Coltellini, il Fer-
rari conobbe la famosa I irte, allora non divenuta
i Lady Hamilton. *)
i a gli ammiratori della Celeste, troviamo un giovane,
orto poi, insieme col Cirillo e col Pagano* sol
abbaio del 1799: Ignazio Ciaia. — Quando, dopo il
nevaio del 1705, la Coltellini andò a Vienna, il I i.
diresse una sua canzone, che & Ira i pochi versi di lui,
Iche ci sieno restati :
Come privar d'omaggio
I tuoi teatri , se per lor s'aggira,
Ornata e calda di pudiche voglie,
Donna, che solo a nobil gloria aspirai
p. 126-8.
') « Un giorno m'invilo In Celestina a cona, a mi pregò di uovarroi di
buon' ora, acciò potesse farmi conoscere e sentir cantari» una signorina
inglese, la cui voce toccava tutti i ettari , e la cui bellezza offuscava la
'jere dai Modici. Sorrisi , listando con intonto i mici ooclu nei .tuoi,
ad ella soggiunse: Vedrete, vedrete dwaon ho <l'tti> ulilia.iLauia! Accettai
1* invito, v'andai, nò fui punto deluso. Era questa Lady Hamilton, la
l>iu bella creatura ch'io a vasai ancor veduto. Babbea* lu sua voce non
f'w« irtala ancora coltivata , pur.; ora di natura «onora, pastosa e giu-
sta. Contava essa della ariette scottesi con tanto gusto e con tanta ani-
ma da rapire, e lo articolava cosi bene o cosi chiara, che non solo da-
vano piacete agli inglesi, ma a tutU i forestieri, benché non ne inteo-
Uewro forse una Mila parola. — Allora il Cavaliere Hamilton le diede
l-.ldic alla Dfopioli ;•••• maestro di canto, indi
-Aprile e Million; FenaroH per l'accompagnamonto; e Cimarosa, Paisiollo
« Guglielmi per farlo cantar di tratto in tratto Io nuovo loro produ-
zioni ». E discorre anche della buona fama che godeva a Napoli. E Mg.
f$iuuge: < Quando la bella Inglese andava al teatro, alla passeggiata, in
«-arroz/a o n cavallo, ella era , aempro ammiriti . r. dicevafU): Eccola,
eccola! Oh com'o bella t che (bonomia divina! Ella ò una Vergine! >;
cioè ■ diro: Sembra uua Mndonua! è bolla corno la Madonna!
— 600 —
Fuor dell' umane spoglie
Oh quanto volle ella mi trasse, e q B
Valor mi diede d'appressarmi ai No
Folle! Ma chi mi tragge,
Col rammentar suoi vanti,
A dar novo alimento al mio dolore?
P.ia ci lancia ir.. |
E vola in altre spiagge,
Ove la chiama alto desio d'onore !
Addio, dunque, t'affretta,
Vanne, ma tonni p li ! Supplice voce
Io porgo intanto al sole,
Onde pei giri suoi corra veloce ;
Giacche, di te qui privo,
Del nulla in seno, amaramente io
Andù ;i cantaro a Vienna, « col permea Re
Napoli, e come un regalo all'Imperatore Giuseppe *
Fiorentini, per quei mesi, furono prime donno a vicenda.
Clotilde Cioffi, e Vittoria Moreschi. Si dette , i
la Grotta di Trofonto , con musica del Paisiello.
rappresentarono tult' e duo insieme. « La Cioffl canta*»
bene; ma non piaceva, perchè non ora attrice, né bflto;
la Moreschi non cantava affatto, ma p]i . spellò eT»
ittrice e avvenente. Il celebre CasaccieUo, Geonn-
ro Luzio , e il Morelli , contribuirò] » al successo
di quell'opera ». ")
L'anno 1786 tornò ria Vienna a l'amabil Celestina, ca-
rica di ghirlande , per coglier nuovi allori .\ ùi
cui incominciò e troncò la sua carri ''oco-
parve nell'opera : le Gare generose o f*r
'iaepp« del Re. Ignaaio Gioia e U *u« poesie. Nap. 1860, p.8-**-
*) P«noi Aneddoti cit, p. 137-8.
— 601 —
amore, colla sua sorella Annetta, che saliva allora sulla
» , con Viganoni , CaaaccieUo , Trabalza, secondo
-, e Feiraro, Imfl'o toscano». L'opera era una delle
deboli -li Palai) -Ilo; tuttavia, piacque moltissimo,
naturalezza o verità; e
ateouta , inoltre, dai talenti rari ed ingenui della Coltel-
lini, di Casaooiaflo e di Vtgaooni p. Per seconda o\
di «j nella primaver i , il Guglielmi BCÓSSe la /'
■le, e a quei vecchio furbo e poltrone vi fece un quiu-
Btiperbo nel prim'afto, poi un dilettino da piazza nel
he sostennero tutta l'opera o ').
Nel 1779-bO cantò al Fondo , e poi ai Fiorentini, So-
na Maranesi, detta X Iiujlrsinu. Curioso che una delle
prime volte, che usci in iscena , al Fondo, « le fu l'alta
fischiata da certi palchi di 2.* fila, cosicché dovetto
rientrare, qufl .ronte»!') — Per lei fu pubblicato l'o-
le: Susanna Maraneai '> -ir eata da Apollo per Vec-
mntare da prima donna seria nel teatro
dei Fiorentini. Ode di ('. /«'. i\tto /ragli Arcadi .V. A.,
ter comando di persona il lustre 1780
•) Aneddoti cit. D. Il
*) All'Udii. 13 igMtfl 1779; onta varie, f. 23.°
fai tra l'altro, lo wriltore :
Ah fwo»' io del liei Tainixi
Un milonto fra la genia,
Oppur fos*i di Pan
Un BMBftl KcOO e potente!
le li darei un monile di brillanti. Ma non son ideate di tutto questo :
E, frattanto, da lontano,
Qual ohi guarda dolci frutta,
Cui non giungo la sua mano,
Io num rvnto a bocca aaciutta!
— eoe -
Ma un fatterello grazioso successe al Fondo, n«
state 83. La compagnia di canto aveva, tra gli altri can-
tanti , le donne Giacinta Galli e, prima bufo, Vittori*
Moreschi Nel* fine del secondo alto delToper
rosa: Le astuzie teatro c'era una m
oda quale le due donne si scoprivano e rinfa
r boi coTakra i loro difetti e se ne facevano la caricatura.
D pubblico rìdeva , e applaudiva; la Moreschi era
rabfe,elertsateeran . ;;.-i lutte in suo favore ■ Lai
oc ebbe una forte gelosia, per effetto della quale, facendo
uso di sua solita arditezza », cai aproperii la
resdu, e le dette uno schiaffo. Accorse e le di-
rase. E 1 giorno dopo, la Galli cri
di S. Giacomo e vi restò per un pezzo, solo recami
i aliai i oele sere d'opere ').
Ai Fiorentini e al Pondo aveva cantato dal '>'■
I* Annetta Benvenuti. Di costei s' innamorò perdutamente
D. Ascaro Caracciolo, figliuolo del Principe di \
t V<L t Lagfio 83 e aitn carte.— t. 25.° Noi Fcbb. 65 la Galli era
atfeV «acari «fetta pvùtmsu, — V. anche t 20». Il Ferrari negli anei-
«jfe ot «t M6-7), rneeaato cu* quell* avventura: < Cantò la Galli il
mm arte» eoa» tma «iagaoaa • Al stolto applaudita; declamò la Moreschi
j| t cosai» mio cesi Inrriaws. ed ebbe i suoi applausi; venendo poi i
^y £ sa«nle «atta aaaica • «alle cauluuii, piacque e fu replicato eoa
far«r«. Ripe ss» h m Galli il primo solo con variazioni e fioi-etti deli
# atea*» a* Maraschi U dice, sotto voce, della ingiurie. S'arsala la Mo-
ii ai em -lineala aolo, eoa grazie ad attitudini seduceuli, e a vicenda
a, «Ma jfcitiT «Va della altre. Giunta a cantaro a duo, pordou la tasta,
^Baaaìu» «a* anno in presenza del pubblico a vengono alla mani. La
«jitajd». «tracciali fazapletto « la veste deUa Galli; sapealo questa cb«
m rivaie portava parrucca, le strappa U cappellino e i capelli finti
T-jirr-vwM" . aeaapre intento |ier far ridere, esce dalle arene con usa
_ak asoa« ia spalla, e si mette in positura militare tra le due Am*.«-
, _-r «epararle: riuscì, ma la povera More*ci:
-A, aittimealir, pokba restò colla testa calva e nuda, più che natura i
r»v««« creato »
- 603 —
al solito, ve). -aria. Quando andò via da Napoli, i
>arenti , e spi madre di D. Ascanio , respirarono,
nell' 83 e che I* impresario del Nuovo i
(turato da capo la Benvenuti. La Prim li Villa
pagò tu'1' li' spese, rifece le perdite ali* Impresario, pagò
:>r.>o ducati alla cantante; e cosi ottenne che non Min-
Ma il rimedio fu di poca durata : n< 11' 84 la Benvenuti
venne al Fondo*— Indarno « D. Maria Eleonora Giudice,
oKm Caracciolo , Principessa della Villa i supplico ohe,
a compita che avrà la sua incombenza colla recita Della
stagione, non venga appaltata arala in nessun
teatro ». Questo suo desiderio non potè esser sodisfatto '>.
Giulietta Bartolini, bolognese, cantante al Nuovo, nel
(0 fu fatta mandar via, per opera, non di una madre
ma di una moglie, la Principessa di Ferolsto. Mi. dopo
un poco, eccola di quoto a Nap< li. E ricomin te
vere a spese del Principe di Kcr ». Abitava in Cfl
un diffamato paglietti, per nome D. Felice GoH>
contro del quale c'era « un dispaccio di sfratto . . . non
eseguii essere egli protetto dallo scrivano Zagari-
no p. Ma, sorpresa la casa del paglietta, la Giulietta a-
b già pn-so il volo. Fu acchiappata in un' altra casa,
ara rifugiata, a Capodimonte. Basa dichiarò su
bito « di essere qui venuta per divertimento i i circa
un mese e che se ne doveva partire per tutto il 27 del
Corrente , dovendosi trovare nel prossimo venturo au-
to in Gralz, ove trovasi appallata, per GÌnquantl
chini imperiali r>. Aveva seco un suo marito. Messa nelle
carceri di S. Febea, il Principe di Feroleto andò subito
a farle visita. Essa le rispose, « con aria p, dì ■
id avvertire il marito dell'accaduto, ed » esso poi R
') Carte vario. Doput. G giugno 83. f. 25.*; e «uppl. e carte, febbraio
1786, f- 26."
— 604 —
nella casa del Carceriere ritornato , secondo V \i
Prìncipe ni partire crasi compromesso di eseguire
il Magistrato, « non sembrandogli proprio e decoroso ad
un Cavaliere, che dovesse frequentare una carcere per
una donna da teatro », ordinò al carceriere che oc
avesse ammesso. ')
Cosi fu fatta partire una ci US -Iella Giulietta al
Nuovo, la romana Teresa Zuccherini, rovina di ima
ilei corpo, I). Anselmo Errichelli. *) — Ma 6 inutile cont'\-
nuare questa cronaca scandalosa.
Marianna Monti sì fece sentire le ultime volte nd 79-9
sulle scene del Fondo. Giuseppe Casaccia, al Teatro Nuo-
vo, 1*82- — Continuarono Gennaro Luzio, e Antonio Ca-
saccia, e Giuseppe Trabalza, caatanti buffi. — Delle don i
oltre quelle già accennate, nell'Sl-2 al Nuovo ca DW
Luigia e Marianna Farnese, tormento dell'In «*»<>
* In: a credono di dover essere pagale senza faUgo.i*t->
e nulla li Mirini i conto degli obblighi o doveri alla lox
pica attinenti , incominciarono a darsi sfh **
divertimenti , con andare ogni notte a Fosillipo , e lu
della città, cantando per tutte te parli, ov'elle and ivano,
cosa rigorosamente proibita dallo leggi teatrali , a »olo
fine che non prendono qualche male in grave fi t«sl-
1" impresario e del pubblico e. E, infatti , varie loro ma-
lattie gli avevano cagionato grosse perdite. 1', quando
il Blaui-lii (che faceva l'impresario da 21 anni), falli, ,|;i
1* altro, intentò una causa alle due Farnese 3), m
state tra hi cause precipue del suo fallimento.
Badiale d'Orla, buffa ai Fiorentini e al Nuovo, da irto
anni , fu cacciata di seggio dalla Coltellini. Basa rico**5
') Ag. 80 Suppl. — March, di Fue«aldo 3 Agosto 80 f. 23*.
:) Manco 80, e moltissime carte, f. S
3J Sott. 82. Corto varie f. 24." e 88
— 605 —
alla Regina pei torti che le erano fatti daFlrapresario dei
Fiorentini, Bereditandola presse li nobiltà, e I l»le
lu parte di l.a butta per darla alla I oKeflim*). — l
Trabalza, Rosi '■••, Orsolina Mattel, meritano anche
una menzione. Neil' 88 cominciava a cantore ai Fior
imi Anna Davya de Bernucti , che cantò poi anche da
seconda donna al S. Cario.
11 teatro del Fondo ebbe una vita artistica .li minoro
importanza degli altri due teatri. Erti Dal eattiva
stella; i suoi impresarii andavano di fallimento in falli-
mento. Press* a poco, scrissero per esso gli Stessi |
composero gli Blessi maestri, i gli stessi ar-
tisti, che negli altri. Ma nessun nome illustre si Ioga ade-
in particolare, come quello di Celeste Coltellini e di Pai-
fsiello ai Fiorentini, di Gennaro Luzio al Nuovo e ai Fio-
rentini ).
Negli ultimi anni s'era preso l'uso di rappresentare, io
tempo di quaresima, gli oratorii saeri in tnusiea. — I). Pop-
pino Lucchesi PaBi, tìglio del Principe di Campofranco,
grande ai 'passionato di musica, e che allora aveva l'impresa
do, raggiunto abilmente un oratorio '.La Figlia
, con la musica di vani autori, e lo Fece eseguire
in quel teatro. Riuscì benissimo. Vi cantarono la Maria
Man un- « "li che bella creatura, echopau
ril Ferrari; — il tenore Mtangozzi, il basso Rovedino.
') Albi Oopul. iii Sett. 1781. Teat,
') A proposito di una controversia tra l' Impresario dei F
quello del Fondo, udì" Aprite 1788, trovo la : < la logge tea-
trale e la tfjstumauza ù che nella prima atra, in cui va in iacona l'opera
iti uno J«-i teatri, gli altri Uatrì dclihouo ■•«• kilt rappreaenta-
Piioue » K «-osi fu ordinato all' Impresario del Fondo. — Teatri (. 22.*
L'oso era poi costante o inorati pel S. Carlo: la prima sera del-
■ ipera nuova gli altri no potevano aliar cartello. Disp. Reale
26 febh. 1700: Comunicatomi da V. d'Aorte.
- 006 —
Ma la spesa ora grande e il Lucchesi . per
dal Ho il permesso di dare in quella quaresii
quattro recite nelle prime quattro domeniche, alle
n ii erano ammesse donne, ed erano invece chiamati i
regolari e secolari Questi vennero infoila: « nic
te era più curioso quanto il vedere un teatro pieno
frati di tutti i colori, di preti in abiti .li .-.. -rimonta ,
aprivano le orecchio per sentire Io tenero e grazie
melodie , i b Iti, brillanti della Ni
b i ini padri I avano cogli occhi, i loro petti si sol-
levavaii » ai sospiri, l'or estasiare sempre più il suo sanlo
uditorio , la Marchetti di
rinate, ai suoi atteggiamenti, ai suoi accenti tutte
gore d'espressione della sua follia di baccante. E i re-
ndi sospiravano, con un ardore veranv i inoo.
Durante le quattro recite, la sala fu sempre
<li pubblico e di ecclesiastici. I preti e i di
pagavano alla porta; i Cappuccini e i en-
travano 'jratis. Un cappuo
sporgeva per veder meglio la Marchetti : una caodeh,
ch'ere «li sotto acce il fuoco alla barb,
racconta il Ferrari, ed io ripeto col benefìzi-.» dell' il
tario l).
') Ferrari. Aneddoti cit. p. 170-2. Noto tuttavia che natia qw«*»
1785 ci fu al Fonilo In Figlia di Jcftc. e vi cautarouo il Rotoli
Meagoxxi, iii.i [ht*B« l'Annetta Bcu»-nuti Fon» '»
ripetuta nella quaresima 86 colla Marchetti, che allora (arava parto ^rtl*
iguia del Fondo NeU'B.">
• i f. 26.»
- 607 -
XVIII.
infiteatri , corride ; bestie rare , curiosità , statue di
personaggi celebri — / Rinaldi del Molo — fmproo-
cisalori nei teatri.
Un Conto Giovanni Cccchelli di Bologna, ufficiale ne-
gli eserciti imperiali, ( die era stato direttore di tulli gli
spettacoli, ohe si recoro il 1764 in Francofbrte, per 1* in -
I coronazione di Giuseppe II), chiese nel 1777 di poter
formare un anfiteatri i »l Ponte dofla Maddalena,
dal Iato del mare, por farvi rappresentare, nei giorni fe-
stivi e in tempo <li > cinquanta cacce all' anno
di diverse fiere, come leoni, tigri, orsi, cinghiali, cervi,
ecc., con cani di presa , all'uso di Vienna. La Giunta
dei Teatri oppose che quel divertimento non era « adatto
al guata dell iw, per mancare in essa bitta quella
parte d* ilarità, die costituisce 1* unico soggetto del dilet-
tamelo, a cui ella nelui rappresentanza degli spettacoli
Ia ». Ma un parere del Supremo Magistrato del
Commercio, Ormato, Ira gli altri, da Ferdinando Galiani,
i : h Lo spettacolo, proposto dal Conte Ceccbelli,
quanto è diverso dai giuochi anlit strali dei Romani . . .
e dai giuochi del toro spaglinoli, nei quali sempre l'uo-
mo combatte cogli animali, tanto e Minile ai nostri com-
i . . 1 1 1 ; 1 1 1 « ■ n t i di bufali e di tori, eoe solo coi cani si attac*
i, t vero che egli propone, olire ai tori, e ai bufali,
dare in spettacolo anche orsi, lupi, cervi, cinghiali, ca-
valli, tigri e leoni, so no a\\-> : m I la varietà di queste
io non ammetto il pericolo d' inconvenienti, nò a pa-
rer nostro rende più feroce 1' aziono , ma soltanto pio
osa. Noi, dunque, non prevediamo maggiore effetto
sul carattere degli uomini del nostro popolo dalla vista
— 608 —
di questo spettacolo , che da quello dei I ni e bufali, ai
quali ò lauta avvezzato. Prevediamo anche che m
denti di disgrazi ino esservi in q-.
fido ben costrutto e ben servilo, che non » al
tualmente in quei, che per le campagne e luo_
a Napoli con poca avvertenza o poca esperienza grosse
lanamcnte si tanno dai viHani. udì spesso
dono, risse tumulti, e disgrazie » '). Ma. quel
-are, era la quistione economica. U Ceccbellì
speso da quarantamila ducati pel solo ediBzio: coni
leva rifarai da cosi grosse spese? Bisogna dargli
per condizione che non prenderebbe per soi
del paese: « abbiamo creduto dovere di un buon sovrane
far anche da padre, e non solo impedire i danni a e
ricevesse involontariamente, ma anche a ohi fosse ce
forsennato o sciocco da farsegli da sé stesso, voloi
mente, ma con volontà ingannata o sedotta ».
Ottenuti, il permesso, il Cecchelli cominciò il
fece venire da Vienna un architetto, Gì (vanni S<
da, che ira stato ispettore nella costruzione dell'
teatro di colà. Ma, dopo più di un anno ili lavoro, il Cec-
ehilli abbandono il tutto, e parli da Napoli *).
Un Nicola Vida, nel marzo 83, aveva un baraci-
al Largo del Castello con molte bestie rare. Il
Domenico Venuti, direttore della Fabbrica 'li pi
di Capodinionte , pensò « di far modellare in orala p1
'raspollarsi in porcellana quelle Sere, p ni fai
mille occasioni occorrermi per il servizio della H. Fab-
brica o. Ma il Vida « impertinentemente m ha risposto*
i) Sulla cacce al bufalo nelle nostro campagne, •• 0. tìst
in Giambattista Basile, Arch. di leit pop, \. i. 8.
*) V. sue «uppl. Giunta 81 giugno 77 — Su.
tombw e molle nitro cari*. Teatri f. 21.° e S2J*
-609 —
di iH'ii voler lasciare e- ile cosa seoza UD Et.
isposta proporzionala ad no uomo destinato
a conversare con indomite ').
Nello stesso anno, un Paolo Bassi, parmigiano, giun-
geva a Napoli neon un animale — d'wo lui — chiamato il
aedario-.. di un' altezza sproporzionata, e con Un allro
animale/ chiamalo il Miotto di Barberìa » 3).
ni anni prima, era venuto a Napoli un eanerlno
wirhuno. Lo portava un Pietra Lemoine, Brancese, che,
• del 1TG7 , taceva stampare il seguente
so:
Nobilissimi Sigin
fa noto alla Nobiltà loro corno è giunto In questa
il virtuoso Canarino , il t\, vario virtù. I.a prima
sarà sopra la Metamorfosi d'Ovidio, la Geografìa, l'istori.! ili
Trancia e T Istoria Homana, per il meno delle carta topografi-
che, apportando lo lettere elio convengono al quesito che li si fa.
Il Canorino conta le persone che sono noll'Assemblea , pur
ebo il numero non passi a trenta. Raduna ancora le lettere
che convengono n formar il noma «li qualsivoglia persona, pe
rò che non siano difficili all'ortografia.
Le fa vedere le quattro regolo dell'Aritmetica.
Distingue ancora oso li colori delli abiti, che sono ve-
stiti, avvicinandosi al medesimo, appartando il colore, che sarà
proprio della persona.
Di pin nel vedere un orologio far a il immuro delle ore e
: liti.
Il medesimo Canarino travaglia tante di giorno quanto di nott».
Circa poi il Sig. ohe possiede il Canerio 6 allogiato : nel-
Calberyo d." di s. Giorgio sito natia Carsoa]
vedere a casa sua basta il menomo avviso, ohe
saranno serviti. E il suddetto travaglia d'ogni ora.
20 marzo 1783. f. 25."
') Fu ammesso a mostrarli il B •. StUsmbM 17*3— ita
II
— 610 —
Il BoddMtO Big-, che possiedo il Couerino, avviso al
Pubblico cln- i »ca (tic) dimora in questa città.
1 giuochi del onerino furo: oche ini fa.
Il Lemoino aveva dite eanerini, rum» noi . che
b addestrai - da tre anni Egli disp •
tavola lo lettore dell'alfabeto in tanti cartellini. K poi da-
i.i.iiiii.na,— comJDciaDdo d die lorfo&ié
Fosse l'autore del vello d E il canarino |
■'< . una per una, le lettere dell
e le mostrava in giro, e le deponeva tutte in un i
Cosi, domandatogli in qual paese si fosse, compose pri
ma i.'i parola Europa , e poi Napoli. Con
nomi, che gli s' indicavano, itonti. E, ,
:i ir. ii-ii 1 1 ii -t i > •: i . faceva le quattro operazioni a questo i
Domandatogli, per es., che somma facessero 5 e ó, an-
dava a prendere subito il 10. E, togliendo 4 da IO, ohe
va a prendere il 0. E, inviti 7p«r
7 ? Andava a prendere il 49. — Et
dose abitudini, acquistate dafl a i a forza della pa-
oza prodigiosa del maestro; nel che fare qu<
ale di una piumetta, colla cui punta Io guida, ingoi»
obi appena si conosce ». ')
i n torero spagouolo, Eraucesco fbargoita, che arca
ito per Parigi, Torino, Venezia e Roma e altre prò-
ili città, chiese nel 1790 di tare un e
ridas tic funi* alla -pi. . di fronte al pa-
lazzo de! Principe: >li Tornila*). Gli fu permesso, e il 25
maggio ebbe luogo la prima corsa. Ma come andasse *
') Sappi, lai i I agno 07, f I
-') Noi 1786 qui la p nnoeso era auto negalo a un ul Cada'
■ (atn l'anfiteatro al Lai
S»uto. H.l '2A."
— 611 —
finire la a t, ce lo tento D. Francesco -Catalano,
•li, u assistette. Recatosi sol luogo Terso lo ore 18 l/t:
S. . . . ritrovai moltissimo persone, che nell'anfiteatro intro-
te ni MUDO] n a già par la porta principale, ma per le porte
:Iclii, che tutto erano aperte, scavalcando le tavole
parte di fuori, e si eran situata parta no' scaloni, o parto nei
palchi medesimi, mi riuscì oon buone maniera persuaderle ad
thè l'ora 6 na a dover permettere la
ita a coloro, che cercavano i biglietti. Ma, come di già
alla porta numero bastante di persone, eo3l cercai farlo
Itrara regolarmente , ricevendosi al di dentro i biglietti it
giovani del Devou\ destinati , insinuando a oiaaoono di
tal luogo nel biglietto descritto. Questo regolar modo
potò durare fino alle ore iy, quando tutto a un tratto fu tanta
la gente che al di fuori dalla porla si era radunata , che, ap-
pena, all'aprir di quella, poteronsi ricevere cinque o sei biglietti
giacché s'incomincio aou Maniera improprie ed ardine'
.rtare coloro ehfi -invano addetti alla recezione dei bi-
glietti ed entrare a truppa, senza pagamento alcuno ; e queste
impetuose violenze furono, ittro <"> cinque volto
ondo per evitare qualche disordino maggiore, non potendosi
resistere agli insulti del popolo accorso , che cercava a tutta
possa aprir da fuori hi poi lai proprio di Eira aprirti in-
Ea la porta onde tutti entrarono pn> unito, ur-
landosi l'un coli' altro, senza rio l' aaìbizi gna del biglietto, nò
pagamento alcuno , e senza distinzion di persono , giacché vi
erano donne, militari, galantuomini e plebe. Non bastò que-
st'ex, , dappoiché la gente non si contentò di entrare
per la porta solamonto , ma volle entrare altresì por le porte
Éaé fra lo giro di un'ora fu affollatamente ri|
interamente il parterre, a tatti i scaloni Ma quel che diede
(o a temerei e che la (tensione : a trage-
si fu il vedere, che un numero ttraboccho> raone
diedero a situare sopra I' ultima cuvertura dei pale In 1 1
quale era costruita unicamente per riparure il sole, e non giù
sostenere mi peso cos . ed eran salite dalla parte
— 612 -
ili fuori, smantellando le tavole per loro maggior comodo. Non
ostante tutto ciò, grazie al Divin Facitore, niente di pò
addivenne, per guanto e a mia notizia.
Gì' impresari! disfecero subito I* anfiteatro, e restarono
col danno delle spese
1 I ii del Largo del Castello, ordlnariameol
la R. Fiera, straordinariamente , accoglievano -
e curiosità d'ogni genere. Nel 1784 un Andrea I
sani, esponeva in un casotto una su
struzionc si curiosa, essendo tutta tigrata e coperte di
pelo , ohe ha meritata 1* attenzione di molti i ')■
Passando ad altro genere di spettacoli, e >
qualche RODO indietro, nel 1 77"> mi tale faceva, dalla R.
Fiera, questa .supplica al Re:
S. R. M.
Signore
Antonio Bebber Tedesco ed inventore di una musica Ang-
lica, o sia armonia allegra, posto umilmente a piedi dilla ^
V., L'espone come, essendo capitato in questa Domio&atSi f*
divertire questa nobiltà ni rispettabile pubblico della o4»m»
Beai Fiera, col mezzo &| punto di questo suo nu aae-
to, composto dall' unione di cinquantacinque bicchien
per maggior meraviglia vieno accordato a forza d'acqua;
na mi avere ninna cosa nelle mani, qualunque soru
sonala, cioè arie, minuetti, lamonti , aperture, e tutto qu.l^'
che si può idear nella musica , come ancora suona
mente due nitri Striandoti in una volta, I' uno da 6at0 e l'ae
Irò da corda. Proetrato dunque umilmente ai piodi del Re***'
Trono della M. V., ardisci- di "fTrirle un tale dilettevole ec»
divertimento, affinché, doppo l'onora ricevuto di aver divert -■ ''
i altri Principi Potentati , in diverso para della nostra Kuro|
') Calali 86 maggio 1790 o molte calte, f. 8
-, !>,...( ! ; bbbr, 1784, I
— 613 —
ancora gloriarsi di aver ottenuto similmonlo l'altra onor
robevole di aver servito la M. V. , e fidato alla cennata
lemenza della M. V., spera che vorrà degnarsi concederli
ina soni- cotanto da lui desiderata od il tulio ricoveri a gradi
singolarissima quam Deus.
E il Cona Caruso espone \
.... nel dover sentire il Bebber con i suoi istrumcnti, per
aggi ore accerto, ho chiamato il maestro 'li cappella, I). Pa-
nata I nfaro, ed abbiamo osservato che sono questi B6 I
'li varie misure, disposti coi loro numeri sopra una ta-
lu , temperati a forza di acqua per tonnare la varietà l-i
Il Bebber poi bagnando le dita nell'acqua, lambisce
11-' ilita iatesse gli orli dei bicchieri, che rendono uri suono
e un delicato organetto: Ha fatto in presenta nostra vari-'
nate gratissime all' udito, e fra questo una granosissima pa-
ralo. Non ha torto si è detto egli inventore di quosta ina-
lerà di sonare i I. perCÙèj sebbene altro volto qui in
poti il maestro ili eappella CI uk (aie) avesse datoquesto ili-
ietesso dei bicchieri, tuttavia li sonava culle baochet-
e, che non rendono quel suono cosi grato, come riesco que
del Bebber. Suona egli nell'istossn tempo una siringa o
La siringa se I" adatta in petto, e coli i t trfi moti
Ila testa adatta la bocca alle fistole dulia siringa, e nel me-
desimo tempo giuoca colle mani le bacchettine sul salterio, in
maniera che fa concerto tra l'uno e l'altro — Tuttaduo le ope-
razioni ci son parute molto grate all'orecchio e dilettevoli ; e
parto di gran destrezza e di molta applicazione ').
Mi il Re non ebbe voglia di sentirlo. — Di n
saltatori di corda no ho citato troppi sinora ; e mi ris-
parmio di consegnarne altri alla storia (per usare una
bella frai
') Caru*> 30 loglio 75. «1 altro carte, Teatri, f. 16.°
— 614 —
i ii Luigi Nardi e un Giustino M itis arano et
lora i più noti impresarii di pupi. L'ultimo aveva par mo-
glie una Marìangiola Mallozzi, che supj
sondo ni i.i povera gentildonna, caduta in bassa fon
in necessitate maritarsi con Giustino MeterangeJ
vane «li motta abilhé di rappresentar coi
ed applicarsi in detto mestiere, acciò potesse prò
il vitto con tutta onorat il corso di
nove ha seguitato, come attuili sgotta, li!
sfamato essa giovane supplicante ricorrere a piedi doll'i» >
nata bontà dalia M. V. con fari' rai r-
rcbbe più andju- girando II mondo in lontau
come ha fatto per lo pass ito, soggetta
al della vita, come del proprio on »i
ammesse ■ Corte « per dare lieto ed onesto dfc
con detti Pupi all'Altezza dalli lì. Infantìni » '). —
Sappiamo già che si continuava l'uso del Presep*
sefricceca. Nel 1791 esercitavano quest' industria tre
legnami, un certo Mariano Pispoli, che uellospet-
tacolo alla, strada delle Carità e alle del gran
ice Cappelli, di fronte aS. Nicola di.*
e un Francesco Aprea, di fronte al Palazzo del Citi
Nel 179JB, tra gli altri, un Michele Arnaud, romaii"
Fu proibito a certuni di formare * Sepolcri peritata
trattandosi sempre di spettacoli che si riferii p***
stono di Cristo; e poi chi sa che mostruos >*ro
. producendo il riso ! *j
Fra gli espositori di statue , troviamo nel I
1* Onofrio Mazza, già comico del Di Fiore, e poi del tea-
') Alla iuta /—OH. 1783 f. 25.° é rodi domande « p*rra««u Dei ù «8 ""
Altri lmrattinai orano Nicola Diego, G. B. Scaffini, ecc. £ 36.°
*) Dopai 7. 17 dia 98 tea. Teatri i. :<J."
'j D*paL t mano 1/00, f. 30 »
— 615 —
inu soiio S. (xiacomo e poi del s. Carlino. Bsponeva
g una .statua in cera de) servo <li Dio Benedetto Labro,
Banca riscuoter nulla, eccetto che qualche elemosina, ohe
graziosamente gli si darà » ').— Altri esponeva •■ tre statole
i , addimostranti r anatomia dei corpo umano » ').
Altri, come i francesi Rotta e compagni , statue di cele-
brità del tempo. — Kc co il loro manifesto:
Arrìso al pubblico
Sono giurili in questa Nobilfesima CÌU&, provenienti da Pari-
gi e Milano, ii Monsieuv Rotfa Profeesore nativo francese e
Compagni, quali dopo il lungo giro a diverse Corti di Europa,
hanno seco condotte divora stati»! rap presentanti al vi\ •
al naturale in grandezza, e proporzione, i loro Originati, dal mon-
dti tutti ': o riconosciuti, cioè S. 8. Papa Pio VI, eie
LL. Maestà Giuseppe 11, Imperatore Regnante, e Maria Te-
resa di gloriosa memoria , il Re o la Regina di Francia , il
Re dì ma Vittorio Amadeo HI, il Re di Prunaia, e la
Regina di Danimarca , il gran Sultano colla Sultana sua
favorita, il Generale Americano Vaahington, con i loro OHM
monti Reali, ed abiti giusto il loro uso, con tutte Io loro bril-
lanti decorazioni. In statua si rappresenteranno pure i celebri
tre e Gian Giacomo Rousseau, il celebre abate M<-tu-
itasi o, Madama, detta il Cacalier Deon3), il famoso Beoifore
•) Alla Deput. luglio 83. f. 25." — Il Labre era il famoso",
franrn*, allora Bervo di Din, poi beatificato da Pio VII. Appunto nel
i gesuiti cavarono fuori questo loro candidato alle santità par op-
porlo allo npagnuolo Palafox , portato da i loro avversarli , o m><
dal Re di Spagna: o Palafox o l<abri! divennero segnacolo in ve?
■ «nelln lotta. Ved. a questo propos. il Saint Privai, lliituire de la chul*
','suìtfs, Capolago, 1845, pp. 131-3»
*) Gius. Marchelini piemontese, f. 20."
*) Sono note lo avventuro romaiiMwclio d«tl Cavalmr d' Kon, C. I
£on de Beaumont (1728-1810), militare e diplomatico, che destò tanta
<ii»pule sul suo vero sento, e per molti anni di sua vita , andò vestito
— 616 —
Borgognone , Ih ibile rarit -• dalla due Teste, a
troncato dal Busto del Baron Brande, e Conte di Statue, i
valieri rinomatissimi ; i la Danimarca , ed altre co*
degne deli' universali' ammirazione. Si faranno vedere in qae-
gran placca, «ima la Magona del Farri
Nel porgere che fanno la notizia a questo rispettabile pub-
blico come erudito ed amante di rare novità . su,.
onorarli del loro grazioso concorso , essendo cord di ottener
il pieno loro aggradimento, come egualmente inr.no granati
ed approvali in altre citta , e nelle Corti dei Re e Principi,
ove furono ol a prolungare la loro dimora.
("lii amasse o desiderasse vedere le loro opere, ed aterno 3
proprio ritratto in statua , avrà il contento Monsieur Rota di
render soddisfatta e contenta qualunque persona aspirane* a
tal opera e cosi dare un saggio delle sue fatiche a piaci»
si del Nobile che del Privato.
So vi fosse qualche Nobile , o civile Compagnia , che dea-
derasse di veder detti ritratti ji suo piacimento per non ms*
re statue facili al trasporto nelle cose particolari , si compia-
ceranno darne avviso ahi direttori , acciò possono esser ter-
a posto il luogo in libertà.
Si furatimi vedere dalle ore 'J della mattina fino alle ore JO
della sera, per comodo e (Uvei
siderando pertanto i Viaggiai" r contento pianarne
pubblico alla vista di tali Regi personaggi , e sperandone no
numeroso concorso, il prezzo sarà :
Per la Nobiltà la loro Generosità
Per i primi posti sarà
E per i secondi posti - . . ' )
li dOBtM, par ordine, a quanto sembra, <li Lui#i XVI, e por grafi re-
ijioai morali o politiche. Nel 1777. tornato iu Francia, ora Btato coatt****
a pigliare vesti femminili, che portò poi MtD|
■i F.ra scritto a penna: qualro craiie , tre >i cancella * "~
Dtpui. 9 OU. 83, f 25.*
— 617 -
Qualche anno dopo, un Stefano Commoglio , pìemon-
nuuiifeato:
Arr
ìi fa noto a tutti i Signori I tilt Manti , essere quivi giunta
•lare opera dell'arte, la quale eoneiete In 'ni gabinet-
i . <nii diciassette figure di B6ft 'li statura d'uomo. Rappre-
sentano questa i cinque capi ribelli della Traneilvaaia e Valac-
chia, i quali hanno commessi tanti orribili tumulti, ed omicidi,
cioè :
Il ora e Cloatha
Cìrison Giorgio, aiutante di Mora, il quale si ò da sé scorso
appiccato nella carcere: Demetrio Jean, padre di Closzka,
•nasi prigione in Karlsbourg; e Susanna, sorella di Hora,
rinchiusa tuttaviu nella fortezza di Tomosvar.
persone reggami ancora i più grandi
Malfattori della Francia :
Giacomo Clemente, che sulla buona fede uccise Errico
III in Si. ('Inni : /ùirilac, uccisore a tradimento di Errico IV
nella str lUbriferrai; Roberto Francesco Da rniens, che
ute un colpo «li coltello a I
gagli> . capo 'li ""■' li ladri in Parigi; Du
let, confidente di OarlOUobe; /fa rie a Trooe, orribile di-
voratore di carne umana, della tè nutrito per lo spa-
zio di dieci anni, di Desrues, che ha avvelenato i suoi coniu-
ganti : (Jiocanni Jeobet parricida; Madama de Beincille , che
ha avvelenale io Parigi circa 3ÙO persone: Madama Lea
liat, la più bella donna di Parigi , che fu appiccata per aver
ucciso il proprio consorto,
N. B. Queste figure sono vestito in quella foggia, che si ri-
irono ii Catto !<■! loro ari e
Oltre dello sopra-' riti- tigni •■, • " ■ \nc.ora molte al-
tre da rade '•. BO irebbe troppo lungo l'individuarlo. Saranno
lustrate iu ciaschedun'ora del giorno.
— 018 —
II luogo doce st faranno vedere le suddette figure aa<
Le persone di primo rango daranno la toro cortes:
prr ...
Il suddetto tiene appresso di se l' istoria di tutti li per
nayj- in !nrtc<jiia:
Ma l<> s|.ci!;i.-< i ■ >li .'i i i.--.—ti mah ri pan
educativo, e non fu p i V).
A \u\ altro, che nel 93 portava tatuo d-
di Napoli, del Re dì Spagna , Ha e Regina di Fran-
Turco e Gran Sultana, ecc.. fu permesso
esporle tutte, tranne q ielle del Re di Soeaia e
Biro di Ari. , suo uccisore »
11 bullonilo di conia Loreuzo Ferzi, dello il I
tooeva una macchina col Trionfo dell' impet
Mogol . che per opera d'un meccanisi
camminava ).
I ii altro, un tal Gaetano Peci, diverse staine /
decenti. Ira le quali un Giudizio di Salo/none. :
Andrea Currio, una macchina, La presa di B
ohe con pupi semoventi *)•
\iichc, nel 1783, 1785, 1786, furono dati p
l'ilire il giuoco chiamato La Caccia ree kM-
ea, ch'era una sorta d'esercizio di tiro6).
Nel settembre 89 fu fatto un grande sbai ; barac-
clic al Largii .hi Castello, o Questi lui».
ago- io affidati alla giurisdizione i Hent,
formandone una commessa generale
Medici, per espurgarli da lenti ladri, specialmente
>) Teatri. Die. 1788. f. 28.°
«> S«U. 1792 Teatri f. 31." I! Ro di Stoiìi era «tato aaa*.
marzo di quell'anno.
») Carle ott. 90 — agosto 91 — f. -
*) Deput. 23 maggio DO, 31 ott. 9t. Deacriàoaa e figura. :
•) Carte vmio f. 26V
G19
culai ohe gì' infestavano; e si riconobbe ohe una delle prin-
igioni, che davano luogo a render queste contrada
il nido di borzaroli, era la quantità delle baracche poste
vano 1" intero Largo de] Castel]
«niol (.ini che vi si situavano, perehs\forn
i unione di genie curiosa, par I oe che pò
alle meraviglie, che gli si mostravano, Pea io ai
robbamentì. Questa ragione fu cosi forte che V. M., mo-
li 'i prìncipi! del pubblico beoe, si con-
tentò di perdere la rendita di t-in-a G<«) ducati all' a
che ne i o rea! Pondo dei lucri, ordinando
la demolizione di tutte queste baracche, ed annullò be-
ai affitto d'una che nella strada del Mol i
era affittata ad un uomo, ohe leggeva 11 Tasso per Tisi
motivo di evitarsi l'unione di gente ....»')•
A proposito del declamatore del Tasso o dell'Ariosi..,
o, pei dir meglio, del Rinaldo, in quel tempo, ees
mava u Minichiello, quello che legge l'antica storia di
Itmaldo in mezzo al Largo del Castello » '.).
In qi rassegna 31 piccoli spettacoli, non te
ito dei concertisti, die davano accademie nei teatri o
alti ove •). — Mei 1780 uu poeta, Angelo 'l'alassi Ferra
iva improvvisare dì giorno ai Fiorentini, «sopra quei
soggetti, che gli daranno. per tati i B itto un
invito 1 ') — Nel 17SS, uu altro iinprov-
') tJ'li.ju* (Sanchw de Lana, !.. da Madidi •» 8, di I i Ho,
.— Ttatrx i 88.*
*) V. l'opuscolo burlesco col nomo di D. Onofrio Oal«ota; Stori* •""'-
ivr/ok ossia Indice astrologico «e. Il So rio , circa lo stano tempo, noi
Xemaeehio (ed cit. 2&{): < .luto mMo lo chiuppc, o decite a no laciarone:
è muorto Linnrdo, e hi ai non ve fanno vola lo mazzo de pesii il
l'ari
Jj Coni nel 1783 un Girolamo Noi Iettante «li mandolino, e
n-l 1735 una Regina Siriuoea'-ilii, al | li->e nliui. — Carte, f. 28. ■>
IO— Nob '-onco«i0, f.
— 620 —
ore, EU Luigi Massari, che per quindici anni .
scorso tutta l'Europa improvisando, e s'era Esito b
ie Corti, specie in Russia, in Germania, in I
e dal Principe di Àsturìas , e dagli Elettori , ecc. , fece
una pubblica accademia ai Fiorentini. Ma « il pubblico,
che l'intesa,» il carattere di sciocco esajthnba
Biccbó inerito, invece di lode, fischiate! » ').
XIX.
// nitori, repertorio — Con prosa — Giovanni
de Gamerra a Nàpoli — V Teatro S. I
U Cartone continuò a scrivere audio dopo il 1
1782 le sue commedie erano cresciute a 16 tomi '). Qua!— #.,
nino dopo, a 20 tomi. l) — Neil' ultima sua fise, \T 1 \
Cerlone segui la moda del tempo, determinata da Carlos
i'iozzì. li compose mollo lìaho: La Donna serpente, il R* "^Se
dei genti, il Mostro turchino ecc.; e scrisse va
• -rii spagnuoli. ').
Ma il repertorio nuovo soverchiava e dominava. F«
questa la prima vera invasione di • francese u
Italia. Oltre le tragedie classiche <l"l Voltaire, e del
billon ( tradotte in Italiano A^\^mw\
pittori, come il Cesarotti, G. Gozzi, il Bettinelli, Z)>
eccovi le tragedie domestiche e i drammi larmoyani 1,
dell' Arnaud, del La Chaussóe, del Lemercier, dd Beaii^*-
') Sappi, sud. Dejrat. 20 settembre 88— Teatri, f. 28.*
*) Annunzi nel T. \, ed. 1782 - Llv" (ITT,*; dkfl Al m
.•nm posto, tra prosa o musica, poco meno di cento.
3) MirtoruM p o. p- 113,
*) Su quatta risurrozioue dei drammi spagnuoli alla fine del S. XV^bW-
. te, B. Masi prtf. «Ile Fiabe di (i. Gaxsi (Bologna, 1885) e G. B. }ètW- •-
gl'ini. 1 tempi, Ut vita a gli terilti di G. Goni (Napoli 1877) p. 246-^St.
— 621 —
.
a
arenai* , del Sauri ti , del Keuoillot de Farbaire. E lx
uove tragedie italiane, e l drammi lagninosi, di Giovan-
Greppi1), delTAb. WìIK , del Popoli , e h con
dell'Albergati, del Federici, del De Rosai; e, di un gei
più volgare, le opere drammatiche dello scrittore e C
mediante Praooe do evoltone, detto \\ Poetino. — B, solo
j.'i parte, scorgi Vittorio Alfieri.
Nel 1770-80 era ai Fiorentini la compagnia di Tom-
aso Grandi, detto Tommasino il Pettiu
seconda moglie, la Maria, ch'era Qglìa del famoso gol-
ontano Pantoione Ùarbes, e mori appunto a Napoli.
Il Grandi, oltre all'esser valente attore, era abile gioco-
liere: a Caserta, una rotta, ballò innanzi al Re \\ fandango
spagnolo, bendato, in mozzo a gran quantità di uova.
sapeva sliurare senza romperle*). — Nel 1782, venne ai
Fiorentini una compagnia comica francese '). Nel 1781,
tra. le attrici della prosa, c'era una tJiulia Gasparrini *),
E accadde clic sulla line del 1785 questi comici lombardi
dei Fiorentini rappresentarono no d die intitolata
ali effetti delia mitica educasìone, presentata loro da
un certo Vincenza De Stefano. Ma un Giovanni Ranieri
Creili si rivolse Bubito al Re, esponendo ch'era quella
M lame satira controia sua famiglia. Il De Stefano pre-
tendeva in moglie una figliuola del Rastrelli, e, non .
ottenuta.se n'era vendicato a quel modo. La commedia tu
roibila, il De Stefano doveva esser messi» in carcere . ma
gli fu fatta grazia, e la cosa messa in dimenticanza '
>:
IJ II comico Oiov. Gruppi coli' uniformo di soldato dot Papa. Ag. 79,
Mita f. 22*
I») Marioli P, noi. ad non».; ofr. carte f. 83.»
') Carte f. 24.»
i) P«Umio hi. i. i5.»
•io, maggio 96 — f. l'I." Il De BtefUkO acri**» noli' 8T.
U dlUUM buffi) pel Toalru Nuovo II Bori 0, il 9 ottobre 178fl, •cribra
in una sua U-itera al He, che l'Autore * ò •fornito i
I
— 622 —
Al Teatro Nuovo, nel 1781 . Ira gli attori della
era Sebastiano R i. *) — E come servett.i
tana, una Giuse|i|>;i Maria
della prosa, un Gennaro de Novelli». •) — Sulla fine del-
l' si venne una compagnia frane retta dal M I
bc, che i-f.-i stato prima a Parma, .1 Milano, a Gei
a Firenze; dove « il ;i eu le bonheur de mei
veifiance de LL. AA. RR. et S. B. ite da
Wiezeck, qui ;i daignè proteger le proi ij
compagino Fi en Italie ». Avrebbe p Vi-
poli la stagione d'inverno. — E co.
1784. *)
Anche al Tondo agivano compagnie di prosa, — Di
'i di Sangro , dei Prii for-
mò noi 1779 una compagnia italiana, che \
volte la settimana II Certame Drammatico , promosso
rl.i principi! pi" Ovrii dall'arto drammati 'meoti tWU
poesia e della cintassi Italiana, p<-rchd commetto positivi errori dina»™
nei versi, ecc. », e ricordava ai Iella commedia dal Fiorel-
lini. Ih il De Stefano ri oontro il Serio, dicondolo «no umin,
t netivjidu in 'mimi io L'approruioM late il ma Bitta t Lmnkfi
S. Carlo, o lo critiche presenti. In margine : Il Re ruoleerd.
») Settembre SI, f. 24.°
•) Agosto 82: supplica perchè le aia restituita I* madre, sfrattai» <S*>
Raglio per lenocinlo, f. 24.*
s) Noveubr- Su'. E 21."
*) Su,.,.. ,1,1 Malhorbo. Deput.21 luglio 81 «oc, f. 2G." — Di vani ceto*»*
i li- Mattarono a Napoli intorno a questo tempo fa meo lUrK*
nella nota opera. Cosi di Giuseppe Anali! ch'or» tra i corf»"
Lombardi; di Maddalena Corticali!, piena d'avvenenza e di brio, eba
per molti inni In servetta a Napoli: r. la «un figura g i p
ùngoloro, la rendono anch'oggi degna dalle puh!.;. «d»*"**
: dal tempo ecc. »; d
Luaio Landi; di Stefano Lombardi, che era nella compagnia di
domo Mauui, e recito a Napoli colla moglii Iona >a la
tetta, a di goalobe altro.
dalla Corte «li Paini.; Imitatori Cosi il Di San-
grn pn m *) alcuni premi annuali per due migl
commedie e la stampi -li un Teatri' Italiano. I più inten-
denti a Napoli di cose drammatiche, si erano riuniti in-
umo a lui: D. Luigi Seno, il Duca di Be)forte,iI Cons.
Patrìzìi, il Marcia , i». Michele Sarcone, il Ca
PfoneOi, Saverio Mattei, Aurelio Bertela1).
L'impresa andò a male, e, quslch dopo, il Di
aogro era Bciolto da tutti gli obblighi assunti.3) — Cat-
Ittva riuscite ebbe anche un altro tentativo, Òhe egli fece
.il reatra Ni m un I>. Michele Parisi iinprcs.-inn
della prosa4).
Tuttavia, il Di Sandro non si stancava nella sua passione
drammati I novombro 1784 e nel gennaio 85 si pap
pi ai Fiorentini un suo dramma: La balla de-
linquente o la Donna e nell'ottobre 85, A Fa-
natismo alla berlina*). E al Fondo, il L788: // genio e
il ìiiùstn, ansie le portentose vicende dì Amore e Por-
Ina: favola in versi sciolti, di genere fiabesco, ma regola-
ta secondo i procetli dell' arte drammatica classica 'i
i di rifioritura ebbero le recite 'li dilettanti.
C era a Napoli una società drammatica di Cavalieri, della
quale era capo il Principe ili FraocaviUa '). Nel gennaio
-il gUestO il NapOlj Siimi. nvlli — StoHa OfHCO X. 1, 93 %fC.
*) Lctt. del Principi di Franrnvilla 12 luglio 1779 e altre carte— f. 23.°
•-•nnaio 80. Carte f. 23.»
, agosto 80, f.
Ita Civica Napoletana n. 7, 16,' 53.
M r*rso sciolto di Francesco di Sattgro de' Pi *in -
. Arcadi Politilo l\ ! tappi-esentata
t?88 nel Iteal Teatro del Fondo della Separaziotu. fa dipoli, 1788.
') Mol mooe «ni' accademia -li moatei di Uomo
e Caralim. Nel 1783 »i ai cantava il DM
. |MMJa d«l Serio, uu». del Guglielmi , eoa la Agata Carrara, il
•oli, il Prati, la Oleata Coltellini.
- 021 _
impio, aveva in ìstudio quattro tra
linda, l'Olìmpia del Voltaire, il Gustavo Vasa, il Coti
. AH* impresario di Fiorentini fu proibito di rack
una di queste quattro. ')
Nobili Signori, iu;i v i~ir.it i. turali,
organizzavano, tra la gente della loro condizione, compa-
gnie di dilettanti che recitavano il repertorio stesso dei
teatri pubblici, «; alcuni ancora all' impronta ') —
La massima severità durava per
relativi alla Passione di Cristo. Nella quei
ipagnla dal Pondo voleva recitare la S. Eteri
vario, ove erann necessarie molte decorazioni di
e scenario. Non fu permesso; gli oratorii saci
vano rappresentare Benza pompa. J) L'impresario di
rentini voleva rappresentar la tragedia del!
Luigi Serio scriveva:
S. K. M.
È stata presentata alla mia Revisione la sacra antica T«-
l della Passione, ed avendola rigorosamente esaminila,
non trovo in essa alcuna cosa , che promuova neminen p**
minima parte scandalo o indecenza; anzi, per quanto io M
giudico , e per quello che mi ricordo , la suddetta travedi» °
opera si è sempre rappresentata con infinito concorso di SpC1*
tatori tanto nei pubblici teatri , quanto nelle case privale . e
<:intemente ha prodotto una pia universale comi
Nondimeno , come non si è fatta recitare da parecchi an'
forse per la grande quaniita di attori e per la molta sj
cosi nou ho voluto avventurar I' approvazione , Ufi
>) Carte gennaio 70, f. 22.»
•) Kmcndo stati sottomessi a domandare il permaso , «eJi una
quautita di ria lo «pedo a 31."
! lata Galli, Giovanni Morelli, e ali
l'.i'.' -viih.i i : - j . ] ni a.) in lasagna, ianatmi a S. M. GaU.—- Garta f.
— 625 —
vrano oracolo della M. V. E nel caso che V. M. si degni
per sua clemenza di permettere che si approvi da me, potreb-
be degnarsi ancora ordinare a D. Gennaro de Novellis, Im-
presario del Teatro Nuovo, che non faccia recitar donne , né
personaggi, che sulle scene hanno sostenuti caratteri ridicoli e
caricati ; essendomi stata la suddetta tragedia presentata dal
Novellis per farla in qualunque dei pubblici Teatri sarà più
opportuno. Il Signor Iddio feliciti sempre la M. V. E sono con
profondissimo ossequio
Napoli 26 gennaro 1783
Di V. M.
Umiliss. servitore e fedeliss. vassallo
Luigi Serio
Ma fu risposto che il Re persisteva nella convinzione che
la Passione di N. S. non era cosa da teatro *). Nell'86,
lo stesso Serio dava l' allarme per alcuni che avevano
eretto un teatro presso il Palazzo del Principe di Tarsia,
e volevano recitarvi l'opera della Passione, vantando una
licenza del Cardinal Arcivescovo *). E veniva proibito e-
gualmente il Martirio di S. Gennaro, sul quale egli fa-
ceva questa relazione:
S. R. M.
Signore,
Mi fu recata alla revisione un opera sacra intitolata // mar-
tirio di S. Gennaro; stimai di proibirla perchè scritta da scioc-
co autore e per V indecenza di molte espressioni buffonesche
in lingua napolitana. Mi fu di nuovo recata, ridotta in altra
») Carte, f. 25.»
*) Serio, 11 marzo 1786; e altre carte — f. 26.°
42
— 626 —
forma, cioè senza la parie giocosa nazionali meno
volli panai la, perché non 6i era fallo altroché volgere il na-
iiio in toscano, ma il carattere giocoso era rima*;
nulmenu» me l'hanno per la ter/a volta presentata
ma, in cui la umilio a V. M. Per la materia non contiene
oaizioni contro la religione, o le regalie, m
che la parto del demonio ohe esce dalla buca* a l'Angelo et
scende a volo, sono una buffonata da I varai ora u«Ue
pubbliche scene. Ed essendo somma la lodevole venerarono
hanno i fedelissimi vassalli di vostra Maestà pel gloriosi)
martire S. (".«imam, non mi i> ombralo opportuno di conce-
der la licenza di rappresentarsene in pubblico una inetta con»-
posiziono drammatica. Umilio questa mia esitazione a pie del
real trono ecc. ecc.
Napoli 21 marzo 178G
Umili**, ecc.
Luigi Serio')
Neir 87 , e negli anni seguenti , furono dati pe
por le recite ili dilettanti «lolla Nascita di A'.
Cristo. *)
il teatrino di S. Carlino era sempre il sola leatrmo,
clie fosso a Napoli, d'istrioni. Nel luglio 70, ritrovivi
nuovo, ira i suoi alluri, Vamoro&o l'Yancesco Vitommi
Il Tomeo aveva fatto, nei 77, un cont
cogli appaltatori della li. Piera, por recitare [a quel
trino. *) Ma la Fiora andava decadendo e dal
non si ricavava nessun profitto. Nell'osti
si dirigeva altrove colla sua compagnia
teatro angusto, in dove r-i goffro gran cai i i
') T.ni.-i, r. 26.°
-I Depot. 80 Net. QJ 81.«
'/ Carta. I
In.-. — Ii.pul. luglio 79 « altro curie, (
— 627 —
'ciò incomodo alla compagnia che rappresenta la corn-
iti ia come altresì al Pubblico , per cui non vi è con-
•so e per conseguenza niente d' utile » e chiedeva che
si permettesse « nel giardino fuori Porta Capuana, e
>prio alle case di D. Antonio Saggese , di poter ivi
jpresentare per quei pochi mesi d' està , per poi
Drnare al teatrino del Largo del Castello, dopo la no-
na del glorioso S. Gennaro alla fine di settembre, sic-
me si è pratticato anni sono ». Il che fu accordato, tanto
i facilmente in quanto « non gli riuscirà portarsi neppure
Ila R. Fiera, in cui nessun profitto se ne ricava ». ') —
lora, aveva avuto l'uso di erigere Y estate un casotto
tavole nello stesso Largo del Castello. *) Poi, cominciò
andare fuori Porta S. Gennaro, di fronte a S. Carlo
Arena. 3)
Luigi Serio vegliava anche sui teatri di prosa: « Questi
nno disordini peggiori di quelli di musica io casso
cose sconce e disonestissime e gli attori non ne fanno
Ila: anzi fanno peggio. Io, per frenarli, perdo le serate
ere, ora in un teatro, ora in un altro, e specialmente
I teatro di S. Carlino ; ma, quando io non ho facoltà
farli punire , gli attori si fanno beffe della mia vigilanza.
zi , son giunti a cambiar molte scene alle commedie
pò la mia revisione, tutto che io cifri ogni pagina.... » 4)
Onofrio Mazza, escluso dalla compagnia, ricorreva nel
36 contro il Tomeo per essere reintegrato nel suo po-
i 5). In quel tempo, era tra le attrici una Vittoria Cre-
mese dello Stato Romano •).
l Deput. 17 aprile 84, f. 25.°
I Carte, maggio 1782, f. 24.°
I Anni 1788, 1789. Teatri, f. 27.° 28.°
I Dicembre 82, f. 24.°
) Giugno 1786 — f. 26.°
) Carte nov. 1785 — f. 26.»
— 628 —
E nel 1788, c'era una Rosa Pelisìer: contro la quale
si rivolgeva, al solito, una rao rote, D.
Nfaaotti.
nca» col marito di lei, D. Francesco Manna;
generale le aveva ingiunto mandati penali; ma l>. \r
ne chiedeva lo sfratto: altrimenti posta lai
collo violenze maritali '» a doversi disdiro , ed autorizzar*
per forza l' illecito commercio, o a correr pericolo ndb
<li lei vita ». ')
Un Giovanni SchlAeri, ballerino eia corda, aveva e t
nel 17S2 un magnifico casotto, di fronte al S. Carlino.
Il Tomeo Implorava che lo si costringesse a non rap-
presentarvi commedie , o a subaffittare a lui il ca
Olfatti, furono proibite le commedie *>• ^',-'1 1781 un HI
Michelangelo Pallino ottenne il permase 'nareuia
compagnia comica, da recitare fuori Porta Capuana, ud
tempo che non tra quella del Tomeo •). Giuseppe
Teperino, già della compagnia Tomeo, voleva nell'86,r«p"
presentare opere, comedie e tragedie , in qualche
del Pendino.*) K cosi Francesco Vitouomea,
Pignata e Eleonora Radici, anche della compagnia da'
Tomeo. *} — Ma non ottennero mai niente. — DTep
<lava le recite coi pupi. ') —
Nel L786, il livornese Giovanni de G i uoro«l«
un'infinità di drammi lacrimosi, veniva a Napoli per pf*-
sentaro al Re un suo Mano', col quale esponeva -li voler
fondare un Teatro Nazionale tragico-co formando
') Sappi .-•<■<•.. mano 17B& r. 27.*
s) Maggio ancho nel 1785 facora li»
collo «un coni ì saltatori francesi — i. 20-"
•) Bop, •_".» ioti IT-C; a cfr. i «aggio ITE
') '. aprilo 17W7, f. 211" e 87.«
a) Norciul.i-M 1780. t. 27."
•) Mano, | iugoo 1788, maggio 17*9. f. 27." e 28.»
!9 —
Ina scelta compagnia d'attori e d'attrici, e Spegnandosi
e esso quattro nuove rappresentazioni Panno, ed
scomodare 'incile, de] vecchio repertorio. Avrebbe pn
ino dei teatri della città, «inoli" dei Fiorentini, dov.
itebl ato il Martedì o il Venerdì, e gli altri gii
scelta del Ito. Ma questi avrebbe dovuto dare un
ridio «li 5000 sondi, perchè P introito della prosa allora
he di 6000 e la spesa occorrente toccava gii ttOOO
li: crescendo l'introito, il Re avrebbe diminuito il ano
li". Anche il De Ga morra, come già il Sangro,
istituire premii per le due milioni tragedie e lo dm;
ori comedie nuove, otjni anno.— Il Piano fu diaci
colla I »t*| > ii!a/'n me teatrale, ma si lini col non farno
. E, secondo scrisse il Do Gamerra, il Re raanaò
tua sovrana parola ')•
Tuttavia, come acant-goàt , nel luglio e agosto 80, si
■l'ono innanzi ai Sovrani, t due Vedovi» Le a
we, e I due nepoti o sia l'uomo del secolo. *) — Per la
sima 87, il Coletta, impresario dei Fiorentini, otte*
ili poter far rappresentar dai comici lombardi a tra-
cre, domestiche, familiari, la maggior parta prò
•lotti e composizioni del noto tenente l i •• ') — Noi
febbraio 87, si recitò il Nòdo Tartufo, tragedia domi
pantomima, dello stesso.
Queste pantomime^ mescolate nel dramma o clic con-
ino 1" azione di esso, erano una delle novità del Ga-
fra, — Per la pretesa mancanza di parola dì Ferdinan-
o, Napoli non tu sottoposta alla terapeutica delle opere
') Noto Teatro del tig. Giovanni de Uamerra, Tenente nelle annidi
»/. /. Pisa 1780-90, 8 voi. li Ptana nel voi. 1. Cfr. gU argulÌMÌwi
Alti Mani: Giovanti tagrimori in Nuova
-\nu>L, fase. 15 g«nnnio, 1 mino 1889.
io Teatro.
. Teatri, t. r.T."
,
— «30 —
ine: tragedie pati
:esche: I 8 domestiche pai "me
dodici generi diversi. — Ma le suo opero ei
in parte nel repertorio teatrale ilei tempo.
Nel carnevale 67, fu dato al s
il suo Pirro 'i. eoo la musica del Paiate I i
la lusinghiera approvazione di S, M., dell;
e de] Pùbblico ». — Il Fé ch'era ai Napo
u L'introduzione dei anali in un'ope
moltissimo, coni',- pure l'aria di bravura della Dan
rondò 'li Roncaglia, l'arietta scritta in amicizia p
Manzoletto, il duetto e il lerzetl poi la scena oia-
KiiihYn di David portò la palma, e coronò Q <anianw e
il compositore ». *)
Il De G.imcna si offri di scrivere o io un noto
libro per il regio teatro »: ma ■ real
dispaccio, o per garantirsi dalle indece odeinali
termini, e dalle derisorie censure, che hai D 'p
sto incontro soffi n potè spuntare aean>
questa, e andò via.
Neil' 88 venne una nuova compagnia di comi»
bardi, capo Giuseppe Grassi veneto, che g
Napoli. Ne facevano parto gli uumim: Pietro Ando!
Luigi e Giovanni •!■ *1 Ituoun , Sim
Cecaiini, Nicola Borni, Giorgio Frìtti, G , e Danto-
') V. sopra c«p. — 11 Forrari, negli Aneddoti di., racconti,
giorni dopo, «rrirò dn Vienna il tenenU) Camorra di Mantova, 0*4 «■
famoso poema il Pirro. Veci la sua conosconza alla eonrorsaife» *
donna Coeilia (la moglie del Pomello), e m'inrilò a sentirgli ]*0"* "
»uo libretto; 8J tu. li ì «: a« fui edificato; mi diss* cho partirà lort» p»
liu-hia (il Patti olla famiglia Tatltyrtind) «JU tj**
ronza di sedurre il (,'ran maestro a mettere il suo poema in di -
il Ferrari lo raccomando al Paiaiallo (o. e. I, 197«
*) Aneddoti cit. I, 202-3,
a) Suppl. cario f. 27.»
Bili
d*
— 631 —
Gasparo Mataliani, Giulio Baroni, Giovanni Àndol-
iii. Filippo Morselli, e le donne : Gaetana ed \iigiola An-
dolfati, Ami:» Cossi, Rosa Poggi, Vittoria Borni, e Fran-
i D irdanelli. il Re promise d1 intervenire alle loro re-
bite ' I. .Nel 1789,110118 C(iiii|i;i^ni:i Li imbarda ilei I*'l >!• Mitili i,
era un Francesco Pinotti, ••ai-attenuta, < Uè poi fu scritturato,
i della compagnia, per recitare nefle Regia viUeg-
ìature *).
".. ri. un! esempì delle recite che facevano questi
cornici, le opere, chela compagnia dai Fiorentini dotte nel
■ Teatro di ''asorta, sulla lino dal 1?8'.»: Clementina ed
Oroif/ni dell'Albergati CapaceQi o la farsa il Pasto Ha-
esso Curioso', il Tartufo: il Disertore
Tedesco e la farsa il (rassettino: il Conte di Cammingio
rsa I' Convulsioni *).
il dramma dell' Amanti aveva avuto una gran fortuna*
Ancia; il Do G ne iveva formato un sua pastìccio
pantomimico: l aolitarii. Un signor Gualzetti, detto IC-
rt ■ ;se, sulla f i i n • del BCCOlo, una sua trilogia: I
Ameri <H Comingio, Adelaide maritata, A 'aloide & Co-
mincio romiti: cose volgarissime, ohe restarono molto
entusiasmo, e ancora si recitano ').
Tra gli scrittori drammatici D&poiitaai *), si deve ani
rerare Francesco Mano Pagano. NI 1787 si rappi
e sere ai Fiorentini la sua tragedia, il Gerbino. Com-
; -»pj»e Orasti, novembre 1788.
"' ,.-i • 1 1 >■ ■ ■ ir--"
3| DiKa ti» Noia, gNinrno 0»), rotiti «ce
•) N. In. -iiU'.P l.i<> la ■!* ©dizione: Nap., t807 p*r Vìncenti) Liquori. F.
orto, è lo stesio anturi- (1>'I ! inur
li 17W. Piwm Domenico •Sangiacomo. Ma
i 0. A. OutlltMi è lo ittno di qii'-ll'Auto:
•criaao un giornale repubblicano e fu impiccato il 4 granaio 1800?
*■) Cfr. iat. a questi il Napoli Siguorelli. Storia Critica, X, p. I, passi*
— 632 —
pose inoltre un ■n, i" Agamennone, mosso
l'esempio del Pygmalìon del Rousseau '). FI qual Py
iion, — ch'era veramente in musica, — fu recitato
innanzi al Re da Tommaso Grandi*). — la
sto fu la scena lirica l' Idomeneu, dell' .
dette ai Fiorentini, con musica di K. Petrilli, il 17
Il migliore lavoro drammatico > Pagano è
commedia, VEn citata anebe ai Fiorentini, e
nemente Sschiata 3». L'eroina, Emilia, è una
nella, lmou;i donna di casa, 0 colla al tempo
di nobili pensieri e sentimenti» costruì
Pagano. Le fa degno riscontro il suo innamoralo, 1.
• h", multare. Ostacolo al loro mairi
lei, il Conte Argiro, uomo all'ani di pn _.i i
ol ferie sposa aio, uno spiantata,
ridicolo imitato!'.; delle mode e inani'
ha per sostegno lo zio Anselmo, uomo fesso,
e la cameriera Lisetta. L'intrigo e lievissimo; 1 • 'pposi-
B e sfuma, senza dar luogo a moli
Ma li commedia è scritta in buoni versi, ben dial- .-
mente e semplicemente condotta. Il Ca\
temio è un vero tipo dell'epoca: un
spirilo, che pranza sempre ni casa altrui, che parla n
italiano e mezzo francese. Ecc i come istruisce un came-
riere per trasformarlo in uu yenio :
Ascolta: ti vo' faro
In prima un buon filosofo morale,
Politico, economico, sublime!
') Sull'altro opp. dnimmatiche del Pagano, cfr. Napoli Sijnowlli •■
<-. X, I, 147 «•«.; E. Rocco, Scritti ".-$,• V.lt
L' Ai/anunnone, ristampa (1885).
*) Battoli F. ,Yu(. ad noni.
ì) U Emilia commedia di Fitiucoaco Mano Pacano in cinqua atti. N*P'
MDUCXCU prcaao Fil. Raimoi Ntpoli8lgno«Uio.0.i,0iP-*'
_ 633 -
Non ci vuol nulla, nulla in ver, secondo
Il beile caio muiodo! T'impara
Or questo bravo mio vocabolario :
Umani'", |«f| 'jtton gusto,
Popolation, rapporti, sentimento !
Quanto atta morale poi ,
Sappi che 6 tulio
Interesse concentrico ed eccentrico ! ') —
L'ultimo teatro, . o durante il BOCOlo W1II , fu
teatro di S. Ferdinanda
Una storiella, raccolta anche dal 1-Wimo, vuole che
ad una Principessa, figlia di Ferdinando IV, tu dai me-
li- i prescritta l'aria di quel rione (di Ponto Nuovo) o
insieme con un palazzo addetto ad uso suo, e della sua
corte, venni costrutto questo teatro da servir di passa-
tempo aU' inferma ». *) I medici avrebbero prescritto vo-
mente una bell'aria; ma niente di tutto questo! — Ecco
iria diplomatica di quel teatro.
Nel dicembre 1788 il Elogio Notaio I). Gaetano Fran-
tone, con due sneii , di' erano l\r-i|iulo l'innata e Gin-
seppe di Giovanni, attori del S. Carini'», chiedeva di for-
mare « un teatro fisso sopra Tonte Nuovo in strada di
.i ». Otteneva il permesso nel gennaio B9, « ai
ovato cosa comoda e propria per la gente di quelli recinti
eh' era molto lontana dai teatri e divertimenti di questa
capitale o ; e faceva metter mano all'opera. L'ardi iteti
•) Dello starno tempo ò: / I'a::i per U mode comm. del tig. *** detto
tr<> Partenopeo na,. • ip. 1790, a »pe*e di
Domenico Smigiocomo. C'ò una donna modula, uà filosofo atta moda,
riaggialora alla moda «oc.
*) Fioritilo o. e. IV, p. 15. Il quale nccenua vorauioot* un'altra »or-
m, ebu Tottae sialo edificato dui l'iin> tj-o di Ripa F i-ancone; il che
twancku è mallo.
IVI
il
— 634 —
D. Camillo Lionti. Ai due attori del S.
con D. Domenico Caraffe, dei prò
La spesa superò i S4900 (lucali. Due palchi furono
ball al Re, compassandosi l'ini
obbligo di costruirei b pagandosi per l'altro IS
."ino già s'era ratio pei Fiorentini. H
leva mettere ora: Teatro di aiuto IV* M
PUtazione (4 agosto 90) non approvava tal nome, [>
« non è stalo costruito per R. Comando o
proponendo che si chiamasse col nomi
condo l'uso. Cosi divenne: di San Ferdinando, ')
Come si sa, e un bel teatro. Lo dipinse Fan
S. Carlo, Domenico Chelli : « La I u& é
ellittica; nel maggior diametro ha palmi 40 di 1
'/vili altezza dal pavimento alla linta volta; la scena
che in faccia agli spettatori ha un orologio, è di lunglieoa
p. 27. Vi sono cinque file di palchetti; ciascuna fila di M
ognuno di 8 p. d'altezza. La Tacciata regolare DOB of-
fende il gusto con tritumi e l'atrio ha due
ralij i corridoi sono comodi e proporzionati al concorso.
L'oggetto di beti vedersi ed udirsi 6 pienamente adem-
piuto. Nulla gli manca por essere in ogni
quentato, eccetto che P essere «•••llooato meno lontano
dagli altri teatri, dal centro della città, e da .jnw
della Reggia ». •)
Fu aperto il 1790, e vi si recitò prosa e musica, come
negli altri teatri piccoli. ') — Nel 1791-2 venne ai Fiori
') Alla Dop. 19 dicembre 1788. La Dop. 14 gennaio 89: f. 28*-S<»rtL
Ag. 91 ore, Dop. 15 clic. 89 ecc., Islrtim. 20 gennaio DO. Dcp. -4 ■g0*"
1790 ecc.. f. 29.°— Una supplica .li D, Canifa al Re, e»1*'
ii ni. ii in ni: I- siala comunicata dall'amico Vioonn
d'Auriu, che l'ha troviti i fauni dai Teatri.
*) Napoli i. Storia nii X, II. p, 110-1.
3) Carte vario m. £ 29.» 30.° 31.°
— 635 —
la Compagni i lombarda con Antonio Belioni, primo amo-
o Luigia Lapy, giovane attrice, bella e valente. Il
oltre a far© il comico, a aon lrala& ia d'impiegarsi nei
SUOi di mode*. lame
nore in lutto le ìitté, alle quali sapendosi ben pre
taro, viene ad esse molto gradito, anche per l'avven
•irlla persona ». 1)
Nel 1792-3 erano tra gli altri comici dei Fiorentini Gia-
•<>ni<) Caolini, Giambattista Pavoni, e la Lucia Girardi,
nono poi fuori Regno con la compagnia formata
tal comieo toscano, Àngiolo Grifoni*).
Nella quaresima 90, al S. Carlino, recitandosi op
icre.il Tomeo vi mescolò alcune arie in musica, da
da fanciulli Ma ^rli fu proibito per l'avvenire.*) —
Nell'estate, volendosi recare b! s. dito fuori Porta S. Gc
gli fu risposta di no, perchè ormai e1 era io quei luoghi
un »• <o. *) — Nel 91 il Tomeo m di « potersi
;; una compagnia volante di cantanti, i quali
I esentano in musica vario commedie fatte in altri I
di «li <|ucsta Capitale ». Il suo socio era un F, S
mrcntiis, che aveva messo il patto che sua moglie do-
veva fare da 1* buffa. &) — Del 1791 , si trova, infatti, il
libretto Jl Falegnatne, musica del Cbnarosa, cantato al
Carlino, da Elisabetta Pappalardo, prima buffa napo-
letana, Teresa Galiani, prima donna scria, Marianna Gal-
dani, seconda buffa, Francesco Buscò, primo buffo as-
soluto, Giuseppe Vannelli, e Gaetano Buonocore, buffi
•) Bartoli F. Not. ad nom. — Por ottooora una aerata d'onoro: Dep 18
licwnbreyi, C '11.'' Nel 'JO-1 <?ra servetta a'Piorentini una Carmina lluwtn
Carta vari*, febbraio '.)!, f
*) Carlo rane, gennaio 1793. (Comuni?, il' Auri.i).
brmio 90, Carle, f. 29.°
<) Maggio 1700, f. KV
») Carte vario, f. 29.'
- f>36 —
ini, c'GiuMM iili '). Ma duvova venire un ti
il S. Cai-lino canterebbe Lablachel
\ei lT'.'i! i- la Compagnia delta dei i
e che per molto tempo ha rappi o comed
pronto noi teatrino al Lji
i Pasquale, Pigliata o G I fteoofl d\
poter farcoraedio a pagamento ce nella villa <
per divertimento di quella villeggiatura ». ") <
Tomaso Tomeo o i suoi nel 92 tornarono a chiederti
solito permesso di far comedie, ino dirini[>ci^fcn
a S. Carlo all' Arena alla Porla ili .S. Gennaro ».
XX.
W. Goetht a Napoli — Cronaca del S. Carlo — j
Biìlington e la. Grassi ni — Compagnie di prosa
lì Lorenzi e la Censura (entrale — (17H7-17'
W. Goethe capitò a Napoli nella quaresima 1787,
s. (urlo a recitava un'opera sacra; La disk u di
tsatonme , di Cario Seri , musica del QìopJIm
niello, eoi Roncaglia, il Monanui , la Dan/i-Lebrun. li »•
morso nella contemplazione delle grandi scene dell
tura, il teatr io freddo: Mir ist ein groaserG
Kasten; es scheint, ich bin /tir attiche Dinge center*
ben ! <)
') Lihr. all'Arto. Mas.
-) Dopai 18 atti 92. f. 3i.»
•) Febbraio 92, f. 31.° Cause del Tomeo contro i romici Carlo Catara- ■§<
(ìiiiBcppo Zanne, cho non venivano, malgrado i loro contralti. Carte w» ni
:J1."
4) « Far iiiu, b un gran panorama , e niente altro; sembra ch'Io
DBOrtO per tali rose! » — Italienischc Rette, od. Dùntun*. Hamburg.
I" In -lio Ausgabv, — p. 18*3.
— 697 —
Non sembra che si recasse a teatri di prosa; ma dove
ir parlar molto del Pulcinella napoletano. — Nel I
, raccontava aU'Bckeanaan ; •• Uno de" ;
capali tratti di qu iaggio consisteva nel far mo-
stra, talora, sulla scena, di dimenticarsi interamente della
.sua j.aito di attore. Fingeva come se fosse tornato a
9 sua, parlava cwulideu/.ialui'.uite con la sua famiglia
del dramma nel quale aveva recitato, e di un altro, che
doveva recitare, e non si dava soggezione di soddisfare
alcuni piccoli bisogni di natura — Ma , caro marito —
gli gridava a un tratto sua moglie — tu dimentichi tutto;
pensa al rispettabile pubblico, innanzi al quale ti trovi ! —
E cero è cero!, rispondeva Pulcinella, rientrando il
a tornava» con grande applauso dagli spettatori , alla sua
parto di prima — I! teatro di Pulcinella ha, del |
tale lama, òhe nessuno , in una buona società, direbbe
i stato. Le donne poi non ci vanno mai. — Il Pul-
ita e una specie di giornale vivente. Tutto ciò che
accade di notevole in Napoli il giorno , si può risen-
tirlo da lui la sera. Ma queste aOuBÌoni locali, e il 1
dialetto , che adopera, 1" tanno inentiltigibile allo stra-
niero 0 '). —
Il Paisiello, dal 1785 . godeva il soldo di 1800 ducati
Tanno, coli' obbligo, tra l'altro , di comporro ogni anno
un' opera pel S. Carlo *). Fin dal 1786 , era cessata la
ruinosa amministrazione della Deputazione. Il Santoro ,
con D. Andrea de Benedetto ed altri socti, riprese Y ap-
palto ibilito un ministro economico del teatro, elio
fa il Barone Ventepaoe» L'Udienza generale di guerra e
") 1. P Kck orinami. G-tprSchr .nit Gvtthe. U-iptig. t*£>. Ili
N. 11" JtaL IL c'ù solo 1* allusione a un Pulcinella, elio vtdfl al Molo sa
4' IMI Inumi, od. cit p. 202.
') Disp. 7 murra 1785. Carte varie, f. 29."
— 638 —
casa reale, ch'era siala riordinata ci. fa in-
caricala dei soli affari contenziosi. La K. Deputazioni
vedeva agli altri teatri, e dava le I
tacoli ').
Una nuova compagnia francese, diretta da un M De-
lormc, fu presa agli stipendii della Co;
dall' S7 bO'89, con 9000 ducati I* anno. Oltre il Del-
c'era in essa il Desi oon U: àa
inm-'isti, e Angélique, Y ingenua', e i Saint Auber
enarito; Destruval, Thevenel, ecc. ecc.
Neil' 87-88, al S. Carlo, il LaocoonU del Ghigl
Scipione Africano del Bianchi; YArianaitedéì i
la Fedra del Paisiello. Prima donna Anna Cosentini*
poi Brigida Giorgi Banti J i ; primo uomo , il Crescenti*
tenore, il David.
Neil* 88-89, oltre il quaresimale Sisara e Debora,
Guglielmi, nel maggio ci fu la Didone d ■ poi
Y lùtea e Lavinia del «Invìi 'Imi, il /{inaldo dello Skoko/f
e il Catoni: del Patsiello. *)
La prima donna, B. Giorgi 1
lata alla seconda opera, fu sostituita dalia cantante d'o-
») Corto vario, f. 'Z7.°£8.a, 30." — Nel 1793 il Tenente General» D. Fru-
ecsco I'ignatelli Strangoli da Presidente dell' Udienza Generale fa p1»-
mosso a Presidente della Suprenu Munta di Guerra Al suo lunga fc
uominato il Tenente Generalo D. Filippo Spinelli. 7 aprilo 17'. -
munic. D'Auria).
*) Contratto 1 aprila HI. U M.,li,i, 17 luglio 87. a molle altra art*
, 28.°
') Sulla Giorgi Banti cfr. Itaiien, hg. poh sevevn reistnde* lieutithn
1\ I. ttàkfìui uni I. v. Ttcharw. Berlin, I
nel Bologna il J7.'.:>. Voo : (ntuonatistima di soprano sfogato. Ora0''
cantante; ma mediocrissima ad
*,i Nell'ottobri; 88, il Paisiello, uon ricavando aoooi •' d*
manicare, scriveva ni Re, protestando: < non ai fida >ol* J1
OOmpOm 'ini m urica di un dramma in DM» *&*
te, {. 28.»
- m —
peni buffa, Anna Davya. Erano Bempn ballerini il
llet e la Dui
\Im l'avvenimento a 1789 fu la Ninapassa
per amore del Paisiollo. Gli Anziani dalla D 10V8 colonia
di S. Leucio vollero rappresentare un na in occa-
sione della visita, che la Elegìna avrebbe fallo a quel luogo.
Il He dette al Duca -li Noia l'incarico di provvedervi. 11
libretta fu tradotto dal francese» e accomodato e concer-
tato dal Lorenzi. Vi recitavano ì raaea1 Bastavo
dì, Giuseppe Trabalza, Camilla Guidi; e Nina era
l' incomparabile Celeste Coltellini, di cui questa fu la mag-
jior gloria teatralo :
Il mio ben, quando verrà
A veder la mesta amica,
Di bei fior s'ammanterà
La spiaggia aprica ! ').
1791 la ' Coltellini cantò ai Fiorentini con
la sorella Anna; nel 1791-3, l'Anna foco da Prima Buffa
A eoo mille ducati di stipendio per ciascun i
gioite *).
D'89-90, al S. Carlo, oltre la rip oratorio
dell' anno precedente, s'ebbero [' Adenti ra del Guglielmi,
poesia del Moretti; il Reclinerò, del Siri; torse YAicssan-
del Guglielmi; e, certo, il Pirro del Paisiollo. — Vi
vano l'Anna MoriHielii, il David, D Damiani. Q M>-
nanni, la Rosa Satiro. Curioso a notare clic, essendosi
ammalatala ballerina Dupró, fu proposta a .sostituirla la
Marianna Riva Valuntiiii, ch'i Dora a Napoli, ma .li
.a ballare, il Marchese di Pescopagano pro-
mtichi, di costringerla a baiare. «Si
», V. lih. In Kip. MDGCLXXXIX par Viiwen» Flauto.
») nitri, di Carlo é» '■ fflBLiflomnnlML M d'Avvia).
— 640 —
ga d* indurla buonamente—* annoiava, un mese p
della sua morte , il March
può ooslringere niuna a ballare ;> forzai n ').
Nel 00-1, ripetuta la li <nme,
dettero la Disfatta di Dario, del GiordanieBo, la Ve
detta di Nino, del Bianchi, il J > nelle Indi
Marcello di Ceraia. Vi cantarono la Giorgi Bau:
moni, il Porro, il Fiam<ugiii.
Nel 91-2, la quaresima non si fece oratorio; e la com-
pagnia dèi S. Carlo cantò al Pondo: La Morte d'Olo-
ferne*). Noi maggio, il Lucio Papìrio, del Mar
la Bri sente del Rol l'Antigono, del V
r [lessandro del Piccinni. Oltre la I
MombeDi, il Roncaglia, la Lucia Alberimi. ES la co
di ballerini era costituita cosi : 1.* coppia seria , !
nora Dupré o Michele Fabiani: d\ mezzo carattere, '
ociardi 6 M /teschi, M
Pasquale Alimi-tini: e molte altre parli seconda
Nel 92-3, hi ma, il G fonata del I
compagnia precedente. Poi il Medonte del Sarti ,
minio del > \'Elfridù del Paisiello, I' /
Piccinni. — Prima donna, la Teresa Macciorletti *). —
') Giugno 89. Carte, f. 28."
•) Ho sotlWhio due nonetti, stampati in un foglio volani», in lai*
«Itila Barili, che fece Giuditta.
'') Noi 93-4 fu andu! prima danna l.i M.ioriorleUi , a primo aopru<>
l'Amia Datja K ci fu una delle aolite liti: la prima voleva che i coa-
:i farcafltM'u in sua casa; l'altra come più antica cantante. M
rodarci. M tijrto tutte due: per di*p'< irto III **t
SO agosto 1740, confermalo ai iia a 'JO maggio 17 ;>
rama farei in carni dall'Impresario, - raase»
la niaKififiro convenienza di questo e col solo avviso del ministra ••**
Teatro», che poteva intervenirci, »e credeva. Solo la due ultima fW*
dovevano farei nel Latro. Pel tea I" poi, con dlsp, Il
I7S6 fa llabiUlO * ebo i GODCerti dall'opara ■ brilli farai dovessero
— 041 —
■ iique opero nll'anno, si continuò litio alla
•io. I drammi elei M io, dio prima re
o soli, finirono col diventar qua-i I '<■■•
nono di nido? Sono, per lo più, ano-
nimi od ignoti ; il che riconferma la sempre decrescente
importanza dal libretto.
Il Paisiello aveva chiesto nel 1790 di ess «italo
dell'obbligo di scrìvere l'opera annuale. ') Ma seguilo a
Rioto in tanto. — 1! Marinelli, \\ P Br, Q Btan-
, l'Himmcl, il Guglielmi, il Tritio, il Cimai osa, muoi-
ono, chi una, chi l'iu opere, negli anni seguenti al 1792.
irono il Roncaglia, il Mombelli , il David, il Mat-
i , il Bruni; e delle donne , le più famose di quel
tempo, la Dillington, e la Grassini *).
Mistress Elisabeth Billington era oriunda tedesca, ma
condotta bambina dal padre in Inghilterra, ed ivi educata. —
Giuseppa Grassini «ira nata a Varese il 1773 , figlia di
Un contadino. Mandata a Milano ri- i -aiuto l'atieii-
sione per la sua bellezza e le sue felici disposizioni, il
Igioioso la prese sotto la sua protezione, é la
fece istruire eccellentemente, dai migliori professori. I
Oliali tutti divenivano rivali del G Ile non ù
a viglia, — dice uno scrittore,— >lara i'a«
rapidi progressi per ogni versoi *)
l'intervento dell' Uditore dall' Ksorcito ». Rie. dell'Icnpren. Co-
1793 (Commi. d'Auria).
') Gart. • ... , 011001*0 90, f. 29."
JJ A queste due furono finanche coniate delle m UattiH i it
IS2.
I V. sulla Ora-'-ni! eiò i-In -■• u ■ 'lic • nel libro rVttyriMflttl After /Co*
Òm au s drm Tagtbu , \. <■■■<>'. \ (L'autore
«li questo importanti in C. 0. Stogiuaui. 1767-1837. Gfc. Ilei-
•7'u-i'i Kuj-vlìna Ankiagm ime VertìMtdfguttg, Wion 1884, u. 83.
. «nlla
XIII. A. XXII. I gennaio 1852 (p. 148—
■13
— 642 —
La Billington e Ja Grassini dividevano in due portiti
il pubblico italiano. « Io sono del partito della Billingt
dice li» stesso scrittore — , puro non posso da
che, quando ho udito la
: , nei quali la sua bella figura si unisce alla magia
sua voce, non di rado restavo dubbioso nella sedi-
li ■>. Ma la BQlingtOD era ''e a tutte le cao
del suo tempo, « s<i non per l'estensione dalla iroce, t
forse neanche per 1' arte , certo per la roton«l
nezza dal tono, e Ir» naturale delicatezza e finezza detta
recita » ').
Elisabetta BiDklgton cantò in Napoli ila prima danna
in sei opere, del 30 maggio 1791 all'opera del 30 mag-
gio 17'J">. Vu Ines noli' Ines de Castro, musica di !
cesco Bianchi : Ero , ueW'Iù-o e Leandro, del 1
done, nella musica del Paisiello; Semirar,.
dello Himmel ; Debora, nella Debora e Sisara del Gu-
glielmi, Caratila nel Trionfo di Camilla, m
del Guglielmi.
A lei, il vecchio Principe di Canosa, D. Fabri.-
pece Minutolo , padre del principino di tri
'liivsse in questo tempo il seguente sonctt
Quella cho chiama ognun motempsic o
Billingliiun, io Baor ohiamai follia;
Ma nell' udir l'angelica armonia
Del tuo nuovo cantar , I' error doposi.
Ch'io risorgere in te veggio i famosi
Geni, ondo Tracia e Toba un di Boria .
Che di possente, incognita magia
Stempii a noi lasciar meravigliosi.
150), Ricordo di over vinto un boi ritratto delta Gnueini , I
Andrea Appiani, nulla gattaria Ambrosiana, ;i Milano.
') 1 -79.
— 643 —
Deh perché «don» del tao raro Incanto
Euridice non fu t Chò avria potuto
di gioia ia magion del pianto
E nel mondo tornar, senza l'aiuto
Del triste Orfeo ; di lei lasciando intanto
Proscrpina gelosa, e amante Pluto ! ')
Giuseppa Gras&ini venne solo per due opere il 1797.
La prima opera, in cui cantò, fu Y Artemisia Regina di
[ramina del Marchesini! musica «lo! Cunarosa, ohe
fu rappresentata nel giugno 1707 al S. Carlo per festeggiare
le nozze del Principe ereditari'» Francesco con Maria Cle-
mentina di Austria.
Fu nell'occasione del matrimonio di Francesco che il
S. Carlo ebbe nuovi restauri, a furono tolti ria lottigli
specchi , messi già — vedi combinazione — nell' occa-
sione del matrimonio del padre *) — Mirabili le scene
de\\' Artemia solo 1* ampiezza del [.i. >enico del
S. Carlo rendeva possibili. Si vedeva, tra l'altro, la gran
sa d' Alicarnasso, esattamente secondo la descrizione
travi. ». col tempio di Marte, l'ambito di Timoteo, il
(ampio -li Apollo SU di uno scoglio, e la veduta del mare,
prodotti con un grado di verità che gli stessi teatri
• li Londra, a malgrado d'ogni sposa, non possono rag-
giungere per mancanza di spazio »
L' 'Artemisia fu preceduta da una cantata dell' Anfossi.
Ma l'opera non piacque , e si narra che il re ebbe un
tratto di giustizia molto curioso! Volendo risparmiare
l'autore. Cimarosa, il giorno dopo fece condurre in pri-
gione l'impresario con sei uomini di scorta Quando
*) Delle Poesie di Fabrizio Capoto Minutalo. Priucipu di Gauosa ecc.
1796. II. i
»j Fm lì. I, 260
Ivi
— 644 —
ò lo sdegno, si vide il lato ridicolo «Iella .
ano fu messo in libertà, d >po 21 ore «li pri
ri fece spargere la voce ch'era stato punito pei
BOZZa delT illuminazione 1 ')•
La Grassioi cantò anche od Gontaloo 0 w* o
la /.ulema, musica del Curci — Donna bella e trizi
un tedesco che l* aveva vis! -7 a Ve dice
che a allora non era legala formalmente con ni
la cronaca scandalosa raccontava mille aneddoti deh
bizzarria dei buoi amari spiccioli •>. Ma a Napoli, appeal
giunse, ebbe la fortuna di fare due grandi conquisi'
dettero non poco lu iuo soggiorno in |u
I conquistati furono: il Principe Ai erra,
che da più anni era in Italia ; e il siciliano se di
Caltan [saetta, figlio del Prìncipe di Pater
Tutti e due rivaleggiavano per la Grassini col mai
/rld. ifi finanze del Principi' Augusto :. da
suo padre solo un ti ornila l'anno, e poco oh»
dal suo fastello maggiore, erano in cosi cattivo stai
quasi non aveva più credito presso i mercanti , e m
era in grado di competere nelle offerte col suo \.
figlio del più ricco signore di Sicilia. Tuttavia, il gio1
rampollo reale la vinse sul Caltanis i »m • sui :
tasci anni ; e- la Grassini .si contentò, a quel eh
di un assegno mensile di cento luigi d'oro.
L'amante respinto non sapeva darsi pace. Senza 1
annunziare, si recò dalla Grassini, li
maggiori di quelle del Principe. Ma, | . ;estt
avesse tempo di mostrare il suo di
il Principe, che dichiarò al Marohes , eh' i
ritto su quella donna, e doveva pr
Il CaltanissoUa ii condusse da buon co
l, 270.
-- (,r.
: onore, che non sarebbe più tornato, ra
tal modo.il Prìncipe, che per quel giorno lo ritenne a pranzo
11. 'Ih loro compagni;».
M:i la passione del CaH ■• ;he crescere.
innamorato 'li quella donna , i
ri aveva disi : prima por la stessa
ita di ottenerli. Malgrado la parola d'onore, fece teo-
: per leiù riuscirono vani, e, finalmente, non
"idone più, colse un momento, che ere
sicuro del suo rivale, e dusse nell'abitazione della
sini, al Largo del Castello.
Ma il Prìncipe aveva sempre, li intorno, le sue spie,
minuti dopo, riceveva notizia del (atto, e accorreva in
tutta fretta. Inconl Itanissoii le, che,
va potuto far Bolo mi vano Colloquio, 8 |
sa; gli rinfacciò la sua mancanza 'li parolai lo chiamò
; !• me, e gli dette uno schiaffò !
Questo fatto, accaduto un paio <li giorni prima «lei ri-
i della Corte, dopo un'assenza 'li di . fece
gran rumore. Tutti s'aspettava) neno un duello. Il
al Marchese il giorno dopo: circoli ni
trasporto del giorno prima;
che ora pronto a dargli' n Mi il Calla-
etta rispose: che questa dichiarazione di S. A.. R. gli
[isfazione. Gli amici delle due parti
cercarono di presentare nel miglior modo la cosa; ma, nel
io scoppio, tutta Napoli era stata informata della ve
li Caltanissetta non fu guai pò questa avventura
qtl tir lite al giorno, quando il Principe era
assava in carro/za sotto le finestre della Gras-
Al teatro, durante l'opera, tutti potevano vederlo,
immerso nel dolore, guardare immobile pei ore intiero
assini. — Finalmente, la famosa presa del Principe
tternò, suo padre, fi barbareschi, che lo por-
— 646 —
larono schiavo a Tunisi, lo gettò iti occupazioni di
'• l)
In casa del Principe Augusto fu eseg
una cantata, che il Piccinni a
por l« nozze del Principe Francesco , e 17 ìwa
piantato con 'india sua.
Del cesto, anche il Principe Augusto, heu quotiesjìdm
iosque de<> Una trentina d'anni dopo,
ag li , divenni Sussex , n Lablacbe
ila, a Napoli per punire la ' I di alcoli
suoi capricci, ai proso <pu\>l; Era un»
sera d'està; il Principe propose alla Grassini di foro
poggiala in barca. E al chiaro di li;
i si cullava sulle onde, e la Cra i af-
ferrata di peso da due vigorosi marinai e gì
Ma. raccontava il Principe A quel di
fommiiia sapeva mini ai-o! !•: ligi gli fece
gare molto caro quella lezione di nuoto.
Al S. Carlo, nei balli, ibifilO I
gusto francese. Quei salti mortali, che prima ersi
cosa principale, furono banditi del tu
E sempre pia si pregiava l'eloquenza <
e muta delle passioni, create dal N-nerreeit
ns. Il soggetto o per lo più dalla mitob|
e dalla storia antica, e, veramente. -so
gerata quantità delle mutazioni
faceva danno idl'enetto. Il S. Carlo , il primo teatro (f
') Ho tradotto liberamente quoti* aneddoto dai Fmpnrnte dL 1. ZU-i1.
L'autore aggiunge: « Questo fatto forse ricordo quello cb* marn» •
Oottiogtu a uuo strotto parente del Principi Augusto , rbe U rio***»
ciò elio questi dette a Napoli ». Sulla schiavitù d»l Principe di l'alma
cfr. Colletta. Sloria III, I, 25.
•) V. art. cit. di P. 150.
— 647 —
non aveva Imente più di due primi ballerini
assoluti, quattro di mezzo carattere, cinque Grot-
teschi a vicenda. Ma poi, almeno, tretitadue figuranti. ')
Cosi nel 1791, il compositore dei balli era Domenico
Lefevtc. Primi balla i assoluti, il Lefevre, e Lutea
Bis. Primi ballerini di messo carattere, Ferdinando
ita Danti. Primi Grotteschi assoluti , Giu-
seppe Scaleee e A. M. Zannisi. ! icAi, Carolilo Ca-
ri ia Dellini. Ballerini, per far le parti, Luigi
Marchiò; <• ventiquattro figuranti. E nell'opera la Dio
nata, ci furono dee balli, il primo, diviso m ire
alti, intitolato /Principi a? Armenia o sia l'odio cinto
dall' amor filiale. E il secondo, breve: Le Indiane o la
Ila gratitudine.
V. nel 1797 e' era, come prima ballerina, Carolina Pi-
trot, « buona — dice il Bolifo Informatore ma già troppo
vecchia b ') — Era con lei Gaetano Gioia, il nostro Prin-
cipe di t'anos.i anche per essi un sonetto, dove
diceva, tra l'altro:
Se nelle favolose età fallaci
t'ossero un Gioia e una Pitró comparsi,
E altari e simulacri, infranti ed arsi.
Stati sarian coi creduli seguaci....
K di quei piodi l'arte sovrumana
B la grava ammirando, avrian posposto
Apollo a Gioia, alla Pitró Diana! i
M Fragmente cit 260-8.
«pmmta o e. p. 272.
Poesie ài. p. 123. — La Pitrot piaceva Unte « colla logiadria del
e mio ballo, e col costante impegno di toddi»fuiy iiisu|>ei-tibil-
rocnte la ma pa l>--ttacoli », tàxt il Re, in premio, le accollò
■ni aerata di beneficio, derogando alla leggo teatrale, proibitiva .1. il
•eraU.i di beneficio- (Commi. D'Auria).
— 648 —
Il Gioia napoletano fu inventore «li molti balli, o
lente celebre fu la sua Andromeda. x)
Il pittore teatrale ora sempre il fioreti tmeok
Chelli. Al quale uno dei migliori poeti napoletani
fine del settecento, il Duca di Belfoi soc-
corso citale, dirigeva questo sonetto :
Or luminosa reggia, or care
Ora procelle, ora campagne amui
Ora tende guerriere, or folto bosco,
Offrono al guardo le fuggenti scene.
Credo ciò ver, eh' esser non ver cono
Qual grata illasìon V alma trattiene !
Ah dal tuo grondo immaginar, o i
PlttOT, l'inganno, od il piacer no. vi.i
Quanto tua dotta man le tele adorna,
Natura hai sempre al pensier tuo pregente,
Ond' è che l'arte al primo onor ritorna ;
Anzi, Natura, in rimirar sovente
Da quel raro ponnel la figlia adorna,
Qualche, invidia secreta in cor no sente! -)
L'opera buffa ora molto decaduta . NeJ 1 795, dopo un lungo
intervallo, il Lorenzi riprendeva la perni ite
Pietra simpatica pel teatro dei Fiorentini, Hh- fu messa
in musica dal Do Palma '). — Celeste Coli : rate
') Napoli Signoroni ritira, X, II, p, 2S4-5.
») Panie di D. ànt di Hennaro, D ip, 1798, l&
3j Nella Pietra Simpatica, oltre il Lazio e Andrea Ffiraro , htm*
Alfonsina e Laureila le due cantanti toscane Carolina e Caterina Vota-
I*e quali, 11 fine di stagione, furono mandato via, malgrado oa MflW
ron tratto che misero innanzi, por «l'aitami illecito della Caroliti ^
Principe di Fiotrn persia, e lo scandalo od inconvenienti che pronago»»
da questo attacco, . . , acandolosa vita e prati tea con un casato, t il d*r
sarto cagionilo agi' interi ni della ca«i di Pi«tra]*;rsia ». Udiunn p
tale, gonn. 1790 , al Ut-. (Cotuun. d" Aaria).
(VI'.)
dalli
baiu
8
'
dalle scene, e sposava nel 1795 Monsieur MeuricofTre,
anehiere svizzero BftabiUAo a Napoli, « faisant succeder
i a une vie pietas il' enchantement* . iloux
austéres do l'é-poiiso et do la mère de famille » '). VI
amata e rispettala ila tutti, lino al 1822. — P a in
>. lo finitore clie ho più volte citato e che venne a Na-
oli nella seconda metà del 1797, c'informa ampiamente.
C'erano quattro compagnie di prosa. Napoli era la città
' Italia, dove In prosa, relativamente, era meno spregia-
, La prima compagnia era quella dei Fiorentini : « a
mio vedere, la migliore di tutta V Italia o. Aveva una pri-
ma amorosa, ottima benché un po' attempata; un biavis-
simo primo amoroso, « dei pochi italiani che rappresen-
tano con spirito, ma senza esagerazione, e mettono spesso
più cose nel dramma, che non ve ne abbia saputo met-
tere l'autore»; e, finalmente, un secondo amoroso, che
a è considerato in verità per un cattivo attore , ma pel
iù ball' uomo che vi sia in Napoli » *).
seconda compagnia, che gareggiava con quella dei
Fiorentini , stava al Fondo. Questa aveva un medi
rimo amoroso; ma, in cambio un vecchio che fa eccel-
(enlemenie le parli 'li padre) e recita anche benissimo il
Tartutic di Molière. E specialmente poi, per prima at-
i ice, una bella radazza, che aveva molti» talento, spe-
cialmente per le parti d' ingenua. « Se questa
donna fosse una CB litanie, tutta Napoli le farebbe la coite:
iiò essa supera infinitamente di bellezza e di gr
le dame dell'Opera. Ma è una commediante, ed'ètosoata
irle ad un negoziante, che la mantiene con mediocre
strettezza » 3).
') FarnrL Antidoti cil. I, 1*3 e Scudo art. ciL
, n . ..• MI
- 650 -
11 repertorio di queste compagnie era formato pri
paknsnte da prodotti stranieri, che scrittorucoli mestn
raccoglievano dagli starti di latte le nazioni ' i. Le opere del
Goldoni, seppure, sì recitavano: una volta ogni due mesi.
Lo Stegmano Beoti .lì Fiorentini a al Fondo, il (Veri
e gì' Inglesi nella Florida. — Che cosa è il Wèrthert—
Werther dramma tradotto dall'inglese. L' originale in-
glese ó niente , ma la traduzione o travestimento, i
di niente. Jl traduttore vi aveva aggiunto, con un colpo
da uomo di geniti, mi malvagio maestro di rasa, eli
vendetta di un rifiuto avuto dalla sua padroua, la signori
Alberto, istiga contro di lei il marito. \Vorther, che abita
sa d'Alberto, dopo una lunga conversazione filosofica
avuta con la sua amata, decide di uccide!
ola, ma col veleno. Ma, per salvare la gius
prima costringe il maestro di casa, logli la pisi li
alla gola, a vuotare oon lui la metà del bicchiere. Negli spa-
simi della iDorteq i sue calunnie, o finalmente
.-i scopre che un ledei servitore aveva messo nel bicchiere
qualche altra cosa invece del veleno. « Spei cre-
more di tartaro! », scappa a dire il nostro informatore.
QV Inglesi natia Florida ora il titolo di un dramma
Il Federici. L' autore insieme a qualche carattere
mal concepito, comi, quello d'una ragazza in»
specie di Gurli, aveva messo nel dramma tanta pompe &
scene, tante opere di forti6cazioni , (ante scene iu grotte
sotterranee (si vedeva, tra l'altre una miniera completa,
nella quale i poveri indiani sono costretti dagl'Inglesi»
lavorare alla ricerca dell' oro), tante battaglie di terra, e
di maio, che lo spettatore stordito dal fumo ere.
appena poteva accorgersi della miseria del dran
*) 0. e, p. 255: « Anslaudisditì Pro<lukt.\ liiivliMi<ini»-rauadtì« Pot»*-
kaiumern allei- Nationan nacligo*u<;ht ».
*) Fragmenut 254-5.
— 651 —
Altri drammi, ohe lo Stegmann <> anche a Na-
poli, erano: un dramma lagrimoso del Destouches, il Di»
"tore di Kundeschebe dello Stephanie, 1' Oracolo del
ìllert, il Conte di Waldsiein e il Marca Ottici no-
bile, forse, del Brandes ').
In Italia POH e' era allora l'uso ilei manifestini a stam-
-icrlie, osserva argutamente il nostro autore, il pub-
blico italiano, ordioariaineate, non ó in grado di sapore
a qual nazione deve la sua noia !
Cu tp.lcsco, ch'era a Napoli ila più tempo, pensò ili
far conoscere qualcuna delle migliori opere della scena
lesca. SfortunatàmentOj la sua scelta cadde, a causa
dalla pompa delle ducoia/ioiK.1, sulla Sonncnjungf'rau. La
traduzione era fetta, gli attori dei Fiorentini pronti a rap-
presentare, quando la Censura, vista il manoscritto, mise
UO veto assoluto. Non v.-.n • permetterla neanche, ove si
• le scandalose tirata contro i proti. Il
dottore passò allora al Der Herbsttag (la giornata d'au-
tunno) dell' Iflland. Ma lo svolgimento semplice, quasi
intrigo, le dipinture di un'amabile sernpln it
stica, non erano proprio latte pei costumi e
il gusto degl'Italiani: gli attori dei Fiorentini si rifiuta-
rono di riceverlo. Allora il traduttore passo agì' Indiani
in Inghilterra e » sia pure che non fortuna
sulla scena, il traduttore vuol brìi stampare come nu
< al libro dell' Ab. Bertela, Idea delia poesia
marmai
La terza compagnia recitava sul Teatro di S. Ferdi-
U
' ) Noll'aprila 1703 l'Impresario della prosa dui Fioraulini chiederà di
i|H>P5»nU»tv al s. C*rb «il dramma intil. Ftdtriro Jf,ip\ r.ip-
presontato io quello dei Fiorentini Unto ben accolto dal pubbli
onoralo anche dalla R. ProBonxa dalla M. V., arricchendolo di maggiori
decorazioni »; il che non gli fu U'Auria).
!> Brafwmt* I, :.'ó5-tf.
— 682 —
naodo. Non era un gran che; ma aveva una
servetta; che recitava in dialetto.
La quarta compagnia burlesca, che -lava li; recto
Puteinefla, recitava ogni giorno, atlernativamen
lino, od ul lenirò Nuovo ').
Nel 1798 sappiamo precisamente com--
gnia i i i om posta. I." impresario era semi"
Tomeo. I comic: diciotto: tredici uomini, e cil
donnei Tra i primi si notano Vincenzo Camm&rano coi
figliuolo Filippo, France
l'amoroso Carlo Caiani, Fi-
ca, Camillo e Alessandro Fracanzani, o Stefat
Giuseppi • l!'i\»-i. Giuseppe di Giovanni, Giù
Le iloiiiu) erano' Rosa Grignani, Carlotta Angiolini,
Buonainici, Orsola Fracanzani, Rosa Pellis
Ora, dalla compagnia del S. Carlino, lo
Fi-mj,,): me senti recitare una parodia di quel Werther,?}*
e dato, radamente ridotto a dramma, ai Fioroni
al Fondo. La vena comica della parodia era grossi >i
ina potente. A raccontarla non s' irit
leva più del db bxbhw parodì.ii> •
Il finale era che, dopo elio Pulcinella ha tentato, vele-
no, pugnale, e pistola, e li ha messi poi di nuovo da p
finalmente si decide, anche morendo, 'ii punire la sua
amata. S'impiccherà di fronte al suo letto! Tu
parato e pronto, irià egli sta per appiccarsi, quand
un tratto cambia pensici rra il suo rivai I
picca, ed egli per Care più strepitosa la voi I co-
rica nel letto di Carlotta I
Queste pai-odio o travestimenti erano mo!<
>) Lo scrittore p. 280, dice veramente: « wechulvrobe in finca onte-
rin lische» Ila urne mi Largo del Caatolliv, uod in Tf.r. ►.
•) Questa .Vote ò stala pubblicala dui Di Giacomo, O. e p. Ht-o
— G53 —
dette , i quella compagnia , una
in/.ione del Matrimonio -irò ').
Ma gli avvenimenti politici incalzavano. Questi unni
rappresentarono, com'è noto, il ragno della polizia. — An-
che la censura teatrale divenne severissima e conforme
alle preoccupazioni dal tempi). Luigi Serio cessò nel 95
Idal suo ufficio, di Poeta di Corte'). Revisore delle opere
in questo tempo, Giambattista Lorenzi!
Tra i miei libri, io ho una cosa molto ghiotta: un
ma del De I '..ihkìt:i : // Corsaro di Mi , che
doveva recitarsi io HO teatro di Napoli, forse ai Fioren-
tini il 1798, tutto ricopivi;- dal censore Lorenzi.
Sul dramma è scritto : Si pasti "l rispettivo Caca-
Itera Deputato. E più -otto: // Big. D. Giù. Battista
/,'inrtji /irrita questa romedia e ■ o pa-
rere in iscritto. Dalla li. Deputazione li 20 marso 1798
segr. ini. E in line : Addi detto. Si può per-
mettere la recita, ma si badi esattamente alle varia-
,/. Lorenzi, Rei]. Revisore.
Quali sono queste variazioni? Cominciami..» dal titolo:
// o di Marsiglia. Ciò ricordava la Francia
pubblica] più repubblicane aula &ai
Dunque tolto: di Marsiglia, E cosi, nelle lei per-
sonaggi: Mr. Dumont Corsaro francese; tolto francese:
B via via nel COTSO del dramma, a l'urici è sostituito
Torino ; a Marsiglia, Rarjusa — Italia 6 un'altra pa-
rola proibita. All' Italia si sostituisce Napoli. E, dicendo
un tal personaggio: « Son d' Italia al BSrvizi i 'li Mr
Dumont », si corregge: a Son tìarlettafi vizio del
signor Dumont !
•) / L'ut, liiwitftv* di m vinto r«upi\*enUro
» WuezU, d» uuu ■ ■ burlesca. V A toltili.
■) Cam» tale è aegnato Mi 0*1. -li ConrU Ino a quello .1 l 17'.'
segnato: Vaca.
- G54 —
[ .:i parola J.<ì> -, dilige
a Non SOI1 libero di me stesso»: con
[unirono ».— • Vadasi a respirali.1 un momento di Uè
corretto : un momento solo. Figurare tiran-
no ' Corretto : crudele. Ma la correzione più gra.
è alla frase : « Siete forse uno che pa§ » —
Si sa che allora si taceva un gran parlare delle spie della
Regina, e quest' odiosa panila era un' arme nello maui
dei liberali, il Lorenzi surroga alla parola spie la
parafrasi : i chi dice i fatti degli offri ! »
Collo stesso sistema e corretto iì dramm
Hi ') — Nel Teatro Nuovo une sera apparvero,
dalo ! — cinque giovinoti] coi calzoni tanghi, a coi quali
facevano pompa -li una nuova e sii interla»*).
E, ai Fiorentini, il 5 giugno 1798. il Re
tir la comedia, scorse otto giovani, che .\ipc11i
alla giacobina. Furono arrestali e manda
Sicilia a fare i soldati semplici per castig i
X.'l 1788 al S. Cai-In ai dette nel gennaio \' An
musica ili A. de Santis: nella quan < dd
Guglielmi; nell'agosto, la Vendetta di Med
ticchio. Vi cantarono il tenore David, il soprano P
Mattucei, prima donna la famosa Luigia Todi, i
Rosalia Cammarano. *)
>) Torno VII del Nuovo Teatro, ad,
*) Brusco. Anarchia popol.
*) Marinelli, Diario, ui>. Bill. Naz. sotto queata data.
*) A prop. della Todi. 11 Fétis (vai. Vili) la fa morir* a Lubuitf •«*
giugno 1703. IVI U2-4 essa era «tata appaltata per Napoli: nvr
1790 cantava a Berlino. Ma noi 'JI scrisse da Venezia di uoo poUf »*"
nire, adducami" varie ragioni ili «ilul**. Ma
Che la vera ragione era l'essere troppo Uumi: la paga ili 1 100 x.
e il sentirsi che stava per prendere Tappali • Ouufiui»i*
gaiiò. di lei mortaliasimi Illa Todi 15 ottobre- 91 &
— 655 —
Era prima ballerina la Maria de Caro* scolara di Vestita,
che, dopo essere stata \w un pezzo a Parigi, il 1797,
i al S, Benedetto di Venezia, il L793 &Ha Pergol
BUperiore, «lice Q viaggiatore tedesco, alla Vigano, fante
alata a Vienna e a Berlino. « La De Caro ha la E
tuna di parere fuori del teatro, non solo non bella,
appena sopportabile. Ma sulle scene la sua figura di ninfa
fa interamente dimenticare questo difetto. La Vigano an-
ih'ess noto, in. ii ha una figura molto vantag-
i d '). La raccomandava per Napoli vivamente Emma
lamiltou ').
Con la De Cam ballava Gaspare Ronzi] continuava
I oma ballerino per le parti, Luigi Marchiò; erano primi
grotteschi Giuseppe Conti detto di Prussia* Teresa Gra-
nata, Francesco Bernardi. \\, di messo -< . Angelo
Tinti, Teresa Farnó, Frain-esr.a i'.i in, Ricorderò ancora
che direttore dell" spettacolo era Pietro Duretti ; archi-
tetto teatrale, Domenico Chelli; macchinista e custode del
R. Teatro, Lorenzo Suiiraglia; inventori, direttori od ap-
ilori dei vestiario D.Antonia Buonocore, e F. Cuiiii •;
augi. Impresario, il Dottore Onorato Balsamo.
Il 4 novembre andava in isceoa a S. Carlo I' Ippolito
del Guglielmi. Ma l'esercito napoletana si metteva in via
so Roma. Ed eccovi: Il voto di Partenopea Com;
mento drammatico del etto, Giuseppe Pac/liuca dei Conti
Manuppello per la partenza della M. di Ferdinan-
Bergamo. Ud. 15 novembre Attestati aull" oftalmia, della quale soffrirà ec.
Carte in Teatri, f. 31. °
'I Fragmaiie, ài. p, 272. L* A. nomina ancho delle ballerine migli oi I,
ala S|icrati, Marianna Sellinoli*, tedeaca di origino, Elisabetta Bor-
iati, Gaetana Venuti; batterà* usaululc |i une, di méKMC 60Qt<
t<n; le altro.
»i V. Lett. di M. Carolina. 30 maggio. 7 «iugao 1798. Pallimi» Cart.
i \1. Carotina con Lady Emma Hamilton (Nap. 1877) p. 170-1.
— 656 —
do IV • ••'//' rscrri/o Napolitano. Veni, ridi, vici-
no]] 1798.
Ma coi fatti del 171)8-9 la storia ili Napoli divenne essa
a uno spettacolo altamente drammatico.
XXI.
/ teatri di Napoli nel 1799.
Il General Dui tie fu tra i conquisti Na-
poli, era,— è curioso notarlo, — un antico comi
teatro di Montausier. Emancipato «Lilla rivoluzione, -
dato alle anni, e rapidamente era giunto il .^rado di gè—
aerale 9> Tenne, nei primi tempi, il comando !• Ila piazza
di Napoli.
I teatri erano restati aperti durante quasi tutti i gi-
dell' anarchia ').
II 12 gennaio era andato in iscena, al solilo, il nu
dramma del S. Carlo: il Nicaboro in fucatan, pi
di Domenico Piccirilli, musica del Triti ggfandi
in nascila di Ferdinando IV, nostro amai*
orano, coi «'alitanti che no detto, cioè la Todi, il Mal
turai, ecc. 1 due balli erano il prim«j Giulietta e Romeo, —
ballo pantomimo ti inventato e direi'.
Ronzi; e il secondo : Li Zingani in fiera.
Il Governo provvisorio, subito costituito, prese possess
nella sala del teatrino di Corte del Palazzo Risale J). ì
i teatri si riaprirono . e solo si tolse dai cartelli la ca-
rola: Real Teatro ■).
') lées Comédiem hors la lai, par flaMon Maupra*. ParU. Galuiau L*rr
1887, p. 431, V<\ poi Barone e Commentatore dalla Legione .li ooore^
') Diario m«. della Soe. Stor. Nap. sub '
3) Minutare Napoletano. Supplam. al N. I.
') Diatib c-it. sub 25 geuuaio.
— 657 —
Il Teatro del Fondo, prese il nome di Teatro Patriot-
tico. Il Generale Championnet v' intervenne la sera del
26, ed ebbe grandi applausi '). Pel S. Carlo si vedevano
gli affissi cosi concepiti : a Nel teatro Nazionale di S. Carlo
si dà il Nicaboro per sollennizzare la espulsione dell'ul-
timo tiranno; nel secondo atto, inno e ballo analogo » *).
Continuava, insomma, lo stesso spettacolo, senza mu-
tarne neanche l' indirizzo : in luogo della nascita, si fe-
steggiava la fuga di Ferdinando I
E forse l' inno era quello che cominciava :
Lodi ali' eccelsa ed inclita
Forte nazion d" Eroi. . .
Dove si diceva , tra 1' altro ^
Della Megera in campo
Son debellate e vinte
Le ultrici furie tinte
Di livido velen.
Squallida e smorta in volto,
Col cor tremante, giace
L' infame coppia audace
Della Sicania in sen I 3)
Figurarsi gli strepiti, gli urli : Viva la libertà ! Morte
al Tiranno ! E poi: morte all'Acton, al Castelcicala, ecc. 4)
') Diario cit sub 27 gennaio.
*) Ivi. Il 17 Piovoso (1 febbraio) il Governo provvisorio ordinava, che
in tutti i teatri vi fosse un palco destinato pei membri del Governo e
della Municipalità, che doveva essere « distinto da uno stendardo tri-
colore e da altri emblemi analoghi della liberta ».
3) Foglio volante nella raccolta della Soc. Stor. Nap. Porta l'indie, ms.
«fatto in S. Carlo da D. Marcello Revidori >.
*■) Diario cit. sub 28 gennaio. Gaetano Rodino, raccontando come fu
44
— 058 —
Il Traini ì' o, commise l'errore ili re
tipatrioitiiM tragedia deW Aristodemo del Mon . PD subii
proibita la recita, e chiuso il teatro e morate le [>"rte ')
Qua Fiorentini, dove si dava forse /.
raggirata, musica del Cimi
diarista, il 20 gennaio: « M
dei Fiorentini ieri sera .si vide ballare la pi illerifl
mezzo denudata quasi sino all'ombelico, ed essersi repG-
cntamente baciata col ballerino. So ciò 6 vero, mi rincresce,
perchè DOD mi pare che corrisponda alle massime d
verno, che annunzia virtù e libertà, ma non Iiboriinaggin,
ed il Teatro corrompe, anco i costumi «rape-
ranno, mi auguro perciò che si dia riparo a tali laide
Intanto, nell'Istituto stato Co
000 legge del :20 piovoso, in una delle prime disCQSì
« Fu l'atta la mozione, perchè coloro, i quali 'por-
tatile di burattini van divertendo il minuto popolo perle
izze , facciano anche da questi trattar soggetti deniu-
oratici ; e quei cantaste! milmenie per le putta
cantan favole di Rinaldo ed Orlando, cantino detto
tive canzoni napolitano ! i
Nella quaresima , insolitamente , tutti i teatri stettero
aperti. « Lo prediche quaresimali vi sono, giusta il
ma ieri sera d'ordine del Generale furono aperti i
tutti, dia ni Napoli sono stati sempre chiusi di q
specialmente nei primi quattro giorni, essendosi solo da
tradotta in prigione o gli oltraggi che soffri . dico che la gente fi> n
peluva minacciosamente: « SI, sei pur tu che non contento di arem A"'
dito i.'.'o, titolo nlla nobiltà o ad ogoi nomo ai caro, ual Tetto
S. Carlo ed in ogni grande adunanza, ultamente gridari: Muou il *
ranno', ecc. » Racconti Storici in Arch. Star, Nap. V(, p. I
') Monitora Nap. N. 1U, lo Ventoso, 5 marzo.
*) Diario cit. sub 29 gennaio.
n Nu, N. 0. i.° Vontow tO fcbbraro.
laiche anno in qua |» H degli oralorii sacri in inu-
sica e dello prose » *).
E il 3 marzo fu riaperto il Teatro del Fondo, a Ila
quella compagnia procurato ili rimediar l'errore con rap-
BOtare a più riprese il Cafona in lìtica ; contempo-
raneamente, si è rappresentato io quatto dui Fiorentini la
famosa tragedia di Altieri, la Virginia. Il pubblico eoo
ipetuti applausi ha mostrato ai comici quali siano i sog-
getti e i sentimenti, di cui solo si compiace » ").
Al S. Carlo vennero intanto nel marso il Cittadino (
dio Aunlh li, cavallerizzo con la sua consorte Carolina, e
compagni, «per dare a questo Pubbli' > delle i
noni e spedacoh di maneggio di ("avalli D. Ed « Uà
$li poi-tato una scelta dì Cavalli cosi bene ammaestrati
;he con ragione potrà dirsi: non plus ultra: ma quello
io più recherà meraviglia sarà il vedere fino a qual
Ito ivata l'arte di questo insigni ore nel
igere a rendere per cosi dire ragionevoli o capaci
d'intendimento gli animali istessi ecc. ecc. Salute e ri-
spetto ! o a).
kMa il Veditore Repubblicano, giornale di quel tempo
i un articolo o nitro l'Aui-illoii: « In questa sera
4 Gerniile) nel Gran Teatro Nazionale ai ò dato uno
spettacolo di cavalli: il eODOOieO dogli spettatori, tanto
.
') Diario mi. Bub 7 febbraio. Furono solamente chimi nella «ttimana
■asta. V. Ordino del Comit. di Polizia. Nau. 23 Ventoso (13 marzo 09)
in Proclami, tegyi, editti, sanzioni, ecc. Colle* di A. Nobile. T. II, P. I,
f, [60
*) Mon. Nap. N. IO. 15 Ventoso, 5 marzo. Ne) Diario ma. mfe
"l Darne « onesta mattina ò stato veduto afflaw il lag. cartello, scritto
• mano, ma a latterà cubitali i Domenica 24 marzo, vecchio stile. .Som» la-
«ilati i cittadini tutti a<i assistere quest'oggi alla tragedia dell' Infame
ni sente iu seno un cuoio di Bruto venga armato di pu-
pula! »
) Annunzio nel Monit. Nau. N. i2. 22 Vsntoeo, 12 marzo.
Ik-ll li,
raeih
frana i <|ii:inf<i napoletan uso, egliapp
stati prodigati : si crede che gì' ira
dal lucro, fra giorni vorraii fare una e ri,
teatro suddetta. — Napoli, che diranno di te le i
pubbliche? Tu mentre devi principiai mirti la
te, pi lo ad allettar la tua vistai* Il tuo Teatro
zionale, il più gran teatro d'Italia, luogo che <sen
ro all'istruzione pubblica, 6 ora profanato i
dei cavalli. I pedanti dicono che anche i Gre inani
si allettavano di giuochi e di cavalli;
sono i tuoi giuochi olimpici, o ueraei, questo ò il tuo pa
guato, « il cesto 1 I io; è questo il luogo
limo t » *)
La Repubblica, infatti, concepiva il teatro come do i
tuto educativo. Il ministro dell'Interno, I
di marzo, in un proclama « ai suoi . Imi e a li
le autorità costituite o, parlando dell' isti
« Se vi ò un'istruzione pubblica per i giovanotti, ui
n' e ancora per gli adulti, necessaria sopra tutto a
ro . che sono stati avviliti sotto un lungo dispol
Essa è appunto l'istruzione, che si pn
sotto il velo del piacere. 11 Teatro , ond' paga
egualmente il vizio che la virtù, a misura della
che gli si dà, deve tonnare uno degli oggetti più gì
della cura e vigilanza delle Amministrazioni, per non
solfi ire. che il popolo venga da altri sentimenti
che da quelli del patriottismo , della virtù e detta
morale » *).
Noi mese di aprile, nel Teatro del I
giuoco della Tombola. La Fonseca Pimento! \
v 2 IO I
le adta iiihl. detta E Gian.
-; Mera, Nnp, n. i ■■, 88 V«atoao, 12 nnrao.
— G61 —
contro un severo articolo economi» o-ukt.-iIc, ttd Moni-
tore v). Ma, ni un numero seguente, dico di dover rend
iizi.i alla commissione 'l«-'i Teatri , clic l'aveva ;
a :mche prima dol suo artìcolo ').
Ha festa del bruciamento delle bandiere, che si fece il
io maggio, si cantarono alcuni inni . composti da Vin-
cenzo Mando e da Eugenio Palombo, e messi in mu-
cadal Cimarosa e dal Paisiello J). Ma, in questa occa-
siono, si senti quel famoso inno ; o, poes
Luigi Rossi e musica del I il cantato dai giovani
lei Conservatorio d: i 4).
I-. N. 80i 17 r.wmimii.-, !
». Nap. N.
mi-ìo di sub. 19 maggio. < Form» scriverò iu inargine lo parole
li, ecc. » dica il diarista. Ma
m|>. N. 31. 6 Pratile, 25 maggio; che dice: Vn inno patriot ■
i, poesia dei noto Ci t Unì ino e fotta Luiyi Rotti, a compotitione del
i irosa, Mi d concedi baione, chi risolverà, m
non erro, la questiono ancora agitata 'ioli' inno «tot Cimarosn. Il si?, l .iu-
eeppe Orlandi donò noi 1868 all'.V foricela un inno autografo
'innroaa, sulle parole Rfllti Italia, ormai ti desta, o sosteni.
fosso quello 1" inno del 1799 (Fiori mo. o. e aè paa-
, per qualche tempo. Ma non ri vuol molto, leggendo la parole,
tao antigall.i <>, non pub anali •
Urano del 90. Ed Bb Rocco ha ritrovato quello strofe tra le
HMcritte di un VI verseggiatore sanfedista,
com'egli «lice (v. note lette all' Arrad. Pontaniana il 17 giugno 1888, e il 2
o 1889), e che era, soggiungo io, Consigliare dol la G. C. delln Vi-
caria, a i|u«| tempo, e borbonico Arrabbiato, come mi risulta dalle carte
dal processo fatto nel 1799 dalla Giunta di Stato al Pi i alli-
brano (conserv. nell'Arch. del Duca di Maddaloni), dove il Malici ap-
par»e come testimone. Dunque, acui-tiamo l'inno dell'» >i UUldL Quello del
CimnrrtoJi fu fatto sulle parole di Luigi Rossi, e nell' occasione dalla
fasta del 19 maggio. Ora di poeeio dal Rcwsi , che potrebbero convo-
li™ al nostro caao, ae ne conoscono varie. V una è quella camionetta:
"i dell' uomo, ristampala dal n alludono a un bru< ri-
lento di prodami rastiati; il fendilo De Riti* diceva al Rocco che V I
Cimarosa cominciava appunto colle parole, colle quali comincia quella
— cr>2 —
Nello stesso mese al Fondo si dava il Timoleone delio
Alfieri. Ho sott' occhio il curiosissimo manifesto del tem-
po. Ha in cima il solito fascio repubblicano, e dice i
Libertà Eguagliai i/;i
AmÙÈÒ per it teatro patriottica del fonda di separaci
la sera di venerdì 5 pratile 24 mti?r>/i" ' s.
TIMOLEONE
Gran specchio di semplicità, di virtù Odorali B Ropubblicwi»
lu <|iios(o aulico sostenitore dei diritti dell'in-iim '. l-< NI WJ
l'anzoiiotia. Conosco m un'altro Con tonétta pafribftfea iti C&taiM Uf
Rossi per lo bruciamento delle bandure realiste, « die forni ti'.'iu : Voti*)
al foco le inforni bandiere. Ma né quella luciuioiinla dal Rocco, n» qwU
ma aco-nnntn, risulta dn iiossuoa cosa ebe fossero musicate dal CJnum.
Sono, .1 . -1 risto, canzonette , BOfl inni, L'/nno patriottico l'ho rilivnto
invece udiri preziosa collezionu di logli votanti del ITWj conservala M0I
Bitd. della Società Stor, Nop., ed ha questo titolo :] Inno patriottico ii
iatlinu Liiii/i Rossi per lo bruciamento delle Imagini dei Tiranni, pMe<*
mus-ica dal Cimmaroin, da cantarsi nella («sta de' 30 fiorite mtto F al'
baro della libala acanti al Palano Nazionale; il che rispondo nnrhn di
tutto punto a ciò che dico il Monitore. Gontieno iU strofe; e comincia:
Su d' un Sovrano Popolo,
Sovrano più non v'ò;
Al foco, indegno imagini,
Item ornai, dei Re!
Già dalle vostre ceneri
Sorge la liberta,
Che annunzia al mondo lihero
La sua sovranità.
Con questo ini pare evidente che si sia messo la mano sull' inno dal E»
maroso.. Ma, chi sa per quanto, tutti seguiteranno a ripetere eh* MW
^pubblicano del 99 6 quello donato dall'Orlandi all' Archivio Mu»«le:
dove la Francia è chiomata terra dei delitti, ecc. !
— 683 —
destia, degna veramente il un cuore filantropo , anche fra il
lustro delle su© azioni e delle acclamazioni d'un intero pi
conoscitore dei sublimi suoi democratici sentimenti, eh
condussero (oh oggetto u"nividia!) a soffocare per eroismo, lo
■nere voci della natura, merita d'ossero ammirata, d'esser
seguita, e di servire d'istruzione a tutto il mondo rigenerato.
Patriotti di Napoli, cocete ni folla a rassodarvi tempre più
il cuora , a rendervi energici ! L' Impresario per facilitarvi la
strada da in questa sorala l'ingrosso a tutti gratis, e quelli
che vorranno pagara alla porta faranno un benefizio ai loro
indigenti fratelli, ai quali sarù tale introito distribuito. Cittadi-
: latori della patria, conducete gli artisti, i parenti, gli ami-
ci ! L'azione é degna di veri.
Si avverte che chiunque si presenterà al Camerino d'il
^eatro medesimo per avere il palco , gli sarà assegnato il
aglietto numerato gratis !).
Anche nel giugno, i teatri continuavano a stare aperti.
11 4 giugno, per l;i notizia ili una prelusa vittoria Francese
•sul Po, il Pondo S'ebbe una cantata e la Marsigliese. La
latitata aveva per titolo: 77 cero Patriottismo» « Il sog-
li ii è ahro che un giovano, il quale vuole allon-
tanarsi dalla sua amante per andarsi a battere con de
gli iusurgertti : arriva a tempo la notizia che son quelli
battuti , ed egli rosta ai piedi della sua bella. Ecco il
vero patrioltismo ; multo poco sa la stona greca e ro-
mana 1' autore si riduce a questo esempio solo il vero
riottismo ! ». Al S. Carlo» festa da ballo. *)
') £ curioso notar» che, noi 1799, Giordano M Bianchi cambiò Do-
me, o li chiamò Ti-no/eone dei Manchi, com'è firmata anche una sen-
tenza dì morto del 18 maggio 1799 dell'Alta Commissiono Militare, della
qualo egli faceva parte.
'.iiriu in-, -il sub. I « i" giugno, Nel M'ii. Ni S2, 13 pi-alil> , I
giugno. Messa del Corpus domini, rn unica del < famoso Paisirllo, di-
chiarato già maestro di Cappella della Nazione ». Noi N.34 17 pratile,
— 664 —
Il 13 giugno, tra gli u> i fu, com' ó noto, I
Scrii i, che, BOi lìo e qui
fece condurre da due nipoti nel luogo della mischia a
combattere, e mori sulle V II N
SignorelU ilice che fu ucciso II Tori
Carmine, l'anno fatale 1799 » *).
Che diremo del Cardinale Ruffo 1 — Il lettore mi
metterà di appercepir/o, come ho fatto pel 0 •. dal
lato puramente teatrale. Il Cardinal Ruffo, s
nqwstò Napoli, non è racn vi
musica e del cauto, lo l'ho sentito più volto, —
& fiitoro tedesco — nelle società di Roma consolare le
orecchie degli uditori col su
Col Cardinale Ruffo, e coli ne, si i •> a
centinaia gli inni, lo cantate, le recite, nei teatri,
piazze, in case private, contro i vinti e in lo* vid-
imo di aver Anito il mio con,
sul punto di dover rivangare tanta bruita poesia
ione umana. ')
5 giugno 99: < malgrado queste spiacevoli ri olititi (scontili.- .li MiJm.
Spanò, Stipulai, Sdtipani) non ti rolla irati- ara «li «li-
brar le vii Dossi. Yi fa cantata corni del Foni».
cantata e festa da ballo nel teatro Nazionale, ribassando il preso di 1
carlini a 3, per facilitare il concorso ».
') Storia IV, III, 22.
*) Storia Critica X, 11, 166.
3) Italien hy. von fwetn rtùmdtn DeuUchen , voi. III. 2.* Itti <d
Teatro. 1-
4j Ne] Diario Nap. ma. sub 3 agosto , mentre il Re <?ra od Oo*:
e Ieri aera D. Onorato Gaetaui portò una serenata a S. i"fIB
i ih, .uni .-ii d con disegno dol Macchiaieta di S. Carla Itum-.-uico CnsUi.0"
incontrò moltissimo il piacere di S. M. Detta qualrhc parola al pri"*
buffo Gennaro Luxio, costui I» pregò a far aprire i teatri, dteeadn*»*'
car da «itera. Il Ito gli dissi -V* '
iiuje.', rispose Liuto, a il Re disto: Non <t tempo owor» '
APPENDICE
Farsetto napoletana del secolo XV.
No ho dato un c.onnn di sopra (p. lf>-20), e qui la stAmpo per
«toro, essendo inedita. & questa la sola farsa napoletana,
ù conosca del secolo XV; perchè di quelle del Caracci"!". QOD
Manza se non qualche frammento. Lo altre cosidette farse,
Ite abbiamo del Sannazzaro o dello stesso Caracciolo, appar-
sngono a lutt' altro genere. Bendo grazie al mio amn-... Doti.
J fon so Miola , che , in una sua andata a Firenze, collazionò
iilL-ontcmento la copia, che io ne avevo fatta, sul codice ori-
ginalo (Riccardiano, 2752 — fol. 81-84 L°). Conservo l'ortografia
jriginale , e solo sciolgo le abbreviazioni , divido le parole , '■>
pungo la punteggiatura.
lo j/atre de la ala.
lo Mago n vuj, mossero baglivo,
Ca tao che aougo vivo, o non ao morto,
Non voglio oBsoru attor lo iuJecato;
Voixin essere spazat) prestamente,
Che non dica la gente ch<j non sanno
Io maritai quarto anno mia figliola,
Che la iua fama vola per lo mondo.
Corcava in ano fondo d' una chiazza
ijuale cho saetta, o aia volante,
omo bonamento uno aaaznro,
Kt puoaaimillo raro nello piatto;
Portayme alo jovouetto, eh' ara buono,
Secundo avea lo auono e Paparini
Ma, pò, la oqaJriuda. lo mancao.
D'allora clic so coccao la prima sera
P«V *\ fatta minn-ra, con sua gran doglia,
Se li intonso la coglia a lo stentino,
Che mai pio lo tapino poeto fare,
Cht potesse una volta usare con ao moglie I
— 668 —
Pensate vuj che doglie n' a mia figlia.
Che sempre seudo sciglia, et sta storduta,
Che vuli. che le muta lo marito,
Che sia molto eomplito o che Inj facza
Tutto quello., che piacza a la un turai
Poi che la mia ventura vols*' gtMBtO,
Però, ve prego, presto, j udiente,
Bt od questo prevedale, mu ch'ò caudo !
Responde lo afte.
Aspetta, state sondo, et ascoi la i<-.
Poi che a verrò narrate li uioj guaj,
Forge che inuteraj d'altra Otti
Lo fatto de quella sera, clll BUI roccai
Saczc ch'io lo uotai che lo pativo;
Poi- questo son restivo et inalic-e.
Per certe cosa fi ce costili ne,
Ca volea machariune et vermicelli,
Et ipsa tagliarieUi con lo caso,
lo son poco marvnso allo gridare;
Andaimende accoccare corrodiate.
Essa avea cocinato, co apetito
Manginse tutto no spito de crapitto,
E veucaendo a lietto accanto ad mene!
Nullo fierro se fa bene senza acuyua;
Adforraymonde a la pujna et a capitle,
Picile gittar strillo con gran guai;
Et ipsa subito auzaj uno canale,
E dame allo pettenale, et quello intonsa.
Or vide che forza voglio fare.
Se ipsa megio (m' egioì) a guastare la naturai
Se mo a (ha) mala ventura, e' agia pace !
La cita allo marito.
Voi fare buono tace e non parlare.
Io me givo ullamcu tare da quell'ora
Senza co fare dimora in tardanza;
Ma tutta la mia speranza agio a mio patre !
»«£*
— 669 —
Lo baglivo.
Io ve agio corno frate caramente ;
Non dubitate niente de sto desastro,
Ga sazo qua no mastro de rocino,
Ch' ò '1 più pernotto e fino in tal mistiero,
E saccio ca volentiero lo farra.
Se Ho sanarrà, che stenga buono,
Serri te d' uno suono ad accorda re ve
E de poi con fermare ve per pariante.
Lo patre de la cita.
Singniore, iman tenente te prometto
Amaremilo perfetto corno ad figlio,
Puro che questo sciglio e sto dolore
Me nzano da lo core e da la casa.
Non essere marvasa, ca mo puro
Porrà stare securo ongnuno de vuj.
Dimmi, dov' è quistui? — Mastro gantiere,
Viene qua volentieri, senza dubio,
E tocha sto marzupio de coglia;
Non le fare avere doglia, per tua fé !
Lo mastro.
Dici teme che mercè n aquisteragio,
E poi che veveragio me farrite,
Quando lo vederrite sano e forte?
Lo cito.
Mora de mala morte, s'io non fazzo
Cosa che satisfazo al tuo volere !
Ma famme lo devere, solamente
Azò che si acontente sta citella.
Lo mastro toca et dice
0 che mala novella ! questa è preta,
E parerne che feta, allo tastare,
E vorriase tagliare prestamente,
Inante che l'accidente non li incauza!
Chiavarne so naso in culo; e che ndfl sai I
Inpaznte de tot guai, e fnrrai bea» 1
Sto poveretto tene altro che tosse.
Che la sane corno fosse male de gire!
Io non flo che to dire; che voi fare?
0 me lo fa tagliare, o me da liceucia !
lo cito.
Age pacienzia, mastro mio.
Che te juro per Dio, che sto in pagura.
Ma Dio et alla ventura vada che no;
Ecco che me te do, adunco bon porto :
lo mastro.
Io te piglio per morto, frate mio;
Sta ciiii la pace de Dio, e non dubitare
Che te farro provare uno sapore,
Tutto piene d'ardore e de dolceza.
— 671 —
lo cito.
Oymè, Dio, che freza e che bombarde!
Orme, ca me arde li cogliune !
lo Mastro.
Voltate a Uà, mpccune, ca n' è niente
(mo se adebolesse lo cito, e parla . . .)
Spazate prestamente, orino Pauluzo,
E caza da so stuzo penna e carta,
Ca voglio che safiarta de rimedij
Ed altri maysterij lo cito,
Che ce ne verrà apetito calvacare.
doi bon para de ventose,
Che siano molte unbrose a Ho gettare;
Et fate apparicchiare prestamente
Fine ad tre dramme ardente de ribarbaro,
Amentecate all'arbore corrione,
Doe unze de drapunj e schamonea,
Un poco de jorgiolea e de cimino.
Ponitelo allo stentino con inpiastro,
Demandatende lo mastro che le pare,
Se basta per zanare sto difetto.
Responde lo mastro.
Ilio è multo perfetto in ventate,
Et darele sanitate presto presto.
Or suso sinch'è desto! Marchionna,
Levate corno a fronde liegio liegio,
Ca tende tropo pregio ca lo sane.
Comenza a mettere mane alle ventose,
Et a tutte l'altro cose a ringha a ringhe.
(mo se fanno li rimedii, et, fatti, dice lo baglivo allo cito).
Ad me pare che stingho assai megliore,
Che te dice questo core? si sanato?
Fatela venire ; che s' aspetta (
La cosa è venata necta in sani tato;
Poiché site ordenate confirmare,
Facitele basare inzucarate.
Marchionna.
Dice la verdate lo vaglivo;
Vedite inastro vivo, et vuj maystro,
Ca per lo corpo de Cristo questa cosa
N'ò venuta fresca comò a rosa!
— 673 —
II.
Sonetti di Pietro dei Ricci.
Ne ho riferito già uno per intero (p. 8), e di un altro ho dato
il principio (p. 9). Riferisco anche questo per intero.
Sonetto di Piero de Ricci. Fello in Napoli che parla in nome
di Saturno parlando de re di Raona alle noze del Conte d'A-
riano e nella sua festa fu recitato in una rappresentazione
ch'elli feciono in detta festa. Disseto il prete Catelano.
0 donne, visti udito il mio clamare?
Saturno son di gran circunferenza.
Dato m'ò forza di somma clemenza,
Et mia cosstellazione è d' sfiammare \
Chi in alto monta, i' lo fo rovinare,
Non li valendo riccha diligienza,
Ma solo Alfonso Re con sua prodenza
Vinto mi tiene e follo trionfare.
Dillo emisperio ciel son discenduto
Solo per humiliarmi a sua persona,
Che tra pianeti vinto è per partito.
N' ogni uom discenda e diegli sua corona,
E tutti i cieli questo han consentito,
Perchè altro nome bu tra noi non suona.
Monta a chavallo e sprona,
Di piombo v'incorono degno honore,
E chon voi vengo a farvi imperadore.
Ch'ò nel cod. Strozziano cit. (Classe VII, n. 1168, f. 95).
E a fol. 117 c'è quest'altro:
Sonetto di Pietro de Ricci a Re de Raona in Napoli.
Parla uno gioghante a Re per Ila festa di San Giovanni.
Della cicoplea schiatta millo semo,
A tte suggietti, d' ubbidir contenti,
0 glorioso Re, pien il' ardimenti,
Atti a ridurre i nimici allo stremo.
45
— 074 —
Con Marte in terra e con Netunno al remo.
Governatore e dell'onda o de venti,
A noi 3ugietti sou tutte le gieuli,
Rinlii d'avere e di saver supremo.
Piacciati comandar, se niiesler face
Dibullar Bacco co' seguaci suoj,
E non» il dolce mondo tutto in paco.
Altro governo non si attiene a noi.
Che di scacciare ogni lupo rapace
Che gloria eterna aia di te e de tubi.
Restaci e non ti noi
Ch'amici tutto siamo d'ogni
Clio vive in pura leggo e hborta.
III.
Drammi italiani del sec. XVII intorno a Maria Stuarda.
Ho accennato in questo libro (p. 83-5) , alla tragedia ,
intorno e Maria Stuarda fu stampata a Napoli il HSQi, CroA>
bene di radunare qui alcune altre notizie di drammi italiani JH
sec. XVII, die hanno per soggetto la celebre Regina di Scozia.
Alla tragedia, disegnata dal Campanella (1598) e al dramma
de Ruggeri (1604), segui : La Reina di Scotio tragedia di Fe-
derigo della Valle al Sommo Pontef. e sig. Nostro Urbano
Vili. In Milano per gli Eredi di Melchior Malatesta stamp.
Regi e Ducali MDC XXVIII. Costui era romano ; scrisse altre
tragedie, la Giuditta, V Ester (Mil. 1627); che sono dedicate
alla Madonna, e la lettera è sottoscritta: Fattura del tuo figlio,
Federico !
Tuttavia, la sua tragedia è la migliore, che io conosca, delle
italiane su quell'argomento. — Comincia con un prologo, fatto
dall'ombra di Francesco II di Francia, primo marito di Mari»:
Or qual serva dannata
Da veni' anni di misero martire,
— 675 —
Verrai tratta a morire.
Deh chi giunse a veder gli alti consigli ?
0 chi acerner può il fine?
Adorate e tremate, o d' Eva errante
Miserissimi figli!
Esce la Regina, e fa un lungo lamento sulla sua sorte:
Reina prigioniera,
Vedova sconsolata, abbandonata,
Madre d' inutil figlio,
Signora di rubella infida gente,
Donna senza consiglio,
Povera, inferma, ed in età cadente!
La cameriera , che le è a fianco (l' embrione della Manna
dello Schiller), cerca di darle speranza. Ma invano:
Mia vittoria sarà la sepoltura!
Ivi alzerò trofei
Dell'altrui crudeltà te e del mio danno
Con poca terra oscura;
E tu che, mossa da fedele affetto,
Gradito e caro inver, ma inutil forse,
Argomenti e discorri, e ragion cerchi
Dal variar de le mondane cose,
Da le promesse altrui, dai merti miei
E dal dritto e dal ver non vinto mai.
Forse altro pensi ed altro parli
Rientrata la Regina nelle sue stanze, la cameriera continua
il discorso col coro. Ma ecco s'annunzia l'arrivo di due regi
ministri, che debbono parlare colla Regina. Maria li aspetta,
e, intanto, la sua fantasia vaga su quel che potrà portarle la
loro venuta , e sta dubbiosa ed incerta , sospesa fra speranza
e timore:
Spero, lassa, o non spero,
0 che creder degg'io delle novelle
— G76 —
Poi per un ttoSMUtO si abbandona tutta alla speranza e fan-
tastica di esser libera. Questa stessa situazione da. luogo ■ BUI
delle più felici scene del dramma dello Schiller, quando Mari».
Stuarda, passeggiando i«-I giardino di Fot b eri n gay , e ineb-
briandosi noli' aria pura, nella luce, nella. frotchOOS dalla cam-
pagna, dimentica la sua sventura, rivede il bel tempo antico
e spera ')■ Il nostro Della Valle neanche se la cava male :
0 k Ha mai eh' io giunga
A rivedere i ramivi
De la mia patria amata.
Del regno ov» gin luogo antico rivo
Del sangue mio ben t'inrioso corea
Tra scettri e fra corone,
Ov' il cenere g :
Di tan t'osso onorate
Ond* ebber carne questa carni Bianche,
Che dirò? che Tarò? qual sarà il COW '
Quai saranno i
Vedran qnest' occhi gli ocelli
Di tante limate genti a sé rivolti ;
E la letizia mia
Partita in mille fronti, in mille cori I
Onorerò onorata ,
Più gradirò servita.
Perdonerò, tornerò il seggio a molli
De la prima fortuna ;
Ascolterò, risponderò, donando
Or grazie ed or mercedi.
Ahi opre lungamente tralasciato,
Come in lieve speranza
Or, fra dolci ed acerbe ,
A l' alma mi tornate !
Ma a luti' altro, eran venuti gl'inviati: il Consigliere Beale
la chiede, da parte d'Elisabetta, ch'ella riconosca re Giacora»
') Glanb' mir, niebt u maona!
lai ineines Kerkers Thor goóffnet wordeu.
Dio Ideine Omisi ist mir dea gritasern Clùcks
Verkiinderiii '.
^IW-Su
— 677 —
suo figlio, e approvi le mutazioni religiose avvenute nella Scozia.
Maria rifiuta tuttedue le domande, e, con più forza, quest' ultima :
Ma eh' io confermi poi
Il culto rinnovato
Della religion del regno mio,
0 eh' io consenta eh' egli prenda altrove
Fuor che dal Roman seggio ordini e riti
Ne' sacri ufficii, è empia la domanda
E vana la speranza d' impetrarla;
E se il mio contrada- ha da pagarsi
Col sangue, eccoti il sangue ....
In un altro colloquio, i due Conti, di Pembrocia e di Cum-
berlandia , le rinnovano la domanda, e Maria risponde fiera-
mente:
Chi nacque Re comandi, e sol soggiaccia
Alle leggi ed al dritto!
Allora quelli le consegnano una lettera. Il coro s' illude ancora
che sia un mandato di libertà. Ma il Cumberiandia, eh' era stato
fin' allora silenzioso, irrompe veemente :
.... Perchè si tolga a te la noia ,
Che leggendo aver puoi, senti ed ascolta
In brevissime note.
La via di liberarti è dura via,
Ma pur utile e dritta. Si disciolga
Dal collo quella testa, e l'alma voli
Poi dove vuole, e in libertà sen vada !....
Tutte le scene seguenti, — il dolore e la disperazione delle da-
migelle e del coro, Maria che esce dalle sue stanze per andare
alla morte, — sono ritratte con tocchi molto efficaci :
Ove ne vai, Reina ?
Ove ne vai, mia vita? ove mi lasci?
Me, che sempre fui teco
Nel corso della vita,
Dunque, or senza to lasci
Nel passo de la morte?
— 678 —
Ma, mentre il coro piange e si dispera, di fronte, a un» fi-
nestra, il carnefice accenna che si guardi, u grida:
Vìve Isabella altissima Reina.
E lungo corso regni, e raggia a pera
In questa forma, chi d'oprar presumo
Contro lei, contro i suoi giusti decreti,
E le suo giuste leggi !
Il maggiordomo torna piangendo, e descrive tulli i [>•■
del supplizio. Curioso questo pUBMK
Min ■*
Per noti so qiinuti irradi, intorno cinto
E coarto di panni MHOfl
Un ralalnlro, n innanzi | iluo gran foci
Pendaa dm sotlil rordn infra dua legni
Ampio ferro lucente.
ti '■
È la descrizione della ghigliottina, primi di Ciuillotin: altra
prova., se fosse necessaria, dell'esistenza di quell'istrumento <I»
tre o quattro secoli in Italia •). Il maggiordomo riferita
ultimi discorsi di Maria, e legge una lettera di lei n Re
corno, nella quale gli raccomanda i suoi famigliari :
La famiglinola mia, che meco dura,
In si lunghe miserie, in tanti affanni,
Se a te mai torna, tu l'accogli, e sia
Loro albergo il tuo albergo...
E descrive il supplizio:
Il fier ministro
In rimirarla tale ha tronco tosto
La corda, onde pendeva il mortai ferro,
Il qual precipitando s' è sommerso
Nelle candide carni, in quel bel collo!
Cosi stese le membra da una parte,
') Cfr. Rertolotti. Francesco Cenci e la sua famiglia — Fir. 1879, p. 15'
sg. e A. Ademollo, Le giustizie in Roma — Roma, Forza ni 1882, p. 1» «?•
— 679 —
E dall'altra la testa, ella è rimasa
Cadavere tremante, onde si sgorga
Per grosse canne il sangue, e s'è veduta
La dolcissima bocca,
Con trar gli spirti estremi,
Riaprirsi e serrarsi graziosa
Anche nei moti della morto orrenda ').
*
* »
Da questa tragedia classica del principio del sec. XVII si
salta nel dramma italo-spagnuolo della seeonda metà del sei-
cento con le seguenti due opere :
a) La Maria Stuarda, opera scenica dell' Archidiacono Sa-
caro di Mileto. In Bologna, per Giacomo Monti 1663 2).
b) La Maria Stuarda Regina di Scotia e d' Inghilterra.
Tragedia di Horatio Celli Accademico Oscuro di Lucca
dedotta dall' istoria descritta dal P. Causino. Ded. all'Ili.
ecc. Principe D. Camillo Pamphylio. In Roma per Michel' Er-
cole 1665.
E forse anche con questa terza, che non ho visto:
e) Maria Stuarda Dramma tragico. In Palermo per Pietro
dell' Isola, 1672. Composto da Anselmo Sansone di Mazzara 3).
Qui il romanzo piglia il posto della storia; una moltitudine
di personaggi e di amori ingombra la scena; non mancano
neanche le scene comiche. Tuttedue sono scritte in tre atti e in
prosa, e tuttedue finiscono con un'esposizione della testa tronca
di Maria. Cosi, nella prima, Elisabetta, nelle sue stanze, aspetta,
impaziente, la notizia della morte della rivale: a Non si troncano
per anco queste ritorte, che m' appendono l' animo ad una pe-
nosa tortura! » Viene il Capitano, ed ella lo rimprovera del
1) Ho sott' occhio T es. di questa tragedia che si conserva nella Bibl.
Barberina — Sul Della Valle cfr. il Quadrio, Storia e ragione ecc. II, 368,
IV, 85.
*) Altre ediz. Milano per Gioseftb Morelli 16G9 , e Bologna per Gio-
seffo Longhi 1690.
9) Allacci. Drammaturgia od. 1755, col. 503.
— 680 —
rilardo e dell'aver concesso a Maria un brevo spazio pò;
pararsi alla ninne: « L'ho fatto— rispondo quel povero
volo del Capitano — |»i I breve spazio j>iu lunga ella
sentisse il dolore della morte » :
Elis. Itanclià ai miseri aia morte la vita, pur.) più lunga non la bramiva
Macia. Il (bnuÌ
Cap. Già, coni" im[HjnttU>, nelle ragie stanzi « riposto i« , «e
bramato fii rio spettacolo agli occhi Tostri.
BU$, Bi vegga perclii- : ino sicura fede al !
• ifirr- /u «• r olino xi i
Elis. ■■ i m, h non <»ia sommerai i
timori. L'aseìasione dal suo rollo miotloiM intero il mio
Ora a regnarti comincio, a nulla morte «li Maria rinascono
• -.-li rs»
risa nna fronte coronata. (Ai tata la tenda).
Sarebbe strano che questo soggetto non a
quel lampo, una trattazione musicale
La Barbarie del Coso , Tragedia di Doni'
Consecrata agli Illustri**, tic. Federico Cornar o ed Agot
Morosini e dall'Accademia dei signori A ngaatù '-atra
tata in Murano nel MDCLXfV — Vai .-ane*-
sco Valvasense.
Il GUiberti non era uomo da nulla. Fu segr< Ferdi-
nando Duca di Baviera. A Monaco fu fornitore del teatro ili
corte. Ivi anche stampo una raccolta in '.) libri e 18 parti della
sue poesie , intitolata : Le Noce Muse. Monaco, per Giovuà
Jecklino 1672-5.
Il dramma è preceduto da un prologo, nel qOale il Tcrron
e la Compassione disputano su qual dei due debba avere
muto ut-I drai cono, per risolvere la quistioue, «I
m-orrere al gioco del pari e dispari:
Terrore, Mi OoatBBtO a giocar,
Ma al già
fMUMbfM. SI, ma vo • ■priano.
Terrore. i cosi stabilito, lo per me chiamo.
— 681 —
Compassione. Horaù, vogliam tirar?
Terrore. Giuochi ara si si.
Compassione. A noi
Terrore. Pronto son qui.
Compassione. Cinque e quattro fan novo.
Terrore. Ebben, cos' è ?
Compassione. Uno !
Terrore. Senza contar, la tocca a te!
Dunque, la Compassione prevarrà — Dell' intreccio dirò che
e* ò un Hamilton, che finge il pazzo, il quale in realtà non è
altri che Re Giacomo I, cosi camuffato per cercar di liberare
sua madre; che il Paulet è un gobbo e fa il buffone; che Que-
neda, dama della Regina, è la solita vecchia, comicamente inna-
morata del giovane paggio, Melvino ; che Elisabetta vuol liberar
Maria, e s' adopera anche per cercarle uno sposo ; tutto va a
rovina per due o tre congiure , che Elisabetta scopre in una
volta ; nella sala del Consiglio Regale, dove Maria deve esser
giudicata, una mano comparisce in alto e scrive in lettere lu-
minose: È innocente Maria; si scopre poi che il giochetto era
stato fatto da un paggio , ecc. ecc. ecc. Apparizioni di spiriti
demonii, incendi miracolosi, Elisabetta travestita da Maria, e
Maria travestita da Elisabetta, ecc. ecc., sono cose che si veg-
gono a ogni scena.
Il dramma era spettacolosissimo, come piaceva a quo' tempi. —
La musica fu di Pietro Molinari.
*
E giacché ci sono, noto che alla morte di Maria Stuarda, due
poeti italiani scrissero di lei. Fu l'uno Carlo Emanuele di Savoia,
e l'altro un giovinetto, divenuto poi papa, Urbano Vili '). Un
epigramma su Maria Stuarda scrisse anche G. B. Marino, e
') Cfr. F. Sclopis: Delle scritture politiche e militari composte dai prin-
cipi di Casa di Savoia in Arch. Stor. Ital. N. S. T. II , p. I, p. 100.
(Firenze 1855). — E Maphci S. R. E. Con. Barberini nunc Urbani Pa-
pae Vili Pocmata. Parisiis. Ex Typ. Regia, 1642. p. 145.
— 082 —
rtd epigrammi Ialini intorno a lei sono nel libro A
paccio sulle donne illustri 'i
Nel 1638 fu pubblicato un poema italiano su Maria Stuarda-
.Maria Regfaa di Scoria Poema heroico d*l p. f'rior D. Bo-
no Gatti Monaco di S. Girolamo alta Santità di V S.
bario Vili. In Bologna per Nicolò Tehaldiui 1G&J — Il poer
tì fatto con tutte Io regolo tradizionali: coucilii di diavoli,
ii, narrazioni di fatti passati ecc. Si trova modo anche di
ficcarci la genealogia dei Barberini. Avendo Urbano Vili com-
posto la poesia che si ù accennato, movendo da ciò, il poeta, fu
predire a Maria ch'essa sarti cantata in carme alto e dirino da
un Barberini , mirabile cuitor dei lidi oserei ; e cosi entra a
u. Vi é ramno i vita di Maria
St Hurdu, secondo la versione camitica. Il cattivo gè
>• il M ui : ti Maria E
lo Spurio, come Elisabetta la \ Veli' imprimatur si
che il poema 6 « di singolar consolazione, per ofa i par
lo ».
Un altro poema sullo stesso argomento o il : Teatro di peri-
pezie. Poema Eroico del JJadrc D. Angelo Maria Lena I
tano , '''■ila Conar sa, Nella tra
e lagrimecole mori' dì Maria Stuarda Regina di Francia i
D3 ia. Napoli 1686. — Sono tredici canti in ottava .
quali I' ultimo serve di moralità:
Muovasi il dubbio : perchè Klisabetta,
•lo' viiii fu coli iHn,
E Maria J' opro illustri o mento retta,
Altrettanto depressa od i ufo lieo.
Dal :--. I r I J - 1 1 < . ili. Il • h.l l -- T ili
Ima. rui por suo amor qui peccar lieo,
■ •he «ou già I del 'Urino Amore
A ohi maa meri* ilur maggioro ohi
Si traccia a lungo la vita ili Elisabetta e quella
con un continuo parallelo, e un continuo ■
») La dateria del Cav. Marino U* ed. Von. Il
pacii. Iltuslhum mulùrum et virorum Elodia. Nap. 1008.
- 683 —
opinioni degli oppositori, o distinguendo e ragionando, eh' É
piaceri!. La risposta al dubbio, conio può ben miend>
È pazzo chi consacra il proprio affisilo
Al momlo elio non ha Toro diletto ').
IV.
Il prontuario di un comico del seicento
A. Berloli 'lice: « Ogni personaggio dalla Commedia dell'arto
aveva quella che chiameremo """ speciato Eibaldose ili con-
lihi'.n, i Frammenti d'Isabella \ i. ' 1 1 . -ì (■ i
Bravure del Capitar. Spavento <li F»
ne i saggi, che di questi pi
sua Arte rappresentativa. Io posseggo un codicetto m*. COI!
Lo titolo: La Pania di Flaminio nel presupposto tradimento
di Cintia. -a 15 maggio 16S0 ; che contiene appunto una
serie di soliloquio parlato e dialoghi, relativi tutti alla parte di
Flaminio, cioè del primo amoroso. Fccone l' indicano]
1. Prologo in Dialogo tra Flaminio et Cintia uno bianmando
le donne, l'altra l' Uuomini — 2. Prima uscita: Amanti l'-r-
sequitato dalla Fortuna — 'ò. Di Notte— 4. Belletta
Donna — 5. Amante tormentato — 0. Arrìt ■■■< — l.Ar
■ d'amante in città —8. Amante Tacito — y. Amante ar-
dito— 10. Amante timido— 11. Pene amorose lungi dalCog-
') Tragedia francati del «. XVII so Kocrda: V Écostoite ou te
Daastre (1605) dal Moni, hr tion ; o Marie Stuart (1036) dal Regnatili,
e collo stesso titolo (1683) del Bourseaul;. La i It. fu tra.l la
ÌUl. M. S. trae, trini, ti llimrxettult (in pro-
pt.i Ha Volpe 1724. E forse • la «Urna quella: M. S. trad
frane, e rappresentata dai sianori Convittori del Collegio dei Nobili di
Sant' Antonio di Brescia dir. dai PP. della Camp, di Gesù nel Cani.
t~ti; — In Breaciaper G W. Ristarai i ' : le. ">03-4>—
r. arL miei ciL sopra, p. 8è> nota, dai quali ho carato qu.-i-i ti
*) Somara mediti ecc. latrad. p. IAXX-1.
— 684 —
gettò amato — 12. Hffetti amorosi — 13. L> Il fu
Nolte nel salir la scala — 15. Amante, che f articamente ha
tuo Donna — 16. Discorso di Pania — Flaminia
solo — 17. Prima scena ài spropositi , Flaminio , Pulcinella.
Seguono molti oomplimer ;■: pò-
polo ; u due poesie , una amorosa , l'altra : 1 ritratto.
Darò qualche eaggio di queste prime uscite e dialoghi.
Ecco la Prima uscita a" Amante ardilo:
Lo adeguo, che dimostra bolla «Ioana a chi jrli «applica cor:
tot) <<"••- 'in amante a proseguir»- q - muti»
(Iato mapiriormonte infervori; che , con più cauta velie
aspiri al conseguimento 'li quelle dul'.t'Me, el ■mìì alt* ri*
d' una crudele contesa iu amore. La don a ha peu-
H volubili, che non ha parole eho non aieno mescolale con la
(ioti*'. obe per celare i auoi affetl
si dimostra ritrosa n nn amante, non aborre, quan.l
supplicante, nò ricusa uu" ultima innamorata, quando da segno di li-
it la «un corrispondenza. ancho a*IW
suo negative servirla ; perchè, essendo di voglia incostante, arevolmaat»
li quello, .'ò, trutta dagli orgof h rin
U sor \a belle!/* Quind1 >o. beuch* »,,
dalla mìa doma aspramente disprezzati, questo ho int ;
ili' Ili. rango di nuovo a tentar con i prieghi quella voglia, casa
dimostra cosi inesorabile a' miei dolori.
Ecco la prima uscita di uotle:
Uscite Ornai ad iuhorridire il mondo dalle più riposta voragini «iel-
-ìo, amatissime teaehre, segretario fedeli d uh»-
olitevi, o >' natevi dal firmamento; che, a' ho da striar**
Il netta tra la mia braccia il mio sole, egli è dover* ch'alia •*»
presenta ogni altro lom tira luce svanisca!
Seguo la prima uscita di unito nel salir la scala;
Cielo, arresta i tuoi fulmini irti per veder-
ascende:*- ad Alte»-
questa scala, non aspiro come voi forse v'irnaginate, a guisa di teraswrtl
giganti, a turbare il riposo della magione stellata . o a dapoaarv
— 685 —
dal suo 11*00.0 immf.rt.-il.-: ma, par randleSM le vanire offese, procuro «li—
bollar.- l'alterigli d'una donna, oh* fn srwnio «I cielo con In Imitata et
tatto 1' d m ni gratti al i<i kvgiudriu.
E questa A di Amante che furtivamente ha godalo la xuu
donna:
Hor si che ho espenin.-iit.it", cho le più viglio dolcezze d'amor* nono
u che di furio ni godono, hor si che discerno eh' il tiranno d'amore
rapine et non ne t doni voluntarij ha gli estremi de suoi i
riposti! Già ebe i contenti che questa notte ho furtivamente rapili dal
seno di chi m* ha rapita l'anima, sono stati cosi immensi, eoa) do!>
soavi, che m' hanno fatto mille volto morir di dolcezza !
Ed ecco la scena di spropositi ira Flaminio matto, e Poli-
pi noi la :
Te, te. Melampo, te, le, Melampo!
Cho froeciaDiunlo ù chislo, che me sento da dorata ?
Su, M, Pastori. Ite migliando gli occhi col corno. Alla taccia, albi
caccia, cb' e tardi. Non vedete eh' adewo spunta il sole dalle do-
rato porto doli' ori-.
■Ho mio, tu t'hai ca unito 1" DOOohia alla murra, perche lo sole
tuo so va a corcare a lo caso.
Adio, messer Caronte.
Schiavo, me»sv Paci eco.
Io sono un'anima d'un misuro Alchimista, OBjB
curio la da Venere, ho perduto il tempo, i danari,
il cervello. Adesso che sono restato netta paletta et non ho pure
un misero qmdriao p»r rsgsJsjtì, ti prego a porrmi da l'alti»
la gratis, che poi con miglior fortuna salderemo i nostri conti,
'o. Tu si l'arma de n' Arcbemista ; e io so lo cuorpo de no scrovano
cremmenale, che, senza lo suono dallo rooUlO, DM t$ M
vaglia.
il |»-rdonami. fratello; ho preso errore,
l'o. Te l'agio voluto dicero chiù de dee*» vote, ca non era che! lo che te
macinavi.
sitrlmento Car
i vidi ca ii Polla insila I
Ma «ni ohi *•> '
Li SOhgO?
— 686 —
FI. Mira l'orza minore.
Po. L* unto ! Uh. mamma mia, adorò eia !
FI. Fermati.
Po. Vorria che parlassi senza rabaLluta, ca non le saccio p« muto di
museca.
Fi. Non vedi chella stella t
Po. E davvero m' baie fatto vwli's le situile co ->• t'otte^ '"-he ra'baie date!
FI. Quella stella dio sia diolro la coda dell'or* . quelli set tu!
Po. Tale che non so chiù Caronte, ma so, bolla faccia mìa, la etella, che
sta dorato all'orali menore ?
FI. Taralli, o chi vuoi comprar taralli '.
Po. Loco so date il Turchi ? ha io buono garbo a fa lo tarallam !
FI. Bel ragazzo, vuoi giocare alla mon-a ?
Po. Chiù pricsto , iócarria co lieo a abracare , accio tue schiaffasse ila
facce a dove me sputaie la primma vota mamiuetun.
Fi. K gioca...
Po. Tu co lo iuoco me pare che facce davoro a zollaremo?
FI. Che vogliamo giocare ?
Po. Tre cavali' a venticinque. Ma tu che te iuoch. I
FI. Che mi gioco, che mi gioco?
Po. Sia accise, quanno maio l'aggio ditto. Chesta nn è chioppeta, m« di-
luvio.
FI. Io mi gioco lo stato, lo «tato del gran can de'TarUri al primo Atto.
Po. Cornimi vuoi tu; pecca me- ce trovo arredullo.
FI. Hora e* incomincia il gioco.
Po. Io vorria che fosse feruuto.
FI. Dui.
Po. Cinque.
FI. Sono i poli che sostentano la machina del mondo: Pol'artico e Pola
antartico— Tre.
Po. Ventisei.
FI. Sono le potenze dell'anima: memoria, intelletto e volontà — Quattro-
Po. Sette.
FI. Sono gì' elementi: Aria, Acqua, Fuoco, Etra — Cinque.
Po. Unnece.
FI. Sono le cose che s'osservano nella Anatomia: pelle, carne, vene, oss*
e nervi — Sei.
Po. Quinnece.
FI. Sono le gratie e le furie: Aglaia, Talia, Eufrosina; Megera. Te»»
fone, et Aletto — Sette.
Po. Decennove.
'o.
FI.
"".
Po.
FI.
Po.
— 6K7 —
Sono i pianeti: Luna. Mercurio, Venore, Sole. Mario. Giove e Sa-
turno—Otto.
Tutte.
■ e parti del monda "t i fiumi principali: .-Vaia, Àfrica, Europa
et America; Nilo, Gange. Eufrate et Danubio — Ni
Decedotto.
Sono lo muse: i mono, Polirania. Talia, Eulerpi, Urania,
Calliope , KraU» 0 Tersicore — E diece, qua odo accoppienti 1" I
maiuscolo dal tuo naso allo cero, che tiene l'asino sotto la coda,
porche: Dui sono i Poli; tra lu potenti dall'anima; quattro l'ele-
menti; cinque le parti dell'Anatomia; wii le grati? e le furie; eotte
i pianeti; otto le parti del mondo et i MW le
muso; e diece, come t' ho detto, quando accoppiorai 1' I maiuscolo
MIO ai aero, che tiene l'aaiuo sotto la coda.
Hai fernuto tu; basa arcommenza a me, tao. — Dq
Quattro.
So lo coso ballo do Nupolo: Coceovaiu do Puorto, e A Itala o te della
Sellarla — Tre.
Cinque.
So l'Alamienle della forra, che te m penna: stentare, funn e acala —
Quattro.
Dna.
So le cose che perde chi aeoota le pollane : Tieni pò , Celle
Denaro e Sanciate— Ciuco.
Otto.
So le dota della ninno: monemi niello, aciore d'aniello. luonpn cin-
>, silicea mortale e acci''
Uro.
So 1* incrodicnti , che trnseuo a no buono pognnto marotato: Car-
oefrosca, carnevalata, caso d'ogue sciorta, foglia
spiorce d' ogne qualota e grasso aalato o frisoo — Setto.
fora,
■ della semmana: Dommeueca, Lunedi, Martedì,
ladieSaba glie di Poauolo.
Bfl li (briglie e dece vote voglio che ini chiari s' Avjdio Nasone
lo «Un abn colo mi no, che me sia dento, perche: Doia
sole oom belli Gami quattro
li spropositi di ohi Bacala le pottJ bla della n
riocredieote dello pugnato inimitato; sello li inorili della
eommana, otto l'autocaglia do Penulo; nove li sbriglia, o deca
— 688 —
vote oomme t* agio ditto voglio cho no schiaffa e* Avidi» Kaauaa
alla sfera tirilo Piccolomiuo che tango dereto. Mliaio anmoisneJe;
tu vuoi cho te la canta, e io non baggio pile alla li tura» 5
FI. Mira cola nulla stellate afera
Verno la aera al tramonterà del nolo,
K di queste paralo immantinente
Vecuvkt è tutto ardente, et io aou già.
Perciò mi strugo e sfaccio par Colei,
i finir miei «f«ge, I «nlìene,
tè il mio bone alcun saper dona
Sappia eh' ugli è *l inalati, ohi Uio ti dia !
Po. E ti vengano MfSM ptt la puri* miai ')
Pulcinella sul principio del settecento
Sul principio del settecento, la maschera dol Pulcinella aveva
già qualche secolo di vita. *) K la rum iuknel«»-
') Ancora ai ristam|>a una comediola. intitolata: Flaminio patta mr
amorr con Pul ottima •-
condo il buon guaio moderno ( Nap. , d' Ambra ,1 <> oarlo fu
manipolazioni* dello scenario, del quale dovea far parte la acena ri
*) Il (lomm. Giacomo RaoiOppi ha pubblicate i
par le protineie napoktone (XV, 1) un garbato articolo . Pier fa aV«
di Pulcinella, nel quale , fra osservazioni di vario genere . torna arni»
a sostenere l'antichità di queste maschera. — Confesso che le sue •»■
gioni non mi hanno persuaso. L'opinione, sostenute dallo Sdurilb ad
suo seggio . mi par sempre' la più giusta , perche , in una quwtione il)
fatto, *i limite a una constatazione di fatti. Pulcinella appare nulla taf
dol «ecolo XVI con tante altra maschere . che rallegrarono la cornei*
ie anteriori non ce no sono. Il laonn' »tU»v»
■tifo variarono in molte parti durante il seicento a settecento, s avL
.irse restò di piii saldo, fu il su» nome. — Ma non potrebbe età*"*
ornerai*, e le maschere da **aet usate, »i ria»*
nettano cogli istrioni popoliti, e questi, per una he « *teni*
imi, si ricon nettano a lor voli
i modo nel Tenti) itrttei
tracce di antichissimi personaggi con.
può «lire di nof Ma ehi no sa niente ? — Le somigline» di quali
— 689 —
conio, e i grandi aUori, che l'illustrarono. (Fiorillo, Calcese,
Borra, Baldi , Fracanzano), fanno pensare che fosse giunta a
un allo grado di svolgimento. Tuttavia, le tracce, che no re-
stano nelle opere letterarie, sono scarsissime. Pochi frammenti,
che furono raccolti con diligenza da Michele Schedilo nel suo
bel saggio, più volte citato.
-dentemente, la vita della maschera si svolgeva quasi fini-
tanto nolla commedia improvvisata. E quel timi", du ne pas-
sava perle atamj- ichi libercoli di eoa
hanno quella rarità, che, come sanno i bibliofili, 6 tutta pi
delle opere di quel genero. Cosi, dunque, si spiega come il posto
che ha Pulcinella nolia letteratura (abnego Boo al Cerlone,
seconda metà del secolo XVIII), sia tanto minore di quello, ohe
'lell' arte.
Ma a me ora capita, per buona fortuna, di potere allargare
"Ito le notizie, che si hanno dell' antico i u Quando
particolare del vestito, o dei trulli dui carattere, sarauuo sempre troppo
|»oco por [stabilire qiir»U filiazione.
Ouanto ai nome di Pulcinella , il Racioppi credo che sia moderno a
propugna con vario ragioni (alcun.' dalli quali molto bua trovate), l'etimolo-
gia di esso da pulci» par l'etimologi», il pi» delle volte, oda ripe-
tere la ilomauda : Chi può dire di no ? Ma chi ne .-a» mento?— Quello, però,
che posso recisamente eoo tradire, è uà' osservazione del Kaciopj il
ir vedi caso, è p«i eaiol Mi' In
rincontro, sempre e dovunque, la immortali» Colombina. Una Colombina
«d un Pulcino I , ecco Castore e Polluce, emanali alali" uovo di
Leda». 0- B è esalto. La più antiche amanti di Pulcinella, che
io conosca, sono Luemtia (cosi nei balli di Sfossarne dal Callot; a, tra-
dureudo in napoletano, ftn), Hotsalta, Ammoda, Carmosiua, Piuipa
(questa fn:-qu*ntwiina) , e poi Atyctitma, Smeraldina, ••■ , noto talora, 6
ra le prime , Colombina , che non è neanche servetta napoletana.
Lo Scherillo, a proposito del nome Pulcinella, accennò a un IL !
iella di Sjpoiiara, vissuto sulla fine dtd a. XVI j il che prova che
un cognome Pulcinella. Io, grani» al mio amico boti, li
copo, sono in grado di di; Tesoreria Aragonese,
■otto l'anno 1484 ''•. p, 134), c'è no pagamentti fatto » uu
•.ramo altra conclusione so non una riconfer-
me 1« etimologie del nomi putrii, quando noti s'ahbiauo documenti
impresa mezzo, u in tutto, disperata !
46
- cm -
meno me l'aspettavi., mi boti visto comparire innanzi agli
un Pulcinella negromante, Pulcinella finto gioi
nella testimonio per semplicità, Li inetti fn
cinctta podestà, Pulcinella in giostra; o poi II tettami
inetta, Pulcinella gracido. Pulcinella finto statua,
locanda di Pimpa e Pulcinella, Il barone Sbrujfardt/ii ocrer
t» disgrafie nelle fortune di Pulcini- e commedie I
e recitate in Roma sul principio del settecento
i'. di <|iieste non ho potuto leggere se non le
ser? Sono legate in un volumetto, che il mio amico SaJv
di Giacomo ha avuto la fortuna ire e la cortesia di re-
galarmi. Delle altre si ha la notizia dagli ano ■■■uni,
messi alla fine di ciascuna commedia.
L'autore di «piasi tutte queste commedie poi beri
chiamava Cari'» Sigismondo
hi lui fa la biografìa il Gimma negli Elogi accadi.'
Spensierati di Rossano *), e ne parlano anche il Quadrio*)*
rescimbeni s). Nacque a Roma il 1652 ; andò in Ispagnswl
padre , e gladio nelle Uni li Alcahì e di Valenza
cupo poi iffici presso cardinali e principi; e fini co
venire segretario di Maria Ca i,'ina di Polonia. Seri*»
moltissime opere in prosa, in tre atti e con persona.,
ed anche moki drammi per musica, che il \.:*im
tra i pochi, u se non portelli, sofferibili alquanto •.
E queste sue commedie col Pulcinella furono recit->
a Roma. Le primo quattro, nel carnevalo degli anni 1
1722, « Dell' antico teatro del Mascarone in strada Gii
Le due seguenti, nel 1723 e 24 anche in Roma, noi carnrti
. ••! teatro ilulla Pallueorda di Firenze ». E cosi, cai
le altre, delle quali non conosco i libretti II I k
sua nota opera, accenna alla recita fatta in R.
commedia, intitolata I » «p-
partenere allo slesso ciclo *).
ij t
*) Storia e ragione (T ogni poesia — 111, 11, 3
,,. ,/,,_n, 362; ^ l, l'H».
•) Il 1', ito Dura era rommmlia «li P. Per:
— 691 —
('•li argomonti dei drammi del Caperò sono di quelli soliti
ì' arte, misti di elementi di drammi stiglinoli
*• ili o Lia cinquecentistica italiana, non senza alcuni! in-
venzioni nuove e libere. In quasi tutti, la situazione fondamen-
tale è l' amante abbandonata, che, per lo pia travestita da uomo,
*iene a cercare, e sorprendere e riprendere l'amante infedele,
poi anche, quasi sempre, il vecchio o la vecchia innamo-
rivali del figlio e» dulia figlia. Tra i personaggi secondarli.
Iti parlano in lingue straluni' q ih dialetti. Cosi e assiduo il
francese o la francese, che parla con una curiosa mescolanza
di francese e di italiano. Qualcun altro parla spagnuolo. C 6
• ma volta. J'nnxecera, vecchio genoveso ; un'altra, Clarice,
dama bergamasca ; un' altra, Mei tettino, ecc. Ma protagonista
li tutti, o meglio, strumento principale doli' aziono in tulli, è
Pulcinella.
Cosi noi Pulcinella negromante, Pulcinella e il servo di Cas-
jdra, che, appunto ttwveitka da boom, viene ■ Bucai»»" a-
mante Errico. P*r ordine di Cassandra , ai finge lui padrone,
e, col titolo di conte, è destinato, ad aiutarla nei suoi disegni.
Il finto padrone si vanta per un gran negromante ; e, alla fine,
I innanzi a tutti i personaggi raccolti , evoca Cassandra , che
viene con vesti femminili, e rimprovera Errico. E segue la con-
•ne.
Nel Pulcinella finto giocatore, il giovane Errico lo fa fa-
voni ire in varii modi per cavare danaro dal suo padre, il vecchio
Anselmo. E una volta Pulcinella si finge militare, e dice di avere
arrotato Errico, e va a far baccano in casa di Anselmo. Un'altra
volta si finge una donna, sedotta e abbandonata da Errico. Una
gravido. Pulcinella finto statua , Il Baroni Sbruffardelli sono segnato
tra le romiti, ili diverti autori. Tutta le altro, che ho nominalo, nono del
Capere. Il Pulcinella ncgronuinte, il Pulcinella testimoni'/, U dai ■ Pul-
limili »ouo stampali in lloma /*r Uaeturiu Zmobi. Il Pula
giocatore, stampalo per Già. Frane. BuaanLW l'ul i,i.'ltapo<tettà.
kmjtato per Ci«. Freme. Buaffni t QtU», i ■■■■.■<. Tutto aoao dedicata
alla Nobiltà Romana; traino I* prima ch« è dedicata al elfi Ottelioni; «
l» 'luinta alla signora Marchesa Gimtiua Dona Lancellotti nob. Veneta.
— G92 —
iiìn-a , si finge gentiluomo giocatore , e Anselmo A ancora la
su:i vittima.
NI /'! haitmanto per semplicità m SulpLu
o la sua serva Pimpa, moglie di Pulcinella, costringo)
che torna dalla Schiavitù ili Algeri, ad attestare falsamente la
morte del ve< lido, schiavo con lui, e impedimento al
rimaritarsi di Sulpizia. Scoperta la falsità, è messo in cai
ma poi le cose si accomodano.
Nei Due Pulcinelli /rateiti si ba la solila ripeti
neemi; succedono varii equivoci al loro incontro nella «
città, quando V uno credendo morto l'altro. I' uno sulle
l'altro annegalo, rie a un tratto l'uno
all'altro, l'uno come servo di Qiroldo, l'altro come se
Ottavio.
Nel Pulcinella fìnto Podtmtù, ricercandosi un Podestà in
luogo nel quale, per bizzarra condizione, il nuovo Podestà doveva
sposare una delle orride figlie dell' ontecess; . eso come
podestà Pulcinella, servo di Lucinda, amante tradita.
Nel Pulcinella in giostra, Pulcinella, contadino, legnai* •
ha sospeso il suo vestito a un albero, e, finito il suo lavoro,
viene a rivestirsi. Ma trova in cambio altri abiti , che sodo
quelli del conte Ernesto, e, preso prigioniero, e costretto a com-
battere in giostra ; finché non si scopro lutto.
Il Pulcinella appare in queste commedie corno uuo sciocco,
al qualo non si capisce come si affidino uffici tanto importanti:
dire bugie ed ingannare la gente. Ss non avesse sempre »
canto qualche suggeritore por aiutarlo , e se i suoi intarog»-
tori, vecchi, notai, giudici, non fossero sciocchi anche sei
non potrebbe certo cavarsela. È uno sciocco senza redenzione
non capisce mai. Questa stupidaggine ò il fondo del suo cant-
iere. Alla quale s'accompagnnno due altre belle doti: la gbiotlo-
neria o la vigliaccheria. E, con ciò, è latto Pulcinella!
Il suo stato civile 6 già stabilito, com'è poi rimasto: • S«
i sapere chi Bongo, te lo diraggio ; me chiamino Pulecenell*.
so do la Ciurru. Palromo so chiamava Paparuzzo Squaqueru.
tnatrema havea nomini- Schefbrnia Marumao; e sorema se fa
dicere Ciulla Scarnecchia ». (P. in giostra, ì, G). Altrove, in
— 668 —
(•'miratisi i due fratelli, f uno ei didiiaru per Pulcinella Cetruio,
e l'altro per Pulcinella Scarciufalo {P. fratelli, ita. 11). Quando
si fingo conto, piglia il titolo di Conte de la Cerra. Ed Errico,
cavaliere napoletano, cui è presentato osserva: • Non ho no-
li.- in Napoli i quitto titolo I ». E Pulcinella: « :
, che n'hanno dato, doppo ci ito » (i, W).
rune saggio della sua intelligenza, ecco l'interrogatorio
gli fa il Notaio, per sapere se il vecchio Giroldo ò morto o no:
Avete voi conosciuto il signor Anani ì
(Pimjn fa segno di si)
Pule Onora».
Not. In Algieri?
{Pèmfa di si)
Pulr. (inorai.
<Vofc E che ftcova in Algori il sig. Giroldo?
(Pimpa fa segno al collo per dir eh' era schiavo)
Pule. Faceva, faceva.... lo collararo.
fot Ma voi data in pazzia; iu Algieri non »i portano collari.
ns. Compatitelo eh* è una bealia.
(Pimpa fa «mio del ferro ai piedi)
r. Sì, è vero, aggio sbagliato; faceva lo... lo... (chella che d.
i lo cauzatlaro.
E Questo può onora, perche tutti i lehiavj lavorano cai/
Kd a<J«K«i il trova T
(Pimpa fa cenno eh' e1 morta)
. Se trova, ao trova (e cliasto ni no lo ntiouuo).
(rifa il cenno di Pimpa)
Volati» dir eh' è morto T
orsi, ò mi
(Pule. Irstim. ni, fi).
I : bisogna vederlo in un* altra scena a far la barba ad An-
selmo ! E, nel tornare da Algeri, incontra! m colla moglie:
Pimp'i. Sono pomati qua« duo auni «mia havor data mai nuova
«lei fatti tuoi.
— 694 —
Pule. Io non t' aggio scritto, perchè non saecio scrive; ma tu cIm ai
scrivo, perchè non m* naie reapuosto f
Pfmjja Come ti avevo <!a risponderei sa non m'hai scritto' • poi di»
sapeva il paese dova tu stavi ?
(Puk. UÀ, L 2).
L'aritmetica non è il buo forte: « Quanno tu stevi a Nnp'l'\
me pigliasse pe creatiello ca io era picciotto ; tu me deci»,
che ha vivi trenta cinqu'anne. A Napole ce stassemo sette arnie,
so cinquanta sei; pò retornaste ca, e ci si stato due anno prima
de nzorarte, che fanno cinquant' uno » (Pai. frat. i, 3).
Ma è il suo forte invece la cucina: « furo che uca sia da
mangia I », è la sua gran conditione.
Enr. Non dubitare che , ae la cosa riesce , bavera i twiupre 11 tirai
ffiaccaroni...
Pule. Mammine? Uh hene mio!
Enr, Il tuo formaggio panne-giano...
Pule Pamiesano !
Enr. Buona lagrima, e buon greco...
Puk. Lacrema, e griecol oh gnorri 1 oo jentelommo, su jc-uu-lommi»
(Puk. r/tomt.i i, 4).
E, fatto podestà, la prima cosa, di cui s* informa, nel «edere
il palazzo del governo:
Pule. E ne* e V appartamento pe ma ?
Mezzet. Segare, e l'è bel.
Puk. E commo è lontano da la corina?
Mezzet. Questo è ver, 1' è un po' lontan.
Pule. E io non ce starraggio.
Mezzet. E che ti haverà il servidor, che andrà a piar le vivande.
Pule. Ma haveraggio da aspetta troppo, e io quann'haggio fame, do m*
pozzo trattene. Voglio di a la Contessa ca me cagne le stan»
(Puk. Podestà, i, 8.)
Vuole andare alla taverna ; ma n' è impedito:
Pule. Che lo Podestà non pò ire a la taverna?
Mezzet. No, zerto.
Puk. Se e accossinto, non voglio chiù sto ofizio!
(«DI).
"*
— 695 —
Non ha idee molto esatte dell'onore: « Quando ancor vi fac-
cia morire — dice uno dei soldati che lo arrestano, credendolo
il conte Ernesto — lo farà nella forma, che conviene alla qua-
lità vostra, e con tutti quegli onori, che merita il vostro grado ».
E Pulcinella; « Io mohaveria più caro de campa desonorato,
che mori co tant' hannore ! » (Pule, in giostra, i, 3).
Pimpa vuol persuaderlo a sposare una delle bruttissime figlie
del passato Podestà:
Pule. Ma, bene mio, chelle facce me fanno paura!
Pimpa. Per l' honore tanto non haveta di che temere; non aon di quelle
che voglion mosconi attorno.
Pule. Pe l' honore no me empuerta; la reputazione è chella che me preme!
Pimpa. E questa vostra riputazione iu cho consiste?
Pule. Consiste che io haggio promisso a cierle amico do piglia na
raogliera bolla, e se pigliasse una de chiuse m* abbesogneria
manca de parola !
(Pule, pod., li, 15).
La sua vigliaccheria è grandissima. A D. Rodrigo , che lo
sfida a duello con la spada:
Pule. E ben, donca, piglia lo puosto , e mettete in guardia ca mo tu
dongo sfazione!
D. Ho. Ya estoy en mi puesto.
Pule. E boi fa costione co la spata ?
D. Ro. Si, te lo he dicho; acaba o te tiro!
Pule. Aspetta no poco. Se boi fa costiono co la spata, eccotella; io me
ne vao pe li fatte mio.
(Pule, ffioc., i, 15).
In punto di amori, Pulcinella è spesso innamorato, ma an-
che spesso innamorato sfortunato. Pimpa, che in queste com-
medie è per lo più la sua bella, non ne vuol saper di lui. E
spesso, nei tanti matrimoni, coi quali si conchiudono le com-
medie, il solo Pulcinella resta senza compagna. —
Roma, dopo Napoli, e stata la città d'Italia che ha avuto
più Pulcinelli o teatri di Pulcinelli. Andrea Calcese, detto Ciuc-
cio, il primo gran Pulcinella napoletano, recitò anche a Roma,
come sappiamo dal Perrucci (Dell'arte rappr.). Nei primi de-
— 696 —
cettnii del secolo xvw, due buoni Pulcinelli rom irono
a Roma, e poi in altri teatri d'Italia. Fu l'uno Bartolommeo
Cavallucci, e l'altro Nicola Piazzani, che nel 1738 era a Venezia
col Medebach. Il valente Pulcinella napoletano, Francesco Ba-
rese , andò a Roma verso il 1746, a sostituire il Cavai
allora morto '). E un Pulcinella napoletano trovò
ini, nel 17.r>5). Di un altro, sembra, ri
nel y.iceiier Rtimùche Aufcnthalt.
Fu il Cavallucci o il Piazzani, o qualche altro, il P
che recitò nello commedio del Capece ? — Non so; e forse
dircelo I' Ademollo , quando pubblicherà la seconda parte dei
suoi Teatri di Roma.
Il carattere del Puh niella posteriore, del I
Ione e del San Carlino , e nel fondo , poco diverso da q
del Capece. Goffo, ignorante, vigliacco, avido, ghiotto, egoista.
Ma quanto diverso per valore artistico ! E come fa rìdere '
Certo, quel che fa ridere non sono le nobili qualità amidi
ma è la comicità, che, per i quei grandi artisti ed r.
Cammarano, Schiano, Altavilla, Petito, Pulcine
gamente intorno a se. Pulcinella è sciocco; ma le sue oss-
Etani sono piene di spirito e di significato. La sua bi
luna guida il suo cervello in modo da fargli raccogliere unii
di quei contrasti della vita, nei quali appunto con*'
DÙCO. Il che mi fa pensare che, se si sono ingannati qu
liei che bao fatto di Pulcinella uu filosofo, non s'ingannerebbe
chi dicesse che spesso dà da pensare a un filosofo
lafiloeofia ci guadagnerebbe se qualche Blo iiagwPil-
.infila, piuttosto che i libri i dei colleghi. Schopenhauer.
il meno scolastico dei filosofi, avrebbe, forse, approvata questa
mia opinione ! 'j
>) In uà opuscolo intit. Copia d" un estratto (dal Giorn. enekloftèif
di leti. ital. e ottram., 1TH2), trovò attenuato « quel eh» accadi!" Ù
sarò molti anni .sono a a Ha napolitano chiamato Gituépp
Cavillili'-' ■;. rli<: per aver burlato alcun pòco in commedia la Natii»'
•la, fn, nel dal teatro, bastonato a morte da alcuni olfinat
di quella nobile nazione ».
*) Dal Fanfulla della Domenica, A. xi (1890) , a. fl.
- 697 —
vi.
n falso Bellino
Tra gli strani episodi delle Memorie del Casanova, 6 notis-
simo quello del /a/40 Bellino. Ripeterlo qui non si può li
conosce un po' il Casanova sa se i suoi racconti si possano
ripetere! — Giacomo Casanova . giunto ad Ancona il BQ f«h-
braio 17-14, a Efrtf/no, Ifl compagina di due sue
sorelle. E scopri che era invece una giovinetta, chiamata Teresa
itti di Bologna, cantatrice. Teresa, a quel che raccontava,
era stata allieva e protetta del famoso soprano Salimbeni : —
« mort, hélas ! il y a un an , dans le Tyrol, en vrai philoso-
phe ». Dopo un po' di amicizia (diciatn oo«1) col Casanova, si
separarono; e Teresa, a Elimini, fu scritturata pel teatro di
S. Carlo a Napoli dal duca di Castropignano , col quale parti
per Napoli nel maggio '44 (I, 325 sg.). A Napoli fece grandi
cose. Nel 1748 il Casanova sapeva dalla sorella di lei ohe
«elle continuait il y riliner de* 'Ines » (II, 126). E stette a
ii fino alla morte del suo protettore , il vecchio duca di
Cast' io (diiii'] 17ó7). Altro suo protettore era
stnto il principe 'della Riccia < V. 160 sg.).
Il Berthold , primo e diligente critico delle Memorie casa-
dichiara •• • 1 1 «^ . benché' non si possano verificare l'e-
roe e l'eroina dell'aneddoto, pura il fatto si deve metterlo fuor
di dubbio (Die genchi Persfinlichkeilen ecc. I. 8148).
La venta delle MttlW Casanova in moltissimi punti B
■strata; in niobi- ri è agevola dfanottrarla. M
quest' episodio , io credo che sarebbe più facile dimostrare il
rario. Vario contradi2ioni saltano agli occhi.
tutto, il faho Bellino sarebbe «tato allievo del
nel 1744 si dicova giA morto da un anno,
lei 1743. — Felice Salimbeni fu uno dei più illustri soprani
— G'J8 —
dèi suo tempo, Di lui si discorro anche nello lettere del Mei
stasio. Il Metastasio , scrìvendo al fratello da Vienna il
marzo 1736, a proposito della prima recita do\\' Achille in
èva di doverne il buon successo, principalmente a «
soprano chiamato Felice Salimbeni , il quale ha portato
il poso dell'opera. La parte e fatta per lui. io Ih" pe
intereft.^0 istruito con molta fatica; ed egli e riuscito a se-
gno ebo sou persuaso che in nessun luogo dove et
sia, questo dramma farà In strepilo, che dovrebbe faro •
1731 cantava a Bologna: nel 1739 a Milai. Il a fkg
Stolto poi per alcuni anni ai servigi di i II. Ti
ciò risponde bene alla frase: le célèbre Salimbeni; no
e la cronologia! Per chi- , Felice Si ;<riau
» del I a I
do le proposte pel primo uomo per la prossima stagiono, sai-
• : « Per primo soprano ho invitato li quattro s...
elio si trovano m'ir Europa tutta , cioè Felice Salimbeni
senio licenziatosi dal servizio di S. M. Prussiana, ecc. ecc. •
E l * : ■ ti-:, dopo ìl novembre 1751, annunziava: « Salimboait
passato due mesi fa in Lubbiano all' al dute a V
K |>or moltissimi anni! » (Carlo all'Archivio di State
Indiana non è nel Tirolo ; ma l'equivoco del Cosano»* ad
luogo della morte si spiegherei
Appresso : Teresa Lami sarebbe venuta a N ><i*g
gfo 1744 per cantare a S. Cari". La «uà prima stagiona u»-
avrebbe dovuto essere, dunque, il 1744-5 Ma
che cantarono quella stagione e la seguente al S. Carli •
rono, coup.' sappiamo, l'Astrua, la Maria Carnati, la Francai
I3urlocci, e l'Antonia Colasanti e la Caterina Zipol a pari
hi. m tutti ^'li anni seguenti, fino al 1757, né I ne
minori (Fiorentini, Nuovo) si trova, i una Tfi
Lenti, ma un nome che ci » una canta
potrebbe esser qu
ige 'ini duchi, fai
cosa poco i ' otto il pa
le sarebbe i unto «a»
afralto dal Regno !
— 609 —
Il duca di Castropignano era il I «co d" Ev-.h,
il 1088, capitan generalo doll6 lapoleUne . •
ebbe in quell'anno, 17-11, una bella pane nella vittoria di Vel-
letri (Il agosti II Casanova dico bone ch'era vecchio: per-
chè aveva più di 56 anni.
Diciassette anni dopo, nel carnevale \"i'm. o 1761, Giacomo
sanova, quando meno so lo pensava, rivedeva la Teresa a
nze, sulle scene del teatro della Pergola. Si recitava allo-
ra T 6,6 Tare*©, face-. tirarsi la eua
iglia ! Subito l«i si presento, t (sugò; com'era solito, on
antichi amori) e uè trasse qualche nuova sciu-
i.a Teresa era Allora maritata di fresco a un giovane
intano, un tal Cirillo Palesi. Aveva un figlio di quindici o
i anni , cho rassomigliava molto al Casanova, e eh' essa
k passare por suo fratello (V. 169 sg.).
kEcco fatti molto circostanziati. n i unieoj si
or Alessandro AdemoUo , r lompo fa di far
renze la ricerca, cho io ho fatto per Napoli Ma, risultato
linimento negativo. — Nel 17«i*>, l'.l , '62, non cantò a li
8 nessuna donna di cognome LatUt, i Di pi» .
nessun teatro fioreniino fu rappresentato IVI" sfa' è
opera dove la donna *i chiama Muwlcnv. Nel carnovale di.'
i é ni una Teresa, ma di cognomi* Turre (o Torti T)
che canta n e II 'A lesta n Uro , e nel Catone. — E he il
atrimonio della Teresa sembrerebbe avvenuto a l'in n/v. IA-
roollo fece la ricorca nei registri matrimiiimili il<-l uiHiriK
un signor Palese qualsiasi. Ma anche invai
Da Firenze, Teresa i cantar*
per Vattccnsa (V. 186). — Due anni dopo, nel carnevale
il Cesanova la ritrovò a Milano, già separata dal i
, e che aveva per amante un (al Greppi ( V. 538 , 536-7 l.
uando si separarono , essa andava a cantare a Palermo
12 1.
renerebbe far la ricerca an \Ii-
o Palermo. Quanto a me, posso dire che mi son passato
— 700 —
sottocchio le migliaia di nomi di cantanti, ed attori . e
rini, spogliando le carte dell'amministrazione dei tea >
poli nel secolo scorso. E ho letto , fra le altre . molle capei
stoni di quelle, ch'erano le migliori prima, seconda, • Lem
parli, che giravano pei teatri, e vario del periodo proi
pretesa attività, teatrale di Teresa Lami. Ma il suo noe
I' In» incontrato mai.
Dra, come ei spiega questo? Io confesso che no una
venzione in favore della veridicità delle Memoria casanoriaae.
Anche in questo episodio, vi | ai, che non sono in«eo-
E Ektti che non possono essere inventali. Ma non A aia
vero che varii dati importanti della narra/' Casanova
sono in contraddizione con fatti accertati e sic fatto
Bellino, o la grande canfatrice Teresa [.ani' -soaaggt"
che, per quanto si cerchi, non si riesce a acovarlo
VII.
La Viscioletta
In quo ho discorso di molli persona*; % .ma'
parla il Casanova nelle sue Memorie, i
e del Duca di Maddaloni, Carlo Carafa; dell riera San
Goudar, e, passando a cantanti e bai ila Tintoretta, della
Colonna, della Narici, del falso dettato, ilei
Madame Denis, della GeofFroy e del Boudin , di Michel* dal
l'Agata, di Teresa [mar del Balletti, ecc. •). Di alcuni akri
parler») altrove. Intanto , aggiungo alcune notizie sa
artisti, dei quali si discorre nelle Memi
È il primo lo Schusa , ballerino. Si ricorderà I'
nella quale il Casanova lo nomina. Quando egli ai.
tare a Barcellona la terrìbile Mina Bergonzi, trovò eoa lai tua
sorella (sorella e madre), « personne d'environ insule-** aa*.
'i Nella Letteratura, giornale letterario di Tonno, .Invito da P.
*) V. pattern.
— 701 —
ci mariée à un danseur ttalien né Schit$a, parco qu' il
était plus camus qu' un Kalmouk » '). La Mina aveva debu-
tato a Barcellona intorno al 1768 , nei balli diretti appunto
i Sciti::1 -anova incoili r'i ili nuovo lo Schisici con
la moglie in Italia.
Ora , noi 1771 , l' impresario del S. Carlo proponeva come
secondo ballerino pei- la stagione teatrale lo Schùaa. Ma la
l ta dei teatri (~MJ febbraio 71 1 rispondeva: « Rispetto poi
all'altro ballerino , che propone , Giovanni Grazioli , alias lo
Sghtita, ha avuto la Giunta riscontro > e di
non meritur I* onore di ballare nel R. Teatro , e l' Impresario
lui ni suo luogo proposto il ballerino Giuseppe Trafieri , il
uale ha ballato nel finito anno con loda ed approvazione a ').
Anche, il Casanova conobbe da vicino la cantante, detta la
letta, Di costei discorra nelle sue lotterò il Wmkelmann.
he scriveva da Roma il 1767 : « La nuova più interessante
r Roma e per Londra è l' imminente partenza della bella
isciolettu, per far stupire nel teatro gì' inglesi intronati, e se
va con una buona provisione di belletto ; o poi finito il
to per farsi e taciturnamente e con la parola fra i
mi o *).
Il Casanova la vide a Bologna il 1772, ch'era nelle buone
ie del Vice-legato Monsignor Buoncompagni , ed egli si
ese il gusto di farle fare UH tradimento al galante prelato ■).
Ora io ho svelato già il nume di costei, ch'era Margln
l'.saa canto a Napoli , come aappiamo , da seconda
nna, il 1774-7!»*). Ma nel settembre 1775 fu cacciata dal
Il Principe di Morsico partecipava ( Il settembre» ili
eseguito l'ordine di far partire t la contatrice Margherita
Iti detta la Visciotetta, la quale, non trovandosi impiegata
■fSm. VII, 031 «gfr.
: 10.»
Barthold I IJtMtar, II.
*) Mém.. Vili. 323. sggr.
*) v
— 702 —
noi Real Toati lltequaleba inconveniento in qualche fa-
miglia per la sua ulteriore dimora fa questa capital
Nel 1777-K aveva una boi Ma fl Re noe
Sae che venisse.— Vani unni dopo, nel 1782 'da
una supplica per tornare, dicendo cho i medici per ragion
salute le avevano ordinato la dimora in Napoli; ed affé
di avere ormai quaranta anni. Veramente, dalla fede di ni
che spedi come prova (Parrocchia ili S. Marco do Uri»*), appa-
riva eiie Margherita Giacinta Irene» figlia di Cari
Geltrude l'unnri, era nata n*>l 17 1 1; ed aveva perei*'
i anni, il Re neanche permise
Se non che, oltre questa Viscioletta un' altra sua ornami
(orse una sua som ito a Napoli. Nel 1778-9. fra le
ne del Teatro Nuovo, era una Caterina Gibelii » detta an-
che per soprannome la Viscioletta. L* Uditore Dal
marzo 1779, Scriveva : a Tra lo altra cantanti, che han ter-
minate le reciti! nel Teatro Nuovo in questo prossimo passato
carnevale vi e stata Caterina Gibetti , per altro nome I* W-
schietta. Costei, non avendo avuta altra recita in questa ca-
pitalo, invece di ritornare olla sua patria. ... », dava r
di scandalo e inquietudini. Cosicché l'Uditore proponeva
mandarla via; cosa, •- dilaniente, non approvai
Vili.
11 matrimonio di Paisiello
Fu moglie del Paisiello, com'è noto, la signora Cecilia I
lini. Il Florimo scriver « Aveva* sposato nnl 1778 la
Cecilia Pallini, napoletana. Costei l'amo moltissimo» e lo **#"
sompre nei anoi viaggi in : ed in Rum
Mori il Sa gennaio 1816 » *).
Teatri, r. in."
*) Teatri, t.
3Ì '
«) Plorino, O. C. - II, 272. Orila mogi . i «ielle di scorro a lanf
Fwmri, nei cltii moti,
— 703 —
La claiw «le! i è esalta; quanin ai resto . pur non
pensando minimamente a negare l'amore e la concordia ira i
due coniugi, voglio so' die il modo come avvenne il
matrimonia non Al un degno preludio all'idillio consecutivo,
rse, fu un uV proludio, so e vera l'opinione co-
i matrimoni che cominciano senza troppo entusia-
smo, sono quelli che continuano bene.
Il matrimonio avvenne nel 1768. Giovanni l'uisiello •<
allora poca più di ventisette anni, e godeva già una bella ce-
i girato poi teutri di varie città d'Italia,
u Napoli, fra le altre opere, aveva music
sappiamo, V Idolo Cinese, libretto del Lo lo la
cantala l'eleo, per le nozze di Ferdinando IV.
Ura, sulla lino dell'agosto 17ti8, il Paisiello dirigeva la se-
guente supplica al Re :
& li. M.
Su fiora
rappresenta a V. .M. corno fu
introdotto in rasa di Cecilia Pallini per darlo lezioni di muwca, sioco-
ao lo un dato , alto di più mesi; olla, essendo sola in sua casa,
>vo solevano vanirò molto persona o forestiera e napoletane , ai di
vidua «lui Tu !■' <lru di cappella di Livorno, e,
comò tale, aveii | rabbattile inlondava dare per dote ascen-
dente a ducali 1800, cotn'tdla diOOfa. Su quealo ptedo eondtteetw pren-
derla per moglie, al quale oggetto diede anche la paralo arami il Par-
adiso—, Fra il corco Paisiello, padre del supplicante.
[>tto la cui potestà viva tuttora. Ma ai Ò scoverto che lu dotta Pallini
»n fu alfatto moglie d«d detto Mazzinga , n' ò stata mai vidua, ma li-
a segno che dalla Curia Vescovile *i ti denegato il «!••• » —t«i del di
si stato vedovile, h che sie.no fai*1 lo eapositiotii di alena] testimoni da
oltre non vii stata nò vi è quella dote di donati 1800
i promessa, © eli* prometteva di giorno in giorno far Venire d* l.i-
vorno. Attente lo quali rose, il genitore del supplicante non In inteso
'end© assentire al detto matrimunìo, od & ricorso noi 8. C, ov« ha
i ordini di
■yi non |. it.'i -.1 ngtta Al (animili conlrarni inatri-
■•en/B il pormaaso paterno, uè il «in può ottein
contratto, non t-swiido viUua, ne »v. Pertanto,
— 704 —
supplica la M. V. ordinare elio il S. C. faccia al supplicante la dorata
giustizia, avendo protei) le lutto l' esposto, e l'averi a somma grati* ni
Deus.
Giot icai come «opra
Ita est. iV. ./aniMtrmj Gioia eoe..
D." Cecilia Pallini fece a sua volta una supplica ; che non
ho potuto ritrovare , ma ne ho trovato il santo. Diceva che
era incinta; e che il Paisiello le aveva dato fede di mai
nio. « Ma nell'effettuare il matrimonio, va rilento, e dubita che
«e ne fugga in Roma senza effettuarlo - Chiedeva, du>
che si costringesse il Paisiello a mantenere la promessa , e
che gli 8' impedisse di fuggire a Roma.
Non ho trovato, neanche, la relazione, cho l'Uditore
al Re di quei fatti. Senza dubbio essa proverebbe che il Pai-
siello e la Pallini dissero , ciascuno dal canto suo , un buon
numero di bugie. Paisiello era un gran compositore, ma anche
un gran bugiardo '). Come che sia, la lite si compose. Seme
l'Uditore al Tanucci :
Eccellenza,
A dieci dei corrente diedi conto a V. E. minutamente di quanto w
areva fatto per la pendenza tra Gio». PaiàeDo a II.' Cecilia Pi
ora mi conviene di farlo presente cho ieri mi riuscì di farli
tanto che fu eirli ponto in liberta col mandato eh* urli foci
D Offendere la nuddetU .«uà inrtffiii, et] immediatamente ai unir
io una caaa con la maggior quiete e piacere d'ambedue. A dm otti
ala dunque, die far altro por esacuzioue dal vuneralo comando di V.l
alla cui pi otez/.ioiu- sempre più raccomandandomi .-acquai
rimango
Vi V I
Napoli 15 settembre 1768
-«imo Serrilore Vi
SteoU» /W
Ecc.mo xig. iiutrhese Tanucci
') Cfr. G. de Blaaiia. In auU ■• io Arrh. Sta*»
Nupot. IX, 306 agg.
*) Carte 15.°
— 705 —
Il povero Paisiello, dunque , fu messo in carcere e non ne
usci, se non per isposare. Ecco quello, che io diceva un pre-
ludio strano della futura felicità domestica. Ma , veramente,
l' Uditore li lasciò con la maggior quiete e piacere di am-
bedue! «)
IX.
Paisiello in Russia — Piccinni in Francia
Questi documenti illustrano quell'andata del Paisiello in Rus-
sia , che fu il più importante avvenimento della sua vita. Nel
luglio 1776 Paisiello presentava la seguente supplica :
S. R. M.
Signore
Giovanni Paieeello (sic) maestro di cappella, umiliato al R. Trono rap-
porta a Y. M. come col corriera di questa settimana il Ministro di S. M.
Imperiale Regina delle Russie ave spedita al supplicante una cedola colla
quale accorda al ricorrente tremila rubli l'anno, purché passi immedia-
tamente a Pietroburgo, e si ponga in viaggio per giungere colà per la
fine dell' entrante mese d' agosto , qual tempo elasso e non trovandosi
gionto, non rimane concluso il trattato; dovendo giugnere in tempo pre-
fisso per mettere in musica l'opere di quel teatro, e di Corte. Ma per-
chè il supplicante trovasi contratto l'impegno di servire in questo vostro
Real Teatro per l'opera dei 4 novembre; qual fedele vassallo implora la
grazia immediatamente da V. M. , dispensandolo di potere partire per
Pietroburgo, non ostante l'obbligo contratto coll'attuale impresario San-
toro ; e ciò per non far perdere al supplicante una tale sorte per tre
anni continui , ne' quali gli vengono accordati diecimila ducati ; onde
trattandosi una situazione di un vostro fedele vassallo, carico di famiglia,
il quale, subito terminati detti tro anni, tornerà e verrà con più spirito
a servire la M. V. e questo pubblico ; spera dalla Reale Munificenza la
detta grazia di potere subito partire con ordinare che si dia al suppli-
cante subito il passaporto, ut Deus.
Giovanni Paisiello
( segue autentica )
>) Dalla rivista Lettere e Arti (Bologna), a II, n. 7, 1 marzo 1890.
47
— 706 —
Lo cedola, foli* quale fi unita una copta, •-•>inincia: •
scritti Giovanni di iella
erettore . dì 8. M tinto ls
sio etc etc. etc. » E vi si dico che il Paisiello 6 scrii
«r in qualità di Maestro di Cappella por comporrò tutte lo opera,
Cantato a Feste teatrali, che gli saranno ordinalo per 3 «er«
della Corte e dirigere l'orchestra non solamente nel
iim, ma anche agli concerti di Camera di S. M. ». Aveva
D tre rate; i quali sarebbero stati ridotti a
se gli si procurava un ufficio per 1000 rubli, Pur i>
50U rubli e altrettanti pel ritorno ; gli altri viaggi, a sposa di
S. M. 1/ alloggio a sue spese, « e che sia vicino al paleso
Imperiale ». Doveva trovarsi a Pietroburgo por il principio di
agosto, o, al più, per la fine, a Questo contratto -,i dal
giorno del suo arrivo a Riga , e durerà per lo H u*
anni consecutivi. Dato a Pietroburgo, q -nodi
giugno 1776 — vecchio stile. Sottoscritto Gioe. de Yelag
Il Consigliere D. Bernardo Buono, con parere d
1776, avvisava che l' impresario non aveva diritto di
il PaieieUo, perche il contratto, non essendo stato ancora *>
provato dal Re, ttOI) era ancora valid inasto
scritto dal Tanucci : k Di nk t*
Rustia e gli si dia il passaporto, 25 luglio ». ')
È noto che Niccola Piccinni, nei primi mesi del 1774 I
chiamato una prima volta a Parigi. Di quel (••
sue suppliche ; 1' una (vi si qualifica organista della Resi Cif-
l'Ii <i con la quale i andar per qualche tempo a (V
rigi. L'altra, che e questa:
Eccellentissimo Signora
Se Piccinni dee aver presente il proprio bisogno e rigttard.v
nwnza e magnanimità del Sovrano, il bisogno * v > •ltU*:»>
inenna e mageaaiaaili è molto manrior*. S^ riguarda il «no wu*
■Tta Teatri, f. 20.»
— 707 —
6 amai tenue. Comandalo di corra re, MB fiducia ohe ai dee arsila
solita l' uUcrwriom» I
lapplkfl di \l -li iM>ii -tini ni -nttì la aomi
i uto per altro ili ■ ■ n ■ l u n. | n. dimionsìone ogualmoni- ohe di
qualunque accrescano ut". Con l'onore a la carica di maestro aopra nu-
merario della Kt-al Cappella, e maestro dalle Reali Infantine p.
Il Tanucci annota: Devo parlargli. 23 . t774. —
Ha da un* altra supplica di due anni dopo, si «a che, non
jrvendo ottenuto noi maggio 74 il permesso di andare a Pari-
i: fu detto 'ii chiedere alti i cosa ehi
i i 100 ducali ni mese, cui si riferisce la supplica citala ) non
andò più acanti. Noli' ottobre 75, chiose il permesso di allon •
tanarsi per un anno; il che gli Fu accordato (6 N'>v. i;
»'••! 1?7(> espose di dover portarsi por «| uno in Fran-
orre delle opere, e chiedeva la licenza e la con-
sone del soldo mensuale , che aveva ottenuto nel I
Un biglietto dall'ambasciatore di Francia al Tanucci accom-
pagna questa supplica : « pour la permission de s' abseuter
ans, qu'il a déjà demandée en faveur de M. Pie»
• . — Ciò nell'ottobre 7tì. Il 31 dicembre 70, Nicola, Pie»
cinni giungeva a Pan. :
X.
II teatro in provincia
Ecco un bel tema, che non è stalo ancora trattato da nes-
suno, hi non posso trattarlo io qui, ma voglio raccogliere al-
rne notizie, in servizio di chi vorrà occuparsene.
I
*
» *
Come abbiamo visto, il teatro, nella sua forma più alta, na-
cque nello corti dei principi, nollo ce «itti E nello ci'
ili provincia, fece egualmente la sua apparizione nelle caso
») Carte, iti.
— 708 —
tdali, in occasion- ola vano
Il formarsi delle b b . che si moltiplicarono sinw
riami i a seconda mete del s- I e nel m
promosse ancho il gusto delle recite teatrali. — Quanto
spettacoli l'in popolari, le confraternite
seniationi, il popolo a rozze farse carnevalesche ,
ancora recita in molti InOgbi Lo compagnie comiche
narie, come tsi formavano <» venivano a Napoli, cosi
per lo provincie. Ma figurano clic razza di compari
che dovessero essere quelle, che nel cinqueceni
avventuravano nelle Calabrie 0 nelle Paglie !
Da certo carte farnesiane del 15&> si ha n
diami, che andavano rapo pei paesi del
lano '). Aquila ebbe un teatro , che app I all' 06{
di S. Salvili. ire di quella citta.
Qualche città di provincia aveva, sulla fine del seicento,
teatro pubhlico. Famoso era quello di liiseeglie, « speciosa,'
rappresentar comedie o tragedie, coi a psr|
migliaia di spettatori, che non ha o
nanamente, i commedianti pubblici nel giungere fitta vana
camerom i formavano una baracca , o recitai
all'osterie*.
Ma le recite, fatte specialmente da dilettami nei palato
guariti, O dai presidi e dalle altre autorità governati',
siono di feste, erano seinpro lo più notevoli. — Mi restringo
citare la recita, che si fece ad Andria nel 1619, per festeggi*
re la nascita del primogenito del Duca d'Andria, degli SUg»
placati, comedia di Antonio Avitaja. della città
') Vi • Aggiunta — S «dilazioni <tramtuv
Aquila, cfr. E. Casti. La decade festiva celebrata n*W .ì^mi/u dai i
febbraio ai 5 mano 165U ecc. in Solidi, della •'•
\. li, i". in, gessi. 1890,
») PadchcUi. // Regno di Napoli in prospettiva, eoe.
Ntp !T 08, 11, 209.
V. r.iineppo Ceri. Una rotila ad .\ndna {ttmtgn* rV
, VII. 4-5) — f/egr. Conto E. Ragade» mi romanica questa mi'—
« A di 28
- 709 —
E nelle Gazzette napoletane del principio del MtMoinUl I
corrispondenze dalle provincie <■ do, «li tanto in tanto,
Bullo recite, che si facevano , e eh' erano modellate su quello
E del la capital
Nel 1738 molti cittadini di Pozzuoli volevano recitare una
comedia pur la venata della Regina Sposa, e a tal effetto desi-
deravano « ivi ereggere un teatro u spese del peculio del co-
mune , ed indi far che il medesimo in un luogo del pubblico
lesse sempre situalo , per potersi la gioventù esercitare
Ja cornice, si fattamente alienandosi dall'ozio, che per se-
dlura «li uom vivo Ja buoni autori si dctTìnisce ». Ma, fatte
rie considerazioni economiche e morali, non fu dato il pSP>
sso »). —
■ Nielrt napolitano romito , dimoratile noli' osteria della I
rìsami, mori e fu eup-dliln ordinariamente nella chiesa di S. Giacomo
stoln in ijuiwtn citta di Hi tonto ». A Bilonto fu recitato nel seicento:
Prodigio della Gratin nel Taumaturgo San Francesco, opera teatrale
rappresentata prima rulla città di Bitonto nel Itt<> e poi
nella terra dì «V. Agata >i 'more. In Napoli ne? Luca Va-
s. a. in 12 ; opera di D. Tomaso Barbaro ili S. Agata. (Allacci,
Coti nella Galletta del 1708-9-, n. 39 (86 soli 1708) Il una com-
media i» Mi-:./!! . i'i un' > ro Finiioewo 'I
Iona; ». 7. 1709), a Lecco, il Preside aveva fatto fare tre
ime comedio in musica a proprie sposo nel carnovale; n. 33 (13
i ili una comedia a Castellammare; n. Vi (ott. 1709) poi giorno
1 Contessa di Provenza, « dinilta da
discepolo del lotterà to Al». H ualo riuscì eccellentemente »;
a Catanzaro il Praaide face tara una serenati i *i rappresentò
nobili di ' ta una comedia, intit. I*a necessità aguua l' in-
un'opera eroica nobilissima, intit. Gli amori guerrieri con
li obiti <• superbissimi apparati, o replicati copiosi rinfreschi »; n
(nov. 1709), a Foggia il Reggente Guerriero, Govcrnator della Rogia
i, fece rappresentaru due opere, fuM intitolata Amore trionfa fra
ii, a l'altra'. J ^-inii pro-
i-a ».
I I litore Ulloa 11 apr. 1738. — Teatri i. 1."
— 711 —
-
irano pai regno collo debite licenze ; ma por la musica non
possano recitar femmine, e la ragione e che lo prime mi
passaggio , le Beco n do sogliono r<- li muto dimorar lungo
tempo o prodarvi degli inconvenienti ». •)
tempo, l'Abate Jeroc tceva
ilare il suo PaUrineUa quoterò, nel collegio Tu/.
aoendo gli scandali e rumori, che si sanno. *)
A Capua e' era un teatro, che nel 1788-9 fu tenui» in tiri
icesco Volpini e dalla canterina buffa, I
Anche a San Germano .:' era un teatro, n nel 1791 il baffo
rancesco Buscé s'era obbligato BOI Padri di Moni ecassino di
irvi a rnppreseniaro comedi.- pel Carnevala 'j.
Ri.1' idoci a Napoli , nel 1777 a Torre del Greco un
1 Tommaso de Uosa aveva concertata con alcuni suoi com-
pagni un'opera del Cerlone, intitolata La jinia Cantatrice, per
itarla india villeggiatura di primavera. Egli obiedéva
il permesso di « poter esigere alla porta duo grana a tosta da
quelli che vorranno ascoltarla , e ciò per supplire allo speso
he vi occorreranno ». *)
A Sarno nel 1780 capito una compagnia di commedianti. Il
va porche fosse mandata via: aveva intenzione
prolungar le recito nella quaresima! c)
•) Giunta, 31 dicembre 1775 « «Un» parto. — f. 20."
') In min 177... solfo COI in, ai
li < il Vescovo attuale si è
litigo quale ora il Tafano, fondatovi da un paesano, interclusovi lim-
i.; dai Gesuiti, ravvi.
dal Yoscovo non si sa comi» oppresso o tralMlxato mI tribuni
listo u sottratto alla direziono di questo tribunale». I. B0,° — Tra i
Ila Bibl. Vnrgas Maociuccn, sotto il n. 3023. ce n'era uno, intit.
Un ' giudtziarit cifra (' infermalo rappresentata nel collegio Tusiano di
nel Ì776 i'iiitulato l'idcinclla Quakcro , contro l'abate Jeroaules,
yfesxorc in detto collegio ed altri.
arto fobbr. 89 — f. 28 .•
ansio 171*1. — f. 30.»
*) Apr. 1777. -f. 21.»
«) Fcbbr. 1780. Carto. — f. 23«
— 712 -
Kcco poi il libretto di una recita scolaresca : II Gian/erran-
te Scuola Cavaiuolo da rappresentarsi nel Cam,
nella Terra di M ugnano alle, falde del Monte Vergato.
alle stampe da G. A. P. Rad. Poi. — In Napol
A Salerno nel 1763 non c'era ancora un teatru stallile
anno un D. Michele Vernieri, un D. Francesco Ba:1
altri, dimandavano di poter faro un teatro in 8 rap-
presentarvi ogni anno due opero in musi I bali
Candia ricorreva a sua volta: aveva sentilo cho si voleva aprine
un t nitro; ora egli aveva già fittalo il luogo e trattali i bal-
lerini e cantanti. Ricorsero anche il Sindaco e gli eletti, eia
conclusione fu che non si dette il permesso
Ma nel 1773 si parla della riapertura del teatro di Sak
Come anche sappiamo, un Domenico Tedeschi aveva ottonato
sin dal 1773 il permesso di far comodia in Salerno, Fogjj
Turni. Nel 177-1 vi voleva andare a recitare un Carlo Moti
lognese, con la sua compagnia 3). Nel 1775 ne era impresario
DB Pasquale Bosco, napoletano *). Nel 1777 un D. Lorenzo è
Sia, dicendo di aver (ormala una compagnia di musici e can-
tanti a sue spese, voleva condurla a quel teatro s). N
orator della città di Salerno faceva istanza, porche si
ossero lo donne sullo scene, « senza delle qua li
i comici o gli spettatori, o cresce il vizio ilei giuoco» *).
Nel 1788 andava girando una compagnia . che s' iati:
Compagnia comica Salernitana. Questa compagnia lìnJ mak
Nel 1700 Domenico M '-apodi essa, esponeva cto.
nel I' 89, «fra lo spazio brevissimo di pò airooo
'J A|.r. 1763. fiiunU 30 giugno 1763. — f. 14."
») Carte r. 19.°
3) Alla Otaria, 28 aprila 177 1. - f. 18.°
M Dio. 177:..— !. ili.0
Ila Giunta 86 Bstlambra 1777— f. BL
•l Alla Giunta. 30 apr. 1778. — f.
— 713 —
vivere tutti i comici suoi compagni e congiunti, restando solo
esso supplicante con una moglie e sette piccoli loro figli, oltre
di sette altri dai rispettivi defunti ». E non avevano come vi-
vere, e chieser di poter metter su un teatrino di pupi ; il che
fu permesso ').
Nel 1789 un D. Francesco e un D. Clemente Avossa di Sa-
lerno avevano pigliato in fitto dai PP. Agostiniani un magaz-
zino per uso di teatro ').
Nel 1791 rappresentava comedie nel teatro di Salerno un
Francesco Amodio. Costui chiese il permesso di fare i festini
nel carnevale in un luogo più ampio e comodo. Successe una
contesa tra il Preside e il governatore militare intorno a chi
dovesse aver la giurisdizione sui festini. L'ebbe vinta il Pre-
side 3).
Nel 1792 era cantante e affittuaria del Teatro di Salerno
una Luisa Volpini; e D. Clemente Avossa ricorse perchè colei
aveva fatto perdere la testa a suo figlio D. Saverio. La can-
tante parti per Napoli *).
»
* *
A Cava non c'era un teatro pubblico, ma si facevano spes-
so rappresentazioni. Cosi nel giugno 1765 un D. Gennaro Ga-
gliardi della Cava faceva recitare in sua casa una com-
media, intitolata D. Tiburzio Picheca 5). Nel 1783 fu negato
il permesso a un D. Francesco M. Apuzzo e compagni che
votevano rappresentare « 1' opera tragica , che porta il titolo
della passione del nostro Signore Gesù Cristo , composta da
Filippo Orioles di Palermo » •). Nel 1784 i governanti della
città domandavano che alcuni particolari cittadini potessero
») Carte f. 27.°, 29.°
*) Dicembre 1789. — f. 25.°
3) Udienza. 5 marzo 1791 — f. 30.°
<) Preside di Salerno, 23 febbraio 1792. — f. 31.'
5) Preside di Salerno, 20 giugno 65. — f. 14.°
8) Giugno 1783. — f. 35.°
— 714 —
rappretentatt « nel luogo solilo detto S. Frauce&co «I* Assisi*
l'opera La Gerusalemme libera i|<ata a iV
Nel 1790 i Cavaiuoli tornarono alla carica per rappresentare
l'opera fi Riscatto d' Adamo, e la Deputazione dei teatri du-
bitò giustamente ohe non 6)890 ullro 86 non l'Opera detto
, per la quale s' ora già, negato più \ -o ').
Anche in altri luoghi della provincia di Salerno ai lacerano
delle recite.
Nel 1755 un Sac. D. Cannine Calvino di ftoccaglorksa ri-
va contro 'i kCtrdota D. «CO Savino della Terri
isaja, ohe, armata mano, con l'assistenza d'altr:
un teatro , ove per disposizione di esso ricorrente erasi reci-
tutu la ; I IU» ').
Il 14 e 15 agosto 1770 il Popolo di Maturi voleva far porro
in isoezu 'in figlinoli del Consorvatorio di S. Onofrio la eoe*
in titolala: U medico a fona L'Arcivenoovo d'Amalfi
s'n| ipoie, , non convenire Binilo profana rappresenta-
zione colla Festa della Madonna. Il governatore della citta
fece differire lo recite ai giorni 15 e 16. Ma l'Arcivescovo non
contento, si portò in quella citte, e minacciò l'indignai
celeste al popolo, se fosso intervenuto a quello sconiche rap-
ontani». *)
Nel 73 fu dato il permesso per la recita di un'opera sacri
di S. Pietro, a Montocorvino , colla condizione elio l' Arcive-
scovo rivedesse il libretto. « Questa popolazione e
<• eulta e civile, e non è dedita a disturbi; ohe
in t^mpo del mio Governo, che sta pei
tata di cattiva indole ne rissosa, in guisa che non
<:i é seguito in dotto tempo nessun omicidio ; ben vero perù
che , avendo dotti cittadini per 1' addietro fatte simili rappre-
sentanze di opere sagro in lode del di loro protettore, in al-
cuno volte piccoli disturbi ci sono accaduti, nati da particolari
') l'i'ul- IO giugno 1784 -f.
■j Dq>ut 28 maggio 1790. — f. SU
lk 1756. -f. I
ni. ili Maiurì, 8 agosto, 17 agovto 1770. — f. IO.»
— 715 —
del convicino slato di dimmi, che ci sono concorsi, senza es-
serci seguiti però fatti di conseguenza, ma solamente omuln-
■ in per materie ili precedenze di sedili ». ')
Nel I77:t AodrM Pepfi e altri di Nocora chiedevano di po-
tneUere in iacena L'opera ih SI NwoUt tti Bari. Fa por
inesso : « quando il Vescovo abbia esaminato ed approvato » *).
Ad 1,1" li, da pìO di un secolo si rappresentava in una
lina Inori 'Irli' abitato, dov'ora la Cappella del Rosario, un
opera sacra, la domenica seguente alla festa dotta Madonna
del Carmine ; « sul motivo di estendersi la divozione, attento
il concorso del popolo e dei forestieri, che ivi si portano nel
determinato giorno ». Noi 1776 Al chiotto il permesso per l'o-
pera L'empia punita o sia i portenti del ss. Rosario ; eh' era
stata anche recitata I' anno prima. K fu accordato , purché
ita dall'Arcivescovo; e il Tnnucci soggiungeva:
« Beninteso cho non si rappresentino miracoli non approvati
esDressamente dalla S. Sede » •).
fe•••
Lati-unico, in Basilicata, md 1770 alcuni cittadini ebbero
rmesso di mettere in iscena la comedia sacra: // simbolo
della Grasia , opero la C-asilda , del dottor Filippo Itto , che
« viene diretta alla perfezione del buon costumo » M.
|\<l 1776 i voleva edificare un teatro in Solofra. Ed ecco,
il l 'nrato ed altri di Solofra » fann<
Ita «a loro pubblici regimontarii 'li proseguii la
fabbrica, che hanno ivi incominciata d
cono dia carica, (acemlo Urinare « il procurati
i parte dei terrazzani di Solofra » 3,.
') Governatore 23 giugno 1773. — f. 18«
*) Giunta, 10 luglio; agosto 1773. — f.
CtporuoU di Salerno, 3 giugno 1774. — f. 18.°
•) litania 15 settembre 1770. — f. lo1
Cam E I.'.1 o 20.°
— 716 —
i 1778 almmi galantuomini di S. B
domandarono di poter mettere in iscena la cornmedii
lata la Critica alla moda ').
Nello stesso anno, un D. Gaetano Pasqualicchio di Montai-
domandava il permesso di erigere o un Ceair. pobU
un luogo di sua pertinenza, e contiguo allo mura ili
AH' Aquila e' era, comò abbiati) dotto, un antico teatri*.
pale Antonio Martinelli , impresario del teatro
maggioro dell'Aquila ricorreva chiedendo di poter rioinincia-
re le recite, che il Presili- va interdetto per la a
del Re di Spagna; il die fu ac ')■
Nel 1 78 ^ gli improsarii di quel teatro ricorrevano contro ti
Prende D. Matteo Carascosa, accusandolo di avere occupato
un palchetto , « cho si estende per tutta la prospettiva dello
scenario , nel quale, alle serate di recite , suole intervenire U
sua numerosa famiglia con i tanti pnrenti per parto di sua fi-
glia, maritata con D. Giovanni Pica
il segretario di esso D. Vincenzo Calenda aveva anche usur-
pato un palco. Ma il Preside si scagiono dalle accus-
cho egli, corno delegato del teatro, do\ re un palco, e
che era lo stesso palco, « del quale usavano i suoi predeces-
•ri i 4).
Nel 1784, l'ospedale di San Salvatore esponeva come sì era-
no « fatti festini a pagamento fuori del teatro con danno di
quello », e chiedeva che s' acc « ad esso s
dritto proibitivo pei veglioni dol loro teatro solo ». E il Pre-
side scriveva: «r Una dello rendite dol pio luogo è l'affi Uè dal
teatro pei pubblici spettacoli , che in questa suddetta città «
») Cfcnn.-fobbr, 78.— f, 1
«) Mano lT7a — f.
») Ottobre 59. — f. i
*) Prwide 16 agosto 1783 e altre carte. — f. 8M
— 717 —
rappresentano nel corso <l mi tempo di
uè si è speso poco por ridurlo a perfezione, giacché si ■
' adattarlo al buon gusto, o propmv.Mn ti! ■ al numero dell. i
popolazione di questa città, ìli Olii sempre vi e stato il sudetto
teatro, che dall'ospedale si e affittato ». E fu concesso il ju$
prohibendi. *)
Nel 1791, finito l'affitto del teatro, « vi fu competenza fra
duo partiti di paesani, che vogliono rappresentare come-
prosa ». Vinse, natura mi solo dei (lue; o l'altro, o per
Osso un Giuseppe de Nicola , ricorso al Re per avare il por
I mQSSO di far come.die altrove. Ma fu dello elin si permeiteli
solo se si trattasse di comedie in case pmatOj e non a paga-
i *)•
Dr altri teatri di citta dogli Abituati, ho le seguenti noti
Nel 178*3 un D. Pasquale Mortosi ed altri di Teramo l
-ere un teatro pubblico, « e ciò per render più eulta
«iella città , eh' e la sede della provincia ». Ma il permesso
ivette ossero nevaio ; perche- il Tanuoci, nel passare la do-
manda alla Giunta, annotavo in margine: « che si facciano
carico che, dovunque s' è permesso teatro, sono occorsi disor-
). Tai nottua che, in Teramo.es-
si radunati i 3G decurioni, che governavano la città, e
rato per voti segreti , veni] ili eoli furono contrarii alla
istituzione del teatro. l)
L'anno dopo, alcuni cittadini di Teramo vollero ruj i
rogedia. K eoetasro no dramma in versi del Dottor
Filippi In.; intitolato: /.' uomo angelo ovvero San Luigi (!nn-
toga (Napoli, presso Gian Francesco Paci 1751). Uno dei ca-
rie 'prannumerarii della Cattedrale Aprii'm.i , D. Giovan
'j Prosi.!,.. 24 loglio 1784. R. DtpOL 7 ago»**) 84— Tubi I. 30*
-) Beppi ola — DéBHt 81 gennaio 1791. — f. 30.°
MB. alla Giunta — 3 maggio 177*'..— Retri f. 30.°
*) Tomaio. IO maggio 1770. — f. 20.°
— 71S —
>no Costantini, cominciò a tradurlo di verso in prosa. Quan-
d' ecco giungono a Napoli varia suppliche ■ innati* da
« Li celanti -lolla citta di 'I ie chiedevano « si ordi-
nasse al Preside di Teramo, che D ta il rappresentare
in |' una tragedia di S. Litici Gonzaga dell'abolita Com-
pagnia ». Delle suppliche l'unii eri» tutta con nomi filiti, e nei*
l'altra era scritto solo cosi: Li scianti cittadini
tinalmente, intorno al 1792 Teramo eli '>ssh un teatro
pubblico. —
A Chioti e ri un teatro, del quale nel 1781 era propri
taria una Maria Aurora t'asolo. ') In quell'anno, vi recitava una
'■.impagina comica, venuta dall'Aqm i quale era capo un
tal Curio Lanfi-nnvlii. Il quale ricoree contro il Preside, pere
non gì pagava il palco, di cui faceva uso. E il r
lava, che non doveva pagarlo; ma che, tuttavia, aveva date rool
manca al Lanfranchi . par punti della sua miseria. « E
sorpresa ho veduto il di lui ricoreo alla M. nato
consiglio di chi proteggo la di lui moglie, che in un vergo-
latribolo, unita ad ultra canterinn, placidamente e qcà
domiciltatfl » 3).
Nel 1789 no Biagio Matleuo eti costruì in un eom
preniOri fabbriche un nuovi teatro '). E, nello stesso anno,
un D. Domenico dei Baroni AJibrandi di Peìiue prese in
una stanza in Chieti ad uso di lenii
Un pubblico teatro era a Civita di Penne, noi 1772. —
D. Giacinto Mazzaccone vi fece rappresentare in quali' unno
due comedi*1 Ioni (sic), « con esporvi i ritratti delto
loro Maestà in aito della Platea con docente pompa accom-
gnata da cero ». E ne intendeva rappresentare un' altr.
Commediante onorato, per lo sgravo della Regina *).
ro
M
I
') Preside, Teramo, 29 maggio 1777. — I. I
*) Maggio 1781 — f. 25,o
ido Ciro Capanno, Chieti, 0 aprile 1784.— Deput. 2 1 apr. — 1 29-'
•j Bicone .1.1 Maturaci Aprila 1700— E
". H'J. -f. 28.°
«) Il Gorernatore «li Penne. Ma
— 719 —
E per lo sgravo della Regina, V Università di Atri chiedova
di poter fare rappresentare, due commedio del Goldoni e degli
ari in musica, nel teatro ch'ora nel palazzo ducalo, a"
lora del Re, capare .li 500 0 600 persone, con platea e pal-
chetti ').
Anche a Lanciano e' era un teatro pubblico, del quale nel
1787 era proprietario un D. Vincenzo Giordano '). E nel 1790
ne era impresario il primo violino, D. Nioi>i Ili 3).
Nel 1788 i cittadini di leonessa chiesero di poter restau-
rare quel teatro per farvi la prima rappresentazioni? nell'occa-
sione ili un altro Sgravo di Maria Carolina ')•
A Foggia, noli' occasione della fiera di maggio, si solevano
di tanto in tanto recitare dello opero. « fa un ricordo beuis-
reva I' Uditore l'i aprile 17G6, a proposito
di un permesso domandato a quel tempo da un Girolamo de
Curtis , — che moltissimi anni addietro si recitò un' opera di
questo in musica Della mentovata citta di Foggia in tempo di
Fiera ; e, per quanto allor ne intesi, so ben ancora che, presi
molti di quei ricchi massari dall' ingannevole apparante liscio di
quello donne da teatro, ne pagarono i favori a cu ., e no
ritrassero quindi il 'ri >Dnsamento di quei feroci malori,
che sono inseparabili dal dissoluto attaccamento colle n
siine ». La gente, che concorreva alla Fiera, « come non av-
vezza a vivere nella capitale, non è affatto intesa del caratte-
re delle donne da teatro dell'infima condiziono », Ma. BOA»
K Stante una recisa proibizione, il De Curtis alido a Foggia, e
1 tempo della Fiera s'apri il teatro. Ed ami ebbe il coraggio,
aita la Fiora, di chiedere di poter continuare le recite, sul
rateato di una cantante, cho s'ora maritata a Foggia. Il Gra-
'; Giugno 1772. — f. 17.°
» Carta «tt. 87. — i
») Maggk L79Q. - f. 29.»
«) Carte maggio 178S. — F. 27.'
— 720 —
ni tu, preside governatore di Foggia, ebbe per questo fallo una
severa riprensione. E per molti anni , ci fu il massima rigore
nel negare il permesso '). Nel 1768, un tal Fedele » 'or-i", disse
<-r preso rapinili.. .1 della città «li Foggia, per
reri lare delle commedie in occasione del matrimonio del
e aveva speso già più di 1200 ducati ; ma gli fu detto recisa-
m.'iite di no •).
Nel 1770 fu dato il permesso , ma per comodie «
uomini, senza mistura di donne, per lo motivo stesso ili
tare il male nel popolo e per dare a tanti musici, non
nella Ioni pn
Nel ITTI, i rappresentanti della citta esposero come
do la città medesima una tal Regno,
DM 0*11' Europa latta, e per il Tribunale di Dogana che l'a-
dorna e per il Commercio ebe la rende non invidiosa ad altro
piazze mercantili od anche per la principale fiera del mese A'
maggio n erodevano > opportuno di riaprire un Teatro d'opera
in musica », Ma I' Uditore rispose implacabilmente, che qu«
ornatori, o io luogo di pensare a far divertire la gente e di
rovinarla colle rappre cam-
minanti, farebbero assai meglio se
, con farla attendere alla coltura della campagna,
mi e con farla abbondare
altre COSS Ite il vitto l
Tuttavia, bì fini poi col cedere alle inaistea
Nel 1774 recitò a Foggia la compagnia di Domenico Teifc-
schi, dov'era, tra gli altri, la canterina Sav il Te
deschi falli, e fili fu messo una specie d ratore gioii
i Alessandro Ravasco, che voleva far lui le
Nel 177"» era al teatro di Foggia una compagnia di musi*
con le donno Maria Marsusi, Teresa Masn:
idida Mima Pappalardo e Vincenza
I) Api-. W4 Suppl. 'li Girolamo de Curii*. IM. 21 apr.i bis a
*) Carlo, f. !.V M •• Vlfi
3) Ud. 10 muglio 71 e altre carie, f. 16.*
<J V. causa della coU'Imptm Carlo, f. 18»
— 721 —
rado : impresario, Orazio Corrado. Il carico della sorveglianza
era stato affidato al fiscale della R. Dogana, D. Carlo Maria
Valletta, che, vecchio e malato com' era , lasciava che ne di-
sponesse la sua giovane moglie. Costei, ambiziosa, desiderosa
d' esser corteggiata , non vedendosi ossequiata come voleva
dalla prima attrice Maria Marsusi, cominciò a perseguitarla.
E una volta le fece intimare l'arresto, e sospese le recite per
quindici giorni ; e 1' accusava di contravvenir agli ordini col
ricevere conversazione in casa, e coll'andare in casa d' altri.
L' accusava d' essersi recata finanche , col suo corteggiatore
il capitano Vincenzo Bruno ed altri , al convento dei Padri
Francescani di Gesù e Maria, dove erano stati complimentati
da uno di quei Padri, chiamato il Padre Guerra, con non poco
scandalo e meraviglia di tutti. Il partito della Marsusi, ch'era
valentissima attrice, rendeva pan per focaccia alla moglie del
fiscale. E il pubblico le dava braccio forte. Una sera del no-
vembre 75, recitandosi La Locandiera di spirito, « dopoché da
una delle cantanti si dicevano nei recitativi le parole Mamma
Signora, queste medesime parole si ripigliarono poi con affet-
tate voci d'applauso dal capitan di cavalleria Dragoni Borbone
Don Vincenzo Bruno ed altri, in dispregio della moglie di esso
avvocato fiscale, che con i termini appunto di Mamma Signora
soleva chiamare la madre, e cosi ancora si faceva lei chiamare
dal figlio ». Il povero vecchio Valletta, stanco di queste lotte,
ottenne di essere esonerato dall' incarico del teatro , che fu
affidato al nuovo Preside, Marchese Danza. ')
A Lecce sorse un teatro nel 1759. Nel 1759 un tal France-
sco Pascalino di Bitonto aveva fatto un teatro , nella sala
grande del Castello, fornito tutto di palchetti di legno. Le
opere vi furono recitate da buoni e scelti cantanti, convenien-
temente pagati.
») Carte varie 1774. Teatri, f. i9.°
48
— 722 —
Tolto di li i si cominciò a farlo in
sollano del palazzo del Burouu D. Carlo Tafuri. Ma il
era mollo umido e freddo , e gli spettatori ne avevano >
to.
Onde un F. A. Bernardini e un Gaetano Mancarcela pensa*
rono di edificare un teatro a proprie spese, nella piazza
Lo, con direzione dell'ingegnere G. B. ira Ù
bene architettato, esimile al teatro Nuovo di
e' era la seguente iscrizione, imitazione di quella del S. <
Carolo Bùrbonio Ad flispaniarum regnum proJìci*cc*l( i
Ferdinando Rege eius filio ad hujus regni habenas reget
electo Thealrum hoc excttatum et ad finem uxrjue perdat
Anno Domini MDCCL/X.
Dal 1759 in poi vi si rappresentarono le opere in musica, <
vi cantarono Nicola Grimaldi, ! ■, Filippo i
pollano, Sarafina Maurilio detta la Tri Barbara
hiI altri ').
i 765 ne era affi t tu toro quel tal Girolamo de Curiis. Ej
una supplica a nome del popolo Leccese, nella quale si
1 ile opero in musica, che vi sono rappresene
anno da canterino le più licenziose e disoneste, i
si sono rovinati nell'anima e nella roba, e lotti
han sofferto interesse, sono rimasti pregiudicati nella et
za per lo scandalo che han riportato dal vivere troppo iib«
e dissoluto di simili donnaccie ecc. » L'anno prima c'era i
la carestia. > Ed era il Regno tutto flagellato dalia
Giustizia con universa! penuria di pane, quando faiteìi in
ce le sacre missioni per impetrare la Divina Mi)
congregatosi il popolo supplicante entro la sua Chiesa
drice, promise risolutamente al Signor ld
il maledetto Teatro, e tanto vuol fedelmente osa
atti, i missionari s'orano scagliati contro il tea
popolo s'era unito loro per maledirlo. - Da
') K. Doanwt, Uoce, IU aprilo 1765, f. IV
— 723 —
al Preside di vegliare , cercando di evitare gì' inconvenienti
colla buona disciplina.
Ma seguitarono a giungere suppliche, firmate: Un servo di
Maria, o in altro simile modo. *)
Nel 1769 nella compagnia che recitava a quel teatro , era
una canterina , Emmanuela Cosmi , detta la Positanella , che
faceva da primo uomo. D. Vincenzo Mellone, figlio di D. Giu-
seppe, stava per isposarla; quando un ordine del Re cacciò la
prima da Lecce , e mise l' altro in carcere , a disposizione di
suo padre *).
*
A Trani era un teatro antico.
Nel 1766 la compagnia, che da Lecce andava a Foggia per
la fiera, si fermò a Trani e fece alcune recite. Essendo pia-
ciuta molto, tornò dopo la fiera, e vi s' insediò stabilmente. In
questa compagnia vi era una cantante , chiamata Maria Ce-
cilia , che conviveva con un tal Moretti , che poi sposò. In
questo , per ordine del Re , fu proibito il teatro pubblico in
Trani. Ma, nel fatto, non essendo stata comunicata questa no-
tizia all' Uditore di Trani , le recite continuarono. Nel 1768,
proibite le recite a Foggia, la compagnia di là venne a Trani
e vi era ancora in essa la Cecilia col marito.' Ma i soliti cit-
tadini supplicarono perchè si abolisse il teatro. Una gentil-
donna della città di Trani esponeva che « le donne recitanti,
non solo hanno deviato la quiete della supplicante, che han
tirato il suo sposo al di loro scandaloso amoreggiamento col
mezzo di notabilissimo dispendio , ma han tolto la quiete di
molte case, li di cui giovani per tal motivo hanno abbando-
nato lo studio , la propria stima , ed il profìtto confacente al
di loro stato ». Un'altro supplica comincia: « In Trani vi
sono due gran mali, il gioco pubblico della Bassotta nelle pub-
>) Teatri, f. 14.o
*) Luglio 1769. Altre cario sulla Cosmi , e suppl. dol padre di lei,
Gaetano Cosmi, f. 15.° bis.
— 724 -
Miche conversazioni e privale della nobiltà, 0 lo cantatine co-
nti. Dna rovine delle Ielle famiglie, due pu
mlali ».
D'altra parte, il sindaco e gli Eletti della città di fende Tane
mmedie, negando le accuse: « le famiglie piuttosto desi-
deravano un tal divertimento, per evitare ogni qualunque svia-
mento ».
Tuttavia, furono ripetuti gli ordini di proibizione. E la gen-
tildonna anonima, ottenuto l'intento, scriveva, cominci
Misericordias Domini in aeternum cantaòo ! ')
Allo stesso modo, qualche anno dopo, il teatro e la citta-
dinanza di Lecce furono messi Bossopra per la venuta cTuaa
rina, chiamata Cecilia Coletti. Alcuni cittadini fecero una
supplica al Re, raccontando: « negli anni passati, men
erano le opere in musica , tra le cantanti vi era anche unn
canterina, nominata Maria Cecilia Coletti, prima buffa, e costei
a delio tante maligne maniere e belli allettamenti . cbt
tirava a se tutti i giovani , per cui vi furono delle moltissime
case di cavalieri , die si rovinarono ecc. ecc. » Per cagion
di costei, il teatro fu abolito. Figurarsi la paura di quella geni
quando seppero che slava per tornare questa maledetta dont
Supplicò anche r I' infelice Maria Maddalena Perr
di Giacinto Viva », dicendo che la Coletti « fra gli altri
rovinare mio marito , dissipando tutto per detta canterina
Ora tornava « per finire di rovinare le case leccesi e
cialmonte questa mia piccola casa , e deve sapere V. K. eh'
tengo nove figli grandi, e per grazia della Divina Misaricnr
dia non fanno peggio del padre , e tutto ciò proviene
mano onnipotente di Dio, il quale me li mantiene buoni. Oggi
ò preinteso che delta Maria Cecilia Coletti avesse
antichi amauti e fra gli altri a mio marito che, terni inalo
avrà di cantare, che sarà al primo di quaresima, se ne ver
') V. anche Giunta 24 gennaio ITiW eoe.
725
a staro in Lecce. Knvllrnza, non credete qual fuoco mi sia
cascalo sulla testa In «emiro questa notizia, perche la male-
donna col venire in Lecce rovinare unente tutti,
<■ paro -"Ile lagrime agli occhi ecc. ».
E I' Uditore (19 febbraio 76) avvisava elio si ordinasse alla
lo le ni di non metter più piede in Lecce, ma che, terminati
Ìre in Trani, « prenda la sua direzione per altrove » ')•
Anche contro un'altra cantante ch'ora in Lecce ci fu un ri-
corso, di un anonimo , che additava « lo scandalo della can-
terina Tummasina Starapacchiu , don sella « cantante di
benone, che, finite lo recite, non ha voluto partire, e vive in
concubinato con Vincerne Mattone » ').
Nel 17K7 si trovano altri due memoriali anonimi contro il
teatro in Lecce, delle solite persone timorate
Nel 1989 il napoletano Filippo Izzo, che dimorava in Lecce
Hrreva perchè, volendo far rappresentare colà un oratorio
ecro, i sacerdoti secolari e regolari cercavano d' impedire alla
gente di andarlo a sentirlo *),
E questi •' sacerdoti zelanti della diocesi di Lecce » , nello
Etesso anno 1789, ricorrevano contro a alcuni giovani
sogliono erigere nelle notti d'estate nelle pubbliche strade
teatro portatile, ed ivi rappresentai (Moefli con parole
scandalose e colla confusione d' uomini e donne », e implora-
vano dal Re di far cessare lo scandalo. ')
Varie compagnie ottenevano il permesso di fare il giro por
Provincie, recitando comedie. I permessi erano più o mimo
aitati. Cosi nel 1709 a OH tal Francesco Basse, fu permesso
recitare nel regno, e nel 1770 capitò in Trani u.i. In quello
') Tauri, t. »•
») Aprile 1773, f. i
*) Carte, oor. 87, f
*) Marzo 1789. f. 28."
*) AgMto 1789. f. 28.»
*) Trani. E. Dusmet, 22 settembre 1770.
— 726 —
stesso anno , un Domenico Morelli , capo della compagnia di
comici istrioni, si trovava nella città di Montopoloso (Basili-
cata) ; e un Carlo Centofanti, nella stessa qualità, a Gramo in
Terra di Bari. E chiedevano entrambi di non essere eolpwì da^li
ordini di sfratto dal Regno, emanati perla comf
del Moretti di Trani ' ). -Nel 1782 il Rasce: chiedeva la riconferma
dfll suo permesso *). — Cosi noi 1770 la compagi fiato
Quinta valle da Maddaloni, ch'era stato per due anni in Oatum,
.1 permesso di andare a Bari a recitare commedie dal
Chiari o del Goldoni, con intermezzi in musica. *) — Nel ITTI
un Domenico Tedeschi aveva ottenni'» il | km- messo di girani
colla sua compagnia pòi Balera ia e Trani, ebe
fu esteso i>i'r la propri ten ili Bari '.ì. — -Nel 1773, lo stano
perimmo di Salerno, Trani e Foggia, ad un Matteo Benvt*
nulo D). — Nel 1778 un Gaspare Rubini, capocomico , otteneva il
jiermesso di giraro pel regno 8).
Nel 1778 c'era a Casalaoovo in Pi> i Lecce una
compagnia d'Istrioni. Tra questi uno ferrarese, un tal
vanni Furiasi, che disse uà giorno elio il Ile d era:
« un \illan f... , un lazzaro e un birbante, soggiungendo cho
lauto dico questo, perchè tutta Napoli lo dice! i I1
da un compagno, fu imprigionato e trasferito a Leo
cavano, veramente, altre pruove; e si d 'tied
da Napoli. Ma, sulla semplice denunzia, fu rispo-
sassi* istrione dai dominìi del Re i.
Nel 1777 era a Modugno una compagnia , contro 1
ricorreva un tale, dicendo che piotano l'altrui pacr
no lo famiglie t; mettono a pericolo la riputazione, il de-
coro e la vita dei galantuomini li più distinti I * ') i.
') Qarsa, f. in.0 bis.
«) Deput. 24 maggio 1782, f.
Brine 1770. f. 16.°
<) Cari.:., f. 1, :t.«
») Carte, f. 18.°
") Mai-zo 1777. f. Ufi
7j Febbraio 17
*) Suppl. di D. Domenico Dorotmicbiollo, lugJ ' 81.*
— 727 —
rivolgeva in particolare contro Pietro Boludi e sua moglie
erosa Vitolone, commedianti ').
Nel 1787 era a Gravina una compagnia d' istrioni , della
lo eran capi Domenico Cornelio e Francesco A vallone ,
io il Poetino, molto noto scrittore di drammi à scnsaiion.
itarono a Trani e a Bari. Qui il Governatore del Castello
toro il permesso di r< ohe fecero mi leati-ino
mezzo della città, nel luogo detto il Sedile. Il Governatore
contro il Governatori! del Castello, e sorso
giurisdizione. ■)
1 1792 il Ro donò ali* Università di Francavilla la fabbrica
nel teatro, c> fiscale, coli' obbligo d'un
palco gratis al governatore, cho n' era il delegato
•••
! 1792 fu eretto un altro toatro in Trani. Lo costruì una
società di benestanti, promotore tra ossi un D. Cataldo Lo-
fi Preside aveva appoggiata la domanda. La città vi
avrebbe guadagnato. Per fare il teatro , si sarebbe disseccata
una laguna, causa di mal' aria. Il disegno era stato preso da
anello di Codogno in Lombardia, « riuscito di squisito gu-
ato e di notabile perfeziono ». E, inoltre, o la cittadinanza era
di nobiltà e di civili , ed audio di maestranza
i^ente, inclinata alio nq>preeentaziani teatrali, a che
non avrebbe risentili' veruno io dal teatro fisso,
>roe non 1' aveva ricevuto per l' innanzi dal teatro volante;
jiacc-h ;i colà esiste una compagnia numerosa, che rap-
snta comudii; in musica ».
l'u uat<- il permesso, ma collo stette Condizioni, mosse a
ìello costruito di recente in Teramo. Cioè, cho il Prosido era
• ppo Fiaschi. Adotto 1777. f. 21.°
») Carte, t 27.«
ti 179B, f. 31.» Il teatro era stato edificato n-l I71C dagllmpa-
vveduto ili scenarii dipinti dai maestri Mollisi e Pnppadiè.
Palumbo, stona iti FrancaviUa, p. 286.
— 728 —
ito delegala perpetuo del teatro, e per esso si destinava uà
palchetto, come audio due lu- piate* per due miei
ni. Tra la disposa ia, si proibiva ospressaraoilo il
gittaro noi palcoscenico, come testimonianza d'applaudo.
tocci di danaio ! ')
A Bari era un teatro ab untico , ma uhi anni wW
chiuso *).
A Burletta ce o" era uno, intorno al 1788, che non sappiano
da quando osistosse. Nel i i rappresentava :
sta raggiratrice, Comedia per musica di Giambattista Uirrn
si P. A. da recitarni nel Teatro della atta di Barletta, «l
neeale 1789, Dedicata al ritpeti imo public» di fitti*
In Napoli 1788 (presso Vincenzo Mazzola Voccola), U
musica ora del Paisiollo. E furono gli attori : Paola Coiai,
prima buffa ; Maria del Moglio, prima donna gioco?
:nnza Pesce; Francesco Luzio, primo buffo napoletani'
ceuzo Trnbaizn, primo buffo toscano; Salvatore v
mo tenore; Gaetano Colomoda, secondo buffo.
11 teatro era intitolato di San Ferdinando, L ne et
proprietario un D. Francesco do Fazio. Il quale De Fazio
correva in quell'anno, porche la prima fa ria Giusej
Mi-liozzi, se n' ora fuggita 3). E, l'anno dopo, porche alct
malcontenti avevano formato un altro teatro in un magazzino
A Putignano. in Terra di Bari, nel 1783 due compagnie
giovani preparavano ciascuna una commedia ; l' una \
rappresentare V A ladino, e l'altra i Selvaggi del Cerlone. E fu
ti i< la gara e la gelosia, tra le due compagnie, che fu proi-
bita V una e l'altra recita i
i) Deputar, £8 aprila 1792. Teatri, f. 31 «
*) Donameli) perchè ai riaprine. Agosto 1792. f 31."
l. 30.
Ó «urte. Maggio LW, I
s; Seti. 83. Carlo, f. 25."
— 729 —
Nel 1789, a Caroviti I ladini volevano rappresentare
un'opera Baerà nel salane di quel Palazzo Baronale ').
Il 15 o 16 agosto 1780, nella terra di rii citta-
dini rappresentarono la coraodia II Barbaro peni ilo *).
A Catanzaro costruì un teatro il 1775 un 1>. [gftaxlo Schi-
ini, patrizio di Taverna. Lo fece fare nella sua casa, e per
jpetrarne l'approvazione, s'obbligava alle seguenti condizioni;
ebe avrebbe tenuto uperto il teatro por suo conto, B
li riusciva di Bttarlo; 2) ohe 16 opera da recitare sarebbero del
Ietiistasio.se in musica; del Goldoni o del Ciarlone (sic), se
prosa; 3) che gli al rebbero presi da Napoli o da ai-
luogo della provincia, precedente l'approvazione della Giun-
i ) che farebbe pagare un carlino per la prosa e due car-
per la musica. — Scurioso notare che il Preside scrisse che
ladini erano molto contenti del teatro; e che solo avreb-
bero desiderato di pagare un carlino tanto por la prosa quanto
la musica; pretensione, che a Napoli non fu trovata am-
missibile !
La Giunta di Napoli aggiunse la condizione che nello com-
pagnie « non possano mescolarsi donno di sorta alcuna , es-
sendo da temere che donne di teatro in una capitale di pro-
> possano produrre degli sconcerti e della rilassatezza
bì costumi ». *)
') Mar/,, 1789, l 28 «
9, f. 28.°
ii! i. ni ..oo 1775. f. 'H' D Bernardo Buono, poro, con separato
parere opinava: « che sia la domanda «Mio Schipani imperli;
immlogli ohe convenga in ano stato n dove regna il legit-
•ovrauo , che un vassallo faccia costruire, in sua caia, un teatro,
nr prepria affittarlo a lucrarvi , facendosene
i; il ohe sa avulso rtTultv, non mancherebbero altri di alti'
< li" domanderebbero lo «tesso, o eoa) andrebbe a crescerò il lusso
pregiudizio dello famiglie, e seau vantaggio dello stato ».
— 730 —
Su quest'ultimo punto, lo Scbìpani rappresentava che
Ma maniera non poteva . ; o, e domandai
;ii poterai valere di quelle che girano pel Regno conia debita
/.n, Il chi- gli fu accordai aitandosi di compagnie
stali bè in tal caso « non
vinciìile introdurr*1 di permanenza donne di teatro ». E gualcii-
mese dopo , il Preside D. Manuel Coroued. suoi
argomenti collo scrivere: « Siccome in questa città sogliono
spesso capitare dello compagnie , lo quali, fornite delle debita
licenze, vun girando |><"r lo Regno, e poi in casotti rappre-
sentano quello commedie, che sono slate approvate dalla Gràa-
i i, e nelle compagnie sudetto vi sono delle donne, mogli, Ba-
relle e figlie degli uomini attori, cosi invece di recitar le eoo
io nei casotti, potrebbero rappresentarla nel sudetto tes-
')•
gualche anno dopo, uno dei soliti anonimi ricorreva por far
io che il palchetto reale di non restava u
i urne di dovoro , ma era occupato dai ministri di quel ut
bunale ').
Le preghiere "are dal Cielo la
ik'1 1775 anche a Castrovillari in Cala! ..ne
tro il (eatro. Inflitti, nell'agosto di quell'anno, i do
cesco Principe , D. Francesco Barotto, e D. Vincen
grino di Castrovillari esponevano i fatti. Essi, per
festeggiar la nascita del primo figlio di Ferdinando, avevano
recitato con altri sotto galantuomini, la commedia l'Alchimut
del dottor Sigismondo ui coll'approvazione della ( >
Nel farsi le preghiere per la pioggia , si espose il San'
in chiesa, e si fecero delle prediche. Ora il parroc<-
villari, D. Vito Chinromoiite, « invece di trarre gli argo:
dal fonte della dottrina di Gesù Cristo Signor Nostro e dei
') Agosto 1775. f. 19.» .
*) Ritorno anonimo, ottobre 1777, I
suoi evangelii , rolla trarli da un' infamante dottrina el-
ettiva contro degli oratori e compagni, e degli altri galan-
tuomini, ohe furono spettatori della detta corrimodia, ed anche
contro del magistrato, che non l'aveva impedita, concitando
contro di loro la plebe, e caratterizzandoli per iniqui , di
luti , indisciplinati, Mandatosi 6 miscredenti, assegnando essi
Ila divina imi he l'effetto di ciò
stato che h oratori Oggi tono mostrati a dito, e sono cre-
1 1 rei di gravissimo fallo , non avendone potuto ottenere
niun esito di giustizia dal Vescovo Diocesano , supplicano la
. V. di commettere un esatto informo all' Udienza provin-
e ili Cosenza eoo ordine esproatt) di trasmetterò le carte
alla Giunta degli abusi, ecc. » ').
Vedete in che disporazione V ignoranza del parroco e dei
rocchiani aveva dovuto metter quei disgraziati, da spingerli
a ricorrere al Re 1
nn
s
allt
-
A Belmonte, nella provincia di Cosenza, si solevano, «
altrove , i > ; opera sacre in chiesa, abusila chiesa
parrocchiale, sia in quella dei Carmelitani. Nel 1770 per la
'asqiM doveva rappresentarsi l'Opera del Martorio di Pto-
Siguore. Gli attori erano quindici , BOVO dal quali ammo-
•li altri '/, persone di buona Sd vita.
)re della recita era il sacerdote D. Giuseppe Cubelli. La
del giudeo Giuseppe era stala affidata a un prete, a no-
ia D. Domenico Antonio Porco. Ma costui , per quanto ne
B voglia, per tanto era incapace di rappresentare; cosic-
fu licenziato, 6 messo un altro in suo luogo. « Irritato per
di tale ideato affronto , con spirito di vendetta e non già
Bete formò e rimine i un ricorso al Ko. Noi qual ricorso
iceva che, rappresentandosi quelle opere sacro negli anni prò
cedenti, s'orano commosse nella chiesa profanazioni e carnali
'atti. Subito, il Tanucci ordinò ul Preside che facesse so*
») Agosto 1777, f. 19.-
— 732 —
spendere la recita. Nell'intervallo, un'altra
del paese aveva cominciato a con- opera della Deca!-
lattone di S. Gmcan Battista, e affidarono al Porco la parto
della Furia; ina, dopo qualche concerto, « por la sua ir
io era stato pure licenzialo ».
Intanto, giunto l'ordine del Tanucci , il Porco fece
ricorso, esponendo d'essere perseguitatoti di quella
scandalosa rappresentazione. Il Preside, presi gì* informi, *«•
\ chiaro deila calunnia. Tuttavia, il Tanucci scrissr
avvenire- non si facciano tali commedie senza che siau
ed esaminate dal Fiscale della Provinola, ecc. » •)
Nel IT'.'I fa erotto nti teatro in ■mlr«aCao-
t estabili Ciaccio e D. Gaetano Miletti; pel quale essi domw-
davano l.< privativa. Nell'aprile 91, il Miletti era in
la cantante Teresa Multa. a)
Quanto nlla iva dei toatri di ;
eia, oltre ciò che se D *•■ detto sparsamente, si legga questo
dispaccio reale :
Eccellentissimo Signore ,
s
Confermando il Ho lo sovrano risoluzioni che no' luoghi
Regno , dove esistono Teatri e piazzo d'arme , o fortezze l
presidenza dei teatri spetti ai rispettivi Governatori militari, e
per oasi ai loro Uditori o siano Assessori , e non già al
verno Politico, dichiara che Delle due citta d'Aquila e Tram
dove concorrono le accennate circostanze di Teatri e Fortez-
ze, la presidenza di tali teatri debba esercitarsi da' risp.
Presidi Provinciali, come capi militari di quei luoghi , e Pro-
vince, escluse ogni Autorità dei Castellani e de' loro Ud:
') 20 luglio 1770. V. leu. dal Preside di Cosenu, 16 giugno 1
T) Carle vario, f. 30°
— 733 —
la quale deve valere fuori delle ordinarie residenze de' Presi-
di nei casi citati di sopra. Nel Real nome lo comunico a V.
E. per I' uso che convenga.
Palazzo 27 dicembre 1788.
Ecc.mo Signore
Signor Marchese Caracciolo
Giovanni Acton *)
XI.
Lettere inedite di Luigi Serio
Alle varie già recate nel testo aggiungo queste altre , che
non ho citato per ragioni di brevità.
S. R. M.
Sig."
L'Andromeda, dramma per musica di Simone Palma, è stato da me
con diligenza esaminato in esecuzione dei Reali Comandi di Y. M. Ed
ho conosciuto che l'autore ha delle disposizioni per tal genere di poesia, e
«può degnarsi la M. V. che tal dramma si tenga presente per le occor-
renze del Real Teatro. Dico ciò perchè, quando non si hanno produzioni
perfette come quelle dell' immortai Metastasio , veglio di concerto col
Maestro di cappella, acciocché meglio si promuova il divertimento della
M. V. e del Pubblico, ponendo mente all'abilità dei cantanti, all'uso e
al comodo delle Nazioni. E pregando ecc.
Napoli 7 ottobre 1782
») Teatri, f. 28.°
*) Teatri, f. 24/
Umil.mo serre e fedelis.mo vassallo
Luigi Serio *)
— 734 —
S. R. M.
Sig.r
Avendo esaminati moltissimi Drammi per trovarne uno ,
«eia tinto alla «impagina dei Cantatiti, che attualmente servono nel Heal
Teatro di S. Carlo, mi è sembrato il più opportuno Ykrtaaeru del grai
Melastasio. Il Tenore, che si distingue assai per un «autare vibralo,
può sostenere ron molto buon successo il carattere di ArtahaDo; il primo
coprano è meravigliosamente disposto per rappresentare il personaggio
di Arbitro; e la prima Donna resta anche situata in maniera cho poò
uel carattere di Mandane segnalarsi. Se V. M. non giudica altrimenti
potrebbe degnami di ordinerà che l'Aitasene suddetto venga sUbill'o
per l'opera del 4 novembre di questo corrente anno 1783, e quando idd
real Clemenza S. M, cosi disponga potrebbe degnarsi ancora di Ortli
pare che non si faccia mutazione alcuna, salvo il virgolarlo per render
più breve. E come l'ultima aria del primo atto è tale die per le
siche (ria fatte non vi ù maestro di cappella, che voglia porvi [j
potrebbe V. M. comandare . che delle due arie , che cantar dombbflrt)
nell'ultimi! atto stesso il Primo Soprano o la Prima donna, se ne farei*
un duetto , il che è di molto facile esecuzione e non turba in mattami
parte la bellezza del suddetto ruernvijrliuso l Ira rama . che pur da noli'
anni non ai è veduto su questo scene regali. Auguro a V. M. la tw
gioi'i prosperila e innanzi al Ref?al Trono mi prostro.
Urlo
INO
Napoli IR agosto 1783
D. V. M.
Umil.mo serv.re e fedel.mo vassallo
Luigi Serio ')
S. R M.
Sig.r
In esecuzione di Real comando in data dei 17 settembre 1783, b°
letto il dramma di Gabriele Boltri, intitolato Adone e Venere, ed aven-
dolo attentamente esaminato tanto per le regole dell' arte , quando per
le circostanze attuali, e dei cantanti del Real Teatro, ritrovo esse*^*
sufficiente merito nella poesia , e mi sembra opportuno assai per la *"*'
spettiva abilità dei cantanti medesimi, tanto più che corrisponde ai ***5
>) Teatri, f. 25.°
Jerii del ma<
uno, cho chicli- un Dramma
»n Cori
e di lieto argomento, e sarebbe difficile rinvenire o couiporne in si
brere tempo un altro, e di -merito maggiore. Potrebb . la M. V.
degnarsi di ordinare, che si fnecin rappresentare noi Rcal Teatro di S.
Carlo par l'opera del Carnevalo prossimo venturo cou Ugf lift fi
cambi cosa alcuna; perchè, ordi nana mente, i cantanti cercano di .vn
caio al loro capi-imo la gloria del Tu u toro, « il divertimento ili V. M.
e del qui il i I '.-minia risalendo, pin il- 1 pregio della poesia,
l'economia drilli arie, I.a prima donna chiudi) l'atto, p può il maestro
segnalarsi collari a il tenore ha nel
prim itala moli e nel aecon • ll'-nlo aria
di duo caratteri. 11 primo soprano ha nel primo atto ancora un'aria,
elio ci adatta ostai Lune olla di lui abilità, o nel secondo canta un'a-
. a cui potrebbe adattare! un miiiiirUino, eh' è tonto oggi gl'adito,
e si trova ordinariamente rigettato nello ultime iceue del ter» "alto, cioè
in tal nituazionu, in cui, secondo il nostra costumo, non può ees«r da
ili ascoltalo. I cori sono ben situati tutti , ed essendo alcuni di e»i
trecciati coi balli , non danno incomodo ai Ballerini per prepararsi
'Balli grandi nella Boa degli atti; i recitativi non aon lunghi, e l.
•cu distribuite in maniera, che possoa dare diverso tinte all' ar-
ti , e molto agio ai primi cautauli , acciocché uno non canti
'altro. Le Beane per Lo spettacolo sono egregiamente disposto, |
a tono molto le , o ce ne sono due, una nel primo atto e
nel secondo, ch'eseguite dal mirabile architetto ■• del
'eatro, possono giungere tino alla sorpresa. Umilio questo parer»! alla
ae intelligenza di V M. B • "i auguro e lunga e felice serio d'anni
Con pTOfc iOO mi prostro innanzi ni Keal Trono.
Napoli il .1 ..ibre 1783.
D. V. M.
Vmil.mo *rc. * ftdel.mo rassailo
io •)
S. R. M.
i.l'iiii. ■■•• iati a 11 Impresa del Teatro Nuovo mi hanno esibita una
commedia , Lo scopa I Car-
iale ilei I .
Uri. L S&>
— 736 —
Mi nono accorto eh'.'- la stessa dio Brevi l'altra titolo di farri*
Fortunata, i li» dn me fu proibita; ma si sono fn essa, fatti multi esja-
hiaroenti no" person.i i li essi, e sono olire a nàò somo-
dali tulli (pi.-; i -m.-i-iiì. ih contattavano equivoco indecente, o m»BÌ6*U
oscenità , a allueiom- poro onesta. E lìiialtnunte a! o dileguato ogni »•
spetto di salirà personal''. | •guenta dogli uliiaù
regali ordini a me comunicati, ho data In min approvazione, « rimati*
l'originale alla M. V. acciocché vegga le correzioni fatte dall'autore E
augurando
Napoli il di 29 novembre 1786.
■'■tsimo tee.
I. in » Sun»
S. R. M.
Signore
Ho con molta attenzione letto il dramma, die ha p
bulla chi offenda i d la *o*rauita, né il pubblio»
docoro, né |] costumo; ma debbo umiliare alla M. V. rhe (imMUnloa
da parte il marito della poesia, che u/gi non hì pone più a calcolo a»
drammi net musici), il naloi
Dal Roal Teatro di 8. Carlo |x«r geo -.i. Impose*
che i cori troppo frequenti leccia ti coi balli non sono W
gotto dalli mmono, • m i visus»
in titolato Adone « Venere e poi coli 'altro , a cui srriase la
maestro PaUiello. L'uuipkuza dol teatro, la distrazione naiiot
risti rum Ut ititi ti per tal sorte di spettacoli, l' esecuzione pri«a di agri
■ ■ '«se, e dilettazione, formeranno nn perpetuo ostacolo albi riu-
tali aborti dramuintici, o accruscoudo oltre misura il dispendio.
in gran parm il di» il piacer u. pagaia dei i
tanti ii pure proporzionata al drammi ione, polca* I
Giorgi Banti è ottima contatrice) ma per difetto di s.v
di Annida: il soprano Cresoenliui languirebbe I
solutamente noli' eseguir : iti di Rinaldo, a il bravo tenore
abbiamo resterebbe quasi inutile , poiché in questo dramma non Uà 1*
parte corrispondente al «no valore. Per questo riflessioni stimerei «*»•
non «i rappresentasse il dramma che V. M. si è degnata di rimsttO*"1
alla mia revisiono, e che si passasse alla s«v»|ia di altro Dramma. Pi ^9F
— 737 —
l'Altìssimo che prosperi sempre la M. V. E con profondo inchino al
Rea! Trono mi prostro.
Napoli il di 11 giugno 1788
D. V. M.
Umil.mo e fedel.mo serv.re e vassallo
Luigi Serio ')
XII.
Architetti teatrali
Moltissime carte mi son passate tra mano , riguardanti ar-
chitetti teatrali. Specie alla morte dell' architetto in carica , o
quando sembrava che dovesse vacarne il posto, s'affollavano le
domande dei concorrenti, ognuno dei quali tesseva la sua bio-
grafia, enumerando le opere compiute. E, giacché in queste espo-
sizioni vi sono notizie di un certo interesse , darò una rapida
indicazione delle principali di queste, carte.
Una prima folla di domande si trova quando, nel 1762, mori
Vincenzo Re. Tra i concorrenti furono D. Paolo e D. Simone
Saracino , figli di Francesco Saracino, uno degli ultimi archi-
tetti teatrali del S. Bartolommeo. Essi dicono, che prima aiuta-
vano il loro padre, e poi « in questa città hanno esercitata
la loro professione cosi per 1' altri teatri come come per le più
magnifiche macchine di sepolcri di chiese di Dame Monache
ed altre feste ; fra quali quella annuale delle quarant' ore nel
carnevale nella S. Chiesa del Gesù nuovo dei PP. Gesuiti, ed
in occasione della S. Festa e fuoco artificiale fatto nel borgo
di Ghiaia dall'Ambasciatore di Francia, che riuscì di sommo
piacimento a questo pubblico ». E, in ispecie, D. Simone Sa-
') Teatri, f. 27.° Un fratello di Luigi Serio, a nome Leopoldo, stava
nel 1787 relegato , a domanda delle famiglia, nell* isola di Pantelleria.
Varie carte che lo riguardano — f. 27.°
49
— 733 —
rocino « per il corso non interrotto d' anni 20 ha veniio ai
attualmente sta servendo la Piazza del Popolo , nelle no
feste del Corpus Domini, annualiler cella Piazza dfl I
nelle mncchinc che ivi si fanno e nelle quali 6 inter
R. Persona di S. M. e quella del Monarca dell
BOOM parimenti per le solito annuali cuccagne i
deschi nella piazza del R. Palazzo , delle quali si «raàw
Maestà Cattolica riceverne nella città di Caserta li disegni
perfezionali; lo che è noto al passato Eie' >\ «polo, che
aveva l'onore di presentarceli ».
Ci fu anche un D. Filippo de Pasquale , che aveva ssrri»
in varie occasioni Carlo III , or od ni ( lo la sta»
sorto che ha molli anni al V. Rad
Ì7.io per gli ornamenti e altro che occon ilcona
nell'abitazione «lei Principe di Jaci *.
Giovili Maria Galli Bibiena , I* architi
logna, pregava che fosse i [a carica :
tallo minore Antoni* i piale bave animo di portarsi in 'jue*u
vostra Capitale, per aver l'onore di (ar le pitture
appartamenti del vostro Elea] Palaia
Ma sul raccomandatore, non sul raccomandato, s' app
vano gli occhi della corte ili Ni
tane Centomanij scriveva da Romo
nucci: « Egli è bolognese d'uni lis già nota e dirami»
in varie pani per motivo di teatri; ed in "i
è pari al celebre suo definii. » Padre « Zi" , non e certamenU
inferiore ad altri archilei
tintamente fabbricato di ri, l'uno in Bologna, l'altro
Siena con Boa ico; sebbene rispetto
quello di Bologna si dimostra malcontento per non essere
ni lune le parli eseguito il suo disegni 'Iella
maggiore obe vi sarebbe occorsa ; ond'egli ne ritieno il
in legno per propria cautela. Ora 6 restato vedovo con
i ini 'ili figlie, 6 generoso nel suo vivere, vive perciò in an
facile ai logna ». A li i v'era « archi
particolare pei teatri: si Bono peri i nello
• scene li due architetti Pasi e Furi, ma cioccha
— 739 —
sanno fare , ben e molto meglio far lo potrebbero cotesti cav.
Fuga e Van vitelli ».
E il Zambeccari, da Martignano, il 22 agosto 1762, dice, tra
' altro sul Bibiena che, « se alcuno vuoisi abboccare con Bi-
>iena e dal discorso di lui formare idea e concetto del suo va-
ore , non potrebbe che riputarlo mediocre uomo assai nella
stessa sua professione , tanto è egli infelice di termini e d' e-
jpressioni ». Ma, quando si metteva all'opera, nessuno l'aggua-
gliava. Era- stato prima a Vienna, alla Corte imperiale, « dove,
infra le altre cose, per certa occasione di festa, fece di pianta
un anfiteatro , che gli acquistò gran nome e riputazione ».
Il Finocchietti , invece, da Venezia (28 agosto), annunziava
che, presi informi, « il migliore, e più stimato da tutti per idee
vaste, vien considerato il pittore Jolli. Dopo di questo, Giovanni
Paglia di Reggio ha gran credito per machine, ed è bravo e
pronto nel travaglio ». Quanto al Bibiena, « è bravo, ma più
di nome che di fatti; in Parma alcune cose fatte non sono state
gustate , e alcune si , perchè ha molti disegni dei suoi vecchi
tanto rinomati; ma gli si trova il difetto da tutti eh' egli non
si serve che d'un colore da per tutto, di chiaroscuro ». Quanto
al Grassi, anche di Bologna « ò un architetto assai buono, ma
non della forza dei sudetti ». I Mauri di Venezia « sono stimali
gli più deboli di tutti » ').
Il Grossatesta proponeva , e fu accettato , come sappiamo,
il Jolli.
Il quale Jolli , alcuni anni dopo , nel 1768, faceva una sup-
plica, e cominciava col dire che, « ritrovandosi in Inghilterra,
fu chiamato dalla Corte di Spagna, affine di regolare e com-
ponere qual teatro per le feste, che in esso si celebrarono per
il matrimonio dell' Infanta di Spagna col Duca di Savoia , in
dove dimorò al R. servizio , per lo spazio d' anni sette ; ma,
aggravato da alcune malattie e reumatismi , fu obbligato por-
tarsi in questa citta a prendere dei bagni, stufe ed aure, e nel
tempo che nella medesima com irrorò , venne a mancare il so-
vrano di Spagna, per qual motivo non stimò passare di vantaggio
») Teatri, f. 13.»
- 740 —
nella prefata corto ». Mori intanto Vincenzo Re. ebbi
Io carica. E per Bei anni aveva « f
Vicari! ili questo \i- ■ :u Caserta,
per le opere all' impronto che si sono rappres. >
.'imi di V«" M." nel Carnevalo i i ed ancora il
ero nella li. Cappella ». Inoltre, a dipinse dodici quadri
sopra porte por lo Camere dell' Udienza di V. M. e del letto
della Regina N. S. - , aveva « posto in rag
Corto l« dipinto lo sceuario per la serenata i i tw-
irimonio di V." M.*, di maniera che servisse ancora por il R
Teatro di S. Carlo, con grandi sue fatiche e stonto per
segno delle colonne Salomoniche ». Chiedeva, dunque una pen
sione vitalizia di 10 ducali al mese, come l'aveva avir
&S ; che gli fu concessa 'V
Nel 1771 corse voce che il Jolli voleva ritirarsi. Ed ecco
bilo la supplica di un Carlo I he diceva :
esercitato in varie operazioni fin dalla sua tenera età pre*
Giuseppe Bibicna Padre ben nolo a tutta Europa; il quale ebbe
l' onore di servirò In M.ta di Carlo VI , la Corto di Ti
Venezia, Bollognia, Ifl o bop
opere date alla luce | io della G li tutte I
ni da lui fatte, che pi
si. — Noli' Etta poi di anni 14 esso suplicante fu chiamati]
alla Corte del Margravio di BayraQth , che vi suede anni 1'.
passò al servizio del Duca di Braunsvisk varij anni.sen
all' Ocasioni L' una e 1' altra Corte avvondo fatto di verve 0
razioni in tal lampo io Sassonia, od in Gandra ed altre parti,
ed indi fu chiamut" in I. ndra. E Qualmente alla morte del
dre fu chiamato alla Corte di Berlino per essersi da quel
vrano vedute le sue operazioni. E perchè da d* Corte di
lino, ove stava situato al servizio di quel sovrano, è dovul
cessariamente partirsi a cagione di sua moglie Itagliano.
andando di male, in peggio nella sallute, fu da'mi
•li ritirarsi in It si ritrova in Napoli, ovo noi
IruttcniiiHinu. (inora a dat>. varij saggi della sua picco!..
•) Teatri, f. i5.-
— 741 -
solo in Coso particolari , ma anche in servizio di V \l.:
31 nel Real teatro di S. Carlo, corno nel' Opera premeditata
Carnevale m1 v. i:. Teatro di Caserta. Quind i •
issare in questa Capitale e desiderando d' aver t' onore di ser-
la M* V.a in tutti quelli impiaghi che si esercitane
Jolli ».
E anche D. Giuseppe Baldi, pittore napoletano . ohe aveva
i nel S. Carlo, e in inni i reali teatrini chicli v.i lo stesso.
Ma fu risposto: « Jolli non ha rinunciato, ma sta fuori con
del Re. Onde s' informi meglio, e poi ricorra » [).
Nel 1777, dovei' rvero roatituire il .folli, oì Ai Iti
lita ressa. Chiesero, dei napoletani, un Domenico Scelzo, un
Gaetano Magri, e, con molto suppliche, Giuseppe Baldi. Il pri-
lli... dice la Giunta, «. ha medioon abilita, la quale nèaperi-*
meritato piuttosto nella esecuzione che nella invonziono ». Il
secondo « ha ottimi riscontri , ma nel genere di dipingere a
ento Grotteschi, od è pieno il real Palazzo delle
•li lui opere, essendo stato egli impiegato a dipingere - n l
menti in tutte le reali ville e delizie. Dipinse anche, sotto
la direziono dell'architetto Van vitelli, la sala di ballo fatta Ih
taro dal Duca d'Arcoe; ma Don si ha di im alenila eperienza
il genero di dipingere scene e teloni di teatri, eh' è un altro
particolare ; né si e neppure cimentai i • formare qualche
•nario in uno dei teatrini della Capitalo o Corte ». Giuseppe
Snidi, invece, fin dal tempo dell' erezione del S. Carlo, aveva
; Botto il Miglimi, poi sotto il Re, poi col Jolli; e dal 78
poi si può dire che avesse fatto tutto lui, « essendo il Jolli
i formo » *).
ut... i soliti informatori della Corte di Napoli passavano a
?gnn quanti architetti teatrali e' erano allora in Italia. Il
ibeccari, il 6 luglio 77, >la Bologna, ne proponeva tre. Pi
Belano Alenami, « uomo libero, dell' età di circa 10 anni,
i struttura un poco gracile ; egli ò scolaro ilei Diuturni,
ha ovunque seguilo in ilhimi lampi il fu Antonio
') Apr. 1771.— Teatri, f. 16.°
■mia 13 giugno 77.— TV.
— 742 —
era . possiede lo migliori regole della prospetta
0 variti scene, 0 sempre ale; nella
la citta di Forlì invc
e ne riscosse la pubblica ammira << ai *
min da teatro;
tanta cognizione quanto basta per dni>
■II. ' : . ». li ai
■i noè-
fuori d' Italia , o si C trattenuto per tale «area
quattro anni in Inghilterra, Mi assicurano i
vendono e nell'eseguimento. Anch'agli non manca d' rogasi
| ri ,|i. | ,-l | ■ .i :ii;n
.■ si: < Mandi , « nomo libe
quarantacinque anni. Per cinque anni e stato per ri
d.'llu Germania. Kgli ha fallo per semplice suo studio uok
ridi di disegni sconarii. Ultimameli pianto mi vHa
dell' iiiso in particolare incontro ne' se- lei tra-
ila all' un dipresso un talento eguale agli ultn
due per le macchino te
Lnjgì Capeco Galeota, ambasciatore a Torino
proponeva il Cagliari, ch'era i
artista di tal genere, che dipinga da m -i «j-s*
sto Teatro II. , ed il quale è stato più volte chiami;
plaudito in Vienna ed in Berlino». E, da Miluuo, colli
data, Antonio Contolli scriveva : « V ha tro fratelli Galeari i
questa professione, uno dei quali particola i lia r»
applausi e qui e alla Corte di Sardegna a a quella di Berlina
Ma tutii e (re essendo a K sebtan
mollo u disMi nella piti •••Ila scene, ad-
l'architettura artificiale, poco valgono nella direzione d-'
chine; nella quale parte, assistito da essi, il teatro di
sempre o mediocremente o malamente sai
inoltre a « un corto Quaglia, milanese,
qusicii olarmen ia e in l''i
nìa; ma agli manca di qui da mol i ».
Il Pinocchi otti da Venezia (28 giù oneva un ul L
ronzo Darti ti. Il Marchese Caracciolo.da Parigi ( \
— 743 —
che in Francia era inutile cercare, perchè si servivano appunto
di professori italiani, e a Parigi, in quel tempo, di un tal Ser-
vanone. Il Conte Michele Pignatelli , da Londra (5 agosto) ,
dice che ivi erano due valentuomini. « L'uno ó il signor Co-
lombo, milanese, l'altro il signor Loulherbourg, tedesco. Il pri-
mo è stato impiegato ne' due ultimi scorsi anni in questo tea-
tro dell' opera di Haymarket come pittore e machinista ; e il
secondo lo è stato da alquanti anni, e lo è tuttavia in quello
di Drury-Lane. Ho veduto d'entrambi bellissime decorazioni e
machine d'ogni genere, eseguite nei rispettivi teatri con arte
maestra per lo disegno, colorito, e architettura ». Cominciò le
trattative col Colombo, « preferendolo all'altro nella mia men-
te, sol perchè ho veduto le sue decorazioni nel teatro di Hay-
market , il quale , per essere il più spazioso d' ogni altro in
Londra, e per essere addetto alle opere drammatiche italiane
in musica, mi pare più comparabile al teatro reale di S. Carlo
di quello di Drury-Lane, ove soltanto si rappresentano trage-
die, comedie inglesi e pantomine; oltre a ciò, egli è uomo culto,
istrutto e di professione pittore , ed architetto teatrale , della
scuola di Bibiena, per quel che mi vien detto e di più con ap-
provazione ha servito il teatro di Milano e quello di Torino,
nell'assenza dei Galeari ». *)
Ma, come anche sappiamo, non venne nessuno dei proposti,
e il nuovo architetto teatrale del S. Carlo fu il fiorentino Do-
menico Chelli.
XIII.
Permessi dì recite in case private
Negli ultimi anni del secolo XVIII furono sottomesse a ri-
gorose disposizioni le recite nelle case private; chi voleva dar
in sua casa un qualunque divertimento drammatico , doveva
') Carte vario. Teatri, f. 21." Noi f. &J.° ci sono le suppliche dogli
architetti Gaetano e Giuseppi' Magri, D. Francesco Securo, D. Antonio
Stefanucci, o Giuseppe Baldi, per ottenere di succedere al Jolli.
— 744 —
ierne il permesso. Permesso che, a dir iccorsava
Gli unii pei quali se ne tra ini
- . i l'I 'ila Zecca
>ero di poter rapprese]
mezzo in musica: / finii informi , e la comedi* io prò*», il
•ni- li. Piarti . de Philipp», in «si
casa, V Abbott COjjfètOtO] D Carlo Po >//-roWa»i.
i Vito d'Alessandro, la i«efcr
uo Laudolfi, ini. D. Tiberio burli. itii de Simone,
il Iginio giardiniera; Leopold" lodi-
no, il Caprettaro, la Turca fedele; i Bgli di l>
zn , in casa dol padre , commedie all' impronto ; D. Gaetano
1
che!. irò dal corpo bianco; D. Melchiorre
berti, I I -l'iil. • Valente, <-o medie all'i
pronto in sua casa; D
ciò Maria Riccio, la Finta contatrice, e / ne
Cerlone; Savorio Roggi aedie ali
il /' 'a; ecc. ecc. E, via via, durante qeek
1 inni i. D. Vmoenzo Stella; ra di S. - I ni
Michele Gambordolla, la Doralice del Cerlone, e U
t<ì o tia S. Raffaello; D. Vincenzo de
li Vito Carrelli, i
•ma o wi
e V F.Unu romito, 1» Gaetano Nardo, il secondo Giobbe o
. I) Francesi
dolo , I). Luca Uulzui 'im e
lo Nocera, l'opera sacra 6 /tornita; Camillo Ci
rfnellij per rappresentare in casa tosti,
tragicomedia Gli amori nnenturati; Leopoldo Galeou , l'i
PaequaU Ba i permesse
rappresentare l'opera La Notata ■■'
I Collegio dei Nobili , permottoudoai invoce
(media profana, 1' One fiorata.
Nel 1792 furono dati pernio-
A D. Andrea Palina — Couiedie all' impronto.
— 745 —
A D. Francesco Giura — L'usurpatore punito.
A D. Michele Gambardelìa — Non ha cuore chi non sente
pietà.
A D. Carlo Ungaro — Gli amori fortunati.
A D. Giuseppe Vitelli — // Bandito onorato.
Al D.r Filippo Bozzaotra — Il Traditore per vendetta, co-
inedia del Principe di Canneto, rappresentata già in casa di
costui, e poi innanzi al Re.
A D. Carlo Portanova — la burletta, il finto Micaletto.
A D. Benedetto Torre (in casa di D. G. M. Eccevarria) —
// Mentire per vendetta.
A D. Giuseppe e D. Domenico Mancini — Comedie all' im-
pronto.
A D. Decio Riccio — // S. Pasquale Baylon, le commedie
del Cerlone: La Turca fedele, Gli amanti inglesi e II generoso
Indiano.
A D. Baldassarre Monti — Gli eruditi in Villeggiatura.
A Onofrio Scarpa — S. Maria Siriaca.
A Pasquale Valente — S. Maria Maddalena dei Pazzi , e
comedie all'impronto.
A D. Antonio Puzip — La superbia avvilita.
A Filippo Cerilli — // Cassettino.
A D. A. Vitolo — // S. Pasquale Baylon.
A D. Francesco Marotta e a D. Gaetano Perrone — La Da-
ma maritata vedova e zitella, del Cerlone; Gli Amanti sven-
turati ; Il Delinquente per necessità ; Dopo la tempesta la
calma.
Alla compagnia dei giovani del gioielliere Tufarelli (in casa
Piscicela) — UArsace.
A D. Domenico Sansone — la tragedia ì'Odoardo, colla farsa
la Tarantola.
A D. Francesco Progenie e a D. Gabriele Andolfo — L'Al-
chimista o sia gli amanti sventurati.
— 746 —
XIV.
Notizie di cantanti, ballerini, ecc.
Nello carte dell' Amministrazione dei teatri ( 1 7-'*
servate nell'Archivio di Stato, oltre il materiale del quale un
suri servilo per la mia esposizione vi sono molte altre aotiiia
riguardanti cantanti, ballerini, e altri artisti, le quali itsciwirm
dal quadro del mio lavoro. Ne raccolgo qui alcuna, che, colle
altre di queste appendici, varranno, come spero, a render com-
piuto io spogli- • di .ju.'ih •ougdrta jjmaeaga <ii caru-, bmbb più
costringere un alti' -m. In. so a percorrerle da capo: cosa MI
t ' ..< lini che facile e piacevole. Non che non vi sarà rv
cora qualche cosa da spigolare; ma sarà cosa di pò
*
» •
Nella lettera del 21 novembre 1751 doli' Impresari i I
oltre le notizie gin riportate (p. (36-7), sullo .s/it/'j il''! '
doune celebri, ce ne sono altre. Sui primi soprani dice ;
Convengo con il Pubblico elio Cafarelli dovria mutarci, perchè 0
vuol cantare, o più non lo può, avendo già ri nquanfanni di vita , ed I
dato ad impinguare : perchè li suoi recitativi non l'esprime, perche m»*"
mena la comica, perchè obbliga i compositori di musica a scrivergli <*"
modo e largo, sfuggendo le arie fugate, e di scena, per sparmiar fatig»'-
ma, dimando al Pubblico, chi mai chiamerassi?
Carestini è al servizio della Corte di Prussia e, sebbene dice che ritor-
ni in Italia, non si sa però quando e con quaF impegno e volontà; è eg*^
più vecchio assai di Cafarelli e non canta più il soprano, ma il contrai**5
e commodo.
Elisi, che fu qui già da due anni e non incontrò gran fatto , no»
però nella riga di primo primo, o da porsi al confronto de' due nomin*
ed oltre a ciò ha preso impegno o con la corte suddetta di Burlino1
di Madrid, come mi viene avisato da Venezia..
Manzuoli ch'è del peso stesso dell' Elisi, che in tempo della R. Giù *-
e mio, ha cantato sempre da secondo, sento sia molto avanzato a^^
musica, sotto la disciplina dell'insigne Farinelli, e sento ancora -^
747
torni in Italia, ma ciò seguirà nel venturo anno, orni.' può riserharseto
il mio successore. Io poro, o tutti, ci ricordiamo che ila secondo soprano
non piacque, o, al più, BOB db]
cantabile, patiti i aoa saprai nota* suri rkénito la q i atto svo-
gliato incontentabile t "n i • i . a «oprano.
M . 1 1 1 1 1 . -• ■ 1 1 i mi:) ri vuole uè deve 1 1 mbeni « pannai D
l I nubiano all'altro inondo (saluto s» V. E. pw dm
i ila febbraio scorso s'impegnò di parola con la Corto di
Lisbona, o n -Ilo «orso ottobri' ne ha rìouvutn la nolito cedola, come egli
stono ha fatto sapermi per mezzo del suo maestro qui Dom
che da più meei per me lo trattata, ed accordato
gaa : onurlOj alti appari talento bai moUUato e con eommodo
ino al Teatro, ir può informaiv l'I
medesim 0 Oizzio.
Polendosi e volendoci unire Elisi, Man- i I
n ordine alla paga . peroni par ognuno di asso spar-
srei qualche cosa dallo doble 814 di Spegna, che pago oggi a Ca ra-
pili, ina tomo Torto che con ognuno ili ossi resteranno più malcontenti
Mi è stato proposto un tei Molisi . ne aspetto l' informi , o martedì
Irowitiio aprirò eoa lui il carteggio; intanto, per non rimaner di senza
(Tatto, supplico l'K. V. tempoi.- che
mio voglia domandare per portarsi a Torino o altrove a cantar
pnturo anno senta cercare altro ».
({avendomi bonomia S. M. Cattolica la Raglila vedova dalle Spegne
gnatarmi d' un R. diploma, dichiarandomi virtuosa di sua R. Cernerò,
ed eaaercitaodii::i! in simB ^.-rado per lo npnxio di li anni nel SUO Reni
entrino, olire baveri- B9BB9 tempo servito sin» al lassato
osi l I 1758 la MM. I Regnanti nella sua Camera o Re-
gio Teatro del Huon 1: mvendo io chiesto alle medesime Loro
Maestà la licenza per passere a respirare l'aria d'Itagli*, me 1' hanno
benignamente conoedula ; ma. Bit-come la Maestà della Regina, Vedova
sempre augustissima , si degnò aingolamuirmi per aua dementtsainia
inclinatimi" ratinai Reali ben pfieii, cosi pur.- mlb-, p--r supremo
favore, accoi feda a tutti li n
Figli, In i- Il anali ■■ già havuto la fortuna di presentare personal-
BooeUenn
— 74X —
monto a tulli li Ministri rispetti ri a ciascheduna delle Corti il» Lisboa*,
Tini .1 ; essendo stala houomta di gingouu-issinw grane a li-
vori da quello Maestà ed Altezze He aneeta uh I S«f».
Dissimo signor Infante Duca ai degno «invitarmi a cantarmi nella ne
opere ila rappresentarsi questo prossimo venturo carnovale nel .ooJUfin
Ducal Teau-o, il quale venerato com mando mi tiene obbligata ad aattm
u-rispondenti occupazioni, ed in conseguenza impedita a poter ut*-
seguire il mio viaggia por venire a presentare poreooalmente qonti
uiiiiliu.nl.' la rin ' /xn .li S. K. il «gnorSenateraZaBi-
I per ii ii far' più lunga auuuusioue, e per obbedire principi-
m.ì inviolabili precotti di quella mia sempre adsrata So-
vrana. Supplico dunque V. K. si degni ricevere detta lettera come m
fossi la portatrice, • nell'atto di l'aria presente a codesto Mona ir» ,
.ipagnarla con li Bacigli] Influssi dell'innata genUlttoa
ponendomi seco lei ulli li
mniliiu nt.) la vivn OHsequioaa brama, elio conservo di ialini
volta ascosa alla gloria di obbedire li suoi adora tiraiuii comanda mani
noi suo Regio Teatro ; ed a questo giusto rifletto , sospenderò il fisso
«t.iliiliiuiiito di i ; altro trattato che tengo per l'anno vunturo,
Lttegorloa decisiva risposta. In tanto dedii
a V. B. la mia umilissima servitù, e con la dovuta venerazione mi
V boDofe .li protestarmi ili v. k.,
Bologna li 15 ili ottobre 1783.
Umil.ma dev.ma et obbii
Anna M.' iV
A S. B. il Signor Marchese Fogliani
Il 6 nov. 1753 il Fogliasi rispondeva: «che si è
la commmi In i..i:i della Regina vedova di Spagna a di
vere, e si avrà per lei tutta la considerazione, quando vi sarà
luogo in questo Rogio Teatro ». La Peruzzi rispose con altra
ì.igna, 17 nov. I7ó3, accusando ricevuta e- rinno-
vando proteste e desiderii (Teatri, t 10
Intorno al 17G0, le prime o seconde donne, che gir.»
teatri, erano queste. « /'rime donne: Mingotli che va a fu
— 749 —
Pilaja; Tibaldi; Mattei; Morserin, bavarese; Masi; e Siccinelli
(di ottimo personale , soprano , canta di buon gusto) ; Mattei
(seconda sorella, bel personale, grande di statura) ; la Vindnel;
la Gabrielli, di abilità senza eguale, ottimo personale, instabile
e capricciosa. — Seconde donne : Baglioni, giovane che canta
di b'uona grazia il soprano; Segantini, buon personale , soprano
accetto, recita bene; Romani, buon personale con forte soprano,
recita bene; Timeazzi, mediocre soprano, ottimo personale: Sar-
selli, abile forte soprano e bel personale; la Biondi e altre,
buon gusto e poca voce ». Il Finocchietti additava come le mi-
gliori la Gabrielli, la Tartaglini, la Spagnoli. (Teatri f. 12.°).
Pei primi soprani, il Firmian, tra gli altri, mandò da Milano
una lista eh' è la seguente :
Musici che sogliono fare la prima figura su dei teatri italiani
Prima classe
Manzoli. Ottimo in tutto. Canta in Milano.
Elisi. Buona Toce. Bella figura ; ma troppo melenso nel cantare e di
poca comica nel rappresentare.
Guadagni. Buona voce , bella figura , comico e brillante nel cantare .
ma capriccioso o che ben di rado adempie il suo dovere. Senza teatro.
Giardini. Bella figura , ottimo attore , ma di voce uon troppo felice.
Senza teatro.
Aprile. Bella figura , comico , canta brillante , ma di poca voce. In
Venezia.
Seconda classe
Belli. Buona figura, bella voce, ma poco comico. In Napoli.
Luciani. Bella figura, buona voce, e mediocremente comico In Firenze.
Veroli. Buona figura, bella voce, canta brillante, e bastantemente at-
tore. In Mantova.
Ouarducci. Di figura un po' sconvenevole , di bolla voce , canta me-
lenso e poco comico. In Pisa.
Oalieni. Bella voce, figura passabile, canta brillante, ma niente attore.
In Genova.
Cornacchia. Bolla voc e figura; reciti, ma poM brillante noi cantaro
Tutti i soprannominati sono soprani, eccetto il Guadagni, eh' b con-
tralto.
— 750 —
Queala è 1' opinion© , olio hanno de* sudetti nw
qiinsto Regio bucai toiiii-, 1 dM rassegnano ali" Ed ¥"., alla (pale rulli
mi- venerazione e «ìniniisiioiio si danno l'onore di uuuIimbU pra»
ialini
Doli' E. V.
Milano li 15 Gennaio 1760.
{'millantai tenitori
Bl'ltttiirWilH n«l U*Uu
.Intorno Greppi ')
Ne! 1761, il Prior Viviani , da Firenze (U Ottobre !7<'.l), d«.
ce va che, « il miglior soprano é un corto Aprilo, bologaow,
in secondo luogo, vi Bono il Guadagni, giA sentilo in cottala
Corta, o un certo Carlo Nicolini , che ha riportalo balani*
applauso in Torino. ") I migliori tenori sono Pietro del Me/za,
veneziano, che si sentirà in Ito ma il venturo carnevale, • Gu-
Iroo Ettore, che ha canini!, n Reggio, eh.' passerà il tur
navale in Baviera. Per le prime donne, non s'offerisci- mi.
della Camilla Mattei, che va a Milano, dell'Agii!' «
mata in Firenze. Pei ballerini in carattere serie, M. Pietro Ai-
nardi : per il grottesco, Gennaro Magri, o Giuseppe d'Ercolaoj,
bolognese. Per le donne la celebre Mimi, che ha ballato a I
ed Elenn Biittini, che ai suppone gran Hai talora e che, ndmi
p. Firenze nell* imminente Carnevale » (f. 1
Nel 1767, la noia dei migliori musici e IpSHM :
Lucrezia Agujara, dotto la Bastardella. Questa ai ritrova in Ferrini;
o il marchetta Bentivoglio è il di lei protettore.
La De Amici» ia Vienna.
La Gabrielli in Napoli. Questa è fermata per il carnevale in Tari*»-
Luca Fabi-is si ritrova in Genova. Questo va a Torino a cantar* per il
carnevale, assieme «Un Gabrielli.
Mdnzoli. Si ritrova in Firenze e va a cantare a Milano per il carnevak.
Guadinoli o in WiiLvia u in Vir.-n/.". 11 signor coni.- Fiuocchietti fé
darne in forma /ione. (Fol. io"),
') Carte f. 12.°
*) Ma il Caracciolo (Torino, 4 marzo 61) dice di costui: « ò cattivo, pes-
simo, e canta nel naso e non ha talento alcuno nel rappresentare >, l 13.*
j ni.
ÀfeéJ
,1 -
Alcune notizie alla rinfusa. — La E Nel 1750 stava a
'ari^i. Un agonie napoletano di là scriveva < 1 giugno 1750 )
cho « Madame la Dauphine a fai» venir la Faustina avec son
1 lasse, pour varicr le goùt de la muslque, et trouver des
lusements, qui lui fussant le plus do plaisir; ils sont antimi-
lemont l'un l'autre a Versailles, où on leur fait beaucoup -d'ac-
eti eil ». E l'ambasciatore napoletano, Principe - : 17
agosto 1750 ) : «Dopo aver l'aito timor* in Corte per circa tre
mesi la famosa Faustina col di lei celebre marito Maestro di
cappella Giovanni I lasso, e sempre generalmente applaudita
per la sua singoiar maniera di cantare, cosiccomo molto con-
siderate le belle e buone composizioni del Budello suo marito
*e da Xmi a da tallì della FI. Famiglia, mente ne par-
ali l'altro, di ritorno alla B trtfl <ii Dresda, pi<
• lauso, d'onore, e di sontuosi regali, che hanno maritato
la tutte le reali persone e sopratutto dalla Delfina con un bel
ìore di brillami, che dette alla Faustina suddetta ».
•Sul Guadagni. — Trovo (poesie informo, eolia data del 1757:
Il detto virtuoso 6 dotato di una bellissima voce , fondata
:on molta chiarezza nelle eorde di nesso , e nelle corde di
so, arbitrami! — i COI) molta | li andare agli acuti di
decere e di sua liberta. L'abilita è grande del ino can-
tre, come il suo personaggio è molto adattato e pulito in
nnitamanta con una comica aggiustata, naturalo, seuza
iffettatura, o caricatura » (f. 11.").
Sul Gioiello. — Il Duca di Corisano , da liomu , 22 ago-
1768, scrive di aver rioevnto l'incarico di trattare col
iello, e farà il possibile, parelio vonga a Napoli , « de-
lire tanto quo diflcultosa me pareco 6er»\
nsecucion ilei ioti me consta everse negado
el refendo sugato à ^cmejantes proposiciones y ventajoso> |
te no solamente le bau hecho para los theatroe de
'io que tambien para otros de vartas Capitslos, ule-
rfernpre por oxcusa que su debil complexion noie per-
— 752 -
mite el poderse desempciìar on ana continuano, recita por ni-
i pò » (f. li.' I
Sulla Mii Nel giugno 1756 I .onora, e
pel S. Carlo. Il Principe di Cararaani.ro ( I
.li non averne avuto '^ta , e che « a cr»d«r
differisce a contrarre impegno costa, attesa la sperasti,
i essa è, di poter l'anno venturo intraprender l'opera par
proprio conto ». E il 4 agosto: « Questa donn;; m st-
ili;! Immiti' in Olanda, di dove Ella tornerà qui per trattenere»
di certo l'inverno venturo ». E il 15 ottohr ale, eh*
era inutile pensare di averla a Napoli, perche aveva assunto
l'impresa del teatro di Londra, {f. lì.")
la Sicinelll, -letta la Francesina.— Il Pinoceli nana
20 tu e: « è considerata '.!>' Ili' pr ìi furia
della Gabrielli, eh* è il rinomata ». Cantava allora
QtZM ma pel carnovale era impegnata a Parma, e per la
Seni' .'ma. Andò poi a Vienna nel 1760; àort
Nicola de Majo la tratto per Napoli (Vienn..
' t.'rina Aschieri a la Galli — Il Fin.
2 luglio 1757) die - los Maestros de Capili»
las aprecian ambas, y las con la las mejores, quo pre-
mente canteo, y repn n los lh>-
eferencio a la Aschieri, assi por su prose noia, i
las demas habilidades y antiguo exercicio en
que la vn/., de una eomo de oin no aa pura la va-'
esse Theatro de San Carlos, pues no 6e oirian en di, sino oh*
servando ol major silencio ». (f. ll.o)
111 molte altre minori si trovano notizie, co riti
Giacomaz-J , la Livia Segantini , la Spagnoli , Teresa Torti,
.esina ').
11'. VP, 13").
') lii contri die* il Crtrn.xrtolo, da Toriao, 4 in.ir/.i ITul : « »
anni .hi*. tmrumloai maritata, ha lasointo il teatro.
i
— 753 —
In un parere della Giunta dei Teatri del novembre 1760,
sul ricorso del maestro di cappella De Majo, che si lamentava
che l' impresario Grossatesta gli avesse offerto per un' opera
soli ducati 125, accennate le ragioni delle variazioni dei prezzi
dei Maestri di cappella, (il venir da lontano, la loro celebri-
tà , ecc.) , si soggiunge : « Perciò al Sassone fatto venire da
Venezia, si sono dati per ogni opera 200 zecchini, e ad altri,
che similmente sono venuti da fuori, si è data altresì buo-
na paga. All' incontro , tra quegli che qui ritrovatisi , al Sab-
batini per un'opera due. 160, al Porpora zecchini 100, all' Ar-
righetti soli ducati 76; al Piccinni per 3 opere ducati 140; ai
quali si accrebbe di venti per esservi aggiunta una cantata;
ed al Cafaro per due opere , che ha composto in tempo del
Grossatesta, si diedero ducati 180 per la prima, e ducati 260
per la seconda » (Teatri, f. 12.°).
In data di Portici, 25 dicembre 1761, il Tanucci scriveva al
Cafarelli :
Signor mio osse r va n dissi aio
La Boia impazienza, con cui il pubblico attende di nuovamente sen-
tire V. S. nelle due serate doi 12 e dei 20 dell'entrante mese, forse sa-
rebbe stata bastante a muoverla a contentarlo , ma devo sperare che
nel parteciparle il desiderio che S. M. avrebbe di ciò, qualunque ragione
che potrebbe trattenere Y. S. cederà al piacere d' incontrare il gradi-
manto della M. S. E son sicuro che basterà uu tal pensiero a darle an-
che quel vigore e quella fermezza , di cui forse per la sua cagionevole
salute, potrebbe V. S. dubitare. E, desiderando le occasioni di manife-
starle la mia particolare compiacenza d' impiegarmi in tutto ciò che
possa essere della di lei soddisfazione, resto con piena stima ecc.
50
— 7r.4 —
E il Cafarelli rispose :
Eecd lentissimo Signore
27 del camiaaaU di-
0 In vonuratissima «li V. E. oggi in p
cembro Mgfl ordini di dorami trovar costà L
dei 20 dell'entrante ptf olii» din 1» M. »!<.- 1 Bé mio signore, che Dio aaaatt
guardi e per togliere d'impazienza codesto pubblico che attenda osa-
mente aeiitii i:ii. io i>oi- me l'avrei prevenuto e sarei in Napoli a iraa-
«t'ora , a* non mi fosso , noi mentre ero sulle mosse, sopraggiunta ot
fabbro eha mi ha tenuto afflittissimo per dieci giorni continui e cheiwo
mi ha lascialo se non M Mi p «■ Sono già par /pi-
zia di Dio in qualche mediocrità e dopo il riposo e il ristoro di
poold giorni, ni metterò in viaggio, che ni riuscirà dipana graadfpr
le strade u per ampra piovosi, e quando oon possa ghignata ]
la prima aerata, vi sarò per la seconda, nella quale riuscendomi
soddisfatta 1' E.V. o il comun desiderio, non mancherò sicuramente, o»
tutto che stia patito assai e quasi inabile per l'avanzata et* a «alila
funzioni : Deciderà insomma 1' E. V. l'affare sul fatto o auH'oeslar»
ispezione di mia persona, che si darà l'onore di presentarti tubilo » V.S
alli quali con profondissimo ossequio bacio le mani. San Donato 27 di-
cembre 1854.
Dev.mo ObbVmo Servitore Vara
Gaetano Maiorana
Dopo nuovo insistenze , cantò nel prologo del 20 gennaio.
{Teatri f. 11").
Tra i pooli dei prologhi e' ù anche queir Onofrio Colacej
nel 1799 fu impiccato coinè repubblicano. Ecco una sua!
plica, di trenta anni prima:
Onofrio di Colaoe
Ibsoudogli «tato ordinato , che in occasione delle Nona Reali
fatto un componimento, dal Consigliar Caruso, gli presentò prima ossia.'
telato Giove Sebejio , e gli fu risposto dia non piaceva parche Juawae»
faceva le parti di Covello. Ne presento, dunque, altro intitolato/
ir e gli fu risposto esser troppo critico del costume presene
fatto dunque il 3.° detto l'Atrtusa, il quale nou avendo per anche a18*""
ipprovazione , supplica eh' mutivi» V. B. il Padre ed il Mecenate dèlie
ìttere rompa riluca al supplicante quelle grazie, fin*- la giustizia e la
pietà, inuato virtù di V. E., Blimurt ').
Ecco un certificato del maestro Scolari e della cantante De
Amicis del giugno 17G6 sul musico Carlo Reina, proposto per
S. Carlo, in luogo del Fabris, ch'era slato già scritturato per
Milano:
ottoscritti Giuseppe Scolori maaslro di cappella ed Anno de A-
«iets , virtuosa di canto, certifichiamo che il virtuoso musico soprano
rio Reina è mirabile per la .tua gran voce , distesi- corde , di guisa
tu» l'istcwo celebre m inoli] non ha avuto mai lussi «-osi estesi
>me il detto Reina, o ciò lo sappiamo di certa adoan . par arerò io
itloscritta tantalo uiiibnii-iitit col medesimo nel tea t ni ili Milano, ove
«gli recitava da primo soprano ed io da prima donna , colla musica di
m« sottoscritto maestro di cappella, e sappiamo parimenti di avere il detto
l contato da primo soprano in Venezia, in Padova, in Milano, ove fu
confermato per il secondo anno, e net prosante passa a cantare nel taa-
Iro di Torino. Ed in fedo ecc. (t 1
Rosa Agostini.— Il Duca di S. Elisabetta scrive da 8. Ilde-
fonso, il 38 agosto 1774 : « La cantatrice Rosa Agostini... ha
settato per prima cantante in questi teatri dei R. siti; la di
?i voce è buona , e ne fa tutto quello che vuole, quantunque
poco fonduta nella inusicu ; ha piuttosto buona figura sul
tro, ma mediocre attrice. Qui ha incontrato bene e si ponsa
ad impegnarla pel venturo anno , tutio che questo sarebbe il
quarto, che canterebbe* ne' reali soggiorni a.
Cecilia Grassi. — Nel 1774 l'impresario la proponeva pel S.
Carlo, soggiungendo: « essa, allorché cantò in questo R. Teatro
aveva una voce assai bella, ed ora mi scrive il maestro Bach
da Londra, che sia donna d'un infinito merito ». Infatti, di
venne poi moglie del Bach.
') Teatri t i&fi
— 756 —
onlina Chiavacci, scolara dei maestri i'iccinni e Sac-
chini. — Il conio Zambcccari, nel settembre 74, informava: « E
un' attrice giovano e di compotonta statara ; la sua lOOfl
e inolia, bensì voce distesa e non mancante d'agilità; possiedi»
mente la musica; ha ramato nei teatri di M..<ileaa,
Firenze e Venezia, con mediocre incontro: nò in alcun team»
e arrivata mai precisamente a distinguersi. L'ha sentile ali-
tare, e sarebbe una buona seconda donna ». E Antonio Can-
telli, da Milano : « Prima cantava il buffo, e come tale in Vie
ebbe dell" incontro, dove successe al Bernasconi, cui 6 inferiora
bella voce, ma poca; e finora non ha fatto alcun primo
teatro , né si può metter nella classe delle primo donni •
(f. 19P)
Venanzio Ratizzi ni e Caterina S
il conte Michele Pignatellfp da Londra (26 gennaio 173
veva: « In quanto al primo soprano ed alla prima donna
giudizio risponde pienamente alla relazione dall' Impresario sa-
detto, ricevuta da questo maestro Sacci ii .randomi avere
entrambi la voce, benché non di molto corpo, chiaro e di |
fetto tuono, molto gusto ed espressione nel canto, e
grazia ed aggiustatezza nel ree i tare, accompagnata la vantai
giosa figura personale ». Ma, qualche mese dopo, dava notisi
che, pel clima di Londra, s' erano ammalati, e non sapeva |
raccomandarli (f. 21°).
Marchesi , Scovelli o David. — Del Marchesi scriveva i
Mislivect'k (M unico di Baviora, 11 marzo 1777»: » 11 muuM
Marchese, parlando colla mia solita sincerità, è un musico, et*
per me lo tengo superiore a tutti gli altri, perchè ha dono di
una bella estensione di voce , e canta di ottimo gusto ; e ao
che piacerà assai testo verrà in Nap< (art
possibile per venirvi d. L' agente di Milano dice poi per lo |
velli: che, « sebbene non eguagli ancora i più rinomati nella i
professione, pure ha ivi riscosso molto applauso nello bc«
; vale, e la perizia di lui, e l' ngilitA della voce, possa!
eh' essi piaccia in ogni altro luogo. Ha compiegato
cora un foglietto, dove dal maestro di <
vieu descritta l' estensione della voce di detto Scovelli ne^-
— 757 —
corde di petto e di quelle di falzetto ; soggiugne che il di lui
personaggio non è vantaggioso, ma che in quel teatro non
abbia latto difetto ». Quanto al David , lo stesso agente « as-
sicura che, sebbene abbia un personale vantaggioso, e prometta
buoni progressi in avvenire, tutta volta però è inferiore di me-
rito allo Scovelli ». (f. 21°)
Questa è una letterina di Elisabetta Teuber. Essa aveva lasciato
Napoli nel 1767, e non aveva voluto scritturarsi per l' anno 70-1,
dicendo d' aver bisogno di riposo ; ma che sarebbe stata pronta
pel 71-2. Ma, a un tratto, si seppe che partiva, scritturata, per
la Russia. La corte di Napoli strepitò : mandò istruzioni al Conte
Finocchietti a Venezia. La TeOber allora scrisse da Venezia,
nel gennaio 70 , che riproduco .con tutti i suoi errori :
Excellence
J' ai T honenr de dire a V. E. que mon angngement pour la Moscovie
est pour un' anée seulement , e que apres je n' en ai aucun avec lea
Impressaires de Londre, c'est ce que je aupplie tres humblement V. E.
vouloir le l'aire savoir au Roi notre maitre, ainsi je suis en liberto de
servir sa Majestépour le sep tante un a sep tante deux, mon' ec ri ture avec
la Russie n'est pas encore signée y aient encore quelque article a con-
venir, et S. E. M.r la Marquis Marucci qui a la Gomission peut l'infor-
mar que je n' ai volu m' angager que pour un' anée seulement : je suis
avec le plus profond respect
De Yotre Excellence
Tres humble
Elisabetta. Taibkr (sic).
Ma poi non s' accordò coli' Impresario, che le offriva 1350
zecchini^ ed essa ne voleva 1800. (V. lett. e carte 1769-70. f. 16.»)
La Cecilia Davis, « nata in Inghilterra e battezzata in Vienna»,
fu scritturata nel novembre 1775 dagli Impresari del S. Carlo.
Lo Hasse dava informi intorno a lei all' Amadori con la let-
tera seguente:
— 758 —
Milano 9 fumata TI
Amico e Padrone Stim.mo,
La musica del mio Ruggiero è copiala ; io L* ho rovista tutta. « Muto
con cinqui' gigliati, li i{tttii ni WOO il iti
a, che va la spedirà quanto prima col Cornar di Rubi.
Le Inglesi sono tuttavia qui , e vi si tratterranno in uno cue ««nnou
la voslra rispunta. Mi dicono, che ranno scritto sin ila' 5 d'Oliata, •
desiderano di saper la vostra risoluzione. Mi dicono , che. quando oon
posiate risolvervi di accordare l'anno dopo la Bernasconi cara* i
rebbero, v vo l'anno spiegalo, la sorella che canta si contenta di »
an:ho per l'opera sola del venturo Cu trcha l'essiruriaU dilla
recita di Palermo per l'anno venturo intiero. Ora io non so quella ck
.trote risposto, o quul il, Barale per risolvi1 !lcm,
trovale per la mancanza di prima, donna, l'avete colla tatlta
rispoeta già fermala, vi diro, ohe non dovete pnnlo sgomentarvi, muln
la giovino Inglese ha molto merito cantando di ottimo gusto, con aa'tfv
lila assai brillante, e con una voce graia , che per verità non e qwfl»
di una gigan tessa, ma che non lascia di essere penetrante. Hata
cola di statura, appresso a poco come la Gabrieli, o Bernasconi. Bau san.
e stata ancor sul teatro, ma ò nata per recitare, perche ha tutu la mi*
glior disposizione, e passione ohe per ciò si richiedo. Io, in riguardo otl
raro SUO talento e per semplice amicizia, 1' ò insegnata per quasi un ww
"Otete credoru quanto n n>> dico. Ella non ha spcrism
u-atrale, ma la sua passione per ben recitare è tale, che, so le danti uà
buon concertatore, che I" aiuti, potrà molto bene disimpegnani di qw
i parta, lo conto di partir domattina per Vienna, ovu alleni'
■ risposta, u mi troverete sempre pronto in qualunque cosa lo po>
tesi mai essere capace di ubbidirvi. Quando saprò, dunque, che «tiri»
ita la detta Inglese, o che la fermaroto in questa, o altra ocrasiuM,
allora vi raccomanderò eoa tanto maggior calore ambedue la sorelle, U
quali stimo moltissimo non solo per la loro virtù, me ancora per l'otuau
savia, e virtuosa loro condotta ; o frattanto per sempre mi ri proteste
Vattro dev.mo obi/l.mo vero acrvjr* et amia»
Huss ')
A Mmi*j
Mon»-r 'ìiùv. Tedeschi d." Amadori
au servire do 8. M. lo Roi dea denx Siciloe
à Napoli
«) Carle. Teatri, f. 17."
— 759 —
Nel 1775 si facevano a Venezia le trattative pel S. Carlo col
ballerino Pitrot : « un uomo savio e di talento » , scrive il
Conte Finocchietti , e V impresario : « che è molto buono per
l'invenzione dei balli, ma essendo di età avanzata non balla
più di gamba e non vi si riconosce di maestro che il porta-
mento di corpo ». Fu scritturato pel 76-7 per 1900 zecchini,
e doveva condurre suo figlio e una figliuola, e che ò la prima
ballerina del mondo ». Ma questa pretesa sua figliuola, Anna
Pitrot , mandò tutto a monte ; perchè una sera del febbraio
76 a Venezia nell' uscire dal teatro , invece di andare a casa
di sua madre, se ne andò con un giovane romano anch' esso
ballerino e si sposarono. Il Pitrot era semplicemente il suo
maestro di ballo, e amico della madre di lei, e l'aveva tenuto
con so e maltrattata in modo, da costringerla a questa fuga.
Cosi il Pitrot non venne più a Napoli, (Molte carte. Teatri,
t 20°).
*
♦ *
Ecco lo stato dei proprietarii del S. Carlo nel 1770.
Iti prima fila
1. Il Duca di Corigliano. 2. A metà, D. Giuseppe di Majo e
il Duca di Crivelli. 3. Principe Dentice. 4. Duca di Montecalvo.
5. Principe di Tarsia, ceduto al Marchese di Salza. 6. Marchese
Arena. 7. Per ambasciatori a disposizione della Corte. 8. Per
l'ambasc. di Francia. 9. Principe di Belvedere. 10. Principe di
S. Gervasio. 11. Duca di Riario. 12. Principe di Teora. 13.
Principe d' Ischitella. 14. Principe di Laurenzana. 15. Principe
di Palmerigi ( prima del Principe di Fondi ). 16. Principe di
Caramanica. 17. Principe della Rocca. 18. Duca di Girifalco,
oggi della Principessa della Valle. 19. Principe di Ruffiano e
Marchese dell'Olivete 20. Principe Gerace Grimaldo. 21-22.
Per ambasciatori, a disposizione della Corte. 23. Duca Coscia.
iil l'Ili.
RcgU
Mi.
— 760 —
24, Principe di Marano. 25. Principe di Luzzi. 26. Duca di Boc
ciao. 27- Eredi Marchese Ferrante, ceduto al Marchese dui
Tito. 28. Uditore dell' Esercito.
2.* fila
1. Forino, ceduto a Tarsia. 2. Duca Termoli. 3. Principe
Riccia. 4. Principe del Colle. 5. Principe d'Avellino. 6. Mar-
chese Fuscaldo. 7. Principe di Stigliano. 8. Duca di Maddalooi
9. Duca di Atri, ceduto oggi a D. Carlo Acquavi va. 10-19.
Corte. 20. Principe di Francavilla. 21. Duca di Bovili). :
cipe di Torcila. 23. L'eredità di Giovinazzo. 24. Traelio. Prin
cipe della Rocceìla. 26. Duchessa di Castropignano. :
cipessa di Belmonte. 28. Principe d' Andria.
3.fc fila.
1. Principe di Conca e l'altra metà del Duca di Casteln
nardo. 2. Marchese di Poppano. 3. Marchese Auletta, e Ma
chese Cangianello. 4. Duca di Vietri e Principe di Campan
5. Teatro. 6. Duca della Castellacela, ceduto sola per le op
al Duca di Serracapriola. 7-8. Teatro. 9. Celsamaggiore « Du
ea di Caianielb. 10. Eredità di Biscardi. 11. Marchese Cedr
nio. 12. Marchese Lavìano d'Anna. Duca di Carignano. 13
Duca di Cassano Serra. 14. Principe S. Angelo Imperiale. 15.
Duca di Corigliano. 16. Marchese di Carvizzano. 17. Duca di
Mondragone. 18. Signori Carosmo, Caposselli, Scondito e l'e-
redità di Telese. 19. Marchese di Mesagne. 20. D. Giacomo
Serra. 21-23. Teatro. 24. Marchese di Villanova. 25. Teatro.
26. Principe di S. Severina. 27. Marchese Petroni. 28. Duca di
Turitto. (Teatri, f. 20°).
*
Uno dei soliti siali dei migliori cantanti e ballerini, colla data
del 1776, è formato cosi :
Prime donne. Gabrielli, Bastai-dina, Teùber, De Amicis, Caterina Schind-
lerin, Grassi, Camilla Mattei.
— 761 —
Primi uomini: Aprile , Pacchiare tti , Rubineili , Ragazzini , Mi 1 lieo,
Benini.
Tenori : Cortoni, Ansani, Del Mezzo, Valentino Ademberg in Firenze,
Scervelli in Madrid.
Maestri di Cappella: Cafaro, Buranello, Traetta, Rubini, Guglielmi,
Ottani, Sacchini, Piccinni, Paisiello, Mislivecek, Latilla, Neumann, Schu-
ster, Luambergen, Anfossi, Sala, Monopoli, Fischetti Qazzaniga, Monti,
Tritta.
Ballerini seiu'i: Lepicq e la Binetti, Pitrò e Mim,l Ricciardi e la Ga-
sassi, i Campioni, i Favier, i Terrades.
Ballerini grotteschi : Vigano e la Beccali , Cesarmi e la Morelli , i
Guglielmi, Sabatini e la Cocchi. {Teatri f. 20°).
GÌ' Im presarii del S. Carlo presentarono nel 1792 questa nota
di maestri, cantanti e ballerini, nella quale scegliere pel teatro.
Le postille , chiuse tra parentesi, indicano sommariamente le
informazioni raccolte. B. buono, cat, cattivo; ». e. non cono-
sciuto: m. mediocre.
Maestri di cappella: G. Paisiello, N. Piccinni, P. Guglielmi, D. Ci-
maroaa, Gius. Sarrì, Frane Bianco, Gius. Tritta, Gaet. Marinelli, Pasq.
Anfossi, Gius. Giordano, Salv. Rispoli.
Prime donne serie: Brigida Giorgi Banti , Francesca Danzi Lebrun,
Luigia Todi, Anna Morrìcbelli Bosco, Rosa Lopo (n. e), Teresa Mac-
ciorletti Blasi (m.). Cecilia Giuliani (n. e), Anna Andrcozzi (catt.), Anna
Davya de Bornucci (m.) , Maria Marchetti Fantozzi (m.), Anna Cosentini
(n. e), Elena Cantoni (n. e).
Primi soprani: Francesco Roncaglia, Luigi Marchesi, Carlo Concialini
(m.), Carlo Mannelli, Valeriauo Violani (n.c.) Vincenzo Bartolino (m.),
Giovanni Rubineili, Vitale Damiani — Giovanni Tajanna (n. e.) — Fran-
cesco Porri, Andrea Martino Severino (b.), Filippo Sarsaroli (cat), Miche
langelo Neri (cat. m.), Domenico Bruno (m.).
Primi tenori: Giacomo David, Domenico Mombelli, Giovanni Ansani,
il basso Fischiar (n. e), Angelo Fantozzi (cat.) Gius. Simoni (cat.), Gaet.
Scovelli (era b.), Vincenzo Maffoli (cat.), Giuseppe Fuoliveri (cat.), Giu-
seppe Vicanoni (cat.), Antonio Benelli (cat.), Angelo Bianchi (n. e).
Primi ballerini serti e ballerine: Domenico Andriani , Maria Meroni,
Monsignor Putrii, Mademoiselle Redwin, Antonio Berti, Aurora Bona-
glia, Sebastiano Gallet (b.), Michele Fabiani (b.), Eleonora Dupró (&.), G.
— 762 —
Giannini (b.), Carolina Pitrò (b.), Anna Pitrò Barelli (ò.) , Pielr..
«liei, Giuseppa Radaelli (rn.), Giuseppe Galli (n. e). Teresa Valloni-i |
Francesca Goppini (ni.) , Gasparo Ronzi (w.) , Mona. Ricciardi (n. r.
velò Di. c), Mad. Vestila (». e), M.r Diledat <»i. ■:■). M
1". ri J», I. :ii>m. Ballon (./».), Pietro Angolini (6.), Teresa Ball-
Luigi Casali (»i.i Bll BÌI 5p rati («. e), Francesco Clerica (&.», R
Clerico Pansìsri (w.) Giacomo Clerico (6.), Margherita Rossi I
Pietro l'i- toceoxo Parodi (>«.). Stolli uM*p;
lleil 7.), Caterina Villoneuvo (b.) G. B. Cocchi. Maria Covanti
Antonio Mo ri i^.l. Giulio Vigano, Vincenza Vigano (*.
Anna Schiusila (n. e.)
Primi grotteschi « messo carattere : Andrea Mariotti, Tereea Ila:
Antonietta Bernardini (#». e.), Beati Teresa Do
(h.), Vincenzo Ricci, Gasparo dui Lungo («. c), Boncdi il
Piero Pinucci (6.), Ruflad'- Parlotti, Ranieri Pani] ligia Colliai
I ii. Ili (/>.), Marianna Fahri.* , evangelista Piorelli (6.), Pasquale Al-
l', nini (fr.), Carlo Binnciardi (ra.) Margherita Alberimi, Gioeoppe For-
mica (b,), Maria Alberti m . Gaetano Adacci, \iniunciala Al
i Sereni, Maddalena Bianciardi, Giuseppe Calvi (m.). Agostino B*r-
i "i 11. (.-,.), il. B. Orti (ò.), Geltrudu Danumiu {b.}, Antonia Tumnuiioi
(ft), Carlo Taglioni (m.), Gaetano Cipriani, Giovacchino Brm
so cor.), Felicita Hauti (6.) Gennaro Torelli (in.), Enlaria Coppini, Uè
jiolilo Bancholt) (&.), Assunta Seflbni, Pietro ['ranchetti , Antonio Chii-
vieri, Pasquale Angiolini (b.), Pietro Marchesi, Brigida Cappelletti |*.|,
Costanza Finsi, Filippo Gentili, Niocola Angiolini (*.), Giacomo TrabU-
Ronsi Genti ('<.). Colomba Torselli (ò.), Niccola AnJneat,
Isabella Ventarla! (eat), Antonio Si rie t li (cai.), Orsola Goreai, Giuseppi
Ferrari (rat.), Anna Maria Zaanini (rat.), Lucia Berlini (raf.>, Oe-
gliehuo Bauli (
K I' Udienza ridusse e formò cosi la noia:
Primi cantanti: La Danti, La Danzi Lobrun, La Todi, La Man. L*
Macdoiietti, Le Giuliani.
Primi soprani: Marchesi, Pacchiarotti, Roncaglia, Groacentino, Nili
Bruno.
Primi Ballerini: Vwtria, Gallò, Clerici, Franchi, Fabiani, Già ma».
Mo7.wr.-lli, Vigano padre, Vulcani-n ina.' Petrix, PietroA»-
i, Innocenzo Parodi.
Prime ballerine: Eleonora Dupre, Carolina Pitrò, Anna Pitrò Barrtli,
Carolino Dnpré, Teresa Ballon. (Teatri f. 31.°J
— 763 —
*
Alcuni anni dopo, nel 1798, si sceglievano dei maestri di
cappella i seguenti come idonei pel R. Teatro, cioè: « D. Gio-
vanni Paisiello, D. Pietro Guglielmi, D. Nicola Piccinni, D. Do-
menico Cimarosa, D. Giacomo Tritta, D. Francesco Bianchi,
D. Francesco Pitticchio (sempre e quando però S. A. R. la
Principessa Ereditaria lo comandasse), D. Sebastiano Nasolinf,
Winder, Salieri, Cherubini, Zingarelli, Tarchi, Nauman, Iustor,
e finalmente Stercher ». E « per evitare da oggi innanzi ogni
arbitrio, deferenza, o altro motivo dell' Impresario; si è con ap-
puntamento del Tribunale risoluto di non essere in sua libertà
di nominare altri maestri di cappella pel connato R. Teatro,
se non quei tra gli esteri, che abbiano acquistato grido o rino-
manza in Italia; e, tra nazionali, coloro che, almeno per otto o
dieci volte , abbiano plausibilmente scritto per gli altri teatri
della Capitale » ').
i) Debbo questa notizia all'amico Y. d'Auria.
AGGIUNTE
— 767 —
La stampa di queste ricerche, fatte nell'Arca, storico per le
iror. napoletane, e durala un paio d' anni. In questo tempo,
seguitando nei miei studii a tener d'occhio lutto ciò, che ri-
guardasse la storia teatrale di Napoli, ho avuto il modo di
accogliere un gruxzolello di notizie, alcune delle quali molto
importanti , da aggiungersi qua e li nella mia esposizione. E
sono questo.
Cominciamo dal principio — Ho forse respinto un po' troppo
recisamente (pag. 3) l'affermazione del Saint-Priesl che alla
Corte di Carlo I d' Angiò « on jouait la comédie ». Se quel-
l'affermazione e arrischiala nella sua generalità, non è mori
che una delle più antiche opere profane del teatro francese,
un piccolo dramma di Adamo de la Halle, fu rappresentalo a
ii, alla corte Angioina. Adamo ■> Il Halle era nativo di
ilarras, e autore di altri duo componimenti drammatici. Segui
a Napoli il conte Roberto II d' Artois ; e qui, nella Corte di
I I, fece recitare il suo Jeu de Robin et de Marion, se-
condo le piiì probabili congetture, nell'autunno del 1289. È una
serie di scene pastorali, « un centon de pasteurelles » , come
lo definisce un suo recente critico; che, tuttavia, nell'insieme
non manca di vita e di originalità. Su Adamo de la Halle
hanno scritto recentemente L. Petit de Julleville, nel suo Ré-
pertoire du thèatre comique en France au Moyen ùge ( Paris,
Cerf, 1886 ) , e A. Rambeau, nella sua monografìa : Die dem
troucere Adam de la Halle zugeschriebenen Dramen (Mar-
burgo 1886). >)
') Gfr. l'articolo J« J- Bédier, L*s commencemenli du thWre comiqw
en France, nella Renne d** deux monda, 15 giugno 1890.
— 768 —
Il sonetto, da mo pubblicato poi primo (p. Sì, èstatoonalu
riportato nei Nntahilia temporum di Angelo de Tu
pubblicati rccentomento dal Cnrvisieri '), con podio vari
coiisÌKlenli principalmente in forme iliJi'tiali napolotUM)
lui te alle fiorentine. — Nello stesso Tummulìllis, ci «tino lunghe
descrizioni di feste per le nwce di Alfonso Duca di Calabria
con Ippolita Sforza, e per quelle di I
A p. 16-7 ho accennato dlfl feW« 'Ini Sannazaro, intitolata
ì'simbascerùi dal Soldati», e ho dotto chi fu forse anche re-
citata nella corte Aragonese. Fu recitata, difetti, a»
1490, conio risulta da questo documento, tratto dallo Gsfo
di tesoreria, voi. 130 (1400), f. 210, che rat comunica l'i
Dott E. Pércopo:
Dinari pagati per miss9r Iacono stendardo quisto Carnevnl»-
legatura d<? vestiti et altre cosa por servitio del Illmo S, P,
fnhliani (nllocrlinli).
Per una maschera comperata: I tari, X grani.
A di XXYI per alloghatura de due maschere per doi dy uno tari,
dico I tari.
Ad doi mori de lo ambasciatore del Soldano, che andarno un di cum
lo Illustrissimo s. principe stravestiti per Napoli : uno ducato , et dece
grani dico I d. X gr.
A di ultimo per alloghatura de un cane et un manto do ciecho nno
tari, dico I t.
Per due faccie incarnate comperate.
Per un'altra maschera.
Profumi comprati da Berardino, che fa li profumi, che sta ad Sancto
Dominico.
') Roma. Istituto storico, 1890, p. 51.
*) V. pp. 133-5, e 221-3.
— m —
Polw de cipri, acqua nafra, acqua maacliata, ogljro do bonjoyno, acqua
Torongo, do fiorì de murto, caw«cta d'ambra, oglio do latin
In un ms., copia del s. XVII, posseduto dal eh. Comm. Capasso,
intitolato: Perchè fu composta e da chi la Cannona solita a
cantarsi il capo dell' anno, che comincia : Io te canto in di-
scanto eh* è un eomeato alla nota filastrocca), ci sono vario
ie d'un certo interesso. L'autore dico che quella canzone
fu cantata per le nozze di Ferrantioo e dell'infanta Giovanna.
Essa avrebbe un rignil litico, che l'autore del cemento
avrebbe saputo « dal Caracciolo, il quale essendo a pranzo una
maiiiia con la buona memoria del mio signor Padre in ta-
vola con tutta secretanza dichiarò questa canzone punto per
punto, et io ull'hora me la scolpii in tal modo nella memoria,
che non mai mi uscirà finche io viva a. Tralasciando di notare
ri., ohe nr.n ci riguarda, ecco ciò che vi si racconta delle feste
delle nozze: « Non vi DMOOOfOO nuli* sollazzevoli intermedii
de musiche d'ogni sorte di forze, d'egloghe, eh' ivi s' inlesero;
et il Fontano et il Sanazaro, che ivi erano, ferno recitare non
so quanti di quelli loro gliommari napoli inneschi , et Carideo,
Barcinio e chiamato dal Sanazaro ne\V Arcadia, essendo
costui segretario del Re, fé cantare mille sue frottole, fatte da
lui in lode della sua Luna, di BUI egli lOUO nome d'Endimione
era mirabilmente invaghito ; et. allhora che il Re voleva andare
in letto, comparve una mascherata d'alquanti cavalieri ricca-
mente addobbati, ha i quali vi furono due, l'un vestito da con-
tadino , e 1' altro alla corteggiaua, sonando una lira ; i quali,
dopo haver sonato un pezzo, concordamento cantaro questa
canzone ».
Un'importantissima notizia mi viene fornita dall'egregio Conte
I. Malaguzzi , Direttore del R. Archivio di Stato di Modena.
In una lettera , diretta al Duca di Ferrara da un suo agente
51
— 770 —
in Roma , Mathias de Canali , in data del 27 mano I
trova: « Qui se dice chel Re de Napoli ha incitati ftdria
Comico cum la sua schola per representare Cav-
alle note dela Regina focene, et Duca de C rJ*j
nel mese de mano proximo, et manderalli una galea : ha dato
la possessione al Cardinale de Salern
Questa compagnia comica {schola) costituita, col suo capo*
comico ( Ff.drid ), e col ano rojiflrtorio {comedie et eglogt
princìpi] del cinquecento, è un fatto notevole, da tener presente
pei precedenti delle compagnie dei comici dell'» >
A proposito delle far» cavaiole della prima metà d'
voglio notare che il Dolvito (Variorum ms. Ili, i -> ci»
il padre di Colaniello Pacca (professore, quasi' ul
versila di Napoli, e scrittore di cose storiche, morto il
era un sartore, di nome Bartolommeo oon bottega alla Sellarti,
che, per la sua valentia nel recitare nelle farse, era chiamato i
monemente Bartolommeo de le /ti ne '). —
Ho citati alcuni canti popolari, riportati dal Braca in una
sua farsa. Ma ho lasciato di notare che due d'etsi: l'arata
retta mìa, partonareila, o fancutilto menarne no n
citali dal Del Tufo nel noto manoscritto, e il primo d'essi aa-
che dal Basile nelle Muse napoletane, Ogl. IX. —
A quel Giulio Cesare Brancaccio, del quale ho fatto caaa»
(p. 45), dedica un lungo articolo il D'Afflitto . Memorie
scrttt. del Regno di Nap, (li. 159-62).—
Tra le Lettere inedite di Bernardo Tasso, per cura di G. i
pori, Bologna, Romagnoli, 1869 (Scelta di curiosità lettere ine-
dite o rare. Disp. CHI) , ce ne è una, dove si parla a '
diurni commedia, composta dalla personi, tk e diretta
la lettera, e che il Tasso avrebbe raccomandala al 1
>) R. Àrdi, di Stato in Modena. Cancelleria Ducala. [tonaca **l
Oratori ©st'onsi a Boa
*) Cf. Cape*», La
— 771 —
lerno, e, a proposito della commedia, il Tasso avrebbe d<
io n non si pensava elio di ninno di questi gentiluomini
in [uesta regno, potesse uscir comedia, che meritasse d'essere
recituta pio che la vostra o. Ma a chi sia diretto la lettera,
che titolo avesse la commedia , non si sa, o manca anche la
data por far qualche congettura (|
Di duo commedie del "l'ausilio si ne lettere
inedito ili lui, esistenti nella Biblioteca della Fac. di Medicina <li
Montpellier (fatte copiare dalla Soc. Stor. N'ap.). E, propria-
\ da una lettera in data di Napoli, 1 ottobre MDLXIII,
iiretta alla signora C S. L., che dice: « Mando a V. S. le
'In*- commedie, che io le promessi l'altro giorno ; le quali se bene
non son fin qui state recitate, furou poro fatte da mo giA dieci
(anni sono, perchè hora, per gratia de la mia matrigna for-
tuna, noli' infelice peregrinazione, in oh' io mi trovo, ho sem-
pre più commodità di soggetti tragici che comici *.
Ho accennato a p. 50 alle tragedie di A. Paulilli , dicendo
ohe probabilmonie erano state recitate a Napoli. Avendo
i finalmente \> i e di esse, posso nnr
affermazione «li bttO la BUj ne. Il frj ù questo:
il Giuditta di l'aride tragicomedia a cui siegue f altra del
Ratto di Ilelena, con la Tragedia dell' Incendio di Troia di
Anello Paulilli. Nap. secondo le antiche favole con pricil. per
anni dieci. In Napoli npjirexHO Gio: Maria Scoto L'ìGfJ I
semi dramma ha poi un frontespizio particolare. Il primo è de-
i al Viceré, Duca d'Alcala, ed é preceduto da un discorso
Paulilli sulla tragicommedia. Nel prologo, si dice, tra l'altro:
Ma ah ah ah, eh' io scoppio, eh' hor mi sovviene d' un ga-
nomo che voleva che quelle tre Dee fosser state vedute
ignude dal Pastore sul Proscenio, come che cosi volse 0\
gli risposi che, quando s'havesser potuto bavere nel recitare
•* -li quello gentildonne, alle quali si rapprosontera, ad elettimi.'
dell'autore istesso, ch'io lodava il suo pensiero 1 »
— 772 —
Il BèOOodO dramma ò dedicato al sig. Ferrante Carafa. Mar-
dieso di San io Lucido; e dal prologo appare che fu recitala
dopo il (i imi ilio di Paride.
Il teRO »• dedicalo al signor Vincenzo Carraf.i d' Ariano;!
nella dedica si dice : « Accetterete la tragedia de l'Iocei.
Troja, in stampa, con quell'occhio, che voi l'intend
la vi fu rupi-esentata nella sala del vostro Palazzo ». E nel pro-
logo si parla di «quei vostri giovani napoletani, che cosi
rcvolmente la rappresenteranno, li quali non per de-
ll snlo per loro diletto et peragratarvi (come che sono
amici de ti vertudi et amorevoli <li voi) a lai >pr«*
ranno ».
Tra lo opero letterarie, che furono scritte nello nostre
vincie por la vittoria di Lepanto, 6 restato ignoto al Coni
(I Napoletani a Lepanto, Nap. 1885} il dramma di Cesar» •
< h | questo: Trionfo della Lega di Cenare Torneo della i
di Tropea , in rappresentatione distinta in cinque atti I
cala all'altera del sereni :inor Don C
stria inclito Principe dell'Armala la Lega.Cn
licenza dei superiori, in Napoh, Appresso Giosep;
dall'Aquila. MDLXXV. (di e.
Nella prefazione, oltre varii accenni e scuse, il Tomeo dk*
•i Mi mussi! sinché » questo il loco, dove credea dui anni M I
che l'ho composta, farla in presenza di S. A. ri ehi
ila quasi seconda patria noi .m&
et honoraie rappresentationi , tra l'altre sue generose fi-'
sono molto in uso, aiutando a questo quei signori, o
gono con particolare cura , e debito dispendio [•
Popolo, st honor della citta, la qual, perche fu posta a e
dell'Armata, ove si uni, onde si parli, e do \ iosa tornò»
e che con sontuoso poute ricevè S. A. nell'andare, e coi
statua di metallo 1' h onorò vittorioso nel tornare, havria p«r
suo decoro a questo soddisfatto a pieno con ogni genio di epl«
dorè, se novi accidenti non s'ha vesserò trapposti
sturbo ».
nio di epto-
a con
— 773 —
Segue la dedica a D. Giovanni d'Austria, in data di Messina,
ott. 1573. — Gli interlocutori formano una lunghissima lista,
itti personaggi allegorici, o personificazioni: Vcnotia, Italia,
Roma, Napoli, Fiorenza, Militilo, Sicilia, Malta, Spagna, La Gre-
cia, La Chiesa, l'Angelo Michele, la Madonna, S. Piotro, Ci
il Timore, Astrae, ecc., ecc. — È scritto in terzine, in versi non
cattivi. — Nell'ultimo atto, la Fama descrive a lungo la I.
glia di Lepanto. —
Tra i mss. del Tutini , conserv. alla llibl. IJrancacci
nel codice 'misceli, seg. Ili, D. 8. 6 inserita) 0 scritto
di e. 32, intitolato: Egloga di Fr. Ani. Imperato re
nei 1580.
■■■
Nelle carte Farnesiane f. i)F»7 (Archivio di Stato), tra lo !. i
tero dirette a Margherita Farnese da Monteregale (Abruzzo
Aquilano), ce n'è una del 30 maggio 156G, nella quale si discu-
tono certe accuse fatte al Giustiziere di Civita di Penne. La
prima accusa era questa : a ch'esso habbia tenuto una fontina,
i.i quale - menava appresso vestita da huomo eoo la spada
al Manco, e con l'archibugio sotto di quattro palmi per hi I
mezzo giorno, la quale fornirla riavesse levato a certi co-
itdianti o. Lo scrivente, Nicola Seragoni, risponde su questa
:cusa: «Trovo che havendo menato il Sjg, Fabrizio Stril
atollo del detto Giustizerò, una donna in Civita di Penne, il
sfato sig. Giovanni Vincenzo la teneva nel Palazzo e bo lu
menava dietro per le chiese principali olla messa, e per la
dove andava, di di e di notte, vestita da huomo, con la spada al
e con l'archibugio; donde sia venula detta dormo I
potuto ritrovare ». E, passando a un altro punto delle ac-
cuse, accenna a un tale che aveva dato un colpo in faccia a
un altro « con un coltello di legno, di qutgU dui portano
questi Zanni ». — Queste notizie ci provano che in quel t-
giravano compagnie di comici per l'Italia nini-! Oliale, e ci mo-
strano ira osai Y Arlecchino, colla sua famosa spada di Ifl
(cfr. fig. in Moland. o. e. p. M).
— 774 —
A proposito del dottor Spaccaatrummolo (p. 63-1), sarà i
notare che partii a spacca strommola vale m
tano: parlare a vanvera. Strummolo è la trottola.
libro dell'Amabile (La congiura, i processi e la pa
di T. Campanella. I, Ì81 i. -i riferisce no brano tera
del Nunzio Aldobrandino da Napoli, 5 giugno 1592: « Io troro
OS modo di vivere ;oso di i. i i Rego-
lari, che con molto scandalo et querela i I citta, v
giorno e nottu boli et accompagnati, dove lorpiac
quanto intendo , con armi proibite , né solo in casa di donne
sospette ma alle pubblicke Commedie, si che nel signor Viceré
e in questi ministri o venuto concetto che non si faccia ec-
cesso notabile in questo Regno, che non e' intervenga o Preti
o Frati
In un Successo, che si trova in una delle rodazioni del
0 Corona (ma. Ritti. Max, 1. D.9.,8UCC6fl park
di una certa Nespola, ch'era moglie di un comico napoletani
che faceva il Cocìello, in una compagnia d'
Firenze, nel tempo del Gran Duca Francesco.
Nella bibliografìa degli opuscoli di Giulio Cesare Croce, fktM
<;uerrini(/,a Vita e le opere di < /.allietali,
1879)., ni trova notizia di alcuni tipi comici na|
Capitoli e pubticatione del faustoso e in sposatici*
dell' incitto Capitano Marchiane Pattala tiravo Napi
ecc. ecc. Sotto n. 99, Disputa tra Cola et Arlechtno ecc., dm»
la prima canzone ò intitolata; Disputa fra Cola Sgariaton
et Arleehino da Marcarla sopra le lor prodetz? , vanii e
spampanate tra un napoletano ed un bergama-
fette a dialogo , di otto ottonarii ciascuna ,
non Cola furibondo limi son quel Arleec1
altro opuscolo sul Capitano Rettola. Sotto u, 158, Opera curar-
Biasima composta e dispensala da Cocìello Celrullo O.
napolitano. —
«
• »
Un grosso errore m' ù capitato a p. 54, per essermi fidsW
dell'edizione, qua e là arbitrariamente raffazzonata, che il V
— 775 —
picella fece di molti brani del manoscritto di Giambattista del
Tufo. Il Volpicella (1. e, p. 85) stampa cosi :
Veder talvolta comparire in scena
Con dolcissima vena,
Presto e destro qual suol correr Navettola,
Cornei, Giancola, e Pascariello Pettata.
Parrebbe trattarsi di quattro maschere, che menzioni il Del
Tufo ; ma, invece, le maschere non son altre che due. Il ma-
noscritto originale, eh' è alla Bibl. Naz., ha invece tutt' altra
lezione; ed è questa:
Presto e destro, qual suol correr navettola
Coviello datola e Pascariello Pettata
Ora navettola in napoletano è la spola, e il Del Tufo fa un
paragone, e non nomina un personaggio. Il Giancola è stato
stranamente aggiunto dal Volpicella invece del Ciaoola, eh* è
il più antico nome del Coviello (v. sopra p. 55, 80). Giancola
è il tipo dell'abate Calabrese , e divenne soprannome poi del
famoso Pulcinella Cammarano. Il verso del Del Tufo ha una
sillaba di più; ma gli è questo un male molto minore della
moltiplicazione di personaggi comici, fatta dal Volpicella, e da
me improvvidamente accettata.
*
Debbo alla cortesia del Principe di Satriano, Gaetano Filan-
gieri, l' indicazione del seguente prezioso documento, eh* è tra
quelli dei quali sarà pubblicato il sunto nel II voi. àe\V ìndice
degli artefici (VI della collezione Documenti per la storia, le
arti e V industrie delle province napol., ed. dal Filangieri). E
un contratto tra alcuni comici, che formarono una compagni?;
a Napoli nel 1575; e si trova nel Protocollo di Not. Cristi-
fóro Cerlone, 1574-5, Archivio Notarile.
I comici erano Mario, alias Lepido, de Thomase di Siena,
Jacobo Antonio de Ferrariis di Napoli, Alfonso Cortese di Na-
— 776 —
poli, Julio Cesare Farina «li «ncisco Viiiani A
Lucca : nessun nome famoso , come si vede , anzi latti , per
quanto io ne sappia, affano ignoti.
Ed ceco il contratto, curiosissimo pei costumi del tempo:
DO COC-
radlara
irta M
Dio quinto mansìs Jnlii tertio Indirtionis |.T7n Napoli. Capitali
un ;.l 11011)19 d* ldio habiti et firmati tra li Mag-d Mimo,
Lepido, i>e Thomasr ilo Siena, Jacobo Antonio db Fbrb •
Alfonso Cortese da Napoli, Jn.10 Cesare Farina de MiUo»
OSCO VrruM da Lucca , «opra la compagaia ioiU et firmata tra
pronominali Compagni aopra il (ara al rociUra comedie iu q*«eta
di Napoli et altro Ieri* alla et lochi Unto in questo Regno qu
altri qualaevogliano Regni , l'rovinrie , Duellati et lochi iptalaeTOfDaav
dal mondo. Sono vidallcet:
In primi* li profati magn.ci pronominali compagni prom«Uooo
tinuameuto per anni dui da oggi arante numerandi unitamonto
«t (aro detto comadio tante in questa citte quanto in altra parta
mondo di per di , et aie-omo Mira corno. io a dotta compagnia ni aM
manchare per qualsivoglia cauna, et coso dia alcuno di oasi coapatfai
inanellasse di (aro et recitare dette oomedia che qui ilo oh» me
ogni volta aia tenuto pagare a detti compagni ducati passi
quali aia licito a delti compagni ov 1 -entra renerà ci Cirio fi*
venire et costreagere in qualsevoglin parte del mondo doro mi regge j uitiba-
Item A convenuto che, caso ci 'di «ai compagni «t crwinsn»
sa amaluaso 0 andasse prigione per cauna di detta compagnia, ehe te tal»
caso aaso nou sia tenuto a la aupraacritta pona, ansi daranta 4»iti so-
latia , et carceratione alano obligati detti compagni darlo la sua fitto
die li competo tento in dotto loco dove se ritrovare informo 0 rarr**u
quanto (ora detto loco, et delti compagni siano tenuti cooaorvarie la sai
parte che porvenorA da dette comadie di par di , et poaaanao «ari ama*
pagai siano tenuti mandarcela dorè ae ritrorarè , et stando intona ia
alcuno loco et detti compagni votandosi partir»! da detto loco «t p**
aendoae porterò siano lanuti portarlo
Item .S convenuto che tutto il guadagno che psrreoarà da tarnmedfctf
per occasione d'esse se debbia spartire tra delti compagni prò *rt£
parte et portione et all'altri rocitanti che con detta compagnia »
m li debbia dare quello che d* accordo la magior parta da detti <**•
pagai crodarè et piacerà che se li denga per ciascaduno da datti •!«
r.citnnii, letale la spesi* che occorreranno tanto de magnar, coma «fai*»
cose per senrilio de dette compagnia.
-
s
— 777 -
Itera ò convenuto che por servitio di della compagnia se debbia (•
uno garzane, ni quali) M la debbia darò il ritto et salario secondo la
magior parlo do dotti compagni se cdbtcntnrà.
Item •> convenuto che s' alcuno d" ossi compagni pigliasi* m
un'ilio suo et dandoseli il vitto de conv.-i ti..* u.-'.lo sin i
rrire tutti U predetti "impugni et U auo patrono eia tenuto darli il
la rio.
a è convenuto che ogno Domenica a aera m debbia fare conto del
guadagno che «irrà p B detta compagnia et se deb
tra detti compagni mudo ut ■Opra, et trntanto se debbia conservare ap-
presao uno de detti a a la magior parto da oasi -volerà.
Itera è convenuto elio Ogni una de dL-tti compagni se debbia confessare
volto l'anno, cioè la Pascha de Kesurrectioue di Nostro S.Jeau Cri-
, l' Assurnptione de la Nostra Donna, et la Natività di Nostra S. Jasu
Cristo.
Item è convenuto che so forte (qaod absit) alcuno do detti compagni
compagni l'intenderà, sia ohligato »u-
to andarlo ad accusare.
Item ò convenuto -ompagni non possano tra loro jo<
««uno giocho né in la loro stantia con altri.
Item 6 che quando venera alcuna Indulgentin ■ t 'un lui 0
Sua Santità che stono tenuti detti compagni unitamente pigliarlo.
Seguono le formolo ordinarie , e le firme del giudice e dei
;ioni.
*
Sul principio del seicento, c'era a Napoli un comico, <
malo Ottavio Ferrarese, alias Tartaglia. *) —
Era di nuovo a Napoli nel 1(521 Silvio Fiorillo, Il 1
bre 1681, egli dedicava a I). Marino Caracciolo la sua
media : I.i tre Capitani Vanagloriosi. Capricciosa Rapprc-
tentazione di strani amorosi acecnimcnti di Silvio Fiorillo
I Comico. Ded. all'eccellenza del signor Principe di Santo Buono
') Concessione per una sua casa sopra la porta del Marcalo, 1012.
Atti uria, di forti f. 1. 1 f. 168.°(Arch. man.). Noi. comun. dal eh. Capaaso.
— 778 —
eie. In Napoli per Domenico di Ferrante Maccara.no ì
Comincia: o Sogliono, per lo più, eccelso Principe, coloro ebc
doppo lunga peregrinatone, afla patria ritornano da pi<
contraile, recar nuovi e preggiati doni, coi quali nei pia
giunti la quasi sopita loro memoria ravvivano ; tal
voluntario esilio dalla mia patria . [»or desiare nel suo .
animo qualche piccola ricordanza di m "irma:
i-i Ilo, detto il Capitano Matamoros Acceso*.
Tra i personaggi della commedia sooo: Capitan Mail
Scaramuzza servo, parassita, napolitano; Cupi:
nnconos; Fracasso servo con Franzipane parasito;
Tempesta; Scannapapara con TrufTa, capitani napolitani scruc-
chi, ecc. ecc.
Sul Coviello Ambrogio Buonomo, e il Pulcinella
Ciuccio, una cronaca reca questa ai
fra i tanti alitisi, solevano spesso pigliarsi il terzo degli arren-
damenti assegnati ai privali: abuso, contro il quale invano
reclamò la Città. Ora « il Conte eli Monterey, essendo
in gondola a Posilipo, e con esso li due personaggi fiun
AjDibrogù I taonomo da Cociello et Andrea Ciuccio da Po-
nella, dilettandosi questo signore di comedie, fins"
di avere una differenza tra di essi, e proponendo ognuno la su*
ragi" mtavano ostinatamente con molti in-
voli. Il Coviello propose che si fosse chiamato nn I a decide
la loro differenza ; ma il Policinella replico che non vi er
fini terzi, atteso se l'haveva presi tulli Sua Eccelleo/
lerey, commosso a riso, non curò ritenersi l'altri leni >•
doro noto al Buon, ma. rii.l. —
Nell'opera di E. Campardon : Lea comédiens da roi de k
troupe itatienne pendant Ics deux derni. lSSKKl
discorrendosi di Tiberio Fiori 1 1 i (I , 222-34), non si fa cena)
della storiella del matrimonio, che io ho raccontato col bene-
ficio dell' inventario, citando il Sand. Ma risulta dai documenti
che il Fiorilli era già a Parigi il 1644, t che sua wn
chiamava Lorenza FI isabella del Campo, soprannominata M
rinctta.
— 779 —
Del Dottor Chiaiese parla a lungo il Cortese nel Micco Pas-
sare (C. IV e V), e nel Viaggio di Parnaso (C. V.). Inoltre
in qualche esemplare della prima edizione del Canto de li Cunti,
al quinto volumetto è aggiunta una canzone intitolata: Conziglio
dato da lo Chiaiese ad una persona che Vaddemannaie quale
fosse lo meglio : nzorarese o stare senza mogliere ; intorno
alla quale v. la mia ediz. del Cunto de li Cunti, Nap., MDCCCXCI,
voi. I, Introd., cap. III.
Sul personaggio comico Scatozza , si noti che vi accenna
Salvator Rosa, il quale nella S. II (La Poesia), parlando dei
cattivi predicatori, dice:
Miserie in ver da piangere a singozzi !
Che, al par dei Banchi ormai dei Saltimbanchi,
Vanta il Pergamo ancora i suoi Scatozzi ! *)
Alla parola Scatozzi il Salvini annota erroneamente: « cioè,
ecclesiastici ignoranti ! »
Sul personaggio del Napoletano. — Nei Ragguagli di Parnaso
del Boccalini, fìngendosi che i Comici Gelosi fossero chiamati'
a recitare in Parnaso comedie per le feste dei matrimonii
delle figlie di Carlo Emanuele di Savoia, si dice: « Ed in par-
ticolare tanta dilettatione ha dato a sua maestà il signor Cola
Francesco Vacantiello , personaggio Napolitano , che ha detto
che anche nel l'introdurre il Napolitano nelle Comedie per rap-
presentar la fina vacanteria, havevan gl'Italiani mostrato il
loro altissimo ingegno, et in somigliante occasione sua maestà
ha comandato al maestro dei Novitij, che ad alcuni giovanotti
Romani, che si allevano nel seminario quanto prima facesse
imparare la lingua napolitana, che, quanto all'affettion de' co-
stumi, fermamente credeva, che fossero per far la medesima
') Satire di Salvator Rosa con le note d' Anton Maria Salvini e d' altri.
Amsterdam MDCCXC. p. 119.
— 780 —
riuscita. Solo il personaggio del Capitan Cardano non diade
Hiia aBOdfl intera sodisfattione, dicendo che era brutta apra-
'"ne introdur nelle Comedio per milaniatore quello spagn
che intanto non si vanta di quello che non ha fallo e
• inolio che vuol fare, che i mali fatti o ouopreopnr
mena la mani che mi OH la bocca, operando olla mui
l'in fatti che parole. Coniando dunque, che. tosso adoperati-
cose gravi dello tragedie, chiaramente credendosi che ogni
fautoccino Casigliano, Aragonese, o Biscaglino nascevi'
costumi e maniere tanto gravi, che dalla Natura pareva fatto
a posta per rappresentar nelle scene i Personaggi di somma
maestà » ').
Elemosino dei teatri agli ospedali ed altri luoghi pii. — Dej
usi francesi a questo proposito, parla il Maugras Lea Cot
ftiens hors la hi (Paris, Lévy, 1887, p. 165 sgg.)— Il De Broa-
ses, nel 1739, discorrendo degli usi teatrali italiani,
«t On lolérait memo un singulier mélange de sacrò et de
fané; généretomont, pendant los entractes, on quòtait
luminaire de la paroisse, et c'était toujours une fé mine jmim
<i lielle, qu'on chargeait de ce som, de facon a éveiller, *';
était necessaire, la charitó des spoetatemi
Abbiamo visto tra i primi propri otarii del teatro dei Fiortfl
tini un Vincenzo Capece (p. 124-5). Di costui, un «U'«
seguenti unii ne: « Huomo memorando in Napoli, poiché,»*
sondo nato non solo povero e senza appoggio nessuno, a»
ancora naturale di Tra Francesco Capece, cavaliere Geroso-
limitano , si ha acquistato meglio di GOmila ducati di foooìli.
quasi tutto contanti in oro solo colla merci» usudw
') W Ragguagli di Parnaso usi signor Traiano Boccalini Rana*
Venati», Gucrigii. MDCLXXX, I. '212-3.
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molli anni per li giochi e prestar danari a giocatori, buscan-
do meglio in questo di 16 e 80 mila .-nuli il giorno e
coniinuando l'accennata enercantia, viveva da signore, es*>'
egli ancora alto e corpulento e di non ingruto aspetto e pre-
senza». Tra le altre sue prodezze, il cronista nota che «r fece
iccidere un comico insigne in Napoli chiamato Testa,
Aurelio » ').
Lasciò un figlinolo naturale , chiamato Carlo Capece,
olissimo aspetto ; lo fece educare nobilmente ; si approfittò
nella musica e nella poesia, quanto li bastava per parlare or-
e pulito e dar saggio di virtuoso; ma più profoooore delle
armi e del duello ». Costui , vivendo da sgherro , anzi e da
capoparte di sgherri, nella strada della Carità », Bill I morir
ammazzato.
Il Capaccio, nel Forastiero, facendo una specie di statistica
di Napoli, e di ciò che vi si spendeva e consumava, dice : o In
comedie considerate quanto si spenda , mentre l' appalto ò di
cinque milia scudi » ■).
A p. 95 ho Tatto la facile supposizione che, oltre i teatri il-
lustri del S. Bartolommeo e del Fiorentini, dovesse esserci a
» Napoli qualche teatro più popolare ; e ho recato un luogo di
una cronaca , dal quale si ricava che nella prima meta del
seicento e" era un teatro di comedia « fuori Porla Capuana....
presso S. Caterina a Formello ».
I contorni di Porta Capuana, come il Largo del Castello, so-
state contrade da teatri ino ne moriva, un altro ne
nasceva. Più tardi, nel nostro secolo, divenne contrada teatrale
anche la strada Foria. — Di un teatro, ch'era anche nei contorni
ii l 'orta Capuana, alla Duchesca, nella prima metà del seicento,
che non so se debba identifienr^i con quello già accennato
da me, fa menzione il Tutini in un suo ma. della Biblioteca
') Bocca, ■• not« del Fuidoro, *ui> ottobri 1690.
r) // Fartutiero. IXXXIV, 0. 847.
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Brancacciana. Il Tuffai fuggi da Napoli 4iaiow
17. o mori a Roma nel 1G68: cosicché la 60
deve riferire a tempi di poco anteriori al Mi,
dunque, che, per sollevare l'animo dei Napoletani, in tre puah
si rappresentavano le pubbliche commedie , ciò* nella stradi
di S. Burtolommeo, alla strada dei
Duchesca. Quivi ogni giorno si rappresentavano comedie, tra-
gedie, tragicommedie, ed altre rappresentazioni, eccet*
nerdl e la Quaresima, L'appalto (acevasi perd. 5000 all'anno ')
Il Conto di Lemos lesse una sua commedia nell'Ai
degli Oziosi, alla quale apparteneva ( cfr. Ginnnoi
XXXV, 8). Sani In stessa, della quale io ho fatto ceni
Il Giuditta di Paride àr- -, come sappi
in occasione degli sponsali di D. Placido e D.* Isabella
Sangro. Questi sponsali avvennero nel 164"J , come bo potato
lue pel seguente libercolo: II trionfo della belletta, op-
ra del Doli. Antonio Basso. Nelle nozze degli illustriti. *«yy.
D. Placido e Donna Isabella de Sangro all' Bcc.ma
D. Anna Cara/a Pssa di Stigliano Duchessa di Sabòontlté
di Mulina di: las Torres, Vircreina ecc. Xap. MI»-
Un particolare curioso ho tralasciato di ricordare. .
della rivoluziono di Masaniello : la prima tribuna delle arringhe
di Masaniello ! a Era venuta in Napoli una compagnia di b«l-
lerini, i quali facevano cento giochi nel caulinare sopra k
corde, ed avevano preso luogo vicino la strada detta de
najoli al Mercato, non lungi la fontani
un palco di tavole, sopra del quale salivano a rappresentare
Ora in qui luto salito Masaniello, scalzo e v
tela grossa, con un L rosso in lesta o un coltello a
mani, ecc. •• Cosi nn cronista. Vedi molte altre testimoniami»
') V. fa passo. Sulla nrfoscrisiotv
Iasione della città di Napoli dalla fine del S. XIII fini- al 1809.
poli 1883, |'- Ti 1-2.
*) Cf. anditi E. d' Afflitto. Mem. degli srntt., II.
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pascolo del Capasso: La piazza dei Mercato e
la Casa di Masaniello. Napoli 1X68.
A proposilo della Nascila del Verbo Uman.ato.-La più an-
tica edizione, che io ne conosca , è quella, citata dal Mungi-
tore {Bibl. Siculo. I, 82-4)1 II vero lume Ira l'ombre. OoetO
la spelonca arricchita per la Nascita del Verbo incarnato.
Opera pastorale sacra. Napoli presso Pace 1698, sub nomino
Casi mi ri Rogarli Oconis. — La più rocento , questa, che ho
sott' occhio: La cantata dei Pastori ossia il Vero Lume tra
nbre per la nascita del Verbo umanato. Opera pastorale
sacra del dottor Casimiro Raggicro Ucjone. Naftoli , presso
Antoni» Alberino editore, 1887.
Cfr. anche ciò che si dice su quest'argomento nella Lega
del Bene, periodico dir. da R. Parisi, A. I (ISSÒ), n. 35. —
Del teatro dei Padri dell'Oratorio, dove si facovano recite
sacre e morali, discorre il Celano; elio dice che, pfOSSO la col-
limi di Miradoù : > visi vedo un teatri), simile a quello che sia
Botto il convento di S. Onofrio di Roma, dovo chi una Pasca
all'altra vi si portano i nostri Padri dell'Oratorio a fare I
vespertini nei giorni festivi e, dopo dei loro sermoni, vi fanno
r,i I presentare da ragazzi spiritosi molto azioni spirituali » ').
Alla corto dei Viceré spagnuoli si solevano fare comedie se-
grete, dove erano ammessi solo gli uomini, e moltissimo so ne
fecero al tempo del Marchese d* Astorga, I' amante ili Giulia
de Caro (p 1 Ti » - CSA risulta da un luogo di certi >
stri sul cerimoniale dei Viceré, cho si conservano nell'Archivio
di Casa Reali' . leggo: « Cuando en Palaci» quiero
s. E hacer alguna cornedia secreta, que no
de caballeros, loe eyudos de Camara llevavaaqae be
• '} Orfano o. e. V, 404- ò.
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caballeros, assi corno se ostilo en (tempo de Asterga, qu
hiciernn mnchtsimas ».
A ciò che li Irito a p. 181 sulla decadenza del dramma s[
gnuolo intorno al 1680 , si può aggiungere che una prova se
ne trova nelle stesse parole» che dice il Celano a proposii
Fiorentini: « Fu eretto per i commedianti spagn
nei tempi passati ne venivano dalle Spagne famose compagnie
o rappresentavano eruditissime commedie nel loro Dui
que, ni tempi del Colano '), già non no venivano pfc
Passando a rassegna i ciarlatani nel Largo del Cestelle
(p. 142 sgg.), ho accennato al ciaracolo, cioè incan»
serpenti. Sui cirauli, coinè si dice in Sicilia, cfr. Purè in .:
per lo studio delle i rad. popò l. l, 76 sgg. Un curioso capitolo s
consacra ad essi nel libro , più volte stampato: fi Vagabondo
orerò Sferza dui liianti e vagabondi, Opera nuòva ecc.,
Frianoro. (In Ven. o in Bass. per Gio. Ant. Itemondini; s. a..
ma principii del s. XVII) s). Il Garzoni dice dei ciarao
son « quasi tutti da Leccia di Puglia, o da qualche luogo àr-
dilo » *).--
ì 1662 era a Napoli, tra i coraedianti lombardi, uno chio-
mato Zaccagnino , che recitava da Zanni, « qual godeva nnt
donna chiamata Laoinia, - nenie comedi
che fusse e che non fusse sua moglie, et beveva acq>:
con la scena e con gli amanti qualche cotnmodita di oonside
razione j questa, cura' e solito dell'oziosa nobiltà impulciati
che oggi si e avanzata assai nel bordello , lussi , ignoranza
povertà, fu posta in conditione dalli donativi del Pi
vallino, dal Principe di Belmonte, et ah -t ignobili, che
con pochissima moneta la goderono. Ven ut
Vincenzo Spinelli, Principe di Tarsia a Napoli dal suo stato,
comincio ancor lui a vagheggiar la Lavinia, che volle masche-
rarsi da Zaccagnino , non bastandolo quullo che aveva speso
>) Com'ò noto, il Colano (1617-90) pubblicava la ne .Ve ti tic dt
e cunoto «ce. il 1692,
*) C. XXIX. '■ <,u, p. 78-si.
i La Pkuxa Unira-nL; VéO. 1592, p. 743-4.
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in Calabria a buffoni, comodi e, cacciatori, convili, musica i
tinuu, cavalcatori, mastri di ecc. ». In quel carnevale,
l> Vincano spinelli fece una mascherai da /unni,
o distribuiva cartelli, fece la scritta: la moglie del Principe Zac-
cagnino. {v. Fuidoro ms. Bibl. naz. ad an. — )
Neil' o. e. del Campardon, I, 235-7, si parla di Michelangelo
tanzano, che esordi in Francia nel 1GS5. Aveva per moglie
una Chiara Patro. Suo figlio si chiamava Antonio, © fece ì'Ar-
leccluno in compagnie nomadi dello foircs.
Ho menzionato a p. 255 Giambattista Dufort, primo bai lei ino
al S. lì.'iri<'l"iiimeo, al tempo dei principii detta danza teatrale.
Afjgjongo ch'egli è I* autoro del libro: Trattato del Ballo No-
di (ìiambattisia Dufort indtnssato all' eccellenza delle
sifinnre Dame e de' signori Caoalieri Napoletani , In Napoli
MDCCXXVIH, Nella stamperia di Felice Mosca.
Le rappresentazioni nei conventi — Nel 1748 fu pubblicato
un opuscolo con questo titolo : Lettera scritta al Ree. ft
da un religioso sacerdote contro i Teatri e Commedie dei Re-
f/tilnri i In Palermo. 1718, nella stamperia degli eredi di Aie-
cardo). Vi si risposo con un Saggio istorico Canonico iniorno
alla lettera ecc. (Palermo, presso P. DentivengaK K, A questa,
fu replicato coli' Esame del Saggio (storico Canonico ecc. (Pa-
lermo, MDCCLl presso Pietro iJeulivenga).
Di questi non ho avuto sott' occhio se non 1' ultimo. Nel pri-
mo saggio, tra le tante cose contro le commedie nei monasteri,
l'autore aveva detLo: a Accade, e non di rado, introdursi an-
cora donne travestite con abiti da uomo ; alcuni do* Religiosi
d' altri ordini, esauditi per la molta importunità dai loro supe-
riori a portarsi nei chiostri, ove spettacoli si fanno, si condu-
cono poi Dio sa dove ecc. ecc. ».
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lili argomenti principali contro 1' uso delle coi a mo-
nasteri erano due: 1) che non tutto ciò, cho convenivi!
uomini di mondo, conveniva ai religiosi ; 2) la proil ■■■ dei
Canoni di svestire l'abito religioso, e prenderne un : «pie-
sto punto, arse più vivacemente hi polemica. Tra le vari».-
trine sul proposito, no e riportata una: che e
scomunica, quando il Roligioso lasci l'abito « cimi intr-nu'ona
rnassumendi proptor causato rationabilem . pota
vai ut nieliu8 quiescat, vel ut quaerat puiices vel ut apUns
scindat lignum, vel Iudendi gratia ad hornm, ecc. »
Quanto alle distinzioni di commedie turpi e commedio one-
sto, si riferisce , accettandola, la distinzione del Card. Pigna-
telli: « Turpes foedaeque eae suiit , in quibua
de ainonlius Induri», agunt, colloquuntur.... llonesti ludi ii sunt,
in quibus nulla omnitio uiulier, nulla lascivies, amor nullus ••
Ed ora qualche piccolo errata corrige. — A p. 23 in lue.
Castellano Ferentino, leggi Castellano fiorentino ; p. .*»0. i"
luogo di Massorio leggi Massonio; p. 236 nota, la Chiavetta
000 e Piaxxa Frano te afferma anche il Voc. !\
me la Piazzetta di Porto —
K un *ia lecito ripetere qui in fino le parole di ui
dioso della storia teatrale italiana: che, cioè, i molli et
ho potuto correggere nel corso del mio lavoro, v anzi'
lieto dell'opera compiuta, mi fanno seriamente pensoso
altri e molti errori, che certo mi sono sfuggiti, e che ras
in compagnia forse di qualche cattivo ragion
che oggi pubblico! » l).
') Corrado Ricci, / Teatri di Bologna, p. III.
-O'^-
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