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LA BIBLIOFILIA
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA
DA
LEO S. OLSCHKI
Anno I (1899-1900) — Volume I.
FIRENZE
LEO S. OLSCHKI - EDITORE
MDCCCC
z
INDICE DELLE MATERIE
I.
Articoli.
Artigli, Romolo. Francesco Bartolozzi e
la sua opera nell'occasione della Quarta
Esposizione del Gabinetto delle stampe
a Roma (Con 27 illustrazioni) . . Pai;.
— La scoperta di sei preziosi disegni in
una Bibbia del XV secolo. (Con 6 illu-
strazioni)
BuDAN, E. A proposito de L' Aiiia/orc d'au-
tografi - •
Castellani, G. Un miniatore del seco-
lo XV
Faloci Pulignani, Dr. M. L'arte tipogra-
fica in Foligno nel secolo XV ....
Gnoli, D. Il sogno di Polifilo. (Con 13 illu-
strazioni) 1S91
Lozzi, C. Cesare Vecellio e i suoi disegni
e intagli per libri di costumi e di mer-
letti. (Con II illustrazioni)
— Le antiche carte da giuoco. (Con io il-
lustrazioni) • •
— Ancora delle antiche carte da giuoco.
(Con 4 illustrazioni) •
Mazzi, C. Le Acconciature di Giovanni
Guerra. (Con i illustrazione) ....
MiLCKE, Fr. Il primo libro stampato a CoUio
di Val Tronipia. (Con i illustrazione) .
Olschki, Leo S. Il nostro programma. .
— Un volume con postille autografe ed
inedite dell' umanista Sebastiano Serico.
(Con 2 illustrazioni) ....-..•
— L'esposizione Diireriana nel Gabinetto
Nazionale delle stampe in Roma. (Con
7 illustrazioni)
— La prima edizione di Valturio. (Con 8
illustrazioni)
RosTAGNO, Enrico. Il Mouuincntuin Gon-
zai^ìum di Giovanni Benevoli o Buona-
voglia. (Con 5 illustrazioni) . . • . •
— Ancora del DIonuincntuìH Gonzagium e
del suo autore • ■ •
73
125
2l)J
2S3
266
3
37
iSi
55
i
25
40
145
186
R0STAGNO, Enrico. D'un pregevole codice
della Cosmografia di To/oinco- (Con 9
illustrazioni) -P''»- ^34
Topo di Biblioteca (Un). Una gran lite
per vendita dì libri antichi e preziosi . 253
II.
Notizie.
Accademia Etrusca 172
Accademia (La R.) delle scienze di Torino 225
America (Origine del nome di) 295
Archeologia cristiana 299
Archivio fotografico 226
« Ars moriendi » • • 298
Arte • • • "7. 247
Auto-da-fè (Un curioso) 66
Autografi in Germania ...■.•■• 299
Avviso ai bibliofili ....•..••■ 223
Belgio (La stampa nel) 22
Bibbia (La) commentata da Niccolò de Lyra,
Roma 1471-72 ^47
Bibbie antiche latine •.••■77
Bibliofilia 62
Biblioteca degli studi orientali 226
Biblioteca della Camera di Commercio di
Parigi (Incendio) '75
Biblioteca della Università di Basilea . . 177
Biblioteca di rarità 63
Biblioteca fotografica italiana 250
Biblioteca Nazionale di Parigi (Lascito alla) 179
Biblioteca pubblica di Boston ..... 224
Biblioteche italiane (Le) all'esposizione di
Parigi del 1900 • . ■ • i75
Biblioteche (Le principali) del mondo 22, 245
Bodoni (Una lettera inedita di) 224
Bru.xelles (Gli archivi comunali di) ... 176
Caricatura fiorentina del XIV secolo . . 252
Castel San Pietro (Bibliografia di). ... 227
Catalogo di tipografi spagnuoli 290
Codices graeci et latini 295
Concorsi ....•• 124
i Conferenza sulla stampa 299
BIBLIOFILIA
Congresso a Dresda P^g- 123
Congresso storico 63
Corsivo (II) 177
Cracovia (L'università di) 235
Cranach (Esposizione Luca) 297
Croci lombarde • . 299
Croniwell (Biblioteca Cromwelliana) . . -124
Dante 221Ì
Dante : Codice diplomatico dantesco . . . G^
Dante (Una figliuola di). ....... 173
Diderot . 227
Diplom;ilica 227
Documento storico 252
Duca degli Abruzzi (La spedizione del). . 227
Diirer (Due disegni di Albrecht) .... 295
Esposizione di stampa a chiaroscuro . . . 298
Evangeli (Una edizione illustrata degli). . 226
« Ex-libris » italiani (Catalogo ragionato
degli) l'ili
Furti nelle biblioteche . 171')
Genova nell'arte decorativa 173
Giusti (L'editore KalTaello) 21
Gutenberg (La festa di) in Alagonza nel
1900 174, 223, 295
Gutenberg a Eltville 295
Hypnerotomachia Poliphili 64
Incendio di Como 175
Kòniginhof (L'autore del manoscritto di) . 247
Libri che si vendono ! 227
Libri nani 22
Libri (I furti del) nel Seminario di Autini . 173
Libro antico (Uni rarissimo 225
Libro del Biadaiolo 63
Libro di cucina del secolo XIV 173
Libro (il) più caro 21
Lipperheide (Collezione di libri di costumi) 175
Lutero (.Manoscritti falsati di) 62
Macchina da carta (La più grande) . . . 176
J^lanoscritti antichi 62
Manoscritti italiani in Inghilterra .... C5
Marchesi (Libreria A.) 122
Mazzatinli, G 04
Messale speciale di Costanza (Un) (Con 1
illustrazione) 221
Michelangelo (L'na nuova \'ita di). , . . 123
Ministro (11) della 1'. L francese 248
Monumenta Palaeographica Sacra .... 176
Monumenti del cristianesimo nel medio evo 123
Necrologio 65
Nicoli (Niccolò) eia Biblioteca Laurenziana. 123
Odilienberg (Il Museo del Convento di S.) C<i
Papiri ;l) dei Musei di Berlino 24S
Tapiri (Scoperta di importanti) 178
l'arini (Albo Pariniano) 121
— (Mostra Pariniana a Milano e Albo Pari-
niano) 249
Petrarca (Una illustrazione dei « Trionfi »
del) 173
Pubblicazioni notevoli Pjp. 248
Racine (Esposizione Racinìana) 122
Relazione di un viaggio a traverso P Europa 122
Rembrandt (scoperta d'una tela di) . . . 299
Riunione bibliografica 225
Rondinelli, \'. Geneologia Estense. . . . 224
Scoperta (La) di sei preziosi disegni in una
liibbia del XV secolo 223
Scuola di donne bibliotecarie in Germania 224
Serpotta (Giacomo) 297
.Shakespeare (Edizioni in foglio di). ... 65
Stampatori umanisti del Rinascimento . . 173
Suigo (Il tipografo Jacopo) 299
Tipografia navigante 122
Traduzione di opere pubblicate in Russia . 297
\'angelo miniato 23
X'endita (La prima) di libri all'asta. ... 65
Verna (I manoscritti della Biblioteca di) 21
Vinci (Leonardo da) 63
Zola (Straordinaria onoranza a) 123
III.
Recensioni.
Budan, Cte. E. L'amatore d'autografi. (G.
De Lunis) 213
Codice diplomatico dantesco. Con 4 illu-
strazioni (C. Mazzi) 110
Dante, Vita nova. Con i illustrazione (L B.) 57
Delisle, L., Origine de trois feuillets d'une
Cité de Dieu (L. S. O.) 240
Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed
Arti 20
IV.
Rivista di Cataloghi
per Bibliofili.
Breslauer & Weyer (L. S. O.) • 19
Marghieri, Riccardo, di Giuseppe .... 243
-Morgand, Damascène (L. S. O.) 17
Olschki, Leo S. Con 4 illustrazioni (C. Lozzi) 59
Catalogo dei libri posseduti da Charles Fair-
fax Murray (L. S. O.) 241
Rivista delle Riviste 111, 171
Cataloghi librari C\y, 112
Vendite pubbliche 23, 69, iiti, 300
Domande no, 170, 244
Corrispondenza 72, 124, 180 228
Necrologio 228, 300
Corriere Bibliografico della Lil)reria Lt^o S.
Olschki. Monumenta typogiaphica. I.
Con 5 illustrazioni 301
*,;
i2^^rSr5'i2l^TJ^i2^T5r?i2^^rSr?i2^ST5r?iS^
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
Alexander Gallus, Doctrinale. Collibiis 1502 56
Alfraganus. Ferrariae, 149,^ Ai-,'. 59
S. Antoiiimis, Meiiicina dell'aiiiina. Bolo-
gna, 1472 PS
l?arletius, Historia Scanderbegi. Romae s. d. 1 14
Bartlioloniaeus de Chaimis. Confessionale.
Venetiis, 1491 304
Bartolozzi, F. Stampe 73-103
Benevoli, Giov. Monunientuni Gonzagium.
Mscr 147-49 165
S. Bernardns. Florentiae, 1495 60
lìertelli, Omnium gentiuni liabitns. . . 8-11
Biblia latina e. commento Nicolai de Lyra.
Romae, 1471-72 1-52
S.Birgitta, Revelationes. Norimbergae, 1500 35
Carte da giuoco 37-45, 1S1-1S5
Charcano, Michael de, Sermones. Basi-
leae, 1479 308
Columna, Hypnerotomachia Poliphili. Ven.,
Aldus, 1499 193-209, 267-281
Constitucions de Catakniya. Barcelona 1494 3°^
Crescentius. Vicentiae, 1490. . . . Pan. 60
Dante, Vita nuova. Mscr 58
Durer, Albrecht, Stampe -7-'53
Euclides. Venetiis, 14S2 13
Guerra, Giovanni. Le Acconciature. Firen-
ze, s. d 230
Manilius. Bononiae, 1474 15
Mantegna. Disegni originali .... 133-13S
Officium B. Mariae V. Bologna, 149S. . . 316
Psalterium quadrilingue. Coloniae, 1518 . . 113
Ptoleniaeus. Cosmographia. Mscr. . . 234-23S
Regulae S. Benedicti. Venetiis, 1500 ... 61
Sculture medioevali (illustrative d. genealo-
gia degli Alighieri) loll-iog
Statuti d'Ascoli. Ascoli, 1491) .... 222, 302
Valturius, De re militari. Veronae, 1472. 47-54
V'ecellio, Habiti antichi et moderni . . . 4-7
C '
Volume I
Aprile 1899
Dispensa i"
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
IL NOSTRO PROGRAMMA
ENTRE la Francia, l' Inghilterra e la Germania
posseggono già da molto tempo riviste che
sono guida fidata e sicura agli amatori di
libri antichi, rari, curiosi e preziosi, e re-
cano, sotto ogni rispetto, servigi notevoli ai
raccoglitori di stampe, è strano e doloroso
che l'Italia, malgrado alcuni lodevoli e for-
tunati tentativi, ne sia ancora priva; onde
io con questa Rivista, alla quale do il titolo
« La Bibliofilia » , mi propongo, se non sarà per mancarmi il pubblico fa-
vore, di sopperire appunto a tale difetto. Ma con questa pubblicazione
■ — ■ mi piace dirlo sùbito — io non intendo di calcar servilmente la via
che ci è mostrata da consimili periodici stranieri; credo anzi che l'Italia,
la quale, meglio di ogni altra nazione, può vantarsi delle antiche sue
produzioni grafiche e tipografiche, abbia diritto ad un giornale che ri-
specchi con vedute sue proprie ed originali il carattere speciale del-
l'arte nazionale, e faccia degna mostra de' suoi tesori. Ed invero, se
percorriamo le riviste bibliografiche, che si pubblicano all' estero, noi ci
accorgiamo facilmente come gran parte, se non la massima, del loro
contenuto sia dedicato ai lavori di insigni artisti italiani e ai prodotti delle
officine d' Italia. Perché è indubitato che se I' arte tipografica ebbe ori-
gine in Germania - essendo ormai sfatata la leggenda del Castaldi - i
seguaci di Guttenberg la recarono tosto tra noi, dove le arti e le let-
LA BIBLIOFILIA
tere mirabilmente prosperavano al sole fecondo della Rinascenza, e
dove il versatile e sottile genio italiano facilmente l'apprese, e in pochi
anni la portò ad altezze ormai quasi inarrivabili : si, che per numero e
per pregio di edizioni nessun paese al mondo può gareggiare coli' Italia,
dove la sola Venezia produsse negli ultimi trent' anni del secolo XV più
di quanto tutte le altre città prese insieme nello stesso periodo di tempo.
Ora si dovrebbe dire che l' abbondanza generi sazietà, osservando non
senza maraviglia come gli Italiani troppo poco oggi si curino delle opere
insigni dei loro antichi, che oltre i confini della patria accendono pure
così alta ammirazione e provocano fervide gare tra i cultori e i racco-
glitori di cose d'arte, i quali si disputano accanitamente i volumi, le
stampe, i manoscritti, le legature artistiche e gli autografi, e danno
tempo e danaro a formar raccolte di cui vanno sinceramente orgogliosi.
E perciò hanno potuto passare facilmente il confine d' Italia, ven-
duti a vii prezzo, tanti e tanti tesori letterari ed artistici, andati ad
abbelUre le più importanti raccolte pubbliche e private d' Europa e
di America; ciò che dovrebbe bastare a ridestare tra noi, più vivo e
generale che adesso non sia, l' amore delle collezioni di stampe e di
libri, di cui è pur sempre cosi ricca l' Italia. Per aiutare, quanto sarà
possibile, questo desiderato risveglio, la mia Rivista si studierà di far
conoscere e stimare viemeglio i tesori artistico-bibliografici che si con-
servano nelle nostre raccolte, ponendo inoltre alla luce i pregi di antichi
cimeli, spronando alla loro ricerca e alla lor giusta estimazione, dacché
ammettendo che il raccogliere libri antichi sia anche uno sport, certa-
mente esso è uno sport nobile e degno di esser coltivato principalmente
dalla società eletta, da colti ed eruditi e da chi sente la passione per
il buono ed il bello.
/ « La Bibliofilia » pubblicherà in ogni quaderno articoli originali
sopra edizioni rare e preziose, e sconosciute o poco note, su codici e
manoscritti miniati, legature artistiche, ecc., accompagnando le descri-
zioni con buone riproduzioni zincografiche, che oltre ad abbellire le pa-
gine della rivista serviranno più d'ogni lunga descrizione a dar saggi
delle rarità che si vorranno illustrare. Inoltre darà notizie dettagliate e
sollecite sopra il commercio mondiale, per mezzo di corrispondenze di-
rette, annunzierà i più notevoli cataloghi dei principali librai italiani e
stranieri, richiamando l'attenzione de' bibliotecari e de' bibliofili sopra
singoli articoli importanti con utili spiegazioni e raffronti; si occuperà delle
LA BIBLIOFILIA
grandi vendite pubbliche della Francia e dell' Inghilterra, che sono spesso
veri grandi avvenimenti, e ne pubblicherà i resultati. « La Bibliofilm »
si propone, infine, di mettere in relazione possessori di cose rare e pre-
ziose con ispeciali collettori, e i collettori fra loro per cambi di oggetti,
di duplicati, di schiarimenti, di notizie/insomma, « La Bibliofilia » cer-
cherà di riempire degnamente la lacuna lamentata, ma, è utile ripeterlo,
non soltanto coli' imitare quanto già si fece o si fa di meglio fuori
d' Italia, ma ancora mirando, atèv àp'.axeuecv xal u7i£Lpo)(ov £[i|ievac SXXwv.
Firenze, aprile 1899.
LEO S. OLSCHKI .
Direttore della Bibliofilia
CESARE VECELLIO
E I SUOI DISEGNI E INTAGLI PER LIBRI
DI COSTUMI E DI MERLETTI
Ce
/OMiNCiANDo dalla famosa opera dei costumi, essa col titolo Degli
abiti antichi et moderni di diverse parti del mondo, divisa in due libri, ebbe
la sua prima edizione in Vinegia, presso Damian Zenaro, 1590, in-8.
Questa prima edizione comparve ornata di 420 tavole figurate in le-
gno; 361 nel primo libro, e 59 nel secondo, e salì mano a mano in tanta
rinomanza, che vi fu bisogno di una seconda edizione, che fu eseguita
pure, in Venezia dai Sessa nel 1598, in-8, con la dedicatoria al signor Pietro
Montalbano, in italiano e in latino, e coi cataloghi e il testo esplicativo delle
tavole, che parimente in legno ammontarono a 522.
Le stesse tavole furono più tardi riprodotte nella edizione di Venezia,
Combi, 1664, in-8, col titolo: Habiti antichi, ovvero Raccolta di figure de-
lineate dal grati Tiziano e da Cesare Vecellio suo firatello, conform,e alle na-
zioni del mondo.
Questa edizione è la meno pregiata, apparendone le tavole stracche,
logore e mal tirate.
La prima è più rara e più stimata per la freschezza della tiratura, la
seconda per il maggior numero delle figure, specie pei costumi dell'Ame-
rica, che vi furono aggiunti. Onde un collettore di simili opere deve pos-
sederne amendue le edizioni.
LA BIBLIOFILIA
o
Notevole è altresì la riproduzione che nel 1860 e nel 1863 ne fece
il Didot, rinomato editore e bibliofilo a Parigi, ciò che dimostra il pregio
in che questo libro era tenuto anche in Francia.
o
LA BIBLIOFILIA
Il Cicognara, giudice assai competente tra noi, la disse « opera delle
migliori che si conoscano fra le antiche di questo genere. » A crescerne la
stima e la rinomanza concorse non poco la voce che ben tosto se ne sparse,
e n' è durata la tradizione, che essa fosse uscita se non dalla mano, certo
dalla scuola del sommo Tiziano.
LA BIBLIOFILIA
Di vero, non poche delle figure, onde componesi questa raccolta di
costumi, si potrebbero ascrivere a lui stesso, ove si ponga mente al gran-
dioso carattere proprio della sua matita, ed alla storia, da cui appren-
diamo che essendogli Cesare nipote amatissimo e con lui convivendo in
massima dimestichezza, naturalmente dovette prendere amore eziandio ad
un'opera di così alta curiosità,
e cercare di aiutarla in ogni
maniera. Ond'è pure da rite-
nere che nelle estese e con-
tinue sue peregrinazioni in
tanti vari paesi, siasi compia-
ciuto rendersi benemerito del
nipote, riportandogli copiosi
ed esatti disegni delle vesti-
menta e di tutto ciò che costi-
tuisce il costume delle diverse
genti incontrate e visitate. A
buon conto, tutte le figure di
questo libro hanno un tipo e
un sapore così tizianesco, che
ove ci fossero venute innanzi
altrimenti ed anonime, sareb-
bero state senza fallo giudi-
cate e celebrate come opera
del sommo veneziano.
Potrà un occhio scrupo-
loso rilevare in alcuna di esse
l'esagerazione delle movenze,
e qua e là qualche scorre-
zione del disegno, e la roz-
Tavola della prima edizione di Vecellio.
zezza della mano che le intagliò sul legno per farne forse confronto con
la troppo ammirata ma sovente fiacca accuratezza de' tempi moderni sino
ai dì nostri, in cui 1' arte della incisione si è rifugiata presso istituti go-
vernativi, o regie calcografie.
Era ben altro il compito degli artisti nei piò splendidi tempi dell'arte,
e il più bel tempo della incisione può dirsi incominciato sullo scorcio del
secolo XV e finito verso la metà del successivo. Allora era meglio educato
LA BIBLIOFILIA
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r intelletto ed il senso non meno dell' artista che del pubblico ; e sebbene
la mano fosse addestrata ad ogni finezza, pure non era tanto in pregio la
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materialità quanto lo spirito delle opere, quello spirito che infondeva la
vita in ogni cosa, e sapeva trovare la semplicità, l' eleganza, la grandezza
LA BIBLIOFILIA
nella benintesa economia del lavoro. Sapevasi allora far molto con poco,
poi sino ai dì nostri quasi sempre i resultati mal corrispondono ai grandi
mezzi adoperati.
Non occorrono altre parole per dimostrare il merito artistico di questa
opera, già da tutti riconosciuto; e aggiungerò solo che le è dovuto del
pari per ciò che at-
tiene alla conservata
memoria di costumi,
i quali altrimenti sa-
rebbero caduti in ob-
blio, pei nomi delle
vesti segnatamente
italiane, e per esserne
questo,se non il primo
saggio, certo il piiì
ragguardevole. A
prescindere da altri
consimili libri, basti
ricordare la raccolta
di Ferdinando Ber-
telli pubblicata a Ve-
nezia sin dal 1563 col
titolo latino : Om?num
fere geniìtmi nostrae
aetatis habihis ujiquavi
anfe hac editi. Poi ri-
stampata con molte
tavole aggiunte nel
1589, nel 1591 e nel 1594. Ma a quanto pare dai fac-simili dei frontespizi
di queste edizioni che qui riproduciamo') l'opera di Ferdinando Bertelli
fu proseguita da Pietro Bertelli, senza che i bibliografi, per quanto ne
sappiamo, si sieno dati cura di determinare quali fossero i loro rapporti e
quale la parte spettante a ciascuno. Certo, per ciò che riguarda i costumi
di tutto il mondo, l'Italia ha la gloria d'aver dato per opera dei Vecellio,
') I fac-simili che accompagnano quest'articolo furono tolti dagli esemplari della ricca collezione
del cav. Leo S. Olschki.
LA BIBLIOFILIA
la più pregevole raccolta del tempo che può dirsi antico, e con quella del
Ferrano la più dotta e completa de' tempi nostri.
Non accade nemmeno occuparsi delle due prefazioni che si leggono
nella edizione originale, essendo prive di ogni importanza; dacché la prima
eh' è una dedica al conte cav. Pietro Montalbano, secondo il costume di
quei tempi, non è che una prolis-
sa e adulatoria narrazione de' fasti
della nobile famiglia di lui ; e la
seconda una breve dichiarazione
delle cure e fatiche dall'autore du-
rate per la compilazione dell'opera.
Da ultimo stimo utile pei col-
lettori di libri del genere di questo
del Vecellio, il notare che qualche
esemplare deve essere stato tirato
di sole figure senza testo, aven-
done io posseduto uno di freschis-
sime prove.
Ai libri di costumi e ornati si
ricollegano i vaghissimi e preziosi
libretti di ricami e tappezzerie e di
merli, o merletti, pizzi e triìie; e
però anche a questi volle Cesare
Vecellio dedicate le sue più inge-
gnose e studiose cure.
Sono questi i libretti o séguiti ,
di stampe che in questi ultimi tem-
pi sono ricercati con le più insi-
stenti e amorose cure, e che sono
saliti a prezzi favolosi.
Si dirà forse che la più parte de' ricchi raccoghtori di questi cimelii è
mossa dalla vanità e dalla moda, ma è una moda ed una vanità che a diffe-
renza di certe altre, possiamo benedire, perché senza di esse e senza i gravi
dispendi e sacrifizi d' ogni sorta che si fanno volentieri per queste preziose
collezioni, a tanti belli ed utili capolavori sarebbe facilmente incòlta l'ul-
tima rovina, l'irreparabile dispersione. E questa già con animo presago e
mesto si temeva dagli scrittori di cose d'arti maggiori e minori sin dalla
Tavola della prima edizione del libro di costumi
di Ferdinando Bertelli.
IO
LA BIBLIOFILIA
prima metà del secolo xvi, vedendosi e deplorandosi lo sperpero che di
que' libretti si faceva nelle officine e nelle case dalle più umili alle più no-
bili, e persino nelle mani di gentili dame e donzelle.
Quindi i denari dei ricchi non potrebbero essere meglio spesi che in
collezioni di simili bellissimi libretti che servono alla storia dell'arte dell'in-
cisione - arte ormai perduta - e a quella delle arti minori, a cui si assorel-
lava e a cui anche oggi può
rendere importanti servigi,
servendo di modelli negli
opifici e restaurando e affi-
nando negli artefici e negli
operai il senso del bnongusto.
La raccolta del Ve-
cellio col titolo gentile da
prima Corona delle nobili et
virtuose donne, ecc., poi col-
r aggiunta il Gioiello della
BffiSCSSr
^VE&
>DIVER5ARV NATIO
HABITVS
L cntum. et fuaUuoy l'eanth/J
trrf titetjij aift^irnter extrcjji
RDINE3 DVO ProCEvSÌION
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SVMMI PoNTIFfClS
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OERE-NI55- rrinciBij \metiann
tscre
Petri BERTELLII.
idjU- D-JtHeiniarJum Ctmitr
al Hanau et !)•«/. iecntemfwv
Pffrum £ ertfUit/m . Pat
V"}>f
corona, ecc., è troppo nota,
e già descritta esattamente
dai bibliografi speciali di
questo genere di libretti
xilografici, e dal Brunet,
Stipplcmento, tomo I, a co-
lonne 365-366.
Questa raccolta fu im-
pressa, da prima in tre, poi
in quattro parti; dal 1591
al 1598.
E non ha molto ne fu scoperta anche una quinta rarissima, denomi-
nata il Fazzoletto.
L'Ongania l'ha riprodotta in fac-simili di 118 disegni (\^enezia, 1876)
dall' edizione originale (?) del 1 600. Ma questa edizione non poteva essere
che una ristampa della precedente, e quindi da non preferire per le tavole
meno fresche.
GH esemplari di merletti Vecelliani furono riprodotti anche dall'Hoepli
e da altri ; e però non ci è parso necessario darne qualche saggio in fac-
simile.
LA BIBLIOFILIA
II
Cesare Vecellio, appresi i principii dell'arte pittorica da Francesco,
fratello maggiore di Tiziano, si perfezionò alla scuola di questo grande
maestro. Ma se non fosse stato autore dei libri sopra descritti, nessuno più
ne ricorderebbe il nome. Dopo l'anno 1600 di Cesare Vecellio non si ha
più notizia, essendo morto circa quel tempo. I biografi dicono ch'egli fu più
noto come maestro d'in-
taglio che come pittore.
L' abate Zani cerca
dimostrare con buoni ar-
gomenti che egli fece i di-
segni ma non gl'intagli
delle sue opere, sopra de-
scritte. Ma a me pare più
probabile eh' egli non po-
tendosi segnalare nella
pittura, siasi dato, come
tanti altri pittori, suoi con-
temporanei, alla incisione.
Essendo la più parte dei
disegni de' costumi attri-
buiti al Tiziano, se egli
non li avesse almeno inta-
gliati, qual merito gliene
resterebbe ?
Quanto alla raccolta
di merletti è notevole
eh' egli nelle date finali del libro, pone : Venetia, appresso Cesare Vecellio,
il che, secondo l'uso di quel tempo, vorrebbe dire ch'egU n'è stato non
solo l'intagliatore, ma anche il calcografo.
C. Lezzi.
"^^
12 LA BIBLIOFILIA
UN VOLUME CON POSTILLE AUTOGRAFE ED INEDITE
DELL'UMANISTA SEBASTIANO SERICO
SPESSISSIMO incontriamo in antichi volumi note marginali che ne tol-
gono, anziché aumentarne, il valore, perché senza recare alcun contributo
letterario o scientifico, guastano la bellezza estetica dei libri. Purtroppo
dobbiamo lamentare che i possessori di questi libri chiosati non prestino
sempre attenzione alle postille manoscritte, e molti collettori le facciano
spesso sparire per la smania di aver volumi belli e puliti ; pericolosa mania,
per la quale chi sa quante cose interessanti ed utili saranno andate per-
dute?! Un libro qualunque che apparteneva ad un personaggio illustre il
quale, usandolo, lo postillò, acquista per molte ragioni un pregio speciale,
mentre fra i bibliofili, particolarmente della Francia, è invalso il costume
di apprezzare maggiormente i volumi per il loro aspetto esterno e d' illu-
stre provenienza, quando le loro legature portano gli stemmi dei proprie-
tari. Chi vorrebbe negare il valore speciale ad un libro che recasse postille
del Savonarola, di Lutero, di Melantone, ecc., o dire che il suo valore sia
inferiore a quello d'un libro appartenuto, a mo' d'esempio, alla marchesa
di Pompadour, ecc., di cui porta le armi sulla legatura?
Sono venuto or ora in possesso d' un volume che contiene due edi-
zioni principi di somma rarità e di straordinaria bellezza ; ma quello che
forma il maggior pregio del volume, sono le numerose postille greche e
latine di mano dell' umanista romagnuolo Sebastiano Serico.
Il libro contiene la prima edizione dell' Euclide stampata da Erhard
Ratdolt a Venezia nel 1482, e la prima edizione con data certa deir^-f/r^-
7io7nico)i di Marco Manilio, impressa a Bologna da Ugone Ruggeri e Do-
nino Berlocchi nell'anno 1474. Do in nota ') la descrizione bibliografica di
') EucUdes. Preclariflìmus liber elementorum Euclidis perfpi- | caciflìmi : in artcm Geometrie incipit
quàfoeliciflìme. {In fine:) ttOpus elementorù euclidis megarenfis in geometria arlO. In id quoq; Campa- | ni
pfpicaeiflimi Còmentationes finiflt. Erhardus ratdolt Auguflensis impreffor | folerliflimus. vcnetijs imprcfiìt.
Anno falutis. M.cccc.lxxxij. Octauis. Calen. | luH.
Lector. Vale,
in folio. [Hain *6693].
Il titolo sovracìtato leggesi nel recto della 2" carta (lin. 1-2) ed è stampato in rosso; dopo il quale
comincia il testo (lin. 3-39); il tutto ornato per tre lati da bel contorno impresso in legno. I.a i" cirta
^i)
Pfc>2 eclannìmù opus clcmcnro r /£uclidis mcgarcfig vna cu co '
mcnns (Campani glpicacilTimi m mi gcomaru iijcipufeUciL.
■ ^ — iCCticms cflcuinspenoiicfr .cniinea dt
tongitndo fine lantudidcmusquidcm cr /
trcmitarcs fcnt ono puncuClHiica rccta
e ab vno pùcro ad aùum b^cuillinia crtcn
Uom cjtrctniratce tUas vtrùqi cor recv
piens.CSupfkies e q lògitadmc i latitu
dine cin babctfrai?terniim qaidc lùt lince
CTSopcrficiee plana é ab vna linea ad ali
am ortcrifio tn cjctrcmicates fuas rccipic»
GjSrf^Dlns planne e oaarnm linear alte/
nnscocactns qoayc]cpaniiocft Inpcrfo'
"pMnoua
;Lmw
Xmca cnrua
iìithaxù pLtna.
Circola*
pfidc appUcatioq^ nò oirccta CTSaado ante angulù cónncnt onc
lince reacirccrilinc" anànlog noiatt;r. iTEìn rccta linea Ibp reaà
llctcrir onoqs angoli vtrobiqì facnnt cqlcs co^ vtcrqj rect^cnx^
OÈineaqi lince lupcrllane a cm toefiat ppédiculansvocaf .CLSr
galns vero qui recto maio: e\\ obralns DicM^^.cr!Sn«al'' vcroniw:'
reao acut^ appellar .CTTcrmm'' é qD VffcifcoiDÌqj finis é.C-^i^
ra é q termino vd termmis ptmef .CXTrcnl'' e ftgnra plana vna q
de Imca cótcntarq cirdifcrcna notatj cui^mcdio pùct^é a quo oét
lujec reae ad drcufcrcntià cjreutes libiinnicé funt cqualc6.£tmc
qoidc pDnct^cétr arculi bint. O^iamacr circuii é linea rccta q
Ibp o'' centp tranlics eirtremitatesgs luas circii ter enne applicane
circolù in duo media Duiidit.CTSemicirculue e figura plana Dia/
metro circuii i mediaatc circiiferenne cótcnta. cnf^c»^"'? circuii
dì figura plana recia linea i parte ardi ferennc cótcnta: lemicircii
lo quidem aat maio: aut minor.CTRa-nlinee figure lùt qae rca^ ^,
lincia cótincnf qua? queda trilatere ^tr*^ rccns lineis /qucdam ^5?
quadnlatae q qndtuo: rectie Uneisf^da mulnlarerc q ptnribus qi
qnataoirecn6linasconnncnror.-(r5Ì5ur9?'Tilaferamm:aIiadt /
mananlus babene tria Latera equalialSUa mangulus ono babcs
cqualia latera/STia mangulus tnii incquatiu larerOriDaru itcruj onsoma.
alia cft oubogoniij :vnii .frectu anguluni babcnsjalia dt ambii/
goniom aliquem obtufum angnlnm babcns/^lia dì opgonium: r^^j^^"^
m qua tres angoli funt acun.cr$T^rammautem quadnlatcraru.
alia cft quadrato quodéequilateni3atq3reaangutu ^liaeftte/
Itragonuslonguarciaedlftgnrareaangula-.ledcquilatcra non dt
^lia ^t bflmuaYm: qne dì equilatera: fed rectangula non eli.
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triti icqijularex
•;tt>05onuifl anibiigonìd^
t^dranu
Euclide, Venetiis 1482.
14 LA BIBLIOFILIA
queste due edizioni. \J Euclide è un capolavoro dell'arte tipografica ed in
pari tempo il primo volume in cui trovansi figure matematiche. Stampato
su carta fortissima, con larghi margini ed ornato d'un magnifico contorno
e di più di cinquecento splendide lettere iniziali, questo volume ci presenta
in ogni sua pagina un quadretto, che l'occhio non si stanca d'ammirare. Il
facsimile ridotto della prima pagina, che accompagna questa nota, ne dà
un saggio eloquente. Il Manilio, pubblicato a Bologna otto anni prima
dell' Euclide, è stampato elegantemente con caratteri romani assai minuti
di taglio regolare ed artistico. La carta è pure d' ottimo impasto e non infe-
riore a quella deW Etcclidc ; i margini straordinariamente grandi. Alcune
pagine non portano che pochi versi stampati, mentre gli spazi rimasti in
bianco erano destinati per ricevere le figure matematiche.
Questo volume apparteneva nell'anno 1827 al pesarese Antaldo An-
contiene nel verso una lettera dedicatoria dello stampatore, con l' indirizzo : C Erhardus ratdolt Augnflenfis
impreflbr. Sereniflìmo | almo vrbis venete Principi Ioanni Mocenico S. L' intero volume consta di 138 carte
senza numerazione e senza richiami; con le segnature a-r ed è stampato in caratteri gotici di due dimen-
sioni. L' ultima carta è bianca.
MARCI MANLI! (sic) POETAE CLARISSIilI AS | TRONOMICON AD CAES.VREM AV-
GVST I VM LIBER PRIMVS. §. (In fine :) BONONIAE IMPRESSUM PER ME VGONEM | RU-
GERIVM. ET DONINUM BERTOCHVM | ANNO DOMINI. M.CCCCLXXIIII. DIE VIGESI | MA
MARTII i LAVS DEO AMEN ^ ? j .
in folio. [Hain 1070;].
La 1* carta è bianca, ed il titolo sopracitato trovasi sul recto della 2^. Sul recto della 28" carta
finisce il secondo libro di Manilio, il suo verso e la carta susseguente (29') sono bianchi. Il poema finisce
sul verso della 63'* carta; la 64" contiene poche parole d'un autore rimasto sconosciuto intomo al Manilio
e la sua opera e l'indice dei capitoli della medesima. La 65" carta recto porta un indice delle figure che
doveano essere poste sotto ogni capitolo di Arato ma che non furono stampate, essendo rimasti bianchi
tutti gli spazi per esse destinati. Il -i>erso della 65" carta è bianco. Sul recto della 66* carta comincia il
poema di .\rato : ARATHVS GERMANICI AD AVGVSTVM e finisce sul verso della 87" carte col
verso « Haec eadem tibi figna dabunt non irrita pifces j »
? FINIS ?
seguito dalla sottoscrizione tipografica qui sopra riprodotta.
Hain non ne vide alcun esemplare, ed altri bibliografi misero persino in dubbio l'esistenza di que-
st' edizione, alla quale il De Bure nella sua Bibliographie instructive, Paris, 1764, N." I974i appose la
seguente nota : « Getta édition est fort rare, et elle n'est pas ancore bien connue ni bien décidée. Les biblio-
graphes qui en ont parie, ne s'accordent point à son sujet ; les uns l'aj-ant annoncée comme imprimée par
Ugo de Rogeriis, les autres ayant prétendu qu'on en avait l'obligation à Jìaldassare Atzogiiidi , tous deux
imprimeurs à Boulogne dans le mcme temps, il y en a qui n'en font mème nulle mention, d'autres en
nient l'existence et d'autres enfin ont parie de l'édition imprimée à Milan I4S9, comme de la première de
ce livre : on a encore soutenu que la primauté d'édition était due à celle qu'on assure avoir paru à Rome
en 1484, pendant que d'autres discnt que c'est Florence qui lui a dònne l'existence dans la mcme année,
toutes deux avec des commentaires. Cette variation d'opinions, qui ne sont point appuyées sur des preuves
concluantes d'.iucun coté, ne pouvant nous mettre en état de dire rien de bien cert.iin sur ce sujet, nous
sommes obligés d'attendre que le temps et le hazard en aient fait découvrir quelque exemplaire qui puisse
cclaircir les doutes que nous avons sur cette édition, et lever les difììcultés qui nous empSchent d'en
parler » etc.
-trvè-a/Zt
<$W. ^■r£7?* ig-r-P, 'Eripuitq(iouifiilmen:uiresq;tcnantis. / /*' T
'^ ^ Etfonicum uentJs:conce{lic riubibusignem. f |^^m&,<|««^ tmfei<-..
Quspoftqin propriasdeduxitfingulacaufas: «^ ^««J^fft-; «f A^mw!^
Vicinam exalto mundi cognofcere molem ^l,nmt- uentùi-. fauJ frMU-
Intenciicuotumcjj animo comprendere czlutn- utr i<^i ^^^ttt i^nmi^omvs ^t-
Actribuitq} Tuas formas tfua nomina fignis. ^ -^fxdyr^ Jw^^asj^T
Quafqj uices agerent certa fub tóte notauit. \f^4.«f^'^^ ftdrm/r^
Omnia<:p ad numen mundi faciemqj moueri. '«l'f*' ^f*»-'C,^rntfiai!n ^
Syderibus uatiis .mutantlbus ordine fada. ^^■''^^M- nd) «uw^ ^n^n/ ^fc
Hoc mibi furgit opus non ullis ante facratum 'p'"<i-
Carminibus , faueat magno fortuna labori.
Annofa 6c molli contingat uita fenecfla:
Ve po(Tim rerum tantas emergere moles:
■"f*^ -pptJpii vcvoyuasii'rrU' ^^t(^lagna<5< cum parms fimili percurrere curaj
^ 4yl(i ci !uV^ r-cci^t, otyc^'^ay-nin;^-''^''''*' tif óri^e f^u ridi O "> ' ...
S^f^^'^-y'^-ainui/^^^^y^-,':^^r.-n^ Etquoniam cxlo Carmen defc^dit ab alto: pl^«« U'n^Ajy.
Y^p<^«^jva4->^'Tc^yc<£!;^. />^ZZ^ " Etuenitinterrasfatorilconditusordo: C*Un c,iMÌ<m i^^ ^^^,
^'^^xTlrcc.^^^y^ ^'^ t ^ Ipram.biprimii natura forma canèdaeft-t^^'^^^^^j^^,
y/^-<^yX^J\,r^77 y,S'-yr t ■ f* Ponendusq, fua totus fub imagme mundus. '^u^rv^ rC'pnrJ^^.
^{^iTT^^^rU^dtJTZn^'''-^'' Qiiemf.ue ex null.srepetentcmfem.na rebus ^^„,
■^ --IfiKWjr^c/^Tr hJataliquocKegereplacet:(emperqjfui{Te: , ^ « -^
<^-r.^c^.-n«^,^^.^^^^, Etforepnncpiopanterfatoqjcarentem. ì-^^ O.h^
K^^,5 Y''''7'-?>s?/:'7rc/^^^g^^ , Seu per mixta cbaos rerum pnmordia quondam ^3^'' ^p^-^ j-^ -re^
'^fe^', t^^>M<eoc iX'ZS'J'' -,'^ Uiteruitpartu.mundumq^enixanitentem aLL-^ r t
-^^C^Zi^ t^*''^'^^^^ Fugitininfernascaligopulfatenebras. ^ ^^< pf^-rr.. .^f .
, > '^'^y^'T^-yr^ JT"^', Siueindiuiduismidemred.turafoluta ^^''-Tv - ''"^^'^^'5"'^//?'i^r^
^^/-^i, ^,_^^ ^^..^y^^' Pr,ncipi,snaturamanetpoftra.culam,llet^;^^^
-rre^jf ^t^^ Q^^^^fffJ^^^/ Etpeneexnibilofummumnibilumqsfuturums '^^^^^^^^^
/'/v '^'-ttì^v'—.'X -^ -r T- Carcaqfmatcriesc^lumperfecitSCotbem. "T^'^ fh^^'fctfiuj ^
^,'^ "^ "^"■^^''^r^i^ SiueignLsfabncauitopus:flamma:cpmicantest^i*-^W'.U_/ 7^^
' ."^ '^'^'^ "^fr"- '"^^ S^A-ioplr Qusjmundifeccreoculos.babitantq^peromnc V*-qlf:.7rund,^^„^^-
^'^'^MW^-r'L^y. -7 ^;.^ J CorpusrSc.n ca^Io uibrantia fulmina f.ngunt. .^ r^wf^^^ -^I
f- ^"V.7;.'T"n^/'' '--^'^^ Seul.quorbocpepent:fmequor,getarridarerurn^^^^ ^^^ -g-^^
_^. / ^ ^' Matcnesriprumcpuocatquorcluiturignem. ^rùt'^ ' ~T"^
''^'^-*^Qif K''^<r^'>u.f rz^j-y.f/'^\ Autneqj terra patremnouit:necflamma:nccacr T(/^^ -^f-^fi^fù-
Fac-similc d'una pagina della prima edizione di Manilio (Bologna 1474) postillato da Seb. Serico.
i6 LA BIBLIOFILIA
taldi, chiaro letterato e storico, il quale uni le due edizioni facendole legare
in un volume cui aggiunse la seguente illustrazione autografa :
Hujusce codicis ilhistrationes ab AiitaJdo Aiitaldis Pisaureusi con-
fectae, suaqite ìnanu exaratac.
i82y.
In hoc volumine duo compacta sunt opera. Primum Euclidis elementa
Latina versa, cum Campani commentationibus : Editio Veneta Erhardi Rat-
dolt, anni 1482. Alterum ManiHi Astronomicon et Aratus Germanici Cae-
saris, Bononiae junctim editi per Ugonem Rugerium et Boninum Berto-
chum anno 1474. Librum Sebastiano Serico perttnuisse prima et ultima
pagina demonstrant. Non obvia certe est haec editio Euchdis, et insuper
hoc exemplar manuscriptis eiusdem Serici adnotationibus, quas frequen-
tiores optares, haud parum nobilitatur : at rarissima ab omnibus bibliogra-
phis, doctissimo patre Audifredio praeeunte, Maniliana haec editio prae-
dicatur. Antiquior quippe est inter eas quae annum impressionis fatentur
et fortasse omnium Princeps : tamen praetiosorem hunc faciunt librum Grae-
corum et Latinorum Auctorum loca ad Manilii illustrationem idonea mar-
ginibus amplis adscripta, et eiusdem Sebastiani notulae interlineares, et
prae caeteris variae lectiones ex vetusto codice Maniliano textui compara-
tur : ita ut hic liber et principis et utihs editionis et veteris codicis locum
teneat. Et quidem Serici manu esse quidquid margines scriptione auctat
indubium esse videtur, si huius cum verbis, quibus se dominum libri Se-
ricus profitetur, collationem instituas : Ex veteri vero codice W. LL. ma-
nare, patet ex folio verso qui Manilium praecedit, in eo enim leges = Marci
Manilii; ita codex vetustitissimus. ^ Neque is erat Sericus, qui haec omnia,
et quidem optima pra estare non posset. Natus enim Saludecio illustri oppido
in finibus Urbinatium, et Ariminensium, adeo bonis artibus, et literis se-
dulus incubuit, ut publice eloquentiam docuerit, et summa cum laude flo-
ruerit ineunte saeculo xvi. Occasione huius, qualiscumque, scriptionis, in
processu causae Beatificationis B. Amati Saludeciensium concivis, et in
Coelo Patroni, huius ineditam vitam eleganter Latino sermone a Serico
scriptam magna cum voluptate perlegimus. Pauca de Sebastiano Serico
legas in BoUandi continuatoribus ad diem Maii octavum, et apud egregium
pietate et doctrina virum, nobisque dum vixit amicitia coniunctissimum Do-
minicum Antonium Franzoni, in vita anonyma B. Amati, Italice scripta et
Bononiae recusa anno 1818. qui plura Serici scripta periisse, vel latere
LA BIBLIOFILIA 17
conqueritur, et prae caeteris Xenophontis Peloponnesiaca Latinitate do-
nata. Nil Sericus praestitit Arataeis Carminibus : Inter quae relictum est
spatium ad constellationum figuras pingendas; quibus omnia huius editionis
exemplaria carere scriptorum rei bibliographicae silentium satis iudicat.
Per dare un' idea dell' importanza delle postille, pubblichiamo il facsi-
mile d' una pagina del libro di Manilio. —
Sebastiano Serico, autore della Vita del beato Amato Ronconi di Saludecio,
dettata in elegante idioma latino e dedicata al vescovo di Rimini Simone Bonadie,
fu dotto nelle greche non meno che nelle latine lettere; e altre opere, ora perite, si
narrano dettate da esso, e segnatamente la versione dal greco al latino à.&^ Paralipo-
meni di Senofonte, e di altre guerre che gli Ateniesi fecero dopo Tucidide '). I con-
tinuatori del Bollando Heuschen e Papebroch, accogliendo nella loro gigantesca
opera la detta Storia del beato Amato, lo appellano: Virum magni judicii, singu-
laris doctrinae et exemplaris vitae -). E perciocché quella sua fatica era stata tradotta
nella volgar lingua da Giacomo Antonio Modesti Arciprete di Saludecio e impressa
l'anno 1599 in Rimini pel Simbeni, vollero dichiarato siccom'essi stimavano assai
pili r originale latino, e come perciò preferivano di accoglierlo nell' opera loro.
Leo S. Olschki.
BIBLIOGRAFIA E RIVISTA DI CATALOGHI PER BIBLIOFILI
Damascène Morgand, Paris. Bulletin mensucl, n. 46. mars 1899. —
Questa Libreria antiquaria, che è la più importante della Francia, pubblica
di tempo in tempo dei bollettini degli ultimi suoi acquisti, che contengono quasi
sempre soltanto delle edizioni di primissimo ordine, fatte preziose per le ricche
legature, delle quali, specialmente in Francia, si tiene gran conto. Il Bollettino di
marzo descrive 762 opere (dal n. 34706-35467) su 164 pagine (dalla pag. 485
a 648), delle quali notiamo le seguenti: N. 34734. Ariosto, Orlando furioso, Pa-
rigi, G. Molini, 1788, 5 tomi in 12 parti, leg. in 9 voi. in 4° in marocchino arancio
da Lewis. Fr. 7500. Edizione corretta e bene stampata da Rouzeau-Montant di
Orléans. L' esemplare posto in vendita è l' unico impresso su pergamena e nel for-
mato di 4" ed è inoltre arricchito di 53 acquarelli eseguiti negli anni 1787 e 1788
da Aug. Lapi; esso apparteneva successivamente alle biblioteche del conte Mac-
Carthy Reagh, di Hibbert, di Hanrott e del conte Gastaldi. — N. 34739. Ari-
STOPHANES, Comoediae, grucce. Venetiis, Aldus, 1498, in fol. picc. Edizione prin-
cipe ben conservata nella sua legatura originale di pergamena bianca. Fr. 750. —
') Franzoni a p. 189, della Vita del b. Amato.
^) BOLLAND, t. 2, p. 348, al giorno 8 maggio.
LA BIBLIOFILIA
N. 34788. Boccaccio, trad. in francese da Anthoine le ]Ma9on. Paris, 1545, fol.
Fr. 600. Quest' è la prima edizione francese del Decainerone, essa è ornata di dieci
belle incisioni in legno. — N. 347S9. BOCCACCIO, De la mine des nohles hoinmes
et fevimes. Paris, Jean Dupré, 1483, in fol. picc. Fr. 7500. Prima edizione di questa
traduzione francese, ornata di nove incisioni assai rimarchevoli. Il catalogo ripro-
duce quella del sesto libro, che rappresenta Boccaccio in conversazione colla For-
tuna che fa girare la sua ruota. — N. 34790. BOCCACCIO, la Teseide, Ferrara, 1475,
fol. Esemplare legato in mar. rosso da Pagnant. Fr. 400. E la prima edizione di
questo poema in ottave. — N. 34792. Boiardo, Orlando innamorato, Venetia,
L. A. Giunta, 1545, in 4. Esemplare riccamente legato da Derome. Fr. 1200. —
N. 34805. Bucci, I contadini della Toscana. Firenze, 1796. fol. Fr. 300. — N. 34806.
Burchiello, Sonetti. (Firenze) ad petitione di Bernardo di ser Piero Pacini da
Pescia, 15 14, in 8 picc. Con una incisione in legno contornata che rappresenta
l'autore davanti alla sua scrivania. Fr. 250. — N. 34B52. Colonna, Hypneroto-
machia Poliphili, Venetiis, Aldus, 1499, fol. Perg. Fr. 1500. Prima e rarissima
edizione di questo famoso volume, il cui valore è riposto nelle numerose figure
che l'adornano e che sono fra le più belle che si conoscono in un libro. I disegni si
attribuiscono (ma finora senza alcuna certezza) al Bellini, al Carpacci e ad altri insigni
artisti della scuola veneziana. Il prezzo segnato nel catalogo è assai mite, per lo stato
non buono di conser\'azione dell'esemplare, che ha tre carte rattoppate. — N. 34866.
CORIO, Historia di Milano, Ibid., Alex. Minutianus, 1503, foL Fr. 200. Quest'edizione,
che è la prima dell'opera, contiene alcuni passaggi che furono soppressi nelle seguenti.
Rimarchevoli sono le due magnifiche incisioni in legno ed i leggiadri contomi. No-
tisi che nella maggior parte degli esemplari mancano le prime sei carte che pre-
cedono le sei carte preliminari. — N. 34391. Epistole et evangelii, et letioni vulgari
in lingua thoscana, nuovamente rista ?npata, Fiorenza, 1551, in fol. picc, leg. in
marocchino azzurro da Thibaron Joly. Fr. 2000. Le 150 incisioni che adornano questo
raro volume, per quanto belle, sono però stanche, perché impresse coi legni che
servirono già per la stampa delle due edizioni precedenti del 1495 e 1515. —
N. 34973- Gafurius, De kar mania musicormn instrumentorum. Mediol., Go-
tardus Pontanus, 1508, in fol. picc. Esemplare legato in marocchino. Fr. 600.
Questo raro trattato di musica è dedicato a Giovanni Grolier, le cui armi tro-
vansi riprodotte nelle carte preliminari. — X. 34974. Gafurius, Theorica mtisice,
Mediol., p. mag. Philippum Mantegatium, 1492 et Practìca musice. Mediol., 1496.
Fr. 1500. — N. 35305. Petrarca con mcove spositioni, Lyone, G. Rovillio, 1564,
in 16. Leg. antica di marocchino rosso. Fr. 180. Bella edizioncina ornata di buone
incisioni in legno. — N. 35314. Plautus, Venetiis, Lazarus de Soardis, 151 1, fol.
Legatura originale. Fr. 300. Il titolo di quest'edizione è contornato di squisiti
ornati incisi in legno; e il volume è arricchito di una tavola rappresentante il
teatro antico e di molte incisioni che raffigurano i personaggi della Comedia. —
N. 35432. Verdizzotti, Cento favole. Venetia, Ziletti, 1586, in 4. Leg. in mar.
azzurro. Fr. 200. Questo volume è ornato di loi figure incise dall'autore stesso;
alcune di queste sono copie di disegni del Tiziano. L. S. O.
LA BIBLIOFILIA 19
Breslauer & Meyer, Berlin. Catalogo I: Libri rari e airiosi del XV, XVI e
XÌU secolo, 189S, 150 pp. in 8. Con alcune illustrazioni. L. 2.50. —
Catalogo interessante e compilato con molta cura. Dopo una prefazione, che
serve come lettera d' introduzione nel mondo dei bibliofili, havvi la tavola degli
stampatori ed editori citati nell'elenco in ordine alfabetico delle loro città. Le 407
opere descritte nel catalogo provengono per la maggior parte dalla biblioteca del
principe Boncompagni, che fu venduta al pubblico incanto in Roma nel febbraio
del 1898. I prezzi sono assai moderati e certamente, spesso, inferiori di molto al va-
lore dei libri, ciò che deve spiegarsi pensando che con questo suo primo catalogo la
Ditta Breslauer u. Meyer ebbe cura piuttosto di acquistarsi clienti che di conseguire
un forte guadagno. Dubitiamo per altro che pochi saranno stati fortunati nelle
loro richieste, poiché molte domande per la rarità delle opere e la modestia dei
prezzi, si saranno raccolte sopra ciascun articolo di cui la Ditta non possedeva
naturalmente che un solo esemplare. Tra le opere segnate in questo catalogo, e
che erano per la maggior parte italiane, notiamo le seguenti: 3. Petrus de
Abaì^O, expos. in lihrum Aristotelis . Ven., 1482. [Hain *i7]. Esemplare di 316 carte
[Hain non ne indica che 309 e Copinger 312] e con 37 grandi lettere iniziali mi-
niate: Mk. 156. — i8. Alfraganus, Ferrara, 1493, in 4 con una grande inci-
sione in legno, sgraziatamente però colorata: Mk. 150. — So. LucAS Pacioli di
Borgo, Sumvia de aritlimctica. Ven., 1494, fol. Con uno splendido contorno su
fondo nero, il ritratto d' un monaco il quale, secondo il Riccardi, sarebbe l' autore
stesso, e molte figure matematiche. Mk. 145. — no. Dante, Divina Comedia.
Ven., Bernardino Benali & Matthio da Parma, 1491, iii marzo, fol. Mk. 400. —
III. Dante. Ven., Aldo, 1502, in 8. La prima edizione Aldina che porti V àncora
ed in pari tempo la prima edizione di Dante in formato piccolo. Mk. 145. —
132. EuCLlDES. Ven., Erhard Ratdolt, 1482, fol. Prima edizione ed in pari tempo
il primo libro con figure matematiche. Questo magnifico volume è adorno di uno
splendido contorno sulla prima pagina del testo e di oltre 500 lettere iniziali in-
tagliate in legno con somma arte e gusto squisito. Mk. 120. — 141. FiciNUS, de
Christiana religione. S. 1. et a. (sed Plorentiae, Genuini, ante 1477) fol. [Hain, 7069].
Prima edizione. Ottimo esemplare con note mss. che il compilatore del catalogo
attribuisce positivamente all'autore stesso. Mk. 325. — 153. Gafurius, Practica
nnisicac. Brixiae, 1508, fol. Con note musicali e figure incise in legno. Mk. 160. —
163. Graduale Romanum. Venetiis, haer. L. A. Juntae, 1546, fol. Mk. 200. —
177. Herodotus, latine. Ven., Johannes et Gregorius de Gregoriis, 1494, fol.
Con un contorno magnifico, forse il più bello che si conosca sinora ed una in-
cisione a tratto. Mk. 160. — 188. Index auctorum et librorum qzci tamquam haere-
tici, aut suspecti, atot perniciosi, ab officio S. Ro. Inquisitioris reprobantur et in
universa Christiana publica Inter dicuntur. Romae, Ant. Bladus, 1557. Nella nota
si cita l'opera di Reusch, indice dei libri proibiti, voi. I, p. 258: « Il primo indice
pubblicato per ordine d' un Papa, anzi il primo indice addirittura — quelli che
si pubblicarono prima si chiamarono " cataloghi " — apparve nell'anno 1559, dun-
20 LA BIBLIOFILIA
que durante la seconda intemizione del Concilio di Trento {1552-62). Paolo lY,
dicesi, s' era già occupato, mentr' era cardinale (Caraffa) e membro dell' Inquisi-
zione romana della compilazione d'un indice (A. Ciacconius, vitae Pont. Ili, 816);
eletto Papa incaricò l' Inquisizione dell' esecuzione di questo lavoro. L' Indice fu
stampato nel 1557, ma non pubblicato. Per questo l'Indice è assai raro. Zacc.
p. 145 ne descrive l'unico esemplare conosciuto.» Mk. 400. — 1 95. JAMBLICHUS,
De mysteriis Aegyptiorum, etc. Ven., Aldus, 1497, fol. Prima edizione. !Mk. 145. —
206. Lactantius, opera. Ven., Joannes de tridino, 1502, fol. Con una incisione
sotto il titolo, rappresentante S. Giovanni Battista, firmata b. M. (Benedetto Mon-
tagna?). Mk. i2o(!). — 210. Legenda Sanctorum trium Regum. Mutinae, Dom.
Richizola, 1490, in 4. Con una incisione a piena pagina riprodotta nel catalogo,
che il compilatore chiama « superba », mentre in verità, essa è rozza, senza stile
e carattere e par piuttosto fatta da un principiante che da un artista. Nel mede-
simo anno si pubblicava a Venezia la Bibbia di AlallerDii colle splendide sue notis-
sime e acclamate incisioni. Ora: quale attributo dovrebbe riferirsi a queste, se i
sigg. B. & M. chiamano « superba » la rozza incisione del libercolo Modenese ? Pare
proprio che un' incisione qualunque abbia il suo fascino irresistibile, purché si trovi
in un libro della fine del XV secolo! Mk. 300 (!). — 223. Livio, Deche. Venezia,
Zouane Vercellese, 1493, fol. Con quattro eleganti contorni e 428 belle figure incise
in legno. Esemplare mancante di 2 carte, macchiato d'acqua, rappezzato e colle
figure in parte colorate. Alk. 280. Il compilatore fa notare che un antiquario di
Berlino (Alb. Cohn ?) segnò in un suo catalogo un esemplare macchiato e racco-
modato a Mk. 650 (Fr. 812.50). Certamente l'edizione è assai rara e pregevole
per le sue eleganti incisioni che si annoverano fra le più belle della scuola ve-
neziana. — 270. Luca Paciolo, Divina proportione. Ven., Paganinus, 1509, fol.
Opera importante, le cui 88 tavole incise in legno si attribuiscono a Leonardo
da Vinci. j\Ik. 145. — 319. Regulae S. Benedicti, S. Blasii, S. Atigtistini et S. Fran-
cisci a Joh. Francisco Brixiano collectae. Ven., cura et imp. L. A. de Giunta arte
mag. Johannis de Spira 1500. Magnifico volume adorno di due splendide incisioni
a piena pagina e d'un contorno di squisito gusto. ]\Ik. 300. — 365. I. A. Ta-
gliente, Opere diverse. Ven., 1524-25, in 4. Fra i bibliografi il solo Riccardi de-
scrive quest'edizione chiamandola preziosissima e rarissima. Mk. 200. — 382. Ces.
Vecellio, habiti antichi et moderni di tutto il mondo, Ven., Sessa, 1 598, in 8,
con 507 fig. di costumi ine. in legno. La migliore edizione, perché contiene anche
i costumi degli abitanti d'America, che mancano all'edizione prima, ma che cer-
tamente non sono che fantastici. Mk. 150.
Alla fine del catalogo trovasi elencata una bella raccolta di libri bibliografici
che non tralasciamo di segnalare con piacere all'attenzione degli amatori.
L. S. O.
La Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti (anno XIII, fase, i, p. 32-33)
pubblica un articolo del sig. G. Pannella sotto il titolo: Un cimelio d' hicuuaboli
Veneti nell'Abruzzo, nel quale l'autore tenta di dar un'esatta descrizione della
LA BIBLIOFILIA
Bibbia latina impressa a Venezia dall' Ottaviano vScoto di Monza nel 1480 e citata e
descritta dall' Hain nel s,\\o Reperforiiun bibUographtcti.7>i sotto il n. '"3080. Speriamo
che nell'Abruzzo sieno dei « cimeli » più preziosi di questo perché l'edizione citata
non è, né una rarità, né un « cimelio ». Nel catalogo XXXV {htczniabolì) della
Libreria Leo S. Olschki di Firenze sotto il n. 505 se ne offre un bell'esemplare
nella sua legatura originale per sessanta lire! L'entusiasmo del sig. Pannella per
questo volume è lodevole, ma è certamente esagerato e ciò per l'assoluta man-
canza di famigliarità con le edizioni del quattrocento. Arguire da una semplice
descrizione di un volume la sua rarità ed il siio pregio, è cosa troppo ardita.
L' articolo chiude con queste parole magniloquenti : « Voglia il genio delle nostre
contrade che questa rarità tipografica dell' invenzione di Parafilo Castaldi (!) non
vada via dagli Abruzzi! » Non dubito, che il fervido desiderio del sig. Pannella
sarà esaudito ma non pel genio delle sue contrade, si per ben altre ragioni. La leg-
genda poi, che r arte tipografica sia invenzione di Parafilo Castaldi, è troppo sfa-
tata e a chi si occupa seriamente della storia dell' arte della stampa, pare oggimai
ridicola! O vorrà forse il sig. Pannella addimostrarne con documenti nuovi la
serietà ?
NOTIZIE
Il libro più caro. — Roma lo possiede nella biblioteca Vaticana. É tuia Bibbia in
ebraico, di straordinario volume, e del peso di 162 chilogrammi; tre uomini sudano a reggerla \y'
sulle spalle.
Nel 1512, una Commissione di ebrei offerse, per riscattare quel libro, l'equivalente peso
in oro. Giulio II rifiutò.
Al prezzo attuale del metallo prezioso, quella Bibbia varrebbe 1.875.000 franchi.
I manoscritti della Biblioteca di Verna. — La Biblioteca del Barone Verna fu ven-
duta a Lione nel novembre 1895, ma soltanto in parte, perché poco prima che incominciasse
la vendita le amministrazioni dipartimentali « du Rhone, de l'Isère et de la Loire » avevano
fatto sequestrare alcune migliaia di manoscritti come provenienti da Biblioteche ed Archivi
pubblici, coli' intimazione della restituzione. Gli eredi del Barone Verna fecero opposizione a
questo sequestro e portarono la questione davanti ai Tribunali.
La Revue du Lyotmais del marzo 1899 riporta, come epilogo a cjuesta faccenda, la sen-
tenza del Tribunale civile di Lione.
Risulta da questa che la detenzione o 1' acquisto dei suddetti manoscritti da parte del
Barone Verna sono nulli ed illeciti ; che gli eredi del Verna e l'esecutore del testamento do-
vranno effettuarne la riconsegna ai prefetti entro quindici giorni dalla pubblicazione della
sentenza, sotto pena di una multa di dieci franchi per ogni giorno di ritardo {Bulkiin du Bi-
bliophile, 15, IV, 1899).
L'Editore Raffaello Giusti di Livorno intraprende la pubblicazione di una Raccolta
di rarità storiche e letterarie che sarà affidata alle cure del conte G. L. Passerini, direttore del
Giornale dantesco, coadiuvato da valenti collaboratori.
22 LA BIBLIOFILIA
In questa Raccolta vedran la luce, opportunamente e diligentemente illustrate, impor-
tanti e svariate scritture, rimaste finora inedite e come sepolte negli scaffali delle biblioteche,
o saranno riprodotte, da antiche e oramai quasi introvabili stampe, curiosità pregevoli sotto
l'aspetto storico o letterario, immeritamente cadute nell'oblio.
Rinnovando cosi, con metodi moderni, la fortunata collezione del Daelli e del Came-
rini, dalla quale, al suo tempo, non piccolo beneficio derivò alla cultura nazionale, spera di
far cosa generalmente gradita agli studiosi, e in modo speciale ai ricercatori delle antiche co-
stumanze e ai cultori delle nostre lettere.
Della ./?<2ffo//rt si pubblicheranno sei volumetti l'anno, elegantemente e correttamente
stampati, di circa loo pagine l'uno in 8° piccolo e .su carta a mano : e saran posti in vendita
a mite prezzo, che verrei stabilito volta a volta secondo il numero delle pagine.
I libri nani. — Vi furono artisti che vollero creare lo strano anche nei libri : non ba-
stava il volumetto tascabile, comodo, ricercato con desiderio ; inventarono il libro nano,
1' opera paziente, minuziosa dello stampatore, riducendo il formato alle più piccole misure, e
i caratteri minutissimi, stretti, si che accanto a questi libri gingilli sta una lente, con cui il
lettore può decifrare i punti appena visibili che sono su quelle pagine minuscole.
Immaginiamo, perché è assai raro di poterlo vedere, il libretto di devozione per l'in-
fanzia (Firmin Didot editori, Parigi), alto 27 millimetri, largo 25 ! E fu domandato se esistes-
sero di ancora più piccoli : ne esistono ! Il signor Giorgio Salomon di Parigi possiede infatti
una collezione preziosissima : sono 700 volumi francesi e stranieri, i più piccoli che siano
stati pubbhcati e che formano l'ammirazione, la sorpresa dei visitatori.
II maggiore fra tutti, il gigante, diremo : è un Lafontaine (favole), edito nel 1850
(Laurent e Deberny), alto 54 millimetri, largo 33.
C è un Orazio pubblicato da Didot di 47 per 30 millimetri ; le Rime del Petrarca (Ve-
nezia 1879), 39 per 24; la Divina Commedia (Milano 1878) di 500 pagine, 38 per 22; un
Catechismo tedesco del 1611, di 42 per 25; una Charte constitutionelle del 1814, di 22 per 13.
C è di più ! Ecco un Alvianacco inglese, che si può chiamare veramente microscopico,
uscito nel 1850, alto millimetri 14 per io! Eccone alcuni tedeschi di Carlsruhc, di millime-
tri 14 per 9; e contengono 28 pagine con 12 incisioni. Per ultimo miracolo dell'arte e della
pazienza, citeremo una Via Crucis in francese, con iig pagine e varie incisioni, del formato
di 14 millimetri per b !
Le principali Biblioteche del mondo sono quindici : la Biblioteca nazionale di Pa-
rigi con 2.250.000 vulumi ; la Biblioteca di Londra con 1.500.000; la Imperiale di Pietro-
burgo con 1. 100.000; la Nazionale di Firenze con i. 000. 000; quelle di Monaco con 900.000,
di Berlino con 800.000, di Strasburgo con 640.000, di Washington con 620.000, di Grenoble
con 600.000, di Madrid con 600.000, di Copenhageen con 550. ckx), di Tokyo con 538.000, di
Mosca con 515.000, di Boston con 511.900 e, infine, la Biblioteca Vaticana con 500.000.
La stampa nel Belgio. — Il signor J. Kloth ha pubblicata una statistica dei giornali
e delle pubblicazioni periodiche del Belgio, dalla quale risulta che al 1° gennaio 1896 si pub-
blicavano in tutto il Belgio 4689 giornali, de' quali 71 quotidiani. Essi si possono dividere
come segue, secondo la materia di che trattano : 486 giornali diversi (interessi locali, no-
tizie, fatti diversi, ecc.); 234 politici, de'quali7i quotidiani; 153 d'annunzi; 65 religiosi ;
65 di medicina, d' igiene e di farmacia; 64 industriali, tecnici, professionali; 63 di finanze;
LA BIBLIOFILIA 23
53 di sport; 51 d'istruzione e pedagogia; 50 commerciali; 44 socialisti; 41 scientifici; 40 agri-
coli e orticoli ; 33 di giurisprudenza ; 29 di letteratura e d'arte ; 29 teatrali ; 23 di colombofilia ;
22 umoristici ; 22 di bibliografia; 19 bollettini comunali e provinciali ; 17 giornali di belle arti;
15 di studenti; 14 illustrati; 12 di musica; io di mode; 8 filatelici; 7 tedeschi ; 6 di liberi pen-
satori; 5 di cucina e di economia domestica; 3 inglesi e 3 d'arte militare.
Vangelo miniato. — Elisabetta di Rumenia, l'intellettuale Carmen Sylva, non è sol-
tanto una scrittrice di romanzi e di novelle squisita, una poetessa di prim'ordine, ma è pure
una pittrice valente, come dimostra il magnifico Vangelo da lei miniato e che da qualche
giorno trovasi esposto nell'Ateneo di Bucarest. Questo Vangelo consta di trenta fogli di per-
gamena in quarto grande, in scrittura antica e in lingua rumena, incorniciati da angioli vo-
lanti e da teste di cherubini ; ogni foglio è orlato in argento massiccio. Il prezioso volume è
chiuso in un cofano pure artisticamente lavorato, su cui si legge : « Concordando col pen-
siero e coi sentimenti del piissimo fondatore della chiesa arcivescovile di Curtea de Arges, la
Regina Elisabetta di Rumenia, in sei anni (1886-1892) ha scritto e miniato di sua mano questo
santo e divino Vangelo, a ricordo della sua cara figliuoletta, la principessa Maria ».
Il tempio di Arges, secondo la leggenda, fu costruito in tempi antichissimi da un certo
maestro Manoli, il quale, perché i muri reggessero, vi fece rinchiudere l'unica sua figlia. Da
questa stessa leggenda, Carmen Sylva trasse il suo dramma, intitolato appunto Maestro Manoli,
che ottenne tanto successo anche a Vienna. [Fan filila della Domenica, XXI, 16).
VENDITE PUBBLICHE
(•2 La ben nota Ditta Sotheby, Wilkinson & Hodge di Londra pubblicò or ora i cataloghi
delle vendite seguenti :
i) Catalogo di una collezione di preziosi e rari libri ed importanti manoscritti con e
senza miniatura, la cui vendita avrà luogo nei 12, 13 e 14 aprile a. e.
In questa raccolta, della quale pur troppo si tace il nome del proprietario, trovansi ben
ventitre manoscritti della Biblioteca di Petrarca, molte edizioni pregievoli della primissima
epoca della stampa, antichi Portolani, carte geografiche importantissime, una collezione di
edizioni antiche della Bibbia, Messali, Breviari, Libri d'Ore e d' altre opere liturgiche, una
serie di interessanti e rare opere italiane con incisioni in legno, di edizioni principi, ecc., ecc.
2) Catalogo della preziosa Biblioteca entomologica e scientifica del defunto ex-presi-
dente della Società entomologica di Londra, signor H. T. Stainton, nella quale è pur conte-
nuta una parte della Biblioteca di I. E. Stephens, la cui vendita avrà luogo il 19 aprile a. e.
3) Catalogo d'una parte della Biblioteca di Samuel Timmins, di una collezione di
antichi giornali del defunto Wm. Rayner e della Biblioteca del defunto John Henry Chapman,
la cui vendita è fissata per li 20, 21 e 22 aprile a. e.
4) Catalogo di preziosi libri e manoscritti fra i quali una parte della Biblioteca del
Rev. Can. Harford di Westminster che saranno venduti nei giorni 24, 25, 26 e 27 aprile a. e.
5) Catalogo d' una Collezione di Manoscritti del defunto Conte di Ashburnham, che
si venderà il i» maggio a. e.
LA BIBLIOFILIA
y
Nel prossimo numero della Bibliofilia pubblicheremo dettagliate notizie dell' esito di
queste vendite interessanti, che certamente richiameranno un gran numero di amatori nelle
famose sale della Wellington Street di Londra.
ma A Parigli signori Em. Paul et fils et Guillemin vendettero poco fa all'incanto una par-
tita « de livres anciens, couverts de riches reliures, la plupart armoiriées, exécutées du XVI<=
au XVIII^ siècle et offrant les spécimens les plus remarquables des grands relieures francjais
et étrangers. » Quantunque il catalogo non nominasse il proprietario di questa raccolta, si
capiva facilmente, che la vendita fu fatta per conto di una Libreria importante di Londra e,
diciamolo pure chiaramente, per conto del signor Bernardo Quaritch. Nulladimeno il con-
corso d'amatori fu assai numeroso, perchè tutti i volumi posti in vendita erano preziosi e stu-
pendi per conservazione e per lusso di legature. Il catalogo, redatto con molta cura ed ac-
curatezza dai signori Em. Paul et fils et Guillemin, conteneva 259 numeri che produssero un
totale di 42,170 franchi. Di speciale interesse per i lettori della .5/M'(y?//i2 erano i seguenti
numeri :
52. Joannis Grammatici in posteriora resolutoria Aristotelis commentarla. Venetiis,
apud Aldum, 1504. Legatura di marocchino colore arancio del XVI secolo, con medaglioni
sui piatti. Fr. 2,405.
97. Homeri Ilias in versus gr. vulgares translata a Vie. Lucano. Venetia, per Maestro
Stefano da Sabio, ad instantia di messer Damian di S. Maria Spici, MDXXVI. Legatura di
marocchino rosso del XVII secolo. Fr. 1060..
227. Aeneas Sylvius. La descrittione de l'Asia. Vinegia, Vinc. Vaugris, 1544. Lega-
tura di marocchino rosso. Esemplare appartenuto a Canevario, colla sua devisa ed il meda-
glione. Fr. 605.
/•?Li 21 e 22 aprile sarà venduta a. Parigi nell'Hotel Drouot, una bella collezione di
stampe di Henry Monier, Gavarni, Beveria, Charlet, Bellengé, etc.
(•3 A Orléans (Francia), 6, rue Jeanne-d'Arc, avrà luogo una vendita di libri rari e cu-
riosi con figure dei secoli XVI e XVIII, di ricche legature antiche appartenenti a due
bibhofili.
*? Nella Salle Sylvestre di Parigi (28, rue des Bons-Enfants) sarà venduto dal 17 aprile
al 6 maggio la Biblioteca orientale del defunto prof Charles Schefer, dell' Istituto di Francia.
/•3 Li 25, 26, 27 e 28 aprile avrà luogo a Parigi, nell'Hotel Drouot, una vendita di
libri illustrati dei secoli XVIII e XIX, di opere su Napoleone e l' Impero, memorie mili-
tari, libri sulla Russia, costumi militari colorati, etc.
01 La Ditta W. P. van Stockum & Zoon all' Aja venderà all' incanto nei giorni i6-i8 mag-
gio a. e. una Raccolta ricca ed importante di antiche stampe (francesi, inglesi ed olandesi);
magnifici ritratti di Principi e Principesse, d'ammiragli olandesi e d'altri uomini e donne ce-
lebri, fogli volanti storici, caricature, costumi ed una grande collezione di cartelle contenenti
centinaia di stampe antiche e ritratti tli grande valore e bella conservazione.
Chiuso il 1° aprile 1899.
311-5-99. Tipografia di Salvadore Landi, Direttore AeW Arie dilla Slampa
Volume I Maggio-Giugno 1899 Dispensa 2'^-y^
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
L' ESPOSIZIONE DURERIANA
NEL GABINETTO NAZIONALE DELLE STAMPE IN ROMA
INI EL palazzo Riario alla Lungara, là ove Cristina di Svezia espose i
tesori d' arte che poi andarono dispersi pel mondo, il cardinal Neri Cor-
sini, nipote di Clemente XII, raccolse collezioni di quadri, di statue, di
incisioni, e una ricca biblioteca. Nelle sue lettere pittoriche il Bottari
fa menzione, di quando in quando, del munifico Cardinale fiorentino e
delle collezioni, specialmente di stampe, che si andavano raccogliendo,
di cui il Cardinale si mostrò amantissimo, sin dal tempo in cui viveva
in Firenze, non anche assunto alla dignità della porpora. Allora fu che
egli imprese, come dice il Bottari, e con animo maggiore delle forze di
qualunque privato, di far disegnare i tesori della Casa Medicea e farli inta-
gliare e stampare con regale magnificenza, e illustrare dai migliori eruditi.
A Roma poi, con la compra della biblioteca del cardinale Gualtieri,
quella sua raccolta si accrebbe, e più con gli acquisti fatti dal Cardi-
nale ne' suoi viaggi di Francia, di Olanda e d'Inghilterra, e con gli altri
delle collezioni del cardinal Francesco Maria de' Medici e di certo Fran-
cesco Andreoli, libraio. « Un più notabile accrescimento poi » , leggesi
nelle Novelle letterarie pubblicate in Firenze l'anno MDCCXLV (t. XVI),
«vi fece coir acquisto della pregiabihssima raccolta fatta dal cardinal Cam-
millo de' Massimi. Né ha poi tralasciato di prendere a qualunque costo
le più rare stampe, che di tempo in tempo si sono vendute dentro e
fuori di Roma. » Il primo del mese di maggio 17 14, la collezione fu espo-
sta al pubblico. Constava di ben 300 volumi di carta imperiale, ove erano
26 LA BIBLIOFILIA
esposte le stampe per serie di pittori e di scuole, e di 30 volumi di
disegni di artisti. Applaudi il pubblico alla generosità del Cardinale, che
gli concesse di trarre prò di tante pregevoli cose, mentre provvide che
la Biblioteca rimanesse aperta ogni giorno in perpetuo, a beneficio degli
studi.
Nell'adunanza del Parlamento del io di aprile 1883,1! Ministro di
grazia, giustizia e culti presentò un disegno di legge per alienazione ad
enti morali delle gallerie, biblioteche ed altre collezioni d'arte e d'anti-
chità indicate nell'articolo 4 della legge 28 giugno 1871, che abolì i fide-
commessi nella provincia di Roma; venne a cessare cosi la disposizione
che proibiva l'alienazione di quelle gallerie, biblioteche e collezioni, di
cui fu permesso il trasferimento allo Stato, alle Province, a Comuni, a
Istituti o altri enti nazionali laici. Allora fu conchiusa una convenzione
col principe Corsini per l' acquisto dello storico palazzo contenente la
galleria e la biblioteca, secondo la facoltà concessagli dalla legge del
14 di maggio 1881, concernente il concorso dello Stato nelle opere edi-
lizie di Roma. All'atto era premessa questa nobilissima dichiarazione :
«Volle il signor principe Corsini che tale vendita fosse subordinata al patto,
che lo storico palazzo venisse destinato ad uso esclusivo delle Accademie
delle Scienze, e specialmente della reale Accademia dei Lincei e dei Musei ;
e mentre provvedeva perché un'opera gloriosa dei suoi antenati fosse
degnamente conservata, volle giovare ai buoni studi ed alle belle Arti,
e dare a Roma un attestato della sua affezione, donando allo .Stato ed
all'Accademia la pinacoteca e la biblioteca ivi esistente. »
Cosi ci narra') l'illustre Adolfo Venturi la storia della raccolta Cor-
siniana che oggi porta il titolo di « Galleria nazionale di Roma », la cui
direzione non poteva essere affidata a nessuno meglio che al \'enturi
stesso, storico d' arte fra i più competenti che si conoscano e, per i suoi
profondi lavori di critica d'arte, reputato in tutto il mondo civile. A
lui si deve poi l'istituzione speciale del Gabinetto delle Stampe di Roma, il
suo ordinamento e la sua apertura al pubblico, che plaude ora riconoscente
alla generosità del Governo del Re ed alla saggezza di Adolfo Venturi,
che gli concessero di trarre prò di tante pregevoli cose ivi esposte. La
collezione di stampe già appartenuta alla biblioteca del principe Corsini,
la quale dalla reale Accademia dei Lincei è stata data in consegna alla
') Le Gallerie Nazionali Italiane. Anno II, p. "5 e seg.
LA BIBLIOFILIA
27
reale Galleria Nazionale di Roma per formare il nucleo del real Gabi-
netto delle Stampe, può dirsi la più ricca e la più preziosa fra tutte le
Albrecht Diirer, Adamo ed Eva. (Bartsch i).
raccolte di cui l'Italia va ricca. Delle 125,000 e più incisioni notate
nell'Inventario, ne furono consegnate al Gabinetto Nazionale circa 70,000,
rimanendo nella biblioteca dell'Accademia dei Lincei le incisioni che si
28
LA BIBLIOFILIA
trovano in libri stampati, e quella serie di stampe, le quali per il loro
carattere non hanno tanta importanza artistica quanto scientifica, come,
ad esempio, le carte geografiche, le anatomie, e via dicendo.
A classificare queste 70,000 stampe secondo i pittori, le scuole, ecc.,
fu chiamato a Roma dal A'enturi il dott. Paul Kristeller, che corrispose
alla difficil missione con com-
petenza e criterio tali da ri-
scuotere l'approvazione gene-
rale degli intelligenti e dei
cultori dell' arte grafica.
Per rendere più utile an-
cora al pubblico questo Gabi-
netto Nazionale delle stampe,
per fargli conoscere viemeglio
il carattere diverso da scuola a
scuola, da maestro, a maestro,
il solerte direttore Venturi ha
istituito delle esposizioni spe-
ciali, cominciando con quella
delle stampe di Bartolozzi') —
ormai già chiusa — e prose-
guendo con l'esposizione delle
stampe di Albrecht Dùrer, che
ora è aperta, e sulla quale vo-
gliamo un po' intrattenere i no-
stri cortesi lettori.
Albrecht Dùrer nacque a
Norimberga il 20 di maggio
del 147 1. Il padre suo, abile
orefice, lo istruì da principio nella sua professione, sperando di avere
in lui un continuatore della propria arte (nella quale mostrava un ta-
lento superiore), e insieme un valido sostegno della famiglia sua, nu-
merosa. Ma il giovane Diirer non trovò nell'esercizio della oreficeria
Albrecht Diirer, Cristo martirizzato. (Bartsch 3).
1) Su quest'esposizione troviamo un articolo assai interessante ed esteso del chiaro signor Romolo
Artigli, inserito nel n." 53 àtW Eniporium^ e intitolato < Arte retrospettiva: Francesco Bartolozzi t , con
26 illustrazioni che, stante la sua importanza e l'interesse particolare per i lettori della Bibliofilia, sarà,
col gentile consenso dell'Editore, ripubblicato dall'autore nel prossimo quaderno di questa Rivista.
LA BIBLIOFILIA
29
tali soddisfazioni che avesser potuto affezionarvelo, mentre egli ardeva
dal desiderio di dedicarsi alla pittura, per la quale si sentiva special-
mente disposto, e riteneva come perduto il tempo impiegato nell'officina
paterna. Sicché il padre dovette cedere alle insistenti preghiere del figlio,
e affidarlo, nell'anno i486, al maestro Michele Wohlgemuth, la cui scuola
frequentò per tre anni. Egli finì rapidamente i suoi studi, nei quali si
segnalò in modo straordinario, e nel 1490 postosi in viaggio, si spinse
Albrecht Dùrer, // S. Stidario portato da dice Angeli. (Bartsch 25).
fino a Venezia. Ritornato a casa nel 1494, sposò Agnese, figlia del cele-
bre meccanico Giacomo Frey. Nel 1505 intraprese un secondo viaggio
a Venezia, dove lavoravano allora i più grandi maestri di quella celebre
scuola, come il Tiziano, Giorgione, Palmavecchio ; ma anzi tutto l'attirava
e l'entusiasmava Giovanni Bellini. Mentre Albrecht Diirer, mercé il suo
genio e studio avea già imparato nella sua patria a stimare il valore
della correttezza del disegno, egli vedeva a Venezia l'immenso effetto
e la profondità del colorito, la cui influenza è manifesta in tutte le sue
opere posteriori.
30
LA BIBLIOFILIA
Ma quello che rese Albrecht Dlirer celebre in tutt' il mondo sino
dalla sua gioventù non è l'arte pittorica, nella quale egli produsse tante
e tante splendide opere, ma bensì un' opera incisa in legno. I quadri
Albrecht Dùrer, S. Girolamo nella sua cella. (Bartsch 60).
pendevano ai loro posti sugli altari delle chiese o nelle case dei ricchi: ed
era così assai limitato il cerchio delle persone che li vedevano. Ma le in-
cisioni tanto in legno che in rame, che, stante la facilità e il buon prezzo
della loro produzione, per pochissimo potevano essere vendute, andarono
LA BIBLIOFILIA
come
« fogli volanti » in tutf il mondo ') e procurarono al grande maestro
tedesco un nome immortale tra i cultori delle buone arti. Albrecht Diirer
morì
ri il 6 di aprile 1528, a 57 anni.
Albrecht Dùrer, La melancolia. (Bartsch 74). ^ •
Prima di dare qualche notizia sull'Esposizione Diireriana del Ga-
li H KNACKFUSS, Diirer. Bielcfeld und Leipzig, Verlag von Velhagen &- Klasing. 1895, P- iS.
Le illustrazioni, che accompagnano quest'articolo, furono tolte da questa eccellente monografia.
LA BIBLIOFILIA,
binetto nazionale delle stampe di Roma, vogliamo premettere che Al-
brecht Dilrer non può essere stato l' incisore del grandissimo numero
delle stampe, che portano il suo monogramma, o gli vengono attribuite,
ma soltanto l' autore dei disegni, sui quali furono incise, come chiara-
mente lo dimostra il Bartsch').
II Gabinetto possiede fra' i suoi numerosi tesori particolarmente una
magnifica e qviasi completa collezione di stampe tanto in rame che in
legno di Diirer. Delle incisioni in rame ne sono esposte, in cornici di noce
sotto vetro, con buon gusto e criterio, circa cento, e, quasi tutte, in prove
di prim' ordine. La direzione si attenne strettamente al Bartsch; le stampe
più importanti, enumerate da lui, si trovano nell'esposizione al completo,
e ne citiamo alcune che si distinguono per il loro stato di conservazione
maraviglioso "). Bartsch i : Adamo ed Eva, della quale stampa diamo la
riproduzione come pure delle stampe segnate da Bartsch sotto i n.' 3
e 25. B. 57: S. Uberto, visto di profilo ed inginocchiato, guardante a
destra un cervo portante un crocefisso che il Santo adora, colle mani
alzate. Questa stampa, che è una delle più fine e delle più rare del-
l'opera di Diirer, è in pari tempo la più grande. B. 60: 5". Giro/amo
ne/la sua cella; vedi la riproduzione a pag. 30. B. 74 : La Melancolia; vedi
la riproduzione a pag. 31. B. 75: Il gruppo delle quattro donne nude delle
quali, a sinistra, una, con una corona d'alloro, vista dal tergo come la
seconda, pettinata alla tedesca, ed a destra le altre due, una davanti
all'altra, vista di faccia, ecc. La stampa porta la data del 1497, ed è una
delle prime di Diirer. B. 77 : La grande Fortuna, rappresentata da una
donna ignuda con ali e portante con una mano un vaso prezioso e col-
r altra una briglia. 11 magnifico paesaggio, che riempie il fondo della
stampa, rappresenterebbe, secondo Sandrart, il luogo nativo ungherese del
padre di Albrecht Diirer. B. 98 : // cavallo della Morte; vedi la riprodu-
zione a pag. T,T,.
Dei ritratti esposti si distinguono, per Io stato veramente maravi-
glioso, quelli di Albrecht von Alainz e di Philipp Melanchthon. Come
') Ad. Bartsch, Le peintre-gravetir. Vienna, 1808, voi. VII, pp. 13-17.
-) Molte delle notizie seguenti le dobbiamo alla cortesia dell'egregio signor L. Kempner, conosci-
tore profondo e competente delle stampe classiche dei grandi e piccoli maestri tedeschi, di cui possiede una
magnifica raccolta in prove fresche ed in istato perfetto di conservazione, a Roma in via Condotti, dove
egli conduce un negozio particolare di stampe aperto al pubblico, al quale ci sia lecito di richiamare l'at-
tenzione degli amatori.
LA BIBLIOFILIA
33
autoritratto è esposto quello citato dal Bartsch sotto il n.° 156, ritratto
a profilo, e vicino a questo il ritratto di Durer eseguito da Melchior Loch.
mfm>:s'j'i4^
y^Pih^'r^^
Albrecht Dùrer, // cavallo della Morte. (Bartsch 98).
Troviamo del resto un altro autoritratto di Diirer nella stampa citata
dal Bartsch sotto il n.° 28: Il faìiciullo prodigo, ov'egli ha espresso il suo
ritratto colla figura del fanciullo prodigo.
34 LA BIBLIOFILIA
Di Straordinaria bellezza e forse senza pari tanto per la freschezza
delle prove che per lo stato maraviglioso di conservazione, è la serie delle
sedici stampe che rappresentano la passione di Gesù Cristo (Bartsch 3-18);
SI belle quali non ne abbiamo vedute in nessun altro Museo. Le vergini ci-
tate dal Bartsch sotto i numeri 30 a 42 trovansi nell'esposizione al com-
pleto, ed in gran parte in prove freschissime. Ed ora passiamo alle incisioni
in legno, il cui numero è, com'è noto, maggiore di quello delle stampe
in rame. La Direzione del Gabinetto ne ha esposte circa 140 delle più
belle, ma è fuor di dubbio che il Gabinetto sia in possesso dell'intera
collezione, o quasi; ma giacché fu provato, come dicemmo poc'anzi, che
Diirer per le incisioni in legno non avea fornito che i disegni, la Dire-
zione avrà stimato opportuno di lasciare nelle cartelle le meno impor-
tanti; è bensì da notare che le incisioni in legno esposte non sono per
nulla inferiori, tanto per la freschezza delle prove che per lo stato di
conservazione, alle stampe in rame.
Le varie serie sono esposte al completo, ma per bellezza si distingue
anzi tutto quella di^Vd Apocalisse di s. Giovanni, i cui fogli sono addirit-
tura della finezza, d'un disegno squisitissimo a penna e di conservazione
sorprendente. Eccellenti sono pure le prove delle cosidette piccola Pas-
sione (Bartsch 16-52) e grande Passione (Bartsch 4-15); amendue le serie,
a quanto sembra, della primissima tiratura con i legni ancor poco usati,
lo che pare anche accertato dalla carta con i segni d' acqua che, secondo
Hausmann, è da ritenere per la prima che il Maestro abbia adoprata per
le sue incisioni. La serie rappresentante la vita di Maria (Bartsch 76-95)
è pur completa, e per la qualità delle prove degna delle altre ; soltanto
alcuni di questi fogli — e per fortuna dei meno rari — hanno piccoli
difettucci.
Sarebbe superfluo di citare particolarmente alcune delle numerose
singole stampe di Diirer non appartenenti a serie, poiché tutte, senza
eccezione, sono degne di una raccolta cosi insigne; solo ci sia lecito di
accennare al ritratto di Ulrich Varnbuler (Bartsch 155), il quale tiene
fra le effigie incise da Diirer il primo posto. Questa stampa è intagliata
con una facilità che stupisce ogni conoscitore intelligente; è un vero
modello nei suoi dettagli, come nell'intero insieme.
Un'intera parete è occupata da quell'immenso lavoro di Diirer che
rappresenta l'Arco trionfale dell' imperatore Massimiliano I (Bartsch 138),
composto da 92 tavole di dimensioni diverse che, riunite, raffigurano
LA BIBLIOFILIA
35
le azioni numerose dell'Imperatore col suo albero genealogico esteso a
tutte anche le più lontane parentele, colle loro respettive armi, e ri-
Albrecht Durer, una tavola incisa tolta dall'opera Revelatwnes Sancte Brigitte. (Nùrnberg 1500).
dotto sino agli imperatori romani. Sgraziatamente, mancano poche ta-
vole; ma ciò che è esposto, ci dà l'impressione completa della più superba
opera decorativa che si conosca, la quale segna, in pari tempo, il colmo
30 LA BIBLIOFILIA
dell'arte dell'incisione; del resto, stante la magnificenza dell'esemplare
esposto, le poche lacune lamentate si scorgono appena. Non vogliamo
passare in silenzio il fatto, che esemplari completi di quest'opera sono
infinitamente rari '). La grandiosità e sontuosità di questo insigne capo-
lavoro dell'arte fa passare quasi inosservato il bellissimo Carro trionfale
dell' imperatore Massimiliano I (Bartsch 139), composto di 8 tavole, ed
esposto a lato dell'arco').
Nel Gabinetto trovansi esposte soltanto, come abbiamo notato in
principio, le incisioni di Albrecht Diirer a parte, mentre, come è noto,
molte sono ancora quelle che trovansi inserite in opere, per le quali il
grande maestro avea fornito i disegni; diamo un saggio di queste colla
riproduzione di una delle visioni di santa Brigitta che trovasi nell'opera
della detta Santa stampata dal Koburger a Norimberga, nel 1500.
Prima di chiudere questo nostro articolo, ci piace far notare che
vi è esposto anche un disegno a penna, che il solerte ed instancabile
direttore del Gabinetto, il prof. Venturi, ultimamente ha scoperto. Esso
rappresenta un paesaggio con edifici ; l' assoluta rassomiglianza coi di-
segni per le incisioni, lo stile dilreriano facilmente riconoscibile e — last
not least — l'autorità dell'egregio prof. Venturi, garantiscono l'autenticità
di questa preziosa scoperta.
L'interessamento per l'esposizione, che si manifesta nell'immenso
numero dei visitatori, è straordinariamente vivo, e sembra che abbia già
cominciato a dar buoni frutti, poiché è innegabile che da poco tempo
in qua si è destata tra noi una ammirazione viva per i maestri classici
della Germania.
Firenze, maggio 1899.
Leo S. Olschki.
') Bartsch, op. cit., p. 150 : < La grande rarete de cet onvrage doni les collections Us plus riches
ne peituent offrir toni au plus gite quelgiies picces dètachc'es, etc. »
2) Per dare qualche ragguaglio sul valore commerciale delle stampe di Dùrer, facciamo notare che
nell'aprile del 1898 fu venduta a Berlino dalla Libreria Amsler & Ruthardt la ricca collezione del defunto
sig. Alfred von Sallet, già direttore del R. Gabinetto numismatico di Berlino, della quale toccarono i prezzi
più elevati le stampe seguenti: Adamo ed Eva, Fr. 4000; Cristo morente, Fr. 812.50; 5. Girolamo nella
stia cella, Fr. 5/5; Il cavallo della Morte, Fr. 1625; Blasone con la testa di morto, Fr. 1450; Vita di
Maria, serie composta da venti stampe, Fr. 1450; ed il ritratto di Ulrich Varnbiiler, Fr. 575.
T^-
LA BIBLIOFILIA
37
LE ANTICHE CARTE DA GIUOCO
Il rintracciare la origine delle carte da giuoco importa sotto un
duplice aspetto, per la storia del giuoco stesso, e per gli incunabuli della
xilografia, e per l'arte della stampa, come dimostreremo più sotto.
Tale ricerca si ricollega altresì
alla materia statutaria de' nostri mu- yM.i^e<^.m^Q^:J'JJ7^/'^J^,./CX./L.LJZL^
nicipii ; dacché la invenzione delle
carte da giuoco, a quanto appare
dai documenti, e specialmente dagli
studi fatti sui nostri statuti e cro-
nisti, spetta all'Italia, e particolar-
mente alla Toscana, come opina
r egregio Lud. Zdekauer ne' suoi
pregevoli scritti su questo argo-
mento. Egli cita la testimonianza
diretta della provvisione fiorentina
del 22) marzo 1376, in cui i Naibi
si dicono un giuoco nuovo, e però
si applicano ad essi le leggi sulla
zecca; e già Jacopo La Croix col
suo studio Sur Ics cartes àjouer avea
dimostrato i Naibi, cosi detti negli
statuti di Assisi e in parecchie cro-
nache, essere identici alle carte da
giuoco.
Da questo fatto prende le mos-
se la dotta monografia del Merlin,
Origine des cartes àjouer (Paris, 1869), nella quale si danno notizie esatte,
segnatamente sui tarochi o tarocchi ; a proposito dei quali giova ricordare
che il conte Leopoldo Cicognara, nelle sue Memorie spettanti alla storia
della Calcografia (Prato, 183 1), fu il primo ad occuparsi di queste ricer-
che, attribuendo l' invenzione delle carte al bolognese Francesco Fibbia
(1360-14 io). Ma lo Zdekauer giustamente osserva, che l'iscrizione su
cui il Cicognara fonda il suo asserto, non dice altro che questo : essere
Fig. I.
38 LA BIBLIOFILIA
il Fibbia inventore de' taroch'mi bolognesi, ed avere egli avuto dai Xl\^ Ri-
formatori della città il privilegio di porre lo stemma dei Fibbia nella
regina di bastoni, e quello di sua moglie (che fu figlia di Giovanni Benti-
voglio) nella regina di denari. Si trattava adunque di un nuovo modo
di giocare, o meglio, di una nuova foggia di carte, non già della origine
delle carte stesse, ed anzi questa da quello era già presupposta.
Ciò che appare certo da tale testimonianza si è che le divise ita-
liane : bastoni, denari, coppe e spade fossero in uso fin da quel tempo con-
temporaneamente alle divise francesi : //ar/^^?, cuori, quadri o. fiori.
Quello eh' è certo del pari si è che l' uso delle carte da giuoco si
andava diffondendo con una straordinaria rapidità, tanto che non bastando
all'uopo le fabbriche italiane, si ricorreva alle straniere, come ne fa fede
il decreto che in Venezia 1' 1 1 ottobre 1441 il Senato pubblicò ad istanza
dell' associazione dei maestri d' arte degl' incisori e dipintori di figure,
per inibire 1' importazione delle carte e immagini impresse e dipinte
negli Stati esteri, sotto pena di sequestro di esse e d'ammenda.
La data più antica dei Naibi, che sin qui si conosca, è quella della
sopra mentovata provvisione fiorentina del 1376, non già l'altra apparente
nella cronaca di Viterbo, in cui i Naibi si dicono venuti « da Saracinia »
ed introdotti in quella città l'anno 1379. L'opinione del Merlin, che i
Naibi da prima fossero un giuoco di bambini, è confermata da un passo
della Cronaca del Morelli, o meglio ancora dagli statuti del contado fio-
rentino là dove, sin dall' inizio del secolo xv, si dichiara il giuoco dei
Naibi del tutto innocuo e permesso. Risulta altresì da atti notarili fioren-
tini la forma dei Naibi consistente in foglietti di pergamena, artistica-
mente figurati e dipinti, e di dimensioni più grandi di quelle che poscia
presero le carte vere, come si vede dal mazzo famoso attribuito al
Mantegna.
Comunque ne sia della provenienza dei Naibi dal commercio di Le-
vante, vagamente accennata dallo statuto di Viterbo, egli è certo, come
osserva lo Zdekauer, che l' ingegnoso sviluppo, che essi presero, e spe-
cialmente il trapasso significantissimo dall'antico materiale ad un altro
nuovo, che diede loro il nome durevole di « carte », tutto ciò è schiet-
tamente italiano. Oltre la citata provvisione fiorentina, un'analoga legge
senese del 1377 e lo statuto di Siena, ci danno prova della rapida dif-
fusione, eh' ebbe il giuoco delle carte, il quale formava la principale
occupazione d' una società di nobili.
LA BIBLIOFILIA 39
L' origine toscana del o-iuoco delle carte è raffermata sì dalla rea-
zione che contro di esse sorse da Firenze e da Siena, come dal carattere
dei tarocchi fiorentini (le così dette minchiate) le quali hanno conservato
più figure di tutte le altre specie di questo giuoco, cioè quarantadue ;
e che quindi hanno più di tutti gli altri attinenza coli' antico giuoco dei
Naibi.
Dai nostri statuti si rilevano anche i diversi nomi dei giuochi che si
facevano colle carte ; come nei Remaedia tUriusque fortimae del Petrarca
si trova la enumerazione di quasi tutti i giuochi, ch'erano in uso a' suoi
tempi.
Lo Zdekauer a ragione si maraviglia che l' Italia, il paese cioè a cui
dovrebbe più importare questa ricerca, e in cui fu sempre in voga il
giuoco d'azzardo e di passatempo colle carte, non abbia cotitribuito quasi
nulla a promuoverla e a porla in relazione cogli studi illustrativi dei suoi
statuti e dei suoi costumi.
La xilogì-afia, gravure en bloc, come la chiamano i francesi, ebbe
origine dalla fabbricazione delle carte da giuoco, l'uso grande e sempre
crescente delle quali per gli svaghi della vita e pel mal vezzo de' viziosi
giuochi d'azzardo, succeduti agi' innocenti giuochi di società, resero neces-
saria la più facile e pronta riproduzione de' cosi detti mazzi di carte, tiran-
done un gran numero di copie.
L' intaglio delle tabelle di legno, dalle carte da giuoco si allargò
ben presto a quello delle immagini de' santi e delle pie leggende, e con
un altro passo si arrivò ai Sa/ferii, alla Biblia pauperum, ai libretti della
dottrina cristiana, e ai Donatelli prò pueruUs, cioè alle piccole gramma-
tichette, per uso e consumo, queste delle scuole, quelli delle chiese.
Col sistema tabellare si giunse alla perfine a riprodurre grossi vo-
lumi, prima origine del libro a stampa, e da quello fu aperto l' adito
alla vera e compiuta perfezione della stampa colla invenzione de' caratteri
fusi e mobili, dovuta a Gutenberg.
Onde si può dire che la tipografia trae la sua origine dalle carte
da giuoco, che ne furono i primi incunabuli. I tedeschi la portarono in
Italia, ed Ulric Han di Vienna, dopoché a Subiaco erasi stampato come
saggio, il Donatus prò puerulis, nel 1464, e come frutto maturo nel 1465,
il Lattantius, fu il primo a stampare in Roma un libro figurato, il Torque-
mada, nel 1467, con trentaquattro stampe in legno, ossia grandi vignette
ad illustrazione storica.
40
LA BIBLIOFILIA
Delle primissime carte da giuoco, a vero sistema xilografico, essendo
andate quasi interamente distrutte dal grande uso e dal lungo tempo,
non si è sin qui trovato, eh' io mi sappia, una serie completa, o itiazzo
intero. E già molto possederne qualche frammento o carta, che ne' musei
è tenuta in conto di una preziosissima reliquia. Sono rarissimi i mazzi
completi anche della prima epoca della incisione a taglio dolce, e basti
per tutti il ricordare quello bellissimo e rinomatissimo de' tarocchi del
^Mantegna di cui diamo riprodotta a fac-simile una carta; fig. i. E qui
donna a 'suoi 01^:' Usciola s;ìuir^
ÒJ.JPanf^t folio- ÒLB-tairta, onèc'c
nata la aii^n-z dcccnnak f-ar~~i
Crea zT'ojatu ■/-'
Ckojj afra laGra Uosa
Hcqmj. ili JLjiUjJi creja agarc^^t
a VfLuko L esar^ mentre ai notti;
pei' u,aa.'jtmiù'a.t cììài'clUi óxìulwo
sizuiTiamarzla. ui AiLtotuo èapa
laciiL marie eUastesa can. as[ji2i.
s'e'p-nuatR Bi att(L.
Fig. ::.
Fig. 3-
cade in acconcio il ricordare che di questo giuoco, il cav. Olschki possedè
un esemplare di 47 carte ch'egli cedette per 1 2 mila lire alla signora Char-
lotta Schreiber, suocera del celebre Henry Layard, scopritore di Niniveh.
Ricordo d'aver visto, presso il marchese Molza di Modena, un mazzo
di carte di tarocchi, le cui figure nereggianti rassomigliavano alla maniera
del Diirer, ma a me parvero di quasi due secoli posteriori; e ciò non di
meno da un antiquario furono acquistate al prezzo di L. 3000! Ciascuna
carta nel rovescio aveva uno stornello colle relative note musicali.
Si sono conservate anche alcune tavolette, da cui furon tirate le
figure; e non è molto il giornale I^e Teinps in un articolo intitolato: Vicìlles
cartes à jotier, dava contezza di una collezione di plaguettes de bois fatta dal
LA BIBLIOFILIA
41
Wasset e legata al Museo nazionale di Cluny. Sebbene non appartengano
alle origini, ma ai secoli xvi e xvii, pure queste tavolette, che servirono
alla incisione delle carte da giuoco francesi, italiane e spagnuole, sono
reputati preziosi documenti per l' istoria dell' arte. Non è agevole, mal-
grado i disegni che attribuiscono ad esse tre nazionalità differenti, il de-
terminare con precisione il luogo in cui furono fabbricate. Di fatti, al
tempo di Enrico II, i fabbricanti di carte {cartiers) italiani e spagnuoli,
capitanati da artisti come Panichi e Borghigiani, invasero Parigi, e sotto
AJerniramitle -mjìwstt. IReOj^qca j\jSLrLÌ
moalic- tLirNina, d '-yutia mcrAij am.,
0ii fier te di lcè=^ fieroiche aiEora
^ LÌ~^^R§<jno Circanaancfo la. Ciim.
£ BaEwnja cS JL aSe e jrouf maro.
^niitasifcaJuabrosaJèmaci
■.^cltyJjiiazoiu chs i?iìl uofrc r-D
soccorJV fi Troiani coiil/fi.fivxp é
fece contro li j-ird nio/tc ualorc
^lè^ni cJle^/ll/^o^ lucùa óa
achille
Fig. 4.
Fig- 5-
Enrico IV, Luigi XIII e Luigi XIV, la voga dei tarocchi stranieri fu al
colmo. Vero è che per rivincita, i fabbricanti francesi esportavano i loro
prodotti, suir esempio, d' altronde, dell' Inghilterra, che sotto il regno
d' Elisabetta ne fece un commercio di Stato, e dell'Alemagna che sin dal
quattordicesimo secolo caricava di carte bastimenti per barattarle in Italia
con le spezie.
La più antica delle tavole esposte a Cluny comprende diciotto figure
numerate da 23 a 35; esse rappresentano, con una ingenuità che non
manca di grazia, la Fede, la Carità, il Fuoco, l'Acqua, la Terra, l'Aria, la
Bilancia, la Vergine, lo Scorpione, l'Ariete, il Capricorno, il Sagittario, il
Cancro, i Pesci, l'Aquario, il Lione, il Toro, i Gemini. Il capriccio signo-
42 LA BIBLIOFILIA
reggiante in queste imagini, come pure la numerazione in cifre romane,
indicano in una maniera sicura ch'esse furono eseguite da un fabbricante
di tarocchi fiorentini e fecero parte di novantasette pezzi d'uno de' giuochi
di mitichiaie, cosi popolari in tutta l' Italia nel secolo xvi.
Altre tavole, d'un' importanza meno artistica, sono egualmente uscite
dalle mani d' incisori italiani verso la medesima epoca. La prima serviva
a fabbricare il tre, il quattro, il cinque e l'otto di bastoni; la seconda il tre,
il quattro, il cinque, il sei, il sette e l'otto di denari ; la terza a incidere
il tre, il quattro, il cinque, il sei, il sette, l'otto e il nove di spade.
In Italia, i colori bastoni, denari, coppe e spade corrispondevano ai co-
lori francesi carreau, trcflc, camr e piqué (quadri, fiore, cuore e picca).
Non pochi eruditi hanno cercato di spiegare i simboli adottati dal-
l' una e dall' altra parte delle Alpi : e si è detto che i quattro atouts (trionfi)
italiani rappresentavano le quattro classi della popolazione, pretendendosi
riconoscere nei denari i mercanti che li posseggono, nelle coppe i preti che
le adoprano, nei bastoni i villani che li maneggiano, e nelle spade i nobili
che le cingono.
Vi si è trovata altresì, specialmente in Spagna, una intenzione filo-
sofica d' indicare che i giuochi di carte sono V immagine della guerra
che si fa coi denari {copas e dineros) e con le armi {bastos e spados).
Passandoci d' altre interpretazioni, forse meno sodisfacenti e più lon-
tane dal vero, e rimandando i nostri lettori ai trattati speciali, che su
questo curioso argomento furono pubblicati, giovi dare qualche cenno
di alcuni /asci o mazzi di carte antiche, scoperti ai di nostri e descritti
su pe' giornali o in qualche opuscolo a parte per merito dei tanto dileg-
giati collettori.
Viene prima un mazzo di giuoco morale, del 1500 circa, detto delle
Passioni : i amore, 2 speranza, 3 gelosia e 4 timore. E distinta in 40 carte
semplici e 2 1 di Trionfi : i freccia, 2 vaso, 3 occhi, 4 staffile. Segue un
mazzo di carte morali, d' invenzione francese, con sentenze d' Orazio, Se-
neca, Plauto e Ovidio; meno antiche, ma più gentili.
Notevole un Giuoco di carte dei Re di Francia, inventato da Giovanni
Des Marest, e inciso da Stefano della Bella, per far gustare in compendio
l'istoria de' suoi predecessori a Luigi XIV. Era annunziato con data
« A Paris chez Henry Le Gros, etc. > e di carte 39, ma forse ne mancava
alcuna, dovendo essere ordinariamente ogni mazzo composto di carte di
numero pari.
LA BIBLIOFILIA
43
A questo fa riscontro l' altro giuoco di carte delle regine famose, di
numero 52, un mazzo bello e completo delle quali fa parte della mia col-
lezione. E però siamo in grado di riprodurne 4 in fac-simile; fig. 2 a 5.
Fig. 6.
Il giuoco di carte della geografia è pure di numero 52; e questo e
il giuoco delle favole sono dovuti al facile bulino di Stefano della Bella,
buon disegnatore in tutto, meno nelle estremità. Questi giuochi furono
dedotti da quello de' Tarocchi, che vuoisi inventato a Bologna e praticatovi
44
LA BIBLIOFILIA
quando vi avevan principato i Bentivoglio. Di fatti, ve n' è uno con l'arma
di questa famiglia, munifica fautrice d'arti e d'artisti, colla sega rossa, e
non altro nello scudo, ed una pantera sul cimiero, col motto : Fides et
amor. Sono molto più grandi dell'ordinarie: e vi ha di figure sacre, e
anche quella del Papa.
Nella città di Bologna fu sempre in uso il giuoco de' Tarocchi, prefe-
rito dai vecchi, e ancora se ne può vedere qualche tavolo di giuocatori
nelle riunioni serali della società felsinea.
Fig.
Fig. 8.
L' ultimo mazzo artistico di Tarocchi fu disegnato e inciso dal pit-
tore e incisore bolognese Mitelli, sullo scorcio del secolo xvii, e se siam
bene informati, a richiesta di un ultimo avanzo di casa Bentivoglio.
Di queste carte, essendo pili note, non occorre dare fac-simile ; il
confronto che se ne volesse istituire con quelle del Mantegna, non torne-
rebbe certo ad onore dell'arte moderna.
Andrea Mantegna (latinamente nomossi anche Mantinea), nato a Pa-
dova nel 143 1, mori a Mantova nel 1506. Ebbe a maestro e a padre adot-
tivo lo Squarcione. Datosi all'incisione verso il 1484, superò ben tosto
i suoi contemporanei. Se ne togli la Discesa al Limbo, in cui più si accosta
LA BIBLIOFILIA
45
alla maniera del Baldini e del Botticelli, le altre sue stampe non son con-
dotte a guisa di disegni, o di lavori a penna, come quelle dei predetti
artefici, ma a guisa di pitture ben lumeggiate; maniera pittorica che fu
imitata dai migliori incisori moderni, ma con maggiore maestria dal ro-
mano Paolo Mercuri, segnatamente ne' rami incisi a Parigi. Oltre a ciò,
nel dar moto alle figure, secondo le diverse passioni dell'animo, fu ar-
gutissimo e diligentissimo; il primo che ridusse con grande industria a
perfezione il volgere ed il piegar de' panni intorno alle figure, che ne
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Fìg. 9.
Fig. IO.
acquistavano sempre più parvenza di vere e vive persone. È fama che
le stampe di lui viste da Martino Schoen, reputato uno de' maestri del
Diirer, egli ne apprendesse a render migliore il suo stile.
Di assai maggior uso, che può dirsi comune a quasi tutta Italia e
più che altrove nel regno di Napoli, sono le carte da giuoco, appunto
per ciò dette napolitane, le quali si compongono di 40 figure, divise in
quattro categorie di dieci ciascuna, sotto le notissime denominazioni di
coppe, denari, spade, bastoni.
Un mazzo notevolissimo di queste carte fu eseguito quasi contempo-
raneamente a quelle del Mitelli dal cav. Pierleone Ghezzi, nato in Roma
4Ò LA BIBLIOFILIA
nel 1674 dal pittore cav. Cesare di Comunanza in provincia di Ascoli-Pi-
ceno. Il Ghezzi (morto ivi nel 1755), pittore, incisore, caricaturista, musi-
cista, erudito, fu uno di quei versatili ingegni, di cui l'Italia fu privilegiata
più d' ogni altra nazione. Lavorò di smalto e incise su le pietre fini con
non poca lode; ma ebbe un genio speciale per le caricature, di cui una
raccolta, di ben 400 fogli, rappresentante, in maniera ridicola, cardinali,
principi, principesse, ambasciatori, sempre con fisonomie somigliantissime,
andò ad arricchire un museo straniero (di Dresda, se mal non ricordo).
Onde il Cantalamessa nelle sue Memorie di letterati e artisti ascolani,
cosi ne scrive, tra l'altro: «E debitore di più maggiore celebrità al ta-
lento eh' ebbe singolare in caricature, rimaste ne' gabinetti di Roma e
divulgate anche fuori, e che erano avidamente ricercate. »
Chi ne voglia ammirare un séguito pregevolissimo ricorra alla Bi-
blioteca del marchese Ferrajoli in Roma, a cui parecchi anni fa io lo
cedetti in cambio d'altro cimelio. Qui ne riproduciamo una della Rkc-
colta incisa a Dresda, fig. 6.
Tornando al mazzo di carte napolitane, è certo ch'egli ne fece il
disegno e 1' incisione a colori per la casa de' principi Barberini, come
appare dallo stemma colle api figurato nel rovescio di ciascuna carta.
Vi si legge poi, ripetuta in più carte, questa iscrizione : Pietro JLeo?ie
Ghezzi inventò, delineò e scolpi, figure 7 a io.
Avendo la fortuna di possedere un bel mazzo di queste carte, ci
piace darne qui riprodotte alcune, scegliendo appunto quelle che più rive-
lano il suo spirito originale, umoristico e bizzarro.
Colli del Tronto, maggio 1899. C] T 07ZI
LA PRIMA EDIZIONE DI VALTURIO
J7ra i libri più rari e preziosi che si conoscano, tiene certamente
uno dei principali posti la prima edizione di Valturio che è in pari tempo
il primo libro impresso a Verona e il primo stampato con incisioni di un
artista italiano; dacché il Turrecremata, pubblicato prima di questo a Roma
— l'unico volume con figure che precede il Valturio — fu illustrato da un
tedesco. La descrizione bibliografica del primo libro veronese è talmente
disparata presso i vari bibliografi, tanto pel numero delle carte che lo
LA BIBLIOFILIA
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compongono, quanto per quello delle figure che l'abbellano, ch'io ritengo
non del tutto inutile di descrivere un esemplare conservato nel suo stato
originario, che or ora m' è capitato fra mani. Premetto che quest'esem-
plare deve avere appartenuto ad un antico bibliofilo, il quale s'era dato
la cura di numerare a mano ogni quinterno, e di darne poi il riassunto
numerico sul Iato interno della rilegatura dell'epoca. Il volume si com-
Fig. I.
pone di 27 quinterni cosi formati: i) carte 6, 2-8) e. io, q)c. 14, io) e. 2,
1 1-13) e. IO, 14) e. 12, 15) e. 8, 16) e. 6, 17-19) e. IO, 20) e. 12, 21-26)
e. IO, 27) e. I 2, cioè
I
quinterno da carte
2 = 2
2
>^ >
6= 12
I
» »
8= 8
19
»
IO = 190
3
» »
12= 36
I
» »
14= 14
In tutto 262 carte
Ogni quinterno di quest'esemplare è separatamente cucito — come
allora si usava — in una striscia di pergamena, e si distingue perciò vi-
sibilmente già all'esterno del volume. Precede il libro [EJLENCHVS ET
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LA BIBLIOFILIA
INDEX RE- I rum militarium que fingulis codicis huius i | uolumìbus
continet' {sic), che occupa le prime 7 pagine ; il verso della quarta carta
(8* pagina) e le carte 5 e 6 sono bianche. Sulla metà del recio della 7. carta
(lo spazio superiore è lasciato in bianco per essere riempito da un disegno o
da una miniatura), comincia il Proemio [C]REDO EQVIDEM NEC SVM|
nefcius Dux & imp. inclite figifmunde pà- | dulfe: etc, che va sino alla
metà del verso della carta io. Quivi comincia il testo che giunge, interrotto
qua e là da illustrazioni,
sino alla metà del verso
della carta 261, ed è se-
guito da una poesia in
onore di A'alturio, compo-
sta di 16 distici. Verso la
metà del recfo della 262^
carta leggesi la seguente
sottoscrizione tipografica:
lohannes ex verona
oriundus : Nicolai cyrur-
gie filius: Artis impref-
forie magifter : hunc de re
militari librum elegantifìi-
mum : | litteris & figuratis
fìgnis fua in patria primus impreffit. An. M. | CCCCLXXII.
Il verso di quest' ultima carta è bianco, come pure sono bianche, oltre
quelle già sopra citate, le carte 92 verso, 160 recto, 170 verso, 183 recto,
187 verso e ig2 recto.
Apprendiamo dalla sottoscrizione tipografica in forma non dubbia
(lohannes ex verona oriundus.... hunc librum in patria primus impressit),
che maestro Giovanni era il primo tipografo della sua città nativa che
stampò qii,esto libro, mentre non ne risulta chiaramente, che egli sia stato
il privio stampatore né questo il primo libro impresso a Verona.
Ma ben a ragione il bibliografo Giullari invita coloro che ne dubitano
ancora (e ne trovano il motivo appunto nel primus anziché primuvì) a pre-
sentargli dinanzi un'altra stampa di Verona con data anteriore al 1472.
Non essendosi presentato nel corso dei secoli sino a tutt'oggi alcun altro
libro impresso a Verona prima del 1472, possiamo considerare il Valturio,
senza téma di sbagliare, come il primo libro impresso in quella città, e
Fig.
LA BIBLIOFILIA
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indipendentemente da ciò come uno dei più insigni capolavori dell'arte
della stampa.
L'opera è impressa in caratteri romani d'un taglio regolare, corretto
ed elegante; la composizione, estetica nel senso più largo della parola,
contornata da margini larghi, ma sproporzionati allo stampato ; la carta
magnifica per fattura, spessore e candidezza. Ma ciò che dà a questo vo-
lume speciale valore ed importanza, sono le magnifiche incisioni in legno,
le prime in un libro fatte da un artista italiano
che si conoscano. Un libro illustrato di quel
tempo è già di per sé stesso un cimelio, ma
quanto più quando esso eccelle, come questo,
per il pregio e il numero straordinario delle
sue figure ! Le incisioni rappresentano svaria-
tissime forme di guerreschi arnesi, di macchine
da terra e da acqua, di torri e di scale, edifici,
con uomini ed animali, carri falciati, catapulte,
arieti, balestre, e barche, zattere, navi, ponti,
e vessilli, con archibugi, bombe e cannoni, in
varie foggie, rotabili e maneschi, degne di es-
ser poste al lato degli schizzi famosi del divino
Leonardo. Il disegno è sicuro, fermo, corretto,
la prospettiva maravigliosamente fedele, la po-
sizione degli uomini armati snella, naturale ed artisticamente irriprove-
vole : e se il disegnatore ci ha lasciato coi suoi splendidi disegni un ca-
polavoro d'arte, l'incisore si è mostrato degno di lui nell'arte sua tecnica.
Collo scalpello fermo egli tracciò maravigliosamente le linee prescrittegli,
superando ottimamente le gravi difficoltà tecniche, che, stante i primordi
di quell'arte, si manifestavano nell'uso e nel maneggio del legno per
tali lavori. Sapendosi poi che Matteo Pasti veronese, il quale insieme con
Vittore Pisano, detto Pisanello, pur veronese, lavorò molto pei Malatesta
di Rimini, è facile congetturare che anche questi disegni, fatti ad illustra-
zione di un'opera di autore Ariminese e dedicata a Sigismondo Pandolfo
Malatesta possano essere stati eseguiti da uno di quegli artefici, che erano
per l'ingegno loro non solo più chiari in Verona, dove il libro venne
stampato, ma anche più accetti a que' mecenati sotto il cui dominio ogni
ramo d'arte e di lettere godeva di nobilissima protezione. Le stampe sono
sparse fra il testo; e alcune sono difficilissime e complicate per la pro-
Fig- 3-
ÓO
LA BIBLIOFILIA
spettiva, ma mirabilmente disegnate in tutto ciò che alla figura umana
appartiene. Non crediamo che siasi eseguita cosa migliore in quel tempo,
in cui le scuole della Germania vantavano uomini chiari e contendevano
all'Italia il primato nelle arti dell'intaglio e della stampa.
In generale il numero delle stampe è indicato con 84. Il Giullari cita
40 figure, impresse e allogate per entro all'opera su intera la pagina,
come ben altre 44 che ne ricoprono una parte, istoriate o seguite dal
testo descrittivo. L'esemplare ch'io ho
sott' occhio, e che appartiene ora al si-
gnor Charles Fairfax Murray di Londra,
ne contiene invece ben 92 cosi distri-
buite :
i) carta 31 verso, pagina intera (i)') rappresentante
due torri con archibugieri ecc., 2) carta 98 recto, pagina
intera (2), orologio ad acqua, 3) carta 98 verso, mezza
pagina, meridiana, 4) e. 159 recto, mezza pagina, mac-
china da guerra, 5) e. 159 verso, una lancia, 6) e. 160
verso, pagina intera (3), macchina da guerra, 7) e. 161
recto, un arco, 8) e. 161 verso, c|uattro archi, 9) e. 162
recto, tre scarpelli, io) e. 164 recto, carro falciato tirato
da bovi e montato da arcieri [w fig. i), 1 1) e. 164 verso,
carro falciato tirato da cavalli e montato da arcieri, t 2)
e. 165 recto, pagina intera (4), macchina rotabile, 13)
e. 165 verso, muraglia fortificata 14) e. 166 recto, torre
fortificata, 15) e. 166 verso, pagina intera (5), simile, i6)
e. 167 recto, pagina intera (6), (v. fig. 2. 3), 17) e. 167 verso, pagina intera
(7), macchine rotabiH, 18) e. 168 recto, torre fortificata, 19) e. 168 verso,
pagina intera (8), torre d'esplorazione, 20) e. 169 recto, pagina intera, mac-
china d'attacco, 21) 24) e. 169 verso, e. 170 recto, e. 170 verso e e. 171
recto, quattro pagine intere (9-1 2), macchine ed arnesi guerreschi, 25) e. 172
recto, macchine rotabili con torre in fondo, 26) e. 172 verso, pagina intera
(13), macchine ed arnesi guerreschi, 27) e. 173 recto, simile, 28) e. 173
verso, simile, 29) e. 174 recto, simile, 30) e. 174 verso, pagina intera (14),
simile, 31) e. 175 recto, pagina intera (15), simile, t,2) c. 175 verso, pagina
intera (i6), simile, 38) e. 176 recto, pagina intera (17), simile, 34) e. 176
Fig. 4.
') I numeri messi fra parentesi indicano il numero progressivo delle illustrazioni a pagina intera.
LA BIBLIOFILIA
51
verso, simile, 35) e. 177 recto, sim., 36) e. 177 verso, sim., 37) e. 178
recto, pagina intera (18), scale ecc., 38) e. 178 verso, pagina intera (19),
39) e. 179 recto, pagina intera (20), 40) e. 179 verso, pagina intera (21),
Fig. 5-
41) c. 180 recto, pagina intera (22), 42) e. 180 verso, pagina intera (23),
43) e. 181 recto, pagina intera (24), 44) e 181 verso, pagina intera (25),
45) e. 182 recto, pagina intera (26), 46) e. 182 verso, pagina intera (27),
simili, 47-48) e. 183 verso, (v. fig. 4) e torre, 49) e 184 verso, pagina in-
52
LA BIBLIOFILIA
tera (28), cannone, 50) e. 185 recto, cannone, 51) e. i8ò recto, idem, 52)
e. 186 verso, pagina intera (29), cannoni e bombe, 53) e. 187 recto, pagina
intera (30), cannone montato, 54) e. 187 verso, pagina intera (31), 55)
e. 188 recto, pagina intera (32), 56) e. 189 recto, pagina intera (33), 57)
e. 189 verso, pagina intera (34), 58) e. 190 recto, pagina intera (35), 59)
e. 190 verso, pagina intera (36), 60) e. 191 recto, pagina intera (37), 61)
e. 191 verso, pagina intera (38), 62) e. 192 verso pagina intera, (v. fig. 5)
(39)» 63) e. 193 verso, ariete rotabile, 64) e. 193 verso, carro ariete spinto
Fig
da cavalli, 65) e. 194 recto, ariete, 66) e. 194 verso, ariete lanciato da
guerrieri, 67) ibidem, simile, 68) e. 195 recto, ariete rotabile, 69) e. 196
verso, simile, 70) e. 197 verso, vessillo, 71-72) e. 198 recto, due vessilli,
73-74) e. 198 verso, due vessilli, 75-76) e. 199 recto, due vessilli, 77)
e. 205 verso, pagina intera (40), (v. fig. 6), 78) e. 206 recto, bussola, 79)
e. 211 recto, bomba, 80) 212 verso, fortezza galleggiante, 81) e. 213
recto, pagina intera (41), ponti galleggianti, 82) e. 213 verso, pagina in-
tera (42), simile, 83) e. 214 recto, pagina intera (43), simile, 84) e. 214
verso, ponte galleggiante, 85) e. 215 recto, pagina intera (47), barche e
due torpediniere, 86) e. 215 verso, pagina intera (45), simile, 87) e. 216
LA BIBLIOFILIA
53
recto, simile, 88) e. 216 verso, natatore (v. fig. 7), 89) e. 217 recto, pagina
intera, ponte galleggiante, 90-91) e. 217 verso, due torpedini, 92) e. 218
recto, palumbaro e. mine (v. fig. 8).
Sono dunque quarantasei illustrazioni a pagina intera e quarantasei
che ne ricoprono una parte. E difatti l'antico proprietario scrisse una nota
neir interno della copertina che quest'esemplare è particolarissimo per
avere otto illustrazioni più degli altri.
Di questo libro, assai stimato in quell'epoca, furono pubblicate due.
altre edizioni ancora nel xv secolo, e anche queste stampate a Verona: la
Fig. 7.
seconda col testo latino come la prima e la terza in italiano, ed ecco la
nota bibliografica anche di queste due :
i) Valturius Rob. De re militari. (In fine): Veronae impreffum anno dni.
M.cccc.lxxxiii. xiii februarii | . Hain cita quest'edizione sotto il n." *i5848 del
suo Repertorium, ma conta soltanto 250 carte, mentre ne ha 254, delle quali la
prima e 1' ultima sono bianche. L' edizione è stampata con bei caratteri tondi a
37 linee per pagina. L'indice comincia sul recto della 2* carta. [E] Lenchus &
index rerum militarium quae fingrilis codicis | huius in uoluminibus continetur.
(sic) e finisce sul recto della 5' carta ; sul verso di questa e sul recto della 6^ havvi
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LA BIBLIOFILIA
la prefazione: Illuflri Pandulpho Malatefte principi Arimininenfi Paulus | Rarau-
fius Ariminenfis iuris utriufqj confultus Sai. più. dicit. Questa prefazione porta
in fine la data: Veronae, M.cccc.lxxxii. xv. octobris. Sul rovescio della 6" carta:
Eiufdem Pauli Ramufii epy. Il testo comincia sul recto della 7^ carta: AD ]\IAGNA-
XIMVM ET ILLUSTREIM | HEROA SIGISIMVNDVM PAXDOL | PHVIM
MALATESTAM SPLENDIDISSI | MVM ARIJMIXENSIVM REGEM AC |
IMPERATOREIM SEMPER INVIC | TVIM
ROBERTI VALTVRII. REI MI | LITARIS
LIBRORVM PRAEFATIO. | [.] Redo equidè
nec fum nefcius | dux.... e finisce sul recto della
carta 252 aiut ad curfum afiìdue prouocafli. |
Laus Deo Finis. | Sul recto della carta 253 Di-
stycha Dantis tertii Aligeri e sotto queste la
sottoscrizione tipografica. Il verso di quest'ul-
tima carta porta il « Regiflrum huius libri * in
cinque colonne. Questa seconda edizione, pure
rara e preziosa, contiene 96 incisioni a semplice
contorno che sono però diverse da quelle della
prima ed inferiori.
2) Valturio, Roberto. (In fine): Di Roberto
Valturio di Arimino opera de larte militare
finiffe tra | fiata per el fpectabel doctor mifier
Paulo Ramufio de Arimino et | ipreffa cu in-
duftria di Bonin di Boninis da Ragufi ila Ma-
gnifica I Cita di Verona correndo lanno del Mille
e quatrocento. Ixxxiii. ( adi. xvii. de februario. |
Laudato fia idio finis. | (1483.) in fol. Hain cita
quest'edizione sotto il n." 15849, ma non ne
vide alcun esemplare. L'edizione si compone
d'una carta bianca, 5 carte preliminari, d'un'al-
tra carta bianca, 306 carte non numerate e d'una
bianca in fine; essa è ottimamente impressa in
caratteri tondi; le pagine si formano di 37 o
38 linee e sono segnate a-ly, A-0. Le carte pre-
liminari sono occupate dalla prefazione: Al magnanimo et fempre fortunato nel
uincere Signor Ro | berto di Aragonia da fancto feuerino dil Sereniflìmo et ine |
lito Senato Veneto generale loco tenente Paulo Ramufio di Arimi- | no minimo
tra li altri lurifconfulti con debita riuerentia fi aricomà | da. | In fine un sonetto:
« Qui fon depinte le Roman hifiorie » segnato : Dantes Tertius Aliger. Il testo
Fig. 8.
LA BIBLIOFILIA 55
comincia sotto il titolo OPERA DE FACTI E PRECEPTI MILITARI DI | LO
EXCELLENTE MISIER ROBERTO VAL | TVRIO ARIMINESE GIÀ IN-
SCRIPTA IN LA | TIN A LO ILLVSTRE SIGNOR SIGISMON | DO PAN-
DOLPHO MALATESTA PRINCIPE | DI ARIMINO ET HORA TRADVCTA
IN I VVLGAR A NOME ET GLORIA DEL MA | GNANIMO CAPITANNO
E SEMPRE FELICE | IN LE BATAGLIE SIGNOR ROBERTO DI ARA-
GONIA DI SAN SEVERINO GENERAL | LOCO TENENTE DEL SERE-
NISSIMO ET I IVSTISSIMO SENATO VENETIANO. La sottoscrizione tipo-
grafica trovasi sul verso della carta 305, il registro alla pagina opposta, mentre
il verso della 306^ carta è bianco. Le belle incisioni, pure al numero di novan-
tasei, come nell'edizione precedente, sono tutte a tratto semplice e copiate su.
quelle dell'edizione principe.
Firenze, maggio 1899.
Leo S. Olschki.
IL PRIMO LIBRO STAMPATO A COLLIO DI VAL TROMPIA
i tipografi « ambulanti » tedeschi ed italiani, i quali, veri apostoli
dell'arte nuova, percorrevano, sulla fine del secolo xv e sul principio
del XVI, tutta la penisola co' loro piccoli torchi a mano, devono aver
avuto una speciale predilezione per il territorio bresciano e i deliziosi
dintorni dei laghi dell'Italia superiore. Vediamo infatti sorgere e sparire
a vicenda, in quel tempo, delle stamperie perfino nei più piccoli borghetti,
come a Fogliano Veronese (1476), a Tuscolano sul Lago di Garda (1479),
a Porto o Portesio (1490), a Salò (15 17), ecc., ecc. Uno di quei luoghi, nei
quali si esercitò la tipografia sul principio del Cinquecento, fu CoUio nella
Val Trompia, Comune del circondario di Brescia.
Il Deschamps nel suo « Dictionnaire de géographie à l'usage du li-
braire et de l'amateur de livres » (Paris, 1870, p. 336) fa l'enumerazione
di tre libri stampati a « Colle Vallis Trumpiae » . Essi sono :
i) Liber pontificalis, editus diligentia Augustini Patricii de Pic-
colominibus, emendatus diligentia Dom, de Lutiis, episcopi Caiacensis
et Joannis Burchardi Capellae S. D. N. Papae magistri cerimoniarum.
Impressus coUibus vallis Trompiae per Mafeum de Fracazinis, anno 1503,
die 1 1 Augusti, in fol.
56
LA BIBLIOFILIA
2) Forma instrumentorum, seu forma cartulari! prò notariis or-
dinata per Magistrum Martinum de Buxiis notarium. CoUibus vallis
Trumpiae, per Maphaeum de Fracazinis, 15 io in-8.
3) Henrici de Hassia secreta sacerdotum, quae in missa teneri
debent. Collibus Vallistrumpiae, per Gabrielem de Fracazinis, 15 16 in-4.
Alexander Gallus. Collibus 1502.
Il nome del luogo sembrò tanto strano al Deschamps, ch'egli fanta-
sticò una denominazione vaga e imaginaria, riferentesi forse a qualche
frazione o sobborgo della città di Brescia. Siccome però non riusci a tro-
vare il nome dei Fracazini nei registri dei tipografi bresciani, egli si decise
a dedicare, per debito di bibliografo e di cronista, un articoletto speciale
a quella « località indeterminata », che sono le colline di Val Trompia.
Eppure basta consultare un qualunque dizionario geografico d'Italia o
dar una occhiata ad una carta del territorio bresciano, per fare la scoperta
del piccolo Comune di Colilo in Val Trompia fra i laghi d'Idro e d'Iseo.
Colà la tipografia venne introdotta non nel 1503, ma già un anno prima,
come ce ne dà prova un libro rarissimo, rimasto sconosciuto fino ad oggi
LA BIBLIOFILIA 57
a tutti i bibliografi, un « Doctrinale Alexandri Galli grammatici » col com-
mento di un anonimo, stampato per Maffeo Fracazini nel 1502. Diamo qui,
riprodotto in zincotipia, il titolo del libro secondo l'unico esemplare cono-
sciuto, che abbiamo avuto l'occasione di vedere nella Librerìa antiquaria
deU'Olschki di Firenze. Il volumetto si compone di sessantasei fogli non
numerati, in-4, è stampato in caratteri gotici, e porta, sulla prima pagina
dell'ultimo foglio, la data dell'impressione: C Collib' p Mapheu de Fraca-
zinis. M.cccccij. L'ultima pagina è bianca. Il titolo, sulla prima facciata,
inciso in legno, occupa uno spazio di i 20 su 1 1 1 millimetri ; è eseguito in
caratteri bianchi su fondo nero, evidentemente da una mano poco esperta,
in tal genere di lavori artistici, forse dal Fracazini medesimo. Nella stessa
maniera fu incisa una lettera iniziale S, sulla prima pagina del testo. L'esem-
plare è completo e ben conservato, ciò che è una ben rara eccezione fra
gli antichi libri scolastici. Soltanto ne' margini ha qualche piccolo tarlo e
poche macchie d' acqua qua e là.
Per chi sa che gli antichi tipografi del Quattrocento fecero spesso
le loro prime prove con un « Donato » o un libro scolastico di simil ge-
nere, non può esser dubbio, che questa grammatichetta fosse il primo libro
uscito dai torchi di Maffeo Fracazini di CoUio, stampato probabilmente « ad
istantiam et impensis » di qualche clerico rettore di una scuola in CoUio
o nelle vicinanze. Anche gli altri tre libri stampati dai Fracazini erano,
come abbiamo veduto, destinati all'uso pratico de' sacerdoti e dei giuristi.
Firenze, nel giugno iSgq. pR_ MlIXKE.
RECENSIONI E RIVISTA DI CATALOGHI PER BIBLIOFILI
Vita nova Dantis: fraiìiìiieìdi di wi cod. weiiibr. del secolo XIV, novamente sco-
perti. A cura di G. L. Passerini. — In Firenze, per Leo S. Olschki, nelle
case delli Acciainoli, an. Doni. MDCCCXCIX, in 16. 5 Lire.
Il conte G. L. Passerini, direttore del Giornale dantesco e cultore benemerito
e infaticabile degli studi sopra il divino Poeta, la sua vita, le sue opere, pubblicò,
in occasione di nozze, in una edizione rara per la eleganza e pel ristretto nu-
mero di esemplari, questi frammenti di un codice della Vita nova fino dal giugno
del i8g8. Ora, per accondiscendere al desiderio dì molti studiosi e bibliofili, l'edi-
tore Olschki ha, con buon pensiero, procurata una nuova edizione, più maneg-
LA BIBLIOFILIA
gevole, dei suddetti frammenti, e Tha posta in commercio. Il volumetto, elegan-
tissimo, stampato con bei tipi elzeviriani su buona carta a mano, reca — ciò che
mancava alla prima edizione —
PuoLr clLi -Rie '
I ucH»
,T.r^-lucà cC^-._.Uc S\mf^.»ft
*THU»..Tirt- ''rnia/m.,
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^O^-j^r «WpCu Cm ijp- fitto -l^v^^v
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la riproduzione di una delle
pagine del codice, che cre-
diamo utile porre sotto gli oc-
chi de' nostri lettori.
I frammenti, ritrovati,
come narra il Passerini, « tra
vecchie pergamene nella libre-
ria del cav. Leo S. Olschki di
Firenze, che li ha liberalmente
donati alla insigne Biblioteca
Medicea Laurenziana » (dove
sono ora custoditi con la se-
gnatura di Acquisti e doni, 224)
constano « di quattro carte
membranacee di 0.197 X 0.2,7 6
reliquia di un codice della Vita
nova » che il Passerini tien cer-
tamente esemplato nella se-
conda metà del secolo xiv.
La scrittura è a due colonne
« d'una mano » scrive il dotto
editore « che ricorda, ben da
vicino, la lettera dei cosi detti
Danti del Cento e — partico-
larità molto osservabile in un
codice di cosi elegante scrittura — con un numero ineguale di righi. »
In questi frammenti è contenuta parte del paragrafo XXIII della Vita nova;
i paragrafi XXV a XXVIII e parte del seguente ; i paragrafi XXXI a XXXIII
e le prime parole del XXXIV.
Intorno alla sua provenienza il conte Passerini osserva che apparendo, dalla
memoria di un prestito fatto ad un certo frate, (la quale si trova trascritta colla
data del 13 ottobre 1577 nel mezzo della prima metà della carta i recto, tre nomi
di luoghi, e cioè Ascoli nel Piceno, Montecerignone e INIontemaggiore, piccoli
paesi l'uno nel circondario di Macerata feltria e l'altro in quello di Mondavio,
dovea probabilmente in quel dintorno « trovarsi il convento dove l' anonimo fra-
ticello facea servire le pagine del manoscritto dantesco a serbargli il ricordo e
la fede delle sue prestanze; » e poiché, anzi, uno de' testimoni da lui segnati in
quella memoria è detto converso, e i conversi stavan generalmente in servizio
de' frati nei monasteri del proprio paese, il Passerini aggiunge che « potremmo
quasi esser certi che il nostro codice, o almeno questi frammenti di esso, dovet-
JU.jV»*T»v^«
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.1.
oiKl.jmi fcmtr fincfi* nono "f>rt:^ '^l'iC^. towm^'J» .■lvLo.Ttj^wm«^M%-fc
LA BIBLIOFILIA
59
tero appartenere a un convento dentro o presso il borgo di Montecerignone o
della vicina Macerata feltria. »
Da alcune forme che si riscontrano nel testo, e che non paion proprie del
parlar toscano, crede l' editore « che non di quella nobil patria natio sia stato colui
il quale sopra queste membrane trascriveva il gentil libello dell'amore di Dante. »
I. B.
Olschki Leo S., L Catalogue XLII. Codices italice conscripti XV saeculo impressi.
En vente aux prix marqués à la Librairie ancienne. Florence, Lungarno
Acciaioli, 4. - Venise, Place St. Marc, 73-74, 1899, in-8 picc. Fr. 3. —
— IL Catalogue XLIV. Livres à Jìgures du XV' siede. En vente etc. {ut sìipra).
1899, in-4, fig. Fr. 5. —
Alfraganus. Ferrariae 1493.
E da molti anni che mi pregio d' essere ne' migliori rapporti col signor
cav. Olschki, che venuto da giovine in Italia a perfezionarsi nell'arte libraria,
6o
LA BIBLIOFILIA
ossia nella bibliofilia, vi ha recato una coltura molto superiore a quella che tra
noi si crede necessaria per esercitarla con profitto e con onore.
Quindi colla sua indefessa e intelligente operosità, conoscendo il greco, il
latino, oltre parecchie lingue moderne, ha potuto occupare uno de' primi posti tra
mu=rJ7J9J9j^i^^j^j^^^-i^^^jyjy/:yj3r£j-i^
S. Bernardus. Firenze 1495.
i più reputati e fortunati librai-antiquari non meno d' Italia che degli altri paesi
civili.
Egli è anche un esperto editore, e a lui si de\-e il Giornale dantesco, che,
fondato sin dal i88g, prosegue le sue pubblicazioni con tale successo da avere
Crescentiis , Petrus de. Vicentiae 1490.
richiamato su di esso l' attenzione del ^linistro della pubblica istruzione, che volle
rimeritarlo con una ben locata onorificenza.
I suoi cataloghi riescono sempre molto interessanti per la sostanza e per la
LA BIBLIOFILIA
6i
forma, contenendo paleotipi, codici e libri preziosi sotto vari rispetti, e segnata-
mente per le figure e la loro più completa ed esatta descrizione.
Prendendo le mosse dai paleotipi italiani, ci si presenta per prima una edi-
zione sconosciuta del romanzetto di Enea Silvio Piccolomini, poi Pio II, intitolato
Eurialo e Lucrezia, tradotto dal latino in italiano da A. Braccio.
Questo papa fu un uomo di spirito ; e a lui si attribuisce il noto epigramma :
Quand' era solo Enea,
Nessun mi conoscea :
Or che son fatto Pio,
Ognun mi chiama zio !
Notevole fra gli altri libri rari, la Bibbia volgarizzata dal Malermi, edita in
Venezia da O. Scorto nel 1481; le opere minori del Boccaccio in edizioni prin-
cipi quattrocentine; VHistoria di Troja,
di Guido de Columna, Venezia, 1481 ;
Dante Alighieri, Venezia, Vin delino da
Spira, 1477, e Firenze, La Magna, 1481,
con le due fig. a taglio dolce, ed altre
edizioni pregevolissime per gì' intagli in
legno a contorni ; un beli' esemplare del
Panziera ; il Petrarca, Bologna, 1475,
I''' edizione coi commenti dei Trionfi ; i
Reali di Francia, romanzo di cavalleria,
Venezia, 1499; alcune operette del Savo-
narola, tanto ricercate pei legni elegan-
tissimi della scuola fiorentina.
Passando all' altro catalogo di libri
antichi iìgurati, ve ne troviamo un sé-
guito di 128, meritevoli più o meno tutti
di lìtngo sttidio e di grande amore. Note-
volissima la I* edizione (irreperibile) del
Valfurio, 1472, e la 2^, 1483. amendue di
Verona; di Bibbie latine, il Polifilo, 1499,
Regrdae s. Benedicti, etc. Venetiis 1500. bellissimo, di libri di liturgia [messali, ecc),
Psaltcriiirn graecuin, 1497; Le deche di
Tito Livio istoriate, e tante altre di pregio singolare e per sé stesse e per lo
stato degli esemplari.
La descrizione di ciascun libro è fatta, giova ripeterlo, nel modo più esatto
e completo, e non lascia desiderare veruna notizia non solo sulle date tipografiche,
determinandosi anche quelle delle edizioni che ne sono mancanti od ancipiti, sul
formato e sulle specialità di ciascuna, ma eziandio sugli autori, e sugi' intagliatori,
segnatamente delle scuole fiorentina e veneziana, i cui capolavori sono sempre più
apprezzati e ricercati, ciò che in gran parte è dovuto alle illustrazioni bibliografiche
dell'insigne e benemerito Principe d'Essling, duca di Rivoli.
62 LA BIBLIOFILIA
L'edizione di questi cataloghi è degna, sotto ogni rispetto, d'un intelligente
bibliofilo, qual è il cav. Olschki, che alla vasta erudizione aggiunge anche il buon
gusto. Le note descrittive sono in francese, perché pur troppo coloro che possono
e sogliono darsi il lusso di simili acquisti sono nella massima parte stranieri.
A dare poi un' idea più precisa de' cimeli più rari e preziosi, ei suole inter-
calare nel testo del catalogo alcune delle più belle o curiose figure, riprodotte a
fac-simile, di cui oflFrono un saggio le illustrazioni che accompagnano questa breve
recensione. Egli, in somma, non perdona né a cure né a spese, per ridestare l'amore
de' libri e delle loro collezioni in servigio della coltura in generale, ed in ispecie
della storia dell'arte tipografica e incisoria, alla quale tanto deve l'odierna civiltà.
Bologna, aprile 1899. Q LOZZI.
NOTIZIE
Manoscritti falsati di Lutero. -^ Tutti si ricorderanno ancora, che poco tempo
fa furono venduti a diversi librai antiquari (Rosenthal di ilonaco, Hoepli di Milano, ecc.)
parecchi libri con postille e dediche che l'astuto proprietario avea garantite per autografe
del celebre Riformatore. I librai ne fecero un' immensa pubblicità, offrendo i loro preziosi
volumi — che desideravano vendere insieme per evitarne la dispersione — a prezzi elevati,
ed il gran numero di tali libri venuti alla luce d' un tratto misero in guardia e in sospetto
gli intelligenti ; si che poco dopo si scopri la falsità e fu arrestato il proprietario, il quale in
quest'arte avea dimostrato una destrezza tale da ingannare, o da mettere in dubbio almeno,
persino l'occhio più esperto degli intelligenti di questa materia. Ora scrivono da Berlino che
il 29 di maggio u. s. furono venduti al pubblico incanto per mezzo d'uscieri dieci di questi
famosi volumi ed acquistati da un mercante di antichità. Raccomandiamo dunque ai nostri
lettori di stare in guardia e di mettere quei volumi sul loro « Index librorum prohibitorum. »
Manoscritti antichi. — Come i giornali riferiscono, il prof. Cecil Bendali, del ri-
parto della letteratura orientale nel Museo Britannico, scopri dei mss. assai interessanti a
Nepal. Secondo tutta 1' apparenza questi sono d' origine dell' Asia centrale e datano dal
quinto secolo.
Il prof. Bendali si recò a Nepal per raccogliere nella famosa biblioteca del JMaha-
radscha dei manoscritti per il Museo britannico e per 1' Università di Cambridge.
Nelle sue indagini egli trovò dei fogli di palma di forma particolare e con scrittura
curiosa, la quale, quantunque indica, sin' allora non fu mai scorta nell'India, ma asso-
miglia completamente a quella dei mss. dell'Asia centrale del quinto secolo.
In pari tempo il sullodato professore scopri due antiche copie originali delle poesie
di Vidyapatis.
Bibliofilia. — Sono usciti (Paris, E. Rouveyre, éditeur) i voli. 1° e 2° dell'opera inti-
tolata : Connaissances nécessat'res à un Bibliophik, accovipagnces de notes critiques ei de documents
bibliographìqties, raccohe e pubblicate a cura del libraio antiquario ed editore Edoardo Rou-
ve>Te. Di questo importante lavoro, che sarà completo in dieci volumi, daremo a suo tempo
LA BIBLIOFILIA 63
precisa notizia ai nostri lettori. Ci affrettiamo intanto a dire che l'opera promette di riu-
scire di grande utilità ed importanza, sia pel metodo onde è condotta, come per la ele-
ganza tipografica e l'abbondanza e la finezza delle illustrazioni. I primi due volumi con-
tengono le seguenti materie: Voi. I. Origine du livre. Les amateurs, les bibliophiles, les
bibliomanes. Etablissement d'une bibliothèque. Conservation des livres. Voi. II. Du format
des livres. Les livres les plus petits. Les livres les plus grands. Les livres imprimés ou cal-
ligraphiés en caractères microscopiques. Du collationnement des livres. Des abréviations
usitées en bibliographie pour indiquer les conditions d'un livre. Signes distinctifs des ancien-
nes éditions. Des souscriptions et de la date. — L'opera completa consterà di circa 2500 pa-
gine in 8, illustrate da 600 figure. Per gli associati, il prezzo dell'opera sarà di 6 lire il
volume edizione in carta comune. Le due edizioni di lusso, in vera carta del Giappone e
della China, saran vendute al prezzo di 300 lire ciascuna.
Leonardo da Vinci. — Il dott. Edmondo Solmi ha pubblicato recentemente (Firenze,
Barbèra) una scelta dei Frammenli kUcrari e filosofici di Leonardo da Vinci, coli' intendimento
di far conoscere il grande artista anche sotto l'aspetto di letterato e di scrittore; e promette
di trattare, in un più ampio lavoro, delle fonti dell'opera letteraria e scientifica di Leonardo.
Libro del Biadaiolo. — Dal curioso manoscritto Laurenziano-Tempiano n. 3, noto
sotto il nome di Libro del Biadaiolo, il prof. Guido Biagi ha recentemente illustrato una
rappresentazione figurata di Colle di Valdelsa nel fase, i (1899) della Miscellanea storica della
Valdeha.
Congresso storico. — In occasione del VI centenario di Paolo Diacono nella prima
settimana del prossimo settembre si terrà in Cividale del Friuli, come è stato annunziato,
un congresso storico in onore del primo storico dei Longobardi.
Il congresso ha lo scopo precipuo di illustrare i tempi, la vita e l'opera di Paolo, e chi
voglia inscriversi dovrà farne la domanda al comitato esecutivo, che ha la sua sede nel Municipio
di Cividale, e pagare io lire. Gli iscritti riceveranno una tessera di riconoscimento, godranno
riduzioni speciali sulle vie ferrate e avranno diritto a un esemplare degli atti del congresso.
Coloro poi che volessero presentare tèmi per la discussione, dissertazioni o comunicazioni,
dovranno prevenirne la Presidenza non più tardi del 31 di luglio. Una commissione scientifica
deciderà sui lavori da pubblicarsi per intero o per estratto negli atti del Congresso.
Codice diplomatico dantesco. Col solito splendore di tipi e di illustrazioni è or ora
uscita alla luce la quarta dispensa del Codice diplomatico dantesco, edito da Guido Biagi e dal
conte G. L. Passerini. Questo fascicolo contiene le Consulte dantesche del 1301, in cinque
nitide tavole eliotipiche eseguite dallo Stabilimento Danesi, superbamente illustrate con note
critiche e finissime riproduzioni di miniature e di disegni tolti da monumenti e da antichi
manoscritti. Sopra tutte notevoli due rappresentazioni della cattura di Bonifazio VIII, ripro-
dotte dal codice Chigiano della Cronaca del Villani, e una veduta di Firenze da un mano-
scritto di Vincenzio Borghini. Questo Codice diplomatico è veramente una pubblicazione che
merita tutto il favore degli .studiosi del divino Alighieri.
Biblioteca di rarità. — Della Biblioteca di rarità sloriche e letterarie, edita dal Giusti
di Livorno e diretta dall'infaticabile G. L. Passerini, direttore del nostro Giornale dantesco.
64 LA BIBLIOFILIA
si è pubblicato il primo \olume contenente la Istoria di Filelo : patetico racconto delle amo-
rose avventure del veronese cinquecentista Lodovico Corfino, la cui famiglia meritò le iodi
di Antonio Torresani in Eìogiorum historicorum nob. Veronae propaginum , sectio secunda, mss.
nella Biblioteca Comunale di Verona. L'azione del romanzo si svolge tra il 1515 e il 1518, e
secondo il prof. Giuseppe Biadego, l'amoroso e dotto illustratore di questa pubblicazione,
Visiona fu scritta tra il 1520 e il 1530. È un contributo da\'\^ero notevolissimo alla storia del
romanzo italiano, e un ottimo saggio di quel che sarà, sotto la sapiente direzione del Passe-
rini, questa Biblioteca di rarità, che si presenta, oltre tutto, sotto una bella e ricca veste tipo-
grafica, che onora il buon gusto dell'Editore e del Direttore.
Hypnerotomachia Poliphili. — Il conte Domenico Gnoli pubblica nel fase, di mag-
gio della Rivista d'Italia la prima parte di un suo studio sopra il Sogno di Polifilo. Atten-
diamo che questo lavoro, sotto ogni rispetto notevolissimo, sia compiuto, per darne a' lettori
del periodico nostro una minuta relazione.
Mazzantini G. — Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia. Volumi III-VIII. Forlì,
tip. Bordandini edit., 1893-98. In-4, 6 voi. (p. 246,29; 254,18; 297,46; 248,22; 252, 247),
Questa lodevole ed utilissima pubblicazione, che rende servigi straordinari agli stu-
diosi, è arrivata ormai all' ottavo volume e ci offre gli inventari dei manoscritti di ben 94
biblioteche d'Italia.
Gli ultimi sei volumi sopracitati si occupano delle seguenti :
28. Biblioteca dell'Accademia dei Concordi di Rovigo. 29. Biblioteca comunale di San-
daniele del Friuli. 30. Biblioteca Concina di Sandaniele del Friuli. 31. Archivio ex-capitolare
diCividale del Friuli. ^2. Biblioteca ex-capitolare di Cividale del Friuli. 33. Biblioteca comu-
nale di Udine. 34. Biblioteca Joppi di Udine. 35. Biblioteca Florio di Udine. 36. Biblioteca
arcivescovile di Udine. 37. Biblioteca Bartolini di Udine. 38. Biblioteca capitolare di Udine.
39. Biblioteca popolare di Castronuovo di Sicilia. 40. Biblioteca capitolare di I\Tea. 41. Bi-
blioteca del convento di s. Francesco d'Assisi. 42. Biblioteca comunale di Foggia. 43. Biblio-
teca Classense di Ravenna. 44. Biblioteca dell' istituto Roncalli di Vigevano. 45. Biblioteca
di s. Ignazio di Vigevano. 46. Archivio comunale di Vigevano. 47. Biblioteca comunale di
Perugia. 48. Biblioteca comunale di Ancona. 49. Biblioteca comunale di Città di Castello.
50. Biblioteca comunale di Osimo. 51. Biblioteca comunale di Noto. 52. Biblioteca comunale
di Bosa. 53. Biblioteca del seminario di Molfetta. 54. Archivio comunale di Molfetta. 55. Bi-
blioteca Rogadeo di Bitonto. 56. Archivio municipale di Bitonto. 57. Archivio capitolare di
Bitonto. 58. Ufficio del registro di Bitonto. 59. Biblioteca del seminario vescovile di Bitonto
e dell'istituto Carmine Sylos. 60. Biblioteca comunale di Sulmona. 61. Biblioteca Piccirilli
di Sulmona. 62. Biblioteca De Nino di Sulmona. 63. Biblioteca comunale di Bagnacavallo.
64. Biblioteca civica di Novara. 65. Biblioteca del seminario di Novara. 00. Biblioteca ca-
pitolare del duomo di Novara. 07. Archivio capitolare di Terlizzi. 68. Archivio della cat-
tedrale di Trani. O9. Biblioteca Vischi di Trani. 70. Biblioteca D'Alessandro di Trani.
71. Biblioteca Sarlo di Trani. 72. Biblioteca Beltrani di Trani. 73. Archivio capitolare
di Andria. 74. Biblioteca del seminario di Andria. 75. Biblioteca Bonelli di Barletta. 7O. Ar-
chivio della cattedrale di Barletta. 77. Biblioteca municipale di Barletta. 78. Nel tesoro della
chiesa di s. Sepolcro di Barletta. 70. Biblioteca Vista di Barletta. 80. Archivio capitolare di
Canosa. 81. Archivio della cattedra di Bisceglie. 82. Archivio di s. Audoeno di Bisceglie.
83. Archivio della cattedrale di Ruvo. 84. Biblioteca comunale di Poppi. 85. Biblioteca comu-
LA BIBLIOFILIA 6,=;
naie di Longiauo. 86. Biblioteca della fraternità di s. Maria di Arezzo. 87. Biblioteca comu-
nale di Faenza. 88. Biblioteca capitolare di Faenza. 89. Biblioteca del seminario di Faenza.
90. R. Biblioteca di Brera di Milano. 91. Biblioteca Capialbi di Montoleone di Calabria.
92. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
La prima vendita di libri all'asta. — Ultimamente fu vivamente discussa la questione
sulla data della prima vendita pubblica, e sinora risultò come prima quella della Biblioteca del
famoso Marnix de S. Aldegonde che avrebbe avuto luogo ad Amsterdam il 6 di luglio 1599.
Di questa vendita si conserva l'unico esemplare conosciuto del catalogo nell'Accademia di
scienze e lettere d'Amsterdam. Esso fu stampato da Cristoforo Guyot e porta nel titolo :
« Lugd. Bat., ex typographeis Christophori Gujotij, 1599 ». In fine leggesi: « Venumdabuntur
hi libri auctione publica in aedibus Viduae Domini Sancti Aldegondij ad sextam Julij 1599.
Fietque initium per Theologos, et sic deinceps eo ordine quo hic sunt compositi». Questo ■
catalogo fu ristampato ed aggiunto come supplemento alle opere di Marnix.
Necrologio. — Poche settimane or sono mori a Parigi, nell'età di sessantacinque anni,
il signor Giorgio Duplessis, conservatore onorario della sezione delle stampe alla Nazionale
di Parigi. Dei numerosi lavori bibliografici lasciatici da quest'uomo insigne citiamo: Essai
d'ime bibliographic generale dcs bcaux-arts (Paris, Rapilly, 1866) ; Le Cabinet dti Roi, collection
d'estampes commandécs par Louis XIV {Vari?., Bachelin-Deflorenne, 1869); Mémoire sur vingt-
quaire estampes italienncs du XV' siede (Paris, 187Ó); Oeuvre de A. Manlegna (Paris, Amand-Du-
rand, 1878) ; Le Maitre des sujets iirés de Boccace (Paris, 1879) ; Histoirc de la gravure en Italie, en
Espagne, etc. (Paris, Hachette & C.''=, 1880); Essai bibliographiqne sur Ics diffircntes édiiions des
auvrcs d'Ovide, ornécs de planchcs, publiées au AT'' et XVI' sih-les (Paris, ¥■= Leon Teche-
ner, 1889), etc.
Edizioni in foglio di Shakespeare. — Nella seduta che il Johnson Club di Londra
tenne il 15 aprile a. e. il signor Sidney Lee pronunciò un vibrato discorso, che destò la
viva attenzione dell'uditorio. L'oratore si lagnò dell'esodo delle prime ediziuni in foglio
di Shakespeare dall' Inghilterra in America. Questo fatto fu maggiormente e più efficacemente
ancora illustrato dal noto libraio antiquario Tregaskis, il quale dichiarò di aver posseduto
ultimamente quattro copie della prima edizione in foglio di Shakespeare, tre delle quali an-
darono in America e la quarta nella Nuova Zelanda. Alcuni risposero esprimendo il desiderio
che il Governo dia al Museo Britannico la facoltà di impedirne l'esodo coli' acquistarle per la
nazione, mentre il signor George Whale fece osservare, che non si dovrebbe invidiare al-
l'America ed alle colonie inglesi il possesso di questi volumi, poiché Shakespeare appar-
tiene a tutti i rami della razza anglo-sassone. Altri fecero notare, che probabilmente si
trovano ancora molte copie nascoste nelle case campestri del paese, che sfuggono perciò
ai bibliografi, ed incitarono all'assidua ricerca di questi tesori. Ma questo non sarà sol-
tanto un caso in Inghilterra, ma dappertutto e particolarmente da noi in Italia, dove spesso
si trovarono dei tesori incassati fra le macerie inutili gettate in cantina, nelle soffitte e per-
sino nel fienile.
Manoscritti italiani in Inghilterra. — L'avv. G. Fanchiotti, che dirige in Londra
un istituto di paleografia italiana, ha pubblicato in questi giorni il primo volume di una sua
poderosa opera sui manoscritti italiani esistenti nelle biblioteche inglesi.
In questo volume sono catalogati i manoscritti della notissima collezione Sloane, della
quale il Fanchiotti traccia brevemente, ma efficacemente, le vicende. I codici itahani che
66 LA BIBLIOFILIA
essa contiene e che il Fanchiotti descrive sono centoventidue, riguardanti le più svariate ma-
terie dello scibile umano.
La collezione Sloane fu la pietra angolare su cui fiori più tardi il Museo Britannico.
Essa ha una storia delle più avventurose. Giovanni Courten, un inglese puro sangue, ai prin-
cipii del 1700 si rifugiò in Italia per salvarsi dalla condanna dei debitori. Qui raccolse oggetti
d'arte e d'antichità, che morendo lasciò al figlio. Costui, vergognoso degli errori paterni,
accettò l'eredità, ma si fece chiamare col nome di Charlton.
L'amore alle cose antiche si perpetuò per altro in lui e la raccolta paterna accrebbe
considerevolmente, legandola poi al dott. Sloane. Questi vi impiegò tutto il suo ingegno, il
suo buon gusto, la sua attività; cosi che nel 1758 i codici assommavano oltre quattrocento, le
opere d'arte poco meno che a trecento, gli oggetti di storia naturale e di rarità a quasi set-
tantamila, a circa quarantamila i libri a stampa. Ed in oggi è forse la collezione più notevole
del Museo Nazionale inglese.
L' a^■^'. Fanchiotti non ha semplicemente esaminato tutti i manoscritti di cui parla, per
considerarne aridamente il valore: ma ha fatto con grandissima fatica i necessari confronti,
ha illustrato le opere più cospicue ed importanti, ha posto in buona luce quelle che dovreb-
bero essere consultate da chi si accingesse a nuovi lavori di storia e di letteratura.
Un curioso auto-da-fé. — Un giovane poeta sloveno ha pubblicato qualche tempo fa
una raccolta di poesie che non andarono a genio all'arcivescovo di Lubiana. Che fece questo
buon prete? Acquistò l'intiera edizione e la fege bruciare nella corte dell'Arcivescovado.
Il poeta Kantar non sarà, forse, troppo contento dell'onore del rogo fatto alle sue
poesie, ma l'editore
Catalogo ragionato degli "Ex libris ,, italiani. — Alla compilazione d'una tale
opera, la cui utilità non può sfuggire ad alcuno, annunziano d'attendere il dott. Achille Ber-
tarelli e David Henry Prior, soci della Società Bibliografica Italiana. Il volume, che si pubbli-
cherà dalla Casa Hoepli di Milano, in edizione di lusso, con numerose illustrazioni e con tavole
fuori testo, conterrà, oltre ad una prefazione storica, l'elenco alfabetico (secondo il nome del
titolare) degli ex libris, timbri e contrassegni abituali delle Biblioteche private e pubbliche,
antiche e moderne, che perverranno a cognizione dei due illustratori. Di ciascun ex libiis sarà
data una minuta descrizione, aggiungendo inoltre, per quanto sarà possibile, note illustrative
sul Proprietario o sulla Biblioteca ; di quelli poi che presentassero interesse bibliografico, sto-
rico, artistico, o di curiosità, verrà data anche la riproduzione grafica, qualora non vi si opponga
il titolare.
Il Museo del Convento di S. Odilienberg. — In occasione della visita fatta dalle
Loro Maestà della Germania alla città di Strasburgo nell'Alsazia s' inaugurò il di 3 maggio corr.
in presenza delle Loro Maestà, del principe di Hohenlohe e del vescovo di Strasburgo sul
monte S. Odilia (St. Odilienberg) in Alsazia il Museo fondato ed ordinato dal dott. R. Forrer,
appassionato ed erudito cultore dell'arte antica, autore di opere pregiatissime e suntuose,
l'ultima delle quali tratta sull'arte della stampa nei tessuti. L'Imperatore mostrò speciale
interesse per le ivi esposte produzioni delle miniature su pergamena eseguite dalla suora Herrad
von Landsperg (-j- 1195) verso l'anno 1180, che sono d'una grande importanza per l'istoria
dell'arte e dei costumi. Lo stesso dott. Forrer accompagnava l' Imperatore e gli serviva da
guida ed interprete.
LA BIBLIOFILIA b/
CATALOGHI LIBRARI
♦J Joseph, Baer & C, Francoforte s. Meno. Cat. 413: La Francia dopo la rivoluzione
del i';8g. 1048 opere. — Indicatore antiquario 473 : Asia orientale, Cina, Giappone e le Filippine.
Fra le opere più importanti notiamo: Audslcv e Boit^es, Iceramic artof Japan. Lond., 1815.
2 voi. in fol., e. 62 tav. Mk. 280 (Fr. 350). — Colkction orientale. Manuscrits inédits de la
Bibliothèque Royale. Par., 1836-68, fol. Mk. 550 (Fr. 700). — Dessins originaux de vases chi-
nois. 100 pitture finissime eseguite su carta di riso raccolte in un volume in folio. Mk. 1500
(Fr. 1875). Il compilatore del catalogo appone a questo numero la nota seguente: « Ce beau
volume contient la reproduction de cent vases de Chine, exécutés depuis l'epoque Louis XIII
jusqu'à la fin de l'epoque LouisXV et envoyés par les missionnaires à Henri Bapt. Bertin,
controleur general des finances, mort en 1792. Ces vases étaient ce que les missionnaires
avaient pu réunir de plus beau, de plus rare et de plus précieux. La plupart, dit-on, avaient
été donnés par l'Empereur lui-mème pour en faire présent au roi Louis XVI. C'est avant
l'embarquement de ces belles pièces d'art que l'empereur de Chine en avait fait exécuter
les dessins par ses plus habiles et savants peintres dessinateurs. Ils sont en effet d'une exé-
cution absolument finie, rendant les tons chatoyants et les nuances les plus diverses ainsi que
les craquelures, les tons d'or et d'argent, les plus belles nuances azurées et nacrées, et les
teintes d'émaux mème les plus tendres ».
Odorichus de rebus incognitis. Pesaro, Girolamo Soncino, 15 13. 24 carte in 4. Mk. 400
(Fr. 500). — Relazione fatta in lingua italiana antica, inctdia e rozza come dice l'Apostolo
Zeno, d' un viaggio eseguito nell'Asia al principio del xiv secolo. Oderico da Pordenone,
dopo d'aver percorso l'Armenia, la Persia, il Malabar, le isole di Giava e Sumatra, le Indie
e la Tartaria, descrisse al suo ritorno in Europa nel 1318, in questo libro, ciò ch'egliavea
veduto. Quest' edizione fu pubblicata per Pontico Virunis sul manoscritto comunicatogli da
Francesco Olivieri di Jesi.
/•J Friedrich Cohen Bonn. Cat. gb : Libri rari e preziosi del xv-xviii secolo. 770 opere
a prezzi moderati. Notiamo:
N. 29. Le antichità di Ercolano. Napoli, 1757-92. 9 voi. in fol. gr., e. 600 tav. ine.
in rame. Fr. 150.
N. 03. Boccaccio, Il Decamerone. Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, i5-7-
Bell' esemplare della celebre e rarissima « ventisettana ». Fr. 500.
N. 285. Gori, Museum Florentinum. Fior., 1731-73. 16 voi. in fol. gr., con molte ta-
vole. Fr. 450.
N. 330. Gori, Thesaurus veterum diptychorum consularium et ecclesiasticor., etc. Flo-
rentia, 1759. 4 tomi in tre volumi in fol., con molte tavole. Fr. 150.
/«-; Karl W. Hiersemann, Leipzig. Cat. 216: Atlante storico ilbislrato. Avvenimenti e fatti
dei secoli xvi-xix in illustrazioni contemporanee, ecc. Fogli volanti. 571 numeri. Catalogo ac-
curatamente compilato con ordine cronologico. Notiamo sotto il N. 269 la completa col-
lezione del « Theatrum Europaeum » in 21 volumi in folio con molte migliaia di incisioni in
68 LA BIBLIOFILIA
rame eseguite dal Merian (vedute, piani di battaglie, ritratti, ecc.) al prezzo di Fr. 562.50
e sotto il N. 566 la raccolta completa del Le Monitcur Univcrsel, Gazette Nationale ou le
Moniteur Universel commencé le 5 mai 1780, précède d'ime introduction hist. cont. un
abrégé des anciens Etats Généraux, des Assemblées des Notables et des principaiix événe-
ments qui ont amène la revolution. Sèrie complète (depuis le commencement) jusqu'à 1868. —
Journal Officici, 1869 à 1893 (depuis 1869 le Moniteur Universel a cesse d'ètre l'organ officici
et a étè remplacé par le Journal Officici). Paris, 1789-1893. Avec toutes les tables, etc. Re-
liure uniforme; ensemble plus de 350 vols. in fol., imp.-in-fol. et 4°, al prezzo di Fr. 3687.50.
-•? Frederik Muller & C. (F. Adama van Scheltema & Anton Wensing), Amsterdam. Ca-
talogo di libri riguardanti la storia e geografia dell'America. Libri e carte geografiche .
L' elenco stampato con eleganza, comprende 896 opere in gran parte olandesi ed
inglesi che si riferiscono alla storia e alla geografia delle Americhe. Sotto il N-. 44Ó,
notiamo :
F. G. Bressani, Breve relatione d'alcune missioni de' PP. della Compagnia di Giesù
nella Nuova Francia del P. Francesco Gioseppe Bressani della medesima Compagnia al-
l'emin.... Card, de Lugo. In Macerata, per gli heredi d'Agostino Grisei, 1653. in 4, segnato
al prezzo di Fr. 212.
Fra le relazioni missionarie questa raccolta può dirsi una delle più importanti. II/*. Char-
levoix cosi parla dell'autore di queste relazioni: « Le P. Bressani (né en 1612, mort en 1672),
romain de naissance, fut un des plus illustres missionnaires du Canada, où il a souffert une
rude captivité et des tourments inouis. Il parie peu de lui dans son histoire, qui est bien écrite,
mais qui ne traite guère que de la mission des Hurons où il a travaillé avec beaucoup de zèle,
tant qu'elle a subsisté, etc. »
(•3 Matinus Nijhoff, à la Hayc. Cat. 293 : Miscellanea. Choix de périodiques, de bons
li\Tes et d'ouvrages anciens rares et précieux.
La ben nota Ditta ha intrapreso la pubblicazione d'un catalogo generale dei suoi
libri più rari e pregievoli; ne sono uscite già quattro parti che contengono ben 1995 opere,
fra le quali sono particolarmente degne di nota per i lettori della Bibliofilia le seguenti :
N. 1039. Feux d'artifices'tirés à Rome, 1721-1785 et 1846-1894. 177 tavole legate in
4 voi. in fol. e gr. in fol. « Collection très curieuse de planches et de queiques dessins des
feux d'artifice du _, Monte Pincio, " célèbres par leur beauté et leur étendue. Ces feux d'ar-
tifice représentaient autrefois des scènes m_\'thologiques, le Parnasse, etc. ; plus tard ce sont
des èdifices énormes de feu. Les planches de 1 846-1 894, sont pour la plupart imprimées en
couleur de bronze. Queiques programmes ajoutès. » Fr. 370.
N. 1054. Fonseca, D., Del giusto scacciamento de' Moreschi da Spagna 11. VI. Ne' quali
si tratta della loro instruttione, apostasia, e tradimento; etc. Trasl. dalla lingua Spagnuola
nel Ital. d. C. Gaci. Roma, 161 1. in 4. « Ouvrage de grande valeur pour l'histoire des
Maures en Espagne. Cette traduction italienne devan9a l'édition de l'originai espagnol qui
parut également à Rome en 1612. » Fr. 90.
N. noi. Gaffortcs. F., Practica musicae vtriusque catus. Quattuor libris modulatis-
siraa. Venetiis, Augustinus de Zannis de Portesio, 1512. fol. Sul titolo ha^Ti una bella inci-
sione in legno, nel testo numerosi esempi di musica notata. Fr. 300.
N. 1108. Gallonio, A., Trattato de gli instrumenti di martirio e delle varie maniere di
martoriare usate da Gentili contro Christiana Roma, presso Ascanio e Girolamo Donan-
LA BIBLIOFILIA 69
geli, lóQi. in 4. Edizione originale colle prime prove delle 47 tavole in rame incise da Tem-
pesta. Fr. 100.
N. 1240. Guicciardim, Fr., Storia d'Italia, alla miglior lezione ridotta da Giov. Ro-
sini. Pisa, 1822-1824, 8 voi. con 62 ritratti incisi da Gozzini. gr. in 8. Esemplare unico stam-
pato su pergamena, appartenuto a suo tempo al principe di Torcila. Fr. 370.
N. 1325. Heures a Lusaige de Romme. Les presentes heures sont a lusaige de Romme
au long sans riens requerir: ont este imprimees nouuellement a paris. Pour Germain Har-
douyn demourant a paris entre les cleux portes du palais. (Almanach de 1524 à 1537). 92 fF.
gr. in 8. « Superbe livre, imprimé sur vélin, non ou mal décrit par Brunet. Chaque page est
ornée d'une belle bordure dessinée et coloriée à la main, rehaussée d'or, et de nombreuses let-
tres initiales. En outre le volume contieni t8 grandes mbiiahires finemcnt coloriées rchaussccs d'or,
cf entources de cadres don's. Au commencement ainsi qu'à la fin on trouve encore dans le texte
de nombreux médaillons représ. des Saints et des Saintes. » Fr. 1500.
N. 1783. Marozso, A., Opera nova de Achille Marozzo Bolognese, mastro generale
de larte de larmi. Mutinae, in aedibus Ant. Bergolae, 1536. in 4. « Alors parut un nouvel
exercice gymnastique, l'Escrime. On ne pourrait fixer l'epoque précise où elle prit naissance,
ni celle de ses premiers progrès; tout ce que l'on sait de positif à cet égard c'est que les pre-
mières écoles d'escrime furent ouvertes en Italie, et le plus ancien traité de cet art est celui
de Marozzo, le pére, publié à Modéne en 1536, sous le titre Arte de gli Armi ». le Capt.
de Basi. « Depuis on a découvert un seul exemplaire avec la date 1517, ce qui forme tonte la
différence. Marozzo peut otre considéré comme le véritable créateur de l'escrime italienne,
cju'il porta à une grande hauteur.
« Ce beau volume est orné d'un titre grave et de 84 planches intercalées dans le texte,
dont la plupart en grand format. Les planches sont gravées sur bois et d'une accuratesse qui
touche à la hardiesse. » Fr. 320.
N. 1784. Marozzo, A., Arte dell'armi. Venetia, Ant. Pinargenti, 1568. Col titolo e
molte tavole incisi in rame. Fr. 180.
(•? M. & H. Scraper, Hannover. Cat. 20. Edizioni rare sino alla fine del secolo xviii.
31 pp. in 8 piccolo. Quasi tutte le opere ivi descritte sono tedesche e di prezzi mitissimi.
>•? B. Seligsberg, Bayreulh. Cat. 246. Miscellanea. 2731 opere di tutti i rami dello scibile
a prezzi assai ridotti.
VENDITE PUBBLICHE
Vendita Ashburnham. — Il 1° maggio u. s. si è venduta a Londra dai signori Sotheby,
VVilkinson & Hodge la quarta parte della famosa collezione di manoscritti del conte di Ash-
burnham, come avevamo annunciato nel quaderno precedente della -5/3//(yi'7/i:; ; e ne comu-
nichiamo ora, secondo le nostre promesse, il resultato. I centosettantasette manoscritti che
componevano quella raccolta erano tutti di gran pregio e meriterebbero di essere descritti
od almeno ricordati, uno per uno, ai nostri lettori ; ma la tirannia dello spazio non ce lo
70 LA BIBLIOFILIA
permette e dobbiamo perciò limitarci a citarne i più importanti. Sotto il n. i fu \enduto
un ms. su perg. del xiv secolo, Legenda saiichrum in lingua inglese, il quale raggiunse,
malgrado il suo stato incompleto, il prezzo di circa lOCX) franchi.
, N. 2. Biblia sacra, psalterio omisso, curii prohgis Beali Hieronymi et inUrprelationibus
hebraicorum nominum in fine. Cod. ms. membr. che porta la seguente sottoscrizione: Anno
Domini Millesimo ccc'' xx" Ego magislcr Bartholomcus de pergon compietti bibliaìn islam. Que-
sta Bibbia apparteneva al monastero di Monte Oliveto, al quale l'avea donata Niccolò
Capocci, cardinale di S. Vitale (f 13Ó8). Fr. 3200.
N. 3. Biblia sacra. Ms. su perg. dell' xi secolo, a due colonne, ornato da grandi
lettere iniziali dipinte, probabilmente d'origine lombarda. Fr. 3800.
N. 7. Evangelia quatuor cum prologis ci capiltilis B. Hieronymi ci epislola Eusebii.
I\Is. membr. del xii secolo, in-4, con qualche miniatura su fondo dorato e lettera ini-
ziale dipinta. Fr. 2800.
N. IO. Missale ordinis fralriwi minoruìn secuttdum consucludinem Romane curie, calen-
dario pracmisso. Bel codice su perg. del xv secolo in-fol., scritto a due colonne ed ornato
di lettere iniziali miniate, di qualche miniatura e delle armi di Giovanni, re di Navarra e
di Aragona. Fr. ijcxD.
N. 19. Horac lalinae cum calendario. Bel ms. di 85 carte in-4, col calendario illu-
strato, con tutte le pagine inquadrate da contorni magnifici e con parecchie miniature e
lettere iniziali figurate e miniate. Capo lavoro d'un artista francese. F. 2025.
N. 22. Hoiac b. Virginis Mariae, ecc. Manoscritto del xvi secolo in-8 nitidamente
scritto su pergamena finissima con caratteri romani minuti e riccamente miniato. I magni-
fici contorni che abbellano le pagine sono composti di fiori ed ornati in colori sul fondo
dorato o di ornati d' oro su fondo oscuro d' un effetto incantevole. Fr. 7500.
N. 41. Sanclorum ci marlyrum vilae ci passioncs. Cod. membr. di 422 facciate in-fol.
scritto a due colonne con rubriche e lettere iniziali nel x secolo. Quantunque imperfetto,
questo codice fu pagato Fr. 2150.
N. 42. Biblia sacra e. prologis B. Hieronymi, ecc. Cod. membr. del xiv secolo
elegantemente scritto con minuti car. got. a due col. Ogni libro comincia con una lettera
iniziale miniata, i capitoli con ipiziali a colori. Fr. 3000.
N. 52. Bedac venerabilis hisloriac eccles. genlis Anglorum libri V. Cod. membr. del
sec. vili in-fol., incompleto in principio, acquistato dal governo belga per F. 5750.
N. 70. Officia liturgica e. VII psalmis poenitentialibus . Cod. membr. del xv secolo
in-4, scritto sopra pergamena finissima, con rubriche. Splendide lettere iniziali dipinte e
miniate, diciotto contorni composti da arabeschi e fiori, con miniature nel centro, su fondo
dorato ed otto miniature a piena pagina, il tutto eseguito da un insigne artista italiano ;
e giacché i mss. miniati d'origine italiana sono assai ricercati ed apprezzati, non deve
sorprendere se il suddetto fu pagato Fr. 10,700.
N. 79. Evangelia quatuor. Cod. membr. del ix secolo, in-8, nitidamente scritto
con car. minuscoli. Fr. 3025.
N. 107. Guido de Columna. Hisloire de Thcbes. Histoire de la destruction de Troye,
trad. en frane. Cod. cart. in-fol. del xv secolo, con rubriche e numerosi curiosi disegni
a penna leggermente colorati, alcuni dei quali furono riproilotti dal Dibdin noi Bibliographical
Decameron, voi. I, pp. 206 e segg. Fr. 3550.
N. 137. Officia liturgica. Bel ms. membr. del xv secolo, in-4, d'origine italiana,
con rubriche, lettere iniziali e contorni miniati e qualche miniatura a piena pagina, scom-
LA BIBLIOFILIA 71
pleto dei fogli 8 e O- Il nis. apparteneva all' imperatrice Maria Teresa le cui cifre sor-
montate dalla corona imperiale trovansi sui piatti. Fr. 4200.
N. 143. S. Dionysii Areopagitae opera e. schol. Maximi, graece. Cod. membr. del
X secolo in-fol., nitidamente scritto coi car. greci minuscoli. Fr. 2500.
N. 176. Evangeliarium s. kcliones Evangeliorum per anni circtdiivi. Cod. membr. del
XII sec, in-fol., con 12 miniature a piena pagina e molte lettere iniziali in colori rimon-
tate d'oro. Fr. 7500, e come ultimo citiamo il n. 177 la versione inglese della Bibbia
fatta da Wycliflfe, scritta su pergamena su 404 fogli, che fu acquistata dal signor Quaritch
per l'ingente prezzo di e. 45,000 franchi.
Vendita Schefer. — Dalli 8 al 16 maggio ebbe luogo a Parigi la vendita della
Biblioteca del defunto Carlo Schefer, membro dell'Istituto ed amministratore àt^V Ecole
dcs langucs oricntalcs vivanlcs. Il catalogo pubblicato dalla Libreria Ch. Porquet comprende
la prima parte della ricca biblioteca, cioè gli incunaboli, i viaggi neh' Oriente e la storia dei
Turchi e dei popoli orientali, in tutto 1197 opere accuratamente descritte dal compilatore
dell'elenco. La fama del defunto proprietario e la ricchezza della biblioteca attirarono un
gran numero di amatori, collettori ed eruditi alla sala di vendita nella Ruc des Bons-En-
fants, 2S, e tutti i libri, senz'eccezione alcuna, trovarono il compratore. I prezzi più ele-
vati furono pagati per i seguenti :
N. I. Biblia sacra latina. S. 1. et a., in-fol. Edizione (probabilmente stampata a
Cologna) citata dall'Hain 'sotto il n.* 3034 e dalla Pellechet sotto il n. 2270. Buon esem-
plare legato in marocchino da Chambolle-Buru. Fr. 405.
N. 8. Epistole: &z ei<angelij volgari hystoria \ de: cum vna tabula ecc. {In fine:) Stam-
pata in Venetia per zuane Antonio & fradeli da .Sabio ad instantia de Nicolo & Dome-
nego dal Jesus fradeli nel anno del Signore M.D.XII (1512), in-fol. Con incisioni in legno.
Esemplare semplicemente legato in pergamena. Fr. 3025 (!). Questo prezzo è una prova
eloquente del come sono oggigiorno apprezzati i libri italiani ornati da incisioni.
N. 210. Hypncrotomachia Poliphili. Venetiis, in aedibus Aldi Manutii, 1409. In-fol.
Con le famose incisioni in legno i cui disegni sono attribuiti a Giovanni Bellini ecc. Esem-
plare rilegato in marocchino da ChamboUe-Duru. Fr. 2000.
N. 437. Stabilimenta Rhodioi-um militum, sacri ordinis Hospitalis Sancii Johannis Hie-
rosolymitani. Ulmae 1496. In-fol., caratteri gotici. Hain 3464. Sul verso dell'ultima carta èvvi
una tavola incisa in legno accompagnata dalla seguente iscrizione : Guilliclmiis Caoursin
Rhodiorum vicecancellarius compilator stabilimentorum. Fr. 500.
N. 733. Giiillelmi Caoursin Rhodiorum Mcccanccllarij obsidionis Rhodic urbis descriptio.
Ulmae i4C)ù. In-fol. Sessanta carte non numerate, car. got. Con trentasei incisioni in legno,
delle quali la prima (al verso della prima carta) rappresenta 1' autore che presenta il suo
libro magisiro Rhodi. Hain *4367. Fr. Ó50.
N. II 83. Diogenis Laertii de vita et moribus philosophorum libri X. Lugd., apud haered.
Seb. Gryphii, 1561. In-i6. Volumetto prezioso per la sua splendida legatura originale di
marocchino rosso con mosaico di marocchino verde. Fr. 910.
N. 1190. Bcrgoiiwnsis. De \ plurimis \ claris sceletisi]'-, (sic) Mulieribus ecc. Ferrariae,
opera et impensa Magistri Laurentij de Rubeis de Valentia, 1407. In-fol., car. got. con
le note magnifiche incisioni. Fr. 990.
Il ricavo totale ascese a circa 50,000 franchi.
72 LA BIBLIOFILIA
CORRISPONDENZA
Impossibilitato di rispondere alle innumerevoli gentili lettere di congratulazione, d'inco-
raggiamento e d' adesione inviatemi, ringrazio qui, pubblicamente, tutti gli egregi abbonati e
i lettori della Bibliofilia della festosa accoglienza fatta al primo numero di questa pubblica-
zione, delle loro cortesi espressioni di simpatia, e dei consigli e suggerimenti dei quali farò
prontamente uso a vantaggio della mia Rivista. So che quanto feci sino adesso è modesto
ancora, ma è vivo il mio desiderio di ampliare notevolmente il periodico, ciò che spero
di poter far presto, stante il generale favore che la mia impresa ha incontrato.
L'amore, ch'io porto a questa pubblicazione, esclude qualsiasi speculazione; ma se
Vutile si unirà al dolce, io lo dividerò volentieri proporzionatamente con chi contribuirà allo
incremento di questa raccolta, mediante articoli, notizie, ecc. ecc.
Firenze, giuj;no 1899.
Leo S. Olscho
Direttore della Bihlioftia.
A. R., Venezia. — Il suo articolo è troppo breve per chi è digiuno della materia di cui
tratta e troppo lungo per chi se ne occupa. Prendiamo nota della gentile promessa di man-
darci altri lavori che — come si spera — • non tarderanno.
Doti. F., Berlino. — L'amministrazione della Bibliofilia ha già stabilito un regolamento
per i collaboratori, nel quale si è pure fissato l'onorario per gli articoli.
Conte B., 3Iosca. — S' intende da sé che i clicìiés sono eseguiti a spese dell' amministra-
zione. Se gli originali non si possono avere a Firenze, s'invitano gli autori a mandarci le foto-
grafie — • che pure si pagano dall'amministrazione — delle illustrazioni da riprodurre.
H ., Paris. — G., Paris. — La langue fran9aise étant bien répandue et très en usage
en Italie, nous publierons bien volontiers dans cette langue tous les articles sortant des plu-
mes fran^aises ; nous prions donc MM. H. et G. de Paris de vouloir bien nous faire parvenir
le plus tot possible les travaux qu'ils ont eu la bienveillance de reserver pour La Bibliofilia.
Doti. B., Karkbad. — Doti. L., Potsdam. — Wie Sie aus vorstehender Antwort an die
Herren H. u. G. in Paris ersehen, wird die Zeitschrift auch Artikel in franzosischer Sprache
bringen. Obwohl das Studium und die Kenntniss des Deutschen in Italien grosse Verbreitung
gefunden haben, ware es doch noch nicht angezeigt, in der Zeitschrift Artikel in dieser Sprache
zu verofientlichen.
March. F., Roma. — La Rivista per bibliofili, che si pubblica in Germania ed alla
quale accenna il programma pubblicato nel 1° numero della Bibliofilia, s' intitola. Ztitscliriy/
fiir Biicherfreunde ; è diretta dal signor Fedor von Zobeltitz ed edita dai sigg. Velhagen iS: Kla-
sing di Bielefeld e Leipzig. Un numero di saggio potrà esserle procurato da qualche libreria
di Roma.
Chiuso il 15 giugno 1899.
391-6-99. Tipografia di Salvadore Landi, Direttore AtW Arie dilla Slam/a
Volume I
Luglio- Agosto 1899
Dispensa 4''-5"
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAjMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
FRANCESCO BARTOLOZZI E LA SUA OPERA
NELL'OCCASIONE
DELLA OUARTA ESPOSIZIONE DEL GABINETTO DELLE STAMPE A ROMA
Incisione a punti di F. Bar-
tolozzi, da un disegno di
Ramberg.
lettori della Bibliofilia già conoscono la storia della
Galleria Nazionale di Arte Antica (ex-Corsini) in Roma,
e dell'annesso Gabinetto Nazionale delle Stampe, dalla
fondazione sino al presente, per averne parlato il Di-
rettore nel numero. di maggio-giugno di quest'anno,
in occasione dell'esposizione Diireriana.
Ma vi sono alcuni fatti ivi non menzionati, che
ci è d' uopo accennare.
Morto il facente funzione da direttore, comm. Scipione Tadolini, e di-
messosi il dottor Paul Kristeller, incaricato dell'ordinamento del Gabinetto,
venne poco dopo chiamato a diriger la Galleria il prof. comm. Adolfo
Venturi, coadiuvato dal vice-ispettore dottor Federigo Hermaninn.
Sotto l'occhio vigile dell'illustre critico e storico dell'arte, la pre-
ziosa raccolta, per tanto tempo ingiustamente abbandonata e sconosciuta,
e solo dal 1895 messa, diremo, all'onor del mondo, ha proseguito sempre
più a rifiorire a nuova vita.
Si è di bel nuovo riordinata accuratamente la Galleria, togliendo
alla vista del pubblico quadri non degni e d'incerto autore, ed esponen-
done altri ingiustamente dannati all'oblio dei magazzini, raggruppandoli
ancor più assennatamente, secondo il maestro e l'effetto di luce.
E ciò in attesa di poter definitivamente sistemare la raccolta, stretta
74 LA BIBLIOFILIA
in poche sale, al primo piano del principesco palazzo, splendide quanto
si voglia, ma inadatte a tal uopo e per costruzione e per luce.
Al riguardo, l'ing. Giovannoni ha già redatto un progetto compren-
dente la costruzione di due padiglioni addossati alla facciata posteriore
del palazzo, e copertura della grande loggia, onde poter esporre tutti,
ed a miglior agio, i quadri, trovare posto per i nuovi acquisti che altri-
menti non si saprebbe più dove collocarli, ed istituire con le moltis-
sime riproduzioni in gesso dei capolavori dell' arte antica e del rinasci-
mento, che da anni ed anni si sgretolano sotto il morso dell'umidità e
della polvere nei depositori del palazzo, una Gypsoteca, utilissima istitu-
zione, che nel mentre troviamo si sviluppata in tutte le altre nazioni dei
due mondi, con tanto profitto degli artisti, ancora manca a noi, pur pos-
sedendone tutto il materiale.
Anche ciò facendo, lavorando e studiando per l'ordinamento pre-
sente e la definitiva sistemazione avvenire della Galleria, non venne dimen-
ticato il Gabinetto Nazionale delle Stampe.
Si sono proseguite le catalogazioni, e riparazioni delle incisioni e
dei disegni.
Gradita e ben ideata innovazione è stata l' esporre pubblicamente
agli studiosi, nel Gabinetto, in quattro artistici album, posti su altret-
tanti leggìi, di finissima e ben riuscita imitazione antica, un saggio dei
più preziosi disegni dei grandi maestri, posseduti dalla raccolta, tra cui
opere di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Michelangelo, Filippo Lippi, Bot-
ticelli. Angelico, Ghirlandaio, Fra Bartolomeo, ecc., ma di questi ne trat-
teremo diffusamente altra volta.
Un album contiene, in buon numero di schizzi condotti nel 1395,
l'intera maravigliosa opera di Giusto, pittore, per gli affreschi d'una
cappella della Cattedrale di Padova, andata distrutta nel 16 io.
. Preziosissimo acquisto, fatto a Torino dal prof. Venturi, per l' esi-
guissima somma di L. 1500, mentre già v'erano offerte di 50.000.
Appunto da un anno era aperta la terza esposizione, comprendente
i ritratti, per valore artistico e per interesse storico, più preziosi. Se-
condo l'uso, era tempo di chiuderla, ed esporre qualche cosa di nuovo.
In tale occasione, invece di esporre il materiale, come s' era fatto
quasi sempre per lo passato, in serie iconografiche, per esempio, vedute
di Roma, ritratti, ecc., si decise di adottare l'esposizione scuole per
scuole, e, possibilmente, il che è molto meglio, artista per artista.
LA BIBLIOFILIA
75
s^t?
Non v' è chi non capisca la grande, grandissima importanza che
tale cangiamento darà in avvenire alle future esposizioni.
Risulta sùbito che l' opera di un solo artista, esposta, raccolta tutta
insieme, lo delinea spiccatamente, chiarissimamente, completamente, nelle
sue fasi, nelle sue diverse maniere, in modo che il pubblico, dopo una
mezz'ora di osservazione, può farsi un'appro-
priata idea del maestro e di poi riconoscerlo
tra mille.
Dunque, si tolse la vecchia serie di stam-
pe, e s'iniziò una nuova esposizione.
Ma che cosa esporre fra tanto e tanto
materiale ? Questa era la grave questione, che
fu felicemente risolta. Si scelse un soggetto
fascinante, bello e di moda, s'espose l'opera
di Francesco Bartolozzi.
E di questa esposizione, vera apoteosi
degna del gran maestro, inauguratasi solen-
nemente il giorno 29 gennaio di quest'anno
alla presenza d'autorità e di uno scelto nu-
cleo di invitati, riuniti da un artistico biglietto
d'invito, magistrale opera eseguita nel 1782
dall' incisor delle Grazie, su disegno di Giovanni
Battista Cipriani, che veniamo a parlare.
Ma prima, a delucidazione di queste righe, e per far cosa grata
ai nostri lettori, non possiamo esimerci dal narrare chi fu il Bartolozzi.
E lo faremo con tutto impegno e particolareggiatamente, come l'argo-
mento il richiede').
Biglietto d' invito
all'esposizione Bartolozziana.
c2^
Francesco Bartolozzi ebbe i suoi natali in Firenze, l'anno 1727'),
da un orefice Gaetano Bartolozzi che teneva bottega sul Ponte Vecchio,
e che mori nel 1793.
1) La bibliografia di Francesco Bartolozzi, si riduce all' opera : Bartolozzi and his Works. By
Andrei!) ]V. Tuer. London, i88l, 2 voi. con illustrazioni. Lavoro in complesso non scevro di parecchie
mende, e nel quale non ha molto posto la biografia del nostro.
-) Quasi all'unanimità, tutti gli autori errano nella data della nascita e della morte del Bartolozzi.
II LoNGHi, La Calcografia. Milano, 1830, voi. I, lo dice nato nel 1730 e morto nel 1813. Ernest Ches-
NEAU, La Peinture Anglaise. Paris, Ouantin, p. 346, 1728-1815. Il De-Boni, 1730-1813. Il Laroussk,
76
LA BIBLIOFILIA
Fin da piccino, ricevette alcune lezioni da un tal Gaetano Biagio,
indi fu posto a studiare i principi del disegno presso il pittore Giovanni
Domenico Ferretti detto Vl-mola, poco conosciuto, ma buon artista del
tempo, nato a Firenze nel 1692. Ed era di si vivo e precoce ingegno,
che all'età di nove anni, si dice, e sembra impossibile, non solo dise-
gnasse con sicurezza, ma cominciasse ad incidere i suoi e gli altrui
disegni.
Sentendosi esser naturalmente inclinato all'incisione, si gettò a corpo
morto a studiare il disegno, come fondamento vitale di ogni ramo delle
belle arti.
Accortosi poi che per ben tradurre nelle stampe gli effetti del colo-
rito, r impasto dei colori, e la giusta ripartizione del chiaroscuro, era
indispensabile saper anche un poco maneg-
giare i pennelli, si occupò con grande amore
a trattare il pastello e la miniatura. E di li
venne quella minutezza graziosa e quella
gentilezza che trasfuse tanto bene nelle
opere del suo bulino.
All'età di circa dieci anni, esegui un
Sant'Antonio si bello, eh' ei fu tenuto per
un prodigio vivente. Però, ciò sentendo, non
s'inorgogliva, ma raddoppiava di attenzione
e di assiduità al lavoro. S'allontanava dai
compagni, e rinunziava agli spassi della
sua età, tutto per non perder tempo e la-
vorare ').
S'inscrisse all'Accademia di Belle Arti della sua città natale e vi
studiò tre anni. Fu in quell'istituto che fece la conoscenza di Gio. Bat-
tista Cipriani. E con lui apprese ad intendersi di quadri antichi.
Suo maestro d'incisione fu dapprincipio Ignazio Hugford.
Intanto veniva facendosi un gran nome in Venezia, conducendo a
molta perfezione l' uso della punta, combinato con quello del bulino, Giu-
seppe Wagner, discepolo d'Amigoni e di Lorenzo Cars, nato nel i 706 a
Francesco Bartolozzì
da una incisione di F. Rados.
Grand Dictionnaire. Paris, tom. deuxicme, p. 286, 1730-1813. Altri Io dice nato nel 1725 e morto il 1815
(Nuova Enciclopedia. Torino, 1857, voi. Ili, p. 245). Il Mokoni, Disiottario di erudizione, lo vuole addi-
rittura nato a Pisa, ecc.
') De-Boni, Dizionario degli artisti.
LA BIBLIOFILIA
77
Thalendorf sul lago di Costanza, e morto a Venezia nel 1780, che lavo-
rava anche ad acquaforte, disegnava ed esercitava, come fu costume di
molti altri artisti, il commercio delle stampe in
Venezia.
Tornato per la seconda volta da Parigi ove
erasi recato, nella sua città abituale, Bartolozzi,
innamorato del suo modo d'incidere, deliberò di
averlo a maestro, e dopo una breve visita a
Roma, nel 1745, all'età di circa 18 anni, parti-
tosi da Firenze ove sempre più riscuoteva l'ap-
plauso e l'onore dei concittadini, si recò a Ve-
nezia e s'inscrisse alla sua scuola, in cui già era
Giovanni Giacomo Flipart (Parigi, 1 723-1 782),
che poi, abbandonata la prima maniera larga e
molle, divenne celebre pel suo modo d'incidere
ad acquaforte, combinato con tagli e puntini in
modo non si vedesse la bianchezza della carta.
Il Bartolozzi, perseverando sempre ognor
più nel severo tenore di vita adottato nella sua città natale, ben presto
e con ciò, e col suo buono e mite carattere, acquistossi intera la stima
e r affetto del suo maestro che lo impiegò con
lui per sei anni. E pochi mesi appena dopo
partito da Firenze, incise ad acquaforte i fondi
di alcuni paesaggi, tolti da Marco Rizzi e dallo
Zuccarelli. E i mercanti di stampe che lo ve-
devano lavorare sì bene, con accuratezza, e
la sollecitudine generata dalla continua appli-
cazione, gli affidavano spesso opere onde ar-
ricchire i loro assortimenti.
Trascorsi i sei anni col Wagner, sposò
poi la nobile signorina veneziana Lucia Ferro.
In quel tempo istesso, Monsignor Gaetano
Bottari, il dotto istitutore della biblioteca e
raccolta d'incisioni nel palazzo del cardinale
Neri Maria Corsini'), per di lui ordine, lo invitò a Roma. Il nostro artista
Le Marie al Sepolcro, delle prime
incisioni veneziane a tratti di
F. Bartolozzi, da un disegno
del Piazzetta (appo Wagner).
La Pastorella Irmmda, delle prime
incisioni veneziane a tratti di F.
Bartolozzi (appo T. Viero).
Vedi la Bibliofilia del maggio-giugno 1899.
78
LA BIBLIOFILIA
aderì di buon grado, e giunto nella capitale del mondo cattolico, incise
in tredici rami — posseduti ora dalla R. Calcografia — i fatti della vita
di S. Nilo, dipinti da Domenico Zampieri detto il Domenichino nella chiesa
dell'Abbazia di Grottaferrata, e dipoi una serie di ritratti per una nuova
edizione del \"asari, quella in
tre volumi in-4° del 1759-60,
edita in Roma da Nicolò e
Marco Pagliarini con note e
correzioni del Bottari.
A Roma nel 1757, gli
nacque al Bartolozzi un figlio
a cui diede il nome del padre
suo Gaetano Stefano.
Quindi, sbrigati i suoi
impegni, andò a Milano e di
là ritornò a Venezia.
Ivi incise in fac-simile
per Dalton, bibliotecario di
re Giorgio III d'Inghilterra,
che era stato inviato in Italia
dal suo sovrano alla ricerca
di opere d'arte, una raccolta
di cinquantacinque disegni di
Giov. Francesco Barbieri detto il Guercino, e infine, alle di lui istanze,
lo segui nella terra d'Albione, in base ad un contratto che lo impegnava
a lavorare pel Re, durante tre anni con un assegno di 300 sterline al-
l'anno. Somma enorme per quel tempo.
Ciò avveniva nel 1764 ed il Bartolozzi aveva 37 anni.
Lasciò in Venezia moglie e figlio, conducendo con sé soltanto il
Vitalba, uno de' suoi scolari.
Da quel momento, comincia veramente l'èra di grande celebrità e
di fortuna del nostro artista, favori tutti e due che gli erano stati imme-
ritatamente lesinati in Italia, e che non furono una delle ultime ragioni
che lo spinsero ad abbandonarla.
Ei si stabili a Brompton, luogo delizioso presso Londra, che fra
r eterne nebbie della capitale sentiva 1' avrebbe colto la nostalgia, ed
avrebbe amaramente rimpianto la sua terra natia, la terra del sole e dei
Madonna, incisione a fac-simile di F. Bartolozzi
da un disegno a penna del Guercino.
LA BIBLIOFILIA
79
fiori. E Brompton era l'unico luogo in cui le attrattive naturali potes-
sero dargli l'illusione della patria.
I suoi primi mesi di soggiorno colà non furono però i più belli,
bisognava farsi conoscere dagli editori e dal pubblico, ed il suo nome
era quasi affatto ignoto.
Ciò, congiunto al pensiero della sua cara Italia lontana e ai dispia-
ceri che gli causavano i suoi rivali, specialmente l'ostilità del celebre
Strange '), che presentiva in lui, più che un collega avversario, un futuro
vincitore, lo amareggiavano e gli toglievano ogni illusione. E non una
volta bramò un'occasione che lo
riconducesse in patria.
Ma ecco che, noto ben pre-
sto il valor suo, la fortuna e la
gloria non tardarono ad aprirgli
le braccia.
In quegli anni 1' incisione
s'era sparsa ed imposta dovun-
que, giungendo ad un grado di
popolarità e floridezza, addirit-
tura incredibili.
Dalla casipola del povero
operaio, al palazzo del ricco bor-
ghese e del nobile, ed alla reggia
de' principi e dei re, una incisione
era, allato ad un dipinto, il più gradito e ricercato ornamento. Essa si
rendeva popolare in particolar modo per parecchie ragioni, tra le quali
la modestia del prezzo di fronte ai dipinti ed alle statue, la sua facile
portatilità, e perché dava agio d'avere dinanzi agli occhi la riproduzione
d'un capolavoro dell'arte antica o moderna, che in niun altro modo e
più agevolmente potevasi procurare.
L'incisione non era anche, considerata nel caso di cui sopra, il mezzo
unico e più rapido per servire allo studio del disegno, il mezzo di gui-
dare e produrre artisti ?
La Maddalena, incisione a fac-simile di F. Bartolozzì
da un disegno a penna del Quercino.
') Roberto Strange, disegnatore ed incisore a bulino. Nacque nel 1723 in una delle isole Orcadi e
mori in Londra nel 1795.
8o
LA BIBLIOFILIA
E da ciò, era naturale, che numerosissima schiera di incisori lavo-
rasse continuamente ad appagare le generali richieste.
E come v' erano poveri e ricchi da contentare, così incidevano e
artisti da strapazzo e celebrità, quegli producendo roba commerciale da
pochi soldi ed alla portata di tutti, questi stampe in cui la eletta scelta
del soggetto andava unita ad un abihssimo maneggio di bulino, e che
venivano disputate ad alti prezzi, anche prima d'esser compiute. Prima
in Italia, in Germania, e poi in Olanda e in Francia, in quel momento
artistico la sede dell'incisione aveva alfine varcato il mare ed erasi sta-
bilita in Inghilterra, raggruppata specialmente a Londra. Caso strano,
r Inghilterra, che fino allora
s'era mantenuta quasi comple-
tamente estranea all'origine ed
ai progressi di siffatto e sim-
patico ramo delle arti belle,
non solo entrava anch'essa in
lizza, ma superava le altre na-
zioni e le costringeva, in tal
materia, da essere di lei tri-
butarie.
E da tutte le parti d'Eu-
ropa, a centinaia venivano a
stabilirsi in Inghilterra gl'in-
cisori, si che ben presto se
ne formò un nucleo numerosissimo e valente.
Fra tanti, nomineremo: Gio. Battista Chatelain (Londra, i 7 io- 1 771),
Earlom (i 728-1780), Giovanni Dixon (1740), Valentino Green (i 737-1 800),
Giovanni Hall (1740, fioriva nel i 771), Giovanni Emes (che fioriva nel 1782),
Guglielmo Ellis (1748, fioriva nel 1774), Roberto Dunkarton (n. 1744),
Giacomo Fitter (n. 1 750), Antonio Cardon, Guglielmo Dickinson(i 746-1 780),
Byrne Guglielmo (i 740-1 S05), Guglielmo Sharp (i 746-1824), Guglielmo
Ryland (1732-1783), Gio. Giorgio Wille (1715-1808), Guglielmo WooUett
(i 735-I 785), Giovanni Scherwin (1746, fioriva nel 1780), il già citato Strange,
Giacomo Basire (n. i 740), ecc.
Schiera cui invano tentavano opporre argine in Francia, Germania ed
Italia: Carlo Clemente Bervic (1756-1822), Giorgio Federico Schmidt
(17 12-1775), Giacomo Schmutzer (i 733-1808), Pietro X'angelisti (1744-
Cornelia, madre dei Gracciu, inolila i suoi figliuoli quali
unici suoi ornamenti, incisione a punti di F. Bartolozzi,
da \m disegno di Beniamino West.
LA BIBLIOFILIA
8i
1798), Pietro Carlo Canot (17 10-1777), Gaetano Gandolfi (i 734-1802), Gio-
vanni Giacomo Flipart (i 723-1 783), ecc.
Nella sua origine, l'incisione era servita a popolarizzare sacre istorie,
ed opere della pretta arte esclusivamente. Poi, nel cinquecento, col rina-
scimento cominciò anche la corruzione, ed ebbero molto favore i ritratti,
prima scelti se non per eccezione, infine istorie profane, mitologia, ecc.
Presa questa strada, col volger degli anni non furono più incisi i capolavori
dei buoni tempi, ma esclusivamente furoreggiarono i quadri del Caracci,
dell'Albani, del Reni, del Guercino, e di tutta
la scuola eclettica della decadenza.
Ai giorni del Bartolozzi jerano in gran-
dissima voga i soggetti mitologici e quindi
sulle stampe era un continuo sfilare di Ve-
neri, Amorini, Driadi, Ninfe, Galatee, Fauni,
Satiri, o rappresentazioni come Apollo e le
Muse, morte di Didone, Achille nel bagno,
Endemione e Diana, Ercole e Nesso i Nio-
biti. E questo navigar in piena mitologia,
aveva prodotto uno stile confacente al sog-
getto, vale a dire snervato e molle.
Non bastando più il bulino e l'acqua-
forte, ai crescenti bisogni, alle continue ri-
chieste, al gusto raffinato degli amatori, si era cercata qualche nuova
maniera che imitasse ancor più davvicino la natura, e fosse nel tempo
istesso più rapida, ed ecco la maniera nera, malamente detta a fumo e
l'incisione a colori.
Bartolozzi vide subito qual partito doveva prendere, per farsi im
gran nome ed una fortuna, e di tutto animo afferrò l' occasione pei
capelli.
Si era già provato un nuovo genere d'incisione, quello cosi detto
a punti, punteggiato od a granito. Questa incisione consisteva nel ser-
virsi, invece del bulino, di una punta acuta, che battendo con un mar-
telletto si faceva penetrare nel rame. La grandezza, profondità, dispo-
zione, avvicinamento dei punti erano i modi di cui disponeva l'incisore
per tradurre lo stile ed il colore dell'opera che pigliava a modello.
Per dare più forza al lavoro si faceva anche mordere dall' acqua-
forte, verniciando di cera il rame affinché le parti non punteggiate
La Speranza che nutre l'Amore, inci-
sione a punti di F. Bartolozzi, da
un quadro di sir Joshua Reynolds.
82
LA BIBLIOFILIA
fossero protette e versandovi sopra un acido. Si ritoccava poi tutto col
bulino, per correggere e rafforzare qualche linea.
Questo genere d'incisione fu usato dapprincipio per istabilire una
insensibile transizione fra le parti illuminate e le colorate d' un qualunque
oggetto, e specialmente per modellare le carni.
Alcuni se ne servirono per incidere interamente le figure nude di
una stampa, eseguendo il paesaggio e gli accessori al bulino.
// Giudizio delV Inghilterra, composizione allegorica di E. Richter in onore di sir Warren Hastings
e della compagnia delle Indie, incisione a punti di F. Bartolozzi.
Tal maniera era però rarissimamente adoperata, perché lenta, mono-
tona, difettosa e senza forza, e richiedeva un certo studio. Bartolozzi
r adottò e la perfezionò, intuendo che avrebbe incontrato accoglienza.
In sostituzione del lento scalpelletto, inventò una specie di strumento
a guisa di rotella e sparso di punte, di modo che, invece di incidere
punto per punto, il lavoro veniva fatto rapidamente, ed in modo più
uniforme.
Il secolo in cui ei viveva, amava la mitologia, e gli artisti lo secon-
davano; ei pure segui il comune movimento, navigando in piena favola,
ma trattando quasi sempre i soggetti col nuovo metodo, di cui se non
fu l'inventore, possiamo dire a ragione che sia stato il rinnovatore, il
LA BIBLIOFILIA 83
perfezionatore e il propagatore, superando di gran lunga quanti l'ave-
vano preceduto.
E ciò fu la sua gloria, la sua fortuna. Le commissioni di lavori
fioccarono da tutte le parti, tutti volevano qualcosa del suo. I suoi lavori
erano già venduti prima d' essere terminati ; si può dire che la pubbli-
cazione d'una sua stampa fosse un avvenimento!
Furoreggiava allora in Inghilterra la pittrice Anna Maria Angelica
Kauffmann '), « l'idolo delle dame inglesi », i cui lodatissimi e ricercati
disegni servivano agli incisori di colà.
Il nostro strinse con ella grandissima amicizia, e d' allora i di lei
disegni, uniti a quelli del suo intimo amico Gio* Battista Cipriani ch'egli
aveva conosciuto a Firenze e incontrato a Londra dov'era già stabilito
da quattro anni, e del pittore Joshua Reynolds, furono sempre da lui
incisi, ciò che fu causa della celebrità di tutti e tre gli artisti.
Il Bartolozzi, con le sue innovazioni, non si arrestò alla sola inci-
sione a granito, ma subito dopo se ne servi come base di un genere
nuovo.
Il tedesco Giovanni Cristoforo Le-Blond, di Francoforte, aveva inven-
tato r incisione a colori, pubblicando un libro {Harmonie du coloris dans
la peinture, ecc., Londra, 1730) in cui ne spiegava le regole. I francesi
avevano subito adottato il metodo, che poi era passato in Inghilterra
suscitandovi una ammirazione spinta fino al delirio.
Bartolozzi, col suo eccellente buon gusto, la perfezionò in modo finis-
simo, tanto più che i colori riuscivano maggiormente bene sull' incisione
a granito che su quella a taglio.
E cosi, fra l'incisione a granito e quella a colori, la fama del nostro
fu assicurata.
Il re Giorgio III, per dare nuovo e vigoroso impulso alle belle arti
in Inghilterra, le quali in allora quasi tutte si restringevano unicamente
all'incisione, sull'esempio delle città italiane, stabili nel 1768 una Reale
Accademia di Belle Arti in Londra (Royal Academy of Arts). I fondatori
ne furono Reynolds, che la presiedette per molto tempo, Bartolozzi, Ci-
priani e la Kauffmann.
1) Illustre nel suo tempo. Nata nel 1741, morta nel 1807
84
LA BIBLIOFILIA
Bartolozzi fu il primo dei quattro italiani ammessi fra trentaquattro
membri nello stesso anno, e l'unico incisore che ottenne in Inghilterra
il titolo di accademico.
Tale Accademia rispose veramente allo scopo, attirando in Inghilterra,
e creando una eletta schiera di artisti che furono celebri. E per esclusiva
opera del Bartolozzi, promosse anche un perfezionamento e vivo impulso
in prò dell' incisione.
Il nostro, sempre a Brompton, seguitava a lavorare assiduamente.
Cominciò la Clizia, la Morte di Cha-
tam, ecc., vale a dire le sue più belle
opere. Poi, prendendo esempio dagli
incisori e disegnatori francesi del libro,
tanto celebrati in Francia, che s'erano
trasferiti in Inghilterra, cominciò a la-
vorare per editori, occupandosi nella
illustrazione di volumi. Pel suo prin-
cipal protettore, l'editore Aldermann
John Boydell, incise, da disegni di
J. M. Moreau il giovane, buon numero
di beUissimi rami per la Galleria di
Shakespeare, e l'Ariosto di Bashe-
wille, in cui è bellissima, secondo il
Longhi, una Olimpia abbandonata da
Bireno, da disegno di Cipriani.
Secondando il gusto e le richieste
del suo secolo, ei produceva quantità
spaventose di stampe. Poi, crescendo
sempre il lavoro, fece venire d'Italia
Luigi Schiavonetti, suo allievo, onde aiutarlo'), e si formò una vera e
numerosa scuola.
Gli scolari e gli imitatori del Bartolozzi furono d'allora molti a taglio,
moltissimi a granito.
Oltre il succitato, fra i migliori accenneremo Pietro Guglielmo
lÉnl
Musa, incisione a punti di F. Bartolozzi
da nn disegno di G. B. Cipriani.
') Nato a Bassano circa il 1750. Studiò Bartolozzi e Volpato. Fu intagliatore a bulino ed a granito.
Impiegato nella calcografia fondata in Bassano dal conte Remondini, e dipoi il più caro allievo del Bar-
tolozzi.
LA BIBLIOFILIA 85
Tomkins (nato a Londra nel 1750), Scattaglia, Burke, Ryder, Deane,
Ogborne, Chismen, Marcuard, Nutter, Fredling, Michiels, Godefroy.
Francesco Rosaspina (nato a Bologna nel 1760), continuatore del Bar-
tolozzi, dopo di lui, fu uno dei più lodati incisori a granito, e in questo
genere produsse il notissimo « Amore saettante, » dal Franceschini.
Ryland anche, quantunque emulo del nostro, pure l'imitò. E lo studiò
pure il famoso Guglielmo Woollett (i 735-1 785), notevole per aver riunito
nello stesso rame, l' acquaforte, il bulino e la punta secca.
La scuola giovò parecchio al Bartolozzi, perché l' incisione a granito
si può affidare anche agli allievi, basta solo che il maestro la ritocchi e
le dia gli ultimi tratti.
Ma il nostro, per quanto il metodo fosse naturalmente facile e spe-
dito, ei non per tanto, sia detto a sua lode, curò sempre far più bene
che presto.
Raccoglieva il Bartolozzi e danari ed onori a premio delle sue fa-
tiche e del suo genio, ma non si stancava per questo mai dal lavorare e
dall' esercitarsi.
Nelle ore libere, come nei primi anni trascorsi in Firenze, faceva
pastelli e miniava, sempre abilmente. Assistito dal suo caro amico Ci-
priani, dipinse anche un casino a North-Island.
E fino alla più tarda età conservò le proprie qualità e l' abitudine
al quotidiano lavoro.
La sua lunga vita gli diede però il dispiacere di vedersi spegnere i
suoi amici ed allievi, Cipriani, Kauffmann, Marcuard, Reynolds, ecc.
Nel 1802, Giovanni VI, Principe del Brasile, reggente di Portogallo,
l'invitò a Lisbona, offrendogli la carica di direttore generale d'inci-
sione di quella città, col grosso onorario di 4600 lire l'anno e alloggio
gratuito.
Sappiamo che allora Alexandre Lenoir, amministratore del Museo
dei Monumenti Francesi, sentendo tali profferte, con lettera in data 5 frut-
tidoro anno X (23 agosto 1802), propose a Napoleone I, in quel tempo
primo console della Repubblica, di chiamare il Bartolozzi in Francia, onde
far rifiorire il commercio dell' incisione, che tanto oro aveva fruttato alla
nazione, prima che 1' Inghilterra lo avocasse a sé ; con queste testuali
parole: «La gravure est, de tous les arts d'imitation, celui qui représente
le plus d'avantages au commerce, » ed a proposito del Bartolozzi : « Sa
présence seule à Paris suffit pour donner à la gravure un nouveau lu-
86
LA BIBLIOFILIA
stre > '). Ma il futuro esiliato di Sant'Elena incaricò dell'affare il ministro
dell'interno Chaptal, che il 14 vendemmiale, anno XI (6 ottobre 1802),
rispose che, stante la sua avanzatissima età, il Bartolozzi non sarebbe stato
gran che utile, e che la Francia aveva altri incisori, e cosi respinse la
proposta.
E questa prima anche doveva essere la ragione principale pel nostro
incisore di non muoversi da Londra, in cui soggiornava da circa quaran-
t'anni, e affrontare un non breve viag-
gio; ma egli, quantunque Giorgio III lo
volesse ritenere con lui e i giornali gri-
dassero, pure, considerata la sua cattiva
condizione pecuniaria — causata dalla ces-
sazione d'ogni commercio e dallo stato di
esaurimento economico in cui giaceva
allora l' Inghilterra per la lotta contro la
Francia — e la stabilità di un posto,
accettò.
E il 2 novembre 1802 lasciava per
sempre l'Inghilterra, la vera sua seconda
patria.
Fu accolto in Portogallo con grande
onore, e lavorò con successo, sino alla piiì
tarda età, pubblicando parecchie stampe,
tra le quali « La strage degli innocenti, »
da Guido Reni, compiuta ad ottant'anni.
Vide Carlo VI imbarcarsi nel 1808
pel Brasile onde fuggire i francesi inva-
sori, e quindi ritornare nel 1810. Ebbe il dolore di saper morto il 16 giu-
gno di quello stesso anno, il suo caro allievo Schiavonetti eh' era a
Brompton. Ed anch' ei il 7 marzo del 1815, dopo quasi tredici anni di
laborioso soggiorno in Portogallo, si spense dolcemente in Lisbona al-
l'età di ottantott'anni, povero e grande, compianto da tutti gli amanti
delle arti belle e dai virtuosi suoi pari.
Il suo corpo trovò pace nel cimitero della chiesa di S. Isabella,
prossima alla sua abitazione della Traversa de Santa Ouinteira, come
Mater dolorosa^ disegno ed incisione a traLU
di F. Bartolozzi, eseguita in Lisbona nel
1804 a 78 anni.
1) Inventaire Getterai des Richesses d'Art de la France. XIU' Partie. Paris, E. Plon, 1897, pp. 66-67
LA BIBLIOFILIA 87
si sa dai registri parrocchiali, giacché la lapide tombale venne dispersa
nei restauri subiti dalla chiesa.
Della famiglia stranamente nulla sappiamo, solo che gli sopravvisse
fino al 1821 il figlio Gaetano Stefano, nato come dicemmo a Roma
nel 1757, anch'esso incisore, il che ci risulta da lettere degli scolari
del Bartolozzi, e padre della celebre cantante M""' Vestris.
^
Di questo incisore, che venne chiamato valentissimo, grande, illustre,
insuperabile, sublime, e fece epoca nel suo secolo, in modo che pochi
colleghi salirono a simile grado di celebrità, e che ci fa tuttora mara-
vigliare, parlano si mirabilmente i suoi lavori, che sembra quasi inutile
trattare della sua arte.
Ei fu universale nella sua opera e nei suoi tempi. Uno dei princi-
pali elementi della bellezza è la varietà, e Bartolozzi fu vario in supremo
modo. Fu sempre lo stesso, il grande Bartolozzi, in ogni genere d' inci-
sione, da qualunque maestro traesse il disegno.
Anzi questa è la sua più spiccata e preziosa prerogativa, rarissima
a trovarsi negli incisori d'allora, che si ridevano bene spesso della ma-
niera dell' autore da cui riproducevano. Le sue stampe esprimono la bel-
lezza, la fedeltà, il vero spirito dell'originale, a tal punto che rende i carat-
teri, lo stile, il tono caratteristico, il giusto e proprio valore dei colori,
convergendovi tutti i mezzi dell'arte a sua disposizione, in modo da far
riconoscere a prima vista il pittore o il disegnatore. E molto invero gli
fu lodata e invidiata la facilità con la quale, immedesimandosi coli' anima
dell'autore che incideva, usava, variando di maniera, secondo lo stile ed
il soggetto, passare da un maestro all'altro, indovinandone e conservan-
done tutta la freschezza e lo specialissimo carattere.
« Né per essere sopra ciò da alcuni incolpato ei si rimovea dalla
sua maniera, e andava con molta sapienza difendendosi col dire, ogni
mezzo essere buono ove ci conduca all' ottimo scopo che ognuno dee
far segno alle sue brame. E da questo suo sensato principio di sde-
gnare ogni schiavitù a processi prescritti e privilegiati ne nacque che
nel suo intaglio, schifo di obbligarsi ad un metodo più che ad un altro,
si studiò, come più il genio, il gusto e la mano lo soccorsero, di va-
LA BIBLIOFILIA
riare maniera secondo la diversità dello stile e dei sosreetti che dovea
incidere » ').
:àg^k
La contessa di Harringion, incisione a punti di F. Bartolozzi, dal quadro di sir Joshua Reynolds.
Ei, pur incidendo coserelle, picciole stampe di soggetto grazioso e
da gabinetto, seppe finirle con tanta grazia, leggerezza, renderle si mira-
') GiDLio Ferrario, Le Classiche Stampe, ecc., Milano, p. XXVI.
LA BIBLIOFILIA 89
bili nell'esecuzione, ripetendo soavemente la composizione altrui, ed inspi-
rarle ad un fare tanto gentile, che venne detto, e a ragione, per antono-
masia, V Incisore delle Grazie.
«L'intelligenza più profonda dell'umana struttura, la conoscenza
più estesa dell'aerea prospettiva, del chiaroscuro, dell'espressione e di
tutto quanto può condurre alla giusta intuizione del vero e del bello,
non bastano a conseguire la grazia. E questo un sentimento mgenito,
che l'esercizio dell'arte può ben avvalorare, istillare non mai. Fu il vero
distintivo invariabile del nostro Bartolozzi » ').
Veramente, come dice un autore: Se le cìiarmes sparse nelle opere
del Correggio gli meritarono il soprannome di pittore delle Grazie, Bar-
tolozzi può esserne detto l'incisore. Ed altro scrive: Palladio fu l'archi-
tetto delle Grazie, Correggio il pittore, Metastasio il poeta e Bartolozzi
r incisore.
Se al caso qualcuno potè eguagliarlo e fors' anche superarlo « nel-
r umore, nel brio e nella varietà della granitura, nessuno però potè emu-
larlo nella bellezza delle teste e delle estremità, nella morbidezza ed in
un certo che di vaporoso tutto suo » ^). Tutti gli scrittori sono d'accordo
nel lodare l'expression ravissante et l'air vi/ et spirituel qu il donne à ses
tctes de femmes et d'enfants, la finesse d'exécution, et Paccord parfait qui
règne dans ses estampes.
Il suo forte fu nelle stampe di soggetto mitologico, di piccola pro-
porzione, ove giunse a tanta perfezione « che anche gl'incisori di alta
fama, quando dovettero condurre paesi, si recarono onorati di adornare i
loro rami colle figure operate da Bartolozzi. Nel che, a modo di esempio,
sono da notarsi le bellissime figure incise ne' paesi intagliati dal Vivarez
su dipinti dello Zuccarelli, e si stimano mirabiU le altre figure introdotte
nei paesi dell'insigne Woollett, nelle quali dicono i maestri essere una
venustà infinita, una mirabile economia di artificio, e una avvenenza incan-
tatrice » ^).
Ma però, lavorando per quest'ultimo artista, Bartolozzi lo imitò nei
larghi tagli di bulino, che se stanno bene e sono appropriati come li
usava il Woollett per gli alberi e per i monti, sono troppo crudi nelle
carnagioni.
1) LONGHI, La Calcografia, pp. 210-211.
2) G. Ferrario, op. cit.
3) G. Ferrario, op. cit.
3*«
90
LA BIBLIOFILIA
n conte di Cagliostro, disegno di F. Barto-
lozzi, inciso a punti da S. Marcuard (Pu-
pil of F. Bartolozzi).
Il nostro si distinse molto altresì in
incisioni di gran formato e di soggetto
storico, e nei ritratti.
Anche dopo trattata l' incisione a
granito, od a punti, della quale fu il più
gran maestro, ed a cui si dedicò con
tutta l'anima, non tralasciò però il bulino,
con cui aveva iniziato la sua carriera, e
di quando in quando lo riprendeva. Ed
anche li « dotato di un finissimo gusto,
guidato dalle stesse grazie, allontanossi
tanto dagli sterili metodi dei severi bu-
linisti, quanto appunto era d'uopo per
trasfondere nelle sue opere una disinvol-
tura tale che facesse apparire facile il dif-
ficile, e desse loro la libertà di un di-
segno alla matita o alla penna, piuttosto che lo stento o la timidezza
di una incisione a bulino » ').
Era profondo anche nel disegno,
in cui usava matita rossa e nera assie-
me, e lo provano le quaranta stampe
da lui inventate, disegnate e incise.
c3^
Arduo lavoro sarebbe il voler tes-
sere il catalogo delle opere di questo
fecondissimo artista. Esse si calcolano
dalle millecinquecento alle duemila !
Ma però, dice bene il Vallardi"),
« non si può troppo credere che tutte
le incisioni portanti il nome di Barto-
lozzi siano veramente da lui incise. Più volte in Londra abbiamo inteso
dire che a molti incisori, finito un rame, e perché ne trovassero un pronto
Andrea Quirino, senaior veneto, incisione a
punti di F. Bartolozzi.
1) G. Ferrario, op. cit.
-) Francesco Santo Vallardi, Manuale del Raccoglitore e del Negoziante di Stampe. Mi-
lano, MDCCCXLIir, p. 24.
LA BIBLIOFILIA 91
esito, il Bartolozzi permetteva di applicarvi il suo nome, mediante una
contribuzione a seconda del valore dell'opera. Vi sono pure tanti altri
rami incisi da esteri per conto del Bartolozzi, il quale non facea che
porvi il suo nome. »
Anche il Longhi ci ammonisce ') : « Non bisogna confondere coi suoi
veri lavori quel numero di stampe indegne di lui, sotto le quali, onde
approfittare dell'alta sua riputazione, alcuni artefici più inclinati al gua-
dagno che all'onore, sopprimendo il loro nome, seppero indurlo a sosti-
tuirvi il suo. »
Ed è pura, inconfutabile verità, secondo noi, che gran numero
delle incisioni recanti il suo nome, siano invece opera della scuola, o di
qualche collega. Lo dimostrano anche parecchie lettere autografe di Luigi
Schiavonetti e di Gaetano Testolini, suoi scolari, da noi avute in visione
presso il signor Antonio Gheno in Roma. Siamo né pili né meno nello
stesso caso dei grandi maestri della scultura e della pittura.
Tanto più, come dicemmo, il granito è facile e si può affidare agli
allievi, e qualche opera dimostra un fare diverso dal solito, uno stile
scadente e trasandato.
A proposito, il Bartolozzi non adoperava che di rado la sigla, che
era la seguente: F. B., F. B. Sculp., F. B. Se, F. B. f., caso abbastanza
raro tra gli incisori, ma usava porre il suo nome per disteso
T^ in calce alla stampa.
Jj ^ J\_ Diamo la riproduzione di una marca incognita trovata in
una stampa, da disegno del pittore Giuseppe Zocchi. Il Bruì-
^
'^ liot") e il Nagler^), registrandola sotto Bartolozzi, credono che
di sia di questi, o dell'editore anche. Noi opiniamo che possa
Bartolozzi
= essere la marca di Bartolozzi (B) e di un altro incisore (R) Ry-
Ryland? ^ ^ \ / J
land??, con cui il nostro abbia lavorato in collaborazione.
Venendo alla rassegna de' suoi lavori, diremo che il Bartolozzi, a
ventun'anno aveva fatto alcune stampe per le Azioni gloriose degli twmini
illtistri Fioreìitini, ecc. Li folio col testo di Domenico JÌIaria Manni e poi
oltre la raccolta dei cinquantacinque disegni del Guercino, incise i rami
per le opere di Shakespeare, su disegni di Philipp Jakob Loutherbourg,
Moreau il giovane, Felix Meyer, ecc., e una Raccolta di cento pensieri
1) Op. cit., p: 205.
2) Dict. des mo7Wg., II, N. 281 1.
3) Die Monogramtnisten. Band I, p. 874, N. 2031. 1858.
LA BIBLIOFILIA
diversi di Anton Domenico Gabbiani Pittar Fiorentino intagliate in rame,
Firenze 1762, il superbo Ariosto, una Raccolta di 83 tavole in colori
da Holbein, 1862 in 4, le memorie di Th. Hollis, Le rovine del palazzo
Diocleziano a Spalatro pubblicato da R. Adam in folio nel 1764, e una
quantità d'altri libri, collaborando pure nell'opera del Bracci, Memorie
degli antichi iticisori che scolpiroìio i loro nomi nelle gemme e cammei, con
molti monumenti ifiediti, Firenze 1784-88, due volumi in folio.
Vignette di Ramberg per l'Amico dei Fanciulli, di G. B. Buccarelli
incisioni miste, a punti ed a tratti, di F. Bartolozzi.
Incise quaranta stampe di sua invenzione, cinquantuna da Cipriani,
moltissime, più ancora, dalla Kauffmann, molte da Reynolds, dallo Zucca-
relli, dal Piazzetta, da Michelangelo, da Guido Reni, da Domenichino, da
Domenico Gabbiani, da Benedetto Luti, da Holbein, da Hamilton, da Bun-
bury, da Yieira, Ramberg, da E. Richter, Busney, ecc., insomma dai
pittori di tutte le epoche, di tutti i paesi, e di tutti i più differenti stili.
Le sue migliori e più pregiate incisioni, accennandone appena qual-
cuna, sono in un certo ordine di merito: Clizia, la Morte di Lord Chatam,
il Diploma da Cipriani, Orlando ed Olimpia da Annibale Caracci, la Morte
di Didone o Didone nel rogo, la Partenza d'Abramo con la famiglia
dallo Zuccai-elli, la Madonna del Silenzio da Annibale Caracci, la Circon-
cisione dal Guercino, Giove e Leda da \^ieira. Narciso al fonte dallo
stesso, la Strage degli innocenti da Guido Reni, il ritratto di Edward
Thurlow, le Bagnatrici da Cipriani, l'Adultera, ecc.
LA BIBLIOFILIA
93
La raccolta intera delle stampe del Bartolozzi fu venduta in Londra
fino a looo sterline (25,000 lire), e quando scriveva il Vallardi nel 1843,
una celebre ne aveva riunita in Vienna il fu signor Vander Nuli e un' altra
composta di 1700 pezzi con lettera e avanti-lettera l'abate prof. Marsand
in Venezia. Ma sicuramente oggi saranno an-
date disperse.
Il Bartolozzi fu uno dei pochi uomini che
alle doti eccelse dell'ingegno unissero a tal su-
premo grado anche quelle del cuore.
Era amabilissimo e caritatevole. Manife-
stava le proprie invenzioni, i propri lavori a
chiunque avesse voluto vederli. Sostenne, aiutò
e incoraggiò i più deboli, premiò i valorosi, cer-
cando di aprir loro la strada.
A dare idea del suo animo, basti un esem-
pio. Il suo emulo Guglielmo Ryland, aveva prin-
cipiato una grande stampa a punti « la Magna
Carta » da Giovanni Martimer, quando nel 1783
fu condannato a morte per contraffazione di vignetta di Ramberg per l'Amico
carta moneta. Ebbene, il nostro Bartolozzi la '^'' F<^nciuiii, di g. BuccareUi,
incisione mista, a punti ed a
condusse a termine nel 1785, perché fosse ven- tratti, di f. Bartolozzi.
duta a profitto della vedova.
Nella carità e nella prodigalità giunse a tale punto d'eccesso, che
pur avendo nei quarantaquattro anni trascorsi in Londra guadagnato te-
sori, rimase sempre povero.
E la povertà fu appunto una, se non la principalissima delle ragioni
che lo spinsero ad accettare il posto di direttore d'incisione in Lisbona.
Morendo tant'uomo, che riuscì ad imporre e a far ricercare da tutto
il mondo civile il suo lavoro, la sua produzione, fino a far raccogliere
preziosamente anche i suoi biglietti di visita, non si spense la sua arte
ed ei fu sempre considerato come uno dei più grandi incisori del se-
colo XVIII. Però, ci duole il dirlo, qui in Italia non è tanto conosciuto
quanto in Inghilterra Francia e Portogallo.
In questi ultimi anni è poi ritornato di moda, con tutta l'incisione a
granito ed a colori del suo tempo, e la sua opera, insieme a quella degli
allievi ed imitatori, va a ruba ad alti prezzi.
94
LA BIBLIOFILIA
c3^
Ora eccoci a parlare dell'esposizione delle opere del Bartolozzi.
Nella sala del Gabinetto Nazionale delle Stampe, disposte in due
ordini lungo le pareti, sopra quattro file di scaffali di noce, entro cui si
conservano parte dei volumi contenenti il materiale del Gabinetto, e in
mezzo, su due lunghi mobili dello stesso legno, sono in bell'ordine,
127 cornici di noce di tutte le grandezze, in cui si contengono 191 lavori.
Puttini, incisione a fac-simile di F. Bartolozzi, da nn disegno del Guercino da Cento.
Vale a dire 153 incisioni, 36 disegni e due autografi, tutti esposti possi-
bilmente per ordine cronologico di tempo. Sotto ogni incisione è un
cartellino esplicativo, a stampa. Le incisioni sono tutte proprietà del Ga-
binetto Nazionale, trentacinque disegni furono gentilmente esposti dal
comm. Raffaele Canevari, onde completare degnamente l'opera del Bar-
tolozzi. Ed infatti la Galleria e le altre raccolte governative non ne pos-
sedevano neppur uno ; se ne trovano soltanto cinque nella R. Galleria
degli Uffizi a Firenze.
Uno, rappresentante Anfitrite ed un Tritone, fu donato dal signor
Kempner. I due autografi furono esposti dal cav. Azzolini.
LA BIBLIOFILIA 95
Principiando, apre la serie il ritratto in ovale del nostro Barto-
lozzi, inciso da Samuel Marcuard (i 751-1792), su disegno di Joshua
Reynolds (1723-1792).
Il nostro artista, giovanissimo, è con la matita alla mano, appoggiato
ad vm angolo di tavolo su cui sono dei disegni. L'incisione a punta ci mo-
stra nettamente di tre quarti di profilo, la dolce, giovanile e simpatica
fisonomia dell'artista, vero specchio della bontà del cuor suo. Datato 1788.
Con gentile pensiero della Direzione della Galleria, due ramoscelli d'alloro
s'incrociano, semplice e caro ricordo, sulla cornice che racchiude l'inci-
sione.
In basso, inciso da John Raphael Smith (i 740-181 1), su disegno di
Jean Francois Rigaud (morto nel 1810), in maniera nera, è ritratto Barto-
lozzi co' suoi amici Agostino Carlini e Giambattista Cipriani (i 732-1785).
Il primo è in piedi a sinistra, col mazzuolo in mano, in mezzo è il
nostro, di tre quarti, poggiato alla riga e armato del bulino; all'altro
lato Cipriani, intento a dipingere una figura muliebre allegorica, forse
la Fama, su d'una gran tela.
Come si vede, queste due incisioni non fanno parte dell' opera del
Bartolozzi, ma vi sono state giudiziosamente immesse e poste a capofila
per dare le care sembianze di lui e de' suoi due carissimi amici, che tanta
parte presero alle sue glorie, ai suoi lavori. Non avendo ei, nei più che
settanta ritratti di grandi e piccoli personaggi da lui incisi, mai dato posto
al proprio, vedi colmo di modestia.
E qui, ad inaugurar l'opera del nostro artista, due grandiose rappresen-
tazioni allegoriche-decorative, da Giacomo Guaranà (Venezia, 17 16-1770):
la Santissima Trinità, e l'Apoteosi di Diana; con un sapore eminentemente
tiepolesco. Evidentemente disegnate per soffitto di salone.
In mezzo, da Pietro Longhi (Venezia, 1 720-1 762), il Cavadenti. Inci-
sione tratta da uno dei sei saporitissimi e vivi quadri di vita veneziana
del settecento, conservati ora nella R. Accademia di Belle Arti in Venezia.
Un buon ritratto, da un disegno di Gio. Francesco Barbieri detto il
Guercino (i 590-1 666), facente parte della raccolta di disegni in fac-simile
che Bartolozzi incise da questo autore. Datato 1764.
Uno stupendo e fine San Giovanni Battista, in rosso, da Domenico
Zampieri detto il Domenichino (i 582-1 641).
In questi due lavori traspare meravigliosamente la rara proprietà
del Bartolozzi, di rendere con tutta la più assoluta scrupolosità il tocco e
96
LA BIBLIOFILIA
incisione a tratti di F. Bartolozzi, da un di-
segno di C. R. Ryley.
la maniera propri! del maestro preso a
incidere. A dieci passi di distanza qua-
lunque più povero conoscitore d'opere
d'arte è forzato a rav\'isarvi la maniera
dei due maestri suddetti, prima ancora
di leggere il sottoposto cartellino. \'ere
fotografie dello stile, sono, da questo
lato, fra le più belle stampe del nostro.
Da Cipriani, alcune rappresenta-
zioni di bassorilievi antichi, ben rese.
Il ritratto dell'illustre pittrice Ro-
salba Carriera (i 675-1 757), a colori, da
un pastello dell'autrice. Datato 1778.
Sopra, una Sacra Famiglia, incisione
stupenda d'uno schizzo di Pietro Testa
Partecipazione di morte dei bambini Woodmason, (LuCCa, I 6 I I , Roma, I 6 50).
Subito dopo, la Carità, incisa dal
Bartolozzi in rosso, con composizione
e disegno proprio. Vi si conosce all'istante il suo fare, come dai disegni,
che vedremo dopo, il suo fare inspirato all'amica Kauffmann.
Circa quattordici coserelle da Cipriani ed altri : biglietti d' augurio,
per concerto, per balli e per teatri, ecc.,
com' era nella moda del tempo, grazio-
sissimi e civettuoli nella loro piccola e
accurata apparenza. Sembrano miniature,
sono tutto un sapore di leggiadria ideale
e di vaporosità.
Camillo che giunge a liberare Roma
dalla prepotenza di Brenno, da Sebastia-
no Ricci (1659- 1734). Stupenda incisione
a pieno bulino, in nero, ma tanto magi-
stralmente trattata che s'intuisce un vigo-
roso colorito. Tutto l'insieme è di quella Biglietto per la beneficiata di madama Banti,
1 , • • j • • . j /— • incisione a tratti di F. Bartolozzi, da un
maniera d incidere cominciata da (xiu- -■ -• „
disegno di Busney.
seppe Vasi, e che poscia, al tempo del
Bartolozzi, il suo allievo CAo. Battista Tiranesi appliciiva tanto spiritosa-
mente e pittorescamente, stupefacendo l'Europa intera, alla riproduzione
LA BIBLIOFILIA 97
dei monumenti e delle rovine dell'antica Roma. In questa incisione,
prima ed unica di tal maniera, V iiicisar delle Grazie ha evidentemente
voluto per una volta imitare a perfezione il Piranesi e dar prova eh' ei
non era solo l'artista dai soggetti, e dal taglio tenue e delicato. Il di-
segno sembra di Pietro Berettini da Cortona.
Il re Giorgio III d'Inghilterra a caccia insieme ad una brigata di
gentiluomini, da Carlini.
Ve ne sono due esemplari, uno a mezzo lavoro, e l'altro terminato.
Qui il nostro incisore imita di tal modo la maniera inglese, e cosi bella-
mente, che fa meravigliare addirittura. Se ne può arguire, come il vivere
in Inghilterra, obbligasse lo scultore- disegnatore Carlini e il suo amico
Bartolozzi a crearsi tutte e due uno stile compensibile, piacente al pub-
blico di colà, e quindi inglese, ed in tutto differente dalla primitiva ma-
niera italiana.
Tra due ritratti, l'uno di lord George Augustus Eliott Heathfield,
r illustre generale celebre per la difesa di Gibilterra, da A. Poggi, l' altro
dell'ammiraglio sir John Francis Edward Acton, primo ministro di Fer-
dinando IV re di Napoli, ci è forza soffermarci rapiti dinanzi ad un divino
ritratto di Miss Farren, da Thomas Lawrence (1769-1830). La Miss è in
piedi, di faccia, guardando lo spettatore, rivestita di un abito invernale.
La stoffa, il pelo che la guarnisce, tutto è dato con una verità che fa rima-
nere estatici. Il suo visino gentile e birichino è una delizia d'effetto e
di lavoro.
Uno splendido paesaggio completa l'assieme di questa superba inci-
sione a granito, che reca la data 1791.
Segue il Diploma della Reale Accademia di Belle Arti in Londra
inciso dal Bartolozzi per incarico di questa, su disegno del Cipriani. Si
rilasciava ai membri della medesima quando venivano nominati. E assai
ricercato dagli amatori, ed ascese ad alto prezzo in tutte le vendite.
Dopo Clizia abbandonata da Apollo e la Morte di Lord Chatam, è la più
stimata opera del nostro incisore. La fronte rappresenta Ercole ed il
Genio delle Arti, appoggiati ad una cartella circolare, entro cui è figu-
rata Minerva in trono che distribuisce le ricompense alle arti. Il verso
reca una cartella adorna di fregi in cui doveva scriversi la decisione del-
l'Accademia, il nome e la qualità della persona nominata, la firma del
presidente e l'anno. Tutt' assieme però il lavoro è freddo ed.... accade-
mico. La più bella figura ne è il Genio delle Arti. Fu inciso nel i 768.
3«««
98
LA BIBLIOFILIA
Questa è la seconda prova ; la prima, senza l' iscrizione del nastro Labor
et Ì7igetikmi, e rarissima.
Miss Farren, incisione a punti di F. Bartolozzi, dal quadro di sir Tommaso Lawrence.
Il trionfo della Virtù, da William Matthew Peters (174 2- 1800). Ne
abbiamo sotto gli occhi due esemplari, uno a colori, l'altro in nero. Com-
posizione ricca di molte figure, vi ribocca il carattere proprio del Bar-
tolozzi. Fu incisa nel 1795.
LA BIBLIOFILIA 99
Un o;rande disegno di donna incoronata di pampani, in atto di bere
(forse una baccante od Ebe), in nero, turchino e rosso, e tre studi di
donna a mezzo busto, in matita nera con lumi di rossa, come era uso
dell' artista.
La malamente detta Morte del Conte di Chatam'), da un dipinto
di John Singleton Copley (i 737-1 81 5), ora esistente nella Galleria Nazio-
nale di Londra. Il Conte è raffigurato cjuando — fattosi portare ad onta
della malattia in Parlamento, per assistere all'importante seduta — si alza
per rispondere al Duca di Richmond che l'invitava a proporre mezzi di
conservare l'America sotto la dipendenza della Metropoli, e cade fra le
braccia del Duca di Cumberland e di Lord Tempie, in un accesso con-
vulsivo, mentre tutti gli altri membri dell'Assemblea corrono a lui. E una
bellissima incisione a tutto bulino. Ne abbiamo due esemplari, uno a metà
del lavoro che rende l'illusione d'essere eseguito su d'una lastra d'ar-
gento, e l'altro compiuto. La pili grandiosa composizione che abbia mai
fatto il Bartolozzi. Oltre il ritratto del Conte di Chatam, vi sono quelli di
cinquantasei personaggi del Parlamento. Il Ferrarlo ") la chiama « Stampa
di un lavoro immenso e squisito, una stampa infine che l'affettuoso e de-
voto animo degli Inglesi verso di quel ministro si benemerito rendeva
loro per ogni rispetto preziosa. » Longhi ^) la dice « la tanto celebrata
morte di Lord Chatam.» E datata 1791.
Poi, da Francesco Vieira (i 724-1805), con paesaggio inciso da
B. Comte, Giove e Leda. Leda completamente nuda e coricata sulla
riva d'un ruscelletto, cinque amorini la coronano d'un laccio di rose e
le conducono innanzi Giove sotto le forme d'un candido cigno. Tutto
s'accorda a fare di questo lavoro una cosa soave e nell'istesso tempo
perfetta.
Rileviamo soltanto che imitando non appropriatamente il taglio del
bulino di Woollett negli alberi, Bartolozzi ha fatto troppo grandi e pro-
fonde le linee della gamba sinistra della Dea, si che per osservarne il vero
effetto è d'uopo guardarla un poco discosti. Datata 1814.
Sùbito appresso, da Hans Holbein il Giovane (1497-1543), i ritratti
1) Guglielmo Pitt, Conte di Chatam, uno degli uomini di Stato più illustri d' Inghilterra, nato a "Wer-
minster il 15 novembre 1708, morto a 70 anni il 12 m.aggio 1778 nella sua casa di campagna di Hayes, ove
era stato trasportato dopo il malore da cui venne colto in Parlamento.
2) Le Classiche Stampe, p. 35.
3) La Calcografia. Mihno, 1830, voi. I, p. 211.
lOO
LA BIBLIOFILIA
di cinque personaggi: Lord \'aux, Lord Richard, il cav. Thomas Elliot,
William Wareham e sir John More, dalla serie dei disegni per i ritratti dei
principali personaggi alla Corte di Enrico Vili.
Ritratti tutti addirittura meravigliosi, specialmente il primo e l'ul-
timo, pel modo con cui sono rese le caratteristiche d' ognuno, conservata
r impronta dell' epoca e
del loro grande autore.
Essi poi colpiscono pro-
fondamente il visitatore
pel distacco che fanno,
esposti come sono tra le
altre incisioni tratte da
autori del settecento.
Non è più il lavoro
del gentile e vaporoso
incisore delle Grazie, ma
quello di un seguace di
Diirer, tanto ha cangiato
di tecnica e s'è assimilato
air autore.
Se r Holbein stesso
avesse potuto vederli ne
sarebbe rimasto rapito.
Un buonissimo ri-
tratto di William Henry,
Principe d' Inghilterra,
rappresentato in costume
di Guardiamare sul va-
scello Princc George, da
Paul Sandby (1735-1808),
ripassato all'acquatinta da
Benjamin West (1738-1820).. Vicino, un principe Giorgio di Galles, poi
re Giorgio IV, in costume da caccia, da John Russel (i 744-1 8oò). Bella
stampa a colori, che anche nella antecedente esposizione venne scelta
a rappresentare il Bartolozzi.
Seguono sei vari disegni di teste muliebri e virili, e alcuni studi di
teste di cavallo, schizzi di mani, braccia e putti.
S. A. R. Giorgio principe di Galles, incisione a punti di F. Bar-
tolozzi, dal quadro di J. Russel.
LA BIBLIOFILIA loi
Notevole un bel gruppo vicino ad una chiesa, in un cimitero, e due
superbi mezzi busti di ragazze. Tutto trattato a matita nera con lumi
di rossa.
La fila termina con 1' arresto di Luigi XVI al ponte di Varennes, da
Francesco Pellegrini (i768?-i8i 2), acquaforte interamente a puntini, a
mezzo lavoro, ma si noiosa, che quantunque non terminata, io credo non
sia opera del Bartolozzi, bensì d' un suo scolaro, tanto più non essendo
firmata.
Ed ora, passando ad esaminare le incisioni poste sui due mobili in
mezzo alla sala. Maria Cristina d'Austria, sorella di Maria Antonietta, da.
Alessandro Roslin (i 733-1 793), in rosso.
Raccolta del grano, dall'americano Benjamin West (i 738-1820), lu-
minosa e bella stampa di un carattere molto moderno.
Un disegno di bambina seduta su di una sedia di vimini, con sotto
questa scritta :
« fatta da me F. Bartolozzi l'anno 1796 per la Sig." Maria Fabbris,
essendo una bambina della quale essa aveva cura, essendo figlia di Luvigi
Borghi. Mio particolare amico. »
Di seguito, un ritratto d'uomo a lapis nero e rosso.
Nel verso del mobile, da John Reynolds (i 723-1 792), il Lord Gran
Cancelliere d'Inghilterra Edward Thurlow, una fra le sue belle cose, in
fatto di ritratti. Edito nel 1782. Il Lord è in tutta la pompa del suo
ricco costume, con una maestosa parrucca.
Superbo, caratteristico ritratto, che unito al suo susseguente, quello
di Earl of Mansfield, dallo stesso autore, fa ammirare l'effetto dell'inci-
sione a pvmti nella riproduzione delle carni.
Disegni di putti, figure allegoriche, in lapis, e due figure, una delle
quali, d'uomo, reca a penna e matita scritto: «Uomo che era nella banca
di Magonza che vomitò. »
Bellissimo disegno a matita rossa, nera, turchina e gialla, rappre-
sentante un gruppo mitologico, cioè una giovane con due amorini ai lati,
uno dei quali regge una face in mano.
Cleone, dalla Kauffmann.
Giove ed Io, da Antonio Allegri da Correggio (1494-15 34). Finis-
sima e delicata incisione in rosso.
Sulla sponda d'un ruscelletto, nel quale viene ad abbeverarsi un
timido cerbiatto, sta la Dea nuda, seduta di profilo, cogli occhi socchiusi
I02
LA BIBLIOFILIA
dall'ebbrezza, e sembra svenire in un supremo bacio fra le braccia del
tonante dell'Olimpo che sporge da una nube. Una vera meraviglia di
concetto e d'esecuzione !
Nel mobile seguente, l'ultimo:
I Ghiottoni, incisione buttata giù alla svelta, e forse della scuola del
Bartolozzi, come 1' arresto di Luigi XVI. Sono due buongustai, che man-
giano a più non posso, serviti da
cinque camerieri, che vanno e ven-
gono carichi di vivande e di vini. I
piedi infasciati dei banchettanti, pog-
gianti su cuscini, chiariscono che il
male degli epicurei, la gotta, gli ha
assaliti senza pietà.
Anfitrite ed un Tritone, disegno
che per tecnica si allontana tanto
dagli altri del nostro, da farci dubi-
tare della sua identità.
Una bella Griselda a colori,
dalla Kauffmann.
La Fama che getta fiori sulla
tomba di Shakespeare. Tre piccole
illustrazioni del Teatro di Shake-
speare, da Philipp Jakob Louther-
bourg (1728-18 12), accuratissime.
All' altro lato del mobile, un
paesaggio a penna ed acquerello, e da Reynolds, in rosso, il ritratto di
Maria Anna Angelica Kauffmann, buono assai. Dalla Kauffmann, il ri-
tratto di Miss Luisa Hammond, e il Damone e Musidora, in rosso.
Da Cipriani, putti che si bagnano, molto graziosa incisione, e tre
tondini con la Primavera, l'Autunno e l'Inverno.
Da Carlo Cignani (i 628-1 7 19), ima scena di satiri e putti che suonano.
E l'esposizione termina con uno schizzo di Anton Domenico Gab-
biani (Firenze, 1652 -1726), la Cena in Emaus, maestrevolmente inciso
a guisa di disegno. La qualità della carta e la tonalità del color dell'in-
chiostro, che sembra nero di seppia, ingannano l'occhio e concorrono a
fare di tutto una cosa si perfetta e bella, che chi noi sa è assolutamente
impossibile la prenda per un' incisione.
Giove ed Io, incisione a punti di F. Bartolozzi,
dal quadro del Correggio.
LA BIBLIOFILIA
103
Ed eccoci al fine.
Avverto che ho accennato soltanto le incisioni più interessanti per
carattere artistico e per concezione, ed anzi, più che altro, ho dovuto
limitarmi a spigolare qua e là,
fra si florida messe artistica che
avevo spiegata sott' occhio.
I lettori si saranno agevol-
mente accorti che a rendere
completa l'esposizione mancano
parecchie delle più belle stampe
del nostro incisore.
In prima fila il capolavoro
suo, la meravigliosa Clizia ab-
bandonata da Apollo, la Ma-
donna del Silenzio da Annibale
Caracci, Orlando ed Olimpia dal-
lo stesso, la Morte di Bidone,
o Bidone sul rogo, la Circonci-
sione di Gesù dal Quercino, la
Partenza d' Abramo con la famiglia dallo Zuccarelli, Giove e Leda da
Vieira, Narciso al fonte dallo stesso, le Bagnatrici da Cipriani, la Strage
degli Innocenti e l'Adultera.
Incisioni tutte che il Gabinetto
delle Stampe non possedeva affatto.
Ma ad onta di ciò, l'esposizione,
bisogna riconoscerlo, grazie a chi con
tanta assiduità e criterio se ne occupò,
è riuscita veramente di molto superiore
alla generale aspettativa, vuoi per co-
pia, vuoi per varietà di materiale espo-
sto, che va dalla minuscola alla grande
stampa, dall' incisione da gabinetto alla
vignetta, e raggiunge perfettamente lo
scopo prefissosi, d'illuminare in tutti i suoi momenti ed in tutte le sue
memorie l'opera di Francesco Bartolozzi, gloria italiana.
Minerva, Incisione a fac-simile di F. Bartolozzi, da un
disegno di G. B. Cipriani.
Frontispizio del Corso di Figura, disegnato da
F. Bartolozzi.
I04 LA BIBLIOFILIA
Ed il pubblico accorre continuamente numeroso, ad ammirare e gu-
stare le splendide creazioni, a trascorrere istruttiva un'ora fra le pareti
tappezzate tutt' ingiro di multiformi e sapienti lavori dell'illustre e fecondo
inciso)- delle Grazie, del magistrale bulino dell'incisore anglo-italiano del
secolo della rivoluzione '). -o a
'' Romolo Artigli.
') L'esposizione è stata chiusa il i6 aprile del corrente anno, per dar posto a quella dell'opera di
Albrecht Durar, illustrata nello scorso numero di questa Rivista, dal chiaro direttore cav. Leo S. Olschki.
RECENSIONI
Il Codice Diplomatico Dantesco.
Alle pubblicazioni recentemente venute in luce, del Volkmann, del Ivrauss,
del Ricci, del Bassermann, del Berthier che, giovandosi dei moderni ritrovati di
riproduzione, splendidamente illustrano la vita o le opere dell'Alighieri, un'altra
se ne aggiunge, italiana; il Codice Diplomatico Dantesco corag^osamente iniziato
e in modo degno d'ogni lode proseguito dai signori Guido Biagi e Giuseppe Landò
Passerini. I quali, propostisi di raccogliere in un corpo solo tutte le notizie certe,
risultanti da documenti, riferentisi alla vita pubblica e privata, agli antenati, ai
discendenti, ai parenti, agli amici, a coloro tutti che ebbero col Poeta in qualsisia
maniera rapporto, così, rivolgendosi agli studiosi dell'Alighieri, dichiararono il loro
intendimento : « E tempo oramai che gli studi sulla vita di Dante, con la scorta
e l'esempio dei più venerati maestri, siano messi per una via da cui non si torni
indietro ; non più quella delle vaghe affermazioni o dei sistematici dubbi, sibbene
l'altra, diretta e sicura, della riprova dei fatti. E a questa via da tre punti con-
viene muovere: dallo studio delle notizie soggettive sparse qua e là nelle opere
del Poeta ; da quello delle notizie tradizionali forniteci dai biografi antichi più degni
di fede ; dall' esame dei documenti acquisiti alla storia. » Da quest' ultima parte i
due benemeriti eruditi han mosso il passo: e che l'opera loro, per corredo di ricerche
e di studi, per gusto e per critica sorpassi le promesse convien che dichiari chiunque
abbia sott' occhio i quattro fascicoli fin qui pubblicati; come il beneficio grande
che vengon rendendo agli studi danteschi, raccogliendo in assetto definitivo l'in-
gente cumulo di scritti cui la sola vita del Poeta ha dato origine, misurerà chi
pensi che quegli scritti son dispersi in pubblicazioni di pochi esemplari, difìfìcil-
mente reperibili, in riviste d'ogni parte, anche in giornali politici.
L' opera, come vuole la mole sua e la sua laboriosa preparazione, esce a fasci-
coli; senza che n'abbia detrimento l'immediata utilità pratica; poiché opportuni
indici agevoleranno l'ordinamento e le ricerche, sia perché ogni fascicolo, in sé
LA BIBLIOFILIA
105
stesso compiuto, illustra uno o più fatti della vita di Dante; e dato il carattere
del lavoro, non racconto, ma Codice Diplomatico, non ne soffre l'unità del lavoro
che non è una biografia, ma una raccolta di documenti. E i documenti dati in
splendide tavole di fac-simile conservando le dimensioni delle pergamene e delle
carte o di poco riducendole, mette sotto agli occhi del lettore i tesori di più archivi
e biblioteche, facendogli cosi vedere con la maggiore fedeltà possibile, gli originali
stessi. Oltre la riproduzione in zincotipia, si dà del documento, quando bisogni,
la storia; sempre poi si accompagna con la trascrizione diplomatica, con note illu-
strative delle persone, degli avvenimenti menzionati: e le illustrazioni son anche
figurative da miniature, da pitture, da sculture contemporanee, o delle più vicine
a quei tempi. Sicché l' arte bellamente s' accoppia alla erudizione per darci una
genuina rappresentazione, sotto ogni aspetto compiuta, delle memorie che all'Ali- '
ghieri ed ai suoi si rilegano.
Dei quattro fin qui pubblicati, il primo fascicolo è consacrato all'ambasceria
di Dante per il comune di Firenze al comune di San Gimignano : gli altri tre
hanno la serie degli atti consiliari dello stesso comune di Firenze nei quali Dante
intervenne e consigliò.
Una scoperta degli egregi editori rende pregevole di novità e d'importanza
il fascicolo primo. Da essi ritrovata nel R. Archivio di Stato in Firenze, qui si
pubblica per la prima volta la deliberazione dei 31 marzo 1299 del Consiglio dei
Cento sull'elezione dei sindaci della Taglia guelfa di Toscana, in esecuzione della
quale deliberazione la città di Firenze inviava a San Gimignano un ambasciatore,
che fu Dante, per invitare quel comune a nominare un suo rappresentante in un
parlamento da convocarsi in breve, per provvedere al grave affare della nomina
del Capitano della Taglia stessa. Ai 7 maggio parlò l'Alighieri innanzi agli ufficiali
ed al Potestà di San Gimignano, ottenendo ciò che domandavasi, compiendo felice-
mente l'ambasceria, prima delle due che certamente egli compì. Era allora potestà
in San Gimignano Mino di Simone dei Tolomei da Siena, soprannominato Zeppa,
che Cecco Angiolieri vituperò per avaro e codardo. Di Mino si danno molte notizie
e importanti, con l' albero genealogico ; e ancora del notaro di lui, ser Tuccio di
Segna, del quale si ristampa una singolare ballata « Molto à eh' io non cantai, »
che il Carducci per il primo ritrovò e fece conoscere. Si aggiungono altre notizie
sul Capitano della Taglia guelfa, ufficio che in quel tempo teneva il conte Taddeo
di Monte Orgiali della Maremma senese, forse dei Cacciaconti, quello stesso che
fu curatore di Giovanna, figliuola di Nino Visconti di Gallura e che trattò il ma-
trimonio di lei con Corradino Malaspina.
Alle fototipie della carta sangimignanese fanno corredo una veduta della
terra turrita di San Gimignano, e due suoi splendidi stemmi, dei quali uno nella
sala del Comune (fig. i), l'altro che sta nella chiesa di Sant'Agostino all'altare di
San Bartolo, è opera di Benedetto da Maiano ; la riproduzione del Palazzo del Popolo,
e della sala di questo palazzo, conservata anche oggi come Dante la vide, salvo che
in luogo delle ricche pitture d'allora, delle quali solo alcune tracce restano oggi,
poco appresso, nel 131 7, vi conduceva Simone Memmi il grandioso affresco della
io6
LA BIBLIOFILIA
Vergine. Del potestà Tolomei si riproducono il sigillo e lo stemma, togliendo questo
dalla coperta del libro originale dei Consigli del comune durante la sua potesteria.
I dieci atti consiliari del comune di Firenze, ai quali Dante partecipò dal
6 luglio 1295 al 28 di settembre 1301, prendono gli altri tre fascicoli del Codice
Diplomatico. Nel Consiglio generale del comune del 6 di luglio del 1295, mes-
Fig. I.
ser Palmieri Altoviti, proposto dalla Signoria, mise innanzi alcune parziali riforme
agli Ordinamenti di giustizia che, statuiti per opera di Giano della Bella grave-
mente opprimevano i grandi, e che ora proponevasi, come si ottenne, di mitigare,
per togliere ogni ragione d' insorgere contro il reggimento popolare. Di questa de-
liberazione di grande importanza politica nella storia del comune, che tra i suoi
favorevoli ebbe l'Alighieri allora giovanissimo, e forse per la prima volta consi-
gliere, ci rimane la ConstiUa in un logoro frammento di carta, dove il dotto ed
•esperto pubblicatore di quei documenti, Alessandro Gherardi, divinò il nome di
LA BIBLIOFILIA
107
Dante Alighieri, restandone appena le due ultime sillabe. Intera invece ci è per-
venuta, ed era già stata pubblicata dal Del Lungo, la Provvisione che si riferisce
a questa riforma degli Ordinamenti di giustizia, cioè le proposte deliberate dai
Priori, dal Potestà, dal Capitano del popolo e dai Consoli delle arti; e qui si
riproduce integralmente, e cosi conosciamo a pieno la riforma sancita in favore
dei Grandi. D'assai minore importanza è la Consulta del 14 dicembre 1295, rife-
rentesi al modo di rinnovare la Signoria per il bimestre dal 15 di dicembre, che
ebbe Dante fra i consiglieri, e
che qui si pubblica sola, non
pervenutaci la Provvisione.
In questi due consigli in-
tervennero con Dante, Palmieri
Alto viti e Leone Poggi ; il primo
a lui compagno nell'esilio, l'altro
marito d' una sorella di Dante,
e padre di quell'Andrea, che, al
dire del Boccaccio « maraviglio-
samente nelle lineature del viso
somigliò Dante, e ancora nella
statura della persona, e cosi an-
dava un poco gobbo, come Dante
si dice che facea ; » ma, pur trop-
po, non ebbe con lo zio altra simi-
glianza, poiché « fu uomo idiota. »
Dell' Altoviti e del Poggi per-
tanto si accolgono notizie bio-
grafiche in questo fascicolo con
lo stemma (fig. 2) del primo.
A questo tempo il comune non aveva ancora la splendida residenza inalza-
tagli da Arnolfo. Da una pittura del Vasari nella sala di Leone X in Palazzo
Vecchio si riproduce in questo secondo fascicolo la facciata di San Piero Sche-
raggio, ove s'adunavano i consigli, distrutta poi nel 1561 per edificare gli Uffìzi,
trasportandone il magnifico pulpito marmoreo (qui anche riprodotto) nella chiesa
suburbana di San Leonardo d'Arcetri, ove esiste tuttora. Da una pittura che Cen-
nino Cennini da Colle fece, nella prima metà del quattrocento, nelle antiche carceri
delle Stinche, si riproduce ancora Sant'Anna in atto di consegnare gii stendardi
di Firenze alle milizie cittadine. In fine sta la riproduzione dell'arme degli Altoviti,
da quella originale, che, scolpita da Benedetto da Rovezzano, vedesi anche oggidì
sulla facciata della canonica dei Santi Apostoli in Firenze (fig. 2).
Con la Consulta dei 5 giugno 1296 e con la relativa Provvisione componesi
il terzo fascicolo del Codice. Nel consiglio di quel giorno più sono le proposte: le
più importanti, le opere di allargamento della piazza di San Giovanni in Firenze,
ed i provvedimenti per il governo di Pistoia. Poiché ai consoli di Calimala e agli
Fig. 2.
io8
LA BIBLIOFILIA
operai di Santa Reparata la piazza sembrava « arcta et parvae capacitatis gen-
tium, » cosicché fosse malagevole assistere alle prediche e alle feste, si provvide
atterrando lo spedale, rimovendo le arche che erano attorno alla chiesa e pur troppo
disperdendole quasi tutte, tanto che due sole oggi ne rimangono nel cortile del
Palazzo Riccardi. A Pistoia, datasi per cinque anni in balia dei fiorentini, affinché
la pacificassero e riformassero, si mandano tosto due ufficiali del comune, che, per
quanto pare, la governarono aspramente.
Le illustrazioni fototipiche di questo fascicolo anche meglio riuscite di quelle
degli antecedenti, molto le sorpassano per importanza storica. Ben sette ci pongono
sotto gli occhi l'antico tempio di San Giovanni, tolte tre da pitture e miniature
antiche, e quattro, fin qui sconosciute, cavate da un magnifico manoscritto chi-
F.g.
giano del secolo xiv delle cronache del Villani, che agli avvenimenti nel Codice
Diplomatico illustrati sarà opportunissimo ed autorevole commento figurato. Anche
la veduta di Pistoia è tratta da questo manoscritto prezioso; e dall'originale nel-
r atrio del Palazzo Riccardi proviene la riproduzione d' una delle arche che stavano
attorno alla chiesa di San Giovanni (fig. 3).
Le Consulte del 1301 formano il quarto fascicolo. Chiudono queste l'opera
dell'Alighieri consigliere del suo comune, che fu presente, in quest'anno, ai consigli
del 14 aprile; del 19 giugno; del 13, del 20, e del 28 di settembre. Nel primo si
discusse del modo d'eleggere i Priori per il bimestre successivo (come già erasi
discusso nel 14 dicembre 1295) e della elezione di sei Buoni uomini nel sesto di
Borgo i quali vadano a scrutinio per Gonfalonieri. Nei due consigli del 19 giugno
la proposta fu per trattative fra il comune di Firenze e quel di Colle, fra il co-
mune di Firenze e papa Bonifazio Vili. Nel 13 di settembre i consigli tornarono
a parlare degli Ordinamenti di giustizia, giogo intollerabile per i grandi, caposaldo
di libertà e di quieto vivere per il popolo trionfante. Il transito di grani e biade,
se dovesse permettersi sul territorio fiorentino, mentre da Bologna eran condotti a
LA BIBLIOFILIA
109
Pisa; e nello stesso giorno, in altro consiglio, si disbrigarono piccole faccende del
comune.
In tali consigli qui riassunti per sommi capi. Dante spesso interloquì. Ai
14 d'aprile, sul modo d'eleggere la futura prossima Signoria, parlò in favore del
parere di ser Bindo di ser Guicciardo « quod Capitudines et Sapientes cuiuslibet
sextus simul congregati nominent quatuor in quolibet sextu, et postea fiat scrupti-
nium secundum morem solitum » e cosi fu accettato ; e per la elezione del Gonfa-
loniere, Dante « consuluit quod Capitudines et Sapientes cuiuslibet sextus nominent
unum in dicto sextu, » come,
per alzata e seduta, piacque ai
pili. Nei consigli del 19 di giu-
gno si dichiarò l'Alighieri fa-
vorevole alla « commisio facta
per comune de Colle in domi-
nos Priores et Vexilliferum, »
restando la proposta approva-
ta; ma in ambedue i consigli
di quel giorno egli negò reci-
samente che si desse a Boni-
fazio Vili il sussidio dei cento
militi, i quali pur furon con-
cessi con quarantanove voti
favorevoli, nonostante trenta-
due contrari. Parlò anche ai
13 di settembre sugli Ordina-
menti di giustizia; ma nella
Consulta la parola di Dante,
a noi « in simil proposito e
momento anche più preziosa »
(Del L.V'NGO, 'Dino Compagni,
I, 209) fu lasciata in bianco dal
poco diligente notaio. Per la
condotta dei grani da Bologna
a Pisa dette parere favorevole l'Alighieri nel giorno 20 settembre; e lo dette dopo
quello di tale eh' ei doveva nel Poema infamare, messer Lapo Salterelli : e così fu
concesso. E favorevole fu il parere di Dante, in altro consiglio in questo giorno
medesimo, a minori proposte, fra le quali che si spendessero sessantatre lire « in
quodam messale emendo prò capella Priorum et Vexilliferi, dandis presbitero
Bene, rectori ecclesie Sancti Ruffìni. »
Di questi consigli del 1301, riferiti in questo quarto fascicolo, ai quali fu
presente l'Alighieri, mancano, disgraziatamente, tutte le Provvisioni, tranne una,
in data 28 settembre; ma ci rimangono, per buona ventura, tutte le Consnlte: e
queste insieme con la trascrizione, si danno in cinque tavole eliotipiche, benissimo
ìi'ìsmh^M^M
Fis
no LA BIBLIOFILIA
riuscite, assai meglio delle antecedenti, per la migliore conservazione degli originali.
Della Provvisione superstite si pubblica una diplomatica trascrizione, come per le
altre ancora fu praticato. E come negli altri ampio e importante è in questo fascicolo
il commento, sia storico, sia figurativo. S'illustrano, con sobrie notizie, la Cappella
dei Priori nel loro palazzo, dedicata a San Bernardo; e il cardinale d'Acquasparta
(fig. 4). Del qual cardinale si dà ancora la figura da un dipinto di Benozzo Gozzoli
nel monastero di San France.sco in ^Montefalco ; e la figura di Dante da altro fresco
dello stesso maestro nel monastero medesimo. Di Bonifazio "\'III si riproduce la
statua, scolpita sul principio del secolo xiv, che lo rappresenta, d' intera la persona,
sedente in trono, da non molti anni collocata, per munificenza di Onorato Caetani
di Sermoneta, nella cattedrale fiorentina; e, sempre dal secolo xrv, le miniature
del prezioso Villani chigiano hanno dato la rappresentazione d'altri avvenimenti
della vita di questo pontefice: la incoronazione, e la cattura. Un'antica veduta di
Firenze proviene da un manoscritto della Nazionale fiorentina, contenente Memorie
e Notizie di antichità diverse di monsignor Vincenzo Borghini, e alcuni dei suoi
Discorsi.
Dai quattro fascicoli fin qui pubblicati, da questo poco che ne son venuto
esponendo ai lettori della Bibliofilia, sicuro può trarsi il giudizio che il Codice
Diplomatico Dantesco, concordemente formato dalla scienza storica e dalla paleo-
grafica, dalla gravità dell'erudizione e dalla genialità dell'arte, darà insieme rac-
colti i documenti della vita dell'Alighieri, splendidamente illustrandoli con l'arte
ai^tica. C. IMazzi.
DOMANDE
Citazioni. — Per un lavoro in corso si desidera avere una ventina di citazioni tolte
dai più celebri scrittori italiani, relative al libro, alla lettura ed alla bibliofilìa. Si prega la
cortesia dei lettori di questa Rivista di comunicare quelle che conoscono alla direzione della
Bibliofilia con la gentile indicazione delle fonti da cui sono tolte.
Storia della Stampa in Italia. — Da molti anni vo raccogliendo i materiali per
un Dizionario storico geografico della stampa in Italia, di cui fra qualche settimana inco-
mincerà la stampa per cura dell' editore Leo S. Olschki di Firenze. Esso sarà compilato
sopra un piano pivi esteso di quello del notissimo Dictionnaire de giographie del Deschamps,
poiché conterrà, non soltanto la indicazione di tutti i luoghi d'Italia, anche di minima
importanza, che ebbero tipografie fino ai nostri giorni, con notizie sui tipografi che v' in-
trodussero la stampa, sulle edizioni principi, ecc., ma anche succinti ragguagli delle vicende
tipografiche posteriori, e dei più famosi tipografi che vi lavorarono. Non mi sarebbe pos-
sibile di condurre bene a fine, specialmente per i paesi minori, un lavoro sì ampio senza
l'aiuto dei dotti cultori della bibliografia e della erudizione locale; ed a questi mi rivolgo
invocandone la benevola assistenza e fiducioso di non ricorrere invano alla tradizionale
cortesia e dottrina dei miei colleghi.
LA BIBLIOFILIA iii
Quindi sarò molto grato a tutti coloro che volessero favorirmi notizie di edizioni prin-
cipi novellamente ritrovate, e per le quali venisse a mutare la data finora comunemente
accettata della introduzione della stampa in alcun paese ; e particolarmente a chi potesse
fornirmi curiose e poco note informazioni di tipografie private in castelli e ville, o di stam-
patori ambulanti che in borghi di poca importanza abbiano fatto brevi soste per stampare
statuti, sinodi o altri libri d' indole locale. S' intende che conosco già tutto quello che è
stato finora registrato dagli storici della italiana tipografia.
Delle cortesi comunicazioni che riceverò, sarà fatta esplicita menzione nel corpo del
libro. A tutti coloro che vorranno essermi larghi di aiuto, esprimo fin d'ora la mia sentita
"conoscenza. q_ Fumagalli
Bibliotecario della Braidense di Milano.
Ricerca di una parte di lettera di Mozart. — Nella mia milografokca musicale e
teatrale, di cui la Bibliofilia darà tra breve una rassegna illus/rala, vi è una lettera in-f.° a.
del gran Mozart, diretta da Vienna, 17 luglio 1789, «Àmonsieur Michele Buchberg», a tergo
della quale leggesi la seguente annotazione di mano del celebre pittore austriaco F. Amerling,
morto a Milano: « Questa lettera originale di W. A. Mozart io l'ho ricevuta a dì 21 di-
cembre 1836 qui a Milano da suo figlio, qui impiegato, ecc. »
Pare che il suddetto pittore abbia voluto con questa lettera gratificarsi due collettori
amici, dandone a ciascuno ima parte.
La parte superiore con l'indirizzo e con le date e con diciannove linee di testo ora
è in mio possesso, ma si ignora in quali mani si trovi la parte inferiore.
Sarebbe pregio dell'opera riunire queste sparse membra, trattandosi di un cimelio di
somma importanza. p Lozzi
RIVISTA DELLE RIVISTE
Zeitschrift fur Biicherfreunde herausgegeben von Fedor von Zobeltitz,
III, 2-3. — Anton Schlossar, Taschen bucher und Almanache zu Anfang unseres Jahrhun-
derts. - E. Thiele, Lutherhandschriften von 1523-1544. - Rudolf Beer, Zwei Prachtwerke
zu dem Regierungsjubilaeum des Kaisers Franz Josef I. - Hugo Hayn, Bibliographie der
Bucher mit fingirten Titeln. - Ludwig Geiger, Neues von, an und tiber Jean Paul. - W. Fa-
bricius, Die altesten gedruckten Quellen zur Geschichte des deutschen Studententums.
II. Nochmals das Manuale scholarium. - Felix Priebatsch, Miirkische Bibliotheken im
Mittelalter. - Kritik-Chronik.
Zeitschrift fiir Bucherfreunde herausgegeben von Fedor von Zobeltitz,
III, 4. — Otto Zaretzky, Die Koelner Bttcher - Illustration im XV. und XVI. Jahrhun-
dert. - Heinrich Meisner, Seltene Buecher. - Franz Stock, Der Codex fìateyensis. - Ru-
dolf Kautzsch, von der internationalen Ausstellung fuer neuzeitige Buchausstattung im
Kaiser Wilhelm-Museum zu Krefeld. - Fedor von Zobeltitz, Neue Prachtwerke. - Kritik-
Cronik. (In questa rubrica si accenna con molto favore alla nostra Bibliofilia e si dà un
giudizio assai simpatico del primo numero. N. d. D.).
112 LA BIBLIOFILIA
Revue biblio-iconographique, 1899, n. 6. — D'Eylac, Les dernières ventes. -
Pierre Dauze, La reliure au salon. - Essai de bibliographie des Petites Re\aies. - Une nièce
du Grand Comeille, M.lle. Bernard. - La vie littéraire au xix siècle. - Le droit de re-
production des lettres et citations littéraires. - Les livres. - Miscellanées. - Publications
nouvelles.
Bulletin du Bibliophile et du Bibliothécaire, 15 juin 1899. — Eugène Muntz,
La Bibliothèque de ]\Iathias Corvin, notes, nouvelles. - Maurice Henriet, Le deuxième
centenaire de Racine à la Bibliothèque nationale. - Eugène Asse, Les petits Romantiques. -
A l'Hotel Drouot. - Chronique. - Livres nouveaux.
Centralblatt fur Bibliothekswesen herausgegeben von Dr. O. Hartwig,
XVI, 6-7. — Maximilian Curtze, Eine Studienreise.-- Joseph Fòrsteraann, Felix Kònig
(Rex) Polyphemus, erster Bibliothekar des Herzogs Albrecht von Preussen. - Georg Stein-
hausen, Eine Universitatsbibliothek als Pfandleihinstitut (1686-1687). - Recensionen und
Anzeigen. - Mittheilungen aus und iiber Bibliotheken. - Verraischte Notizen. - Neue Erschei-
nungen auf dem Gebiete des Bibliothekswesens, etc.
Rivista delle Biblioteche e degli Archivi dir. da Guido Biagi, X, 5-6. — Gen-
tile Pagani, L' archivio storico del Municipio di Milano. - Luigi Colini-Baldeschi, Docu-
menti volgari maceratesi. - Demetrio Marzi, Documenti per la storia della Romagna
toscana. - F. P. Luiso, ricerche cronologiche per un riordinamento dell' epistolario di
A. Traversare - Rivista bibliografica. - Notizie. - Bollettino della Società bibliografica
italiana.
Der Sammler, XXI, n. 7. — Hans Naeter, ein Gutenberg-Album.
Frankfurter Zeitung, XLIII, n. 173. — Heinrich Heidenheimer, Johannes Gu-
tenberg zum Gedachtniss. (Zuni Johannistage).
CATALOGHI LIBRARI
/«^ Ellis & Elvey, Londra. Cat. 92 : Libri e manoscritti rari. — Quest' elenco descrive
635 opere, delle quali sono degne di nota le seguenti :
N. 39. Ariosto, Orlando furioso nuovamente adornato di figure di rame da Girolamo
Porro. Venetia, appresso Francesco de Franceschi Senese, 1584, in fol. picc. Prima edi-
zione assai rara colle cinquanta bellissime stampe del Porro. Esemplare completo dell'illu-
strazione per il 34° canto che generalmente suole mancare. Fr. 210.
N. 90. Astrologia. Granollachs (Bernardo de). Ne la nobillissima arte & scientia de
Astrologia e stato tracio lo presente sumario. In loquale sumario sono le conjunctioni &
oppositioni, cloche li giramento & le piene della luna sumato per ciaschun mese & per
ciaschuno anno del presente 1491 fino al anno 1550 secando largamente e manifesta se
demonstra in lo presente libro. [S. l. et a., 1491]. in 4. Con una curiosa incisione in legno
sulla prima pagina. Questo volume interessante segna la data e l'ora della luna nuova e
piena per ogni mese degli anni 1491-1550 calcolate per la città di Barcellona, con una
tabella delle ore corrispondenti di Genova, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Brin-
LA BIBLIOFILIA
II •
disi ed altre dieci città d'Italia. Inoltre segna le eclissi e date delle feste principali, ecc.,
per ogni anno del suddetto periodo. Questa rara edizione in lingua italiana sembra essere
rimasta sinora ignota ai bibliografi.
Psalterium. Coloniae 15 18.
N. 97. Biblia sacra latina cum prologis beati Hieronymi et interpretationibus hebrai-
corum nominum in fine. - Manoscritto della fine del xin o del principio del xiv secolo,
114
LA BIBLIOFILIA
composto di oltre quattrocento fogli di pergamena sottile e candida, in fol. piccolo. Bel
codice ornato da un magnifico contomo miniato composto di sette scompartimenti che raffi-
gurano la creazione del mondo, da una lettera iniziale miniata per ogni libro e da disegni
decorativi a penna nei margini. La prima pagina porta l'iscrizione « San Lorenzo el real
del Escoriai » ed è da credere
perciò che il codice abbia ap-
partenuto a quella Biblioteca.
Fr. 4500.
N. 132. Psalterium in qua-
tuor linguis, Hebraea, Graeca,
Chaldaea, Latina. Impressimi
Coloniae 1518. fol. Esemplare
nella legatura originale di vi-
tello che il compilatore del ca-
talogo descrive come segue :
« A beautiful example of
German stamped binding of the
sixteenth century. On the front
cover of the volume are the
initials M. R. H. B. and the
date 1572, and on the fly-leaf
is the autograph of M. Rudolph
Hildebrant, 1572. It also con-
tains the bookplate " Ex Bi-
bliotheca Hieronymi à !Mun-
chausen, " about 1700. The
centrai panel on the obverse
represents the Crucifixion, with
the Centurion, ÌMoses, and Job;
that on the reverse exhibits the
Resurrection of Christ. Each
has a Latin inscription in two
lines beneath, and bears the
initials I. B. Around the panels
is a band composed of four
compartments, viz., the An-
nunciation, the Baptism ot Christ, the Crucifixion, the Resurrection, each with Latin mot-
toes ». Fr. 525.
Questo libro merita di essere segnalato anche dal punto di vista tipografico. Le
quattro versioni sono stampate in altrettante colonne parallele coi caratteri propri di ogni
lingua. Il catalogo « Livres à figures du xvi* siècle » della Libreria Leo S. Olschki di Fi-
renze dà sotto il n. 358 un' esatta descrizione di questo raro volume accompagnandola di
un fac-simile del titolo che si riproduce a pag. 113.
N. 384. Juvenalis et Persius. Satyrae. S. 1. et a. (sed Lugduni e. 1503) in 8. Esem-
plare stampato su pergamena della contraffazione Lionese dell'edizione Aldina del 1501.
Fr. 315-
LA BIBLIOFILIA
"5
N- 535- Scander-beg. Barktius {Marinus), Historia de Vita et Gestis Scanderbegi
Epirotarum Principis. Impressum Rome per B[ernardum Venetum de] Vptalibus]. [Sine anno,
circa 1508.] fol. Celebre edizione principe, il cui titolo è racchiuso in un bel contorno.
Di straordinaria bellezza è il ritratto dello Scanderbeg a piena pagina che si trova sul verso
dell'ultima carta della tavola e che qui si riproduce (pag. 114).
Giorgio Castriot, piti noto sotto il nome di Scander-beg, n. nel 1404, il padre suo
fu Gio. Castriot, principe d' Epiro o d'Albania, che dovette pagar tributo all' imperatore
Amurat I, e dargli altresì per istatichi i quattro suoi figli. I tre maggiori restaron confusi
nel numero degli schiavi del soldano, ma Giorgio, l'ultimo di essi, fu educato appresso di lui
con grandissima cura, e nella religione mussulmana. La vigorìa delle membra, i fatti pieni di
ardimento e coraggio del giovane epirota, gli valsero il soprannome di Scander {Alessan-
dro), cui r imperatore aggiunse il titolo di Bey o Beg. Innalzato alla dignità di sangiac
e comandante di cinquemila uomini, egli li condusse contro la Serbia e ne ritorno vitto-
rioso, ma da quell'ora in poi comincio a dar mente a certi maggiorenti albanesi stanchi
di più portare il giogo ottomano. Egli abbracciò la fede cristiana e divenne il duce prin-
cipe degli Albanesi ed Epiroti. La sua vita non fu altro che una sequela di vittorie contro
i mussulmani i quali gli diedero il soprannome di diavolo bianco della Valachia. Egli mori
nel 1467 a Lissa, oggi Alesia, dove s' era condotto per patteggiare una lega coi Vene-
ziani, a' quali apparteneva quella città. Gli Albanesi lo celebrano ancora oggi nei loro
canti nazionali.
N. 596. Una collezione di diciotto miniature tolte da « Ducali Veneziani » del xv se-
colo e riunite in un volume in fol. piccolo. — Ecco come le descrive il catalogo :
« They contain portraits of Antonio Barbaro, Vincenzo Capello, Pietro de Chataia-
petro, Andrea Contareno, and Pandolfo Guoro, whose names appear ; others are denoted
by the arms, as members of the families of Bragadino, De Rossi, Corraro, Malepieri, Fo-
scarini, Pandolfini, Varotari, and Contadini. Four of these miniatures have been severally
attributed to Paolo Veronese, Paris Bordone, Girolamo dai Libri, and Pordenone. The
paintings are not merely portraits of the persons on whom a charge has been conferred,
but generally include other whole-length figures, as the Virgin, St. Mark, Venice personi-
fied, an ecclesiastic, etc ; in some there are two or more figures besides the portrait, with
animals, buildings, landscape, and other accessories, and ali have rich borders in gold and
colours of various design. They are beautiful specimens of Italian art of the period ; the
colouring bright and rich ». Fr. 1875.
(•t Techener, Librairie, Paris. Bibliopoliana. Cat. 46 di libri antichi, rari e curiosi, ecc.
Catalogo bimensile che la Libreria distribuisce come dono agli abbonati al Bulletin du
Bibliophile; esso comprende i numeri 9811-10059 (pp. 2291-2349). Notiamo:
N. 9824. Aristoteles ad Nicomachum filiura de moribus. Bas., Joan. Oporinus, s. a.
in 8, leg. del xvi sec. di mar. rosso, con ricchi scompari, ed arabeschi sui piatti, dorso dor.,
taglio dor. e cis. Fr. 500.
N. 9836. Boccaccio, Decameron, trad. p. Anton. Le Ma^on. Lyon, 1597. in 16, leg,
antica di marocchino colle armi del P. Leroy. Fr. 350.
N. 9860. Historie del S. D. Fernando Colombo ; nelle quali s'ha particolare & vera re-
latione della vita & dei fatti dell'ammiraglio D. Christoforo Colombo suo padre ec. Ven. 1571.
in 8. Prima edizione assai rara di questa traduzione dallo spagnuolo. Il Brunet dubita che ne
sia stato mai stampato il testo originale. Fr. 140.
u6 LA BIBLIOFILIA
N. 9871. Doni, Inferni. Ven., Marcolini, 1553. 7 parti in un volume in 4. Con ritratto
e figure ine. in legno. Prima edizione rara. Fr. 150.
N. 9872. Dorai, Fables nouvelles. La Haye et Paris, 1773. 2 tomi in un voi. in 8 gr.,
frontisp., vignette ed incisioni del Marillier. Bell'esemplare su carta grande. Fr. 700.
N. 9885. Fracastorus, syphilis s. morbus gallicus. Veronae, 1530. in 4. Prima edizione
del celebre poema del Fracastoro, dedicato a Pietro Bembo Leoni X Poni. Max. iunc a se-
cretis, donde si può dedurre che sia stato composto almeno prima del 1521, data della morte
di questo papa. I passi relativi all'America, dice il Brunet, sono assai importanti. Fr. 150.
N. 9944. Officium beate \-irginis secundum consuetudinem romane curie, in 12. Bel
manoscritto italiano del xv secolo, ornato da 7 grandi lettere iniziali e 7 contorni. Fr. 450.
N. 10016. Tristan, Chevalier de la table ronde nouellement imprimé à Paris pour
Antoine Vérard, etc. s. d., 2 tomi in un voi. in fol., con incis. in legno. Fr. 1800.
N. 10017. Petrarca, Les triumphes . . . . Amours vainq le monde. Paris, Jeanne de
Marnef, 1545. in 16. C. fig. ine. in legno. Fr. 200.
N. 10038. Du Buìsson, Les tableaux de la volupté, ou les quatte parties dujour. Cy-
thère, 1771. in-8, frontisp., 4 fig., 4 vign. e 4 incis. a taglio dolce di Eisen. Bella legatura nel
genere di quelle di Padeloup eseguita da Joly. La prima figura è accompagnata dal disegno
originale dell' Eisen. Fr. 2000.
Iti II sig. Jacques Rosenthaì, di Monaco ha testé pubblicato un catalogo di 55 edizioni
originali di romanzi spagnuoli, al quale premette la seguente nota :
« Un hasard des plus heureux vient de me mettre en possession d'une eoUection de ro-
mances espagnoles en éditions originales du seiziéme siècle. Elles me semblent ette restées
jusqu'iei inconnues. Ni Don Pedro Salva ni le Marquis de Hérédia n'en révèlent la possession
dans leurs bibliothèques si abondantes cependant en trésors littéraires espagnols. Trés peu
de ces textes sont mentionnés dans le Romancero de Duran. Ci-après suit une courte des-
cription de toutes ces pièces dont le commencement de la première romance contenue dans
chaque Cahier est seule citée. Il est superftu d'ajouter un mot sur la rareté bibliographique de
ces piéces qu'on peut regarder à juste titre comma " uniques ,,. Leur valeur est d'autant plus
grande que cette littérature destinée à l'usage du peuple et tombée vite à l'oubli aété entière-
ment détruite par l'usage et le peu de valeur qu'on lui attribuait. Je suis dispose à les vendre
soit ensemble soit séparément et j'attends avec plaisir que ÌNIM. les amateurs s'adressent à
moi pour s'entendre sur le prix. »
VENDITE PUBBLICHE
(•5 Un' importantissima vendita ebbe luogo a Parigi nell'Hotel Drouot il io giugno p. p.,
non per il numero dei volumi, che era anzi assai esiguo, ma per la qualità dei medesimi.
Il catalogo tace il nome del proprietario, ma si comprende che dev'essere stato uno dei
più ricchi e principali collettori francesi. La raccolta venduta all' asta si componeva di
soli cinquantadue numeri che meriterebbero tutti di essere esattamente descritti in queste
pagine, ma stante la scarsezza dello spazio riservato fra le altre a questa rubrica, ci limi-
tiamo di estrarre dal catalogo, compilato con sommo criterio e profonda cognizione, sol-
tanto quelli saliti ad un prezzo superiore a mille franchi. La vendita che resterà, di certo,
LA BIBLIOFILIA 117
una delle più celebri negli annali delle aste librarie, attirò un immenso numero di amatori
all'Hotel Drouot, dove la contesa per l'acquisto dei preziosi volumi si mantenne accanita
sino all'ultimo dei numeri. All'elenco sommario dei libri venduti che facciamo seguire qui
appresso, premettiamo che i cinquantadue numeri fruttarono la non dispregevole somma
di 135,120 franchi, cioè in media 2Ò00 franchi per ogni volume:
N.° I. Hciues. In-fol., format d'agenda, de 4 et 13Ò ff. ; miniatures, bordures et lettres
ornées; rei. en bois.
Précieux manuscrit sur vélin, exécuté eu France, dans la première moitié du xv° siècle, pour le célèbre
géaéral anglais Jean Talbot. Le format alloagé de ce livre de prières {275 mill. de hauteur sur 115 mill. de
largeur) prouve qu'il ètait destine à étre porte par son propriétaire dans ses campagaes incessantes, ce qui
se trouve confirmé par d'autres particularités pleines d'intérét.
Il est orné de vingt-six miniatures de diverses dimensions.
Ce manuscrit n'est bien homogène ni pour les miniatures ni pour le teste: il a été successivement
développé et complète par des mains différentes. Il est en latin, en anglais et en franyais, Talbot n'ayant
jamais cesse de se considérer comme citoyen fran^ais en méme temps qu'anglais, en raison de son origine
et des prétentions de son souverain sur le royaume de France.
Plusieurs miuiaturistes ont concouru à l'exécution des peintures de ce manuscrit. La grande com-
position qui suit le calendrier, les huit miniatures des Heures de la Vierge, celles du Psautier et celles de
l'Office des morts paraissent étre de la raème main; la fleur de lis avec la Vierge et les sept miniatures
suivantes sont d'un autre artiste beaucoup plus habile, et peuvent compter au nombre des belles composi-
tions de la première moitiè c^i xv° siècle. La majeure partie de ces miniatures sont sur un fond à damier
or et couleurs. Les pages qu'elles dècorent sont renfermées dans de jolis encadrements, et, de plus, cent
et quelques feuillets ont le marges ornèjs de charmantes bordures h. feuillages de houx d'or d'une grande
finesse, parsemés de fleurs et de fruits peints au naturel et quelquefois combinés avec des rinceaux. Des milliers
d'initiales, petites et grandes, richement enluminèes en or et en couleurs, complètent l'ornementation de ce
volume. Son exécution ne doit pas étre de beaucoup postérieure à l'année 1439, date du mariage de Talbot
avec Marguerite de Beauchamp. Son origine fran^aise n'est pas douteuse, ce qui resulto non-seulement du
caractère de l'art de ses peintures, mais aussi de ce fait que le scribe ne connaissait évidemment pas l'an-
glais, comme le prouvent les coupures maladroites fles mots dans les rubriques ou dans les pièces écrites
en cette langue. Il est très probable qu'il a été executé en Normandie. — On a suppose qu'il avait été offert
à Talbot, à l'occasion de son second mariage, par le due de Bedfort.
On peut se rendre compte de l'intérèt multiple qu'offre ce pieux souvenir d'un des plus fameux
guerriers du XV siècle, du plus illustre des adversaires de Jeanne d'Are, de celui auquel Shakespeare a
accordé le surnom d'Achille anglais. Talbot (premier comte de Shrewsbury), déjà octogénaire, fut tue à
la téte de ses troupes sous les murs de Castillon, en 1453, par une bande de Bretons. Son livre de prières,
qui parait ne l'avoir jamais quitte, aura sans doute été pris dans le pillage qui suivit la déroute. Il a reparu,
en 1855, chez un brocanteur de Nantes, d'où il passa dans la coUection d'un bibliophile breton. Dans ses
pérégrinations, il a perdu quelques fenillets, et il a gagné les signatures d'un Henry de Bourbon, d'un Henry
de Latour et d'un Henry de Goulard. — Il est d'une conservation parfaite, sauf les deux premières minia-
tures qui ont un peu soufTert du frottement.
Proviene dalla Biblioteca di M. Amb. Firmin-Didot, e fu venduto per 18,500 franchi
nel 1879 e rivenduto ora per ig,020 franchi.
N.° 2. Livre (T Heures. In-4, reliure en bois v. brun, fers à froid. (Reliure duxV siècle).
Précieux et magnifique manuscrit di xv^ siècle, sur vélin. On compte dans ce volume 38 grandes
miniatures et 837 petites, sans y comprendre celles du calendrier, qui sont au nombre de 24, ce qui donne
un total de 899 miniatures, tant grandes que petites.
« Ce précieux volume, d'une très belle conservation, pourrait donner matière à une multitude d'obser-
vations; ce qui doit, pour nous, ajouter encore à sa valeur, c'est que les nombreuses peintures qui le dèco-
rent ont été faites bien certainement eu France, dans la première moitié du xv= siècle, par quelques-uns
de ces artistes de l'école de Tours auxquels on doit plusieurs autres chefs-d'oeuvre du méme genre. Je dis
« quelques-uns de ces artistes, * parce que je crois reconnaitre plusieurs mains dans l'exécution de ce vo-
lume. Le folio 95 est reste blanc; à partir du folio 97 recto, où commence l'histoire de David, une main
ii8 LA BIBLIOFILIA
un peu moins habile que celle qui a exécuté le commencement du volume a continue les grandes et les
petites miniatures ; mème dans cette seconde sèrie, il est facile de signaler encore des pages très remarqua-
bles. Au folio l6t verso, une grande miniature d'une belle composition représente Saint Martin coupant son
manteau en deux pour couvrir un pauvre qui était nu; dans le fond de cette miniature, on voit l'église
Saint-Martin de Tours, telle qu'elle était alors, dans tout son entier. Les trois tours romanes se distinguent
parfaitement, le toit au chevet de l'église est surmonté d'une haute statue dorée qui doit ètre celle de Saint
Martin. Ne serait-ce pas là une indication du lieu où ce beau manuscrit à été exécuté ? >
Proviene dalla Biblioteca Tufton. — Venduto 30,000 franchi e rivenduto ora per
29,500 franchi.
N.° 3. Honv. S. 1. n. d., in-8, velours violet, coins et fermoirs de cuivre.
Magnifique manuscrit sur vélin, d'une très grande richesse, exécuté en France avant 1488.
Il se compose de 59 feuillets ornés de 12 miniatures au calendrier, de 8 grandes, de 4 moyennes
et de 4 petites dans le texte, et de 88 miniatures marginales, dont 23 avec des sujets de la Danse des
Morts. Soit un ensemble de cent seize miniatures.
Quant à la date d'exécution énoncée précédemment et fixée antérieurement à 1488, elle est déduite
de ce fait que l'artiste a fait figurer dans la Danse des Morts un due de Bretagne ; or, le dernier due,
Francois II, pére d'Anne de Bretagne, mourut à cette date. Le comte de Blois pourrait designer le futur
roi Louis XII.
Proviene dalla Biblioteca Gclis-Didot. — Venduto 3000 franchi e rivenduto ora per
2500 franchi.
N." 4. Olficmm Horarum beate Marie Virginis secundum usum ecclesie Romane. In-i6
de 150 ff. mar. rouge, fil., large dent., dos orné, tr. dor. (Rei. anc).
Charmant manuscrit sur vélin de la fin du xv= siècle, orné de 15 miniatures à pleine page et d'en-
viron 571 plus petites. Chaque page est ornée, en plus de quelques lettres miniaturées qui n'entrent pas
dans le compte ci-dessus, de deux miniatures dans les marges du bas et de l'un de còtés. Le sujet de ces
miniatures est emprunté à l'histoire de l'Ancien Testament.
Les grandes miniatures, à l'exception de celle du dernier feuillet qui est plus recente, sont d'un très
beau stile et doivent ètre certainement attribuées à l'un des meilleurs artistes de l'école de Touraine.
Venduto per 5200 franchi.
N.° 5. Priires de la Messe : écrites par Rousselet. Paris, 17.25, in-8 (haut. 166 millim.),
mar. citron, compart. en mosai'que de mar. ncìir et rouge, dorure à petits fers et au poin-
tillé, doublé de mar. noir, larges dentelles, dos orné, garders de pap. dorè, tr. dor. (Pa-
deloup).
Très joli manuscrit au chiflre couronné de la reine Marie Leczinska.
Supérieurement écrit en lettres romaines, il se compose de 45 feuillets encadrés d'un filet d'or. Le
titre en lettres bleues, rouges, noires et or, est entouré d'un riche encadrement décoré de guirlandes de
feuillages et de fleurs sur fond d'or. Ce volume est orné : de deux grandes miniatures à pleine page repré-
sentant Jesus au Jardin des Oliviers, l'autre le Crucifiement; de trois vignettes et de culs-de-lampe très fine-
ment peìnts, décorés d'ornements variés en or et en couleur, et de nombreuses initiales sur fond d'or.
Ce livre de prières, d'une fraìcheur et d'une conservation admirables est certainement l'un des plus
parfaits qui soient sortis de la piume de Rousselet, l'émule le plus habile du célèbre Jarry. Commandé
par le roi Louis XV, il fut présente à la reine Marie Leczinska le 4 septembre 1725, jour de son mariage.
Ce précieux volume avait toujours depuis lors fait partie de la bibliothèque de la famille royale, et
en dernier lieu il appartenait à M.'">: la Duchesse de Berry, dont le nom se trouve inscrit au verso du
premier feuillet et provient de la vente de ses manuscrits (mars 1864).
La reliure en mosaique qui le recouvre exécutée par Padeloup, est une des belles productions de
ce célèbre artiste.
Proviene dalla Biblioteca del barone de La Roche-Lacarelle ; fu venduti > per 10,000
franchi, nell'aprile 1888, ed ora rivenduto per 8200 franchi.
LA BIBLIOFILIA 119
N." 6. Roman de la Rose, par Guillaume de Lorris et Jean de Meung et oeuvres diver-
ses de de Jean de Meung. In-4 de 202 feuillets, en partie à deux colonnes, velours vert,
avec fermoirs et ornements en cuivre sur les plats, tr. dor.
Très beau raanuscrit sur vélin, exécuté au xv^ siècle, orné de "6 miniatures d'un excellente exécu-
tion. Beaucoup de pages sont, en outre, décorées de lettres ornées et de riches bordures. Le Roman de
la Rose occupe les 150 premiers feuillets. Il est suivi après l'explicit d'un épilogue en 24 vers, qui ne se
trouve que dans peu de manuscrits.
Proviene dalle Biblioteche del principe Galitzin e Perkins, acquistato per 20,000 fran-
chi, ed ora rivenduto per 19,500 franchi.
N." II. Discoiirs en fonne de dialogue, mi Histoire tragique en laqiielle est nayttement dé-
peinte &" descrite la sotirce, origine, contes, progrh des iroubles, partialitez Qf differ'es qui duvet
encores auiourd' huy , metiz par Luther, Caluin &" leurs coniurez 6° parlizans cantre l'Eglise catho-
lique. Traduit du latin de R. P. Guillaume Lindan, Euesque Alleman, en nostre langue
Francjoise par M. R. Benoist Angevin. A Paris, Chez Guillaume Chaudière, 1570. In-8, mar.
olive, fil. et compart., dos orné, tr. dor.
Très bel exeraplaire revètu d'une superbe reliure à riches conipartiments et aux chiffres de Louis XIII
et d'Anne d'Autriche. Il provieni en dernier lieu de la vente de J.-J. de Bure. — Au bas du titre se
trouve la signature de Le Riche, célèbre amateur. — ■ 2500 franchi.
N.° 13. Essais de Messiì-e Michel, seigucur de Montaigne, Chevalier de l'Ordre du Roy,
et Gentil-homme ordiiiaire de sa Chambre. Liure premier et second. A Bourdeaus, Par S. Mil-
langes, Imprimeur ordinaire du roy, M.D.LXXX (1580). 2 voi. pet. in-8, mar. rouge, fìl.,
dos ornés, dent. int., tr. dor. (Derome).
Edition originale, rare et précieuse. Très bel exemplaire, provenant des bibliothèques de d'Hangard,
du prince Radziwill et d'Odiot. — Six feuillets qui étaient plus courts ont èté habilement remargés. —
3550 franchi.
N." 16. Pvb. Ovidii N'asonis Metamorphoscon libri XV. Parisiis, Apud Hieronymuni de
Marnef, et viduam Gulielmi Cavellat, 1587. Pet. in-12, réglé, figg. sur bois, mar. vert, dent.,
fil., tr. dor.
Charmante reliure fran^aise du xvie siècle, exécutée pour Marguerite de Valois, dont elle porte les
armes et la devise.
Elle est converte sur le dos et sur les plats d'oeillets, de marguerites et de pensées; dorare en plein
à petits fers d'un goùt très pur, très délicat, et d'une admirable conservation. — 2205 franchi.
N.° 17. Pvb. Ovidii Nasonis Fastorum Libri VL Tristium Libri V. De Ponto Libri UH.
Parisiis, Apud Hieronymum de Marnef, et viduam Gulielmi Cavellat, 1587. Pet. in-12, réglé,
figg. sur bois, mar. vert, dent. fil., tr. dor.
Charmante reliure franyaise du XVX<= siècle, exécutée pour Marguerite de Valois dont elle porte les
armes et la devise.
Elle est converte sur le dos et sur les plats d'ceillets, de marguerites et de pensées ; dorure en plein
à petits fers d'un goùt très pur, très délicat, et d'une admirable conservation. — 1690 franchi.
N.° 18. Evvres de Lovize Labe Lionnoise. A Lion par lan de Tournes MDLV (1555).
Auec Priuilège du Roy (.4 la fin). Acheué d'imprimer ce 12 Aoust MDLV. In-8 de 173 pp.
et I f. pour le privilège, mar. citron, riches compart. en mosaìque de mar. bleu et rouge
sur le dos et sur le plats, durure en plein à petits fers, doublé de mar. bleu, larges den-
telles, tr. dor. (Mercier).
Edition extraordinairement rare, la première des CEuvres de cette muse lyonnaise. La prose y est
impriraée en lettres rondes et les poésies sont en caractères italiques.
I20 LA BIBLIOFILIA
Le privilège qui termine le volume est datée du 13 mars 1554 (v. s.).
La reliure en maroquin citron à mosaique de mar. bleu et rouge avec arabesques, dorure à petits fers
couvrant entièrement le dos et les plats du volume doublée de mar. bleu, larges dentelles, est un des chefs-
d'oeuvre de M. Mercier.
Elle est renfermée dans une boìte en maroquin bleu. — 3950 franchi.
N.° 22. Elegies [ei Epigrammes] de lan Dovblet Dieppojs. A Paris, Pour Charles
LangeUer, 1559. Pet. in-4 de 55 ff. chiflVés et i f. non chiffré pour la marque des Ange-
liers, mar. bleu, fil., milieux et coins à feuillages, dorure à petits fers, dos orné, dent int.,
tr. dor. (Trautz-Bauzonnet).
Ces poésies sont extrémement rares. L'abbé Gonjet ne les a pas connueS et Brunet ne cite aucun
exemplaire comme ayant passe en vente. Mais la rareté n'est pas le seul mérite de Doublet. C'était un
des plus gracieux poètes de son temps, et l'on trouve dans son livre bien des détails intéressants pour
l'histoire de Dieppe et de la Normandie. — L'exemplaire est grand de marges et bien conserve.
Dalla Biblioteca del barone de La Roche Lacarelle. — 1660 franchi.
N." 24. Contes et Nouvelles en vers, par M. de la Fontaine. |Edition publiée aux frais
des Fermiers-Généraux, avec une Notice par Diderot]. A Amsterdam [Paris, Barbou], 1762.
2 voi. in-8, figg., mar. citron, larges dentelles, dos ornés, doublés de tabis, dent. int.,
tr. dor. (Rei. anc).
Cet exemplaire, parfaitement conserve, contient les portraits de La Fontaine et d'Eisen gravés par
Ficquet; celui de ChofFard, en cul-de-lampe, fait par lui-méme; 80 figures dessinées par Eisen, gravées
par Aliamet, Baquoy, ChofFart, Delafosse, Flipart, Le Mire, Le Veau, de Longueil et Ouvrier; 4 vignettes
et 53 culs-de-lampe dess. par Choffart.
Les figures du Cas de conscience et du Diable de Papefiguière sont découvertes. — 2420 franchi.
N.° 27. Les Baisers, précédes du mois de Mai, poème [par Dorat]. A La Haye et
se trouve à Paris, chez Lambert et Delalain, 1770. In-8, pap. de Hollande, titre, figures,
23 vignettes et 22 culs-de-lampe gravés d'après Eisen par de Longueil, Masquelier, de
Launay, Ponce, etc, mar. vert, fil., larges dentelles, dos orné, tr. dor.
Aux armes de la reine Marie-Antoinette. Provieni de la vente L. Doublé. — 3550 franchi.
N.° 28. Le Myosotis, Petits Contes et Petits Vers, par Hégésippe Moreau. Paris,
Desessart, 1838. Gr. in-8, mar. bleu, fil., dos orné, doublé de mar. bleu, larges dentelles
de feuillage, dorure à petits fers, tr. dor. (Cuzin).
Très précieux exemplaire orné de no peintures à l'aquarelle, par H. Giacomelli; ces dessins que
l'artiste avait faits pour sa soeur sont d'une beante et d'un fini remarquables.
La reliure faite, sur brochure, par l'éminent artiste Cuzin est adrairablement réussie. — Le livre est
renfermé dans un étui en maroquin doublé de chamois. — 4500 franchi.
N.° 29. Scenecae [sic) Tragoediae. Venetiis in aedibus Aldi et Andreae soceri mense
octobri MDXVII. In-8, v. brun, tr. dor.
Précieux exemplaire aux armes du roi Francois I'^''. Sur les plats la Salamandre et l'écusson de
France surmonté de la couronne royale. — 2700 franchi.
N." 30. L'Ilhtstre Théàtre de Mons-- Corneille. A Leyden, MDCXLIV. Pet. in-12,
mar. rouge jans. doublé de mar. rouge, dent., tr. dor. (Trautz-Bauzonnet).
Recueil factice de ciaq pièces impriraées séparément par Bonaventure et Abraham Elzevier, à Leyde:
le Cid, 1644. — Horace, 1641. — Cinna, 1644. — Polyeucte, 1644. — La Mort de Pompei^ 1644. En téte
du volume, on trouve un portrait de Corneille, grave au xviie siècle, un feuillet contenant au recto le titre
reproduit cidessus, et, au verso, la table.
On ne connait de ce recueil que cinq exemplaires avec le titre.
Voy. E. Picot, Bibliographie Cornélienne, n.» 378, et Willéms, les Elzevier, n.° 570. — 2005 fr.
LA BIBLIOFILIA 121
N.° 36. Lhepta?neron des Nouvelles de tres illustre et tres excellente Princesse, Mar-
guerite de Valois, Royne de Nauarre, remis en son vray ordre, confus auparauant en sa
première impression et dedié a tresillustre et tres vertueuse Princesse leanne, Royne de
Navarre, par Claude Gruget, Parisien. A Paris, Par Jean Caueiller, 1560. In-4, réglé, mar.
rouge, fil., dos orné, doublé de mar. rouge. dent., tr. dor. (Rei. anc). — 1005 franchi.
N.° 37. Contes des Fées, par Ch. Perrault, de l'Académie Fran90ise. A Paris, Chez
Lamy, 1781, in-12. — Griselidis, Peau-d'Ane et les Souhaits ridicules [en vers, et Peau-
d'Ane en prose]. A Paris, Chez Lamy, 1781, in-12. — Ensemble 2 parties en un voi. in-12,
front, et 12 vignettes, mar. bleu, fil., coins dorés, dos orné, dent. int. (Trautz-Bauzonnet) .
Très bel exemplaire non rogne, tire sur papier de Hollande, contenant trois épreuves du frontispice
en noir, rouge et bleu, auxquelles on a ajouté deux portraits de Perrault gravés par Duflos et Ingouf,
d'après Tortebat, plusieurs figures de Marillier et Moreau et une suite de six dessins a la Sépia par Huber,
qui n'ont pas été graves. — 1250 franchi.
N.° 39. Adagiorvm Opvs Des. Erasmi Roterodami, ex postrema autoris recognitione.
Accessit huic editioni Index nouus. Lugduni, apud Sebastianum Gryphium M.D. L. [1550].
In-fol. réglé, v. brun, fil., compart. et arabesques noires et argentés, tr. ciselée et dorée.
Superbe et curieuse reliure exécutée pour Charles I^', due de Croy et portant sur le dos et sur les
plats du volume son chiflfre, ses armes et sa Devise : jf'y ■parviendray . — 3800 franchi.
N." 41. Dìscours sur l' Hisloire UniverseUe. A Monseigueur le Dauphin : pour expliquer
la suite de la Religion et les changemens des Empires, par Messire Jacques Benigne Bos-
suet. A Paris, Chez Sebastien Mabre Cramoisy, 1681. In-4, réglé, mar. rouge, fil., doublé
de mar. rouge, tr. dor., semis de croix de Lorraine et de chiffre M.A.
Edition originale. Exemplaire ayant appartenu à Marie d'Aspremont, duchesse de Lorraine. —
1050 franchi.
N." 44. L'Hisioire de Thvcydide Athenien, De la guerre qui fut Entre les Pelopon-
nesiens & Atheniens, Translatee de Grec en Francois par feu Messire Claude de Seyssel
Euesque de Marseille, & depuis Archeueusque de Turin, Addressee au tres chrestien Roy
de France Loys XII. Reveve et corrigee sur l'exemplaire grec. A Paris, De l'Imprimerle
de Michel de Vascosan, M.D.LVIIII [1559J. In-fol. réglé, mar. brun, fil., coins de feuil-
lages, semis de fleurs de lis couvrant le dos et le plat du volume, fers à froid.
Aux armes et au chiffre de Henri III, roi de France.
Superbe exemplaire admirablement conserve. — 2300 franchi.
N.° 51. Histoire de la Ville de Bordeaux. Première Partie contenant les Evenemens
civils et la Vie de plusieurs hommes celebres, par Dom Deviènne. Bordeaux, Simon de la
Court, et Paris, V^ Desaint, 1771. In-4, front, et figg., mar rouge, fil., dos orné, tr. dor.
Bel exemplaire aux armes de M.me Du Barry. — ■ 1 100 franchi.
NOTIZIE
Albo Pariniano. — In occasione della mostra che, ad iniziativa del cav. Giuseppe
Fumagalli, bibliotecario capo della Braidense, si terrà a Milano per celebrare il Centenario
del Parini, lo stesso Fumagalli pubblicherà un Albo Pariniano che sarà una iconografia com-
pleta del sommo poeta. « La iconografia - dice l'autore in una lettera diretta al Comitato -
122 LA BIBLIOFILIA
naturalmente riprodurrà i cimeli più insigni per importanza storica o per merito artistico
che figureranno alla Mostra. Essa sarà fatta sul piano stesso dell'altra iconografia che in
proporzioni assai più ridotte pubblicai in occasione del Centenario Leopardiano e alla quale
la critica letteraria fece buona accoglienza. Ogni figura a\Tà un ampio commento illustra-
tivo e il libro sarà completato da una succinta biografia pariniana. » Alla pubblicazione del
Fumagalli non potrà mancare la buona accoglienza di tutti gli studiosi dell' autore del
Giorno.
Esposizione Raciniana. — In occasione del secondo centenario dal Racine festeg-
giatosi ora in Francia, è stata fatta a Parigi una interessante esposizione consacrata al
grande poeta. Fra le cose più notevoli della Mostra si citano una serie completa delle
edizioni originali delle tragedie, la prima delle quali, la Tebatde, porta la data del 1ÓÓ4 ;
le edizioni delle poesie varie e delle opere in prosa; alcuni volumi annotati dal Racine
all'età di quattordici anni; le principali edizioni delle « Opere » nei secoli xvii e xvm ;
l'esemplare di Maria Antonietta del 1778, quello di Luigi XVI e quello di Madame Du
Barry. Una cinquantina di disegni presentano ritratti del poeta e di personaggi coi quali
fu in relazione. Fra i manoscritti trovasi un abbozzo del primo atto àeW Ifigenia in Tauride,
im discorso pronunciato all'Accademia francese il 30 ottobre 1698, varie lettere, due te-
stamenti, ecc. Vi sono infine cinque medaglie con 1' effigie del poeta e un gettone della
casa della duchessa di Borgogna, di cui Racine aveva dettato la divisa : Firmai et ornai.
Libreria A. Marchesi. — L' egregio sig. colonnello Alessandro Marchesi di Covo
(prov. di Bergamo), ha pubblicato il catalogo della sua Biblioteca importante non tanto per
il numero dei volumi (3500), come per le rare, pregiate e poderose edizioni, sia estere che
nazionali, di cui è ricca. Incunaboli, edizioni Aldine, Bodoniane, Opere d'arte illustrate,
curiosità letterarie, amenità, viaggi, ecc., ecc.; diviso in due parti: Parte I. Opere varie ;
Parte II. Opere Ecclesiastiche. — La gentilezza dell'egregio signor proprietario ci ha favo-
rito una copia del Catalogo, ed altre ne tiene a disposizione di chi desidera averle.
Una tipografìa navigante. — Nello Stato di Alabama (America del Nord"), c'è una
tipografia che è veramente tra le più meravigliose oggi esistenti.
Nella città di Montgommery, all'estremità della Commerce-Street, strada che sbocca
direttamente sulla riviera di Alabama, viene a .soffermarsi di quando in quando un pic-
colo vascello che non trasporta né passeggieri né merce. AH' intemo del caratteristico bat-
tello trovasi una completa e ben organizzata tipografia, fornita pure di un grande assorti-
mento di carta, nonché di moltissimo altro materiale necessario a tale scopo.
Il proprietario, con la moglie e cinque figli, abita una metà del grazioso battello,
mentre l' altra metà è occupata da un bureau e dai locali per i compositori e per il mac-
chinario. Quando, verso sera, vengono ritirati i ponti, ciò significa che il lavoro è cessato,
e gli strani abitatori del battello godono allora la più perfetta quiete, non essendo più pos-
sibile il menomo disturbo da parte dei curiosi visitatori.
Il singolare proprietario di questa originale tipografia fa buonissimi aft'ari e, non
avendo da pagare né tasse, né imposte, né pigione di casa, si trova in grado di eseguire
il lavoro molto ]3Ìù a buon mercato dei suoi concorrenti di terra ferma, ciò che, unito alla
curiosa organizzazione del suo stabilimento, lo fa essere sempre ricolmo di commissioni.
Relazione di un viaggio a traverso 1* Europa. — Emanuele Rodocanachi, be-
nemerito cultore di studi st(_irici, ha recentemente trovato negli Archivi del Vaticano un
LA BIBLIOFILIA 123
importantissimo manoscritto die sarà presto pubblicato. Si tratta di un viaggio a traverso
1' Europa di un Giustiniani, gentiluomo del secolo xvii, che visitò la Germania, l'Olanda,
r Inghilterra, la Corte di Enrico IV di Francia, e, cammin facendo, dettò la relazione del
suo viaggio a un suo segretario.
Una nuova Vita di Michelangelo {Lcbcn Michelangelo' s) è dovuta a Hermann
Grimm, e si pubblicherà a dispense, per cura della casa W. Spemann di Stuttgart. Ha già
visto la luce la prima dispensa, superbamente illustrata. Contiene ventitré tavole doppie e
ottantotto semplici, ed è un saggio splendido di quel che sarà l'opera compiuta.
Monumenti del cristianesimo nel medio evo. — Gustave Clausse ha pubblicato
(Paris, 1899, E. Leroux, édit.) un nuovo volume della serie dei Monumenti del Cristiane-
simo nel medio evo, contenente Les origines Bénédktines. In seguito a questa elegantissima
pubblicazione, importante, oltre che per la materia che vi è trattata con squisita erudizione,
pel lusso e la finezza e la copia delle illustrazioni eliotipiche che l'accompagnano, il dotto
autore è stato nominato membro onorario dell'Accademia delle belle arti di Firenze.
Straordinaria onoranza a Zola. — I giornalisti d'Anversa hanno fatto il progetto
di dare ad Emilio Zola una ben curiosa testimonianza della loro ammirazione.
Essi vogliono far stampare la famosa lettera /'accuse, con i caratteri in legno e i
torchi antichi del vecchio maestro Christople Plantin.
Questo materiale, che è conservato al museo Plantin d'Anversa, data dal xvi secolo
e non è stato mai più adoperato dalla morte del celebre stampatore.
Niccolò Nicoli e la Biblioteca Laurenziana. — Il Nicoli, uno de' precursori del
rinascimento fiorentino, nacque da famiglia originaria di Pistoia verso il 1364. In un libro,
che alcuni anni fa passò quasi inosservato, e a torto, si discorreva della parte ch'egli
ebbe nell' umanismo. Ma pei nostri studi è di singolare interesse ciò che riguarda la for-
mazione della sua biblioteca, ricca di classici, di autori sacri e orientali, e costituita di
circa ottocento codici ; un tesoro straordinario per quei tempi. Questa preziosa libreria,
passata alla sua morte nelle mani de' Medici, fu il nucleo della celebre Biblioteca Lau-
renziana, ove anche oggi si possono ammirare i codici di questo umanista fiorentino, il
quale, oltre il grande amore pei libri, ebbe altri titoli alla lode dei contemporanei, mas-
sime d' essere stato uno degli iniziatori delle ricerche e raccolte archeologiche, e della
critica dei testi, e d' avere viaggiato a lungo, a puro fine di erudirsi, e di trovar codici e
libri preziosi.
Congresso a Dresda. — Nell'autunno passato ebbe luogo a S. Gali (Svizzera) un
Congresso internazionale convocato dalla curia papale allo scopo di discutere il quesito, in
qual modo si dovrebbero conservare e restaurare i preziosi manoscritti antichi per pre-
servarli da inevitabile rovina. I delegati del governo sassone proposero e raccomandarono
a questo Congresso un bagno dei manoscritti danneggiati, quale fu inventato ed adottato
da vari governi per 1' uso delle carte topografiche nelle campagne. La conferenza di S. Gali
richiese per la raccomandazione di questo mezzo preservativo, come per gli altri allora pro-
posti, ulteriori studi ed esperimenti. Nel laboratorio igienico-chimico del ministero della
guerra di Sassonia furono continuati gli studi e gli esperimenti e questi dimostrarono lu-
minosamente, che il bagno è da preferire a tutti gli altri metodi proposti per la conserva-
zione dei mss., tanto più che sinora non s' è trovato un mezzo preservativo più efficace
di questo. Il governo sassone ha indetto una conferenza dal 17 al 19 settembre p. e. a
124 LA BIBLIOFILIA
Dresda, diramando numerosi inviti ai direttori degli archivi, e spera che il Congresso ri-
solverà allora la questione da lungo tempo dibattuta a prò' dei codici e della scienza, e noi,
mentre plaudiamo di gran cuore a questa impresa, che fa onore al governo sassone, fac-
ciamo i voti pili fer\'idi per la piena riuscita dei suoi intendimenti.
Concorsi. — L'Accademia di belle arti di Francia ha bandito il concorso al premio
Sordin di 3000 fr., proponendo pel 1809 il seguente tèma: « Le particolari condizioni ri-
spetto all'arte e i propri meriti della incisione, in paragone co' resultati che si ottengono
coi vari metodi eliografici. Mostrare le differenze caratteristiche delle diverse scuole d' inci-
sione, opponendo loro la fatale uniformità delle produzioni meccaniche ».
Biblioteca Crom-welliana. — Al 25 aprile p. p., terzo centenario della nascita di
Oliver Cromwell, ebbe luogo sul campo di battaglia di Naseby un'adunanza nella quale fu
proposta la fondazione di una biblioteca in memoria della grande guerra civile. Quantunque
questa dovesse soltanto essere instituita in memoria di Cromwell, si stabili poi di racco-
gliere nella medesima i documenti di tutte le fasi dello svolgimento della guerra fra i par-
titi qualunque fede politica abbiano professato. Naseby possiede già un gabinetto di lettura
ed una piccola biblioteca, ma difficilmente vi sarà conservata cosa alcuna che si riferisca
agli avvenimenti che resero si celebre il villaggio. Siccome una collezione buona di opere
deposta in un luogo si storico avrebbe grande importanza per i viaggiatori e gli eruditi, la
proposta trovò generale approvazione. Cosi furono già alla nascitura biblioteca assicurate le
opere di Rushworth, Walker, Warburton, Carlyle, nonché molte vecchie e nuove biografie
di Cromwell. Alcuni trattati sulla guerra civile, fra i quali due rarissimi, sono stati già
o acquistati o donati. Sir Richard Tangye regalò i suoi T'vo Prolectors, la Ditta Archibald
Constable il Prince Rtipert ed i signori Lawrence Dullen il From Civvnvell to WcUinglon. Fra i
sottoscrittori trovansi il Conte Spencer, C. R. Spencer e Sir Charles Dilke.
CORRISPONDENZA
Doti. A. B., Berlino. — Come vede, la sua domanda fu inserita nel presente qua-
derno ; le risposte le saranno inviate man mano che ci perverranno.
W. M., Londra. — La collezione del Valturio pubblicata nel quaderno precedente
è esattissima; l'esemplare suo è dunque scompleto.
R. H., Nnv-York, Conte W., Mosca, Lord P., Londra. — Il volume con postille
autografe ed inedite dell'umanista Sebastiano Serico descritto dal direttore della ^/i!i//i^_/f//rt
(I, p. 12-17) fu venduto ad un erudito ed appassionato collettore di libri rari in Italia, il
quale non se ne disfarà a nessun prezzo, di modo che ogni tentativo riuscirebbe vano.
Doti. /., Paris. — Il Doctrinale Alexandri grammatici, impresso a Colilo di Val Trompia
nel 1502, descritto come primo libro colà stampato nel quaderno precedente della Biblio-
filia (I, p. 55-57) sarà posto nel catalogo XLVI (Livres à figures du XVP siècle) della
Libreria antiquaria Leo S. Olschki di Firenze al prezzo di 150 Fr.
Chiuso il 1° agosto 1899.
477-8-99. Tipografia di Salvad'ore Landi, Direttore AkW Arte dilla Stampa
Volume I Settembre-Ottobre 1899 Dispensa ó'^-y*
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
LA SCOPERTA DI SEI PREZIOSI DISEGNI
IN UNA BIBBIA DEL XV SECOLO
In Europa, e principalissimamente in Italia, per un lungo e felice
volger di tempo, che dal cader del xv secolo giunge fino a pochi anni fa,
tratto tratto apparivano sconosciuti tesori artistici, scientifici e letterari.
Le viscere della terra s'aprivano per darci i preziosi avanzi dell'antica
arte greca, etrusca e romana ; dalle chiuse, inesplorate, polverose soffitte,
e dai misteriosi, severi conventi, venivano alla luce i più rari e pregevoli
quadri, arazzi, porcellane, sculture, volumi, manoscritti.
Splendido periodo, che forniva ampio lume alla critica artistica e alla
storia dell'arte, arricchendo musei e gallerie, raccolte pubbliche e pri-
vate, principesche e borghesi; e d'altra parte aiutava decadute famiglie,
alimentando un ramo di commercio ricco e florido, oltre ogni dire, e che
nel bel paese, è stato, ed è ancora, per quanto immensamente scemato,
anzi quasi esausto, la più grande delle nostre ricchezze avventizie.
Ma, naturalmente, coU'andar degli anni e dei secoli, le miniere, per dir
cosi, da cui si traevano tanti belli e preziosi arredi, rovistate ad una ad
una, si esaurirono, e le tristi condizioni economiche spinsero molti di co-
loro che ancora avevano un tesoretto artistico a venderlo, si che oramai
può dirsi finito il tempo in cui si potea rinvenire con accurate e sapienti
indagini, alcun cimelio sconosciuto, od almeno si può affermare che ne sono
considerevolmente diminuite le probabilità.
E ciò anche perché dal principio del corrente secolo, che ebbe il vanto
di fondare col Morelli, col Crowe, col Cavalcaselle e col Mùndler, la vera
126 LA BIBLIOFILIA
base della critica e della storia dell' arte, i suoi cultori, quasi tutti direttori
di raccolte estere, si spinsero alla ricerca del bello antico, sconosciuto o
negletto, con tutte le loro forze, acuite dalla certezza di saper l' Italia ricca
di tal nobile merce e bisognosa di permutarla in oro.
Cosi, presentemente siamo ridotti a tal punto, che è ben raro possa
venir alla luce qualche nuovo cimelio, degno di accrescere il nostro nume-
rosissimo ed inestimabile patrimonio artistico.
Perciò con vero, grande piacere, abbiamo l'onore di annunziare per i
primi ai nostri lettori una importantissima scoperta artistica fatta in questi
giorni dal cav. Leo S. Olschki, proprietario di una delle principali librerie
antiquarie d'Italia e d' Europa, e direttore di questa Rivista.
Il chiaro uomo, già da quattro anni circa, aveva avuta la fortuna di
esaminare una antica rara edizione della Bibbia, in geloso possesso d'una
vecchia nobile famiglia del Veneto, e vi aveva rinvenuti sei disegni, cinque
dei quali egli con sicuro criterio attribuì sùbito ad Andrea Mantegna o alla
sua scuola.
Il cav. Olschki, perfettamente consapevole della grandissima impor-
tanza di tali lavori, s'offri immediatamente di acquistarli, ma la famiglia
posseditrice dei preziosi volumi, forse perché memoria storica di più glo-
riosi tempi, od anche perché ne avesse intuito il valore, non volle venderli a
nessun prezzo. Però, finalmente, a tanta distanza di tempo, grazie alla sua
instancabile attività, ed all'altissimo prezzo che ne offri, riusci a diventarne
il fortunato possessore.
Il racchiudere tali preziosi disegni non è il solo ed unico pregio del-
l'opera in discorso, che costituisce per sé stessa un rarissimo cimelio bi-
bliografico, tipografico e storico. Ed eccone la ragione.
Nella stamperia fondata in Magonza da Gutenberg e dipoi esercitata,
cominciando dal 1455, ^^ suoi sleali soci Giovanni Fust e Pietro Schoeffer,
erano impiegati due operai tedeschi, Arnold Pannartz e Conrad Sweynheim.
Quando nell'ottobre del 1462 Adolfo di Nassau prese e diede il sacco alla
città, gli operai di quella officina si dispersero per tutta l'Europa, recando
ovunque i benefizi della nuova arte. I due compagni sembra che dimoras-
.sero qualche tempo nelle vicinanze della città, poi consigliati dai monaci
LA BIBLIOFILIA
benedettini di colà, che l'invitavano a recarsi nella protobadìa di Subiaco,
nella quale avrebbero trovato non pochi loro conna^^ionali, eruditi e dotti,
manoscritti in gran copia e specialmente la quiete desiderata, partirono
per l'Italia e verso il 146,1 o il 1464, fermarono i loro torchi nella famosa
badia.
Questa fu la pi'niia tipografia che venisse fondata nella penisola.
Le pubblicazioni non tardarono a cominciare con trecento esemplari,
tutti scomparsi, del Doìiatits prò piicyiiìis, a cui seg-aì il Lattanzio, De di-
vi iiis instiliifioiiibus ; Cicerone, De ofa/ore, //bri III, che è il primo libro
a stampa in cui siano caratteri greci, ecc., ecc.
Nel 1467 il marchese don Pietro Massimo'), degno rampollo della an-
tichissima e nobile famiglia romana, che tanto fece per gli studi e per
l'agricoltura, che esercitò molti onorevoli ofhcii, tra cui quello di membro
dell'ambasciata spedita dal popolo al re di Napoli Ferdinando, in guerra
con Sisto IV, chiamò i due tipografi tedeschi a Roma, nel suo palazzo, a
stabilirvi un laboratorio tipografico.
Per sei anni i due compagni lavorarono di comune accordo, poi
nel 1473, lo Svi^eynheim abbandonò il Pannartz, che coraggiosamente
prosegui da solo l'impresa, sempre presso i Massimo, fino al 1476. Da
allora non se ne sa più nulla, e si arguisce che trovasse la morte durante
la peste che in quell'anno infieri nella città.
Il primo dei due soci, lo Sweynheim, si diede ad incidere in rame
carte geografiche per un' edizione di Tolomeo, che non condusse a ter-
mine, e che comparve solo nel 1478, coi tipi d'altro impressore. Par
verosimile che anch'egli venisse rapito dall'epidemia del 1476.
Questi due tipografi hanno acquisito una vera e grande beneme-
renza, ed un nome illustre nel campo della cultura e della storia della
stampa, non solo perché furono i primissimi che introdussero questa
nobil arte in Italia, ma ancora perché le opere da loro edite, risultano di
grande importanza letteraria e religiosa, e son condotte con una bellezza
ed accuratezza addirittura maravigliose. I caratteri sono magnifici, ele-
ganti, (dello stesso tipo di quolli che adoperava Nicola Jenson nel 1470 in
I) Mori nel 1489.
ij8 la bibliofilia
Venezia, e che tanto lo resero celebre), buona la carta, l'inchiostro a ver-
nice, non corrosivo.
Tra i volumi pubblicati durante il loro soggiorno nell'ospitale pa-
lazzo del munifico patrizio romano, che a loro molto deve della sua
fama, ricorderemo le traduzioni di Erodoto, di Giuseppe, di Stazio, le
lettere di San Girolamo, il primo volume delle quali vide la luce nel 1476
e il secondo fu curato da Giorgio Laver, dandoci cosi una delle più si-
cure prove della morte del Pannartz.
Ebbene: tra queste opere, una colossale ve ne ebbe ancora, la Bibbia,
coir esposizione di Niccolò De Lyra.
Questo illustre esegeta e teologo francese, chiamato Lyranus in
latino, nato a Lyre presso Evreux nel 1270, e spentosi a Parigi il 23 ot-
tobre I 340, era nato da genitori ebrei, e aveva per suo vero nome quello
di Samuele. Nel 1291 s'inscrisse tra i Francescani di Verneuil, recandosi
poco dopo a compiere gli studi in Parigi, ove divenne dottore e insegnò-
con gran plauso la Teologia. Fu Provinciale del suo Ordine per la Bor-
gogna, e nel 1325 la regina Giovanna di Francia lo volle tra i suoi ese-
cutori testamentari. Conosceva assai bene il greco, e a maraviglia l'ebraico,
e fin da giovane avendo cominciato a studiare e commentare i sacri libri,
fu in grado di dettare, terminandolo nel 1 330, un profondo e poderoso-
commento al Vecchio Testamento, che è la sua opera di maggior lena.
E in che giusto concetto lo tenessero i suoi contemporanei, lo chiariscono-
i due seguenti versi :
Et si Lyra non lirasset
totus mundus delirasset.
<< È d'uopo consultar il De Lyra nei luoghi in cui trattasi di spiegare
passi dell'Antico Testamento, e le cerimonie dell'antica legge. Egli si
lascia addietro tutti coloro che hanno commentato prima di lui le .Scrit-
ture, ([uantunque non riesca cosi bene nelle questioni di filosofia e teo-
logia » - attesta Riccardo Simon.
Oltre le sue opere pul)blicate, ([uali la suddetta Bibbia ; De Messia
(Venezia, 1481) e Tractatits de idoneo mcnstrate et suscipite sancii aliar is sacra-
w/r«// (Germania, xv secolo), abbiamo manoscritte Moraìilatcs in IV Evan-
gelia ; Comwcnlaria in TV Libros Sentenliarum ; Ouodlibcta Theologica ;
LA BIBLIOFILIA 129
Tractatiis de animac claustro (nella biblioteca di Oxford); Scnnones, De-
si iiictioncs (nella biblioteca di Charleville); Concordali ti a EvangcUorum (nella
biblioteca di Metz); Glossae (in quella di Saint-Omer); De iribtis sfafibns ad
perfectioììcìii (in quella di Basilea); Epistolac (nell'altra di Bruges), ecc.
La nostra Bibbia è conosciuta bibliograficamente sotto l'indicazione
■di Postillae perpetiiae, sive brevia coviììientaria in universa Biblia, o di Po-
stillae perpetìiae in V. et N^. Tcstamentiim, o anche di Glossa ordinaria in
S. Scripturaìii. Si compone di g parti in 5 grossi volumi in-folio grande.
Il 1°, di fogli 450, venne pubblicato nel 1471, mentre gli altri quattro
seguenti, uscirono in luce nel 1472, e reca in fine:
In domo Petri de Maximis Anno salutis
M CCCCLXXI. Die XVIII Nouèbris.
Il 2°, di fogli 451, contiene da Esdra fino all'Ecclesiastico, e ter-
mina :
In domo Petri de IVIaximis
MCCCCLXXII. die
XX\'I Maii
Il 3°, di fogli 398, riporta da Isaia al secondo libro dei Macabei,
e termina:
In domo Petri de Maximis Anno salutis
MCCCCLXXII. Die XIIII Januarii.
Il 4°, di fogli 234, contiene i quattro Evangelisti.
Il 5°, di fogli 290, il seguito del Nuovo Testamento, ed ha in fine:
In Domo Petri de Maximis
MCCCCLXXII. die
XIII Martii
Nel principio di questo ultimo volume è la celebre epistola indirizzata
da Giovanni Andrea, bibliotecario vaticano, a papa Sisto IV, epistola da
cui chiaramente si deduce che la nuova e malagevole industria dei valenti
tipografi, nonostante tutta la loro coraggiosa iniziativa, nonostante la buona
volontà e lo splendore delle edizioni, non prosperava davvero, talché non
I30 LA BIBLIOFILIA
sapevano letteralmente come andar più innanzi. E il Pontefice, conscio
della grande opera dei due tedeschi in prò della cultura, liberalmente li
soccorse. Ma quel che rende di altissimo valore per la storia della stampa
questa lettera, tanto da far aumentar il pregio della Bibbia che la con-
tiene, è il compresovi elenco dei libri che gli stampatori di Magonza pub-
blicarono dacché erano venuti a stabilirsi in Italia, cioè dall'anno 1465
al 1472, con allato il numero delle copie tiratone. .Sappiamo cosi che prima
della stampa del Nicolò De Lyra, essi avevano dato alla luce ben 27 opere,
formanti un totale di 12.475 volumi.
A proposito del numero d'esemplari della nostra Bibbia, l'elenco
termina nel seguente modo: Nicolai de Lyra volumina Mille Centum MC.
Indicazione che dovrebbe sembrar chiara, eppur non è, perché se
alcuni bibliofili intendono doversi leggere iioo csemp/ari completi, vale
a dire 5500 volumi, altri affermano doversi ritenere pubblicati iioo vo-
lumi, cioè 220 esemplari completi. La questione è abbastanza ardua a
definirsi; e in quanto a noi, siamo piuttosto del secondo parere.
Questa edizione è rarissima (ciò che convalida il nostro parere), e
molto difficile a rinvenirsi completa e ben conservata. Su tal punto tutti
gli studiosi si trovano perfettamente d' accordo ').
Quanto al rinvenirsene copie in commercio, ed al prezzo attribuito,
se il Brunet') ne cita esitate alla vendita Soubise per 170, alla Brienne-
Laire per 201 e a quella Boutourlin per 112 franchi, noi notiamo che
mancava nella vendita all' asta delle famose biblioteche Sunderland, Ha-
milton, ecc., che da dieci anni non ne comparve in commercio alcun
esemplare, e che quindici anni or sono una libreria di Berlino ne offri
in vendita un esemplare incompleto per 10.000 marchi (13.000 lire circa)
e che la Casa libraria di cui il chiaro cav. Leo S. Olschki è proprie-
tario, ne cedette, un decennio fa, una copia mancante di ben due volumi
ad un libraio londinese per 200 lire sterline (5400 lire).
Ed è naturale; poiché, ripetiamo, ci troviamo dinnanzi ad un'opera
delle prime stampate in Italia, dalla primissima tipografia, primissima per
tempo e celebre anche per la ricchezza dei lavori suoi; un'opera che
riproduce e propaga le riflessioni scritte sul Testamento da un tale e
') De BtTKE, Biblio^raphìe instructive ou traile de la connoissaiice des livres nares et singuliers.
Paris, 1763, voi. I, pag. 131 sub n." i ig : «. Ouvrage regardé comme le premier commenlaire qui ait ciò
imprimé sur l'Ecriture Sainte. Les excmplaires en sont rares et dlRìciles à trouver bien conditionDés. »
2) Paris. Didot, 1862, Tomo HI, pag. 1255.
LA BIBLIOFILIA 131
tanto uomo come Niccolò de Lyra, e che al merito di essere stata e per
concetto e per mole forse la più colossale che avesse veduto la luce
dacché i torchi dell' arte di Gutenberg cominciarono a gemere, unisce
un' accuratezza tipografica, una qualità di carta, una bellezza di carat-
teri ed un aspetto veramente sorprendente.
Ne vennero fatte dipoi circa sedici ristampe: a Venezia (1481, 1488,
1495), a Colonia, a Norimberga, a Lione, a Douai, a Anversa e a Ba-
silea (1508).
L'esemplare attualmente posseduto dal cav. Olschki, è conservato
stupendamente ad eccezione di qualche macchia d'acqua e di qualche
leggera fioritura; e da un confronto fatto con altri esemplari risulta che
questo è tutto speciale, essendo stampato su carta più grande e greve di
quella che trovammo nelle altre copie da noi esaminate. Legato in non
grosso cartone bianco ordinario, reca nel dorso d'ogni volume le indica-
zioni dei testi biblici contenutivi, a grossi caratteri in nero. Mancano
peraltro gli ultimi 59 fogli dell'Evangelio di San Giovanni; ma tale di-
fetto è insignificante, in confronto dei pregi particolari del nostro esem-
plare; tra cui quello di racchiudere, aggiunto nel terzo volume, un mano-
scritto contemporaneo, di cinque carte in foglio, contenente « Hystoria
Stisatine et belis et draconis » (un supplemento al libro di Daniele).
Le lettere in principio d'ogni capitolo, e d'ogni capoverso, sono ru-
bricate. In testa ad ogni pagina è sempre a caratteri di color rosso l' indi-
cazione di ogni libro.
Spessissimo le parole del testo biblico sono sottolineate dello stesso
colore, e ad ogni foglio s' incontrano circa sette od otto fregetti in nero,
raramente qualcuno in turchino carico. Ogni tanto si veggono delle an-
notazioni marginali pure in nero, ed alcune volte fatte risaltare con linee
sottostanti in rosso. Esse sono evidentemente dovute al primo possessore
dei volumi, un dotto che deve aver studiato l'opera lyriana a fondo, e col-
lazionato il suo esemplare a stampa con un codice correttissimo, del quale
notò in margine tutte le varianti che offriva, facendovi un richiamo nel
testo; inoltre egli corresse, con una pazienza straordinaria, tutti gli errori
tipografici e quelli derivati dalla scorrettezza del codice che servì per la
stampa dell'edizione. I caratteri tutti sono eleganti e condotti a mano con
somma precisione (fig. i).
^ principio creduic deuf celum U tcrmm. ^Cap.I.
Obmiflifcliuifioniburcurtofirdccipioilldm quc magifconfuera ed
dici torà enrm facra fcrtprurd dtuidirur in duaf pdrtef uideficcc irì
uetuf 8i nouum ccrVamenrum ita q> dece cora facra fcnprura fic de
deo ranq de (ubicelo camen prima parf prmcipalirer efb de deo
ranq creatore 8^ gubernatore. Secuda ucro de deo ranq redép>
tore 8i glonFiCdcore-^l Prima parf uidelicec uetuf tcn-amenaim
diuiditf m qcruorparrcfuidclicerdibrofLcgdlefHtftorialcf Sapiétialefa^Propbe/
calcf.Ec quia uetuf ccO-arrm tu &; ncuù fé babcnt ficutroCdin medio rote: utbabe^
Ezccb.i.ca.Ideonoteftd. diuidic cófimilicer in qctuor quia legi in nouo ceftamcco
correrponder Huangelium . L ibrif fapientiadbufcorrefpodenr cpi loie Pauli ar alioru
ApofboIoif.Librifbiftoridlibutcorrerpondenracn-uf Apofloloif.Librif ppberdlibuf
correlpondec libcr ^pocd-CfCircd prima parte ueccrif ren-amenci quc concincc librof
legalefuidelicec quinq; librofMo/fi.Confiderdndum q> [ex non ddc uni perfone fed
communicdci populi adundti. idcopnmo^defcnbitur adunano fidelif popub fub culcu
uniufdei quod fic in libro Genc^ecundo defcnbirur legiflario populo adunato. ai
hoc in Exo.&r duobuflibrif fequennbufflTèrCto ponicur predidì-c legifrepctirio&J
explicdtio Si hoc Fit m DeucerononioiUrimd in duaf quia primo of^endic Moyfef
nature bumane prcdu<5>tonem . Sccundo ipfiuf propdgationem . un. ca . uc fic pcedac
ad e(c<ftioncm Fidelif populi a^ difVindìionem ciuf ab infideli pcpulo per fucceflìoner
generationum ut patebic infra ^ Circa primù confiderandù q> coca corpalif creatura
fdc^d cfb proprer hominem namelcmenta funrpropter mixca.&i mixta inanimata uc
piante propter ammalia. ammalia uero propccr hominem quatum ad ciuf nucritionc
ti luuamcntum. Corpora etiam celefVia facfta funt quodammodo propter hominem
fc^m q? dicitur Deutero, nuca. Ne Force oculif eleuatif ad celum uideal fole alluna
Bi: omnia dftra celi 8^ errore dcceprufactoref ar colaf: quc crcauitdominufdeuftuuf
m mmifterium cundhf gentibuf. Et ideo primo defcribit corpalif creature, pducfl ione
gcncraliter. Secundohominif Formationem fpccidlieer ibi Ec ait-Paciamuf hominem
Circa pnmum cria Facitfcnptura: quid primo exponit opuf creationif. Secùdo opuf
dtftinc^ionif fcu Formatiomf ibi Dixi^quoq; deuf. Fiat lux • Tertio opuf ornatuf fiue
difpofitionifibi Dixu autem dcufFiant luminaria^ Opafcreacionirdefcribitur ante
omnem diem. opuf dirVin(^ionifprin?iftnbufdiebi.if. Opuf aucem ornatuf aliiftribuf
fcquencibuf. 8^ feptimodierequieuir deufa nouifcreacurifcondendif.^|_S;cunda ucro
fentcntiam Hieronin cpfVola adPdulinum prefb/rerum de omnibuf facrc fcripture
librifpnncipium Gcnef. ei> tannfoblcuricatibuf inuolutum: ut ante triginta annof
apud Hebreof non legacur.a^ buiufoblcurirateffanfapparent ex uariifa; multipli/
cibufcxporitioibuf fdm doc^orum Hebreorum cj Catho'icorum circa ipfù a; quonia
conFudo eft tam tncelligentie ^ memorie mimica intendo uitare talem mulotudinem
expodcionum illarù maxime quc a fcnfu liccerad remote uidcrctur: cui fenfuitntédo
mfifVcre fccfm graciam a domino mih daram. Igirur circa principiti Gcncf.funt tref
optnioneffcu exporitioncrfollemncf ad qfalie utdcnc reduci. prima eO ipfiuf \ugu.
qui iflof fex diefcxponic non prour imporrant fucceOionem tcmporif.fcdput dicunc
cognmonem angelicam relatam ad fex genera rerum códirarum. Iftaauté cogmtio
angelica duplex eft. Vna e(\ rerum m genere proprio &: hec dicitur uefpcrnna naia
omnif creatura ad deum cóparata qui é lux per cflìntia: tenebra efb. A.lidC cognitio
in ucrbo 8^ bec dicitur mdtutind:a^ fic exponit facflum eft- ucfpcre & mane diciunuf.
Fig. I {Y: della grandezza dell'originale).
LA BIBLIOFILIA
133
Oltre gli artistici disegni dei quali pili sotto verremo a trattare, l'esem-
plare di proprietà del direttore della Bibliofilìa è riempito di una quan-
tità d'altri disegni a colori con iscrizioni in nero, quali piante di sacri
edifizi, ecc., di cui è menzione nella Bibbia; ma questi sono lavori in-
teramente geometrici, e quindi di niuno o di picciol pregio, rispetto
all'arte.
Tali ultimi disegni variano dalla grandezza di un quarto a quella
d'un foglio intero.
Fig. 2 (75 della grandezza dell'originale).
Noi, giacché hanno soltanto interesse storico, li tralasceremo, ve-
nendo sùbito a parlare dei sei rari cimeli, che son l'oggetto principale di
questo articolo.
Al foglio 7 recto del III volume, troviamo due disegni disposti
r uno sotto l'altro.
Cominciamo dal primo, il superiore, che ci mostra Gesù Cristo figu-
rato secondo il rito latino, e come dice l'iscrizione manoscritta in carat-
tere gotico a sinistra del disegno :y/^;/r« secundinn latinos (fig. 2).
Il figlio di Dio è assiso in una specie di seggiola sgabello, che ram-
menta la forma delle sedie romane e medioevali. I piedi di essa sono
'34
LA BIBLIOFILIA
due zampe di leone, e le estremità superiori due teste d'animale a guisa
di sfinge egiziana. Il Redentore stende la mano destra in atto di pro-
tezione, mentre la sinistra si poggia grave sul globo sormontato da una
croce a palle, sorretto dal suo ginocchio. 11 sacro capo nimbato del-
l' Uomo Dio è bello e fiero, gli occhi penetranti ; ha barba con basette, ed
i capelli inanellati gli piovono fin sulle spalle. La divina persona è rac-
chiusa in una lunga veste stretta ai fianchi da una cintura, ed a tale
abbigliamento è sovrapposto un ampio manto riunito sul petto da un
rotondo fermaglio. E veste e manto scendono in pieghe larghe e spesse
fino a terra lasciando scoperti i piedi, sotto i quali sono disposte in linea
retta cinque stelle. Notiamo che il piano su cui posa la figura, chiazzato
da larsfhe macchie d' umidità che non alterano né toccano minimamente il
disegno, fa l'effetto di un gruppo di nubi che involgano tutta la figura del
Redentore, accrescendogli maestà e possanza. Il disegno è condotto con
non comune finitezza ad inchiostro grigio. 11 nimbo, il globo e la croce
sono tinti d'un color giallo scuro lavato, le pieghe del vestito sono ombreg-
giate di verdolino.
Immediatamente sotto è un gruppo, formato da quattro differenti
figure. Nel centro un angelo a nimbo intero, coi lunghi capelli inanel-
lati, in atteggiamento quasi sorridente, ha visibile soltanto la testa ed
il collo, il resto del corpo rimanendo coperto dalle lunghe ali che si riu-
niscono combaciandosi sul davanti. Sovr' esso è la testa d' un' aquila, an-
ch'essa nimbata, con la bocca aperta, da cui vibra serpentina la bifida lin-
gua. A sinistra dell'aquila sporge una testa di leone, nimbato, ed a destra
quella d'un toro, pure nimbato. Ai lati delle ali dell'angelo si mostrano
quattro mani, due a destra ed altrettante a sinistra, con le palme aperte
all'infuori. I nimbi di questa composizione sono riempiti di color giallo,
la faccia dell'angelo, le nari del toro e la mano superiore a destra sono
leggermente toccate di rosso.
Questo gruppo poggia su d'un circolo limitato da tre circonferenze,
o, per meglio dire, su tre circoli concentrici, mnlt(ì ravvicinati, riem|>iti
d'inchiostro bigio, tagliato non perfettamente nella sua metà da una se-
cante che lo divide di conseguenza in due parti ineguali, nella minore
delle ([uali a sinistra ò un'iscrizione di venti righi, che non rii)ortiamo
perché si può leggere perfettamente nella riproduzione (fig. 3).
Nel verso del foglio in cui sono i due disegni, e che è rimasto in
bianco, è scritto col solito inchiostro : Ilic iii/ii/ dc/ìcit.
CÌiSFoidcicfl-ori
jÌrtcnro4fr
pl&n ■ et luci
?>ttCT«dtT 3c
<!■
F'g- 3 (Vi della grandezza dell'originale).
136
LA BIBLIOFILIA
c3^
Nello stesso volume, a foglio 8 recto, ci si presentano altri due
disegni. Il primo raffigura Gesù Cristo secondo gli ebrei, con questa
scritta : Ecce figura secunduvi hebreos (fig. 4).
In un ricchissimo trono tutto lavorato, e fiancheggiato da due zampe
leonine alate superiormente, siede in una posa languida e triste il Re-
dentore, nimbato, coi capelli ricci scendenti sulle spalle, barba e basette.
^G&
"^giira fcaìTiOinn lxl»cp8.v;->
-y-
Fig. 4 (y; della grandezza dell'originale).
veste e manto come nel primo disegno da noi descritto, quest'ultimo però
mostrando un differente partito di pieghe. Con la mano sinistra regge lo
scettro gigliato all' estremità, e con la destra il glolio.
TI disegno è riempito di tratti finissimi a penna in inchiostro gri-
gio. Il manto ha i risvolti gialli, il globo è turchino carico.
Tutt' insieme risulta un complesso e magistrale lavoro, forse un
po' sopraccarico.
Sùbito seguono sotto, nella parte inferiore del foglio, quattro figure.
Principiando da sinistra un leone, di faccia, nimbato, e col corpo
ricoperto da due ali che gli si riuniscono dinnanzi, e un paio che gli
LA BIBLIOFILIA
137
si spiegano aperte ai lati. Quindi un angelo pivittosto grassoccio con la
testa caratteristicamente piegata di tre quarti a destra, incorniciata da ca-
pelli inanellati e lo stesso partito d'ali della precedente figura. Un toro
nimbato e alato, al par degli altri. Un'aquila nimbata, di profilo destro, con
la testa sollevata in alto, e la bocca aperta, come in atto di minaccia (fig. 5).
Dieci stelle si librano in linea retta sul capo di queste figure.
Il tutto a penna, in inchiostro grigio. In quanto alla colorazione, i
nimbi sono gialli, e alternativamente, le ali che scendono verticalmente
tefiisissii:
Fig. 5 (-/s della grandezza dell'originale).
dalla testa del leone rossicce, come quelle laterali dell' angelo, le altre
verticali del toro, e le ultime laterali dell'aquila.
Nel verso del foglio prosegue il testo.
Nel terzo volume, a carte 1 2 recto, è una figura sacra che ravvi-
siamo sùbito, quantunque nessuna scritta la specifichi, ancora pel Reden-
tore (fig. 6).
Egli è seduto, coi piedi poggiati sulla parte superiore d'una specie
di tempietto, contenuto in tre circoli concentrici molto ravvicinati. Ha
il capo nimbato, capelli inanellati spioventi sulle spalle, larga faccia.
ì
Fig. 6 (V; della grandezza dell'originale).
LA BIBLIOFILIA 139
anL,^olosa, ampio e taurino collo ; lo ricopre una veste serrata alla vita
da una cintura, veste scollata che gli lascia scoperta l' attaccatura del
petto, e gli scende in ampie pieghe fin giù, lasciando vedere i piedi
nudi. Con la mano sinistra è in atto di benedire.
Il disegno è tutto condotto a penna ed inchiostro grigio, con un
tale effetto di granitura che sembra una statua di bronzo. Dobbiamo
notare che la postura di Gesù è un po' curiosa e strana, di modo che
a primo aspetto la si direbbe errata.
E probabile che in tempi posteriori alla sua esecuzione, si tentasse
d'ultimare e correggere la figura, a matita nera; ciò che può vedersi ,
subito, in parte del braccio sinistro, dal gomito al principio del polso,
nei panneggiati della stessa parte che si è voluta ampliare, nel braccio
destro appena accennato, e dipoi completato ponendogli in mano un
globo, evidentemente per uniformarlo alle altre due rappresentazioni di
Cristo, e nella prosecuzione del tempietto e del circolo.
Lateralmente poi a questa figura, in alto, a sinistra, è disegnato un
angelo con tre paia d'ali.
Nel verso del foglio è scritto : ìiiìiil dcficif, e si scorge dai rigon-
fiamenti che il disegno fu dovuto ripassare in molte sue parti con una
punta.
Trascorsi poi altri sei fogli impressi, si trova una figura a matita,
ma il tratto n' è tanto leggiero o un '^o' sva>nlo ch'essa si rende non troppo
visibile, in modo da non poterne dare qui unita la riproduzione.
Sembra voglia raffigurare un santo (forse san Bartolommeo ?), sotto
forma di un personaggio completamente nudo, veduto di tre quarti di
profilo destro, mentre la testa fregiata dell'aureola è vòlta a sinistra.
Il suo torso è largo e robusto, le braccia sono appena incominciate e
una gamba è mancante, si che resta incompleto. Probabilmente fu co-
minciato a tratto leggerissimo e poi tralasciato, o fors'anco terminato,
ma cancellato da vandalica mano.
Nel verso del foglio è il solito : niliU deficit.
Ed ora, dopo tutto quello che abbiamo osservato e detto, passando
oltre la descrizione dei disegni, ci si affaccia un ben difficile quesito :
chi gli esegui?
I40 LA BIBLIOFILIA
I primi cinque si rivelano a prima vista, anche al meno versato nel
campo degli studi artistici, come opera d'un maestro italiano della fine
del XV secolo. Questo è indubitato.
Ed attentamente esaminando i caratteri speciali che presentano,
sgorga spontaneamente dalle nostre labbra il nome di uno dei più illustri
capiscuola dell'arte nostra: Andrea Mantegna. Si osservi in particolar
modo nella figura di Cristo secondo gli ebrei, la positura, la forma della
veste e del manto ed il modo con cui sono eseguiti, e si confrontino
con la Vergine e il Bambino nella Galleria degli Uffizi. Si esamini la
testa d'angelo nel gruppo immediatamente sotto la suddetta figura nella
sua mossa caratteristica di profilo destro, prettamente, esclusivamente
mantegnesca oltre ogni dire, come possiamo vedere nel superbo trittico
della predetta celebre galleria fiorentina. E poi in tutti i disegni ravvi-
siamo il tono generale delle incisioni del Nostro, quali ad esempio nella
famosa Vergine accoccolata col Bambino sulle ginocchia").
Nell'intero essi sono grandiosamente concepiti, potentemente inspi-
rati dalla lettura dei Sacri Libri, specialmente dell'Apocalisse, e nei
loro simpatici colori riescono d' un effetto superiore ai mezzi ado-
perati.
Ma però, proseguendo nell'esame imparziale e scrupolosissimo dei
lavori, crediamo, facendo le debite più ampie riserve, che non siano
sempre ed in tutto all'altezza del grandissimo maestro padovano, - non
mantovano, come lo chiama per errore il Vasari. Padovano, perché seb-
bene sia certo oggidì da inconfutabili documenti esser nato a Vicenza,
ei dimorò ed ebbe studio quasi sempre in Padova.
Possiamo però considerare i cinque disegni come opera della grande
arte strettamente mantegnesca, dell'arte padovana dell'epoca del nostro.
O uscirono certamente dalla sua stessa officina, o da quella di uno dei
colleghi che abbia in tutto seguita la sua maniera.
Ma quale il nome dell'autore?
Cosi poco è stato studiato il Mantegna, ([uesto vero gigante del-
l'arte, e meno ancora la sua scuola che non è facile dirne (jualcosa di
certo. 1'] miglior partito tacere che proporre temerariamente qualche
nome.
1) A proposito del Mantegna, uno dei prossimi numeri della Bibliofilia riporterà una nostra nota
illustrata relativa ad un curioso plagio d' una incisione di questo insigne Maestro.
LA BIBLIOFILIA 141
<5^
Sappiamo d'un Pizzolo, collega del Mantegna, d'un Dario da Treviso,
ma, a quanto pare, nessuna certa loro opera è giunta a noi, o almeno, se
e' è, va sotto altro nome. E poi i numerosissimi allievi, imitatori e se-
guaci del pittore e incisore padovano (caso stranissimo che nella storia
dell'arte non ha forse confronto per numero), seppero tanto avvicinarsi
alla di lui maniera, cercarono a tal punto di conquistare l'arte da cui
egli dettava legge all'Italia tutta, che furono e vengono tuttora le loro
opere quasi sempre confuse con quelle del Maestro. Basti accennare, per
dimostrare la verità delle nostre parole, che Marco Zoppo, della cui
mano il Crowe e il Cavalcasene vogliono gli Evangelisti di Padova, cre-
duti fin' ora del Mantegna, è confuso anche con lui nei disegni degli Uffizi.
Melozzo da Forlì, « il quale ebbe pennello tanto conforme a quello del
Mantegna, da far credere a buon diritto che derivasse anch' egli dalla
scuola dello Squarcione », Cosimo Tura detto Cosmè, i tre Bellini che
tanto giovarono ad Andrea, Ercole De Roberti, Bernardo Parentino, Li-
berale da Verona, Marco Palmezzano, Luca Signorelli, Giovanni Buon-
consigli, B'rancesco Buonsignori, Gio. Fran. Carotto, Bald. Peruzzi, ecc.,
son tutti nomi di amici, compagni in arte e continuatori del Man-
tegna.
Per ciò, in tal caso, almeno per ora, ci è d'uopo non arrischiare
prematuri giudizi. Soltanto i novizi nella scienza dell'arte o i ciarlatani
sanno dare un nome ad ogni opera, e noi a queste auree parole del
Morelli '), aggiungiamo (e tal massima potrà sembrare un po' ostrogota),
che per ammirare un'opera d'arte non è poi assolutamente necessario
conoscerne l'autore.
Quanto al sesto disegno rappresentante un Santo, da quel poco che
ne possiamo arguire per lo stato in cui si trova, lo diremo d' un' arte
che ha tutti i caratteri di quella del cortonese Luca Signorelli, e ras-
somiglia precisamente alle due buone teste, contenute una nel retto,
l'altra nel verso d'un foglio, conservato nella raccolta dei disegni della
Galleria nazionale d'Arte antica in Roma.
Ad ogni modo siamo dinnanzi a sei disegni di grande, incontestabile
1) Giov.\NNi Morelli, Della Pittura italiana. Milano, Treves, 1897, pag. 47.
4**
142 LA BIBLIOFILIA
bellezza, e che pel loro valore artistico saranno meritatamente assai
apprezzati nel mondo dei cultori della critica e della storia dell' arte.
Tutti gli studiosi conoscono quanto mai siano preziosi, quanto im-
menso valore abbiano nel campo delle arti belle i disegni. Il disegno ò
bene spesso il rivelatore d' un maestro, perché ce ne sviscera la tecnica,
r impronta stilistica ; per lui noi lo sorprendiamo impreparato, ingenuo,
rapido o tardo a concepire e a correggere.
Dai raffronti della copia in discorso con le altre che ci è stato
possibile esaminare o conoscere ') resulta che i due stampatori di Casa
Massimo, lasciarono qua e là nei cinque volumi dell' opera uscita dalla
loro officina, ma specialissimamente nel i° e nel 3°, alcune pagine intere
e anche parecchi spazi in bianco, quantunque nessuna pubblicazione,
nessun repertorio bibliografico ne faccia cenno.
Rilevata la esistenza di questi spazi vuoti, che furono lasciati ap-
positamente, perché ricorrono in tutti gli esemplari dell'edizione della
Bibbia, e perché se le pagine intere lasciate in bianco possono, fino ad
un certo punto, anche ammettersi come aggiunte posteriori, o dovute
ad errore, non può essere al certo cosi delle lacune limitate tutt' intorno
dallo stampato, noi ci chiediamo a che servirono allora esse?
Pel silenzio assoluto dei competenti scrittori, ci si presentano pa-
recchie ipotesi più o meno ammissibili, che noi accenneremo perché
potranno in certo modo aiutare a far luce intorno all'autore dei disegni.
Che gli spiizi si siano lasciati vuoti per riempirli con incisioni illustra-
tive dei passi biblici pivi importanti, incisioni poi che per una ijualsiasi
causa (difficoltà nell'esecuzione o nei prezzi) non poterono essere ese-
guite. E gli spazi non furono potuti colmare per non compiere nuova-
mente un faticoso lavoro d' impaginamento tipografico, o perché i volumi
1) Nella biblioteca Casanatense di Roma n'è conservato uno splendido esemplare, in perfetto stato
di conservazione. Legato in pelle e oro, e ornato di stemmi dorati, due per ogni coperta. Ha in principio
d' ogni volume un fregio miniato, ma di fattura dozzinale, eseguito per contenere il bollo dell' istituto. Col-
lazionato da un bibliogr>ifo che ne fece gl'indici, reca la numerazione d'ogni foglio. Ha le lettere in rosso,
solo nel principio dei capitoli e nei capoversi.
La Biblioteca nazionale di Parigi ne possiede l' esemplare, appartenuto alla libreria dei Re d'Aragona
in Napoli. A Chantilly, in quella biblioteca, ve n'ha un esemplare bellissimo miniato da Carlo di Borbone,
arcivescovo dì Lione e cardinale. Dobbiamo quest' ultime notizie alla cortesia del chiarissimo dott. L. Delisle.
LA BIBLIOFILIA 143
erano già tirati'); che l'opera dovesse esser miniata prima d'esser posta
in commercio, e poi non fosse più; che gli editori avessero in mente di
lasciar la cura delle illustrazioni ai ricchi compratori dei loro volumi.
Relativamente all'esecuzione dei primi cinque disegni, s'affaccia
anche un'altra supposizione, non ispregevole in quanto che sappiamo
esser la Bibbia stata posseduta da un'antica famiglia del Veneto, ed è
che capitata non molto tempo dopo la sua pubblicazione a Padova, nel
focolare dell'arte mantegnesca, e letta da uno di quegli illustri maestri,
abbia a costui inspirato di schizzare nei fogli rimasti bianchi tra gli
altri stampati, la rappresentazione grafica di quelle sacre persone ed
emblemi ch'ei inspirato vedeva si meravigliosamente scolpite nelle parole
del Libro dei libri.
La Vossische Zcihtng di Berlino, nel numero di martedì 8 agosto, ac-
cennò alla scoperta dei preziosi disegni e alla loro grande importanza
per la storia dell'arte.
Nello stesso tempo pervennero al cav. Olschki parecchie richieste
dì privati collettori e d'istituti stranieri. Vedute le fotografie dei disegni,
alcuni offrivano fortissime somme, altri facevano richiesta del prezzo.
Ma il chiaro editore, prima di rispondere e d' impegnarsi in qualsiasi
modo, volle che la Bibliofilia facesse noto l'avvenuto ritrovamento.
Noi scrivemmo queste poche righe, alla svelta, nel solo intento di
annunziare al pubblico, agli studiosi, la scoperta di un cosi importante
cimeHo bibliografico, storico ed artistico.
Non fu nostro intendimento far più di un semplice annunzio cor-
redato da qualche nota storico-critica. Ora, esaurito il nostro modesto e
facile compito, attendiamo che qualche studioso di buona volontà, ricerchi,
confronti e con l' ausilio di maggiori osservazioni e dati concluda, in
modo da fornirci a proposito della scuola, e possibilmente degli autori
dei disegni, esaurienti e fondate spiegazioni. Primieramente bisognerebbe
rinvenire ed esaminare il codice servito di tipo agli impressori per la
1) Ed infatti quantunque da pochi anni l'incisione fosse venuta a dare un potente impulso all'arte
del libro, Alberto Pfister aveva pubblicato nel 1461 a Bamberg un'edizione delle favole di Ubrich Bohner
con IDI figure, e Ulrich Kahn, chiamato a Roma dal cardinale Torquemada, dava alla luce, l'ultimo
giorno del 1467, le celebri Meditai iones, ricche di artistiche xilografie.
Dunque, dato ciò, niente di più naturale che i nostri due arditi tipografi tedeschi, allora in que-
st' ultima città, abbiano anch' essi avuto l' idea di pubblicare una Bibbia a figure.
144 LA BIBLIOFILIA
loro edizione della Bibbia. Esso ci darebbe ragione di molte cose, perché
sappiamo che quando si cominciarono a pubblicare i libri a figure, queste
si copiavano o si improntavano alle miniature contenute nei manoscritti,
e specialmente ai disegni a penna, di cui imitavano il tratteggio.
Non è nostro compito tessere convenientemente le meritate lodi
di chi con tanto buon senso e criterio d'arte seppe acquistare e render
pubblici, togliendoli dall'ingiusto oblio, tali cimeli, né ciò d'altra parte
la rara modestia del nostro Direttore potrebbe permettere. Solo rammen-
tando quanto scrisse nello scorso 2° quaderno della presente Rivista un
valoroso nostro collega, a proposito dei meriti bibliografici del chiaro
cav. Olschki, diciamo che egli ci aggiunge quello di essere un esimio co-
noscitore d'incisioni e di possedere una profonda, davvero non comune
cultura artistica, nel più ampio senso della parola, si eh' egli onora la
classe cui appartiene.
E ne è prova innegabile l'acquisto in discorso pel quale ci pre-
giamo di esprimergli pubblicamente i nostri vivi rallegramenti.
Nel tempo istesso spontaneo ci sgorga dal cuore un voto, dettato non
da mire d' interessi particolari, più o meno riprovevoli, ma dall' amor di
patria e d'arte, ed è che i disegni scoperti rimangano fra noi, affinché
seguendo l'ormai ordinario esodo di mille e mille consimili cimeli non
vadano vergognosamente — è la parola — ad arricchire le grandi rac-
colte straniere, già riboccanti dei capilavori dell'arte italiana.
Ciò sarebbe una perdita artistica non solo, ma anche un avvili-
mento morale.
Che li acquisti il Governo a mezzo delle sue gallerie o biblioteche,
o qualche Municipio per le civiche collezioni, di cui è fortunamente tanta
dovizia in Italia, od un privato intelligente per la sua raccolta è indif-
ferente, basta che rimangano qui. Noi saremmo felici che tali lavori
dell'arte più grande del xv secolo trovassero, se fosse possibile, eterna
stanza nella terra che li vide nascere.
Ricordiamolo ancora una volta: Ciascun popolo, specialmente l'Ita-
liano, ha sacrosanto il dovere di raccogliere e custodire religiosamente
tutte le opere atte a spiegare l' evoluzione progressiva dell' arte per
merito degli illustri maestri che lo resero celebre.
Roma, settembre 1899. ROMOLO ArTIOLI.
LA BIBLIOFILIA I45
IL MONVMENTVM GONZAGlì'M
DI GIOVANNI BENEVOLI o BUONAVOGLIA
INI EL Mazzuchet.li {Scr'ìtt. d'Ii., II, 2, 840. Brescia, 1760) leggiamo:
« Benevoli {Giovanni) è mentovato dal celebre Apostolo Zeno, il quale
dall'aggiunta che porta di Andino lo crede di Ande, luogo vicino a Man-
tova due sole miglia. Fu poeta latino, e compose un Poema istorico che
versa sopra soggetti storici del suo tempo, cioè del secolo xvi. Un sag-
gio di questo essendo stato mandato dal chiarissimo Annibale degli Abati
Olivieri, appresso il quale si conserva ms., al suddetto Zeno, lo diede
a conoscere a questo per bravo poeta, pieno d' estro e di fuoco » .
Infatti nel voi. Ili di quella vera miniera di notizie d'erudizione
che, nonostante certa vacuità e pompa, sono le Lettere di Apostolo Zeno,
tre volte è ricordato un Ms. contenente un poema latino, del quale non
è indicato l'argomento, attribuito ad un Giovanni Benevoli, cioè nelle
lettere 85, 87 e 88 dell'edizione di Venezia 1752; e questi sono i passi
che vi si riferiscono:
a) « Il Poema Latino ms. di cui ultimamente avete fatto acquisto,
mi era affatto incognito. Il nome di Giovanni Benevoli non mi ricorda
di averlo veduto citato in alcun libro. Dall' aggiunto che porta di Andino,
vengo in cognizione esser lui Mantovano, e di Ande, luogo vicino a Man-
tova due sole miglia. Con tale aggiunto di patria qualifica Silio Italico
il gran Poeta Virgilio. Desidero che come l'uno e l'altro han comune
la patria, così abbiano pari anche il merito. Comunque ne sia, il vostro
ms. è pregevole, poiché versa sopra soggetti storici maneggiati da autore
contemporaneo » . {Lettera al sig. Annibale degli Abati Olivieri, a Pesaro.
Venezia, 25 gennaio 1736).
b) « Il saggio mandatomi del Poeta Andino me lo dà a conoscere
per bravo Poeta, pieno d'estro e di fuoco. Parmi che abbia più di quello
di Stazio, che di Virgilio. Essendo Poema istorico, per entro vi saranno
belle e curiose notizie spettanti a quel secolo. Può essere che vi nomini
il Guicciardini, che vi ebbe tanta parte in qualità di Commissario e Luo-
146 LA BIBLIOFILIA
gotcnente Pontificio. Con vostro comodo potrete assicurarvene >>. {Id.,
Venezia, 23 febbraio 1736).
e) « Vi ringrazio della pena che vi siete presa in rivoltare tutto
quel Poema del Benevoli, per osservare, se in esso si fosse fatta men-
zione dello storico Guicciardini ». (/</., Venezia, 1° marzo 1737).
Dopo il Mazzuchelli, che ne scriveva sull'autorità dello Zeno, diede
breve notizia del poema l' ab. Saverio Bettinelli, che ne conobbe evi-
dentemente un ms. e pel primo ne indicò con qualche determinatezza
l'argomento, riportandone anche il primo verso'). Se ne giovava quindi
l'Aftò per la sua « Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte, ecc. » (Parma,
Carmignani 1780), avutane comunicazione dal marchese Carlo Valenti "),
e ne pubblicava alcuni passi ^) dando, per il primo, qualche notizia bio-
grafica del «Buonavoglia*)»; poi, a quanto almeno ci consta, un profondo
silenzio si fa intorno al Monumentum Gonzagium ed al suo autore : e nel
gruppo de' letterati, onde andò giustamente celebre la Corte di Mantova,
il nome di Giovanni Benevoli o Buonavoglia non è più ricordato ! ")
La fortuna, che assiste e favorisce l' operosa industria, quando a
questa va accoppiata l' intelligenza, ha fatto che il noto e benemerito
libraio-editore cav. Leo S. Olschki venisse in possesso d' un esemplare
ms. di questa opera, esemplare prezioso per ogni rispetto, e non solo
perché autografo: e di esso appunto tratta questa comunicazione, che
1) mAV Annolazùme (A") al primo dei due Discorsi accademici ■< Delle lettere e delle arti mantovane ■ ,
(Mantova, t"74), pieni di preEiose notizie, ragionando il Bettinelli (pag. 39) degli uomini di lettere e t prima
degli storici nostri e stranieri di Mantova del secolo XV > dice : < Sia primo il Benivolo poco noto, e
inedito ancora. Giovanni Benevolo o Benevoli di Pietolo compose un poema in latini esametri di buono
stile intitolato Gonsagictim Monumentum , ed è in sette libri un nobile elogio de' Gonzaghi, e spezialmente
del Principe Federico, a cui lo dedica. Contiene varie particolarità degne di memoria, come la descrizione
del Palazzo di Pusterla, o sia di S. Sebastiano, ove alloggiarono i nostri Sovrani alcun tempo, e dove
erano i trionfi celebri del Mantegna. Il poeta si dice Archidiacono di Pesaro. Comincia 1' opera cosi : Po?i-
ttficum in Gallos Julii, Medicisque Leonis etc. ■-> ; e un po' più oltre (pag. 41) aggiunge : « De' poeti del 1400,
possono ricordarsi il Benivolo, che ha stile non incolto, benché sia storico (siccome sopra l'ho considerato)
più che poeta ^.
-) Così attesta a pag. 25 ricordando gli aiuti che gli t vennero altronde ■> e speci.ilmente d.al Va-
lenti, che gli « comunicò l' inedita cronaca del Daino, il non mai pubblicato Poema di Giovanni Buona-
voglia», ecc. A pag. 34 nota {a) dice poi: « Gonsa^'cttm Monumentum MS. lib. 3. Questo Poema inedito
sta presso il Signor Annibale Olivieri di Pesaro, ed ancora nella Libreria de' Carmelitani di Mantova in-
dirizzato al Duca Vincenzo Gonzaga da Lodovico Schirpi succeduto al Buonavoglia ncU'Arcidiaconato di
Pesaro ».
3) Off. pagine 12, 34, 35, 45-47.
*) Op. cit. pagine 32, 33.
5) Sarà a questo proposito opportuno consultare, fra gli altri, l' erudito studio Lu/.io-Renif.r, La
coltura e le relazioni letterarie di Isabella d' Este (?onzaga, in ispecie la parte 2" Le relazioni letterarie:
I". Gruppo mantovano, uscito nel voi. XXXIV, fase. 100- 101 del Giorn. stor. della lett. ital.
LA BIBLIOFILIA
147
-- gentilmente invitato dal fortunato possessore - faccio agli studiosi non
dubitando che sia per tornar loro gradita.
È l'esemplare del cav. Olschki un volume cartaceo della prima metà
del secolo xvi, di ce. iio non numerate (0,212X0,315), con cojjerta in
pelle, sui cui due piani corre intorno una bella inquadratura, parte im-
148
LA BIBLIOFILIA
pressavi a secco, parte dorata e ornata con un elegante fregio che vi
forma, per cosi dire, una ricca cornice : pur dorato è nel centro il fregio
a losanga, e impresso a secco quello apposto alle quattro estremità di
esso. Mancano i nastri o cordoncini originali, ma ne rimangono le tracce
in seta color azzurro-mare, quattro per ogni piano; e il taglio mostra
che anch' esso era riccamente dorato ed ornato di fregi in fogliami e
fiorellini, disposti quasi a guisa di ramo tutt' intorno corrente, bellamente
impressivi con piccoli ferri.
Consta di numero 14 quaderni, ciascuno di 4 foglietti od 8 carte,
eccetto il 6° ed il 10°, che contano soli 3 foglietti o carte 6, ed il 13" che
conta invece foglietti 5 o carte io; ogni pagina piena ha num. 20 linee di
scrittura corsiva, regolare e nitida sebbene alquanto grave (0,1 18x0,226
circa), con la rigatura tracciatavi, ora sul recto ora sul verso, col solito
strumento a punta; nel verso d'ogni singola carta, anziché alla fine dei
quaderni, trovasi il richiamo; nel recto, in alto, l'indicazione del libro
in cifre romane. Sono bianche le ce. 32'', 46'' e 46% 76' e 94"; e le
ce. i6'', 32"', 45', 62"', 94' e iio'' contengono rispettivamente solo 9, io,
7, 4, II e IO linee scritte (gli ultimi versi cioè de' libri I, II, III, IV,
VI e VII). Sul piano esterno della coperta
anteriore, della quale diamo qui la riprodu-
zione (0,217x0,325), leggesi impresso in
oro, al di sopra d'un fregio circolare pur
dorato, il titolo del volume: MONVMEN-
TVM GOiYGIACVM'). La carta, dalle
vergelle naturalmente perpendicolari, è piut-
tosto solida e consistente: le ce. 2, 4, 6, 8,
9, IO, 12, 14, 17, 18, 20, 22, 25, 27, 29,
Zi, 34. 37. 3B, 44. 45. 46. 48, 49 e 51 hanno
la marca filigranata da noi segnata a, ora
a nel senso in cui è qui riprodotta, ora nel
senso inverso, ora anche capovolta (come
nelle ce. 6, 20, 22, 27, 29, 48, 49 e 51), rimanendone prive le ce. i, 3,
5, 7, II, 13, 15, lò, 19, 21, 23, 24, 26, 28, 30, 31, 32, 35, 36, 39, 40,
41, 42, 43, 50, 52 e 53 (le quali, chi esamini come sono costituiti i qua-
') L.1 seconda G di Gongiacim fu impressa sovra un' allra lettera, la qu.alc sembra fosse una L,
o piuttosto la I stessa, impressa inavertitamente per omissione della (ì, e subito emendata con la sovrap-
posizione di una G e la reimpressione della I.
LA BIBLIOFILIA 149
derni '), corrispondono via via nella formazione de' foglietti ad una delle
carte precedenti con la marca); le ce. 54, 56, S7, 5<S, 62, 65, 66, 6g,
70, 71, 74, 75, 77, 78, 81, 82, 85, 87, 8g, 91, 93, 95, 98, 99, loi, 105,
106, 109 e iio hanno la marca b, e le loro corrispondenti 47, 55, 59,
61, Ò3, 64, 67, 68, 72, 73, 76, 79, 80, 83, 84,
86, 88, 90, 92, 94, 96, 97, 100, 102, 103, 104,
107 e 108 hanno nell'angolo inferiore a destra
di chi ne riguardi il recto il monogramma e,
tutte eccetto la e. 60, che nella formazione del
foglietto corrisponde alla e. 57. Precede ai qua-
derni una carta di guardia, di diverso impasto,
con una marca, la quale rappresenta una pian-
ticella ricca di fogliame con fiori, che sorge
da un fondo o recipiente semisferico ; e questa
carta, non scritta nel verso, ha nel recto in primo ,
luogo il titolo che segue: < Ad S. R. E. a e
Excel. Reip. Fio re 71. \ Gener aleni Armar uni Iniper. | A e Inui-
ctiss. Priìi. Federicum Gonzagain \ Mantucc Marchioncm. V. \
Ioannis Beniuoli Andini Archidiaconi \ Pi saurensis \ Gonza-
giuni Monunientìun y> . Questo titolo è scritto dalla mano stessa che
scrisse il testo, e della quale diremo più oltre. Un'altra mano, inelegante,
v'aggiunse sotto la dichiarazione che segue : « Da Andes cioue Da Pietolo 1
otte nacque Virgilio Marone ». Dopo un piccolo spazio leggesi, sulla me-
desima pagina, questo ricordo, di mano molto posteriore alle due pre-
cedenti, e più propriamente della prima metà del secolo xviii : « //
Sig. Abate Tartarotti da Roveredo, molto erudito, in ritornando da Roma,
uenne a trouar me D. Federigo Amadej, nel xmbre' del lyjg, condot-
tola dair Auuocato Berselli Reuisor delle pubbliche Stampe, e narrommi
d' auer ueduto in una Biblioteca Romana un Manoscritto Poema Eroico,
molto stimato, e tenuto in alto prezzo, perche era unico ; e trattaua di uarj
Vomini illustri Mantouani Poeti. Io allora gli mostrai questo mio Eibro
Manoscritto, ed egli in uedendolo confessò esser quel medesimo da lui tanto
stimato, anzi il mio esser meglio conservato, e mes^lio scritto di quello, esor-
') Giova aver qui presente che il quaderno 1° consta delle ce. 1-8 ; il 2° delle ce. 9-16 ; il 3° delle
ce. 17-24; il 4° delle ce. 25-32; il 5° delle ce. 33-40; il 6° delle ce. 41-46; il 7° delle ce. 47-54;
l'S" delle ce. 55-62; il 9° delle ce. 63-70; il 10° delle ce. 71-76; l'ii" delle ce. 77-84; il 12° delle
ce. 85-92; il 13° delle ce. 93-102, ed il 14" delle ce. 103-110.
150
LA BIBLIOFILIA
tandomi a farlo stampare, perche L'opera vieritaualo ». A tal ricordo un
nipote dell' Amadei Federigo appose la osservazione seguente: «. Disse
il sod° S/ Don Amadei che era suo ma nendicamentc da me ') suo Ni-
pote Dot." Vincenzo Leonardi li ") fu per stato acciò se ne ualesse da pren-
dere cognizioni sopra le eroiche gesta della Casa
-i^ ^,1^ Gonzaga e mi fu restituito dopo la sua ^) morte
—li—. O JL. che segui la notte delti 12 Febro 1^55 - ad ore
A /T~" ■■ "K A qnatro et un quarto ». Finalmente un'altra
/ \/ — — I \ / \ mano ancora, ugualmente inelegante, v'ag-
1 _ j ^ \ giunse questa notizia intorno all' Amadei:
« Questo Amadei scrisse delle memorie assai
e -^
preziose sopra Mantova che esistono manoscritte
in Casa dei Marchesi Castiglioni, Cocastelli Cofiti, e Marchesi Capilupi. Ora
questo libro è presso il Canonico Cavriani'^) ».
Che la mano, cui si deve il titolo (o dedica) sopra riportato, sia la
medesima che ne' margini del codice appose via via i lemmi, per così
dire, ossia il titolo o l' argomento dei paragrafi, in cui ogni libro può
esser distinto, e vi trascrisse e dichiarò i nomi de' vari personaggi, ecc.,
è indubitabile, ed apparisce subito a prima vista. Che essa poi sia la
stessa, la quale scrisse anche il testo, risulta evidente dall'esame della
scrittura e particolarmente dalla conformazione di alcune lettere piià spe-
cialmente caratteristiche: è naturale per altro che la scrittura del testo
apparisca più elegante e pivi ugualmente condotta. Che infine queste note
marginali, o lemmi, o argomenti, o trascrizioni e dichiarazioni de' nomi
proprii si debbano all'autore stesso del poema, oltre che è attestato da
lui a e. 64'' dove annota: « Augustìni de flumine mei contttbernaUs laus
in medica » (sebbene un' altra volta egli dica di sé stesso in modo im-
personale : e. sS"" « Ahiysii fortitudo & studium in bonas artcs Bcniuolo
duce et magistro'") »), si desume da questo fatto di non lieve importanza:
che cioè là, dove nel corso dell'opera si ricordano personaggi all'uso
poetico, con il solo nome, o con perifrasi, o con forma non comune e
I) da me è sostituito all'originario dal.
~) Cosi sembra doversi leggere : ma parrebbe un le.
3) Anziché sua sembrerebbe qui scritto lui{i).
*) Cfr. ad es. per Io famiglie Capilupi (dove molti fiorirono in letteratura) e Cavriani 1' op. cit. del
Bettinelli pagine 103 e 43.
5) Nominandosi cosi esplicitamente intese egli certo dichiarare il verso del testo < Quo, duce me,
qttondam sitientia proluit ora » che si riferisce a Luigi de' Gonzaga.
LA BIBLIOFILIA 151
tale che chi non n'abbia notizia non riesce a ravvisarU facilmente, nel
margine i nomi loro sono trascritti e riportati per intero, con l' indica-
zione del casato e spesso della paternità o del luogo di nascita, quasi
a loro dichiarazione: il che è naturale facesse l'autore stesso, come quegli
che sapeva quali personaggi intendesse significare, e poteva dubitare che
in qualche modo intorno ad essi accadesse al lettore di rimaner incerto.
Cosi e. i''' V Insubrujn extorrem dominumqiie ducemque Sfortigenani è di-
chiarato : « Maximiliattus sfortìa », e a e. 3" lo Sfortiadce « Lodo. S/or. » ;
a e. 6'' il Manfredus esimio fra i giovani di Parma è dichiarato « Man-
fredics pallauicinus » ; e. 8' un Biisyr'n: significa « Petrus Bìisiiis » ; e. 21'' uu
Aìiibrosius scurra nel margine risulta « Ioannes ambrosms » ; e. 40'' un Mer-
cur'nis ha la nota « Mercurij Paleologi exairsio » ; e. 51^ al Tipliernatis
popiili domiìiator è apposta la dichiarazione « Vitellus tiphcrnas » , e ad un
Aeneas. nulla non laude sìiperbìts questa : « Aenea Equitìs inaìituanj mors
indigna y>\ e. 68" un Masinus è dichiarato <.< Tacobtcs Masimis Cesennas » e
« Demetrius Epirota » un Dcmctriiis ; il Mancinus a e. 69" è « MancÌ7ius
mignonus peditatus ductor »; \\ Jacobtt-s Marius Sfortiadce aluvinus a e. 77*^ è
« Facobus Marius Cayacensis Jo. Sforticc ahunnus Eqtoesy; a e. 88"' apo-
strofando l'autore un Carole, doctiloqui numeros imitate Cattdli, spiega
nella nota che si riferisce a un « Carolus Agnelhcs y> , come rivolgendosi
ad un Luvsi, ad un Por fu « aniiìia a feneris nostra pars intima » , ad un
Calandra, ad un Bardelon « graioritin adiens penetralia raris Nota ìtalis » ,
dichiara di riferirsi rispettivamente a « Luysiìis Ioannispetri goìizagcc Jilius'» ,
a « Benedictus Portus », a « Ioannesjacobns Calandra », a « Jo. iacobus Bar-
delonius»; a e. 90"' nei versi <.< Hic et Auos, et attor uni Ataìios : et originis
omneni \ Go)!zagcc serieni Gentis: niaternaque pingi \ stemmata; et Augìistos
Alda de sangtdne Rcges \ Jussit, etc. » significa, secondo spiega l'anno-
tazione, « Margarita Baiiariensis Francisci Mater. Federici iixor » e « Bar-
bara brandebiLrgensis Lodotdci vxor. Federici mater»; a e. 93^ il «. leuitun-
Luciascus Equorum Ductor » è « Paidus Luciascus veronensis vir fortis ua-
/erquey>; a e. 105" il Sitardus ricordatovi è « Franciscus cognomento Suar-
dinus», ed il Mario è < Marius Eqidcola » , ecc., ecc.
Ma il codice è da considerarsi anche autografo, ossia scritto di mano
dell' autore stesso, il quale forse aveva con esso preparato un esemplare
del suo poema da presentarsi al personaggio, cui lo dedicava, immatura-
mente mancato ai vivi. Ne sono non dubitabile argomento, più ancoraché
la annotazione sopra riferita intorno ^\V Augusfinus de fliivune, il carattere
IS2 LA BIBLIOFILIA
generale della scrittura, le emendazioni e correzioni fatte, dalla stessa mano,
qua e là, la sostituzione di voci sovrapposte ad altre erase, le aggiunte
cosi di vocaboli omessi nella trascrizione come di versi, ecc. ; insomma
quel complesso di fatti e di indizii, che valgono a far distinguere l'autore
da un semplice copista: almeno non v'è argomento - se l'esame dili-
gente fattone non m' ha ingannato - per supporre il contrario.
Né del resto è lecito congetturare che il poema abbia avuto per av-
ventura più d'una o due trascrizioni, quando si consideri sotto qual fitto
velo è giaciuto per lungo tempo dimenticato, tale che persino del suo
autore andò fino allo Zeno ignorato il nome. Correzioni autografe ricor-
rono, ad esempio, a ce. 2'' (la sostituzione di tiulgi quem credidit crror ad
un emistichio eraso), 5"" (di Cerbeream la parte Gerbere è sostituita alle
tre prime sillabe di un vocabolo che cominciava con T, evidentemente
Tartare\am'^, 23'' {ìiac inserito fra tacita prece per maggior efficacia, senza
esser richiesto dal metro), ^,1" {cumti/ata iubent per iube.nt cumulata), 34'
{Abraam per Abratn), 36'' {Bebriaca per Bebria), 36'' {deciso ^er facto dopo
agminé), 44^ (necdum), 47'' {ergo per erga; sfuggi a e. 47'' un robore detrce),
^o''' [tefitet), 51'' {inedilantis sostituito di prima mano, durante la trascri-
zione, ad un meditati), 52'' {reuocandus per reucatidus), 55'' (liac inserito
dopo hosti in principio del verso), 58"' {victoriòus con la sostituzione di
victori ad elementi indecifrabili), 71"' {aram inserito dopo meditati nel verso
H(cc secum meditati quce proxima surgit, cancellato un ad in fine di esso e
sostituito accedunt nel principio del seguente ad un verbo che terminava
pure con dunt), 78"' (Admissus sostituito ad Ingressus), 97"' {tremens ag-
giunto dopo turba nel 1° verso, e trepidos dopo instant nel 3°), 104' {Huiic
per Tnnc ed illi per ille), 108'' {immutabile per mutabile), log"^ {exponere,
dove la parte potiere è in rasura sostituita ad altra illeggibile), ecc., ecc.
Alla mano, che al titolo o dedica appose la inutile dichiarazione
« Da Andes cioue da Pietolo. ecc., », si deve qua e là la ripetizione in
margine di alcuno dei lemmi, talora volgarizzato, ma di nessun interesse.
Qualche altra annotazione di mani diverse riscontrasi nel codice, che è
ozioso riferire, essendo destituite di qualsiasi valore : va però fra esse
ricordata la mano d'un possessore del volume, probabilmente di quel-
l'Annibale degli Abati Olivieri, il dotto illustratore dei Marniora Plsau-
rensia, cui scriveva lo Zeno senza eh' apparisse mai se fosse informato
del vero argomento del « Poema istorico » ritrovato : a quella si devono
appunti più specialmente cronologici, come : 2' « atiiio i^ij > aggiunto
LA BIBLIOFILIA 153
alla nota originale « Leo. medices creatus Potit. Max. » ; 4"^ « anno t$ig »
aggiunto alla nota originale « Maxwiiliani Cas. Aug. mors. & belìi causa » ;
I 5'' « nommatus fuit Federicus Dux copiarum Pontifici!, . li . xbris 1520 » ;
18'' « Aprilis 1521. iticipìi obsidio Parma: a Ga/I/s»; 23"' « animosior y> sot-
toscritto al compendio della voce stessa; 40'' « nunc Cane/o, sed potiìis
Cahadone erat vetus Bebriacns » , apposto alla nota « Ad Bebriacum vi-
cum castrarne fati o » ; 41' « moie Ostiano dictum » (apposto ad « Hostiliani
Arcem » del testo); 53" « feste Mario Equicola evenit 1^22 » apposto alla
nota originale « Papice deditio » ; 64'' « mors Leonis X evenit a^ino 1522.
Successit Adriamis F7», ecc., ecc. Analoghe sono le due annotazioni in
matita, che leggonsi nel margine delle ce. 41^ e 42'', cioè: n Matfheus
Schinerus Episcopus Sedunensis partes Maximiìiani sequitur confra Lodo-
vicìiìii XII et Fraiiciscuììi I reves Ga/liae » e « Matikeus Schinerus mor-
fmis in Conclavi ante elecfionem Adriani VI » . Del resto, chi via via
fu in possesso del volume, non sempre n' ebbe la debita cura, ma lo
abbandonò in mano a gente rozza, forse anche a fanciulli, che di tale
negligenza lasciarono eloquente documento con gli sgorbi ed i grossolani
disegni onde deturparono, oltre i risguardi, le ce. 16", 32'' e 32", 45",
46'', 46", 76', 94', 94' e iio"', e talora anche con prove di penna, prove
di calcoli aritmetici, appunti, frasi rimaste in sospeso, ecc. (e. 16'' <c aia
bianche damedene », ecc.; ce. 28", 31'', 32'' e 32", 46', 62"; 94'' « ffcr la so?na
bontà di Dio siamo arivafi anche in guest' anno li 2 febbraio », ecc., « Pozzi
Luigi », ecc.). E in verità, nel ricordo sopra riportato dell'Amadei Fe-
derigo non si legge forse come il poema tratti di « vari Uomini illustri
Mantovani Poeti », mentre ciò non essendo che in una brevissima parte
d' un solo libro, ne risulta una prova che il poema stesso dovette da lui
esser stato letto molto superficialmente?')
In fine, per compiere e terminare questa omai troppo lunga descri-
zione, va avvertito che nel margine inferiore della e. T sono visibili
le tracce d' un timbro ad olio in forma d' elisse : la dicitura non è
ben leggibile, non essendo riuscita impressa la parte interna di detto
timbro : tuttavia inferiormente sembra sicuro il nome CAVRIANI,
che si riferisce indubbiamente ad uno della famiglia Cavriani sopra
ricordata.
1) La sola annotazinue marginale, che sembri dovuta a questa mano, è quella che leggesi a e. 15' < Cii-
nabnla Auctoris >.
154 LA BIBLIOFILIA
Il poema, distinto in 7 libri o canti, consta di ben 4233 esametri,')
scritti in un latino scorrevole, elegante, né senza estro e vigore (in
ispecie nelle descrizioni de' combattimenti, delle devastazioni delle terre
prese d'assalto, ecc.), e naturalmente con molte reminiscenze classiche,
tra le quali ne va notata alcuna prettamente lucreziana. In complesso
il giudizio dello Zeno coglie nel vero, in particolare quand'egli osserva
che il Benevoli ha più di quello di Stazio che di Virgilio, dal quale certo
è tanto lontano, che non n'è possibile un'equa comparazione.
I due principali personaggi sono Federigo da Gonzaga signore di
Bozzole o Bozzolo, figlio di Gianfrancesco e di Antonia de Baux, e Fe-
derigo da Gonzaga, quinto marchese e poi primo duca di Mantova, figlio
di Giovanni Francesco II e di Isabella d'Ercole I d'Este (i 500-1 540),
principe il quale « nella magnificenza degli spettacoli, delle feste teatrali,
e delle sontuose fabbriche superò di gran lunga tutti i suoi predecessori,
e appena lasciò speranza a' posteri di poterlo uguagliare >, come ben
scrisse il Tiraboschi, che però non giustamente ne tacque i meriti guer-
reschi. Attorno ad essi si aggruppano variamente personaggi minori (seb-
ben non sempre storicamente inferiori, quali Prospero Colonna, il Lau-
trech, ecc.), in parte dei Gonzaga anch'essi, e si svolgono gli avvenimenti,
che via via mettono in evidenza il valore, il senno, la prudenza, gli accor-
gimenti dei protagonisti. Questi combattono in campi opposti, valorosi
campioni in quelle miserande lotte per la successione dell' impero, con-
tesa a Carlo V da Francesco I, delle quali fu fatale teatro più special-
mente l'Italia settentrionale; e tuttavia il poeta riesce a ritrarceli in una
giusta luce, senza taccia di soverchia parzialità.
Ma gioverà, meglio che ogni considerazione, riferire in breve rias-
sunto l'argomento del poema, da nessuno fino ad oggi esposto, porche' .se
ne possa avere un' adeguata idea.
— Lib. I del MONUMENTUM GONZAGIUM.
G 0 71 za Si i u m Mo n te m entu m
Pontificum in Gallos Itili, Medicisqttc Lconis
Coniurantttm animos: Anglisti Casaris arma.
1) Libro I, ce. l'-iG", vv. 629; lib. II, ce. XT-T)-^ , w. 610 ; lib. Ili, ee. 33''-45', vv. 507;
lib. IV, ce. 47''-62^, vv. 624; lib. V, ce. 63''-76'', vv. 542 (di cui 2 apposti in m.irgine, ce. 65' e 75')
lib. VI, ce. yy-ijn', vv. 691; lib. VII, ce. gy-iio", vv. 630.
LA BIBLIOFILIA 155
Cotictissam icario atquc dm luctaviiiic Parniam,
Insubrum a Gallis ad sfortia sceptra recmptutn
lììiperiuìii, Mari/ ') in patriaiii redeuntis honores,
Rucra quo par iter Doiinis et Gonzaga superbii:
Pontificcni insolito {Patrum Iiaiid sinc criviiiu) rifu
Stiffectutn abscntem sacra ad fastigia scdis:
Et tandem Italia' profugos a limine Galles:
Vnde tucc attollant se se primordia latidis,
Aggredior, Federice. Aitsis ingentibus adsit
Dexter, et aspiret, Vatum qui gorgonis tmda
Ora fouet, cingitque caput Pariiasidc lauro.
Vos quoque Mintiades Musa, tit fattistis Alumno
Czd tuba Mceonij assurgit superata cothicrni,
Et mihi parteni aliquam sacra decerpere frondis
Anmdte, Andinis quando mersarier tmdis
Contigit et me olim, celebresque adolescere ad aras.
Quippe onere in tanto trepidat nicns tcrrita, et impar
Materia; atqtte operi, iiasticm ceu cimba per aquor
[f- l'I Fluctuat ; al dici -matmlt t cineraria et audax
In sua damna tamen, qtiam non bene grata uidcri
Si Domini tot congressus, tot et inclyta facta
Prcetereat, patriumque Dectis celebrare recuset.
Ilic longa se se ambages, exordia longa
Ostcntant. Sed, uel memoret ìcestruin una Sororìim
■ Pratdaqìtc in felix twtum in molimina tanta
Monstret iter, ucl sola notans compendia rerum,
Crediderim potuisse aliquid, uel Apolline dignitm.
Questo r esordio. Riassunto quindi lo stato dell' Italia alla calata di
Francesco I « per loca vix uìUs niortalibus agni/a, (]ua non \ Annibal aut
dirus cimber ductare cohortes \ Ausus erat » , narra il poeta brevemente
la cattura del generale dei collegati, Prospero Colonna, la battaglia di
Melegnano e la sconfitta degli Svizzeri, l' accordo tra Francesco I e il
successore di Giulio II che « Italicc assertor spesque una mentis | Barbarico
Latiuni sertdre furori \ Impiger idtra Alpes Galles detruserat armis | Vic-
tor » ; donde la speranza d' una pace duratura. Ma ecco la morte di Mas-
similiano, per la quale Francesco aspira all'impero, mentre gli Elettori
lo conferiscono a Carlo re di Spagna (Carlo V): donde di nuovo la guerra.
Marte e Bellona scatenano dal Tartaro i dèmoni della discordia stimolan-
doli ad irritare e provocar gli animi: così per loro invito l'orribile Me-
gera corre dal Pontefice e con artificiosi argomenti, col ricordo della
') Francesco Maria della Rovere, Duca di Urbino.
is6 LA BIBLIOFILIA
cattività e del crudele supplizio di Manfredo Pallavicino, ecc., ne accende
r animo contro il Re di Francia, mentre la « stygia soror » di lei, Aletto,
alla sua volta adempie allo stesso ufficio presso il Re, cui descrive l'indole
non sincera di Leone X e la sua ingratitudine verso il Duca d' Urbino.
Per tal modo si va preparando la guerra, di cui un primo episodio è
il tentativo contro Reggio, dove cade Alessandro da Triulzio e quasi
è fatto prigione lo Scudo (Tommaso di Fois, monsignore di Lescuns) '),
mentre Federigo da Bozzolo col fratello Pirro cerca riordinare e con-
fortare le schiere fuggenti per lo spavento. Leone X dopo lunga titu-
banza si è finalmente dichiarato in favore di Carlo : l' esercito imperiale
sotto la condotta di Prospero Colonna e del Marchese di Pescara ha
invasa la Lombardia. Una visione consiglia al pontefice di affidar il co-
mando delle truppe della chiesa a Federigo marchese di Mantova, di
cui così gli dice :
« Hoc tanta de stirpe idem est. Patre natus ab ilio
Qui toties Gallos felici Marte suhactos
Expulit ultra Alpes Federictis, imago patenue
Virtutis, seniimi iuuetii qui in pectore gestat.
lite inquam qui imherhis adirne prudentia et armis
Post Juli aterno Itictu plorabile funus,
Sedictionc intra Romani gliscente, tumultus
Compressit, tuticmque sacri conclave senatus
Reddidit atque metu uacuum in suffragia uertit
Libera, quo rerum stemma est translata potestas
In te unum, ut per te solium regale tenentem
Roma decus priscuvi teneat, stia iura reposcat ».
1) È interessante vedere in qual modo alla descrizione del Benevoli
(e. 1'): <f. Scutiger accurrit Princeps, sedare tumultum
Ut temere exortum conatur noce manuque
Talia tentantem circumstant agmina, ut hostem
lamiam certatim pr.-ehensant. At prouidus urbis
Préefectus turba exemptum subducit ab omni.
Rumor (ut est populi leuis aura) per agmina fertur
Occubuisse Ducem .... »
corrisponda la narrazione del Guicciardini pCIV, i): t gli altri fuggirono, né salvò lo Scudo altra cosa, che
il rispetto che ebbe chi voleva tirare a lui, di non percuotere il Governatore. Ma essendo egli pieno di
spavento il Governatore presolo per la mano, e confortandolo che sopra la fede sua lo seguitasse, lo
introdusse nel rivellino E fu cosa maravigliosa, che tutte le genti di arme come intesero lo Scudo es-
sere entrato dentro, andata tra loro la voce che era stato fatto prigione, si messere in fuga pochissimi
furono quegli che aspettassero lo Scudo; il quale dopo lungo parlamento fu licenziato dal Governatore,
il quale rispetto alla fede data non volle ritenerlo ».
LA BIBLIOFILIA 157
Persuasovi anche da Baldassarre Castio-lione, il Papa lo elegge Ca-
pitano generale : e Federigo allestisce l' esercito, cui tiene un energico
ed opportuno discorso.
— Lib. IL Questo libro si apre con l'assedio di Parma, alla cui di-
fesa da Lautrech ') è mandato lo Scudo insieme con Federigo da Bozzolo
(che vi comanda 5000 fanti italiani). In un fatto d' arme, il valoroso suo
fratello Pirro mena molti prigionieri, meritandosi l'elogio di Federigo:
ma poi per lo strapazzo egli cade ammalato. Intanto Parma è intercet-
tata delle vettovaglie e dell'acqua. Ben ne incoraggia i cittadini alla
resistenza Federigo : un traditore addita agli assalitori un passaggio pel
Codiponte. Ne seguono combattimenti, in cui spiegano insigne valore
Federigo, col nipote Gianfrancesco soprannominato Cagnino. e il fratello
naturale Febo. Federigo è ferito da un colpo di archibugio (e. 25': « Ccl-
tiber et tygri et fceta ùntnanior ursa \ Abditus igniuovium Federici in pectora
tchtm I Dirigit: at fiimio liquefacta supervolat igni \ Gianduia liucntis plunibi,
dextramque inicantis \ Altius ingredittir ; medias penetrasse meduUas \ Cre-
didit injìxaìn, tanto fiirit illa dolore. | Dissimulat tatnen inuoluens cubitum-
qne manumqnc »): e di questa disgrazia del suo consanguineo genero-
samente prova rincrescimento e pietà il Marchese di Mantova « honos
gueni et 7iincnla tangunt \ Sanguinis, et pietas tanta; virtittis anhelum \ Tor-
quet, et it meditans honiininn crudelia fata: \ Quam minimis inceant nostra
luce supposta periclis \ Friuola quce tumido ificedunt corpuscula /astu. \ Veruni
-ubi non dubiani medicos spoìidere salutem \ Faìna uolat, subito crispafrc nu-
bila frontis \ Excuiit, et Superis libai prò tnunere tanto. \ Non tamen ab-
sistit captis belhimue reniittity>. Una parte della città, lasciata sprovveduta
di difesa, vien miserabilmente saccheggiata: però in buon punto giun-
gono ad essa dei soccorsi.
— Lib. IIL Resistendo ostinatamente i nemici, che intanto, ripreso
animo, vanno devastando il paese e ne traggono dei prigioni, il Mar-
chese di Mantova « nat7i?n genitore Rhodulpho \ Gonziada ad ripas qui
Tari fortiter oli?n | Occubuit multa Gallor7i>n ex strage cruentiis | Alloquitur »,
e lo eccita a correre in aiuto dei collegati^). Egli però vien ferito a un
occhio e ad una gamba. A tal caso Febo « lyram proiecit » , e corso al-
') Nel corso del poema questi è chiamato sempre Vtrech. A e. 105'' una mauo relativamente recente,
inserendovi un Za, ne fece Lautrech.
-) Luigi figlio di Rodolfo Gonzaga quartogenito di Lodovico, Marchese di Mantova: il quale per
tal ferita fu poi detto il Guercio.
158 LA BIBLIOFILIA
l'antro di Vulcano gli move aspre querimonie perché abbia permesso tale
danno al suo protetto « gtiem cclebrant certatini omnes uno ore Poeta ».
Vulcano allora fa che il medico Abraam (il quale « Solytna de gente ortus
miracula nouit \ Natura: et telluris opes ftmdentis in ìierbas \ Cmlornm in-
Jluxu uarios uirtutis honorcs>) accorra a curare e guarire il ferito, com'esso
fa esortatovi anche da Federigo da Bozzolo e da Pirro stesso, che lo sol-
lecitano ad accorrere nella città di Bianore, dove il ferito era stato tra-
sportato. Fra le operazioni guerresche, che intanto continuano, ma con
meno vigore ed ardore « autitmno iam iavi subeunte », è ricordato in
special modo uno scontro accanito di Giovanni de' Medici co' Francesi
al passaggio del Po. Ma il tempo si fa vieppiù cattivo e sfavorevole,
tanto che viene a mancare il vitto a' soldati, i foraggi a' cavalli ; onde
il Marchese di Mantova trovandosi costretto ad interrompere le opera-
zioni di guerra ed a ritirarsi, prima si trasferisce a Casalmaggiore, si-
gnoreggiato da Lodovico, fratello di Federigo da Bozzolo ; quindi a Sab-
bioneta, dove è ospitalmente accolto da Lodovico e dalla madre di questo
Antonia de Baux (« Regia sfirps ^) procericmgue triutn celeberrima Matc.r....
prudens animo, nec Palladis artis j Nescia, Consilio siimd et pietate regendis ■ In
populis mira atque grauis »). Questo incontro offre modo al poeta di tesser
l'elogio di Antonia, «.quam circum (z'chiti radianfia sydera) quinguc \ Con-
s/iterant isobolcs Lodotùci pulchrà) nepotcs \ Et iotidem stìtdiis habilcs gra-
uioribus abstint », e di ricordare fra questi nipoti dell'Antonia, figli di
Lodovico e di Francesca di Gianluigi Fieschi, in modo speciale Luigi,
detto poi Rodomonte, che allora militava (forse in Spagna) sotto le ban-
diere imperiali, Pirro insigne negli studi filosofici e la poi troppo cele-
brata Giulia"). Però all'improvviso annunzio che i suoi stessi stanno
') Era figlia di Pirro Principe di Altamura. La de Baux (dal Balzo) fu un* antica famiglia di Pro-
venza, ramificatasi anche in Italia (Duchi d'Andria, Principi di Taranto, ecc.). Il regia stirps del Nostro
trova del resto riscontro nelle p.arole, con cui comincia l' iscrizione sepolcrale dell'Antonia (madre a Lodo-
vico, Federico e Pirro) nella Chiesa di San Pietro da Gazolo, riferita d,iirAil'ù (op. cit. pag. 127): <• Antonia^
Bauciae, guani Familiam ab mio ex tribus Magis originem ducere vetus et constans fama esty, ecc.
3) (f. 38'): 'Julia sed cunctas superat longe ipsa sororcs
Callidula, ingenio facili, condita lepore,
Blandnla, composito promens dicteria vultu:
Mitìs, et ad cantus modulos studiumque mineruje
Nata, uel artifici destra simulare quod ultro
Fingere multiplici polis est natura colore.
Obstupuit tanto ingenio tantoque lepore
Atque alt : Haud mirum est. AquiLim non uulturis oua
Progeneranl, fortemue imliellis cerna Iconem j .
LA BIBLIOFILIA 159
dando il guasto alle campagne intorno, il Marchese corre a frenarli e far
punire i colpevoli, accompagnato dal conte Niccolò Mafifei, suo fide Acate,
e vola al campo. Soprastando alcuni giorni l'esercito della lega a Gabbio-
netta, avviene una scorreria di Mercurio Paleologo, e dà prova d'insigne
valore Guido Gonzaga, il quale però vien fatto prigioniero. Poi si occupa
Ostiano, e sopraggiungono gli Svizzeri, alla cui testa sta il Cardinale Se-
dunense. Prospero Colonna tiene cogli altri capi un consiglio intorno a
quello che sembra opportuno si faccia per venir a capo dell' impresa.
— Lib. IV. Deliberatosi dai capi dell'esercito della lega il passaggio
dell'Adda per muover contro Milano, il Marchese di Mantova tiene ai
suoi un energico discorso intorno a tal passaggio, che deve farsi qua-
lunque sia l'opposizione de' nemici. E questi infatti vi s'oppongono ac-
canitamente, dando luogo a vari fatti d'arme: Giovanni de' Medici (cfr.
Guicciardini, lib. XIV, e. 3 fine) passa valorosamente il fiume a cavallo
« dando nell'istesso tempo terrore agl'inimici, e conforto agli amici »;
lo Scudo stesso vi corre grave pericolo, ed i Francesi debbono cedere,
scompigliati : il fiume è passato. Fugge Lautrech a Cassano, e di là ri-
para a Milano; fugge Teodoro da Triulzi, governatore de' Veneziani; e
già si era ritirato il loro provveditore Andrea Gritti che previdente « pa-
lam attonitis pradixcrat omnia frustra I Vt Cassandra olivi Icìiibiis non ere-
dita tener is ». Fuggiti i Francesi, il Marchese di Mantova riconforta i suoi
eccitandoh a perseverare coraggiosi per conseguir compivita la vittoria.
Piacenza accoglie Vitello Vitelli ; Pavia si arrende : e con un altro di-
scorso il Marchese di Mantova incoraggia le truppe a trar lieti auspici
da questi felici successi. L'esercito della lega si muove da Marignano
verso Milano ; un' ombra predice a Federigo da Gonzaga la riuscita del-
l'impresa, preannunziata anche da varii prodigi o portenti. Ferrante, mar-
chese di Pescara, irrompe nei suburbi di Milano ; per Porta Ticinese vi
entra Prospero Colonna; Milano si arrende, mentre valorosamente si salva
il Duca d' Urbino, Francesco Maria della Rovere. Anche in quest' occa-
sione il Marchese di Mantova dimostra sentimenti di profonda pietà verso
i vinti, che cerca di proteggere da' maltrattamenti de' soldati vincitori.
Quindi si prende Como, ma, contro i patti, la si lascia miseramente sac-
cheggiare. I Francesi si ritirano allora a Cremona, e Lautrech ordina
a Federigo da Bozzolo di ritirarsi da Parma.
— Lib. V. Federigo da Bozzolo s'allontana con vivo rammarico da
Parma. A Casalmaggiore rivede sua madre, l'Antonia de Baux, che per
i6o LA BIBLIOFILIA
la commozione cade svenuta; ma (e. 64') «. Fovientis studioque oimii pre-
clusa cadentis \ Spiramenta animce reuocat celer arte Machaon \ Augustus me-
dica mcu-s et Podalirius alter » . Rimessosi in via, apprende la morte di
Leone X, e raggiunto Lautrech, si lamenta con esso del richiamo da Parma
e della condizione delle cose volgentisi a male per imperizia e imprevidenza.
Fatto da lui tranquillo, richiesto d'aiuto dal Duca d'Urbino per poter rien-
trar nel possesso dei suoi Stati, egli vi manda il fratello Pirro, - giacché sa-
rebbe per esso « regia castra \ Desertùsse nefas, tanto impendente perich >, -
e lo anima all'impresa con eloquenti parole e col ricordargli quali prodi vi
avrà a compagni, ad esempio Ercole di Febo Gonzaga, Emilio Frulano,
Iacopo Masini di Cesena, Demetrio Epirota, Lorenzo e Girolamo Silva,
Malatesta Baglioni figlio del Giampaolo ucciso sotto Leone X, il fratello
di quell'Alfonso Petrucci di Pandolfo, che - cardinale - per accusa di tra-
dimento contro il Papa era stato strangolato, ecc. Cosi si accingono al-
l'opera, concedendo loro il passo Alfonso Duca di Ferrara, che sotto
Leone X aveva sofferto infinite angherie : prima però Pirro recasi in patria
a salutarvi la moglie Camilla de' Bentivoglio e la figliuoletta Isabella. Le
schiere sono pronte. A Roma intanto ha luogo il conclave per la suc-
cessione a Leone X, e vi tiene una nobile orazione il cardinale Sigismondo
de' Gonzaga. Ninno per altro appare meritevole della dignità papale: dei
Cardinali chi è contaminato dall'uno, chi dall'altro di questi vizi: <(, su-
perbia, avaricia, litigiosa Jiypocrisis, alia hypocrisis sub seueritatis uelaminc,
uenus omni/ariam, ingluuies, iracundia ferina, seditio, scurilegium, periu-
riìtm, infidelitas »! Durando già da 14 giorni il conclave inutilmente, per-
ché Aletto vi semina largamente la discordia, e in particolare si con-
tendono i voti Giulio de' Medici e Pompeo Colonna, a porvi un fine si
sopprime il vettovagliamento ai Cardinali, conforme « vetus instittiit kguni
le.x optima quo7idam \ Vt quos co'ca animi in praceps discordia raptat \ Saltcm
dira fames et ajnor coìnpescat edendi » . Alfine San Pietro appare in una
visione a Giulio de' Medici, e rimproverandolo gli addita in Adriano car-
dinale di Tortosa il futuro Pontefice voluto da Dio. Propugnatane infatti
r elezione anche da Tommaso cardinale Gaetano, i voti si raccolgono su
Adriano, che è proclamato Pontefice.
— Lib. VI. 11 Duca d'Urbino rioccupa i suoi Stati, riconfermatovi
dai Cardinali riuniti in conclave : gli si arrende anche Pesaro, e Perugia,
cacciatone Gentile, v' accoglie i fratelli Malatesta e Orazio Baglioni, re-
spinto o a meglio dire ritiratosi Vitello che a Gentile aveva portato soc-
LA BIBLIOFILIA i6i
corso ; Sigismondo Varano rientra in Camerino. Intanto contro Parma (che
dopo il richiamo di Federigo da Bozzolo aveva accolto Vitello) rimasta
sprovvista ritorna di mala voglia, per ordine di Lautrech, Federigo da
Bozzolo col Buonavalle e con Marcantonio Colonna, di cui il poeta de-
plora l'ingloriosa uccisione poco di poi avvenuta, lamentando che per
cupidigia di fama fosse passato dalla parte de' Francesi. Ma alla difesa
di Parma provvede con energia Lodovico Guerrieri di Fermo '), lasciatovi
provvidamente dal Marchese di Mantova. Innanzi alle mura della città
si combatte aspramente con grande strage : ma infine, parendo a Fe-
derigo da Bozzolo che gli altri capi, suoi colleghi, per gelosia, simulino
gli attacchi, anziché farli sul serio, egli si ritira a Cremona. Frattanto
- nel marzo 1522 - Francesco Sforza, già destinato Duca di Milano, mos-
sosi da Trento, dove aveva raccolto i suoi armati, occupata la rocca di
Croara, passa per il Veronese, e viene ad accamparsi presso a Mantova,
alla cui Marchesa, Isabella, sua zia, si reca a far una visita, accolto ospi-
talmente da essa e dalla famiglia (della quale sono specialmente ricordati
Ercole e Ferrante fratelli di Federigo). Questa visita porge occasione al
Benevoli di descrivere bellamente la città e i suoi dintorni, la splendida
Corte, gli orti di Pomona gradito soggiorno delle Muse, onorate da molti
e insigni sacerdoti '), vicino il palazzo di San Sebastiano, le pitture di An-
') Il Marchese di Mantova « acrem ingenio studioqtie sagacem \ Firmannm Lodovicitm Vrbi popu-
loque futurum \ Aiixilio noctii praemiserai »: del quale «Lodovico Guerriero o Guerrieri » è molto elogiata
la in re bellica solertia.
2) Giova, come complemento a quanto leggesi accuratamente raccolto nell' articolo già citato Luzio-
Renier del Giornale Storico, ecc., riportare il passo che si riferisce a questi sacerdoti delle Muse :
(e. 88'): < Hac Baptista etiam decerpsit ab arbore frondes
Carmeli sacro exultans cognomine Montis. Carmelita
Tu quoque nel totum spirans Helicona, Flagra, Fixra
Cui gemina Phoebus cingit caua tempora lauro
Carminis et medicee decorans simul artis honore:
Turtureos meditans hinc auspicaris amores
Ac nona Virginei referens miracula partus
(Grande opus, intactumque ulli) Christeida pangis,
Ccelituum in laudes raperis : sacra Orgya tentas.
(e. 88'): Et tu tantorum obseruans uestigia uatum, Carolus Agnellus
Carole, doctiloqui numeros imitate CatuUi,
Minticolas inter Carmen meditaris olores.
Et tibi gorgonei non ultima gloria fontis Luysius loaimispe-
. , . . tri GonzagK filius
Hmc, -Luysi, et Charites, gemmorum et mater Amoruni
Serta legunt, cedri redolentia serta liquores.
Caesareus Paris hac etiam spaciatur in vmbra Paris Casareus
Sedulns et natur<e operum scrutator, et inter
Patricios splendore animi generisque superbus,
i62 LA BIBLIOFILIA
drea Mantegna '), ecc. Ma l'ombra dell'avo, apparsa nel sonno a Francesco
Sforza, lo eccita a non indugiare : ed egli passa il Po presso Casalmag-
giore, dove avea già visitato Lodovico e Antonia de Baux, che lo ave-
vano ricevuto ospitalmente e ne avevano accolto, senza illudersi però
(specialmente l'Antonia), le proteste di amicizia, dimostrate poi non sin-
cere dal fatto: perchè col pretesto che quella terra non fosse sicura
dalle insidie de' Francesi, egli vi lasciò buona guardia delle sue genti, e
la occupò^). Da Casalmaggiore passa a Piacenza, e di qui si dirige a
Pavia, seguito dal Marchese di Mantova con 300 uomini della Chiesa.
A difesa di Pavia resta il Marchese di Mantova, dubbioso se debba
muoversi in soccorso di Novara, contro cui i nemici da Gambalo si
sono diretti.
ludicio nunquam proprio decceptus, ut olim
Priamides, ausus Venerem prceferre Minerva;.
Et tu, animae a teneris nostra pars intima, Portu, Bciicdictus Portus
loannesjacobusCa-
Cum docto numeri atque artis Censore Calandra, hindra
Ridentes fatui tot inania somnia vulgi
Et ieiuna artis uentosa Poèmata sacrae
Phcebeam hinc multo ambitis sudore coronam.
Bardelon, et eraiorura adicns penetralia raris lo.iacobus liardclu-
nius
Nota italis, Latia; et non ultima fama palestrae
Obrepit tacitus, furtim et laureta pererrat.
Nec te materna ante alios eultissime lingua, .Erophylus
(e. 89'] : Aerophyle, indictum patiar, laus inclyta Minti,
Qui canis Heroum casus, certamina, amores,
Cuius et arte iterum Comoedia prisca resurgit,
Et populum oblectans et grati Principis aures.
Hac genitos Patria Mintique paludibus ortos
Innumeros tacco inuitus, quorum ignea uirtus
Antra medusei contingere fontis anhelat > .
1) [e 89'1 « lUe uetustatis uerax imitator, Apelles Andreas Mantinia
' ' ■ . Pictor ranssiinils
Alter, honos nostri Mantinia teraporis jedes
Condidit has, formam et parvi dedit amphitheatri.
Pinxit et antiquse simulata palatia Romae,
Semirutas aeuo statuas grandesque obeliscos
(e. 90']: Naumachiam, atqne arcus, Circensia pegmata, thermas
Atque triumphantis uictricia Ccesaris arma.
Hic tua se tantum uirtus, Mantinia, tollit
Naturre omnigenaa uires imitata decusque,
Vt quicunque audax certarit Olympia tecum
In medio iaeeat stadio sino frondis honore a.
~) « Ha;c magis iactandi studio quam mente fideli
Dieta nec ingenuum satis attestantia pectus
Depra;hendit Matrona sagax. Quod et cxitus ipse
Comprobat, ablata per uim ditione Casalis,
Quam sibi dotali ex precio miseranda pararat » .
Cfr. anche Affò, op. cit., pag. 47.
LA BIBLIOFILIA 1Ò3
— Lib. VII. Novara è presa dai Francesi, che menano orribile scem-
pio della città e degli abitanti, senza riguardo a sesso né ad età, e cade
prigioniero il suo eroico difensore Filippo Torniello, cui però Federigo
da Bozzolo generosamente promette lo scampo. Per questo successo si
rianimano i Francesi, e Federigo da Bozzolo fa passare il Ticino alle
truppe, mentre Prospero si trattiene - eterno cuìutafor - entro le for-
tificazioni di Cassino. Francesco Sforza riesce ad entrar in Milano di
nascosto de' nemici, e vi è festevolmente accolto. Il Lautrech pone l'as-
sedio a Pavia, intorno a cui combattono con accanimento, uniti ai Ve-
neti, i Francesi, ai quali Pietro Navarra confida far prender in breve
la città. Questa è ormai alle strette, nonostante l'eroica difesa che ne
fa il Marchese di Mantova, con cui si trovano <^ Carolus Nebulonus,
Franciscus filius Io. Marine ad Tarum per Gallos occisi, Franciscus co-
gnomento Suardinus, Alexandri Gonzagse duo, Gornus, Agnellus, et Paui-
sinus, Marius Equicola » ') : le opere di difesa sono dal Marchese affidate
all'esperto veterano Farda di Mantova. In tale frangente. Santa Caterina
commossa e trepidante va a prostrarsi a' piedi del Padre Eterno, e ne
implora la salvezza per la città e pel Marchese. Dio la rassicura, affer-
mandole che sono vani i suoi timori; anzi le espone senz'altro quali sono
per esser le operazioni militari, l' esito della battaglia che avrà luogo
alla Bicocca, con 1' uccisione di Giovanni di Cardona conte di CuHsano ;
la presa di Lodi, invano difesa da Federigo da Bozzolo, che quasi solo
fra i duci potrà scampare; la resa di Cremona, dove inutilmente avranno
cercato rifugio i Francesi; l'assoggettamento di Genova. E subito aperte
le cateratte del cielo, ne fa seguir tale un diluvio, che allagate le cam-
1) Altri ancora vorrebbe il Benevoli ricordare, ma trova difficoltà ad esprimerne i nomi negli esa-
metri [e. 105'] :
« .... Alios, patriam qui fortibus ausis
Condecorant, tenebris heu barbara nomina damnant,
Meque vetant numero huic tanto inseruisse uolentem.
Forsitan lios alij, quorum mage dexter Apollo
Corda aperit, totum inspirans Helicona, Poet<E
Hos, inquam, malore tuba et felicius :euo
Donabunt : Mario et forsan sua gesta canenti Marius Equicola
Debebuut, lateri assiduus qui Principis ha^rens
Spectator cunctorum operum, sua munera cuique
Et laudes tribuet meritas suumque perenne,
Vt plectro grauiore tonat mens enthea Vatis ».
Eppure il Benevoli era abbastanza libero nel modificare i nomi; e vedemmo, ad esempio, un Paris
Casareus, che non può esser se non il noto Paride Ceresara.
104 LA BIBLIOFILIA
pagne è tolto ai Francesi ogni mezzo di sostentarsi, tanto che finalmente
capiscono che debbono ritirarsi dall'Italia. Allora
[e. no']: « Liber et inuidiam calcans Gonzagius Heros
Marchionis uicto- ^/j^ StiScnim doììo écT lutilta pericula Victor
ris in patnain -« ^ ^
reditus. j\f(.(; ììiinus insig)iis propria uirtute, stwrum
Laudibus exuUaiis, Patriceque superbus honore
Qua; uideat toties, et codem ex hoste, trophtca,
Gallorum cxuuias, primcc decora alta luucnta
Arma, uiros, phalcras, currus, tormenta, iugales.
Et fìgenda tholo matris Vexilla Tonantis
In Patriam Celebris lotigo itehit ordine Pompa ».
Finis.
Tale adunque, per sommi capi, il poema del Benevoli contenuto nel
codice, probabilmente tmico, posseduto dal cav. L. S. Olschki: documento
pregevolissimo non solo pel rispetto letterario, ma anche per quello sto-
rico, ricordando esso personaggi e fatti non sempre precisamente noti,
e d'altri correggendo in parte notizie che già s'avevano, con quell'auto-
rità che, sebbene sia opera poetica, viene ad essa dall'essere opera d'un
contemporaneo alle cose narrate. Strano è per altro il costante silenzio
intorno al Guicciardini, del quale non ricorre mai il nome, mentre egli
negli avvenimenti esposti ebbe non piccola parte, secondo è da lui stesso
attestato esplicitamente nelle sue Storie (cfr. Lib. XIV, cap. i°, 2°, e
passim), come governatore di Modena e di Reggio dapprima, poi come
Commissario generale dell'esercito o Commissario apostolico, e anche
come delegato alla custodia di Parma ') : e l' innominato « prouidus urbis
praefectusi, (innominato anche presso il Capella-)), che nel tentativo contro
Reggio « turba exemptum subdttcit ab ovini » lo Scudo, come vedemmo,
era appunto il Guicciardini!
Sulla data della composizione del JMoniinicutum Gonzagitcm è pos-
sibile, in mancanza di notizie o documenti diretti, stabilire quanto segue.
' Cfr. Guicciardini XIV, 4.
2) De bello Mediolanensi etc. (in Graevius, Thes. Antiq. eie. II, 2 pag. 1255). Il CapeUa non dice
chi fosse in questa circostanza il «: pontificixts urbis praefectus », e s' allontana dalla narrazione del Guic-
ciardini e del Benevoli (cfr. sopra pag. 156 nota), facendo che lo Scudo (Fiisitis) trattenesse con querele a
bella posta il Governatore, affinchè dall'altra parte della cittA Alessandro Trivulzio con le sue genti (che
fingevano essere del conte Guido Rangone, chiamato dal Guicciardini) facesse prova di entrare nella città.
LA BIBLIOFILIA ^^S
Abbiamo cioè due termini sicuri: uno a quo, un altro ad qiicm. Il primo
è fornito dall'argomento stesso del poema, che tratta fatti del 1521
V
T) e/ei'uete' ains (rnct^ti deAxti- aoorfn
Ji u^/ks -meMcA^ meuj. et "^Jaifrtu^aUft
[^vi^àf ècàuk ■ et ca/lim mtf^&nàs aterhnr^
C-TflwKw *^éiffer4^ Autr^Tui afUSaé-. né- iàf<r
^iUttmii duuL P^(f^ amct dnulj^'uaiA M^^
'VcU^m^ ette tfói&r^ eUleth.- rclir>dMé-
Tetrxctltt : tM/l»7rà feM ueriéo ccyu/ '^f^tm^.
V ix mfaMiTTi Mvyen/us lèti ufU& ectimi etcr
*^
e 1522. Il secondo si desume dalla menzione di Mario Equicola, che
abbiamo trovata nel lib. VII, dove il poeta esprime la speranza che ri-
pari poi l'Equicola - /afen asszduus Fnndpis hcrrens - alle omissioni sue
involontarie, e celebri più felicemente, che non esso, «zU pkdro granwre
i66 LA BIBLIOFILIA
tonat 7116715 e7ithea Vatis » le gesta del Marchese di Mantova e de' suoi
illustri compagni. Ora l'Equicola morì, com'è noto, il 26 luglio 1525:
laonde la composizione del Afo/ìH77ieìi/icì/i Gotizagiu77i non è certo poste-
riore a questa data ').
Dell'autore, oltre a quelle scarse notizie, che si traggono da alcuno
de' passi riportati, qualche altra si può ancora raccogliere da altri luo-
ghi del poema, dove incidentalmente egli accenna a sé stesso o a per-
sonaggi, con cui ebbe rapporti, o alla patria sua. Ma, com'è la natura
del poema epico, nel quale l' autore sparisce, e dominano i fatti e i per-
sonaggi intorno ai quali si aggira la narrazione, poco è quello che se
n'apprende. Tuttavia anche di questo poco è bene tener conto, data la
scarsezza delle notizie che si ha di questo poeta: intorno al quale è così
singolare come profondo il silenzio di quanti trattarono de' letterati,
che furono l' ornamento della Corte di Mantova, o che con la Corte di
Mantova ebbero relazione.
Che il Benevoli fosse di Andes, lo afferma la dedica del poema, e
lo ripete il passo qui riportato a pagina 155: un'altra volta ancora se
ne trova l' attestazione, nel Lib. VI (e. 88) dove, ricordando Virgilio,
scrive : « Sibi tcxidt oliiii \ Huic 77iciis A7idlnas ìtÌ7-ida7ìti ex fro/ide co7-o-
7ia//i »-). Dal lato materno fu consanguineo suo un Hieroììy77i7is « Arc/ia-
i-ius>, del quale fa cenno nella «Suburbi] Portuensis descriptio» (Lib. VIj
e. 87''): « Hic ubi i/iatc7-)io mi/li sangii-i/ie iunctus. cquest7'i | Archar'nis ti-
iulo insigjtis. selectus in 077ine7n \ Cicra7n iwbis, Fede7-ice, ina, siiblÌ77iia kcta |
E/-exit.... » con la nota marginale, di mano dell' autore : « Hier^ Ar-
charius ».
Insegnò: non consta se abbia tenuto propriamente scuola^), ma certo
suo discepolo fu il celebre nipote di Antonia de Baux, Luigi di Lodovico
') Non consta se l'Equicola abbia soddisfatto questo voto del Nostro, che non può riferirsi alla Cro-
nica di Mantova, stampata tino dal 1521. A questo proposito si potrà osservare che il 4 febbraio 1520
il Marchese gli concedeva la castellania di Canedolo perchè potesse riposarsi et ad anuaUs nostros conscri-
beitdos redire. (Luzio-Re.mer cit., pag. 13). Queste parole < amtales nostros ^ dovranno riguardare la detta
Cronica, interpretando nostros per i Gonzaga complessivamente, o non si riferiranno ad una storia, forse
poetica, che l'Equicola avesse lasciato sperare all'ambizioso Federigo intorno alle sue imprese (quella ap-
punto cui alluderebbe il Benevoli), per quanto fosse il Marchese ancora molto giovane?
2) Di Andes un'altra menzione ricorre nel Lib. I (e. 15 ) dove narra delle truppe raccolte dal Mar-
chese di Mantova < qua late extra urbem campus patet, undique Minti | Cinctus aquis Anden ptopter, qua
Tytirus olim | Ocia faginea recubans captabat in vmbra ».
3) Stefano Davari nelle Notizie storielle intorno allo Studio pubblico ed ai maestri del secolo XV
e XVI che tennero scuola in Mantova, ecc. (Mantova, eredi Segna, 1876) non ricorda per nulla il nostro
Benevoli, essendogli sfuggito quanto qui sopra esponiamo, attestato già dalI'Affó op. cit. pagine 32-33-
LA BIBLIOFILIA 167
Gonzaga detto Rodomonte; perché nel Lib. Ili (e. 38'), ricordandolo fra
i nipoti (soboles Lodouici pulchrd) di quella « Horuni aidem primtis sub
Gasare niilitat, inter | Selectos Ptoceres Abiysius, aller Achiìles \ Seti pedes
insurgaf gladio metuendus et Iiasta | Scu eques in densos ncat imperterritus
hosfcs » ecc., aggiunge:
« At quoiìi sepositis paiiìiiiii rcqtiicidt ab arniis
Assidìius in usar u ìli hospes, ziiridantis in timbra
Frondis apollinecs de/cssos irrigai artiis,
Gorgonei fontis uenas aperire latentes
{Quo, duce me, quondam sitientia proluit ora)
Gaitdct, et ignotos alijs penetrare recessits ') ».
Di due de' suoi amici trovammo fatto cenno: d'uno (ossia di Augu-
sti nus de flumine medico insigne) nel Lib. V (e. 64'' ; « celer arte Macliaon \
Augiistus medica meiis et Podaliriiis alter»); dell'altro (ossia di Bencd ictus
Portus « animcc a tener is nostne pars intima ») nel Lib. VI (e. 88"), fra i
poeti onde andava ornata la Corte Mantovana. Di altri non si ha men-
zione; invece sono ricordati di proposito due personaggi, verso i quali
Giovanni Benevoli doveva sentirsi molto obbligato, dichiarandoli nelle an-
notazioni l'uno « patronus benemeritissimus », l'altro « patronus rarissi-
mus ». Il primo fu « Lodovicus Episcopus Mantuse, Lodovici Principis
Mant.""'" filius')», del quale nel Lib. V (e. òc)') leggesi :
« Atria regali quondam celeberrima pompa
Duni zdxit mitra insignis Lodouictts et omni
Pmclartis tdrtide animi sceptroque paterno
Cui luctum et lachry mas dcbes, mca Musa, perenne ».
') Come osservavo testé, già l'Affò, sulla scorta Ae\ .Moniimenlum Gonzagiiim, stabiliva (pagine 32-34)
che precettore di Luigi detto poi Rodomonte fosse stato il Benevoli o Buonavoglia. Anzi aggiungeva (pag. 33):
<: Il Buonavoglia dopo avere alcuni anni tenuto nella città medesima [Pesaro] la cattedra di eloquenza, e
dopo essere salito all'-^rcidiaconato di quella Cattedrale, in cui trovossi pure l'anno 151 1, come costa da
una Bolla di collazione fatta dal detto Capitolo di una Chiesa di sua dipendenza notificatami dal dottis-
simo Cavaliere già nominato [Annibale Olivieri], venne indubitatamente 1' anno appresso ad ammaestrare
Luigi. Ciò manifestasi da una lettera originale di Francesco Facio Dottor di Leggi scritta da Modena il
giorno 15 d'aprile del 1512, nella quale indirizzando una sua satira latina al giovinetto Luigi, che non
aveva compiuto 1' anno duodecimo, soggiunse : Si degnerà V. S. mostrar la presente a M. Zoanne Bona-
TJOglìa^ qual prego correggia esser/ilo da correggere, al jiidicìo del quale seinper in similibus me r inietto >>, ecc.
Qui va avvertito che l'Affò lo chiama Buonavoglia perchè (pag. 32) in un « Rogito di Gioanni Germano,
per cui il giorno 2 di Gennajo del 1499. i Canonici di Pesaro, tra quali il B. era stato aggregato, con-
fermarono l'aflìtto di certe terre a Girolamo Ondedei, nelle sottoscrizioni vedesi questi chiamato D.Joan-
nes Bonavolius Mantuanus, siccome io medesimo potei 1' anno scorso osservare in un libro appartenente a
quel Capitolo [Libro segnato C cart. 365], che fortunatamente si trovava alle mani del soprallodato Si-
gnor Olivieri », ecc.
2) Lodovico figlio di Lodovico Gonzaga e fratello del cardinale Francesco, ebbe la sede di Mantova
verso la fine del 1483 e morì nel 1511 (Ughelli It. sac. I, 941 B).
LA BIBLIOFILIA
Il secondo fu « Ioannes Sfortia Constanti] filius Pisaurensium Prin-
ceps », di cui al principio del Lib. VI (e. 77') il Benevoli scrive:
« Qui inorifns liutiim atermim, si ne fine dolores,
Anxietatein animi nobis Patriaquc reliquit:
Digmis qui pilij superaref nestoris annos.
Heii, nostra: pars magna anima, pars opti ma vii ce
Ante diem immiti Parcarum legc perempta.
Sed lachrymis lociis ìiic male contieni t. Illitis olim
Virtutem et benefacta canam, modo uita supersit
Longiits, ut meritis refe rat sua pramia salterà
^lusa, memor longi hospitij gratiqtie fauoris
Atque opis in multos collata: impcn siìcs aunos ».
Visse il Benevoli tanto, da aver potuto mantener la promessa qui
fatta, di cantar cioè dei meriti e delle virtù del suo patrono Giovanni
Sforza Signore di Pesaro ? Le ricerche nostre non ci hanno condotto ad
alcun risultato. Indaghi altri, con miglior fortuna. Certo sarebbe stato
interessante e curioso vedere in qual modo sarebbe egli riuscito ad esal-
tare la poco nobile figura del non fortunato marito di Lucrezia Borgia '),
come Signore di Pesaro accusato di mala fede e crudeltà : tanto più che,
nonostante la dignità sua ecclesiastica, usa il Benevoli nel nostro poema
una non ordinaria libertà di espressione sia quando dipinge 1' animo irre-
soluto e poco sincero di Leone X, sia quando ricorda i vizii che deturpa-
vano sozzamente il Sacro Collegio al tempo dell'elezione di Adriano \'I.
Infine, che Giovanni Benevoli fosse Arcidiacono nella città di Pe-
saro, dal cui Signore, ora ricordato, riconosceva cosi affettuosamente
e longum hospitium e gratum fazioreni e opem collatam impensius in multos
annos, l'abbiamo visto dichiarato da lui stesso nella dedica del poema").
Enrico Rostagxo.
') Giovanni Sforza, figlio naturale di Costanzo, la sposò in seconde nozze il I2 di giugno 1493.
Morì nel 15 io in Gradara nel Pesarese. Il Nostro ne sarebbe stato Segretario o Cancelliere, secondo la
testimonianza dell'Annibale Olivieri all'Affò (op. cit. pag. 32), s d'aver veduto diplomi di Giovanni Sforza,
sin dall'anno 1489, sottoscritti dal Buonavoglia».
2) Per la conferma di questa notizia, cfr. pag. 167, nota 1). Altre notizie sul B., promessemi da
Pesaro e chieste anche a Mantova, speravo in verità di poter qui aggiungere, e più specialmente sull'esi-
stenza di alcun altro esemplare del suo poema. Ma dopo oltre tre mesi di vana attesa, debbo rinunziarvi
e lasciare ad .litri di compiere queste ricerche.
Tt^-
LA BIBLIOFILIA 169
UN MINIATORE DEL SECOLO XV
L
.L p. Ireneo Affò nelle « Notizie intorno la vita e le opere di Basinio Ba-
sini » {BasinJ Parmensis Poetae Opera Praestaittiora, Rimini, Albertini, 1794,
tom. II, pag. 33) ricorda un codice dell' Hesperidos del Basini «ornato di mi-
niature superbe » per mano di Giovanni da P'ano. Questo codice era stato donato
nel 1499 da Carlo di Roberto Malatesta al cav. Francesco Capello provveditore
in Rimini per la Repubblica di Venezia, e l'Affò ne ebbe notizia dall'abate Me-
cier che l'aveva visto fra' libri, che poi andarono venduti, del barone di Heiss.
Io non so dove ora si trovi e se più si trovi questo unico monumento del
miniatore fanese e sarei ben lieto se qualcuno sapesse indicarmelo o mi sapesse
dire se esistono altri lavori suoi. Allora, se la indicazione riportata dall' Affò
Op. Ioannis Pictorts Faiiestris non fosse completa o si trovasse più completa in
altri lavori, potremmo avere notizia del suo nome di famiglia e forse convertire
in certezza il dubbio sorto in me che egli possa essere tutt'uno col Giovanni
Bittino o de' Bottini da Fano celebrato come pittore dal poeta riminese Roberto
Orsi che visse fin verso la fine del secolo XV.
L' epigramma dell' Orsi che contiene un elogio forse poeticamente esagerato
della valentia dell'artista, fu citato dal comm. Luigi Tonini {Di Bitthio e della
sua favola in S. Giuliano. Bologna, Monti, 1864), per dire che il Giovanni Bit-
tino ivi lodato era diverso dall' altro Giovanni Bittino autore della tavola illustrata
da lui tuttora esistente nella chiesa di San Giuliano di Rimini il quale era nativo
di Faenza. Io posso riprodurlo integralmente mercé la cortesia del signor cava-
lier Carlo Tonini Bibliotecario della Gambalunghiana di Rimini che gentilmente
volle farne ricerca nella collezione degli Scrittori Riminesi fatta dal canonico
Zeffirino Gambetti (Manoscritti in ordine alfabetico, lett. V).
De lano Fanestri pictore
Bittinij digitis opus hoc memorabile lani
Ingenio veteres vincit et arte novos.
Candida compositis delubra coloribus ornat,
Patricios tantum Caesareosque Lares.
Effingit veris quaecumque simillima rebus,
Et rerum arcanos explicat ipso modos.
Iratum fugies inter pineta leonem,
Hirsutos timeas per juga piota sues,
Jurabis trepidare feras, et currere cervos.
Stare demos, variis prata virerà comis,
Latrantesque canes, et surda audire virorum
Verba, vel umbrosi surgere fontis aquas.
Quin te te in parvis modo dixeris esse tabellis
Usque adeo doctas possidet ille manus.
Inclyta piceno quaesita est gloria Phano ;
Unde genus noster nobile lanus habet.
i-o LA BIBLIOFILIA
Dopo lettolo rimane il dubbio se qui si parti di un pittore di stanze o de-
coratore come ora si dice, ovvero di un miniatore : il secondo distico farebbe pen-
sare alla prima ipotesi, mentre le parvae tabellae del settimo conducono necessa-
riamente alla seconda.
La famiglia Bettini oriunda di Firenze trovavasi in Fano al servizio de' Alalatesti
fin da' primi anni del secolo XV. Giovanni Bettini da Firenze era depositario negli
anni 1 401-1405. Furono pure depositari in Fano Andrea, Lorenzo e Bernardo,
e referendario a Brescia Domenico, tutti figli di Nanne o Giovanni Bettini (ZON-
GHi, Repertorio dell'antico Archivio Coimmalc di Faìw, Ivi, Tip. Sonciniana, 1888,
passim). Forse da uno di questi nacque il pittore, se pure non fu quel Giovanni
di Bettino de' Bettini da Fano abitante in Iesi che sposò nel 1 466 Michelina Me-
telli da Pesaro (Olivieri. Della Patria della B. Michelina, ecc. Pesaro, Amati, 1772,
pag. LX). Ma se Giovanni era stabilito a Iesi, come poteva lavorare pe' Malatesti a
Rimini? Volendo entrare nel campo delle ipotesi si potrebbe spiegare anche que-
sto, o si potrebbe trovare naturale che esistessero contemporaneamente nella stessa
famiglia parecchi individui col nome di Giovanni che era quello del capostipite.
Ma io non voglio fare delle ipotesi: ho voluto esporre soltanto i risultati di
alcune mie osservazioni, pregando vivamente i lettori della Bibliofilia a voler es-
sere cortesi di comunicare a me o al signor cav. Olschki ciò che può essere a
loro conoscenza sul conto del miniatore Giovanni da Fano e de' suoi lavori.
Santarcangelo di Romagna, settembre 1899.
G. Castellani.
DOMANDE
Desidero sapere se nel secolo xv, cioè fra il 1470 e il 1485, fosse in uso qualche
arma da fuoco che potesse esser caricata con palle di un' oìicia. Henri Harrisse si è occu-
pato di questa questione e 1' ha risoluta negativamente. L'Angelucci nel suo studio « Los
Escopeteros Milaneses » dà maggiori ragguagli in proposito. Nei musei genovesi o fiorentini
si potrebbe scoprir qualche cosa. Non potrebbero esserci cannoni che caricassero palle di
un'oncia di peso? Per esempio nelle illustrazioni all'ultimo numero delia Bibliofilia a pagina 51
è una figura tolta dalla prima edizione del Valturio, nella quale vedesi un uomo che sca-
rica un' arme probabilmente caricata con una palla di quel calibro. L' Harrisse cita un do-
cumento che dà un inventario del piombo del Castello di Pavia, dal quale appare che vi
fu rice\aito o consegnato « un quintale di piccole cariche, in numero di 4500 ». Per prose-
guire questa indagine leggasi l'articoli del signor T. L. Belgrano, stampato in Genova
nel 1879, intitolato : « Relazione letta nella Giunta Plenaria della Società ligure di Storia
patria ». A pagina 23 1' argomento è pienamente trattato. Come si capisce, la questione è
nata dalla palla di piombo trovata nella cassa di Colombo nella cattedrale di San Domingo
nel 1877. Gli spagnoli cercano di provare che questi resti non sono di Colombo, perché
nessuna palla « di circa un' oncia di peso » era in uso nel secolo xv.
John Boyd Thacher.
LA BIBLIOFILIA 171
RIVISTA DELLE RIVISTE
The Library Associafion Record, a monthly Magazine of Librarianship
and Bibliography, being the officiai organ of the " Library Asso-
ciation," edited by Henry Guppy. London, 1899.
Di questa importante Rivista, fondata nel gennaio dell'anno in corso, sono già usciti
nove quaderni con articoli svariati e notevoli sul movimento delle biblioteche inglesi ; ma
giacché non vogliamo - né lo spazio ce lo permetterebbe - render conto dei fascicoli arre-
trati per non offrire ai cortesi nostri lettori delle notizie alquanto stantie, riportiamo soltanto
il sommario dell' ultimo fascicolo di settembre (I, n. 9) : Il signor Charles W. Sutton vi
ha pubblicato un buon articolo su alcuni istituti di Manchester e Salford, dando di ognuno
un' esatta e documentata storia e delle notizie sulla loro organizzazione ; segue poi uno
scritto sulla « John Rylands Memorial Library, Manchester », nel quale l'autore, che non
si nomina ma si suppone essere il direttore signor Henry Guppy, ci dà la storia di questa
celebre biblioteca che la signora Rylands ha eretto in onore del suo defunto marito, acqui-
stando con mezzi ingenti le più grandi rarità bibliografiche e letterarie qua e là sparse, che
poteva ancora ottenere, e la celebre e più preziosa raccolta privata che abbia mai esistito
e che si conosca, sotto il nome di Bibliotheca Althorpiana, per la quale la benefica e gene-
rosa signora pago a lord Spencer la somma di cinque milioni, facendo fabbricare sui disegni
dell' eminente architetto Basilio Champneys un apposito palazzo che fra poco sarà aperto al
pubblico, che potrà cosi ammirare e studiare i tesori inestimabili ivi gelosamente conservati.
La biblioteca racchiude la più splendida collezione di cimeli bibliografici del mondo intero,
e non si esagera se si asserisce che non esiste al mondo una raccolta che illustri, si comple-
tamente come questa, l'origine e lo sviluppo dell'arte tipografica. Hawi la più ricca colle-
zione di Bibbie colle traduzioni in quasi tutte le lingue, delle edizioni principi dei classici, un
numero straordinario delle opere più antiche e rare relative alla scoperta dell'America, ecc., ecc.
Dei primi tentativi che si connettono colla storia dell' invenzione della stampa, notiamo la
famosa xilografia rappresentante s. Cristoforo, con una sottoscrizione di due linee e la
data 1423. Questo documento più antico d'arte tipografica, con data sicura, scoperto nel
convento di Buxheim presso Menimingen, è già bastante per rendere famosa la biblioteca
in cui si trova. Ma anche di altre opere xilografiche è ricca quest' insigne biblioteca, e ne
segnaliamo le più famose, come 1' « Ars moriendi », la « Biblia Pauperum », la « Historia
Virginis ex Cantico Canticorum » e 1' « Apocalypsis s. Ioannis ». Passando poi alle prime
produzioni dell' arte tipografica propriamente detta, cioè ai primi libri stampati con caratteri
mobili, notiamo anzi tutto le due famose lettere d' indulgenza' offerta dal papa Nicolò V
nel 1452 a tutti quelli che con danaro volessero difendere Cipro contro i Turchi. Nella bi-
blioteca trovansi tutte le antiche Bibbie latine, comprese la cosi detta « Bibbia Pfister » di
36 linee, la « Mazarina » di 42 linee, e la Bibbia di Magonza del 1462 in un esemplare
magnifico stampato su pergamena ed ornato di molte splendide miniature. Non vi mancano
i tre famosi Salteri di Magonza; il primo stampato nel 1457, che è in pari tempo il primo
libro che porti una data dell'impressione, e gli altri due del 1459 '" esemplari stampati su
pergamena. La maravigliosa biblioteca contiene un esemplare splendido d'ognuna delle edi-
zioni pubblicate dai primi tipografi italiani Sweynheym & Pannartz citate nel loro celebre
LA BIBLIOFILIA
catalogo premesso al quinto volume della Bibbia postillata da Nicola de Lyra, ad eccezione
del « Donatus », del quale non si conosce alcun esemplare. Notiamo in fine fra i cimeli
bibliografici l'unico esemplare completo, che sinora si conosca, del magnifico Boccaccio
stampato dal Valdarfer a Venezia, la cui rarità generalmente si spiega col fatto che gli
esemplari furono bruciati dai fiorentini eccitati dal Savonarola. Sorpassando i famosi volumi
di Caxton, dei quali la biblioteca ne possiede ben 51, e le altre edizioni rarissime e preziose
dei primi stampatori dell'estero, segnaliamo ancora la splendida raccolta Aldina che con-
tiene più di 800 edizioni della celebre tipografia veneziana, ed è forse la più completa che
esista. Abbiamo voluto occuparci di quest'articolo ampiamente, perché crediamo che offra
un interesse speciale ai lettori della nostra Rivista, mentre tra gli altri scritti contenuti nel
nono fascicolo dell'organo ufficiale della « Library Association » accenniamo ancora con vivo
piacere a quello dedicato al signor dott. Richard Garnett, il celebre conservatore dei libri
stampati del Museo Britannico, che dopo una lunga serie d'anni e di servigi superiori ad ogni
encomio resi a queir istituto grandioso, ha rassegnato le sue dimissioni e s'è ritirato a vita
privata, nella quale non cessa però di dedicarsi con amore ed ardore al progresso delle
biblioteche della sua patria. L'articolo è un panegirico meritato di quell'uomo insigne che
trova un' eco presso tutti coloro che lo conoscono da vicino e dai suoi scritti e che hanno
avuto occasione di esperimentare la sua amabilità proverbiale, fra i quali non è ultimo quello
che scrive queste righe e coglie 1' occasione di mandargli a mezzo di questa Rivista un rive-
rente saluto, augurandogli un lungo « otium cum dignitate ». L. S. O.
NOTIZIE
All'Accademia etrusca ebbe luogo il 7 settembre una solenne riunione in onore
dell' illustre e dotto cav. Girolamo Mancini, già da venticinque anni benemerito bibliote-
cario della insigne libreria di Cortona. Neil' ampio salone della biblioteca, elegantemente
addobbato per quella fausta occasione, convennero in gran numero gli accademici etruschi,
e le più spiccate personalità del cortonese. Dopo che il vice bibliotecario cav. Giuseppe
Garzi ebbe letta la lunga lista degli aderenti alle onoranze che si tributavano al Mancini,
e nella quale figuravano i più bei nomi d' Italia, apri la seduta, con acconce parole, il
vescovo di Cortona mons. Corbelli, ricordando le molte benemerenze verso l'accademia e
la patria biblioteca acquistate in venticinque anni di assiduo lavoro dal cav. Mancini. Parlò
quindi, applauditissimo, l'illustre archeologo Francesco Gamurrini tli Arezzo, e poi il conte
G. L. Passerini, il quale tratti") della vita letteraria di Girolamo ^lancini, fermandosi spe-
i;ialmente sulle opere principali di lui, la vita di Leon Battista Alberti e la vita di Lorenzo
Valla. Sopra svariati argomenti lessero applaudite memorie il conte Rinaldo Baldelli-Boni
e l'av'A'. Berti; la dotta marchesa Teresa Venuti, con gentile pensiero, invitò il Man-
cini a dare a Cortona una vita di Luca Signorelli al quale la città natale è ancora debi-
trice di un monumento, e il prof. Servetti lesse in italiano, in greco e in latino un suo
felice componimento in onore del festeggiato. Negli intermezzi, suonarono egregiamente la
signora Carolina Manciati e i signori Graziani e Salvimi. Finalmente fu distribuita una ele-
gante medaglia commemorativa, opera dello stabilimento Johnson di INIilano, recante da
LA BIBLIOFILIA 173
UH lato r insegna dell' accademia e dall' altra ciuesta inscrizione : Hicronyìuo Mancinio eq.
Noi), corloneiisi Ingcnio litcris Mio pracstaniissinio Sex/. ìain et viges. annulli Patnac hihlioth.
iniiscoq. Praefccto Oplìnic de sludiis meri/o Aead. elniscae sodales Lucuinoni phmdentes.
Di Genova nell'arte decorativa, scrive il signor Benvenuto Pesce nel fascicolo 4"
e segg. ^^W Arte italiana decorativa e industriale. E un lavoro abbastanza ben condotto, e che
tende a divulgare la conoscenza de' tesori d'arte mal noti della città di Genova. E ac-
compagnato da buone illustrazioni.
Una illustrazione dei " Trionfi ,, del Petrarca. — Nel fase. 24, voi. XVII della
Minerva, son riprodotti i quadretti di Francesco Mantegna, posseduti dai Colloredo, e già
fatti conoscere dal Mantovani.
Un libro di cucina del secolo xiv ha tratto da un codice della Casanatense e
pubblicato nella raccolta di Rarità storiche e lettei-arie diretta dal conte Passerini, il dott. Lu-
dovico Frati, sottobibliotecario dell'università di Bologna. E un grazioso volumetto che
volentieri segnaliamo all' attenzione degli studiosi di storia del costume e dei bibliofili.
La figliuola di Dante. — Neil' ultimo fascicolo (VII, 8) del Giornale dantesco edito
dalla casa Leo S. Olschki sotto la direzione di G. L. Passerini, è stato pubblicato un im-
portante documento che toglie ogni dubbio sulla esistenza di Beatrice Alighieri. La gentile
figliuola di Dante è realmente vissuta, ed è morta in Ravenna, dove si era fatta monaca
nel convento di Santo Stefano degli Olivi.
Stampatori umanisti del Rinascimento è il titolo di un articolo di Piero Barbèra,
pubblicato nel fascicolo 665 (1° di settembre) della Nuova Antologia.
I furti del Libri nel Seminario di Autun. — Il prof. Emilio Chatelain, l'illustre
e benemerito autore della Paléographie des classiques latins, essendosi recato, pe' suoi studi,
nella biblioteca del celebre Seminario di Autun, ebbe a riscontrare che cinque de' più an-
tichi e preziosi manoscritti di queir istituto avean subito gravi mutilazioni per mano di
Guglielmo Libri. Crediamo utile dar qui, in breve, il risultato delle sue ricerche.
Ms. 4 d'Autun. / quattro Evangeli; scrittura onciale, secolo vili in fine o principio
del IX; con notevoli miniature. Il Libri ha rubato quattordici fogli riacquistati nel 1888
da lord d'Ashburnham, e che attualmente si conservano nella Nazionale di Parigi, dove
formano la prima parte del manoscritto latino 1588, nuovi acquisti.
Ms. 107 d'Autun. Commentari di S. Agostino sopra i Salmi, ultima parte; grande scrit-
tura onciale del vi o del vii secolo. Il Libri ha portato via il doppio foglio che formava
la coperta del quaderno XVII. Ricomperato dalla Nazionale di Parigi, forma oggi i fogli 15
e 16 del manoscritto latino dei nuovi acquisti 1629.
Ms. 24 d'Autun. Istituzioni di Cassiano, libri V-X ; grande scrittura semi-onciale del
VI o del VII secolo. È mancante di tredici fogli, de' quali quattro furon rubati dal Libri
che li vendè a lord Ashburnham, e furono ricomperati nell' '88 dalla Nazionale di Parigi,
ove si conservano ora, tra i nuovi acquisti, nel manoscritto latino 1629.
Ms. 21 d'Autun. I morali di S. Gregorio sopra Job, libri I-V ; lettera minuscola del
secolo vili. Da questo manoscritto il Libri involò dieci fogli, venduti, al solito, a lord Ash-
burnham, e ricomperati dalla Nazionale, dove si conservano ora nel manoscritto latino fra
i nuovi acquisti, 1628, ce. 5-14.
i;4 LA BIBLIOFILIA
Ms. 27 ci'Autun. Questioni di Isidoro sopra V Esodo, sopra i Xiimeri, il Deuteronomio,
Giosuè, i Giudici, i Re; Commento allegorico sopra la Genesi. Questo manoscritto, diviso in
tre parti, l' una indipendente dall' altra, anticamente legate in un solo volume, è scritto
parte in grande ed elegante minuscola del secolo viii, parte in semi-onciale e parte in
caratteri visigoti pure del secolo viir. Lo Chatelain ha potuto accertare che il Libri ha tolto
da questo manoscritto quattro fogli, due de' quali formano ora il sesto frammento del ma-
noscritto latino 1629, e due il quarto frammento del manoscritto 1628, nuovi acquisti, nella
Nazionale di Parigi.
Aggiungiamo che della importante e dotta memoria di E. Chatelain, pubblicata nel
Journal des Savanis (giugno 1888) ha reso minutamente conto Leopoldo Delisle nella Bi-
bliothique de l' Ecole des chartcs (LIX, 379 e segg.).
La festa di Gutenberg in Magonza, nel 1900. — L' invito a prender parte alla
festa di Gutenberg che si celebrerà a ^Magonza il 24 giugno igoo, fu di già diramato.
Esso dice :
« Nel giorno di S. Giovanni (24 giugno) iqoo la città di Magonza celebra il quinto
centenario della nascita del suo grande figlio Giovanni Gutenberg. Il luogo natale dell'arte
della stampa ha per primo il diritto ed il dovere particolare di onorare la memoria di
Gutenberg.
Ma insieme con Magonza tutto il mondo concorre a celebrare l'invenzione della no-
bile arte, che segna il progresso più potente nella vita intellettuale dell'umanità.
Come r opera di Gutenberg abbraccia la terra ed unisce i popoli, cosi l' umanità
unita deve prendere grata parte ad una solennità in memoria di lui che è l'universale be-
nefattore.
Per rendere omaggio alla memoria ed all'arte sua, i sottoscrittori, appartenenti a di-
verse nazioni, invitano tutto il mondo civile a prender parte alla festa, alla quale si pre-
para r antica città Renana.
Il programma dettagliato delle feste verrà ancora fatto conoscere ; a memoria perenne
è stata già sin d' ora progettata la fondazione di un Museo di Gutenberg, in onore del
grand' uomo ».
Fra i molti sottoscrittori notiamo i seguenti illustri italiani :
P. Brambilla, Senatore del Regno, Presidente della Società bibliografica ita-
liana — Milano.
E. Beltrami, Senatore del Regno, Presid. dell'Accademia dei Lincei — Roma.
G. Carducci, Senatore del Regno, Prof. dell'Università — Bologna.
D. Gnoli, Direttore della Biblioteca Vittorio Emanuele — Roma.
March. Guerrieri-Gonzaga, Senatore del Regno — Mantova.
Conte P. D. Pasolini, Senatore del Regno — Roma.
P. Villari, Senatore del Regno — Firenze.
P.S. : Durante il pranzo datosi in onore di S. ^I. l'Imperatore della Germania nel
palazzo granducale di Magonza il 21 agosto u. s., il sindaco di quella città prese l'occasione
di pregare l'Imperatore a voler assistere nell'anno venturo alla festa del quinto centenario
di Giovanni Gutenberg, e S. M. promise d' intervenirvi, se ciò gli sarà possibile.
Gutenberg. — Nel giorno onomastico di Gutenberg (San Giovanni), la Frankfurter
Zeitung pubblicò, nella sua appendice, un articolo assai interessante del D."" Heinrich Hei-
LA BIBLIOFILIA 175
denheimer eli Magonza in memoria del principe dei tipografi, di cui daremo, stante la no-
tevole sua importanza, a' lettori del periodico nostro, in uno dei prossimi quaderni, una
minuta relazione.
Le Biblioteche italiane all'Esposizione di Parigi del igoo. — Il Giornak della
Libreria annuncia che nell'Esposizione universale del IQOO si potrà vedere come sono costi-
tuite le Biblioteche italiane e che già s'è incominciato a fotografare le sale di lettura delle
biblioteche principali del regno, i libri rari, i più famosi manoscritti, ecc.
Incendio della Biblioteca della Camera di Commercio di Parigi. — Nella notte
del 14 al 15 maggio u. s., si sviluppa nei fabbricati della Camera di Commercio di Parigi
un incendio che distrusse la biblioteca di 40,002 volumi, molti dei quali assai preziosi e
quasi irreperibili. La biblioteca era assicurata per i6o,ckx> franchi. Sùbito dopo il disastro
si riunì il consiglio d' amministrazione e decise di rivolgersi per mezzo d,el Journal de la
lihrairie ai librai ed editori francesi e stranieri con la preghiera di concorrere mediante
doni alla ricostituzione di questa biblioteca si utile per i commercianti e per gli industriali.
L'incendio di Como. — Il di 8 luglio u. s. fu quasi totalmente distrutta da un in-
cendio l'Esposizione internazionale d'elettricità, che Como, la città natale di Alessandro
Volta, avea eretta per commemorare degnamente il centenario dell' invenzione della pila
elettrica. L'esposizione inaugurata il 20 maggio u. s. da S. M. il Re Umberto era situata
in mezzo a giardini ed in prossimità del lago di Como e comprendeva l'elettrotecnica, l'arte
profana e religiosa, l'industria serica, ceramiche, mobili artistici e fiori. Gli edifici d'espo-
sizione fabbricati di legno ricoperto di gesso, aveano un gradevole aspetto e la rotonda
centrale specialmente era d'un effetto bellissimo. Pur troppo non fu pensato al pericolo
d' incendio, e questo, appena sviluppatosi, distrusse in un attimo i cimeli voltaici esposti
in un fabbricato speciale. Vi perirono le prime notizie che Volta avea inviate sulla sua
invenzione a Galvani e a mad. de Nanteuil, la sua corrispondenza con Gay-Lussac, Zam-
boni, Humbold, Baronio ed altri celebri scienziati, una lettera sua diretta da Parigi alla
moglie con interessanti comunicazioni intorno all' invenzione di Jenner, il testamento au-
tografo, il giornale, in cui avea notato i risultati dei suoi studi e che era l' unico docu-
mento che dimostrava la priorità dell' invenzione di Volta, le sue notizie di viaggi ed i suoi
scritti, la lettera da lui diretta nel 1777 al prof. Barletti dell'Università di Parigi, ne'la
quale Volta gli espose il principio della telegrafia, la sua lettera del io marzo 1800 nella
quale egli comunicò la sua invenzione della pila, i regali preziosi eh' egli ebbe dai suoi
amici, principi ed ammiratori, ecc. Questa sventura irreparabile che non colpisce soltanto
l'Italia ma l'intero mondo scientifico speriamo che serva, almeno, di ammonimento severo
per l'avvenire ; che troppo a cuor leggero si è finora operato, esponendo a pericoli ine-
stimabili cimeli di alto valore.
La ricchissima collezione di libri di costumi del barone Franz v. Lipperheide che
è da molto tempo già favorevolmente nota ai bibliofili dal catalogo magnifico pubblicato
dal fortunato proprietario, fu da questo con disposizioni testamentarie legata dopo la sua
morte al governo prussiano. Ma per rendere sùbito accessibile la biblioteca importante al
pubblico, affinché ne tragga il maggior profitto possibile, il signor von Lipperheide s'è deciso
di distaccarsi sin d'ora dalla ricca sua raccolta e di consegnarla al Museo dell'arte in-
dustriale (Kunstgewerbe-Museum) di Berlino, che al i° ottobre a. e. l'aprirà al pubblico.
Questa Biblioteca è riconosciuta ovunque come la più completa raccolta speciale in fatto
di costumi e della loro storia ; essa comprende in 10,000 volumi, 30,000 stampe ed un
I7Ó LA BIBLIOFILIA
gran numero di incisioni raffiguranti le mode, l' intera letteratura sul costume e la moda
di tutti i tempi sino ad oggi. Naturalmente non vi mancano i molti preziosi, rari e or-
mai quasi introvabili volumi di merletti, ricami, modelli, ecc., che l'Italia, e specialmente
Venezia, ove queste arti fiorivano più particolarmente, produssero in gran copia nel xvi e
nel XVII secolo. L' esempio dato dal barone von Lipperheide, editore famoso dei giornali
tedeschi di moda, merita d'essere segnalato come un atto di generosità, degno di un grande
mecenate, al quale il governo, il popolo prussiano e tutto il mondo artistico debbono eterna
riconoscenza.
Gli archivi comunali di Bruxelles hanno ricevuto due doni degni di nota. L'uno
è un elicili di rame dove sono notati i sigilli ed i nomi degli orefici di Bruxelles; l'altro
è un cliché pure di rame, ma stagnato, che contine 1" « Insculpation des poin^ons des fabri-
cans d'ouvrage^ d'or et d'argent du département de la Dyle ». Bruxelles era il capoluogo
di questo distretto. Questi due clicfiés sono ben lavorati e provengono dall' epoca francese.
Tutti i sigilli erano finora sconosciuti, mentre d' or innanzi, per mezzo di cjuesti doni, si
potrà facilmente stabilire 1' origine dei lavori d' oreficeria prodotti a Bruxelles.
Furti nelle biblioteche. — Un signore russo, elegantemente vestito, frequentava
molto le biblioteche del suo paese ; egli si faceva dare dei libri rari e preziosi sui quali
studiava; però, dopo poco, ne intascava qualcuno ed usciva dalla biblioteca senza ricon-
segnarlo ai distributori. La storiella durava da parecchio tempo ; ma poi accortisi i bi-
bliotecari che mancavano molti fra i pili preziosi libri, lo riferirono alla polizia, la quale
dopo accurate indagini riusci a scoprire e trarre in arresto il colpevole. Sottoposto all' in-
terrogatorio, confessò tutto e ne risultò inoltre che egli non aveva giocato questo tiro solo
ai bibliotecari russi, ma anche a bibliotecari di altri paesi, sempre facendosi dare i libri
più cari a scopo di studi ; si venne infine a sapere che egli riceveva un cospicuo onorario
mensile da una libreria antiquaria della Russia alla quale egli inviava i libri involati alle
pubbliche biblioteche.
E dire che quel signore è di ottima famiglia e coltissimo in fatto d'arte e di scienze!
Ed a proposito di furti in biblioteche, facciamo notare che recentemente furono anche
commessi in quelle di Firenze, non però dal suddetto russo, ma da un giovane italiano, il
quale vendeva i volumi sottratti qua e là, finché capitava anche col suo bottino nella libreria
del signor Leo S. Olschki. Questi s'accorse sùbito che dai frontespizi dei volumi ofiferti
erano tolti i timbri di una biblioteca, mentre dopo un esame accurato ne trovò poi uno
ancora intatto nell'interno d'un volume, dove l'offerente non l'aveva certamente supposto.
Il signor Olschki fece riconsegnare i volumi alla biblioteca derubata, la quale denuncic'i il
furto alla questura che riusci poi a trarre in arresto l'individuo ricercato.
La più grande macchina da carta. — I giornali scientifici dicono che la più
grande macchina da carta sia quella costruita per conto della « Rumford Falls Paper
Comp. », poiché essa può protlurre in sei mesi tanta carta da coprire, con una fascia alta
tre metri, tutta la terra lungo 1' equatore.
Per manovrare questo colosso meccanico occorre 1' opera continua di settantacinque
operai, e cosi la produzione in ventiquattr' ore corrisponde alla bellezza di trentacinque
tonnellate !
Monumenta Palaeographica Sacra. — Nel 1898, alla Mostra d'Arte sacra, in To-
rino, stavano esposti circa 4(xj manoscritti, per la maggior parte consistenti in codici di
LA BIBLIOFILIA 177
lusso, spettanti a molte biblioteche pubbliche, archivi di Stato, biblioteche ecclesiastiche e
raccolte private. Questi codici erano stati colà inviati da quasi ogni parte d'Italia, e rap-
presentavano, nella scrittura e nella miniatura, tutte, a cosi dire, le scuole italiane di ogni
regione e di ogni tempo. Ve n'erano ancora non pochi di fattura straniera, che anche le
scuole di Francia, di Spagna, di Germania, di Fiandra, d' Inghilterra, vi erano rappre-
sentate. Molti di questi manoscritti, come si disse, appartenevano a istituti pubblici; ma
pur molti uscivano da biblioteche ecclesiastiche e private, il cui materiale è pressoché ignota
agli studiosi ed agli amatori.
Era naturale che si desiderasse di fermare duratura memoria di una Mostra cosi bella
e cosi importante. Per ciò la Deputazione di storia patria, sedente in Torino, nella seduta
del giugno 1898 stabili di farsi promotrice della compilazione di un Atlante paleografico-
artistico, nel quale venissero riprodotti i monumenti più belli e pili caratteristici che della
paleografia e della miniatura occidentale, e specialmente italiana, figuravano nella Mostra.
La Deputazione incaricò della parte scientifica il cav. Fr. Carta, il prof. C. Cipolla e il
cav. C. Frati, che avevano avuto mano nella preparazione e nell'ordinamento della Mostra
stessa.
I fratelli Bocca, col concorso della Deputazione storica surricordata, assunsero l'officio
di editori, nella speranza di rendere speciale servigio agli studi più elevati. Non è a cre-
dere che possa rinnovarsi 1' occasione di vedere insieme raccolti cosi numerosi, cosi impor-
tanti, cosi svariati manoscritti, specialmente, ma non unicamente, italiani, che rappresentano
l'evoluzione della scrittura e della ornamentazione dei manoscritti dal secolo iv al secolo xvi.
L'opera consta di 120 tavole, contenenti 134 riproduzioni. La Commissione, che diresse
il lavoro dal Iato scientifico, ebbe cura di evitare, nella scelta delle riproduzioni, le coin-
cidenze colle anteriori pubblicazioni congeneri.
Bibbie antiche latine. — Alcuni anni or sono, il noto bibliografo inglese W. A. Co-
pinger pubblicò con gran lusso una bibliografia accurata delle bibbie latine del xv e xvi se-
colo, dopo d' averne fatto con ricerche e spese straordinarie una collezione ricchissima per
non dire completa, lo che sarebbe oggi mai addirittura impossibile. Un ricco americano
s' invaghi della splendida collezione ed indusse il proprietario a disfarsene dietro il paga-
mento d' una somma ingente. L' esempio del signor Copinger di raccogliere le antiche
bibbie latine trovò seguaci, e da allora queste si ricercano da molti amatori ; il noto libraio
antiquario, Jacques Rosenthal di Monaco, pubblica nel foglio d' annunzi di questa dispensa
una lunga lista di antiche Bibbie latine eh' egli cerca, probabilmente per completare la rac-
colta d' un suo ricco collettore.
Biblioteca della Università di Basilea. - Il dott. Carlo Bernoulli, direttore di
questa Biblioteca, rende sommariamente conto dell'incremento avuto e dei servizi da essa
resi durante l'anno 1898. Ringraziate diverse istituzioni ed i privati che efficacemente con-
tribuirono ad accrescerne la suppellettile letteraria e scientifica, ricorda che 1' esposizione
di manoscritti rari, di miniature, cimeli, incunabuli, incisioni, ritratti, ecc., aperta a! pub-
blico nelle ore antimeridiane dei giorni festivi, fu, con vero profitto, molto frequentata.
II corsivo. - Bodoni nel suo Manuale tipografico dice che il carattere corsivo era
prima conosciuto dai francesi col nome di Aldin e poi di Italìquc. Petrarca scriveva cosi
calligraficamente bene che Aldo Manuzio pensò di far incidere un tipo che imitasse quella
calligrafia, cosicché il Cantore di Laura fu il disegnatore, Aldo Manuzio ebbe l'idea della
incisione e Francesco da Bologna, antico e celebre orefice, esegui i punzoni. Aldo ottenne
178 LA BIBLIOFILIA
dal Senato di Venezia di servirsi lui solo del corsivo in tutto il territorio della Repub-
blica. Il primo volume stampato con questi tipi nel 1501 fu V Eliade di Wirgilio. Peraltro,
la moda di queste edizioni durò poco, poiché i tipografi stranieri imitarono i tipi cosi ma-
lamente che la lettura dello stampato si rese impossibile.
Scoperta di importanti papiri. — Si legge nel Monitore Imperiale di Berlino :
« Il signor dott. Reinhard!, a cui i R. Musei devono essere grati per grandi arric-
chimenti, ha loro dato in prestito alcuni antichissimi papiri recentemente scoperti, di im-
portanza non piccola per le cognizioni dell'antico Egitto; una piccola parte della scoperta
era stata già in primavera acquistata sul posto dai Musei, per mezzo del dott. Schafer.
Questi papiri provengono dalle rovine d'una antica città egiziana, che stava presso
la piramide di Illahun, al confine della provincia di Faijum, dal medesimo luogo, ove
nel 1890 l'esploratore inglese Flinders Petrie aveva trovati i papiri detti di Rahun. Come
questi, anche i papiri recentemente trovati provengono tutti dalla fine della cosi detta
XII' dinastia, sotto la quale la città suaccennata fu fondata dal re Usertesen II. Il luogo
preciso, dove furono scoperti i nuovi papiri, fu ritrovato poco fa negli scavi che i R. Musei
avevano intrapresi a questo scopo e che hanno portato anche alla luce giocattoli e suppel-
lettili di ogni specie di quei tempi remoti. Le cose trovate ed alcuni frammenti di papiri
sono esposti pro\^'isoriamente nel cortile delle Colonne del Museo Egiziano.
Un esame dei papiri, fatto dal signor dott. Borchard, ha dimostrato che essi appar-
tenevano tutti ad un tempio : lettere, ricevute, inventari, oggetti che giornalmente venivano
distribuiti per il culto dal tesoro del tempio, atti di un dipartimento sacerdotale, che riguar-
dano la consegna delle funzioni sacerdotali al cambiamento del mese, ed altri simili docu-
menti, che ci fanno conoscere in modo non prima sperato l'amministrazione dei tempii. Ma
più importanti di tutto questo sono due pezzi che finalmente ci permettono di stabilire la
cronologia della storia degli antichi Egizi, sulla quale, appunto, esistevano finora dei dubbi.
Abbiamo bensì ottenute dai monumenti molte cognizioni per la storia delle dinastie egi-
ziane, e ciò grazie alle opere di Riccardo Lepsius; noi sappiamo come i re si sono seguiti,
e conosciamo anche quanto tempo i singoli so\Tani abbiano regnato ; però in quale secolo
o millennio abbiano vissuto, lo abbiamo determinato, almeno per lo addietro, su estima-
zioni che erano addirittura arbitrarie e per ciò anche presso i diversi dotti vi erano le più
grandi contradizioni. Per esempio, il « Regno di mezzo », tempo dei nostri papiri, comincia,
secondo il prof. Edoardo Meyer, al massimo nel 2130, secondo Brugsch nel 2466, secondo
il prof. Petrie nel 2778, e secondo Unger nel 2315 a. C.
Solo per il tempo posteriore, per il cosi detto « Regno nuovo », si possedeva talora
una norma per una giusta determinazione di tempo in osservazioni astronomiche che ri-
guardano principalmente il sorgere della stella « Sirio » o come lo chiamano gli Egizi, il
« Sothis ». Perché questo a\-venimento, che nell' Egitto medio comincia coli' ingrossarsi del
Nilo al 20 luglio, segnava ordinariamente il principio dell'antico anno egiziano; ma sic-
c-ome questo non era che di 365 giorni e perciò sempre minore di quasi un quarto di
giorno, - sbaglio che noi correggiamo col bisestile ogni quattro anni - cosi il primo sorgere del
« Sirio » avanzava ogni quattro anni di un giorno, per modo che dopo 1460 anni (cioè 4 X 365)
cadeva sul medesimo giorno. Da diverse fonti di tempo greco-romano, sappiamo dunque che
nell'anno 139 dopo Cristo si chiuse un tal periodo di tempo che il primo sorgere del « Sirio »
coincideva di nuovo col primo giorno dell'anno egiziano. Lo stesso dunque dev' essere ac-
caduto anche nell'anno 1322 a. C. e nel 2782 a. C. Per mezzo di questo ogni data egiziana
LA BIBLIOFILIA 179
per il primo sorgere del « Sirio » si può calcolare con abbastanza esattezza. Da tali due
dati del « nuovo regno » si aveva anche già calcolato che il 9" anno del regno di Amenofi I,
nel quale l'avvenimento si effettuò al nono giorno dell' 11° mese, doveva essere negli
anni 1545 fino al 1542 a. C, mentre in un anno non nominato del regno di Tutmosi III,
nel quale l'avvenimento si era già avanzato di 19 giorni, deve corrispondere ad uno degli
anni 1470 fino a 1467 a. C. ; due avvenimenti che corrispondono proprio all'andamento
generale della storia antica. Se 1' epoca del « nuovo regno » era cosi stabilita, rimase però
neir oscurità tutto quello che era avvenuto prima ; né alcuno poteva dire come era grande
l'intervallo che divideva il « regno di mezzo » dal « regno nuovo ». Secondo l'estimazione
di Edoardo Meyer, questo intervallo deve aver ammontato sui 400 anni ; secondo quella
di Petrie, sui 1000 anni. Ecco qui dunque dove la nuova scoperta dei papiri ci viene in
aiuto in modo inaspettato. Fra le registrazioni nel giornale del tempio, si trova sotto il
25" giorno del 7° mese del 7° anno del regno di Usertesen III la copia di una lettera colla
quale il rettore del tempio comunicava ad un sacerdote che il sorgere del « Sirio » comin-
ciava al 16^ giorno dell' 8" mese, e lo avvisava a preparare il necessario per festeggiare
quel giorno.
Sopra un altro frammento dello stesso giornale si trovano sotto il 17° giorno del-
l' 8" mese (cioè il giorno dopo della festa) notati i doni per la festa del sorgere della stella
« Sirio » : 200 pani, 60 brocche di birra, ecc. Da un calcolo fatto dal signor dott. Brix,
col metodo dell' Oppolzer, sono gli anni 1876-1873 a. C. nei quali il sorgere del « Sirio »
avveniva nel giorno indicato dall' antico calendario egiziano ; in quegli anni dunque cadde
il 7° anno del regno di Usertesen III. Perciò si danno per la 12-'' dinastia, a cui quel re
appartiene, gli anni 1996-1993 fino agli anni 1783-1780 a. C. ; l'età di questa dinastia si
mostra dunque di circa 150 anni inferiore di quella che fu stabilita dal Mayer (cioè 2 130- 1930).
Cosi abbiamo finalmente ottenuta una base positiva anche nella storia dei più antichi
egizi. E degno di nota come per mezzo di questo avvenimento si conferma l'opinione di
coloro, che come il critico inglese d' arte Wallis, hanno detto che il piccolo cambiamento
nello stile dell' arte egiziana fra il « regno di mezzo » ed il « regno nuovo », forma solo
un intervallo di pochi secoli fra le due epoche. Anzi è ormai ridotto a circa 200 anni. Ma
manca ancora un simile punto stabile per il cosi detto « regno antico », il tempo delle
antiche piramidi, e, chi lo vuole, vi può inserire un millennio. Ma secondo quanto si è
ora sperimentato, è meglio tralasciare questo, giacché è più grande la somiglianza fra il
« regno antico » ed il « medio » che fra il « medio » ed il « nuovo » . In tal modo si dovrà
anche supporre che la più bassa determinazione, che è di E. Meyer (2830 a. C), è presa
piuttosto troppo alta che troppo bassa ».
Lascito alla Biblioteca nazionale di Parigi. — Il Gabinetto delle stampe si è
arricchito di una collezione interessantissima di incisioni che gli ha lasciato per testamento
il conte Enrico Delaborde, antico segretario perpetuo dell'Accademia di belle arti.
Il signor Delaborde era stato lungo tempo conservatore del dipartimento delle stampe.
Ecco in quali termini ha egli formulato il suo lascito : « Io rilascio alla Biblioteca nazio-
nale, dipartimento delle stampe, per ricordo degli anni che vi ho passati e della benevo-
lenza che vi ho sempre incontrata, la serie completa delle stampe pubblicate dalla Società
francese di incisioni dopo il tempo in cui la Società fu fondata fino al giorno della mia
morte, più l'esemplare colle numerose note manoscritte che vi ho aggiunte, del volume su
Marc' Antonio Raimondi da me pubblicato nel 1886 ».
i8o LA BIBLIOFILIA
Donne bibliotecarie in Inghilterra. — Anche in Inghilterra si comincia a fare un
posto sempre più largo alle donne nel personale delle biblioteche, come in quelle del-
l'America.
Già da vent' anni ci sono delle donne impiegate in lavori di biblioteca a Bristol e
a Manchester.
Nel 1892 v' erano in tutta 1' Inghilterra diciotto biblioteche con personale femminile,
oggi sono ottantuna.
Le donne non sono impiegate soltanto come distributrici : fra esse si contano qua-
rantaquattro bibliotecarie.
CORRISPONDENZA
Ai numerosi egregi signori Soci della Società bibliografica italiana che, in seguito alla
circolare emanata dalla Presidenza, si sono rivolti alla Direzione ed Amministrazione della
Bibliofilia per associarvisi al prezzo d' abbonamento ridotto, si risponde, che debbono in-
dirizzare le loro adesioni alla Spett. Presidenza della Società bibliografica italiana di Mi-
lano, la quale si concorderà coli' Amministrazione di questa Rivista per l' invio regolare
dei quaderni ai Soci aderenti.
La Direzione della Bibliofilia coglie quest'occasione per rendere vive grazie all'egregio
Presidente della Società bibliografica italiana, 1' on. signor senatore Brambilla, per le bene-
voli espressioni di simpatia e di lode dedicate alla Rivista nella sua circolare diramata ai
Soci dello spett. sodalizio.
F. R., Monaco. — Grazie del suo articolo che non potrà però essere pubblicato si
presto, poiché la Rivista si è impegnata cogli autori di articoli inviati, ed in gran parte
già composti, sino al nuovo anno. Come vede, anche questo quaderno eccede di parecchio
il numero di pagine stabilito dal programma.
G. P. T. — La sua pubblicazione dà prova di assidue sue ricerche ; queste erano
però inutili, perché non aggiungono nulla di nuovo a ciò che già si sapeva, e perciò questa
Rivista non può occuparsene.
/. B. T., Albany. — As you will see, your demand about guns shooting out ounce
balls has been published in this number. Prof. G. E. is studying the question and will
write you about in extenso.
Ch. L., Firenze. — Your article about some valuable miniatures will be published
in English just as you desired.
H. C, Cambridge - B. of Ed., Washington - P. L., Xetv York - X. L., Chicago -
W., York {Pa.) - E. E. A., Chicago - D., Bryans {Ohio) - I. E. L. Bryn Mazrr. — Best
thanks for your kind letters accompanying your subscriptions to « La Bibliofilia >■>, with
request to recommend the Periodical to your bookbuying friends.
Comw. C. L., Colle di Tronto. — L'articolo già composto e corretto deve essere ri-
mandato al prossimo numero stante la mancanza assoluta di pubblicare per intero i due
primi articoli.
Chiuso il 1° ottobre 1899.
602-10-99. Tipografia di Salvadore Landi, Direttore A<M' Arte della Stampa
Volume I Novembre-Dicembre 1899 Dispensa S^-g*
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
ANCORA DELLE ANTICHE CARTE DA GIUOCO
J_^'argomento è SI importante sotto diversi rispetti (xilografia, stampa,
statuti municipali, costumi) e si malagevole a trattarlo compiutamente per
la scarsità di documenti e dei cosi detti />eszi d'appoggio e di confronto,
come d'ogni incunabulo xilografico, che ogni qual volta se ne scopra per
avventura qualcuno nuovo, è pregio dell' opera ripigliarlo in esame, nel-
r intendimento di chiarire qualche dubbiezza e di progredire nelle ricerche
col sussidio di esso e della critica. Le scoperte si vanno facendo e allar-
gando coir indagare meglio tra le raccolte pubbliche e private di stampe,
per entro i codici e libri vecchi ; e per ogni dove può rimanere nascosto
qualsiasi frammento di carta antica, che abbia ricevuta un' impronta a
mano, a torchio, o in qualsiasi altra maniera. Onde qui torna più oppor-
tuna che mai, la esortazione de' padri nostri: Colligite fragmeìita >ie pereant !
Antonio Gheno nel Bibliofilo n. 7 del 1890 fece la descrizione di
un'antica caria da giuoco incisa in legno, esistente nel civico Museo di Bassano;
ma per quanto esattamente e minutamente fatta, non era facile formarsene
un adeguato concetto non essendo accompagnata da riproduzione a facsi-
mile, la quale non dovrebbe mancar mai a illustrazione di simili soggetti,
come ha ben compreso l'egregio Direttore di questo periodico (fig. i).
Il Gheno, esaminata la carta proveniente dalla raccolta del Remondini,
non esita a ritenerla un prezioso avanzo dell'arte xilografica veneziana di
cui fa cenno la matricola del 1441. E quanto all'epoca egli la giudica quasi
1) Bibliofilia, disp. 2°-3', pagine 37-46.
IS2
LA BIBLIOFILIA
contemporanea alle antiche soltanto dipinte, « tanto assomiglia loro per
disegno e per forma. »
E per rispetto al carattere o maniera del disegno, egli vi scorge l'in-
fluenza dell'arte bizantina, allora dominante presso la regina delle Lagune.
Il Barone De Reiffenberg, mem-
bro dell'Accademia reale del Belgio,
avendo trovate, alcuni anni fa, cin-
que carte da giuoco del secolo xvi
(fig. 2-4) presso un libraio antiquario
di Colonia, volle darne notizia cor-
redandola della loro riproduzione a
fac -simile.
Egli ritiene che queste carte
provengano dall'antica fabbrica
d'Ulm, seguendo in ciò l'opinione
di Heinecken, che attribuisce agli
alemanni la invenzione delle carte
da giuoco.
Come si vede, a capo della
prima coppia (ossia di due carte non
peranco tagliate per farne uso), v' è
una iscrizione in maiuscole mal for-
mate ZVULM e dopo, il mono-
gramma dell' incisore che non è ci-
tato dal BruUiot.
Il mentovato De Reiffenberg
trattando dei diversi sistemi escogi-
tati per iscoprire le origini delle
carte da giuoco, cominciando dal-
l'eroica e favolosa, ch'ebbero co-
mune cogli scacchi, e indagando
ne' tempi storici a chi ne spetti l'invenzione, ricorda pure che il Duchesne
r attribuisce all' Italia.
Un argomento a favore del nostro paese si è creduto desumerlo
da un verso di un romanzo di cavalleria, intitolato La Spagna istoriata,
che sebbene composto nel secolo xiv, non fu pubblicato che nel 15 19 a
Milano.
Fig. I.
Carta da giuoco esistente nel civico Museo di Bassano.
LA BIBLIOFILIA
183
« Au chant XX' de ce poeme héroique Roland a recours à un sorti-
lège pour découvrir les ennemis de l'empereur Charlemagne :
Fece lui cerchio e poscia gittò le carte.
<( — Il fait un cercle, et puis jette les cartes. — Si le mot italien
carte a réellement cette signification, le passage ne serait pas défavo-
rable à M. Duchesne. »
^VVl.M FS. •
iXì- 1
^
Fig. 2.
Ma il verso è sbagliato, e per soprassello citato a sproposito.
Esso deve suonare cosi:
Fé' un cerchio e poscia vi gittò le carte.
Il che vuol dire che non gittó le carte come si fa nel giuoco, o
nella gittata de' dadi, ma le gittó entro al cerchio, per iscoprire dalla
loro giacitura, determinata da virtù magica (sortilegio) quali fossero e
dove si trovassero i nemici dell'imperatore.
Vero è che ai Naibi si vollero dare da alcuni radici arabe od
ebraiche che portano con sé l'idea di profezia o di predizione.
i84
LA BIBLIOFILIA
E anche al Renier pare verisimile la ipotesi messa innanzi dal Ci-
cognara ') che i disegni attribuiti al Mantegna potessero servire a pas-
satempi di natura affatto diversa dai giuochi di carte, per esempio a
qualche cosa di simile a quei giuochi di vetitura {diviiiatorii e supertiziosiì)
di cui nei libri del Fanti e del Marcolini abbiamo esempi cosi complessi
e splendidamente illustrati, pei quali peraltro solevansi adoperare i dadi.
Comunque ne sia, egli è certo che la parola carte nella nostra lingua
ha vari sensi ; ma non molto dopo le origini, le carte di cui discor-
1
\ y^A
^V
Fig. 3-
riamo, cominciarono a chiamarsi car/e da giuoco, per distinguerle da
tutte le altre.
R. Renier nel suo scritto intitolato Tarocchi di Matteo Maria Bojardo
prima nella Rassegna Emiliana, poscia in opuscolo a parte (Bologna, Za-
nichelli, 1894) fece per primo notare un fatto curioso e dianzi non av-
vertito, che i cinque capitoli del Bojardo furono scritti in servizio di un
giuoco di tarocchi, e quindi ne fece la dimostrazione, valendosi di un co-
dicetto sincrono inedito contenente un accuratissimo commentario di quei
capitoli del Bojardo, per opera dell'urbinate Pier Antonio Viti. Nel quat-
') Memorie spettanti alla storia della calcografia. Prato, 1831.
LA BIBLIOFILIA
1B5
trecento i tarocchi si usavano dipinti a mano ed anche intagliati in le-
gno (xilografia); ma prima e dopo questo tempo le famiglie principesche
preferivano far dipingere le carte da appositi pittori, a vivacissimi co-
lori e ad oro come le miniature; sebbene il vero alluminare non si possa
eseguir perfettamente che su pergamena, alla quale, specie pei ritratti,
succedette l'avorio.
Su uno di questi mazzi, dipinto a mano, il Bojardo condusse i suoi
capitoli; e il giuoco poetico fu destinato ad uno di quei vari tratteni-
menti sociali, di cui si dilettavano le nostre
I ■! IWII» 1 ll~ Il
corti del rinascimento.
Ciascuno di questi mazzi, e segnata-
mente i miniati e alluminati, costituiva una
preziosità eccezionale, e l'alto prezzo cor-
rispondeva al gran pregio in cui erano
tenuti.
Secondo il Decembrio fu pagato il
prezzo di 1300 scudi d'oro al pittore Mar-
ziano da Tortona per un mazzo di carte
eseguito a commissione del duca Filippo
Maria Visconti.
Il Renier, notato che molte volte in
Italia si sbizzarrì la poesia intorno ai giuochi
di carte, molto svariati e curiosi, alcuni
andati in desuetudine, altri tuttora in uso,
ai quali dettero il nome il gitile, il cocco-
netto, V asino, la primiera, iS. faraone, il mauss, la bassetta, la calabr esella,
il tresette, il tersilio, la bazzica, la briscola, i tarocchi e i tarocchini e le Tnin-
chiate, passa a dare la bibliografia de' componimenti poetici, con cui cia-
scuno fu descritto, insegnato e celebrato. Poesia varia, quant' altra mai;
ve n' è di tutti i generi e per tutti i gusti : dal didattico al giocoso, dal
satirico al galante. Chi predilige il romantico e il tragico, vada a Mon-
tecarlo !
Il giuoco dei dadi, della mora, della passatella, che si fa nelle luride
taverne e osterie non è meno tragico de' giuochi di borsa pei quali si
sono innalzati edifizi grandiosi e monumentali. Anche alcuni governi in-
nalzarono templi a Mercurio educando e arricchendo le moltitudini col
giuoco del Lotto.
Fig. 4.
i86 LA BIBLIOFILIA
Il giuoco, questo Briareo dalle multiformi e innumerevoli facce e
braccia, pare inventato a posta per divertire e.... strozzare la società.
La smania dei divertimenti, dai più piccoli ai più grandi, pare insita al-
l' umana natura, e quella dei giuochi di carte è più comune, e senza
esagerazione si può dire universale.
Del resto anche i giuochi, in apparenza più frivoli, leggieri e in-
nocenti, hanno esercitato grande influenza nella storia dei costumi : tanto
è vero che le piccole cause che agiscono costantemente sugli uomini
sono come la goccia la quale cadendo senza interruzione su di una
roccia, finisce per forarla. ^ ,
^ L. Lozzi.
ANCORA DEL MONVMENTVM GONZAGIVM
E DEL SUO AUTORE')
Intorno al Benevoli o Buonavoglia e al suo poema sono lieto di
poter aggiungere le seguenti notizie, mercè la cortesia dell'erudito Bi-
bliotecario della Oliveriana di Pesaro, cav. aw. Ciro march. Antaldi-San-
tinelli, al quale esprimo i ben dovuti ringraziamenti.
Non si può determinare quando precisamente il Benevoli da Andes
o meglio da Mantova si trasferi a Pesaro. E probabile però che vi si
sia recato nel 1489, forse al seguito di Maddalena di Federigo I Gon-
zaga, Marchese di Mantova, la quale nell'ottobre di quell'anno vi veniva
sposa a Giovanni di Costanzo Sforza, Signore di Pesaro. Cosi opinò, ad
esempio. Teofilo Betti (il padre di Salvatore) nelle sue Memorie intorno
alle Case Pesaresi mss. nella Oliveriana. Né già vi si recò solo, ma seco
vi trasse - se non la propria famiglia tutta - almeno due fratelli : e questi
furono Giacomo e Tommaso del quondam Ludotiico de BonauoUjs de Man-
ina, come appare dal Libro I degli Estimi del Quartiere di San Terenzio
a ce. 12 e 89.
Nel 1490-1491 il Benevoli era Segretario alle petizioni e Cancelliere
di Giovanni Sforza, secondo che accertano alcuni documenti di quel
tempo. Non ò noto quando egli s'iscrisse alla milizia ecclesiastica: risulta
però annoverato fra i Canonici della Cattedrale in documenti del 1499,
') Bibliofilia, disp. 6°-7", pagine 145-168.
LA BIBLIOFILIA 187
ritenendo la Rettorìa del castello di Ginestreto - nel contado di Pesaro —
anteriormente conferitagli. Intervenne come testimonio all'Istromento di
presa di possesso di Pesaro per parte del Duca Valentino il giorno 8 di lu-
glio 1501, come da Rogito di Ser Giovanni delli Germani d'Austria no-
taro e Cancelliere del Comune. Nel i 304 ebbe la Scuola pesarese, ed il
Comune gli corrispondeva fiorini 100 e l'uso della casa'); cosi si spiega
come ne abbia taciuto, nella memoria da me citata, il Davari, che non
doveva ricordarlo di proposito, discorrendo egli de' maestri che tennero
scuola a Mantova, ma che avrebbe tuttavia potuto farne una menzione:
giacché se non consta che il Benevoli tenesse scuola a Mantova, certo nel
territorio mantovano insegnò, come institutore di Luigi Gonzaga detto
Rodomonte, e forse per non breve tempo.
Nel 1506 fu elevato alla dignità di Arcidiacono, la seconda delle due
dignità del Capitolo della Cattedrale. Ne riferisce il nome, in questa di-
gnità, fino all'anno 151 2 un accurato Catalogo compilato sul finire del
sec. XVIII dal Proposto Nicola Almerici (nella Oliveriana). L'Arcidiaco-
nato vi è poi registrato vacante fino al 1 531: il qual fatto convaliderebbe
r asserzione dell'Aftò (in Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte), da me
riportata, che in quel tempo il Nostro si fosse allontanato da Pesaro
per andare a far da precettore a Luigi Gonzaga"); mentre infirmerebbe
l'asserzione del suo pronipote, per lato di donna, Lodovico Schirpi (an-
ch'esso arcidiacono a Pesaro, dal 1560 al 1628) il quale, inviando a Vin-
cenzo Gonzaga il poema del Benevoli afferma, in una lettera senza data,
che il suo prozio tenne, Jìnc/ié visie, l'Arcidiaconato pesarese. Sul che però,
e sulla probabilità d'uno sbaglio nel Catalogo dell'Almerici giova fare
questa osservazione: se il poeta non avesse ritenuta e conservata, no-
nostante la lontananza, o almeno riassunta poi la dignità dell'Arcidiaco-
nato, fra il 1522 e la prima metà del luglio del 1525 - nel qual tempo
cade la composizione del Gonzagivm Monvmentvm, secondo che dimostrai —
come si sarebbe egli dichiarato nella dedica del poema « Archidiaconus
Pisaurensis » ?
') Forse quella medesima Scuola, per la quale il Comune di Pesaro pagava fF. IO « ogni mese » al-
l' « egregio et perito professore de Gramatica Ser Matheo da Saxoferrato » non molti anni prima, nel 1452:
cfr. A. Saviotti, Pandolfo CoUenuccio Utnanista Pesarese del secolo xv (in Annali della R. Scuola Normale
Superiore di Pisa; « Filosofia e Filologia-» voi. V; Pisa, Nistri e C, 1888) pag. 278.
2) E appunto perché il Benevoli fu mantovano o andino, e precettore d'uno dei Gonz-iga, come
risulta dalla sua stessa testimonianza, non dovrebbe tacersi del tutto di lui quando si tratta de' letterati
onde in quell'età Mantova ebbe fama.
i88 LA BIBLIOFILIA
In qual luogo e in quale anno sia morto il Benevoli non consta da
alcuna notizia ').
Del poema si trova nella Oliveriana un esemplare, al num. 200, « in
bella lettera cancelleresca della fine del sec. xvi o del principio del xvii » ;
e appunto perché io sospettava della probabile esistenza di qualche altra
copia, mentre ammettevo, come ammetto tuttavia, che scarsissimo debba
esser stato il numero delle sue trascrizioni, dicevo del codice posseduto
dal cav. Olschki che esso era « probabilmente unico » , attenuando il giudizio
anche per la notizia tratta dall' Affò, riferita in nota, intorno all'esistenza
d' un esemplare del Gonzagivin Monvmcntvìii nella Libreria de' PP. Car-
melitani di Mantova.
Il dotto Bibliotecario della Oliveriana mi comunica che «ve n'era
anche un altro esemplare nella Casa dei Conti Montani, ora Lorenzana—
Spanocchi: ed era importante perché si diceva postillato dall'Autore
stesso e con alcune varianti, ed ai Montani provenne colla eredità dello
Schirpi ; ma ora è forte a dubitare che pii!i esista, essendo stato l'Ar-
chivio Montani deplorevolmente manomesso.... ». Se questo sia o possa
essere - com'è probabile - l'esemplare stesso da me illustrato, veggano
gli studiosi, cui la ricerca interessi: per la quale potranno valersi degli
autografi dell'Olivieri, che quel codice ebbe fra le mani, e ne trasse e
postille e varianti, pubblicando poi dal poema nelle sue Memorie di A^ovi-
lara, castello del contado di Pesaro (Pesaro, in Casa Gavelli, 1777) pag. 66-68
il principio del Libro VI (versi 61) a proposito della presa di possesso di
Pesaro per parte del duca Francesco Maria della Rovere^).
L'Antaldi— Santinelli mi aggiunge in fine la trascrizione di un epi-
') Come m'avverte il eh. vice-Curato della Cattedrale di Pesaro, D. Vitale Zazzeri, mancano nel-
l'Archivio della Parrocchia, o non vi esistettero mai, i Registri dei morti per quel periodo di tempo, in
cui è probabile il Benevoli terminasse la sua vita.
2) Ivi (pag. 66), di Giovanni Benevoli non dice se non che fu e da Andes nel Jlantovano, Segre-
tario già di Giovanni Sforza, poi Arcidiacono di Pesaro j , ricordando che del poema, da lui conservato
Ms., aveva già fatto menzione < nella Dissertazione sopra l'antico Retore Pesarese L. Acuzio Artemidoro,
stampata nel Tom. V della Nuova Raccolta d'Opusc. ^ . Questa Dissertazione, che si trova nel tomo VI,
anziché nel V, della Nuova Raccolta d'optiscoli scientifici e filologici (Venezia, 1760) pagg. j-xlviij, è inti-
tolata: < Dissertazione sopra una antica iscrizione detta nell'Accademia Pesarese la sera dei 16. febbraio \'^i>.
da Annibale degli Abati Olivieri ». In essa illustrando l'Olivieri un'iscrizione, relativa appunto a L. Acuzio
Artemidoro, e discorrendo particolarmente dei retori e degli insegnanti che professarono in Pesaro, dopo
Martino Filetico, maestro di Costanzo Sforza, e con Pontico Virunnio, Jacopo Costanzo, ecc. ricorda (pag. xlvij)
« Giovanni Bonavoglia, ossia Benevoli, che fu ancor Arcidiacono di Pesaro, carissimo a Giovanni Sforza,
e di cui un poema latino intitolato Gonsagium tnonumenium conservo tra' miei Mss., un saggio del quale
da me mandato al già dottissimo Apostolo Zeno meritò quella lode che leggesi stampata nel Tomo III.
delle sue Lettere, lett. 87 ».
LA BIBLIOFILIA 189
gramma del Benevoli o Buonavoglia, il quale ne mostra la festività, e
si riferisce verosimilmente al vescovo di Pesaro Luigi Capra, milanese
(1491-1498); non voglio privarne i lettori, e Io pubblico rinnovando al
cortese Bibliotecario della Oliveriana i miei rinsTraziamenti :
Epigraiiuiia Ioannis BonauoUae Alaiituani
Ad Praelatum qui jusserat Clerico s tondi.
Duritia superas adamanta, fcrocior ursa es,
Cui fanttim licuit fingere mente nefas.
Quos labor assidìius nutriuerat arsque capillos
Tonsoris rigidas cogit inire mamis.
Si tamen hoc imdiebre decus uiolare parabas,
Debuerat capiti stare uirilis honor.
Altre tenus succisa coma est, nec nascere promptum
Sitile lioniinis facies, nel fera noctis aids.
E. RoSTAGNO.
IL SOGNO DI POLIFILO')
M.
La chi è questo frate misterioso, l'autore dello strano libro? Quando pas-
sava, già vecchio, sotto le grandi arcate della chiesa de' SS. Giovanni e Paolo a
Venezia, o passeggiava solitario innanzi alla statua equestre del Colleoni, o incon-
trandolo sui ponticelli, per le calle, pei sottoportici, il popolino non lo guardava
pauroso, come un mago che in una lingua incomprensibile avesse commercio con
esseri d'un altro mondo? La sua testa usciva dallo scapolare, molle di sensualità
sapiente, o rigida di severità jeratica ? Si era ricoverato, dopo i giovanili ribol-
limenti, nel porto tranquillo della fede, o sognava ancora, celebrando i divini mi-
steri, la sua Polla, e le ninfe ignude negli edifici fantastici, e Amore velificante
colle ali spiegate all' isola della madre Venere ?
Ma che è questo libro? Che dice, che vuole il volume prezioso, uscito dai
tipi d'Aldo, ricco d'incisioni splendide, il più bel libro illustrato del Rinascimento?
Il bibliofilo si contenta d'ammirarlo e di conservare gelosamente negli scaffali,
se ha la fortuna di possederlo, il suo tesoretto; ma chi non si appaga a questo,
e ha l'abitudine di chiedere ai libri che cosa essi abbiano a dirci, nello svolgere
quelle pagine e vedere passargli sotto gli occhi monumenti, ninfe, geroglifici, em-
blemi, scritte arabiche, ebraiche, greche, latine, e trionfi e fontane e figure geo-
') II presente scritto fu pubblicato nel fascicoli di maggio e giugno della Rivista d' Italia. L'autore e
direttore non solo ci ha permesso di riprodurlo, ma vi ha fatto anche delle notevoli modificazioni ed aggiunte.
// Direttore.
5»
igo LA BIBLIOFILIA
metriche, e nel leggere qua e là qualche linea di quel guazzabuglio di vocaboli
di nuova formazione, dove parecchi vocabolari si mescolano così stranamente,
toma a dimandarsi ancora: Ma insomma, che cos'è questo libro? chi è quest'uomo?
che vuole?
Quando uno scrittore, diceva un giorno scherzando il IManzoni, non ha vo-
luto farsi intendere, non è discrezione il voler penetrare ne' suoi secreti. I più sono
dell' opinione del IManzoni, e chiudono il libro. Altri rispondono : è un pazzo, sem-
plicemente un pazzo da manicomio. Ma come mai doveva toccare ad un pazzo
r onore di tramandare ai posteri il più ricco e più bel volume illustrato del Ri-
nascimento? Il fatto è che pochi libri al mondo son più ricercati e meno letti di
questo ; tantoché mi sarebbe facile dimostrare come, di quelli stessi che ne han
parlato, quasi nessuno lo abbia letto di seguito e interamente. È come una bo-
scaglia, così fitta e intricata che chi ha tentato di penetrarvi dentro ne è tornato
indietro scorato. Eppure, il mistero ha le sue attrattive.
Leonardo Crasso, nella dedicatoria del libro al duca d'Urbino, gli dice es-
sere in esso « non solo tanta scienza, ma tanta ricchezza che, leggendolo, ti parrà
non pure d'aver letto tutti i libri degli antichi, ma d'aver penetrato ne' secreti
della stessa Natura; » e lodando l'autore per sapientissimo, aggiunge: « Qui non
son cose da svelare al volgo né da pubblicare pe' trivii, ma tratte dall' intimo
stesso della filosofia e dalle fonti delle muse. » E se realmente quella fitta bo-
scaglia, quell'ombra di mistero pressoché impenetrabile fosse voluta per nascon-
dere quello che non era opportuno di rivelare ai profani?
Avanti d'entrare nell'esame dell'opera, riassumerò brevemente la storia del
libro, e il risultato delle ricerche da altri fatte intomo all'autore.
\J Hypnerotomachia Polipliili fu pubblicata a Venezia coi tipi d'Aldo, or fa
appunto quattro secoli, cioè l'anno 1499; ma l'autore pose in fine della sua opera
la data di Trevigi, 1467. L'edizione fu fatta a spese d'un Leonardo Crasso ve-
ronese, nome ignoto nel mondo delle lettere, e da esso dedicata a Guidobaldo
duca d' Urbino, senza fare il menomo cenno dell' autore, indicato solo come vir
sapientissinncs. Un letterato non del tutto ignoto, Giambattista Scita, a capo del
volume, lodando in versi latini il Crasso per questa pubblicazione, dice che l'opera
giaceva nascosta, quasi coperta di muffa, e in pericolo di perdersi; e Andrea
Clarone, noto improvvisatore latino, si domanda: di chi è l'opera? e risponde:
delle Muse. ISIa presto si scopri che il nome dell'autore era nascosto sotto il velo
d' un acrostico, formato dalle iniziali dei capitoli : Poliam frater Franciscus Co-
lumna peramavit: frate Francesco Colonna amò ardentemente Polla.
Questo frate Francesco Colonna la storia letteraria non lo conosce. Di lui
non si ha nessun altro scritto, nessun contemporaneo, che io sappia, ne parla;
non si è trovata ancora una poesia, una lettera a lui diretta.
Sopra un esemplare del Poli/ilo conservato a Venezia presso i padri dome-
LA BIBLIOFILIA 191
nicani delle Zattere, si leggeva una nota manoscritta, colla doppia data 151 2,
20 giugno 1521, che terminava così: ad Ime vivit Venetiis in S. Johannc et Paulo.
Il frate era dunque domenicano, e su tale indicazione, prima Apostolo Zeno, poi
il p. Federici nelle Memorie Trevigiane, ricercarono i libri de' conventi, a Tre-
viso e a Venezia, e ne trassero queste notizie. Nacque nel 1433; a ventidue anni,
cioè nel 1455, egli era novizio nel convento di San Nicolò a Treviso, dove fu mae-
stro de' novizi ; l'anno 1473 fu laureato in teologia nell'Università di Padova').
Poi lo ritroviamo a Venezia, dove, nel 1485, era dalle monache di San Paolo di
Treviso eletto loro procuratore per esigere certo denaro. Nei libri di San Giovanni
e Paolo si trova registrato il suo nome pel corso di ventisei anni, prima colla
qualifica di sacrestano, poi di magister, e il suo nome seguita immediatamente a
quello del priore. Nel 1494 egli era di nuovo a Treviso, dove, in qualità di com-
pagno, seguiva il padre Provinciale di recente eletto, nella visita ai conventi della
provincia. La licenza de" suoi scritti, e forse della sua vita, dovettero chiudergli,
nell'Ordine, la via delle alte cariche a cui lo chiamavano la dottrina e l'ingegno.
A' 15 ottobre del 1523 si deliberava da' frati di San Giovanni e Paolo che gli si
desse tanta legna quanta potesse portarne un servo dell'infermeria, e dalla sa-
crestia quattro soldi al giorno, e pane e vino puro per colezione, e ciò prò ma-
xima aegestate, necessitate et decrepitate; a' 26 giugno del 1526 si deliberava
eh' egli potesse far celebrare la messa da un sacerdote, e usufruire dell'elemo-
sina pel suo sostentamento; agli 8 d'ottobre del 1527 moriva in età d'anni 94,
e si disse che fosse sepolto nel chiostro del convento, con apposita epigrafe; ma
questa (V. Cicogna) si riferiva invece ad altro Francesco Colonna, d' età anteriore.
In quel poco che sappiamo di questo frate, nulla che lasci intravedere il
dotto umanista, carico d'erudizione profana. I biografi dell'ordine domenicano,
citati dal Marchand -) lo ricordano con poche parole d' elogio, ma solo a propo-
sito del Sogno di Politilo; libro ad essi tanto ignoto, che alcuni di loro lo cre-
dettero una raccolta di lettere. Un altro fatto strano : nella biblioteca de' frati di
San Giovanni e Paolo, non esisteva un esemplare del Poli/ilo.
Né alcuna luce pviò venirci dalla parte dell'editore Leonardo Crasso, un
prelato giureconsulto, che non sappiamo da qual ragione fosse mosso a far lui
le spese di cosi ricca edizione. Né delle belle incisioni che adomano il libro, sap-
piamo nulla, quantunque molto se ne sia scritto, almanaccando sul Mantegna, e
1) Il Federici, nelle Memorie Trevigiane snlle opere di disegno, voi. I, cap. 5, afferma che il C.
fosse a Treviso lettore di grammatica e di lingue esotiche, e che poi insegnasse teologia a Padova; ma
ciò non risulta dai documenti da esso pubblicati, i quali dicono solo che nel 1467 insegnava ai novizi:
prò suo labore, eo qtiod doceat novitios. Abbiamo in essi tre pagamenti in tempi diversi, 1466, 1469, 1472,
ratione primae missae. Si tratta forse d'una provvisione dovutagli ogni volta che un novizio da lui istruito
celebrasse la prima messa. La notizia del ritorno del C. a Treviso, in qualità di compagno del p. Pro-
vinciale, sfuggita al Federici, m' è stata gentilmente comunicata dal signor Girolamo Biscaro, che 1' ha
tratta dal libro Procuratia (1492-1510) del convento di San Nicolò, ora nell'archivio del Comune, sotto
la data del 22 ottobre 1494 : item, dati al compagno del padre provinciale, videlicet m." Frane." CoIona,
lire 6, soldi 4.
') Dictionnaire historiqite, voc. Colonna.
192 LA BIBLIOFILIA
persino su Raffaello. L'iniziale b segnata a piedi d'un disegno, ha fatto pensare
al Bellino '). L'opinione d'alcuni, che i disegni appartengano all'autore stesso del
libro, è esclusa dall' osservare che la figura non sempre corrisponde alla descri-
zione, ma qualche volta, ad esempio, vi è rappresentato un ordine architettonico
diverso da quello indicato nel testo. L'opinione più probabile è che l'autore debba
ricercarsi, non fra i pittori, ma fra i disegnatori e incisori -).
L' edizione rimase, nel primo decennio, pressoché invenduta, a causa delle
guerre che turbarono il Veneto, tantoché il Crasso chiese ed ottenne un nuovo
privilegio di vendita per un secondo decennio. Ma poi si dovette spacciare di-
scretamente, poiché, nel 1545, i figli d'Aldo ne fecero una seconda edizione, che
in Italia fu l'ultima. Causa principale del non lieto successo del libro, fu certa-
mente la strana lingua in cui esso è scritto. Gli umanisti non pigliavano sul serio
un libro che non fosse scritto in latino ; e come scrittura italiana fu preso in bur-
letta, e citato fra i libri ridicoli. Più fortunata fu l'opera in Francia, dove dal 1546
al 1883 è stata ristampata più volte in tre diverse traduzioni; delle quali però,
le due prime sono piuttosto riduzioni e rifacimenti, e l'ultima sola, quella di Claudio
Popelin è vera e intiera versione ^). A questa, premise il traduttore una larga in-
troduzione, nella quale, tracciato un largo quadro del sapere umano traverso il
medio evo fino al secolo xv, discorre poi del libro e della sua storia. La tradu-
zione richiamò l'attenzione degli studiosi sul Sogno di Poli filo, e provocò parec-
chi studi, fra i quali notevole quello di Carlo Ephrussi, inserito in quattro fa-
scicoli del Bttlletin die Bibliophile del 1887, al quale rimando chi voglia aver
piena notizia della bibliografia, e delle varie questioni riguardanti il Polifilo.
Noi ricercheremo ora se l' autore dell' opera misteriosa siasi proposto un fine,
e quale. Alcuni, dice il Alarchand, vi han veduto un'opera storica; altri un sem-
plice romanzo d'avventure amorose; altri vi han cercato, sotto i velami della mi-
tologia, i secreti della pietra filosofale ; altri han creduto vedervi i misteri della
religione cristiana, messi in derisione sotto i nomi delle divinità pagane; altri,
come nel Cantico de' Cantici, hanno cercato sotto le imagini sensuali, l'allegoria re-
ligiosa; altri, sotto ingegnose invenzioni, i più saggi insegnamenti della filosofia
morale.
') Non si è osservato che un altro disegno, alcune pagine avanti, è segnato colla lettera A'.
-) Il prof. Roberto Schiff mi scrive proponendo una nuova ipotesi che mi pare assai verosimile,
che cioè ne sia autore l'incisore Jacopo de' Barbari. Sappiamo ch'egli, circa il 1490, lavorava a Venezia
e a Treviso, poi a Norimberga; e che, nel 1 499- 1 500, era di nuovo a Venezia, dove, per incarico di
Antonio Kolb, fece la grande e celebre incisione della veduta generale di Venezia. A lui potrebbe, quasi
contemporaneamente, aver commesso Leonardo Crasso le incisioni per la Hypnerotcmachia. I caratteri di
queste incisioni sembrano coincidere con quelli dell' arte di Jacopo. Mi auguro che 1' egregio professore,
continuando le ricerche e 1' esame, giunga a risolvere la questione tanto discussa.
3) Le Songe de Poliphile, oh Hypne'rotomachie , de frère F. C. littéralement iraduit pour la pre-
mière fois — par Claudius Popelin, Paris, I. Lisetix, e'diteur, 1SS3.
LA BIBLIOFILIA
193
Già nel 1600, in un'edizione francese del Poli/ilo, F. Beroaldo di Verville,
fece in istile apocalittico, un'esposizione cabalistica del Sogno; ed uno scrittore
recente, a cui non si può muovere accusa di sgomentarsi del paradosso, G. D'Or-
cet, in un articolo pubblicato sulla Revue Britanniqiie (giugno, 1881) interpretava
storicamente gì' indovinelli del Poli/ilo, introducendoci ne' più riposti misteri go-
liardici, blasonici e massonici. Egli è vero che quei calenihours non si spiegano
se non traducendo il Polifilo in francese; ma lo scrittore non è uomo da tirarsi
indietro per cosi poco ; e suppone appunto che l' autore del Polifilo, scrivendo in
quel suo bizzarro italiano, avesse in mente un testo francese.
194 LA BIBLIOFILIA
In Italia, si son ricercate notizie sul frate Colonna, e il Temanza ha messo
in chiaro il valore dell'opera relativamente all'architettura. Anche in Germania
il Fiorillo, ne' suoi Kleine Schriften, lo considera principalmente come erudito e
architetto, e ambedue suppongono ch'egli abbia, come solevano i veneziani, lar-
gamente viaggiato l'Italia, l'Asia, l'Egitto; il che non pare accordarsi colle no-
tizie che abbiamo del Colonna, tratte dai conventi di Treviso e di Venezia.
I più recenti storici dell' umanesimo, il Voigt, il Gaspary, e ultimo, di tempo
e non di valore, il Rossi, non fanno parola del libro. Si direbbe eh' esso appar-
tenga alla letteratura francese, poiché in Francia esso ha avuto il maggior numero
d'edizioni, ha prestato argomento ad opere d'arte, ha esercitato, in passato e ai
nostri giorni, la critica.
L" ultima parola della quale, è questa : che Polla l' amante di Polifilo (da
TtoXió; canuto), significhi l'antichità; e il libro altro non sia, secondo il Popelin, se
non « uno specchio che riflette le preoccupazioni letterarie della maggioranza degli
umanisti, sul finire del secolo decimoquinto, in Italia. » Riguardandolo, infatti, uni-
camente come un repertorio d'erudizione, egli, nelle note, ricerca con molta dot-
trina le fonti da cui le singole notizie sono tratte.
Anche l'Ephrussi crede che l'autore, abbandonandosi «alla corrente d'un'ispi-
razione vagabonda » abbia voluto comporre un' enciclopedia delle cognizioni del suo
tempo, e più particolarmente, un libro d'arte, un trattato teorico d'architettura.
Parrebbe infine che, secondo essi, il libro fosse composto senza |un disegno, se-
condo l'ispirazione vagabonda, e col solo fine di rimettere in onore l'antichità, e
specialmente l'antica architettura, accumulando a casaccio tutte le nozioni acqui-
state dalla lettura dei classici. Ma gli eruditi scrittori han girato per lo più alla
larga intorno al soggetto, quasi temendo d'accostarvisi, e non osando di pene-
trare in quella densa boscaglia d'invenzioni, d'erudizione, di allegorie, per veder
da vicino se non vi sia un disegno, ed essendovi, quale ne sia il sigriificato.
II titolo A' HypncrotomacJiia, foggiato su quello della Bafracoiìiioiiiac/iia at-
tribuita ad Omero, dovrebbe significare pugna del sogno e d'amore; ma l'autore,
che suol maneggiare il greco con certa libertà capricciosa, vuol che significhi pu-
gna d'amore in sogno. Nella seconda edizione, il titolo del libro, che nella prima
è latino, è così tradotto:
La Hypnerotomachia di Poliphilo
cioè pugna d'amore in sogno
dov' egli mostra che tutte le cose
humane non sono altro che
sogno : et dove narra raolt' altre cose degne
di cognitione.
Ma invano si cercherebbe nel libro la dimostrazione che tutte le cose umane
non siano altro che sogno: e conviene perciò ritenere che quella dichiarazione o
LA BIBLIOFILIA
195
sia stata messa per nascondere il vero contenuto dell'opera, come spesso si soleva
fare, speci e ne' libri erotici, ovvero che l' autore ve l' abbia apposta in età poste-
riore alla composizione del libro, e in uno stato d'animo ben diverso da quello in
cui era quando lo scriveva.
Il romanzo si compone di due libri sotto ogni aspetto disuguali; poiché il
secondo, oltre ad essere brevissimo in comparazione del primo, non si collega ar-
monicamente con esso. Il primo è un romanzo allegorico, fuori d'ogni tempo e
d' ogni spazio determinato ; il secondo, una storia d' amore in sé stessa compiuta,
e in qualche parte, come appresso dimostrerò, in opposizione col primo ; una Vita
igó LA BIBLIOFILIA
nuova, per così dire, aggiunta in appendice alla Divina Commedia. All' intendi-
mento dell' opera, contenuta nel primo libro, gioverà pertanto premettere un cenno
della storia narrata nel secondo.
La scena è a Treviso, dove dimorava la famiglia Lelio, originaria di Roma,
antichissima e nobilissima, di cui i progenitori avevano fondato la città. Nel 1462
fioriva di quella casa una giovinetta di nomo Lucrezia che fu vista un giorno da
Polifilo mentre, sulla terrazza del suo palazzo, asciugava al sole i capelli d' oro,
che la nutrice le pettinava. Polifilo se ne invaghì, ma senza ottenere che la gio-
vinetta gli badasse. Or' avvenne che a Treviso scoppiò una fiera peste, dalla quale
anche Lucrezia fu colta, e abbandonata da tutti, fuorché dalla nutrice, essa fece
voto a Diana di consacrarsi a lei, se campasse da morte.
Polifilo la rivide in chiesa il giorno della vestizione, e senti ardere più vive
le antiche fiamme. Da quel giorno non ebbe più pace, risoluto ad ogni modo di
vederla e parlarle. Le diresse tre epistole, che quantunque dettate a similitudine
delle Eroidì d'Ovidio, e cariche di mitologia, non produssero alcun effetto. L"n
giorno la trovò sola in chiesa e tentò di commuoverla, ma essa lo sfuggi. Anche
il di seguente ve la ritrovò sola, e nel fervore della passione e nell'accoramento
della repulsa, cadde a terra morto. Essa fuggi, atterrita, dalla chiesa, e per via,
rapita da un subito vento, fu tratta a vedere le orribili pene riservate alle reni-
tenti ad amore. Riavutasi, tornò in sua casa, dove la nutrice confermò le visioni
della fanciulla. La seguente mattina essa torna in chiesa, e sul corpo di Polifilo
piange e si dispera; ai baci e alle lacrime, l'anima dì luì toma nel corpo, e ì due
amanti s'abbracciano. Accorrono le sacerdotesse, e inorridite allo scandalo, la per-
cuotono e li scacciano. Essa torna a casa: teme l'ira di Diana, ma Venere la
rassicura: la sua camera è sparsa di rose e di mirto. Va a consigliarsi colla sa-
cerdotessa del tempio dì Venere, che unisce i due amanti. L'anima dì Polifilo,
durante il tramortimento, era stata tratta alla presenza dì Venere, e Amore aveva
ferito col suo dardo luì e l'effìgie di Polia, e a lui si erano mostrate mistiche e
scerete visioni, dì rado rivelate agli umani.
Spogliato dell' involucro fantastico e mitologico, dal racconto risulta chiaro
l'amore di Polifilo per una giovinetta dimorante a Treviso, Lucrezia Lelio, ve-
stitasi monaca per voto fatto durante la peste, e con lui fuggita forse dal mo-
nastero. Voto non dissimile da quello di Lucia ne' Promessi Sposi; senonché, nel-
r antico romanzo, esso fu sciolto, non dall' autorità della chiesa, ma da quella dì
Venere.
I particolari della data, del nome e del cognome di lei, pare non lascino a
dubitare che si tratti non dì novella fantastica ma di storia vera; e questo ci
confermano le diligenti ricerche di Apostolo Zeno, del Temanza, del Federici,
dalle quali risulta che veramente in quelli anni era vescovo dì Treviso un Teodoro
Lelio, dì cui la giovane monacella era forse nepote, e che veramente, nel 1464,
infieri a Treviso la peste. Altro non sappiamo, né si può congetturare che fine
avesse questa avventura, ma non dovette esser lieta: è ragionevole supporre che
essa fosse di nuovo rinchiusa nel monastero. Solo sappiamo ch'essa era vìva
LA BIBLIOFILIA 197
quando il romanzo fu scritto, cioè nel 1467, ed era morta nc^l 1499, quando il
libro vide la luce, come dimostrano le poesie e gli epitaffi posti a capo e a piedi
del volume. Carlo Nodier, in una sua Novella, imaginò che il Colonna si facesse
frate per disperazione dell'essersi lei fatta monaca; ma abbiam visto ch'egli era
già frate nel 1455. Di congetture, nella piena ignoranza de' fatti, se ne può fare
quante si voglia; ma è meglio confessare che non ne sappiamo nulla. Non si può
neppure, quantunque sembri assai verosimile, identiiìcare l'amante di Lucrezia
Lelio coir autore dell' opera.
Questo secondo libro, che è un tutto compiuto, mi par credibile che fosse
composto avanti al primo, e destinato a stare da sé; e che poi gli venisse in animo
di allargare la visione avuta nel tramortimcnto, in più ampio lavoro. Infatti, nella
sostanza, la visione inserita brevemente nel racconto è la stessa, con tanto lusso di
erudizione e d'imagini, svolta ampiamente nel primo: in ambedue, i due amanti
giungono alla presenza di Venere che li unisce, in ambedue li ferisce Amore col
suo dardo, in ambedue sono rappresentate le pene delle fanciulle ritrose alla si-
gnoria d'Amore.
Non può dubitarsi però che ciò sia avvenuto per opera dell' autore stesso ;
poiché, tolto il secondo libro, resterebbe mozzo e privo di senso 1' acrostico for-
mato dalle iniziali di ciascun capitolo. Si potrebbe pensare che l'autore, giunto al
termine dell' opera sua e rimastogli a mezzo l' acrostico, vi abbia aggiunto, raffaz-
zonandolo, quel racconto. Ma, checché ne sia, a noi basta lo avere stabilito, senza
perderci in vane ipotesi, che il secondo libro è un'appiccicatura, giovevolissima
ad intendere 1' opera, ma in tutto fuori del suo organismo. Premesse queste cose,
passiamo al Sogno.
Di mezzo al continuo succedersi di lussureggianti descrizioni di edifici, di
fontane, di giardini maravigliosi, studiamoci di rintracciare il tenue filo del sogno.
Polifilo, afflitto dall'amore infelice di Folla, s'addorme e, sognando, si trova in
una pianura fiorita e deserta, poi entra in una foresta orrida da cui non sa più
uscire. Atterrito, prega Giove, e n'esce. Arso di sete, si china a bere ad un fiumi-
cello, quando ode un canto cosi soave che 1' acqua gli cade dalle palme delle mani,
ed ascolta. Cerca invano donde venga, e stanco si distende sopra un prato e, dentro
il sonno, si riaddorme. Ed ecco una campagna verde e deliziosa, dove però vede
un lupo famelico. Esso si allontana, e Polifilo si rassicura. Guardando intorno,
scorge, fra due monti tagliati a picco, un immenso edificio antico : un basamento
a colonnati sostenente una piramide sormontata da un obelisco. Innanzi ad esso,
un immane cavallo con fanciulli che tentano montargli in groppa, un elefante con
un obelisco sul dorso, e una colossale statua giacente. Dentro le due ultime egli
entra, e vede cose meravigliose.
A lungo descrive la porta dell'edificio, della quale non è cosa più magnifica
al mondo. LTn' epigrafe greca, sul fregio insegna che Bacco e Cerere eressero alla
ic,8
LA BIBLIOFILIA
dea Venere, e ad Amore suo figlio. Entra, pieno di meraviglia, nella piramide,
ed ecco farglisi incontro un drago spaventoso. Fugge per gli anditi intemi della
piramide, si perde nel buio, poi scorge una lampada e un' ara, poi im po' di luce
ed esce all'aperto, in una pianura amena e deliziosa, sparsa d'antichi ruderi.
Cinque ninfe, distinte coi nomi greci dei cinque sensi, gli si fanno incontro
scherzevoli, e in una splendida sala di terme lo invitano al bagno. Egli contiene
la concupiscenza, succhiando un' erba. Descrive poi una fontana mirabile ed un
superbo palazzo, tutt' oro, lapislazzoli, smeraldi, zafiRri,
giacinti. Tre ninfe, Cynosia, Indalumena e Rlnemosine,
6. "^ lo introducono dalla regina Eleuterillide, che lo invita
--. TT* — __/\ ad un banchetto, servito con un lusso di vivande e di
S^^^^ y j vasellame, da sbalordire. Assiste ad un ballo di ninfe
rappresentante, sopra una grande scacchiera, il gioco
degli scacchi. La regina affida Polifilo alle ninfe Logi-
stica e Telemia che lo condurranno alle tre porte, dove
sceglierà quella per la quale vorrà entrare. Lo presen-
teranno, entro le porte, alla regina Telosia, dea capric-
ciosa e invisibile, che si palesa solo per enigmi.
Proseguono il viaggio, e Polifilo vede nuove me-
raviglie : un giardino di vetro, uno di seta, un laberinto
misterioso, l'obelisco prismatico della Trinità. E alfine
giungono alle tre porte.
Su quella di destra è scritto in quattro lingue :
Gloria Dei; su quella di sinistra: gloria mundi; su
quella di mezzo : iiiatcr aiiioris. Polifilo non si sente forza
di prendere le vie laterali, anguste e difficili, e sceglie
quella di mezzo. Logistica, indignata della scelta, in-
veisce contro i piaceri sensuali, e lo abbandona. Entrato
nel nuovo regno, ecco, una ninfa bellissima, con una
' face in mano, si stacca da un gruppo di giovani, gli
porge la mano e si fa sua guida. Egli dubita che sia
Polla. Vede, su splendidi carri, menate in trionfo le donne amate da Giove, rico-
nosce le più famose coppie d'amanti. Brucia di rabbia d'amore per la nuova ninfa,
che non sa risolversi se sia o non sia Polia, e piange. Segue il trionfo di Ver-
tunna e di Pomona, e vede rappresentati sacri riti all'altare del dio di Lampsaco.
Giungono ad un tempio rotondo, dove la ninfa prega la sacerdotessa di poter
giungere con Polifilo al regno della divina Madre. Polifilo spegne in una sacra
cisterna la face di Polia. Si compiono sacrifici misteriosi. Polia si rivela all' amante,
e lo bacia.
Dopo un sacrificio di tortorellc e di cigni, germina miracolosamente un ro-
saio carico di fiori e di frutti, e gli amanti ne gustano. Arrivano al lido del mare
dove è un edificio antico in rovina ; e Polia, per distrarre Polifilo, che brucia per
tutte le vene, lo invita ad entrarvi e ricercare le antichità. Questi vede rappre-
LA BIBLIOFILIA igg
sentalo in mosaico un lago ardente e uno ghiacciato, dove son punite le anime
dei rei per difetto o per eccesso d' amore, e visita la necropoli dei morti per amore.
Mentre è tutto assorto nella lettura degli epitaffi, legge sopra uno di essi il nome
di Proserpina, e ricordando il suo ratto, teme che Polla possa essergli rapita, e
torna di corsa a lei.
Arriva Amore ritto su d'una navicella, remata da sei giovanette allegoriche;
vi salgono sopra i due amanti, e giungono beatamente all' isoletta di Venere.
Ivi Amore, incontrato da Psiche e da ninfe voluttuose, sale sul carro, e i due
amanti, colle mani legate dietro al dorso con vincoli di fiori, son tratti dietro
il trionfo.
Traversando l' isola, che è minutamente descritta, giungono ad un mirabile
anfiteatro, in mezzo al quale è la fontana e il tempio di Venere. Polifilo, col dardo
che Amore gli porge, lacera la mistica cortina sospesa fra due colonne, sulle quali
sono ricamate in oro quattro lettere, Y. M. E. N., e Venere appare uscente dal-
l'acqua della fontana, fra le spume simboliche. Amore li ferisce e li accende col
dardo, e Venere li asperge coli' onda salsa.
Polifilo sente tornare la vita. Vien fuori ]\Iarte, che s'avvia ad abbracciar
Venere, e i due amanti si allontanano, con alcune ninfe date loro dalla Dea, perché
rendano costante e inseparabile il loro amore.
Qui dovrebbe aver fine il romanzo ; ma invece, i due amanti vanno colle
ninfe alla fontana dov'è il sepolcro d'Adone, e, seduti, raccontano i loro amori.
Nel racconto, come abbiam visto, ricorrono di nuovo la visione delle pene riser-
vate ai ritrosi ad Amore, e il presentarsi de' due amanti alla sacerdotessa di Ve-
nere, e la visione della dea, e l' esser feriti da Amore. Raccontano infine, come
un fatto precedente al sogno quello stesso che nel Soo/w è largamente svolto. Fi-
nalmente, Polifilo si risveglia al canto dell' usignolo.
Prima di addentrarci nel senso riposto dell'allegoria, gioverà ricercare la
fonte da cui ne è tolto il disogno. Tutti quelli che hanno scritto sul Polifilo, si
son limitati a qualche raffronto suU' uno o l' altro passo del nostro romanzo, ec-
cetto lo Ephrussi, il quale crede che il piano generale sia tolto dal famoso Ro-
iiiaii de la Rose. Anche lì un sogno, e un viaggio allegorico verso una mèta de-
siderata ; e de' personaggi allegorici dell'antico romanzo francese, non pochi se ne
ritrovano, sotto nomi greci, nell' italiano. Il critico francese ha certamente ragione,
se s'intenda che il Sogno di Polifilo appartiene a quel ciclo di romanzi allegorici
de' quali il più diffuso e celebrato fu il Roìiiaii de la Rose ; ma il nostro autore
poteva anche non conoscerlo, poiché altra è la fonte diretta del romanzo italiano.
Esso, in gran parte del suo disegno, non è altro se non un libero rifacimento,
un lussureggiante ampliamento d'un poemetto notissimo un tempo e assai volte
ristampato, oggi quasi dimenticato, L' Amorosa Visione del Boccaccio.
L' autore s' addorme e si trova in una piaggia deserta, dove una donna, che
200 LA BIBLIOFILIA
aveva in una mano lo scettro e un pomo d' oro nell' altra, gli si offre a guida per
condurlo alla somma felicità. Salgono, e arrivano a pie d'un castello, dove vede
due porte ; l' una angusta, l' altra larga, sulla quale è una scritta che promette
gloria, ricchezza, amore. Due giovani n'escono e lo invitano. La donna vuol ri-
tenerlo, ma egli vi entra. Sulle quattro pareti d'una sala sono rappresentati i
trionfi della sapienza, della gloria, della ricchezza, d'amore; nel quale ultimo sono
a lungo descritti gli amori di Giove, degli dei, di personaggi famosi. La donna
tenta persuaderlo della vamità di ogni cosa umana ; e continuando nel sistema
economico delle pitture parietali, lo mena ad un'altra sala, dove sono rappresen-
tati i rovesci di fortuna e le vendette dei numi. L'autore pare persuaso, e si met-
tono in via per vedere le cose eterne. Ma strada facendo, egli vede a sinistra una
porta che mette a un giardino, da cui s'odono canti, e vuole entrarvi. La buona
donna, che pare sia la Ragione, sempre costretta a seguire, invece di condurlo, il
discepolo indocile, v' entra anch' essa. Egli vede una fontana di magistero mirando,
assai simile a quella del Sogno di Polifilo, e donne sedute o danzanti su verde
riva, tra le quali ne riconosce parecchie già da lui amate ; ed una ne vede, di
cui s' innamora focosamente, e colla quale subito si mette d' accordo. Torna alla
donna Che in dritta via ripoic citi va rrraudo, e che era rimasta indietro, e la in-
vita a seguirlo, e a far conoscenza di quella di cui s' è innamorato. Purché non mi
comandi di non amar costei, gli dice. Per cui ergo la mente all' alte Idee, farò
ogni altra cosa che ti piaccia. La Donna conosce la nuova amante del jDocta, loda
il suo amore, li unisce e se ne va. L' amata s' addormc. e il poeta, mentre s' ap-
presta a profittare dell' occasione, si risveglia.
Il Sogno di Polifilo è dunque, in gran parte del suo disegno, uno svolgimento
à.c\\\i ino rosa Visione; svolgimento in cui la conoscenza e il predominio dell'anti-
chità, di tanto aumentato nell' intervallo fra le due opere, trasforma il vecchio ma-
teriale del medio evo, grecizza i nomi, infonde nelle forme tradizionali uno spirito
nuovo. A questa prima parte, di cui la macchina è tolta àciW Amorosa Visione,
succede il viaggio all' isola di Venere sulla barca d'Amore. Simili \aaggi, e le de-
scrizioni delle corti d'Amore e di Venere'), fanno parte del fondo comune de' ro-
manzi allegorici ; ma la fonte diretta a cui egli attinge è quasi sempre il Boccaccio.
Si veda più specialmente la corte e il tempio di Venere nel canto settimo della
Teseide, dove non manca neppure una cortina che madonna Pace teneva lieve-
mente innanzi alla porta della dea; e l'apparizione di Venere x\cVi\-imeto, il quale
come Polifilo, spogliato de' rozzi panni e cacciata da sé ogni lordura, puro si rende
a Fiammetta. E pure vìqVC Amcto, oltreché la pompa dello stile, si trovano tracce
') Nel Tesoretto di ser Brunetto Latini, l' autore è guidato nel suo viaggio dalla Natura.
Mi disse in brieve detto :
.Sappi, mastro Brunetto,
Che qui sta monsignore
Ch' è capo e dio d' amore.
E con lui sono Piacere, l'aura, Disianza, Speranza, ecc.
LA BIBLIOFILIA
dei voti di Diana, del carro volante per l'aere, del giovane a cui, al tepore della
mano d'una giovanetta, la smarrita e non perduta vita ritorna. Ed è inutile al-
manaccare col Federici su certi trionfi dipinti a fresco che dovevano essere nel
palazzo vescovile di Treviso, dovè pare invece che non sieno mai stati ; ma se
fossero, quello dei trionfi era un tema comune alla letteratura e all' arte, e la fonte
più prossima di quelli del Polifilo è senza dubbio nel trionfo di Amore delV Amo-
rosa Jl'sionc. Dalla quale pure (canto 39), è tolto in parte il disegno della mirabile
fontana. Il vaso della quale:
EjTJi era tondn, e in mezzo di sé aveva
Fermata una colonna piccioletta,
Che di diamante in vista mi pareva.
Ritorto in foglie, sopra quella eretta,
Un capitel vedeasi di fin' oro.
Fatto di corintiaca arte perfetta.
E sovra quel, tre statue dimoro
Faceano, ignude, e le spalle rivolte
Erano all'una all'altra di costoro.
Ed anche della sontuo.sità meravigliosa delle sue fabbriche, egli trovava
esempi nel Boccaccio, e .specialmente nella torre descritta nel libro sesto del Fi-
locopo. Essa è cosi alta che pare che tocchi i nuvoli, coperta di marmi bianchi,
rossi, neri e di altri colori, le finestre divi.se da colonnelli non di marmo ma d'oro,
le porte non di legno ma di cristallo. E nella torre è una gran sala di cui la
202 LA BIBLIOFILIA
volta è sorretta da ventiquattro colonne di porfido, co' capitelli d'oro; e le tavole
d' oro, e il vasellame d' oro. « Che più vi posso di questa dire, senonché infino il
pav-imento medesimo è d' oro e di preziose pietre ? »
Cosi, mentre da una parte si elaborava in numerosi poemi italiani la ma-
teria cavalleresca de' cicli d'Arturo e di Carlomagno, dall'altra col Tcsoretto, col
Reggimento delle donne, co' Doci( nienti d'Amore, coìV Intelligenza, coW Amorosa l'i-
sione (e a questo ciclo, sotto certi rispetti, appartiene anche la Divina Commedia)
il romanzo allegorico metteva capo alla trasformazione umanistica del Polijilo. Ci
metteva capo passando traverso il Boccaccio, maestro ed autore del nostro frate.
Né occorreva fare sfoggio d' erudizione per ricercare donde egli potesse aver tolta
l'idea dell'acrostico, derivando anche questa dall'Amorosa Visione, dove le iniziali
delle terzine formano due sonetti e una canzone.
Nella / Isione del Boccaccio si tratta certamente di una donna e d'un amore
reale; il che non toglie ch'egli, secondo le idee del suo tempo e sue, che vedeva
allegorie perfino nelV Eneide e nelle Geòrgie lie di Virgilio, abbia voluto anche, sotto
quella donna e quell'amore, adombrare l'amata letteratura. Ma se il Boccaccio gli
ha prestato in gran parte il disegno e la parte formale, ben altre erano le idee,
e ben altro fine si proponeva il nostro Polifilo.
L' immenso edificio teologico del cristianesimo, collegato in tutte le sue parti
e ridotto a severa unità dalla logica potenza di San Tommaso, aveva trovato la
sua forma artistica nella Divina Commedia. Nel mondo delle verità astratte, non
c'era più nulla da scoprire: i problemi che avevano per tanti secoli agitato l'uma-
nità, erano risoluti tutti. Entro il gran tempio cristiano, la ragione e il sentimento,
la .storia e l'arte, conciliati i vecchi dissidii, sostenevano concordi il ciborio della
fede, e il grande sistema parve la forma compiuta e definitiva entro cui la co-
scienza umana, con intero appagamento, dovesse perpetuamente posare.
Ma la civiltà antica, risorgendo, urta\'a violentemente nel grande edificio, e
rompeva le armonie della coscienza con tanto lavoro conciliate. L'antica Roma
non si adattava più, come nella Divina Commedia, a non aver valore se non di
preparazione alla Roma papale: essa voleva valere per sé. E già il Petrarca aveva
l'anima divisa tra la fede di Cristo e il culto dell'antichità pagana, tra le cose
divine e le umane; e quando Beatrice, trasumanata, guidava il suo Dante pei
cieli. Laura lasciava nel cuore del suo poeta lo sconforto e il pentimento. Nar-
ratore insuperabile, indefesso erudito, il Boccaccio non aveva ali da sollevarsi
sulla realtà, e gì' intimi dissidii delle cose erano per lui nascosti dalla superficie
elegante. Pagano di spirito, egli accettava il cristianesimo come un episodio del-
l'antica mitologia. 11 racconto della «Redenzione» esposto nel principio del Filo-
copo, potrebbe far parte delle Metamorfosi d'Ovidio. Pagani i nomi, pagano il
concetto : simile alla guerra de' giganti, è una lotta, a fine di supremazia e di
potere, tra Giove e Plutone, invidioso per aver Giove creato Prometeo.
LA BIBLIOFILIA 203
j\Ia di questo accomodamento superficiale e buono per la folla non potevano
accontentarsi gli spiriti acuti e profondi, ai quali il cristianesimo e il paganesimo
apparivano due sistemi diffìcilmente conciliabili. Le due civiltà, con forza uguale,
tiravano ai lati opposti la coscienza umana che, come Mezio Suffezio fra i cavalli
correnti, ne fu squartata. Si lavorò affannosamente a mettere d'accordo il paga-
nesimo colla dottrina della Chiesa, l'Olimpo col Golgota; ma i lunghi sforzi riu-
scirono ad un curioso fenomeno psicologico prolungatosi in diverse forme e in
diversa misura, per tutta la vita moderna, che non è possibile intendere se di
quello non si tenga conto: avvenne, dico, lo sdoppiamento della coscienza.
Come letterati e poeti veneravano Giove e Venere, come filosofi negavano,
magari, il libero arbitrio e l'immortalità dell'anima; ma, come cristiani, crede-
vano tutto quello che la Chiesa insegnava. Bastava non confondere le due cose :
si poteva dire e scrivere contrariamente alla fede, purché si dichiarasse di parlare
come filosofi e poeti, non come cristiani. Cosi le due coscienze, o meglio le due
mezze coscienze, la pagana e la cristiana, procedevano parallele, indipendenti,
ciascuna per conto suo. Erano come due binari: si mettevano per l'uno, e pen-
savano e sentivano a un dato modo : si mettevano per l' altro, e pensavano e sen-
tivano in modo opposto. Né si deve credere, per questo, che non fossero sinceri :
l'unità dell'anima era rotta, e non si sentiva la contradizione. Si continuò a pre-
dicare la castità e la modestia, e nelle aule del Vaticano si esposero le Veneri
ignude; si esaltò l'umiltà e il disprezzo di sé, e le scuole de' gesuiti acuirono,
nelle lotte fra romani e cartaginesi, gli stimoli dell'emulazione e dell'orgoglio;
ed anche oggi, uomini dotti e pii si commuovono, colla stessa sincerità, all'umiltà
e alla povertà del Vangelo e di vSan Francesco, e alla prepotenza della repubblica
romana e al fasto lussurioso dei Cesari. Gli intelletti rigidi, che non comprendono
la pacifica coesistenza della contradizione nell'anima umana tirata da forze oppo-
ste, applichino la loro attività a quell'esercizio che meglio loro piaccia, ma lascino
in pace la storia. La lotta fra le due civiltà logiche e intere, si risolvette in due
ordini distinti d'idee, di cui l'uno non aveva che fare coli' altro. Era così trovato,
per l'universale, non una via di conciliazione ma un ìiiodus vivendi, fuori del do-
minio della logica, di cui però il risultato era questo; che, insieme colla coscienza
fossero rotte le energie dello spirito.
A tale sdoppiamento della coscienza non tutti si adattavano, almeno nella
stessa misura, e nelle anime più rigide una delle due forze prevalev^a, o dominava
assoluta. Alcune anime signoreggiate dalla fede, o respingevano il paganesimo
risorgente, o accettavano la civiltà antica misuratamente e subordinatamente alla
dottrina del cristianesimo, mentre altri divenivano in tutto pagani, ritenendo del
cristianesimo non altro che le forme imposte dalla prudenza o dalla consuetudine.
Nei carmi latini del Panormita, del Fontano e d'altri umanisti, la sensualità non
ha limiti né di coscienza, né di pudore.
Uno de' più audaci umanisti, degli spiriti più argutamente indagatori, Lorenzo
Valla, non contento d'aver dimostrato falsa la donazione di Costantino, portava
l'epicureismo dall'arto nella filosofia; e nel dialogo De volìiptafe, che immaginò
204
LA BIBLIOFILIA
tenuto nella corte pontificia, e presenti alcuni segretari del papa, espose, ponen-
dola in bocca al Panormita, la dottrina d'Epicuro. Egli chiuse, è vero, il suo
dialogo col far condannare quella dottrina dal Niccoli a nome della fede cristiana;
ma, fin da allora, questo parve a molti un artificio, e l'antidoto troppo debole.
Ad ogni modo, e sia pure, come altri pensano, eh' egli realmente stesse col
Niccoli e non col Panormita, certo egli fece conoscere la dottrina epicurea. La
natura è buona, esso diceva, e chi le si oppone è perverso. E il piacere è se-
condo natura. La continenza e le altre virtù cardinali, sono virtù in quanto
rendono il piacere durevole: la vera onestà altro non è se non un certo ordine
fra le cose utili. La donna dovrebbe esser comune: l'istituzione della verginità,
è delitto contro natura. Ego vero {vìi/r quanta libertatc ac liccntia respondcam) sic
statilo: qttisquis 'dirgincs sanctimoniales priniìis invcnit, abominandum atqiie in
ìtltiiìias trrras exterminanduni inorein in civitatem induxisse, licei religionis no-
ììien imponnnt, qiiar fotiìts est snprrsf ilio. Diro qiiod srnfio: ineìiiis mcrcntur scorta
LA BIBLIOFILIA 205
et posfrihula de genere liuiiiaiio. quaiii saiictiiiìo)iiales virgnies ac coi/fineiifes. Na-
turalmente, né premi, né pene dopo la morte.
Il dialogo De volitftnfe fu compiuto nel 1431, sollevò scandali, corse, prima
dell'invenzione della stampa, per le mani degli umanisti.
Ed eccoci giunti al Polifilo. « Finsero (traduco dal Valla) una certa dea che
presiedesse alle vergini: altri Minerva o Diana, i nostri maggiori Vesta. Quanto
meglio presiederebbe Venere e Cupido! » L'autore del Polifilo traduceva in una
opera d'arte il concetto del Valla. Nella parte seconda, dove Polla narra i suoi
casi. COSI, in quella sua prosa bizzarra, rappresenta la lotta che l'animo suo so-
stenne tra la santità de' voti monastici e la passione amorosa.
« Ma nel cubicolo mio sola sedendo, circum vallata de insueti accendimenti,
ecco che io vedo repentina ed inopinatamente, fora uscire delle aperte finestre,
cum grande veemenzia ed impetuoso strepito e terrore, uno veiculo tutto di cri-
stallino giazo (ghiaccio), tratto da dui grandi e cornigeri cervi, incapestrati cum
catenule di livido plumbo, sopra il quale sedeva una irata Dea, coronata di una
strofiola di salice agno '), cum uno arco diffuniculato e cum la inane faretra, in
me dimostrando terricoso aspetto, e di furore incandente di volere usare crudele
vinditta. Subitamente retro questo un altro seguiva, quello fugabondo, tutto di
corrusco foco, (tratto) da dui candidi cigni invinculati di funiculi d'oro. .Sopra
questo triunfava una potente e diva matrona, cum la stellata fronte instrofiata
di rose; e seco aveva uno pennigero puerulo cum gli svellati -) occhi, avendo
una fiammante face, fugabondo la fredda e torpente dea, che me odiosamente
minava. E tanto ne l'aere perseguitoe l'argenteo carpento, che dal fervore de
l'altro tutto liquabile, exinaniscente, ambi si risolseron e disparvero.
« Poscia che cusì espressamente ebbi, cum amoroso auso, viso, io ritrovai
tutto il mio gremio cum sparse rose aulente, e di ramusculi di viridante e flo-
rulato mirto quasi coperto; onde exclusi ogni timore e sumsi una licente secu-
ritate, solo per questo, eh' il fanciullo appareva cum suppezii patrocinare la mia
causa e difendere da me la turbata vindice. Laonde, essendo condutta a così fatto
passo, da exterminato amore, da stimulantc disio compulsa, proposi, cum animo
determinato e fermo, di procedere drieto cusì dilettevole opera e dolce expedi-
zione e voluptico officio. »
Questo è il punto di partenza dell' opera di Polifilo : la monaca, o, secondo
ch'egli si esprime, la vergine consacrata a Diana, che passa al culto di Venere.
E non c'è dubbio che la Polla del Sogno sia precisamente la vergine che narra
nel secondo libro i suoi casi. La sacerdotessa di Venere, pregando la gran dea
che voglia permettere a Polia di pervenire coli' amante al .suo regno. « Il perché
1) Agims-castus (da àyvi?, casto), nrboscello arnm.itico, simbolo di castità.
•) Velali, bendati.
2o6 LA BIBLIOFILIA
(dice), dal tuo cieco ed aligero figliolo essendo, in questa sua tenera e florida
etate, atta al tuo santo e laudabile famulato e a gli tuoi sacri misteri disposita,
da gli freddi di Diana separata, a gli tuoi amorosi e divini fochi, conservanti la
natura, cum summa et integra divozione, tutta si prepara. » E la stessa Polla dice
poco appresso a Polifilo: « del casto collegio me ha del tutto surrepta.... rato et
firmissimo tengo che noi letabondi perveniremo ove il core nostro ardente desi-
dera. E per questa cagione, dalle leggi di Diana obnoxia, arrendevola la facula
ho extincto, fatti gli solenni sacrifici e supplicamenti, immolazione e adoleazione,
e precabonda ho effuse le umile prece e degaistati gli miraculosi frutti ; accioc-
ché, espiati, mundi, e purificati e digni, possiamo vedere le divine prescnzie, le
quali air immundo intuito degli mortali omini concedute non sono. »
Queste ultime parole, che, del resto, corrispondono alle parole e allo spirito
di tutto il romanzo, bastano a dimostrare che non si tratta della A'enere volgare
della poesia e de' romanzi erotici, e neppur della mitologica quale ci appare nei
Poemi d' Omero o nelle Ale f ani or/osi d' Ovidio ; ma della \^enerc filosofica, la Ve-
nere d'Epicuro, la ìioviimnii Divàìiiqiie voluptas di Lucrezio, la propagatrice dei
secoli, la generatrice dell' universo, la dea Natura, avvolta ne' riti misteriosi d'As-
siria e di Fenicia, d'Etruria e d'Egitto.
Poiché singolare, nel Sogno di Polifilo, è la santità de' riti minutamente de-
scritti, gravi di sensi riposti, celebrati con severità jeratica. Xon l'Amore fanciullo
gaio, capriccioso, leggero, ma Cupido quasi tragicamente sfolgorante, la voluttà
che serpe per l' ime vene dell' universo, e fatta vela delle ali, conduce sulla na-
vicella i viventi alla Madre generatrice. Al sorriso malizioso, al furbesco sghi-
gnazzamento del Boccaccio, sostituisce, pur tra le carezze della voluttà, un senso
arcano di religione, un misticismo di sensualità, una malinconia lucreziana. Né
rifugge dalle ultime conseguenze del suo sistema filosofico; e il dio di Lampsaco
anch' esso è figurato .sull' ara, innanzi a cui, da un baldacchino di verdura, pen-
dono lampade ardenti, e « cum maxima religione e prisco rito rurale e pastorale »
immolano le donne, cantando il .sacro asinelio.
L'intero volume è dedicato alla iiàvTcov xoxàò'., al culto della madre delle
cose, e dell'irresistibile suo figlio Cupido. In ogni parte simboli ed emblemi della
sua universale potenza. Gli uomini gloriosi, gli dei, Giove stesso soggiacciono alla
sua potenza. Qiiis evadct? Ncììio: chi gli sfuggirà? Nessuno. E Xetrio ripete una
targa che Giove tiene sospesa sul capo d'Amore, mentre in un'altra figura il
fanciullo saetta con un arco le stelle. Là è Giove giudice, che dice sorridendo a
Cupido: Perfer scintilla ni, qua coelum accendis et omnes: metti fuori la scintilla,
colla quale accendi il cielo e tutte le cose : in un altro luogo i geroglifici dicono :
Amor viiicit omnia: E Cupido conduce gli amanti all'isola della madre: alla
« santissima et Enthea Erothea matre pia, et preclaro, inde.sinente e valido pa-
trocinio degli ardenti e santi nniori, r de yli amorosi fochi e do gli suavissimi
LA BIBLIOFILIA 207
coniuyamenti infaticabile adiutrice: » e giunti all'isola della Dea genitrice, e la-
cerata la mistica cortina, i due amanti vedono essa stessa la dea, che « dispen-
sando cose illicite di propalazione, et agli vulgari uomini non di relato effabili »
li congiunge negli unanimi amori.
Non può dunque dubitarsi né del concetto dominante e dell' intendimento
finale del nostro romanzo, né delle ragioni per cui l'autore si nascose sotto il
velame d'un acrostico, e avvolse il suo libro, rimasto gran tempo inedito, di
quanto potesse ai volgari celarne il senso riposto. Come la Beatrice Portinari si
trasfigura, nel poema dantesco, nella Teologia, così la Lucrezia Lelio nella Filo-
sofia, o meglio nella Verità. L'autore va in cerca di lei, che ama « sopra tutte
le divizie di qualunque tesoro del mondo » di lei « che ha prolixamente consunto
(egli dice) gli miei teneri anni, negli sui caldi, primi et fortissimi amori ; » e muove
a ricercarla nello studio dell' antichità, rappresentata da un superbo edificio, en-
trandovi per ima porta meravigliosa, l'antica letteratura. Al suo cammino s'op-
pongono i pregiudizi sotto forma d'un dragone, dal eguale « rari, anzi rarissimi »
riescono a salvarsi; ed egli fug"ge, si smarrisce nel buio, poi riesce all'aperto,
arido, assetato di verità. I cinque sensi, secondo la dottrina d'Epicuro origine
delle idee, lo conducono alla reggia del Libero arbitrio (Eleuterillide), che lo af-
fida alla Ragione e al Talento (Logistica e Talemia), co' quali spazia ne' campi
della filosofia morale, conosce la vita (labirinto) e ricerca la metafisica, arrestan-
dosi innanzi alla misteriosa Trinità, l' indicibile, l' inseparabile, l' imperscrutabile
(obelisco a tre faccie). Giunge perplesso avanti alle tre porte, la gloria di Dio,
la gloria umana e la madre d' amore, ed entra per l' ultima. Polia, Sofhia, la
Verità, s'accompagna a lui e lo guida. Ma è dessa la verità ch'egli cerca «con
obstinato core » ? « Quella che tanto ardente amo et cordialmente appetisco, et
ignoro dove ella sia? »
È tormentato dal dubbio, né sa risolversi. Vede la voluttà (Amore), sog-
giogare tutti i viventi e lo stesso Giove (i trionfi) sente la religione della Natura
(il tempio) e la Verità (Polia) gli si rivela e l'abbraccia. Amore conduce nella
barca i due amanti all'isola di Venere, e lacerata la mistica cortina, si mostra
ad essi ignuda la Dea madre, la forza generatrice dell'universo, la quale, secondo
la dottrina epicurea, affida i due amanti alle virtù che conservano il piacere, e
lo rendono durcv'ole. Meno audace che non il Panormita nel dialogo del Valla,
vuole al piacere compagna la fedeltà. Polifilo, asperso da Venere della sacra onda,
chiarita l'intelligenza, rivestito di nuovi abiti, « le vulgare et comune sciocchezze
deposito » intende i divini misteri « et il thesoro della fermentosa natura. »
Allora, nell'accordo dell'erotico suo temperamento col pensiero filosofico, egli
incomincia « effectivamente di cognoscere et effectuosamente di presentire quali
grazie sono le veneree » allora comprende « gli faceti furti del supremo Jove »
sente « le supreme dolcecie della santa et alma Erycina » e adora « la faceta a
gli mortali et mi.serabonda natura. » La natura è buona: « a ciascuno fare gli
convenc secondo la sua natura. » Queste sono le « cose illecite di propalazione » che
egli ha nascosto nel suo pcìcma: « le di\-ino prcscntie, le quali all'imminKlo intuito
2o8 LA BIBLIOFILIA
deeli mortali omini concedute non sono; » le cose, dice Leonardo Crasso, « non
da svelare al volgo né da pubblicare pe" trivii. ma tratte dall'intimo stesso della
filosofia, e dalle fonti delle Muse. »
De' moltissimi personaggi allegorici che appariscono nel romanzo, corteg-
gianti la regina Eleuterillide. o in compagnia delle donne poste a guardia delle
tre porte, o al seguito d'Amore e di Venere, i nomi stessi rivelano facilmente il
significato. Che la regina Eleuterillide rappresenti il libero arbitrio, è detto nel
sommario che precede il Sog?2o, e che probabilmente appartiene a Leonardo Crasso,
o allo stesso autore ') ; come ivi pure si spiega che nel labirinto è significata la
vita. Polifilo significa amante di Polia. Una ninfa lo interroga : « Et come chia-
masi la tua cara amorosa ? Io morigeratamente risposi : Polia. Et ella dixe : Ohe,
io arbitrava che il tuo nome indicasse : molto amante ; ma, quello che al presente
io sento, vole dire : amico di Polia. » -)
Ma donde è tratto questo nome di Polia? Secondo una nota, a cui già ho
accennato, apposta ad un esemplare del Polifilo che si conservava in Venezia, nella
libreria de' pp. Domenicani delle Zattere, quel nome non sarebbe che un accorcia-
tivo e diminutivo d'Ippolita^); e questo ripetono gli scrittori, fino ai più recenti.
Ma il frate che ha scritto quella nota doveva esser male informato, o esprimere
una sua semplice supposizione, poiché non c'è dubbio che il vero nome di Polia
fosse Lucrezia. Essa stessa, nella seconda parte del romanzo, riferisce che le fu
posto « il prestante nome della casta Romana che per il filio del superbo Tarquino
se occise. » Oltrediché, se tutti i personaggi del romanzo hanno un nome tratto
dal greco, e di significato allegorico, non si può supporre che quello solo di Polia,
il personaggio principale, faccia eccezione.
La derivazione di Polia da uoX'.ó;, canuto, per farle significare la canuta, l'an-
tichità, se anche non fosse un po' forzata, si deve escluderla, perché nulla, nel pro-
cedimento allegorico del romanzo, potrebbe conciliarsi a .siffatta ipotesi. L'autore
di esso è una testa bizzarra ma ragionatrice ; e le o.scurità sono volute, o derivano
1) È strano che il Popelin, il qu>ile pure traduce il sommario, spieghi poi (voi. I, pag. I2i) il nome
d' Eleuterillide per libera, liberali; chiudendo cosi la via all'intelligenza del senso allegorico.
2) In Aulo Gelilo, uno degli scrittori preferiti dal nostro A., abbiamo la voce polipìiilw, ma nel
significato di amicizia di molti : qyiod si iriterfirelari voce ima velis poliphilian in multortim aiiiici-
tiam (XI, l6).
•'') Ecco la nota, riferita d.-iUo Zeno :
MDXII . XX Junii . MDXXI.
Nomen vero aucloris est Franciscus Coluiima venetiis, qui fuil Ordinis Piaciìicatoriim, el diiiii amore
ardriitissimo cujusdam Hippolitae tenereiur Taiirisii, mutato nomine, Polinm cani autmnat, c7ii opus dc-
dìcat, ut palei.,.. Adhuc vivit Veneta^ in S. lohamte et Paulo.
Se il Colonna viveva ancora in un convento di domenicani, perdio dire : qui fuit Ordinis Prae-
dicalontm ?
LA BIBLIOFILIA
20Q
da soverchia sottigliezza, mm da difetto di ragionamento. Ora, se Polia fosse l'an-
tichità, che senso avrebbe l'accompagnarsi di Polifilo con essa, runicamente amata,
e dubitare lungamente se essa fosse Polia o non fosse? Come rimanere incerto se
l'antichità sia o non sia l'antichità? Ma il dubbio conviene perfettamente alla sa-
pienza, alla verità, che egli cerca affannosamente, e spera d'averla trovata, e du-
bita se sia essa o non sia, finché gli si rivela chiaramente e l'abbraccia. E nel
romanzo stesso troviamo contro quella opinione un argomento diretto. Quando
Polifilo s'intrattiene a leggere gli antichi epitaffi dei morti por amore, a un tratto
il nome e il ricordo della rapita Proserpina lo richiama a Polia. « O me meschino,
egli esclama, imprudente et infelice ! O importuna indagine et cffrcna curiositate
delle cose preterite et di saxi fresi ') disquirente, a che son divoluto ? Si per mia
mala sciagura la mia bellissima Polia da me fusse rapta, et per incuria di tanta
cosa presente, oltra tutti gli tesori del mondo gratissima, mi fusse abaeta ! » Non
poteva dunque esser Polia l' antichità, se appunto egli temeva che le ricerche del-
l' antico lo distraessero da lei e glie la rapissero. Egli temeva invece che la so-
verchia passione della ricerca erudita, lo distraesse da quella della verità filosofica.
Delle congetture che possono farsi per trovare nel greco l' etimologia di
Polia, nessuna mi pare soddisfacente ; e però è più prudente confessare che la ra-
') Vt\ fracti : spezzati, rotti.
2 IO LA BIBLIOFILIA
gione di quel nome ci è ancora ignota. Il che non deve recar meraviglia ; poiché
il nostro autore ha la passione degli enigmi, degl' indovinelli, dei rebus ; talora
cosi intricati e sottili, che dopo la spiegazione datane da lui stesso non se ne ca-
pisce gran fatto più che prima. Potrebbero anche le cinque lettere di cui il nome
si compone, essere le iniziali d'un acrostico, e allora come spiegarlo? Né gli ag-
gettivi latini e greci eh' egli sparge a piene mani sul capo della diletta sua Polia,
riferendosi quasi tutti a qualità esteriori, e proprie non del figurato ma della figura,
valgono a meglio determinarla, o a guidarci nella ricerca ').
Quanto alle allegorie secondarie, agl'indovinelli, ai geroglifici, ai rebus che
s' incontrano ad ogni passo del romanzo, non sarebbe possibile determinarne il
significato, e dimostrarne le relazioni coli' organismo generale dell'opera, se non
quando, in una nuova edizione, s' avesse il testo sott' occhio. Ma è pure da con-
siderare che sui significati allegorici della Diviìia Coiinncdia si è oramai scritta
una biblioteca senza che ne sieno dilucidati tutti i particolari. E ciò per la na-
tura stessa della allegoria ; che, se troppo trasparente, perde la sua ragione d'es-
sere, cioè, come diceva il Boccaccio, il diletto di penetrare ne' sensi chiusi ai vol-
gari ; se troppo oscura, non se ne capisce più nulla.
Né ad alcuno è riuscito o riuscirà mai di mettere in azione e tirare a lungo
l'allegoria, senza che o la figura pigli troppo corpo e viva di propria vita, cac-
ciando il figurato di sella, ovvero questo sopraffaccia la figura, rendendola vuota
ed evanescente. Ed anche nel nostro romanzo, la discordanza e il disquilibrio tra
r una e l'altro è anche troppo visibile; che, mentre i personaggi non hanno ge-
neralmente altra vita che d' idee astratte, Polifilo e Polia, sotto l' imperio della
concupiscenza, hanno troppa carne addosso, e male s'adattano alla parte d'esseri
allegorici. S'aggiunga che, secondo le idee del tempo, all'allegoria principale s'in-
nestavano facilmente altre secondarie, e più o meno indipendenti da quella, né
il protagonista riusciva a fondere interamente nell' idea astratta la sua personalità
e i suoi ricordi. Dante, nella Divina Coìinitedia, rimane Dante, e però, ad inten-
derla pienamente, è necessario conoscere la biografia di lui. E cosi, forse, pel
nostro autore. Il consiglio, ad esempio, che Polia dà al suo amante, di entrare
nel Poliandro per distrarlo dal troppo ardente amore colla ricerca dell'antichità,
e il rapido ritorno di lui presso l' amata, troverebbero forse facile spiegazione nelle
vicende, a noi ignote, della sua vita.
Ma ora, importa aver messo in chiaro il significato filosofico del romanzo :
del quale nessuno che prenda ad esaminarlo ])azicntcmcnte e senza preconcetti.
1) In latino e in volgare, egli la saluta pcrgralissima, integerrima, optatissima, magniloqua, divi-
gena, ociclissima, patrona, decorissima, auricoma, la mia tutelaria Dea, il genio del mio con; prestante
lume di virtude e d' ogni vera e reale bellezza; e in greco, phylesia (amabile) chrysocoma (dall'auree chiome)
clioida (splendida come il sole) epaphrodita (piacevole) isochrysia (simile all'oro) xanthothricha (dai capelli
flavi) isotrichecrysa (dai capelli simili all' oro) e simili aggettivi di significato generale, o relativi a qualità
esteriori, come chrysocari, glenea, dioclea, cosmodea, etitrapela, urotiothia, acrocoma,polysela, calliplocama.
LA BIBLIOFILIA
credo potrà dubitare. Né deve recar meraviglia ch'esso sia rimasto nascosto per
quattro secoli ; si perché il libro è stato per intero letto da pochissimi ; si perché,
sopravvenuta la reazione alle audacie dell' umanesimo, e risuscitate da Martin Lu-
tero le questioni teologiche, la dottrina d' Epicuro, fino ai nostri giorni che i ri-
sultati della scienza han richiamato su di essa 1' attenzione dei filosofi, era talmente
ignota o mal nota, e ritenuta pazza e assurda, che ad essa non andava, neppur
per caso, il pensiero. Ma per questo significato filosofico, spetta al nostro poema
(che sotto le forme di romanzo erotico, e quantunque scritto in prosa, è vero e
proprio poema), un posto singolare nella storia dell'umanesimo. L'equilibrio dello
spirito umano, rotto dopo la Divina Comiiiedia pel risorgere della civiltà antica,
si ristabilisce nel nostro poema sopra nuova base, e lo spirito del pensatore
s' acquieta di nuovo nell' unità d' un sistema filosofico, disotterrato fra i ruderi
dell'antichità! Avvolto ancora nello forme medioevali dell'allegoria, al poema del
Dio cristiano l' umanesimo contrappone il poema della dea Natura ; a Beatrice
Portinari guidante il poeta fiorentino alla visione del Dio Uno e Trino, Lucrezia
Lelio veleggiante con Polifilo nella navicella d'amore alla visione della Dea madre:
religiosa visione d' una verità eh' egli crede apparsa ai popoli primitivi, adombrata
ne' misteri d' Eleusi, nel culto della Dea Siria, ne' geroglifici de' graniti egiziani,
e che quindi circonda di solennità jeratica e di riti misteriosi.
La più gran parte del pensiero moderno, dalle altezze paurose del misticismo,
dalle profondità dell'anima tentate colla sonda della meditazione, alle scherme
della ragione afiìlata come una spada, alle ribellioni della carne mortificata, alle
audaci costruzioni del naturalismo e del panteismo, ha fermentato, coli' irrequie-
tezza dell' anima aggirantesi sopra sé .stessa ne' silenzi delle celle monastiche.
Nulla di più mirabile che vedere contemporaneamente da due celle dello stesso
Ordine religioso uscire, col Savonarola e col Colonna, i due pensieri che segnano
i due poli del mondo dello spirito, e scomunicarsi a vicenda : l' uno a nome della
Fede, e l'altro della Natura. Scomunicarsi, associati, all'occhio sereno dello sto-
rico, nella santa attività dello spirito.
Confesso che, nonostante l'acrostico, e quantunque nessuno ne abbia mai
dubitato, procedendo nel mio studio, m' era nato il dubbio che un qualche illustre
umanista si nascondesse dietro la tonaca di frate Francesco. Né mi pareva che
mancassero gravi ragioni da dubitarne.
Frequenti erano in quel tempo, sia nelle zuffe ringhiose, sia nel mutuo in-
censamento, le relazioni fra gli umanisti, tantoché i nomi, non pur de' maggiori
ma de' mediocri, s'incontrano non raramente negli scritti di quell'età. Come mai
di questo frate Colonna che, a giudicarne dal Polifilo, dovrebbe per la vastissima
erudizione essere annoverato fra i primissimi, non solo non si conosce alcun altro
scritto, ma neppure, per quel ch'io sappia, se n'incontra mai il nome? E ancora:
quanto si era, in quell'età, indulgenti ne' costumi, altrettanto nelle dottrine si era
feroci ; e la storia annovera non pochi frati ribelli, ma inquieti, fuggiaschi, per-
seguitati come cani rabbiosi. Il frate ignoto che, al tempo del Sogno, era a Tre-
viso, dove rimase per diciassette anni maestro de' novizi, che le monache eleg-
LA BIBLIOFILIA
gevano a loro procuratore, che per ventisei anni possiamo seguire nel convento
de' domenicani a Venezia, dove moriva vecchissimo, può esser lui quel pozzo
d'erudizione profana, l'autore d'un libro che, pur lasciando da parte la dottrina
d' Epicuro, circonda di sacri riti Amore, Venere e il dio di Lampsaco ? Tali in-
segnamenti dava ai novizi il maestro?
E se il frate teologo aveva interesse, com' è ben naturalo, di nascondersi,
non era forse un velo troppo trasparente l'acrostico? 11 quale poteva ben essere
uno scherzo, di cui la spiegazione non sarebbe difficile. I domenicani si erano
costituiti tutori dell" integrità della fede; e posto che il nostro domenicano fosse
noto per intollerante ferocia d' inquisitore, nulla di più naturale che rispóndere
malignamente a chi chiedesse il nome dell' autore : è frate Francesco Colonna.
Come chi oggi, d' un libro diretto a combattere l' autorità della Chiesa, ne facesse
autore il Generale dei gesuiti.
Ma d'altra parte, c'è l'acrostico, c'è la nota contemporanea scritta, sia pure
da un ignoto, sull' esemplare del Pali/ilo conservato presso i domenicani delle Zat-
tere, che ne dice autore il Colonna, vivente ancora nel convento di San Giovanni
e Paolo; e negli anni a cui si riferisce la storia di Lucrezia Lelio, lo troviamo
realmente maestro de' novizi a Treviso dov'era vescovo Teodoro Lelio; onde non
si tratterebbe d' un semplice scherzo, ma d' un disegno continuato per farne appa-
rire autore il Colonna; il che veramente è poco credibile.
Né il Colonna, che sopravvisse molti anni alla pubblicazione, avrebbe man-
cato di protestare, e se ne avrebbero tracce nella seconda edizione del 1545, che
invece è una semplice ristampa della prima. Né credo facile, fra i noti umanisti,
trovarne alcuno a cui poter attribuire il Poli/ilo.
Checché ne sia, certo è che un gran buio, studiosamente voluto, avvolge
ancora lo strano libro ; che è, a mio avviso, la maggiore opera fantastica, il solo
poema (tali non possono dirsi i romanzi cavallereschi) del secolo decimoquinto ;
il libro che meglio riassume nella sua ultima espressione, le tendenze filosofiche,
la passione dell'antichità, lo spirito sensuale, la dottrina copiosa e indigesta, il
pedantismo pettoruto di quel periodo ; il solo poema che, dalla Divina Co in /india,
abbracci in un sistema di filosofia 1" universo.
Ed ora, ricerchiamo 1' opera d' arte, nella lingua, nello stile, no' vari elementi
che la compongono.
(Continua)
D. Gnoli.
LA BIBLIOFILIA 213
RECENSIONI
Conte Emilio Budan. L'Amatore d'autografi. (Milano, Ulrico Hoepli,
1900, in 8, con 361 fac-simili. L. 4,50).
Con questo titolo è venuto testé alla luce un Manuale decorato da una
dedicatoria all'A. R. del Principe di Napoli Vittorio Emanuele e da una prefa-
zione di Salvatore Farina. Questa è una difesa sì de' collezionisti, sì degli auto-
grafi ; la brevità spigliata e briosa della quale mi dispensa dal dire che non ce
n'era punto bisogno. L'utilità delle collezioni, specialmente di documenti e auto-
grafi, e le benemerenze de' collettori sono ormai riconosciute da tutte le persone
cólte del vecchio e del nuovo mondo.
Segue poi Viiitrodtizione dell'autore, il quale cita una sentenza di Paolo Man-
tegazza a rincalzo della difesa di simili raccolte, fondata su uno degli odierni e
principali suoi scopi : « Fino ad oggi si sono raccolti gli autografi come reliquie
preziose di uomini grandi, mentre invece sono documenti umani che ci danno un
ricco materiale per la psicologia. » Sono tra noi dello stesso avviso il Lombroso,
il Ferri e il Ferriani, e di loro pregevoli scritti su questa importante materia
hanno arricchito la nostra letteratura criminale.
Quali sono i fini che con questa compilazione il conte Budan si è proposto,
e quali i mezzi messi in opera per viemeglio conseguirli ?
Sin dalla dedicatoria egli si affretta a dichiarare : « Io ho ritenuto (ci var-
remo spesso delle stesse sue parole sia per non apparire maligni o inesatti, sia
per esilarare una materia piuttosto noiosa) di dover colmare una lacuna, pubbli-
cando un libro di tutta freschezza e modernità. » Affrettiamoci anche noi a di-
chiarare che quel po' di buono che vi è in esso è una copia non sempre fedele
e non di rado peggiorata di altre consimili compilazioni straniere e di vecchi
cataloghi.
Nella introduzione e anche altrove ripete che ha voluto colmare un vuoto:
« Mancava sinora un libro in cui 1' amatore di autografi potesse trovare riunito
tutto quanto l' interessa, perciò, consegnando alle stampe il risultato dei (sic) studi
fatti e della pratica acquistata in materia, spero di rendere un servigio ai colle-
zionisti e da quelli che desiderano divenirlo (sic). » In più luoghi millanta la pratica
acquistata in materia e ■persmo la. creazione di 11 ìi nuovo sistema (pag. 177) di clas-
sificazione degli autografi. Non è raro, specialmente in Italia, il caso di chi si mette
a parlare, a scrivere e a stampare e magari a dettar lezioni ex professo di cose
di cui non s' intende né per istudio né per esperienza. Beata la matematica, eh' è
la sola scienza che va immune dalla piaga del dilettantismo, dilatantesi come can-
214 LA BIBLIOFILIA
crena nel corpo sociale. Senonché, neppure il titolo di dilettante può attribuirsi
al buon Budan, apparendo manifesto dal principio alla fine di questa scompigliata,
spropositata e ridicola compilazione, eh' egli si è occupato di tutto altro, che d'au-
tografi, non sapendo nemmeno dove stiano di casa.
Se, com' egli stesso riconosce, per essere un buon raccoglitore d' autografi
occorre intendersi di varie lingue, antiche e moderne, di paleografia, di storia, di
biografia, di bibliografia, e possedere una non comune cultura generale ed enci-
clopedica, parrebbe che il corredo di queste cognizioni si dovesse richiedere mag-
giormente in chi pretende erigersi a maestro e duce degli stessi collettori.
Ora, basta leggere pochi periodi del libro del Budan per accorgersi che il
pover'uomo.... è un grande enciclopedico! Lingue? - Vorrebbe far credere di sapere
persino il greco e il latino ; ma le poche parole che ne cita, lo tradiscono.
Togliamone qualche esempio dai Faesimili per confronti (vera accozzaglia di
nomi antichi e rari con nomi moderni e comunissimi, anche di viventi, come se
anche per questi ci fosse bisogno di ricorrere a confronti per accertarsi dell'au-
tografia!), faesimili dei quali poi dà la riproduzione in caratteri tipografici, chia-
mandolo indice, in servigio dei collettori, supposti cosi ignoranti da non saper leg-
gere nemmeno gli autografi odierni da essi posseduti.
Lasciando stare VAn/adeits del n.° 2, che nel facsimile apparisce Amedetis,
come nel n." 11 leggesi chiaramente ^ /«<?</., è troppo grande lo svarione del n. io
ove il princeps pedemontanus o pedemontium è convertito in priìiceps pedunionicu7n
lautenente.
E SI che vorrebbe farsi credere molto versato nell' etimologia latina : e però
scrive : « Faesimili (dal latino : fac-simile = imita) ! »
Né è meglio trattato il francese: nel n." 82 il mieux possible del Talleyrand
è mutato in mieux mossible e un ce in un (/. E nel n." 256 Ics tristes circumstances
del Drej'fus è cangiato in circnmtanccs.
Non avendo saputo decifrare alcune linee autografe di Napoleone il grande
(n.°4i7), se la cava dicendola in parentesi {chiusa 6! ^xw■a. lettera diretta a Giusep-
pina sua moglie).
Ma, quel eh' è peggio, non pare abbastanza sicuro nemmeno nell' italiano.
Nel n.° 62 La repiMlica sola può far queste cose, scrive Mazzini, e il Budan legge
questa cosa.
A Raffaello Sanzio (n.° 229) storpia un verso facendogli dire:
Per la vaghezza che abaglia di splendore,
mentre dal fac-simile appare scritto:
Per (o par) vaghezza abbaglia ogni splendore.
Nel n." 104 pare errato anche il periodetto spezzato di Massimo d'Azeglio,
che forse volea dire: sono accettato come volontario, non già ho accettato.
Ma queste sono quisquilie in confronto degli errori di lingua e di stile onde
LA BIBLIOFILIA 215
sono ingemmati gli autografi del conte Budan ; e sono tali e tanti da fornire la
prova pienissima, che il proto non e' entra per nulla, e eh' ei non sa nemmeno
la lingua del proprio paese.
Se vi dicessi ch'egli ha orecchi si delicati da non sentire l'asprezza della s
impura, voi non mi credereste. Ebbene, guardate a pag. 22 e troverete del studio,
a pag. 163 e troverete del specialista, e qui e là ai studi, dei stridi, dai scienziati,
esser stato, bei autografi, e simili. E dire che si occupa con mirabile disinvoltura
anche di musica e di musicisti!
Ricorrono spesso parole e frasi o di nuovo e brutto conio o infranciosate o
improprie. Onde non di rado gli avviene di dire una cosa per un'altra, come in
questo periodo :
« Il secondo punto d' esame concerne la rarità : difatti il valore d' un auto-
grafo dipende in buona parte dalla sua frequenza. » Il senso porta che in cambio
di valore si doveva dire deprezzamento, a prescindere dalla improprietà del voca-
bolo frequenza, come contrapposto a rarità.
Egli scrive con questo bel garbo :
« Felice Cavallotti, scrittore, commediografo e uomo politico e da piazzarsi
fra i letterati. »
« Ferdinando Martini .... sarà da mettere fra gli uomini politici. »
Non conoscendo il valore di certi vocaboli, li adopera talvolta in modo da
risultarne un controsenso o una ridicolaggine. Egli, p. es., dopo avere esagerato
« r imbarazzo in cui il collezionista si trovi dinanzi ad un nome che può benissimo
essere assegnato a due o più riparti » aggiunge : « in questo frangente, decida, ecc. »
non altrimenti che si trattasse di una gran lite da decidere, di un pericolo gra-
vissimo da scongiurare.
A me è venuta spontanea una risata col ricordo de' versi del poeta:
Che far potea la sventurata e sola,
Sposa di Collatino, in quel frangente?
Nel caso che ha tanto commosso il conte Budan non si tratta Ai frangente,
ma, tutt' al più, dell' incertezza, in cui si trovava l' asino di Buridan, descritta
da Dante.
Egli, ignaro come si dimostra d' ogni tecnologia, chiamerà reparti o riparti
la divisione degli autografi in categorie o in classi ; Letteratura degli autografi,
letteratura dei fac-simili, letteratura dei ritratti, invece di Bibliografia delle loro
collezioni, o delle pubblicazioni in cui sono inseriti ').
') Eccone qualche altro esempio :
Generalizzatosi (?) r amore alle raccolte d'autografi, attribuisce agli antiquari la prima pubblicazione
dei loro cataloghi, accompagnandoli (sic) coi relativi prezzi.
Definisce il Catalogo alfabetico <r un libro grosso secondo i casi, munito di registro alfabetico. ■»
E il catalogo sistematico ' solo se fatto a schede sarà eterno, pratico e perfetto. > Il catalogo dei doppi
sarà utile, sebbene già < secondaria introduzione. »
2i6 LA BIBLIOFILIA
Basta aprire a caso il libro e leggere poche pagine per rilevare che quanto
egli copia o traduce da altra compilazione, non manca un certo costrutto e qualche
utile notizia od avvertimento. Ma quando scrive di suo, egli fa periodi anche
peggiori di questo che leggesi a pag. 417: « Naturalmente certe cariche (come
capi di Stato, ecc.) portano con sé il possesso di autografi importanti, sepptcre
dell ' epoca ! »
Questo periodetto pare mal copiato: « I romani incaricavano i loro schiavi
colla copiatura dei manoscritti. »
Quest'altro ci pare senza senso: « Per quanti autografi ci fu possibile cer-
cammo di eruire (?) i prezzi pagati per lettere autografe con firma intera e data
completa, a lettere o documenti firmati ricorremmo solo nel caso, questi sono i
più frequenti. »
Nel seguente periodetto chi ci si raccapezza è bravo : « Bisogna aver acqui-
stato una certa pratica, inamissibile {sic) se non si ha confrontato e studiato i/ioUi
autografi. »
In quest'altro è personificata, affibbiandole il titolo di oziosa e falsaria, la
carta vecchia le cui pieghe e ineguaglianze sono « causate dal lungo riposo in
posizioni false. »
Questo Manuale è pure gremito di errori ne' cognomi di scrittori e collezio-
nisti, ivi citati ; onde si troverà J/mzzali/ilo per Mazzatinti. Campar/ Giovanni per
Campori Giuseppe, Taddai per Taddei; Apostolo Zeno, è trasfigurato in uno dei
dodici apostoli (pag. 24), e Pixcrecourf per Pixérecourt, Ruccellai per Rucellai;
il celebre convento di Monte Cassino, è convertito a lettere maiuscole in Monte
Cassiano (pag. 22) e lo svarione è ripetuto a pag. 23. Scambia il nome di un
cannone a vapore architonitruum con quello dell' inventore ; fa di Giuda e di Giuda
Iscariotte due personaggi diversi (pag. 47); chiama un certo Libri il celebre ma-
tematico di questo nome.
A proposito della falsificazione degli autografi, racconta, traducendo male
dal francese '), la truffa famosa sotto il nome di Vrain-Lucas, la quale da costui
commessa a Parigi a danno del professore di matematiche alla Sorbona, ÌNIichele
Chftsles, diede luogo a un processo che esilarò la Francia e tutto il mondo de' col-
lettori e intendenti d'autografi. Nientemeno che furono acquistati a prezzo altis-
Coata che 1' inglese paga un prezzo incredibile un autografo-reliquia! - < che anche in materia di
manoscritti e' è il retro scena! » Chiama autografi vecchi quelli che in contrapposto dei moderni si dovrebbero
chiamare antichi^ e cosi lettere vecchie invece di antiche^ errore ripetuto in più luoghi.
Volendo significare che ogni specie di lettera autografa antica, purché in piena regola e di persona
illustre, sarà sempre preferita, esce in questo guazzabuglio : « Uno scritto autografo, sia esso di natura
privata, scientifica o commerciale (?), purché munito della firma per intero, di data completa e, trattandosi
di lettere vecchie, possibilmente anche d'un ben conservato suggello, sarà sempre ricercato. Minor interesse
accaparrerà (sic) uno scritto, ecc. '
Volendo dire, a quanto pare, che non di rado autografi antichi si trovano laceri, si esprime cosi :
« Autografi laceri, specialmente al posto della piegatura, non sono affatto rari. ^
') « Vrain-Lucas aspirava al posto di bibliotecario, carica che per deficienza di coltura gli era inar-
rivabile (sic). »
LA BIBLIOFILIA 217
simo lettere a. f. di Erode e Pilato, e persino di Saffo e di Giuda Iscariotte alla
Donna di Maddalo, tutte in francese antico!!
Ebbene, bisogna dire che ci sarebbe cascato anche il nostro Budan, dal
momento eh' egli a pag. 2 2 ci regala questa strabiliante notizia :
« La Biblioteca del Conveìdo de' frati doììienicani a Bologna possiede il ma-
noscritto originale del Pentateuco, fatto da Esdra. »
Altra non meno mirabolante sentenza egli ci regala a pag. 404, ed è
questa :
« I grandi uomini non scrivono negli albums che delle sciocchezze. »
I grandi uomini possono scrivere tratti di spirito, scherzi più o meno di buon
genere, ma la fabbrica delle sciocchezze la lasciano a noi poveri mortali.
Prendendo ad ammaestrare nel capo Vili i collettori intorno alle maniere
di procurarsi atdografi, dice che queste sono tre :
I ) acquistandoli dai negozianti ;
2) facendone cambi con altri amatori, e
3) ottenendo lettere, in risposta a qualche domanda accortamente fatta,
da celebrità contemporanee.
Lasciamo stare gli espedienti ameni e puerili che suggerisce per carpire
risposte agi' illustri viventi.
I cambi, a detta sua, servono solo a completare qualche riparto ; ma, secondo
la nostra esperienza, essi vanno ogni di più in desuetudine.
Sicché non resterebbe che di far la scelta dell' occorrente ne' cataloghi de' ne-
gozianti; ma tosto soggiunge che questa via più spiccia è anche più dispendiosa.
Quasi che ai di nostri si potesse fare una collezione di cose rare e pregevoli,
segnatamente antiche, senza di molti denari. Questa sentenza budaniana è non meno
umoristica dell' altra assai nota : « Il vino si può fare anche con l' uva ! »
II capitolo seguente (IX) intitolato Indirizzi di negozianti e collezionisti, è
una vera canzonatura ; dacché l' autore dichiara, che scopo della sua guida « è di
far conoscere i principali negozianti e amatori, sparsi per tutto il mondo » e dopo
avere ripetuto a sazietà che esso ha inteso rendere un segnalato servigio agl'ita-
liani, tosto soggiunge, a corona di tutte le altre contradizioni, che si è dovuto
limitare agl'indirizzi esteri. E per quali potenti ragioni? Primo, perchè la sua
guida « sarebbe stata legata a uno spazio ristretto » (e dimenticava eh' è di ben
425 pagine piene zeppe di superfltùtà) ; in secondo luogo, perché in un altro Manuale
Hoepli, compilato da C. Vanbianchi, col titolo: Raccolte e raccoglitori italiani d'au-
tografi e destinato solo agl'indirizzi, di questi se ne troveranno a iosa. Ora il sud-
detto signor Vanbianchi va propalando che il suo Manuale, che uscirà nel prossimo
febbraio, non si occupa affatto di questi indirizzi ; i quali, come si vede, sono riman-
dati da Erode a Pilato e alle calende greche ! E dire, che si tratta di due Guide
o Manuali che si debbono completare a vicenda, e che lo stesso benemerito editore
vuol dedicati all' istruzione del buon popolo italiano !
Senonché al conte Budan è piaciuto, bontà sua!, fare un'eccezione pei nostri
Musei, Biblioteche e Archivi, che conservano immensi tesori di manoscritti e di
2i8 LA BIBLIOFILIA
autografi. Lia le indicazioni, scarse, vaghe, incomplete, inesatte, come sono (pag. 2 1),
non servono davvero a dare ai curiosi e agli studiosi italiani e stranieri un'ade-
guata idea delle nostre ricchezze archivistiche e molto meno un utile indirizzo.
Lasciati dal conte Budan a giocare tra loro a gatta cieca i poveri negozianti
e collezionisti italiani (il cui numero non è stragrande come egli asserisce, senza forse
conoscerne alcuno, ma molto ristretto), avesse almeno raccolti tutti i suoi lumi per
illuminare gli stranieri! Niente aifatto! Basta scorrere le trentadue paginette de-
dicate ai loro indirizzi per accorgersi eh' egli lunge dal darsi pensiero di attingerli
direttamente alle loro fonti, si è servito delle guide straniere e neanche delle più
recenti, complete ed esatte; onde, mentre vi si vedono notati alcuni collettori e
negozianti che sono morti, ve ne mancano parecchi de' nuovi sopravvenuti.
Che diremo infine della smania irrefranabile onde l'autore mostrasi dominato
dalla prima all'ultima pagina della sua indigesta compilazione, di voler parlare
quasi ex cathedra o ex tripode di scienze, arti, invenzioni, ecc., copiando a casaccio
da libri e giornali?
Agli esempi dati, aggiungiamone qualche altro, riferendo le stesse sue
parole :
« La introduzione della stampa con caratteri mobili non essendo presso di
noi, al pari dell' invenzione, posteriore alla sua generalizzazione in Germania, sa-
rebbe davvero strana cosa che nessun libro, edito in Italia verso il 1500 - in ogni
Celso però avanti il 1515 - avesse a contenere, entro alla composizione, un fac-simile,
una riproduzione qualunque di scrittura, o almeno una silografia simile a quella
su cui i tedeschi vorrebbero affermare la loro priorità! »
Il punto ammirativo è anche suo : non ho tempo ora né modo di riscon-
trare da dove abbia copiato o tradotto guastando.
Perdonabili sono le omissioni ed inesattezze, tuttoché troppe, nella compli-
cata e innumerevole materia delle bibliografie; ma non cosi l'erroneità o inesat-
tezza nei fatti e nelle notizie. Egli, per esempio, afferma « che nel maggio scorso
seguì a Roma l' asta dell' importante collezione del cav. Rossi » (non De Rossi) ;
laddove in vece questa, nello scorso ottobre, fu acquistata dal Liepmannssohn di
Berlino pel prezzo di L. 25,000.
Parla in due luoghi della celebre collezione di A. Bovet, che andò dispersa
all'asta Charavay di Parigi, restandone un catalogo assai ben fatto e ornato di
fac-simili ; ma mostra d' ignorare eh' egli ne vendette tutte le X Categorie ossia
la parte generica, per dedicare tutte le sue cure e le sue risorse alla sola XI'"" dei
musicisti.
Rigurgita altresì di avvertimenti e precetti o futili o incomprensibili, come
questo, che dedicato alla riparazione degli autografi, partecipa d'amendue i difetti:
« Il contenuto del manoscritto non si può toccare - tanto poco come in numismatica
è possibile di pcissar l'iscrizione d'una lira ad un centesimo.»
Sputa spesso sentenze del valore di questa : « L' aurea via di mezzo non es-
sendo rintracciabile, ecc. »
Avvertito che nell'involucro o copertina d'ogni autografo si deve notare
LA BIBLIOFILIA
!I9
il giorno della nascita e della morte dell'autore, aggiunge questo precetto vera-
mente peregrino:
« Se la persona è in vita, quest' ultima indicazione sarà completata appena
avuta notizia del suo decesso. » - Altrimenti il collettore, scambiato con un uffi-
ciale di stato civile, potrebbe cadere in contravvenzione!
Ma il più comico di tutti è questo : « Come i libri rari, cosi anche gli au-
tografi devono esser preservati dalla polvere, dall'umidità, dai vermi e dai topi;
però, siccome si levano ed arieggiano di sovente, reputiamo inutile raccomandare
al collezionista di tenerli arieggiati e spolverati. » Traduzione : - Questo avverti-
mento è superfluo ed inutile, ma lasciatemelo dire per riempire la pagina!
Il commercio e lo scambio internazionale, specialmente di autografi, si favo-
risce da per tutto, giovando all'amichevole ravvicinamento de' popoli. Per l'op-
posto, il Budan pare che parli di collettori stranieri come d'esseri appestati e pe-
ricolosi da doversene evitare il contatto (pag. 195 in fine)!
Da quanto siamo venuti esponendo, appare manifesto che questo Manuale,
pur tenendo conto delle buone intenzioni e dell'improbo lavoro dell'autore, non
giova davvero alla cultura, vuoi generale vuoi speciale, applicate alla ricerca, alla
classificazione, allo studio degli autografi.
Serve esso almeno agli scopi ed agli scambi commerciali, a conoscere cioè
il pregio in che è tenuta ciascuna classe d'autografi ed il valore che le si attri-
buisce, secondo le vendite all'asta o mediante cataloghi a prezzi fissi, o vendite
private di qualche notorietà, dai quali tre modi e specie dai due primi si viene
formando una specie di listino di borsa?
Sentiamo il nostro oracolo, che anche qui con la consueta sua modestia si
vanta d'avere inventata pei cercatori d'autografi una specie di bussola per salvarli
da smarrimenti nel mare magno della loro pesca:
« Al collezionista faceva sinora difetto una guida sicura, una base ragione-
vole che gli permettesse di fissare il valore couimcrciale degli autografi (le opere
di Fontaine e più tardi L'jsographie (l'y lungo non è mio!) d'iioiìiines ce'lèbres,
contenevano è vero molte indicazioni pratiche e lunghe sfilze (j/V) di prezzi pagati,
ma solo in Francia e solo fino all'anno 1843) '), gli riescirà certamente preziosa
la seguente distinta alfabetica che comprende, in rubriche distinte, molti prezzi
fatti ad aste nonché nel commercio privato, prezzi che stabilimmo con cura dopo
aver consultato e confrontato i cataloghi dei negozianti più accreditati, gran nu-
mero di notizie raccolte presso i collezionisti privati, i risultati di molte impor-
tanti aste e tutti quei libri, antichi e moderni, che contengono qualche utile
cenno. »
« Ripetiamo che questi prezzi possono esser presi solo per base. »
Basta avere seguito il movimento reale delle vendite degli autografi in que-
st'ultimo ventennio, in cui il loro commercio ha preso un grande e sempre cre-
') E per passarci di altre fonti, i risultati delle aste all' Hotel Drouot sino ai di nostri non servono
a nulla ?
2 20
LA BIBLIOFILIA
scente sviluppo con aumento de' prezzi, specialmente per certe categorie d' auto-
grafi, quali i grandi artisti, poeti, musicisti e inventori, per vedere a colpo d'occhio
la confusione che il Budan ha fatto de' pochi cataloghi vecchi e moderni che ha
per occasione del suo lavoro consultati, senz' altr^, desumendone un prezzo medio,
non tanto arbitrario e capriccioso quanto ridicolo e lontano le mille miglia dalla
realtà ; tale in somma da recare conferma al nostro giudizio, eh' egli ignora persino
dove stiano di casa gli autografi e quant' altro ai medesimi si riferisce.
Diamone la prova con alcuni nomi principali del suo catalogo, mettendo il
preteso suo prezzo medio in raffronto con quello che a me risulta da cataloghi e
vendite pubbliche da un ventennio a questa parte, invocando la testimonianza si
delle Ditte Charavay e Voisin di Parigi, si degli esperti negozianti Liepmannssohn
e Cohn di Berlino, e di chiunque abbia pratica di questo commercio.
PREZZI BUDAN
Alfieri Vittorio Lire it. 17
Aretino Pietro 27
Bach Giov. Seb., 1. .t. f. 12-23
Boccherini Luigi, L a. f. 5
Canova Antonio 75
Cappello Bianca, 1. f. 250
Caro Annibale, 1. a. f. 3
Casti G. B., poeta, 1. a. f. 3
Chateaubriand Frane, 1. a. f. 13-20
Clemente VII papa, 1. a. f. 3
Colonna Vittoria, 1. a. f 50
Darwin Carlo, 1. a. f. 40
Dickens Carlo B., a. f. 3
Dùrer Alberto, 1. a. f. 125
Farinelli Carlo (doveva dire Broschi Carlo detto
il Farinello), 1. a. f. 2
Filicaja Vincenzo, 1. a. f 2
Galvani Luigi, 1. a. f 5
Gluck Cristoforo, I. a. f., 2 pag 74
Guerrazzi Fr. Dom., 1. a. f. 30
Kant Emanuele, I. a. f. 151-400
Leopardi Giacomo, 1 io
Mameli Goffredo, 1. a. f. io
Metastasio Pietro, 1. a. f. 103
Montez Lola, ballerina, I. a. f. 30
Mozart G. C. W. - il gran musicista, 1. a. f. . . 54
Muratori Lodovico Antonio 3
Newton Ysaac, 1. a. f. 105
Paganini Vittorio (voleva dire Niccolò) . . 19-100
Piccini (Piccinni) Nicolò 18
PREZZI VERI
Catal. Sangiorgi, una pag. in-4 L. it. 40
85-120 e più ancora
Charavay '/, di pag. in-8 . . . Fr. 155-Mar. 120
L.a. f. I p. '/j obi. in-8. Liepmannssohn. Mar. 200-100
L. 10-15-20
Catal. Dotti, 1. a. f. bellissima I20
50-75-100
15-18
Charavay, io Fr. - Cohn Mar. io
Non ho presente alcuna vendilo, ma tra le L. 100 e 150
Id. id. id. 3006500
Cohn, 1. a. f. Mar. 12
EUis, ster. i, scell. 16 - Cohn .... Mar. 35
Dalle 500 alle L. 1000
L. a. f. della Collezione Succi, da me com-
prato all'asta Liepmannssohn . . . Mar. 40
Dalle IO alle L. 20
Vendita Guastalla L. 150
L. a. f. in francese, vendita Fillon . . Fr. 1135
Cohn, 1. a. f. 2 pag. in-8 .... Mar. 350
Charavay, i pag. in-8 Fr. 700
L. a. f. I pag. in-4 Mar. 1200
Sono comuni, dalle L. 2 alle L. 5 !
Charavay, 50 Fr. - Cohn Mar. 43-147
Liepmannssohn Mar. 90
Dalle L. 20 alle L. 30
Dalle L. 20 alle L. 50
Sangiorgi, 2 pag. in-4 L. 20
Catal. Casella, Napoli, anche meno.
Charavay, 1. a. f. io Fr. - Schuiz . . . Mar. io
Fillon, Fr. 390 - Charavay, 250, poi 580 alle 600
Oggi una bella I. a. f. anche di più !
Dalle L. io alle L. 15
Ellis - documento con sola firma a. steri. 5 e scell. 5
Il solo Schuiz lo portò a Mar. lOO, ma se ben ricordo
era mus. a. f. - tutti gli altri d.ii 20 ai Fr. 35
Charavay, 100 Fr. - Cohn Fr. 125
LA BIBLIOFILIA
221
Pindemonte Ippolito, 1. a. f. . . . . Lire it. 5-1 io
Raffaello Sanzio, 1. a. f 30O
Scarlatti Alessandro, musica, a . f 7
Spohr Filippo, violinista, 1. a. f no
Tasso Torquato, 1. a. f. 300
Tassoni Alessandro, 1. a. f. 5
Massimo L. to
Dalle L. 800 alle L. 1000
Mus. a. f. Liepmannssohn Mar. 188
Charavay Fr. 1553 Fr. 200
Il suo nome è Luigi. Cohn, Mar. 11 - Schulz, io, 15
a 20 Mar. ; ora anche meno.
Una bella lettera a. f. dalle 700 alle . . . L. 1000
Dalle L. 30 alle L. 70
Amatori e negozianti, se vi rimane qualche dubbio su questi prezzi scienti-
ficaiiiente e fraticamcnte stabiliti dal conte Budan, assistendo in sogno a tutte le
vendite pubbliche e private d'autografi, abbiatevi questa certissima e chiarissima
notizia che lo stesso Budan vi dà come colpo di grazia:
« I prezzi degli autografi sono in Francia di solito piti elevati come negli
altri paesi. »
E questo è il libro, che 1' autore, spinto dal dovere di colmare una lacutta,
osava intitolare al nome augusto del futuro re d' Italia, millantandosi di ptibblicare
un libro di filila freschezza e modeniilà, in cui ogni amatore di autografi avrebbe
trovato il fatto suo, rendendo uìi bicon servigio segnatamente ai collezionisti ita-
liani. E le sue ridevoli millantazioni concludeva con queste parole:
« Questo mio manualetto è dunque. Altezza, documento e cronaca, scienza
ed arte, storia sincera di molti uomini cui 1' Italia ed il mondo venera ed onora. »
Facciamo i più fervidi voti che il sacrifìcio della lettura di questo volume
che io mi sono imposto per dovere di collettore e di critico, sia cspialoria per
tutti ; di guisa che nessuno se ne curi, perché oltre essere una profanazione del-
l'arte libraria per la soverchia smarginatura, e qualche altro difetto, non servi-
rebbe ad altro che a screditare questo ramo della nostra attività letteraria e
commerciale presso gli stranieri e a far passare anche ai meglio disposti la voglia
di far all'amore cogli autografi e molto più il proposito di prodigare cure e de-
nari per farne preziosa raccolta.
G. De Lunis.
NOTIZIE
Un Messale speciale di Costanza in possesso del libraio Ludwig Rosenthal di
Monaco è l'oggetto di vivissima disputa fra i bibliografi. Nel Centralblatt filr Bibliothekswesen
la disputa diventò si viva, ciie la direzione dovè chiuder la discussione e dichiarare di non
volersi più occupare della questione.
Gli uni, e fra questi naturalmente il proprietario .stesso, attribuiscono la stampa del
Messale a Gutenberg, gli altri lo negano, ed a tutti non mancano argomenti per provare
le loro asserzioni. Il signor E. Misset di Parigi pubblicò nel Bibliographe moderne (Pa-
rigi, num. 4) un articolo sotto il titolo : Un missel de Constance, auvre de Gulenberg avant 1450
esprimendo l'opinione, basata su argomenti liturgici, che il volume in questione sia ante-
riore a tutti quelli che sinora di Gutenberg si conoscano. Il celebre direttore generale della
222
LA BIBLIOFILIA
Biblioteca Nazionale di Parigi, dott. Léop. Delisle, confuta le argomentazioni del Misset
con argomenti liturgici e tipografici, sicché nulla di certo sinora potè essere stabilito a pro-
posito della data e del tipografo del volume in questione. Se ci è lecito di esprimere mo-
destamente il nostro parere, dobbiam dir, francamente, che queste discussioni ci sembrano
assai vaghe. Lasciando in disparte la questione liturgica e limitandoci soltanto a quella
dei caratteri usati per la stampa di quel volume, facciamo osservare che questi non offrono
alcuna certezza per stabilirne la data,
poiché spessissimo furono adoprati i ca-
ratteri molto tempo dopo la loro fusione
da tipografi che li ebbero dai loro col-
leghi che per varie ragioni se ne erano
disfatti ; non ultima quella che i primi
proprietari li aveano già adoprati per la
stampa di alcune opere e li stimarono
troppo stanchi per usarli ancora per la
stampa di altre. Non potrebbe essere
anche il caso che a quel tipografo (ed
ammettiamo pure che sia stato il Gu-
tenberg) il taglio dei caratteri che servi-
vano per la stampa del Missale speciale
non piacesse e ch'egli per questa ragione
li avesse ceduti ad altri, o\-s'ero che i
caratteri gli fossero stati sottratti? Non
triiviamo forse tanti volumi della fine
del 1400 e del principio del 150» con
caratteri assai antichi, che noi a prima
vista avremmo attribuiti a questo o quel
tipografo di data assai remota, se in fine
non si fosse trovata la sottoscrizione ti-
pografica colla data sicura? Abbiamo un
esempio sott' occhio che ci piace portare
in evidenza, più per provocare un parere
competente che per dare una forma de-
cisiva alla modesta nostra opinione. Ri-
produciamo la sottoscrizione tipografica
del volume degli Statuti d'Ascoli stam-
pato nel 1496, e domandiamo agli esimii
li fupradà fiatati fono
flàpati pluuencralxlc frate
3(oannidaXlxramo>5^l3.
cccUfiaix Sca ^1K)ana"5 foli
ffcano^cfla Ocacf ^fcolo,
^ltcmpTxU.«.1l9.0./?lntiam,
ao£@er lEoiradinofjpafq
lucdo-SerlBarnabco 6 f ma
tteoJK)oranocf mozanis.
5oàn'iantrea'6 fcucio'^pcri
fci'òacg (laccio, 7/^ntrcama
tbco"6uànu£talccpo"6Xu
catx f Kant fi peiliccionis "ò
gfcolo^ 35^^ l!anno,4l3.
•cccc.U'iocv V| ./RI tem pò xsX
0àfiimo.3n )cpo patre nfo
'9 papa/^lcTcàdro.V^dic
licro.Viu^apzeUs, —
contendenti, se i caratteri usati per questo
volume siano per taglio e forma tali da essere stati fusi negli ultimi anni del 1400. Se non
vi fosse stata la data, chi sa quante discussioni si sarebbero fatte intorno alla medesima!
Donde si è procurato quel uenerabile Frate Ioanni da Theramo i caratteri per stampare il
suo volume in la ecclefia de Seta Maria Gf Soli/tano d' la cita d'Afcolo nel 1496? Mistero!
In qual altro volume si trovano ancora i medesimi caratteri? Ai competenti in materia la
risposta ! E giacché un altro esempio ancora ci viene in mente, col quale possiamo addi-
mostrare che i tipi non sono affatto sufficienti per stabilire la data d'un volume, non vo-
gliamo passarlo sotto silenzio. A Bologna fu pubblicato un Tolomeo, e col commento di
LA BIBLIOFILIA 223
Filippiì Bersaldo, colla data del 1462 [Hain, 13538]. Chi si atteneva soltanto ai caratteri
rozzi di quell'edizione, dichiarò vera la data stampata nel volume e lo ritenne come il
primo stampato in Italia ; ma venne la critica e dimostrò che Filippo Beroaldo non poteva
aver commentato l'edizione, perché in tal anno avea soltanto sette anni e per quanto il
suo ingegno possa essere stato precoce, non avrebbe potuto stendere in quell' età un com-
mento al Tolomeo ! Si dichiarò che per isbaglio del tipografo fu stampato 1462 anziché
1472 e più tardi, dopo studi profondi, fu definitivamente assodato che il volume fu invece
stampato nel 148^ ! L. S. O.
La scoperta di sei preziosi disegni in una Bibbia del xv secolo. — Sotto questo
titolo pubblicò l'egregio nostro collaboratore Romolo Artiòli un articolo nel quaderno pre-
cedente della Bibliofilia, che suscitò ovuncjue vivo interesse si per l'importanza somma della
scoperta che per la chiarezza, precisione ed erudizione con cui l'autore ha trattato la que-
stione. Tutti i giornali importanti dell' Estero se ne sono occupati a varie riprese dimo-
strando la rarità ed il valore dell'edizione stampata dai primi tipografi italiani e l' impor-
tanza artistica dei disegni che attribuirono unanimamente o al Mantegna stesso, o ad uno
dei suoi migliori discepoli. I giornali tedeschi aggiungono all'articolo dell'egregio signor Ar-
tiòli che il commento di Niccolò De Lyra stampato in quest' edizione per la prima volta
fu studiato profondamente anche da Lutero e che a questa circostanza si riferiscono i noti
versi che allora erano sulle labbra di tutti
Si Lyra non lyrasset,
Lutherus non saltasse!.
Ma mentre all'Estero giornali letterari e politici se ne sono occupati con amore, ci rin-
cresce assai che in Italia la scoperta sia passata inosservata, eccezione fatta del giornale illu-
strato La Domenica del Corriere e che, accennandovi, stigmatizzò spiritosamente una tale
apatia. Ma da quanto ci viene scritto rileviamo con stupore che non è 1' apatia ma ben altro
il movente del silenzio ! Uno scrittore di vaglia aveva preparato un articolo per un giornale
illustrato italiano molto diffuso ; lo scritto piaceva assai alla direzione, ma fu ritornato
all'autore colla risposta che il proprietario della Bibbia non deve pretendere gli si faccia
graiuitamenie colla pubblicazione dell'articolo una reclame. L'autore rispose allora non essere
mai stato questo il suo intendimento ed invitò la direzione ad ommettere, volendo, il nome
del proprietario e ad occuparsi soltanto dell'importante oggetto, in questione a prò' dell'arte,
della letteratura e della coltura; ma tutto fu inutile e l'articolo non comparve. Incredi-
bile diclu!
Avviso ai bibliofili. — L'insegnante Nicola Mecoli mi scrive da Ari (Chieti) :
« Rovistando fra certi libri vecchi, ho ritrovato un Orlando Furioso, stampato a Ve-
nezia nel 1672 da Zaccaria Conzatti con argomenti in ottava rima di M. Lodovico Dolce,
allegorie di Tomaso Porcacchi e adorno di vaghissime incisioni.
« Il libro è ben conservato ed ai 46 canti del Furioso fanno séguito altri cincjue canti
aggiunti dall'autore sulla stessa materia.
« Se qualche bibliofilo volesse acquistarlo, glielo venderei per meno di 25 mila lire.
Si può essere più mode.sti? »
No certo, amico ; specialmente se si ha riguardo a quei cinque canti aggiunti. {Cor-
riere d' Italia, I, num. 41).
224 LA BIBLIOFILIA
Scuola di dcnne bibliotecarie in Germania. — Nel quaderno precedente ripor-
tammo elle nell'America molte biblioteche sono dirette già da parecchio tempo da donne
e che quest' esempio fu adottato anche in Inghilterra ; ora ci si scrive che il prof. Hottinger,
già direttore della Biblioteca universitaria di Strasburgo, ha 1" intenzione di fondare a Ber-
lino una scuola per donne che vogliano dedicarsi all' amministrazione o direzione di bi-
blioteche. In Germania esistono in possesso di molti piccoli Comuni, di società e di particolari
delle biblioteche le quali difettano di amministratori versati in materia, poiché o non pos-
sono permettersi il lusso di impiegare bibliotecari accademici, o non varrebbe la pena di
farlo stante la non grande importanza delle loro raccolte, mentre una donna potrebbe fa-
cilmente amministrare in pari tempo parecchie biblioteche di questo genere. Il progetto
del prof. Hottinger fu accolto favorevolmente e non e' è dubbio che presto sarà realizzato.
Biblioteca pubblica di Boston. — Da questa BiblÌL,teca fu pubblicata la Relazione
dell'anno 1898, presentata dal Consiglio di sorveglianza al Major della città.
L'incremento di questa Biblioteca è veramente sorprendente. Fondata nel 1852 aveva
allora 9628 volumi; ora ne ha 716,050.
In questi ultimi anni, con una spesa ingente, fu costruito il nuovo edifìzio della Bi-
blioteca centrale. Ma questo edifìzio non basta. Dipendenti dalla Biblioteca, e sparse per
la città vi sono altre 11 succursali, più 12 stazioni dove si distribuiscono libri per la let-
tura a domicilio, e 5 pubbliche sale di lettura.
Nel 1898 i volumi richiesti furono in tutti 1,245,842, dei quali 422,849 nella Biblio-
teca centrale e 822,993 nelle succursali, ecc.
Questa relazione è accompagnata da una pianta della città che indica dove sono
situate le succursali, le stazioni e le sale di lettura. Oltre questa pianta la Relazione dà il
prospetto del nuovo palazzo e altre 5 piante importanti, che indicano a qual uso i diversi
locali furono destinati.
Alla biblioteca centrale sono addetti 88 maschi e 79 donne, in tutte 167 persone.
Nelle succursali prestano servizio 15 maschi e 49 donne, in tutti 04 intlividui. Cosi la di-
rezione della Biblioteca dispone di 103 impiegati, di 128 donne; in tutto di 231 persone.
In appendice vi sono numerose tavole statistiche che servono a dare una più esatta
idea di questo grande istituto.
Una lettera inedita di Bodoni, ccilla quale il celebre tipografo accompagna al Tira-
boschi un esemplare àeW Aris lode ino, fu pubblicata per le nozze Bemporad-Benedetti dal
prof. Giuseppe Fumagalli in un opuscolo assai elegante in-4''. Il fregio che inquadra la prima
pagina è riproduzione di uno bodoniano, e vi si aggiungono anche quello del frontespizio e
dell' antiporta di cotesta edizione principe della tragedia montiana. Ma il più bel fregio di
questa pubblicazione è la riproduzione in fotocalcografìa del ritratto bellissimo del Bodoni,
dipinto dall'Appiani, che si conserva nella pinacoteca parmense, appiè del quale è anche
recata in fac-simile la firma dell'illustre tipografo.
Genealogia Estense per V. Rondinelle. (Ferrara, tip. Taddei, 1899, xxvi-56 pa-
gine). — Il signor Gastone Cavalieri j^ubblicó ]ier le nozze De Seras-Cavalieri la genealogia
degli Este di V. Rondinelln dal manoscritto, in ottava rima, di tutto pugno dell'autore, che
si trova nella Biblioteca del cav. Giuseppe Cavalieri di Ferrara. E un codice cartaceo del
XVI secolo, che contiene, oltre ai due canti in onore degli Este, alcime composizioni tra le
LA BIBLIOFILIA 225
quali è notevole un canto contro // dciraltori delle donne. Il volume, assai elegantemente stam-
pato su carta a mano, è preceduto d' alcune notizie raccolte suU' autore della getualogia,
Vincenzo Rondinello da Lugo.
L'Università di Cracovia celebrerà nel maggio 1900 il quinto centenario della sua
esistenza. Già da parecchio tempo appositi comitati si stanno occupando del programma per
questo giubileo. Tutte le università del mondo saranno invitate a mandare dei rappresentanti
a Cracovia. Le solennità avranno principio con un pellegrinaggio all'antico castello di Wavvel,
dove saranno deposte delle corone con dediche sui cenotafi dei tre fondatori dell'università
laghellona, cioè di Casimiro il Grande, della regina Edvige e del suo consorte Wadislao la-
ghiello. Poi il corteo si recherà alla Biblioteca laghellona, nel cui cortile sarà inaugurato il
monumento di Copernico.
Un libro antico rarissimo. — La Biblioteca del R. Collegio dei medici di Londra
ebbe in dono, come riferisce il Centralhlail fiir Bihlioihcksivesen, un libro assai raro, cioè un
esemplare dell'opera di Galeno « sui temperamenti -'> stampato in latino nel 1521. Il valore
bibliografico di questo volume consiste in ciò che desso era il sesto libro della serie di sette
stampati dal tipografo di Cambridge, JohnSiberch; nell' anno susseguente (1522) comparve
un altro libro ancora e poi non fu stampato in quella città alcun altro libro sino al 1584.
I volumi stampati da Siberch sono tutti estremamente rari ; d'uno di essi non si conosce che
un solo esemplare e tre sono completamente scomparsi. Del libro suddetto son noti ai biblio-
fili soltanto otto esemplari che si conservano - eccettuati due che si trovano in collezioni
private - in Biblioteche pubbliche.
Feste in onore di Gutenberg a Magonza nel 1900. — Nell'occasione delle feste
del quarto centenario di Gutenberg a Magonza nel 1900 fu progettata un'esposizione grafica,
per la quale fu destinato uno spazio di 2500 metri quadrati. Già quarantotto Ditte importanti
hanno inviato le loro adesioni, e di queste, trentadue [chiedono uno spazio di 882 metri
quadrati !
La R. Accademia delle scienze di Torino propone un premio di 30 000 lire per
quel letterato di qualunque nazionalità il quale avrà pubblicato dal 1° gennaio 1903 sino al
31 dicembre 1906 « il migliore lavoro critico sulla letteratura latina». Per il concorso si am-
metteranno soltanto opere stampate, mentre ne saranno esclusi i manoscritti.
Riunione bibliografica. — La Terza Riunione della Società bibliografica italiana, che
ha avuto luogo in Genova dal 3 al 6 di novembre, è riuscita discretamente numerosa e abba-
stanza importante.
Le sedute si tennero nel ridotto del teatro Carlo Felice, e furono regolate dall'illustre
prof. Alessandro D'Ancona, eletto ad unanimità di voti presidente della detta assemblea.
Furono fatte e discusse le seguenti letture : Gino Loria, Sui metodi di compilazione dei ca-
taloghi bibliografici; Ippolito Isola, La biblioteca civica di Genova; Salvatore Raineri, Fonti
bibliografiche di letteratura marinaresca ; Andrea Moschetti, Proposta di imporre l'obbligo ai tipo-
grafi di inviare una copia delle loro pubblicazioni anche alle biblioteche comunali del loro circon-
dario (?!); Carlo Reynaudi, Saggio di bibliografia ligure; A. D'Ancona, delazione sul « Dizio-
nario bio-bibliografico degli scrittori italiani » ; Gius. Fumagalli, Proposta di un codice italiano per
226 LA BIBLIOFILIA
la compilazione delle schede dei cataloghi ; L. A. Corbetto, La introduzione della stampa iti Genova
ed i primi tipografi genovesi ; Guido Pellizzari, Rclaziotie sui reagenti chimici adatti a far rivivere
le antiche scritture e sulle cautele da seguirsi nel loro uso; P. Petrocchi, Lo stato di una biblioteca
principale italiana nell'anno di grazia iSgg ; Giulio Puliti, Le biblioteche nemiche della scuola.
Fu deliberato, su proposta dell' illustre presidente prof. Alessandro D'Ancona, di dar
facoltà al Consiglio direttivo di iniziare con fondi sociali la stampa del Dizionario degli scrittori
italiani, e nelle due sedute private tenute nel pomeriggio del di 4 e nelle ore antimeridiane del
di 6 si procede alla modiScazione dello statuto nella parte riguardante le riunioni sociali, che
da annuali vennero ridotte a biennali, e fu protratta pure a due anni la durata delle cariche
sociali.
Dalla votazione per la rinnovazione del Consiglio direttivo risultarono eletti a presidente
il senatore P. Brambilla; a \-ice-presidenti, il prof. A. D'Ancona e il cav. G. Fumagalli; a
consiglieri, Piero Barbèra, Diomede Buonamici, Emanuele Greppi, Cesare Imperiale di San-
t'Angelo, Gino Loria, Alberto Lumbroso, Ippolito Malaguzzi Valeri, Antonio Manno. Fran-
cesco Novati e Corrado Ricci.
Dante. — Nella Sala di Dante in Or San Michele di Firenze sarà ripresa la lettura con-
tinuata della Divina Commedia dal canto Vili al XXXIV, col 4 del prossimo gennaio 1900.
L'elenco dei lettori sarà prossimamente pubblicato dalla Commissione esecutiva fiorentina
della Società dantesca italiana.
— Anche a Bologna, a cura del Consiglio direttivo del nuovo Circolo filologico, saranno
tenute conferenze di argomento dantesco, ad inaugurare le quali è stato invitato il conte
G. L. Passerini, direttore del Giornale dantesco, il quale parlò di Dante la sera del 9 dicem-
bre e fu vivamente applaudito. Tra gli altri che in séguito parleraimo a Bologna nella sala
del Circolo filologico, sono il prof. G. Picciola e il prof. Guido Biagi.
Biblioteca degli studi orientali. — Al Congresso degli Orientalisti tenutosi in Roma
nel passato autunno, il sig. Moreno, ministro di S. M. il Re all'Argentina, ha proposto la
fondazione in Roma, sotto gli auspici del Governo, di una biblioteca contenente soltanto do-
cumenti riferentisi agli studi orientali. Cosi, Roma diverrebbe la depositaria della più ricca
raccolta di libri, carte ed opere scientifiche. Per mandare ad efietto questa geniale propo-
sta, che la dotta assemblea approvò all' unanimità, basterebbe che i componenti il congresso
si occupassero per ottenere dai loro governi e dai dotti de' loro paesi l'invio di un esem-
plare di ogni libro, opuscolo, carta, disegno, fotografia, ecc., ecc., che abbia relazione con
gli studi orientali. La proposta è bella; ma sarà cosi facile come pare a prima \-ista, man-
darla ad effetto?
Una edizione illustrata degli Evangeli. — Colla pubblicazione della dispensa 24»,
si è completata in questi giorni la importante traduzione degli Evangeli dell' abbate Glaire,
sontuosamente illustrata con monumenti d'arte e con note di Eugène Muntz dell' Istituto di
Francia. Questa splendida pubblicazione è dov'uta alle cure degli editori A. Roger e F. Cher-
noviz di Parigi.
Archivio fotografico. — Camillo Boito, Corrado Ricci e Giuseppe Fumagalli hanno,
con pensiero lodevolissimo pensato di instituire a Milano, nel palazzo di Brera, un grande
Archivio fotografico in cui si accolga qualunque fotografia che man mano viene eseguita ;
LA BIBLIOFILIA 227
invitano perciò quanti amano l'arte e la storia, di mandar loro fotografie, col proposito di
ordinarle e disporle in modo conveniente. I vantaggi che da questa nuova e curiosa rac-
colta si potrebbero avere, sono evidenti. Ognuno potrebbe ricercarvi molti dei documenti
grafici che gli abbisognano per gli studi suoi ; né solo gli sprovvisti di mezzi vi trovereb-
bero un giusto aiuto, ma tutti indistintamente, ricchi e poveri, dalla quantità del materiale
raccolto e dalla regolare disposizione d'esso sarebbero grandemente facilitati nel loro lavoro.
Della Spedizione di S. A. R. il Duca degli Abruzzi al monte Sani' Elia nell'Alaska,
Ulrico Hoepli ha pubblicato una relazione del dott. Filippo De Filippi, che forma un grosso
volume, finamente illustrato, il quale è posto .in vendita a scopo di beneficenza. Cosi gli
amatori de' libri utili e belli, hanno modo di aggiungere alle loro raccolte un volume stu-
pendo, facendo al tempo stesso la carità.
Diderot. — A cura di M. Tournure sono stati raccolti e pubblicati sotto il titolo
Diderot et Catherine, alcuni non ancora noti manoscritti di Diderot, posseduti dalla biblioteca
privata dello Czar.
Libri che si vendono! — La Biblioteca miiversale Reclam ha già pubblicato niente-
meno che 4000 volumi della sua raccolta. Di questi, alcuni, specialmente dei classici, hanno
avuto una fortuna veramente enorme. Del Teli di Schiller si è venduta la bellezza di 620000 co-
pie ; del romanzo Hcrnumn ttnd Dorothca del Goethe ben 500000 e 300000 del Faust. Edi-
tori,
Diplomatica. — L'illustre comm. prof. Cesare Paoli ha pubblicato ora per le stampe
la seconda ed ultima dispensa del trattato di Diplomatica, che forma la terza parte del suo
Programma scolastico di paleografia latina e di diplomatica.
Questa seconda dispensa comprende lo studio dei documenti ed è divisa nei seguenti
capitoli: i) Definizioni e nozioni generali; 2) Preparazione e fattura dei documenti; 3) Testo
dei documenti ; 4) Protocollo dei documenti ; 5) Datazione dei documenti ; 6) Caratteri
estrinseci dei documenti ; 7) Tradizione e conservazione dei documenti.
L'opera insigne dell'autore è stata accolta dagli studiosi italiani e stranieri con molto
favore e specialmente questa ultima parte della quale mancavano in Italia manuali che cosi
chiaramente e magistralmente la insegnino.
Bibliogra&a di Castel San Pietro. — Nella ricorrenza del settimo centenario dalla
fondazione di Castel San Pietro nell'Emilia, il Consiglio comunale, per festeggiare in modo
solenne, utile e durevole questa data, ha stabilito di aprire un concorso con un premio in-
divisibile di tremila lire per una Storia documentata di Castel San Pietro, la quale dovrà, tra
altro, comprendere una esatta notizia bibliografica delle opere letterarie e scientifiche edite
o inedite lasciate da' cittadini di Castel San Pietro, indicando dove ora si conservino i ma-
noscritti inediti. Il concorso starà aperto fino alla mezzanotte del 31 di dicembre 1902. Per
ulteriori schiarimenti, rivolgersi al Sindaco di Castel San Pietro.
Arte. — Il giurì nominato per giudicare i lavori presentati al concorso per una testa
di Cristo ha pubblicato la sua relazione. I premi furono distribuiti cosi fra i concorrenti :
Premio di L. 3000 a un gesso di Ezio Ceccarelli di Firenze ; di L. 1000 a un frammento
228 LA BIBLIOFILIA
in marmo di P. Canonica di Torino; altro di L. looo a un gesso di Luigi Bistolfi di Roma;
di L. 500 a un quadro ad olio di Gaetano Previati di Milano e di L. 250 a un altro quadro
ad olio di Hall Richard di Parigi. Furono dichiarati degni di una menzione onorevole Ennio
Pasculus di Venezia, Edward Butler di Firenze, Giorgio Belloni di Milano nella pittura ;
Vittorio Pochini di Firenze, Francesco Jerace di Napoli e Antonio Valente di Parigi nella
scultura.
Con vivo dolore riceviamo il ferale annunzio della morte dell'illustre collega
BERNARD QUARITCH
a\^enuta il 18 del corrente mese di dicembre a Londra, dove egli conduceva la celebre
sua Libreria sino dal 1847.
Il nome del defunto, noto e venerato ovunque, ci dispensa dal tessere gli elogi di
colui che con tanto senno, con vasta coltura, con impareggiabile coraggio e con instanca-
bile lavoro, seppe, da umili inizi, conquistarsi il primo posto fra gli Editori ed Antiquari del
vecchio e del nuovo mondo.
Alla famiglia desolata inviamo le nostre più sentite condoglianze.
CORRISPONDENZA
L. K., Bucarest. — Grazie di cuore della comunicazione della Roumanie (11 novem-
bre 1899) colle cortesi e favorevoli sue parole all'indirizzo del Direttore della Bibliofilia^
non meno per il plauso che tributa alla sua impresa.
Br. K. Trier. — Besten Dank ftir Ihre freundliche Anerkennung. Von Ihrer gef.
Mittheilung ist Notiz genommen worden.
Agli egregi Soci della Società Bibliografica Italiana, che in seguito alla circolare della
Presidenza hanno accettato l'abbonamento alla Bibliofilia al prezzo ridotto a metà, e spe-
cialmente a tutti coloro che, in seguito all'adesione inviata alla Presidenza della S. B. I.,
reclamano la sollecita spedizione dei quaderni già pubblicati della Rivista, si fa noto che,
stante il numero esiguo degli aderenti, l'amministrazione della Bibliofilia non può tenerne
alcun conto e considera perciò la proposta eccezionale in favore della S. B. I. come non
avvenuta.
Chiuso il 20 dicembre 1899.
759-12-99. Tipografìa di Salvadore inaridì, Dircltorc <\.:\V Arte delia Siamf-a
Volume I Gennaio igoo Dispensa io*
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
Le Acconciature di Giovanni Guerra
Il frontespizio è questo: « Varie | Acconciatvre | Di Teste usate
da nobilissime | Dame in diuerse Cittadi d' | Italia » ; e più sotto, di cor-
sivo (mentre il fin qui riferito è in tondo e in maiuscoletto) : « AllTir"" et
Eccll'"' Sig'''' la I sig™ Flauia Peretti orsina et | la sig" orsina Peretti co-
lonna I Giovanni | Guerra». Le quali parole, cioè tutto questo titolo, sono
racchiuse, come dirò appresso, per entro un ornato ').
Le acconciature non si descrivono; ma sono rappresentate da inci-
sioni di busti femminili: poiché il libro del quale diamo notizia è uno dei
cosi detti libri d' imagini^). Qual fosse l'esser suo e l'ordinamento primitivi
non saprei ; avendone innanzi un esemplare rifatto o ricomposto, nel quale
le incisioni tagliate dai luoghi e dalle pagine che originariamente tennero
misurano ora mm. 0,142 xo,93, e son oggi incollate al recto e al tergo di
altre carte più grandi (mm. 0,201 X 0,1 40) sicché n'è stato formato un
volumetto in 4° di 24 ce, contandole tutte; delle quali son bianche inte-
ramente la prima e le ultime due, mentre la seconda ha nel solo recto il
frontespizio, e la terza, nel solo tergo, la prima stampa. A mano furon
poi numerate, cominciando dal tergo della e. terza, 39 pagine del libretto,
quelle sole cioè che portano le stampe delle acconciature.
Ho detto che il frontespizio è dentro ad un ornato. Ornati identici,
') Il libretto delle Acconciature qui descritto è posseduto in Firenze dal cav. ing. Carlo Martini.
-) Cfr. neW Histotre Litteraire de la France, il voi. XXXI (Paris, 1893) un capitolo sui Livres d'images.
E la Bihliographie des livres à Jigttres vénitiens de la fin dii xv siede et dit commencement dit xxd (Pa-
ris, 1892) del Duca di Rivoli; cui fece aggiunte P. Kristeller, La Xilografia veneziana (Arch. Stor.
dell'Arte; V, 2).
230
LA BIBLIOFILIA
fatti da doppie cornici che portano in ogni angolo, e sulla metà del lato
pili lungo, il verticale, una conchiglia, e che inchiudendo, non ad angioli ma
a curve rotondeggianti, uno spazio, dirò cosi, rettangolare, formano nel lato
superiore e nell' inferiore una cartella, attorniano anche tutte le incisioni.
Le due cartelle contengono, nel frontespizio, quella in alto, le parole «\'a-
rie I Acconciatvre »; quella in basso, i nomi «; Giovanni | Guerra»: la car-
tella superiore ha, nelle altre in-
cisioni, la designazione della città
alla quale la gentildonna rappre-
sentata appartiene ; la inferiore
altro epiteto che ne dice la pre-
cipua dote.
Le trentanove acconciature
son queste e le riferisco nell'or-
dine nel quale stanno oggi nel li-
bretto, con le caratteristiche loro.
Fiorentina (modesta); Pisana (con-
stante); Lvchese (atilata); Senese
(saggia); Genovese (amorosa); \''e-
netiana (signorile); Romana (no-
bilissima) ; Bolognese (affabile) ;
Viterbese (fedele); Anconitana
(gratiosa); Spoletina (amorevole);
Fvlignata (humile); Napolitana
(legiadra); Gaetana (famosa); Pa-
lermitana (vnica) ; Capvana (altie-
ra) ; Parmigiana (honesta) ; Mila-
nese (ornata); Todertina (capri-
ciosa); Mantovana (ioconda);Veronesa (magnanima); Piacentina (prudente);
Tivolesa (fastosa); \'icentina (bella); Modenese (vaga); Reggiana (gentile);
Padovana (delicata); Vrbinata (pomposa); Cremonese (piacevola); Pesarina
(sdegnosa); Piamontese (cortese); Sabinese (valorosa); Lodegiana (liberale);
Pervgina (astuta); Vdinese (virtvosa); Ferarese (audace); Bresciana (splen-
dida); Riminese (galante); Bergamasca (indvstriosa).
Se tali figure ci rappresentino la verità del costume o piuttosto le fan-
tasie dell'artista, mal si direbbe senza lungo studio. Combinate con veli e
vezzi, fermate con nastri e spille, sorrette da nascosti sostegni che s'indo-
vinano, attorte in molteplici volute di trecce, che non sempre il capo della
LA BIBLIOFILIA 231
gentildonna avrà potuto dar tutte di suo, alcune di tali acconciature son
eleganti, altre bizzarre, altre sembrano fin quasi impossibili: ma che fos-
sero usitate non potrebbe forse negarsi. Il tempo nel quale visse l'artista
che, incise, le pubblicò, le riporta alla seconda metà del secolo xvi ; e
allora siffatte acconciature, che volevano lungo lavoro e non facile, saranno
state per le feste, i balli, i conviti : le usuali dovettero essere più sempUci
d'assai, come semplicissime si vedono quelle molto più antiche nelle figure
muHebri in miniatura nell'esemplare laurenziano (plut. XL cod. 52) del
secolo XIV deWAcerèa di Cecco d'Ascoli. Se non che quanto camino si fosse
fatto già nel seguente secolo in quest' arte dell' acconciature, e come di
esse le bizzarrie delineate da Giovanni Guerra fossero cosa non molto
lontana dal vero, impariamo da un predicatore popolarissimo, poi santo,
che sulla piazza a pie della torre del palazzo del comune, nel 1427, rim-
proverava : « O donna, pon mente al mio dire. Del tuo capo tu n'hai fatto
un iddio; e così ne fai tu, madre, del capo de la tua figliuola; tu non pensi
più là: sempre la studi, e talvolta» (mei perdonino i lettori, e perdonino,
anche al buon fraticello) « è piena di lendini !» : e delle acconciature prose-
gue a dire (accennando ancora ai capelli dei morti e ai crini dei cavalli por-
tati in capo dalle donne) chiamandone le fogge varie con nomi di scherno :
« Egli mi pare vedere ne' capi vostri tanta vanità che mi pare un orrore :
chi '1 porta a merli, chi a' càssari, chi a torri trasportate in fuore, come
questa torre. Io vego i merli dove si rizzano le bandiere del diavolo; e
tali hanno le balestriere atte a poter percuotere altrui, e cosi da essere
percossi ; dove si fa sempre battaglia, come se fusse una de le vostre terre,
la quale fusse combattuta. So anco di quelle che hanno più capi che 'I dia-
volo; ogni dì rimutano un capo di nuovo, e ci è tale che n'ha anco più;
che di quello eh' io mi ricordo da quindici anni in qua, tanti modi, tante
forge, ch'io trasecolo! Io vego tale che porta il capo a trippa, chi il porta
a frittella, chi a taglieri, chi a frappole, chi l'avviluppa in su, chi in giù »').
Alle quali descrizioni del santo possono ravvicinarsi le altre accompagnate
da figure sincrone raccolte, per l'antichità, dal Manoni^), per la Francia
moderna, dal D'Eze e Marcel^), dalla contessa di Villermont"), e dal con-
1) Le Prediche volgari di S. BERNARDINO DA Siena dette nella Piazza del Campo Vanno 1427 ora
primamente edite da Luciano Banchi. (Siena, tip. editrice San Bernardino, 1880-1888, volumi 3), III,
pagine 206, 209.
-) Manoni (A.), // Costume e Parte delle acconciature neW antichità. Milano, Hoepli, 1895.
3) D'ÈZE e Marcel (A.), Histoire de la Coiffure des femmes en France. Paris, OUendorfF, 1886.
■•) De Villermont (Comtesse Marie), Histoire de la Coiffure femminine. Bruxelles, Ad. Mertens,
imprimeur-éditeur, Rue d'Or 14, 1891.
-32 LA BIBLIOFILIA
fronte, avremo argomento per credere non imaginarie queste italiane in-
cise da Giovanni Guerra sulla fine del cinquecento.
Fu Giovanni il più noto di due altri fratelli anch'essi artisti: Gaspero,
intagliatore in legno, architetto della chiesa e di parte del convento di
Sant'Andrea delle Fratte in Roma ; Giovanni Battista, Filippino alla Chiesa
Nuova di Roma, ove diresse i lavori, alcuni su disegni propri. Giovanni
(diverso da un Giovanni Guerra bolognese, plastico) nacque in Modena
nel I 544 ; e presto, come i fratelli, trasferissi a Roma dove molto, nel pon-
tificato di Sisto V, lavorò; di pittura, quasi sempre in compagnia d'altri,
la tribuna sopra l'altare della chiesa della Rotonda, la facciata di San Gia-
como a Scossacavalli, di San Niccolò ai Cesarini; d'architettura, la Scala
santa, e in patria, la chiesa della Beata Vergine del Paradiso, l'altra della
Madonna delle Asse, dei canonaci lateranensi '); d'incisione, un numero
grande di composizioni tratte dalla Scrittura, dalle storie greca e romana,
le carte nell'opera del Fontana sul trasporto della guglia di San Pietro,
.un'altra carta detta il Paradiso mistico; disegnò i rami, che il Tempestino
incise, per l'opera del Galloni su' tormenti de' martiri, e disegnate e incise
da lui, le Acconciature delle quali abbiamo qui tenuto parola"). Di queste
scrive il Gori^) che furono quaranta incisioni: onde, se in quel numero non
deve contarsi il frontespizio, una ne mancherebbe nell'esemplare di cui
discorriamo, senza che sappiamo qual sia, poiché quello storico degli inci-
sori, solo a farne ricordo, non le descrive. L'esemplare che n'abbiamo
sott' occhio appartenne a nobil famiglia pisana, come ci dice, incollato
nella faccia interna del cartone anteriore, un ex libris che è un' incisione
d'uno stemma gentilizio, nobiliare, che ha lo scudo spaccato, sopra rosso
sotto bianco, e nel bianco tre foglie di vite in triangolo, due sotto e una
sopra, portando scritto sotto «Stemma Nob: Fam: Patriciae Pisanae | Del
Testa De Tignoso » e, a mano, sotto il frontespizio « Del C. A. del Testa » :
al quale esemplare pochi compagni si darebbero, dacché non lo registra il
') Due disegni del Guerra, « parte di una facciata di una chiesa a due ordini» sono nella Galleria
degli Uffizi: cfr., a pagina 26, Vindice geografico analitico dei disegni di Architettura civile e militare esi-
stenti nella R. Galleria degli Uffizi in Firenze (Ministero della Pubblica Istruzione, Indici e Cataloghi. Ili)
compilato da Nerino Ferri. Roma 1885.
2) Cfr. GiROl.ASio Tirahoschi, Notizie de' Pittori, Scultori, Incisori e Architetti natii degli Stati
del Serenissimo Signor Duca di Modena, con una Appendice de' Professori di musica. Modena, l"86.
G. Campori, Gli Artisti italiani e stranieri negli Stati estensi. Catalogo storico corredato di documenti
inediti. Modena, 1855.
3) Notizie Isloriche degV Intagliatori. Opera di Gio. GoRl Gandellini Sanese (Presso Vincenzo
Pazzini Calli e Figli, Siena 1771, tomi 3 in-8), II, pag. 124. Nella Allgemeine Encyklopiidie der Wissen-
schaften und KUnste (Leipzig, Brockhaus, 1877): « Guerra radirte .luch 48 Blatter unter dem Titel: Varie
Acconciature di teste usate da nobilissime dame in diverse città d' Italia. »
LA BIBLIOFILIA 233
Catalogo ') della ricchissima collezione di stampe appartenute a Leopoldo
Cicognara.
Se le Acconciature di Giovanni Guerra non sono splendida opera d'in-
cisore, se fanno incerta testimonianza per la storia del costume ^), questo
non toglie che di esse la raccolta, quale l'abbiamo descritta, sia libro ra-
rissimo. La più parte delle figure, come si vede in quella che per saggio
è riprodotta, sono sottoscritte nel centro della cartella inferiore, sotto
l'epiteto attribuito alla gentildonna rappresentata, dove si vedono due G
(le iniziali di Giovanni Guerra) legate in monogramma; mancano di questa
sigla, e quindi possono aversi come incisioni avanti lettera, la Venetiana,
la Romana, la Viterbese, la Spoletina, la Fulginata, la Gaetana, la Vero-
nesa, la Piacentina, la Tivolesa, la Vicentina, la Urbinata, la Piamontese,
la Sabinese, la Lodegiana, la Perugina, la Udinese e la Bergamasca. E
poiché il saggio dato rappresenta, secondo il Guerra, l'acconciatura delle
fiorentine nella seconda metà del secolo xvi, diremo che queste e le altre
toscane avevano avuto, nei tempi passati, da portare sulla testa. Cerchielli
e Corone, di tessuti e di metalli. Frontali, Frenelli, Intrecciatoi : i quali,
venuti in uso o dal desiderio d'adornarsi o dal bisogno di tener fermi e
ravviati i capelli, diventarono ben presto cose di lusso e molti divieti
ebbero o provvisioni che ne limitavano la spesa negli Statuti medievali dei
nostri Comuni. Più alla storia delle vesti che all'adornamento della testa,
appartiene un curioso ricordo lasciatoci dal cronista Donato Velluti d'una
monna Diana fiorentina del Trecento; la quale (forse fu usanza sua, non
di tutte) « portava molto in capo : intanto che essendo una volta al palagio
vecchio de' Rossi, dirimpetto a Santa Filicita, ove oggi è l'albergo, e ca-
dendo d'in sul palagio una grande pietra, e cadendole in capo, non la
sentì, se non come fosse stata polvere venuta giù per razolire di polli:
onde ella, sentendosi, disse: Chisci, chisci ; e altro male non le fece, per
cagione de' molti panni ch'avea in capo.» ') C. Mazzi.
') Le premier Siede de la Calcographie ou Catalogne raisonné des Esianipes dii cabinet de feti M. le
comic Le'opold Cicognara avec une Appendice sur les nielles du méme cabinet. Ecole d' Italie par Alexandre
Zanetti. Venise, Joseph Antonelli imprimeur-libraire, 1837.
2) Non sarà inutile richiamare qui nella erudita memoria di A. Luzio e R. Renier, // lusso d'Isa-
bella d' Este i capitoli VII e Vili, < Accessori e segreti della toilette » (Nuova Antologia, Serie quarta,
LXV, 20).
•') Cfr. a pag. 36 La Donna Fiorentina nei primi secoli del Comune, monografia di I. Del Lungo
(Estr. dalla Rassegtia Nazionale, voi. XXXV [1887]).
234
LA BIBLIOFILIA
D'UN PREGE\'OLE CODICE
DELLA COSMOGRAFIA DI TOLOMEO
^t *V^)
ENCHÉ, come documento storico, l' esemplare della
Cosmografia di Tolomeo, del quale ci occupiamo, non ci
dia quasi nulla più di quanto ci viene generalmente dato
dalla più parte de' Mss. che di tale opera si conservano
nelle Biblioteche, è tuttavia prezzo dell'opera discorrerne e ri-
chiamare su di esso l'attenzione degli studiosi, sia perché -com'è
noto - dei codici di Tolomeo non è ragguardevole il numero, sia
perché si tratta d' un esemplare di estrema eleganza e finitezza,
notevole per alcune particolarità, che vanno messe nel debito
rilievo.
Il testo è quello della ben nota versione latina, che del-
l'opera di Tolomeo (fatta venir di Grecia in Italia da Palla
Strozzi ') nei primi anni del xv secolo) procurò per ordine di
papa Alessandro V il dotto discepolo del Crisolora e Segretario
Apostohco Jacopo Angiolo o d'Angiolo della Scarperia (nel Mu-
gello): la quale versione sarebbe ozioso ricordare (juanto poten-
temente abbia influito sul concetto scientifico, che del mondo
s'erano formato gli scienziati del medio-evo.
Si sa che Jacopo fece solo la traduzione del testo, non cu-
randosi delle carte, rifatte probabilmente nel v secolo dall'ales-
sandrino Agatodemone, insieme con quello stesso pervenute dal-
l'oriente per cura dello Strozzi, e poi copiate da Francesco di
Lapacino e da Domenico di Leonardo Buoninsegni, che ai ter-
mini greci vi sostituirono quelli latini: e tali carte infatti non
furono riprodotte nella prima rarissima edizione della Cosmo-
grafia - in latino - di Tolomeo, cioè in quella di Vicenza («ab
Hermano Leuilapide Coloniensi accuratissime impressa » 1475:
1) Cfr. ad es. Mehus, Vit. Ambr. Trav. I, 360, dove da una biograiia di l'alia Strozzi
è riferito che « Messer Palla mandò in Grecia per infiniti volumi tutti alle sua ispese. La Cc-
smografia di Tolomeo colla pittura fece venire infino da Coslantinopoli.... » ecc.
LA BIBLIOFILIA 235
Hain '^13536), e non s'introdussero nel testo che nell'edizione del 1478, di
Roma, incise in rame da Arnoldo Buckink (« .... geographiam Arnoldus Bu-
ckinck e Germania Rome tabulis aeneis in picturis formatam impressit »),
e più tardi in legno da Nicola Donis e da Gio. Schnitzer de Arnsheim {de
Arnissheiin) per l'edizione del 1482. Analogamente nel nostro codice, che
appartiene alla metà circa del secolo, il quale ne vide la prima impressione
a stampa, e non può esser molto lontano dagli anni in cui Jacopo eseguiva
la versione, sono omesse le tavole, senza pregiudizio però del testo, che è
integro, e dà anche le illustrazioni che ad ogni tavola si riferirebbero.
Ma è tempo che diciamo più particolarmente di questo codice. E esso
un volume cartaceo, della prima metà del secolo xv, di ce. 173 numerate
verso la fine del secolo xvi (0,198 X 0,290), distinte in quinterni 17 di
IO carte ciascuno coi richiami nell'ultima carta, oltre ad un duerno in fine,
nel quale però manca l'ultima carta bianca. La carta di cui consta sarebbe
quella levigata, lucida, consistente, che si suol ancora chiamare boinbycina o
bambagina. La rilegatura, de' secoli x\a-vii circa, consta di tavole in legno
ricoperte di cuoio, che fii già ornato di ampie e ricchissime inquadrature o
cornici impressevi a secco, e fregi vari elegantissimi ; v' hanno le tracce
de' fermagli. La scrittura del codice è la minuscola umanistica nella sua
più bella e più elegante forma. Ogni pagina piena conta in media n.° 31
righe di scrittura, con ampi e ricchi margini per ogni parte. Il volume co-
mincia senz' altro con la nota dedica di Jacopo « Beatissimo Patri Alexan-
dro quinto». Seguono gli otto libri completi della Cosmografia con l'indi-
cazione numerica per ciascuno corrente nel margine superiore (I 2'; II 19'';
III 46'-; IV 75^ V 96^; VI 123^ VII 140^ Vili 155^): a ciascun libro è
premesso il titolo e l'esposizione del contenuto. Nei libri II-VII è ag-
giunta inoltre, da mano posteriore, l'indicazione delle carte o tavole cui
essi si riferirebbero; ad es.: e. 20^ nel lib. II « T. I. EVR. »; e. 46'' prin-
cipio del Hb. Ili «T. VI. EVR.» e. 75^princ. del IV «T. I. APHR.»;c. 96''
princ. del V «T. I. AS.»; e. 123'' princ. del VI « T. V. AS. »; e. 140'' princ.
del VII «T. X. AS. ». Le quali tavole, oltre a quella generale del mondo,
dovevano essere le solite 26, come si desume dalle ce. 156" sgg. « Expo-
sitio omnium summarum quibus continentur in Eoropa tabule X»; e. 161''
«.in Lybia tabule quatuor »; e. i63'" «Asie maioris tabule duodecim')». Il
') Nell'edizione romana del 1478 sono appunto 27 le tavole; però in parecchi Mss. le tavole sono 30,
come fra gli altri nello splendido esemplare laurenziano, riccamente miniato, Plut. xxx, 3 - fatto pel Duca di
Modena e Reggio, Borso d' Ester dove la prima rappresenta tutto il mondo, tredici riguardano l'Europa,
quattro l'Africa e dodici l'Asia. In altri codici, ad es. nel Plut. xxx, 4, sono 32 le tavole, quante cioè
nell'edizione d'Ulma (1482).
236
LA BIBLIOFILIA
testo, oltre ad alcune aggiunte o postille marginali in latino, dovute allo
stesso amanuense, ha qua e là correzioni ed aggiunte, in volgare, poste-
riori al secolo xv, probabilmente dei secoli xvi-vii; sovrattutto le tavole
numeriche ricorrono spesso emendate, e non di rado con rettificazioni di
valore: elemento questo importantissimo, che accresce il pregio del codice,
poiché prova che esso fu indubbiamente posseduto da qualche dotto.
Alla fine, dopo l'elenco delle provincie o satrapie nell'Europa, nel-
l'Africa e nell'Asia (e. 172"^ sgg.), nel verso dell'ultima carta, leggesi la
sottoscrizione seguente: «Claudij ptolomei viri Alexandrini cosmographiae
I octauus et vltimus liber a Jacobo Angelo e grseco in | Latinum traductus
I finit felicissimse | Vale qui legis». Ora cosi in questa sottoscrizione, come
ne' titoli de' libri, nelle iniziali de' capitoli, e nelle tavole numeriche delle
determinate, relative alle singole località, è notevole l' uso che copiosa-
mente vi fece l'amanuense di inchiostri vari, differenti da quelli soliti. Che,
mentre il testo è scritto in nero, anzi piuttosto in inchiostro quasi giallo-
gnolo, i titoli de' capitoli sono alternativamente in verde ed in violetto, e,
se contano più righe, in queste si alternano tali due colori ; le colonne
de' numeri sono la prima in verde, la seconda in violetto; nella sottoscri-
zione infine la prima, la terza e la quinta riga sono in violetto, la seconda
e la quarta in verde. È noto che il colore azzurro, cosi come il rosso (che
LA BIBLIOFILIA
237
dapprima sembra servisse preferibilmente ne' Mss. de' classici alla trascri-
zione delle prime linee del testo) a poco a poco rimasero ne' codici per le
lettere iniziali, per i titoli, per le didascalie de' capitoli e de' paragrafi, tal-
volta per annotazioni marginali, per le segnature ed i richiami, per le
sottoscrizioni, ecc. ; il color verde poi, adoperato ne' documenti orientali
per sottoscrizioni di principi e di prelati'), ne' Mss. latini si riscontra ado-
perato quasi eccezionalmente, come il violetto. Il Paoli, che nella parte II
del suo dotto « Programma Scolastico di paleografia latina e di diploma-
tica » {Macerie scrittorie e librarie, pp. 73 segg.) tratta, come suole, ampia-
mente e diligentemente anche di questa parte, notato l'uso rarissimo di
siffatti colori, quali il verde, il violetto, ecc., ne' Mss. letterari, ricorda due
codici laurenziano-ashburnhamiani (il 905 ed il 932, quello de' primi del
secolo XVI, questo del secolo xv) notevoli per esservi adoperato l'inchiostro
azzurro, il rosso, il verdastro, il violetto. A questi va aggiunto il nostro
esemplare della Cosmografia di Tolomeo, modello di eleganza e di preci-
sione, dove i colori differenti dal nero sono adoperati, come risulta dalle
1) Però nel documento laurenziano del Decreto d'unione della chiesa greca alla latina, l'imperatore Gio-
vanni Paleologo vi si sottoscriveva in tutte lettere rosse.
2r,s
LA BIBLIOFILIA
osservazioni fatte, con un determinato criterio, cioè per un dato scopo. E,
poiché se n'offre qui l'opportunità, ricorderò che si potrebbero aggiun-
gere a questo elenco ancora parecchi altri Mss., in ispecie gli Ashburnha-
miani seguenti: n.° 1097 (^dove, in un frammento astronomico del secolo xii
circa v'ha largo uso di verde e di rosso), n.° 14 17 (« Viaticus motuum pla-
netarum » di « Erasmus Horisius[- cius] Germanus v, dove ogni' carta ha
un'inquadratura rossa, i titoli sono in rosso ed in verde, e le tavole in rosso
ed in nero; è de' primi del secolo xvi); n.° 1657 (Epistole e trattati di Leo-
nardo Bruni e di altri, della fine del secolo xv : dove l'inquadratura per
ogni pagina è in violetto, in violetto i titoli, e le note marginali, numerose,
pur in violetto sottolineato di giallo. 11 ms. fu copiato a Napoli nel 1490-91,
come risulta dalle sottoscrizioni pure in inchiostro violetto).
Un' altra particolarità degna di special considerazione nel nostro
Tolomeo sono le lettere iniziali cosi della epistola dedicatoria come
de' singoli libri (quelle de' capitoli sono capitali, alternativamente in verde
ed in violetto; le altre che occorrono qua e là, in rosso). La prima,
cioè la B di « Beatissimo Patri Alexandre quinto » etc, la quale si stende
LA BIBLIOFILIA 239
lungo il margine superiore e il laterale ed è riprodotta in principio di
questa notizia, è disegnata e dipinta su fondi in giallo, bianco, violetto,
verde, su cui quasi a guisa di nastri s'intrecciano vagamente e volubil-
mente rami e frondi, per modo da formare un insieme piacevole all'oc-
chio. Le altre, C, Q, I, M, P, A, I e Q (« e. 2" Cosmographia designatrix;
e. ig"" Que ad universalèm ; e. 46" Italie situs; e. 75" Mauritanie tinganice
situs ; e. gó' Ponti et Bithynie situs; e. 123'' Assyrie situs; e. 140'' Indie
intra Gangem fluvium situs; e. 155" Ouotquot quidem oportuerit »), le
quali sono anch'esse qui riprodotte affinché chi legge possa farsene una
qualche idea, quanto almeno lo permetta la mancanza de' colori che nel •
ms. danno loro vita e forza, sono in bianco su fondo rosso, con disegno
di frondi o rami che capricciosamente s'intreccia a nastri. Di questo genere
d'iniziali abbondano molti codici della Laurenziana, de' secoli xv e xvi,
di scuola umanistica '), mentre è noto che quasi uguali, sebbene non ugual-
mente lavorate con finitezza, ricorrono in codici - specialmente sacri -
de' secoli xi e xii. Onde non sarebbe fuor di proposito affermare che la
scuola calligrafica umanistica, come fece per la scrittura in genere, anche
per la parte ornamentale, e più specialmente per le iniziali s'adoprò che
rivivessero le forme e i modelli dell'antichità, con tanto ossequio venerata,
come ad esempio voleva il Bruni in una lettera a Niccolò Niccoli (la io''
del lib. II nell'edizione del Mehus, Florentiae 1741): il quale trasmettendo
al dotto umanista un volume « praeclare scriptum orationum Ciceronis »
posseduto da Bartolomeo Capra Cremonese, lo avverte che questi « cupit
ut singvilorum capita librorum splendore litterarum illuminentur », e lo
prega « tu ergo in ea re diligentiam tuam adhibebis dabisque operam ut
non auro nec murice, sed vetusto more hae litterae fiant » osservando: « Nam
inaurare vel hic potuisset, si huiusce rei cupiditas ipsum haberet. Verum
haec spernit et antiquitati deditus est. Ouare facies ut tibi videbitur utque
existimabis amatori anfiquifatis potissimum gratificari etc. Senis. [1407?]».
Questa specie di iniziali disegnate a volubili e capricciosi intrecci di
nastri, rami, frondi, tronchi, ecc., con fondi o verdi, o azzurri, o rosei, o
violetti, o misti di queste tinte, e spesso punteggiati in bianco, faceva
appunto nel risorgimento del culto classico, e forse specialmente per opera
1) Ne sono ornati per l'appunto i due codici splendidissimi della Cosmografia di Tolomeo segnati
Plut. XXX, 2 e Plut. XXX, 4. Passarono anche nelle opere impresse a stampa, dove se n'hanno elegantissimi
esemplari. Citerò, cosi a memoria, l'Euclide veneto del 1482 (impresso da Erhardus Ratdolt augustensis),
il Teocrito aldino del 1495 con ricche iniziali xilografiche, ecc.
240 LA BIBLIOFILIA
della scuola fiorentina, rivivere l'antica maniera di ornare, « non auro nec
murice » i Manoscritti.
Gioverà infine aggiungere che l'esemplare del Tolomeo da noi de-
scritto e ammirato nella ricca libreria del cav. L. S. Olschki, porta nel
piatto interno della copertina anteriore la seguente designazione, appostavi
forse nel secolo scorso : «. N° 6g. Cosmovraphia ptolomeì. y> „ ^
^ ^. /- /- £_ ROSTAGNO.
RECENSIONI E RIVISTA DI CATALOGHI PER BIBLIOFILI
L. Det.isle. Origine de trois feuillets d'une Cité de Dieu en francais
ornée de remarquables peintures. Paris, 1899, in-4° gr.
L'illustre Direttore della Biblioteca Nazionale di Parigi ha pubblicato nel
Journal dcs Savanis il lavoro qui indicato, e ne fece fare un numero esiguo d'estratti,
di cui egli si compiacque favorirci un esemplare. Il nome dell'autore ci dispensa
dal giudicare sul merito della pubblicazione, poiché ogni scritto suo, è, com'è
ben noto, superiore ad ogni elogio. Ci limitiamo perciò soltanto a riferire succin-
tamente il contenuto di questo lavoro interessante, che potrebbe o dovrebbe
piuttosto essere una lezione utile ai bibliofili in generale ed ai bibliotecari in
particolare. Il lettore intelligente ne rimane colpito rilevandovi, oltre la somma
competenza dell' autore in fatto di manoscritti, la sua immensa attività e memoria.
Il signor Delisle, occupato in tanti lavori letterari ed alla testa della prima biblioteca
del mondo, la cui amministrazione certamente gli darà da fare parecchio, trova
ancora il tempo di leggere tutti i cataloghi librari che gli pervengono, e con quale
attenzione ! Percorrendo il catalogo d' asta della Biblioteca John Hayford Thorold,
il signor Delisle si fermò al n." 12 19: De civitate Dei de s. Augusti u, traduction
franfaise de Raoul de Prcles. Trois pages sur vélin, avec illustratious dues à un
artiste de l' Ecolc de Francois Faucqu^f. .vr<' siede. Venutogli il sospetto che queste
tre miniature dovessero appartenere ad un codice esistente in una pubblica biblio-
teca della Francia, se le fece venire per esame e constatò, dopo un confronto con
una fotografia inviatagli sedici (!) anni fa dal conte de Soultrait, che queste ap-
partengono aX magnifico codice della Biblioteca Municipale di ^làcon, al quale
nel 1835, allorché fu acquistato, mancavano ben nove miniature, cinque delle quali
furono però più tardi rinvenute ed aggiunte al codice. Naturalmente furono acqui-
state le tre della vendita londinese riconosciute con tanto acume dall'illustre sigTior
Delisle e riservate per il prezzo di fr. 7500 alla città di Macon, che pone un giusto
orgoglio nel possesso di un si prezioso codice. Queste tre miniature formano l' og-
getto del trattato dell'autore, che gli ha aggiunto i facsimili magnificamente eseguiti
in eliotipia dal Dujardin di Parigi. Le miniature appartengono al terzo, settimo,
e nono libro della Citfà di Dio di Sant'Agostino, e sono d'una ricchezza, bellezza e
LA BIBLIOFILIA 241
perfezione d'arte maravigliose. L'autore descrive nel suo pregevole lavoro minu-
tamente le splendide miniature che sono addirittura quadri di prim' ordine, e vi
aggiunge le sue acute osserv^azioni. Chiudiamo questa breve relazione riportando
dall'opuscolo l'esordio assai interessante:
« C'est peut-ètre sur les manuscrits ornés de peintures que le vandalisme a
de préférence exercé ses ravages dans nos bibliothèques. Des manuscrits de premier
ordre ne sont plus aujourd'hui représentés que par des pages mises de coté au
moment où les feuillets du texte ont été livrés aux marchands de parchemin. Le
plus mémorable attentai de ce genre est celui dont a été victime, à la fin du
XVIII'' siede, le livre d'heures d'Etienne Chevalier, dont il ne subsiste plus guère
aujourd'hui que les quarante merveilleuses miniatures de Jean Foucquet conservées
au Musée Condé, à Chantilly.
« Par contre, nous avons sur les rayons de nos bibliothèques nombre de ma-
nuscrits dans lesquels des ciseaux barbares se sont promenés pour enlever ga et
là des miniatures, dont on a fait soit des pièces d'album, soit des images pour
récompenser des enfants, soit des tableaux pour orner des murs de salon. C'est
ainsi que nous rencontrons dans les musées et dans les cabinets de curiosités des
feuillets de manuscrits couverts de peinture, qui sont parfois de remarquables
ceuvres d'art et dont la valeur serait encore plus grande si l'origine en était connue
et si l'on pouvait, au moins par la pensée, les remettre à la place qu'ils devaient
primitivement occuper. »
E qui cade in acconcio di raccomandare ai direttori delle biblioteche la mas-
sima sorveglianza, particolarmente per i codici miniati, affinché non avvengano
mutilazioni simili a quelle lamentate nell'opuscolo dell'illustre signor Delisle e da
noi in questa Rivista a pagine 173-174, allorché ci occupammo dei furti del Libri
nel vSeminario di Autun. L. S. O.
Catalogo dei libri posseduti da Charles Fairfax Murray. Lon-
dra, 1899. Due parti in-8 gr.
La lettura d'un catalogo bene compilato di opere rare riesce sempre impor-
tante e procura ai bibliofili il piacere che suol recare, generalmente, la lettura di
un buono e bel libro. Il vero bibliofilo non legge soltanto i titoli materialmente,
ma si imagina di avere dinanzi a sé i volumi descritti. Ma purtroppo i cataloghi
d'oggigiorno, per quanto bene compilati ed anche riccamente illustrati, conten-
gono in generale si pochi libri di vero valore artistico, che la loro lettura pro-
voca presto stanchezza. I bei libri figurati di Venezia e di Firenze, le Rappresen-
tazioni sacre coi legni magnifici che il più delle volte sono anteriori all'epoca
dell' edizione, e ci rivelano che moltissimi libri maravigliosamente illustrati della
fine del xv e del principio del xvi secolo sono completamente scomparsi, gli In-
cunaboli dell'arte tipografica, usciti dalle officine degli Sweynheym & Pannartz,
dei Jenson, Valdarfer, Giovanni e Vindelino da Spira, ecc., le cui pagine sono
per sé stesse altrettanti quadretti, e particolarmente quelli che hanno ancora
qualche pagina ornata da un contorno finamente miniato e dallo stemma dell' an-
242 LA BIBLIOFILIA
tico proprietario, questi libri oggigiorno ricercatissimi e pagati a prezzi straordi-
nari, formano il sogno dell'appassionato bibliofilo odierno il quale si stimerebbe
felice di poter chiamare suo almeno un esemplare di ogni categoria di queste opere
giustamente tanto stimate. Il signor Murray invece ci fa conoscere col suo cata-
logo r immensa ricchezza di tali libri della biblioteca eh' egli è riuscito a formarsi
con ricerche pazienti, con cognizioni profonde e con spese ingenti, nel corso di
trent'anni. Siamo certi che, chi comincieisse oggi a raccogliere simili libri, non
riuscirebbe più a formarsi una collezione di tanta importanza e di cosi alto va-
lore, nemmeno se volesse spendervi il doppio di tempo ed un capitale più volte
maggiore. « Dove sono andati tutti i bei libri de' primi tempi dell' arte tipo-
grafica? » Questa domanda la sentiamo più volte ogni giorno, ma ci riesce diflRcile
il rispondervi. Chi li possiede, ne è felice né se ne staccherebbe a nessun prezzo.
Disgraziatamente sono ora assai pochi i privati che posseggono raccolte simili a
quella del signor Murray. Le librerie dei Borghese, Fumagalli, Buoncompagni,
Manzoni, Sunderland, Hamilton, Ashbumham, Piot, ecc., si sono disperse a tutti
i venti; le loro vendite erano veri avvenimenti che attiravano una folla di ricchi
raccoglitori, e la medesima fine l'avrebbe trovata anche la splendida biblioteca
di Lord Spencer, se la munifica signora Rj^lands non l'avesse acquistata poco
prima che fosse messa all'asta pubblica, e donata alla città di Manchester, dove
oggi si possono ammirare liberamente le magnificenze grafiche e tipografiche ge-
losamente conservate in un palazzo sontuoso, espressamente a tal uopo fabbri-
cato. Senza téma di esagerare si può paragonare la biblioteca Murray aUe grandi
raccolte sopracitate. Per dame un'idea esatta dovremmo copiare l'intero catalogo,
giacché questo non contiene che libri di prim' ordine in esemplari splendidamente
conservati ; ma lo spazio non ci consente che sol di farne qualche raro e rapido
cenno a volo. I n.' i i a 27 indicano diciassette edizioni d'Esopo, fra le quali
citiamo la famosa traduzione di Francesco del Tuppo stampata a Napoli nel 1485
in folio, ornata da numerose figure in legno e un largo fregio a fondo nero al
principio delle favole (Olschki, catalogo XXXV, Incunaboli, n. 650, venduto
per 8000 fr.), l'edizione veronese del 1479 con una grande figura in legno, una
vignetta, un fregio a fogliami con putti e 65 figure appropriate ai soggetti delle
favole, le edizioni illustrate di Venezia della fine del xv secolo, ecc. Il n.° 95 segna
r edizione principe d,' Apuleio stampata in « domo Petri de Maximo » a Roma
nel 1469 ed ornata da un fregio e da una grande lettera iniziale, illuminati in
oro e colori, il n.° 12S, Y Ars iiiorieiidi impressa a Norimberga nel 15 12 con 14
grandi figure in legno a pagina intera di cui una sotto il titolo ed undici inqua-
drate da fregi su fondo nero. Sotto il n.° 160 vediamo il Bartholovico da li So-
netti, isolarlo, s. 1. né d. in-4, con numerose figure d'isole incise in legno, il
n.° 256 segna il Boccaccio stampato a Venezia nel 1492, la celebre prima edizione
figurata del Decamerone, il n.° 262 il Boccaccio stampato dagli Aldi nel 1522 in le-
gatura Grolicr, il n." 264 la famosa Vetifisettaiia, originale del Boccaccio, ecc. Ben
cinquanta numeri del catalogo indicano delle edizioni del gran novelliere certal-
dese, ma specialmente ricca e preziosa è la raccolta delle Rappresentazioni sacre
LA BIBLIOFILIA 243
che si compone di ben duecentocinquantasei capi, quasi tutti rarissimi e pressoché
introvabili.
La letteratura Savonaroliana è rappresentata da oltre cento numeri, fra i
quali primeggiano le numerose famose placchette fiorentine cogli incantevoli legni :
e chiudiamo questa rapida rivista accennando allo splendido esemplare completo
della prima edizione di Valturio stampata a Verona nel 1472, da noi recentemente
descritta in questa Rivista. Il catalogo ottimamente stampato a Roma dall'of-
ficina poligrafica romana consiste in due parti, la prima che enumera e descrive
accuratamente 2382 opere antiche, la seconda che racchiude 2277 opere antiche
e moderne intorno alle Belle Arti e la loro storia. Il signor Murray fece stam-
pare soltanto cento copie di questo importantissimo catalogo ch'egli distribuì con
pensiero gentile ai suoi amici, fra i quali non è ultimo chi ne scrisse questo breve
e rapido cenno. L. S. O.
Catalogo 14 della Libreria antiquaria Riccardo Marghieri di Gius.
— Napoli, gennaio 1900, in-8° gr.
Con quest' elenco accuratamente compilato il signor ÌNIarghieri pone in ven-
dita 922 opere antiche e moderne di tutti i rami dello scibile. I libri sono de-
scritti con esattezza, e dalle note bibliografiche si rileva che il compilatore è bene
versato in materia e dispone d'una ricca raccolta di opere di consultazione. Per
mettere meglio in vista le opere pregevoli, e di tali abbonda il catalogo, egli fece
stampare i loro titoli con caratteri marcati. Notiamo la rara copia dell' edizione
spagnuola di Aniadis de Guida stampata a spese di Lucantonio Giunta a Sala-
manca nel 1575, in un esemplare bellissimo legato recentemente in marrocchino
con piccoli ferri dorati e a secco sui piatti, le Explaiiationes sacrae scripturae
S. Hieronyvii stampate magnificamente dai fratelli de Gregoriis a Venezia negli
anni 1497-98 in due volumi in folio. Quest'edizione magnifica è degna di nota
per il gran numero di belle lettere iniziali e particolarmente per la ristampa dello
splendido contorno che comparve per la prima volta neW Erodoto stampato dai
medesimi tipografi nel 1494, ma che nell'edizione di San Girolamo sembra assai
più bello e fresco, poiché tirato su carta più morbida e di formato maggiore, di
modo che i larghi margini fanno meglio risaltare la grandiosa bellezza dell' inci-
sione su fondo nero. Sotto il n.° 671 è segnato un bell'esemplare àeWEpyioma
Joannis \ De monte regio in \ almagestiiin ptolo j viei stampata \da Jolianncs Hamman
de Landoia dictus Hertzog] a Venezia nel 1496, ed ornata da una incisione a piena
pagina che si annovera fra le più belle del rinascimento. Ecco come la descrive
il Duca di Rivoli '):
« Le grand bois prend tonte la page, très légèrement ombre dans les vetements. Ics
fonds et quelques accessoires ; dans la partie inférieure deux personnages assis l'un à droite
et l'autre à gauche, celui de droite, dont la figure est charmante, est très probablement,
selon M. Piot, le portrait ressemblant du célèbre abréviateur de Ptolémée, Monteregio, mort
1) Bibliographie des livres à figures vénitiens de la fin du ^^ siede et dtt commencement du xvi'
(1469-1525). Paris, 1892, pagine 179-180.
244 LA BIBLIOFILIA
en 1476, vingt ans auparavant, mais bien connu à Venise pour avoir professe les mathé-
mathiques à Padoue. Il a la main droite levée et s'adresse au personnage de gauche, Pto-
lomaeus, couronné, et lit dans un li\Te ouvert sur ses genoux; au milieu, deux volumes
appuyés contre un socie rectangulaire ser%'ant de base au pied du globe celeste, et deux
autres volumes sur ce socie ; le globe, preuant la moitié de la hauteur du bois, touche
presque les bords du cadre, les signes du Zodiaque y sont représentés au trait. Dans la
partie supérieure, des étoiles, le soleil et la lune. Dans le fond, des montagnes et une
ville. Cette gravure est d'une très belle exècution, le tailleur a dù traduire la perfection du
dessin, les détails mème en sont soignés et les plis des étoffes très bien rendus. L'enca-
drement, large d'environ 25 mm., à fond noir, est compose de feuilles, de grecques et de
banderoles ; dans la partie inférieure, ces banderoles portent \es noms de P/o/omei's /o/taues
de Monier. ; et à gauche, les mots : Altìor incvbvit; dans le haut Animvs; à droite : Svb imaginc
invndi. Cet entourage, sans égaler celui de l'Hérodote, peut d'autant mieux lui étre compare,
qu'il est compose en partie des mèmes éléments ; la mème main peut se reconnaltre aussi
dans d'autres détails. En somme, une des plus belles productions de la xylographie véni-
tienne à cette epoque. »
E chiudiamo questa breve rivista riportando dal catalogo la descrizione d'un
manoscritto assai importante, cioè àf^ Astrolabio di Tolomeo tradotto in lingua
catalana :
Manoscritto membranaceo dei principii del sec. xv, ff. wg ti. n., rttbriche in rosso, lettere
ornate, o,in X 0,1^3, rileg. del tempo, molto stanca, iti legno e metallo. Covi. : « A9Ì cementa
lo tractat del stralau del gran strolech Tholomeu. Rubrica del present libre. En aquest
libre ha XXXX capitols lo primer a saber comptar los noms del insturment lo segon a
saber lo ays dels crestians et los mesos de aquells lo terc; a saber lo egualament del sol
et saber son loch »; a/. 320: « ha compliment lo tractat del stralau et deus gra-
cias »; y. 23 ò: « Taula de eleccions segons lo signe en que es la luna »; /. 33 a: « A9Ì
cementa la pratica de fer lastralau del gran stroleg Tholomeu per Ser Clims ». L'opera
finisce a f. yoa: « et ese i)hinitum. » Seguotio tavole e disegni astronomici eseguiti con grande
precisiotie, coti inchiostro rosso e turo; il f. io 2 0 contiene ima « Taula de la proporcio del cre-
ximent del maior die sobre 12 hores en ciascuna latitud del poblat de la terra ». I ff. che
seguotio contengono ricette « de tinta », « per sirupi », « per una dona gui sia prengs », « per
porgellane » e note risguardanti la famiglia Besalu, antichi possessori del cod. e banchieri in
Xapoli [Bernardo Tasso era loro cliente), tulle quali ricorrono i nomi di Filippo Strozzi, Battista
Pandolfitii, Guglielmo de' Pazzi, Giuliano Gotidi, Piero Orsini ; ed altre note storiche, come questa :
« Lo dit jorn [26 novembre 1494] essent en fior, lo Rey carles Rey de franca fou stipulat
lacord entre sa M. y florentjns en la iglesia de santa liberata hon cantare te deum laudamus. »
I prezzi segnati nel catalogo sono ragionevoli, molti anzi assai miti, e non
dubitiamo che il signor Marghieri avrà ottenuto un risultato soddisfacente.
!.. S. O.
DOMANDE
Si desidera sapere chi possiede o in quale Biblioteca si trovi il « Trattato delle
appoggiature si ascendenti che discendenti per il Violino, come pure il trillo, tremolo, mor-
dente ed altro, con dichiarazione delle cadenze naturali e composte » di Giuseppe Tartini,
opera citata nel catalogo di Giuseppe Benzon (Venezia, 1818, pag. 4) e stampata e tradotta
in francese da Pietro Detiis (Paris, de la Chevardière, 1782, in-8°, 94 pages).
LA BIBLIOFILIA 245
NOTIZIE
Le biblioteche principali del mondo. — Nel primo numero della Bibliofilia (pag. 22)
abbiamo nominato le quindici biblioteche principali del mondo col numero approssimativo
dei volumi che queste posseggono. L'ultimo fascicolo della Rivista inglese Windsor contiene
un articolo sulle famose biblioteche del mondo, del quale ci piace riportare alcuni brani. La
biblioteca più grande del mondo è la Nazionale di Parigi, che ha sede in un sontuoso pa-
lazzo. Essa fu fondata dal re Luigi XI, il quale avea donato al Louvre una piccola colle-
zione di libri per formare il nucleo di una biblioteca nazionale. Da allora, ogni sovrano
francese si tenne in dovere d'arricchirla di quanto poteva, di modo che moltissimi doni
di volumi rari e preziosi furono susseguentemente dai re di Francia aggiunti alla biblio-
teca. Un incremento considerevole l'ebbe anzi tutto però dal fatto che essa ottenne nel 1617
il diritto di ricevere due copie d' ogni opera stampata in Francia ed infine s' arricchì an-
cora considerevolmente durante la Rivoluzione colle biblioteche confiscate che le autorità
incorporarono alla Nazionale. Il catalogo dell'immensa biblioteca non può essere confron-
tato, dice l'autore di quell'articolo, con quello del Museo britannico, giacché soltanto ora
a Parigi si pensa di farlo ; un lavoro che certamente fa rabbrividire persino il più coraggioso
e tenace bibliotecario. Una biblioteca importantissima è la Reale di Berlino, che dispone
d'un catalogo assai ben fatto di oltre un milione di libri e di 30,000 manoscritti; la biblio-
teca più antica, ed in pari tempo la più preziosa per la ricchezza di tesori letterari, è la
Vaticana, ma cjuesta differisce per varie ragioni assai da tutte le altre grandi biblioteche.
La Vaticana non può chiamarsi una biblioteca nazionale o pubblica, ma piuttosto una
privata che appartiene al Papa regnante, e può essere visitata soltanto col suo permesso. Un
fatto, che desta sorpresa in tutti coloro che visitano la biblioteca, è quello che non vi si
vedono né libri né manoscritti, poiché trovansi in armadi chiusi che non si possono aprire
senza speciale permesso. Il numero dei volumi della Vaticana è esiguo in confronto a c[uello
delle altre grandi biblioteche, ma fra i 25,000 manoscritti se ne trovano moltissimi d'inesti-
mabile valore, unici al mondo. Qui c'è l'unico esemplare noto del Nuovo Testamento scritto
nel quarto secolo, qui il codice più antico di Virgilio, qui un codice di Terenzio del quarto
secolo, e chi sa quanti tesori vi si trovano ancora che non si conoscono, giacché il catalogo
è assai deficiente, e vi sono moltissimi volumi non ancora esaminati né catalogati ! Il vero
fondatore della Vaticana fu Sisto IV, il quale uni, nel 1475, ai libri già esistenti, la ric-
chissima sua raccolta, ed assegnò alla biblioteca un locale proprio. La biblioteca Imperiale
di Pietroburgo racchiude più d'un milione di libri e 26,000 manoscritti ; ma una delle
biblioteche più interessanti è la Bodleiana di Oxford, che si compone di 400,000 libri, dei
quali esiste un catalogo accuratamente compilato. Straordinaria è la raccolta di manoscritti
e libri ebraici, ordinati e descritti con profonda erudizione dai professori Steinschneider e
Neubauer ; tra questi si trovano delle copie uniche al mondo. La biblioteca è disposta con
gusto e criterio, e conservata in un palazzo degno dei tesori inestimabili che racchiude.
E poiché scrivo da Firenze che io amo, oramai, come seconda mia patria, non voglio
passare in silenzio la splendida biblioteca Mediceo-Laurenziana, che se non per quantità
certamente per la qualità dei tesori, e per i locali maravigliosi ove son conservati, e per
le cure e l'amore che ad esse porta il suo Direttore, prof. Guido Biagi, dev'essere pure
posta fra le prime del mondo; ed infine la nostra biblioteca Nazionale che, quanto all' edi-
24Ó LA BIBLIOFILIA
fìcio ove essa è riposta, è addirittura l'antitesi di quanto abbiamo narrato qui sopra per
le biblioteche citate. Il prefetto della biblioteca comm. D. Chilovi, il Municipio, 1" intera
cittadinanza fiorentina, reclamano dal Governo, da lungo tempo, che contribuisca alla costru-
zione d'un palazzo per la biblioteca, ma inutilmente: per questo lavoro non ci sono fondi.
Stimiamo opportuno riportare qui il resoconto della seduta odierna (17 gennaio 1900) del
Consiglio Comunale che, per strana combinazione, ci viene sott' occhio, affinché si venga
a sapere che i locali, oltre di essere insufficienti, offrono un grave pericolo al personale
della biblioteca ed agli studiosi.
« Il Sindaco comunica alcune interpellanze di vari consiglieri sulla questione della Biblioteca e d^ la
parola al consigliere Del Ltingo, il quale dice che qualche tempo fa domandò al Sindaco se la questione
della Biblioteca si era mossa; invece si è mosso il palazzo. È una vergogna ciò che avviene in Italia; che
cioè il Governo non abbia compiuto un suo stretto, imprescindibile dovere che da venti anni confessa,
riconosce, promette e tira via. Parla a lungo delle pratiche fatte dal Sindaco e dalla Giunta presso il Go-
verno, il quale, anche di fronte ad una memoria presentata dal Municipio fiorentino, non ha mutato sistema.
Accenna alla relazione fatta a Montecitorio dal deputato Morelli Gualtierotti. Ma ad ogni domanda si è
risposto che mancano i fondi e basta. Intanto la Biblioteca si è mossa. Che cosa possiamo fare? Propone
che cogli auspici del Comune, s'inizii una legale agitazione cittadina, che potrebbe divenire nazionale, uni-
versale. E l' agitazione dovrebbe incardinarsi in queste sue raccomandazioni. Il Governo prenda in esame
le generose proposte del Comune e della Cassa di Risparmio. Si sospenda l'accumulamento nell'attuale
Palazzo degli stampati, che vengono inviati per diritto di stampa. Il Governo provveda, mentre si prepara
la sede definitiva, perché la sede provvisoria abbia garanzia nel fabbricato e nel servizio. Accenna alla
collezione dei manoscritti di Galileo, che da dieci anni con reverenza tocca, e dice che quella collezione
riposava sicura a Pitti sotto il governo granducale ; è slata la libertà che ha fatto essere tesoro pubblico
anche il tesoro galileiano. Oggi, se la vergogna non cessa, dovremmo dolerci della libertà, dovremmo la-
mentarci che non abbiano varcato le Alpi, ove gli stranieri avrebbero con religione custodito i documenti
della gloria antica e della miseria moderna d'Italia. Non è favorevole a parziali riparazioni; perché inutili
e perché dannose alle Gallerie ed all'Archivio di Stato. Invoca 1' agitazione legale in nome di Firenze e se
questa alzerà la sua bandiera, Michelangiolo avrà dato il motto a quella bandiera di non ripiegarsi finché
il danno e la vergogna dura.
« Il consigliere Aglietti dimostra il dovere del Governo di provvedere alla Biblioteca Nazionale perché
s' impone l' interesse artistico. Rileva che nella Galleria manca il posto per esporre seicento quadri, che
sono ammassati e pieni di polvere. Né si deve trascurare l'Archivio di Stato, al quale mancano locali.
È certo che i colleghi accetteranno la sua proposta, che non tende soltanto all' incremento dell' arte, ma a
provvedere ad un gravissimo inconveniente, che potrebbe portarci alla perdita d' immensi tesori.
« TORRIGIANI (Sindaco) è lieto delle interrogazioni presentate e svolte dai consiglieri Del Lungo ed
Aglietti. Ricorda al Consiglio le pratiche già fatte presso il Governo, che non si è messo sulla buona strada
per la sistemazione della Biblioteca; perché è impossibile riattare il palazzo dei Giudici. Il Governo non si
è reso conto del pericolo d'incendio e di rovina non tanto per la Biblioteca quanto per la Galleria. Confida
che l'agitazione legale possa una buona volta persuadere il Governo, che rifiuta a Firenze centomila lire,
mentre non ha difficoltà di cercare e di trovare dei milioni per altre cose. Nella prossima seduta sarà
svolta la mozione Del Lungo, alla discussione della quale potranno prender parte tutti i consiglieri. Comunica
al Consiglio un telegramma col quale giorni addietro egli avverti il Ministro della minacciata rovina. Non
ha avuto risposta che dal Prefetto, il quale fece visitare i locali dall' ingegnere capo del Genio civile, il
quale rassicura gli studiosi. Osserva che sono stati fatti mettere soltanto dei puntelli. Del resto lo stesso
ingegnere ammette che si possono verificare dei crolli. E si sono verificati.
<• Aglietti si associa alla mozione del consigliere Del Lungo, augurandosi che l'agitazione legale di-
venga europea e decida il Governo, che fa vista di non sentire, a decidersi.
« ToRRiGi.wi (Sindaco) si augura che il Governo una buona volta si ricreda e si degni esaminare il
progetto di massima del Comune di Firenze. j>
Speriamo che il Governo accolga finalmente il voto di Firenze, che è, dopo tutto, il
voto di tutta r Italia intelligente e studiosa, ed anzi di tutto il mondo civile, e provveda
con quella sollecitudine che il decoro dello Stato urgentemente reclama. L. S. O.
LA BIBLIOFILIA 247
L'autore del manoscritto di Kòninginbof. — Il cosiddetto codice di Kòninginhiof
in Boemia fu considerato come il più antico monumento letterario boemo, come un tesoro
nazionale che racchiudeva una raccolta di poesie epiche e liriche del xiii secolo. Molti
letterati tedeschi espressero però alcuni dubbi sulla sua autenticità ; e anzi parecchi di questi
come Wattenbach, Biidinger e Feifalik ne dimostrarono già quarant' anni fa addirittura la
mistificazione. Il direttore d'un giornale boemo fu condannato a due mesi di prigione per
aver pubblicato una serie di simili articoli nel suo foglio, e per aver in tal modo pubbli-
camente disprezzato un monumento che formava l'orgoglio della nazione ! ! Ma l'autenticità
del codice fu più tardi messa in dubbio anche da alcuni eruditi boemi e finalmente con
argomenti inconfutabili ne fu addimostrata la grossolana falsificazione. Ora i difensori del
monumento letterario nazionale i quali volevano almeno salvare l' onore del bibliotecario
del Museo boemo, Wenzel Hanka, che diceva d'aver trovato il manoscritto il i6 settem-
bre 18 17 in un angolo della torre della chiesa di Koninginhof, dichiaravano ch'egli avesse
completamente ignorato la falsificazione e pubblicato la sua scoperta in buona fede. Ma
anche questa difesa non corrisponde al vero, e cade ora grottescamente, poiché lo stesso
bibliotecario Hanka, lo scopritore immortale dell'importantissimo codice dei Boemi, fu testé
riconosciuto autore del famoso manoscritto col quale s' è burlato di tanti eruditi e della
nazione intera, che, per gratitudine, gli avrà forse eretto in qualche angolo un monu-
mento, contro il quale, in tal caso, i Boemi sfogherebbero molto più giustamente il loro
furore anziché contro chi non parla la loro lingua. La burla è tanto piti enorme, inquan-
toché l'autore si è nominato nel manoscritto coli' intero suo nome, scrivendo sotto una
poesia le lettere V. H. A. N. K. A. F. E. C. I. T. che sinora diedero luogo a tante e tante
discussioni per decifrarne il senso, mentre queste lettere messe assieme vogliono dire V.
Hanka fecit e rivelano l'autore del codice del xiii secolo, cioè Venceslao Hanka il quale era
il bibliotecario del Museo nazionale boemo nel principio del %t,co\o decimonono (}.^}j, a meno
che gli incorreggibili fanatici non vogliano trovarne un omonimo del xiii secolo !
La Bibbia commentata da Nicolò de Lyra e stampata da Sweynheim e Pan-
nartz a Roma negli anni 1471 e 1472, della quale ci siamo occupati minutamente nei
numeri precedenti della nostra Rivista, è ancora oggetto di viva discussione nei giornali
stranieri. A proposito dei versi da noi riportati nel quaderno 8-9, pag. 223.
Si Lyra non lyrasset
Lutherus non saltasset,
ci si scrive, che questi non furono fatti in rapporto a Lutero, ma si trovarono già nella
forma
Nisi Lyra lyrasset
Nemo doctorum in bibliam sallasset,
nell'edizione di Grùninger della Margarita philosophica di Reisch dell'anno 1508, cioè quat-
tordici anni avanti la pubblicazione della Bibbia seltembrina .
Arte. — Pochi giorni sono, a Genova, nell' ampio salone del palazzo Pallavicino si
procede alla vendita di mobili di lusso e di oggetti d'arte costituenti la successione Palla-
vicino-Grimaldi. L'asta fu interessantissima; basti dire che due cassettoni, epoca Luigi XV,
furono acquistati, per conto del Re, al prezzo di dodicimila lire, e che una piccola tavola
di Jean van Gossaert, rappresentante la Deposizioni , sali assai disputata al prezzo di ven-
tiquattro mila lire e fu aggiudicata al Museo di Bruxelles. Quattro famosi arazzi Gobelins,
248 LA BIBLIOFILIA
con soggetti tratti dall'opera Armida e Orlando, eseguiti su disegni del famoso Cox-jjel, arazzi
donati dal re Luigi XV al duca Paolo Gerolamo Grimaldi, vennero messi all' incanto sul
prezzo di 400 mila lire, e furono aggiudicati al signor Seligmann, noto antiquario parigino,
per 585 mila lire.
Pubblicazioni notevoli. — Il visconte di CaLx e Alberto Lacroix hanno intrapreso
la pubblicazione presso la Casa libraria di Paul Ollendorff di Parigi di una Histoire illustrie
de la France dalle sue origini fino ad oggi. Gli Autori facendo tesoro del risultato delle ri-
cerche storiche degli ultimi cinquanta anni, stanno compilando un' opera originale, che va
dalle origini della Francia, attraversando venticinque secoli, fino agli ultimi a\Tenimenti.
L' opera consta di venti volumi divisi in cinque serie in-8 grande di lusso, ciascuno da
300 a 400 pagine, illustrate da io 000 riproduzioni, e 400 carte e piani inediti. Il primo
volume della prima serie, già pubblicato La Gauk indépendanle, è la dimostrazione più
chiara dell' importanza dell' opera, e per gli importanti documenti e ricerche inedite, per la
splendidezza delle illustrazioni e per la sua forma letteraria. Il secondo volume verrà al pub-
blico prima della fine dell'anno; altri tre durante l'anno 1900. A maggiore dimostrazione
dell' importanza dell" opera, ecco i titoli di venti volumi :
Première sèrie. — l. La Gaiile indépendanle; 2. La Gauk romaint ; 3. Les Mirovin-
giens; 4. Les Carloringiens .
Deuxième sèrie. — 5. La Féodalité et les Cotnmunes (987-1180); 6. La Renaissance
frangaise du xiii sikle (i 180- 12 70); 7. Les Croisades. La France Outre-Mer (1095 -12 70);
8. Z« derniers CapHiens directs. Avìnevient des Valois (1270-1350).
Troisième sèrie. — 9. Premitre parile de la Guerre de Ceni ans. La Jacquerie. La France
atix Anglais (1350-1422); io. Deuxième parile de la Guerre des Cent ans. Jeanne d'Are. Expul-
sion des Anglais (1422-1461); 11. Fin du Moyen-Age. Formation de l'uniti Jran^aise (1461-1515);
12. La Renaissance italienìu du xvi siiele (1515-1560).
Quatrième sèrie. — 13. La Riforme ei les Guerres de Religion (1500-1589); 14. Les
premiers Bourbons: Henri IV et Richclieu (1589-1643) ; 15. Le siede de I^ouis AYT (1643-1715) ;
16. Le xviii sikle (1715-1789).
Cinquième sèrie. — 17. La Rérolulion francaise (1789-1804); 18. Le Consulat ci l'Empire
(1804-1815); 19. Le Regime censitaire (1815-1848); 20. Le Suffrage universe l. La Démocratic
(1848-1900).
Il Ministro della P. I. francese ha deliberato, secondo quanto annunzia il Figaro, di
acquistare per conto dello Stato la superba collezione di manoscritti orientali riuniti dallo
Schefer, direttore della Scuola delle lingue orientali viventi, morto qualche tempo addietro.
Questa collezione, frutto di ricerche assidue continuate per cinquant'anni in Egitto, in Siria,
in Turchia, in Persia e in India, è una delle più ricche che siano in Europa, e contiene
manoscritti che, oltre ai grande valore intrinseco, hanno pure un valore artistico conside-
revole per ornamenti grafici. Il numero totale dei manoscritti è di 1600: essi sono riuniti
in 700 volumi. Vi sono 406 opere arabe, 404 opere persiane e 350 turche. Il governo fran-
cese pagherà la collezione centomila franchi.
I numerosi papiri preziosi dei Musei di Berlino furono minutamente descritti
dai signori Adolf Ermann e Fritz Krebs in un volume superbo ornato da 13 illustrazioni e da
24 tavole, pubblicato dall'editore W. Spemann di Berlino. Quantunque il lavoro sia stato
LA BIBLIOFILIA 249
eseguito dagli autori con rara profonda erudizione, è tuttavia alla portata di tutti, perché gli
autori s' erano prefisso lo scopo di pubblicare una guida dei papiri esposti nella sezione
egiziana dei Musei di Berlino, e di far vieppiù conoscere, con utili spiegazioni e colla tra-
duzione del contenuto dei papiri, la vita degli antichi Egiziani, scopo che hanno ottima-
mente raggiunto. Il libro si occupa della provenienza e della conservazione dei papiri, e tratta
in varii capitoli anche sui papiri jeratici, demotici, greci, arabi e copti, ed è scritto con
tanta chiarezza che la sua lettura riesce attraente ed è atto a provocare un vivo interesse
per la materia, anche in chi la considerava prima come recondita é riservata soltanto agli
specialisti.
Mostra pariniana nella Biblioteca Nazionale di Milano e Albo Pariniano. —
Domenica 2Ó novembre venne inaugurata nella grande sala di Maria Teresa alla Biblioteca
di Brera la Mostra pariniana, raccolta a cura della direzione di quella Biblioteca.
Per desiderio del Comitato promotore del monumento a Parini la cerimonia di inau-
gurazione di questa Mostra servi al tempo stesso di solennità per lo scoprimento del mo-
numento al grande Poeta civile. Nell'imponente sala, per metà occupata dalla Mostra,
convennero le autorità cittadine, le rappresentanze di tutte le Scuole milanesi e dell'Uni-
versità di Pavia con le respettive bandiere, i membri del Comitato e un'elettissima schiera
d'invitati, tra cui si notavano tutte le più spiccate individualità nel campo degli studi in
genere e delle lettere in ispecie, e una numerosa ed elegante rappresentanza del sesso
gentile.
Parlò per primo il Presidente del Comitato, nobile Giovanni Visconti-Venosta, che
ringraziò tutti coloro — e in modo speciale gli studenti di tutta Italia — i quali hanno con-
tribuito col loro obolo all'erezione del Monumento; ricordò con riconoscenza il nome del
compianto senatore Robecchi, che a quello scopo lasciava un cospicuo legato; e chiuse
augurando che da coloro che contribuirono ad arricchire l'odierna Mostra pariniana venga
seguito il nobile esempio già dato dal senatore Brambilla, che volle far dono a Brera di
tutti i libri e i manoscritti del Manzoni, purché quivi si potesse destinare tutta una sala
alla memoria dell'illustre lombardo.
Dopo le applaudite parole del nobile Visconti-Venosta, il prof. Scherillo, che tiene
la cattedra di letteratura italiana nella R. Accademia scientifico-letteraria, fece la comme-
morazione del Parini.
Aggiunse finalmente poche parole il cav. Fumagalli, bibliotecario di Brera, ringra-
ziando i numerosi intervenuti, nonché tutti coloro che alla riuscita della Mostra contribui-
rono, spiegando come e perché questa dovette mantenersi in limite modesto e facendo voti
perclié si avveri l'augurio del Presidente, che si possa in un non lontano avvenire istituire
nella Braidense una sala Pariniana.
La cerimonia si chiuse con una breve visita degl'intervenuti alla Mostra, nella quale
sono raccolti numerosi ritratti dipinti ed incisi dell'illustre poeta, dei suoi amici e dei suoi
protettori d'ambo i sessi, dei suoi principali commentatori e degli uomini più eminenti del
tempo suo coi quali ebbe consuetudine; le edizioni principali delle sue opere, parecchi suoi
manoscritti, molti documenti che riguardano la vita sua come poeta e come cittadino; la
lucerna, celebrata dalla nota ode del Cavallotti; la cattedra dalla quale il Parini insegnò
eloquenza a Brera, e molte illustrazioni dei luoghi dove egli ebbe occasione di dimorare.
Dopo questa visita i convenuti si formarono in corteo che colle autorità alla testa
mosse verso la Piazza Ellittica dove il monumento al grande poeta satirico doveva venire
250 LA BIBLIOFILIA
scoperto. In occasione di queste feste è uscito l'annunciato Albo Pariniano, alla cui com-
pilazione attese con singolare amore il cav. Giuseppe Fumagalli, bibliotecario della Brai-
dense. Il bellissimo volume, stampato con somma accuratezza nelle officine dell' Istituto
italiano d'arti grafiche di Bergamo, contiene circa centocinquanta illustrazioni finissime,
fotografie di Carlo Vismara, fra le quali primeggiano i ritratti: una sessantina. Undici di
questi sono del Parini, gli altri di molti personaggi che ebbero relazione in qualche modo
con il sommo poeta, o si occuparono di lui e delle opere sue, o ne eternarono le sem-
bianze sulla tela O nel marmo. Gli altri disegni riproducono alcuni luoghi di Milano, di
Bosisio, di Cavallasca, autografi importanti, medaglioni, frontispizi di edizioni speciali, mo-
numenti, ecc. Di tutte indistintamente le illustrazioni il cav. Fumagalli dà una chiara e
precisa descrizione, dimodoché questo Albo potrebbe servire di preziosa guida a chi volesse
ricostruire una storia biografica-aneddotica letteraria di Parini e de' tempi suoi. L' icono-
grafia raccolta dall'egregio bibliotecario della Braidense è veramente degna di occupare
uno dei primi posti nelle librerie degli studiosi, fra le migliori opere che trattano del
« primo pittor del signoril costume ».
La Biblioteca fotografica italiana. — La Bibliofilia (pag. 226-227) ed altri giornali
hanno annunziato che una schiera di benemerite persone ha l' intenzione di istituire una
biblioteca fotografica, una fotografoteca italiana, vale a dire, per intenderci, una collezione
in cui siano riunite nella maggior quantità possibile, fotografie di paesaggi, di vedute di
città, di monumenti, di opere d'arte antiche e moderne, di ritratti di illustri personaggi,
di avvenimenti, ecc., in modo che essa riesca utile ad artisti, a quanti s' occupano di cri-
tica e storia dell'arte, ad archeologi, architetti, storici, giornalisti, editori, ecc. All'egregio
nostro collaboratore Romolo Artiòli offre quest'oggetto l'occasione di pubblicare nel Cw-
riere d'Italia le seguenti osservazioni :
« Non v' ha certo chi, all' annunzio di tale proposta, non plaudisca di cuore ai pro-
motori, e faccia voti che la felicissima idea si muti ben tosto in realtà. Sarebbe una vera
fortuna per 1' educazione artistica, per la storia e per 1' economia nazionale.
«Non si conosce ancora a quali particolari criterii s'inspireranno i fondatori, epperò
noi siamo in attesa.
« Frattanto, siccome un consimile progetto era balenato da circa due anni anche a me,
ed io 1' avevo compiacentemente carezzato, mi si permetta di esporre come potrebbe es-
sere istituito il proposto gabinetto fotografico.
« Dovendo esso, a quanto sembra, e sarebbe bene, sorgere d'iniziativa privata, per le
relative non lievi spese d' impianto, i promotori dovTebbero fare appello a tutti quanti in
Italia e all' estero anche, professano il culto sacro del bello: critici d'arte, società artisti-
che, società promotrici o d'incoraggiamento per le belle arti, accademie, scuole d'arte, ecc.
Le pubbliche amministrazioni, specialmente il Ministero dell" Istruzione, concorrerebbero
sicuramente, e per quest' ultimo è arra sicura 1' eletto ingegno che presiede alle sorti della
cultura italiana, e che tanto particolare vivissimo affetto prende alla nostra arte antica e
nuova, come lo provano la Galleria nazionale d' arte moderna e gli scavi del Foro.
« La biblioteca fotografica dovTebbe contare altresì, quale fonte ordinaria di sussistenza,
un numero illimitato di soci che pagassero un tenue contributo annuo, come un io o 12 lire.
« E i soci, nella prima loro adunanza generale, dopo approvato lo statuto, dovrebbero
LA BIBLIOFILIA 251
eleggere un Consiglio direttivo, e quindi scegliere la città, sede della nuova istituzione, che
fosse o Roma o Firenze o Milano. E ciò riguardo a cjuella che offrisse più agio, e maggior
numero di studiosi.
« Le fotografie si disporrebbero in appositi albums per ordine di provincia, e se la quan-
tità lo permettesse, per quello di città e d'istituto artistico. Cosi tutte le riproduzioni relative
ad una data galleria, chiesa o museo che fosse, si troverebbero riunite con grande facilità
di ricerca e di studio.
« Ciascuna fotografia, immediatamente sotto fissato al cartone che la riceve, recherebbe
un cartellino contenente tutte le possibili indicazioni relative al luogo ove si trova l' opera
riprodotta, il suo autore, o almeno la scuola artistica o il secolo, in modo da dare in poche
righe una breve monografia.
« Le fotografie dovrebbero quindi venire schedate, sul principio, almeno in ordine di
autori, topografico e iconografico. E ciò fare, tenendo conto delle differenti attribuzioni
assegnate dai critici a gran parte di ciò che forma il patrimonio dell' arte antica, vale a
dire, per un proficuo e razionale lavoro schedare, con riferimento'ad un unico e più pro-
babile autore, tutti i nomi proposti.
« Il materiale fotografico occorrente non verrebbe poi a costar molto, perché tutte le
Case editrici di fotografie, ne abbiamo a centinaia in Italia, quali Alinari, Anderson, Brogi,
Moscioni, Sommer, ecc., concorrerebbero ben volentieri con ricche offerte di riproduzioni,
agevolando poi l'acquisto delle altre coli' accordare forti sconti, paghi della perpetua
reclame fatta dai loro lavori conservati negli albums della fotografoteca.
«Tale esempio verrebbe molto probabilmente seguito anche dalle altre Case estere.
E con gì' immancabili numerosi doni dei dilettanti fotografi, soci o no (e sarebbero i più
preziosi, ritraendo molto di sovente opere d' arte le cui riproduzioni non esistono in com-
mercio) quelli degli istituti, delle società, e principalmente del Ministero dell' Istruzione
Pubblica, che per mezzo delle sue Gallerie, de' suoi Musei e uffici regionali per la con-
servazione dei monumenti, potrebbe fornire quanto di più numeroso e ricco si possa im-
maginare; per i cambi dei duplicati, la raccolta verrebbe ad acquistare, fin dal suo prin-
cipio, tanta copia di materiale da lusingare le più audaci aspettative.
« Di più, la biblioteca fotografica, provvedendosi di una o due macelline, avrebbe
r immenso vantaggio di eseguire molto economicamente, riproduzioni di monumenti od opere
d'arte, richiesti da occasionali circostanze di studio.
« Il materiale cosi raccolto, dovrebbe, almeno nei primi tempi, onde render più celere
e proficuo lo sviluppo della Società, esser lasciato studiare soltanto ai soci, e a tutti quei
che con doni o aiuti d' ogni sorta s' interessassero al suo incremento.
« Dovrebbero poi concretarsi le modalità e le cautele con le quali concedere le foto-
grafie in prestito a scopo di lunghi studi o per illustrare eventuali pubblicazioni.
«Due persone sarebbero sufficienti sul momento, per l'impianto della fotografoteca,
una che inserisse le fotografie nei volumi, e un colto giovane che s' addossasse il ben duro,
ma geniale, incarico di uno scrupoloso e scientifico lavoro di classificazione e schedamento. »
« Di quest'idea che alcuni egregi studiosi d'arte hanno ora lanciato, già esistono da
tempo alcune applicazioni.
« Mi compiaccio nominare quella del Ministero di Pubblica Istruzione, già da molti
anni esistente, ma solo da poco cominciata ad ordinare un po' cristianamente. Essa com-
LA BIBLIOFILIA
prende, in special modo, riproduzioni fotografiche di monumenti, paesaggi o oggetti d'arte.
Ricca ed unica per quanto si riferisce alla mèsse di opere conservate nei musei e nelle
gallerie italiane. Ha pure annessa una inestimabile e copiosissima serie di studi e progetti
di restauro di moltissimi edifizi monumentali della penisola. Dobbiamo però notare che essa,
se è aperta ai funzionari del ^Ministero, acciò possano attingervi quanto è necessario alla
soluzione delle questioni d'arte, ed agli alunni della Scuola di storia dell'arte nella R. Uni-
versità di Roma, non lo è per tutti gli altri.
« Raccolte siffatte troviamo anche all'estero, e notiamo quella splendida del Ministero
di Belle Arti in Francia, ma pur esse non sono pubbliche nel vero senso della parola, e
per tal motivo ed anche perché si limitano a riunire soltanto ciò che interessa l'arte, man-
cano a quello scopo altamente lodevole che renderebbe utilissima, necessaria anzi, la fo-
tografo teca.
« Abbia dunque pronta realizzazione questa utile, splendida idea e allora, nelle sale
della sede modesta, ma agli occhi nostri, preziosa più d' una reggia, perché conterrebbe
la storia rappresentativa della umana civiltà, quanto e quanto a\Temo ad imparare, tutti,
grandi e piccoli, quanti enigmi tormentosi avranno la loro soluzione dall' immediato vivo
confronto, quante spese e fatiche avremo fatto risparmiare e come se ne avvanteggerà la
cultura nazionale ! »
Una caricatura fiorentina del xiv secolo sinora ignota fu recentemente scoperta
dal dott. Roberto Davidsohn, l'insigne e diligente storico di Firenze. E un disegno a penna
che rappresenta la caricatura d' una battaglia cavalleresca ; esso si trovava in un fascicolo
degli atti del Tribunale di commercio di Firenze del 1320. Un cavaliere d'aspetto piuttosto
ingenuo, armato d' una lancia, che è una volta e mezzo più lunga del suo cavallo, muove
contro un altro cavaliere corazzato, il quale, accompagnato da due ser\-i, trovasi tutto in-
curvato in una corazza di ferro che per la sua statura gracile è troppo larga. E strano che
questo disegno sia stato fatto da uno degli scrivani del tribunale di commercio ; il quale cer-
tamente voleva cosi burlarsi della classe dei cavalieri che allora era in decadenza, ed espresse
in forma illustrativa pressoché quel concetto che più tardi fu svolto da Boiardo, Ariosto e
Cervantes in forma letteraria.
Documento storico. — In occasione di nozze d' un amico il signor Francesco Cor-
ridore ha esumato un documento storico, e l'ha presentato agli sposi Judica-Modica, in-
vece delle solite poesiole, spesso mortalmente insulse e noiose. Il documento in parola è
il manifesto che il 18 gennaio 1552 Filippo II emanava in favore del regno di Sardegna,
essendo allora scoppiata per la seconda volta la guerra tra la Francia e la Spagna. Dopo
aver esposto come il Re di Francia, alleatosi coi luterani e coi turchi, avesse rotta la pace
e spedita un'armata per invadere le isole del Mediterraneo, il principe Filippo incoraggia
i sudditi a preparare i navigli per corseggiare i mari, concede ai corsali le prede che fa-
ranno, e stabilisce forti pene pecuniarie contro chi infrange gli ordini contenuti nel mani-
festo. Il documento originale esiste nell'Archivio di Stato di Cagliari, e la sua pubblicazione
ricorda un periodo glorioso per i forti isolani che seppero respingere più volte l'invasione
dei turchi.
Chiuso il 20 gennaio 1900.
3J-2-900. Tipografi:! di Salvadore Landi, Dircltorc i\t:U' Arit della Slamfa
Volume I Febbraio-Marzo 1900 Dispensa ii^'-ia"
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
UNA GRAN LITE
PER UNA VENDITA DI LIBRI ANTICHI E PREZIOSI
«Povera e nuda vai.... BibllofiUa ! >
Il verso petrarchesco mi torna alla mente scrivendo e narrando qui
pei lettori di questo elegante periodico, che fa onore all' Italia, le lunghe
e varie vicende di una lite ormai celebre, sebbene ancora non definita,
accesasi anni sono tra il cav. Leo S. Olschki e la Galleria Nazionale
(Orszàgos Keptàr) di Budapest per una vendita di libri antichi e pre-
ziosi.
Anche l' Olschki potrebbe purtroppo dire col Monti:
Stolto che volli coli' immobil fato
Cozzar della gran Buda, onde ne porto
Rotta la tempia e il fianco insanguinato.
Giornali, tribunali, parlamenti hanno più volte già scritto, giudicato
e discusso di questa lunga lite
.... in lingua sanscrita e tibetana,
Indostanica, pahli e giapponese,
Arabica, rabbinica, persiana.
Etiopica, tartara e cinese.
Siriaca, caldaica, egiziana,
Mosogotica, sassone e gallese.
Finnica, serviana e dalmatìna,
Valacca, provenzal, greca e latina.
(Leopardi).
254
LA BIBLIOFILIA
In sostanza - essa si dibatte fra un libraio rinomato e onesto per
esser pagato del suo avere in conseguenza di vendita fatta, e l'Erario
nazionale Ungherese, che, come tutti gli Erari di questo mondo, ha cento
braccia per riscuotere, e uno solo per pagare, monco e paralitico!...
Ecco come stanno, per sommi capi, le cose come le desumo dalle
memorie giudiziali a stampa e da note prese stenograficamente alle
udienze pubbliche.
Nell'agosto, settembre e novembre del 1895, ^^ Galleria Nazionale
di Budapest, per mezzo del signor Carlo Pulszky, direttore della Gal-
leria stessa, acquistava in Venezia (come aveva fatto altre volte in anni pre-
cedenti) parecchi libri antichi rari e preziosi dal signor cav. Leo S. Olschki
pel complessivo importo di L. 30,860, prezzo convenuto. I libri acquistati ven-
nero spediti a destinazione per la ferrovia, in porto assegnato e con rivalsa
per le spese di dazio anticipate, colle relative fatture e avvisi di spedizione.
La Galleria Nazionale, pagati il nolo, il trasporto e il dazio, riti-
rava e controllava i libri ; il dott. Nyari Sàndor, addetto alla Galleria
stessa, ne prendeva nota per l' inventario, e il dott. Jànos Peregriny,
segretario, registrava la fattura a credito Olschki.
Nella stessa occasione in cui il direttore Pulszky acquistava per la
Galleria i libri su ricordati, faceva un acquisto per conto proprio esclu-
sivo per L. 6834.
Quando il venditore chiese di esser pagato, il signor Kammerer,
commissario della Galleria, lo informava con lettera del 4 luglio '96 che il
Pulszky non aveva l'autorizzazione di acquistare libri per grandi somme (?);
che le sue facoltà arrivavano solo fino a quelle somme che erano state
messe a sua disposizione (?) ; che dei libri segnati nella fattura ne
mancavano quattro; che altri ne esistevano non compresi nelle fatture;
che alcuni libri avevano prezzi ingiustificabili, ed altri non erano adatti
alla Galleria.... E si proponeva di restituirne la massima parte e di ri-
tenerne altra per L. 1484!...
Al ricevere questa lettera il signor Olschki cadde dalle nuvole.... e
fu ventura se non si fece male!... Come? Avete comprato, ricevuto,
accettato, controllato i libri, pagate le spese di spedizione, dazio, ecc.,
e poi venite ad impugnare l'opera vostra?... — Come? Il Pulszky, che
aveva altre volte fatti rilevanti acquisti per la Galleria dall' Olschki, non
poteva comperare per grandi somme?... Cosa intendevate per grandi
somme?... — Aveva l' Olschki l'obbligo di conoscere i limiti del mandato
LA BIBLIOFILIA 255
del Direttore?... — Perché si confondeva l'acquisto fatto per la Galleria,
coir acquisto privato e personale fatto dal Pulszky per suo conto?...
Rispose r Olschki, indignato, convenendo avanti il Tribunale di
Venezia nell'ottobre 1896 la Galleria Nazionale e per essa l'Erario Un-
gherese rappresentato dalla Direzione Causai um regaliuni. La causa venne
discussa in contumacia dell' Erario ; ma il Tribunale, - gìioniodo obtexit
caligiìief... - res^^mse allo stato degli atti le domande dell' attore-libraio.
Appello alla Corte di Venezia: vittoria completa, stavolta, dell'Olschki
(marzo '97), colla condanna dell'Erario a pagargli L. 30,860 coi relativi
interessi e le spese.
La Corte non si era arrestata davanti alle obbiezioni non serie del-
l'Erario: le superava tutte. Due, però, di queste erano notevoli. Una
era : 1' Erario allegava a pretesto del suo rifiuto di pagamento la
mancanza di quattro libri del valore di L. 400, 150, 50 e 325. Ebbene,
l'avv. X. dichiarava poi che ne mancavano solo tre.... per un valore comples-
sivo di L. 300! — L'altra obbiezione si era quella relativa all'altezza ec-
cessiva dei prezzi segnati in fattura e facilmente accettati dal Pulszky. —
Ebbene, lo stesso Erario per mezzo del consigliere Kotszka (Direttore
Causariim Regaliiwì) fece scrivere al signor Olschki dall' avv. X. che il
valore dei libri da lìti loriii'i alla Galleria era salito di 10,000 lire!
E il caso di dire collo Shakespeare: « se questa è follia, vi è però
del metodo! » {Amleto, II, g). Salvo che non si voglia, invertendo, affer-
mare che « se questo è metodo, vi è però follia!... ».
L' Olschki tenta stragiudizialmente di indurre 1' Erario a rispettare
il giudicato italiano. Inutile. Allora affida all' avv. X. di Budapest il man-
dato speciale (non generale) di dare esecuzione alla sentenza della R. Corte
di Appello di Venezia. Invano. Si disse che il giudicato italiano non era
legale, legittimo, autorevole, regolare, ecc., ecc. Si osservò dall'Olschki che
le aspirazioni e i desiderii della scienza per meglio regolare la legale con-
tumacia degli stranieri (l'Erario, come si è detto, era stato contumace in
primo grado) non potevano giustificare il disprezzo del governo ungherese
per un solenne giudicato delle nostre autorità giudiziarie e pel principio
di diritto internazionale, adottato da tutti gli Stati civili, loctts regit acttcm.
Tutto fu inutile.... Si perdette cosi la speranza di poter eseguire il
giudicato di Venezia ; e nel desiderio di porre termine una buona volta ad
una faccenda.... che prendeva le proporzioni del famoso affaire Dreyfois -
tanto è vero che i signori dell'Erario ungherese mandavano.... al diavolo....
2 so LA BIBLIOFILIA
rOlschki e il suo avvocato! - si pensò di entrare in trattative di com-
ponimento, proponendo, nel 15 settembre 1898, l' Olschki un suo tilti-
mahi7n, cosi concepito :
1. Restituzione franca di porto e di dazio degli oggetti forniti
alla Galleria e al Pulszky in conto privato.
2. Pagamento di L. 10,000 per interessi e spese entro il 15 ottobre.
3. Pagamento dei libri e delle legature eventualmente mancanti o
sciupati.
4. Pronto pareggio del conto privato Pulszky per l' importo di
L. 6834, meno il valore dei libri ritornati.
Se non lo si fosse accettato telegraficamente, l' Olschki avrebbe pro-
ceduto a un sequestro.... In che modo? — Non è facile colpire l'Ungheria
in Italia!... Eppure - ow.'//a homini, dtcm vivit, speranda sutitf... Si viene
per fortuna a sapere che a Milano il conte Galeotto Barbiano di Belgioioso
è rappresentante in Italia del R. Ispettorato dell' Industria serica in Un-
gheria e, come tale, detentore di somme dovute al R. Erario Ungherese....
Si fa intimare precetto e si procede all' oppignoramento.
Ciò nonostante l' Olschki continua a sperare che l' avv. Nagy, rap-
presentante della famiglia Pulszky, e 1' Erario Ungherese, si sarebbero
indotti a definire la vertenza, essendosi, naturalmente, promesso che
accettando l' ultimahim, tutto sarebbe stato revocato.
Il pignoramento scuote le autorità ungheresi. L' avv. Nagy - che
prima aveva offerto 4000 lire - ne offre allora, sbalordito, 10,000!
L' Olschki risponde confermando le condizioni poste, e solo aumenta
fino a L. I 5,000 la somma che domanda per interessi e spese, allungando
il termine al 25 novembre.
Nel 18 novembre, ritenendo l' Olschki, per comunicazione telegrafica
avuta dal suo avvocato {est sine dubio dojuus iiirisconsulti totius oraculum
civitatis/...) che V accordo fra le parti fosse incontestabile, fatto sulle basi
A'^ ultimatum e col conto particolare del Pulszky regolato (« è regolato »
si diceva, « tvird geordnet ») separatamente (ma contemporaneamente),
r Olschki diede l'assenso alla revoca del sequestro, scrivendo, a conferma
di ciò, nella sua lettera del 20 novembre diretta al suo avvocato unghe-
rese queste importanti parole :
« Diedi il mio assenso alla revoca del sequestro soltanto nell'ipotesi
ch'Ella mi abbia assicurato l'adempimento di tutte le condizioni del
mio ultimatum » .
LA BIBLIOFILIA 257
Mdi fa/ liiur auvìirio spes bona saepe suo! Nel giorno 22 novembre
rOlschki, ben lungi dal sospettare, ciò che venne poi a sapere, che cioè
r avv. X. avesse accettate condizioni ben diverse da quelle impostegli,
ringraziò il X. ; ma, nello stesso tempo, siccome in quel giorno aveva
ricevuto la lettera del X. del 20 novembre, colla quale gli accompa-
gnava uno scritto, che, a detta del X., costituiva la traduzione tedesca
della designata transazione, non contenendo né la lettera né la traduzione
cenno alcuno del regolamento del conto particolare Pulszky, condizione
principale del suo tUtimatum, il cav. Olschki scriveva: « Io suppongo e
credo di trovare la conferma nei suoi telegrammi che Ella ha obbligato
in modo impegnativo il dott. Nagy all'immediato pagamento e attendo
con impazienza le sue spiegazioni a questo riguardo ».
Questa frase, che per la ciuestione giuridica ha somma importanza,
era contenuta in una lettera dell' Olschki, che per la sua nobiltà di inten-
dimenti, per la precisione del suo contenuto, per l' esattezza e la chia-
rezza delle idee e dei rapporti etici e giuridici esistenti fra le parti,
merita (la modestia del signor Olschki me lo permetta) di essere qui
integralmente riportata :
« 22 novembre i8g8. — Preg- Sig. X. — Or ora ricevetti la gra-
dita sua lettera, stesa il 20 corr., della quale la ringrazio di cuore.
La lessi con molto piacere e vi provai una dilettevole soddisfazione nei
particolari da Lei magistralmente descritti dell'ultimo dramma.... che per
noi è a dirsi una comvicdia, ma per i signori del G. U. una tragedia!
A questo si aggiunga ancora la figura indescrivibilmente strana da essi
fatta dinnanzi a tutto il mondo. A Milano non si voleva più saperne
alla Borsa di seta ungherese ; i giornali recano articoli fantastici, dai
quali, per quanto mi chiamino Polci anziché Olschki, spicca pur sempre
il ritornello che il Governo ungherese per una somma minuscola si è
lasciato moralmente schiaffeggiare. Senza dubbio la faccenda avrà ancora
un epilogo al Parlamento. Non mi tocca neppure una taccia di rimpro-
vero; io ho più pregato che ammonito o minacciato, però si rimase
sordi e muti. Il mio buon diritto resultava evidente ad ogni bambino,
ma la prepotenza d' un governo credeva di poterlo calpestare. Della mia
longanimità e della mia prontezza arrendevole pei sacrifizi si abusò in
modo vergognoso, e quando io feci sentire con tutta risolutezza un qtiotisqtic
tandem si credette di poter mercanteggiare con me a cucchiaini ; ma ci
si ringannò, ed io feci quello che mi comandavano il mio buon diritto
2.=i8 LA BIBLIOFILIA
e la coscienza di me stesso. Col più completo sdegno respingo quindi
lungi da me ogni sospetto addosso a coloro che ne nutrono verso di me.
« Ora siamo di fronte ad un fatto compiuto, inquantoché Lei a nome
mio ha conchiuso l'accordo, ed io in séguito a questo disposi la ces-
sazione conseguente dell'esecuzione. Questo avvenne ieri per via legale,
liberando il mio avvocato la somma sequestrata al signor conte Belgioioso
per mezzo di un usciere e ne avverti subito anche il Consolato. — 11
Governo ne è già stato informato, e Lei nel frattempo ha certo di già
spedito il danaro.
« Ora vicìie la questioìie della coiisegiia dei libri, che io non credo cosi
semplice, come Lei avrà rilevato dalla mia del 20 (1) corr. ; poiché dalla mala
fede degli avversari vinti e è tutto da attendersi. Nella mia lettera di do-
menica ho già accennato ad alcuni punti ; oggi, dopo la lettura or ora compitila
della sua interessante lettera, posso ancora aggiungere che la rabbia dei signori
della Galleria Nazionale non garantisce di tiulla in questo senso. Lei cofne
amico dell' arte, come membro d' una famiglia, nella quale, come vidi, l' arte è
tenuta in alta considerazione e viene curata, saprà senza dubbio, che la con-
servazione e la completezza nelle antiche opere d' arte ìiatino la prima impor-
tanza e ne determinano il valore materiale. Io stesso ho veduto le opere da
me fornite in uso degli impiegati della Galleria, sul pavimento degli uffici della
Direzione, in mano degli inservienti, ecc., e sono convinto che cosi le opere non
sono divenute migliori ! La completezza di queste opere ha un lato tutt' affatto
speciale, poiché la ìnancajiza anche d'un solo foglio bianco diminuisce notevol-
mente il valore dell'odo etto, mentre una lacuna nel testo nel maorgiore mitnero
dei casi lo rende addiriitura senza valore. Chi mi garantisce che qualcuno
in malafede non abbia alterato l'una 0 l'altra opera? Dal catalogo cJie Le
perviene insieme con questa mia. Ella può vedere che ogni opera nel mio
negozio viene collazionata foglio per foglio, e noi dobbiamo naturalmente sob-
barcarci a tale lavoro per tutte le opere che ci ritornano da Budapest, per
constatare se si trovano in quella condizione nella quale si trovavano quando
furono spedite via da Venezia. Fortunatamente Ella, coll'acutne suo proprio,
ha previsto questo caso, facendo risaltare nell'accordo la seguente condizione :
«. INOLTRE IL REGIO ErARIO SI OBBLIGA DI CONSEGNARE A LeO S. OlSCHKI
TUTTI I LIBRI ACCENNATI QUI NELLE FATTURE ACCLUSE COI NUMERI A A G,
IN NATUR.\, IN NUMERO COMPLETO ED IN CONDIZIONE INTATTA A MANI, ECC.
All'incontro, Leo S. Olschki si impegna alla sua volta, di togliere entro cinque
giorni l' esecuzione compiuta, a Milano in Italia in base alla ot'cmita sentenza
LA BIBLIOFILIA 259
nel processo surriferito, e dichiara contemporaneameìife DOPO la consegna
EFFETTIVAMENTE esegriita dei libri ed eventuale rimborso del valore
di fattura mancante, ecc. » . Da questo io rilevo che Ella assicurò a me la
competcììza per la constatazione dei fatti rilevati nelle righe più sopra, e riset vò
a me // diritto di fare, dopo l' EFFETTIVAMENTE avvenuta entrata dei
libri, eventuali indagini relative allo stato, alla completezza, ecc. Era natura-
lissimo che Lei dettasse nella pejina dell'avversario queste aggitmte, poiché Lei
certamente non. si sarebbe esposto a latita responsabilità. Ora mi preme mol-
tissimo di aver qui i libri nel tempo piti breve possibile, per esaminarli relativa-
mente alla loro conservazione come rispetto alla loro completezza e La prego
quindi di volete curarne la loro consegna immediata (Zustellung e
CONSEGNA e non spedizione !).
« Ella non ricordò neppure con una parola il debito particolare di Pulszky ;
suppongo però, e credo di trovarne la conferma nei suoi telegrammi che Ella
ha OBBLIGATO IN MODO IMPEGNATIVO IL DOTT. NAGY a
farne il pareggio IMMEDIATO ed attendo con impazienza (con tensione)
le sue gradite spiegazioni a questo riguardo.
« La ringrazio vivamente di cuore delle Sue espressioni di simpatia e La
assicuro, che non vacillai neppure tiii minuto nella mia fiducia per Lei, ma che
sempre Le tributai e Le tributerò la mia alta stima ed ammirazione. I miei
telegrammi milanesi erano, come Ella ora comprenderà, P espressione della paura
della malafede dell'avversario. L'esatta consegna, dopo tutto quello che
avevo veduto a Budapest doveva parermi molto discutibile. Rifletta che mi
si rimproverò una registrazione disordinata, poiché stil conto noti avevo posto
libri che portavano il mio Ex-libris ; erano buttati di qua e di là e poi risulta-
vano come già pagati ossia come appartenenti al signor P. stesso personalmente.
« Non dimentichi che mi si era rinfacciato, di aver fatturato un libro
{Petrarca) due volte a prezzi differenti, uno del 149^ {a 400) e l'altro
del 1488 [a 800 pr. ///). Quattro libri si diceva inoltre mancassero, mentre P.
più tardi dichiarò di averli trovati e presentò gli impiegati della Galleria e
quindi tecnici, coinè tali che non avessero neppure un idea d'un libro, ecc., ecc.
Dopo ìiii tale disordine, si è in diritto di attendersi tutto.
« Riceva per tutte le sue fatiche i miei migliori ringraziamenti.
« Con cordiali saluti e distinta alta stima, sono suo devotissimo {fir-
mato) Leo S. Olschki » .
Stava, adunque, l' Olschki aspettando le richieste spiegazioni prima
di accettare la transazione.... quando, il 23 novembre, riceve a Firenze
26o LA BIBLIOFILIA
la somma di L. 14,000 in quattro chcques, tratti al suo ordine dalla Banca
Commerciale di Pest sul Banco di Napoli!
Dice Cornelio Nepote che nhnia fiducia niagnae calainitatis solet esse....
Oh Dio ! non è una grande sciagura ricevere, anche da Pest, quattordi-
cimila lire.... ma bisogna pensare a quelle che mancavano per arrivare
al saldo dell'avere dell' Olschki !...
Che cosa era successo? Il X. aveva stipulato col solo Erario Unghe-
rese una transazione per L. 16,000, di cui duemila se le era trattenute
il X. per i suoi onorari, e non aveva inoltre ubbidito ad alcuna delle
rigorose condizioni indicate nell' ultimahim, specie quella relativa al paga-
mento del conto Pulszky e al pagamento dei libri e legature eventual-
mente mancanti o avariate.
Tutto ciò non par vero: eppure non è che la verità candida e meda!
Se si volesse graficamente riprodurre codesta contesa libraria biso-
gnerebbe affidarne il disegno al celebre Bertillon.... il quale ci ridarebbe,
scommetto, una copia della sua famosa fortezza.... di dreyfusiana memoria!
Il Napoleone ungherese, dai suoi spalti, colle sue batterie co-
perte, coi suoi cannoni Maxims tira a palle infuocate sulle trincee del-
l' Olschki. Il suo fuoco è ben nutrito, non e' è che dire ; le sue batterie
funzionano a maraviglia; le sue bombe arrivano al segno.... Prima bomba:
— il conto Pulszky è regolato/... - Seconda bomba: — tutti i libri, ?iesstmo man-
cante, furono spediti a Firenze.... - Terza bomba: - Si è spedita una copia
autentica della transazione.... - Quarta bomba: - gli chcques sono inviati
insieme con una lettera che spiega il perché dell'invio, onde nulla si
ignori.... — Quinta bomba e razzo finale: — la'transazione fu ratificata.... —
Il caporale Olschki risponde : - Manca il regolamento del conto
Pulszky: la dichiarazione di avermi spediti tutti i libri è fantastica: non
mi è giunta la copia autentica della transazione: gli chèques sono arrivati
un giorno prima della lettera di accompagnamento, come risulta dal
certificato rilasciatogli dalla Direzione delle RR. Poste di Firenze, e
questa lettera, che arriva in ritardo, in studiato ritardo, porta i segni di
esser stata impostata a Budapest, ma in uffizi! e in tempo diversi da
quella degli chèques.... -
Il lettore avrà capito di che si trattava. Si è voluto tenere l' Olschki
all'oscuro sui veri termini della cervellotica transazione ad usutn Delphini,
e persuaderlo a riscuotere i denari, a ritirare i libri, a ratificare l'opera
di Napoleone.... e metter tutto sotto una pietra scrivendovi sopra: Eifu!
LA BIBLIOFILIA 261
L' Olschki, protestò di non riconoscere la validità della transazione ;
trattenne presso di sé gli chèques, ligio al precetto ciceroniano speremus
qìiae volumus, sed quod acciderif feramus e nel 1 5 dicembre oppignorò
nelle mani del conte Belgioioso la somma di L. 25,000.
Dietro regolare citazione davanti all'autorità giudiziaria milanese
comparvero le parti per discutere dei rispettivi diritti. Sostenne l'Erario
che il pignoramento era nullo per vizio di forma e per vizio di sostanza,
dicendosi che alla sentenza della Corte di Appello di Venezia era stata
ora sostituita (novazione) la transazione 17 novembre '98.
Frattanto veniva a notizia dell' Olschki che al suo indirizzo era arri-
vata a Firenze da Budapest, d, piccola velocità, una cassa contenente libri
e gravata di assegno per L. i 32.76, ridotto poi più tardi a sole L. 4.53 !...
Che fare? Se il destinatario avesse ritirato la cassa, si sarebbe pre-
cluso l'adito a qualsiasi protesta sulle condizioni dei libri e avrebbe
fornito ai suoi avversari un' arma non disprezzabile per sostenere il loro
assunto. E, senz'altro, colpi di pignoramento anche la cassa di libri
nelle mani del capostazione fiorentino.
La causa venne discussa a Milano - come si è detto - e mentre
r Olschki si limitava alla produzione degli atti già acquisiti nel giudizio
di cognizione e di alcune lettere fedelmente tradotte da traduttori (non
traditori) giurati italiani, 1' Erario ungherese si difendeva riportando brani
staccati di lettere malamente tradotte e alterate nel significato delle pa-
role (!...) e si presentava 1' Olschki come un avido mercante che non ha
mai sazie le bramose caiuie, paragonandolo allo Shylock shakespeariano!...
Io non son superstizioso,
Un baggeo non son ; ma pure
Fra la terra e il ciel v' han cose
Anche al savio molto oscure.
(Alta Troll, trad. Chiarini).
E non poteva non essere oscuro per 1' Olschki il vedere alterazioni
flagranti, il sentirsi offendere per reclamare un suo diritto ; l'esser chia-
mato a risarcire — egli ! — i danni morali e materiali verso un Governo
« che per un debito non suo era stato dall'esecrando Olschki trascinato
per i Tribunali e costretto a sostenere lunghi e dispendiosi giudizii!!... ».
Perocché queste erano, in sostanza, le domande dell'Erario: rico-
noscere che r Olschki aveva conferito al X. il mandato di compiere qua-
lunque transazione (!) ; riconoscere che egli - Shylock - aveva ratificato
202 LA BIBLIOFILIA
l'opera del X.; pronunziarsi la nullità dei pignoramenti; risarcire i danni
al povero e vessato Erario ungherese trascinato pei capelli (se un Erario
ha i capelli!...) a piatire davanti i tribunali italiani....
Il Tribunale - habent sua sidera lites! - negò all'Erario ogni ragione
di risarcimento, riconobbe la buona fede dell' Olschki, ma ritenne che la
ratifica della transazione fosse avvenuta.
L' Olschki allora pensando che un giudizio di questo genere sia spie-
gabile nel senso che magistrati onesti e dotti, usi a interpretare il signi-
ficato dei documenti, partano dal presupposto che questi rispondano alla
verità, né possono intuire li per li alterazioni maliziose, appellò avanti
la Corte di Milano sostenendo in tesi principale che egli non diede
facoltà di transigere, che l' accordo del i 7 novembre non venne mai rati-
ficato da lui; e in tesi subordinata sostenne che, se transazione vi fu,
essa non fu regolarmente eseguita da parte dell' Erario ungherese, non
essendosi fatta I'effettiva consegna dei libri nei modi voluti; libri che da
tre anni viaggiano, passano per più mani, sono oggetto di sequestro,
che hanno immobilizzato capitali non esigui e che pur rappresentano un
valore artistico e letterario e commerciale non disprezzabile.
E r Olschki aspettava e sperava: nube solet pulsa candidus ire dies!
E rasserenato l'ambiente si vedrà - egli scriveva nelle sue conclusioni - se
meriti il nome di Shylock colui che dopo aver perduto gli interessi del
suo capitale, di aver profuso tant' oro in lunghi giudizii, di aver rinun-
ziato d\V affare e al relativo lucro, di aver letto tante lettere curialesche
e imbrattata tanta carta bollata a 3.60 il foglio.... domanda che chi ha
comprata la sua merce la paghi senza lesinare sulla sua buona fede. —
« I libri - ha scritto 1' Hazlitt - ci penetrano nel cuore : noi non respi-
riamo che l'aria dei libri ». — Finora i libri ci hanno gravato sulla borsa
e non si è respirata che l'aria mefitica dei tribunali!... Se la Galleria Na-
zionale ungherese ama i libri rari, li comperi e li paghi : altrimenti
Shylock dovrà dire di lei ciò che fu detto di un tal mecenate: « Con
inaudita generosità fece costruire un ponte.... a spese del Comune»!...
La Corte d'Appello di Milano, con sentenza del i 7 novembre 1 899, non
tenendo conto delle domande dell'Erario Ungherese perché fossero elimi-
nati dagli atti dell' Olschki molti documenti che si pretendevano non rego-
LA BIBLIOFILIA 263
lari per mancanza di legalizzazione, e non soffermandosi sulle addotte
alterazioni di carte, lettere, telegrammi, commesse dagli Ungheresi, ha
seguito il responso del Tribunale e lo ha confermato, basandosi su al-
cune frasi di lettere dell' Olschki, scritte quando la sua fede era piena
e reputava che i suoi patti, rigorosamente giusti, come ha riconosciuto
la Sentenza, fossero anche scrupolosamente stati osservati.
L' Olschki adunque può oggi finalmente ritirare i suoi libri preziosi
e usare de' suoi chèquesf
Parrebbe che la risposta non dovesse essere che affermativa. Ma
XxXsTià xà xaXà — le cose buone sono moleste !
Per gli chèques non vi è questione. Ma è notevole però il tiro —
diremo cosi - barbino.... che gli si voleva fare. L' Erario Ungherese dopo
l'appello dell' Olschki, appello principale, aveva fatto per suo conto e
a sua volta un appello secondario, pedissequo a quello, e che i forensi
chiamano, parmi, incidentale.... perché cade nel principale.... E come in-
fatti è caduto!... Caduto completamente.... e grottescamente!
L' Erario aveva dovuto, dunque, restituire i hbri e pagare sedici-
mila lire per indennizzo. Sta bene - egli ha detto: si renda e si paghi.
Ma il signor Olschki ha dei conti e dei gravi conti da pagare all' Era-
rio.... Egli ci deve pagare i danni prodotti coi pignoramenti che ha fatti;
egli deve riparare ai danni causali alla nostra industria serica che subì
uno scacco sul mercato italiano per colpa sua ; egli deve rispondere del
pignoramento dei libri fatto a Firenze; egli ci deve pagare per averci
trascinato su pei tribunali italiani ; noi dobbiamo essere indennizzati per
le sofferenze morali che abbiamo subito ; egli ci deve i danni dei danni
dei danni.... e cosi sarà poco male se per rifondere tutto ciò, egli dovrà
vendere tutti i libri delle sue biblioteche di Venezia, di Firenze e di
Roma, se dovrà disfarsi della sua casa, dei suoi stabili, dei suoi cimelii,
se sarà costretto a
bussar di porta in porta
Un pan chiedendo agli uomini,
Andando colla sporta!...
Ah ! no - ha detto la Corte - 1' Olschki se ha fatto quel che ha fatto
vi è stato costretto dal vostro contegno, o messer Erario ; egli ha do-
vuto tutelare giudizialmente il suo buon diritto ; egli ha dimostrato sem-
pre e in ogni momento di essere scrupoloso osservatore dei suoi obblighi,
e non ha avuto che il torto di pretendere che gU altri facciano altrettanto ;
204 LA BIBLIOFILIA
egli è sempre stato in buona fede e di buona fede, e siete voi che lo avete
messo nella condizione di difendere « a pugni e a calci » < tvjI xal XxS » il
suo diritto e il suo avere. Non potete dunque reclamare dei danni e
cercare di togliere colla destra ciò che avete dato colla sinistra : come
non potete sumere superbiam quaesitam meriiis, cosi non potete impinguarvi
le tasche chiedendo i quattrini all' Olschki. E cosi ha respinto 1' appello.
Ma la faccenda non poteva né doveva finire a Milano: questo ha
dovuto capirlo la Corte : restavano i libri che da varii anni girellavano
dalla Galleria alle stazioni ferroviarie riposandosi per ultimo un anno in-
tero nei freddi magazzini di una R. Dogana. - E siccome, dal tenore
stesso dell'atto stipulato a Budapest risultava che il Governo erasi im-
pegnato a restituire tutti i libri in pieno tiumero e in istato integro, cosi
la Corte riservò all'Olschki una nuova lite pel caso che queste condi-
zioni non si verificassero. — Ed eccoci ad una fase nuova che forse è la
più grave perché viene in luce tutta la colpevole leggerezza con cui il
Governo ha proceduto nella vertenza. — L'Olschki, lungi da ritirare i libri,
si rivolge al Presidente del Tribunale per la nomina di un perito che
li esamini rigorosamente e per la designazione di un locale pubblico nel
quale essi abbiano a depositarsi per reciproca garanzia delle parti. -
Il Presidente, esaminati gli atti, esaminate le sentenze di Milano, visto
che la faccenda non è di quelle comuni e che non si tratta di stimare
vino andato a male o burro di margarina, nomina a perito, nientemeno
che un illustre e dotto bibliotecario e ordina il deposito dei libri in una
delle Biblioteche governative della città. - L'ordinanza del Presidente è
regolarmente significata al Console Austro-Ungarico perché l'Erario- sap-
pia quali nuovi passi si fanno e provveda come meglio creda nel suo inte-
resse : nel giorno prescritto, un rappresentante del Console interviene
infatti e finalmente, dinanzi al Perito, al Notare, al Capostazione, al Di-
rettore di Dogana e ad una numerosa schiera di testimoni e di curiosi,
la famosa cassa viene posta alla luce. - Si procede al suo esame esterno :
tutto è intatto ; tutto è in ordine ; non una traccia di alterazione, non
una schiodatura. — Questo dimostra che le ferrovie hanno fatto il dover
loro e che in Italia, perfino i facchini della stazione, sanno rispettare
l'arte e la scienza meglio di quanto le rispettino certi bibliotecarii del-
LA BIBLIOFILIA 205
V Ungheria. — Ed allora, si apre la cassa, si contano i pezzi e ne man-
cano se//e / Si riscontra la fattura e si constata che il loro valore comples-
sivo è di L. 1525. Questa è la prima sorpresa: ma ben altre dovevano
scaturire dalla cassa miracolosa! Il perito cominciò l'esame particolare
dei volumi. Quale orror! Quale macello/ I libri sembrano reduci da una
battaglia.... perduta ! Hanno le ossa, o meglio, le costole rotte : sono pe-
sti, laceri, macchiati: l'inchiostro è stato sparso su di essi, ma la mano
pietosa di un lindo impiegato magiaro è stata sollecita a passarvi sopra....
uno straccio bagnato! Così l'inchiostro è sparito, in parte, e con esso,
una parte del foglio ! Ma non basta ancora : qualche sonnolento distri-
Indove della biblioteca ungherese, addormentatosi forse con la pipa in
bocca, ha lasciato cadere su qualche libro l'infuocato ingrediente della
sua fida compagna.... di lavoro, ed ecco delle miniature bruciacchiate
e rosolate ! Non basta ancora : i libri (che si volevano respingere) appena
giunti a Budapest furono accolti come ospiti graditi ed impressi con
tanto di tiìiibro! E avanti nelle sorprese: pagine intere di preziosi vo-
lumi sono asportate : figure strappate e chi sa che un giorno, nella
vicenda a cui l'industria le sottopone, non abbiano ad essere offerte in
acquisto.... al signor Olschki!
Conclusione : il perito, che sa il fatto suo, afferma che, cosi come
sono stati ridotti dai 'signori Ungheresi, i libri valgono forse diecimila
hre !
Ora dunque viene il bello : la transazione è stata calpestata dal-
l'Erario Ungherese; potremmo dire che il trattamento usato ai poveri
libri fu de popido barbaro e non di una nazione che vuol posare fra le
civili. Ma che diranno su questo riguardo i Tribunali a cui nuovamente
rOlschki dovrà rivolgersi? Sul loro responso non può cader dubbio : il
Governo dovrà pagare, e questo sarà il meno che possa toccargli se non
vorrà sentire tutto il peso della universale riprovazione e del coro di
giusti clamori che intorno ad esso ha sollevato fino ad oggi e solle-
verà in avvenire l'indecente contegno tenuto in questa faccenda. Certo,
prima che fuori, l'Erario Ungherese sentirà rintronarsi le orecchie in
casa sua: il Parlamento ha già tempestato una volta per questo affare,
al tempo in cui si parlava soltanto di non riconoscere un debito rego-
larmente contratto : ma che diranno adesso i deputati che usano ficcare
il naso negli affari del Governo e sbraitare come ossessi, quando, tirate
le somme, fatti i conti delle spese legali, di traduzioni, di viaggi e degli
266 LA BIBLIOFILIA
indennizi rifusi all'Olschki, vedranno che i libri avrebbero potuto como-
damente pagarsi tre o quattro volte, e che, all' incontro, sfumarono i da-
nari, sfumarono i libri, e il Governo rimase colle busse e le beffe?
Se r infitienza o qualche altro malanno ci salva, andiamo a Budapest
per assistere alle sedute della Camera : il divertimento non potrà man-
care e francherà la spesa del viaggio.
Un Topo di Bibt.ioteca.
IL SOGNO DI POLIFILO')
(Continnazione e fine)
II
Non è strano il caso d' un libro del quale si questioni per determinare in
che lingua sia scritto ? E il caso àeVÌ Hypnerototnadiia. « Felice, non dirò già chi
giunge ad intenderla (scriveva il Tiraboschi), ma solo chi sa dire in che lingua
essa sia! Cosi vedesi in essa un miscuglio di favole, di storie, di architettura, di
antichità, di matematica e di ogni altra cosa; e uno stranissimo accozzamento di
voci greche, latine, lombarde, ebraiche, caldee. » Lo stesso, press' a poco, ripetono
quasi tutti quelli che ne hanno scritto, ifino ai più recenti ; e per ciò principal-
mente il nostro Colonna fu ritenuto per pazzo, senza darsi pensiero di ricercare
nella storia le ragioni e la genesi dello strano fenomeno.
In tutto il corso della nostra storia letteraria si possono seguire due correnti
di prosa; che se, qua e là, paiono per un momento mescolare le loro acque, poi
tendono a ridividersi e correre parallele. E l'effetto dell'umanesimo; dell'improv-
viso irrompere d'una civiltà lontana e matura nella viva e presente, ma rozza
ancora e inesperta; è il dualismo della nostra vita nazionale, perpetuamente risor-
gente dalle transazioni malferme, dalle non durevoli paci. Accanto alla prosa dei
semplici francescani, dei novellieri, dei cronisti, che pel Savonarola e pel Cellini
corre al Manzoni, imbevuta di credenze, di passioni, di costumi, di gusti popo-
lani, sollecita delle cose che ha da dire, e in cui perciò la sostanza domina e
regola la forma, deriva dalle opere minori del Boccaccio la prosa aulica, artifi-
ciosa, lussureggiante, rifuggente dalla realtà, e in cui la forma, non isgorgante
') V. La Bibliofilia, pagine 189-212.
LA BIBLIOFILIA
267
dall' intime cose ma sovrapposta, vuol valere per sé. Le due correnti dell' arte
corrispondono a due stati della coscienza, a due diverse visioni della vita: per
Dante e pel Manzoni, essa ha un valore etico a cui tutto è subordinato, e l'arte
non crede umiliarsi concorrendo al fine supremo; ma pel Boccaccio, pur tra le
credenze e le opinioni rimastegli nell' animo per forza d' inerzia, fine supremo è
il piacere, e l'arte sta da sé, fuori e sopra alle complesse armonie della vita.
Il Boccaccio come umanista (poiché egli fu per eccellenza il Giano bifronte
della nostra letteratura) determinò la direzione del movimento dal Petrarca ini-
ziato. Assorti, inebriati, nell'ammirazione dell'antichità che d'improvviso si rive-
lava ignuda ai loro occhi, come Frine al tribunale degli Eliasti, gli umanisti non
videro che lei, non amarono che lei sola ; onde si ebbe, accanto alla popolare, una
letteratura vivente in una età lontana, fuori della vita e, in breve, anche della
lingua della nazione. Indipendente dall'alta estetica del sentimento morale, essa
si diede, nell'ozio della coscienza, ad accumulare l'erudizione, e ad elaborare le
forme.
Fu maestro il Boccaccio : eg'li iniziò l' arte del Piacere ; arte che ha propria
andatura e lussuria di vesti, e artificio di lentezze, di svenevolezze, d' ondeggia-
menti, di suoni, di mistero, di sorrisi, come la donna che di piacere vive; una
nausea di cose usate, una febbre di pellegrino, di prezioso, d'innaturale. Il Boc-
caccio vuol dirci, nel Filocopo, quando e dove egli s'innamorò. Il giorno e l'ora?
La Pasqua di Resurrezione? E volgare. Napoli? La chiesa di San Lorenzo? Cosi
268 LA BIBLIOFILIA
dicono le donnicciole. I frati di San Francesco? Xon parlano altrimenti le trecche
del mercato. Ed egli narra : « Avvenne che un giorno, la cui prima ora Saturno
aveva signoreggiata, essendo già. Febo co' suoi cavalli al sedicesimo grado del
celestiale Montone pervenuto, e nel quale il glorioso partimento del figliuolo di
Giove da' spogliati regni di Plutone si celebrava, io, de la presente opera com-
positore, mi trovai in un grazioso e bel tempio in Partenope, nominato da colui
che, per deificarsi, sostenne che fusse fatto di lui sacrifizio sopra la grata; e quivi,
in canto pieno di dolce melodia, ascoltava l' ufficio che in cotale giorno si canta,
celebrato da sacerdoti successori di colui che in prima la corda si cinse umilmente,
esaltando la povertà e quella seguendo. Ove io dimorando, e già essendo (secondo
il mio intelletto stimava) la quarta ora del giorno sopra l'orientale orizzonte pas-
sata, apparve agli occhi miei 1" ammirabile bellezza, ecc. » E un altro giorno la
rivide « in un santo tempio dal prencipe de' santi uccelli nominato, nel quale sacer-
dotesse di Diana, sotto bianchi veli di neri vestimenti vestite, coltivavano tiepidi
fuochi.» Cosi per indovinelli procede; e le passioni dell'animo, trasportate anch'esse
fuori del presente, trovano nella mitologia e nell' antica storia la misura e l' esem-
pio. I genitori di Flavio ragionano dell'innamoramento del figlio citando Paris
e Elena, Grillo e Senofonte e Anassagora e Narciso e Biblide ; e gli amanti non
sanno dirsi che s'amano, non sanno gioire, non sanno piangere, senza cavar fuori
il libretto dell'antica erudizione e sfogliarlo, per cercarvi gli esempi d'Enea e di
Didone, d'Arianna e di Teseo, di Fedra, di Ecuba, di Meleagro, di Demofonte,
d'Orfeo e di .Scipione.
L'evitare il semplice, il naturale, il chiaro, togliere alla realtà la precisione
de' contomi, respingerla nel fondo d'una prospettiva lontana, d'una civiltà pas-
sata, d' una pellegrina erudizione, e avvolgerla nella nebbia di sciarade simboliche
e di artificiose perifrasi, parve il sommo dell' estetica, l' eccellenza dell' arte. E tale
essa germogliò, nell'ozio della coscienza.
Ad ottenere l' effetto prospettico che la nuova estetica si proponeva, non
bastava allontanare dalla realtà i sentimenti e le immagini, ma altresì lo stile e
la lingua. Il Boccaccio era troppo toscano, troppo novizio nello studio dell' anti-
chità, per risolversi ad abbandonare la sua lingua nativa. Egli diede le mosse :
raramente risuscitò parole del tutto morte, ma le usate richiamò all'antico signi-
ficato, le atteggiò latinamente (lo inesercitabile monte Barbaro, la violata nave,
la domandata isola, ecc.), spogliò il periodo del lucco fiorentino per avvolgerlo
nella toga romana.
L' esempio del Boccaccio trasformò la prosa letteraria, sempre più latineg-
giante. Ma il latino invadeva, allagava, sopraffaceva tutto. Non solo sempre nuovi
latinismi penetravano nella prosa italiana, forata a guisa d'un cribro, ma parole,
frasi, interi periodi latini vi si ficcavano dentro, perfino nelle lettere familiari. In
LA BIBLIOFILIA
269
latino pensavano ; e spesso, come avviene oggi nell' aristocrazia col francese, man-
cava loro l'espressione per tradurre in volgare il pensiero. I dotti, sdegnando il
barbaro amalgama, scrissero in latino, non pure le opere d'erudizione, ma il ro-
manzo e la lirica d'amore, e sostennero che il volgare lo si dovesse lasciare al
volgo, e lingua italiana e letteraria fosse unicamente il latino.
Al ceto dei dotti, curvo sotto il bagaglio d'una affastellata erudizione, resi-
steva il popolo, chiedendo il volgare. Ma quale latino e quale volgare? Neppur
su questo s' intendevano ; che mentre gli scrittori in volgare (eccetto a Firenze
dove la lingua parlata coincideva con quella de' grandi scrittori del Trecento) o
si studiavano di conformarsi all'uso di quei grandi, o usavano la lingua parlata
nella loro regione o, per lo più, le mescolavano, non minore era la confusione
nel latino; dove, d'accordo tutti nel respingere la grossa latinità del medio evo,
si dividevano però in ciceroniani ed eclettici ; i quali ultimi, non contenti a sup-
plire con vocaboli e forme d'età più tarda quando la lingua del secolo d'Augu-
sto paresse insufficiente, andavano studiosamente ricercando negli scrittori della
media latinità il pellegrino e il prezioso.
Invano Giulio Cesare, il più romano de' romani, aveva esortato a fuggir,
come scogli, le parole insolite: ict, tanquaiii scopiduiii, sìcfiigias inaiidituin atque
insolens verbzim.
Il latino comunemente usato era logoro ; la passione della pellegrinità, della
raritas, stimolava gli animi ; e un nuovo snobismo letterario spingeva i letterati
avidi di distinguersi dalla folla, a frugare rarità nel latino d'Africa d'Apulejo
(onde furono anche detti apulejani), di Fulgenzio, di Sidonio, di Marziano Capella,
e perfino di Tertulliano e di Sant'Agostino; un latino smorfioso di diminutivi,
270 LA BIBLIOFILIA
luccicante di antitesi, oscuro, snodato, capriccioso, e qua e là rimbombante di
terminazioni solenni.
I.o stesso Poliziano segui e incoraggiò l' andazzo ; ma del prezioso eclettismo
fu sede Bologna, e autorevole maestro Filippo Beroaldo il vecchio. Grammatico
e retore pettoruto e pesante come un macigno, in tanto credito che non solo da
ogni parte d'Italia, ma dalla Germania accorrevano numerosi alle sue lezioni, egli
col suo esempio, col commentario d'Apulejo, coli' edizione d'Aulo Gelilo e d'altri
scrittori della decadenza, mise in onore, non solo l'eclettismo, ma il preziosismo:
la ricerca del pellegrino, del raro, dell' oscuro. Et sane (cosi egli scriveva d'Apu-
lejo) novator pleriiniqiie verborum est elegantissimus . Né bastò il cavar fuori voci
e vocaboli pellegrini, ma si volle riconosciuto il diritto di coniarne di nuovi, anche
se bisogno non ce ne fosse, per eleganza, per vezzo, per amore di novità; e di
scrittori forti ed eleganti, di padroni della lingua, di stilisti insigni ebbero lode
non quelli che meglio adattassero la parola all'idea, ma che di fiori esotici e di
strano odore cospargessero le loro scritture. Più ingegnosi si stimarono quelli che
ci volesse più acume d'ingegno a comprenderli.
Non una lingua letteraria riconosciuta dalla nazione; l'erudizione incom-
bente; gl'ideali dei dotti fuori della realtà presento, fuori della vita; una nausea
del comune, dell' usato, che spingeva al prezioso, al difficile, allo scuro ; tali erano
quando fu scritto il Polifilo, le condizioni della nostra vita letteraria, delle quali
altre non furono mai meno propizie alla produzione dell'opera di fantasia.
Concepito dal Colonna il suo poema, gli conveniva risolvere in che lingua
scriverlo. Nella lettera di dedica alla sua Polia, egli ci fa intendere come avesse
incominciato a dettarlo in lingua diversa da quella in cui al presente l'abbiamo:
« lasciando il principiato stilo, et in questo, ad tua instantia, tradotto. » Per le
quali parole, i più hanno inteso eh' egli avesse incominciato a scrivere la sua opera
in italiano, e poi a richiesta della sua amica, la gnazzabugliasse in quel nuovo
gergo. ]\Ia perché attribuire alla bella Lucrezia gusti cosi depravati? E più na-
turale intendere eh' egli incominciasse, come Dante, a scrivere il suo poema in la-
tino, la lingua degli umanisti, e lo traducesse poi, pregato da lei, in volgare. Come
avrebbe potuto imaginare la buona fanciulla che il volgare del suo amico fosse
quello ?
Ma non bisogna poi esagerare, annoverando fra le lingue che compongono
quella del Polifilo, anche il caldeo, l'arabo e l'ebraico. Queste due ultime, come
le figure eh' egli chiama geroglifici egiziani, entrano bensì in qualche scritta e
sono scolpiti su qualche pietra; ma il testo si compone di sole tre lingue, l'ita-
liano, il latino, il greco. « E cosa mirabile (dice L. Crasso nella lettera a Guido-
baldo d'Urbino), che quantunque egli parli la nostra lingria, a capirlo però, .si
richieda la conoscenza del latino e del greco non meno che del toscano e del ver-
nacolo. Poiché stimò l'uomo sapientissimo, questa essere la sola via perché tutti
LA BIBLIOFILIA
271
potessero apprenderne qualche cosa; cosi però, che solo il dottissimo potesse pene-
trare nel sacrario della sua dottrina ; ma chi vi si accostasse non dotto, non perciò
disperasse di penetrarvi. » Le tre lingue però vi entrano in dosi assai diverse, e
meno che le altre la greca, la quale, oltre i nomi allegorici, fornisce non altro quasi
che aggettivi, eh' egli suol formare e comporre con libertà capricciosa. L' italiano dà
la parte formale, le terminazioni, le flessioni de' verbi, le proposizioni, gli articoli
e poco altro; un italiano che nella pronunzia di certi suoni e nelle flessioni de' verbi
s'accosta più al veneto che al toscano. Finalmente, il vocabolo è latino : vedremo poi
quale latino. E se l'autore ha incominciato a scrivere l'opera in questa lingua, la
traduzione dev' essergli costata poca fatica : non ha fatto altro se non darle alla su-
perficie una vernicetta di lingua italiana. É il linguaggio pedantesco, usato poi
da Fidenzio ludimagistro e da' suoi seguaci, come elemento comico ; dall'Aretino,
dal Rabelais, e da cento altri per mettere in burletta i pedanti ; e già prima dal
nostro autore, non solo seriamente, ma solennemente e senza sospetto di muovere
le risa, sollevato alle altezze dell'epopea. Ma né il Fidenzio né il Rabelais né alcun
altro hanno spinto la caricatura fino al punto a cui, sul serio, l'autore del Sogno.
Il Fidenzio stesso, ricordava in un sonetto « il nostro lepido Polifilo, » for-
mando a sua imitazione il nome di Camillifilo ; Annibal Caro scriveva ad un suo
amico: « Io ho una vostra, che mi pare scritta dal Polifilo in quella sua lingua
d'oca; » il Castiglione ed altri, fino al Carducci, nella prefazione al Polizimio, lo
han citato come esempio di mostruosa mistura di varie forme.
E mostruosa è veramente quella mistura; ma non per questo è da credere
che l'autore del nuovo poema filosofico fosse uno scimunito. Tutt' altro. Era un
forte, audace, rigido ingegno, spinto, dalla tirannia della logica, fino all'assurdo.
272 LA BIBLIOFILIA
L'umanista che santificava la concupiscenza nel culto della dea Natura, non era
uomo da sgomentarsi della creazione di una nuova lingua. E la creò lui.
La sua natura corrente agli estremi, in nessuna cosa gli permetteva d'arre-
starsi a mezzo. Lingua nazionale non e' era ; che, ciascuna delle due lingue usate,
era troppo forte per poter esser messa da parte, troppo debole per sopraffar l'altra
e regnar sola. Un'opera d'immaginazione scritta in volgare, non l'avrebbero ac-
cettata i dotti; in latino, lingua morta, l'avrebbe respinta il pubblico: quel pub-
blico che non si sa bene quale sia né dove sia, che si può, dai riposti santuari
dell'intelligenza, scomunicarlo colle formule del più esecrando disprezzo, ma al
quale, da ultimo, tutti son costretti a ricorrere e ad inchinarsi, come a giudice
supremo. Egli non vide altra via se non proseguire arditamente il tentativo del
Boccaccio, di sollevare a dignità letteraria il volgare, con una infusione di lati-
nità. !Ma se il principio era buono, perché applicarlo cosi timidamente? Meglio
aprire alla lingua italiana le vene, fame uscir tutto il sangue, e versarci dentro
sangue latino, corroborato da un po' di greco. Aberrazione, delirio d' una testa
gagliarda.
Quale latino? E probabile che il Colonna apprendesse latino e greco da un
Rolandello, grammatico e retore che ebbe una bella scuola a Treviso; ma se non
frequentò a Bologna le lezioni del Beroaldo (e non lo sappiamo) certo subì la
sua influenza, e segui la sua scuola. La segui a modo suo correndo diritto agli
estremi.
Il vocabolario del Polifilo è latino; e nella lotta tra ciceroniani ed eclettici,
rappresenta il supremo culmine, l'esagerazione ultima a cui giungesse il prezioso
eclettismo. Non contento di pescare nel latino della decadenza quanto vi fosse
di più insolito, di più esotico, di più bizzarro, di smammarsi in vezzosi diminu-
tivi, animula mia bellatula e dulcicula, egli mise su zecca per conto suo, e coniò
moneta, principe, sultano, imperatore d'un regno fantastico.
Nelle epigrafi latine, egli usava zachariter, hederacitcr, arsibilitcr, anmiali-
tcr, ed altre voci sconosciute a tutta la latinità. Quale fosse poi il suo latino in
veste italiana, meglio lo dimostreranno i passi che riporterò appresso : ma un
esempio chiarirà il procedimento da lui seguito. La terminazione in btindus era
il tic del nostro Colonna; ma se egli ne usò e ne abusò come nessun altri mai,
non è da credere però che fosse un suo capriccio; era un vezzo di scuola. Già
il Boccaccio (si veda principalmente VAvietó) amava le terminazioni di vagabondo
e di errabondo ; ma negli scritti del Beroaldo trovo pudibuiidìis, gaudibtindus, in-
credundus, deprccabundiis, cunctalniììdiis.festinahindiis, venerabiindus e simili. Credo
che tale forma provenisse principalmente da Aulo Gelilo; il quale, oltre all'usare
per suo conto undabuiidus, grahilabundus e pochi altri termini simili, nelle N'oiti
Attiche (XI, 15) cita Labenio e Terenzio Scauro, che avevano usato ainorabtmdus,
ludibundus, latabiindus, ridibundus, errahindtis, popìilabundits, ecc. : e propostosi
il quesito se tale terminazione alterasse il senso delle parole semplici, ludfiis, ri-
dens, laetus, conchiude con Apollinare che essa aggiunge solamente forza e copia
e quasi abbondanza all'idea. E il Beroaldo e il Colonna ne fanno uso cosi per
LA BIBLIOFILIA 273
vezzo, per ragione d'abbondanza, di sonorità, di preziosità. Ma il nostro Colonna
ne versa giù a fiotti, e ne conia di nuovi a ogni pagina fino all'incredibile: rÌ7i-
gibondo, mordicabondo, altercabondo , paventabondo, amplexabondo, turbabondo, evo-
mabondo, voluntabondo, iniuriabondo, summurmurabondo, disciplinabondo, phisicu-
labondo, e infiniti altri, empiono di strepito di bombarde quella sua prosa bizzarra.
La lingua, lo stile, il pensiero, le invenzioni, le imagini, tutto rìsale e si ri-
collega al principio unico, abbracciante e dominante lo spirito: la visione della
vita, il valore che le si attribuisce. Pel nostro Colonna era la voluttà: voluttà
che cade, qua e là, in una grossolanità fratesca, ma conosce anche i più squisiti
raffinamenti che sa prestare al senso l' intelligenza. Egli è estraneo al mondo, e
alla sua vita non partecipa, tutto assorto nell' egoismo dei sensi. La elaborazione
delle parole, a cui dà un valore per sé, è un lavoro voluttuoso ; e nel formarle,
egli le ascolta, le odora, le palpa, le assapora con quel senso della preziosità, con
cui ne' banchetti luculliani si mangiavano le lingue de' pappagalli o si bevevano
le perle disciolte. Era poema filosofico ; ma alla filosofia d' Epicuro, arte epicurea.
Polifilo cerca il piacere ; si compiace, in un solitario raccoglimento, d' ima-
ginare tutto quello che di più bello, di più sontuoso, di più meraviglioso, di più
prezioso, di più raro possa creare fantasia umana, e lo descrive, vi si adagia, vi
si voltola dentro con voluttuoso compiacimento, aggiunge minuzie a minuzie, frasi
a frasi, parole a parole, con una prolissità che a noi spesso riesce, sarei per dire,
disperabonda. Ma conviene pur osservare che, fra noi e il sentimento dell'autore,
e' è un muro divisorio : quella lingua per noi difficile, faticosa, goffa, e che era
per lui, assorto nell'ammirazione del mondo greco e latino, e nel compiacimento
della creazione d'una lingua nuova, non ultimo strumento di voluttà.
Dante (mi si perdoni il ripetuto ravvicinamento, che riguarda non gli artisti
ma l'arte loro) descriveva i luoghi per collocarvi le anime, dipingeva le persone
per dinotarne la natura morale ; Polifilo descrive per descrivere, pel diletto di ri-
produrre e continuare e perpetuare le sensazioni piacevoli. Ne' due poemi allegorici
non e' è che un personaggio attivo, l' autore ; ma vera protagonista nella Divina
Commedia è la coscienza umana. Dante passa fra personaggi viventi d'individualità
propria, e, uomo fra gli uomini, benedice e maledice, s' esalta, piange, combatte ;
Polifilo, non uscendo da sé stesso, allunga i tentacoli de' suoi sensi per assorbire
dagli oggetti il piacere. L'anima umana, che campeggiava sul fondo della na-
tura sensibile, è sparita; e il fondo è venuto innanzi, pretendendo d'occupar lui
tutto il quadro. Le madri fiorentine veglianti a studio della culla. Farinata eh' erge
la fronte, orgoglioso d'aver lui solo difeso a viso aperto la sua Firenze, Romeo
mendicante la vita a frusto a frusto, Ugolino e Francesca, Sordello e la Pia, Man-
fredi e Corradino, Piccarda e Costanza, San Francesco e San Bonaventura anime
palpitanti di vita, moventisi in un' atmosfera di luce morale, hanno ceduto il luogo
alla voluttuosa dilettazione del colore e della linea, del suono e dell' odore, della
274
LA BIBLIOFILIA
morbidezza e del lubrico. Ma fuori delle vastità del mondo morale e dell'attiva
partecipazione alla vita, chiuso il passato colle sue memorie il futuro co' suoi ti-
mori e le sue speranze, è fatale che l' arte sensuale trapassi, per rinnovarsi, dal
bello all' innaturale e al mostruoso, che l' artificio soffochi la natura, e la prezio-
sità la bellezza.
Polifilo si solleva alcuna volta all' altezza dell' entusiasmo lirico ; come allora
che, conosciuta la sua Polia, trovata finalmente la verità, egli guarda lei, guarda
il mondo circostante, e lo vede rinnovato, ed esulta in un godimento pieno, pro-
fondo, che a poco a poco si confonde in un turbine di suoni e d'imagini, dove
pare che al frate manchi il respiro, e spunti suU' occhio una lacrima. Erano
é^4^^^:±ì
giunti insieme al lido arenoso del mare, dove sorgevano gli avanzi di un antico
tempio deserto.
« In questo loco dunque, sopra le fresche e florigere erbule se exponessimo
letamente a sedere. Cusi stante, insaciabile cum gli occhi vultispici contemplava
sutilmente in uno solo, perfecto et intemerato corpuscolo tanta convenienza et
accumulazione di bellitudine, obiecto senza dubbio renuente di non vedere cosa
graziosa più oltre gli occhi miei né di tanto contento ; dove, di novelli e rcpul-
lulanti concepti il mio ardente core cum tanto gaudio rcfocillando, et alquanto
le vulgare e comune isciocchezze deposite, intelligibile più eifecto, considerai in-
sieme il serenissimo cielo, il salutare e mitissimo aere, il dilettevole sito, la deli-
ciosa patria, le ornate verdure, gli piacevoli e temprati colli ornati di opaci ne-
moruli, il clemente tempo et aure pure, et il venusto et ameno loco, dignificato
dagli fiumi definenti per la nemorosa convalle irrigui, appresso agli curvi colli,
alla destra e leva parte mollemente discorrenti al prossimo mare precipitabondi,
LA BIBLIOFILIA 275
agro saluberimo e di gramine perjucimdo, referto di multiplici arbori, canoro di
concento di avicule. »
Alla bellezza di Polia « cum tutti gli sensi despico, deditissimo et applicato »,
egli s'intrattiene, con voluttuosa minuzia d'allucinato, a considerare come le carni
della sua mano restassero bianche nel punto in cui erano premute, e il sangue
tardasse un poco a tornarvi ; egli sente la fraganza del suo corpo, vede il cielo
nella sua fronte paiiipiìiiilata di fili d'oro. «L'alma di dolcecia liquefacta, insano
io stava e tutto ansio, projecto tutto e curioso, a considerare mirabondo per quale
modo e ragione quel liquore purpurante, al tatto della preziosa carne della tube-
rula rasseta ') della mano rimanendo purissimo latte, per alquanto tratto al suo
loco non ritornasse. Non meno, cum quale artificio in questo venustissimo corpo,
la maestra natura particularmente dispensato avesse e suffarcinatamente dissemi-
nato tutta la fragranzia arabica ; e come ancora industriosamente nel suo stellante
fronte, di fili d'oro concinnamente pampinulato, avesse infisso la parte più bella
del cielo, ovvero Heraclea splendicante. »
Nel suo paradiso artificiale, tutti i sensi, eccitati da una stemperata imagi-
nazione, hanno ugualmente la loro parte. Negli edifici più fantastici che apparis-
sero mai ne' deliri del sogno, le piramidi d' Egitto posano sui colonnati, gli obelischi
si lanciano sulle piramidi ; e ne' giardini, ne' templi, nell' isola di Venere, una lus-
^suria d' oro e di smeraldi, di berilli e di lapislazzoli, di rubini e di perle ; i con-
centi ondulati delle voci femminee sulla navicella d' amore, accompagnati da divini
strumenti, rapiscono 1' anima e lo fan cadere in deliquio ; nel palazzo della regina
Eleuterillide, s' imbandisce un banchetto di cui le preziose vivande, ad una ad una
descritte, son portate da ninfe su carri d'oro d'ingegnose ed eleganti invenzioni.
« Le quali tutte preeccellentissime ostensione (egli scrive) quanto più pensicula-
tamente le considerava, tanto più inscio stavo e stupefacto ; ma per certo, sopra
ogni cosa cum intensa admirazione ne prendeva estremo allectamento, videndo
tante e si magne e triumfante et effusissime sumptuositate de incredibile impensa
e lautizia, che meglio arbitro essere il tacere che esiguamente dire ; se non che
di minimo pregio ceda quivi le sicule dape, gli ornamenti attalici, e gli vasi co-
rintii e le delizie ciprie e le saliare cene. »
Ma tutto quello che è nella natura, pur esagerato fino allo inverosimile, non
basta alla sua sensualità morbosa, che cade talora nelle tristezze dell' esaurimento ;
come Venezia gli suggerisce, nel labirinto, l'idea delle vie percorse dalle barche,
COSI le vetrerie di Murano quella di un giardino nel quale « in loco di virenzia,
ogni pianta era di purgatissimo vitro. » Ma non per questo egli rinunzia alla sod-
disfazione dell'odorato; poiché, sopra il «collustramento gemmale.... spirava una
precipua fragranzia, da uno illinimento perimcti et rosolati. »
Al giardino di vetro, un altro ne corrisponde di seta ; invenzione che ha
qualche riscontro in fantasie orientali. « Andiamo a spasso all' altro giardino, non
meno delettoso e di delizie conferto che il vitrino.... e quivi introgressi, io rimasi
') Termine di chirom.anzia, che indica la parte inferiore della palma della mano, vicina al braccio.
276 LA BIBLIOFILIA
tutto allucinato et eccessivamente mirabondo di vedere operatura difficile non tanto
di fede ma di narrazione, il quale equicapace era al vitriculato.... Imperocché di
seta tutto era artificiato excellentissime. Gli bussi e cupressi sericei, stipiti e rami
d' oro, non senza interseminazione aptissima di gemme ; e le bustuarie altane con-
sertissime di semplici della madre invidi, cum jucundissima florulenzia e deside-
ratissima, cum omni exquisito coloramento, olidi similmente quali gli altri vitrini.
^la gli ambienti parieti, di mirando artificio e di incredibile impensa, erano tutti
di operimento margaritale. Questo è che tutte le faccie vidi coperte di lucidis-
sime perle, in uno congeste e coacervate, e cum densa coesione, di mediocre cras-
situdine, insieme copulate ; e di sopra bellissimamente germinando, fora delle
casse, varicante e verdissima edera, cum la fogliatura alquanto dalle perle sub-
levata e pensile, cum gli stipiti d'oro artificiosissimamente serpenti, cum exigue
radicule per le margarite erranti, cum summa et exquisitissima politura, et bacce
di gioielli. »
Cosi, rotto, a favore de' sensi, l'equilibrio tra le energie della vita, l'arte,
in un isolamento orgoglioso, per vie lontane dall' uso, rifuggente dall' aria aperta
e dalle sorgenti dell' anima popolare, sdegnosa de' sentimenti umani e delle soli-
darietà feconde, riusciva, di raffinamento in raffinamento, a coltivar nelle stufe,
coi caloriferi delle teorie e dell' erudizione, gli artifici d' una lingua assurda, ad
annaffiare col viscido liquore di una preziosa fraseologia, giardinetti di vetro,
e di seta.
Dalle opere minori del Boccaccio il nostro autore toglieva in gran parte la
macchina del suo poema, e parecchie invenzioni ; come pure, nei particolari, pos-
sono notarsi qua e là evidenti imitazioni, alcune delle quali già osservate dal Po-
pelin ; ma, più che questo, nella lingua, nello stile, nell' arte, lussuriosa, preziosa,
innaturale, il Polifilo è l' ultimo e logico germogliare dei semi che il Boccaccio
aveva sparso a piene mani nel terreno della nostra letteratura. Né intendo, con
questo, scemare punto il merito dell'originalità al nostro Poli fi/o (che dovrebbe
dirsi, in tal caso, della Divina Coimnedia ?), il quale colò la vecchia materia nella
forma d'una personalità spiccata e gagliarda, e la impresse del proprio stampo.
L' ultimo risultato degli studi storici è quello di dimostrare come nel mondo dello
spirito, ugualmente che nel fisico, tutto proceda per lenta evoluzione ; onde esce
affatto modificato il concetto che già si aveva della originalità, quando si sole-
vano considerare le opere d' arte solo in sé stesse, e quasi campate in aria fuori
dello spazio e del tempo.
Anche nell'erudizione, il nostro Colonna segue la via dal Boccaccio aperta,
riportando tutto quello che sente e vede e ode agli esempi della mitologia e della
storia antica, come a termine assoluto di paragone. Il che suol fare in modo uni-
forme e pesante; e poiché egli tenta di superare, coli' eccesso delle sue fantasie,
la realtà dell'antico, cosi egli adopera spesso, nel paragone, le forme: ceda questo,
ceda quest'altro. Evidente in lui è il proposito di raccogliere nella sua opera
LA BIBLIOFILIA
277
quanto si sapeva intorno all'antichità, in guisa da farne l'enciclopedia dell'eru-
dizione. La quale abbraccia non solo la mitologia e la storia, ma i riti religiosi,
le piante, le pietre, le vivande, le stoffe, il vasellame, tutto quello che ha potuto
metterci dentro.
Ma oltre allo esagerare fino alle ultime conseguenze tutti gli elementi che
l'età sua gli porgeva, oltre al sostituire alla sensualità superficiale e quasi fan-
ciullesca del Boccaccio, quella sua intensa e quasi mistica e jeratica, egli, rispec-
chiando lo spirito del Rinascimento, porta nell' arte un elemento nuovo, la ricerca.
il culto della bella forma della materia. Non è più la descrizione generale della
cosa, 'o dell'impressione da essa prodotta, ma la descrizione tecnica, misurata,
minuta, come si farebbe per un artista che dovesse eseguirla. Dentro quel tecni-
cismo, che si distende in minuzie e lunghezze artisticamente assurde, si sente la
passione che realizza e solidifica e misura le invenzioni della sua fantasia, e in-
torno alle curve delle colonne, ai fogliami dei capitelli, alla gonfiezza e all'ansa
d'im vaso, scorre vohtpticamenfe, come intorno ad un corpo vivo.
La pittura non ha luogo nel poema, se non sotto la forma sontuosa e sta-
bile del musaico, quale si faceva nelle fabbriche di Murano, o d'arazzi. Maggior
parte vi ha la scultura, nel marmo e nel bronzo, e il rilievo nelle pietre preziose
e nei cammei. Sui carri de' trionfanti, le storie sono rilevate nel diamante. Nei molti
lavori d'oreficeria, i carri, i trionfi del banchetto, i trofei, porta novità d'inven-
zioni, eleganza, finitezza amorosa. Ma 1' arte sua è l' architettura.
278 LA BIBLIOFILIA
Xon dirò di lui come architetto, poiché il Temanza che gli assegna il primo
luogo nelle sue Vite degli architetti veneziani, ed altri ne hanno già scritto diste-
samente. L'architettura ha tanta parte nella sua opera, che si è potuto crederla
un trattato della materia, sotto forme fantastiche; ed egli certo va annoverato
tra i primi che studiassero e intendessero Vitruvio e l'architettura antica, consi-
derata da lui come una musica degli occhi. Sempre calmo e tranquillo, egli s'ac-
cende solo e ripetutamente inveisce contro l'ignoranza, o illetteratura, e contro
r avarizia, che non permettono di emulare gli antichi edifici. « O execrabile et
sacrilega barbarie, come hai expoliabonda invaso la più nobile parte del prezioso
tesoro e sacrario latino, e l'arte tanto dignificata, al presente infuscata da male-
dieta ignoranzia, perditamente offensa! La quale, associata insieme cum la fre-
mente, inexplebile e perfida avarizia, ha accecato quella tanto summa et exceliente
parte, che Roma fece sublime e vagabonda imperatrice. » Oltre il Vitruvio, egli
conosceva certamente il trattato De architectura di Leon Battista Alberti, delle
parole del quale in un passo si serve, quantunque fosse inedito ancora quando
fu scritto il Poli filo. Egli si piace, in ciò simile a Leonardo, d'ingegnose inven-
zioni, quali di porte che girano da sé, di giochi d'acqua improvvisi, di ponti che
s' aprono, di palle sonore mosse dal vento.
La geometria, che in Dante e in Leonardo s' unisce all' arte come a sorella,
nel Polifilo piglia aria non pur da signora ma da tiranna. Egli non sa fare la
descrizione d' un luogo, d' un edificio, d" un oggetto senza dame le relative misure ;
e stimando difettoso e imperfetto quanto non abbia forma regolare e simmetrica,
geometrizza tutto. La topografia dell' isola di Venere, che ricorda la nuova Ge-
rusalemme àeW Afocalisse, è disegnata, come quella, col compasso e la squadra,
divisa in compartimenti geometrici ; le piante distano ugualmente l' una dall'altra,
si levano alla medesima altezza. Ala non basta: che egli non permette loro di
germogliare e svolgersi liberamente, ma le costringe anch' esse a pigliar forme
geometriche o animali, a comporre macchine assurde. « ÌSIirai uno spectatissimo
excogitato di buxi; in artificioso topiario un'arca lapidea situata, di prezioso cal-
cedonico di colore di saponata acqua, cum decentissimi liniamenti: l'altecia sua
tripedale, et in longo passi tre. Alla linea delle strate transversale destinata, da
l'uno all'altro estremo, meno uno pede, era situato uno buxo alla forma di vaso
antiquario, ambidui eguali et uniformi, egregiamente conducti, cum il pedusculo
corpulenzia et orificio un passo sublato, sencia anse. Sopra le sue bucce, uno gi-
gante alto passi tre, di qui e di li cum il pede calcava, cum le crurc aperte.
Vestito in rotondazione fino alla rota delli ginocchi, cincto, cum gli brachii in
sublime dispansi, et alla statura umana il collo, capo, petto cum exigente ar-
monia deformato. Era galerato ; cum gli brachii sustentava due turre, una per
mano, late pedi quattro, alte sei, cum il pedamento bigradato, cum fcncstrelle,
porticule e pinnatura, ovvero murulatura. » E cosi continua ancora a lungo; riu-
scendo, se non a descrivere molto chiaramente l' oggetto, a dare un chiaro esempio
del come l' artifizio sostituito all' arte soffochi natura e bellezza.
Se il nome di carneo fosse da lui primamente trovato; se a lui si debba
LA BIBLIOFILIA
279
l'onore d' aver primo illustrato corniole ed altre pietre preziose dagli antichi scol-
pite; se a lui sia dovuta la spiegazione degli scamilli impari vitruviani, della
quale altri ebbe gli onori ; se fosse il primo a sciogliere il problema di formare
dentro un circolo un poligono di sette lati, ad insegnare la nuova forma delle
volute vitruviane e de' veri archi, togliendoli del tutto dal goticismo, son que-
stioni eh' io non sono in grado di risolvere. Si vuole che in Italia, e più forse
in Francia, l'opera sua contribuisse non poco alla trasformazione dell'architettura,
e che dal tempio rotondo da lui immaginato derivi il concetto della chiesa della
Salute a Venezia. Quantunque non ne resti alcuna notizia, è però assai probabile
che egli, come il suo correligionario fra Giocondo, e forse quale suo compagno
e dipendente, alcuna volta ne esercitasse l'arte.
Col quale io penso che, se non ci facessero difetto le notizie biografiche,
troveremmo esser corse relazioni assai strette. Ambedue dottissimi di latino e di
greco, si trovarono probabilmente insieme nel convento di San Nicolò a Treviso
(dove sappiamo che fra Giocondo era nel 1509) o in quello di San Giovanni e
Paolo a Venezia. Mentre fra Giocondo preparava l'edizione di Vitruvio, il Co-
lonna ne applicava i precetti ai suoi edifici fantastici; e, quel eh' è più, non con-
tento fra Giocondo d'aver studiato e misurato i monumenti di Roma, metteva
insieme quella raccolta di più che due mila iscrizioni, della quale esistono esem-
plari nelle nostre biblioteche, e che servi di fondamento all'edizione degli Epi-
grammata del Mazzocchi ; e il Colonna, nel suo poema, applicava al Poliandro la
sua scienza epigrafica: coincidenza per cui non sarebbe forse temeraria la con-
gettura che fra Giocondo in Roma avesse a compagno il Colonna.
28o LA BIBLIOFILIA
Certo, r invenzione del Poliandro è la più originale, la più caratteristica del
Poli/ilo. Egli bruciava d'incendio erotico, e la sua Polla, compassionevole di lui,
benignamente gli disse: « Poliphile, di tutti amatissimo mio, già mai non son
ignara che le antiquarie opere a te summamente piaceno di vedere. Adunque,
commodamente potes tu. in questo intervallo che nui il signore Cupidine aspet-
tiamo, ire licentemente queste ede deserte, e dalla edace et exoleta vetustate col-
lapse o per incendio assumpte o vero da annositate quassate, a tuo solacio mirare,
et gli fragmenti nobili rimasti, di venerato dignissimi, speculare. Et io, in questo
loco sedendo, contenta te aspeteroe, il signor nostro venturo vigile postulante,
che traiectare ne debi al sancto et concupito regno materno. »
Ala, o che egli venisse a Roma per esortazione della sua Polla, ovvero,
come alcune parole potrebbero far supporre, per procurarvi il proscioglimento
de' voti monastici di lei, o che i suoi superiori ve lo mandassero per distrarlo,
egli, tra le rovine della grande città, ne' sepolcri dell' Appia e dell'altre vie su-
burbane, tutto pieno del suo amore, altro non ^^de se non morti d'amore; e
immaginò, unica nota di sentimento, quella strana e pietosa necropoli, sopra la
porta della quale era scritto nel fregio :
D. M. S.
CADAVERIB. AMORE FVREXTIVM
MISERABVXDIS POLYANDRION.
Con quanto amore l'umanista innamorato ricompone la pia e dotta necro-
poli, detta nelle epigrafi con carezzevole stile le storie miserevoli degli amanti,
le scolpisce con eleganti caratteri, disegna le forme de' cippi e delle urne cinerarie,
osserva le sculture, raccoglie e riunisce i frammenti ! E, come Dante alla pietà
di Francesca, egli cosi si commuove: « Legendo si miserando caso (egli scrive)
di lagryme contenirme non potui, dannando la rea fortuna. » Qua giovinetti che
s' uccidono per amore infelice ; là il monumento posto dall' amante al gladiatore
che lo macchiò del suo sangue; poi, la storia di due amanti, che dopo molte vi-
cende, vaganti pel mare su d'una barchetta, muoiono di fame abbracciati; e l'ado-
lescente Vibio si uccide perché la sua Putilia ama un altro, e Cornelia Annia
segue il marito viva nel sepolcro, e bizzarri geroglifici indicano la .sepoltura di
due amanti uccisi nell'amplesso timoroso; il frammento di una lapide rivela la
tomba della regina Didone, e splendido di sculture sorge quello della regina Ar-
temisia. Le iscrizioni del Poli/ilo furono da principio ritenute dagli eruditi per
vere e come tali riportate e citate. Poi si conobbe essere di sua invenzione, ma
forse ricomposte in parte con elementi di antiche epigrafi.
« O amore, esclama con frase felice Polifilo, come niduli soavemente ne
l'alma mia! » Ma la filosofia e la geometria, l'architettura, l'arte, l'erudizione,
allontanano in uno sfondo fantastico, racchiudono, come in una cornice di bronzo,
LA BIBLIOFILIA
281
la mollezza erotica del frate umanista. Probabilmente, il cumulo dell'erudizione, e
le oscurità della lingua, dello stile, delle allegorie, de' geroglifici, dovevano anche
servire, nella mente dell'autore, a nascondere ai volgari, dentro un bosco pressoché
impenetrabile, il concetto ultimo dell'opera sua.
L' apparizione del Politilo non fu senza effetto sugli scrittori di quell' età ') ;
e basti per tutti il Pellegrino del Caviceo, il romanzo più popolare e più volte
ristampato nel Cinquecento, che nelle prime edizioni (essendo stato nelle poste-
riori ridotto a più facile lezione) si avvicina spesso alla lingua e alle forme del
Poli/ilo. Ma l'effetto fu infinitamente minore di quel che sarebbe' stato, se esso
fosse apparso al pubblico quando fu scritto. Poiché allora, intorno alla metà del
Quattrocento, era, col Valla, con Pomponio Leto, col Poliziano, col Panormita,
col Pontano e altri molti, il tempo dei furori e delle audaci ribellioni dell' uma-
') Citerò, ad esempio, un ignoto poemetto di Pietro de Ciciliane- alias de Cappadolce, in morte
della famosa cortigiana Imperia, che vide la luce in Roma nel 15 12. E tutto scritto nella lingua del Po-
lifilo, e vi abbondano le terminazioni in bando.
Con ridibonda bocca a me diceva —
Lei ludibonda col capo chinato —
Presi da me col ventibondo velo —
Quando irabondo sta con più tempesta —
Non plorabondo rimaner et irtu —
Pavorebondo allor vociferai —
Con letabondo aspetto e suave canto. —
282 LA BIBLIOFILIA
nesimo; allora il culto e l' idolatria dell'antico, allora viva la questione della lingua
nazionale, e la lotta de' ciceroniani e degli eclettici ; e il Polifìlo, che affrontava e
risolveva a suo modo tutte le questioni allora più vivamente agitate, avrebbe,
senza dubbio, suscitato vive controversie, e avuto gran segnito. Ma nell' intervallo
di trentadue anni tra la composizione e la pubblicazione, tutte le condizioni erano
mutate. Il primo fervore del rinascimento sbollito; le persecuzioni di Paolo II
contro un gruppo di umanisti, e più le carezze del papato e della corte romana
a letterati ed artisti, avevano temperato gl'impeti di ribellione; per la predica-
zione e il rogo del Savonarola si ridestava la coscienza cristiana; le due lingaie
confuse e lottanti, rientravano ciascuna nel suo alveo, il toscano, regolato dalla
grammatica e dall'esempio, assurgendo al grado di lingua nazionale, e il latino,
purificato dall'eclettismo, rientrando nei limiti del secolo d'AugTisto. Perfino l'eru-
dizione, dal periodo della raccolta e dell'accumulazione, passava a quello della
cernita e dell'esame. Il Polifìlo, nel 1499, usciva in ritardo; era l'eco d'un' età
passata. Ma riportandoci a quella in cui fu scritto, nessun libro più compiuta-
mente, più vivamente, più esageratamente, come una lente d'ingrandimento, ci
rivela nella mistura d' elementi romanzi e classici, nelle tendenze filosofiche, sen-
suali, letterarie, artistiche, erudite, lo spirito intero dell' umanesimo. Esso è il poema
dei sensi sostituito a quello della coscienza, la Divina Coiìuiudia del Quattrocento;
ed era giusto che Aldo co' suoi tipi, e l' arte colle sue illustrazioni, ne facessero
la più bella edizione del Rinascimento. E sarei lieto se questo mio scritto riuscisse
a provocare ricerche e studi sull'autore e sul libro misterioso ').
D. Gnoli.
1) Nel primo fascicolo del Giornale Storico della Letteratura italiana venuto alla luce in que-
st'anno 1900 (voi. XXXV, fase. 103) è apparso un articolo di Francesco Fabrini, intitolato Indagini sul
Polifilo. Lo scritto giaceva già presso la direzione del Giornale quando fu pubblicato il mio sulla Rivista
d'Italia.
Il Fabrini si propone principalmente di dimostrare che V Hypnerotomachia non è una produzione
isolata, sporadica, ma si ricollega a tutta la nostra letteratura allegorica del Trecento, che mette capo al
Roman de la Rose. E in ciò siamo d'accordo. Al Tesoretto, al Fiore, aXV Intelligenza, ai Documenti d'amore,
il Fabrini aggiunge la Fimerodia di Iacopo da Montepulciano, poema fatto conoscere dal prof. Renier nel
Propugnatore (1882), e alcuni romanzi allegorici del Quattrocento, La città di vita del Palmieri, il Giardeno
di Marino lonata, 1' Urania del Pantano, la Cerva Bianca del Fregoso.
E in ciò siamo d'accordo; ma non cosi nelle analogie tra il Polifilo e la Commedia, che il Fabrini
esagera oltre misura. Certamente, egli ha tolto dalla Commedia alcuni concetti e alcune imagini, ma non
cosi da poter dire ch'egli si aggiri continuamente intorno ad essa, né che l'abbia seguita cosi nello svol-
gimento generale della Visione come nella trattazione particolare. La Commedia è una delle fonti, e non la
principale né delle principali, a cui egli ha attinto.
Ben più che da Dante, V Hypnerotomachia deriva, per le invenzioni e per lo stile, da' romanzi del
Boccaccio, e più direttamente dalla sua Amorosa Visione. Non so perché il signor Fabrini, in una nota a
pagina 3, giudichi poco probabile questa mia affermazione. Non si tratta già di analogie ricercate, né di quel
fondo di figure e d'idee che può dirsi comune a tutti i romanzi allegorici; ma basta leggere i due lavori
per non poter dubitare che la macchina del Polifilo sia tolta in gran parte dalla Visione, come dalla stessa
è tolta l'idea dell'acrostico.
Qualche altra osservazione. Che Polia sia donna reale, non credo che possa dubitarsene; ma altret-
tanto mi par certo che essa sia nel romanzo sollevata a significato allegorico, come appunto Beatrice nel
poema dantesco, e la donna à&W Amorosa Visione. Che essa potesse chiamarsi insieme Lucrezia e Ippolita,
è ipotesi non impossibile ma poco probabile. Tutti i nomi àeW Hypnerotomachia, dico tutti, hanno signi-
LA BIBLIOFILIA 283
ficaio allegorico, e non è ammissibile che solo quello di Polia non l'abbia. Se noi non sappiamo trovar-
celo, non vuol dire.
La supposizione che il Colonna incominciasse a scrivere il suo romanzo in versi, non mi pare che
regga. Nelle parole dell' autore « lasciato in principiato stilo, et in questo, ad tua instantia, tradotto » mi
par naturale intendesse ch'egli, come già Dante, incominciasse a scrivere in latino, e poi, ad istanza di
Polia, che di latino non ne sapeva, traducesse in volgare.
Il Fabrini tiene per certo che il romanzo abbia subito un radicale rifacimento dall'anno 1467, in
cui fu scritto, al 1499, in cui fu pubblicato; e ciò perché, egli dice, la pestilenza, che è il punto di par-
tenza del racconto del Colonna, infieri a Treviso nel 1489. Ma il Federici ha dimostrato con documenti
che appunto nel 1464, anno a cui deve riportarsi il racconto, c'era a Treviso la peste. Cade quindi la
base del supposto rifacimento.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN_ FOLIGNO
NEL SECOLO XV
Capitolo I
INTRODUZIONE DELLA STAMPA IN FOLIGNO
(1463)
I. Importanza del lavoro. - 2. Scrittori che se ne occuparono. - 3. Chi era Giovanni Numeister. - 4. Ve-
nuta di lui e dei suoi compagni in Foligno nel 1463. - 5. I tipografi tedeschi vengono ascritti alla
Matricola dei Mercanti di Foligno.
I. Sembrerebbe cosa di poco interesse il parlare dell'arte tipografica eserci-
tata in una modesta città, quale è Foligno nell'Umbria, se non si sapesse che questa
città fu una delle prime in Italia ad accogliere il mirabile trovato, e che da quei
torchi, per merito di un solertissimo tipografo tedesco e di un ingegnosissimo ar-
tista cittadino, si pubblicò per la prima volta un'opera del più celebre scrittore
latino, ed un'altra del più celebre poeta italiano, cioè di Cicerone e di Dante
Alighieri.
Noi non ci inganniamo affermando, che una delle più belle pagine della
storia della Tipografia in Italia, la somministra Foligno con le sue celeberrime
edizioni, e con i suoi famosi artisti Giovanni Numeister chierico di Magonza ed
Emiliano Orfini patrizio di Foligno. Ed è per recare il nostro modesto contri-
buto alla storia di quest' arte in Italia, che vogliamo radunare le sparse memorie
della tipografia folignate nel secolo xv, illustrando la venuta del tipografo o
dei tipografi tedeschi in Italia, esaminando quale aiuto e quale concorso di citta-
dini ebbero in Foligno, quali opere pubblicarono per le stampe, quali avanzi
ci rimangono di esse, le quali cose verremo esponendo per ordine, coli' opportuno
corredo di documenti, di annotazioni, di tavole, ecc.
2. E prima di cominciare l'esposizione di quanto accennammo, ci sia permesso
di ricordare i nomi di quelli scrittori che si occuparono direttamente di questa
284 LA BIBLIOFILIA
materia, raccogliendo, sia pure in piccole proporzioni, notizie bibliografiche sulle
opere, e biografiche sui loro scrittori. Naturalmente trascuro gli autori di biblio-
grafie generali, poiché questi, ove parlano delle edizioni di Foligno, si contentano
di descrivere quei libri, ma poi non vanno più oltre né con indagini, né con no-
tizie. Gli storici locali del xvr, xvii e xvill secolo quasi intero, a questo punto
di storia artistica cittadina non danno molto peso, anzi non se ne occupano af-
fatto. Il primo erudito che sulla Tipografia folignate del secolo xv cercasse di
fare qualche studio, fu precisamente un discendente del vecchio Emiliano Orfini,
cioè il conte Giuseppe ]\Iaria Orfini di Foligno, che nel 17 86 andava cercando e
raccogliendo notizie e documenti suU' industria esercitata dal suo illustre antenato.
Egli infatti scrivendo il 2 aprile di quell'anno al dottore Annibale Mariotti di
Perugia, fra le altre cose gli diceva:
« Passiamo ora a cosa interessante affatto il mio amor proprio. Le sarà forse noto,
che un tal Emiliano di Piermatteo Orfini mio antenato, oltre la Zecca, che in diversi tempi
tenne qui in Foligno, fu altresì quegli che ricettò in sua casa alcuni stampatori tedeschi
venuti di Germania- circa l'anno 1470, fra i quali un tal Giovanni Neumeister, che nella
dimora che fece presso il suddetto Emiliano, diede alle stampe diversi libri. O sia stato
effetto della egregia barbarie dei discendenti di esso Emiliano e miei maggiori, o piuttosto
delle disgraziate vicende, alle quali è dovuto alcune volte soggiacere questa sua casa, io
non mi trovo né una moneta uscita dalla Zecca di Emiliano, né un libro sortito dai Torchi
del Neumeister. Anzi, tralasciando le monete, che meno m' interessano, e delle quali parla
il povero Mengozzi nella sua dissertazione sulla Zecca e sulle monete di Foligno '), e re-
stringendomi ai soli Libri, benché io sappia, che molti e vari furono i codici stampati in
quella circostanza dal Neumeister, ciò non ostante a me non è finora riuscito di vedere,
che la sola opera di Leonardo Aretino (Bruni), de Bello aduersus golhos, esistente nella Li-
breria di questo signor Marchese Barnabò. In fine del codice si leggono le seguenti pa-
role : Htinc libellum Emilianus de Orfinis Fulginas, et lohannes NumeisUr Tetttunictts : ejtisque
sola felicitcr impreserunt Fulgimi in domo eiusdem Emiliani anno domini millesimo quadricentesimo
septuagesimo feliciter. Oltre 1' opera di Leonardo Bruni, so di certo esser escite da quei Torchi
r Epistole famigliari di Cicerone, e la Commedia di Dante, e forse altri. Il mio sig. An-
nibale saprebbe darmi veruna notizia su tali libri? Io lo spero, e non so dirle quale sarà
il piacere, che mi recherà comunicandomela -). »
Ho voluto riprodurre questa lettera, perché essa è il documento più antico
degli studi bibliografici che si son fatti in Foligno sopra questa materia.
Nel 1829 un altro discendente di Emiliano Orfini, Viviano di nome, fu pro-
mosso alla Sacra Porpora, ed in un' orazione accademica che recitò nell'Accademia
Fulginia il 6 aprile di quell'anno Giacomo Frenfanelli, si leggono belle parole
per r antico tipografo tedesco e per l' editore folignate, dalle quali apparisce assai
chiaramente la stima che si faceva, e l'interesse che se ne prendeva^). Monsignor
1) Fu pubblicato dallo Zanetti nella Nuova Raccolta delle monete e Zecche d' Italia. Bologna, 1771,
V, pagine 1-46. Di questa dissertazione fu fatta un'edizione separata. Bologna 1775, in quarto.
-) L'autografo di questa lettera mi fu mostrato dal fu Giacomo Manzoni di Lugo. È da osservare
che le tre edizioni dell' Orfini vennero segnalate fin dal 1725 dal p. Cannetti nella sua Dissertazione sul
Quadriregio , ecc. Foligno, 1725, pagine 13-14.
3) Foligno, 1829, pagine 15-16.
LA BIBLIOFILIA 285
Cadolini, allora vescovo di Foligno, si occupò nel 1831 di queste stampe ') e due
volte, nel 1860 e nel 1864, ne parlò l'avvocato Bragazzi -) il quale sappiamo che
si era proposto di occuparsi ampiamente della cosa, e certo l' avrebbe fatto, se non
gli fossero mancate anzi tempo la salute e poi la vita.
Tralasciando di ricordare alcuni studi ed accenni pubblicati recentemente
dallo scrivente ^), vuoisi rammentare il bel libro che il Claudin scrisse sul Nu-
meister "*), seguendone man mano i progressi nella Germania, in Italia e in Francia,
ma disgraziatamente occupandosi assai poco di quanto fece in Italia, e ove pure,
se non le prime prove, fece senza dubbio alcune delle più belle edizioni, e certo
stampò alcuni dei più pregevoli libri che vedessero allora la luce. Recentissima-
mente narrò in modo compendiato la storia dell' arte tipografica in Foligno, il
prof. A. Mancinelli, il cui lavoro è l'ultimo studio che si abbia sulla materia').
Questi sono gli studi fatti finora, ma nondimeno non crediamo superfluo
tornar sopra la cosa, ed occuparcene nuovamente, mancando generalmente negli
scrittori accennati le ricerche d' archivio e di biblioteche, che in questo genere
di lavori sono del più grande interesse.
3. Volendo parlare della venuta dei Tipografi tedeschi in Foligno, comincerò
segnalando una notizia interessante, posso dir nuova, per la quale non sarebbe
forse improbabile di poter dimostrare che in questa città, prima che altrove, si
sieno fatte le più antiche prove per la introduzione dell' arte tipografica in Italia.
E oggimai certo che il primo libro conosciuto che vedesse la luce in Italia,
fu stampato in Subiaco, ove nel 1463, come provano luminosamente il Fuma-
galli "). l'Allodi ^), ecc., esisteva già una tipografia. Secondo la tavola dell'Hain *),
in Roma si stampava nel 1467, in Venezia e in Milano nel 1469. Questi quattro
luoghi solamente precedettero Foligno nell' accogliere il mirabile trovato, poiché
questa città ebbe una tipografia fin dal 1470, prima di Perugia, di Firenze, di
Napoli, di Bologna, ecc. Notiamo poi un fatto, che in séguito ci servirà, cioè che
1) Opere. Foligno, voi. I, 1843.
-) Storia di Foligno. Foligno, 1860, pagine 152-153. — La Rosa dell'Umbria. Foligno, 1864,
pag. 41.
•5) La prima Edizione della Divina Commedia. Bologna, 1882 (nel Bibliofilo, an. Ili, n. 5). — La
storia del Perdono di Assisi stampata in Trevi nel 14T0. Foligno, 1882.
*) Les pérégrinalions de G. Numeister . Paris, 1880.
5) La stampa neW Umbria e il R. Stabilimento F. Campitdli. Foligno, 1887, in quarto. Un altro
lavoretto di questo genere, ma assai più compendioso, era già stato fatto nel 1885, in ottavo.
6) Discorso dei primi libri a stampa in Italia, e specialmente di un codice sublacense impresso avanti
il Lattanzio, e finora creduto posteriore. Lugano, 1875*
7) Delle cronache del Proto-Monastero Benedettino di Sitbiaco, e dei primi stampatori in Italia.
Subiaco, 1885.
S) Repertorium bibliographicum in quo libri omnes ab arte typographica inventa usipie ad ariniim M.D.
typis expressi recensentur . Tubingae, 1838, voi. II, parte II, in fine.
286 LA BIBLIOFILIA
contemporaneamente a Foligno ebbe una tipografia anche la piccola e vicinissima
città di Trevi ').
Chi fu il tipografo che stampava a Foligno nel 1470? La risposta a questa
domanda ce la somministra la nota tipografica ad un libro stampato a Foligno
in quell'anno e che descriveremo poi. Quel libro (è la storia De bello Italico ad-
verstts Gotlios di Leonardo Bruni di Arezzo) reca in fine queste precise parole:
Hunc libelluni Emiliamis de Orfinis Fulginas
et lohannes Nuvieister llieutitniciis : ejtisq. sotti
fcliciter impressenml Fulginei in domo ejusdè
Eviiliani anno domini Jlitlesimo quadricele
siine septuagesimo feticiter.
Da qui si rileva che in quell'anno 1470 esisteva in Foligno una società di
Tipografi, composta di Emiliano Orfini di Foligno, del quale dovremo parlare,
di un lohannes Numeister theutunictis , e di alcuni suoi soci, ejusque sotti, pro-
babilmente teutonici anche essi. !Messo in sodo questo punto, sorge spontanea
questa dimanda. Se nel 1470 il Numeister, i suoi compagni e 1" Orfini forma-
vano una società, in che anno il Numeister ed i suoi vennero a Foligno?
4. Noi possiamo indicare un documento, dal quale può rilevarsi che il Numeister
e i suoi compagni si trovavano in Foligno sette anni innanzi, cioè fin dall'anno 1463
e forse prima, occupati intorno ad un lavoro che era forse preparatorio per l' im-
pressione di alcuni libri.
Il fu avvocato Filippo Senesi di Foligno, bibliofilo e bibliografo intelligen-
tissimo, pubblicando il primo dei quattordici cataloghi della sua ricca collezione
di codici e di volumi, scrisse di possedere due codici che erano il Commentarium
Gambilioni de Actionibìis, e la Repctitio Imolensis super e. Cum contingat, dei
quali lasciò scritto che a Aloguntinis Calligraphis an. 146J Fulginei excripta ftie-
runt ^). Questa asserzione cosi esplicita dovè basarsi sicuramente su qualche indi-
cazione de' copisti di quei codici, i quali oggi non si sa bene ove trovansi.
Orbene, noi abbiamo delle prove che questi Calligrafi di Magonza non erano
che il Numeister e i suoi compagni, i quali tutti erano di Magonza. Che il Nu-
meister fosse di Magonza si rileva chiaramente dalle sottoscrizioni di lui in un
libro del 1479 stampato a ÌMagonza, e da tre altri del 1487, 1489 e 1495 stampati
a Lione, nei quali dicesi ripetutamente Magontino •'). Siccome però verso il 1470,
e certamente prima del 1475, si trovavano in Foligno anche Giovanni di Pietro
detto Papa, scrittore teutonico, Stefano di Magonza, autore di un ordigno da fon-
') M. FALOCt PuLiGNAN'i, A^olizia bibliografica della storia del perdono di Assisi stampata in Trevi
nel 1470. Foligno, 1882.
-) Bibliotheca selecta Adv. Philippi Senesii Civis Perusini colleclionibus constans plus minusve co-
piosis, juas aversa pagina indicabit cum annotatiumculis bibliographicis. Florentiae, MDCCCLV, pag. v.
3) Claudin a., Lcs pe're'grinations de /. Numeister. Paris, 1880, pagine 90-98.
LA BIBLIOFILIA 287
dere lettere, e Crafto di Magonza, compositore e giustatore di punzoni, i quali
avevano fatto in Foligno societateni in arte inipressionis litteraruìii '), mi sembra
di poter conchiudere che questi calligrafi e tipografi magontini fossero i soci del
Numeister, i quali probabilmente si trovavano in Foligno fin dal 1463, se non
prima.
Di fatti, è certo per i documenti che verso il 1470 si trovavano in Foligno
almeno quattro tedeschi, cioè Giovanni Numeister, Giovanni di Pietro, Stefano
e Crafto, tutti occupati nello stampar libri, e tutti, meno forse il secondo, nativi
di Magonza o della diocesi.
Quindi, qual maggior probabilità può esservi che i medesimi, o alcuni di
essi, possano essere quelli stessi calligrafi magontini, che nel 1463 trascrìvevano
in Foligno le opere del Gambilioni e dell' Imolese ? E vero che il Senesi parla
di soli calligrafi, e dei quattro magontini nominati di sopra erano calligrafi solo
il primo, che appunto per esser scrivano e trascrittore chiamavasi clcrictis '), e il
secondo che si dichiara esplicitamente scrittore teutonico; ma è anche certo che
tutti e quattro verso il 1470 si trovavano a Foligno, e forse più altri con loro,
sebbene non se ne conoscano i nomi.
Consideri quindi il lettore questi elementi. Una società di tipografi era allora
cosa rarissima, non solo nella piccola Foligno, ma anche nelle maggiori città di
Italia e di Europa. Aggiungasi che le comunicazioni, essendo diificili assai, queste
società si rendevano assai eccezionali, specialmente se composte di più di due indi-
vidui, e più specialmente ancora se questi individui erano ultramontani, e di un
luogo solo. L'ammetter quindi alla distanza di pochi anni, in quei tempi, in una
piccola città, due società di tipografi, tutti tedeschi e tutti di un luogo solo, e
nondimeno differenti 1' una dall' altra, è cosa oltre ogni dire inverosimile, e quasi
impossibile. Ognuno vede come in tal caso converrebbe pronunciarsi per l'iden-
tica società, che avrebbe avuta la durata di alcuni anni. E noi troviamo proprio
verificato nel fatto dei tipografi venuti in Foligno dalla Germania, le identiche
circostanze.
Riassumendo, infatti, abbiamo che nel 1463 si trovavano in Foligno i Cal-
ligrafi di Magonza che il Senesi dice autori del ms. del Gambilioni di Arezzo;
nel 1470 era in Foligno Giovanni Nuuieisler di Magonza, calligrafo, tipografo,
e più tardi editore dell'opera del Gambilioni, copiata in Foligno nel 1463 dai
calligrafi magontini-'); in quel medesimo anno 1470 erano in Foligno i tipografi
soci del Numeister, e prima del 1476 vi si trovavano pure Giovanni di Pietro
detto Papa, calligrafo tedesco, e Stefano di Magonza, compositore di tipografia che
1) Rossi A., l'arte tipografica in Perugia. Perugia, 1868, pagine 22-24, doc. l3.
2) Senesi, op. cit., pag. vi.
3) Il Claudin che enumera i viaggi e le stampe del Numeister fatti in Francia, non parla di questo
libro, che deve essere rarissimo, se nemmeno l' Hain giunse a vederlo. Ecco però come 1' Hain stesso lo
ricorda al n. 1614 : « (Angelus de Aretio) Lectura super tit. de actionibus institutionum. Tholosae, anno 1480,
die XXIX mensis Aprilis, f. g. eh. (loh. Teutonicus) ». Il Numeister sulla fine del 1480 era passato da
Tolosa nella vicina Alby. Clauuin, op. cit., p.ag. 85 e segg.
288 LA BIBLIOFILIA
aveva fatta società per stampare libri in Foligno con Graffo di Magonza, limatore
di punzoni tipografici e tipografo anche esso residente in Foligno.
Orbene, essendosi tutti questi magontini recati a Foligno per copiar libri e
per stamparli, noi non crediamo di errare affermando che abbiano formata una
società sola, la quale non ebbe origine dopo il 1463, certo esisteva in quel-
r anno, e forse fu fatta molto tempo prima. Il nostro discorso sarebbe pili chiaro
se l'Archivio Notarile di Foligno ci avesse potuto fornire qualche contratto, qual-
che documento, ma, mentre scriviamo, quell'Archivio è in via di riordinamento,
e non è possibile di istituirvi ricerche di nessuna specie. Ci sembra però legittimo
di poter conchiudere con i documenti accennati, che nella città nostra esisteva
una società di Tipografi fin dal 1463, e questa sarebbe la più antica dell'Italia,
si componeva di Giovanni Xumeister di Alagonza, di Giovanni di Pietro tedesco,
di Stefano di Magonza e di Crafto di Piagenza, e forse di altri.
Qui però si presenta una diflfìcoltà. Abbiamo detto che il Xumeister si
trovava a Foligno nel 1463; ora, come è che nell'anno istesso si trovava anche
a ilagonza? Difatti riferisce il Fischer ') che dalla biblioteca dei Certosini di Ala-
gonza passò alla biblioteca di quell' Università un libretto senza data, nel quale
leggevasi manoscritta un' iscrizione che il Claudin -) corregge cosi :
Carihtma prope magunlia possidet ex Iberali
Donacioe Joanis dicti a hono monte opusculuvi
Mira sua arte se e Johannis Nummeister Mag.
Cleric. completo. Anno Dm. MCCCC"
Lx iij .vii/ Kal. Jul.
Però questa difficoltà non ha valore, ove si rifletta che l' iscrizione è giudi-
cata sospetta dallo stesso Claudin \ e, del resto, ad esser genuina, non toglie
nulla alla nostra tesi, poiché se in principio del luglio del 1463 il Xumeister
potea regalare ai Certosini di Magonza un libro di propria edizione, nulla e' im-
pedisce a credere che sulla fine dell'anno stesso fosse potuto recarsi a Foligno,
dove pure non occorreano sei mesi per potervi giungere.
5. Finora abbiamo veduto che i tipografi ^Magontini vennero a Foligno non
dopo il 1463, e dai documenti che produrremo apparirà che vi si trattennero circa
due lustri. Sebbene però non abbiamo trovato che il nome di quattro di essi,
questi probabilmente erano di un numero maggiore. Il Claudin opina che col
Xumeister lavorasse a Foligno il Maguntino Giovanni Ambracth *), che pure
verso il 1476, facea il tipografo a Perugia '"). Xon è poi inverosimile che fosse
') Essai sur les momtments typographiqtus de Jean Gutenberg, Mayen^ais, inventeur de l'Inipii-
merie. Mayence, 1802, pag. 81.
-) Les pérc'grinations de J. Numeister, ecc., pag. 40.
3) Op. cil., pag. 63.
*) op. cit., pag. 53.
5) Rossi, op. cit., pag. 23.
LA BIBLIOFILIA 289
loro compag'no quel Giovanni Reynard di Costanza, il quale proprio in quel tempo,
cioè nel 1470, imprimeva libri nella vicinissima città di Trevi '). Noi però non
vogliamo insistere troppo nelle congetture, le quali poco o niuno vantaggio ci
recano. E però notevole in questa venuta in Foligno di artisti tedeschi questo
fatto, che nel 1473 i Mercanti della città, forse per il numero dei nuovi venuti,
credettero di occuparsi di essi, regolando il modo col quale doveansi accettare dei
forestieri nell'arte loro.
E che questi forestieri fossero proprio i tipografi di Magonza, mi par certo
di poterlo rilevare da questo, che la nuova aggiunta è fatta esplicitamente per
quelli, cittadini o forestieri che fossero, i quali volessero esercitare l'arte della
carta e della stampa. Questa risoluzione è del 1473 e merita d'esser riferita:
Itcm staiitìarouo et ordinarono che se per li tempi aduenire fosse alcuno fi-
ptadiiio o forestiero che twlesse esercitare larte della cartularia 0 de ^) nella
Città o contado di Foligni essendo acceptati alla dieta arte per li honieni prcdicti
come se dice de sopra degano pagare per intraticra alla dieta arte ciptadino per
ciptadino et forestiero per forestiero et degano se obseniare ad lictera tucti capituli
che parlano de ciò sopra dello intrare del modo dello ciptadino et del modo dello
forestiero et non obscruandosi sia nullo ciò che se attentasse contra, et cadano in
pena dichiarata sopra ix ìielli capituli della presente carta et questo ad dichiara-
tione della dieta arte della cartularia come membro che e dell'arte nicrciaria ■').
Queste parole esigono qualche commento.
Quando si fa un'aggiunta a qualche statuto, gli è segno che qualche cosa
di nuovo è accaduto, la quale meriti menzione e considerazione nello statuto
stesso. La particella riferita del vecchio Statuto dei Mercanti di Foligno provvede
al caso che qualche cittadino o forestiero voglia esercitare in città 1' arte della
cartularia. Chi non vede che quest'arte, quando furono compilati quelli Statuti,
cioè nel 1459, o non esisteva, o non aveva importanza bastante per esser ricor-
data negli statuti stessi? Che se nel 1473 meritò una rubrica speciale, gli è segno
che allora aveva preso uno sviluppo nuov-o e sufficiente per esser considerata con
una risoluzione eccezionale. Nessuno io credo troverà fortuita la combinazione
del capitolo che riguarda i cartolari del 1473, colla presenza dei Tipografi ma-
guntini circa gli anni istessi. E poiché cartolari dicevansi i fabbricanti di carta,
i tipografi, i librai, ognun vede da sé come in Foligno i librai e i Tipografi del 1473
dovevano essere in numero sufficiente, poiché la corporazione dei mereiai, che era
la più importante della città, se ne potesse occupare aggregandoli con patto sta-
tutario all'arte loro.
Che più ? Fra gli ascritti a quest' arte della cartularia troviamo proprio a
') Vedi la citata Notizia biiliografica della storia del Perdotio di Assisi stampata a Trevi nel 14^0, ecc.
-) Questa lacuna trovasi nel ras. in causa di una abrasione fatta sembra recentemente, non si sa a
qual fine. Se fosse il caso di un pentimento dell'amanuense, questo avrebbe fatto come in molti altri casi,
cioè avrebbe fatto un frego sulle parole ed avrebbe aggiunto le nuove o in margine o sopra. Lo spazio si
presta per le parole : ovvero de la stampa.
3) Archivio Comunale, n. 12. Statuto dei Mercanti del I459> ^- 12-12.
290 LA BIBLIOFILIA
questi anni un loaìines Ioaiinis de Alaiiiania, il quale die Vili dccembris i^ys jti-
ravit di osservare gli statuti dell' arte alla quale erasi ascritto '), e che è molto
probabile sia quel medesimo Giovanni di Giovanni d'Augusta, che dal 1475 al 1483
era a Perugia ad esercitarvi l' arte del tipografo -). Comunque sia ciò, essendo
certo che negli statuti del 1459, fra gli oggetti per i quali doveano commerciare
i Mercanti, eravi oitne generatione de carta hambacina et peciidìna '"), ed essendo
certo che i capitoli aggiunti nel 1473 riguardano i forestieri che esercitavano l'arte
della cartularia, per me sembra certo che quei capitoli riguardino direttamente i
Tipografi maguntini, che erano venuti ad esercitare quella che allora dicevasi
l'arte della cartularia, la quale non era altro che l'arte di imprimer libri.
(Continua) D/ \l. FaLOCI PuLIGNAXI.
') Archivio d. o Cod. cit., fol. II.
2) Rossi, op. cit., pagine 18-20.
3) Archivio d. o Cod. cit., fol. 5.
A PROPOSITO DE L'AMATORE D'AUTOGRAFI
Riceviamo, e per debito di cortesia e d' imparzialità pubblichiamo, senza to-
gliere e senza aggiungere nulla, la seguente lettera del conte Budan :
Egregio Signor Direttore,
Ricorro alla Sua cortesia acciocché si compiaccia d' accordare ospitalità alla seguente
risposta, che trovo di dover dare alla feroce critica mossa alla mia pubblicazione « L'Ama-
tore d' autografi. » La ringrazio e mi segno
15 febbraio 1900. devotissimo
Conte Emilio Budan.
Una parola franca è sempre apprezzata dall'autore coscienzioso, una critica severa
ma giusta, imparziale, che approfonde il coltello dell'analisi serena dove trova il marcio,
ma che rispetta quanto di sano e di buono incontra, non gli riesce - almeno in cuor suo -
meno gradita d'una recensione incondizionatamente benevola, e lo studioso modesto che
non pretendeva d'aver fatto opera completa e perfetta - poiché la perfezione non è cosa
terrena - fa tesoro dei consigli, degli ammaestramenti avuti ed il suo ci'mipito, presentan-
dosi l'occasione d'una ristampa, sarà tanto più facilitato.
A questa categoria di critiche non può certamente appartenere la recensione firmata
col pseudonimo di G. De Lunts, comparsa sulle colonne di questo medesimo giornale (fa-
scicolo 8-9) alla quale rispondo solo perché la penna è l'unica arma che arriva ad un ne-
mico sconosciuto e sinora ignorato.
Ho fiducia che gl'intelligenti in materia d'autografi, i quali hanno letto anche il lavoro
incriminato troveranno la pena sproporzionata alla colpa, mi rivolgo perciò specialmente
a coloro che hanno letto bensì l'articolo fegatoso ma non il libro, e rispondendo agli appunti
mossi spero di far loro comprendere come l'autore della recensione in parola sia stato mosso
dalla determinazione preconcetta di biasimare, criticare, demolire tutto, quasi fosse un osta-
LA BIBLIOFILIA
291
colo che d'improvviso gli si fosse parato dinanzi e minacciasse seriamente la sua felicità,
i suoi averi, le sue intenzioni.
Non sarò soverchiamente lungo, anche perché, spiegato che avrò il sistema cui cjuesto
nemico dichiarato del mio povero « Amatore d'autografi » informò l'intera sua opera, i giu-
dizi di persone autorevolissime e competenti che ho la fortuna di poter citare faranno il
resto.
•
L'idea fissa e preconcetta di criticare inesorabilmente emerge dall'intera tessitura
dell'articolo, il di cui autore principia col trovar superflua la breve ma succosa Prefazione
di Salvatore Farina, passando quindi a cercare il cosiddetto « pelo nell'uovo » a molte frasi,
a molte parole, di cui per non annoiare il cortese lettore mi limiterò a citare solo alcune,
a titolo di saggio.
Biasima per esempio 1' espressione - sempre intesa nel senso voluto dalla materia trat-
tata : piazzare uno scrittore fra i letterati, e come la seguente : « metter N. N. fra gli uomini
politici » la trova male a posto ; vorrebbe stabilire che il vocabolo frequenza nel dato caso
è impropriamente usato per designare l'opposto di rarità, non crede si possa, parlando
d' un imbarazzo momentaneo, dire : in questo frangente, che la definizione ripario non può
esser assolutamente adoperata per indicare una categoria od una classe, che Lette?-atura degli
autogi-afi non può sostituire una volta tanto la parola Bibliografia . Per lui eruire un prezzo
è altrettanto mal detto come è fuori di posto la parola accaparrare intercalata nella frase
seguente: «minor interesse accaparrerà uno scritto che »; egualmente imperdonabile è
r espressione ; « una carica è inarrivabile per deficenza di coltura », né gli dà meno sui nervi
« una sfilza di prezzi. »
La citazione d'una innocente sentenza lo determina ad appiopparmi la taccia di spu-
tasentenze.
Comiche sono, secondo lui, certe avvertenze, semplici invero ma che non possono
mancare in un libro che porta nel titolo l'indicazione: Manuale.
Termino d' occuparmi di questa prima parte apportando due prove luminose della
prelodata smania deleteria.
La prima è che s'appiglia ad ogni errore tipografico per quanto insignificante esso
sia e riconoscibile da ognuno come tale e ne fa un casus belli non tenendo calcolo - e questa
è davvero enorme - nemmeno degli Errata corrige!
La seconda che pigliandosela coli' autore non tralascia di scagliare una pietra, quanto
grossa può, anche contro l'editore. Asserisce esser il volume « una profanazione dell'arte
libraria per la soverchia smarginatura e qualche altro difetto. »
Questa gratuita invettiva contro le edizioni del comm. Hoepli, da tutti riconosciute
inappuntabili e generalmente apprezzate per la loro nitidezza e ricchezza, non trova scusa
presso tutti quelli che possiedono due buoni occhi, non annebbiati da vedute personali.
L' accusa poi di errori imperdonabili di lingua e di stile, nonché della pesantezza
d' ogni parte letteraria è soffocata - non tenendo nemmeno calcolo delle molte espressioni
lusinghiere contenute nelle diverse critiche fatte su per i giornali italiani e stranieri - dalla
seguente lettera che Salvatore Farina m'indirizzava in data 13 ottobre 1899, da Milano:
« Sebbene sia materia alquanto ostica per me, Le dico schiettamente che mi ha
contentato.
« Non avrei mai immaginato che sopra un argomento simile si potesse dire quanto
Ella scrive, con semplicità, con chiarezza, con ordine. »
292 LA BIBLIOFILIA
Passando dalla parte letteraria a quella tecnica, il mio amabile a\Tersario non può
far a meno di riconoscere che io mi sia occupato (troppa grazia!), dice anzi esser buona
qualche parte del Manuale - ma, non lasciandosi sviare dal cammino battuto sinora, senza
citare prove, s'affretta a dirla una copia non sempre fedele e non di rado peggiorata di
altre consimili pubblicazioni straniere e di vecchi cataloghi.
Ora, tutti gì' intelligenti sanno che per compilare simili lavori occorre compulsare
quante più possibili pubblicazioni congeneri, ma ben poca cosa riuscirebbe l'egregio cri-
tico a stabilire plagiata da altre opere a lui note !
Oltre ad un po' di pratica vorrebbe quasi negarmi la qualità di dikttank. Convengo
volentieri che lui conosca gli autografi da più anni di quanti conta la mia esistenza, pure
credo di meritarmi questo modesto titolo e ciò senza peccare di soverchia presunzione....
qualità questa che egli mi vorrebbe inesorabilmente decretata.
Di certo era superfluo facesse rilevare come io chiamavo semplicemente Libri quella
persona per la quale egli rivendica la nomea di celebre matematico, mentre per noi - che
trattiamo di manoscritti e non di scienze esatte - il medesimo non può esser altro che l' al-
meno altrettanto celebre ladro di codici.
Non è una « sentenza » da me improvvisata quella che taluni fra i grandi uomini,
seccati dalle continue insistenze, scrivano e ripetano negli Albu?)ìs delle sciocchezze, ame-
noché le seguenti iscrizioni, tolte da un Album posseduto da un patrizio napoletano e trovate
ripetute su altri, non meritassero d' esser dette gra\T e severe. Ne sottopongo alcune al be-
nigno lettore e mi rimetto al suo giudizio :
« Depongo adesso il bastone bianco del viaggiatore. « Chateaubriand. »
«Quando ritornerai, Elvira? «A. de La.martixe. »
« Un volume deve scriversi più rapidamente del pensiero.
« A. Dumas, padre. »
Né parmi possano esser qualificati puerili i modi da me suggeriti per procurarsi auto-
grafi d'illustri viventi; i risultati avuti da altri ed anche da me sono tali da giustificare am-
piamente le mie asserzioni.
Il capitolo X : Indij-izzi di negozianti e collezionisti è da\^'ero mancante perché non
contiene gl'indirizzi italiani, ma con tutto ciò non merita d'esser detto «una vera canzo-
natura.» Come a quel posto spiegavo, 1' omissione - per me pure spiacente - degl' indirizzi
nazionali, avvenne per forza maggiore. Avendo l'editore stabilito di pubblicare il Manuale
del signor Carlo Vambianchi di Milano, dal titolo Raccolte e raccoglitori italiani d'autografi,
nello scorso maggio, mentre appimto il mio Manuale era in corso di stampa, il comm. Hoepli
mi pregava di ritirare la relativa parte del manoscritto, scrivendomi :
« Di questi giorni ho procurato al Suo libro un compagno. Il signor Carlo Vambianchi
mi presentò un completo e ottimo manoscritto: "Raccoglitori d'autografi in Italia" il
quale completa l'opera Sua, pur essendo una cosa tanto diversa. Bisogna che Ella sa-
crifichi nel Suo Manuale le pagine riguardanti gli indirizzi italiani, e ciò per non fare un
duplicato.»
LA BIBLIOFILIA 293
Il Manuale del Vambianchi completerà dunque il mio, posso anzi assicurare 1' egregio
critico che la sua aspettativa non sarà delusa, anzi sorpassata, poiché la pubblicazione in
questione recherà, in aggiunta ad ogni nome di collettore anche 1' enumerazione degli auto-
grafi più importanti da esso posseduti.
Conterrà anche quelli conservati nei musei, nelle biblioteche, ecc. ; quei pochi da me
citati trattando degli autografi e dei manoscritti in generale non avevano la pretesa di formare
una rassegna completa che potesse esser consultata addirittura come guida delle ricchezze
archivistiche del nostro paese.
Riguardo' agl'indirizzi stranieri dirò che dopo averli attinti nelle guide più recenti,
in buona parte li ho fatti ripassare e correggere da persone dimoranti sulle rispettive piazze ;
malgrado tutto ciò può accadere ben facilmente che qualcuno fra i citati sia morto, si sia
trasferito o per una ragione qualsiasi abbia cessato d' occuparsi di autografi - specialmente
nei grandi centri questo controllo è estremamente difficile, uno lo sa casualmente, cento
altri no. Di che guida un po' vasta non si potrebbe dire altrettanto?
Ma giacché parlo di guide stimo utile accennare al fatto che avendo io nel marzo i8gg
pregato uno fra i maggiori collezionisti italiani d' autografi - che ho buona ragione per so-
spettare non sia estraneo alla compilazione di questa critica eccezionale - a consigliarmi
una fonte attendibile per avere e controllare gl'indirizzi, ebbi la seguente risposta:
« La più parte li troverà registrati in guide straniere che bisogna ricercare per far
cosa possibilmente completa
Conoscerà la guida del Fischer (Graz, 1887)?»
Si noti bene che questa non è la più recente, perché dopo la guida del Fischer von
Rosslerstamm (Graz, 1887) fu puljblicata una molto più completa, nella quale si dà larga
parte ai collettori d'autografi, da Fischer e Forrer di Strasburgo nell'anno 1897!
A proposito dei prezzi ripeto quanto scrissi a pagina 310: che feci un prezzo medio
solo nei casi in cui prezzi diversi erano stati fatti per autografi, almeno presumibilmente
d' egual valore, sia per lunghezza, sia per l'interesse del contenuto. Tutti gli altri prezzi,
e formano la maggioranza, sono prezzi pagati per un dato e singolo autografo.
Ed ora sentiamo come vanno d'accordo col critico altre egregie persone che pur
d'autografi s'intendono abbastanza.
« Ella ha fatto un libro utilissimo, intere.ssantissimo e che farà testo per tutti i rac-
coglitori d'autografi.
« 22 settembre 1899.
P. M ANTEGAZZA. »
(< A mio giudizio il Suo libro è ordinato molto bene, è ricco di notizie saporose e
può destare grande interessamento in ogni eulta persona.
« Chi poi avesse la passione del raccoglitore nell' anima, troverà nel Suo Manuale una
guida utilissima e in qualche parte davvero geniale.
« Il Suo libro non era né indispensabile né necessario, ma - cosi com' è - può allet-
tare ed adescare persino i profani.
« 20 ottobre 1899.
Adolfo Padovan. »
2g4 LA BIBLIOFILIA
Di collezionisti che non sono scrittori importanti come i precedenti, citerò le seguenti
due lettere :
«All' infuori di alcune cose che già furono stampate in altri libri all'estero, il Suo
libro è ben fatto e può riuscire di utilità in particolare ai raccoglitori.
C. Vaxbianxhi. »
« L'assicuro che la prima mia impressione è più che ottima, che il Suo Manuale può
giovare immensamente ai collettori anche i più pratici. E un lavoro paziente, pratico, fatto
con molta coltura e Le faccio i miei complimenti. F. Pasini. »
Il medesimo signor cav. Francesco Pasini mi scrisse qualche tempo dopo :
« Le scrivo la presente per dirle che, letto attentamente il Suo Manuale, 1' ho tro-
vato veramente prezioso e tale che ogni collezionista dovrebbe esserle immensamente grato.
Per parte mia facciole i più sinceri rallegramenti, poiché trovo che è il più completo, il
più chiaro, ed il più interessante ; nessuno potrà negarle un grande amore ed una non
comune coltura.»
Sebbene provenienti da persona che non s' occupa di raccolte proprie, le seguenti
righe del chiaro Direttore della Biblioteca Nazionale di Brera, per la sua posizione e per
i suoi studi profondi d'incontestabile autorità e competenza, chiudono degnamente la serie
dei pareri da me citati.
Eccovele :
« Ho scorso il Suo Manuale il quale ha il merito di essere il primo che in Italia
tratti questa materia cosi trascurata. Non sarei franco se non Le confessassi che ci sono
dei nei, ma devo ugualmente dire che non mi sembra intacchino il merito incontestabile
del libro, e potranno con molta facilità esser tolti in una ristampa.
G. Fumagalli. »
Non poche soddisfazioni ebbi di persona, citerò due sole :
un intelligente bibliofilo rimase a legger il Manuale durante tutta la notte ;
un' altra persona, assai intelligente in materia d' autografi e che ne fa anzi com-
mercio, mi dichiarò che trovandosi dal libraio proprio quando il mio libro era arrivato,
rimase per due ore in piedi, leggendolo, senza accorgersi che il tempo passava.
In che compagnia si trova il feroce critico ?!
Un per finire :
Quando, principiata la compilazione, avevo comunicato il piano dettagliato all' im-
portante collezionista cui già accennai e che suppongo sia l' autore della critica, ebbi per
risposta :
« Lodo il .Suo divisamente e ne approvo il metodo. »
Tempora mtttantiir!
•
Concludo esprimendo la convinzione che la critica sarebbe da ben pochi lettori im-
parziali del mio libro sottoscritta e fornisco una prova che vale più d'ogni altro apprez-
zamento: da un'inchiesta privatamente fatta presso i principali librai d'Italia mi risulta
esser state vendute e vendersi di continuo parecchie copie del lavoro.
Non è questa forse la prova migliore che l'opera non è destinata al dimenticatoio e
che il signor G. De Lunis avrà occasione di occuparsi anche della II edizione?
E. BuDAX.
LA BIBLIOFILIA 295
NOTIZIE
Le feste di Gutenberg a Magonza. — Il sindaco di Magonza pubblica un mani-
festo, dal C[uale si rileva che chi espresse per il primo l'idea di festeggiare solennemente
il ciuinto centenario di Giovanni Gutcnherg fu il letterato e giornalista Hans R. Fischer. Oltre
la pubblicazione dei vari scritti d' occasione, le molte solennità stabilite ed una gita sul
Reno, vi sarà il 25 giugno un corteo in onore di Gutenberg. Alla testa si troveranno dei
gruppi che rappresentano i contemporanei dell' inventore della stampa, e poi seguiranno
r epoca dei maestri cantori, di Albrecht Diirer, la poesia e la scienza, il grande Elettore,
l'Elettore di Magonza Filippo di Schonborn, Federico il Grande e Giuseppe II, Lipsia ed
il suo commercio librario, gli omaggi degli Stati moderni. Il corteo sarà chiuso da allievi
del grand' uomo.
Gutenberg a Eltville. — Apprendiamo che Eltville, la piccola e romantica città
renana festeggierà pure il quinto centenario di Gutenberg, perché quivi passava l' inven-
tore della stampa la sua vecchiaia. Deluso da Fust e Schòffer, oppresso da pensieri d'esi-
stenza, invecchiato anzi tempo, ebbe da Adolfo di Nassau onori ed asilo a Eltville. Questa
città può non soltanto vantarsi della gloria di aver ospitato l' inventore della stampa, ma
di avergli amorevolmente procurato conforto e sollievo sulla fine della vita travagliata, e non
si può che plaudire di cuore all'iniziativa di quel Comune, che memore del passatosene
mostra tuttora degno.
Due disegni di Albrecht Diirer, i quali, come sembra, erano sinora sfuggiti all' at-
tenzione dei conoscitori, furono pubblicati dal signor Gustav Pauli nella Zeitschrift /tir hil-
dende Kunst. Uno contiene degli schizzi per una di quelle imagini della Madonna che 1' ar-
tista soleva pubblicare con predilezione, in rame o legno, allorché s' era già stancato dal
dipingere le grandi tavole da altari. Tali schizzi non furono mai eseguiti e vennero più
tardi dalla raccolta degli studi dell'artista nelle mani di raccoglitori. L'altro disegno è uno
studio della nota stampa La Seduzione. Entrambi datano dal tempo che segnava la somma
perfezione dell'artista; essi appartengono al signor von Lanna di Praga.
Codices graeci et latini. — Il direttore della Biblioteca di Leida, dr. de Vries, ha
già pubblicato quattro splendidi volumi di riproduzioni d' antichissimi codici greci e latini in
eliotipia rendendo cosi un gran servigio alla letteratura classica, giacché que' cimeli possono
essere ora studiati precisamente come gli originali da tutti e particolarmente anche da quelli
che non possono permettersi il lusso di dispendiosi viaggi. Il quinto volume, che sta per uscire,
conterrà il famoso Cedex Heidclbergensis N. 13 Palatinus C. di Plauto, con una introduzione
del celebre filologo prof. Carlo Zangemeister. Il dr. de Vries ha ottenuto dal Ministro del-
l'Istruzione Pubblica on. G. Baccelli il permesso di riprodurre in eliotipia i due codici impor-
tantissimi di Tacito della Biblioteca Laurenziana di Firenze [Cedex Ftorentinus Medicetis b'è,\
e 68,2), il codice dell'Iliade d'Omero della Marciana di Venezia {Cedex Veneius A, Mar-
eianus 454) e il codice di Terenzio dell' Ambrosiana di Milano (Cedex Amhrosianus H,
75 '■«/•)•
La questione donde e da chi l'America ebbe il suo nome fu già discussa molte
volte, ma ora viene di nuovo a galla, e nelle sue Tradicioiies Peruanes il signor Ricardo
296 LA BIBLIOFILIA
Palma, direttore della Biblioteca Nazionale di Lima, si studia di dimostrare che la parola
America sia d' origine americana e non abbia nulla che fare col nome di Amerigo Vespucci.
Nella D. Rundschau f. Gcographie und Staiislik troviamo un articolo esteso, col quale 1' autore
spiega minutamente le circostanze che motivarono la denominazione A^ America. Questa ebbe
la sua origine in un circolo di letterati che s' era formato alla fine del xv secolo a St. Die
nella Lorrena. A questo circolo apparteneva anche Martino Waltzemiiller, il quale latinizzò
più tardi il suo nome in « Ilacomylus. » Sotto la sua direzione pubblicarono questi eruditi
una raccolta di carte geografiche, un Tolomeo, e come introduzione a questo, Waltzemiiller
esegui nel 1507 un globo ed una carta dell' universo, sulla quale cercò di riunire le antiche
figure di Tolomeo colle nuove carte marine degli Spagnuoli e Portoghesi. Anzitutto vi doveva
essere disegnata la recentemente scoperta Terra della Santa Croce, come i Portoghesi chia-
mavano l'America meridionale. Per rendere più comodo l'uso di questo globo e della sua
carta universale Waltzemùller compose contemporaneamente un libro di testo Cosmographiac
introductìo che fu pubblicato a S. Die {Deodati) il 25 aprile 1507, e cjui si trova quel passo
che risolve decisamente la questione del nome d' America : « A'iinc vero et hac partcs {Europa,
Africa, Asia), sunl latius lustratae et alia quarta pars per Americum Vcspucciuvi {ut in sequentibus
audiatur) inventa est, quam tion video ctir quis iure vetet ab Americo itwentore, sagacis ingenti viro
Amerigen quasi Americi terram sive Americam dicendam, cum Europa et Asia a mulieribus sita
sortita sint nomina. »
Da ciò risulta ad evidenza che la proposta di chiamare il nuovo mondo dal nome
d' Amerigo Vespucci America fu fatta da Waltzemùller : questa fu accettata e diciamo pure
s'è addirittura imposta, giacché la sua Cosmographiac introducilo fu letta ovunque e si diffuse
enormemente. Ed infatti troviamo già sulla carta rarissima à.' Apiano stampata nel 1522
ed unita all'edizione di Solinus Polyhistor procurata da Camers la denominazione America
provincia. Alcuni scrittori sospettavano che Vespucci stesso avesse dato il proprio nome al
nuovo mondo, ma ciò è assurdo già per la sola ragione che in nessuna delle carte marine
spagnuole di quel tempo si trova il nome d'America che gli Spagnuoli non usavano, del
resto, durante l' intero xvi secolo, mentre scri\-e\'ano conseguentemente o Mondo nuovo o
Indie occidentali. Waltzemiiller riteneva in principio che Amerigo Vespucci avesse scoperto
il nuovo mondo e ciò si spiega col fatto che gli scritti di Vespucci sull'America furono assai
diffusi ed avidamente letti, mentre più tardi soltanto si apprese che il vero scopritore era
Cristoforo Colombo, e per quanto avesse cercato di annullare la sua prima proposta, non
vi riusci, perché ormai il nome d'America era già sulle labbra di tutti. Waltzemiiller cono-
sceva Vespucci soltanto col nome 'Amerigo ' e non col suo vero nome ' Alberico, ' e sarebbe
piuttosto da indagare, per qual motivo Vespucci cambiò più tardi il suo nome in Amerigo
o Americus, anziché perdere del tempo inutilmente sulla storia dell' origine del nome .4?;/^-
rica che è contenuta inconfutabilmente nelle poche righe surriferite della Cosmographiac in-
troducilo.
Catalogo dì tipografi Spagnuoli dall' introduzione della stampa sino alla fine
del xvm secolo. — Il sij;uor JMarcelino Gutiérrez tlel Cario ha intrapreso nella Ra'isla
de Archivos, Bibliotecas y Museos (1899, 11-12) la pubblicazione d' un ' Ensayo de un catàlogo
de impresores espaùoles desde la introducción de la impnnta hasta fmes del siglo XVIII. ' L'autore
esordisce col dire che il suo lavoro non ha la pretesa d' essere considerato come completo,
e ciò si comprende, anzi sarebbe quasi impossibile, stante la notevole dispersione di tanti e
tanti volumi che dovrebbero essere tutti consultati de visu. Egli offre un catalogo dei tipo-
LA BIBLIOFILIA 297
grafi spagnuoli in ordine alfabetico delle città nelle quali esercitavano la loro arte, coli' in-
dicazione del tempo in cui le loro officine funzionavano.
La prima parte comprende i seguenti luoghi da A a C : Alcald de Henares: primo tipo-
grafo Lanzalao, Ladislao ó Estanislao Polono 1502-5, Alcaiiiz, ove soltanto nel 1779 fu in-
trodotta una tipografia, Alicante : Jaime Mesnier, primo tipografo, 1689, Almeria, ove dal 1640
funzionava la imprenta Episcopaì, Antequera: Andrés Lobato, primo stampatore, 1570-77,
Areralo : Jerónimo Murillo, primo impressore, 1624-45, Asterga, ove Fedro Cosin stampava
soltanto nel 1577, mentre non fuwi alcun' altra tipografia durante i primi quattro secoli
dell'arte della stampa, Badajoz: Francisco Rodriguez 1565-68, primo tipografo, Baeza: Po-
scia imprenta en 1551, Barhastro : Sebastiàn Matevad, 1621-22, primo tipografo, Barcelona,
la città più importante per 1' arte tipografica in Ispagna, ove i tedeschi Fedro Bru y Ni-
colas Spindeler in società stamparono il primo libro nel 1475, ed ove esistevano, secondo
l'elenco, fino al 1799 in tutto 137 tipografie, Baza, con un' unica tipografia di Martin Fer-
nandez Zambrano nel 1614, Berlanga: Juan de Robles, 1565, primo stampatore, Bilbao:
Matias Morés, primo tipografo, 1578-89, Btirgo de Osma, con l'unica tipografia di Diego
Fernàndez de Cordoba negli anni 1564-86, Burgos : Fadrique Alemàn, 1485-1517, primo
impressore, e Cadiz, ove si stampava già sino dal 1505, ma senza nome del tipografo, mentre
soltanto nel 1610 il primo si nominò Clemente Hidalgo.
Esposizione Luca Cranacb. — Un' esposizione interessantissima è stata fatta a Dre-
sda delle opere dell'eroico pittore tedesco Luca Cranach, che visse fra il 1472 e il 1552,
Il periodico L' Arte diretto dal prof. Adolfo Venturi, nell' ultimo fascicolo pubblica le
riproduzioni dei principali quadri esposti, di cui fa una splendida rassegna lo stesso
prof. Venturi.
Giacomo Serpotta. — L' ingegnere Cimino di Palermo ha pubblicato la prima serie
d'ima raccolta di fotoincisioni, dal titolo // Serpotta, che riproducono in gran parte putti
di Giacomo Serpotta, il genialissimo artista del Seicento, delle opere del quale sono me-
ravigliosamente decorate molte chiese palermitane.
Traduzione di opere originariamente pubblicate in Russia. — Come è noto la
ditta Detken e Rocholl di Napoli mosse causa contro le ditte milanesi F."' Treves, Carlo
Aliprandi e Baldini Castoldi a proposito del diritto di traduzione in Italia delle opere dello
scrittore polacco E. Sienkiewicz, autore del Quo Vadis? deWa. Famiglia Polianeski e. A\ sXtre
opere oggi molto in voga in Italia ed altrove.
La ditta Detken e Rocholl — per accordi intervenuti collo scrittore, a mezzo del tra-
duttore professore Verdinois — sosteneva di avere il diritto esclusivo di traduzione, ripro-
duzione e spaccio degli scritti del Sienkiewicz, mentre le altre parti in causa sostenevano
non esservi in Italia diritti dì tutela sulle opere di autori russi, mancando un trattato fra
la nostra nazione e la Russia, che non volle mai entrare a far parte della Unione inter-
nazionale di Berna.
In altri termini, le opere pubblicate nell' Impero Russo, quali sono quelle del celebre
scrittore polacco, possono liberamente pubblicarsi in Italia da chiunque.
Della questione s' occupò a lungo la stampa e la Società italiana degli Autori, pro-
vocando dalla sua consulta legale una relazione del prof. Moisè Amar favorevole alla tesi
della libera pubblicazione.
LA BIBLIOFILIA
Il giorno 2/ di febbraio il Tribunale di Milano ha pronunziato la sua sentenza, la
quale premette che la questione deve considerarsi non dal punto di vista di principi gene-
rali, ma in base alla legge sui diritti d'autore, giacché l'art. 437 del codice civile fa pre-
cisamente riferimento alla legge speciale. Le opere straniere quindi sono sottoposte, per
r articolo 44 di tale legge, al principio della reciprocità, che saggiamente è stabilito per
ottenere a poco a poco, con prudenza, che il diritto d' autore sia riconosciuto in tutto il
mondo. Non crede che il trattato del 1864, esistente tra la Russia e l' Italia, tuteli la pro-
prietà letteraria, sia perché esso riflette il commercio, sia perché si fa appunto riser\'a di
provvedere a tale proprietà con altro trattato che non fu mai stipulato. Esaminata la legge
russa sui diritti di autore, la sentenza viene nella conclusione che essa non protegge gli
stranieri ; e ciò si deve dire tanto più per il diritto di traduzione, il quale non gode alcuna
tutela in Russia, per modo che se le traduzioni italiane fossero state pubblicate in Russia
sarebbero ugualmente permesse, e che le stesse opere del Sienkiewicz, essendo scritte in
polacco, sono tradotte liberamente in russo, senza che 1' autore possa vantare alcun diritto.
Anche guardando la cosa dal lato morale, la sentenza osserva che questo stato di cose
è dovuto precisamente alla Russia, la quale non vuole assolutamente accordar protezione
agli stranieri ; e aggiunge che a ragione il patrocinatore della Ditta Treves ebbe ad asse-
rire che se la sentenza riconoscesse un diritto qualsiasi alla Ditta Detken e Rocholl, la
causa della civiltà e della rivendicazione vera e completa dei diritti d' autore sarebbe irre-
missibilmente perduta.
Accogliendo quindi le domande delle ditte milanesi, le assolve completamente dalle
domande della ditta Detken e Rocholl e condanna quest' ultima nelle spese del giudizio.
(Dal Giornale d. Libreria).
Il libro xilografico « Ars moriendi » una creazione di Norimberga. — Sotto
questo titolo pubblica il Frànkischer Kuricr del 24 gennaio a. e. il seguente articoletto firmato
con H. : « Prof. Henry Thode di Heidelberg ha dichiarato nell'ultimo quaderno del Repcrto-
riuvi filr Kunshvissenschaft, che il libro xilografico '■Ars ìitoricndi ' , che più tardi fu stampato
spesse volte anche con caratteri mobili ed era uno dei libri di preghiere più prediletti, sia
stato creato da un artista norimberghese. Prof. Lehrs di Dresda avea detto nel 1890, che
i legni del libro xilografico fossero copie da incisioni del maestro E. S., ed il Prof. Schmar-
sow di Lipsia invece dichiarò che soltanto Rogier von dcr Wcydcn abbia potuto dar i disegni
per le xilografie dell'. 4;'J moriendi, e che perciò il Brabante sia stata la patria di quell'opera.
Thode ammette invece che i rapporti delle xilografie alle opere di Rogier non sono che
generici, tali cioè come si trovano presso tutti i pittori, anche tedeschi, che stavano sotto
l'influenza dell'arte brabantina, mentre le incisioni sono i precursori delle grandi edizioni
illustrate di Norimberga, come dello ' Schalzbchallcr' e della cronica di Schedel. Thode ri-
conosce in fine in Pleydonmrff, maestro di Wohlgcmuth, V artista dell'^rj- moriendi. Ora resta
di constatare quali incisioni di Norimberga precedettero questo libro xilografico che fu pub-
blicato verso la metà del xv secolo. Compito da\'\-ero non facile ! »
Esposizione di stampa a chiaroscuro. — Nella Galleria Nazionale di Roma è
stata recentemente inaugurata una mostra importante di stampe a chiaroscuro, sapiente-
mente ordinata dal solerte suo direttore Adolfo Venturi. Giacché ci siamo occupati ampia-
mente delle esposizioni precedenti di Diirer (pagg. 25-36) e di Bartolozzi (pagg. 73-104) dedi-
cheremo anche alla mostra presente in uno dei prossimi quaderni della nostra Rivista un
articolo esauriente e riccamente illustrato, scritto da un competente critico d'arte.
LA BIBLIOFILIA 299
Croci lombarde. — La raccolta di croci lombarde già appartenente a Carlo Morbio
di Milano e che è la più importante del mondo, è stata acquistata dal museo Germania
di Norimberga.
La scoperta d' una tela di Rembrandt. — Una tela preziosa di Rembrandt, sco-
perta dal dott. Hofstede al museo di Colmar è stata acquistata dal reale museo dell' Aia.
Il quadro è un ritratto di una ricca ebrea, che irriconoscibile per 1' antichità è stato rimesso
a nuovo dal Hauser. E dell'ultimo periodo di Rembrandt (1662-1667), ammirabile per
le tinte.
Autografi in Germania. — Il prezzo degli autografi in Germania in questo momento
è in enorme rialzo perché si è popolarizzata la moda delle collezioni. In una ultima ven-
dita un autografo del poeta Koerner fu ciuotato 400 marchi, gli autografi di Wieland e
Klopstock 900 e 1000 marchi, di Lessing 900 marchi, di Schiller, un frammento dramma-
tico già conosciuto di nove pagine, 2250 marchi, e di Goethe, il discorso pronunciato nel
centenario di Shakespeare, 4100 marchi.
Il tipografo Jacopo Suigo. — In occasione delle onoranze rese in San Germano Ver-
cellese ai due benemeriti della stampa in Piemonte nel Quattrocento, Jacopo Suigo e Pietro
Cara, 1' egregio signor Giuseppe Deabate ha pubblicato, in una veste elegantissima, la nuova
edizione della sua monografia su Jacopo Suigo da Sa?i Germano, tipografo piemon/esc del secolo xv.
L' egregio autore narra da prima le varie vicende della vita di questo celebre tipo-
grafo che primo ebbe stamperia in Torino, dopo averla avuta certamente, di ritorno da
Venezia, in San Germano, Vercelli e Chivasso ; e del suo protettore ed amico Pietro Cara,
oratore, giureconsulto, letterato valentissimo ed iniziatore dell' arte tipografica in Torino.
E a questo uomo che il Suigo dedica una gran parte delle sue più belle produzioni tipo-
grafiche.
Seguono, la descrizione delle marche e filigrane nelle stampe del Suigo ; una serie di
facsimili rappresentanti 1' evoluzione della stampa in Piemonte dal secolo xv al xi.x, ed in
fine un Elenco delle produzioni tipografiche di Jacopo Suigo, disposte in ordine cronolo-
gico dal 1484 al 1498.
Al signor Deabate che ha voluto portare un nuovo contributo alla storia dell'arte
tipografica saranno grati coloro che si dedicano alle ricerche storiche sopra i nostri grandi
stampatori.
Archeologia cristiana. — Dal 17 al 27 del prossimo aprile sarà tenuto in Roma
un Congresso di archeologia cristiana, il quale sarà formato di sette sezioni; e cioè: 1° An-
tichità cristiane primitive e d'arte relativa; 2° Antichità cristiane medievali; 3° Antichità
cristiane medievali orientali ; 4° Liturgia ; 5° Epigrafia ; 6° Letteratura dei primi secoli in
relazione alle antichità cristiane ; 7° Archeologia didattica e pratica.
La conferenza sulla stampa che il nostro illustre collaboratore conte prof. Dome-
nico Gnoli, Bibliotecario capo della Vitlorio Emanuele, tenne a Roma nel Collegio romano,
è stata dall'egregio uomo ripetuta a Venezia, nel teatro della Fenice.
Dopo di aver osservato quanto è grande lo sviluppo della stampa ai giorni nostri,
e quanto mobile, a differenza dell'antico, il pensiero moderno, il conte Gnoli ha preso a
considerare, con il suo solito acume, la stampa come unificatrice della umanità.
Il moto dell' uman pensiero è lento, occorrendo un enorme lavoro di preparazione
per potere stabilire una formula esatta e per diffonderla ; ma, in grazia della stampa, l'unità
:ìoo la bibliofilia
scientifica e pressoché compiuta, ed ora, sia pure inconsciamente, per mezzo specialmente
del giornalismo, la stampa attende ad unificare il pensiero e la coscienza umana.
L' illustre oratore ha pure esaminato le accuse che paiono più gravi tra quelle che
sono lanciate da alcuni contro la libertà della stampa, ed espone 1' opinione che essa trovi
in sé medesima il suo correttivo, e che, ad ogni modo, la soppressione del pensiero por-
terebbe a ben più gravi e irreparabili danni di quelli che si vogliono derivati dalla libertà.
VENDITE PUBBLICHE
/ti Dal 2 al 7 aprile avrà luogo a Vienna una vendita all'incanto assai importante di auto-
grafi e documenti storici già appartenuti all'arcivescovo Giuseppe Angelini e cav. G. C. Rossi.
La Libreria Gilhofer & Ranschburg ne ha pubblicato il catalogo inviandone un numero con-
siderevole di copie all'amministrazione della Bibliofilia che li distribuisce dietro richiesta.
(•ì A Parigi sarà venduta all' asta per mezzo della Libreria Damascène Morgard nei
giorni 26 al 31 marzo, la prima parte della splendida biblioteca del defunto Guyot de
Villeneuve, presidente della Società dei Bibliofili francesi. Di questa vendita importante
pubblicheremo nel prossimo quaderno un minuto resoconto.
Nel suo villino in Via Farini, dopo pochi giorni di malattia, è morto di bronco-pol-
monite il
Cav. GIUSEPPE TORRE
Il cav. Giuseppe Torre genovese di nascita, ma fiorentino di elezione, era uno dei
più eruditi bibliofili d' Italia ed aveva una raccolta di libri rarissimi.
Poeta gentile ebbe l' invidiabile fortuna che i suoi versi fossero posti in musica dal
suo illustre amico Giovacchino Rossini, del quale possedeva composizioni inedite che fu-
rono tanto ammirate nella Esposizione Rossiniana, tenuta nell' occasione del trasporto delle
ceneri del grande pesarese in Santa Croce.
Il cav. Torre era accademico onorario dell' Istituto Musicale di Firenze, per alte be-
nemerenze da lui acquistate.
Pel monumento a Rossini in Santa Croce, il cav. Torre aveva dettato l'epigrafe in
versi brevi e bellissimi, che sarà scolpita sul monumento, perché approvata dal Comitato.
Col cav. Torre sparisce un uomo erudito, onesto, caritatevole, studioso.
La sua memoria rimarrà scolpita nel cuore di quanti lo hanno conosciuto ed amato
per le sue rare virtù.
Chiuso il 15 marzo 1900.
1S4-3-90O. Tipogratia di Salvadore Landi, Direttore AM' Arie della Stamfa
Febbraio-Marzo 1900. La Bibliofilia Supplemento.
CORRIERE BIBLIOGRAFICO
DELLA Libreria
LEO S. OLSCHKI - FIRENZE
con Succursali a VENEZIA e ROMA
Monumenta Typographica.
ASCOLI PICENO (1477).
Giovanni da Teramo (1496).
1 . Statuti della città di Ascoli Quifti fono liftatuti de lu | Magnifico
omuno t pol'o de hi cipta dalcoli nouamte reiieduti correctì aprobati t ohr-
niatì p linobili t fapi | enti homini Ciptadini Afco ] lani infralcripti cioè. |
.... (A la fin:) Li luprad'ci fiatati fono | ftàpati p luuenerabele Frate | Ioanni
da Theramo. Inla | ecclefia de Sc'a Maria d' foli | fiano. d'ia Cita d'Afcolo. ]
In Lanno .M. | .cccc.lxxxxvj. Altempo del | S'ciffinio. jn xpo patre
nro I .S. Papa Alexàdro. vj. die | nero .viiij. aprelis. ] (1496) in fol. Rei.
d'ais de bois. [Hain 14995]. 1200. —
254 ff. n. eh. (sìgn. a-2, t, a, ^, c'est à dire 25 cahiers àio ff. et le dernier à ( fi'.) Gros caractères go-
thiques de missel, 30 lignes et 2 coU. par page,
Au recto du prem f- ' | | Nnorae de la fancta t in | diuidua trinità delpatre | figliolo f fpirilo fancto
Am. I [ 1 D honore | ^ reueren | tìa de iu o | nipotente | dio t dela t gloriofa | uergene maria fua maire. | ?
deli beati apoftoli fanpelro [ f fanpaulo. Et de lugloiiofii" | fimo martire Sc'o Migno | patrone de lucomuno
£ populo Puis, à la mème page, col. 2, 1. 16-22 l'inlilulé cité plus haut, suivi des noms des juges et
conseillers municipaux eie. Le texte finii au recto du f. 231. col 2, I. 21, suivi d'un épilogue : Finis. laus
deo. I [q] vifti fonno UHatuli 1 vulgarmète quàto 1 alueffeclo tracti dele | ftatuti? del (sìcj reformà(;e liete | rali....
Au verso, col. 2. 1 11-28, Pimpressum cité : .... d' Ascolo. | Altempo deli. M. S. Antiani. | cioè Ser Corradìno
d' pafq I luccio. Ser Barnabeo d' V ma | theo. Morano d' moranls 1 loanianlrea d' f*cucio. Peri | f'ci d'acqftuc-
cio. Z Antreama | leo d' uàni. Et altèpo d' Lu ] ca de i' làni d' pellÌccÌonis d'Afcolo. In Lanno....
Ce volume, d'une rareié presque unìque, est une des plus grandes curiosités bibliographiques, le second livre
imprimé à Ascoli Piceno, petite ville de la Marche d'Ancone. L'ÌmprÌmeur, un religieux, ne possédait aulres
caractères que ceux d'un ancien missel el son atelier était la sacristie (?) d'une église. De là il vieni, que ce
volume imprimé en 1496, présente toutes les imperfections techniques, qui caractériscnt les premières tentatives
des lypographes de 1 460.
AUGSBURG (1467).
Anton Sorg (1475-98).
2. Lumen animae, s. Liber moralitatum. Liber moralitatum elegantiflìmus,
niagnarum rf^' naturalium | (Lumen anime dictus. cum feptem apparitori-
bus. necnon fan- | ctorum docto^'. orthodoxe fidei profefforum. Poetarum
eciam | ac oratorum auctoritatibus. per modù pharatre fcd'm ordinem |
alphabeti collectis.) j feliciter incipit. | (A la fin:) Liber lumen anime dictus
feliciter explicit. Qui per me Antho | nium Sorg ciuem Augul^èn. artis
imprefforie magiftmm. poli j diutinam occultationem (cooperantibus michi
in primis diuina | gratia. De port venerabilium fratrù beate Marie genitricis
302 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.i
dei I de monte Carmeli. Benigno fauore pariter Z auxilio) non fine | ma-
gnis laboribus. ad laudani omnipotentis dei. tociufqj triùphà | tis ecclelìe
honorem Z decorem. atq^ in maiorem fructuni iphus | militantis ecclesie
pioruni tìlioruni. ùmulqj \'tilitatem. vbi fupra | flagneis karacteribus. pri-
mum in lucè è productus: Annoq> a | natiuitate domini 1.4.77. Tercia die
Xi fupradci ftatuti fono
flàpaci pluumcrabclc frate
3Ì^anni daXIxramo. iJn la
cccUfia-Dc 6ca ^K)ana"5 foli
ftano.cCla Oca d ^fcolo.
^ltcmpteliJI9.0.antianu
cio^Scr Co2radinof>pafq
luccio.@erl6arnabeo 6 f ma
tìXoJBozanod m ozanis,
Joànlantreaf) fcucio-'Jperi
fd^acg(lacdo,7/^ntrcama
tbco^uànu£taltèpo6Xu
care flàni ti pelliccionis '6
gfcolo^ 3n Xanno.idK).
•cccc.U']cic]cV|./Rltcmpo-Del
@àfÌimo.3n vpo patre ufo
•8 Ipapa/TlUxàdro.Vvclic
tiero.VuM-apzdis, —
N." i. Sia/ufi della ciità di Ascoli.
mèlìs Septenibris (omni | cum diligentìa) completus | (Augustae Vindelico-
runi) in ibi. Belle rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau orneni. à froid.
[Hain *io329]. 250.
370 fF. s, eh. ni sign. (doni le 59. est blanc). Anc. caract. goih., 36-39 lignes par page.
Le redo du prera. f. est blanc; au verso l'inliiulc citc. Au recto du 2. f.: [ ] Vamuis athena^'. greco-
rùq^ inltiplicatu uolumìa | miris.... Au verso, en bas : Secuniur tituli fcd'm ordinem | in hoc libro polìiorum. |
Au recto du f. 3 suit une petite tablc à 2 cols. ; au verso : Tabula prima rerum Naluralium. | Au verso du
f. 58: Tabula raoralilatum fuper Lumen anime finii foelicitV 1 Au recto du f. óo : Prologus I La grande ini-
tiaic S de cetie page est gravce sur bois. Au recto du f. 370, 1. S: Finito libro iit laus Z gloria xpiUo.
AMEN. I puis l'imprcssum. Le verso est blanc.
Ouvragc rare et curieux, compilé et public par Malhias Farinator de Witn. Il coniìi^nt beaucoup de notices
AUGSBURG 303
Fr.cent.
sur l'hisloire naiurelle, la physiologie et la medicine, sur l'histoire eie. Oa y fail mention aussi de Theophilus
Presbyier, piétendu liiventcur de la peinlure en huìle, et de beaucoup d'autres curiosités médioévales.
Superbe exemplaire sur papier fort prcsque non rogne.
3. Nider, Johannes, ord. praed. Incipit conrolatoriuni timorate confcien | tie
magiari lohannis Nider. | (A la fin:) Explicit Confolatorium timorate con-
fcien I tie magiftri lohannis Nider. | (Augustae Vindelìcorum, per Antonium
Sorg, ca. 1480.) in fol. Cart. [Hain *ii8o7) 40. —
I f. bl et 8'^ fF. n eh. (sign. a-i) Gros caiact. goth. ; 31*35 lignes par page
Le teMe commence au recto du prem. f. (sign a 2) sous Tintitulé citò : [a] Put difciplinas repimus phlficas
di- I uerfìs moibis corpm. .. Il finit au r?cio du f. 83, par le eolophon cité. Le verso est blanc.
Bel exemplaire grand de margcs.
4. Nider, Johannes, ord. praed. Incipit prologus formicari! inxta edicò | ne^
fratris lohannis Nider facre theologie | pfelToris eximii qui vitam tempore
concilii I conitancienlls bafi]ienlìfq> duxit in huma- | nis feliciter. | (A hi
fin :) Explicit quintus ac totus formicarii liber | iuxta editioneni fratris
lohannis Nider | facre theologie pfelToris eximii qui vita^ | tpe concilii Con-
ftantienlls Bafìlienflfq^ | duxit in humanis feliciter. Impreffum | Augufle per
Anthonium Sorg. | (vers 1480.) in fol. Cart. [Hain *it833] 75. —
i f. bl. (manque), 190 ff. n. eh. et I f. bl. {sig. a-v.) Gros earaet. goth.; 33-34 Hgnes par page.
Le texte eommence au recto du prem. f., sous l'intitulé cité: [p] Eragrans crebro parles quafdam. p| fertim
almanie.... Suit la tàble dcs matièies; au recto du f. 5; Explicit tabula capitulorura. | Incipit liber primus. |
La fin du texte se trouve au verso du f. 190, suivie de l'impressum cité.
Bel exemplaire, avec norabreux témoins.
Johannes Wienner (1475-79).
5. Albertus Magnus. Sermones de sanctis et de tempore. (A la fin:)
CE Sermones de tempore Alberti magni p lohan- | nem wienner Augufie
imprelTi Finiùt feliciter | S. d. (ca. 1475) in fol. Cart. [Hain *474l 150. —
I f bl. (manque), Il fi', n. eh., CCIj ff. eh. et 1 f. bl (manque). Gros et ane. earaet, goih. 3g 1. par page,
Au recto du prem. f. : CI Regift:^ in fermones albertr magni de | tempore et de fanctis. | Au verso du f. li :
C Regiflri finis. | Au recto du prem. f. eh. ; G De fanctis | G Incipiunt fermones de feftis fancto:^ ] Et piimo
de fancto Andrea. Sermo pri. | Au recto du f. Ciìj : C. Sermones notabiles £ formales magiftri Alberti ma-
gni I ordinis predicato^ de tpe et de sanctis per totius anni circu- | lum. ac eliam bene regiflrati f'm alpha-
beli ordine. Impreflì | per lohànem wienner in Augufta finiunt feliciter. [ Au verso ; De tempore | G Prolo-
gus I Le texte finit au verso du f. CCIj. 1. 14, suivì de l'impressum cité plus haut.
Très beau et curicux volume, rare comme tons ceux imprìmés par Wienner. Beane, de petites initiales go-
thiques. La paginaiion se trouve tant sur le recto que sur le verso des feuìllets.
6. Gerson, Johannes, Cancellar. Paris, d Secuntur còclufiones de diuerfis
materijs moralib'' vti ] les valde. pofite p mgrm lohànem de gerfona docto-
rem | eximiù in theologia. ac càcellariù eccletle beate marie pary | fienf. |
S. 1, ni d. (Aug. VindeL. Joh. Wienner de Wienna) in fol. Avec quelques
initiales. Cart. [Hain *7642j 40. —
23 ff. eh. (C Folium ■!■ — C Follum x\ìì\.) 2 ff. n, eh. et i f. bl. sans signatures. Gros caractères go-
thiques ; 37 lignes par page.
Le texte commence immédiatement après Tintitulé à la lète de la prem. page ; .... Incipit prologus | [a] Ca-
mus nùc interim .... et il finìt au recto du f. xxiij :. .. Q Deo gras | C Regirtrum in llbrum prefcriptum |
Cette table comprend 5 pages et finii au verso du dern. f. : G Scias etiam in fuper qj multa inuenies noia-
bilia in prò I celVu regularum que non continet regiftrum pfcriplum | .
Bel exemplaire de cette impression rare el curìeuse.
304
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Erhard Ratdolt (i 487-1 51 6).
Bartholomaeus de Chainiis, ord. min. Confeffionale Bartholomei '. de
chaimis de mediolano or- | dinis minorum | (A la fin:) Inipreflum Augulie
per Erhardu; | Ratdolt Anno. dni. M.cccc.xcj. | (1491) in 4". Avec beauc.
de belles initiales s. fond noir et la grande et niagnifique niarque typo-
graph. Cart. |Hain *2489| 100.-
£rbar&i Tftatbolt foclicij cdnfpicc fistia.
Xefbta arnficcm qiu vaici ipfe iiuimin.
N." 7. Bar//ioloinaeus de Cliaiiiiis.
73 fl. eh, et I . n. eh, (sign. a-j) Caract golh,, .\.\ lignes et 2 cols, par page.
L'intitulé, en gros caract, goth., se trouvc au recto du prem, f., le verso est blanc. Au recto du f. 2:
Incipit interrugatoriiì fìue corcf- | lìonale p venerabile fratte Bartho | lomcù de chaimis de mediolano or | dinis
mino^ còpofìtù in loco iiancte | marie de angelis apud medioldnù : t diltinguit * in qualuor patles princi- |
pales. I Le lexte fmit au recto du f. 73, col. l, suivi de l'impressum. Col. 2; Regìftrum capitulo^' ac titulorù |
huius ofeflionalis quolto videlicet | folio vnumquodq^ locetur. | Au verso du mdme f. : Finis regillri. ] Le
dcrn. f. a, sur son recto, le bel ccusson de Ratdolt, imprime cn rouge et noir. Le verso est blanc.
. Boethius, Anicius Manlius Severinus. Arithmetica boetij. | (.\ la fin:)
l'init arithmetica Boetij bene re ' uila ac fideli Itudio emendata Im | prefla
per Erhardiì ratdolt viri fo- | lertilTìmi (sic) eximia klufiria Z mira im- |
primèdi arte: qua luip venetijs nùc | augufte excellet nominatiflìmus. | Anno
diìi. M.cccc.Ixxxviij. Men- [ lìs maij die vigefima. j (1488) in 4". Avec beau-
AUGSBURG — AVIGNON — BARCELONA 305
Fr.cent.
coup de magnifiques initiales s. fond noir et de figures mathémat. Vél.
[Hain *3426] loo.
-|8 fF. n. eh. (sign. a-f) Beaux caract. ronds, (O lignes et 2 cols. par page.
Le titre cité se trouve au recto du prem. f., en haut. Le verso est blanc F. 2 recto : Incipiunl duo Hbri de
Arithmeti- I ca anilij manìli) (sic) leuerìni Boelij vi- ] ri clarilVimi t illuftriilimi ex còfulis : | ordìnarij : pa-
trie! j : ad patricium firn [ machum. | Le texte finit au recto du f. 18, coL i. L*impressum sur la mèmt: page,
col. 2, suivi du petit régislre : a b e d e f omnes quaterni. | La verso est blanc.
Première édition, de la plus grande rareté, et qui se dislingue par son elegante exécution typographique. Su-
perbe exemplaire.
AVIGNON (1497).
9. Pagninus, Sanctes. C Habes candide lector duos tomos ifagogae ad lingua
graecà capelTendà l'eptè otinètes libros : qb' et lexicò ànexù eft Hos
edidit Sàctes pagnin' Lucèlìs praedicatorii ordinis. (A la fin:) Im-
preffuni eft hoc opus Auenioni per Ioannem de cliannev Anno. M. D. xxv.
die prima Februarij. (1525) 2 pties. en i voi. in 4°. Avec plusieurs belles
bordures et vignettes, beauc. d'initiales gothiques et la marque typogr. deux
fois imprimée. Vél. 75.
Fort volume de 12 ff. n. eli. et 568 ft. eh. Caract. goth. Le titre en rouge et noir, entouré de 20 pelits
bois (figures bibliques). Dcdicace au Card. F. de Clermont. Gomme marque typograph. l'imprimeur avigno-
nais avait adopté l'ancre des Aide. Aussi les bordures sont empruntées, en panie, à anciennes impressions
vénitiennes. Bel exemplaire, avec nombreux témoins.
BARCELONA (1475).
Pedro Posa (i 48 2-9 5).
10. Ximenes, Francisco. Incipit liber palloralis | editus a Francifco exi- |
meniz magiftro in l'aera | pagina de ordine mino | rum ad inliructioné
pre I latorum. | (A la fin :) Viri preftantiffimi ì facra pagina magi | lìri
Francifci eximenÌ9 ordinis minomj j et catalani prefens opus preclarum
pa- I florale vocatum, nuper impreffu^ Bar j cinone per Petrum pofa pre-
fbvteru^ at (sic) | catalanum, finit. quinta Decembris, an | ni falutis.
M.cccc.lxxxxv. Ferdinando | fecundo feliciter regnante. | Deo gratias. |
(1495). in fol. Avec quelques belles initiales s. fond noir. Vél. [Hain 16234] 35°-'
2 ff. n. eh., liij ff. eh. et l f. bl. (manque) (sign. A, A-I) Gres caract. goth. 48-49 lignes et 2 eols. par page.
Au recto du prem. f., en très gros caract. de missel Tintitulé ; Paftoral' | Au verso, en haut; Epiftola. |
[R] EuerendilTimo in Chrifto 1 patri ? diìo domino Hugo | ni digna dei prouidètia va- [ lètino epifcopo, ... ;
en bas ; Sequitur tabula. | Cette table finit au verso du 2. f. n. eh [A 2) Au recto du prem. f. eh. (.A.) le
titre cité plus haut et le commencement du texte. Celui-ci finit au verso du f. liiij, suivi de l'impressum.
Livre d'une rareté extraordinaire, comme tous les ouvrages de Frane. Ximenes, ou Eximeniz. Bon exem-
plaire, sur papier légèrement bruni.
Johannes Rosenbach de Heidelberg (1493-98).
1 1 . Constitucions de Catalunya. Conftitucions fetes per lo illuflriffimo e
fere- | nilFimo fenyor Rey don Ferrando Rey de Ca- | flella de Arago 2:5.
En la fegona (sic prò fegonda) cort de catha- | lunya Celebrada en Barce-
lona En lany Mil. | cccc.lxxxxiij. | (A la fin :) Diuina fauente clementia
Finitum Z \ terminatum eft hoc opufculum Con | flitutionù In Prlcipaliffìma
Z Excel I lètifTìma ciuitate Barchinone Prin- | cipatus Cathalonie per Reue-
rendù | magiflrù lohannè Rofenbach ale- | manum de haydelberch. Sub
3o6
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
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fc-i^V*J
Confhrucions fcfcs per Io IllulÌTifììmo e fere
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K'-^^ ftcll4 oc Tìr^jo .kSu U fc^ona co:[ oc catba =
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^nomine Domini nolTri icfu
cl?:ifh.Ti^tcac vnmcrfi3(7 cum noa^cr^j
nJDmanDugDctgraciaiRcr (Cartelle Sw
gonù 2egioni3 Stcìlie 6ranarcColcr<
■i^flknnc.©al(nc.or>ato;»caru.Xì>rpa'/
h8.5<arot!iK.*C oJoubc.C o:ficc. tìùur'/
i(c.©ccni8.1Hl(;arbi.aigC5':re. 'Ribalta
naacmfularù Pianarle Jt^omco '^arcìpi
nonc^ n3 vifcayc T moline ©ur Stl;c
nani TlRcopatric /Cornea iRciTilionis?
v/tV^ ?vnUrateretput>Uccp?mcipar' ciufòcmintpaccmirare ^ar
l^'v^^M dpinoncfflebtandam-Tadeandem curtamquc cégrcgarai
'■''^\i cekbjatafuiriiin pfenttarii fclcb:arur*n corno TKefccrcjij
'"*' '" nia(o:{3ftionaftan)rancrc3nneduirariGp:eDtrtc3ar<l?uio
O 'V>j-'i me -.iQucz nomma infenusfunt ocfcnpcacutr.qutbua babu
\M'*^i """'5 tractacu t oelibcrartcnc plenaria ò mfrarcnpri3:©<: co
p-.y <tJ (ìlio apbjobanotie t concefTu corunoem Conftitutóca £ cn
!/>•»- ^^*firmanonc3a>.ru3 7£apiruia quedamfccimus'.cdidtmua
icorcelTirnualntpuncquircqutturmoDutn. ai)
^^■:^^
N." II. Coìis/iliuioìis de Ca/a/iiinu.
BARCELONA — BASEL 307
Fr.cent.
anno | dui Millefimo quadringentefimo no | nagefnno quarto. Die vero .xxx.
Me I fis May. | (1494.) in fol. Avec les armes de Catalogne, une large
et belle bordure, nombreuses excellentes initiales et la marque typograph.
s. fond noir. Vél. [Hain 5669] 500. —
30 ff. n. eh. (sign. a-d). Gros caract. golh. ; 38 lignes par page.
Le recto du prem. f. esl blanc. Au verso: .Conftitutions de Calhalunya- | et un beau bois légèrement
ombre, 107 s. 107 mm. ; l'aigle couronné avec ies armes de Catalogne. Le recto du 2. f. (aij) est renfermé
dans une superbe bordure sur fond noir ; riches arabesques, scènes de chasse, combats d'hommes sauvages.
et en bas, la marque de Nicolaus Spindeler, premier typographe de Barcelona (1480). En haut, l'intitulé cité
imprimé en rouge et le commenceraent du texte. Celui-ci finit au verso du f. 27. F. 28 recto: Taula deles
preCents conftitucions : e capitois | de con. | Le recto du f. 30 contieni l'impressum, et la marque typogra-
phique, qui fair voir, sur fond noir, le monogramme de l'imprimeur. — Le verso du f. est blanc.
Volume de la plus grande rarelé à peu près inconnu. La cttation de Hain est assez erronee. — Très bel
exemplaire grand de marges.
BASEL (1467).
Michael Wensslfr (1474-91)-
12. Charcano, Michael, de, ord. min. Sacri eloquij pconis celeberrimi fra |
tris Michaelis Mediolaiì. ordìs mìo | rum regiilaris obferuàcie opus puti-
lif I lìmù p aduètum et qdragefmià de pec | cato in genere t de trib'
peccatis pri | cipalib'. f. fupbia. auaricia. Z luxuria. | (A la fin :)
Impffum vero Balllee | p Michahelè Wenf'ler artis tplTorie in | geniofù
mgfm quarto Kl's. Junij An | no .M.CCCClxxix. feliciter ofum | matum. |
(1479) in fol. max. Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau ornem. à
froid, et aux armes dor. [Hain '4509I 150.^
272 ff. s. eh. ni sign. Anc caract gorh. ; 5o lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. : Incipit tabula {*monù oienlo^ in h** volumle. | Au verso du mème f. ; Deo gra-
tias. I À la page opposée rinlitulé impr. en rouge. La prem. ptie. finit au recto du f. 173, dont le verso est
blanc. De mème le recto du f. 174 est blanc ; au verso : Incipit tabula f'monù otento!^ in irto fecùdo 1 qua-
drageiimali. | Cette partie finit au verso du f. 272, col. I, l. 22. Puis, en gros caract : Explìcit fermonanù
triplicatù p aduè | tu, in quo tracia t ' de peccato in gene ] rali. Et p duas quadragelìmas : in q!^ vna tractat '
de trib' pctìs prìcipalib' | fupbia videlicj luxuria ? auaricia cum | fpèb' et filiabus fuis. In alia vero de |
reliquis quatuor pctìs capitalìbus. gu | la videlicet accidia ira Z inuidia cu fpe | deb' ac etià filiab' fuis diffufe
deferi- 1 bit'. Q.d quid èopilatù è p venerabilej | fratrè Michahelè de Mediolano ordì | nis mlo^ regularis ob-
feruancie verbi | dei pdicatorè. Impffum vero....
Superbe specimen de Tancienne lypographie bàloìse, sur papier fort et grand de marges, dans sa reliure
originale,
13,8. Leo Magnus, papa. Liber fermonum fanctì leonis primi pape doctoris |
floridilììmi ac eloquentilTìmi incipit feliciter. | S. 1. ni d. (Basileae, per Mi-
chaeleni Wenszler, ca. 1475.) in fol. Veau pi., fil. s. les plats, dos dor.,
dent. intér. [Hain*iooi4] 125. —
152 ff. s. eh. ni sig. Gros caract. goth. 31 1. par page.
Au recto du prem. f. : lohannis andree epifcopì alerienlis ad lummù ponti | Hcem paulum lecundum Venetum
epiftola in laudem ip | lìus fancti leonis pape incipit feliciter. | Au verso, I. 29: Sequuntur rubrjce toeius libri
per ordinem. | Cette table finit au recto du 3. f-, en bas; le verso est blanc. Au recto du f. 4 se trouve le
coramencement du texte précède de l'intitulé cité. Au verso du f. 132, 1. 24: Expliciunt fermones leonis
pape, I
Bel et frais exemplaire d'une édìtion fort bìen imprimce sur papier fort, très grand de marges. Les iniiiales
laissées en blanc, sont pcìntes en rouge.
14. Tractatus de dilectione Dei, Tractatus de modo pueniendì ad vera et |
pfectà dei et pximi dilectionem. Habens | fudamentù ex theologia miiHca.
3o8 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
Et licj lìt I p religiolìs t alijs deuocòi deditis, ml'tù | util' ! poteft nichi-
lomin' del'emire et cet'is | catholice fìdei pfefToribj. Cu oms ad dilec | tionè
dei et pximi teneam. Edit' a quodà | cartufièlì ad dei laude et alio:}c edili-
cacònè. | Incipit plogus in eandem materiam. | S. 1. ni d. (Basileae, per
MichaeleiTl Wenssler, ca. 1475) in 4. peau de tr., dos de veau, av. ferm.
(Rei. du XVI' siede). 150.—
12 I flf. sans chiffres ni sign. Caractères semigolhiques d"une forme trcs ancienne; 23 llgncs par page. Le
titrc et Ics iniitulés des chapitres imprìmés en rouge.
Le lilre cìlé se irouve à la lète du prem. f.,suivi du prologue qui finii au verso du f. 2, ligne 4. Puis : Ta-
bula capitulo^. — f, 4 verso: Esplicit tabula. Sequit ' | opus. De caritate. ] La page opposée est bianche. Le
verso du f. 5 porte, en haut, l'intitulé rouge : Incipit de caritate materia. Carìtatis lex ] vi in corde fcribat '
petit ' Gap p'mum | — La fin du texie se trouve au verso du f. 124, en bas:.... Et igoofce pre 1 fumpcòni. |
Impression tout à faìt ìnconnue a M. Hain et aux aulres bibliographes, mais qui est évidemment une des
premières sorties des presses de Michael Wenssler, qui probablement, déjà avant 1469, a imprimé à Bàie. Les
types sont fort curieux et pleìns d'abbréviations et de ligatures. — Au comraencemcnt et vers la Wn piqué
de vers ; du reste de la meilleure conservaiion.
G^plicitrcrmoìiariutriplfcatùpnfcuc
tu • in quo traftat bc peccato in gene
rnii'Gt p t>uas quabra jcfimas : in qxl
vnatradat bctrib^pdigpzicipalib^
fupbia viòclics infuna a auaricia culti
fpcb^ctniiabusfuis v ;5n alia véro oc
rdiquis quatuoz pàÌB capitalibus^gu
la vi&clic et acciaia ita ^inui&iaciifpc
cÌGb9 ac ctii f iiiab^ fuis t^iffufe bckxil
b\vCp quibc opilatu e p vcncrab ilc^
Fratrc Micbabdc bc Mcbiolano cibi
nis mio^i regularis obfcniancic verbi
bei pbicato:G»^nipnunivero (óafilce
j) Micbabdc W^n^lcr artis ipffozk in
g-cniofii mgf m quarto Rfs'^S^nrj An
tio «M^CCCCIto ♦fdicitcr ofum
Tiiatum*
N." 12. Chaycano, Michael, de.
Johannes de Amerbach (1481-1518).
I 5. Augustinus, S. Aurelius. Plura ac diuerfa diui Aure | lij Aiiguliini Ser-
monum Opera V'idelicet | (A la fin:) Explicitiini elt opus fernionum
de fan- | ctis : diui Aureli] AugulUni ; Basilee p ma- | gidrù Ioannc de
BASEL
309
Fr.cent.
Amerbach : Anno falliti | feri virginalis partus : nonagelìmoquìnto | fupra
millefimiì quaterq^ centefimum. | (1495.) in fol. D.-vél. [Hain *20o8] 50.
315 ff. n. eh. ci I f. bl. {sign. a-k, ff. 1-76, a-1, ff. 77-152, A a-ii, 153-216, a-d, 217-216, a-h, 217-302,
a-f, 303-3(6) Caract. golh. ; 51-32 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. le titre en caract. de missel, en bas : Ad Fraircs ia heremo commorantes : Sermo-
nes LXXVI. | De Verbis domini : Sermones LXIIU. | De Verbìs Apoftoli : Sermones XXXV. | In Epìftolà
Canonica beati lohannis prima: Sermones X. | Homelie : id eft Sermones populares : Quinquaginta. | De
tempore : Sermones CCLVI, | De Sanctìs : Sermones LI. | De ces 7 parties, la sixième, coniprenant 296 ff.
manqiie dans notre exemplaire. Au verso il y a un tròs grand boìs legèrement ombre, 256 s. 168 mm. : St.
Augusiin prèchant dans une grande cathédiale gothique devant un nombreux audìtoire ; sur le seuil de l'église
l'inscription : Salue gema confefforù : Augurine lux doctorum. | Cettc belle figure est éviderament de la main
de l'artiste du « Nef des fous », Bàie 149}- Au recto du 2. f. ; Ad Diuum Aurelium Auguftinum : Sebaflia-
nus Biant. | Après quelques opuscules de St. AugulHn suit, au recto du f. 8, le commencement du teste. Cha-
cune des parties suivanles a un intitulé en caract. de missel et un impressum 'de 1491) apart. Le dern. im-
pressum se trouve au verso du f. ^40. col. i. Suit. Annotatio principaliù fententiarù | Celle table finii au
verso du f. 345.
Exemplaire asscz bien conservi^.
Ih. Petrarca, Francesco. Opera latina. (À la fin :) Explicit Liher Augurta-
lis : Benevenuti de Rambaldis cum pluribus alijs opufculis | Francifci Pe-
trarchas : ImprelFis Bafile^B per Magirtrum loanneni de Amerbach : Anno |
falutiferi uirginalis partus : Nonagefimofexto fupra millefimù quaterqj cen-
tefimum. | (1496) in fol. Cart. [Hain 12749] 100.-
388 (T. n. eh. et I f. bl. (sign. A-C, A-E, a-q, a-c, F, a-g, aa-bb, A-M, a-b, A-C) Caract. ronds ; 49-53
lignes par page.
Sur le recto du prem. f. il y a la table du contenu : Librorum Francifci Petrarchae Bafileae \ ImprelVonim
Annotatio. | Bucolicum Carmen per duodecim Aeglogas diftinctù. | De Vila folitaria : Libri. II. | De Remedijs
utriufq^ Fortunx : Libri .II. \ Libri quem Sccretura : fiue de Conflictu curarum fuarum | inlcriplti : CoUoquium
trium dierum, [ De Vera fapientia : Dialogi II. | De Rebus memorandis : Libri .IIII. | Contra medicum obiur-
gantcm ; Inuectiuarù libri .IIII. | Epiftolarum de Rebus t'amiliaribus : Libri .Vili. ] Epiflolarum fine liiulo :
Liber .1. | Ad Charolum quarlum Romanoif Regera : Epiftola .1. 1 De Studiorum fuorù fuccelllbus ad Poderi-
tate : Epl'a .1. I Septera Pfalmi pcenitenlìales. | Epitoma Illuftriù uirorum ad Francifciì de Carrharia. [ Eiufdem
Epiiomalis ; poft obitù Francifci Petrarchas ; Lor- | bardi de Siricho fupplementum. | Beneuenutl de Rombaldis
Libellus qui Auguflalis dicit.' | Au verso Ìl y a un poème de 20 lignes : De Commendatione Impreflìonis
Fran- | cifci Petrarchas ElogiC Sebaftiani Brani, I Le texte commence au recto du f 2. Plusieurs parties ont un
frontispice séparé. L'impressum se trouve au recto du f. 367. Les ff. 368-388 contiennent une table alphabé-
tique : Principaliù fententiarù ex libris Francifci | Petrarchas coUectarù fummaria Annotatio. | Au verso du
f. 338 : Finis. |
Belle édition peu commune qui a été bien décrite par Hain, sans qu'il l'ait vue. — Bel exemplaire grand de
marges.
17. Philelphus, Franciscus. epistolare | francisci philelfi | S. 1. ni d. (Ba-
sileae ca. 1-^95) in 4". Rei. orig. de peau de truie, avec fermoirs.
[Hain *i2928] 100.-
274 ff. n. eh. (sign. a-z, A-L). Beaux caract. ronds ; 37 lignes par page.
Au recto du prem. f. l'intitulé cité ; le verso est blanc. Le texte commence au recto du 2. f. ; FRANCI-
SCI PHILELFI EPISTOLA | RVM LIBER PRIMVS | Francifcus Philelfus Leonardo luftiniano falutem pluri- ]
mam dicit. | Il finii au recto du f. 274, 1. 17: tìXÓt I (sic). Le verso est blanc.
Celle édition très soigneusement imprimée à l'imitation des meilleurs incunables italiens, est certainement
due aux soins de Johannes Amerbach ou Johannes Froben, avant 1500.
Bel exemplaire. Les initiales laissces en blanc, y sont peintes en rouge et bleu.
18. Tambaco, Job. de, ord. Praed. Confolatoriù theologicù. | (À la fin:)....
Ball- I lee per niagiltrum Johànem de Amerbach | Anno domini te. xcij. |
(1492) pet. in 8. D.-vél. [Hain*i5237] 40.-
Titre, ciii ff. eh. et 7 ff. n. eh. (sign. a-n) Caractères gothiques ; 27 lignes par page
Le prem. f. ne contieni que le titre. A la tele du 2. f. (a) : Incipit prxfatio in còfolatoriii iheo- | logicù pre-
310 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
clariflìmì viri: magifiri Jo- | hannis de Tambaco ; facra^ liltera- | rum doctoris. | Puis le sommaire des 15
livrcs. Le texie commencc au recto du f. iii, el finit au verso du f. ciii. Les 7 dern. ff. contlenneni la lable :
Annotatio notabilìù dicto^ iuxta al | phabettcù ordine io opufculù feqns. | Le verso du dem. f. est blanc.
Jolie impression rare. Le f. 65 (i 2 est reste blanc, (par une faute de l'impressìon ?i Exemplaire bien con-
serve.
IQ. Vincentius Bellovacensis. Item in prefenti volumine continenf infra-
fcripti I libri editi a venerabili patre Vincentio Beluacen. \ Item liber gratie |
Item liber laudù virginis gloriofe 1 Item liber de fancto Johàne euàgelilla | Item
liber de eruditione puero:^' regalia ] Item liber conlblatori' de morte amici |
(Àia fin:) Idib' decèbrib' Anno a Chrilii natali die Octua- | gelìmopmo fupra
millelìmù quaterqj centefmiù | Bene Vale Lector | (1481, Basileae, per Johan-
nem de Amerbach) in fol. Rei. d'ais de bois recouv. de bas. orn. à froid. 73. —
338 S. n. eh. (sign. — a-y, A-Q.). Gros caract. goth. ; 46-4'; lignes el 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso: Etfi noftrì maiores eos precipuo fcrapcr honore coluerint : ....
{avant-propos de 38 longues lignes) ; en bas le titre cité. Au recto du 2. f. : Tabula 1 Au verso du 6. f. :
Explicii tabula | Au recto du f. 3 : Liber Primus ] Incipit liber gratie vencrabil' pa- | iris Vincenti) Beluacèfis.
facre | iheologie profelToris feliciter, | Le verso du f. 246 (E 8) est blanc. Au verso du f. 337: lo disliques en
honncur de l'auteur el 3 en honneur de l'imprimeur :
Perlege diuina vatùq^ volumina lector:
Et fimul hoc iiort:^ concelebrabis opus.
Ingenium morefqj viri prefforis t artera :
Regia còmendat vrbs Bafilea fatis.
De Amerbach nalus nomen fibì forte Johànes:
Finem operi impofuit : dum pia virgo parit.
Puis la date. Au recto du f. 338 :
Vt valeas citius chartis contùgere chartas
Hec libi moDftrabit tabula que fequitur
{à 6 cols.) Le verso est blanc.
Très beau volume rare peu connu aux bibliographes. (Pjnjer I, 133). Bel exemplaire; le dos refait.
Michael Furter (1490-15 17),
20. S. Methodius. Opusculum revelationum et de vita Antichristi. (A la fin:)
Finit Balllee per Michaelem Furter | opera et vigilantia Sebaltiani. Brant |
Anno. I. 4. 9. 8. Nonis Januarijs | in 4.'^ Avec 61 belles et curieuses figs.
et nombr. initiales grav. s. bois. Cart. (Hain *iii2i] 300. —
68 ff. n. eh. (sign. a-i) Caract. goth. ; 37 lignes par page.
.\u recto du prem. f. : MeihoJìus priraù olym- | piade; et poftea Tyri ciuitalum epifcopus. fub diocleci | ano
Imperatore In Calcide ciuìtate (quc nigroponiuj ] appellatur vt diuus fcribit hieronimus martyrio) (sic) corona |
tur : qui cu eruditillìmus edet vir : multa cdidit documc- | la et prcfertim de mundi crcatìonc eidem in carcere
re- I uelata. palTus fuil quartadecima Kalendas octobris. | De rcuelatione facla Ab angelo | beato methodìo ìn
carcere detèto, | En bas un beau bois ombre, 104 s 89 mm. : St. Methodius, à la fenètre de son prìson, redoli
les rcvélations d'un ange ; au fond une ville sltuée dans l'eau. Au verso: Ad Vcneràdù religìofuq^ freni
joh'em medcr | ordinis fancti francifci mÌno^ d-; obferuantia in | Balilea publicù 3CÌonatorc : ScbaRiani Brani |
In beali methodij reueUlionem pfacio. | Le lexte commencc au recto du f. 3: Incipit pfatio in opufculum dì-
uìnarù reuelationij | fancti Methodtj martyris depifcopi Partinenfìs { ecclcfie prouintie Grccoriì : .... Il est richcmcni
illustre d'excetlcnts bois de IVcole allemande du Haut-Rhin. La plupart d'eux mcsurcnt 103 s. 88 mm., quel-
qucs-uns so:»l plus grands. L'ouvrage de l'evcque grcc (mori en 3111 prédii la dominatìon des Turcs ci leur
défaile par un roi des Romiins. Les bois représentenl les massacres des Chrciicns par les Turcs, des visions
fabuleuses eie. Le tcxte finit au recto du f. 6S par une note de WolfFgang Aytinger d'Augsburg, qui déclare
d'avoir public el annot^^ ce livrc pour excitcr les nalions chrctiennes à la guerre contre les Turcs, Suiveni 2
distiques et l'imprcssum citc plus haut. Le verso est blanc.
Très bel exemplaire d*un livrei fori rare.
BASEL 311
NicoLAus Kessler (1486-1500).
Fr.cent.
2 I . Ferrerius, Vincentius, s. de Valentia, ord. Praed. Sermones de tem-
pore, pars hiemalis. (A la fin:) ì inclyta Balìlea fo | licitius emen-
dati, ac p Nicolaiì kefler eiufdè in- | colam q^ diligenter impreHì; tìniunt.
Anno nati- | uitatis chrillianifllme. M.cccc.ppei'o finem | octuageilmioctaui.
xvj. videlicet kalendas me- | lls Juanuarij. | (1488.) in fol. Vél. |Hain *7004] 30.-
195 ff. n eh. et 1 f. bl. (sign. .\-Z, ex, -S') ; caraclères gothiques ; 57 lignes et 2 cols. par page.
Le prem. f. n'a que le titre : Sermoties l'aneti Vincentii de vaien- | tia fralris diui ordinis predicalorù Sa |
ere iheologie profelToris eximii de lem- | pore pars Hyemalis. | Après l'impressum (f. 187 verso) suit la table
aui finit au recto da dern. f. Le verso est blane.
Exemplaire court de marges et timbré sur le titre, du reste assez bien conser\'é.
22. Homeliarius. .^omcIiartii§ 3)octonim. (.\ la fin;) Preclarù Omelianì opus:
plurimo^ fancto^ aliorumue fa [ mofilTmio:^ doctoy : fup euàgelijs de te-
pore t fanctis quibufdà | eorundè adiunctis fermonibus : Tarn verbo:}: ornatu
liniatù : | tàq^ lententiarù grauitate vbertateqj fparlìm piantata : in nier- |
curiali Nicolai Keffler officina Bafilee impffum (Imperate il- | lullriffimo
Maximiliano rege Romano^ inuictiflìmo) Non | igit' in factoré liuoris tractus
aculeo : theonino dente correctio- j nis infanias : Sed potius benefici) nò
ingratus : ad exhibita do j naria difcretionis oculos adhibeas colùbinos.
Anno incarna- ] tionis dnice: iMillefimo quadringètefimo Nonagefimo octa- |
110 decimo Nonas Augufti. Finit feliciter. | (1498.) 2 pties. en i voi. Avec
deux grandes tìgs grav. en bois et la marque typogr. D.-vél., dos dorè.
(Rei. mod.) [Hain *8793] 70.-
172 et 7Ó ff n. eh. (sign. a-ee et A-M.) Caraetères gothiques ; 66 lignes el 2 eols. par page
Le titre est orné d'une grande figure ; (qui se répète sur le titre de la 2." partie} représentant une assemblée
d'hommes de tous les étàts, audessus le St. Esprit dans les nuages, à chaque coté 6 fìgs. plus petites. Le verso
du titre porte la dédieaee : Johannes Uolrieus Surgant : Artìuin t deeretorù doctor : Curat' ecele | fìe paro-
ehialis Sancti Theodori martyris Minoris Bafilee Conftanti | enfis dioeefis : Nicolao KelTler aeeuratifiìmo librorù
impreffori Bafìlièfi ] Amico fibi in domino ehariffimo plurimùq^ obferuando Salutem dicit. | Le texte de la
l.re ptie., suivi de la table, finit au f. 172, recto. Le verso est blane. Titre de la 2.*^ prie. ;
Omelie docto:}: omniù de fanctis
Sur le verso de ce feuiUet on voit la table. L'impressum se trouve au recto du dern. feuiUet avec la belle
marque typograph. Le verso est blane.
Exemplaire peu piqué de vers. — Jean Ulr. Surgant, le compilateur de eet ouvrage est aussi l'auteur d'un
Manuale curatorum, imprimé en 1508 à Mayence. D'autres dates de sa vie ne sont pas eonnues.
23. Johannes abbas Nivicellensis.
Goncorbantic Si
blic ? (fnnoititm.
S. 1. ni d. (Basileae, per Nic. Kessler, ca. 1488.) in fol. Br. [Hain '9412] 40.-
49 ff". n. eh. et l f. bl. (sign. A-H } Caraetères gothiques; 5^ lignes et 2 cols. par page.
Le verso du titre est blane. A la lète du 2 f (Aij) se trouve l'intitulé complet : Concordantie auto- | ritattj
facre feripture iuxta ordine^ li | brorù biblie : in quib' locis iurifeano 1 nici reperiant ' per egregio virù diìm |
Johannè deeretorù doctorè dignilTi | muj Niuicellefi. abbate ftudiofe col | lecte feliciter ineipiunt. | La fin du
texte se trouve au verso du dern. f. lerminée par le mot Finis.
Les types et l'extérieur du livre sont les mjmes que ceux de la '■ Margarita Decretalium ,, ; il a été im-
primé vraisemblablement aussi par Kess'.er à Bàie.
3':
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
24. Margarita Decretalium.
Fr.cenl.
Annotatióes fiue reportatiòes
Margaritarù omnia Decreta-
lium fcd'm alphabeti ordinem.
S. 1. ni d. (Basileae, per Nic. Kessler, ca. 1480) in fol. Cart. [Hain
*'075 5] 75-
41 tf. n. eh. et I f. bl. (sign. a-g.) Caractcres gothiques ; S2-54 lignes et 2 coU. par page.
Au verso du tìlre, Sèbaslien Brani fail les cloges du livre el de rimprimeur en iH lignes de vcrs ; Scba-
fìianus Brant Nicolao 1 KeCier ciui Balìlien lalutè ) Le teste commence à la tète de la page oppost^e (aij) : Inci-
piùt annotatòes (lue reporta | tiones margaritarù omniù decretali | um fni alphabeti ordinem. [ et il finii au
verso du dern. f. imprime par le seul mot Finis
Bel exemplaire bien conserve.
Le comptlateur de cet ouvrage est vraisemblablement le mème Johannes abbas Nivicellensis. qui a compose
les pctiles Concordances de la bible. ivoir nro. 23).
25. Meffret. Sermones Meffreth alias j Ortulus regine de Sanctis j (A la Hn :)
Quanqj autem retroactis tempibus huiufcemodi fermones Meffreth vide-
licet : impilo- j ria arte fint multiplicati. Nouiffime tamé ampliore accura-
tioreqj varijs in punctis emenda | tione. iterù in inclyta Bafilienfium vrbe.
p Nicolaù Kef'ler, qui ob honorej laudemqj om | nipotentis dei. imma-
culate quoqj ,tginis Marie . ac fancte fidei catholice editicatòj : impè j lìs
pprijs (crede michi) non pepcit. bis limpidilfimis caracteribus lunt im-
predl. Anno fa- | lutis port Millefimù qterqj centellmù octuagefimo octauo.
Die ,to vicefimaqrta Mai. ] (1488) in fol. Avec la marque typograph. à
la fin. Reliure orig. d'ais de bois recouv. de veau noir ornem. à froid.
[Hain *i 1006] 75.
183 ff. n. eh. et I f. hi. (sign. A-Z, S, 'j') Caracl. goth., S7 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. t'intitulé en gros caract goth. Au verso: Tabula fermonum | Meffreth de Sàctis | Au
recto du 2. f. le te.\te commence : Prologus De fanctis | II] Audate do | minù ì fan- 1 clis eius.... Il finii au
recto du f. l8l, suivi d'un poème de l8 lignes, la marque lypograph. et l'irapressum. Les fF. l8l verso
jusqu'à 185 verso contiennent la *' Tabula ,,. — Exemplaire bien conserve.
26. Voragine, Jacobus de. Legenda fanctorum al's j Lombardica hiftoria. |
(À la fin:) Legenda fancto^ al's Lombardica hy | floria nùcupata Impreffa
Bafilee Z felici | ter ofummata p Nicolaum keller. Sub an- | no diìi Mille-
fimo quadringètefimoocto I gefimofexto. die vero. XXV. meni', .iunij. I (i486),
in fol. Avec la marque typograph. Rei. orig. gothique, ais de bois recouv. de
veau ornem. à fr. 150.
235 ff. n. eh. et I f. bl. isign. a-z, A-0). Caracl. goth , 33 lignes «.t 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. le titre ciié; le verso est blanc. Au recto du f. 2 : Prologus | Incipit tabula fup legen-
das lancloru; 1 fra ordine alphabeti collecta. t pmo pmit | tilur plogus qui oftendit modù repcrien- ) di ma-
terias oienlas in diuerfìs locis hui ' | voluminis. ] La lable lìnit au verso du f. 12. I..e lextc commence- au recto
du f. 13: Incipit legenda fancto:^' que lombardi | ca noìalur hidoria. El primo de fefliuita- \ tibus queoccurrùl infra
tempus renoua- | lionis qd' reprefentat ccclelia ab aducntu | vfq; ad natiuitatcm domini. | Il finii au verso du f.
255, suivi de l'impr ssum el de la marque typograph. (deux ccussons suspendus à un petit rameau)
Bel exemplaire bien conserve, avec inilìales pcintes en rougc et bleu.
BERGAMO (15S7).
27. Grillo, Angelo. Le rime, nuovamente date in luce. In Bergamo, appr.
BERGAMO — BERN — BESANgON 313
Fr.cent.
Cornino Ventura, 1589. 2 pties. en i voi. in-4. Avec les armes de
l'auteur s. le titre. Vél. 20.
Belle impression en gros caract. ital.
Malgré les prétendues découvertes de quelques bibliographes, on ne peut trouvei aucun livre imprimé à
Bergamo, qui ait une date antérieure à 1587 (voir ^Deschaiiips^ col. 178).
28. Tasso, Torquato. Delle lettere tamiliari libri li. In Bergamo, appr.
Cornino Ventura, 1588. 2 pties. en i voi. in-4. Veau. 20.-
Première édition des leltres. Edilion rare et recherchée.
29. [ — I Guastavini, Giul. Risposta all'Infarinato Academico della Crusca
int. a. Gerusalemme liberata del Sig. Torquato Tasso. In Bergamo appr.
Cornino Ventura, 1588. in-8. Vél. io.
BERN (1530).
30. Boccaccio, Giovanni. Insigne opus de claris mulieribus. Bernae Helvet.
Excudebat Mathias Apiarius. 1539. in fol. Avec 14 belles gravures sur
bois gravées en 1537 P'"" /'""^ Kocbel et deux marques typographiques.
Vél. T50.
Édition fori estimée, précédée d'une épitre dédicatoire de Telortis K}4busìacus^ maitre d'écolc de Berne
adressée au célèbre Hadrian voti Bubenberg etc. Farmi les tìgures magnifiques et curieuses mésurant chacune
77 s. 141 mm. on remarque celle de la Tj fesse Jeanne accouchant d'un enfant au milieu d'une procession.
Uva bien peu d'exemplaires oii Ics deux feuillets contenant ce chapìtre scandaleux ne soient pas enlevés
comme dans le nòtre. L'exemplaire est légèrement taché d'iau, aux coins inféiieurs, mais grand de marges,
avec temoins.
31. Euripides. Euripidis.... Tragoediae XVIII, latine nunc denuo editae, ac
multis in locis castigatae, Dorotheo Camillo interprete. Adiecimus quoque
de poetae vita, et scribendi ratione quaedam ex Emanuele Moschopulo,
Thoma Magistro, Snida, aliis. (A la fin :) Bernae in Helvetiis, Mathias
Apiarius excudebat, expensis Joannis Oporini, Anno 1550. in-8. Avec la
marque typograph. Vél. 20.
Fort volume, en caract. ital. Réimpression de l'édition bàlois^ de 1541, de la traduction de Rodulphus
Coìlinus.
BESANgON (1487).
Jehan Desprels (1487-88).
32. Rodericus Sanctìus, episc Zamorensis. [S] peculù hùane vite. [ Speculuj
conuer ] fionis peccatorum. | Specula facerdotu^ cum hyfloria vdonis. | Spe-
cula ecclefie. line Expofitò mille. I Speculum anime peccatricis. | Tractatus
de horis dicendis. | Tractatus de callbus penitentialibus. | Tractatus artis
bene moriendi. [ (A la fin:) Finit liber felicit" liber excellentifllmus. Spe-
culu^ I haane vite nacupatus implTus Bifuncij Anno ] dui Milelìmo. CCCC.
Lxxxviij. I (1488). Avec quelques initiales tìgurées grav. s. bois. [Hain
13947.] — Sophologium magiflri lacobi magni | (A la fin:) Anno dui
millefimo. ecce. Ixxxxv. | die. xxvi. mentis iulij impreffum fuit | iflud
fophologium lugduni per ma- | giltrum lohannè de vingle. | (1495). Avec
une superbe marque typogr. et plus, initiales s. fond noir. [Hain 10479].
2 ouvrages en i voi. in 4. Rei. orig. d'ais de bois recouv. de bas. verde. 600.
I. Rodericus: loo ff. n. eh, l f. bl., Io8 ff. n. eh., I f. bl. et ÓS ff. eh. (sign. a-y, AA, BB, C, a, a, b-d,
A-D, aa). Gros caractères gothiques ; 29 lignes par page.
314 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
Le prem. f. n'a que l'intitulé cité sur son recto, f. 2. recto: Edìdii hoc lingue ctarifTima norma latine Ex |
celfì ingenij vìr Rodoric' opus. Qui nonna an [ gelica è cuHos bene Gdus in arce- Sub pauli ve | neti noie
pontificis. Claret in italici Zamorèfis | epus aufìs Eloqui), it fuperos gl'ia parta viri. | La fin de ce traile se
trouve au verso du f. 80 suÌvÌ de l'impressum cité. Suit, au f 81, recto, un iiouvel intiiulé : Speculi artis
bene morie | di. | Tractatus de horis canonicis dtcendis. > Speculum anime peccatticis. | Speculum conuerdonis
peccatorum 1 Speculù facerdotù cu hyftoria Udonis. [ — f. A recto: Speculù 3uerfìonìs pctòr I maginrì Dyo-
ni- I ili de Leuivis (sic prò Dionysius de Leuwis) alias rickel ordints cartulìen | f. D ó verso : Finit liber fe-
licit.' Speculù Juerfionis pelò:?.' impflT Gifuntii (sic). Anno dni- M CCCC Ixxxviij | Suit le Speculum sacer-
dottim de St. Auguftin et le récit sur Udo, archcvcque de Magdebourg. Le texte finit au verso Ju dern. f.
par le mot AMEN. |
II. Sophologium : clvi ff. eh. et 2 ff. bl. (dont le dern. manque) (sign. a-y) Caractères goihiques ; 36 lignea
ei 2 cols. par page.
Au dessous de l'intitulé se voil la grande et belle marque de l'imprimeur, sur fond noir: le monogramme
/. r. dans un écusson de la forme d'un coeur lenu par un lion et uq lévrier ; au dessus une couronne et
une banderole, avec l'inscription : Jehan de vingle. Le toul est entouré de vìgncs. Le verso du prem. f. est
blanc. Folio, ij., recto: Tabula | Sequitur tabula capìtulorum { fophologij. | Et primo capitula prì- | mi libri. |
Folio, iiij , recto: Finit tabula huius libri. | Regiilrum huius operìs. | Le verso est blanc. En tète du f. suiv. :
Liber prìmus | [D] OctirTimi atqj excel- | lentilTimi patris facra | ru; litteraiì (sic) doctoris | deuotiflìmi frìs
Jaco I bi: religionis [ fratrum heremitaff fancti Augufli- 1 ni fophologìù incipit.... Au verso du Folio, clvi.:
Jacobi magni fophologium fi ] nit feliciier. | Suit: Ephigramma ad huius ope> | ris confpectorem. | Puis l'im-
pressum cité.
Tous les deux ouvrages sont de la plus grande rareté et fort remarquables comme spécimens des produciions
de deux typographes fran<;ais qui ont laissés bien peu de livres. Il sont de la meillcur conservation possible.
sur grand papier fort avec lémoins. Belle relìure originale.
Voir l'article intéressant de M. Deschamps (p. l3'ì2-33) sur Tétablissement de l'imprimerie à Besancon.
BOLOGNA (147 1).
Baldassarre Azzoguidi (1471-80).
33. Antonìnus, Archiep. Florent. [ ] Ncomenza uno tractato uulgare o Ila
confeflìona | le compolìto per lo Reuerendiffimo padre Beato | frate An-
tonino de lordine de frati predicatori arziue | fchouo de fiorenza. Elquale
fé intitola Medicina de la | nima (À la fin :) BONONIE IMPRESSVM
ANNO. M.CCCC. 1 LXXII. | (Baldassarre Azoguidi, 1472) in-4. Reliure
orig. d'ais de bois. [Hain I22q]. 200. —
I f. bl. et 95, ff. sans eh. ni sign. Très beaux caract. ronds, 3.4 lignes par page.
Au recto du prem. f.: lefus : Maria: dominicus. 1 PROHEMIO | [ ] Neomenia uno tractato.... | nima. Et e
diuifo in cinque parte principale. Ne la | prima parte de li dieci comandamenti. N'e la fecunda I de li fepte
peccali mortali. Ne la terza de li facramèti | de la chiefìa. N'e la quarta fé tracta de le uertu eNomàte | lanima.
Ne la quinta fono polle le excomunication | de la leze. { Le texte commence au recto du f. 3, 1. 17: INCO-
MENZA EL TRACT.^TO | \ \ VRam illius habe : luce. x. Quelle parole | difle lo bò Samaritano.... L'impres-
sum se trouve au recto du f. 79, dont le verso est blanc. F. 80, recto: LO TR.\CTATO DE LE EXCO 1
MVNICATIONE Ce Iraité est suivi de quelques prières etc. en prose et en vers. F. 91 verso: CREDO
uulgar facto in rima. | A la page oppos. : Tauola utile et breue a Irouare qualùqua cofa fé determina in que
(la 1 operetta. | La table ìmpr. à 2 eols. va jusqu*au recto du dern. f. Le verso est blanc.
Monument remarquable et magnifique de la prototypographie de Bologna où Balthasar Azzoguidi eommen-
9ait à imprimer en t)7l. Très bel exemplaire ; les iniliales laissées en blanc, soni peintes en rouge ci bleu.
34. S. Catharina Senensis. LIBRO DE LA diuina prouidetia còpoilo in ul'gare
di la Seraphica uergene iàc \ ta Chaterina da iìena fuore del terzo ordìe
d facto Dominico. effèdo lei mètre che di | tana al fuo fcriptore rapta i
fìgular exceffo & abf^ratòe de mète. In quello libro iter \ uiene il parlanièto
tra dio padre & la uerzene chaterina per modo de Dialogo zoe in | modo
de parlare che iteruiene tra doe perfone. Et in elio (e còtiene alti & fua-
uiffimi fecreti diuini. | S. 1. ii. d. (Bononiae, Azzoguidus, ca. 1472) in t'ol.
Cart. [Hain 4Ò89I. 150- —
1.(8 ff. n. eh., dont le prem. (manque) et le .19" sont blancs ; ^ans signatures. Caractères ronds; (O-jl
lignes et 2 cols. par page.
BOLOGNA 315
Au recto du prem. f., en haut : AL NOME DE lefu chrifto crucifixo & d ma | ria dolze & del gloriofo pa-
triarcha Dominico- | Suit l'inthulé cité, et après, le commencement du texte : [ 1 EVANDOSI una a | niraa...
Le f. ^9 est blanc, bìen qu'jl se trouve au milien du texte, interrompant une phrase. F. 138, recto, col. 2.,
DE DATII ET GABELLE
Vtilc et nccclTaria dccbiarationc a cognofcere quan
do li dati) ziuftamente fé pono exigcrc et relcodc
re .Et quando cbiporta roba alcbuna fu obligaco (oc
to pena de peccato a pagare dicti dacii et gabelle .
E ncccdario cbc qualunque cbe uole rcfccdcre o ipo:
re dacn di nouo fia fignorc o comunitade cbc babia lu
Ao titulo de dominio et fignoria in di(flo locbo douc
fono tal] datii .Secondo cbe babia licètia dal pnncipc
elquale ne le terre ecdefiaftice e il papa ne le alcrc e la
iperadore . Tertio cbe tale cbc pene tali datii o tc(co
de Ce moua per cafone lufìa et raioncuole.Qjjatro cbe
fé relcboda folamente durando diifla cafone ce neceffi
tadc . Quinto cbe non fé rcfcboda confra le perfonc
ecclcfiafticc , Scxto cbe fc refcboda folamencc de codi
mercantile et non altramente ce que/lo fecondo lido
tbo.bofti.zobane andrea t La fomma de confefTori
et molti altri dofton , FINIS
BOMONE IMPRESSVM ANNO.M.CCCC,
LXXIL
N," ^^. Antoninus.
en bas : FINIS | O Q.uerta lettera ne laquale fé còtene | el tranfito Je la beata chatarìna da fìe | na fcripfe
Barducìo de pero canigani I a for chaterina de perobom nel mo | nafterio de fancto piero amonticelli a 1 preffo
a fiorèza. | Au verso du f. 1 40, col. I, 1. 24-26: AMEN | C Q^uefla e una tauola fopra tute le | cofe che fé
contiene ì quello libro | Au verso du f. 148, col. l, en bas: Finis Tabule. | Col. 2 : Incipit Rcgiftrum. | en
bas : FINIS |
Première édition, extrèmement rare, et peu connue des bibliographes. Très bon exemplaire grand de mar-
ges ; un nom s. le titre, quelques piqùres insignif. dans les marges intérieures.
35.Diodorus Siculus. Historiarum libri VI, lat., Frane. Poggio intei-prete
Accedit Corn. Taciti Germania. (À la fin:) BONONIAE IMPRESSVM.
MCCCC7Z I FINIS I (Bologna, Baldassare Azzoguidi, 1472) in fol. D.-veau
[Haìn 6188]. 250.
102 ff. s. eh. ni sign., dont le 2." le 95" et le 102^ sont blancs. Beaux caractères ronds ; 42 lignes par 'page.
Le prem. f. comient la table, sous l'intitulé salvane : DIODORI SICVLI HISTORIARVM PRISCARVM A
POGGIO IN LA I TINVM TRADVCTI LIBER PRIMVS INCIPIT. IN dVO HEC CON | TINENTVR | TO-
TIVS OPERIS PROHEMIVM? | Le lexte commence au recto du f. 3, sans aucun intilulé : ( ] VLLVS Antea
quantum uis praeclarus rerum l'criptor fuit Siàctif] fime pater : ... Le texte de Diodore finit au recto du f. 91,
suivi de rimpressum cité. Le verso est blanc, de mème que le f. 95. Au recto du f. 96 ; CORNELLII (sic)
TACITI ILLVSTRISSIMI HISTORICI DE SITV MO | RIBVS ET POPVLIS GERMANIAE LIBELLVS AV.
REVS I Au verso du f. loi, f 21 : FINIS |
Fr cent
3i6
monl:menta typographica
Edilio princeps, de la plus grande rareté ; surtoul les exemplaires complels, avec la Germania de Tacitus.
soni bien difficiles à trouver. Aussì l'exemplaire du British Museum, incomplel, n'a que 91 S. (Voir Copinger
nro. 61BS). Noire cxemplaire pourtant est compiei, conlenanl aussi les ff. bl. à l'exception du dcrnier. Il esi
bien conserve, grand de marges, avec notules anciennes, en rouge et noir.
Ugo Ruggieri (1473-99)-
36. Bologninus, Ludovicus, Syllogianthon, s. Collectio florum in Decretum.
(Au verso du prem. f. :) Idem Vgo Rugerius Bononie imprelTor An- | no
a natiuitate Saluatoris nolìri. Mcccclxxxvi. | die. x. Januarij. | (i486) in
fol. Rei. orig. d'ais de bois, dos 'en veau. [Hain *3439]. 50. —
152 ff. n. eh. (sign. a-x) Beaux caract. gotfa.. 50 lignes et 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. est blanc ; au verso, entièrement imprime en rouge : Vgo Rugerius librorum | Impreffor
bononienfis. Doctoribus £ fcolarib'. | Notarijs. Et Secularib' Ecclefiafticìfq; profef- | forìbus. Salute^ Plurima
dicit. I (il distiques en éloge de Touvrage). En bas l'impressum cìtc Au recto du f 2 : Prohemium | | ] N
nomìe fan | cte £ indiuidue trinila | tis Amen.... Le texte 6ntt au verso du f. 136. F. 137 recto : [ij ncipk
tabula I breuis. .. La table finit au recto du f. 150, suivie d'un petit régistre ; puìs : Laus dee. | ImprelTù boii.
p Vgonè rugeriij ] Le verso est blanc. Les ff 151 recto — 152 recto contiennent Ics errata et un grand régis-
tre. Le verso du dern. f. est. blanc.
Bel cxemplaire grand de marges et fraìs.
37. Of&cium B. Mariae V, (A la fin :) ImprefTo nelinclita Z alma cita de
bo j legna: per me Ugo di mgerii dare- | zo ftampatore: neli anni del
noftro l'i- 1 gnore mefer ihefu chrifto. Mcccclxx- |
xxviii. adi. xxiii. de febraro. priego ] ni preghiati
idio per me. 2:c. ] (1498) in fol. Avec la marque
tvpograph. s. fond noir. Veau pi. 250. —
30 ff. n. eh. (sign. a-e) Gros caract. goth. (de missel) lires en rouge et
noir; 29 li^nes par page.
Au recto du prem. f . : Principio delo officio: Colui achi fera commelTo :
Ifmpzefro ncUnclita t alma cin oc bo
legna: per me ^50 oi rugerii Da re
50 rcampafo:e:neli anni oel noffro fi
5iio:c mcfer ibefu cbzirfo.^cccclrt'
rcvauadi.Ttiiuoe febzaro* prlcgo
ui pregbiati idio per me. zc*
N.'' 37. Officìum /). Miìì iiw l .
fé I licui n piedi cum tutti li fratelli e dica cum voce baf- | fa. Pater nofter ... A la tèledu 2. f. : INcipii officiu;
bcalilTìme virginis marie: fccun | dù confueiudinc romane curie: ad malutiniì verfus | [ l OMIXE. Labia mea
aperies: | .... Le texte liturgique latin est entrcmèlc de pricres italiennes cn vers et en prose; rcmar-
quable une chanson, (f. signe d 4) : Achi tocha vada alaliaro e dica. | Defedale o peccatore ' che tanto fei
nel peccalo dormito | .... Au recto du f. 30, L 19-31 : ora prò ] peccato meo amen. | a. quaderno, b. e. d.
terni, e. duerno, l Puis l'impressum, et, à coté, la belle marque typograph. sur fond noir, avec Ics ipitìales
V R. Le verso est blanc.
Impression liturgique de la plus grande rarctc, tout à faìt inconnuc ù Audiffredl et Hain. meme a MM. Frati
et Copinger. Exemptaire compiei, mais use ; prcsquc tous les ff. furcnt reenmargés dc)à au XVI" siede.
(A siihrc),
670-20-900. Florence, Imprimerle L. Franceschini et Ci
I N
ITALV
LA BIBLIOFILIA
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA
DA
LEO S. OLSCHKI
Anno II (1900-1901) — Volume IL
FIRENZE
LEO S. OLSCHKI - EDITORE
MDCCCCI
INDICE DELLE MATERIE
I.
Articoli.
Bibliofilo (II). Le Biblioteche Governative
Italiane alla Mostra di Parigi. (Con i il-
lustrazione) P<^g- 36
Capra, A. Di un'antica edizione della Carta
de Itogli. (Con i illustrazione) .... 274
Castellani, G. Gli Statuti di Fano . . .351
Dacier, Emile. Courrier de Paris. Congrès
International des Bibliothécaires . . . 226
Faloci Pulignani, Dr. M. L'arte tipogra-
fica in Foligno nel secolo XV. (Con 4
illustrazioni) 23,216
Fraschetti, S. La Cronaca figurata fioren-
tina del Brilish Museum e un disegno
inedito di Maso da Finiguerra. (Con 7
illustrazioni) 191
Fumagalli, G. Una novissima riproduzione
dell'opuscolo di Niccolò Scillacio De in-
snlis ìmper inventis. (Con 2 illustrazioni) 205
LuNis (De), G. Polemica : Un'ultima parola
ad un gran maestro d'autografi ... 37
Marzi, D. Giovanni Gutenberg e l' Italia.
(Con 50 illustrazioni) Si
Mazzi, C. 11 Trattato della Pudicizia di Sa-
batino degli Arienti. (Con 2 illustrazioni) 269
— Statuti Volgari di Ascoli del 13S7. (Con
1 illustrazione) 339
— Un codice sconosciuto à^' Acerba (Con
2 illustrazioni) 410
MoRici,M. Del bibliofilo Angelo Roccafonda-
tore AitW Angelica. (Con i illustrazione). 357
Muntz, Eugène. Les triomphes de Pétrar-
que. (Con 14 illustrazioni) i
— La Legende de la Papesse Jeanne dans
r illustration des livres, du XV» au XIX«
siècle. (Con 6 illustrazioni) 325
Olschki, Leo S. Istruzione a Leone Allacci
per il trasporto della Biblioteca Palatina
di Heidelberg a Roma. (Con i illustra-
zione) 140
Olschki, Leo S. In memoria di Umberto I.
(Con i illustrazione) P"g- 190
— Libro de mascalcia o segreti per li ca-
valli 356
Omont, H. Un nouveau maniiscrit de la
Rliétorique d'Aristote et la bibliothèque
grecque de Francesco Filelfo. (Con i il-
lustrazione). 136
Passerini, G. L. Varietà letterarie e biblio-
grafiche 230
RosTAGNo, E. Di un esemplare del De Chri-
stiana religione di Marsilio Ficino. (Con
I illustrazione) 397
II.
Notizie.
Ancona (D') Alessandro 290
Autografi di Enrico Heine 289
Autografi (Due) di Rubens 289
Biblioteca Forteguerri di Pistoia 40
Biblioteca Nazionale Svizzera 369
Biblioteca (La) dantesca di W. Fiske. . . 286
Biblioteca (La) del compianto cav. G. Tor-
re di Firenze 41
Biblioteca (La) più minuscola del mondo . 148
Biblioteca (Una) lapidaria 234
Biblioteca (Una) Malese 368
Biblioteche (Le) popolari di Berlino . . . 434
Biblioteche (Per le) e pei bibliotecarii d' I-
talia 39
Bibliografia degli studi danteschi .... 40
Biografia (Una) del poeta Archiloco . . . 234
Brilish Museum (II) di Londra ..... 233
Caratteri Bodoniani 40
Cartoline illustrate 371
Catalogo di tipografi spagnuoli dall' introdu-
zione della stampa sino alla fine del se-
colo XVIII 149,233
Centenario (11 IV) dei « Menus » . . . . 289
Codices graeci et latini photographice de-
picti 288
VI
BIBLIOFILIA
Codici Riccardiaiii Pag- 3*19
Concorso archeologico 288
("ongresso di bibliotecari tedesclii . . . .150
Congresso intern.izionale di bibliografia. . 150
Congre.sso internazionale dei bibliotecari . 151
Conservazioni; dei manoscritti 42
Cospicuo dono. 288
Costoso (Un) Evangelio 435
Curiosa (Una) « Desiderata ....... 433
Dantisti e Dantofili dei secoli XVlll e XIX 290
Disinfettare (l'or) i libri . 234
D'onde venne a Christoforo Colombo l' idea
della circumnavigazione terrestre . . . 291
Esemplari (Sei) della Bibbia di Gutenberg
a New York 235
Festa (La) di Gutenberg 147
Francia (La) editrice 290
Frati Luigi 36')
Fumo (11) e le Biblioteche 433
Gabinetto delle .stampe di Parigi .... 370
Gallerìa (La) nazionale delle stampe . . . 150
Giornalismo (II) in Grecia 232
Grandi (Le più) raccolte filateliche del mondo 4 1
Gottinga a Gutenberg . 370
Gutenberg G. in Boemia. ...... 435
Incisione (L') in rame a Roma ..... 150
Lascito al « British Museum » 371
Lettere Babilonesi ........ 434
Lettere dello Spinoza (Delle) ...... 290
Libro d'ore del Connestabile Cume de Mont-
morency -39
Monumento a Gutenberg ....... 369
RIorel Federico 290
Morte (Lm) di una Rivista 435
Musica religiosa ebraica 369
Nuovi Musei 2S8
Onorificenza 148
Premio Baldo . 290
Premio Brambilla 370
Premio Umberto I . 432
Pittura (La) nell' Italia meridionale nel Tre-
cento . . 41
Prezzo (II) di un quadro di Van Dyck . . 435
Prima (La) banconota. ........ 369
Raccolta (La) di Cimeli nell'Archivio Co-
munale di Norimberga 234
Rembrandt negoziante ........ 369
Sapienza doganale 368
Scoperta (La) della Biblioteca del Re Minos
di Cnosso in Creta 235
Scoperta di Manoscritti preziosi 232
Scoperta (La) di un quadro di Rubens . . 291
Scoperta (La) di un nuovo quadro di Diìrer 236
Società Bibliografica Italiana 371
Società italiana per gli studi classici . . . 149
Stampa (Una) del Uiirer ed un quadro di
Bartolomeo veneto 150
Statuetta (Una) di Gutenberg 41
Vendita dei duplicati della Biblioteca V. E. di
Roma Pag- 40
Viaggio (Il 2») di Cristoforo Colombo . . 14S
Vittorio Emanuele III alla Biblioteca Na-
zionale di Roma . 290
III.
Recensioni,
Bernsteìn, I., Catalogne des livres paréniio-
logiques composant la Bibliolhèque de
Ignace Bernstein (Leo S. Olschki) . .281
Hartwig, Otto, Festschrift zum fiiufhundert-
jàhrigen Geburtstage von Johann Gu-
tenberg (— i) 224
Martini, G., Catalogo di antiche e rare edi-
zioni. Con II illustrazioni. (L. S. O.) . 419
Olschki, Leo S., Catal. L. Riche et précieuse
collection de livres à figures des XV'" et
XVIe siècles. Con 5 illustrazioni (G. F) 425
Ranschburg.G., C/iio)iiia Hungatorum. Con
I illustrazione. (Leo S. Olschki) . . . 362
Tordi, D., Il codice delle rime di Vittoria Co-
lonna Marchesa di Pescara, appartenuto
a Margherita d'Angoulème, Regina di
Navarra ( — i) 225
Vanbianchi, C, Raccolte e raccoglitori di
autografi in Italia (G. De Lunis) . . . 2S2
Corriere Bibliografico della Libreria Leo
S. Olschki. .Monumenta Typographìca :
Bologna, Bordeaux, Brescia, Camerino,
Castel Cortesio, Chivasso, Cividale, de-
ve, CoUio di Val Trompia, Como, Cre-
mona, Cuneo, Deventer, Dordrecht, Dou-
ai, Eichstett, Essiingen, Fano, Ferrara,
Firenze, Foligno, Fossombrone, Frank-
furt a. M., Genova, Hagenau, Heidelberg,
Ingolstadt, KOln, Krakow, Leipzig, Lodi,
London, Louvain, Lucca, Lyon, Macera-
ta, Mainz, Mantova, Marburg a. d. Lahn,
Mazzarino, Messina, Milano, Mirandola,
Modena, Mondovi, Mou.serrate, Napoli,
Novara, Nùrnberg, Ortona, Orvieto,
Oszlau, Padova, Paris, Parma, Passau,
Pavia, Perugia, Pesaro, Pe.scia, Pforz-
heìm. Piacenza, Pistoia. Reggio Emi-
lia, Reutliugen, Rimini, Riva, Roma. Dal
N. 3S al N. 530. ("on 52 illustrazioni . .
• ■ 49- 157. 237. 293. 3:3.
Corrispondenze . 150,
Domande 226,
Errata Corrige
Libri pervenuti alla Direzione
Necrologio ......... 155, 291,
Risposte 280, 43 1 ,
Vendite Pubbliche. Con 13 illustrazioni . .
• ■ • ■ 42, 152, 371,
44. ^
236
3<;r,
156
291
372
432
43''
isfeJ»?is»*5r»?jsfe?!»»sstei^j5feì!»ì'ss»*i3i^Mte,ir!*?Kfeis^
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
■ Abbazia di S. Scolastica a Subiaco . Png- 94
Acerba (Un codice sconosciuto dell') . 410-412
. Albonesi (degli) A. T., Introdudio in chal-
daicam-. linguam.. Pavia, 1539. . . . 133
- Aldo Pio Manuzio Romano. Venezia, 1450-
1515 ■ . . . no
Andreae, Joannes. Papié, 14S3 384
Arienti (Degli) Sabatino, Trattato della Pu-
dicizia (Prima pagina) 271
— (Legatura) 273
Aristoteles, Aiialiticon.X enf^zia., Aldo Manu-
zio, 1495 112
Ascoli (Statuti di). Ascoli, I4i)r) 342
Balbi G. Catholicon. Magonza, G. Guten-
berg, 1460 87
Barberiis, Philippus de. Roma, 1481, 454.455.456
Bellapertica, Petrus de. Paris (ca. 1510) . . 377
Bellincioni, Bernardo. Milano, 1493- . . . 293
' Bergomensis, Jacobus Philippus. Ferrara,
i4'J7 157-15S
Bernardo (S.) Opusc- Venezia, Giunti, 1503, 127
Bernardus (S.). Firenze, 1495 173
— Milano, 1495 262-263
— Milano, 1494. 294
Bibbia di 36 linee a caratteri mobili scolpiti.
Magonza.' Pfister? 1454? 86
M — latina col Commento di Niccolò de Lyra-
Roma, 1471-72 . 9ÓÌ.
- Biblia latina. Venezia, N. Jenson, 1479. . 106
Birgitta (S.). Nùrnberg, 1500 313
Boccaccio Giov. Venezia, 1518 . . . 437429
' Bonaventura (S.). Brescia, 1495 ..... 67
Brevìarium Romanum. Cremona, 1490 . . 75
— Venezia, N. Jenson e Comp., 14S1 . . 107
Calendario Lunario. Venezia, 1501 - ... 46
Caria da giuoco. Circa il 1440 84
Cessolis, Jacobus de. Firenze, 1493- . . . 1G5
Chiarini, Giorgio. Firenze, s. d 174
Chronica Hungarorum. Budapest, 1 473. . 364
Colonna F. Hypncrotomachia di Polifilo.
Venezia, Aldo Manuzio, 1499 Pag. 115-119
Corio, Bernardino. Milano, 1503 . . . 300-301 •
Cortesi, P. De Cardinalatu. Castel Cortesi
presso S. Gemignano, N. Nardi, 1510 . 129-
Dante Alighieri. Divina Commedia- Foligno,
G. Numeister, 1472 27-120
— — Mantova, Giorgio e Paolo Puzbach,
1472 121
— — Jesi, Federico Veronese, 1472 . . .122
— — Firenze, Niccolò da Breslau detto Nic-
colò della Magna, 14S1 124
— Contento Di Christoforo Landino, Fi-
renze, 148 1 1^2
— — Firenze, F. Giunti, 1506 i2g
Dionysius Afer, De situ orbis. Venezia, Pi-
ctor, Ratdolt e Lùsslein, 1477 .... 109-
Donatus. Perugia, 1517 . 391
El gran capitan re dongaria, Venezia, 1501 47
Euclide. Venezia, Erhard Ratdolt, 1482. . 108.
Eusebio, De evangel. praepar., Venezia, N.
Jenson, 1470 105
Evangeliariuìii, arabice. Roma, Tipografia
Medicea, 1591 i^^
Eyb, Albertus de. I\Iargarita poetica. Roma,
Udalr. Gallo, 1475 ....... 101-450
Finignerra {Pace del) 1^2
— (Muso da) 197-198-199
— (Disegno attribuito a Maso da). . . . 200
— (Maso da) 202
Foligno (Palazzo Orsini in) 118-217
— (Iscrizione — ) i iq
Francesco {Fioretti di S.) p'irenze, 1497. . 421
Franciscus (S.) Milano, 1510 ..... . 298
Frati cav. dott. Luigi 367
Gatlus, Alexander. Colilo di Val Trompìa
1502 ■ • 71
Genuae (Statuta Communis) Bologna, 1498 58
Gerson, Johannes. Firenze, 1505 . . . . iSo-
vili
BIBLIOFILIA
Gregorius {S.) Magnus. Firenze, i486 Pag. 163
Guaita, lacobus. Pavia, 1505' 388
Gutenberg G. 1400? 146S 82
— (Monumento a) in Francoforte. ... 85
Hieronymus (S.) (Romae, avant 1470) 451-452
Hoppner, John. HonM' Al.rs E. Bouverie . 437
Horologium, arabice. Fano, Gregorio dei
Gregori, 1514 .......... 132
Janinet, Fran(;ois. Les senthnenis de la nation 438
Jarchi, Coyiiiite titano al Pentateuco. Reggio
di Calabria, Abrahanius filius Garton,
filius Isaac, 1475 131
Kaub, Giov. Horius sanitatis. Venezia, 1516 430
Lapidarium, H'ieii, Wmtetbutgcr, s. d.
ca. 249^ 100
, Lascaris, Cramìiialìca graeca. Milano, Dio-
nisio da Parravicino, 1480 ni
Lattanzio, De div. instit. Subiaco, C. Sweyn-
heym e A. Pannartz, 1465 ..... 1/7
Legatura con l'arnie di Marte! e della città
di Parigi 44
\J -^ de la Cyropédie de Xenophon, Lyon,
1555 »^
■ — delle istruzioni a Leone Allacci . . . 143
Leonardi .4ietini De Bello Italico. Foli-
gno, 1470 24, 25, 186
Logu (Una pagina di una curiosa edizione
della Carta de) 278
Manilius, M. Niirnberg, (ca. 1474). . . ■ 315
Marozzo, Achille. Modena, 1536 306
Marsilio, Ficino. De Christiana Religione. 403
Massimi (Palazzo de') 95
— (Iscrizione) 96
Mesue, De Medicinis. Venezia, Clemente
padovano, 1471 . 91
Middelburgo, Paulus Germanus de. Fossoni-
brone, 1513 187
Modestus, Publius Franciscus. Rimini, 1521. 447
Morland, G. lìie Farmer's stablc? . . . 439
; Niger, Petrus. Tractatus... de conditioni-
bus veri Messiae. Esslingen, Corrad
Fijner, 1475 /S. '3'
Odhecathon. Venezia, O. Petrucci, 1500. . 130
■. Omaggio a Venezia 102
Ovidius. Parma, 1503 420
-. Oviedo. Historia de las Indias- Sevilla, 1 535. 428
. Pagina della Cronaca figurata fiorentina
del British Museum 204
Paolo Manuzio. Venezia, 15 12-1574 . . -125
Papesse Jeanne (La rue où niourut la) . . 32(1
— d'après Boccace imprimé à Ulm en 1473- 328
, — (L'Histoìre de la) 331
— d'après la chronique de Nuremberg
(•49.3) j33
Papesse Jeanne (la) d'après l'ouvrage de Fi-
lippo Foresti (1497) Pag. 336
— d'après l'histoire de Platina (1626) . . 338
Perusiae (Statuta). Perusiae, 1523-1528. 392-393
Peters, W."" Sophia 440
Petrarca, Canzoniere. Fano, Soncini, 1503. 114
Plinio, Storia naturale. Venezia, Giov. da
Spira, 1469 103
— Liber illustrìutni'iroruin.V\x&wz^,\:ì,'j^. 123
Plutarchus. Ferrara, 1501 159
Pluteo ed Albo esposti alla Mostra di Parigi 3'i
Politianus, Angelus. Paris (ca. 1501) . . . 379
Prova di stampa allegata al contratto fra
C. V^aldarfer, F. da Lavagna e Cola
Montano. Milano, Valdarfer, 1473 . . 117
Rhètorique d'Aristote. .Mscr. XV s. . . .137
Rocca, A. Ritratto 358
Romney, George. Lady Emma Hari Hamil-
ton 441
— Miss Ann Parr 442
Sacro Busto, Johannes de. Paris, 1498. 374-375
Savonarola, Girolamo. Fir. 1496 176
— (Firenze, ca. 1493.) 183-184
— Compendio di rivelatione. Firenze, 1496.
4'9. 42'. 423. 424
— Expositione del « Pater Nosier » ■ .
42i> 422. 423
Servio, Commento a Virgilio. Firenze, Gen-
uini, 1471-72 93
Scillacio, Niccolò.- De insulis nuper inven-
tis 208, 209, 380
Tolomeo, Cosmographia. Roma, Arn. Buc-
kinck, 147S 98-99
Triomphe (Le) de la Renommée 5
— (Le) de l'Amour io
— — II
— (Le) de la Chasteté 13
— (Le) de l'Amour. Venise, 1490 . . . .14
— — Venise, 1493 . • . .15
— (Le) de la Mort iS
! — (Le) de la Renommée 19
j Triompes (Les) de Pétrarque. (Venise, \'al-
j grisi, 1566) i'"i
j Umberto IH Buono, Secondo Re d'Italia . 1S9
Valturio, De arte militari. \'erona, Gio-
vanni da Verona, 1472 128-129
Verardus. Bas. 1494 421
Vigerius, Marcus. Fano, 1507 79
Virgilio. Venezia, Aldo Manuzio, 1501 . .113
l'itruvius. Potilo, L. Como, 1521 . . . 72-73
Vivaldus, Johannes Ludov. Lyon, 1508 . . 249
Ward, James. Rustie conversaiion .... 439
Wheatley, Francis. The Cottage Door . . 443
— The school Door 444
Volume II Aprile-Maggio 1900 Dispensa i""-!"
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
LES TRIOMPHES DE PÉTRARQUE
I.
Le moins étudié parmi les poèmes de Pétrarque (i), les Triomphes
sur la vie et la mort de Madame Laure, a inspiré plus d'artistes peut-
étre que tout autre cycle du moyen àge, sans en excepter la Divine
Comédic. L'intérét des iconographes commence enfin à se porter sur ce
riche thème à illustrations. En 1882, le Professeur Graus lui a consacré
une docte monographie à propos des reliquaires du dòme de Graz (2).
Le Prince d'Essling (due de Rivoli), de son coté, non content de réunir
une admirable coUection de photographies d'après toutes les interpréta-
tions peintes, dessinées, gravées ou sculptées des Triomphes, en a savam-
ment commentò un certain nombre dans deux articles de la Gazette des
Beaux Aris (3). Peut-étre les spécialistes n'ont-ils pas oublié non plus
les essais qvie j'ai publiés à ce sujet dans divers périodiques, entre autres
dans les Comptes Rendus de l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres.
Il est à peine nécessaire d'insister sur l'utilité de recueils analogues
à celui qu'a forme avec tant d'érudition le Prince* d'Essling. C'est seu-
lement à l'aide de catalogues aussi riches, aussi complets, que l'on peut
étudier les phases d'un mythe, grouper les interprétations par familles,
(i) Pas plus que ses prédécesseurs, M. Kcerting ne s'est appesanti sur les Triomphes (Pe-
trarca's Leben und Werke ; Leipzig, 1878, p. 716-717).
(2) Die zivei Reliquienschreine ivi Dome ~u Già-.
(3) Due DE Rivoli, FJudes sur les Triomphes de Pétrarque, 1S87.
La Bibliojih'a, volume II, dispensa l"-2* I
EUGENE MUNTZ
tirer de leur rapprochement des conclusions sur l'état d'esprit des dif-
férentes générations ou des différentes nations qui les ont interprétées (i).
C'est ainsi qu'il est démontré désormais que presque tous les ivoires
ou bronzes représentant les Triomphes dérivent d'un type commun : les cof-
frets d'ivoire de la cathédrale de Graz. D'eux procèdent le Triomphe de
rAtnour (coUection Carrand, au Musée national de Florence, photographie
Alinari, n. 2094), le Triomphe de /'Amour et le Tìiouif^lic de la Reuommée,
(Musée du Lr^uvre) le Triomphe de la Mori (coUection Malcolm), etc.
Des recherches du Prince d'Essling et des miennes, recherches qui
aboutiront prochainement à une publication commune, se dégagent un
certain nombre de résultats que je suis heureux d'exposer ici, aux le-
teurs de la Bibliofilia, selon l'aimable invitation ([ui m'a été adressée
par M. Olschki.
II.
Les sources, trop peu étudiées jusqu'ici, des Triomphes, sont multi-
ples : Pétrarque, dans ce chef-d'oeuvre de sa vieillesse, mit tout ensem-
ble à contribution, mais pour des détails de composition seulement, la
Divine Comédic de Dante, le Roman de la Rose, peut étre aussi V Amorosa
Visione de Boccace (vers 1342), où l'on trouve déjà, comme M. de .Schlos-
ser l'a constate, l'indication du Triomphe de la Renommée (2).
Au Rotnan de la Rose, Pétrarque a pris un certain nombre de fi-
gures allégoriques : Bel accueil, Courtoisie, Crainte d'Infamie, Désir d'hon-
neur, etc.
Bella accoglienza. Accorgimento fuore
Cortesia intorno intorno e 1 untate
Timor d'infamia e sol Desio d'onore
i Trionfo della Pudicizia, vers S5 et suiv.;
(1) Quelques chiHVes pour faire toucher du doigt cette progression. Eli 1874, le catalogue
de la Bibliothèque pétrarquesque de Trieste n'enregistrait encore qu'une dizaine d'illustratioiis des
Triomphes. (Hortis, Catalogo delle opere di Francesco Petrarca, esistenti nella Petrarchesca
A'ossettiana di Trieste, p. 211-215. Trieste, 1874). En 1880, M. Wastler en signalait quatorze
(Mantegnas Triumph des Petrarca : Zeitschrift fì'ir bildende Kunst, iSSo, t. X\'). En 1882 M.
Graus arrivait au \x>\.A à& \\n%\. ^X.\x\\&(Die zzvei Reliquienschreine im Dome zìi Graz. 18S2).
Aujourd'hui nous connaissons une centaine de sultes, représentant quatre ou cinq cents composi-
tions distlnctes.
(2) Dans la Canzone III (édition Sonzogno, p. 433), Pétrarque niet en scène la Gioire, mais
saiis la piacer sur un char', et sans lui donuer tl'attributs bien définis.
LES TRIOMPHES DE PETRARQUE
Rapprochons en outre, du début des Trioi/t, celui du Roviaii de
ìli Rose :
Ou vintiesme an de mon aage,
Ou point qirAmors prend le paage
Des Jones gens, couchiez estoie
Une nuit, si coninie je souloie,
Et me dormoie moult forment ;
Si vi un songe en mon dormant,
Qui moult fu biax, et moult me plot.
Les analogies avec la Divine Coinedie sont plus noinbreuses qu'on
ne l'a suppose jusqu'ici. C'est d'abord l'identité du mètre. Je signale-
rai ensuite l'énumération des hommes célèbres qui suivent la divinité in-
carnant chaque triomphe: c'est une réminiscence du chant lY de VEiifcr.
Ailleurs, (chant I, chap. I, vers 40), Pétrarque interroge une ombre,
absolument comme Dante le fait à tout instant.
Un'ombra alquanto men che l'altre trista
Mi si fé incontro....
Il me serait facile de multiplier ces rapprochements entre l'oeuvre
du chantre de Béatrix et l'oeuvre du chantre de Laure.
D'un autre coté, l'habitude de représenter des Triomphes ou plutòt
des apothéoses était, depuis un temps déjà, familière aux peintres ita-
liens. Ils appliquaient ce genre de glorification, .soit à des étres réels,
historiques, soit à des figures allégoriques. La première tfaduction pla-
stique de quelque importance est certainement celle que tenta Giotto
dans les célèbres fresques de la basilique inférieure d'Assise (le Triomphe
de la Chasteté, le Triomphe de la Pauvreté, le Triomphe de l'Obéissance,
le Triomphe de Saint-Fran(jois). Est-il nécessaire de rappeler en outre
le Triomphe de la Mort, du Campo-Santo de Pise, attribué à Orcagna,
le Triomphe de Saint Thomas d'Aquin, dans la chapelle des Espagnols
à Sainte Marie Nouvelle, le Triomphe du Bon Gouvernement, d'Ambrogio
Lorenzetti, au palais public de Sienne ? Toutes ces représentations sont
antérieures au poème de Pétrarque, qui fut commencé peu avant 1357
et qui se trouvait encore sur le chantier en 1373, une année avant la
mort du poète.
La nouveauté du poème de Pétrarque consiste à substituer un cor-
tège triomphal à une assemblée plus ou moins immobile. En cela, Pé-
EU GENE MUNTZ
trarque s'inspira très certainement de la tradition de l'antiquité classique,
si développée à Padoue et à Verone, et représentée par les bas-reliefs
de tant d'arcs de triomphe ou de colonnes triomphales.
III.
A quelle epoque l'art commen^a-t-il d'exploiter le Domaine, si
brillant, que Pétrarque venait de lui ouvrir ?
Ancune illustration des Triomphes remontant au XR'" siècle n'est
parvenue jusqu'à nous.
C'est à tort, en effet, que l'on a fait remonter au XI X'" siècle, une
suite autrefois conservée dans les environs de Sienne et qui se rattachait,
affirmait-on, à Simone di Martino, l'illustre peintre siennois, l'ami de
Pétrarque (i).
Un simple rapprochement de dates suftit pour renverser cette
conjecture : Simone était mort dès 1344 et les Triomphes ne furent com-
mencés que vers 1337.
Mais il y a plus : en comparant la description des quatre tableaux
attribués à Simone avec les quatre tableaux aujourd'hui exposés à
l'Académie des Beaux-Arts de Sienne, sous le nom d'Andrea Vanni
(mort en 14 14), l'on arrive àia conviction que nous avons affaire à un
seul et méme ouvrao^e. La composition en effet concorde de tout point :
la seule différence — et c'est ce qui a pu empécher mes prédécesseurs
de découvrir l'identité ■ — c'est que, dans le Tfioniplic de la jlfort, celle-ci
est mentionnée comme debout sur une pyramide, alors qu'elle est en
réalité debout sur un chapiteau triangulaire. Tout le reste de la description
s'applique, jusque dans les moindres détails, aux tableaux de l'Académie
de Sienne.
L'existence d'une suite de Triomphes, composée par Simone di Mar-
tino ou méme par un de ses élèves directs, est donc à reléguer dans
le domaine des fables. L'oeuvre dont il s'agit date seulement du siècle
suivant.
Et cependant tout nous autorise a affirmer que dès lors les artistes
s'étaient emparés de cette donnée si suggestive. Nous savons, en effet,
qu'en 1399 le tapissier Pierre de Baumetz Hvra au due de Bourgogne
(1) Dklla X'ai.le, Lettere Satiesi, t. 11, p. 91.
LES TRIOxMPHES DE PETRARQ.UE
X Histoirc de Boniic Roiommcc, en trois pièces, au prix de 3000 écus
d'or (i).
"L! Histoirc de Boniic Roìommcc, c'est évidemment le Triomphe de
la Renomince.
En 1420, l'inventaire d'un autre due de Bourgogne, Philippe le Bon,
enregistre trois « tapiz de Fama » (2) peut-étre identiques au précédent.
Puis nous trouvons, sur l'inventaire des tapisseries du roi Charles VI
de France, vendues par les Anglais, en 1422, une suite de tapisseries de
Le Triomphe de la Renommée.
(D'après le manuscrit de la Bìblìothéque nationale de Paris; fonds lalin. n.* (io'it), I).
Bonne Renommée, évaluée 582 livres parisis, et un tapis de laine de
Bonne Renommée, de la fa^on d'Arras, contenant 20 aunes '/,, où sont
les devises de plusieurs sages, comme Salmon {sic), Jason, Absalon et
plusieurs autres (3).
Nous verrons dans un instant que, jusqu'en plein XVP siècle, les ta-
pissiers traitèrent avec amour les données si pittoresques, si décoratives,
imaginées par Pétrarque.
D'autre part, tonte une sèrie de miniatures illustrant un autre ouvrage
(1) GuiFFREV, Hisioire de la Tapisserie, p. 40.
(2) De Laborde, Les Ducs de Bourgogne, t. II, p. 267 et suiv.
(3) GuiFFREY, Inventaire des Tapisseries, n. 172, 180.
EUGENE MUNTZ
de Pétrarque, le de Viris Ulustribus, nous montrent le Triompìie de la
Renovimée.
C'est d'abord, à la Bibliothèque Nationale de Paris (fonds latin,
n.° 6069 I), où dans une sorte de « mandorla », la « Gloria » trònant
sur un char traine par des chevaux fringants (jue montent des adole-
scents sonnant de la trompette. Dans le bas, une foule de personnages à
cheval — guerriers, poètes, philosophes — regardant la déesse et recueil-
lant les couronnes qu'elle leur jette (i).
Nous avons là tous les éléments du Triomphe de la Renommée,
sauf que le char est isole dans les airs et que le cortège est immobile
au lieu de se dérouler à la fa^on d'une frise.
Un autre manuscrit du « de \'iris » (termine en 1379), également
conserve à la Bibliothèque Nationale de Paris (fonds latin, n.° 6o6g F),
montre une composition analogue. Les cavaliers — tous des souverains
ou des guerriers — sont partagés en deux troupes (2).
Un troisième Trioynpìie de la Renommée, différent des précédents, se
trouve dans un manuscrit de Pétrarque de la Bibliothèque de Darmstadt:
« quorumdam clarissimorum heroum Epithoma ». La déesse tròne, le
glaive dans la droite, une statuette nue dans la gauche. Des chevaux
trainent le char. A droite et à gauche, des cavaliers — des guerriers
seulement — s'elancent vers la déesse pour recevoir leur récompense.
Cette miniature est d'une facture infiniment plus rude que celles de la
Bibliothèque Nationale de Paris.
Tout nous autorise à croire que ces miniatures ont pris naissance
à Verone, centre de bonne heure acquis à l'influence classique (3).
Il résulte de ces trois documents que, du temps méme de Pétrarque,
peut-étre de son vivant, les enlumineurs de ses manuscrits s'étaient comme
spontanément entendus pour donner au Trioviplic de la Gioire ou de la
Renommée la forme d'un cortège triomphal. Ils montraient la déesse,
assise sur un char traine par des chevaux et entouré d'une troupe nom-
breuse.
Nous avons là en germe, le thème qui devait recevoir, un pcu plus
tard, un si brillant développement : le principal changement introduit par
(1) Reproduite dans VHistoire de i Art pendant la Renaissance, t. 1, p. 229.
(2) Publié par M. de Nolhac : Gazeite des Beaux-Arts, 1890, t. I, p. 169.
(3) Ein l'eronesisches Bildeibuch und die hófische Ktinst im XIV. fahrhuuderl (Jahrhuch
der Kunstsammlungen des A. H. Kaiser hauses)- Vienne, 1S95 t. XV'l, pi. XXV.
LES TRIOMPHES DE PETRARQ.UE
les artistes du XV^ siècle sera la substitution d'éléphants aux chevaux
qui forment l'attelage dvi char de la Renommée.
Cet arrangement, si frappant — la Renommée tronant dans une man-
dorla, au dessus du char, et isolée du reste de la composition — s'est en
effet conserve dans une sèrie de peintures et de miniatures du XV siècle.
Il suftìt de citer parmi celles-ci un des panneaux de l'Académie de Sienne
(attribué à Andrea Vanni), un autre panneau de la coUection Gardner,
une miniature de la Bibliothèque Riccardi, etc.
Or, si les miniatures représentant la « Fama » ont servi de pro-
totype pour les Triomphes correspondants, qui nous dit que les minia-
tures de quelque manuscrit perdu n'ont pas également servi de prototypes
pour les autres Triomphes ?
IV.
Au XV' siècle, les illustrations se multiplient, et — fait digne d'at-
tention — dès le début elles révétent un caractère d'unite des plus
frappants, comme si un mot d'ordre avait été donne à tous les interprètes.
Il y a là un problème que j'avoue n'avoir pas réussi à résoudre.
Chez Pétrarque, en effet, un petit nombre seulement d'acteurs sont
nettement individualisés. C'est ainsi que la Mort est une femme enve-
loppée dans un vétement noir, à l'air furieux. La Chasteté n'est autre
que Laure. Le Temps n'est pas défìni : c'est le soleil qui paraìt et parie
en son lieu et place.
Dans les interprétations plastiques, au contraire, nous trouvons pres-
que immédiatement les acteurs suivants : Cupidon, la Chasteté, la Mort
(tantót représentée par l'horrible squelette, tantòt par les Parques) la
Renommée, le Temps (représenté par un vieillard, parfois par Saturne),
la Divinité représentée par la Trinité.
Plus frappants encore sont les divergences entre le texte du poème
et l'exégèse picturale ou sculpturale en ce qui' concerne l'arrangement
des chars et leur attelage.
Dans la description du cortège qui accompagne Madame Laure,
Pétrarque ne parie que des chevaux blancs attelés au char de l'Amour :
Vidi un vittorioso e sommo duce
Pur com'un di color, che 'n Campidoglio *
Trionfai carro a gran gloria conduce.
EUGENE .MUNTZ
— Quattro destrier vie più che neve bianchi ;
Sopra un carro di foco un garzon crudo
Con arco in mano, e con saette a' fianchi
Nulla tenea però non maglia o scudo
Ma su gli omeri avea sol due grandi ali
Di color mille, e tutto l'altro ignudo :
D'intorno innumerabili mortali.
Parte presi in battaglia, e parte uccisi,
Parte feriti da pungenti strali.
Or, à partir du commencement du XV' siècle, les illustrateurs se
sont accordés à donner un char à chacune des autres puissances et à
chacun de ces chars un attelage special ; à la Chasteté des licornes, à la
Mort des buflles, à la Renommée des éléphants (plus rarement des che-
vaux), au Temps des cerfs, enfin au char de l'Eternité, les quatre ani-
maux évangéliques. D'où vient cette unanimité ?
Longtemps j'avais pensé que queUjue commentateur avait indiqué,
pour les autres Triomphes, la nature des attelages, omise par Pétrarque.
Mais toutes mes recherches dans ce sens ont été vaines. M'étant adressé
au savant professeur de l'Université de Pise, le commandeur Alessandro
d'Ancona, j'ai recju de lui cette réponse que je me fais un devoir de
piacer sous les veux du lecteur: « Se debbo dirle intero l'animo mio,
io non credo che sia bisogno di cercare l'intermedio d'un commenta-
tore, per trovare la ragione degli altri carri, e dei diversi animali, che
gli illustratori del Petrarca hanno aggiunto al carro d'Amore guidato
da quattro cavalli l)ianchi.... A me sembra che gli illustratori dovessero
seguire il concetto del Petrarca, interpretandolo e supplendolo, e inoltre
la tradizione costante. Il poeta aveva intitolato Trionfi i suoi capitoli in
terza rima, e aveva dato un carro ad Amore : ne veniva di naturai con-
seguenza che agli altri Enti, pur essi trionfanti, si dovesse dare un carro,
come la storia e la tradizione appropriavano ai vincitori, con animali
già consacrati dal simbolo.... »
L'hypothèse de l'intervention d'un commentateur semblant devoir
étre écartée, il nous faut admettre ijuc (|uelque artiste, dont l'oeuvre
aura eu un grand retentissement, aura impose aux àges à venir une
formule universellement acceptée. Mais quel était cet artiste et où se
trqpvait cette oeuvre?
Ce qui est certain c'est que rarement interprétation a été consacrée
LES TRIOMPHES DE PETRARQUE
par un suffrage aussi unanime. L'artiste supérieur — dont le nom nous est
inconnu — avait à peine trouvé, pour l'oeuvre du poète, cette formule
cependant si conventionelle, que tous subirent docilement son joug et se
dispensèrent de recourir directement au poème. Pendant près de deux
siècles aucun ne songea à renouveler l'inspiration en ouvrant le volume
de Pétrarque, si riche cependant en images faciles à traduire (Laure te-
nant la Gorgone, etc.).
Cette étude des illustrations exécutées du XV au XVL siècle, offre
donc un fort curieux exemple de discipline de la part des artistes.
Dès le début, comme à la suite d'un mot d'ordre, sculpteurs, peintres,
miniaturistes, tapissiers, s'entendirent pour donner de l'oeuvre de Pétrarque
une interprétation absolument conventionnelle, et, pendant près de deux
cents ans, cette interprétation subsista sans que personne eùt l'idée de
la renouveler en recourant au texte originai.
V.
Dans l'impossibilité où je me trouve de décrire une à une toutes les
suites consacrées au poème de Pétrarque, je m'attacherai à quelques com-
positions particulièrement caractéristiques, à celles qui, élaborées par
un esprit génial, font loi pour la masse des imitateurs.
Une des plus anciennes est la suite de panneaux attribuée à An-
drea Vanni, i|ui est conservée à l'Académie de Sienne et dont il a été
parie tout à l'heure. A supposer qu'elle soit de Vanni, — ce qui n'est
pas démontré — cette suite serait antérieure à l'année 14 14, date de la
mort de cet artiste. En t<ìut état de cause, elle appartient à la première
moitié du XV' siècle.
Dans ces quatre peintures, on est frappé à la fois de l'indépendance
de la conception et de la grossièreté de la facture. Les chars s'avancent
sur le spectateur au lieu d'aller de gauche à droite, à la faq:on d'un
cortège triomphal.
Les compositions contiennent d'ailleurs déjà en germe toute l'econo-
mie des Triomphes. Dans la première, Cupidon, un pied sur un globe,
l'autre en l'air, se prépare à prendre son voi en lanc^ant des flèches.
Plus bas, sur le char, des figures assises. Puis un cortège nombreux,
dans lequel on reconnaìt Hercule tenant l'are. Pour attelage, quatre
chevaux.
IO
EUGEXE \ILXTZ
Le second panneau nous montre la Chasteté debout, tenant d'une
main une palme, de l'autre un étendard orné d'une hermine. Devant
elle, Cupidon enchaìné. Des licornes trainent le char.
Dans le troisième panneau, la Mort tient une faux dentelée. Des
buffles sont attelés à son char.
La Renommée assise, tenant d'une main un glaive, de l'autre un
livre, fait les frais du quatrième panneau. L'attelage se compose d'élé-
phants.
On le voit, dès lors, ce quo r(in pourrait appeler l'armature de la
composition était trouvé: chaque char était dote de son conducteur et
de son attelage détìnitif.
,^S^ /
^ì
Le l'RioMrHK DE l'Amoir.
(Par Matteo Je" Pasti I.
Les peintures de l'Académie de Sienne, qu'elles sortent ou non du
pinceau de Vanni, ne sont certainement pas les premières qui aient été
consacrées à l'illustration des Triomphes. Mais elles comptent parmi les
plus anciennes ([ui soient parvenues jusqu'à nous, et à ce titre elles mé-
ritaient une mention speciale.
LES TRIOMPHES DE PETRARQ.UE
Aux panneaux de l'Académie de Sienne font pendant ceux du peintre
véronais Afatteo de' Pasti (ÌMusée des offices) pour lesquels nous avons
une date certaine; nous savons en effet ([u'ils turent exécutés à Venise,
en 1 441. Le programme des compositions fut trace à l'artiste par Pierre
de Médicis, fils du grand Cosine, à qui cette suite était destinée. Matteo
consulte entre autres son client sur le costume et l'attitude à donner
à la Renommée (i).
Au cours du X\'^ siècle, dans les peintures aussi bien que dans les
manuscrits, toutes sortes de motifs parasites viennent se greffer sur la
trame primordiale. Un fles plus curieux est le Lai iT Aristotc: on volt,
parmi les victimes de l'Amour, le philosophe grec marchant à quatre
pattes et portant sur son dos la belle Campaspe, la maitresse d'Alexandre.
Un autre fabliau, le Lai de Nar-
cisse, a inspiré la peinture qui orne le
« cassone » du South Kensington Mu-
seum : on y voit la princesse Dane,
fille du roi de Thèbes, qui, dédaignée
par Narcisse, appelle sur lui la ven-
geance de Vénus et de l'Amour, et
expire de douleur à coté de lui, lors-
qu'il a été, sur sa prière, frappé de
mort par la déesse (2).
Plusieurs fois aussi nous voyons
paraìtre, dans le Triomphe de l'A-
mour, un des épisodes les plus connus
de la Legende du Sorcier Virgile: le
poète suspendu dans un panier sous
la fenétre de la fille de i'empereur de Rome. Pétrarque, cependant,
n'avait fait figurer Virgile dans ses Triomphes que comme chantre de
l'Amour, et nuUement comme magicien.
Vidi Virgilio, e parmi intorno avesse
Compagnia d'alto ingegno e da trastullo ;
Di quei, che volentier già al mondo elesse.
Le Triomphe de l'Amour.
Peinture sur panneau.
(Ancienne Collection Cernuschi).
(i) Milanesi, Lettere d' artisti italiani dei secoli XIV e XV ; p. 5, 6. Rome, 18Ó9.
(2) Due DE Rivoli, Etudes sur Ics Triomphes de Pétrarque, p. 8.
12 EUGENE MUNTZ
L'uno era Ovidio, e l'altro era Catullo,
L'altro Properzio, che d'amor cantaro
Fer\'idamente, e l'altro era Tibullo.
(Livre I, eh. Ili, v. 19-25)
Bien plus, l'auteur des Triomphes avait toujour.s protesté contre la
table ridicule de Virgile sorcier (i). On voit par cet exemple quelles licences
les artistes en prenaient avec les auteurs qu'ils étaient chargés d'illustrar.
^%
La miniature, à son tour, s'empare avec avidité du thème imaginé
par Pétrarque.
Dans la seconde moitié du XV" siècle, une .serie de ininiaturistes
s'appliquent à interpréter les Triomphes. Les Florentins s'en font comme
une spécialité. Nous connaissons au moins une vingtaine de manuscrits
sortis de leurs officines.
Il est surprenant que les illustrateurs des manuscrits, qui avaient
cependant le texte sous les yeux, aient si rarement eu la curiosité d'y
jeter un coup d'oeil afin de renouveler tant soit peu leur interprétation
en remontant à la source méme. Or ils ne montrent pas plus de scru-
pules que leurs coUègues, les peintres ou les sculpteurs, et suivent comme
eux le programme, ce programme mystérieux, con(;u et élaboré en dehors
de Pétrarque. Sur le degré de liberté qui leur était laissé, nous posse-
dons un témoignage curieux. En 1461, à Sienne, Stefano di Luisio de
Milan, qui s'était engagé, vis-à-vis de Francesco di Facio Belliarmati,
à écrire de sa main les Triomphes de Pétrarque, stipule qu'il pourrait
les enluminer comme bon lui semblerait (« miniati come parrà a me
Stefano ») {2).
Lorsque les graveurs, de leur coté, se mirent à l'ceuvre, la matière
était assez digérée pour qu'ils n'eussent plus à s'occuper de l'ordonnance
generale; ils pouvaient en toute liberté songer aux menus épisodes
ou ornements destinés à enjoliver ou à enrichir un ensemble désormais
consacré par tant de suffrages.
Dans le mémoire publié par la Gazcttc des Beaux-Aits, le Due de
Rivoli rappelle que généralement ce sont les miniaturistes qui copient
(i) De Nolhac, Pétrarque et l'Huinanisme, p. 1 08-1 io.
(2) Borghesi e Banchi, Nuovi Documenti per la storia del/' Arte Senese; 1898, p. 201J.
LES TRIOMPHES DE PETRARQUE
'3
les graveurs, par la raison que les estampes étaient multipliées et ré-
pandues dans le public, tandis-que les manuscrits étaient presque toujours
faits spécialement, sur commande, pour quelque grand seigneur.
4MSm'-
Le Triomphe de la Chasteté.
(Par un graveur florentin anonyme).
Or l'estampe des Triomphes, conservée à Vienne, dans la Collection
Albertine et gravée par l'auteur des Planètes, date de 1470 environ. Il
y a dono une belle marge pour établir l'action que cette gravure a pu
exercer, entre autres sur les artistes francjais.
La gravure sur bois s'attaqua relativement tard aux ouvrages de
Pétrarque ; en effet les premières éditions imprimées des Rime, auxquelles
Le Triomi'he de i.'Amouk. N'enise 1490.
iD'après l'eiemplaire de M. Leo S. Olschki).
LES TRIOMPHES DE PETRARQUE
sont presque invariablement joints les Trionfi, parurent sans illustra-
tions. En 1490 enfin vit le jour à Venise, la belle édition dont nous
Le Triomphe de l'Amour. Veiiise 1413.
(D'après l'exemplaire de M. Leo S. Olschkii.
reproduisons ci-contre une gravure. Elle fut suivie, en 1493, d'une autre
édition, moins perfaite, dont les bois reparaissent dans les éditions de
1497, 1500, de 1508, etc.
Les Tkiomphes de PÉTRARgUK. (X'enise, V'algrisi, 1560)
(Daprès t'exeroplaire Ju M. le Protesseur W. Fiske).
LES TRIOMPHES DE PETRARQ.UE
Plus de richesse offre l'édition fiorentine des Triomphes de i^gg.
Lorsque, au XVP siede, les éditeurs italiens des Rime et des Trionfi
entrèrent résolument dans la voie de l'illustration, l'àge d'or de la gra-
vare sur bois avait pris fin. Désormais, l'interprétation devient trop fa-
cile et trop banale. Tel est le cas des éditions publiées à Venise chez
Valgrisi. Mais je dois réserver le détail de ces investigations bibliogra-
phiques pour le volume qui verrà bientót le jour.
VI.
Ce qui avait fait, au XV^ siècle, la popularité et la force du thème
imaginé par Pétrarque et codifié par un exégète de la fin du XIV " ou
du commencement du XV ° siècle, c'étaient le rythme et la fixité des
Triomphes; la donnée se développait, malgré des variantes de détail, avec
une si infiexible rigueur.
Avec le XV siècle, le thème gagne en ampleur, en richesse. La
disposition generale des chars est conservée, mais que de modifications,
que de raftìnements, dans le détail !
Tantót, c'est Pégase qui traine le char de la Renommée (manuscrit
n.° 22.541 de la Bibliothèque Nationale de Paris).
Tantót, les buffles se changent en taureaux, dont l'un bondit im-
p.étueux, tandis que l'autre, efflanqué, tire peniblement sur les traits
(gravures d'après Martin Heemskerk).
Au fur et à mesure que nous avancjons, les formules tirées de la
mythologie tendent à se substituer aux inventions plus ou moins flottantes
du moyen-àge. Nous voyons parattre les Parques, Saturne, des Satyres.
Une tapisserie introduit dans le cycle les Heures du jour et de la nuit,
les signes du Zodiaque, etc.
Parmi les peintres italiens du XVP siècle qui illustrèrent les Triom-
phes, il convient de citer Francesco Mantegna, le fils d'Andrea, Ber-
nardino Campi, Bonifacio da Verona. Leurs compositions, plus ou moins
brillantes, trahissent déja de la lassitude. Malgré la prédilection de cette
epoque pour l'allégorie, la popularité du mythe imaginé par Pétrarque
commenc^ait à faiblir.
On en peut dire autant des productions de la miniature et de la
gravure. lei également la seve s'épuise.
La Bibliojilia, volume II, dispensa I*-2* 2
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20 EUGENE MUNTZ
Cependant les Triomphes comptèrent des interprètes jusqu'à l'extrème
limite de la Renaissance.
Par quelle voie, les Triomphes, avec le cadre qui en était désormais
inséparable, penétrèrent-ils en Franca? Nul doute quo ce furent soit les
estampes isolées, soit les éditions illustrées, qui répandirent de ce coté
des monts des formules si propres à inspirer les artistes. Les plus an-
ciennes illustrations fran^aises des Triomphes ne remontent pas, en effet,
plus haut que la tìn du XV siècle.
(fé n'oublie pas, en émettant cette assertion, que dès le XIV siècle
les tapissiers du due de Bourgogne avaient interprete le Triomphe de
la Renommée ; mais, selon toute vraisemblance, ils avaient travaillé di-
rectement d'après le texte de Pétrarque).
A partir des premières années du XVP siècle, les éditions franc^aises
des Triomphes se multiplient: Paris, Denis Janot, Barthélemy Vérard ;
— 15 14, Jehan Petit; etc. En 1524, paraissait le Triomphe de la Di-
vinité, attribué à Jean Duvet.
Les enlumineurs et graveurs franc^ais ont illustre le poème d'un
motif nouveau : ils se plaisent à nous montrer, sur le frontispice, l'auteur
(ils disent l'acteur), endormi et voyant en songe se dérouler le cortège
de l'Amour.
Scaldava il sol già l'uno e l'altro corno
Del Tauro...
Amor, gli sdegni, il pianto e la stagione
Ricondotto m'aveano al chiuso loco
Ov' ogni fascio il cor lasso ripone :
Ivi fra l'erba già del pianger fioco
Vinto dal sonno vidi una gran luce
E dentro assai dolor con breve gioco...
L' interprétation la plus originale et la plus saisissante des Triomphes
nous a été donnée par les dessinateurs de cartons pour tapisseries. N'ou-
blions pas que ces artistes — presque tous anonymes — étaient très
LES TRIOMPHES DE PETRARQUE 21
souvent des maitres d'une valeur transcendante. Il faut citer dans ce
domaine les magnifiques suites en haute lisse conservées au South-Ken-
sington Museum, au chàteau de Hampton-Court, au Garde meublé im-
periai de Vienne, au Musée d'art industriel de Berlin. Dans toutes, sous
une forme tantót narrative, tantòt synthétique, le thème forge par Pé-
trarque est développé avec une verve rare. On y voit de longues théories
de héros et d'héroines à l'air plus ou moins sentimental, se déroulant
aux còtés des chars. Ce qu'il y a là de physionomies sympathiques ou
piquantes, d'épisodes ravissants, est diffìcile à décrire à l'aide des mots.
Les tapisseries du Garde meublé royal de Madrid marquent une
recherche extraordinaire du mouvement. Les chars ne s'avancent plus
sur le sol : ils volent à travers les airs, absolument comme dans les Pla-
nètes de Baccio Baldini.
VIL
Pendant le XIV^ et le XV siècle, l'Italie et la France sont les deux
seules contrées où la donnée ait pris faveur. A peine si l'on en décou-
vrirait quelque trace en Allemagne, dans les Flandres, en Angleterre,
en Espagne. Au XVL siècle, au contraire, les Triomphes pénètrent partout.
En Allemagne et dans les Flandres, ils se réclament d'une sèrie de
noms célèbres : Jost Amman, Georges Pencz, Pierre Breughel, Martin
Heemskerk, Pieter van Lint, etc.
Ces différents maìtres, peintres comme graveurs, s'efforcèrent de
mettre dans l'ordonnance le plus de liberta et de mouvement possible,
se rapprochant ainsi des Fran^ais plus que des Italiens.
Quoiqu'ils s'entendent déjà à la perfection à caractériser les acteurs
de la mythologie ou de l'histoire classique (Neptune est arme du trident,
Pluton de la doublé fourche, Platon est couronné de lauriers), ils con-
servent un faible pour les légendes explicatives. Plus d'une fois aussi il
leur arrive de tracer les noms à coté des personnages ; fidèles en cela
au besoin de précision (jui fait le fond de l'art germanique.
Une rubrique des plus curieuses serait à consacrer aux altérations
du mythe.
22 EUGENE MUNTZ
Dès la fin du X\^' siede, certaines scènes des Triomphes s'etaient in-
filtrées jusque dans les ouvrages d'édification : e' est ainsi qu'une édition
de VArf de bicii mourir de Savonarole contient un Triomphe de la Mort,
de tout point semblable à ceux du cycle pétrarquesque. Le char, entre
autres, a pour attelage les buffles traditionnels. Voici maintenant le gra-
veur de 1524 (peut-étre Jean Duvet, autrement dit le maitre à la li-
corne), qui amalgame le Triomphe de la Renomméc avec le Triotnphe de
la Divinile. Il attelle au char de celle-ci les éléphants, réservés, on l'a
vu, à la Renommée, et installe sur leur dos des femmes portant des pal-
mes et sonnant de la trompette.
La formule inventée par Pétrarque trouva des répercussions dans
les ouvrages les plus divers. Une gravure sur bois de l'Entrée du roi
Henri II à Rouen, en 1551, représente le « char de la Renommée »
attelé de quatre chevaux ailés. Sur le devant du char est assis le sque-
lette vaincu; sur le tròne a pris place la Renommée. L'on ne s'attendait
guère à trouver le squelette dans une entrée royale! Ailleurs, dans les
Figures de la Bible, imprimées à Paris, par Charles le \"igoureux, vers
la fin du X\'P siècle, les six chars se prélassent au complet. Puis ce sont
les innombrables représentations allégoriques inspirées par le chef-d'oeuvre
de Pétrarque : les Triomphes de la Religion, de la Fortune, de la Richesse
et de la Pauvreté, ces deux derniers peints par Holbein ; de la Pruderie,
de rimpiété, de l'Ignorance, de la Poltronnerie, de la Gueuserie, le Triom-
phe des Femmes, de H. S. Behaim, pour ne point parler du Triomphe
de Flore, etc, etc.
c^
Il y a dans l'histoire des illustrations des Triomphes un enseigne-
ment fécond : nous y apprenons que, plus le programme élaboré par le
poète est précis, moins il favorise l'essor de l'imagination chez les artis-
tes chargés de l'interpréter. Rien à cet égard de plus probant qu'un
parallèle entre Dante et Pétrarque (i). Les illustrateurs de la Divine Co-
médie ont, pour l'immense majorité, fait fausse route, par cela méme que
les tableaux de Dante étaient trop voulus, ses injonctions trop tyranni-
(i) Voir la savante monographie ile nion vènere ami le Professeur F. X. Kraus sur Dante
et l'Alt.
LES TRIOMPHES DE PETRARQUE
23
ques. Pétrarque, au contraire, en évitant de donner à ses Triomphes une
forme trop arrétée, a piqué l'émulation de ses interprètes. Ceuxci se sont
ingéniés, et ce fait résulte avec la dernière évidence de la riche collection
de documents réunie par le Prince d'Essling, non pas tant à le com-
menter qu'à le compléter, à ajouter à ses indications, à féconder la donnée
primordiale. La latitude qu'il leur a laissée a été pour eux un élément
de progrès ; elle les a incités à aller de l'avant, à se manifester comme
des auxiliaires non comme des esclaves. Tout le monde y a gagné.
EuGÈNE Muntz.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO
NEL SECOLO XV
{Continuazione *)
6. Discorso Hn qui sui tipografi tedeschi, sorge spontanea la domanda sulla causa che
possa averli mossi a fermarsi in Foligno piuttostoché altrove, per esempio a Perugia, dove
quella horente Università potea invogliare qualche tipografo a tentare la fortuna con la
novella industria. Ma, se non erro, la causa che fece determinare il Numeister e i suoi
compagni a fermarsi in Foligno, fu l'aver trovato che Foligno era città industriosa, dove
si poteva avere a buon prezzo e facilmente una eccellente carta, per la vicinanza delle
Cartiere di Belfiore e di Pale. Anche dovè influire nell'animo loro l'invito e l'ospitalità
accordata ad essi da Emiliano Ortìni, cittadino ricco ed ingegnoso, zecchiere del Papa,
orefice valente e però molto esperto nel preparare e racconciare, come lo erano altri ore-
fici del tempo suo ( i ), punzoni ed altri arnesi di stamperia. Presso Belfiore, villaggio di
Foligno, si indica un gruppo di case chiamate Carpineto, e fra queste una che dicesi ap-
partenuta ad Emiliano Orfini, il quale vi avrebbe ospitato il Numeister, quando si recava
su quei luoghi per prov\'edersi di buona carta per le sue stamjie.
Di Emiliano Orfini non è qui da parlare, né se ne potrebbe parlare adeguatamente,
poiché, malgrado i documenti pubblicati nella raccolta dello Zanetti (2), dal Rossi (3), dal
Miintz (4), quello che sappiamo di lui è il meno, in confronto di quello che conservano
di lui gli Archivi di Foligno e di Roma. E se non avesse altri meriti, questo solo di
aver ospitati in casa sua fin dal 1463, e forse prima, i tipografi di Magonza, è gloria tale,
ri Vedi La Bibliofilia, anno I, pagg. 2S3-290.
(1) Manzoni G., Studi di bibliografia analitica. Studio ter-^o. Bologna, 1882.
(2) Nuova raccolta delle monete e pecche di Italia. Tom. II. Bologna, 1779, pagine 3-36, 467-496, tona. Ili, pagine 465-466.
(3) Giornale di erudizione artistica Perugia, 1874, voi. Ili, pag. 184.
(4) Les arts à la cour des 'Papes. Voi. I, pagine 151, 245, 315. Voi. II, pag. ili. Voi. Ili, pag 244. L'Atelier Mo'
nètaire de Rome. Paris, 1884, pag. 5, noia 3.
24 M. FALOCl PULIGNANI
che il nome suo deve collocarsi tra i più illustri della sua città natale. Egli lasciò il nome
suo in tutte le stampe eseguite dal Numeister in Foligno, una fatta nel 1 470, una seconda
nel 1472, una terza, come sembra, nel 1474. Le descriviamo con quest'ordine.
Capitolo II
STAMPA DELLA .STORIA DI LEONARDO ARETINO
(1470)
1. Descrizione di questo volume. — 2. Su.i rarità e suo prezzo.
I. 1 Tipografi di Magonza doveano essere in relazione con qualche cittadino di Arezzo,
se si occuparono in più occasioni alla stampa di opere scritte da autori Aretini. Già ve-
demmo come nel 1463 essi trascrivessero in Foligno il trattato De Actionibus di Angelo
de Gambilionibus di Arezzo. Nel 1470 stampavano in Foligno il De Bello Italico di
LEONARDI ARETINI DE BELLO
ITALICO ADVERSVS GOTHOS
TSI LONGE lOCVNDIVS
mibLfuifret Itali^ i^licitatèg! clades
referre :tnquia tempora Tic tulcrant
rcqucmur 8Cnos Portane mutabilità/
tem Gothorumq? muafionem £C bellu
quo Italia tota p^nc euerfa fuit:in bis
libris defcribemus- Dolorofam ^fedo materiam ifed
prò cognitionc illorum temporum nccefìTariam-
(Dallesemplare del sig. Leo S. Olschki).
Leonardo Bruni di Arezzo. Dieci anni dopo il Numeister stava a Tolosa, in Francia, ove
stampava il trattato de Actiotiibus delio stesso Angelo da Arezzo, se quel lohaniies Theu-
tiiniiiis nominato sotto il 1480 dall' Hain ( 1 ) è il no.stro Numeister, il quale circa quelli anni
stava in Alby in Linguadoca (2). Comunque andasse la cosa, e chiunque avesse consigliato
al Numeister la stampa del libro del Bruni, ecco la descrizione del libro stesso, secondo
l'esemplare che si trova in Roma nella Biblioteca .\ngelica (1,).
(1) Hain, II, n. 164.
|2) Claudin, op. cit., pag. 6t.
(3) Segnato, C. UU 12.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO
11 volume è in foglio, numera 72 carte, e come i più antichi incunaboli non ha
registrazione, paginatura o altro. Ogni pagina conta 29 linee, e il testo comincia subito
al retto della prima carta con questo semplice titolo :
LEONARDI ARETINI DE BELLO
ITALICO ADVERSVS GOTHOS.
Nel verso dell'ultima carta del libro si legge :
Hunc libelluni Emilianus de Orfinis Fulginas
& lohannes Numeister theutunicus: eiufq; fotii
feliciter imprefferunt Fulginei in domo eiufdè
Emiliani aimo domini Millefimo qimdrigijtefi-
mo feptuagefimo feliciter.
2. E inutile dire che l'Hain (1), il Brunet (2) ed altri assai descrissero questo libro
con ogni minutezza. Anzi trovarono che le prime copie del libro stesso in questa nota
tipogratìca erano state stampate con errori e con varianti, alle quali nel corso della stampa
fu provveduto, correggendo Eulginas della prima riga in Fulginas. E deplorevole che
qualche bibliografo abbia voluto trovare in questo libro errori, dove errori non sono, e che
più di uno abbia creduto errato il nome de Or finisci correggendolo in Jc Ursinis (3).
Hanc libellam Emilianus de Orfmis Fulginas
8C robannes Numciftcrtbeutanicus: eiufc^rotii
feliciter imprelTerunt Fulginei in domoeiufclè
Emiliani anno domini A^iUcfimoquadringètC/
fimo feptuage fimo feliciter*
(Dall'esemplaie del sig. Leo S. Olschki).
Sebbene questo libro sia uno dei più antichi libri stampati in Italia, ed il più
antico, con data certa, fra quelli stampati a Foligno, pure non può dirsi rarissimo, poiché
se ne conoscono parecchi esemplari, e non è raro nel commercio librario di trovarlo in
vendita.
In Foligno i Conti Orfini, eredi di Emiliano Oiiini, ne custodiscono un bell'esem-
plare nel loro palazzo. Un altro esemplare ne possedeva il Card. Bernabò, concittadino
dell' OrHni (4), un altro il letterato Romagnolo Giovanni Chinassi (5), due esemplari il
(1) Reperlor. I, i, n. 155H.
(2) cManue', etc, I, pag. 149,
(3) Fra questi è I'Hain, I, 1558; cfr. 'Dìctionnaire de G<^ographie ancienne et moderne à l'usage dit Lihraire et de l'ama-
teur de livres.... par un Bìbliofhìle. Paris, Didot, 1870, pagine 535, 537.
(4} Catalogo della scelta libreria appartenuta alla Ch. memoria dell'E.mo Card. Alessandro ^Bernabò. Roma, 1874,
pag. 48, n. 104. La libreria fu acquistala dal Pontefice Pio IX per il seminario delle Missioni estere a Trastevere.
{5) Fu venduto nel Gennaio 1881 In Roma dal libraio Silvestro Passi, Piazza Capranica n. 75, per 260 lire. Vedi Catalogo
della libreria antica e moderna di Silvestro l^assi. Roma, 1881, pag. 88, n. 88.
26 M. FALOCl PULIGNANI
libraio Quaritch di Londra ( i ), un altro il Conte Manzoni (2) diligentemente descritto
nel catalogo Sangiorgi, oltre i quattro esemplari indicati dal Brunet (3) e quelli delle Bi-
blioteche di Francia indicate dalla Sig. Pellechet (4). 11 Sig. Leo S. Olschki, libraio di
Firenze, ne pose in vendita un esemplare, diligentemente descritto, per Lire 700 (5). È
assai probabile che alcune di queste indicazioni si riferiscano a qualche identico esemplare,
messo pili volte in commercio, ma tenendo conto che non abbiamo cercato notizie di
quelli esemplari che si custodiscono nelle biblioteche italiane e straniere, e riflettendo al
solo numero degli esemplari indicati, non possiamo chiamare raro questo libro, che per
tanti titoli è pregevolissimo.
11 suo valore è stato giudicato diversamente, e mentre il Brunet indica un esemplare
venduto a 50 lire, il Quaritch lo oflfrì agli amatori per 1730 lire.
Capitolo III
STAMPA DELLA « DIVINA COMMEDIA »
('472)
I. Descrizione del volume. — 1. Esemplari che si conoscono. — 3. Valore commerciale dei libro — 4 Valore letterario del
testo. — s. Anno della stampa. — 6. Sua priorità sulla stampa di Jesi. — 7. Sua priorità sulla stampa di Mantova. —
8. Chi era Evangelista Mei. — y. In qual casa fu stampato questo libro. — lo. Riproduzione di questo testo.
I. Dovendo parlare di questa celeberrima edizione, non possiamo che riportarci al
De Batines, diligentissimo bibliografo della Divina Commedia^ adoperando la sua biblio-
grafia (6), la sua appendice {7), ed aggiungendo ad essa quelle notizie che ci venne fatto
di trovare. Ecco la descrizione di questo bellissimo libro. Nella prima carta nel retto si
legge :
COMINCIA LACO.MEDIA DI
dante alleghieri di fiorenze nella qle tracia
delle pene et punitioni de uitii et demeriti
et premii delle uirtù : Capitolo primo della
pma parte de quefto libro loquale fechiama
inferno : nel quale lautore fa prohemio ad
tucto eltractato del libro :
II) V. il 'Bibliofilo di Bologna 188Ó e 1887 voi. HI, n. 2. Voi Vili, n. 3, nella copertina
(2) Tiibtiolheca nun^oniana, 2. pan. Città di Castello. 1893. pagine 1-2, n. 3137.
13) Manuel du Libra're. etc, 1, 149.
(4) Catalogut general des incunables dei 'B'blioth-tjues publiques de France, Paris. 1897, pag. 232.
(5) Cent Incunables rares, curìeux et prècieux soi^neusement dècrits et tnis en venie par Leo 5. Olschki, Venise MDCCCXCXIl
(sic, ma 1897), pag. 54, n. 98.
(6> Bibliografia Dantesca. Prato, i8(>, tom. I. pag. 12, 15.
(7) BlAGI G. Giunte e corre^irni inedite alla Bibliografia Dantesca. Firenze, 1888, pag. 9-13.
le pene ec pumtioni de uitu et '
et prema delle uirtu. Capitolo primo dclU
pma parte de tjucflo libro lot]ualc frcbiama
inferno ; nel qiiale lautdrc h prcbcmio ad
tudo cltra^latX) cJcl libro: ■
i?n
E 1/ mezo cl^lcatnin dinrà aita
mi tr^ai ^viu felua ofcura
cbc U diridla uia era fmarriu .
Et quanto «••'•ir qlcra cofa dur» '
cfta felua feiuagia afpra cfortt
che nel pcnGcr rcnoua la paura
Tante amara cl-ie pocbo più morte
ma pertradar del ben cbio Uitrouai
diro cicliatre cofe ci)i "o fco«e^
Inon fo ben ridir come ucntrai
taatera pien difptvoo irifuquil punto
cbc la awcc aia ibindomi
Ma poi cbe fai appiè 4"^ colle gionCo
ladoue tcrminaua quella ualle
cbc mauea dipaura el cor compunao-
Guardai inalto ctmddt le laoe Ipalle
ueftite già deraggi del pianeta
cl^ mena dndo altrui perogu» calle
Al!orfulapauraunpoc!x>cbcta
rbencUaco del cor mera aurata
hnoAccbio pam contanta pietà
Dall'esemplare della Biblioleca Trivulziana).
28 M. FALOCI PULIGNANl
Nel retto della carta 247 si legge :
El fine.
Nel mille quatro cento fepte et due
Nel quarto mefe adi cinque et fei
Quefta opera gentile itnpreffa fue
Io maeftro lohanni Numeifter opera dei
Alla decta impreftione et meco fue
Elfulginato Euangelifta Mei.
Il libro è in foglio piccolo, oggi diremmo in quarto, e se è intero deve avere
252 carte come ha l'esemplare della Laurei! ;ijim di Firenze. Quindi erra l'Hain che ne
dà 247 (i), il Brunet (2) e il Dibdin 3) che ne danno 249. Questa è la prima edizione
del Divino poema, ed è, come vedremo, certamente anteriore alle stampe del medesimo
eseguite in quest' istess'anno a Mantova e a lesi. 11 Maittaire (4) e qualche altro aft'erma-
rono che questo libro fu stampato a .^lagonza, ma l'Auditfredi (5) facilmente rivendicò
quest'onore a Foligno, della quale cosa non è ragionevole dubitare.
Apostolo Zeno falsamente attribuì questo libro alla sua Venezia (6). La sola ispezione
dei caratteri tipografici di questo volume, ci assicura che esso fu pubblicato con gli stessi
torchi che sers-irono all' Orfini ed al Numeister per stampare nel 1470 il Leonardo Are-
tino, e nel 1474, come vedremo, le lettere di Cicerone. Infatti i tipi, le maiuscole, le
abbreviazioni sono identiche.
L'edizione che descriviamo è fatta in grandi caratteri tondi, con molta nettezza e
con pochissime abbreviature ; non ha la numerazione delle pagine o delle carte, non re-
gistro, non richiami. Ogni facciata si compone di 30 linee, appunto per non spezzare le
terzine, mentre nei due altri volumi del 1470 e 1474 le pagine intere si compongono
di 29 linee. Il titolo di ogni canto fatto in piccole cifre romane, è seguito da un argo-
mento di tre o quattro righe, come si trova in molti codici della Divina Commedia^
anteriori a questa edizione. Il primo verso è spezzato in tante lineette perpendicolari,
stampato in maiuscolo, onde lasciare lo spazio per una grande iniziale.
La cantica delVItifcnio preceduta dal titolo riportato di sopra comprende 84 carte,
due delle quali bianche, una in principio, una in fine : quella del Purgatorio 83, pili
un'altra bianca in line, ed ha in fronte questo titolo :
COMINCIA LA SECONDA Parte
de la conmedia di dante alleghieri di hrenze
nellaqual parte fipurgano licòmefli peccati
et uitii dequali luomo e comfeffo et pètuto
conanimo di fatiffatione....
(1) Rcptrt Bihliograph. n. 5938.
(2) Afanuel du Lihraire. Il, pag. 13.
{3! Bibliomania, pag. 541.
(4) Annales Typoijrjfhìci, I, pag. 31Ó-
(3) Specimen eiitionum Ilalicjrum Saec. XV. Roma. I7y). pagine 397*39*).
(6) Lettere, HI, pag. 6().
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO
29
In fine leggesi SOLI DEO GLORIA. L;i terza ed ultima cantica abbraccia 84 carte
contando una bianca che è in fine, e sulla prima di esse si leggono le parole seguenti :
COMINCIA LA TERZA Cantica
de la comedia di Dante alleghieri di firenze
chiamata Paradifo Nelaqual tracta debeati
et de celeftiale gloria. Et demeriti et premii
defàti. Et diuidefi in Villi, parti ficome
linferno
2. Questo volume, sebbene prezioso e di alto prezzo, non è raro come si crederebbe.
Ecco un elenco di esemplari, che, come si comprende facilmente, non può essere com-
pleto. Li dispongo per ordine di città.
i.° Foligno — In casa dei Conti Orfini, esemplare incompleto e in cattivo stato. Lina pa-
gina di esso, che contiene il canto XI del Paradiso, sta esposto sotto cornice in una sala del Palazzo
Comunale.
2.0 Roma — Biblioteca Angelica. È segnato nel Catalogo RR. VII.S. Esemplare rilegato in
pelle rossa, con margini assai scarsi.
3.» Roma. — Biblioteca del Comm. De Rossi.
4." Roma. — Biblioteca Corsiniana : esemplare di 250 carte, proveniente dalla Biblioteca
Rossi, con iniziali miniate.
5.° Bologna — Biblioteca Universitaria (i).
6.° Firenze — Biblioteca Laurenziana. Esemplare proveniente dalla Biblioteca del Conte
d'Elei indicata nel Catalogo a fol. 37. Ha delle varianti con la descrizione del De Batines, ed è esem-
plare smarginato e lavato.
7.° Firenze — Biblioteca Palatina- Esemplare legato all' antica in marocchino rosso. E bel-
lissimo ed è ricco di margini, nella prima pagina ha una grande iniziale ornata di fregi d'oro ed
uno scudo nel cui mezzo s'intrecciano le lettere B e R.
8." Firenze — Biblioteca Nazionale - Sezione Magliabechiana. Esemplare legato in vac-
chetta (2).
9.° Firenze — Biblioteca del Barone di Landau (3).
IO." Padova — Biblioteca Capitolare (4).
1 1." Milano — Biblioteca Trivulziana. Questo è a giudizio del De Batines il più bello esem-
plare che si conosca; numera 248 carte ed è forse l'unico che si possegga di sì bella conserva-
zione, giacché può dirsi intonso e senza difetti e con grandi margini. Ha le iniziali di ogni canto
eseguite a mano in grande e in rosso, come adombrate in rosso sono tutte le iniziali delle terzine.
Le iniziali del primo cantico di ogni cantica non sono eseguite nello spazio a questo fine lascia-
tovi, ma solo sono indicate in rosso ed in piccolo (5).
12." Milano — Biblioteca del Conte Giacomo Melzi. Bell'esemplare con tutti i suoi mar-
gini rilegato in marocchino rosso.
[() Caronti A. Gii incunabuli della R. Biblioteca Universitaria di Bologna. Bologna, 1889. pagine 179-180, n. 303.
(3) (Questa e la precedente sono descritte nel libro Esposizione Dantesca in Firenze, maggio 1865. Firenze, 1865, a pa-
gine S e 4 delle Edizioni. ,
(3) Catalogne dfs lirres manuscrits et itnprimés composant la Bibliothé^ue de M. Horace de Landau. Firenze, 1855»
pag. 154.
(4) Guida di Padova. Padova, 1842, pag. 378.
(5) Cfr. Esposizione Dantesca ecc.. pag. 4.
30 M. FALOCI PULIGNANI
13." Genova — Biblioteca Dmazzo. Questo esemplare contiene la sola cantica del Paradiso ( i).
14." Parigi — Biblioteca Nazionale- Segnato nel Catalogo Y, 3436. Proviene dalla Biblio-
teca Aragonese (2).
15.° Parigi — Biblioteca Mazarina. Il De Hatines indica questi due esemplari parigini, ma
non posso assicurare che siano due ovvero si parli di un medesimo libro, poiché l'esemplare della
Biblioteca Nazionale (a tempo del De Batines Biblioteca Reale) sta esposto nella sala Mazarina,
scaffale X'III, n. 114.
16.» Parigi — Biblioteca del Duca d'Aumale (3).
17." Parigi — Biblioteca del sig. Renouard{\). Esemplare in marocchino bleu.
18.° Vienna — Biblioteca Reale. Esemplare rammentato dal Dibdin (5).
19.° Copenaghen — Biblioteca. Esf-niplare rammentato dal Barolfi (6).
20." Londra — Bibliotheca Spenceriana. Esemplare in marocchino rosso descritto dal Dibdin
nel Catalogo di quel ricco gabinetto (7).
21.° Londra — Biblioteca di Lord Grenville : esemplare di cui il Dibdin ci da ragguaglio ("vi
facendoci sapere che questo stupendo esemplare non fu pagato dal nobile Lord che 400 franchi,
prezzo, secondo lui, modicissimo.
22." Londra — Museo Britannico, segnato nel Catalogo voi. Ili, pag. 3S5.
23.0 Inghilterra. — Biblioteca dei Duchi di Devonshire (9).
24.° Inghilterra — Biblioteca 3Ialborough (io).
25." Inghilterra — Biblioteca del Conte Peiiibroke(\i).
26.° Inghilterra — Biblioteca di Sir Masterman Sykes.{\2).
27." Inghilterra — Biblioteca di Lord Ashburnhaìn.
Da questo elenco che non è sicuramente perfetto e completo, si rileva che del pre-
zioso libro esistono dodici esemplari in Italia, uno in Austria, uno in Danimarca, tre in
Francia, e otto in Inghilterra. E quasi certo che fra gli amatori americani, itissì e tedeschi,
non mancherà chi possieda qualche esemplare di questo volume.
3. A queste indicazioni desunte principalmente dal De Batines, e riferibili agli esem-
plari che si trovano nelle Biblioteche, aggiungiamo le notizie degli esemplari venduti
recentemente, ricordati dal De Batines, dal Brunet e da altri, che indicheremo partitamente,
contentandoci di accennare solo il nome o dei cataloghi, o dei proprietari, o dei negozianti
che fecero la vendita.
1." Pinelti n. 1910 — Venduto 25 sterline e 15 scellini (13).
2." Gaignat n. 1969 — Esemplare in marocchino bleu, venduto 356 franchi.
3.° La Valliere n. 3558 — Venduto 800 franchi.
4." Crevenna n. 4544 — X'enduto 180 fiorini (14).
(1) Catalogo della Biblioteca di un amatore Bibliofilo. Ilalia, senza data, in-4, pag. 63.
(2) Mazzatinti G. La Biblioteca dei Re J'Aragoita in Napoli. Rocca S. Casciano, iSg;. pag. XCIV, n. 22.
(3) È indicalo dal Panizzi nella prefazione al volume Le frime .fuattro edizioni, ecc. Londra. 1858. pag. Vili.
(4) Catalogue d'un amateur. III, 75.
(5) The Bibliographical, Decameron, lom. III. 322.
(6) Peregrinazioni. Torino, lS(l, voi. I, pag. 49).
(7) Bibliotheca spenceriana eie. Londra, 1814. 1815. voi. IV, pagine 97-101.
(8) Catalogo, pag 178. Il Dibdin descrive questo esemplare nel suo The Bibliographical Decameron. Londra, 1817, III. l'i.
(9) Repertorium Bibliographicum of the masi cetebrated Hritish libraries. Londra, 1819. pag. 2S3.
(10) Op. cit., pag. 331.
(11) Op. cit., pag 335.
( 12) Op. cit.. pag. 377.
(13) De Batines I, 15; Bbuset, II, 13.
(14) De Batines, I, e.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO 31
5." Alac-Caithy n. 303S — Bell'esemplare legato in marocchino bleu, la cui prima carta era
ornata di un leggiadrissinio contorno dorato e colorito. Venduto 400 franchi (i).
6.° Heber — Due esemplari con qualche mancamento ; vendute uno 26 sterline, un altro 30
sterline e 20 scellini (2).
7.» Firmin-Didot — Venduto 1800 franchi (3).
8." Bibliolheca Siuiderlandiana n. 36S5 (4) — Esemplare con la prima pagina miniata con uno
stemma ecc. Venduto L. 1250 (5).
9." Quaritch n. 13530 — Esemplare in marocchino bleu, stimato 350 sterline (5).
10.0 Passi n. 127 — Venduto 1250 lire (7).
II." Biblioteca di Benedetto Maglione — Venduto 2000 franchi (8).
4. Di questo volume, cosi studiosamente ricercato e custodito dai ricchi bibliografi, in-
teressa conoscere il merito intrinseco, onde giudicare se il Numeister si contentò di prendere
un codice a caso e quello imprimere, ovvero si studiò con diligenza di scegliere un buon
testo. Il Brunet affermò che ìc texte a l'avaiitagc d'offrir de bonnes IcQons (9), e prima di
lui il Viviani avea giudicato che questa lezione fra le edizioni antiche è quella che più
si accosta ai buoni codici (io). Anche il De Batines dice che questa si raccomanda per la
bontà della lezione (11), e si lamenta di quegli editori della Diviim Commedia i quali la
trascurarono, poiché essa contiene varianti preziose e poco note (12). Anche il Panizzi fece
rilevare i meriti di questo testo ( 1 3). Recentemente Gaspare Finali in uno studio sulle
. prime quattro edizioni della Divina Commedia sottopose a serio esame la lezione di que-
sta stampa, e pur non tacendone i difetti, giudicò che fra le più antiche essa è la più
grammaticalmente corretta di tutte (14). Egli dimostra poi che quando nel 1474 la Di-
vina Comedia fu nuovamente stampata a Napoli, quell'editore, a caso, o a ragione, fra
le stampe contemporanee del 1472, eseguite a Foligno, a Iesi ed a Mantova, riprodusse
testualmente la stampa di Foligno, con le sue varianti, con le sue omissioni, con i suoi
errori. E superfluo insistere su questo punto, né crediamo che il Numeister ed i suoi
(i) De Batines e Brunet, i, c.
(2) De Batines e Brunet, i, c.
(3) DeschaMPS e Brunet. Sufptemenla al brunet. Parigi, 1K7K. tom I, pag. 10T3.
(4) Londra, 18S2, pag. 288.
(5) Vedi la copertina del H'bliojilo di Bologna, an. Ili, n. 7, fascicolo luglio 1882.
(6) Catalogo H. Q^taritch, Londra, luglio 1883, n, 391, pagine 1351, 1352 n. 13530. Vedi la copertina del nominalo 'hi-
hliojilo di Bologna, an. IV, n. II, fascicolo di novembre 1883.
{7) Catalogo della libreria 'Passi — Piazza Capranica 75 — Roma, 1881, pag, 9r, n. 127. L'esemplare appartenne al
letterato Giovanni Gbinassi di Faenza e fu acquistato dal Barone di Landau. Fanfulla della Domenica, an. IV, n. 28. Roma,
g luglio 1882, ^
(8) Cjtatogttt' de la Bihliothèque de feti C. Beiìedelto Maglione de Naples. Paris, 1894, pag. ISl- N." 338. L'esemplare
avea appartenuto prima a Lord Crawford : fu acquistato alla vendita dal libraio Q.uaritch di Londra.
(9) Manuel, etc, II, 13.
(10) La Divina Commedia giunta la legione del Codice 'Battoliniano. Udine, 823- 828, voi. I. pag XLVIII.
(il) Bibliografia Dantesca ecc., voi. I, pag. 13.
(12) Il De Batines osserva che questa è la sola fra le antiche edizioni di Dante in cui si legga {Inferno, I. 48) la voce
/remesse in luogo di temesse, come portano le altre edizioni tutte ed i Codici quasi tutti. Q.uesta lezione fu adottata ai nostri
giorni, dietro il Codice Roscoe, da Ugo Foscolo (Edizione di Londra, 1842, I, 6), il quale peraltro quando diceva che tutti i lesti
a stampa avevano temesse, sbagliava. L "adottò poi anche l'avv. Zaccheroni nella sua edizione deìV Inferno col comento di Guini-
forte delli Bargigi, pubblicata a Marsiglia nel 1838. Io Tho riscontrata in un Codice della R'ccardiana ed in parecchi della Lau-
ren^iana : il codice n. 228 della Palatina legge tremasse.
(13) Le prime quattro edizioni, ecc., pag. Vl-VII.
(14) Le prime quattro ed i^iioni della Divina Commedia. Nella Nuova .Antologia, Roma, 1897, an. 32, fase. 19, p. 285-294.
32
M. FALOCI PULIGNANI
colleghi, che non erano filoioghi, ma erano certo Dantofili, meritino biasimo per le false
lezioni che avessero adoperate nel loro volume. Che però stimolo a questa stampa debba
essere stato qualche Umanista di Foligno, me lo fa ritenere la nota tipografica che sta
in fine del volume, e che essendo disposta in due terzine rimate, rivela l'opera di un
letterato, modesto fin che si vuole, ma nondimeno studioso dell'Allighieri, e amante delle
belle lettere.
5. E qui il caso di commentare questi versi, dai quali prenderemo occasione per
ricercare la vera data della stampa, il luogo di essa, il correttore del volume. Ripro-
duciamo questi versi :
A'el mille quatro cento feple et due
nel quarto ine/e adi cinque et fei
quefta opera gentile inipreffa fue
Io inaeftro lohanni JSunieifter opet a dei
alla decta impreffione et meco fue
Elfulginato Eiiangelifta mei.
Eccoci quindi ad indagare la data di questa impressione. 11 primo verso ci dà Tanno 1472:
il secondo verso ci dà il mese ed il giorno in cui fu compita: cioè l'ii Aprile. Da qui
si ha che il nostro volume l'ii .\prile 1472 era compito. Siccome però in quello stesso
anno 1472 erasi stampata la Divina Commedia a Iesi ed a Mantova è opportuno ricer-
care quale delle tre edizioni compan-e prima alla luce. La questione può sembrar pic-
cola, ma in bibliografia le cose piccole stanno a casa loro. Quando i tre tipografi stampa-
rono a .Mantova, a Iesi ed a Foligno la Divina Commedia , forse uno non sapeva dell'altro,
e tutti credevano di avere la priorità nel dare alla stampa il divino poema, ma poiché
questa piccola questione bibliografica altri 1' ha mossa, cerchiamo di risolverla anche noi.
6. L'edizione di Iesi termina con questa iscrizione { i) ;
EXPLICIT- LIBER- DANTIS" IM-
PRESSVS- A- MAGISTRO- FEDE
RICO- VERONENSI- M" CCCC-
LXXll- Q.V1NTODECIMO- KA-
LENDAS- AVGVSTI-
Quindi la stampa di lesi fu compita il i8 Luglio. Parrebbe risoluto quindi da questa data.
che la stampa di Iesi dovè essere posteriore di tre mesi a quella di Foligno. E nondi-
meno non è mancato chi ha creduto sostenere il contrario (2), Noi risolveremo questo
punto, riportando le osservazioni del bibliografo Libri (3), riprodotte dal De Batuies (4).
(1) Annibaldi G .U. Federico Je' Conti da Verona, lesi, 1877, pag. 4|-47-
(2) Hain, a. 3940.
(3) De Batines. Giunte e correzioni alla bibliografìa dantesca, pag. 9.
(4) De Batines. Bibliografia dantesca.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO 33
Tenendo conto della data che si legge nel nostro volume, il Libri osserva, che quando
si volesse determinare esattamente una simile ricerca, potrebbe aver luogo una lunga
dissertazione, per causa del diverso modo di contare il principio dell'anno nelle varie
città italiane nel secolo XV. A Roma, a Milano, e in altre città, l'anno cominciava il
giorno di Natale, mentre principiava col mese di Marzo a Venezia, e il 25 di Marzo a
Firenze. I Pisani, come gli abitanti di Siena, di Lodi ecc. cominciavano anch'essi col 25
Marzo, ma dodici mesi prima dei Fiorentini. Per crescere sempre più la confusione, qual-
che volta il principio dell'anno diversificava in una stessa città. Il Libri dice che si ha
ragione di credere che a Foligno cominciasse come a Roma, sette giorni prima di quel
che non cominci ora; ma non sappiamo il perché di questa sua supposizione, mentre ci
pare che i documenti locali facciano cominciare l'anno il primo di gennaio. Erra poi il
Gamba (l) affermando in proposito, senza far veruna distinzione fra città e città, che nel
secolo XV l'anno principiava nel mese di Marzo. Comunque sia, questo quarto mese del
nostro volume, non potrebbe essere altro che l'Aprile, o il Giugno, o il Luglio del 1472,
secondo che si faccia cominciare l'anno col 25 Dicembre, col 1° Marzo, o col 25 Marzo,
e potrebbe anche, se si adottasse l'era di Pisa, riferirsi al mese di Luglio del 1471. Ma
siccome in ogni caso e nella peggiore ipotesi, il 5 o il 6 Luglio 1472 precederebbe sempre
il quinto Kaleiìdas Augusti I4~2, data dell'edizione di Iesi, ecco perché l'edizione di Fo-
ligno dal Libri è, con ragione, chiamata la prima.
Stabilito peraltro che l' i i Aprile, o almeno il 6 Luglio del 1472 dell'edizione di
Foligno, è anteriore al 18 Luglio di quel medesimo anno dell'edizione di Iesi, come di-
mostrai anche altrove {2), qualche bibliografo lesino non si dà per persuaso, e tenta pro-
vare che l'edizione lesina è precedente alla edizione di Foligno, perché quella fu comin-
ciata prima di questa. Cosi ragiona il eh. Annibaldi (3) cui rispose un suo concittadino,
il eh. Giannandrea (4^ poiché se è arduo dimostrare che il tipografo di Iesi cominciò a
preparare il suo volume prima del tipografo di Foligno, è forse più arduo assegnare la
priorità della stampa di un libro, tenendo conto del giorno in cui il manoscritto entrò in
tipogratia, anziché dal giorno in cui il libro stampato passò in dominio del pubblico.
Più difficile è di provare che l'edizione di Foligno precede quella di Mantova del
medesimo anno 1472. Questa ha la sola data dell'anno, senza nota di mese e di giorno
e in fine si legge (5) :
MCCCCLXXII
Magifter georgiuf et magifler pauluf teu-
tonici hoc opvf mantuae imprefferunt ad
iuuante Colvmbino ueronenlì
Per dimostrare che questa edizione è anteriore a tutte le altre, si fa appello ad un
(1) Serie di lesti di lingua, n. 377.
(2) // Bibliofilo. Bologaa, 1882, voi. Ili, fase. 5,- pagine 71-72.
(3) Op. cil. pagine 44-47.
(4) Il Bibliofilo. Bologna, 1880, an. I, fase. 2. pag. 183.
(3) Hain. n. 5939,
La Bibliofilia, volume 11, dispensa
34
M. FALOCI PULIGNANI
capitolo in terza rima del Colombino da N'erona Filippo Nuvoloni, posto in principio del
volume, nel quale si legge, tra le altre, questa terzina :
Ma 0 jyen'Jc vcnifc al cxcììcìiIc
Mio poeta rioìicìlo a farlo in seno
Si che/ suo i/oiiie stia perpetuamente
Da questi versi, domanda il Viviani, non sembra che maestro Paolo teutonico, sia
stato il primo ad imprimere la Commctlia di Dante ? ( i ]. Io rispondo che ciò a me non
sembra, e me ne persuadono più ragioni. Innanzi tutto le parole del Colombino sono cosi'
vaghe e generiche, che poteano scriversi benissimo, ancorché si sapesse che quella non
era la prima edizione di Dante. In secondo luogo il Capitolo del Colombino, sta /// /r/«-
cipio del volume mantovano, mentre la data ii Aprile 1472 sta /« //«f dell' edizione di
Foligno. Ora anche qui, la priorità di una stampa, non deve dedursi dall' intenzione del-
l'editore, ma dall'epoca in cui la stampa fu reahnente eseguita ed ultimata. Finché il
Colombino faceva versi, il libro non si stampava certo. Del resto il Colombino potea in
buona fede ritenere se stesso il primo editore della Divina Commedia, se, quando scri-
veva, non gli era giunta la notizia delle stampe di Foligno e di Iesi, non essendo allora
facile certamente la comunicazione fra Mantova e Foligno
Addurrò un altro argomento. L'Archivio Gonzaga di Mantova conserva il seguente
documento :
I/liislrissime priitceps et cxcellentissimc domine mi siìigitlarissimc-
Per clic io ho condotio per un anno qua a Manina certi maestri per far stampare princi-
paìmenle libri di lege in una bellissima lettera : li quali concedendo la diuina grasia, comincia-
ranno a lavorare questa seplimana presente : et volendo vii sul principio far qualche operetta de
mediocre grandeza : uendibile : et grata uniucrsalmentc ad motte et di uaria condition persone :
ho proposto fare il centonouelle : et perche intendo ad tutto mio poter farlo correctissitno huniil-
mente priego la pr e fata Ut- S. l'. si degni farmi prestar el suo per un intese o circa qual intende
esser assai corredo : Il che per singular gratta recognoscerà da quella : alla qual sempre hutnil-
mente mi raccomando
Mautuae, zs Novembris i.fji.
Illustriss. D. V.
Seri'ulus Petrus adinn de michaetibus
legum scolaris hiimiti cinn Recomendatione.
Questa lettera (2) ci fa conoscere che sulla fine del Novembre 1471 Pietro Adamo
de Michaelibus, avendo fatti venire a Mantova alcuni tipografi, volea cominciare con la
stampa del Decamerone del Boccaccio e, perciò chiedeva l'esemplare del Marchese Ludo-
(1) La Divina ('ommedu giusta il Codice lìartoliniano. Udine. 1H23. voi. 1, pag. i|,
(2) Ne devo la notizia e la copia al fu dottissimo Canonico W'illelmo UrughiroUi, La lettera ha il titolo: IlluUrt principi
et exceho Domino Domino Ludovico de Gonzaga Marchioni Mantue ac ducali locumteneuti generali domino suo singularissimo.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO 35
vico Gonzaga. Non sappiamo se l'ebbe : sappiamo però che quel libro lo stampò nell'anno
appresso, e lo dedicò al Gonzaga. In line del libro si legge :
Io Bocacii poetae lepidiss. decameron opus facetù :
IMantuae ipressù : Cum eius florètiss. urbis principatù
foeliciss. ageret diuus Lodouicus goiizaga .secundus
Anno ab origine Christiana M. e e e e 1 x x i (i)
Petrus adam de niichaelibus eiusdem urbis Ciuis imprimo auctor.
Premesse queste notizie, ecco il nostro ragionamento. Risulta da esse, che chi in-
trodusse la stampa in Mantova, fu Pietro Adami de Michaelibus, auctor imprhnendi : ri-
sulta che egli sebbene volesse stampare ìihri de lege (e ne stampò infatti) (2) volle però
cominciare, stampando anzitutto nel principio della nuova industria, il Decamerom : ri-
sulta che il Dcciiiiicroìic fu stampato nel 1472 : devesi quindi conchiudere che il primo
libro stampato a Mantova fu il Decameronc^ che fu stampato di fatto nel 1472. In che
mese sarà stata compita l'edizione ? Mi pare impossibile non concedere alcuni mesi di
tempo per questo lavoro, onde noi ci inoltriamo verso la metà del 1472. E si noti che
il De Michaelibus si vanta in altro luogo di essere stato il primo a stampare libri a Man-
tova. In fine del Traclaiiis malcficioritni Angeli de GiViihilioiìihiis stampato nel medesimo
anno 1472 fece imprimere :
Petrus Adam Maiitus opus hoc iiiipreffii in urbe
Ilìic iiulliis co fcripferat ere prius (3).
Se egli pertanto si vanta di essere stato il primo editore, di libri in Mantova, se
il primo libro che stampò fu il Decamerone^ se questo non potè essere stampato che
verso la metà del 1472, ognuno vede, che il Dante del Colombino, stampato nello stesso
anno 1472, non potrà essere anteriore al Decaineroiic, e in nessun modo potrà dirsi com-
pleto l'ii Aprile 1472, quando cioè il Numeister avea in Foligno compito il suo. Due
cose fin qui rimangono certe : la data finale della stampa // aprile I4'J2, e la priorità
della stampa medesima sulle contemporanee edizioni di lesi e di Mantova.
(Continua).
Dr. M. Faloci Pulionani.
(I) Brunet, n. 3273.
(j) Sulla tipografia mantovana vedi Volta C. Saggio storico sulla tipografia mantovana del secolo X V. Venezia, x 7S0. —
iMainahdi a. Ddt'arle tipografica in Mantova dall' invenzione della stampa a tutto il MDCCCLXVII. fNel Giornale delle
Biblioteche. Genova, 1868, anno II, pagine 21-25 ecc.).
(3) Giornale delle Biblioteche, loc. cit., an. II, pag. 21.
36
IL BIBLIOFILO
LE BIBLIOTECHE GOVERNATIVE ITALIANE
ALLA MOSTRA DI PARIGI
Per ordine del Ministro della Pubblica Istruzione, le biblioteche governative ita-
liane figurano alla Esposizione universale di Parigi con due mostre ugualmente importanti ;
una di biblioteconomia, per la quale si vedono da quali ordinamenti esse sono rette, e quali
benefici recano alla coltura nazionale, un'altra nella quale, a mezzo di riproduzioni fo-
tografiche di libri preziosi, posseduti liaile biblioteche stesse, si danno a un tempo ma-
LE BIBLIOTECHE ]TALL\NE ALLA MOSTRA 1)1 PARIGI 37
ravigliosi saggi delle ricche collezioni che esse posseggono e dello svolgimento della
Storia del Libro in Italia, dalla invenzione della stampa al secolo XVI.
Le bellissime fotografie, eseguite a cura delle varie biblioteche del Regno, sono
state raccolte e ordinate dall'egregio bibliotecario capo della Laurenziana di Firenze,
prof. Guido Biagi, il quale ha pure ideato e fatto eseguire la stupenda legatura dell'Albo,
riproducente un'antica legatura laurenziana. Nell'Albo, le fotografie, che sono oltre due-
cento, sono precedute da un frontespizio diligentemente miniato, e da tre splendide copie
di miniature laurenziane eseguite e cortesemente offerte dal prof. Attilio Formilli di Firenze.
L'Albo posa sopra uno scattale di noce intagliato, eseguito su disegni dell'archi-
tetto professore Lusini, il quale ha copiato, con intelligenza e fedeltà, uno dei plutei che
reggono i codici nel grande salone di Michelangelo nella Laurenziana di Firenze.
Tanto del pluteo come dell'Albo diamo qui una riproduzione.
A corredo de' documenti la Casa editrice del cav. Leo S. Olschki ha procurato la
stampa delle notizie sulla Storia del Libro in Italia nei secoli XV e XVI raccolte sopra
materiali forniti dalle varie biblioteche del Regno, e insieme ordinato dal prof. Guido
Biagi, il quale ha pure fatto precedere al volume alcuni cenni intorno allo scopo della
mostra e ai criteri ai quali egli si è informato nel mettere in esecuzione gli ordini del
Ministro.
Segue al volume l' indice dei documenti raccolti cronologicamente nel magnifico
Albo, con gli anni della stampa, il nome del tipografo e quello della biblioteca espositrice.
Il Bibliofilo.
POLEMICA
(I)
Un'ultima parola a un gran maestro d'autografi.
Il conte Budan non contento d'essere stato proclamato benemerito inventore di un duplice
ingegnoso sistema sia per procacciarsi a u/o e a. josa preziosi autografi, sia per ordinarli e clas-
sarli in reparti, ha trovato di dover dare risposta alla feroce critica da noi mossa alla sua pub-
blicazione. Nessuna replica : per giudicare della sua grande cultura in genere e della sua singo-
lare competenza in materia, basta la risposta stessa, anzi il solo primo periodo. Si vede che la
polemica è il suo forte ; da vero giornalista e spadaccino di prini 'ordine, poiché la penna e l'u-
nica arnia che arriva ad un nemico sconosciuto e sinora ignorato, si schermisce dagli attacchi
con molta abilità e disinvoltura. Difatti, raccoglie soltanto alcune piccole mende per dimostrare
la ferocia degli assalti critici, e quanto ai piti grossi strafalcioni o se ne passa o li attribuisce al
proto.
E questa è la maggiore re'clainc che si potesse fare a favore della invenzione della tnac-
china compositrice ! Ma in compenso di questo scaricai' asino passa poi a fare l'elogio dell'editore
comm. Hoepli, il quale un po' seccato avrà certo ripetuto in cuor suo il virgiliano
Non defensoribus istis
Tempns egei!
(I» Con questa replica del sig. G. De Lunis all'articolo del sig. Conte Emilio Budan inserito nel precedente quaderno
della nostra Rivislj, consideriamo come definitivamente chiusa la discussione. {N. 4. D.)
38 • G. DE LUNIS
Tanto più clie il Budan fa su Ini, che ch'vAma/oisa maggioie, ricadere la responsabilità della omis-
sione degl' indirizzi de' collettori nazionali per riservarli alla guida di là da venire del sig. X'anibianchi !
Il rimprovero che ci muove il conte Budan dì non aver tenuto conto àéìV errata-corrige,
torna a suo svantaggio, perché non comprende che 6 piccole mende, laddove gli errori da me ri-
scontrati, più o meno gravi, nel suo libro, sono innumerevoli. E se non ne ho pubblicata la hmga
nota è stato solo per non convertire la Bibliofilia in una correzione di coiiipiti di scuola elementare.
Il conte Budan, che non vuol riconoscere nell'articolista pseudonimo che un suo fiero e ignoto
nemico, continuando ad avvolgersi nelle più flagranti contradizioni, allude ad una responsiva di lui
firììiatissima a un breve cenno datogli sul suo divisamento e sul metodo. Dichiaro che non ho avuto
mai nessun motivo di malvolere verso il buon Budan, di cui se non fosse stato L'amatore d'autografi
avrei ignorata perfino l'esistenza. Le parole tra gravi e canzonatorie verso di lui mi furono inspirate
unicamente dalla indignazione in me suscitata dalla presunzione di un cieco di volersi far guida ad
altri. Forse avrò trasceso non ricordando che ogni sorta di cecità è una sventura, che merita com-
patimento anche quando cade nella ridicola pretesa di volere illuminare il mondo. Egli infine, a
confutazione di tutte le mie censure, cita il giudizio che persone egregie e competenti avrebbero
dato favorevole alla sua guida. Certo, non saranno mancati neanche a lui que' complimenti clie per
bontà d'animo si sogliono fare a chiunque vi regala un libro, del quale non si è letto che il frontespizio.
Del resto, sono pochissimi tra i molti nostri scienziati e letterati i competenti per lunga pra-
tica in questa specialissima materia degli autografi ; e il sig. Conte Budan si persuada, che per
averla si piena e sicura da insegnarla ad altri, bisogna averne fatta l'occupazione di tutta la vita
col sussidio delle lingue antiche e viventi e di una vasta coltura.
L'ultimo argomento difensivo del Budan è un vero colpo di grazia: « lo spaccio delle co-
pie è tale e tanto da rendere necessaria e sollecita una seconda edizione. » Si vede che il buon
Budan è in vena di spiritose.... invenzioni !
Ha inventato e creato un atiiatore d'autografi a immagine e similitudine sua !
In Italia, dove purtroppo i veri amatori d'autografi si possono contare sulle dita, ne ha mol-
tiplicato il numero non altrimenti clie il divin Redentore un di fece coi pesci e coi pani per isfa-
marne le seguaci turbe.
Ha inventato per essi nuovi metodi e sistemi, nuove classificazioni, nuovi cataloghi, nuove
lingue, nuove letterature, nuova paleografia, nuovi ìnodi di procurarsi a scrocco autografi, nuove
medie de'loro prezzi, riducendo anche quelli de' più rari, ricercati e preziosissimi a tali minimi e
ridicoli termini da indurre alla disperazione gli avidi venditori e da far restare con un palmo di
naso i poveri amatori !
Viva dunque l' inventore di una nuova generale divertentissima canzonatura !
Qual maraviglia adunque che un libro pieno zeppo di tante invenzioni, rivelazioni, illusioni
e allucinazioni, in cui la mescolanza dell' utile col dolce è cosi mirabolante e lusinghiera, abbia
avuto tanto successo Aa presentare l'occasione d'una ristampa, e all'invìdo censore quella di oc-
cuparsi anche di questa // edizione ? !
Sebbene a me e all' egregio Direttore di questo periodico sia pervenuta da parte de' più
intelligenti collettori d'autografi la loro piena approvazione per la severa ma ben merirata critica
della guida Budaniana, pure, segua ciò che vuol seguire, io non ci tornerò più sopra. Non ho più
tempo da perdere, ne stia egli pur sicuro e tranquillo, in queste piccole miserie.
E per finire e per dargli prova della mia generosità, gli voglio regalare per la tanto sospi-
rata ristampa la correzione di due errori, indubbiamente dovuti allo stesso impressore, quantun-
que non figurino wAV errata-corrige, che io trovo aprendo il libro a caso verso la metà, là dove il
Budan dandoci, bontà sua, una lezione per ispiegare le abbreviazioni, ci insegna che in francese
Pgt vuol dire /o^awi";;/, pergamena; e in italiano: It. vuol dire latino (pag. 194-95).
¥. com' ei per ben due volte scambiò il celeberrimo monastero di Monte Cassino con Monte
Cassiano, cosi due o tre volte Michelangelo Buonarroti è chiamato Buonarotti. — E qui ci cade
in acconcio di aggiungere, che a una 1. a f di questo sommo genio as.segna il prezzo cervellotico
di lire 450, mentre questo ascenderebbe dalle 1000 alle 3 mila lire secondo la importanza e la con-
servazione di essa. Afferma che una 1. a. f. di Francesco Rabelais, fu venduta all'asta per L. 210;
mentre ci voleva ben poco ad informarsi, che all'asta Boncompagni, seguita a Roma nel maggio
scorso, una 1. a. f. di quel famoso scrittore francese fu venduta per L. Soo e poco dopo rivenduta
per 4 mila franchi.
POLEMICA 39
Chiunque vuole avere un' idea della confusione babelica delle lingue e delle borse, appli-
cata alla ricerca degli autografi, compri e studi il libro di tutta freschezza e ìiwderiiità, che il Conte
Budan ne ha pubblicato. E faccia presto, perché le copie vanno via a ruba ; e la seconda edizione,
espurgata dagli errori.... tipografici, sarà tutt'altra cosa, o per lo meno non serberà più la ori-
ginale impronta di tutta la sw». fresca e moderna genialità.
Roma, aprile Tyoo.
G. De Lunis.
W«J«»MXK'«'"«'0«^»M»'lf»''K»'.'^J'">')l'>fjn«»i"X«l«Xl»KMXK'WWWKMWXì«l«W««WW»»W W>«»>MK«:«^«WMMHJ«K»a
NOTIZIE
Libro d'ore del Connestabile Anne de Montmorency. — L' illustre direttore ge-
nerale della Biblioteca Nazionale di Parigi, il venerando sig. dott. Léopold Delisle, si compiacque
farci la seguente gentile comunicazione che ci affrettiamo a pubblicare con grato animo verso
l'uomo illustre che segue con simpatia ed interesse la nostra pubblicazione :
« Gomme nouvelle pouvant intéresser les lecteurs de votre Bibliofilia, je vous informe que
le Musée Condé, fonde par le Due d'Aumale à Chantilly, vient de s'enrichir d'un manuscrit de
premier ordre : nous avons acheté pour lui les Heures du Conuetable Anne de J\Iotit)iwreìicy, l'un
des plus beaux livres à peintures, qui aient été executés en France au XVI siècle.
Il est date de l'année 1539 et orné de 14 grandes peintures de la ménie école que les pein-
tures du célèbre livre d'Heures du roi Henri II».
Per le biblioteche e pei bibliotecari d'Italia. — Nel Giorno di Roma del 7 febbraio,
sotto il titolo di Uh grido d'allarme troviamo le seguenti parole che, trattando di un argomento
che deve stare a cuore a tutti gli studiosi, crediamo utile segnalare ai lettori della Bibliofilia :
« Il senatore P. Brambilla, presidente della Società bibliografica italiana, di cui è alta pa-
trona S. RI. la Regina, ha pubblicato una sua lettera aperta al ministro Baccelli per indurlo ad oc-
cuparsi delle misere condizioni in cui versano le biblioteche governative, vere Cenerentole dell' Istru-
zione. La lettera è franca e coraggiosa, degna dell' illustre uomo che con tanto zelo presiede una
società di centinaia di studiosi, sorta con l' intento di promuovere gli studi bibliografici, l'amore
per i libri e l' incremento delle biblioteche itahane. E il capo autorevole di una simile associa-
zione manda un vero grido d'allarme, doloroso, richiamante l'attenzione di tutti : possa, almeno
ora, essere risvegliata quella che un tempo chiamavasi la coscienza nazionale.
« In questi giorni appunto il Consiglio del Comune di Firenze promuove un'agitazione le-
gale per ottenere che il governo provveda (i) alle sorti della Biblioteca Nazionale, la più ricca, la più
preziosa d'Italia; e da ogni parte, da Roma, da Venezia, da Napoli, si invocano preveggenze e
ripari a favore di codesti istituti, abbandonati all'insipienza e all'impotenza burocratica.
« I mezzi mancano, le dotazioni si assottigliano, il patrimonio della coltura nazionale va in
sfacelo, e la burocrazia tranquilla continua a mandar circolari, a promettere e a non mantenere.
Gl'impiegati delle biblioteche ridotti di numero, sfiduciati dell'avvenire, avviliti, stremati dimezzi
e di forze, invocano aiuti, e se li veggono negati e contesi ; perché non vogliono e non sanno im-
porsi, strepitare, agitarsi. Ad essi, alla loro probità, messa a dura prova dalla crescente miseria,
sono affidati tesori di gran pregio, invidiati, occhieggiati dagli stranieri.... E i poveri impiegati re-
sistono alle tentazioni, per amore all'ufficio, per quel senso di probità che ancora in Italia non è
scomparso.
« Frattanto, cresciuta la popolazione scolastica, le biblioteche debbono far fronte a richieste
contìnue per parte del pubblico, che le soverchie larghezze han reso esigente. E mancano i de-
nari, mancano le braccia, mancano i mezzi per acquistar nuovi libri, per restaurare i vecchi, per
rilegarli e salvarli dalle ingiurie dell'uso continuo.
« Dolorosa condizione ! Veder cadere anche gli avanzi della nostra grandezza antica, veder
(I) Al momento dì andare in macchina apprendiamo con piacere che il Governo ha finalmente deliberato di provvedere
una nuova e degna sede ex novo alla grande Biblioteca fiorentina. La notizia sarà accolta con letizia e con plauso dagli amici
dell' Italia e della cultura, cioè da tutto il mondo civile. ^iV. i. D.l
40 NOTIZIE
sperperare il patrimonio della nostra coliura ! — Si troveranno denari per l'artiglieria, per le nuove
corazzate; si son trovati per i campicelli e per gli scavi ; ma intanto la baracca dell' istruzione, pun-
tellata da una parte, precipita dall'altra, e questa volta se accade la rovina, il danno e la vergogna
saranno irreparabili.
« Non c'è che un rimedio; e un ministro coraggioso come l'on. Baccelli dovrebbe trovarlo.
Far denari, a qualunque costo, per conservare il patrimonio nazionale. Altrimenti, meglio chiuder
le biblioteche, i musei e le gallerie o darle in affitto a qualche Società di tedeschi o di americani. »
Biblioteca Foi^eguerri di Pistoia. — In occasione dell'esposizione circondariale che si
tenne in questi mesi in Pistoia, il prof. Leopoldo Paglicci, preside del Liceo Korteguerri, ha pre-
sentato alla Divisione della mostra didattica le Notizie storiche e statistiche intorno alla Biblio-
teca Forteguerri di Pistoia, accompagnate da brevi osservazioni.
« La fondazione di questa Biblioteca risale al 1473, nel quale anno il Consiglio generale del
popolo di Pistoia stabili di istituire uno studio che fu nominato prima Pia casa di Sapienza, poi
Collegio Forteguerri ed ora R. Liceo Forteguerri. Dopo alcune notizie sull'ampliamento della sup-
pellettile e del locale, sulla distribuzione del materiale .«ìcientifico e letterario collocato sistemati-
camente nelle tre sale di cui si compone ora la Biblioteca, troviamo le seguenti notizie statistiche.
« La Biblioteca al 31 dicembre 189.8 si componeva di 24,931 volumi e 7046 opuscoli sciolti
o legati in volumi. Possedeva 64 incunaboli, 161 edizioni pregevoli o rare, 447 manoscritti e 5000
autografi e lettere in gran parte di personaggi illustri (Sebastiano Ciampi, Tommaso Puccini, Botta,
D'Azeglio, Giordani, Leopardi, Niccolini, ecc.). Vi erano inoltre 20 carte geografiche, 19 atlanti e
815 stampe. Il numero delle opere date in lettura in Biblioteca nell'anno scolastico iS97-<)8 fu di
279 a 173 lettori ; e quelle date in prestito furono di 1 io a <)3 persone. Ha infine un catalogo al-
fabetico per nome d'autore a schede mobili ; e l' inventario della sua suppellettile si trova unitd
all' inventario generale del Liceo. Il carattere particolare di questa Biblioteca è che, pur essendo
Biblioteca di un liceo, resta aperta al pubblico servizio ».
Bibliografia degli studi danteschi. — Una buona notizia per i dantisti. Anche la
Bibliofilia annunzia ben volentieri che il Comitato Centrale della Società Dantesca italiana formò
già il disegno di raccogliere in un unico prontuario la esatta indicazione dei lavori da italiani e
stranieri dati alle sta>npe nel secolo XIX, che si riferiscano ai tempi, alla vita, alle opere dell'Ali-
ghieri ; mentre il chiarissimo prof. Tommaso Casini attende alla compilazione della Bibliografia
delle opere di lui. Tale disegno, accolto dai sigg. dott. Curzio Mazzi, Sottobibliotecario nella
Laurenziana, e conte Giuseppe Landò Passerini, direttore del Giornale dantesco e noto e be-
nemerito dantologo, sarà un fatto compiuto in tempo non lontano, avendo i compilatori già rac-
colto moltissimi materiali. Saranno rifuse tutte le bibliografie anteriori ; e la nuova, con sue
partizioni ed indici opportuni, avrà cenni esposìtivi di ogni scritto che registrerà. Cosi un antico
desiderio degli studiosi di Dante sarà appagato.
Caratteri bodoniani. — La Fonderia Ale.ssandri di Firenze si propone di riprodurre in
Parma stessa i caratteri bodoniani, con matrici battute sui ponzoni originali conservati nella R. Bi-
blioteca di quella città : e già n'è stata chiesta facoltà al Ministero della Pubblica Istruzione. Tutti
coloro che conoscono la bellezza di quei caratteri non possono che far voti affinché il permesso
domandato sia concesso.
Vendita dei duplicati della Biblioteca V. E. di Roma. — S. K. il .Ministro della
Pubblica Istruzione, onorevole Guido Baccelli, ha presentato un disegno di legge per ottenere dal
Parlamento l'autorizzazione di alienare a trattativa privata, secondo le norme stabilite dalla legge
e dal regolamento di contabilità dello Stato e sotto la sorveglianza di una Commissione speciale,
il residuo dei volumi posseduti dalla Biblioteca Vittorio Emanuele in più esemplari destinandone
il ricavato all'acquisto di nuove pubblicazioni per la Biblioteca stessa. In seguito a questo gli uf-
fici della Camera dei Deputati hanno n )minata la Commissione incaricata dallo studio del pro-
getto di legge.
NOTIZIE 41
Le più grandi raccolte filateliche del mondo. — L'on. deputato Hennicker Heaton in
un suo discorso tenuto all'apertura dell'esposizione filatelica internazionale di Manchester, dimostrò
quanti e quali valori sì trovano nelle collezioni di francobolli dei grandi commercianti di questo
ramo, ed eccone alcune cifre per soddisfare alla curiosità dei nostri lettori. Il valore della raccolta della
Ditta Stanley Gibbons ascende a lire 2,250,000 ; quello della più antica Ditta filatelica del mondo,
Moens, nel Belgio, ad un milione; la collezione dei fratelli Senf di Lipsia si calcola a 900,000 lire;
e la più importante Ditta dell'America « Scott Stamp and Coin Company New York » dispone
d'una raccolta del valore di un milione di lire.
Una statuetta di Gutenberg. — Il Sig. Robert David d'Angers regalò al Museo del
Louvre di Parigi una bellissima statuetta di bronzo rappresentante Giovanni Gutenberg. Questo
bronzo fu fatto dal padre del donatore, il quale fu un illustre scultore della Francia.
La pittura nell' Italia meridionale nel Trecento. — Ci si annunzia che nell'ultima
seduta della Società per la storia dell'arte, il signor Conte di Erbach-Fùrstenan ha parlato della
pittura nell'Italia meridionale nel Trecento.
Sotto la dominazione delle Case dei Normanni e degli Hohenstaufeu la città di Napoli era
assai più indietro delle altre città dell' Italia meridionale, tanto per le condizioni politiche quanto
per l'arte ; e non fu un importante centro per l'arte se non quando furono a capo di Napoli quelli
della Casa d'Angiò. Infatti Carlo I fece edificare il celebre Castello dell'uovo e Carlo II chiamò
alla sua corte dei famosi scultori, quali Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio e Tino da Siena.
Sotto Roberto il .Saggio però accorsero a Napoli moltissimi artisti; perfino Giotto vi fu chiamato,
e fu allora che egli dipinse gli splendidi affreschi, che ora disgraziatamente sono scomparsi, in
S. Chiara, nel Castello dell' Uovo e nel Palazzo Reale e nella Chiesa dell' Incoronata. Anche la
scuola senese era degnamente rappresentata dal celebre artista Simone Martini. Ma per quanto
affluissero in Napoli pittori d'ogni genere, non si può però dire che vi sia stato un vero prodotto
della scuola napoletana ; e sebbene non mancassero gli artisti meridionali, pure erano assai infe-
riori ai grandi maestri della Toscana. L'arte ebbe soltanto un impulso, allorché ascese al trono
Luigi di Taranto, il secondo marito della famigerata Giovanna, assolto da papa Clemente VI ad
Avignone dall'accusa d'aver assassinato il primo marito di Giovanna, Andrea d' Ungheria. Per
commemorare la sua incoronazione, egli fece fabbricare l' Incoronata, dove si ammirano ancora
oggi i pochi ma preziosi frammenti dei freschi che l'adornavano. Ma anzi tutto importanti sono
alcuni codici con miniature eseguite certamente a Napoli da un insigne artista, il cui nome è però
tuttora ignoto. Il più conosciuto di questi codici è lo Statuto' dell' ordine di Santo Spirito che si
trova nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Le miniature, assai caratteristiche per stile ed esecu-
zione, contenute in quel codice, si ritrovano esattamente anche nella cosi detta Bibbia d' Hamilton
del Gabinetto di stampe di Berlino, la quale supera di gran lunga qualunque altro codice miniato
della scuola italiana del XIV secolo, tanto per la ricchezza delle miniature quanto per la [loro con-
servazione. A questo codice seguono per importanza il Code.v ì'aticanus Latinns ■jS^o, vn Brevia-
runi Franciscanum della Biblioteca Nazionale di Madrid, un Missale di Avignone ed il noto co-
dice dantesco del Museo Britannico. Si riconosce che per quelle miniature generalmente servirono
di modello i grandi afllreschi e particolarmente quelli dell'Apocalisse in S. Chiara che Giotto di-
pinse, come si crede, secondo le indicazioni di Dante. Questi affreschi erano anche più tardi e per
molto tempo oggetto di speciale studio per gli artisti dell' Italia meridionale.
La Biblioteca del compianto cav. Gius. Torre di Firenze fu regalata dalla ve-
dova alla Biblioteca Civica Berlo di Genova, patria del defunto suo marito. La donatrice ha in
tal modo pietosamente appagato il desiderio'più volte espresso dal compianto cav. Torre, e si è
resa al pari del suo marito benemerita dell'incremento di quella Biblioteca. Tra i libri che il prof.
Ippolito Isola, bibliotecario della Civica Berio, prese in consegna, d' incarico del Municipio, tro-
vansi molte rarità bibliografiche di prim'ordine, alcune delle quali addirittura uniche e preziosis-
sime che il defunto proprietario non voleva alienare, malgrado le offerte vistose fattegli da biblio-
fili e da librai.
42
NOTIZIE
Conservazione dei manoscritti. — Il ciott. E. Schill, colonnello medico, alla confe-
renza convocata a Dresda il iS settembre i8^(> dal Ministero della guerra di Sassoniad» propose un
metodo per conservare i manoscritti (su carta o su pergamena), che meritò la approvazione gene-
rale e fu adottato dal Ministero della guerra stesso per introdurne l'uso nei -suoi archivi.
Il metodo consiste nel fare imbevere le carte o le pergamene di una soluzione di nitrocel-
hilosio (di cotone purificato), con o senza l'aggiunta di canfora, in acetato di amile, al quale sia
siata unita una piccola parte di Acetone per aumentarne la solubilità.
Gli esperimenti del dott. Schill risalgono a 9 anni fa, e la tecnica di questi è diver,sa a se-
conda le diverse qualità, le alterazioni, i guasti delle carte o delle pergamene. Su questa l'Autore
dà nella sua memoria minute indicazioni.
Le carte o le pergamene anche se prima erano vicine a rompersi, acquistano con questo
bagno grande resistenza, e se erano porose, come la carta asciugante, perdono tale qualità. Anche
mettendovi sopra una goccia d'acqua non penetra nella carta, e questa non subisce avarie anche
se si fa bollire per del tempo nell'acqua.
Se poi la carta è ancora in buono stato, diviene più dura, più resistente e meno alterabile. Le
muffe che sono la causa prima delle alterazioni e che si sviluppano per effetto dell'umidità, tro-
vando un buon substrato di coltura, specialmente nella colla della carta, non possono più for-
marsi.
La scrittura a stampa, a inchiostro, a colori non sofJre ; anzi, si rende più nitida. Ciò vale
anche per le iniziali in miniatura dei vecchi manoscritti e stampati.
Si può scrivere e disegnare sulla carta, imbevuta di questa soluzione, con inchiostro, con
lapis nero o colorato, e con tinte a acquarello e a olio. Gli scrìtti posteriori all' imbibizione si pos-
sono togliere via di nuovo, lavando con acqua.
Le carte sono anche preservate dall'azione chimica di acidi o di alcali eventualmente con-
tenuti in inchiostri moderni, e si possono senza danno disinfettare, anche immergendole nella so-
luzione di sublimato corrosivo, quando si dubiti che contengano germi di malattie infettive (tu-
bercolosi, febbre gialla, ecc.).
.Spennellature con questa soluzione possono servire anche a preservare dal deterioramento
le dorature dei libri rilegati.
Tale soluzione, convenientemente preparata, e che si trova in commercio col nome brevet-
tato di Zapon costa 3 marchi il litro e si vende presso Otto Winkler (Lipsia, Uferstrasse, 8). Egli
fornisce anche apparecchi speciali semplici e comodi per queste operazioni, e opuscoli che inse-
gnano la tecnica dell' imbibizione.
V. La Bihliofili'j 1, pag. \2-ì,.
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VENDITE PUBBLICHE
1^ Come avevamo promesso nel precedente numero di questa Rivista, diamo qui .sotto un
breve resoconto della vendita all'asta della ricca biblioteca del defunto sig. Guyot de X'illeneuve,
la quale ha avuto luogo a Parigi nell'Hotel Drouot dal giorno 26 al 31 Marzo u. ,sc.
La fama dell^ splendida biblioteca, il nome dell' illustre proprietario che fu presidente della
Società dei bibliofili francesi, e la rarità e celebrità dei volumi che formavano la ricca biblioteca,
avevano fatto accorrere a Parigi una folla di amatori e di bibliofili, e questi si disputarono acca-
nitamente pezzo per pezzo la proprietà dei singoli numeri.
La libreria Damascene Morgaiid di Parigi ha pubblicato il catalogo compilato con somma
maestria ed accuratezza dallo ste.sso defunto proprietario, il ([uale ha persino premesso all'elenco
una prefazione che merita d'esser qui riprodotta integralmente:
" La collecùon de livres doni ce catalogue donne la description a été commencée en 1854. J'ai achetc mon premier volume
à la venie Renouard : c'est le n° 430. (Lucrcce, de la nature des choses. Paris 17'3"<). .ì'avais l'amour du livre. Mais l'amour du
lìvre ne sufTìt pas pour faire un Bibliophilc. Il faut au debulant des iniliateurs qui dirigent ses rechcrches et formeni son goùl.
VENDITE PUBBLICHE 43
J'ai eu l'heureuse fortune de rencontrer ces guides bienveiliants parrai quelques amaleurs de la vieille école, clients habituels du
libiaìrc Polier. C'étaient Victor Cousin. le Marquis de Ganay, le Comte de Lurde, M. Taschereau. et surtout le bon Cigongne
Celui-ci avaìt à sa disposiiion une admirable le^on de choses. Il vous ouvrait ses armoires! Je n'oublierai jamais les heures délì-
cieuses passces dans le petit appartement de la rue de Provence, au milieu de ces livres exquis que j'eus, apiès sa mori, la joie
de voir entrer en bloo dans la Bibliotfaèque du Due d'Aumale.
C'est sous ces influences que j'ai con9u le programme dont j'ai patiemmcnt poursuÌvÌ l'achcvcment.
Pour en assurer le succès, j'ai du m'enfermer dans un cadre élroit oii la littérature fran9aise des XVI''. XVII" et XVIII"
siècles et les arls consacrés à rornement du livre pendant ces trois siècles ont pris la plus grande place.
Certaines séries sont fort riches : ce sont celles qui comprennent les éditìons originales des grands ccrivains fran^ais, les
livres a figures et les provenances historiques. Au contraire les grandes divisions où se placent les cdilions gothiques du XV* siècle,
les litlératures anciennes, les lìlte'ratures étrangères, et l'Histoire, ne figurent guère que pour mémoire.
Ma colltcìion forme donc un cabinet, au vieux sens du mot, et n'a pas la prétention d'èire une Bibliolhèque.
J'ai suivi la classification en usape dans la pluparl des catalogues depuls les frères De Bure Je l'ai modifiée toutefnis en
un certain poini.
Au lieu de répartìr les ouvrages d"un mcme écrivain. d'un mòme artiste, d'une mème école. dans les différenls chapitres
affectcs à chaque genre. je les ai groupés de manière quii est facile de saisir d'un regard l'ceuvre de l'écrivain, du graveur ou
de l'école.
Les exemplaires ont èie choisis avec soin : un grand nombre sont en relìure ancienne et se recommandcnt par des pro-
venances illustres. Rois. Princes, Amateurs célèbres, de fafon que l'art de la reliiire aux trois époques est convenablement re-
présenté.
J'ai fait mon catalogue par mesure d'ordre et en prévision de la vente aux encheres que la marche des années rend iné-
vitable à une date plus ou moins prochaine. J'auraìs pu laisser ce soin au libraiie expert, mais, cédant à une lendresse posihume,
j'ai lenu à présenter mes vieux amis aux amateurs qui les recueillcront après moi, et je souhaite à ceux-ci de trouver dans leur
compagnie tout le plalsir que j'y ai prìs moi-mème pendant plus de quarante ans ».
Di questa Biblioteca fu venduta ora la sola prima parte di circa hoc numeri, che hanno pro-
dotta la enorme somma di 708,500 franchi, e noteremo qui sotto soltanto quei volumi, il cui prezzo
di vendita ha superato le looo lire:
1. — Heures de Savoie. Manoscritto del principio del XVI secolo, ornato di 56 miniature attribuite a Jehan Pucelle Fr. iS.ooo
2. — Heures du maréchal de Boucicaut. Prezioso manoscritto, ornato di 4t miniature, in-4. l<rgato in velluto rosso « (58.0OO
4. — Preces piac cum calendario. Manoscritto della scuola di Bruges ornalo di il miniature. Ìn-H, legato in ma-
rocchino rosso " 'Ì--50
5. — Preces piae. Manoscritto della fine del XV secolo, ornato di 12 piccole miniature, Ìn-H, legato in marocchino
rosso {Le Gascon) >i 1.650
6. — Livre de lordre..,. Saint Michel. Manoscritin del XV secolo, ornalo di '^ miniature, in-4, legato in velluto , » 3.000
7. — Preces yiae. Superbo manoscritto dei XV secolo, ornato di 42 miniature, Ìn-S. legatura di marocchino rosso
di Derome » 38.000
S. — Trenle psejumes de David mis en frangois. Manoscritto del XVI secolo, ornato di ^^ miniature e legato in
marocchino verde collo stemma di Paris de Montmartel » 2.500
t|. — Petit traicté de Aìkimie. Manoscritto del XVI secolo offerto a Francesco I dal connestabile di Montmorency.
Esso è legato colle armi del Re e del connestabile >i 2.520
10. — Miniatura attribuita a Jean Cousin •> 1.150
11. — Quatrains de Pihrac. Manoscritto del XVI secolo, scritto da Le Gagneur, ricoperto d'una ricca legatura del
XVI secolo 0 2.700
15- — Preces ckristiauae cum parvo officio bealae Virginis Mariae Uno dei pili graziosi manoscritti di Jarry, rico-
perto d'una delle più perfette legature di Le Gascon » 12.500
20. — Prières chrétienues pour Monsieur de Bonneil. Scritte da Gilbert sopra pergamena, con 4 miniature, in-12.
legatura di marocchino bleu » 3-450
23. — Statuti dei consiglieri di Stato di Venezia, 1578, in-4, curiosa legatura veneziana " 2.750
24. — Mcmoires et iustructions pour servir à justifier rinnocettce de F.'A. de Thou, par Pierre Dupuy. In-fol. le-
gatura di pelle di vitello coU'arme di F.-A. de Thou, barone di Meslay »' 1.250
25. — La Muse en belle hwneur. Manoscritto, in-fol., legato in marocchino rosso coll'arme di Fouquet .... » I.I05
29. — Raccolta di 14 lettere autografe in un portafoglio di marocchino colle armi del padre di Luigi XVI.
Le lettere sono :
I. — Lettera di Carlo IX. 10 marzo 1563
3. — I) i> Caterina dei Medici, 4 luglio 1571
3. — " » Enrico III, 16 novembre 1580
4. — » » Enrico IV, 8 dicembre 1599
5. — 'I » Maria de' Medici, 1632
6. — 1) .) Luigi XIV. 6 dicembre 1706
44
VENDITE PUBBLICHE
7. — Lettera di Turennc
«. - ■» delli Duchessa di Buglione, ih maggio lóS'i
y. — »> del Cardinale di Buglione. 33 agosto i*X)t>
IO. — " " Duca di Buglione. 27 maggio 170S
li. — » '> Duca di Maine. 29 agosto l6(ì8
12. — » di Bossuet, 2h ottobre l6t)S
ì\. — n ■! Fénelon. 27 dicembre 1704
14. — « « Fénelon, 12 dicembre ilx)4
•^l. — Recueil yoiir fa llompagnie de MessieuT% /« conseiilers du Roy, quartitu'ers de la ville Jc Paris. Manoscritto,
in-4. con ricca legatura coli "arme di Martel e della città di Parigi >» j.ooo
Di questa splendida legatura diamo qui ai nostri lettori una riproduzione incisa in rame.
•^2. — 4'j lettere di Voltaire a Madame d'Epitiay Fr. 2.020
33. — Le Bienfaiteur. commedia. Ricca legatura con le armi del Duca de La V'riUière -i 2.300
_)4. — Heitres de Vèrard (calendario dal 148H al 130S), in-8, su carta, marocchino La Vali (Trautz) •> 2.S00
4S. — Heitres de Vérard, 149^, in-4. su pergamena, mezza legatura, marocchino rosso » 2.020
^f,^ — Horae ad itsttm Parisìensem, Pigouchet, 149!, in-H, su pergamena, marocchino scuro » S.450
47. — Heitres de Simon Vostre, 1497, in-4 piccolo, su pergamena, marocchino rosso. (Molte) « 2.7(30
^K. — Heitres de Simon Vostre (calendario dal 1502 al 1520), in-4, su pergamena, legato in velluto " ?óOO
41). — Heitres de Simon Vostre à i'itsage d'Orléans (calendario dal 1510 al 1530), gr. in-B. marocchino rosso (ieg.
antica^ »> 1.400
SO. — Hore dive virginis Marie. Parigi, Thielman Ken-er, 1303, in-'^ su carta, legatura fatta a Venezia da un ar-
tista persiano •» 1.(00
32. — Heitres de Gillet Hardoitin (calendario dal 1313 al 1330), gr. in-S, su pergamena, figure colorate, ricca le-
gatura del secolo XVI u 1.700
53. — Officiitm beate Mariae Virginis, 1622. in-4, legatura in marocchino. (Le Gasconl « ^-S^o
54. — Office de la Vierge. 15H8. in-H, marocchino verde, esemplare della regina Margherita » 1.K90
55. — Ojffiditm heaiae Mariae Virginis, 1616, in-!2, marocchino, bella legatura di Le Gascon •> 1.130
62. — G. Pach)'merae paraphrasis in omnia Dyonisii Areopagìtae, Athenaritm episcopi, opera qtiae extanl. Parigi,
13Ó1, in-8. marocchino verde, con le armi dipìnte di Carlo IX » 2.020
79. — Joannis Bonifacit .... historia Virginalis heatissìmae Mariae .... Parigi. 1604. in-!^. marocchino verde, doralo
nel mezzo, con le armi di Enrico IV •» \.vfx)
92. — Rcfutation des principales erreurs des qitiétistes, par Xìcole. 1693. in-12. marocchino rosso, con le armi di
Madame de Maintenon ' »> 1.720
loi. — Discùurs sur l'histoire universelle. par Bossuet, Paris. ibSi, in-4, marocchino rosso, larghi fregi, esemplare
in carta grande con le armi di papa Innocenzo XI " *«5>?o
114. — (Jraison funebre de la princesse Palatine, par Bossuet, Paris. 1683, in-4, marocchino nero. Esemplare in carta
grand»', con le armi del duca di Maine » I.210
113, — Oraison fìinébre du princc de Condé, par Bossuet. Paris, 16H7, in-), marocchino nero, esemplare in carta
grande con le armi di Bossuet » 2.720
1 17. — Histoirc des variations des e'glises proteslantcs, par Bossuet, Paris, 168R, 3 voi., in-4. marocchino rosso, esem-
plare riveduto e corretto dall'autore e legato con le sue armi " 19.020
123. — Jnstruction sur les eslats d'oraison. par Bossuet. Paris. 1697. in-S. marocchino rosso, con le armi della du-
chessa di Borgogna " i.KSo
124. — Varii scritti, o memorie sopra il libro intitolato: Explicalions des maximes des satnts. par Bossuet. ^aris.
ifkjH, in-8, marocchino rosso, con le armi di Bossuet " 1.003
127. — Instrnctìons sur la version du Noiiveaii Testament, stampato a Tròvoux, da Bossuet. Paris. 1702. in-12. ma-
rocchino rosso, con le armi di Madame de Maintenon " '-593
12H. — Seconde instruction sur les passages particuliers de la version du Nouveaii Testament, stampato a Trévoux.
da Bossuet, Paris, 1703, in-13. marocchino rosso, con le armi della duchessa dì Borgogna <» H^
138. — Montesquieu. De l'Esprit des loix. Ginevra, s. d.. 2 tomi in I voi., in-4. marocchino verde, larghi fregi.
(Padeloup) ' " 3''30
I )2. — Ordonnances ror^ux sur le Jaict et juridiction de la prevosté des marchands et eschevinage de la ville de
Paris. Paris, 1582, in-4, marocchino verde, superba legatura con le armi della città dì Parìg' e d'Etienne de
Nully, prevosto dei mercanti " 6.300
I4H. — Sommaire des privilèges octroyes à l'ordre de Saint Jean de Jenisalem. S. l. n. d.. in-ful.. marocchino rosso.
con le armi di Anna d'Austria '» ('4-*'
I
m^mr»mimmmmmairwKm
S
VENDITE PUBBLICHE 45
141). — dotisti fìtti otis polir la commtmaulé Jex filles de Si. Joseph. Paris, 1(191, in-12, marocchino rosso, con le armi
di Madame de Montespan Fr. i.uo
130. — Le Concile de Trerile, par G. Her\'ei. Paris, itioi, in-12. marocchino verde, con le armi di Luigi XIII . . ■» i.oos
(danlitiual.
i#S A Nuova York fu veuduta alPasta la biblioteca del defuuto Augustiu Daly, e il prezzo
ricavato ascese a S30.200 fr. ; un esemplare della prima edizione in foglio delle ojiere di Shakespeare
fu pagato 27000 fr.
i#? A Monaco saranno vendute all'asta dalla Libreria Jacques Rosenthal nei giorni 21, 22 e
23 Maggio p. V. 992 opere rare e preziose che provengono dalle biblioteche del defunto cavalier
Andrea Tessier di Venezia e del Marchese di ***. Nel catalogo gentilmente comunicatoci dalla
Ditta troviamo elencati numerosissimi libri italiani, dei quali vogliamo segnalare ai nostri lettori
soltanto alcuni di prim'ordine, affinché conoscano V importanza della vendita, e s'affrettino a pro-
curarsi il catalogo per poter farvi la scelta. I primi settantanove numeri descrivono dei manoscritti
di tutti i generi ; il compilatore del catalogo attribuisce una particolare importanza alla collezione
dei documenti raccolti dal P. Giovanni degli Agostini, il defunto cav. Adrea Tessier li ha ordinati
in 72 volumi divisi in 6 sezioni, e per dar un'idea della ricchezza ed importanza della collezione,
il catalogo fa sotto il n. 36 una breve descrizione dei pezzi principali:
I. Frammenti per la storia degli scrittori Veneziani. 18 volumi — Notizie di Cristina di Pisan figlia dell'astronomo Bo-
lognese Tomaso di Pisan — Di Giuliano Scarpa, notizie autografe di Apostolo Zeno — Fischi e nomi de' ribelli al tempo di
Massimiliano Imperatore l'anno 1509 — Di alcuni componimenti del P. Antonio Pagani — De poeti Veneziani tratti dal ms. di
Aless. Zilioli — Del P. Gaetano Merati, Chierico Reg. Teatino — Elenco degli stampatori in Venezia dall'anno 1470 all' anno 1537
— Memorie intorno Apostolo Zeno — Nomi ed insegne di alcuni stampatori Veneziani — Esame delle lettere di Veronica Franco
— Serìes plebanorum S. Pantaleonis Venetiaium — Della nascita di parecchi illustri Patrlzìi Ven-^ziani — Privilegii et e-\ecutÌon
et gratie concesse alli communi di Sorisolc e dì Poltranica — Spoglio delle lettere volgari di Paolo Manuzio — Memorie di al-
cuni scrittori Veneziani della Congregazione Camaldolese — Elenco dì molti codici Vaticani — Bandi di scomunicazione di alcuni
Frali Min. Osserv. — Testamento di Apostolo Zeno — Cronaca della Certosa del Montello — Varie lettere dì principi ad Antonio
Molinetti medico di Padova — Discorso dì Marco Foscarini in dialetto Veneziano — Testamento del vescovo di Belluno Luigi
LoUino — Intorno all' Hypnerotomachia di Polìfilo ed intorno al suo autore — Lettere dalla carcere di Fra Egidio a! vescovo
d' Argo — Notìzie di Cassandra Fedele — Epistolae Gasperinì Barzizae — Di Francesco Barozzì e de suoi codici greci — Cro-
naca della città di Ceneda — Istoria Cenedese di Giambattista Mondini — Procfsso di Ferigo Badoer per fraudi commesse nel-
l'Accademia Veneziana — Opere di Lodovico Dolce con aggiunte autogr. di Ant. Ferd. Seghezzi — Nota di lutti lì nobili che
che sono natì dall'anno 1643 ^1 1689. — Di Giovanni Verdlzotti. sue opere - Origine dei procuratori di S. Marco — Dì vari!
scrittori patrizii — Apologia Hieron. Donati adversus Carolum Francorum regem — Pnvilegium militare Carolo Cappello con-
cessum a Ferdinando rege 1538 — Podestà e capitani dì Crema, Brescia, Bergamo. Verona, Padova — Aiti per la costruzione del
empio di S. Francesco della Vigna ìn Venezia — Elenco degli Avogadori di Comun dal 1491 al 1753 — Spoglio della Storia
veneia di Pietro Giustiniano — Notizie Intorno al Medico Veneziano Veltor Trincavello — Lettera di Benedetto XIV a Scipione
Maffti intorno ai teatri ecc.
II. (Carteggio inedito di lettere dirette .1/ P. Giovanni degli .1: os//;)/. 8 volumi — Collezione di alcune centinaia di lettere
autografe originali indirizzate al P. degli Agostini, fra le quali sì trovano lettere dì Anselmo Costadoni, Gian Maria Mazzuc-
chellì. Ang. M. Querini. Gìangirol. Gradenigo. Ang. Calogera, Gasp. Gozzi. Bern. de Rubeìs, Marco Foscarini. ,'ac. Facciolati.
Bencd. Bonelli. Ercole Dandino, Filippo Argelati, Gian Ant. ^■olpi. Flaminio Correr. G. Batt. Chiaramonti, Ant. Feder. Seghezzi.
Giov. de Luca. Domen. Ongaro, Giang. Agnelli. Innocenzo Raff. Savonarola, Girol. Tartarotti. Ant. Lavagnoli. Gian Illuminato
Mazzucato. lldef. Bressanvido, Gir. BurchìeIIaiti, Alvise Mocenìgo. G. B. Chiaramonti. ecc.
III. Spogli per la storia degli Scrittori Veneziani, 6 volumi — Morti di patrizii Veneti da Alberti e Malatesta traili anni
iVìo al 161G — Francesco Barbaro. Spoglio di sue epistole — Index clementarius legum et iudicarum Majorls Consiliì — Com-
ponimenti latini dì Gìrol. Bononio relativi a Veneti patrizii — Indicazione dì medaglie già esistenti appresso Apostolo Zeno
— Codcx epistolarum Ludov. Fuscarenì — Breve racconto delle croniche del monasterìo del Corpo di Christo in Venezia — Dagli
annali di Michele Canìchia — Serìes episcoporum Jadrensium — Arcivescovi di Corfu — Catalogo dei vescovi di Lesina — In-
formazioni di alcuni vescovi dì Cattaro — Dì Ugolino Ramusìo di Rìmìni e della sua descendenza — Indicazione de' codici già esì-
stenti nella libreria Nanni — Memoriale comunis Veneciorum dell'anno 12H2 — Testamento dì Marino Sanuto — Compendio della
vita di Pietro Man, Vermìgli — Affare del patriarca GÌov. Grìmanì — Notizie intorno alcuni scrittori della Congreg. del B. Gia-
como Salomone ord. Praed., ecc.
IV. Indici. 1 fascicoli — Elenco dei nomi delle persone indicate nei volumi degli « Spogli -> e dei «> Frammenti ■> degli
studii del P. Giovanni degli Agostini per la sua opera degli Scrittori Veneziani.
V. Inediti degli scrittori Vene-{iani. 3 volumi — Tomo terzo inedito degli Scrittori Veneziani — Squarzo dì 174 scrittori
— Elenco alfabetico degli scrittori Veneti.
VI. Importanti documenti miscellanei di vaiii autori parecchi dei gitali originali ed inediti. 33 volumi — Versi Fiden-
ziani autografi in pane inediti di Frane. Testa Vicentino — Discorso di Galilei drl flus-^o e reflusso del mare — Studii e note bi-
46
VENDITE PUBBLICHE
hliografiche. lesti di lingua, di mano di B. Gamba — Parti del catalogo dei libri del Gamba scrìtlo da lui stesso — La Geva
d'Alessandro Allegri. Canzone inedita, della Magliabecchiana. Cod. 631 — Tavola di Ccbetc volgarizzata da Agostino Mascardì-
— Lettere inedite dì Lorenzo de Medici copiate della Biblioteca Marciana — Inscrizioni esistenti nella Chiesa di S. Maria del Gi-
pjio — Descrizione della chiesa di S. Michele in Isola del P. Sigismondo da Venezia — Lettere inedite di Giustina Renier Michiel
e di Saverio Bettinelli. Cop. — .(R lettere di Gasparo Gozzi dirette ad Ant. Fcder. Seghezzi. Cop. — Testamento di Boecio Capello
Intorno a due antichi globi terresm pcsseduti da Paolo Maresio Bazolle — Copie delle novelle inedite di G. Horologgi tratte
No. 34:2. Calendario Lunario.
dal Codice Marc. XIV, classe XI. — Vari Mss. contro i Gesuiti della metà del sec. XVIII. — Cenni storici sopra l'isola della
Giudecca — Commissione data dal Doge Alv. Mocenigo a Paolo Tiepolo a Roma 1371 — La sottoconfessione nella cattedrale di
S. Marco — Bona patriarchalis curiae addicta 1430 vulgo Affidi di corte — Giudizi criminali di Treviso iftos — Breviarium 1 177,
ll.ivre de copics dinstniments dun notaire du XV. siòclct — Descrizione di tutti gli giustifiziati fatti morire a Venezia — Lettere
politiche d'un certo A, R. l6>« — Tavole cronologiche degli uomini più illustri d' Italia — Della famiglia Marcello Patrizia Ve-
neta. Narrazione di Emm. Cigogna — Osscn'azioni sopra lo stalo dei depositi nello Zecca — Scritture autografe di Marco Fo-
VENDITE PUBBLICHE
47
scarini (poi doge); relationi di Vienna e di Roma — Sloiia cronologica dei Dogi — Cronaca Veneta del Caroldo — Elezione del
Cardi al Rezzonico al Pontificato (Clemente XIII) — Storia diplomatica dei Dogi — Q,uodlibet de lettere, pasquinade, discorsi,
orazioni etc. — Cose diplomatiche — Lettere autografe di Lod. Ant. Muratori, Apostolo Zeno. Ippolito Pindemonle ecc., ecc. ecc.
Fra i numero.si Incunaboli, in massima parte italiani, notiamo il Dante stampato a Iesi
nel 1472 da Federigo de' Conti da X'erona, della qual edizione non si conoscevano sinora che due
soli esemplari, quello della Trivulziana e l'altro del Museo Britannico. F'acciamo voti, perché la copia
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No. 342. E! gran capitan re dongaria.
che ora si oftVe in vendita a Monaco, sia acquistata per la ricca collazione dantesca della Biblioteca
Nazionale di Firenze, la quale completerebbe in questo caso la serie splendida dei quattrocentisti
del divino poema, o dalla insigne Biblioteca Medicea Laurenziana.
Dopo gli incunaboli sono elencati, nel catalogo, i libri a figure, fra i quali primeggiano pure
quelli dell'arte italiana. Troviamo citato un bell'esemplare del trattato di Domenico Benivieni in de-
48 VENDITE PUBBLICHE
fensione et probatione della doctrina et prophetia predicata da frate Hieronymo, stampato pel Pa-
cini da Francesco Bonaccorsi a Firenze nel 1496. Quest'opuscolo prezioso, di sole 50 carte, contiene
un'incisione piccola assai bella che rappresenta l'autore davanti a un auditorio di laici e di religiosi
nell'atto di parlare in difesa di Savonarola, ed un'altra incisione più grande, elle rappresenta la vi-
sione di Savonarola cioè la rinnovazione del mondo per Cristo. Sotto il n. 323 è citato un esem-
plare della rarissima edizione prima della Bibliia di .Mallernii stampata a Venezia nel 1490 ed or-
nata da due splendidi contorni e 391 incisioni in legno a semplice tratto eseguite sui disegni di
Giov. Bellini e Botticelli.
Una rarità veramente unica è un foglio volante citato sotto il n. 342 del catalogo, un Calen-
dario lunario stampato a Venezia nel 1501.
Questo foglio volante stampato su carta da ambo le parti e ornato da cimiue grandi e do-
dici piccole splendide incisioni in legno a tratti, sarà di certo vivamente disputato alla vendita. Il
defunto proprietario ne era assai orgoglioso e lo mostrava sempre con una certa commozione ai
suoi amici ed a tutti coloro clie visitarono la sua biblioteca. Siamo in grado di dare ai nostri
cortesi lettori i fac-simili di due delle grandi incisioni che adornano questo foglio volante e lo ren-
dono assai prezioso. Di notevole importanza è pure un esemplare del rarissimo opuscolo, una
vera avis rara, intitolato Monte de la oratione stampato a Venezia probabilmente da Gregorio
de' Gregori nel 1494. Questo libretto si compone di 3'^ carte in 4, è impresso con caratteri gotici
ed ornato da tre magnifiche incisioni a semplice tratto. Dei diversi opuscoli famosi del .Savo-
narola citali nel catalogo segnaliamo come di particolare bellezza il Traclato contro gli astrologi
stampato probabilmente nel 1490 a Firenze da Bartolomeo di Libri, in cui si trova una grande
incisione in legno copiata sull'acqua forte di Baccio Baldini ed incorniciata da uno stupendo con-
torno su fondo nero.
Dopo i libri a figure troviamo nel cat:-.logo elencate una collezione di libri stampati su per-
gamena e su carta azzurra, una raccolta di splendide legature, di libri di musica, di carte geografiche
del XV secolo, di genealogia, di storia dei vari paesi, fra i quali primeggia per numero 1' Italia,
di sport, ecc. ecc.
Nel prossimo quaderno daremo notizia dell'esito di questa vendita importante, cui assisterà
personalmente il direttore di questa Rivista, il quale è pronto a dare dei minuti ragguagli sul va-
lore dei libri posti in vendita ed a rappresentare quei gentili nostri lettori che desiderassero farvi
qualche acquisto ma che non potessero recarsi a tal uopo alla capitale della Baviera.
4^ Nei giorni 11 e 12 Maggio sarà venduta a Parigi all'asta dalla Libreria Em. Paul et
fils et GuiUemin la prima parte della biblioteca del sig. M. A. Martel, ricca di libri rari e curiosi
in tutti i generi, incunaboli, legature antiche ecc.
0i A Roma si vende all'asta dalla Galleria Sangiorgi la biblioteca del fu Mariliesr Massi-
miliano Angelelli, patrizio bolognese. Questa vendita principiò il 2 aprile e durerà sino all' 1 1 mag-
gio. Il catalogo illustrato, che forma un volume elegante di 526 pagine, racchiude ben 5000 opere
in gran parte di filologia classica. Non vi mancano delle rarità, e fra queste citiamo a mo' d'esem-
pio V Apocalisse stampata a Venezia da Alessandro Paganino nel 1515 che fu venduta a 1050 lire
ed il Dante stampato pure a Venezia da Bernardino Benali & Matthio da Parma nel 1491 che fu
pagato 520 lire.
L. S. ().
MONUMENTA TYPOGRAPHICA — BOLOGNA 49
Fr.cent.
30.
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Catalogne de la Librairie Leo S. Olschki
Suite (i)
38. Prierio, Sylvester de, ord. Praed. C Apologia magiftri filueftri de prierìo
or. predio, in dialecticà fuà cum ex- ] planatione clarillìma totius materie
intentionalis. 1 (À la fin :) ImprelTum bononie p Ugonem Ru | geriuni. Sub
excellentifTimo. Diìo i lohanne bètiuolo foeliciter regnate. \ Anno ab incar-
natione Domini nfi | M.cccclxxxxix. die vero. x. Juli). | (1409) '"-4-" Br.
[Hain 13345]-
14 ff n. eh. (sign. a-b) Car. goth. VyV lignes et 2 cols. par page.
Après l'intitulé, au reco da prem. f.. suit un avan.-propos imprimé à longues l.g.e. et q.. va ,usqu au
verso, 1. ... Le tex.e commence au recto da f, aii : [q] Uerltar igitur qaomS pof- | fit addelcetK.nb U
finit a verso da f. .3. col. .,1.2. par le mot FiSis | et l'impreffam. Pa,s : O Caft.gat.o magtlr, I, ueftn
p:i:,ra,. in d.aleticam (sic, faam. | À la page opposte, col. 3 : C Hcc funt notlra ""'g-»- "'S^ -^;-
cata reliqua parte ipfam amtce 1 facile emendabis. | Au verso: Fratcr lohanes vlodorp. lector, | (, l.gnes de
vers). — Très rare.
Ugo Ruggieri e Dionisio Bertocchi (1474-75).
3q Petrarca, Francesco. I trionfi, col commento di Bernardo Glicino (La-
" ' ' pini). (À la fin:) BONONIAE IMPRESSVM MCCCC.Lxxv. Die XXVII. MEN |
SIS APRILlS.i. I (per Ugonem Rugerium et Doninunì Bertoclnim Regienses,
1475) gr. in fol. Rei. d'ais de bois, recoiiv. de veau. [Hain 1 27861. 400.-
■>,-, ir. s chiffres ni sign. Élégants caractères ronds ; -(7 lignes par page. ■• , • ■ vi
Au recto du prem f • 1 1 D Illudrinimum Matin.T Ducem Diuum Borliam ertenlem Ber | nard. gl.cm, Me-
dict Jac phi ofopht difcUli in triumphoru;. 1 CI. P. Fra Petrarce expofitio Incipit :.?e? I U .ex.e da com-
m ^ire commence au recto' du f. 4, •■ - [ ] Auédo ora quele quattro cofe pt.ale exped.te 'equale gtu^ca
mo effere necceffarie.... Il finit au verso da f. 240: ... per 1 infinita fecula feculoram Atnen.^, , FINIS.,
;! lunpressum cit.. Les trois dern. f. contiennent l'inde., imprimé. 2 cols. : l , Vefia ^-^ --';^; -"^ .
phi e luo comemo p aconcio 1 de lo lectore.... Aa recto da f. 2,3, 1- 9. cet mdex fin.t , pu.s . Reg.ftro
trouare come feguita liquin | terni, e prima 1 .... Le verso de ce f. est blanc
Premiere édition commentée des Triomphes, d'une rareté singuliére. N, Aud.ffred, n. Ha,n 1 ont vu , L. Frat,,
(B,bliogr. Bolognese, nro. 722.) Pa décrit, mais sans nommer l'imprimeur. L'identné des caracteres assez cu-
rieux ne permet pas de douter que ce volume n'ait été imprimé par Ugo Ruger.us e, Don.nus Bertoch.as de
Reggio qui, en t ,74, avaient imprimés les Argonautica de C. Valerius Setinus Balbus avec les memes typ .
Noue e'emplaire est complet et grand de marges, avec une belle initiale pe.nte en roage et bleu. La table,
danscetexemplaire, précède le texie. Ca et là quelques taches legeres.
40 Valerius Flaccus. Argonauticon libri Vili, [k la fin:) BONONIAE IM-
PRESSVM PER ME VGONEM | RVGERIVM.ET DONINVM BERTOCHVM |
REGIENSES ANNO DOMINI. M. CCCC. LXX 1 UH. DIE. SEPTIMA :
MADIIi LAVS. DEO: 1 :i Amen.:: 1 (1474) in fol. Maroquin rouge dorè sur
les plats et le dos, tr. dor. (Rei. ano.). 5 00
St ff sans chiffres ni sien et . f. W. (manque) Jolis caracteres ronds; 35 lignes par page.
luln pr'm f : C. VALERII FLACa SETIN, BALBI ARGO | NAVTICON L.BER PRIMVS INC-
PIT FELI I CITER. 1 Immédiatement apres commence le texte : [ 1 Rima deù magnis c3,mus tre.a paia naut.s |
US atnres Itvres n'ont pas mème un intitulé. Le texte finit au recto du f. 8, : Mene al.qu.d merutfle putas :
me talia uelle ; I > FINIS ? 1 puis l'impressum cité. Le verso est blanc.
Editio princeps rarissima, faite sur un bon manuscrit. - Dans notte exemplaire quelques trous de vers ont
été bouchés dans les .0 prem. ff. ; le prem. et les 0 dern. ff, sont réenmargés et sotgneusement repares. Les
marges fort grandes sont couvertes d'annota.ions écrites d'une main ancienne, t.i;s mmce et elegante.
Domenico L\pi (1476-82).
4, Galeottus Martius Namiensis. GALEOTTI. MARTll. NARNI | ENSIS.
REFVTATIO. OBIECTO 1 RVM. IN. LIBRVM. DE. HOMI | NE. A. Georgio
V. La Bibliofilia, voi. I. pages 301-316.
La Bibliofilia, volume II, dispensa l" e 2»
MON'LMENTA TY POGRAPHICA
Fr.ccnt.
Merula inchoat. | (A la fin:) Hoc opus Imprefiiim eft Bononie Do | minico
lapio Bononienll procurante ab | exeniplari ipfius Galeotti. | ANNO. M.
ecce. LXXM. I (1476) in 4 Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau
ornem. à froid. [Hain ^7436]. 50.—
I f. bl. (manque), 3 ff. n. eh., i f. bl. (manque) et 107 ff. n. eh. et sans sìgn. Beaux caractères ronds;
23-24 lignes par page.
Les 3 ff. prcl. som occupés de la preface, qui commeDce au recto du premier : GALEOTTX'S MART1\'S
FEDE I fico Duci ex Vrbino Sa. Jàdiu IllufìriHlme | Princeps ... Elle fìnit au verso du f. 3. Le texle com-
mence au recto du f. I, sous l'intilulé cìté : | | lu mecum ipfe agitaui | deberem ne maledcis (sic) ) cuiufdà
.... La fìn se trouve au recto du f. 107, 1. 6. En dessous l*impressum. Le verso est blanc.
Bon exemplaire, fa et là légèremenl taché d'eau, très grand de margcs, avec lémoins. Lcs ff. 97-9B ci loi-
102 manquent et ont été remplacés par 4 ff. manuscrits, peu de temps aprcs la date de l'impression, peut-ètre
par rimprimeur lui-mcme qui. de ceite manière, voulul corriger quelques errala trop graves.
Marzio Galeotti, né a Narni en Ombrie, fut professeur de belles leiires à Bologne. Il fut persecuté par l'in-
quisition à cause d'une ihcse hardie sur l'inutìlité de la foi. Mìs en lìbertc par ordre de Sixie IV il se refu-
giail en Hongrie. où il devint le precepteur des fìls du roi Matthtas Corvìnus. Après la mort de ce prince, il
relourna en Italie et mourut enfin à Lyon en 1491. — Ses ouvrages qui s'occupenl de préférence des sciences
occultes, soni de la plus grande rareié.
Domenico Fosco (1480).
42. Tractatus. Tractatus de motu octaue fpe | S. 1. ni d. fBononiae, per Do-
minicum Fuscum Ariminensem, 1480] in-4. Avec 2 rìgs. mathémat. grav.
s. bois. Br. 25. —
4 ff. sans chiffres ni sign. Anciens caractères ronds ; 29 lignes par page. ■
L'intitulc, en caractères gothiques, est imprimé à la lète du prem. f. suivi du commencement du texle ; (o]
ctaua? uero (px ad cui ' moiù ut faepe dictu ] è orbes deferenief augef.... Il finii au recto du f. 3. Hgne 21 ;
FINIS. Le verso de ce f est occupé d'une grande figure : Theorica octaue fpere | Au recto du f. 4 : Ad co-
gnilòem figure (sic) ^trafcripiae I (en lout 10 lignes) Le verso est blanc.
Opuscule tout à fall inconnu aux bibliographes, probableraeni imprimé par Dora. Fuscus pour servir de
supplément à son édition de Sacrobusto. Bel exemplaire.
Plato de Bexedictis (1487-96).
43. Beroaldus, Phil. ORATIO PHILIPPI BEROALDl Bo , NONIENSIS DE
FELICITATE HABI I TA IN ENARRATIONE GÈ- I ORGICON VIRGILI!
ET I COLVMELLAE. 1 (À la fin:) OFVSculiì hoc de felicitate luculentù
ipreffo I ria Platonis de Benedictis Bononiie incude egre | giis his caracte-
ribus exculTum Anno lalutis Mil- | lefimo quadringentefimo nonagefimo
quinto I Calendis aprilibus lector amplectere et foue fi fé | lix effe cupis. | "
(1495) in 4." Avec la marque tvpogr. s. fond. noir. \'él., dos en veau.
[Hain 2969] 20. —
Titre (manque), 2 ti. n. eh., i f. bl. (manque) et 32 ff. n. eh. (sign. —, a-d) Caractères ronds; 25 lignes
par page.
Le litre, qui manque à cet exemplaire, se trouve au recto du prem. f. en car. goth. : Philipp! Beroaldi de
fc I licitate opufculum. | Le verso esi blanc. Les 2 ff. suiv. soni occupes de la dédicace : AD ILLVSTREM
MARCHIONEM ] lACOBVM BADENSEM PHI | LIPPI BEROALDI BONO 1 NIENSIS EPISTOLA. | A la fin:
V.^LE I L'intitulc citc plus haut se trouve au recto du f. ai ; il est imprimé en rouge Le lextc finii au verso
du f. 30 suivi d'un disilchon, ei de dcux hendecasyllaba. doni le dernicr sur l'AUcmagne. L'impressum, le
RKGISTRVM et la marque connue se trouvcnt au recto du dern f.. dont le verso est blanc — Assez rare.
44. Bossus, Matthaeus. DE INSTITVENDO SAPI | EXTIA ANIMO. | (À
la fin :] Opus lioc IniprelTum è q accuratiffima | fide et diligètia licuit :
fano diftinc | toq^ charactere a Pia | tone de Be | nedictis | Bo | noniae j
Anno Salu- | tis Milefinio (sic) quadrin- ! genteilmo, nonagefimo quinto [
BOLOGNA 51
Fr.cent.
Octauo Idiis Nouembres. Laus Deo | (1495) in 4." Avec la marque typo-
graph. s. forni noir. Cart. [Hain '3677] 50--
12S ff. n. eh. (sign. — . A-Q.1. Beaux caractéres ronds, 2 (-25 lignes par page.
.\u recto du prem. f. l'intllulé ; le verso est blanc. Au recto du f. 2 : MATTHAEVS BOSSVS VERONEK- |
SIS CANONICVS REGVLARIS SVO | IN DOMINO PATRI ET CONCANO | NICO MERITO PERCO-
LENDO SE I VERINO CALCHO SALVTEM. I Cene preface est datée, au recto du f. 4 : Verona | ex Caenobio
fancti Leonardi. XIII. Calendas | Octobres. MCCCCLXXXXV. a felicitale | Chriftiana.- falutis. 1 Au verso du
raème f. : MATTHAEI BOSSI VERONEN | SIS C.\NONICI REOVLARIS DE | INSTITVENDO SAPIENTIA |
ANIMO DISPVTATIO | NES PER DIES. VIII. | IN PRATIS. D. LE | ONARDI IVX | TA VERO | NAM |
RELIGIOSISSIME HA | BITAS LECTOR A- | GNOSCITO PIE | aVE GVSTA | TO Q.VI | BUS | O | VERE |
SAPIENS I PER CHRI | STVM EVADITO. | Le teMe du pretti, livre cominence au recto du f. 3 (A. i) :
ARGVMENTVM. | (p|Rimus incipit liber : in quo defcribitur a- | moeniffimus difputationis locus:.... Au recto
du f. 126: DE INSTITVENDO SAPI- | ENTIA ANIMO OCTA | VA ET VLTIMA 1 COLLATIO | FINI | T. 1
Au verso una vis de l'irapriineur (lo lignes) f. 127, recto: M. Antoni! Aldegatbi Mantuani ad lec.orem 1
Epigramma. | (12 lignes). Au verso : REGISTRVM. | et la marque typographique. L'impressum se lit au recto
du f. 128, doni le verso est blanc.
45.Burtius, Nicolaus. Bononia Illufirata | (Àia tìn:) Ati Lectorem. | BO-
NOnis: anno falutis. M.cccc.lxxxxiiii. Ex of | ficina Platonis de Benedictis
Iniiufce artis exacto | ris probatiUìmi Libellus qpulcherimis (sic) caracthe-
ri I bus impreffus (1494) in 4.° Cart. [Hain '41 48] 250.
3S ff. n. eh. (sign a-e) Beaux caract ronds ; 26 lignes par page.
L'intitulé, en earael. goth. et en rouge, se trouve au redo du prem. f. .\u verso : AD ILLVSTREM Princi-
pem Ioannem Benti | uolum fecundù, Senatus Bononièfis moderato- | rem faulliinmù, Nicolai Burtii Parmèlis
carme. | Au verso du 2'^ f. : Bononia illuHrata a Ioanne Bètiuolo fecundo Se | natus Bononièfis Principe fau-
ftiffimoad lectorè. | Aussi ces deux intitul^s sont impr. en rouge. L'éloge de la ville de Bologne finit au recto
du f. 2y, en bas. S'ensuivent, au verso, quelques poèmes latins du mème auteur: Nicolai Burtii Parmenlis
Carmen ad Lectorem. 1 , qui vont jusqu^au verso du f. 37. Le long imprelfum, dont nous avons citc le com-
mencement, finit, au recto du f. 38, ainsi : ... imprelTus. In quo Origo, fitufq; Bononia;. 1 Hinc uiri illuftres :
qui ingenio claruerint tam do | meftici q externi. Tempia quoqj ac corpora lane | torum ibidem confepulta.
Poftmodum oppida, uieus, factiones : qua: quondam hic uiguere. Gè | ftaq; Bononienfium fub breuitate con-
tenta : una | cum illuftri Bentluolorum genologia (sic) connume- | rantur. Si quid tamen in eo menda; et er-
roris Tfer | tum fuerit : non imprefforis negligentia : fed poti- | us famulorum incuria pretermiffum putes. Nam |
ille ingenio: litteraturaq; n6 mediocri dotatus : ertali exercitio Iter cxteros excultiffimus eft. | REGI-
STRVM. I etc. Le verso est blanc.
Pièce très rare et intéressante. Bel exemplaire, avec quelques notules anciennes.
46. Frontinus, S. Julius. Sextus lulius Frontinus Vir confularis de re mi-
litari, j Flauius Vegetius Vir Illultris de re militari. ; Aelianus de inllruendis
aciebus. | Modefti libellus de uocabulis rei militaris. | (À Li fin :) DE Arte
Militari : Frontinum : Vegetium : Aelianum et Modeltù | auctores penitus
Diuinos q cafligatitTime impreffit omni folertia | Plato de Benedictis Bono-
nienfis In alma ciuitate Bononia; Anno \ falutis. M.cccc.lxxxxyi. Decimo
fexto kalen. Februarias. [ (1495-qó). Avec la marque typograph. deux fois
repétée. Veau marbré, dos orné, tìl. s. les plats, dent. int., tr. dor. 100
98 ff. n. eh. (sign. AA-RR) Beaux caract. ronds; 37 lignes par page.
Le recto du prem. f. ne conttent que le titre cité ; au verso: AD MAGNIFICVM SENATOREM MINVM
RO I SCIVM PHILIPPI BEROALDI EPISTOLA. | Le te.Me de Frontin commence à la tele du f. AA. ii, et finit
au f. 34 recto, suivi de l'impressum et de la marque : Impreffum Bononi.^ per Platonem de Benedictis li-
brorum cufforè | Anno. MCCCCLXXX.XV. de nero decimo lulii. ] f. 35 verso: Io. Sulpitius Verulanus Petro
Paulo de Comile | luueni generofo et ftrenuo. S. P. D. | Le texle du Végèce commence à la page opposte, f. 74
verso : Vegetii Finis Bononia- Imprefli per Platone de Benedictis. Anno | domini Millelimoquadringentelimononage-
fimoqnto. Die | nero fexlodecimo Nouembris. | À la téle du f. 75 : Aeliani de inllruendis aciebus opus ad Diuum
HadrianO ■ a Theodo ] ro Theffalonicenle latinum factum et Antonio Panormit.^ Alphon | li Regis pr^ceptori
dicalum. I A la lòie du f. 9,: MODESTI LIBELLVS DE VOCABVLIS REI MILI- | TARIS AD TACITVM
MONIMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
AVGVSTVM. I La fin de celle panie se irouve au verso du f. 97. suìvie de rimpressum ei dt la niarque. Bel
exempiaire fon grand de marges.
Editton tout à fait inconnue à M. Hain. Fon bel exempiaire assez grand de marges.
47. Gammaro, Tommaso Sclaricino. SILVANO DE MISSER THOMASO
SCLARl I GINO GAMMARO DOCTORE IN ] LEZE DA BOLOGNA ; (À
la fin :) Finifce li Sonetti comporti p. >L T. Sclaricino | Gàmaro doctore
ì lege Imprelli ne lalma et incly | ta citta di Bologna a comune l'pefa de
Benedetto I de Hector librare et de Plato di Benedetti ft^pa | tore Regnante
Io Illuftr. S. Signor Zohanne di | Bentiuogli nel. Mcccclxxxxi. a di. xi.
Luglio:, ' (1491) in 4.*" Avec 2 pet. init. s. fond noir. Cart, [Hain 7456I. 50. —
49 ff. n. eh. et I t'. bl. (sign. A>G) Beaux caract. ronds ; 25-26 lignea par page.
Au recto du prem. f. rintiiulé cìlé ; au verso : R. D, Tuo Antonio Galeatio Bentiuolo Proth. | apoft. dignif-
timo Dìuiq^ Petronli primicerio He | nemerìto. Thomas Sclaricinus gàmarus. S. P. D. | Celle dédicace est sui-
vie d'une traduction ital. Au recto du f. A. III. : Qui comincia li fonetti amorofì per .M. Lucina | da -M.
Thomafe Sclaricino Gammaro cantati. | Le te.^te 6nit au recto du f. 49; au verso : Corrcciione | puis Tim-
pressum et le petit REGISTRO. | .... FINIS LAVS DEO I
Sonnets, chansons et iriomphes faits à l'imìlation de Pétrarque. Deux sonnels sonl^adressés au célèbre peintre
Frane. Francia (Raibolini). Unique édition connue.
Les ff. e 1 et e 8 manquent.
48. Herodianus. Historiae. (À la fin:) HERODIAXI LIBRORVM OCTO DE
IMPE RIO POST MARCVM : VEL DE SVIS TEMPORIBVS : ANGELO
PO I LITIANO INTERPRETE , FINIS : i Quod quidem opus nouum et
aureum Plato de Benedictis aciira- j tiffime Anno Domini.M.CCCC.LXXXXlll.
pridie kalè. feptembres Bononis q pulcherrimis bis Caracteribus imprelTìt. |
(1493). in fol. Avec la marque tvpograph. s. food noir. D.-vél. [Hain *8467]. 50. —
68 fF.-n. eh. (sìgn. aa-ìì). Caracléres ronds ; 35 et 36 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso : [a] Ngelus Politianus Andrea Magnanimo fuo. S. Efflagì | lari
fcrìbis ... (Dédicace, datée :) Vale in Ru- [ fculo (sic) Fefulano. Pridie Nonas Maias ; Anno Salutis.
Mccccl.xxxxiii 1 Au recto du f. : ANGELI POLITIAXl AD IXSOCEXTIVM VIIL 1 PONTIFICEM .MAXIMVM
PRAEFATIO I IX HERODIAXI HISTORIAM E GRAE | CO IX LATINV.M CONVERSAM. | Au recto du 2.
L. laa ii) : HERODIAXI HISTORIAE DE IMPERIO POST | MARCVM VEL DE SVIS TEMPORIBVS | LI-
BER PRIMVS E GRAECO TRANS | LATVS ANGELO POLITIAXO | INTERPRETE AD INNO | CENTIVM.
Vili. PONTI 1 FICEM MAXIMVM | PROHOEMIVM | U fin du texte se trouve au verso du dern. f suivie
du petit ré^istre ; puis LAVS DEO. 1 et la marque typogr.
Bel exempiaire grand de marges, avec quelques notules manuscr.
49. — Idem libar. D.-vél. dérelié. 20. —
Les H. I. ^u et tni manquent, de mème que la plus grande partic du f. li. Le restant est peu tachc.
Maimonides, R. Moses, voir N. U).
50. Visdominus, Ant. Maria, .\liscella poetica. (A la fui ;) Bononiae im-
prelfum accuratilTìme per Platonem de Benedi | ctis Anno domini. M. ecce.
l.xxxxij. Regnante inclito princi | pe Johanne Bentiuolo fecLiiulo pacis et
concordile auctore. | (1492) in 4. Cart. -5. —
52 if. n. eh. (sig. f , a-g) Caractères gothiques. 39-40 lignes par page.
Le premier Cahier (f 8 ff.} manque. Le te.\te de notrc exempiaire commencc a la tirtc du f. a 1 : Ad Ezi.
mium artium D&ctorcm magiflrum Seipioncm man ] tuanum de Manfredis adrologum pcritillìmu^ Antonij
Ma I riae Uifdomini Carmen. | .\ la ligne 30 de la mème page : Uita fancti Sebaltiani. | .\ la tòte du f. (j. :
'b 3); Anlonius Maria Uifdomin 'domino Fyrrhamo Pepulo | Bononicnli Salutem plurimam dicil. | (date ....
Idibus octobris M.ecec. Inxxx.) Au recto du f. )( (g 4:) Expltcit mifcetla .\ntonij mariae IHfdomini ; qui
orat te 0 can | didc Icelor vt veniain, libi prcflcs, li in ea quid mìnus politum | vel erratum inueneris. recor-
BOLOGNA
Fr.cent.
dare enini omnes nos non omnia | polTe : et bonum quandoqj homerum domitare | (sic) Le verso de ce f. a
13 lignes d'errata, un petit ri^gistre et l'impressum.
Ce volume fori rare et iiitéressant, duquel seulement MM. Graesse et Audiffredi font une menlioii turlive
sans l'avoir vu, contieni beaucoup de pièces intéressantes toutes en vers, p. ex. : Dertet mortem bartholomei
hifpani optimi mufici. | Ad fereninìmiì Ferdinàdù hil'paniae rege; p. D. Ludo. Gori ( zali hifpano. | Euterpe
in rectoratu. D. gulier. gualt. anglici. | ... de Ruftico cui abfcifla a mere | trice fuerunt virìlia. | eie.
Antonio Maria Visdomini, savant Génois du W" siede est connu comme poèle et comme Tauteur d'un
commentaire sur les tragédies de Seneca.
Benedetto di Ettore (1487-1523).
3 1 . Apuleius, L. Cómentarii a Philippo Beroal | do conditi in Afinum
Aure I um Lucii Apuleii. | (A la fin:) Impreffum hoc opus Bononic-e a Be-
nedicto Hectoris iprelTore folertifllmo,,... | Anno ialutis Millefimo quingè-
teiìmo Cai. Auguftì.... (1500) in fol. Avec la marque typograph. Vél.»
dérelié. [Hain ^1319] 75. —
20 ff. n. eh. et 2S2 ff. eh. (sig. A-C, a, A-Z, &. o, f^. AA-XX) Caract. ronds ; le texte entouré du com-
mentaire ; 52 lignes (des pet. car.) par page.
Au recto du prem. f n. eh. : Tabula Apulei | Habes Lector huraanìflìmx. (sic) L. Apulei de Afino aureo |
tabulam uocabulorum & hìnoriarum ;.... Cette table occupe 31 pages à 4 cols. Suit, f 17 recto, Tintitulé
cité, en car. golh. Le verso est blanc Au recto du f. 18: Ad Maximum Antiftìtem. D. Petrum Archiepìlco*
pum Colocenfem Philippi | Beroaldi Bononienfis Epiftola. | Cette préface intéressante finit au verso du l. 20.
Au recto du prem. f. eh. : PHILIPPI BEROALDI IN COMMENTARIOS 1 APVLEIANOS PREFATlO. j Le
texte finit au verso du f. 280, suivi de l'impressum. Le f. suìv. contient les errata et 2 poésies de Coelìus
Calcagninus et de Beroaldus. Au recto du dern. f. : Regiftrum Huius operis. | et la marque avec rìnttìale B.
Le verso est blanc.
Bel oemplaire complet de cette édition importante, dédiée à un archevéque hongrois.
51.' — Idem liber. Vél. 30. —
Les ft. lì. eh. 1-16 (table) et le t". 192 manquent. Le f. 193 s'y trouve deux fois.
52. Beroaldus, Phil. Orationes Multifaris a Philippo Beroaldo | EdiUe
recognitieqj cuni Appendicula | Aliarum quoq:j oratiùculamm. | (A la fin:)
Opus Philippi Beroaldi, quo Orationes & poemata | continentur, ImpreiTum
a Benedicto Bibliopo- | la, Anno Salutis Millefinio quìgentefi- | mo. Cai.
Nouembribus. Inclyto | lo.ii. Bentiuolo Rei. Pu. Bo | nonièfis Moderatore | |
Saluberrimo:. | (1500) in 4.'^ Avec la marque tvpograph. à la fin. Vél.
[Hain *2Q55l 40. —
128 ff. n. eh. {sign, a-qì Beaux caract. ronds ; 27 lignes par page.
Au recto du prem. f. le titre cité; au verso: PHILIPPI BEROALDI BONONIEXSIS j ORATIONES. 1 Phi-
lippus Beroaldus Martino Boemo difcipulo fuo. | Le texte commence au recto du 2. f. : Oraiio habita in enar-
ratione Georgìci carmi- | nis | atq? Tràquilli: qua laus rei ruflice continetur. | Parmi les oraisons il faut noter
celles sur la musique, à Lodovico Sforza, sur les noces de GÌov. Bentivolo, sur l'entrée d'un recteur allemand
dans l'universiié de Bologne. la traduction d'une nouvelle de Boccaccio, celle de la chanson de Petrarca à la
Vierge, enfin un « Endecasillabon ad Petrum cpiscopum Colocensem ». Au verso du f. 12S: FINIS ;• | puis
l'impressum et !a belle marque avec Pinitiale B
Bel exemplaire d'une édition peu commune.
53. Beroaldus, Phil. Philippi Beroaldi Opufculum | erudituni ; Quo conti-
nentur I Declamatio Philofophi Me- | dici Oratoris De excellètia di- | fce-
ptàtiù. Et libellus de opti- | mo fiata: & principe. | (A la fin ;) Impreffum
Bononiie p Biìdictù Hectoris bon. an | no dui. M.IIID. Eid. Dembr. (sic)
lo. Bentiuolo foeli- | citer regnante. | (1497) in 4. Cart. [Hain *2963l 30. —
38 ff. n eh- (sign. — , A-E) Beaux caract. ronds ; 27-28 lignes par page.
Au recto du prem. f le litr^ ci-é ; au vìtìj : Ai Clariflinì Pìu'uti S.ibuitiù fchjUrtcìi | Polo.iuin Phi-
54 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr cent.
lippi Beroaldi Bononièfis Epiftola. | Au recto du f 3 : PHILIPPI BEROALDI DECLAMATIO 1 AN ORATOR
SIT PHtLOSOPHO ET | MEDICO ANTEPOXEXDVS. ] Le traile '' De opiimo siatu .. commence au recto du
f. 13. Au verso du dern. f., en bas. l'impressum cilé.
Ben exemplaire. l'n nom s. le tiire.
54. Beroaldus, Phil. Declamatio Lepiditlìma Ebriofi Scortatoris , Aleatoris de
uitiofitate Dil'ceptantiiim : j Condita a Philippo Beroaldo. ] (A la fin:) Im-
preffum Bononi^e a Benedicto Hectoris Dili- ! genter & emendate Anno
Salutis Milelì | mo (sic) undequingentelìmo. lUuf. Io. | Ben. Reipu. Bono-
nienfis | habenas feliciter | modera- | te. | (1499) in 4." Avec la marque
tvpograph. à la fin. Cart. jHain '29631 23.-
30 fr. n. eh. (sign. a-c) Beaux caract- ronds ; 27 lignes par page.
Au recto du prem. f. le titre cilé : au verso^: Ad Venerabìlem & Hrudilum Sigifmundum | Goningerum
EccleCae Vuratiflauièfis Canonicù : | Philipp! Beroaldi Bononienfìs Epiflola. | Au redo du 3. f. laiìi) : ARGV-
MENTVM. I el le commencement de la facétieuse nouvelle. Au verso du f. 19: •'. FINIS .'■ I A la page op-
posée rimpressum. puis : REGESTVM.... el la raarque tvpograph. Le verso esl blanc.
Superbe exemplaire irès grand de marges.
55. Beroaldus, Phil. ORATIO PROVERBIORVM CONDÌ- | TA A PHI-
LIPPO BEROALDO, | Q.VA DOCTRINA REMO- ; TIOR CONTINETVR. ]
* ' [ (A la fin :) Philipp! Beroaldi Oratio Prouerbialis Impreffa | Bononias
per Benedictù Hectoris Bibliopo- | lam Bon. accuratilTimum Anno Salutis ;
Millelimo qngètelmio. die. xyii. ; Nouembris fub diuo Ioan- | ne Bentiuolo
fecun- I do de patria be | nemeri- | to. | (1500) in 4. Avec la marque tvpogr.
Cart. [Hain 2967] 30.-
27 S, n. eh. el I f. bl. (sign. .\'D) Beaux caractères ronds; 27 ligiies par page.
L'intilulé se volt sur le recto du prem. f. ; au verso: AD ORN.\TISSIMVM CHRISTOPHO- | RVM VAI-
TIMILLIVM SCHOLA- | STICVM BOEMVM PHILIP- | PI BEROALDI BONONI | ENSIS EPISTOLA. | Le
texle commence au recto du f. 3 : PROVERBI.\LIS ORATIO PHI- | LIPPI BEROALDI. | et finii dU verso du
f. 27, suivi de l'impressum et de la marque sur fond noir.
Bel exemplaire de cet opuscule rare.
56. Beroaldus, Phil.
*4?f)ili;)^i iBcroalbi bc fcit
citate ovufciilitm.
(.\ la fin:) ImprelTuni Bononi* a Benedicto Hectoris Dili | genter oc emè-
date Anno Salutis Millelìmo unde- ] quingentelìmo. Idibus Aprilis. llluf.
lo. Bentiuo. ii. | Reip. Bononienlìs habenas feliciter moderante. | (1499).
in 4. Cart. [Hain *297i] 20.
28 ff. n. eh. (sign. \-D] Caractères ronds : 27 lignes par page.
Le recto du prem f. porte le titre en gres caractères gothiques Le verso et l'enlier f. suiv. contiennent
une épitre dédicatoire de l'auteur AD ILLVSTREM MARCHIONEM lA- 1 cobù Badèfem.... Le texte (f. Aiii
recto) est precède d'un inlitulc plus précise : ORATIO PHILIPPI BEROALDI BOXO | NIENSIS DE FELICI-
TATE HABITA | IN ENARRATIONE tlEORGI- | CON VIRGILII ET COLV | MELLAE. Le dernier f. con-
tieni un Diftichon ad auditores, et Eiufdc endecafyllabò ad Oermanià. — L'impressum est suivi du petit Rege-
(lum (sic).
Très bel exemplaire.
57. Beroaldus, Phil. Philippi Beroaldi de Fa | licitate Opufculum | . (Bo-
niae, Benedictus Hectoris, 1499.) in 4. Cart. [Hain '2971] 20.-
Cette cdiiion est parfaiicmcnt identique avec la précédente '. sculemeni le titre imprime cn caract. goth-. fail
voir la variante mentionnce Bel exempl.
BOLOGNA 55
Fr.cenl.
58. Beroaldus, Phil. Philippi Beroaldi Libellus Qiio | Septem l'apientium
Sen I tenti;e Difcu- | tiuntur. [ (A la fin :) Philippi Beroaldi Heptalogos fiue
Septem Sa- | pientes Magna cura Impreffum Bononis ] per Benedictum
Hectoris Bono- | nienfem. Anno Salu- i tis. M.CCCC. | LXXXXVIIl. | Die.
XVllll. I Decèbris. | ? | (1498) in 4. Avec la niarque typograph. Cart.
|Hain *2974] 30. —
23 ff. n, eh. et 1 f. bl. (^ign. a-cl. Beaux caraclcres ronds; 26-27 lignes par page.
Le tilre cité occupe le redo du prctn. t. ; le verso est blanc. Au recto du f. 2. ; Ad Clarillìmum loànem
Varlimbergèfem fchola [ fticù Boemù Philippi Beroaldi bononièlis epiftola. | .\ti recto du f . 3 : PHILIPPI BE-
ROALDI HEPTALOGOS | StVE SEPTEM SAPIENTES. | Au f. 23, recto : FINIS. | Au verso l'irapressum, le
petit régistre et la marque typographique montrant un B sur fond hachc.
Bel exemplaire.
59. Censorinus. Index librorum: qui in hoc uolumine cnntinentur. | Cenfo-
rinus de die natali. | Tabula Cebetis. | Dialogus Luciani. | Enchiridion
Epicteti. I Balìlius. | Plutarchus de Inuidia & Odio. | (A la fin :) Impreffum
Bononis per me Benedictum hectoris bononièlis adhibita p | uiribus folertia
& diligentia. Anno falutis. jVl.cccc.lxxxxyii. quarto idus Mali | IlluflrilTimo
Io. Bentiuolo reip. bonoil. habenas foeliciter moderante. | (1497). in fol.
Avec la marque typograph. Br. [Hain *4847] 50. —
38 ff. n. eh. {sign. a-h) Beaux caractères ronds ; .jo lignes par page.
Le recto du prem. f. contient le titre cité, au verso : Ad nobilem Bartholomeum blanchinum Philippi Be-
roaldi Boii. epinola. | À la page opposée : CENSORINI OPVSCVLVM : DE DIE N.\TALI : AD | . Q. CEKE-
LIVM. 1 Cebes commence au f. l6, recto, Lucien (De virtute) f. 20 recto, Epictète f. 21 recto, Basilius f. 29
recto et Plutarque f. 34 recto. Au recto du f. 38 on lit l'iinpressum. Au dessous le petit Regilìrum. ] et la
marque sur fond noir. Le verso est blanc.
Tròs bel exemplaire de la première édition datée. Les 3 prem. ff. peu tachés et raccommodés.
Gammaro, Tomm. Sclaricino voir N. 47
60. Maimonides, R. Moses. (T Incipiunt aphorifmi excellentifTimi Raby
Moyies fé | cundum doctrinam Galieni medicorum principis. | (A la fin:)
Bononie ipreffum impenl'a Benedicti Hectoris librarli : Ope | ra uero Pla-
tonis diligentiffimi imprefforis Bononienfium. | Anno gratie. M.cccc.lxxxviiii.
quarto calendas lunii. | (1489) in 4.° Vél. [Hain '10524] 60. —
133 ff. n. eh. et l f. bl. (sign. a-r. ) Jolis caract. ronds.; 36-37 lignes par page.
La préface commence au recto du prem. f., sous l'tntitulé cité: [i] N nomìe dei pii et mifericordis cum
quo adiuuo me J Ait Moyfes fìlius feruuli dei ifraeliticus cordubèlis | multas còpulatòes .... Le texle commence
au recto du f. 3 : [p] Articula prima incipit còtinès aphorifmos depèden- | tes a forma mèbrorù humài eorpis
virtutibus et ope | ratòibus ipforu. | Il finir au verso du f. 133, 1. 2-3 : .... LAVS DEO. 1 FINIS, [ puis Tim-
pressum et le petit REGISTRVM. |
Première édition fort rare et recherehée de l'importante ouvrage medicai, dont l'originai arabe ainsi que la
traduelion en hébreu par R Nathan Amathi sont encore inédits. (Graesse, voir aussi Audiifredi p. (Ì7.) —
Bel exemplaire, un timbre sur le verso du f. 2. Manquent à la fin les " Aphorismi Johannis Damasceni ,,
(24 ff.)
6 1 . Ficus, Johannes, Mirandulae comes. Opera philosophica, theologica etc.
(A la fin du 2. voi.:) Difputationes has Ioannis pici iMiranduLe concordi*
Comitis, litterarum | principis, aduerfus afirologos : diligenter imprefTìt
Benedictus Hectoris Bononié ] iìs adhibita prò uiribus diligentia ne ab
archetypo aberraret. Bononis anno falu- | tis. Mcccclxxxxy die uero .xyi.
56 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
lulii. I (1495) in fol. Avec la marque typograph. s. fond noir. Vél.
|Hain *I2992| 100. —
Voi. I. 175 ff. non eh. et I f. bl. Voi. II, 141 (T- non eh.. I f. bl., 2 ff. derrata (sìgn. a, A-E, AA-YV,
aa, a-m, A-L) Caractères ronds ; -\o lìgnes par page.
A la tele du prem. f. : Còtnentationes Ioannis Pici Mirandulx in hoc. uolu [ mine còtentae : quibus antepo-
niiur Ulta p Toannè fra ] ciffù ÌUuItris principis Galeotti Pici fìliù còferipta. | Hepiaplus de opere Se\ dierum
gcnefeos. | Apologia tredeeim quxftionum. [ Tractaius de ente & uno eum obiectionibus quibuf 1 dam &. refpon-
fionibus. I Oratio quaedam elegantifllma. j Epiftolae plures. | De precatoria ad dcum elegiaco earmine. | Tefti-
monia eius uitw «& doctrinx. Exibunt prope dics difpulaliones aduerfus alirolo | gos aliaq^ còplura tum ad
facra asloquia tum ad phi- | lofophiam pertineniia. | L'impressum de ce voi. se trouve au recto du f. 173:
Opufcula h:EC Ioannis Pici MiranduUc- Concordi.-e Coraitis. Dìligenter imprenii I Benediclus Hectoris Bononien.
adhibita p uiribus folertia & dilìgenlìa ne ab ar- | chetypo aberrarci : Bononis Anno Salulis. MccccUxxxyi.
die uero. xx. Martii. | Suil le régistre et la marque typograph. Le titre du 2. voi. : Difpuiationcs Ioannis
Pici Miran | dul^ litterarum principis | aduerfus aerologia | diuinatrieem qui | bus penìtuo fub | neruata cor |
ruit I La souscription cìtée plus haui se trouve au f. 141, recto ; au verso le régistre et la marque typograph-
Après le f. bl. suivent les 2 ff. d'errata qui manquent presque dans tous les exemplaires. En lète du prem.
f. ; Correcliones libri conira Aftrologiara. j Au verso le privilège donne par Louis Maria Sforza : Datù Comi
fub fide noftri figilli die .yii. luIìi .M.CCCC LXXXXYI | En lète du 2. f . : Correcliones. Hept. Apol.
tractaius. de ente & uno cpiftolai^ &. 1 Au verso le mèrae privilège repélé.
Bon exemplaire de la sec. cdilion peu commune.
62. Plinius Secundus, C. Caecilius.
@. ^^nnti Scciibi 3unio
xi§ fpiftolc per ""^^i
lippum S^croal-
i>um cor
rcctc.
(A la fin;) ... . ImprelTae Bononiae per Benedictù Hectoris ] Bononienfem,
Anno a natali Chrifti | M.CCCCLXXXXVIII. I XIV. Kalen. No- | uembris. |
(1498) in 4. Avec la belle marque typogr. Rei. IHain *i3ii5J 40. —
140 ff. n, eh. (sign. a-f; Très beaux caractères ronds ; 27 lignes par page.
Le verso du tiire porte le commencement de répìtre dédicaioire : Ad ClariQlmum lohànem Vartimbergèfem
Scho I lafticum Boemum Philipp! Beroaldi | Bononieniìs Epiftola. | — En lète du f. sign. a iiì ; C. CAECILII
PLINII SECVNDI EPIST. | LIBER PRIMVS. j L'impressum (f. 139 verso) e^l suivi du petit régistre et de la
marque de l'imprimeur. Le redo du dern. f. est occupc d'une poesie intil. : Philippi Beroaldi lunioris Ad
Bartholomeum [ Blanchinum condifcipulum t optimum 1 PHALECII. | — Le verso est Mane.
Fort belle édition.
63. Propertius. (Carmina, cum commentariis Phil. Beroaldi. (A la fin :)
Còmentarii in propertiù a Philippo beroaldo editi Anno lalutis. M.cccc.
Ixxxvi. I imprefTì uero Bononiae anno. M.cccc.lxxxvii. in comune a Bene-
dicto hectoris li | brario et Platone de benedictis imprelTore folertiiìlmo
ciuibus bononienfìbus. ] Huic auteni prouinci:? ut emendate et dìligenter
imprimerentur prefuit Hierony | mus Salius fauentinus & litterarù littera-
rorùq; Itudiolìllimus. | Finis, j (1487) in fol. Avec la marque typogra-
phique. Br. [Hain i 3406] 80. —
I f. bL (raanquel et 103 ff. n. eh- (sign. a-f) Caractères ronds gros et peiiis ; le texte cniourc du commen-
tairc ; 5^59 lignes par page.
.\u recto du prem. f (impr. cn rouge :) Ad Magnifieum Minum Rofcium Senaiorem Bononi | cnfcn Philippi
Beroaldi Bononienfis epiftola j Cette dcdìcace finii au recto du f. 2 ; au verso Bcroaldus ajoute quelques
emendations. Le texte commcnce au recto du f 3 (a. iiii) (impr. en rouge :) Ad Magnifieum Minum
Rofcium Philippi bero \ aldi Bononienftf Còmentarii in Propertium. | Le texte finii au recto du f. lo2 ;
au verso : Eiufdem Philippi beroaldi hendecalTyUabon. | (30 lignes] Puis l'impressum. Au recto du f.
BOLOGNA 37
Fr.cent.
103 : Hieronirai Salii fauentini in inuidum Carmen. | (20 lignes) Enfìn le RegiiUum. | et à còle de cclui la mar-
que lypograph. sur food noÌr avec Pinscription : 'PLA* Le verso est blanc.
C'est un des plus rares incunables de Bologna; Haìn ne l'a pas vu.
Très bel cxemplaire.
64. Suetonius Tranquillus, C. COMMENTATIONES CONDITAE A | PHI-
LIPP© BEROALDO IN SVETO | NIVM TRANQuILLVM. DICATAE | IN-
CLYTO ANNIBALI BENTIVOLO. | (À la fin :) impreffit Bene | dictus
Hectoris Bononienlls BononuT. Anno falutis. M | CCCCLXXXXIII.
Nonis Aprilibus (i493-) in fol. Avec la marque typogr. Vél. [Hain
•15126] 60.—
4 IT. n. di., 326 ff. n. eh. et l) ff. n. eh. (sign. A, a-l^ì, A-V, l) Caraclères ronds ; 'exle et comm. ; 5(3
lignes par page.
Le fremier f. ne porte que le litre. les 3 ff. suiv. contiennent l'épìtre dédicatoirc de Beroaldus à Hannibal
Bentivoglio. Au recto du 5" t. (ai:) SVETONIVS CVM COMMENTARIO | PHILIPPI BEROALDI | Au verso
du mème f quelques pièces biograph. sur Suétone, puis, en lète du f. ii le commenceraent du teNte et du
comment. La fin du texte (f. 319 recto) est suivi d'un Appendix Annotamentorum, de 2 pièces de vers, de la
souscription et de la marque de Pimpriraeur (f. 326 verso). A la page opposée: Subiunximus epiflol.-e breuia-
rium rerum aliquot memorabilium : Cette liste occupe 2 ff. Suit le régislre, I p., la page suiv. est
bianche. A la fin la Tabula uocabuiol^i in hoc libro contentorum. (Il ff.) La dern. p. est bianche.
Belle impression estimée ; exemplaire de bonne conservation.
64." — Idem liber. Vél. 25. —
Les ff. 102 et 107 ainsi que les 1 1 ff de la table manquent. Au reste bel exemplaire.
Caligula dh' Bacilieri (1495-15 12).
65.Philelphus, Johannes Marius. Ars scribendi epistolas. (À la fin:)
Epifiole Marii Philelfi fummopere emendate: ac Felfin» ma | gna diligentia
atqj anxietate per me Bacilerlum de Bacileriis Ci | uem eiufdem urbis Im-
preffe. Anno dfli. Mcccclxxxyiiii. | (1489) in 4. Avec la marque typograph.
Cart. [Hain * 12975] 5°- —
130 ff. n. eh. (sign. A, a-r) Caractères ronds ; 35 lignes par page
Le texte est précède d'une lettre de Louis Mondellus, ord. min., à Octavien Ubaldinus, de la réponse de
celui-ci et de la table. Suit, à la tète du f. a, l' introduction dans la forme d'une dédicace à Mondellus. Le
texte finit au verso du dern. f. sulvi de l'impressum et de la marque typogr. — Edition rare et recherchée.
(v. Audiffredi II. p. 71).
66. Statuta communis Genuae. ([ STATVTA ET DECRETA COMMVNIS
GENVAE: ] QVAE Q,VAM ORDINATISSIME DILIGENTISSI | ME ET CA-
STIGATISSIME AD COMMVNEM | CVNCTORVM GENVENSIVM VTILI-
TA I TEM NEC NON VOLVPTATEM IM | PRESSA SINT LIQVIDO
PATÉ- I BIT LEGENTIBVS. 1 (Bononiae, per Caligulam Bazalerium, 1498)
in fol. Avec la belle marque typograph. s. fond noir. Veau pi. [Hain
♦15007] 300—
6 ff. n. eh., 87 ff. eh , I f. bl. (manque), 29 ff. eh. et I f. n eh. (Sign. A, b-r, b-f) Caract. ronds ; 4ti--|7
lignes par page.
Au recto du prcm. f , sous l'intitulé cité : C ANTONTI M.\RIAE VISDOMINI CAR | MEN AD LIBRVM. |
U distiques) et un autre poème du mème. Au verso : fl ILLVSTRIBVS ET EXCELSIS PRINCIPIBVS DO-
MI I NO AVGVSTINO DVCALI GENVENSIVM GV | BERNATORI, ET DOMINO IOANNI ARMO | RVM
CAPITANEO ADVRNIS FR.\TR1 | BVS ANTONIVS MARIA VISDOMI | NVS SALVTEM ET FELICITA- |
TEM. I Cette épitre, qui est datée " Bononis ex noftro Gurgurtiolo Quarto No | nas IVLH C M. CCCC.
58
MONl'MEXTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccnl.
I.WXXVIII. I ,*' finit au recto du 4. f. et eM suivie
d'un poème latin: G Hiufdè Antonii Marix Vifdni ad
( ìenuà Saphycus Endecafyllabus ] Au verso : G TABVLA
LIBRI PRIMI. I Cene table finit au verso du f. 6, et le
texte commence au recto du prem. f eh. (sign. b. i.): G
DE Curia Tenenda & diebus Feriatis | G CAPITVLO-
RVM SEV INSTITVTORVM COMMV | MS lAWAE
VNICVICIVE BENE POLITICEaVE I VIVERE CV-
PIEXTI VTILIVM IMMO PERNE | CESSARIORVM
I.IhER PRIMVS. I Au verso du f. 87: FINIS. | G
CAPITVLORVM Ordinamenioiy & StatutoFj Ciuiliù Co-
munis I lanux Libcr quarlus k uhimus FocHciter explicit.
Vale qui Legeris. | G REGISTRVM Huius Operis fic fc
habei | Au recto du suiv. f. (sign, bi): G DE Accu-
faliòibus & denùtiatiòibus & qui acculare & denùtiar
teneant - . | .. .. Au recto du f. 29 : FINIS. ] G EXPLI-
CIT Optimi & Maximi Dei Grafia Statutolt Capilulorù
ordinamentorum & DecretoR^ Comuìs Genux lam
Ciuilium (j Criminaliù | Sacro Sanctum Volumen. ■ . | ■
ImprelTum Bononia; ad publicam omnium Vtilitaiem |
opera Audio diligentia et impensa non modiica Anioniì
Marix Vitdomini | de Arcula Genuenli I -
, Currenie Anno natiuitatis Domini .M.CCCC.LXXXXYIII.
Pri I die kalendas Q.uintiles j G REGISTRVM TALE EST. | Au verso: G TABVLA. | Au recto du dern f. la
belle marque s. fond noir, avec les initiales KL. Le verso est blanc.
Seconde édition extrèmement rare et fort importante. Bel exemplaire grand de marges. Deux, ff". de la 2"
partie sont réemraargés.
ab Caligula Bazalerio Ciue Bononìenii.
Francesco de Ragazonibus (1494).
67. Prezzi, Federico. ([ LIBRO CHIAMATO QX'ATRIREGIO DEL , DE-
CORSO DE LA VITA HVMANA | IN TERZA RIMA | (À la tin :) C Fi-
nifce allibro decto el Quatriregio del | decorfo della uìta tamana di melTer
Fede | rico già uefcouo della cipta di Fuligno exi | mio in facra theologia
frate del ordine di | Sancto Domenico con fomma diligentia | emendato.
Impreffo in Bologna per mae- \ ftro Francefco de Regazonibus del . M . |
ecce. Ixxxxiiii. I (1404Ì in fol. \éì. [Hain 7364]. 250.
76 ff. n. eh- isign. — , a-m) Caract. ronds ; 43 lignes ci 2 cols, par page.
L'iniitulé cité se trouve au recto du prem. f. ; au verso: G Q^uefti fono li Capitoli ouer Rubrice di | qucfto
primo libro | Au verso du }. f. col. 3, I. 11 : G Finita la tauola delli capitoli | Le texte commence au recto
du 3. f. (sign. a): G Incomentia el libro ìtìtulato Quatrire | gÌo del decorfo della uitta (sic) humana Dì
mef I fer Federico Fratre dellordine di facto Do | menico Exìmìo maellro in facra theologia | Et gìa uefcouo
della cipta dì Fuligno: Diuì | deli in quattro libri partiali fecùdo quattro { regni. Nel prìo lì tracia del regno
dello dio I Cupido. Nel fecundo del regno di Sathan; | Net terzo del regni delli uilii. Nel quarto | & ultimo
del regno della dea Minerua «.te di | uirtu. , - Le teMc fìnit au recto du f. 7t>, col. I, 1. 13 ; puis l'Impressum.
el le régistre :abcdefghik|lm Tuli fon terni efcelo la lauo- | la che e duerno l Le verso est btanc.
Parmi les poèmes philosophiques du XIV. siede, qui avaient pour modéle la " Divina Commedia ", le
•* Q^uadriregio *' mefite d'otre nommc le premier, tant pour le développemcni des idces que pour la beauic
(lu stylc — A pan quclques taches d'eau au commencement l'exemplaire est fort bien conserve el compiei
GlOVANNANTONlO DE' BENEDETTI ( I 499- I 500).
68. Meditazione devota. Denota meditatìone In tutto il peregrìnagio dìl |
Saluatore lefu Chril^o. quanto a li principali miiterii j facti per la noltra
i'alute diftincta i articuli fine padl Ix. | (A la tin :) ImprefTo in la inclyta
BOLOGNA - BORDEAUX 59
Fr.cent.
citade di Bologna per Zoan | antonio de li Benedicti. In lanno .M.CCCCC. |
(1500) in 4.** Cart. 30. —
12 ff. n. eh. (sign. A-C) Beaux caract. runds ; 2g lignes par page.
Au recto du prem. f., sous l'intitulé cilé, le coramencemetit du texte : [e] Ontempla o anima fidele comò la
Suma trinità | p eterno configlio Au recto du f. 12, en bas : FINIS. | et l'impressum. Au verso :
LAVDE DIL DOLCE lESV. ( (poème en tercets). En bas: Amen. Finis. |
Livret trés rare qui est reste inconnu a tous les bibliographes. Un timbie sur la prem. page.
69. Platina, Bartholomaeus, [Sacchi],
ìiibcllué |)Inttuc bc f)0
Jtcfta uoIn;jtatc ne
tinlitubiuc.
(A la tin:) Bononi.T Inipreflum per lohanneni antoniù i platonidem
Benedictonim bibliopolam nec non ciueni ] Bononienfeiu (sic) iub Anno
domini. Mccccxcix. die uero .x. | mentis Mail (1499) in 4. Cart.
[Hain * 13056] 50. —
9S ff. n. eh. (sign a-m) Caraclères ronds ; saut' le titre qui est en car. goth.; 2ij lignes par page.
Le verso du titre est blanc. et le texte commeiice à la téle du f. ai! par la préface ,, ad.... D. B. Rouellam, S.
Clementis | Prefbilerum Cardinalem. | — Après la souscription (verso du f. m ii) suit la table et le régistre
qui occupent les 5 dern. fF.
Edition assez rare et recherchée.
70. Poggio, Jacopo. Opera morale. (A la fin :) Et fic habes fplendidilTìme
lector opus editù | per nobilem uirum lacobum pogium | diligèterqj Bononiae
impreffum | per loànem Antoniù platoni | dem Benedictorum Biblio | polam
necnò ciuem Bo | nonienfem fub Anno | domini .M.CCCCC. die | uero.
xxviii. Marcii. Ioanne Ben | tiuolo patre patri^e foeliciter illurtràte. ] (1500)
in 4. Avec la belle marque typograph. d.-veau. [Hain 13169] 75. —
1 f. bl et 81 fF. n. eh. (sign. A-Lj Magnifiques caractères ronds ; 25 lignes par page. Les intitulés de la
préface et des livres singuliers sont imprimés en rouge.
Au recto du prem. f. (Aii): lESVS MARIA. | RELIGIOSISSIMAE, AC VENERAN j dx In Chrifto lefu
Mairi domin.-E CamìUae Ben [ tiuola : Virgini profelTse. ac dedicata; Sanctifiìmas 1 Religioni Sàctae Clarae in
Sacro Corporis Chriftì \ monafterio Bononièfi : lacobus Pogius. S. P. D. j Au recto du f. 3, 1. 15-18: Libro
primo doue fé contiene lo elTer e con | dicione de lanima rac'onale e probatìone de le | fue preclari film e et
exceliente dignità conlìitu- | te dal giorìofo et imenfo Dio. | Au verso du f. 79 : Laus Deo Finis, j lacobì
Carmen ad eandem Camillam e: ali- | um quèuis lectorem. | (6 Hgnes^ En dessous Pimpressum. Au recto du
f. 80 se voit la liste des errata : Perche non e poITibile che uno ogni cofa pof | fa uedere en bas !e
petit re'gistre. Au verso : Tabula totius operis | (3 pages). Le dern. f. a sur son recto la belle marque typogr.
avec les initiales .1. -B. .F. .C. .V. Le verso est blanc. — Trcs bel exemplaire,
BORDEAUX (1524).
yi.Pichotus, Petrus, Andegavus. De rheumatismo, catharrho variisque a
cerebro destillationibus et homm curatione libellus. Burdigalae, apud S. Mil-
langium, 1577. P^*- '" ^^ ^''- 30- — '
252 pp. et -t IT.
Traile curieux et fort rare. A la fin un petit traité de l8 pp. de Michael ReitJeniKs " De novo gummi
purgante ", de 1613.
6o MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
BRESCIA (1472). (?)
EUSTATIUS GaLLUS (1475).
72. Valla, Laurentius. (A la fin:) LAVRENTII Vallenlìs de lingue latine
elegantia : Et de Ego : Mei : Tui & Sui : Ad Ioannem Tortellium Aretinum :
Per me ' Euftacium gallum Brixie opus feliciter impreflum eli. Decimo j
kalendas Aprilis. I .M.CCCC.LXXV. | (1475) in fol. Vél. [Hain 15803] 25.-
188 ff. s. chiffres ni sign. Beaux caraclères ronds ; 3Ó lignes par page.
À la tòte du prem. f. : LAVRENTII VALLENSIS Patricii romani còmentarìolf grà- | maticorum fecundù
elecantiam lingue latine liber primus de no- | mine uerboq? et ex bis duob' còpolìtio pticipio ìcipit. prce-
mium. I La souscription se trouve au verso du dern. f.
Malheureusement notre exemplaire de cette impression extrèmement rare ot recherchce n'a que 1/3 ff.au
lieu de 188. ; quelques ff. som rcemmargés, au reste il est fort bien conser\'é.
Bonino de'Bonim da Ragusa (1480-91)
73. Macrobius, Aurelius Theodosius. Opera. (À la lìn :) MACROBII
Aurelii Theodofii uiri còiularis & illuftris faturnalioR] | libri imprelFi Brixi.-e
per Boninum de Boninis de Ragulìa .M.CCCC. | LXXXV. die ultimo
.^laii. I (1485) in fol. Avec une mappemonde et 7 figures grav. s. bois.
Rei. orig. de bois recouv. de veau noir richement ornem. à froid. [Hain
-10428] 75.-
I f. bl., (manque) et 175 ff. n. eh. ^sign. a-z, &, 3, K, A) Beaux caract. ronds; 37 lignes par page.
Au recto du prem. f. (aiii : SOMNIVM SCIPIONIS EX CICERONIS | LIBRO DE REPVBLICA E.'vCERP-
TVM. I 1 ] VM IN APHRICAM VENISSEM A | Màlio còfule.... F. 4 redo : DE SOM . SCI . LI . I . 1 MA-
CROBII AVRELII THEODOSII VIRI CONSVLARIS | ET ILLVSTRIS IN SOMNIVM SCIPIONIS EXPOSI-
TI- I ONIS aV.\M ELEGANTISSIME. LIBER PRIMVS. | F. 54 recto : MACROBII AVRELII THEODOSII
VIRI CONSVLARIS I ET ILLVSTRIS CONVIVIORVM PRIMI DIEI S.\TVR- | NALIORVM LIBER PRI-
MVS. I L'impressura se trouve au recto du f. 175, I. 33-35. Au verso: Regiftrum huius operis. | (à 4 cols.)
Troisième èdition de Macrobe, très rare comme tous les ouvrages imprimés par Bonino de' Bonini. L'exem-
plaire de Hain avait la date: die. xv. Mail. Dans les impressions de Bonino nous avons rencontré plusieurs
fois de ces différences dans les dates. — Bon exemplaire auquel le premier propriétaire a ajouté une tablc
manuscr. de 4 ff. (XV* siècle,^
74. Propertius Aurelius. Carmina, cum commento Domitii Calderini. (.\
la tìn:) Propertii .\urelii nauts poetse finis. | ImprelTum Brixias per Boni-
num de boninis de Ra | gulìa Anno falutis. .^ICCCCLXXX^'1. xvii. | Cha-
lendas Apriles. j (i486.) in fol. D.-bas. [Hain 4761] 30-—
30 ff. n. eh. (sign. a-h) Caract. ronds ; le petit commentaire à còte du texte : 42 lignes par page.
Le recto du prem f. est blanc. .\u verso ; VITA PROPERTII. | Au recto du sec. f. : Propertii .\urelii
nautae poeta ctarifTimi Elegia 1 rum liber primus ad TuUum | Le texte finit. au verso du f. so. par l'im-
pressum citc plus haut.
C'est la 3" panie de Tédition des irois poètcs lyriques, que Boninus imprimail en 14H3-8Ó — Bon exem-
plaire.
JACOPO Britannico (1485-ca. 1500).
75. Augustinus, S. Aurelius. Incipiunt fermones fancti Auguftini ad fra-
tres I fuos heremitas in heremo commorantes. | (A la fin:) ImprelTum Brixiae
per lacobum Bri | tannicum Brixianum. Anno j Domini ..Nl.cccc.lxxxvi. |
die .V. lanuarii. ] (i486) in 8.° Avec quelques petites initiales. Veau pi.
[Hain *2ooi] 20. —
1 f. bl. [manquc) et 171 ff. n. eh. (sign. a-x, Car. ronds; 26 lignes par page.
Au recto du prem. f. (sign. a 2): Incipit tabula fermonum fancti .\ugurtini cpi & | doctoris ecclelix. Ad
BRESCIA 6 1
Fr.cem.
heremitas. | Au verso du f. 2 l'intitulé et le conimenccment du texle. A la suite des sermons U y a quel-
ques notices historiques sur St. Augustin. Au verso du dern. f., en bas : FINIS | et l'impressum.
Joli volume en petit format. Sur la première page un nom effacé.
76. [Cornelius Neposl AEMYLII PROBI VIRI CLARISSIMI DE VITA
EXCELLENTIVM | IMPERATORVM LIBER INCIPIT FELICITER. | (À la
fin:) Hoc opus Probi Aemilii De Virorum Excellètiù Vita Impreilìt lacobus
Brità I nicus. In Inclvta Brixias ciuitate Anno. M. ecce. IID. xv. Calend.
Octobres. | (1498) in fol. Avee quelques belles init. s. fond noir. D.-vél.
[Hain 5736I 40.-
I f. bl ., 25 ff. n. eh. sig. a-d) Beaux caract. ronds ; -IJ lignes par page.
Le texte commence immédiatement apròs l'intitulé cité, au recto du f. aii ; (N] ON DVBITO FORE PLAE-
ROSQue attice Q.ui | hoc gcnus fcriptura;.... et il fìnit au recto du f. d 6, en bas, suivi de l'impressum. Le
verso est blanc.
Edition fort rare non vue par Hain. Bel cxemplairc très grand de marges, avec témoins. Q^uctques noiules
manuscr. de l'epoque.
77. Persius, Aulus Flaccus. PErfuis eum Còmentariis Ioannis Bri- | tannici
& eius recognitione. | {A la fin:) Imprelium Brixia; per lacobum Britanni-
cum Brixianum anno dili .M.ccccc. die. xxi. Luii. | (1500) in fol. D.-veau.
[Hain * 12732I 30.
34 ff. n. eh. (sign. a-f) Carnet, ronds. de deux diff. grandeurs ; le texte entouré du commentaire ; ()2 li-
gnes par page.
Le recto du prem. f. n'a que le titre cité. Au verso : IOANNES BRITANNICVS BRIXIANVS SENATVl
POPVLOQ.VE BRIXIANO S.\LVTEM. | Au recto du f. 2, 1. il : VITA PERSII. | Au verso du mème f. :
|S] At}Ta Carmen eli: ut Diomedi placet:.. . (36 lignes). le texte commence au recto du f. 3 : IOANNIS
BRITANNICI BRIXIANI COMMENTARII IN PERSIVM AD SE- 1 NATVM POPVLVMdVE BRIXIANVM
CVM RECOGNITIONE. | Il finit au verso du f. 34; au dessous la souscription cité.
Bel exemplaire d'une édition peu commune.
78. Philelphus, Franciscus. Francifci philelfi eqtis aurati: laureatiqj poetae
& oratoris ; ac philofophi | clarilTimi ofones : & nònulla alia opa ; in qbus
omne bene dicendi genus : | omnefqj artis rhetorice partes : ac diuinas
philoi'ophorum : & theologorù | fententi* comperiuntur. | (A la fin :) Im-
prefluni Brixi* per lacobum Britan | nicum die .xviii. lunii .M cccclxxxviii. |
(1488) in 4." Avec la marque typograph. s. fond. noir. Vél. [Hain '129221 40.
1S3 ff. n. eh. et 1 f. bl. (manquel (sign. a-z) Caract. ronds; 3S-39 1. par page.
Au recto du prem. f., en haut ; FRANCISCVS PHILELFVS LODOVICO MARIAE SPHOReia; | barbi
duci: ac ducali primario locumtenenti fai. pi. d. | Cette dédicace (19 lignes) est datée : Mediolài ex a^dibus
meis. vi. Kalèdas lunias .M.cccclxxxi. 1 Suit l'intitulé cité et, apres. la table de l'ouvrage. Au verso du 2.
f., le texte commence : FRANCISCI PHILELFI Oratio parentalis de diui Francilci fphortije | Medìolanenfium
ducis felicitate. ) Le volume renlerme quelques pièces en italien, p. e., f. 53-36: Canzon morale — a lin-
contrata dil uefcoue di pania lacobo borrhomaeo. p. 172-173 : Inftructione del bè uiuere — a Philiberto in-
clyto duca de Sauoglia. Le texte finit au recto du f. 183, suivi de l'impressum. du petit régistre et de la
marque. Le verso est blanc.
Superbe exemplaire frais el net.
79. Philelphus, Franciscus. Epistolae. (À la fin :) Impreffum Brixias per
laeobuni ! Britannicum Brixianum. j M.cccc. Ixxxv. die [ vii. Mali, j (1485)
in fol. D.-veau rouge. |Hain '12933] 60.
1 t. bl. et 133 ff. n. eh. (sign. a-z, &. d, ti) Beaux caractères ronds; 4( lignes par page. .\u recto du
prem. f. (aii): FRANCISCI pHILELFI EpISTOLARVM LIBER pRIMVS. ] FRANC SCVS pHILELFVS LEO-
NARDO IVSTINIANO SALVTEM 1 pLVRIMAM DICIT. | Le WI» et dern. livre des lettrcs finit au verso
du f. I5-(. A la page opposée se trouve le REGISTRVM | Le verso du dern. f. est blanc.
62 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent
Pormi Ics Ifiires y contenues nous signalons Ics deus suiv. : Vladislao Hungarlae regi 'f. h 3, verso) et
Isidoro Cardinali Ruteno (f. 0 6, verso).
Trcs bel exemplaire tout à fait non rogne.
80. Polybius. POLYBl\'S HISTORICVS i DE PRIMO BELLO ] PVNICO ET
PL\' I TARGHI PA | RALELIA. I Brixiae, per lacobum Britannicum, 1498.
in fol. Br, [Hain * 132 50.] 15.-
Exemplaire incomplet de ce volume très rare. Il coniient les 2b premier* feuillets, Ics 6 dcrniers, c'est
à dire l'exlrait de Plutarque, y manque. Très grand de marges, prcsque non rogne.
8i. Solinus, Caius Julius. Solinus De Mirabilibus Mundi 1 (A la fin;) So-
linus de mirabilibus mundi Brixi;e per lacobum Britanicum imprellus I Anno.
MCCCCIIC. Die Vigefimo Nouembris. ' {1498) in foL Avec une très belle
init, s. fond noir. D.-vél. dos dor. [Hain *i4883l 50.-
S ff. n. eh., i f. bl., XXXIHI ff. eh. (sign. A, a-e) Caract. ronds, 44-45 Hgnes par page.
Le recto du prem. f. porte le litre en caract. goth., le verso est blanc. F. 2. recto :,TABVLA. | [à 3 cols.)
F. 5, recto, en bas : Bartolinus Atrienfis Luca- Paffo lureconfullo Excellcntiflìmo. S. D. P. | Cette épitrc est
datée : Brixia fexto Klen. Decèbres .M/cccciic. | Suit: Caius lulius Solinus Autìo fuo. Salutem Dicit Plu-
I imam. | (f. 5 verso] Le texte commence au recto du prem. f. eh. : De origine & Ipibus urbis Romae & mcn-
libus tfc diebus intercalaribus. Caput. I. | Cette page est ornéc d'une belle initìale figurée S : demie ligure
d'un Saint moine, boÌs ombre s. fonJ noir. F. X.\XIIII, recto, en bas : lìn Ju icxtc et impressum. Le verso
est blanc.
Très bel exemplaire grand de marges avec beauc. de lémoins.
82.Statuta Brixiae. (L ì" nomine fancte et indiuidue trinitatis et glorio-
fiinme dei geni- | tricis & femper uirginis Marie & beatillìmi euangelifte
fancti Marci necnon | & beatorum martìrum Fauftini ac Jovite & totius
curie celeltis lìatuta com- | munis Brixie incipiunt. j (A la fin ;) ([ Ad
honorè dei : <S: genetricis eius semp uirginis Mari:v. Impila fuerùnt hec
llatu 1 ta ualde correcta. p Jac. Brita. de pallazolo. ano dni. 1490. die.
8. mèfis. Decèbris. | in foL Avec une grande et superbe figure grav. s, bois
au trait. D.-veau. 200.
I. Staiuta poiestatis; 13 ff. n. eh. et i f. bl. (sign. a. b). II. Staluta civilia; 5^ ff. n. eh., desquels le 4.
est bianc. (sign.-.d.d-i). III. Statuta eriminalia; 41 ff. n. eh. et 1 f. bl. |sign.-. k-o). IV. Statuta clausorum
et victualium; 43 ff. n. eh. et 1 f. bl -{sign.-,p-tì. V. Statuta mereantiae; 30 ff. n. eh. tsign.-. u-y). Beaux
caract. ronds; les intituics en caract. gothiques ; 43-45 lignes par page.
Le recto du prem f. est occupé dune magnifìque figure dans la forme dun autel. 271 s. 203 mm. ; les
armes de la ville de Brescia, un lion debout, tourné vers la gauche, renfermces dans un médaillon richemcnt
ornemenié et suspendues sous un enseigne avec rinscriplion : LEGES BRIXIANAE. | Au verso conimence-
ment de la table de la prem. pt'e: G De facrò (sic) Bendo p ftatutarìos Les prem. 4 ou 2 ff. de chaque
panie (sans sign.) contiennent les tables. L'impressum se trouve au verso du f. iH de la V" plie. (y 2) en
bas: il est sutvi de quelques pièces supplémentaires. Au recto du f. 2o. la petite table des matiires (16 li-
gnes) et la petite marquc Ij'pograph. s. fond noir. avec les initiales A. B. Le verso de ce dem. f. est blanc.
Superbe exemplaire complet. avec tous Ics ff. blancs. fort grand de marges. avec lémoins. Cette cdition
des Statuts de la ville de Brescia, précicusc et remarquable à eause du beau frontispice grave, est restée
inconnue tant à Audiffrcdì qua Hain.
Angelo Brit.\nnico da Pallazolo (1488-1508).
83. Borro, Gasparino. Triumphì: Sonetti: Canzon: t Laude , dela Gloriofa
madre de dio vergine Maria : Coni | porti per il Reuerendo padre fratre
Galpari- ] no Borro : Venetiano : dil facro ordine | di ferui. In lacra theo-
logia doctor | excellètillìmo : Stampate ì Bref- | fa p Anzolo Britànico :
cu gra I tia che niuno li polfa lUpar I (A la fin:) ImprelH in Brelìa
BRESCIA 63
Fr.ccnl.
CU5 Ogni diligentia | per maiftro Angelo Britànico da Pallazo | lo. die .xxiij.
Octobrio. Mcccclxxxxviii. | (1498) in 4."* Rei. d'ais de bois. [Hain 3663] 200. —
102 ff. n. eh. (sign. a g. A-E) Caract. goth. 36 lignes par page.
Au recto du prem. f. l'intìtulé avec la meniion du privilège (i8 lìgnes). Au verso : Tabula de li Triumphi
(à 2 cols.) Au recto du f. 4: Finis | Regiftrura huius operis | Au verso: (^ Ali Reuerendi padri: Maìflrn
Philippe Cauaza : Maiftro Benedelo I Mariano: Venetiani : in facra Theologia Doctorì excellentiflimi. | Le
texte commence au recto du f. 5 (sìgn. a) : Triùpho.j, Dela bontà diuina | U Cominciano li excellenlilllmi :
e deuo- | tiffimi Triumphi de la gloriofa vergine | Maria. Còpofti per il Rpuerendo in ] facra Theologia : e
poeta digninimo mai | Aro Gafparino Borro da Venecia del , facro ordìe di Serui de la virgìe Maria. | Au
verso du f. io2 ; Sonetto di Maeftro Alexàdro loda delor | dine di feruì a Lauctore. | En bas ; G Finiffe li
Triumphi Sonetti Canzone e | laude de la madona : comporti per el Reuerè j do padre frate Gafparino Borro
Venitia | no del facro ordine di ferui : in facra iheolo- [ già Doctor excellentidìmo : Reuitti p el Re | uè-
rendo padre maiflro thomafo da cremo- | na e tratre Simone dal caftellazo del dicto | ordìe : £ Ju. Baptirta
boeneto poeta dignilTìmo : ImprefìTi in Brefia....
Ni Hain, ni Audiffredì n'onl vu cet incunablc singuliòrement rare. Une description peu exacte se trouve
chez M. Copinger.
Superbe exemplaire très grand de marges, avec nombreux tcmoins.
84. [Brescia] Statuta Brixie. | (A la fin :) ([ Imprimi fecit : Iblerti cura :
hoc ftatutoi^ uolumè : cu | tabula quadam nona : & admodum neceffaria :
I necnò cum multis litteris ducalib'. An- | gelus Britanicus Ciuis Brixianus |
Anno Domini nortri lefu | xpi. 1508. Die ultimo | Nouembris. | in fol.
Avec quelques petites initiales et la marque typograph. s. fond noir. Cart, 75.—
13 ff. n. eh., I f. b!. 15 ff. n. eh., i f. bl. et i88 S. n. eh. Beaux cqract. ronds.
Au recto du prem. f. le titre en caract. goth. et un petit avant-propos ; Angelus Britannicus ad lectorem |
L'impressum se trouve au verso du f. 366. Les 22 fF. suivants sont occupés par les " Statuta Mercancle ,,
etc. La marque typograph. se trouve au recto du dern. f. ; le verso est blanc.
Très belle édition rare. Excellent exemplaire fort grand de marges, aygc témoins.
85. lustinianus, S. Laurentius. Opa diui laurètij | iultiniani venetiarù |
prothopatriarchse. | (A la fin:) H:ec diui Laurentii lufiiniani patricii Veneti
protopatriarch:eq> di- | gniOlmi tam admiranda opufcula Brixi:e per me
Angelum Britannicù | eiufdem urbis ciuem imprimi curauit uenerabilis Ca-
nonicorum con- | gregationis i;incti Georgii in Alga generalis Rector D.
Hieronymus | Caballus Brixianus impofita e(ì ultima manus quinto ca-
lendas Apriles anno a ialutife- | ro uirginis partu. M . D . VI. | (1506) 19
pties. en 2 vols. in fol. Très belles reliures originales en veau vert richem.
ornem et dorè en forme de bordures entrelacées ; aux milieux des plats
un écusson blanc ;, tranches dorées et ciselées. 150. —
Contenu : I. Epist. dedicat. et Tabula. 8 ff. Bern. lustiniani vita B, Laurentii, 1 4 ff . Lignum vitae, 92 ff.
De disciplina et perfectione monasttcae conversatìonis 64 ff. De spirituali et casto verbi animaeque connubio,
96 ff. Fasciculus amoris in coena Domini, 70 ff. De triumphali agone medialoris Chtisii. 104 ff. Opusculum
de interiori conftictu. 26 ff.
II. De interiori conflictu, 26 ff. Sermones in Sanctorum solennitalibus, 83 ff. et i f. bl. De corpore
Christi, 14 ff. De vita solitaria, 33 ff. Opusculum de contemptu mimdi, 34 ff. De compunctione et com-
planctu christianae perfectionis, 20 ff. Opusculum de spirituali interiiu animae, 30 ff. De instilutione et re-
gimine praelatorum, 68 ff. De obedientia, 54 ff- De humilitate. 56 ff. De perfectionis gradibus. 38 ff. Epi-
stolae, II f., plus i f. bl. et Imprimentium errores, 2 ff. — Il n'y a pas un titre spéc. pour le sec. voi.
Magnifique exemplaire de tonte fraicheur.
Superbe impression en gros caract. ronds; l'intìtulé grave en bois en car. goth. Chaque traile a sa pagi-
nation et sa signature partìculìères. Le traité " De connubio verbi et animae ,, se trouve deux fuis dans le
prem. voh de cet exemplaire.
86. — Idem liber. Eadem editio. Voi, II. in fol. Magnifique reliure originale
64 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
d'ais de bois, recouv. de peau de truie ornem. à froid, av. ferm. Ex libris
ancien. 50. —
Bel exemplaire irès frais et intacle. Lcs initiales laissées en blanc, sont joliment peinles en rouge et bleu.
87. Macrobius. Macrobii de Somno Scipionis : nec | non de Saturnalibus
libri : funi- j ma diltgentia fuo nitori refti- | tuli funt : In quo plufq ter |
mille errores corrigun | tur : grscùqj quod | ì olim impreflìs deerat fere
oì I bus locis re | ponitur. | Macrobius Lectoribus. i Qui mutilus dudum
etc....(A la fin:) Macrobii Aurelii Theodolì uiri còfularis & illuftris fatur-
naliorum li | bri imprelll Brixi« per Angelum Britànicum M.CCCCCI.
Die. xviii. I menfis lanuarii. 1 (1501.) in fol. Avec une mappemonde et
d'autres figures grav. s. bois. Ais de bois, dos en veau. 30. —
Bonne édition estimée. Peu piqué de vers.
88. Turrecremata, Johannes de. Queliiones fuper 1 euangeliis to | tius
anni. | ....(A la fin:) Imprelle Brixie An i no. .Nl.cccc.xcviij. die. ij. Junij
per Ange | lum Britànicum de palazollo : ad laudem dei Z eius genitricis
marie. | (1498) in 4. Avec la marque typographique et des initiales. Vél.
[Hain 15718] 50. —
166 ff n. eh. (sign. a-v) ; petits caractères gothiques ; 45 lignes el 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. contient le titre qui fail aussi mention du nom de l'imprimeur et de son privilège.
Au verso : C Epiftola fratris Gregorij Britànici In opus hoc diuinù. R. d. d. Joiinis de Tur- | re Cremata
— Ad lectorem. ] A la page opposée : Tabula huius operis | cólinel quelliones .cccxviij ... Le texte com-
mence à la tète du 6*^ f. (a) ; Prologus. | [f] Acro Z colè | dKTimo reucrendiflìmo | rù ptaru^ (fìc) fancte. Ro.
ec l clefìe.... A la fin du texte, le petit régistre et la marque de l'imprimeur se trouvent au verso du l6<).
f. — Exemplaire assez bien conserve de cette édition rare non vue par Hain. Le titre timbré.
Angelo e Jacopo Britannici, fr.\tei.li.
89. S. Bernardus. Opufcula Diui Bernar j di Abbatis Cla | reuallenfis. | (À
la fin:l Cafligata funt hec opera Diui Bernardi Abbatis Clareuallèfis p ve- j
nerabile Monachi! diìm. P. de Brixia. Impreffaq; p Angelum t la ' cobù
de Britànicis fratres in alma Ciuitate Brixie ad laude omnipo j tentis dei
nec nò t matris eius virginis marie. Quinetià Z Diui Ber- | nardi, die. xviij.
.\Iartij. M.cccclxxxxiiiij. i (1493.) in 8° \él. (Copinger 994] 30. —
348 ff. n. eh. (sign. A, B, a-z. f , o. 1f, A-P) Petits caract. goth. ; 40 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du f. l le titre en gros caract. goth. ; le verso est blanc. Au recto du f. 2 : C Philothei mo-
nachi ' De ulta & moribus Diui | Bernardi.... | .... Car- | men encomiafticon. ) Ce poèmc. qui pone, à sa fin
la date : Edita Brixi». iii. idus febru. M.cccclx.x.xxiiii. | , ainsi que la suivante : Tabula operiì qux in hoc
uoluminc continentur | (f. 17 verso et 18 recto) sont imprimés en caract. ronds; 14 lignes par page. Le verso
du f. 18 est blanc. Le texte commence au recto du f. 19: Deprecatio (sic) ad gloriofam virginè. 1 Au recto
du f. 348 un petit épilogue et l'impressum. Le verso est blanc.
Édition rare non mentionée par Hain ; remarquable à cause de ses jolis caract. Bon exemplaire.
90. Juvenalis, D. Junius. Comentarii loannis Britannici In lune- | nalem:....
(A la fin :) Impreflum hoc opus Brixi;e ab Angelo «S: lacobo Bri- | tànicis
fratribus :.... | Anno a Natali chri- | fli quingentefimoprimo. | (1501)
in fol. Br. Avec témoins.
40.
(ì ff. n. eh. et CXXXVIII fV. eh. Caract. ronds; le texte entourc du commentaire. Très belle édition as-
sez rare.
BRESCIA 65
Fr.cent.
91. Juvenalis, D. Junius. Autre exemplaire de la méme édition. Vél. 50. —
Cet cxemplailc tris bien cimservc est prèciidci de 6 IV. manuscr. en ilalien, Jatés de l'année 1537, qui con-
liennent Ics cléments de la grammaire, les dix cnmmandements. avcc leur eNplìcalum. quelques piieres eie.
— Q.uelques limbres s. les marges.
q2. Paraldus, Guilielmus, Episc. Lugdun.
Sumnia aurea (sic) de
virtutibus
Z viciis.
(À la fin :) Ad Laudem t honorem domini noftri ie | fu chrifli. nec nò
matris eius virginis Ma | rie: Hoc preclaruin opus Summe virtutù Z vicio-^c:
Iris aureis merito fcribèdù. Imp | mi fecerùt his pulcherrimis littera'^
chara | cteribus Angelus Z lacobus de Britanni | cis de pallazolo : fratres.
In Alma ciuitate. | Brixie. die. 24. Decembris. I494. In quo | quidè opere
qjta lìt adhibita diligètia. Le | ctor facillime. dignoffcet | (sic) pet. in 4.
Vél. [Hain M2389I 33-—
219 ff. n. eh., l f. bl.. l(V( ff. n. eh. (sign. a, a-lf et A-U) Jolis petits caractères gothiques ; 50 lignes
et 2 cols. par page.
Le litre est, sur son verso, suivi de la table (23 pp.) L'int tuie du texte est imprimé en rouge : C Rcueren-
dillìmi ac Eximij facre thco- | logie doctoris fris Gnlielmi (sie) paraldi. Epi | Lugdunenfis. ex facro ordine
predicato- | rum in Summà fuà de virtutibus £ vi- | tijs. Prologus. Feliciter Incipit ?c, | Les 2 pties., " de
virtutibus ,. et " de vitiis „ soni séparées par un f. blanc. La souscription se Ut au verso du dern. f.
suivie du petit régistre. — Audiffredi II. p. IbS : Character semigothicus est et minutus valde, nitidissimus
tamen ; meriloque a lypographis, pitlcherrimits appellatus.
q3.Statuta communitatis Bergomi. (A la tìa :) ([ Ad laudem omni-
potentìs Dei : Ac GloriofilTiniie Virginis Mariae eius Matris : | Nec non
diuorum Martirum Vincenti & Alexandri : ac continentilTim^ Grath^e |
Berg. protectorù & deffenforum : Expliciunt Statuta Magnifiche communita-
tis I Bergomi : non minus iufta q lancta : per SerenilTìmum ducale domi-
nium noflrù ] Venetorum nouilTime confirmata: & prout ad litteram & or-
dinem lacent fan | cita & approbata. Brixi:e per Angelum & lacobù fratres
de britannicis : omni cu | ra ac diligentia impreffa funt. Anno domini
noftri lefu Xpi. 1491. xv. kl'. lanuarii. | in fol. Vél. [Hain 14996I 150. — ■
I f. bl., 3 ff. n. eh., 1 f. bl. 210 tT. n. eh. et i f. bl. (manque) (sign. — . a-z. &, o. i^, aa-hh) Beaux
caract. ronds ; 4.f, lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc ; au verso : G Errores quos aduertimus defectu archetipi &■ imprelTinnis :
in ftatutis anteferi- | ptis : funt inferius regiftrati : uidelicet. | Le verso du 2'' f. est blanc. Le 3^ f. contient
une préface sans intìtulé ni souscrìptìon : [n] Eminem omnium qui preclarum aliquid fancteqj fcripium
de repu- [ blica tradiderunt.... Le texte commence au recta du f. a 2 : [i) N nomine fanctillimae & indiui-
duae Trinitatis : Ac gloriofìflìmae dei [ genitricis Marios uirginis : C Hec infrafcripta capì 1 tuia & or-
namenta inferius ordinate impreffa : funt ffatuta : & municipalis lex | Magnifica còitatis Bergomi nouiiìime
còpillata (sici : per fapientes & Spectatos ci ] ues Confenfu ciuitatis ad hoc fpecialiter ellectos : Cum uete-
rum flatutorum & \ ordinum correctione : .... Le texte est divise en 12 partìes ou « Collaliones >», et fìnit
au verso du f. 210 (hh. 5) par l'impiessum cité.
Première édition fort rare des Statuts de Bergamo. La première page de chaquc partic est ornée d'une bor-
dure peinte en couleurs. de fìgures, animaux, fleurs etc df»nt quelques-unes ne manquent pas dorigìnalité.
Exemplaire use, dont les marges sont couvertcs de notules manuscritcs. Une table manuscrile aiuuice par
lancien propiiciaire. precède le tc\te.
La Bibliofilia, volume II, dispensa i*-2* 5
66 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
Battista Fargexgo ou Farfengo (1490-1500).
94. Ephrem, S. Syrus. Opera. (A la fin ;) ImprelTum Brixie per prelbyteu^
Baptiflà Fargengo Anno dui \ M.cccc.lxxxx. Die. xv. Mentis Noueiuber.
(sic) I (1490) in 4. D.-vcl. [Hain 6596] 60. —
71 ff. n. eh-, et I f. bl. (sìgn. a-i) Caracicrcs ronds ; .jo lignes par page.
.■\ la ttfte du prem. f. : Epifiola fratris Ambrofii in traductionc Ephrem ; | Ambrofius monachus Cofmo fuo
uiro clariflimo prima falutc. I — Au recto du sec. f. : Sermo fancti Efrem de pcenitenila. | Après les au-
trcs sermons. au verso du f. 39: Incipit libcMus eiufdem de Pccniteniia. | f. 34 verso: Incipit eiurdem Li.
de Antichrirto. | Suivent quelques autrcs sermons. la dern. picce. commen<;ant au verso du f. 63. èst intitulé:
Laudatio lei lofeph patrìarcha: : a beato Ephrè fyro edita, j L'impressum se trouvc à la fin du f. 70. Le recto
du f. 71 est Mane. Au verso : Tabula fuper fermonos Ephrem diaconi : fecundum iradu- \ ctionem Vcnera-
bilis patris Ambrofii Camaldulenfis. l (33 lignes).
Editto princeps rarissima quasi incognita. — M. Hain ne l'a pas vue et M. Gracsse écrit : « Cette édi-
lion n'est pas du lout constatée. « — Nolre excmplaire est assez bicn conser\'c. sauf quelques taches Ic-
gères d*eau. Le f. bl. est couvert de scntences de la main d'un anc. possesscur du volume.
Bernar di no Misinta ( 1 4 9 2 - 1 5 o o) .
95. Aquino, Thomas de. Còmètù Angelici ac fubtilinìmi docto- | rif fancti
Thome de aqno almi pdicatorj: [ ordìs in libros phìco*4: ArJ (A la fin:)
Explicit comentu^ fuper libros phifico | rum editù ab eruditilllmo | ac
fubtiliffimo I facre theologie magiftro ac diuo thonia | de aqno fncri pdica-
torum ordinis. Anno | incarnationis. 1.4.8.0. | in fol. Vói. color. [Hain
*i527] 50.—
1 f. bl. imanque) et 141 ff. n. eh. (sign. a-s) Caract. goth. ; -jH lignes et 2 cols. par page.
L'intitulé cilc. au recto du f. a 2. est imprimé en rouge, et le texte commencc immédiatement après: ...
Lee. pma. [ [ ] Vonià ìtelligere Dtigii | circa ocs càs .... Il finii au verso du f. 140. en bas : ....bcnedielus
in fecula 1 feculorum. Amen. 1 Puis Tìmpressum. Au recto du f. i |i : Regiftrum | (à 2 cols.) Le verso est blanc.
Bon exemplaire compiei de ce rare volume, qui sera à attribucr aux presses de Bernardinus de Misintìs.
Piqùres insignif. vers la fin.
96. Baptista Mantuanus, Carm. Reuerendi fratris Ba- | ptiftae mantuani |
Carmelitae de | patientia au- | rea libri | tres. [ (A la fin:) Impreffum Brixise
p Bernardina Mifintam Papienfeni | iii. Cai. lunias. Anno TheogonÌ:e.
M.cccc.xc.yii. I (1497) in 4^. Vél. [Hain *2404] 30. —
116 ff. n. eh. {sign. a-p.) Beaux caract. ronds ; 30 lignes par page.
Au recto du prem. f. le titre cité en caract. goth. ; le verso est Mane. Au recto du sec. f. : HELIAS CA-
PREOLVS BRIXIANVS IOANNI | TABERIO. S. 1 lettre datee : Brixix. ÌÌÌÌ. Nonas Decembres M.cccc.xc.vi. |
Au recto du f. 3 : INDICES LIBRORVM. 1 Cette table finit au verso du f. 5, suivie dune lettre de Bat-
tista à Francesco FantuTzi. F. 6 verso est blnnc. Le texte commence au recto du f. 7 : LIBER PRIMVS |
Venerandi Fratris BaptiOae Mantuani Carmelilx | Theologi ad Carolum Antonlum Fantucium patriclum \ bo-
non. Ifagoges ad patiètià : Liber prìmus & cap. primìi. | La fin du tcxle et l'impressum se trouvent au recto
du f. 116. Au verso : loànis Taberii Brixiani ad H^lìam Capreolum amicoriì | optimum Aniigraphia. | (14 di-
siiqucs) puis : rtA07, \
Dans ce traile sur Ics maladies du corps et de lame Ìl y a un chapitre fori inlcressant sur un hért-iique
Giorgio di Novara, brulé ì» Bologna.
Bel excmplaire t-rand de margcs.
97. Baptista Mantuanus, Carni. Aeglogae fratris baptiltac Ma | tuani
Carmelitae de honeflo [ amore et foelici eius exitu | cum quadam alia
aeglo 1 ga còtra amorò no | uiter addita. | (A la fin :) Brixiie Impreflit per
Bernardinum Mìrintà de Pa- | pia. Anno domini M.D.II. Idibus Sextilibus. |
(1502) in 4. Avec quelques initiales sur fond noir. Cart. ou vél. 20. —
42 ff. n. eh. Car. ronds ; l'intìtulé en gros car. goth. Livrct asscz rare, dédié >« Paridi Cercsario, »
BRESCIA
67
Fr.cent.
98. S. Bonaventura, ord. min. Opufcula t tractatus q; plurimi 1 Sancii
Bonauenture Car \ dinalis ordinis | minorù. | (À la fin:) C! Libri Z tractatus
vna cum oratione in vi | tam Z miracula fancti Bonauenture : gene- ] ralis
quondam miniftri fratrum minorum | Cardinalis epifcopi albanetls Z facre
theo I logie doctoris feraphici : per Bernardinum | Millntam pap. iumptibus
Angeli Brità | nici : vigilanti cura imprelTi finiunt felicitar. | Brixie : Anno
gre. M.cccclxxxxvij. pridie | Calend'. Januarij. | (1497) in 4." Cart. [Hain
3466] 30.-
302 ff. n. eh. (sign. a-z, t. 3, A-N) Beaux car. goth. ; 44 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. l'intitulé en gros caract. Le verso est blanc, de mème que le redo du f. siiiv. Ali
verso du 2. f. : Hec funi opufcula : Z Traclat' : Q.ue in hoc volumine continenlur | Le leste commence au
recto du 3. f. : Prologus in breuiloquiù | C Incipit breuiloquiù Sancti Bonauè | ture Cardinalis ordinis mi-
norù. 1 Au verso du f. 2y() : O Reucrcndiffimo .... D. Juliano de Ruuere .... Cardinali Sabinèli .... Octauianus
aduocalus eiufdem obferuantiirimus. | Au recto du f. suiv. : Oratio in vitam ? merita diui Bonauè- | ture,
per infignera iuris vtriufq? doctorè di- j fertiirimum Octauianù de Martinis Su- ] eflanum : facri palaci] apo-
ftolici clarum ad- 1 uocatum conlìftorialem. ] La fin du teste et l'impressum se trouvent au recto du f. 302.
dont le verso est blanc.
Très bel exemplaire, avec témoins.
99. S. Bonaventura, ord. min. (E Opufcula fancti Bonauenture ordi | nis
minorum de obferuantia | Cardinalis
Z docto I ris eximii. | C Aureis notis
digna. Im- | primi nuperrime in lu- |
cem edita. | (À la fin :) (E Impreffù
hoc opus mira arte folertiq; | cura p
Bernardinuj de millntis : fumptib' |
Angeli britannici de Pallazolo ciuis
Bri I xie. in alma ciuitate Brixie. die.
xvij. Dece | bris. M.cccclxxxxv. Ad
laude omnipo- | tentis dei : t genetricis
Marie. | (1495) in 4. Avec une char^
mante niarque typograph. grav. s. bois.
Cart. [Hain '3467] 50. —
17K ff. n. eh. et I f. bl. (sign.
goth., -14 lignes et 2 cols.
N.° ')')■ S. Boìiavi'iituìa.
4 ff. n. eh., I f. bl.,
—, a-q. aa-gg) Caract.
par page.
Au verso du titre, en gros caract. et longues lignes
la table des ouvrages. Les 3 ff. suiv. sont occupés
d'une autre table plus dctaille'e. Le teste commence au recto du f. aij : De informatione nouitiorum. Prima
pars. I Le verso du f. 120 (q;) est blanc, et au recto du f. aa une seconde partie commence r Stimulus amo-
ris. I Q Incipit ftimulus amoris feraphici Bo | nauenture cardinalis ordinis minorù olim \ generalis. \ Le teste
finit au verso du f. 178, par l'impressum cité. En bas la superbe marque typograph., bois au trait, 69 s.
51 mm. : les initiales BM surmontiies d'une couronne, au dessus de laquelle deus anges agenouillés sup-
portenl le disque de St. Bernardin avec le S. Nom de Jesus. Cette marque, esécutée avec finesse et élégance,
morite d'ètre mentionnce comme un des rares spécimens de la xylographie de Brescia.
Bel exemplaire. Un timbre sur le tilre.
100. S. Catharina Senensis. Dialogus Seraphice ac Di | uè Catharine de Se-
nis I cum nònullis aliis ] orationibus. [ (A la fin :) Explicit dialogus. Dine
ac Sera | phice Catharine de Senis cum cer | tis orationibus per eam factis :
ac- I curatilTime Impreffus" ac emenda- | tus In alma Ciuitate Brixie per |
68 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
Bernardinum de mifintis de Pa | pia die quintodecimo menfis Apri | lis.
M.cccc.lxxxxvi. I (149Ó) in 8.'' Veau. [Hain *4693l 30, —
191 ff. n. eh. et I t. bl. imanquc (sign. a-z. t) Pclits caract. goth. : 40 I. et 2 cols. par page.
Au reto du prem. f. T ìnlìtulc cilé; le verso est blanc. Au recto du f. 2 : Marcus Ciuilis Brìxian ' Fra |
tri Paulo fancheo Aragonenfi fa- | cri obferuanlìs predicatorura ordì- 1 nis .S.P.D. | Au recto du f. 4 : Epi-
flo!a Diuì Stephani Car [ ihunenlìs. [ Le lextc commence au verso du f. 9. col, 2 : Incipit lìber diuinc doc-
irine da | te per perfonatn eterni patris intelleciui loquent'admirabilis ? alme 1 virginis chalerìe de fcnis
yhu xpi I fponfe fidclinime iibi. fub habiiu ] beati dominici famulantis conferì | plus .... F. 161 verso —
181 recto : prières choisies de Ste. Catherine. F. iHi verso : Pij fecundi pontificis maximi | in vitam cano-
nizatione? beale Ca | iherine Senenfis Epiftola. | F. 185 recto — 1H6 verso quelques vers, en panie de Pio li.
en honneur de la Sainte. Le recto du f. 187 est blanc. Au verso : Incipit tabula capitulorum : ora [ tionum....
À la fin de cette table. f. 191 verso, limpressum.
Joli exemplaire regie.
lor.Theophilus Brixiensis. THEOPHILI BRIXIANI : DE VITA SOLITA-
RIA : ET CINILI ; AD IXVICTISS. PRINCIPEM GVIDO- j NEM VBAL-
DVM MOXFERETRI\M \'RBINI I D\'CEM. DIALOGVS. | (À la fin :)
ImprelTìt Brixias Bernardinus Milìnta Papien ' fis chalcographorum caftigan-
tiif. I Hieronymo Donato Praetore \ eminentiff. Anno Theo j gonia?. M.cccc.
xcvi. ] (1496). in 4.° Br. [Hain *i5489] 30. —
37 ff. n. eh. et I f. bl. imanque) (sign. a-e) Beaux caracl. ronJs ". 30 lignc^ par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso : Theophili Brixi. Carmen Erotemalicon. 1 Au verso du f. a 2 ;
THEOPHILVS BRIXI. ILL. PRINCIPI GVI | DONI V. MONTE. VRBINI DVCI. S. | (16 1. en prose). Le
dìalogue mcme (en vers) commence. sous lintitulé cité, à la page opposée (a 3I. 11 finii au f. 18 a. Au
verso du mème f. : Theophilus Brix. Magnifico Ludouico Martinègo fuo. ) (8 I.t A la page opposée (e 3) :
THEOPHILI BRIXIANI DE VITA ET MORIBVS | DIVI BERNARDI ABBAE isic) CLARAVALENSIS 1 CAR-
MEN ENCO.MI.^STICON. 1 \ la suite de ce poi^mt (pp. ■^3-36) il y a quelques hymnes du mime autcur.
puis. f. 37 recto : Helias capreolus Augurtino Aemylin. S.P.D. | , au verso un épilogue du typographe et
limpressum citc.
Bel exemplaire. avec témoins.
102. Vegius, Maffeus, Laudenlls. ([ Mafei uegii laudenfis dialogus ueritatis
& philalites ad eullachiù | fratrem. Incipit feliciter Philalites. | (A la fin :)
C Impreffuni Brixiae per Bernardinum de milìntis de. Papia anno. |
M.cccclxxxxvi. die. xii. Maii. ' (1496) in 4." Avec une init. s. fond noir.
Br. [Hain 15930]. 20. —
6 fif. n. eh. (sign. a) Caract. ronds ; 40-42 lignes par page.
Le texte commence immcdiatement sous l'intitulc citc au recto du prem. f. (al : i Q) Vjenam es tu mnr-
talium : qua? per uafta hxc mon | tium .... Il finit au verso du f. (ì. cn bas : ] mus. Verilas Atqj ego te
fequor libens. Finis. ] Puis Timpressum.
Bel exemplaire dune impression rare.
Arundus de Arundis. (1500?)
(Seule impression)
103. Capreolus, Helias. Ictus. Brix. Chronica de rebus Brixianonim. (A la
fin :) OP\S BRIXI.VH DILIGEXTER I.MPRESSV.M 1 PER ARNXDVM DE
ARVNDIS HORTA [ TV ET A\'SPITIO CLARISSIMl. D. D. FRANCISCI
BRAGADIXI \R- BIS ET AGRI PRAETORIS ! IVSTICIA, PIETATE, ET
I SAPIEXTIA IXTE [ GERRl.MI. \ CV.M PRIVILEGIO | S. d. (ca. 1500)
in fol. Avec un beau frontisp., une grande carte géograph. et plus, belles
init. s. fond noir. D.-veau [Hain 4408]. 200. —
10 ff. n. eh. et 74 ff. (chilTrcs I-LXXIII) (sign. —, A-N). Caracti;rcs ronds ; .(1 lignes par page.
Sur le recto du prem. f. on voit une belle gravure occupant la page entière. un autel. avec l'inscriplion
BRESCIA — CAMERINO — CASTEL CORTESIO 69
__ Fr.ceni.
(gravée): VRBIS | BRIXIAE | CRATISSIMAE | PATRIAE | MONVMENTV | AETERNITATI [ SACRVM. |
V. S. L. M. I En haut, deux enfants lenant les armes de la ville de Brescia, en bas un paon. Sur le verso
du prem. et le redo du 2. f, il y a ia belle carte du districi de Brescia. Le verso du f. 2 est blanc ; fol. 3,
recto : C Index eorum : qua; precipua in hoc opere per chartas conttnenlur. | fol. 8, verso : Correctìones
eorum buie operi admifforum. I fol. (j. verso, 1. 13 : Rondus Brix. Ad Lectorem. | (7 lignes) Le recto du
fol. 10 est blanc. sur le verso : C. Baptiftae Mant. Carmelitx poetre celeberr. in Helife | Capreoli de rebus
Brix. Chronica. | (poòme de ih lignes) puis un petit index** des autorìtés. En tòte du f. I : HELIAE CAPREOLI
IN CHRONICA DE REBVS BRIXIA \ NORVM AD. S. P. Q.. BRIXIANVM PROOEMIVM. ] Le teMc com-
mence au recto du f. II et se finit au verso du f. LXXIII, sutvi du petit régistre et de limpressum.
(ìuoique Maittaire, Orlandi et Hain mentìonnent ce volume extrémement rare, il ne peut pas ètre mis enlre
les incunables, comme le remarque Audlffredi. En efFet, à la fin de sa chronìque lauteur racconte des faits
arrivés en octobre 1501. Lexemplaire de la Bibliot. Casanatense qua décril M. Audiffredì, manque du fron-
tispice et de la carte et nous sommcs de ropìnlnn quii y aura bien peu d'exemplaircs complets. — Au
f. LXXI se trouve une relation sur le « morbus gallicus »i.
Bel exemplaire, fort bien conserve, mai-^ un pcu court de marges ; la carte et le frontlspice pourtant ne
sont pas trop rognés. Q.uelques nolules manuscr.
Sans nom de l'imprimeur.
104. Sabellicus, Marc. Ant. Coccius. Opera. S. I. ni d. [Brixiae, circa
1490] in fol. cart. 30. —
138 ff. eh. (i-i3(->) (sign. a-y) Caractères ronds : 51 lignes par page.
Le titre. au recto du prem. f. : OPERA MAR. ANT. SABELLICI : Q_. VAE (sic) I HOC VOLVMINE CON-
TINENTVR. I Epiftolarum familiarium : libri .xii. ] Orationes .xìi. | De fitu Venetie urbis : libri tres. | De
Venetis magìftratibus : liber unus. | De praetoris officio : liber unus. [ De reparatione latinse linguce : libri
duo. I De officio fcribae : liber unus. | De Vetuftate Aquileiae : libri fex. Poemata. 1 .... GRATIA ET
PRIVILEGIO. I Sur le verso du titre on trouve l'épìtre dédicatoire : MARCVS ANTONINVS. MAR : ANTO.
MAVROCENO : EQVITI AVRATO | CLARISSIMO. I Le texte commence à la tètè du f. 2. : G M. ANTONII
SABELLICI FAMILIARIVM EPISTOLARVM. LIBER | PRIMVS. | et il fìnit au verso du f. 136 : FINIS DE
VETVSTATE AQ,VILEIAE. | puts deux épigrammes de Io. Petrus Valerìanus Bellunensis. — Notre exem-
plaire ne contieni que les ceuvres en prose ; les poe'sies manquent.
Edition tout à fait inconnue à MM. Hain et Graesse ; celui-ci ne cite quune òdìtion des ceuvres. de
1560. (4 vols. in fol.;
Bel exemplaire ; les dern. fl". sont peu piqucs de vers et raccommodés.
CAMERINO (1523).
105. Perbenedetti, Andrea, Vesc. di Venosa. Rappresentatione sacra della
vita et martirio del glorioso martire S. Venantio da Camerino, ridotta in
atto recitabile senza martiri] apparenti. In Camerino, appr. Frane. Gioiosi,
1617. in 4.° Avec une fig. grav. s. b. s. le titre. Cart. 25.—
I ff. n. eh-, 18S pp. Caract. ital. Pièce théàtrale fort rare, en prose, par laquelle lauteur voulut réformer
les anciens u mystérés populaires " (Rappresentazioni sacre) Le bois ornementé s. le titre représente le Saint,
et, à ses còtés, les armes de la ville de Camerino et de l'évèque de Venosa.
* CASTEL CORTESIO (15 io).
(Seule impressioni.
106. Cortesius, Paulus. De cardinalatu libri 111. (A la tin :) ([ Finis trium
librorum de Cardinalatu ad lulium Secundum j Pont. Max. Per Paulum
Corteluim Protonotarium | x\poltolicum, quos Symeon Nicolai Nardi | Se-
nenlìs alias Rufus Calchographus im- { primebat in Caftro Corteiio, Die |
decimaquinta Nouembris. M. | cccccx. Pontifìcatus | eiufdem S. D. N. | Papas
lulii An- I no Octa- j uo j- ] (1510) in fol. Vél. 250. —
246 ff.. desquels les ff. 3, sS, 103, 123. I41, 152, 182, 211, 238 sont blancs. les ff. bl. 123 et 182 man-
queront dans tous les exemplaires. A l'e-^ception des 12 ff, prél. et d'un petit glossaire à la fin (8 ff.) les
70 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
ff. som chiffrés, mais très mal ; le dernier porle le nro. CCXLII. Les cahiers som fon irrcgulicrs ; il y en
a de 2 jusqu'à 26 ff. Gros et beaux caract. ronds. L'ouvrage est précède d'une lettre de Raphael Volater-
ranus au Pape, d'une autre de Sevcrus Placeminus Cistercicnsis et d'une troisième de Vincentinus Maynardus
Gcminianensis Or. Frac, adressées à Lactantius Cortcsius. frèrc de l'auteur. Suit, après un f. bl., la table
et le régistrc (8 ff.) et le « Prommium " de l'auteur. L'ouvrage lui-mcme est divise cn 3 livres : I. ethicus
et contemplativus. II. oeconomicus. III. polilicus. C'est un documcnt aussi importam quc peu connu. pour
Ihisloirc politique et ecclésiastiquc du XVI" sièclc. L'auteur. cvcquc d'Urbino, y parìe du luxe et de la
corruplion de la cour de Rome, comme si c'élait la chose la plus nalurelle du monde : parfois seulement
il exhorte ies prélals de ne pas passer les borncs. C'est bien caractcristique. qu'il traile, dans le chapitre
de la cuisine, des poisons et de leurs effels, toutefois en conseillanl aux cardinaux, de ne s'en servir pour
se débarras,ser de leurs ennemis '. Nombreux eiemples puisés de l'hisloire des dernicrs siécles ser\enl à il-
luslrer les remarques. Bcaucoup de ces anecdoles ont rapport au roi Malthias Con-inus. aux rois de
Polognc eie. — Le curieux volume est. en mème temps, le seul livre imprimé dans la typographie que
l'auteur fit élablir dans son chàteau de Cortesio, près de San Gimignano (Toscane). Il mourul en 1510,
peu de lemps avant l'achèvemem de l'impression.
Voir Panzer VI, p. 346. et la noie curieuse chez M. Deschamps. MM. Brune! et Graesse ne le connais-
sent pas. Superbe exemplaire sur papier fori, Irès grand de marges.
CHIVASSO (i486).
(Seule impression).
107. Clavasio, Angelus de. fCarletti]. Incipit fumma angelica | (A la fin :)
ImprelTu^ hoc opus CiaiiaHìj Anno Chrìftia | ne falutìs. M.cccc. octuagerimo
fexto teri ] tio (sic) idus niay. Felicitar. Impantibus In | nocentio octauo pon-
tifico maximo : t Ka- | rolo lUuilriillmo. duce quìto fabaudie pe | demon-
taneqj regionis. | (i486) in 4.'' Rei. orig. d'ais de bois' recouv. de veau.
[Hain 5382] 125.—
I f. bl. 3^3 ff. n. eh. et 2 ff. bl. (dont le dern. manque) Isìgn. f. i. a-z, A-Z) 53 lignes et 2 cols. par
page,
Au redo du prem. f. (sign. f ) : Epl'a. F. Hieronymì tornieli lectoris. Ad 1^. p- F. Angela de claualTio
pnlis operis Aucto | rem : in qua orat eius Reuerètiam. vt ipm opus imprimi faciat : propter talem ? tanta |
dicli operis excellentìam ? vtilitatem. I Cetle épìtre suivie de la réponse de l'auteur finit au verso du mème
f. Au recto du f. 2 : In nomine domìni noftri iefu chrifti. Amen. | Incipit prologus ì fumma angelica de
cafibus confcientie per fratre? Angelum de clauafio or- j dinis minorum.... Au verso du f. commencent les
tables, qui vont jusqu'au recto du f. 13. col. I. Le verso est blanc. Le texie commence au redo du f. ló
(sign, a) sous limitulc cité plus haut. U fìnit au recto du f. 3S3, col. i. A la téle de la col. 2 il y a 6
dìstiques en honneur de l'ouvrage et de l'auteur: lacobinus de fuigo de fando Germano hu | ius impref-
fionis auctor ad leclorcm. ] En bas l'impressum. Au verso: Regiftrum huius operis | (à 5 cols.)
Farmi les nombreuses anciennes éditions de celle w Somme ". celle de Chìvasso 14S6 occupe le premier
rang et elle est mème la seule à laquelle un attaché un grand prix. C'est l'unique livre imprimé au XV"
siede à Chìvasso, petite ville du Pìcmont, par Giacomo di Suigo da S. Germano, imprimcur qui travail-
lait dabord cn 14B5 à Venise, cn i486 à Chivasso, de mH;-*)') à Turin. 149') et y7 à Lyon, et cnfin, en
140^, de nouvcau à Venise. — I3on exemplaire avcc initiales peinles en rouge et bleu.
I
*CIVIDALE (1480).
Gkrardo di Lis.v di Flaiidria (1480).
(Gheraert van der Leyen).
108. Platina, Bartholomaeus. l'iatyne De Honella Uoluptate : ? Ualitudìe :
ad I AmplilTimù ac Doctiflìmuni. I). B. Rouerellam | .S. Clemètis Pref biterù
Cardinalem. | (A la fin :) Uiri doctillìmi Platyne opufculum de obfo- | niis:
ac de honefta voluptate t valetudi- | ne: imprelTuj in Ciuitate Aulirle: | im-
penfis Z expenlìs Gerardi | de Flandria. Uenetiaruj ] Duce Inclito Io- | hannc
CHIVASSO — CIVIDALE — CLEVE — COLLIO DI VAL TROMPIA 71
Fr.cent,
Moceico. I -|-Nono Kalendas Nouembris.-f- | .Nr.cccc'^.lxxx". | -J- Laus Omni-
potenti Deo.-}- | (1480) in 4. Br. [Hain *i3052] I25. —
93 ff. et 1 I. bl. sans chìfFres ni signatures. Caractères gothiques 32 lignes par page.
Le titre che se trouve à la tcte du prem. f. immédiatement suivi du commencement ; .Liber Prìmus. 1 (e)
Rrabùt t quidè vehemèter Ampliflime | Pater .... La fin se trouve au verso du f. 8g : i*. Finis. f | puis 1" im-
pressum. f. yo recto : Platyne de honefta voluptale : Z valiludine , libri primi capitala. 1 Cct index imprimé
à 2 cols. finii au recto du f. 93 ; Capitulorù libri Platine \ de obfoniis £ honefta vo 1 luptate ? valitudie
finis. [ Au verso du méme f. : Cartarum prefentis operis legiftrum. |
Cette cdition est d'une rareté e.\traordÌnaire. C'est le premier livre imprimé dans la petite ville de Cìvi-
dale en Friuli. — Notre exemplaire compiei, très grand de margee, n'a que bien peu soufFert par quelques
taches d'eau insignifiantes.
CLEVE (1625).
109. Barlaeus, Caspar. Rerum per octennium in Brasilia et alibi gestarum
sub praefectura 1. Mauritii Nassaviae etc. comitis historia. Edilio II. Cui
access. Gulichiii Pisoiiis tractatus IV. Clivis, Tobias Silberling, 1660. in 8"
Avec frontisp., portrait de Maurice, 3 cartes géograph., et 6 planches grav.
en t.-d. Veau pi., dos dor. 25. —
Le portrait est grave par C. van Dalen jun. aprés Govaert Flinck. les qiiatre traités de Fiso ont pour
objets le climat du Brésil. la canne k sucre, le miei sauvage et le manioc. Une longue liste de t< Vocabula
chilensia « (aymarà) occupe les pp. 474-491. Ouvragc rare.
* COLLIO DI VAL TROMPIA (1502) (i).
I IO. Alexander Gallus. Doctrinale cu | Comento. no- | uiter Impffu>. | (A la
tìn :) (E Collib' p Mapheù de Fracazinis. M.cccccij. | (1502.) in 4.° Avec
N." no. Aie.xander Caìlits.
(1) V. La Bibliofilia, voi. I, pp. 35-57.
z-'
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccni.
un titre xylographique et une grande initiale s. fond noir. Rei. orig. d'ais
de bois, dos en veau. i 50.-
66 ff. n. eh. isign. a-Ìl Caracl. golh.. le lexte en gros caract. entourc et entremèlc «iu commcntaire ci
des notes.
Le recto du prem. f. porte le titre. gres bois irrégulier exécutc en caract. golh. sur fond noir, h. 120.
I. Ili mm. Ce bois parait. commc la lettre initiale S du f. aìj grave par la main inexperte de l'imprìmeur
lui-mème. Le verso du prem. f. est blanc. Au recto du scc. f. laijl en haut ; C Opus Alexandri gramma-
tici prò eruditione pue- ] rorum Incipit. | Au recto du f. 6ò, en bas limpressum. suivi du petit régistre.
Le verso est blanc.
On connaissait jusqu'à présent seulement irois livres imprimés à Colle di V'j/ Irompu, prcs de Brescia.
par .\hffio Fraca^inì. dans les années 1503. 1510 et 1316. Il est plus que probable que celui-ci. le Doc-
trinale de 1502, soit le premier quii ait imprimé, certaineraeni pour les besoins d'un petit licéc. Gomme
tous les livres d'école de cette epoque là. il est extrèmement rare maintcnant et. de plus, tout à fait in-
connu aux bibliographes.
L'exemplaire est peu piqué de vcrs au commencement et Icgèrement tachc d'cau aux coins infcrieurs. Il
est cependant compiei et relativemcni bien conseive. sans traits de piume et auircs barbouillagcs.
COMO (1474)-
III. Vitruvius Pollio, L. DI | Lucio | Vitruuio | Pollione de [ Architectura
Li- , bri Dece traducti de | hitino in \'ulgare affi- | gurati : Còmentati : &
con [ mirando ordine Intigniti :.... (A la fin :) C Q^i finifTe Lopera pne-
clara de Lucio ^'it^uuio Pol-
lione de Architectura traducta
de latino i uulgare; | Hillo-
riata e Còmentata a le fpefe
e Inllantia del Magnifico. D.
.\ugufiino Gallo C^itadinoCo-
menfe e Regio Referendario
in epfa Citate : e del nobile.
D. Aluillo da Pirouano Pa-
tricio I Milanefe : e Im |
preffanelama-na & delecteuole
t'itale de (3omo p Magiflro
Gotardo da Potè Citadino Mi-
la I nefe: ne lanno del nro Si-
gnore lefu Chri I ftoM.D.XXI.
XV. mèfis lulii (1521) gr.
in fol. Avec un grand nom-
bre de niagnifiques figures
N."
Ili l'i/nivius Follia, L.
grav. s. b.. d'initiales tìg. et 2 niarques typographiques. D.-bas
I 2 T . —
S ff. n. eh.. CLXXXIH ff. eh. el I f. n. eh. pour les errata el le eolophon. il. Cicognan (tiro. 69HI
donne une deseription (rès soigneuse de cene édition maj^nifìquc. doni les exeinplaires bien eonservés sonr
de la plus grande rarclé.
La traduction et le eommentaire furent cotnmcncès par Ccsirc O'sjrjiio (ou CdesjrUtto\ et. après son
départ de Como, achcves et revus par le celebre Benedetto Gtovio et l'architccle M^iuro Bono de Bergamo,
commc nous apprenons du colophon curieu.x. Farmi les ladies figures, dans Icsquelles se volt encore l'in-
flucncc des stylcs golhlquc et lombard. il y a un ancien pian et des vucs du dòme de Mìlan. Outre les nom-
breux plans d'édificcs etc. le voi. contieni, f. XLVI, une carte d'Italie.
Fort bel excmplaire grand de margcs, sans taehes. Le prem. et le dern. IT. legerement raccommodé».
COMO -- CREMONA
73
Fr.cent.
CREMONA (1472).
Bernardino Misinta e Cesare da Pakma (1492).
112. Dio Chrysostomus. C Dionis Chril'ortomi Pmienfis philofophi ad
llienfes Ilii captiuita- | tem non fiiiffe. | (À la fin:) IngeniolìfTimi & Dili-
gentillìmi chalcographi Bernardini de milintis | Papienfis opera : una cum
Idea aoJffnuCAl ARCMmCTONlCAE AB ICWNOQKAPHIA SVMrTAVTPrJOMVSSlftAJ POSJWT
m ORIHOOnAPHLAM AC SCAZNOOAAPHIAM P£ADVCEBE OMNEI <TJASO/Nqy« uj-(Ea3.NO«
SOIW AD COCINI CTNrB\'M - 5EJ> <rAE * TBjeoNO ET QVADAATO A^T ALIO (^OVISMODO
PERVE^DV>^■ POiJINT SWM WABEAE BESPONSWl . y^/M PER EVTVTHMLAJ^ PBOPOR.^
TIOt^ATAM qWrrvM tTlAM-S SYMJ^ETPtAE QVAKTITATEM ORDINAR1A.M AC PEB,
OPlAiS DECOP-ATIONIM O STENDERE ■ V7 l ETlAMHEC QVAE A GÈ P M A>JtCO M OAE PEJP/E'
MTVMT OcrTRLBVTl.TVA PENE qVEM a DM0D\'>1 IACAA CATMEDICAÌ.IJ AlIJtJ MIDIOUKNI
PAILT-rM^-* r* Mfc C » C. A-^f^Vl. ^. C . AC Ai . D »
N.° III. Vi/ritvius Poi/io, L.
Cefare Parmenfe Dion Chrifoftomus Pru | fenfis in lucem elegans : fplen-
dens : & integer : rediit Cremona. Impref- | fus : Anno ab incarnatione
facratilTime uirginis. 1492. undecimo Ca- 1 lendas Auguftas. \ in 4.° Avec
une belle initiale s. fond noir. Cart. [Hain *6 1 84]
I I. hi. (manquel et 19 IT. n. eh. (sign. a-c) Caract. ronds; ((i-}^ lignes par page.
Au recto du prem. f. (a 2) Francifcus Philelphus uiro claridìmo Leonardo .^retino. Salu ] tem plurimam
dicit. I Lintitulé se voit au verso du sec. f. et la fin du texte au recto du f. 18 : C Laus. Deo. Finis. | .\u
verso : C Nicolaus lucarus : Borfio cauitello : Patritio Cremonenfi : uiro | RarilTimo : Salutem. | F. 19. recto,
1. 7 : G Petri marie Camarini Papienfis Decafticon. Ad Lectorem. | Puis l'impressum. Le verso est blanc.
Petit livre fort rare, le troisicme qui fut imprimé à Cremona (voir AudilTredi. p. 222), — Très bel e\cm-
plaire bien conserve.
SO.
74 MON'UMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
I iS- Petrarca, Francesco. C Francifci Petrarca- poets oratoril'qj. ClarilTìmi
de Remediis utriulq; fortu \ nx : ad Azonem. Liber primus. Incipit, j (A
la fin :) ([ Accipe tandem candidiffime lector Diuinum Francifci Petrarca :
opus j Nicolai lugari Iduftria follerti Nitidilìimù : Bernardini, del milìntis
Papièlìs ac Csfaris Parmenlìs fociorum diligenti opera. ImprelTum Cre-
monae. Anno ] Incarnationis diìice. 1492. die. 17. mentis Nouembris, ] in
fol. Avec une magnifique initiale et la marque typogr. [Hain * 12793] 60. —
1 f. bl. (manque), lb( ff. n. eh.. I f. bl. (sign. I. a-z. A-C) avec des rcd. Bcaux caractcres ronds : 43-45
ligncs par page.
Au recto du prem. f. (sign. 2) C Tabula Rubricarum pracedentis libri. & e. | — Au verso du 3* f . : G
Explicit Tabula. Liber fecùdus. d. Fra, Pelrarcx de remediis uttiufqj (sic) fortuna. I A la lete du f. a ; C Ad
magnificum fplendidiflirouraqj uirum MarchiGnum Hangham : Ducalem Se [ cretarium Nicolai lucari Cremo-
nenlis Epiftola. 1 — Le lexte coramence par le tilre citè à la lete du f. sign. a2, et la souscriplion se lit au
verso du dern. f. suivie de la marque typogr.
C'est la seconde édition de l'opus dìvimttn de remediis qui diffère absolutement de celle que nous connais-
sons sous le titre du Liber de remediis et qui a .\drien Le Chartreux pour autcur. — Audiffrcdi. II. p. 223 ;
« Caracter Romanus est. valdeque pulcher. et editio inter praestantiores saeculi XV. iure haberi potest. » —
Bel exemplaire bien conser^'é.
Carlo de' D.\rlieri (1495-1500).
1 14. Applanus, Constantius. SOLILOQ.VIA 1 ABBATI ! S | .5. | (À la fin:)
Opus insigne ; ac prope Angelicum Reuerendi | P. D. Conflantii Appiani
Mediolanensis ] Canonici Regularis facne pagime a- | cutiflìmi interpretis
imprelTuj ] exactilTìma opa : itudioq^ | exqfitiilimo Cha- | roli de Darle- |
riis Cre | mo ] nenl'is imprefforis | Egregii i inclita urbe Cre | mona Anno
Domini .\Iillefi j mo quadringentefinio nonagelìmo | sexto quarto nonas
octobres fceliciter explicit : | Imperante uero fauftillìmo ac Sapi j entillìnio
Ludouico Sfor. An | glo .Mediolani Duce. | anno faelicilTimi | principatus !
eius fé i cun ] do | j [ (1496) in 4.° Avec la marque typograph. s. fond
noir. Vél. [Hain '13 13] 125. —
12 ff. n. eh.. iSo ff. eh-, 1-17Ó (sig. a-z. &, o, li, .\-L) Beaux caract. ronds. 2S lignes par page.
L'intitulé cité se lit au recto du prem. f., dont le verso est blanc. f. 2, recto : Ad Reuerendinimum & II-
lullrìllìraum Patrem : ac 1 Domìnum. D. Afcanium Ma. Sfor. Vicecomitcm facro [ fancta; Ro. Ecclefìs diaconù Car-
dinalem : ac uicecancel- 1 larium digniflimuj Protectoremq ; obferuandiiTìmum | Conflanlius Applanus Mediola-
nenlis, Canonicus Re | gularis feruulus falutè : et fyncers obcdientia: affectù. | Au verso du 3* f. : Petri
Cremonenlis. Canonici Regularis. | Epigràma in auctoris Benemeriti | còmendationem excellentilTimam. | (l6
lignes) A la page opposée : Ad Rcuerendum. P. Conftantiu; Canonicum Re | gularè sancii Petri de pado
Cremona: Abbate uirù eru- | ditionis : ac fanctitatìs ajs^^iTiltov (sic) Nicolai lugari ju-nlf t!c. | .\u recto du f.
a v : Elcuthcrius Cremoncnfis. Canonicus [ Regularis Lcctori. S. D. | Le verso est blanc. f. a vi recto :
tìxc tabula continct aliquol diffìcultates 1 in uolumine declaratas. j Le redo du II* f. est blanc; au verso :
Bartholomxus Pe.ronius Cremoncnfis. [ ipoéme de iti lignes). .\u recto du prem. f. eh. (sig. b); SOLILO-
(ÌVIORVM LIBER CONSTAMI TU APPLANI MEDIOLANENSIS CANO | NICI REGVLARIS: IN Q.VO
COLLOCV I TORES SVNT | CONSTANTIVS: Et ANI 1 MVS. DEHVMANI ARBITRII LIBER- | TATE ET
POTEST.VfE. I Le icxte finii au verso du f. L Q (eh. 177), suivi du petit régistrc. Les 2 ff. suiv. (eh. 17S et
175) conticnnent quelques pièccs en prose et en vers de l'auleur et d'Eleulherios et la marque typogr. Au
recto du dern. f. l' impressum cité, au vcr^o : DE HVMANI ARBITRII LI | BERTATE ET POTESTATE
SGELILO I QVIORVM | LIBE | R | ; 1
Bel exemplaire d'un incunable rare et peu connu.
1 15. Barbarus, Hermolaus. Cartigationes Hermolai in Plinium caftigatilTi-
ma- : quum \'ix poli Roinanas : csteris tamen | adhuc imprefTis : uel ab
opicis I quidem non poilha | bendie. | (À la fin :).... Cremona p chal- |
CREMONA
75
cographù Carolum a Darleriis ciuè Cremonèfem Ca- | racteribus teneis
ImprelTa. Impante fauftiffimo | ac SapiètifTimo Ludouico Sfor. Viceco. 1
Mediolani Duce, anno fcElicifTimi | piìcipatus eius prìo : A Natali [ uero
redèptoris nfi Xpi. | MCCCClxxxxv. | iii nonas méf. I Apriles. | (1495) in
fol. Cart. [Hain "2423]
125 ff. n. eh., I f. bl. et 34 ff. n. eh. (Sign. a-r. aa-ff.) Beaux caractcres ronds ; 5^-50 lignes par page.
Sur le recto du prem. f. on vnit le tìtre, et, au-Jcssous : Auguftini Grandis Epigramma de opere : | (H
lignes) Le verso est blanc. f. 2, recto ; Hermolai Parbari Patricii Veneti. P. Aquileienfis in Caftigationcs
Plinianas ad Alexandrum fextù | Pontificem maximum prsefatio. | Le texte commence au f. 3 recto : Caftiga-
tiones PlinianK Hermolai Barbari Aquileienfis Pontificis. | f. 125, recto: Finis Caftigationum Plinianarum
Hermolai Barbari. Ad Laudem Dei Omnipontis. (sic) | Le verso est blanc, de mème que le f. suiv. Puis (f. aa,
recto]: Hermolai Barbari in Plinianas Caftigationcs Secundas ad Alexandrum Sextum pont. Max. ] Praefatio. |
Au recto du dern. f. (3+): FINIS | puis le colophon : Habetis humanarum artium cultore» càdidiirimi : Pli-
nianK maieftatis ueluti purilVimum fi- | mulacrum ab Hermolao Barbaro Veneto patricio Patriarcha Aqui-
leièli noftriq; fa: | culi uiro Celeberrimo Lucubratum opus: Habetis item ajditionè in Plinium | fecunda. Iti
emendationem in Melam Pomponiiì Item obfcuras cum [ expofiiiSibqs fuis uoces in Pliniano Codice Crcmonx
p chal- I cographiì etc. . . Au dessous le petit régistre. Le verso est blanc.
Belle édition. Exemplaire bien consen'é.
Ermolao Barbaro, noble vénitien, fut ambassadeur de la rcpublique auprès les empereurs Frédéric III et
Maximilien et le pape Innocentius VIII, qui le fil patriarque d'Aquileja. Le sénat vénitien par certaines
jalousies envers le pape, Texilia de sa patrie. Cet exile lui procura les loisirs pour ses titudes savantes sur
rhistoire nalurelle des anciens. Il mourut de la peste, en 1493, àgé de 3q ans.
1 16. Breviarium Romanum. In nomine domini: Amen. Incipit orde j bre-
Sd bonoìcm:!audcm: glojiam ? mltatio»
ncm od omnipotcntis patrie filij 7 fpiritus fan
cti: glonofiflrime matris riufdcm Domini noftrs
icfu cb2ifìi:fanct02um 7 fanctaruj omniuni:accfl
pitc vcncrabililTim! faccrdotcs bzcuiarió ve ca/
mera ad vfum romannm.-inllir q:cmplari5 coj
rcctilTimi maxima cu Diligctia impìeltumr-Crc:/
mone per iCarolum dc x)2T\er\}eMnno MntU
fere incarnaJióis Dm ^illefimoquadringctc^
Omo nonageftmoinono p2idi^ no\m Spiife,
Xaua Dco,
Fr.cent.
75-
N." II 6. Breviarium Romanum.
Fr ceni.
76 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
uiarij f'm confuetudinem romane curie. In | primo labhato de aduentu ad
vefpos. Capl'm. | (A la fin :) Ad honorem : laudem : gloriam Z exaltatio- |
nem dei omnipotentis patris fili) t fpiritus fan ; cti : gloriofidìme matris
eiiifdem domini noflri | iefu chrifti : fanctorum t Ainctaruj omnium: acci |
pite venerabilillìmi facerdotes breuiariù de ca- | mera ad vfum romanum :
inftar exemplaris cor | rectilTimi maxima cu diligètia imprelTum : Cre- [
mone per Carolum de darlerijs. Anno faluti- ; fere incarnatiòis diìi Mille-
fimo quadringète- | lìmo nonagefmio : nono pridie nonas Aprilis. , Laus
djo. I (1490.) in fol. Avec la marque typograph. \'ea.u pi. ornem. à froid.
(Rei. fatiguée). 400.
128, 138 et 26 ff. eh. (sign A-N. .\A-PP, aa-cc) Beaux caract. goth..rouges et noirs ; jj lignes el 2 cols.
p. page. La paginatìon se trouve dans les coìns ìnférieurs des signatures.
Le lexte commence au recto du prem. f., sous l'ìntitulé cité : [] Ratres : Scientes quia hora cft ià nos de
(ora I no furgerc :.... Au recto du f sign. A.\ : Incipit proprium de fanctis per anni circu- | luj Au recto
du f. sign. aa : Incipit eòe feònij L'impressum se trouve au verso du f. 26 (ce lo) suivi de la marque
typographique imprìmée en rouge.
II est curieux de voir que les ff. 33 el 56 (F. 3 et 6) soient imprimés en caraetères beaucoup plus gros que
le reste. Ce bréviaire parait ótre reste inconnu. jusqu'à présent. à tous les biblìographes ; il est sans doute
d'une rareté tout exceptionnelle. Les premiers 30 ff. ont souffert d'bumidité au.x marges ; au reste bel exem-
plaire grand de marges.
* CUNEO (1507).
1 17. Albertanus Causidicus. Albertani moralilTìnii opus de lo- | quédi ac
tacendi modo : nec nò 2: ' d' qua plurimis notitu digniffi | mis Cu
gratia et priuilegio excel- | lentinimi ducis fabaudie. | (A la fin:) ImprelTum
Cuneij per Magi- 1 ftrum Viotù de dulcis. Anno j i 507 die 4 Decembris. 1
FINIS. I in fol. Avec une belle fig. gravée s. bois et beauc. de belles ini-
tiales s. fond noir. Vél. 150.
3 £f. n. eh. I f. bl. (manque) 5l ff. eh. et i f. bl, (manque). Caract. golh.; 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. le tilre en gros caract., impr. en rouge. Au verso une petite preface et un bois un peu
grossièrement ombre, 60 s. 123 mm.. ìmitatìon de celui qui est reproduit à la page 34 de nolre Cat. XLIV ;
l'auteur discourantavec l'empereur Frédéric. Suivent 2 ff, de table. Le lextc commence au recto du prem. f. eh.:
CI Incipit Liber Moralismi Alber- | tani Causìdici Brixienfis de Ora ] Sancte agathe fuper modo loquen- | di
t tacendi. | La fin du texte. le petit régistrc et l'impressum se trouvent au verso du f. 61,
C'est le premier livre imprimé à Cuneo, ville du Piémont, d'une rareté extraordinairc. L'ìmprimeur
Viotto de' Dolci, n'en a public, dans les années 1507-1510. que trois. (Voir Deschamps, col. 384J. Exemplairc
fort bien conser\'é.
DEVENTER (1477).
Jacob \.\ì< Breda (1487-1500).
1 1 8. Niger, Franciscus. .\rs epiflolandi Fran | cifci nigri veneti do | ctoris
clarillinii. \ (.\ la tìn :) Opufculù hoc de arte fcribèdi epl'as quadi- | ligè-
tilOme enièdatiì Charactere et impèlìs la | cobi de brevda Impreffuj eft
Anno dflice incar- j natòis. M.cccc.xciiij. Vltima lulij. Daiiètrie. | (1494)
in 4.° Avec une belle tig. grav. s. bois s. le titre. Cart. (Haiii '11873I 50.
xlij ff. eh. (sign. a-q! Caract. gothiques gros et pctils. 37 ligncs par page.
L'inlitulc citc se trouve à la tète du prem. f. au-dessus d"un beau bois sur fond noir. 97 s. S4 mm ; au
milieu le monogrammc i7w*. dans les coins qualrc médaillons de la grandcur d'un écu avec Ics symboics
des Evangclistcs. Le verso est blanc. Au recto du scc. f.: Folium ij 1 C Ars elegàtillima fcribendi cplas
Francifci ni | gri eiufdc faìliarib' cpl'is lucidinìmc dedaruta | ma.ximc in gnibus viginti infine p modum ta- |
I
CUNEO — DEVENTER — DORDRECHT ~ DOUAI — EICHSTETT — ESSLINGEN 77
Fr.cenl.
buie i'uhiigta. Ad qtn lingulis qb" mine vtìmur | l'pès rediicuntur, | Opufculù fcribendi Epl'as | Francifci
nigri incipit feliciter | Francifcus Niger Venet' doctor clariffimo viro lacobo 1 geroldo Styro Knitelfeldenfi
Patauini Gymnani Mode | ratorì exce lièti (Timo ac vtriufq? .Uutìs cultori Felicìtatem. | La fin du texle se
trouve au verso du 1". 41, celle de la table et rirapressura à la page opposée. Le verso du dern. f. est blanc.
— Impression fori rare; exeniplalrc légèrcment taché d'cau.
DORDRECHT (1581).
1 1 9. Blyenburgius, Datnasus. Venerum Blyenburgicarum sive Horti amoiis
areolae V, ad amicam. Dordraci, ex otf. Isaaci Canini, 1600. 5 pties. et
une appendix en i voi. in 8.° D.-veau dorè aux armes. 25. —
Rccueil estimé de poésies érotiques néo-latincs.
DOUAI (1561).
120. Van der Haer, Florentius. De initiis tumultuum belgicorum libri li,
quib. eorum teniporum historia continetur, quae a Caroli V morte usque
ad ducis Albani adventum, imperante Margareta Austria per annos IX in
Belgio extiterunt. Duaci, ex off. Ioannis Bogardi, 1587. in 8." Dérel. tr. dor. 25. —
Ouvrage fon rare.
EICHSTETT (1478)
Michael Reyser (1478-94).
12!. Auctoritates Aristotelis. Autoritates Arelìotel' Senece Bo | ecij Plato-
nis Apuley alfricani. | Forphirij et Gilberti porritani. | S. 1. ni d. (Eichsteti,
Michael Reyser.) in 4.° D.-vél. |Hain *i92ol 15. —
4 ff. s. eh. ni sign. et 64 if. eh. Folio i — Folio ixiiij. (sign. a-i) Petits caraet. goth.; 36 lignes par page.
Pour la descrip". voir Hain.
Exemplaire av. témoins, presque non rogne. Les ff. 20-22 manquent.
ESSLINGEN (1474).
Conrad Fyner (1474 — ca. 1480).
i22.Gorìchem Henricus de. Ord. min. Incipit tractatus de fupfticiofis qui-
bui'daj calibus ] compilatus in alma vniverfitate ftudy Colonien per | vene-
rabilem magifirum Heinricum de Gorichem fa | ere Theologie ^ìfelTorem
eximium. | S. 1. ni d. (Esslingae, Conr. Fyner, ca. 1480) pst. in fol. Cart.
[Hain ^7809] 50.^
14 ff. sans chiffres ni signalures. Gros caractères gothiques ; 31 lignes par page.
L'inlitulé se trouve au recto du prem. f., immédiatement suivi du commencement du texle : [ ] N Icctione
nouillìma veftris f. 6 recto. Un. 2'5-27 : Explicit tractatus de fuperfticiofis quibufdaj | cafibus. Incipit
tractat' d'celebratiòe fello:;.- | f. 12 recto, lin. 4-6: Explicit tractatus cui' fupra d"Celebratòe fé- | (forum. Incipit
Omelia beati lohannis Crifo-ftomi dVruce C lattone. 1 L'opuscule finit au recto du f. 1. 1. 25 :... in fccula
feculorum Amen. | Le verso est blanc.
Impression rare et curieuse. Exemplaire grand de marges. avec témoins.
123. Niger, Petrus, ord. Praed. Tractatus contra perfidos ludaeos de condi-
tionibus veri Messiae. (À la fin :) Explicit tractatus Ad ludeo^ pfidiam
exftirpandam ofectus p fratrem Petrù Nigri Ordinis pdi | cato:}: Vniueifitatù
Montifpeffulani in francia. fala | mantine in hifpania. friburgenf'ac Ingelrte-
Fr.ccnt.
78 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
tenfis In ] Alamània. fituata:;.'. Baccalariù In theologia forma | tu In lìgua
hebraica ^ficientem. Q.ui Z ipo corrige | te Inprefl'us ed p difcretù ac
Induftriù virù Conra \ dum Fijner de gerhufen. In Eflingen Imperiali |
Cct l'ot fjcn v.if bel 6jlet gimcl jf:>ct ^)lcf
buru ficchilo lene
C liD Sf V 115 2> O Jb ;ì
I nun |nun |meni | memi lamcb i kaf tcbaf|kaf t ciuf | |ot
I ffin: )me° Imfinc ime" hfcbi fcfcbj
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I ^ a o b^ ^ ♦
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N.« 123. Niger, Petrus. — Esslìngen 1475.
villa, ac oplet' Anno ab Incarnacòe dai Millelìmo | cccclxxv, die fexta
lunij I (1475) pet. in fol. Avec belles init. goth. Cart. [Hain *it885] 300.
1 f. bl. (manqueì el 49 ff. s. eh. ni sign, Caract. goth. gros el petils, 37 lignes (des pelits» par page.
Au redo du prem. f.: Ad Reuerendiflìmù in xpo prem ac dominù. fancle ecclefie Ralifpo \ nenf Epifcopù.
Prefaclo fris petrl Nigri. Ordinìs pjicalo:}^ In | tractalù 3tra pfidos ludeos de Ddicionib' veri mefTie. t xpi ul'
vncti I ex texiibus hebraicis, latino^ elementis utcuqj figuratis afeclù felici- j icr Incipit 1 Le texie finit
au verso du f. 43. par l'impressum cité. Au recto du f. 44 : In nomnie (sìc) domini amen. \ Ces 6 ff. fìnaaux
contiennent la table les livres canonlques de Tane, testamìnt. Talphabel hébreux, les io commandemcnts etc.
Au verso du f. 49 : Has auctoritates ptcxtis fubinp mere | iulFi quib" vii poteris in locis fuìs. ]
Bel exemplaire Jc ce volume fort rare, le premier livre qui contient caractéres hébreux.
FANO (1502).
1 24. Pindarus Thebanus. PYNDARVS de bello I Troiano | ASTYANAX
niaphx'i I.audenlìs 1 Hpigranimata quiedam | diuerforum autorù ] (A la fin :)
(L IniprelTiini Fani ab Hiero j nvmo Soncino Sexto Id. octobris. M.D.XV. |
(1315) in 8. \'eau pi. noir richement dorè et ornem. s. les plats et le dos. 20.-
^o ff. n. eh. Car. Itallquc^. édition rare et importante, dont Gràesse donne une critique trcs cxaclc.
125. Vigerius, Marcus, ord. min. MARCI VIGERIl SAONEN | SIS. SAN.
MARIAE TRANS | TIBE. PRAESBI. CAR. SENO | GALLIEN. DECA-
CHORDV.M 1 CHRISTIANVM IVLIO. II. 1 PONT. .M.\X. DICATV.M. | (À
la fin :) Marci Vigerli Saonenfis ordinis miiiorum Titilli Sanct.-e .Nlaris
FANO
79
Tranf- | tyberim prefb\ten Cardi. Senogalliefl. Decachordum Chriflianù
finit. I Quod Hieronvmus Soncinus in Vrbe Fani bis caracteribus impreflìt |
die .X. Augufti. M.D.VII. Sacne Theologis magiflris Guido de Sancto [ Leone
& Francifco Armillino de Serra comitum eiufdem ordinis | Correctoribus. |
Fr.cem.
N." 125. — l'igerius, Marcus.
[ I 507) in fol. Avec des fìgures magnitìques grav. s. bois, de helles bor-
dures etc. Rei. 250.-
7 ff. n. eh.. I f. hi. CCXLVI tT. eh. et tahlc de U) ff. Ce Volume fon rare imprimé en beoux caractères
ronds est orné de lo figures sur bois. de la grartdeur des pagea. et de 35 petites, toutes ayant rapport à la
vie de Jesus- Christ. Les grandes figures. de mème que le frontlspice, ayant les armes du cardinal, sont
entourées de belles et larges bordures sur fond noir, les petites sont sur fond criblé. — Superbe exemplaire.
Voir la reproduction.
126. Horologium arabica. Kitàbu salàtu-s-sawà'ì. (À la fin :).... wa hija
khatama-1-mu'alliniu gharighùrìjusa baiti gharighùrijusa min madinati-1-bun-
duqijjati khatamat li madinati fàni tahta hukmi-1-qudàsati babà lahùn
(Fani, impressit màgister Gregorius de Gregoriis Venetus, anno 15 14, die
martis, 1 2. septembris, sedente papa Leone X.) in 8.° Avec plusieurs ma-
gnifiques encadrements. Vél. I50.-
8o MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
94 (au lieu de ili ou 120^ fT. s. eh. ni sign. Caract. neskhi impr. en rouge et noir, à 1 2 lignes par page.
L'intitulc impr. en rouge se trouve au recto du prenu f.; le verso est blanc. Le teNte commence au recto
du 2. f.. sous la formule : Bismi-l-làhi-l-hajji-l-azalì. Cotte page ainsi que plusieurs autres est renfermée
dans une charmante bordure sur fond noir, dessinie d'après un manusccìt persan. Une autre bordure, de
feuillage et d'oiseaux, est plùtòt dans le genrc iulicn. Le recto du dem. f. contient un long colophon, qui
nous enseigne la date de l'imprcssion. le nom de l'imprimeur. etc lout en arabe. Les signes des voyelles
ont ctè mis rarement et sans règie.
C'cst le premier livre qui fut imprimé en arabe, une traduciion de l'horologion grec, accommodé à l'usage
de Rome (ala taqsi-r-rumìl. La traduc ion a etc faite par un religieux maronite, ce qui nous parati prouvé
par le grand nombre de syriasmes qui se trouvent dans le texte. — Le typographe connu Gregorio de' Gregorj
fut invite par le pape lules II à fonder une imprimerìe arabe à Fano ; de ses prcsses un seul livre. aujourd'hui
extrèmement rare, est soni. M. Brunet lui donne 130, M. Gracssc ili ff.: notrc excmplaìre n'en a que 9^.
Au reste Ìl est imprimé sur papier ircs fort et bìcn conser\*c.
FERRARA (1471)
André Beacfort (1471-93).
I 27. Saladinus de Asculo. Domini Saladini de efculo Serenitatj | principis
tarenti phifici principalis compè ' dij aromatariorum opus felicitar incipit. |
(A la fin:) Impreflum Ferrane per prouidum virum | magirtrum Andream
gallum. Anno do ' mini. M.cccc.lxxxviij. die. v.°. memlìs j (sic) Aprilis.
Laus deo. [ (1488) in fol. Vél. [Hain '141 32] 300. —
21 ff. n. eh. et I f. bl. (sign. .\-CK Caracl. golh.: 52 lignes et 2 cols. par page.
Le texte commence au recto du prera. f. (sign. A): q {Q} Via folet aromatario^ ìgno- [ rantia Les ff. 18
verso-21 recto contìennent la Uste des médicaments fimpr. à 3 cols. p. pageL Le texte finit au verso du f. 21 :
Et fìc ed finis fauius vtilidìmi tractatus. | Explicit vtile compendium aromatario | rum. fecundum excellentif-
fimum artium et | medicine doctorc. d. magifìru^ Saladìnum | de efculo medicum excellentilTimi Princi | pis
Tarenti. diUigentinìmc emenjatum. { Puis l'impressum, et : Regillrum huius opcris. | A. 4. B. 3.C. 4 .FINIS. |
Manuel de l'apothicaire, ouvrage très rare et curieux. sur la préparation des médicaments qui étaìcnt en
usage au XV* siècle. Le volume n'est pas moins curieux comme une des rarefi productions du premier t}-po-
graphe de Ferrara.
L'cxemplaire est un peu use. mais point deforme.
Severino di Ferrara (1475-76)
128. Albertus Trottus. DE VERO ET PERFECTO CLE ' RICO : Q.VE : &
Q\'OT : CONCVR 1 RERE OPORTEAT IN EO. | (À la fin :) EXPLICIT
tabula feu ordo queftionù que tan | guntur i hoc opufculo : intitulato de
uero & psrfecto [ clerico : editum per clariffimum iuris utriufqj interpetrè j
(sic) Domina Albertum Trottum de Ferrarla ì fhidio fer j rarienù : ibi-
demque impreffo. Per Seuerinum Ferrarien | fem. Anno dnìce natiuitatis.
M.CCCC.LXXV. die i .23. Decembris. ! LAVS DEO. i ;i475) in 4° Vél.
[Hain 588] 250.—
117 fF. s. eh. li sign. et l f. bl. (manque) Jolis caract. ronds : 29 lignes par page.
Au recto du prcm. f. : Ad Reucrendiflìmum In chrìHo Patrcm ac dominum do , minum tituli fancti Clc*
mentis pref bitcrum Cardinalem di | gnilllmu. D. Barcholomeum (sic) Roucrela prefacio in libellum | de uero
& perfecto clerico : per Albeaum TrottQ de ferra ( ria deditifllmum fìbi Ter. [ Celle cpitrc est daice : Ferrarie.
X.KL. lanuarìi MCCCCLXXVI. | Au recto da f. 2 T ìntitulc ciic plus haut, imprimé en rouge, et. aprcs, le
commencemeni du texte. Au versa du f. no la fin du texte: SEVER FERRAR. | F. F. V. | Au recto du
f. Ili : [t] ABVLA queflìonum : & dubìonim : que | tàguntur : & decidunt' I hoc opere : & primo | eorum
que ì p" libro, in quo agitur de uero j clerico. | Au verso du f. 117 la fin de la table et l'impressum
Superbe exemplaìre grand de marges et sur papier fort d'une des plus rares et plus ancicnnes ìmpressions
de Ferrara. Les caractèrcs rappellent par leur ncttcté ceux du flamand Ghcrardus de Lisa de Treviso.
(A suivrej,
7(">-5-9DO. Firenze. Tipografìa L. Franccschini e Ci - \'ia dell'Anguìllara. i*<
I
Volume II Giugno-Luglio- Agosto 1900 Dispensa o^-i^'-S"
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA^"
I.
MAGONZA si celebrano feste solenni in onore di quel
grande, che, cinque secoli sono, vide la luce, e dopo innu-
merevoli studi, fatiche, dolori, potè lasciare al mondo un
mezzo di civiltà si potente, da render, per 1' avvenire, di
questa impossibile la distruzione, sempre più spedito e
trionfale il viaggio. Tal mezzo è la stampa. Del Guten-
berg (Fig. I ) le storie son piene ; non v' è questione circa
la sua vita, le sue opere, la sua scuola, che non sia stata
sottilmente vagliata e discussa. Nessuno, pero, ha cercato
mai di proposito quali rapporti precisamente passassero fra
lui e l' Italia : come dalla bionda Germania, già barbara, poi teocratica e feudale, e non
dall' Italia fiorente di popolo dal/c molte vite, seminata di città ricche e di Stati potenti,
patria dell' antico sapere, capoluogo del cristianesimo e sede della rinata cultura clas-
sica, faro di luce intellettuale all' Europa intiera, venisse al mondo la maravigliosa sco-
perta. Perché a Magonza, a Strasburgo, s' affrettano a moltiplicare meccanicamente opu-
scoli e libri, quando a Firenze, Roma, Venezia, Milano, Napoli non vi si pensa neppure ?
E come mai, all' opposto, appena sparsa la notizia dell' invenzione, fra noi stampatori e
(I) Divulgatasi la notizia delle feste promosse a Magonza per il giugno di quest'anno, la Direzione della Bibliofilia, de-
siderando di fare quanto le fosse possibile, perché anche in Italia si onorasse la memoria di quel grande, che dette al mondo lo
strumento piti potente della civiltà e della scienza, si procurò questo lavoro da persona competentissima, il chiar.mo Dott. Demetrio
Maizi, il quale intorno alla tipogra6a italiana pili antica avea già fatto, anche per espresso incarico della città di Magonza, studj
profondi. Essa spera che l'esposizione critica e genuina de' fatti costituisca l'omaggio più giusto all' inventor della stampa, alla
sua patria ed alla nostra Italia, che di essa furono le sedi più antiche e famose.
N. d. D.
La Bibliofilia, volume II, dispensa 3*-4*-5*
èl
DEMETRIO MARZI
stamperie si centuplicano, e l'arte progredisce in modo da lasciar dietro a sé la stampa
germanica e <.|iiella d' ogni altra parte d' Europa ? Troppo arduo sarebbe trattar compiuta-
mente di ciò : basti tentare un breve cenno, un semplice abbozzo di quel che all' Italia
ufktrKtmft. jyfto . mrrcfrt ^- -- ■::^
Fig. 1. — Giofanni Gutenberg. 1400 ?-/468.
verisimilmente deve il Gutenberg, di ciò che questa ebbe da lui e dalla Germania, di
quanto la Germania stessa ed il mondo civile presero poi dall'Italia in fatto d'arte
tipografica.
Si discusse a lungo intorno nUa stampa, si cercò d'onde venisse e come la pa-
rola si fosse formata ; e pare dallo Stempel, o Stampel, tedesco, che significa bollo,
conio, marchio. Ciò posto, è cosa notissima che già i Greci aveano una specie di pit-
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
tura ad impressione, detta dJ i'ih\iuiliiiii. con la qnale, perù, è incerto se pur produces-
sero libri e scritture ; che, per non dir delle monete, i bolli, i marcbj, i sigilli, gli
annuii iigiiiìforii^ risalgono, non solo ai Romani e ai Greci più antichi, ma ai Babilo-
nesi ed ai primi Egiziani, i quali n' usavano per le tele e per le tombe. Né si perde,
col tempo, la memoria di ciò ; che Plinio il Vecchio ci narra come M. T. \'arrone fa-
ceva settecento copie meccaniche di ritratti con leggenda, e, dopo inventata la stampa,
gli umanisti non la ciedono cosa nuo\a. Pomponio Leto, infatti, verso il 1470 dice che,
da molto tempo dimenticata, s'è di nuovo scoperta da alcuni, i quali acquistano, con ciò,
larghissima lode ; e Matteo da Luni ingenuamente afferma che 1' arte trovata in Germa-
nia non è nuova, giacché, secondo S. Cipriano, Saturno avea già insegnato agli Italiani il
mezzo di stampar libri e di batter monete! Alla stampa si giungeva nei modi più svariati;
con inchiostro e con tinte, a secco, in modo da far rilevate, o depresse, le lettere, da
imprimerne una sola, o almeno una per volta, o diverse riunite, componenti una parola,
una leggenda ; con laminette forate, e simili. Presso i Romani si segnavano con una
lettera iniziale impressa gli schiavi, i quali, appunto perciò, nelle CoiiiiiicJic di Plauto
son detti uoiiiiiii di Ictlirc, letterali. Sottoscrivevano, poi, in consimile modo, gli impe-
ratori, i notari ; si usavano le ìamiiiac inierrasiìcs e le tcsscrae sioi/atoriac ; e a Pompei
sono state trovate inscrizioni composte di lettere metalliche separate messe sul marmo.
Non sappiamo se fossero a stampa, o a mano, tutte le figure, di cui si coprivano il
corpo, secondo narra Erodoto, certe popolazioni del Caucaso, quelle trovate dagli sco-
pritori del nuovo mondo nel Messico, da altri viaggiatori nella Polinesia.
Durante il medioevo, s' ha ragione di credere che molti di questi sistemi restino
in uso, mentre se ne trovano e applicano dei nuovi. E famoso quel codice d' Upsala,
che contiene la traduzione in gotico, fatta da Ulfìla sui primi del sec. \'I, della Bibbia.
Essa è a grandi e belle lettere gotiche, d' argento e d' oro, fatte con 1' impressione di
un ferro caldo. E lo stesso si dica per un Sa/trrio conservato a Parigi nella Biblioteca
di S. Germain. Vi fu, poi, fin dai tempi anteriori al mille la chirotipografia nei chio-
stri, specialmente di Francia, Spagna, Inghilterra, Germania. Infatti, si imprimevano a
mano, con caratteri, o stampelli, di legno, d' avorio, d' ottone, o d' altro metallo al-
l' uopo costrutti, o con lamine, o tavolette, lignee, eburnee, metalliche, bellissimi libri
per le chiese e per i chiostri, specialmente corali e messali. Cosi molti antichi volumi,
considerati lungo tempo come scritti a mano, presentando centinaia e centinaia di let-
tele della stessa precisa grandezza e forma, sebbene opera di mani diverse, ci appari-
scono manifestamente stampate. E lo stesso sembra pure avvenisse di certe grandi ini-
ziali miniate dei diplomi, come pure dei codici, nei quali spesso probabilmente si
facevano con laminette forate. Del resto, pare fino al nostro secolo in qualche parte
d' Europa siasi usato rinnovare con questo sistema i libri corali.
Ma la stampa, come oggi s' intende, ha rapporti più diretti con altre arti sorelle, di-
venute comunissime nei secoli XIV e XV. Le carte da giuoco, o come dapprima si chia-
marono, i naibi (Vig. 2), secondo alcuni portate dall'Oriente (ma forse di là venne il si-
stema d' imprimere e stampare sulla carta e sulla tela in generale, giacché i Cinesi non
n' avevano, e presso i Maomettani il giuoco era proibito', secondo altri inventate in Ger-
mania, fra noi, e precisamente a Firenze, son ricordate la prima volta in un documento
H
DExMETRIO \L\RZ1
del 23 marzo 1376. Consistevano in foglietti di pergamena, artisticamente figurati e di-
pinti. Qui ebbero forse quel nome di carte eh' è pervenuto fino a noi ; e sembra che
in Toscana, e specialmente a Firenze ed a Siena, assai più che altrove fossero in voga,
giacché contro di esse vi sorse presto un' accanita reazione. Devesi tuttavia notare che
già nel sec. XIV in Germania ne caricavano navi, per cambiarle qua con le spezie ;
e che nel 1441, in seguito ad istanza dei
fabbricatori di tali carte e d' altre figure
impresse a \'enezia, il Governo della Sere-
nissima proibiva 1' importazione di stampe
forestiere, le quali, per la loro gran quantità,
aveano li rovinato quell' arte.
Di poco anteriori, o posteriori, ai tiaihi
doverono essere le immagini di santi e le
pie leggende ; da queste si venne alle Dc/-
IriiìC cristiane^ alle operette popolari come
V Ars morkndi^ la Bihìia paupenim, una spe-
cie di sunto della Rihhùi, per uso del po-
polo, in piccoli volumi, e ai dì/ii/dari :
quindi agli Abbecedari, ai Donati prò piicnilis^
ii cioè a quelle grammatichette della lingua la-
tina, che si attribuiscono a Donato, e ai
grossi volumi. Queste scritture s' incidevano
generalmente su tavolette di legno, che, spal-
\ \ mate d' inchiostro, servivano all' impressione
da una parte sola dei fogli di pergamena, di
tela, o di carta, secondo i casi, poi, riuniti
ad opuscoli. Dalla xilografia è breve il passo
alla stampa vera e propria.
III.
li nome di Giovanni Gutenberg, come in-
ventore, di Giovanni Fust e di Pietro Schòfl'er,
come suoi primi cooperatori, di Magonza, di
Strasburgo, o, in generale, della Germania,
come cuna dell' arte tipografica, va giusta-
mente per le bocche di tutti (Fig. 3). Non manca, però, chi voglia darne il merito ad altri,
sia 1' olandese Lorenzo Coster, siano i nostri Pamfilo Castaldi, o Bernardo Cennini, o
Clemente padovano. Non sarà male dirne qualche cosa.
Giovanni GensBeisch, detto poi anche Gutenberg, o Bonei/iontanus, di famiglia pa-
trizia magontina, nacque sul finire del sec. XIV, o ai primi albori del W. l.a città di
Magonza, che, col plauso del mondo civile, ne onora solennemente la memoria, s' è te-
nuta nel giusto mezzo scegliendone il giorno onomastico, il S. Giovanni di quest'anno
l'ig. i. — Cut ia da giuoco. Circa il J440.
Vedi La Bibliofilia^ I, pag. 182.
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
1900 come quinto centenario della sua nascita. Sappiamo che nel 1420 fu costretto coi
nobili a fuggir da Magonza e rifugiarsi a Strasburgo ; che dieci anni dopo, concessa
l'amnistia, pare non n'approfitasse per tornare in patria. Il primo ricordo sicuro di lui a
Strasburgo è del 1434; de' I2 dicembre '39 sono le prime memorie circa i suoi lavori
tipografici. Quel giorno fu, in detta città, pronunziata una sentenza in causa civile fra
Fig. 3 . — Monumento innalzato nel 1840 in Francufortc a G. Gntenberg, G. Fusi e P. Schòffer.
lui, da una parte, e gli eredi di Andrea Dritzehen, già suo socio, dall'altra. Si rileva
dagli atti che il Gutenberg, da parecchio tempo, mulinava disegni d'imprese industriali,
circa le quali teneva il più scrupoloso segreto. Costretto, per aver danari, a svelarlo a
soci, e a prometter loro una parte degli sperati guadagni, da ultimo, rivolge I' animo,
pare, alla stampa di certi libri, o scritture, le quali, secondo lui, gli avrebbero dato
grande profitto nel 1440, per la celebre fiera d' Aix la Chapelle.
86
DEMETRIO MARZI
Nei documenti processuali si parla, infatti, di piombo, di forme, di pressa, d' un
orerice che gli avea fatti molti lavori per l'impressione. Non pare che l'impresa otte-
nesse il successo sperato, e perciò verso il '443, parti per Magonza, ove ne troviamo
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1
Fis. 4. — Bibbia di ;j('i linee a caratteri iu()l)ili scolpiti. Alagoiiza'? Pfìster? 145 ^ ? H.viN, .^032.
ricordo nel '48. Stretto, anche li, dal bisogno, dove nel 1450 associarsi con un ricco
banchiere, Giovanni Fusi, svelargli il segreto, e promettergli parte dei futuri guadagni,
per averne i denari necessari all' impresa. Avversato sempre dalla fortuna, cinque anni
dopo si vide portati via dal socio, in seguito a sentenza giudiziaria, lutti gli arnesi, non
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
87
che i prodotti dell'opera propria, i volumi stampati e a lui rimasti, della hunosa lUhni
di quarantadue linee, la prima a tipi mobili fissi (Fig. 4), mentre l'antecedente d. irentase.
linee è a tip. mobili, ma scolpili. Mentre, per conto proprio, il Fnst tenea l'ot^cina, tirato a se
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, ci rt g!o«oR' l'i'jinio wAnc et bcAh orna pAtna
nofVri.et ortwìa fcón clc6i;..iccnDn ax> unl.CAtc?
r..«at.i « ccdcfic fcc «i wc Wùr» WA.oni «)wu.
Fig. 5. - G. Balbi, Catholicon. Magou.a, G. Gulenberg. .460. Hain, -2254.
Pietro Schotrer, uià operaio del Gutenberg, questi, sebbene ormai il suo segreto fosse noto a
molti 1 quali avevano avuto che fare con lui, continuava l'esercizio dell'arte, almeno fin
verso' Il 146S, quando divenne gentiluomo di Corte del conte Adolfo d. Nassau, vescovo e
signore di Magonza. Morf di 1> a poco, sui primi del febbraio .468. Diverse sono le
88 DEMETRIO MARZI
stampe che gli vengono attribuite, sebbene neppur una porti il suo nome ; cioè : varj
Donati, le cosi dette Lettere d' indulgenia del 1454 e '35, la Bibbia citata del '5o-'55,
il Catholicon del genovese G. Balbi, del '60 (Fig. 5), ecc. Dal '55 al ^66 stamparono pure
a Magonza i predetti G. Fust e P. Schòffer; in breve, l'arte si propaga in parecchie
città della Germania, nel '64 appare in Italia, quindi nelle altre parti d'Europa.
IV.
Tutte insieme le cose suesposte circa le origini dell' arte impressoria nelle sue
molteplici forme, il fatto pur ricordato che niuna stampa ci rimane col nome proprio
del Gutenberg, i dubbj sollevati, ma ora svaniti, intorno all' autenticità degli atti pro-
cessuali del 1435, l'incertezza degli studiosi e dei bibliografi rispetto alla natura dei
primi prodotti dell' arte, afTermazioni discordi di cronisti e di storici, fecero si' che al-
cuno negasse al grande Tedesco V onore d' aver dato al mondo la maravigliosa scoperta.
Non tutti, per vero, s'accordano a dire in che cosa essa precisamente consista ; e
si comprende. L' invenzione della stampa non è opera d' uno, ma frutto del lavoro, del-
l'esperienza di molti, eredità di generazioni e di secoli. 11 principio dell' impressione
meccanica era, come s' è detto, già noto. Fra noi, pare da una parte sola e con pressa
a mano, si stampavano le carte e le tele. -Alla pressa si sostituisce il torchio ; invece
di una pagina, si stampano tutte e due, con notevole risparmio di carta e quindi di
spesa. Con l'antico sistema, la figura, 1' incisione serve ad una cosa soltanto ; per stampare
una pagina, è necessario un tempo ed una spesa non lieve ; avvenuta l' impressione, il
lavoro del disegno e dell' incisione, la materia su cui questa avvenne, va persa ; col
nuovo, alcuni caratteri, opportunamente combinati, servono a stampe innumerevoli e sva-
riatissime. Si sa che quest'uso dei tipi mobili, per consenso quasi unanime, costituisce
l'essenza dell'arte nuova ; ma s' è visto pure che le lettere separate, di legno, d'avorio,
metalliche, c'erano assai prima ; conviene, dunque, aggiungere che dall' usarle a mano,
ad una, o a poche, per volta, si passò a metterle assieme, a riunirle in forme, a farne
pagine e fogli, fossero esse di legno e attraversate e tenute accoste da fili metallici, e
le linee separate da laminette, o da altro ; o venissero pazientemente costruite di me-
tallo, a forza di lima, passandosi poi a quelle fuse e gettate di piombo, quindi di me-
talli più adatti. Abbiamo qui molti fatti ciascuno dei quali non rappresenta che un pic-
colo passo, un lieve progresso ; tutti insieme costituiscono la grande scoperta. Ora non
manca, è vero, chi neghi siano a tipo mobile i libri attribuiti al Gutenberg ; ma, pur
lasciando che tale affermazione apertamente contrasta con gli accenni, di cui abbiamo
veduto, a piombo, a forme, a presse, a segreti che rimarrebbero inesplicabili col sistema
xilografico, sta in fatto che da lui comincia la produzione di libri, d'opuscoli, di volumi,
piccoli, grandi, grandissimi, a centinaia, a migliaia, a milioni ; che dopo lui l'arte, in
un baleno, si diffonde in Germania, in Italia, in Europa. E questo resultato pratico,
grande, importantissimo, non può essere effetto del caso, o di piccola causa, come un
tenue perfezionamento all'antico sistema. È vero che gli studj progrediti, i bisogni sempre
maggiori delle popolazioni uscenti dalle tenebre del medioevo, spingevano irresistibilmente
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA 89
ad una tale scoperta ; che essa si mostra il prodotto de' tempi quanto l'opera personale
d' un uomo ; ma è vero pure che, per testimonianze innumerevoli, il Gutenberg appa-
risce come colui, il quale più di tutti seppe comprendere i tempi, e divenirne uno dei
tigli più degni, degli strumenti più validi.
Che oppongono coloro i quali negano al Magonzese il merito grande ? Credono
alla leggenda di Lorenzo Coster, d'Arlem, in Olanda, il quale, fra il 1420 e il '26, in un
bosco, avrebbe fatto con scorza d'albero alcune lettere, formatine poi versetti, inventata
quindi la stampa. Uno dei suoi aiuti, di nome Giovanni, circa il '42, fuggito ad Am-
sterdam, sarebbe di li passato a Colonia, quindi a Magonza, ove avrebbe introdotto quel-
l'arte. La stampa xilografica fioriva mirabilmente in tali luoghi, che sembravano quasi
averne il monopolio ; nei chiostri, specialmente del basso Reno, della Franconia, della
Baviera, di Nùrnberg, Nòrdlingen, Regensburg, LUma, Augusta, erano numerosi pittori di
lettere ; e ciò dette fede al racconto. Ma, oltre che questo proviene da fonte di quasi
un secolo e mezzo posteriore, in Olanda, per la prima volta, nel I473 apparisce, ad
Utrecht e ad Aalst, la stampa, ad Arlem nell"83 ; e sul sepolcro d'un tipografo olandese
morto nel 1534 si dice che questi fu il primo a portarvi l'arte dalla Germania. S'ag-
giunga che alcune stampe, senza note tipografiche, attribuite da qualcuno al Coster, sem-
brano piuttosto i primitivi prodotti dell'arte tipografica olandese, non anteriori al 1470 ;
e che, mentre i più antichi tipografi tedeschi, sparsi in Italia ed in Eupopa, menano concorde
vanto dell'arte nata nella patria loro, non fa lo stesso uno solo dei primi tipograti venuti
d' Olanda, essi puri in buon numero.
Non mancò, neppure in Italia, chi volle, ad ogni costo, provar nata tra noi l'arte
nuova. Un sentimento patriottico, certo nobilissimo, ma, in questo caso, inopportuno,
faceva velo agli occhi d'alcuni, i quali, dimenticando che la logica non conosce confini
geografici, facevano cadere il ridicolo su certe nostre assurde pretese.
Pamhlo Castaldi, secondo i documenti fin qui conosciuti, « Nacque... in Feltre, non
« si sa in quale anno, ma nel primo o secondo decennio del decimoquinto secolo.
« Studiò medicina, probabilmente nell' Università di Padova, e fu medico condotto in
« Capodistria. Non si sa in quale anno andasse colà nella qualità suddetta ; ma vi era
« certo nel 1461, quando comparve come testimonio per un'attestazione del vescovo Gabrielli
« di quella città. Nel 1 464, essendo tuttavia in Capodistria, concorse al posto di medico con-
« dotto a Belluno. Non fu eletto, essendogli stato anteposto dal Maggior Consiglio della Città
« il medico Gregorio da Cesena ; ma si dichiarò nel verbale di nomina ch'egli era di
« ottima fama, e che aveva fatto molte esperienze o guarigioni ; e nella ballottazione ebbe
« voti favorevoli 2 i verso 26 contrari. Si recò, poi, a Milano nella sua qualità di medico •
« quivi nel marzo 1472 dalla Cancelleria del Duca ottenne lettere patenti per l'esercizio
« della tipografia. Dopo due mesi che avea avuto quelle lettere^ cioè nel maggio del detto
« anno, si parti da Milano, non senza aver ottenuto dal Segretario del duca, Francesco Si-
« monetta, licenza di portar seco i suoi arnesi e i libri che avesse potuto stampare, esenti
go DEMETRIO MARZI
« da dazi. \'enne, poi, a \'enezia, e qui si fece mallevadore del medico Ruffenino Della
« Gierola per la guarigione d' un ammalato verso una certa somma di denaro. I.a pro-
« messa guarigione non s'essendo avverata, il Della Gierola fuggi' da Venezia, e riparo
« a Milano, onde il Castaldi era per sottostare alle conseguenze della sua malleveria,
« tanto pili che il Segretario del Duca Francesco Simonetta aveva preso a patrocinare la
« causa del Della Gierola. Ma la Signoria di \'enezia e alcuni gentiluomini veneziani
« s'adoperarono a prò del (Castaldi, e mossero il Legato del Duca, Leonardo Rotta, a
« scrivere al Simonetta, perché non fosse il Castaldi molestato. Esercitando la medicina,
« si dilettò di tipografia, cosi come faceva in Roma il suo collega di professione Filippo
« de Ligiiamine, sebbene questi vi desse effettivamente opera ; ma, forse pierché non ad-
« destrato a sufficienza nella tecnica dell'arte, non ne diede alcun saggio. Ignorasi il tempo
« della sua morte, come ignoransi le qualità del suo carattere, e altri particolari della
« sua vita ». Ecco quanto si può dire di lui ; ed è perciò chiaro, come ben dimostra
il Castellani (La stampa in Venezia.... pp. IX-XXXII), che mancano, perché si possa
salutare in lui I' inventor della stampa, la tradizione orale, le testimotiiaiiie contemporanee^
i doaiiiiciiti autentici, i monumenti dcWartc, la possibilità storica.
W.
Gloria assai più modesta, ma molto più vera, che non la pretesa di Pamfilo, me-
ritano altri italiani, due specialmente ; il padovano prete Clemente (Chimetto , maestro
calligrafo, miniatore, rubricatore, ed il fiorentino Bernardo Cennini, nato il due di
gennaio 141 5, incisore ed orefice, addetto nel 14SI ai lavori della porta famosa del San
Giovanni, di Lorenzo Ghiberti.
Del primo sappiamo che a' 27 ottobre del 1470 « praeditus... multis virtutibus,
'^ praesertim novit artem imprimendi literas » ; che stava in Venezia, da dove era per
partire ; che, « si invitaretur aliqua subventione publica, qua posset se substentare, facile
« applicaret animum ad veniendum Lucam, ibique manendum et exercendum suas vir-
« tutes, easque in alios diffundenduni ; quod utile et honoriricum ('ivitati... foret ». 11
Consiglio del Comune di Lucca, su proposta del Gonfaloniere di giustizia e di altri, de-
libera, con trentotto voti contro nove, gli si diano, come sovvenzione, per quattro anni,
due fiorini al mese, purché venga, entro sei mesi, ad abitare in Lucca, e « ...teneatur pu-
« blice docere, et conductus intelligatur, et sit, ad publice docendum scribere discere
« volentibus... ». Il di' 11 agosto del '72 egli espone alla Signoria « ...chome altra volta
« sté in la Città... a insegnare a scrivere, et a quadernare, et miniare, e mostrare tutto
« quello di bene che potè, per la umanità et virtù de' ...cittadini ». N'olentieri sarebbe
tornato « ...in la ultima electione tacta di lui..., benché la previsione al suo bisogno fusse
" piccola ; ma, impedito dallo imprendere et imparare a far lettere, di che si fanno li
« libri, la qual cosa già e perfetta, et in tal modo che, per la gratia di Dio, l' Italiani
<•< stanno al pari con li oltramontani, bora, siando assai expedito..., verre' a stare tutti
« i giorni suoi con V. S., et eserciteresi in fare libri con tali forme di lettere, che
« sarà utile et a honore alla \'. .\1. città, con ijnella paga gli parrà provvedere..., acciocché
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
« possi vivere a presso quella, come è consueto fare a quelli portano qualche virtù in
« la vostra città ». Si delibera, con quarantaquattro voti contro quattro, gli siano dati,
per quattro anni, tre fiorini al mese, perché venga « ad ...exercendum eius artem impri-
« mendi literas, ligandi et miniandi, et ceteras suas virtutes... ». Ma pili importante è quanto
dice Niccolò Gupalatino nella Prcfaiionc al libro del Mesue, De mcdkiuìs uiiivcrsaìihub^
finito di stampare dal nostro tipografo il di \ 5 giugno 147I (Fig. 6) : « ...hac in re me palam
« prohteri minime pudebit... hanc ar-
« tem, ut pleraque alibi inventa, cum
« in Italiani traducta fuerint, politio-
« rem excultioremque factam esse.
« ('uius rei sane clarissimum exem-
« plum praebet libri huius elegantis-
« simus impressor (Siemens..., non so-
« lum literaiiis studiis apprime erudi-
« tus, sed et omnium, quos nunquam
«
novi, in dedaleo praesertim, et ma-
« nuali opere ingeniosissimus. Nam,
« cum neminem tale artlficium ope-
« rantem nunquam prospexerit, suo
« perspicaci ingenio elementi squibus-
« dam tantum huius artis perceptis,
« reliqua consummatissime reperìens,
« Italorum primus libros hac arte for-
« mavit ».
Prete Clemente fu, dunque, prima
del 1470, maestro di calligrafia e mi-
niatura in Lucca; quell'anno si tro-
vava in Venezia, e avea già imparato,
primo, sembra, degli Italiani, senza
1' insegnamento diretto d'alcuno, l'arte
tipografica; più tardi s'era in essa mag-
giormente addestrato. Non piccolo,
INCIPIT.SVMMA.OCTAVA.
DE MEOICINIS AEGRl IVDl
NVM.ORIS. CAPiTVLVM.
PRIMVM DE.SCiS&VRA.LA-
BIORVM.
5CifTurj Ijbiorui uuàdoqt
fit in Ubio A cum comj
nitat,c narium.66 fiL polì
coniamót cjihjru; foIiLum tlu«
re jd porte» iIIjì t^uarc curgfit na
Tut Ubiu; cum uellipns rubcdmit
inCerdam:Gi intcrdu bothor.ót m
tcrdum cdm crullijA rcifluns ft
arpcriuce:6^ curj cius eli ircs rei'
Pfimj f mundifit.itro ab humofc
qui ruper^bundjre uidetur. Scciì
da cfl diuerccrc mjLcrum tu flc
bothomu-fi pecfJtu^è m r^pui»»
4ui Cum ucniorn ucl cum ftjnfi
ciiiòe in colto 5i occipiiio jut
cut cauterio in rucndcg fi nct<lTt
Ui ex peni ■ b i qi>ttdo(^ur f>uni
cJUCcnj qua: d'ximut in cjpittilo*
df uulfienhu^ nariorrtat funi mi
rubili* pjuarnen'i- Tcrtu cO iajr
c^tatio loci &. correctio nocum*
toni qojf accidit m locn \^(\\-^
hoc cjuidcm diciiq «fi i capituto
de ulccTibuì nanunvEc cuìdooi
fiC in Ijbio rupcTion ucl mferiort
abrq* comuni tJtc jlijrum panie
& proprie per oonttJctioncm jc
cidcntcm mufculo triruerOli i pTi
ui Ubu cuarr iccrdit CI ut fcìda
tur Ijbiù ialìionc profundanie;8£
multiplicjtur huiiMQQide jpud
mulcipliCiLtoncm bore^.EL cura
ciUL cH cum unguento de ccruT*
JBC elcQ ro'&: ccrufj jut luiui cu
eleo fOift^ ccrufj Afalu quoiy re
mcoMbiur poH-tt l'ut e» homib|
quiincidunt mufculum ipTum fé
cundum tr^luerrum ciui profun»
djntei Cui f*gittclb ufaiif dum I
ciddtur Tccudui lotalitJié eiujdei
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psllirum ufque du Tanctur- E t Tue
qut c^utenj^nt, fccùdu} irjnfurr*
(um eiu» cauterio uel nummo au
reo fubtrli deindc turant cum ce
ru r« ft jliii-Democntus medica
mtn f*pertilm ad rcilTurj» labio
ruj Accipe furfuns ti. piloruicju
d.i(y rqu'.p irqufllfSJcomburc fuxi
lamina fcr rea 6t mifcc cmerc m fo
'rum cum meJIc ^ "^^^ locujina
ne ft- fero ulqoe durr» Tanf tu r Ci
raium TaDariT fafTurjs Ubiorum AC
cft oipertomiactipe P'uti alboti
mcUis Tiariicis ifnpi hurpidrafi.
p. squalo fjc (icut c^rJtum f^utr
r?. Allude* inoentrone ncftri^IJilrf
pali aro JcrrofJciTi.p.ijnmli.draop.
in p-t confice cum adipe palboC'
quantum fufficit.expert um cH ute
ff TfCKt pnmom.Aliud u aleni ad
jrdorem f^ tombunionc 6i ulceri
Jabiorurn &. efl luu^mcntum Cip
tum.&l-litarpiri cerui* fricatiòn
ptumbi-6^ olci luTcuiami al 6; ca;
rr in p Jtcuatei- olci ro quatum
Tufficu c^pcrtum cH Dijfcorides
ad Iciiiuras labiorum-Accipc Pai
Ia6 C* pulucnza ficut jIcoI^oI mi
Wvl cu mtllc £< utere Jut miTcc cu
tcrebintia aut -:dipc pj[Iinx:jut
anaiu:aut accipe yjilji &. tcrc fi
Cut alcohol &. miicc cum tcrcu.in
Fig. 6. — Mesue, De medicinis. \'enezia, Clemente
padovano, 1471. Hatn, 11118.
(Impiccolito, dall'esemplare del cav. Leo S. Olschki).
quindi, ci apparisce il suo merito. Tut-
tavia, siccome già nel '69 in Venezia s'era cominciato a stampare, e le testimonianze surrife-
rite non ci dicono tutto quello che vorremmo, interesse forse maggiore desta in noi quanto
candidamente afferma, nella sua ingenuità di artefice fiorentino, il Genuini (Fig. 7) ; ^ Ber-
« nardus Cenninus, aurifex, omnium iudicio praestantissimus, et Dominicus eius F.,egregiae
« indolis adolescens, expressis ante calibe caracteribus, ac deinde fusis literis, volumen
« hoc primum impresserunt. Petrus Cenninus, Bernardi eiusdem F., quanta potuit cura
« et diligentia, emendavit, ut cernis. Florentinis ingeniis nil ardui est ». Cosi nella scritta
finale alla parte prima del Commento di Servio a Virgilio^ bellissimo volume in foglio, eh' è
un capolavoro dell'arte tipografica, terminato, per la prima parte, il di 7 novembre 147I;,
per la terz:i il 7 di ottobre '72, cioè trentacinque giorni prima che un tedesco^ Giovanni da
02 DEMETRIO MARZI
Magonza, conducesse a tìne nella stessa città il Filocolo di Giovanni Boccaccio. Il prete,
dunque, e l'orefice, questo almeno, possono dirsi veri reinventori dell'arte tipografica. 11
merito del Fiorentino è tanto pili degno di nota, quanto maggiore è l'eccellenza del-
l'opera sua. Né vale ciò che fu afiermato da alcuno, che la sua reinvenzione non pro-
ducesse buon frutto, perché limitatosi alla stampa d'un'opera, che si tratta d'opera
grande e notevolissima : né si può sicuramente affermare non fosse preceduta o seguita
da altre di lui. Si aggiunga che il Genuini appare introduttore dell'arte nella sua patria,
disegnatore, incisore, fonditore valentissimo ; che assai per tempo dove pensare ad essa,
se nel '71 avea già pronto il materiale per un'opera cosi' grande; che dovea aver im-
piantato una vera officina tipografica, se con lui lavoravano l'un figlio Domenico, e
l'altro, Pietro, notaro di cui si conservano nel r. Archivio di Stato fiorentino nume-
rose imbreviature (certo assai colto e in rapporti coi letterati fiorentini del tempo), gli
faceva da correttore. Inutile, poi, sembra parlar di coloro, i quali vorrebbero a tipo fisso
tutti i libri attribuiti al Gutenberg e alla sua scuola, e fino i nostri di Subiaco, affer-
mando nati in Italia i tipi stessi. Troppo incerte sono le prove addotte a fondamento di
ciò, perché qui meriti conto discuterle,
VII.
Se vano è cercare chi possa contendere al Gutenberg la gloria somma, nessuno
vieta siano celebrati gli altri, che pur tanto meritarono nella nobile impresa. E la sco-
perta, tutta insieme considerata, è prodotto della civiltà sempre crescente, opera collet-
tiva d' una generazione e d'un secolo, anzi eredità delle generazioni e dei secoli, che
in quell'uomo accumularono tanti tesori. A lui pur rimanendo, come individuo, la gloria
maggiore, la gloria collettiva viene in gran parte all' Italia, la quale sparse ovunque quei
germi di vita civile, che resero possibile, anzi necessaria, l'arte nuova, sollecitamente
l'accolse, e la condusse a perfezione. Qui, a dir vero, non se ne sentiva in principio un
grande bisogno. V'erano prosperità e ricchezza ; abbondanza di codici antichi e moderni ;
un numero grande di umanisti e letterati, di scrittori e copisti, di monaci e cherici, di
maestri di scuola sparsi fin nei meno importanti villaggi, di notari studiosi, d' intelli-
genti librai. Tutte queste persone, all'uopo, copiavano libri e scritture, per sé, o per altri,
fornendole anche, secondo i casi, d'accurate rubriche, o di disegni finissimi, di miniature
stupende. Per gli usi più comuni servivano le incisioni tabellari e le stampe xilogra-
fiche. All'opposto, in Germania, in Fiandra, ove i popoli, poveri, ma pieni d'energia e
buon volere, sforniti di studi, ma desiosi d'istruirsi e d' imparare, facevano i primi passi
verso la vita civile, non si sentiva il bisogno d'un'arte rafiìnata nei libri, tranne quelli
del culto, non si avea il comodo di tanti maestri e scrittori, (^on le incisioni tabellari
e con le stampe .xilografiche provvedevasi anche li ai bisogni più urgenti ; ma questi
ormai erano giunti a tale che grande dovea apparire il bisogno d' un mezzo nuovo, il
quale permettesse di dare, nel tempo più breve e al prezzo minore, il maggior numero
possibile di libri e scritture. E questo appunto cercò e seppe trovare quel grande, il
quale, niente altro che un' impresa industriale rivolgendo per la mente, mirava solo a
produrre, con arte nuova, molte copie simili d'un solo volume, ciascuna delle quali, co-
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA 93
stando pochissimo, in paragone di quelle ottenute coi modi usuali, permettesse di vin-
cere sul mercato librario la concorrenza, e di far grassi guadagni. Anche quando^ del
resto, nel 1460, egli senti il bisogno di dare alla luce un'opera d'argomento letterario,
non mirò ai capolavori della Grecia e di Roma, ma all'utile pratico, agli ammaestra-
menti preziosi che pure potevano trarne ; e la scelta stessa fu un omaggio alla cultura
medievale italiana, giacché cadde sul Catliolicon del genovese Giovanni Balbi.
In Italia i primi volumi, assai rozzamente stampati, non poteano trovare grande ac-
coglienza. Siccome, poi, sostituivano i manoscritti e li somigliavano in tutto, e le scritture
tedesche differivano molto dalle italiane, specialmente umanistiche, non v'era ragione, per
cui dovessero subito esser portati fra noi, ed avervi larga diffusione. Dato poi l'interesse
dei tipografi a mantenere il segreto, può sembrar verisimile che all'arte nuova non si
facesse dapprima attenzione, ch'essa rimanesse ai più inosservata, o presso che ignota. Presa
nel '462 da Adolfo di Nassau la città di Magonza, costretti gli avversari politici del vin-
citore, e, fra essi, certo anche operai delle tipografie cittadine, a rifugiarsi altrove, dovè
AD LECTOREM
FLORENTIAE .VII. IDVS NOVEMBRES
.MCGGGLXXI .
BERNARDVS.Cennnius aurifex omnium iudlcio praEftantiffimust&DommC^
cus eius. F . egregi ae indolis adolefccns:expreffts ante calibe carac^eribus 'ac dein/
de ■fufis lileris oolumen Koc primum impreflérunt .
Petrus cenninus Bernardi emsdem. F .cjuanta potuit cura 8c dili^étia emendauit
ut .cernis . Florentims ingemis nil ardui eft .
Fig. 7. — .Servio, Coiiiinento a Vii\e;ilio. Firenze, Ceniiini, 1471-72. Hain, 14707.
passare a molti il segreto, allargarsi la conoscenza dell'arte, spargersi ovunque la fama
della scoperta. Abbiamo notizia di certi calligrafi magontini (si sa che allora calligrafo si
scambiava con tipografo) i quali, già nel 1463 sarebbero stati a Foligno, e vi avrebbero
copiato due libri. Cosi, infatti, si esprime l'avv. folignate F. Senesi, pubblicando il primo
dei quattordici volumi di cataloghi della sua ricca collezione di codici e di libri (Bihlio-
flìi\a sclccia, p. VII, Firenze, 1855): « Alia bue pertinentia dicturi sumus, tum Inter aldinas
« ad an. 1545 et 1563, quibus opera Fr. Patritii occurrunt, tum Inter mss. (XIV) ad
* Commentarium Gambilioni, De actionibus, et ad Imolensis, Repetitionem super C. Cum
« contingat, quae a Maguntinis Calligraphis an. 1463 Fulginei exscripta fuerunt ambo, ni
« fallor, adhuc inedita ». Dei codici surricordati non se ne conosce ora uno solo, e si
rimane, perciò, incerti circa il preciso valore, che si può attribuire a quel passo. Uno di
essi fu stampato dopo il 1470 dal celebre magontino, probabilmente scolare e coopera-
tore del Gutenberg stesso, Giovanni Numeister, o Neumeister; e, siccome egli, con altri
suoi concittadini, fu, e stampò a Foligno nel 1470 e dopo, M. Faloci-Pulignani suppone
fossero sempre gli stessi, e avessero preso stanza in Foligno anche prima. Comunque sia,
è certo che in Italia la fama della scoperta circa quel tempo almeno era giunta, giacché
94
DEMETRIO MARZI
il nolo cardinale tedesco Niccolò Cusano, quando mori, nel '64 avea già espresso il de-
siderio che un'arte si utile vi fosse portata; e nel '64, poi, al più tardi, lavorano a Su-
bisco i tipograti tedeschi Corrado Swevnhevm e Arnoldo Pannartz.
Firenze, Milano, Napoli, Venezia, molte altre città, piccole e grandi, della Penisola,
aveano continui, quasi giornalieri rapporti con Roma. In quasi tutte si trovavano artefici
espeni, o persone studiose e d'ingegno, o uomini, che nelle scienze, nelle lettere, nelle
arti giunsero ad altezze mai più raggiunte. Se, nonostante, dunque, passarono alcuni anni
prima che la stampa vi fo.sse introdotta, questo fatto stesso sembra far credere che non
producesse subito una grande impressione; che rimanesse, per un certo tempo, quasi inav-
vertita. Ma r indifterenza non pò tea durare a lungo, e quanto s'è visto circa il desiderio
espresso dal Cusano, è la spiegazione migliore di quello che dico. Accresciuto, nonostante
si cercasse di tener sempre il segreto, il numero dei tipograh, moltiplicati, col volgere
di alcuni anni, i volumi, avvenne, naturalmente, ciò che dapprima non dovea esser molto
sensibile; una grande diminuzione del prezzo
loro. Quei nuovi volumi non erano come
tinti codici artisticamente ornati, signoril-
mente eleganti; ma utili si'. \'espasiano da Bi-
sticci, l'esemplare dei librai intelligenti e stu-
diosi, può esprimere il suo disprezzo verso
di essi, può dire che un principe innamorato
de! sapere e dell'arte si sarebbe vergognato
il'accoglierli nella sua biblioteca; ma l'uma-
nista con poco si procura una di quelle opere,
]ier le quali dovea prima alTaticarsi buona par
te della vita; le persone meno ricche, senza
Fig. 8. — Abbazia dì S. Sio/as/icii 11 Sn/n'iic
grande sforzo, accrescono molto il patrimonio delle loro cognizioni; i professionisti si
procurano facilmente quei trattati, quelle raccolte, che costavano prima una somma non
lieve. Un autore, uno studioso, può. con la massima cura, comporre un'opera, occuparsi
d'un testo, collazionarlo con molti altri, farvi le osservazioni e i commenti che crede
migliori; centinaia di persone se ne varrannci, senza timore che il pensiero dell'autore
sia falsato, le fatiche dello studioso disperse. La Chiesa, che stima sua missione speciale
diffondere la cultura e la civiltà, acquista uno strumento potente, e si conosce dalle pa-
role del (ausano che penserà subito a trarne protitto. « Premitur uno die quantum non
« scribitur anno », dice uno dei primi tipografi a Roma; ed un altro mena vanto come
quasi più valesse una volta la carta che ora i liliri. In breve, la fama dell'arte nuova si
sparge nella Penisola, si chiamano ovunque tipograti dalla (jermania; prete (demente, a
Venezia, l'orerice Cennini, a Firenze, entrano, senza maestri^ nei segreti dell'arte, e si
danno alla stampa.
Vili.
All'arte introdotta in Italia dovea toccar quello che a giovane pianta portata da
luogo sterile in suolo più felice; una \ita più rigogliosa, tìori più belli, e Initti migliori.
La stampa, infatti, fra noi crebbe d'importanza, s'abbellì, si perfezionò. Servi altrove ai
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
95
bisogni primitivi delle popolazioni, al culto, alla scuola, alle pubblicazioni amministrative
e giuridiche ; da noi anche a quelli più alti della cultura, qui largamente diffusa, della
scienza qui amorosamente coltivata. 1 primi due tipografi in Italia, lo Sweynheym e il
Fannartz, ne danno un esempio. Essi stampano fra il '64 e il '67 nel convento bene-
dettino di Subiaco (Fig. 8) un Domito pio piierilis, ma, subito dopo, il De Oratore di Cicerone,
quindi le Istituzioni di Lattanzio, il De Civitate Dei di S. Agostino. Andati a Roma, nel Pa-
lazzo de' Massimi (Fig. 9 e io), fra il 'Ó7 e
il '73, e poi dopo, si vide anche meglio, quanto
diverso fosse l'indirizzo dell'arte in Italia da
quello da essa segui'to nella Germania. Vi det-
tero, infatti, numerose edizioni, vi produssero
molto più che i 2000 volumi ; ma su le altre
prevalgono le opere classiche; in tanta conge-
rie fanno bella mostra di sé Cicerone, \'irgilio,
S. Girolamo, Apuleio, Aulo Gelilo, Livio, Stra-
bene, Lucano, il Bessarione, Plinio, S. Leone
Magno, Quintiliano, Svetonio, S. Cipriano, Si-
lio Italico, Ovidio, Esiodo tradotto in latino,
Giustino e Floro, il Coiiinieiito di Donato a Te-
renzio, Cesare, Platone, Aristofane, tradotti in
latino; il Perotti, Marziale, Polibio. Un latini-
sta non indotto, Andrea de' Biffi, da Vigevano,
vescovo d'Aleria in (Corsica, cerca, sceglie, col-
laziona, per essi, codici antichi e moderni,
v'appone prefazioni e note, ne indirizza buon
numero al Papa, quasi invocando per i tipograti
e per l'opera loro incoraggiamento e protezione. Famosa è, anzi, una di queste lettere da
lui premessa a nome dei due tedeschi il 20 di marzo '72 al quarto volume della Bibbia col
Coiiiiih'i/to di Niccolò t/e Lvra (Fig. 1 1 fuori testo) : « Nos de... Germaniis primi tanti com-
« modi artem in Romanam curiam tuam, multo sudore et impensa, decessoris tui tempestate,
« deveximus. Nos opifices librarios ceteros, ut idem auderent, exemplo nostro, incitavimus.
« Nos reliquis, propter impensarum magnitudinem, a tanto negotio, vel omnino, vel maxima
« ex parte,quasi in salebra herentibus, recentiore animo, viribusque geminatis, cum summa
« difficultate restiti mus. jam tandem, defecti nervis et sanguine, divinam operh tuam implo-
« ramus. Indicem si perlegeris impressorum a nobis operum, miraberis, tante majestatis
« et apostolici culminis pater, vel carthas huic librorum copie potuisse, vel linamenta
« sufficere. Et, ut perlegere valeas, usque adeo curis pontificalibus districtus, nihil aliud
« hec ad te epistola continebit. Nam, auditis nominibus tantorum autorum duntaxat, ta-
« cere non poteris, si bene tuam pietatem novimus, quin statini nobis subvenias ; nec
« ulla rerum qualiumcumque occupatione difficultateve valebis deterreri. Impressi sunt no-
« stro studio. Pater beatissime, libri qui in subiectis suo ordine tibi recensebuntur ».
Abbiamo in essa un vero e proprio catalogo delle edizioni dei due tipografi fino
a quel giorno, il primo fra quelli tipografico-editoriali d' Italia, forse il più antico anche
Fig. '
Pa/azzo de' 3Iassiini, ove fu la piiina
tipografia romana.
96 DEMETRIO MARZI
d' Europa, che ci sia pervenuto cosi ampio e completo. Si vede dalle parole dell'Ale-
riense, come, anche secondo lui, 1' importanza dell'opera stava nel numero grande dei
volumi stampati, quindi nell'utile che a tutti veniva dal poterne comprare agevolmente
e con poco.
Ma quello che devesi qui maggiormente notare, è la specie dei tipi usati da quei
due stampatori. I primi di Subiaco ditferiscono parecchio dai tipi gotici fino allora soli
conosciuti in Germania, e molto somigliano alle lettere romane rotonde dei nostri ma-
noscritti umanistici (Fig. la) ; son belli alla vista, e costituiscono una stampa elegante ed ol-
tremodo graziosa. Gli altri di Roma, sebbene, sotto qualche aspetto, inferiori, in certi par-
AVITAS MAXIMORUM AEDES
UBI AXNO MCCCCLXVII
ARS TYPOGRAPHICA PRIMUM IN URBE INVECTA
ET A. MDLXXXIII PAULUS DE MAXIMIS
NUTU S. PHILIPPI NERII AD VITAM REVOCATUS EST
CAMILLUS CAROLUS MAXIMUS PATRITIUS ROMAXUS
ARSULARUM PRINCEPS ET DOMIXUS
IN PRISTINUM DECUS RESTITUIT
ET MONOCHROMATA QUIBUS DOMTNICUS DE >[AXIMIS
PER NICOLAUM FURLANUM FRONTEM EXCOLUIT
VETUSTATE OBSOLESCENTIA
ALOISIO FONTANA PICTORE
EXPOLLENDA ET RENOVANDA CURAVIT
A. CHR. :mdccclxxvii.
Fig. IO. — Iscrizione apposta in piazza de' Jf/assi»ii a /Coma al palazzo de' Massimi,
ove fu la prima tipografia romana.
ticolari più difettosi ed imperfetti, sono di pure forme romane rotonde, nitidi, belli,
eleganti (Vedi fig. i i). Autore ne fu certo lo Sweynheym, il quale dopo il '73 lavorò pure
tre anni nell' incisione di 27 carte geografiche destinate ad una traduzione latina della Co-
smografia di Tolomeo, condotta poi a fine nel '78 da un altro tedesco .Arnoldo I-ìuckinck.
.\nche questo carattere è di forme romane, ma più bello e perfetto dei surricordati (Fig. i 3).
Le parole delle carte, in capitali della più pura forma epigrafica (Fig. 14), impresse con pun-
zoni unici per ogni lettera, costituiscono un'opera di regolarità ammirabile, quanto di più
bello ed elegante siasi veduto in questo genere. S'aggiunga che quell'edizione, la prima fattasi
della Cosmografia con carte in tal guisa incise^ è uno dei più bei monumenti dell'arte
nuova. Cosi quei tedeschi, appena giunti fra noi, s' inchinavano, in certo modo, alla terra
della cultura e dell'arte, abbandonavano i propri gusti, e, quasi vergognandosi della pa-
tria rozzezza (« Aspera ridebis cognomina teutona, forsan — mitiget ars, musis inscia, verba
« viruni », dicono in qualche loro edizione), stampavano le più celebrate opere dell'antica
sapienza, mettevano in uso quelle lettere dell'alfabeto romano, che, subito, nel 1467,3000110
loAn.McncnEpircopi. S.D.n.Pape Bibliotbecaru.
ad iX/flum.ILlI.rummum Pontificem EpifloU.
Ommunifac cntcì olim inter gcntilef opimo Fuic parer beacilTimì: X/f>e.IIII.
PontiFcx Maxime cecera diif dcof ipfof duodccim eciam illof pnncipef felecftof «^
wagnof appelUcof uni nccenìrati continuo paruifTe. Eam emm inter numma omnia
abfqì puocatione imperiofù cxercuifìè magifìrarù. Id ne mtcr cbnaianofquoq; uerc
dici ccnfeatur tua potifTimu fapientia clemenciaq; occurri porefìr-S^ ut dtgnerifmifen/
corditer cccurere feruuli tue facfbicanf Conraduf Suueynbem &; ■^rnolduf Pannartzf
Imprerrorerno(ìri dc urilifTimc buiuf ficfl onc artif primi in Italia opiFicef maximi in
urbe operarli antefancflinimorpedertuorteTramueniguftuifimprcnramdeorculantcr
iniplordnr:ndnqr ego ipfe creatura tua ceterafepiOolaf proprio: banc illoif nomine
8^ deccnbnCantea 8ó pofbmodu tuo nummi diumo mfcripri. Vox quidem Impredozf
fub tanto lam cartbarum Fafce (aboranttum : 8^ nifi tua liberalit af opicule^ dehcientiu
ifba ed: pater beatiffime: Nofdc Germaniifprtmi tanti commodi artem in Romanam
Cuna tua multo fudore &f impenfa decenbnftui temperate deueximuf. Nofopificef
librariof ceterof ut idem auderenc:cxempIo noOro mcitauimuf • Nof reliquif propter
impenfazf magnitudmem a tanto negotio ucl ommno uel maxima ex parte quafi m
fdlebra berentibuf recettore animo uiribufq gemmatifcu fuma difficultatc reOitimuf.
lam tandem defecai neruif &: fangume diumam opem tuam imploramuf. Indtcem Ti
perlegenf ImprcITorum a nobifopczf :mirdberiftante maieOatif S^apoOoltcìculminif
pacer ucl carcbaf buic libroTu copie potuiOe uel Lmamenfa Tufficere . Ec ut plegere
ualeaf ufqadeo curii pontificalibuf diOricnuf n.bil ahud bcc ad teepiada cócmebtc.
Namaudifirnommiburtamorum aurorum duntaxat facere nonpotenOfi bene tua
pietatem nouimuf-quin fì-atim nobif fubueniaf.nec ulla re^f qualiucunq occupatioe
difficultateue ualebifdercrrerilmprefTì funt noflrofbudio pater BeatifTìme libri qui
in fubiedif Tuo ordine tibi rccenfebuntur.
Donati prò pucrulif ut inde prmcipium dicendi rumamuf:undeimpnmendt initium
fumpfimur: numero trecenti. CCC
Ladìantu firmiani Infìritutionu conerà gcntilefa^ reliquorum eiufautonfopurculoif
uoluminaoc^ingmta utgintiquinq;, DCCC.Jv_X.V-
EpiOolaif familiarium Ciceronifuolumma gngenfa qumqgmta. D. L.
Epiflolazf Ciceronif ad atticù uolumma ducéta feptuagintaqutq; . CC . LXX^V-
Speculi bumane ulte uolumma trecenta . CCC .
Diui ^ugu^:ml de Ctuirate dei uolumma oc^ingenca uigmtiqnq? . DCCC. XX v.
Diui Hieronymi Epiftolaif &:libcllo2f uolumma mille cenCum. M.C-
M. Tul.Ciceronif de oratore cu ceterif uolumma qngcnta qnqgmta. D. L.
M.TulCiceronifopeif omnium pbilofopbiauo.qngenta qnqgmta. D.L*
L- A.puleii platonici cu Mcinoo uolumma ducéta fepcuagicaqnq:. CC.LXX V.
A-Gelimocflium atticaif uolumma ducenta Teptuagintaquinq;. CC LXX V ,
CCefanf commcntariorum gallici &: ciuilium bellorum uolumma ducenta feptua/
gintdqumqr. CC-L-^-'^V.
DeFenficrurdiuiplacontf uolumma trecenta. I CCC.
P. Virgili! Maronifopeif omnxù uolumma qngenfa qumqgmra. D.L.
T. Liuii pacdumi cum Epitomate omnium decadum uolumma ducenta feptuagmfa/
qumcy. CC.LXXV»
3bi uolumma duccncd fepcuagmcdqumq;» CC. LXX V.
iuolummd ducentd rcpcuag(nrdqumc{;. CCLXXV.
nftf de ndcurdd biOona uolumma crecenta. CCC.
milli de duodecim Cefanbur uolumirid ducente
CC.LXXV.
fermonumuolumind ducenCd feptuagtncdgnq;. CC-LXXV.
ani infbicutionum oratoridrum uolumma ducenta
CC.LXXV.
nedurce diui Tbome Aquindcifuolumma quingcnra
D.L.
iflroldaf uolumma ducencafeptudgin Cd qutnq;. CC-LXXV.
0 Anfbee uolumma qngentd qutnquagincd : D.L
.Calphurnio &: Hefiodo uolumma ducenca
CC.LXXV.
rul.Ciceronif cum Inuecfliuiromnibufin A^ntonium. Verrem.
'uolumma ducenca tptuagmcaquinqr. CC. LXX V.
if Meramorpbofeof^ Elegrarum omnium uolumma
agmra. D.L.
uolumma Mille Centum . M.C.
lolummù fummd ut tud ptcfdfpcrrpictt pater Beannime nifi falltmur
deciefmille quadnngentorfeptudcmcaqumquaceruu qdem mgcncc
ibufcuifdd ferendum qua parte reflattintolerabilem :proprer eam
)[c pofueramuf nccefntdtrm.nàingenf rùptufad uidTu necenanuf
ibuf Ferri ampliufa nobif nequir. Ec emencef non effe nuKum cQ:
im g q» domurnon:ra (àcifmagna plend eO qumccrnionu indnifrcz^
1 teigitur clemcntifTìme pdter qui ef rapiencirdmufdocfbinjmurq; fpef
ubucniédi nofìrenecelTìranefb cppiaz^ne peredmuf.Da nobiffub/
reno mdieOdtifrue.pdti fumuf prò clemencie tuo drbitno de nofbra
jrefTìrquiternionibuf nofTnfnbi toc traderc:quoc uoluenf&r gbuf
redibilif mdfuetudo fiibuenidc nobifde aliquo officio undc pofTìmuf
e. Impéfd efbfddTdtn foltuf Nicoldi de Lyra a nobifuolummibuf
ìibil nobifTuperfic ad umendum. Si ucnderemuf opera nofbra non
re nibil pcteremuO Scd ultro m prefentium cemporumarticulo in
;erc non nefcimur-' ipfi noftra ofFerremuf.fdciemufqi quocienfcuo
i nobifcum ufa eflè utdebirur Fronte fereniore. Inrerea pater fand^c
Tdtionefme.'quta paupereffddTi fumurnimif. Sirperpccuo forpefec
T
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
97
dai loro stessi connazionali (Fig. i 5), furono poi giudicate, per consenso quasi unanime, le più
belle e gradite alla vista, e costituiscono anche oggi l'alfabeto universale del mondo civile.
Difficile sarebbe giudicare se di questo il merito vada ai tipografi, o se alle circostanze, in
cui essi operarono. Era scopo dell'arte produr volumi, i quali, più esattamente che fosse
possibile, corrispondessero ai codici ; facendo ciò, essi adempievano l'uthcio loro ; facen-
ti-^xt-gc^M va^fl^'£yLK'r^rrv;ii 'ì
rrìsacur.Ham hoc corpufculumquo ihdiuririimus^'ijnife ivc«pfaciitu cft,
N.tni f p£ botro nc<f tangl : nciji afjsici . iic^ aimphcndi poKiV.qs Imh mtra
bó( nrt uidtmi*. Ojii fs driianis ac ttner ui l»c mr^ fuccic. | s^tio f feis eX'
pofnc-.fi iifrtutcf ontcìiipra. dcfidcriis le cjraió adclì)Ctrit;Mdet a prcmcE
mKriam.Si.iut uc dÀci fc.imfMuiu 4" r:ftu reAefortimìcit-.ec prompre
ccmft.wtertji dtfcndcrit fi icrrif (ju.i calcitre ac iiimen dcbct non ftrufcalc ;
iar.ìmcrcbiffcinpitcrrum. ">"»'-- • o-f.i.c o fiV.!(,'i Hci^p^itf •■
• '^-*v Lc.idtcDfmtn-untnjtcrini pjucisfv'oWcuriusftìftaffigdt'cnfeJ
g J prorcrusctcporisnifttfriQtcpirorairicjbuscótmmsséditbiras.
Pliiia « mcUor.T l.inirus fi nobis mdulgcn.T ce (tas umf Ht : ninc Si ego cs
ad uci {■ pbilofopbic dodim.i . k pl.inùjs 44 ucrius coborobor. Santi oiì
', qmulu poterò litcriscradrrcioiif.ìdiiitf beate foajlpccìcc.cc^dfHiitórm
■ pbilofopbos.quom.ifunt.idgmrfcjnàaitJumBiempfraidofisigiaues.
,■ 3 ncrcdlbilis cni 11» clopucnf . tr argu;r.n:indi diffo'cndiiji fubtjlicis :|ais
facile dccepeitic . quos p.-ir-tjni noftris .irmjs ; p^irtfp,! turo ts ipora ma- (e
LO^ncertacione fiimpris i-cuàtecnsua.ut appreat cos éidnxifft: poriuscirf^
rcmqfiiftuUrtc l'orafTcmirJiHsqitantufadnusaudcatii. Pa^rmirncf^
c>cn'ntTu;'.'Autopptiiiiiciiacé'Egoiicrolibctiu9rubboeotijr«dcffC£rii!i, ■
H.im i'i ;\\.>rcusTu!liiiS ctoqucncie ipiu^ 'aiitaiin txcmplar, ab rótloctis Si
racloifabus : cjiti.', Cime pro ucro m tcb .^mr . Icpc fujjamsf (V . Cur dclperc'
mi!S ucrtotf m tpam conrià falbcctii capoofamt]! F.ìcuiidiattì Sua^pra ni
rt d.\rtorc ua'.icui-a f !lli ^dcm fc pfonos ucriEris/pf iteri Polene . Sed qu^i
pót Cam rem detViidcre qu.i non didictt.aur jllulhai'e apudaHos : ipe noi/
nouic.A\.ignuiiidcorpoUiceii.l£dci-icftiopu5eltmnnerc:utiiobÌ9facu(-
ras ac tcpus ad ppofita pcrfctfda cnbuat. Quod fi uta é optìd.ì (àpfcnti :
proteclo null.i aliam obe.iufjiti wtucrc optauerim :| iiC3lit}dcffoia .quod
Ulta dignufic. et q.^ utilicateffl Jcgécibu9.ctfi nó.ìdeioiipriam v^a tenuis tii
ncbi^acridie rums c(V • .?d uincndiim Bmc afemt. c]uod cf> maicie ncccf'
fai-rMiii.Qiiopcrlpccìo.ransnicai)eifrcarbitror.ccofftciùboi*iinpIe(re:fi
i.si\-r riKU5.i!;4iio3boitsaberroribuslibci3cos:aditercjlcl1edirc>ccric.
' ul-.in iir.i-mi. I ii(litntionibusaduepfii*gentc5liT3n(épfem,
MCcnccmMi:: \JL'ctMMaeia dei libcpunus.imacùlibi-ode opificio bois
,1 1 0.-iii.-inanù fmiiinc.Sub.inodiil.M.CCCC.LXV.Ponliric.itus P.m'ii
.■mofiii.i r«ùdc '.niiéhóc.viii.dieucroanptnultiarafnfoOclo-
,>^^rl■.lbi'ìmo11.^iì:erioSllblacfn^|.
Oeoemcias.
Fig. 12
Lattanzio, Dr din. ins/i/. Siibiaco, C. Sweynheym e A. Painiartz, 14(15. Hain, *98o6.
(Impiccolito).
dolo bene, ottimamente meritavano degli studj e dell'arte. Se poi i libri stampati in
Italia, poterono esser presi a modello dal mondo intero, è questo il più bel monumento
alla civiltà ed all'arte italiana del Rinascimento.
Quei caratteri, che doveano, poi, aver tanta fortuna, non afi'ermarono subito a Roma
né altrove il loro esclusivo dominio. Siccome i manoscritti, anche fra noi, erano di
Ln Bibliofilia, volume li, dispensa 3»-4''-5'*
qS
DEMETRIO MARZI
CLAVDU PTHOLtMHI ALLXANDRINI PHILOSOPHI COSMOGRAPHIA.
Agnumnc inuentudifTicilc fuilfc arbirror B.P.itcr iiniucrfam tcrr.im c(Tc totins mandi orbicu
lare ccnrnim m qiiot omnia cidcrcnt et octuiscntcfimam unicscx ccntù et uiciinti partibiis ciò
principibus doccriTie uinsmcthodic is r.itiorinancniDuscxcoair.itiim Maximum uero atq; difftcìlcmu
ninbrarumet elcuationum poli Solis Liinctp defectuil inacniUccx crcccntisct fexarmta partibusccli
cintibct qningcnta (ìndia in rerris rcfponderc Quam aloriaj priniiis 1 lypparchus ccfilioriim nature
parriceps mortalibus prcripuit urbuini et uicoru fpacia.Nedumqnibus habicabile folum rationibus
ditTKtircmur oftcndit. Quas poReri pcrplexioribo modis fecuti uariis luoluta&ambagibij rcliqucriic
Doncc uir fas^acis Inerenti Ptboicmcus banc celi cu orbe rerrarù Cognationc mtcr uarias au£loruC5
tcntionesmiilfaqì et loca et Iccorù nomina perfidia tcmporum mutata comperiens lontra lucubratione
qne fparfa et diffoluta crjnt rcfarcirc arcpm unumquaft corpus redigere con.uus efV.EtTecitqjut baiq
terre qiic clcmcntoru imfima mi'niacjjcft fuu5 et loca cu celi fingulis partibus cóiunri.at corpora a no
bisrcmotiffima perpendiculari tanq linea cóprehendi dcfcribicjj poffent.ut quc illic moucntur certio
pfcrtptifqjlpaciis buie imobili propemodù equata fint.quasdiumas aftroru terrcqjlucubraticcs fubti
Il traditione ad noflra perduxit cognitionc.nc icncremus unde hic mundus qué incolimus fuos ueluti
fcnfus concipiat atcjjagat''.ut fic ab operu fciétia ad opificis cognuionem peruenircmas. Prctcrmiffaij
confcicru fati fydcrunict diucrfos uariantiu calus mdaiatione; omnicg aliarum difciplinarum quibus
maxime pollcbat cura (cpofira locoru Ipacia per Paralcllos diuila tkmenfus ante oculos nobis pofuic
Ofloigitur libris notioranoflre habitabilis terre loca lune m una unuicrfo tcrraruorbi congruentem
illmc In pUires uni refpondcntcs tabulas dicrclTit.Quos ut admiratione dignos ftc tue fanélttati dedi
cando5 non imprudcnter exiflimaui.Hoc relicioms Imperiu hoc multaru3 rcru doclrma pofccrc uide
batur Alterum quod ad populos rcccndos dofliores cautiorcfcp nos rcddat Cofmoj^r a pbic cnarratio.
Altera qiiod multifariam reru tcicnti.i accumulatidimc afferà t fine qui m rccódittsdilciplinis. aut q
m cxpcfitis uerf.int" fuic qui domi qui foris aaant'' bac pottlTimù doctrma diuerfaru rcru rationc per
dilcunt et ea admodum delcclantur.Qua in re ne libraricrum infcitia tue Sanchtatis aures ofTcndcret,
Uomitius Caldennus Veronenfis cui huiusemendationis prouintia dcmadata fucrat eam cura fufce
pit afTerens cum uetuflifTimo greco manugemifli Pbilofoplii emendato latinos codices fé coHocacuruj
Maoiflcr uero Conradus Suucynhe^ m Germanus a qr.o formandorci Rome libroni ars pnmu profec
ta ell.Occafionc bine lumpta poftcritati confulens animum primum ad hanc doSrinam capcfcendam
appdcuir Siibtndc matliematicis adhibiris mi is qucmadmodum tabulis encis tmpriinerentur cdocutr.
trienni ocp in bac cura confnmprodiem obiitin cuius uicilaru laborumqjpartemnó inferiori ingcnio
ac fhidio Arnoldus Buckcnct e Germania uir apprimc eruditus ad impcrfcctum opus fucccdcnsni
Dommi ConradicTjobitucorum uiailie emcdationefcjjfinc tefhmonio pcrircnt neue uiroru cruditoru
ccnf urani fugerem immenfc lubtilitntismachinamenta examulTim ad unum perfecit. Qiie omnia cuni
Sanclitatis tue munus pcrfpiccrem quandoquidcmcuis cenfura animos ad boc diligentiores effeceraC
ccnfui eiirfdcm uadimoniis poflcntati mandanda.Sciant ut omncs quantum fub cali pontificc noftro
rnm re mpcrum iimenia profecerint.qui fi quid laudis ex boc promcrcrt uidcbuntur ut offentcnt illud
qualcsefTc prmcipcsin R.P.talescuies efTc folerc.Sin autem emcnd.itionis ut fupcriorum tempornm
dcprauatiom borum fiue litteratoruni oftcntationi non nealigentie delidieue tribuatur. Tua iritur
SanSiras penci q liominii et dcorum confenlus imperili cum rerù omnium doctrina effe uoluit quicqd
mtcr bcc dui luum munus indic^num uidicauent cum immcnfa tanti opcns utilitatc atijj dilciplina re
pcndat logamus.Quam li mtnus rcligiofe adimns ac debtratts celcfli potius clemctie atij benigmtati
adftriba: lue q noflre obiiciat infolenttc.
tem
Ar nero US Ptliolemeus Cl.iudius AleynadrinnsPiiilofoplins Marci Plnlofophi Impcr.itoris — .
ponbns tlornit.. Medianica tribus libns complexns.de portcntis aftrorum planetarumqj diios libros
elucubrauit Spbeio rcguiam Magnuni Aflronomon fir;c CoUcclanca, Multa prcterca et buius Geo
grapliie opus diuinum
Kig. 13. —Tolomeo, Cosmograpliia. Roma, [C- Sweynheyni] Ani. Buckinck. 147S. Hain, 13V{7-
(Impiccolito, dall' csumplarc del sig. James W. Ellswonli).
GIOVANNI GUTENBERG E L' ITALIA
qo
molte specie, antichi e moderni, e contenevano opere di svariata natura, letterarie o
scientifiche, giuridiche o teologiche, amministrative o liturgiche, cosi varie pure erano
le forme di scrittura usate in essi ; piti o meno umanistiche, o rotonde, gotiche, molto,
poco angolose, grandi, o piccole, minute e minutissime. E, siccome in queste cose ha
l'uso gran parte, le persone che attendono a professioni legali, quei cherici eteologi
che hanno consuetudine con le scritture monacali e liturgiche, in specie un po' antiche,
rimangono a lungo insensibili alla bellezza dei caratteri nuovi, e provano solo il disagio
del cambiamento ; cercano si torni alle forme solite, plaudono a chi stampi, anche fra
NVMEROS MATEMATICOS
INEXPLIC ABILE FERME TER
RE ASTROR VM(iVE OP VS
CLAVDII PTOLEMAEI ALEXAN-
DRINIPHILOSOPHI GEOGRAPH'
lAM ARNOLDVS BVCKINCK B
GERMANIA ROME TABVLIS AE*
NEIS IN PICT VRIS FORMAT AM
IMPRESSIT.
SEMPITERNO INGENII ARTIFI-
CIIQVE MON VMENTO . ANNO
DOMINICI N ATALIS . M . CCCC.
LXXVIII . VI. IDVS OCTOBRIS.
SEDENTE SIXTO.IIII.PONT.
MAX. ANNO EIVS.VIIl.
Fig. 14- — Tolomeo, Cosinografia, Roma, [C. Sueynheym]
Arn. Buckinck, 1478. Hain, 13537-
noi, coi caratteri gotici, che chiaman divini. S'aggiunga che il gotico, per le forme li-
neari ed angolose, permetteva di accostare molto più le lettere, di far entrare nello spazio
stesso scrittura maggiore, di rendere perciò il libro molto più economico. Queste ragioni
fecero si che a Roma stessa si modificasse presto il sistema dei primi tipografi, si adoprassero
caratteri e si stampassero libri, i quali, se perdono alquanto rispetto all'elegante sempli-
cità delle forme, guadagnano per il numero e la varietà dei caratteri. Fin dal '67 Udal-
rico Hahn, o Gallo, avea stampato le McJitii{ioiii del Torquemada con un gotico largo,
che molto avvicinavasi a quello dei Donati e d'altri libri anteriori ; ma, in compenso, vi
uni, primo fra noi, trentaquattro figure xilografiche, rilevate dalle pitture, che erano a
loo DEMETRIO MARZI
Roma nel convento di S. Maria della Minena. Quello, come un altro più piccolo ca-
rattere gotico, fu pure usato da lui nelle sue numerose edizioni ; ma n' ebbe anche cinque
specie diverse di romani, semi-romani, romani piccoli e larghi, quasi tutti bellissimi (Fig. 16).
Che anzi, il nome d'alcuni fra essi, secondo il Bernard, cioè di quelli adoperati nel De Civi-
iatc Dei del '07 e degli altri delle Lettere di Cicerone del '74, son f)er\enuti, sotto il nome
di Cicerone e S. Agostino, per effetto della tradizione, fino ai moderni tipografi. Ser\'i-
rono, pili che altro, alle opere letterarie, ch'egli pure stampò, sebbene, differentemente
dallo Sweynhevm e dal Pannartz, curasse assai la parte commerciale dell' impresa, dando,
in buon numero, volumi d'utilità pratica.
1 molti altri tipografi, che stamparono a Roma, durante tutto il secolo, usarono, a
vicenda, tipi romani, o gotici, di varie specie, o grandezze. Non meno di nove n'ebbe
CrTr.i<ftatus fecundus in quo de uno quo^> lapidi?
In fpeciali cómcmoratio fit & primo de Abcfcon
ABESCON
Lbcrttis.Hic bpis cft coloris ferrei. Plinius.Hic in
-irabia rcprrit. Albertuf. Virtus eius in tcmplis de'
oru ed maMÌfelta:co ij.i fcmel accenfus: nix aut nij'
quapoterit cATingui quia natura habct anirnalJs
qiiod S alm andrà uocj tur cum modico humidi ,
I un^-tuolì: pinguis.-infcparabilis ,
absintvì;.
Alberrus.Hic lapis crt degenere gcmmaKrcoIoris uitrei;rubeis uir
gulis.CCuiiisiiirrusfercenelìauIapidisabefcarh.-rcdfatisremiiri
or:n am accenfus pmanet calidiis per dies fepté uel amplius proptcr
caiidécam q difta eli de lapide abefcariorLapidis ccia huius uirnis
cllin.puocadoetaugmétandortuxùfanguisutevpimctoresairert
Fig. 15- — Lapidarium, Wien, Winierbitrger, s. d., ca. 14^^
CopiNGER, 3492.
(DalPesemplare del cav. Leo S. Olschki).
Giorgio Lauer, che. giunto a Roma nel '69, accettato dal card. Caraffa nel monastero
di S. Eusebio, apparisce quasi un successore dello Swevnhevm e del Pannartz, giacché
compi' nel '79 il S. Girolamo cominciato da quest'ultimo nel '76, e con un carattere
che somiglia molto a quello del De Civitate Dei di Subiaco. S'aggiunga ch'egli imitò
pure que' suoi predecessori, facendo, assistito da valenti correttori, numerose edizioni di
classici, fra cui, nel '71, quella rimasta famosa, del Can^^oniere di Francesco Petrarca.
Diversi suoi tipi forse passarono poi a Bartolommeo Guldinbeck, il quale, con essi e
altri, romani, gotici, semi-romani, per oltre venti anni, dal I472 stampò innumerevoli
opere letterarie, storiche, teologiche, giuridiche.
Ma coloro, che più tennero in onore la tipografìa romana negli ultimi del secolo,
furono, l'uno per il numero, l'altro per la qualità delle edizioni, Stefano Plannck ed
Eucario Silber. Il primo ebbe almeno dodici tipi, quattro dei quali romani ; gli altri, go-
tici, ma alcuni di questi belli, elegantissimi. Come ai primi due tipografi di Subiaco e
di Roma sembrano quasi succedere prima il Lauer, poi il Guldinbeck, cosi' pare che al
terzo subentrasse nell'officina il Plannck. Si ha, infatti, una sua edizione « in domo quondam
« Udalrici Galli Barbati ». E sembra pur rimanere la stessa tradizione artistica, poiché
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA loi
anche il Plannck si occupa quasi esclusivamente di opere di grande utilità pratica e d'
larga diffusione. Perciò appunto, lo vediamo forse stampatore di quelle due famose lettere
scritte nel '96 dal Colombo e tradotte dallo spagnolo in latino da Aliandro De Casco.
In continui rapporti con gli uffici e con gli ufficiali della Curia romana, potè fare e
spargere per tutto il mondo, forse piti operoso fra i tipografi del tempo, edizioni pic-
cole e grandi innumerevoli. Infatti non si va lungi dal vero, facendo salire il numero
delle opere da lui stampate, in circa venti anni, a quasi trecento. Rispetto al secondo,
anche più ampie lodi gli vengono date. È uomo venerabile, qui fidissime impressiti, che
usò lettere venete, che stampò arte magistra ; digmis es, Etichari, laudent te saepe Ca-
moenae. E merita veramente tali lodi; il numero delle sue edizioni, sebbene considerevo-
lissimo, giunge forse appena ai due terzi di quello del Plannck ; ma, in compenso, ha
copia grande di classici e di umanisti, le Favole A' Esopo, Enea Silvio, Frontino, Eliano,
Luciano, Plinio, Properzio, Se-
SuinmaOi'arorumomnium:Poetariim: ac Pblofophoru; , r> r -i r. • /- ir
^ . ,,0. . rr ■ Ali - sto Rufo, il Poggio, Cesare, Ve-
dutoritJtes in unum collecte per ciarli limu lurum A Ibertu ' 00 ) !
de Eiib vtriufq, luns docfìrorem eicimu'i que margarita poe gezio, Modesto, Ovidio, Aristotile ,
ticddicitur:feliciter finemadepraertperingeniofum viriim Claudiano, Seneca, Terenzio, Sal-
mag.Qrù Vdalncù Galla alias HanAldmanùe,cIngemac ^,^^5^ ^ ^^^j ^l^^i_ ,3. • j^.
ciuem vienenfem.'non calamoereoue Itilo: Sed noue arcis
acfolernmdunnc genere Rome imprefTa Anno incarnano; '■0''° a numerosi correttori, fra
nis dominice A4cccclvxv.dieucro<vmenfià decembris: cui Pomponio Leto ed Ermolao
Anni r ubiJei . Sedente Sixto duina prouidencia papa un . Barbaro ; ha, come l'altro, rappor-
nontifice niaxitno- . ,. re • ,• , ,, ^
"• ti con gli ufficiali della Corte
Fig. 16. — EvB, IMargarita poetica, .
Roma, Udalr. Gallo, 1475. Hain, *68i9. romana, e fa edizioni di larga
(Dall'esemplare del cav. Leo S. Olschki). dìti'usione, faUlOSa, IVa le altre,
una sua della ricordata lettera del Colombo ; ha, per lo meno, tredici tipi diversi,
svariatissimi ; fra gli altri que' gotici stretti, che tanto piacquero, e che egli chia-
mava lettere venete. Eucario tenne in grand'onore tino al I504, quando mori, l'officina
di Campo di fiori, la quale, passata al tiglio Marcello, mantenne a lungo l'antica fama,
dando numerose pubblicazioni ufficiali, servendo a molti di quegli studiosi e letterati, che
attorniarono la corte di Giulio II prima, di Leone X poi.
Molti altri furono i tipografi, che stamparono in quella città entro il secolo XVI,
con tipi solamente romani, o romani e gotici insieme, quasi sempre, però, assai nitidi
e belli. Portarono l'arte ad un' altezza notevole ; le impressero un carattere di universalità
per il genere delle opere pubblicate d' importanza letteraria o scientifica, o interessanti
r intero mondo cristiano ; di italianità per la forma e nitidezza dei caratteri, per la ele-
gante ed artistica semplicità delle edizioni. Roma cosi divenne sede ad un importante
mercato di libri, per tutti quelli che li chiamavano gli affari della Corte pontificia da
ogni parte del mondo cristiano. Tedeschi, in gran parte, circa quaranta sopra una cin-
quantina, furono questi tipografi ; di Magonza, o dintorni, come lo Sweynheym e il Nu-
meister ; di Ingolstadt^ come Uldalrico, Lupo e Niccolò Gallo ; di Strasburgo, come Sisto
Riessingere Andrea Freitag; di Metz, come. Adam Rot; di Spira, come Giovanni Besicken; di
piccoli paesi nella diocesi di Costanza, parecchi altri, come Giovanni Reinhard, Giovanni
Schònberger, Bartolommeo Guldinbeck. Quasi tutti della Germania meridionale, di città
o paesi della valle del Reno, venuti alcuni verso il 1 464, altri non molto dopo, s' ha ragione di
102
DEMETRIO MARZI
credere che buona parte almeno avessero diretti rapporti col Gutenberg stesso, con la sua offi-
cina, o con altre tipografie magontine del tempo. Ci appariscono, in ogni modo, degni di nota,
anche se tutti non furono^ come il Numeister, suoi veri e propri scolari, o cooperatori.
Chiamati da monaci, prelati, cardinali, si misero con ardore all'opera, approfittarono delle
condizioni felici, in cui Roma si trovava come capitale del mondo cristiano, vi fecero
mirabilmente fiorire l'arte nuova, la sparsero
di li', verisimilmente, in tutta Italia, quindi,
quasi fosse finita la loro missione civile, spa-
rirono. Infatti sugli ultimi del secolo i tipo-
grafi tedeschi sempre minori si fanno di nu-
mero a Roma come nel resto della Penisola,
mentre s'accrescono nelle officine gli stam-
patori nostri.
IX.
Ma N'enezia fu la città, dove Parte nuova
raggiunse il colmo dell'eleganza e della per-
fezione, dov'essa ebbe il massimo incremento
e sviluppo. Giustamente nel grandioso monu-
mento (\'edi fig. 3), che nel 1840 la città di
Francoforte eresse ai primi tipografi tedeschi, il
Gutenberg, il Fast, e lo Schòffer, fra le figure
di -Nlagonza, Strasburgo e Francoforte stessa, è
quella di Venezia, giacché qui fu. per oltre
un secolo, la più rinomata sede dell'arte, il
pia importante mercato librario del mondo
(Fig. 1 7). ^"enezia era allora il più commer-
ciale, il più ricco, forse il più potente Stato
d' Europa ; perciò appunto la stamp.i vi fu su-
bito accolta, vi crebbe, e Vi prosperò mirabil
mente. Sulla fine del secolo a molto più che
ducento era giunto il numero dei tipografi,
mentre appena centocinquanta n'ebbero nello
stesso periodo Parigi e Lione, le due città non
italiane, in cui maggiore fu la produzione li-
braria. Quasi le stesse di numero vi furono le officine, parecchie migliaia le edizioni, oltre un
milione i volumi, .\nche qui l'arte fu portata direttamente dalla Germania, e i tipografi tede-
schi ebbero, poi, predominio incontrastato su quelli d'ogni altra nazione, delle rimanenti
parti d' Italia e di Venezia stessa. Ma, come diverse erano le condizioni di Venezia da
quelle di Roma, cosi' anche la tipografia diversamente vi s'allargò ed accrebbe. Nell'eterna
Città stanno, per gli uffici della Corte pontificia, ecclesiastici innumerevoli, convengono, per
interessi religiosi e politici, persone d'ogni parte del mondo ; e questo è sufficiente ad occu-
Fìg. 17. — Omaggio a Venesia nel monu-
mento al Gutenberg, al Fusi e allo Schòf-
fer in Francoforte, 1S40.
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
IO'
pare i cittadini, che poco pensano ad altri esercizi, o professioni. A Venezia invece, r -
r. ano ,11 affari, le industrie, i con..erci ; son n.olti e svariati i lavori, i guadagni
Tunerosissini i venuti da altre parte d'Italia e d' l.-opa, dalla Germania ,n speue , e
U „ ^.- ic f»u friei.'.. Phyrili» n.gra qoidc fcJ Jtlnm J.gito= i>£?u; :i Pol/gQf.ù, !
:, : ■ ^:i" t".X« AO^p.^ Llao ..™nco a,fcur.u..nuJ,. Ilu..d,.
f « " àTsiTt £. a Lèon-s pelle k P.n,lv,f nombtac l,on.,«. «; p.i.h.l,os. Co os
gcncr.. ^ .eiuc fp„topol.A.R.oaucs. n>fié.N'Ulit.s m.->lr<:bjlcin5 f r,s
. ;™lh "uT l^" ,-iaia\smA.4fterr«ópUx,..An,-cb,Macln.™n-,.,nm
> TJn ™aèi« a-vv.S.nocbt.ac umbra» ifooru euooB, tcn«.am,ae alba
iliw.ccqW b.rl«, adcrc noia cótcff, Up.d» « nob. .acs cm ■ o,. .oargu-ffc
r^'tX mfcit-rcpac noopc r,.c noibu.:f,...!.Vr-- ---'f '«"""!» "7^
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|cpu,sn<,UU-aaóplerunq,ma.cr,a.Nn:c.nv.,Hc A^ ^^ ,„,;„„„,„ lot Arql,b..>
Luraoblon -a L.ic probar ac.nacq.c .uxa, I. ,nd, p.iW V^^^^^^^^^
aÌ.u1oI. a;it .rmUgrat» u«a. , fall,, d.l.crnca, ^'.i'^f'^\f^^.^Zu...
tiuMnarge,n,smutd=prfbcn.HK.r,rK,nr.4, . .1 ^^^ '^^^^^^^^^^^
/ f,a«ac. mm. acc»< paf.r, ,llaq,K , p...ja l.basqbnfcff n . . P ; -
Va;L«n,cma,un.rbanc*nrau,rMK.cn!-c,qru_b=,a pò u.a -
planbu,n,6,scóltatpr,mr,pói.Mcl,srau,..«l..m.:polcb5..orf<_.c,u^^^^^
! pK, lo appara r.-.b,:;u i u.tc , tap.llam«o tr.gor.s^coaau. pr.-.s q aJ .a.lcs p
Qucmm.vlotamri.unnci.pu-nauix lettor babctSi-^
Quiq.eciar.i frartus pene l:gi-nJuscrain:
• Rrlbtuu\'cnc;ismrnuptrSi>U'aloannM.
Evra,plitq;ljbrosfrenctantcm«.5, _
hiT. manua quonJam monco Calam'd.-,; qi<Kl- ■
Nmqilabo. ftuJio cdT.i K ing.-no.
.MCCtC.LXVIIlI.
— Ili town 'ni»i» ""Il" Hiip'li'Tlf''*
Fig. i8.
l'UN.o, .^/.>m "<'/'''-.^/^-- Venezia, Giov. da Spira, .469, Hain. 13087.
(Tmpiccoliloì.
non solo ecclesiastici, ma artieri, mercanti, operai. Per questo . che l'arte v^ .esenta
subito pur da altri che tedeschi, 1 quali non superano molto 1 cinquanta, cioè il quarto
circa dell' intera famiglia tipografica veneziana del quattrocento. _
Anche qui la maggior parte, specialmente 1 primi, vengono dal mezzog lorno della
,04 DEMETRIO x\L\RZI
Germania, dalla Baviera, da molti paesi della \al\e del Reno, dai dintorni di Magonza,
di Strasburgo, di Colonia, di Spira. È celebre il nome di Giovanni da Spira, il primo
che vi portò l'arte, avendo a' i8 settembre 14Ó9 già fatto due edizioni delle Lettere
familiari di Cicerone, stampato un grosso volume in foglio contenente la Storia Naturale
di Plinio (Fig. i8j, eh' è un vero capolavoro tipografico, e forse pur cominciato il De
Civitate Dei di S. Agostino. Son noti quei versi apposti alla prima edizione sua :
Primus in Adriaca formis impressit ahenis
Aere libros Spira genitus de gente Johannes,
In reliquis sit quanta vides spes, lector, habenda,
Quom labor hic primus calami superaverit artem.
MCCCCLXVIHI.
Ed è pur noto come precisamente il I9 settembre di quell'anno il Governo della
Serenissima, ricordando che in Venezia s'era introdotta la stampa « ... in diesque magis
« celebrior et frequentior lìet, per operam, studium et ingeniuiii magistri Johannis de
« Spira, qui caeteris aliis urbibus hanc nostram pr;elegit, ubi cum coniuge, liberis et
« familia tota sua inhabitaret..., jamque summa omnium conimendatione impressit..., pul-
« cherrima litterarum forma..; quoniam tale inventum... priscis... omnino incognitum... omni
« favore et ope augendum atque fovendum est..., quemadmodum in aliis exercitiis substen-
« tandis, et multo quidem inferioribus, fieri solitum est... », accoglie la supplica del ti-
pografo, ordinando che, per cinque anni, nessun altro eserciti l' arte in \'enezia e nel
suo territorio. E questo il pili antico privilegio di stampa concesso a tipografi da uno
Stato, il quale, in tal modo, ben dimostra quali oneste e liete accoglienze facesse al-
l'arte nuova. -Morto, di li a poco, Giovanni, e, decaduto, con ciò, per fortuna dell'arte,
un privilegio che 1' avrebbe inceppata, il De Civitate Dei fu condotto a fine nel '70 dal
fratello di Giovanni, Vendelino, succedutogli nella direzione dell' officina. Fornito dei tipi
romani di essa e d'altri, romani e gotici, sempre nitidi, belli, eleganti, stampò, come
a Roma lo Sweynheym e il Pannartz, molte opere classiche, scegliendo per correttori
i migliori letterati d' allora, fra cui Giorgio Merula, Francesco Filelfo, Guarino Vero-
nese. Egli è detto del fratello « arte non minor » ; « artis gloria prima suae » : « no-
« bilis vir, qui ingenium dedaleum in impressionibus suis edocet » ; che « formis egre-
« gie impressit » ; il quale « nil nisi correctum vendere... l'ubet »; « ...tua est virtus italas
« iam nota per urbes ; ore tuum nomen posteritatis erit ... ^> ; « cuius ingenium de ver-
« lice Palladis ortum crediderim — Cui tantum debes, urbs Spiras, superbo nepoti — Quan-
« tum Virgilio Mantua clara suo » ; « Vindeline, tuum tollent ad sidera nomen — Legi-
« stae ; eterno ne morieris bevo... — Xaturae, non artis, opus mirabile dictu ».
Pure la gloria somma dell'arte a \'enezia non devesi ai due tedeschi, ma ad un
francese, Niccolò Jenson, il quale, però, ebbe coi Tedeschi continui e stretti rapporti.
Nativo, per quanto sembra, di Tours, uno dei migliori incisori della Zecca reale di Fran-
cia, mandato da Carlo \TI, verso il 1458, a studiare segretamente in Magonza la sco-
perta del Gutenberg, poi forse caduto in disgrazia della Corte, si trova nel '70 in Ve-
nezia, ove stampa l'anno stesso non meno di quattro volumi. De evangelica preparatioue
di Eusebio tradotta in latino da Giorgio Trapezunzio, le Lettere ad Attico e la Rettorica
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
105
di (Cicerone; V Epitome di Trogo Pompeo; moltissime altre fino al 1480, quando mori'. Portò
al più alto grado di perfezione i tipi romani, nitidi, belli, armonicamente disposti, pervenuti,
tranne piccole modificazioni nei particolari, per la loro forma complessiva, fino a noi
(Fig. 19). Il suo alfabeto maiuscolo consta di ventitré lettere, cioè tutte le moderne, eccetto
VSEBIVM Pamphiìi de cuangciica prxpararioiie
lannuin px grxco bpatifTime pat:;i mrtii tuo e-ffcci .
Nam quoir» ei;m uin/m nim cloqiiétia: tii mnlrai^i
rerum perituret fgcnu mirabili fluinmc ex his qiic
i.rm naduff» fup.t pr.rrticiiTnTuiin fancftiMs tua ni-'
diCi;;:: atq; i.leo qu.c^iq; apuci giorcos ipfiu.'i opera
c.Ycéc iann.i faccrc iftitucnr: cuangclicà pra"pationc
qux in urte forte repcrra eft; priimini aggicfli tra'
cluximus.Qiio quidcm in libro quafi qtiodain in fpcculo uanam atq;
mulnpIicemdo(n:nn;iill!us uin licer admitan.OjiK^a cnim qu.vante
ipfù farta fuentaq; rucmntqu.r tairien gra'ce fmpta tùcinucnirérut :
Étilto certius-aeque difhniftuis ipfis etum aiictotibiLS qui rm'pfeninr
percepifTe mihi uidctur. Ita quom conftet nihii k-rc pra;ciarum unq
g;ftum fiiifTequod illis tempoi;busgra-re fcnprum non cxtaivt: niiiil,'
in. rebus magnis naniraqj abditis qiiod a philofophis non cflet cxpli'
<atum:omm.'< ill<_- nnn nicmoria; tcnacitatctù nu'Cis pccpit acumino; '
acutap^s foicnt fingulis ipridcre flonbu.";: inJcq; quod ad rem fuam
conducitcolligercmóalitfrilic undiq! ccrtiora uenfiniilioraucdeligcs
mirabilem fibiarqj miuditù faentia-cumiiium ronfeat: muliiplices
iiariafq: phiiofophonim fct^as no ignorauit: iiifinicos pene gentium,
omitiuvn rcligionis crrores tcniur: orbis tcrranim hifldnam ferie Tua
difpofitam folùs cognouit & c.rrcns tradijit. N'am quom non efTec
nefdui gcllaK rèiDm liillonam titubare facfhlTimc patcrni/ì diftincta '
téponbus paceat.Qiiippc quom natura te'pons faciat ut qu^v i tepore
fuerunt nifi quando fiictùtfnis;necfui(Teqdrm .ppterconfufioncm
uidoantiir:eo ingenio.-ftudio: iriduftna I) nicincubuit rei :ut omnium ■
fcripfofum pcnnam m unaim congcllani facile fu nauent.'difti'LÌnisq:
jainda ipfis fuis ut dmmus cognouent ajclonbus. Conferendo cnim
tet fefingulosrucritateiT! quxab omnibus fimul emcrgebarmecab
o e.vpninebatur;conrecutU'; ert.Qiii omnia ab aliis qui fcnpfit &
hoc opere peifpicereiicet. Quod ille ideo fu rcrpu:quomamquotn I
"àpudgenaù prxclaros phiiofoplna uiro', nobiIgTimus eilet:ac piifci
paremamq; deotii teligionem catholicx uentaris amore cótcmpferit:
pairirr. accufa'tibus fuum propontum refrondere: paitim noftra pio
uiabu* fuis uoluit cófumare. Itaqj i" duas untuerrum partis nci^onum
partitus eft: quarum pnmam qua: nunc traducTU nobis at; qua i!ks
Fig. 19. — EisEPio, De t-c'aiigt/. piatpai ., V'cue/ia, iN. Tcnsoii, 1470. Hain, * 6699.
(Impiccolito).
le /, W, U ; il minuscolo di ventisei, cioè ventitré dell' alfabeto ordinario, con la v so-
stituita dalla K, più una 5 lunga e i dittonghi ce, ce, in legatura, mentre Vindelino avea
rappresentato il primo con e, ed il secondo con le due lettere, ma non legate. A questi
segni ne aggiunse quindici altri abbreviativi secondo il sistema brachigratìco medievale
io6 DEMETRIO MARZI
j, e-, I. o. II. con lineetta sopra, q e altri segni del qui, ptr, prò, qtiod, qiiae, quam.
que, tur, nini, sei lettere doppie, o triple, tre segni di punteggiatura, punto, due punti,
punto interrogativo. In tutto, furono settantatré i suoi segni, oltre alcuni speciali per le
■ opere di medicina.
Nel '71 usò pure, per il primo, caratteri greci assai eleganti, sebbene non perfetti
in tutto e notevoli come i primi. Quando, poi, il pubblico chiedeva il gotico e i tipografi
ne secondavano i gusti, gettò numerosi caratteri di quella forma, emancipandosi, f)eraltro,
dai manoscritti, e creando un gotico ideale, che lo chiari' anche in ciò artista sommo,
insuperabile (Fig. 20). Troppo sarebbe dire di tutti i meriti suoi, dei molti- perfeziona-
menti ch'egli introdusse nell'arte; basti notare che da lui, secondo il Faulmann (p. 42),
verisimilmente si cominciarono a me'tere assieme le parole, le linee, le pagine senza i
noti buchi e I' incomodo til di ferro da passarsi a traverso d'essi. La sua fama, del resto,
giunse a tale che, sebbene più volte in società con tipografi riputatissimi, egli è ricor-
e Z ofìcdit mibi fluuiu aquc luuc fplea
didum tacR afftallij 4?ccdcnté ó icdc
parte fluminielisnu vite aJfCTés frucru^ du «i)lDlia ip2CIIil iLJCnCtll{5
odccìpermcnfeefingulos reddcB frucTum ^^^^ . • 'c eirk
filli ': folLi ligni ad (amiate gennu.a oinnc OpCfa ZtO^ impCl a MHICO
maledicrù nò erit apliueifed federdei i agni
i (Ila eruni ferui ciii6 fcruient diuft ridcbus
facicm eiuarinomceiuBi frón'bua comnu
l£r no,r rln-a no eriL": no cgcbunt Uimmc lu
cerne neci5 lumine folisrqm dno deua ùlumi
nabli nio9:i regnabàuiccuU feoUoju . iSs
lai^mfon éSallid
.€6.ccccJ;cjci>:;
Fig. 20. — Bibita Ialina. \'enezia, N. Jenson, 1479. H.\in, * 3073.
(Dall'esemplare del cav. Leo S. OUchkif.
dato, anche dopo morto, con somma lode. Vediamo, infatti, nella Lcitiir.i super 1 et II
Decretaliiim del 1482 : « Exactum inclitis instrumentis famosisque litterarum chara-
« cteribus optimi quondam in hac arte magistri Nicolai Jenson Gallici, quo nihil
« prestantius, nihil melius, nihilve dignius... ». Per lui, specialmente, sebbene i suoi
due predecessori da Spira, Cristoforo X'aldarfer, Giovanni da Colonia, Giovanni Her-
bert di Seligenstadt, Giovanni Hamman di Landau, ed altri, vi avessero non piccola
parte, i tipi veneti acquistarono tal fama, che i più valenti stampatori aspiravano,
come a onore sommo, a poterli imitare, cosicché il primo tipografo d' Oxford, Thierry
Rood, diceva dei suoi: « Dii dent ut Venetos exsuperare queant ». I>el resto, il merito
suo fu solennemente riconosciuto nel '75 da Sisto W . il quale, ammessolo fra i suoi fa-
miliari, con esempio, credo, quasi unico, 1' insigniva dell' onorevole titolo di conte pala-
tino. I contemporanei lo salutarono principe dell' arte tipografica, come anche, in parte,
si rileva, per es., dalla sottoscrizione del Brcviaruin Romanuiti (Hain *3896): « [H]
ui'opis corrector extitit Georgi' d' Spatharùs ps byt' o:^' niiniin': ipffor [ vero Nicolaus
ienlon gallicus : hac nra | tèpeftate impffoy priceps » etc.
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
107
Fra i primi tipogratì, che a Venezia si stabilirono, è Giovanni da Colonia, il quale,
stampatore nel 'yijgià nel '72 avea stretto società con Vendelino. Almeno altre due ne
fece successivamente, lino a! 1480, con Niccolò Jenson e compagni, uno dei quali era
Rinaldo da Nimega; una quarta, di cui poco sappiamo, nel '91, con Giovanni Hamman ;
una quinta, finalmente, più nota e durevole, con Giovanni Manthen di Gerrnsheim, la
terra natale di Pietro SchòfTer, presso Magonza. Innumerevoli sono le opere uscite sotto
i suoi auspici, con la direzione, o cooperazione di lui, che, se anche, come alcuni vorreb-
bero, non attese di proposito all'arte, seppi scegliere lavoranti quali Giovanni Herbert
« summus in hac arte..., qui sua solertia
. .... ,. ..... doptalmu fllbifi.v mci&c-'-, ^jr\JlEtiaaiip?ppi!iIfffnil
« ac vigilusdivoque impnmendi charactere -^.tomj^vclpfalmuj Deus l^fcrenfcmpcrtparcfrc
« ficile snnereminet omnes » Importanti nKfcrcamrnolhT.rotm.-K^o rufnpc«p:cciiriom-tiincHra:
« Licite supereminet omnes ». importanti iie^o^cnt.-k)Tia»<cn.lpdaló. t buacfantuliimnmntqufiu
e svariate sono le opere da lui date in 'ntneIc.foii.-p.v"criioiKr.*.£t fcmciitiamómumcatioiuslC
ncft. Scd libaa. *. Saluum gatniitcrano nicpicrano ab'
facrcniuniiunm.i^- DojsmcuG folu-itOIbcr rfini OC«niUiunt
rpcrarucmmtc. "V- ùominccriu noftruni.3nifii
rfioian'oncMimcaj.ft; £tddmoi •J^jOinin''tioffmcfU8 rp3
rabfoluatiicgoaucio'
luce, eleganti e belle le edizioni ; per i
caratteri, moltissimi, romani e gotici, lar-
ghi e stretti, gotici italici, e gotici ele-
ganti, per il testo, e per il commento, per
il titolo, ci apparisce quasi continuatore
dei fratelli Giovanni e Vendelino. Nume-
rosi furono i correttori suoi, o della So-
cietà, cui appartenne. Da un'edizione si
ha che « Podhocatarus ex archetypo ipsius
« Theodori Gazae fideliter auscultavit, et
formulis imprimi curavit » ; allusione forse
al t'aito che il correttore dettava al compo-
sitore ; da un'altra che Giovanni « addidit
« et doctis multum censoribus aurum ».
Egli è rimasto soprattutto famoso nella
storia della stampa per quella marca che
prese, e che fu poi accolta e a lungo con-
siderata dai tipografi come insegna quasi
universale dell'arte loro (Fig. 21).
Numerosi sono gli altri tipogratì tede-
schi venuti a Venezia da quei luoghi, coi
quali maggiori doveano essere i rapporti
. - tea
vobifcù.^i, ÉtaifpuniD.^i^o matcononintpotctmo- vt.&r
CTf rplicif b:cuianu5 fccunduj mozan romane
cunc:cractnm inipcfa caraaae uinidilTinio opri
nic5:qui tiìma; nir.f adbibyar. rt luaiicqiioqj
fmc rmo lautccjj fu clabosatui^nipicTiini tiene
rijs. iHnnofalmis.^icccclrrn.DiC.iS.ffptcbr .
Fig. 21. — Brevìariuin Romaniiin. Venezia,
N. Jenson e Comp., 14S1. Hain. 3877.
(Dall'esemplare del cav. Leo S. Olschki).
diretti o indiretti dell'inventore della stampa. Ricorderò Fiorenzo di Strasburgo, Leo-
nardo Achates di Basilea, che fu poi più a lungo a Vicenza ed a Padova, Leonardo
Wild di Ratisbona, Giovanni dal Reno, che stampò pure in Vicenza, Gaspare da
Colonia. Degno di speciale notizia è Giovanni Emerico da Spira, o da Udenhem, che
non .sappiamo se fosse parente o compaesano dei due primi tipogratì, Giovanni e Ven-
delino, forse continuatore dell'opera loro; stato in società con Giovanni Hamman, ti-
pografo esperto, fornito di almeno tredici caràtteri svariatissimi. Assai famoso stampa-
tore, ma più ancora libraio, che ai migliori tipografi commetteva importanti edizioni
destinate a pubblicità estesissima, perciò in numero grande di copie, e specialmente
io8
DEMETRIO MARZI
i
i'
:ccl.inrnmu opiiGclcmcnro:::£t!cyi5nic^arclÌ8'C'nacùcó
mentis tCamparii glpicacilTimi in arre gcomoru incipit fdicir.,
Zinane cfìcuiaspsnoijdì.CHnca eli
longitndo fine latitudiccuiusquidaii cr/
trcmitatcs fnnt oao punì tj (Tiliiica reaa
i ab vno pùcro ad alium b:cuil1ima cvtai
lio in errrctnitatce tuas vtrùq;, cor reci '
picno.crSupliciee cq lò^imdmc •: latitu
dincjm babctrdJi?tcrnnm qnidc l'ut linee
Cr»c>aperfiae0 plana e ab vna linea ad ali
am qcfcrifio m crtrcmitatcs Tuas rciipic^
CL3nó;alQ6 planus e onanim linear alte
nnscòtactns qDarerpaniioeft Inpcrfn
(•fide appLcatioq5nómreeta tlSnadoaatcanj;ulùcótincntODC
inccrcacrccnlinc" angnlns noiatur. (Tshn rcàa linea Ibp rcai
iTercrir onoqi annali vtrobiqì fuenm eqlcs eor vtcrqs rccr" cnr^
(l'Ùneaqj, linee lùpcrltans a cui InpUat gpcdicùlaris vocaf .CSn
ó;nlu9 vero qui reao maio: di obtnlbs Dicir.tCHn'<;al''' vero mio:
recto aaif' appellar .CTcfmm'' e qo VHlDfcmofq-, finis é.C ^i^
ra é q termino ^cl termtnis ;>tinef .CXTrcnl" e fignra plana \^n3 q ^
de linea cótent3:q circufcrcna noiatii cui^mcdio pùcrt a quo oce
linecreacaddrciJferennieteuùcsribiinoiccruntequales.(£rbic
qaidé pinci^cétr nrculi biaf . C £)iamCTeT circnli e linea recta q
lup a^cenff traniìcs eTm-C!nitate8q3 fuas circij faennc appUcans
circnlù in Dao media oiuidit.CT&eniiarculus e ft^ur.? plana oia '
mcrro circuii i medicrate circùfcrennecótcnta. C ntbo:no circuii
dì figura plana iecta luiea •: pancarcufercnnc cótcnu: Icmicircu
loquidemaarnwio:aotminor.crKecnIuiecfta;urelùtqae rccns ^^J*"
lineiscónnenf qua? qacdi trilatere g^tr^^recòs Imeis ("qucdam ^sf
qnadnlarere q qua tuo: rectis lincisfqdà mnlnlatere q plnribnsqì
qnatuo: recns Unas connnairar.<pf igurar trilarasromialia eu
tnangnlus babens tria Latcra equalu.^Slia rnana;nlu5 Duo babcs
equalia latera.'SIia tnan<;ulD6 tnu inequaliù larcrù rii:^nj iterus
alia di o:tbo<5oniu:vnù .f.rectu angaluni babcnsSria di ambU/
cioniani aliquem obrufum anc;n|nm babcns.'^lia dlon^onium:
mqaatresangnlil'untacua.ù'^ignrarnmautcn! quadrilàrcraru.
3Ua cft quadrati) qucd é equilacèruiatcLì reaanùiulù ^lia cfl tC'
tra^ionaslongusrqae di ftjnnirectangnla'.rcd equilatera non di
^lìa ^1 bclmuaym: que di cqui'atera Ted rcccangula non eli.
■piinaua
Ainrj-
^.incaoinM
Ongonuj» •:it>c5i»«iij 8mbjig<xii«j
iCTraJo'lós' I qJiani»
Fis
Emlid,-- \'eiK-zi.i, l-j-hard Ratdolt, 14S2. Hain, *66f)3.
iDall "esemplare del cav. Leo S. Olschki'.
GIOVANNI GUTENBERG E L' ITALIA
loq
diurnali, breviari, messali, fu Niccolò da Fra^coforte. Fama anche maggiore s acquisto
Erardo Ratdolt, d'Augusta; il quak, ora da solo, ora in società col suo compaesano di-
segnatore Bernardo Maler (Pittore) e con Pietro Lòsslein di Langencenn m Baviera, cor-
EloqucntifTimi uin domini Antoni)
Becbane ueronenfis procemium in
Dyonifi) traducTionem deficuorbis
habitabilis ad clarifTìmum pbyficuni
mjgiftiiJ Hieronymu deleonardis.
lonifìj alexandn'ni pbi -'
lofbphi cunup i libeilù
quendà còcidiilem : qué
ipfe bexametvo uerfu de
ea parte orbis que babita
biiis diac:3dolefcèsad/
modù coni'cnpfei-at. Miru fuit mi Hiero^
nymeq mibipcgcensplacuenc lUi'^ (umi
OC exceilenciffimi uni ingeniù. Cófideva'
barn enim i boc liomine: nò ea qu? cereri
folent fingulariaquedàéc prjlhncinima
munera ludicare/ quaJia fune: que aucad
ualicudinerncorponsprinent:aucadpul^
dine; aucquead eiusdignicaas fta^
excellentiani fune eradica ; cu mea
uiderèc eiufmodi eiTe: ut cu paitim
ra pvoficilcanc. parcim eciam a for'
neq5 magisab bumana opera ,pueni
diumaquadàbenignicaccà. caletti
^
Ù
Fig. 23. - DioNYSius A PER, ne situ orbis. Venezia, Pictor, Ratdolt
e Lòsslein, 1477- Hain, *622'^.
(Impiccolito, dall'esemplare del cav. Leo S. Olschki).
rettore e poi esso pure tipografo, stampò innumerevoli opere, primo dette nei testi
di matematica, come VEucUde, del 1482 figure geometriche (Fig. 22). portò a grado
altissimo l'illustrazione ed ornamentazione de. libri (Fig. 23). I suoi caratteri, nella mas-
sima parte gotici, giungono a sedici. Stampò opere d'ogni specie, singolarmente sc.en-
I IO
DEMETRIO MARZI
tifiche ed astronomiche; ebbe molti correttori, fra cui Giovanni Lucilio Santritter e il bava-
rese Giovanni Aichach, insigne astronomo e matematico. Alcune sue edizioni divennero
meritamente famose, come il Fasciciilus femponitn di W-erner Rolewink, con alcune vedute
di città e d'edilizi, fra cui il Palazzo ducale; il Poetkon asironomkon d'Igino, in cui
appar\-ero le prime, forse, per l'Italia, figure policrome. Egli è perciò considerato come
r iniziatore dei fregi e degli ornamenti nei libri.
Mentre un francese e tanti tedeschi s'acquistavano a Venezia fama immortale, l'arte
progrediva pure per molti veneziani e italiani, che li' si trovavano. Per non dire ora
dei Giunti, ricorderò i Gioliti da Trino nel
Monferrato, che specialmente nel sec. XVI
v'acquistarono grande onore. Nel '400 molti
altri più si distinsero; il veneziano Filippo
di Pietro, solo, o in compagnia di Ga-
briello di Pietro da Treviso; il parmense
.^latteo di Codecà, che, primo, nel 1 489
inserì disegni illustrativi nei testi; Gio-
vannni Rosso, Manfredo del Monferrato,
Bernardino Benali da Bergamo, che dette
vedute delle principali città d' Europa ; l'al-
tro bergamasco Giovanni dei Quarengi ;
Bernardino da Novara, Marco de' Conti,
Pietro Veronese, Simone da Lovere, Otta-
viano Scoto da Monza ; i fratelli Giovanni
e Gregorio de' Gregori, da Forlì, che por-
tarono al pili alto splendore l' illustrazione
ed ornamentazione dei libri. Finalmente,
sui primi del sec. XVI, qui fu applicata
ai libri, ed ebbe grande sviluppo, l'arte
dell' incisione a chiaro-scuro, per la quale
a Venezia sorse un' industria ed un em-
porio grandissimo di libri ecclesiastici
ed ascetici, come breviari, messali diur-
nali, ecc.
Ma quegli, che meglio rappresenta e onora la tipografia, è il celebre Aldo .^i;mllzio,
il quale, fornito di svariata cultura e di dottrina profonda, innamorato degli studj e del-
l'arte, imparentato con Andrea de' Torresani d'Asola, già socio e successore di Niccolò
Jenson^ divenne l'ideale dei tipografi-editori tecnicamente perfetti, scientificamente irre-
prensibili ; lodato, ammirato, invidiato da molti, non superato da alcuno (Fig. 34).
Nel' 71 erano apparsi, come s'è detto, a Venezia i primi tipi greci : quattro anni
dopo a Milano, per opera di Dionisio da Parravicino, la prima opera greca, la Gram-
matica del I.ascaris (Fig. 25); nell' '85 a Venezia la prima edizione greca con data, la Ratraco-
miomachia, per opera di Laonico da Candia. Nel '1)4 Aldo cominciò la pubblicazione d' una
intera biblioteca ellenica, con tipi da lui tatti incidere (Fig. 26), e che allora parvero di bel-
Fig. 24. — A/do Pio Manuzio A'oiiiano.
1450-1515, X'enezia.
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
1 1 1
lezza insuperabile, perché imitavano perfettamente i manoscritti, Ona.um ...fuuUs). Rivolse
ur l'ammo ai cLLc, italiani, e dette nel '50. U V7.,///o con ,ae. -tter: cance^^^
eschi e corsn-i i.nlic. (F.g. .7), sullMnvezione dei quali si è a lungo disputato, eh . gì
uccidere a Francesco Griffi da Bologna (Fig. .8) ; quindi il C.ion.r. del Petrarca
enìTOHH TWM'WT?
TOY AOTOY Mt.PWt']
\^U AAAtóN T!M/iiN
ANAFKAlo^M CVMTf^ •-
yiNOV TOY AACKAPC
ttC "rOYBVZANTiOV-
' C ' '■ S^' ^f i"V*' '^''^^ """
, |J HC'pi a J.I t(' ("Tri cL a , f.
H l.r ■ u ll/^o^ . t .^pi/S ( t; 1 CXI
i-n-Ta. a .y.^.'^.JH.v. y^.fi.p
^.-ir p c-.-r <f X-f, T-.-K S>-«
iuu('n.-p-ru u j. OFfn. (.i^-jj 5^ii
■ H . Kcu . to. ^ffa Ppo-Vca
^[ ^ue . t .^fiXoj.'.t ai .o.ji.1
.1 .u. ^'Ju.■^; S^ic^-Ot-fToi Ufi
. ru o:. tL' . Kara,-,;p„q.,^Jj5
^t-rroJ-optT. a, . H . tj. ui »
JLfJJ OKTCD- ^ -l.^.X.y.y.f
o-.wjjS-nr>va.)ifij-Tf'ia.?.?.
CCMPFNDÌVM OCTO
CRATICNIS PARTiVM
ET ALIORVM QuORVÌ^J
DA VVN!- CFFSA R foRV'M
ELITVM A CONSTANTI
NO LAS CARI BYZAN
TÌO
Ce d:i:iic)ie Lirtwatum .
LI
.xri^-irm^i
Irctrj cfc pars mim
^■un! ai.ic Liiicrx m
C^incciiarnior. f-ìsrn
ucirale*; qdS fcptc.a t
. C . I . 6~'. Tanimr) . u . lene . J^
.lo.n'.a^mi'p.Corifonnic^ atuc <!<
c'ticpic-m . CI S^ ^ -e.K X . ^' ■
y . ir , fi , o- . T . <f . y . ^j/ . At
iiocalium lonsT^c ouiclem diix.
. H . K . t.» . m;ignum . Brcuet
aiittm ffox . f . lene . 6i .a . f :ir
uum .Bitcmporcx atnem trcscu
1.0. Ex qbiis dipliiKonj;! quitlc
proprie (ex fiunt cu . av . ti .
. pu . 0 1 . tu . Abaliufi
euicni iyj.-!rtiior , a . x . n> .u.
Scd •conforcfiiriim I^miuocalc»
qt!:tìe-m ocro . A g .n|'.X.h--1'.P'
.0-. Quarti cuplicc!. cjdc trcs. r.|
•^l". Iminu-ji;il« autemi^uaaucr
ai
Fio- o, _ Lascaris, C;;-«"n«fl&« gr^ca. Milano, Dionisio da
" " Parravicino, 1480- Hain, 9921.
^Impiccolito).
. tolto con sommissima diligenza dallo scritto di mano medesima del Poeta, havuto da
« M Pietro Bembo... e da llui. dove bisogna, è stato, riveduto et racconosciuto... ; et dal
« qu'ale questa forma a lettra a lettra è levata, in modo che, con pace di chi mi riprende,
. in essa non ci ha errori ». Dette pure nel '50. la prima edizione della Dn.ua Com-
media in piccolo e comodo forn.ato d'ottavo (Fig. 29), mentre tutte le precedenti erano
I 12
DEMETRIO MARZI
in foglio ; e già nel '99 avea pubblicata la famosa Hypneroiomachia di Polifilo^ nella quale,
come dimostrò egregiamente D. Gnoli in questa Rivista (an. 1. pp. 189, 266), l'arte illustrativa
toccò il colmo (Fig. 29 e 30). E noto come egli volgesse pur l'animo alla stampa d'una
biblioteca ebraica, e come fondasse la celebre accademia ellenica, che da lui prese il
nome. Mirando all'eccellenza dell'arte, curando, in primo luogo, la dottrina e la scienza,
perse talvolta di vista le ragioni commerciali dell'opera sua, e spesso fu stretto dal più
urgente bisogno. 11 Governo della Serenissima, principi e papi, gli furono larghi di pri-
vilegi e à\ protezione; ma vi fu pure, come vedremo, chi, pili fortunato, o più accorto,
&':\'/^:)S:!xr
.rr--
^ÌVO
ÀPISTOTEAOYS ANAAYTlKoN
YITEPDN AEy'tePON
Fig. 26. — Aristoteles, Analilicon. X'enezia, Aldo Manuzio, 14M5. Hain, * HÌ57.
(Dall'esemplare del cav. Leo S. Olscbki].
gareggiò tecnicamente e commercialmente con lui, sotto qualche aspetto lo vinse, conten-
dendogli anche il merito di certi suoi perfezionamenti ed invenzioni.
Venezia, pertanto, .se non può vantarsi d'aver dato al mondo l' inventor della stampa,
se ricevè l'arte e l'apprese, da tedeschi, fu di essa, per oltre un secolo, la sede più im-
portante, la città e lo Stato che più festosamente l'accolse, più amorosamente, con oppor-
tune leggi e privilegi, l' incoraggiò e protesse. La tipografia veneziana è notevole per il nu-
mero come per la qualità dei suoi prodotti. I caratteri, specialmente romani, sono stupendi,
la maggior parte dei tipografi già ricordati dettero tali modelli, che si son potuti dopo
imitare ma non superare. « E alla bellezza dei tipi corrispondono... le altre parti costitutive
« del libro : la bontà della carta, la simmetrica composizione e giustificazione del testo.
GIOVANNI GUTENBERG E L' ITALIA
113
« l'ampiezza dei margini, 1' impressione chiara ed uniforme. Poi i libri s'ornarono d' ini-
« ziali fiorite, di fregi e contorni, e in fine di vignette a illustrazione dei testi. Dal 1476
« in poi in quasi tutti i libri troviamo che le iniziali sono artisticamente arabescate e
« fioreggiate, talvolta ornate di figure ed emblemi. Pare come se i tipografi non vo-
« lessero più oltre tollerare che i loro libri stampati fossero meno belli che quelli ma-
« noscritti, in cui le iniziali si vedevano generalmente messe a iniziali e colori. Nel
« medesimo tempo s' incominciò ad or-
« nare i frontespizi, i titoli o le prime
« pagine, di fregi, contorni o cornici, a
« disegni architettonici, o fantastici, im-
« pressi su fondo, o nero, o bianco, o
« colorito in rosso » (Castellani, Varie
iklìa Stampa..., p. io). Anche nel sec. XVI,
quando l'arte ovunque decadeva, la Signo-
ria veneta, considerando « la dannosa et vi-
« tuperevole usanza degli stampatori di ado-
« perar carte si triste, che quasi tutti i li-
« bri che ora si imprimono non rattengono
« l' inchiostro de chi vuol notar et scriver
« alcuna cosa in essi », s'affretta, nel '37,
a decretare la pena del fuoco per le edi-
zioni, in cui si trovassero cinque esemplari
P.Y.M-M ANTVANIBV
C0LICOR.V M
Tirr RVS-
UtUhxin-Tityrtis-
ItyretupdtuUreoihisfuh tXe.
Siiuefirem ttnaitmifam meditaris
No; fAtrUfina.etdulcid. [yn<^,ù
rms drHd,
N or pdtr'umfu^nMs,tU rityre lentus ni umhrx
r ormofMnrefondreicas^maryU\i.<t\yÌH<is-
OMeUyceeJctisnoyish'CcocidJTat- Ti-
M dnckerit die mhifemfxr deus, lUtusttrdm
S tepettnerrwpnsAbouihbusmbuetdgms,
1 llemfitscrrdreboues,utar)iis,(tififHm
I, ud.trt^c\u,£ udlcm,aiUmo fermifit d^tjh.
« che scompissino in cinque fogli per Hone(^mdemmuideo,mrornui^i,undi(\iftitis W-
uno ». Cosi l'opera di Venezia contribui V Piueudeo turbdturd^H-eniffccupellds^
anche a nobilitare l'arte tipografica, a con-
ciliarla con gli ammiratori dei codici ele-
gantemente copiati, artisticamente miniati
e dipinti.
X.
P rotims ie^rdff.bdnc rtt.imMxTityre dttco'
H icmtrrdenfds corylosmcdo rxtnq.gf wfiloj,
5 femgre^s dhfLÌutinmddCDnnixareh<mt-
S apenmlufnhocmbisfi mensnonl(nafnffn,
D e ccelo taàns memni frtedictre (^mrcHs-
S tepefim(lrdcUMfir£di%itdbdictcornix.
Sedtamen,t(kdms({u,ifit,d<iTityrembis.
V ri>cm,(\Ham dicnnt i^otrutm, Mei ibxe fumiti T(,
Stu[meQrihmnofir^[iir4Uin,<iw>là:fefoUtMs
Dopo Subiaco, Roma e Venezia, le pri-
me memorie sicure circa I' introduzione
della stampa le troviamo a Milano. Que- Fig. 27. — Virgilio. Venezia, Aldo Maiuizio, 1501.
sta è, anzi, la prima nostra città, nella
quale l'arte nuova appaia introdotta da italiani, e, per di più, da italiani, di cui non si può dire
r imparassero direttamente da tedeschi. Già, infatti, nel marzo del '69, il medico Antonio
Caccia, di Casole d'Alba, promette d' insegnare « scribere libros in forma sine impres-
« sione » al nobile milanese Galeazzo Crivelli, e nell'aprile del '70 l'ambasciatore mi-
lanese a Venezia raccomanda Antonio Pianella, il quale « voria venir a stare a Milano
« et fare dei libri a stampa, et ha molto miglior lettera che quella de Roma ». Chiede,
perciò, un privilegio di dieci anni, che poi gli è concesso per cinque. Nel marzo del '72
v' è già stampatore, con un privilegio consimile, il ricordato Pamfilo Castaldi, il quale, però,
volendo tornare a Venezia, chiede, ed ottiene, il di' cinque del susseguente maggio, dal Duca
La Bibliofilia, volume II, dispensa 3'*-4*-5*
1 1.
DEMETRIO MARZI
di portar via, con esenzione dal dazio, tutti qua' « strumenti et cosi' tutti quelli libri facti
« e lavorati ad stampa, ch'el si trovò bavere in Milano ».
Milano ha un buon posto fra le città italiane dopo Roma e Venezia, per il numero
e l'importanza delle edizioni, che vi si fecero. 11 più riputato, forse, dei suoi è Antonio
Zarotto, da Parma, che stampò moltissimo dal 1471 al '96, e mori', sessantenne, nel 1510.
Usò almeno dodici tipi assai belli, romani e
fihilcaiire'.ma-tinchordvnnobìUfftmofcul'
ftore de l if f ere la.ùne^ydicvzt hcbratity thia.
macoM fricefco daBolognal'lgenodclà
It certamcte credo che tn tdc e xercif jo no tro
uè vnaltro ecjudle ■ Perche non fola le vfuttte
^am^eferk'ciamentefafkre: maetiam hit ex
cogitato YnanouafvrmadclitteraiiHacHrjt
ua,o verocÌceU4refciidela<^mdenon Aldo
K ornano ,ne Atri che afluianìente hanno ti
tato de le altrui fine adornarjè.Maejfo ■ M •
Tranccfco èjlatoprimo tnncntoreerdeftgn^-
tare ■ elc^ualec tucle Icjvrme deluure che
maihahbufìampato diao Aldo haint*^lu$
to ,e la pr£jcnte fhrmaco tarua grattae \erìU
fiate, ({uantufàcdmenteinejfajiconiprcndc-
£ tf che tutti Cerno h umili cr deuoti vaftlU de
tuatxceUentid'.a-allanopraveraferuitHfe
apertenefempre initocarc el felice au(^icio de
tertoflro llluflrt^pnoerclenìeniiffirno ?Tin
cipe.cr aquello ojjerriire le primitte deleno
flreexigue (ucubratione- Per tal ref^cHo
dejlirumo cr dedicamo laprcefente opaa imi
J.xceUentia,nonpercofanoua,neconuenim
teaquella Meditano agliamoroft flipend»,^
ma a la militar difciplina, laqualecori gU fot
clarvcr admirandi gefli in queflo noflrofecH
lofommamente amplifUa,cradorna- Maja
lofcr dar jMlche copìitioc a tu4 £ xcelltn^
Fig. 28. — Petrarca. Caiizouicie. Fano,
Solicino, 1^03. (Pagina con l'elogio di
Francesco Griffi).
gotici : notevolissimo è il suo Messale Ani-
hrosiiiiio del '75, il primo dei messali stampati.
Poco dopo di lui, nel '72, cominciò l'arte,
continuandola, specialmente con tipi romani,
per otto anni, e servendosi spesso, però, d'al-
tri stampatori, certo Filippo, oriundo di La-
vagna nel Lodigiano. Altri pure italiani, e
degni di nota, ve ne furono ; il ricordato da
Parravicino (Vedi fìg. 25) e Bono Accorsi pi-
sano per i libri greci; i fratelli Giovanni ed Ia-
copo da Legnano, che ebbero almeno quattor-
dici diversi modelli d'una bella insegna tipo-
grafica; Alessandro Minuziano, che « ...può me-
« ritatamente essere chiamato il primo, per
« data, di quegli editori letterati, i quali, come
« gli Aldi, gli Stefani..., nobilitarono l'arte
« tipografica >>. (A'()//{/c per la sfori j del li-
bro ìli //j//j..., p. 40). I'"ece stampare ai
francesi Guglielmo e fratelli Le Signerre.
principali editori di opere illustrate a Milano,
in sua casa, a proprie spese, e con la sua di-
rezione, le Opera Omiiia di Cicerone, la pri-
ma edizione collettiva che si vedesse.
Né devesi credere che i Tedeschi rimanes-
sero estranei alla tipografia milanese. Che anzi,
fin dal 30 maggio 1470, uno di essi, rimasto
a noi sconosciuto, trattava di venire a Mi-
lano con dodici suoi compagni, per impian-
tani una grande oHicina tipografica, il che poi non fece. E più tardi, per tacere dei minori, due
tedeschi, Leonardo l'achei ed Udalrico Scinzenzeler, ora in società, ora da soli, pubblicarono
un numero grande di opere classiche, ecclesiastiche, giuridiche, matematiche, con tipi nume-
rosi e svariati, d'ogni forma e d'ogni grandezza, romani e gotici. Probabilmente, poi, fin
dal '72 e '73, quindi dal '74 al '489 stampava in Milano, insieme col Lavagna prima, poi da
solo, Cristoforo Valdarfer, di Ratisbona, già tipografo a Venezia nel '70 e '71. Egli avea dato
colà numerose edizioni, tutte di classici ed umanisti ; Cicerone, Plinio, Servio, Esopo, Aristo-
tile, Donato, il Poggio, il Bessarione, il Boccaccio, Dione Crisostomo, e con un sol tipo ro-
mano, finissimo ed elegante. -V Milano n'adoprò altri sei, romani e gotici, dando anche
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
i i:
opere di umanisti, ma, in maggior numero, edizioni d' interesse pili comune e di maggior
utile pratico. Agli 8 d'ottobre '73 s'uni' in società con Filippo da Lavagna e con Cola
Montano, obbligandosi a far lavorare continuamente due torchi per conto loro, dietro un
certo compenso per ogni pagina della composizione, ed una partecipazione agli utili, de-
dotte le spese, che tutte dovevano esser fatte dagli altri due. Nelle stampe si dovevano
usare solamente caratteri romani ; e, siccome Cristoforo ne possedeva dei bellissimi, una
prova di questi fu apposta all'atto stesso notarile col titolo (Fig. 31):
Scriptura deposita paics me Anfoiiiìiiii uùiariuiii (De Ziiiiico), iif coiìlluetiir in iiisìni-
iiìciito tradito per vie die sex fa augusti 14 jy ;
Fig. 20. — F. Colonna, Hypiterotomacìiia di Polifilo. Venezia, Aldo Manuzio, 1449- Hain, *550i.
e con le sottoscrizioni autografe :
Cristofonis de Ratispoiia, maoister iiiipriineiidi, siibseripsi propria maini.
Cola Moiitaiiiis^ hoiioiiieiisis^ siibseripsi propria maini.
Pliilippiis de Lavali ia siibseripsi propria mano.
XI.
Le popolazioni del mezzogiorno non erano si ricche, industriose e colte come le'
rimanenti d'Italia; per questo è forse che la tipografia non v'ebbe un grande sviluppo,
che vi fu, per la massima parte, straniera, anzi quasi esclusivamente tedesca. Pure a Na-
poli la vediamo introdotta assai per tempo da uno di Strasburgo, appartenuto verisimil-
mente ad alcuna delle prime officine romane, poi tipografo in Roma stessa per conto
116
DEMETRIO MARZI
proprio nel '48 1 . Egli è Sisto Riessinger, prete oriundo di Sulcz, in diocesi di Costanza,
detto anche venerabile mastro, charactertim arie iiiget/iosus. Merita qui ricordare come fu
creduto da alcuni, però senz'altro fondamento, che ragioni topogralìche o cronologiche,
alunno dello stesso Gutenberg. Comunque, è un fatto che giunse a Napoli con diversi
compagni tedeschi, verso il 1469, che avea dato già un'edizione a' 19 di maggio del '470,
che continuò poi l'arte, da solo e con altri, per conto proprio e di varj, fino al 20 mag-
gio 1480. Fu artista esperto, ed usò bei tipi romani e gotici. Non molto numerose son
le sue edizioni, alcune di classici, altre di umanisti ; dette inoltre la Diviihi Coiniiiedia, e.
Fig. 30. — F. Colonna, Hypnerotomachia di Politilo, Venezia, Aldo Manuzio, 1499. Haix, *550i.
nel '78, il Decamerone. Di quest'anno rimangono alcuni volumi con l' insegna tipogratìca
sormontata da una figura, che fu presa per il suo ritratto, e dalle sigle S. R. D. A.
(Sixttts Riessinger, de Argeniina). Ebbe stretti rapporti con gli ufficiali della Corte e
col Re stesso ; sembra, anzi, ma non è certo, questo molto lo proteggesse, e gli offrisse
insigni benefizi ecclesiastici, ch'egli avrebbe rifiutati.
itore per conto proprio, uno
1 fiorentino Francesco di Dino
, specialmente tedeschi, cioè:
Non troviamo a Napoli capo di tipografia, o stamp;
solo di quella città ; due ve ne sono d'altre parti d' Italia ;
e il milanese .\dolfo de Caritono. Gli altri tutti stranier
Bertoldo Rihing, di Strasburgo, Jodoco, o Giusto, di Hohenstein in diocesi di Spira,
Arnoldo da Bruxelles, Mattia Moravo di Olmiitz, Enrico Alding, Corrado Guldemund, di
Nurnberg, Carlo Bonebach, dell'Assia, Cristiano Preller, bavarese, Giovanni Tresser, di Hoch-
stadt. Martino d'.\msterdam. S'aggiungano molti altri stampatori, specialmente tedeschi, o
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
soncinati, che portarono a considerevole altezza la tipografìa ebraica napoletana. Notevoli sono
alcune edizioni come, ad esempio, la Bibbia stampata dal Moravo nel '74, altre del sec. XV,
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gnui fme paruus (ìt:& fiue diucs: liuc pju
p>-r.Si ucro tniiiftus cfìet etij lì diciot- cfiot qu.i Cyniras
.lut Midas niirerriiiuini omniiiiii elTc, Dicint it;it' pocri
nemmem eiTe uirum .ippel!icfiim;c]iii non o?a qu.i- mi!s;o
bona dicuntur lufte acciurat acque difpon.)r:qtMniiis Qc
bonj non rede bon.i dicuntur . Sanitas cnim primo :d<in
de fonnattcrtio uirestqiinrto diuin.v numri;i]Uiir. Iniiu
lucrabdia huitiTmodi cxtera funr . Nam & .lairc cernere
it* audire:aliirqiie fcnfibus frcgre ii[i bona uidcntur. Et
ad hrc oinn.'a polTe faccre qu.tVupias: & dcnm imortali
taiquoin ipo^oiiiniunipoflcnione. Cgoaurem alTera
iiiltis(,in.:ìisq,-ujVish.vcopt!iT;a enl-iMurtii aule pcffiiiia
Sanuineni.n eiK- Jctire cernere -.Se olimmo bielle iì-ncire
acinmiortaliter uiiiere abfq,. uirtucepcnimariint. Talia
ergo Khyt^iuo ac numero a poeris compolira adolelcè
tes perdilcant. Ego eniin dicere^on dubito ea qua; mala
uulgo dicùc" «ul'ti^ bona ene;nifì:is mala. Qua- ucro bona
iiidenc" bona uereboni^ lìinr malib .iure mala.M.vcmulco
ante odis Datiid l'inrti IpiK grana commoninis cólcnplìc
docuitque quis uere bcatus elt; & qi,i> beato contranus.
1 lalteriuiii eniin fulim mcipiensinquit.Bcarus uno non
abnt m confilio ip.orù et cantera .\ìide l'Iato admoniais •'
I octis dicéduin efiè alt bonos uiros beaioi cCÙ-. Diuites
autcm fi inali lint niilero-, Cbse; quod ipc Dauid lìc i plì.l
niis edidit. Dmitii- fi affliumrnolite cor apponeie.C:.'-,'
ra quoque oimiia qu.v hic pbilolupbu.dicit .id ueiLuii.
terc i lacro plaliiioit uuluiimie fùripta inuenie!, .
■ 1 n // ■
-,:</,, ,, l
\^ , o.-i. Vv.-y-.-f
3^>,
i-^;-f!.
Fig. 31. — Prova di stampa allegata at contratto fra C. Vatdarfer, F. da Lavagna
e Cota Montano. Milano, \'aldarfer, I47,'i.
(Impiccolilol.
e parecchie pure del XVI. Fra queste troviamo opere di ogni genere, letterarie o scien-
tifiche, d' interesse universale, o di semplice utile didattico e pratico.
ii8
DEMETRIO MARZI
Negli anni, che immediatamente seguono al '67, l'arte si propaga rapidamente in
quasi tutta l' Italia, ove appar manifesta una nobile gara di promuoverla e di favorirla.
Difficile è raccogliere in proposito notizie sicure, che molte delle prime stampe sono an-
date disperse, o distriate. Pure, se non nel '03, nel '70 almeno, troviamo a Foligno il
ricordato Numeister, che, chiamato, per c|uanto sembra, da Emiliano degli Orlini, insigne
uf)mo di quella città, poi addetto alla zecca pontificia, divenuto egli stesso tipografo, dà
nel suo stesso palazzo (Fig. 32), in-
sieme con Evangelista Mei (Fig. 33),
la famosa edizione principe della
Divina Commedia (Fig. 34). Nella
vicina Trevi prossima ad importanti
cartiere, introduce l'arte un altro
tedesco, Giovanni Reinhard, d'Enin-
gen ; a Savigliano, in Piemonte, Gio-
vanni Glimm, chiamato egli pure
da un nobile cittadino, Giovanni
Beggiamo, fattosi anche suo socio,
e divenuto esso stesso tipografo. A
Treviso pure il ricordato Gerardo
di Leve stampa per il primo, chia-
mato, verisimilmente, dal maestro
Rolandello, seguito, poi, da Gio-
vanni d'.\ssia, Bernardo da Colo-
nia, Ermanno Lichtenstein^ pur da
Colonia, e da parecchi altri trevi-
giani, o d'altre parti d' Italia. A
Mantova troviamo parecchi tede-
schi, alcuni fatti venire da Pier
Adamo de' Micheli ; Giovanni Vur-
'^^r Ì\i \ '^^ 'if ' rT --ter, ili Kempttn, con un certo Nic-
.aÀI^-m.^ . 1 \ A._t-. y&I^KV^ colò, Tommaso di Siebenbiirgen,
Giorgio e Paolo di Puzbach, Gio-
vanni Baumeister, Giovanni Schall,
da Hirschfeld, Enrico Daleii ; molti
altri tlella patria nostra: X'incenzo Bertocco, il Micheli stesso. Luigi de' Siliprandi. \'i fu
stampata nel '72 dai fratelli Puzbach la Divina Commedia (Fig. 35), che, come quella di Iesi
dello stesso anno (Fig. 36), contende, inutilmente, però, il primato alla Folignate. Si noti, poi,
che vi si fecero pure, per opera di Abraham Jedidia, da Colonia, e di Abraham ed Estel-
lina (^onatli, diverse riputate edizioni ebraiche. Nel '71 era in Lendinara il suddetto Niccolò
tedesco stampatore. Sarehbesi poi recato a Catania coi suoi operai, ivi chiamato da Roma,
ove avrebbe pur avuti rapporti coi primi tre staiupatori, Enrico Alding, il quale, poi,
di h' sarebbe passato a Messina. Enrico de Aegere, d'Anversa, con tre soci tedeschi prima,
poi fra Giovanni Bonus, pure tedesco, stampa nello stesso anno in Saxoiia ; Lamberto del fu
7^,
Fig. 32. — Palazzo Or fini in Foligno.
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA itg
Lorenzo, di Delft, in Olanda, e Antonio del fu Andrea di Matteo d'Anversa, formano
società tipografiche con diversi genovesi, i quali forniscono loro le spese occorrenti. In
Ferrara, invece, la stampa è introdotta da un francese, Andrea di Belforte, proseguita
da altri, come Agostino Carnerio, Severino Ferrarese, Pietro de Araiiccyo e Giovanni
de Tournay, il piccardo Giovanni de Hamel, Lorenzo de' Rossi. Tutti tedeschi, all'oppo-
sto, e stati forse in rapporti, a Foligno, col Numeister, ci appaiono, tranne Domenico da Gor-
gonzola, gli stampatori di Perugia. Sono moltissimi, rispetto al numero ed all' importanza
delle loro edizioni ; Pietro di Pietro da Colonia, Giovanni di Niccolò da Bamberga,
Giovanni Vydenast, i magontini Stefano Aquila, Giovanni Ambracht e Gratto (Kraft?),
NEL XIII MAGGIO MDCCCLXV
CELEBRANDO ITALIA
LA FESTA SECOLARE DI DANTE ALIGHIERI
SEICENTO ANNI DOPO LA SUA NASCITA
A PERPETUARE LA MEMORIA
CHE EMILIANO ORFINI
VOLLE DIVULGATA AL MONDO
LA DIVINA COMMEDIA
CON LA PRIMA STAMPA FATTA IN QUESTA CASA
NEL QUARTO MESE DEL 1472
PER GIOVANNI NUMEISTER ALEMANNO
ED EVANGELISTA MEI FULGINATE
IL MUNICIPIO POSE
F'g- 33- — Iscrizione apposta in Foligno al palasso restauralo, costruito,
"o acquistato da Pietro degli Orfini nel 1515, in cui forse stampava
G. Numeister alunno e cooperatore del Gutenberg.
Giovanni di Giovanni d'Augusta, Enrico Cleyn, di Ulma, Jaconio di Langebuhr, o Langen-
beke, Giovanni Reseps, Giorgio di Federigo e Giovanni di Pietro, scrittore di stamperia, Fede-
rigo Eber, Stefano Arns, Paolo Mechter. Anche qui è una nobile e ricca famiglia, che
protegge la stampa, e sembra aver chiamato gli stampatori. Paolo Baglioni, che spesso con
essi s'associa, fornisce i denari occorrenti, e cede loro talvolta fin parte della sua casa.
XII.
Firenze è la prima delle grandi città che vide sorgere, senza l'aiuto o l'insegna-
mento diretto d'alcuno, a subita altezza la stampa, per opera d'uno de' suoi, il ricordato
Genuini; quella che maggiormente dette ad essa la propria impronta. Il Cennini col Servio
dimostrò com'egli avrebbe potuto, continuando, raggiungere le pili eccelse cime dell'arte
(Vedi fig. 7); molti che gli succedettero, fiorentini e d'altre parti d'Italia, i tedeschi Giovanni
di Pietro da Magonza, Niccolò di Lorenzo da Breslau, il figlio di lui Giovanni, Gherardo
I20
DEMETRIO MARZI
COMINCIA iACO(V\EDI A DJ
dintc allcgbicc! di Tioreiizc nella q\c tndi
delie penrcc puaicioni de uitii ce dementi
ft prcmii delle uirtu; Capitolo primo delU
pma parte de cjucfto libro loqualc red^iama,
inferno -. nel qiialc laucdrc faprolxmio ad
tu'f^o cIt:r2TÌUto dfP '■--
E L mezo deicamin dinrà uit«
mi tréttat ^uni fclua ofcura
cf)c la diridla uia era Imarnta
Et quanco oAii qlcra Cofa dura
eiìà felua fcUiagia afpra efcrte
che nel pcnHer rcnoua la paura
Tante amara che pocbo più morte
ma pertraAar del ben cbio uitrouai
diro dcllatre cofc chi uc fcorff
Inon fo ben ridir come ucntra»
tantcra pifn difonno infuquil punto
cbc la umce uia abandonai
/Via poi che Tui appie^Ium colle gionto
ladoue teroimsua quella uallc
cbc mauea dipaur^i el cor comtiunilo»
Guardai imito et uiddc le Tuoe fpalle
ueflite già deraggi del pùncca
cl?e mena dncfto altrui pcrogai calle
Al (or fu la paura an pocno cheta
eoe ncUaco de! cor mera durata
!a node chio pafTì contanta pietà
Fig. 34. — Dante Alighieri. /Jifina Commedia. Foligno, G. Numeisteir, 1472. Hain, 5938.
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
I2l
d'Arlem, la famosa tipografia del monastero di Ripoli (Fig. 37), la portarono al massimo
onore, per la nitidezza dei caratteri, quasi sempre romani, per la vaga ed elegante semplicità,
per la finezza inarrivata delle incisioni, delle miniature, dei disegni. Qui Niccolò nel '77
mise fuori il Monte Santo di Dio, con quei tre disegni in rame, che sono i primi usati
nei libri, e si dicono fatti da Sandro Botticelli ed incisi da Baccio Baldini; nel '481 la
Diviiiii Commedia col Comnw/ito di Cristoforo Landino, ornata di molte incisioni (Vedi
più oltre in questo fase, p. 124) dovute ai suddetti (Fig. 38); di cui una copia artistica-
mente legata e offerta alla Signoria si conserva nella nostra Nazionale. E qui pure, dato
anche non vi fosse stampato, come qualche notizia farebbe supporre, innanzi al '76 il
primo libro greco, o, nelT '84 il secondo, usci'
cinque anni dopo, a cura di due ricchi giovani
cittadini, Bernardo e Neri de' Nerli, valenti gre-
cisti, per mano del cretese Demetrio Damilas,
corretta dal Calcondila, quella edizione delle
Operi' d' Omero, che va celebrata come un ca-
polavoro dell'arte. S' aggiunga, finalmente, VAh-
toìogia di Planude, pubblicata nel '96 in lettere
capitali dal veneziano Francesco d'Alopa.
A Firenze, in fine, sorse una Casa libraria,
la quale, contemperando i diritti della lettera-
tura, della scienza e dell'arte con quelli dell'eco-
nomia e della concorrenza mondiale, seppe te-
nere a lungo alto il nome di Firenze non solo,
ma dell' Italia intera. I Giunti, infatti, quanto, e
forse più dei Manuzi (Fig. 39), più che i Tor-
rentino, i Gioliti, più tardi i Bodoni, i Pomba,
i Paravia,, i Le Monnier, i Barbèra, seppero spar-
gere, con la bontà dei prezzi, un numero ster-
minato d'ottimi libri, in volumetti assai comodi,
scientificamente corretti, nella loro nuda sempli-
cità eleg.anti. Filippo e Luc'Antonio, quello a Firenze (Fig. 40), questi a Venezia (Fig. 41),
verisimilmente attesero, fin dal '480, concordi, all'esercizio dell^'arte ; e, se, per dottrina,
non raggiunsero Aldo, molto gli si avvicinarono, e seppero, in qualche senso, superarlo;
se anche aprirono, case a Roma, Parigi, Lione, Burgos, Salamanca, riguardarono sempre
Firenze quale centro dei loro affari ; e ciò soprattutto si vide nella questione ch'ebbero
nel 15 14 con Aldo suddetto.
per cbcl mio uiTo in lei" tuttera meffo
Quale il gfometrj che tutto faffige
p miTurar locerchio e non ritroua
penfando quel principio ondelli indigc
Talcera io aquelta uifia noua
tieder uolea cbome fi chonui'enne
limago el cerchio e cbome uifìndoua
Ma non era da ciò le propie penne
fé non cbe la mia mente fupercofTa
A3 un fulgore in che fua uoglia uennc
Allalta fantafia qui manche poffa
magia uolgiea il mio uolere il uellc
fi cbome rota che igualmentee mofTa
Lamor cbe muoue il fole e laltre ftelle
MCCCCLxxII.
Magifter georgius K magifter pauluscco'
tonici hoc opusmantuaeimprenerunt ad
ìuuante Colombino ucronenfi.
Fig. 35. — Dante Alighieri, Divina Coiii-
iitedia. Mantova, Giorgio e Paolo Puz-
bach, 1472. H.MN, 5939-
(Impiccolito).
XIII.
Anche a Bologna l'arte fu introdotta nell'anno stesso 1471 da un valente tipografo
Baldassarre Azzoguidi, il quale si dice « primus in sua civitate artis impressoriae inventor »,
senza farci sapere da chi, o come, l'avesse appresa. Dette in luce, con bei tipi romani,
una quindicina di opere; fu seguito da moltissimi altri, circa quarantatre, dei quali sono
122
DEMETRIO MARZI
fra i più operosi Francesco de' Benedetti e Benedetto d'Ettore Facili. Non mancarono a
Bologna tipografi tedeschi; Enrico Daien, Giovanni Schriber, Giovanni di Xòrdlingen,
Giovanni Walbeck, Leonardo di Gerardo d'AIemagna, Enrico d'Arlem, Pietro di Heidel-
berg, Joseph Chaym ben Aaron, di Strasburgo, per la tipografìa ebraica ; ma sembra non
vi avessero una parte preponderante, o degna di singoiar nota.
Nel 1472 troviamo la tipografia temporaneamente a .Nlondovi, portatavi da Antonio
di Matteo d'Anversa e Baldassarre Corderio, fuggenti la peste di Genova: per poco a
Sant'Orso, presso Vicenza, introdottavi da Leonardo Achates, poi esercitatavi da Giovanni
del Reno; a Iesi prossima alle famose car-
Dcnlro da fé Ae\ (uo color fteflo
mi panie pinta de la noflra cOìc^c
pcrchel mio ui(o in lei tuttora mcdo
Quale il geometra che tutto Taffigc
per mifurar lo cerchio 8i non n'troua
penfando quel ptlcipio ondcUi indugc
Tal era io aquella ui'fta noua
ueder uolca come fi conuennc
iymago al cerchio K come ui findoua
ivla non cran da ciò le proprie penne
le non che la mia mente fu percofìa
da un folgore in che Tua uoglia uenne
Alalta fanta{ia qui manco pofla
ma già uolgea il mio difio il uelie
(i.come rota che igualmente e mcfla
Lamor che muouel fole fiC lai tre ftclle
EXPLICIT.LIBER,DANTIS.IM/
PRESSVS.A.MAGISTRO.FEDE
RICO.VERONENSl . M . CCCa
LXXILQVINTODECIMO. A/
LENDAS,AVGVSTIt
Fig. 36. — D.XNTE Alighieri, Dii'hta Commedia .
Iesi, Federico \'eronese, 1472. Hai.v, 5940.
fiere di Fabriano, per opera del veronese
Federico de Comiiibus^ che dette nel '72
un' altra celebre edizione della Divina Coni-
iiu'dia (Vedi fig. 36); Fivizzano da Iacopo
livizzanese, che dette varie opere classiche.
Sedi più importanti ne divennero Parma,
Verona, Padova. Nella prima città si stam-
parono molte opere classiche, specialmente
dall'introduttore dell'arte Andrea Portilia,
poi da Damiano de Mayìlis, Deifobo de
O/iiiri/s, Angelo Ugoleto, Genesio del
Cerro, i frati della Certosa ; due soli
stranieri, lionesi. A \'erona è primo stam-
patore Giovanni \'eronese, che stampò la
famosa edizione illustrata del Valtia-io,
sulla quale l'egregio Direttore della Biblio-
filia pubblicò un lavoro interessante ed ac-
curato in questa Rivista, voi. 1, pp. 46-55
(Fig. 42, 43); seguono Giovanni e Alberto
Alvise, Bonino de Boiii/iis, .\ntonio Caval-
cahovis e Giov. Aiit. Novelli, il francese
Pietro Maufer, e solo nell' '86, e per poco,
Paolo Fridenberger da Passau. Padova, in-
vece, oltre due francesi, ebbe, dei nostri,
Bartplommeo de Vafde^occo, Lorenzo Ca-
nozio. Bernardino Olerio, Guido de' Duranti, ma più numerosi i Tedeschi, ai quali ve-
risimilmente spetta l'onore d'avervi introdotta e insegnata l'arte nuova. Tali sono il pruteno
Martino de Sepfem Arhorihiis, che primo stampa col \'aldezocco, Corrado di Paderborn, di
Westphalia, il ricordato Leonardo Achates, che nel '7^ apparisce pure fonditore nell'of-
ticina di Lorenzo (^anozio, Alberto di Stendal, Giovanni Herbert, Niccolò di Pietro d'Ar-
lem, alaiiiaiiiis, Enrico d'Arlem. Federico d'Olanda, Matteo Cerdonis di Vindischgretz, che
usa gli strumenti del Ratdolt. Assai numerosi e svariati i tipi e le edizioni di questi,
sebbene nessuno ne facesse quante i principali tipografi delle maggiori città.
Sebbene tm lial 1471 si costituisse in Cremona una società tipografica fra tre
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA 123
stampatori, solo nel 'y^ venne alla luce un volume per opera di due di essi, il celebre
Dionisio da Parravicino, autore, come vedemmo, della prima edizione greca, la Gram-
matica del I.ascaris, e Stefano de' Merlini da Lecco. Solo dopo venti anni vi fecero qual-
che altra edizione Bernardino Misinta, Pietro Maufer, Carlo Darlerio, Cesare da Parma
e Basaino, unghero. Ben' altra, invece, è l' importanza della stampa in Pavia, ove essa
fu favorita dalla fiorente Università, che forniva ai tipograti numerosi e valenti correttori,
e da ricchi cittadini ; e merita studio singolare il fatto che, secondo il pavese Siro
Comi, essa ebbe durante il sec. XV, almeno ventotto tipografi, tutti del luogo, o di
città e terre vicine. Molte opere vi furon date alla luce, per Io più scientifiche, di di-
ritto, di medicina, di grammatica, di filosofia, con nitidi, varj ed eleganti caratteri. Mi-
rando principalmente all'utile pra-
tico degli scolari, i Pavesi non CiputafeacfiLlU ptolottl^i fatelIftC «gypHoUe
dettero edizioni di lusso, almeno lamine m uolututn cum anulo cacfarj prefenta
fin verso gli ultimi del secolo, quan- tutn eft . C) ui noti continetis lacrimas illutl
do furon costretti a seguir P indi- plurimif: SiprcdofilTimisocioribuf acmandù
rizzo prevalente e l'uso degli orna- CUtaUltS
menti e delle illustrazioni. La tipo-
grafia vi soffrf gravi danni per il CAI.PLINILSECVNDI . VERONEN
lungo assedio e feroce saccheggio SIS » LIBER . ILLVSTRIVM • VIRO
del 1527. L'anno stesso che a Pa- RVM.*FINlT..fO£ULClT£R «
via, cominciò pure la stampa in
Brescia, ove, oltre un francese, fu-
rono una decina di tipografi, fra ita-
liani e bresciani : Paganino de' Pa- IMPRESSVM . "FLORENTIAE .
ganini,che nel '92 dette la celebre APV D . SANCTVM4AC0BVM «DE
Bibbia, Tommaso Ferrando, Bonino RlPOLi «MtCCCC» LXXt Vili .
de' Bonini, Iacopo e Angelo Bri- Fig. 3;. — Plinio, Liber illustrium vironuu. Firenze,
tannici da Palazzuolo, Battista Far- "/*""' -^- /'"^"*'"« de Ripoli. 147S. Hain, 2137.
. T-, , 1 A r 11- (Dairesemplare del cav. Leo S. Olschki).
fengo, Bartolommeo da Vercelli,
Bernardino Misinta, Bonifazio da Manerva, Francesco Laurini, Gabriele di Pietro, e, dei
primi, Enrico Dalen e Gerson Soncinate, il quale impresse anche la famosa Bibbia
ebraica del '94, che sei-vi di testo alla versione di Lutero. E, più che a Brescia, furono
numerosi i Tedeschi a Vicenza, giacché v' introdussero anche la tipografia. Sono i già
ricordati !.. Achates, E. Lichtenstein, G. dal Reno, S. Kpblinger ; Giovanni da Vienna,
Niccolò di Pietro d'Arlem; degli Italiani, Guglielmo da Pavia, Dionisio Bertocco, Gio-
vanni Longo, Filippo Albino, o Acquino, Rigo da ca' Zeno, Simone Bevilacqua. Tutti in-
sieme stamparono, con' tipi svariatissimi, un numero considerevole di opere, fra le quali
le classiche, umanistiche, scientifiche hanno parte notevole.
Poche sono le edizioni e i tipografi modenesi del secolo XV. D' italiani abbiamo Bal-
dassarre de Stnitiis, Domenico Rhocociola, Antonio Miscomini, Giovanni Maria da Occimiano,
D. Bertocco. Ma l'arte vi fu introdotta nel '74 da tedeschi, fra cui il Vurster, di Kempten,
che, insieme con Luino di Zelanda e con Enrico Corrado d' Alemagiia, dette, nel '75, con
belli e nitidi tipi romani, le Opere di Virgilio ; Michele Volmar, Giorgio Schuitzheiss,
124 DEMETRIO MARZI
i ricordati E. Dalen e T. di Siebenbiirgen. Si noti che nel '76 d' un libro stampato dal Vur-
ster si erano depositate due copie prò exemplis presso il Magistrato, il che sembrerebbe,
far supporre già li fosse una specie di diritto di stampa, che da noi vediamo rinnovato
ai nostri giorni. Anche meno importante è la tipografia in Torino, ove, sebbene festosa-
mente accolta e protetta da valenti cittadini, troviamo con diversi stranieri, tre soli ita-
liani, neppure un tedesco. Lo stesso si dica di Como, in cui dettero alcune edizioni Am-
brogio da Orco e Baldassarre da Fossato. Non sappiamo che cosa pubblicasse a Marsaglia
Leonardo di Enrico Corrado d' Alemagna, che vi stampava prima del '73.
CANTO SECONDO DELLA PRIMA CANTICA
-^ - j 1 t P Oniamo dire che elpreceaentecapicolofianafo
(J giorno icnandaua et ber bruno quaùuiupropoGuone di cuttaloperap laquale
togleua glianimali che fono interra lauctorenonfolamencedimodraconbneucpa
dalle faticlx: loro : et io folo uno ^°^^ 1"^^^ ^^ P^"^ tucuLopera habbia adire; Ma anche
v! L r n.^ 1 raLaragione perche uenc tale ord ine. DcftofTilappcu
-lapparecchiauoafoftenerlaguerra toncerldoelfuo bene et tUum.nato dalla rag.onefug
li del camino et £i della piecare : gì la feiuaiet (aUua al monte doue ùcdea el fole. Ma p
che ritrarrà la niente che non erra latria delle fiere:daUe quali gli fu utetato el falire. Uche
D mufe O alto ingegno hor maiutate . ftgmficache conofduto ma non molto diftmctamente
\ r i\ I J- chelfommo bene confiileiia in fruire idio;ceraua la CO
O mente che feri ueftl ciò chio indi _^^^^ d. quello nella u.taauUe dotte regna bra^o
qui fi parrà la tua nobilitate . n^ inferiore: Laquale fpelTo e/ingannaudal fenfo : Ec
doue elTcndo leuirtu ciuili non perfecte molto poffono
j perturbationi dellanimo lequab cercando piacere honore et utile non fe^itano eluero gaudio Ne ancbo
ad uero unlc che non G può mai fepcrare daLhonefto. Ne eluero honore eiqualenone/ altroché la uaa
Fig. 38. — Dante Alighieri, Divina Commedia. Firenze, Niccolò da Breslau
detto Niccolò della Magna, 148 1. Hain, 5946.
I Dall' esemplare del cav. Leo S. Olschki).
XIV.
Cominciando da quest'anno, stampano in Cagli Roberto da Fano, con Bernardino
da Bergamo ; a Pieve di Sacco Meshullan Kozi ; a Piacenza Pietro de Fcrmtis. e più tardi
il tedesco Giacoma de Tycìa .• a Trento Ermanno Schindeleyp, Alberto Kunne. di Duder-
stadt, ed Ermanno l.ongo. Nell'anno seguente vediamo due tipografi a Pogliano; e. men-
tre in molti luoghi d'Italia infieriva la peste, la stampa fu portata temporaneamente, forse
dal Plannck di Roma, a Velletri (Manzoni, BiMiof. Mauio»., 11,. p. 23). Dal '77 prima
.Nlatteo Civitali, poi Michael Bii(rnoniis, ^\\^mA'\ E. Dalen stampano a Lucca ; il tedesco
Giovanni de Linis prima, Giovanni da Teramo poi, ad Ascoli ; Nel '78 a Colle di Val-
Andrea Vyel, di Worms, chiamato dal Senato stesso, poi Olivino da Bruges, a Palermo,
delsa, sede d' importanti cartiere, stampano Giovanni di Medenblik, poi il francese Bonus,
che già nel '71, come tipografo, avea ottenuto dal Cloniune un'esenzione da certe ga-
belle, e nel '79 la cittadinanza ; a Cosenza Ottavio Salomonio di Manfredonia ; a Mes-
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
125
sina Enrico Alding, Guglielmo Schonberger, Giovanni Schaden ; a Toscolano Gabriele
di Pietro da Treviso e Scalabrino de Agi/eHis; nel '480 a Nonantola Giorgio e Antonio
ik Miscììiiiii ; a Cividale del Friuli Gerardo di Leve ; a Reggio d' Emilia almeno undici
tipograti tutti italiani. In seguito, la tipografia fu introdotta da italinni nel '481 in Casal
di San Vaso e in Saluzzo, ove parrebbe facesse un'edizione nel '95, quando pure stampava
in Augusta, il celebre Ratdolt ; nell' '82 in Pisa, ove furono tre fiorentini, il pi-
sano Gregorio tic Gciifis^ il bolognese Ugo Rugcn'tis, Girolamo de Anearaiw^ e Niccolò
di Lorenzo della Magna ; nell' '84 a Novi, a S. Germano in Piemonte, a Vercelli e a
Pascià, ove furono L. e F. de Cennis, B.,
R., 1. de Orlandh, S. Rodt di Bitsche;
nell' '86 a Chivasso e a Voghera ; nell' '89
a Portesio ; nel '93 a Cagliari; nel '95 a
Scandiano, e a Forlì'. Fu introdotta, in-
vece, da' Tedeschi nell' '82 ad Aquila, ove
primo stampò, con privilegio reale. Adamo
di Rothwil, quindi altri, fra cui 1' aquilano
E. de Sfella; nell' '83 a Soncino da Gio-
suè Salomone Soncino ; a Siena, ove 1' arte
fu esercitata da' soli Tedeschi Enrico à' Ar-
lem, Enrico Dalen, Giovanni Walbeck e
Sigismondo Rodt già citati ; nell' '8ò' a
Casal Maggiore, Giosuè Soncinate, Andrea
Fritag e maestro Gmsto; nell' '89 a Capua
Cristiano Preller ; il Dalen nel '9 1 a Moz-
zano presso Lucca; e nel '93 ad Urbino;
a Barco nel '96 ; e, prima che finisca il
secolo, a Fano, Gerson Soncinate.
Questo per i luoghi, dei quali sappiamo
con sicurezza che riceverono nel sec. XV
da tedeschi o italiani 1' arte nuova ; ometto,
quelli, nei quali essa fu introdotta da altri,
o da artefici, di cui non abbiamo sicure notizie. Numerosi certo sono i luoghi, in cui
qualche cosa fu stampato, che poi andò disperso e distrutto ; ed è appunto per questo
che impenetrabili, per consenso unanime degli studiosi, sono le tenebre che avvolgono
la storia della tipografia più antica, mnumerevoli, per cosi dire, di quei tempi i
misteri bibliografici. I tipografi tedeschi scesi in Italia ci appaiono generalmente poveri
e sforniti di mezzi. Perciò appunto essi esercitano l' arte in un convento a conto dei
frati, o cercano protettori e mecenati in una grande città, presso un ricco signore, o
vanno dove questo, o quello, un privato, uno studioso, un libraio, un convento, un co-
mune, una città, un principe, li chiama, per imprimere 1' un libro e l'altro, questa cosa
o quella. Qui appunto è forse la ragione, per cui vediamo stampatori e stamperie dove
meno immagineremmo di trovarle, che una casa signorile, un convento in luogo riposto,
un castello feudale, quasi segregati dal consorzio civile, ci appaiono in quel secolo.
J^'g- 39- — Paolo Manuzio. Venezia, 15] 2-1574.
126 DEMETRIO >L\RZI
con nostra maraviglia, sede di tipografi. Cosi comprendiamo come il Carrarese, signore
di Padova, chiamasse nel 'yh Felice antiquario ed Innocenzo Zileto a stampare nella so-
litudine del suo palazzo a Polliano, quattro miglia distante da \'erona, un libro del Pe-
trarca : come a' 19 settembre del '78 si pubblicasse la ScJia/a Paradisi di Giovanni Cli-
maco presso Schio nel Vicentino, « iii casa del reverendo misier pre' Lunardo Longo,
« rector de la giesa de mesier Santo Lorenzo da Tore de bel Vesin ». E un simile, e forse
pili notevole, esempio abbiamo vicino a noi, nella Toscana. È noto, infatti, ch'entro al
Castello dei ("ortesi, presso S. Gimignano, nel i 5 io il protonotario apostolico Paolo Cortesi
T VI r e D M n ^^''^ stampare^ chiamatovi apposta il tipografo
COMMEDIA DEL DIVINO POE ^'^"^^'^ Simone di Kiccolò Nardi, 1' opera sua
TAFIORESTINODAN De Cardinalaiii ;Fig. 44) dedicata a Giulio li.
X E ALIGHIERI
CAPITO LO
.1. XV.
tlmezoi-doimin iincjlrduitti Non cercherò a lungo i più minuti perfe-
ÌAi-riUouoi^aunaleiuaofcurd, zionamenti dell'arte; se in Italia, o altrove, si
che /ddir/ttsMìfl fTd/nidTri«. ^^ ^ t • i- ■ • r
I j- I -ri mettessero prima 1 puntohni sugli /, se vi fos-
f^hciuanftiadn qualera^e afadura r r o i
Qjttjlafclualeluaggiaetafpraetfrte, «ero inventati l'interrogativo e l'esclamativo.
Che nel venfierrinuoudla paura • gli accenti e gli apostrofi, i richiami e le se-
r ante amar a, (he fica è più moiK. gnature, il titolo del frontespizio e i titoli cor-
Mapertiaftar delberchiui trouai' . , , . ^ ,. 1, , -,
. ' 1 ,, , r I I r renti, la numerazione dei iokIi, o 1 trrata-cor-
DnodeLMtreaife,chiouhojcDrte. '
ri<re. Son cose che si trovano, in gran parte,
iMg. 40. — Dante Alighieri, Z^/z7«,! 6-(;///- nei manoscritti, e che, dato il concetto generale
,m-dia. Firenze. F. Giunti, 150^,. ^^ ^^. ^j; stampatori eran guidati, riportavano
.Dairesemp!. del cav. Leo S. Olschkil. i •, , i- i-
spesso, con poco lor mento, tali e quali, ren-
dendo a noi difficile un giudizio sicuro. 11 merito vero sta nel miglioramento complessivo,
nel progresso fatto subitamente dall'arte. La tecnica tipografica, 1' eccellenza dell' opera, la
scelta sicura e la critica accurata del testo, l'abbellimento e T illustrazione del libro, la
costituzione stessa e 1' esterna legatura del volume, la materia ond' esso è formato, 1' in-
dustria ed il commercio librario, tutto quel complesso di cose, che concorrono a far
raggiungere la perfezione ideale, e sono indizio sicuro di grande preparazione e sapere,
raggiunse in Italia il punto più alto. Che, se dalle stampe più comuni rivolgiamo la
mente a quelle speciali e destinate ad una cerchia di studj più ristretta, vediamo subito
come una vivissima luce intellettuale continuavasi a sparger nel mondo dalla patria no-
stra anche dopo la si fulgida età del rinascimento.
L^Italia, che, con Guido .\lonaco, aveva dato al progresso della musica un notevole
impulso, fu anche quella che insegnò il mezzo di moltiplicare coi tipi le note. Sembra
che la stampa di essa si cominciasse assai presto a \'enezia. ma col sistema xilogra-
fico. I tipi mobili erano stati applicati, già nel 1485, al canto fermo nel Messa/c di
Wùrzburg ; ma far lo stesso per quello figurato, o misurato, era impresa si' ardua, che
nessuno, nonostante i moltissimi stujj, v'era potuto arrivare sulla fine del secolo. A ciò
rivolse l'animo, mentre forse in qualche officina veneziana attendeva alla tipografia, Ot-
taviano Petrucci, da Fossonibrone. Dopo molti anni di studj, a' 25 maggio 1498 espose
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
127
alla Signoria come avea trovato « cum molte sue spexe et vigilantissima cura, quello che
« molti, non solo in Italia, ma etiandio de fnora de Italia za longamente indarno hanno
« investigato, che è stampare commodissimamente canto tìgurado, et, per conseqtiens,
« molto più facilmente canto fermo ». Si conclude, dietro la sua dimanda, ch'egli solo
« possi stampare canto figurado ed intaboladure d'organo et de liuto per anni venti ».
Dette, anzi tutto, nel 1500 V Hannonicac Mitsicdc Oi/Z/t'ivr/ow (Fig. 45), poi altre stupende
edizioni tino al 1509, quando stabili rotficina in Fossombrone. Continuò pure, per tutto il
secolo XVI, a Venezia la tipografia musicale, e tanto vi progredì da vincere quella d'ogni
altra città. «...Come Magonza, dice il Castellani, per virtù del sommo Gutenberg, in-
<? segnò il modo di riprodurre e moltiplicare all' infinito le creazioni della mente umana,
« onde fu sparsa sulla terra
« una luce che non ecclis-
« sera (sic) mai, cosi Venezia,
« per virtù dell' ingegnoso Pe-
« trucci, insegnò il modo di
Depiccatio ad glonofam virgitiem
"iLiótr^àlidoìn
fmibiis tcn-éad tue i^tcrtionia
debile vcfìigije:manibiirqj u vmbMcnlu pftifjim" a fané iov
pnincrclcium. midime fo:tinidini90ci.ad te
£Òjniitu]cpivulnTj''09t>occo. ciìaincn (ìillar ocuiinfitcpe-
CTDiui bcmardi abbane iCla iiotiow clainojn'ahdo obfccra
« riprodurre e rendere a tutti j^iailaifis'OJdime £iftcrc»«n- niU0:vt filatili Olii nf lira quaj
« accessibili le creazioni di fisOOCtonSDCUOtiirim.opi.rcil grau.UTpfCcid^
la jgtpnmoadglojiofamvirgi sanoemitnjceteiufqi^srajaq
ncm tucani oepiccatio i\ laua l'i^r-iti eicidiiu'^:nobit3 tua ?ci
cUWntKTima. •'^•t^c'n" ''"«e Tanati fum^.-ci'
/Piif/^fii »t>-"i'U'i'»-"di.ia?eporciin":q2pii-
L^ Il reni truci ticoiniptc flit cicatnceg
•loculoc pa nf CI nodi inobnjfaiiitau.ilf-
ntcrciiiiia- tcndcrnaividc oc>lo:co vuL
nibuoadtc ncniìaicnortrcrqnibi renda-
regina muli inuecatiriiinolìra C115 fiducia.
diattolliiii'' 2IccnÌ5ieihinabilii^benfv;nita
et co;j5 tue tu? feniino 1 vciici .ida inf e^ ce
ccllitudinio cc><jMorcim' Cf co q;iiiimindii5
griagciitificctimuo ccniicc|im biiciiniindii -ziubjiciiupoiliito
clinainusrac picnic fufpirye ad calle trafilliiadbuc iter pecca
tcpceaincelumtralìnittimug. torce DC0C9:tanta antcoeiifctì
« quell'arte, che è la più po-
« tente ispiratrice cosi dei te-
« neri sentimenti come dei
« più generosi entusiasmi ».
1m-. 41.
S. Bernardo. Opusc. Venezia, Giunti, 1503.
(Dall'esemplare del cav. Leo S. Olschki).
XVI.
1 molti interessi ciie 1' Ita-
lia ebbe con le popolazioni
d' Oriente, i rapporti, che,
come sede del Papato, man-
tenne sempre con esse, fecero
si' che qui nascesse la scienza
linguistica. Infatti « tre secoli innanzi che Agostino Giustiniani, chiamato da Francesco I
« a insegnare ebraico in Parigi, portasse la prima volta oltre Alpi lo studio delle lingue
<( orientali », qui « coltivavasi già l'arabo, l'ebraico, il caldaico. Può anche dirsi che, fin
« presso al secolo passato, fu studio quasi esclusivamente nostro, e più centinaia di orien-
«■ talisti ebbimo noi, per pochi che ne contano gli oltramontani in si' lungo periodo di
" tempo » (Terenzio, Di Ambrogio Teseo..., p. i). Non fa, perciò, meraviglia che anche
la tipografia orientale, avesse in Italia lo svolgimento e la sede più degna.
S'è visto già dei caratteri mobili greci, che l'Italia prima usò, e poi condusse a
perfezione; ed è noto come nel 1475 si stampassero, solamente incise, ad Esslingen, le
prime lettere ebraiche (Fig. 46). Nell'anno stesso s'ebbero a Reggio di Calabria, per opera di
Abrahamus fì/ii/s Garton, fi/iin Isaac, lettere ebraiche a tipo mobile, anzi un libro vero e
proprio, il Commentario di Jarchi al Pentateuco, impresso intieramente con esse (Fig. 47). La
tipografia ebraica s'allarga, poi, rapidamente per moltissime città della Penisola. Celebre di
128
DEMETRIO MARZI .
viene sopra ogni altra, in questo genere, la famiglia dei Soncino, i quali a Soncino recatisi
dalla Germania, e da quella Terra preso il nome, vi fondarono un'officina, che dovea
portare la tipografia ebraica al più alto splendore, e divenire famosa. Di li essi si spar-
sero per l' Italia e per 1' Europa, stampando libri, fondando nuove officine, o, case librarie,
in molti luoghi. Troppo sarebbe dir delle loro edizioni, spesso principi, sempre pregia-
tissime ; ricorderò solo la Bibbia del 1488, nella quale si videro, per la prima \olta,
stampate le vocali ebraiche. Più tardi s'acquistò pure gran fama in \"enezia il dotto olan-
dese Daniele Bomberg, che, dal 1511,0, come alcuni vogliono, dal 15 18 al '4q, stampò
forse per quattro milioni di libri ebraici, dando lavoro a qualche centinaio d' israeliti
assai dotti.
Se ora passiamo a lingue meno comuni, si vede come nel '482 s'era già fatta in
Bologna l'edizione del Pentateuco col Commciìio di Ra-
schi, in ebraico e caldaico, mentre nel '510 uscirono a
Roma, in quest'ultima lingua, i Salmi Davidici, tre anni
dopo il Salterio in etiopico, e nel '16, per opera del
domenicano Agostino Giustiniani, a Genova, il « Psal-
« terium hebraicum, graecum, arabicum et chaldaicum,
« cum tribus latinis interpretationibus.... » (Petermann,
Brcvis ìiiiguae clialJ. gmiiima/..., p. S'^, 87 ; Terenzio,
pp. 34, 53). Per merito e a spese di Giulio II, fu
aperta da Gregorio de' Gregori la prima officina arabica
in Fano, ove uscirono, quando il focoso Pontefice già
era morto, nel 1514, le Scpicni liorae caiionicae (Fig. 48);
quattro anni dopo Paganino de' Paganini, da Brescia, dette
la prima edizione dell'Alcorano in arabo. Sembra quasi
tutti gli esemplari fossero, per ordine del Papa, dati alle
Fig. 42. — X'alturio, De arie miti- fiamme, e neppur uno ne sia pen'enuto fino a noi. Pure
/«;■/. Verona, Giovanni da Verona, ji fatto non può, come vorrebbero alcuni, mettersi in
dubbio, giacché nel 1537 il francese Guglielmo Postel
Balentonio scrive da l'arigi a frate Ambrogio Teseo dei conti Albonesi (Albonesi, In-
troductio..., e. 200'') : « 1' vi prego di gratia continuate le vostre diligentie de saper
« de quello qui stampò V Alcorano Arabico, se lui volessi vender i sci ponzoni, o
« vero una matrice ; et, essendo advertito del precio, vi mandarò dinari, perché ho
e molto di bisogno di quei per stampar nostra Graiinihi/ica Arabica, et altri libri
« da leger in medicina: cosi facendo, havrete parte de le lode in tutte le lingue ».
E il frate nostro racconta : » Omni interea studio, cura atque diligentia, non cessavi
« .Messandrum, Paganini brixiensis filium, et qua potui etiani solicitudine, amicorum inter-
« ventu, rogare non destiti, ut typos formasque punicaruni literarum, quibus olini pater eius
« Alcoranum impresserat, insto vellet Postello vendere praetio ; quod, cum facere iam iam
« paratus esset... ». L' Albonesi stesso inoltre riporta in latino un passo di quel libro con le
seguenti parole (e. 84 a) : « Et super generationem tuam, quod formavi te de spiritu sancto
« loquebaris fiumane in cunis et fasciis, et, quod docui te scripturam, et sapientiam et
n legem et evangelium. et quando creabas de luto fornias luteas, et insufflabas in illis
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA
\-lq
« spiritum vitae, et fiebant aves, cuni praecepto meo, et sanabas morbos ft leprani, et sii-
(( scitabas niortuos, cum praecepto meo, et filios Israel illuminasti, et caetera quae in quinto
« quinternione Alcorani tvpis impressi, folio antepenultimo sequuntur... » Sembra, se-
Fis?. 4-;. — Valti'rK), Or ar/r mililari. \'erona, Giovanni da Verona, 1472. Hain, * i 184"-
concio il Petermann surricordato [Brev/s lliigUiie arah. crniinn/..., p. 129), che la seconda
edizione si facesse quasi due secoli dopo, nel i6()5, ad Amburgo.
Ma chi ha nella tipografìa orientale primitiva merito grande, è l'Albonesi, per il
libro già ricordato, importantissimo, citato da molti, letto da pochissimi e contenente
ICFinis trium'^Iibrorum de Cardinalatu ad lulium Secundum
Pont. Max. Per Paulum Cortcfium Protonotarium
Apofìolicum y quos Symcon Nicolai Nardi
Sencnfis alias Rufus Calchographus im /
primebat in Caflro Cortcfio / DCj
dcomaquinta Noucmbris . M «
CCCCCX. Pootificatus
ciufdcra ♦ S . D . N o
Papac lulii Afly
co Oda ^
uo *v
«
Fig. 44. — P. Cortesi, De Cardìnaìaiu. Castel Cortesi presso S. Genii«;nano, N. Nardi, 1510.
I Dairesemplare del cav Leo S. OlschltìK
/.j Bibliofilia. vnlLiine II. dispensa ^"-|''-5*.
I 30
DEMETRIO MARZI
molte cose che il Faulmann (p. 292 e segg.) ed altri storici dell'arte nostra, cercano
in volumi assai più recenti. Ecco come precisamente s'intitola: « Introductio in chal-
« daicam linguam, Svriacam atque armenicam, et decem alias linguas, characterum dif-
« ferentium alphabeta circiter quadraginta, et eorumdem invicem conformatio ; mistica et
« chabalistica quamplurima scitu digna, et descriptio ac simulacrum Phagoti Afranii, Theseo
« Ambrosio ex comitibus Albonesii J. U. doctore papiensi canonico regulari lateranensi,
« ac sancii Petri in Coelo aureo Papiae praeposito auctore MDXXXIX » (Pavia^, ce, 2 1 5^, 8").
Ambrogio Teseo, nato a Pavia nel 1469, entrato fra i cherici regolari di s. Pietro
in Ciel d'oro di quella città, negli ultimi anni del pontificato di Giulio 11, e poi du-
rante quelli di Leone X, stette a Roma nella canonica della Pace appartenente all' Or-
dine suo, poi a Ferrara, Reggio, di nuovo in patria, ove mori nel 1540 (Terenzio, p. 2
e segg.). Uomo coltissimo, conoscitore di molte lingue, potè in esse perfezionarsi, con-
Laprimavolia(7fa(uueducle paulj* Ponlfofpif fole
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Fig. 45. — Odlu'ìatlioii. Venezia, O. Petruccì, jioo.
versando ed insegnando, per ordine del Papa, ad ecclesiastici venuti dall' Oriente a Roma
per il V Concilio Lateranense dal 1512 al '17. Tornato a Pavia, pensava di pubblicare
un Salterio caldaico^, ch'erasi procurato dalla Siria, e avea tutto già pronto, quando avvenne,
nel I 527, il sacco di quella città, per il quale le cose da lui preparate, con suo sommo do-
lore, furono tutte distrutte. Solo dopo sette anni, a caso^ mentre risedeva in Ferrara, trovò
presso un pizzicagnolo, assai malconcia una parte del Salterio, e cominciò a ripensare alla
pubblicazione. Nel '37 si recò, per procurarsi quel che gli mancava, in Venezia, ove co-
nobbe i ricordati Daniele Bomberg e Guglielmo Postela che allora tornava di Costantino-
poli, e dovea poi acquistarsi moltissima fama. Nelle conversazioni che ivi ebbe con questo
e con altri dotti, di cui allora Venezia abbondava, e poi già tornato egli a Ferrara,
l'altro a Parigi, l'Albonesi, comunicò liberamente molte cose al Postel, il quale, con
azione indegna, le fece sue nel 1538, in un opuscolo che stampò in Parigi, sotto
il titolo « Linguarum duodecim orientalium characteribus difìerentium alphabetum, in-
« troductio ac legendi modus longe facillimus... » (in-4° pie., di f.' 45'. L'Albonesi
lamentò il fatto, e, notando come egli avea cominciato assai prima la stampa, de-
cise, nonostante gli recasse non poco disturbo l'aver dovuto lasciar Ferrara per tor-
nare a Pavia e portar qui tutti gli arnesi tipografici, di allargar molto i limiti dell'opera
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA 131
sua. Mentre, infatti, costui si occupava solo dell'ebraico, caldaico, samaritano, punico
o arabico, indo o etiopico, greco, giorgiano, giacobitico, serbo, illirico, armenico, latino,
l'Albonesi trattò delle lingue e caratteri arabi o punici, persiani, tartari, turchi, armeni,
babilonesi, bulgari, dalmati, illirici, macedoni, russi, serbi, caldaici, o siro-caldaici,
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Fig. 4fi. — NiGER, Tractalus... de condUioìiibus veri Messine.
Esslingen, Corrad Fijner, 1475. Hain, *iiSS5.
i DalPcsemplare del cav. Leo S. Olschkil.
copti, giacobitici, ebraici, egizi, etiopici, etruschi, fenici, giorgiani, gotici, greci, latini,
samaritani, saraceni, vandali, ecc. Di quasi tutti dette lettere, parole, o pagine, a tipi mo-
bili (Fig. 49) ; rispetto ad alcuni dovè, per le straordinarie dinicoltà dell'impresa, conten-
tarsi di scrivere pochi segni a mano. Non è il caso di cercare qual parte qui facesse il
nostro alla fantasia; basti che primo tentò impresa si ardua, dette la prima illustrazione
stampata di tante lingue, la prima grammatica siriaca, anzi un primo tentativo di gram-
matica comparata, cioè un' introduzione alla grammatica generale di molte lingue orien-
DD7 mnip-inno c^bsnnnnnK ^ "^
VfCTiu' Triodi lu; njiirKi miio c<''mi)
OD DTip-Q n^\utsiiiD nns nyio noi
Fig. 47. — Jarchi, Commentario al Pentateuco. Reggio di Calabria,
Abrahamus filius Garton, _filius Isaac, 1475. Hain, 9363.
t 32
Demetrio marzi
tali, con speciale riguardo alla siro-caldaica ed armena. S'aggiunga ch'ai fece, in gran
parte, con le sue mani gli oggetti necessari alla stampa, e. ciò che pili meraviglia, non
Scrisse l'opera, ma la dettò, improvvi.sando, al compositore (e. 140''): « Gerardus de
« Anversa... semel atque iterum me visitavit. et in oificina chalcotvpa dictantem vidit, et
« audivit, novumque in imprimendo moduni admiralus est..., Ticini, intra Coeli aurei
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l'ig. 4S. — Horologiuin, arabice- Fano, Gregorio de' Gresjori, 1514.
iDair esemplare del c.nv. Leo S. 01schki>.
« septa, ubi incho.atum Ferrariae opus prosequimur... iuvenes senesque ad nos confluunt,
« vident audiunt, rem novam mirantur » ; « ... rogatum... esse volumuf... opus hoc...
" nostrum scire extemporaneum esse, non diu dictatum... ». E cosa nota che i tipografi,
almeno nel secolo W, usavano, anche per i libri ordinari, comporre a dettatura, e do-
cumenti veneziani, modenesi, fiorentini, perugini ne fanno fede : ma qui abbiamo del fattf) la
testimonianza più sicura ed esplicita. Tuttavia non credo su ciò cadesse l'ammirazione, di
cui parla l'.Albonesi, come par che supponga nell'articolo suo il Nestle ; bensì sul fatto
che il libro non fosse stato da lui, con molto tempo e ponderazione, composto e scritto,
ma estemporaneamente dettato.
Parlare delle moltissime altre edizioni in lingue orientali, che furono, poi. fatte in
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA 133
Italia, ne porterebbe troppo in lungo. Merita, però, un breve cenno quella stamperia (Fig. 50),
che, promossa da Gregorio XIII, mantenuta, poi, dal cardinal Ferdinando de' Medici (onde
il nome di Oilciifiilc-Medicea)^ per opera specialmente del cremonese Giovan Battista
Raimondi, dette alla luce, con eccellenti caratteri e signorile eleganza, tante opere, pur
non conducendo a fine la Bibbia poliglotta in undici lingue, per la quale il Raimondi
EXERCITAMENTVM CHAL.
Saluratio Angelica.
taibutho mahath MARIAM ledi Slam
grana, piena MARIA tibi Pax
vambarecubnefe anth vambarectho gamech moiio
K bndicrD I muli'eriba tu Si benedicta tecum dominus
marthi mfihho lESVGA dabcarfech phiro
domina mefTias lESVS gi vétre tuo fructus
daloho emo quadirtho btultho Maria
Dei mafer fancrifTima virgo Maria
vabfogtho hofo hhatoie hhlophain ethcaafph
8C in bora nuc peccatonbuspronobis ora
.^^X) sto:»»
Amin, dmautan
Amé.morris noilrse
Fig". 49. — A. T. degli Aliìonesi, Inlyoduclio in i haUitìicaiii... /inguaili... Pavia, ISJQ-
(Datresemplare del cav. Leo S. Ohchki).
stesso avea sopportato straordinarie fatiche. Una storia più recente ha la tipografia di
Propaganda fide che pure ha dato, e continua a dare molteplici pubblicazioni orientali
concernenti specialmente la Chiesa cattolica e la sua liturgia.
Concludendo, con caratteri incisi o scolpiti, ed anche mobili a mano, già si stam-
pava da tempi antichissimi, e nel sec, XV in Italia la stampa tabellare e xilografica avea un
34
DEMETRIO MARZI
grande sviluppo; inventata l'arte nuova, la patria nostra prima l'accolse dopo la Germania.
Alla line del secolo, la tipografia italiana, le opere pubblicate fra noi quasi superavan quelle
d'ogni altra nazione prese insieme. Nel '480 già s'eran prodotti, o si producevano, libri a
-^ eJUu* Jéj |) Jl ^UcxSL ^
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imperare! eis ire ,in abyilum. Et erac ibi grex porcurum
multorum, qui p.^rceb-uitui in monte . Et log.uienint illum ut pcrmittctct^eis mirare
in illos Et permillt illis. Exierunt autem dcmonia ab hominc.
Fig. 50. — Evangeliarium, arabice- Roma, Tipografia .Medicea, 1591.
(Dall'esemplare del cav. Leo S. Olschki).
Subiaco, Roma, Venezia, Milano, Napoli, Firenze, Bologna. Foligno, Trevi, Savigliano, Tre-
viso, Mantova, forse Lendinara; Genova, Savona, Ferrara, Perugia, .Vlondovi, Sant'Orso, Iesi,
Fivizzano, Parma, Verona, Padova, Cremona, Pavia, Brescia, Vicenza, Modena, Torino, Como,
Marsaglia, Cagli, Caselle, Pieve di Sacco, Piacenza, Trento, Reggio di Calabria, Fogliano,
GIOVANNI GUTENBERG E L'ITALIA 135
Velletri, Lucca, Ascoli, Palermo, Colle di Valdelsa, Cosenza, Messina, Torre del bel Vesin,
Toscolano, Nonantola, Cividale, Reggio d' Emilia. Dopo quest'anno vediamo introdotta la
stampa in Casal di San Vaso, in Saluzzo, Pisa, Novi, Pescia, Udine, San Germano, Ver-
celli, Chivasso, Voghera, Portesio, Cagliari, Scandiano, Forlì, Aquila, Siena, Soncino, Casal
iVIaggiore, Gaeta, Viterbo, Nozzano, Acqui, Urbino, Barco, Carmagnola, Fano. Tralasciando,
dunque, i casi non pochi, ne' quali dell'introduzione dell'arte non ci pervennero notizie
sicure, la troviamo quasi in ottanta terre o città durante il sec. XV, mentre, cioè, secondo
il Faulmann, era appena, complessivamente, in cinquantadue dell'Austria e della Germania,
sei della Svizzera, ventinove della Francia, ventuna dell' Olanda e del Belgio, ventisei
della Spagna e Portogallo, quattro dell'Inghilterra. Nella metà circa di esse fu introdotta
da tedeschi, comprendendo anche fra questi i Soncino, nell' altra metà da italiani ; il nu-
mero dei nostri passa di poco i trecento, mentre quelli s'avvicinano ai centocinquanta.
Siccome i Tedeschi che esercitarono l'arte, o l'introdussero, nei varj paesi, son quasi
tutti i pili antichi, appaiono, naturalmente, essere stati maestri diretti, o indiretti, dei
nostri, anche quando non ne possediamo le prove e molte cose ci farebbero creder
l'opposto. Ma, se il merito della scoperta e del P insegnamento a noi dato non può
esser conteso al Gutenberg ed alla patria sua, tutto fa indubbia fede che i nostri, fatta
propria la stampa, insegnarono ai Tedeschi come potesse divenire lo strumento più valido
della civiltà e degli studj, elevarsi da impresa industriale ad opera allietata dal sorriso
dell'arte; come i nostri la portassero, in fine, al più alto grado di perfezione.
Firenze, Giugno lyoo.
Demetrio Marzi.
Rimando, per le citazioni, al mio studio <• I tipografi tedeschi in Italia durante il secolo XV », inserito nella -. Festschrift
;ur Feier des fiinfhundertjàhrigen Gebintstages von Johann Gutenberg. Im Anftragc der Sladt Maìn; hetjiisgcgehcn von Olio
Hartwig. (Mainz, Phil. Zabern, 1900). Si vedano più specialmente :
Albonesi a. T., Introduclio in ckaldaicam lin^tum, sìriacam atqiie annem'cam..., Pavia, 1539.
Bernard A.. De l'origine et des débuis de Ì imf rimerie en Europe. ., voli. I e II. Parigi, 1853.
Castellani C, La stampa in Venezia dalla sua origine alla morte di Aldo Mamt~io Seniore, Venezia, Ongania, 1889.
Faloci-Pulignani M., L'arte tipografica in Foligno nel sec. XV, nella Bibliofilia, voi. T, 283-90 ; II. 66-73, '900.
L'arte della stampa nel rinascimento italiano, Venezia (Contenente, oltre una Nota dell'Editore, F Ongania. e mol-
tissimi facsiraili concernenti la tipografia veneziana, diversi articoli del Castellani predetto), Venezia. Ongania. 1H95.
Lozzi C. Le antiche carte da giuoco ; e: Ancora delle carte da giuoco, nella Bibliofilia, an. I, pp. 17-16. 181-186. 1900.
Marzi D., Una questione libraria fra i Giunti ed Aldo Manuzio..., Milano. Pagnoni, 1896.
Meisner u. Luther, Die Anfdnge der Biichdriickcrkiinst ~nr F ilfhundertjahrfeier des Gebintstages Gutenbergs, nella
Zeitschrift f. Biicherfreunde.
Nestle e., Ein nach Diktat arbeitender Drucker des 16 Jahrhunierts, in Centralbt. f. B., 1899, pp. 493, 494 ; e : Brevis
linguae syriacae grammatica, litteraturay chrestomatia..., Carlsruhae et Lipsiae, 1881, Litteratura. p. i e segg.
Notizie per la storia del libro in Italia, Firenze, Leo S Olschki, 1900.
PetermaNiN T. H., Brevis linguae arabicae grammatica, litteratura, chrestomatia, e : Brevis linguae chaldaicae gram-
matica, litteratura, chrestomatia..,, Berlino, 1867 ^ 1872, p. 80 e segg.
Requeno V.. Sulla chirotipografia, ossìa arte di stampare a mano..., Roma, 1810.
Saltini G. E., Della stamperia orientale medicea e di G. Raimondi.... nel Giornale slor. degli Archivi toscani, voi. V.
pp. 257-308. 1860.
Terenzio B. P., Di .\mbrogio Teseo degli .Albanesi pavese. Notiate biografiche e linguistiche..., pp, 1-60 in-8'', Pavia, 1860.
1^6 H. OMONT
Un noiiveaii manuscrit de la " Rhétoriqiie „ cVAristote
et la bibliothèqiie grecqiie de Francesco Filelfo
Le fonds des manuscrits grecs de la Bibliothèque Nationale s'est
récemment accru, par rintermédiaire de la librairie L. Olschki, de
Florence, d'un nouvel exemplaire de la Rlictoricjue d'Aristote. Ce petit
volume, sur papier, de format in-4.°, copie au X\''^ siècle, d'une main
assez elegante, et qui a re^u le n" 1285 du Supplément, n'offre rien
qui le distingue particulièrement des nombreux exemplaires manuscrits
copiés à la méme epoque. 11 parait aussi, autant qu'un examen rapide a
permis d'en juger, n'avoir qu'une valeur secondaire pour l'établissement
du texte de la Rliitoriqiie (i), qui v est ainsi divisée en trois livres:
~ìrÀ TOtOVTWJ Ttvwy £t7tv....
Fol. 27. Hipì toj Sixstvi/oO ótòoj; rr); rmzopnrn, |3tS/Ì!)v j5'. Ilspi òi rn; tx-zri-itipix; zxi àr.oi.a-/ixi, èz
Tiójuv y.'M. -oiaj ÌA :iotiXj T«i; (ru/io-/i7;y.où;, iyòiiijaj àv etri /iyiiv.... (Livre I I 368 b) deS éditions. |
Fol. 4^. Bt6/iov T/j; p-mofAv:/ì; \\p',7TOTÌ/oj; •/. 'Ex Ti'ywv y-vj oj-j òìI yx'. 7!pozpÌ7ziu /ai à-OT^oiTTStv, /xi
iiiyiu zal ÌTm-JÙj.... [Livre li des éditions.'
Fol. 85*'. (Livre 111 des éditions. | 'Ejtstòij rpix èttìv x Sii -por/u.x-:i\)9f,jM --.pi tòv Xóyov....
Fol. 112. Tao; '.\j5t7TOTé/oj; TÌy_v/i; p/iTOpr/>i; : — (xNlonOCOndvle).
En téte du volume, au verso du premier plat en bois de la cou-
verture, un cx-libris, qui semble bien trace de la main méme du pos-
sesseur, nous apprend que cet exemplaire a appartenu à un illustre per-
sonnage vénitien, Francesco Barbaro (2) :
« Ista Rhetorica .\ristotelis est Francisci Barbari, patricii X'enetiarum, et amicoruin
suonim » .
A la fin du manuscrit, au bas du fol. 112 verso est un autre ex-
libris, en grec, du méme Francesco Barbaro :
41 j3{@/o; «UT»] TOu 4»px-/zi7zou BzpSipo-j ETTcv, fjLX/.Xov òì Toù Tzx'jzòi yt/ou zxì a'jSpò; •yjù.o^ ìcxyxOov : -j- . : — »
TI est facile de constater à première vue que, dans celle souscri-
ption, le noin du jiossesseur et trois autres mots : iiy.p^ipo„ — hxjzò: »a™ /«t
11) Cf. Aris/olflis ars theloiica, ittruiii iclidit Ad. K(i-nier (Leipzig, Ti-ulmcr, 1S59).
(2) \'oir M.\/,/,rciiKi.i,i, Gli Sciillori d' Ilalia. II, I, 264-2611.
UN NOUVEAU MANUSCRIT DE LA " RHÉTORIQ.UE ,, D'ARISTOTE 137
ont été écrits sur un grattage. Un examen plus attentif permet de re-
constituer, à l'aide des quelques traits qui subsistent encore de l'écriture
primitive, le nom du premier, ou plutót les noms des deux premiers
'^M^ a»M -28* * *> >M» nAfttjfiivfv • ecjMl^ f*'r^/(st^
Q '^^j^^^<f LJUffV ^^•«««'-ri A^VV-T* Arfl/7^ A >f>? *Mt.
^d^^'Jw^t^ ita'. oÌ<y^9«- ;tet7(^ o ^ -
possesseurs de cet exemplaire de la R/iéforii/uc d'Aristote. Ce sont deux
des plus célèbres parmi les savants italiens de la Renaissance, F'rancesco
Filelfo et Vittorino da Feltre. On peut en effet restituer ainsi en tonte
certitude le texte primitif de l'ex-libris (jui termine le volume :
1:58 H. OMONT
Mttorino da Feltre avait été précepteur de Francesco Barbaro ; une
lettre de Gabriele Concorreggio, adressée à celui-ci lors de sa nomina-
tion comme procurateur de Saint-Marc, nous l'apprend (i). Ouant à Fran-
cesco Fileltb ce nouveau manuscrit vient augmenter le nombre de ceux
que l'on sait déjà avoir appartenu au célèbre érudit (2). A l'epoque de sa
mort à Florence, le 31 juillet 1481. Francesco Filelfo possédait une
petite coUection de manuscrits grecs, presque tous livres d'étude et de
travail, quelques uns cependant admirablement calligraphiés, et dont la
plupart sans doute sont encore aujourd'hui conservés à la bibliothèque
Laurentienne, à Florence méme. On en connaìt quelcjues autres dispersés
à Rome, au moins quatre, quatre encore à Paris (3), y compris celui dont
on vient de lire la description, trois autres enfin dans chacune des bi-
bliothèques de l'Escurial, de Leyde et de Wolfenbiittel ; au total vingt-
sept manuscrits (4). Ce n'est là assurément qu'une liste tout à tait provi-
soire de la bibliothèque grecque de Francesco Filelfo ; telle qu'elle est
cependant elle pourra montrer ce que furent, dans la seconde moitié
du X\ '^ siècle, les livres de chevet de l'un des plus éminents promo-
teurs de la renaissance des lettres grecques en Italie.
Paris, avril igoo.
H. Omoxt.
BIBLIOTHÈQUE GRECQUE
DE
FRANCESCO FILELFO
PHILOSOPHES
1 . Platonis Axiochus et Georgias ; Luciani Jupiter traga-dus et confutatus, et Piscator.
— XV' siècle. Papier, 128 feuillets, in-4''. (Pcti-is, Bibl. nat., gr. 2110).
2. Aristotelis magnorum moralium libri II et Demetrii Phalerei de interpretatione sive
elocutione liber. — XV" siècle. Parchemin, 205 feuillets, in-4''. [Florence, Lauren-
tienne, plut. 81, cod. 13).
(i) Cf- Francisci Barbari et aliorum ad ipsitm epistola: (Brixiae, 1743, in-4<'), ep. 153, p. 215.
(2) Voir Catalogues des iiiss. grecs de Fontainebleau, publiès par H. Omont (Paris, 1SS9,
in-4"), p. 144.
(3) Voir L. Delisle, Cabinet des manuscrits, t. I, p. 209.
(4) Ibid., p. 213.
BIBLIOTHÈQ.UE GRECQ.UE DE FRANCESCO FILELFO 139
3. Aristoteus moralium ad Eudemum libri VII, Horapollinis hieroglyphica et Platonis
detinitiones, — XV siècle. Parchemin, 138 feuillets, in-4". (/"/ort'w^, Laurentienne,
plut. 81, cod. 20).
4. Aristotelis politica. — XV siècle. Parchemin. [hydc, Scaliger, 26).
5. Aristotelis artis rhetoricse libri III. — XV" siècle. Papier, 112 feuillets, in-4°. {Paris,
Bibl. nat., suppl. gr. 1285).
6. DioGENis Laerth et Theophrasti opuscula. — XV siècle. Papier, 1 5 1 feuillets, 10-4".
{Rome, Vatican. Urbinat. gr. 108).
7. Plutarchi apophthegmata regum et alia opuscula. — XV° siècle. Parchemin, 205 feuil-
lets, in-4''. {Florence, Laurentienne, plut. 56, cod. 7).
8. Plutarchi moralia et vita; aliquot. — XIV siècle. Papier, 333 feuillets, in-4". {Flo-
rence, Laurentienne, plut. 80, cod. 22).
GÉOGRAPHES & HISTORIENS
0. Strabonis geographia. — XV siècle. Parchemin, in-folio. {Escurial, T. 11, 7).
IO. Xenophontis de republica Lacedsmoniorum et Cyropasdia. (Autogr.) — XV' siècle.
Papier, 157 feuillets. {Rome, Vatican. gr. 1337).
I I . Xenophontis Convivium philosophorum, Qiconomicus et Cyropasdia — XV siècle.
Parchemin, 228 feuillets, m-\' . [Florence, Laurentienne, plut. 55, cod. 19).
12. Xenophontis, Andronici Callisti, Synesii et Aristotelis opuscula. — XV siècle. Copie
par Th. Gaza pour Filelfo. Parchemin^ 104 feuillets. {Rome, Vatican. gr. 1334).
13. DioDORi SifcuLi BibIiothec;e historic» libri IV. — XV siècle. Papier, 131 feuillets,
in-4°. {Florence, Laurentienne, plut. 70, cod. 18).
GRAMMAIRIENS & ORATEURS
14. Herodiani, JoANNis Philoponi et aliorum collectanea grammatica. — XV siècle. Papier,
211 feuillets, in-8°. {Florence, Laurentienne, plut. 58, cod. ig).
15. Anonymi grammatica grsca. — XV siècle. Parchemin, in-4". {Wolfenbilttel, Cat.
Ebert, n." 393).
16. SuiD^ lexicon. — XV siècle. Papier, 284 feuillets, in-folio. [Paris, Bibl. nat., gr.
2623).
17. Eiymologicon magnum. — XV^ siècle. Papier, 396 feuillets, in-4". {Florence, Lau-
rentienne, plut. 57, cod. II).
18. Julii PoLLUcis onomasticon. — XV siècle. Papier, 234 feuillets, in-4°. [Florence,
Laurentienne, plut. 28, cod. 32).
19. Aphthonii et Hermogenis opuscula rhetorica. — Xlir siècle. Papier, 279 feuillets, in-8°.
{Paris, Bibl. nat., gr. 2978).
20. Luciani dialogi varii. — XV siècle. Papier, 340 feuillets, in-4''. {Florence, Lauren-
tienne, plut. 56, cod. 7).
21. Dionis Chrysostomi orationes LXXX. — XIV siècle. Papier, 460 feuillets, in-8°.
{Florence, Laurentienne, plut. 59, cod. 22).
140
H. OMONT
22. Libami opuscula LXIII. — Xnr-XIV siede. Parchemin, 292 feuillets, in-folio. (Romc^
Vatican. Palat. gr. 282).
J'OÈTES
23. HoMERi Batrachomvomachia et Ilias. - - XV siècle. Copie par Th. Gaza pour Fi-
lelfo. Parchemin, 630 feuillets, in-folio. Florence^ Laurentienne, plut. 32, eoa. i).
24. HoMERi Odvssea. — XV siècle. Papier, 282 feuillets, in-8". [Florence, Laurentienne,
plut. 32, cod. 23).
25. EuRiriDis, SopHOCLis et ^fecHVLi tragasdi*. — XV siècle. Papier, 140 feuillets, in-folio.
[Florence, Laurentienne, plut. 31, cod. i).
26. Nonni Panopolitani Dionysiaca, Theocriti idyllia, Apollomi Rhodii Argonautica, Ht:-
sioDi. Oppiani, Nicandri, Tryphiodori, Phocylidis et S. Gregorii Nazianzeni carmina.
— XIIF siècle. Papier^ 389 feuillets, in-4". [Florence, Laurentienne, plut. 32, cod. 16)
27. Francisci Philelphi de animi recreatione libri III. (.\utogr.) — X\"" siècle. Papier,
80 feuillets, in-4". iFlorcnce, Laurentienne, plut. 58, cod. 15).
Istruzione a Leone Allacci per il trasporto
della Biblioteca Palatina di Heidelberg a Roma
La storia dell'unione della Biblioteca di Heidelberg alla \'aticana di Roma è troppo
nota per essere qui novamente trattata. Ogni compendio di storia universale narra clie
durante la guerra di trent'anni la città di Heidelberg fu assediata e dopo una resistenza
vigorosa di alcune settimane espugnata dalle truppe bavaresi condotte dal Conte di Tilly.
La celebre Università di Heidelberg possedeva una ricchissima e preziosa biblioteca rac-
colta con speciali cure nel corso di secoli dagli illustri professori di quell'Ateneo, che
per venerabile antichità e per fama era uno dei primi del mondo. Roma invidiava da
molto tempo a Heidelberg il possesso di tali tesori letterari che indarno si sforzava di
avere, ma colla caduta della città protestante nelle mani dei cattolici la sorte della Bi-
blioteca era suggellata. 11 duca bavarese Massimiliano conosceva bene la brama del ^'a-
ticano e giacché egli gli doveva una ricompensa per i soccorsi da lui ricevuti, si affrettò
ad offrire a papa Gregorio XV la Biblioteca di Heidelberg, felice di poter contentarlo con
SI poco, cioè a si vile prezzo, e lieto di avere con ciò annientato la scienza protestante.
11 papa Gregorio XV incaricò il celebre letterato Leone Allacci di recarsi in Germania
per condurre a Roma la Biblioteca Palatina di Heidelberg. Del suo viaggio e del tra-
sporto dei libri abbiamo una relazione dell'Allacci stesso e fra le carte da lui lasciate
fu trovata anche 1' istruzione datagli a nome del Papa dal cardinale Ludovico l.udovisi,
nipote del Pontefice e pubblicata con altri documenti dal padre .\gostino Theiner (T e
ti) Sclunlstinsi dcr Hcidclbei!!er Bibliolhcì: diirch Maxìmilian I. Hcr;o<J: ii. ('.Imtfiirslen vnn Hjreiii jii Pjf'sI O'c^or .VI
lini ilirc Vcrscnjii»-.' ii.>cli Kom. Mil Origiiuihiliriflcn von .\uGDsriN 'iHEiNEn. PriesUr des OrAtorium. Miinchon, iS)).
ISTRUZIONE A LEONE ALLACCI 141
ripubblicata dal dr. Curzio Mazzi (i). Avendo io avuto la l'ortuna di trovare la raccolta
originale, completa delle istruzioni date in nome da papa Gregorio XV (Alessandro Lu-
dovisi) negli anni del suo breve pontificato (i 62 1-23) dal cardinale Ludovisio suo nipote
ai Nunzii e Ministri di Sua Santità e della Sedia Apostolica, ho creduto opportuno di
ripubblicare da questa la hiiiniHioiie al Dottor Lione Allaccio per andare in Germania
a condurre a Roma la Biblioteca Palatina lieto, di offrire cosi' ai miei cortesi lettori
un brano assai interessante della diplomazia vaticana che ai più sarà rimasto ancora ignoto,
poiché la monografia del padre Theiner pubblicata nel 1S44 è diventata una rarità bi-
bliografica e quella di Curzio Mazzi fu stampata a riprese in vari numeri del Propuana-
iore che oggi sarebbe diflìcile di riunire.
SuU' importanza del volume manoscritto da me rinvenuto ed acquistato ragionerò
brevemente più tardi, mentre ora fo seguire il testo della
Instnittione
Al Dottor Leone Allaccio per
andare in Germania per la Li-
braria del Palatino
che occupa le pagine 64^*556 del manoscritto in parola:
Poiché il Serenissimo signor duca Massimiliano di Baviera, saputo il desiderio di Nostro
Signore d'avere la Biblioteca Palatina, che si conserva in Heidelberga, per unirla alla Vaticana, ne
ha fatto liberal dono a Sua Santità, subito che quella piazza è stata presa dal conte di Tilli suo
Luogotenente, noi reputeremo per un avvenimento dei più felici di questo Pontificato il poterla
ancora interamente conseguire e condurla a Roma a salvamento ; poiché questa Santa Sede e
Chiesa Cattolica e le buone lettere non saranno se non per ricevere dignità e giovamento grande,
si come a S. A. et al nome Kavaro dovrà essere di gloria, che cosi preziose spoglie e cosi nobil
trofeo si conservi a perpetua memoria in questo teatro del mondo. Per la qual cagione, avendo
.S. Beatitudine deliberato di mandar V. S. a S. A. et al conte di Tilli per farsela con.seguare e con-
durla qua prestamente, quanto più Ella si contìda nella fede e diligenza sua, commendatale dal
sig. cardinale Santa Susanna Bibliotecario della Sede Apostolica, tanto ella deve, e come uno dei
ministri della \'aticana e dell' istessa Santa Sede e per corrispondere a confidenza tale, fare ogni
sforzo per .servire ottimamente in ciò la Santità Sua, dovendo ella ben da sé stessa comprendere
di quanta importaniia sia il presente affare e come sia per essergli cara l'opera e la fatica di lei.
Se n'andrà dunque V. S. per la più spedita .strada e con la maggior sollecitudine che potrà
a trovare il sig. Duca sopradetto che se ne risiede a Monaco in Baviera, e, presentato a S. A. il
Breve di N. Signore, gli parlerà in nome di Sua Santità conforme al tener di esso, il quale vedià
dalla copia che con l' istesso Breve se gli consegna, e le spiegherà li medesimi concetti col maggior
afi'etto che potrà, sicura di non poter in ciò esprimer mai a bastanza l'animo veramente paterno
di S. Santità verso S. A. : appresso gli renderà la mia lettera e gli ragionerà né più né meno se-
condo il tenor di essa, e gli spiegherà largamente la mia osservanza e la mia affezione e quanto
io stimo il gran valore di .S. A. e lo reputi per la felicità dei nostri tempi ; et io bramo e procuro
ancora di servirla. Dipoi, restringendosi al suo negozio della Biblioteca, procurerà d'avere da S. A.
gli ordini necessirii al sig. conte dì Tilli, o ad altri suoi ministri, acciò che le venga consegnata
intieramente; e di più Io supplicarà d'ogni altro aiuto e favore per ritrarla quanto prima da Hei-
delberga a Monaco, o in altro luogo più commodo da condurla successivamente in Italia ; e spe-
cialmente se S. A. giudicarà che vi sia mestieri di .scorta e guardia di cavalli per assicurarla dal-
l' insidie degli eretici del Palatinato e de' paesi circonvicini che con mal occhio la vedranno cavare
(1) Leone AlLu'ci e /.j Pjldthu dì Heidelberg. Hstralto dal Piof'llS'ialoie. Nuova serie, voi. 1\' e \'. Bologna. 1>^93.
142 LEO S. OLSCHKI
di là per portarla a Roma, supplicherà S. A. a commandare che le sìa dato per tutto il camino
dove bisognerà; e similmente che li siano fatti accomodare carri, de' qua!!, anco per l'uso del-
l'esercito, il paese suole abbondare, da condurla con facile prestezza. Et oltre alle letere alli ministri
di S. A., le richiederà un passaporto e letere ancora di raccomandazione per alcun luogo dove li
bisognerà far dimora nel camino o dove fosse per avere mestiere dell'aiuto dell'altri. Imperoché
dovrà V. S. nelle corti informarsi a pieno e delle strade e de' luoghi e passi per li quali sarà meglio
che ella vada, e coU'avedimento prevenire tutti gli accidenti che le potessero avenire, e pensare
al rimedio d'ogni cosa, prima che di là si parta, di quanto sarà di bisogno. E sarebbe senza dubio
soverchio che di qua noi ci mettessimo a designare li viaggi e le particolarità d\ quelli, perché gli
anderà \'. S. di mano in mano aparando con maggior chiarezza, e massimamente a .Monaco, che
non se li potrebbe cosi di lontano da noi mostrare.
E quanto ai libri manoscritti dell' i stessa Biblioteca, V. S. farà opera d'avere, in una parola,
ogni cosa : e a questo fine se le consegna l' Indice, che si trovava 'iella Vaticana, acciò che ella,
vedendolo prima diligentemente, ne sappia favellare e se ne mostri informata ; ma ne trattarà perciò
con destra maniera, acciò che non paia che si sia andato a fare una ricognizione di cosa che l'ap-
partenga, là dove ci vien donata: benché procurarà di vedere l'Indice che si sarà trovato nel-
r istessa Palatina per confrontarlo col nostro; e, riconoscendo gli autori e li volumi, vedrà quelli
che ivi saranno di più o di meno, con la maggior prestezza che potrà, per non perder tempo.
Oltre ai libri manoscritti d'ogni sorte, desidera S. B. che se vi si troveranno Bolle e Brevi
e Lettere o altre scritture antiche e moderne appartenenti alla Sedia Apostolica, etiandio che siano
stati fatti contra di lei, et, in somma, tutto quello vi sarà, fuori dell'autori appartenenti alla casa
sua, le quali è da vedere che ne saranno già state levate e si dovevano ancora conservare piuttosto
in alcun archivio che nella Libraria, non le domanderà \'. S. espressamente ; ma potrebbe ben do-
mandare .se fra quelle si trovassero Lettere Apostoliche o altre scritture che ci potessero apparte-
nere, ci volesse favorire di farcene dare la copia o concedere a \'. S. commodità di pigliar.sela. E
porrà in considerazione a S. A. che in universale questa Santa Sedia può ricevere maggior servizio
dalle proprie sue lettere antiche e di suoi ministri e da quelle dell'altri autori buoni di quei tempi,
che dai componimenti manoscritti, per confondere gli eretici e coloro che hanno indarno d' impu-
.gnare la perpetua autorità d'essa.
Quanto ai libri stampati, cercarà di vederne 1' Indice, e trovandovi autori pelligrini che non
sieno in queste parti, e degni in somma d'esser posti con li stampati della Vaticana, vedrà di con-
durli. Degli altri che si trovano qui, o che non sono di momento, non avrà da pigliarsi altro
pensiero.
Non potendo noi sapere la quantità de' volumi e delle casse che V. .S. sarà per condurre
qua, non possiamo dargli assegnamento certo per la spesa della condotta ; ma considerandosi che
senza indugio V. S. li tragga de Heidelberga e li porti sollecitamente in Baviera, se le consegnano
lettere di credito per la valuta di .scudi mille di moneta che sono indirizzate ai mercanti di Monaco,
co' quali ella potrà aggiustarsi per pigliare quella parte che ella vorrà in contanti da portarsi seco
in Heidelberga ; e lascierà loro il rimanente in deposito per farlo poi pagare con suoi ordini a chi
farà di bisogno ; o vero se ne farà far lettere di cambio o per Heidelberga, se ve sarà correspon-
denza, o per altri luoghi, come meglio le parerà ; e procurarà di pigliare sempre moneta che sia
più utile a spendere nelli paesi dove andarà.
Speditosi dalla corte di S. A., con tutti li ricapiti necessari .se n'andrà verso il campo a
trovar il sig. conte di Tilli, al quale ci persuadiamo che saranno indrizzatigli ordini di S. A.,osia
egli a Manhemi o sotto Frankenthal o in altro luogo crediamo che non sarà molto lontano da
Heidelberga : e forse, pigliato Manheim, potrebbe ritrovarsi a Heidelberga. E presentategli prima
la letera del sig. duca di Baviera e poi il Breve di Nostro Signore e le lettere mie, gli esporrà am-
piamente la mente di Sua Santità e mia, conforme al tenor d'essa, e s'allargarà nel mostrarle che,
per grande che sia il suo valore, noto a tutto il mondo, e la stima che della sua per.sona teniamo
e l'obligo che le abbiamo a nome della religione cattolica, non lo stimiamo niente di meno per la
sua singolare pietà Christiana e devozione, per la quale Sua Beatitudine l'abbraccia sotto la prote-
zione de' santi Apostoli e di questa Santa Sede, e le dà largamente la sua benedizione e lo rac-
comanda alla maestà divina per beneficio publico ; e per alcun picciolo segnale di ciò \'. S. l'ap-
presentarà alcune cose spirituali che Sua Beatitudine li manda, e a lei si consegnano, e gli darà
nota dell' indulgenze che tengono, soggiongendoli che essendosi inleso che egli desidera certe
grazie spirituali da Sua Santità, se si saprà più in particolare il desiderio suo, lo consolarà pron-
ISTRUZIONE A LEONE ALLACCI
143
144 LEO S. OLSCHKl
tamente per la paterna volontà che gli porta. Indi, a nome mio, \'- S. si stenderà con larghezza
di parole affettuose nel rendergli testimonio del mio desiderio di servirlo. Appresso, passando al-
l'affare della Biblioteca, farà opra d'avere da lui tutti gli ordini necessari acciò che gli venga
consegnata intieramente, e che gli sia ancora fatta assistenza dai soldati del presidio, se lo giudi-
cherà di bisogno per assicurarla che a V. S. o ai libri non venga data molestia alcuna, che s'abbia
solamente da condurre a Monaco e non a Roma ; e di più lo pregarà a fargli porgere ogni aiuto
e favore, e per lavorare prestamente le casse e per trovar i carri da condurle e per la scorta o
guardia che la dovrà accompagnare. E avertirà a far fare le medesime casse in modo che non
siano troppo grevi, né di maggior peso, piene di libri, d'una meza soma l'nna, che suole essere
di libre 250 in circa ; acciò che quando s'avranno da condurre sopra i muli non s'abbiano a gua-
stare ; e con la pece e tela incerata userà diligenza acciò che l'aqua non possa penetrarle ; legan-
dole anco e con le sopraleghe ai fianchi fortificandole, in maniera che nel gettarsi sossopra non
si sfascino.
Giunto in Heidelberga, e fatto lo scandaglio della quantità de' libri e del numero delle
casse che vi bisogneranno, e cosi dei carri e del camino e di tutta la spesa della condotta almeno
sino a Bologna ; d'onde poi si faranno condurre sopra muli per Firenze ; avertendo che, come si
giunge all'Adige potranno esser menate con minor spesa fino a Ferrara e Bologna per acqua ;
fatto, dico, tal scandaglio, V. S. ci significarà incontinente, con lettere duplicate, della detca spesa,
acciò che, non bastando la sudetta somma di scudi mille delle lettere di credito già consegnateli,
se le possano inviare altri crediti incontro da condurli a Bologna. Da quella città poi, con l'autorità
del sig. cardinal Gaetano Legato, se faranno inviare a Roma con muli per mezzo di condnttieri
ordinarli ; né accaderà di pagare loro la vettura .se non qua ; o vero basterà di pagare a" condot-
tieri medesimi alcuna piccola somma a buon conto : e perciò b.isterà che V. S. abbia l'assegna-
mento sicuro per far la spesa fino a Bologna ; onde, nell'andare verso .Monaco, piglierà \'. S.
un' informazione di mano in mano della spesa che potrà richiedere la già detta condotta e là dove
si potrà imbarcare nell'Adige; e s'informerà insieme de' datii e gabelle che si pretendesse di farle
pagare, dovendo in qualunque luogo far ogni opera col Breve del passaporto di Nostro Signore
e con la mìa Patente di non pagar niente, o se non fosse qualche cortesia ai dazieri. E per tal
cagione dal conte di Tilli e dal duca di Baviera e dai ministri del Serenìssimo arciduci Leopoldo
si farà f.ire passaporti, acciò che non venga a lei dato fastidio e impedimento per li stati loro. E
nel passare da Venezia potrà V. S. parlarne con monsignor Nunzio, al quale scrivo l'aggiunta let-
tera, acciò che, parendoli co^i bene, procuri similmente un passaporto o lettera ducale dalla Re-
pubblica e gli lo mandi incontro a Trento o in Insbruck o dove insieme determineranno.
Quanto alla spesa che V. .S. farà per servizio della condotta, non se le raccorda il farla con
ogni vantaggio, perché ci confidiamo ne'la sua diligenza e industria ; ma se le dice che ella ne
tenga giusto e distinto conto per renderlo poi qua a chi farà di bisogno.
Per la spesa poi del suo viatico per andare e tornare e per mettersi all'ordine, se le consegna
un mandato di scudi cinquecento dì moneta ; e se lì avvertisce che per camino, e massimamente
per paesi sospetti, sarà sempre meglio l'andare in abito corto, come persona negoziante del do-
minio veneto.
E qui le soggiungerò a V. S. che se le darà un grosso numero di medaglie con l' indulgenza
della canonizazione dei santi fatta da Nostro Signore ; ella potrà presentarle al sig. conte di Tilli
acciò che col mezzo de' padri religiosi che sono nell'esercito le distribuisca fra i soldati e gli esorti
a guadagnar l' indulgenza.
Né io dirò altro a V. S., perché ci pare che ne sia già tanto instrutta che non le facessero
di mestieri questi pochi ricordi ; ma, in ogni caso, rimettiamo il rimanente alla prudenza sua,
perché, .secondo gli accidenti particolari, cosi converrà ch'ella sì governi. E ricorrerà da per tutto
ai superiori e offiziali de' luoghi per fuggire gli aggravi e rimediare agli incontri ; e ci assisterà
successivamente di quello che le accaderà di momento.
.Se ne vada duntiue felice e procuri di ritornare nell' istessi modo con 1' intera Biblioteca ;
che apporterà gran piacere a Nostro Signore e a me, e partìcolar servìzio a questa .Santa Sede
con laude della sua fede e diligenza. E il Signore Iddìo l'accompagni.
In Roma. li 2\ ottobre ri>22.
ISTRUZIONE A Leone aì.Lacx:! 145
Il testo è perfettamente identico a quello pubblicato dal padre Theiner sul docu-
mento autentico trovato fra le carte lasciate da Leone Allacci, un fatto degno di nota
perché ci dà prova sicura dell'autenticità del resto del volume che racchiude le copie
fedeli delle altre istruzioni impartite da papa Gregorio XV ai suoi nunzii e ministri,
copie trattenute e custodite dal Vaticano.
Di quale importanza storica sia il nostro volume, si rileva a colpo d'occhio dalla
lettura dell' Indice delle istruzioni premesso al volume che qui riproduciamo.
INDICE
Delle Istruttioni date a nome della Santità di N.
Signore Papa Gregorio decimoquinto
dal Sig.' Cardinal Ludovisio suo
nipote e gì' infrascritti Nuntij,
e Ministri di Sua S. '"
e della Sedia Apostolica.
A Mousig.r de' Massimi. Vescovo di Bertinoro Nuiitio in Toscana a. e. l
A Monsig.'- Pamfilio Auditore di Rota, Nuntio a Napoli . . • . • a. e. 14
A Monsig. ■■ Corsini arcivescovo di Tarsi, Nuntio in Francia a. e. 31
A Monsig. r di Sangro, Patriarca d'Alessandria, Nuntio in Spagna a. e. 89
A Monsig.'' Caraffa, Vescovo di Aversa, Nuntio all'Imperatore. . a. e. 133
A Monsig. >■ Dunoretti, Arcivescovo di Seleucia V. Legato di Avignone a. e. 197
A Monsig.'' de Bagno, Arcivescovo di Patras, Nuntio in Fiandra a. e. 209
A Monsig.'' Scappi, Vescovo di Campagna, Nuntio alli Svizzeri a. e. 249
A Monsig.'' De Jorres, Arcivescovo d'Andrinopoli, Nuntio in Polonia a. e. 289
A Monsig.'' Zacchia, Vescovo di Montefiascone, Nuntio di Venezia a. e. 339
Al Sig.'' Piero Aldobrandini, luogotenente Generale in Germania . a. e. 3S5
Al Sig.'' Matteo Pini, Pagatore e Collaterale in Germania a. e. 395
Al P. D. Tobia Corona per andare al Re' di Francia et al Sig.' Duca di Savoia per l' im-
presa di Gineura a. e. 401
A Monsignor Antonio Vescovo di Nicastro, Nuntio in Colonia a. e. 449
A Monsignor Acquaviua, Arcivescovo di Tebe, Nuntio straordinario al Re Catolico . a. e. 793
Al medesimo seconda istruttione per trattare degli affari in Germania a. e. 805
Al medesimo terza istruttione per trattare la lega contra il Turco a. e. S29
Al medesimo quarta istruttione per trattare del negozio della Valtellina a. e. 867
A Monsig.'' Verospi auditore di Rota, nuntio straordinario all' Imperatore a. e. 497
Ordine al medesimo per trattare coli' Imperatore del Sig.' Cardinale Clesselio. . . . a. e. 545
Cardine al medesimo per rallegrarsi coli' Imperatore et Imperatrice delle lor nozze . . a. e. 555
A Monsig.'- Albergati Vescovo di Bisegli, Collettore in Portogallo a. e. 561
A Monsig.' Gigliuoli, Vescovo d'Anglone, Nuntio in Toscana a. e. 623
Al medesimo seconda istruttione a. e. 595
Al dottor Lione Allaccio per andare in Germania a condurre a Roma la Biblioteca Pa-
latina a. e 643
A Monsig.'' Laucellotti, Vescovo di Nola, Nuntio in Polonia a. e. 657
Al Sig.'' Matteo Baglioni Collaterale, e pagatore delle genti della X'altellina per andare
a Milano a. e. 715
Al Sig.'- Duca di Fiano per andare a pigliare il Deposito dei Forti della Valtellina . . a. e. 725
AI medesimo, seconda istruttione a. e. 779
A Monsig.'- De' Massimi, Vescovo di Bertinoro, Nuntio di Spagna sopra la dispensa
del matrimonio d' Inghilterra a. e. 895
Lettera al medesimo che va in compagnia dell' istruttione suddetta a. e. 913
Considerationi intorno all'utilità del matrimonio della sorella del Re Cattolico con il
principe d' Inghilterra a. e. 917
La lììbìfofflt'a, volume U. dispensa i^-J-'-J"
Ì4Ó LEO S. OLSCHKl
Questa raccolta forma un gran volume di 927 pagg. in folio, di bellissima scrittura,
proveniente dall'Archivio segreto pontifìcio, certamente in gran parte ancora inedito,
poiché non si può ammettere che gli altri documenti originali pervenuti nelle mani dei
nunzii e ministri ai quali erano diretti, siano stati tutti ugualmente rinvenuti e pubbli-
cati come quello dell'Allacci. 11 volume acquista perciò un'importanza immensa come
fonte autentica della storia del pontificato di Gregorio XV. Esso riguarda i negozi più
gravi e delicati di tutti gli stati cattolici nel periodo di tempo, breve (i62i-2':;), ma
importante del pontificato di papa Gregorio X\', che erasi già segnalato quale arcivescovo
di Bologna, sua città natale e quale nunzio in Spagna. A lui si devono la promulga-
zione di un nuovo regolamento per le elezioni nel conclave, la erezione del vescovado
di Parigi in .\letropolitana, e la fondazione del (Collegio di Propaganda Fide in Roma.
Fece, tra le altre, la canonizzazione di S. Ignazio di l.ovola. fondatore dei Gesuiti, dai
quali egli aveva ricevuto la sua educazione.
Notevole, tra i non pochi atti di prudente e sagace diplomazia ecclesiastica e politica
(de' quali si dà piena contezza in questa raccolta d' istruzioni ai suoi nunzi e ministri)
la mediazione da lui felicemente interposta tra le corti di Francia e d'Austria che di-
sputavansi il possesso della Valtellina.
Non credo d'esagerare, se dopo la lettura deli' importantissimo e prezioso volume ri-
tengo che esso meriti d'essere pubblicato per intiero ad utilità degli studi storici, servendo
ad illustrare i rapporti che in quel periodo di tempo corsero tra la Santa Sede da una
parte e dall'altra tra gli stati italiani ed esteri. Il volume porta il seguente titolo scritto
con molta eleganza :
INSTRVTTIONI
Date à nome della SANTITÀ
DI • NOSTRO • SIGNORE
PAPA • G R ?: G O R I O • XV
Dal SijJiior
CARDINALE • LVDOVISIO
Suo Nipote
A' i Nuntii, e Ministri di
SUA • SANTITÀ
E della Sedia Apostolica
Accresce pregio al volume la legatura artistica, ond'è ornato, in marrocchino rosso,
con elegante disegno a piccoli ferri e dorature, e non solo ne' piani, ma nel largo dor.so
e ne' tagli, cogli stemmi de' Ludovisi a forma di mosaico : il lutto di perfetta conser-
vazione. Gli stemmi di questa legatura veramente splendida e degna dell' interessantissima
Raccolta, ne confermano l'alta provenienza. I.' illustrazione che accompagna quest'articolo
è un fac-simile rimpiccolito della legatura.
Firenze, giugno 1900. Leo S. OlSC.HKI.
NOTIZIE 147
NOTIZIE
La festa di Gutenberg. — I preparativi per i festeggiamenti del quinto centenario della
iMscit;'. di Gutenberg fervono a Magonza in modo straordinario. S'era in principio pensato di com-
memorare modestamente e quasi accademicamente, il grande avvenimento ; ma l'entusiasmo si spiegò
si forte che si dovette mutare il programma completamente ed indire dei festeggiamenti straordinari
che avranno principio il 23 e finiranno il 26 giugno corr. Carattere popolare avrà un corteo storico
che dovrà rappresentare l'apoteosi del maestro e che promette di diventare veramente colossale ;
vi parteciperanno 2500 persone con 3S0 musicisti, So dei quali a cavallo, con 40 carri di pompa e
-•00 cavalli. La cittadinanza di Magonza ha raccolto soltanto per questo corteo ben 55000 fr. Oltre
'e feste suntuose, le gite, i divertimenti pubblici indetti sarà inaugurata un'esposizione tipografica
la quale ilhistrerà lo sviluppo dell'arte dai suoi primordi sino a' giorni nostri. Quest'esposizione,
per la ([uale molte biblioteche pubbliche e private, molti editori ed antiquari hanno inviato i loro
cimeli, resterà aperta anche per molto tempo dopo la chiusura delle feste. Degno di nota speciale
è il catalogo di tipografie del XV secolo esposto in cinque grandi quadri dall' insigne bibliofilo
americano, il signor John Boyd Thacher. Questo egregio uomo s'è fatto nel corso di molti anni,
con amore e cure speciali e naturalmente con immenso capitale una collezione di quattrocentisti
degna d'ammirazione, poiché il collezionista si era prefisso di raccogliere almeno una edizione d'o-
gni tipografo del (luattrocento per formar cosi la storia più eloquente dell'arte e del suo sviluppo.
Egli vi è riuscito splendidamente. 11 suo catalogo cita ben 532 officine tipografiche che lavoravano
nel XV secolo in 125 luoghi. Per numero primeggia Venezia, della quale città ben 133 tipografie
sono degnamente rappresentate nella sua collezione. Il sig. Thacher possiede d'ognuna delle tipo-
grafie citate nel suo catalogo almeno una, ma di molte più e persino dieci edizioni ;egli escluse dalla
sua collezione tutti i paleotipi senza colofone, cioè quelli senz' indicazione dell'officina ed anno, di
modo che quello che egli possiede non va soggetto a delle ipotetiche supposizioni che piacciono tanto
a molti collettori e specialmente antiquari che con queste attribuiscono delle edizioni comuni a questo
o quel celebre tipografo, secondo il caso, e sogliono dare ai loro volumi delle date molto rimote
senza curarsi di contraddizioni o di scorrettezze. Nella collezione Thacher, il libro colla data più
antica è il Rationaìe Duraiidi del 1459 in un esemplare magnifico impresso su pergamena da
Giovanni Fust e Pietro SchOfler (Schoyffer de Gernzheym), e della medesima officina il signor
Thacher possiede anche gli Officia Ciceronis del 14ÒÓ, ove per l'ultima volta figura il nome di
Fust. Non mancano nella collezione i nomi celebri di Mentelin, Zainer, Zeli, Riesinger, Caxton ecc. ;
del Celebre tipografo di Westminster, Giuliano Notaro, il sig. Thacher possiede persino due
edizioni, mentre il Museo Britannico ncn è ancora riuscito a trovarne neppur una per la sua im-
portante raccolta.
A.ssai ricca è la collezione di paleotipi italiani; quasi tutte le celebri tipografie vi sono rap-
presentate con produzioni ottimamente scelte ; non mancano naturalmente gli Sweynheym e Pan-
nartz, i Giovanni e Vindelino da Spira, i Nic. Jeuson, i Numeìster ecc. ecc., ma troviamo persino
nel catalogo delle tipografie ambulanti e poco note che non produssero che un sol libro. La cura
di completare questa preziosa raccolta si fa manifesta dal catalogo stesso, perché ancora dopo di
aver inviato il suo catalogo a Magonza, il sig. Thacher è riuscito a trovare delle edizioni di tipo-
grafie non ancora rappresentate nella sua collezione, poiché alla fine dell'elenco trovasi incollata
una striscia con Addenda e fra queste segnaliamo le seguenti: Barcellona (Spagna), Petrus Posa,
Lucca, Henricus de Colonia e Henricus de Haerlem, Modena, Giovanni Vurster de Campidonia
che fu il primo tipografo di questa città e stampò nel 1475 come primo libro il trattato di medi-
cina del Mesue, Roma, Bartolommeo Guldenbeck de Sultz, Petrus de Turre, che stampò la co-
smografia di Tolomeo nel 1490 colle famose carte della celeberrima edizione principe di 1478 im-
pressa da Arnoldo Buckinck della quale parli imo nel primo articolo (i), riproduceudovi la prefazione
si importante per la storia della tipografia, (2) Torre del Belvesin (presso Vicenza), dove nel 1478
fu stampato dalla tipografia privata del prete Giovanni Leonardo Longo il trattato di Cliniaco
intitolato Scala Paradisi, Venezia, la tipografia dei quattro soci Antonio de Alexandria dalla Pa-
(l) Vedi pag. (jt>.
\:!l Vedi pag. 9?^, lig. r^ì.
[48 NOTIZIE
glia, Zuane Salvazzo, Bartolommeo da Fossombrone e Marchesino di Savioni, che impressero sol-
tanto un volume, cioè la storia di Troia, di Guido dalle Colonne. Facciamo notare però che in quasi
tutti gli esemplari di questo prezioso volume la società è indicata come formata dai primi tre, men-
tre alcuni pochi soltanto nominano quattro. Se ne deduce il curioso fatto che durante la stampa
del volume o il Marchesino di Savioni entrò in società o fu dalla medesima escluso.
Abbiamo voluto occuparci appositamente di quest' insigne raccolta per far vedere ai nostri
lettori gentili e specialmente a quelli d' Italia come persino nella lontana America si raccolgono
sistematicamente i prodotti del genio e dell'arte e non soltanto da biblioteche stipendiate da go-
verni, ma da particolari che poi o rendono le loro ricche collezioni accessibili al pubblico o le of-
frono con generosità di raro esempio pel bene pubblico alle loro città native.
Alla festa di Gutenberg che è una festa dell' intelletto, una festa
dell'Universo prendono parte tutti i popoli civili del mondo. La Dire-
zione di questa Rivista, nel mentre rende omaggio alla memoria dell' im-
mortale maestro, dedicandogli questo numero, è certa di interpretare
con ciò i sentimenti dell' Italia intera che seppe non soltanto tener alta
la pili benefica delle invenzioni che genio umano abbia fatta, ma che
contribuì più di tutti gli altri paesi al perfezionamento dell' arte di
GIOVANNI GUTENBERG.
Firenze li 20 Giuj;no 1900.
Leo S. Olschki.
<^
Il secondo viaggio di Cristoforo Colombo. — La fonte più antica per la storia del
secondo viaggio di Colombo al mondo da lui scopeito è l'opuscolo pubblicato da Niccolò Scilla-
cio coi tipi del Girardenghi di Pavia nel 1494 : De insulis meridiani atque indici muris sub aiispi-
ciis iiwictissimonim regitm Hispanianum nuper invenlis. Di quest' opuscolo non si conoscevano
sinora che due esemplari, quello della Trivulziana di Jlilano e l'altro della Leno.x Library di
New York ; un terzo fu recentemente scoperto dal sig. Leo S. Olschki, il quale con lodevole pen-
siero ne fece eseguire una riproduzione zincografica assai riuscita per conservare e far meglio co-
noscere un si prezioso cimelio. Nel prossimo numero di questa i^/V/i/rt sarà pubblicato da un colla-
boratore valente e competente un articolo sull'opuscolo dello Scillacio.
Onorificenza. — Siamo lieti di portare a conoscenza dei nostri lettori, che l'egregio signor
lìoU. Demetrio Marzi, nostro colloboratore, è stato decorato dell'insegna cavalleresca di Filippo
il Magnanimo di prima classe da S. A. R. il Granduca di Assia-Darmstadt per il pregevole suo
lavoro inserito nella Festschrift zar Feier des fiinfhuiidcytjàhrigen Gchnrlstages von Johann Gu-
tcnheig- Sinceri rallegramenti all'egregio nostro collaboratore per la ben meritata onorificenza.
La biblioteca più minuscola del mondo. — Tra k- numerose curiosità che racchiude
l'Esposizione universale di Parigi, ve n'è una che merita particolarmente d'essere qui segnalata.
1^ una biblioteca unicamente composta di libri appartenente al signor Salomon, ingegnere mine-
rario della quale la Bibliofilia ha già pubblicato un cenno nel voi. L pag. 22.
Il collezionista li ha riuniti uno ad uno, comprandoli un po' dappertutto, specialmente in
Olanda, dove questo genere di edizioni era molto apprezzato nel XVIII sscolo.
.Son 1500 volumi racchiusi in una biblioteca alta 50 centimetri e larga 30, posta su mi leg-
gio l.'jigi XV! che si trova a sua volta situato al centro della libreria del principio del secolo,
ricostituita al Palazzo degli Invalidi.
NOTIZIE 149
I più antichi volumi di questa biblioteca lillipuziana risalgono al XVI secolo.
II più piccolo di essi copre appena il quarto di un francobollo, la sua grossezza è di quat-
tro millimetri. Ha 160 pagine compresa la tavola delle materie.
I caratteri sono di una nitidezza incomparabile, tanto da permettere la lettura del libro ad oc-
chio nudo senza il soccorso d' alcuna lente.
Società italiana per gli studi classici. — Questa Società ha bandito un concorso a
premio per monografie scritte italianamente sul tema che segue: Gli studi classici e la cultura
italiana nel secolo XIX.
L'importanza dell'argomento è evidente. Mentre da un lato gli studi classici sono fatti se-
gno ad una vera persecuzione da parte dei fautori di una cultura che dicono moderna, d' altro
lato r analisi delle migliori opere letterarie uscite nel nostro secolo in Italia, dal Leopardi al Car-
ducci, mostra con evidenza l'efficacia grande della cultura classica, fondamento di ogni vera e so-
lida dottrina. E considerati come scienza a sé, gli studi che hanno ad oggetto l'antichità classica
non hanno mai dato tanti risultati quanti nel secolo che volge al suo fine. A questo largo movi-
mento di cultura ha preso parte anche la nostra Italia ; ed è bene che si riguardi tutto insieme
il lavoro fatto, per avvertire gì' italiani di quanto rimane a fare e dar loro cosi una spinta efficace
verso r avvenire.
II premio che la Società stabilisce pel vincitore del concorso è di duemila lire. Il termine asse-
gnato alla presentazione delle monografie è di due anni, che spireranno col di 30 Maggio i<)02.
Le modalità del concorso saranno stabilite in apposito Regolamento da approvarsi dal Consiglio
Direttivo.
Catalogo di tipografi spagnuoli dall' introduzione della stampa sino alla fine
del XVIII secolo (l). — Nella Rivista de Archivos, Bibliotecas y Museos (1900, 2) troviamo
la continuazione i\e\V Ensayo de un catàlogo de impresores espanotes desde la introductión hasta
fines del siglo XVIII del sig. Marcelino Gutiérrez del Cano. Questo secondo elenco comprende i
seguenti luoghi da C a M : Calatayud : primo tipografo Cristóbal Gàlvez amio r683, Cartagena,
Fedro Jiménez, primo tipografo: anche qui la stampa entrò assai tardi, appena nel 1787-S1) ; Cer-
veì-a : in questa città furono staiupati i primi libri nella realee pontificia Lhiiversità: però il primo
tipografo stabilitovisi fii José Faig, nel 1722-28. Cordoba: in questa città i tipografi furono nu-
merosi, ed il primo di essi fu Juan Bautista Escudero, che tenne la sua stamperia dal 1566 al 77;
Caria : qui non vi fu anticamente che un tipografo, Bartolomé de Lila, il quale era fiammingo
ed apri la sua officina già nel 1489 ; Coruì/a, primo ed unico stampatore, Antonio Frayz, 1679;
Cueuca, primo tipografo Guillermo Reymon, 1529-39; Ecija, Simon Fajardo, primo tipografo 1624;
Epila, Miguel de Eguia, primo tipografo, 1546; Ferrol ebhe. una stamperia nel 1789 ma non si
sa da chi fosse fondata; Figueras Ignacio Porter 1758-62; Gerona Mateo Vendrell, Mercante,
primo tipografo: anno 1483: in Gijon vi era una stamperia anonima nel 1771 : due anni dopo
però fu chiamata col nome di « la Robada «. Una delle principali città della Spagna dove la
stampa ebbe maggior incremento fu Granada dove la schiera dei tipografi cotuinciò con Meynard
L'ngut e Giovanni da Norimberga nell' anno 1496. Guadalajaia, primi tipografi Fedro de Nobles
e Francisco de Cormellas ; anno 1564 ; Guadalcanal ebbe una stamperia nel \-^i') ; Giiadalupe nel
i53'i-45 con Francisco Diaz Romano: Granja de San Fedro del Real de Huerta primo tipografo
Lorenzo de Robles : Haro, Joan de Mongastón ; 1632 : a Huesca, primo stampatore fu Juan Pe-
rez de Valdivielso, tipografo dell' Università. Huete aveva già una stamperia nel 1484: /;-«?/ sola-
mente nel 1751 con Fedro José Ezquerro. Isola de Leon possedeva una stamperia nel 1788, Jaén
nel 1553 : Jàtiva ; prìtìio tipografo Claudio Paje, 1704 ; Jerez de la Frontera, prima stamperia di
Fernando Rey nel 1619-26. Leon aveva stamperia dal 1534: in Le'rida vi era un Enrico Botel, Sas-
sone, che teneva ivi stamperia fin dal i479-(g5). Lerma primo tipografo Juan Bautista Varesio,
[619 ; Logroho Arnaldo Guillèn de Brocar, primo tipografo; anno 1503-1517: Llerena: Fernando
de Ros 1744. Madrid: sebbene la stampa entrasse assai tardi nella capitale della Spagna, pure
moltissime furono le tipografie che vi si stabilirono, si che alla fine del secolo XVIII se ne con-
tavano circa jofci, un numero che gareggiava con Barcellona e colle altre città importanti della pe-
li) Vedi La BihUofiUa. I. pag. :96-207.
ISO NOTIZIE
nisola Iberica. I primi tipografi in Madrid furono Alfonso Gómez e Pedro Cosin che tennero
assieme l'officina dal i -,('!<') al i ;68.
Una stampa del Dùrer e un quadro di Bartolomeo veneto. — Il signor Fede-
rico Hernianin riproduce, nel fa.sc. 1-1\' deli' .4r/e (an. Ili), una stampa di Albrecht Diirer che
nel catalogo del Bartsch ha il numero 131, che è fra quelle di soggetto enigmatico, e fa riscontro
all'altra (Bartsch, 127) in cui è raffigurato Ercole in lotta con due cavalieri. L'Hermanin osserva
che questa stampa, in cui si rappresenta un cavaliero galoppante e inseguito da un armigero,
servi a Bartolomeo Veneto che riprodusse, senza alcun mutamento, le due figurine nel vano che
si apre, a foggia di finestra, sullo sfondo di un ritratto eseguito da quell'artista, e conservato
ora nella Galleria Crespi di Milano.
La Galleria nazionale delle stampe. — Sopra questa superba raccolta, della quale
la Bibliofiìia si è più volte occupata, è un articolo, firmato Raphael, nel fase, del 15 febbraio 1000
della Rivista d' Italia, in cui si danno utili notizie sulla vita de' principali incisori dei quali sono
esposti lavori tra le incisioni a due tinte possedute dalla galleria del palazzo Corsini a Roma. An-
che La Bibliofilia pubblicherà, fra poco, su questo soggetto, un articolo esteso scritto da un cri-
tico d'arte competente.
L' incisione in rame a Roma. — in un suo studio notevole, selibene non innnnne di
mende (Beitriige zur Gescliiclite der reproducirenden Kuenste : Marcantons Eintritt in den Kreis
roemischer Kuenstler) pubblicato nei Jahrbùcher dcr kunsthistorischen Sammlungen des aller-
hochsten Kaiserhaiises (XX. Band) di \'ienna, il prof. Franz Wickhoff cerca di determinare, men
vagamente di quanto si sia fatto sinora, il momento in cui avvenne in Roma il connubio tra l'arte
della incisione e lo studio dell'antichità.
Congresso di bibliotecari tedeschi. — A Marburg si tiene ora un congresso di bilio-
tecari tedeschi ; nelle prime sedute fu trattato il progetto della fondazione d'una società di biblio-
tecari tedeschi. Una commissione avea presentato un elaborato progetto cogli statuti che furono
accettati ad unanimità. Come presidente del congresso fu eletto l'insigne prof. Dziatzko, prefetto
della Biblioteca universitaria di Gottinga, ma per speciali ragioni si scusò pre.sso 1' assemblea di
non poter accettare il mandato onorifico, ed il consesso elesse nella persona del signor Schwenke
di Berlino il suo presidente. Il prof. Dziatzko parlò sopra un progetto dì pubblicare un catalogo
completo degli Incunaboli. 11 sig. Ermann di Berlino dichiarò che la compilazione d' un simile
catalogo dovrebbe esser fatta col concorso internazionale di tutte le accademie; l'as-semblea ap-
lirovò il pro.getto del signor Ermann ed incaricò la presidenza di preparare la sua esecuzione.
Congresso internazionale di bibliografia. — 11 generale H. .Sebert. membro dell'Isti-
tuto di Francia, invila con una sua lettera circolare tutti coloro che si occupano in modo speciale
di bibliografia a volere assistere ad un Congresso internazionale che si terrà in Parigi dal 16 al
iS agosto prossimo. In questo Congresso, egli è il presidente del Comitato ordinatore, del quale
fanno pure parte i signori Capet, Dufey, Franklin, Funck-Brentano, Maire, Plaisant, Rebelliau.
Ruelle. bibliotecari ; i bibliografi Jordell, Limousin, Henri Stein; il direttore dell'Istituto di biblio-
grafia scientifica Haudouin e il segretario Dr. Tliil; i signori La Fontaine e Otlet dell'Istituto
internazionale di Bibliografia di Bruxelles; i professori Gariel, Ch.-V. Langlois, Marcuse, Richet.
Vallot e Sauvage ; i librai-editori o tipografi Gauthier-V'illars, Bourdel (della casa editrice Plon).
Delalain e Renouard. Il principe Roland Bona]xirte è il vice-presidente di questo Comitato, e Ga-
stone Moch il segretario.
Il Congresso si occuperà ]iriiicipalniente dei Repertori bibliografici, della loro compilazione,
stampa e diffusione, come pure in particolar modo della cooperazione già iniziata dall' Istituto
internazionale di bibliografia col fine che ogni paese abbia il proprio Repertorio bibliografico, a
schede, cla.ssificato decimalmente.
Il Comitato ordinatore desidera ricevere, prima del prossimo luglio, dagli aderenti al Con-
gresso, memorie o proposte per poter su di esse stabilire l'ordine dei lavori del Congresso sugli
argomenti seguenti :
NOTIZIE • M r
Relazione sullo stato attuale dei lavori bibliografici e sull'andamento da dare a questi nei
vari paesi ;
Accordi da prendersi in comune per dare uniformità di redazione e di stampa ai diversi
tipi di bibliografie (universale, internazionale, nazionale, parziale, scelta, critica, analitica) ;
Provvedimenti da prendersi per la compilazione dei differenti repertori bibliografici e modi
diversi di cooperarvi ;
Notizie sui grandi Repertori bibliografi che già sì compilano, e si stampano e specialmente
sul Repertorio di bibliografia universale classificato decimalmente e sui modi diversi di cooperarvi.
Qualsiasi comunicazione relativa a questo Congresso dovrà esser diretta al signor Eugène
Capet (8, place du Panthéon, Paris).
Congresso internazionale dei bibliotecari (Parigi, 20-23 Agosto 1900). — Durante
l'esposizione mondiale di Parlici si terrà un congresso internazionale dei bibliotecari, secondo Ìl
rescritto ministeriale della repubblica dell'undici giugno 1S9S. La Commissione d'organizzazione,
di cui è presidente 1' illustre sig. Léop. Delisle, ha distribuito un immenso numero d' inviti e si
prevede un concorso straordinario.
Crediamo opportuno portare a conoscenza dei nostri cortesi lettori il testo dell' invito che
racchiude in succinto lo scopo del congresso :
tv Les questions que soulève le regime des biblìothèques sont sì nombieiises. si complexes et si embarrassantes, qu'il a
pam opportun de profitcr de l'Expositìon univcrselle inteinationale de 1900 pnur réunir à Paris un Congrés de bibliothécaires
fran^ais et étrangers.
Le Comité chargc d'organiser le Congic5 a pensc quìi devait faìre un appel non seulemenl aux bibliothécaires, mais an-
core à tous les hommes de bonne volente, dont le concours est nécessaire pour faire rendre aux bìbliothèques les services quon
est en droii de leur demander aussi bìen pour faclUter les travaux scientifiques et littéraires de l'ordre le plus L'Ievé. que pour
aider au dcveloppement de l'instrucuon publique à tous les degrés et pour salisfaire la légitime curiosité des différentes classes
de la Société dans toutes les branches de l'activité humaine.
Les idées qui s'échangeront dans ce Congrès ne sauralcnt nianquer d'aboutir à des résultats imporiants. Aussi espérons-
nous que notre appel sera entcndu dans cliacun des pays qui se sont donne rendez-vous à l'Exposiiion de igoo. et nous remercìons
d'avance tous les coopérateurs dont Texpcrience sera mise à profitsoit pour pcrfectìonncr et raj'eunir les ancìennes bìbliothèques,
soit pour former des collections nouvelles répondant aux besoins du XX** siècle
La Commìs^ion d"organisation a arrèié les lermes d'un rcglement et d"un programme qui comprend quatre grandes divi-
sions et ne doit ètre considéré que comme une base détudes. On y a )oint. à litre d'exemple, quelques questions se rapportant
a chacune de ces divìsions ; mais la Commission sera heureuse d'accueilUr tous les travaux qui pourraient donner lieu à des
discussions intcressantes. pouivu que ces mémoires remplissent Ics condilìons stipulées dans le réglement ».
Tralasciamo di pubblicare il regolamento che si compone di 16 articoli, mentre non vogliamo
passare sotto silenzio V interessante programma :
PREMIÈRE DIVISION
Nis/oire, législaiìon^ orgaiiisaiìoii des biblìothèques publiques.
Dépóf legaly copyright, eie.
QUESTIONS PROPOSÉES.
I. Késumer les renseignements noiiveanx qu'on peut avoir sur l'histoire des bìbliothèques, depuls les orìgines jusquaux
temps raodernes.
IL Étudier et comparer les lois qui ri5gissent Ics biblìothèques dans les dìvers pays.
HI. Échanges ìnternationaux.
IV. Rapports des bìbliothèques avec les admìnistrations : Elal. municipalites. corporatìons, etc. : autonomie des biblìo-
thèques.
V. De la meìlleure organisatìon des biblìothèques populaìres.
VI. Recrutement du personnel des bìbliothèques : conditions exigées nu ;i exiger des candidats aux fonctìons de biblio-
thécaires; sìtuation faìte à ces fonctionnaiies.
DEUXIEME DIVISION
Biìtiìiients^ ìnobitieì., ainénagevieiit des biblìothèques.
QUESTIONS PROPOSÉES.
I. Étudier lame'nagement des biblìothèques au moyen àge.
II. Exposer les meilleurs movens à employer pour installer les livres dans une bibliothèque nnuvelle et pour améliortr
l'installation d'une bibliothèque ancienne.
IS2 NOTIZIE
III. Indiquer les perfectionnemenis réalìsés ou projelés dans Ics bìbliothèques les plus récemment installées.
IV. Indiquer parlìculièrcment les prccautìons à prendre pour meiire les tibliothéques à 1 abri de lincendie.
TROISIÈME DIVISION
Trattement des manuscriis, iirrcs imprimés^ cartes de gèographie^ estampes^ phoiographies, eie,
— Acqiiisition de volmnes. — Ent egisiremeiit. — Esiampillage, — Invenfaires^ catalogues
et réperfoires, — Moyens de conservaiion. — Restauration. — Reliure,
QUESTIONS PROPOSÉES.
I. Indiquer les mesures qui onl été récemment reconnues comme les plu> proprcs u dic?.ser le calalogue d'une biblio-
Lhèque nouvelle ou à améliorer les catalogues d'une biblioihèque ancienne.
II. Application à la biblìothéconomie des divers systèmes de classificatìon bibliographique.
III. Des catalogues coHectifs.
IV. Utilisalion des élémenls de rcpertoire publiés à l'ctai de tkhes ou des buUetins Ìraprinu-s joìnls par les édileursaux
voiumes.
V. Traiiemenl à appUquer aux pieces volantes et aux documents parlemcniaires et adminìstratifs qu il importe de con-
server, mais qui ne peuvent ètre immédiatement catalogues.
VI. Avantages et ìnconvénienls de la conslitution des recueils factices, aussi bien de ceux qui ont i.'ié formés ancienne-
ment que de ceux qui som à constituer
VII. De l'uiiiité des récolements et des meiUeurs moyens d'y procéder.
VIII. De l'hygiène des livres Par quels moyens peut-on le mieux les présen^er dts divers agents de destruction ?
IX. Mesures à prendre pour la conse^^•ation et la restauration des objeis composant une bibliothèque : palimpsestes, pa-
pyrus. manuscrils. manuscrits à peintures, livres imprìmés. caries de géographie. estampes, etc.
QUATRIÈME DIVISION
Usage des livres à l'intéiieur et à l'exiéiieur des bibliotheques-
QLESTIONS PROPOSEÉS.
1. Sous quelles condùions le prèl des livres peu[-il èlrc autorisc dans les dilìerentes calégories de bibliotheques.'
II Comment doivent ètte réglées les Communications des voiumes imprìmés et manuscrits d'une bibliothèque à une autre ?
in. De la responsabilité des bibliotbécaires pour la communication et le prèt des livres confìés à leur garde
IV Des dangers de transmission des maladies contagieuses par le^ livres des bibliotheques publìques et des moyens d'y
tcmédier.
Speriamo che l'Italia sia degnamente rappresentata al coiigiesso e tragga dalle discussioni
il maggior profitto possibile a prò delle sue ricche e splendide biblioteche. Ai megalomani che si
credono in tutto superiori a tutti e di dover soltanto insegnar anziché imparare, rispondiamo sin
'ora col motto d' un celebre filosofo « docendo disco ».
lillIfìOOtKXMXM.tfM tuoi» MJl>> .11)1 BMJCPXIOMXHJlXMKXaKMOOt
VENDITE PUBBLICHE
•5 Vendita delle biblioteche Tessier e del Marchese di ***. — Diamo, secondo la
nostra promessa nel quaderno precedente, in succinto il risultato della vendita di Monaco, alla
tinaie il nostro direttore ha assistito personalmente, prendendovi viva parte. Si sono dato un con-
vegno in tal occasione i pili noti antiquari dell'Inghilterra, della Francia, della Germania, del-
l'Olanda e proviamo una viva soddisfazione che, presente il cav. OIsrhki, l'Italia pure non vi man-
cava. La gara fu assai viva al comparire dei volumi preziosi e diciamo subito che questi* furono
pagati a prezzi carissimi, tanto più che gli esemplari lasciavano molto a desiderare e non possono
essere confrontati con quelli che generalmente si presentano nelle vendite di Parigi e di Londra.
La regola di S. Agoslino per le suore (N" (">), un ms. di pergatnena del X\' secolo dì sole 40 carte
con alcune miniature piccole e tre contorni, il primo dei quali sciupato, fu pagato Fr. 630 da un
libraio di Parigi, la collezione dei documenti raccolti dal P. Giovanni degli Agostini descritta
esattamente nel quaderno precedente di questa Rivista, fu acquistata da uno studioso tedesco,
il signor Dott. Kirsch, per iioo Fr. (N" 3*"i) ; il cav. Olschki acquistò il bel codicetto descritto
sotto il n. 71 del catalogo col nome dell'autore Giov.vnni .S.vrgenti (sic!) della e.icellen/ia della
pudicitia per l-"r. 630. Non vogliamo sottacere che il compilatore del catalogo prese un gran-
o^
ìò^-u
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VENDITE PUBBLICHE i
53
cliio nel nominare 1' autore Sargcii/i, che iiìvano cercherebbesi nei dizionari biografici, men-
tre dovea dire nientemeno che Saiìbadino dkgli Arienti ! Di questo bellissimo codice che, per
quanto ci consta, è tuttora inedito, intratterremo in uno dei prossimi quaderni i nostri cortesi let-
tori. Dei paleotipi ottenne il massimo prezzo il Dante di Jesi (N" 149) in un esemplare bello ma scom-
pleto; fu pagato da un libraio di Monaco, il quale evidentemente ebbe commissione senza limite
(da chi ? o piuttosto d i dove ?) Fr. 8965 ( !!). E dire che nella vendita Maglione (Parigi 1894) ne fu
venduto un esemplare ugualmente I)ello di 220 carte, completato però con due carte in facsimile, per
Fr. 1600 ! ! Dell'ultima pagina di quest'edizione trovasi una riproduzione nel primo articolo di questo
quaderno a pag. 122 (fig. 36). Non nascondiamola nostra maraviglia che provammo non vedendo
esattamente descritto ciò che mancava nell'esemplare della vendita di Monaco: non basta dire
« l'esemplare descritto dall' Hain avea 216, l'altro citato dal Copinger 2iy carte, mentre il nostro
ne ha 217 ». Non ci voleva una grande sapienza né immensa fatica per confrontarlo con un'edizione
([ualunque per precisarne le mancanze ! Assai disputati erano i libri a figure che ottennero prezzi
favolosi. Il libriccino di Leon Batista Alberti, Ecatonphyta (N" 286) con un' incisione minuscola fu
pagato Fr. 4S0, il Benivieiii AA i4yo(N"3iS) menzionato nel nostro numero precedente Fr. ino,
la prima edizione della Bibbia di Matlermi In un esemplare composto da parecchi altri scompleti
e con delle carte rifatte (certamente non à s' y iitéprendre] Fr. 10400 (!!), l'esemplare assai de-
ficiente del Calendario Lunario del quale pubblicammo nel quaderno precedente due facsimili
(N" 342) Fr. 2760 (!), il Giardino de oraiione, V'en. 1511, con un'incisione Fr. 495, il Monte de la
orationc descritto pure nel numero antecedente Fr. 560, il tractato contro gli astrologi del Sa-
vonarola, con una incisione Fr. 650, il Valturio del 1472, del quale diamo due riproduzioni nel-
l'articolo di fondo di questo fascicolo a pag. 128-129 (fi&- 4--43) Fr. 4465. Quest'ultimo volume
andò a Londra, mentre gli altri precedenti furono acquistati tutti dal signor Rahir, proprietario
della Libreria Morgand di Parigi. Un esemplare incompleto At^W opera nona de la chiroinantia di
Corvo. Ven. I5I3(N" 360) fu aggiudicato ad un anticiuario di ^Monaco per quasi Fr. 700, la Biblia
Pauperitm à\ Joan Andrea di Venesid del 1525 ad un libraio di Berlino per Fr. 990. Chiudiamo
questo rapido resoconto con l'acquaforte fiorentino, del principio del X\'l .secolo, rappresentante
S. Sebastiano trafitto da 28 frecce, che fu pagato Fr. 1375, compreso sempre il io"/o delle cosi-
dette spese d' asta.
-•? Vendita all'asta della Biblioteca del fu Sig. Guyot de Villeneuve, Presidente della So-
cietà dei Bibliofili francesi.
((^onliimj^ione e fine) { )
IS'i. — Patiti Jovii de romants piscibits libellus. Bàie, 1535, in-H, vitello, compari., dorso rifatto, esemplare di Grolier. Fr, 1.953
1=,'^. — Discoltrs de t'amitié et de /.i hiiine qui se Irouvenl enlre leu JiiimJitx, par M. de La Chambre. Paris. ItV'17,
in-8, marocchino rosso, legatura di Le Gascon. con le armi di Luigi XIV ■> ^.l'ioo
l'xi. — ■ Hieronymi Cardani de sitbtilitale libri XXI. Nuremberg, 1550, in-fol., vitello, compari., esemplare di Grolier ■> 4.260
llis. — Frederici N.%t(seae Blancicampani eximii docloris iitclylae eccl. Mognntinae a sacris concioniblts einineitiiss.
libri mirabilium .... Cologne, 1332, in--(. marocchino verde, comp., esemplare dì Maioii . » 1.33°
172. — I.a Cyropedie de Xenophon. Lyon, 1535, in-4, marocchino, comp., esemplare con le armi di Caterina de Medici,
di una freschezza eccezionale " 13.000
Di questa magnifica legatura off'riamo ai nostri cortesi lettori ima riproduzione incisa in rame.
I>^l. — Maxinii Tyrii pìlilomphi platonici sermones e Graeca in latinam linguain versi Paris. 1354, in-12, maroc-
chino verde, comp. di fiori e fronde, esemplare di Margherita moglie di Enrico IV Fr l.Soo
1S2. — Marsilio Ficino sopra lo amore o ver' Conrito di P'atone. Firenze, 134J, in-8, marocchino hlcu. comp.. con
le armi di Enrico, delfino, duca di Brettagna e di Caterina de' Medici, sua moglie " 1.800
l8i|. — Plutarque. leitvres morates. Paris, 1374. 7 voi., in-S, marocchino verde, ricchi compari., con le armi di
Carlo IX ■■ 7.800
lijo. — Petri Alcyijnii Medices lei^attts de esilio. Venezia, 1522, in-8. leg. in pelle di vitello, collarmi di Fran-
cesco I " 1.2Ó0
194. — Montaigne. Essais, 1380, in-8. 2 volumi in uno: legatura in marocchino. (Trautz) •> 1.823
198. — Montaigne, Essais, 1395. in-fol., legatura in marocchino rosso. (Trautzl » 1.820
212. — La Rochefoucauld. Sentences et maximes de morale. L'Aia, 1664, in-8 piccolo, in brochure » 3.100
2I(i. — Idem ; edizione del 1675, in-12, con legatura in marocchino rosso. Esemplare coU'arme del Duca di Maine e con
Liua prefazione stampala appositamente per lui " 1.700
(1) Vedi Z,.i Bibliofilia, anno 11 pagg. 42-4^.
154
VENDITE PUBBLICHE
2 O.
223.
228.
256
2 =,9.
262.
263.
264.
2116
2(«).
2Óy.
272.
275-
2S0.
284.
=94-
296.
301.
302.
304.
307. •
310.
311.
313.
339-
312.
3K3.
398.
1.6.
I'7-
420.
423.
425.
426.
428.
430.
131
135-
■I37-
438.
439-
(40
441.
(I3-
448.
4r)o.
La Bruyère, Lcs caractères. 16S8, in-l2. legatura Trautz in marocchino. Edizione originale Fr. i.fxx)
Libro d'Atitonio Labacco, appartenente airarchitctlura, 1332. in-foK. Iettatura di marocchino verde e giallo, col-
l'arme di lìnrìco II " 15-020
■ Du Cerceau, IJhio di caricature, 1360. in-4, legatura Bozcrian in marocchino blcu •> 1033
De arckilecliira opus. 1539. in-fol., legatura ìn pergamena, coli arme di J.-A. de Thou ■• 4.030
■ Le premier (et sicondl volume des plus excellents basiiments de la France, 1376-1570. due volumi in-to'., le-
gatura ìn pelle di vitello, coU'armc di J.-A. de Thou " l-ioo
Raccolta Ji mobili, (verso 1350!, in-i. legatura amica in pelle di viteUo •• 1 .>>Ho
- Variarum pcrtractiomim qitas vulgo Maurusias vocar.t omnium .... 24 fogli ornamentali di Baliazar Sylvius,
in-fol. piccolo, legato in marocchino » '•*^5.^
■ Tapissertes de Lebrun. "W tavole. Le Paulre„ 20 tavole, in un solo volume, in-fol . legalo in marocchino rosso,
coll'arme di Luigi XVI •> '•<^'35
■ Forty, 48 tavole in un volume in-4. mezza legatura ■• i.o^)
- Heiires de 1325 in-8, legato in marocchino bruno; esemplare col titolo e colf ultimo foglio rilalti .... « i.oio
- Horae i» ìandem beatiss. Vtrginis Mariae. 1527 in-H, stampato su pergamena •> 8.I00
■ idem in-S pìccolo, rilegato in marocchino rosso (antica legatura italiana) ....... .... » 3 010
■ Idem, 1531 in 4, legatura Trautz in marocchino ...» 2.000
■ Idem, 1312, in-8, legatura in pelle di vitello rossìccia del sec. XVI ... » ^--iio
■ Idem. 1543. ìn-4, legatura in pelle dì vitello, del sec XVI >» 3-7oo
Champfìeury, 1529, In--), leg. in pelle di vitello bruna, coll'arme dì Francefco I •» I.603
Le Sacre et conronement de la Royne, in-4. '^S* '" pergamena ■> 2.000
■ Diodoro Siculo, 1333. in-4. stampato su pergamena •■ 4*3°°
Du Saix. La Touche naifve. Parigi, 1537, Ìn-i. legatura del XVI sec. Esemplare stampato su pergamena . . » 7ó3**
Pauli Jovii noi'ocomensis vitae duodecim vice comi tirm Mediolani principiim. !319. in-|. legatura in marocchino
oliva, mosaico dì marocch. verde. Esemplare dì Maiolì " 3-<*^
La grande danse ìiiacabre des hommes et des femmes, Lyon, i (99. in-fol. piccolo, legato in marocchino bruno.
(Mercier) Incompleto di 2 lì" ■ " 3'7o"
Holbein. Simulacres de h mori, 1338. Esemplare legato riccamente in roaroc-hino da Trau'z •> l^.ocx)
Perspective de Viafor. 1321. in-fol., legato in pergamena . . •> 1.020
fjscicitlo de Medecina, \'enezia. 1 493, in-fol., legato in marocchino bruno <> I.200
Vita, epistole de Sancto Hieronimo volgare Ferrara, 1497, in-fol., con legatura in marocch'no del XVI sec. « 3-730
Hrpnerotomachia Poiipkili. Venezia, i tW- in-fol., legato ìn marocchino rosso •> 1.333
Durer. ApocaUpsis cum jiguris. Passio domini nostri Jesti. Epitome in divae Parthenices .\fariae fiist, 1311. tre
opere ìn un solo volume in-fol., con antica legatura in pelle dì vitello » 12.700
■ Durer, Passio Christi, 1311. in-4. leg- in pergamena >» 2,350
Holbein, Historiarum veleris testamenti icones, 153*^, in-4, legatuia Mercier ìn marocchino' » 4.000
■ L'Amor de Cupido et de Psyché. Parigi, 1319, in-l2, legatura ìn pelle rossiccia. (XVI «ecolo) ■> 1.520
■ La Tapisserie de Vcglise chrestienne, Parigi, 1349, in-ió, legatura Derome in marocchino verde " 2.350
■ Tableaux de Torlcrel et Perissìn, 1369. ìn-fol.. leg. in pergamena » 1.330
Lagniet, Recueil des plus rlluslrcs proverbes. 1637, 4 parli in un solo volume. ìn-4, legatura ìn pelle di vitello
rossiccia . . " ' .043
• Callot. Recueil de 83 piéces, in-l6, leg. ìn pergamena - 1.103
Callot, Recueil de 54 pìcces. in un volume ìn-foI., legatura ìn marocchino nero » i.otxi
■ Gli amori di Dafni e di Cloe, 1718. ìn-I2» legato riccamente in marocchino roaso. ma in parte rìlatto. . . <> l (1311
- Fannillane, 1741, in-(, antica legatura in marocchino rosso •> 1.(00
- Boccaccio, // Decamcroncy 1757. 3 volumi ìn-H, legati da Cuzin ìn marocchin" » 2.830
- Conlcs de La Fontaine, 1762. 2 volumi Ìn-8, leg. ìn marocchino rosso (da Derome) " 1.660
- Zelis au ba n. 17Ó3, in-8, legato ìn marocchini turchino (legatura antica) •> 1.600
■ Contes morattx de MarmonteL '/''S* 3 volumi ìn-8, legati in marocchino rosso, coll'arme della contessa d'Artois >» 2.500
- Lucrèc. Parigi, 1768. in-8. legatura in marocchino rosso. (Derome) » 3.000
- Dorai, Les Baisers, 1770, Ìn-S, cari., intonso " 1.500
■ Le Metamorfosi di Ovidio, 1 767-71. 4 volumi in-(. legatura Cuzin. in marocchino bltti, con ligure avanti alla lettera
e con 119 acqueforti » 13.000
■ Le Tempie de GniJc. 1772, in-S grande, legalo in marocchino rosso. iDerome) .... « I.85*'
■ Anacreonte, Saffo, Bione e Mosco, 1773, in-4, '«gaUira antica. ìn marocchino rosso •> 1.990
- Dorat, Fables noitvelles, 17731 in-8, 2 volumi legali ìn marocchino rosso, ^legatu^a antica) •» 2 200
- Gessncr, Contes morau.x, 1773, in-4, legalo in marocchino rosso, coll'arme dì Madame du Barry " 3'*'*^3
■ Orlando Furioso, 1773, in-8 grande, 4 volumi legati in marocchino rcsso. (Derome) . . , " i.l2o
- Saint I-ambert, Les saisons, 1775, in-8, legatura Cuzin, in marocchino rosso. Figure avanti lettera . . . . ■< 1.4^.'^
- Romans de Voltaire, 1778, 3 volumi Ìn-8, legatura Trautz in marocchino, con figure avanti ai numeri ..." i^^^"
- Les liaisons dangcreuses, 171*6. 2 volumi Ìn-8, legatura antica in marocchino rosso, con ligure avanti lettera e
con alcune acqualorti .... . . " S 200
VENDITE PUBBLICHE 155
4*34. — Paul et Virginie. 1789, in-i2 piccolo, legatura Bozérian in marocchino turchino. Figure avanti lettera . . . Fr. 1,500
(69. — Bouchei, Fig. pour Molière. 175^. in--], legatura Traulz. in marocchino 1.400
471. — Anacreon, 1773. -^'"'^ '^" vignctles et ctils-de-lampe en tirage hors tcxle .....' .> -^.020
472. — I.rc Suite de Morcan pour Molière, 1773 Prove avanti lettera . . . .• ,. 4.750
472. — Suite de 2^ figttres de Moreau pour lef: chaiisons de Lahorde, Prove avanti Icaera » 7 500
473* — Momiments dn costume. Riunione delle 3 serie col lesto: a pieni margini, in un sol vul. in-fo'., !c:;aio in
marocchino rosso. (Cuzin) .0 21.000
17H. — Estampes de Morcan pour Voltaire. 17K5. Prove avanti leMera. in una legatura di maiocchino ross di Bradel
Deromc „ 4.^00
Ijq. — Amori Ji Psiche e (.'upido. 17113. in-|, iii,-. di Moreau. avanti alla lettera, legatura in marocchino rosso. (Bozérian) » i.ioo
\Xn — Histoire de Louis XV' par luedailles, in-tb!.. con legatura in marocchino verde. (Cuzin). 20 fogli in prove
d'acquaforte » •2.1,6'^
1^1- — 20 figure di Fragonard pour Ics coiitcs de La FonlAine. in un solo vohimf. Iettato in marocchino verde. Prove
avanti ai numeri "... .» 1.120
40r. — (Tuvres de Boileau. 17(7. S volumi in-^. legatura antica in n arocchino rosso. Esemplare che contiene i di'iegni
or'ginali di Cochin (').020
193 ,?5 dcssinx pour les ('outvs hlcus, ìn-i. legatura di marocchino bleu (Traulz) " 'ì.Hoo
40(. — Finge de Li folic. 1751 in-4, con legatura Derome in marocch. rosso. Questo esemplare contiene i 17 disegni ori-
ginali di Eisen „ 5 000
495. — Lettres à Emile, i8og, 2 volumi ÌD-i^ grande, con legaiura Bozérian, in marocchino. Esemp'are stampato su
pergamena, contenente 60 disegni di Moreau •» 20.800
497- — Catalogo del principe di Conti, 1779. in-8, con legatura Cuzin. Esemplare contenente 165 schizzi di Gabriele
di San Aubin n 1 85^
499- — Cochin, Pitture e sculture che si trovano nella chiesa degl'Invalidi. 1736, in-fol. grande, con legatura di ma-
rocchino rosso. (Cuzin), e 52 disegni di Cochin n 1.^20
327. — Q'uvre de Ticquet, 87 pezzi in due volumi in-4. legati in marocchino rosso >• 14.000
335. — St. Igny. Diversitei d'hahillemens à la mode. Le Theaire de France. i629-!r)'^o, in-4. c^n legatura di pelle
di vitello bruna » I.610
K<>OÙ»WKKI»>>««<MXKMMM'rW]iMKK<MWMW)tX>«KK«KKI»W^*W^»«yMMMl<Wl<BWKWKXl«"««WM'MWW)fKKy'<ìtKX»()«»t»<><l<MMKml<>OOC-»*<
Il 28 Maggio 1900 cessò dì vivere dopo lunga e penosa malattia il
Senatore PIETRO BRAMBILLA
Presidente della Società Bibliografica Italiana.
l'er onorare degnamente la memoria dell' illustre defunto, il Consiglio direttivo della So-
cietà Bibliografica Italiana diramò a mezzo del suo vice-presidente, l'ili, sig. Cav. G. Fumagalli,
la seguente lettera-circolare :
« La S. V. già conosce la grave perdita fatta dalla nostra Società con la morte del suo
amato e benemerito Presidente, il Senatore PIETRO BRAMBILLA. Il Consiglio Direttivo ha cre-
duto di interpretare il pensiero unanime dei Soci provvedendo a onorare in forma degna di lui e
della Società l'illustre Uomo, che, chiamato tre volte per voto plebiscitario delle annuali assem-
blee a reggere il nostro Sodalizio, ne curava con tanto amore le sorti, benché preoccupato da
tanti e si gravi afifari e travagliato da crudele, inesorabile malattia.
Ha quindi deliberato di bandire un concorso a premio per un' opera bibliogratua, su argo-
mento da fissarsi prossimamente. Il premio dovrà essere assegnato nella Riunione Generale del
lyoi ; e il lavoro premiato dovrà essere dato alle stampe e portare una breve commemorazione
del compianto nostro Presidente, costituendo cosi un ricordo durevole e non indegno dell' uomo
la cui vita fu cosi operosa e tutta dedita a utili e nobili imprese. Ha pure deliberato che la somma
da destinarsi per premio debba essere costituita in parte da un contributo della cassa sociale, in
parte da una sotto.scrizione aperta fra i Soci. Quando sarà noto di qual somma si possa disporre,
si stabilirà il tèma, adeguato alla somma stessa, e si pubblicheranno le norme stesse per il con-
corso >).
Approvando una si nobile impresa che rende omaggio alla memoria dell' illustre defunto e
torna ad onore di chi la ideò, la Direzione de La Bibliofilia sottoscrive a tale scopo la somma di
venticinque lire.
tsC> CORRISPONDEXZF.
CORRISPONDENZE.
T. De M. Napoli. — È strano che non abbia trovato 1' Offìciinn B. J/. /'. impr. a Napoli
dal Bavarese Crist. Preller nel 1490 in una delle Biblioteche di Napoli. L'esemplare tirato su per-
gamena citato nel mio catalogo XXXV sotto il n." S23 fu venduto ad un Principe, al quale ho
inoltrato la sua richiesta ed è molto probabile che la S. Y. sarà esaudita.
A'. L. S. Urbana. — Many thanks. Paynient does not press. Beyond doubt you will liave
received last number and like it very much. Expect kind reply.
Prince D. S. Bucarest. — Remercimeiits siiicères de votre amabilità. Nous regrettons
qu'un homnie quelconque ait abusé de votre noni illustre, mais plus encore que son impudence reste
impunie.
\V. E. AV"<-}b>/t. — \Ve wrote to Prof. Alberto Magnaghi and are expecting his reply which
vve hope will enable us to supply his hook.
H. S. J. h'ìioxville. — If your Magazine appropriation has been entirely used up, you can
pay the subscription to La Bibliofilia, which met with the largest possible favor in the l'nited
States, in the next yean, when your funds will allow it.
B. Q. Londra. — Conlessa M. P- Roma. — Grazie delle gentili lettere riguardanti la nostra
questione col governo ungherese. Con loro, moltissimi altri cortesi lettori della Bibliofilia hanno
espresso lo stupore sul contegno inqualificabile d' un governo che vuol posare fra i civili. L'articolo
inserito in questa Rivis/a (1, pp. 2 ^j-^rx») corrisponde esattamente per filo e per segno alla nuda
e cruda verità. Non si condividono però la loro convinzione e speranza nel trionfo finale della giu-
stizia, dopo le esperienze fatte. 11 governo ungherese si lava le mani addossando tutta la respon-
sabilità sull'avvocato, il quale da parte sua dichiara d'avere stipulato la famosa convenzione soltanto
alla condizione che al cav. Olschki fosse ris?rvato il diritto della verifica e sotto l'obbligo del go-
verno di pagare prontamente gli eventuali danni secondo la valutazione d' un perito delegato dal
Presidente del Tribunale. Tutte le lettere raccomandate ed i telegrammi con risposta pagata ecc.
diretti al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro di Grazia e Giustizia ed a quello dell' 1-
struzione Pubblica rimasero senza risposta, ed il ricorso presentato dal cav. Olschki nel Febbraio p. p.
alla Camera degli Avvocati di Budapest perché stabilisca, se la responsabilità ricada sull'avvocato,
non ebbe ancora evasione ! ! ! Pcreat mundus.fiat iustitia....?
Cav. F. G. Roma. — Grazie del consiglio che fu sùbito messo alla prova, ma l'Ambasciata
austro-ungherese rispose non poter avere alcuna ingerenza in una simile t|uestione che non entra
nella sfera delle sue funzioni.
Direzione della Gazzetta del Popolo, Torino. — Siamo gratissimi delle cortesi parole dedi-
cate con tanto favore alla nostra Rivista. Indovinata la osservazione che essa è forse più conosciuta
all'estero che fra noi. I giornali stranieri parlano spesso con molta simpatia del nostro Periodico,
mentre invano cercherebbesi nei fogli massimi della Penisola sia pure un cenno al medesimo.
Alle cortesi sue parole « E una Rivista che fa onore alla gentile e colta Firenze » rispondiamo
che nessun foglio fiorentino l'ha ancora nemmeno menzionato nelle sue colonne! Aborriamo la
reclame chiassosa e comprata, tanto più che possiamo farne anche a meno.
.St. Fr. Roma. — Stante la ristrettezza dello spazio e l'abbondanza di materiale dobbiamo
rimandare la pubblicazione del suo pregevole lavoro al numero di settembre.
Dr. il/. F.-P. Foligno. — Abbiamo atteso invano il rinvio delle bozze corrette, epperò non
abbiamo potuto pubblicare la continuazione del suo articolo molto apprezzato.
Bnlletin de l' Art ancien et moderne Paris. — Remerciinents sincères pour votre article
bienveillant inséré dans votre deriiier numero.
ERRATA-CORRIGE.
Psg- 87? *"Ì53 2a, invece di fissi (Ftg. 4}, leggasi fusi. .
« 87, »> 3*, .1 " mobili, leggasi mobili (VIG. 4), .
li 105, fig. 19. rt » Eusffio leggasi Eusebio ed invece di Tenson lcggn«ì Jenson.
n 120. sotto la figura, invece di Nutruisteir leggasi Nu.ueister.
» 131. riga 7-'^. invece dì pag. i:i4 leggasi pag. 7CSf.
Chmso il 20 Giugno igoo.
192-900. Firenze. Tipografia L. Franceschtni e Ci - Via dell Anguillara, \%
MONUMENTA TYPOGRAPHICA — FERRARA
157
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Catalogue de la Librairie Leo S. Olschki
Suite (ì)
Lorenzo de' Rossi (148 5- 1500).
129. Bergomensis, Jacobus Philippus, oid. erem. S. Augusti.
De
plurimis
claris fceletis (sic) qj
Mulieribus. Opus
prope diuinuj
nouiflìme
cenge
flum
Fr.cent,
N." 123. Sergoiiiensis, Jacobus Philippus.
(À la fin :) C Opus de
claris felectifqj plurimis
mulieribus a fratre Ja. phi-
lippo Bergo | menfe edi-
tumexplicit: maxia cu> di-
ligentia reuifuj Z caltigatù.
per Reueren. | l'acre theo-
logie doctore^ Magilìrù Al-
bertus de placètia: Z ffem
Augurtinuj ] de Cafali ma-
iori eiufdé facultatif Bac-
calariù ordinis mio:^. Fer-
rarle ìpreffuj. j Opera Z
ipenl'a Magiflri Laurentij de
rubeis de Ualentia. tertio
kal'. maias. i anno l'alutis
nfe. M.cccclxxxxvii. Reli-
giofo Inuictifs. qj pnclpe : Diuo Hercu | le : Duce fecundo : Ferrarièfibus legi-
ptime (sic) Imperante. [ (1497) in fol. Avec beaucoup de superbes figures
gravées sur bois. Rei. en cuir de Russie, aux armes s. les plats, titre dorè,
fìl. intér., tr. dor. [Hain '281 3I laoo.
4 ff. prél. et 172 eh. (de FO III à FOCLXX) (sign. A, a-z) Bcaux caractères gothiques, 45 Ugnes par page.
Le tilre, occupanl le recto du prem, f. prél. est compose de caractères gothiques richement omementés et
expressément gravés cn bois. Au verso du mème f. l'on voit une figure sur fond noir : Tauteur offrant son
livre il la reine Beatrice d'Aragon, reine de Hongrie et de Bohème. Cette gravure est entourée dune admi-
rable bordure ornementée et dessinée au Irait avec le millèsime 141)^. La mème bordure se irouve répétée au
verso du f, ai, enfermant >< petites sccnes de la vie de la vierge Marie. Une autre bordure non moins belle
(I) Voir La Bibliofilia, voi. 11, pages 49-80.
La Bibliofilùi. volume li, dispensa ('-4°-5'
IS!
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
est celle de la prem. page du tcxte. Cekii-ci commence par une belle iniliale figuréc. En dehors le volume
CSI illuslré de 171 figures eri panie sur fond noir. chacunc de 64 sur 72 inm. Ces figures, doni un Irés grand
nombre se repélenl plusieurs fois. reprcsentenl d'txcellenls porlraits de femmes, soil de lantiquilé et de Ihi-
stoire sainte soil du moycn àge. Quelques porlraits de ftmmes conlemporaines de lauleur sont de vrais
chefs-d'auvre de l'art xylographique. — Lintitulé porte un petit timbre. Aux ornements de la bordure
une main ancienne a donne un fond noir. Au reste cxemplaire mognlfique.
Fr.cent.
1 30. Plutarchus. Epi ' thome plutar c
hi (A la fin:) ImplTuj Ferrane p
niagfj Laurètiù d'valètia
die. /-. februarij. 1501. '|
in 4. Avec un frontisp.
grav., une magnilìque fi-
gure, la marque typogr.
et de belles init. s. fond.
noir. Vél.
4 ff. n.ch.e- Cl.Iin ff.ch.Caracli.>res
gothiques.
Le litre, en gres carac ères gothiques.
n'est pas compose, mais grave s. bois
et richemenl ornementé. Sur le recto
du prem. f. se trouve un poème : NI-
GER ANAGNOSTI. | en caractères
ronds. Suìvcnt trois épitres : lu. Cae.
Cantelmus epus Sigifmundo frat' optì-
mo Salute;. | Marius equicolus Oliue-
tanus D. lu. Caefarem Cantclmum 1
Epifcopum falutat. | Darius Tyberius :
cques ccfcnas : lulio Caefari Càtel-
mo : Celle dernière cpilre dédicatoire est datce ; Kx municipio nro Monte guidone : pdie Calen. Maias
a I chrifti natali. Mcccclxxxxij. ] Le verso du 4" f. prcl. est entièrement occupé d'une magnifique figure:
Un poète couronné de laurier. assis à terre, enveioppé dans un manteau, à pieds nus, écrivanl sur un genou ;
à son coté un cncrier : au dessus de lui, suspendu à la branche d'un petit arbre, un violon et un archet. Le
tout est entouré d'une gentille bordure composée d'éléments architect., de deux figures et de trophées, et
dessinée au trait. La figure elle mème est légèremcnt ombrcc. — L'impressum et la marque de 1 imprimeur
se trouvent sur le verso du dern. f.
Celte édition est la première d'un abrégé des Yies de Plutarquc l'ait vers la lin du XV siede par Dirlo
Ttherin.
Bel exemplaire de cette édition rarissime, grand de marges. La gravure est légèrement ombrée d'encrc de
Chine, tìuelques notules manuscr. aùx marges, de la main de Rinaldo Corso hommc de lettres, ne à Verona
en 152^ et m«>rl évèque de StFongoli, en 15S2,
N." ìig. Bergoinciisis, Jacobus riiilippus.
Giovanni Maciocchi.
i3i.Dictionarium graecum. DICTIONVM GRAECARVM COPIO | fus ....
Annotationei'qne innunient, tuni ad reni gntcani, j tnm latinam perti-
nentes, .... Quantum dictiones quiir'dam mutato accètu dille | rant autore
Cvrillo. I DE differentia plurimarum dictiomim Autore j Amonio. | Vo-
cabula militarla ex infiitutione ueterum. | .... (.\ la fin :) Ferrarice per
loannem Maciochium Bondenum | Ad Quintù Calendas Octobris. | M.D.X. |
(1510) in fol. Avec la belle marque tvpograph. s. le titre. Rei.
291 ff. (mal chilfrés 1-292) et 1 f. n eh. à 2 ou 3 cols. par page. Bcaux caract.
Seconde édition de la nouvelle redaction du Lexique de Joannes Craston, augmentée du Lexique latin-grec
d'Aldu Manuzio et de nombrcuies additions lexicologiques et grammaticales qui ne furcnt plus réimprimées
dans la 2* Aldine de I324.
Superbe cxemplaire grand de marges sur papici* fort.
50.—
FERRARA
'59
132. Dionysius Afer, s. Periegetes. DIONYSIl Afri de fitu orbis opus
fludiofis ne- I cel'lariiì, quo gentes, populi, urbes, maria, | flumina explicantur,
graece fcriptù. | Idem in latinitatè a Rhemnio gràniatico tnil' j latù, fallo
hactenus Prifciano adfcriptum, | In idem annotamenta gnecoru mo-
re I latine fcripta,. Coelii Calcagnini Annotatio fuper | Anchiale, et
Fr.cenl.
N." 130. riiitarchus.
Rhemniài carminis pìlìtatio. | (À la fin :) loànes Maciochus Bondenus
iniprimebat. Fer | rari*. Die. xviii. Decèbris. Anno. MDXII. | Sùma cum
diligentia, ut caetera. j (15 12) in 4. Cart. vél. imité. 50.
5^ fl". n. eh. Beaiix car, ronds.
Premiere édiliun exlièmeinent rare et turt estimée. Superbe exemplaire.
i33.Guarinus Veronensis. EROTEMATA GVARINI CVM | MVLTIS AD-
DITAMENTIS, ET | CVM COMMENTARIIS | LATINIS. | {À la fin :) C Im-
prefsum Ferrari:e p me loànè Mazocliù. | Anno Domini .M.D.IX. Die .XIII.
Martii. I (1509) 2 pties. en 1 voi. in-8." Avec la marque tvpogr. et quel-
ques initiales grav. au trait. D.-veau fauve, dos dorè (Felix a'né). loo.
La prem. panie (68 ff. n. eli.) contieni le texte grec de CfuysoloiJS et une preface de Jrifianties Mj/ìj
Tricaelius, A la fin on lit la souscription ; EttI z'ii^ (^lf^p:x^Ày.^ /«tì Iwkvv/iv M«-/(Ó j yiO-j jSóvòiyov. 23
i6o MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.c
l'Suvio-j. M. A. (1. I La seconde panie (Ij-i fl". chiffrés aux pieJs des pages) na aucun liire special; elle
comprend : Pontici Virunii declarationes quacdam in erotcmata Guarìni lumultuariac. la préface du mème
savant à Antonio Visconti et la vie de Chrjsoloras. Elle est impr. en car. italiques.
Ouvrage cxtrcmement rare et recherché. dont on ne trouve presque jaraais de beaux exemplaires comme le
nò:re. ircs grand de marges avec beaucoup de témoins. Sur le titre un autographe du fameux Cardinal Bjn~
dello : ToD ^'xvùù.'t.ùJ XKÌ ^lÀwv.
I 34. Lascaris, Constantinus. CONSTANTINI LASCARIS INSTITVTIONES
uniiierfo cuni plurimis auctariis nuperrime impreffo (A la fin :) Ferra-
ri;e per loannem Maciochium | Bondenum, Tertio Calendas Sextilis. M.D.X.
(15 io) in 4." Avec la belle niarque typogr. s. le titre et à la lìn. Belle
reliure orig. d'ais de bois, couvert de veau ornementé à froid. 75.
292 ff. n. eh. Superbe cdition, qui. pour sa beaulé. ressemble aux anciennes Aldines. Le volume contient
aussi. e. a., Cebelis tabula, Lttcìatti iudìcium vocalium. PhiloUì Croloniatac carmina aurea, Phocy-
tides etc. Bel exemplaire bien conserve.
Sans nom de l'imprimeur.
135. Datus, Augustinus. CLARISSI.MI VIRI AC PRAESTAN- | tilTimi philo-
lophi;e doctoris Auguflini | Dati Senenlìs de variis loquendi figuris | fiue de
modo dictandi : ad Andream di- | uem Senèfé Ifagogius (sic) libellus foeli-
citer I incipit ? | (A la fin :) Expliciùt elegàtie Auguflini datti fenèlìs | Im-
prasffe (sic) ferrarle die vigeilma feptèbris ] .M.CCCC.LXX\'. | (1473) in-4.''
D.-vél. [Hain *599oJ. 125.
38 ff. n. eh. (sign. a-d) Caracl. ronds ; 35 lignes par pace. Les signatures y ont élé mise par un limbre
aux coins e\trémes des feuiUets. indépendanles du texle.
Le lexle commence ìmmédiatement sous l'intitulé ciré au recto du f. 1 ; [ ] REDIM\'S lam dudum I aple-
rifque uiris Il finir au verso du f. ,8 Viginti febiuus ceto, j puis l'impressum ciré. *
Impression fort rare, dont Audiffredi n'a vu aucun exemplaire. L'exempl. décrit par Hain était incomplet.
Exemplaire grand de marges, mais peu taché d'cau.
I 36. Guarinus, Bapt. Baptiifae Guarini funebris oratio in ExcellentifTimam |
Reginam Eleanorà Aragonia, Inclyti 4ucis Herculis | Eftenfis còiugem ha-
bita quarto Idus Octobres. 1493. ] S. 1. n. d. 'Ferrariae 1493) in-4.° cart.
[Hain 8132].
h ff sans chiffrés ni sign. caract, gothiques à 35 lignes par page.
Le recto du ó"^ 1". de cette impression fort rare est blanc, le verso porte lo lignes de vers ialins, intitutés ;
Eiufdcm Epigramma.
Qmi quali dcfunetam luctu decoratis inani .'
Non obi)l Cuius gloria tanta manet.
$
20.
Uiuet apud populos Eleonora fuos.
FIRENZE (1471-72).
Domenico di Pistoia e Pietro da Pisa (a S. Giacomo di Ripoli) (1476-83).
1 37. [Aurelius Victor]. C. PUNII. SECVNDI. IVNIORIS 1 LIBER. ILLV-
STRIV.M. VIRO I RV (sic). INCIPIT. | (.\ la fin :) l.MPRESSV.M. FLOREN-
TIAE. I APVD. SANCTV.M. lACOBV.M. DE [ RlPOLl ..M.CCCC.LXX.-
VIII. I (1478). in-4.'' Cart. (Hain 2137]. 100.
■KX tf. n. eh. (sign. a-d) Caraclères ronds (0; 27 lignes par page.
L'intitulé cité se trouve au recto du prem. f. (ai) Ìmmédiatement suivi du commencement du icxte : lp|
(il Voir le fac-similé du colophon à la page 123 de ce Cahier.
FIRENZE i6i
ROCA. REX. ALBANO | rum Amulium Si Numitorem | filios habuit . . . . Au verso du f. 32, I.8-10 : CAI-
PUNII • SECVNDI ■ VERONEN | SIS • LIBER ■ ILLVSTRIVM • VIRO 1 RUM ■ FJNIT • FOELICITER • j puis
l'impressum.
Gomme lous les livres imprimer dans le couvent de St. Jacques de Ripolì, celui-ci aussi est de la plus
1,'rande rareté ; M. Hain ne la pas vu. Noire exemplaire est compiei, grand de marges et merveilleusemenl
bien conserve.
1 38. Petrarca, Francesco. INCOMINCIANO. LE. VITE. DEPONTEFICI. |
ET IMPERADORIROMANI. COMPOSTE. | DA MESSER. FRANCESCO
PETRARCHA. | (À la fin :) IMPRESSVM. FLORENTIAE. APVD. SANC |
TVM. lACOBVM. DE. RIPOLI. ANNO. DOMI | NI. M.CCCC.LXX.VHI. |
(1478). pet. in-fol. Maroquin citron, fil dor., dent. à fr. Rei. anc. [Hain
*i28o9l. 330-
lol ft n. eh. et i f. bl. 'manque) (sign. — , a-r) Gros caractères ronds ; 33-31 lignes par page.
Le recto du |)rem. f. est. blanc Au ve so : INCOMINCI.\. LA. TAVO \ IX. DELLA PRESENTE. OPE | RA.
DI MESSER. FRANCFE | SCO. PETRARCA. | Cette table, imprimée à 2 cols., finit au verso du f. 2 : FINITA.
LA. TAVOLA. | Au recto du f. 3. (ai) ; PROEMIO DI MESSER FRANCESCHO. | PETRARCHA NEL LIBRO
DEGLI I IMPERADORI ET PONTEFICI. : | L'intitulé cité occupe les lignes 4-6 du verso du f. 3. Le texlc
finit au verso du f. lol, 1 ltì-19 ; FINISCONO. Le ulte de Ponrefici & imperadori Roma | ni Da MefVere Fran-
ciesco Petrarca in fino a fuoi tempi com | pofte. Dipoi con Diligenzia & breuita feghuilate infino nel | lanno.
M. ecce. LXX. Vili. I L'impressum cité plus haut fait la condusion.
Première édition rarissime et fort recherchée (Voir Gamba nro. ysfi). Exemplaire orne, au verso du 7"^ t'.,
d'une jolie bordure peinte et miniaturée en or et cn couleurs ; Ics initiales laissées en blanc ont été peintes
cn rouge ou en bleu.
Plato, voir N." 177.
Niccolò di Lorenzo della Magna (1477-86).
139. Albertis, Leo Bapt. de. LEONIS BAPTISTE ALBERTI DE RE AEDI-
FICA I TORIA INCIPIT LEGE FELICITER | (À la fin :) LEONIS BAPTI-
STAE I ALBERTI FLOREN | TINI VIRI CLA | rifllmii (sic) de re | Aedi-
ficatoria opus elegantiOì | mum et qmaxime utile, Fio | rentis accuratillìme
impref | fum opera Magirtri Nicolai | Laurentii ] Alamani : Anno | falutis
.\IilIelìmo octua | gelìmo quinto : quarto chalendas ianuarias. | (1485) in
fol. Vél. [Hain *4i9]. 200.
Cesi la première édition et la seule qui ait été faite au XV siede. Le premier leuiUet dont nous cilons
l'intitulé est précède par uà feuiUet séparé portant au verso une épìtre dèdicat. ANGELVS POLITIANUS:
Laurentio Medici patrono fuo. S. D | — Le volume consiste de20( ff. sans chifFres (sign. a-!?f). Le colophon
(inexactement cité par Hain) se trouve au verso du feuillet 203 ; le f. 20 ( contient sur son recto une poesie
Ialine : Baplifta liculus in auctoris perfona Ad leclorem | et sur son verso le Regislrum. Ce dernier feuillet man-
quait à l'exemplaire de la venie Sunderland, qui nèanmoins fui vendu ig Lst. — Bon e.Kemplaire grand de
marges.
140. Cavalca, Domenico, ord. Praed. IN NOMINE PATRIS ET FILII ET
SPIRI I tus fancti amen. Incomincia ilbelIilTimo et utile tractato | contra
ilpeccato dellalingua Prologo fopra decta opera | compilata et facta per
frate domenico chaualcha dauico | pifano frate predicatore. | (A la fin :)
FINIT PERNICHOLAVM FLORENTIE. 1 DEO GRATIAS AMEN. | S. d.
(vers 1478) in fol. Veau dorè s. les plats et le dos. [Hain 4771 1. loo.-
11/ rt. n. eh. et I f. bl. (manque) ; sign. a-q. Beaux caractères ronds; 31 lignes par page.
Le lecto du prem. f. est occupé du prologue sous Tintilulé cité. Au verso du mème 1'. ; INCOMINCIANO
I62
xMONUMENTA TYPOGRAPHICA
Ecapitoli diquefla opera : | F. 2 redo, 1. 24. commencenunt du leMe : D1Q>'EU.E COSE CHE CINDVCONO
A I benghuardare lalingua & monflrancì la graucza defuoi | peccati generalmente. Capitolo primo : | La «ou-
ecription se trouve au verso du dern. f.
Belle ìmpression de la plus grande rareté. La meilleure édition de cel ancien Testo di Lincia (Voir Gamba
no. 3081, sortie des prcs'es de Niccolò della Magna ou d'Alemagna. — Bel exemplaire.
1 40." Cavalca, Domenico, orJ. Pmed. Meme ouvrage. — Autre exemplaire,
complet, avec le f. bl. Rei. orig. d'ais de bois, dos de veau. Très grand
de marges, avec témoins, les ff. i et 1 1 5 sont réenmargés ; un timbra sur
le 2. f. Les initiales laissées en blanc, sont peintes en rouge et bleu. 100. —
141. Dante Alighieri. CO.MENTO DI CHRISTOPHORO LANDINO FIO-
RENTI I NO SOPRA LA COMEDIA DI DANTHE ALI | GHIERI POETA
FIORENTINO. | (A la fin :)
FINE DEL COMENTO DI CHRISTO
PHORO LANDINO FIOREN
TINO SOPRA LA COMEDIA DI DAN
THE POETA EXCELLENTIS
SIMO • ET IMPRESSO IN FIRENZE
PER NICHOLO DI LORENZO
DELLA .M.\GNA A DI • XXX • DA
COSTO • .\I-CCCLXXXI.
N-" 141. Dante Alighieri.
FIRENZE
163
Fr.ccnt.
( 1 48 1 ) gr. in fol. Avec superbes figures grav. au burin après les dessins de
Sandro Botticclli. Maroquin bleii foncé richem. dorè et orn. à froid s. les
plats et le dos, coins reniplis, tìl. intér. tr. dor. (Lortic) [Hain *5946]. 1800. —
368 ff. s. eh. (dont le 13. et le 167. sont blancs) (sign. a-s, aa-00, aaa. B-L) Beaux caract. ronds de deux
diff. grandeurs (l), 39-60 lignes par page dans la préface.
La préface commence au recto du prem. f. (.i.| sous l'intitulé cité : PROEMIO | |bl ENCHE NESSVNA
SPETIE DI DOCTI SCRIPTORI SIA. ILLVSTRIS | Simi (ignor noftri : , le texte au recto du f. 14 ;
C.\NTO PRIMO DELLA PRI.^IA CANTICA O VERO | COMEDIA DEL DIVINO POETA FIORENTINO |
DANTHE ALEGHIERI : CAPITOLO PRIMO : H 1 EL | ME | ZO | DEL | CA | MI 1 NO ] DI | NO | ST [ RA |
VI I IK I .... Sur la marge inférieure de cette page se Irouve la première figure, charmante épreuvejraiche, qui
N." 142. ó". Gregoìiiis Jì/ugiins.
fait 1 impression d'un dessein au crayon. 02 s. 172 mm. Elle n'est ni raccourc'e ni touchée par le fer du
relieur. L'autrc figure, celle du chant 2d. se trouve au verso du f. b. !.. 91 s. 170 mm. fon bien conserv«e.
Gomme dans la plupart des exemplaires les autres gravures manquent et leurs places ont étc laissèes en
li) Voir le fsc-similé du commentemtnl dvt 2. chant à la page 124 de ce Cahier,
,64 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
blanc. U e. Purgatorio " commcnce au recto du. f. l6S, le •• Paradiso .• au recto du f. 275. Le texte finit
au verso du f. S^S, 1. 40-41 : . . . . pura et | fincera. Ma la poca doctrina laquale choli non fulli in me dc-
fectiua chome la conofco. | Puis l'imprcssuni comme cité.
Voir la descriplion très ctendue que M. DE BATIN'ES a fait de cetle édition précieuse, fort recherchée des
bibliophiles à cause de sa beauté et rareté. Les gravures au burin comptent parmi les plus anciennes et les
plus rcmarquables productions de ce genre II est cvident que la grande difficultc de fairc tirer les caux-
fortes au milieu du textc imprimé; ait dècouragc l'imprimtur longtemps avant la fin de Itcuvre.
Superbe excmplaire dune fraichcur surprenante sur papier fort, très grand de marges ; dans une reliure mo-
derne de grand iuxe qui aura colite au moins <»o Francs.
142.8. Gregorius Magnus, Papa. .Morali di. s. Gregorio vul- ] gari in
lingua thol'cana. | (.\ la rin du 2. voi.:) Fine del libro trigefimo quinto:
Z ulti 1 nio de morali di fancto Gregorio Papa et [ doctore della fancta
chiefa fopra la ulta di \ lob propheta. ImprelTo nella dignilììnia | cicta di
Firenze per Nicholo di Lorenzo | della Magna. Nellanno dalla natiuita del [
Signore. M.CCCC.LXXXVI. Adi. | XV. del mefe di Giugno. (148Ó) 2
vols. in fol. Avec une grande et magnif. figure gravée s. bois. Vél.
[Hain *7935J- ^'O- -
3(13 ff. n. eh. (sign. a-z. ?. 3, aa-uu) et 2(14 ff. n. eh. (sign. .\-Q. Aa-Ss) Beaux caracl. ronds: 13-14
lignes et 2 cols. par page.
Voi. I. Le recto du prem. f. est blanc ; au verso : Tauola del primo libro dellibro de mo | rali di fancto
Gregorio papa | (I col.) Suit un f. sans sign., contenanl en haut rinlilulé cilé en gros caract. goth. rouges.
et le grand bois au trait, 267 s. 1S5 mm., St. Grégoire assis s. le tròne. Cette figure, un des plus grandi
bois de lancienne école fiorentine, est fameuse pour lexactitude de son dessin. Le texte coramence au
recto du 3 f. : COMINCIA LAPISTOLA DI 1 Sancto Gregorio Papa Sopra il Libro | demorali Aleandro Ve-
fcouo di Sibilia 1 Le verso du f 352 et le recto de 253 sont blancs. k la fin, f. 3'>3 verso : Finito e illibro
decimonono de morali di 1 Sancto Gregorio Papa fopra lob. Equali libri et capitoli furono uualgarezati p
mef I fere Zanobi da Strada come decto e di fo | pra per infino alla rubrica e capitolo De | cimo octauo tutto
del decto decimo nono | libro .... — Voi. II. au recto du f. I : Cominciano le rubriche de capitoli | del
uigefimo libro de fopradecti mo ! r.ali di fanto Gregorio papa fopra iob | Le redo du f. 129 est blanc. au
verso la table du XXVIII. livre (l seule col.) Au verso du f. 263 l'impressum cité, et, en bas la notice
suiv. : Papa Gregorio primo. Seconda la ciò | nica di Vgo monaco del monallerio flora | cenfe di Francia :
Elquale racconta che il \ decto papa Gregorio Mori nelli anni di | Chrillo fecento quattro, il fecondo anno |
di Foca imperadore : Et doppo la morte di | fancto Benedecto anni fell'anta octo. Adi ] Dodici di Marzo. |
Les 2 pp. du dern. f. contiennent le REGISTRO (à 4 cols.'-
L'exempl. est orné de très belles initiales goth., peintes en rouge et bleu. Le f. Ss i s y Irouve deux
fois. Une partie de la reliure est formée par un morceau d'un manuscrit très ancien.
14^. Landinus, Christoph. Disputationum Camaldulensium libri W. S. 1.
ni d. (Florentiae Nic. de Alemannia, ca. 1478) in fol. Cart [Hain 9852]. 100. —
5t) ff. n. eh . 2 ff. bt. 73 ff. n. eh. et T f. b! très mal signés (sign. a-g, aa-ii) .\nciens caractères ronds ;
31 lignes par page.
Le verso du prem. f. ;le redo est blanc) contient un resumé du contcnu ; LIBRO PRIMO DE VITA AC-
TIVA I ET CONTEMPL.\TIVA : | LIBRO SECVNDO DE SVMMO BONO | LIBRO : III-IIII. ALLEGORIE IN
VIRGILIVM I — Le recto entier du 2 f. (.ai.) est imprimé en rouge et a l'intitulé : . LIBER. PRIMVS. | CHRI-
STOPHORI LANDIKI FLORENTINI | AD ILL. FEDERICVM PRINCIPEM VRBIXA | TVM DISPVT.\T10-
NVM CAMALDVLEN | SIVM LIBER PRIMVS. DE VITA CONTEM | PLATIVA ET ACTIVA. FELICITER
INCIPIT. I La fin du texle se trouve au recto du d;rn. f. : . FINIS . . DEO GRATIAS . AMEN . | Le
v.rso est blanc. — Les passages grecs, qui fa et là sont intermclés au texte, sont laissès en blanc.
L'cxemplaire est de la meiUeure conservalion.
Don Ippolito (1470).
144. Antoninus Archiep. Florent. (.\ la fin:) Finito iiuello libro intitolato fpec-
chio I di confcientia compollo per reuerèdif ( lìmo padre .\ntonìo Arciue-
fcouo di Fi I renze dellordine de frati precatori : Et j impreffo perniano di
FIRENZE
163
don Tpolito : ad pe | titione dì Giouanni di Nato da Firen | ze. Hoggi
quello di. XXIII. di lebbra | io. M.CCCC.LXX Villi. 1 (1479) in-4.'' Rei.
orig. d'ais de bois, recouv. de veau ornementé [Hain 1224].
128 ff. n. eh. (sign. a-r) Beaux carocières ronds ; 23 lignes par paj^e.
Malhcureuscmenl notrc cxemplaiie de celie édÌiÌon fon rare non vue par M. Hain est incomplet du prem.
t'. Les fF. oiiii et n 3 s'y irouvenl deux foÌs. Le texie finit au verso du f. 136. 11 est suivi de la lable, à la
fin de laquelle (f. 12H verso) on lit la souscription.
Bel exeraplaire de la meiUeure conservaliun,
Antonio di Bartolomeo Miscomixi (1481-95).
145. Beroaldus, Phìl. Annotationes Philippi Beroaldi bononièfis | in cómè-
tarios Sernii Virgiliani còmentatoris | (A la fin;) Impre!lìt Florentie Anto-
nius Milcho | minus. | Anno Salutis. M.CCCC.LXXXVIIII | XIIII. kalen,
lanuarias. | (1489I in-4.'' D.-veau. [Hain *2945|.
39 fF. n. eh. et l f. bl. (sign. a-f) Caract. londs; 23 lignes par page.
Au recto du prem. f. (ai). Ad Magnificum Virum Francifcum Cafalum I Mediolanenfem Ducalcm Oratore
dignidìmum | Philipp! Beroaldi Bononienfis epiltola. | Au verso du mème f., 1. 20-21 ; l'intitulé cìié plu^i haut.
Au verso du i. 38, en bas : ." LAVS DEO '. | À la page opposée : EIVSDEM ENDECASVLLABON | AD
LIBELLVM I (Ib lignes) et Pimpressum Au verso du dern. f. . REGISTRVM | (à 3 cols) BtI cxernplaire
grand de marges.
146. Cessolis, Jacobus de, ord. Praed. (E Incomincia un tractato gentile &
Fr.cent.
30.—
N." 146. Cessolis, Jacobus de.
utile della uirtu | del giuocho deglifcachi cioè intitolato de coftumi |
deglhuomini & degliutìtii denobili : comporto pel | Reuerèdo maeftro Iacopo
daccielole dellordine de \ frati predicatori. | (A la tin ;) C^ ImprelTo in Firèze
,66 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Kr.cenu
per Maeilro Antonio Mifcomini | Anno, M.CCCCLXXXXIII. | Adi primo
di marzo ) (1493) in-4." Avec 15 magnifiques iìgs. grav. s. bois et quelques
belles initiales. Cart. [Haìn 4900]. 600. —
68 fF. n. eh. (sign. a-i) Beaux caract. ronds ; 30 lignes par page.
Le prem. f. et Ics B. 9 et 16 (b l et b 8) manquent. Au recto du sec. f. laii) le tilre ette plus haut et le
commencement du tote : PROLAGO [ [A] PRIEGHI DI MOLTI FRATI 1 dellordine nonro Au verso
du f. 67 le colophon, l'impressum et le commencement de la table : C Comincia latauola de capitoli di
queAa opera : &, | prima ilprimo traclato contiene tre capitoli [ . . . . Au recto du f. 68; en bas : FINIS [ Au
verso, sous un grand tt magnifique boìs 2 octaves : C Leggi lectore co lanimo altiero | . . . . FINIS |
Les gravures de cette édition sont d'une telle finesse et d'un trait tellement caractéristìque, que le nom
d: Botticelli vient sur les lèvres de quiconque les voìt. Les visages. Ics poslures, les vciements et lous les
accessoirs toni voir la manière du grand maitre florentin et les dessins sont soitls, sans doute. de son ate-
lier. Les petits boìs, chacun 73 s. 99. mm. représenlent le roi, la reine et les differenti artistes, marchands etc.
desquels le texte — une espècc de symbolique du jeu d'échcc - traile. La grande figure fait voir un roi assis
dans une niche, devant luì deus jeunes hommes jouant aux échecs et entourés de plusieurs spectateurs ;
belle composition riche d'intéressanis détails. Tous les bois sont renfermés en bordures sur fond noir.
Sauf les défauts mentionnés l'exemplaìre peut passer pour bien conserve : aussi les marges sont assez grands.
147. Ephrem, S. Syrus. Sermones. (À la fin:) .M.CCCC.LXXXI. Augnili,
xxiii. I ImprelTum Florèti.-e per Antonia bartholomei milchoniini. \ (1481)
in fol. Rei. orig, d'ais de bois [Hain *6599]. 60. —
I f. bl. et 89 ff- n. eh. (sign. a-1) Beaux caractères ronds; 33 Hgnes par page.
Au recto du prem. f. ; Tabula fuper fermones Ephrem diaconi : fecundum tradu | ctionem. "Venerabilis
patris Ambroiii Camaldulenfis | Le verso est blanc. Au recto du f. 2. (ai) : Epillola fratris Ambrolìi in tra-
duclione Ephrem. | Ambiofius monachus Cofmo fuo uÌro clariflìmo plurimi falutè. | [ ] Eregrinum nup r of-
tendi e fyria ut aiebàt prol'ectum | ad nos: .... Au verso du f. 3: Sermo fancti Efrem de penilentia j Le
texte finit au recto du f. Hy:.. . E^pIicit fermo de laudibus lofeph. | En dessous l'impressum. Le verso est
blanc.
Editio princeps, aussi rare que belle, Exemplaire grand de marges, trcs bien conserve.
148. Ficinus, Marsilius. De sole et lumine. (A la tin:) Impreifit ex archetypo
Antonius Mifchomi | nus Florentie Anno Salutis. M.CCCC | LXXXXlll.
Pridie kal. Februarias. | (1493) in-4.'^ Avec la marque typograph. s. fond
noir. Br. [Hain *7079]. 50. —
3Ó ff. n. eh. (sign. a-e) Caract. ronds : 26-27 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc; au verso: MARSILII FICINI PROHEMIVM IN LI | BRVM DE SOLE
AD MAGNANIMVM . PETRVM MEDICEM | Au recto du sec. f. : Verba ad lectorem. Librum hùc allegori-
cum & I anagogicù eè potius q dogmaticù Gap Primu | F. 33. verso. 1. 5 : FiXIS. | F. 33 (ei) rc^lo ; Apo-
logia in librum fuum de Sole & | Lumine. 1 Suit une autre lettre de Ficino à Marlinus Uraaius Prennynger
et une troisiéme de Bindacius Recasolanus à Gregorius Alexandrìnus medecin. F. 35 verso: Catalogus librorum
Marfilii Ficini Fiorentini. | COMPOSIT.\ I \a verso du f 36 l'impressum et la marque typographique.
Bel exemplaire d'un livre rare.
149. Horatius Flaccus, Q. Opera cum comment. Christophori l.andini.
(À la fin:) Chrillophori landini fiorentini in. Q^. Hora | tii flacci opera
omnia interpretatio ; num finis diuino auxilio felix. | ImprelTum per An-
tonium mifcominum fio | renti^-e Anno falutis. M.CCCCLXXXII. | Nonis
angufii. I (1482) in fol. Rei. d'ais de bois, dos en vcau, av. fermoirs.
|Hain *888tJ. 150.—
ti ff. il. eh. CCLXIIII ff. eh et 2 ff. n. eh. ^an% sign. Caraclcres ronds. (6 lignes piir page (dont la Jcrn.
manque).
l.e recto du prem. f. est blanc. Au verso une pièce en vers : AD HORATIVM FLACCVM ODE j DICOLOS
TETRASTROPHOS | ANGELI P0I.1TIANI. | A la page opposée ■ CHRISTOPHORI LANDINI Fl.ORHNTINI
IN. a- HORATII I FLACCI LIBROS OMNES AD ILLVSTRISSIMVN GVIDO \ NEM FELTEIV.M MAGNI
FEDERICI DVCIS FILIVM | INTERPRETATIONES INCIPIVNT FELICITER. | — La TABVLA VOCA-
FIRENZE 167
Fr.ccnt.
BVLORVM commence au verso dii 3" f. et finii au verso du L)= 1'. Suit le commencemem du commcnlaire.
La souscr'ption se trouve au recto de l'avant-dernier feuUlct, le verso de ce T. et la page opposée contiennenl
la liste des errata et la dern. page est bianche.
Impression splendide", la premiere édition des leuvres d'Horacc avec le commenlairc de Landini. Caractères
ronds ircs élégants ; des passages grecs dans le commentairc. Excmplaire fort grand de marges, d'une con-
servation irreprochablc.
1 50. Lilius, Zacharias, N'icentinus.
ZACHARIAE LILII
VICENTINI
CANONICI
REGVI.A
RIS OR
BIS BRE
VIARIVM
FIDE, COM
PENDIO, OR
DINEQ. GAP
TV AC MEMO
RATV FACILLIMVM
FOELIX ET GRATVS LECITO
(À la fin :)
IMPRESSIT
Florentie Antonius Mifcominus
Anno Salutis. M.CCCCLXXXXIIII.
Nonis luniis.
(1494) in-4.'' Avec une bordure superbe sur fond noir, trois figures géogr.
impr. en rouge et la marque de l'imprimeur. Rei. orig. d'ais de bois.
[Hain ioroi|. . 60.
130 ff. n. eh. [sign. a-r.) Caractères ronds; 21) lignes par page.
Le titre entouré de la bordure magnifique, qui est colorile dans cet exemplaire. se trouve au verso du 1.
a ■}. Il est précède de la dédicacc : ZACHARIAS LIUVS VICENTINVS | CANONICVS REGVLARIS MAT I
THAEO BOSSO VERONEN | SI CONC.\NONICO PA | TRIQ.. SVO OPT. AC VE | NERAN. P S. IN DO-
MINO I et de la lettre de Bossus. Le texte commence au recto du f. a 4 : (t) ERRARVM ORBIS VNIVER-
SVS I in qnqj diAinguit ' partes,.... etc. Après la souscription (f. riii verso) se trouvent les 3 dern. ff. oc-
cupés de la liste intit. : Vrbes celebriores quce in hoc libro continentur. | et de la marque typogr.
1 5 I . Plotinus. Opera, per Marsilitim Ficimnn latine reddita. (A la fin :) MA-
GNIFICO SVMPTV LAVRENTII | MEDICIS PATRIAE SERVATORIS |
IMPRESSIT EX ARCHETYPO [ ANTONIVS MISCOMINVS | FLORENTIAE
I ANNO .MCCCC.LXXXXII. | NONISMAII. | (1492) in fol. Avec la mar-
que typographique sur fond noir. D.-veau. |Hain *i3i3ij. 75.
2 ff. n. eh . l f. bl. et 333 ff. n eh. (sign. — . a-."^", aa-uu). beaux caractères ronds; 41-45 lignes par
page.
Les 3 premières pages sont occupées d'une errata : Emendalio In Plotinum. La |. page est bianche, de
m-jme que le f. suìvant. M. Hain avait sous I s yeux un exeniplaire sans titre, mais il dit que ce teuillet.
qui precède le te.Me devrait porter un titre: IN HOC | VOLVMINE CON | TINENTVR LIBRI PLO | TINI.
i68 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
Lini, etc- Il est donc probable qu une paitie de lédilion alt élé lirée sans cet ìnlitulé. Au redo du f. ali :
PROHEMIVM MARSILII FICINJ FLORENTIXI IN PLOTINVM ] ADMAGNANIMVM LAVRENTIVM ME-
DICEM I PATRIAE SERVATOREM I Le le>te commencc à la lète du f. aiii et il finit au recto du dern. f..
suivi du petit REGISTRVM et de la marque typographique ; le versi de ce feuillet est blanc.
Le commencement du tex'c est orné d'une superbe initìale en couleurs sur fond d'or; en bas les armes
de l'ancien possesseur, Benvenuto di S. Giorgio : la 6gure de S. Georges en cheval sur food de gueule. —
L'exemplaire est d'une conservalion irrepochable.
I 52. Politianus, Angelus. Miscellanea. (A la fin:) Imprefllt ex archetypo
Antonius Mil'coniinus. Familiares ] quidam Politiani recognouere. Politianus
Ipfe I nec Horthographian fa ait, nec omnino | alienam preftare culpam. '
Fiorenti^ Anno Salutis .M.CCCC. | LXXXIX. Decimotertio | kalendas octo-
bris. I (1489) in fol. Avec la marque typogr. Rei. Hain *i322i'. 75, —
92 fF. n. eh. (sign. a-p.) Caraclères ronds ; 32-33 lignes par page.
Au recto du prem. f. comraence la préface : ANGELI POLITIANI MISCELLAXEORVM CENTV ] RIAE
PRIMAE AD LAVRENTIVM MEDICEM ] PRAEFATIO 1 Apres léoumiration des auieurs cités et l'index des
chapitres suit, au verso du f. btiii : Caput Primum | Defenfus a calumnia Cicero: .... Le texte finit au
recto du f. 91. La souscription et la marque typogr. se trouvent au verso du mème f., le REGISTRVM au
recto du f. y2. Le verso de ce dern. f. est blanc. — M. Graesse dil que rexcraplaire de la Biblìoiheca
Spenceriana Dìbdin T. I. p, 292 et T. III. p. 465) renferraaìl de plus 2 ff. d' " Emcndationes •> ; mais il
parait que ces ff manque..t dans tous les autres exemplaires.
On trouve dans ce volume rare Thymne de Callimaque Et^ Àoircx t^j^ Ha/zà^o^ en grec icaractcres
onciaux) et les vers des Sibylles imprimés pour la première fois. II n'a pas éte public plus que la Centuria
prima de ces miscellanees phìiologiques.
Bel exemplaire.
153. Pulci, Luca di. PISTOLE DI LVCA DE PVLCI | AL MAGNIFICO LO-
RENZO 1 DE MEDICI 1 (À la tin:) Impreffiim Florentie per me Antonium |
Bartolomei mifcomini. A.D. M.CCCC | LXXXI. Die. primo februarii. Fe-
liciter. 1 (1481) in-4.° D.-vél. [Hain 13571]. 50. —
31 fF. n. eh. (sign. a-g) Magnìfiqucs caract. ronds ; 24 lignes par page.
L'impressum se lit au recto du dern. f., doni le verso est blanc. — Malheureusement 3 ff. manquent à
nolre exempl. isign. ai, aii, a 7, a 8 et ei) qui, du reste, est fori bien conserve.
1 54. Savonarola, Hieron. ([ Libro di Frate Hieronymo da Ferrara dello
ordine de Frati pre | dicatori : della uerita della Fede Chriliiana, fopra | el
Gloriofo Triompho della Croce di Chrifto. | S. 1. n. d. [Florentiae, Ant.
Barth. x\lischomini, e. 1400] in fol. cart. [Hain * 14345]. Aiidin no. 20. 150. —
2 S- prél. et 82 ff. n. eh. (sign. a-1). Caraclères ronds, 33 à 37 lignes par page
L'intitulé cité est suivi de la table, et d'une préface de Dom. Benivieni, qui oceupent les 3 ff. prél. Au
recto du 3. f. (a) : G Prohemio di Frale Hieronymo Sauonarola da Ferrara, del or 1 dine de frati predicatori ;
nel libro della uerita della Fede : fopra el | Triumpho della Croce di Chriflo. | Le leMe finit au recto du
dernier f. ; Potefta & Imperio p inanità fecu'a feculorum. -Amen. | Le verso est blanc. Première édition fort
rare de celle iraduclion, qu'on croit faite par Savonarola méme.
Exemplaire très bien conserve.
155. — d Prohemio l'opra la expolìtione del Pater noller co 1 polla in latino
da fra Hieronymo da Ferrara Del j lordine de frati predicatori : & traducta
p gli deuo I ti còtemplatori da uno fuo amico in uulgare. ' (Firenze, An-
tonio Miscomini, 1494) in-4." Br. Audin nro. 30. 25. —
24 (au lieu de 26) ff. n. eh. (sign. a-c) Caract. ronds ; 30 lignes. par. page.
Le texte commencc sous l'intitulc citc au recto du prem. f. : [r] ELIGIONE, E, VNA VIRTV PER LA |
quale fi rende ,... Au verso du f. 24: FINIS | Seguila una cpiffola fopra la comunione I Celle cpìtre (2 ff.)
manque dans notre exemplaire.
Livrcl tris rare.
I
FIRENZE i^Q
Fr.cent.
156. Venturinus, Franciscus. Opus rudimentorum grammatices latinae. (A
la tiii;) IniprelTuni eli hoc opus rudimentorum grammatices florentiae | per
me Antonium bartholomei mifchomini Anno falutis | M.CCCCLXXXII.
idibus mais. bora, decimaoctaua. | (1482) in fol. D.-veau. [Hain 15038]. 75 —
U)o tf. n. eh. (sign. — , a-z. &, 3) Bcaux cyracl. ronds ; 33 lignes par pajie.
Le recto du prcm. f. est blanc ; au verso: REGISTRVM I (à 4 cols.) I". 2 redo: .\D ILLVSTRF.M MA-
GN.\NIMVMQ.VE OCTA | VIANVM VBALITNVM MERCATKLLI PRIN | CIPF.M FRANCISCI VENTVRINl
IV RVDIMEN I TA GRAMMATICES PRAEFATIO. | I e verso est blanc. Le texte coramence sans aucun
intìtulé, au lecto du f. 3 (sign. a) ( ] Vid eli iiltera? Eli miniala pars compofit.Te uocis, ] Vnde drict" (sic)
littera?... L'impressum se trouve au redo du f. 190, 1. 13-17. Le verso est blanc.
Incunable florenlin aussi beau que rare. Voir Audiffredi. p. 2K9. Magnifique exemplaire.
157. Virgilius Maro, P. Le Bucoliche composte da Bernardo Pulci ed aUri.
(A ìa fin:) Imprelium Florentie per me Antonium | Bartholomei Mifco-
niini. A. D. M.CCCCL | XXXI. Die ultimo februarii feliciter j (1491.) in-4."
Veau pi. ornem. à fr., av. ferm. r 50. —
12^ fìf n. eh. (sign. a-q) Magniiìques caractères ronds; 2| lignes par page
À la tète du prem. f. la) : PREFATIONE DI BERNARDO PVL | CI NELLA BVCOLICA DI VIRGILIO |
Au recto du 3. f., en bas : Prohemio di Bernardo pulci nella bucoli | ca dì Virgilio traducta dila-
tino in uulgare j a Laurentio demedici giouane freftantilfi I mo. Leggi felicemente. 1 Le texte commence en
tète du 6'" f. précède, à la page oppose'e. d'un argument : Prima egloga della bucolica di Virgilio p | .B.
pulci dilatino in uulgare traducta. | Les io eglogues finissent au verso du f. 37. Suit ; Elegia di Bernardo
pulci a Lorenzo de 1 medici per lamorte di Cofimo. | f. 42 : Bernardus pulcius florentinus de obi [ tu dine
Simonette ad lulianum medicè | Le verso du 4Ó. f. est blanc f. 47 : Francifci de arfochis fenenlìs Carmen
bu I colicum Egloga prima incipit. I (texte ilalienl f. 5R verso : ALLO ILLVSTRE SIGNORE IVLIO | CAE-
. SARE DAVARANO SIGNORE | DI CAMERINO HIERONYMO BENIVIENI. | Suivent Its Bucolica traduits
par Benivieni. f. 90 recto : EPISTOLA AD LO ILLVSTRISSIMO | DVCE DI CAL.VBRIA CON LE QV X |
TTRO SEQ.VENTI AEGLOGE COM | POSTE PER IACOPO FIORINO DE 1 BONTNSFGNI DA SIENA
MANDATE I ADI .III. DAPRILE .M.CCCCLXVIII. | Suit une Aegloga quinta Ju mém; poète dédiée à
Laurent le magnifique. La souscription se volt au verso du 122. f.
N'olumc fort rare et inte'rcssant pour Thistoire d^ la htlératurc italienne. E>:emplaire bien conserve.
157". — Lo stesso. Vél. 60.
Bnn exemplaire. mais incomplet du f. q i. et du dernier t". blanc.
Francesco di Dino (1481-96).
158. Aeneas Sylvius, postea Plus li. Historia di due amanti, Furialo e Lu-
crezia, trad. di lingua lat. da Aless. Braccio. S. 1. n. d. (Firenze, ca. 1490)
in-4.° Vél. 75.—
60 ff. n. eh (sitjn. a-h) Caiacières ronds: 2ri-27 lignes par page.
Sans line pmprement dit. le prcm. f conmencc pjr l'intitulc : C PROEMIO DF SER ALEKAMDRO 1
Braccio alpreltantilììmo & cxcellentilTImo | giouàe Lorèzo di PierlVancefco de medici | l'op lalraductòe duna
hiftoria di due amati | còpofla dalla felice memoria dipapa pio. 2" \ BEnchc mnlti fieno ^lexempli Lorenzo |
mio excellenliirimo | f . 5 recto: Princìpio della hiftoria | INtraiido lo imperadorc SÌgÌfmÒdo nel |
1 ■ cipla di Siena | f. 60 verso : FINIS |
M. Hain n'a vu aucune des éditions italioanes de cet ouvrage, Ìl ne coniiùc pas m^me la traduction de
Braccio. M. Gamba en cite une édition ; Firenze, Francesco di Dim, 1 c^t), que nous ne pouvons identitìer
avec la nòtre.
Bel exemplaire bìen conserve et sans taches.
Enea Silvio Piccolomini nous racconta dans cette nouvelle ks vrais amours de Gaspar Schlick, chancelìer
de l'empereur Frédérìc III el d'une dame de Sienne, arrìvés à l'occasion du séjour de l'empereur dans celle
ville en 1432. — La traduction de Braccio fort estimée à cause de son élégance est tellement differente du
lexie latin, qu elle pourraìt ètre regardée comme un autre originai.
lyo MONUMENTA TYPOGRAPHICA
159. Antoninus, Archiep. Florent. INCOMINCIA \ NO TRACTATO \ Chiamto
(sic) Interrogatorio compofto da Frate i Antonio (sic) Arciuefchouo Fio-
rentino : Sopra le | ConfelTìoni. | [D] Efecerunt Icruptàtes icruptinio.... (A
la fin :) IMPRESSA IN FIRENZE PER | FRANCESCHO DI DINO [ FIO-
RENTINO NELAN I NO DEL SIGNORE. \ NOSTRO YHESV | CHRISTO i
AMEN. I DE. I (sic) (vers 1485) in-4." \'él. [Hain 1210]. 75. —
167 ff. n. eh. (sign. — . a-x) Caract ronds ; 2S lignes par page.
Au redo du preni. f l'intilulé ; DEFECERVNT V\'LGH.\RE | Au verso, commencement de la tahle. Au
verso du f. 4 : FINIS tabule. | Au recto du f. 5 {.ai ) l'ìntitulc citc plus haut. Il semblc à premiere vue qut
le f. ali; manque; mais en cffel il n'y manque pas un seul mot du texte ; dans tous les exemplaires le
Cahier « a n a 7. au lieu de 8 ff. Au recto du dern. f. la fin du texte et l'impressum.
Beau volume rare, sans doute un des premiers imprimés par Francesco di Dino, qui éfit actit' à Florence
de 1481 jusqu' à 1496
159." — Autre exemplaire. Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau orneni. à
froid. 30.—
Grand Je marges. Les 4 prcm fT. (sans sign.) ainsi quc Ics fi', a >*. b l et b H manquenl.
Francesco Buon accorsi (1483-96).
160.B0SSUS, Matthaeus. INTpR MATTHAEVM VERON. ET \ SERAPHI.M
PATA\'VM CANONI 1 COS REGM.ARES DE VERIS AC | SALVTAR1B\'S
ANIMI GAVDIIS | DIALOGVS INCIPIT. 1 (À la fin :). LMPRESSIT. | FLO-
RENTI.\E I Ser Francifcus Bonaccur | fius. Anno Salutis | M.CCCC. | .
LXXXXI. I Sexto Idus | FEBRVARII. | (1491) in-4." Rei. [Hain * 3672]. 50.—
1 f. bl. B'^ ff. n- eh. et l f. bi. (sign. a-1) Caractères ronjs ; 20 iignes par page.
A la tète du prem. f. : (A' Ngelus Politianus Laurentio Me | dici Patrono Suo. S. | A la téle du 2. f. (aiii) :
MATTHAFl BOSSI VERONENSIS CA | NONICI REGVLARIS AD TIMO THEVM VEROX. CANON".
RE 1 GVL. PRAECONEM DEI SVM | MVM DE VERIS AG SALVIA | RIBVS ANIMI G.WDIIS. | PRO-
HOEMIVM FOELICITER | INCIPIT | Le titre. corame cìté, se lit au recto du 4. f. Apròs la fin du dialogue.
au verso du f. S3; TIMotheus \'eriinenris Matthxo Cocanonico | Reg & CÒp3irÌot« venerando, & fuauif-
fi l me. Sai. T dnò più.... Le verso du f. Hy ne contieni que les K lignes de rimp'essum. Au recto du f, 88:
REGISTRVM | Le verso est blanc.
Bel e\emplaire compiei, avec témoìns
161. Dante Alighieri. CONVIVIO DI DANTE ALIGHIERI | FIORENTINO |
(A la fin :) Impreffo in Firenze per fer Francefco bonaccorlì Nel an ] no
Mille quattrocento nouanta. Adi, xx. di feptenibre | (1490) in-4'' Veau.
(Hain 5954I. 100. —
1)0 IT. n. eh. (sign. a-I). Beaux caractères ronds de 2 diff. grandeurs ; 27 et 39 lignes par page.
Lintitulé cilé se trouve au recto du I. f. Il est immédiaiement suivì du commencement du texte: (fjl
Chome DICE ILPHILOSO i pho nel principio della prima philosophia : ] Il finii au recto di f tK>> ligne 10:
.... della diuina mente. | Suivent les deux lignes de la sousctiption. Le verso est blanc
Edilio princeps rarissima, la scule di XV s. Limpression. qui se distingue par une noble simpliciié, est
en petits caractères ronds; les vers som en caractères plus gros. un arrangement qui a étc suivì dans picsque
toutes Ics édiiions postéricures.
Exemplaire bien conserve.
161/ — Lo Stesso. Cart. 20. —
E.semplaire pcu laché et use; le dern. f. lavcc quelques lignes de texte et 1 impres<;um> manque.
162. S. Hieronymus. DI VOTO TR.\NSITO DI SANCTO | HIERONY.MO
RIDOCTO IN LINGVA | FIORENTINA | (À la lìn:) l.MPRESSO | fu ciucilo
I
FIRENZE 1 7 1
Fr.cenl.
dinoto traniì | te del gloriofo Sancto Hierony | mo in Firenze per Ser Frar-
ceicho (sic) Bo | nacorfi a contemplatione delle diuote | perfone : Ne lanno
della lalute. i .MCCCC.LXXXX. | Adi. XIII. di febraio. | (1490) in-4.'^ Rei.
orig. d'ais de bois, dos abimé. | [Hain 8647]. 50.
ufi ff n. eh. sign, —, a-o) Caractères ronds ; 29 lignes par page.
Sur le recto du prem. f. il n'y a que le ture cìté ; le verso est blanc. Les 3 ff. suiv. sont occupcs de la
lable: COMINCIA LA TAVOLA SOPRA LA VI ] TA ET TRANSITO ET MIRACOLI | DEL BEATISSIMO
HIERONVMO 1 DOCTORE EXCELLENTISSIMO | Le texte commence au recto du f. 5 (ai) Incomincia il
Deuoto Trafilo del Gloriofo Sancio | Hieronymo Ridocto in lingua Fiorètìna. Et primo | della fua l'anctif-
fima uita. | Il finii au recto du f. ili ; Detti di fanctì & di doctori fcripti in laude | del gloriofo Hieronymo |
Après CCS piòces suivent (p. 115. verso) : Oratìone dìuotinìma dedicala | al gloriofo Sancto Hieronymo j et
(p. 116, recto) les vers : Q^ui fi conticn del gloriofo et degno ) .... Puis l'impressuni. Le verso est blanc.
Exemplaire k-gèrement taché. Le prem. f. esi peu piqué
163. Savonarola, Girolamo, ord. Praed. COMPENDIO DI REVELATIONE |
DELLO INVTILE SERVO DI lESV | CHRISTO FRATE HIERONY j MO
DA FERRARA DELLO | ORDINE DE FRATI PRE | DICATORI : | (À la
fin :) Impilo ì Firenze p fer Fràcefcho Buonaccorfi | nel Mcccclxxxxv. A
di xviii. di Agofto. I (1495) in-4." Cart. [Hain 14334J Audin no. 9. 60.
50 {au lieu de 51) ff. n. eh (sign. a-h.) Beaux caractères ronds; 34 lignes par page.
Au redo du prem. f. se lit l'intitulé, au dessous: lESVS. MARIA. | et le commen.-eTnent du icKte : 1 |
Enche lungo tempo inmolti modi per infpi | ratlone.... Au recto du dern. f-, en bas ; ìliccula ix | cu-
lorù. amen. C FINIS DEO OR.^TIAS. | puis l'impressum. Le verso est blanc.
Voir AìiJiffreJi, Edit. ital., p. 3t|.
Exemplaire grand de marges, mais manquant des 4 dern. ff.
Antonio di Francesco (de Consortibus) da Venezia. (1487, 88 et 92).
164. Diogenes Cynicus. Diogenis Epiftole | Bruti [ Yppocratis medici ] (A
la fin :) FLORENTIAE | facta eli harum epiflola | rum imprelTio Per An-
tonium I Francifci Venetum. Anno Domini ] M.CCCCLXXXMI. X. kalen.
lulias I (1487) in-4" Si"- [Hain 6193]. 75.-
51 IV. non eh. (sign. AA-GG) Caractères ronds (» character crassus et invenustus. •> Audiffredi), 30 lignes
par page.
Au recto du prem. f. se tiouve le titre indiqué ; le verso est blanc Au recto du sec. f. : FRANCISCI
ARRETINI ELEGIA | ad pium. ii ponlificem maximum | Au recto du f. 3, lignes 4-6 : FRANCISCI ARRE-
TINI AD PIV.M I PONT. MAXIMVM IN DIOGENIS | EPISTOLAS PROMEIVM | (sic) Le texte commence au
recto du f. 4. 1. 20: .... Diogenes Crateti. S.D. ] Au recto du f. 23; RENVCCII VIRI CLARISSIMI IN |
epiftolas bruti ad nicolaum quintum ponti | ficcem (sic) maximum proemium. | Au verso du f 3(1 : REVEREN-
DISSIMO DOMINO I SVO DOMINO A.TT. SANCTI | Chrifogoni prcfbitero cardinali uerdè. ren | utiu (sici
fé comendat I En face: PREFATIO IN EPISTOLAS HIPO | GRATIS MEDICI PRAESTANTIS | SIMI E
GRAECO IN LATINVM | PER RENVTIVM TRADVC | TAS AD NICOLAVM. V. FON. | MAX. | Au recto
du f 5(. après le mot FINIS | on lit la souscription citée plus haut. Le verso est blanc
165. — Diogenis Epiftole | Bruti | Yppocratis medici | (A la fin;) FLOREN-
TIAE I facta efl harum epidola | rum impreffio Per Antonium | Francifci
Venetum. Anno Domini | M.CCCCLXXXVII. X. kalen. lulias | (1487)
in-4.° Br. [Hain 6194). 75.-
54 W. non eh. (sign. a-h) Beaux caractères ronds. (« character exilis. nitidus et elegans » Audiffredi). 2r)
lignes par page.
Au recto du prem. f. on lit le liire ciié. À la tè:c du sec. f. : FRANCISCI ARRETINI ELEGIA | AD 1
PIVM. II. PONTIFICEM MAXIMVM | . Au recto du 3. f., lignes 13-15: FRANCISCI ARRETINI AD
PIVM I PONT. M.\XIMVM INDIOGENIS | EPISTOLAS PROEMIVM | Le texte commence au verso du f.
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
1
Fr.cent.
i
aiii : Diogenes Crateli. S. D. | À la lète du f. d : REXVCCII VIRI CLARISSIMI INEPISTO | LAS BRVTI
AD XICOLAVM Q.VINTVM | POHTIFICEM (sici MAXIMVM PROEMIVM. | Le verso du f. 3I) (e li) est
blaoc; à la lète du f. 37; REVERENDISSIMO DOMINO SVO DOMI | NO. A.TT. SANCTI CHRISOGONI
PRESSI I TERO CARDINALI VERDEN RENVTIVS | SE COMMENDAI | Au verso du mèrae f. : JRAE-
FATIO INEPISTOLAS HIPPOCRA | TIS MEDICI PRAESTANTISSIMI E | GRAECO IN LATINVM. PER
RE I NVTIVM TRADVCTAS AD | NICOLAVM. V. PON. MAX. | Au recto du f. 5(, après le mot FINIS |
on Ut la souscriptìon citée plus haut. Le verso est blanc.
Traducliofi latine des lettres de Diogenes par Frane, .\retinus, des lettres de Brutus et Hippocrate par Re-
nutius Tettalus. — Notre exempUire est identique avec l'édition décrite par AuMffreM 1 Specimen edd. ital.
p. 303. nro II). Bel exemplaire avec beauc. de témotns.
166. Phalaris. Epistolae. (A la tìn:j ImprelTum florentias p Antonia uenetum.
in-4.'' Br. [Hain 12889] 50-~
(O ff. non eh. (sìgn. a-el Beaux caractères ronds; 31 lignes par page.
U préface coni.ue commence au recto du prein. f. : FRAXCISCI ARHETINI IX PH.VLARIDIS | TV-
RANNI AGRIGENTINI EPISTO \ LAS PROEMIVM. | (u) ELLEM Malatefta nouelle princeps ) ÌUuflris
La souscriptìon citée se irouve au verso du demier feuillet.
Cette édition. peu commune, est sortie des presses d'Antonius Francisci. alias de Consorlibus, qui impri-
mait à Florence en 1487, 88 et 92. (voir Ji la Sema. voi. I p. 271.) Décrite de mème par AuJiffreJi
(Specimen edd. itaL p. 3S3).
Exemplaire bien consen'é-
167. Pulci, Luca. Il Driadeo. (À la fin :) Q.VI FINISCE [ il Driadeo compilato
per Luigi pulci Al Magni | fico Lorenzo de Medici. ImprelTo | in firenze
per Maellro Antonio di France ] fcho \'enitiano. Adi quattordici | di Luglio n
del Mille quattro | cento octantal'ette | (1487) in-4." D--veau. 'Hain 13580I. 150. — ^
67 S. n. eh. et i f. bl. Gros caract. ronds. 28 lignes par page. r.
Le recto du prem. f. est blanc ; au verso commence la preface sans aucun ìntìtulé : |a| Lcuna uolia pèfando ^
o preftàtillìmo Lau | rèlio a rimedii & acÒfortì .... Au recto du 3* f. le prologue en vers commence : I
[e] Xcelfo olympo o bel fiume de xantho
Per cui la greca & laufonia lyra ....
Au verso du mème f.. 1. 21 : Argumèto della prima parte del Driadeo \ Au recto du f. <>;. 1. 5 : FINIS \
puis le colophon ciié. Le verso est blanc.
Cette édition, une des plus anciennes et des plus belles du curieux poème chevaleresque et amoureux, est
restée à peu près inconnue à la plupart des bibliographes, (voÌr p. e\. Audiffredi p. y>2), Cest aussi sur le
colophon de cette édition que Cinellt, dans sa '- Bibliot. Volante ., a fonde son opinion que Luigi, non
Luca soit l'auteur du roman. [Gamba, nro. 1140, Mais notre exemplaire porte sur le dern. f. une notule
cvjdemment d'une maln du XV. s. : comporto p lucha. Un morceau du f. 8 (| lignes) a étc cnlevc et soi-
gneusemenl remplacé par manuscr. Les ff. du Cahier b ne sont pas rcliés en bon ordre. A part cela Icxcm-
piatre est beau, grand de margcs et bien conserte.
Francesco Buon,\ccorsi et Antonio di Francesco (1488).
168. Diogenes Laertius. INCOMINCIA ELLIBRO DELLA VITA : DE PHI-
LOSOPHI ET DELLE LORO | Elegàtiillme fentètie extracto da. D. Laher j
tio & da altri antiquilTìmi auctori. [ (A la fin :) Fiorenti* impreffum p fer
Francilcu de bonaccur ] lìis cS; Antonia uenetum Anno lalutis MCCCC |
LXXXVIIL Tertio nonas lulii \ (1488) in-4." C)érel. [Hain -J- 6208]. 250.—
70 ff. n, eh. (sign. a-Ì) Beaux caract. ronds : 27 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. sous l'intitulé citc : It] H.\LES Philofopho fu de alia, & fu il |
primo de fepte fapienti di grecìa : .... Il fìnit au verso du f. 68: .... quanto in | ogni cafa tal felicita
rara fia. I Au recto du f. 69 : TABVLA. | (tablc des noms des philosophes, à 2 cols. par page) CcUe lable
fìnit au recto du f. 70, et est suivie de l'impressum. Le verso est blanc.
Édition e.xtrcmcmcnt rare et à peu près inconnue. Bon exemplaire grand de marges : nombreux pa<^«3ges
soulignés.
FIRENZE
173
Lorenzo di Matteo Morgiani, e Giovanni di Pietro da Magonza (1490-96).
169. Antoninus, Archiep. Florent. ([ Tractato iiolgare di frate Antonio Ar-
ciuefcouo di I Firenze intitolato Defecerùt, che inlegna al confelTo- | re
diche chalì cS; in che modo debbe domandare colui- | che egli confelfa. |
(A la fin:) .... : ImprelTa infirenze con j fonima diligentia & cura hauuta
la I chopia di optimi exemplarii apeti | tione di Ser Piero Pacini da peicia
per I Ser Lorenzo Morgiani & Giouanni di | maganza. Adi. xxii. di Febraio
Anno I Doniimini. (sic) .M.CCCC.LXXXXVI. [ (1496) in-4.'' Avec une
magnifique ^giire grav. s. b., une initiale et -ì, niarques tvpograph. Rei,
[Hain 121 ij. I50. —
1 1 1 fF. n. eh. (sign. — , a-o) Beaiix caractcres ronds ; '1,6 ligncs par page.
Au recto du prem. f. : C Tauola di quefla opera | Cette table imprimée à 2 cols. fitiìt au verso du f . 2 :
col. I : FINIS I A la page opposée Tintìtulé citc, et, au-dessous de celui-ci un beau bois de l'école fioren-
tine, dessiné au trait. le fond en panie noir : devant un autel cache dans une niche un prètre assis confesse
un dévot agenouillé devant lui; à droìte deux autres hommes debout,- la scène est entourée d'une simple
bordure, h. 99 mm., 1. 74 mni Le verso du f. est Mane. .\u recto du 4. f. (aiij : C Incomincia uno trac-
lato chiamato ìntetroghatorìo | comporto dal reuerendo frate Antonio arciuefcouo fio j ren'.ino : fopra lecon-
felTioni. (sic) | Au verso du f. 113: FINIS | DEO GRATIAS | Au recto du dern. f. : C Allaude & gloria
deliomnipotente Dio finita e | la fomma della confeffione utiliffima : chiamata | Defecerùt nellaquale copio-
famète fitracla [ in che modo elconfefì'orc fidee portare uer ] io lipenitètì nelludìre lecòfeflìone com \ porta
dal ReuerendìITimo in Chrirto ( Padre MeUer frate Antonino Arciue | fcouo Fiorentino dellordine de frati (
predicatori : ImprelTa infirenze etc. Puis le petit rcgistre. Au verso trois belles marques typograph..
dont chacune porte les ìnitiales S ' P " et rinscription : PISCIA |
Très bel exemplaire grand de marges.
170. — Lo Stesso Rei. d'ais de bois, un peu abimée.
I.es 2 ft". de la table manquent. La marge bianche sous la figure est découpée. Peu taché-
60.
171. S. Bernardus. CE SERMONI | Vulgari Deuotimmi di Sàcto Bernardo
N." 171. 5'. Bernardus-
La Bibìiojìit'a, volume II. dispensa 3*-4*-5'^
'74
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Ab ] bate di Chiaraualle neceffarii alben uiiiere: ! Ridocti in lingua Tofcana [
(À la fin :) IMPRESSO | In Firenze con fomnia diligentia per Ser Lo |
renzo Morgiani & Giovanni di Ma | ganza, ad inliintia di Ser Piero Pa ]
cini da Pefcia. Adi xxvii. di gennaio i M.CCCCLXXXXV. | {1495) in-4.'*
Avec une très belle fig. grav. s. b. et quelques initiales s, fond noir et
3 marques tvpograph. D.-veau rouge, dos dorè. 300.-
-( ff. n. eh. el CXX ff. eh. (sign. — . a-p) Beaux caract. ronds : 30 lignes par page.
L'intìlulé se lit au recto du prem. f.. en haut ; au dessous un beau bois. 77 sur no nim. : Si. Bernard,
accompagné de 3 moines présent son livre à deux religieuses agenouillées devant lui el suivìes de quelques
autres debout. .\u fond quelques édifices faisant partìe dun cloìtre et une chapelle siiuée sur une colline.
Gravure au irail légèrement ombrée. avec quelques parties en noir, entource d'une bordure d'ornements géo-
mciriques. Hn bas: H Sermone compoflo dal traductore dì quefta opa | in uulgare a I^ura fua fìgluola reli-
giofa. I Au recto du 3. f. : C Incomincia la Tauola di querti deuo | tiflimi fermoni. | f. 4 verso: Fìnìfce qui
latauola. ) .\u prem. f. eh, ;a!) recto : C Incominciano edeuotiirimi fermoni deldiuo Ber | nardo Abbate di
Chiaraualle a una fua forella | del modo del ben uìuere nel quale fìcont-ene la [ fòma dì tutte leuirtute ne-
ceffarie a ciafcheduno |Vhe uoglia uiuere fecÒdo lachrifììana religione 1 Le texie finit au verso du dern. f.
CXX, I. 9, suìvì de l'impressum. En bas une grandi^ marquc lypograph. tìanquée de deux autres plus pe-
liles, toutes les trois sont sur fond noir, avec les initiales S ". P °. et la souscription : PISCIA.
Impression fori rare, remarquable à cause de la gravure. inconnue à Hain.
Très bel exemplaire. grand de marges. avec temoins.
172. Chiarini, Giorgio. (E Quefto è ellibbro che tracta di Mercatàtie & ulanze
depaefi. | (A la fin :) C[ Impreffo in Firenze appetitione di Ser Piero | da
N.'' 172. Chili riìiiy Giorgio.
Pefcia. I in-S." Avec une superbe figure, 2 marques tvpograph. et plus, jolies
initiales. Vél. jHain 4955!.
82 ff. n. eh. (sign. a, a-t) Beaux caiaet. ronds; 24 lignes par page.
Au recto du prem. f., en haui. l'ìntitulccitc. puis un magnilìque bois, >no s. i>7 mm. : 1 iniérieur dun bureau
de change dans l'anciennc Florence, dessin excellem, anime de 3 figures d'hommes. et renfermé dans une
&imple bordure. Le verso est blanc. Au recto du f. 2 {a 2) : A | AUeghe lilauora in più terre .... jtable
alphabétiqueì. Le verso du f. 0 est blanc. Au recto du f . 7 : G INCOMINCIA ILLIBKO DI T\'CTI ) ECHO-
-^oo.-
FIRENZE
175
Fr.cenl.
TVMI • isic.) CAMBI ■ MONETE- | peli • mifure • & ufanze di lectere di cu- | bi • & termini di decte ledere che |
nepaefi fìchonuma & in- | diuerfe terre. [ Le texte finit au verso du f. 82. suivi de l'impressum et des deux
marques du libraire (le merle et le dauphin) avec l'inscription S' P" PISCIA |
C'est le premier livre imprimé sur le commerce italien, qui s'étendail alors sur toutes Ics places de l'Europe
et de rOrient. Ni dans cette édition ni dans celle de 1481 l'auteur s'est nommé ; mais un manuscrit de la
Bibliolhèque Maglìabecchi Tappelle Giorgio di Lorenzo Chiarini.
L'exemplaire s. papier fort, complct et assez grand de marges, porte les traces de l'usage; la reliure fall
voir que le livre fut porte dans la poche. Le bois est légèrement colorié de crayon rouge,
I
Lorenzo di Matteo Morgiani (1497).
i73.Nesius, Johannes. Florentlnus.
lOHANNIS NESII
FLORFNTINI (sic)
ORACVLVM
DE NOVO SAECVLO
(A la fin :)
IMPRESSI!
Ex archetypo Ser Laurentius De
Morgianis Anno Salutis
M t CCCCLXXXXVII t
Octauo idus Maias
FLORENTIAE
{1497) in-4.° Rei. [Hain *ii693| 80.—
28 fF. n. eh. (sign. a-d) Caractères ronds ; 31 lignes par page
Le verso du titre est blanc. Le f. aii porte linlitulé: lOHANNIS NESIl FLORENTINI ORA | CVLVM AD
lOHANNEM FRANGI | SCVM PICVM MIRANDVLAM | ILLVSTREM CONCORDIAE | PRINCIPEM + | L ou-
vrage porte la date « Cai ■^ Septèbres + M.cccclxxxxvi. » Au dessous de cette date se trouve l'impressum.
|f. 28 verso) — Très bel exemplaire d'un ouvrage fort rare et curieux.
L'auteur, homme de beaucoup d'esprit, disciple de Marsilio Ficino, entreprend de tracer, dans une vision,
une parallèle entre l'harmonie de l'univers néopla'onien et le système ihéocratique de Savonarola.
1 74. Sa'vonarola, Girolamo, ord. Praed. LIBBO ] Di Frate Hieronymo da
Ferrara Della Semplicità | della Vita Chriftiana Tradocto | IN VOLGARE |
(À la fin :) IMPRESSO | In Firenze per Ser Lorenzo Morgiani Ad inflan |
tia di Ser Piero Pacini. Adi ultimo doctobre | M.CCCCLXXXXVI. | (1496)
in-4.° Avec une superbe figure, nombreuses initiales s. fond noir, et la
petite marque de Pacini à la fin. Vél. [Hain 14358I. 350. —
60 ff. n. eh. (sign. a-g) Caract. ronds ; 37 lignes par page
Au recto du prem. f., sous l'intitulé cité, il y a un magnifique bois au trait, 78 s. 97 mm : Savonarola
dans sa cellule, écrivant, devant lui un crucifixe, à droite la porte ferree. Toute la scène est renfermée dans
une petite bordure s. fond noir. Ce bois est plus soigneusement exécuté que la plupart des représentations
scmblables. — Au verso : C Hieronymo Beniuieni ad Antonio Manctti Sai', t Au verso du 2 f. : C EPI-
STOLA DI FRATE HIERONYMO DA | FERRARA DELLORDINE DE PREDICA 1 TORI SOPRA ELIBRI
DELLA SIM I PLICITA DELLA VITA CHRISTIA | NA TRADOCTI DI LATINO IN | VOLGARE DA HIE-
RONYMO I BENIVIENI FIORENTINO. | Le " proemio ,, commence au verso du 3. f., en bas, et le texte
à la tcte du 8. f. 11 finit au recto du f, óo, 1. 18 : FINIS | Puis l'impressum. Au verso la petite marque : l'écusson
avec le merle et l'inscription : S' P" PISCIA | .
Bel exemplaire d'une édition fort rare. L'exempl. de M. Audio n'avait que 56 H'.
I/O
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Bartolomeo P. (prete?) Fiokentixo. (1492. 93 et 97).
175. Aretino, Leonardo. C LE HISTORIE EIORENTINE. j {sic} (À la fin ■:
([ IniprelTo in Firenze per Bartholomeo. p. Fiorentino : Nellanno | del .M.
CCCCLXXXXII. Adi V di Giugno. | — C HISTORIA DIMESSER POGGIO
TRADOCTA | DILATINO IN NOSTRA LINGVA DA IACOPO | SVO FI-
GLVOLO LIBRO PRIMO. I (À la fin :) ([ Finito loctauo & ultimo libro
E
H
E3
N.*' 174. Savonarola j Girolamo.
della hiftoria fiorentina di Meffer Pog I gio tradocta dilingua latina in lingua
thofcana da Iacopo fuo figliuolo [ ImprelTo in Firenze per Bartolomeo, p.
fiorentino nel .M.CCCC. j LXXXXII. adi. III. di Septembre. | (1492) En
I voi. in fol. Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau. [Hain 1563]. 100-
438 ff. n. eh. (sign. H, a-z, &, o, aa, bb, 2 ff. s. sìgn., A-b) Beaux caract. ronds, 40 1. par page.
Au recto du prem. f. ; G Tauola delle HUlorìe fiorentine nella quale fìcontiene lecofe più no | labile ....
An verso du f. 4. en bas: C Fine della tauola dflle ftorie fiorentine di meffer Lionardo darezo ] Au recto
du 5. f. se lit le premier imitulé. Le verso est blanc. Au recto du f 6 : G PROHEMIO DI D0X.\T0 AC-
CIAIOLI NELLA HI- I STORIA FIORENTINA TRADOCTA PER LVI IN | Vulgare Alli exccUenliaimi Si-
gnori Priori Di Liberta Et Confalo | nlere Di Giuftiiia Delpopolo Fiorentino. | Au recto du f. 222 : C FINE
Delduodecimo & ultimo libro della hiftoria del Popolo Fioren I lino comporta da MelTer Lìonardo aretino
ì Ialino. Ei iradocta in lin- | gua iholcana da Donato Acciaiuoli adì. x.xvii, dagoAo. M.cccclxxiii ' puìs l'im-
pressum, et: LAVS IMMORTALI DEO. \ Le verso est blanc. Au recto du f. 22-^: O Tauo'a della hiftoria
fiorentina di melTer poggio. | Au verso du f. 224 : C Finita latauola delle hirtorie fiorentine dì meffer Pog-
gio 1 Au recto du f. 225 : C PROHEMIO DI IACOPO DI MESSER POGGIO ALLO | ILLVSTRISSIMO
SIGNOR. FEDERICO DAMONTEFEL 1 TRO CONTE DVRBING Le second inlitulé se irouve au
recto du f, 227, et la fin avec I impressum au recto du f. 43**, dont le verso est blanc. •
Boa exemplaire complet de celte édilìon extrèmement rare (voii Audiffredi). Les dern. IT. sont un peu ta-
tigués, ainsi que la reliure.
'/3
— Lo stesso. Vél.
Exemplaire de la Chrunique d Aretino, comprenant les 21S ff. du lexte. Les 4 fT. de la table manquent.
Bel exemplaire.
50.—
FIRENZE
'77
Lorenzo di Francesco de Alopa da Venezia (1494 et 9Ó).
176. Ficinus, Marsilius. Commentaria in Platonem. (A la fin :) ([ Impr^ffum
Florentie per laurentium Francicì (sic) de Venetiis Anno ab incar | natione
domini noftri Jh'u Xpi. Mcccclxxxxvi. die. ii. Decembris. | (1496) in fol.
Cart. [Hain ^yojG]. 100.
13H ff. n. eh. (sign. — , a-y, 9, f, 3, ^, A), Elranges caract. goth. ". 46 lignes par page.
Les deux prem. ff., sans sign., impr. à 2 cois contienneiit 1 errata-corrige : C Recognita Curfim. 1 — Le
recto du 3.* f. est blaiic. Au verso : Prohemiutn Marfilii Ficìni Fiorentini In commentaria in Platonem Sua
ad Ni I colaum Valorem Prudentem, Optimumqj ^iuem. | Le texte commence au recto du 4.® f. : "In parmc-
nìdem- | Argumenlum Marfìlii Ficini Fiorentini in Parmenidera de uno rerum omnium | principio ad Nico-
laum Valorem Prudentem Optimumqj Ciuem | Le volume contieni les suivants dialogues commentés : Par-
menides, Sophista, Tìmaeus, Phaedrus, et Philebus. L'ìmpressum se volt, à la fin du texte. au verso du f. 150.
An recto du f. 151 : C Telìus (sic) Platonis in octauo de Re Pu. de mutaiione Rei Publice | per numerum
fatalem | La fin de cet appendice, f. 137 verso, est suivie dune épìtre : C Marlilus Ficinus Florentinus
Paulo Orlandino in Angelo^ ede monaco | conphìiofopho fuo. falutem. [ Elle est datée : Floren ] ùx xiii
Nouembris. Mcccclxxxxvi. | Le recto du dern. f. contieni la fin de l'errala-corrige et finit par lannonce
suiv. : G Superioribus còmentarijs hiec adiungenda funt : Catalogus : Dirtinctiones | capitum : Summe ; còmen-
tariola in ceteros Platonis libros ] qux FlorentliB mox imprimenlur ; Nunc autè feorlum \ hic ìmprimitur Dio-
nyfius de myftica l Theologia diuinlfqj nominibus. | FINIS | Le verso est blanc.
Très bel e.\emplaire de la prem. édition rare. Les initiales laissées en blanc, ont été peintes en rouge.
177. Lucianus Samosatensis. aotrianot | sAMosATEns | AiAAcroi. | (À la
tìn :) Ev y/uj5-:yTt^ iz-.l yilto!;òì xiTf^ccy.Q7io^òì htvfìM^ti exTw. | (Flofentiae, pei* Lauren-
tium Francisci de Alopa, 1496). in fol. Vél, [Hain *io258]. 400.-
I f. bl,, 2&2 ff n. eh. et i f. bl. (sign. A, B, a-w, xoc-Y-y.) Beaux caract. grecs cursivs, 41-4? lignes par
page.
L'intitulé se litau recto du prem. f.(A[j : il est suivi tu texte de lintroduclion : IlEPI T(JT ENTIINIOT. |
HTOI BIOS AOT | klANOT. | []P'ri MEN EUEUATMHN EI2 TA A1AASK.A | /Ita yotTWi», . . . -
Le texte finii au recto du f. 261. 1. 21: TEAOS. | puis : AOTK.IANOT EIlirPAMMA ElS THN
EAYTOT BIBAON. | (4 lignes); suii Timpressum et HINAS, TOT UAPONTOS BIBAIOT. | Celie
lable, imprimée à 2 cols. par page, finii au verso du f 2'.Ì2 : TEAOS. j
Editio princeps rarissima, fori recherchée des curieux et des savants. Dans presque lous les exemplaires de
celle édition, et aussi dans le nòlre les tf. yy 3-6, et xz 1-3 (en tout 7 ff. ) manquent, parcequ'ils ont élé
enlevés par la censure. En 1517, les Giunta, ayant acquis lous les exemplaires disponibles, y ajoulèrent les
ouvrages de Philostratus et de Callistratus, en mettanl en avant de toul le volume un nouveau tiire grec-
lalin (voir de la Sema, aro 875) Notre exemplaire est du premier tirage, sans les addilions. Celle e'dilion
peut ètre regardée comme un rempla^ant d un manuscrit, car on y rencontre partout des le^ons originales.
Superbe exemplaire grand de marges. avec quelques annotations à la piume.
178. Plato. Opera, latine versa a Marsilio Ficino. (A la fin:) Impreffum Flo-
rentie per Laurentiù Veneta | S. d. (ca. 1483) 2 pties. en i voi. in fol. Cart.
[Hain *i3o62j. 100.
350 ff. n. eh. (sign. a-y, 9, et, co, rù, ?, 3, '^, aa-ss. p) Anc. caract. goth. ; 43-46 lignes et 2 cols. par
page.
Au recto du prem. i\, en car. majusc. goth.: COMMENTARIVM MARSILI | FICINI FLORENTINI IN |
CONVIVIVM PLATONIS DE ] AMORE CAPITVLVM. i. | Ficinus y parie de linstiiution de l'Académie
Platoniennc à la cour de Loienzo de' Medici. Cette iniroduciion intéressante finit au verso du f. 28 : .FINIS. |
Imprejrum Florentie per Laurentium | . uenetum. | Au recto du f. 29 (diii) ; Platonis Conuiuium de Amore.
A marfiUo fi [ cino tranflalum ad Laurentium Medicem Vi | rum Clariflìmum. | Le texte renferme les oeuvres
suivantes : Convivium, Phaedrus, Apologia. Phaedon, Menexenus, Republica, Compendium Fìcìni in Timeum,
Timeus, Critias, De legibus, Epistolae. Le f. 174, à la fin du dialogue « De repub. » est blanc. Au verso
du f. 336, col. I : Epiftola^Ji- Platonis Finis. | et l'impressum cite plus haui. Au recto du f. 337: Emenda-
tiòes errorem librarii iuxta numeru5 I carlarum alque columnarum .... Celle Uste considérable finti au recto
178
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
du f. 350, col. I. A la col 2: Naldus Nandìus fiorenlinus. in huius operis | laudem. | (7 distiques) Le verso
est blanc.
Edilio princeps rarissima. Elle fui commencée à imprimer au couvent de S. Giacomo di Ripoli prés de
Florence, en I4S3. (voir Audiffredi p. 293, Vinc. Folliai el a.) Nolre excmplaire ne comprcnd pas les
353 ff. imprimés a Ripoli, mais seulement le second volume sorti des presses de Lorenzo Veneto. — Exem-
plaire fon bicn conserve.
Fr.cent.
Società del Drago. Societas Colubris) (1497-98).
179. Marullus, Michael, Constantinop.
(À la fin:)
HYMNI ET EPIGRAMMATA
MARVLLI
ImprelTit Florentia Societas Colubris VI. kal.
Decembris. MCCCCLXXXXVII.
(1497.) in-4." D.-veau. [Hain * 10880.]. 50. —
96 ff. n. eh. [Hain ; 93 !] (sign. a-m) Caractères ronds ; 25 lignes par page.
Le verso du litre est hlanc : la page opposée contieni le commenceraenl du teste, sous rintitulé: MICH.'\E-
LIS TARCHANIOTAE MA | RVLLI CONSTANTINOPOLITA | NI EPIGRAMMATON AD LAV | RENTIVM
MEDICEN PE I TRI FRANCISCI FILIV.M | LIBER PRIMVS | La 6n du texte, f. m. li, recto, est suivie du
mot FINIS et de limpressum. Le verso est blanc. Suivent 3 pages d'errala : Q.VAE Emendanda in Epigrà-
matis. I .... Q\'AE IN HYMNIS. | La dern. page est bianche.
Exemplaire bien conser\'é d'une impression magnilìque et fon rare.
Antonio Tubini, Lorenzo Francesco e Andrea di Ghiraldi (?) (1500).
180. Benivieni, Girolamo. CO.M.MENTO DI HIEROXY. B. \ SOPRA | A
PIV SVE CANZONE ET SO | NETTI DELLO AMORE | ET DELLA BEL-
LEZA I DIVINA. | (A la fin :) Impreffo in Firenze per. S. Antonio Tu |
bini & Lorèzo di Francefco Venetiano | & Andrea Ghyr. Da Piftoia Adi.
vii. I di Septempbre. (sic) MCCCCC. | (1500) pel. in fol. D.-vél. [Hain
'2788] Audin nro. 170. 130.—
4 ff. n. eh. el CL ff. eh. (sign. — , a-o. oo. p-f) Beaux caract. ronds de deux différ. grand.. le texte cn-
touré du commenlaire. 44 lignes par page.
Le recto du prem. f. pone linlilulé. le verso est blanc. .•iu recto du 2. f . T.\VOL.\ DELLE CANZONE
ET sonetti DELL.\ opera PRE I SENTE. 1 Après cene table et un errata-corrige, imprimés a 2 cols. suil,
f. 4 verso : (a| LLO ILLuftre Principe Oiouanfrancefco Pico Mirandulano Hieronymo 1 Beniuieni. S
(14 lignes) .\ la page opposte (I. sign. a. i.l : PROEMIO DI HIERONYMO BENIVIENI CITTADINO FIO-
REN 1 TINO IN ELCOMMENTO PER LVI SOPRA PIV SVE CAN | ZONE ET SONETTI DE LO AMORE
ET DE LA BELLE | ZA DIVINA COMPOSTO A LO ILL PRINCIPE GIO | VANFRANCESCO PICO SI-
GNORF (sic) DE LA MI | RANDVLA ET CONTE DE LA | CONCORDIA. | Le texte commence au recto du
f. III. el finii au verso du f. cxxxviii. Le reste des ff. est occupé de deux poèmes plus longues. >• Deplo-
ratoria » et « Amore. » Le verso du f. CL contieni, en haut, à gauche Limpressum cité.
Ce volume fon rare de poe'sies sacrées avec un savant commenlaire contieni, au ff. CXII el suiv. la chanson
de Savonarola * Viva ne' nostri cor, viva o Fiorenza » commentce par Benivieni. Dans les notes se irouvent
beaucoup de passages lircs du Dame eie. Bel exemplaire de la meillcure conscr\'alion.
1 80*. — Autre exemplaire. Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau gauffré à fr.
(Rei. fatiguée) Grand de marges, beauc. de témoins. Sur le recto du prem.
f. quelques notes manuscr. 1 50.
FIRENZE 179
Sans nom de l'imprimeur.
181. Altissimo, Angelo, sacerdote tìoreiit. Opera dello AltUrimo poe | ta
Fiorentino poeta lau | reato cioè Stramotti | Sonetti Capitoli | Epigrammi. (
S. 1. ni d. (Firenze ca. 1500) pet. in-S." Vél. 50,—
■\2 H". n. eh. Caract. ronds ; le titre en caract. goth. Le texie est precede dune predace : C Tornalo macian-
ghini a gli audi j tori de lo Alliirimo Poeta. Salute, j — L'auteur de ces vers populaires fui un prètre flo-
rentin du XV. siècle ; ses poésìes furent confondues avec celles d'un rimeur aveugle. Crislofano Sordi, de
Porli, el les Hltérateurs lui donnaient mème le nom de Cristofano. — Ce petit Hvret est extrémement rare
et ne se irouve nulle pan bien dt^crit.
182. Belcari, Feo. ([ Incomincia la reprefentatione | di Abraham Z di Ifaac. |
(À Ih rìn :) (L Finita la fetta di Hahra | ham (sic) per Feo belchari cip- |
tano (sic) Fiorentino. | S. 1. ni d. in-4." Avec une belle tig. sur le titre.
Cart. [Hain 2748]. 300.-
6 ff. n. eh. (sign a} Caractères golhiques ; 32 lignes à 2 cols. par page.
Le recto du prem. f.. a, au-dessous de l'intitulé, un boÌs fort curieux : Abraham, voulant saerìfier Isaac,
est arrèlc par un ange ; au fond des monts et une petite ville. Ce boìs. d'école fiorentine {ì) mésure H3 sur
102 mm. Au verso : C Q,ui comincia la reprefenta- | lione di Habraham quando dio | gli comando ehegli ta-
ceffi facri- [ fitio inful monte di yfaac fuo fi- | g-luolo et prima viene vno angio 1 lo et annuncia lafefta t dice
que I (le fepte ftanze che feguilano. | L'Occhio fi dice che la prima porta | per laql lintellecto intède
Le texte finit. au verso du f. 6, col unique. 1 li : .... ciafcun lìparta con nollra licenza | Au-dessous la
souscriptìon citée.
Pièce de la plus grande rarele, ìmprimée prubablement ii Florence, quoique Auditfredi (p. 419) 1 attribue
à un lypographe rnmain
183. Cavalca, Domenico, ord. Praed. Specchio di Croce. S. 1. ni d. (Fi-
renze, ca. 1473) in-4.'' ^^1* *^rig' *i'^is de bois, dos en veau. 50.—
142 if. n. eh. et 2 ff. bl. (desquels le dein. raanquc) (sign. a-f) Beaux caract. ronds; 25 lìgnes par page.
Le te.xte commence, sans aucun intitulé, au recto du prem. f. : Incomincia il prologo nel denoto e mo-
rale I libro intitulato Spechlo di croce. | [n] .\rra il fancto euàgelio per fimilitudie | che uno fignore
Après cette préface le prem. chapìtre commence au verso du 2. f. La fin du texte se trouve au verso du
f. 140, 1. 24-23: laquale per fuo exempio debiamo fchiuare. | .Finis. .Amen. | Au recto du f. 141 : Inco-
mìcia la Tabula fopra il libro denoto : e mo- | rale : intitulato Spechìo di croce. | Au verso du f. 142 :
Finis. I
Cet incunable, d'une raretc extraordinaire, reste inconnu a MM. Hain et Copinger, a été décrit seulemcnt
par M. Gamba (no. 305); qui la loue à cause du texte pur et soigné, Exemplaire un peu use, avec nombr.
témoins. Les ff. 129 et 136 (sign. r. I et 8) manquent,
184. Formularium contractuum. ([ FORMVLARIVM Modernum et uniuer-
iale diuerlbrum con- | tractuum nuper emendatum per eximium legum
Doctorem floren | tinum Dominum huiufcemodi artis notarle
peritif I iìmum et cunctis notariis utilillìmum. | S. 1. ni d. (Florentiae ca.
I490). pet. in fol. Cart. (Hain * 7268]. 75--
CLVI ff. eh. et 2 ff. n eh. Beaux caract. ronds ; 34 lignes par page.
Au recto du prem. f. l'imitulé cilé, où le nom du possesseur est laissé en blanc. Plus bas, l'annotation
su'.vante : C Legende per te ipfum poteris iignare liniamenta fub illis uerlibus q | bus opus fueril eo modo
quo innonuUis lìgnatis inuenies. \ Le verso est blanc Le texte commence au recto du f. II : Formularium
uniuerfale & modernum diuerforum eonctractuum com | pofitum Fiorenti^ a quodam uiro doctillimo le^ium
Doctore nuper | ab eo et denuo emendatum. | À la fin il y a une allocution en italìen, qui finìt au verso du
1". CLVI : che chofi lui per | fua gratia ciconceda .Amen. | Au recto du prem. f. n. eh. : Tabula For-
mulaiii I Au verso du dern. f : FINIS. |
Bel exemplaire de ce recueil important d actes notariels. L'espace laissé en blanc, dans notre exemplaire
est rempli par le nom « Leonardum ". Aux marges quelques signets de notaire. Voir Audiffredi p. 385.
i8o
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
185. Gentilis Becchius, episc. Aretin. GENTILIS EPISCOPI ARETINI |
prò Fiorentina Republica ad Alexandrum. vi. | Pont. Max. legati, hac ele-
gàtilTima Oratione | còmemoràtur facroii etià ChriltianoR | Initia, multaqj
in fedem apofto- | licà merita, a, Thufcis prò- | fecta, alia quoqj | Icitu non
in- I digna. j S. 1. ni d. (Florentiae ca. 1495) in-4." Br.
4 ff. n. eh. (sìgn. A) Caract. ronds ; 29 ligncs par page.
L'intilulé chi se Irouve au recto du prem. f. .\u verso : FL0RENTIN'0RV.\1 ORATIO | coram Summo
Pontifice Alexandro. VI. | ac eius facro Senalu, per Gentilem ] Epifcopum .\relinum. | Le textc finit au verso
Ju dern f., 1. 29 : DrXI. |
Edìtion tout à fait inconnue à Hain et aux aulres bibliographes.
186. Gerson, Johannes. C MESSER GIOVANNI GERSON i Vtile & diuota
N." i8tì. Get son, Johannes.
operetta della imitatione di Giefu Xpo | ([^Q.ui iiiilt uenire porto me (sic),
abneget fenietipfuni ] (!v: tollat crucem fuam, & fequatur me. j (A la fin ;)
(T ImprelTo in Firenze Apetitione di Ser Piero Pacini da | Pefcia Anno
Salutis. M.CCCCC.V. | Adi fedici daprile. | (1505) in-4.'' Avec une magni-
FIRENZE i8i
fique figure entourée de deux belles bordures s. le titre et deux marques
typograph. à la fin, de belles init. s. fond noir. D.-veau. 125. —
76 ff. n. eh. Caract. ronds. Sur le recto du prem. f-, en haut rimitulé cité ; le restant de la page est
occupé de In belle gravure. qui mésure 84 s. 55 mm. et, avec les deux bordures 170 s. ili mm., bois au
trait: le Sauveur, debout avec la croix dans sa gauche, tenant sa droJte sanglante étendue sur un calice, au
fond paysage montueux. La prem. bordure étroite, au trait. est formée de siraples fleurs-de-lis, la seconde,
sur fond noir. montre, aux còtés deux candelabres, en bas une espèce d'écusson eie, en haut deux anges
adorant le S. Nom de Jesus. Le texte finit au recto du dern. f. ; au verso le colophon, Timpressum et 2
marques typograph. (au dauphìn et à la merlettc), avec l'inscription S' P** PISCIA
Édition très rare. Exemplaìre ija et la le'gèrement tache' d'eau, mais grand de marges, avec beaucoup de
lémoins.
187. S. Leo Magnus, Papa. Sermoni volgarizzati da Filippo Corsini. (A la
fin:) ImprelTo in Firenze adi. xxi, di maggio .MCCCC.LXXXV. | (1485)
in fol. D.-veau. [Hain *iooi6J. 150.—
I ff. prél. CL\^'III ff. eh. {la pagination se trouve aux coins inférieurs des pages) i f n. eh. et i f. bl.
Sans signatures. Caractères ronds : 32-34 lìgnes par page
Le prem. f. porte à la tète l'intitulé : PROHEMIO DI PHILIPPO DI BARTHOLOMEO COR | SINI CIT-
TADINO FIORENTINO SOPRA DESER ] MONI DI BEATO LEONE PAPA DI LINGVA LA | TINA IN
TOSCANA DALLVI TRADOCTI. | Au verso du mème f. : EPISTOLA DI GIOVANNI ANDREA VESCO l VO
ALERIENSE A PAVLO. II. SOMMO | PONTEFICE IN COMMENDA | TIONE DI SANCTO LEO j NE
PAPA. I Au verso du 2. f. : MARSILIO FICINO FIORENTINO PLATONICO | LEGGENDO Q.VESTO LIBRO
SIVOLSE AGLIAL | TRI LECTORI CON Q.VESTE PaROLE. ] A la page opposée : Seguitano lerubrichc di-
luita lopera p ordine, [ La table finit au verso du 4° f. et le texte commence à la tète du f. I ; SERMONE
PRIMO DIBEATO LIONE PAPA ALPON | TIFICHATO DIPENDERE GRATIE ADDIO DEL | LA SVA
ASSVMPTIONE. \ Sous la fin du texte, au recto du f. n. eh- 1Ó9, se lit le mot FINIS. | et l'impressum.
Le verso de ce f. est blanc.
Fort bel exemplairc d'une conservalion irreprochable, grand de marges. L'impression est d'une grande
beauté.
187''. — • Lo stesso. Autre exemplaire, auquel ne manque que le dernier f, bl.
D.-veau. Qq. taches d'eau, au reste bien conserve. loo. —
188. MaruUus, Michael, Constantinop. EPIGRAMMATON | MICHAELIS
MA- i RVLLI CON- | STANTI | NOPO ! LITA | NI .-. | S. 1. ni d. (Flo-
rentiae ca. 1495) in-4,'' Br. [Hain 10877]. '5- —
28 ff. s. eh. ni sign. Beau\ caract. ronds ; 2Ó lignes par page.
Le prem. f. avec le titre cité sur le recto, manque à notre exemplaire. Au recto du f. 2 : MICHAELIS
TARCH.\NI0Tae | MarulH Conftantinopolitani uiri Patricii Epi | grammaton ad Laurcntiù Medicen Petri
Fra- 1 cifci filium Liber primus : . ) Le texte finit au verso du f. 28. 1. iS ; C Finis fecundi libri. 1 Puis ;
C Regiftrum. j (2 petites cols.)
Edition rare qui, suivant Audt'ffredi. p. 391, doil èlre antérieure a celie de 1497.
Le titre manque ; le restant est blen conserve.
189. Ficus, Johannes, Mirandulae comes. ([ HEPTAPLVS lOHANNIS PICI
MIRAN- I DVLE DE SEPTIFORMI SEX DIERVM GÈ | NESEOS ENAR-
RATANE AD LAVRENTI- ] VM MEDICEM. | S. 1. ni d. (Florentìae, ca.
1490) pet. in fol. Cari. [Hain *i3ooi]. 75. —
57 ff. n. eh. et I f. bl. (manque) (sign. a-g) Gres caract. ronds ; 23-29 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Sur !e verso: Robertus Saluìatus Laurentio Medici Sai'. | (15 lignes). Le
texte commence à la page opposée, sous Tintitulé cité ; Prohemium ] [ 1 OVIT EMVLATIO ME STVDIO |
rum tuorum Laurent! Medices .... Vers la fin de l'ouvrage savant quelques mots hébreux ont é'é laissés en
blanc. Au recto du f. 57, 1. 10 : FiNIS | Le verso est blanc.
Très bel exemplaire fort grand de marges, d'une édiiion fiorentine inconnue à Audiffredi. La filigrane du
papier est la fleur-de-lis de Florence.
l82
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
190. Prosper Aquitanus. Liber epigrammatum de virtutibus et vitiis. S. 1.
ni ci. in-4." Cart. 15.
29 ff. n. eh. et I f. bl. [sign. a-df Bcaux caract. ronds ". 2H lìgnes par page.
Au recto du prem. f. (ai\: INCIPIT LIBER PROSPERI. | [ | Ste profper fuit cquilanicus uir eruditilli-
mus : I omniùq; artiù dogmate peritus: .... Au verso du f. 29. I. 9: Finito libro lìt laus &, gloria chrifto. |
Incunable fort rare, inconnu à Hain, et probablement imprimé à Florence vers 1480. Malheureusement Ics
ff. 10 et 15 manquenl. Les initiales laissces en blanc som peintes en rouge.
191. Rappresentazione del Giudizio generale. Fragments d'une impression
du X\'^ ou du commencement du XVI^ siècle. in-4." ^'*- *"^-
II \'t ff. contcnatit des vers (ottave rime) en florentìn du « bon siècle. » Caraciéres gothiques.
192. Savonarola, GiroL, ord. Praed. (E Declaratione del Mylterio della croce
qui delcripta. ■ S. 1. ni d. (Florence vers 1495). in-4." Avec 2 Hgs. grav.
s b. et plus, initiales s. fond noir. Cart. [Hain 14^^47] Audin no. 31, 25.
4 ff. n. eh isign. a) Caract. ronds; 3-|. lìgnes par page.
Lintilulé se trouve a la tète du prem. f. et est suivi du commencement du te\te : [LjA fapiètia & (cuto
delli Chriftiani è la croce di xpo | laquale per breue & facile intelligentia .\u recto et au verso du
f. 2 se trouve la figure d'une croix avec inscriptions grav. s. bols. Au verso du f, 4. lignes 24-26 :
per xpm dominum noftrum. ( Per fignìi crucis, de inimicis noflris libera nos deus nofter. I - I • .\men - I - |
Très belle impression rare inconnue à Hain.
193.— PREDICHE DEL REVERENDO
PADRE FRATE HIERONY.MO
Da Ferrara facte lanno del. 1496.
negiorni delle felle, finito che
hebbe la quarefima : & prima
ripofatolì circa uno mefe
ricomincio eldi di Scò
Michele Adi. vili, di
Maggio. MCCCC
LXXXXVI.
S. 1. ni d. [Florentiae] in fol. Cart. [Hain 143S4I Audin no. 74. 125.
134 ff- n. eh. {sign. a-x) Caractères ronds; 49 lignes et 2 cols. par page.
Le texte commence à la tète du f. a. i. 50us l'intitulc cite : C CREDITI: IN Dno Den uellro, vSc fé- | curi
eritis: .... Le volume renferme 29 sermons. X la fin du dern. f . : C Fine delle prediche del Rcueren. 1*.
Fra I te Hicronymo da Ferrara d'Ilo ordine de | pdicatori facte lanno. 149*). nedi delle | felle da la pafqua
d'Ila refurreclione | ìfino allo aduèto di decto anno. & | raccolte per Ser Lorèzo 'Violi | dalla uiua uoce del
pre I dicanle. | LAVS DEO. j
Impression extrèmement rare, non vue par Hain.
Notte exemplaire est un peu taché d'eau. mais compiei.
194.
-- ord. Praed. (], Tractato o uero l'ernione della oratione co | pollo da
frate Hieroninio da ferrara | S. 1. ni d. (Firenze ca. i4q3) in-4.** Avec
2 magnifiques tìgures grav. s. bois. (^art. Hain * 14403! Audin nro. ()4. 600.
14 ff. n. eh. (sign. a-b) Caract. ronds ; 34 lignes par page.
Au recto du prem, f. en haut le titre en caract. gothiqucs : puis un exccllcnt bois Itgèrcmcnt ombre. i)H
s. R5 mm. : trois apòtres assis et dormanls, au fond le Christ a Gethscmanè. cn pricre. console par l'ange.
Le tcxtc commence au dessous du bots : C Sermone della oratione a- M. A. d. S. compofto da frale j Hic-
ronymo da Ferrara dellordinc de frati predicatori. ] Prohemìo. | Au verso du f. I.(. 1. 9 : DEO GRATIAS. |
Enfìn un autre bois du mème artiste, mais dun trail cncore plus gracieux et artisliquc. (17 ». k6 mm. : le
FIRENZE
'83
Chrisl portant sa croix. précède de soldats et suivì des saintes femmes et d'un capirain à cheval ; ils mar-
chcnt vers la gauche.
Bel cxemplaire. Nombreux passages souslijinéa de iraits minces de piume.
195. Savonarola, Girolamo, CL C>omìcia la expoluione di frate Hieronvmo
da fer | rara fopra el plalnio. Ixxviiii. Qui regis IlVael per | modo di
N.o 194. Savonarola, Girolamo.
oratione & prima fopra eltitalo. | (A la tin :) C. Inipreffo in Firenze apreffo
a fancta Ma | ria maggiore Adi. viii. Di Giù- | gno. MCCCCLXXX | XVI. |
(1496) in-4.'' Br. iHain 14436] Audin nro. 126. 75.
15 ff. n. eh. et I f. bl. Caract, ronds ; 35-36 lignes par page.
Au recto du prem. f., en haut : C Proemio di frate Hieronymo da Ferrara dellordi 1 ne de pdicatorì nella
expofitiòe del pfalmo. ixxviiii. | Tradoclo in lìngua fiorentina da uno fuo familiare. | À la mème page. 1. 2(5-28
rintitulé cité plus haut. Le texte finit au verso du f. 15, 1. 34-25 ; .... per glinfiniti feculi de feculi Amè. |
FINIS. I puis l'impressum.
Très bel exemplaire grand de marges d'une des plus rares cditions italiennes.
196.— (L FRATRIS HIERONYxVIl SAVONEROLAE | FERRARIENSIS ORDI-
NIS PRAEDI I CATORVM DE VERITATE | PROPHETICA, | DYALO-
GVS. I S. 1. ni d. (Florentiae, ca. 1495) in fol. Cart. [Hain 14339. Au-
din no. I4]. 100.
44 ff. n. eh. (sign, a-f) Gros caract. ronds, 33-34 lignes par page.
Le texte comraence au recto du prem. f. (sign. a), sous l'intitulé cité : G ARGVMENTVM. [d| EAMBV-
184
MONUMENTA TYPOGRAPHIQ.UE
LANTI IN SECESSV | Hieronymo, ftcumq; diuina meditanti : .... Il finii au verso du f. 43. 1. 25-27. L^VS
OMNIPO I TENTI DEO. | .FINIS. | •:■ 1 .\u recto du f. 4;: C .\duerte Lector errala in hoc Volumine. Et
Primo I C In Primo Q,ualerno. 1 Ces errala finissent au verso, 1. IO.
Celie édilion du fameux traile, évidemmenl la première, est restée inconnue lanl à M. .\udin qu à Hain,
seulcmenl M. Copinger en donne une descriplion plus exacle 11 la croil imprimée à Florence, cn 141)5.
Superbe exemplaire s. papier fori, grand de marges.
1 97. Savonarola, Girolamo. Expositio graduum S. Bonaventurae quibus ad
Fr.cent.
N." 194. Savonaroìa, Girolatno.
vitae spiritualis apicem ascenditur. Acced. Oralio Philipp! Cioni. S. 1. iFlo-
rentiaej I497- in-4-'' Avec 2 pet. initiales. Br. iHain 14450I. 30. —
8 ff. n. eh. (sign. a) Caraclères ronds : 34-35 lignes par page.
F. a recto: C Fra'.er Hieronymus de Ferrarla ordinis Predicalo:!. Ma | gnifico i Clarillimo Equiti lurifq;
conlullo Domino .\ga | menoni (sic) Marfcolo de Caluis palrilio Bononienfi. & ce. | f. a 3 verso : DEO
GRAII.^S. i f. aiiii : O Philippo Cioni notaio fiorentino alle deuote Monache ] di fancla Lucia dello ordine
di fanclo Domenico di Firèze. | A la fin de ce traile, f. 7 verso: .... Anno | Jiii .Mcccclxsxx | vii. al
me I fé di Fé 1 bra | io | - | - 1 Le dern- f. est occupé d'un poème italien :
G Viua uiua in noftro core.
Chrifto Re duce & Signore.
A la fin, f. 8 verso : - ; - LAVS DEO - \ -
Exemplaire bien conserve d'une impression de la plus grande rareté.
igS. — CE Fra Hieronvmo da ferrata feruo in utile di lefu chrilto \ alle luore
del tertio ordine di fan Domenico decte uulgarmè | te di annalena che
habitano nel monaderio difanctouincen | tio in Firenze & atucte le ahre fuore
& perfone diiiote tSc de | fiderofe di hauere da lui lettere exhortatorie,
gratia & pace I & gaudio in fpirito fancto. | S. 1. ni d. [Firenze 1497.: in-4.°
Avec une pet. init. Br. [Hain 14468] Audin no. 122. 23. —
) Pf n. eh, sans sign. Caraclères ronds; 33 lignes par page.
Le litre, à la lète du prem. f. est immédialcment suivi du lexle, doni la fin est confue cn ces termes (f. 3
FIRENZE — FOLIGNO 185
Fr.cenl.
verso:) Data in Firenze in fan Marco Addi. xvÌÌ. | doctobre. M.CCCCLXXXXVK. Amen. | Puis : G Quefte
fono dieci Regole da obferuare allempo delle grà ] de iribulatloni .... f. 4 verso . . non fi conuer ] tano
anzi diuenlano peggiori. |
Impression fort rare.
199. Savonarola, Girolamo. ([ Operetta del amore di lefii Compoftada |
frate Hieronimo da Ferrara. | S. 1. ni d. (Firenze 1402) in-4." Avec 2 bel-
les figures grav. s. bois. Cart. Audin nro. 36. 150. —
20 ff, n. eh. (sìgn. a-c) Caract. ronds ; 33 Hgnes par page.
Au recto du prem. f. l'intiiulé en caract. goth. et un superbe bois. 99 s. S6 mm. ; le Christ en croix, la
Vierge, St. Jean et Ste. Madeleine agenouillée. Le verso est blanc. Le texte commence au reco du 2. f. :
C Tractato dello Amore di lefu Chrifto comporto da | Frate Hieronymo da Ferrara dellordine de frati pre-
di I calori Priore di fan Marco dì Firenze, j Au recto du f. 17 un autrc bois légèrement ombre, 60 s. 55
mm. : le Christ en croix, la Vierge al St. Jean. Au verso du f. 20: .... p | infinita fecula feculorum.
Amen. [ C Fini?.
200. — Comincia la expoiltione difrate Hieronymo da Ferrara fopra elpfal | mo
Ixxix. Qiii regis ifrael per modo di oratione & prima fopra eltitulo. ] S.
1. ni d. (Florence 1496) in-4^ Avec 2 magnifiques figures grav. s. bois
et quelques petites initiales s. fond noir. Cart. [Audin no. 125Ì. 150. —
IO ff. n. eh. (sign. a-b) Caract. ronds. 45-4'3 lignes par page.
Au recto du prem. f., en haul, joli bois au traìt, 48 s. 57 mm, : à gauche lauteur assis derrière son pu-
pitre et écrivant. à droìt un armoir de livres et deux pupitres de chceur. Ce bois est flanqué de deux pe-
lits listels ornem. s. fond noir. Au dessous : Proemio di frate Hieronymo da Ferrara dell'ordine de pdica-
tori nel j la expofitione del pfalmo .Ixxix. Tradocto in lingua fiorentina da uno | fuo familiare. | A la méme
page, 1. 21 et 22 commencement du texte sous l'intitulé cité. Le texte finit au recto du f. io, 1. 12-14 :
Finito elpfalmo difpofto per frate Girolamo 1 da Ferrara de frati predicatori | AMEN ) Le verso est orné d'une
magnifique figure grav. s. bois au Irait, 9H s 87 mm. : deux moines dominìcains entrani, à gauche, dans
le vestibuie d'un couvent, sont refus par l'abbesse et un nombre de religieuses ; le sol est en noir. et la
scène entière. superbe ilessin d'un artiste florentin, est renfermée dans une étroite bordure de feuillets sur
fond noir,
Bon exemplaire grand de marges, avec lemoins. La dernière page, qui faii voÌr quelques traìts de piume
(non sur le boisl, est raccommodée à la marge.
201. — Prediche. Firenze, ad instantia di Ser Lorenzo Violi, 1496. [Hain
*I4382] Audin no. 68. i 00. —
Exemplaire incomplet. Anc. reliure d'ais de bnls, dos en veau. Les ff. 58-bI et un morceau du f. 57 ont
été enlevés parla censure, et un long pas^age (de f. 57 verso et f. 62 recto) a été noirci. Q.uelques notules
manuscr. ; la rei. est un peu fatiguée.
FOLIGNO (1470).
Emilianus de Orfinis et Johannes Numeister (1470).
202. Aretinus, Leonardus Brunus. LEONARDI ARETINI DE BELLO |
ITALICO ADVERSVS GOTHOS i (À la fin:) Hunc libellum Emilianus
de Orfinis (sic) Fulginas | & lohannes Numeider theutunicus (sic) : eiufqj
fotii I feliciter imprei'ferunt Fulginei in domo eiufdè | Emiliani anno do-
mini Millefimoquadringète | lìmofeptuagefimo feliciter. | (1470). in fol.
Rei. [Hain 1558]. 700. —
1 i, bl.. 72 ff., I f. bl. (manque) sans signalures, ni cfaiffres ni rédames. Caraclères ronds. 29 ou 30 11.
par page.
L'intitulé cité, qui se trous'e à la téle du recto du 2 f., est suivi du texte : ( )TSI LONGE lOCVNDIVS |
r86 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenr.
mihi fuifTet Italie Le texie finii au recto du 73. f., I. 23 : anni Decimiociaui hnius (sic) belli | Suii
l'imprcssum clté.
Edilio princeps rarissima.
C'est le premier livre imprimé à Foligno par Jean Numeister, disciple de Gutenberg, qui lui resta fidèle
ju^^qu'à sa mori (1^6^).
LEONARDI ARETINI DE BELLO
ITALICO ADVERSVS GOTHOS
TSI LONGE lOCVNDIVS
miblfuLflct Itali^ felicitate-^ clades
referrc :tnquia tempora Tic tulerunt
fcquemur gCnos fortune mutabilità/
tem Gothorumq? inuafionem SCbellS
quo Italia tota p^ne euerfa fuit:in bis
libris clercribemus- Dolorofam ^fedo materiam rfed
prò cognitione illorum tcmporum necefìTariam-
N." 202. Aìciiuus, Leoni) iius Bìidius.
Il y a deux tirages de cet ouvrage : notre exeroplaire est du premier, oii l'on trouve les deux trreurs:
hnius au lieu de huius dans la dernière lìgne du lexte, et OrHnìs au lieu de OrHnis (dans l'ìmp'essrm) (l).
Sauf qq. taches d'eau et piqùres, cKemplaire pas mal conserve, grand de marges. ^'enle Sunderlaid :
I.5ir. 1 ( — Fi. I10{»
203. MassoriUus, Laurentius. A\RE\\I SACRORWM , HV.MXORWM
OPVS. [ Impressum Fulginiae per lohanneni Simonem et \'incentium Caii-
Hanc libellum Emilianus de Orfmis Fulginas
se lobanncs Numeiftcrtbeutanicus; eiuf^fotii
fclicitcr imprclTerunt Eulginei in domo Ciufdè
Emiliani anno domini A^iUcfimoquadringètc/
fimoreptuagerimo Fcliciter*
N." 202. Arcfifius, Leonardìis Ihunus.
tagallos, 1547. gì*. i»>8." Avec une grande tìgure grav. s. bois s. le titrc,
nonibreuses initiales s. fond criblé et la niarque typograph. Dérel. 25. —
2 fi', n. eh., 22H If. eh. et 2 ff. bl. Gros caruct. italìques. Le recto du prem. f. eniièremcnt grave s. bois,
fait vùir. en haut. un beau bots ombre, no s. Qt mm. .- le Chrisi en croix. la Viergc et St. Jean ; cn bas
le liirc cité. Le lexte est précède du poème dédicatoire adrcsse au Cardinal Rodolfo Pio di Carpi, et de
quelques distiques des amis de l'auteur. Au vcrsd du dern. f. la marque typograph.
Beau volume tròs rare.
(1) V. tìiblioJiUa II, pp. 24-26.
FOSSOMBRONE — FRANKFURT a/M.
187
'mm'
e Ad racratifliniain «rarcam maiclìatem, libri de
die paiTionis domini noftn Icfu Chriftì dedicano.
C PaulusdeMiddelburgo,dei & apoftolicx fedis
grana cpifcopus forofemproniéfis/eremflkno roma
norum regi Maximiliano imperatori eledo femper
augufto foehcitatcm optar.
Ogitanti mihi Maximiliane rcx i
dytecuinam principi lucubratiu
culas mea^ de die palTionis domini
noftn lefu Chriftì confcnptas de/
dicarem ,uenit in mentem quod li
^,^,„ pridema ueridicis Si fide dignis ac
cepi,tc in lucemhuius mundi pnmumfuifTezditum
ipfo'die quo Chriftì faluatoris paflio a chnflianij re.
coIcbatur,quem diem ueneris fanftum appellaat:cii.
ergo dies l'fte a diuina prouidentia fuerit dicatus gc
rao tuo,xquumatq} honeftumputauilucubratiun/
culas méas de codem die cófcriptas(quafi tuo genio
congruentes)eidem dedicare.ad quod accedit , quia
apudprifcos.dies natalis regis a populoobferuariK
fefta deuotione ac ftrenis celebrari folet ,cum ergo
non modo natalis mei foli princeps exiftas,& lunio
risnoftriducisauus.uerumetiam romanorù &ger
manorù rex,quinimmo totius chriftianx reipublici
imperator,Chrifticj) faluatoris paflionis culto rpra;ci
puus femper fuifti,uifa eft mihi tua maieftas appri-
me digna cui hanc noftram lucubratiunculam quafi
ftrena natali eiuscófentaneà dedicaremifolentenim
A
N." 205. Middelbiirgo, Paulus Gennaiius de.
t88 monumenta TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
* FOSSOMBRONE (1513V
204. Castiglione, Baldassare. BALTHASARIS CASTÌLIONII | AD HEN-
RICVM ANGLIAE REGEM | EPISTOLA DE VITA ET GES 1 TIS GVI-
DVBALDI I VRBINI \ D\'CIS. | (À la Hn :) C" Impreffum Forolempronii
per Octauium Pe- | trutium ciuein Forolempronienfeni. Anno \ Domini
.M.D.XIII.IIII. Calèdas Au | gufti .... (151 3) in-4,^ Avec une belle init.
s. fond noir. Cart. 40. —
15 ff. n. eh. et 1 t. bl. Beaiix caract. ronds.
C'est le second livre imprimé à Fossombrone. petit volume qui était déjà extrèmemcnt rar;. lorsque Gae-
tano Volpi le fit réimprimer dans l'^dition des Oeuvres de Castiglione. 1733. Il n'est pas moins remarquablc
par san contenu historique. (Guìdobaldo était l'ami personncl de l'auieur). — .\ la fin un cpigramme :
Chriftophorus Pierìus Gigas Canonicus Forosempronius autori.
Bel exemplaire grand de marges, provenant de la bibliothèque des petiis-fils de Pauteur.
205. Middeljjurgo, Paulus Germanus de, Paulina de recta paschae cele
bratione : et de die passionis domini nostri lesu Christi : (A la fin :) ([_
Impressum Forosempronii per spectabilè virù Octauianù petrutiù ciuè Fo-
rosemproniésem ìpressoriae artis peritissimù Anno Domini. M.D.XIII. die
octaua lulii. etc. {1513). Avec deux belles bordures, les armes pontiticales,
la marque tvpogr. et de nombreuses initiales gravées en bois, sur fond
noir. D.-vél. 125. —
L"auteur. né à Middelburg. en 1445. évèque de Fossombrone, met au devant de son ouvrage 7 lettrcs
adressées à Leon X. à l'empereur Maximlieit et a., où il plaìde avec fen'eur pour la reforme du calendrier.
— Ouvrage d'un grand intérèt sous le rapport tvpographiquc, à cause de la beauté de l'impression, et aussi
à cause des bordures et des vigneltes sur boi^; dont il est orné. Les calendriers sont ìmpr. en rouge et noir.
C'est. dailleurs. la principale production de l'imprimerie établie à Fossombrone par Ottaviano Petruccì, à
qui 1 on doit l'invention d'une méthode nouvelle alors d'imprimer la musiquc. La première pirtie de ce beau
volume a des signaturcs de a-s par H et t par 10; la seconde ju^qu'à GG iiij. suivi d'un dcrnier.f. au verso
duquel se lit la souscription accompagne'e de la marque de l'imprimeur. Au %-erso du tilre. qui est imprimé
en capitales, se volt le privilège accordé par Leon X. — Ex-libris ancien; la reliure est peu endomm.
FRANKFURT a/AL (1478).
206. Amman, Jost. Bibliorum vtrivsque Testamenti icones, svmmo artificio
expressae etc. adeoque doctis & venultis Carminibus exornatae etc, nunc
primum editae [per Phil. Leonicenim]. Francofvrti apvd Georgivm Corvinvm,
impensis Hieronymi Feyerabend. M.D.LXXI. (i57i.)pet. in-8." Avec deux
armes et 200 fìg. emblémat. gr. s. bois par J. Amman., maroquin rouge
foncé, d. d. dent. et. tìl. int., tr. d. \Pagihi)ìi]. 200. —
Magniiìque exemplaire de ce recueil des beaux bois «'e Jost Amman dans une jolie reliure moderne. Les
vers latins qui accompagnent les tìgs. sont de Conrddus Weis, doni il y a de plus un Epigramma in
Weissortim fjmilije insignia. Louvrage est déd'é lojnni Fìchardo Reip-.iblicae Francofurdianae advocato.
207. Hutten, Ulrich von. l'iriclii Hutteni equitis germani Opera poetica, ex
diversis illius monunientis in unum collecta. (.\ la tìn :) Anno. M.D.XXXVIII.
(Francofurti, Christ. Egenolph, 1538) in-8." Avec une ligure satyrique grav.
s. bois. \'eau pi., joliment dorè s. les plats et le dos.
147 ff. n. eh. Caract. ita!. Première cdition des pocsies faite par Eobanus Hessus. Contenu : Hpigrammata.
In tempora lulii li satyra. Ad Maximilianum Imp. exhorlatorìum. De piscalura \'enetorum. Marcus. De non
dcgjneri statu Germanorim. Epistola Italiae ad .^laximtlanum. Responsoria Maximiliani aut. Hello Eob. Hesso.
Ad Card. Adrianum prò Capnione inlerccssio. Triumphus Capnionis. Panegyricus in laudcm Alberti Archeptsc.
Moguntini. In Pepcricorni vitam et obitum. O'uriiT Nemo. Vir bonus. De arte versificatoria. — Bel exem-
plaire. Timbre de bibliothèque.
(A stiivre).
iqj-900. Firenze. Tipografia L. Franceschini e Ci - Via dell'Anguillara, |8
I
^ .^Ka .«Jfcfc J^to gJfc- ^Jfc- Jfct .Jte,cJÌfc> £
Volume II
Settembre-Ottobre 1900
Dispensa 6"-;
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LECCATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
Umberto I il Buono, secondo Re d' Italia.
[Nato a Torino il 14 marzo 1844. — Morto a Monza il 29 luglio 1900I.
Son già trascorsi tre mesi clall' infausto giorno
in CHI la mano sacnleoa d' uno sciasfurato senza cuore
e senza patria ha tolto al trono e alla vita
UMBERTO I il Buono;
ma ugualmente intensa e vivissnna è la mestizia colla
quale partecipiamo al profondo cordoglio dell Italia che
piange la perdita del nobile, leale, magnammo e giusto
suo Re ed al dolore di tutto il mondo cnile che si
sente colpito nei più sacri ed alti ideali.
Sicuri d' interpretare il pensiero dei lettori e dei
collaboratori della Bibliojìlia, mandiamo alla Regina
Madre e agli Augusti Soxrani d' Italia i sensi del più
profondo nostro cordoglio e dell' inalterabile nostra
devozione e venerazione.
29 di ottobre igoo.
LEO S. OLSCHKI.
CRONACA FIGURATA FIORENTINA
La Cronaca figurata fiorentina del British Museum
e un disegno inedito di Maso da Finiguerra
Giorgio Vasari nel Proemio della opera sua, ha un brano tra i più felici nello stile^
e sfavillante di verità nelle idee giustissime che egli vi esprime con la passione di un
fervente apostolato, le quali io vorrei scritte a caratteri d' oro in ogni museo e in ogni
monumento e stampate nel cuore di ogni eletta persona.
« Soleano gli spiriti egregi — scrive il biografo aretino — in tutte le azioni loro
per un acceso desiderio di gloria non perdonare ad alcuna fatica, quantunque gravissima,
per condurre le opere loro a quella perfezione, che le rendesse stupende e meravigliose
a tutto il mondo ; né la bassa fortuna di molti poteva ritardare i loro sforzi dal per-
venire a sommi gradi, si per vivere onorati, e si per lasciare nei tempi avvenire eterna
fama d'ogni rara loro eccellenza. Ed ancora che di cosi laudabile studio e desiderio fos-
sero in vita altamente premiati dalla liberalità de' principi, e dalla virtuosa ambizione
delle repubbliche, e dopo morte ancora perpetuati nel cospetto del mondo con le testimo-
nianze delle statue, delle sepolture, delle medaglie, ed altre memorie simili ; la voracità
del tempo nondimeno si vede manifestamente, che non solo ha scemate le opere proprie
e le altrui onorate testimonianze di una gran parte, ma cancellato e spento i nomi di
tutti quelli che ci sono stati serbati da qualunque altra cosa, che dalle sole vivacissime
e pietosissime penne degli scrittori. La qual cosa più volte meco stesso considerando e
conoscendo non solo con l'esempio degli antichi, ma de' moderni ancora, che i nomi
dei moltissimi vecchi e moderni architetti, scultori e pittori, insieme con infinite bel-
lissime opere loro in diverse parti d'Italia si vanno dimenticando e consumando a poco
a poco, e di una maniera per il vero, che ai non se può giudicare altro, che una certa
morte molto vicina ; per difendergli il più che io posso da questa seconda morte, e man-
tenergli più lungamente che sia possibile nelle memorie dei vivi, avendo speso moltis-
simo tempo in cercar quelle, usato diligenza grandissima in ritrovare la patria, l'origine,
e le azioni degli artefici e con fatica grande ritrattate dalle relazioni di molti uomini
vecchi, e da diversi ricordi e scritti lasciati dagli eredi di quelli in preda della polvere
e cibo de' tarli, e ricevutone finalmente e utile e piacere, ho guidato conveniente, anzi
debito mio, farne quella memoria che il mio debole ingegno ed il poco giudizio potrà fare ».
Ho detto che coteste parole non vorrebbero essere mai abbastanza ricordate dagli
studiosi, poi che nella assenza miserevole di ogni rinnovellatore di antichi fasti artistici
ed in quella ancor più triste di ogni speranza e di ogni possibilità di averne, mi sembra
assai bella e nobil cosa rievocare le grandi pagine della nostra storia e ricercare con lena
ininterrotta le varie particolarità che accompagnarono il trionfo d' un artista, e indagare
le più riposte ragioni di un'opera d'arte.
E non pure de' maggiori, degli elettissimi, io vorrei si trattasse, ma ancora e più
degli astri relativamente minori del cielo dell'Arte, desidererei si ricercassero le contin-
192
STANISLAO FRASCHETTI
genze della vita e le fonti del sapere, in quanto i nostri predecessori se credettero utile
e decoroso cantar laudi magniloquenti ai sovrani dell'arte, poco o punto si curarono di
I~ig. I. — Ptìic- del Fiiiìgiieria.
iDalta fotografia Alinarh.
tramandare ai posteri le tradizioni degli ingegni a quelli inferiori che pure servono mi-
rabilmente alla completa conoscenza di tutte le faccia e di tutti gli aspetti di quella
grande e bella cosa che è l'arte italiana.
CRONACA FIGURATA FIORENTINA 193
Non già che tutte le particolarità della vita e delle opere dei grandissimi siano
state disvelate e illuminate alla luce della critica imparziale e aliena dagli ardori apologe-
tici, che molto v' è da compiere anco per quelli, ma intendo dire che studiando le opere
di quelli ingegni i quali se non assursero alla sublimità furono però ugualmente rivela-
tori di novelle sorgenti di vita e di bellezza, si potranno pili facilmente comprendere
taluni aspetti delle idealità dei geni e rifulgeranno di più meravigliosa aureola le
glorie loro.
Ed è però che non istimo inutile occuparmi ora di un ingegno vivido e operoso
il quale se non ha lasciato gran copia di opere e una eco sonora di fama, ha non per-
tanto nobilitate come nessun altro mai le arti cosi dette minori che hanno pure tanta
grazia e formarono tanta parte delle compiacenze estetiche de' nostri antichi.
Di Maso da Finiguerra cosi scrive il Vasari nella sua Introdiiiione alle tre arti del
disegno [i): « Di niello lavorò mirabilissimamente Maso Finiguerra fiorentino, il quale fu
raro in questa professione, come ne fanno fede alcune paci di niello in S. Giovanni di
Fiorenza, che sono tenute mirabili. Da questo intaglio di bulino son derivate le stampe
di rame, onde tante carte italiane e tedesche veggiamo oggi per tutta Italia ».
E pili avanti, nella Vita di Antonio e Piero Pollajoli : « Era in questo tempo me-
desimo un altro orefice chiamato Maso Finiguerra, il quale ebbe nome straordinario, e
meritamente ; che per lavorare di bulino e fare di niello non si era veduto mai che in
piccoli o grandi spazj facesse tanto numero di figure, quante ne faceva egli, siccome Io
dimostrano ancora certe Paci lavorate da lui in S. Giovanni di Fiorenza, con istorie mi-
nutissime della Passione di Cristo. Costui disegnò benissimo e assai, e nel libro nostro
v' è di molte carte di vestiti, ignudi, e di storie disegnate d'acquerello ».
E ancora dopo, nella vita di Marcantonio Bolognese : « 11 principio dunque del-
l' intagliare le stampe venne da Maso Finiguerra fiorentino circa gli anni di nostra sa-
lute 1460; perchè costui tutte le cose che intagliò in argento per empierle di niello, lo
improntò con terra ; e gittatovi sopra solfo liquefatto, vennero improntate e ripiene di
fumo ; onde a olio mostravano il medesimo che l'argento : e ciò fece ancora con carta
umida e con la medesima tinta, aggravandovi sopra con un rullo tondo, ma piano per
tutto ; che non solo le faceva apparire stampate, ma venivano come disegnate di penna ».
E questi sono i soli cenni che il biografo aretino ci abbia tramandati sul valentis-
simo orafo; e pochi altri ne dà Benvenuto Cellini nel suo trattato dell'oreficeria (2). Dal
(1) Delia pittura, cap. 19.
(21 « Maso Finiguerra fece l'arte sùlameme dello intagliare di niello; questo fu un uomo che mai non ebbe nissuno para-
gone di quella cotale professione, e sempre operò servendosi dei disegni del detto Antonio....
t. Martino (Schongauer) fu orefice e fu oltramontano, di quelle città tedesche. Q.uesto fu un gran valent' uomo, si di di-
segno e d intaglio di quella lor maniera. E perche già e' si era sparso la fama per il mondo di quel nostro Maso Finiguerra, che
tanto mirabilmente intagliava di niello (e si vede di sua mano una Pace con un Crocifisso dentrovi insieme con i due ladroni, et
con molti ornamenti di cavagli e di altre cose, fatta sotto il disegno di Antonio del Pollaiuolo già nominato di sopra, et è in-
,04 STANISLAO FRASCHETTI
Rinascimento non ne troviamo altro ricordo se non nell'opera diligente del Baldinucci
su l'arte dell'intagliare in rame(i) :
« Quest'arte — scrive lo storico del Seicento — che da' buoni autori del nostro
tempo è riposta fra' Chiari scuri o Monocromati che dir vogliamo, ebbe suo principio nel
secolo del 1400, nella Città di Firenze mediante la persona di Maso Finiguerra Orefice
e Argentiere, Scultore e Intagliatore che riusci valoroso non meno nel modellare di tondo
e mezzo rilievo che in lavorare di Niello ».
E altra notizia ne da il Baldinucci medesimo in altro luogo (2), ampliata questa volta
da un coniente di Marca Manni :
« Maso Finiguerra Fiorentino scultore orafo e inventore dell' intaglio in Rame.
Discepolo di Masaccio, fioriva nel 1450 ».
Ed ecco la nota del Manni : « Altrimenti Tommaso de' Finiguerri il quale alla De-
cima è ascritto sotto il Gonfalone Ferza nel Quart. di S. Spirito, ed ha quattro figliuoli ».
Ma il cementatore del biografo secentista aggiunge anche quest'altra nota ai cenni
su l'artefice: « Se fioriva nel 1450 non ben si spiega ciò nel Proemio dell'Opera del-
l'intagliare in rame, ove si dice che l'Arte ebbe suo principio nel 1400 mediante la
persona di Maso Finiguerri Orefice ecc, e meno si verifica qui quando noi sappiamo che
nel 1424 egli era già morto. In ser Jacopo di Silvestro Notajo Fior, abbiamo: D. Ni-
colosa filia olim Tomaxii Finiguerrae de Finiguerris uxor Manni quond. Benincase Man-
nucii Legnaiuoli pop. Sanctae Felicitas ».
iVIa certo il comentatore è caduto qui in un grosso equivoco scambiando la per-
sona d'un parente dell'artista con l'artista medisimo e ciò tanto pili in quanto nelle
Delizie degli Eruditi Tostcìii troviamo distinta la famiglia Finiguerra Finiguerre o Finiguerri
negli anni 12 18, 36, 59, 84, 1302, 81 e 'è.i).
Altra notizia di Maso si trova in una lettera scritta da Baccio Bandinelli ad un suo
compare nella quale si parla delle porte di San Giovanni condotte dal Ghiberti (3) ; « Ma
nel fare li giovani si feciono tanto valenti, che 1' uno fu Maso Finiguerra, l'altro Desiderio
(da Settignano) Piero e Antonio del Pollajuolo e Andrea del Verrocchio, tutti valenti e
pittori e scultori ».
E Benvenuto Cellini nel Proemio del Suo Trattato (4) parlando di Antonio del Pol-
laiolo e di alcuni suoi seguaci riporta la notizia seguente: « A questi s'aggiunse Maso
tagliata e niellata di mano del detto Maso: questa è d'argento in nel nostro bel San Giovanni di Firenze); oia questo valen-
te uomo tedesco, nomato Martino virtuosamente e con gran disciplina si misse a voler fare la detta arte del niello....
« E se bene quando io andai a imparare l'arte della oreBceria, che fu nel mille cinquecento quindici, che così correvano
gli anni della mia vita, sappiate che la detta arte d' intaglio di niello si era in tutto dismessa : ma perchè quei vecchi, che an-
cora vivevano, non facevano mai altro che ragionare della bellezza di quest' arte, e di quei buoni maestri che la facevano, e sopra
tutto del Finiguerra ; e perchè io ero molto volenteroso d' imparare, con grande studio mi messi a imparare, e con i begli esempli
del Finiguerra io detti assai buon saggio di me ». Benvenuto Cellini, / traitjtti deli' orejicertd e della scultura. Lcmon-
nier, 1857, pagg. 7, .2, 13, 14.
(1) Filippo Baldinucci, Comincìjmeitto e proi^resso dell' arie d' intjglìjre in rame colìr vite di molli de' fili eccel-
lenti maestri della stessa professione.
(2) Filippo Baldinucci, Delle Notizie de' Professori del disegno. Edizione acctesciuta di annotazioni del Signor Do-
menico Marca Manni. Firenze, 1767-1771, tomo IV, pag. I.
13) Pietro Zani, Lettere pittoriche, pagg. 74 e 75.
(4) Benvenuto Cellini, Trattato dell' Oreficeria. Firenze, 15ÓS, foglio i retro.
CRONACA FIGURATA FIORENTINA 195
Finiguerra, il quale valendosi de' disegni d' Antonio predetto attese senza paragone a
intagliare di niello ».
In merito poi alle relazioni artistiche tra il Pollajolo e il nostro Maso possiamo
aggiungere come complemento questo cenno contenuto nei Di\ciiiiali di Filippo Baldi-
nucci : « Avevano i Consoli dell' Arte de' Mercanti date a fare a Maso le Storie dell' aitar
d'argento pel Tempio di S. Giovanni : ma avendo poi questi riconosciuto il Pollajuolo in
disegno e diligenza a lui molto superiore vollero che ancora esso a concorrenza dal Fi-
niguerra molte ne lavorasse «.
E queste poche sono tutte le notizie che gli antichi storici dell'arte ci hanno tra-
mandato su '1 finissimo orefice fiorentino. Dai documenti pubblicati dal Gaye (i) abbiamo
però qualche altra notizia, di maggiore importanza, relativa ai suoi dati biografici.
Il primo di codesti documenti è una denunzia autografa dei beni di Antonio Fi-
niguerra, padre del nostro Tommaso, data nel luglio 1427 agli ufiziali del catasto fioren-
tino. L'atto è importantissimo poiché oltre al contenere parecchie notizie su i consanguinei
dell'artista, vi si precisa che questo nel luglio 1427, data del documento, aveva « detà
danni i. mesi 5 » ; cioè era nato nel febbraio del 1426 (2).
Questo, riguardo alla data della nascita ; in quanto a quella della morte un altro
documento rinvenuto dal Gaye reca nuovo lume agli studiosi. Cotesto atto è il testa-
mento di Antonio Finiguerra redatto dal notaio Ser Simone Grazzini nel giorno 1 3 di-
cembre 1464, dal quale si apprende che il nostro Tommaso in quell'epoca era già
morto (3).
(1) Gaye, Carteggia inedito d' jrtisti, voi. I. pag. Ili e seg.
(2) u Antonio di tomaso finiguerra orafo, quartiere di S. M. Novella, gonfalone del unichorno, populo Sca. Lucia dogni-
santi, ò di prestanzone mi tocha i mìa parte s. 7. lo; e ora qui da pie recherò tutti i mia beni encharichi.
l'na chasa, posta in borgo dognisanti. diomaserizie per mio uso e per mia famiglia chonfini : prima via, sechondo salvi
dandrea lavatore, 3° frati dogni santi, 4° picro.... bachaio, 5" giovanni di iachopo bonachorsi orafo.
E più ò avere da Bartolomeo di tomaso finiguerra, mio fiatello, fior, ii, quindo io dividerò: che ne fo pocha stima.
In su la botega nonno nula, che sono chonpagnio di Sandro di Giovanni e dantonio di veneri, orafi.
Incarichi ;
Io antonio di tomaso sopradetto detà danni 34
Mona antonia mia donnei detà danni 20, mese 6
Tomaso mio figliuolo detà danni i " 5
La nanna mia figluola detà danni 3 » 6
Mia debiti ;
Buto di nicholo, proveditore dello siedale dell'arte di porta S. Maria, di avere da me in due partite fior. 204.2.
Ei chomune avere da me di prestanzoni vechi e nuovi e residi, in luto mi tocha i mia pane fior. 3.
Io .\ntonio di tomaso ò fato di mia propria mano questa iscrila a di.... di Luglio 1427 ».
(.\rchivio delle Decime, Quartiere S. M. Novella, Gonfalone Unicorno). Gaye, Carteggio inedito d' artisti, voi. I, pag. tu.
(3) « 1464, 13 dee. .\ctum florentie in populo S. Marie maioris de florentia, presenlibus testibus Nardo antonii da maiano
et Simone francisci legnaiuolo etc.
<. .\ntonius q. Tommasii finiguerre populi S. Lucie omnium Sanctorum de florentia, sanus mente et corpore suum nuncu-
palivum condidit testamentum.
.. Corporis sepulturam elegit in ecclesia omnium Sanctorum de florentia. In omnibus autem suis bonis instituit. Franci-
scum et Slefanum cius filios legitimos, et pierantonium eius nepolum, natura e\ Toramasio eius filio premortuo. Tutores autem
dicli eius nepotis reliquit dictos Franciscura et Slefanum » (Archivio Generale). Gaye. Carteggio inedito d' Artisti, voi. I, pag. 113,
196 STANISLAO FRASCHETTI
Altre notizie della famiglia Finiguerra si hanno nelle note del Gaye e in altri
documenti d'archivio pubblicati dal Colvin. Sappiamo ad esempio che nel 1433 la l'ami-
glia di Antonio era cresciuta di cinque tìgliuoli di cui il maggiore aveva venti anni ed
il minore tre. Nel 1437 egli si trovava in bottega in compagnia di Rinieri di Giovanni
Manni e il figliuolo « Tomaxo » era compagno di « piero di bartolomeo di sali » ( 1 ). La
moglie di Tommaso era una « Piera Domenici Johannis Domenici presta ronzini » co-
me risulta al Gaye dagli Spogli del Migliore.
Finalmente altri documenti riportati nei Ricordi sforici di Ciiio di Filippo di
Cina Riiiiiiciiii (2) informano su alcuni knori di importanza secondaria condotti da
Tommaso Finiguerra.
Il gentilissimo nìellatore fiorentino quando condusse la « Pace » del bel San Gio-
vanni, come si rileva dai documenti pubblicati, contava a pena ventiquattro anni di età.
(l) « Dinanzi auo) sìgaorj vficiali della nuoiia gravezza si raporta per me Antonio di tomaxo finiguerra indetto ghonfalone....
u Sustanzie in prima
Una casetta posta in boigho ognisanij confinj aprirao vìa asecondo Giovanni di saluj lanatore di lana a 3" e fratj dognì-
sanij a 4" lorenzo dapoppj messo a 3" herede di nannj cino orafo nel quale abito...- Sono abottegha aliarle dellorafo in compagnia
con Rinierj di Giouanni Mannìj e sopra alle costienzie nostre giudichamo che abìamo più debito che mobile ìn detta bottegha e
grande famiglia ".
« La bottegha doue facciamo l'arte e delle Reda di Iacopo di bartolo ciachj vaiao paghiamo di pigiane fiorinj i^i.
lAnno 1457, S.ta Mar. Novella, Unicorno, Primo. N." verde 813. fol. I03. + S.a M.* N.* G.^ Liocorno).
« Antonio di tomaxo finiguerra horafo ».
n Sustanzie
Una casa per mio abitare posta in borgho ognisanl) confinj da p" via ij" Bernardo di piero horafo di iij" lorenzo da poppj
da iij" Giouanni di saluj del Grassi •>.
a Sustanzie e debìlorj di bottegha per lameta
1 rouanci (?) Ìn bottegha in compagnia dì Rinierj dì Giouanni manni nellarte dellorafo in nKtchatantia stimata fiorinj
c'^ Lxxx tocha mcza a Rinierj di Giouanni sopradetto e glialtri mczj ama perche alpresenie e'diuìdìamo enoii voglio fare più bot-
tegha fiorini 90.
Piero di Giuliano A'espuccj de dare a lire 4 per fiorino . tìorinj 12
Tomaxo di luigi bartolj " » fiorini 3
Giouanni di cario macingnj » » .... fiorinj 4
Chofcimo dantonio di ser tomas -> >» fiorinj 4
Cherico di lorenzo •> « fiorinj 14
Ant." dì maiiano » « . fiorinj 5
Mariano di uannj •> « fiorinj 3
Antonio dì tomaxo finiguerra deta danj. 6ì>
M*^ Antonia mia donna dannj . . M
Tomaxo mio figliuolo deta dannj . . .... 30
Franc*^ mio figliuolo deta dannj . . . Vè
Stefano mio figliuolo deta dannj . . if.
Piera donna dj tommaso —
« Tomaso mio figliuolo sopradelto e compagno di piero di bartolomeo disalj horafo e non a nulla dìcorpo e braghono
per meta ».
« adj 27 fcbrajo Recho ant." detto «.
jR Archivio di Stato, Firenze, Portale al Catasto. Anno 1451, S.ta Maria Novella, Unicorno. Primo, N." verde 705,
fol. 355. ft Yhs q. Sca M.* N." G." Liocorno, ijM. adj xiiij" dagosto.)
C01.VIN, op. cit pag. 22.
(a) Per cura di G. Aiaz/i. Firenze. »^\0, pag. 231.
CRONACA FIGURATA FIORENTINA
197
E in fatti nello « Spoglio del libro grande dell'Arte de' Mercatanti, )• segnato 1450. Z,
si trova questa nota :
« Pace d'argento dorata smaltata e nielata di peso di 0.35, d. i 1, si fa per la
chiesa di S. Giovanni per Tommaso di liniguerra orafo e se li paga a ragione di fior. 1
largo l'oncia; costò in tutto fiorini 66,1 ».
Pochi anni dopo, nel 1453 si diede a
fare per il medesimo tempio fiorentino di San
Giovanni, a Matteo di Giovanni Dei, orafo, una
seconda Pace d'argento la quale gli fu pagata
ventotto fiorini per intaglio, niello, doratura
e smalto.
La Pace del nostro Maso rappresentante
la Incoronazione della Vergine si trova ora nella
Galleria di Firenze.
Di codesta mirabile opera 1' artista con-
dusse due zolfi ; su uno di questi si compiacque
di tirar poi alcune prove su carta e come as-
serisce Adam Bartsch « à cet égard c'est à lui
qu'appurtient la gioire de la découverte de
l'impression des estampes » ( 1 ).
A Maso da Finiguerra si attribuisce infatti
universalmente la invenzione delle stampe, quan-
tunque qualche storico dell'arte straniera, opini
che codesta scoperta non sia dovuta al risultato
delle combinazioni e delle riflessioni dell' arti-
sta si bene soltanto ad un caso fortunato.
Comunque sembra che 1' artista abbia ti-
rato pochissime prove della sua opera su la
carta, tanto che ne conosciamo una soltanto,
la quale fu scoperta dallo Zani nel 1797 nel
Gabinetto Nazionale di Parigi (2).
La primissima stampa tirata con l' inven-
zione del nostro Maso presenta le stesse forme
della Pace del bel San Giovanni e vi si vede
la Vergine assisa sul trono e il suo divin figliuolo circondata da un coro di dodici an-
gioli di sei serafini e di dieci santi. Cosicché non si può aver più alcun dubbio su la
identità dell' opera.
Fig. 2. — Maso da Finiguerra.
(Disegno nella Galleria degli Uttìzi).
(1) Adam Bartsch. Le peintre graveur. Les vieKX maitres Ualt'pns. Vienna, l8n, volume XIII, pag. 155.
(2) PltTRO Zani, Materiali per servire alla storia dell' origine e de' progressi dell'incisione in ra)ne e in legno e spo-
si^ione dell' interessante scoperta d'una stampa originale del celebre Maso Finiguerra fatta nel Gabinetto Nazionale di 'Parigi
da D. Pietro Zani. Parma. 1S02.
iq8
STANISLAO FRASCHETTI
<5^
Ed ora diciamo un poco di Maso Finiguerra disegnatore per entrare nel merito del-
l'attribuzione fatta dal Colvin della Croimca tkl'irnta fioiriitiihi. Filippo Baldinucci nella
\\\a. di Maso cosi scrive della sua valentia nel disegno;
« Maso Finiguerra tìorentino di professione orefice, il quale disegnò tanto e cosi
bene d'acquerello quanto in quella età si
poteva desiderare. E che egli medesimo
moltissimo operasse in disegno, io stesso
posso esserne buon testimonio conciossia-
cosaché i soli disegni, che io ho veduto
di sua mano gran parte de' quali raccolse
la gloriosa memoria del Serenissimo Car-
dinal Leopoldo di Toscana sono per cosi
dire senza numero ed i migliori » .
Lo Zani contò nella Galleria di Fi-
renze ben cinqiiantasei disegni attribuiti a
Maso, i quali sono contraddistinti da ima
sigla formata da un grande asterisco : se-
gno che lo scopritore della stampa di Pa-
rigi attribuisce non all' autore si bene al
primo possessore dei disegni medesimi. Al-
cuni sono firmati ma facilmente si avverte
come la firma rimonti ad un'epoca po-
steriore.
Sidnev Colvin, conservatore del Ga-
binetto dei disegni e delle stampe nel Bri-
tish Museum, nel suo libro splendido per
ricchezza tipografica, per la profusione for-
s' anco eccessiva di riproduzioni fototipi-
che, talune di soggetto troppo laterale, e
coscienzioso per la diligenza delle ricerche
e originale per la sottile industria delle
argomentazioni, ha piiblicato alquanti di
que' disegni per metterli a riscontro della Cronaca fìgiirafa fiorentina ch'egli riproduce
intera dagli originali del British Museum medesimo (i).
11 confronto per il chiarissimo scrittore riesce senz'altro esauriente per determinare
l'autore della Cronaca nella persona di .\Iaso da Finiguerra. \'edremo ora se il suo giu-
Fig. 3. — ÌMaso da Finiguerra.
(Disegno nella Galleria degli Uffizi).
|I) .4 (lorentint Picttirc Chronicìc. hcil!; a sttics nf nitiely-nine Drj.riwjs rcpresenling sccnes ani pcrsoitdgcs 0/ ancicni
hislorr s-icred ani profane hy Maso Finiguerra reproiucei from llic originais in Ihc Brilish Museum hjr llie imperiai Press,
Berlin, nilh many minor illusirallons irawn from conlemporary sources ani a criticai ani iescriptive text by SlDSEV Colvin
M A , Keeper of Ihe Prinis ani Driwings in lite Brilish Museum. London, Bernard Q.uaritch. 1*98.
CRONACA FIGURATA FIORENTINA
'99
m-
%r
dizio possa resistere alla prova di una critica meno entusiasta e quel che più monta av-
valorata'"^a altri importanti elementi.
La Croimcii fìtritm/j lìorciitiiid ]iublicata dal Colvin fu acquistata in Firenze prima
del 1840 dall'incisore Ed. SchaelTer di Heidelberg e p.issò nelle mani di John Ruskin
che la cedette al Museo britannico. Essa consta di novantanove fogli disegnati a penna
e acquerellati leggermente, rappresentanti scene di soggetto mitologico e biblico.
11 ciclo figurato s' inizia con Adamo ed Eva, con C]!aino e Abele, con Matusalem,
jubal e Tubalcain 1' inventore dei suoni e qui secondo un cartello inscritto in un serto
di fiori e di frutta : « tiniscie la prima e cominca secondda età » .
La quale è principiata
da Noè pensoso e assonnato r
tra i grappoli opimi e dalla
riproduzione dell'arca pro-
teggitrice, un immenso ba-
raccone inestetico formato
di assi inchiodate. Altri per-
sonaggi come Sem^ Cam,
Jafet, Heber, Nembrot, as-
sai larghi e decorativi, si
mostrano uniti in un foglio
che qui riproduciamo. Se-
gue la Torre di Nembrot,
la città di Babilonia con la
figura di Semiramide e Ni-
nive « dilìhata darre nino »
con la quale « finiscie la
schonda età e comincia la
terxa età ».
Ed ecco il sacrifizio
d'Isacco con erte roccie che
ricorda nella composizione
il bassorilievo di Lorenzo Ghiberti nella porta del bel San Giovanni ; ed ecco Giacobbe
ed Esaù che cede al fratello il famoso piatto di lenti sotto una splendida loggia del Rina-
scimento ed ecco Zoroastro, Inaco, Prometeo e Faraone. Segue il Trionfo di Giuseppe
eseguito naturalmente sul gusto dei trionfi fiorentini del Quattrocento ; e poi la città di
Atene e IVTosè sul Sinai col vitello d'oro eretto su una specie di candelabro fogliato. E
poi Giobbe ignudo con la corona in testa, Aronne, Caleb, Giosuè sotto le mura di Gerico,
Orfeo che tocca la lira. Saturno nella città di Sutri, Giove piantato nel mezzo dell' isola
di Creta, la Sibilla Persiana e il panorama della città di Troia.
In un solo quadro sono riuniti la Sibilla Libica, Gedeone, e la lotta tra Ercole e
Anteo; in un altro si vede la Sibilla Delfica dinanzi al « Templum in pacem », un cu-
riosissimo tempietto monottero. Seguono, sul fondo di una grande città, Teseo e la Amaz-
zone, poi la Sibilla Eritrea ed Ercole tra le fiamme ; il sacrificio di Jefte e il re Mida,
Fìs'.- 4. — lìlaso da Fiiiigucrra.
(Disegno nella Galleria degli Uffizi).
200
STANISLAO FRASCHETTl
V
Wi-
r»
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il tempio di Temi e poi ancora Mirra e Decaulione, Arianna, Teseo e il suo labirinto,
Minos ed altri molti personaggi tra cui è curiosissimo Apollo medico.
In quel vario e piacevole caleidoscopio passano ancora Esculapio e Macaone, Aga-
mennone e Menelao, il re Priamo e la regina Ecuba, Paride vezzoso e la bella Elena
sotto un tempietto che sembra lavorato da Donatello insieme alla famosa cantoria, Gia-
sone e .\Iedea, .Andromaca coi figliuoli disperata per la sorte di Ettore, Ulisse e Diomede,
Pirro che uccide Polissena su la
~'"''^ tomba di Achille, Pluto che rapi-
sce Proserpina sul carro ornatissimo
tirato dai draghi.
Samuele, Egisto, Assalonne,
le regine Bidone e Saba, Salomo-
ne, Giona, Samuele, Nabuccodono-
sor. Sansone, continuano il ciclo me-
raviglioso che dall'epopea greca at-
traverso il vecchio testamento passa
alla fondazione di Roma col vec-
chio re Numa Pompilio a cui si ac-
compagna il profeta Isaia.
Tutti gli eroi e tutti i sa-
pienti, tutte le scienze e le più care
leggende degli umani, passano e si
glorificano nel libro strano tra i
templi faraonici che ricordano le
curiosità febrili del Sogno di Po-
lifilo e su i trionfi mantegneschi
che piegano i candidi cavalli .sotto
la protlu\ie dei fiori. E i putti fio-
rentini alzano i festoni carichi su
le cimase ornate e le grazie delle
bifore toscane si delineano su le
rappresentazioni delle citt.i bibliche e sul mare s' incurvano le alate galee alle conquiste
memorabili. Le sibille oscure, coi capelli al vento e i manti regali recano l'oracolo agli
eroi possenti e i poeti toccano la mandòla su i troni d'oro ornatissimi. E i guerrieri
hanno il capo cinto di elmi gloriosi e le donne belle hanno turbanti orientali ornati di
gemme. Nel tempietto donatelliano dove i putti cantori si rincorrono in una danza gio-
conda, Elena sospira tra le braccia di Paride, dimenticando nell'ebrezza dell'amplesso
le sciagure della patria e l' offesa atroce del popolo suo. E i draghi spaventosi pieni di
vischio e di maleficio proteggono gli ardori del dio delle ombre e Didone si pianta il
pugnale nel seno sotto le mura fatali di Cartagine.
I compendi popolari delle idealità medioevali derivati da Orosio, Agostino, Eusebio,
Clemente d'Alessandria, Isidoro di Si\ ìj,1ìm, \incenzo di Beaiivais, suggerirono al disegna-
k\
Q
^jliVM^-
Fig- 5-
Disegno attribuito a Muso da Finigiierra
(nella Galleria degli L'ffi?il.
CRONACA FIGURATA FIORENTINA 201
tore le vaghissime composizioni come già le suggerirono a Giusto pittore nella cappella
di Sant'Agostino da Padova (i).
Or dunque Sidney Colvin ritiene la curiosissima Cmiiciiii disegnata intorno al 1460,
forse con l'intento di inciderla, da un orefice seguace di Donatello nelle forme orna-
mentali e realistiche e con qualche rapporto con Antonio del Pollaiuolo. Ed aggiunge
che in quell'orefice si debba riconoscere senz'altro Maso da Finiguerra. « Aut Finiguerra
ant Diabolus ! » arriva tìno ad esclamare, tanto è radicata la sua persuasione. la quale
poi più che dai dati biografici del gentile artista e dai documenti conosciuti, si basa su
la serie dei disegni degli Utìzi ascritta tradizionalmente a Maso, la quale, secondo l'autore,
presenta moltissime atlìnità con la CronaLd in quistione.
10 ritengo primieramente che non tutti i disegni degli Ufizi ascritti a Maso dalla
tradizione o da firme apocrife e posteriori, i quali vengono riprodotti dall'autore a so-
stegno della sua tesi, si possano attribuire con sicura coscienza all'artista fiorentino. E ciò
perché ditieriscono tanto gli uni dagli altri da lasciar ragionevolmente pensare all'opera
di più artisti. Alcuni hanno un carattere arcaico nelle pieghe degli abiti accennate con
timidezza e toccate lievemente all'acquerello ; i volti de' personaggi sono leggiadri, sereni,
pieni di calma e di blandizia e gli atteggiamenti sono composti, ingenui, posati.
Altri disegni al contrario sono più ampli e in essi le vesti cuoprono la persona
con maggior larghezza e sono più vigorosamente segnate e l'acquerello vi si addentra
sicuro, modellandole con più sicurezza e con più armonia. I volti hanno un'espressione
ferma e decisa e gli atteggiamenti sono sciolti, arditi negli ardui scorci.
Della prima categoria, quella che conserva un carattere più arcaico mi piace ripro-
durne alcuni (fig. 11, 111, 1\'), degli altri, riprodotti pure in abbondanza nel libro del Colvin
(num. 22, 2:;, 24, 25, 40, 64 ecc.) ne presento uno tanto per dar agio di avvertire la
grande differenza (fig. V). Degli uni e degli altri se ne trovano alcuni firmati « Fini-
guerri » con una firma apocrifa e posteriore.
11 disegno inedito che riproduco dall'originale del Gabinetto delle stampe della
Galleria Nazionale di Roma (fig. VI) firmato anche col nome dell'artista, può dar modo
di chiarire le quistione (2).
Quelle due ascetiche e semplici figure di pastori, dai lievi panneggiamenti dai
(I) Nel iSgS Adulto \*enturi, direttore della Galleria Naz orlale di Roma, ebbe in sorte di iitiuvare e di aL-quistare il
Irbto de disegni di Giusto pittore, preparato per le pitture ora distrutte della cappella di Sani' .\goslino negli Eremitani dr Padova.
Manca al quaderno prezioso la carta I dove eia rappresentata la Teolog'a, come « virgo tenens speculum •>, circondata da profeti
e da Santi. Nel ,. verso n di que' disegni si trovano gli nitidi per una cronaira figurata, che secondo Girolamo Savonaro'a, Giusto
esegui pei la stessa cappella di Sant'Agostino; u novuni et vetus testamentum niaximo etìam cum ornatu figuratur 'i. Le miniature
publicate da Julius von Schlosser, come probabile modello agli affreschi di Giusto, non sono che una copia ridotta dei disegni, e
quindi degli affreschi; le miniature di Leonardo da Bissucio. publicate dal Brockhaus, ne sono piire una copia.
{2\ Altri disegni attribuiti a Maso da Finiguerra si trovano; uno nell Ambrosiana di Milano ; un secondo nella Galleria
del Louvre a Parigi (B.aun 516) e un altro nell' Istituto Staedel di Francoforte. (P. KriisTÉLLlSR. Repsrtorium ftir Kunstnis-
senschnft, voi. XXII. fase. II. P. K. A Jìorcntiiis Picture Chronicle etc.)
202
STANISLAO FRASCHETTI
contorni condotti a punta d'argento con delicatezza e con amore, e dagli occhi languidi
non trovan forse riscontro col paggio (fig. II) e col giovane ammantato (tìg. Ili) degli
Utizi ? 11 modo particolare di segnar la bocca con angoli cadenti, quello di tracciare i
Fig. ò. — Jl/aso da Fiiiigueyra.
\Disegno nel Gabinetto Nazionale delle Statnpe).
capelli con brevi tratti, e quello di segnar i contorni con un egual segno interrotto, il
lovoro timido delle mani, la forma caretteristica del piede, il panneggiamento sobrio delle
vesti composte e adattate con grazia sul corpo, non si trovano egualmente nelle diverse
opere ? H quel putto che alza la testa su dal cesto appeso su le spalk- del p;istore non
CRONACA FIGURATA FIORENTINA 203
tro\'a riscontro, nei capelli brevi, tracciati inteirottamente, nell'arco degli occhi, nella
piccola bocca aperta, e infine nell'atteggiamento della testa con uno de' due putti mu-
sicanti del disegnino degli Ufizi ? (fig. IV).
Gli altri disegni di un fare più ampio, dai panneggiamenti più larghi e armonici,
di cui do un saggio nella figura V, hanno una maniera e uno spirito tutto diverso,
tanto da farli ritenere di epoca alquanto posteriore ai primi ; cioè molto avanti nella
seconda metà del (Quattrocento.
^
Ed ora che abbiamo accennato quali disegni si possono ascrivere con maggiore pro-
babilità a Maso da Finiguerra che si rivela cosi un disegnatore austero e dolce ad un tempo,
sobrio e corretto, veniamo, col confronto della Cronaca fiorentina ad esaminare la serietà
dell'attribuzione fatta dallo studioso inglese.
Riproduco appunto, perché il confronto riesca più chiaro, una pagina del libro fio-
rentino la quale presenta personaggi isolati similmente ai nostri disegni identificati per
quelli del Finiguerra (fig. VII).
Codesti personaggi dai capelli lanosi arricciati grossolanamente, dagli occhi cer-
chiati, dalla testa mal piantata sul collo contorto, dalla bocca stretta in una smorfia, dagli
elmi strani e teatrali, dalle vesti cincischiate nelle pieghe che non hanno una linea ar-
monica, dalle forme tratteggiate calligraficamente, possono dar l'adito a qualche confronto
con i disegni della Galleria degli Ufizi e con quello della Galleria Nazionale di Roma?
Con la maggiore sicurezza si può affermare che essi non hanno nessun punto di
contatto all' infuori di qualche particolare di abbigliamento comune a quel tempo in Fi-
renze, con alcuna delle due maniere de' disegni accennati. Se poi estenderemo la nostra
ricerca a tutto il grazioso libro della Cronaca ci persuaderemo ancor più fermamente che
nessun confronto si può stabilire con gli elementi indicati dallo scrittore inglese.
E infatti come osservò acutamente il \'enturi (i), il disegnatore della Cronaca non
ha affatto la sodezza di forma dei disegni di Firenze e la semplicità e la sicurezza nella
disposizione varia de' piani di luce e d'ombra, e sembra piuttosto un calligrafo che si
diverta a far ghirigori, riccioli, svolazzi, fettuccie^ festoni, alberi, stellati, figure d'una
grande convenzione e maschere di vecchi.
Non pertanto alcune pagine come la prima, rappresentante Adamo ed Eva e Caino
ed Abele ed altre ancora come quella rappresentante Orfeo dimostrano un certo amor
di finezza nei corpi bene architettati sebbene presentino i difetti comuni a tutta l'opera;
cioè sbagli di prospettiva, estremità dei corpi difformi, alberi somiglianti bolle di sa-
pone, animali trattati liberamente senza le caratteristiche proprie.
Matusalem sembra una caricatura con ghirigori svolazzanti su la testa, i putti nella
tavola III precipitano senza grazia co' corpi contorti in malo modo; l'arcadi Noè è un
(l) L'Arte, anno H. fase. I, UI, Arti grajìcìie, pag. ni.
ìp4
STANISLAO J^RASCHETTI
Fig
Pagina della « Cioiuìia pgui ala fiorentina »
del Briiish Muscum.
CRONACA FIGURATA FIORENTINA 205
casotto assai brutto che un orafo come il Finiguerra non avrebbe mai fatto. L'agnello
d'oro nella rappresentazione di Mosè ha i caratteri di un leone; e nessun Padre Eterno
fu mai figurato più brutto di quello che si vede nella storia medesima. Certi elmi poi
sono atldirittura straordinari e somigliano più presto chiome d'alberi; Faraone e Inaco
in un'altra tavola sembrano figure di carte da giuoco.
Tutte le forme danno la impressione di cincischiato e mancano di forza plastica e
pare s'ispirino ad antichi modelli nelle roccie erte a strati, a scaglie, nei cespugli che
somigliano polipai, negli ornati a larghe e arricciate foglie gotiche, nelle fettuccie e nei
nastri che svolazzano per ogni dove, senza armonia e senza ragione. Vi si vede nell' in-
sieme una stranezza non subordinata alle regole d'arte, una larghezza grande di facilone
che non si preoccupa molto della destinazione dell'opera.
Su queste basi non si possono tentare ravvicinamenti di sorta tra la Cronaca e i di-
segni degli Utìzi e del Gabinetto romano e si può dire soltanto che se tutte le opere
parlano la lingua medesima, questi si possono comparare alle strofe dolci e austere del
Petrarca e qtiella ad un componimento dialettale di stornellatori toscani.
Stanislao Fraschetti.
Una novissima riproduzione dell'opuscolo di Niccolò
Scillacio De iusulis nuper iiiventis.
Fino a qualche mese fa dell'opuscolo originale di Niccolò Scillacio recante la re-
lazione del secondo viaggio di Cristoforo Colombo, si conoscevano soltanto i quattro esem-
plari indicati dall' Harrisse nelle Additions sWa s\i-à Bibliotlicca aincricana vetustissima (V^ns^
Tross, 1872, pag. V, nota 3) cioè: quello della Trivulziana, già descritto da me e da
P. Amat di S. Filippo nella BiUiografia degli scritti italiani 0 stampati in Italia sopra
Cristoforo Colombo, la scoperta del Nuovo Mondo e i viaggi degli Italiani in America [i) •,
quello veduto e citato dal Ronchini primo raccoglitore di notizie intorno allo Scillacio
ed al suo opuscolo (2) e che venne acquistato nel 1845 in Parma dal bibliofilo Dome-
nico Olivieri, passò poi alla biblioteca del conte Rocca Saporiti a Milano e fu finalmente,
come dice il Ronchini, compro a sconfinato pre^o da uno straniero, l'americano James
(I) Vedi Raccolta di documenti e sludi pubblicati dalla R. Commissione Colombiana nel quarto centenario della scoperta
deir America, parte VT, voi, unico. Roma, 1893, pag. 84, num. 551. In questa Bibliografia commisi l'errore dì citare come unici
esistenti i due esemplari Trivulziano e Lenoxiallo, essendomi sfuggite, clii sa come, le ultime righe della nota dell 'Harrisse indicata
di sopra.
(2Ì Intorno ad un rarissimo opuscolo di Nicolò Scillacio Messinese, sopra il secondo viaggio di Cristoforo Colombo alla
scoperta dell'America, Lettera del cai'. Amadio Ronchini di Parma al conte Bernardo Pollastrelti. Modena, coi tipi della Regia
Ducal Camera, 1S56, in-8".
La Bibliofilia, volume li, dispensa ó^-y", 14
2o6 GIUSEPPE FUMAGALLI
Lenox; quello indicato dal Panzer (i) che fece parte della ricca collezione d' incunaboli
raccolta dal ministro danese Thott e da lui poi donata alla biblioteca reale di Copena-
ghen, dove ancora l'opuscolo si trova: e tinalmente quello esistente nella Biblioteca del
Palazzo Reale di Madrid.
Quale fosse la causa prima di questa rarità non è compito mio indagare. Sia, come
congetturò il Ronchini per primo e ripetè in un suo scritto il Moiraghi (2), che l'autore
stesso, fatto accorto dei gravissimi errori, di cui la sua relazione era piena, sconfessasse
l'opuscolo e cercasse di ritirarne quanti più esemplari potè ; sia, come dice il Lenox (3)
e propende a credere (con maggior fondamento, a parer mio) anche il Merkel (4), che
l'avidità, colla quale venivano alla line del secolo X^' ricercate le relazioni geografiche
contemporanee e la piccola mole di queste fossero i potentissimi fattori della rapida loro
dispersione ; sia per la concomitanza di queste cause ; fatto sta che la relazione dello Scil-
lacio, interessante malgrado i suoi errori, era accessibile a pochi ; e poiché il Lenox,
che la ristampò colla traduzione inglese del Mulligan e una sua introduzione, non ne
fece tirare che 102 esemplari, dei quali quattro soli pervennero in Italia (3), fu graditis-
sima agli studiosi nostri di cose colombiane la nuova edizione datane dal Berchet tra le
Narraiiofii sincrone nella sua raccolta di Fonti iiaìi\vu' per hi sforid JclLi SiOpcrfa dei Nuovo
Mondo (6).
Se però con quella accurata ristampa si contentava la giusta curiosità di coloro, che
dell'opuscolo dello Scillacio curavano soltanto il contenuto, non altrettanto poteva dirsi
per i bibliofili^ ai quali sopratutto preme di aver chiara anche la rappresentazione estrin-
seca delle rarità bibliografiche, e appunto al soddisfacimento di questo loro desiderio ha
mirato coli' edizione che forma oggetto di questo scritto il Sig. Leo S. Olschki.
Questo intelligentissimo e colto libraio antiquario ebbe la fortuna di ritrovare re-
centemente, in una miscellanea di antichi opuscoli da lui acquistata, un altro esemplare
della relazione dello Scillacio; e, dove un puro mestierante non avrebbe visto che un ot-
timo affare, egli pensò che si poteva mescolare all'utile il dolce e acquistare un diritto
alla riconoscenza di quella categoria di persone, che è poi l'alimentatrice precipua della
sua industria. L'opuscolo fu venduto in America, ma prima ne venne fatta una riprodu-
zione fototipografica, la quale non differisce dall'originale, se non perché alle io carte
n. n. che costituiscono questo, è aggiunta una copertina della medesima carta, imitazione
(1) Amtales lypoi^t afflici jh Anno MlìI aà .tnnnm MliX.W VJ continuati ecc. Norillibcrgae, iSol.vt.l. IX, pag. 193, num. 3I4.
(2) Vedi ncW Ahnatucco sacro faì'cac fer l'anno IS(/J. larticolo Sui yittori yjvesi, sfigoìaiurc e ricerche. Pavia Fusi,
1896, pag. 293
('3) NlcoLADS Syi.laciUS, De Insulis Meridiani atque Indici Maris nuper inventis. wilh a Iranslalion into En^-lish hy
the rei: John Mulligan (con una introduzione di James Lenox'. New York. 1859, in-l".
(() C. Merkel, L'opuscolo « De Insulis nuper inventis > del messinese Nicolò Scillacio professore a Pavia, confrontato
colle altre relazioni del secondo viaggio di Cristoforo C.oloniho in .america. — (Nelle Meni, del H. Isl Lomh. dì Sciente e Lettere.
Classe di lettere, scienze storiche e morali. Serie IV, voi. XI, fase. IV).
(5) Uno alla Biblioteca Universitaria di Genova ; due a Milano, alTAmbrosiana e nella libreria del march. Girolamo D'.\dda
(poi del 6gIio Gioachino, ma ora, a quanto mi si dice, passala airestcro); uno alla Universitaria di Pavia, Il libro ù partico-
larmente caro ai bibliofili perchè contiene in una appendice bibliografica (pag. xxxv-lxii) la prima noii/iaun poco diffusa delle
antiche e rarissime edizioni dei vioggi di Colombo, con 28 facsimili.
tl't) Raccolta di documenti e studi pubhl. pel 4' cent, della scoperta delr.America. l'arie III. v.l. II. pag. 83-94. Il
Merkel dii'e questa ristampa non prì\'a di inesattezze.
I
DE INSULIS NUPER INVENTIS 207
dell'antica, sul verso della parte anteriore della quale, in un breve scritto latino, che
porta in alto l'intestazione Leo S. Oìschki Lectori S. p. J. e in basso la data Florciìtic :
XVI Kiì/. Jini. Mdcccc, l'editore spiega il concetto che lo spinse a far stampare un fac-
simile dell'opuscolo.
La prima carta di questo (copertina a parte) porta una dedicatoria a Lodovico
Sforza, che occupa anche parte del vcno • alla seconda carta, comincia la relazione che
termina circa a metà del trcfo dell'ultima, mentre sul verso di questa sta un'accompa-
gnatoria diretta ad Alfonso Cavallaria. Le prime due carte non portano segnatura, men-
tre la terza, la quarta e la quinta hanno rispettivamente in calce i numeri 3, 4 e 5. Ogni
pagina piena è di 34 righe, meno la terza che ne conta 35. I caratteri sono gotici.
Questa breve descrizione del resto concorda afiatto con quella data da me e dall' Amat
di S. Filippo dell'esemplare trivulziano.
Fissare la data dell'edizione principe non è difficile, sebbene esso manchi affatto di
note tipografiche.
Lo Scillacio, che insegnava allora all' Università di Pavia, avendo avuto da un tal
Guglielmo Coma, com' egli stesso scrive nella lettera dedicatoria, la relazione di ciò che
andavano narrando, e fors'anco scrivendo, i reduci della seconda spedizione di Colombo
(il quale, come è noto, aveva il 2 febbraio del 1494 rimandato in Ispagna gran parte
delle sue navi coi saggi delle ricchezze d'ogni specie da lui trovate nei nuovi paesi sco-
perti), si fece un dovere di tradurre in latino quelle notizie, che ansiosamente erano aspet-
tate anche in Italia, le commentò a modo suo e le fece stampare dedicandole al suo be-
nefattore Lodovico il Moro e diffondendole quanto pili potè. Tanto che le rimandò perfino
in Ispagna, facendone omaggio al vice-cancelliere del re, che era allora il giureconsulto
Alfonso Cavallaria. E appunto le due lettere a Lodovico e al Cavallaria, che accompa-
gnano la relazione e portano entrambe la data ex Papui idibtis deccmbris i4q4^ fanno in
certo qual modo le veci delle note tipografiche, non potendosi supporre, data 1' indole
del contenuto e un po' anche quella dell'autore, che questi abbia aspettato a lungo a fare
stampare la sua relazione col rischio di perdere il merito della priorità. L'opuscolo ri-
sale quindi alla fine del 1494 o per lo meno al principio dell'anno successivo.
Pili arduo invece è lo stabilire chi fosse lo stampators dalla cui officina l'opuscolo
è uscito. La circostanza accennata dallo Scillacio nella dedicatoria, che nel 1494 egli abi-
tava presso il tipografo Gian Antonio Beretta porterebbe alla congettura che a costui
fosse stata affidata dall'autore la stampa della relazione; ma i bibliografi nei quali si pos-
sono trovar notizie sicure della tipografia pavese (e in questo caso, più che del Comi ( 1 )
ormai antiquato, imperfetto e inesatto, mi fido dell'indice dell' Hain compilato dal Burger
e del repertorio del Proctor), limitano al 1491 l'attività professionale del Beretta e citano
come tipografi che lavoravano a Pavia negli anni 1494 e '95 Cristoforo de Canibus, An-
tonio Carcano, Leonardo Gerii, Francesco Girardengo, Giovanni Antonio da Onate, i fra-
telli Rovelli, Giovanni Andrea Bosco e Michele Garaldo. Notarono il Ronchini prima e
dopo di lui il Merkel che uno di questi stampatori, il Girardengo, che lavorò a Pavia dal
1480 al 1498 e interpolatamente anche a Venezia fra il 1484 e il 1494, ed era stato
(I) Siro Comi, Mettwrie bibliografiche per h storia delia tipografia pavese nel Sec. XV. Pavia 1807,
2o8 GIUSEPPE FUMAGALLI
nel 1488 socio col Beretta, aveva stampato nel 1496 un'altra opera dello Scillacio, e
che perciò, molto probabilmente, egli era anche lo stampatore della Relazione. L'altra
opera dello Scillacio cui qui si accenna, non è, come ha creduto il Merkel, il quale
3d f^picnlTitniT ludouim Ofbsrià Sfozri'a Snglu rcprimù Qòcdio
lani' Di!cc.Ocifiì\i& meridiani arqj idici maris fub aufpici)3 inuictif
fuiiof "f^egil ISj'fpaniap nup ioéns: Ifiicolai fQ-llacij ficuli arrtum z
mcdicmfooctoziopbiloropbià iPapi^merpzaanris 7P?ctario.
Vm Ifncco per fpicacioì: Srgo«ntocu(o 5cuIario::
Qdmirabilipzudenria nò modo que i Jtalia nollroq3
^ hoc mari geruncur: lóge.pjofpt'a'39: ac veluri e fpccn/
la fvt oprimù pafÌ02C5 occer) fingula circufpmcs: ve/
racria vniucrfi ojbis rcrrapimmfa rpatia oculo?: ob/
tura mctifq5 ade ambire contédas-.par vfru5 cft:vt quc gerdinadus
bifpanfa;: "Kcr potctifnmusroc kognitig populis imperia fibi augu/
fio augurio nuper afciuerit: ru are alios: cuius animi magnitudo lattf
fimas terra3atq5 maria occpparnrelligeres.^s'^nislybfcaegenfea
cffera9:ablDerculi3coltinieilliu0eomita3ex:emplo:erbiop39 (gno
tos birpaniapimperio addir. Oziaci fibi totn:cb:ilìi^3neq5 ftdei ve
dicariditionc.Ouofit vt gcograpbo8quofda5iiobile3fanc cillu/
fìres: quojz Iìudij3 aucroje ambjofio rofato: medico pceleb;i t aflro
nomo ììngulari ad dpliiTimas oigniraresob id .puecroimapmcca/'
pcri3:paru Oiiigcreroe indico mari pfcruraros facile poflìs ocpjcbc
dere: qui valiti illud pelagus a corinete cfrciidaud i Itripritariir. £u^
cólìet noftro feculo feciìdiozibus IDifpanic regii aHfpicijS: meridiani
maris ambirti enauigatn:3erbiopiciferio2Ì3rermino9 erploraros:
5ndic populea recognito8:arabicbeara3irula3 oep2ebcra3:quf i
mari idico fparfe cerntirur.Quà nauigationc mulro are Batio eriaj
p^'nus:qui Cartbaginisporcria efflo2cre:circùuecru3 a gadibus ad fi
ne arabic penerraueratrfcripro ^diderar. flDunus boc 1 fi bilione
nouirare:reiiucnricne grarifTimp ribi dì furur: illud impnmi3lfnoci
nabif:q7gio2iearq5 amplirudinibiTpanicli beneciTecupiasiq' 'iKe/
gum xpianiiTimo? maieflarc parirer 7 religione femp fueris odmira
ru8.<Dabia tri fcripro2iveniamrique ad ifulap ambirli magnirudines
ac cererà fingula fpecrarevidenfrpcficulariue rberiufueanobia no
cvplicenf.£uagarierrra remira8loco2U5 ignaro minime licuirrqu^ g
litteras a ^uillcrmo coma bifpann.'viro fané nobili; fermone patrio
pure aveva veduto il libro, il volume miscellaneo Di' /'t'/ni plìi/osnpJioniiiì paiipcrtah ap-
pticiida^ che non porta nome di stampatore, bensì' l'opera di Ugo Benci da Siena Super
quarta Fen Primi Auiiiiiuc preclara cxpoiifio^ che tu arricchita di commentari dello Scil-
lacio, come è detto nella prefazione, e che ha la seguente sottoscrizione : Per Fraticiscum
gyrarJenguni. I4g6. die 2g. lanu.irii. Papié. Dei tre caratteri gotici con i quali è com-
DE INSULIS NUPER INVENTIS 209
posto questo volume, quello di grandezza intermedia si riconosce a prima'vista per quello
stesso della Relazione. Un confronto minuto delle singole lettere mi ha persuaso della
identità dei due tipi, con la sola eccezione del P maiuscolo che è affatto diverso ; nella
frceiiéfi c: pjutlJninmo viro Oommo tllpbófo caoailsirfe mrecóful/
fo Difcrn:Timo vicecancellario rf gio oigiufliìno iflicolaus Scyllaaua
SlCUlU8.Ó.£).
Om me tibi viro pjimarfo 7 cycdlctf fSpjidc ira Deno
xìcrvyvx ftudia incicqj 0C5 tperio tuo rdigiofi^ fubdi/
C dcn3:cx IPiTp3ni)3ciJ in Sicilia i patria fcllinarcmoy
pbilofopbic e mcdicic lìodio i cifalpina gyainafia rra
natu8.]ci|.àii06 lPapi\" vcrfarcr iter totiiia '^nMc pb(
lofopbos illdlTrcs: c^lti ijó aiiimu5 mutafTc me compcri.inuqua mi
imago mibi ex imo occidit pccrozeinufqua me manfuemdis velìigia
tiuturnitas vlla oelcuitn'ta cozdia ftb:is menfoiabile nomen ma ra/
dicims ibcferat.aiijsregionu gmurariornoua locojii admiratio:pe
regrinatione oiuriiia memozia adimit Tuo?:. IDis pcojdia i 3mo:e fri/
Serccrc-.cqòidigm'usrecctiii famili3riiicómertio:vereres amici aio
Delabijtur.£go cétra: quo lógi^ i pcgriiias nationes longa viacjtcr
capedine fum ^grelTus: co tcnact'oz facf: nò modo pictatc i te me5
itcgraculìodiui: vepabfcntiBOdìderiorqaottidieaflcueratiusanri.
i3uo facrii e vt cti mi vidcdi cupidine maxime flagrare qm adire tur
bulciiìTimisbis tcpozib" ocncgaf : fcripta falté nolìra iuiTi ma facra/'
tifTima limina cótigcre.Sccipics igif quc nuprime De ifulis indie re
lo^miQ Pub aufpicijs regu iuicrilTmioiù: i latinii cu vcrfcrc: cojdarif
fimo Zudouico Sfonie mediolancfium -Dud idj-to oedicauera. Jr»
quibua fi quid pperà cnarraturaot oictù circiìcifi'' flierit: id nò a no
bis pzcuaricatii exiilimabig.^ndicis illud vidfr.nó noflrii fuit fiagi/
tifi.ina pjercr ea quc acccpiiqucqj andini: pmutarealiqd aut adde/
re nò fum aufus.SIu illud maxime i pzicipio me foUicirafTct Coliibii
daflìs regi^' pfcctó ex Cali vjbc 02a foluiiTe i idicil oceanù: nò nullia
e gadibus oifccllum affirmàribus. 2f u fiquid temere fcriptiì otìl'cn^
densode:obfcuritatilumcadde: fiqd vagati'' luxuriauerit cobibe:
rmb23 affer.Mima tua qua exactiiTìma noui:ioibu6 vrere.Jf^ f "'f" ^^
me magno onere fubduaneris:? te poffcris cófuluiffe nò p^nitebit.
tlale a papia Jdtbus oecembr ibu3,fl&ccccljc]i7;jciiii»
Relazione, come è facile vedere dal fac-simile unito, l'asta verticale è costituita da un
doppio tratto, invece nel carattere dell' Avicenna l' asta è semplice. Ma è ovvio di am-
mettere, presentandosi il carattere dell'Avicenna alquanto logoro, che qualche lettera più
stanca delle altre sia stata nuovamente incisa, e che una di queste sia il P. Invece non
mi resulterebbe esatto quello che il Ronchini dice dei caratteri della Relazione e di
2IO GIUSEPPE FUMAGALLI
quelli degli opuscoli dello Scillacio raccolti nel libro anzidetto De felici philosophorum
paupertatc appetemìa, cioè che gli rassomiglino tanto da ritenerli usciti da una stessa offi-
cina. Non ho visto il libro, ma l'eccellente catalogo del Proctor nel descrivere l'esem-
plare del Museo Britannico nota che vi sono due caratteri gotici di cui uno è molto si-
mile a uno dei tipi di Giovanni Antonio da Onate, l'altro rassomiglia a un corpo di ca-
rattere del Girardengo, ma che non è quello dell'Avicenna, né quello della Relazione.
Quanto al merito intrinseco di questa, che era stata da taluno esagerato, da altri troppo
abbassato, è facile farne un giusto apprezzamento dopo i! minuto e coscienziosissimo studio
del Merkel già da me citato; ma per ben comprendere le conclusioni alle quali giunse il
geniale critico storico, conviene prima ricordare sommariamente chi fosse 1' autore e quale
lo scritto.
<^
Prima del Ronchini, che le raccolse tutte e le arricchì di proprie ricerche, le sole
notizie che si avevano dello Scillacio emergevano dai cenni autobiogratici, che qua e là
si trovano nelle sue opere, né veramente il silenzio degli storici della letteratura può re-
car meraviglia, se si abbia riguardo al mediocre valore intrinseco dell'uomo. Queste no-
tizie che vennero riassunte da Antonio Codara (i), non ebbero notevole ampliamento nem-
meno dopo le accurate ricerche del Merkel.
Lo Scillacio fu siciliano e quasi sicuramente, come egli stesso assevera, di Messina,
dove gli Squillaci erano annoverati nel secolo X\' fra i più cospicui cittadini e avevano
diritto di voto nel Consiglio supremo della Sicilia. La data della sua nascita è ignota; ma
non si va certamente lontani dal vero ponendola verso il 1450. Andò giovanissimo in
Spagna, protetto da quell' Alfonso Cavallaria, al quale mandò nel 1494 la sua Relazione,
e poco dopo rimpatriato si recò a continuare gli studi nejl'alta Italia e segnatamente a
Pavia, dove probabilmente giunse nel 1482. Tutto ciò emerge appunto dall'accompagna-
toria al Cavallaria che segue la Relazione e incomincia cosi: « Cum me fihi viro prima-
rio et cxcellciiti iampriiìcm ita dcvovcriin^ ut studia meiitcìnquc omncm imperio tuo re/igiosius
subdiderim. ex Hispaniis cum in Siciliam in patriam fcitiiiarciii, niox philosophic et medi-
citte studio in cisalpina gymnasia iranslatus. XII. aniios Papié vcrsarer inter totiiis Italie
pììilosophos illustres, celum non animum mutasse me comperi ».
L' ingegno brillante del Siciliano gli valse le grazie dei maestri e dello stesso Lo-
dovico il Moro, che della riforma dell'Ateneo Pavese si era specialmente occupato ; co-
sicché subito dopo laureato in tilosotìa, cioè nel i486 circa^ fu accolto nel collegio dei
professori e poco appresso venne scelto a pronunciare il solenne discorso per l'inaugura-
zione del nuovo edificio che doveva riunire le facoltà di medicina e di giurisprudenza
fin allora divise. Come assegno per le sue letture appare dai Rotoli originali dei lettori
dell'Università, che lo Scillacio aveva nel 1490 per la metafisica venti tìorini, mentre
nel 1492, mutata la cattedra in quella di (ilosofia naturale ne riceveva ottanta, nel 1494
(I) Dott. Antonio Codara, /.a tradizione 4i Cristoforo Colombo scolaro in Paria e Nicola SeiUncio. Treviglio, 1^94,
DE INSULIS NUPER INVENTIS
21 I
cento e nel 1495 centoventi. Mentre insegnava filosofia, lo Scillacio studiava medicina, ed
anche in questa scienza venne laureato ai 22 di Luglio del 149-^. Recatosi di nuovo in
Spagna nell'estate del 1495 al seguito dell'Arcivescovo di Milano, Guido Antonio Ar-
cimboldi, egli sopratutto si occupò di raccogliere osservazioni attinenti ai suoi nuovi studi,
e scrisse infatti da Barcellona una lettera al conte Ambrogio Rosate, medico ducale, per
descrivergli il processo e le manifestazioni del nuovo male importato dalla « truculenta
Gallia » ed esortarlo a impedirne la propagazione in Italia; e raccolse pure dalla bocca
di un dotto moro una biografia d'Avicenna : lavori però entrambi di piccola mole e di
non maggiore interesse, .^i primi del 1496 lo Scillacio eragià di ritorno in Italia e cu-
rava per sollecitazione del celebre giureconsulto Giasone Del Mayno, la raccolta dei pro-
pri scritti, che fu pubblicata nel marzo a Pavia e che era forse da lui destinata a lasciar
di sé duraturo ricordo in Italia, giacché, come appare dalla lettera al Cavallaria, che pre-
cede quella raccolta, il re di Spagna, ciiiiis imperio perpetuo me tradiih\ come egli dice, lo
chiamava in Ispagna, ed egli vi si recò forse quell'anno stesso ; né più rivide Pavia, dove
del resto signoreggiavano allora i francesi ed ei non aveva quindi motivo di star volen-
tieri. Costituiscono questa raccolta :
i" lo scritto: De felici pliilosnphoruni pauperiate appetcuda ;
2" il jianegirico: Dedieeilio selwlae pjpie//sis ad Ltidovieiiin priueipcm sapicii-
tissiiiìitin ;
3 " le orazioni funebri e i discorsi per nozze ;
4" i discorsi dottorali;
5° la vita del medico Avicenna;
6" lo scritto del mal francese.
Vi manca la Relazione del secondo viaggio di Colombo, e ciò fa supporre che, se
anche lo Scillacio non contribuf a disperdere la prima edizione dell'opuscolo, non volle
però con una ristampa diffondere ancora i grossolani errori che esso contiene — quello
principalmente d'aver fatto viaggiare Colombo verso oriente, girando prima il continente
affricano — e de' quali lo stesso Lodovico Sforza, assai versato in cose geografiche, pro-
babilmente Io aveva fatto accorto.
E l'esame di tutti questi lavori, facilmente rivela quanto maggiore fosse nello Scil-
lacio la versatilità che non la profondità, e di quanto i pregi della forma superassero
quelli della sostanza.
Esaminiamo ora brevemente l'opuscolo: De ii/su/is tiuper inveiitis.
La lettera allo Sforza, che lo precede, ci fa sapere a quale fonte l'autore attin-
gesse le sue notizie e quale fosse il precipuo suo scopo nel tradurle. Le notizie gli erano
state mandate « per litteras a Guillermo Coma Hispanorum viro sane nobili, sermone
patrio exaratas » ; e poiché, secondo il filosofo siciliano, fisso nella idea che Colombo avesse
girato intorno all'Affrica, la scoperta delle nuove isole provava che andavano errati i
geografi raccomandati a Lodovico dal medico Ambrogio Rosate — i quali avevano scritto
212 GIUSEPPE FUMAGALLI
che il Mare Indico era un mare mediterraneo, egli si affretta a correggere tale errore, che
del resto anche dalla Storia antica era evidente, poiché « quam navigationem multo ante
anno etiam penus, qui Carthaginis potentia effìorente, circumvectus a Gadibus ad tìneni
Arabie penetraverat, scripto prodiderat ». Fu dunque per fare sfoggio di erudizione presso
il principe che lo Scillacio.... prese quel solennissimo granchio!
Ed ecco un sunto della relazione:
Colombo, ahniraiile, salpa da Cadice ai 26 settembre del 1493 con un numeroso
e adatto naviglio. 11 vento è favorevole e spinge cinque navi maggiori e dodici caravelle
verso le Canarie. Il 7 ottobre si vedono in mezzo all'Oceano le isole Lanzarota e For-
teventura « benigna tellus, facilis et innoxia, nisi corvorum iniuria, quod genus alituni insulas
infestat, mercatores eminus repellerentur » jattura tanto grave che per legge inviolabile
ogni singolo colojio è tenuto, pena una multa, ad offrire annualmente cento capi di corvo
ai magistrati.
Trasportati nella Canaria si riforniscono di zucchero, poi si dirigono alla Gomera,
ma « Teneriffam prolabuntur » isola difesa dal monte più alto di tutti e abitata dai Ca-
nari, « indomiti, sine lege, nudo corpore ; quibus animus intrepidus, pares audacie vires;
quare et Hispanorum adhuc iugum non sensere ». Alla Gomera si trattengono sei giorni
e il 1 3 ottobre giungono all' isola del Ferro, circa la mancanza d'acqua nella quale lo
Scillacio svolge e modifica la notizia di Plinio: « Arbor ingens, laurinis foliis densissima,
virore perpetuo in celsiore insule fastigio diffunditur: rore respersa matutino, aqua, que
guttatim inde stillat, in stagno circum arbortm roriferum ducto recipitur ».
Il 26 ottobre una terribile tempesta li coglie; ma dopo le preghiere dei marinai
apparisce il fuoco Sani' Eremo^ il mare si calma e la terra appare vicina. Si vedono sette
isole non ancora riconosciute, ma prevedute dall'ammiraglio, il quale confortando i com-
pagni cui l'acqua cominciava a mancare, aveva promesso loro nuova terra dopo tre giorni.
II 3 Novembre apparisce un'isola montagnosa, che l'ammiraglio chiama Dominica « in il-
lius diei honorem, quo refenmt repertam ».
Conosciuta la natura del luogo e l'indole degli abitanti che sono cannibali, Co-
lombo naviga verso una seconda isola, cui dà il nome di Marivolante (1) da quello della
Nave ammiraglia e della quale, secondo l'uso, prende formale possesso erigendovi come
espressione dello scopo dell'impresa una croce di legno e facendola benedire.
Poi ristorate le forze, l'ammiraglio veleggia verso la terza isola distante da Mari-
volante quaranta miglia e che chiama S. Maria Gadalupa in omaggio del celebre luogo
omonimo nella Spagna Getica. E questa il centro della regione abitata dai cannibali, delle
gesta dei quali lo Scillacio a lungo s'intrattiene valendosi della testimonianza oculare di
Pietro Margarita « optime fidei hispanus, qui in Orientem cum prefecto novarum regio-
num cupidine allectus perrexerat.... » E narra d'uomini infilati nello spiede e pubblica-
mente mangiati, e di altri barbari costumi che rendon terribile quell' isola tanto felice-
mente dotata dalla natura. Nella descrizione di questi cannibali e de' loro usi e della fauna
(!) Quest'isola e chiamatj da tutti Marigalantc. U Mcrkci non sa attribuire la varia2Ìone Ji nome fatta Jall>i Scillacio che
a svista o a capriccio.
DE INSULIS NUPER INVENTIS 213
e della ricca fiora dell'isola, lo Scillacio si ferma con evidente compiacenza niente omet-
tendo di quanto gliene è stato riferito, anzi probabilmente caricando le tinte per rendere
pili interessante la sua esposizione, la quale finisce con un' efficace pittura dello spavento
che i cannibali, che del resto sono « callidi, ingenio faciles, astu sagaces ut facile in
nostras leges vivendique rationem, non magno negotio traduci possint, ubi nostrorum mores
mitiores agnoverint, vitamque inspexerint civiliorem » incutono ai loro vinti « dum ibi
septem dies commorantur, profugi multi e (_;anaballis captiveque mulieres ad naves con-
fugiunt. Qui humaniter suscepfi, cibis largiter referti, deos ribi affuisse credebant ; cum-
que ad reditum in Canaballos hortantur ab Hvspanis, amplexati malos, pedibus advoluti
obsecrabant, lacrymis ubertim tiuentibus deprecabantur, ne rursus in manus Canaballorum
tanquam pecora detraderentur dilanianda. E Canaballis capti perpauci ; cursu enim perni-
ces, fallaces, locis preterea natura munitissimis nostros contemnebant ».
Lasciata la Guadalupa, di dove verso oriente si scorgono più di 1 80 isole, che lo
Scillacio, perdurando nel suo errore, pensa sieno le isole degli Arabi « cum C. Plinii,
tum aliorum testimonio certissimo » gli esploratori volgono le prore verso il porto
della Navidad, dove l'anno prima l'ammiraglio aveva lasciato un presidio di spagnuoli
« qui arcem tuerentur munitissimam, qui commertia cum insularibus inirent, qui do-
cendo dedocendoque populos redderent mitiores » .
11 giorno appresso vedono molte isole « quas adire in Consilio non fuit », ma il
14 Novembre si presentò ai loro sguardi un'isola « situ facieque spectabiji invitans na-
vigantes », ne occuparono il porto e mandarono una navicella con un nocchiero ed al-
cuni armati « ut que insulanis lingua, que leges, qua mores innotescerent ».
Ma questa navicella viene a conflitto con una canoa reduce dall'alto mare e la cala
a fondo. 1 barbari, che erano tre con due donne ed un prigioniero, cercan salvezza nel
nuoto, ma son presi è condotti dall' ammiraglio. Uno di essi che ha sette ferite ritenute
insanabili, viene precipitato in mare, ma « ille summa ebulliens in unda, elato pede al-
tero, sinistra focillante intestina ad littora remeabat animosius. » E ciò spaventava gli
Indiani, che erano a bordo come interpreti e che dubitavano che i cannibali presa la fuga,
si dessero a rappresaglie sui loro. Si delibera quindi di togliere il cannibale di mezzo,
lo si ripiglia, lo si precipita di nuovo in mare piedi e mani legati, ma egli seguita a
nuotare animosamente finché trafitto dalle frecce soccombe. Poco dopo accorrono parecchi
cannibali « visu horribiles, colore atro, aspectu truci, rubrica intincti, variis illiti colo-
ribus ad ferocitatem, capitis parte altera detonsa, nigro capillo altera promisso et extento »
e da loro fuggono parecchi prigionieri alle navi « tamquam ad aras ».
Sei giorni dopo questo conflitto avvenuto a Santa Cruz e in cui furono feriti due
spagnuoli, uno dei quali morì il quarto giorno, gli spagnuoli arrivarono all' isola che
chiamarono di S. Giovanni Battista, la quale aggiunsero al loro regno; partiti di lì, arri-
varono il giorno dopo a quella di Navidad, e costeggiando questa, trovarono un porto deno-
minato da un celebre monte detto « Mons Christi » 60 miglia distante dalla colonia, alla
quale « voluptate inenarrabili, desiderio inexplicabili » arrivarono dopo otto giorni.
Colà gli aspettava una terribile sorpresa ; tutti i coloni erano stati uccisi dal re
Coanabo alleato con un altro re chiamato Marian ; e il re Goatanario, che aveva voluto
difenderli, era stato ferito ad un braccio. Pianti i compagni e data loro sepoltura onore-
214 GIUSEPPE RTMAGALLI
vole, Colombo e i suoi si recano a far visita a Goatanario e ne ricevono splendida ac-
coglienza e ricchissimi doni in cambio di alcuni oggetti di poco valore. L'ammiraglio,
per mezzo d' un interprete spiega al re il vero tìne della propria spedizione, che è d' in-
civilire quei popoli e di porli sotto la protezione della Spagna conservando però il regno
a Goatanario ; e questi a tale proposta « assurgens illieo, terram pede complodit, oculos
tollit ad celos, voceni edit ingentem ». E poiché a quel grido risposero 600 indiani, gli
spagnuoli per un momento temettero di dover venire a conflitto. Ma invece quello era
un segno di giubilo e Goatanario espresse desiderio di veder le navi e vi fu ricevuto
con grande festa.
Desiderosi di sempre nuove scoperte, dalla Navidad gli esploratori vagano per circa
quindici miglia e giungono dopo otto giorni ad un porto bellissimo dove la natura è in-
cantevole e feracissimo il suolo. Danno a quel luogo il nome di Isola Bella e vi fondano
una città intitolandola alla loro Sovrana Isabella. E qui dopo una colorita descrizione dei
luoghi, il nostro messinese entra a parlare delle missioni d'esplorazione affidate all'Oreda
e al Gorbolano (i) nell'interno dell'Isola « hos prefectus forte in Saheorum misit in-
teriora cum expedito comitatu, qui ad regem Sabam pertenderent, ut ab Indis acceperaf.
predivitem, non longis itineribus distantem, turiferos Sabeos eos esse receptum est, quos
historie nostratum decantant et peregrini referunt annales. lllud enim iani tritum ' reges
a Saba venient auruni et thus deferentes ' quibus insula scatet ubertim et abundat co-
piose ». Dove è chiaro il solito errore dello Scillacio, che confonde l'Asia coi nuovi
paesi e crede l'Isola Bella identica all'Arabia Felice celebrata nella Scrittura per la sua
ricchezza in oro e in incenso.
Circa la missione dell' Oreda lo Scillacio da una particolareggiata relazione sia delle
accoglienze liete fattegli dagli Indiani, sia della quantità di oro ed argento trovato, sia
del modo di estrazione di questi metalli ; e più ancora si diffonde a narrar quella di Gor-
bolano, della quale tacciono quasi tutti gli altri narratori del secondo* viaggio di Colombo,
e accenna a quattro fiumi auriferi veduti dal Gorbolano : «. Hic enim longe uberior, quam
ab Oreda fuerat compertum, aurea grana scaturiebant, drachmarura duarum auri pondere i
argentea plurima micabant in fundo ».
A questo punto il filosofo si ri\ela in questa osservazione « quod tum celi felici-
tate accidere existimo, tum auri vilitate. .\uri enim argentique usus apud eos rarissimus,
metalli atTuentia pretium minuente.... »
\'icne quindi un' incantevole descrizione dei costumi e del carattere degli Indiani :
« Mores illis placabiles ; omnia communia, avaritic nulla suspitio, non illud flagitiosum ;
hoc meum, hoc tuum, non alieni appetitus, non habendi cupidilas livore propulsato, idem
animus, omnibus mutua benivolentia, par fìdes et observantia ; radicibus vescuntur que
napis simillime : iacto semine nulla cultura sponte proveniunt ; mulieres benigne, placide
et ingenio faciles;quod edocueris accipiuiit subito, tcnentque tidcliter voluptatibus
et delitiis vacant plurimum; compotationes illis et ieiitationes assidue, cum :iquam potent,
(l) Creda sta per Hoyeda e Gorbolaniis per Gino di Corbiilan.
DE INSULIS NUPER INVENTIS 215
nullo vini usu ; dormiunt lecto bambacino aut cucurbitino, qui pensilis circumagitur ;
unica illis ea voluptas. he sole delitie.... »
E qui naturalmente la relazione finisce, perché, udite tutte queste belle cose, Colombo
pensò bene di mandarne notizia ai suoi Sovrani, e spedi alla volta di Spagna il Torres
con 12 caravelle, mentre egli medesimo rimaneva a sorvegliare la costruzione della città
nuova e a ricevere quotidianamente nuovi omaggi dagli Indiani ammirati che « Hispanis
gratulantes, offici! monumenta et honores illis prope divinos e.xhibent ». E sulle caravelle
del Torres si trovava anche colui che indirettamente doveva informare lo Scillacio.
Il quale Scillacio però nella sua smania di magnificare sopratutto gli Spagnoli e
segnatamente i loro sovrani, non chiude senza commettere un' ingiustizia, quella cioè di
dire che delle scoperte fatte grande lode va data al grande ammiraglio Colombo, ma
gloria maggiore ai principi eccellenti, sotto il cui regno esse avvennero e che avevano
cacciato i mori dalla Spagna, i giudei dai luoghi ove avevano largo dominio, e attende-
vano ora a scoprire e a rendere cristiane le terre orientali.
Alla relazione fa poi seguito l'accompagnatoria al C^avallaria, nella quale, toccati
brevemente i casi della sua vita, accenna al suo desiderio di viaggiare, a cui cerca di
dare in qualche modo sfogo cogli scritti ; e prega il suo antico protettore a gradire il
lavoro già da lui dedicato a Lodovico Sforza e che altro non è se non una versione delle
notizie a lui per\'enute, alla quale « preter ea que accepi, queque audivi commutare aliquid
aut addere non sum ausus ». E finalmente spiega che quello che lo eccitò a scrivere fu che
alcuni dicevano partito Colombo da Cadice, altri da Gibilterra « e Gadibus » ; e invoca
la lima del Cavallaria per migliorare il suo lavoro.
<^
Coli' esame minuzioso dello scritto dello Scillacio e col suo confronto colle altre
narrazioni sincrone del secondo viaggio di Colombo — come i sunti del Giornale di bordo
di Cristoforo Colombo fatti dal suo figliuolo Fernando e dal Las Casas (imperocché,
come è noto, l'originale andò perduto) e le relazioni del medico di bordo Chanca e di Mi-
chele da Cuneo, intimo dell'ammiraglio — il Merkel è giunto a potere sceverare nell'opera
del Messinese due parti ben distinte, cioè la relazione originaria inviatagli dal Coma e
da lui tradotta in latino e le sue aggiunte ; ricca di pregi la prima anche là dove è meno
credibile ; poco attendibili, anzi pericolose, perché spesso completamente errate, le altre. La
relazione originaria che quasi seguendo il crcscit ciiiido oraziano, va arricchendosi sempre più,
via via che si avvicina alla fine, non sembra opera di persona molto intelligente, né esperta
di cose marine, sebbene sia lecito supporre che il traduttore l' abbia a bella posta sfrondata
di tutti i dati tecnici o scientifici che ei non riusciva a capire. Essa infatti ha un carattere
essenzialmente episodico e l' indole — diciamo cosi — gaudente dell'autore emerge dalla
sua compiacenza nel fermarsi a certe descrizioni culinarie, e più ancora alla pittura di ta-
lune scene domestiche e di canti, di balli ecc.; dimodoché è lecito congetturare che ei
fosse uno dei gentiluomini che seguirono Colombo nella seconda spedizione.
Questa supposizione, avvalorata anche da altri caratteri della relazione, non ci rivela
frattanto il nome dell'autore ; il quale però non può essere il Coma, imperocché non
2i6 GIUSEPPE FUMAGALLI
risulta mai il nome di costui nei documenti dei viaggi colombiani, e nemmeno dallo
Scillacio — che tanto interesse ci avrebbe avuto — egli è messo tra i compagni di Colombo;
mentre, non ostante le sue lacune, è evidente che hi relazione originaria fu fatta da un
testimone oculare dei fatti. Maggiori probabilità stanno a favore di Pietro Margarite citato
come testimonio all'antropofagia dei Cannibali — e forse non citato mai prima né dopo,
perché il Coma o Io Scillacio non avevano interesse a farlo supporre autore della rela-
zione ; ma contro questa ipotesi sta il fatto che il Margarite non tornò in Spagna col
Torres e quindi non potè vedere il Ctonia. Probabilità più seria ha pure il Gorvolan la
cui spedizione è tanto magnificata contrariamente al valore che ebbe e il cui elogio è
fatto alla fine dello scritto in modo tanto lusinghiero. Bisogna quindi contentarsi di emet-
tere a questo proposito delle ipotesi e di stabilire soltanto che il (^onia non ebbe certo
altro merito oltre i|ueIlo di aver trovato la Relazione e d'averla spedita allo Scillacio.
In quanto a quest' ultimo, i gravi errori, di cui egli empi la relazione, dipesero
dalla sua ignoranza in un argomento che egli del resto non volle lasciarsi sfuggire
perché ne capiva tutto l' interesse, e dalla smania sua di far pompa d'erudizione classica,
come lo mostrano le frequentissime citazioni di Pinio. Delle quali non occorre dire ijuanto
siano spropositate, imperocché esse partono dal supposto che Colombo, avendo girata
l'Affrica e navigato verso Oriente, si fo.sse imbattuto in terre già note agli antichi.
Ad ogni modo l'opuscolo — bibliograficamente tanto curioso — che il cav. Ols-
chki ha fatto risorgere a nuova vita, pericoloso impasto di osservazioni superficiali, di errate
opinioni e di retorica, non manca però di uno speciale valore, perché, come bene osserva
il Merkel : « se è bello \edere le menti italiane pili elette, Pietro Martire d'Anghiera,
il Sabellico, Pomponio Leto, il Guicciardini, gioire della gloriosa scoperta e divinarne
l'importanza, non è meno utile allo storico l'apprendere quale concetto si siano fatto
di questa le persone d' intelligenza mediocre, quali lo Scillacio : queste persone, non
iscarse certo in Italia, furono più numerose ancora in altri paesi meno inciviliti, nomina-
tamente la Spagna, e giovano a spiegarci come fra errori ed orrori non pochi la grande
scoperta tardasse a produrre i suoi frutti maravigliosi ».
Giuseppe Fumagalli.
)UOO««J<X»«WJ'W»W"'0«'"'*'U"000<>OOU<lO<KKWXM^«
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO
NEL SECOLO XV
(Fine) •
8. Ed ora cerchiamo chi fu il compagno del Numeister, che lo aiutò in questo glo-
rioso lavoro. È presto detto : il Numeister ce lo fa conoscere dicendo che iiit\o fiir ci
fiiJiriiiato Evangclisia Mei. Evangelista Mei! Ciii era costui? Noi dobbiamo trovarlo tra
gli umanisti, tra i icttei-ati della Città, e dobbiamo indicarlo come un uomo di valore,
■ Vedi /.J Hibliofilij 1, pp. ^«3-290 e II. pp. 23-33.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO
217
come un cultore delle belle lettere, e noto ai concittadini suoi. È strano però che, né
gli archivi, né le biblioteche, né i documenti scritti o stampati di quell'epoca parlino
mai di lui, o accennino almeno ad una famiglia Mei. Le mie ricerche sono state inutili,
poiché questo nome non mi è riuscito mai di trovarlo m nessuna carta, il che non sa-
rebbe cosa straordinaria, poiché non è certo che i nostri archivi e i nostri documenti ci
abbiano conservato tutto, né forse le ricerche fatte sono state sufficienti. Ma il dubbio
cresce, pensando alla circostanza che nel Dante non si parla affatto di Emiliano Or-
fini nella cui casa stampava, e del quale pure si parla nel libro del Bruni edito nel
1470, e nel libro di Cicerone edito nel 1474. Possibile che l'Orfini, generoso Mecenate
del Numeister nella stampa di quei volumi, non lo abbia aiutato, anzi sia rim;,sto estraneo
alla stampa del Dante, che pure degli altri due libri è tanto pili pregevole ed importante?
Dal silenzio dei documenti circa il nome di Evangelista Mei, e dalla mancanza del
nome di Emiliano Orfìni nel libro del Dante, è sorto il pensiero che forse quell'Evan-
gelista Mei non sia nome di persona, ma sia piuttosto nome allegorico, e che nasconda
per vezzo poetico il nome di Emiliano Orfini. In quest'ipotesi, il senso di quei versi,
sarebbe questo, che l'Ortìni fu per il Numeister un banditore, un annunciatore del nuovo
2i8 M. FALOCI PULIGNANI
trovato, un Evangelista delle cose mie, di me. Mei. Ardua è la spiegazione, che del resto
è data anche dal Claudin (i), sebbene non abbia avuta ragione per interpetrarla cosi' per la
mancanza di documenti che non cercò, ma sia stata al medesimo suggerita dalla lettura
dei versi che veniamo commentando. Qiiesta congettura spiegherebbe la mancanza del
nome dell' Ortìni nella stampa del Dante, spiegherebbe il silenzio degli archivi sul nome
dell' Evangelista Mei, né, per poterla accettare, presenta nulla di strano o di inverosimile.
q. In quale casa il Nunicister stampò la Divina Commedia? Ecco un altro quesito che
non è facilissimo di risolvere.
Nella piazza maggiore di Foligno presso il palazzo del .^Iunicipio, vi è un'elegante
palazzina del XVI secolo, con una bellissima porta scolpita in pietra nel cui fregio si
legge inciso :
PETRYS ORPHINVS DE ORPHINIS ..M.D.XV. (2)
Sulla facciata di questa casa, in occasione del centinario di Dante Alighieri, fu
murata nel 1865 questa iscrizione:
NEL Xllll Di .MAGGIO MDCCCLXV
CELEBRANDO ITALIA
LA FESTA SECOLARE DI DANTE ALIGHIERI
SEICENTO ANNI DOPO LA SVA NASCITA
A PERPETVARE LA ME.MORIA
CHE EMILIANO ORFINI
VOLLE DIVVLGATA AL MONDO
LA DIVINA COMMEDIA
CON LA PRIMA STAMPA FATTA IN Q.\'ESTA CASA
NEL QVARTO MESE DEL MCCCCLXXll
PER GIOVANNI NVMEISTER ALEMANNO
ED EVANGELISTA MEI FULGINATE
IL MVNICIPIO POSE (3)
Leggendo questa iscrizione parrebbe risoluto il quesito, poiché in essa si afferma
che la Divina Commedia fu stamp.ata nella Casa Orllni nella Piazza Maggiore di Foligno.
Due difficoltà si oppongono ad accettare con sicurezza questa asserzione. Una, il non sapere
se la casa in discorso, abbellita come è oggi da Piero Orfini nel 1315, era dei suoi an-
tenati fin dal 1470, o fu acquistata dopo ; un'altra, il sapere, che all'epoca delle nostre
stampe, 1' Orfini avea le sue officine di orefice altrove, cioè sotto il Palazzo dei Cano-
nici, in una di quelle botteghe che stanno proprio in faccia alla casa da Pietro Ortini
I!) Antì^uites tyyographiques de la l-'r^irtce, Paris. iHKo. p,ìg. .(K.
(2) LasPEVRKS P. Die Kauwerke dcr Renaissance in Umhrien. Berlin. 1*^73. p. 52.
(3) A proposito di questa iscrizione vedi Remoli Alessandro. Sedtd anni Jnyn ! Memoria .iocitincniara in confttiajtoitr
degli articoli del 2$ e 28 maggio 18G3 del Giornale l'Umbria. Foligno 1H65 p. 33 e segg.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO 2iq
eretta o restaurata nel 151 5. Gli Orfini tenevano le loro officine di oreficeria da molto
tempo in quelle botteghe. Noi sappiamo di Salvoro suo Avo, che ebbe in locazione uno di
quei fondi dal 1420 al 1427 (1), suo Padre Piermatteo le abitò dal 1443 al 1455 (2),
ed egli stesso vi lavorò nel 1464 e 1463 {3), dei quali anni abbiamo ricordo, senza
potere escludere altre date più recenti. D'altra parte leggiamo che Pierorfino, che era
nepote di Emiliano, cioè figlio di suo fratello Marchesio (4), non già restaurò, ma edificò
la casa dove è il suo nome, e dove è la riportata iscrizione, cose tutte le quali servono
a porre forti dubbi sul valore dell'asserzione contenuta nell' iscrizione stessa. In conclu-
sione, noi non possiamo dire con certezza che la Divina Comnietlia fu stampata nella
casa indicatata dall' iscrizione, né possiamo dire con certezza che fu stampata nella bottega
locata all' Orfini dai Canonici del Duomo, ma si troverà con precisione il luogo della
stampa, quando si sarà trovata quale era la casa degi' Orfini nel 1472. Imperocché una
cosa è certa: ed è che queste stampe preziose furono eseguite /// Joii?il>ìis citisdciii Emiliani.
IO. Questa edizione della Divina Coinincdia fu ristampata due volte. A Napoli nel 1475,
quasi con i medesimi errori che si trovano nella stampa del Numeister (5) : a Londra
nel 1867 per cura del celebre dantofilo G. G. Lord Vernon (ò), il quale in uno splendido
volume in foglio di pag. XXVI-748, riprodusse le prime quattro edizioni, quella cioè
di Foligno, di Iesi, di Mantova e di Napoli, ponendole a confronto, riproducendole di-
plomaticamente con la massima rigidezza che un distinto Bibliofilo quale fu il Panizzi
che ne ebbe cura, potea usare. Il Panizzi usò per questa ristampa due esemplari londi-
nesi del Dante di Foligno, ed uno del Duca d'Aumale (7).
Capitolo IV
STAMPA DELLE LETTERE FAMILIARI DI CICERONE
(•474)
I. Descrizione del volume. — 2. Cinque generazioni di Orefici in casa Orlìni. — 3. Data vera di questa slampa. — 4. L esem-
plare Riccardiano e i suoi pregi, — 5. Ristampa parziale di questo libro. — 6. Scioglimento della Società tra gli Orfini
e il Numeister. — 7 Rarità e prezzo del volume.
I. Questo terzo volume, pubblicato in Foligno nel secolo XV, ebbe per Editori Emi-
liano Orfini, i suoi fratelli, che non sono nominati, e Giovanni Numeister. Cominciamo
dal descriverlo.
- (i) Archivio del Capitolo del Duomo di Foligno. Scn'lture diverse fol. 7 ecc.
{2) Archivio detto. Libro detto, fol. 497 ecc.
(3} Archivio detto. Libro detto, fol. 482 ecc.
(4) Curzio degli Onofbi. Libro delle famiglie tanto nobili quanto civili Ji Foligno. Ms. del secolo passato presso di
me. fot. 24, n. 2().
(5} Vedi il citalo articolo del Finali nella Nuova Antologia (1 ottobre 1897Ì sulle Prime quattro edizioni della Divina
Commedia, p. 385 e segg.
(6) Le prime quattro edi-^ioni della Divina Commedia letteralmente ristampate per cura di G. G. Londra, 1867.
(7) Opera citata, p. VI-IX.
220 M. FALOCI PUUGNANI
11 volume è in foglio, e se è intero, deve avere 244 carte e non 243 come dice
l' Hain (1) ed altri. Non ha segnature, non ha richiami, e nel retto della carta prima,
comincia cosi :
M. TVI.. CICERONIS AD. P. I.ENT\-
lMPAR.\TOREM. PO. RO. EPISTO-
LARVM. 1-A.MIl.IARnM I.IBER
PRI.MVS. CICERO. P. LENTXLO l.M-
PARATORI. S. PI.. D.
A questo titolo segue la prima lettera la quale occupa in questa pagina 23 linee,
mentre ogni pagina piena ne conta 21). .\1 retto della carta 241 \i sono 21 linee, e poi
la seguente nota tipografica :
lùiiilianus auctor fulsinns : & fratres una
liii^Ceiiio prfftante uiri, Nunieifter iS: auclor
lohannt.s almaiuis recte qui plura peregit
Tulli (hicenta nuper preffere uoluniina recte
yue uiferat probus epifcopus ak-rienfis
Fulginei acta uides & laribus Emiliani
2. Queste parole ci lanno la storia del libro e ce ne danno molte particolarità. Alla
stampa presero parte Emiliano Ortìni con i suoi fratelli e con Giovanni Numeister, del
quale si dice che aveva fatto egregiamente parecchie cose « recte qui pinta pcrcgil : > del
libro si stamparono duecento copie : queste furono rivedute dal celebre correttore di
stampe il Prelato Bussi Vescovo di Aleria in Corsica : finalmente il libro fu stampato in
casa di Emiliano. L'na cosa manca a tutto questo manipolo di notizie, l'anno in cui fu
stampato il libro, anno però che vedremo essere stato il 1474. Intanto esaminiamo le
surriferite note. Emilianus Fiilginas et Fnitres, viri iiigeiiio praestjiite. Clueste p.n-ole esigono
commento. Di Emiliano abbiamo parlato, ma quali erano i di lui fratelli ? E qui op-
portuno fare un cenno delle benemerenze artistiche di questa ricca famiglia ; la quale, per
cinque o sei generazioni, aveva coltivato con lode l'arte dell'orafo. Nel 1385 troviamo
che un Eiiiiliciiw Orfini aveva fatto un sigillo pel Comune di Foligno (2). Dal I402
al 1427 troviamo ricordato Salvtinis Milioni Aiirifex de Fiilgiiico. che era suo figlio (3).
Notissimo è nel 143S e seguenti Piniiuiitco di Salvoro di liinili.iiio orefice e zecchiero
dei Trinci (4) e autore di oreficerie pel CÀmuine di Perugia (5). Figlio di questo Pier-
iii.itteo è il nostro Eniiìiainis del quale abbiamo parlato di sopra. Quanti fossero i Jraires
di Emiliano non so. 11 Rossi nomina Mariotto e Giannantonio ((i), il quale secondo è
(1) Reperì. Biblicigraph., t. II. n. 5160.
(2) Archivio C.omunaìe di Foligno, Carte dal 12H3 al 14^9, Amministra/ione del 13S1, fol. 81. Vedi le mie Ricerche
storico artistiche della Rasitica dì S. Maria Infraporlas, Foligno, 1876, p. 40.
(■^l Archivio Capitolare di Foligno. Scritti del Vescovato 1401, 1402. Libro della Croce, fol, 3 ecc.
(1) Su questa Zecca, e su 1' Orfini. vedi le notizie che raccolsi nell'-'lrc/i/'r/o Storico per le Marche e per l'Vmhrij. Fo-
ligno, 1888, voi. IV, p, 171-179.
(3) Cfr. Giornale dì erudizione artistica, Perugia. 1874, voi. IH. p. 211.
(6) Giornale di erttd., voi. cit., p. 183.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO 221
forse quello stesso Antonio di Piermaiteo degli Orfnii^ che era zecchiere a Gubbio nel
1452 (i), il quale avea educato nell'arte degli avi suoi suo figlio Feliciano, che nel I525
era zecchiere in Foligno (2), ed era arbitro fra il Comune di Cortona e il celebre orefice
perugino Cesarino del Roscetto, a proposito di una croce eseguita da questi per commis-
sione di quel Comune (3). Nel 1464 Francesco Patrizi Vescovo di Gaeta e Governatore
di Foligno, avea fatte coniare bellissime monete di oro dal nostro Emiliano, e scriveva
di lui che era iiì<reiiii aaitisiinii : e lo chiamava hoiniticm acrcni ac ii/di/sfr/iiiii^ man-
dando esemplari e spiegazioni della nuova moneta per mezzo del fratello di Emiliano, che
non nomina, ma che forse era il suddetto Antonio (4). Abbiamo dunque una vera famiglia
di artisti valenti e stimati, onde l'iscrizione che chiama gli Orfini uomini di molto in-
gegno è esattissima. Del Numeister qi/i rccfc pltira peregit non occorre dire parole. Il
Claudin ha dimostrato che era socio del Gutenberg, che con lui dai primordi dell'arte
avea stampato libri a Magonza(5), d'onde venne a Foligno, nella quale città come ve-
demmo avea stampato il De Bello Italico adversus Gothos nel 1470, e la Divina Com-
media nel I472. Senz'ombra di esagerazione potea dirsi di lui che recte phtra peregit.
Del Prohiis Episeopiis Aleriensis cioè del Bussi, superfluo dire chi sia, sapendosi dai bi-
bliografi come egli fosse il benemerito correttore di quelle prime stampe in Roma in
casa dei Massimi, in Foligno in casa degl' Orfini (6).
L'epigrafe poetica continua dicendo che il libro fu stampato in casa di Emiliano,
laribìis È)jìilia/n\ della quale casa ci siamo occupati parlando della Divina Commedia.
Resta indagare in quale anno fu stampato questo volume.
3. Non è necessario riferire le opinioni manifestate dai critici. in proposito. A noi
basti far conoscere questa cosa. Dei ducento esemplari messi in commercio, non tutti hanno
in fine 1' iscrizione poetica che abbiamo riportata e commentata. L'esemplare della Bi-
blioteca Riccardiana in luogo di quei sei versi, reca queste parole :
M. T. Ciceronis Epiftolarum ad Familiares
liber explicìt. MCCCCLXXIIII
Fulginei per Ioannem Numeiffer.
Ecco dunque trovata la data certa di questo libro. Si vede che, come in tanti altri
casi, anche in questo e durante la tiratura, si eseguirono correzioni e modificazioni nelle
forme tipografiche, e cosi nella e. 241, in luogo dei sei versi, trovò luogo questa iscri-
zione, il cui merito è l'averci fatto conoscere la data del libro stesso. Ma non è solo
questa nota tipografica che presenta nell'esemplare Riccardiano delle varianti. 11 eh. S. Mor-
purgo al quale devesi la notizia della variante medesima, ha cortesemente studiato quel
l'esemplare, e malgrado il disordine col quale è stato rilegato, ha rilevato che esso non
(1) Archivio Comunale di Guhhio, Riformanze, 1449-1453, fol. 129, t.
(2) Zanetti, Nuova raccolta delle Zecche e monete d' Italia, Bologna, 1779, voi. II. pag. 26.
(3) Giornale di erudizione artistica, Perugia, 1873. voi. II. p. 123. voi. Ili, 1874, p, 184.
(4) Zanetti, Op. cit. p. 123.
(5) Claudin A., Op. cit. p. 39-45.
(6) Motta E.. Pamfìlo Castaldi ecc. e il Vescovo di Aleria. Torino. 1884. p. 14 e segg
La Bibliofilia, volume li, dispensa (j"-7'*.
223 M. FALOCI PULIGNANI
presenta delle correzioni o delle varianti introdottevi, come praticavasi allora, durante
la tiratura dei fogli, ma ha osservato che alcuni di essi furono ristampati addirittura con
tipi diversi, e un poco più eleganti, e che P ultimo foglio ove è la nota tipografica, è
precisamente uno di quelli appartenenti alla seconda edizione. K utile riprodurre qui
testualmente la descrizione del eh. Morpurgo.
4. « 11 volume, egli mi scrive, consta attualmente di 241 carte, senza alcuna segnatura,
né richiamo, né registro a stampa ; a mano ci è una segnatura dei quaderni, ma in parte
perduta per la rifilatura delle carte allorché il volume fu legato. Le prime 2 1 3 carte
corrispondono a 22 quaterni o fogli di stampa di dieci carte 1' uno. meno cinque carte
che pare manchino al nostro esemplare ; e sarebbero la e. I, probabilmente bianca, poiché
il primo quaterno ha sole nove carte ; ma il testo è completo, e 4 carte delle segna-
ture I2 e 13. Le ultime 26 carte — che però sono etlettivamente sole 24 come or ora
vedremo — oltre ad essere nel nostro esemplare malamente trasposte ah antiquo, pre-
sentano un singolare cambiamento di caratteri, il quale si verifica nelle ultime tre carte
del volume, e in due altre interne, le quali due carte 225 e 21 7, sono per giunta, nel
nostro esemplare duplicate. La diti'erenza del carattere e della carta è evidentissima a chi
guardi un po' attentamente il volume, il quale per tutto il resto è in caratteri molto più
rozzi, più disuguali, meno allineati, mentre in codeste cinqui- dirti supplite, i caratteri
.sono assai più regolari, più dritti, meglio impressi. Nessun dubbio a mio avviso, che il
supplemento sia non moderno, ma antico, contemporaneo alla stampa di tutto il volume,
e cosi che si tratti di una delle non rare fusioni di due edizioni >•>.
Fin qui il eh. .Nlorpurgo, la cui diligente descrizione dell'esemplare riccardiano di
questo libro, ha fatto conoscere delle singolarità pregevoli per la storia di esso.
5. Dopo ciò è naturale che in me sorgesse il desiderio di conoscere la ragione
della ristampa parziale di questo libro, desiderio che ho sodisfatto mettendo a confronto
l'edizione genuina, con i fogli ristampati con nuovi tipi. Ed ho potuto osservare che
per quanto anche i fogli di seconda edizione, chiamiamola cosi', contengano una lezione tut-
t'altro che corretta, questa però è preferibile alle prima, la quale in molti casi è stata
migliorata e spurgata da grossolani errori grammaticali. Eccone delle prove evidenti :
Decressetis della prima edizione, nella ristampa è corretto in decrevisscfis ; ìibcrarct è cor-
retto in lihcrassct : ìiabuit se in hahuissc ; tribuno in tributo ; alicrum in ah\/iissinìuni ; in-
certi! in certa; puppiam in papiant ; futurum in furtuin ecc. Un elenco completo è as-
solutamente superfluo, poiché il lettore avrà ben veduto da questo saggio quanto la ristampa
di quelle cinque carte si avvantaggi sull'edizione primitiva.
Come accadde ciò ?
E questo che non possiamo risolvere.
Forse il probus episcopus alcriensis, che allora dovea trovarsi in Foligno per cor-
reggere quelle stampe, non si sarà trovato molto contento dell'edizione dell'epistolario
ciceroniano, ed avrà reclamato almeno la sostituzione di qualche pagina più scorretta, che
il Numeister sarà stato costretto ad esegiiire con un nuovo e miglior carattere, del quale
pare siasi provveduto in questo tempo. Sono congetture, che in mancanza di prove si è co-
stretti di azzardare, per tentar ili risolvere dei punti oscuri come questi. È un fatto però
che del Numeister in l-'oli,i;no, dopo questa data del 1474 luiir.iltro si sa.
L'ARTE TIPOGRAFICA IN FOLIGNO
6. Perché partì ? Non voglio affermarlo con sicurezza, ma ripensando che il suo braccio
destro era Emiliano Orfìni, credo che il Numeister lasciò Foligno, perchè anche 1' Orfini
dovè lasciare questa Città, e recarsi a Roma. Difatti sulla fine del novembre 1473 Sisto IV
scrisse ai Priori di Foligno la lettera seguente :
Dih'cfi Fila, saìutcm, Sixhis p. p. IIII
Diledi Fila saliifciìi et aposteJicam henedictionem. Eaemits opera diìecti filii Emiliani
de (irfh/is Conciujs -cestri. Qnoeirea horlamur vos, et expresse mandaiiìus : ni eiim quatn-
priiìiiiiii ad nos remittatis. Datinii Nomae, apiid S. Petniìi^ sub aninilo piseatoris die XXI
Novembris 14"]"^, pontifieatus nostri anno tertio.
L. Grifus
Dilectis filiis prioribiis populi et eoinjinis eiuitatis nostrae fulminei (i).
Niun dubbio che un ordine cosi preciso abbia prodotto il suo effetto, e che l'Orfini
siasi recato tosto a Roma. È vero che anche nel periodo 1470-I473 l'Orfini non dimorò
stabilmente in Foligno, tantoché troviamo che nel 1471 egli teneva in affitto una bottega
in Roma (2), nel 1472 fece un viaggio nella Marca d'Ancona (3) ecc. onde il Numeister
e i suoi compagni se ebbero nell' Orfini un Mecenate, non lo ebbero poi cosi costante-
mente ai fianchi, che per molto tempo non siano rimasti soli. Ma il fatto che nell' in-
verno del 1473 1' Orfini è chiamato a Roma, e che nel 1474 cessa l'officina del Numeister,
fa ragionevolmente supporre con questa data lo scioglimento della società formata nei i 470
e forse prima. Secondo il Claudin, il Numeister da Foligno andò a Roma, forse col-
l'amico Emiliano. Nel i479 ^8^' tornò a Magonza, poi passando per Lione, andò in
Albi in Linguadoca, ove stampò fino al 1484 tanti libri, che non si chiamò più Gio-
vanni Numeister, ma Giovanni d^A/bi o Joannes dicttis Albi. Con questo nome passò a
Lione ove stampò libri liturgici nel 1487, nel 1489 e nel 1495. Gli archivi di Lione
conservano il nome di Maistre Jehan d'Albi imprimeur sino al 1503, anzi fino al 1508,
nel quale anno forse mori. È poi certo che allora erasi ridotto in miseria, poiché era
chiamato panare. Certo, fu quello un assai brutto epilogo di una vita onestamente ope-
rosa ! (4)
7. Tornando al volume delle lettere di Cicerone, resta a trovare quanti esemplari ci
siano rimasti di cosi pregevole incunabulo. Il Brunet ne indica in vendita tre esemplari,
venduti una volta 12 sterline e 12 scellini (Pinelli), una volta 135 fiorini (Crevenna) e
una volta 25 franchi e 50 (Boutourun) (5). Un esemplare di 243 carte, rilegato in cuoio
di Russia, fu venduto nel 1882 a Londra nella seconda parte della Biblioteca Sunderlandiana
al prezzo di 20 lire sterline (6). Un esemplare appartenente alla ricca biblioteca Aragonese(7)
(1) Archìvio Cnmnnaìe di Foligìm. Re^i^tri dal 1468 al T iKft. fol. 47.
(2) MUNTZ E., Les arts à la Cmir Jes Pitpes, III, pag. 2-\\, not. 1.
(3) MUNTZ E., loc. cit.
(4) Claudin, Op. cit., passim.
(5) Manuel, voi. I, p. 691.
(6) CaUlogo delta BiUioleca Sunderlandiana, parte seconda, Londra 1882, p. 246, n. 3087.
(7) MazzaNTINI G.. La Bihliolera dei Re d'Ara<lonit in Napoli, Rocca S. Casciano, 1895, p. XClll, n. 19.
M. FALOCI PULIGNANI
sta oggi nella Nazionale di Parigi ( i ). Abbiamo già descritto ampiamente lineilo della
Riccardiana (2) : bellissimo è l'esemplare folignate del Conte Ortini. Cercando, dei 200
esemplari impressi dal Numeister, certo se ne troverebbero superstiti parecchi altri, e fra
questi taluno colia variante dell'esemplare fiorentino. Così cessano le notizie sulla tipografia
di Foligno nel XV secolo, le quali vanno dal 1463 al 1474.
Dr. M. Faloci Puugnani.
»■■■!■■»■ KXMW
RECENSIONI
Festschrift zum fùnfhundertjahrigen Geburtstage von Johann Gutenberg.
lui Auftrage dar Stadt Mainz herausgegeben von Orro Hartwig. Miinz, 24 Juni iqoo.
La città di Magonza lia eretto un iiionunieiito iiniierituro in nieiiioria delle feste celeljiate nel-
l'occasione del V centenario del suo granile tìglio, colla puliblicazione di uno splendido volume di
4S0 pagg. di testo con 35 tavole che riproducono documenti riferentisi alla vita di Gutenberg ed
allo sviluppo dell'arte da lui scoperta. Fu impiegata per questo suntuoso libro la più bella carta
a mano, e quanto all'esecuzione tipografica è riuscita inappuntabile, insuperabile sotto ogni aspetto.
Le lettere iniziali furono appositamente incise e sono imitazioni d\ quelle che si trovano nei libri
di Basilea del X\'l sec, generalmente attribuite a Holbein ; per la parte riservata all' Italia avremmo
però preferito una lettera iniziale di stile italiano, e non era difficile farla sui modelli splendidi di
Ratdolt o di altri esìmi tipografi. Era proposito della città di Magonza di pubblicare una bio-
grafia esauriente del grande inventore, ma dovè desisterne, stante la scarsità delle fonti. Il profes-
sore Hartwig, il celebre direttore del Central-Iìlail fi'ir Bihliolhekswcsen, incaricato dal Comune
di Magonza di compilare una storia documentata della vita e dell'opera di Gutenberg, si uni ad
altri valenti bibliografi e riusci completamente nell' intento che la conmiissione gli aveva afiidato.
Il volume esordisce col lavoro suo, col quale riusci a darci, in base ai numerosi documenti da lui
raccolti, un quadro eloquente della vita di Gutenberg, ponendo in chiaro i meriti ed il valore del
grande maestro e confutando con energia ed acume tutti i rimproveri ai quali il celebre magon-
zese era soggetto.
Segue poi un lavoro importante del sig. \V. L. Schreiber, sui primordi della tipografia, dove
egli dimostra che l'arte tipografica è la conseguenza dell' incisione in metallo, venendo alle conclu-
sioni pubblicate dal nostro collaboratore prof. Marzi nel precedente numero della lìibìiofilia dedi-
cato a Giovanni Gutenberg. Fra gli altri scritti contenuti nel volume magonzese segnaliamo spe-
cialmente (juelli del sig. W. Yelke, sulla più antica dilfusione dell'arte tipografica e sull'attività di
Gutenberg nell'ultimo suo periodo di vita, del sig. Labande sulla tipografia in Francia nel .W sec,
del sig. Ilaebler sui tipografi tedeschi nella Spagna e nel Portogallo, ed anzitutto il lavoro paziente
e faticoso del nostro collaboratore prof. Demetrio Marzi sui tipografi tedeschi in Italia durante il
XV sec. Abbiamo .scorto parecchie lacune inevitabili in un lavoro di compilazione del tutto origi-
nale e mende tipografiche scusabili per la fretta, con cui il volume fu pubblicato e che non per-
mise, come pare, all'autore di rivedere più volte le bozze, come il caso esi.geva, giacché il suo la-
voro fu stampato in lingua italiana, che non è molto familiare ai tipografi della Germania. Lo
scritto del Marzi sarà consultato sempre con profitto da chi s'occupa della storia dei primordi del-
l'arte tipografica in Italia. — i.
(1) Segnalo L. 5r>3.
(2) Segnalo n. 32-1.
RECENSIONI 225
Il codice delle rime di Vittoria Colonna Marchesa di Pescara apparte-
nuto a Margherita d'Angoulème, Regina di Navarra, scoperto ed illu-
strato da Domenico Tordi. Pistoia, iqoo, in-S". Con due tavole.
Il sig. Domenico Tordi, che da molti anni con intelletto d'amore attende a raccoglier notizie
e documenti su Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, ha avuto la ventura di scoprire tale cime-
lio, e, con la competenza che gli vien riconosciuta, lo ha illustrato e recato a conoscenza degli
studiosi.
Vittoria non autorizzò mai la stampa delle sue rime, e ciò cresce l' importanza dei manoscritti
coevi. Ma fin qui non se ne conosceva uno che direttamente emanasse dalla poetessa. Il codice
Laurenziano, del fondo Ashburnham, clie ha, secondo il Tordi, tal pregio, assume anche una im-
portanza maggiore in quanto che pare debba riguardarsi tutt'una cosa con quello che appartenne
a Michelangelo, e che era sin ora sconosciuto.
Ben singolari furono le vicende che accompagnarono detto codice da Roma a Parigi nel 1540
Lo inviò Carlo Gualteruzzi di Fano, segretario della Colonna, il conosciuto editore del Novellino
e delle opere del Bembo, all'oratore di Ferrara presso la Corte di Francia, ma, invece di capitare
nelle sue mani, andò a finire in quelle del Gran Contestabile di Francesco I, A. di Montnioreucy.
Questi, sospettoso com'era in materia di fede, e in urto con la regina di Navarra, ritenne il
libretto col pretesto che contenesse idee ereticali : Dica noiis garde des patrenótre de M. le Con-
iiétable, diceva di lui Brantòme, e non aveva torto, cosi efferata era la sua pietà. Ma finalmente le
pratiche dell'oratore estense, ed i motteggi di Francesco I, fratello di Margherita, fecero si che
questo potesse venirne in possesso. Il Tordi documenta tali pratiche sulle quali non è il caso di
dilungarci.
Il codice Ashburnham contiene 102 sonetti, dei quali io finora inediti. Alcuni di questi furono
ispirati da prediche del famoso valdesiano fra Bernardino Ochino .senese, altri da opere di Miche-
langelo, da leggende sacre, da proposte del Berni. Quello sul quadro della Madonna di S. Luca ha
ofi'erto al Tordi occasione d' illustrare l'andata di Vittoria a Bologna ed il suo passaggio per Firenze.
Notevole nello stesso codice lo stemma della Duchessa d'Angoulème regina di Navarra, fin
qui indescritto.
Per meglio dar un'idea dell'importanza di questo lavoro paziente ed erudito, ci sia concesso
di copiare il sommario :
I. \'ìltoria Colonna non dà mai il consenso alla stampa delle sue rime. — Coltiva la poesia fin dalla giovinezza. — Sue rime
giovanili ora sconosciute.
II. Rime attualmente conosciute : t" in vita ed in nìorte del marchese di Pescara suo marito. — 2"* spirituali. — Vittoria non
lima i suoi versi.
III. Dona a Michelangelo Buonarroti un libretto in cartapecora delle sue rime. — Gli spedisce da Viterbo altre rime scritte su
carta bambagina. — Gli scrive lettere da Orvieto e da Viterbo.
Michelangelo da Roma invia a prete Giovanlrancesco Fattucci in Firenze i manoscritti delle rime della Colonna dei quali
ora non si ha altra notizia.
I\'. Francesco della Torre veronese trae copia della raccolta delle rime di Vittoria Colonna comunicategli da Carlo Gualteruzzi
da Fano, segretario della poetessa.
V. 'II. Va a monte il convegno che doveva aver luogo a Milano fra Vittoria Colonna e Margherita dWngoulème regina di Na-
varra. — Margherita ricerca le rime di Vittoria per mezzo dell .Vmbasciatore di Francia in Koma. — Gliele invia Carlo
Gualteruzzi dirigendole all' Oratore Estense presso la Corte di Francia. — Il libretto di dette lime viene intercettato dal Gran
Contestabile Montmorency. — Pratiche dell' Oratore Estense per procurare che ne avvenga la consegna. — Re Francesco I,
fratello di Margherita, motteggia il Gran Contestabile per tale indebita ritenzione. — Consegna effettuata.
Scoperta del menzionato libretto appartenuto alla Regina di Navarra nella collezione Ashburnham delia Biblioteca Me-
diceo-Laurenziana.
Blasonatura dello stemma che orna tale manoscritto.
Ipotesi sulla identecità di questo codice della Regina di Navarra coli' altro parimenti in cartapecora di Michelangelo Buo-
narroti ora sconosciuto.
V. (III. Indice dei sonetti contenuti nel Codice della Regina di Navarra colla indicazione, per quelli editi, della data della prima
impressione, e del nome del primo stampatore.
V. (III). Sonetti inediti che ora si pubblicano ed annotano.
226 RECENSIONI
Il volume, ottimamente e correttamente stampato, ha due belle tavole, delle quali una ripro-
duce un magnifico ritratto di Vittoria Colonna con la sua firma e l'altra lo stemma della Duchessa
d'AngouIème, Regina di Navarra.
L'autore ha dedicato la sua pregevolissima pubblicazione con una lettera dettata da nobili ed
alti sentimenti di patriottismo, a Maigìierila di Savoia, Rfgina et Italia Augustissima. — i.
JtM K» RX KK MMHH «
DOMANDE'"
Dove ha stampato per la prima volta Leonardo Achates da Basilea?
Gran parte dei bibliografi (p. es. Hain, la Sema) credono che Leonardo Achates abbia eser-
citato l'arte tipografica dapprima nel 1472 in Venezia, che si sia traslocato poi nel 1473 a l'adova,
ed in fine nel 1474 a Vicenza. Vi sono però dei documenti certi comprovanti il suo soggiorno a
Venezia ? Io credo eh' egli non abbia mai datato un libro da X'enezia, ma che la leggenda sia nata
dai colofoni delle due quasi irreperibili edizioni del Virgilio del 1472 e 1473, dove è detto : « Anno
Chr. hum. 1472 Venet. Duce Nicol. Trono » e « anno Chr. lumi. 1473 Venet. Duce Nicol. Marcel. »
Siccome Leonardo nomina i dogi Niccolò Trono e Niccolò Marcello di X'enezia, si credette che
egli avesse pure stampato quelle edizioni a X'enezia, senza pensare però che egli pose un colofono
simile anche all'edizione di Padova di Frane, de Platea del 1473 [Hain *iSo3'I] dicendo cioè:
« 1473 Nicolao Trono Duce Venet. regnante impressum fuit hoc opus Paduae {^X\àX&r •». Da questi
colofoni risulta pure che fra 1' una e I' altra edizione di X'irgilio fu stampato il libro di Fr. de Platea,
ed essendovi nominati i signori di Venezia, si vede pure che tanto il \'irgilio quanto il Platea non
devono essere che ristampe della edizione di Bartholomeus Cremonensis. (\'edi la Sema, 1362
e 1099). Se non vi sono altri documenti, allora io credo che si possa considerare Leonardo Achates
come uno stampatore contemporaneo agli altri prototipografl di Padova, poiché di là sono pure,
quasi certamente, le due edizioni del Virgilio. Pochissimi le hanno vedute; dell' edizione del 1473,
La Sema non conosceva che il difettoso esemplare di La \'allières, mentre di quella del 1472 egli
non sapeva indicare alcun esemplare. — a.
KjOOtwWXK«inO<«)<lOtBMl<MWWìOtBìiìO<«KK<llìiin<w»0<WW100<inOn<KÌOO<in<WWMÌiyKB»XI<inOO«K«yKinnn<IOOO<MXXK«<yKM)lKXl«»in<*Kì^
COURRIER DE PARIS
Conerès international des Bibliothccaires
(20-23 aoùt 1900)
Si l'on a reproché bien souvent au.x médecins d'user et d'abuser des Congrès,' on n'en
saurait dire autant des Bibliothécaires dont les rèunions sont toujours a.ssez e.spacées et rarement
internationales.
En Amérique, par e.xemple, un Congrès, tenu en 1876, donna naissance fi V American
Library Association qui tint des rèunions annuelles depuis 1SS2 et organisa des Congrès interna-
tionaux à Londres (1S76) et à Chicago (1893).
Au Congrès de Londres {1876) fut fondéc la Library Association of United Kingdom (lui
tint des congrès en Angleterre, en Amérique et en France (Paris, 1S92).
En Allemagne, on a vainement tenté, de 1874 ;i 18S4, de jeter les bases d'une association
de bibliothécaires. Ces assais infructueu.\, repris depuis peu, seraient, parait-il, sur le point d'aboutir.
(1) Si prt'ga di indirizzare le risposte alla Direzione dì questa Rivista.
COURRIER DE PARIS
237
Les Autrichieiis ont leur Oslerreichisclien Verein fiìr Bibliothekwesen et les Italiens leur
Società bib/iografica italiana, nées toutes les deux en 18117 et s'occupant des intéréts des biblio-
tiièques.
Oli le volt, un Congrès international n'était pas inutile et l'enipressement avec lequel on a
répondu, de toutes les parties du monde, à l'appel des organisateurs prouve clairement qu'on a
senti le besoin de se grouper pour discuter des questions coniinunes et défendre des intéréts
semblables.
Les gouvernements et les nuinicipalités n'avaient pas negligé de se faire représenter ; voici
les noms des délégués officiels :
M. Ludwig Bceck, délégué officiel de la ville de Vienne;
Maxiniilien Chabert, délégué ofHciel du Mexique ;
Henri Hymans, délégué officici du Gouvernement belge ;
E. Kowalevvsky, délégué officiel de la Russie ;
Mrs. Pauline Leipziger, Miss Mary W- Plunimer, M. Herbert Putnani, délégués officiels des
Etats-Unis d'Aniérique ;
M Bernhard Lundstedt, délégué officiel du Gouvernement svédois ;
Fernando Ferrari Perez, délégué officiel du Mexique ;
Borijov Prusik, délégué de 1' Acadéniie tchèque des sciences, lettres et arts de Prague;
Gustave Saize, délégué officiel de la Principauté de Monaco ;
Alexandre Raévsky, délégué officiel de la Société bibliologique russe ;
Andreas Scli. Steenberg, délégué officiel du Daneniark; etc.
Parmi les adhérents italiens, on remarquait : MM. G. B. Adami, bibliothécaire à la Biblio-
teca Casanatense, à Rome; Carlo Mascaretti, bibliothécaire à la Biblioteca nazionale Vittorio
Emanuele, à Rome, etc.
Enfin, citons encore : MM. Léopold Delisle, membre de l'Institut, adniinistrateur de la
Bibliothèque Nationale; Paul Meyer, membre de l'Institut, directeur de l'Ecole des Charles,
Emile Picot, membre de l'Institut, professeur à l'Ecole des langues orientales, Henry Omonl,
membre de l'Institut, conservateur du département des nianuscrits à la Bibliothèque nationale ;
Paul Marchal, conservateur du département des impriniés à la Bibliothèque nationale; Eugène
Muntz, membre de l'Institut, conservateur de la Bibliothèque de l'Ecole des Beaux-Arts, etc.
Première journée: lundi 20 aoùt.
La séance solennelle d'ouverture réunit les Congressistes le lundi 20 aoùt, à 9 heures et
demie du matiii dans le grand amphithéàtre de la Sorijonne.
On procède tout d'abord à la constitution du bureau. Sont élus :
Président : M. Léopold Delisle, adniinistrateur de la Bibliothèque nationale.
Vice-présidents : MM. les délégués officiels étrangers et M. Emile Picot, membre de l'In-
stitut, professeur à l'Ecole des langues orientales.
Secrctaires : MM. Henry Martin, conservateur du département des manuscrits à la Biblio-
thèque de l'Arsenal et Désiré Blanchet, conservateur adjoint du département des imprimés à la
Bibliothèque nationale.
En prenant possession du fauteuil présidentiel M. Léopold Delisle souhaite la bienvenue
aux membres étrangers et après avoir rappelé les origines du présent Congrès, expose sonunaire-
ment le programme des questions à l'ordre du jour.
A la séance de l'après-midi, commencent les Communications.
Il nous est impossible de les mentionner toutes ici ; nous nous contenterons de donner un
résumé très succinct des plus importantes renvoyant, pour le détail, au Compte-rendu officiel qui
paraitra dans qiielques niois.
M. CoLAs, bibliothécaire de la ville de Lorient, expose quelques projets de réformes
concernant l'organisation generale des bibliothèques.
M- B. Prusik, délégué de l'Académie tchèque des sciences, lettres et arts de Prague,
parie ensuite de la bibliographie tchèque.
228 EMILE DACIER
M. Henry Martin, conservateur du département des manuscrits à la Bibliothèque de
l'Arsenal, entretient le Congrès de la constitution des bibliographies de périodiques. Cette com-
niunication à laquelle le développement de la Presse donne un caractère d'intérèt general amène
un échange de vues.
M. FuNXK - Brentano, bibliothécaire à la Bibliothèque de l'Arsenal, délégué de la Société
des études historiques, expose le pian des bibliographies criliques publiées par la Société et M.
Dietrich, libraire, parie des répertoires de périodiques publiés par ses soins.
Après lecture, faite par M. X'idier, d'un nièmoire de M. de Farcv sur l'histoire de la
bibliothèque du chapitre d'Angers, M. Vacher termine la séance en communiquant au Congrès
un des chapitres de son travail sur la bibliothéconomie generale.
Deuxième journée: mardi 21 aoùt.
A la séance du matin, M. Emile Ginot, bibliothécaire de la ville de Poitiers, Ut une note
sur le déniénagement des bibliothèques.
Puis M. Yriarte, bibliothécaire de la ville de Bayonne, fait une comniunication des
plus intéressantes sur les iiisectes qui attaquent les livres et leurs reliures.
.M. DiREAU bibliothécaire de l'Académie, de médecine de Paris, succède à M. Yriarte et
raconte les expériences faites par lui à ce propos : plusieurs personnes ayant soutenu que les
feuilles de tabac vert, placées dans les volumes, éloignaient les insectes, M. Dureau a acquis la
certitude que certains insectes recherchaient précisément la tabac vert, d'où il suit que ce reméde
est pire que le mal.
l'ne longue discussion a lieu ensuite à laquelle prennent part .Mlle Pellechet, M.M. Deni-
KER, bibliothécaire du Museum d'histoire naturelle de Paris, Advielle, Polin et Dorveaux,
bibliothécaire de l'Ecole de pharmacie, cju'un séjour en Algerie a mis à mème d'étudier la que-
stion en ce pays.
Cette discussion, conime on le verrà plus loin, eut un résultat, en ce qu'elle fut l'origine
de la fondation de deux prix importants destinés à récompenser la meilleure méthode de destru-
ction des insectes « bibliophobes ».
L'après-midi fut consacré à visiter la bibliothèque du prince Roland Bonaparte, dont l'amé-
nagement est la perfection du genre: le prince, avec la meilleure gràce, prodigua les explications
aux congressistes, en leur faisant les honneurs des trésors que renferme son splendide hotel de
l'avenue d'Jéna.
De là, on se rendit à l'Exposition universelle et l'on fit une première balte au Palais des
Congrès, devant l'exposition de VAincriian Library Associalion.
Miss Plummer communiqua aux membres du Congrès les photographies et autres docu-
ments exposés, au.xquels elle ajouta de curieuses esplications.
On fut ensuite au Champ de Mars visiter l'exposition rétrospective du livre, sous la con-
duite de l'éditeur .M. Rouveyre, un des organisateurs.
Enfin plusieurs congressistes, pour compléter leurs notes, .se rendireiil ;i l'exposition du
papier installée dans une galerie voisine.
Troisiéme journée : mercredi 22 aoùt.
Pour faire trève à leurs travaux arides, les membres du Congrès des bibliothécaires quittè-
rent Paris à midi, se rendant au Chàteau de Chantilly, légué par le due d'Aumale à l'Inslitut de
France, avec ses inestimables collections.
Là, trois groupes se formèrent qui, sous la direction de M.M. I.éopold Delisle, Emile Picot
et Gustave Macon visitèrent en détail ce merveilleux musée et ses dépendances.
Quatrième journée : jeudi 23 aoùt.
Le matin, les Congressistes, dirigés par M. LéopoUl Delisle, adniinistrateur, par ^LM. les
conservateurs et conservateurs-.idjoints parcoururent la Bibliothèque nationale. Ils traversèrent
successivement le Cabinet des Estampes, où sont conservées environ trois millions de gravures
de toutes soHes ; la Galene Mazarine qui seri à une exposition permanente des documents ma-
COURRIER DE PARIS 22q
nuscrits et inipriniés les plus remarquables ; la section degéographie, qui renferme plus de 300.000
cirtes et plans ; le Cabinet des niédailles et antiques, dont la réputation est universelle ; le Dépar-
tenient des manuscrits, riche de plus de cent mille volumes ; enfin le Département des imprimés,
avec sa belle salle de travail et ses magasiiis, où les rayons couverts de volumes présentent une
longueur de plus de 50 kilométrès.
La séance de clòture eut lieu ce mème jour, dans l'après-midi ; voici les Communications
qui y furent faites.
Miss Mary W. Plummer, déléguée officielle des Etats-Unis d'Amérique, complète les
renseignements fournis par elle, l'avant-veìlle, devant l'exposition de V American Library Association.
Son exposé du fonctìonnement des bibliothèques scolaires américaines, ou « bibliothèques
circulantes », que les compagnies de chemins de fer transportent gratuitement d'école en écoie
dans des caisses ad hoc, interesse particulièrement les auditeurs.
M. ViDiER, sous-bibliotliécaire à la Bibliotlièque nationale, lit ensuite une note remarqua-
blenient documentée sur un projet de catalogne d'ouvrages anonymes.
M. Stein critique le fonctioniienient du dépót legai en France et soumet au Congrès un
projet de loi en liuit articles, pour la réforme de l'ètat de choses actuel.
Cette communication provoqre de la part de M. Léopold Delisle de longues explications,
présentées avec une précision et une ciarle parfaites, sur l'historique et le fonctionnenient du dépòt
legai.
En terminant, le savant administrateur de la Bibliotlièque nationale demande au Congrès
d'émettre le vceu que le livre depose par l'imprimeur conformèment à la loi soit livré « dans l'état
de vente » et que le dépòt .soit fait directemeut, .sans inlermédiaires administratifs.
M. GoDEFROY, parie des catalogues d'écrits académiques publiés par le Ministère de l'in-
struction publiqne. Ces catalogues sont imprimés sur un papier pelure, afin qu'on puisse découper
les articles et les appliquer sur des ftches. M. Godefroy démontre qu'il serait infininient préférable
de les faire imprimer sur des ficlies d'un gabarit tei qu'elles pussent étre iutercalées imniédiate-
meut dans les porte-fiches des bibliothèques.
La question se déplace : on vient à parler des fiches tonte faites, dites « papillons », qui sont
distribuées avec les publications officielles américaines. Après une longue discussion, on émet un
voeu tendant à ce que ce systéme se généralise.
Il est ensuite question des bibliographies sur ficiies et RL LÉopold Delisle, preuant cornine
exemple celle de Van der Hagen, fait remarquer les inconvénients que présente ce système.
RL Deniker ajonte quelques observations à propos de deux bibliographies zoologiques al-
letnandes qui, en volumes, ne tiendraient qu'une place restreinte, alors que, sur fiches, elles sont
littéralemeut encombrantes.
I\Llle Pellechet attire l'attention sur le fonctionnenient du prét à l'intérieur des biblio-
thèques. 11 existe à la bibliothèque de Bordeaux des arnioires réservées à une dizaine de privi-
légiés et, quoique les volumes coiiiniuniqués à ces privilégiés soient enferniés dans ces arnioires
et ne sortent pas de la bibliothèque, ils sont néannioins considérés comme prétés.
M. LÉoi'OLD Delisle fait observer que ce système est inapplicable dans les bibliothèques
importantes, où tous les lecteurs voudraient étre des privilégiés et avoir leur armoire, ce qui com-
pliquerait infininient le service.
M. LEON Dorez, bibliothécaire au département des manuscrits de la Bibliothèque nationale,
parie de la Reviie des Bibliothèques qui parait sous la direction de i\IM. Chàtelain et Dorez.
M. Grave, archiviste de Mantes, se lève ensuite pour informer le bureau que les trois
membres que le Congrès doit entendre renoncent à faire leurs Communications, en raison de
l'heure tardive.
Il saisit l'occasion pour remercier les membres du bureau et en particulier le dévoué pré-
sìdent, M. Léopold Delisle, du zéle et de la bonne gràce qu'ils ont niis à diriger les débats pen-
dant ces quatre journées.
N. Kow.VLEwsKY, délégué officiel de la Russie, exprime ses remerciments au noni des
étrangers, si cordialement accueillis par leurs confrères framjais.
2^o EMII.E DACIER
Le niéme soir, la plupart des Congressistes se réunissaient à l'Exposition, en un banq net
d'adieu.
Au dessert, M. Kmile Picot, vice-président du Coiiiité d'organisatioii, après avoìr reraercié
les adhérents (parmi lesqiiels on coniptait une ceiitaine d'étrangersì d'avoir si unniiinienient ré-
pondu à l'appel des organisaleurs, fu coniiaitre \in premier résultat du Cougrès.
A la suite de la discussioii sur la destruction des insectes qui s'attaquent aux livres et aux
reliures, de généreux anonynies ont décide de fonder deux prix, l'uu de looo et de 500 francs,
l'autre de 500 francs, destinés à récompenser le meilleur moyen de destruction de ces insectes.
RI. Henry Hvmans, délégué officiel du gouvernenient belge, répond a M. Picot au noin
des étrangers.
MM. Den'ikkk et Hknkv Martin prennent ensuite la parole, donnaiit rendez-vous aux
Congressistes pour 1905: M. Deniker fait remarqucr à ce propos qu'on a toujours vainenient tenté
eu France de fonder une Association de bibliothécaires et que le Congrès a fait niieux puisqu'il
est l'origine d'une réunion Internationale qui aura lieu désormais tous les cinq ans.
M. LuNDSTEDT boit à la France; M. Kowalewski à Paris; entìn, et aux applaudissenients
de tous, M. FiNCK Brentano rend hommage à l'activité infatigable et au dévouenient de M. Henry
Martin, secrétaire general du Coniité d'organisation qui a dépensé sans conipter son temps et sa
peine pour mener à benne fin cette première réunion internationale, ce à (juoi il a, d'ailleurs, par-
faitement réussi. E.mile Dacier.
Varietà letterarie e bibliografiche.
(0
-•? Il sig. Karl Federn, già noto agli studiosi per altri suoi lodati scritti, e ai dantolili per un
suo lavoro intorno a Beatrice, da lui pubblicato nel 1897, a mo' di prefazione alla traduzione della
/ 'ila nuova (Das Nette Leben des Dante Alighieri. Uberselzt und dureh cine Stitdie iiber Bcalrice
eingelei/el von Dr. Karl Federn. Halle a. d. S., Otto Hendel), ha ora avuto l'ottima idea di pub-
blicare una specie di dantologia per uso de' tedeschi, illustrandola assai oi^portunamente con ri-
produzioni di figure e di monumenti sempre utilissime a meglio fissare, nella memoria de' lettori,
le cose narrate nel libro, la cui veste tipografica veramente elegante, è degna dell'alto argomento
trattato dal Federn.
L'opera, della quale vogliamo qui dar soltanto un cenno, è divisa in due parti : l'una {Die
Zeit) tratta della società a tempo di Dante, l'altra, intitolata dal Poeta, parla dell'Alighieri e delle
sue opere. La prima parte, contenente una chiara e diligente esposizione delle condizioni sociali
nel medio evo, a compilar la quale il Federn si è valso, con molto discernimento, delle ricerche
altrui, non senza fare spesso osservazioni nuove ed acute, frutto di studi proprii, è forse assai più
pregevole della seconda, un po' incompleta, e certamente non proporzionata alla prima che occupa
più della metà del volume. Nel complesso, per altro, nonostante alcunejnevitahili mende, il libro
del Federn è buono, e riuscirà veramente gradito in Germania, dove varrà a far sempre meglio
conoscere e amare, fra la gente colta e studiosa, la letteratura nostra e il nostro maggior Poeta,
estendendone il culto, e invogliando i giovani che fan professione di lettere, a volgersi agli studi
danteschi, nei quali la Germania ha avuto sempre fervidi e insigni maestri.
Le incisioni che adornano il volume, e che, come abbiam detto, ne formano un gradito e uti-
lissimo ornamento, sono scelte giudiziosamente, ed eseguite con arte veramente sijuìsita, ciò che
torna anche a gran lode del buon gusto dell'editore E. A. Seeman ili Lipsia e della Gescllscha/t
(1) Sotto questa rubrica, affidala a un collaboratore valente, la Bibliofilia offrirà mensilmente una scric di curiose e
importanti notÌ2Ìe, che — speriamo — riusciranno utili e gradite a' suoi colti lettori.
La Direzione.
NOVITÀ LETTERARIE E BIBLIOGRAFICHE 231
f'ùr graphische Industrie di Vienna, dove il libro è stato impresso nitidamante. Tutto ciò che può
concorrere a dare un'idea de' luoghi visitati dal Poeta nelle sue lunghe e dolorose peregrinazioni,
de' personaggi co' quali egli ebbe relazione più intima, è stato riprodotto nel testo, formando una
raccolta veramente preziosa, specialmente per quanto si riferisce alla vita e alle opere del Poeta.
Tra le cose più notevoli, vogliamo citare, in questo rapido cenno, una riproduzione bellissima, a
colori, del ritratto di Dante nella cappella del Podestà, attribuito a Giotto, quale era al momento
in cui fu scoperto, e prima, quindi, che nel 1840 la mano del restauratore ne alterasse le tinte e
le linee originali. Bellissime, anche, le riproduzioni di tutti i quadri di Dante Gabriele Rossetti
{Salutaiio in terra; Beata Beatrix ; La donna della finestra; Salutatio in Eden, ecc.), dell'/«-
ferno dell'Orcagna in Santa Maria Novella, e la tavola eliotipica che accompagna l'appendice e
reca un fac-simile della fiera condanna colla quale Dante era cacciato in esilio insieme con altri
sventurati compagni, il 10 marzo 1302.
Il bel libro del Federn forma il terzo volume della collezione diretta da Rodolfo Lothar,
col titolo : Dichter und Darsteller.
4^1 I giornali austriaci recano particolari curiosi intorno al testamento di Brahms, che è
ancora davanti ai tribunali. Da un inventario che è stato fatto degli oggetti posseduti dall'insigne
Maestro, non sarà inutile togliere queste notizie intorno alla sua biblioteca.
La suppellettile libraria, posseduta dal Brahms consisteva in ben quattroreutottantotto
volumi di opere intorno alla letteratura della musica e in millequattrocentodiciannove pubblicazioni
musicali, tra le quali si trovano molti interi spartiti di opere. Nella camera di studio del Maestro
furono inoltre ritrovati cento ottantadue autografi musicali e un abbozzo d'un libretto d' opera del
Turguenieff. Fra gli autografi ce ne è uno del Beethoven, dodici del Mozart, alcuni dello Schubert,
alcuni importanti frammenti del Tristano e Isotta del Wagner, e trentatre composizioni mano-
scritte del Brahms.
iti E per non uscir dalla musica, registriamo qui, con patriottico orgoglio, una notizia che
ha fatto il giro dei giornali.
Tra i congressi che si sono tenuti a Parigi, in occasione della grande mostra internazionale
del lavoro, ve ne fu pure uno, importantissimo, di storia della musica.
Fra le quistioni sottoposte ai congressisti vi fu quella della terminologia musicale ; una
questione che oramai si imponeva, giacché è noto come, da qualche tempo, in Germania e in
P"rancia era sorta, e aveva trovato un certo favore, la tendenza di servirsi, contro il vecchio e
tradizionale uso, della lingua nazionale nella terminologia, che per una tacita convenzione di maestri
e di editori, era stata sempre tolta dalla nostra lingua.
Ora, in grazia delle efficaci ragioni recate nel congresso parigino dal prof. Bonaventura di
Firenze, la questione si è finalmente decisa in favore dell'Italia, la cui lingua è stata riconosciuta
e adottata universalmente e legalmente per la terminologia musicale. È un piccolo trionfo, se si
vuole: m?L poca favilla gran fiamma seconda ; e pur la via de' canti e de' suoni potrà, in qualche
modo, influire alla divulgazione, nel mondo civile, della grande e armoniosa favella di Dante!
0à Un facsimile della prima edizione in folio di Shakespeare. — Fa il giro dei
giornali tedeschi una storiella, abbastanza curiosa, sopra un esemplare della preziosa prima edi-
zione in fol., dei drammi di Shakespeare che fu trovato ma non riconosciuto, e scomparso poi di
nuovo. Leggiamo ora nelle Hamburger Naclu ichten una lettera, nella quale si narra la sorte
del prezioso esemplare. L' autore vi racconta che ciuel libro si trova nelle sue mani già da vari anni
e che I' esemplare non è originale ma un esatto fac-simile che riproduce perfettamente, pagina per
pagina ed in ogni suo più minuto particolare, l'edizione dei drammi di Shakespeare stampata
nel 1623. Narra poi che, aprendo egli un giorno la copertina del libro, trovò sotto il suo modesto
timbro di proprietà, un ricco « ex libris », araldico, dell' antico proprietario : poiché egli non avea po-
tuto procurarsi questo libro che di seconda mano, per mezzo di un antiquario inglese, essendo I' edi-
zione, sebbene stampata nel 1866, già da parecchi anni esaurita. L' antico proprietario (un certo
sig. P....) doveva aver tenuto lungo tempo quell'esemplare nella sua libreria prima che il nuovo
possessore l'avesse comperato. Riferiamo le parole stesse del felice possessore: « Appena aperto
il libro, osservai che nessuna pagina era stata tagliata, sebbene il volume ne avesse ben jjoo. Sul-
r « e.\ libris » del signor P.... vi era il motto « Audax et Prudens », Ma né il signor P.... né alcun
,32 VARIETÀ LETTERARIE E BIBLIOGRAFICHE
altro della rispettabile stia famiglia fu tanto audace di aprire il libro né \.7ca\.o giudizioso di leggervi
uno dei drammi dell' immortale Shakespeare ! Per me il libro ha un grande valore e lo tengo fra
i più cari amici.... di carta, poiché è 1' unica edizione di Shakespeare che sia perfetta nel vero senso
della parola, mancando nelle edizioni moderne, tanto inglesi che tedesche, a mo' d' esempio, le epi-
stole e le potsie dedicatorie ».
4J In uno degli ultimi numeri della Fraiikfuilt'r Zeilung;, leggiamo alcune importanti no-
tizie intorno alle Bihliolcche aiiihulaiili, la cui organizzazione in America ha fatto, nel corso dì
pochi anni, progressi veramente maravigliosi, per mento, specialmente, di un l)ibliografo e biblio-
filo insigne, il cui nome è noto ai nostri lettori : Melvil Dewey.
L'egregio infaticabile uomo, poderosamente aiutato ne' suoi benefici intenti dalla Nezv-York
Siate Library, cominciò, con un fondo di circa centoventi opere, a mandar degli uomini in giro,
da un paese all'altro e di casa in casa, a offrire libri in lettura, dnndo a chicchesia ogni agio a
sceglier le opere con ponderazione e senza alcuna fretta. La prova riusci a maraviglia, e 1' e.sem-
pio die' frutti prodigiosi e immediati. L'esperimento piacque; e molti privati, e anche alcuni
Stati vollero sùbito tentarlo, per modo che a New- York, nel Michigan, nell'Iova e nell'Ohio .sorsero
in breve ora numerose biblioteche ambulanti ( Trarel/iiig Library) che sono oramai in que' luoghi
un fattore non trascurabile della istruzione pubblica. Basti dire che nel :8r)7 vi si contavano già
ben 939 biblioteche, ricche, in complesso, di ^y-ù-;\ volumi, le(iua!i sol l'anno di poi erano salite
al bel numero di 1667, con una suppellettile scientifica di oltre 74,000 volumi.
Anche in Europa si pensa ora di fondare e diffondere la mirabile organizzazione delle biblio-
teche popolari americane, e la cosa fu pure discussa nel congresso della nostra benemerita Società
bibliografica, riunitasi a Genova l'anno scorso. Ma in Italia, pur troppo, le co.se buone o non
allignano o trovano ostacoli che paiono insormontabili. Basta pensare al modo, veramente infelice,
con cui si governano le cosi dette biblioteche circolanti e alle disgraziate condizioni delle nostre
biblioteche comunali. Delle biblioteche dello Stato è inutile parlare : poiché la loro amministrazione
non può esser migliore degli altri pubblici servizi, alla cui sollecita e seria organizzazione è oramai
tempo che il governo pensi seriamente, se 1' Italia deve mantenersi all'altezza delle sue tradizioni
e de' suoi destini. ^ , „
G. L. P.^ssERINl.
H,tf,0<wM«wWKK>fXMWinO<WIOO<liìO<''
KyKWK<wwirM3CKMWKIOnrM«MKXMHl<*XìOrxmon<IOU0<Wy— XBKKMK<WWK<Kify,l»»MW«M«w«M««MM«KKJ<J<KXW^W
NOTIZIE
Scoperta di manoscritti preziosi. — Fra i libri rinvenuti nella moschea di Damasco,
trova una serie di sei volumi scritti con bei caratteri cufici ; la serie comincia con un Corano, del
più piccolo formato che esista, e termina pure con un Corano, della medesima grandezza di quello
che si trova nella Biblioteca indigena del Cairo. In Germania si spera che si possa anche trovare
l'originale del Nuovo Testamento; anzi, S. M. l' Imperatore Guglielmo ha già .scritto in proposito
a Damasco, raccomandando di fare ogni sforzo possibile per procurarglielo.
Il giornalismo in Grecia. — ■ Il Ministro degl'Interni di Grecia ha dato, poco fa, nel
Bollettino ufficiale una interessante notizia sul progresso del (iiornalismo in Grecia, il primo gior-
nale in lìngua greca apparve, sotto il nome di « .VOTIOS 'Ki'Mlli: » nella città di Corfii nell'anno 17S4
e (lualche anno dopo (1791-9*^) ne usci un altro in N'ienna sotto il nome di « 'K'MCMEl'Ii: ». .Solamente
durante la guerra dell'Indipendenza greca (iS'i), videro la luce altri giornali, i quali però, per
mancanza di stamperie, venivano scritti a mano. 11 primo giornale stampato in lingua greca fu la
Tromba I-lllcnica diretta da un italiano, il sig. (ianiba, dopo il ipiale sorsero nei principali punti
della Grecia dei buoni giornali (luotidiani ed ebdomadari, che in gran parte non ebbero che breve
e poca prospera vita.
Oggi il Regno di Grecia possiede i5o fra giornali e riviste di ogni specie; e calcolando la
popolazione di tutto lo Stato a 2 milioni e mezzo di abitanti, ne viene che su i viV^s anime si trova
un solo giornale o rivista periodica. L'etli/.ione del mattino dei principali periodici non dà una sonuua
maggiore alle 10000 copie: il formato niassiiiio dei giornali greci lo h.inno 1' « 'AM'OllnAli: » e
NOTIZIE 233
r « 'Asrr » che misurano 64 cm. di luiigliezza e 41") cm. di larghezza; ed il formato minimo lo ha
la « MlK^l'A 'E4>EMEPIS » di Larlssa che misura 17 X 12 cm. La maggior parte dei giornali, cioè 151,
ò naturalmente scritta in lingua greca, dei quali 7 sono in dialetto o in versi. Vi sono 3 giornali
francesi, 4 francesi e greci, una sola rivista tedesca, la quale però pubblica solamente le notizie
del grande Regio Istituto archeologico tedesco d'Atene. Fra giornali e riviste ii8 si pubblicano in
Atene, 11 in Corfii, 8 in Sira, e cosi via: e in quanto al contenuto vi sono gì giornali politici e
19 politici e letterari nello stes.so tempo.
II « British Museum » di Londra, si trova direni cosi, a mal partito perché non può
trovare un posto adatto all'inmiensa massa di libri e di giornali che si versa giornalmente su di
esso e che è obbligato ad ospitare nelle suutuose sale del suo palazzo- Infatti, la vigente legge del
Museo obbliga ogni editore di libri o di giornali ad inviare ai curatori una copia di ciascuna delle
sue edizioni, consentendo loro di farle leggere gratuitamente a ciascuno che ne faccia domanda.
Già nell'anno 1882 i libri e giornali raccolti a questo modo salivano a una tal cifra che si dovettero
far dei calcoli minuti per trovar del posto dove mettere i rimanenti : e si credette che le sale fossero
atte ad accogliere ancora per jj anni le riviste e di volumi inviati. iMa .sono i giornali che danno prin-
cipalmente da pensare ai direttori del museo : poiché, mentre nel 1882 i giornali raccolti non erano
che 1673, nel 1896 ascendevano alla cifra di 3343. Oltre a questi poi vi sono ancora molti giornali
esteri e coloniali, per i quali bi.sogna pure trovare un luogo. Solo i giornali inglesi occupano an-
nualmente una lunghezza di 100 braccia! I superiori del Museo sono ricorsi in Parlamento per
farsi togliere, mediante una legge, l'obbligo di trovare posto agli stampati ; e pochi mesi or sono,
fu presentata da Lord PeeI una legge formata di soli due articoli ; col primo si dava ai curatori
il diritto di rilasciare i giornali provinciali usciti dal 1837 in poi ai capì di una provincia ed ai go-
vernatori delle singole contee dell' Inghilterra e della Scozia ; e col secondo si autorizzavano i cura-
tori a distruggere quegli stampati che non trovassero degni della conservazione. I superiori però
non credono opportuno di far distruggere gli stampati anteriori al ifjijo, ed anzi porteranno in
Parlamento l' indice delle opere che non dovranno esser conservate nelle .sale del Museo.
La legge non fece alcuna impressione nel pubblico .sebbene essa avesse dovuto interessare
assai, poiché il « British Musetmi » conserva tutte quelle opere che presentano un valore letterario,
storico ed archeologico utilissimo al progresso ed al bisogno delia nazione. E sarebbe stato meglio,
come dice il celebre Sidney Lee, chiedere al Parlamento del denaro per fabbricare un nuovo edi-
ficio, anzi che distruggere e spargere tanti tesori letterari che si trovano riuniti nel Museo Na-
zionale di Londra.
Catalogo di tipografi spagnuoli dall' introduzione della stampa sino alla fine del
XVIII secolo ( 1 ). Nella Rri'is/a de Anliivus, Biblio/ccas y ii/nseos (1900 ; 4-^) troviamo la continua-
zione di un Eiisayo de un catàlogo de iinpresores espanoles desde la introducción de la imprenta
liasla fiiies del siglo XV HI del sig. Marcellino Gutièrres del Cairo: questo terzo elenco comprende
le seguenti città dalla lettera M a S : Rlahón, primo tipografo D, Juan Fàbregas y Sora 1750-S5. Mà-
laga, Jean I^ené, 1599-1Ò2S; lilaiiresa ; l'introduzione della stampa avvenne qui assai tardi, con
Domingo Coma nel 1777: 3Iai cilena, Luis Estupìnàn 1621 ; iMataró, Juan Abadal, 1789; Medina
del Campo: in questa piccola città vi furono anticamente ben diciotto tipografi, il primo dei quali
fu Nicolas de Piamonte che apri relativamente presto la sua officina, nel 1511. In Medina del
A'iosccu (prov. di Valladolid) il primo tipografo fu Diego Fernandez de Cordoba che ebbe la stam-
peria nel It75. Me'rida in Estremadura ebbe un solo tipografo, Diaz Romano, nel 1545. Moiidonedo,
Agustin Paz, 1543-53- Monserrat (Monaslerio de): la stampa fu introdotta qui da Giovanni Luschner,
tedesco, che vi pose la sua tipografia nel 1499. Alonlefey : Gonzalo Rodrigo de la Pasera e Juan
de Porres introdussero nel 1494 la stampa in questa piccola città della Galizia. Blontilla : Juan
lìautista de Morales, stamperia di S- E. il Marcheìe di Priego ( 1022-31 ). Murcia: In questa città
l'arte tipografica fu introdotta presto e vi ebbe importante sviluppo. La prima stamperia fu quella
del tedesco Lope de la Roca, che la fondò nel 1487 ed il sig. Marc, del Cano conta ben 25
officine sino alla fine del secolo pa.ssato. jSàjera : (uan de Nogastón 1615-20. In (9///t' (Navarra) vi
(Ij Vedi La Bìbììnfiìia, I, pat;. 296-297: e II. pag 149-130
234
NOTIZIE
era una stamperia nel 1085, ma non si conosce il nome del tipog^rafo. Motiasierio de la Oliva:
Martin de Labayen e Diego de Zabala, stampatori del Re di Navarra (1647). Orense (Galizia):
\'asco Diaz Tanco de Fregenal (1744-47). Orihuela (Murcia): Diego de la Torre (160203).
Ostina: Juan de Leon, stampatore del Conte di L'rena e della Università (ii49-ii;5l. Oz'icdo :
Agustin Paz (1556). Palencia : Diego Fernàndez de Cordoba (1535-1 5R2). Palma: Primo tipo-
grafo fu Nicolas Calijat (1485-87)6 sino alla fine del secolo passato l'elenco cita in tutto ben cin-
quanta officine. Pamplona aveva una stamperia anonima già nel 1489. Il primo tipografo cono-
sciuto fu Arnaldo Guillén de Brocar ó Morant (1405-1501). Penaranda de Bracamonte : Antonio
\'illagordo (1742). In Puente la Reina esisteva una stamperia anonima nel 1693. Pneilo de S. ^Va-
ria: Los Gòmez (1738). Salamanca possedeva una stamperia anonima nel 14S0 ; moltissimi fu-
rono però in séguito i tipografi, dei quali i primi furono Leonardo Alemàn e Lupo Sanz de Na-
varra (1495-76).
Per disinfettare i libri. — La Rivisla d'igiene ci fa noto che il dottor Francesco
Abba, del Laboratorio batteriologico d'igiene di Torino, in séguito a reiterate esperienze, ha con-
statato che, col vapore, i libri si disinfettano completamente. I libri e fiscicoli semplicemente legati
alla Bodoniana non sono deteriorati dal vapore compresso, hia nell' introdurli nella stufa disinfet-
tante giova avere l'avvertenza di disporli sopra un piano orizzontale ed alquanto discosti gli uni
dagli altri. Però, i libri rilegati in tela, prima di introdurli nella stufa, si debbono privare della
copertina, che va immersa in una soluzione di sublimato corrosivo al io per mille, e strofinata a
più riprese con una spugna imbevuta della stessa soluzione, prima di metterla ad asciugare e con-
segnarla quindi al legatore col libro disinfettato nella stufa.
Una Biblioteca lapidaria. — Un esploratore delle rovine babilonesi ed assire, il pro-
fessore Hilprecht ha ora scoperto la biblioteca del gran tempio di Xippour distrutto dagli Elamiti
nell'anno 23S avanti Cristo.
Questa biblioteca si compone di 16,000 documenti incisi sulla pietra che trattauD di teo-
logia, di astronomìa, della linguistica e della matematica di quei tempi.
Vennero anche scoperte una collezione di lettere e di biografie, nonché 5000 pez^i di pietra
inci.sa di inestimabile valore per gli eruditi. Il risultato totale scientifico di questo viaggio è la
conquista archeologica di ben 23.000 pietre scritte.
Il professor Hilprecht venne nominato conservatore di questa Biblioteca che appartiene ora
all'Università di Pensilvania.
Una biografia del poeta Archiloco. — 11 Daily News di Londra, annunzia che fu
trovata nell'isola di Paro una pietra, sulla quale è incisa la biografia del poeta Archiloco. F.ssa
è scritta da un uomo il quale viveva, a quanto pare, nel terzo secolo avanti l'èra volgare.
La pietra contiene il resto di una notizia biografica, riguardante il celebre poeta di Paro.
L'autore si nomina da sé chiamandosi Dentea ; nome che era fin'ora assolutamente scono-
sciuto agli eruditi ; le fonti usate da Demea per la biografia sono le opere del Poeta ed un indice
degli Arconti di Paro. 11 testo della biografia, essendo inciso sulla pietra, fa credere che l'iscri-
zione fosse innalzata in un luogo dedicato ad Arcliiloco, e dove i visitatori dovessero avere una
notizia sommaria sulla vita e sulle opere del Poeta.
Disgraziatamente però la pietra è gravemente danneggiata, cosicché non restano che pochi
passi in cui sono citati i versi del celebre poeta.
La raccolta di Cimeli nell' Archivio comunale di Norimberga. — Neil' Archivio co-
munale di Norimberga fu esposta ultimamente una splendida raccolta di cimeli rarissimi e di va-
k)re inestimal)ile. Gli oggetti esposti si dividevano in tre .sezioni distinte : la prima conteneva gli
autografi di celebri uomini vissuti nel XV e XVI secolo, la seconda, un numero di manoscritti
splendidi dall' .\1 al XV secolo, ornati da miniature artistiche e coperti da superbe legature, la
terza ed ultima, libri rari stampati nel XV' e XVI secolo, i cosi detti Incunaboli o piuttosto Paleolipi.
Fra gli autografi, che meritano d' e.ssere segnalati, vi erano quelli del celebre matematico
Giovanni Regiomontano, il progetto di Albrecht Diirer per la sua opera Die menschliche Pro-
portion con di.segni del gran maestro, una dedica di Martino Lutero per la Bibbia stampata
nel It45 da Hans Luft't, il manoscritto di Filippo Melantone per la sua opera De anima stani-
NOTIZIE 235
pata nel 1552, una lettera del celebre avversario di Lutero, dott. Giovanni Eck di Ingolstadt, al
consiglio di Norimberga (4 Febbraio 1521) ed una postilla scritta in lingua boema dal riformatore
Giovanni Huss.
Fra i manoscritti citiamo un gran libro dei famosi maestri cantori di Norimberga del XVII
secolo ed il gran codice di Hans Sachs clie la città di Norimberga acquistò a suo tempo per
7000 Marchi, alla vendita della collezione del conte di Paar. Fra le altre rarità segnaliamo uno splen-
dido iMissa/e Romatiuni dei fratelli Glockendon con superbe pitture e con ricca e magnifica legatura,
quattro Evangeli del X secolo, un Psal/criiiiii Lalhuun del principio del XIV secolo ; un Evan-
gelio greco del XII secolo; aniniiravansi pure una Bibbia del XIV secolo scritta stupendamente,
un antico Breviario, donato da un re di Francia ad una regina d'Inghilterra, portante la seguente
dedica in francese antico : Le liver de Roy du Fi ance, — Donc a JMadame de la Roigne Denle-
ierre, l'originale della Bolla aurea, scritto sotto 1' Imperatore Carlo IV a Norimberga nell'anno 1356.
Splendidi e degnidi una lunga ammirazione erano due immensi Rituali ehraXà del 1330, veri gio-
ielli di scrittura, come pure gli Antifonari scritti nel 141U da Suor Margherita, monaca del con-
vento di S. Caterina in Norimberga.
L'esposizione nell'Archivio della città di Norimberga attrasse col suo splendore molti bi-
bliografi e letterati che ammirarono raccolte tante e svariate opere della civiltà antica.
La scoperta della Biblioteca del Re Minos di Cnosso in Creta. — A tutti sarà
noto che poche settimane fa il celebre erudito inglese Evans scopri il palazzo reale del re Minos
di Creta; ma solo in questi giorni si è potuto conoscere l'interno del suntuoso palazzo testé rin_
venuto. Esso consta un numero stragrande di stanze che gli dà l'aspetto di un vero labirinto
dedaleo. Una delle .sale ma.ggiori serviva per il consìglio : in essa si trova il trono di pietra del re
Minos con uno scanno ed altri sedili di pietra, per i membri del consiglio. I muri sono dipinti, e
vi si ammirano i resti di pitture rappresentanti fiori ed animali fantastici e spaventevoli. Ma ciò
che maggiormente farà .stupire i nostri lettori è la Biblioteca del re Minos, situata presso la sala
del consiglio. I libri .sono tanti mattoni di creta (di cui 1000 ancora perfettamente conservati) di di-
verse forme, sui quali si scriveva incidendo dei segni con un' acuta punta di ferro.
Questi mattoni sono sfuggiti per vero miracolo alla completa distruzione, poiché, essendo
stato il palazzo di Minos gravemente danneggiato da un incendio, il fuoco, che avea devastato
tutte le cose più fragili, riscaldò invece tanto potentemente questi mattoni allora ancor freschi
che questi poterono resistere alle ingiurie del tempo e conservarsi intatti sino a' di nostri.
La scrittura delle tavole non fu ancora decifrata, ma sperasi che coli' andar del tempo si
possa giungere anche ad intenderla, e rilevarne dei dati importanti per la storia di quei tempi.
Ammirabili sono alcuni affreschi, miracolosamente salvi, che ornano le grandi sale del pa-
lazzo : quale grande sentimento artistico si possedeva già 1 500 anni avanti Cristo ! Con questi af-
freschi noi veniamo a conoscere la vita e i costumi di quei tempi si mirabilmente rappresentati in
questi dipinti. Quali splendidi abbigliamenti femminili, quale grazia nell' acconciatura, quale finezza
nei ricami variopinti ! La maggior parte delle figure però rappresentano animali tra i quali abbon-
dano i tori. Con questa grande scoperta la storia può dunque registrare Minos fra i Re veramente
esistiti e non quale mito, come fino a ieri si credeva : ed ora rimaniamo estatici davanti a tanta
maestà e bellezza del tempo di re Minos, che già i poeti del ciclo omerico ponevano nella più re-
mota antichità e che al tempo della migrazione dorica era già quasi un mito.
Sei esemplari della Bibbia di Gutenberg a New York. — Nell'occasione delle feste
centenarie di Gutenberg si fecero diligenti indagini per accertare dove si trovano ancora conservate
delle copie della Bibbia impressa a Magonza tra il 1450 e 1455 dall' inventore della stampa. Ora sap-
piamo che nella sola città di New York se ne trovano ben sei esemplari, escluso quello che contiene sol-
tanto il vecchio testamento, e che il signor Quaritch aveva acquistato in una vendita londinese del 1884
per 20000 franchi e venduto al signor Teodoro Irwin di Os\ve,go, la cui collezione fu poi acqui-
stata nella primavera scorsa dal signor Pierpont Morgan. Per quanto sappiamo non c'è altra
città al mondo, che possa rivaleggiare con New York per il numero considerevole di copie della
preziosa edizione. La prima dell'elenco è la copia della Lenox-Library che fu acquistata a Londra
nell'anno 1847 per 12500 Franchi, la seconda una copia scompleta, che fu scoperta nell' archivio
della chiesa dei predicatori di Erfurt e venduta all'asta a Berlino per 15000 Franchi. Le \^ carte
che vi mancavano, furono riprodotte in fac-simile dall'esemplare del British Museum ed in tale
stato la copia passò recentemente in possesso del signor Ellsworth per il prezzo di 75000 l'"ranchi.
236 NOTIZIE
Il terzo esemplare, magnifico, stampato su pergamena, trovasi da due aiuii in possesso del sigfnor
Pierpont Morgan, il quarto esemplare esiste nella biblioteca del Seminario teologico generale di
Ne\v-\ork. Questo, in carta, fu pagato looooo Franchi a Londra in uni vendita del 1S84, riven-
duto poi per 75000 Franchi nel i8<)8, e nella primavera del 1899 acquistato per il suddetto semi-
nario al prezzo di Fr. 75000. Il quinto ed il sesto esemplare trovansì nella splendida collezione
del signor Hoe, uno impresso su carta e l'altro su pergamena. Qnello in carta proveniva dalla
vendita Perkins dell' anno 1S73 per il quale Lord Ashburnham pagò 7tìooo Franchie che Quaritch
actiuistò nel 1807 V^^ 100000! Per quanto sappiamo il signor Hoe è l'unico raccoglitore che
abbia posseduto e abbia tuttora due copie del primo libro che sia stato stampato e che è pure la
maggior gloria di Gutenberg.
La scoperta di un nuovo quadro di Diirer. — n sig. Antonio Weber ci dà nella
Zeitschri/l fiir bildende Kiinsi un'importante notizia intorno ad un quadro di Albrecht Durer.
Mentre il Sig. Weber visitava Lisbona, scoperse nel Miiseii Nacioiiaì das BellaslAr/es un quadro
rappresentante San Girolamo che egli riconobbe per un dipinto del Diirer, poiché il pittore lo
aveva notato nel suo diario del viaggio in Olanda. Infatti sotto il mese di marzo del 1821 egli dice
co5Ì : Io ho dipinto diligentemente un San Girolamo e l'ho donato a Roderigo di Portogallo. Il
portoghese Roderigo Fernandez aveva stretta amicizia col DQrer nella città d'Anversa e lo colmava
di gentilezze, con inviti, con doni, ecc., sicché per dimostrargli la sua gratitudine dipinse questo
quadro a olio e lo donò al suo amico. 11 quadro fu trasportato in Portogallo da Rny Fernandez de
Almeida per ordine del re Giovanni 111, fu conservato nella cittadella di Azeitao ed acquistato
nel iSSo dal governo portoghese. Il quadro è dipinto sul legno e misura 60 X 48 cm. : il santo ivi
rappresentato sta un po' curvo colla persona ; il capo è appoggiato sulla mano destra, il braccio
posa sopra una cassa in forma di pulpito, l' indice della mano sinistra posa sopra un teschio, che
è collocato sopra una piccola tavola. Gli occhi guardano in linea retta, l'alta fronte è solcata da
profonde rughe. La testa è ricoperta da un berretto verde, ed il corpo è avvolto in una vesta di
color rosso-chiaro e di un mantello rosso-cupo. Sopra un leggio si vede aperto un libro in-4°, men-
tre due libri chiusi gli stanno sotto. Il libro maggiore è legato in verde e fuor d'esso spicca un
segna-pagine bianco il quale porta l'anno 1521 e il monogramma del Durer. .Sui muri di color
verde spicca un crocifisso. L'armonia dei colorì non è grandiosa, però il quadro è dipinto con
grande accuratezza, e nei disegui delle vene, dei capelli del teschio e dei più minuti i>articolari rico-
nosciamo il modo di dipingere del grande artista. Ogni dubbio sull'autenticità dell'opera di Alberto
Diirer è ormai escluso, e la nuova scoperta farà piacere in ogni animo che ama l'arte e la storia.
L. S. O.
CORRISPONDENZA
Ringrazio vivamente tutti i gentili che vollero esternarmi a voce o con lettere, carto-
line, viglietti di visita il loro compiacimento per la riuscita del quaderno precedente dedicato
a GIOVANNI GUTENBERG. Ai miei egregi collaboratori che hanno contribuito al pieno
successo della pubblicazione, ed ai quali spetta perciò gran parte degli elogi pervenutimi,
rendo noto che S. M. il compianto Re Umberto I mi fece sapere, per mezzo dell'on. Sig. Pre-
fetto di Firenze, pochi giorni avanti la tragica sua fine, di avere Egli « giustamente apprezzato
r interesse che ofirono la dispensa 3', 4' e 5' della Bibliofilia » che S. M. l'augusta Regina
Madre si degnò d'esprimermi « l'alto suo compiacimento per i pregi della pubblicazione riu-
scita in tutto corrispondente allo scopo e degna delle tradizioni tipografiche italiane » che
S. E. l'on. Ministro Gallo si compiacque indirizzarmi una gentilissima lettera per « unirsi con
piacere alle lodi che mi sono venute per la pregevole pubblicazione >^. Quasi tutti i principali
giornali hanno parlato dell'importanza del quaderno della Rivista, elogiandolo unanimemente;
segnaliamo specialmente la •< Vossische Zeitung >• di Berlino che ne recò una estesa recen-
sione favorevolissima e 1' « Illustrazione Italiana » che pubblicò un diligentissimo sunto
scritto dal sig. Augusto Setti.
LEO S. OLSCHKI
Direttore de « La Bibliofilia ».
MONUMENTA TYPOGRAPHICA — FRANKFURT a/M. — GENOVA 237
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Catalogue de la Librairie Leo S. Olschki
Suite (i)
Fr.cent.
208. Cicero, M. TuUius. Vonn Gebtire vnd Billicheit. Des Fùrtreflichen,
hochberiimpten Ròmers, Msrci Tullij Ciceronis, Drei Biicher an feinen Sun
Marcum, Von Gebiirlichen wercken, Tugentlamen amptern .... Aufz dem
Latin in Teiitfch verwandelt, vnd mit fchònen Figuren furgebildet. Getruckt
zu Franckfurt am Meyn bei Chrilìian Egenolff. M.D.L. Ini Jenner. ( 1 550)
in fol. Avec !o2 belles et grandes fìgures grav. s. bois par Hans Biirgkiiiair,
quelques vignettes etc. Veaii plein marbré, til. s. les plats, dos dor., dent.
intér., tr. dor. 100. —
.4 ff. n. eh.. XCI ff". eh., I f. bl. Superbe exempbire de lancienne traduction allemande des » Officia -i
faite au commenceraent du XVP par J. Ni-iihet\ chapelain du comle J. roti Schwjrl^etiberir. Elle est fa-
meuse et recherchée à cause des magnifiques bois {PafiSiìì'j/tl. HI, 27Ó-77} qui servent à illustrer les costumes
et les mceurs de l'epoque. Des exemplaires complets et parfaitement bien conservés, cotnme celui-ci sont
d'une extrème rareté. Belle reliure du commencement de nolre siede.
209. Regimen sanitatis. Conservandae sanitatis praecepta saluberrima, Regi
Angliae quondam a doctoribus scholae Salernitanae conscripta, nane inte-
gritati restituta ac rhythmis germanicis illustrata. Cum Aniohìi Villanovani
in singula capita exegesi. Per loa. Ciin'oneiii Berckensem recogn. ac locuplet.
Francofurti, apud haeredes Christiani Egenolphi, 1550. in 8." Avec beauc.
de tìgs. curieuses grav. s. b. Vél. 25. —
Les prJceptes de l'école mc'dicale de Salerno, accompagne's du commentaire d'.4r?fo/Jo de Villaiiova sont
du plus grand intérèt pour Thistoire des sciences au moyen àge. Dans cene édition ils sont accompagnés
d'une traduction en vers allemands et suivis de plusieuis autres avis hvgitniques.
*GENOVA (1475).
Matthias Moravus de Olmììtz et Michael de Monacho (1475).
•
210. Ausmo, Nicolaus de. In noie diìi nofìri ihefu xpi amè. Incipit | libar
qui dicitur fupplementum | (A la fin :) Bonoruni omniu^ largito? uolète deo |
Expletum feliciter lanue. x" kalendas | lulij. Millefimoquadrìgète.'^
Hj** quarto [ . per Mathiam morauum de olomunt^ | et Michaelem de mo-
nacho fotium eius. | (sic prò 1474) in fol. rei. orìg. d'ais de bois recouv.
de veau ornem. à froid. [Hain 2152]. 400. —
I f. bl. 368 ff. sans chiffres ni signatures; petits caracléres golhiques, 46 lignes et 2 cols. par page.
Le texte commence au recto du prem. f., sous l'intitulé cité : [ ] Uonaim (sic) fumma que | magìrtrutia feu
pifa I nella uulgarìt' nùcu | patur II fìnit au recto du f. 353: Deo. gras. amen. \ Le verso est blanc.
Au recto du f. 334 : Incipit tabula capro^ h' 1 libri, et pmo de littera A | Xa table finit au recto du f. 365 ;
elle est suivie d'un supplémcnt qui va jusqu'au verso du f. 368, oìi il y a un épigramme de 6 lignes : ...
S5 mathias op' preiTìt moraus utrunqj
Labe repurgatum. crede, uolumen emis.
puis rìmpressura, et, à la col. 2 quelques lignes i< còtra fymoniam. >'
Le premier livre imprimé à Gènes, d'une rareté extraordinaire. M Audiffredi n'en a vu qu'un seul exem-
plaire (p. 400). Au XV^ siede seulemenl deux llvres furenl imprimés à Gènes ; le second en I480.
2 1 I. Bonfadio, Giacomo. Gli annali di Genova dal 1528. che ricuperò la
libertà, fino al 1550. Dìuifi in cinque libri. Nuouamente tradotti in lingua
(1) Voir La Btbliefilia. voi. II. pages 157-188.
La Bibliofilia, volume II, dispensa h*-7**
238 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni .
italiana da Bartolomeo Pasciuta. In Genova, appr. Girolamo Bartoli, 1586.
in 4.° Avec listels, initiales etc. Cart. 15. —
*^ ff. n. eh.. 107 ff. eh. et 1 f. H. Caract. ilal. Nom «^ur le litrc.
2 12. Chiabrera, Gabriele. Delle canzoni del Signor Gabriele Chiabrera
libro 1. (II. e 111.' In Genova, appr. Girolamo Bartoli, 1586-88. En i voi. 15.—
in 4.° ^"él.
30, Iti et 1 1 ff n. eh. Caraet. ilal.
Première cJition fort rare et apprcciéc. do ccs poésies modùles. Voir (ìambj no. "4|. Légcrement tachc
d'eau.
2 1 3. Descrizione dell'arco trionfale fatto in Genova nel passaggio della Re-
gina Ciìfolita e di Alberto arciduca dWustria. Genova, Gios. Pavoni, 15Q8.
in 4." Cart. 25. —
31 pp. Livret Irès rare. Sur l'are Irioinphal étaieot représentée^ les victoires ctc. des cmpcrcurs de la
maison d' H^hsburs.
214. Foglietta, Uberto. Dell' istorie di Genova libri XII. Tradotte per Fraii-
eesio ScrJoihìti. Genova, Girolamo Bartoli, 1597. -'^^'^c le beau portr. de
l'auteur entouré d'une bordure magnif. grav. en bois. — Bonfadio, Giacomo.
Gli annali di Genova dal I528 lino al 1550. Nuovam. tradotti da Barto-
lomeo Paschctti. Ibid. I5q7. 2 pièces en i voi. in fol. Vél. 30. —
Dédic à .\fattfn Sciiart^n.i. due de Gènes. Dcux ouvrages cclèbres. jadis as5cz chers. er encore aujourd'hui
très estimés.
2 14". Giustiniano, Agost. » CASTIGATISSI.MI <ì | ANNALI CON LA
LORO COPIOSA TAVOLA | della Eccelfa & llludriffima Republi. di
Genoa, da tìdeli & approuati Scrit- | tori, per el Reuerèdo Monfignore Ago-
llino Giuftiniano Genoefe \'efcouo di j Xehio accuratamente racchi, etc
GENOA, i ^I.D.XXX^"11. 1 (.4 Li fu/ :] ♦ FiniCcono li annali della Inclita
Citta di Genoa co diligen | eia & opera del nobile Laurentio Lomeliino
forba, tìàpati | in la detta citta Lanno dell' incarnatione del noltro Si- |
gnore. M.D.XXX\'1I. Et nono della reforma | ta Liberta. Regnante el quinto
Duce. Per | Antonio Bellono Taurinèfe con gratia | & priuilegio della ec-
celfa Re- I publica di Genoa, a di ' xviii. de Mazzo. | (1537). ^^ ^'^^- Avec
les armes de la ville grav. s. b. et impr. sur le titre en rouge et noir et
une autre figure (S. Georges) sur le verso du titre. \"él. 100. — •
Ouvrage Iròs rare et recherché, fameux surtout par le passage qui se trouve au feuillet 2.19 (sign. F| sous
l'année 1.(93: Chrtsioforo colombo Genoese inuentorc della nduìgaliotie al mondo nono,... Et ijitcsiì ambas-
satort (del re di Spagna) fecero certissima fede & relatìone della nauigatione di Colombo^ qual si era nova-
mente da lui ritrovata, il tjual Cristoforo di prorrio nome chiamato fu di parenti plebei, come che il padre
fussi teslore di pane di lana &. lui fussi lextore di seta ctc. en tout 20 lignes.
Le volume se eomposc de 14 ff. prélim. (tilre, dédicace à la républ. de Genes. Prohem'o ci index) et
de CCLX.\XII feuillets chiffrés (sign, a-N.). — Bel cxemplaire compiei.
215. Guazzi, Stefano. La Ghirlanda della Contessa Angela Bianca Beccaria.
Contesta di Madrigali di diversi autori, raccolti et dichiarati dal Sig. Stef. Guazzi,
gentil'huomo di Casale di .NIonferrato. Genova, heredi di Girolamo Bartoli,
1595. in 4.° Vél. 25.—
Un des plus rarcs ouvrages de cct :iuleur. qui dcpcint avcc bcaucoup Jc taicnt 1^5 manìcrcs de la bonnc
sociiflt; de son siede.
GENOVA — HAGENAU — HEIDELBERG 239
Fr.cent.
216. Savonarola, Hieronymus. Reuerendi pa- | tris Fratris Hieronvmi Sa-
uonarolaj | Ferrarièfis pHudicatorum ordi j nis Dialogus inter Spirita & |
Alam nùc primù in lucè | prodiens, cuius titulus | (Solatia itineris mei.) |
(A la fin :) d lanuas, Antonius Bellonus Tau | rinefl .... Anno .... 1536.
Die vero | 22. Februarii :. | in 8.° Avec une belle fìg. grav. s. bois s. le
titre. Veau pi. iìl. s. les plats, dos dor., tr. dor. 40. —
60 ff. n. eh. Gros caract. londs. Jolies initiales sur fond noir.
Cette édition, à peu près inconnue aux bibliographes, est précédée d'une dédicace ; Pattlua Frjncìttis Par-
thenopaeus Marco Cataneo antistiti Rhodiensi, proarchìepiscopo Genuensi. — Le beau bois ombre, iV^ s. 4K
mm., Teffusìon du St. Esprit, paraìt d'origine lyonnais, de mème que les jolies initiales gothiques — Très
bel exemplaire.
HAGENAU (1489).
217.S. Basilius M. et Gregorius Nazanzenus. Epistolae Graecae, nun-
quam antea editae. Opus piane sanctum et theologicum. Haganoae per lohan.
Sec. M.D.XXVIII. (À la fin:) Haganoae per lohan. Secerium. 1528. in 8.°
Avec un bel encadrement de titre, la marque tvpograph. à la fin et jolies
initiales. D.-vél. 30.^
184 ff. n. eh. Première édition du texte grec, fort rare, précédée dune dédieace : Bilihjìdn PyrclJiei-
mern.... Vinceiitt'us Ohsopoeus. Belle bordure formée de deux colonnes eie. avec les symboles des quatre évan-
gélistes ; en bas les initiales de Secerius. A la fin la grande marque typograph. : écussnn avec la tète de
Janus. Très bel exemplaire.
218. Haythonus. LIBER HI- | STORIARVM PARTI- | VM ORIENTIS, SIVE
PAS I fagium terne fanct;e, Haytho- | no, Ordinis Prasmonftra- | tenfis, Au-
thore, fcriptus | anno Redemptoris | noftri M.CCC. | Haganoaj, per lohan.
Sec. I Anno M.D.XXIX. | (Johannes Secerius, 1529) in 4.° Avec une belle
bordure de titre, plus. init. et la marque tvpograph. Cart. 40. —
71 ff. n. eh. et l f. bl. Gros caract. ronds. Très jolie bordure dans le genre de Holbein. Grandes initiales
figurées. Première traduction latine, faite par Menindtis MoUheriis et dédiée à Georgius a Moisitm. Cette
description géographique et historìque de l'Asie peut ètre mise à còte de la Relation de Marco Polo. —
Bel exemplaire grand de marges.
219. Polybius. Polybii Historiaruni libri quinque, opera Vincciitii Obsopoci \n
lucem editi. Haganoae, per lohannem Secerium, 1530. in-fol. Veau pi. ri-
chement dorè à petits fers sur les plats et le dos. (Belle rei. du XVIII"
siècle). 40. —
Cette édition, faite sur un ancien manuscrit, perdu depuis, a malgré la foule d'erreurs et de fautes typo-
graphiques qui la défigurent, la valeur d'un manuscrit. (voir Graesse).
Exemplaire peu bruni, sans la traduction latine de Nic. Pcrolliis. Avec beaucoup de notes grecques de la
main d'un ancien possesseur du volume.
HEIDELBERG (1485).
220. Euripides. Tragoediae XIX. Acced. nunc recens vigesimae, cui Danae no-
men, initium. Graece et lat., interpr. Aemilio Porto. Carminum ratio ex
Gulielmo Cantero dilig. observata, cum eiusd. notis. Heidelbergae, Com-
melinus, 1597. 3 pties. en 1 voi. in-8.° Vél. 15. —
Bel exemplaire de cette édition cstimée.
240 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
2 2 1. lamblichus Chalcidensis. De vita Pythagorae et Protrepticae orationes
ad philosophiam, nunquani hactenus visi, graece et lat. editi. Additae sunt
Theamis, Myiae, Melissae et Pythagorae aliquot epist. gr. et lat. Joh. Ar-
cerio Theodoreio Frisia authore et interprete. Heidelbergae, Commelinus,
1598. in 4.° à 2 cols. Vél. '5--~
EJitii'n impurtante.
222. Mythologici latini recens. Hicroiiyinus Commelinus. (Heidelbergae) Ex
Bibliopolio Commeliniano, 1599. ^" ^•" Avec une belle bord. de titre. \'él. 13.--
Conlenu : Hrgifii Fabularum liber. PlanctjJis Mylhologiarum libri III. Eiusdem de allegoria libror. Vir-
gilii libar. Firmici Materni De errore profanar, religionum liber. Alhrici Philosophi De Deorum imaginib.
liber. — Editio princeps, rare et recherché. Bon exemplaire.
INGOLSTADT (1475Ì.
223. Apianus, Petrus, et Barthol. Amantius. INSCRIPTIONES SACRO-
SAXCTAE VETVSTATIS NON ILLAE Q,\1DEM RO.MANAE, SED TOTIVS
FERE ORBIS SVMMO STVDIO AC MAXI-inis impenfis Terra Mariqj
conquilìt* feliciter incipiunt. INGOLSTADII IN AEDIBVS P. APIANI.
ANNO M.D.XXXIUI. (1534) in fol. Avec beauc. de belles figures, enca-
drements, listels etc. grav. s. bois. Vél. 75. —
20 ff. n. eh. CCCCCXIl pp. u Collezione accreditata, e composta da un numero assai ragguardevole di
monumenti intagliati in legno, con frontesp. figurato (le soi-disant Hercules Gallicus, t6o s. 150 mm.l.
Fu dedicato il libro a Carlo V, ice n'est pas exacte ; il est dédié à Rapnund Fugger et porte ses armes
grav, s. bois) e molta cura posero gli editori anche nei tipi, acciò 1' edizione riescisse più splendida. » \Ci-
cagnara, 3095.) La plupart des pages soni entourées de jolies bordures ; les bois sont fort bien dessinés,
quoiqu'ils rendent les objets fort librement. — Bon exemplaire : timbre sur le titre et à la fin.
224. Myritius, Joannes, Melitensis. Opusculum geographicum rarum, totius
eius negotii rationem mira industria et brevitate complectens, iani recens
ex diversorum libris ac chartis .... collectum et publicatum. Ingolstadii, ex
off. Wolfgang! Ederi, 1590. in fol. Avec une grande Iniappemonde pliée,
beaucoup de belles figs. grav. s. bois et la marque typograph. D.-vél. 75. —
3 R. n, eh,, I3tj pp. et I f. n, eh. La belle mappemonde. qui manque presquc toujours ^SorJenskiólJ,
Atlas. pi. XLIX) est fon remarquable, puisquc l'Asie et l'Amérique y forment un Seul continent. Le volume
conlient e. a, figs. le portrait de l'auleur, ses armes, celles de Philipy Riedesd von Kamberg, une grande
sphère eie. Les pp. 116-126 traitent de l'Amérique. Bel exemplaire
KÒLN (1467).
Ulrich Zell (1467-92).
225. Nider, Johannes, ord. praed. Incipit prologus formicarij | iuxta edicò-
neni fratris Joh'is | Nyder facre theologie ^pfelTo | ris eximij qui vitam tem-
pore I concilij conftàcìenP bafilien | lìfq^ duxit in humanis felicit". | S. 1.
ni d. (Coloniae, Ulricus Zeli, ante 1470) in fol. Cart. [Hain 11831J. loo. —
1.(9 ff. s. eh. ni sign. ci l f. bl. Gros et anc. caract. goth. ; 36 lignes et 2 coU. par page.
Au recto du prcm. f. rinlitultl cilc suivi de la préface et de la table des matìères. Au recto du f. .\ :
Explicii tabu I la Capitulo:^; | Incipit Liber | Primus - I - - I - . | Au recto du f. 149, col. l : Explicit qntus
ac lotus 1 formicari) liber iuxta edi l còej frìs Joh'is Nider fa | ere theologie pfcflToris | c\imij ^ vitJ Ipc con-
cilij I Dftàcièlìs balilienlifqj ] duxit ì hùanis feliciter - | - ( Le verso est blanc.
Superbe exemplaire, avec tcmoins, d'une des plus ancicnnes impressions de Cotogne. Lentier volume est
d'une fraìchcur admirablc. Sur la prem. page une Initìalc peinte en rouge.
HEIDELBERG — KOl.N 241
Fr.cent.
Heinrich Quentell (1479-1506).
226. Albertus Magnus, Sermones xxxii. | aurei venerabilis diìi Alberti |
magni Epifcopi Ratifponenfis de facrofancto Euchariftie | facramento .'. |
(A la lin :) C Expliciùt fermones de fa- | cramèto corpis Z fanguìs dfii. | a
venerabili doctore Alberto | magno editi. accuratitTima q"^ | corretòe cu
infertòe fermonis | xxij. (sic) (qui in pus impllìs defece | rat) Colonie im-
pèlìs Hèrici | Qiientell Imprefli. Anno fcj | dfli. (sic) M.cccc.xcviij. | (1498)
in 4.° Avec une belle fig. grav. s. bois s. le titre. Cart. [Hain *454]. 40.
45 ff. n. eh. et I f. bl. (sign. a-h) Caract. goth. : 46 lignes et 2 co!s. par page.
Au recto du prem. f. sous l'intitulé cité un beau bois légèrement ombre, 114 s. 86 mm. : la Vierge et
Ste. Anne tiennent entre elles l*enfant Jesus; au dessus d'elles le St. Esprit; à leurs pieds les armes de la
ville de Cologne ; aux còtés Si. Jean TEvangéliste et St. Jean Baptiste debout. Le verso est blanc Le se-
cond f. (préface) manque. Le te\te commence au recto du 3. f. : Sermo Primus | De tribus caufis indi ] tu-
lionis Thema ppri- 1 um vel generale | li finit au recto du f. 45, par l'impressum. .\u verso ; Notula et doc-
trina [ multum vtilìs. | .\u recto du dern. f. : Tabula [ Tabula huius opis | hreuis £ multum vtilis | Incipit
felicitcr. I Au verso ; Operis huius tabula 1 finit feliciter. |
Livret rare. Peu taché d'humidité et court de marges.
227. S. Bernardus. Floretus in fé otinens fa | ere theologie t canonù flores
ad gaudia paradifi tìnali | ter eos (qui i'e in illos exercitauerint) perducen-
tes I S. 1. ni d. (Coloniae, Henr. Quentell) Avec un beau bois s. le titre.
Cart. [Hain "29121. 50.
56 ff. n. eh. (sign. a-i). Caractères gothiques gros et petits, 35 et 45 lignes par page.
L'intitulé se trouve au recto du prem. f. ; en dessous : St. Grégoire dans une cellule cnseignant des en-
fants ; beau bois ombre, avec l'inscription sur une banderole : Accipies tanti, doctoris dogmata fancti. | Au
verso : Prohemiiì Floreti | ( ) Go flos campi Cantico;^ fectido. flores vt di | cit .... Le texte du poème com-
mence au recto du f. 2 : ( ) Ornine floretus liber incipit de bona ceptus [ .... .\u recto du f. 56; Explicit
liber floretus ] Sancti bernardi. | Le verso est blanc.
Très bel esemplaire, d'une fraìcheur remarquable.
228. Gorichem, Henricus de. TRactatus co- | fultatorij veneràdi ma | gilìri
Henrici de Gorychum artium et ] facre theologie ^fefforis ] vniuerll-
tatis Colonieniìs vicecancellarij ac Burfe Mon- | tis gymnalìarchi primi,
quib' nonnulle latebrofe quefliones circa quorùdà Bohemorù | nefarios er-
rores demòdrant" et in lucè detegùtur | aurore .... (A la fin:) (E
Explicit tractatus tripartitus Magiftri Henrici | de Gorychù còtra Huyffìtas
Z fcifmaticos Bohemos | .... Im- | preffus Colonie in magiftrali Officina
pie memorie | Henrici Quentel. pdie idus Apriles. Anno fupra Ju | bileum
tercio. I (1503) in 4.° Avec quelques belles initiales goth. Cart. avec
témoins. 40.-
Titre et Ixxxv ff. eh. Caract. goth., à 2 cols. par page.
Un des plus anciens ouvrages contre les Hussites, dont le dernier chapitre traite " De temerario iudicio
Huyflìtarum circa poteftatem pape. »> — Trcs bel exemplaire de la seule édition connue.
CORNELIS VAN ZlERlKZEE (1489).
229. Elegantiarum XX praecepta. Elegantia^ viginti precep | ta ad per-
pulchras còficien | das epiftolas. | S. 1. ni d. (Coloniae, Cornelis van Zie-
rikzee, ca. 1490) in 4." Cart. [Cop nger, II. nro. 2152]. 30.-
II ff. n. eh. et I f. bl (manque) (sign. A. Bl Caract. goth., 3S-3Ó lignes par page.
Le recto du prem. f. porte, en gros caract.. l'intitulé eité ; le verso est blanc. Le texte commence au recto
242 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
du sec. f. (Aij) : I 1 D coficiendas elegà j ter epiftolas pauca fcìtu digniiTinia .... Au redo du f. li. cn bas ;
Elegantia^ precepla vigin | ti finiunt. | Le verso est blanc.
Impression allemande de la plus grande rarcté. Exemplaire tachc d eau et pcu piqué de vers
Sans nom de l'imprimeur.
230. Albertanus, Causidicus Brixiensis. Ars loquèdi et ! tacendi | (A la fin:)
Hxplicit liber de doctrina loquendi Z tacendi ab Alberta | no caufidico
Brixienfi ad inltructionem tiliorum luorum còpolltus ImprelTus ac tinitus
Colonie. Anno Domini. | vìrginalis partus. Millefimo quadriugenterimo (sic)
fuper no | nagellmum feptimo. ;;. | (1497). in 4.° Cart. [Hain *4i2]. 40.
12 ff. (dont le dernier blanc) sign. A, B, Caractèrcs goih, ; 34 à 36 lignes par page. Le titre en gros ca-
ractères au recto du l. f.. le verso blanc. Le texte commence au redo du 2. f . : Compendiofus tractatus de
arte loquendi t tacendi mul | tum vtili$. | Il fìnit au verso du il. f., lign. 7 : at perucnìre. Amen. | Suit
rimpressum cilé. Le dernier f. blanc.
Bon e>cmplaire rubriqué.
2 3i.Gouda, Guilelmus, ord. min. Expolìtio mvfterioru^ | miffe 2" verus mo-
dus I rite celebrandi. | (A la fin :) Tractatulus fratris Guilhelmi de Gouda.
or I dinis mino:»: de obferuantia. de expotìtòe miffe | Z de modo celebrandi
finit feliciter. ImprelTus \ Colonie cuilibet lacerdoti lume neceffarius. | (S. d.)
in 4." D.-vél. [Copinger 11. no. -759]. 50.
17 ff. n. eh et 1 f. bl. (sign. A-C) Caractères gothiques ; 37 lignes par page.
L'intilulé imprimé cn gros caract. goth. se trouve au recto du prem. f. Le tele commence au verso du
prem. f. : Tractatus de expolìtòe mille Edìl* a fratre Guilhelmo | de gouda ordinis mino^. de obferuantia
felicit' incipit. | Il finii au verso du f. 17, 1. 22. En dessous T impressum.
Editìon fon rare et qui ne ressemble à aucune de celles que Hain a decriics. Bel exemplaire ; quelques
notes à la maln.
232. Seneca, L. Annaeus. Incipit liber fenece de remedijs fortuitorù : (A
la fin:) Annei lucij Senece de remedijs | fortuitorum liber explicit '• | S.
I. ni d. (Coloniae, ca. 1480) in 4.** Cart. [Hain *i4655]. 60.
8 ff. s. eh. ni sign. Caract. goth., 27 lignes par page
Au recto du prem. f., en haut : [ 1 Vnc lìbrù compofuit Seneca nobiliffim" | oralor ad Gallioncm amicum
fuum con [ tra omnes impetus et machinamenta fortune. | fccil autem illum fub dyalogo vt fil fcnfus con l
querens et racio confortans. Liber autem irte et | fenfuum maieftate et eloquij claritale et fenten I ciarum
brcuilate refulget*- | Puis l'intìtulé cité. Au verso du f. S, 1. 13-U) !e colophon citc.
Bel exemplaire rubriqué dune impression rare et curieuse.
KRAKOW (1475).
2 33.Acta et Constitutiones Svnodi provincialis Gneznensis provinciae,
a. d. 1577, die 19. m. maii habitae et celebratae. Cracoviae 1578. in 4."
Avec simple bordure de titre. Br. 25.
24 ff. n. eh. Livret trcs rare, signé par lacbus Vchaiishì. archevcqiic de Gncscn. Pcu lachc d'cau ci fa-
tigué. mais compiei.
234. Carncovius, Stanislaus, episc. Wladislaviensis et Pomeraniae. Ad
Sereniss. Principem Hctiricum Dei gratia regem Poloniae etc. et proceres,
Catliolicorum nomine, de tuenda unitate fidei oratio. Cracoviae, in coro-
natione regis Henrici, 1574. in 4.° Avec simple bordure de titre. Br. 25.
3Ó ff. n. eh. Livret singulièrcnieni rare Pcu laché d'cau et futigué. mais complct.
KRAKOW — LEIPZIG — LODI 243
Fr.cem.
2-^5. Petrus Cracoviensis. Celeberrimi viri domini | petri artiù et medi-
cinariim doctoris Craco | uienfis Còputus Ecclefiafticus l'Aftrono | micus
vniuerfis Scholafticis t viris eccle | fiafticis non minus vtilis 145 neceffarius
In I cipit feliciter | (A la fin :) Explicit Computus Cracouienfis Anno na-
tiuitatis I dnice qngenterimoprìo Mentis Martij vicelìmoqnto | S. I. (Craco-
viae 1501.) in 4.° D.-bas. 100. —
IO ff. n. eh. (Sign. A, B) Caracl. goth. '^7 lignes par page.
Au recto du prem. f. i'intitulé cité ; au verso : Prologus in computum Ecclefiafticum | . Le textc com-
mentre au recto du 2. f. : Capitulù. i. de ciclo lunari I II finit au recto du f. io, en bas, par l'impressum
cité. Le verso est blanc.
Impression eMrèmemcnt rare, non citée par auciin bibliographe. M. Pti/ijer, p. ex., ne connait aucune
impression cracovienne de Tannée 1501.
LEIPZIG (1481).
236. Hesiodus. Opera quae quidem extant graece, e. interpret. latina e re-
gione. Adiectis iisdem latino carm. elegantiss. versis, et Genealogiae deo-
rum a Pylade Brixiano descriptae, libris V. Access. Herculis scutum doctiss.
carmina a Ica. Ramon conversum. Lipsiae, Johannes Rhamba, 1577. in 8.°
Rei. en peau de truie orneni. à fioid. 15. —
Peu bruni.
237. Hundt, Magnus. Antropologium de hominis natura, dignitate et pro-
prietatibus. Per i\Iagnum Hundt^ parthenopolitanum, ingenuarum artium ma-
gistrum in gymnasio Liptzefi. (A la fin :) Impreffum et finitù eli hoc j
Opus Liptzick per Baccalariiì Vi'olfgangù (Sfockel) Mo | nacenfem Anno
noflre falutis. M.CCCCC.i. | (1501) in 4." Avec plusieurs curieuses figures
anatomiques et la marque tvpograph. à la fin. Cart. 50. —
124 IT. n. eh. [Chotilant et Graeasi : 120 fF. !) Caract. goth. (sign. A, A-U) Le texte est précède de 4 ff.
de table. Ouvrage fort interessane et recherché à cause de ses figures anatomiques qui comptent parmi les
plus anciennes et priraitives. Il se trouve bien rarement compiei. (Voir Choulant, Analom. Abbildgn. p. 23-
24) Aussi à notre exemplaire manquent les fF. 5, fì, 12, 46, 66, 75 et 76 (soit les sign. A I (titre), 2, K,
G 6. L 2, M 5 et 6), de sorte qu'il ne contieni que deux grandes figures : le corps de l'homme avec la
désignation de ses parties et la main avec les lignes chiromanliques. Nombreux petils bois des organcs in-
térieurs et exiérieurs. — Les marges soni couvertes de notules manuser. du premier possesseur.
238. Tractatus. Tract.atus de | arte oratoria. | (A la fin :) Imprellum Lipt/.k per
Jacobù Than | ner Herbipolèfej Anno dni 1501. | in 4." Avec la marque
typogr. s. fond noir. Br. 15. —
8 &. non eh. Caraclcres golhiques. Les grandes marges sont couvertes de notules manuscrites d un con-
icmporain.
*LODI (1584).
239. Genaro, Francesco. Nella creatione del Rev™° et 111. Mons. Gio. Iacopo
Dà'Jo, vescovo di Crema, oratione di Fr. Genaro. Alcune rime dell'istesso
nel fine. In Lodi, appr. Vincentio iTaietto, 1584. in 4.° Avec la marque
tvpograph. Cart. 25. —
l^ ff. n, eh. Caracl. ronds. Suivant Falkenstein, Cottoli et Deschamps (col. 712) l'imprimerie de Lodi ne
saurait guère ètre reportée au-delii de l'annce 15*^7. — Ln voici une impression antérieure.
244 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
LONDON (1474).
240. Vesalius, Andreas. Compendiosa totiiis anatomiae delineatio, aere
exarata : per Thomam Geminuni. (A la fin :\ l.ondini in officina Ioanni
(sic) Herfordie : Anno Domini. 1543. Mense Octobri : j gr. in-fol. Avec 40
grandes et belles planches grav. en t.-d., initiales figurées. Reliure origi-
nale, veau pi., tìl., coins et milieu dorè (stvle Fliiahcth). 75. —
Tilre grave (minquet 41 £F. a 3 cols. par page et 40 planches. — Cctle édition, une imitation de la pre-
mière de Vesalius est précédce dune cpilre dédicatoire du graveur Thomas Geminus (Twin ?t de Leeds au
roi Henri Vili. Elle est d'une rarcté exceptionnelle et fort remarquable parce quelle contient les premièrcs
gravures en taille-douce qui furent exéculées en Anglelerre. Ces figures, dans la manière de Hogenherg, soni
très bien dessinées ; nous signalons p. ex., celles d'Adam et d'Ève. — Exemplaire regie, peu use,
241. Wakefield, Robert. ROBERTI VVAKFELDl | facramm literarum prò-
feffo- 1 ris eximij Regijq^ facellani | fyntagma de hebreo- | rum codicù in-
cor- I niptione. ] Item eiuldem Oratio Oxonij ha- | bita, vnacum quibufdam
alijs le- I ctu ac annotalu non indignis, \ S. 1. ni d. (Londini, per Wvnkin
de Worde, ca. 1530). in 4." Avec un bel encadrement de titre, jolies init.
et la grande marque de l'imprimeur. Vél. 200. —
42 ff. n. eh. Caract. ronds et ìial. La bordure composte d ornemenis. d'animaux eie. fait voÌr. deux fois,
le monogr de Wynkyn de Worde dans un écusson. Au verso du dern. f. un grand bois ombre et vermoulu,
121 s. 89 mm. : les armes royales d'Angleterre : en haut et en bas une sentence lirée de l'Eccléslastique.
Ce livret inconnu à Panzer, Graesse et a la plupart des bibliographes. fut écrit par le célèbre orienlaliste
d'Oxford en défense du roi Henri Vili. Il y prouve que les premièrcs noces du roi pourraient èlre divor-
cées, et. pour faire voir la fausse autoritè papale, il cite les Inix maltìmoniales de l'Anc. Test, dans leur
lextc originai. Q.uelques caraclères hébreux et arabes sont gravés s. bois dans le tcxte. — Bel exemplaire.
LOUVAIN (1474).
Johannes de Westphalia (1474-96).
242. Martialis, M. Valerius. Epigrammatum libri XV. S. 1, ni d. in 4.''
Rei. orig. d'ais de bois, dos de veau iHain 10807]. 200. —
180 ff. n. eh. fsign. a-s. — ) Beaux caract go:hiques; 32 lignes par pa^c.
Le prem. f., qui, sur son verso, doit conlenir l'épìtre de Pline. manque à notre exemplaire. Au recto du
f. 2: M. Valerli Vartialis EpigràmatÒ Liber pm'. ! In Amphitheatnim Caefarìs. | |B1 ARBARA Pyramidum |
filcat miracula memphis : | .... Au verso du f. 178: .... 1 Criftataeqj fonant vndique lucis aues. | Finis. ] A
la page opposee : Vita Martialis in commentarios quos Do- | miiius Calderinus cjidit | [m] Arcus Valerius
Martialis in hif- | pania bilbilim patriaj habet.... Cette vìe finit au recto du f. 180, 1. 14-ls: .... in vnum |
tandem librum redacla fuiffe. | Le verso e^t blanc.
Q.uoique les caractères gothìques de cete impression fori rare ei curìeuse ne soient pas exactement les
mèmes dont se ser\'ic, en 1477, Vindclin de Spira, pour son Dante, il y a bien peu de dìfférence. et l'opi-
nion de Morelli, Cat. Pinelli II. p 348 et de BarnarJ, Cat. Georg. III. n'esi pas absolument à rejeter. En
toul cas, le volume nous paraìt ptutót d orìgine italienne que flamande. //jvi et Gratssc l'atiribucnt à Joh.
de Westphalia de Louvain.
Kon exemplaire sur papier très fort, grand de marges, avec bcaucoup de tcmoins. (^a et la peu bruni
LUCCA (1482).
243. Boccaccio, Giov. Urbano. Opera giocondissima di nuovo revista da
AViT. Graniuci. Lucca, Vinc. Busdrago, 1562. pet. in 8." \é\. 20. —
Pièce rare, qu'on attrìbue à lort au Boccace. L'auteur élail vraisemblablcmcnt Giov. Buo'isignori de Città
di Castello.
LONDON — LOUVAIN — LUCCA — LYON 245
Fr.cent.
244. [Lucca] LVCENSIS | CIVITATIS STATVTA | NVPERRLME CA !
SUGATA, I ET QVAM ACCVRA | TISSIME | IMPRESSA. ] (A la lin :)
Leges has Municipales, feu Lucenfis Ciuitatis Statata Ioan- | nes Baptifta
Phaellus Bononienfis | Lucenfi AerepublicoLucae impreffìt | MDXXXIX. |
CaL Martiis. | (1539) in foL Avec une très belle bordure de titre et les
armes de la ville, grand bois à la fin. Vél. dos dorè. 75. —
4 ff. n eh. et CCCXXXIX IT. eh. Caract. ronds. La bordure se compose d'arabesques sur fond rayé, A
la fin un grand bois, 245 s. 177 mm. : Les armes de la ville de Lucca soutenues par deus ^^utli. — Belles
initiales sur fond noir. Fort bel exemplaiie grand de margcs.
244". — Autre exemplaire. Cart., fa et là légèrement taché d'eau, avec beaucoup
de notes marginales manuscr. 60. —
245. Nobilius, Flaminius. De honore, ad Franciscum Medicem Fiorentino-
rum et Senensium principem liber. Lucae, apud Vincentium Busdragum,
1563. in 4.° D.-vél. IO. —
63 pp. >f. Graesse, qui cite deux autres ouvrages du mème auteur, n'a pas connu ce petit traité extrème-
ment rare.
246. Razzi, Serafino, o. S. Doni. La storia di Raugia. Scritta nuovamente in
tre libri. In Lucca, per Vincentio Busdraghi, 1595. in 4.° Avec un bel en-
cadrement de titre et la marque typograph. grav. s. bois. D.-vél. 50. —
2 ff. n. eh., 184 pp. et 6 fF. n. eh. L'ouvrage est dédié aux gouverneurs de Ragusa. A la fin une épitre
à l'archid'acre de cette ville, Maurilio Bitcckìj, et un poème latin « Descriptio Ascriviensis urbis (Cat-
taro) per D. Joaniiem Boihim de Boliris, nobilem Catharensem, ad Hdiam Zdgurittm. coneivem suuni, » —
Ouvrage fort rare. Bon exemplaire.
247. Speroni, Sperone. Canace, Tragedia. Giuditio sopra la Tragedia di
Canace et Macareo con molte utili considerationi circa l'arte tragica et
di altri poemi. Lucca, per Vincentio Busdrago, 1550. 2 pties. en 1 voi.
in 8.° Avec une curieuse bordure de titre et 2 marques typographiques. Vél. io. —
95 ff. eh et 1 f. bl. Caraet. ital. La marque de l'imprimeur, un dragon avec la tète d'un vieillard. se
trouve aussì sur la bordure, bois grossièrement dess. et ombre,
LYON (1476)
Johannes Trechsel (i488-q8).
248. Ferrerius, S. Vincentius, s. de Valentia, ord. Praed. Sermones
fancti Vincenti] fratris ordinis | predicatorum de tempore Pars hyema
lis. I — Sermones fancti Vincenti] fratris ordì | nis predicatomi de tpe Pars
eftiualis I — Sermones fancti Vincenti] fratris | ordinis predicatoru De
fanctis. I (Lugduni, per Johannem Trechsel, 1493.) 3 pties. en 1 voi. in 4.°
Veau pi. ornem. à froid, dorè s. le dos. [Copinger 2471]. 50. —
208 ff, n, eh. et 2 ff. bl. (sign. (l, a-z, Z, 3) 255 ff. n. eh. et 1 f. bl,"(sign. 1, aa-zz, AA-HH) 135 ff. n.
eh, et I f. bl, (sign. à, AAA-Q,Q.Q.) Les ff, bl, de la II' et de la IH" ptie, manquent, Petits caraet goth. ;
53 lignes et 2 cols, par page.
I. Au recto du prem. f. Tintitulé cité ; le verso est blanc, Au recto du 2, f. ; Incipit tabula ì fermones |
fancti vincenti).... Au recto du f 10: Et tantum de tabula huius partis. | Après une page bl. suit le eom-
mencement du texte : Diìica prima in aduèlu dfii Sermo I 1 Au verso du f, 208 ; Diuini verbi preconis et
predicatoris : fa- | creqj theologie pfelToris eximij feti Vincen | tij confefforis diui ordinis predicatorum fer |
mones validifTiini temporis hyemalis Fi- | niùt, ImprelTi Lugduni, Anno incarnatòis { diii. M.ccccxciij. | —
246 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccnl.
II. Au verso «iu tìtre il y a une lettre à longues lignes : Epiftola. | B. halTeU Jubanni Xìcholaì Vercnlìs fa-
crarum artium l theologicarum pfelTori. Satutem plurìmam dicit. | La lable cotnprend 7 fT. Le colophon, au
verso du f. 255 ne fait pas mentìon ni du lieu ni de rimprìraeur. — 111. À la fin de cetle panie se trou-
veni 4 disdques co honneur de l'imprimcur TrcchseL puis la daie : Anno .M.cccc.xciij. Teriio. Kaì'. Mayas. |
el la marque t)'pigraph. tiree en rougc.
Hdìtion fort rare, tout à fai( inconnue à Hain. Bel cxcmplaire avec quelques nolules manu!»cr.
248". Ferrerius, S. Vincentius, s. de Valentia. Autre exemplaire de la
melile édition. Pars hiemalis et estivalis. En i voi. in 4." Cart. 30. —
Bon exemplaire, fon bien consen'c.
241). Ockam, Guilielmus, ord. Min. Quaestiones et decisiones in \\ libros
Sententiarum cum Centilogio theologico. 1 A la fin :) Finis centilogij theolo-
gici. .VI. Guilhel I mi de ockam diligenter imprelTi per. .VI. .Io- 1 hannem
Trechfel alemanù. Liigduni. Anno | diìi. M.cccc.xcv. die vero nono nouem-
bris. I {1495) pet. in fol. 2 pties. en i voi. Rei. orig. d'ais de bois
[Hain *ii942]. 75.—
24, 414 et 16 IT. n. eh. (sign. I-;;, a-z. aa-hh, A-X. AA-BB.) Caraclcrcs goihiques : 53 ligncs ci 2 cols.
par page.
Le recto du prem. f. contieni rìntitulé de la lable: Tabule ad diuerfas huiu< nperis \ magiftrì Guilhelmi
de ockam fup | quattuor libros fnìarù ànotatòes et ad cètilogij iheologici eiufdcm | còclufiones facile rcpe-
riendas ap- [ prime conducibiles. | — Au verso l'cpitre dedicai : Religiolillimo alq; dociinìmo viro diio Jo-
hàni Triiemio Abbati fpanhemeii. decori | atqj piidio fuo dulciflìmo ? in pmis vcneràdo Jodoc' Badi' afcè-
fius falutè dicil. I datée : Ex Lugduno galliarù ad fexlù idus nouèbrias ani hui". M.CCCC.xcv. | f. 24
recto: Finis vtriufqj labule huius opsris. | Deo gratie. | Le verso est blanc. Le texle commencc à la téle du f.
eign.a : Argutiflìmi atq^ ingcniofiflìmi tà philofophicarù ' q' theologìcarìi dìfhcultatG difqfìtoris magri Guilhel |
mi de ockà anglici ; fup qualtuor libros fentetiarù fub- | tililTime queftiòes . . etc. f. 314 recto: Imprcffum
eft autem hoc opus Lugduni p | M Johannè trechfel alemànum : virìi huius 1 arlis folertìlTimum. Anno domni
noftri. M. I CCCC.xcv. Die vero decima mèfis nouèbris ] Laus omnìpotenti deo 1 Suit la marque lypogi'a-
phìque, un ép'Iogue en vers *' Ad Icctores ., el le petit Regìftrum Le verso est blanc. Au recto du f. sign. AA ;
Centilogij theolooici magiftri Guilhelmi de ockà | oèm ferme theologià fpeciilattuà fubcètù scUifionib' I vii nome
fumpHl : fubtililTìme còplectètis : pfatio Tc"pit | . Nous avons cité plus haut la souscriptiun qui se trouve au
recto du f. 16» doni le verso est blanc.
230, Tornamira, Johannes de. Incipit clarificatoriù iohfuiif de tornamira !
luper nono almiforis cu textu ipfius Rafis. | (A la fin :) implTum lugd.' p
Johànem trechfel | alemanù artis imprefforie magfm Anno nfe fa | lutis
Millelìmoquadringètelìmo nonagefimo | die yo deciniafeptima nièfis Junij
finit felicitar. I (1400) in 4." Avec la marque typogr. iniprimée en rouge.
Rei. orig. d'ais de bois recouv. de peau de truie jolim. gauftré, [Hain * 1 5 5 5 i ]. 60. —
Titre, CLIX ff. eh. et 2 fi", n. eh. (sìgn. a-t) Caractères goth. gros et petits ; 36 et 51 lignes et 2 cols. par
page.
Le prem. f. n'a que le titrc ciié. le tcxte commence à la lète du f. I. : G Jncipit clarificatoriiì Joh'ìs d'ior-
namira de | cani pc!ari ftudij mòtifpeiTulài ì fpccralòe cura [ (òis morbo!^'.... La souscription et la marque
se trouvcnt au verso du f. 139. Le f. suiv. est oecupc de la table. et le dern. f. porte sur son recto une
épìlre: Rcuerèdo diìo ac mgi^o mgfo Cornelio vìirificis de gocs artiù £ 1 medicine doclori Joh'es dt lalanda
Salute plurima dicit. | Le verso de ce f. est blanc.
Imprcssion peu commune. L'cxemplaire, doni les marges soni couvcrtes d'ancicnnes notes intéressantes, est
piqué de vcrs au commcnccmcnt.
251. Turrecremata, Johannes de. Sùmc de ecclefia domini | Joannis de
Turrecremata : cardinalis fanctì Sixti j vulgo nuncupati repertorio feu tabula
alphabetica | (A la fin :) Expliciunt tiorcs fententiaiaij beati Tho | me de
aquino de auctoritate fummi pòtiticis | collecti per magiltruin Johannè de
LYON
347
Fr.cent.
turrecre | mata in concilio bafilieii. Anno domini. Mil | lefimo quadringen-
tefimotrigellmoleptiroo : I Ordinis fratrù pdicato^ l'acri apoftolici pala- |
tij magiftrù. Impreffi aùt Lugduni p Ma | giflruj Johannem Trechfel. Anno.
M.cccc.xcvi. die vero. xx. nienfis Septembris. | Deo gnitias. | (1496) pet.
in fol. Avec la marque typograph. s. fond noir. Veau pi. [Hain *i5732]. 100.
270 ff. n. eh. dont le 3. el le 262. (blanc) manquent. Caract. goth., 55 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du piem, f, l'imitulé cité ; au verso: Illuflri fané atq; apprime dodo longeq- honorando viro
diio fuo diio Ludouico Pot Torna | cenfi epo digniffirao Jodoc ' Badi' Afcèfius cu orni modeftia ac veneratSe
felicitate dicit. | La lettre porte la mème date que l'iinpressum cite'. Suil, f. 3-6, la table Le texte commence
au recto du f. 7, et fìnit au verso du f. 261, suivi d'un impressum (20 sept. I-tgS,, du regislre et de la
marque typograph. avec les initiales I T sur fond noir. Au recto du f. 263 : Tractaius còpendiofiffimi fep-
tuagintatriù queflio- [ nij fup ptàte t auctoritate papali ex fentètijs feti Tho- 1 me colleclarù per mgi^m Jo-
hànem de turrecremata or- [ dinis pdicato*^ ad Julianù cardinale incipit prefatio.] Au recto du f. 270 l'im-
pressura cité plus haut. Le verso est blanc.
252. Verdena, Johannes de. Sermones Dormi | fecure dominicales. ] — Ser-
mones de fan | ctis dormi fecure. | (A la fin :) Sermones dormi fecure de
fanctis Im | prellì Lugduni per Johannem trechfel ale | manum. Anno
domini. M.ccccxcv. die ve- | ro quarta menfis Februarij finit feliciter. |
(1495) in 4." Avec la marque typograph. s. fond rouge. Cart. 80.-
79 ff. n. eh., 1 f. bl., 7 ff. n. eh., I f. bl. et tl8 ff. n. eh. (sign. a-k, A-Q. | Petits caraet. goth. ; 53
lignes et 2 eols. par page.
Au recto du prem. f. l'intilulé cité d'abord ; le verso est blanc. Au verso du 2. f. (sign. aij) : Tabula al-
phabetiea | Au recto du 3. f. : Explicit tabula fermonum. 1 Le verso est blanc. Le texte commence au recto
du f. 4 : Diiica prima aduentus fermo I | Sermones driieales cu? expofitionibus | eùangeliorù p annù fatis no-
tabiles t vtiles | oìbus facerdotib' paftorib" et capellanis q | dormi fecure vel dormi fine cura funt nùcu- |
pati eo qj ahfqj magno Audio faeil'r pfit in- | eorporari ? ppl'o pdieari Ineipiùt feliciter. | Au verso du
f- 79 (k 7): Ad laudem f honorej oranìpotètis dei; virginifqj matris eius gloriofe : necnò vtili | tatem 10-
tius eeclelie finiùt fermone, nota | biles q; qj breues Dorrai fecure intitulati. | ImplTi Lugduni Anno diii.
M.ccccxciiij. I Après un f. bl. suit le second intitulé. dont le verso est blanc. \u recto du f. suiv. (sign.
Aij) Tabula Alphabetica I Cette table va jusqu'au verso du f. A 7. Le texte commence à la tète du f. B,
sous rintitulé : Sermones de fanctis, per annij fatis no | tabiles.... Au recto du dern. f. Timpressum cité plus
haut, et la marque avec les initiales I T. Le verso est blanc.
Ces sermons, avec leur titre curieux, ont pour auteur, selon l'opinion d'aurres savants. Richard Maiclslon,
qui enseignait à Oxford et mourut en 1396.
Fort bel exemplaire d'une e'dition inconnue.
253.Utino, Leonardus de, ord. praed. Sermones Aurei de fanctis | fratris
Leonardi de Vtino | (À la fin:) Aurea de fanctis Vtini preconia vatis | Deqj
incarnati folenni lumine verbi | Lugduni impreffit Trechfel bn terfa ioh'es \
Anno dfli. M.ccccxcv. die. xiiij. Martij | (1495) in 4." Avec la marque typo-
graph. s. fond noir. Cart. [Hain *i6i38]. 60.-
222 ff. n. eh. (sign. a-z, A-E) Caract. goth. ; 53-54, lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. l'intitulé cité ; au verso : Tabula fermonù Magiftri Leonardi | de vtino De feftis taj
mobilibus qj immo j bilibus hic contentorum. | Au recto du sec. f. (sign. aij) : Prologus | In fermones aureos
de Sanctis Fra- | tris Leonardi de vtino facre theologie do- 1 ctoris ordinis predicato;}.' Prologus. | Au recto du
f. 312 : Finiuntur fermones aurei de fanctis Leo- | nardi de Vtino. implTi Lugduni p mgrm | Johannem Tre-
chfel alemanuj. anno diii j m.ccccxcv. vt dicet" in fine fequètis tabule. 1 Le verso de ce f. est blanc ; à la
page opposée: Tabula Alphabetica | Au recto du f. 222, col. 2, 1. 15 : Finis tabule. | puis l'impressum. le
petit régistre et la marque sur fond noir avec les initiales I T Le verso est blanc.
Très bel exemplaire.
Johannes Clein (1489, 1498 — ca. 15 io).
254. Boethius, A. M. Severinus. Boetius de còfolatiòe phi- | lofophica &
de difciplina fcholariù — cu co- | mètariis .... Addita eft carmen iuuenile |
248 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ce
Sulpitii de moribus in méfa | feruandis : & Quintiliani | pr^eceptù de of-
tìcio I fcholarticorf er ] ga pcepto | ras. | (A la rin :) Ex calcographia Ioannis
Clein alemàni nulli im- | preffoif Lugdunen. fecùdi ; nono | kalèdas Octo-
bris. I (vers 15 io) pet. in fol. Avec une superbe bordure de titre, la belle
marque de l'imprinieur et beauc. d'initiales. \'él. 25.
I |0 ff. n. eh. Le texle. en caract. ronds. entoure des commentaires de Si, Thomjs J'Aqtiin ci de JoJocits
HaJius Aictnsfus imprìmés en caract- goth. La bordure, en forme de portique est rìmitation d'un boìs ila-
lien. M. Grjesse croit, que cctte cdition. faile par Anlonhts Petrus DtivcfanJiis, soit imprìmée «vers 1500».
ccpcndant elle ne nous parali pas un incunablc. — Les marges des dcmiers ff. som peu tachces d'eau.
2|i5. Geminiano, Johannes de S., ord. Praed. Sermones funebres magi-
Uri I Johannis de lancio Geminia- | no cu duplici tabula eorùdem. | (A la
fin :) Impreffum eli prel'ens opus Lugduni | cura et expèlls. M. Johànis
clein alemà- | no (sic) artis iprelTorie diligentifllmo Anno no | lire falutis.
M.cccc.xcix. die xi. Maij. | (1499) in 4." Avec la marque typograph. sur
fond noir. I).-veau. [Hain *7548]. ' 75.
210 ff. n. eh., dont le R^ est blanc. sign. a-z, A-D) Petits caract. goth.. 53 Itgnes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. l'intilulé en gros caract. golh.. au verso, en longues lignes : lodocus Badius Afcen-
(ìus : magìnro Ioanni Cenali theologie pfelTori e.\cetlen | tinìmo i amico inter primos venerando Salulcm. 1
Celle lettre est dale'e du 13. avril 1499 A la page opposée (sign. aij) : Tabula Alphabetica | Au verso du
f. 7: Finis vlriufqj tabule. I Au recto du f. 9 (sign. b) : Sermonarij de mortuis, F. Jo. de. f. geminiano |
Incipiijt oraliones funebres; fiue f'mo- | nariù de mortuis Pm venerabi'ej patrem 1 fratrem joannè de fancto
Geminiano. Et \ primù eiufdè in ottis f"mones proemium. | La fin se trouve au recto du f. 210, suivie du
perii Regiftrum huius operis. | Enfin la marque s. fond noir avec les iniliales 1 C. Le verso est blanc.
Jehan de \'ingi.e (1495 — ca. 1510).
256. Magnus, Jacobus. Sophologium. Lugduni, Johannes de Vingle, 1495. — -
voir le nro. 32. du ('at. (BesanfOO'.
257. Vivaldus, Joannes Ludov. lO] Pus regale in quo con- I tinentur in-
frafcripta opu- j fcula. | . . . . \'enùdàtur | Lugduni ab Stephano gueynard. |
Prope fanctum Anthonium. | (A la tin :) ([ Opus regale explicit felicitar.
Impreffu^ Lugduni per 1 Johannè de vingle. Anno noflre falutis. .\l.ccccc. 2: viij. \
Die yo. vj. mentis Aprilis. | (1508) in 4." Avec un tiès grand nombre de
grandes et petites fìgures, borduras, initiales etc. grav. s. bois. Rei. orig. bas. 150.
CCCXII ff. eh.. 7 ff. de tahic et I f. bl. (manque) Caract. goth.
Le volutne se compose des suiv. trailés curieux : Epistola consolatoria. Pracambulum de officio pielatis in
defunctos. Tractatus aureus de pugna partis scnsitivae et intcllectivae. Epistola ad li'ljJIsljiim Boemie alque
Ungjrie regein. Traci, de laudibus ac triumphis trium liliorum. Traci, de cognilione electorum a reprobis.
Traci, de XII persecutionibus ccclesiac. Traci, de magniitcenlia gloriae Salomonis. Traci, de duplici causa
conlritionis. — Farmi les 9 grands bois le portrail du roi Si. Louis (f. 74 verso) est le plus rcmarquable. Les
pclils bois. qui se irouvent aux marges, arrangcs comme bordures, rcprésentenl des saints. figurcs de la danse
macabre etc. Beaucoup de pagcs soni entources de Irois còtès de bordures gothiques. Tous les ornements soni
golhiques; les bois, de l'école lyonnaise, som ombrcs.
Du f. 144 un moreeau est enlevé ; les ff. de la table soni lachcs d'cau. Tout le reslanl est de la meilleure
conservation.
258. Alciatus, Andreas, m ANDREAE 1 ALCL\T1 E.MBLE i .M.\TVM Ll-
BELLVS. I LVGDVNI | lacobus Modernus excudebat. | M.D.XLllll. | (1544)
LYON
249
Fr.cent.
in 8.° Avec la marque typograph. et 113 curieuses figures grav. s. bois.
Maroquin bleu, titre dorè, dent. intér., tr. dor. (Thibaron). 150. —
119 pp. Caract. ita).
Jolie éditìon ancienne des tameux emblèmes, extrèmement rare. Elle est ornée de fìgures de différent format
et d'une exéculion artistique tout à fall inégale, Tandisque quelques-unes méritent d'ètre signale'es cornine
imitations très habites des anciens bois. d'autres som à peu près à comparer aux gravures popula res du
XVIII" siècle.
Superbe exemplaire très frais dans une charmante reliure.
259. Baptista Mantuanus, ord. Carni. De sacris diebus, s. Festorum libri
N." 257. Vwaldiis, Joannes Ludov.
duodecim. Probae Centonae Vatis clarissìmàe a Divo Hieronymo compro-
batae centouam de fidai nostrae miisteriis (sic) e Maronis carminibus excerptum
opusculum. (A la fin de chaque partie :) Impressum. In Florentissima Lugdu-
nensi Ciuitate. Solertia. Stephani de Basignana. Gorgoni Carmelite. Doctoris.
Theologi. In officina. Bernardi Lescuyer .... 13 16. 2 pties. en i voi. in 8."
.50 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
Avec le beau portr. de Baptista, les armes du Cani, Sigismondo Goft{aga
et la marque typogr. grav. s. bois. D.-vél. 30. —
128 fi. n. eh. (dont t'avant-demìer est blanc, i('> If. n. eh. Caract. ita). L'excellent portratt, en forme de
mcdaillon, se trouve au recto du prcm. f., qui ne contient aucune ìndtcation du tttrc. Au verso se 111 l'cnu-
mération de 19 ouvrages ea vers. desquels pourtant le volume ne contient que le premier et le dernicr, les
« Fasti » et les « Centoncs », la pièce la plus rare et remarquable. — Trcs bel excmplaire.
260. Baptista Mantuanes, Idem liber. \éì. io. —
Les ff. a 4 et 3 et h I. ainsl que les ib fF. des « Ceniones n manquent. Peu taché d'eau. Timbrcs sur le
titre.
26i.Biblia latina. Biblia ciini concordantijs veteris | et noui teftamenti et
facrorum canonuin : necnon et | additionibus in margìnibus varietatis diuer |
forum textuum : ac etiam canonibus an- ] tiquis quattuor euangeliorum j . . . .
(A la tin:) .... per M. lacobum Sacon Lugd.' imprelTa. Expèfis no- \ ta-
bilis viri dui Anthonij koberger de Nuremburgis Feliclter | explicit. Anno
domini. M.d.xiij. calendas. iij. Septèbris. 1 (15 13) in fol. Avec beauc. de
belles figs. grav. s. bois, la marque tvpograph., initiales etc. Veau pi. 100.—
i| tT. n. eh., CCCXVH ff. eh., i f. bl. el 25 ff. n. eh (Interpretaliones nomtnum) Caract. goih.. en rouge
et noir. 2 cols. par page.
.\u commencemeni du Vieux Test, le grand bois divise en 6: les journées de la création. 21 ( s. It)ó mm.
Les nombreuses figures intéressanles. copiées sur celles de la Bible de Mallermi. dans le Vieux Test., mésu-
rent 43 s. 71 mm. chacune ei sont entourées d'étroites bordures. Au commencement du Nouv. Test, un
grand bois ombre, 201 s. 168 mm. : rAdoration des pasteurs. Puis les canons imprimès en rouge et noir. Les
petits bois du Nouv. Test mésurent 59 s. 39 mm. chacun ; ìls soni dessinés à la manière de Zoan Andrea.
La marque typograph. enfin est une ìmitaiion de la belle figure symbolique tirée de la Chronique de Corto,
Milan 1303.
Très bel exemplaire grand de raarges.
262. Champerius, Symphorianus, Simphoriani | Champerij de triplici di-
Iciplina cuius partes funt. | Philofophia naturalis. | Medicina. | Theolo-
gia. I Moralis philofophia | integrantes quadruuiù. | (A la tìn :) ([ Impreffum
eft prefens opus Lugd.' expenlls honedilTi | mi bibliopole Simonis vincétij :
arte yo Z indullria CIau | dij dauort al's de Trovs. Anno dai. M.ccccc.viij ....
(1508) in 8." Avec un beau bois et nombr. init. s. fond noir. Dérel. 50. ■-
2&4 ff. n. eh. Caract. goth.
Ce mélange curieux « de omni scibiii « contient e. a. : Epìstola Lenis in-.peratorìs ad Aroarum regcm Sa-
racenorum de Christiana religione. De republica el civitaiis Lugdun. laudibus. Simphotit'jtii Grignani Man-
tuanì Iialiac et Galliae panegyricùm. Ludoviais Bolognimis de quatuor singularibus in Gatlia ab co reperiìs.
De origine Lugduni, eie. Intcressanl le petit bois, plusieurs fois repcté. 77 s. 6( mm. : l'auieur avec sa femme.
Marguerite Du Terraìl. adorant le Chrisl en croix et St. Spnphnrien.
263. Dares Phrygius. Dares Frigius | de bello tro- | iano | S. 1. ni d.
(Lugduni, per loannem Marion, impensis Romani Morin, 1520.) in 4,"
Avec une bordure de titre, 3 petits bois et quelques initiales goth. Cart. 100. —
UÌ ff. n. eh. caract. ronds. L'intitulé, en gros caract. goth. est imprimé cn rouge, aecompagné de 3 vl-
gnettes et rcnfcrmc dans une bordure gothique.
L'ouvrage, fausscmcnl attribuc à Dares Phr^-gius, est probablemcnt dù à Joseph hcjnius. pocie anglais de
la fin du XII*" sièclc. Bel cxerrplairc dune cdition fort bien ìmprìméc.
264. Dictys Cretensis. Dictys Cretèfis | de bello tro- | iano. | (A la
tìn :) .... ImplTuni Lugduni per Ioan | nem Marion. Suniptibus «S: expenfis ]
LYON — MACERATA — MAINZ 251
Fr.cent.
Romani Morin bibliopole ciuf- I dem ciuìtatis. Anno Dni. | M.ccccc.xx.x. |
Martii. 1 (1520) in 4.'^ Avec 3 beaux bois, une bordure, initiales goth.
etc. Cart. 125.- —
1* ff. n. eh. Caract. mnds. Au dcssus de riniiiulc cn gros caract goth. et en rouge, Ìl y a un petit bois,
'^S s. 80 mm. : battaiUe devani les porles d'une ville. Le verso dii piem. f. est occupè d'un grand bois anime
de nombr. fìgures. 159 s, ni mm. : dans le devant, à gauche, Ève sortant de la còte d'Adam; au fond
beau paysage avec scènes de cliasse, d'agrìculture etc; en haut le Christ assis dans les nuages. Le lexle est
précède par une épìtre : Franciscus Faraffonnis,.., Bernardo Rictin Messanensi patritio.,., Au verso du f. \,
petit bois, 47 s. Hi mm. : soldats en marche et un prisonnier cmmené par eux. — Très bel exemplaire d'un
livie fort r^re.
265.|Holbein, Hans] ICONES HISTORIA- | RVM VETERIS 1 TESTAMEN-
TI, I Ad viuuni expreffo, extremaque diligentia emendatiores factse,
LVGDVNI, Apud loannem Frellonium, 1547. in 4." Avec 98 magnif. fì-
gures, grav. s. bois, la marque tvpograph. et plus jolies init. Veau fauve,
tìl. dor. 400. —
52 fF. n. eh. Au verso du f, 2 un disiique grec et un autre latin en honneur de Holbein. L'ouvrage se
compose de 3 séries de bois : 1.) l'histoiie d'Adam, 4 bois, 66 s. ^o mm. — 2.) les autres 90 bois du Vieux
Test.. 63 s. 88 mm. — 3.) les 4 évangélistes, en médaillons, 55 s. 46 mm. sur le verso de Tavant. dern. f.
Les bois sont accompagnés de vers Francais par Gilles Corro^et. Pour tous les autres di-tails voir l'excellente
monographie de M. Wolttniinìi.
Notre exemplaire, avec les meilleurcs épreuves possibles, se trouve dans une reliure du XVIIP siede ; il
n'esi point lave et fori grnnd de marges.
266. Pagninus, Sanctes, Lucensis. Habes hoc in libro candide Leclor Hebraicas
Institutiones in quib. quicquid est grammatices Hebraicae facultatis edocetur
ad amussim, de literis, punctìs, accentibus, nomine .... (A la fin;) ....
Impressi Lugd. p. Antonium du Ry, Impensis Reverendissi. Do. Franci. de
Claromonte episcopi cardinalis auxita. legati Avenion. an. Dni. M.d.xxvj.
Die. j. Mensis Octobris. (1526) in 4.'^ Avec 2 belles bordures, un petit
bois (portrait de Tauteur) et beane, de jolies init. goth. Vél. 30. —
8 ff. n. eh. et 20Ó ff. {eh. p. 1-421) Caract. goth. à 2 cols. par page. Cet ouvrage curieux est imprimé à
la manière des livres orientaux, de sorte que la paginalion va de la droite à la gauche. Le titre impr. en
rouge et noir est encadré d'une jolìe bordure. Au commencement du textc beau bois, 59 s. 74 mm. : l'au-
tcur enseignant en sa chair entouré de ses élèves. L'impressum, au verso du dern. f. est renfermé d'une
autre bordure plus étroite. — Papier Icgèrement biuni. »
MACERATA (1574).
267. [Cesandro, Adriano j. Della dignità del castrone. Discorso piacevole,
distinto in tre capi. Nel primo del suo nome, natura e pregio, nel sec. de
i suoi sensi simbolici, nel terzo dell'utile, che da quello si cava, si ra-
giona. In Macerata, appr. Sebastiano Martellini, 1598. in 4." Avec la figure
d'un mouton grav. s. bois s. le titre. Br. i5- —
"t pp. et I f. n. eh. Facétie assez rare et inconnue aux bibliographes.
MAINZ (1450).
Peter Schoiffer de Gernsheim (1465- 1502).
268. Turrecremata, Johannes de, Expositio Psalterii. (A la fin :) Reueren-
difllmi cardinalis, tituli fancti Sixti, domini | lohannis de Turrecremata ;
expofitio breuis et vtilis j fuper toto pfalterio Mogùcie imprefla. Anno do-
252
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cen[.
mini I .M.cccclyyviij. die quarta aplis p Petrù Schoyffer [ de Gernfsheym.
feliciter eft confummata. | (1478) in fol. Avec la marque typogr. tirée en
rouge. Rei. [Hain '15701]. 275. —
196 ff. s. eh. ni sign. Caract. goth. : 31 lignes par page.
.\u recto du prem. f. : [ ] EatiiTimo patri et clemètiflìmo dno pio | t'ecijdo putitici maximo lohànes de tur- |
recremata fabinèfis eps. fcè romane ec- ] cleiìe cardìalis fancti fixti .... Le tcxte commence au recto du t'. 3 :
Plalmus primus in quo deferì- | bitur procelTus in beatitudine- 1 L'impressum se trouve au recto du f. 19*).
11 est imprimé en rouge, ainsi que le monogramme connu de Schoiffer. Le verso est blanc.
Bon exemplaire de certe impression fort rare.
Petrus de Fbiedberg (i4c)4-98).
268". Trittenheim, Johannes. Liber de triplici regione clau- j flralium et
fpirituali exercicio ] inonachorum : omnibus religiolìs non minus vtilis qj |
necelTarius. Io. tritemio abbate l'panhemenfe ! emendante opufculum. | (A la
(in :) (£ Finis adeft exercicij fpiritualis claurtraliù | per Petrù Fridbergenfem
in nobili vrbe Ma- j guntina Octauo Idus Auguftias. Anno fa- | lutis. .\I.
cccc.ycviij. I (1498) in 4.° Veau |Hain *i 56181. 75-—
97 tf. et 1 f. bl. (sign A-N) Caract. 35-36 lignes par page.
Au recto du prcm. f. l'intitulc cit--, imprima en rouge. Le verso est blanc. Au recto du f. 2 ; Epl'a joannis
liilemij abbatif | fpanhemenf : in opufcutlj de triplici regione claullralium. | L'impressum se voit au verso du
I. 92. A la page opposte : Incipit t'piritualis exercitij | compendium. Toannes tritemius. | Ce petit irait.- finii
au verso du f. 97.
Bon exemplaire. sauf quelques raccommodages l.ger^.
269. Peutinger, Conradus. Inscriptiones vetustae roman. et earum fragmenta
in August.i \'indelicoriim et eius dioecesi. — Collectanea antiquitatum in
urbe atque agro Moguntino repertarum. (A la fin :) Ex aedibus loannes
Schoeffer Moguntini. Anno Chrifti. M.D.XX. mente Martio. (1520 . 2 pties.
en I voi. in fol. Avec 2 superbes bord., nombr. beaux bois et la marque
typogr. s. fond noir. Cart. non rogne. 50. —
20 et 22 fF. n. eh. La seconde panie (inscrìplions romains de Mayence) a élé publiée par loannes Hutti-
chius, et dédice à Dietrich Zobel. Recueil archéologique fort estimé. Les figures de la bordure représcntent
personnages et scènes de l'histo're romaine. — Bel exemplaire non rogne.
270. Valla, Laurentius, Elegantiarum libri sex, deque Reciprocatione Sui et
Suus. multis, diuersisque Prototypis diligenter collatis, emendati etc. (.\cce-
dunt ejusdem in errores Aiitonii Raudensis adnotationes, ad loanmin Luchiam.
Alfonsi Tegis secretarium). .^Iogllntiae (per Ioannem Schoeffer) 1522. 2 pties.
en I voi. in 8." .\vec un joli encadrement de titre et belies initiales.
D.-veau.
30.
32 ff. n. eh., 655 et 132 pp. Caract. ìtal. Belle bordure ornemeatée et animée de figure» dcnfanis. Dans
!a panie infc-rieure les armes ci lei initiales de Jean Schotffer.
MANTOVA (1472).
P.\L)LUS JOHANNIS DE PuTZBACH (l 47 5 -Si).
271. Aquino, Thomas de. Summae theologicae Secundae Partis Pars Secunda.
(A la tin :) Diuo Lodouico illuftri mantuanorum [ principe regnante. Reli-
giolillimus uir | facre pagine magilkr. D. frater Lodoui | cus de Cremona.
MANTOVA 253
Fr.cent.
ordinis carmelitarum | ciuis mantuanus. fua impenfa perficien | dum opus
hoc curauit. Imprimente | magiflro Paulo de Puzpach germani | co eius
artis perito. Abfolutumq; eft | mantuae | S. d. (ca. 1475) in fol. D.-veau
[Hain 1458]. 100. —
I f. bl. (manque). 386 ff. s. eh. ni sìgn. et i f. bl. Petìts caract. goth., à 53 lìgnes et 2 cois, par page.
Le texte commence. sans aucun intitulé, au recto du prera. f. : [ | Oft omunej | confideratò [ nem de uir |
tutib; £ ui I ciis..,. Au verso du dern, f., en bas. le colophon cité plus haut.
Volta parie de cctte édition fort araplement dans son Saggio stor. crit. sulla tìpogr. mantovana, p. SO.
et suppose qu'eMe ait été faite en 1475. Cependant la forme archaique des caractères, l'absence de signa-
lures, ie papier fort et les grandes marges nous permettent de fixer la date du livre quelques années aupa-
ravant. Il y avait. en effet. à Mantoue, depuis 1472, un imprimeur allemand, nommé Paulus.
Suivant une notule manuscr. à la fin, le volume appartenait. en 1501, au couvent de St, Maria delle grazie
d' Imola. Très bel exemplaire fort grand de marges.
272.Lyra, Nicolaus de, ord. Minor. Incipiùt expoiitòes morales lecùdù fen-
fe^ 1 mifticù lup tota Biblià compilate ab vtriufq^ | teftamèti interprete do-
mino Nicolao de Ly- | ra ordinis minorum. [ (A la fin :) Impreffum hoc
opus Màtue per Paulum loà | nis de Butfchbach. anno falutrs M.cccc. l^txxj 1
iij. Kal.' madij. regnante ibidè felicilììme illu- | iìrifllmo diìo. diìo Federico
de Gòzaga mar | chione tertio. | (1481.) in fol. Veau pi. noir. iHaìn *io375]. 73. —
257 ff. n. eh.. I r. bl. et 12 ff. n. eh. (sign. a-z, A-L) Petits caractères gothiques ; 54-55 lignes et 2 culs.
par page.
Le recto du prem, f. est blanc. Au verso : lefus. | Epiftola prò operìs emendatione : ? prò | ipfius Tabula
miro artificio ordinata. [ Cette lettre, imprimée en longues lignes. est datée : .... Ex loco nro San | cti Apo-
lonij extra Brixiam. Xii. KT. Decembris .M.CCCC.LXXX. \ Au recto du f . 2 : Angelici £ excelIentifTimi
viri Sacre theo- | logie monarche t .pfelToris eximij Nicolai de l Lyra ordinis minoru? .plogus. prò ipius mo- |
ralibus fuper totam Biblìam. [ Au mème f., verso, col. I, 1. 13-llJ l'intitulé cité. Au f. 257, verso: Expli-
ciunt poftille morales feu myftìce fuper | omnes Hbros lacre fcripture. exceptls aliquib' | qui non videbantur
tali expofitione indìgere. [ Igil' ego frater Nicolaus de Lyra de ordine | frat!^ mìno^ dee gratias ago qui
dedil mihi [ gratiam hoc opus incipìendi ? pficiendì. anno \ dn'\. M.ccc.xxxi\. in die fancti Georgij mar |
tyris En dessous limpressum. Les 12 dern. ff. contiennent la table : Incipit tabula miro artificio con- |
texta fuper prenominatu^ opus. | Au verso du dern. f. : Regiftrum. |
Impression fort rare. Exemplaire sur grand papier, avec tcmoins.
273. — ■ Portilla fuper actus apoflolorum fratris | Nicolai de ivra ordinis mino:^
incipit. I (A la fin:) Finit feliciter opus fratris Nicolai de | Lyra ordinis
mino:^ fup actus apoftolo^ | fup epifiolas canonicales et fup apocalv- |
plìm. t impreffum Mantue p Paulum Jo- | hannis de Butfchbach magunti-
nenfis dio | cells Anno dni. M.CCCCLxxx. die v'o | xxx. Marcij. regnate
ibidem feliciirime il- | luftrilTimo diìo domino Federico de Gon | zaga Mar-
chione tercio. | DEO LAUS. | (1480.) in fol. Rei. orig. d'ais de bois couv.
de veau. [Hain 10395]. 40. —
I f. bl., 112 ff. n. eh. et i f. bl. {Sign. A, a-o) Caractères gothiques; 52 lignes par page.
Le texte commence à la tète du prem. f, (sign. A 2). sous l'intitulé cité et il finJt au verso du dern.
f. (sign. o 7).
Impression exirèmement rare, dont les caractères sont d'une forme très ancienne. Bel exemplaire avec des
initiales tirées en rouge et bleu. La prem. page est timbrée.
274. ^ — Incipit rphemium fratris Nicolai de | lira ordinis fratrù minorù ì epPas
pauli. I (A la fin ;) Explicit Polìilla Nicolai de lira | fuper epiftolis beati
pauli apoftoli cu^ Ad | ditionibus Pauli Burgenfis fratris Ma- | thei doringk
ordinis minorum. | Impreffum Mantue per me Paulum | Johannis de
La tìiblÌQfiha, volume II. dispensa (i"-7''
2 54 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
puzpach Magùtinèlis dvo | cefis Sub annis dui M.CCCC.Ixxviij. | die. xxvìii.
menfis Aprilis. | (1478) in-fol. Cart. [Haiti * 10396]. 73.-
I f. bl. et 1B3 ff. n. eh. (stgn. a-h, j. I. Ì-u) Caract. goth. ; 50 lignes et 2 cols. par page.
Le tcxte commence immcdìatcment après riniitulc au recto du prem. f. (sign. al: j ] Cce defcrìpR eam |
tibi.,.. et finit au recto du dern. f., col. 2. Le verso est blanc.
Johannes Schall (1475-80).
275. S. Bonaventura, ord. min. Incominciano le deuote meditatione fopra
la I pafllone del noltro lìgnore canate Z fondate ori | ginalmente i'opra
meier Bonauentura cardinale | de lordine minore. Sopra Nicholao de lira
etiam | dio ibpra altri doctori t predicatori approbati, | (A la fin :) Fini-
fchono le pijHìme Z deuotilHme meditatione | de tutta la palììone del nortro
Saluatore yefu | xpo. Et tutti li mifterij de effa pafìTione da elTe | re con-
template de continuo con deuotione da | cadune fidele chrifliano. ImprelTe
con fumma | diligentia nel M.CCCC'LXXX. Nel fine | de Februario. \ (I480)
in 4." Rei. orig, veau pi. ornem. à froid. 100.-
35 ff. n. eh. et t f. bl. (sìgn. a-g) Caract. goth.; 31-32 lìgnes par page.
Le texie commence au recto du prem. f. (ai) sous rìniilulé cité : [a]Ppropinquando il termino nel quale |
la diuina prouidentia.... Au verso du f. 35, 1. 7: FINIS. | puis une poesie de io lignes: Se alchuna pietà
lector ti moue ] Di meditar.... Enfìn le colophon cité.
Impression très rare (de Schall. de Mantoue ?) non citce par Hain. Grand de marges. La reliure est fa-
liguée.
276. Eusebius Pamphilius, Episc. Caesariens. Historia ecclesiastica. (A
la fin :"i
Tranftulit Aufonias ifhid Rufinus ad aures
Eufebii clarum Caefarienfis opus.
Schallus Ioannes celebri Germanicus arte
Aere premit. Mantus principe Foederico.
Quom datus eft finis, referebat Julius annos
Mille quater centuni l'eptuaginta nouem.
.... (.Mantuae, per Joannem Schall, die. X\'. Julii I479). in fol. \é\.
iHain 67 M I. 100.-
171 ff. n. eh. et I f. bl. {Hain 170 ff.) sans sign. (22 cahiers. doni le IO. et 21. à 6 ff.. le*; auires à S tT.
Beaux et gros caract. ronds; 34 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso: ILLVSTRISSIMO & Inuictiffimo Mantuanorum Princìpi | Frc-
derico Gonzage lohannes Schallus Heroffeldenlis phyficus | obfequcntiflìmus. | Celie lettre est datele, f. 2,
verso, 1. 24-25: .... Mantuc apud fanctum .^lexandrum | die. xv, lulii .M.cccc Ixxix. | Lcs ff. 3-8 contien-
nent la table : Incipiunt Capiiula primi libri hyftoric ccclefìaflice. | F. S verso : Expliciunt capilula iotiu*i
operis. I F. 9 recto : Incipit prologus RuGni prefbyleri in hyOoriam eccleOadicam | ad Cromatium cpifcopum. |
La fin du texle se trouve au verso du f. 171, I. 22: Explicil liber ecclelìanice hyftorie. I Puis le colophon
cn vers. doni Ics qualrc dernìers soni:
Hunc eme qui dociì nomcn. qui limcn Olimpi
Q,uaeris. habet pracfens munus utrùq? libcr.
Hinc coelcfte bonum : fanclosqj docebcrc morcs
Et prodcffe magìs lectio nulla poieft.
Très bel cxcmpluirc de cette cdition extrcmemcnt rare, fori grand de marges. avec quelqucs notule? ma-
MANTOVA — MARBURG 7 LAHN — MAZZARINO — MESSINA 255
Fr.cent.
277. Equicola, Mario. CHRONICA DI MANTVA i S. 1. (Mantova) 1521.
in 4." Avec plusieurs arnies et arbres généalog. grav. s. bois. Vél. 75. —
2'ì7 fl'. n. eh. et i f. bl. (manque), Caracl. ronds ; 23 lignes par page.
Au recto du piem. f. l'intitulé cité ; au verso un grand bois. j20 s. H3 mm. : les aimes des Gonzaga
flanquées de celles de quelques autres souverains ìtallens. Au recto du 2. f. : Di Mario Equicola di Aluelo
In li co- I mentarii Mantuani prohemio, Al j cxcelIemifTimo Signor Fran- 1 ccfco. II. Gonzaga di | Mantua
Marche- | fé quar- 1 lo. I À la fin, f. 235 recto — 237 recto 2 lettres latines du pape Leon X. du i. juill.
1521, adressées a Federico Gonzaga. Au verso du dern. f. l'auteur faìt la conclusion de son ouvrage, pré-
voyant une guerre nouvelle qui ailait fondre sur rilalie. Cet cpilogue est date: M.D.XXl. .\. del inefe dì
luglio.
Ce livre très rare et ìnteressant contieni aux IT- E 5-7 le tenson de Sordcl et de Peyre GiiilUem, en vers
proven^aux avec la traduction itaiienne; plus dans le Cahier H sept arbres généalogiques de la famille Gon-
zaga. M. Graesse dit : « SÌ ce volume n'avait pas la date, on le croirait imprimé vers Tan 1470. •»
Bel exemplaire très grand de marges. Le prem. et les dern, 3 ff. sont soigneusement réenmargés.
MARBURG 7 LAHN (1527).
278. Stoefler, Johannes. Cosmographicae aliquot descriptiones Ioannis Stoe-
fleri lustingen Mathematici insignis. De sphaera cosmographica, hoc est de
globi terrestris artiticiosa structura. De duplici terrae proiectione in pia-
num Omnia recens data per Io. Dryandrum medicum et mathematicum.
Marpurgi apud Eucharium Cervicornuni, Anno 1537 mense Junio. in 4."
Avec un très bel encadrement de titre et la marque typograph. à la tìn. 75. —
20 ft. n. eh. Caract. ronds. lidiliun Irés rare et curieuse, dédiée «> Hcnrico Falcomontano. » A la fin de
l'ouvrage, Dryander s'excuse de ne l'avoir pu orner de figures, puisque Tartiste et mathématicien Jacob
Koebel était mort peu de lemps avant l'ìmpression. sans pouvoir lerminer les bois. — La belle bordure fait
voir, aux còtés, deux scènes de l'histoire ancienne; en bas, Cléopatre, mordue par les vipres.
* MAZZARINO (1687).
279. Carafa, Carlo. Princ. di Butera, della Roccella etc. Instruttione cri-
stiana per i principi e regnanti, cavata dalla Scrittura sacra, stampata nella
prima impress, sotto nome anagramm. di Claroberio Carca principal Ca-
valier della Fede. Et in questa sec. impress, in miglior forma corr. Maz-
zarino, per la Barbera, anno 1687. •'^ '^•" Avec le portr. de l'auteur grav.
s. e. par /. Blaiideau. Ancien maroquin rouge richenient dorè s. les plats
et le dos, tr. dor. 80. —
Fort volume imprimé en gros caract. sur papier fort ; le premier livre qui ait été imprimé à Mazzarino,
petite ville de Sicile, distr. de Noto, (voir Deschamps. p. ^19). — Les armes sur les plats sont celles d'une
maison princière d'Espagne.
Peu piqué de vers au commencement.
MESSINA (1471).
280. Theodosius Tripolita. Theodosii Sphaericorum elementorum libri III.
Ex traditione Maurolyci Messanensis mathematici. Menelai Sphaericorum
Lib. III. Ex trad. eiusd. Maurolyci Sphaericorum Lib. II. Autolyci de sphaera
quae movetur liber. Theodosius de habitationibus. Euclidis Phaenomena,
breviss. demonstrata. Demonstratio et praxis trium tabellarum. Compendium
mathematicae mira brevitate ex clarissimis authoribus. Maurolyci de Sphaera
sermo. Messanae in freto Siculo impressit Petrus Spira mense Augusto
256 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceot.
1558. in fol. Avec nombr. rigures astronom., belles initiales et la marque
typograph. Vél. 50. —
ó ff. n. eh. et 72 ff. eh. Caract. ronds. Editìon très rare et peu connue aux bibliographes. dédiéc a Charles V.
Dans répltrc dcdicat. l'autcur parie des floites imperiale^, qui vont rtfgulièrcment aux Aniipodcs. — Bel
cxemplaire grand de marges.
MILANO (1471).
Antonio Zarotto, da Parma (1471-Q7).
28i.Aeneas Sylvius, postea Pius li. Epistolae in pontificatu editae. (A la
tìn :) OPVS ìprelTuni Mediolani Per Magiftrum Antonium j De Zarotis Par-
nienfem *, Mcccclxxiii , Maii , xxv ;, | (1473) in fol. Vél. [Hain *i6'8]. 100. —
3 ff. n. eh.. 2 ff. bl.. 179 ff. n. eh. i^ans sign. Trcs beaux catact. ronds ; 32-33 lìgnes par page.
Au redo du prem. f . : I 1 ITX'LI Epiftolarum Fii Sccùdi. Poni. Maxi | mi Q.ue In Hoc Volumine Conii-
nentur ) Cette lablc, comprenant 52 lettre*, finii au recto du 3'" f.. 1, ló; le verso est blanc, de mème que
Ics 2 ff. suiv. Aprè^^: PH SECVNDI POXT. MAX. EPISTOLAE. DE ; COXVENTV MAS'TVANO | Le icxle
lìnit 3U dern. f. redo, I. 29; puis rimpressum. Le verso est blanc.
Les letires d'Énéas Sylvius som de la plus grande importancc pour l'hi^itoire de son tcrops. Beaucoup
d'entre clles s'oecupent de la guerre contro les Turcs. et des affaircs de i'Oricni slave et hongrois. — Pre-
mière édition. Kxemplairc d'une beauié rcmaiquable, sur papier ircs grand et ircs fon. Les initiales laissées
en blanc, ont étc peintes ca rouge et blcu. A la fin un feuillel de parchcmiiì, conicnant cn nianuscrii un
petit sermiin d'Énéas Sylvius prèché en 1 1'»2.
282. Bossius, Donatus. CHRONICA BOSSIAXA. | DONATI Bollii Caulìdici :
& ciuis Mediolanèfis : gefìoR : dictorumq; | memorabilium : òt tempon' : ac
códitionù : & mutationum humanarum : j ab orbis initio : ulqj ad eius tem-
pora : Liber ad Illuftriirimù principem ! loannem Galeazium : Mediolanen-
iìum Ducem fextuni. | (A la tìn :) Hoc opus imprelìum fuit in inclvta
ciuitate Mediolani p l'olertifTìmum | artis imprefforie magiftrum Antonium
Zarotum parmenfem. Ad | impenfas probi uiri domini Donati Bollii ciuis
Mediolanenfis : & | cautldici accuratillìmi : auctorifq^ huius pulcherrimi ope-
ris. Anno | falutis chrilliane. Mcccc.lxxxxii. calendis Martiis. | (1492) infoi.
Avec une table généalogique. Rei. iHain *^66y\, 75. —
U\>< ff n. eh (sign a-y). Beaux caraetèrcs ronds: Jt lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. le verso, entièrement imprimé en rougc, est occupé de ta table généalogique,
snus l'intitulé : Genealogia Vicccomitum Prìncipum Mediolani defccndcntium de Inuorio Oucatus Mediolani |
Le tilre de l'ouvrage se trouve au recto du f. 2. et le texte commencc immédìatemcni aprés: [q] Vamuis ìfi-
nilus caufarum cumulus: rerumq; forò I fium labor affìduus : .... Il finit au recto du f, Hx|. 1. t6: .... »^
toii preierca Gcnuenfium dominio. | Laus Dee. | Le verso est blanc. Au recto du f. 163: C Omnes Epi'"eopi |
& Archiepifcopi Mediolani. | La fin de ce supplémcnt se trouve au f. l6ft recto. Elle est suivìe de limprcs-
sum cité. Le verso est blanc.
Chronique fori rare, estimée et recherchce.
283. Dulcinius, Stephanus. Xupti:e lllulkiiììmi Ducis Mediolani. | (A la fin :)
Opera & impenfa Spectabilis Viri. D. Io Antonii | Coruinì de Arretio :
uir ì hac arte ingeniolìllìmus. | Antonius. Zarotus Parmenlìs ìprelìlt Medio-
lani. ! M.cccclxxxviiii. Idibus Aprilibus. | (1489) in 4." Cart. cHain 6414'. loo. —
14 ff. n. eh. (sign. a. b). Caraciércs ronds; 35-3Ó Ugnes par page.
Aprés le titre cité (at recto) suit : P. Stephanus Dulcinius Scalx Canonicus Nicolao | Luearo Khctori Cre-
monenli. S. | Le lexte commence au recto du f. aii ; De Vicccomitum Genealogia, et il finit aprés un Epi-
logue par la date: Mcdiol. x. kl. Martii. 1+^9. I (f. 13 verso), suìvì d'une épìirc: Io. Ani. Coruìnus. P.
Stcphào Diilcino Canonico Me | dtolanùfì. S. P. D Cette lettre porle la date : Mediolani pridix kl.
Martii. 11^. I (f. Il recto). .\près un poéme de 5 Ugnes: Bonìpbacius. Bem. Bri. | In Caninum. | suit l'im-
pressum. Le verso de ce dem. f. est blanc.
MILANO
»57
Relation fort rare du mariage de Giovan Galeazzo Sforza, due de Milan, l j(iH-m)(, avcc Isabelle, lille
d'AIphonse, due de Calabre.
Très bel exemplaire.
284. Simonetta, Giovanni. Storia del duca Francesco Sforza. (A la tin :)
Q.VESTA SFORTIA
DA TRADVCTA DE SER
MONE LITTERALE IN LINGVA
FIRENTINA I.A IMPRESSA ANTONIO
ZAROTTO PARMESANO IN MILA
NO NELLI ANNI DEL SIGNORE
M. ecce
L XXX X
FINIS.
(1490.) in fol. Vél. [Hain 14-5(1!. 150. —
3 ff. prél., I f. bl., 195 ff. n. eh. {sign. a-Ffl. Caractcres ronds; 41 lìgnea par page.
Le recto du prem. f. est blanc ; au verso: EPISTOL.A. DE FR.\NCESCO PHILELVO AD GIOANNE
SIMO I NETA DVCALE SEGRETARIO. | , da'ée : Scripta in cafa noftra in Melano adi .x. de zugno. |
MCCCCLXXVIIII. I A la tète du 2. f. : PROIIEMIO DI CHRISTOPHORO LANDINO FIORENTINO | NELLA
TRADVCTIONE DI LATINO IN LINGVA FIORENTI | NA DELLA SFORZIADA DI GIOVANNI SIMO-
NETA AD LO I ILLVSTRISSIMO LODOVICO SFORZA VISCONTE. | Suit (f. } verso:! ORATIONE DI
FRANCESCO PVTEOLANO POETA.... et (f. 5 recto:) PROEMIO DI GIOVANNI SIMONETTA.... Le texte
commence à la tète du f. b i : LIBRO PRIMO DELLA HISTORIA DELLE COSE FACTE DALLO | INVI-
CTISSIMO DVCA FRANCESCO SFORZA SCRIPTA IN LA | TINO DA GIOVANNI SIMONETTA ET TRA-
DOCTA IN LIN | GVA FIORENTINA DA CHRISTOPHORO LANDINO FIOREN [ TINO. | La fin, au verso
du f. 195 est suivie de la souscription.
Bel exemplaire grand de marges, légèrement laché d'eau.
285. Sulpitius, Johannes, Verulanus. Sulpitii Venilani de uerfuù fcanlione.
De lyl I laban^ quantitate. De Heroici carminis decoro | & uitiif. de pedib"-^.
& diueiTis generib^ carmina 1 pntcepta. Deqiie illorum connexionibus obl'er |
uationes. Ad Ciprianù Omagium Forliuieniìs | Epifcopi fratrem : lege fceli-
citer. I (À la fin :) Antonius zarotus parmenlìs impreirit Medio [ lani.
Mcccclxxxii. die. ii. Nouembris. | (1482) in 4." D.-veau. [Hain 15 164]. 50. —
47 ff. n. eh. et I f. bl. (manque, de nième le f. corresp. 41) (sign. a-f.) Beaux caractères ronds ; 24 lignes
par page.
Au recto du prem. f. : CARMEN SVLPITII AD LECTORES. | (S lignesl AD AVLM. | (sici (poeme de 6
lignes}. En dessous occupant les lignes 17-20 du recto et 1-2 du verso, le titre. A la fin du texte. f. 47
verso, un autre poème de 8 lignes; puis : FINIS. | et l'impressum.
Peu taché d'eau.
Filippo de Lavagna (1471-89).
286. Eusebius Pamphilius, Episc. Caesar.Chronicon, a S. Hieronymo lat.
versum, et ab eo, Prospero Britannico et Matthaeo Palmerio continuatum.
S. 1. ni d. (Mediolani, Philippus de Lavagna, ca 1475). pet. in fol. Vél.
[Hain 6716].
207 IT. sans chiffres ni signatures (non 208 comme dit Hain). Beaux caractères ronds ; 34-35 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. .\.u verso : Roninus Mombritius fequentium uoluminù lectori falutè. | (3
poèraes de IO. 8 et 4 lignes). Au rècto du f. 2 : Adiuro te quicunq; hos fcripferis libros per dominù le-
fum I chrillum & gloriol'um eius aduentum: in quo ueuiet iudicare | uiuos & mortuos : ut còferas : quod
rcripfcris & emendes ad | exemplaria ea : et quibus fcripferis diligenter : i hoc adiura | tionis genus finiilitcr
tràfcribas: k transferas ì eum codicem | qiiem defcripfcris. Incipit liber cronicaff Euxebii Hieronymi cum
80.-
Ì58 ^MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
fuperaddiiis ] dìui hieronymi & Profperi. Praefalio Hieronymi. 1 Le prem. Cahier du volume n"a quc 1 1 (au lieu
du 12) ff., c'csi parce qu'on a enicvc le 6* f. probablemcnl par cause de quelque grave erreur y conlenue.
et puis a rciraprimé le texie sur le f- 7. Au verso du f. iB. en bas : Eufebìi Cxfaricnfis epifcopì | liber tempori
felìcìter inci | pìt : quc Hieronymus prcf | byter d<uino eius ìngcnìo | laiinum facete curauil. La p^ige opposce
est blanc. Au verso du f. 19 la chronique. en forme de tables synchroniqucs. commence.f, 154 recto: Hucufq^
hiftorìà fcribit Eufcbius pamphili martyris co | tubernalis : cui nos Ifla rubieclmu^. | I.e supplèment de Pro*.pcr
Brilannicus commence au recto du f. KJo (390-442 apr.J.-Chr.), cclui de Matteo Palmieri de Florence au redo du f.
l6*i. (443-1.(48.'. Le lexle finii, au recto du f. 207 : .... fìipèdia ] poUicentur. | Mediolanenfes Laudem rcccperunt. 1
Le verso du dern. f. est blanc.
Première cdition, d'une rareié singulìère. remarquable par la beaulè de son exécution iyp<^raphique. Excel-
leni exemplaire grand de marges, sur grand papier.
287. S. Hieronymus. Aureola ex Floribus S. Hieronvmi contexta et Alioruni
opuscula. (A la fin:) ImpiTum p Magiflrù Philippum de lauagnia | ì.
cccc.Ixxv. die xxviii. nouèbr. Amen. ] (Mediolani, 1475) pet in 4." Vél.
[Hain 8588I. 75.—
172 ff. sans chiffres ni sign. et index de 2 ff. (manque). Beaux caract. ronds ; 24-25 lignes par page.
Le tcxie commence. sans aucun intìtulè. au recto du prem. f. : {Ì\ Ralres cariffimi nù quco quc me | te cò-
cepi ore ,p'"erre i'ermonem Vu verso du f. '0(. 1. 15-17: Explicil Joctrina beati HieronÌmÌ ex fuis opc I
ribus egregie dineruata ei celerà. | Gralia dei. Dco gratìas. Amen. ) A la page opposce : Incipiunl Rubrice
ledameli beati Hieronimi. | En bas: Incipit Tellamètura beali HieronÌmÌ. \ Le contenu se compose encore de
passages tircs des SS. Pères. Si Eusebius, Cyrillus et .\ugustìnus, en honneur de Si. Hieronymus. Au redo
du f. 172, L 13 : Benedìcamus Domino. Dee Gra.tìaE. | Puis rimpressum. Le verso est blanc.
Le régislre qui occupo 2 pages et demi, manque à notre exemplaire. et est remplacé par écrìt. Le volume
est Irès bien conserve et grand de marges, sur papier très fon.
Impression d'une très grande rareté et une des premières sorlìes des presses de Phil. de Lavagna Milanais.
288. Pacificus Xovariensis, ord. minor. Somma Pacifica ossia Trattato della
scienza di confessare. (A la fin :) D. O. M. eiufq^ gloriofiss. Virgini Matri
eterne. | B. Fràcifco. B. Benedicto. ceterilq^ Bealis et Pre- | delìinatis.
Doctiss. Fratris Pacifici Nouarièlls. | Seraphici ordinis Minorum obferuantie.
Diuini I nerbi Preconis Apoflolici clarilllmi. Per. G. Bre- | biam in inipref-
fione recognitum : et Philippum de | Lauagna Mediolanenfes impreiTum,
utriufq^ ere ] opufculum hoc, Dei gratia. 9.° Kalendas Apriles. | in uigilia
Dominice Incarnationis expletum eli. | Anno. I479. Mt^t-liolani. Imperali.
Dominis ] Bona Matre et. Io. Galeaz Maria Nato. Viceco- | mitibus. Du-
cibus. 6. I in 4,° Sans les figures grav. en taille-douce. Rei. orig. d'ais de
bois^ recouv. de basane. [Hain 12259I. 100.^
I f. bl. (manque) et 243 ff. n. eh. (sign. a-z. ?. o, :».'. X-V». Caraci. goth. (les majusc. ct:pcnda!U >t'ni
des caract. ronds) 30 lignes par page.
Le texte commence, au recto du prem. f. (ai): lESV.MARIA. | EL TITVLO. 1 [ty) ti nome de Chrillo lefu
e de la fua pia | Matre Virgine de tutte graiìe mediatrice | Maria diamante : commencia el prologo | in la fé-
quente opereta dieta Sumula ho uè- | ro Sumeta de pacìfica confcieniìa ; còpofla | nel anno del Signore I473<
Lanno. 2." delpontifi 1 calo del Beaiìffìmo Siilo papa. 4,'> \ EL PROLOGO. | FRATER. ) (p)IV Volte pregalo
da molli et maxi- | me da lì Venerabile palrc de chrifto Sa- 1 cerdole Vinciguerra ; ... La premiere figure
dcvraìt èire coUée sur le f. blanc 39 (sign. e 6) ; elle manque dans cet exemplaire. landìs quc le f. bl.. qui
manque aussi frcqucmment, y est- Le recto du f. 91 (m 2) est reste en blanc pour la 2' gravare, de mcme
la plus grande panie du f. 92 pour la 3* figure. Au recto du f 243, en bas : .FINIS. | Au verso une espèce
de sonnet en 17 lìgnes. Q^ualunq^ uuol fua anima faluare ; | .... et en bas l'ìmprcssum.
Ouvrage italien de la plus grande rareté non vu par Hain. Aussi rcxemplaìre du Britìsh Museum (voir
Cophtger) n'a pas la prem. gravure. A l'exceptìon des gravures le nòire esi pourtant compiei et trcs bien
conserve, imprimé sur papier très fori. Le f. sign. p. 8 s"y trouve dcux fuis.
Christoph Waldarfer de Regensburg (1474-88).
289. S. Ambrosius, archiep. Mcdiolan, Opuscula nonnulla. [A la fin :) Im-
I
MILANO
559
preffus mediolani p Chirrtofoi^ (sic) Valdarfer | Ratifponenfem. M.cccclxxiiii
die vii lanuarii. | (1474) in 4.° Vél. (Hain *9io]. 200.
12K tv. sans chiffres, signatures ni réclames. Caiacl. ronds. 2S lignes par pJge.
Le texte commence à la lète du prem. f. : VITA SANCII AMBROSII MEDIOLA | NENSIS EPISCOPI SE-
CVNDVM PAV I LINVM EPISCOPVM NOLANVM AD | BEATVM AVGVSTINVM EPISCO- | PVM. | A la
lète du f. 17 : VITA GLORIOSE VIRGINIS AGNETIS | A SANCTO AMBROSIO EDITA. | f. 23, redo, li-
gnes 5-6 .■ PASSIO SANCTORVM MARTYRVM | VITALIS ET AGRICOLE. | A la tele du f. 2; : PASSIO
S.\NCTORVM MARTYRVM | PROTASII ET GERVASII. | A la tòte du f. 27 : AMBROSII AD MARCEL-
LINAM SO 1 ROREM DE INVENTIONE CORPOiJ | SANCTOlj PROTASII ET GERVASII. | A la lète du
f. 31 : SANCTI AMBROSII EPISCOPI | MEDIOLANENSIS DE OFFICIIS | LIBER PRIMVS. | Le texte
linit au verso du laS" f. ; FINIS TERTII LIBRI SANCTI AM | BROSII DE OFFICIIS. | Suil une petite pièce
de 4 vers, et Timpressum comme cité plus haut.
Impression extrèraement rare, la première exécutée par Valdarfer à Milan. après son depart de Venise.
En méme temps c'est la première édition datée. M. Brunet se trompe en donnant à ce volume 130 ff. , il
n'en a que 128 comme le dil M. Deschamps dans son Dictionnaire Ge'ographique. (duaritch, Cat. 1888
Nro. 36987 L. st. 15—)
Exemplaire parfailement bien conseivé, assez grand de marges, légèrement timbré,
290. Bandellus, Vincentius, de Castro Novo, ord. Praed. Tractatus de sin-
gulari piiritate et praerogativa conceptionis salvatoris nostri Jesu Christi.
(A la fin :) Explicit ualde utilis libellus recol | lectorius de ueritate còceptòis
bea I te uirgìs Marie ipref (sic) Mediolani | dnante Felicillìmo Galiazmaria |
uicecomite duce Quinto p Chrilto | forù Waldarfer Ratifponenfem x'Vn | no'
domini. 1475. | in 4." Ancien maroquin bleu à long grain, tìl. s. les plats,
titre s. le dos, fil. intér., tr. dor. |Hain *2352]. 500.
12Ó ff. s. eh. ni sign. Caract. goth. 38 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. l'épìtre dédicatoire à un certain " Comes Petrus ,, commence : | j ERIT.\TEM me-
ditabitur | Cor meum. et labia mea detellabù | tur impium .... Au verso du f. 2, col. 2. la table commence :
[ ] Ualis ordo fit I tractatu ifto | tenèd' i q lit auctoris ìtètio. | F. 5 verso, col. I, 1. 28-30: Incipit libellus
recollectorius | auctoritatum de ueritate còceptio | nis beate uirginis gliofe. | F. 125, verso ; LAUS DEO puis
rimpressum. Au recto du dern. f. le régistre ; le verso est blanc.
Vincenzo, onde du célèbre cardinal Matteo Bandelle étail un adversaiie de la doctrinc de la •■ Conce-
ption immaculée ,, et les deux ouvrages quii a écrits en défense de son opinion, comptent parmi les plus
grandes raretés bibliographiques. Il devint plus tard general de son ordre, et son neveu faisait sa biographìe.
Très bel exemplaire dans une reliure elegante. Les iniliales laissées en blanc ont été peintes en rouge et bleu.
291. Bartholomaeus de Chaimis, ord. min. Incipit interogaroriu liue con-
felfionale p uenera | bilem fratrè Bartholomeù de chaimis de medi | olano
ordinis minorù compofitum in loco fancte \ marie de angelis apud medio-
lanù Z dirtinguitur | in quatuor partes principales. | (À la fin :) . . . . loo.
Nec mora Chriltoforus populum coijlfe fideleni
Valdafer attenta protinus aure notat.
Efaturemus ait dignandis agmina uotis.
Deqj Rhatifpona quin dainus artis opem.
Ciuibus hinc noftris Mediolanoqj potenti.
Impreffit magnum maximus auctor opus.
1474. 3." kl'as octobres.
in 8." Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau ; dos endomm. [Hain *248i] loo.-
17-1 ff. s. eh. ni sign. Beaux caract. goth. ; 27 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. immédiatement après Tintìtulé, qui est imprimé en rouge ; [ | Vm
ars arliù fit regimen animarù extra. | de età ? q .... Il finit au verso du f. 173, en bas : .... diabo 1 lus
femper ei upponas merita pallionis chrilti. | .\u recto du dern. f. un poème de 12 distiques; Si quem peni-
Fr.cent.
26o MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccnt
teat ... Nous avons cilc plus haut la fin de cene poesie, qui nous fait connaitre le nom de l'imprìmeur. Chri-
stoph Waldarfcr, de Rcgensburg. Le verso du dern. f, esi blanc.
Premiere édition fort rare ei. en mcrae temps. un des premiers livres soitis de la presse de Waldarfcr à
Milan. Magnifique exemplaire. sur papier fon.
292. CepoUa, Barthol. INCIPIT TRACTATVS No | tabilis Et Subtilis De
Servitutib' Vrba | noR^ predioiù lur. \'. Doctoris Famofif | lìmi. D. Bar-
tholomei cepola Veronenlìs. | (A ìa fin :) Impreffum Mediolani per Xpo-
foru^ 1 Vualdafer Ratifponèfem Impèfis | iuris Scholaris diìi Petriantonii |
de burgo dicti de cafteliono. | Et Magiflri Philippi de lauania. \ Aug. die
viii. M.CCCC.LXXV. ! (1475) in fol. Cart. [Hain 4855]. 40.—
J f. bl. (manque), Ó4 fF. s. eh. ni sign.. i f. bl.. ó ff. n eh. Beau.x caractères ronds : 53 lignes e: 2 cols.
par page.
L'inlilulc citò, imprimé cn rouge. se trouvc au recto du prem. f. A la fin du texte (f. 6( verso, en bas)
se lil le colophon suivant : Tractalus domini Bartholomei cepoUa [ de uerona de feruilutibus urbanorù & ru |
fiicoru^ prediorum Mediolani imprefus (sic) Anno falutis. M.ceee.lxxv. Gnit feliciter p ] Xpophorù Valdefer
Ratifponenfem. | .Aprés un f. bl. suil la table ; INCIPIT TABVL.-V huius libri. | Au redo du dem. f. ; RE-
GISTRVM OPERIS. I Puis l'impressum cité plus haut. Le verso est blanc
Exemplaire incomplet ; le prem. f, bl. y manque. de mème que les ff. 13 et IO et les ff 3-5 de la tablc.
tandis que les ff. lo et 19 s'y trouvent deux fois.
293. — TRACTATVS SERVITV | tutu RuUìcok Predici; Domini Bartho j lomei
Cepolla Veronéfis Vtriufqj iuris | Doctoris Famolìffimi Incipit. | (A la tin :)
Chrilìophorus ualdafer ratifponenfis hoc | opus imprelìt. (sic) ìM.ccccIxxv. '
in fol. Cart. 75. —
"■X ff. s. eh. ni sign. et I f. bl. Caractères ronds; 53 lignes et 2 cols. par page.
L'intitulé, impr. en rouge, précède le texte, au recto du prem. f, Au verso du f, 65 ; Tractatus de Serui«
tutib' rullieol^ pdio | rum domini Bartholomei Gepolla (sic) Vero | nenfis utriufq^ iuris doctoris famofiflìmi )
finii feliciter. | A la page opposée ; RVBRICE HVIVS TRACTA | tus repièt" in numera folio!} iuxta ordine |
eiufdem. [ Le verso du f 66 est blanc. Les 6 dern. ff. soni occupés de la table ; Incipit tabula tractatus de
Ser I uitutibus rullicorù pdioFf. | et à la fin, (f. 73 verso) : REGISTRVM HVIVS OPERIS | et l'impressum.
Bel exemplaire.
294. Tacitus, Cornelius. Opera. S. I. n. d. [Mediolani, Christ. Valdarfer,
1475!. in fol. Ais de bois. [Hain 15219I. 100. —
1S8 ff. n. eh. (sign. a-z, &, A et B). Caract. rom. 33 à 38 lignes par page.
Au recto du ler f. (saos sign.) commence l'épitre dedicai. : Francifeus Puteolanus lacobo Antiquario du-
cali Secretano Sai. | ( ) A.ximìs. Le texle des Annales commence nu recto du 2. f. (sign. a 1): CORNELII
TACITI HISTORIAE. LI XI. | ACTIONVM DIVRN.VLIVM. | ( )Am Valerium Aliaticum etc. Le f. Ijo finii : I
Fabianus in Pannonia. Au recto du 151 ' f . : CORXELII TACITI ILL> STRISSIMI HlSTORICl DE | SITV
MORIBVS ET POPVLIS GERMANIAE LIBEL | LVS AVREVS | ( ) Ermania eie. Au verso du 159.'' f. :FiXIS.
Le 160.' f. est blanc. Au recto du 161." f. : CORNELII TACITI AEQVITIS ROMANI DIALOGVS AN SVI
SAECVLI ORATORES ANTIQVIORIBVS | ET a^'ARE CONCEDANT. | ( ) Aepe ex me etc. Au recto du
175.° f. : FINIS. Le verso et le f. 17Ó som blancs. Au redo du 177.° f. : IVLII AGRICOLAE VITA PER COR-
NELIVM TACITii 1 EIVS GENERVM CASTISSIME COMPOSITA. 1 ( ) Urorum eie. Au redo du lì»;." f. :
ftes erit. FINIS. Le verso et le iS.'*.* f. som blancs.
Edition rare, doni Hain ne donne que le contenu. mais qu'il n'a pas vue. Notrc exemplaire est identique
à la descriplion de Copìiiger. LVdition fui procuréc par Franciscus Puteolanus (la preface duqucl est rcim-
primée par BotfeU, p. 160 ss.) et Bernardinus Lanterius.
Les ff. sign. L I et 8 manquent. Q.uelques piqùrcs au eommencemeni ci j la (in, quelques noiules manuscr.
Le resunl est bien consente.
Leonhard Pachel et Huldr. Schinzenzeller. (1479-93).
295. Ausmo, Nicolaus de. Supplementum Summae Pisanellae. (A la fin :)
Q,uorl pache! inl'iibribus preflum Leo | nard' t eius | X'idericus focius ere
MILANO 261
Fr.cent.
pegit opus. I Mediolani Anno dni. Milefimo quadringè | telìmo. feptuage-
fimonono fecundo kalendas | Maias. zc. | (1479) in fol. Rei. orig. d'ais de
bois recouvert de veau. [Hain 2159]. 75. —
I f. bl.imanque) et 341 IT. n. eh. (sign. a-z, aa-mtn) Caractères gothiques dune forme très ancienne. 5" ligne?
et 2 cols. par page.
Le texte commence a la lète du prem. f. : In nomine domini noflri iefu crifli. .Am. | Incipit liber qui di-
citur fupplementura. | |q| Vonia; fumma | q magiftrutia feu pifanella vulgarit' nùcu | pat' .... La fin du le.tte,
au recto du f. 331 est suivie d'une lettre de Francois, cardinal de Venisc, date'e de Rome. 17. nov. 1441 et
d'un colophon : Ad excutiendam diligenter t examinandà | confcientiam perlegat hoc op' nlim ma ] gi-
ftruciam. nun; uero propter addilìonem | reùèdi fris Nicolai d'aufmo ordls miol^ fup | plinientum nuncu-
patum .... Dtinèt" et Dfilia. D. Nicolai d' neuo atra | iudeos fenerantes. Item abbreuiationes t | allegationes
in utroq? iure Puìs l'impressum. Le verso du f. est blanc.
L^ reste des ff. est occupé par la tabula et ies rubricae juris.
L'exemplaire est peu taché d'eau aux marges, du reste fort bien conserve,
296. Florentinus, Paulus. Egregij predicatoris ac facre theologia | doctoris
eximij. Magistri. Pauli fiorentini | diui ordinis fancti fpiritus de roma, qua-
dra ! gefimale utillinuini de reditu. peccatori»' ad | drìi. Ad Reuerendillì-
mum. patrem t do | minum. innocentiuni romanum. eiufdein | gloriole
religionis preceptorem. Z gene | rale decus. in l'alutè anima:^: feliciter ìcipit |
(A la fin :) Quadragellmale hoc perutile impreffum mediolani per prudentes
Alamanos. Ma | giflros artis huius. Vldericum fcinzenceller | Z Leonardum
pachel focios. Anno domi [ ni. 1470. die decimo feptembris. j in fol. D.-vél.
[Hain *7iò6]. 50. —
593 ff. non eh. et I f. bl. (Hain 395 ff. !) (sign. a-z, aa-oo) Beaux caractères gothiques, 49 lignes et 2
cols. par page. — L'exemplaire est incomplet des sign. a I (avec une gravure), du Cahier p, des sign.
X 2, 4, 5, 7, y I, 8, bb 3, 6. U 3, 6 et du f. bl., en tout de ig fF. et d'un f. bl.
Le recto du f. a 2 commence par la préface: Paulus Florentinus theologoru? minimus | diui ordinis fancti
Spiritus de urbe. Reue | rendilTimo in chriflo patri. ? domino. In- | nocentio romano eiufdem alme religionis ]
generali preceptori digniflìmo. ac fuorum [ omnium benefactorura maximo Salutem ] Dicit Plurimam. ] Le titre
se trouve au recto du f. a 3, la souscription au recto du dern. f. Le verso est blanc.
Ouvra{;e fort rare et assez recherché, dont l'autcur donne des preuvcs remarquabies de connaissances litté-
raires. Très souvent il y cite le Dante et le Pétrarque.
E.vemplaire très grand de marges. légèrement endommagé en quelques endraits par des taches de rousseur.
297. Guido de Monte Rochen s. Rotherii. Incipit manipulus curato-^: |
compofitus a Guidone de mò | le rochen facre theologie prò ( fefiore. | (A
la fin:) ([ Hoc opus q curato^ Ma | nipulus Intitulatur in quo qui | dem
multa notatu digna aneto | ritateq> fundata de ecclefie fa | cramentis ponun-
tur ad eruditi | onem minus prudentu' (sic.) religio | forum : perfectuni elt.
Impreffù | qj Mediolani per prudentes | opifices Leonardum pachel t | ulde-
richum fcinzenzeller teuto | nichos. Anno a natiuitate dni | M.cccc.lxxxj.
pridie kalédas | februarias. | (1481.) in-4." Rei. orig. d'ais de bois, couv.
de veau. [Hain 8185]. 50. —
Edition fort rare, non vue par Hain, et inconnue à Brunet.
1 f. blanc, 3 ff. prélim. contenant l'index, I22 ff. chiffrés de chiffres arabes. Caractères gothiques de 32 li-
gnes et 2 cols. par pages. Sans signatures.
L'index commence au f. 2a : C Diuilio huius opufcoli. | G Prefens opufculù diuidit' | i tres ptes .... ctc. L'im-
pressum occupa la 2*^ col. du f. I22a. — 2 ff. de vélin, morceaux d'un manuscr. ancien. — La reliure est
piquée de vers.
298. Hispanus, Petrus. Incipiunt tractatus petri hifpani bene emendati, et
ad I numerum ufque duodenarium completi. | (À la fin :) Expliciunt petri
2Ò2
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
hifpani fummule bene emendate. ! ImprelTe Mediolani per magiltrum Leo-
nardum pachel Z \'ldericuni fcinzenzeller. Anno domini M.cccc.lxxxvij. |
die. XV. mentis feptembris. | (.1487). in 4." Avec 4 figs. grav. s. bois. Cart.
Hain 8681]. (io. —
(«S ft". n. eh. (sign. a-h. Caraclèrcs gothiques ; 32 ligntfs par page.
L'ìntilulc se truuve au recto de prem. f. suivi du commencrmenl du lexle ; |d|Ialctica eli ars arlium.
l'cientia fcientiaru;. | ad omnium mclhadoium (sic) principia .... Le le.Me lìnil au verso du f. Wi : cn dessous
rimprcssum.
Hon cxempluirc d'une édilion bien rare.
Leoxh.xrd P.\CHiii, d'Ingolstadt {1480-1310.
200. S. Ambrosius, archiep. .Nlediolan. Epistolae et varia opuscula. (A la
fin :) Imprelfum Ml'i pei- Magillnì Leonardum pachel. .\lcccclxxxx. die. xviii.
Decembris. | (1490) in fol. \é\. 011 D.-vél. iHain ^SgS]. 40. —
^-^-M^^^^U^
\\x.\^\:^y..,vv\A-^vJ
©crmonc6 oc fpc t oc fiie cu omclije bear» Jòcr
nan1i abbane cMrcuallf nfitì oidinie cirtacicnfid cu>
ni^nmilliAcnifliiltAriurdnii.
iSK IT. n. eh. («ij»!!. a-z. A:) Beaux caract. ronds ; sl> lignes pai page.
I,e rccio du prem. f. est blanc ; au verso; Ordo epiltolarum iancli Ambrol'ii | Au redo du scc. f. {s-ìgn.
a ii): Lìber primus cpiltolarum fancti Ambrosi incdioK-incnIìs cpifcopi. | Le tcxtc tìnit au recto du f. 187.
Au verso: Epigramma Georgii cribclli praifbytcri ! (12 dìstiques'. Au recto du dern. f. un petit cpilogue,
puis un resumé du contenu : In hoc opere continentur epillolarum fancti ambrofìi libri decem. De uoca-
tionc omniiì | gentium libri duo. Sermoncs nonagìnta. Oralioncs dicend;c ante milTam dux. De facramen | tis
A: myncriis liber unus. De uirginibus libri tres. De uiduis liber unus. De cohartatione (sic) ulr [ ginum : &
de dcdicationc templi a iuliana ftructi liber unus. De in(lÌtutÌone ulrgìnis ad Hufe | bium Hhcr unus. De ieiunìo
liber unus. | Knfm I imprcssum et le petit rcgistre. Le verso est blanc.
E\emplalrc bien con!>cr\'c. grand de margcs.
MILANO
■JbT,
Fr.cent.
300. S. Bernardus. Sermones de tpe Z de fcìs cu omelijs beati Ber | nardi
abbatis clareiiallenfis ordinis cillercienlìs cu^ | nonnullis epiltolis eiul'dem. |
(A la fin :) IniprelTiim Mediolani per Magifirum ) I.eonardum Pachel. Anno
domini I M.cccc.lxxxxv. die qnto Octobris. | (1495) in 4." Avec 2 superbes
lìgs. grav. s. b., 2 grandes et nombr. pet. init. s. fond noir. ^'él., dos dorè.
[Hain 2850I. 250.-
-17 ft
4 ff. n. eh., 2i7 l>. eh. et l f. bl. (manqiie) (sign. — . a-z. ?, 3. %'. A-D) Petits caract. golh.
48 lignes et 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso un grand et magnifique bois, l 47 s. 1 19 mra. : St. Bernard assis
au fond de sa cellule, entre deux petites fenètres et deus armoires charge'es de livres ; le Saint a une physio-
gnomie très expressivc. son habit et un mur sont légèreraent ombrés. le reste dessiné au trait. .■\u dessous de
cette figure se trouve le titre cité. Au recto du f, 2 : Tabula fermonù | huius voluminis | Au verso du f. 4
avant-propos imprimé en gres caract. goth. Le texte commence au redo du prem, f. eh. sous un inlitulé
CBiul T(5cni2r.Ti abbjtìó cLlrnuUcnno 01
ditiu'p (fi uteri laifu-OOiiornonjoturinii 0'"C
lit 7 rcr:nO"a^ PC tanpiy:c i Pt fj mniviiiulno
per jtitti cifLuliiTn ; fi>laiiiiit jnliiio i oicl^ue
a,coinoiljn.
f f pruno 0'*clic Tiirn cu J%flic.ri>iniic cfl
aiigdiiG jabiid J oco j j Itonciaii fjcr.in:Ti
me Tonfa nr{pub3 inaine ediu.
IblOlOJlIS.
tliiii-iJtJiinlltiV'Oiirqiiod od niibl Pf fomno
fr Jiijjiii' Ih tio, nbui" HitCTiircTf riiiornon fi
ii.iin of loru-H iiVa CI vo (f ut jrf il pofiirumi
JglìTfJi iH'Oit Tq-f junniini ruH'jitir - loqui ri
ddufT Jliqtnd n IjuJil'uo nr^ini injiru" fu
pò illj IrcnoncrtiJii^cIt.d.iii qnj 111. j rcfcrc
te DOmitikr jriininLijn^Milt^ lOnluinur tifito
riJ Zlrtptiodrjiic opiii-fjcimiluiii'T fi nuJU
furniin qiipniin inf piofccnbm- rdirruirc ne
<c'T( fil-rd ticvfinrie ìTpcdf : ni rtilitaf- mo
iirjcpuni rjirini a l>0( non i[iipcdur:quo ad
qiir^-,ipfi>iiiin iiettiTaru ininuf parjruf-inuC'
liur' lui jrbtfro? coc- ocbac gr Ju Jn.fl flCflU
fjnfrJMO fcuoticnL
ì-CitìO fdlKTI CUdtl^di)
tpauiidum Lucili).
fjt j> nro lui iicmcii crjt lofcrb ve Pcmo.Pj-
uid ^ nome vnrjjinit injnj.Cf rduii"» C:»riii
prima.
dtdfibiviilr
ifuàgdiilj- ict pTOpiij
ncmnrj rerum in L>c<
loi'oiJtnfiijTarrcT ft
firr\aciCìc\Ìc q' ncKill
noi' nq;;1igv(iT Judirc
t^^t^^- ^fcV^' J q'-"^'^ '■"" W^uT^tT (hi
^^^fc^afc^^^S'duit niJrrjrcil-loMiijr
fuiiiiJa iiunnn qui min iruroo'i 3 quo n>rtn/r
tiriTincì Jl^ qu Jm mirrtrurfrcnfuin qiio<^^ nr*
(pnir jmt»o;uinq\ gntuf nuii Jiorrji rqvioiif^
pjcpnii. ncn'niib''rd'ipn'"-y' 1""1 l'CH-f u
tJlfiic Jlii]iiu11'0?um fnpcnidciie rcfinim Tur
IRi:qujqujin.O'i niun nfc ftJmm w arboit fi-
ne fjufj na muli o pafTCTiKir fine p J"( fé-
Icib cadu fiipfT foTJin-rrto" ego pc ck fanC'
naijiipriitlr fupnflunmDdìucTf rcrbnmr'C'
fnrninfjirtj iTTitoiij «3bi'*'.OMruto piUT-j
quippcfunf «niiijfiiponiPtnyrtniR .!( tdrih"
fi'tijiilj mliodii'rroltnn^jnnj-ri ramm Pil^;r
tnil'.lbtjiit infpti toirqui notimi fn(:pfrtind
re pai j.cleuineiue re fji o cuniTìino . t^av^c f
N/* 300. S. Bernardus,
impr. en rouge : C Diui Bernardi abbaiis clareuallenfis or I dinis Cìftercienfis doctoris deuotiflìmi Ome | He
Z fermones de tempore Z de fanctis ; muliis | per anni circulum : folemnitatibus t diebus accomodati. | Cette
page coniient encore 2 grandes et belles ìnitiales. dont une avec une superbe lète de St. Bernard, et un charmant
petit bois au trait, 61 s. 47 mm., l'Annoncìation, avec la souscription : AVE. GRATIA. PLENA. DNS | ,
copie du beau bois de l'édition vénitienne de 1495. La lin du texte, limpressum el le petit Regiftrum se
trouvent au verso du f 237. en bas.
Superbe exemplaire de la meilleure conservation, à lexception des deux derniers ft'.. qui sont soigneu-
sement réenmargés.
301, Britannicus, Gregorius, ord, Praed. Sermòes funebre!" vulgariter : lite-
raliter | q> ^anunciàdi. Itej' fermones nuptiales. j (À la fin :) Impreffum .Me-
264 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cern.
40.—
40.
dìolanì per magìflrum Leonardum pachcl ■ die. xiiij. \ Mai1i). Anno dfiì.
x^I.cccc.lxx.\xvi. I (1406) in 8." Cart. iHain 398 lì.
i-|0 ff. n. eh, (sign A. a-r) Pc-tils caracl. poih. ; 32 lìgnes par page
L'inlùult- se trouve au recto du prem. f. (A l), puis : C Ad leciorcm Epigramma elcgiacum. | 118 lignes)
et la dedicice : C Ad Rcuerendìflìmuj in Chrifto Paire; t dnm. D. Pau | lù aanc humanaru; ouiu? Pa-
ftorcm ? diuino afllatu epm | Brlxìanum Bcnemeritù. Fralcr Gregorius Britannicus | Sacri ordinis PrcJicatorum
profeffor. S. P. D. | Celle lettre est datce, f. 2 verso. I. 3-) : C Ex ede Diui Florlani Quarto decimo calcndas
apri I lis. 1493. I et suivi d'une rcponsc de levèque. f. 3 verso. I. i : 0 Tabula orationum funcbrium vul-
garium. | Le texte commence au recto du f. 3 (ai) : Sermones funebrcs vulgarcs | et lìnit au f. 1 10 recta. suivi
du Regillrum operìs. ) et de l'ìmpressuni. Le verso est blanc.
Petit volume assez rare.
302. Cicero, M. Tullius. M. T. Ciceronis Rhetoricoruni libri recenter ca-
stigali interpretibus Francisco McìiuraìiiiOy Afitonio MìHuì/ìcIIo, M, Fahio
Victorìno uiris clarissimis. ìnipressunì Mediolani per Mag. Leonardum Pa-
che!, 1500. Avec une superbe tìg. grav. s. bois et de belles initiales s.
fond noir. Cart.
Beau volume Sur le tilre il y a un boìs trés beau et caractéristique : Cicéron assis d'Clant à ses irois
commentateurs. bois Icgerement ombre. Sur Ics pupilres la marque de .ìcàn Je Legnano. — Exemplaire trés
bicn conscn'é.
303.Georgius Trapezuntius. GEORGIITRAPESVNTli \'IRI L)Oc:nsSLMl
ATQVE ELOQ.VEX 1 TISSIMI RHETORICORVlM LIBER PRIMVS. (À la
fin :) Med. in libraria Leonardi Pachel officina Anno poli natuni Di\in.
M.cccclxxxxiii. iii. I Cai; Auguftas. Lud. Maria .SF. Io. Gal. Nep, aureum
felicinìme gubernante. \ (1493.) in fol. Vél. [Hain 7609I. 50. —
Le volume, doni le prem. iVuillet blanc manque, conrient encorc Ics ouvrages suivanis : De artificio
Ciceronianae orationis prò Q.. Ligario, Ascani Pediani in oraliones Cic. commentarla. Ani. Lusci Vicent.
Expositio super XI Cic. oraliones et Xicconis Polentoni argumenla super nonnuIHs orationib. et invecttvis
eie. ad lac. de Alvarotis. — loo (T. n. eh. (sign. a-qì. Beaux caraclcres ronds, semblables à ceux des .Mde.
53 lignes par page.
L'impressum est precède par les vers suivants :
Qu.-e fuperat reliquas arles ed facia gcorgi
Ars benediccndi munere noftra tuo.
• Correxit ueneta rhcelor benedictus in urbe.
Hanc cmal orator qui bonus esse uelit.
Si nefcis ubi lìt uenalis : quadre lemanum
Spiram : qui prwcii codicis auctur erit.
Conidinus.
Celle poesie prouve que IVdition de Pachel soit une rcimpression par irop iidelc de la première édil. taile
à Venise par Vindelin de Spira vers M70.
304. Suetonius Tranquillus, C. COMMENTATIONES CONDITAK A l'I II-
LIPPO I BF.ROAI.no IN SVF.TONIVM TRANQ.VII.LVM. \ DICATAE IN-
CLYTO ANNIBALI BEXTI\"OI.O. | ^À la tin :; Coinmentarios holce a
Philippe Beroaldo diligenter compofitos inprasfTit Leonardus pachel | Theuto-
nicus adhibita pioiiiribus folertia & diligentia : ne ab archetypo aberrarret.
(sic) ImprelTuin. 1 Mediolani. Anno ialutis. M.CC:CC.I.XX>:XI1I1. Quarto
Idus lanuarias. Illullriliimo. | lolianiie Galeaz. Mediolani Duce. Sexto. ]
(1494) in fol. Avec de belles initiales et la maiiiUL' typogr. Belle rei. an-
cienne, veau ornementé à froid. [Hain 15127I. 70. —
326 fi", n eh. Uign. A. a-I^, A-Q.1 Caractcres ronds; texte et coram. ; óo lignes par page.
U verso du titrc contient les 2 picces : C. SVETCNH TRANQVll.U VITA A PHILLIPO BEROALDO
CONDITA. I et ELOGIVM PUNII DE IVI.IO CAESARE DICFATORE. | A la téle du f. Aii : Ad Inclyium
MILANO 265
Fr.ceot.
Hannibalem Bentiuolum lUuftrinìmi Io. fecundi Bent. filium. Pphilipp [sic) | Beroaldi. Bononienfis epiftola. |
Suit, au verso du 3'' f. le Breviarium rerum meninrabilium. Le texte commence à la tète du f. ai : PHILIPPI
BEROALDI BONONIENSIS ENARRATIONES IN. C. SVETONIVM | TRAN(iVILLVM. | Il finlt a la lete
du f. 322 suivi de l'Appendix etc. des 2 pièces de vers, de l'impressuni et de la marque (f. 326 recto} Le
verso de ce f. est occupé par le Regiftruin Operis.
Exemplaire bien conserve de cette édition fori rare que M. Hain n"a pas vuc, imprimée sur papier fort.
HULDRVCH SCHINZENZELLER (1480-I500).
305. Albertus Magnus. Excellentidìmi t fanctilTimi viri do | mini Alberti
magni epi ratifponenfis | ordinis predicatoriuii. in euangelium | Miflus eft
Gabriel angelus : aiireuni | Z deuotiilimum opus feliciter incipit. | fÀ la
tìn :) .... Aloy | luis vero de Serazonibus lua opera Z \ impenfa imprimi
curauit. Mediolani | Ab Uldericho fcinzèzeler. Teutòico. | Anno domini.
1488, Die 17. Aprilis. | FINIS. | in 4." Veau noir jolinient ornem. à froid,
avec de belles figs, sur les plats. [Hain 464J. 50. —
III tf. n. eh, et I f. bl. (manque) (sign. a-o) Jolies caractéres gothiques ; ^b lignes et 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso commence la préface: [ | Lara efl : ? que nùquà mar | cefcit
fapiètia : .... Au recto du 2.d f.. col. 2 : Incipiunt tìtuli articulo^'. i. | f. 3, verso: Explicit tabula capitu-
lorum. I L'inti.ulé se lil au recto du f. (i, immédiatement après le texte. Au recto du f. ili on Ut la souscri-
plion. qui commence: Excellentiirimi £ ranctillimi viri dni | Alberti magni epi ratifponèfis | ordinisi predi-
cato:^.' in euangeliuj MilTus eft ( Gabriel angelus, aureum e deuoiìlli- | mu opus feliciter explicit. Diligen-
tidi 1 me emendatù p venerabilem fratrem | Auguftinum de Papia ciufdtjm itrji- | nis predicatoru? de olifei-
uantia. Aloy | fius vero .... Au verso: Regiftrum operìs |
Impression asstz rare et jolie.
306. Apollinaris, Sidonius C. SoUius. Sidonii apollina | ris poema Au |
reum eiul" | demq; | epiito | le. | (A la tin ;) ImprelTum MedioIanni (sic) per
magiftrum Vldericum fcìzenzeler. Impenfis uene | rabilium dominorum Pref-
byteri Hyeronimi (sic) de Afula necnon Ioannis de abba | tibus placètini.
Sub anno domini. M.cccc.Lxxxxyiii. Quarto Nonas maias. | (1494) in fol.
Avec plus, belles init. s. fond noir. Cart. [Hain *i287l. 75. —
i|l ff. n. ch.*(sign. A, a-s) Charact. ronds, le texte {40 lignes par page) entouré du comment. en charact.
plus petits.
L'intitulé, en caract. goth., se trouve s. le recto du prem. f. Sur le verso : LVDOVIC\'S maria fl'ortia
anglus : Dux Mediolani &c Ce privilège (pour l'impression de Sid. Apollinaris, Nonius Marcellus, Varrò,
Apicius et Festus) est date du 9. nov. 1492. et signé B. Chalcus. En bas : Balthfaris (sic) tachoni ducalls
fcribas ad Nico | laum Corrigium uirum illunreni. | (poème de I2 ligoes} A la page opposée : Ad magnilìcum
loannem francifcum Marlianum tquilcm Senatorem | &. iureconfultum Mediolancnlcm ciuem. | Ioannesbaptifla
plus bononienlis. | {petits car.) Au recto du f. 4 ; loannisbaptifta^ pii elegidìon ama orium | Le texte com-
mence au recto du f. 5 (sign. a): Ioannis baptiftie pii Bono ienfis còmentarius in Sidoniuin. | De Maicho
tullio I II finii au recto du f. 144 suÌvÌ de rimprefTum et du petit régistre : FINIS. [ Le verso t"^! blanc.
Première édition datée et commentèe, très rare. Ben exemplaire grand de marges
3o6'\ Demetrius Chalcondylas. '^■^,'j.r,rfAo-j yy/.-Ao-jòyj.ou if.(^r/ìij.v.rx tì-ìq-^xk/'a twv Ia-z'à \
■zoù /óyou //.tjsòiv //.irà rvjoi ■)(^f,v)7L<j.'.yj /'/vóvwv. | S. 1. ni d. [Mediolanì, per Uldericuni
Scinzenzeler, 9a. 1495.] in fol. Veau pi. marbré, aux armes du due de
Marlborough s. les plats. [Hain 6093]. 400. —
UK ff. n. eh. dont le (Jo^ est blanc (sign «-9, ce t, x-y). Beaux caractéres onciaux. 34-35 lignes par page.
Le prem. f. contenant l'errata corrige manque à notre exemplaire. Le texte commence au recto du scc.
f. sous r intitulé cité. Au verso du f. 59: Tlrl.VOC. | Au recto du f. fil (at) To'j Toywrarou zac
/oyturaTO-J ifxjfyo'j ij.'jì-jouóa ro'j tj.o ■ | c^ottoù/.u £Ìw^O'j>0:jt'j)v 2|;oJT'jV.a7f/)v [ Le texte finit au recto
du f. 127; au verso commence la liste des errala: rà £V r<j -/(iay.y.arc/.c èujiiT/óju.iVK ^sa/u-aza Èv
raiJr/) j iztfAi'^o-jrxt.... Au verso du f. 128: tì/ot | Au recto du f. 129: U-fÀ dtK/é/Twv twv Tta&à
'/o^hBoxi 7ZCC^a/^/.-f}Bn70iv | Le texte finii, sans aucune souscrÌpiÌon. au recto du f. i (H, 1. 3. Le verso est
blanc.
Première édition. intìnimenl rare", imprimée avec les caractéres de l'Isocrates t'ait à Milan en i \(ìi,, par les
i66 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
soins de Chalcondylas. Malgrc la difTcrcnce qu'il y a enire notre excmplaìre et celui de Haìn. il parait quc
le nòire soii toul à faìt compiei, lì csi irès bien conserve ei grand de marges.
307. Fulgentius, Fabius, Planciades. Enarrationes allegoric:e fabularuni j ful-
gentii placiadis. | ( \ la tin :) Impreffum Mediolani p magiflrù Vldericù fcin-
zenzeler anno Dfti. M.cccclxxxxviii. die. xxiii. | menfis aprilis. | (>4q8)
in fol. Avec de belles initiales s, fond noir. Br. [Hain *7^92'. 50. —
48 fi. n. eh-, doni le .\2. est Mane, isign. a-g). Caractcrcs ronds ; le tcxle entouré du commentaìre,
52-55 lìgncs par page.
Sur le recto du prem. f. Ìl n y a quc le tìtre ; sur le verso leprìvilège: LVDOVICVS MARIA SFORTIA
.\NGLVS: DVX [ >lEDIOL.\XI ite. . .. (2i ligncs) date: die nono nouembris. M.ccccl\xxxyii. j Au recto du
f. 2 : Fulgeniii epìfcopi ihuTpenlìs *;ecundum philofophiam mo l raliter cxpolìtarum fabularum ad Catum pie-
l*biterum chartagi | nenfcm Tabula Incipit Capìtulaiim digcfta. ex primo libro | Au verso du méme f. : RE-
VERENDISSIMO PROTHONOTHARIO DOMINO ANTONIO | MARIAE BENTIVOLAEO PATRONO CO-
LENDO lOAN 1 NES BAFTISTA MVS BONONIENSIS. ! À la page opposee : IOANNIS B.\PTISTE FU
BONONIENSiS COMMENTARiVS 1 IX FVLGENTIVM. | Un peu plus bas lintilule du tcxte : FVLGENTII
EPISCOPI CARTAGINENSIS MY | THOLOGIARVM AD CATVM PRESBITERVM | CARTH.\GINENSEM
LIBER PRIMVS | Au verso du f. 41, sous le texte : Explicìt libcr mytho | logicos Tertius | & ultimus. 1 ; sous
le commentaìre l'ìmpressum et le petit régistre. Au f. 43 recto : Fabii Fulgenti! plscìaJis uocum antiquaff |
cum tcllimonio ad calcidtum ! I.c verso du dern. f. 4'< est occupc de la Uste des errata : Sublìgnata qua-d;ì
codicis fulgentii imprefforu errata. |
Première édition tare. Superbe cxeniplaire.
■308. Lucianus Samosatensis. Luciani de ueris narrationibus | Luciani de alino j
Luciani philolophorù uitie | Luciani Scipio ' Luciani tyranus | Luciani icha-
phidium ! Luciani palinurus ] Luciani Charon j Luciani Diogenes j Luciani
Terplìon | Luciani hercules | Luciani uirtus Dea | Luciani in amorem | Lu-
ciani Timon I (A la fin :) ImprelTum Mediolani per MagiftiTim Vldericum
fcincen | zeler. Anno domini. ^Lcccc.lxxxxyii. die. xxii. Martiii. | (sic'
(1497) in 4.° Avec la marque typograph. et quelques initiales s. fond noir.
Cart. [Hain 10262J. 50. —
78 ff. n. eh. (sign. a-n). Caract. ronds ; 38 lìgncs par page.
Le titre ou plutòt la table se voit au recto du prem. f. ; le verso est blanc. Au recto du f. 3 . Clarìnìmi
Luciani philofophi ac oratoria de ueris narra | tìonibus [ Prohemium. | Au recto du f. 3 : Luciani de Verìs
narrationibus | Libcr primus. | Hors les pìèces énumérees sur le titre le volume contiene cncore : Luciani feimo
de calumnia. 1 et Luciani laus Mufcx. j Ui fin se trouve au recto du f. ~>>. Dans deux dìslìqucs : Ad lecto-
rcm. t il est dii :
Luciano ex gr.-eco plures fccere latina r
Collecta hinc illinc : prellaq- Bordo dedit.
Puìs FINIS. I et rimpressum. .\u verso : Regiflrum operis. | et la marque lypagraph. montrant sur fond
noir les initiales V S.
Traduction latine faite par Renuccìo .Aretino, Giov. Aurispa et a. — Bel cxemplairc grand de marges.
309. Mandeville, lean de. Johanne de mandauilla. | [TjRactato de le più
marauegliofe cofe e più notabile che j lì trenino in le parte del mòdo re-
dute e colte fotto breui j ta ì lo prcfentc còpendio dal Itrenuilìlmo caua-
lier e fpe | ron doro Johàne de Màdauilla anglico nato ne la cita de ian |
cto Albano (A la tin:) CL Qui tinilYe el libro d'zouàe de Màdauil | la
elqle trata de le cole marauegliofe del mò | do. Stàpado ì Milano p Maeftro
Vlderi | cho fcinzenzeler nelano del. M.cccc.lxxxxvij, ' a di. xxi. del mefe
de octobre. | (1497) in 4.*" Avec une jolie bordure de titre et belles ini-
tiales sur fond noir. Cart. [Hain 10658I". 80. —
50 IT. n. eh. (sign. a-m). Caract. goth.. à 43 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. un iniilulé très long (2i 1.) entouré d'un charmant encadremcnt qui se compose de
MILANO 267
Fr.cent.
diftcrems ornements dessinés au iraii. I-everso est blanc. Au recto du f. ai) : \C\ Onciofia | cofa che la | lena
vltla I ria zoe la I terra San | da de prò | mifiiòe .... La fin et rimpresstim se trouvent au recto du f. 30, en
bas ; le verso est blanc.
Les voyages de Jean de Mandeville en Asie et cn Afrique. dccras par lui-mL-me vtis l'an 1370, soni do la
plus grande imporlance pour la géographie et l'ethnngiaphie de l'Orient au moycn-àge. Qtioique Hain fasse
iL-numération de 7 éditlons cn langue italiennc, il n'en a vue aucune, ce sont toutes des rarctés de premier ordre.
Notre exemplaire est un peu couit de margcs et endommagé aux coins supérìeurs: néanmoins Ìl peut
passar pour bon.
310. Plautus, M. Accius.
Plautus integer cimi
interpretatione
Joannifha
ptifae
pij.
(A la fin:) Impretlum Mediolani per Magilh'uni Vldericum fcinzenze | ler
anno domini. Mccccc. die xyiii. menfis. lanuarii. | (1500) in fol, Avec la
marque typogr. Veau marbré et dorè. [Hain *i3o84l 75. —
422 fF. n. eh., (sign. AA. a-FJ!. A-Z aa-cc) Caractcres rond ; le tcxte entnuré du commentaire; 43 et
60 lignts par page.
Au dessous du titre imprimé en caract. gothiques il y a une potrsie en 4 vers de Scbaftiano Ducei- Au verso
du titre une préface •' [p] Hìllppus beroaldus lectorì Sai. » le petit privìlège et quelques vers de Joh. Alb.
Marliani A la tC-te du 2. f. : Inclylo principi Ioanni Bentiuolo Bononix dieta | tori : patri patria^ loannes-
baplilla I pius Bononienfis Cliens. \ Le verso du f. 6 csi blanc. A la lète du f. 7: IOANNISBAPTISTE PII
BONONIENSIS COMMENTAKIVS IN | PLAVTVM ET PRIMVM LECTOREM ALLOQ.VITVR. | Au verso
du f. 421, deux poésies, chacune de 6 vers ; Alexander Gabuaidus de Turcella Parmenfi ad lettore [ (sic) ; puls
::: FINIS ::: . l'impressum et la marque typogr. sur fnnd nnir. A la page oppose'e : REGISTRVM HVIVS
OPERIS. Le verso de ce dern. f. est blanc.
Exemplaire d'une conservation irrepiochable.
— Autre exempl. D.-veau (rei. endommagée) ; très bel exempl. 65. —
Paolo Soardi (1480-82)
3ii.Statuta Mediolani. (À la fin:) Explicit liber llatutoru; inclite ciuitatis
Mediolani ibidè annnète deo | dìligenter imprefius opera et impéfa egregi]
magifiri Pauli de fuardis | anno domini. Mcccclxxx. die. xx. decembris. |
Laus deo. | (1480-82) in fol. Vél. [Hain i 5009I. 250. —
251 ff. n. eh. (dont le 15''. 46'', 47° et iKf soni blancs) (sign. -, ad, a-1, a-i^, a-d. ad, a-d. a-b).
Caraclères gothiques en rouge et noir, 43-44 Ugnes par page.
Ce volume rarissime a été imprimé en différentes époques, et se distingue en 8 partìes, dont chacune a
une signature pour elle mème. La première qui coniient l'index, n'a pas une signature; elle est imprimée
en deux colonnes. à 31 lignes par page, et en noÌr seulement. L'intitulé se trouve au recto du prem, f. :
[ ] Ec funt Rubrice ftatu | torum criminalium. | Au verso du f. 14: ImprefTa tabula rtatutorum | Mediolani.
Mcccclxxxij. I die ultimo nouembris. | Le texte commence au recto du f. itì, en rouge : Hec funt rtatuta cri-
minalia. | Cette sec. ptie. finit au verso du f. 45: DEO GRATIAS AMEN. ] f. 4K. recto: Hec funt ftatula
ciuìlia [ . Au recto du f. 118 : FINIS. [ Le verso est blanc. f. 120 recto : Hec funt ftatuta extraordinaria | f. 167,
recto: Hec funt ftatuta uiclualium | f. 191, recto: Statuta datiorum | f. 2t7. recto: Hec fùt ftatuta mercato-
rum I f. 241. recto : Statuta mercatorum lane ' Cette dernière par. le finit au recto du f. 254, L 14-17, par
l'impressum cité. Le verso de ce f. est blanc.
Impression d*une rareté singulìère qu'aucun bibliographe ne pouvait encore décriie de risii. Notre exem-
plaire, sur papier très fort et grand de marges, avec témoins, est fori bien conserve ; les marges sont cou-
verles ca et ià des annotatìons manuscrites d'un jurìste de l'epoque.
268 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccni.
GriLLAUME SiGN'ERRE de Rhcims et Filippo Makteg.uza detto Cassani (1490-98).
3 1 2. Gafurius, Franchinus. Practica musicae. xVIedioIani, impens. Ioannis Petri
de Lomatio per Guillermuni Signerre Rolhomagensem, 1496. — Theoria
musicae. Mediolani, impens. Ioannis Petri de Lomatio per Mag. Philippum
Mantegatium dictum Cassanum, 1402. — En i voi. in fol. Avec beaucoup
de magnilìques tigs. et de musique notée grav. s. bois. Veau pi. tìl. s. les
pi,, dent. à froid, dos dorée. [Hain 7407 et 7406). 1230. —
I. [II ff. n eh. \sìgTì. r, a-c. aa-llt. Bcaux caractères ronds : 37-39 ligncs par page. ^_-*5^
Au dessous du tìtre. occupant le recto entier du prcm. f. I"on voit une gravurc symboliqtic reprcsentant
rharmoiiic de la musique et de t'untvers. Le verso du mcme f. porte le rcgistre, et la pAgfi^-itff^n&éc est
bianche (iPii. La tabte commcnce au verso de ce f. : Dercrìptio Mufìce actionis Franchini Gafoti LaudenlU.
Elle est suivie, au verso du 3*" f.. de la preface : ILLVSTRISSIMO & Exctfn*?ntinìmo Principi dno. D Lu-
douico Marix | Sfortix Anglo Duci MediolaneDfìum inuictiflìmo Franchinus Gafonis Mulicx 1 profc^w Salutem.
f. 4 verso: Carmen Lucini Conagi. | {22 Ugnes). Le tcxte commence au f. sign. a i, sous J ìntftulé : FRAX-
CHINI GAFORl LAVDEN'SIS MVSICE ACTIO- | MS. LIBER PRIMVS. ! — Cette page commc les pre-
mières pages des ^ autres livres sont ornces de superbcs encadrements « au trait « (dont dcux se rcpètent).
reprcsentant Apollon. des anges jouants aux instruments. Gafori cnseignant ses discìpics: puis Ics célcbres
inusìcicns de lanlìquitii, Amphion. Arìon et Orphèc, dornement^ ctc. De plus, les mcmes pages commcn-
ccnt par de bcties tnitìales; une autre initìale magnifique sur fond noìr se voit au commencement de la pre-
face. Presquc toute page contient des exemples musicaux, des mélodies à ptusicurs voix etc. La souscriptton
Ielle que nous l'avons citée, se trouve au vtrso du dern. f, |ll, 5).
II. 4 ff. prcl. et 64 ff. n. eh. (sign. a-k). Beaux caractères ronds; les mcmes que ccux de la « Practica ■»
37-38 lignes par page.
Les ff. prcl. raanquent à cet exempl. Le teste commence au recto du prem. f. : DE MVSICIS ET EFFECTIBVS
ATQ.VE COMENDATIONE MVSICE DISCIPLINE CAPITVLVM PRIMVM. | Dans cetle panie de louvrage
il y a ni bordures ni initiales figurces, seulement que'.ques dessins schcmatiques. f. )>i, recto, I. lo: FINIS |
CARMEN LANCINI CVRTII. 1 Ce poeme finit au recto di f. 64. I. M) : LAVS DEO. | ImprelTum mediulani
per Magidrum Philippum Man- 1 tcgatium dictum CalTanum opera À- impenfa Magiflri ( Ioannis Petri de lomatio
anno falulis M.cccc.txxxxii. | die xv Decembris. | Le verso est blanc.
La première partie [La Practica) est tout à fait complète. Malheureuscmeni ce ncst pas le cas de la seconde.
Il y manque les 4 ff. prel., le dern. f, {6) du cahier b et le morceau hianc du dern. f. (ót^kSi qui se trouve
au dessous de Timpressum. A part cela l'excmplaìre est cnn«en'c le mìeux possible, fo:t grand de marfies
et non lave.
31 3. S. Hieronymus. Comencia la vita del Glorioio iancto Hieronymo Doc j
tore Excellentilììmo. [ (A la fin :) ImprelTo in Milano per magiltro Philipp© |
dicto Caffano di Mantegatij. Anno | Domini. M.cccclxxxxv, | die. xxvij, Fe-
bruarij. | (1495). in 4." Avec une magnif. figure grav, s. bois. ^'él,
[Hain 8650]. I 5. —
76 ff. n. eh. (sign. a-k) Caract. goth, 35 lignes par page.
Le recto du prem. f. est occupé d'une superbe figure, bois tégèrement. ombre, I. 113 mm. : St. Jerome;
agenouillc devant un crucifìx. dans un paysage rocheux, se bai la poitrine d'une pierre ; à son còte le lìon :
au fond un pool, qui conduil ù la porte d'une ville. Ce bois se distingue par ses traits marqués. qui donnent
de relief à la scene. Malheurcusemcnt uu morceau de ce prem. f. est cnlevè, de sorte, que la marge infc-
ricurc de la gravure ci 3 lignes du texie au recto manquent. Ce texte comprend un sonnet (Quellel traniìlo
quella e la uita | .. | et 2 oclavcs (Guarda e contempla o tu lectore 1 ....) Le texte commence au recto du
scc. f . sous rintitulc cité. Il fìnti au verso du f. 76. I. 5 : FINIS | puis
Qui Ce contien del gloriofo e degno
Hieronymo doctor il bel finire
Che fccie a noflro cNcmpio per falirc
Con verde palma nel beato regno
iìnfin limpressum.
Notre exemptaire de cet incunable extrèmement rare, qui n'a eie vu nì par Hain. ni par M. Copinger.
n'est pas compiei Sauf le dèfaut menlionné. le Cahier e (ff. 17-24) manque. quelques ff. sont rsccommodés
aux marges ci d'autres sont légèremcnt tachés \d'huile ?).
(A suivre).
331-900. Firenze, Tipografia L. Franccschini e Ci - Via dell' Anguillara, tS.
Volume II Novembre 1900 Dispensa 8'
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
11 Trattato della Pudicizia di Sabatino degli Arienti
Compiendo ed anche correggendo ciò che avevano detto gli storici della letteratura
italiana e dei letterati bolognesi, dettero, in questi ultimi tempi, notizie, biografiche e bi-
bliografiche, di Giovanni Sabatino degli Arienti, R. Renier ed U. Dal 1 ari : questo secondo
parlando di proposito della vita e degli scritti di lui (i); il primo avendone occasione
dal render conto della Gyncvera (2). Fra le cose dell' Arienti la pili nota sono le no-
velle, dal luogo ove fingonsi raccontate dette Pùrrìfaiic^ che ebbero fino a sei edizioni ;
la meno conosciuta, un Trattato della Piidiìi{la, da Giulio Petzholdt, di su un codice di
Dresda, unico, come pare, cosi descritto nel 1840:
« Elogio d' Isabella »
« Pergamenthandschrift des XV-XVl Jahrhunderts, deutlich und gut geschrieben,
« lo 5/s ZoU hoch und 7 '/i Zoll breit, 107 Blàtter mit2i Zeilen auf der vollen Seite
« enthaltend. [F. 134. Ldbd.J
« Gemalte und vergoldete Initialen, besonders reich verzieri Bl. la Initiale S (e).
« Auch ist Bl. la mit ziemlich breiten Randleisten umgeben^ welche Blumen-Arabesken
c< auf goldnem Grunde enthalten. Die Mitte "der unteren Randleiste ist mit dem Wappen
e der Kònigin Isabella, welcher Sabadino die Schrift gewidmet hat^ geschmiickt.
(c Die Schrift wird Bl. la mit der Dedication: Elisabeth de Castillia Hispaniarum :
« et Granatae Reginae Serenissimae : Johannes Sabadiinis de Arientis Bononiensis Saluteni.
« eròflnet. Darauf beginnt die Einleitung Se mai ci mio destino : onero inclinatione piidi-
[l] Umberto Dallari, « Della vila e degli scritti di Gio. Sabatino degli Arienti » [Atti e Mtm. d. Deputa-;, di Storia
patria per le Romagne ; Serie terza, voi. VI (tR88), fase. 1-3).
(2} Gyiievera de le dare donne. A cura di C. Ricci e A. Bacchi Della Lega [Scelta di Curiosità letterarie. Disp. 323)
— Bologna. Romagnoli Dall'Acqua, 18-^8. La recensione del Renier nel Giorn. Star, della Leti, italiana, XI. 205-218. Altre
notizie delIWrienti dà 11 Renier stesso a pag. 301-305 del voi. \Il medesimo Giorn. Star.
La Bibliofilia, volume il. dispensa ti* 18
270 e. MAZZI
« cissima Isabella de Hispaiiia Regina serenissima fue Jcliee : und schliesst. Bl. 3b : Del
quale Questa opera Cu»i la grafia tua pudica Isabel nomitiaremo. Die eigentliche Schrift
« foigt. Anfang: Infra laltre prouincie trouanio Quella de hispania eminenfissima Regina:
e Come li Geogrophi (sic) descriiieno essere posta in lo extremo occidente dal Mare Gadi-
« tano:B\, lojaSchhiss: Mala sua benignamente: etcliarjta grande in satisfai tione prenda
« la nostra fede : et deuotione ahi ad gloria del summo Opifice aciernameiite dedicata. —
« Finis. — Die Schrift enthalt das Lob dar Kònigin Isabella, Gemahlin Ferdinand des
« Katholischen von Spanien (1479-1504'. Die gewohnliche Angabe des Inhalts ist : Pa-
« negvr. Elisabethae, welche der oben gewahlten Aufschrift nicht widerspricht ; denn die
« Namen Elisabeth und Isabella sind identisch, wie auch der Verfasser selbst sagt Bl. ioa:
« et Excelleniia sia il nome de Elisabeth : che in hispania lingua Isabel dolcemente se dice
« diremo: Dessen ungeachtet scheint es rathsamer, den Namen Labella fiir die Aufsclirift
« zu wahlen. Vgl. noch Bl. 80 b: et ad tua gloria per pudicicia in lectura fidele del opera
« tua Isabella celebrata. Bl. I03b. Isabella opera mia cliara del felice come del alta nostra
« Regina de Hispania nominata. — • Neues bietet die Schrift selbst nicht. Nur ist zu
« erwahnen, dass der Verfasser von der gewòhnlichen Angabe, dass Johanna die zweite
« und Maria die dritte Tochter Isabella's sei, abweicht, indem er Isabella' s fiinf Kinder
« in folgender Reihe aufzahlt : Isabella, Joannes, Maria^ Joanna^ Catherina, und dabei
« ausdrùcklich bemerkt : primo^ sccundo, terio, quarto, quinto fructo del tuo pudico
« ventre » (i).
Ora di questo medesimo Trattato della pudicizia un secondo esemplare, o, meglio,
come vedremo, una diversa compilazione, è apparsa in un'asta libraria in Monaco di Ba-
viera ed al presente trovasi a Firenze in possesso del sig. cav. L. S. Olschki. La quale
seconda compilazione descriveremo, seguendo le orme del Petzholdt, essendo per noi
troppo importante il rilevare, dal confronto, le ditl'erenze.
Ms. membr,, sec. XVI, scritto chiaramente, alto mm. 0,196 e largo mni. 0,138 di
ce. 60, con righe 22 nelle pagine piene.
Iniziali dipinte e dorate. Più grande, e in campo tutto d'oro, non colorato, la
iniziale, a e. i recto, H (avendo): nel qual recto della e. i gira attorno una cornice, più
larga nei margini inferiore ed esterno, di fiori e frutta su campo d'oro avente nel centro
dei due Iati longitudinali, una bianca colomba, mentre nel lato inferiore, anche qui nel
centro, è uno scudo azzurro, inchiudente un leone rampante, che brandisce una spada,
sormontato da tre gigli rossi fra i quattro lambelli di un rastrello : ed altro scudo, que-
sto spaccato, sopra rosso (e nel rosso una stella d'oro), sotto oro, è al sommo dell'arco
con cui superiormente termina, nel tergo della guardia anteriore, un rettangolo nero, in-
corniciato di rosso, di verde, di turchino; il qual rettangolo ha di lettere bianche, pa-
role di dedica, come dirò or ora. Dei quali ornamenti uno dei due fac-simili qui ripro-
dotti dà rappresentazione meglio assai che io non abbia saputo.
Il testo comincia a e. i'': « Havendo vn giorno fra gli altri nel mio studio a le
(I) Serapenm. I (Leipzig, 1840), 39-42. Laniccio del Peizholdl ha titolo « Uebcr rwei Drcsdner Handschriften des Gio-
vanni Sabadino degli Arienti «; dei quali il primo è « La liysloria di Piramo et Tisbe ". Si prcmettuno alcune brevi notizie del-
l'Arienti.
TRATTATO DELLA PL'DICIZLV
271
« uolte uno porto dei sospiri, circumspecta donna, da mi quanto chara sorella amata,
« meditato, cum tlebil core, la partita di questa presente uita de la pudicissima mia con-
(( sorte, nostra consanguinea », ed essa apparsali in visione la notte, assicurandolo d'es-
sere in luogo di salute in premio di sua pudicizia, propose a lui di scrivere le lodi di
tanta virtù e <( narrare de le uirtii ed eflecti di quella a nostra eterna gloria, in exemplo
« di quelle donne che uoranno tanta dignità et excellentia gustare per farse famose in
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TTi.i n•>l.^ LLUìff<\:ri- noli La l;'!)'.;,,
(Tiilnf.! • Lit coìTic' di itìC-yictoìij
la (einic-ntr' iipct'^ ne/ pOo/ì)iu& '
foxiìiio 1^ JJpai.-tic'' di c\incìid.i tt(jf'
ite- iiedita come' dd honoL-c dt: Alu
vja. fccara uevqinei cil fcj'ohvo i/.l
i'-ao caÙo co ero njaoWti; i j ; ,: IvTì
fuA tcfha lìu pju-ca hducx: utpau^
de' imo cclciìt iielc di ìiKmiw.llot.
le iidoKrio che KCndnui U(uo uoL
tv pia chiavo a(Viitì^eì-(oh- àint
aitn lieta e Qvàuo(a.p\:c{cxìùa. dl(
cvdir ramo mi doìf^^ì'di 1(^
r
Prima pagina di testo del codice Trattato della Pudicizia di Sabatino degli Arienti.
n terra et citadini beate del celeste regno ». Ed altra dedicatoria leggesi entro il rettan-
golo detto, nel tergo della guardia anteriore, in queste parole: « Ioann. Sa. | Argento | vs.
« clariss I simae. ac. pv | dicis. d. Mi[no. ere. af| fini cariss.| S. P. D. ».
La Introduzione (e. 4'') cosi comincia : « L' humana natura^ ualorosa donna, quan-
« tunche assai più prono (5/i;) sia a la dilectatione sensuale che al uirtuoso operare » ;
e finisce al tergo: « perchè l'anime pudiche in belleza et in odore auanzano ogni pre-
272 C. MAZZI
« tioso et solenne fiore ». E il vero testo, che segue, comincia (e. 4* ) : « Quanto sia
« dolce fructo a chi gusta la pudicitia doueti (sic) sapere, modestissima donna, che Ca-
« milla Regina de uolsi (sic) figlia di! Re Methaho et di casmilla sua consorte; la quale
« discaricandose de questa figluola {sic) per grandissimo dolore del parto expirò a laltra
« ulta »; ed ha termine, in una licenza che l'operetta prende, in nome dell'au
tore, da colei cui fu dedicata, con quest'altre parole (e. 59^') : « Tu alhora altro non dirai
« se non che spesso a lei il recomandi chel summo et alto principe prosperi et tran-
« quilli sempre ogni suo disio ».
In luogo dunque della Serenissima Isabella, regina di Granata, di Spagna e Ca-
stiglia, del dresdense, abbiamo nel manoscritto nostro, qual dedicataria, una piti assai
umile donna ; una « consanguinea » della moglie dell'autore, cioè, come appare dalle altre
parole di dedica, una cognata di lui. H poiclié sappiamo dalle notizie raccolte dal Dal-
lari che Sabatino degli Arienti ebbe in sposa nel 1473 e per undici anni compagna nella
vita, Francesca figlia di Carlo Bruni, nobile bolognese, la « consanguinea » cui, nel ma
noscritto nostro, è diretto il Trattato della Pudicizia, viene ad essere una sorella di essa
Francesca Bruni. Cadono pertanto per noi gli accenni alla regina dal Pethzoldt rilevati
di su '1 manoscritto ch'ei vide. E in quella vece sorge un altro quesito : la primitiva
compilazione sarà nel codice nostro o in quel di Dresda? Il trattato sarà stato scritto
dall'Arienti per offrirlo alla cognata o alla regina Isabella di Castiglia? Pensando alla
poco prospera fortuna di Sabatino ed agli intendimenti con i quali facevansi le dediche
a principi, possiam credere che questo scritto fu la prima volta indirizzato alla regina, e
poi, nella seconda trascrizione o compilazione, alla cognata, nel 14S4, dopo la morte
della moglie, come fin dalla Introduzione, il vedovo scrittore, ci fa sapere dicendoci che
la compagna sua apparvegli in sogno, bella di celestiale bellezza, lieta del soggiorno toc-
catole, confortando lui che la morte solo erale rincresciuta n perché mi uedeua dolente
« per il nostro coniugale amore e per li picoli figlioli ». Altro per questa ricerca non
ci fa conoscere il manoscritto. Ma che sia questo propriamente l'esemplare di dedica ce
Io rivela, oltre gli ornamenti già descritti, anche la legatura con impressioni a oro, iden-
tiche in ambedue i piatti, che, nel centro, portano le sigle S. L. M. .\. Ed anche della
legatura oflriamo la riproduzione.
In ser\-igio poi di rafironti tra il nostro codice e il dresdense, i due soli fin qui
conosciuti del Trattato che Sabatino scrisse della Pudicizia, riferiremo dal codice nostro,
ordinatamente la serie dei capitoletti, i quali tutti dimostrano i beneficii ottenuti, la fama
conseguita, per aver nella vita serbato pudicizia.
Cominciasi con Camilla divenuta regina per esser stata costante nella devozione a
Diana, cui il padre, fuggendo i nemici, avevala votata quando, per potere a nuoto tragit-
tare un fiume, gittò all'altra riva la bambina legata alla lancia. E seguono queste altre
storie od esempi :
Penelope: Giulia e Cornelia, mogli di Pompeo: Porcia, moglie di Bruto: Vir-
ginia romana : Le donne dei Cimbri vinti dai Romani : Ippo greca : la vestale Tucia :
Claudia: Coclea, data in ostaggio al re Porsenna : « Engoldrada figluola di Bilicio Ra-
uennate » che in S. Giovanni di Firenze, rifiuta il bacio dell' imperatore Ottone 1\': Su-
sanna, la casta: Lucrezia, romana: Giuditta: Elisa, ossia Didone, fondatrice di Cartagine:
TRATTATO DELLA PUD1CIZL\
Ì73
Smiralda Caccianemici da Bologna. Le quali storie, od esempi che dir si voglia, son cia-
scuna, nell'ultima parte, richiamate a colei cui il trattato è dedicato, per conchiuderne,
volta per volta, che dessa non è da meno, in pura, e casta vita, alla donna della quale
la storia o l'esempio narra le gesta.
Seguono un elogio della pudicizia cui raccomanda la donna per la quale 1' autore
prese la fatica di scrivere il presente trattato; donna che qui sappiamo aver avuto per
Legatura del codice Trattato della Pudicizia di Sabatino degli Arienti.
madre una Giulia : ed una esortazione alle donne, perché seguano la temperanza ; fug-
gano l'ozio ; lascino la lettura di libri lascivi; la superfluità degli adornamenti ; custodi-
scano i sentimenti ; siano prudenti nel parlar poco ; non rimangan sole con uomini, af-
finché più facilmente possano conservare castità e pudicizia. Ma caste e pudiche siano
anche insieme caritatevoli, non superbe, innocenti : e cosi del loro bene operare, avranno
in cielo ricompensa eterna com'è di molte che l'autore nomina in esempio: « cosi imi-
2 74 C. MAZZI
« tando queste gloriose et dive donne non lassati lo esemplo de la honesta uita de la
« pudicissima donna, a la quale, per celebratione de sua virtute, la presente operetta è
« dedicata, a perpetua sua memoria, come sarà erudita che vada, cuin reverenda salute
« a trovarla, in questa forma ».
E l'ammaestramento alla operetta per portare alla « pudicissima donna » il saluto, la
« reverenda salute », chiude il trattato, ed è in questa forma: « Prendi il camino, ope-
« retta mia di pudicitia armata, et vanne a la chara et honestissima donna, la quale, pura
« come candida colomba, forsi trovarai contemplante la virtù de Pudicitia, overo in qual-
« che degno esercitio muliebre, com' è costume de sua gentil natura. H facto a lei re-
« verentia cum quelle humile salute che a la virtù di tanta donna se conviene, dirai che
« a lei sei mandata in perpetuo dono dal tuo auctore, devoto de sua honestate. Prega
« ella te accetti volentieri, et se ornata non sei e >me il tuo subiecto et lei meritaresti,
« dovendo in le sue delicate mano pervenire, se degni perdonarli, che meglio non ha
« potuto ; pur com' è costume di praestante donna, prenda la sincerità et affectione del
« donatore in loco del mancamento. Et che te lega e gusti cum attentione a ciò il suo
« generoso animo iubili in questo mondo de la celebrata sua pudicitia, sperando poi
« senza dubio iubilare doppo il caduco corpo ne lo aeterno regno, a confusione di quelle
<i donne che non vogliono tanta virtii gustare.
« Son certo che non si presto haverai il tuo dire tinito che lei ardendo vederti,
'< cum facia serena e casto riso te pigliarà devotissimamente : et cum quella sua hone-
« stissima boccha te basiarà cento milia volte, come suo unico thesoro rendendo beni-
« gne gratie al tuo auctore.
« Tu alhora altro non dirai se non che spesso a lei il recomandi che '1 summo et
« alto principe prosperi et tranquilli sempre ogni suo disio ».
C. Mazzi.
« ■ V icirwvìt M B"* M > K «K « vv^v mnrv >
Di un antica edizione della Carta de Lo2'u ''*
II Sig. E. Toda y Guell, descrivendo, a p. 92, n. 1 1 1 della sua BihUografia
espahola de Cerdcfia un esemplare (2) della più antica edizione rin qui conosciuta della
Caria de Logu (3) d' Eleonora d'Arborea, afferma che il libro fu stampato a Cagliari da
(1) Questo ariicolo completa e corregge quanto è scritto nelle Not';ic raccolte a cura del A/iMi.s/f ro della P. !.. fer la
storia del libro nei secoli XV e XVI. Fircif^e. L. S, Ohchki, igoo, pf. 103-log.
(2) È posseduto dairAvv. Barone Matteo GuiUot-Simon, distìnto e coltissimo patrìzio alghcrese. nella libreria del quale.
oltre ad altre cose preziose, si conservano due condaghe del sec. XIII, importanti assai per la storia ed il dialetto dell' Ìsola :
quello di S. Nicola di Trullas, e quello di Santa Maria di Bonarcado, dei quali pubblicherà alcuni fac-sìmili il Monaci, nei pros-
simi fascicoli àtcW Archìvio paleografico italiano.
13) Della Carta de Logu si conoscono 8 edizioni, possedute tutte dall' Univcrsiiaiia di Cagliari: /. Cagliari (!*) I5(x>.
2, Madrid 1567. 3, Napoli 1607. 4, Sassari 1617. 5, Cagliari 162S. tf, Cagliari 1708. 7, Cagliari 1723. S, Roma 1805. L'edizioni
n. 2, 4. ó portano ti commento spagnuolo del giureconsulto cagliaritano G. Olivcs : T edizione n. 8, ha il commento e la tradu-
sione italiana a fronte del Mameli de' Mannelli.
CARTA DE LOGU
275
un Salvador de Bolonia nel 1493; notizia preziosa e che, se fosse vera, porgerebbe nuovo
argomento (i) per sostenere che la stampa fu portata nell'isola^ settantadue anni prima
di quello che generalmente si credeva.
Di fatti, gli storici e i bibliografi sardi, sono concordi nell' affermare che la stampa
fu introdotta in Cagliari nel 1565 (2) da N. Canelles, canonico .prima della cattedrale
cagliaritana, poi vescovo di Bosa : e invero, nel privilegio vicereale che va innanzi al
Ccitccliisiiio, 0 siiiniiLi Jdii ir/igio// cliriifiaim^ di E. Auger... Callar... Canellas MDLXM
si legge « Por la grande despesa y trauajo que ha sostenido y sostiene en traher las
Estampas a este Reyno de Sardena, el Rev. IVIi^er Nicolau Canyelles, Doctor en Drechos,
y Canonigo dela Seu de Caller, y por la honrra y benefìcio resultantes della a este
Reyno, al qual iiiiiiiguuo liasLi a qui a fmvdo Stampa alguna hauemos mandado conceder
y despachar las presentes ». Dieci anni più tardi, un altro viceré accordava ugual privi-
legio al Canelles « Attendido y considerado el gasto y trabajo que el Rev. . . N. Canyel-
las... à tenido y tiene en introduzir la Impression de libros en dicha Ciudad: y traer
las estampas y sostener los maestros, y cosas necessarias para ella : de que à este Reyno
resulta tanto beneficio y honor (por ser ci prime r que lo à introdu{ido) ». Ma la Bi-
blioteca deirUniv. di Cagliari, possiede un nitro libro, stampato prima del 1565, una
Carta de Logu che porta la data Calìerii apud Stcpìianum Morctium M.D.L.X. Il Baille
e il Martini (3) la supposero stampata, o a Napoli, stante la conformità dei tipi con
quelli d'altri libri, usciti in quel tomo di tempo in quest'ultima città; o a Cagliari (4)
da qualche tipografo girovago, ripartito poco dopo. E certo che le parole contenute
nei privilegi su citati, mal concordano con l'esistenza dello Spcculum Biclesiac, della
Carta de Logu del 1493, e tanto meno con quella di Cagliari del 1560, non essendo
supponibile che un libro religioso, e due edizioni d'un libro giuridico di si' grande
importanza allora, come le costituzioni d' Eleonora, fossero sfuggite all'attenzione del-
l'autorità. Ma è appunto la stranezza del fatto, che ci dà il modo di rettamente inter-
pretare i privilegi, coi quali non s' intese già di proteggere la stampa, della quale non
si poteva ignorare che uno o due prodotti erano già stati nell' isola, ma chi primo apri
una stabile tipografìa, con non piccolo lavoro, e sostenendo le spese del mantenimento
degli operai (por la grande despcsa y trauajo ... . en t>alier la estampas y sostener los
maestros...). Quanto alla edizione del 1560, si sa che il Moretius faceva stampare a
Lione con la finta data di Cagliari; infatti il Tola (p. 181, n. 493 della Bibliografia)
(1) Il primo argomento è fornito dallo Speciilnm Ecdesiae stampato a Cagliari nel 1493. del quale palleremo più in-
nanzi.
(2) Catalogo dei libri rari e pre-iosi della Biblioteca delVUniv. di Cagliari. Cagliari, A. Timon, 1863, pag. 136.
(3) Non recherà sorpresa che una stabile tipografìa tardasse tanto a fissarsi nella capitale dell' isola, quando si pensi alle
condizioni generali della Spagna nella seconda metà del sec. XV, alla poca cura che il governo, meno quando si trattava di smun-
gerla, ebbe sempre della Sardegna, e si ponga mente alle condizioni di questo paese infelice nella prima metà del sec. XVI, tor-
mentato da invasioni straniere, assalti di pirati, guerre civili, carestie; calamità queste tutt' altro che favorevoli allo iniziarsi
d' un'arte nuova, ed allo svolgersi della cultura.
(4) Dalla forma Calìerii, nella quale il Martini, referendo il giudizio di L. Baille, vuol ravvisare un abbaglio fucile a
chiunque fosse ignaro dell' idioma sardesco, si vuol dedurre che il libro non potè essere stampato nella capitale della Sardegna;
ma non è Callcrium, la forma latinizzata dello spagnuolo Caller? ch'era e rimase il nome ufficiale di Cagliari, fino a quando
l'isola fu unita al Piemonte? — Martini; Catalogo della Biblioteca Sarda del Cav. L. Baille..,. Cagliari. Timon. IS|4, pag. 73.
iy6
A. CAPRA
cita : Audreae Semperii Valetitwi Alcodiani prima vcreqiic compaidiaria Grammathac Lati-
tiae iiìsfitutio. Callerii. Apud Sicphanum Morctium M.D.L.X. Colofon : Finis. Lugduni cxcii-
dchaf Claudiiis Scrvaìiius. Volume che, come la Carta de Logu del 1560 « hay en la
portada el escudo de Moretio, ó sea, un nifio cogiendo la fruta del arbol de la madera, y
una faia que rodea el tronco, con la inscripción Morus cxpellif venaiiini ». A quest'edi-
zione sembra alluda anche N. Antonio [Bihliotbcca Impana I, 68) « Edidit [A. Semperiusì
Grammaticae latinae institutionem ITI. libris explicatam. Semel atque iteruni Valentiae,
iertio in Ga/iia, demum ^'alentiae apud Petra m Huete iS95-
Quindi l'introduzione della stampa in Sardegna prima del 1565, parrai sufficiente-
mente provata, mentre invece non lo è affatto che la Carta de Logu descritta dal Toda,
sia stata stampata a Cagliari nel 1493 : di fatti, avendo io a\'uto opportunità, per cortese
consenso del Bar. M. Guillot, di vedere e d'esaminare il prezioso cimelio, m'accorsi,
con non poca sorpresa, ch'era atfatto gratuita l'asserzione, che non si trova nel libro soscri-
zione alcuna, anzi manca, fra l'altre, anche la carta dove questa poteva trovarsi: di fatti
sono strappate la prima e l'ultima carta del terno che contiene l'indice dell'opera (i):
l' indice che ora si conser\-a comincia dal cap. XX (e. 2") e finisce col cap. CLXXIX
(e. 5'') del terno, il che vuol dire che il principio (cap. i-XlX) e la fine (cap. CLXXX-
CLXKXXVIII) di detto indice stavano rispettivamente nella carta i*" e ó°J.
Il primo a parlare di questo incunabulo fu il Cossu, nell'opera: Della eiltà di
Cagliari, iiotiiie compendiose sacre e profane. Cagliari stamp. reale ijtSo. « la stampa...
nella Sardegna... cominciò... circa il 1495, come si scorge dal primo libro che in carat-
teri gotici si trova stampato, consistente nella carta locale, ossia le leggi del giudicato
d'Arborea, scritta in idioma sardo, di cui un esemplare conservavasi nella libreria del
collegio dei padri gesuiti di questo castello ». Donde si scorge che il C. non vide il
libro, sottratto fin d'allora dalla libreria dei Gesuiti di già aggregata all'Università.
F. Baille (Vicende tipografiche di Sardegna esposte in dodici qualità di caratteri... s. 1.
(ma Cagliari iSoi, p. IVJ prendendo un singolare abbaglio cosi s'esprime « ... nella
celebre biblioteca de' Gesuiti di Santa Croce del Collegio Calaritano, esisteva un libro
intitolato Carta de Logli in Sardo, cioè Carta Locale stampato in Cagliari, in caratteri
semigotici fin dall'anno 1560, che afferma d'averlo visto... Giuseppe Cossu, nelle sue
notizie storiche di Cagliari, e lo stesso dicono alcuni Ex-gesuiti fededegni, e talmente
trovasi registrato, e notato nel lungo Catalogo de' libri eseguito dopo la soppressione
della Compagnia di Gesù dal... F. Hintz, Regio Bibliotecario in Cagliari, coll'assistenza
del notaio G. .Vloscas, deputato per ordine del Governo, esistente manoscritto nella me-
desima Biblioteca, tuttoché s' ignori il nome del tipografo, né si trovi questo prezioso
monumento, etc. ». Se si considera che l'edizione del 1560 della Caria de Logu, porta
l'anno, il luogo di stampa ed il nome del tipografo, riesce evidente, che qui il Baille,
erroneamente scrivendo 1560, alludeva all'edizione del 1405, della quale, senza però
dire d'averla vista, parla il Cossu nell'opera su citata.
(I) L'indice, che ora e in fine del volume, doveva originariamente stare al principio; alltimenti il libro avrebbe comin-
cialo subito col testo : Ciimscio etc.
CARTA DE LOGU 277
G. F. Simon, antenato del Bar. M. Guillot, attuale possessore della C. d. L.
nella Lcttcrj . . . sugli illustri coltivatori della giurisprudeitia in Sardegna . . . Cagliari,
r. stamp. iSoi, p. 8, in n. dice: « Nella mia collezione sardo-biblica, conser\'0 un
esemplare di questa Carta, stampata probabilmente nel i-^os ed impressa con caratteri
rubronigri semigotici. Essa è intera, e passabilmente ben consen-ata, ma mancandovi il
frontespizio, vi manca pure il luogo e l'anno d'impressione. E però sicuramente di data
antichissima ». La data probabile è qui evidentemente suggerita al Simon^ dalle parole
del Cossu ; ma quanto i! Simon dice, sembrami abbia singolare importanza; dalle parole
Essa è intera parmi si possa dedurre che allora non mancassero le carte strappate poste-
riormente, e che quindi nel libro, non fosse soscrizione alcuna, ma solo un occhietto
nella prima carta, del quale il Simon, abituato ai frontespizi dei libri moderni, non tenne
alcun conto.
11 Martini (Catalogo della Biblioteca Sarda del cav. !.. Baillc... Cagliari, Timon^ i^44,
pag. j^) dice che il Baille vide un'altra edizione (cioè diversa da quella del 1560 che
egli descrive) più antica, mancante del frontispizio, della data dell'anno e del luogo, ma
tale da dimostrare la sua antichità, forse la stessa che possedeva G. F. Simon, e che egli
credeva stampata nel 1495 poi [Catalogo dei libri rari e prciiosi uclla Biblioteca della
Università di Cagliari. Cagliari A. Ti/non iS6^^ pag. 735) soggiunge « E incontrastabile
che la biblioteca gesuitica di S. Croce in Cagliari possedesse una edizione antica della
Carta di Logu..., stampata m Cagliari. Ma la sua data, lungi dal risalire al secolo XV,
è del 1560, e colla stessa data il Cav. Baille (che nel 1801 lamentava la perdita di si
prezioso libro) la trovava annotata nel catalogo manoscritto (i) di quella biblioteca^ che a
quei tempi esisteva nella regia biblioteca di Cagliari ». Ma, secondo le parole suriferite
del Baille, come avrebbe questi potuto precisare l'anno di stampa d'un libro ( 1 560) sog-
giungendo poi che spignora il nome del tipografo., quando e questo, e l'anno si trovano
nel frontespizio? O si conoscono, o s'Jgnorano ambedue questi dati; dunque il Baille
pur scrivendo 1560^ aveva in mente la data approssimativa del 1495 fissata dal Cossu
che è la sua fonte, ed ignorava naturalmente come il Cossu, il nome del tipografo. Di
pili il Baille dice che non si trova più questo prezioso monumento.^ carpito 0 malamente
venduto • ma non faceva parte della libreria di suo fratello Lodovico, che poi lo lasciò
all'Università di Cagliari?
Ch' io sappia, nessun bibliografo fino al Toda, parlò di quest'edizione delia C. d. L :
e le parole di quelli che ne scrissero, non sono tali da indurre nell'animo di chi legge cer-
tezza alcuna, né riguardo all'anno, o al luogo di stampa, né allo stampatore.
Donde abbia tratto le sue precise indicazioni, il Toda non lo dice, né dove discorre
del libro, né in alcun' altra parte dell'opera, anzi a pag. 273 della Bibliografia^ scrive,
senza documentarle in nessun modo, affermazioni recise come queste « La introducción
de la imprenta en Cerdena efectuóse en el siglo x v, v fué debida à la iniciativa de un espanol
residente en Caller, Nicolas de Agreda. El nombre del primer impresor que trabajó en la
(I) Di questo catalogo ora non esiste più copia, ne nella Biblioteca, né nelT Università, ne nello Archivio di Stalo di
Cagliari.
278
A. CAPRA
Isla, es Salvador de Bolonia. La data de la primera impresión conocida, 1403. Era Salvador
de Bolonia uno de aquellos impresores ambulantes^ que en el primer siglo del arte tipo-
grafico recorrian las ciudades con sus cajas y sus prensas. Detenianse donde hallaban tra-
bajo, y marchaban à otra parte cuando lo habian agotado. Asì se explica la desaparicion
de este impresor de Caller^ y el hecho de que a ciencia ciertn sólo conozcamos dos li-
> •»iiiji*fc<»t.fii-
.C'ioefuiximuuetoc.
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(rie et ifta!*ùia3 et appcll ttfonce.ff^.Di'fi M-fS.rù
f^^tO"'"'"'''''''-"^-'^'- tui(i.v'^u^ii..>,si,-,iv.::ii .'.ìrr-vuuii-
^ttiBft or .;nrtii fa qualtoaDt ocffu incanto (%
Tdtap. , |:jc.inft«u.fr5.r|rjr)r.
^"' ,11
Una pagina di un' antica edizione della Car/a de Logli.
bros pir el publicados. Sin embargo, cs de presu nir que estanipara otros, va que en ciu-
dad religiosa corno Caller no debió dejarse de aprovechar su permanencia al pueblo de
obras de oracion y de enseiìanza cristiana : v si cstas non lian sido halladas basta
ahora, debéra a que quizàs fenacieron por causa de su particulàr canicter, que les bacia
objeto de diario uso en las manos de los devotos ».
Credo che al T. nel compilare la Bibliografia, abbia fatto velo Io spirito di iJuii-
CARTA DE LOGU
279
viiiismc catalano-spagnuolo che domina tutta l'opera, la quale, più che lavoro obiettivo,
serio e coscienzioso, è uno scritto polemico inteso a dimostrare, in qualunque modo, come
la Sardegna debba tutta la sua civiltà alla dominazione aragonese e spagnola « No pode-
mos considerar (pag. 9), la hermosa Isla de Cerdena comò tierra extrana, si recorda-
mos que fué posecion nuestra durante cuatro siglos, qua la conquistamos con nuestros
ejercitos, la civilizamos con nuestras leyes y le dimos todas las ventajas morales y ma-
teriales derivadas del desarrollo de la instrucciórt y la cultura que la imprenta ha espar-
cido por el mundo ».
Un altro fatto ha indotto, secondo me, il T. a ritenere stampata a Cagliari nel 1493
da S. de Bolonia la Carta de Logu : a col. I56 del Catalogo de obras cu Iciigua catalana
impresas Jcsdc i4"4 hasta al presente di D. Mariano Aguiló (i) si legge una descrizione
d'un esemplare dello Specnliim Ecclesiae (posseduto dalla biblioteca provinciale di Palma
di Mallorca) la soscrizione del quale, se almeno è esattamente riprodotta dall'Aguiló, sa-
rebbe, la seguente :
Acabada la psét hobra
apelada speculuz ecclesie
stampai è la ciutat y Castel
de callar }) lo honorable
è Saluador de bolòya me
stre de stàpa a reqsta de
mestre iiicolau dagreda
aragones al pmer de oct
libre del ày mil.ccccxc (2).
11 T. ricordando questa descrizione, e trovandosi innanzi un'edizione sconosciuta
finora della Carta de Logii^ attribuì anche questa a Salvador de Bolonia, dando come
certo, ciò che non è che un'ipotesi: né egli si limita a questo; ma avendo letto nel-
r Aguilò che i caratteri dello Spcciiluin Ecclesiae sono toscos, afferma lo stesso di quelli
della Carta de Logli, i quali, al contrario sono assai nitidi ; e questo dice per aggiun-
gere credibilità all' asserzione sua : se avesse detto invece, che i caratteri della Carta de
Logli son nitidi, sarebbe sorta facilmente la domanda : Come mai uno stampatore giro-
vago, poteva portare con sé tale varietà di caratteri, da stampare nello stesso anno due
libri tipograficamente si diversi, come lo Speculiim e la Carta de Logli ? Né ciò basta :
il T. aggiunge anche che il Cossu a fi mia liaber visto la Carta de Logli nella libreria
dei Gesuiti di Cagliari, mentre il Cossu nell' opera citata più sopra, dice precisamente
COSI : « carta locale, ossia le leggi del giudicato di Arborea, scritta in idioma sardo, di
cui un esemplare conservavasi nella libreria del collegio dei padri Gesuiti di questo
Castello » il che è ben diverso.
11 T. poi accompagna con la fantasia il libro nelle sue peregrinazioni in Sardegna
(1) Finora di quest'opera sono uscite poche pagine: la pubblicazione, interrotta per la morte dell'Autore, sarà proseguita
a cura del Direttore della Biblioteca Nazionale di Madrid, Don Marcelin Menendez y Pelayo, presso il quale si trova il manoscritto.
(2) Q,ue5ta soscrizione, con lievi variazioni e riprodotta anche dal Reichart ; ^Heitrdge -ur Inkunabelnkunde. Leipzig,
Harrasowitz, 1891, pag 201.
28o A. CAPRA
e fuori « este libro... fué sustrai'do de su Convento en 1773, viajó por Italia, volvió a
Cerdefia a principios de este siglo, trai'do por los hermanos Simon... » (i)
L'n altro esempio del modo di ragionare assai strano dal Sig. Toda, basterà per
dare la misura della serietà alla quale la Bibliografia è ispirata, e della fede che merita :
descrivendo a pag. 113 l'edizione senza data della Vida r iiiiracles dei heiiaucnturat
Sani Aiilìiogo iwuament cstampat dice « Carece de pie de imprenta y atìo de impre-
sion, pero no ofrece la menor duda que fué publicado en Caller, en 1560, por el im-
presor E. Moretio, pues los tipos de su texto son igualcs d los del pie de imprenta de la
Carta de Logu que dicho M. imprimió a Caller en aquella fecha(!!!) » Per sostenere
che si tratta d' una seconda edizione vuol dare al noi/iiment il signitìcato di (// nuovo,
mentre può voler dire anche per la prima volta (2) e conclude « Ademàs, si està vida de
S. A. es reimpresión, segun dice la portada, es facil que la priinera edición fuese hecha
en Caller por el impresor Salvador de Bolonia, en 1403 ».
E con queste solide ragioni il Toda a p. 273 della sua Bibliografia, afferma che
la Vida è uno dei tre libri conosciuti, stampati a Cagliari dal Moretius.
Nulla quindi ci autorizza a credere ciò che con tanta sicurezza asserisce il Todi,
il quale anzi, se avesse letto più diligentemente le parole di quelli che prima di lui
discorsero della Carta de Logu (3), ed avesse con più cura studiato 1' esemplare conservato
ad Alghero, pure potendo esporre, una sua ipotesi, 1' avrebbe certo meglio descritto, e me-
glio ricostituita la forma originale. A risolvere l' interessante questione sarebbe neces-
sario esaminare accuratamente lo Spiiiihiin che si trova a Palma, e confrontarlo con la
Carta de Logu ; questo purtroppo, per ora almeno, non ci è possibile: ci basta per il
momento d' aver dimostrato quanta fede meriti la Bibliografìa del Toda obra premiada
por la Biblioteca Nacional de Madrid.
Dalla Biblioteca Universitaria di Cagliari.
A. Capra.
(1) Op. cit., pag. 92
(2) Labernia y Esteller: Dù-ciotiJri de Ij llengitj caljUnj^ s. v.
(3) Diamo qui la descrizione del libro :
ICarta de Logu]
A car. I .a Un. 2 comincia : Cum scio. Siat causa qui su acrescimentu et ex ) ahamenlu dessas provincias: rcxìoes et
terras [ descèdent et bengiant dae sa iusticia et qui per. |
A car. 4^. a Un. ly finisce: culpa deppiat paghare et paghit et satis fassat totu su damnu | qui sa corte ad recìuiri e
aimuntare prò sa negligètia qlloy j ad aueri apida non observando sas ordinationes qui de supra | sunti factas | Fini de sus capi-
dulus de sa carta de logu. |
A car. 43b'5 seguono 33 ^iiaesliones con le relative sotut'ones.
A car. 4^b Un. i : sequentur infra sas lyes prò sas cales si rcgìt in Sardìga.
.4 car, ^o.a Un. ?_j ; d^ illu leuarc viuu et d^ illu portare a sa ragiòe et tàdoio sa ra | giòc illu d; laghiri pagare a su
pubiUu de su saltu. Sa cale .q. | est in ff. I. aquilia. Icge quìt^ in pii. ex. fF. pma. a sos ix libros ] Finis. Dee gracias.
In -I.0 caratt. gol. ce. 54 senza numeri, richiami: s.-gna:ura a-e quaderni; f. quinterno; più' quattro ce senza segnatura
parte d'un terno del quale mancano- la prima e. che conteneva forse l'occhietto e certamente nel verso l'indice dei primi lu
capitoli, e 1' ultima che conteneva nel recto la 6nc dell' indice (questo nello esemplare nostro, comincia dal cap. xx e Bniscc col
cap. clxxix, mentre ì cap della C d. L. sono clxxxxix} non rimanendo posto per la soscrizione, che le parole pili su tifeiite
del Simon ci autorizzano a credere non esistesse. — Lin. 34-3Ó per ciascuna pagina piena. Nello spazio bianco riservato al ru-
bricatore delie iniziali, v't; la corrispondente minuscola nera. Le intitolazioni dei capitoli sono racchiuse in una linea rossa. Le-
gatura moderna.
RECENSIONI 281
RECENSIONI
Catalogne des livres parémiologiques composant la Bibliothèque
de Ignace Bernstein. Varsavia, 1900. 2 volumi in 4.
L'opera bibliografica dell'appassionato raccoglitore non ha la pretesa di essere com-
pleta, — e quale bibliografia può chiamarsi compiuta nel vero senso della parola? —
ma merita di essere segnalata come un capolavoro di bibliografia speciale e come un'opera
di somma importanza ed utilità. Le bibliografie speciali sono sempre giovevoli agli stu-
diosi, perché facilitano le loro ricerche, fanno loro conoscere la letteratura della scienza
cui si dedicano, indicano le lacune e spingono lo studioso a colmarle ; ma, in generale,
queste cosidette bibliografie speciali non sono che semplici compilazioni materiali e mec-
caniche che non indicano allo studioso che i titoli delle opere senza entrare in me-
rito delle medesime, e lo costringono perciò a ricorrere ai libri citati ed a studiarli per
conoscerne lo spirito, il valore. L'utilità anche di siffatte compilazioni non si può ne-
gare, ma quanto più grandi e inestimabili servigi arreca agli studi la bibliografia
quando dopo la fedele trascrizione del titolo segue l'analisi d'ogni opera da lui citata!
In generale si pecca anche nella semplice compilazione d'una bibliografia, inquantoché
per risparmio di fatiche o di spese tipografiche i titoli si citano monchi, abbreviati in
modo da non offrire neppure la più lontana idea del contenuto dell'opera citata, mentre
appunto perché una bibliografia possa esser veramente lodevole, deve fornire al ri-
cercatore la chiara, fedele trascrizione dell'intero titolo ed un cenno delle particolarità
dell'opera citata. Una bibliografia, sia essa pure speciale, non ha valore di sorta se
compilata materialmente da uno che va in cerca di soli titoli ; occorre assolutamente
nel compilatore lo illuminato amore dei libri. Secondo noi, quindi, il miglior biblio-
grafo è l'appassionato, intelligente e colto amatore e raccoglitore di libri, quel fortu-
nato che colle cognizioni necessarie possiede anche la facoltà materiale di formarsi una
biblioteca di quel ramo della scienza che più l'attrae, occupa e diletta. L'opera biblio-
grafica del signor Bernstein è riuscita' un modello di catalogo appunto, perché in lui
sono riunite le suddette qualità: dotto, appassionato e facoltoso egli si è formato in trenta-
cinque anni d'assidue ricerche una Biblioteca cospicua di libri paremiologici di tutti i
popoli per i quali egli avea ed ha tuttora una viva predilezione. Dalla prefazione pre-
messa all'opera elegante, si rileva l'amore che il sig. Bernstein porta ai suoi libri di
p-overbi, « ces véritables perles de sagesse et de vériié, d'esprit et d'humour, qui
présentent par surcroit l'image la plus fidèle de la vie, de la fa(;on de pensée et du
caractère de la nation qui leur a donne la naissance ». Parole d'entusiasmo profondo dav-
vero, che rivelano tutto l'animo dell'autore dell'opera e ci fanno comprendere ch'egli ha
vissuto i suoi trentacinque anni sempre in mezzo ai suoi libri, e che conosce bene que'
suoi fidi amici Ji calia e non ha perciò trascurato nulla per descriverli degnamente nella
sua opera. La sua biblioteca si compone di 4761 opere scritte in tutte le lingue, dal XV
282 RECENSIONI
secolo sino al giorno d'oggi ed appunto di questa cospicua raccolta egli ci dà la biblio-
grafia accurata, con note precise ed adeguate. I titoli sono stati {rascritti esattamente, nella
lingua originale ; delle opere rare, e di queste abbonda la Biblioteca, furono riprodotti i
titoli e qualche illustrazione persino nei colori originali, con dei clichcs splendida-
mente eseguiti. Tutte le lettere dell'alfabeto furono tirate in rosso nel mezzo d'una
vignetta capitale dello* stile del cinquecento stampata in nero. Le opere sono citate in or-
dine alfabetico secondo gli autori ; alla fine del secondo volume trovasi una tavola delle
lingue, nelle quali le opere sono composte, coi nomi degli autori e l'indicazione dei nu-
meri che portano nel catalogo. La biblioteca del sig. Bernstein può chiamarsi davvero
poliglotta, essendo ivi rappresentati ben ottanta linguaggi ! Oltre d'essere un insigne la-
voro bibliografico, questo del sig. Bernstein è anche un capolavoro dell'arte tipografica
uscito dalla rinomata stamperia Drugulin di Lipsia, che dispone d'una ricchezza impa-
reggiabile di caratteri ; basti accennare che per le ottanta lingue rappresentate nella col-
lezione furono sempre usati i caratteri propri di ciascuna lingua. L'opera è riuscita inap-
puntabile tanto per il valore intrinseco che per il gusto estetico che lo distingue, degna
d'un mecenate, al quale sta a cuore il progresso d'ogni bella e buona cosa. Se abbiamo
a muovergli un piccolo rimprovero, non possiamo tacergli che avremmo preferito alla
lingua polacca da lui adoprata per la descrizione delle opere la lingua francese, e ciò sol-
tanto per maggior utilità dell'opera insigne; ma è facile intendere che il patriottismo
dell'Autore ha vinto sopra ogni considerazione di opportunità, e passiamo oltre. I due
splendidi volumi, che debbono essere costati all'autore un patrimonio, non furono
posti in vendita, ma con vera magnificenza donati ad amici e conoscenti. Possa egli tro-
vare nel leale, sincero e giusto nostro encomio un po' di soddisfazione per le fatiche
e le spese dedicate alla sua opera magnifica ed utile !
Leo S. Olschki.
Raccolta e raccoglitori di autografi in Italia. Con 102 tavole di facsi-
mili di autogratì e ritratti. Milano, Hoepli 1901. — L. 6,50.
Con questo titolo il Sig. Carlo Vanbianchi ha dopo una lunga incubazione e rei-
terati annunzi pubblicata la sua Guida; della quale basta scorrere poche pagine per com-
prendere che il conte Budan di spropositata memoria a sfregio dei malcapitati autografi
ha fatto scuola.
Sono ricercate e raccolte con amore, come preziose reliquie, le lettere e ogni altra
scrittura principalmente degli autori che seppero meglio pensare e meglio scrivere ; e pare
sia destinato che fra noi se ne debbano far iluci, sigi/ori e maestri agli altri coloro che non
sanno né 1' uno né 1' altro, e hanno appena la coltura di un segretario di un comune rurale !
Mi passo degli errori e di quelle improprietà di linguaggio, inevitabili a chi non
solo ignora la tecnica della disciplina od arte in cui pretende illummarc i profani, ma
difetta di generale coltura.
« Dalla raccolta di autografi ne (?) vennero le pubblicazioni a stampa onde meglio
illustrare (?) ed ammaestrare in questo studio, cui la necessità della critica e della storia
ha richiamato i moderni ».
RECENSIONI 283
« Notevoli sono: sopra un esemplare a stampa della Sofoiiisba del Trissino, vi sono
note e postille in margine del Tasso ».
« la mia raccolta è a tutti accessibile, e qualora possa agevolare qualche studio,
principalmente oggidì che la vita e le vicende dei grandi uomini si compilano [sic] negli
epistolari, ben di buon grado possono esaminarla chi lo desiderasse ».
Cortesi lettori, che ne dite della struttura di questi periodi ? 1 E potrei citarne
molti altri di simili e di peggiori. La nota sentenza : Lo stile è V nomo non è vera.
Il Vanbianchi è un gentiluomo, molto migliore del suo stile : il suo torto è quello
di non essersi stato contento alla cvasioìic delle sue pratiche btirocraficlìc, nelle quali ec-
celle presso il comune di Milano.
Ma se la forma è scorretta, la sostanza è anche peggiore.
Dalla prefazione mal s'indovinano gl'intendimenti ch'egli ebbe con questa che
può chiamarsi nuova superfetazione dopo il mostruoso parto del Conte Budan. Questi in
mezzo a tante superfluità e sciocchezze aveva pure dato alcune notizie e avvertenze
di qualche pregio e utilità, se non altro in quella parte tolta di peso da altri simili com-
pilazioni straniere.
Il ^'anbianchi pare siasi proposto di sopperire alla parte mancante nel Budan, dan-
doci notizia delle raccolte pubbliche e private d'autografi in Italia e de' loro raccoglitori
e negozianti.
Per questa speciale materia o suppellettile d' archivio e' era proprio bisogno di due
appositi manuali ?
Si avvera anche qui l'antico precetto che non si debba senza necessità moltiplicare
gli enti, per non ingenerare confusione ; dacché questa non potrebbe essere maggiore in
amendue queste disordinate, sproporzionate e sciatte compilazioni.
Questa del Vanbianchi, divisa in tanti numeri romani, ha anch' essa del Budan i
famosi riparti per gli autograti, un saggio della loro bibliogralìa, ma un po' più copioso
e meno inesatto, ha lunghissimi indici generali alfabetici di nomi di autori e di città,
che non importa ritrovare, e in appendice gì' iiìdirii{i esteri^ comunicatigli dall' egregio e
intelligente collettore Fischer von Ròslerstamm (i), di raccoglitori e negoiianti d'auto-
grafi. Egli vi aggiunge di piti gli autografi in Italia e gl'indizzi di questi e di quelli.
Quest' ultima parte, che il Vanbianchi ha potuto ottenere dalla cortesia dei prin-
cipali collettori, aveva ben ragione di tenerla segreta e gelosa, essendo l'unica cosa che
malgrado le omissioni e le inesattezze, possa tornare di qualche vantaggio per conoscere
quali e dove siano le raccolte pubbliche e private d'autografi e quelli che ne fanno ri-
cerca o commercio.
Ma per le indagini degli studiosi non giovano affatto ; anzi possono frastornarle ;
come certamente farà comparire l'Italia quasi povera e nuda di questi cimelii, mentre
n' è sempre la più ricca e invidiata dagli stranieri, malgrado le continue spogliazioni.
Il Vanbianchi adduce a scusa di queste gravissime mancanze, le difficoltà incon-
(l) II Vanbianchi. sempre esatto, dice che questo signore tedesco è di Roma, mentre vi dimora solo nelT inverno
primavera.
284 RECENSIONI
Irate per riunire le occorrenti notizie specialmente presso i pubblici istituti. Ma i diret-
tori di questi non hanno tempo da perdere, segnatamente con piersone sconosciute, la
cui poca serietà e nessuna competenza si rivela dalla stesso modo, come son fatte le ri-
chieste. Chi vuole fare situili compilazioni, possibilmente esatte e complete, deve, come
usano gli stranieri e anche qualche italiano, andare di persona a visitare le collezioni,
a prenderne nota e a consultare i documenti.
Per l'opposto il \'anbianchi, in compenso di tali lacune, rinnovando il miracolo
della moltiplicazione de' pesci e de' pani, fa ascendere i nostri collettori e negozianti
d'autografi a un centinaio circa, mentre de' veri e seri non ne avremo che una dozzina.
Oltre qualche nome sbagliato, vi figurano anche i morti da parecchi anni, quali
un Marziali e un RatTaelli a Fermo, un Gonnelli .\. S. a Firenze, un Pavan a Treviso,
e vi sono anche nomi replicati, e non pochi che mai o una volta per caso si sono oc-
cupati d' autografi. Nondimeno ha preterito due o tre collettori principalissimi quali il
Dr. Piancastelli e il Barone Casamarte! e il negoziante più esperto, prof. V. Guastalla!
Secondo il titolo pomposo e secondo le spampanate dell'autore (i) pareva che si
fosse proposto d' indicare i tesori che si custodivano nelle raccolte pubbliche e private
in servigio segnatamente dei cultori degli studi storici e biografici.
Ma nel libro, tuttoché voluminoso di ben 376 pag. non vi si trova nessuna indica-
zione di questo genere, nessun cenno del contenuto dei documenti e delle lettere pili
importanti.
Sotto il nome di alcune città del nostro paese si menzionano biblioteche, archivi,
e raccolte private che contengono manoscritti e documenti e autografi, ma quanto a quelle
e a questi non si va quasi. mai oltre a un cenno generico, che non serve a darne nes-
suna idea. Rispetto alle ultime, la massima parte delle quali sono piene di cose comuni
o mediocri, si dà una filastrocca di nomi d'autori, senz' altra indicazione; e quel eh' è
peggio, e veramente stucchevole, gli stessi nomi di letterati o scienziati di poca o nes-
suna rinomanza e persino di cantanti si vedono tante volte ripetuti quante sono le col-
lezioni menzionate.
Spesso nei nomi citati si riscontrano varianti curiose; a mo' d'esempio, abbiamo
il Magliabechi e il Magnabechi, il Gronovio tramutato in Granozio, un Zenobio (?) e si-
mili errori.
La bibliografia italiana si duole del modo inesatto e incompleto, onde si parla
della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, rimproverandogli di non aver letto ciò che
vi era stato stampato nel Manuale d.l bibliotecario di .\. Graesel, tradotto da Arnaldo
Capra (pag. 366-369).
.Ma questo è un peccadiglio di fronte alla colossale enormità con cui si tratta della
Biblioteca \'aticana e degli annessi archivi sbrigandosene in 18 righe e dandoci in una
forma eletta questa peregrina notizia che: « Riguardo agli autografi essa possiede in ori-
ginale gli epigrammi (?) del Petrarca » !
(i) Si pensò seriamente atla incontrastabile utilità che tali raccolte avrebbero potuto offrire per la storia completando di
notizie vere le biografie degli autori facendone conoscere lo stile presentando (?| in fine i costumi.
RECENSIONI 285
E mentre dedica circa 50 pagine fitte alla descrizione e celebrazione della colle-
zione musicale dell' avv. Caire di Novara, co.nposta di una farragine di cose mediocris-
sime ad eccezione di tre o quattro autografi regalatigli dalla signora Lucca, non concede
che due sole linee a.\V Archivio storico Goniaga di Mantova, eh' è un vero tesoro d'au-
tografi specialmente musicali, visitati e ricercati studiosamente da italiani e stranieri che
si occupano della storia della musica ed in ispecie delle origini del melodramma.
Egli annovera A. Bertolotti, già archivista in Mantova, da alcuni anni defunto, tra
i collettori d' autografi, sol perché serbava le lettere a lui dirette da qualche collega ;
ma mostra d'avere ignorato il suo libro pregevole anche per i facsimili d'autografi ra-
rissimi, intitolato : « Musica alla Corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVI 11^
notizie e documenti raccolti negli archivi Mantovani ». Milano, Ricordi, senz' anno, se-
condo il malvezzo di codesti editori di musica ! !
Ecco come il Vanbianchi fa la storia degli autografi e la loro bibliografia in Ita-
lia ! Più che un infedele inventario notarile si direbbe uni poco ortografica nota di bucato
Abbiamo cercati e accennati gl'intenti propostisi dal compilatore di questo manuale,
per quanto ci è riuscito indovinarli dall' involucro delle sue parole.
Ma ponendo mente alle notizie da lui date delle varie raccolte degli amatori d'au-
tografi, ci è parso più probabile che il vero ed unico scopo sia stato quello di glorificare la
collezione del Caire, e pili ancora di questa la propria, che vale molto meno, e non per
tanto è pomposamente divisa in 20 classi e descritta in ben 2 i pagine ; ciò che ha de-
stato una grande ilarità anche al serio e dotto Alemanno Fischer !
Oltre a ciò la maggior parte delle tavole, onde sono riprodotti autografi e ritratti,
è presa dalla sua collezione, per decorare il volume di co^e quasi tutte modernissime e
mediocrissime, né rare, né pregevoli.
Si dà principio con la riproduzione a facsimile di una lettera di A. Manzoni, e
non si accenna che il carattere n' è stato rimpiccolito almeno di due terzi, e per soprammer-
mercato 5/ riproduce in caratteri ordinari tipografici per esser meglio letta dagli studiosi dei
quali egli mostra poca stima, dacché bisogna essere analfabeti per non saper leggere la scrit-
tura chiara e linda del Manzoni ! Prescindendo dai ritratti quasi tutti di pochissimo conto,
fra i 51 autografi riprodotti in facsimili, ve ne hanno alcuni pregevoli e non comuni, ma nes-
suno veramente antico e raro ; e la più parte comunissimi come questi : D'Azeglio Mas-
simo, Bossi Giuseppe, Cantu Cesare, Donzelli Domenico (cantante). Gioia Melchiorre,
Giordani Pietro, Marsand ab. Antonio, Pasta Giuditta (cantante), Romani Felice. E talune
lettere dei meno moderni e un po' rari non hanno di autografo che la firma. Anche di
Leopardi è stata di molto rimpiccolita la nitida scrittura, ma senza farne cenno, onde
chi non la conosce può crederla cosi minuta come non era. Dicasi lo stesso dell'auto-
grafo del Mayr, del Cantù, del Paèr, del Porta, del card. Chiaramonti, del Giusti, del-
l'Appiani, della Malibran, e di tutti gli altri. Insomma una vera profanazione ! Onde i
caratteri di giusta proporzione e di chiara e bella mano sono divenuti illeggibili e irri-
conoscibili in virtù della migromani'a del Vanbianchi, a cui per finire si può fare un
solo rimprovero: quello di non avere nessuna idea dell'autografo, ossia del manoscritto,
degno di questo nome per se stesso e pei fini e gli studi a cui può servire e per le
soddisfazioni che può procacciare.
La Bibliofilfa, volume II, dispensa 8* IO
286 RECENSIONI
Per accennare alcune delle tante inesattezze ed esagerazioni, egli afferma che la rac-
colta di oltre io mila libretti d'opera presso il liceo musicale di Bologna t iitiica ai
mondo, mentre ve ne sono parecchie altre non meno numerose né meno preziose. Egli
pure afferma che la raccolta d'autografi musicali presso V Accademia filarmonica di detta
città, e ìa più estesa che mai sia sfata riunita (sic) ; mentre alcune altre in Italia e fuori,
come quella del conim. Lozzi in Italia, e del Bovet in Francia, la superano di gran lunga
per quantità e per importanza. Né potrebbe essere altrimenti, perché la suddetta Acca-
demia si arricchì molti anni sono del lascito della collezione del Masseangeli, ma non
si curò mai di accrescerla con successivi acquisti, sebbene assai povera nella parte antica,
eh' è la più rara, e poverissima nella straniera. Onde la conclusione del Vanbianchi che
questa « importante raccolta è in ogni sua parte completa » è una nuova riprova eh' egli
non ha un' idea esatta non solo degli autografi, ma nemmeno di una collezione di questo
genere, la quale per estesa e ricchissima che sia, è sempre /;/ fieri e non può mai dirsi
completa. E in materia musicale, se di tutte le esistenti collezioni pubbliche e private
se ne facesse una sola, neppur questa potrebbe chiamarsi completa e perfetta per vari
motivi, che sono ben noti anche all'ultimo collezionista, ma non al genio superiore del
Vanbianchi che di queste piccolezze non cura.
G. De Luxis.
RISPOSTA'"
1 quite agree with Mr. — a that there is at present no evideiice to show that Leonardus de Ba-
silea printed books at \'enezia or any where before Padova. Tlie niention of the reigning doge has
always been a fruitful source of niistake, as in the case of Albertus de Steiidal. Compare the matiy
books printed ' literis Venetis ' at l.yon & elsewhere, constantly ascribed to \'enezia by cartless
cataloguers. K. G. C. Proctor.
H M K» iUfOtMmjtiC»n*»MK-»n.»**it»»nM*MjCv^*Kjt»»m*mmyoiMXKK^ft'i'*m*»MaKKfiM
NOTIZIE
La biblioteca dantesca di W. Fiske. — Xel giornale // Giorno del iS novem-
bre corr. troviamo un articolo assai interessante dell'egregio nostro collaboratore G. L. Passerini,
direttore del Giornale daulesco, sulla biblioteca d;intesca dell'illustrissimo Prof W. Fiske e cre-
diamo opportmio farlo conoscere ai nostri gentili lettori; Il nome di Willard Fiske, un americano
di nascita e di origine, ma di affetti e di studi italiano e dimorante oramai da anni a Firenze, dove
possiede una villa superba tra gli olivati di San Domenico sulla collina di Fiesole, è nome caro
ai bibliofili per una celebratissima raccolta di libri sul Petrarca messa insieme con intelletto d' amore
e illustrata con sapienza di erudito- Continuando egli ora nella sua opera di raccoglitore munìfico,
il Fiske ha voluto addoppiare le sue molte benemerenze verso i buoni studi e verso 1' Italia, non
pure formando una biblioteca veramente preziosa e forse unica nel mondo di edizioni delle opere
di Dante e di studi intorno a quelle opere, alla vita e a' tempi del Poeta, ma facendone liberale
e magnifico dono alla Cornell L'niversity Library di Ithaca, dove l'egregio uomo fu per molti
anni riverito e benemerito bibliotecario.
(I) Vedi Li lìtbltofitia II. p. 22t>: — a: Dove ha stjmpjlo per /j primi volti LeonjrJo Achites Jj Basilea'.
NOTIZIE 287
Della copiosi raccolta sta ora compilando il catalogo, con magistrale accuratezza e bontà
di metodo liibliogratico e discernimento critico Teodoro W. Koch ; un altro americano che ama
r Italia e ha bene meritato degli studiosi di Dante, per un suo lavoro storico e bibliografico pre-
gevolissimo che segna il sorgere, il fiorire, il crescere, 1' espandersi maraviglioso per le terre d' Ame-
rica del vivo culto di Dante dopo che un nostro italiano, di cui pochi italiani sanno il nome, Lo-
renzo Da Ponte di Ceneda nel Veneto, andò povero e perseguitato dagli uomini e dalla fortuna,
— quando ancora 1' Italia non era che nel sogno di pochi, — a gettare nel nuovo mondo il buon
seme della cultura italiana.
Il catalogo del Koch è ora in via di pubblicazione, dovendo 1' intiero lavoro constare di tre
grandi parti : la prima, già divulgata fino dal 1S99 con la indicazione di tutte le stampe della Coni-
inedia e delle altre opere dantesche depositate nella Università di Ithaca, la seconda e la terza
con la indicazione degli studi intorno a Dante e gli abbondevoli indici che in simili opere sanno
far gli americani e gli inglesi a rendere utile e agevole la materia addensata nel libro. Intanto in
questa prima parte ci si oftVe sùbito una chiara idea di quale deve essere la ricchezza della col-
lezione dantesca messa insieme da Willard Fiske e di quanta importanza sarà, una volta compiuto,
questo grande catalogo del Koch, che tra molt' altri pregi avrà questo pure di agevolare di molto e
quasi di aprir la via a un altro itisigne e utile lavoro che è pur da fare (e che so sta per farsi, fortu-
natamente, in Italia) ; di un libro che manca ancora fra tanti altri libri danteschi che abbiamo e che,
non sempre utilmente, si vanno affollando di giorno in giorno negli scaffali delle librerie e su' tavolini
degli studiosi. Voglio dir di un libro che valga tutta una biblioteca, assommando in un sol corpo e
completando le bibliografie dantesche già vecchie, in un diligente repertorio che con sue ragio-
nevoli partizioni, con dichiarazioni sobrie e oggettive, con esatti richiami, con ricchi indici sia
aiuto proficuo non a' dantisti di professione solamente, ma a quanti, amando Dante, voglion
conoscerlo meglio e più da vicino senza smarrirsi nel labirinto della letteretura dantesca, pieno di
cespugli e di triboli infiniti a pie' de' pochi alberi fruttiferi e rigogliosi.
Ho detto che da questa prima parte del catalogo del Koch appar la ricchezza della colle-
zione dantesca donata dal Fiske alla biblioteca dell' Università di Ithaca : e basterà notare che ben
diciassette pagine di fittissima .stampa, a due colonne, son dedicate solo alla indicazione di edi-
zioni delle opere minori di Dante, e che di sole edizioni della Comtiicdia, da quella di Foligno
del 1472 a quella del Ricci del iSuS, vi se ne contano più di quattrocentocinquanta, compresevi le
edizioni preziose, oltre la foligiiate, già ricordata, del primo secolo della stampa, di Vendelino da
Spira (Venezia, 1477) ; di Martin Paolo Nidobeato (Milano, 1477-78) ; di Niccolò di Lorenzo della
Magna (Firenze, 1481) ; di Ottaviano Scoto (Venezia, 1484); di Bonino de' Bonini (Brescia, 1487)
di Bernardino Renali e Mattio da Parma (Venezia, 1491) ; di Pietro Cremonese (Venezia, 1491);
di Alatteo di Coieca (Venezia, 1493) e di Piero Oiiarengiii da Palazago (Venezia, 1497).
Anche le traduzioni della Commedia e delle minori opere di Dante, danno argomento ab-
bondantissimo a questo volume, di cui riempiano, sol pel Poema, bene ventotto pagine, e cosi le
composizioni musicate su parole tolte dalla Commedia o dalle rime. Tutta la nnteria vi è distri-
buita in quattro partizioni principali (opere complete ; Divina Commedia; opere minori; opere fal-
samente attribuite) che sono a lor voka suddivise in sezioni minori, in cui ciascun libro è oppor-
tunatamente illustrato e descritto con esattezza bibliografica scrupolosa.
E mentre la paziente opera si va compiendo (or ora verrà a luce il secondo volume), bene
opportune e gradite ci arrivano, stampate a parte in un elegante opuscolo, le osservazioni che allo
stesso Fiske ha suggerito questo suo copioso materiale insiem raccolto e descritto dal Kocli, e le
notizie curiose eh' egli ha voluto darci intorno alle fatiche, alle ansie provate da lui, non più gio-
vine, nella ricerca affannosa di qualche rara edizione poco nota o ignota a' venditori di libri e a' bi-
bliografi. Come il giuocatore, e come l'avaro cumulatore delle ricchezze è colui che cumula libri,
con tanto ardore la sua passione lo investe, lo occupa, lo vince e lo avvvince, lo doma come uno
schiavo. Quando, dopo lunghe ricerche, dopo assidue e pazienti cure egli giunge a mettere insieme
un certo numero di libri preziosi e belli, il desiderio del possesso si fa più prepotente e più acuto,
e il bisogno di aggiungere a' tesori conquistati nuovi tesori ancora, più vivo e irresistibile. Questo
accadde al Fiske. Raccolta una delle più insigni biblioteche petrarchesche che sian nel mondo, l'e-
gregio uomo pensò di raccogliere, per farne dono alla Università di Ithaca, tre o quattrocento vo-
lumi di edizioni di Dante, commenti e biografie del Poeta. Poi il suo disegno, già vasto, andò am-
pliandosi poco a poco per via, e dall'estate del 1893, PS"" t""^ 3""' consecutivi, il Fiske non ebbe
che un sol pensiero fìsso nella mente, e soltanto a dare a quel pensiero effetto adoperò ogni sua
388 NOTIZIE
forza, tutto il suo ingegno, il suo tempo, le sue rendite, sé medesimo: e viaggiò attraverso l' Italia,
l'Inghilterra, la Francia, il Belgio, la Germania, la Svizzera, l'Austria, dav>pertutto in cerca di
libri, ponendosi e mantenendosi in rapporti continui e attivissimi co' librai di tutto il mondo. Una
volta — egli narra — un certo libraio, negligente o ignorante, non trovando un libro eh' egli gli
•ivea chiesto e voleva a ogni costo avere, gli scrisse di aver fatto, senza frutto, tutte le maggiori
iwssibili ricerche, ma che l'opera intlicatagli, o non era esistita mai, o era divenuta introvabile,
assolutamente. Una risposta tale, cosi recisa e precisa, avrebbe tolto di speranza qualunque osti-
nato ricercatore: ma il Fiske non se ne contentò; andò sùbito, in persona, a far ricerche sul
luogo, trovò il libro, lo mostrò al libraio che ne rimase maravigliato e confuso e spedi subito in
America l' acquisto prezioso.
Ora, di questa faticosa opera compiuta con vero ardore di missionario, l'erudito e fortu-
nato bibliofilo, o, se piace, — poiché egli stesso si chiama cosi — il bibliomane americano, è e può
ben dirsi soddisfatto e contento. Certo la gente ben nutrita e saggia, che non vuole fastidii e ama
i comodi della vita, al racconto di queste avventure e di queste peregrinazioni faticose pel mondo
in caccia di libri, tentennerà il capo commiserando le sonanti sterline in cosi malo modo profuse;
ma il mondo non è fatto pei savi soltanto, e qualcuno penserà forse che non sarebbe gran danno
se qualche ricco italiano facesse per gli studii tra noi ciò che per gli studii lia fatto in America
Willard Fiske onorando Dante e 1' Italia.
Nuovi Musei. — A Milano, nel Castello Sforzesco, sono .stati inaugurati i Miisi-i d' arte
che comprendono le Società storica e numismatica, nelle sale terrene; il Museo del risorgimento
nel piano superiore, sotto i portici del quale sono disposti i cippi, le are, le lapidi romane, medioe-
vali e moderne che hanno un certo interesse storico. Nelle sale del palazzo, ritornato alla sua an-
tica magnificenza da Luca Beltranii, si trovano antiche ceramiche milanesi nei loro originali e nelle
imitazioni di Vienna, Sassonia e Giappone, e ceramiche delle varie regioni italiane ; vasi d' argilla
scavati nelle pianure di Golasecca, la tomba di Sesto Calende, armi d' un capo di tribù gallica ed
altri preziosi oggetti antichi: quadri, stampe, disegni, stoflfe, avori, mobili, trittici, smalti, gioielli
e bronzi. Una sezione è riservata alla pittura e scultura moderna.
Cospicuo dono. — Una persona addetta all' Università di Gottinga, ma che vuol ser-
barsi incognita, ha donato la somma di io,ooo Mk. alla locale Società delle Scienze. Questa somma
sarà adoprata per continuare la ricerca delle bolle pontificie, che la Società fa eseguire da qualche
anno e che viene diretta dal prof. Kehr.
Concorso archeologico. . — La Consulta del Museo Archeologico di Milano ha aperto
il concorso al premio di fondazione Picozzi per uno studio di Archeologia. I lavori possono essere
stampati o manoscritti e devono essere trasmessi alla Consulta entro il biennio 1900-1901. Il
premio sarà equivalente al reddito netto, accumulato per due anni, del capitale di Lire 3000.
Codices graeci et latini photographice depicti. — L'editore A. \V. Sijihotì di Leida
continua a pubblicare le riproduzioni fotografiche dei maggiori cimeli della letteratura greca e la-
tina conservati nelle diverse biblioteche del mondo. Furono già pubblicati cinque volumi splen-
didi, cioè :
1. Vetus Testamentum Graece. Code.\ Sarravianus-Colbertinus Saec. V. Praefatus est Hen-
RICUS <bl0NT;
11. Codex Bemensis 363. Augustini de dial. et de rhetor., Bedae Hist. lìrit. 1, Horatii car-
mina. Ovidii Met. fragm.. Servii et aliorum opera grammatica, cet. contineiis. Praefatus est
Hkrmann.'us Hagen;
lll-l\'. PLATO. Codex Oxoniensis Clarkianus 39. Praefatus est Tho.m. W. Ai.lkn.
V. PLAUTUS. Codex Heidelbergensis 1613 Palatinus C. Praefatus est C.\kolvs Zange-
MEisrE-;K ;
ed ora si sta preparando la riproduzinne di lioineii Ilias Codc.v ì'eiwtiis R. M'iiiiniiiis ./jy per la
quale l'editore ha ottenuto il permesso dal governo italiano. L'immenso valore di questo codice è
NOTIZIE 289
universalmente conosciuto, e si comprende perciò l'impazienza colla quale è attesa la pubblica-
zione di questo volume che sarà preceduto da una dotta prefazione latina dell'illustre prof. Do-
menico Coniparetti.
Due autografi di Rubens. — Il Sig. Henry Hymans, conservatore della R. Biblioteca
di Bru.xelles, ha scoperto poco f.i due autografi del pittore Rubens, fino ad ora affatto .sconosciuti.
Il primo è la traduzione latina di un titolo del Legatus, che è una celebre opera di Maerselaer, ed
è inviato ad un giudice di Bruxelles nel XVII .secolo. Questo giudice era in stretti rapporti con
Rubens, e di lui noi abbiamo un ritratto, che gli fece il celebre Van Dyck.
Il titolo dell'opera suaccennata è assai intricato causa le numerose allegorie che esso con-
tiene ; però la traduzione del Rubens, non essendo scritta in un latino troppo fiorente, rende fa-
cile r interpretazione dei passi difficili ed oscuri.
11 secondo autografo, poi, è un frammento di una lettera diretta al Maerselaer, ed è da-
tata da Anversa col giorno 27 Febbraio 1623. Con questa lettera il Rubens si scusa presso il Maer-
selaer di non poter finire per il tempo stabilito il suo quadro /'/ Canibise., che la città di Bruxelles
gli aveva ordinato di fare, contro il pagamento di 3000 fiorini : dice inoltre che egli deve partire
alla volta di Parigi per trattare un importante affare con Caterina dei Medici. Si trattava, niente
di meno, che della stupenda collezione di pitture che si ammirano nel Museo, del Louvre di Pa-
1 igi ! Appena ritornato dalla capitale della Francia, Rubens compi il « Cambise » ed ornò di di-
pinti il Municipio di Bruxelles, fino nell'anno 1695 in cui il maresciallo Villeroy, bombardò la città-
In grazia alla nuova scoperta, l'Archivio della città di Bruxelles possiede ben iSo autografi del-
l' immortale maestro.
Il quarto centenario dei « Menus ». Leggiamo w^W AntiquiilUen-ZeUung :
Ad un banchetto che il Municipio di Regensburg in Baviera aveva dato nell'anno 1500 in
onore di alcuni alti personaggi, il Conte Ugo di Montfort vide che il Duca di Braunschweig, che
gli sedeva di faccia, teneva presso di sé un pezzo di pergamena che assai spesso leggeva con
somma attenzione. Spinto dalla curiosità, non appena si levaron le mense, chiese al Duca che cosa
era scritto sulla pergamena che si spes.so avea consultato ; il Duca gli narrò clie prima del ban-
chetto egli si era fatta dare dal cuoco la lista dei piatti, per poter regolare l'appetito a seconda
dei cibi che più gli piacevano. Ecco dunque come nacquero questi foglietti che si trovano ora in
tutte le forme ed in tutti i colori in ogni tavola ed in ogni banchetto.
Autografi di Enrico Heine. — Il noto geografo e viaggiatore Dott. Giovanni Meyer,
ha scoperto di recente un tesoro di gran pregio tanto come opera letteraria, quanto come auto-
grafo : si tratta di parecchi manoscritti e di lettere del poeta tedesco Enrico Heine. Le opere più
importanti che egli ci ha lasciate sono già ben conosciute: infatti nel 1879 si pubblicarono le Ul-
time poesie ed i pensieri, e nel 1884 solamente, le sue Memorie. I manoscritti di dette opere si
trovano ora nella libreria Campe di Amburgo. Queste carte erano una parte dell'eredità che En-
rico Heine lasciò alla vedova, sua erede universale. Le altre lettere e le carte che contenevano i
primi abbozzi delle opere del poeta, furono credute di minima importanza e di nessun valore ed
andarono disgraziatamente smarrite, mentre sarebbero state ora un incremento potente agli studi
che si fanno suU' Heine.
Il sig. Meyer ha acquistate quelle carte che recentemente scoperse per farne degli studi e
ci dà alcuni dati importanti sui manoscritti del poeta. 11 principale fra essi è la prima copia del ro-
manzo Atta Troll, che contiene più di 200 pagine e tutte le sue prime correzioni ; oltre a questo
si rinvennero 100 e più pagine con molte poesie : indi molti squarci tolti dal Rabbi voti Bacharacb,
dalle Gestàndnisse, dsXV Harzeise, dal Fauste da molti altri che formano assieme 1500 pagine
scritte di pugno dall' Heine ed altre 1000 da uno scrivano, ma che portano le correzioni del-
l'autore.
Circa 1000 sono le lettere a lui indirizzate; lettere che ci danno preziosi dati intorno alla
vita ed alle opere dell' Heine. Vi sono autografi del Meyerbeer, di Schumann, di Hiller, della ma-
dre del poeta e di molti altri personaggi di quel tempo. Il Prof. Meyer, il fortunato scopritore dei
preziosi manoscritti, ha dato al suo amico, prof. Elster, l' incarico di fare degli studi sulla nuova
scoperta: ed infatti egli sta aumentando e correggendo la sua opera critica su Enrico Heine.
oqo NOTIZIE
Premio Baldo. — È stato aperto presso la libera università degli studi di Perugia il
primo concorso al premio Baldo col seguente tema : il principio dell'equità nelle opere di Baldo,
con speciale riguardo alla materia contrattuale. Al concorso potranno essere ammessi soltanto co-
loro i quali abbiano frequentato regolarmente nell'università di Perugia, almeno il secondo bien-
nio assegnato agli stutli giuridici, e vi abbiano conseguito la laurea da due anni compiuti e non
oltre quattro anni prima dell'apertura del concorso.
Il termine del concorso scade col 30 settembre 1901. Il premio consiste in una medaglia
d'oro, nella somma di L. 500, in un diploma in pergamena e nella pubblicazione del manoscritto
premiato negli Annali dell'università.
Alessandro D'Ancona ha lasciato in questi giorni la cattedra di letteratura italiana del-
l' Università di Pisa, da lui illustrata con quaranta anni di glorioso insegnamento. Ai saluti che
d'ogni parte d' Italia e del mondo civile .sono giunti al Maestro insigne, la Direzione della Biblio-
filia unisce i suoi vivi e sinceri, augurando alla patria che le sia conservato a lungo colui che l'ha
cosi degnamente servita e onorata, dando esempio luminoso di virtù civili e di operosa sapienza.
Vittorio Emanuele III alla Biblioteca Nazionale di Roma. — Il giovine Re, che
vuol conoscere personalmente e da vicino l'organismo e il funzionamento de' pubblici istituti, il
24 novembre si è recato, quasi all'improvviso, alla Biblioteca Vittorio Emanuele, dove lo avevano
preceduto il Ministro dell' Istruzione, il conte Gnoli e gli altri impiegati superiori della Biblioteca.
S. M. volle visitare minutamente tutte le sale e i lunghi e vasti corridoi del Collegio ro-
mano, di cui gran parte è occupata dalla Biblioteca nazionale, di tutto interessandosi con quella
cura illuminata ed affabile che è una delle simpatiche caratteristiche del giovine e dotto monarca.
Vide ed esaminò la vasta raccolta delle opere in continuazione e delle collezioni, l'antica bi-
blioteca de' Gesuiti, la sezione, assai ricca, dove si conservano le opere sul risorgimento italiano,
le sale delle riviste, le .sale di lettura, quelle riservate agli incunaboli e alle opere rare, ed ammirò
il famoso portolano, anteriore alla scoperta dell'America, che porta segnate le parole : terre inco-
gnite nel punto ove dovrebb'esser disegnato il nuovo continente.
La visita reale durò più di un'ora, durante la quale S. Maestà potè forni irsi un esatto con-
cetto dell' importanza della grande biblioteca rom \na, del modo come vi funzionano i pubblici
servizi, del vasto lavoro che il movimento quotidiano rende necessario, e dell'ordine con cui il ma-
teriale vien classificato e conservato dagli impiegati, che, sebbene pochi e mal retribuiti, compiono
con intelligente operosità il loro dovere. Speriamo che 1' interessamento che il giovine e .sapiente
Re mostra di prendere per gli Istituti scientifici, serva di esempio a tutti, e specialmente al Mi-
nistero della istruzione pubblica, dove troppo spesso si dimenticano e si lasciano in abbandono
questi grandi centri di cultura che sono o dovrebbero essere le Biblioteche e i musei nazionali.
Federico Morel. — Il sig. Giuseppe Dumoulin ha pubblicato, a spese dell'editore Picard,
un \olume dal titolo : Vie et oeuvres de Frédéric Morel ìmprimeur à Paris depttis 7557 jiisgu'à /5S2.
L'opera reca, tra altro, saggi dei caratteri usati dal benemerito tipografo francese, e de' tipi greci
ch'egli usò nella sua qualilà di stampatore regio ; contiene pure una bibliografia de' libri pubblicati
dal Morel, il fac-simile delle diverse marche di stampa, e una incisione dello Stradano rappresen-
tante una tipografia francese del secolo XVI.
Delle « Lettere dello Spinoza » si sta pubblicando in Olanda una edizione in fac-
simile, diretta dall'illustre traduttore tedesco delle opere latine dello Spinoza, prof. Guglielmo
Meiser.
La Francia editrice. — Si amiuuzia, col prossimo gennaio, la pubblicazione di una ri-
vista bibliografica mensile di tutte le pubblicazioni francesi, intitolata La Francia editrice, che
dovrà essere largamente divulgata in Italia. Sarà diretta da B- Gemino e da L. Schisa (Parigi,
rue de Trevise, (i).
Dantisti e Dantofili dei secoli XVIII e XIX. — Pure nel gennaio prossimo si pub-
blicherà il primo fascicolo di un'opera che sotto il titolo ili Dantisti e Dantofili dei secoli XVJIl
NOTIZIE 2<)i
e XIX, contributo alla storia della fortuna di Dante, raccoglierà le notizie biografiche e bibliogra-
fiche di quanti italiani e forestieri, (letterati, scienziati, bibliofili, artisti, ecc.) contribuirono comunque
allo studio o al culto di Dante. L'opera sarà corredata di ritratti e diligentemente compilata da
vari autori sotto la direzione di G. L. Passerini, direttore del Giornate dantesco, al quale gli
studiosi posson rivolgersi per qualunque schiarimento. Saran pubblicati dodici fascicoli l'anno, e l'o-
pera sarà completa in 24 fascicoli che saranno regolarmente inviati a coloro che avranno sottoscritta
la scheda di abbonamento.
D'onde venne a Cristoforo Colombo 1' idea della circumnavigazione terrestre ? —
Finora generalmente si credeva che l'impulso alla scoperta dell'America fosse stato dato dal fio-
rentino Toscanelli, il quale in una lettera del 1474 diretta in Portogallo, avea accennato ad un viaggio
per le Indie, prendendo la direzione d'occidente, e si credeva pure che una copia di questo scritto
fosse pervenuta a Colombo e che questo l'avesse indotto a intraprendere l'arduo e glorioso suo
viaggio che condusse alla scoperta del Nuovo Mondo. Il fatto anzi sembrava cosi certo, che la città
di Firenze fece al Toscanelli ogni sorta di onori e già si pensava di erigergli un monumento per ono-
rare in lui il vero autore della scoperta d'America. Ora invece, al congresso americano di Parigi,
il Sig. Vignaut, segretario di quell'ambasciata americana, dopo 20 anni di studio, riusci a provare
che Toscanelli giammai avea scritto una .simile lettera, che l'origine del famoso scritto è spagnuola,
ed infine che il Toscanelli non ebbe mai rapporti con Cristoforo Colombo.
La scoperta d'un quadro di Rubens. — A Wapping, villaggio nei dintorni di Londra
presso il luogo dove Rubens fu sul punto di annegare nel Tamigi, pare sia scoperto un quadro del
celebre creatore della scuola fiamminga. Non è facile a stabilire l'origine di quest'opera, malgrado
tutte le ricerche a cui si è dato il parroco cattolico della Chiesa di San Patrik. Due ipotesi sono
poste innanzi : Ruliens avrebbe offerto, durante il suo soggiorno, un ricordo ai Fratelli delle scuole
cristiane che dirigevano le scuole di Wapping — oppure il quadro vi sarebbe stato portato da
qualche emigrato. L. S. O.
A Boston (Ma.ss.) mori imisrovvisamente
Mr. S. R. Koehler
assistente direttoriale nel Gabinetto di stampe del Museo di Belle Arti.
Uomo di cognizioni profonde della storia e delle opere d'Arte, egli dedicava le incessanti
sue cure all' incremento del suo Istituto. La sua morte è una grave perdita non soltanto per il Mu-
seo cui apparteneva, ma anche per il mondo dell'Arte, giacché il defunto signor Koehler da anni
stava preparando un'opera grandiosa sulla storia della stampa a colori, che 1' improvvisa sua fine
lascia ora troncata. Speriamo che la Direzione del Museo di Boston porterà a termine e pubblicherà
presto il lavoro dell' insigne suo collaboratore.
Alla Direzione del Museo ed alla figlia desolata del compianto, inviamo le nostre sentite
condoglianze.
LIBRI PERVENUTI ALLA DIREZIONE
G. Castellini. Saggio di bibliografia per la Storia delle Arti a Fano. Rocca
S. Casciano, Tip. C^appclli, i goo, in 8", 15 pp.
C. Stiavelli. Saggio di una Bibliografia Pesciatina. Pascià, Tip. E. Nacci, i 900^
in 8°, 1 60 pp.
Questa opera, stampata eoa gran lusso, su carta assai grave, sotto l'aspetto tipografico fa
molto onore alla piccola ed industriosa città di Pescia, ma purtroppo non puossi dire altrettanto
del suo valore intrinseco, poiché vi si contengono tante inesattezze che non possiamo dedicargli.
292 LIBRI PERVENUTI ALLA DIREZIONE
come avremmo desiderato, una recensione in extenso nel corpo della nostra Rivista. Per curiosità
vogliamo soltanto enumerare gli errori del i» numero del catalogo : invece di ex J>piio dice il com-
pilatore er pprio ; invece di exepìari ereplari, invece à\ fra/ru fratrii, ins'ece di totiusque, titiii-
sqite ecc., e si capisce che al compilatore non è famigliare l'impressione gotica. Nella nota al
1° numero che indica un'opera di Francesco Accolti, il compilatore si sente in dovere di dare un
cenno biografico dell'Autore, ma sbaglia subito la data, dicendolo nato in Arezzo nel 1418 e
morto a Siena nel 1438 (invece di 14S3) ; si che (malgrado i suoi venti anni soli !!) l'Accolti /« //
pili famoso giureconsulto d'allora ecc. ecc. Hain, Copinger, Proctor, De la Sema ecc. sono al
sig. Stiavelli sconosciuti ; egli cita nella prima parte del suo lavoro soltanto il Panzer. 11 libro che
al compilatore dev'essere costato molte fatiche, non ha alcun valore bibliografico ; le opere di bi-
bliografia possono essere incomplete per ragioni facili a comprendersi, ma pur tuttavia utili e pre-
gevoli, se compilate con accuratezza da persone 'uen preparate a tali lavori ; altrimenti sono — come
nel caso presente — un inutile spreco di tempo, di fatiche e di danaro. Non possiamo davvero com-
prendere come la Bibliografia italiana compilata dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
abbia potuto elogiare senza restrizioni una tale pubblicazione. Ben volentieri riconosciamo la buona
volontà del compilatore e chiudiamo con Properzio.... et voluisse sai est.
Katalog einer Ausstellung von Druckwerken bei Gelegenheit der Guten-
berg-Feier 1900. Zweiter Abdruck. Koeln, Dumont Schauberg, 1900. IV,
lo pp.
Il catalogo è preceduto da una prefazione del direttore della biblioteca comunale di Colo-
nia, Dr. Ad. Key.ser, che .spiega lo .scopo dell' Esposizione. La città di Colonia può vantarsi di
essere uno dei primi luoghi, nei quali fu introdotta l'arte tipografica e che prese la parte più viva
allo sviluppo della medesima. L'esposizione fu divisa in sei gruppi, cioè : I : Libri xilografici. II :
Paleotipi di Magonza, Strasburgo, Augusta, Venezia e dell'Olanda. Ili : Libri stampati a Colonia
nel XV e XVI secolo. IV : Giornali del XVI e XVII secolo. V : Opere di rarità o di notevole fat-
tura. VI : Letteratura, campionari di caratteri e riproduzioni.
Il Codice delle rime di Vittoria Colonna, Marchesa di Pescara, appar-
tenuto a Margherita d'Angoulème Regina di Navarra, scoperto ed
illustrato da Domenico Tordi. Pistoia, G. Fiori, iqoo. M, 5(1 pp. in-S. Con due
tavole.
Vedi la Recensione a pag. 225 del quaderno 6-7.
0£{iaTà vyoL xf^; òiSa/f^? tf,; iv.vXrp'.7.^ xì^c, 'Ay^Xiat; £/.ts9iv-a -pò; K),Y]pO(pop''av xwv
òpO-oòó^wv ypiat'.avwv t^; 'AvaToXfj; àv etSs: ci.T:y.''nìpt'jyi et; £ptOTT|[i.aia u-ò Iwxvvo'j Ouopòu-
o'JopS- è7;La-/.Ó7ro'j Zapia^o'jpia; [isxa-.fpacjS'ivta uno Iwivvo'j revvaòiou. .Vov5. 1900.
L'opuscolo interessante è preceduto da un -fó/o/oj «a /t:T«fa7Tsj cui .segue un' cìjxyuy/, del
traduttore, nella quale egli dice di aver ilato ascolto ai suoi amici che l'avevano pregato a pub-
blicare un lavoro sulla chiesa anglicana ed i suoi dogmi, ma d' aver creduto di corrispondere me-
glio al desiderio espressogli colla traduzione ili alcuni brani ilell' opera del vescovo Giovanni
Wordsworth, ch'egli ora pubblica.
Il libro è diviso in cinque capitoli, cioè
a', noia Eivat -^ è:riy/jjit05 ó,tt5/oy(a T>j; '.\y//txxv*i; 'Exxii»j5^a;; itau iiirzt^Ai'yzTOit auri] xal •koXqv tò yópoi kOt^^;
j3'. Ti òtòdTvtsi li 'Ayy/ixxvii 'Exx/vjiia -ipl roj à/xOÓTOj T>i; "E///>)iix; za! raj Oìxojuìvizmv Xjjsòw» ;
y'. T( StSÌ7Xtt TXtfÀ 7ZL7ri(jii xai xa/wv* tf//tJ-J, 0 5?t(, ti à-aiTsÌTxt -pòj swr/jpi'ay xxt òtxatU7t-.' ;
ò*. nÓTst Mu7T/ifia nxjsaòij^STXi ; t( S1SÌ7/-.1 h yivii Mipi jMuTTiiptwj xaì lòisi :Tejii Bi-ri'jfixTO;, xxì EJysijStJTist;,
vai 'l£^U7u-/)]; ;
e'. TI SiSiixti Tttpl ìcpoopii/ioO ; mpi. èx-0fsÙ7òM5 rdi àyfou lljiJy.xro: xai nspl 7!Xf,xò67'.a;.
L'illustre traduttore I. Gennadius si compiacque inviarmi quest'opuscolo con una dedica
assai lusinghiera .scritta in greco, <j yifiv xjrà tya.
A. £. O.
MONUMENTA TYPOGRAPHICA — MILANO
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Catalogne de la Librairie Leo S. Olschki
Suite (i)
314. Bellincioni, Bernardo. RIME DEL ARGVTO ET FACETO | POETA
BERNARDO BELINZONE | FIORNTINO | (sic) (À la tin :) Imprelìo nella
inclita citate de Milano nel ! Anno dalla lalutifera natiuitate del noflro ,
N." 314. Beliiìicioìii, Bollai do.
Signore lelu Chriflo Mille quatrocento [ noranta (sic) tre a di quindeci de
lulio per 1 Maeftro Philippo di Mantegazi dicto el | Caffano Alle fpefe de
gulielmo di rolandi 1 di fancto nazaro grato aleuo (sic) del Auctore | del
Opera | (1493) in 4.° Avec une très belle et curieuse fig. grav. au trait.
Cuir de Russie ornem. à fr. et dorè. [Hain 2754] 750. —
170 ff. n. eh. (sign. a-x, — ). Beaux caract. ronds ; 30 lignes par page.
Au recto du prem. f.. (sìgn. a i) : Prefatione di Prete Francifco Tanlio nella fequente | opera del arguto «
faceto Poeta Bernardo Belinzone | Fiorentino Allo llIuftrilTimo Signore Ludouico ] Maria Sforza Duca di Bari | .
Puis un épitaplie latin en prose, un autre italien en vers el un sonnet en défense du poète. Au verso du
f. 2, 1. Io: Epirtola del auctore al Signore Ludouico | À la lète du t. 4, nous voyons, sous Tinscription BE-
LINZONE le beau bois au trait, 8S s. 86 mra , qui représente Tauleur, un jeune homme, dans son cabinet,
assis devant un livre ouvert. les jambcs croisées. et le menton sur la main. Le dessin de ce bois stngulier
fut probabiement fait par un artiste florentin, mais exécuté par un graveur milanais. Au dessous du boi^
l'intitulé et le comraencement du texte. F. 169 recto : FINIS | et l'impressum. Au verso : Tabula breue fopra
la prefente opera | Au verso du f. 170: FINIS [ .
Unique édition singulièrement rare, des poésies. en partie buriesques et satiriques, du Bellincioni, poète de
la cour de Lodovico Sforza, poe'sies qui contiennent bcaucoup de remarques intéressants pour l'histoire ita-
lienne de la fin du XV siede. Voir Gamba 129. Bel cxemplaire complet.
(1) Voir La Bibliofili'^, voi. II, pages 237-2^18
La Bibliofilia, volume II, dispensa 8*^
SQ4
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccni.
^i5.Mayno, lason de. lal'onis Mavni iureconiulti. equitis romani. Cefarei
Z 1 ducalis fenatoris : ac ducalem legatum in germania geren \ tis. Ad Se-
leninimum Maximilianum inuictifTimum Ro ] manorum regem : in aulpi-
catifllmis eius Z Augufte Blan | che marie nuptis. >ic) Epithalamion. | S.
1. ni d. (Mediolani, per Philippum Mantegatium, 1495) in 4.° Cart.
[Proctor 6059].
8 ff. n. eh. (sign. a). Calaci, goth.; 33-34 lignes par page.
Le texte commtnce au recto du prem. f. (sign. a| sous linlilulé cilé ,■ 1C| Rcdimus SerenilTime Rcx t in-
uictillìmc Cefar fé | liei aliquo fydere .... et finit au recto du f. 8. en bas : Aclutn Ifpruch die. xvj. Marlij
.\nno a natali Chri | ftiano. Mcccclxxxxiiij. | Au verso : Raymondus Cardinalis Curcenfis. (sic prò : Gurcenlis)
Confumatiirimo iure | confulto : t datori facundinlmo : domino lafoni Mayno : | noftro precipuo. | Cette lettre
(25 1.) est datée: .... Ex Pretorio Bonòie oclauo Septem | bris. MccccIxxxnìììJ- |
Oraìson rare et interessante pour l'histoire de l'epoque. Quelques notules manuscr. au\ marges.
Heinrich Schinzenzeller (1488, 24 Dee).
316. S. Bernardus. Incominciano li fermoni del gloriofo me | far fancto
Bernardo l'opra la càtica di Salomo I ne .... (A la fin:) FinilTeno li mo-
40.
N." 31 Ti. S. lìeriiarJiis-
MILANO 295
rali ferrnoni fatti p il diuoto Sancto Bernardo fopra la | Cantica. ImprelTi
a Milano per Magiftro Henrico fcinzenceler | todefcho a di ultimo del
mele di zugno. M.cccc.lxxxxiiii. | (1494) in fol. Avec une superbe figure
grav. s. bois et la marque tvpograph. s. fond noir à la fin. Vél. [Hain 2861]. 200. —
IH) ff. n. eh. 'sign. a-q). Caract. ronds ; 60-61 lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem f. (a) : Incornicia la tabula dele rubrlce dela expofi | tiòe deli fermoni fatti p il denoto
mifer fancto | bernardo fopra la cantica fequendo p ordine. | In prima incomincia il prologo. | .\u recto du
sec. f. : Incomincia il prologo fatto fopra li fermo | ni de la cantica dal gloriofo doctore mefere | fancto Ber-
nardo. I Au verso de ce f. un magnilique bois ombre', Ì78 s. 123 mm. : le triomphe de la Trinile. Les 4
évangélistes accompagnès de leurs symboles tirent un char sur lequel la crois est élévée. au-dessus la S.
Trinité ; aux còtés du char nombreux saints, religieux etc. ; très beau bois de l'école milanaise. A la page op-
posée (aiiil l'intitulé cité plus haut. Au verso du f. 116 l'impressum, suivi du régistre, impr. à 6 cols. En
bas la marque de Ulrich Schinzenzeller, sur fond noir avec les initiales VS.
Seule édition italienne du XV siècle, très rare et fort peu connue. Un petit timbre sur le prem. f. La
marge inférieure du bois est endommagée et fort habilement refaite. Au reste bel exemplaire grand de marges.
Demetrius Chalcondylas
JoANNES BissoLus et Bened. Mangius
Carpenses.
(1499, 15 Nov.)
(Seule impressioni
317. Suidas. Lexicon graecum. (A la fin:) Anno ab incarnatione. M.cccc.
Ixxxxviiii die xv nouembris, Impreffum, Mediolani | impenfa & dexteritate
D Demetrii Chalcondvli Ioannis BilToli Benedicti Mangii | Carpenfium |
(1409) in fol. Avec la marque des imprimeurs. Veau plein, dor. s. les plats
et s. le dos., tr. dor. Rei. angl. [Hain *i5i35] 300. —
sto ff. n. eh. (Graesse 510!) (sign. a-w, awa— //>, A-H, et .\A-ZZ). Beaux caractères grecs cursils ;
45 'ignes par page.
Le recto du prem. f. est occupé d'une pièce intituiée ; òtii/oyo^ ^s.'^i-io-j toD iJ.iXxivrj:; . | .3iS/[07tw/''j^,
xàt yt/o//.«,7/i;'. I 17 lignes. Sur le verso deux épigramraes latins par Antonius Molta. Suit (f. a ii, recto) la pre-
face lai.: Clarinimo Viro. D. Alberto Piojoanne Maria Cataneus. S, D. \ 36 lignes et la préf. grecque (f. a ii. verso:)
Kuptou i^fi[j;OT(no\i ToD ^a/zovou/ov. j 36 lignes. — Toutes ces pièces ont été reproduites par M. Botfield
(Prefaces lo iho Hrst Edit. p. 230 sqq.) — Le texte commence à la lète du f. aiii: TO IMEX II.iPON
BIBAION, SOTldA. 01 AESTNTA SAMENOl | TOTTO,.... etc. Le verso de lavant-dern. f. contieni
le Regiftrum, Timpressum et la marque typogr. qui est gravée e. b. s. fond noir, portant les initiales
l. B. B. M. — Le recto du dern. f. est occupé par deux poésies latines ; joànes falandus, D, Demetrio Cal-
chondilo I et Idem ad lectorem. — Le verso de ce f. est blanc.
Edilio princeys, d'une rareté insigne et fori recherchée, à cause de son impression splendide. — La con-
servalion de notre exemplaire est vraiment irreprochable ; chaque page est soigneusement règlée de lignes
rouges ; poini de laches ou de notes marginales.
3 1 7". — Idem liber, eadem editio. Peau de truie ornementé av. ferra. 300. —
Autre exemplaire, aussi compiei, beau et grand de marges comme le premier mais non règie.
Convento di S. Maria delle Grazie (1499, 9 Dèe).
318.VÌO, Thomas Caietanus de. (E Tractatus de Càbiis fratris Thomie
Caieta- | ni ordinis Predicatorum & facre theologia | profefforis ad Vene-
rabilem pratdicatorej & | priorem Brixiie fratrem Andream Brixien | fem
eiufdem ordinis. | (A la fin :) Et hec de cambiis dieta fint. Mediolani in
ìqÓ MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
con- I uentu. f. Marie gratiarum Anno falutis. 1409. ' Die vini. Decembris. |
FINIS I in-8." Cart. 50.—
23 ff. n. eh. et 1 f. bl. (sign. a-f.) Caraclères ronds ; 26 lignes par page.
Le icxte commence immédialemcnt après le litrc citc (p. 1. 1. 6.) (C] ONCI-SSVM rothi his diebus I ocium ....
et il finit au verso du f. 23.
Petit traile d'une rareté singulicre. complètement inconnu à Hain. et fort intéressant à cause de fon
contenu. L'auteur s*occupe specialemcnt de la nature jurìdlque des échanges etc.
Hiin énumòre parmi les typographìes milanaises du XV* siècle le « Conventus S. Mariae de (sic) Gra-
tiarum n. Il' est en efTet assez probabie que la date à la fin du Hvret soit celle de son impression et non de
son achèvement en manuscrli, parce quc CaTetanus ne paraìt avoir séjourné dans le dit couvent. Inconnue
mème a M. Proclor.
Pietro Martire Mantegazza dit II Cassano (1500, io luin\
3i9.Hortulus praeparationis. ORTVLVS DE PREPARATIONE IN i
AD^'EXT^■ CHRISTl \'VLGAR , (\ la fin :) Imprelìo in Milano per
pedro martvro di man- | tegatii dicto el catTano ad inllantia de | Raphael
Peragallo adi. xxyiiii. de | marzo. Mccccci. (1501) in 4." Avec nne grande
et plus, petites init. Cart. 50-^
132 ff. n. eh. Caract. ronds; 29 lignes par page.
Au recto du prem. f. Tintitulé citò; au verso le prologue, qui commence: C In el nome del noflro fi-
gnore mifere lefu chrifto : e dela | gloriofa uìrgine Maria : e del padre fancto Benedicto : e de tutti li fanctì ....
Cela prouve que Tauleur inconnu était Bcnedictin, Le traité commence au recto du f. 5 et finit au verso du
f. 132, par l'impressum cité.
Johannes Angelus Schinzenzeller (1500, 22 Od.).
320. Salicetus, Guilielmus, Placentinus. Gulielmo vulgare in Cirugia. | (A
la fin :) (E Qui finilTe la cirugia de Maeftro Guilielmo da Piafenza diuifa
ì cin- I que libri uulgarmente. Impreffa in la Inclita Cita de Milano p
lohàne | Angelo Scinzenzeler. Neli anni del noliro Signore. Mcccccxyi. A
di. I xyiii. de Decembre. | (15^6). in 4.° Vél. 30. —
9') ff. n. eh. Gros caractères rond*.
L'intitulJ est imprimé en caractères gothiques ; au dessous il y a la marque typograph. : un ange tenant
le S. Nom de Jesus, entouré de la legende : IO. lACOMO. E. FRAT. DE. LEGNANO +. Le verso du prem.
f. est blanc. Le texte commence au recto du 2d. f. : [P] Roponudo a ti dar o uer de còpòere uno libro de
la 1 opatòe manual .... 11 finit au verso du f. 93. suÌvÌ de l'impressum et du petit régisire. Au recto du
f. 91: C Q.UÌ comenza la tauola de Guielmo uulgare in cirugia dìuifa in cin ] que libri. [ f. 96, verso: C
Q.ua finilTe la tabula. |
Ouvrage fori rare ci curieux. qui fui, depuis 1 (c)i. souvcnt rcimprimc.
GOTARDO DA PoNTE (15OO, IO NoV.).
321. IBandello, Matteo] (I Titi Romani : Egelìppiq^ Athenienfis amico | rum
hiltoria: in latina uerla per F. Math:t | um Bandellum Callronouenfem or.
pne. no | minatim dicata clarilTimo Adulel'centi : Phi [ lippo Saulo Genuèh.
luris C:efarei atq; pon | tificii alunmo. j (A la fin :) CE Mediolani in .tdibus
Gottardi Pon : Anno a | Deipare Virginis partu faluberrimo : Nono | fupra
Quingentifimù (sic) & Millefimù: menle | Decembri | (1509) in 4.'* Avec
la belle marque de Gottardo Pontico, un grand bois, et plus, belles ini-
MILANO 297
Fr.cem.
tiales. Maroquin rouge, channants orneni. dorés. s. les plats et le dos,
dent. intér., tr. dor. (Lortìc). 120. — ■
33 ff. n. eh. et I f. bl. Gros caract. ronds. Premier ouviage public par le fameux Card. Bandelle C'est
la traduction d'une nouvelle de Boccace, la H'- de la io'' journée. D'abord une preface adressée « Hiero-
nymo pleghaphxtce Vicentino » (Girolamo Pigafetta), puis des épigrammes de Lancinus Curtius, P. Fran. Tan.
Corniger, Anthonius Maria Merula et a. À la fin une lettre de Fr. Leander Albertus et un épiloguc de l'édi-
teur. — Au verso du prem. f., un beau boìs ombre, 130 s. 99 mm. : une sphère soutenue par une main. —
Magnifique exemplaire.
322. (S. Franciscus Assisias] Liber Conformitatum. (À la lìn :) ([ Im-
pressum Mediolani per Gotardum Ponticù : cu- | ius Officina libraria eli:
apud templum fancti Satiri. | Anno Domini. M.CCCCCX. Die. xviii. Men-
tis Septembris. | (15 io) in fol. Avec une superbe bordure de titre, une
grande et une petite tìgure grav. s, bois, 2 marques typograph. et nombr.
belles initiales. D.-vél. 250. —
4 ff. n. eh. et CCLVI ff. eh. Caract. ronds à 2 cols. par page.
Le titre est renfermé dans une charmant bordure au trait. la mcme qui se trouve dans le Gaffurius (nro. 312
du Cat.) En haut: Francifce fequens dogmala fupernì ereatoris | tibi irapreffa fligraata funt Chrifìi faluato-
ris. 1 Puis un bois ombre, 85 s. 71') mm., qui se répète plusieurs fois dans le texte : la stlgmatisation de St.
Fran90Ìs. En bas le titre ; Lìber Conformitatum | et une marque de Golardo da Fronte. Au verso, occupant
la page cntière, un superbe boÌs ombre s. fond noir ; St, Francois à genoux, embrassant l'arbre de la crciN ;
en haut le Christ ; aux còtés 40 inscriptions.
Première éditJon rarissime d'un livre des plus curieux. L'auteur franciscain, Bartolommeo da Rinonieo
(+ I401) ou suivant une autre opinion, Bartolommeo degli Albìzzì {+ 1331) y fait le parallèle de la vie et
des miracles de Jesus avec ceux de St. Franfois. Ce sont les légendes les plus absurdes et les plus facé-
tieuses qu'on puisse imaginer. Celle de l'araignée (f. 72 recto) n'en est qu'un petit specimen piquant. Les
salires fameuses qui ont pour titre » TAlcoran des Cordeliers " ont cté occasionnées par ce livre t-trange.
— Exemplaire complet et bien conseivé.
323. Virgilius Maro, P. Publij Virgilij Maronis Bucolica: Georgica : Aeneis
Cum Seruij Commentaris Eiufdem vita per Tiberium Donatuni edita.
Philippi Beroaldi In feruiuni Note. Ad hos Jac. Crucij Bononienfis anno-
tationes .... (A la tìn :) .... Mediolani in officina Libraria Gotardi Pontici
apud tèplù Satiri Anno Dni. M.D.XVI. die. y. mentis Aprilis. (1516) in fol.
Avec 19 figures grav. s. bois, beauc. d'initiales et la marque tvpograph.
D.-veau.
50.—
16 ff. n. eh., CCIX ff. eh. et 19 ff. n. eh. Car. ronds; le titre en gros car. goth.
Sur le titre, un grand bois ; le poi-te assis et jouant au violon au milieu de deux de ses commeiitateurs.
Le volume contieni, de plus, lì^ figures de 74 s. 79 mm. Tous ces bois sont dessinés d'un trait grossier et
ombrés de la mème manière, mais ils ne manquent pas d'inte'rèt et de naìVeté. A la fin, le XIII. chant de
l'Eneide, par Majf. Vegius, les oeuvres mincurs de Virgile et les Priapeìa. — Le f. cv manque ; le restant
est bien conserve.
323^*. — Bucolica Cum | Commento Fami | liari Dilcentibus | Quam VtililTimo. |
(A la rin :) Impreffum Mediolani per Gotardum de Ponte ad inflantiam |
Domini Pauli de Cuticis. Anno Domini. M.D.xiiii. die xyiii. | menfis Augu-
ri. I (15 14) in 4.*^ Avec un bel encadrement de titre, la marque typograph.
et nombr. pet. init. Cart. 40.
2 ff. n. eh. et XLVII ff eh. Caract. ronds. La bordure composce de 2 gryfons, fleurs et feuillage renfermé
l'intitulé et la marque du libraire Paolo Codecà. Le commentateur anonyme (si ce n'est pas Paulus de Cu-
tjcis), est un prtcurseur de Minellius,
io8
MONX'MENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
Alessandro Mixuziano de San Severo (1500, 12 Nov.).
324. Antiquarius, lacobus. ORATIO lACOBI ANTIQ.VA I RII PRO PO-
PVLO MEDIOL. I (À la tin :) ImprelTum Mediolani p Alexandrum ininutia |
N." 322. ^. Fraiiciscus.
num die. xxviii. lunii. Mcccccix. cura & inipenfa ] Franchini Gafìurii laii-
deniis cuni priuilegio. | (1509) in 4.° Br.
16 fT. n. eh. Car. ronds. Le tcMe csl prt^céd*', au verso du prcni. .. d'une petite dédicace : Franchinus
GafTurius Philippino Bononi'o Laudensi Monasterii Diui Basbiani Commendatorio, S. P, D. Au recto du f. Aii ;
30. —
MILANO
299
Fr.cent.
Oratio la. Anliq. prò pop. Mediol. in die triumphi ad Ludovi. Regem Francorum et ducem Mediol. in-
victiss. — Pièce très rare et intéressante. L'aiiteur y donne un coup d'oeil à la situation poliuque de rEurope,
aussi des pays slaves, et prodigue — digne prololype de Viticeu~o Monti — les louanges les plus oùtrées
an conquérant élranger.
325. Corio, Bernardino. Dello eccelletinimo oratore meffer Ber- | nardino
Cerio Milanefe. Hiiloria ] còtinente da lorigine di Milano tutti li gefli,
fatti, I e detti preclari, e le cofe memoràde milanefì, | in tino al tempo
di elfo Autore | con fomma fede in Idioma | Italico compolia | con il |
Repertorio prontifTìmo | .... (A la fin :) Mediolani apud Alexandria Minu-
tianum. M. | D.III. idibus luliis. C]um priuilegio & gratia. | (1503.) gr,
in fol. Avec une belle bordure, la marque du libraire, et deux magnifi-
ques lìgures s. bois de la grandeur des pages. Vél., dos dorè et ornem. 200.—
li ff. prél. et 428 ff. n. eh Beaux et gros caract. ronds.
Bel exemplaire de la première édìtion, mais sans les six ff. préU, qui manquent à la plupart des exem-
plaires, (voÌr Graesse) parce qu'ils ont cté ajoutés quelques années après la publìcalìon de l'ouvrage — De
ces ó ff. le premier est le titre, entouré d'une jolie bordure figurée et porlant sur son verso la préface des
éditeurs. Giov. Giac. e fratelli da Legnano. Les autres 5 if. comprennent la table des matlères. Le titre ori-
ginai se trouve au recto du f. 7 : BERNARDINI CORII | VIRI CLARISSIMI [ MEDIOLANENSIS 1 PATRIA 1
HISTO I RIA [ .S. I Ce qui rend celle cdition d'une valeur exceptionelle ce soni les deux superbes gravures
qui se trouvent, Tun, en face de la dédicace, l'autre avant le commencement du texle. La première réprésente
la figure allégorique de la vertue qui, une belle vierge aux ailes, debout sous un architrave romain tieni de
ses mains deux écussons et deux cornes d abondance. Une pareille architecture enioure la seconde figure, le
portrail de l'auteur. Celui ci, vétu d'un long manteau et couvert d'une barelle, est assis dcvant un pupitre ;
à sps pieds on voil un petit chìen, le long du mur quelques livres. Ces deux gravures de 285 5. i5o mm.
chacune, légèrement orabrées, comptent parmi les meilleures productions de l'école miìanaise. Le beau por-
irait se répète avant le commencement du supplément, Intitulé Vitae Caesarum a lulio ad Federicum Aeno-
barbum (Texte italien). A la fin du teste se trouve la figure d'un ange sur fond noir, portant les armes de
l'auteur. Beau boÌs ombre de 170 s. 88 mm.
326. Piccolomini, lacobus. Epillohe & Commentarii la | cobi Picolomini
Car I dinalis Papienlìs | (A la fin :) Impteffum (sic) Mediolani apud Ale-
xandrum Minutianum. Anno Domini | M.D.VI. Die xxviii. Martii. | (1506)
in fol. Avec beauc. d'initiales grav. s. bois. Reliure originale de veau
ornem. à froid sur les plats. 75. —
4 ff. n. eh. et 414 ff. eh. Beaux caractères ronds.
Ce volume fort rare a un intéret special, parce qu"il renferme beaucoup de leltres pouvant servir de do-
cumenis pour l'hìsloire du XV*^ siècle. Giacopo Ammannati , favorì du pape Pie II, qui lui permit de prendre
le nom de Piccolomini, jouait, comme ce grand pape, un ròle considérable dans la diplomatie de son temps.
Parmi ses lettres adressées aux princes, cardìnaux etc. il y en a plusieurs d'une grande importance pour
l'histoire de l'Hongrie ; il écrivit e. a. « Archiepiscopo Colocensi, Episcopo Qiiinqnecclesierìsi, Joanni Epi-
scopo Varadiensi, Thimotheo Archiepiscopo Ragusitto, Regi Hiingarìae Mathiae etc. » Ses commentaires sont
une continuatìon de l'Histoire conlemporaine et de •' l'Historia Bohemìca » d^Aeneas Sylviiis. Il y traile spé-
cialement revolution du royaume hongrois et les combals des peuples slaves.
Bel exemplaire.
327. Ficus, Johannes. Ioannis Francifci Pici Mirandulani Principis : Co | cor-
di;eq^ Comitis Hvmni heroici Tres ad Sa | ctitTimam Trinitatem : ad Chri-
(kim : & I ad Virginem Mariani ; una cu | Commentariis Luculen | tiff.
ad Io. Tho \ mam '^ \ liù. | ^^ \ (À la tìn :) MDVIt | Mediolani apud Ale-
xandrum Minutianum. ] (1507) in fol. Vél. 40. —
88 ff. n. eh. Beau volume en caraclcres ('légants. — Au f. 70 l'auteur parie des découvertes des Por-
tugais aux Indes et de la propagation du chrisiianìsme par eu\, — Très bel exemplaire.
300
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
N-» 325. Cono, BemardiiiQ.
MILANO
301
X-GE£a;gJS5BB5^dB;^EferS^SB
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E BELLO DOPPO tLMORIRJL VIVERE .AN(HORA'
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NOMINVS :ACMAGN0
ROMA. svPERpA Irro •
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N." 325. Cor io, Beniardiiw.
302
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
328. Josephus, Flavius. Qnx in hoc uolumine continentur hsc funt. | ([
Periocha uiginti libroif Antiquitatis iudaic;e : ab ipfo Flauio | lofippo com-
pofita : . . . . (I Periocha ahera librorum feptem de Bello iudalco : . . . . C]
Defenfio ipfius hilìoris de Antiqtate iudaica aduerfus Ap- | pionem
([ Accedit Egilìppi de Bello iìmiliter ludaico elegàtillìma nar | ratio (A
la fin :) MEDIOLANI APVD ALEXANDRVM MINV i TIANVM. MDXllI. 1
(151 3) 3 pties. en i voi. in fol. Avec beauc. de belles initiales et la marque
de Ludwig Hornken de Kòln sur le titre. Vél. 100.
18 ff. non eh. CCXXVI, CXVI (en vérité 1 18) el LXXXI S. eh.,- I f. non eh.
Très belle éditìon de la Iraduction latine faite par RuJJìniis A^uiìeiensis. ou plùtòt par C-issìodore et souvent
reimprimée au XV* et XVI* siècle. M. Graesse en mentionnanl cette éditìon, dit qu'elle ne contienne que
les livres d contra Apìonem » et VHeges!fpus, et il veni corriger Mjttijire et Pjij-er qui parlent d'une
édition des w Opera » de 1313. Mais les deroiers ont bien raison : toutes les trois parties onl élé impri-
mées à Milan La première porte a sa fin ! impressum suiv. : IMPRESSVM MEDIOLANI APVD .ALEXAN-
DRVM I MINVTIANCM. LVDOVICO HORNKID (sic) IN PRIMIS | SVADENTE. ANNO A SALVATORIS
NOSTRI N.\TA | LI. MDXIIII. DIE. X lANVARII. | Nous avons donne plus haul la souscription de la 2'
ptie.; la 3" n"en a point.
Exemplaire grand de marges et bien conserve.
329. Silvester, Franciscus, ord. Praed. Beat» Olane Mantuan» de tertio
hahitu ordinis | fratrum pdicatorum uita per Fratrem Francifcum Sii | ue-
iìrum : Ferrarienfem eiufdem ordinis & uit.e regu I laris profefforem edita. ]
(A la fin :) Mediolani Apud Alexandrù Minulianum Anno | domini. M.cccccv.
die. xix. Nouembris. | (1505) in 4.° Avec plus, belles initiales. Cart. 40.
112 ff. n. eh. Sans preface ni dédicace. A la fin le privilcge du marquis de Mantova. Bel exemplaire grand
de marges, avec témoins. Les initiales sont colorìées.
Imprimeurs anonymes.
330. Fenestella, Lucius. FEXESTRELLA DE MAGISTRATI | BVS ROM.V
NORVM ET PRl.MO DE | PANE LICEO INCIPIT | (Àia fin:) FENESTELLE
DE MAGISTRATI | BVS ROMANORVM opus clarimmum j Ac putililìi-
mum. Impreffum Mediolani | i Calendis mentis Februarii. M.cccc.lxxvii. |
(1477) in 4." Cart. [Hain 6964I. 70.
.J5 ff. n. eh. et l f. bl. (sign. a-e. — ) Caractères ronds ; 26 lignes par page.
Le texte commenee, au recto du prem. f., immédiatement aprcs Tintitulé eitc : [o] Mniù deoriì quos uetus
romanorum | relligio exeoluit ;.... Il finit au verso du f. 44, suivi de l'ìmpressura. Au recto du f. 45 : Capitula
Rubricarum Feneflellae de Magi \ ftratibus Romanorum [ Cette Ulble finit au verso du mème f.
Première édition de cet ouvrage sou%'ent réimprimé. d'une rareté exeessive.
Les caractères ronds et fort primitifs ne ressemblenl point à ceux d'un typographe connu de Milano.
(Voir Proctor. 5895).
331. Saliceto, Guilielmus de, Placentinus. Chirurgia in volgare. (A la tin :)
Qui tìniffe la cirolia de mailtro guielmo da piafenza uulgarmen | te fatta.
Anno .M.CCCC.LXXXVI. Die. xviiii. Decembris. | (i486) in 4." Vél. 75.
118 ff. n. eh. isign. — , a-p.) Curaci, ronds; 3Ó-37 lignes par page.
Le prem. f. UUre et commenccmcnt de la préface) et son correspondant, le y f. f6n de la lable du prem.
livre) manquent. Le texte du prem. lìvrc commcnce au recto du f. 3 (sign. a) : |1] Amaìrtramento generale e
che quattro cofc fono ne | cclTaric parche alcuno membro patine alcuna infirm | tadc (sic) .... Le texte fmit
au verso du f. 11$, I. 26, suìvi de Timprcssum.
MILANO 303
Cette édition parfaitement inconnue à tous les blbliographes doit ètre imprimée à Milan ou à Venise.
Elle est fort remarquable au point de vue phìiologique, puisqu'elle renferme une grande quantìlé de voix
archaiques du dialecte vénitien. Le texte, sauf les 2 ff prélim., est intacte et bien conserve.
Fr.cent.
332.Baldus. Regule Baldi | (A la fin :) C Impreffo in Milào p Rocho t Fra-
telli da Valle ad Infta | tia de Cpophoro di Ifobio. M.ccccc.xvii. adi. xi.
de Decèber. | (15 17) in 4." Avec une init. et la belle marque tvpogr. Cart. 40. —
31 ff. n. eh. (siga. a-d) Gros caract. golii. Le texle de cette gramraaire élémentaire commcnce, sans aucun
intìtulé ; [Q] Uid eft ars? .... Au pied des pages le titre (Regule Baldi) est repe'té.
Ce petit Hvre d'école, une espèce de Donat. avec quelques explications en italien, est tout à fait inconnu
aux blbliographes, et nous ne trouvons pas méme une indication quelconque sur l'auteur.
333. Boethius, Anicius Manlius Severinus. [D]Uplex còmentatio ex
integro repo- [ ùta atqj recognita ì Boetiuin (leu | Boethum mauis) de con-
l'olatione | philofophica Z de difciplina fchola- | flica. Ea videlicet que
diuo Thome | aquinati afcribitur : t que ab Afcen | fio recentius eft remilTa.
Una cum li- | bello de moribus in menfa a Sulpitio verula | no edito. |
(A la fin :) (£ ImprelTum Mediolani per zanotum de Caflelliono Impenfis
Dominorum | Io. lacobi Z Fratrù de Legnano. Anno Domini Mcccccxij. | ....
(1512) in fol. Avec une belle bordure de titre, la marque des Lrgì/iii/o et
beauc. de belles initiales. Vél. 75. — -
126 et 26 ff. n. eh. Caract. golh.
La bordure curìeuse est composée d'une vignette de calendrier et de 19 petites figures de saints. Beaucoup
des initiales sont figurées. Édition non moins belle que rare. — La couverture de vélin est un fragment
d'une ancienne Bible manuscrile (XII ou XIII" siede}.
334. FulgOSUS, Baptista. Baptifte Fulgolì de dictis factif- I q; memorabilibus
col I lectanea : a Camil | lo Gilino lati | na fa | età. | (A la fin :) .... lacobus
Ferrarius Medio | lani. x. Kl'. lulias a redemptione chrilìiana anno. M.D. Villi,
impref- | fìt (1509) in fol. Avec jolies lettres initiales grav. s. bois. Cart. 75.—
Pan-er VII . p. 387 no. 79. Première édition d'e.vtrème rareté. Fort lare et recherchce à cause des deux
chapitres : « De Cutembergo (sic) Argentinense •> et <» De Christophoro Columbo n qui se trouvent au Vili.
Livre (s'g. Ilii). En outre ce recuei! d'anecdoles contieni une foule de dates pour l'histoire politique et intel-
lecluelle du moyen àge. — Très bel exemplaire grand de marges.
335. Niger, Stephanus. Stephani Nigri elegàtissime è greco Authoif subditoiJ
Tràslationes. uidelicet. Philostrati Icones. Pythagore Carme aureù Athenei
coUectanea Musoni] philosophi Tyrij de prìcipe optimo Isocratis a regis
muneribus oro, & alia multa scitu digniss. & rara inuètu Mediolani,
per Io. de Castelliono, 1521. 3 pties. en i voi. in 4.° avec 4 bordures
de titre, et beauc de petites initiales. \él. 50. —
4 ff. non eh., xliij ff eh., l f. bl., titre, ff. xliiij-lx titre, ff. liiij (sic) — Ixiiij, lii ff. eh. l f. bl., titre.
ff. Ixiii} (sic) -xciiij et I f. bl. Volume également remarquable pour son contenu curieux que pour les per-
sonnes auxquelles les dissertalìons sont dOdiées. Dans l'ouvrage de Musonius, De nimia obsoniorum appetentia
se trouvent e. a. les chapitres suiv. : De generibus poculorum. De musicis instrumentis, De saltationibus.
De merelricibus insignibus etc. — On y volt de plus des épitres adressées à Jean Gfolier, Fr. Marlianus.
Guill. et Ant. Du Pré etc.
304 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
MIRANDOLA (15 19).
Fr.ceni.
336. Ficus, Ioannes Franciscus. IOANXIS FRANCISCI PICI MIRAX-
DVLAE DOMINI, ET | COXCORDIAE COMITIS, EXAMEX \ANITATIS
DO l CTRINAE GEXTIVM, ET VERITATIS CHRI- | STIANAE DISCIPLl-
XAE, i (À la fin: (£ IMPRESSIT MIRAXDVLAE IOAXXES MACIO-
CHIVS I bundenius . . . . Anno a uirginis partu millermio quingentelì- ' mo
uigefimo, (1520) in fol. Avec la marque typograph. à la fin. \'é\. 75.-
ó £F. n. eh, et CCVIII ff. eh. Caracl. ronds. Ce livre, le seeond des deuN que Giovanni Franceseo Pieo
fit imprimer en 1310 et 1520 par Giovanni Mazoehi. qui ctail d'abord, depuis 1309, établià Ferrara. Volume
d'une rareté e\traordinaire. Malheureusement les marges inférieures des ff. sont endommagées par des taches
de rousseur.
MODENA (1474).
Johannes Wurster de Kempten (1474).
337. Mesue, Johannes. INCOMINCIA t IL t LIBRO | DELLA i CONSO-
LATIO- 1 NE f DELLE t MEDICINE | SEMPLICI + SOLENNI t IL | Q.VA-
LE t FECIE t GIOVAN | NI t FIGLIOLO t DI i- MESVE i \ (A la fin :)
Hic finitur liber lohannis mefue | ìprelfù p magilìrù lohannè Vur | fter de
càpidona t A t m t ecce + Ixxv t | Die uicefima quinta mèlis lunii t j (Mo-
dena, 1475) in fol. Rei. ;Hain *iiii4]. 500.-
221 ff. s. chiffres ni sign., beau.x caractères ronds ; 31 lignes et 2 cols. par page.
Le titre se trouve à la tète du f. I ; ii est ìmmédiatement suivi du commencement du texte ; la souscription
se lit au recto du dern. f. 221. Le verso est blanc. Bienque M. HaiQ compte 222 ff., le texte de noire exem-
plaìre n'a aucune lacune. 11 faut, que ce 222. me f. soit un f. bl.
Domenico Rocociol.a. (1482, 24 Mai).
338. S. Bernardus. Opuscula varia. (A la fin :) ([ ImprelTa Mutine per exper-
tum virum, M, Dominicù ] Richizolà Anno falutis nollre Mille, ecce, Ixxxxi.
die yo | oetaua mentis lulij. [ (1491) in 4." Rei. orig, d'ais de bois, dos
en bas, [Hain *292ii, 60,-
I f. bl. et 103 ff. n. eh. (sign. a-o) Caracr. goth. ; 30-31 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. (a 2) ; CI Incipit tractatus prìraus de vijs vite fancti Bernardi |
abbatis Clarauallenlis doctoris deuoli. | et il finii au f. 105. recto. 1. 33: Finis, | Au verso: C Infrafcripla
epa fancti Bernardi doctoris deuotiffìmi ] abbatis clarauollenfis ordinis CiftercicnP. continentur in j hoc codice,
f. I C De vijs vite. | O De ordine vite t morum indìtulione | C De gradibus humilitatis Z fuperbie. | G Li-
bellus meditationum de homine interiori: quomodo fé | ipfum cognofcat: ut deum videat ic. | CI Sermo de
miferia humana. | C Planctus beate Marie virginis in morte fiue in paffiòe | domini noftri Jcfu xpi. | G Con-
templalio de pailionc domini nortri Jcfu chrifti .... | C Epillola ex perfona Helyc monachi ad parenles. [ C
Epiflola ad fratres de monte dei. I Puis l'impressum et le petit Regirtrum. |
Trcs rare, corame presque toutcs Ics impressions de Modena. Ben exempl. grand de marges: à la margc
inférieure pcu tachc. Les initiales laissées en blanc, ont été pcintes en rougc et bleu.
339. Pictorio Lodovico, Ferrarese. Omiliario Qiiadragifimale. Fondato de nerbo
ad i uerbum fu le Epilìole Z Euangelii fi corno cor | rono ogni di fecòdo Io
ordine de la ! Romana Gielia, | (.\ la fin :) ImprelTuj Mutili* per Do-
I
MIRANDOLA — MODENA 30^
minicu^ I Rocociolum Mutinenfem, Die | xxvii. Octobris. M.ccccc.vi. | ....
(1506) in fol. Avec beauc. de belles initiales et la marque tvpograph. s.
fond noir. Reliure orig. d'ais de bois, nianquante du plat de devant. 50. —
III IT. n. eh. et i f. bl. {manf|iie). Caract. goih.. à 2 cols. par page.
L'intitulé se trouve au recto du prem. f. . au verso la drdicace : C Lodouico PictorJo da Ferrara infinite ?
ìmortale in chriflo Jefu lalute defidera a la Reuerenda | t deuctìfiìma Madonna Sor Beatrice da Erte AbbatelTa
in dieta cita de le monjale donne di | Sancio Antonio. [ Lìmpiessum et la marque au recto du f. no; au
verso : C Emèdatiòe dì errori. | ,
B--au volume assez rare. Peu taché au commencemcnt.
34o.Pictorio, Lodovico. Sermoni nelle domeniche e nelle feste dei Santi, in
volgare. (À la fin :) ([ ImpretTo in Modena per Domini- | co Rocociolo. \
S. d. (vers i 505) in fol. Avec la marque tvpograph. s. fond noir. Cart. 50. —
138 ff. n. eh. Caract. goih. à 2 cols. par page. Le texte commence sans aucun intìtulé au recto du prem.
f. : LODOUJCO PJCTOR.tO | Ferrarefe ali honorandi fuoi fratelli de | la deuota còpagnia del gloriofo ? chri |
ftianìirimo Re fancio Lodouico fa | Iute dice in Chrillo Jefu .... ] C Dominica Fra la Octaua dela | Epiphania. I
Au recto du f . 86 : G FinìlTe Ìl Dominicale per Meffere Lu- | douico Pìctorio da Ferrara. | CI Seqta il San-
ctuarìo p ìl pfato. M. L. | Celle panie du livre conticnt de plus bcauc. de lettres'et d'admonitions spirìtuelles
adressées aux religieuses ses pénitentes. L'impressum et la marque se voìenl au verso du f 134.
Volume fort rare. Peu taché vers la 6n.
Les sermons de Lodovico Pictorio, conlemporain et compatriota de Savonarola, ont beaucoup de trait com-
muns avec les siens, et peuvent servir comme documents du mouvement religieux à la fin du XV^ siècle.
34i.Tegrimus, Nicolaus. CASTRVCCII. ANTELMINELLI. CA | STRA-
CANI. LVCENSIS. DVCIS. | VITA. \ (A la fin:) Impreffum Mutinae per.
M. Dominicù Ro | cociolam Anno Salutis. M.CCCC. | LXXXXVI. Die. xx.
Aprilis. I Deo Gratias. | (1496) in 4.° Avec 2 belles init. s. fond noir.
Cart. [Hain 15363]. 75. —
I f. (bl. ? manque) et 41 fF. n. eh. (sign. a-fl. Caract. ronds ; 26 lignes par page.
Au recto du prem. f. (sign. ah) : AD. ILLVSTRISS. AC. EXCELLENTISS. | DVCVM. LVDOVICVM MA-
RIAM. I SFORTIAM VICECOM. MEDIOLANI | DVCEM. NICOLAI TEGRIMl LVCEN | SIS. EQVIT. AC
IVRECONS. IN CA I STRVCCII DVCIS VITAM. PRAEFA | TIO. ] La préface finit au verso du 2. f., et le
texte commence au recto du ^. f. (sign. a iiii) sous l'intitulé cité: [A] NTELMINELLORVM Fami | liam no-
bile .... Il finit au verso du f. 39. en bas : to t;/.u7. | (sic) Les ff. 40 recto — 41 recto sont occupés de 4
poésies latines et de 2 sonnets italiens. le dernier de l'auteur lui-mème. L'impressum se trouve au recto du
41. f., dont le verso est blanc.
Première édition de ce livret extrèmement rare et important pour l'histoire italienne. Bel cxemplaìrc grand
de marges.
342. Giraldi Cithio, Giovanbattista. DELL' HERCOLE | DI M. GIO-
VANBATTISTA GIR ALDI ! CINTHIO NOBILE FERRARESE, .... CANTI
VENTISEI. 1 (À la fin :) IN MODENA NELLA STAMPERIA | DE G AD AL-
DINI. I M. D. LVII. I (1557) in 4.° Avec l'excellent portr. de l'auteur grave
s. bois et nombreuses initiales figurées. Maroquin rouge, fil. et coins s. les
plats, dos dor., dent. intér., tr. dor. (Frs. Bedford). 150.
3S3 pp.. 8 ff. n. eh. Caract. ilal. à 2 cols. par page. Quoique ce volume ne soit pas surchargé de vi-
gnettes, culs de lampe etc, comme les éditions des Giolito et a., son exéculion typographique est d'une no-
blesse sìngulière. Bel exemplaire grand de marges dans une reliure artistique correspondant à l'aspcct inté-
rieur du livre.
3o6
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
343. Marezzo, Achille. OPERA , NOVA DE | ACHILLE >L\ | ROZZO BO-
LOGNE i SE, MASTRO GÈ- 1 NERALE DE \ LARTE ! DE LAR- | ML i
Fr.cent.
N-" 343- 'y'"<^-='^> Achille.
(À la fin :) MYTINAE, IK AEDIBVS VENERABlLlS | D. Antoni! Bergoli
Sacerdotis, | Ac Ciuis Mutin. 1 XXllI. ! Idus Mail. \ M.D.XXXVI. 1 (1536)
in 4.° Avec 84 grandes figs. grav. s. bois. D.-véL 3'^o-
Premiere cjilion de ce Ilvre descrime qui ne se trouve prcsque jamais lout à ha compiei Nolre exera-
plaire est bien conservi et assez grand de marges. Les épreuves des figure? iniéressantcs sont «cellentes.
MODENA — MONDOVi — MONSERRATE 307
Fr.cent.
344. Marezzo, Achille. OPERA 1 NOVA | DE ACHILLE j MARO ZZO \
BOLOGNESE, \ Macjtro Genera- \ le, de Parte de \ l'Armi. \ S. 1. ni d.
(Modena, ca. 1 545) in 4.° Avec un beau frontisp. et 84 grandes figs. grav.
s. bois. Cart. non rogne. 150. —
Deu^ième édilion non moins rare que la première, dont elle a les gravures. Le texle est en caract. cursifs.
Bon cNemplaìre non rogne. Un petit coin du f. 20 est enlevé. Q.uelques passages souslignés.
345. lModena|. Provisioni, Decreti, Instromenti, Grazie, Litere, Capitoli, et
altre cose degne di memoria, a beneficio della Magnifica Citta di Modona.
Stampate in Modona per Giovanni de Nicoli nell'anno 1544. — Provi-
sioni, Ordini, Decreti, et altre ragioni della inclita Citta di Modona, nuo-
uamente trouate. In Modona per Giouanni de Nicoli, I546. — En 1 voi.
pet. in 8." Avec les armoiries de la ville imprimées 3 fois et une grande
fig. grav. s. bois. Vél. 30. —
5 ff. n. eh., 189 ff. eh., I f. bI.-3 ff. n. eh. l f. bl., l f. n. eh., I f. bl. et g^ S. eh. Gros caract. ronds.
Les armes de la ville grav. s. bois se trouvent sur les 2 titres et sur le recto du prera. f. eh. de la I. panie.
Au verso du mème f. un grand bois ombre de gros traits. 105 s. 74 mm. ; la Ste. Trinité entourée de 4
anges. deus autres tiennent l'arbre de la croix. Joli volume fort rare.
346. Opera nova dove facilmente tu potrai imparare molti giuochi di mano,
et molti altri giuochi piaceuolissimi et gentilissimi. Con altre dignissime
recette necessarie a tutti. In Modona. S. d. (ca. 1540) in 8." Avec une belle
bordure s. fond criblé. Br. 25. —
4 ff. n eh. Caract. ronds. Recueil curieux de petits tours de main, comme les saltimbanques les faisaient voir.
MONDOVÌ (1472).
347. Baravalus, Christophorus. De peste. In Monte Regali, ex otT. Leo-
nardi Torrentini, 1565. in S.° Br. 25. —
72 pp. Caract. ronds. Rare.
348. [Cicero, M. Tuli.] Rhetoricorum ad C. Herennium libri quattuor. In
Monte Regali excud. Léonard. Torrentinus, 1565. in 8.° Br. 15. —
140 pp. et 2 ff. de table.
Belle édit. en caract. italiques.
349. — M. T. Ciceronis De inventione libri II. In Monte Regali, ex off. Leo-
nardi Torrentini, 1565. in 8." Br. 15. —
149 pp. et 3 ff- de table.
Belle édit. en caract. italiques.
MONSERRATE (1499).
Johannes Luschner (1499, 16 Apr.).
350. S. Bonaventura, ord. min. Incipit compilatio feraphi- | ci Doctoris
fancti bonauentu ] re de inflructione nouitiorù. | (A la fin :) C Explicit
inflructio nouitio^. vna | cuj tractatu de quatuor virtutibus | cardinalibus
edito a fancto Bona- | uentura in monaflerio btìffime vir- | ginis Marie de
3o8 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
monte ferrato ordì | nis fancti Beneiicti de obferuàtia j InprelTuin per
lohanne; lufchner ] alamanù ] expenlls eiufdem mona- | fterij. Anno do-
mini, millelìmo qua- j drìgètetnno nonagelìmo nono, xvj | menfis lunij. |
(1499) pet. in 8.° Avec une petite fig. et plus, belles init. grav. s. bois.
Vél. [Hain 3508]. 70.-
20 ff. n. eh. (sign. a-ci. Caract. goth ; 37 lignes par page.
Le prem f., contcnant le titre et le coramcncemcnt de la tablc. manque ; le sec. f. cominence par les 2
dern. lignea de la table. Puis : CI Bernard' còparàs feculù religiòi | Au verso l'ìntìtulé clic. Au verso du
f. 20, 1. 4. la fin du texte. puis rimpressum en gros caract. et un petit bois, médaìllon, de 33 mm. de dia-
mèlre : la Vlerge du Montserrat.
Quoique plusìeurs auteurs et notamment M. Mendez. se soicnt occupés de rhisioirc de rìmprìmerie de
Montserrat en Catalogne, nous n'avons pu trouver aucune descrìption exacte de ce lìvret, qui, sans doule.
compte parmi les prcmières impressions ext^cutées par Johann Luscbner. Voir M. Deschamps, col. 866.
SauF le défaut menttonnc, le livret n'est pas mal conser\'c.
NAPOLI (14 71).
SixTUs RiESSiNGER de Strassburg '1471).
351. Manfredi, Girolamo. IXCOMENZA EL LIBRO ] chiamato della uita
collumi natura. | & oiìie altra cofa pertinète tanto alla [ conferuatione della
fanita dellomo. | quanto alle caule et cole humane. Co | pollo per Al-
berto Magno filofofo | excellentilììmo. Lege felicitar. | (A la fin :) CE Nea-
polij implium fub aureo Iaculo & augufta paca SerenifUmi | Ferdinand!
Regis Clementiffimi Ope ac impenfa Magnitìci diìi | Bernardini de gerar-
dinis de Amelia militis comitilpalatini. ac Re | gentis magnani curiam
vicarie. Diui Regis Ferdinandi confiliarii | fidi, ^"ltimo Augulli. Anno l'a-
lutis. M.CCCC.LXX\'III. I (per Sixtuni Riessinger, 1478.) in fol. Ancien
maroquin rouge, bordure et armes anglaises don s. les plats, dos dor.,
dent. intér. tr. jaune. [Hain 10690I. 400.-
109 ff. s. eh. ni s'gn. ei l f. bl. (manque). Caract. ronds ; 40 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. .^u verso : Francìfcus Tuppi. 11. Hudens. Clariflìmo Berardino (sic.) | Gerardino
Amerino militi. Regenti uicariam. Salutem I Dans cette épitre. de 2() lignes. et en italien, Tuppi dil. qu'il a
fait imprimer le livre i< da fìdelillimi mei Germani ». A la page opposcc. la table. impr. à 2 cols . com-
mencc sous l'intitulé cité. Elle fìnit au recto du f. 12, dont le verso est blanc. Le texte commcnce. sans
aucun titre. au recto du f. 13 : ( ] ER CHE EL SOPERCHIO XELE | cofe che noi uiuemo .... Xu recto
du f. 109, 1. 31 : C FINIS LAVS DEO AMEN. | enfin l'impressum. Le verso est blanc.
Giustiniani nro. IO. Ouvrage rare et curieux. connu sous le nom du « Libro del perchè n. chacune disqui-
sition commcncant par un u pourquoi ». Ce traile de physiologie, d'hygièoe etc. quoique cxirait de. et fonde'
sur les ouvrages d'.\ristote et d'Albert le Grand, est une composition faite par Hieronymus de Manfrcdis.
Fort intéressantes les règles sur la nourriture, et les boissons. lesquelles. en tercets, occupent 10 pages
du volume.
M.\'rTHi.\s MoRAvus d'Olmiitz (1475}.
35'2. Officium B. Mariae V. Incipit officia bte Marie | uirginis fecunduj con-
fue- I tudinem Romane curie. | (A la fin :) ImprelTum Neapoli per | .Mat-
thià Morauù. Anno | natiuitatis .^l.cccc.lxxxxij | Die. x. menfis Februarij. j
(1492]. in 16." Imprime sur parchemin. Veau rouge, bord. dor. s. les
plats. (Reliure Louis W'\) tr. dor. 400.-
152 ff. n. eh. (sig — , a-r. — . Le prem. Cahier a 12, le dern. 4 ff.. tous Ics autrcs. a-r, S ff. chacun)
Caract. goth. gros et petits ; 16 (pouf le calendrier 18) lignes par page. Impr. en rouge et noir.
Le recto du prem f. est blanc. Au verso, le calendrier commcnce ; Tanuari* hj di- ] cs. xxxj. liJa. xxx. | ...
NAPOLI 309
Fr.cenl.
Le texte commence au redo du f. 13 (sig. a), sous Tintitulé cilé : Ad malulinas. uerfus. | [ jOrninc labia |
mea aperies. | .... Il finit au verso du f. 152, 1. 8. En bas l'impressum impr. en rouge.
Charmant livret, de 9^ mm. de hauteur, que ni Hain. ni Giustiniani, ni M. Copinger n"ont vu. Il est orné
de quelques belles initìales peintes en couleurs et rehaussécs d'or. Malheureusement les ff, 12. 7Ó, loi. 143
et 148, qui probablement contenalenl des gravures s, bois ou des miniatures, manquent à notre exemplaire.
Le reslant est tròs bien conserve.
353. Pontanus, Ioannes lovianus. IOANNIS lOVIANI FONTANI DE ASPI-
RATIO I NE AD MARINVM TOMACELLVM LTBER INCI | PIT. 1 (À la
fin;) Impreffù Neapoli Anno. M.CCCC.LXXXI. viii. lanuarii. | (1481) in
fol. D.-bas. [Hain *i326oJ 80.-
50 IT. n. eh. sans sign. Beaux caractères ronds ; 33 lignes par page.
Le texte commence, à la tete du prem. f.. immédiatement sous rinlitulé cité : [ |T per compatrè Marine
Tornacene faspius me ] cum egìfti ...., et il finit au verso du dern. feuillet.
Fort belle ìmpression peu commune. Exemplaire bien conserve.
AjoLFO Cantoni de Milano (1491, Nov.).
354.LÌIÌUS, Zacharias, Vicentinus. ZACHARIAE LlLIl VINCENTINI | CA-
NONICI REGVLARIS OR | BIS BREVIARIVM FIDE | COMPENDIO
ordì I NEQ. CAPTV AC | MEMORATV | FACILLIMVM | FOELIX ET |
GRATVS I LEGI ] TO | (A la fin :) Zacharic-e lilii Vicentini Ca | nonici
regnlaris : de Situ or | bis libar explicit. què exactif | lima iprelTit diligentia
Avol I phus Cantonus Mediolanè | fis. Neapoli Anno Salutis. | M.cccc.
Ixxxxyi. y. idus No | uember. | (1496) in 4." Avec une superbe bordure,
deux figures et la marque typograph., gravées s. bois Br. [Hain *ioio2] 100.-
112 fF. n. eh. (sign. — . a-o) Beaux caract. ronds. 2S lignes par page.
Au recto du prem. f. : ZACHARIE LILII VICENTINI CA | NONICI REGVLARIS AD PRESTA [ NTIS-
SIMVM DEI PRECONEM MA | THEVM BOSSVM VERONENSEM | CANON. REGV. DE SITV ORBIS I
PROOEMIVM FOELICITER Incipit. | Au recto du f. 2 : M.VTTHAEVS BOSSVS VERONEN | CANONICVS
REGVLARIS. | ZACHARIAE LILIO DVLCISS. | FRATRI ET CONCANONICO. ] PL. IN CHRISTO | AE-
TERNAMQ^. I SAL. [ Le titre cité se trouve au verso du f. t,, entouré d'une superbe bordure ornementée, en
partie s. fond noir ; les 4 coins contiennent de petites figures. Le texte commence à la page opposée. Au
verso du f. 4 deux cercles avec la représenlation des 5 zones et des 3 parties du monde Le texte finit au
verso du f. 108 suivi d'une liste des villes prlncipales etc. Au verso du f. 112 l'impressum et la belle marque
typograph. s. fond noir avec l'inscripiion : x AYO x x CA x .
ìmpression napolitaine singuUérement rare. La marge supérieure est un peu courte. Témoins.
Imprimeur .\N0NYME.
355. S. Joannes Evangelista. [ ] Ncipit libar apocalipfis Sci lohànis apo-
ftoli & euàgelifie cum | glolìs Nicolai de lira ordìs frùm Mino:^. In dei noie
Am.'. I S. 1. ni d. in 4. D.-vél. [Hain 9383]. 500.-
173 {au lieu de 17;?) fF. sans chiffres ni signatures. Anciens caractères ronds; 37 lignes par page. Le
dern. f. blanc manque.
Le texte commence au recto du prem. f., sous Tintitulé cìté, qui est imprimé en rouge : [ ] VISTO LIBRO
LOQ,uALE I Si e nominato apocalifis. in fra 1 tucti lialtri libri de la fcta fcrip- | tura fé deue legere & audire
con I gràde intellecto & deuotione p | tre rafcioni ... Seulement le texte de TApocalypse est en latin, tout le
reste, traduction et commentaire en iialien. Le texte finit au verso du f. 174 qui a 32 lignes seulement : ....
& citatadini (sic) della Cita fancta [ ierufalem :. •.•.•.•. fopra .*.■.■.•.: decta : .' *.■.". : amen ; .•.*.*.■. : |
Première version italienne de l'Apocalypse de St. Jean. On attribue cette ìmpression à Ulrich Han, mais
elle doit ètre exécutée par une des premières presses de Naples. vers 1470. {voir Proctor 6749). La quesiion
de son origine est peut-ètre encore à resoudre, puisqu'aucun bibliographe n'en donne une description suf-
La Bibliofilia, volume II. dispensa S*. 21
3 IO MONUMENTA TYPOGRAPHICA
fidante. Les données de Hain sont inexac:es ; il dlt moine que le volume n'aii que 125 ff. M. Copinger n"en
connait pas un exempiaire.
Le nólre est asstz beau, non lave et irès grand de inarges. La grande initiale Q, de la prem. page est pcintc
en rouge- Bcaucoup de passages sont sìgnés de couleur jaune. II n'est pas impossible, que le dcrn. f. du
prém. Cahier (f. io) manque. Quelques ff. sont tachcs d'cau. le dcrn. est dcchìrc dans sa panie inferieuie
el raccommodé avec perle de 2 lijjnes de teste.
356. Chariteo. TVTTE LE OPERE | \-OLGARI 1 DI CHARITEO | (À la rin :)
In Napoli p Maeftro Sigifniùdo Mayr Alamàno 1 co fomma diligètia di.
P. Sùmontio nel anno. M. | DVIIII. del mefe di Nouèbre : co priuilegio .,.,
(1509) in 4.** Venu pi. ornem. à froid. 75.
162 ff. n. eh. Caract. ronds, Au-dessous de l'intiiulé le contenu du volume ; Primo Libro di Sonetti : &
Canzoni inti- I tulaio Endimione. [ Sei Canzoni ne la natiuita de la gloriofa 1 madre di Chrìflo. Vna Canzone
ne la natiuita di Chrifto. Vna Canzone in laude de la humilitate. | Vno Cantico in terza rima de difpregio )
del mondo. | Q^uattro Cantici in terza rima ìntitulati | Mcthamorphofì. ! Vno Cantico in terza rima ne la morte
del I Marchefe del Vafto. | Rifpofla contra li maliuoli. | Sei Cantici del libro iniitulato Pafcha. j
Chariteo. ami de S^rtna^aro, mort àXaplesen 1509. a le mèrile — irès rare dans ces lemps-là — d'avoir
été un bon Italien, méme alors quand Charles Vili descendit en ìtalie. Bon esemplaire.
357. Del Falco, Benedetto, Napoletano. RIMARIO DEL | FALCO | (À la
fin ;) Stampata in Napoli per Matthio Ganze da Brefcia, e | ad inftantia de
li honorabil huomini Antonio louino [ & Francefco Vitolo Librari Napole-
tani, compagni j M.D.XXXV. adi. 8. del Mefe de Giuglio. | (1535)10 4.°
Avec une curieuse bordure et le signet de l'auteur s. le titre. Vél. 40.-
292 (au lìeu de 294Ì fF. Caract. ital. 2 cols. par page. Ouvrage fort rare et peu connu, contenant toules
les rimes qui se trouvent chez le Dante, Petrarca, Sannazaro et d'autres poètes classiques. Le titre est ren-
fermé dans une belle bordure d'omements s. fond noir et criblé. Papier mincc et d'une qualité inférieure.
Les ff. 290 et 293 y manquent.
358. Della Valle, Gio. Batt., di Venafro. VALLO [ Libro continente ap |
pertenentie ad Ca [ pitanij : retenere et for | tificare vna Cita con baflio |
ni: artificij de fuoco: poluere: Z de | expugnare vna Cita co ponti: fcale:
ar ] gani : trombe : trenciere : artegliarie: ca ' uè; dare auifamèti fenza miffo
alo ami | co : fare ordinanze : battaglioni : Et | puncti de diffida con lo
pin- I gere : opera molto vtile | con la experientia | de larte mi- | litare. |
'>h I (A la rin :) C! Imprefium Neapoli per Antonium de Frizis Corinaldefl : |
Anno Domini. M.D.XXI. Die. XV. Menlìs | Junii. | (1521) in 4.° Avec
une trentaine de figures curieuses grav. s. bois et quelques belles initia-
les. Vél.
■i^^ ff. n. eh. Caract. ronds; le titre en car. gotli. — Première cdition singuiièrement rare, rcstée inconnuc
à [ous les bibliographes, à l'exceplion de Miniere Ricci (Scrittori nati nel Regno di Napoli). Elle est dédiée
à Enrico Pandone, conte di Venafro. Les bois reprcsentent. commc dans les cditions postérieures. canons.
mines, tranchées, machines de guerre, formations de bataillc. etc. — Bon exempiaire.
359. Sannazaro, Jacopo. ARCADIA | DEL SANNAZARO | T\TTA FOR-
NITA I ET TRATTA [ EMENDATISS1>L\ | DAL SVO i ORIGINALE | (À
la fin :) IMPRESSA | in Napoli per Maeftro Sigifmundo Mayr : j con fomma
/D-"
II
NAPOLI — NOVARA — NURNBERG 3"
Fr.cent.
& alììdua diligenza di Petro Sum- I montio : nel anno. MDllII. del mefe
di I Marzo, etc. (1504.) in 4." D.-vél. 25. —
Gamba SS8. C'est la première cdition complete et corrigée de ce poèrne fatVieiix. dont on a f.iit aii XVl"
siècie plus de ijo éditions. — Malheuieusemcnt l'exemplaire est incomplel -, au licu de comprendre qS (T.
n. eh. il n'en a que 96.
NOVARA (1580?).
360. Settizonio, Lauro, da Castel Sambuco. Roselmina. Favola tragisatiri-
comica. Recitata in Vinetia dagli Academici Pazzi Amorosi. Di nuovo
stampata et corretta. In Novara, appr. Gio. Angelo Caccia, 1597. in S." Br. 20.—
134 pp. et l f. bl.
M. Deschamps, col. gtl. dit de ne savoir absolumcnt rien de la typographie de Novara, vii que les « Ra-
gionamenti " d'Aretino de « Novara 153S -» aient évidemment une indication fictive de lieu.
NURNBERG (1470).
Antonius Koberger (1471).
36i.Aeneas Sylvius, postea Pius II. Familiares epistolae. (A la fin :) Pij. ij.
pòtilìcis ma.ximi cui ante fùmù epatù praù qdè impiali fecretario : tàdè epo |
deìde cardinali fenen. Eneas filui' nome erat. familiares epl'e ad diuerfos
in qdru- | plici vite eius flatu tràfmilTe : inipenfis Antonij koburger Nurè-
berge impffe. finiùt | xvj. kl's octobris. Anno falutis chriftiane 2c. M.cccc.
Ixxxj. 1 (1481) pet. in fol. Rei. anc. d'ais de bois, dos en bas. rouge.
[Hain *i5i]. reo.—
l f. bl. (manque) et 245 ff. s. eh. n. sign. Caract. goth. ; 52 ligries par page.
Au recto du prem. f. : Numerus et ordo epiflolarum in hoc | opere contenlarum. | Cette table finit au verso
du f. 5. Le recto du f. 6 est blanc ; au verso : Preconizatio Enee filuij poete laureati. | (29 lignes). Le texte
cnramence, sans aucun intitulé proprement dit, au recto du f. 7 : Congratulai^ amico de .pfperitate fuccef- ,
l'US. Epiftola prima. | A la fio des lettres, f. 245 recto, une prióre en vers à la Vierge. et l'impressum cité.
Le verso es; blanc.
Fort belle édition de ce recueil de lettres, qui sont d'une très haute ìmportance pour l'histoire du XV. sie-
de, notamment pour celle des pays du Nord : l'AUemagne, la Hongrie et les pays slaves. Enea Silvio, dans
ses nombreuses misslons diplomatiques, avait acquis une connaìssance profonde des hommes et des choses
du Nord, ce qui donne un intérèt tout special à sa correspondance étendue.
Très bel oemplaire fon bien conserve. La première page du texte est ornée d'une grande et magnif. ini-
tiale peinte en couleurs s. fond d'or; les autres initiales peintes en rouge et bleu.
36-2. Astesanus de Ast, ord. Min. In noie dui amen. Incipit l'umma de ca-
fibus per fratrè | Aflexanù de ordine fratrum mino^ compilata ad hono-
rem I dei immortalis : et diligentem exhortationem domini lohà- | nis
gaietani diaconi cardinalis fancti Theodori .... (A la fin :) Summe confef-
iìonis operi nobilillìmo j; buio' facultati ] opam dantib' pneceffario quaj
frater Afiexanus de Afi or- | dinis mino^' doctor folennis edidit maxima
cura t follicitu | dine famotìlFimi facre theologie mgfi fratris Bartholomei 1
de Bellatis de feltro circa iuris quotationes. necnò fratris | Gometij hifpani
de vlixbona ^juincie portugalie facre theo | logie baccalari] clariffimi in
ouentu Venetia^ circa refìdu- | um toti' voluminis ambo eiufdem religionis
1
3i:
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccnt.
mino:;: enien | date l'umptib'2: iiilìu Anthonij Koburger Nurenberge fi- ] nis
impofitus efl. M.^cccc/'lxxxij/' die. xj. menfis mav. | (1482) in fol. \'é].
iHain *i897]. 125.- -
323 fF. s. eh. ni sign. et i f. bl. (manque). Petìts carati, goth.; 72-73 lignes et 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso : Colcdiflìmo Domino D. Marco Barbo lituli fancli Marci de vrbe
pfbytero Cardinali Bartholome- | us Bellatus ordinis minonim : artium ? facrc iheologie doctor còmendationes
dicit. 1 Lintitulé ciié se irouve au recto du f. 2. Au verso du f. 314: Incipit tabula totius huius operis feu
fumme. | Cette table finit au \'erso du f. 323, co'. 2.. suivic du colophon citc.
Trcs beau volume des presses de Koberger, imprime en jolis caractères. Toutes les initiales, laissés cn
blanc. ont cté peintes en rouge.
363. Bartholoniaeus de Glanvilla, ord. Min. Tractatus de proprietatibus
rerum. (A la fin:) Explicit tractatus de proprietatibus re- | rum editus a
fratre bartholomeo anglico ordi | nis fratrum mino:^. Impreffns per indu-
firio- I fum virù Anthoniù koburger inclite Nuren- | berge ciuè. Anno
fahitis gratie. M.cccclxxxiij. | iij. kal's. Junij. j (1483) in fol. Rei. orig.
d'ais de bois recouv. de peau de tr. [Hain *2505]. 150. —
j f. bl. imanqueK 2b!3 ff. s. eh. ni sign. et I f. bl. (manque) Caract. goth.*, 2 cols. et 53 lignes par page.
Au recto du prem f. : Incipiùt tituli | librorù ? capituloruj venerabil' [ Bartholome' anglici de .pprie- 1
tatib' rerum. | (impr. à 3 cols). | Au verso du f, 5 ; Autores de | quorù fcriptis | hic traclat funt ifti. [ Le texle
commence au recto du f . 6 : Prohemium hui' libri 1 Prohemium de ,pprietatibus reruj fratris | Bartholomei
anglici de ordine fratrum mino 1 rum incipit. | La fin du volume se trouve au %'erso du f. 266, en bas. suivi
de l'impressum.
Très belle édiiion de cette encyclopédie des sciences naturelles et physiques, fori en voguc aux XIV et
XV siccles. Les initiales laissces en blanc, ont élé peintes en rouge. Exemplaire bien consen'é provenant du
couvent de PoUing cn Bavière.
364. S. Birgitta. Revelationes Sancte Birgitte. (A la fin :ì C Finit diuinù vo-
lume omniù celefiiù Revelationù preelecte fpon- | fé chrifti fancte Birgitte
de regno Suetie. A religiofis patrib' origi | nalis monallerij faiictarù Marie
et Birgitte in watzltenis: prema- | turo Iludio t exquillta diligentia : in hos
fuprafcriptos numerù t or | dinem accuratius comportatù. Et fi forte alique
alie reuelationes fi- I cut reptum eft ; beate Birgitte p erro rem aut temerarie
a quoq5 quo | modolibet afcribant" : preter hafque in hoc prefenti volu-
mine : aut in j vita feu legenda fancte Birgitte maiori otinent^ ; tanq^ falfe
et erro- | nee decernent''. Infup iam alterato p Anthoniiì Koberger ciuè
Nu- ì remburgeiì. impreffe finiunt. Anno domini. M.ccccc. xxi. mcnfis Se |
ptèbris. Laus omnipotenti deo : Amen | (1500.) in fol, Avec 17 figures ma-
gnifiques grav. en bois par Albrecht Diirer. Rei. en bois couv. de veau
ornem. 300.
337 ft. n. eh. et I f. bl. (sign. a-z, A-Hl Index de y3 fF n. eh. et l f. bl. Caract goth. à 2 cols. et
52 lignes par page.
Le prem. f. porte le titrc. suivent 2 ff. d'écussons dessìnés et gravés avec beaucoup de goùt artistiquc,
puis le prologue du cardinal Torqucmada, les actes et la confirmation de la canonisatìon, 3 pages de gra-
vures, le prologue du maitre Matthias de Svccia et une autrc gravure de la grandcur de la page. Enfìn
le tcxte.
Les excellents bois, qui sont sans doute de la main du grand maitre de Niìrnbcrg. rcndent une imporianee
extraordinaire à ce beau volume remarquable dcjà pour son contenu curieux. Les 2 armes porlcnt les inscri-
ptions « Infignia Regie Maieflatis « et « Arma (Irenui militis Floriani waldauf. « Les autres bois rcprcsentcnt
Ics visions de la Sainlc, groupcs de saints, rcligicux ctc. — Bel cxemplairc fort bien conserve.
NURNBERG
3'3
365. S. Bonaventura, ord. Min. Scripta super primum et secundum librum
Sententiaruni, cum indice alphabetico lohannis Beckenhaub Mogiintini. Nu-
Fr.cent.
N." 364. S. Birgitta.
rembergae, per Antonium Koberger, 15 15. 3 pties. en i voi. in fol. Avec
un bel encadrement de titre, une petite figure et la marque typogr. de
Sacon. Dérel.
1. Index alphabelicus fiue repertori | um domini Johànis becken | haub moguntini .... 85 ff. n. eh. et
I f. bl. II. Seraphici .... diui Boniuèture cardina | lis .... fiip pri | mo libro fen- | tentiarù. \\\ ff. n. eh. et
30.—
314 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
I f. bl. III. Celeb ratini mi patris domi | ni bonauèture .... io Tecundu; ) libmm fentètia | rum difpu | tata. |
193 ÉF. n. eh. Caract. goth. ù 2 cols. par page ; les intìtulés impr. cn rouge. Au recto du prem. f. uo irès
bel encadrcment de colonnes. frises etc. renfermant le titre et un beau bois ombre, 46 s. 'i mm. : un savani
dans son cabinet d'etudes. Nombreuses initiales goth. — Très bel excmplaire.
366. Nider, Johannes, ord. praed. Incipit t'ctat' de morali lepra fratris Jo-
hànis nider ] facre theologie profelToris ordinis predicatorum | • | S. 1. ni
d. (Norimbergae, Antonius Koburger, 1471) pet. in fol. Cart. [Hain *i 181 3'. 7=..-
76 ff. s. eh. ni sign. Anciens caract. goth., 31 li^'nes par page.
Le texte commence au recto du prem. f., sous rìntitulc citc : [] lim deum legim^ ì leuitico vcierìs tc-
ftamèti I mandafTe facerdotib^ : .... Il finii au recto du f. 76. 1, 17-18: .... Et fic de lepra mo ] rall dixiffc
fufiìciat & e. *- I Le verso est blanc.
L'exemplaire que M. Hain a eu sous les yeux, avaìl encore à la fin le prem. f. dune table de matières.
■dont la fin roanquaìl. tandis que les exemplaires vus par M. Copinger. conformcment au nòtre, n'avaieni
que 76 ff.
Très bel exemplaire grand de marges. Les initiales, laissées en blanc, sont pcintes en rougc.
367. — Manuale confessorum. (A la fin :) Explicit manuale confefforum venera-
bilis patris Fra | tris johànis Nyder facre theologie profefforis ordinis | fra-
trum predicatorum | S. 1. ni d. (Norimbergae, Antonius Koburger, 1471)
pet. in fol. Cari. [Hain *ii834]. 75-'
5B ff. s. eh. ni sign. Anciens caract goth ; 31 lignes par page.
Le teste commence. sans aucun intitulé, au recto du prem. f . : \] Voniam iuxia beati Gregory in fuo 1 paftorali
fentencià Regime animai . eft ars arcium .... Il finit au verso du f. 58, I. 23-24 : .... Et tanlù de còfelTorù |
crudicione (sic) fub ^pendio dixiflTe fufficìt 1 En bas le colophon.
Très bel exemplaire d'un incunable fort rare. Les initiales laissées en blanc sont peintes en tnuge, la pre-
mière en rouge et bleu.
368. Salis s. Trovamala, Baptista de. Incipit Summa cafuù vtiliiìlma p
veneran- ] dum patrem frèm Baptifta; de falis ordinis mi | no:^ de obfer-
uantia. Prouincie lanue : nouit' co- | pilata. que Baptiftiniana nuncupat." 1
(A la fin :) .... expletù eli in Nuremberg impiali ciuitate partis | germanie :
p Anthoniù Koberger inibì còciuem. | Anno currente. M.cccc.lxxxviij. |
(1488.) in fol. Cart. [Hain *i4i8il. 40.
CCLXVII ff. eh. et H ff. n. eh. Isign. a-z. aa-yy) Caractères golhiques ; 6l lignes et 2 cols. par page
Le texte commence à la lète du prem. f. sous l'ìntitulc ciié. L'impressum se trouve au recto du dern.
f. eh. Le verso est occupc d'un breve du pape Sixte IV et d'une poesie latine. Les 8 ff. n. eh. contienncnt
un index alphab. : Rubrìce iurts ciuilis t canonici ....
Exemplaire peu taché d'eau aux maiges, au reste pas mal conserve.
369. Schedel, Hartmann. Liber Chronicarum. (À la fin:) Ad in | tuitiì
autem t preces providorù ciuiù Sebaldi Schrever | Z Sebaltiani kamermai-
fier hunc libmm dominus Antho | nius koberger Nuremberge imprefìlt.
Adhibitis tamè vi | ris mathematicis pingendiqj artis perìtifllmis. Michaele |
wolgemut et wìlhelmo PleydenwurfT. quarù folerti acu- | ratifllmaqj ani-
maduerfione tum ciuitatum tnm illuflrium | virorum figure infeite funt.
Confummatù autem duodeci- j ma menfis Julij. Anno falutis nfe. 1493. |
in fol. max. Avcc un grand nombre de figiires magnifiques et curieuses.
Rei. orig. de veau [Hain ^14508! 300.
20 ff. n. eh. CCXCIX ff. eh. i> ff. n. eh. et i f. bl. Sans signatures. Gros caractères gothiqucs, 62-65
lignes par page.
Le recto du prem. f. a l'intitulf: suiv. cnticremcnt grave s. b. cn très gros caractères gothiques ; REgiftrum |
NURNBERG
315
huius oper | ris libri ero | nicarum j cu fìguris et ymagìi- I bus ab inicio mudi : 1 Le verso est blanc. Au recto
du f. 2 ; Tabula operis bui' de tem [ poribus mundi .... Celte table finii au verso du f. 20. Le te^te com-
mence au redo du Foliii I : Epitoma operii fex dierù de mìidi fabrica Proiogus | Au recto du f. CCLXVI se
trouve la souscription : Completo in lamofiflima Nurembergenfi vrbe Operi 1 de hyfiorijs etatum mundi, ac
defcriptiore vrbium fé- 1 lix imponitur finis. CoUectum breui tempore Auxilio docto 1 ris hartmani Schedel.
qua fieri potuit diligentia. Anno xpi [ Millefimo quadringentefimo nonageOmo tercio, die quarto 1 menlis Ju-
nij. I .... Le verso est blanc. Au recto du f. CCLXVII ; Sexta etas mundi | Le texte va encore jusqu'au recto
du f. CCXCIX. Le verso du f. et le recto du prem. f. n. eh. est occupée de la grande carte de l'Europe
centrale -Au verso de ce f. n. eh. se trouve Timpressum cité plus haul ; ADeft nunc (ìudiofe lector finis
libri .... Les 5 dern. ff. n. eh. et qui manqucnt souvent, contiennent : De Sarmacia regione Europe | De
regno poion:e ef eius ìnitio \ De Cracouia vrbe regia Sarmacie. .\u verso du dern f. : Ad deum optimi! ma-
ximù de his que mirabilia gelfit prò iuftilTi [ mo ? excelfo Maximiliano rege romanorum 1 (vers lalins).
Première édition de ce livre intéressant et curieux.
Exemplaire sur papier fon, très grand de marges, haut 45 cm., mais sans les ff. blancs. Le prem. et le
sec. f. de la table som endommagés et raccommodés. La figure et la legende de la papesse Jeanne, f. 169, sont
noircis, mais bien lisibles.
Fr.cenl.
Friedrich Creussner (1472).
370. Soliloquium peccatoris. Soliloquiù ouerfi et còpuncti peccatoris | ad
deù. in feptè pfalmos ab eccl'ia Roma | na dictos penitètiales humiliter et
deuote | otéplàtis dicetifqj Seqt" introductio. | (A la fin:) Impreffumqj
per Fridericiim Creufjner. | Anno domini. Millefimo quadringente- | fimo
feptuagefimonono. in Imperiali ci- | uitate Nurmbergenfium. Laus dee. (
(1479) in 4." Cart. [Hain *i4872]
17 ff. sans chiffres ni sign. ; anc. caract. goth. ; 24 lignes par page.
Le texte commence au r. du prem.f., sous Tintitulé cité ; Celi terreq^ creator, et dns oiifi ] q in eis funt
Il finit au r. du f. 17, 1. 13. Puis : Profpiciens p cancellos : viridarium or- | tulanorum fancte matris ecclefie
lippien I tibus oculis excerpfi nonnullos flores. et | admixtis herbis virtute .pphetica piata- | tatis (sic) ad laudem
dei hanc infalatà còfecì. 1 Impretfumq^ .... comme plus haut. Le verso est blanc.
Bon exemplaire d'une impression bien rare.
Johannes Regiomontanus (Johannes Mììller) de Kònigsberg (1474).
371. Manilius, M. M. MANILII ASTRONOMICON. | PRIMVS | (À la fin;)
M.MANILIl ASTRONOMICON 1 FINIS I Ex officina loannis de Re-
30.
M.MANILIl. ASTRONOMICON
Q.VARTVS
V id tatti follicitis ui/
tatti confuiiiim? annisf
T orquctnur qj mctu
cfca qj cupidi tic t*cru
A etcrnis q? fetiu curisi
du quftn'tnus guum
P erdimus Se tiuUo uo;
torutii fine beati
V ifturos agimus ferap nec uiuunus ung.
P auperior qj botus quifq} eft 3 plura rcquirit.
N." 371. 3/a/nù'us, M.
3i6 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
giomòte I habitantis in Nuremberga oppido | Germanie celebratifllmo ' S.
d. (vers. 1474) in 4." Avec 5 belles initiales s. fond criblé. Cart. [Hain
'10703] 330.—
72 ff. s. eh. ni sìgn. 30 et (%'ers la fin) 31 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. sous l'intitulé cité : [C] Armine diuinas artis & co | fcia fati |
I! finit au verso du f. 72 :
M.MANILII ASTROXOMICON
FINIS
Ridetur merito fciolorum infana caterua
Vulgo qui uatum nomina furripiunt.
Heus quicùq? uells latia perdifcere mufa
Sydcreo? nutus fallere difficiles.
Maniliura feclarc grauem: qui tempore diui
Floruit Augufli. Leclor amice uale ;
Puis l'impressum.
Edilio princeps. » Infiniment rare et irès recherchée des curieux. Elle manque dans Ics bibliothèques les
plus cèlèbres ». (De la Sema III, p. 140) Cesi, en outre, un des plus élégants volumes qui aient été impri-
més en caractères ronds, en Allcmagne. au XV* siede. Les caractères ressemblent beaucoup à ceux de Swey-
nheym et Pannartz, et ils n'ont été usés depuis. à ce que l'on <ait. par aucun autre typographe. Sans doute.
le fiche et savant docteur Johannes MùHer de Konigsberg (Regiomontanus) avait imprimé les w Astronomica »
dans sa t)'pogniphic particuHère, non pour le commerce, mais a ad usum amicorum n, dans peu d'cxcm-
plaires. — Le nòlre, lout à fait compiei, est très grand de marges, et bien conserve, à l'exceplion de 4 ff.
qui sont un peu endommagés aux marges extrèmes.
Peter Wagner (1483, 18 Aoùt).
372. Barbarus, Hermolaus. Oratio hermolav barbari laureati poete | ad
federicù et maximilianù principes cu ] Gratulatiòe Ludouici bruni laureati
pò I ete de regis romano^ coronatione ] S. 1. ni d. in 4.^ Avec une belle et
grande initiale grav. s. bois. Cart. [Hain ^24 19]. 30. —
14 ff. n. cfa- (sign. A-B) Caractères gothiques. 33 lignes par page.
Le litre se trouve au recto du f. i : au verso : Petrus danbufzer nùenbergtnfìs Arciù (sic) magi | fter darò
et nobili Conrado flepeck. felicitate | cum gloria optai | . dédicace de 29 lignes datce : Nurenberge. ij. die
Aprilis. ex edì 1 bus foliiìs. M cccc.>c .... Au recto du f . 2 : Oratio hermolay barbari legati veneti ad | federicù
imperatore et maximilianù regem | romanorù principes inuictìfTiroos. | .\u recto du f. 7. en haut : Ada itj. nonas
auguOì ad brugas fìue Geforiacù. Ixxxvi. ] Refponlìo ex tempanea dni anihony abbatis admonlèiis I noie. S. e
maieflatis t inuiclìflìmi romano!^ regìs | Au verso, 1. 27-28: C Hermolaus barbarus ioanni carandcleto fu j
pino rcgis romani fecretario. S. p. d. | Après celle lettre et la réponse suit. p. 8 verso : De SerenilVimi ac
inuicli Maximiliani .\rchi 1 ducis Auftrie burgundieqj. de Romano^ regis | nup electi coronatìÒe ludouici
bruni poete laure [ ali ac iuris vtrìufq; doctoris Gratulatio. 1 A la fin de ce poème, f. 14 verso: Amen I
Imprcssion rare ci assez intéressante. Bel exemplaire. Pioctor 2243.
Georg Stuchs de Sulzbach (1484).
373. Breviarium Mellicense. (A la tin :) Pars hyemalis tam de tempore
q5 de I fanctis vna cum pfalterio Z hvmnario | breuiarij benedictine reli-
gionis. eccle | lìe romane maxime rubrica^ fectantis | iuxta confuetudinem
monachorù ni- | gro^' de obferuàtia mellicert Impffum | impenlìs Georgij
Stuchs ex Sultz- | pach cluis Nurmbergen. Anno incar ] nationis dfii. Mccccc.
in vigilia feti | mathie apoftoli tinit feliciter. | (1500) 2 pties. en un voi.
in 8.'' Vél. [Hain *38o7]. 400.—
136 ff. n. eh. (sign. — Aa-Pp.) dont le ^a*" (blanc ?) manque ; 331 ff. n. eh. ci 1 f. bl. (manque) (sign. a-z,
^ ?, 3. t'. aa-gg. .VI). Le f. 260 est blanc. Pctiis caract. gothiques, en rouge el noir; 33 lignes et 2 cols.
par page.
L*iniitulé se voÌt au recto Ju prem. f. : Pars hyemalis breuiarij | benedictine relìgionis. ecclcfìe romane ru-
NURNBERG 3 '7
Fr.cent.
bricà maxime fectantis. ìuxta còfuetudinè | monachorù nigrorum de obferuantìa mei- ! licen. | Le verso est
blanc. Le calendrier suivi de ses explìcalions et lables va jusqu'au recto du f. iH. Tous ces fF. sont sans si-
gnatures. Au verso du f. 18 : G Ab octaua pafche vf- | 45 ad afcèfionc dni feria 1 libus dieb'. Leo breuis I
Au recto du f. 135. coL 2 : Finis | G Sequit' regiftrù qua- | ternorum parlis hyema | lis huius breuiarij. | L'im-
pressum cité se Ut au recto du f. 136, dont le verso est blanc. Au recto du prem. f. de la 2" piie. on trouve
une préface sur l'orìgine de ce bréviaire. compose par les RR. PP. Nicolaus de Matzum et Tetrus de Ro-
senhaim. Ensuite : .... Itaq? pars de | tpe ? fciTs hyemalis inci | pit felìciter .... Le f. 2'k) est blanc. Au
f. 261 commence le Comune Sanctorum. Le texte finit au recto du f. 331. col. i. Le verso est blanc.
Bon exemplaire d'un bréviaire très rare. Peu use ; quelques fF. réenmargés.
HiERONYMus HòLTZEL de Ti'aunsteìn (1496).
■^74- Andreas, Johannes. Arbor Confangui- | neitatis cum fiiis | enigniatibus
& I Figuris. I (A la tin :) Nuremberge p | Hieronymum Hóltzel. Anno dni
Millefimo quingentefi- | moquinto. xviij. menfis lunij .... (1505.) in 4.°
Avec 15 tigs. grav. s. bois. Cart. 75 —
18 fF. n. eh. Caract. goth. L'intitulé imprimé en gros caract. et en rouge. Sur le verso du tilre un grand
bois occupant toule la page, St. Jerome en prière, au fond une ville; (marque de l'imprimeur ?) Les autres
figures, dont 5 de la grandeur des pages, sont des arbres génealogiques et d'autres dessins schématiques joli-
ment ornementés.
Bel exemplaire.
375. Penitentionarius. S. 1. ni d. (Nurembergae, per Hieronymum Hoeltzel,
ca. 15 io) in 4." Cart. 15.- —
ó fF. n. eh. Caracières gothiques.
Edilìon rare et curieuse d'un livre d'école fort en usage au XV*" et XVP siede. Le texte latin est accom-
pagné d'une traduction en vers allemands. A ce poème fait suite : Carmen magiflri lohannis Fabri de | Werdea
de Ludo. Felìciter Ìncipit. 1 Cette dern. pièce est imprimte en caractères ronds. A la fin ; Einis carminis. (sic).
(f. 6, recto).
376. Regimen Sanitatis.
Sìcgimcu Sa=
nxiaìi§.
(A la fin :) ([ Impffum Nuremberge p Hieronymum Hòltzel. Anno | do-
minice incarnatiòìs. 1508. xij. die menfis Marcij. | in 4."^ Cart. 35. —
8 ff. n. eh. Caractères gothiques.
Sur le verso du prem. f . ; G Sequit' Epillola familiaris metrice con | Tcripta modù feruiendi menfc cxpri-
mens. ( Le texte latin du Regimen sanitatis est accompagné d'une traduction curieuse en vers allemands. A
la fin on lit : Publij Virgìlij Maronis | de Liuore Incipit. | Ce poème est imprimé en caractères ronds et suìvi
de rimpressum (f. 8, recto).
377. Cardanus, Hieronymus. DE SVBTILITATE Libri xxi. Norimbergas apud
loh. Petreium, iam primo imprelTum. 1550. in fol. Avec le beau portrait
de l'auteur grave s. bois et beauc. de petits bois dans le texte. Rei. orig.
de peau de tr. ornementé à froid. 60.
17 fF. n. eh., i f. bL et 371 pp. Caract. ronds.
Première éditìon du princìpal ouvrage du célèbre philosophe. Il y fait le resumé de ses découvertes dans
la nature et dans le monde surnaturel. Le texte est plein de curiosités et d'anecdotes de tout genre, pariicu-
lièrement de ceux qui ont rapport aux sciences occultes. A la p. 255 Cardanus parie des canibales de l'Amé-
rique. — Superbe exemplaire.
3i8 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
* ORTONA (151 8).
Fr.ccnl.
378. Galatinus, Petrus, ord. Min. ([ Opus toti chriftiane Reipublice maxime
utile, de arcanis | catholice ueritatis, centra obdinatifìlmam ludeorù | noftre
tempertatis plìdiani : ex Talmud, aliilqj | hebraicis libris nuper excerptuni :
& I quadruplici linguarum genere I eleganter congeftum | (A la fin:) Im-
prelTuin vero Orthonae maris, fumma cum diligentia per Hieronvmum
Suncinum : Anno chrifliane nativitatis. M.D.X\'III. quintodecimo kalendas
martias. etc. (1518) in fol. Avec 13 belles bordures en bois et nom-
breuses initiales magnifiques sur fond noir. \éì. 1 00.-
CCCXI ff. eh. et I f. n. eh. Beaux caract. ronds.
Edition originale de cet ouvrage avec beaucoup de cilalions en hebreux. Elle renferme plusieurs pièces
qu'on n'a pas réimpr. dans les édilions de Bàie, Ijjo et 1361, ni dans celle de Francfort, 1612. L'ouvrage
est écrìl en forme d'entretiens savants entrc Galalimts, Reucktm et Hoogstrjten. — En mème temps c"est
le premier livre imprimtS à Ortona, petite ville de l'Abruzze citérieure.
Exemplaire d"une conservalion irre'prochable, le titre légèrement tirabré. »
ORVIETO (1542).
379. Schiavelli, Andrea. Breve ragionamento sopra l'acque et bagni di San
Casciano. | Con gli ordini da osservarsi nel bevere et bagnarse in dette
acque. Et di nuovo aggiuntovi alcune antichità ritrovate quest'anno. Or-
vieto, Ant. Colaldi^ 1601 in 4.° Br. 10.-
24 pp. dont les pp. 11-14 manquent.
*OSZLAN (1627).
380. [Althan, Michael Adolphus, comes del Strena Althaniana kalendis
lanuarv a. 1627 ex cancellarla communionis hierarchicae lllustriss. et
Excellentiss. D. Gomiti Fundatori. Continens Participationes 33 a totidem
diversorum ordinum generalibns concessas. Excudebat in Castro ^'allis Oslo-
waniensis, typis communionis supradictae, Christophorus Haugenhofierus,
1627. in 4." Avec une vignette s. le titre. D.-toile. 50.-
17 ff. n. eh. Livret trés rare sorti des presscs d"un petit lieu hongrois dans la province d'Oszlan, que M.
Deschamps ne eonnait pas mcme par nom.
PADOVA (1472).
B.ARTHOLOMAEUS DE Vai.dezochio et .^^AKTl^•us DE Septem Arboribus Prutenus
(1472, 2 1 Mars.)
381. Zocchio, Jacobus de, de Ferraria. Canon, omnis utriusque sexus, dispu-
tatus et repetitus. (A la fin :) Explicit faniofum utile atqj altum. e. Omnis
utriufqj fexus de | peni. & remii". dil'putatmn ac repetitù per faniofum ac
excellèté | iuris utriufqj doctorem dominum lacobiì de zochis de ferraria |
in gignafio patauino ordinariam fedem benemerito occupante | BAR. DE
Valdezochio Pataus. F.F. | Martinus de feptem arboribus. Prutenus. | M.
ORTONA — ORVIETO — OSZLAN — PADOVA 319
Fr.ccnt.
ecce. LXXII. die xxviii. lullii. ,F. | (Padova, Bartolomeo de Valdezochio
et Martinus de Septem Arboribus Prutenus, 1472) in fol. D.-rel., toile,
dos de veau, av. ferm. (Rei. mod.) [Hain * 16288] 180. —
126 fT. sans chiffres ni sign. Beaux caractères ronds : 35 lignes par page.
Le texte commence. sans aucun tilre, à la lete du prem. f. : [ ] MNIS VTRIVSQVE FAMO- | SVM ALTVM
DEVOTVM ET | fpirituale eft & ideo deuote & fpiritualiter | legèdum eft.... ctc. Le texte finit au recto du
f. I2f) et est suivi de la souscription comme dessus.
Impiession d'une rareté insigne, la seconde sortìe des prcsses des piototypographes de Padoue. La pre-
mière — Boccaccio, La Fiammetta, en latin — porte la date du 21 mars t^ya. — Très bel exemplairc grand
de marges ; les coins infér. ont peu soufFert par rhumidité et les 3 prem. flF. sont, à cause de cela, soigneu-
sement raccommodés.
Bartholomaeus de Valdezochio (1473, 28 Avril).
382. Hierocles.
HIEROCLIS PHILOSOPHI STO
ICI ET SANCTISSIMI IN
AVREOS VERSVS PY
THAGORAE OPV
SCVLVM PRAE
STANTISSI
MVM ET
RELI
GIO
NI
CHRISTIANAE CONSENTA-
NEVM INCIPIT.
(À la fin:)
IMPRESSVM . ANNO
CHRISTI . M.CCCC.
LXXIIII . PATA
VII. XV. KA
LENDAS
MA
lA.
S.
BARTHOLOMAEVS DE VAL
DE ZOCCHO.F.F.
TELOS.
(1474) in 4.° Veau pi. marbré. [Hain *8545] 100. —
91 ff. n. eh. et I f. bl, (sign. a-m). Beaux caractères ronds; 24 lignes par page.
Au recto du prem. f. (a) se trouve le commencement de la préface : .iD NICOLA VM PONTIFICEM 1 .V.
AVRISPAE IN HIEROCLEM | PRAEFATIO. | À la fin de cctte p èce, f. a 2, verso, en bas on lit le titre
cité plus haut ; puis, à la tele de la page opposée, le commencement du texte : | ] APIENTIAE STVDI- I um
en qd'.... Au lecto du f. 91, en bas : FINIS. | LAVS DEO. | AMEN. | DVCE VIRTVTE ET COMI | TE FOR-
TVNA. I Au verso de ce f. le titre est repeté, ligne pour ligne, dans la mème disposition : HIEROCLIS....
CONSENTA- I NEVM HIC FOELICITER | COMPLETVM EST AC | IMPRESSVM.... etc. comme plus haut.
320
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Première édilion, très rare et d'une exéculion magnifique. Les signalures se trouvent a deux doigts sous
la dcrnìcrc ligne dcs pagcs. Excellem e.\emplaire, compiei du f. bl., avec témoins.
Fr.cenl.
383. Leonicenus, Omnibonus, \icent. Grammatica latina. (A la fin: M.
CCCC.LXXIIII. DIE.XIIII. I MENSIS lANVARlI. \ PATAVII. | (1474) in 4."
Veau pi. [Hain 10024] 200.-
100 ff. n. eh. (sign. a-k). Beaux ci gros caraclères ronds ; 24 lignes par page. Les signalures se Irouvenl
3 cm. au dessous les lignes.
La dédicace commence au recto du prem. f.. sans aucun intilulé : AD ILL\'STREM MAGNANI- | MVM-
Q.VE PRINCIPEM DO- | .MINVM KEDERICV.M DE GON | ZAGA MARCHIONEM OMNI 1 BONVS | LEO-
NICENVS DE VIN | CENTI A S. D. | ( )N humaniflime Priceps gcà- | malica; lihcllus .... Celle preface finii
au verso du f. I, 1. 13, immédialemenl suivie du commencemeiil du lexle : DE LITTERA. .\u verso du f.
100, 1. 21 : FINIS. 1 Au dessous Timpressum cité.
Celle édilion, sonie des presses de Bariolomeo de A'aldezochìo, esl aussi belle que rare. Les caraclères ressem-
blent assez à ceux de Nic. Jenson. La premiere page esl entourée d'une Irès belle bordure en couleurs rc-
haussée d'or. Dans la panie inférieure de celle bordure se irouve un écusson laissé en blanc. Aussi l'ìni-
tiale I de celle page esl Irès bien ornemcnlée el coloriée. Bel cxemplaire Ircs grand de marges.
384. Maurocenus, Paulus.
PAVLI MAVROCENI OP\'S DE
AETERNA TEMPORALIQ.VE
CHRISTI GENERATIONE IN
IVDAICAE I.\lPR0B.\T10NEm
PERFIDIAE CHRISTIANAE
QVE RELIGIONIS GLORIA.M
DIVIXIS ENVNTl.\TIONIBVS
CO.MPROBATA AD PA\LVM ^
PONTIFICEM MAXIMVxM IN
CIPIT.
(À la fin:)
FINIS.
Patauii. iiii. kl's maias .M.cccc.lxxiii.
Summa colùna dei fidei firmata potètis :
In loquor hebreos perfidiafque fuas.
Chrifticolie veneto grates hoc reddite paulo
Et patauo qui nunc nobile pre(Tìt opus.
Bartholom;eus Campanus
Ponticuruanus.
{1473) in 4.° Cart. [Hain 10924I
180.
■fi ff. sans chiffres ni signalures. Beaux cnraclcres ronds ; 24 lignes par page.
Le tilre el le commencemcnl du lette se Irouvenl à h lète du prem. f., la souscription au recto du dern.
f. Le verso esl blanc.
Impression de la plus grande rarelé. Nolre excmplaire est de la meilleure conservalion el non rogne.
Leonardus Achates de Basel (1473).
385. Platea, Franciscus de. INCIPIT c)P\'S RESTITVTIONV.M \ TlI.ISSl-
MVM I A REVERENDO IN CHRISTO PATRE FRATRE i FRANCISCO DE
PADOVA 321
PLATEA BONONIENSE ORDINIS | MINORVM DIVINIQVE VERBI PRE-
DICATORE I EXIMIO ED1TV,M. 1 (À la fin :) M.CCCC.LXXIII. NICOLAO
TRONO DVCE VENECIA | RVR (sic) REGNANTE IMPRESSVM FVIT
HOC OPVS I PADVE FOELICITER. | (1473) in fol. Vél. [Hain *i30361. 80.
173 ff. san5 chiffres ni signatures. Anciens caractères ronds ; 40 lignes par page.
À la lète du prcni. f. : INCIPIT TABVLA RESTITVTIONVM VSVRARVM | ET EXCOMVNICATIONVM
EDITA PER VENERA | BILEM DOMINVM FRATREM FRANCISCVM DE | PLATEA ORDINIS MINO-
RVM. I À la fin de la lable, f. 18. recto : Expliciunt tabule operum utiliflìmo;^ fcj Rertitutionù Vfurarum |
.^ Excoìcatònù reuerendi fratris Francifci de platea bonon ordinis ] minorù pitifTimi in utroqj iure ac in
facra theologia. 1 LAVS DEO. | Le verso est blanc. Le texte commence à la téle du f. 19, précède de Pinti-
tulé cité. Il finit au verso du f. 173 et est suivi des trois distiques latins de la première edition : Q.uem le-
gis , dans lesquels l'imprimeur plagiaire a remplacé le nom du typographe Barthol. Crcmonensis par le
sien, défigurant en manière comique la mc'sure des vcrs ;
Candida perpetue non deerit fama Balìlee.
Phidiacum hinc fuperat Leonhardus ebur.
Sous ces vers on Ut l'impressum cité.
" Edition rare et d'une belle exécution ». (De la Sema. nro. Iloo). Bel exemplaire. dont la prem. page
est peu brunie et tachée.
Albertus de Stendal (1473, 5 Oct.).
386. Aquino, Thomas de, ord. Praed. Incipit fuma theologie edita a fratre |
thoma de aqno ordinis pdicatorum. | (A la fin :) Explicit op' pme ptis
fancti Thome d' | aqno. diligeter emèdatù ab excellètiiTìmo | facre theologie
doctore magro Fràcifco | de Neritono ordinis pdicatorù. p magr^j. | Alber-
tum de Stendaci. | Anno domini. M.cccc.lxxiii. die. v. me | fis octobris. |
(1473) in fol. Vél. |Hain *i44o] 200.-
I f. bl., 249 fF. s. eh. ni sign. I f. bl., 5 ff. n eh. Caract. goth. ; 2 cols. et 48 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. sous l'intitulé cité: [ 1 Via ca | tholice | ^ itatis | doctor | .... Il
finit. par le colophon cité au verso du f. 2)9. Les 5 dern. ff. contienncnt la table : Incipiùt capitula pme
ptis fumme | fup tota theologia fratris fancti Thome d' | aqno ordinis pdicatorù ... Au recto du dern. f. :
Expliciunt capitula pme ptis fumme | fratris Thome de aqno ordis pdicatorù. | Le verso est blanc
Superbe exemplaire, dont la premiere et la seconde initiale sont très gracieusement peintes en couleurs et
rehaussées d'or. Sur la marge inférieure de la prem. page une excellente couronne en veri et or.
Les impressions d'Albert de Stendal sont bien difficiles à classifier, puisque ee typographe a travaillc à Pa-
dova (en 1475 et 76). mais vraisemblablement aussi à Venise (en 1473 et 74?) Nous cilons ses impressions
suivant l'autorìié de M. Proctor
387. Duns Scotus, Io. ord. Min. Quaestiones quodlibeticae purgatae per Tho-
mam Penketh. (A la fin :)
M.CCCC.LXXUII.
Hoec Albert'ego Stèdal colibeta mgf
Altiloq Scoti formis uberrima predi.
Religiòe facra & diua celeberrim' arte.
Clar' & igeìo. Augufti ' ex ordie Tomas
Impreffu^ purgauit op' Audio ìteger oì.
Anglia cui patria è gnis ognoie penketh,
(1474) in fol. D.-bas. [Hain 6433] * 100.
Ili ff. sans chiffres ni signat. et l f. bl. Caractères ronds d'une forme fort ancienne; 40 lignes et 2 cols.
par page.
322 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ccnt.
Le lexie commenci: à la tòte du prem. f. san; aucun intitulc : |c] VNCTE | RES OIF | FICILES ail Salo
ecc I .i. & cui in | telligat effe difHcilef .... La fin et Timpressum se trouvent au recto du f. io|. suivis d'ad-
ditions et de la table atpbabétique qui fìnit au recto du dern. f. dont le verso est blanc.
Exemplaire en bon ctat. à l'exception des 5 prero. ff. qui sont en partic réenmargés.
388. Leonicenus, Omnibonus, Vicent. Grammatica latina. (À la lin :) Omni-
boni Leoniceni Vincentini. [ V. ClarilTimi De Octo ptibus | Orationis Liber
Per Alber- i tuj de Stendal ImprelTus Anno | Dni. M.CCCC.LXXlllI. |
Die xiiii. Mentis Mai. Nicolao [ Marcello Duce | Venetianim. | (1474)
in 8.° Veau pi. ornem. à froid, inosaique de chagrin noir dor.^ dos dor.
(Rei. mod.) [Hain 10025] 200 —
132 ff. s. eh. ni sign. Beaux caract. ronds ; 20 lignes par page.
Au recto du prem. f. : AD ILLVSTREM M.\GNA- | NIMVMaVE PRINCIPEM | DOMINVM FEDERICVM |
DE GONZ.\G.V MARCHI- | ONEM OMNIBONVS LEO | NICENVS. | [ ] N TIBI HVMANISSI | me princeps
grammatiche li 1 bellus erudièdis liberìs luis | accommodalus : Le teste commence à la lète du sec. f. : [ 1
ITTER.\RVM ALIAE | funt uocales : ali» còfonàtes. | .... Au recto du f. 132, 1. q: FINIS. | Puis l'impres-
sum. Le %'erso est blanc.
Édition aussi belle que rare, d*un format commodc pour la maìn de l'ccolier.
389. Phalaris. Epistolae. S. 1. et a. in 4.° Vél. [Hain "128771 15. —
4Q li', sans chiffres ni sign. et l f. bl. (manque). Caractères ronds; 25 lignes par page
Au recto du prem. f. : FRANCISCI ARHETINl IN PHA 1 LARIDIS TYRANM AGRIGENTl | NI EPI-
STOLAS PROEMIV.M |[ ) ELLEM Malatella nouelle priceps | illuftris : ... Au verso du f. 49: Fràcifcus
Arhetinus Clar. atq? Proeftan : Jurif | Co. Fràcifco Pelalo palauino Regio Cùfiliario I Salulem. | En bas : Vale.
FINIS. I
Q.UÌ modo notus crat nulli; penitufq; lalebat.
Nunc Phalarif doclum protulìt ecce caput.
Proclor 6790.
Bel exemplaire, Les iniliales laiss es cn blanc, sont peintes en couleurs. — Les ff. 3^ et 30 manquent.
Matthaeus Cerdonis de W^indischgraetz (Graz) (1482, 15 Mars).
3qo. Aeneas Sylvius, postea Pius II. Epiflola Enee llluii Picolominei iuueni |
non effe negandum amorem dicit. | .... Eiufdem Enee epiftola amatoria. |
Epiftola Enee llluii poete laureati fiue Pii pape fcd'i | de amoris remedio
incipit feliciter. | S. 1. ni d. (Patavii, Matthaeus Cerdonis de Windischgraetz.)
in 4.° Br. [Hain 180]. 25.—
4 ff. s. eh. ni sign. Gres caract. goth. 32 lignes par page.
La prem. lettre commence au recto du prem. f., en haul. Elle est datée : ... cn greiz die. xiìi. dccèbr*.
.ano. d. m. cccc.xliii. { Suit la seconde, que le pocte feìnt d'avoir écrit au nom de l'empercur Sigismund à
la princesse hongroìse Lucretìa (Marie). La troisième lettre commence au recto du 2. f. ; il fìnit au verso
du 4". en bas : Ex Bienna fcd'o kal'. lanuarii. Anno domini | ra.cccc.xliii. | Amoris remedium fìnit. |
Livrel irès rare imprime en caractères étranges qui le font supposer ceuvre de Matthaeus Cerdonis. imprì-
meur à Padova, 1482-87.
HlERONYML'S DE DuR.WTIBUS (14Q3, 24 AiatS.).
39i.Aegidius Columna, ord. Erem. S. Aug. Egidij Romani Cometaria in
.viij. li- I bros phyfico:^ Ariflotelis 1 (A la fin:) Preclaridlmi fùmiq^ ph'i.
F. Egi. Ro. ordìs Ere- | mitaru^ diui auguftini ì octo ph'ico^ libros ìter-
ptatò I fidelilììma explicit. Impila ì almo gimnallo pataui | no ìpenfis ac
diligètia folertilTìini viri Hyeronimi | durantis ìprclToris accurratilTimi (sic)
PADOVA — PARIS 323
Fr.cent.
ano falutis .M. | cccc.lxxxxiij. die xv. mèf octobris ad laude eterni ] dei
eiufq> glorioiìlTìme matris virginis Marie. | (1493) in fol. Rei. orig. d'ais
de bois, dos en peau de truie ornein. [Hain *i281 150. —
242 ft'. n. eh. (sign a-z. ?. 3, :4.', aa-ec). Caract. goth. gros et pel. ; 65 lignes (des pel.) et 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. contient le titre citò. .\u verso, à longues lignes: .F. Egidius viterbicns Eremitanus
fancti .-iugullini: Claiiniino Theologo Magiftro gratiano fui- | ginati ordinis fancti .\ugultini procuratori fo-
lertilTimo .S. | puis quelques vers du inème auteur. Le teste commence au recto du f. ai) : C Clariflimi
facre iheologie doctoris ac philofo- | phie ìnterpretis diii Egidij Romani almi ordinis | Heremitaru; fancti
Auguftini. Illfinit au verso du f. 237, suivi de l'impressum et du privilègc. Suit, IF. 2-38-11, la table. et au
redo du f. 242: Regiflrum huius operis. | (à 4 cols.) Le verso est blanc.
Très bel exemplaiie d'un incunable peu commun.
392. Statuta.
Imprimeur anonyme.
Staiiita Doiììhìonim Arfijìanini
AclìaJciiiiac Pataiiinac.
S. 1. n. d. (Patavii 1496?) in 4.° Rei. orig. d'ais de bois, dos en veau
[Hain 15015] 50.-
40 ff. (3 ff. n. eh., le reste chiffré I-XXXVIII,) Sign. A-k. Caractères italiques ; 38 lignes par page.
Le recto du prera. f. ne contient que le titre cité : au verso LVdouicus Podacatharus Pontifex Caputaquenfis
vir et doctrina et fapientia fingu 1 laris : .... Cette préface est suivie de l'Index qui se termine au verso da
3. f. Ala tète du 4. f. se trouve le commencement du texte : LIBER PRIMVS. | De officialibus uniuerlitatis.
i. I Ensuite une initiale s. fond noir. — La dernière pièce du volume (NOVA STATVTA) finit au recto du
dern. f par la souscriptìon: Datx in nofiro ducali falatio. Die ..x. Inlii. indiclioìie. xiiii. M.cccc.lxx-
xxvi, I Expeitfis Magiflri pafquini de roma.
et
.B. ,F.
.A.
Ad utilitalem et commodiim domino^ et (cholaftico^ gymnafii palauinl. |
Le verso du dern. f. est blanc.
Tous les bibliographes sont d'accord de regarder le Virgile d'Aide de l'avril 1301 comme le premier livre
imprimé en italiques II faut donc croire que la date de 1496, qui se trouve dans ces u Statuta » soit celle
de leur compilation. Le petit volume sera imprimé vers 1520. — Exemplaire peu taché d'eau.
PARIS (1470).
Ulrich Gering, de Konstanz,
Martin Kranz, de Stein, et
Michael Friburger, de Kolmar.
(1470).
393. Rodericus Sanctius, episc. Zamorensis. Ad fanctiOlmù et beatifTimù
dilm, dominù Paulù l'ecQ- | duni pontifica maximù 1 libar incipit dictus
Speculum hu- | mane vite. Quia in eo cuncti mortales in quouis fuerint ]
ftatu vel officino (sic) fpirituali aut tempali ! fpeculabunt" eius | artis et
vite profpera et aduerfa ! ac recte viuendi docu- | menta. Editus a Rodorico
zamorenll epifcopo et poftea ] calagaritano, hifpano, eiuidem fanctitatis in
caftro fuo | fancti angeli cartellano ; | (A la fin :) ImprelTum Parifius anno
dili. M.cccc.lxxv. die prima | menfis Augufli ! per Martinù crantz. Vdalricù
gering. | et Michaelem friburger. LAVS DEO. | (1475) pet. in fol. Veau
fauve, fil. dor. s. les plats, dos dorè. [Hain 13945] 300.
I f. bl. et 142 ff. s. eh. ni sign. Gros caract. goth. ; 32 lignes par page.
Au recto du prem. f. l'intitulé cité. .\u verso du 2 f. : Prefatio vtilis ! in q autoris huius libri, vita eiufq? ]
324 MONUMENTA THYPOGRAPHICA
Fr.cent.
{ludiii recolunt' .... Au verso du f. A.: De materijs pertractandis in primo libro, et de tabula | capitulorum
eius. I Celle table finii au verso du f. 8. A la page opposée: Incipit capituIQ primù pmi libri ! videlicet de
primo ? I fublimiori flatu tèponili Le texie finii au verso du f- 136. suivi d'un : Epigramma in laudem
actoris. I (sic) {6 lignes) et de l'impressum. Le f. 137 est blanc. F. 138 recto : Reperiorium fiue tabula per
alphabelum ad facili I ter reperiendas materias in prefenti libro dlcto fpe I culum humane vile incipit. ] Au
recto du f. 141 : Finis felix atq; optatus illiusbreuis | tabule fiue repertorij palphabetum, I in prefentem lib^ I
fpeculum humane | vite nuncupaium. | Le verso est blanc.
Volume fon rare et intéressant. soni de la seconde presse de Gerìng (Procior 78^). Exemplaire grand de
marges, avec iniiiales peintes. et. en partie. rehaussées d'or.
Ulrich Gering, de Konstanz (1478, 4 Juin).
394. Nider, Johannes, ord. Praed. Preclara opus in expofitònè pre ] ceptorù
decalogi feliciter incipit | (A la tìn :) Eximii facre theologie ^felToris magri
iohànis ny | der, ordinìs fratrù pdicatorù, Préceptoriù diuine | legis finis
feliciter. Exaratùqj p magiftrum vldalri j cu Gering in vrbe Pariùana.
Anno domini .M.cccc.lxxxii. die. ix. lunii. | (1482) in 4.° Rei. d'ais de
bois ree. de veau ornem. à froid. (un plat y manque). ,Hain 11794I 100.
I f. bl., 330 S. n. eh. et l f. bl. (sign. a-z, A-S) Beaux caract. ronds ; 37 lignes par page.
A la lète du prem. f. (a. ii.) : Prohemìù. | Eximii facre theologie profefforis fralris lohaqnis Xy- | der or-
dinis predicatorii, in expofitionè preceptorCi deca 1 logi : prologus incipit. | Plus bas. 1. 21-22, Tintitulé citc.
Au verso du f 302 la fin du texte et l'impressum. Puis : Sequit' regillrù feu tabula capitulorum huius libri
cu 1 raaleriis p tractàdis in erfdè . .. F. 330. verso, en bas: Finis tabule. |
Fort bel exempiaire, avec ioitiales peintes en rouge et bleu.
Philippe Pigouchet (1491, i Dèe).
395. Maillardus, Oliverius, ord. Min. Sermones de adventu, Sermones do-
minicales et Quadragesimale. Parisìus, impressi per Philippum Pigouchet
impensis eius ac lohannis Petit, Johannis Richard, Durandi Gerlier, pari-
siensium librariorum, et lacobi Huguetan Lugdunensis, in huiusce impres-
sione sociorum, 1500. 3 pties. en i voi. in 8.° Avec la grande marque
typogr. trois fois repétée. Rei. orig. de peau de tr. ornem. à froìd. ;Hain
*io5i6] 100.-
i.)4 ff. n. eh., LXXXIX ff. eh. et i f. bl. — 2.) fi ff. n. eh.. CXXIIII ff. eh. — 3.) 7 |T. n. eh., i f. bl.
(manque) et CXXXVI &. eh. Petits caract. goth., 50 lignes et 2 cols. par page.
Nous donnons ci-après les intitulés et les colophons des trois parties. faisant obserì'er que sur cfaaque intitulé
se trouve la grande marque représentani un homme et une femme sauvages. sous un palmier, tenant un écusson
avec le monogramme pp^ ; en bas: PhILIPPE. PlGOVChET. — Prem. ptie. : [D] luini eloqui) preconis ce-
leberrimi fralris | Oliuerij MaÌllardÌ ord nis minorù profcITo- ] rìs : Sermones de aduentu : declamali Pari- [ fius
in ecclefìa fancti iohannis in grauia. | . . G Finis efi fruciuofo^ fermonù de | aduèiu... | ... im- | prelfol^ : opera
philippi picouchet. ncc [ non diligenti examine caflìgalo^. cum | plurib' celeberrimìs additlonib' noui | ter in-
fenis : Anno spiane falutis. M. 1 CCCCC. die. vii menfis maij. [ — Sec. ptìc. : [D] luini cloquij preconis
celeberrimi fralris | Oliuerij .Vtaillardi ordinis minorum ^fef | foris : Sermones dominicales. vnacum aliqui- |
bus alijs sermonibus valde vtilibus. | .... G Diuini uerbi preconis celeberrimi: ] .... | .... Parifius lerfc per
Philippù I Pigouchet iiiipreflt : finiunt feliciter. | Anno dni Miltefimo qulngentelimo. | die vero .xìiii- mcnfìs
Augufti. I — Trois. ptie. : C Tabula alphabetica in fcrmones qua- | dragelìmales fratris Oliuerij Maillardi. |
.... G Diuini verbi preconis .... | .... fermÒes fìniùt feliciter. [ impdì parilius p philippù pigouchet : | impcfis
eius ac iohànis petit : iohànis | rchard : duràdi gerlier parificfiìj libra- | riorù. et Ì.icobi huguetan lugdunenfis: ]
in huiufce imprefiione fociorum. Anno | dtìi M.ccccc.xiiij. menfis Augulìi.
Le relieur a mis d'abord la troisième, puis la sec. et la prem. panie ; aussi les ff. de la table soni un peu
en désordre. Mais l'exemplaire est (out h fait complet. Beaucoup de tcmoins.
(A suivrc).
462-900. Firenze, Tipografia L. Francescbtni e Ci - Via dell 'Angli il lara, 18.
Volume II Dicembre igoo - Gennaio igoi Dispensa g°-io^
La Bibliofil
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
La Legende de la Papesse Jeanne
dans l'illustration des Livres, du XV*^ au XI X^ siècle
L
L-vNS son travail si attachant sur les Légencles du moyen-
àge relatives aux Papes, le chanoine Dcellinger a montré
comment était née la fable de la Papesse Jeanne (i).
Avant d'analyser sa démonstration, rappelons le contexte
niéme de la legende : d'après les auteurs du moyen-àge, une femme déguisée
en homme aurait gouverné l'Eglise entre le pontificat de Saint Leon IV
(y le 17 Juillet 855) et celui de Benoit III (élu le 18 Juillet de la méme
année) (2); son règne — le CXIV, dans l'ordre chronologique — aurait
dure deux ans, un mois et quatre jours, (d'après Martinus Polonus, deux
ans, cinq mois et trois jours; d'après Kcenigshofen, plus de trois ans).
Si les interprétations littéraires de la legende ont été l'objet d'études
minutieuses (3), jamais érudit, à ma connaissance, n'a pris la peine de
(1) Die Papsl-Fabeln des JMittclallcys. i<' ed. Stuttgard, 1S90. Une traduction italienne a
paru à Turili en 1867.
(2) Le décret d'élection de Benoit III fut redige vers le 20 Juillet ; la consécration n'eut
lieu que le 29 septembre. Ailleurs, cependant, la date de l'avènenient de ce pape est placée au
(> octobre (Duchesne, Le Liber ponfificalis, t. II, p. LXVII, LXXV).
(3) Spanheim a publié la liste de 150 volunies, conipris entre le XIII= siècle et le XVII'',
qui ont fait mention de la Papesse. (Histoire de la Papesse Jeanne, ed. de La Haye, 1720, t. I,
La Bibliofilia, volume II. dispensa cj'-lo" 22
i2b
EUGÈNE MUNTZ
rechercher quelles en avaient été les interprétations plastiques. C'est à
combler cette lacune que je m'appliquerai ici.
Mes recherches montreront avec (jiielle complaisance, avec quelle
facilité, l'art d'autrefois s'est emparé de mythes ne reposant sur aucun
fondement.
Passe encore pour les artistes du moyen-àge : ils avaient l'habitude
de mettre en oeuvre les récits les plus fantastiques, les données les plus
fabuleuses. Ce qui est plus rare, c'est de voir les maitrcs de la Renais-
sance préter le secours de leur pinceau ou de leur burin à la propa-
gation de légendes absolument apocryphes. Et ici il ne s'agit plus d'une
legende quelconque, plus ou moins banale, mais de la liste méme des
chefs de l'Eglise !
-"»• CLEMENTE
I PARTORÌ I.A
1^.^ PAPESSA
I. — /.(z ruc Oli mouìiit la Papcsst' Jt-niitic. jyaprcs le piati de Rome coiiseiic à Mantoue.
Ne nous étonnons pas si les artistes, tini éprouvent, mème de nos
jours, si peu de scrupules à créer de toutes pièces les portraits de per-
sonnages historiques dont on n'a conserve nulle effigie (bornons-nous à
citer Jeanne d'Are), ont consenti jadis, avec un si parfait empressement,
à inventer la physionomie de personnages tìctifs ; ils n'etaient du moins
guère génés par quelque document iconographique peu avantageux, par
c[uelque texte trop vague ou trop ambigu.
p. 1 55 et suiv.). Depuis, d'iiinombrables ouvrages nouveaux ont vu le jour. On en trouvera la bi-
bliographie dans le Répertoire des sources hisloriqucs du moyen àge (p. 1257-1259) de l'abbc
Chevalier.
LA LEGENDE DE LA PAPESSE JEANNE 327
II.
L'origine de la Fabia de la Papesse ne remonte pas au delà du
XIIP siècle, ou du moins, n'a pas été consignée par écrit avant cette
epoque. Ses premiers promoteurs furent Jean de Mailly, qui écrivit sa
chronique en 1250, Etienne de Bourbon (-]- 1261), Martinus Polonus,
ou Martin de Troppau (-|- 1278). Au siècle suivant, un scribe ajouta le
nom au catalogne officici des Papes et lui donna place dans le Liber
pontificalis de Pierre Guillaume. Du coup la legende se changeait en
fait historique.
Voici d'abord le témoignage de Jean de Mailly : « En ces temps
{après Victor III) il y eut un pape ou plutót une papesse qui n'est point
admise dans le catalogne des papes, parcequ'elle était femme et feignit
■d'étre un homme. Gomme un jour elle montait à cheval, elle accoucha
d'un enfant, et livrèe aussitòt à la justice romaine, les pieds liés à la
queue d'un cheval, elle fut saisie, traìnée et lapidee par le peuple l'espace
d'une demi-heure, et à l'endroit où elle mourut elle fut enterrée, et
en ce lieu sont écrits ces mots : " Petre, pater patrum, papissae prodito
partum ,, . C'est sous son règne que fut établi le jeùne des quatre temps,
qu'on appelle le jeùne de la Papesse » (i).
Un des continuateurs du Liba- pontificalis renchérit encore sur cette
donnée, comme on en peut juger par le passage rapportò ci-après :
« Post hunc Leonem Johannes Anglicus, natione Margantinus, sedit
annis duobus, mense uno, diebus quatuor, et mortuus est Rome, et ces-
savit episcopatus mens. I. Hic, ut asseritur, femina fuit, et in puellari
etate a quodam suo amasio in habitu virili Athenis ducta, sic in diversis
scientiis profecit ut nuUus sibi par inveniretur ; adeo ut post Rome tri-
vium legens magnos magistros discipulos et auditores haberet. Et cum
in Urbe vita et scientia magne opinionis esset, in papam concorditer
eligitur. Sed in papatu per suum familiarem impregnatur. Veruni tempus
partus ignorans, cum de Sancto Petro in Lateranum tenderet, angustiata
Inter Coliseum et sancti Clementis ecclesiam peperit, et post mortua
ibidem, ut dicitur, sepulta fuit. Et quia domnus papa eandem viam sem-
per obliquat, creditur a pluribus Cjuod ob detestationem facti hoc faciat.
(i) Artide de Samuel Berger dans V Encyclopedie des Sciences religieuses de Lichtenberger,
t. VII, p. 217.
32i
EUGENE MUNTZ
Nec ponitur in Cathalog-o pontifìcum jn-opter mulicbris sexus «[iiantum
ad hoc deformitatem » (ij.
Les premiers chroniqueurs «pn parlent de la Papesse noiis laissent
ignorer son noni, ainsi que la date de son pontificat. (Jean de Mailly,
— on l'a vu — la fait vivre cà la hn tlu XP siede et lui donne pour
prédécesseur \'ictor III). Plus tard seulement, on aftii-ma qu'elle s'était
appelée Jeanne (Jean \'III), qu'elle était Anglaise d'origine mais née a
Mayence « (Johannes Angelicus, natione Maguntinus » (2).
Les récits de sa mort n'ofìfrent pas moins de divergence : d'après
Jean de Mailly, aussitot son sexe découvert, les Romains l'auraient at-
2. — La Papesse Jeanne, d'après Boccace iinpiimé à L'iin eii I4y3-
tachée à la qucue d'un cheval et lapidee; ils l'enterròrent, ajoute t-il. à
l'endroit où elle tomba morte et gravèrent sur son tombeau une inscrip-
tion, (pie l'auteur du XIIP siècle Ut comme suit: « Petra, pater patrum,
papissse prodito partum », mais pour la(|uellu d'autres auteurs ancicns
ont propose la lecture suivante : « Parco, pater patrum, papissae prodere
partum ». l'n manuscrit de la chronique de IMartinus Polonus rapporta
(1) Dlchesne, IJher pontificalis, t. Il, p. XWl. l'niis, 1S91.
(2) nctllinger a clieiclié à expliquer celle doublé appellatiou par la haine que les Romains
portaient aux Anglais, après le clificreiid eiilre liinoct-ut HI el le loi Jean, et par la baine non
imondre qu'ils avaienl vouée aux Alleninnds.
LA LEGENDE DE LA PAPESSE JEANNE 329
au contraire que le fils de la papesse fit honorablement enterrer sa mère
dans la cathédrale d'Ostie, où elle aurait opere des iniracles (i).
Si les humanistes, à commencer par Pétrarque, prirent pour mot
■d'ordre le redressement des erreurs historiques et, d'une manière plus
g-énérale, déclarèrent la guerre aux préjugés, il leur arriva parfois aussi
-de se faire les propagateurs de légendes qui n'avaient rien à envier aux
plus ridicules superstitions du moyen àge. Tel fut le cas de Boccace.
Dans son traité de claris Jìliilieriòus il ofì'rit l'hospitalité à la pseudo-
Papesse et par là lui assura la popularité pour une longue suite de généra-
tions. Notons (|u'il ignore encore le nom de son héroine ; « quod proprivmi
fuerit nomen, vix cognitum est.... Esto sunt, qui dicant fuisse Gilbertam » .
Au XI V'' siècle, la legende de la Papesse était tellement ancrée par-
tout (2), qu'on pla^a son buste (3) dans la cathédrale de Sienne, au beau
milieu des Papes authentiques, entre Leon IV et Benoìt III. De longues
générations durant personne ne s'en offuscpia. Il fallut l' intervention de
Clément \'III pour faire éloigner cette pierre d'achopement. Cela se passa
-en 1600. Mais ici la question s'embrouille: Clément VII! se borna-t-il
à faire enlever le marbré malencontreux? Telle est la version ordinaire.
D'autres au contraire soutiennent que l'on se contenta de débaptiser le
buste, ([ui aurait pris, à la place du nom de Jeanne, celui de Zacha-
l'ie (741-752) (4)-
Doellinger admet, lui aussi, que le buste de la cathédrale de Sienne
recut le nom de Zacharie (page 23).
(i) Pertz, Scìiptoies, t. XXII, 1872, p. 428.
(2) Au XV" siècle, d'apres Dcellinger (2'' édition).
(3) C'est par erreur que Leon Allatiiis, dans le supplément à l'ouvrage de Ciacconio, parie
d'une statue : (« in tempio seneusi.... ubi sunt Pontificum romanorum iiiiagines expressse, statua
■etiiuuuuni visitur liujus Papissje, inter Leouem IV et Benedictum III » (ì'itcr et res gesta Pon-
iificiiiit romaiìo-iuin, ed- de 1677, '• '• P- *''i5)-
(4) « Narra il Colomesio in singularibus, che nel Duomo di Siena fu formata nel 1400 la serie
di 170 Papi in tanti Husti di creta, che da S. Pietro finiva ad Adriano I\', ma con poca esattezza,
vedendosi ripetuti alcuni Pontefici, e omessi alcuni de' veri, e legitimi, in vece de' quali si vedevano
iilcuni Antipapi. Kra questi avevano intrusa anche la Papessa Giovanna. Gio. Launojo nella dissert.
« de Auctoritate uegantis argumenti » asserisce, che essendo passato per Siena nel 1634 osservò questo
lìusto ; e perciò si oppose al Baronio, che avea scritto a Florimondo Raimondo, che il Busto era
stato tolto, e spezzato. Il Mabillon nel suo viaggio ne fece ricerca, e non ve lo trovò. Ma poi ne
scuopri la vera istoria da una Lettera dell'abate Giacomo Mignanelli, trasmessagli dal Maglia-
bechi, in cui gli significò che ad istanza di Clemente Vili, e dell'Arcivescovo Cardinal Tarugi,
mosso dalle preghiere del Card. Baronio, per ordine del Grand Duca a' 9 di Agosto nel 1600, cam-
biati i lineamenti feminili del Busto, fu trasformato nel Pontefice Zaccaria, e non in quello del
Profeta di questo nome, come il Montfaucon nel Diar. Hai. p. 348 dice, che uno avea scritto».
(S/oria de' Solenni Possessi de Sommi Panie fici ; Roma, 1802, p. 240).
330 EUGÈNE MUNTZ
Jusque vers la tìn du XV' siècle, les historiographes de la Papauté
n'avaient prete ([u'une attention distraile à une fable si parfaitement dé-
sagréable pour leurs clients. Yoilà que, sous le règne de Sixte IV, Bar-
tolommeo Platina, le savant préfèt de la Bibliothèque du \'atican et
l'auteur des Vifcr Papa ni/)/, éditées pour la première fois en 1479, lui
fit l'honneur de l'admettre dans son recueil, qui avait un caractère plus
ou moins ofticiel. A peine s'il jugea nécessaire de formuler Fune ou
l'autre réserve. Son récit est trop curieux pour que je resiste à la ten-
tation de le reproduire ici. « Johannes \'III. Johannes anglicus, ex Ma-
guntiaco oriundus, malis artibus (ut aiunt) pontificatum adeptus est.
Mentitus enim sexum, cum foemina esset, adolescens admodum Athenas
cum amatore viro docto prohciscitur : ibique prseceptores bonarum ar-
tium audiendo tantum profecit, ut Romani veniens, paucos admodum
etiam in sacris literis pares haberet, nedum superiores. Legendo autem
et disputando docte et acute, tantum benevolentise et auctoritatis sibi
comparavit, ut mortuo Leone in ejus locum (ut Martinus ait), omnium
consensu pontifex crearetur. Verum postea a servo compressa, cum ali-
quandiu occulte ventrem tulisset, tandem dum ad Lateranensem basi-
licam proficisceretur, inter theatrum (cjuod Coloseum vocant) a Nero-
nis colosso, et sanctum Clementem, dolorilnis circumventa peperit : coque
loco mortua, pontificatus sui anno secundo, mense uno, diebus quatuor,
sine ullo honore sepelitur. Sunt qui ol) h?ec scribant pontificem ipsum,
quando ad Lateranensem basilicam proficiscitur, detestandi facinoris
causa, et viam illam consulto declinare et ejusdem vitandi erroris causa,
dum primo in sede Petri coUocatur, ad eam rem perforata ( i ), genitalia
ab ultimo diacono attrectari. De primo non abnuerim, de secundo ita
sentio, sedem illam ad id paratam esse, ut qui in tanto^magistratu con-
stituitur, sciat se non deum, sed hominem esse : et necessitatibus na-
(i) Baroniiis a expliqué la legende conime étaiit une salyre contre le pape Jean \'III « ol>
niiniani ejus animi facilitateni et nioUitudincm ».
D'après le regretté Samuel Berger, la legende anrait sa source dans l'histoire de certain
patriarche de Constantinople ; celui-ci en mourant aurait recoinmandé à son clergé sa mère qui de-
nieurait auprès de lui en habits d'homme, et cette femnie, élue unanimement, aurait dirige l'Eglise
de Constantinople pendant un an et demi (Encychpédie dcs Sciences relìgieitses de I.ichtenberger,
t. VII, 18S0, p. 2i('i-2iy). Mais dans la nouvelle édition des Paps/-/ùibelii de Du-llinger, publiée
par M. Friedrich, l'hypolhèse de l'origine grecque de la legende est réfutée (p. 3-4).
LA LEGENDE DE LA PAPESSE JEANNE
33'
turae, ut potè egerendi, subjectum esse, vinde merito stercoraria sedes
vocatur. Haec quee dixi vulgo feruntur, incertis tamen et obscuris auc-
toribus: quse ideo ponere breviter et nude institui, ne obstinate nimium
et pertinaciter omisisse videar, quod fere omnes affirmant : erremus etiam
nos hac in re cum vulgo quamquam appareat, ea quae dixi, ex his esse,
quse fieri posse creduntur ».
de' la Papesse Jean iw. /J'ttpiis r/iisfoiie de Boeeaee pubìiee a Berne en ijS9-
(D'après rexemplaire du chev, Leo S. Olschki).
A ce moment, l'existence de la Papesse était devenue parole d'évan-
gile. En i486, le pape Innocent Vili ayant traverse processionnellement
la rue où se voyait la prétendue statue de la Papesse, plusieurs pré-
lats murmurèrent contre cette infraction au protocole. L'archevéque de
Florence, Rinaldo Orsini, réprimanda vertement le maitre des cérémo-
nies, le fameux Jean Burchard. Celui-ci toutefois trouva un défenseur
dans r évéque de Pienza, Agostino Patrizi, qui aftirma que c'étaient là
pures chimères.
Le récit de Burchard mérite d'étre reproduit d'autant plus qu'il a
échappé aux recherches de Doellinger : « tani eundo quam redeundo ve-
nit per Colisseum et rectam viam, videlicet ubi posita est imago papisse,
ut dicitur, in signum quod Johannes VII anglicus puerum peperit ; per
quam onnes dicunt non debere unquam equitare. Fui propterea a D. ar-
chiepiscopo Florentinorum, episcopo Massano et Hugone de Benciis sub-
132 EUGÈNE MUNTZ
diacono apostolico, reprehensus. Habui super hoc verbum cum D. epi-
scopo Piantino, qui mihi dixit illam esse fatuitatem ac heresim sapere
quod Papa non debeat per illam viam ire, cum non reperiatur aliquo
libro authentico prohibitum vel ex consuetudine contrarium observatum » .
{Dia>-iu»i, ed. Thuasne, t. I, ]x 23,,. — \'oir aussi la dissertation de
Gennarelli dans son édition du Diariiim, p. 48-49, 82-87).
III.
D'après Doellinger, quatre éléments ont donne à la legende sa phv-
sionomie si curieuse : I. l'emploi de la chaise stercoraire, lors du cou-
ronnement du pape; II. la présence, dans une rue de Rome, d'une in-
scription énigmatique (probablement mithriaque) ; III. celle d'une statue
drapée, dans le voisinage de l'inscription ; R'. entìn l'habitude d'éviter
la rue en question lors de la procession solennelle (« sacro possesso »),
par laquelle le Pape nouvellement élu prenait possession du Latran. La
foule, ne pouvant s'expliquer ce détour, tinit par établir une corréla-
tion entre l' itinéraire adopté par la procession et la signification de la
sculpture que l'on évitait avec tant de soin. Une fois la cristallisation
faite sur ce point, toutes sortes de données accessoires vinrent se grou-
per autour du novau primitif. On y rattacha notamment le souvenir des
scandales de la Papauté au X^ siècle, l'intervention des femmes, entre
autres de la fameuse Théodora et de la non moins fameuse ÌNIarosia dans
le gouvernement de l'Eglise. De ces papes en jupon à une papesse, il
n'y avait qu'un pas — la legende était formée.
Passons en revue ces différents éléments.
De la chaise stercoraire, l'on me dispenserà de parler. 11 me suf-
tìra de renvover à la rétutation donnée par M. d.' Duchesne dans son
Liber pontificalis (t. II, p. 306) et par M.^' Barbier de Montault dans
ses oeuvres complètes (t. III, p. 212. Paris, 1890) (i).
Pour ce qui est de la statue, elle est mentionnée dès le Xlll" siè-
cle, vers 1283, par Maerland. Par contre, le passage de la chronique de
Koenigshofen qu'on lui a applicpié n'a rien a faire avec l'histoire de la
Papesse (2). C'était un groupe compose d'une statue de grandeur na-
(1) Voy. égalenient la Storia de' solenni Possessi Uè Cancellieri (p. 23r)-24i) et les Pupstfabeln
(le Dcellinger (p. 35-40)-
(2) Encyclopédie des sciences religieuses, t- VII, p. 543.
LA LEGENDE DE LA PAPESSE JEANNE
333
3omnc6 kpnmue
turelle (plus semblable à un homme qu'à une femine) et d'une statue
plus petite représentant un enfant qui tient une palme. Ouant à l'in-
scription, elle renfermait les mots : « Pater Patrum » et les lettres
P. P. P. (« propria pecunia posuit »). Peut-étre le groupe représentait un
poète paien avec un acolyte ou une divinité.
Lorsque Luther visita Rome, il y
vit la statue en pierre d'une femme re-
couverte du manteau papal, tenant un
enfant et un sceptre. C'était, aftirme
t-il, une effigie caricaturale de la Pa-
pesse Jeanne (i).
Cette sculpture a depuis longtemps
disparu (d'après Dcellinger, elle aurait
été enlevée par ordre de Sixte-Ouint).
ì\I. le commandeur Lanciani, pour qui
les antiquités de Rome n'ont pas de
secret, m'écrit que « in quanto alla
papessa Giovanna nulla assolutamente
si sa della fine della pretesa statua,
. 4- — Lei Pdpcssi' fcaìiiif. ITapy'ts hi ilirc-
che si vedeva sulla via del Laterano. » ,„-^,,^ ^^ isurembcrg (1493).
(D'après l'exeniplaire du chev. Leo S. Olschkì).
La legende de la Papesse Jeanne est un exemple à ajouter à ceux
(pi'a cités Gottfried Kinkel dans son travail sur les légendes ayant leur
source dans des oeuvres d'art {^Mosa'ik zicr K!u/sfgcsc//ii///c').
Nous sommes mieux informés au sujet de la maison dite de la Pa-
pesse: elle était située entre le Colysée et la basilique de Saint Clé-
ment : parvenue à ce point, la procession pontificale prenait la « Via de
S.S. Quattro ».
Un pian de Rome, à la fin du XY ou au commencement du XVP
siècle, le célèbre pian de la bibliothèque de JMantoue, nous montre l'en-
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(i) Lehfeldt, Luthers VerhUltnìss zu Kuiist und Kunsllcrn; Berlin, 1S92, p. 24.
334 EUGÈNE MUNTZ
droit précis où la Papesse aurait accouché : « Loco dove partorì la Pa-
pessa > (i).
D'après Adinolfi, la maison fut détruite par ordre de Pie IV (2).
IV.
Boccace, comme il a été dit, avait contribué plus que tout autre
à répandre la legende de la Papesse : il n'est donc pas surprenant que
ce soit dans les éditions de son « de Mulieribus claris » que nous ren-
contrions les ilkistrations les plus nombreuses du m}-the, Pour ne pas
scinder l'histoire des évolutions de cette sèrie, j'en dresserai dès à présent
le catalogne, sans m'arréter aux divisions chronologiques adoptées pour
les autres illustrations.
Dès 1473, la gravare représentant la scène de l'accouchement et
de la mort de la Papesse fait son apparition dans l'édition latine pu-
bliée à Ulm (fol. CMI), aussi bien que dans la traduction allemande
publiée dans la mème ville. Nous y voyons les cardinaux s'empressant
autour de la Papesse ou regardant avec stupéfaction, tandis qu'un assis-
tant semble commenter l'événement (3).
Une autre édition allemande, celle qui a été publiée à Augsbourg
en 1479 (Bibliothèque nationale de Paris ; Réserve, G, 367), nous montre,
au folio CXXXIII, la Papesse étendue à terre, au milieu des cardinaux:
près d'elle, l'enfant. A droite, un spectateur en costume civil.
L'édition publiée à Venise en 1506, chez Zuanne de Trino (4),
montre la papesse debout, de face, les cheveux couverts d'un voile ; la
main droite pendante, la main gauche à la ceinture, tenant les plis de
sa robe qui est légèrement relevée. Au fond, sur la gauche, des bou-
quets d'arbres : sur la droite, des arbres et des édifices. Rien de ca-
ractéristique, rien (jui distingue l'attitude de la Papesse d'une foule d'autrcs
(i) De Rossi, Piante iconografiche.
(2) Roma 7ic!l' dà di mezzo, t. I, p. 3i8-ji9 ; Rome, iSSi.
(3) Reproduite dans la Bibliotheca spenceriana de Dibdiii, t. IV', p. 586.
(4) « L'opera de iiiisser Giovanni Boccacio de Mulieribus claris — stanipado in Venetia per
niaistro Zuanne de Trino, chimato (sic) Tacuino del anno de la natività de Christo MDV'I. adi
VI de marzo, regnante l'inclito Principe Leonardo Lauredano »• \oy . Riche el précieuse collection
de livres à figures des XI'' el A'KA si'ecles soignettsement décrits par Leo S. Olscuki, n." 266.
LA LEGENDE DE LA PAPESSE JEANNE 335
figures du méme recueil. — Cette gravare est du maitre L, dont la si-
gnature se voit sur plusieurs vignettes du méme volume, (i)
Mais c'est surtout la gravure de l'anonyme I. K., publiée en 1539
dans l'édition de daris Mulieribus donnée à Berne (2) (fol. LXXIII v°;
chap. XCIX), qui mit le comble à la popularité de la Papesse ; gràce à
une mise en scène habile (elle nous mentre, outre les cardinaux, un sei-
gneur en costume du XVP siècle et un fou), elle est devenue le point
de départ de tonte une sèrie d'illustrations, publiées soit à Berne, soit
à Augsbourg, soit à Tubingue.
Je regrette vivement qu'il ne m'ait pas été donne jusq'ici de dresser
la liste complète des gravures du de clari^ Mìilieyihìts : nos Inbliothècpies
parisiennes ne possèdent, en effet, qu'une partie des éditions de l'ou-
vrage de Boccace. Et encore plusieurs exemplaires sont ils mutilés, pré-
cisément à l'endroit où se trouve la gravure représentant la Papesse.
Telle est l'édition espagnole (Sarragosse, 1494) conservée à la Biblio-
thèque nationale (Réserve, G, 336). Le folio CHI, contenant l'histoire
de Jean VII, y a été découpé.
Je reviens sur mes pas pour étudier les autres gravures consacrées
à la Papesse pendant le cours du XV" siècle. lei encore, l'Allemagne
se distingue par son empressement. En 1493, dans le Chroìiicanun Lìber,
publié à Nuremberg par le Dr. Hartman Schedel, qui l'a accompagno
(1) Voy. sur cette édition la Bihliogìaphie des Livres à figures vénilieiis, du due de Rivoli,
P- 254-255.
(2) Voy. Leo S. Olschki, IMonumenta /ypogiapiiica, n.» 30, La Bibliofilia, I, p. 313.
Cet artiste travailla de 1536 a 1545. (Voy. Nagler, Die Monogrammislen, t. Ili, 11". 26S2,
p. 1023-1026). -Bartsch, dans sou consciencieux Peiit/re grjxvenr (t. IX, p. 157) décrit comme suit
cette pianelle, dont il n'a pas devine le sens, mais dans laquelle mes lecteurs n'auront pas de pei ne
à reconnaitre la fable de la Papesse Jeanne: « Gravure sur bois du monogrammiste [alleniand] IK.
— Une femme habillée en pape accoucliant d'un enfant pendant une procession soleinielle. Une
tablette avec les lettres IK est à la gauche d'en bas ».
La gravure du maitre IK a été reproduite dans les ouvrages suivants :
Schhnpff uud Ernst durch alle Welthiìitdel, Berne, Apiarius, I542.
fT<riiemste Historien uud Exeiupel von widerwàrligeu Gliick, durch I. Boccatium. Trad.
ali. Augsbourg, Stainer, 1545.
Ordo eligendi Pontificis. Tubingue, 1556.
Il e.xiste en outre un ticage à part, petit in-folio, de la gravure avec la legende: « von Hu-
rebabst.... Ihr liebe Cristleut hOret des eyn Hur ist der Babst gevvest ».
336
EUGENE MUNTZ
d'un commentaire, le pretenda Jean \'I11 est représenté en buste, coiffé
de la triple tiare, tenant dans ses bras un enfant nu (fol. CLXIX).
Notons à ce sujet que Jean \'1II étant censé avoir été une femme,
il était tout naturel que les artistes l'aient représenté imberbe.
On sait d'ailleurs que, sauf Innocent \'I (y 1362), aucun Pape, soit
du Xl\'"' soit du X\''' siècle, n'a porte la barbe. Cet usage n'a été remis
en honneur que par Jules II.
ì Un autre portrait — préten-
du, est-il nécessaire de l'ajouter
— figure dans l'ouvrage de Fra
Jacopo Filippo Foresti de Ber-
game (Philippus Bergomensis), de
pluìiinis c/aris selectisque Miiìieri-
biis. Ce recueil, publié à Ferrare
en 1497, nous montre au folio
CXXXIII la Papesse assise, por-
tant sur la tOte la tiare de des-
sous laquelle s'échappent de longs
cheveux, flottant sur ses épaules.
Elle bénit de la main droite et
tient de la main gauche un livre
ouvert. Son manteau est attaché sur sa poitrine avec une agrafe re-
présentant une téte de chérubin. Il y a dans son regard quelque chose
d'indécis, de craintif, d'équivoque ; on dirait que son pouvoir usurpé
la trouble et l'inquiète. Derrière sa téte est un rideau. De chacjue coté
on aperc^oit la campagne (i).
— /-rt Papesse Jeanne, d'apres l'ouvrage de
Filipl>o Foresti (149^).
(D'aptès rexemplaire du chev. Leo S. Olschki).
Par contre la legende de la Papesse Jeanne ne trouva (pie peu d'ac-
cueil en France.
Il est surprenant (pie le Promptuairc dcs Médaiìlcs, publié à Lyon
en 1553 et plusieurs fois réimprimé, qui donne les portraits d'Adam
et d'Eve, de Noè, de Sem, de Cham, de Japhet, d'Abraham, et de Sara,
(1) Gustave Gruyer, /.fj Illiistralions de^ Livres à.Ferrare,\>. 20. Paris, 1SS9, extr. de la
Cazette des Beaux-Arts-
LA LEGENDE DE LA PAPESSE JEANNE 337
de Paris et d'Hélène, d'Hector et d'Andronia(|ue, de Xantippe, de Didon,
de Mélusine, et de tant d'autres personnages historiques ou mythiques,
n'ait pas fait à la Papesse l'honneur de la pourtraire : son effigie eùt
complète à merveille cette longue galerie iconographique, dans laquelle
la fantaisie tient tant de place.
L'existence de la Papesse fut admise jusqu'en plein XVP siècle ; il
ne fallut rien moins que la vigoureuse argumentation d'Onofrio Panvinio
pour détruire, auprès de la cour romaine, un si monstrueux assemblage
de fables. La thèse de l'illustre moine véronais parut en 1557 dans son
Epitome Ponti ftcìim roiiiaiioniiii (p. 42-43).
La legende de la Papesse avait la vie dure : en dépit de Panvinin
elle se maintint dans les ì'itcr Ponti ftcuìii i-o//m/ionii/i de Platina, avec
illustration à l'appui. En pleine AUemagne, dans cette patrie par excel-
lence de la criticiue historique, un libraire catholique, dans une réédition
des Platina, dédiée, — prolo pudor ! — à un prince de l'Eglise, Fran-
(jois de Lorraine, évéque de Verdun, publia en 1626, à Cologne, une
nouvelle effigie de la Papesse. Je me hàte d'ajouter, à sa décharge, qu'il
s'agit d'un- simple cliché, dénué de tonte allusion choquante ! Bien plus :
ce cliché représente tour à tour une sèrie de Papes, qui certes n'offraient
pas le moindre trait de ressemblance, Paul TI et son successeur Sixte TV,
Jules II et Leon X. Ce sont, on le volt, les pratiques de la Cliroìiiqìic
de Nurembcrg et, qui sait, peut-étre celles de plus d'un ouvrage plus
rapproché de nous. Il ne sera pas sans intérét de rappeler les promesses
du titre : « Accedunt omnium Pontificum veras imagines ! » Voilà comme
l'on entendait alors la vérité.
Jusqu'en cette fin de siècle la legende de la Papesse a poussé des
ramifications, j'allais dire des racines, bien plus profondes qu'on ne serait
tenté de le croire. Le professeur Kist a entrepris de démontrer que nous
avions affaire, non à un mythe, mais à une figure historique. En méme
temps poètes comme romanciers, depuis l'Espagne jusqu'à la Grece, ont
continue à cèlèbrer des aventures si extraordinaires.
En 1878, l'éditeur Dreyfous publiait à Paris, en téte de la tra-
33»
EUGENE MUNTZ
lì. — La Papesse Jcaiuie d'apres i'/iis/oiie
de /'latina pnbliée à Cologne cu 1616.
duction d'un roman grec d'Emmanuel Roì'dis (1866), une « importante
étude historique accompagnée de nombreuses notes et ornée d'un por-
trait de la papesse Jeanne copie sur le manuscrit de Cologne ». L'auteur
y invoque, à l'appui de sa thèse, l'exemple d'un grand nombre de fem-
mes qui se déguisèrent en hommes pendant le moyen-àge.
Ouant à la gravure, elle repro-
duit une miniature ou un dessin d'un
manuscrit de Cologne représentant « Jo-
hanna Papissa » . Le pseudo-Jean MIl
y est figure à mi corps, coiffé de la
triple tiare (celle-ci ne fut inventée (ju'au
XIV siècle), et tient dans ses bras un
entant nu, absolument comme dans la
chronique de Schedai.
Il y avait, dans la legende de la
Papesse, trop d'attraits pour cjue les
ennemis de l'Eglise, et mème des esprits
indépendants, mais aventureux, rési-
stassent à la tentation de la ressusciter.
De nos jours, plus d'un erudii, pour ne point parler des romanciers,
est entré en lice en faveur de l'usurpatrice: tei le professeur Kist. La
Grece elle-méme, le pays classique par excellence, a fourni sa contribu-
tion : une des biographies les plus populaires de la Papesse a vu lo jour,
de notre temps, dans la patrie d'Homère, d'Hésiode et d'Hérodote.
Les artistes, du moins, mieux inspirés que les virtuoses de la piume,
se sont depuis le XVIP siècle, renfermés dans un silence prudent: la
prise d'armes des érudits leur a donne à réfléchir et sagement ils se
sont abstenus.
Mais, à défaut des artistes, les éditeurs ont tenu à exploiter ce vicux
filon. En plein Paris, dans notre cité de lumières, Maurice Lachàtre a
offert l'hospitalité au portrait de la Papesse dans son Ilistoìic des Papcs,
Rois, Reiiics, EDipnrurs, à fravcrs Ics siccìcs (pag. 408-416). Eh bien,
savez-vous sous quels traits il l'a fait représenter? Sous ceux de Béa-
trix Cenci, la parricide romaine du XVII siècle, coiffée d'un horrible tur-
ban. Or, on sait, graco aux recherches du commandeur Antonio Berto-
lotti, (jue ce portrait, attribué à Guido Reni et de tout point apocryphe, ne
représente méme pas la Cenci, mais une dame quelconque du XVIP siècle.
LA LEGENDE DE LA PAPESSE JEANNE 339
Quelque incomplet (lue soit cet essai de catalogue, il permettra, ou
je m'abuse fort, d'établir que l'Italie et l'Allemagne sont les deux con-
trées où la Legende de la Papesse Jeanne a rencontré le plus de faveur.
II nous apprend en outre quelle créance limitée il faut accorder à
certains documents graphiques, soit du moyen-àge, soit de la Renaissance.
Enfin — et c'est là un point sur lequel j 'insiste — il ressort des
exemples passés en revue que l'art figure a d'ordinaire conserve avec plus
de ténacité que la littérature les croyances ou les superstitions popu-
laires.
EuGÈNE Muntz.
Statuti Volgari di Ascoli del 1387
Va innanzi questo Proemio (i): « Al nome de La sancta et indiuidua trinità, del
« patre, figliolo et spirito sancto. Amen.
« Ad honore et reuerentia de lu onipotente dio et de la gloriosa uergene maria
« sua matre, et de li beati apostoli san petro et san paulo. Et de lu gloriosissimo martire
« Sancto Migno patrone protectore et defensore de lu comuno et populo et ancora de la
« cipta d'ascoli et de tucta la celesteale (sic) corte. Ad honore et reuerentia de la Sacra
« Sancta Romana ecclesia. Ancora de tucti li sancti pontifici unitamente (2) intrante (sic).
« De lu uenerabile collegio de Segnori Cardinali. Ad honore et reuerentia de la sacra
« excellentia reginale (sic) et de tucti l'altri de casa regale de ierusalem et de Sicilia.
« Ad honore triunpho et exaltatione de la filice (sic) legha de la Italia liberta. Et de
« tucti l'altri colligati et maxime de li magnifichi conmuni de le cipta de Fiorenza et
« de Perusia et ad conseruatione de la perpetua Liberta et de lu stato ecclesiasticho et
« de lu populare stato de la dieta cipta et de lu offitio de li signori Antiani et confa-
« luneri (sic) de la liberta et de lu dicto stato ecclesiastico de la dieta cipta. Ad honore
« stato pacifico et tranquillo de lu comuno et populo de la dieta cipta perpetuamente
« da conservarese. Quisti sonno (sic) li statuti de lu Magnifico comuno et populo de la
« cipta d'ascoli nouamente reueduti correcti aprobati et confirmati per li nobili et sa-
« pienti homini Ciptadini Ascolani infrascripti cioè
« Missere Johanni de nello doctore de lege
« Migno de Nicola de lu quartero (sic) de Saneto Migno
'1) Riproduco diplomaticamente, solo sciogliendo le ahbieviature.
(2) Non intendo : la stampa ha » intrante ».
340 C. MAZZI
« Missere lacobo di misfcre bartolomeo Judice d'ascoli
« Cola de nammiero de lu quartero de sancta maria interuingna
« Missere Georgio de Pasquale Judice
« \'anni de Martello notare de lu quartero de sancto venantio
« Missere ciuflutu (sic) de missere nuccio doctore de lege
<< Andriiuccio de petro da monte moro de lu quartero de sancto Jacobo
« Correctori reuidituri Confirmaturi et approbaturi de li dicti Infrascripti statuti
« ad questo electi nominati et deputati per lu consiglio de li Signori Antiani de li sidici
« (sic) sauij sopra le relormatione de la dieta Cipta. Et per lu consiglio de li quaranta
•< octo de l'ordene comò pienamente costa per le mane de Nicolo de Johanni da pejusia
« notaro de le relormatione et Cancilleri (sic) de la dieta Cipta restituta in cancellarla
« de la dieta Cipta reuiduta correpta confirmata et aprobata Socta (sic) L'anni del Segnore
« mille tricento (sic) optanta sspte Jn ella dictione (sic) quinta decima Ad tempo de no-
« stro Segnore Gregorio papa vndecimo a di quindici de lu mese de mar^"o obmisso lo
« sigonde lu dicto nutario (sic) et cancilleri et obmissi nonnulli statuti et rubriche de-
« scripte in ne lu uolume de li dicti Statuti fine (sic) a le infrascripte robriche.
« Al nome de dio Amen. Qiiisti sonno Statuti vulgareniente tracti de li statuti
« licterali del eonmuno de la cipta d'ascoli Secundo la diliberatione sollennemente facta
« Jn lu Consiglio generale de la dieta Cipta Secundo lo tenore infra seripto
« Imprima Se comensa le rubriche del primo libro de li statuti del dicto com-
« muno cioè Inprima »
Abbiamo dunque sott'oechio gli Statuti della città d'Ascoli riformati in volgare
nell'anno 1 387 su una piti antica compilazione latina : « Quisti sonno Statuti vulgare-
niente tracti de li statuti licterali » (i). E sono due: Statuto del Comune, Statuto del
Popolo.
Dividesi quello del Comune in quattro libri, dei quali ogmmo ha in principio il
suo Rubricario. 11 primo, in undici capitoli, dispone dei contratti dei figli di famiglia,
de' minori di venticinque anni, del prodigo (« de lu malore che tractasse et desponesse
male li facti et li beni soi ») ; delle cose dotali alienate dal marito o dalla moglie; dei
contratti del notaro assente, o morto, o infermo ; della restituzione della dote ; dell'eseli;-
sione delle figlie dotate dall'eredità paterna ; della madre nella successione dei figli ; del-
l'autoiità da concedersi ai rideeommissari per l'esecuzione dei fidecommessi e dei legrti
nelle successioni ; della donna che ridomanda la dote durante il matrimonio ; degli istru-
nienti fatti senza nomi del papa, dell' imperatore, o dei consoli ; della successione tra i
figli naturali e il padre o viceversa ; delle disposizioni (e le rubriche di questi ultimi tre
capitoli mancano nel Rubricarlo) d' ultima volontà delle persone in potestà altrui, circa
gP illeciti guadagni e le cose tolte malamente; del denaro di Dio (2) nelle contrattazioni;
(1) Lctu-raìmailc e liturjli: per I^tinamenlc e Latino ha lu CuusCA con molli esempi.
(2) Sul denaro di Dìo cfr. una monografìa del prof. Cesare Paoli, Mercato^ Scrìtta e 'Denaro dì Dìo nelVArch. Si--
ItaììatiQ, Serie quinta, tom. XV (1893). pp. 3or>-3l5: e innanzi in ediz. di soli 60 esemplari, per le nozze Bocci-Dei Lungo.
STATUTI VOLGARI DI ASCOLI DEL 1387 34 1
della potestà di testare della donna. Tutta materia di diritto civile, risguardante i con-
tratti e le successioni.
11 secondo libro di questo Statuto del Comune provvede, con settantotto capitoli,
ai giudizi ; come, in fine al Rubricarlo, è dichiarato : « Incomen^a lo secundo libro de
li iudicij ». E sarebbe per la legislazione di Ascoli sulla fine del secolo XIV, come chi
oggi dicesse il Codice di procedura, sia civile sia penale, non senza qualche miscuglio
di pene e di ammende.
Traita il terzo libro, in cento sedici capitoli, dei malefizi ; e in simil modo del
secondo e nello stesso luogo che quello, cioè in fine al Rubricarlo e innanzi al testo
dei capitoli, ha suo proprio titolo: « Incomensa hi libro tertio de li malifitij >' ; inclu-
dendo, per la confusione che governa, di solito, le legislazioni medioevali, anche ordi-
namenti di procedura. E invero i capitoli parlano di questa materia, in quest'ordine : delle
accuse ; delle « citanze » ; del modo da tenersi nelle « excusatione » o nei processi ;
del bando nelle questioni criminali ; delle accuse ingiuste, ossia non provate ; dei malefizi
da essere puniti nonostante l'eccezione delle persone, e che la sentenza non sia viziata ;
dei padri dei « signori ouero patroni Et de li magistri da non essere puniti >> ; delle
questioni civili e criminali da non distrarsi fuori del distretto d'Ascoli ; delle sentenze
da darsi duplicate, o in doppio originale, e dentro un mese ; del non ammettersi la querela
del malefizio, passato certo tempo ; dei depositi delle condennagioni da farsi innanzi alle
sentenze ; del non farsi i depositi quando i malefizi non siano provati ; delle pene
della bestemmia ; degli eretici, sodomiti e incestuosi ; degli « sforzaturi » delle donne o
monache ; degli omicidi ; dei ladri e « furi », degli incendiarii, dei rubatori e rompitori
delle molina, dei ricettatori dei furti, e dei falsarli ; del rivelatore del furto ; che i cit-
tadini stiano uniti ed amino il pacifico stato e popolare ; di chi fa od usa false scritture
o statuti ; di chi fa o spaccia moneta falsa ; di chi si muta nome ; dei Rettori ed An-
ziani delinquenti contro i cittadini ; di chi insulta o percuote gli officiali ; delle ingiurie ;
degli insulti; « de la boccata, de la scapillata (i), et de la spenta, de la calce, de Io
« squartare de panni, de la adminata, raccichature, et moccichatura, et adminatione co
« la mano uactera », delle percosse con arme o senza, delle ferite o cicatrici sulla faccia,
e come s' intenda la faccia ; di più delitti in un sol reo ; dei rissanti, di chi fa a bat-
taglia e dei loro capitani ; del gettare cosa dannosa o vituperevole sulla casa altrui, del
guastarla, aprirne 1' uscio o appendervi brutture, e del guastare la banca ; del porto d'arme
di notte, e della denunzia dei forestieri armati; di chi porta la « piombata o plombarola » o
con quella percuote ; di chi va cantando o suonando dopo il terzo suono della campana
di notte ; del giuoco della zara (« azaro ») e di chi vende vino dopo il terzo suono detto ;
di chi presta al giuoco dei dadi ; del pigliare i malfattori ; delle ingiurie di notte o in
casa ; di chi ingiuria armeggiando, o s'oppone alle donne nella via, o contro esse lan-
ciano ; del non dare aiuto ai « magnati » e del non andar con essi a casa loro in tempo
di discordia ; delle pene ed esenzioni dei magnati ; dei testimoni prodotti contro i ma-
lli Scapillahi. scapigliatura, 1 alT^rraie altrui per i capelli, strappandoli: Ottimo, /"/. 27 [468]: » scapiglioUa, graffiolla
e moise.-chiolla e ogni oltraggio le fece •>. Raccichature. Dev'essere qualche sporco oltiaggio, come fa pensare la parola seguente.
Ujclem, aperta, disarmata?
Lj Bibliofili'j. volume II, dispensa g'-io». i?,
%4ì C. MAZZI
gnati ; chi sia bandito, della pena a chi di loro facesse congregazione e di chi li ricet-
tasse, e del premio a chi li prende ; del forestiere che assalta o « aguaha » il cittadino,
dei magnati che ospitano forestieri in tempo di rumore, e chi sia forestiero ; di chi cor-
rompe gli officiali ; del non gettar pietre ; dell'omicidio ; dell'occupare e molestare le
possessioni ; del danno dato da donne o minori ; della detenzione in prigione privata ;
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Stallili di Ascoli. Ascoli. l.|9'"). (Coli. Leo S. Olschki).
di chi sagittasse, lanciasse, o « ventasse » dentro alla città ; di clii non restituisse ciò
che ebbe in caso d' incendio ; che si proceda da simile a simile dove gli Statuti non
parlano ; di chi rivelasse il segreto ; di chi addonianda ciò che già ha ricevuto ; degli
avvocati e procuratori che si fanno pagare da ambedue le parti ; del mitigarsi la pena
a chi confessa e del costringere il reo a confessare quando vi sia un testimone di ve-
duta ; del giovar della pace nelle pene pecunarie ; del non preporre od opporre la ecce-
STATUTI VOLGARI DI ASCOLI DEL 1387 343
zione della scomunica ; del non opporsi al « halivo » ed altri messi del comune , di chi
« subducesse onero allosingasse » femmina o « mammoli » (fanciulli) a qualche mona-
stero o per forza ne li traesse ; del non porre in prigione o al martorio se lo Statuto
non lo dica, come si provi la tortura e detenzione, né che si posfa interdire avvocazione
o procura ; che « li ferrar! » debbano ogni dì ferrare, e che essi e gli altri artefici della
città o del contado non possano fare « prostima », congiura, conventicola, lega, ordina-
menti contro il comune o contro particolari persone ; del non tenere concubine ; delle
vesti e ornamenti delle donne e dei doni ; del corrotto per i morti e dell' « offerta »
da non farsi in detto tempo ; che per il diacono, per il prete, per la monaca non si faccia
« richiesta » (raccolta) per la città; che i sindaci delle castella debbano denunziare i
malefizi, non ricettare sbanditi, e guardare le strade ; quando le pene debbano duplicarsi,
e che le ferie non abbian luogo per i malefizi ; di chi minaccia oflendere ; delle pene
per chi non è nella giurisdizione del comune, o ne declina il foro, e di chi ricettasse
costoro ; che chi ha ufficio fuori riporti la carta della « absolutoria » ; di chi sarà ca-
gione d' interdetto o scomunica ; che ninno rompa le porte o le mura della città ; di
chi non entra o non esce per la porta ; del non punirsi chi non trovasse altri a far danno
in casa ; di chi rompe la pace ; di chi declina la giurisdizione del comune ; del laico
compagno del cherico nel malefizio ; che nessun lavoratore lavori i beni stati già di messer
Giovanni di Vendibene (e dovette essere per eiualche punizione politica) ; del pedaggio
ovvero della gabella per i castellani ; che niuna villa o castello non faccia ordini o statuto
contro alcuna persona della città di Ascoli ; che ninno dell'arte « ciauactaria » possa
« ingandare et follare onero ualicare » vestiti o panni vecchi ; dei luoghi ove possano
abitare le meretrici, le lavatrici di capo e altre femmine disoneste ; che non si riponga
in Ascoli paglia o « raschia » ; del punire coloro che, massime per malefizi o debiti,
son cagione che siano concedute le rappresaglie contro il comune di Ascoli ; che ad im-
porre « la colta » ai castelli e ville non s'elegga Sindaco della città ; che nessuno compri
dal giocatore o dall' interdetto ; che i cambiatori e prestatori, anche se forestieri, non
abbiano « conuersatione » col Potestà ; che il Capitano e il Potestà debbano cercare chi
giuoca, chi porta arme, chi fa cose illecite ; della « cognitione » dei danni dati ; di chi
dica che non bisogni o che non si debba nominare la Stato della chiesa ; di chi incita
o muove gente a rumore ; di chi offende gli Anziani o loro parenti ; di chi rompe le
carceri ; di chi offende alcun popolare ; di non costringere alcuno a far parentela (« pa-
renteza ») ; di chi fa battaglia o porta la « fioncha », o « floncha » per la città ; di
chi va alle terre dei ribelli della santa romana chiesa ; del forestiere che uccide il cit-
tadino ; che i forestieri si trattino com'essi trattano gli Ascolani ; dei Sindaci che com-
mettono frode o di chi defraudasse altri ; del restituire le ragioni e le scritture del
Comune ; che il laico non comperi decime ; di chi dia impedimeuto ai lavoratori delle
terre, o ai cittadini impedisce 1' uso dei loro beni, od entra, sta, od edifica per i castelli ;
dei danni dati incendiando, guastando case, molina, fosse, e come si proceda ; della giuo
risdizione dei rettori e ufficiali ; che il maleficio sia punito da quello ufficiale che prime
cominciò 1' inquisizione ; dell'esecuzione delle condanne ; del modo di procedere ; cora-
le sentenze e condanne criminali si cassino ; del rifarsi le mura di porta romana ; del
non tenersi in città più che quattro fanti o famigli ; chi non paga « colte » o non è
344 C- MAZZI
soggetto al Potestà si possa offendere liberamente, e che i vassalli, in tempo di rumore
non vadano a casa d'altri ; della gabella di chi vuol portar arme da difesa.
Il quarto libro che manca, come il primo, di titolo suo proprio, ha soli ventisei
capitoli. Questi dispongono circa i danni agli ambasciatori ; dell'assoluzione dei cittadini
scomunicati per occasione del comune ; della vendetta dei cittadini contro i forestieri ;
che i guardiani possano andar di notte e armati ; dei consoli dei mercatanti ; delle vet-
ture dei cavalli ; del giuramento dei notari e dei lasciti obbligatori ; del non costringere
a prestar denari ; che gli officiali non ricevano cosa alcuna contro gli Statuti ; che ogni
sabato il Potestà mandi un de' notari con i famigli in piazza di sotto ; cho chi è spo-
gliato del possesso possa ricuperarlo, se lo spogliatore non è di Ascoli ; del bando per
chi volesse venire in .\scoli a studio ; della sicurezza degli scolari e loro cose ; della
vendetta e punizione delle ingiurie e danni dati ai cittadini dai forestieri ; dei quartieri
e sestieri della città ; che il Potestà e il Capitano non tolgano alcuna cosa, né mangino
con altri ; che gli olTiciali non vadano ad alcun monastero ; che il Potestà e il Capitano
non mangino insiems e neppure i loro ufficiali ; che il manigoldo non si prenda d' A-
scoli né del contado ; che senza permesso, ninno presti agli officiali ; che si terminino i
processi in quaranta giorni ; delle spese per il Potestà e Capitano ; che i famigli non
mangino alle taverne né a casa altmi ; dell' ufficio dei quattro giudici del Potestà ; di
chi stracciasse gli Statuti ; dei depositi per i pagamenti da farsi presso il Camarlingo.
Lo Statuto politico è quello che segue, diviso in cinque Libri, ed è lo Statuto del
Popolo. Dal primo libro, con novantanove capitoli, sappiamo che la suprema auto-
rità era nelle mani dei quattro Anziani, uno per quartiere della città e da stare in uffi-
cio due mesi, eletti dal consiglio : e dei consigli uno ve n' era di ottocento, eletti dal
popolo ; e fra questi altro consiglio, più ristretto, di dugento ; ai quali, ora all' uno ora
all' altro, altro consiglio, anche pili ristretto, s' aggiungeva detto appunto dell' « adionta ».
Soggetti agli Anziani, il Potestà e il Capitano ; e dagli Anziani eletti, quattro Giudici
della libertà. Altri ufficiali erano : un Giudice della giustizia ; un Esecutore a riscuotere
le tasse (« colte ») ed altri (« cultori >) per riscuoterle in città ; un ufficiale (« viale ») per i
danni dati : un notaro della guardia, per vedere se in città e nei castelli si facesse buona guar-
dia : un ufficiale delle gabelle, per conoscere di tutte le questioni che per le gabelle
nascessero : un ufficiale del « biado » alhnché le vettovaglie, il grano massimamente, fos-
sero abbondanti in città : un Cancelliere o notaro delle « reformanze » : un Camarlingo:
un .NLassaro per conservare i beni e le ragioni del comune : più Notari per le cause civili
e i contratti : gli Statutari : gli Ambasciatori : i Soprastanti sopra i lavori (« laboreri ») del
comune : i Sindaci, per sindacare gli ufficiali : un Buon uomo, a ricercare chi era atto
a portar arme : un .\lassaro, a conservare i pegni : Protettori in corte di Roma, del re
di Puglia, e un sindaco e un avvocato nella corte della « marcha », ossia « del mar-
chese >, e un giudice della « abatia ». Eranvi quattro banditori, un trombetta ovver
STATUTI VOLGARI DI ASCOLI DEL 1387 • 345
« ciaramniella », con un « naccharino » ; i quali tutti (che potevano essere anche a
cavallo) son detti « vstriuni » del comune, che li vestiva. Eranvi ventiquattro « baliui »
eletti dagli Anziani e distribuiti presso i varii officiali, ai loro ordini. Un capitolo a
parte era del modo di fare il cavaliere bagnato e dei doni (« donisio ») che a lui fa-
ceva il comune. Era prescritto che una \()lta al mese si facesse la « mostra » dei sol-
dati e stipendiati ; e che ogni prima domenica del mese s' adunassero i consigli. Minute
prescrizioni risguardano il modo d' imporre e di riscuotere (« cogliere >^) le tasse
(« colte »'i; imposte o per stima o per famiglie, ossia per fuochi, o, per « fumo »,
come, con modo curioso, dicono i nostri Statuti ; che, in questa materia delle imposte,
chiamano, anche più curiosamente, « fumanti » coioro che abitano in una casa stessa,
purché (ci spiegano) abbiano i beni indivisi e facciano comune « vita e spesa »: né mi-
nori sono le norme per la scritturazione dei pagamenti, per i quali il camarlingo doveva
avere innanzi una « bolla » o « bullettino » o, un' « apodissa » : chi riceveva dal co-
mune (salvo che fosse per salario) doveva rilasciare quattro denari per ogni lira ; ma
pili importante è sapere che il comune pagava d' « affìcto » (ossia crediamo, di censo)
ogni anno alla Camera della Chiesa di Roma So lire per la città di Ascoli ; e, per i
castelli, 2 lire per Montecretaccio : r lira e 6 soldi per S. Pietro « in erreto »; 7 lire
per « apognano » ; 4 lire e 4 denari per la « ripa berarda » ; 2 lire e 2 soldi per
« capradosso » ; 8 soldi per « montemoro » ; 2 lire e io soldi per la « collina de la
fornace »; lire 5 e io soldi per la portella ; lire 5 e soldi 6 pei « casalena » ;
3 lire per « coloto nouo » ; i lira per «: lu polo de li paganelli » : in tutto, 106 lire,
soldi 2 e 4 denari all' anno. Molteplici e minute come queste sull'entrate e le spese del
comune sono nei riostri Statuti i provvedimenti circa i consigli, loro convocazione, au-
torità, ed elezione dei consiglieri, e degli Anziani ; dei quali ultimi la scelta si faceva
« ad breui o uero ad cartucce », nel consiglio generale; e nello stesso modo minuti e
molteplici sono gli ordinamen'i intorno all'elezione, obblighi, autorità, salari (« gagi »)
e sindacato degli officiali fin qui ricordati. Onde se a questo primo libro degli Statuti
del Popolo d' Ascoli volessimo apporre un titolo, che gli manca, ben potremmo chia-
marlo degli Officiali, loro elezione ed autorità.
Il libro secondo (in ventiquattro capitoli) risguarda materie fra loro assai diverse ;
le feste da guardarsi, e le guardie da farsi. Premessa la indicazione di quali feste devono
osservare i cittadini, quali i contadini, quali l'arte « de la temptoria de Io guado », in
cui i tintori non « debiano ponere li vascelli » ; premesso a quali luoghi di frati il co-
mune facesse elemosine e in quali di', e in quali altri giorni s' offerissero e liberassero
i prigioni (« presiuni »), vengono le prescrizioni per celebrare degnamente le feste più
solenni. Per santo Emilio protettore della città, armeggen'e di gentiluomini ; giuochi e
balli di popolo; correr di palli (due di seta e uno di scarlatto); giuoco dell'anello ( i);
corse a piede (sempre nello « arrengho ») con premii, ai tre che primi giungessero
(l) Il giuoco era d'infilare in un grosso ane'lo di ferro sospeso una piccola asta o baroncino che il gluocatore teneva in
mano o lanciava, passando veloce, a piede o a cavallo sotto l'anello.
546 • C. MAZZI
alla meta, respettivamente di un porco, di una spada, d' un pavese; corsa della quintana ;
offerta di ceri : e insieme coirofferta del comune d' Ascoli, offerivano le terre e castella
soggette; l'Amatrice, Arquata I?), Montesanto « mari in callo », Monte « hi monache »,
Torcia, Patregnone, Porchia, Cosignano, Castegnano, Rotella, Qiiintodecimo, un palio cia-
scheduno di più o meno valore. Un palio offeriva il comune d' Ascoli per s. Lodovico
e per la Spina ; un cero invece per s. Domenico e per s. Agostino. Agli Eremitani e ai
Predicatori si dava ogni anno quattro lire di denari per ciascun Ordine « per la ponti-
«. cha de lu palazo de lu populo doue stette massuccio de iacobo de palummero, la
« quale e socto l'arco de lu palazo de lu popolo appresso le scale de ipso palazo verso
« la ecclesia de lu loco de li frati minuri de la dieta ciptà in recompenza cioè de quello
« che deuia hauere ine le case distraete et ruinate per la piazza de lu populo de la
« dieta ciptà » (i). Tulli gli altri capitoli di questo secondo libro sono sul far le guardie
in contado, per la elezione dei castellani a guardar luoghi rocche e « bicocche » ; dei
quali luoghi si ricordano Rovetino, Montealto, Montepaxillo, Castorano, Montecretaccio,
Porto a mare, Montecalvo : mentre le porte e sportelli da guardarsi in città si ricordano
con questi nomi ; di Ponte maggiore, di Ponte « totìllo », di Ponte « solestano », Ro-
mana, del Monte, di Spirito, delle Torricelle, di Tornasacco. Un lungo capitolo è dei
« portanari », o guardiani d' esse porte e sportelli ; e l' ultimo, che i irati non paghino
« colta ».
Il lungo terzo libro contiene (con ben cento quattro capitoli) di tutto un po', stra-
namente confuso e mescolato. I primi sono dell' ufficio e dell'autorità del Capitano : e
cosi altri pochi hanno prescrizioni d'ordine pubblico ; come di chi non va al consiglio
o briga nelle elezioni ; di chi turba l'altrui possesso ; di chi non va alla mostra dei sol-
dati o prende ufficio in terra nemica ; del non lavorare certe terre ; del furto e danno
dei frutti e degli alberi fruttiferi, governati con molte disposizioni, fra le quali che se
chi fa danno anche ingiuria abbia doppia pena, permettendosi di battere il « dannaiolo »,
ritogliergli la roba, uccidere gli animali piccoli, tenere i grossi, con molti altri capitoli
per il danno dato dalle bestie, uno di chi lavorando '< gratamente », o per mercede, fa-
cesse danno, molti altri per il modo di procedere p^r il danno dato, con processi som-
mari, senza appello, con testimonianze anche di femmine, restando dimezzata la pena
dalla confessione. Oltre questi, gli altri capitoli contengono ordini che ora diremmo di
polizia municipale. Proibito di fare bruttura, sozzura o fetore, in certi luoghi, specialmente
pubblici, in città, come appresso a quattro canne ove sia un'' imagine della Madonna :
proibito ardere in città la « feccia », imbrattare le strade. Si dice dove e quando po-
tessero esercitarsi le arti, specialmente alcune, dove potesse farsi la « busina » o concia ;
un capitolo è delle lavorazioni che recano incomodo altrui : uno di chi fa corde d' in-
teriori d' animali : altro dei ceraioli. Ugualmente si proibisce che gli animali immondi
vadano vagando per la « bellissima città d' Ascoli », non convenienti a quella bellezza,
a chi cavalca pericolosi, e ai « mammoli » e alle « mammole » ; proibite le capre in
(I) lì se. continua il testo del capìtolo, alcun'altni chiesa avesse laitionc nelle dette case, debba avere ogni anno k per
la dieta ponticha qu:Ilo che deuessc reccuerc per le diete case che ha li sopradicti ordini ».
STATUTI VOLGARI DI ASCOLI DEL 1387 347
alcuni luoghi e del tutto le pecore « Carfagna ». In certi luoghi e tempi vietata la cac-
cia ; e, sempre, il prendere « palombi >>. I corsi d'acqua hanno molti capitoli: non si
poteva rompere i condotti, farvi impedimento, piantarvi appresso alberi, o scavarvi pozzi
o « versatori » né stare di notte presso essi corsi o « gurghi » ; e questo perché, come
è detto, non se ne prendesse occasione a rubare : vediamo che il « gurgo e la canata »
doveva farsi appresso alle vie, e la « caruonara o fossato » attorno alle possessioni.
Provvedevasi a racconciar vie, ponti, fonti, pozzi, gastigando chi li guastasse : che la
fonte murata posta in contrada di '< palarecta >.< si acconci, sempre che bisogni, alle
spese dei « uicini adiacenti » ; che all' altra di Ponte maggiore si conduca 1' acqua di
« capo de riuo », dicendosi chi dovesse far le spese del lavoro, dandosene il trabocco
a chi prendesse a mantenerla ; che la fonte di Ripa « berarda » fosse alle spese degli
abitatori di quel castello. Era provveduto allo stare in piazza, certamente per ragione di
mercato : che le merci dal mare si scaricassero soltanto al porto d' Ascoli ; che le olive,
le uve, le mandorle verdi si vendessero solamente in certi luoghi e tempi. Alcuni capi-
toli risguardano la proprietà ; come il non piantare alberi nei confini ; di chi togliesse
gli « inserrimi » dai cancelli, o i cancelli removesse dal « sedio » suo ; dell'obbligo
di denunziare chi vendesse serrature vecchie. Di due capitoli d' altro genere non si capi-
sce bene la ragione : provvedeva l' uno a chi andasse al monastero per « fare corropto » ;
(e forse era uno dei tanti provvedimenti suntuari), proibiva l'altro di trarre, senza licenza,
pietre dai fiumi Castellano e « Trunto », il cavar terra dal campo di « Paregnano »
del Comune d' Ascoli, o pascervi porci, o spandervi canape o lino, panni o lana. Qual-
che capitolo tocca la fede pubblica : cosi di chi vende una cosa stessa a più persone, o
non fa bandire animali trovati, di chi compra pelli mentre la bestia è viva. Molti altri
capitoli governavano il commercio disponendo dei pesi, delle misure, delle monete, o
dando regole alle singole arti. Proibivasi di portare fuori il grano, e stabilivasi in qual
modo potesse vendersi, e cosi le farine, vedendo noi che molto erano sorvegliati i mo-
lini, e che le monache di S. Antonio di « Parignano » non pagavano macinatura; vie-
tavasi di cambiare la « saluca » col « biado ». Per la selvaggina dicevasi dove e come
potesse vendersi ; la carne non potevasi vendere se prima non era stata « sigillata », e
il diverso colore della cera ne distingueva le qualità ; più, non potevasi la carne « cion-
flare », né rimettervi sego o grasso ; e delle carni eran fermati i prezzi secondo che
erano « ciappine lattarole », carni « castratine », delle « porcelle », di « buoni porci
maschi castrati », di agnelli « lattaroli » ; limitavasi lo spazio che potevasi con le ban-
che occupare sulla strada innanzi alla « ponticha o casa » né era lecito tenere « in
bancha » carni diverse, né uccidere né scorticare bestia alcuna dentro alle « pontiche »,
perché tutti vedessero, coni' è dichiarato. Obbligati i tavernari a tenere certe misure e a
chiudere al terzo suono : i « panifacoli », a stare in certi luoghi e a vendere con certe
norme, e cosi i « molinari » i « pizzicaroli », i « regacteri », le « triccole » ; ed
indicati i luoghi dove, dopo che erano aperte le porte, potevano stare i lavoratori e gli
« asinari ». Gli ultimi capitoli sono delle vie vicinali e delle questioni per esse nate;
e di nuovo dei confini, loro remozione e liti che ne nascessero.
1 primi tra i ventotto capitoli del Libro quarto tornano a parlare dei due primi
ufficiali, del Capitano e del Potestà : ai quali fanno obbligo di conferire insieme, una
34S
C. MAZZI
volta al mese ; e di nuovo rammentano d'osservare i due Statuti, ove non fossero con-
tradittori ; e al Capitano impongono di pacitìcare i nemici (e, in (ine al Libro, altro ca-
pitolo è del togliere le discordie), di far giurare i mercanti, di far acconciare muri,
ponti, fonti, del Comune ; il qual ultimo ordine vedemmo anche altrove. Qui troviamo
ordinato che si acconciasse il bagno dell' Acqua santa, e si provvedesse a chi lo vigi-
lasse. Altri dei capitoli di questo Libro quarto (seguitando a raccoglierli in gruppi) dispo-
nevano circa le immunità e le indennità. Godevano le prime, come dovunque, i medici
e i dottori : in Ascoli erano esenti da ogni tassa le case di Santa .^iaria della Carità,
dette nelle Rubriche, le case « de la scopa » ; esente da tutte le « colte » chi. dal di-
stretto, venisse ad abitare in questi luoghi. Castello vecchio della valle « de trunto »,
Castiglione verso « offida », Castorano, ,\lonte .san Polo de trunto », Porto a mare.
Monte « pranduni », Montemoro, Castello della « communanza de monte paxillo >,
e Ancarano : chi per il comune perdesse membro della sua persona, non pagava
tasse per dieci anni, e, se fosse morto, esenti i tìgli per lo stesso tempo. Vicine alle
immunità, le gravezze: gli uomini di Monte «pranduni ». di .Niente santo « polo >•,
e di Castello vecchio, debbano, a loro spese, far una casa per ciascun castello nel terri-
torio loro, sulla strada pubblica che va per la valle di « trunto » da .Vscoli al mare
e fornirle di viveri per comodo dei viandanti ; i maestri di legname e di pietra (« de
le prete »), come potessero crcer costretti a guastar case e possessioni. .Nlolte sono in
questo libro le prescrizioni circa il commercio : che a tutti sia lecito venire a vender
pane in Ascoli, e chi portasse « biado » non fosse « grauato », nìa in quella vece
punito chi la « grascia » estraesse o « impedimentasse » che dal di fuori venisse: fer-
mato il prezzo per macerare e rompere la canape e il lino : in qual luogo della piazza
« di sopra » si debbano vendere certe cose : che il guado si pesi alla stadera del co-
mune : fino a qual somma potessero i forestieri imprestare : in qual modo dai forestieri
si potesse ricevere. Alcuni altri capitoli risgiiardano altre materie : cosi' vediamo che era
premiato chi, senza essere sbandito, prendesse sbanditi : che i debitori degli sbanditi potes-
sero invece pagare al Comune : e come si concedessero le rappresaglie. Di nuovo si pro-
clama e si sancisce che non si commettessero fraudi negli uffici e nelle ambasciate, che
si rendesse conto dei denari del Cumune. E 1' ultimo capitolo ci fa sapere come il fore-
stiero si faces,se cittadino.
11 quinto ed ultimo libro di questo secondo Statuto (Statuto del Popolo), ha ven-
tiquattro capitoli. Dei quali i più e i primi risguardano 1' esercizio delle arti. Proibita
« infra » la città la fornace de « gisso » ; ma si potessero f;ire ingessati o intonacati :
detto come dovesse essere la calce e come si vendesse ; come dovessero essere i mattoni,
i coppi, i coppelli : ordinato che i forni e le fornaci dovessero avere il camino : come
si dovessero fare le pezze dei « goctoni » o « guarnelli » : che nella fattura dei panni
non si adoperasse p2lo : proibito ai tintori d'andar fuori a far l'arte. Agli oretici pre-
scritto come dovessero lavorare: e cosi' agli oliandoli, detti, come .sembra, « trappitrarij »,
e '< frisculo » un qualche utensile per 1' olio. Delle misure il « rubo » s' intenda di
25 libbre per le mercanzie da veniiersi a peso; la « quartarola », di 40 stara. Per l'or-
dinamento delle Arti vediamo che ciascuna poteva avere suo Statuto, Rettore e (Camar-
lingo. Poi rientriamo nel campo politico e amministrativo: proibito far patto con. quel
STATUTI VOLGARI DI ASCOLI DEL 1387 349
castello che contendesse con Ascoli o con alcuno ascolano: che i 1007 fiorini d'oro e
le 218 lire di denari pagati dal Comune di Ascoli per gli uomini dei castelli di Cosi-
gnano e di Porchia non si possano rimettere in modo alcuno : che gli ufficiali debbano
notificare al notaro degli Anziani le esecuzioni fatte : del modo di scrivere le entrate
del Comune e del pagare chi le scrive : del modo d' aprire le casse (« cippi ») del
Comune. In fine si parla degli Statuti stessi, della loro approvazione, consen-azione, inter-
pretazione ; cioè che li potesse mutare soltanto il « parlamento » e lo Statuto fonda-
mentale ; che valgano le antecedenti deliberazioni dei consigli, che si osservino i capitoli
fatti al tempo della vittoria della cittadella. Doveva aversi ricorso alle Pandette nella
« suspetione » dei presenti Statuti ; e per dichiarazione loro s' abbia 1' occhio a quelli
pili vecchi, onde son tratti « come che se fa quanno fosse dubio Inter doi libri de lege
« discordanti doue per dechiaratione d'issi se manda a le pandecte de pisia (sic) et mo' de
« fiorenza » ( i ).
Qual prezioso documento sia questo volume di Statuti per la storia di Ascoli,
chiaro apparisce da questa pur sommarissima esposizione: oltre di che altra importanza
ha, e non minore, come documento di lingua volgare e come testimonianza del dialetto
ascolano. Le forme dialettali più costanti e caratteristiche sono il cambiamento della 0
in u tanto in mezzo alla parola quanto in fine (lu = Io, li), e della seconda 11 in d
quando son raddoppiate innanzi a vocale (promecterando = prometteranno ; serrando = se-
ranno, saranno; sondo = sonno, sono; trovarando = trovaranno). Di forme più o meno
lontane dalle consuete ci sono occorse queste: adioiita ; admiiialioue (percossa); affido
(censo); agiialfarc (fatto quasi sinonimo di assalire); apod/ssa ; asiiiari ; a{aro (giuoco
della zara) ; balivo (messo, donzello, esecutore), biado (granaglie) ; hoìgari (volgari) ; bolla
(ordine scritto) ; bullcHino (ordine scritto) ; biisiiia (concia di pellami) ; candonici (cano-
nici) ; carfagric (detto di pecore); cartuccia (breve, scheda); carvonara (fossato) ; castratine
(detto delle carni di castrato) ; cauta (fossato) ; ciappiiie lattarole (detto di carni) ; ciara-
mella (trombetto) ; ciavactaria (arte dei panni) ; cionflarc (gonfiare (?), detto delle carni);
cippi (casse del denaro del Comune); citanie (citazioni); t'o/^i? (tassa) ; co//^/// (coppi pic-
coli) ; cultori (riscuotitori delle tasse) ; daessc (desse) ; dagono (danno) ; dannaiolo (chi fa
danni nei campi) ; doi (due) ; donisio (donamento; i doni) \ feccia (spazzatura, immondizia);
terrari (ferratori di animali, maniscalchi) ; fìonc/ia, fioncha (fionda) ; follare (detto dei
panni, sinonimo con valicare) ; fumo (nel senso che ora diciamo fuoco, per famiglia) ;
fumatiti (conviventi nella stessa casa) ; fruscolo (utensile da olio) (?) ; furi (ladri) ; gagi
(salari) ; gisso (gesso) ; goctoni (tessuti di cotone) ; gratamente (gratuitamente) ; gurgo
(corso d'acqua) ; impcdimeiitare (impedire) ; ingaudare (detto dell' arte dei panni, insieme
(l) Legato in fine a questo volume sta un « Bando delle Doti estratto dal Breve di N. S. Clemente VIU, stampato, in tì
ce. in-4, carattere corsivo « In Ascoli, Appresso Giovanni Giubari Venetiano, I59'5 ". E in nome di i» Ottavio Panfilio Referen-
dario dell'vna et l'altra segnatura di N. Sig. et della Mag. Città d'Ascoli et suo stato general Governatore « ; e dopo un breve
proemio, ha. in undici capitoli, queste prescrizioni ; ridotte le doti a 2500 fiorini di « moneta di Marca ». e a 600 per le distret-
tuali, a pena di 500 scadi : il di piti doveva aversi come non scritto nel contratto, né poteva ridomandarsi nella restituzione di
dote : oltre di che il notaro punivasi in 200 scudi e con la privazione dell' ufficio ; mentre le proibizioni colpivano anche i fore-
stieri : alla donna non potevasi assegnare « per parafreno » pili del dieci per cento della dote costituita: disponesi circa il lucro
dotale, e la restituzione della dote : e fin anco punivasi il prete che celebrasse il matrimonio quando la dote sorpassasse i limiti detti
350
C. MAZZI
con follare e valicare); iiiscrrimi (serrature); issi (essi); lahorcri (lavorazioni); mammole,
mammoli (fanciulli); moli nari ( mugnai i ; naccharitio (fra i suonatori del comune quello
che sonava le nacchere); palombi (colombi) ; panifacoli (facitori di pane ; parniti\a (pa-
rentela) ; piiiicaroli (pizzicagnoli) ; piombata, plombarola (qualche arme da offesa) ; polo
(poggio) ; poiiticha (casa) ; portanari (guardiani delle porte) ; prcsiunc (prigione) ; prete
(pietre) ; prostima (congrega, adunanza) ; quawio (quando) ; quartarola (misura di quaranta
stala) ; raschia (foraggio) (?) ; reformaii{c (riformagioni) ; regactcri (rigattieri) ; rubo (peso
di venticinque libbre) ; salitca i^un qualche cereale) ; scapi/lata (scapigliatura fatta violente-
mente altrui) : seJio (luogo ove sta fermato ; detto del cancello) ; sigillato (bollato con
cera; detto delle carni macellate) ; soglanlo (sguattero) ; statesseiio (stessero) ; staterando
(staranno) ; subdiiccre (condurre per forza) ; siispetione (dubbia interpretazione) ; irappitarij
(oliandoli ; come pare) ; triccole (trecche) ; valicare (detto dei panni) ; ventare (scagliare
con violenza ; a\^-entare' ; versatori (emissarii per le acque) (?) ; viale (ufficiale per i
danni dati); vicini adiacenti (possessori limitrofi) ; ystrinni (sonatori del Comune) (i).
Anche altra diversa importanza ha il nostro volume degli Statuti ascolani, cioè per
la storia della tipografia. E questo un bel volume in folio, di carta senza marca, im-
presso in carattere gotico, grosso e consunto ; mancante di numerazione delle pagine, e
delle lineette di richiamo in fine alle righe, le quali, alcuna volta, restano spezzate, cor-
rendo però il senso, senza riempire tutto il loro spazio, né si capisce bene perché. Da
principio quasi nessuna staccatura al cominciare dei Libri ; poi, nei primi del secondo
Statuto, poche parole del principio son di tutte maiuscole, mentre manca quasi sempre
la iniziale della parola prima, sostituita da una maiuscola nel centro del vuoto lasciato,
come usavasi nei manoscritti quando le iniziali dovevano essere da altro calligrafo mi-
niate o colorite. In luogo di punti sono accenti sull'/,- dei segni ortografici adoperasi il
solo punto, e, in luogo della virgola, la stanghetta verticale, non sempre posta a pro-
posito: frequenti le abbreviature del p, del q, della m, della n, del con, e del cantra,
del scr e del ver : e quanto le abbreviature frequenti i nessi di lettere : de, he, ho, oc,
oc, pho ed altri. Le due colonne che riempiono la pagina hanno ciascuna le righe ben
allineate in piombo sul lato sinistro dove principiano, mentre sull'opposto Iato destro le
righe finiscono assai irregolarmente. Tutto ciò, meglio che dalle nostre parole fatto pa-
lese dal fac-simile della sottoscrizione, dà al volume un' apparenza di vetustà molto mag-
giore di quello che in verità si abbia, e ne fa un singoiar documento per la storia
della tipografia in Italia, come bene ebbe a rilevare il Direttore della Bibliofilia (2). Dovette
quel venerabile foanni da Tlieramo aver comperato i caratteri di una vecchia tipografia, e
con quelli, andando qua e là vagando, fermandosi ove il lavoro il tratteneva, capitato o
chiamato in Ascoli, ivi impresse, nella ecclefia de S.ca Maria dfoliftano.
gli Statuti di quel (Comune.
1 quali non lasceremo senza prima aver sentito come li descrive un provetto bi-
li) Per maggiore inrormazione del dialetto rimando nella Guida Jelh Provìncia di Ascoli Piceno compilata ycr cura
della Sezione Picena C. A. I. (Ascoli Piceno, Stab. Tip. Cesari, lS8o). a pp. 3'>4*5, alle Xote sul dialetto as.-olatio. che si sanno
compilate dal prof. Giuseppe Castelli.
(3) Lt Bibliofilia, I, pag. 331-322.
STATUTI \-OLGARI DI ASCOLI DEL 1387 351
bliografo, il Manzoni (i) : « Tutti sono quinterni e sono in numero di 26, eccetto :• che
« è terno, ed hanno segnatura a — K Le ultime carte sono bianche. Volume in foglio,
« in carattere gotico, stampato a due colonne con linee trenta per pagina intera, e con
« giustificazione alta cent. 22 e larga cent. 16 ». E soggiunge che di questo « rarissimo »
Statuto conosce soli quattro esemplari ; uno, in pergamena, nell' archivio municipale di
Ascoli, che ci fa pensare, diciamo noi, come la stampa fosse ordinata dal Comune stesso;
uno, nella Chigiana ; uno, nella Biblioteca di Propaganda in Roma; uno, in Bologna,
mancante delle due prime carte, nella Biblioteca del conte Malvezzi de' Medici. Onde
l'esemplare che abbiamo avuto sott'occhio non è questo, perché integro ; non è quello
dell'archivio nmnicipale d'Ascoli, perché cartaceo; né potendosi pensare che sia quello
della Chigiana né l' altro di Propaganda, viene ad essere il quinto esemplare fin qui co-
nosciuto. C. Mazzi.
KKHBKXX'Mk*
GLI STATUTI DI FANO
Le tipografie fanesi ebbero fino ad ora ben pochi illustratori speciali.
Il Marchese Torello Torelli, morto nel 1S51, si occupò di raccogliere notizie intorno ad esse
e due piccoli fascicoli di appunti, consistenti principalmente in descrizioni di stampe, trovansi ma-
noscritti presso il signor Conte Gregorio Aniiani (2).
Il Cav. Luigi Masetti, Bibliotecario della Federiciaiia, pubblicò i capitoli stipulati tra il Co-
mune di Fano e Girolamo Soncino per la stampa degli Statuti fanesi e vi aggiunse un elenco cro-
nologico dei Tipografi che lavorarono a Fano (3).
Il Conte Giacomo Manzoni si occupò con rara competenza e diligenza delle stampe .Sonci-
nati (4), e finalmente il prof. Alfredo Margutti parlò del Tipografo Veneto Pietro Farri, che la-
vorò a Fano negli ultimi anni del XYl e nei primi del XVII secolo (5).
Nelle ricerche da me fiitte per vari argomenti nell'Archivio Comunale di Fano, m' imbattei
in alcune memorie dalle quali prendo argomento a scrivere questo articolo che tratterà unicamente
della stampa degli Statuti Fanesi. In avvenire, se mi si presenterà occasione, non mancherò di
raccogliere tutte le notizie che possano servire a illustrare la storia della nobilissima arte della
stampa a Fano.
Nel Consiglio Speciale o di Credenza del 15 Marzo 1494, il Gonfaloniere espose agli adu-
nati come da qualche tempo fosse stato deciso di far ricopiare gli statuti perché non si avessero a
perdere essendovene una sola copia. La deliberazione non essendo stata eseguita, per evitare il di
(1) Bibliografia Statutaria e Storica Italiana compilata da Luigi Manzoni. (Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1876-
93) t. 3^-3t* ti Manzoni descrive da un esemplare della Biblioteca Malvezzi in Bologna, aiutandosi con l'opera dell' Audifredi
per le prime due carte che in quell' esemplare mancano.
{1] Notizie di alcuni Autori | e stampe di L'bri Pertinenti | alla città di Fano \ Raccolte da me Torello Torelli.
Due quinterni in 4'' mss.
(3) Memorie sulla Biblioteca Comunale, di Fano denominata Federiciana raccolte e scritte da Luigi Masetti custode
della medesima. Fano, Tipografia Lana, 1873, in 8°, pag. 27.
( f) Giacomo Manzoni. Annali Tipografici dei Soncino. Tomo 111. Secolo XVI, dal 1^02 al 1520, Bologna, presso
Gaetano Romagnoli, 1883, in 8° p. XXIV-504 con 6 tavole.
(5I Dolt. Alfredo Margutti, Pietro Farri Tipografo Veneto e le origini della tipografia Sinigagliese, appunti
Storico-bibliografici. Osimo, Stamperia di V. Rossi, 1887. in ltì° pag. il.
352 G. CASTELLANI
sonore e il danno gravissimo che deriverebbe alla città dalla perdita dell'unica copia de' propri sta-
tuti, era sorta in niente a parecchi cittadini l'idea di farli stampare, obbligando tutti gli avvocati,
procuratori e notari ad acquistarne un esemplare per coprire la spesa della stampa. Tale proposta
incontrò il favore e il plauso di tutti e fu stabilito di nominare due cittadini che insieme coi priori
dovessero provvedere a far trascrivere gli statuti, correggendoli opportunamente, e a farli poscia
stampare e vendere, giusta 1' idea espressa dal Gonfaloniere (i).
Tra le varie coirpilazioni manoscritte degli Statuti esistenti tuttavia nell'Archivio Comunale
in Fano non si conserva la trascrizione che dovette essere il frutto della solenne decisione del Con-
siglio- E vero altresì che non vi si trova nemmeno quella che servi poi di originale alla stampa
Soncinate. Di questa, pei capitoli pubblicati prima dal Masetti poi dal Manzoni, si hanno notizie
ampie e dettagliate. Il Soncino si obbligava a stampare ottanta statuti della città, insieme agli sta-
tuti delle gabelle e ai capitoli dei Consoli, cogli stessi caratteri e la stessa carta adoperati per la
stampa del Decachordiiv! del Cardinale di Senigallia Marco Vigerlo (2). 11 Comune, alla sua volta,
prometteva di dargli un buon correttore, una casa atta all'esercizio della tipografia, ottanta ducati
a stampa finita, e di più prometteva di non permettere ai venditori di libri {qui vendiiiit in bainhis
libros) la vendita di volumi maggiori di un foglio per tutto il tempo che sarebbe durata la stampa.
Se le copie degli statuti, come apparisce da questi capitoli, furono ottanta soltanto, è da
maravigliare a,s.sai, osserva il Manzoni, che oggi il libro non sia anche più raro di quel che è. E
verahiente un libro destinalo ad essere consultato quotidianamente, per quanto ne sia ottima la
carta e solida la legatura, è soggetto a gualcirsi e a deperire con una certa rapidità. La maravi-
glia espressa dal Manzoni diventa maggiore se si considera che agli esemplari da lui enumerati se ne
possono aggiungere altri sette, esistenti o che almeno esistevano pochi anni fa, soltanto a Fano (3),
senza contare quelli che sicuramente sì troveranno in altre biblioteche italiane ed estere.
Ma come poi non si dovrà maravigliare sapendo che poco jiiù di cinquant'anni dopo l'edi-
zione del Soncino si sentiva già il bisogno di una ristampa?
Ai 27 di Giugno del 1560 fu portata al M.° Consiglio Comunale la proposta di uno stampa-
tore impressor libroriim, il quale si offriva di stampare cento statuti al prezzo di dieci carlini ca-
dauno, cpiindi a prezzo minore di quello che era stato corrisposto al Soncino il quale aveva avuto
un ducato la copia. L'afiare però non fu concluso perché il Consiglio voleva che gli statuti fos-
sero corretti e coordinati prima della ristampa ; cosi suona il partito adottato : « Prima che si venga
« alla stampa od impressione da farsi de' nostri statuti sia data autorità alli M.ci Signori Priori
« presenti e futuri et a cinque cittadini fra dottori e procuratori da eleggersi per loro Signori che
« siano persone ben caiiaci delle ragioni, di rivederli insieme et ben considerare li detti statuti et
« aggiongere et sminuire in quei luochi et capitoli che conosceranno esser bisogno accioché siano
« bene intesi et ordinati a utile e honor della città, et prima che vadino alla stampa si riferisca et
« legga a questo .M.co Consiglio ciò è quello che sarà riformato nelli detti statuti w 14).
Ma nemmeno questa nuova compilazione esiste nell'Archivio Comunale, e noi quindi non
sappiamo con certezza se la solenne decisione del magnìfico Consìglio ebbe e.secuzione o restò let-
tera morta : questa seconda supposizione è forse la vera tenendo conto di ciò che avvenne trenta-
sei anni dopo e che ci viene pure narrato dai Libri Consigliari. Prima però di passare al racconto
dell'ultimo episoJio di tiuesta secolare questione della stampa e ristampa degli statuti, vediamo un
(ij Archivio comunale- dì Fano, (^oitsii^li. Voi. 27 car. (i- " P.fatus D.nus Confalonerius proposuit qualiler scpius re-
ti troactis temporibus ordinalum fuit quod sratuta ciuitatis Fani rescribi dcberent ut amicti non possent ci nihilominus nunquam
« factum fuit. et quum essel magnum dedecus quod statura civitalis perderentur quod facile evenire possct co quod non sint nìsi
« in uno volumine descripta et ex hoc ma^num oriri possct dctrimentum universe civitati. idcirco fuit per mullos cives consultum
,< quod esser necesse dare opcram quod dieta statura imprimantur et stampentur et quod omnes advocati, procuralores ac nolarii
w cogantur ex illis unam copiam emerc et penes se retincre.
« Q.ue proposita ab omnibus summopere comendata fuit, et posito partito obtentum fuit omnibus fabis, quatuor in con-
t' trarium non obslantibus, quod duo cives dcpulentur super hoc ncgotio qui una cura diiis prioribus provìdcant opportune quod
w dieta staluta accopientur ci corrigantur et postca imprimantur ac vendantur ut supra.
(2) Vedi La Bibliofilia. II, pag. 78-79.
(3) Due copie esistono nell'Archivio Comunale e due nella Biblioteca; allrc duo ne vidi annoiate in un elenco di libti
del signor Avv. Gabrielli, una tra' libri della famiglia Severi.
(j) .\rchivio citato, Comiali Voi. 82, car. ;>S t.
GLI STATUTI DI FANO 353
po' chi fu lo stampatore o impressore che presentò la proposta di cui abbiamo parlato e del quale
i Libri de' Consigli tacciono il nome.
La prima officina tipografica aperta in Fano dopo di Girolamo Soncino che vi stampò fino
al 1516, fu quella di Jacopo Moscardo Veronese, della quale conosco solo quattro stampe dal 1562
al 1570 (I).
Io penso, né parmi troppo ardita la supposizione, che al Moscardo debbasi attribuire la
proposta testé riferita. .Si conosce una sua edizione del 1562 : nessuna maraviglia per chi pensi al
tempo necessario all'impianto e ad ottenere i privilegi che gli esercenti di qualsiasi arte non man-
cavano di chiedere alle autorità locali, che egli potesse trovarsi a Fano da qualche anno innanzi.
Né la mancanza di edizioni note è tale argomento da fare assolutamente escludere l'esistenza di
una tipografia, come la mancanza di edizioni a me note non basta a farmi credere che l'oHìcina
del Moscardo sia rimasta inoperosa nel periodo dal 1562 al 156S. La natura speciale poi della edi-
zione condotta nel 1562, indica chiaramente che si tratt.i di lavoro occasionale e non di un lavoro
che abbia determinato il Moscardo a stabilirsi in Fano ove dovette eseguirne altri ben più lucrosi
e importanti. Essa è la stampa di un poemetto latino di Vincenzo Francescucci o T. Elio Vittore,
dotto ma stravagantissimo letterato e giureconsulto, che, cantando una cagnolina, Phe/liiia, trova
argomento alle più bizzarre divagazioni sull'etimologia de' nomi di vari luoghi del contado fa-
nese (2). Io credo che qualche ricerca diligente potrà mettere in luce le prove di una maggiore at-
tività della Stamperia del Moscardo. Il Palazzi, ad esempio, ne' suoi « Discorsi sopra l'Imprese »
ci dice che il Francescucci fu autore di altri due poemetti latini de' quali noi non conosciamo né
anno né luogo di stampa (3). Non uscirono, per avventura, essi pure dai torchi del ^!oscardo?
Altrettanto potrebbe dirsi de' lavori di altri .scrittori fanesi allora viventi, quali il Dionigi, il Ga-
buccini, il Lanci, il Nego^anti, il Nolfi. E cosi, con le prove di maggiora attività della officina del
Moscardo, potrebbero rinvenirsi quelle della sua pree.sistenza al 1562, che, fino a prova contraria,
io ritengo dimostrata da questa proposta anonima la quale aveva per scopo di assicurare al nuovo
tipografo un lavoro importante e sicuramente rimunerativo.
Torniamo al Magnifico Consiglio di Fano che nel 1596 si trova di nuovo a<l affron-
tare la quistione della ristampa degli statuti. Nella seduta del 5 Dicembre, il Gonfaloniere
disse che, vista la mancanza degli statuti, molti cittadini credevano fo.sse urgente il firli ri-
stampare cosi com'erano senza attendere a correggerli, riformarli ed emendarli, e riserbandosi
di fare stampare in seguito anche le aggiunte e gli emendamenti. Il ]\Iagnifico signor Adriano
(Negosanti) aggiunse esservi persona che si offriva di stamparli senza che il Comune avesse a
spendere nulla. E allora Francesco Francescucci disse che questa era una vera fortuna da pigliarsi
subito pe' capelli, e che conveniva quindi dare la chiesta facoltà di ristampare gli statuti come si
trovavano, senza perdere tempo a rivederli e riformarli, ciò che si potrebbe poi fare con più agio,
(1) Non possiedo nella mia collezione nessuni stampa del Moscardo; ho notizia però delle seguenti: I."^ T. HULIi
VICTO I EIS FANESTRIS Ij PHELLINA C Impiimebat Fani lacobus Moscardius Veronensis, 1562. in S. fCn-
tjlogo Manzoni, I, N.° 33941.
2.'* MOTVS I Propiius S. D. N. PII divi- ! na providentia Papae Qyinti j super declaratione compro- | batione et con-
firmationc termìnorum j Civitatis Fani, adiacentiumque l Castrorum j trans metaurum. ] Fani. M. D. LXIIX. in [tue :
Impressum Fani per lacobum Moschardium — Veroncn. M. D. LXIIX , in 4" car. 8. (Esiste iteli' AiehivìO Co-
mniale di Fjno rilevilo insieme a una cpia deg'i statuti stampati dal Sondilo).
'V* Maioli Simonis. Comentarium in Concilium Lugdunense. Fani, apud lacobum Moschardium. is'io. in 4" gr. M/'-
punti Tore'li).
4.° L' .^MOR CORTESE, Commedia Pastorale di Francesco Dionisio da Fano. In Fano per Giacomo Moscardo, 1570
(Bihliot. Picena. IV, 6).
(2) Non possiedo il poemetto Pite lina ma ne parlo perché ricordato dalle Tavole albri^ianc e citato Varie Volte dal
Canonico Billi ne* suoi scritti : Ricordo storico di Bareni e Saltara. Fano, 18Ó6, e Brettino, Fano, l8G^.
(3) / discorsi di M. Gio. Andrea Palazzi sopra l' Imprese Bologna, Benacci. 1575, in 8", pag. 49 e 150.
354 G. CASTELLANI
stampando in seguito anche le lifonne cl»e vi venissero introdotte in modo da poterle aggiungere
al volume stampato. E cosi fu deliberato con 53 voti favorevoli e 13 contrari (i).
Chi era lo stampatore che sì offriva di stampare gli statuti a proprie spese? Noi non sappiamo
se il Moscardo seguitò ancora a lavorare a Fano dopo il 1570. sappiamo però che fin dal 1590
e' era un altro tipografo, Pietro Farri, che in detto anno pubblicò Le Facezie del Piovano Ar-
lotto, del Gonnella, del Burlacchio e di altri in-8 di 8S fF. e frontispizio che dal Torelli viene no-
tata come la prima stampa del Farri in Fano (2). Però, da quanto ne scrisse il Margutti e da al-
cune sue edizioni del 1594 e 1595 datate da Senigallia, e da altre degli anni successivi fino al iGoo
datate da Jesi, parrebbe che tra il 1594 e il 1595 egli avesse lasciato Fano per trasferirsi in quelle
altre città. È vero che vi tornò poi nel 1G04 e vi lavorò fino al 1613, ma noi non abbiamo argo-
mento sicuro per credere che il signor Adriano Negosanti, pirlando di chi si ofl!erìva di stampare
gli statuti senza spesa, intendesse parlare di lui. E certo però che il Farri doveva avere partigiani
e protettori nel magnifico Consiglio, perché le sue edizioni (quelle almeno che conosco io) sono
tutte dedicate ad alcuni dei patrizi che sedevano per diritto di famiglia in quel consesso che era
una piccola oligarchia.
Potrebbe anche darsi che il proponente non nominalo dal Xegosanli fosse quello stesso
maestro Antonio Libraro che, conoscinta la deliberazione presa dal Consiglio, si presentò poi al
Magistrato offrendosi di fare ristampare gli statuti sotto certe date condizioni e capitoli. Tali con-
dizioni però di cui fu data lettura al Consiglio lì 30 dello stesso mese di Decembre, non piacquero
al Consigliere Nicola Leonardi, il quale osservò non essere decoroso che chiunque, anche nolente,
fosse obbligato ad acquistare la nuova stampa e soggiunse che era giusto fossero Ietti ì capìtoli
presentati da altri. E allora venne data lettura anche de* capitoli presentati dallo stampatore mae-
stro Antonio Braida. Nemmeno questi però furono di aggradimento del Consiglio tanto che il
Consigliere Giovanni Borgogelli concluse che, vista la necessità di ristampare gli statuti e visto
(l) Arcb. Com. dì Fano, Constgli, Voi. 113. e. Ó7 i. « Die lovìs quinta Dtfcembrls Deinde propositum full quod
a slanle penuria librorum statutorum visum est multis civibus ipsa statula denuo ìmprìmenda fuìsse eo modo quo se habent cum
u reservalione illa reformandi et emendandi ubi opus erit. et posiea reformalionem et emendalionem imprimi faciendi •».
« Q,uibus addidit mag.cus D- Hadrianus quod adest unus qui suìs expensìs imprimere faciet dieta absquc co quod Com-
« munitas alìquid solvat.
e. 6S tt D. Fraaciscus Franciscutius, quod cum repcnatur qui velit accipere in se omne onus ìmprimcndi statuta sibi
u viderì hoc prò bona fortuna accipiendum et illì omntno concedatur facultas ea imprìmendi seu imprimi faciendi prout modo
e sunt, poierunt cnim semper ea revidert et reformart et reformatio imprimi et libro diclorum statutorum addi.
" Et posito paaito. A chi pare et piace che stante il molto bisogno che s'ha de libri de' statuti, et ritrovandosi chi
« vuole pigliar sopra di sé il farli ristampare, per virtù del presente partito lì sia permesso et concesso di farli ristampare nel
« modo che stanno al presente con riserva della riforma da farsi d' essi quandocumque et dì farla stampare. Obicntum 13 contr.
w non obstantibus »,
(21 II libro fu dedicato a Galeotto Foiestierì. Ecco l'elenco delle altre edizioni Fanesì del Farri a me note:
Elegatt~c Toscani e Latine scelte da Aldo Manuzio, 1591, in 1^. dedicato a Pietro Marcolìni (Torelli).
In Meteorologicos Aristolelis ìibros Paraphrasis lucidissima auctorc Jo. Baptista Flavio. 1591. (Bib. Picena IV, 181).
Historia della vita del glorioso S. Paterniano Vescovo e Protettore della Città di Fano scritta in lingua italiana dal
R, M Francesco Dionisi, 1591. {Bib. Pie. IV. 7).
La Natività di Nostro Signor Gestì Cristo descritta da SoLiSGO Dubantino in ottava rima. 1391, in 8' (Bib. Pie. IV, 22)
Detti et Fatti piacevoli et gravi di diversi Principi. Filosofi et Cortigiani raccolti dal GUICCIARDINI, 1591, in !^', de-
dica a Giovanni Leonardi, (mia collezione).
L' argute et facete lettere dì M. Cesare Rao, ijQt, in 8''. Dedica a Pietrangelo Pctrucci. (mia collezione'.
Memoriale di Agricoltura di Gerolamo Ardizio, 1592, tn 4". (Bib. Pìc. I 202).
Istruzione Grammaticale di Orazio Pascuzio, 1593, in 8". (Bib. Pie. I, 205).
In Me'eorofogicos Aristolelis etc. IÓ04 in 4". (Bib. Pie. IV, 181).
Devota rappresentazione de' Martirj di S. Cristina vergine e martire dì Gesù Cristo di nuovo composta dal R. .M .
Francesco Dionigi. 1612 in 4"*. (Bib. Pie. IV, 6)
Un avviso a stampa p>el cavamento del Porto del 20 Novembre rJt3. del quale ebbi occasione di parlare altra volta
(Medaglia del Porlo di Fano, Milano. Cogliati, 1892). ci dimostra che il Farri o altri per lui seguitò a lavorare a Fano anche
in quest'anno. Finalmente dall' .4 /to Albri^ìano sappiamo che Lauro Bilioni Canonico Fancsc stampò a Fano nel lólb due vo-
lumi Conclusionum : fu questo pure lavoro dell' officina del Farri o di altra ignota, o trattasi di un equivoco dell" .■Mbrlzzi .*
GLI STATUTI DI FANO 355
che le condizioni proposte non piacevano, il Masistrato cercasse di trattare co' singoli proponenti
perché le modificassero. E cosi non si concluse nulla (i).
Antonio Braida, stampatore Veneziano, quello stesso che nel 1604 apri la prima tipografia
in Recanati, dalla quale nel 160S uscirono gli statuti municipali di quella città, trovavasi adunque
a Fano nel 1596. Forse vi era venuto come lavorante nella stamperia del Farri, o forse peregri-
nando in cerca di lavoro (2). Certo, pensando alle condizioni da lui fatte al Comune di Recauati
che, oltre al dono di venti scudi all'anno per dieci anni, dovette prestargliene cinquanta per im-
piantare la tipografia, si capisce come i suoi capitoli non potessero essere di gradimento del Con-
siglio Fanese. Trattando con lui si vide forse svanire la buona fortuna i>reconizzata dal Negosanti
e dal Francescucci di ristampare gli statuti senza metter fuori un soldo.
Dopo di questa trattativa abortita non mi occorse di veder altro sul proposito. Rimane quindi
sempre inesplicabile come le copie dello statuto stampato dal Soncino si^no oggi tanto numerose,
mentre a meno di un secolo dalla stampa scarseggiavano in modo da indurre il Consiglio a rinun-
ziare perfino a riordinarlo e correggerlo per poterlo fare imprimere con maggiore sollecitudine.
Aggiungasi che gli statuti di Recanati stampati un secolo dopo di quelli di Fano e in numero di
cinquecento esemplari, sono quasi altrettanto rari se non ugualmente ricercati.
Osservando la stampa del Moscardo del i S68 Molus fropriits, ecc. stampa fatta per conto
del Comune che la pagò due scudi mozzi (3), credetti per un momento di avere trovata la spie-
gazione del fatto abbastanza strano che un libro edito a soli ottanta esemplari sia quasi meno raro
quattro secoli che 88 anni dopo la stampa. Carta, formato e caratteri sono simili per non dire iden-
tici a quello dello statuto sonciniano e una copia, l'unica da me vista, trovasi rilegata insieme allo
.stesso statuto in un volume conservato nell'Archivio Comunale di Fano.
11 caso di edizioni completamente falsificate è tutt'altro che infrequente nel cinquecento, e
non farebbe meraviglia che il Braida, o il Farri, o altri, profittando della penuria lamentata degli
statuti -sonciniani, valendosi di materiale identico, ne apprestassero una fedele riproduzione, tanto
da rendere inutile la ristampa ufficiale. Cosi si spiegherebbe come il Consiglio, che pure era tanto
convinto della necessità di tale ristampa, non solo abbia lasciata in sospeso la deliberazione rela-
tiva ma non sia più tornato sull'argomento.
Queste sono soltanto supposizioni, però parnii che la quistione meriti di essere studiata da
persone più di me competenti. A me basta di averne fissati i termini e additati i documenti che
possono servire a decifrarla.
G. Castellani.
(1) .\rch. Com. di Fano, Cornigli . Voi. 117 e. 83 t. u Die Lunae 30 Decembris. Per D. Jo. Tlioma^um V. Conf. pro-
« positum fuit quod in memoria unius cuiu'^q. debet esse decrelum factum ab hoc Consilio -imprimi faciendi statula, postea M.
(t Antonius Librarius audito dicto decreto comparuit coram Magistratu et obtullt se imprimi ea facturum cum quibusdam conJi-
M tionibus et capitulis que lecta fuerunt et super illis consulendum.
<^ D. Nic.s Leonardus dixit non decere ut quisvis cogatur invilus accipere dieta statuta et quod ctiam quidam alii dede-
« rum sua capitala et sibi videri et illa legi debere.
o Q^uae capitula fuerunt M.ri Antonii Braidae impressoris et fuerunt pariter lecta.
« Mag.cus D.s Joannes Borgogellius quod maxime necessarium est ut statuta imprimantur sed quia conditìones lectae non
« placent, mag.cus Magistratus agat cum unuquoque offerentium ut quisque suas moderet, sicque super piaemissa proposita nihil
« ulterius factum fuit p.
(2) Il Bibliofilo ir. pag. 157 e segg.
{3Ì Arch. Com. di Fano, Referendaria Voi. Iti car. 2to: « A di 19 Febraro T5Ó8, Mo lac.o stampadore scudi doi
mozzi per altrettanti che i M.ci SS. ri Priori gli hanno promesso per sua mercede di bavere stampato il moto proprio sopra la
M confermatione della repositione de' termini di consenso ed autorità degli Eletti. Lb, ó. n
356 L. S. O.
Libro de mascalcia o segreti per li cavalli
Abbiamo acquistato e segnaliamo ai nostri cortesi lettori un bel codice membra-
naceo della prima metà del secolo XV, in-S", di carte numerate XXXXIX pel testo, di
nitida scrittura, e completo. Precede una tavola dei capitoli che si arresta però nella
prima pagina al cap. 15. Seguono 3 pagine bianche; e a capo della 3" carta comincia
un nuovo e diverso indice: « Incipit tabula huius libri » e prosegue e si compie in altre
9 pagine.
Seguono 2 pagine bianche, e al verso della carta 8 si legge una f)oesia in 2 ottave,
assai curiosa, sulla materia del libro :
A voler che' un Cavallo sia perfecto
De' vinte' * cose uole esser dotado
Bon pelo adesso : Allegro nelo aspecto
Giùtato corto elpe' sotto cauato
Salda la carne : Se largho nel suo petto
El collo lùno & forte sul crinato
Sotto el zuffetto ad guisa du mòtone
Piccola testa : el costato amplone
^ ecca la testa : & longa la Massella
Ampli 1 nari : & la sua bocca fessa
^'naltra cofa uole esser con ella
La cauda afsai tirata & bene spessa
Che ila ben forte doue sta la sella
Grosso ne lanche *' per fornir la Messa
Alcuni dicon che son uìtedoe ***
Piccole orechie & lochi **** quato un Boe.
La prima carta del testo è ornata di un elegante fregio in miniatura di stile tìoren-
tino. E comincia con questo titolo al fol. I :
« In hoc volumine continentur diverse infirmitates accidentales equorum : unde
proveniant et remedia opportuna et primo de Verme ».
.Malgrado questo titolo in latino il trattato è scritto tutto in buono italiano, salvo
qua e là qualche termine dialettale che pare attestare la provenienza veneta del nostro
manoscritto.
Questo codice, trascritto, a quanto pare, da altro più antico, è rimasto inedito ; e
forse sarebbe bene pubblicarlo ad utilità degli studi della mascalcia.
L. S. O.
' venti '. '• nelle anche ; *" ventidue ; "" gli occhi.
DEL BIBLIOFILO ANGELO ROCCA 357
Del bibliofilo Anorelo Rocca fondatore deW A/io-e/in?
Angelo Rocca non ha trovato ancora, pur troppo, uno studioso che narrasse de-
gnamente la vita di lui, oltremodo attiva e benetica, e ci facesse conoscere il valore delle
molte e svariate sue opere, monumento insigne della sua vasta cultura ed erudizione (i).
Nasceva egli a Roccacontrada — ora Arcevia, nella Marca d'Ancona — da una famiglia
che sembra oriunda del prossimo villaggio di Sastefano (2), nel 1445; settenne appena
entrava nell' ordine agostiniano, in Camerino ; passava, poscia, a studiare a Perugia, a Roma
e a Venezia. Nel 1577, ai 9 di settembre, conseguiva la laurea magistrale teologica nel-
l'Ateneo padovano (3) e tornato, quindi, a Venezia vi istruiva i novizi agostiniani e i
Crocìferi ; contemporaneamente si dava alla predicazione e agli studi eruditi ; ma Ago-
stino Molari da Fivizzano, vicario generale dell'ordine e prefetto del Sacrario apostolico,
cui era già pervenuta la fama della grande dottrina di lui, lo chiamava a Roma, affinché
pubblicasse e illustrasse la Somma della Pofcsfà Ecclesiastica dell'anconitano Agostino
Trionfi. Divenne poi segretario dello stesso Fivizzano e da Sisto V, nel 1585, veniva
posto alla direzione della tipografia apostolica del Vaticano, dove abitava presso Aldo
Manuzio ; per un decennio, curando le edizioni dei SS. Padri, dei Concilii, della Bib-
bia (4), restò a quell'ufficio, che fu poi costretto ad abbandonare, a causa di una grave
malattia (5). Clemente VII], nel 1595, lo creò prefetto della Cappella apostolica; un
anno dopo. Io elesse Consultore, il 31 gennaio del 1605 Vescovo in pariibus di Tagaste
— patria di S. Agostino — e contemporaneamente gli confermò 1' abbazia di S. Maria
del Piano di Castiglione, nella diocesi di Senigallia; mori in Roma, 1' 8 aprile 1620, e fu
sepolto nella navata destra della chiesa di Sant'Agostino dove gli fu eretto un bel mu-
numento, colla sua effige, nella cappella di S. Nicola da Tolentino ; un suo ritratto in bas-
sorilievo, con relativa iscrizione, era già stato posto all' ingresso della sua biblioteca, fino
dal 1605.
(1) Le prime notizie intorno ad Angelo Rocca possono leggersi nella sua opera Chronlstorid de apostolico Sacrario, Gu-
glielmo Franciottq. Roma, 1605, pagg. 103-120. Tra gli scrittori dell'ordine agostiniano Panfilo, Coriolano, Panvinio. Crusenio,
Elsio, Lanteri ecc. che si copiano a vicenda, mi paion degni di memoria soltanto CORN. Curtius, Virornm iìlustrium etc,
Antuerpiae, 1636, {con ritratto), pagg. 217-57 ^ TOssinger, Bibliotheca atigustiniana, 1768, pagg, 754-64; degne di nota son
pure le Mtmoires pour servir a Vhistoire des hommes ilhtstres, raccolta dal Niceron, Paris, 1733, t. XXI, pagg. 9l-Io5; oltre agli
storici locali, Tasti, i6j*3 ; Giacobilli, 1658 ; Brunamonti, 1748 ; Abbondanzieri, 1752 ; Colucci, 1788, ecc., in tempi più vicini
a noi si occuparono di lui FlL. Mar. MlsTicHELLl, in II famoso Gasami a, almanacco che si pubblicava in Loreto dai fratelli Rossi,
1843, P^g- 3O1 ^ "" suo concittadino, oltremodo benemerito della storia del suo paese, il cav. .Anselmo Anselmi [Cenni biografici
di Angelo Rocca d' Arcevia fondatore della Biblioteca Angelica in Roma, Fabriano, tip. Gentile, 18S1, pagg. 1-24) che, assai oppor-
tunamente, intitolava dal nome di lui l'importantissima raccolta delle memorie patrie; vedi la recens. del suo opusc. in La /^/l'/sM
Misena diretta dal Margutti, Sinigaglia, 4 settembre 1881, a. IV, n 18. Tra gli storici della letteratura vien primo un contempo-
raneo dello stesso Rocca, Giano Nicio Eritreo, colla sua notissima Pinacoteca, 164O, pagg. 105-6; seguono poi il Tiraboschi,
Storia della letteratura italiana, ed Firenze, !8l2, voi. Vili, p. I, pagg. 70-1, e testé il BelloNI, // Seicento, ed. Vallardi,
pagg. 18-20,
(2) Cfr. Anselmi A., Prospetto cronol. delle opere di Ercole Rama;;ani, Firenze, 1898, p. 21, n, 1.
(3) Il diploma dottorale è pubblicato nella citata Chronistoria, pag. 104 ; l'originale sembra si conservi nella Biblioteca
Angelica; contemporaneamente fu //icor/'ora/o tra i professori dell'Università padovana; ma di ciò non parlano gli storici di questa.
(4) Vedi il decreto di nomina in Calogerà, Raccolta d' opuscoli, Venezia, 1744, pagg. 161. 19Ó-8.
(5) Cfr. la leti. II, a pag. 300.
La Bibliofilia, volume II, dispensa g^-io* 24
358
M. MORICI
Gli scrittori dell'ordine agostiniano parlano del Rocca con grandi elogi ; alcuni Io
dicono profondo conoscitore del greco e del latino, altri anche dell'ebraico e del cal-
daico ; ma ciò che veramente costituisce la sua gloria, che lo rende oltre ogni dire be-
(Ritratto di A. Rocca, Opera omnia, Romae, 1719, t.
nenierito degli studi e gli assegna uno dei primi posti nella storia della cultura italiana,
è la fondazione in Roma della Biblioteca, la quale dal suo nome si disse Atigclnn ; poiché
gli Agostiniani, specie quelli d'Italia, anziché dal loro casato, usavano nominarsi dal
luogo dove era il monastero di loro religiosa fìgliuolati^a. Sicché, il Rocca, il quale aveva
vestito l'abito a Camerino, nomavasi in religione « il padre Angelo da Camerino » e
DEL BIBLIOFILO ANGELO ROCCA 359
COSI la sua biblioteca, che non poteva certo denominarsi Ciiiinrii/isr, fu detta Aiioclica.
Bibliofilo appassionato, com'era, ben quarant'anni della sua vita dedicò alla grande e
benetica istituzione, non risparmiando spese e fatiche; finalmente, il 23 ottobre 16 14,
la ricca Biblioteca potè essere aperta al pubblico e tanto maggiore in ciò apparisce il
suo merito, quando si consideri — couie scrive l' Ossinger — che il nostro Rocca fu
il primo che in Roma « literatorum propria librorum suppellectili carentium commodis
consuluit, coeterisque Bibliothecarum publicam authoribus facem praetulit ' .
VAiìgelicii fu, invero, la prima biblioteca ad essere aperta al pubblico in Roma
< quando non v'erano ancora la Casanatense, l'Alessandrina, la Vallicelliana, la Barbe-
riniana, la Corsiniana, e la stessa Vaticana era appena 1' ombra di quel che è ora » ;
non solo, ma se la biblioteca fondata dal Rocca fu la prima fra le romane ad essere
aperta a vantaggio di tutti gli studiosi « non solum religiosorum, sed etiam clericorum
et laicorum » con circa 40 mila volumi, in origine, e parecchi manoscritti — che ora rag-
giungono la bella cifra di 3772, arricchita, poi, in ispecial modo, dai lasciti del Pas-
sionei e dell' Holstenio — può esser considerata anche tra le prime d' Italia e del
mondo, in ordine cronologico, che siano state istituite con intendimento del tutto mo-
derno. Quindi, a buon diritto, il nostro Romitano, amante dei libri e dei codici^, studioso
come erano stati i quattrocentisti della lingua latina e greca, glottologo ( i ) non comune,
può benissimo essere annoverato fra i più tardi continuatori della tradizione umanistica
italiana dal momento che, studiando la storia del nostro Rinascimento, vediamo come
« i suoi lembi sfumino al di là del secolo XIV e le ultime propaggini si protendano molto
addentro nel XVII » (2).
Da tutto ciò, che abbiamo detto, in breve, intorno alla vita e all'opera letteraria
di A. Rocca, apparisce chiaramente come fosse opportuno che, in una rivista oltremodo
benemerita della storia del libro e della cultura in Italia, venisse rinfrescata la memoria di
chi collaborava col Manuzio, sopraintendeva alla stamperia Vaticana, istituiva V Angelica,
curava numerose edizioni, e formava « delle opere proprie di scienze e di erudizione »
una raccolta « si varia, che al secolo suo, piacque indicarla col titolo di Biblioteca ainbii-
laìite » (3). Mossi, adunque, dal desiderio che c^ualcuno si accinga a studiare la vita e
le opere dell'erudito arceviese, per cui in Roma, e segnatamente zW Angelica^ troverebbe
materiali preziosi e quasi inesplorati, abbiamo voluto rendere di pubblica ragione il con-
tributo non ispregevole che l'archivio Urbinate, in Firenze, otfre, specialmente alla storia
\\) Cfr. Valmaggi L., Manuale storico bibliografico di Filologia classica, Torino, iSg-i, p. 74-5: « nel 1501 fra A. R.
trascrive nella Bibliolheca apost. Torazione domenicale in 26 lingue.... ».
(3) Cfr. Rossi, // Quattrocento, ed. Vallardi, pag 3; nel 1590 il Rocca insieme coi concittadini Lelio ed Emilio Tasti,
Lod. Beltanzi, Marco UH ed altri fondava in patria V Accademia dei Dispersi; cfr. Vecchietti, Bibl . Picena, voi. IV, p. 2go.
(3) Parole dettale dal prof. E. C. Sinibaldi e incise nella lapide commemorativa, posta nella torre di S. Agostino, in Ar-
cevìa, nel 1881 ; cfr. Anselmi, opusc. cit.. pag II ; qualche notizia intorno al nostro bibliofilo può pure trovarsi nei segg. opu-
scoli dell'ANSELMl, più volte ricordalo, Clemente Vili di passaggio per Senigallia nel I^gS, Arcevia. tip. Ugelli. 1891, pp. 26
e segg.; Dimostrazione isterica di Roccaconlrada, Castelplanio, Romagnoli, 1897, p. 45, n. l. dove TA. promette uno studio
illustrativo sulla pianta panoramica di Arcevia, che il Rocca avea fatto disegnare dal pittore E. Ramazzini. suo concittadino,
nel 159+' tina lettera inedita del Rocca all'erudito perugino Bonciario esiste nella Biblioteca dì Perugia: cfr. Mazzatinti, Inven-
tari delle bibl. d'Italia, voi. I, p. 74.
36o • M. MORICI
e agli intendimenti di alcune sue opere esposti, colla più grande chiarezza, dallo stesso
Rocca in cinque lettere — che vanno dal 15 aprile 15QI al 25 giugno 161 3 — a Fran-
cesco Mario II della Rovere ( i ), le quali facilmente sarebbero potute sfuggire alle indagini
del futuro biografo (2).
M. MoRici.
Lettera I.
Roma 15 Aprile 1591.
Seres.™",
Sono già due anni, clic io mi |)osi à descrivere la Libreria Vaticana eretta dalla fé. me. di
Sisto V et havereila fin'all'hora fornita, se non che fui da S. S.ti impiegato nella rivisione della
Bibia, la quale fornita, vivendo Sisto, ripigliai subito la cominciata fatica, et l'ho condotta à fine,
yuesta invio hora à V. Alt.» Seres.'"'' acciochè mi sia introdottione alla gratia di Lei, essendo io
ambitiosissimo di apparire et essere, come sono stato dell' 111.™" Card. Farnese, et hora sono dello
lU.^o Rovere, serv."'': della Seres'"^ Sua Casa, della quale Ella è così vivo, et cosi risplendente
ornamento. Mi sarà caro, che V. Alt. raccogliendo il libro, raccolga me' per divotissinio di Lei
et della Seres.""' sua famiglia. El creda eh' io non faccio meno capitale di V. Alt.-' di quello, che
io mi faccia dell'essere tutta via adoperato qui nel Vaticano da N." S.'''" et da questa S.""» Sede
nella Congregatione della rivisione della med.'"' Bibia, che va facendosi per nuovo ordine, et per
dare compita perfettione à così notabile, et importante impresa.
N. S. Iddio Le' doni il colmo de' suoi desideri in gratia sua.
Di Roma il dì XV d'Aprile M.D.XCL
D. V. Alt. Sers.m»
Humllìss. Servo
F. Angelo Rocc^ Agost.no da Cam.no
Lettera IL
Roma 9 Aprile 1391.
Sereniss. Prencipe,
Molli anni .sono, per facilitarmi lo studio di Theologia, et per ritrovare co' prestezza quanto
mi fosse occorso trattare in (jnella professione, ridussi per ordine allahetico tutte le materie,
e' libri de'Theologi, ch'hanno scritto più volumi per |)oter sapere subito in qual tomo elle fossero,
(1) R. Archivio di Sialo ir Firenze, CI. 1*. Div.' G.. lilza CX.WU.
(2) Per i codici latini e italiani dell' Angelica vedi NARDtJCCI H., Catalogus manuscriptoriim etc. praeler grecos el orien-
lales in Blblioth. Angel..., Romae, L. Cecchini, 1893, t. I. Quanto ai codici greci cfr. Pio Franchi de' Cavalieri e Giorgio
Muccio, Index codicum graecorum Bibliolh. Angel.... in SliiJi italiani di filologia classica diretta da Gir. Vitelli. Firenze,
Frat. Bencini. 189G, t. IV, pagg. 7-184 ; per i codici orientali .Vng. di Capua, Catalogo dei Codici ebraici d. B. .4.. Firenze. Succ. Lc-
monn'er, 1S78 e segg.. fase 1. pagg. 83-103. Relativamente poi alla storia iclV .Angelica vedi le ì^oti-ie storiche, bibliografiche e statisti'
che sulle biblioteche governai ire del regno d'Italia. Roma. 1^9^. pag. 191 e segg. e la pubblicazione recentissima fatta dal Ministero
della P. I . per l'Esposizione di Parigi, su Le Biblioteche governative italiane. Roma, 1900. pag. 223 [BuoNASNO G. Xoli;ic
sloriche bibliografiche e statistiche sulla Biblioteca Angelica di Roma nel .MDCCCXC^ III]. L'Ossisger nella citala Bibliolheca
.Itigusl. ci dà l'elenco delle opere di .Vngclo Rocca, che furono stampate tutte in un corpo, a Roma, l'anno 1719 in 2 tomi
in folio, i' Una nuova pretesa edizione fai;aiie l'anno 1743 non è altro che la l*. le cui copie non ancora esitale si vollero
cosi più facilmente spacciare, cambiandone solo il |frontespizio e qualche lettera dedicatoria, o qualche prefazione >* ; cosi il
TlRABOSCHl, Storia e voi. cit.. pag. 72. Di tutti gli scritti del Rocca i più importanti, letterariamente, sono le Observationes Jc
lingua latina, in qtiibus habelur sermo de imitatìone, de conficiendis epislolis ac tocis latinae linguae occultis, \'enetiis, apud
A. Manutium, 157(1, e le Observationes in sex libros Eteganliarum Laurenli: Vallae, cmn apologia prò Boelhio de personis
divinis cantra eumdem Vallam. Venetiis, apud Jo. Griphium, 1386.
DEL BIBLIOFILO ANGELO ROCCA ' 361
ponendo à ciascliiino AiUtore le Regole et Osseivationi fatte da lui in diverse occorrenze per
intelligenza della Scrittura Sacra. Et per liaver maggior notizia de' Dottori, feci mi' Elogio ad ogni
uno di essi co'tjualche censura ò giudizio de'libri loro. Questa fatica, copiata da alcuni amici miei,
fu cominciata à stamparsi à compiacenza degli stessi, già quattr' anni sono, ma no' potè ricever il
compimento per gl'impedimenti di molte mie infirmità havute dopo la morte di Sisto V. fé. me.,
et per gli Studij fatti di nuovo da me intorno alla Bibia ristampata, et in alcuni Dottori sacri.
Hora essendo data finalmente in luce, ne mando una copia à \'. Alt.!' Sereni.ss.'"^ pregandola à
(iegnarsi di favorirmi collocandola nella sua fiorita et celebre Libreria. Furono già pubblicate
alcune altre mie operette : le quali quando no' le fossero venute alle mani, no' mancarci di
mandarle, et per honorar me, et quelle insieme, come feci della Bibliotheca Vaticana, et come
fo'anco di questa, con honesta anbitione, che siano riposte in luogo tanto honorato et tanto degno.
Fra akiuanti mesi, come credo, si ristamperà la detta Bibliotheca Vat.na, però supplico V. Alt.-' Se-
reniss."'a a farmi gratia d'un raguaglio più copioso, e distinto intorno all'eccellenza delle Sue
Librerie, et di Pesaro, et d' Llrbino, oltra à quello che io ne scrissi nella prima impressione,
poiché mi trovo haverla migliorata assai. Et co' tal fine huniilmente bacio la mano à V. Alt.-' Se-
reuiss.-i pregandole da N. S.''<! Iddio ogni prosperità et gratia .sua.
Di Roma il di 9 d'Aprile 1594-
Di \'. Alt. Serenissima
Humiliss. ° et devotiss." Servo
F. Angelo Rocca da Camerino.
Lettera III.
Roma 20 011.*^ '599-
Seres."™ Prencipe,
Per occasione dell'andata di N. S. S.'''= a Ferrare, ho fatto un Comen.'" intorno alla causa,
origine et antichità di portir in viaggio lungo il S.™" Sacram.t» avanti al Papa, Argom.t" vera-
mente, per quanto s'è potuto vedere con ogni diligenza, non toccato già niai fin' al di d' hoggi
da scrittor'.ilcuno ne' antico ne' moderno, ancorché il Rito sia stato in uso dalla primitiva Chiesa
fin' a' tempi nostri. Per tanto mando à V. Alt. Sers."'» una copia di detto Comentatio, nel quale
si raccontano ancora tutti li Somi Pontefici, che in viaggio lungo hanno portato il S.^o SacranLi^i
et vi è scritto similmente il viaggio della Comp.:' del S.""' Sacram.'" da Roma à Ferrara, et il suo
ritorno, con la .solennissima entrata di N. Sig.''<^ in Ferrara con le cose principalissime fatte in detta
Città da Sua Beatit.ne. I\Iando adunque questo mio libro, pieno di Riti Ecclesiastici, d' Historie,
di Chorografie, e d' altre cose ass^i curiose à fine che con gli altri miei libri sia riposto nella co-
piosissima, e suntuosissima Libreria di V. Alt. Seres.'"» alla quale per bascio fine la mano, pregan-
dole dal Sig.'' Iddio ogni prosperità in gratia sua.
Di Roma li 20 di Ottobre 1599-
Di V. Altz.!' Ser.>"='.
Humil Servo
F. A. Rocca Sacrista di N. S. S.'^
Lettera IV.
Roma 15 Luglio Uno.
Sereniss." Signore,
Io feci alquanti anni sono un Comtnentario intorno alla Communione, che fa '1 Papa,
quando con gran solennità canta la Messa ; et hora à richiesta de molti, che 1' hanno letto, 1' ho
stampato, spronato anco per molti anni continui à ciò fare dal desiderio di tutti coloro, che hanno
veduto questo sacro Rito della Communione solenne, e Pontificia, ò che 1' hanno inteso raccontare ;
facendosi in esso cose tali, che ognìuno desidera saperne la causa, et il significato, non essendo
stata persona alcuna fin' al di d' hoggi, che n' habbia fatto particolare trattato. Oiid' io mosso
dalle frequenti interrogationi fattemi da sedici anni in qua, che mi trovo nell' offitio della
362 ' M. MORICI
Sacristia Apostolica, dichiaro in detto Commentario cinque cose principali. La prima è, perchè il
prendere la sacrosanta Eucarestia, si chiama Communione. La seconda, perchè il Papa consacra
sill'Altare, e si coniniunica al Solio. La terza, perchè li vien portata 1' Hostia alla parte sinistra del
Sollo, et il Sangue alla parte destra. La quarta, perchè in detta Communione il Papa divide l'Ho.^tia,
e '1 Sangue col Cardinal Diacono, et col .Suddiacono Apostolico suoi Ministri nel cantare la Messa.
La quinta, perchè il Papa con la Fistula, 6 calamo d'oro prende il Sangue co' detti Ministri. Per
dichiaratìone de questi cinque misteriosi quesiti si raccontano molte cose piene di pietà e Religion
Christiana con la dichiaratione d'alcuni Riti Sacri, et anco d'altre cose antiche di molta curiosità,
et eruditione ripieni. Mando adunque il detto mio Commentario à \'. Altezza Seres.'"» et ho voluto
con questa mia lettera tlarle sominarianiente notitia di quello, che contiene il Libro, che le mando,
ù fine, che n' habbia qualche saggio avanti che si risolva à leggerlo. Supplico \'. Altezza Sei .'"^ à
ricever il tutto, come egli si sia, in segno della molta mia osservanza verso di Lei, et à conservarmi
nel numero de' suoi affezzionatissimi servitori, come veramente sono. — E con tal fine presole
dal Signor' Iddio ogni contentezza in gratia sua.
Di Roma il di 15 di Luglio 1610.
Di V. Altezza Seres.""»
Humilis^.'^ CI .\(r.mo Scr.re
Fra A. Vesc." e Sacrista di N. S. S."
Lettera \".
' Roma 35 Giug.» 1(513.
Serenissimo Signore,
Alquanti Anni sono nella Sacra Congregazione de' Riti, nella quale mi trovo Consultore
fu letto un memoriale <lel Vesc " d'Alifle, il quale non voleva, che' Religiosi nell'arrivo di qualche
Principe ne' luoghi della sua Diocesi potessero suonare le Campane senza licenza del Vesc.» Del
che non fu compiaciuto. Io all' hora permio gusto, e spasso con 26 quesiti mi diedi à scrivere non
solamente questo particolare nel 22 Capitolo, ma tutto quello, che si può desiderare in materia
delle campane; la qual materia se ben pare, che sia cosa molto secca, e sterile; ella non dimeno
in effetto contiene in se cose stupende, e curiose, come si può vedere nel Commentario, che hora
mando all'Altezza \'.» .Serenissima, alla quale vivo aff."'" Servitore. E con tal fine mi le offero di
vivo cuore pregandole dal Sig."' Iddio ogni bene in gratia sua.
Di Roma il dì 25 di Giugno 1613.
Di V."^ Altezza Serenissima
Humilissimo, et aff.mo Servitore
Fr.'i' Angelo Rocca \'esr." e Sacrista di N. S. S.^
RECENSIONI
Chronica Hungarorum impressa Budae i47,^typis similibus rcimpressa.
Budapeslini, sumptibus Gustavi Ranschhurg, Viennae, Gilhofer et
Ranschburg, iqoo, in-4. Fr. 25. —
Per commemorare il centenario di Gutenberg anche in Ungheria, l'editore R;uisch-
biirg ha avuto la felice idea di pubblicare un fac-siniile del primo libro stampato
nella Pannonia, cioè la (Cronaca degli Ungheresi impressa da Andrea Hess a Budapest
nel 1473, di cui non si conoscono che sette esemplari. La riproduzione fu fatta dalla
bellissima copia della Biblioteca del Museo N'azionale di Budapest e — • diciamolo subito —
RECENSIONI 363
è riuscita squisitamente e fa onore all'arte grafica ungherese. L' editore ha adoprato carta
ottima a mano d'un colore giallastro per meglio imitare 1' originale e ha fatto riprodurre
l'esemplare del Museo Nazionale di Budapest fedelmente col bollo della Biblioteca, coi
segni, le rubriche, le sottolinee, le lettere iniziali, gli svolazzi marginali, ecc. in rosso.
Il facsimile della Cronaca è preceduto da una introduzione del vescovo Guglielmo
Fraknói, in due edizioni: l'una in ungherese, l'altra in tedesco. Noi vogliamo occuparci
di questa ultima, della quale' ci è stato inviato cortesemente un esemplare. Esso reca il
titolo : « Die Ofner Chronik. Facsimile-Ausgabe des ersten ungarlandischen Druckes nach
dem Exemplare der Bibliothek des ung. National Museums. Mit einleitender Studie von
Wilhelm Fraknói. Autorisi rte Ubersetzung aus dem Ungarischen ».
La traduzione tedesca non è invero delle pili classiche ; si capisce facilmente che il
traduttore s' è attenuto letteralmente al testo ungherese non curandosi soverchiamente della
forma generalmente negletta, e non senza qualche errore grave di grammatica che in
un siffatto lavoro non si vorrebbe trovare ; egli traduce, ad es., aLcipc invece di //iiiiiii
con iiehmc. E perché, di grazia, usa nel titolo l'aggettivo iingarìàudisch invece di uiiga-
risch? Ma non è compito nostro di giudicar dello stile e della grammatica, e passiamo
allo studio del vescovo Fraknói, il cui esordio, ispirato dall' orgoglio patriottico, ri-
vendica a l'Ungheria la precedenza nella introduzione dell'arte di Guttenberg (sic!
invece di Gutenberg |Bonusmontanus;) in confronto dell' Inghilterra, della Spagna e del-
l'Austria. L'autore prelato ci oflre la storia dell'introduzione della stampa in Ungheria,
contro la quale, a detta sua, il re Mattia Corvino si era mostrato assai indifferente :
e, quasi per difendere il gran Re, accenna ai papi e specialmente a Sisto IV os-
servando che essi rimasero pure indifferenti contro la nuova invenzione e non intro-
dussero né incoraggiarono 1' arte tipografica in Roma ; ma qui dobbiamo osservare che
in Italia la prima tipografia fu istituita in un Convento benedettino (certamente non contro
la volontà od il desiderio del papa) e che i tipografi Sweynheim e Pannartz non si ri-
volsero invano a Sisto IV quando implorarono il suo aiuto per la stampa del volumi-
noso commento di Nic. de Lyra alla Bibbia ( 1 ). Ma donde arguisce 1' autore che Mattia
Corvino, il re dotto e suscettibile ad ogni progresso delle arti, delle scienze e delle let-
tere, sia stato sf poco favorevole all'invenzione che più d'ogni altra contribuì allo
sviluppo d' ogni ramo dello scibile umano ? Il dotto Taddeo L'goleto, del quale il Re s'era
valso pili volte per l'acquisto di manoscritti greci e latini, dice invece il contrario, cioè
che Mattia Corvino voìea ih/tii Pannonia formare una Italia noveìlei e fece perciò ve-
nire forse da Parma il tipografo Andrea Hess. Finora si credeva che Ladislao, prevosto
della chiesa budense, al quale il tipografo avea dedicato la sua Cronaca^ fosse stato il
nipote del re Mattia, Ladislaus Gereb^ ma I' autore confuta quest' opinione con documenti
vaticani, dai quali risulta che quel Ladislao si chiamava invece de Kara e non può essere
stato il Gereb anche per ragioni cronologiche. Ma ciò non prova ancora che Ladislao de
Kara non abbia invitato il tipografo per ordine del re .Nlattia, del quale egli era vicecan-
cellarius^ di quel gran Re che desiderava fare della sua capitale V Einporimn seientiarum.
(I) Vedi L.i BibUofilfa. U. pag. 95.
364
RECENSIONI
^ ièpultus di pclein ciuitate yllrìg.'t^xor autè cìus 5^ matet
in agmund requiefcunt.lA AtfLcx L-adizJaus m anteriorafc
lemper extendens.'^dfeuirtute in uirtutem proficifcens.quafi/
uirgula fumi afcèdens ex aróatibus mirre ÌC tburis;5C unmerfi
pulueris pigmentarii.qui non folum in bungariam:ièd etiam
inuniuerfa regna xpianitatisrcfperfit odore fuauitatas.Vnde
mortuo romanorii imperatore. duces OC tetrarcbe teutonico^;
cundlK^ barones & optimates cómuniter-2< cócorditer roga/
uerunt €um;ut iufciperet imperiuin.C^iaucro ipfe nò fua fed
qut Ibefu xpi futquercbat:illud diuinù oraculum mète leduli
reuoluebat.UJon tràfgrediaris tcrmios antiquos quos pcfuert
■patre^j^^Cpf^egnauit autem dece 5«^ nouè annis.6^ mèftbus
^'trTbus.'Mìgrauit autè ad dommùtflnno diìì millefimonona/
gelimo:juinto:quarto kald augufti;feria pma.(tuius fcìfTimiì
corpus in fuo monaftet io uaradini deuotiffime uencratur.
IÌ)e coronatione re^^isColc
(Seyfe pmi.quì fuit filius
Oman i: Filli re gis
regis Eele pmi.
OH ipm autem rcgnauit Colomanus fili'us regis (Sey-fe.
Ipfe enim Belam filiù Almus ducis.filii |_ampti ducis.
filli BeJe regisdidlibeinn:adbuc ìnfantcm dequorundaconfiho
extracìù de mris gremio cxcecauit.$edqa fibi confanguìtate
attinebat'.ideo ipm non ìnterfecit: fed priuauit lamine. ut non
fit dignus portare coronam fandi rcgis. tfte (Tolomànus eps
fuit uaradien. fed quia fratres quos babebat morte funt puentt
ideo lummo pontifice cum eo difpenfante: regnare cópellitur.
q ab bungaris i<cunues C^lm ^n appellatur.eo q? Iibrcs babebat
in quibus boras canonicas ut epus perfoluebat. Ifte dalmacie
regnum occifo fuo rege petro noìato in n-cntibus petergazia:
bunparie adiunxit.(|xaleas quoqj uenetcrum OC naucs folidans
6C allocas pecunia maximarcxercitum copiofum in apulii de
ftinauit.C^i apulia lpoliata:pcr tres merfes in ea pcrmanfit.
Una pagina della Cliioiiica Hiiiigarorum impressa a Budapest da Andrea Hess nel 147^-
RECENSIONI 365
Anzi prova il contrario, perché, secondo noi, il nipote avrebbe potuto farlo spunte sua pili
facilmente del vicccanceìliere del Re. E se il tipografo nell'eloquente sua dedica dice di es-
sere stato in Ungheria non poco tempo in ozio, ciò non implica affatto la conclusione
che Mattia Cor^'ino non lo abbia fatto venire, e sia rimasto indifferente di fronte all' arte
nuova, mentre si può ammettere, semplicemente, che Andrea Hess non abbia subito sa-
puto scegliere l'opera da stampare. Tredo che 1' autore non abbia tradotto bene {cum)
esseniqiic non panini ociosiis, interpretando questa frase nel senso che il tipografo non
abbia trovato in Ungheria del lavoro per molto tempo; perché, se egli avesse inteso di
dire cosi', avrebbe con ciò offeso od almeno rimproverato colui che 1' avea indotto a ve-
nirvi. Negli altri capitoli dello studio d' introduzione, 1' autore ci ofl're l' esatta descri-
zione bibliografica del volume e l'analisi del suo contenuto storico; ed infine enumera
i sette esemplari conosciuti di questo raro e prezioso volume, dando d' ognuno la storia
e la descrizione ; due si tro\ano in Ungheria, tre in Austria, uno a Lipsia ed uno nella
Nazionale di Parigi.
Di Andrea Hess non si conosce che un' altra stampa di 20 pagine, contenente
brevi trattati di Leonardo Aretino, Basilio Magno e Socrate, e di questa un solo esem-
plare cioè quello della Biblioteca Imperiale di Vienna ; questo libriccino è stampato coi
medesimi caratteri e porta in fine soltanto le iniziali del tipografo « A. H. ». L'autore
ha diligentemente vagliato tutte le questioni riguardanti il primo prodotto tipografico del-
l' Ungheria, mentre non ha nemmeno toccato le due seguenti che riguardano il tipo-
grafo stesso : Perché Andrea Hess non impresse più nulla in Ungheria oltre la Cronaca
e 1' opuscolo citato ? vi sono delle traccie posteriori dell' attività tipografica di lui ? Il
risolvere queste due questioni è cosa ben ardua, ma pure esse s' impongono e meritano
studi e ricerche. Dalla dedica premessa alla Cronaca si rileva che Andrea Hess avea
pensato a stampare delle opere più voluminose eh' egli avrebbe pure dedicate a Ladislao
de Kara « (•/ si qua in Jics niaiora cxciidcniiis : ino eliani iììiisfri nomini dedicanJa pnia-
bimus » .■ fu egli deluso dall' esito del primo suo volume che s' era forse immaginato
grandioso, facendo assegnamento sul patriottismo degli Ungheresi ? Lasciando ad altri
il compito di indagare per quale motivo Andrea Hess scomparve dall' Ungheria, credo
di aver ritrovato le sue tracce e di poter dichiarare con certezza, eh" egli era ritornato
in Italia e stampò ancora un volume a Venezia in società con Adam de Rotwil nel 1476,
cioè Wìpus exposHionis Evangelionim di Alberto da Padova, citato dall' Hain sotto il
n. 573. Di questo raro volume l'unico uscito dalla officina dei due soci, io ebbi la
fortuna di trovare un beli' esemplare, e sono perciò in grado di offrirne ai miei cortesi
lettori in nota ( i ) l'esatta descrizione bibliografica, colla sottoscrizione tipografica che mi ri-
(1) Albertus de PaJiia. old. Erem. S. Aug. Incipit l'olène opus cxpofitiòis Euan- | geliorù dc'minicaliù tocius {sic) anni
reue- | rendi magillri Alberti de Padua or \ dinis fratrù heiemita:?.' fcì Augustiui [sic] j (In fine:) Liber pdicationù fup euàgeliis
domi- I nicalib'C in precipuìs feftiuilatib^ fcò 1 lum. Stephani. Johannis. Innocètù {sic) Ephle. Purificatiòis. Annùtiatiòis. | Augusti
? cetero | 2f. Venetiis impff' p | magros Ada de Gotuuil f Andrea de | Corona finir ano. 1476. 8." KI. Janu. | in fol. — 2io carte
non numerate (segn. a — f, G. h. J — L, m — r, ?, f — x, — , — . f) Bei caratteri gotici, 42 linee e 2 colonne per paoina.
Il testo incomincia sui recto della prima carta (segn. a} sotto il tìtolo citato: Comincia: [] Omine de- | us ecce ne- | fcio loqui
Termina sul verso della carta 250. col. 2, 1. 33-3( : .... nou'ipfe ho mihi ìueterato lar | giatur ,ppiti' q cu pix ? fpù fc".
uuiit ce. I Segue l'iìtiftessìim.
366 RECENSIONI
chiamò in memoria il tipografo ungherese e mi convinse Ji averlo ritrovato qui in so-
cietà con quell'Adam Rotwill che, otto anni dopo, introdusse 1' arte tipografica in Aquila
degli Abruzzi. Qui il nostro tipografo non si chiama però col suo cognome Hess, ma
col luogo di nascita ;< Andreas de Corona » Andrea da Kronstadt in Transilvania.
Ritornando al nostro volume, cioè al fac -simile della Cronaca, per il quale non
possiamo aver altro che vi\issime parole d' elogio, non vorrei passare sotto silenzio
alcune inesattezze commesse nel titolo latino. A me sembra sbagliata la nota typii siiiii-
libili reiniprcsia, perché non è una ristampa tipograhca con caratteri simili, ma una ripro-
duzione fototipica e si dcvea perciò dire : photolypicc n'impressa. Avrei preferito BiiJac
invece tli BiiJapi'stiiii^ Viiidohoiiac invece di Vii'iiiìac e la data, usando il latino, in cifre
romane, anziché arabe.
Leo S. OLfCHKi.
K mui RKKjaMIOlx a «HM>KRB ■)«■«■«■■ a lUlKBKMJtBXMBJtKU'KMaa
DOMANDE '>
Havvi una prova certa che i libri del Monastero di S. Eusebio sono stati
realmente impressi da Giorgio Lauer ?
Credo che questa leggenda abbia 1' origine tlalla l'alsa interpretazione che Hain iliede alla
sottoscrizione tipografica del Confessionale citato nel suo Repertorium sotto il n." 1 174 « Per Cae-
lestiiiiim ?!oininc, sed re pulverinum | Sanclo in Eusebio degeiilein cenobio \ qui me seribebaf G.l.auer
iioinen hahebat » etc. Ma qui nulla ci rivela che Lauer in cenobio degehaf. Ed intatti i caratteri
dei libri stampati nel Monastero di S. Eusebio sono ben diversi da quelli adoprati da Giorgio Lauer,
poiché, mentre questi ultimi rassomigliano molto ai tipi veneziani, quelli del Monastero lianno un
carattere esclusivamente rumano.
H....a
Chi saprebbe indicarmi in (|uale I?il)lioteca si trova un esemplare dell'opera seguente :
« Eminanuet de Moraes. Respuesta y Prognoslico de un Cahalìero ìiiuy illustre sabre Itis cosns
de' Poriugal. Leyde 1641 ? »
Caramuel l.obkowitz, vescovo di Vigevano, t 16S2, ne po.ssedeva alcuni esemplari, ed egli
è ben probabile che qualcuno si trovi in una Biblioteca Pubblica d' Italia.
Per una sollecita risposta, che si mandi cortesemente alla Direzione di tjuesta Kivista, sarei
oltrefnodo obbligato.
E. Prado.
Lisbona I" Gennaio lyoi.
>«m<nwwjumwu<MwwMjmw
NOTIZIE
Luigi Frati. — Come annunziava V Allienaeuin del 28 luglio scorso (n" 379'!, pag. 196I,
Ila in quest'anno felicemente compiuto l'Só" di età e il sessantesimo ili bihiiotecariato, il cav. dott.
Luigi Frati, direttore della Biblioteca Comunale di Bologna.
Nato il 5 agosto 1815,51 laureò inscienze niateniatiche alla Università di Bologna nel 1830:
e già si accingeva, nello studio dell'architelto .'\iilolini, a conseguire il diploma di ingegnere ai-
(i) Si prega di indirizzare la risposta ulla Direzione di questi Rivista.
NOTIZIE
367
chitetto, quando, invitato dal prof, lìiancòni ad assumere l'ufticio di Assistente alla taltedra di
Arclieologia, che questi teneva, fu costretto a volgere ad altri studi l'opera sua; e nel 1846 ot-
tenne anche la laurea in lettere. Ria già assai prima di aver conseguito quest'ultima laurea, in età
di ventisei anni, il Frati aveva pubblicato, nel 1841,11 suo primo lavoro archeologico sopra un an-
tico Calendario Runico del Museo di Bologna, non prima di allora decifrato: lavoro che ebbe lodi
da Celestino Cavedoni e da Angelo Mai, il quale lo giudicò « uno de' più bei lavori che in Italia
vedessero la luce in questi nllitiii anni » (v. Noii::ic ìniorno alla vila ed alle opere di Jilous. C.
Cavedani con appendice di sue Ictlere, Modena, 1867, pag. 507) ; e che doveva più tardi procurare
al Frati la nomina a membro della Società degli Antiquari del Nord. Nominato nel 1S40 biblio-
tecario dell'Arcivescovile di Bologna, ne compilò e pub-
blicò il Catalogo (1856), e tenne quell'ufficio sino al 1858,
anno in cui vinse per concorso il posto di bibliotecario
della Comunale di Bologna: ufficio che doveva assorbire
l'attività meravigliosa dell'intera sua vita, e che tuttora
conserva. Posto cosi, nel vigore dell'età, a capo di una
biblioteca in formazione, composta di sette librerie di
varia origine, messe l'una accanto all'altra senza coordi-
namento né di collocazione, né di registrazione ; spinto di
più dall' importanza storica e dalla vaghezza artistica del
locale, in cui la biblioteca si trovava, e che, come è noto,
è l'Arcliiginnasio, antica sede dello Studio di Bologna ;
il Frati fu mosso da un intimo convincimento a riordi-
nare tutta la Biblioteca per materie, serbando nota delle
varie provenienze dei volumi in appo-iite indicazioni ; ed
a rifarne completamente il Catalogo, secondo un criterio
scientifico uniforme. Dire qui, in pochi cenni, l'entità e
la difficoltà di un simile lavoro ; gli espedienti ingegnosi
a cui egli dovè ricorrere per poter compierlo senza chiu-
dere la biblioteca al pubblico, .se non per pochi mesi ;
il sistema seguito per rendere continuativo l'iniziato or-
dinamento ; le difficoltà burocratiche e le animosità per-
sonali che l'ardito disegno gli procacciò, riescirebbe as-
sai malagevole, e non sempre gradito. Basti qui ricordare
che, dopo l'opera ininterrotta di oltre un quarantennio,
il Frati ha oggi la rara Soddisfazione di vedere com-
piuta l'opera sua, e di poter additare ai facili critici delle
nostre biblioteche, una biblioteca almeno in Italia com-
pletamente ordinata, secondo un sistema uniforme. La Biblioteca Comunale di Bologna com-
prende ora venti sale, nelle quali sono sistematicamente disposti circa 250.000 tra volumi ed
opuscoli. Ogni sala comprende le opere e gli opuscoli di una determinata scienza, o branca di
scienze; e quanto ciò riesca vantaggioso agli studiosi, ed al personale di servizio, possono atte-
stare .solo coloro, che hanno avuto occasione di visitarla e di frequentarla a lungo. Ciò è stato
riconosciuto in più occasioni da giudici autorevolissimi, quali Salvatore Eongi, Francesco Bonaini,
F. Odorici, Giuseppe Valentinelli, Emilio Teza, il quale dopo avere, sino dal 1865, rilevato i pregi e
i vantaggi dell'ordinamento, allora non interamente compiuto, conchiudeva: « Non tutti dunque i
bibliotecari si occupano o nella lettura dei giornali, o nei libri loro ; c'è chi pensa anche a quelli che
ha da custodire ; ma parmi, a giudicare dalle abitudini, che il Frati troppo abbia faticato e troppo
bene, per avere da tutti lode e riconoscenza » (v. Rivisla ilaliana di scienze, lettere ed arti,
anno VI, 1865, pag. 447). E lo svedese Elof Tegnér, bibliotecario di Lund, recatosi in Italia, a vi-
sitare gli archivi e le biblioteche, per commissione del proprio governo, dichiarò nel suo rapporto
di non aver trovato in Italia che la sola Biblioteca Comunale di Bologna interamente ordinata
per materie.
Oltreché bibliotecario e bibliografo, il Frati è anche archeologo e miinismatico distinto, e
conta non poche pubblicazioni attinenti all'archeologia, alla numismatica e alla ceramica. Ma l'opera
sua principale è l'edizione critica degli Statuti di Bologna del sec. XIII, pubblicati in tre grossi
Cav. Dott. Luigi Frati.
368
NOTIZIE
volumi dei Munumenli tiella Deputazione bolognese. Si deve i)ure al Frati il merito principale del
coordinamento dei due Musei archeologici, che prima Bologna possedeva, il Museo Universitario,
governativo, e il Museo Palagi, municipale, in un unico Museo Civico, in cui, serbata inalterata la
proprietà rispettiva della preziosa suppellettile, questa trovasi riunita e disposta in un unico ordi-
namento scientifico, che ha formato l'ammirazione di archeologi competentissimi.
Bibliotecario della Comunale, il Frati è anche, dal 1878, Direttore della Sezione Medioevale
e Moderna del Museo Civico tlella stessa città. Dottore collegiato dell' Università, e membro della
K. Commissione conservatrice dei monumenti per la provincia di Bologna.
É socio di parecchie Accademie nazionali ed estere: imo dei soci fondatori, nel i8ìo, della
K. Deputazione di storia patria per le Romagne, e segretario di essa dal 1861 al 1S63; socio cor-
rispondente della K. Deputazione di storia patiia per le antiche Provincie e la Lombardia; della
Società Ligure di storia patria; della .Società bibliografica italiana; della Società numismatica ita-
liana; dell'I. R. Istituto germanico di corrispondenza archeologica in Roma; ilella Società degli
Antiquari del Nord di Copenaghen, e della Società Archeologica di Mosca.
Nel Congre.sso dei bibliotecari dell'Australasia tenutosi neh' Universiià di Adelaide il 12 ot-
tobre u. s. fu deliberato all'unanimità, su proposta del prof. Douglas, di presentare felicitazioni a
cav. Frati pel suo 85° natalizio, e di esprimergli la loro profonda considerazione pei servigi da lui
resi alla scienza. Ed ecco il testo originale della lettera pervenutagli :
.s.v
.Adelaide, 1\ th. Oclobcr 1900.
1 Iiave llie hoiiour lo inforni you, by direclion of the Library Associalion of Australasia, Ihal al a general meeting of the
.-Vssociation, which was held in the Elder Hall of the University of Adelaide on Oclober 12 th. HK», it wa'i unanimously re-
solved on the molìon of Prof. R. I,. Douglas.
" That the Members and Associates of the Library Association of Australasia offer
their sincere congratulations to Dr. Luigi Frati Librarian of the Biblioteca Municipale, Bolo-
gna, Italy, upon having attained his 85 th. birthday, and desire to express tlieir profond
appreciation of the services he has rendered to the scholarship. „
A queste ben meritate felicitazioni, che tlimostrano si luminosamente in quale considerazione
è tenuto persino nei paesi più lontani il Nestore dei bibliotecari d' Italia e forse del mondo intero,
uniamo le nostre congratulazioni cordialissime, augurando all'illustre vegliardo ancora molti anni
felici per il bene della scienza e per la gloria della sua patria. L. S. O.
Sapienza doganale. — Nei libri ritornati dal goverjio ungherese (i) furono riscontrati oltre
le note ti' inventario iscritte dal .segretario della Galleria Nazionale di Budapest ancora dei piccoli
timbri ad olio stampati sui frontispizi di parecchi libri preziosissimi, in qualcuno persino sulle mi-
niature stesse ! Il timbro porta le seguenti parole, « I< ■ K. Kalcnder-Slempeì fi'ir iSg6 » cioè « bollo ca-
lendario per l'anno 1896 », e si trova nei libri d'oro manoscritti e miniati del XV secolo e nei libri
di preghiere stampati su pergamena del XVI .secolo. Cortesi lettori, volete sapere la ragione di questo
bollo colla data di 189 i nei libri di quattro o cinque secoli fa? I doganieri dotti scopersero in
<|uesti un calendario, poiché cominciano « Jaimarius ìiabel A'A'AY dies » e s'affi ettarono col loro
lotlevole zelo d'arricchire la cassa dello Stato con qualche soldo per la tassa di almanacco a
deteriorare volumi d'arte di gran valore ! Ci dicono che questa tassa ingegnosa fu ora abolita, e
speriamo che i saggi governatori delle finanze austro-ungheresi non ne istituiscano un'altra che
permetta agli zelanti doganieri di applicare la loro sapienza ancora a danno maggiore di qualche
malcapitato esportatore d'oggetti d'arte.
Una biblioteca Malese. — L'Università di Cambridge (Inghilterra) ha ricevuto in
dono dal governo delle Colonie una biblioteca composta di libri malesi. Vi sono (13 manoscritti e
circa 50 volumi in litografia o stampati nella lingua del paese. Questa raccolta di libii è l'unica di
iiuesto genere che esista nel mondo.
(Il Vedi Iji mbltoJHij voi. 1, p. ::^;Ì-J■>
NOTIZIE 369
Rembrandt negoziante. — Noi sappiamo clie il pittore Rembrnndt negli ultimi anni
della vita, conviveva insieme col figlio Tito e con Hendrickje Stoffels : venutosi a sapere il suo
fallimento, e non potendo egli più guadagnarsi di che vivere col magico suo pennello, cominciò a far
commercio di opere d'arte. Nella città di Amsterdam furono or ora trovati due documenti impor-
tanti che ci dimostrano che Rembrandt era già allora conosciuto e stimato non solo come
pittore, ma bensì anche come conoscitore di opere d'arte. Il primo documento è una lettera di
Anna de Witt, nella quale è detto come quella famiglia sia in possesso di un quadro di Holbein,
e dimostra quanto grande ne sia il valore ; segue narrando che Rembrandt, veduto il dipinto, offri
ad Anna de Witt ben 1000 fiorini : dalla quale offerta essa capi che il quadro dovea ben essere
un capolavoro d'arte. Questa lettera porta la data del 16 ottobre 1666, di un tempo, cioè, in cui
Rembrandt versava in assai misere condizioni. Un secondo documento che sta a convalidare quello
sopra descritto, si trova fra la corrispondenza dei fratelli Huygens. Costantino chiede al fratello
Cristiano, in quel tempo per breve soggiorno a Parigi, se fra le raccolte parigine avesse veduto un
disegno del Caracci, o se lo avesse confrontato con uno simile che si trovava in possesso di Rem-
brandt. Costantino voleva comperare quest'ultimo, e afferma senz'altro che il disegno posseduto
da Rembrandt era l'unico autentico in causa della geniale sua audacia come Rembraudt ste.sso
gli avea fatto osservare.
La prima banconota. — Si legge nella Anliquitàtenzeitung che il British Museum di
Londra ha esposto fra le antiche stampe cinesi e giapponesi una banconota cinese che risale al
tempo di Hung Wus (13118-1399). Quest' è la prima banconota che si conosca: poiché solamente
300 anni dopo si apri in Stoccolma la prima banca europea, la quale poi emise le prime ban-
conote.
Monumento a Gutenberg. — Addi 17 dicembre, in presenza di S. M. l'Imperatore
d'Austria, degli Arciduchi, dei Ministri, delle rappresentanze della Camera e del corpo diploma-
tico, fu inaugurato a Vienna il monumento innalzato alla gloria di Gutenberg, l' inventore della
stampa.
Codici Riccardiani. — L'egregio dott. Salomone Morpurgo, attuale Bibliotecario della
Nazionale Marciana di Venezia, ha pubblicato ora per le stampe l'S" e 9° fascicolo del Catalogo
dei Manoscritli della Ji. Biblioteca Riccardiana di Firenze.
Questi due fa.scicoli, coi quali si completa il volume primo del Catalogo dei Manoscritti
italiani, contengono la descrizione bibliografica di 130 manoscritti di varia contenenza, per la mas-
sima parte volgarizzamenti di autori classici e dei ss. Padri, dei sec. XIV e XV. Completano il
volume tre indici : uno delle poesie, uno delle vecchie segnature in corrispondenza colle attuali ;
il terzo dei nomi e dei soggetti che comprende indistintamente gli autori e i volgarizzatori, i copi-
sti ed i possessori dei codici, i titoli delle scritture adespote che sono anche raggruppate per ma-
terie o per generi.
Il lavoro forma il XV volume della collezione degli Indici e Cataloghi pubblicati a spese
del Ministero della pubblica istruzione.
Musica religiosa ebraica. — La biblioteca municipale di Francoforte sul Meno ha avuto
in dono una collezione di duecento opere riferentisi alla musica liturgica degli Israeliti, fra le quali
sono due manoscritti di gran valore : una raccolta di musica religiosa degli Israeliti del Mezzo-
giorno della Francia, e una collezione di canti liturgici degli Israeliti spagnuoli.
Biblioteca Nazionale Svizzera. — È uscito, stampato in tedesco e in francese, il quinto
rapporto annuale della Biblioteca Nazionale .Svizzera. Notevole è il riassunto storico, che lo pre-
cede, dell'origine e dello svolgimento di questo Istituto, certo fra i più ragguardevoli del genere
nello stato Elvetico. Vi si trova una chiara tavola circa l'incremento dal 1895 al 1S99; quindi
segue un elenco particolareggiato dei donatori, che in tal periodo concorsero largamente ad esso,
cosa saggia e opportuna insieme, che meriterebbe fosse più largamente imitata presso di noi, come
quella che di per sé sola sarebbe un incentivo a più larghe offerte anche alle nostre Biblioteche.
370
NOTIZIE
Chiude l'opuscolo l' estratto del Regolamento della Biblioteca, un Regolamento semplice, emi-
nentemente pratico, scevro di quella folla dì formalità burocratiche, prescritte da certi regolamenti
di nostra conoscenza, che poi all'atto pratico rimangono in gran parte lettera morta, con pregiu-
dizio del rispetto che ogni cittadino deve avere per i Regolamenti e le Leggi. Adornano la bella
pubblicazione quattro eleganti tavole: le tre prime rappresentano l'esterno dell'elegante e ricco
edificio dove è la biblioteca, la sala di lettura che v'appare molto comoda e il magazzino dei libri
con scaffali isolati molto saggiamente disposti: l'ultima offre la pianta del i» e del 2" piano.
Premio Brambilla. — Per onorare la memoria del compianto suo presidente senatore
Pietro Brambilla la Società bibliografica italiana ha aperto un concorso a premio per un'opera bi-
bliografica coi seguenti temi: Una monografia inedita intorno ad una cospicua collezione pubblica
o privala (ma in questo caso però accessibile allo studioso! di codici manoscritti ; ovvero: Una mono-
grafia inedita che descriva una collezione non meno importante di stampati antichi, siano questi
collegati insieme dal vincolo della comunanza del soggetto che trattano o da quello dell' identità
d'origine tipografica. I manoscritti dovranno essere inviati entro il 30 novembre 1901 alla Presi-
denza della Società bibliografica italiana : il premio sarà di L. 500.
Gabinetto delle stampe di Parigi. — Il signor Francesco Courboin, «ottobibliotecario
nella sezione delle stampe della Biblioteca Nazionale di Parigi, ha compilato il Catalogne sommaire
des gravures et lithographies composant la Réserve, vale a dire il Catalogo delle incisioni e stampe
più preziose possedute da quella insigne Bibliotec:i, e per la loro rarità tenute separate e formanti
una sezione a parte denominata Réserve.
Di questo lavoro è stato ora pubblicato per le stampe il primo volume.
In una brevissima introduzione l'egregio editore del Catalogo Henri Bouchot parla rapida-
mente dei vari criteri che, col variar dei tempi, furono adottati per formare questa preziosisstma
raccolta. Tutto il Catalogo è diviso in tre parti principali, delle quali la prima comprende le stampe
anonime ; la seconda le stampe distinte con monogrammi, ed infine la terza le stampe firmate.
Di ogni stampa il Catalogo dà il nome e il casato di chi l'ha incisa o disegnata: la descri-
zione dell'argomento trattato ; i rinvi e richiami necessari ; lo stato nel quale la stampa si trova ;
la grandezza in millimetri, e la sua collocazione in biblioteca.
Le stampe anonime sono disposte a gruppi, come Io furono dal Bartsch e dal Passavant,
secondo il soggetto trattato, e precisamente cosi: i) Stampe sull'Antico Testamento ; 2) del Nuovo
testamento; 3) Storia delle Madonne ; 4) dei Santi e delle Sante ; 5) Argomenti mistici o religiosi ;
6) Allegorie; 7) Mitologia; S) Storia; 9) Soggetti di genere, Ornamenti, Architettura; 10) Carte
da gioco; 11) Imprese, Animali; 12) Ritratti. In questo primo volume si trovano sommariamente
descritte 5S56 stampe.
Gottinga a Gutenberg. — Per festeggiare in più solenne modo il quinto centenario
della nascita di Gutenberg, il cav. Dziatzko, direttore della biblioteca di Gottinga, e autore di
memorie molto pregiate sulla storia della invenzione della stampa, volle che .sì facesse, col materiale
esistente nella biblioteca a luì affidata, una pubblica esposizione. Questa idea incontrò meritamente
la generale approvazione, anche perchè poche Biblioteche sono cosi ricche, come quella di Got-
tinga, in libri che possano servire dì documento a chi voglia studiare la storia di questa maravi-
gliosa scoperta. L' esposizione ebbe carattere rigorosamente storico : si limitò ai primi tempi,
mettendo in bella mostra g' incunabuli e i documenti più importanti, assieme ai molti libri che
servono a studiarli. Questa mostra era cosi ripartita :
1. Tempi anteriori alla scoperta della stampa.
2. Documenti che provano che la invenzione della stampa è dovuta a Gutenberg.
3. Principali narrazioni su questa invenzione.
4. \'ita e ritratti di Gutenberg.
5. Prime stampe di Gutenberg.
6. Studi sulle origini e sulla diffusione dell'arte tipografica nei primi tempi, e incunabuli
dei vari paesi.
Il catalogo di questa esposizione offre agli studiosi una ricca ed utile indicazione degli
scritti più importanti sull'arte della stampa.
NOTIZIE 371
Società Bibliografica Italiana. — Al posto del defunto senatore Pietro Brambilla fu
eletto quasi ad unanimità di voti 1' on. Pompeo Mohnciitì, Presidente della Società bibliografica
italiana. Il nome del nuovo Presidente, al quale inviamo le nostre felicitazioni, è arra sicura del
buon andamento del Sodalizio.
Lascito al British Museum. — Alcuni mesi or sono moriva nella città di Havvkhurst
in Inghilterra il signor H. Spencer Ashbee, il quale lasciava, per testamento, al lìritish Museum
di Londra una ricchissima collezione di libri rari. Il signor Ashbee era un grande conoscitore det
libri, un indefesso studioso dell'antichità e delle lingue e un ricco ed instancabile viaggiatore. Egli
visitò tutta 1' Europa, percorse le Indie, la Cina, il Giappone, la Tunisia, 1' Egitto, l'Algeria e le
due Americhe spinto dal grande amore pei libri ed occupato nell'arricchire la sua Biblioteca di al-
tri tesori bibliografici. Tutte queste opere, il cui numero ascende ad alcune migliaia, raccolte dal
defunto Ashbee sono dunque ora passate in posse.sso del British Museum. Fra le altre è ammira-
bile la raccolta delle edizioni del Don Chisciotte che il sig. Ashbee aveva acquistate in ogni
parte del mondo e di cui pubblicò il catalogo nel 1S95 ; assai preziosa è un'edizione del Nichols
degli Aneddoti letterari ornata da belle e costose pitture, e particolarmente cara al British Mu-
seum è una raccolta completa di libri francesi stampati in pochi esemplari per i soli soci di ctubs
di breve durata, perché per l'acquisto di tali libri il Museo non avrebbe mai avuto i mezzi.
Gli esemplari di questi volumi (per sé stessi già rarità bibliografiche di gran valore) sono
tanto pili pregevoli inquantoché il sig. Ashbee li aveva fatti ornare con bei disegni ed acquarelli da
eminenti artisti francesi. Fra questi è particolarmente degno di nota il libro Les conles Rémois
del conte di Chevigné di Chauvet, nel quale ogni poesia è ornata da una graziosa figura. Raro è
pure il Livre d' amour di Saint-Beuve che è legato assieme ai Portraits des femines del mede-
simo autore. E noto che il .Saint-Beuve, appena pubblicata l'edizione del suo Livre fl"(7;«o«r la sop-
presse subito ; ma il sig. Ashbee ne possedeva la copia dell'autoie stesso colla correzione del
proprio suo pugno! 11 collezionista aveva poi quasi tntte le opere del celebre caricaturista Chodo-
wiecki (a lui specialmente caro) e fra queste una versione francese della Clarissa Harlowe del 1785 ed
una del Trisiram Shandy del 1769.
Cartoline illustrate. — Anche le cartoline illustrate hanno, pure in Italia, oltreché nu-
merosi raccoglitori, anche speciali riviste; e poiché ciò entra nel campo delle arti grafiche, siamo
lieti dar notizia a' lettori della Bibliofilia che non- lo conoscessero ancora, del Raccoglitore di car-
toline illustrate, leggiadra rivista che esce a Milano ogni quindici giorni a cura de' fratelli Stop-
pan; e sotto l.i direzione sagace e operosa del signor Italo Vittorio Brusa.
Di questa Rivista, che ha già conquistato le simpatie de' raccoglitori di cartoline, basti dire
che ha per collaboratori a.ssidui il De Amicis, la Serao, Gandolin (L. Arnaldo Vassallo), Iacopo
Gelli, Ida Baccini, Vittorio Brusa, ecc. ecc.
VENDITE PUBBLICHE
^ A Parigi s'è venduta all'asta nell'Hotel Drouot in questi ultimi g-ìorni una parte della
Libreria del defunto libraio Edmondo Lortic, figlio del celebre legatore ; la gara fu assai viva, e
gli amatori accorsi da tutte le parti si disputavano accanitamente i singoli volumi di maggior pregio,
di modo che i soli 416 numeri portati all'asta hanno prodotto un totale di ben ^4.496 Franchi, ed
eccone i più interessanti :
MANOSCRITTI
4- — Chansons à quatte voix, 3 voi, ìn-8, obL. rilegato in marocchino nero del XVI secolo Fr. 5.205
> — Cr commence la Jescn'ptìon des dotile Césars, manoscritto su pergamena, della fine del XV secolo o del prin-
cipio del XVI: è ornato di ló miniature fuori testo » g^s
9* — Mémohe sur Saint Domingite dressé par ordre de Mr. le Due de Traslin, secrétaire d'Etat par I, Rolland.
Legatura antica » yos
15. — Saint Juratoire de Met^y manoscritto del XV sec, con miniature » 2.000
372
NOTIZIE
LIBRI ORNATI DI LEGATURE ANTICHE CON STEMMI
I. - Mémo'res de Mcsiire Philippe de Commines, esemplare del cardinale di Borbone, rilegato nel XVI secolo. Fr. 745
59 — Fétes publiques données par la Ville de Paris à ì'occasion dii .\faria^e de .\fgr. le Oaitphin (febbraio 1745)
esemplare già appartenuto a Maria Adelaide; con ricca legatura fìrmata da Padeloup w 3-630
gì. — Office de .*?. Louis en latin et en fraii^ais. Legatura antica colle armi di Nic. Lambert de Thorìgny ... » 700
103. — Reateil des principanx réglements concernanl les ardes ; d volumi ìn-j : Rectteil aux armes de Fagon Jìls
dii mèdecfn de Lntiis AVI' » Goo
LIBRI ILLUSTRATI DEL XVU SECOLO
191. — Avenlitres de Tclcma^jtie, di Fenelon. Legatura Iirmata da Paulmicr Fr. 742
.?o8. — Les Mélamorphoses d'Ovìde, tradotte dall'abate Banier, con figure e vignette di Boucher, Eìscn, Gravelot.
Moreau. Esemplare con legatura del XVIII sec, e della prima tiratura « l.>io5
LIBRI DIVERSI
2'ji. — TirevUrlo Romano (Ib47) in due volumi in-), legatura antica Ji marocchino rosso del genere Le Gjscoti. . Fr. (ito
282. — Le premier {et secondi ^o'ume de /j Thoison d'or par Guill. Filastre : edizione rara con figure inci-^e in le-
gno, e legatura Loriic »> i.y*)
285. — Las Morales de \into Gresorio. anno 1520 con legatura francese del XVI sec . " <_155
^ A Parigi sarà venduta all'asta nei giorni 21 al 28 Gennaio a. e. dai sigg. Eni. Paul et
fils et Guillemin una ricca raccolta di libri moderni di tutti i generi e d'una collezione importante
di opere di bibliografia.
4J L'antiquario Hugo Helbing di Monaco venderà all'incanto dal 7 al 15 Febbraio
a. e. la ricca ed importante raccolta di stampe in rame ed in legno d'antichi e moderni maestri
del defunto ingegnere Ed. Schulze di Vienna. 11 catalogo illustrato or ora uscito comprende ben
3332 numeri; a suo tempo pubblicheremo il resoconto dell'esito della vendita che certamente riu-
scirà assai animata per il gran numero di cose assai preziose.
Addi II Dicembre u. s. moriva a Parigi di febbre tifoidea mademoiselle
MARIA PELLECHET
bibliotecaria onoraria della Biblioteca Nazionale, univers ilmente conosciuta per le molte sue pub-
blicazioni riguardanti la storia dell'arte tipografica nel sec. XV. Oltre ai numerosi artìcoli nella
Revue des Bibliolheques e nella Biblioo;raphie de la Fiance, furono da lei pubblicate le seguenti
opere: Notes sur ìes livres liluygiques d'Autun, Chalon et Macon. Paris, 1883. — Catalogne des
incunables de la biblioUieque publique de Dijon. Dijon, iSSb. — Notes sur les iiìipriiiieurs dn
Comitat ì'efiaissin et catalogne des liz'res iiiipriiiies par eu.x-, qui se trouvent à la biblioUieque de
Carpenlras. Paris, 1S87. — Calalogue des incunables et des livres impriinés de MO à MDXX de
la bibliotheque publique de Versailles- Paris, iSS'i. — Catalogne des livres de la biblioUieque d'un
chanoine d'Aulun, Claude Guilliaud {i^gyi^ji). In: Mémoìres de la Société Eduenne. Nouvelle
Sèrie. Tome XVIII. 1890. — Catalogne des incunables de la bibliotheque Sle. Genevieve, redige
par Daunou. Avec une introduction de II. Lacroix. Paris, 1S9:. — Catalogne des incunables des
bibliolheques publiques de I.yoii. Lyon, 1.S93. — Catalogne des incunables de la bibliotheque pu-
blique de Colmar. Paris, 1895.
In séguito a queste pubblicazioni il Ministero francese dell' istruzione le affidò la compila-
zione del catalogo degli incunaboli esìstenti nelle Biblioteche della Erancia. La prima parte di e.sso
{Abano- Biblia) usci nel 1897 e la compilazione delle altre era già abbastanza avanzata ; ma la si-
gnorina Pellechet voleva attendere che fosse compita l'opera di Claudin sulla storia dell'arte della
stampa in Francia, per poter accennare ai fac-siniili ed ai tipi di quel libro.
Essa sperava che in pochi anni avrebbe compito il catalogo degl'incunaboli, che doveva
constare di ben sei volumi.
^H
mm
MONUMENTA TYPOGRAPHICA — PARIS 373
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Catalogue de la Librairie Leo S. Olschki
Siiile (I)
Fr.cent,
Guy Marchand (1483, 33 Oct.).
396. Beroaldus, Philippus, Declamatio lepidissima Ebriosi, Scortatoris, Alea-
toris de vitiositate Disceptantium. Condita a Philippe Beroaldo. (A la fin :)
Impressum Parisius. In Bellouisu Anno Salutis Milesimo quingentesimo
quinto. Die. iii. lulii Pro lohanne Petit Còmorante in Vico Sancti lacobi
Ad Intersigniù Leonis Argentei. (1502) in 4.° Avec la marque de Jehan
Petit grav. s. b. s. fond criblé. D.-veau. 20 —
12 ff. n, eh. Beaux caract. ronds. Avec l'épitre dedicar, de Beroaldus « ad Sìgìsmttnium Oosstn^eritm,
eccles. Wratislaviensis canonìcum ». La marque est celle qui se trouve reproduile chez Brnnet, voi. V, col. .^\.
Guy Marchand, après I495. demeurait " in Bello visu ». — Bel exemplaire grand de marges. avec témoins.
397. LuUus, Raymundus. Hic continentur libri Remundi | pij eremite. | Pri-
mo j Liber de laudib^ beatiffime virginis marie : | qui et ars intentionù
Apellari potefl. | Secundo. | Libellus de natali pueri paruuli. | Tertio. | Cle-
ricus Remundi. | Quarto. | Phantafiicus Remundi. | (A la fin :) Impreffum
Parrhifij, per Guidonem Mercatore : propriis eiufdè fump- | tib'' et expèfis.
Anno eiufdè j domini faluatoris. 1499. | ó.Apnlis. | in fol.Vél. [Hain* 10327! 80. —
85 fF. eh. et I f. bl. (manque) (sign. a-n) Caract. goth., ;i6 lignes par page.
Au recto du prem. f. le titre cilé. Au verso : lacobi Fabri Stapulenfis, benignis lectoribus. | (36 lignes).
F. 2 recto: Remundi pij Eremite liber de laudibus beatilTime virginis Marie. | Le scc. traité commence au
recto du f. 57, le 3. au verso du f. (17 et le 4. au recto du f. 81. Le teNte finit au verso du f. 85. en bas :
Ad gloriam. et honorem dei : finilus eft | prcfcns liber a Remundo. Anno [ 1311. incarnationis domini [ noftri
Jhefu I Chrifli. | Suit l'impressum. puis : Recognita ex officina. | (=errata) et : Regiftrum. |
Ouvrage extrèmement rare comme tous ceux du célèbre religieux et philosophe. La maique de Jehan Petit,
qui se trouvait sur le lilre de Texemplaire vu par A/. Haiti, ne se trouve pas dans le nòtte
398. Sacro Busto, Johannes de. Johannis de facro buflo fphere mundi
opufculum. vna cum | additionibus per opportune interfertis. ac familiarif-
llma tex | tus expofitione Petri. C. D. felici fidare inchoat. i (A la fin :)
([ Et lic eft finis huius egregii tractatus de fphera mudi Johannis de facro
buflo anglici et | doctoris parifienfis. Vna cum textualibus optimifqj addi-
tionib'^ ac vberrimo omentario | Petri ciruelli Darocefi ex ea pte Tarraconen
Hifpanie qua aragonià Z celtiberià dicùt ori ] undi. Atq^ infertis pfubti-
lib''' qftionibus reuerèdiffimi diìi cardinalis Petri de aliaco inge | niofillìmi
doctoris quoqj parifienfis. Impreflum eft hoc opufculum anno dnice natiui-
tatis I 1498. in menfe februarii parifius in campo gallardo opperà (sic)
atqj impenfis magiftri guido | nis mercatoris. | in fol. Avec 3 belles figures
et nombreuses figures astronom. grav. s. bois. Cart. [Hain 141 20] 300. —
t f. bl. et 99 IT. n. eh. (sign. a-n) Caract. goth. gros et petits ; si lignes (des pet.) par page.
Au recto du prem. f. (aij) : In laudem vberrimi huius nouiq5 còmenlarii Petri Ciruelli Darocenlis In aftro-
nomicum Sphere mundi opufculum [ Petrus de lerma Burgenlìs ad lectorem, ] (poème en distiques) k. la fin
du poème, au verso, un beau bois ombre, 125 s. 79 mm. : un negre, dans un jardin de fleurs, debout, tient de
la main gauche une grande flèche et sonno un cor, doù sort la sillabe « to ». Au recto du 2. f. : G Petrus
Ciruellus Darocenfis. lacobo Ramirez Gufmano | et Alfonfo Oforio ClarilTimis viris Ex Inclita Hyfpanorum |
(1) Voir La Bibliofilia, voi. II, pages 293-324.
La Bibliofilia, volume II, dispensa q*-lo''' ac
374
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
magnalum Sliqje. S. P. D. | Cene dédicace finii au recto du f. 5. Au verso, cn haut, dans un cercle. la belle
figure d'un astronome, bois eniouré de belles bordurcs figurées, 116 s. 13! mm. Puis l'inlitulé cité plus
haut. Le teste finii au recto du f. 95. suivi de limpressum. Au verso: Dialogus dirpulalorius. | P. C. D. In
addiliones immulalionefqj opufculi de fphera mundi nuper edìlas | difputalorius dyalogus inlerlocutores Da-
rocenfis et Burgenfis | Au verso du f. qS : G Gunfali Egidii Burgenfis | Carmen. | (à 2 cols.) Au recto du
ìjtì. Su, I o liiislo, Joliiiiiiics de.
f. 99, soiis I n petit L-pilogue oc l'imprimeur. il y a un trés beau bois ombre. 155 s. 127 mm. ; le Printcmps,
un jeiinc ho im d '^'lut. ttnant un i.imeau et dcs flturs ; au droit Ics signes du bélicr. de la viergc et du
taureau. Le ver o est blanc.
Très bel 'xenipliri; de ccttc cdition rech' rchcc à calibe du commentairc.
Georg Mittelhus (1488).
399. Desti ic i - naturarum. Opufculum | perniile quod deftmctio naturarù |
còmuniuin contra eos qui res vni | uerfales aut naturas communes | poniiìt
infcribere : Incipit fcliciter. | S. 1. ni d. in 4.° Cart. non rogne. [Copin-
ger li, 1948).
16 fF n. eh (siun. A-B) Caract. goth., 39 ligncs et 2 cols. par page.
Le tcxtc commcncc immédiatcmcnt après rimitulé cii<5. au recto du prcm. f . : [ ] ucriiui | virù fu ponèjum |
SO.—
PARIS
375
nat"a còis .... et finit au recto du f. l6, col. 2, 1. 20-22 : Fiiiit felici- | ter. Deftructio naturarum commu |
nium centra reales. | Au verso, le titre e^t encore une fois repéte en gros caractères : Deftructio naturarum |
communiù contra reales. ]
Incunable fran9ais d"une rareté extrème. Froctor 8104? Hain n'en connait aucune edition. Très bel exem-
plaire non rogne.
Feli-\ B.\lig.\ult (1493, 18 Juin).
400. Landulfus Carthusiensis. CE Opus preclarum atqj infigne cuius titulus
extat vi- I ta chrifti a magne litterature deuotionifq^ permaxime | viro Lu-
dolpho facri carthufienfium ordinis elaborantif | fime editum : non quidem
ab apocriphis de infantia fai- | uatoris extractuni : fed ex ferie facri euan-
gelij facrorùqj | doctoru^ fancte ecclefie ex loto colectù. (sic) Incipit feli-
citar I (-\ la fin:) Prei'ens opus quod \'ita chrilìi appellari folet di- | gelìum
Fr.cent.
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N." 39S. Sacro Busto, Johannes de
fecundum feriem euangeliflarum per Leucol- | phum (sic) de Saxonia patrem
religiofiffimù Argentine in | carthufia ^feffum in dei omnipotètis laudem
feliciter | confummatum eli. Nuperrime autem in alma Parilìen | fi Vniuer-
fitate per magiflrum Bertrandum Stephani | facre pagine profefforem fpecta-
tiffiraù fumma cum dili | gentia emendatum. Ac etiam per magiflrù
Felicem ha | ligault Imprefforem fidelilTimum ibidem Imprefium. | Anno a
natiuitate dni Milleiìmo quadringètefimo no | nageilmo feptimo. die vero
decima octaua mèfis Maij. | (1497) gr. in fol. Br.
I f. bl. (?, manque), 294 ff. n. eh. et l f. bl. (manque) (sign a-z, A-0) Caract., goth. 70-71 lignes et 2
cols. par page.
Au recto du prem. f. (sign. a-2) : Prologus in vitam chrifti | Prologus Ludolfi carthuficfis viri de [ uotiftimi
roo.
376
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
atq5 dociilTìmì in lìbrum qui in | fcribitur vita chrifli. | La preface finir au recto du f. 3. col. i, et le texte
commence à la col. 2, sous l'intituté cité. Au recto du f. 292 : Finit fecunda pars huius libri. | Sequitur re-
gtflrum capitulorum huius libri | Secundù ordinem euangeliorù totius anni, j Au recto du dern. f., col. 2 :
Finit regiflrum fermonum. | Puis rìmpressum. Le verso est blanc.
Édition fort rare, tout à fait inconnue à MM. Hain et Copin^er. — La prcm. ìnil. est gravce s. bois s. fond
criblé, toutes Ics autres sont peintes en rouge et bleu. Le volume est, cn quelques passages. légèrement
taché d'eau.
Simon Doliatoris (Bòttcher?) Priissien (vers 1490).
401. Brulefer, Stephanus, ord. Min, Magillri Stephani bmlifer formalitates |
in doctrinam Scoti incipiunt feliciter. | (A la iin :) Magiftri ftephani bru-
lìfer formalitates ordì- | nis minorù impreffe Parifius finiunt feliciter. | S.
d. in 4.'' Br. non rogne. [Copinger II, 1354I 50.
8 fF. n. eh. (sign. a) Caract, goth. ; 38 1. par page.
Le texie commence au recto du prcm. f., sous le tiire cilé : [cJVm multi prò introductione doctrine
fcoti varia de | dlflinciionibus ,.., et il finit au verso du f. 8, 1. 26. suivi de Timpressum.
Plaquette très rare rtstée inconnue à Hain. Suivant M. Procter, 8474, les caractères soni ceux d'un certain
Simon Doliatoris, sur lequel on a. jusqu'ici, peu de notices. Exemplaire non rogne, avcc loutcs les margcs.
Le prt-m. f. est endommagc à la marge. sans perle de texte.
Imprimeur anonyme.
402, S. Bernardus. Sermones super Cantica canticoruni Salomonis. (A la tin:)
CE Expliciunt fermòes denotilTlmi Ber | nardi abbatìs fuper cantica canti-
corum fa | lomòis : diligéter Parifijs imprelTi. Anno | domini. Milletìmo.
Quadrìgètelìmo. No- | nagellmoquarto. Die vero vicefima quarta mentis
Nouembris. | (1494) in 4.° Veau jolim. ornementé à froid. [Hain 2858I
122 ff. n. eh. (sign. a-p.) Petits caractères goihiques, 54 lignes et 2 cols. par page.
Le titre se trouve au recto du prem. t., dnnt le verso est blanc : Opus egregiù dìui bernardi fuper can- '
tica canticorù falomonis tam còtempla- | tiue q^ actiue vite cultorib' precìpue vero p- | dicaioribus accommo-
datifTimum feliciter | incipit, multa dilìgentia caftìgatura ac \ emendatum per magiftru Johannem Ro- | uauld
facre theologie doctorem. | Au recto du 2. f. : C In nomine dni. Expofitio viri venerabi [ lìs Bernardi Cla-
reuailèfis abbatis ; in cà | ticis calicò^ Salomonìs. | La souscription se lit au recto du f. n2.dont le verso es!
blanc Les io dern. fF., à l'exception de la dern. page bianche, sont occupés de la o Tabula fermonum. ->
Fort bel exemplaire.
(io.—
403.Aeneas Sylvius, postea Pius li. COSMOGRAPHIA PII l'APAE [ in
Afue & Europa eleganti | defcriptione | .\fia. Hiftorias rerum Vbique ge-
ftanì ciì locoruni | defcriptione, complectitur. | Europa, temporum Authoris,
Yarias continet | hiftorias. | (A la tin:) CE Imprefla eiì.. | ... per Henricuni
Stephanum.... | .... Parrhifijs e regione fcho- | he Decretorum. l'umptib.
eiufdem | Hèrici. & loànis Hongòti. | VI. Idus Octobris anno Domini.
M. D. IX. I (1509) in 4.° Avec une grande et belle mappemonde gravée
s. bois et plus. pet. init. D.-maroquin noir. òoo.
12 ff. n eh et 152 ff eh, Bcaux caracl. ronds. Cd ouvragc costnographique reste inachcvé. fut edile de
nouvcau par Geofroy Tory (Godofredus Torinus Biluricus), qui le dédiait « D. Germano Cannaio, Cathur-
ccnsium Episcopo o (év. de Cahors) et y ajoutait une magnifiquc mappemonde, suivant Ics donnCcs de Pto-
Icmée, m(5surant 27 5. .(O cm. Kemarquablc. sur celle carte, une annotalion, au-dessous de l'Asie : « Hic nò
terra sed Mare è : in quo mire magnitudìs ìsulae sed Phtolomeo fucrunt incognitae. » Les exemplaires avcc
la earte sont de la plus grande rareté.
PARIS
377
404. Alliaco, Petrus de. Quaelliones magiftri Petri de | Alliaco Cardinalis
cameracenfis fuper | primum tertium et quartum fnia'»:. | Tabula alphabe-
tica oì^ materia^ q ! to | to ope Iractant" nup laboriofe collecta. |
(A la fin:) Impreffe | arte ac | induiìria loh'is bar- | bier expèlìs bonetti |
viri loh'is petit | Emèdate noni- | ter ftudio ac | vigilàtia. I. | M. victu- !
riacen- | lls. | (après 1500) in 8." Avec la belle marque de Jehan Petit s.
le titre. Dérel. [Hain 839]
Fr.ccnt.
2| ff. n. eh.. CCXCV ff. eh. et i f. de table (sign. a-
gnes par page.
Ce volume décnt par MUe. Pellechet, 543, n'est pas un incunabl
gòrement tachi; 2 noms s. le ture.
a-z, f. J, A-M) Caract. g''>th. à 2 cols. et 43 H-
Voir Proctor, table. — Exemplaire le-
!5-—
405. Bellapertica, Petrus de. frj" Lectura Aurea ExcellentilTìmi ac Fa- |
mofilTimi viri dui Petri de Bellaper |
tica Juris Cefarei interpretis ac | docto-
ris acutinimi fuper li- | bruni Inflitutio-
num.... Impressum Parisiis, sub signo
duorum cygnorum in vico divi Jacobi,
impensis Nicolai Yuautierii et Charoli
Dudecii, s. d. (ca. 15 io) gr. in fol.
Avec une superbe figure grav. s. bois
s. le titre. Br.
72 IT. eh. Caracl. golh. à 2 cols. par page.
Au dessus de Tintitulé on volt une très belle figure
grav. s. bois, ombre', I 15 s. 77 mm.. probablement une
marque typograph. ; un guerrier romain, debout, en
cuirasse et toge, la tète nue, tient dans sa gauche un
cimeterre, dans sa droite un écusson de forme ttrange.
avec les initiales I. G. S., surmonté d'une sorte de
caducée. Ce bois n'a presque rien de l'école franfaìse ;
il semble de la main de quelque artiste milana s ou
bressan. L'ouvrage contieni, de plus, quelques initiales
gothiques s. fond noir. Au verso du f. 6p un colophon
inlerminable. où le correcteur, Gilles Daurignac de
Beauvais, fait en termes ridicules et outrés l'éloge de
l'auteur, des éditeurs et — de soi-méme. — Nicolas
Vautier commen(;:ait à imprimer vers la fin du XV"
siede. — Très bel expl. d'un livre fort rare.
N." 405. Bellapertica, Peirus de.
406. Budaeus, Guilielmus. De Alfe et partibus eius | Libri quinq> Guil-
lielmi I Budei Parifienfis Secre | tarij Regij. | Venundantur in edibus | Afcen-
lianis. I (A la fin ;) In chal j cographia afcenfiana ad Idus Martias.
MDXIIII. I (15 14) in fol. Avec une belle bordure de titre, la fameuse
marque typograph. (Prelum Ascensianum) et plus, belles initiales s. fond.
criblé. Vél.
7 if. n. eh., CLXXII fF. eh. et I f. bl. Caract ronds. La bordure, copie libre d'un bois vénitien, est la
mème de laquelle Badius s'est servi souvent. — Première édition du célèbre ouvrage archéologique, fort bien
imprimée.
150.—
40.—
407. Philelphus, Marius. C[ Marij philelphi epiftole octoginta epiftola- | rum
glia complectètes acriori lima nuper reco- | gnite. quarù fingula genera in
378
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr-cent.
tria mèbra partita | funt. Quibus preponuntur eiufdem nonnulla | artis rhe-
torices precepta epiftolari arti non pa- | rum accommoda. | (A la tìn :)
CE Finitur Epiftolare Marii Philelphi eie- | gantidìmum per Nicolaum de
pratis dili | genter Parilìi impreflum : prò Ponceto le ] preux bibliopola
commorante in vico fan- | cti iacobi ad interlignium poti ftagnei. | S. d.
in 4.° Avec la belle marque tvpograph. Belle rei. mod. veau fauve ornem.
à froid, dos dor., tr. dor. 125. —
130 fF, n. eh. (sign. a-y) Caract. ronds, 39-40 lignes par page.
Sur le recto du prem. f., en haut. le titre, puU la marque sur fond criblé : deux dragons tenant un ccus-
son suspendu à un arbre, souscripiion : PONSET. LE. PREVX : En bas : Venundàtur pariHi a poncct > ìe
preux eiufdem ciuitatis | bibliopola ad fìgnù poti llagnei in vico fancti iacobi .ppe I diui yuonis edem com-
morante. 1 Tant ces trois lignes que le litre sont imprimés en rouge et noir. Au verso : Ad lectores epiftola |
et la iable. Suit (f. aiij recto): EPISTOLA CO.MMEN"D.\TlTlA | Ludouicus Mondellus ordinis minorum doc-
lorq^ theologus | Octauiano Vbaldino mercatheli domino illullriflìmi ducis Vr | bini Germano dìgnilTimo
doctorumq^ virorum patrono. Salu | tem plurj. Dicit. I Le texte commence au verso du f. 5. et Timpressum,
en gros caract. goth.. se volt au verso du f. 129. f. 130, recto: G Valerandus de Varanis ponceto probo I
Bibliopole Salutem. t , en bas 6 distiques. puis : V.^LE. | Le vet^o est blalic.
Cette édition Irès rare, omise par tous les bibliographes, fut imprimée vraisemblablement peu après 1500.
Bel exemplaire. une piqùre de vers dans les marges intérieures.
408. Politianus, Angelus. (T Doctifllme illuftriù virorum epiflole j quas
feuere ille eruditiòis heros Ange- | lus Politianus rudi iuuètuti gratifica- | ri
cupiens: fuccilìuis tpibus in paruum volume et ita dixerim enchyridion
con- I cinnauit : (À la tìn :) C[ Hoc Opus diligenter imprefTum ert Far-
rhifijs per Tho- | mam kees vvefalieft. e regione Collegi] Italorum in in-
teri!- [ gnio Speculi. Impenlìs honeltilTimi viri Francilci Renault, | moram
agentis, in vico famatilììnio diui Jacobi interfgnio (sic) | fancti Claudij. |
S. d. (vers 15 io) in 4." Avec la grande marque de Regnault et une grande
et belle figure grav. s. bois. D.-veau. 60. —
8 ff- n. eh. xcix fF. eh. Caract- goth. Le titre est imprimé en rouge et noir. La marque golhique fait
voir Técusson avec le monogr FR soutenu par un berger e une bergère Au verso du prem. f. un beau
bois ombre. 144 s.: 91 mm. : Poliiien tourné vers la gauche, eerivant ; devant lui une belle niche avec une
statue de Mars sur une petite colonne. Bon exemplaire légcrement laché d'eau en quelques eoins.
409. Sacrobosco, Johannes de. TEX \ tus De Sphe 1 ra lohannis de
Sa- I crobofco Cum additione j Nouo commentario illurtratus | Cu
Còpofitione Anuli Aftro- | nomici Boni Latenlis. | Et Geometria Eu- ] clidis
Mega I renfis. | (A la fin;) CE Imprelfuni Parili) in officina Henrici llephani
e regione Schole decretorum lita. ] .\nno Chrifti liderum conditoris 1507.
Decimo die Nouembris. | in fol. Avec une magnifique bordure et plusieurs
figures grav. s. bois. D.-vél. 75. —
32 ff. n. eh. Caraetcres gothiques.
Le titre est compris dans un encadrement magni6que grave au trait ; en haul les armes de l'universitc de
Paris. Au commcncemcnt du te^te on voìt une imitation de la gravure du Sacrobosco de 1490 tvoir Due Je
Rìvoli, p. 33) surmontce d'une sphère.
Edition fort rare faite par le célèbre Jacques Le Féi-re d'Etapies.
PARMA (1472).
Andrea Portiglia (1472, 23 Sept.).
410. Plinius Secundus, C. Historia naturalis. [A la fin:) Caii Plvnii Secundi
Naturalis h)-ftori» Libar tricellmus feptinuis & ultimus Finit. | Parmie im-
PARMA
379
Fr.cent.
prelTus opera «S: impèfa Andre* Portili;e Anno Natiuitatis Domini. M. |
CCCCLXXXI. Octauo idus iulii. Regnate lIlufirifTlmo principe Ioanne
Galeazo | Maria Duce Mediolani. | (1481) gr. in fol. Rei. orig. d'ais de
bois, dos en veau. (Hain * 13094] 150. —
I f. bl., 266 ff. n. eh. et l f. bl. (manque) (sign. a-z, &■, A-G, aa-ee) Beaux caract. ronds ; 5B-59 lignes
par page.
N." 40S. Po/i/iaiiiis, Angelus.
Le prem. f. (32) contieni l'épitre : CAIVS PLYNIVS MARCO SVO SALVTEM. | et les autres pieces préli-
rainaires. Le teste commence au recto du f. 2 : CAII PLYNU SECVNDI NATVRALIS HYSTORIAE LIBER
PRIMVS. I CAIVS PLYNIVS SECVNDVS NOVOCOMENSIS. T. VESPASIANO SVO 1 SALVTEM. | PRAE-
FAI'IO. I A limpressum, f. 263 verso, suit un poème de lo lignes en honneur du lypographe ;
Andreas prodeffe uolès portilia multis.
Gratum opus imprelTit plynion .-ere fuo —
À la page opposée : CORRECTIONES. | Le verso du f. 205 est blanc. Au recto du f. 26Ó : C. PLYNIl
SECVNDI REGISTRVM | Le verso est blanc.
Volume fort rare qui se distingue par son exécution tvpographique elegante et noble. Bel exeinplaire com-
plet et bien conserve, avec quelques notes à la piume.
4ii.Solinus, Caius Julius. CAI Iulii Solini rerù memorabilium | collecta-
ne;B. Soline Auétino Salute. | (A la fin :) Impreffum parmse per Andream
38o
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Portiliam | ano Dfìi. M.cccclxxx.xiii. Kaleiì. lanuariif. [ (1480.^ in 4." Belle
rei. mod, en veau plein, à compart. dor. |Hain 14878] 50. —
I f. bl. ci 101 ff. n. eh. (sign. a-n.t Caractcres ronds ; 27 lignes par page.
Immèdiatement apiès le titre donne suit la préface, qui occupe le prem. f. Les 2 ff. suiv. conliennent
l'index, saas intitulé. Le texte commence à la tele du f. bì : De origine *V leporibus urbis Rom.-e \ men |
lìbus & diebus iniercalaribus Ca. i. | La souscripiion précédée du mot FINIS se volt au rccio du dern. f. doni
le verso est blanc.
Impression trés rare non vue par Haìn, sur papier fori. — L'es^rmplaire quoique un peu bruni, n'est pas
mal conser\'é.
EsTiENNE Goral de Lyon (1473, 23 Mars).
412. Nonius MarceUus. NOMI MARCELLI PERIPATETICI TIBVRTICEN- |
SIS COMPENDIOSA DOCTRINA AD FILIVM DE | PROPRIETATE SER-
MONVM. I (\ latin:) ImprelTum Parmre. Mcccclxxx. Tertio Idus Decem-
bris. I (1480). in fol. Rei. orig. d'ais de bois couv. de veau ornem. à
froid. (Rei. fatiguée). |Hain *ii903] 100. —
12 ff. n. eh.. CXXXII ff. eh., {dont le prem. blanc manque) ^ ff. n. eh.. XLVI et LIIII ff. eh. isign. a-f.
a-h. a-h.) Beaux caract. ronds; 37 lignes par page. Les 2 dern. pties. à 2 cols.
Le recto du prem. f. n. eh. est blanc. Au verso: NONII MARCELLI TABVLA INCIPIT. | Cetie table im-
primée à 3 cols. va jusqu'au f. 12 recto ; le verso est blanc. Le leste commence au recto du f. II. bii) sous
rintitulé cité: {(\ ENIVM Eft Tedìum Et Odium Dìelum A [ Senectule : .... Au f. CXXXII, recto; Nonii
Marcelli Peripatetici. Tiburtìccfis còpèdiofa doctrla ad fi- | liiì de proprieiale fermonum. impreffa Parma'.
M.cccc.lxxx. I Le verso est blanc. A la page opposce (ai:) Pompontus Platinae Salutera. | Au recto du f. l.
ibi): .M. T. VARRONIS DE LINGVA LATINA. | Au recto du f. XLVI.. en bas : Si quifpià tertio loco
fragmètis Varronis tantum addiderit quantù | PÒpÒÌus primo : Delde Fràcìfc' Rhollàdellus Triuifanus Sedo fuo ]
uterq? iludio ac diligètia eòtulìt. nimii^'. M. Varrò reuiuifeet. 1 Imprelfum Parms. M cccc.lxxx. Tertio Idus
Deeembris. | Le verso est blanc. Au f. suiv. recto {L. ai) commence le texte de Festus Pompeìus. sans aucun
intitulé: [a] VGVSTVS ] Locus Sàctus \ ab auiù geftu | .... Au reeio du f. LIIII , en bas: FINIS. ( Le verso
est blanc.
Impression irès rare comme tous les Uvres sortis des premiéres presses de Parme. M. Proetor. 085(1. l'al-
tribuc à un typographe, qu'il n'ose pas encore ideniifier avee Stephanus Corallus. Bel exeniplaire bien con-
ser%'é à l'exception de la reliurc.
41-^. — Autre exemplaire. Rei. orig. d'ais de bois, recouv. de veau orneni. à
froid. 60. —
Le prem. i. bl. (bi) manque. Les initialcs laissées en blanc sont peintes en rouge et bleu. L'exemplaire
complet et grand de marges est ca et là taché d'eau et raceommodé.
4i4.Plinius Secundus, C. Historia naturalis. (A la tìn :) CAII PLYNTI
SECVNDI NAT\'RALIS HISTORIAE LIBRI TRlCESl- | MISEPTIMI ET
VLTLMI FINIS IMPRESSI PARMAE DVCTV ET | IMPENSIS MEI STE-
PHANI CORALLI L\'GDVNENSIS. M.CCCC. 1 LXXVI REGNANTE IN-
VICTISSIMO PRINCIPE GALEACEO MA- | RIA MEDIOLANI DVCE
OyiNTO. I (1476) gr. in fol. D.-veau, dos dorè. [Hain 13091I
336 ff. sans chiffres ni sign. av. des rccl. Beaux caractcres ronds ; 50 lignes par page.
Cctte cditton, aussi belle que rare, et que Hain n'a pu voÌr. commence à la lete du prem. f. par la lettre
de Plinius ; CAIVS PLYNIVS MARCO SVO SALVTEM, [ — suivie de quclqucs pièccs biographiqucs. Le
verso du 2* f. est blanc. Le teMc commence à la lete du 3* f. : CAII PLYNII SECVNDI NATVRALIS
HISTORIAE LIBEK .1. 1 CAIVS PLYNIVS SECVNDVS NOVOCOMENSIS. T. VESPASIANO I SVO SA-
LVTEM. PRAEFATIO t — L'impressum se trouve au verso du f. 333. Il est suivi dune lettre : Ad uenc-
rabilè & ornatillimù uirù Nieolaù Rauaealdù | canonieù pmenfc Philippi Broaldì (sic) Bononièlis epiftola. | —
qui occupe Ics 2 ff. suiv. et finit au recto du dern. f. La dern. page est bianche.
Le commcncemcnt du texte est orné d'ime magnifiquc lettre iniiiale irés grande, peìnte en div. coulcurs et
200.^
PARMA — PASSAU 381
Fr.cent.
rehausscie d'or, beau specimen du style gothique itilien. ¥.n bas on remarque un ccussoa entouré d'une cou-
ronne de laurìer, joliment peinte. D'autres ìnitiales plus pelites se trouvent dans le lexte de l'ouvrage. —
Bìenque le prem. f. ■ — ei aussi le sec. — ne soient pas bien conservés, mais tachés et raccommodés, tout
le reste du volume est dans une condilion assez bonne ; les marges sont fort grandes. (h. 435 mm.) — Edition
bien exècutée, dont les exemplaìres sont fort rares. et irès recherchés à cause des corrections faites par
i'éditeur.
Angelo Ugoletti (i486, 29 Nov.)
415. Augustinus, S. Aurelius. Opuscula plurima. (À la fin :) IMPRESSVM
PAR I MAE PER ANGE- | LVM VGOLETVM | CIVEM PARMEN- | SEM. |
ANNO Domini. M. | CCCC.LXXXXI. | PRIDIE KALEN. | APRILIS |
(1491) in fol. Avec la marque de l'imprimeur. Cart. [Hain 1952I 60.
305 fF. n. eh. et i f. bl. (sign. a-i^. A-N). Beaux caractères ronds; 41 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc ; le verso et la page opposée contienncnt répìlre dédicat. : SEVERINVS
CHALCVS PRAEPOSITVS CANONICO | RVM REGVLARIVM SANCTAE CRVCIS MORTA | RIENSI5
IN CONGREGATIONE ET ORDINE LATE 1 RANENSI LECTORI. S. D. P. | Le verso du sec. f. porte un
INDEX OPERVM SANCII AVGVSTINI QVAE l CONTINENTVR IN HOC VOLVMINE. | Le f. suiv. donne
un extrait : Ex libro primo retractatìonù fancii Auguftini. I Le texte commence à la lète du 4* f. (sign. aii) :
DIVI AVRELII AVGVSTINI HIPPONENSIS EPISCO | PI CONTRA ACADEMICOS VEL DE ACADEMICIS |
QVEM ADHVC CATACHVMINVS (sic} EDIDIT | LIBER PRIMVS INCIPIT. | Au verso du f. 305 : Index
Operum. Sàcti. Auguftini : quae ì hoc Volumine còtinètur. | De Academicis Libri, iii. De Vita Beala Li. i
De Ordine Lib. ii. | SoliloquioFf Lib. ii. De Immonalitate Aìs Li, i. | Gràmatica Li. ì. | Rhetorica IÌ. i. Dia-
leciica li. i. De Moribus Ecclefie Catholicie li. i | De ATe Q.uàtitate Ii. i. De Libero arbitrio Li. iii. Vita
S. Auguftini I ex dictis ipius (sic) Li. à. De Magìflru Li. Ì. De Ope Monachoi^ liber. i. | De Bono Perfeue-
ràtia;. Li. ì. De decem cordis Lib. i. De Comuni | Vita Clericorum Sermones. iii. Itera Vita Sancti Gua-
rini. I Ensuite le Regiflrum, et, aux deux cótés de la marque typogr.. la souscription.
Edition aussi belle que rare que M. Hain n'a pas ene sous les yeux et dont nous possédons un exemplairc
de la meilleure conservation.
416. Grapaldus, Franciscus Marius. l^::^ Francifci Marii Grapaldi :
poet:e Laureati: de Partibus Aediuni : Addita | modo: Verborum explica
tione : Qiue in eodem libro : continen- | tur : Opus Sane elegans : & eru
ditum : (A la fin:) Impreiìum Parm:e per accurati (lìmos Impreffores
Octa 1 uianù Saladù & Francifcù Vgoletù Ciues Parmeiì. Im I penlls An-
tonii Quintiani Die feptinio Maii. | M.D.XVl. | (1516). in 4.*^ Avec
le magnif. portr. de Pauteur, superbes initiales s. fond noir, et la marque
tvpograph, (le soleil) D.-bas.
20 ff. n. eh., 265 ff. eh. et i f bl. Caract. ronds.
Au recto du prem. f., en haut, un magnif. bois ombre, I20 s. i2i mm, : 1' auteur, a demi 6gure, écrivant.
vu en face. Au dessous l'intitulé cité. C'est la meilleure edition et la plus estimée d'une encyclopédie des
antiquités privées des Romains, qui pourtant ne s'occupe pas moins de tout ce qu'appartenaìt à un ménage
italien du XVI. siede. Le texte est précède de la vie de Tauteur, par Jamts Andicas Albìtis. et de quelques
poesies en son honneur.
Bel exemplaire grand de marges.
PASSAU (1481).
Benedictus Mair et Johannes Alakraw (1482, 15 Nov.)
41 7. Tractatus prò infirmis visitandis. Tractatus breuis et vtilis prò
infirmis vifi- | tandis Z conlellìonem eorum auJiendis. | (A la fin :) Finis
prefentis opufculi inipreflum (sic) in inclita ciuitate Pa ] tauienfi per lohan-
382 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr cent.
nem Alakraw t Benedictù Mair: Sub | anno domini. M.cccclxxxij. decima-
quarta die Nouembris. | (1482) in 4.° D.-veau. 50.—
6 ff. n. eh. (sign. A, B. C) Gres carnet, goih. ; 31 lignes par page.
Le texie commence sous l'intitulé cilé au recio du prem. f - : ( | Vm prò confeflìone audièda aul viatico
aut I facra vnctione .... Il finii au verso du f. ó. I 27-28: .... t orando fpiri- 1 lum domino reddat t fal-
uus crit. I Puis l'impressum.
Lìvret très rare tout à fai( inconnu ù tous les biblìographes. Bon exemplaire.
JOH.\NKES PeTRI ^1485).
418. Lochmaier, Michael.
^4?ractica cicctto-
num ^rclatonim.
S. 1. ni d. (après 1490) in 4. Avec quelques initiales s. fond noir. Br.
[Hain *ioi75] 25. —
32 ff. n. eh. (sign. a-d) Gres caraclères gothiques ; 35-36 lignes par page.
Le prem. f. na que le lìire imprimé sur le recto. Le verso est blanc. Au recto du sec. f. : Practica electionù
prelalorum. | [C] Vm in electiòibus plato^ fepius tam circa ea que ìu 1 ris q^ facti funi errari 3fueuil< (sic)
eiià per eos qui fibi do | ctì vident*. Ideo ego Michael lochmair inier facre | theologie t iuris pòtificij doclores.
mìmus, dù effem | in refidèiìa canòicatus t pbende patauie Anno dni. M.cccc.xc j et tepus mihi vacaret....
L'opuscule 6nit au verso du dern. f. : .... Ei per hoc Gt ìefus ] in fecola bndictus Amen 1
Proctor 2839 {vers 14,90!. aussi Hain.
419. Wann, Paulus. Sermones magilìri Pauli | W'ann de Tempore. | (A la
lin :) C[ Sermones diìicales putiles toci- ] us anni p celeberrimù virum
magi I ftru^ Paulù wann facre theologie | doctoreni collecti t p eundenì
pata I uie du^ elìet Canonicus t predica- | tor kathedralis eccl'ie ad popu-
lum I declamati tìniùt feliciter. ImprefTì | ibidem Anno diìi M.cccc. nona- \
gefimo primo, p ^uidum viruj Io | hannem petri nuncupatum. j (1491)
in fol. Rei. orig. d'ais de bois, recouv. de veau ornem. à Iroid. [Hain
*i6i44J 100. —
.429 ff. n. eh. {doni le 183. est bl.) l f. bl. (manque) (sign. I, i. a-y» A-Z, aa-U) Gros caract. goth, ; 42
lignes et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. : Incipit regirtriì fuper fermonibus | de tepore in euàgeltjs magiftri Pauli wann Sacre
theologie 4)- | fefforis.... Le verso est blanc. La table finit au verso du f. Ib. L'intitulé. en gros caract., se
lit au recto du f. 17, dont le verso est blanc. Le texie finit au verso du f. 429, par l'impressum cìté.
Fort volume, remarquable comme une des rarcs impressions de lohanoes Petri. Exemplaire presque non
rogne, avec initiales etc. peintes en rouge. Koms s. le titre.
PAVIA (1473).
Antonio di Gargano (1476, 24 Mai).
420. Concoregius, Joannes. Opus de aegritudinibus particularibus, flos flo-
mm vocatum. (.\ la fin:).... Et ì hoc terrninatur prima pars hui' ! opiifculi de
egritudinibus pticularibus ' omnibus a capite ufqj ad pedes fj doc | torem
llluftrej ac coinitem dignillimù [ d. Magiftmm Ioannem de concoregio [
mediolanenfem artium et medicine prin | cipeni t monarcham in felici
ftudio papi I enti. M" ecce" xxli. (sic) tìnitum fuit hoc opus | p me Joànem
PASSAU — PAVIA 383
^ Fr.cent.
de romagnano hora. xxij" | die fexto menfis aplis. | Magiller anto- | nius
de carchano imprimi curauit papié [ 1485 j Laus Deo | pet. in fol. Cart.
[Hain *56i5] 60. —
l f. bl. [manqueì et 121 ff. n. eh. (sign. A-P) Caract. goth. ; 48 ligaes et 2 cols. par page.
Le texte commence, sans intitulé, au recto du prem. f. (A 2) : [e] Vm omnis | fcientia ex fi [ ne Il finii
par un long colophon au verso du f. 121.
Bon exemplaire de la seule prem. partie. Les iuitiales. laissées en blanc, ont été peintes en rouge.
42 1 . Geòrgie, Joannes Antonius de S. Incipit lectura folènis t elabo-
rata fecùdu^ petias | nouas cu multis additionib' ab ipfo auctore faclis fu |
per titulo de Appellationib'. edita per Reuerèdu> Z \ excelIòtilTìmù iuris
vtriufqi doctoré. D. Johànej An | tonili de fancto georgio dictù de Placétia
patriciuj me | diolanèfc^ ac diui Ambrofij Mediolani ppofitù ì flo | rentif-
fimo Ticinèfi gymnalìo. ordinarie iura Canoni | ca legentè. qui pofimodù
fua cxigète (sici virtutis excelen | tia facri palati] Apollolici Auditor, necnò
epifcopus I Alexandrinus t Referèdarius Apl'icus creatus eft. (A la iin :)
Impreffa papié per magilirù Antonium de carca | no anno a natali
chriftiano millefimo quatricentefimo ] octuagefimo octauo nono kalen. ia-
nuarias. | (1488) gr. in fol. Cart. [Hain ''75941 80. —
to ÉF. prél. (conten. la table). I f. bl. 124 fF. n. eh. et I f. bl. (sign. A B et a-q.) Caractères gothiques.
70 lignes et 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. porte l'intitulè de la lable : Incipiùt rubrice tractatus appellationum qui traciatus |
conglarium numcupatus eft quia fcolaribus fuis ab ipfo | auctore prò conglario £ refectione laborum quos in
quo- I tidianis leclionibus patiebantur tractatus eft | — Le leste commence au recto du f. signé aij, et cette
page est ornée d'une grande initiale jolimenl peinte en rouge et bleu. L'impressum se trouve au recto de
ravant-dernier feuillet. Il est suivi du « Regiftrum huius operis. » | Le verso est blanc.
Bel exemplaire très grand de marges.
422.Gometius s. Cometiùs Ulisponensis, ord. Min. Cometij hifpani ordinis
minorum Artium | doctoris Z facre Theologie magiflri. Queftio | per utilis
de cuiufcùq^ fcìe fubiecto prìcipalit' | tn naturalis ph'ie ph'ie foeliciter
incipit. I S. 1. n. d. (Papiae, Antonius Carcanus, ca. 1490) in fol. Cart.
[Hain 5542] 100. —
27 ff. n. eh. et I f. bl. (sign. a-e) Caract. goth.. 35-56 lignes et 2 cols, par page.
Le ree o du prem. f. est blanc; au, verso : Cometiùs hifpanus ordinis minorum Magnifico .\nl'elmo meie
màtuano. S. | (12 longues lignes) Le texte commence au recto du 2. f. (a 2) sous l'intitulè cité. Au recto du f. 6 :
Doctoris fublilis fcoti queftiones fup | libris de anima ariftotelis foeliciter incipiùt. ] Au verso du f. 27 :
Expliciunt quertiòes fubtiliflìmi Doctoris ] loànis Scoti 1 Sit laus deo. | Finis. 1
Impression très rare et interessante. Voir Proctor 7063. — Très bel exemplaire.
Francesco Girardenghi de Novi (1480, 15 Oct.)
423.Andreae, Joannes. Eximij ac monarce doctoris Joannis An | dree No-
uelle opus foeliciter incipit. | (A la fin :) Finit opus auree Nouelle Joan.
an. fup fexto decr | to (sic) Codicis. Impreffum Papié per Fràcifcù | de
gyrardenghis. M.cccc.lxxxiiij. die. xvij. ] Aprilis. | (1483) gr. in fol. D-vél.
[Hain *I078] 250. —
1 f. bl. et 207 ff. n. eh. (sign. a-z, ?, d, •^) Caract. goth. ; 64 lignes et 2 cols. par page.
L'intitulè, au recto du prem. f. (a 2) est imprimé en rouge. Le texte commence immédiatemenl après ; [ ]
384
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Vm cram | paruuius : loquebar | ut paruulus : .... 11 6nit au verso du f. 2o5. À la page opposée le régi-
stre et l'imprcstum. Le ver^o du f. 207 e«t hlanc.
Fr.cent,
wEs^T^?^n^^
4t £cimii 2i iJKV..ircc ^xto:tó ^'•^jnni^ au
drvC IGouclLropuufoctKUcr iiwipiu
:ùm cram
' pjruuiaù : Lxtucbjr
«.ucp]njiilus-.rjpirtij5
'U( p3ruuIuc:co^(Jt\i
e: pjniuIuv.Cuj ju(
fiume fu} uir Oliati
ai nuc crjt pjreuli.
i-:dto:M!i0..ilu.lncf.
Cii."5c ni iicft;ii£ 0tùù fuptrnjrurjliro-qnq;
riiuiapjruii!;iQÓ l'uiuwb'' rena ixojinim.
a&jub.p. iLuc.t.'Sìjmriiìi iii e oiriu oiTar
nima-.i pjrualou n.ms piogroTu. 1 orpenéna
Qfuù plcniOK ijcnr!t!9m6(ura9n(nj£rc\ina
frpcjLtcnni.urfcnpfifuptT tlcmaitinaru pK>
b^Illio.4Ip.•■:^J(Ida^ .ipolTol'ad Lvb!co><.«.
in fi.eiccne.Diimtó qui lacris partiftpe cfl q:
fcrecll fcrinonumiurticit'.pareulas cni5c(l.
Tpcrfcaoìi!; auton obutì di n'CHif (olidoa <n>
qui p» confuitudinc cxnista bjixnt fcnfu»
ad oiftroiiMi.-m boni i mj'i ; i ad cpbcf.iiii.
5 Jm non fumua paruuii flucuanico i arcùfc
nmttTJ no# ornili ucmoooiirinc. Et c>bboc oi
tcbji prjlniifta oc i'..pfal''4w:«i. ^iinio: fui a
oiiniiouii.iparnnosniais bcaius ifeicronf
tnu* ad IBcponaiiumocaiia clcncoaini oicit
g» quia ctate fu t>cc;o::ofu inlfruaidi' z tniipo
rie p;c<clTu fjpu'.;ic;. 'JN uidfi bicrcnriiia
no.in p!in.ad idaii.i:«i.q.liij.fncni)uni.pofl
p:ln.£um auicni rcp;i-baifibl!c cca-raie ikt
bo uf l fcnpto piìiiflpaliicr conùft jt In caccndo
biccndjjii'l om'fido lact'iid j.l|cii|.di, fu rccioi.
in piinoiinq-, rcpubcnfioni in jlo. buiuo bbsl
mt fcicna foj.: fubumim dhmaui boc utile
p ptiniii gl'equi fug b° lit>K> lti»;:llà q tacila
liipplcat 1 9ftn apparani.addHionil>iis isow
pinQlim-.h; rd^-:i~ir^ Cj ■r.iFp^'jntqf ocoiiji
nali Ot'fun.; nijwiii: j.^tT .r .U-natiiiaocjai
gcndoqtf ctpcdti qó unpnidacr Hcn ci)l7U
bit ipaidcnauit oiiif augu.ii) rciraoaiionti m
(«(n.faiirboJiCJ.qkfi.Tj.apbK.qowalL'^t
lbi.ii).sJa.Coilii auj ut eoo Uteo oitit iÉiign.
q>inni:iUiLx]uic facile laUiloi]aiu inndu cui
bcn£ conu^ìiic oc luiiuf.^ fi jcpoan h. £.( oku
Ifeieronf mua iii pwlojo htm lob. «jlle nò pót
5>tiialiqbu«nócrrctmulu fcnt-vica^s ocre
flou maUi dt boinuu ut ucruas cii tuiuai iiuif
min uabonumcttiliiiicuolcncumatab illa
f ni aus-inepla ad pafaT.nu53rnjnun1.1n fi,
5dic qui 1 iMmuluò iVnpii nuii;" auic in ciatc
ainli Ululoni; nkucritanfubiino im.undobic
rarfiiu Jnù.q6 uidc ui &icron)ino ru[; i.<d)'a
in pun. i€c cit pfcùndù j> fi glcfae mcis uk»
dinanaa recepì ud iioléiulxw cam>; circa xcf
mm oefcnbi puiillun iiuUnin uel (unse hcue
pubaiiiiini pofuilVci:-.' ijplura P;aiuii; c>cfcri
pfurcni.red Cperans ialicni aUenJ per alitnim
ce compi latoiime cidinaruu glofas fcnbi nu
blUa•rcputa^JlnDcfoJnlca(arra6ouuua m
tcrduni oc non tiwUuiii apedicmibus ocaipa
re.Secundj fnciiduni if ad laununi nume;
pemr.ct trca fiiiife buiut liMi conipibioie6.ó
quiboa ui pjobemio;-: trcf tuilTc jlof Jio«! ce
»jDit>us conftai f. Brini ^o.nici nieq Ibunua
pcurrciea; z Srtà^4''^npuiv'"i» iPCJ"''"»
poblicjtiii.'JIn quitxia lutcpilrowiaoenm ab
ile in Illudo àl'-^findi oicJS.Ì.faE.i-'R'^; J- Oaà
plorco aùt fecun funi nM crea quc.-uin aliqoi
cium nui} Iaculi niétioneni.i£ùL< aui ^iciof
Buop i alwf fcnpta bic uifera jiui peìtero K
carrara qBluùfuerii cuiqjiribuendejfilciii)
ut DICK l^ìinuuì fccudué ad Ucrpifi^iiù. ]6e
nignnni ' plenum uijcnii pudo:tòfjien per
quot:p!ofrccn«.'5(enioi<iio,ti)p!ofcao anuni
1 mfcKai'.ni<.-nì) efl orpiebidi ui furto malie
■S rrur.;;/; r> Si. u -il.
N." 423. A>idrt'at\ Joaiitics.
Notrc exemplairc contieni au recto du prem. F. un superbe cn-lòte cxécuté en camaTeu. rcprc'seniant le
pape assistanl à une session du collège des cardinaux, trois desquets sont assis à sa droite. h sa gauche
trois secrétaires et un orateur. Le beau dessin est entouré d'une petite bordure d*or et mésure 9S s. 1Ó2 mm.
La prem. ìniiiale du tcxte est peinic en coulcurs et rchaussèe d'or. — La seconde Itgae de Timprcssum
PAVIA 385
Fr.cent.
èie rayée et corrìgée à la piume, de sorte qu'on lit mainienant : (up fex® [ V. (?} Codicis .... L'impresvum
comma il est che par Hain et par Mlle. Pelìechet lótVJi ne trouverait point de place dans l'espace occupé par
les 4 lignes. — Superbe exemplaiie fraìs, grand de marges.
424. Mayno, lason de. Oratio habita in funere excellentiflìmi iurilconfulti |
Hyeronimi Torti tenentis primam catedram in | felici gv-ninallo Ticinèfi :
p me lafone de Mayno | Mediolanenfem iurifutriufq^ doctorem. | S. 1. ni
d. (Papiae ca. 1493). in 4." Cart. [Hain. * 10973]. 40. —
IO ff. n, eh. (sign. I-5) Beaux caracl. gotb. ; 29-30 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc ; au verso, en rouge : Ad illuftrilTimum principem Ludouicum Sfortiam | Vì-
cecomìtem Barrì ducem : lafonis de Mayno | iurifulriufq^ docloris : Prefatiuncula | (21 lignes). Au recto du
2, f. rintitulé cité, impr. en rouge, et le commencement du texie. Celuì-ci finit au recto du f, io; puis,
également en rouge : Hahita Papié in ecclefia fralrum mìnorum : per me | lafone? 1 de Mayno Mediolanenfe?
iurifutriufqj | doctorè : Teriio id' Augufli : Anno a natali chriftia | no millefumofsicl qdrìgètefimo octuagefimo
quarto. | Le verso est blanc.
Livret très rare et ìmportani, cvidemment imprimé par Francesco Girardenghi de Pavie. Le papier a. comme
filigrane, les armes de la ville de Milan. — Bel exemplaire presque non rogne.
425. Scyllacius, Nicolaus, Siculus. De infulis meridiani atq> indici maris
nuper inuentis: | S. 1. ni d. (Papiae, per Franciscum de Girardenghis, 1494).
in 4.° Br. n. r. ' 25. —
I f. bl. et 9 fF. n. eh. Caraet. goth. 34 lignes par page, en rouge et noir,
Au recto du prem. f. : Ad fapièiiflimù Ludouieù Maria Sfortià Anglù fepiimù Medio | lanì Ducè ; de Ifulis
meridiani alqj idìci maris fub aufpicijs inuictil' | fimo^' Regù Hifpania^ nup Tuètis : Nicolai feyllacij fieuli
artium Z \ medicine doctorls phJlolophià Papié inierpretantis Prefatio. | Cette préface est datée, au verso ; Ex
Papia idib' decèbris. 1494. | Le texte commence au recto du 2. f., sous .rintitulé cité: (c| Olumbus Regie
claflìs prefeetus ; quej hifpani Hai- | myràtem vocilant : .... Il finit au recto du 9. f. Au verso : Exeellèti ?
prudètiffimo viro domino Alphòfo cauallarie iurecòful- | to difertilTìmo viceeaneellario regio dignilTìmo Ni-
colaus Scyllacius | Siculus. S. D. ] .. . Vale ex papia Idibus decembribus. Mcccclxxxxiiiij. |
Fac-similé de l'unique relation sur la seconde expéditlon de Christophe Colomb (26 sept. 1493 — -■ fèvr.
1494}, relation de laquelle seulement 5 exemplaires sont connus. Le dernìer exempiaìre venu dans le com-
merce fut vendu par nous en Amérique, après que nous en eussions faìt le fac-similé exacte dans les couleurs
de l'originai (rouge et noir) et sur papier à la main, semblable à l'ancien. — Tandis que la première navi-
gatìon de Colomb fut dccritedans un grand nombre de w Lettres « traduìtes en plusieurs langues, la seconde
ne trouvait autre historien que le philosophe sicilien Scyllacius, qui fit imprimer son livret par Francesco
Girardenghi à Pavie. Il est donc d une importance exceptionnelle pour l'histoìre de la découverte de l'Amerique.
Voir l'article de M. G. Fumagalli, dans la « Bibliofilia » IP année, p. 205.
425.'' — Idem liber. Tire sur parchemin. loo. —
Des six exemplaires tirés sur parchemin Ìl y a encore deus disponibles.
Giovann' Antonio Beretta (i486).
42Ó. S. Bonaventura, ord. min. Incipiat meditatòes de- | uotiirime totius
vite dni nfi ] lefu xpi fin fanctù Bona- | uèturà cardinale ordinis mi |
no:^' : .... (A la fin;) Per eg. Ioannèantonium | de birretis. Papié. 1490. [
Die. 4. Marti]. | in S.'' D.-vél. [Hain *356ol 40.
I f. bl., 2 fF. n. eh-, 62 ff. eh. 1-60, i f. bl. (sign. a-h) Caraet. goth., 32 lignes. et 2 cols. par page.
Au recto du prem. f. (sign. a 2 :) Incipit tabula bui' operis. | Au verso du sec. f. : Finis. | L'intitulé et
le commencement du texte se trouvent au recto du prem. f. eh. (sign. a 4). Au verso du f, h 7 (faussement
chiffré 58) col. I» 1. 9 : Finis. | puis l'impressum cité. A la page opposée : Verficuli arboris vite ) chrifti. 1
386 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Primo. I Au redo du dern. f,. à la téle de la 2" col : Deuotus Bernardus. ; lafus dulcis memoria | Dans vera
cordis gaudia. { — Au verso: Cum ipfo frui fedìbus. | Amen. |
11 parali que Tevemplaire soit identique, ligne pour ligne. a celui que M. Hain a décrii, à la seule
i9c3 fapiéfifTrmiT Indoiiifù Cibaria Sfojria 3nglù fcprtmù Qfbedio
lani OycciOcifiilis meridiani arqjidici marie fiibaurpiciià inuictif
fujioj: T^cgtì Pifpania? niig ioéns: Nicolai fc^ilacij ficuH arriuin z
medicinf ooctoziopbiloropbià iPapi^ vnapìcianiis "ip.'^fatio.
t7m linceo perfpicaaoj: Srgo ccntoculo c>culanor
admirabili {nudenda nò modo que i Jtalia noflroq5
^ bocmarigeruntur:lógep:ofpfci3s:acvcluri efpecu/
'^ la (vt opnmó paflozcj occer] fingala circiifpccfes: re/
rdetia rniuerfi 02bi9 rcrrapimmfa fpatia oculof ob/
turn mrttfq3 3Cie adibire contcdas: par v(fu5 eft:vt que ^crdinadus
bifpar.fa?; "RcTpotctiflìmus.'oc icognitispopulis imperia ftbf cugu/
Ilo augurio nuper afciuerit: m are alios: cuius animi magnitudo larif
fimas ferra8arq5mari3 occupar: irelligercs.^senislj-bieasgcntes
cffera9:ablDerculi3eolnnis!lIiu8 0omitase]cemplo:crb:op33 igno
toebifpania;: imperio addir. Djicrqfibitomicbziftjsneq) fide* ve
dicaridirionc.Ouofit vt geograpbo8quofda5nobile3f3nc cillu/
ftree; quojziìudijsancrojc ambjofio rofato: medico pcelebn^aftro
nomo 'ìngulari ad aplidlmas oigniraresob id ^uecto: maxime ca/
pcrisrparó oiligcrcr oe indico mari pfcruraros fiacile pofHs oep:cbc
dere: qui vafìii iilud pdagus a cófinérc a'rciiclaud i ftripritariir. £u5
cóftct nollro Ccculo fccudiozibus iDi fpa n ic regu aHfpiciie: meridiani
maris ambirà enauigata:aetbiopieiferi02Ì9rermino9 erpIo:3ro6:
5ndic populos rccogniros: arabic beatas ifulag oepzebcras: qu? i
mari idico fparfe cerniitur.Qua nauigationé multo ate l^ano etiaj
p^nus:quiC3rtbagini9porctiacflìo2Cte:circnuectu3ag3dibu33df£
né arabic penetraueratrfcripto ^diderat, flDunu9 boc t C\ hiiìone
nouitate:reiiuenfionegrarinìmDtibielìfiitur:illudimp:imi9lcncci
nabif:q7glojieafq5 amplitudini bifpaniéfi bene e(Tecupiag:q? 'Re/
gum xpiamiììmo;: maielìaté pariter ? religione femp fueris admira
ni9.iDabi9trjrcriprojiveniamfiqueadifulaparabitiimagnirudine5
eccetera fi ngu la fpecrarevidenfipcficulatius vberiufueanobia no
crplicenf.jfuagari extra remita3loco2U3 ignaro minime licuit:qu^ p
litteras a ^uillcrmo coma bifpann.'viro fané nobili; fermonc patrio
N.° 425. Scyllaciiis, Nicolaiis.
exccpiion de limpressum. qui, dans l'eNempl. de M. Hain donne le nom de l'cdilcur. Jacobus de Burgo-
francho, mais, non celui du typographe.
Giov ANN' Antonio Beretta et Fr.Vncesco Girardenghi (1488).
427. Salis s. Trovamala, Baptista de. Incipit liher ij rofella cafuum
appellatur : | editus p .... ffej Baptilla | troamalam : ordinis iiiiiio:^- obfer-
Fr.cent.
PAVIA 387
Fr.cenl.
uantie prò- | fefforem integerrimum. | (A la fin :) Papié per egre. loannèan-
toniù de birre- | tis ; 2: Francifcuj de gvrardèghis. 1489. die | 15. Aprilis. |
in 4.° Rei. [Hain *i4i82]. 50.—
40 ft'. n. eh.. 41 j ff. eh., II if. n. eh. et i f. bl. {sijjn. A-E. a-^', aa-T^^] Petit? caractères goth., 30 ligncs
et 2 cols. par page.
Le recto du prem. f. est blanc ; les .)o fF. prél. contiennent un index et une table alphab. Le recto du f. a
est blanc, en verso et au f. a 2 se trouve l'épUre dédicatoire adr. au cardinal Ascani'o Maria Sforma, sa ré-
ponse et quelques pièces de vers. Le texte, précède de l'intitulé cité, commence à la téte du f. 'ì, et finìt au
verso du f. 414. Les I2 ff. à la fin contiennent les « ifice ìuris civilìs ?: canonici ...
Le commencement du texie est orné d'une jolie initiale peinte en couleurs et rehaussée d'or. D'autres inlt.
plus. pet. en rouge et bleu. Fort bel exemplaire tres bien conserve.
428. [Cremona] FLEBILIS Q.VINDECIM IVRECONSVLTORVM | CREMO-
NENSIVM DEPLORATIO : QVA | LACHRYMOSA VRBIS CREMO | NAE
STRAGES inserì- | TVR : PER IO. IAGO- | BVM GROTTVM | LEGVM-
AVDI I TOREM | EDITA. \ ^ [A la fin :) C Ticini apud lacob de Bur-
gofranco. M.D.XI. DIE. 7. Augufti. Marque typogr. s. fond noir. in 4.° Cart. 20.
7 ff. n. eh. Opuscule fon rare, public à l'occasion de la peste, qui alors exer^ait toule sa cruauté a Cré-
mone. Très jolie impression en gros car. gothiques ; la marque typographique est tres remarquabie pour sa
composition elegante.
420. Duns Scotus, Joh. Scriptù loiìnis Duns Sco | ti doc. Subtilis : ordis
min. fup Scd'o j i'nìa'^: : recètiillme a multifarijs cica | tricib' exèptu^. Et
ab excelleti | tiiTimo doct. Antonio de | Fantis Taruifino ad ve | ram Au-
toris mente | infiauratum : Et | ia^ iam typis | efforma- | tum. | (A la fin :)
.... Papieq> imprelTum p .... lacob de Burgofràco : Anno .... 15 17 .... in 8."
Avec une magnifiqiie figure s. le titre, des initiales s. fond noir et la marque
tvpogr. Vél. 50.-
180 ft. eh,, % S. de table et l t, bl. Petils caractères gothiques à 2 cols, par page.
La figure s. le titre repre'sente l'auteur, en demi-figure, assisdans une niche, entouré de livres et méditant
sur son ouvrage- En dessous rinlitulé cité imprimé en rouge. Le tout est entouré d'une bordure composèe
de colonnes et de frises. — Bel exemplaire de cette impression fort rare,
430. — Le mème. Y joint : Scriptù loànis Duns Sco | ti doctoris Subtilis or-
dinis, mino- | rum fuper Tertio Sententiarum ; [ .... ab eximio | doctore
Antonio de Fa | tis Taruiiino prilti | no càdori reftitu [ tum : .... (A la
tin :) .... Papieq^ impreffum per .... Jacob paucidrapeni'em de Burgofranco.
Anno .... 1517. En i voi. in 8.° Avec la belle figure s. les deux titres,
des initiales s. fond noir et la manque typogr. Rei. orig. Veau pi., les
plats richement ornementés à froid, bordures, milieux et coins, initiales L. C. loo.
(Super IH. Sent.) : 131 ff. eh. et 2 ff. de table. — La figure, la marque tj'pogr. etc. sont les mèmes que
celles du muméro précédent, — Très bel exemplaire dans sa reliure originale.
43i.Gualla, lacobus. Jacobi Gualle Jure- | confulti Papié | Sanctua | rium. |
(À la fin :) Impreffu^ Papié p magiflrù Jacob de Burgofràcho | Anno do-
388
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
mini. Mcccccv. die. x.
N.o 431. Gualla, lacobus.
menfis Nouembris. | (1505) in 4." Avec 70 su
perbes figures grav. s. bois, une jolic
bordure au trait, la marque tvpograph.
et beauc. de belles initiales s. fonti
noir. Veau pi. ornem. à froid s. les
plats.
4 fi. n. eh., 92 ff. eh. et 6 fl. n. eh. Caracl. goth.
Cet ouvrage fori curìeux et d'une rareté singulière.
donne une histoire ecclésiastique et un eatalogue de
toutes les reliques conservées dans la ville de Pavie.
aneienne residence des rois longobarda. — L inlitulé csi
surmonté du beau portraìt de l'auteur, bois légèrement
ombre, 79 s. 82 mm. Toutes les autres gravures, au
nombre de 24, représenteni les saìnls et les saintes,
desquels l'auteur raeconte les légendes. Elles sont répé-
lées de manière, que le volume contieni en lout 70
bois. pour la plupart légèrement ombrés, de la plus
belle epoque de la xylographie ilabenne, — bois qui ne
ressemblent à ceux d'aucune ìmpression lìturgique de
Pépoque. Remarquable. à cause du dessin fin et élé-
gant, est !a belle bordure, au recto du prem. f. eh., du
style de la renaissance lombarde. La petite marque fait
vDÌr le monogramme de Jacobo de Burgofranco sur
fond noir. — Excellent exemplaire compiei et frais.
qui a appartenu au célèbre scuipteur Antonio Canova,
dont il porte l'autographe.
432. [Pavia] Statuta de regimine potestatis civilia et criminalia civitatis Pa-
pìae cum quibusdam decretis. (A la fin :) .... Impreffa nàq> impèfa Z opera
Magirtro^ lacob | de burgofrancho Z Philippi de calTano eiufdem co ci-
uiu^ .... die primo Augufti. 1505. ] 2 pties. en i voi. in fol. Avec les armes
de la ville, la marque tvpograph. et plus. init. s. fond noir. D.-vél.
Statata 78 ff. n. eh. et Decreta 24 ff. n. eh. Gros caract. goth.
A la fin de la prem. ptie.. après l'impressum cité il y a six distiques en honneur « Philipi de calTanis
bibliopole ». En bas le bel écusson entouré d'une couronne et la marque de Jacob de Burgofranco s. fond
noir. — A la fin de la 2* ptie : C ImprelTum Papié per Magillrum lacob de burgo, 1 francho .Anno domini.
Mcceecv. die | .xj. menfis Augufti. | puis un poème du jurisconsuUe Jo. Laurentìiis Hoverìmis, Ics armes de
Pavie et la marque typograph.
Malbeureusement le titre et les fF. 44-45 i^ 4"5^ manquent.
433. Ricius, Paulus. C Paulus ifraelita de fexcentu^ Z trede- | cim mofaice
fanctionis edictis. | C Eiufdem philolbphica : prophelica : ac | talinudilìica
cp chrirtiana veritate tuèda | .... difputatio. | ([ Eiufdem in cabalilla*4: : feu
allegorizan- | tium, emditionem vlagoge. | CE Eiufdè de noue; doctrina:^
ordinibus : | .... Imprelfum Papiae per Magillrum Jacob de Burgofrancho,
1510-1511. 4 pties, en i voi. in 4.*" Avec 2 petits bois, plus, jolies init.
et la marque tvpograph. s. fond noir. Cart.
6 ff. n. eh., 41 ff. eh. et i f. bl. — 8 ff. n. en. et 36 ff. eh. — 2(i ff. eh. — 27 ff. eh. et i f. bl. Gros
earaet. goth.
Première cdition d'une apologie de la rcligion chretìcnne ecrìic par un israélìlc converti '. voir Panrer VII.
495-96. L'ouvrage contieni beaucoup de passagcs iniércssanis sur la cabala et un grand nombre de citations cn
hcbreux, transcritcs en caract. goth. Aa dessous du premier tilre une tout petite figure de St.Jean Baptiste.
Au dessus du seeond litre une auire fig., 26 s. 79 mm.: un hérisson, avec l'inseription : SAL FEDERIS.
La marque typograph. faìt voir, sur fond noir, le monogramme de Jacobus de Burgofranco. — Très bel
exemplaire.
PAVIA
PERUGIA
389
Fr.cent.
PERUGIA (ca. 1475).
Stephan Arndes de Hamburg (1481, 16 Juin).
434. Datus, Augustinus. AUGUSTINI DATTI Scribe Se | nenfis Elegan-
tiole Felicitar incipiunt. | (A la fin:) Elegantiole Auguftini Datti expliciunt. j
Perufie. | S. d. ^ca. 14S1I. in 4.° Cart. [Copinger 1895] 125.
N." 431. G nulla, lacobiis.
23 ff. n. eh. et I f. bl. (sign. a-d) Beaux caract. golh. ; 32 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. sous Tìntitulé cité : ( ] Redimus iamdudù a plerifq^ uiris | etià
dii'ertinìmis perfuali : 11 lìnit au verso du f. 23, 1. 16-17 •' ^'^ I comoda, Uale. | Puis le colophon cité.
Vermigli'olì dans sa « Tipografia Perugina » Per. 1820, fait la descrìption de ce petit volume cxtrèmement
rare. 1. 1. p. 167, sans Tattribuer à un des irois prototypographes de la ville. 11 parait ètre poslérìeur a l'an-
née 1480, et probablement des presses de Stephan Arndes. M. Proctor ne le connait pas. Bel exemplaire
compier du f. bl. Q.uelques notules manuscr.
435. [Ancona] Conlìitutiones marchie | anconitane nouiter emendate : cum
additionibus | nouilTimis vfq> in prefentè diem : vj Additiones | Domini
epi Tiburtini I Sixti pape quarti | Dni Agnelli vicarij gnalis [ Innocenti]
Ls TiihliofilU, volume II, dispensa 9^-10^^
26
ìqo MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
pape octaui | Domini Coronenùs \ Dfii Antoni] de l'età Maria j Dni Euàge-
lille bagarocti | Alexandri pontitìcis fexti | Diìi cardinalis fancti Georgij |
(A la fin :) Pe- | rutie aùt ImprelTuin p Francifcù Baldaf- I faris biblio-
pole de Perufio. Anno domi- | ni. Mcccccij. die. xxij. Martij. | '1502) in
fol. Avec la marque tvpograph. s. fond noir. D.-vél. 100. —
1 ff. n. eh. et 92 ff". eh. Gros caract. golh. ; à 3 cols. par page.
Les 4 ff. prèlìm. conliennent la table. Le textc commene au recto du i. f. eh.: d Liber conftilutionum
fancie matri$ ec- 1 defie : editarum per reuerendiltìmù in chri | (lo patrem dnm Eg^-diuj epifcopu? Sabi 1
nenfem : apoftolice fedis legatum : f domi- | ni noltri Pape vicarium. | Il fìnit au recto du f. 92. suivi de
l imprcssum. du petit rcgislre et de la marque, qui fait voir s. fond noir l'initiale F. Le verso est blanc.
Bon exemplaire d une impression fori rare : très grand de marges. Plus notules manuscr.
436. Aquino, Thomas de. Yelus | Dei aurei opufcoli o vero | tractati de
lo angelico do | ctore fcò Thomafo | de aquino. | ([ El primo del modo
de la ofelFione Z purità de conlciètia. | (I El fecundo de li diuini coftu-
mi. I Dechiarati t vulgarizati dal Reuerendo ProfelTore de | facra Theclogia
Maieftro Guafparre da Perolla del | facro ordine de li predicatori.... (A la
fin:) Sampati (sic) in la inclita citta de Perulla : per Girolamo: | figliolo
del fopradicto Francel'co cartholaio : fratello de la lo | pradicta fuora
Theodora : Z nepote del fopradicto .\laie- [ iìro Guafparre. A di. xiij. de
Febraio. M.ccccc.x. ] (15 io), in 4.° Cart. 30. —
48 ff n. eh. ; Caract. goth.
Bien peu des norabreux ouvrages de St. Thomas ont été traduits en langues vivantes. Ce petit livret-ci est
dono également remarquabie pour son contenu et comme ancienne impression de Perugia. L'imp-essum se
trouve au verso de l'avant-dernier f.. 48; suivi de l'errata-corrigé. .\u recto du f 48: .\ugufta Perufia. | Le
verso est blanc. — Magnifiqtie exemplaire presque non rogne, avec nombreux témoins.
437. Baldachino, Filippo. De -^Ieser Philippe Baldachino Coritano Fortuna.
(A la fin :] Impressa in la augusta Perugia in le case de Baldasarre Car-
tulari a di ultimo de .\gosto. .\I.D.XX\1. sotto il septimo Clemente, (i 526).
in 8." Avec une belle bordure de titre et les armes de l'auteur grav. s.
bois. Véi. 15. —
36 ff eh. Car. ronds. Lauteur dit dans la préface d"avoir voulu imiter. dans ce roman entremèlé de vers,
r.\meto de Boccaccio. Mjrtijl, Boethiits et a. Livret irès rare.
438. Benedetto da Siena, Confellìone de don Bene- ! decto da Siena :
Monache de s. Biìde- | cto : con le fue circunflantie Noua | mente imprelTa.
Co gratia & | priuilegio. | (.\ la fin:) (JCT" Stàpata in Perulìa p Bianchino
dal leone. | S. d. (ca. 1525). in 8.° Avec une rig. grav. s. bois s. le
titre. Cart. 10. —
.\.\ ff. eh. Caract. ronds. Le bois. un peu raid, l(X) s. 74 mra. représentc un jeune homme à genoux devant
son confcsseur; derrière lui le diable. Le bois est ombrò et signé d'un monugramme compose des lettres SMC.
Les ff. 21. 3(, 37-10 manquent .
431). Donatus. Dionilìi : appoUonii : donati: de octo ora- | tionis partibus
libri octo ad nouani: Z \ optimam limam deducti: Z Senece ] lunioris :
catòis : cordubètls ethy | corum : libri quattuor : cu còmen | tarijs. M. Io.
Policarpi Se | ueritani Sibenicenfis : dal | mate predicatorum ordi | nis: opus
aureù nup | ad vngui exculTum | .\ la fin :) C. ImprelTum fiiit hoc opus
PERUGIA
39»
Perufie apud | Leoneni : per Cofmum cognomine Blanchinum Veronenfem: |
Anno, a, deipare | virginis | partii. 1517. die. 22. | lanuarij. ] die vero ]
louis. I Avec une magnifique tigure sur le titre, les armes de Perugia, la
marque de Pimprimeur et beauc. de superbes initiales grav. s. bois. Rei.
orig. d'ais de bois, dos en veau, av. lerm. 250. —
144 ff. eh. Le texte est imprimu en fjros caraclères gothiqnes, entouré du commentaire en caractères ronds.
La figure sur le fronlispice reprtisenle le maitre assis dans une chambre et faisant une le9on à un jeune
homme ; tròs beau bois ombre. Au recto du dcrn. f, en haut les armes de Perugia, en dessous l'Impressum
et la marque représentanl un lion avec une épée dans la griffe et 4 livres ; au dessus l'inscrìption-: BLAN-
N-'» 439. Donalus.
CHINVS LEONIS | Le verso est blanc. — Bon exemplaire peu use et taché d'eau. La marge inferieure du
f. 43 est endommagée avec perle de deux ou trois mots du leste.
Johannes Polycarpus Severitanus, de Sebenìco, en Dalmatie. s*est distingue par ses deux poèmes latins:
Feretreis et Solìmais, Ven. 1532.
440. Montifalchius, Petr. Jac. PETRI | lACOBI MONTI | FALCHII DE |
COGNOMINI- I BVS DEORVM \ OPVSCVLVM. | (À la fin :) PERVSIE
IN AEDIBVS HIERONYMI ] FRANCISCI CHARTVLARII | AVGVSTO
MENSE I M.IIID.XXV. | ANNO IV- | BILEI. | (sic prò 1523). in 4." Avec
une superbe bordure s. fond criblé et un bel écusson grav. s. bois. Vél.
91 ff. eh. et I f. bl. Caracl. ronds. Ouvrage archéologique et philologique fort rare et curieux. Il est pré-
cède d'une d'dicace « Alphaeno Perusiae et Umbriae quaestori .>, et orné des armes de la famille <l4ljatti.
— Le titre est un peu défiguré par un grand timbre noir. Le texte est copieusement annoté par la main
d*un philologue moderne.
45-
441. Palatìus, Philippus, Trebias. De vera methodo quibuscunque vulneribus
medendi cura eo medicamento quod aqua simplici et frustulis de cannabe
392
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
vel de lino constar. Perusiae, excudebat Valens Panitius Mantuanus, MLDXX.
(sic prò 1370). in 8.° Vél. io.—
50. ff. eh. Livret très rare. L'auleur base sa thcorie medicale sur un curieux sysième de philosophie rìaturelle.
442. [Perugia) Statuta Perusiae. Perusiae, per Hieronymum Francisci
Baldasarris de Chartulariis, 1523-28. 4 pties. en i voi. in fol. Avec beau-
coup de beaux encadrements, tìgures, initiales, la niarque typograph. etc,
grav. s. bois. D.-rel. 400. —
I. S ff. n. eh. CXXXI ff. eh. et I f. bl. Gros ca'ael. go;h. à 2 eols. p. page. Chaeune des | parties est
précédée d'une lable. Prem. f. eh.: Primum volumen Statalo!?.' Augufte | Perulie Magiftratuum ordines ?
N." 442. [Z'cn/gia] S/atii/a Perusiae-
Auetoritatem [ aliaq^ egregia Ciuitatis ordinamenta conti | nens nuper emendatum... . (À la fin:) PERVSI.\E
IN AEDIBVS HIERONYMI | FRANXISCI CHARTVI-ARII | AVGVSTO MENSE | M.D.XX.VI. | — II. 2 ff.
n. eh., XXXVII ff. et I f. bl. .Secundum volumen. | .... Ciuilium caufa:^ materiam t | ordinem continens.... (.\
la fin;}.... opus perfe | etù cxlitit Perufie p Hieronymuj Franci [ fci Baldafarris de cartholarijs. \ M.eccec.xxiij.
die. 3. .^prilis. | — HI. 8 ff. n. eh. LX VII ff. eh. et I f. bl. Tcrtium Volumen. | .. . Vniuerfam pene controuer-
fia^- I eriminaliù mole; Z materia | còpleetès :,... (.\ la (in :).. . Perulie p Hieronymù Fran- | cifei baldalarris
de carthu'arijs (sic) | M.eccec.xxiij. die. 23. .Tulli. | — IV. | H. n. eh. XLVII ff. eh. et 1 f. bl. Quartum
volumen.... ciuitatis ordinamenta ] nònullaq; de Lacu Z pcrulino Clufio eò- | pleetens.... {.\ la fin:) PERV-
SIAE IN AEDIBVS HIERONYMI | FRANCISCI CHARTVLARII I MAIO MENSE | M.D.XXVIII. |
Ce livrc très rare ìnconnu aux biblìographcs est orné de II bel'es bordures. Les armes de la ville, beau
bois ombre, no s. 127 mm.. signé B.F. s"y trouvent 4 fois, et, dessinées d'une aulre fafon, 78 s. 125 nim..
■3 fois. De plus on y voit les armes des cardinaux Silvio et Armellino Medici (impr. en rouge et noir). Le
magnifiquc bois ombre, dans la 4" parile, 127 s. 170 mm., qui rcprcsente le typographc Girolamo Cartolari,
dédianl le volume à M«lalesia Baglion-, est fort remarquable. aussi à cause des beaux poT;raits. Il est signe
d'un b.
Bon excmpKiirc tout à Fait compiei.
PERUGIA
PESARO
393
443. Prudentiis, Alex, Prudentius de. (E Alexandri Prudentii de pru-
dentiis Valeriani II. doctorum minimi de Ciuilis Pontificiique iuris ori-
gine : et eomndem autoribus etc (A la fin :) ([ Perusie ex officina
cartularia per Baldassarem Francisci.... 1322. in 8.° Avec une belle bordure
de titre et une initiale. Cart.
20 fF. n. eh. Car. golh. Dédié « Princìpi Felici Ruuere de vrsinis comitisse n. Rare et ciirieux.
444. Vitruvius PoUio, M. Architettura con il suo commento et figure in
volgar lingua raportato per M. Giaiihaiista Caporali di Perugia. (A la fin :)
Stampato In Perugia, nella Stamparla del Conte lano Bigazzini.... I536.
N." 442. [Perugia} S/atiita Pt-nisiac.
in fol. Avec un beau frontisp. grav. en bois et un grand nombre de ma-
gnifiques figures. Vél. 40.-
Sur le titre se trouve e. a. un petit portra't de Caporali; puis. au commencem. de la préface, un ponr,
du comte Biga^-^ìnì. Edition extrèmement rare comme sortie d'une petite presse privée. Elle ne contient que
les premiers cinq livres et est basée sur la traduction de Cesarina. Avec une cafe de l'Itz-lie, f. 6'i. — Exem-
plaire très bien conserve.
PESARO (1504).
445. Ariosto, Lodovico. Cinque canti di un nuov.3 libro di M. Lod. Ariosto,
i quali seguono la materia del Furioso. Di nuovo ristamp. con le alle-
gorie etc. In Pesaro, per gli heredi di Bartolomeo Cesano et GuidT'baldo
Bicille da Urbino, 1561. Avec 5 belles figs. grav. s. bois, encadrements,
listels etc. Br.
32 fi. eh. Caract. ital. Belles figures un peu inanirrées, 65 s. 89
chacune.
446. Mutio Justinopolitano, Girol. Tre testimonii fedeli : Basilio, Ci-
priano, Ireneo. In Pesaro, per Barth. Cesano, 1555. in 8.° Avec la marque
t\pograph. s. le titre et à la fin. Vél. 15.
118 ff. eh., I f. n. eh. et 1 f. bl. Ouvrage polemique conlre les réformateurs. — Girolamo Mutio élait
natif de Capo d Istria.
394
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
447. Mutio Justinopolitano, Girol. La Beata Vergine incoronata.... La vita
della gloriosa \'ergine insieme con la historia di dodici altre beale vergini.
Pesaro, Girol. Concordia, 1567. in 4.° \'él.
Ce beau volume assez rare contient les légenjes de la Madonne, des 55. Afollwaris, Aquilina Febronìa
Eufhemij, des 3 6Ues de 5. Sophij, des 55. Eitfhrosinj, Charitinjy Theoti^la, luliana. Eugenia, Antsa
et Pnìcheria.
448. Ponticus Virunius. Loca ignorata hactenus | in ibin Ouidii : in offici ] is
Ciceronis : in vir | gilio : in tibullo : Z \ loca alio:}:. Pon | tici fvluae. | (A
la fin:) ImprelTum Ifauri in ;pdibus Hierony. Soncini. \ .\I D.XIII. quinto
idus mali. | (1513) in 4." Cart.
it) S, n. eh. Caract. ronds ; l'intìtulé en car. goth. Gel ouvrage fori rare renferme, outre deux « Syivae »,
une lettre, en prose, de Tauteur adressée à Taddeo Ugoletti. fameux savant dont le roì Matthias Corvinm
se servali pour l'achal de manuscrits grecs et Ul'ns,
449. Solinus, C. Julius, haec continentur in hoc codice. | C. iulius Solinus
de ùtii orbis terra- ; rum Z de lingulis mirabilibus quae | in mundo ha-
bentur. | Vibius Sequefler de fluminibus | montibus lacubus Z gentibus. "1
Prouinciarum totius orbis nomi- | na. .Ad noftra tempora redacta. j (.\ la
tin :) ImprelTum Pifauri ab Hieronvmo Soncino | Vltimo lanuarii. .Vl.D.Xll. ]
(15 12) in fol. Cart.
() ìT. n. eh.. XXXIIII ff. eh. it 8 ff. n. eh Beau\ caract. ronds. Au recto du prem. f. le titre en gros
caract. goth., au verso deux poésies latines ; Clarelius Lupus Spoletanus in laudem .■Mexandri Gaboardi Tur-
cellani. et Ioannis Petrì Feretrii Rhauennatìs ad Thomam Actium Forofcmpronienfem Triraetrum. Suit la tablc
alphabétique (4 fF.) et la préface (t f.). A la fin du texte de Solinus, f. XXXIIII redo, V impressum. Puis
le texte de Vibius Sequester et l'errata-corrige.
Très bel exemplaire d"une édition belle et estimée.
40.
40.
PESCI A (1485).
Imprimeur axonyme.
450. Dinus de Mugello. De regulis juris, Consilia et lectura super titulo de
actionibus. A la fin): Finiùt Lecture auree Dy. de Mugello de | reg. iu.
cu oli. ejul'dè : Z t^statu int^eè : t lectura de | act. ac lectura arboris actònù
Ad laudò Z gl'iam | ìdiuidue trinitatis Z gloriofilTìme mfis lenip y | ginis
Marie pilcie imprelTe ìpenfis nobiliù iu [ uenù Baftianù Z Raph:eir d Or-
làdis d pifcia | Anno natiuitatis. Diìi. I402. die. 24. menùs \ Mar. Amen, j
in fol. \é\. [Hain '61 So]
112 ff. n. eh. idont le premier et le dernier hl.l et \ ff. de la table. (sign. a-k. A-K., i). Caractères go-
thiques, 47 II. à 2 cols. par page.
Le premier f. est bl,, au recto du 2. f. : Regl'e iurìs fcdj Ifaj Alphabeti 1 Au recto Ju 3. f. : Incipit lectura
Domìni Dini fupiì. de regu [ lis iuris li. vi. | Ccs Icctures occupent les 45 prcmiers ff. au recto du 46, f. :
Confilia lurifcòfu ti. Acut-fiìmi Diìi Dyni [ de Muzello. Incipiunt. | Ccs Consilia 6nisscnt au verso du 74 f.
Au recto du 73 f. : Incipit lectura Dy. fup tiieulo (sic) d actionibus ] Incipit. Rubrica. | Au verso du I il f. :
Finis lectura Dy. fup arbore de actionibus, | Suit l'imprcssum cité. Le 112 f. est. blanc. Puis Ics 4 ff. de la
table des Consilia.
Xclrc exemplaire est idcniique avcc la dcscrlption de Hain ; mais dans rexcmplairc de celui-ci les 4 ff. de
la table des Consilia se trouvalent au commencement. Exemplaire bien conserve.
Impressici) fori rare de Pescia, petite ville de Toscana, où l'imprimcrie fut ìntroduitc cn 1485 par Frjtt'
Cesco Cenni. Suivant M, Proc/or, 7321, c'est l'impression d'un typographe. qu'on ne peut pas bìcn identificr.
I SO
PFORZHEIM — PIACENZA 395
Fr.cent.
PFORZHEIM (1500).
Thomas Anshelm de Baden (1500).
45i.Simler, Georg. Rationarium euangeli | llaruni omnia in fé euangelia ]
prol'a, ueiiu, imaginibulq^ | qua miririce còplectens | (A la fin :) illa
tibi Thomas Badenfis cognomen | to Anshelmi tradidit. ... M.D.X. | (Pfor-
zheim 1510) in 4." Avec I5 belles et curieuses figures grav. s. bois, ini-
tiales etc. Maroquin bleu, fil. s. les plats^ dent. Inter., tr. dor. 250. —
18 ff. n. eh. Caract. ronds.
Au recto du prem. f. rimìtulé cité. au verso 4 épigratnmes de Seba<:tìan Biaiit, Joiocus Gallili Rubea-
quensìs et Georg Simler. Apres une préace de ce dernìer le texte commence au verso du 2. f. accompagné
des 15 grands bois, 14 j s. 96 mm. Ceux«ci figurent les symboles des 4 évangélìstes avec les objets curieux
allusìfs au contenu de chaque chapitre. On sait. que de cette « Ars memorandi » il y a des éditions xylo-
graphiques imprimées vers 1(70. Le graveur de cette édition-ci. d'un talent non mediocre, a su donner aux
figures bizarres un grand iiiiérèt arlistlque. Au recto du f. 18 la belle marque typogiaphique, avec le mono-
gramnie A B T sur fond rayé.
Superbe exemplaire de ce livrel tics rare.
PIACENZA (1475).
Jacob vam Thiel (1483, 5 sept.).
452. Hibernia, Thomas de, ord. Praed. Incipit manipulus iìorù còpilatus a |
magiftro Thoma de hibernia ordìf pre | dicatorum. | (A la fin:) Explicit
manipulus florum copila | tuf a magiftro Thoma de hibernia j Impfl'uj Pla-
centie per me Jaco | bu^ de tyela almanù. Anno domini | M.CCCC.lxxxiij.
Quinta die | menfis Septembris.-.. .".. | Finis. Deo gratias. | (1483) in fol.
Cart. [Hain *8543] 100. —
I f. bl. (manque) l8o ff. n. eh. et 1 f. bl. (manque) (sign. a-z, t) Caract, goth.; ^7 lignes et 2 cols. p. page.
Le texte commence au recto du prem. f. (ajl sous l" intitulé cité: [a] Bijt ì ag^'. f. booz 1 ? collegìt fpì-
caf. ... Au redo du f. 179. col. 2, l'impressum. Au verso et à la page opposée ; Tabula | (à 4 cols.) Au
verso du dern. f.: Regiflrum | (également à 4 cols.).
Première édition du savant Irlandais Thomas Palmer, et, en mème temps le seul livre qui fùt imprimé
par le typographe hollandais Jacob van Thiel. V'oir Proctor 7237. — Exemplaire très grand de marges, avec
nombreux témoins, mais taché d'eau.
45 V Ducchi, Gregorio. Rime diverse di molti ili. compositori per le nozze
dell'ili. Signori Gio. Paolo Lupi, Mai\lìcse di Soragna et Beatrice Obici.
In Piacenza, per Gio. Bazachi, 1589. in 8." Br. io. —
4 ff. n. eh.. 82 pp. et I f. de table.
Rare. Peu bruni.
454. Statata, Constitutiones et Decreta generalia familiae cismontanae ord. S.
Frane, de obseTvantia. Ex decreto gen. cap. Vallisoletani An. D. I593.
celebrati restituta. Rev. P. Bonavcntiirac Calatajcronciì. totius ord. Gen.
Minisi, iussu edita. Placentiae, apud Ioannem Bazachium, 1595. in 4.°
Avec une belle tìg. grav. s. bois s. le titre. Vél. 20.^
Le beau bois ombre, 102 s. gS mm- fait voir un pape qui conferme la règie des Franciscains. Volume
assez rare.
396 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
PISTOIA (1627).
Fr.cenl.
455. Salvi, Michel'angelo, Delle historie di Pistoia e fazioni d'Italia tomi tre.
Roma, Ign. de'Lazari, 1656, listoia, P. Ant. Fortunati, 1657 ^^ Venetia,
\'alvasense, 1662. 3 Vols. in 4.° Avec frontisp. grav. s. e. Veau pi. 40. —
Bel exemplaire de cet ouvrage très rare, dont les 3 voluraes se Irouvent bien rarement réunis.
REGGIO EMILIA (1480).
Bartolommeo Bruschi dit Bottoni (1480).
456. Scriptores rei rusticae. |À la rin: PALLADII R\"TII.]I TAVRI AHMI-
LIANI VIRI ILL^"STR1S i DE RE RVSTICA LIBRI IMPRESSI REGII OPE-
RA ET I IMPEXSIS BARTHOLO.MEI BRVSCHI A]' BOTONI REGI- |
ENSIS. .M.CCCCLXXXII NONIS IVNII. | (1482) gr. in fol. Veau pi.
[Hain *I4565] 100. —
'^02 IT. n. eh. (sign. A. a-z, A:, d, R. aa-hh) Beaux caractères roods : ^o lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso; Ig] Eorgius .\Iexandriniis Petro Priolo. M. (ìlio. S. Prifcas dic-
lioneslde tribus ... {16 lignes). f. 2, redo: EKARRATIONES BREVISSIMAE PRI- | SCARVM VOCVM
M.\RCI C.-VTONTS. I Ces vocabulaiies des mots difficiles de Cato, Varrò et Columella vont jus-
qu'au verso du f. 1 1. Le f. 13 est blanc. Au recto du f. ló ; EPISTOLA | [g] Eorgius Alesandrinus
Bernardo luftiniano equiti & fenatorì | facundilTimo falutem .. . Au verso du f. 17 : MARCI CATON'IS PRISCI
DE I RE RVSTICA C.\PITA. | Le texte commence au recto du f. 20 : M.ARCI CATON'IS PRISCI DE RE
RVSTICA LIBER. | Varrò commence au f. (l, verso, et finii au verso du f. 85 par la souscription : MARCI
TERENTII VARRONIS Q."! REM RVSTICAM | EXPOLIVIT LIBRI TRES. (iuOS DILIGENTER ATQuE |
VEN'VSTE IMPRESSIT BARTHOLOMEVS BOTTONVS | AI' BRVSCHVS REGIENSIS. .M.CCCC.LX.X.XII. 1
Les ff. 85 et 87 sont blancs. f. 83. recto : LVCII IVNII MODER.VTI COLVMELLAE | REI RVSTICAE CA-
PITA LIBRI PRIMI. I Au verso du f. 239: LVCII IVNII MODERATI COLVMELLAE RERV.M RV- | STI-
CARVM LIBRI OPERA ET IMPENSA BARTHOLO | MAEI BOTTHONI AL BRVSCHI REGIENSIS IM-
PRES- I SI REGII DVCE HERCVLE IMPERANTE .M.CCCC.LX- | XXII. | A I,i page opposée : EPISTOLA. |
[gj Eorgius Alexandrinus Dominico Georgio infigni palritio S. [ Le f. 242 est blanc. f. 243. recto: P.\L-
LADII RVTILIl TAVRI .\EMILIANI VIRI ILLVSTRIS | DE RE RVSTICA LIBER PRIMVS. TITVLI LI-
BRI PRIMI. 1 La fin, suìvìe de l'impressura, se trouve au recto du f. 302. Suit une cpitre : M. B. Barlholo-
meo Bottono al". Brufco. S. P. D- 1 Cene lettre finir : ... quo nec Tiuria illud de te dixerts. [ Primus ego
in patria modo chartas are ^'gnaui. Et nouus in Regio bi | blìopola fui. Vale. | Suit (f. 302, verso) une
poesie de 8 lignes, en éloge du m^me typographc.
Magnifique volume, un des premiers livres imprimés à Reggio Emilia. Cato. Varrò et Columella ont élii
publiés par Georgius Menila Alexandrinus. Palladius par Fr. Colucìus. Proclor 725I.
Bel exemplaire. sur papier fort, très grand de marges. avec témoins,
457. — Autre exempl. Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau noir orneni. à
froid, avec ferm. 175. —
Magnifique exemplaire sur papier fort très grand de marges, avec 2 superbes inìtiales et un (Jcusson pcints
en couleurs et rchaussés d'or, charmant fcuillage goihique. Toutes les autres initiaics soni peintes en rougc
et bleu. Q,uclques notules d'une main ancienne. Un grand morccau du prem. f., sans lextc, est cnlcvé.
{A suivre).
334-901. Firenze, Tipografia L. Franccschini e Ci - Via dell'Anguillara, 18.
■
Volume II
Febbraio-Marzo i 90 1
Dispensa 1 1"-! 2^
La Bibliofilia
RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA
IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE
DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI
Di un esemplare del De cJiristiaiia Religione
eli Marsilio Ficino
N una Miscellanea laurenziana già di Domenico iMaria Manni
si conserva una carta con la seguente memoria :
— « Maksilius FiciNUS Magistro Donato
« Ugolino Insigni Theologie dodori
« & Uencrahili Ahbatj Ciiltiboni S. D.
Dono tihi reìigionem nostram, religioni pi gniis amoris. Non uf
iiisigncm pidate iiinint instrnam ad pietatcm^ scd quia uno
hoc munere puto niagii ijiiain cundis disputaiionihus nicis ipsi
me pidaii satisjaduruiìì. Si forfè nostra ìiec religio tihi tti-
debitur paiiperrinia^ memento christianam rdigionem in pauper-
tate plissé fimdatam. Memento pretcrea apud nos non expres-
sores ìihrornm esse, sed oppressorcs. Uertim qvaliscunque sit,
qìiaiìdoquidem iiiliil est in re amata, quod amanti ìion placcai,
amatori suo Donato satis formosa diuesqiie uidebitur.^.
Taddcum & Bartolomcum fratres tuos litteris ac mori-
bus ornatissimos meo nomine saluere iubdo,;. Uale felix. xxv.
julij I4'J~- Florentie;.
In principio al foglio primo, sopra il titolo del libro,
che dice « Marsilii Ficini Florentini Liber de Christiana Re-
ligione AD Laurentium Medicem patrie seruatorem. Proìie-
mium. Qiiod Inter sapicutiam religionemque maxima cognatio est » sta scritto dell' isiesso ca-
rattere della lettera cosi:
La Hiblìofilta, volume II, dispensa Il'i-isa
27
398 ENRICO ROSI AGNO
« In oimiibus que aut Jii'c aut alibi a tue iractaniur, hinfum asscrfiim esse uolo quan-
tum ab Ecclesia comprobatur ;. »
NcW istesso libro vi sono aggiunte, correzioni, e variazioni fa/te dall' istesso autore.
Nella libreria de' PP. Ref.' di S. Gerbone
Scansia B. 8. K. i. » —
Si tratta dunque d'un esemplare della nota opera di Marsilio Ficino De Christiana
Religione^ che l'egregio erudito ebbe fra le mani^ e da cui tolse la copia della lettera
con la quale l'autore accompagnava il dono del volume all'abate Donato Ugolino.
Ora una fortunata combinazione ha fatto che della ricca Libreria del cav. Leo S.
Olschki venisse appunto a far parte questo stesso esemplare, intorno al quale credo tor-
neranno gradite ai bibliografi ed ai bibliofili le seguenti notizie, che per cortese invito
dell'intelligente suo possessore comunico alla Bibliofilia.
L'edizione che non ha data né indicazione di luogo di stampa e di tipografo, è
cosi descritta sommariamente dall' Hain al n.° 7069 :
— De Christiana religione. F. \a: MARSILII HCINI FLORENTINI
LI 11 ber de cristiana religione ad laurenlium medicem 'j patrie feruatorem, prohe-
mium. Quod Inter fapi |I entiam religionemq; maxima cognatio est. i| TERNA DEI
SAPlentia fìa |! tuit .■/.-. F. 132 b: FINIS DEO GRATIAS. |! AMEN. Tab. capp. 3
ff. s. l. a. ci typ. II. 4 r. eh. s. f. e. et pp. N." 2Ó l. 135 ff. (Florcntiac.)
L'AcDiFFREDi [Spccini. Edit. ital. sacc. XV, p. 370) e il Panzer (IV. 315. n.° 2561:)
la giudicarono non solo fiorentina, ma probabile prodotto dell'officina, o almeno della
scuola Cenniniana ; il Fossi (i) dichiarando prima con qualche esitazione « editio fioren-
tina videtur », poi nel t. Ili, p. XXVIII l'attribuì a quel « Nicola Tedescho >, a cui il
CoPiNGER [Siippl. to Hain's Reperì, bibliogr. P. I. n.° 7071) assegna l'edizione della ver-
sione in volgare delFopera stessa del Ficino, a. 1 477, dedicata « ad Bernardo del Nero
Clarissimo Cittadino fiorentino ». 11 Brunet (II, p. 1243) la ritenne fiorentina e lavoro dei
Cennini (« Première édition, belle et rare, impr. à Florence par les Cennini avant 1480.
Elle a 135 ff. à 26 lig. par page, en caractères romains, sans chitfres, récl. ni signat., etc. »),
come fa il Copinger {op. cit. n. 7069 che per essa annota : « Florentiae, B. Cennini.
After 1474 ».
Il nostro esemplare, che al tempo in cui l'erudito fiorentino l'ebbe fra le mani appar-
teneva alla Libreria dei frati della Riforma di S. Francesco residenti nei Convento situato so-
pra una collina nel popolo di S. Michele a Scheto (piviere di Vorno, diocesi di Lucca), al qual
Convento era annessa la Chiesa di S. Cerbone (sul Monte Pisano nella Valle centrale del
Serchio), consta di ff. 136 (m. 0,158X0,227) più 2 guardie antiche. Le ce. 136 risultano :
I ) da 2 carte iniziali, che contengono nelle tre prime facciate la « Tabula capitulorum om-
(I) Cfr. Calli, coid. Sjic. XV imfr. jiii in fuH. Bibl. Migliab. Flortnliie jdstrtMlur (Fior.. 1793). coli. 069-670.
DEL « DE CHRISTIANA RELIGIONE » DI MARSILIO PIGINO 399
nium que in hoc libro continentur » e nella quarta la lettera ms. del Ficino, sopra ripro-
dotta ; 2) da 3 quinterni (il primo, il secondo e l'ultimo : ce. 30); 3) da 8 quaderni (3-15
incl.: ce. 104). Gonfrontato con l'esemplare, che della stessa opera si conserva nella Ma-
gliabechiana^ a cui pervenne dalla « Bibliotheca Aedilium Florentinae Eeclesiae », risulta ad
esso onninamente corrispondente. Se per altro il Fossi nell'illustrazione relativa (/. cii.)
ne menziona solo 135 carte, come altrettante ne attribuiscono a tal edizione I' Hain e
il Brunet per una curiosa coincidenza (i), la differenza dipende unicamente da ciò che nella
numerazione manoscritta appostavi posteriormente — mancandovi la paginazione — fu
omessa, o, come suol dirsi, saltata una carta fra quelle segnate attualmente 17 e 18 (che
comincia con le parole: « comujnicantes ehristi passionibus gaudete: etc. »).
Gome manca la paginazione, cosi mancano anche i richiami e le segnature ; e nel
nostro esemplare una mano antica, che può esser stata quella dell'autore stesso, supplì
in qualche modo al difetto segnando a destra in calce progressivamente i fogli di stampa,
a partire dal primo quinterno, con le lettere da A a Q incl. (A^ , B, ; C.-P, ; Q.s). Le
linee sono 26 per ogni facciata, e la prima iniziale del testo (e. 3) vi è elegantemente
ornata con capricciosi intrecci di rami e frondi, quasi a guisa di nastri, su fondo di vario
colore (verde, azzurro, roseo) punteggiato in bianco. Nel quad. G si osservano alcune
anormalità, che si riscontrano, in parte almeno, anche in altri esemplari : cioè la e. G,
che incomincia : « metrius phalereus peripateticus » è la precisa ripetizione della e. G, ;
la e. Gj che incomincia : « usque ad fines terre Rabi Salomon ludeus » va posposta
alla e. Gj che termina : « a mari usque ad mare & a tluminibus » ; la e. Gj poi che
incomincia : « ante per terremotuni illuni » va portata dopo la e. G, che termina :
« s. per terremotum impassione. Et »; cosicché I^ordine delle carte risulta: G, , Gj ,
■G, , Gj , G5 , G, , G5 , G,. Analogamente nell'esemplare della Magliabechiana la e. G,
(segnata 53 invece che 54) è precisa ripetizione della e. G,.
Dopo la « Tabula capitulorum » ossia nel verso della e. 2 leggesi la lettera au-
tografa delI'A. a Donato Ugolino, dottore in teologia e abate del monastero di Coltibono
(nel Val d'Arno Superiore — S. Lorenzo — ), della Congregazione Vallombrosana, già
cosi ricco di pingui entrate, da esser stato assegnato in commenda abbaziale a diversi
illustri prelati, fra i quali basterà ricordare il cardinale Giovanni de' Medici, poi papa
Leone X. Neil' istesso modo ed allo stesso punto si trova nell'esemplare della Magliabe-
chiana una lettera, od almeno un principio di lettera, del Ficino e di Giov. Cavalcanti
(il suo « amicus unicus » come suol chiamarlo neW Bphto/an'o) a Giorgio Antonio Ve-
spucci, riprodotta dal Fossi nella seguente sua descrizione (loc. cit.) ;
« Eiusdem. De Cliristùvia Religione, in 4. min. sine notis typographicis. Industrius impres-
sionis huius artifex characterem rotunduni elegantem adhibuit eoque linéis 26. di-
stincto paginam unamquamque integram formavit. Foliis 135. constat voi. signaturis,
custodibus & numeratione destitutum. Minicularius initiales litteras rubro & caeruleo
(I) L'esemplare descritto dal Panzer aveva ff. 132. mancandovi fra altro le carte della Tavola : « Tabula haec in nostro
esemplo, alias optime servato, desideratur, nec adfuisse videtur. Exstabat eiusmodi Tabula in exemplo, quod descripsit Audiffr.
{Specìm. etc, p. 370I, post subscriptionem, ergo in fine ». È chiaro che oltre alle carte della Tavola, che sono due, dovevano
«nancarne altre due, l'esemplare in istato d'integrità contandone 136.
• oo ENRICO ROSTAGNO
colore supplevit principemque auro ornavit, nam parvis tantum antea indicabantur.
Tabula praeit capitulorum quae tres primas paginas amplectitur, in IV autographa
epistola, ut videtur, extat huiusmodi: Marsiìius Fkinus & loantics caiuiLatites Georgia
atiioiiio iicspiiccio chi optimo & dociissimo. s. J. Dono Ubi nosfnim de nera pietafe
voltoncn non ut insignem pietalc iiiriim instniam ad pietatem. sed quia uno hoc niu-
nerc puto magis guani cunciis disputationibus ineis ipsi we pietati satisfacfuriini. Idem
auctor in superiori margine primae operis paginae haec scripsit: In omnibus quc aut
hic atit alibi a me tractanhir tantum assertuin esse volo quantum ab ecclesia conipro-
hatur. Titulus operi imminet: .MARSILII FICIXI FLOREXTINI LI*.t de Christiana
religione ad laurentium medicem patrie senatorem. prohemium. Qtiod Inter sapientiam
religionemq ; maxima cognatio est. Ad calcem legitur
FINIS DEO GRATIAS.
.AMEN.
Georgius Antonius \'espuccius qui exemplum hoc dono accepit ab ipso auctore, ut
visum est, nomen suum post ea verba scripsit. Chartarius praeter alia signa fortìce
usus est. Editio Fiorentina videtur ».
Dovette del resto esser usanza del Ficino di mandare agli amici copie della sua
opera De Christiana Religione con siffatte epistole accompagnatorie (i), se anche nell'esem-
plare regis'.rato al n." 742 nel « Catalogne de la Bihliothèque de S. E. M. le Corate
Boutourlin » (Florence, 1831), fra le « Editions sans date, du X\' siècle » p. 92 è no-
tata l'esistenza d'una lettera « D. Danieli piacentino, Rofensi episcopo »:
— « 742. Marsiliì Ficini Fiorentini liber de Christiana religione ad laurentium medicem
patrie seruatorem. &c. — S. L. in-4 dos de m. r. Edition tris rare, et Vune des
premières productions de l'imprimerie fiorentine des Cemiini. Exemplaire tris beaUy
et d'autant plus prccieux qu'il conticnt une cpitrc autographe de Marsiìius Ficinus et
des corrections de sa main. L'Epitre porte l'adresse: R". in x. pfi. D. Danieli pia-
centino, rofensi episcopo [évèque de Rochester:. — 734 ff. non chiffrés dont 2 de
fablc au commencement. Car. rond, sans sign. ni ree/., -jO lign. par page.
Panz. I\'. 315. 256. e. » —
Consta anzi che il Ficino non soltanto accompagnava le proprie opere donate agli
amici con tal genere di lettere, delle quali qualche saggio si trova anche nel volume
delle sue Epistole familiares edite a Venezia nel 1495 « impensa prouidi Hieronynii
Biondi fiorentini Venetiis commorantis, opera nero et diligentia Mathei Capcasae Parmen-
sis », ma soleva eziandio presentare nell' istesso modo quelle de' suoi amici o protetti.
Nel libro I, e. VI'' delle Epistole ora ricordate leggesi in una lettera a Lorenzo e Giu-
liano de' Medici {2): « Accipite leto animo Medices Naldi fiorentini poema et benedicti
(1) Non ne è per altro ornato l'esemplare indicato al n." 174 nel (latalogìte de ìivrcs anciens ecc. frovtitatit des col-
leeliotis de feu le chev. Andrea Tessier de V'enise ecc. (Munich. Rosenthal 1900). lo stesso probabilmente che e riportalo al n. 630
del calai, r," XXIV « IncimjbttU tyfographied » del medesimo libraio J. Rosenthal di Monaco ; dove, pur citandosi V Hain
CoplSGKR n * 7069, gli si assegnano come probabili queste note : « Florcnliae. Nicolaus Laurenlius, Vralislav. dioec. ca. 1481 ».
mentre l'edizione è senza dubbio mollo anteriore.
(2) Mi servo dello splendido esemplare in pergamena che ne possiede la Laurcnziana. già appartenuto al Convento dì
S. Marco.
DEL « DE CHRISTIANA RELIGIONE » DI MARSILIO PIGINO 401
Coluccij pistoriensis declamatioiies. Alter est phoebi delitiae. Alter mercurij comes. etc. ».
E nel « Gatalogo dei libri rari e preziosi della Biblioteca del fu Francesco Curadossi
Sqiiirhill » parte seconda (vendita Marinai & Franchi, 15-18 Aprile 1804) ^^ ^■° 1460, p. 85
■si illustrava cosi « Il Trionfo della Virtù » di Foresi Bastiano (i) : « Cod. membr.
in-4" picc, Mill. 200X 1 20, di ce. 50 n.n., comprese le due di risguardo, con larghi
margini, di ottima conservazione, scritto fra il 1470 e il 1480, di scrittura minuscola
che più tardi fu detta aldina^ con legatura originale in pelle scura e impressioni a ghiaccio.
« Le cantiche sono distinte fra loro con iniziali a pennello e un elegante fregio nel
margine a colori e oro ; le iniziali degli altri capitoli sono a penna. Ogni capitolo ha in
testa una rubrica che ne dà l'argomento. Più ricco ed elegante è l'ornato che sta nel
margine sinistro della prima pagina, a pie del quale si vede l'arme medicea chiusa in
una ricca ghirlanda d'alloro con abbondanti svolazzi. Gli ornamenti sono della scuola di
Francesco d'Antonio. Al veno della e. 48 evvi una lettera latina di Marsilio Ficino a
Lorenzo de' Medici, colla quale a nome dell'autore gli accompagna il dono del libro. La
lettera è autografa; e di ciò non si ha dubbio alcuno, appena si metta a confronto dei
\ari scritti di mano del Ficino, che si conservano nelle Biblioteche di Firenze, e fra gli
alili con quello che sta nell'esemplare dell'opera dello stesso Ficino De Christiana Reìi-
giiii/c nella Biblioteca Nazionale, segnato A, 7-8, e coU'altio autografo che trovasi in fine
del volume primo delle celebri Pandette di Giiistiì/iat/o nella Biblioteca Mediceo-Lau-
renziana » (2).
Scorrendo anzi il volume di quelle lettere del Ficino, spesso vuote di pensieri come
ricche di frasi, troviaaio la seguente, con cui offre la stessa opera De ehristiat/a Religione
a Girolamo Rossi da Pistoia: (lib. \'. f. CX) « Non ex humanis diuina:sed ex diuinis
humana sunt iudicanda. — Marsilius Ficinus Hieronymo Rossio Pistoriensi. S. D. —
Lege feliciter nostrum de pia fede uolumen : pie amice noster atque fide fidelior. Si quid
in eo laude dignum repperis deum lauda absque cuius munere nihii est renerà laudandum.
Si quid minus tibi forte placuerit ; caue ne ob id ipsa tibi minus religio placeat. Noli
rerum altitudinem diuinarum ex humani ingenii humilitate metiri. Non enim ab huma-
nis diuina : sed a diuinis humana dependent. Viue foelix nostri memor amantissime fra-
ter » (senza data).
Ma v' ha di più : l'epistola che accompagna il dono dell'esemplare al ^'espucci, ora
della Magliabechiana, la leggiamo più lunga, cioè completa ivi, nel libro 1\' f. LXXXl :
« Nunquid [sic) quisque : sed quo animo det considerare debemus. — Marsilius Ficinus &
(1) Ibid. : « Poema in terza rima, inedito, divìso in tre pani o cantiche, di cui la prima contiene otio capitoli o canti,
la seconda dieci, la terza sei, in ognuno dei quali sono 3'ì terzine. Ha in principio una dedica latina a Lorenzo dei Medici e un
sonetto allo stesso Lorenzo. Il primo capitolo o canto d' introduzione incomincia : La castj figlia de! soiiiino Tonatila, e il 24" ed
ultimo finisce: Movendo d'ogni vilio triumphato ».
(2) Prudentemente qui si tace del codice Riccardiano n' f^s 1 Liber ethicoritm Aristoteli^ a Leonardo lrjju-:tus, cart.|.
•sul cui ultimo f. di guardia (e. l66.a) leggesi : < Hic liber est Marsilij Magistri Ricini, et ipse scripsit mense maj. I4S5 » al di-
sopia di uno scudo che porla un glaJiiis la cui lama s' inoltra fra due stelle. Una sottoscrizione di tal genere è piuttosto so-
ispetta. sebbene si tratti di scrittura quasi giovanile, che presenta una certa affinità con le caratteristiche del'a scrittura del Ficino.
E molto probabile poi che la lettera del Ficino a Lorenzo de' Medici qui accennata sia quella che ricorre nelLediz. cit. delle Let-
lere (a. 1495), 'ib. I. f. XX v [sen^a data): « Miclit ad te Bastianus Foresius poema suum de triumpho u-rlttlum cantra itltia,
■opus tanto hoc titulo dignum. Lege, Laurenti, poema et elige poetam, ecc. ».
402
ENRICO ROSTA GNO
ioannes caualcantes Georgioantonio Vespuccio ciui optimo & doctissimo S. D. — Dono
tibi nostrum de nera pietate uolumen : non ut insignem pietate uirum instruam ad pie-
tatem. Sed quia uno hoc munere puto magis quam cunctis disputationibus meis ipsi me
pietati satisfacturum. Satisfaciam quoque pio amico meo (ut arbitrar). Qui cum pio sem-
per affectu ferueat ; aftectum ipsum in cunctis metitur potiusquam effectum. Scit enim
renerà in rebus externis esse magnum. cfc. — ^'t autem paucis conprehendam : aut nihii
donamus aut omnia. Qui rem uobis aliquam dat non animum, hic non donum offert sed
uel commendat depositum : uel eniit nos uel forsan aucupatur. Subito uero cuncta largi-
tur qui mente dat omnia possidentem. Vale » [senza datai. — E tinalmente constatiamo che
non solo il medesimo principio di lettera servi al Ficino per accompagnare il dono al
Vespucci e il dono all'abate Donato Ugolino, ma che iutta la lettera stessa scritta al-
l'abate di Coltibono gli servi anche, con le identiche parole (variato solo il nome in
fine), per offrire l'opera ad un terzo personaggio ; infatti nel lib. Ili, f. LXXIX leggiamo :
« Non cortex nutrit : sed medulla. — Marsilius Ficinus. D. Francischo guaschonio uiro
clarissimo se commendat. — Dono tibi religionem nostrani : religiosi pignus amoris. Non
ut insignem pietate uirum instruam ad pietatem. Sed quia uno hoc munere puto magis
quam cunctis disputationibus meis ipsi me pietati satisfacturum : Si forte nostra haec re-
ligio tibi uidebitur pauperrima : memento christianam religionem in paupertate fuisse fun-
datam. J^lemento praeterea : apud nos non expressores libronim esse : sed oppressores.
Verum qualiscunque sit : quandoquidem nihil est in re amata : quod amanti non placeat :
amatori suo Guaschonio satis formosa diuesque uidebilur. — XX. Mali M.CCCC.LXXVIJ ».
L'essersi cosi poveramente e infelicemente ripetuto, l'aver plagiato se stesso, forse
fu la cagione per la quale nel volume del 1495 delle sue Lettere il Ficino, riprodotta
la lettera al Guasconi, non osasse inserinù anche quella scritta negli stessi termini al-
l'abate Donato Ugolino, il cui nome non ricorre altrimenti nel suo carteggio edito.
La lettera all'abate di Coltibono ha la data : « XX\ . julij 1477 » ; la medesima al Gua-
sconi ha la data : « XX. Mali .NICCCCLXXVIJ » ; queste sono due indicazioni preziose per
determinare, approssimativamente almeno, l'anno dell'edizione del De eliristiaìiii Religione^.
fissata dal Brlnet troppo vagamente avanti il 1480, e dal Copinger dopo il 1474, mentre
il Bandini, descrivendo un esemplare ms. di tale opera, conservato nel codice Plut. XXI, 9
(Caia/, codd. hit. \, 670) affermò senz'altro: « Prodiit primum hoc opus Florentiae
A. MCCCCLXXVII ».
Intorno a siffatto punto qualche notizia di f;itto può utilmente somministrarci un co-
dice laurenziano, che contiene una serie di lettere di .VIarsilio Ficino trascritte nel principio
del 1476. È il codice Plut. LI, 1 1 glàdi Lorenzo de" .^Iedici, poi del Convento di San Marco,
nella cui ultima carta (f. 122'') leggesi il ricordo seguente : « Transcripsit lume librum Bastia-
mis Saluiiius prcshyter viiij. Kal. Mar. MCCCCLXXVI ». A e. 83' si trova questa let-
tera, che nell'ediz. cit. fa parte del libro I (ff. XX^-XXP) : « Vota non sunt spernenda.
— - Marsilius Ficinus Francisco Marescalcho ferrarieiì. egregio conphilosopho suo. — Li-
brtiìii de Christiana religione nondiim ahso/iii, Francisce, quia diini cniendarem hoc augusto
in febrem incidi atque diarriam. Minabatur id forte mihi Saturnus hoc anno, qui «.S: in
mee natiuitatis ascendente Aquario ab initio fuerat & his temporibus est in Cancro-
domo sexta, etc. — vj. Septembris MCCccLxxiiij. Florentiae ». Dunque il 6" di Setto»-
DEL « DE CHRISTIANA RELIGIONE » DI MARSILIO PIGINO 403
bre I4J4 il Ficino non aveva ancor compiuto il De Christiana Religione, impedito
di attendere alla revisione del suo libro da cattiva salute. A ce. iii' e 118' poi si in-
contrano due lettere, che accompagnano il dono di siffatta opera : \) < Neque amor sine
religione neque religio sine amore laudatur. — Marsilius Ficinus Florentinus Philippo
o^Ort^^ryiy n:éC^^A ^^/rnUA a^'?T>*T~tS ■'f4e>n m4-
^^v 1'^^^ ^fyr fu^o^e^n^^:
Contronio Lucensi. S. — Mieto ad te amorem quem promiseram. mieto etiam religio-
ticìH, Ut agnoscas & amorem meum religiosum esse & religionem amatoriam, ecc. ecc.
Salutat te Angelus Manettus Ioannoctìj oratoris tìlius, paterne uirtutis heres. Vale » ; —
2) « Ociose ulte utilitas. — Marsilius Ficinus Andree Cambino arcis custodi. — Cum
in foro una cum preclaro uiro Francisco Casata nostro deambularem, reddita mihi est
elegans epistola tua, qua significas te iam in arcis istius custodia ociosam uitam instituisse,
atque in eo uite statu cetera quidem tibi adesse ad uotum, sola uero diuina deesse. le-
404 ENRICO ROSTAGNO
circo rogas ut rcìigioncm iiostmiìi Francisco Berlingherij tilio litteris moribusque ornato
demus ad te mictendam, ecc. ecc. Quid ergo religioncm nostram queris, carissime compa-
ter ? Satis iam religiosus es (ut arbitror), si per ocium solutus ab infimorum curis sum-
morum tranquillitati per naturam es religatus. Sed ecce nunc mihi inter scribendum suc-
currit quid meus compater cupiat. Quam ob causam formosi homines magis admodum
quam deformes speculis delectentur, nullus ignorat. Igitur Cambinus noster, ulpote qui
iam abunde religiosus euaserit, libruni uosfruin diuina tractantem quasi speculum apjjetit,
in quo religionem suam tanquam speciem propriam speculetur. Mictain hoc iiici/m, cum
priinum poterò, speciili/m : immo uero, ut rectius nominem, pupillam hanc meam in te
dirigam, ecc. ecc. ». Queste due lettere, che nell'ediz. cit. ricorrono nel lib. 1 ti". Xllll' e
XXXVI'', sono sef/:^a data, è vero : ma trovandosi in un volume scritto o finito di scri-
vere il 21 Ji Febbraio i4~6, ci attestano che innanzi a questo giorno era già stato com-
piuto e pubblicato il libro, dichiarato lìoii absohittis il 6 di settembre 1474.
Che del resto certamente nel 1476 fosse già pubblicato il De Christiana Religione
risulta da altre testimonianze offerteci dall'edizione più volte ricordata dalle lettere del
Ficino. Cosi nel lib. Ili f. LXX^ troviamo la seguente : « Amicitia nera est quam religio
uera concilliauit. — Marsilius Ficinus Antonio Forliuensi. S. D. — Non est inter reli-
giosos amicitia uera nisi quam religio uero conciliauit. Cupio igitur nostram ab hac exor-
diri. Tua quidem religio clarissima est. Mea uero qualis sit liic tibi ijiieiii tiilflo liber
ostendet. Vereor ne parum formosa forsitan uideatur : utinam saltem non mala ecc. ».
Questa lettera è senza data, ma la precede una del 10 di Novembre 1476. La segue
un'altra, ugualmente accompagnatoria del De cliristiana Religione: « Non cortex nutrit sed
medull.T. — Marsilius Ficinus Philippe Sacramoro insigni iuris canonici professori. S. D.
— Mitto ad te religionem nostrani religiosi pignus amoris. Si forte uidebitur pauperrima,
memento christianam religionem in paupertate fuisse fundatam. Memento preterea apud
nos non expressores librorum esse, sed oppressores. Haec si amabitur abs te satis formosa
diuesque uidebitur » (i). Anche questa è senza data, ma sta innanzi ad una lettera del
IO di Dicembre 1476. Ora, sebbene non sia osservato sempre con stretto rigore l'ordine
cronologico nella disposizione delle lettere, tuttavia date le altre ragioni di fatto sopra
esposte e considerato che un certo qual ordine cronologico ad ogni modo sussiste, sem-
bra ovvio dedurre che il dono degli esemplari del De Christiana Religione cosi' all'An-
tonio da Forlì come al Filippo Sacramoro avvenisse fra il 10 di Novembre e il io di
Dicembre del 1470. Dunque la stampa del De Christiana Religione avrebbe avuto luogo
tra la fine del 1474 e il principio del 1476. Ma l'Epistolario non ci aiuta contro un'altra
non lieve difficoltà. Quando vi si fa menzione della Religio nostra, si dovrà o si potrà
ritenere che il Ficino si riferisca sempre — com'è per altro probabile — all'edizione
del testo latino, piuttosto che a quella del testo stesso volgarizzato, che sopra abbiamo
avuto occasione di ricordare (Hain-Copinger n. 7071)?
Lascio poi la quistione se questa preziosa e rara edizione sia stata lavoro dei Cennini
(1) Lib. I. IT. I.XXv-LXXIr. Anche qui si avverta come il Ficino ripeta non solo la sentenza d'epigrafe .illa lettera, ma
concetti e i vocaboli stessi usati in quelle altre lettere, che abbiamo precedentemente riportate.
DEL « DE CHRISTIANA RELIGIONE » DI MARSILIO PIGINO 405
come l'analogia de' caratteri a tutta prima potrebbe far sospettare, e come giudicarono il
Brunet, l'anonimo compilatore del Catalogo Boutourlin, il Copinger, ecc., seguendo l'Au-
DiFFREDi e il Panzer (i). Certo sembrerebbe star contro a tale aggiudicazione la quantità
stragrande di mende, anzi di spropositi tipografici, che non si conviene con la maestria
né con la cura e la diligenza usata da Bernardo e Domenico Genuini nella stampa loro
del Coiiiiiiciito di Se>~L'/o a Virgilio^ orgogliosi della quale potevano con giusta soddisfa-
zione esclamare: « Florcntitiis iiigciiiìi iiil ardui csi » .
Il Ficino lagnandosi di tanti errori, chiama opprcssorcs e non cxpicssora lihrontni
i tipografi che gli stamparono il trattato, senza però nominarli: ciò con un povero gio-
chetto di parole, del quale si compiacque altrove, ad es. nel lib. Vili f. CXXXXVI'' :
'i Propria Platonis impressione parum fortunata. — Marsilius Ficinus Francisco Bandino.
S. P. D. — Quod platonis nostri libri tandem ab impressoribus sint expressi pia
phiiippi ualoris opera & magnifica manu factum est. Quod autem minus eleganter
expraessi id partim negligentia impressorum sic potius oppressorum, partim (si dictu
fas est) malignitate fortunae nobis accidisse putato. Doles autem (quae tua pietas
esti senem hunc nostrum ad nos squalidum accessisse. Desine precor mi Bandine
dolere. Sic enim & n.ituia comparatum est & sorte datum : ut qui e carcere diu-
turno soluuntur : profundisque tenebris eruuntur : squallentes prodeant : macieque
confecti. Est aliquid post multa tenebrarum saecula uidisse lucem : est plurimum
ab inferis surrexisse. lam sub diuo est diuus piato : iam spirat, phoebus pater ex
alto suis filium radiis illlustrabit. Vale » (2).
Per essere anzi più esatti, va osservato che il Ficino estende tale biasimo a tutti
i tipografi di Firenze, se — com'è verosimile — si riferisce a Firenze Vapud nos delle
lettere : nel quale caso è evidente l'ingiustizia dell'accusa — una vera calunnia — quando
si rifletta alla bontà della pili parte de' prodotti tipografici fiorentini contemporanei al
Ficino stesso.
È l'eterno lamento degli autori, che la responsabilità degli spropositi la vogliono
tutta far sempre ricadere sugli stampatori. E forse il Ficino aveva ragione : ma eviden-
temente solo entro un certo limite. Poiché tale è la specie degli errori, e di tal genere
sono le correzioni che all'A. sembrò dover qua e là fare numerosissime, che si deve
supporre ne sian stati in parte responsabili cosi il manoscritto consegnato al tipo-
grafo come la negligenza dell'autore ; se pure non si ha da ritenere che questa non sia
stata, per cosi dire, la prima prova d'un .novello e mal pratico stampatore : il che — ove
(1) L' Citino nel Sommario storico « di Bernardo Cennini e dell" arie della stanipa in Firenze nei primi cerno anni dal-
1 invenzione di essa » (Firenze. 1871) p. 41 credette poter < asserire nessun altro libro esser stato da Bernardo Cennini stampa-
to dopo il Servio ». e a p. 43 ripete : « che Bernardo Cennini non stampasse altri libri fuorché il Commentario del Servio (sic)
è evidentemente provato ». perché le sue indagini non gli fecero trovar traccia alcuna di quelle altre pubblicazioni, a cui si rife-
riva il Manni nella sua Legione Storica. Per altro si può osservare che l'esito negativo di tali indagini non costituisce di per sé
un argomento sufficientemente valido. Non si sa nemmeno, ad es., dove e come andarono a finire i tipi e in genere gli arnesi
usati, anzi fabbricati dai Cennini stessi per la stampa : ma per questo a niuno verrà in mente di negarne l'esistenza.
(2) Cfr. lib. X, f. CLXIV b. (ed. cit.) ; « Marsilius Ficinus Jacobo Antiquario. S. D. — Si librarli quondam nostros Pla-
tonis libros tanta diligentia impressissent quanta Philippus Valor magnificentia exprimi procurauerat optime nobiscum aclum exi-
stimaremus. Libros autem de vita nostros esprìmi sorte nuper foeliciore curauit uir nobilissimus pai iter atque optimus, et anli-
quitatis innouandae : quemadmodum et tu dilectissìme mi antiquari studiosissimus. etc. ». (senza data)
4o6 ENRICO ROSTAGNO
l'edizione si potesse portare innanzi al 1471 almeno, ciò che è impossibile — s'adatte-
rebbe al caso dei Cennini, che molto stupisce siano giunti ad un mirabile grado di
perfezione tecnica subito nell' unica opera, la quale consta esser stata da essi stampata.
Forse potrebbe contribuire a fare un po' di luce su tale ir.wj/j quaestio anche la ricerca
della carta impiegata nella stampa del De chrisfiaua Religione : la quale carta mi riusci,
sebbene con qualche difficoltà, di determinare che ha una marca di fabbrica quasi a fog-
gia di cesoie, dagli anelli aperti presso l'attacco, nel centro della ripiegatura del foglio,
per modo che una metà occupa una carta, e l'altra metà l'altra ( i ).
Comunque sia (e duole che l'Epistolario del Ficino non ci aiuti meglio a scio-
gliere queste difficoltà), sta il fatto che l'autore non osava presentare le copie di tale
edizione senza scusarne la scorrezione tipografica, e introdurvi, qua e là almeno, di sua
mano le emendazioni più ovvie. Di queste è ricco il nostro esemplare, più ricco che
quello della Magliabechiana : e credo prezzo dell'opera darne particolareggiata, se non
compiuta, notizia.
Anzitutto neir indice o fallila capiiulorum è omessso il titolo del capitolo vij", o
meglio è indicato come vij" il capitolo che nell'opera è 1' 8°, come viij° quello che è
il ix", ecc. ; e cosi vi risultano capp. n.° 36, mentre l'opera ne conta 37. L'A. corresse
tale errore indicando nell' interlinea, fra il titolo del cap. vj° e quello del cap. segnato
vij° invece che vii]", il titolo del cap. 7° cosi' : « Discipuli x a nemine decepti fuerunt.
C. vij ». Poi in marg. appose un viij al capitolo . indicato sepfinnini, un viiij a quello
indicato oetauinn ; e non procede nella correzione, che quind' innanzi riusciva evidente
ed agevole al lettoie stesso. Per altro gli sfuggi che nel verso della prima carta P indi-
cazione del cap. 23° [= 24°!, non fatta in lettere (come sono tutte le altre, eccetto quelle
dei capp. 5°, 10° [= 11], 13° [= 14], 29° [= 30]), è erroneamente segnata XXXIIl. —
e. A, , r. : singulas generis humani eorr. in sing. humani generis coti le letterine sovrap-
poste a, b [*] ; — ibiil.: pre se ferunt eorr. Ja per se ferunt ; — e. Aj , /-. : scientie
stimulus eorr. in consc. stim. con la sovrapposizione di con; — • e. A^, v.: tra particu-
larisq ; e fit inistinctu aggiunto nature [*1, e cancellata la seconda i in inistinctu ; — ibid.:
sostituto ac ad et in et uitam aliam fore ; nelFiiltinia linea poi eorr. maxime da mxaime ;
— e. A,, V.: la stampa ha: Si non audit hec deus est ignorans : si non exaudit ingra-
tus : crudelis omnino si uociferari nos compellit eie. ; dopo deus <- aggiunto forte vr, e
canecUato /'est ; su exaudit ,"■ scritto forsitan e apparebit su ingratus ; allato a crudelis
{cancellato omnino) è apposto qdàm : cioè il testo è emendato cosi : Si non audit hec deus
forte uidetur ignorans : si non exaudit forsitan apparebit ingr.atus ; crudelis quodammodo
si uociferari efe. ('] ; — e. A^, r. : incipiunt da incipiuntur, legibus </j regibus. Non nulli
(1) Converrà inoltre non lasciar passare inosservata la oscura indicaz'one di ro/ilHic/i primitin apposta dai Cennini alla
fine del Comme io alle Egloghe, interpretata variamente, e da alcuno anche bijiarramente. Ma. anzitutto, occorrerà determinare
se realmente ò « fiorentina » V edizione, come concordemente si ammette senz' altro, e come attesterebbe ì'apitJ nos del Ficino. se
l'espressione si riferisce a Firenze.
1* Sono contrdsse^nati cosi i luoghi emendati anche nell'esemplare della .^laj^liabechiana.
DEL « DE CHRISTIANA RELIGIONE » DI MARSILIO PIGINO 407
in hac opp. da Non nullis ck.^ morales Jn mortales, dirigentes da diri..tes, [*] ; — e. A5 ,
V. : aggiunto est dopo indomita nelVitUima linea ['| ; — e. Aj , r. : communis /« de com-
muni religionis ueritate) da communi; — e. A,, v.: in approbatur rifaflo il t, cancel-
lato ur [*], e messo in fine il punto interrogativo ; — ibid. : con letterine sovrapposte si
emenda Deus summum in se ipso bonum est da Deus in se ipso summum est bonum ;
— ibid. feruorq ; da fauorq ; (nell'esemplare della Magliabechiana = M, vi ha : favorque
corretto in feuorque e poi in feruorque) ; actionum da actione ; — e. A, , v. : de ea q
(= quae) da de eaq ; , ego sic curro da ego sic curo [*1 ; — e. B, , v. : in labore &
erumna da in lab. & ierumna ; preter illa da pr. il | al [*1 ; — e. B, , r. : sic (= sicut)
dominus da sic dom. [*] ; — e. B, , v. : constituerunt da constitueurnt ; — e. 83 , i'. :
iudeis da indeis (dopo conuersis) [*] ; — e. B. , r. : exquisiticr da exquisitio f*] ; — e. B»,
v. : abrupissemus a uobis da abrupisset a uobis^ aggiunto il mus in marg. ; in quarto pe-
riarchon da in quarto periachon; — e. B5 , v.: Persuasum (y" riga dal fine) da persua-
stum ; — e. Bj, r.: tanta aggiunto innanzi a certitudine [*| ; — e. B, , v. : contracta-
uerunt da conractauerunt [*] ; — e. B, , /■. : super uos da super nos ; — ibid. : è can-
cellato innanzi ad infuturo reuel. è [*] ; — e. B, , v. : derelinquimur da delinquimur e
deicimur da deicimus [*] ; — e. B, , v. : ad quod nobis est sermo da ad q. uobis etc. ;
— e. B,„ , r.: et iniquas gent. fabulas da et iniquitas gent. fabulas f*| ; — e. C, , r. :
obsidemur da obsideremur (*J ; transcendit deumqj adorat lA; trancendit deumq^ sadorat ;
— e. G, , V. (penult. lin.) uiuendi da uidendi [*] ; — e. C, , f . : opera suscepisse da
op. cepisse [*] ; — e. Gj , v. : assumptum da assmptum f*] ; — e. Gj , r. (lin. 2°) : mergite
da i m mergite ; — e. G, , r. (titolo) aggiunto Ghristi ad auctoritas [*1 ; — e. G, , r. gra-
nius legatus da grauius leg. [*] ; — e. G, , v. : seuiebant da seuibant ; — ibid. : teme-
raria perturbatione da temerariam perturb. [*] ; — ibid. : quia non | nisi grande aliquod
da quia non | nihii grande ctc. {eraso hil) ; — ibid. : quod illis tempor. da quid illis
tempor. [*] ; — e. D, * r. : diis sanguinem uouerat da d. s. uonerat ('] ; — e. D, , v.
(4" lin. dal fine) : plotinus da protinus, e iamblicus da ianibricus ('] ; — e. D, , ;■. (2"
lin.) ; credulitatem da crudelitatem, e elucubrauit da elucrubauit, e atque miracula da
aliqua mir.'' [*J ; — e. D, , v. : euangeliique contìrmationem da evang. atfirmationeni ; — ibid.
(sci righe dopo): addit euangelium esse da euangelium addit esse; — e. Dj , v. : phan-
tasie fetus da phant. phfetus ; — e. Dj , v. : in femina nero pregnante da in fem. non
pregnante |*] ; — e. D^ , /■. {nel titolo) : aggiunto cura dopo animarum [*], e cancellato
esse; — e. Dj , v. : procedentem da dependentem nella penult. riga \*\ : // procedentem
è ripetuto in margine ; — e. E, , r. (6 linee dal fine) : seraphinus da seraphinis [*J ; —
e. E,, i'. (3" linea) ex supremo da ex supsemo [*] ; — e. E, , i). : infima ad fumma Jt?
infinita ad f. [*J, quam ad uniuersi decoreni da quam uniu. decorem [*] ; — e. E^ , v.
(4" linea) : cancellato institutio e sostituito instructio /// marg. ; — ibid. omnia humana da
homnia etc. [*] ; — e. Ej, /- (io" riga): acerbissimam corr. da acerrimam ; — e. E,,
r. : appoUonius theaneus da appolloneus etc. 1*]; — ibid.: quamuis pithagoram da quis
pithag. ; — e. F, , v. (9" linea) : cancellato dependens dopo ab etherno patre [*] ; —
e. F5 , r. (io" lin.): cancellato sub dopo cum /;/ cum sub tyberio imperante; — e. G, ,
V. ( I 3" Un.) extrahi da exrahi ; — ibid. : percutienti genam da percutiendi genam ; —
e. G, , /-. : im parabolis (io" lin.) da imaprabolis [*] ; a constitutione mundi da acon-
4o8
ENRICO ROSI AGNO
stiutione etc. ; — e. G. , v. : hodie iam din da hodie iam pridem ; — e. H, , r. (4 lin.
dal fine) : aogimtto (tu marg.) cum fra una e omnibus sectatoribus [*] ; — e. H, , f (le
cui 3 prime righe quasi illeggihiìi sono apud illos auctoritatis è ibi tractat"^ sex àno2;mi |
Ha esse mudi aetatè : duo quidè milia uanitati j uel uacuo tatumdè legi. tàntumdè maessie
altri I bui eU.) ab adam ad abrahaam eia ab adaam ah abr. ['] ; -■ iòiil. : uanitatis fue-
runt Ja uanitatalis fuerunt ; — ibiJ. : aggiunto sententia fra quinta fuit [• chabadie (peuiilt.
riga) ; — e. H, , /•. : habere messiam da hadere m. |*J ; — ihiJ. (3" liii. dal fine) in
marg. hierusalem pei ierosolimam del testo; — e. Hj , v.: ex eorum da exorum ; ipse
erit uobis da i. e. nobis ; ;; V ultima parola della pag.. rimasta tronca (co) e completata
ili marg. con fundetur (*| ; — e. Hj , /-. : cancellato enim fi-a omnes t' iudei ; — e. Hj ,
r. : su peisonum soprascr. a per u, ed in tnarg. al' (/// M a soprascr., e in maro, alias) ;
— e. H- . r. : per discipulos da predisc. [*J ; — ihid. : ostenderet da ostenderit ; — '
ihid. : ui iniiaiiii a tumultu per ni |'j ; — e. H^ , r. : 2^ lin. : abscissus da abscisus, e
4' lin. : absscisus [sic)] 3"' lin. : statiiam /// marg.. nel testo sttauain ; — e. 1, , r. : ad
hunc en. errorem da adhuc etc. [*J ; iam din da iam pridem [*] ; — e. Ij , ;-. : lustus
est da Iiistum est [*] : — e. Ij , r. : sordida dopo uestimenta da ordida; & aggiunto innanzi
a imposuerunt [*] ; — e. I5 , r. : aggiunto esse fra aliter 1" Indolore ; — e. L, , /-. : de-
generauerunt da degenerati sunt [*] : — e. Lj , v. : cancellato penitus innan^^i a conver-
tendos [*] ; — ihid. : sostituito impietatem a captiuitatem innanzi a ah iacob & hoc illis;
— e. M, , ;-. : aggiunto {in marg.) crudelis dopo Titus, 2" lin. [*] ; ihid. : etatem da dei-
tatem, ò'' lin. dal fine [*] ; — e. M, , t;. : edis da cedis, 3'' liii. [ '] ; — ibid. : aggiunto
nix innanzi a uiginti uiris ; — ibid. : per aera ferri da p. a. lieri, e circundare da cie-
cundare [*] ; — e. Mj , r. : aggiunto neque dopo neque preces [*] ; — ibid. : ueue hie-
rosol. da uene hier. [*] ; — ibid. : dicens Si da dicen Si [*] ; — e. M. , /•. : uestre da
nostre {5" riga dal pine) e annos da anno '4' riga dal fine) [*] ; — e. M, , v. : in tria
capita da intira cap. (dove è notevole che M ha itria) ; — e. Mj , r. : magnani da magam
(/// M magàm) ; nequaquam da nequaqunm ; — e. M^ , f. : iam diu d.i iam pridem come
in M. , ''■ ['I ; — e. M^ , /-. ////. lin. : miseriarum i/a miseriam ; — e. N, , /'. i'" lin. :
alioquin non omnes da alioquin omnes [*] ; — e. N, , r. 4^ lin. dal fine, aggiunto iesu
dopo historia [*] ; 2^ lin. dal fine: occultauisse da occltauisse [*] ; — e. N, , v. : ad eum
nequaquam da ad e nequaquam [*] ; — e. O, , r. : assignatur da assigatur |'] ; — e. O.,
r. : eternorum ila etrnorum ; — e. O5 , r.: quodammodo da qoudammodo ; — - e. Oj ,
V.: immodum dicitur da immo dicitur {in M è cancellato per inavvertenza anche dicitur);
— e. O, , /■. : dopo homines sancii non poterant (3" Un.) sono cancellate in righe del testo
{da Numquid si Adam non deliquisset tam ipse quam celeri iusli beati fuissent? para-
disum etc. a paradisum celestem largitur. Hinc Paulus apostolus) segnatovi accanto alla
prima di esse a sin. Va e cai /// fine a destra ; poi in marg. : sed de ijs alias nielius dis-
seremus (/// M non sono tolte le io righe : solo accanto alla seguente, che termina &. gratia
/' aggiunto : sed deis alias diligentius disseremus). — e. P, , r. : omnia non minus quam
Moysi da omnia minus non quam M. | *] ; — e. P, , ;•. , 1'' lin. : terrore da tenore (in
M. terrore) ; j'" lin. : futurorum da furorum (/;/ M. futurorum) ; apud da adud {in M.
apud); significai da significet, j,' lin. dal fine [iti M. significai); iubet da iudet, penult.
lin. {in M. iubet). Da questi confronti risulta che il nostro esemplare è tanto pili prezioso,
DEL « DE CHRISTIANA RELIGIONE » DI MARSILIO PIGINO 409
ili quanto fu tirato iniianyi che si eseguissero le LOrre{ioìii poscia iutroJottevi almeno in jÌ-
cune pagine (i). — e. P3 , v.: Prima est: lex Mosavca da Patria est: lex M. {in M
Prima!); — e. P, , v. cancellato il 2° tanquam ripetuto dopo obliuioni [* | ; « corretto
erudire da erudirem dopo disciplinis [*J ; — e. P, , r. , 5'' //;/. dal fine : sacerdotium da
sceradotium (in M sacerdotium !) ; — e. Q, , , i'. : sub ualeriano principe da sub ualerio
pr. ['] ; — ibid.^ 3^ //«. dal fine: centum atque uiginti da cetumque uiginti (w M eorr.
solo centumque) ; nella Un. prec. libens da liens [*] ; — e. Q^ , /'. : Marchion Arche-
laus da Marliion Ar., e Arnobius da Annobius [*] ; — ibid. : Cuzonius da Cuzonis ; —
e. Q.S , i"- , -/■'' 11"- '■ Quid da Qiiod I*] ; — - ibid. : ad imperatorem da ad iinpetrationeni |*] ;
— e. Q.S , t'., Un. 7'' dal fine : principes corretto in primus, tiunt in fuit, <- dipo Nero
aggiunto in maro'., con un richiamo, ut mostrat tertulianus f* ; mei ivi Fairniunta è inter-
lineare\ : cosicché il testo è cosi mutato : quorum primus fuit Nero ut mostrat tertulianus
(invece che quorum principes lìunt Nero); — • e. Q^ , ;-. , Un. tr' dal fine a christo da
christo ['] ; — ibid. Un. 4" dal fine dixerit da dixit ; — ibid. Un. S'' dal fine : Maume-
tem (/;/ AI maumethem) per matheum cancellato nel testo; — ■ e. Qc , v. : post lesu re-
surrectionem da post lesu a resurrectionem (/;/ M sta l'errore) ; — ibid. : Non autem
post annos da Non post autem annos ; — ibid. : a pluribus prudentibusq ; conuicti per
a plur. prudentibus conuicti ; — e. Q.,„ , v., Un. 3" dal fine del testo propterea da pre-
terea (2); ecc. —
Come si ^eie la messe — ctie pur non è tutta qui raccolta — è abbastanza co-
piosa : e ne risulta che, se la maggior parte degli errori è dovuta all' inesperto stampa-
tore, vi sono però anche pentimenti dell'autore stesso, che qua e là volle introdurre
delle mutazioni innanzi di presentare il volume alla persona destinata.
L'esemplare dunque, che abbiamo cercato d'illustrare, ornato d'una lettera auto-
grafa del Pigino, con data, e ricco di tante e cosi accurate correzioni, non v' ha chi non
veda di qual singoiar prezzo sia, anche in confronto degli altri che se ne conoscono.
E ben è lecito augurare che avvenga ch'esso sia conservato alla nostra Italia, donde troppi
cimelii vanno esulando con danno e scorno nostro.
Enrico Rostagno.
^l) Né questo è un fatto nuovo o che debba sorprendere, dì trovare cioè esemplari d" una stessa edizione con pagine
emendate e sostituite alle primitive scorrette. Un simile esempio è messo in rilievo da M. Faloci Pulignani nello studio su
L' jArte Tipografica in Foligno: dove (p. 222 del volume li, disp. 6-7 della Bibliofilia) si tratta, con evidenza di prove, della
ristampa parziale di alcune carte dell' edizione, fatta in 200 esemplari, a Foli;.'no nel 1474 " per Ioannem Numeister » delle Epi-
slohc ad Familiares di Cicerone.
È chiaro che gli esemplari tirati innanzi all'introduzione delle correzioni, e che si intendeva cosi di annullare, sono,
bibliograficamente parlando, tanto pili pregevoli.
(2) Neil" explicit innanzi a Finis si legge ms. una F e dopo Gratias una H.
4IO
C. MAZZI
Un Codice sconosciuto deWAceròa
Alla non facile impresa, cui attende con lunga preparazione il professore Felice
Bariola, di dare il testo critico deW Acerba ^ vorremo sperare di portare un qualche tenue
Xluat >vrU|\^ f ne- ^t«l '**>^ r" "^
tl^n^l ruxkinv ypoKrx rtJn^^-^^^
Xciforr'^ ,nh.-llup|„l<!' rÌ7«>lVt>C
0opTi>»ny furio fUfHvryic- -n«.^»r
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^"^ ;:^^ --- — r ^'^"^ ^'' ^^^
»tv<ip:-myrc—
contributo, facendone conoscere un ignorato manoscritto. Appartiene questo al cav. Leo S.
Olschki, erudito libraio antiquario, pervenutogli con altri libri preziosi dall'Inghilterra,
ed è cartaceo, in folio (0,305X0,212), formato da otto quinterni di cinque fogli ciascuno.
UN CODICE SCONOSCIUTO DELL'* ACERBA
411
tranne il sesto che n' ha sei : ogni quinterno è rinforzato, internamente ed esternamente,
in tutta la sua altezza, da una lista di pergamena, per farne più solida la cucitura. Il vo-
lume è incluso in una sconnessa legatura in assi, che ora non ha più il suo dorso di
pelle, né i due suoi fermagli che lo tenevano chiuso. Delle 82 carte ond' è composto
son bianche la prima e la seconda (della prima fu tagliata via più della metà dall'alto
al basso); e bianche sono le quattro ultime, più le ce. 54" e 55'^ saltate per negligenza
dello scrittore, senza che qui sia lacuna nel testo. La scrittura, tutta di una mano mede-
sima anche nelle rubriche in rosso, è inelegante, ed appartiene agli ultimi anni del secolo
XIV : anzi chi lo scrisse ci è fatto palese in questa sottoscrizione, anch'essa di rosso:
Finito il libro ili cicccho J iischoly
al quale idio ahhy misericordia
Amen Amen Amen Amen
Quy scrissit scrihat semper chiiiii
domino vinai Ghinoccius de
allegvclty de civitalc senanim
Ora dagli originali documenti del senese R. Archivio di Stato apparisce che Ghinoccio di
Tommè di Ugolino d'Allegretto, risiedette fra i Signori del comune di Siena, per il Terzo
detto di Città, nel 1385 e di nuovo, quattordici anni più tardi, nel 1399:11 qual Ghi-
noccio fu certo della stessa casata di Allegretto di Nanni di Tommè di cui alcune notizie
dette, pubblicandone una cronaca, il Muratori (1), ed altre più Lodovico Frati (2) : dalle
quali apparisce come il compilatore della cronaca veniva ad essere nipote, ex fratre^ del
trascrittore AslV Acerba .
Precede, nel nostro codice, il Rubricano ; ed il testo dividesi in quattro libri, con
più o meno capitoli ciascuno.
11 libro I ne ha nove: dell'ordinamento dei cieli; delle intelligenze che li muo-
vono; degli elementi ; dell' eclissi del sole e della luna, e delle loro macchie; delle co-
mete ; dei venti ; della pioggia, grandine, neve, brina e « cvrone » ; dei tuoni, folgori,
e terremoti ; dell'arcobaleno.
Diciannove capitoli ha il libro II, « in quo tratatur de fortuna ». Ed i capitoli,
oltre il primo che è come d' introduzione, svolgono questi argomenti : della formazione
della creatura umana ; delle qualità dell'anima appariscenti per segni esteriori del corpo;
della virtù in genere ; della giustizia e da qual cielo proceda ; della fortezza e da qual cielo
proceda ; della prudenza e da qual cielo proceda ; della temperanza, contro gli ascolani,
e da qual cielo proceda ; della liberalità, e da qual cielo proceda ; delF umiltà, e da qual
cielo proceda ; della castità, costanza, misura e magnanimità ; della nobiltà e da qual
cielo proceda ; dell'avarizia, « centra illos de patrimonio, centra duchatos » ; della super-
bia, « centra Remanos » ; della lussuria, « centra bononienses e (sic) tuschanos » ; della in-
(1) Cfr. i Diari Senesi dell' Allegretli nei Rer. /I.i/. Script., XXIII, 7157-S60.
(2) Documenti yer la biografia di Allegretto Allegretti: nel Hullell, Senese di Storia Patria. VI (1899), 123-138.
412 e. MAZZI
vidia, « centra marchianos e {ìL) romagnolos » ; della gola, « centra lombardos » : della
vanagloria ; dell' ira e dell' iracondia.
Quattro serie di capitoli, ciascuna con sua numerazione a parte, compongono il libro III
« in quo tratatur de virtute amoris e de animalibus e llapidibus prefiosis ». Hanno gli ani-
mali ventiquattro capitoli; descrivendosi (dopo i primi due che espongono la virtii d'amore)
la natura dell'aquila ; della lumerpa ; dello stellino ; del pellicano ; dello struzzo ; del cigno ;
della cicogna ; della cicala: della nicticora; della pernice; della rondine; della luppola ;
r' Ktvy I (vii tA«j fl'-l.-^l^yx^^*.^■ry cV(-VI
<^ tc^t-o «vct^fV*' IrvwirK» ^«pij»i-z\
c-'U^lpr'^ K«^-K> 2»ltv^ K*--«7 fLjrvtrrv
del calandrelle ; dell'avvoltoio ; del falcone; del grifone ; del pavone ; della gru ; della tor-
tora ; e del corvo : più un capitolo, il settimo, che ha rubrica « dy iiij animaly ec e iiij eie-
mentis ». Seguono cinque capitoli « de animalibus aquosis » ; la sirena ; « pronto e aren-
go » ; il rospo; il granchio e l'ostrica; il delfino. Con otto capitoli vengon poi gli
animali velenosi : basilisco ; aspide ; dragone ; vipera ; coccodrillo ; scorpione ; bottaccio
(«de natura bottaccis»); ragno. Dieci capitoli sono per i quadrupedi («de animalibus
quatro pedibus ») il leone; l'elefante; il leopardo; la iena (« de natura venne»); la
pantera ; la tigre ; il castoro ; l'unicorno ; la scimmia ; il cervo. E con le pietre preziose,
diamante, zaffiro e smeraldo ; agata, « alestio e tenlio » ; topazo e diaspro ; elitropia,
« partera », e giacinto ; « diacodio, abastone » e calamita ; carbonchio, « amasticho e el-
UN CODICE SCONOSCIUTO DELL' « ACERBA » 413
piate » ; « ciramo », calcidomio e cristallo ; « entra », calidonio e corallo ; margherita,
« ghalosia » e corniola ; che prendono nove capitoli, si chiude questo libro terzo.
Il IV libro è dei dubbi o questioni circa cose naturali: dei corpi celesti ; dell'aere ;
del fuoco e del vento; dell'acqua; della terra; delle ombre; degli animali; « circha
actum humanorum » ; in derisione di Dante ; della fede ; della Trinità : che sono (pren-
dendone quattro la trattazione dell'atto umano) quindici capitoli, contato anche il primo,
d' introduzione.
Il nostro codice adunque ci dà l'Acerba nella sua compilazione più integra e com-
piuta: con qualche varietà nella disposizione dei capitoli. E per fare Luna cosa e l'altra
del tutto palese, gioverà soggiungere qui la tavola dei capoversi dei capitoli, con le loro
rubriche, togliendo queste non dal Rubricario posto in principio del codice, ma dai luoghi
loro ove stanno nel testo, dove sono più piene, e meno secondo la grammatica.
Incipit acerbattiis Cnpitiiluiii priiiium de ordiiiJ(ionc cicloniiii iiiquif ciecluis de aschulo
oltra non segue più la nostra lucie
ChapHiilum ij de intclligientis qiiare mouetur cielos
el principio che mone queste note
CìiapHulìiin ilj de personis eliiticiitorum
circhia sichome I archo oue si fonda
Clhìpìtiiliiiìi iilj de osclnirafloiie solis e lliiiic e macini la issiiis
che ssa intelecto co le rotte vele
Chapihiìo .V. de stcllis comafy e quii signiftcat
chomate stelle con diuersi mody
Chapifulnm vj de natura iientorum
la tarda stella de la spera grande
Chapitulum vij de phiva grandine e niue brina cyrore
tira il sole li uapoiT leuando
Chapitulum viij de tronibus fulgoribus e teremotihus
la prima stella collo impio marte
Chapitulum viiij de archti vnde e violata
1 archo che uedv in diuisate luce
Incipit liber scchunduin. In quo tratatur de fortuna reprobando dantem
torno nel canto de le prime note
Chapitulo ij de fornia(ionc huinaiie creature
per grafia dell umana creatura
Chapitulum .iij. de qual itale anime per aliqua signa corporis
mostra la uista qualità del core
Chapitulum iiij de difinifione virtiitis in genere
virtù s aquista per ragion di stella
Chapitulo. V. de Justicia e a quo celo procedit
o ghuida santa dijquest alte donne
Chapitulo vj de fortitudine e a quo celo procedit
o cholonnesy o figliuoly di marte
Z.J Bibliofilia, volume U, dispensa li"-12» 2N
414
C. MAZZI
Chapifulum vij de pntdenfia et a cpio celo procedit
non e virtù la oue e poco ingegno
Chapiluliim .vii), de lempcratifa cantra eschulamis et a quo celo procedit
o madre bella o terra ascolana
Chapitulum viiij de liheralitate et quo (sic) celo procedit
qvesta virtù che tanto onora altniy
Chapitulum .x. de humilitate et a quo de (sic) celo procedit
de quanto e posta in croce questa donna
Chapitulum .xj. de chastitate chomtanfia e misura e magnaiiimitate
mone la castitate dal saturno
Chapitulum xij de nobilitate et a quo celo procedit reprobando falsa opinione
piouete ciely la nostra chiarefa
Chapitulum xiij de auarifia chontra illos de patrimonio cantra duchatos
ognv creata cosa vede el fine
Chapitulum xiiij de superbia Chontra Romanas
o Roma chapo de glatty (deoli altri) possenty
Chapitulum .xv de lussuria cantra bononienses e tuschanos
o Bolognesy o anime di fuocho
Chapitulum xvi de invidia contra marchianos e romagnolus
o bel paese co li dolci cholly
Chapitulum xiij de ghola contra lombardos
voy lombardy colla npiata (sic) gola
Chapitulum .\-ciij de uanagloria
bene e virtute chi disia onore
Chapitulum xviiij de ira e iracundia
ira non è altro che aceso, sangue
Incipit liber tercius in quo tratatur de virtute amoris e de animalibus e llapidibus pre-
(iosis. Inquit ciecchus de Esculo
dal ter90 cielo si moue virtute
Chapitulo ij in quo colaudat de santam virtutem assimiliando yssa fìniey
o amorosy spirit}' del mondo
Chapitulum i, iij (sic) de natura aquile
eli aquila per tempo si rinoua
Chapitulo iiij de natura lumerpe
inelle party d asia magiore
Chapitulo V de natura stellinv
seque stelh'no belleca del cielo
Chapitulo vj de natura pulichaiiy
el pulicano col paterno amore
Capitulum vij dy iiij animaly ecc. e iiij elementis
la salamandria che nel fuoco viue
UN CODICE SCONOSCIUTO DELL' « ACERBA » 413
Chapifìilo vilij (sic) de natura s/iiri'v
e Io sturbo per sua chaliditate
Cliapitulo X de natura cigny
el cigno e bianche sen9a alchuna machia
Chapilulo xj de natura ciconie
cichogna quando a male il ben cognosce
Capitulo xij de natura cichale
chanta cicala per l'ardente sole
dìapitulum xiij de natura notithore
notichora querendo el cibo grida
Chapituìo xiiii de natura perniey
in femina lo maschio trasfigura
^hapituìuììi XV de natura irondinis
la rondine due pietre virtuose
{Tliapitulum xvi de natura luppule
del sangue de la lupula chi sogne
Cliapituluin xvij de natura ealandrelìy
el chalandrello che e tutto bianche
■Chaplt'iluììi xvii'j de natura axuìtory
molte nature trouo in auoltore
■Chapituìuui xvliij de natura faleonis
erodio quale e detto falchone
Chapitulum XX de natura grifonis
grifone e assay forte ma pur teme
Chapituluni xxj de natura pauouis
ciò che ssi dice dicho non e vero
Cliapituluin xxi; de natura grugìianiin
anno li gru ordine e ssignore
■Cliapituluin xxiij de natura tiirtoris
la tortora pur se sola piangendo
Cliapituluin xxiiij de natura eliorbr
nasce ogny corbo per natura bianche
Cliapituluin priimim de animalibus aquosis e prima de serena
chanta si dolcemente la serena
Cliapituluin ij de pronto e arengo
pronto che dentro le cauerne nasce
Cliapituluin iij de natura orospo
orospo sempre mira verse I cielo
dJiapituluni iiij de graneliio e ostrega
1 estrega quando e la luna piena
Cliapituluin V de pesete dal/ino
chi mangia del dalfino che fusse in mare
4i6
C. MAZZI
De atiimalibiis uaiaiosis e prima Jc hasi/ischo
signore e 1 basi lische de serpenty
Chapiiiilum ij de natura aspiJis
1 aspide eh e aspro di ueleno
Chapiitilum iij de nahira tracotiis
magiore e 1 draco di tutiv i serpenty
Chapiiiilum iiij de natura uipcrc
e velenoso vipera serpente
Chapitulum v de natura choclwdriìlv
di notte in acqua e di giorno in terra
Chapitulìiin vj de natura scorpionis
qvando la luna alluma scorpione
Cliapitulum vij de natura hottaecis
aspro ueleno dicho eh e nel botro
Chapitulum viij de natura araney
aracna che a più sotil tacto
De aiiimalihus quatro pedihus e prima de leone
non chiude li ochi lo leon dormendo
Chapitulum ij de natura elefanty
sopr ognv animale che non a intelletto
Chapitulum iij de natura leopardy
di leonessa leopardo nasce
Chapitulum iiij de natura venne
chaua li mortv de le sepolture
Chapitulum v de natura pantere
in machie nere e bianche la pantera
Chapitulum vj de natura tigradis
veloce corre si come saetta
Chapitulum vij de natura eastorny
per terra va Castore co gli altrv animaly
Chapitulum viij de natura huniavny
qvanto e 1 unicorno fiero e forte
Chapitulum viiij de natura simie
forte s allegra nella luna noua
Chapitulum x de natura eieruy
el ceruio in melodia si diletta
De lapidibus prefiosis E prima de diamante e (efiro e smiraldo
non eh io sia buono e buono mi tenga
Chapitulum ij. de agate alestio e tenlio
e il terfo cielo col secondo acate
Chapitulum iij de topazio e diaspro
li graciosy raggi del sole
UN CODICE SCONOSCIUTO DELL' « ACERBA » 417
Chapiliiliiiiì iiij dc natura clitropie e partcra e iacinto
litropia eh e detta 1 orfanella
Chapituliim V de uiriiulc diacodio ahastonc e magnate
diacodio se toccha il corpo morto
Cliapiiulo vj de natura earbuneulo aiiiastielio e eìpiate
Ivce il carbuncho nell oschuritate
Chapilulum vij di eiranio ehaleidonio e ehristaìio
(diramo pur nasce del gran trono
■Chapituìuui viij de 1 entra elialidonio e eliorallo
1 entra che 1 acqua per virtute tira
diapituìuui viiij de margarita gìialosia e cornuiia (corniola)
nelle marine chonche margherite
Incipit liber quartus. In quo tratatur de dubbis que soiit naturai}'
voglo quy che 1 quare trouy el quia
Cìiapituìum ij de onibus nafuralibus eircha eliorpora celesta
vedete che nel elei son contrarv motv
■Cìiapitiiiiim iij de quaiifatibi/s nafuralibus aercm
perch e più freddo quand e più sereno
■Chapituìum iiij d cquolibus cirelui ignem e uentiim se adatta
perche ciangotta la tìama nel ti<;o
■Cìiapituìum V de quoìibus ( i ) naturaìibus cireìui aquas
uegio che 1 tempo tralucendo passa
■Cìiapituìum vj de quoìibus naturaìibus circlia terrani
non a virtute dicho d inteletto
Cìiapituìum vij de quoìibus naturaìibus eircha vmbras
y o auuto paura di tre cose
Cìiapituìum viij de quoìibus naturaìybus circlia animaìia
se ciaschuna della porte n e audito
Cìiapituìum viiij de quoìibus naturaìibus cirelia actum ìutmanorum
mira quest altri di più bassa schiera
Chapituìum x de quoìibus naturaìibus dream actum humanorum
tanto a di ben ciaschum quant a d amore
Cìiapituìum xij dc quoìibus naturaìibus circlia actum ìnimanorum
e tu ad me ome perche aviene
Chapituìum xij de quoìibus naturaìibus eircha actum humanorum
ultima cosa ne la mente e prima
Chapituìum xiij in quo deride! dantem
qvy non si chanta a modo de le rane
(i) Q.uindì innanzi le rubriche di questo quarto Libro hanno sempre i- quoìibus
41 8 C. MAZZI
Chapituhim de rebus nostre fuliiii in quo tratti tur in quo rcmouct inulta quc sont
cantra fidcm in quo ciecchus de aschuìo ruhriJia
chonvien eh y chanty de la santa fede
Chapituhim secìnniduii de irivitatc rubricha
bello e 1 tacere di cotanta chosa
Né vogliamo che manchi un saggio del testo del nostro codice. Anzi daremo il
brano iniziale che il prof. Bariola dette nell'Appendice della sua monografia (i) come
termine di confronto ; e, seguendo le norme di lui l'offriamo qui diplomaticamente, se-
parando soltanto i nessi, sciogliendo le abbreviature.
Oltra non segue ijiii la nostra lucie
fuor de la superficie di quel primo
il qual natura per poter conducie
la forma intelligibile che divide
noy dagly animaly per 1 abito estrime
qual creatura niay non tucto vide
II. Sopr ogny cielo sustaugie nude
stanno benigne per la dolce nota
oue la piata non gli ocliy chiude
E per potenija dico tal virtute
conserua il giro di- ciaschuna nota
onde di ulta ricieuon salute
III. E 1 archo doue son diuersy linny
gira disotto con subiette stelle
e lassa vn grado ben con tardy tinny.
Le quatro qualità costuy informa
si che 1 subietto yn ato vien da quelle
perche li strigne con suo dolcie forma.
IV. Di sotto lucie quella trista stella
tarda di corso e di virtù niniich.i
che may suo raggio non fé cosa bella
Gielo col freddo fiato mette a terra
e a chy non a mercie s ella s aplicha
l'aere stridendo chiama guerra guerra.
V. E circhuniscripta la luce benigna
nel sesto cielo onde quel s aquista
che ben si prona la one si segna.
Se 1 alma bella gU ocliy suoy non chiude
stando nell ombra dell umana vista
vuol eh ella dorma ne le sue braccia nude.
VI. L ygnea stella piata non mira
ma sempre di mercie si mostra fredda
a chy ley scorba di sotto li gira
(l) Felice Bvbiolv, Cecco d'Ascoli e !' Accrh:i. S,iggio. Firenze, Tipografia della « Gazzetta J' Italia ", 1879 lEslr dallr
tihisu Europea — Rivista Interni^ìonale),
Cfr. ancora Giuseppe Castelli, Vita e Ofere di Cecco d'Ascoli (Ascoli Piceno, Cesari. 1S87 : Bologna, Zanichelli, 1892) ;
e Nuove Ricerche su Cecco d'Ascoli \Giorn. Slor. della Leti. Ila!. : XV (iSgo), 251-256].
Francesco Novati, Tre leliere giocose di Cecco d'Ascoli [Giorn. Slor. I (1883), 62-71].
Rodolfo Renier. Vn codice malnoto dell'Acerba [Giorn. Slor, I, 301-305].
VII.
UN CODICE SCONOSCIUTO DELL' o ACERBA »
E tal tempesta per I aria dispande
la sua potenza che in tucto preda
col nostro tempo noy mirano grande
Può gira il corpo de la nostra vita
a giente vniuersale d ogny subietto
qiial virtù punse co la sua ferita
De li feruenty raggi onde si scalda
la grane qualità che in ley reflecta
che ciò che uiue lor poten(;a schalda
D amor la stella ne la terga rota
al spirto da angoscia con suo luce
di cosa bella che no sta remota
Da lluy se morte spegne sua figura,
iu chuy suo dolcjie ragio non riluce
non e animata cosa tal natura
Gira el pianeto co la buona uoglia
per quella spera onde vien tal lume
qual tucta schurata dell anima spoglia
La fredda stella in quel pocho cierchio
ultimo gira e n e uer clie rosume
1 ombra per suo splendor, che ssia souerchio
4'9
\lll.
IX.
C. Mazzi.
RECENSIONI
Giuseppe Martini. — Catalogo di antiche e rare edizioni. Lucae,
apud Albertum Marchi, M.DCCCC.I, in 8".
La collezione Ai libri posta in vendita con questo catalogo si compone di 3 i q nu-
meri accuratamente descritti. La composizione è esatta, le note bibliografiche sono ade-
N. 177. Savonarola. Coinpi-iidio dì rivclationc. Fir. 149(1.
420
RrCEXSIONI
guate, e le opere descritte sono in gran parte rarissime e meritano di essere segnalate
ai nostri cortesi lettori. Sotto il n. 15 troviamo un'edizione del Cotifessionalc di S. An-
N." 143. OviDius. Paniiae i;o;
N. 143 OviDiLS. l'arniae 1505.
RECENSIONI
421
N." 275. Fioretti di S. Francesco. Fir. 1497.
N." 201. \'erakdus. Bas. 1494.
r
N." ;77. Savonarola. Coiiipendio di rìvclaliotie. Fir. 1496.
N." 179. Savonarola. Espositione
del « Pater noster ».
RECENSIONI
tonino che il compilatore, stante la mancanza d'una data certa, crede anteriore al 1470 ■
ciò egli si sforza di dimostrare con la forma del carattere, colla speciale punteggiatura de-
gli i, simile ad un sottilissimo accento acuto, col gran numero e la forma delle abbrevia-
zioni ecc. ; ma dubitiamo che pochi rimarranno persuasi da questi argomenti ciò che certa-
mente non sarà gran male. 1 gentili lettori sanno ormai qual è il nostro pensiero intorno ai
paleotipi senza data, poiché ci siamo pronunciati a proposito, parlando del Missalc speciale
che avea suscitato una polemica assai viva fra i bibliografi e non s'attenderanno perciò che
veniamo ora in aiuto al compi-
latore : quel che a noi soltanto
sembra certo è che il prezzo
di 300 lire è troppo elevato
per una delle innumerevoli e-
dizioni quattrocentine del Con-
fessionale^ quand' anche fosse
anteriore al 1470. Col mede-
simo prezzo è segnata sotto il
n. iS la rarissima edizione del-
V Apoca ìypsis stampata a \'ene-
zia negli anni 151 5 e 15 16
da Alessandro Paganini ed or-
nata da un bellissimo frontespi-
zio e quindici grandi incisioni
in legno di Giovanni Andrea
il quale le tolse dall' illustra-
zione di A. Diirer. Ecco la de-
scrizione delle incisioni rimar-
chevoli : I . .^lartirio di S. Gio-
vanni evangelista (segnat. {.
-1. D.). — • 2. \'ocazione di
S. Giovanni (senza segnat.).
— •^. Porte aperte della volta
celeste (segnat. /. .-1.). — 4. I
quattro cavalieri dell'apocalisse
(senza segnat. . — 5. Apertura del quinto e sesto sigillo (senza segnai.). — 6. 1 quattro angeli
che tengono i venti e segnatura dei cento quar.mtaquattromila (senza segnat.). — 7. Distribu-
zione delle trombe ai sette angeli (senza segnat.). — 8. I quattro angeli che uccidono la terza
parte dell'umanità (segnat. LA.). — g. L'angelo che fa divorare il libro a S. Giovanni
isenza segnat. l. — io. La donna rivestita di sole e coronata di stelle, e il dragone a sette
teste coronate, il quale minaccia il bambino della donna (segnat. ZOVA. ADRE.\).
— II. Combattimento tiel l'arcangelo Michele e dei tre angeli contro Satana e i suoi
dragoni (senza segnat.). — 1 2. Adorazione dei due mostri usciti dal mare (segnat. /. .1).
— 13. Trionfo degli eletti (segnat. /. A.). — 14. Babilonia, la grande prostituta (se-
gnat. /. A.). — 15. L'angelo che rinchiude il dragone (segnat. /. .1.).
iN." 179. ^^AVu.^'\K(>L.^ Espjsi/ijìie tic/ « Pater Sos/er ».
RECENSIONI
423
Qiiesto volume è arrivato nelle vendite pubbliche a prezzi favolosi, perché ne sono
assai rari gli esemplari completi e ben conservati ; uno ne vediamo citato col prezzo di 1800
Franchi nell'ultimo catalogo del sig. Rahir (Febbraio igoijN. 39724). Al n. 143 scor-
N." 177. Savonarola. Compendio di livelatione. Fir. 140'^
N." 179. Savonarola. Espositione del « Pater Nos/ei- ».
giamo l'edizione rara dell' Ovidio di P.irma del 1505 in fol. ornata da 60 figure a tratto
incise in legno da Giovanni Andrea e Niccolao da Modena. Particolarmente ricco è il
catalogo di quegli opuscoli, Savonaroliani illustrati, che oggigiorno sono tanto ricercati e
pagati a prezzi carissimi ; ciò che non è ignoto al compilatore di questo catalogo, che attri-
buisce ad essi prezzi tal volta esageratissimi. Sotto il n. 175 è segnato a 230 lire il Tractato
424
RECENSIONI
della hinnilUa di Savonarola, f. 1. né d. [Hain 14374], '^on due silografie ; sotto il n. 176 al
medesimo prezzo il Tractato 0 itero sermone ih Ila oratiotie^sA.néà., con due silografie ; al n. 177
è portato al prezzo di 700 lire il Compendio di rivelatione impresso in Firenze ad instantia
di ser Piero Pacini da Pescia nell'anno 1496, con 5 splendide silografie; al n. 1 78 col
prezzo di 250 lire V Operetta della oratioue mentale, s. 1. né d., con due silografie e sotto
il n. 179 troviamo citato al prezzo di 700 lire un esemplare della rarissima Expositione
del pater nosfer ornata da 5 maravigliose silografie grandi, delle quali una ripetuta e i 3
piccole con diverse ripetizioni, 11 volume più prezioso della collezione è il Verardiis
{ti. 201), in hnidem serenissimi Ferdinandi Hispaniarum regis Bethicae & Regni Granatac
ohsidio vittoria €■ fritiniphui. al quale trovasi unita la lettera di Cristoforo Colombo de
insiilis in mari Indico
niiper iircentii. Basi-
leae, lohannes Berg-
mann de Olpe, 1494,
i'i 4.° Con 5 silogra-
fie, 2500 lire. Questo
volumetto è prezioso
«.■ ricercato unicamen-
te per la lettera di
Cristoforo Colombo
ivi contenuta, ma non
si può dire raro, poi-
ché si trova in quasi
tutte le raccolte di
. \mericana vet ustissi-
ma e in qualcuna per-
sino in pili copie. 11
sig. Quaritch ne se-
gnò un esemplare stupendo a 100 lire sterline e nelle venJite pubbliche questo libretto
non oltrepassò quasi mai le 2000 lire, mentre fu spesso pagato molto meno. In vo-
lume raro è lo Zactitus (segnato sotto il n. 2o(r impresso da Abraham Ortas a Leiria
(Portogallo) nel 1496, ma crediamo che il prezzo di 1500 lire sia troppo alto perché
eccettuati il breve titolo e la sottoscrizione tipografica, il libro consiste di sole cifre
arabe, che certamente non dilettano in modo particolare un amatore di poleotipi che non
sia in pari tempo un astronomo. Non havvi dubbio che la sottoscrizione tipografica è assai
importante, ma non crediamo che per questa sola si trovi facilmente chi sia disposto a
spendere la discreta somma di millecinquecento lire. E erronea inoltre la nota del compilatore
che asserisce come di questo volume non si conosca alcun altro esemplare, perché da Lisbona
gli è stato scritto che non ne esiste alcuno nemmeno nella Biblioteca Reale, contrariamente
all' indicazione dei bibliografi che lo citano. Ebbene : la Nazionale (già Reale) di Lisbona
lo possiede tuttora, e noi possiamo segnalare al sign. .\lartini altri due esemplari, cioè quello
della Biblioteca d'Evora nel Portogallo e l'altro della Columbina di Siviglia in Ispagna !
Troviamo anche un po' caro il prezzo di (ioo lire per il n. 257, sott' il quale è descritto un
N." 177. S.woNARuLA. Compendio di rivelatione. Fir. i49'J.
RECENSIONI 423
esemplare non bello dei Fioreiti di S. Francesco, impresso a Firenze per Ser Lorenzo Mor-
giani ad istantia di Ser Piero Pacini da Pescia nell'anno 1497, edizione rara ornata d' un
magnifico fregio silogratìco su fondo nero e di due bellissime incisioni.
Il catalogo è correttamente stampato e si presenta assai bene colle sue numerose
riproduzioni ; abbiamo provato una grande soddisfazione nel vederci imitati nella com-
pilazione di cataloghi e ci auguriamo che altri seguano l'esempio ad onore della bibliofilia
in Italia. Abbiamo acquistato qualche bel volume del catalogo, ma dobbiamo muovere al
compilatore un rimprovero che certamente gli sarà stato fatto anche da altri. Ci siamo
accorti che egli aveva tolto dal frontespizio e dall' ultima carta di molti volumi i vecchi
bolli di biblioteche private o pubbliche per sostituirli col proprio, guastando qualche •
volta persino la bellezza de' frontespizi. Comprendiamo bene le ragioni, per cui una
biblioteca pubblica pone il suo bollo in fronte ed anche nell' interno del volume,
ma non possiamo approvare, anzi dobbiamo protestare energicamente contro la bol-
latura di libri da parte d' un libraio. Per quanto il sig. Martini voglia forse col suo bollo
(Ex libris loseplii Marfiiii Liicciisis) far credere d'essere un vecchio raccoglitore e di
possedere una gran biblioteca privata (e in questo caso non sarebbe di certo da consi-
derare come un bibliofilo, poiché come tale non deteriorerebbe in questo modo i libri),
nessuno potrà far a meno di considerarlo come un libraio che compra e vende e pub-
blica i cataloghi a prezzi col solo scopo di lucro. L. S. O.
Catalogne L. — Riche et précieuse coUection de livres à figures
des XV et XVP Siècles soigneusement décrits et mis en vente
par Leo S. (JLSCHKr. — Florence, Leo S. Olschki igoo. 15 Fr.
La bibliofilia è femmina, e, come lo dice il suo nome, femmina dedita all'amore:
essa ha dunque una doppia ragione per mostrarsi capricciosa e sopra tutto per seguire
senza discuterli i capricci di quella regina di tutte le femmine, che si chiama moda.
Oggi la dispotica e volubilissima signora vuole che i bibliofili si curino di preferenza
dei libri figurati, e finché tal capriccio le durerà, tutti gli altri meriti del libro non de-
rivanti dall'illustrazione passeranno il più delle volte in seconda linea; i più rari incu-
nabuli, le più belle edizioni degli Aldi, degli Estienne, dei Plantin, degli Elzevir, del
Bodoni, e via dicendo, le edizioni principi delle opere più cospicue dell'ingegno umano
debbono^ se non contengono figure, eclissarsi dinanzi a qualsiasi libro illustrato, anche se
poco nitida e corretta possa esserne la stampa, e meschino il contenuto. Ciò posto, è
naturale che i sacerdoti della dea — volgarmente chiamati librai — facciano di tutto
perché il culto da lei favorito venga praticato con fervore dai fedeli ; né meno naturale
è che in questo loro proposito essi riescano tanto più facilmente, quanto maggiori sono
non solo la loro materiale potenza e l'estensione della loro clientela, ma anche, e molto
più, quanto essi più emergono sugli altri per intelligenza e per cultura.
Non può quindi recar maraviglia, se Leo S. Olschki — uno dei sacerdoti massimi
nel tempio della bibliofilia, un bibliopola che si fa lecito d'avere una coltura professo-
rale ha portato anche in questo campo il suo largo ed efficace contributo.
42 b RECENSIONI
II catalogo Z, del quale ci occupiamo, è un grande in-8 di 604 pagine nitida-
mente edito e contenente 1000 numeri, pili un supplemento di altri 290 nonché 166
fac-simili illustrativi nel testo. Catalogo e supplemento sono ciascuno suddivisi in due
parti che comprendono rispettivamente i libri del X\' e del XVI secolo: dei 1290 numeri
(57 si trovano nella prima categoria e 1133 nella seconda.
Il catalogo è ordinato alfabeticamente per nomi d'autore, ma alcune categorie in-
teressanti di libri vi si trovano totalmente o parzialmente riunite (ordinate alfabetica-
mente) nel punto dove dovrebbe naturalmente trovarsi un'opera anonima che portasse per
titolo quello generale della categoria in questione : cosi p. e. tra Bordone {Bemdetto) e
Borghiiii Vinca/{io si trovano 109 opere della categoria BorJiires de tilres (Fregi mar-
ginali), ordinati alfabeticamente ; tra Biirghesiits e Caesjr ne esistono 8 della categoria Ca-
dnvis Solaires (Meridiane) e cosi via. Un indice a materie posto in fine, prima di quello
alfabetico, indica queste varie categorie e i numeri del catalogo che ad esse apparten-
gono. Ne ricaviamo i seguenti dati:
Anatomia opere N. 15 Giuochi, Sport ...... opere N. 7
.\rchitettura » 20 Liturgia >■- 51
Astronomia » 173 Matematiche » gì
Caccia » 13 Meridiane » 8
Calligrafie » 4 Militarla » 1 1
Costumi >> 19 Ritratti » 117
Cucina » 3 Romanzi e poemi cavalle-
Emblemi : mnemotecnica. » 23 reschi » 25
Erbari » 18 Scherma » 8
Fregi marginali » 70
Al compilatore del Catalogo, va tributata ampia lode per la grande accuratezza e la
precisione, colle quali egli descrisse tutti i libri citati nel catalogo, riferendosi sempre
ai classici lavori del Hain e del Copinger tutte le volte che l'opera è da essi citata, e
distinguendo, per quanto riguarda il primo di questi bibliografi, anche le opere che egli
contraddistinse con un asterisco per indicare che le aveva realmente vedute ed esaminate.
A taluno potranno sembrare i prezzi segnati sul catalogo soverchiamente alti ; ma
non dimentichiamo che siamo di fronte ad oggetti di moda e che i capricci non si
pagano mai abbastanza .'^alati. A chi si lagnasse delle chieste troppo forti non e' è che
rispondere col vecchio adagio: tutto viene a tempo a chi sa aspettare. La freddezza di
chi deve comprare è il miglior rimedio contro le eccessive pretese di chi vuol vendere;
chi ha fretta non ha diritto di rimproverare che sé medesimo, perché è cagione del pro-
prio male.
.^Ia lasciamo da parte la questione commerciale e rientriamo in quella bibliografica.
Nel catalogo sono veramente da ammirarsi la bella raccolta di edizioni dantesche — un'as-
soluta specialità della casa Olschki — quella pregevolissima delle bibbie, quelle dei libri
d'astronomia e dei libri di costumi, tra i quali merita speciale menzione la Ghirlanda
di sei vaghi fiori del Toni [Padova, libreria del Giesù (1604)] opuscolo rarissimo non
menzionato da alcun bibliografo o libraio. E notevole sono pure le raccolte dei libri di
caccia, di scherma, d'arte militare, di cucina, nonché quelle dei romanzi cavallereschi.
RECENSIONI
427
Che, se dal generale passiamo al particolare, spigoliamo fra i molti numeri del
<:atalogo meritano d'essere menzionati specialmente i seguenti:
N.° 20. — Un esemplare del De phtrimis claris scìectisquc nni/icribns del Ber-
gomense (Ferrara, Lorenzo De Rubeis (1497) rilegato in cuoio di Russia a dentelli, se-
gnato in catalogo la bellezza di 1000 lire! Ma sappiamo che fu venduto di più. È del
resto uno dei più antichi libri illustrati con ritratti.
N.° 39. — Un esemplare marginosissimo ben conservato e completo della prima
edizione aldina della Hypiierofoiìiacìiia [\) di Francesco Colonna, con legatura di Zaehns-
dorf, segnato nel catalogo L. 2500.
N.° 85. — 11 messale ronmi/o, edizione Zarottiana del 1481 pregevolissimo, ma
che non è, come il compilatore del catalogo afferma, ioni à fait inconnu mix bibliogra-
pkes. Lo descrive p. es. l'Ales nella Blbliothcque lHurgique (¥&rìs 1878) e ne fa una mi-
nuta descrizione il Carta tra i codici miniati della Braidense la quale ne possiede un
bell'esemplare. E quindi a ritenersi che appunto credendolo meno noto, il compilatore
N.» 1078. Giov. BoccAccii). \'en. 1518.
N." 1078. Giov. Boccaccio. Ven. 151S.
gli abbia assegnato il prezzo di L. 2000. È perù sempre un beli' incunabulo, perché, ciò
che non è detto nel catalogo, questo è il primo messale a stampa.
N.° 124. — 11 De re niiìHari del Valturio edito nel 1492 da Giovanni di Niccola
ila Verona e che è il primo libro stampato in quella città e nello stesso tempo il primo
libro illustrato da mano italiana e il secondo stampato con illustrazioni qualunque. Le
illustrazioni fatte con rara eleganza sono, come è noto, generalmente attribuite a Matteo
de Pastis incisore veronese che molto lavorava per la corte dei Malatesta (2).
N.° 594. — Un libro di ore Je/Li Veraine stampato a Parigi s. d. [1521] da
Gilles Hardouin per il fratello Germano, libraio. Bellissimo esemplare membranaceo
miniato.
N." 781. — La seconda edizione assai rara della Storia delle Indie à^W Oviedo,
(l) Vedi l'articolo di D. Gnoli. // sogno di Polifilo nella Bibliofilia I, pp. 189-212, 266-283.
(2} Vedi Tarticolo del direttore di questa Rivista inserito nel voi. I. p. 46-55 (la prima edizione di Valturio).
RECENSIONI
stampata^ a Siviglia dal Cromberger nel 1535. Assai cercata dagli Americanisti. Esemplare
macchiato dall'umidità e colle parti inferiori delle pagine sciupate, ma senza che il testo
abbia sofiferto. Esso ha una moderna rilegatura pregevole veneziana ed è otferto al prezzo
di 400 lire, mentre un libraio di Monaco ne offre un esemplare ben conservato a
•5000 marchi.
MSk^
Uà Wilo:(a general
oeldeSfndiaa
N." 781. Oviedo- Histoìia de tas Indias. Sevilla 1535.
N.° 792. — Un esemplare in 2 voi. completo e bello degli Statuti di Piiugia
editi quivi nel 1523-28 da Girolamo Cartolari, libro afl'atto sconosciuto ai bibliogratì.
N.° 1005. — L'edizione principe, rarissima degli Opuscoli di Filippo Barbieri,
Roma 1481 (i), esemplare assai ben conservato, L. 700.
(1) Vedi pag. 153 dì questo quaderno.
RECENSIONI
429
N.° IO 14. — I Ftieros de AragoH, edizione sconosciuta aflatto ai bibliografi, editi
per egrcgitim docforcm doniinum Gondissahinm Garsiam de Sancta Maria.... ex jtissii im-
petisisque Fatili Hiinis : cot/stanciensis, Gcrmaiiice imcionis apiuì iirbem Cesaraugtisìam (Sa-
ragozza).
N." IDI 7. — Un altro Libro d'ore della Vergine ad uso di Parigi, edito da Thiel-
mann Kerver nel 1 500 su pergamena. Esemplare splendidamente conservato, miniato e
con bella rilegatura del secolo XVIII in marocchino rosso a dorature.
N.° 1024. — I trionfi del Petrarca col commento del Glicini e i sonetti del
med. col commento del Filelfo edizione di Pietro Veronese (Venezia 1490) sconosciuta
all' Hain e che si distingue per la bellezza delle sue figure ispirate — a giudicarne dai
costumi e dalla decorazione — da qualche pittore della Scuola fiorentina ( i )
N." 107S. Giov. Boccaccio. Il Dccamerone. Ven. 151S.
N.° 1077. — L'edizione — disgraziatamente mancante di alcuni fogli — del Z)^-
eamerone fatta da Filippo Giunta a Firenze nel 1 5 1 6 e non posseduta da alcuna biblio-
teca fiorentina. Essa non ha molto pregio letterariamente ; ma è rara quanto quella fatta
dai Giunta 1 1 anni dopo e si distingue per le sue figure numerose disegnate un po' du-
ramente ma molto libere. Questo esemplare è messo in catalogo al prezzo di L. 100
mentre uno eguale, ma completo, fu recentemente venduto 2000 franchi a Parigi.
N.° 1078. — Un esemplare ben conservato dell'edizione tanto ricca di figure
del Decamerone fatta a Venezia nel 1 5 1 8 da Agostino di Gianni da Portese (L. loco).
N.° II 13. — Un esemplare della traduzione spagnuola dei Fatti di Alessandro
di Quinto Curzio (Siviglia, Cromberger, 1534) notevole principalmente per la sua lega-
tura spagnuola del 500 benissimo conservata e bellissimo modello del genere.
(l) Vedi l'articolo di E. ìMuntz, Les iriomphts de PtU.irque nella Bibliofilia II, pp. I-4-15.
La Bibliofilia, volume II. dispensa ll^-is
29
43°
RECENSIONI
N." II 25. — 5 volumi contenenti in IX parti le Collectioiies peregrinafionum
in Indiani OccidenlaJeni, stampate in parte dal Teodoro de Brv, in parte da altri a spese
di lui. Q.uesto esemplare completo per la parte americana, ricco di incisioni e di carte
belle e chiarissime, è offerto a L. 1500.
N." 1172. Giov. Kaib. Hortus saniiatis. \'en. isió.
K." 1 1 24. — Il rimario di Benedetto del Falco (Napoli, Matteo Ganze da Bre-
scia, 1535) pochissimo noto è offerto in un esemplare a L. 40, un prezzo che avrebbe
potuto salire a cifre ben maggiori, se l'esemplare fosse stato completo, poiché questo è
il pili antico rimario italiano.
N.° 1165. — lì primo libro stampato in caratteri arabi, ossia l'edizione fatta da
RECENSIONI 431
■Gregorio de Gregori (Venezia 15 14) dello Horologium (i), tradotta dal greco in arabo
-da un religioso maronita e accomodata all'uso di Roma.
N." 1172. — Un esemplare ben conservato dell' 0/'///s Sanifatis di Giovanni
Kaub o de Cuba, edizione di Venezia del 15 16 fatta da Bernardino Benali e Giovanni
di Cerato da Trino alias Taccuino. Le numerose incisioni, rappresentanti piante, ani-
mali, mostri, spesso addirittura fantastiche, un po' rozze nel disegno e nell'ombreggiatura,
sono dovute a un artista tedesco residente a Venezia.
N.° 1279. — La prima edizione (Venezia, Zenaro, 1590) del Yihvo De gli habifi
antichi et moderni di diverse parti del mondo importantissima opera di Cesare Vecellio (2)
ricca di 420 belle incisioni in legno.
N.° 1287. — L'edizione fatta in Saluzzo nel 1503 dai fratelli de Signerre da
Rouen dell'opera De veritate contritioiiis di Gian Lodovico Vivaldi ; pregevolissima e ri-
cercata per la caratteristica figura di S. Girolamo orante dinanzi ad un crocifìsso appeso
ad un albero.
Altre e non poche opere citate in questo catalogo potrebbero esser segnalate parti-
colarmente agli amatori di libri illustrati antichi ; ma ritengo, anche fermandosi a questo
punto, che la loro curiosità debba essere abbastanza eccitata per spingerli a procurarsi il
catalogo e a leggervi con maggior profitto loro le minute e accurate illustrazioni fatte
delle varie opere dal solerte ed intelligente compilatore.
G. F.
RISPOSTE
(3)
In séguito ad un esame sommario della questione, che, a causa delle moltissime occupa-
zioni, solo per insistenti preghiere del gentilissimo Cav. Olschki'mi sono indotto a fare, credo si
possa rispondere al Sìg. H....a:
E giustissima la sua osservazione non esservi « una prova certa che i libri del monastero di
.S. Eusebio siano stati realmente impressi da G. Lauer ». Non è però esatto che « questa leg-
« genda abbia l'origine dalla falsa interpretazione che Hain diede alla sottoscrizione tipografica
« del Confessionale citato nel suo Repertorium sotto il numero 11 74 ». Tale affermazione già era
stata fatta più che mezzo secolo prima, nel 1778 (per non parlare che di importanti opere speciali
sulla tipografia romana) da F. X. Laire, alle pagg. 85, 109, 162, 182, del suo Specimen histor.
Jypographiae romanae XV saecuìi (Roma) ; poi nel 1781 dall' oculatissimoj. B. Audiffredi alle pa-
gine 67, 68 del suo Catalogus histor. crii, romanarum editionutn XV saec. (Roma). Di libri stampati
nel monastero di S. Eusebio e attribuiti al Lauer oltre il Confessionale di S. Agostino del feb-
braio 1472 (Hain, 1474) si conoscono le Omelie di S. Girolamo (Hain 5036; corrispondenti al
numero 2432 degli incunaboli del Brìi. Mus. descritti dal Proctor nel suo Index.... Sezione II
Italia) e le Facezie del Poggio, indicate da L. Hain 13 179, che però non corrispondono alla
(1) Vedi l'articolo di D. Marzi. Giovanni Gutenberg e l'Italia nella Bibliofilia II, p. \yi.
(2) Vedi l'articolo di C. Lozzi, Cesare Vecellio e i suoi disegni e intagli per libri di costumi e di merletti nella Si-
Hiofilia I, pp. 3-1 1.
(3) V. La Bibliofilia, II. p. 3(J6 ; H....a, havvi una prova certa che i libri del Monastero di S Eusebio sono stati real-
jnente impressi da Giorgio Lauer .-'
432 RISPOSTE
stampa numero 3404 del Proctor predetto. Le Omelie hatino in fine : « Rome, in Sancti Eusebii
monasterio scripte et diligenter correcte » ; il S. Antonino, invece :
Studio correcta dilìgenti sepeque Iccta
Per Celestinum nomine sed re Pulverinum
Sancto in Eusebio degentem caenobio ;
Qui me scribebat gè Laucr nomea habebat.
Né l'uno né l'altro passo danno alcuna prova sicura che i libri siano stati impressi dal'
Lauer nel Monastero. 11 primo verso del secondo passo anzi sembra piuttosto accenni ad una
correzione letteraria, non tipografica 0, come oggi si direbbe, sbozzatura. Se però con l' intero primo
passo confrontiamo l'ultimo verso del secondo passo, siccome il Lauer scnllors {giti me scribebat\
era il tipografo, sembra la parola scrip/e debba intendersi impresse. In questo modo, dunque, si
verrebbe ad ammettere che anche il Confessionale fu non solo corretto ma pure stampato nel Mo-
nastero. A tale conclusione si verrebbe anche riflettendo agli usi del tempo. Si pensi al bisogno
grande che i tipografi, specialmente tedeschi, doveano avere dell'opera assidua di un correttore,
e si vedià come la supposizione favorevole al Monastero appaia molto verisimile, e come diverse
ragioni d'analogia la rendano degna d'esame: È noto che il Lauer fu tra i )irimi tipografi che
vennero a Roma ; come solevano lutti, anche se in seguito fondarono proprie otticine, non muoversi
senza esser chiamati, pagati o sovvenuti da conventi, signori, coniimi, società, prelati; che pochi
erano i loro strumenti, che, [specialmente il Lauer] li portavano seco, in casa di (|uesto o di
quello, secondo i lavori e le commissioni che aveano.
Che i caratteri usati nel Monastero di S. Eusebio diflTeriscano da quelli conosciuti dal Lauer,,
dato pure ciò come esatto, significherebbe molto in altri tempi, o con altri tipografi; mail Lauer
n'ebbe un buon numero, certo non meno di 9 ; e si sa con quanta facilità allora venivano cam-
biati o sostituiti. Per queste ragioni, credo si debba rispettate l'antica tradizione finché non si
abbiano contro di essa più sicuri argomenti.
D. <\Lwi.
Firenze, 22, II. 'gol.
I know no evidence directly connecting Lauer with S. Eusebio, but the colophon quoted
by H....a afifords a presuniption in its favour, unless there is anything to shew that it was not so.
Hain no doubt took this view, and did not make any mistake. 1 cannot agree with H....a's opi-
nion of the character of the type used.
R. Proctor.
London, 24, II, '901.
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NOTIZIE
Premio Umberto I. — La Società Bibliografica Italiana, ad onorare la memoria del
compianto re Umberto 1, vittima di mano assassina, e desiderando di rendere omaggio, in quel
modo che i suoi istituti lo consentono, alle virtii del Re buono che non smenti mai i suoi gene-
rosi sentimenti in favore degli umili, ha deliberato di aprire un concorso per un premio di lire
mille, intitolato al nome augusto di Umberto I, che sarà assegnato a quella biblioteca popolare
italiana giudicata più degna per il savio e liberale ordinamento, per la oculata scelta dei libri, per
la efiicace, lunga e diffusa azione in vantaggio della istruzione e della educazione del popolo. Sono
ammesse a questo concorso tutte le biblioteche creale e mantenute da provincie, da comuni, da
enti morali, da società, da elargizioni o sottoscrizioni private col diretto intento di provvedere
alla istruzione e alla educazione del popolo, sia in generale, sia di determinate classi (operai, in-
dustriali, agricoltori, marinai, ecc.). Non sono ammesse le bibliotecl.e annesse a istituti governa-
tivi né comunque mantenute inon soltanto sussidiale) dal Governo, né le biblioteche scolastiche,.
NOTIZIE 433
per le quali la Società si riserva di aprire speciali concorsi. Quelle biblioteche che intendessero
concorrere dovranno spedire alla Presidenza della Società Bibliografica Italiana, presso la Biblio-
teca di Brera in Milano, non più tardi del 31 maggio 1901, una domanda accompagnata da una
relazione particolare e da tutti quei documenti manoscritti o stampati con i quali intendessero
corredarla, quadri statistici, regolamenti, cataloghi, ecc. Questi documenti non saranno restituiti.
L'assegnazione del premio sarà fatta da una Commissione nominata dalla Presidenza, la quale
riferirà nella Quinta Riunione generale ordinaria della Società, che sarà tenuta a Venezia nel-
r autunno 1901. La Commissione si riserva il diritto di verificare lo stato e ordinamento delle Bi-
blioteche concorrenti con tutti quei mezzi che riputerà necessari.
Una curiosa « Desiderata ». — Il libraio Angelo Namias pubblica in grossi caratteri
nell'ultimo suo catalogo la seguente Desiderata: « Un illustre letterato cerca: Repertorio
Universale poliglotta di tutte le sentenze e giudizi di qualunque scrittore in qualunque lingua e
su qualunque materia per uso dei critici che bramano giudicare i libri senza prendersi la briga di
leggerne oltre il frontespìzio, e di citare opere in tutte le lingue vive e morte senza conoscerle.
Codice in papiro del secolo 111.°, unico salvato dalla tamosa Biblioteca d'Alessandria che conte-
neva circa due milioni di opere, bruciate tutte per ordine di quel brav'onio di Omar. 11 salvatag-
gio del codice dicono sia dovuto al caso di un professore, il quale l'aveva portato a domicilio e si
«ra dimenticato di restituirlo; e il bibliotecario di ricliiederlo.
In fine al codice c'è poi una giunta di data più recente intitolata Repertorio Dantesco, in
cui sono riprodotte 999 mila interpretazioni della Divina Commedia, tutte contradditorie ; 123 mila
riguardano il famoso veltro, e 118 mila il non meno famoso coutrabasso o contrapasso, che non
«cordo bene. Questa giunta è fatta per comodo di chi per concorrere a qualche cattedra o per
altro scopo non meno nobile, vuol far mostra di avere studiato a fondo la vita, i tempi e le opere
■del gran poeta fiorentino.
Contiene pure la Statistica Dantesca, che dà il conto preciso delle virgole e dei punti, non-
-ché di ogni lettera e di altre cose di eguale importanza ■).
Non sappiamo se si tratta d' uno scherzo di carnevale o d' una satira all' indirizzo di qualche
illustre letterato contro il quale il Sig. Namias ha voluto scagliare i suoi fulmini in questa guisa
assai strana. O voleva egli forse burlarsi dei filoioghi e specialmente di certi pedanti che colle
loro elucubrazioni cervellotiche cercano di traviare o di guastare il senso e la bellezza del poema di-
vino? I\la ciò non spetterebbe ad un libraio né dovrebb' essere detto in un catalogo ma da ben
altri ed altrove. Ha pensato il sig. Namias anche all'opportunità di farlo? Ci pare di no : chi sa
quanti bravi .suoi clienti appartengono alla categoria dei letterati da lui in sì malo modo stigma-
tizzati, ed il sig. Namias non potrà lagnarsi, se non si rivolgeranno più a lui per acquistare qualcuno
di que' volumetti inutili (secondo il suo modo di vedere e di giudicare!) che pure si trovano — ed
■in abbondanza — nei suoi cataloghi !
Il fumo e le Biblioteche. — Togliamo dal giornale La Patria : « Sui giornali fran-
•cesi si accese una polemica che può essere, forse utilmente, iniziata anche da noi, ove le bi-
blioteche sono frequentate da fumatori. La polemica è diretta ad ottenere il permesso di fumare
nella Biblioteca Nazionale di Parigi durante le consultazioni dei libri. Vi sono naturalmente dei
favorevoli alla richiesta, come ve ne sono dei contrari. 1 favorevoli dicono : Per molti il fumare
una sigaretta leggendo o scrivendo, costituisce oltre che la soddisfazione di un prepotente biso-
gno, un forte ausilio a quel lavoro di assimilazione o di produzione che si fa leggendo o scrivendo.
La maggioranza degli studiosi, lavorando in casa propria, fuma, perché nel fumo trova sollievo,
trova l'eccitamento e magari la distrazione; trova insomma un qualche cosa che gli rende la fan-
tasia e la intelligenza più lucide, la volontà più attiva, il lavoro meno faticoso e più proficuo.
Perché dunque si deve mettere in condizione gli studiosi di non usare di questo mezzo potente e
benefico, anche nelle biblioteche ? Dicono i contrari : Siete pazzi. Non pensate ai pericoli di un
incendio che distruggerebbe libri e manoscritti preziosi? Come?... Anche chi fuma in sua casa
■corre rischio di dar fuoco alla propria abitazione. Verissimo ; ma chi fuma in sua casa, tra libri e
mano.scritti propri, pone maggior attenzione che non colui il quale si troverebbe tra libri e roba
di tutti, la quale purtroppo non si è ancora abituati a considerare, in parte, anche propria. E poi
per coloro a cui il fumo dà noia?... E per le signore che frequentano assiduamente le bibliote-
434 NOTIZIE
che? Gli altri replicano: Sta bene; ma fate una sala di biblioteca per i fumatori, e se temete l'in-
cendio, fate un fumoir senza libri, una specie di saletta di conversazione in cui gli studiosi, tra
una consultazione e l' altra, possano passare un quarto d' ora fumando una sigaretta, senza esser
costretti a riconsegnare i libri e ad uscire all' aperto. Ma che ! ? — tornano a replicare i contrari
all' innovazione — : si comincerebbe a fumare nell.i saletta e si finirebbe per fumare nella sala di
lettura. E poi : non è concessione che già si fa agli studiosi quella di permetter loro 1' accesso in
biblioteca e la consultazione dei libri?... Se vogliono usarne, rinuncino al vizio del fumo per il
tempo in cui rimangono in biblioteca... E cosi la polemica continua con argomenti un po' seri,
un po' leggieri da una parte e dall'altra, senza venire ad una conclusione, né accennare ad una
prossima soluzione della proposta. Da noi non si è mai pensato a neanche sollevare un tale que-
sito. Eppure quanti abbiano frequentato e frequentino biblioteche avranno sentito e sentiranno ad
un certo momento un prepotente bi.sogno di riposarsi con una sigaretta in bocca o di continuare
a lavorare con quel diversivo del fumo che, è innegabile, produce in tutti glj studiosi che sian
fumatori un benefizio immenso. Non ci metteremo a confutare le ragioni prodotte dagli uni e
e dagli altri: al pericolo di un incendio — l'unica osservazione di una qualche importanza — si
potrebbe rispondere che in tutti gli uffici del mondo {?). in tutti gli studii, in tutte le redazioni di
giornali -— dove la carta, tra stampata, scritta e bianca, non manca davvero — si è sempre fumato
e si fuma, senza pericolo alcuno. E poi, si capisce che se a questa innovazione si dovesse venire,
essa dovrebbe essere circondata da serie cautele di sicurezza. Anche nei teatri chiusi sembrava non
si dovesse mai concedere il diritto al fumo; e pure in vari teatri, a Roma stessa, si fuma, quan-
tunque l'ambiente si presti molto alla propagazione degli incendi. Una sala perciò dove fos.se per-
messo di fumare pur leggendo e scrivendo, sarebbe accolta con molta soddisfazione dalla legione
non piccola degli studiosi fumatori. Ma non ci nascondiamo però che da noi, prima di fare en-
trare in uso una di queste innovazioni, dovrebbe passare tanto tempo che il benefizio sarebbe ri-
.sentitò, e forse neppure, dai nostri nepoti ».
Le Biblioteche popolari di Berlino. — 11 sig. Arend Buchholtz, Bibliotecario della
città di Berlino, ha pubblicata una pregevolissima Memoria per celebrare il cinquantesimo anni-
versario della istituzione delle biblioteche popolari in Berlino.
Dopo aver rapidamente accennato come nel 1797 era stato proposto di aprire in Berlino una
biblioteca di carattere popolare, l'Autore parla diffusamente di Federico Raumer, celebre storico,,
uomo di Stato e patriotta insigne, perché egli, aiutato dalla Società per le couferen.^e scientifiche,
fu veramente il fondatore delle biblioteche popolari di quella grande capitale.
Reso cosi un dovuto omaggio alla memoria del Raumer, il Buchholtz parla dell'ordinamento
speciale di queste biblioteche; si narra la loro storia, suddividendola in periodi dal 1S50 al 1870;
dal 1870 al 1890, per chiudere coli' ultimo decennio, nel (]uale fu istituita la ventottesima biblioteca
popolare. La narrazione è sempre accompagnata da documenti e da notizie statistiche, dalle quali
si apprende che queste biblioteche hanno già riuniti) più di 161 ,000 volumi a stampa, .scelti con fine
discernimento e con cura grandissima.
Nell'anno economico 1899-900 per queste 2S biblioteche furono spesi 64,500 m.uclii ; esse
poi hanno fatto prestiti per 693,078 volumi a 20,678 lettori diversi.
Ma non è a questo soltanto che si limita l'azione benefica delle biblioteche popolari sparse
per la città di Berlino. Per coloro che non pos.sono, o non vogliono, studiare a casa, esse hanno
aperte la sera quattro grandi sale di letture frequentatissime. Ora fu deciso di aprirne altre due.
Da ciò risulta per tutti evidente quale imponente strumento di cultura siano queste biblioteche
e si comprende anche come, con un esempio simile davanti, le biblioteche popolari e le sale di let-
tura si diffondano in Germania, seguendo il nobile im])ulso dato da due persone grandemente be-
nemerite dell'istruzione popolare: il dott. Edoardo Reyer, professore alla Università di Vienna,
e il dott. Constantino NOrrenberg, bibliotecario della Università di Kiel.
Lettere Babilonesi. — Il British Museum ha esposto nella sala dell'arte .Assira due se-
rie di tavole Babilonesi. La prima serie contiene delle tavolette, in caratteri che erano in uso 2400
anni avanti l'èra volgare : in esse sta scritta la misurazione e il censimento dì alcuni fondi di cam-
pagna. Esse lasciano chiaramente vedere che .sono una parte della grande misurazione delle terre
fatta da sacerdoti e dai re per istabilire la popolazione del paese. È maraviglioso a vedersi coii
NOTIZIE 435
qual precisione e con quale facilità quel popolo facesse i difficili calcoli della misurazione, non
avendo esso ancora conosciute le regole dell'aritmetica e della geometria. Il sistema di datazione
per quelle tavole è curiosa assai : infatti il calendario cambiava ogni anno dopo un grande avve-
nimento, e ne prendeva il nome. Però, in séguito gli stessi babilonesi videro che quella misura-
zione del tempo diveniva difficile e poco sicura e fu allora stabilito che si dovevano contare gli
anni dal giorno in cui un re saliva al trono. (Come si fa tuttora in Cina e in Giappone ecc.). Tor-
nando ora alla II serie delle tavole, vediamo che esse sono il primo esempio a noi pervenuto di
lettere babilonesi. Le tavolette su cui sono scritte erano racchiuse in urne di creta ed erano indi-
rizzate dai re agl'impiegati superiori del regno. Le lettere e le urne furono poi indurite col fuoco,
ed affinché non si attaccassero l'una con l'altra, furono cosparse di finissima polvere di mattone.
Le lettere sono scritte in istile laconico ma chiarissimo e contengono vari argomenti. In una di
quelle lettere, per esempio, sta scritto l'ordine di porre nei calendari il mese bisestile: in un'altra
si trova il castigo che si deve infliggere ad un impiegato corrotto.
Il prezzo di vn quadro di Van Dyck. — Il noto miliardario americano William C.
Whitney ha comperato poco fa per 125.000 dollari (Lire 625.000) un quadro di Van Dyck, rappre-
sentante William de Villiers, conte di Grandisson. Il dipinto figurava all'ultima esposizione di Van
Dyck che era aperta, l'anno decorso, nella città di Anversa, inviato dal sig. Jakob Herzog di Vienna :
il prezzo veramente favoloso di questo quadro è il più alto che si sia mai pagato in America, fatta
eccezione de\V^/!gc'//is di Millet.
Giovanni Gutenberg in Boemia. — Nell'anno 1840, ricorrendo il IV centenario del-
l' invenzione della stampa, mio scrittore boemo di nome Winaricky curato di Kovan in Boemia,
pubblicò uno scritto originale su Giovanni Gutenberg, di cui ecco il titolo: Giovanni Guttenberg
da Kuttenberg (Boemia) nato nel 1412, baccelliere delle arti liberali presso l'università di Praga
(promosso addi 18 Novembre 1445). inventore della stampa.
L'opuscolo fu tradotto in francese dal dottor Giovanni de Carro, valente medico ai bagni di
Karlsbad. Il De Carro nella sua traduzione non nega l'origine germanica del Gutenberg, ma vuole,
con diverse argomentazioni dimostrare come egli fosse fuggito da Magonza per causa delle gravi in-
surrezioni scoppiatevi, e come si sia rifugiato in Boemia, e precisamente a Praga, dove egli dice
ottenesse il posto di Baccelliere in quell'università col nome à\ Johannes de Montibus Cuiiiis. Per chi vo-
lesse più precisa notizia dell' interessante opuscolo diamo qui il titolo della traduzione francese: « Jean
Gutenberg, né en 1412 à Kuttenberg en Bohème, Bachelier ès arts à P Llniversité de Prague, promu
le iS novembre 1445, inventeur de l'imprimerie à Mayence en 1450. Essai historique et critique,
par le Kévérend Charles Winaricky, Cure de Kovvan, près de Jungbunzlau. Traduìt du Manuscrit
allemand par le chevalier Jean de Carro, Docteur en médecine des Facultés d'Édimbourg, de
Vienne et de Prague, médecin à Carlsbad pendant la saison des eaux, citoyen d'honneur de ladite
ville, membre correspondant de la société imperiale des médecins de Vienne, niembre honoraire
de la société du Musée national de Bohème, etc. (pet. in-8", 104 pp.) Bruxelles 1S47, Librairie ancienne
et moderne de A- Vandale, rue des Carrières. 30 ».
La morte di una Rivista. — • Da ben 235 anni usciva in Parigi il Journal des Savan/s
che vantava un superbo passato, ma che ora, coU'aumento delle riviste, dato P incremento potente
delle scienze, era in assai cattive acque. In quest'ultimi anni il periodico era aiutato dal governo
francese, e riceveva annualmente da questo la somma di 25000 franchi. Ma lo Stato, vista l'inu-
tilità e il poco valore della pubblicazione, non la vuole più sostenere né moralmente, né material-
mente, e la Rivista è costretta a cessare la sua pubblicazione.
Un costoso Evangelio. — Il conte di Ashburnham ha venduto, or è circa un mese, il
celebre manoscritto Evangelia quatnor ad uno sconosciuto amatore per ben 10.000 Lire sterline
(250.000 lire). È il prezzo più alto che si sia mai pagato per un volume solo : ma il ms. lo merita ;
eccone in breve la storia : Il prezioso ms. apparteneva all'Abbazia di Lindau (Lago di Co.stanza) che
P imperatore Luigi il Religioso aveva fondata nelP 834 e data in mano alle donne dell'aristocrazia
di quella città. Nel 1803, quando si sciolsero le protettrici dell'Abbazia e si fece la ripartizione degli
430" NOTIZIE
oggetti di valore, il ms. toccò alla Baronessa Antonietta di Erzburg: alla sua morte il barone di
Lapsberg lo comperò ed egli a sua volta lo vendette ad un antiquario di Londra.
Il conte di Ashburnham (padre de! vivente) lo acquistò a sua volta e lo teneva come un
tesoro fra i cimeli della sua biblioteca.
Il manoscritto è in gran parte illeggibile: ma qual'è il vero suo valore? Esso è suntuosa-
mente rilegato con due grosse tavolette di legno su cui sono attaccati internamente dei ricami
sulla seta. All'orlo delle tavolette stanno due striscie d'oro con incisioni di croci ed altro.
11 dorso delle tavolette è tempestato di pietre preziose di ogni forma e colore. \'i si con-
tano non meno di 327 fra smeraldi, rubini e perle bellissime. La parte inferiore porta una croce
in mosaico smaltato, ornato di 35 pietre preziose. I coprilibri si credono dell' Vili secolo, ma la
data è ancora incerta : di essi fa ampia descrizione Alessandro Resbitt in una sua opera ( 1SS5) Vetusta
nionmneiila-
Nell'interno dell'opera fanno bella mostra di sé piccole ma graziosissime figure che pale-
sano lo stile dell'età dei Carolingi. Il volume consta di 220 pagine dì pergamena e contiene il
testo dei quattro evangeli tradotti da S. Girolamo con una prefazione, l'epistola di S. Girolamo
al papa Damaso ed altre cose di minor importanza. Sir E. I\lannde Thompson dice che il mano-
scritto è d'origine germanica e che sia .stato scritto nel 950 forse per surrogare un altro manoscritto
(di maggior valore) smarrito prima. Cosi forse si spiegherebbe il lusso della legatura che doveva
certo tenere il [msto delle scarabocchiature del testo. L. S. ().
«««Kl«jO<K«»Rlil«*««)i*J«W«WKJ»««Kl«)<K«^«><)r)<«»*«"«)'*»XIO«KJOOC100«»i*M)<l(«*K««)tl<K«J«^BWRMKw«MM«K«MK«>«««>On«K>«.*l«BMJIKM»>n«««»« «■■■■■■■■■il
VENDITE PUBBLICHE
Mi Alla fine del 1000 ebbe luogo a Monaco presso il Sig. |, Halle la vendita importantissima
d'una collezione rimarchevole di stampe in rame della scuola inglese e francese del XVIIl secolo
che fece accorrere alla capitale della Baviera da tutte le parti un gran numero di amatori e di commer-
cianti. La gara fu assai viva ed i prezzi, per conseguenza, molto elevati. Crediamo di far cosa gra-
tissima ai nostri cortesi lettori col pubblicare i prezzi pagati per i numeri più importanti della ven-
dita, giacché le stampe a colori della scuola inglese e francese del XV'lll secolo sono alla moda
che, speriamo, non si manterrà in infiui/uiii, ma lascerà presto il suo posto alle stampe classiche
dei grandi maestri antichi che fortunatamente hanno ancora ed avranno sempre moltissimi amatori
ed ammiratori. Non vogliamo dire con questo, che le stampe a colori del XVIII secolo non siano
belle, magnifiche, stupende, ma piuttosto che i prezzi che raggiungono oggigiorno non vanno, al
modo nostro di vedere, di pari passo col valore artistico ; e di ciò, crediamo, si persuaderanno
anche i nostri cortesi lettori, leggendo i prezzi ed osservando le riproduzioni di alcune delle più
belle stampe vendute in quest' asta, che accompagnano questo rapido resoconto.
N" 80. Henrietla Frances Viscowifess Duncannoii. Ritratto disegnato da Lavinia Countess
Spencer ed inciso da Fr. Bartolozzi. Mk. 185. — N." 115. The l'areni reslor'd or the blessings 0/
Peace. (11 padre, reduce dalla guerra, è ricevuto con gioia dalla famiglia). \V. Nutter se, impr. a
colori. Mk. 173. — N." 1 19. A village girl gathrring nuts. — A Cottage slietìing Pease. — (Una signo-
rina che coglie noci ed una ragazza che sgrana piselli). 2 stampe ine. da P. W. Tomkins. Mk. 225. —
N.» 120. The storili}' night, a uife ìraiting the return of her husband. — The morning after the
storni, Ihe husband's return. — (La notte tempestosa; una donna che attende il ritorno del ma-
rito. — La mattina dopo la tempesta ; il ritorno del marito). — 2 stampe ine da W- Ward nel 1798
in fol. obi. ed impr. a colori. Mk. 600. — N.» I3S. Jioiiaparte, premier consul de ta Répiiblique
fran(aise, en buste. Grave par Levachez ; au dessous dans la tablette, la revue du quintidi, eau-
forte de Duplessis — Bertau.x. — Bella stampa impress, a colori. Mk. 260. — N." 141. The Soldiers
Reward. The Return of the grenadier io his wife and fainity. (Il premio del bravo soldato. —
Il ritorno del granatiere). — 2 stampe ine. da William Hond ed impresse a colori. Mk. 345. —
N.° 228. Due pae.saggi [Timber Cai riage. — l'illage Miti; Girls) ine. da R. Corbould ed impresso
a colori. Mk. 300. — N." 229. J. L. Cosse. The famity distress oceasioned by the toss of a chitd.
— The famity' s happiness restored by their Chitd return. Due stampe impresse a colori, in fol.
obi. Mk. 315. — N.° 240. Richard Cosway. Izabella Czartoryska in piena figura sopra una ter-
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437
razza, ai suoi piedi un cagnolino. G. Testolini se, fol., impr. a colori nel 1791. Mk. 420. — N.° 247.
Richard Coswav. Lady Sefton in piena figura appoggiata col braccio destro sopra un parapetto.
W. Dickinson exc, in fol. picc, impr. a colori. Mk. 450. — N.° 25S. Louis Philibert Debucourt.
Heur et malheur ou la crouche casséc. — L'Escatade ou les adieux da niaiin. — (Un giovane
inginocchiato davanti ad una ragazza che è appoggiata ad una fontana. Entrambi osservano
la brocca rotta. — \]\\ giovane nel procinto di scavalcare un muro, bacia una ragazza ch'egli
tiene al braccio). Due stampe rarissime impresse a colori nel 1787. Mk. 1610. — N." 278. John
DowNMAN. The Hon. Maria and I.onisa Hohoyd. IVIezze figure in ovale. i,e due piccole bambine
stanno una dietro l' altra e guar-
dano verso sinistra; portano in
capo graziose cufSetteJ. Baldrey
se. 1783. in fol. picc. Mk. 220.
— N.» 279. John Downman. Du-
chcss of Richmond. Mezza figura
in ovale, un fazzoletto in capo.
T. Burke se. in-4, impr. a colori ;
esemplare se iza il margine infe-
riore. Mk. 405. — N.o 2S2. Al-
BRECHT DuRER. S- Girolamo nel
deserto. Bellissimo esemplare.
Mk. 130. — N.o 313. Theodor
CaSPAR B.A.RO.V VON Fl'rsten-
BERG. La testa di .S. Giovanni
Battista sopra un piatto- Bella
stampa in fol obi. Mk. 225. —
N." 314. Dello sfesso artista,
Stampa raffigurante Maria col
bambino e col coniglio (la Zin-
garella) ; colla sottoscrizione:
MARIA IN AEGVPTI SOLI-
TUDINE, Coregi pinx.. in fol.
gr. Mk. 170. — N." 324. Jacques
Fabian Gautier d'Agotv.
Apollon ou le lever du Soldi.
Compose et grave en couleurs
par J. Gautier seuI Privilégiè du
Roi 1743. fol. Mk.245.— N.i 356-
357. William Hamilton. Neon.
Marito, moglie e due figli che
cenano davanti alla casa ; in for-
ma ovale. P. Delatre p., E. Bar-
tolozzi se. London pubi. 1799
by Colnaghi. — Night. Le stesse
quattro persone davanti al camino. — Due stampe in fol. impr. a colori. Mk. 645- — N.» 365.
William Hamilton. The Shcpherdess of the Alps. J. Eginton se. and pubi. 1792. in fol.
gr., a colori. Esemplare senza margini. Mk. 5S0. — N." 422. John Hoppner. HonhU M's E.
Bouverie, rittatto a busto. J. R. Smith se. and pubi. 1799. fol. (V. la riproduzione rimpiccio-
lita). Mk. 650. — N.« 441. Jean Baptiste Huet. Vite inte'rieure d'une Ferme. — Retour du
Marche. Due stampe a colori raffiguranti delle scene pastorali. Mattet et Auvray se. fol. obi.
Mk. 200. — N." 449. Francois Janinet. Projet d'un monument à eriger pour le Roi. — Si vede
in una piazza il monumendo erigendo a Luigi XVI ed Enrico IV. De Varenne ine. Stampa a co-
lori in fol. gr. Mk. 210. — N.» 450. Francois Janinet. Les sentiments de la nailon. Huet del.
Stampa a colori in fol. (V. la riproduzione rimpicciolita). Mk. 360. — N.» 491. Angelica Kauff-
MANN. Her Grace the Dutchess of Devonshire and Viscountess Duncannon seduta sopra una panca
nel parco. W. Dickinson se. and pubi. 1782. Stampa in rossiccio in fol. Mk. 420. — N.» 502. Ni-
//
/ ;
Esr;r:
N.o 422.
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COLAS Lavreince. L'accidetit imprévu — La Seniinelìe en déjaul. (Una giovinetta legge una let-
tera amorosa — Una giovinetta nasconde il suo amante). Due stampe a colori in fol. D'Arcis se.
Mk. 270. — N." 503. Nic Lavreince. L'Aveu difficile. Una bella ragazza seduta seminuda da-
vanti al tavolino di toeletta riceve dall'amica che sta davanti a lei la confessione del fallo. Fr.
Janinet se. Stampa a colori in fol. Mk. 340. — N." 504. Nic. Lavreince. La comparaison. Due
ragazze comparano nello specchio la bellezza del loro petto. Fr. Janinet se. 1786. Stampa a co-
lori in fol. Mk. 320. — N.» 50S. SIR Thomas Lawrence. Miss Farren. La celebre attrice inglese.
Piena figura nella pelliccia e con gran manicotto- Fr. Hartolozzi se. (V. la riproduzione nell'articolo
jSSS^r^-^'i:.
N.o 450.
« Francesco Bartolozzi e la sua opera », pubbl. nella Bibliofilia, I, p. gS). Stampa a colori in fol.
gr. Mk. 365. — N." 517. HiLAiRE LE Dru. Biionaparte, in piena figura, col cappello nella mano,
nell'atto di scrivere. Nel fondo una battaglia. Grave d'après l'originai de Mr. Coqueret par L.
Rugendas. Stampa a colori in fol. .Mk. 310. — N." 540. Simon Malgo. Marie Ther'ese Louise de
Savoye Carignan, Princesse de Lamballc, in piena figura seduta davanti allo scrittoio. Peint d'a-
près nature à Paris en 1789 par Anton Hickel. Pubi. 1793 by S. Malgo, London. In fol. grande.
Mk. 395. — N.o 585. George Mokland. Chìldren playing al Soldiers. (Bambini che giocano ai
soldati). G. Keating se. London pubi. 178S by J. R. Smith. Stampa a colori in fol. obi. Mk. 1000.
— N.» 5S4. George JIori.and. Cliildish ^imusiìteiil. (Divertimento di bambini). — Dickinson e.xc.
London pubi. 17S9. Stampa a colori in fol. Mk. 1710. — N." 587. George Mori.and. Children
nnlling. (Bambini che colgono noci). E Dnyes se. Lond. pubi. 1788 by J. R. Smith. Stampa a co-
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439
N." 599.
N." 1249
440
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lori in fol. obi. Mk. S5S — N.» 588. George Morland. Juvenile navigalors. (Bambini che giuo-
caiio con barchette nell'acqua). W. VVard se. London, pubi. 1787 by J. R. Smith. Stampa a colori
in fol. obi. Mk. Si»o. — N.» 589. George Morl.\nd. Bliìid iVans A///'. ( Bambini che giuocano nel
parco a mosca cieca). \Vm. Ward se. Pubi. 178S by J. R. Smith. Stampa a colori in fol- obi. Mk.
figo. — N." 590. G. Morland. The Com/orls of Indushy. — The Miseries of Idleness. (La famiglia
fortunata per l'operosità del suo capo — La famiglia disgraziata per causa di pigrizia). H. Hudson
se. Pubi. 1790 by J. R. Smith. Due stampe a colori in fol. obi. Mk. 900. — N." 592. G. Morland.
Cottagers — Travellers. (Un agricoltore con famiglia davanti alla casa seduti sotto un albero. —
N." 6fi^.
Zingari in riposo sotto alberi). \V. "\Vard se. Pubi. 1791. Due stampe in fol. obi. Mk. 535. — N." 51)5.
G. Morland. Delia in the Country. — Una bella giovinetta seduta sotto uii albero ed immersa
nella lettura. J. R. Smith se. and pubi. 1788. Stampa a colori in fol. Mk. 1725. — N.» 598. G. Mor-
land. The Farmey's Door. — Una madre giovane seduta coi suoi due figli davanti alla porta di
casa. R. Dutlrau se. London, pubi. 1790 by I- R. Smith. .Stampa a coloi i in fol. Mk. 0^5. —
N-n 599. G. Morland. The Farmer's stable^ (La stalla del contadino. Due cavalli da tiro ed un
piccolo da sella entrano nella stalla). Ward se. Lond., pubi. 1792 by Tos. Macklin. (V. la riprodu-
zione). Stampa in fol. obi. Mk. 5.65. — N." J. Morland. Inverno. W. Barnard se. and pubi. Stampa
a colori in fol- obi. Mk. 405. — N." 600. Zingari seduti sotto alheii chiedono l'elemosina ad tiii
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441
contadino che ritorna a cavallo dalla caccia. W. Ward se. Stampa a colori in fol. obi. Esemplare
senza margine. Mk. 335. — N.» 613. G. Morland. Rustie Einployment. Una giovane signora ele-
gantemente vestita, con un grande cappello in capo, dà da mangiare ai polli nel parco. J. R. Smith
se. and pubi. 1788. Stampa a colori in fol. Mk. 1490. — N.° <ji8. G. Morland. A visit lo the
child ai Nurse- Una visita alla balia. W. Ward se, Lond. pubi. 1788 by J. R. Smith. Stampa a
colori in fol. obi. Mk. 1610. — N.° 665. Wm. Peters. Sophia. Un ritratto d'una graziosa fanciulla,
in ovale. Jas. Hogg se. Pubi. 1785 by J. R. Smith. (V. la riproduzione). Stampa in fol. gr. iMk. 660. —
N.° 697. Sir JoSHUA Reynolds. Lord Burghersh. Un ragazzo a piena figura in una campagna. Fr.
N." 730.
Bartolozzi se. Stampa a colori in fol. Mk. 4S5. — N.° /oP. Lo stesso. Ritratto della celebre pittrice
Angelica Kauffuianii, mezza figura in ovale. F. Bartolozzi se. Boydell exc. 1780. Stampa a colori in fol.
Mk. 320. — N." 71 1 . Lo stesso. La famiglia del duca di IMarlborough. C. Turner se. London,';'publ. May
1838 by Mr. Turner. Stampa in fol. gr. Mk. 335. — N.» 718. Lo stesso. Mr. Philip York come ragazzo
piccolo, piena figura, tenendo sul braccio un uccello ed avendo ai suoi piedi un cane. Fr. Bartolozzi
se. Stampa a colori in fol. Mk. 410. — N.° 730. George Romney. Lady Emma Hart Hamilton,
piena figura, seduta davanti ad un organo, ec. Engraved by Geo. Keating, pubi. [1780 by
John & Jos. Boydell. Bella stampa in fol. gr. (V. la riproduzione rimpiccolita). Mk. 3S0. — N. 732. Lo
stesso. Miss Ann Parr. John Dean fec. and pubi. 1778. Stampa in fol. (V. la riproduzione rimpic-
colita). Mk. 320. — N.° 734. Lo stesso. Serena. Miss Sneyd, seduta sul divano ed immersa nella let-
442
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tura, presso di lei una candela accesa. John Jones se. and pubi. 1790. Bellissima e freschissima
stampa in fol. gr. Mk. 430. — X.» 763. Un foglio volante che raffigura Ivaiinowitsch Dimiiri,
figlio dì Ivan il Terribile, il Demetrio falso, ucciso nel lóoò. Mk. 500. — N.° 766. Augustin
DE SAiNT-Aunix. Le Bai pare. Le Concert. A.J. Duclos se 2 stampe in fol. obi. Mk- 280. —
N." 919. Henry Singleto.n. British Pìenly . Scarcity in India. Un marinaio passeggia lungo la
riva, accompagnato da due giovinette. Una giovane e bella negra seduta sotto palme, due giovani ma-
rinai cercano conquistarla con doni svariali. J. Knight se. & pubi. 1794. 2 stampe a colori in fol.
N.o 732.
gr. Mk. 320. — N.° 921. Lo stesso. Going io market. Comint; frovi tnarket. Una ragazza porta la
merce al mercato. Essa ritorna e consegna il danaro. W. Nutter se. London, pubi. 1791 by E. M.
Dieniar. 2 stampe a colori in fol. Mk. 660. — N.° 924. Lo stesso. Nurturc. Education. La madre
seduta presso la culla del suo bambino addormentato. La madre seduta davanti alla casa tiene
il bambino sulle ginocchia e gli fa lezione. Jos. Godby and Wni. Bond se. 2 stampe a colori
in fol. Mk. 180. — N.» 948. John Raphael Smith. A wife. La madre coi suoi figli. Design'd
and engr. by J. R. S. and pubi. 1791. Fol. Mk. 370. — N. 053. Lo stesso. Paìemon and Lavinia.
Un giovinetto ed una bella ragazza sotto un albero. W. Lawranson px. fol. Mk. 325. — N.» 956.
Lo stesso. A visit io the grandfaiher. A visit io the grandmother. Una visita al nonno e alla
noima. W. Ward & J. R. S. se. 2 stampe in fol. gr. Mk. 240. — N." 957. Lo stes.so. La sola stampa
VENDITE PUBBLICHE
443
< una visita al nonno » impr. a colori, Mk. 305. — N.° 95S. Lo stesso. Elizabeth Meymot Almeria,
con un gran cappello ed un niantellino, seduta. Fainted by J. Opie. London, pubi. 1787 by J. K.
Smith. Bellissima stampa a colori ; uno dei più graziosi ritratti da donna della scuola inglese ; in
foL Mk. 4000. — N.° 1046. D. WoLSTENHOLME. Siiipe-sliooting . Caccia alle quaglie. Reeve se.
Pubi. 1S07. Séguito di 4 stampe a colori in fol. obi. Mk. 555. — N.» 1047. Lo stesso. Fox Hun-
ting. Caccia alla volpe. Sutherland se. Pubi. 1817 by Burkits & Hudson. Séguito di 4 stampe a
colori in fol. obi. Mk. 620. — N.° 1210. Nicolas Antoine Tai'nay. Noce de village. Le nozze di
N.i 1291 e 1202.
campagna. Descourtis se. Stampa a colori in fol. Mk. 220. — N." 12 11. Lo stesso. Miss Limvood,
a piena figura, seduta alla riva d' un fiume in una campagna boscosa. Engr. by P. W. Tomkins.
Stampa a colori in fol. Mk. 180. — N.» 1244. James Ward. The Cow House. L'interno d'una
stalla. Stampa a colori in fol. obi. Mk. 475. — N." 1245. Lo stesso. The death of the Woìf. Il
lupo ucciso. Wm. Annis se. Stampa a colori in fol. obi. Mk. 246. — N.° 1246. Lo stesso. Hay-
Makers. Contadini in campagna. \V. Ward se. London, pubi. 1793 by VV. Ward ; fol. obi. Mk. 420.
— N.° 8G0. Lo stesso. The Poiiiid. Baniljini che danno da mangiare ad animali domestici. \V. Ward
se. London, pubi. 1793 by W. Ward; fol. obi. Mk. S60. — N.° 124S. Lo stesso. The Rocking
JTorse- Una bambina sopra un eavallo di legno dondolata da un ragazzetto ; tre bambini guardano
attraverso il cancello d'ingresso al parco. James Ward px. and se. London, pubi. 1793. Stampa a
444
VENDITE PUBBLICHE
colori in fol. obi. Mk. 12 io. — N.» 1249. Lo stesso, /^us/ic couversaiion . S. \V. Reynolds se. Pubi,
by T. Philipe 1794. in fol. obi. (V. la riproduzione rimpiccolita). Mk. 385. — N.' 12S6. Francis
Wheatley. The Fisherman going oui. The Fisherman 's relurn. J. Barney se. 2 stampe a colori
in fol. obi. Mk. 260. — N." 1288. Lo stesso. Rustie Benevolence. Rustie Sympatby. G. Keating
se. 1797. 2 stampe a colori in fol. obi. Mk. 400. — N.° 1289. Lo stesso. Rustie Hours. Morning.
Noon. H. Gillbank se. London, pubi. i8oo- 2 stampe a colori in fol. obi. Mk. 415. — N." 1291. Lo
stesso. The School Door. The Cottage Door. G. Keating se. 2 stampe a colori in fol. (V. la ri-
N.' 1291 e 1292.
produzione), non in ottimo stato di conservazione. Mk. 245. — , mentre un altro esemplare perfet-
tamente conservato (N.° 1292) fu pagato .Mk. 615. — I numeri 1297 a 1313 elencano singole tavole
della serie delle Cries of London (le arti che vanno per Londra) dello stesso artista ; i prezzi pa-
gati per gli esemplari stampati a colori variano da 600 a 800 Mk. ; la tav.' 13 del medesimo sé-
guito, descritta sotto il n." 1313, rappresentante una venditrice di carote e rape, impr. a colori,
fu pagata, malgrado Io stato difetto.so dell'esemplare, Mk. 1805, e'con questo chiudiamo il nostro
resoconto.
L. S. O.
MONUMENTA TYPOGRAPHICA — REGGIO EMILIA 445
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Catalogne de la Librairie Leo S. Olschki
Suite ( 1 )
Francesco Mazzali (1494, 22 Oct.).
Fr.cent.
458. Appianus. APIANVS ALEXANDRINVS | DE BELLIS CIVILIBVS. | (A
la fin :) Impreffiim Regii per Francifcum de Mazalibus Anno Domini |
.M.CCCC.LXXXXIIII. Die. XXII Mentis Octobris. | (1494) — Historia
Romana. (À la fin :) Diligètis : ac ingeniotì Calchographi Peregrini Pa-
fqua I li exactiffima : tum opera : tum cura h«c candidi ex Ap- j piào
hiftorico & Sophilìa traducilo Scàdiani Camillo I Boiardo Comite Impreffa
ert Anno a natali Chrilli. [ M.CCCCLCXV. (sic) IIII. Iduù Tanuarii. | (1495).
Avec la marque tvpograph. — En un voi. in fol. Vél. [Hain '1309 et
1310! 90.—
I. n5 fF. n. eh. el 1 f. bl. (manque) (sign. a-r) Beaux caracteres ronds : 42 lìgnes par page.
Le recto du prem. f. a 1 inlilulé cilé; au verso; T.\BVL.\. I In fequentes Libros Capitula ex ordine fcri-
buntur. | Au recto du f- 2 : PRAEF.\CI0. | Ad diuum Alfonfum Aragonium ix, utriufqj Sicilia; regem in lì-
bios 1 ciuilÌLim bellorum ex Appiano Aiexandrino in latinum traductos Prs | facio Incipit felicitrime. | Au
verso, 1. 7 : Explicit Pracfacio. P. Candidi. | Au redo du f. 3: LIBER PRIMVS. | P. Candidi de ciuilibus
Romanorum bellis ex Apiano Aiexandrino in I latinum traductis. Liber Primus Incipit. [ Cette première panie
contiene : Bellorum civilium libri W liber lllyricus et liber Celticus. Elle finit au recto du f. 135 par l'im-
pressum cité. Au verso; REGISTRV'M. |
II. 79 ff. n. eh. et I f. bl. (manque) (sign. A-N) Caracteres ronds; 42 lignes par page.
Au recto du prein. f. : EPISTOLA. | P. Candidi in libros Appiài fophiftae .\lexàdrini ad Nicolaum quìn-
tum I fummum pontilìcem Praslatio incipit f(elicillime. | Au verso du mème f. : EPISTOLA. | .Xppifii fophiH.-e
Alexàdrini Romana; hiftorias .pferaiù fijeliciter incipit. | Cette sec. partie contient les livres de l'histoire ro-
maine ; Libycus, Syrius. Parthicus et Milhridaticus. Le texte fìnit au verso du dern. f. suivi de l'impressum.
du petit régistre et de la marque typograph. sur fond noir, avec le monogramme PP.
Très bel exemplaire assez grand de marges.
459. Dionysius Halicarnaseus. Antiquitatum Romanarum libri XI. (À la fin:)
Dionyfii Alicarnafei Ronianaruj an ] tiquitatum Explicit (sic) : Impreffum
Regii I per me Francil'cu^ de Mazalis : Anno | Domini Mcccclxxxxviii.
die xii. No- I uembris. | (1498) in fol. Avec la belle marque typogr. grav.
s. bois. D.-veau. [Hain *Ó24o] 75. —
I f. bl. et 225 ff. eh. Il-ccxxvi (sign. a-z. i*i . .\-Di. Gros caracteres ronds; 4(5 lignes par page.
Au recto du prem. f. (aiil commence la préface du traducteur. Lappo Birago ; PROEMIVM. | CLEMEN-
TISSIMO ; AC SANTISSIMO PAVLO SECVNDO | D. DOMINO NOSTRO PAPAE. | Le texle commence au
recto du f. 3: DIONYSII HALICARNASEI ORIGINVM SIVE ANTIQ.VI | TATVM ROMANARVM. LIBER
PRIMVS. I À la fin du texte, f. ccxxvi, recto, se trouve le nom du traducteur, Lappus Biragus Fior. I En
dessous l'impressum cité et le petit Regirtrum. ] A coté de ccs pièces la belle marque typograph. sur fond
noir. avec les initiales F. M. Le verso de ce dern. f. est blanc.
Très bel exemplaire grand de marges.
460. Scriptores astronomici veteres. lulii Firmici Astronomicorum libri
octo.... Marci Manilii astronomicorum libri quinque. Arati Phaenomena
Germanico Caesare interpr etc. (A la fin du Firmicus:) Impressum
Rhegii Lingobardiae expensis et labore Francisci Mazalis. M.D.III. Cai. Au-
(1) Voir La Bihliojilia, voi. II, pages 373-396.
La BiUìofilia, volume II, dispensa ll'-Ii* 30
446 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
gusti. (1503). in-fol. Avec les belles figures des constellations grav. s. bois.
Veau pi. marbré et dorè s. les plats et le dos. 1 00. —
308 ff. n. eh. isign. a-h. aa-kk, A-N ! C'cst la réimpression page pour page de l'édilion Aldine de Mi»;
ces mais les pièces grecques et la sphère de Proclus. quoique cilées aussi sur le titre. ne furent pas réimprimccs
par Mazalis. Les figures sont imitces non mal-habilemenl. de celles d'.^lde.
Exemplaire bien conser^-é.
Dionisio Bertocchi (1406. 18 Sept.).
461. Aesopus. Mfeoi 'aiso.uot Fabul* Ael'opi | [A la fin:) Regii Impreffum
per Dionvùum bertochum [ Anno falutis MCCCCLXXXXVII. | (1497)
in 4." Cart. [Hain 266I 150.—
3S ff. n. eh. 'sign. a-i) Teste grec et (rad. lat. en car. ronds ; 3 cols. el 23 lignes par page.
Le prcm. f.. qui. à son verso contieni l'épitre dedicai, de Bonui .l.ciirsius P/Mniis à Johannes Frandsms
Turrianm. manque à notre excmplaire. Le texle commeoce au recto du 2. f. (a iil sous l'intitulé citc : le
texle grec occupanl la colonne gauche et la Iraduction la droite. Au redo du f. 3S :
TE'AOS TwX TOT' FINIS AESOPl FA
"AlSUlKlV .MT 8uX BVLARV.M.
Puis rimpressum : le verso est blanc.
Cesi un choix des fablcs ésopiennes tirées de la première édltion milanaise (de 14H0?) et accompagnées
de la iraduction interlinéaire de Riiiulìtis VViessj/i/s. Petit volume extrèmement rare et recherché. \'oir M.lle
Pellccha N. 1S6. Proclor 72(10.
Ugo Ruggeri ( i 5 00, 3 1 Aoùt) .
462. Crottus, Bartholomaeus. Bartholomei erotti epigrà | matuj elegia-
rumqj lihel | lus .\Iattlieimarie bo | iardi bucolicon car J men. | (.\ la fin:)
ImprelTum regii per me \'gonem rugerium ciueni ' regienfem. Anno do-
mini .M.ccccc. die .i. oclobris [ (1500). in 4.'' Avec plus. pet. init. s. fond
noir. [Hain 5842]. 75. —
43 ff. n. eh. el 1 f. bl. fsign. a-f) Caract. ronds; 3(j lignea par page.
Au recto du prem. f. rinlitulc en caract. goih. .\u verso : MAGNIFICO, ac gcncrofo equili ; Corait'q^
nobiliffi S mo Francifcomari.-e Rangono regii lepidi prelìdi iuftitiajq; \ affertori clientulus Vgo rugerius. S. P.
D. I U disliques). .\ la page opposce : VENERANDO THEOPHYLO ZOBOLO GLI- | ENTVLVS BARTHO-
LOMEVS CROltus. S. P. D 1 Les épigrammes commencenl au recto du 3. f. Le pocme pasloral de Malteo
Mario Bojardo au recto du f. s"). L'imprcssum. précède du petit réifis(re. se volt au verso du f. 43. en bas.
Livret Irès rare el non sans iniérét.
REUTLINGEN (ca. 1479).
Johannes Otm.\r (ca. 1479''.
46^ Expositio Officii Missae. Offici] milTe toci' canonifqj èxpofitio (sic) |
(.\ la lìn :) Elaborata eli lice vtililTìma facre milTe ] expolìtio. ImprelTura
mgfi iohannis ] Otmar ì Rutlingen. die Egidij Anno | diìi. M.cccc.lxxxiij. |
(1483) in fol. Rei. orig. d'ais de bois recouv. do veau ornem. à froid.
iHain 6810] 130- —
125 ff. n. eh. et I f, bl. (sign. b-r). Carnet, goth.. 42 lignes el 2 cols. par page.
L'indtuli cité se trouve au recto du prem. f., cn haui; le verso est blanc. Au recto du 2 f. (sign. bj.) :
onici] miffe facriq5 cano ] nis expolìtio el (ìgnorum q l inibi quolidie fiuni miffice re | pfentaliSis declaralio.
cum pcrieulo-um contingere pò ] lentium obuialionc in alma 1 vniuerfilate lipczenfi edita [ Incipit fcliciter. |
,Le lexte finit au verso du f. 124, col. 2. cn bas. A la page opposéc: Incipit tabula buius libri ] Au verso, en
bas:... ? de fine milTe ? ] cH vltìmatum. 1 puis l'impressum citj.
REGGIO EMILIA — REUTLINGEN — RIMINI
447
Les seuls bibliogrjphes qui décrivent ce volume extrémement rare de visti, le P. Brjim (Notiiia libror
bibliolh. SS. Udalrici et Afrae, Il 178^, li p. 101) et M. Copin^er constalent le fair curieux. quii coumence
par le Cahier b. Il est. au reste, à l'eKception du nom de Pimprimeur. identique au nro. 6S09 de M. Hain
L'auteur de l'ouvrage sappellait Vinccnlius Gru,,,,-, professeur à Leipzig. Bel exemplaire, grand de marges.
Les initlales laissees cn blanc, sont peintcs en rouoe. Belle reliure gotliique
Fr.cent,
RIMINI
1 5 2 1 ;
464. Modestus, Publius Franciscus. PVB. | FRANCISCI | MODESTI
ARIMI NENSIS. j AD ANTONI VM | GRIMANVM. 1 P. S. Q. ! V. | VENE-
TIAS I (A la fin :) Impreffum Aiimini, cura, & Impenfa Sebartiani | Mo-
N." 464. Blodestus, Publius Franciscus.
defti, per Bernardinum Venetum de \'italibus. XV. Cai. Decemb. | M.D.XXI. |
LEONE .X. Pont. Max. | (1521) 2 pties. en i voi. in fol. Avec un bel
encadrement de titre, la marque typograph. et le Lion de St. Marc grav.
44» MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cem^
s. bois. Vél. vert, joliment ornementé et dorè s, les plats et le dos. (Re-
liure du XVI. s.) 300. —
258 ff. n eh. Beaux caracl. ronds.
Le tilre, surmoaté de la marque (Se. Marc) ei cntoure d'une bordure de dauphins. feuillage etc est im-
primé en rougc. Au verso du f. 12. un beau bois au irait. 85 s. 124 mm. : le lÌon de Si. Marc. — Poèmc
hcro'ique en 12 Ijvres. qui a pour objet l'hìstoìre de Venise. suivi de quelques élégies el »• aylvae « sur le*
événcraenls contemporains, adressées à Francois I et à la reine Claude. À la fin : Duellum ìnler Vidum Ran-
gonum et Ugonem Pepulum. Toutes ces poéstes pleines d'une baine implacable contre Maximilien. soni
toutefois d"un certain intérct pour l'histoire du temps. (voir Foscjrini Lctt.. Ven. p. 23H) Il va sans dire
que l'auteur fait parade d'un iramense appareìl mythologique et symbolìque. Ce volume txtrcmement rare
est pourtant encore plus remarquable cornine le premier livre imprimé à Rimìnì (voir Desehamps, col. loiV
— Très bel exemplairc sur papier foit, dans une reliure ancienne avec le nom et les artnes d'AlessjnJro
Gambalonga.
RIVA (1558).
465. [Concilium Tridentinum]. Literae Caroli christianissimi Francorum
regis ad SS. Synodum Tridentinum una cum oratione hab. a Rayiial.ìo Fer-
rino & Concilii responsione. In Congreg. gener. die XI. Febuarii: M.LXIII.
Ripae, ad instantiam Joannis Baptistae Bozollae. MDLXIII. (1563). in 4. Br. 30. —
Impressioo fon rare sorlie de l'officine d'un imprimeur inconnu de la petite ville de Riva sur le lac de Garda.
DeschamfSy col. 1092 ne fait mention que dune imprimerie hébraique qui y fonlionna dcpuìA '35^-
466. [ — ] Oratio habita ab oratore illustrissimi D. Alberti ducis Bavariae in
generali congregationi Sacri Concilii Tridentini, sub S. D. N. Piò PP. IIII.
die XXMI. lunii. M.D.LXII. Una cum responsione Sanctae Svnodi. Ripae
1562. in 4.° Avec une petite vignette et les armes du pape s. le titre.
D.-toile. 30. — ,
8 ff. n. eh. Caract. ronds. Le nom de cet ambassadeur bavarois étail Augiislin Pjuw^jrliter. C'est. sans j
doute, une des premières impressions de Riva. Bel exemplaire. 1
ROMA (14Ò7). ;
CoNR-iiD SWEYNHEY.M ET ARNOLD PaNX.\RTZ (1467).
467. S. Hieronymus. Tractatus et epistolae ex recognitione Joannis Andreae
episc. Aleriensis. Tomus I. (A la lìn :) ImprelTum Rome opul' In domo
Patri & Francilci de Maximif. iuxta canipù Flore. I prefidentibul magi-
ftrii Conrado Siuuevnhevm & Arnoldo Pànartz. Anno dominici ] natalif.
M.CCCC.LXX. S. d. n. domini Pauli .II. Veneti Pont. .Max. ano. vi. | Vrbe i
I ri
& Ecclefia fiorente. | (1470) in fol. max. A'eau pi, marbré, richem. dor. |
s, les plats et le dos, milieu en'mosaique de veau noir, tr. dor. et marbrée. J
(Rei. Louis XV; peu fatiguée). [Haìn *8552]. 200. — ì
I f. bl. (manque), Q (T. n. th.. i f. bl. [manqucl et 289 ff. s. eh. ni sign. Beaux caract. ronds; .|ó \
lignes par page.
Au recto du prem. f. : Io. Andrce Epi Alerien ad Paulij .II. Venetum | Pomìfìcè Maxima in epiflola^ diui
Hieronymi | primi uoluminìf | reco^itionem EpìAoIa. | Celie lettre suivìe de la vie de St Jerome, finii au
recto du f. 9. doni le verso est blanc. AprJ^s un f. bl. le texte commencc : Expofìlio Symboli Ruflìni .-\qui-
Icicn prcfbytcri ad Laurcntiù | papam. In qua fingulof fìdci novi lS: ueterif leflumcnti | autoritatibuf cùBrroat.
&, herefef còtrariaf deftruit Epidola pma | Le texte fìnit au verso du dern. f., suivi de 1 impressum citc.
Superbe exemplaire fort gra^.d de marges, orné de nombrcuses magnjfiques initiales peintes en couleurs et
rehaussècs d'or. La premiere page est, en outrc. ornée d'arabcsques gracieuscs. qui occupcnt la margc infé-
rieure. Beaucoup de petiics initiales peintes en rouge et blcu. Un morceau de la margc infcrìcurc du prem. f,.
du lc\te (contcnani Ics armes du premier passesscur) a été enl.*vé.
RIVA — ROMA 449
468. Quintilianus, M. Fabius. Institutiones oratoriae. (A la fin:)
Afpicif illiillrif lector quicunq^ libellof
Si cupif aitiHcum nomina nolTe : lege.
Afpera ridebif cognomina teutona : forfan
Mitiget arf mulif infcia uerba uirum.
Còraduf fuueynheym : Arnolduf pànartzqj magiliri
Rome imprefferunt talia multa fimul.
Petrul" cum fratre Francifco maximuf ambo
Huic operi optatam contnbuere domum.
«(1470). in fol. Rei. orig. d'ais de bois recouv. de veau ornem. à froid.
fHain 13645]. '50-
I f. bl. (manque), 2;S ff. s. eh. ni sign. et I f. bl. Supjrbes caract. ronds ; 3S lignes par page.
Au recto du prem. f. : Ioannif Andree Epifcopi Alerieii ad Paulù. II. Venetù | Pont. Max. in Q,uintiliani
Tecognitionem Epillola. | Cette lettre, de 24 lignes, est dalée : .\nno dominici natali!' | M.CCCCLXX. Poni,
uero lui Anno Septirao. | Puis : | | AmpinuT. Francifco Piccolomineo Cardinali Senenfi meo | S.nlutè. | La
préface est suivie. au recto du 2. f., de la lable. qui finii au recto du f. 4. 1. 13. Le verso est blanc. Le f. 3,
le premier du texte, manque dans notre exemplairo, de mème que les ff. 121 et 122. Le lexte finit au verso
du f. 23S. I. 18. suivi des vers, dont les premiers typographes de Rome usaient signer leurs éditions.
"Seconde édition revue par Johannes Andrea, évèque dWleria. et non moins rare que la première, qui fut
de mème publiée en 1470-
Sauf le manque des 3 ff. nolre cxemplaire se peut dire assez bien conserve,
Ulrich H.\n (Gallus) d'Ingolstadt (1467, 31 Dèe),
469. Altercatio rusticorum et clericorum. Altricatio luftico^r et cleri-
co:^ I mota per eos corà domino papa | tanq iudice alTumpto. | S. I, ni d.
(Romae, Ulrich Han, ca. 1475) in 4. Br. [Hain *88o]. 40.—
4 ff. s. eh. ni sign, Caract. ronds enlreraèlés de goth, : 27 lignes par page.
Le texte commence au recto du prcm. f., sous lintilulé cite :
Hec eli difputatio noua rullicorum
Mota contra c'.ericos etius prelatorum
«1 finii au recto du f. 4. 1. 8-1 1 :
Et det cunctis ruflìcis uiciis pollulis.
fé parare firmiter ad uiam falutis.
Difpulatio rullicorum et
clerico!^ explicìt feliciler.
Le verso est blanc.
Cesi Tunique édition connue, singulièrement raie, d"une salyre en vers léonins, dans im latin macaronique.
L'auteur. qui se raiUe assez insolemment des laiques, doii avoir apparlenu au nombreux dergé, qui, avide
<le bénéfices- peuplait alors la cour de Rome
470. Eyb, Albertus de, [ ] ratomm omniù : Poetarum : Irtorico^ : ac phi-
lofophorum | eleganter dieta : p ClaritTimum virum Albertum de Eiib. |
in vnum collecta Feliciter Incipiunt. ] (A la fin:) Summa Oratorum om-
nium : Poetarum ; ac Phlofophoru^ | (sic) autoritates in unum collecte per
clarilTimù uirum Alberta | de Eiib vtriufq^ iuris doctorem eximiù que
margarita poe | tica dicitur: feliciter finem adepta eft per ingeniofum vi-
rum I magiftrù Vdalricù Gallù alias Han Alamanù ex Ingelftat | ciuem wie-
nenfem : non calamo ereoue flilo : Sed noue artis | ac Iblerti induftrie ge-
nere Rome impreffa Anno incarnatio- | nis dominici Mcccclxxv. die uero.
450 iVlONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
XX. decembris : [ Anni lubilei. Sedente Sixto diuina prouidentia papa iiii.
pontifice maxime, | (1475). in fol. D.-vél. [Hain '6819]. 100,-
1 f. bl. (manque), 303 ff., I f. bl, (manque). 8 (au lieu de 17) S. de table et i i. bl. (manque; Sans chiff'rcs
ni sign. Anc. et beaux caract. ronds; 44 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. sous lintilulé cité [ ) LBERTVS DE. EllB. S. D. N. l'II. II. | FOX.
Summa O raromm omnium :Poetariim: ac Pblofophoru^
autoritJCesin unum colleAe per clarinimù uirum AlbcrtCi
de Eiib vrriufqi lunsdocftorem eicirniù que margarita poe
ticddicitur:feUciter finem adcpraefl per ingeniofum virum
magifìru Vdalncù Gali ù alias Han Aldmanaex Ingelflac
cuiem vienenfem.'non calamoereoue (lilo: Sed noue artis
acfolcrci mduiìrie genere Rome imprefià Anno incarnatio*
nis dominìce AAccccl xxv. die uero xx-menfis decembrts:
Anni lubUei. Sedente Sixto diuina prouidenriapapauii.
pontifice maxime-
X." 470. Ej'ò, Albertus de.
MAX, SECRETARiVS. REVE- ] rèdilTimo in Xpo pri : & dtio diio lohàni dei gra epo | Monafterienfi : Comitt
Palatino Rheni : ac Bauarie | duci Illuilrillìmo : Salulein plurima dìcit : & prefens | dedicai opus .\u recto
du f. 305 rioipressum. Le verso est blanc. De la table notre exemplaire contieni seulement les lellrcs H-Z.
Edition très rare, reinaiq'iable à cause de sa belle exécJtion tvpograph. Bon excmpl. grand de marges,
sur beau papier tori. Timbre s. la prem. p.
47i.Gerp. (?) B. de Valentia. 9tD REVEREN'DISSLMVM IX CHRIS | to pa-
trem & dominum. do. P. Archiepm Salernitanuni | B. Gerp. de Valentia
de fitu paradili : & die palTìonis ] ChriQi : nienfe uè creationis mundi. |
S. 1. ni d. (Romse, Ulrich Han, 1476) in fol. Cart. [Copinger 2663 . 50.
8 fF. s. eh. ni sign. Caract. ronds entremèles de quelques initiales yoth. ; 32 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f., sous l'intltulé cité: [ | llan'] hiis deuictus doctrinis : que me
olìm I multo ìiiuoluerint .... Le traité sur le paradis terrestre fìnit au verso du f. ó. par la date suivante
(1. 11-13} : ^^ Roma. & domo eiufdem Reuerendillimc. do. v. pma | lanuarìi. Anno falutis. m.cccc.Ix.wi.
Sixto quarto pon. | Mas. Anno quinto fui pontìGcatus .... Celle date e^t immédiatemcnt suivie du sccond
traité, qui fìnit au verso du f. 8, 1. 30: Ex urbe die fecùda menfe & anno quo fupra. |
Le nom de l'auteur est évidemment abbrevio ou mutile, mais nous n'avons pas rcussi à identilìcr ce nero.
parceque aucun bibliograp'ie. à Texception de MM. Holtrop et ('op-itser. fail mentìon du livret inconnu et
rarissime.
Bel exemplaire grand da marges ; laches J'eau Ìn$ignì!ìanics.
i
472. S. Hieronymus, Tractatus et epistolae. Pars prima. S. 1. n. d. (Romae, <
Ulrich Han, avant 1470). in fol. Rei. d'aìs de bois, dos en veau (rei. mo- ^
derne.) :Hain *855o]. 550. —
372 ff, n. eh., dont les ff. i, 2, 21, 22, 370, 371 et 372 sont blancs ; sans s^gn. : anciens caract. ronds:
50 lignes et 3 cols. par page
U préface commence au recto du 3. f. : [ 1 AVLO. II. SVM | MO PONTIFICI. | MATHIAS PAL- | MIERVS
FELICI I TATEM Meme page, col. 2, 1. 20-23 • Arifteas ad philocratem fratrè de \ Ixx. inicrprclibus 1
Per Mathiam palmierù pifanum 1 e greco in latinum uerfus ] .■Vu verso du f. t |, col. 1. fin du traile dWri-
sleas; col. 2: [ | Heodorus Lelìus na | tione pìcenus .... (notice biographique sur réditeur des épUies de
Si. Jerome, mori en 1 167 ? évèque de Treviso) À la page opposcc : I \ EATI Hicrony | mi epìHolas ad eru |
ditioncm chriflianà | perneceffarias .... Suit la table de lu prem. panie, el au f. 20 recto : Inchoationes quìn-
tcmorum prime ] partis fequuntur fecundum ordì- | ncm. | Le verso est Mane. Après 2 ff. bl. le ic\;e com-
mence, f. 23 recto: [ ] IHI Q.VIDEM FIDELIS | SIME. PAPA. LAVRENti | ad fcribcndù animus .... Au
recto du f. 368: Pelri Pauli uergerii iurtipoliiani (sic) 1 Scrmo de laudibus fàcli Hicroni ] mi habitus in an-
ROMA
451
«C'
...;>
c'^-\
' c) " -
m
m^
Q^-
JHI CLVIDXM PIDXLTS
SIMI. • PAPA . LAVM-Ha
ad fcrcbcndù auimus no «ft tam.
cupidus qua Ticc idoncus facn ;
ti nò effe abfcp pcnculo multoru
indmisingcnuim tenue &: exilc
cómitterc. Sed quomam ut cu
ucnia cui dixenm temere m epif ■
tola tua per cnftì me. facrainen -
taque a nobvs maxima cumrcx
ucrcntia fufcipiutuT aftangis ut
alig-d dbi de fide fecundù lym^ ;
boli tradì tionem ranoncmtv co ;
ponà . Quàuis fupra uircs nof;
tras Tit pondus prcccpti: no cn>m
me Ucet fentenna fapientu quc
^pe adrnodù di acqui a de dco
££ uera dicerc pcncuLofum eft.ta
men fi cxpofinorus a te i-mpofite
ncceffitatem oraaombusiuues:
dicerc aliq obedienticmagisjc
ucrencia 9 mgcnii prefumpaóc
tentabtmus • que g-dcm no tam
pcrfeftoif- excrcitiis digna uidea:
tur ; <y ad par uulo^j* la cnrt» A;
C
N.o 472. 6'. Hifio/iyi""^'-
45:
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
niuerfario natalis j eius 1 Au verso du f. 359. col. i. 1. iS*2o: .... in fecu | la Teculorum Amen | FINIS
PRIMAE PARTIS 1
Editìo princcps rarUsima. Depuis longtcmps une polémique sVst cnlamée a cause de cet incunable et de
son imprimeur. I,e> initiales lA. RV.. qui se trouvent à la fin du second volume, faisaient suppo^er, qu'il
fut imprime par SÌxtiis(!) Riessinger (ou Russinger) a Naples. cu par Jacobus Rubeus, qui aurait ctc. avant
l'année 1473. ^ Rome ('.i. Mais les inilìales I.R. se trouvent aussi à la 6n du « Turrecremata •> imprimé par
Ulrich Han en I4'>7. La ressemblance des caracièrcs du St. Jerome et de ceux de Han est une auire preuvc
de la provenance du libre. M. Delisle. dans le Journal dei SavJtits. Oct. 1897. y ajoute une iroisièmc, pour
Fi. cent.
N.o 472. S. tìieronymus.
son origine romain. et M. Proclor^ no. (t]\~. conclul, que le St, Jerome doil ètre méme antérieur au Tur-
recremata.
Bel exemplaire ircs grand de marges. presque non rogne, avec une magnifique initiale et une bordure pei ntes
en couleurs et rehaussées d'or. Les autres initiales som peinies en bleu. Q.uelques notules marginales dune
main ircs mince et elegante.
473. Jordanus Osnabrugensis. incipit tractatus mgri lordani Ofnaburgen.
(sic) j canonici de Romano Imperio. | S. ì. ni d. (Romae^ l'irich Han, 1476)
in fol. Cart. Hain *9437\
12 ff. s. eh. ni sign. Caraci. ronds. entremélés de quelques majusc. gothiques ". 36-37 lignes par page.
Le texte c«>mmence au recto du prem. f. sous l'intitulé ciié : \m\ l:yntes hominum. diuinis informare vir-
tuti- I bus omnè arroganliam. & omem adulationc | naturaliter defpiciunt H fint. au verso du f. 12, 1 15-16 :
.... in fecula fecu t lorum. AMEN', ^init fclicitcr. j
Ce iraitt: fori rare sur le passage de l'empire romain awK Allemands fut ècrii par JorJjnus. chanoine
d'Osnabriick. qui vivail sous lempereur Rudolph de Habsburg. Un anonyme. prette d.* Viterbo, fit im-
primer le livrei. exhortant les princes ecclcsiastiques d'aller d'accord avec l'em^ereur. — Proclor 3370,
Aìtdiffredt, p. 370
Impression curieuse et remarquable. Exemplaire s papiei fori, grand de marges.
474. Justinianus Imperator. Institutìones. (A la fin:) Prefens ha:;- inRitu-
tionuni opus. ] Alma in urbe Roma, totius mundi regina & | dignillìma
Imperatrice, que llcut pre ceteris | urhibus dignitate preeft. ita ingeniolìs
uiris I eiì referta. non attramento. piumati calamo. | neq^ Itilo creo fed ar-
tificiofa quadam adinuen- | tione imprimendi. feu carecterlzandi fic effigi-
I atum. ad dei laudem induitrieqj eli conl'uma- \ tum. Per Vdalricum Gal-
60.
ROMA 45 3
Fr.cent.
him Alamanum. al's | Han. ex Ingelltat. (^ìuem wieneiì. Et correo- | tum
tam in textii q in glo. per eximiu^ <S: pre- ; clarutn iuris vtriulq^ doctore^
diìm Carolum | de Alexandris de Perulìo. Anno domini. | MCCCCLXXV.
xviiii. k\\ Augniti. Se- | dente Sixto. iiii. Pontitìce niiximo. | (1475) gr.
in tbl. D.-vél. iHain *q495l. 12^. —
I f. bl. (manque) et 173 ff. sans chifFies ni sign. Le teste en gros caractères gothiques entouré de la
glosse en car. ronds ; 4S et 5S-59 lignes et 2 cols. par page. Au recto du prem. f., en rouge ; In nomine
domi I ni nonri ihefu xpi Imperator cefar | flauus (sic) iuftinìun* ] aUmanicus. frac. 1 germanic'. aclic'. | uuà-
dalic'. I afric'. | piiis. fdix. ìnclìt". | uictor. ac triùpha | tor. femp auguft' | cupide legù iuuè- | tuti. Incipit
liber 1 pm' diìi iuftìniani | impatoris inftitu | tónti feu elemtol^, ] Le texte finit au verso du f, 171 par l'im-
pressum cité. Au recto du f. 173 : G Regiftrum liuius libri. [ Le verso est blanc.
Edition fort rare et remarquable. L'exemplaìre est un peu use et ca et là endommag.- aii\ marycs. spécia-
lement au prem. f. — Les ff 167 et 172 (celui-ci blanc) manquent.
475- Justinus. ludini hiftorici politiOìaii Fpitonia in | Trogi Pòpei hifìorias
cpemiù incipit. | (A la tìn :)
Anfer Tarpeii cuftos louis : unde : q> alis
Conrtreperes : Gali' decidit : Vltor ade li.
Vdalricus Gallus : ne quem poicàtur in ufu
Edocuit pennis nil opus elle tuis.
Imprimit ille die: quantù non fcribitur anno
Ingenio : haud noceas ; omnia uincit homo.
(Romae, ca. 1470) pet. in 4. Ancien maroquin rouge, fil. s les plats, dos
ornem., dent. intér ; tr. dor. [Hain 0046'. ':;25. —
! i. bl. (manque) et 137 IF. s. eh. ni sign. Anc. caract. ronds; 32-31. lignes par page.
Au recto du prem. f. sous rintitulé cité le commencement du texte : [ j Vom multi ex romanis eti.ì con-
lu- I laris dignitatis .. . Il finit au recto du f. 137, suÌvÌ des 3 distiques cités. Le verso est blanc.
Edilio prìnceps rarissima, que quelques bibliographes croient antJrieure à celle de Jenson. 14.70.
Très bel exemplaire grand de marges.
Giovanni Filippo di Lignamine, de Messina. (1470, 3 Aoùt).
476. Barberiis, Philippus de, ord. praed, Opuscnla (A la tin :) Imptìum
Ro. An. diìi. MCCCCLXXXl. Se 1 dète Sixto. iiii. Pont. Max. An. eius
Vndecimo | Die prima Mentis Decembris. Foeliciter. | (1481; in 4. Avec
29 belles et intéressantes figs. grav. s. bois. D.-veau. [Hain 24451. 700 —
Sj ff. s. eh. ni sign. Beaux caract. ronds: 2'5 lignes pai" page.
Le recto du prem. f. est blanc; au verso: IOANNIS PHILIPPI. DE LIGNAMI | NE EQuITIS SICVL!.
AD SIX. UH. I PON. MAX. PREF iTIO. | [ 1 Emper ego a paruulo Iludui l B. P. ut cum .... Cette préface
finit au verso du f. 2. Le texte du premier traiti (discordantiae inter SS. Hieronymum et Augustinum) com-
mence au recto du f 3. sans aucun intiiulé : [ ] VO LVMINARIA MAGNA | que deus fecit : .... Les aulres
traités sont : 2. Vaticinia XII Sibyllarum. 3. Carmina Probae Centonae. 4. Symbolum Athanasii. 5. Oratio
Dominica. 6. Angelica Salutatio. 7. Te D.um Laudamus. etc, omnia IV cum exposltione B. Thomae Aqui-
nalis. Enfio, au recto du f. 73: INCIPIT DONATVS THFOLOGVS | (sic) C'est un badinage seholasiique sur
le modèle de la grammaire élémentaire de Donatus. Au recto du f. 82 : Finit donaius Theologus. [ Regiftrum
huius libelli. | [a 2 cols.) ; en bai l'impressum. Le verso est blanc.
Le petit volume extrèmemeni rare est orné de 29 belles et remarquables figure*, bois très légèrement ombrés :
12 sibylles, 12 prophète?, le Christ (rhomme de douleurs), St. Jean Baptiste. la Nativlté, Platon et Proba
Falconia. Ces Lois. dont la plupart mésurent 100 s. 74 mm. sont dun style étrange et d'une technique en-
eore assez rude, q'ioiqu'ils fassent entrevoir la main d'un artiste non méd ocre, (voir la description étendue
454
.MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Biblioth. Spencer. III. p. IJì) La figure de la Proba Falconia, f. 32 verso, esi évidenimeiii emprunté d'un
manusciit du XIII* siede.
Editio l'rinceps rarissima. Proctor 39ÓI. AttdìffreJi p. 244. E\cmplatrc compiei, assez grand de margcs.
et, sauf quclques imperfeciions insignifiantes. fort bien conserve.
Fr.cenl.
477. S. Leo Magnus, Papa. Sennones et epistolae. S. 1. et a. (Romae, Joh.
N.'> 476. Barberiis, Philippus de.
Plìil. de I.ignaminc, ca. 1470) in fol. Rei. orig. d'ais de hois recouv. de
veau iHain * 100 io].
158 S. sans chiffres ni sign. Caraclères ronds ; -15 lignes par page.
La prèface commcncc au recto du prem. f.; tohannis Andrej. Epìfcopi Alerìenfìs Ad fummum | Poniifìcem.
Paulum. ìi. Venctum. Epillola, i [ ] I tua mihi pater beatiflìme Paule. il. Venete PontÌfe\ | Maxime fanctitas .. .
Au verso, 1. 24 : Sequuntur Rubrìc^ totius operis per ordìnem. 1 Le tcxte commence. sans aucun intitulc, au
leclo du f 4 '. [ ] Audem domini loquaiur os meù et nomò | fanctum eius anima mca .... et il tìnìt au recto
du f. I5S, 1. 23-23; ••■ "^^^ uerbum carnaliter natum | efTe dìcitur. ) Le verso est blanc.
ISO.
Seconde cdition. imprìmée à Rome, peu de temps aprcs i (/O. Proctor 3toi.
trcs fort, grand de margcs.
■ Bel cxcmplairc, sur pap «.
Georg Lauer de Wiir/hiirg. (1470, 2i) (^ct.)
478. ChrysostoniU5,Joannes, episc. Constantinop. Sennones XX\', e graeco
in latinum versi, una cum epistola Chrysostonii ad Theodoruni nionachiim.
ROMA
455
S. 1. n. d. (Romae, Georg Lauer, 1470}. pet. in fol. Veau pi. ornem. à
fr. et dorè, dos dorè. [Hain 5039!. ' 50.
1 f. bl. (manquel loS ff. s. eh. ni sign. et l ì. bl. imanque). Anciens caract. ronds, 27 lignes par page
Au recto du prem. f. la lettre du traducteur, Cristoforo Persona, au Cardinal Marco Barbi commence :
[ 1 Eputanti mihi. ReuerendilTime. P. quanto | ftudio : quo uè animi ardore: .... Elle finii au verso, I. 17.
Au recto du 2. f. ; | 1 Dam & Eua poccauerunt diffimililer ita & | puniti funt. folio. Ixkìì. fcrmone. xx, | ....
Celte table alphabélique est suivie, au recco du f. (), 1. 7, de la lable des sermons, qui va jusquau verso,
1. 8. Puis: Epittola eiufdè S lohàis Chrifoftomi ad monachii | Theodorum. nalu ingenuum, qua reuocat eum
ad I cenobium folio, xci. Si poffem | Le lexte commence au recto du f. lo : [ 1 Vertendi funt nobis malorum |
N." 476- Baibt'i iis. Philippus de,
fontes .... 11 finit au recto du f. toS, 1. 14-15 : ... nos gaudio | i letitia affeceris. Expicit EpiUola Crilo-
ftimi I (sic). Le verso est blanc.
Beau volume imprimé avec les mèmes caraclères que les » Homiliae supe- Johannem •■ de Chrysoslomu-,
du 29. Oct. 11,0, la première impression de Lauer. u peut-èire anlérieur à celle-ci. Proctor 3403. A»ii\-
ireài, p. ^6o.
Beau volume bien conserve, Initiales et inliiulés exécutés en rouge. Les ff. de la lable som soigneusement
réenmargés cn tas, parce que le restant est ttès grand de marges.
479. Duranti, Guillielmus. (E INCIPIT RATIONALE di | uinonmi officiorum
editum per. tó. in | chrirto patrem et dominum ] Guilielmum duranti dei
& apottolica I fedis gracia prefulem Mimaten. qui co ] pol'uit fpeculum
iuris & patrum ponti | ficaie. | (À la fin :) Prefens rationalis diuinorii
o.licio^ I opus cliriffiinuni inprelTii-; rome per ] uenerabilem uirum ma-
456
MONUMENTA TYPOGRAPHICA
giflrum Geor | giuin laur de herpipoli. (sic) Sub anno do- | mini.
M'CCCCLXXMr'. die | nero iouis. xvi. menfis octobris. Pon- [ tilicatus
fanctilTimi in xpo patris & | domini noftri domini Sixti diuina ,p- | uidentia
pape quarti ano eius feptimo | tinit felicitar. Amen. ] in fol. Rei. orig.,
veau noir ornem. à froid tHain 6478].
Fr.cent
N." 476. Barbciiis. P/ii/ippus de.
•iyfS^ff. s. eh. ni sign. (Hain et le régisire : 2Cj\\\ Anc. catacl. ronds ; 50 ligncs par page.
Le recto du prem. f. est blanc. \\i verso : G lohannes Aloifìus tufcan' Auditor Camere Apoftolice. Re-
uerèdilTimo [ D. dotnino Retro Cardinali Tirafonenfi. | (42 iongues lignes). Au recto du sec. f. ; C RVBRICE
KATIONAI.IS I DIVINORV.si OFFICIORV; | Cettc table 6nit au verso du f. 3. et le teste comitience.
precède de riniìtulé cilc, au recto du f. 4. II tìnit au verso du f. 203. suìvi de 1 imprcssum. Au recto du
dcrn. f le registre (u 4 cols.) Le verso est blanc.
Georg Lauer, de Wùrzburg, publia dans la méme annce 147-. deux cditions du celebre manuel de thco-
logie, l'une en fcvricr. l'autrc cn octobrc. Toutes les deux se distinguent par une exéculion typographique
ROMA 457
Fr.cent.
irès soignée, qui rappelle les impressions de Sweynheym et Pannartz. — VoÌr Audiffredi p. 2i8. — Bel
exemplaire assez grand d.- marges.
480, Eutropius. Incipit Eutropi' hilloriographus : *S: | polì eum Paulus diacon' :
de hilìoriis | italice prouincie ac Romanorum. ì (A la tìn :) Eutropius hi-
floriographus Rome imprelTus | Anno diìi. M.cccc.lxxi. die lune. xx. Men-
tis I Mai Ponti. S. in xpo pfis ac diìi nolìri domi | Pauli diiiina ^uidentia
Pape Secundi. Anno | eius Septimo Explicit. | (Romae, Georg Lauer, 147O
in 4.*^ Vél. iHain *6y26], Vendu.
104 ff. sans chiffres ni signat. Anciens caractères ronds ; 32 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso: ( ) Abula huì' libri ì qua pmo p ordine repiùtur | reges ....
Cette table est suìvie d'une autre en ordre alphabetique. fol. 8, verso, 1. 13 : Regiftrura quinternorum. )
L'intitulé cité plus haut se voit au recto du f. 0- immédiatement suìvì du commencemenl du texte. L'ouviage
d'Eutropius finii au recto du f. (13 ; le reste des pages est occupé de Ihistolre de Paulus Diaconus (Warne-
fried}. L'impressum se voit au verso du f. 104.
Editio princeps rarissima, la seule qu'on alt faite an XV® siècle de l'Eutropìus séparément. — 'Froctor '^oó.
L'exemplaiie sur papier tri."^ tort, quoique un peu court de marges. est fort bìen conserve. LI est corrige et
annoié de la maio d'un contemporain.
481. — Idem liber. Rei. en cuir de Russie ornem. à tVoid. 175. —
Bel exemplaire grand de marges. orné de belles initiales rouges et bleues, Plusieurs fF. au commencemenl
ont été rétnmargés. mais par une main trés habile.
482. Nonius Marcellus, De proprietate latini sermonìs. S. 1. ni d. (Romae,
Georg Lauer, ca. 1470) in fol. Rei, orig. d'ais de bois recouv. de veau
ornem. à froid. [Hain 11899]. 350. —
139 ff. s. eh. ni sign. et i t. bl. Caract. ronds; 40 lignes par page.
Le recto du prem. f. est blanc ; a 1 verso une épìtre intéressante de Pomponius Laetus, 26 lignes : Pom-
poni' Gafpari biondo Salutem rogauit me Geor- | gius laur d'herbìpoli. fideliirimus librorum impref | for ut
Nonii Marcelli opus percurrerem atq* lì fieri | polTel corrigerem . .. Le texte commence. sans aucun intitulé,
au recto du 2. f. : [ | ENIVM EST TEDIVM ET ODIVM. I dictum a fenectute .. . Il finit au versa»du f. 138.
1. 3, suivi de 8 lignes de vers composés par Pomponiiis : Ex fcriptìs rerum, ut fertur. cognofcilur omnìs |
Caufa .... I lUud pomponi candide lecior ope. | Au recto du f. 139 le régistre (3 cols.) Le verso est blanc.
ÈditiOn qu'on peut. à bonne raison, regarder comme la première, puisque ia première, qui ait une date,
celle de 1471, ne reproduit pas l'tpìire de Pomfonius. Bel exemplaire très grand de marges. Les initiales
laissées tn blanc, ont étc peintes cn roiige et bleu. La reliure est abimée.
Ulrich Han et Simone di Niccolò Cardella de Lucca (1471).
483. Duranti, Guilielmus. Incipit Rationale diuinonì \ ofiìciorum Editum per.
r\ in crifto patrem t dominù. | dominum Guilielmum dura | ti. dei Z apo-
ftolice fedis gra | eia Prefulem Odimaten. qui | compofuit Speculuni iuris
I Z patrum Pontificale. | (A la fin :) Prefens preclarum opus alma in urbe |
Roma tocius mudi regina & dignillì- | ma Imperatrix qui l'icut pre ceteris |
urbibus dignitate preefì. ita ingenio | lls uiris eft referta. non atramento
più I mali, calamo neq^ fiilo ereo. fed artifi- ] ciofa quadà adinuentione
imprimèdi feu caracterizandi fic effigiatù ad dei | laudem induftrieqj eli
confumatum. | per Vdalricum Gallum Almanum & | Simone nicolai de luca.
Anno domini \ MCCCCLXXIII. Die nero, xxiii. ] mentis lunii. | (1473)
gr. in fol. D.-vél. [Hain 6473]. 300. —
284 ff. s. eh. ni sign. desquels le S- et le 284., blancs, manquent. Beaux caract. ronds; 56 lignes et 2
cols. par page. Les prem. Hgnes des chapitres et quelques majusc. soni goth.
Le recto du prem. f. est blanc. Au verso une préface à longues lignes, 51 1. : 1OOHANNES BAPTISTA DE
458 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
I.ANCIIS. Rcuerendo in xpo | pri. ^omìo Cathanio Spinola. Scdis apl'ice .plhonolorio. S. p. d Au
redo du scc. f. en car. goth. ; C Rubrice Kalionalis diuino- ) rum olliciorum \ Celle lable finir au recto du
f. 4, col. 1. I. 15. Le verso est blanc. Après un f. bl. le texle commence au recto du f. 6. sous l'intilulé
cité. impr. en rouge et en caract. goth. II finii au recto du f. 282, par l'impressura. F. 2S2 verso est blanc
.\ la page opposée : C Regiflrum huius libri. | (à 3 cols.l La dern. page est bianche.
Bel esemplai lede tette impression monumentale de la quelle .4iiif|^rei/. p. 131, donne une description exacte.
484. Hostiensis, Henricus de Segusio, Card. Summne in V libros Decretalium
voi. II. (\ la tìn:) Prefens huius fumme hollienlìs pre- | clarù opus Alma
in vrbe Roma loti i us mundi Regina. & digniffima Im- | peratrix. Que
lìcut p ceteris vrbib' | dignitate preeft. ita ingeniofis uiris ] eft referta. nò
atramèto plumali calo | mo. (sic) neqj ftilo ereo. fj artiticiola qua | dà
adinuètione imprimèdi feu carac- | terizandi fio effigiatum. ad dei laude |
induftrieqj eli confumatum per ma- 1 giftios. Vdalricum gallum almanuj |
& Simone nicolai de luca. Anno di'si | Millernnoquadringenterimofeptua |
gelìmotercio. Die vero Mtìa Men | fis Aprilis. | (1473) gr. in fol. D.-veau
iHain 8959I.
t f. bl. (manque) et 4(1 fF. sans chiffres ni bign. Beaux caract. roiids ; 35-56 1. et 2 cols. par page.
Le t-^xle commence au recto du prem. f. Les 3 prem. lignes en gros caract. goth. : Incipit liber tercius. De uila |
t honedate clericorù. Fjica. | [i) Ntelligite infipiè | tes in clero . .. 11 finii au recto du f. 410. col 2 : C Hàc
ego correxi fiìmam baplifìa ] iohànes. G De lancis fixti tpe pomi 1 ficis. C Perlege fecurus. mendofam [ ne
lime fùmam. C In colis verax ^- 1 fibus & parafis. \ l'uis l'impressum. Le verso est blanc. Au f. 441. recto :
Rcgillrum fecundi uoluminis hofiienfls. 1 Le verso est blanc.
Sccond volume de la premiere édition fon rare. Elle fut imprimée dans la maison w de Taliacoxis •> oii les
dcux typographes s'élaicnt «.tablis de I 171 à 73. Très bel exemplaire grand de marges sur papier fori.
Johannes Gensberg (1473, 5 Dèe).
485. S. Bernardus. Incipit Speculum beati Bernhardi j ahbatis de honeiìate
uite. I S. 1. ni d. (Romae, Johann Gensberg.) in 4." Br. [Hain *2903]
8 ff. s. eh. ni sign. Caract. ronds ; 1*7"-^ lignes par page.
Le leste commence. sous l'inlitulé cilé, au recto du prem. f. : |p| Elis u me fili et frjter quod nù 1 q z
nufq .... Au recto du f. 4. en bas : C Explicit fpeculum bernhardi abbatis I de honeflale vite. | Incipiùt odo
pùda. mediate (^b? puenit' | ad pfectionè vite fpiritualis. eiufdè. 1 Au verso du f. 8, 1. 26-27 • •■■* <^òlra ìfidias
diaboli ne te abducat ab eis. Amè |
Pièce trirs rare. Bon exemplaire.
Georg S.\chsel de Reichenhall
et
Bartholomaeus Golsch de Hohenbart
(1474. 7 Juiii).
486. Ammianus Marcellinus. Historiarum libri X1\-XX\'I. A la tìn :)
C! Ammiani Marcellini Inipreiììo Hyltoriographi dignillìnii | Rome facta
è totius orbis terra?: regine olim & Imperatricis j arte maxima & Ingenio
per dignillìmos Impreliores Georgium | Sachfel de Reichenhal & Bartho-
lomeù Golfch de Hohenbart I cleiicos Anno dni. M.CCCC.LXXIIIl. Die
nero \U lu | nii .Menfis Pontitìcatu uero Sixti diuina prouidentia Pape |
Q\'ai1i Anno eius Tertio. [ (1474) in fol. \'cl. Ilain ()26| :
155 IT. sans chiffres ni si.'n., Caraclères ronds d une forme très ancienne: 38-39 lignes par page.
.\ la téle du prem. f. commence répltie dédicatoirc : Ad. R. D. Ladouicum Donatu Epifcopom Bcrjj<^
incnfem pre ( fatio. In Ammiano Kfarcelliao. per. A. Sabinum Poe. I.au. I On la iruuvc repruduite che/
Fr.cenl.
ROMA 459
Fr.cent.
Botfìeld, Prefaces io the 1 dJ. Princ p. 133. Au reco du f. 2. le te^te commencc sous rinlitulé : AMMIANI
MARCELLINI RERVM GESTA | RVM LIBER Q.VARTVSDECIMVS INCIPIT | — I.'impressum occiipe le
bas du f. 135 recto. Le verso est blanc.
AudiffreJì, Cai. edit. Roman. I. p. 15^-159 donne une dcscription ciitique de cetie premiere cdiiìon d'Am-
inianus Marcellinus, qui peut ranger parmi les plus grandes raretés bibliographiques. En mème temps c'est
la seule édition faite au XV" siede. la seconde, asscz défiguree n'a cté imprimce qu'en IS'J- C'est aussi la
première production datée'de ces ìmprimeurs qui n'ont executc qu'ime demi douzaine de livres dont trois
seulement avec leurs noms et les date«.
Très bel exemplaire grand de marges.
4S7. Varrò, P. M. Terentius, C; .M.T. VARRÒ DH LIXGVA LATINA. |
S. 1. ni d. (Romae, Georg Sachsel de Reichenhall et Bartholomaeus Golsch
de Hohenbart, ca. 1474) in fol. Cart. [Hain * 15853] 40. —
f,'^ iau lieu de 5yl ff". s. eh ni sign. Anc. carici, londs: 35-35 lignes par page.
Le texte commence au recto du f. 1 sous l'int'tulé cité : [ ] Vemadmoduni uocabula efTent impoliia rebufi
in lingua Ialina fex libnf exponere inftitui | ... Au recto du f. 35 : C M. T. VARRONIS ANALOGIE LIB
l. I OVemadmodum in cafu | uocabula declinantur. | Au verso du f. 3^. en bas; Finif ciuf quod inuenìtur
h'avci Vanonif. [ Un SO- f- qui, sdon Hain. devait contenir un épilogue dWngelifs Tìfcrnas, manque dans
rei exemplaire, comme il manquait dans celui de De Ij Sema. — Bel exemplaire grand de marges, avec témoin
Les initiales, laissécs en blanc, soni peintes en rouge et noir.
Johannes Schurener de Boppard (1^74, 25 Nov.)
488. Adami creatio. De creatione x\de & formatione Eue ex cofta eius. j Et
quomodo decepti fiiernnt (sic) a ferpente. | S. 1. n. d. in 4."' Cart. 50. —
f) ff. s. eh. ni sign. Caract. ronds : i,{ lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f.. sous l'ir.titulé cité ; [ ] Oft cafu> luciferi qui fupbia inflatus ait.
Ponà I fedem meam .... Il finit au recto du f. 6, 1. 33-3) ■ .... fed regna- [ bunt per Infinita fecula feculo!^.
Amen. Finis. 1 Le verso est b'anc.
Cette édition de la petite legende du Paradis est tout à fait inconnue aux bibliographes. Elle sera peut-étre
identìque avec Troclor 3501.
489. Aeneas Sylvius, postea Pius II. Enee Siluii Piccoloniinei Qui et Pius
Se ] cundus fuit : Dialogus Incipit foeliciter | (Ala fin:) Prefens Liber Im-
prelTiis eli Rome per Magifìrum | lohannem Schurener de Bopardia. Anno
lubilei et | a Natiuitate dui M.CCCC.LXXV. Die xi. Mentis ] Septèbris.
Sedete Sixto Papa iQuarto Anno eius ' Quinto. \ (1475) in fol. Cart.
[Hain *i93l. 150. —
[ f. bl. et 53 ff. s. eh. ni sign. Gros caract, ronds : ■(/ lignes par page.
Le texte commence sous l'intiiulé cì.é. au recto du prem. f. : [e| Neas tituli Sancte Sabine Prefbiter | Car-
dinalis lohanni Sancii Angeli DÌ | acono Cardinali. S. P. D Vals ex Vrbe | Pridie kl". lunias. | Au
verso : [ ] Neas Epifcopus Senenfis. lohanni Cardinali | Sancti Angeli. S P. D Il finit au recto du
\. S3. 1. 29-30: .... uocata eft ex | Giecis aulem qui primus imperauit Maurìtiù tradùt. | Puis l'imprcisum.
Le verso est blanc.
Ce dialogue <> de quodam somno suo ficto non vero » est dedié au cardinal espagnol Joaimes Carraia!
(f 1469), il ne le faut pas confondre avec la petite " epistola de fortuna » ou le e dialogus centra Bohemos».
Aeneas se plaint dans cet ouvrage de la chùte de Conttanlinople causée par la faiblesse des princes chrétiens
et propose quelques moyens pour empècher Linvasion uliérieure der Turcs.
Cet ouvrage. dont nous avons ici la seule édition connue. est plein de notices sur Ihistoire du XV. siede,
nntamment sur les Turcs, les Hongrois, les Slaves. AUeminds eie. — Bel exemplaire grand de marges.
490. Boccacci, Giovanni, INCOMINCIA . LA COMEDIA | Delle Nvmphe
Di Ametho Compilata | dal facundifrimo melTer Giouanni Boc | caccio
poeta Fiorentino. Prohemio : | (A la tin :) FINISCE . FELICEMENTE | LA .
ELEGANTE .COMEDIA | NVNCVPATA.NIMPHE.DI I .\METO. 1 COM-
46o MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.ceni.
FILATA . DALFACVN | DISSIM.OPOETA. (sic) MESSERE GIOVANNI .
BOCCACCIO 1 NOBILE . FIORENTINO . M | PRESSA . IN RO>L\.NEL Ì
LANNO . DELLA . CRISTIA NA . SALVTE . MCCCC \ LXXVIII | SE-
DENTE . NELLA . CATHE | DRA . DI . PIERO LO ANGE LICHO . PA-
STORE I SISTO IlII j PONTE I FICE . [ MA | XI , MO . , NELL ANNO .
VII. DEL. SVO 1 FELICE . PONTIFICATO | (1478) in 8.° D.-rel. [Hain
3286I. 75.—
133 ff". s. chifTres ni sign. Caract. ronds grossicrs. 29 lignes par page.
Le rccio du prem. f. est blanc. Au verso ìe régisrre impr. cn 3 cols. Au recto du 2. i. : AL GLORIOSO.
PRINCIPE I Et felice Signore 1 GIOVANNI. DE. RVVERE | De Aragonla | DVCHA. DISORA. & DELLA |
Alma Cipia DÌ Roma IlluOre | PREFECTO ) Luca Antonio Fortunato Fiorentino | SALVTE | Ceite préface finii
au verso du f. 5 et le lexie commence, sous l'intitulè cilé. au recto du f. 6. Au recto da f. 132, en bas :
FINIS. DEO GRATIAS. amen [ L'impressum occupe le verso entier du dern. f. Identique avcc Hain 3285.
De la presse de lohann Schurener. Proctor 3321. AudtffreJi p. 226.
Editio princeps, de la plu^ grand rareté. Un peu court de marges ; le f. 76 manque.
491. Cora, Ambrosius Massarius de, ord. Erem. S. Aug. Oratio de
conceptione \'irginis. S. 1. ni d, .Romae, Johann Schurener' in 4." Cart.
[Hain *5()85]. 30.^
IO ff. s. eh. ni sign. Caract ronds, 30 lignes par page.
Au recto du prem. f.: .Ad Reuerendiflìmù in chrifto patrC' et do l minù dnm Guilielmù Epm Ollienfem la |
ero fancte Romane ecclie Cardinalej Rot 1 homagcnfej. Ambroflì Corani facre theo | logie profeffor" ordinis
diui Auguftini p j fatio fuper oratione; de conceptione Vir | ginis. Feliciter Incipit. ) Au verso, en bas: C
Sequit' Rubrica de ipfa oratioDe. i [ ] Gregia preclaraqj oFo de uii^inis concep | tÒe . . . t • . corà | Sixio
.ini. mjximo Romano!^.' pòtifìce ? Cardi ( nea Senatoiiaq^ corona fexto ydus decèbr' ano | fanctitlìme natiui-
tacis xpi. M.CCCC.LXXII. [ in tèplo diue Marie de populo ordinis eiufdem ] infra urbis menia habita. Feli-
citer Incipit. I Au recto du f. 9 : C Deuo;iiTìma eiufdem oratio ad I eandm (sic) dei genitrice Mariam. | Au
recto du f. 10: C Quicijqj auiem fuprafcripià orationem deuo | te dixerit prò qualibet uice auctorìtaie
Sanctif I lìmi domi (sic) noftri dni Sixti diuina prouidentia pa ] pe quarti Centum dles de iniunctis fibi peni-
tè l liis mlfericordiicr relaxantur. ] Le verso est blanc.
Lìvtet irès rare. Proctor 349(1. AuJt'ffreJi, p. 42Ó.
492. Seneca, L. Annaeus. Incipit Lucii Annei Seneca cordubè | lls libar de
morib"^ in quo notabilitar | et elegàter uite mores enarrar. | S. 1. ni d.
(Romae, Johann Schurener) in 4°. Br. 30. —
3 ff. n. eh. et I f. bl. (manque) Anciens caract. ronds; 30-31 lignes par page.
.\u recto du pr. f.. sous l'intitulè cité, le lexte commence: [ ]Mne peccatù actio è. aclio aule omnis [
uoluntaria... . Au verso du f. 3. en bas: Finit liber Lucii Annei cordubenlìs 1 moralis Senece de moribus. |
Plaquelle très rare, non meniionnée par aucun biblìographe. Proctor '>5t4?
Arnold Pannartz (1474, -i Dèe).
493.8. Hieronymus, Rpistolae et tractatus. voi. 1 (A la rin;l IniprelTum :sic)
Rome In domo nobìlis uin Patri de Maximis iuxta (lanipum Flore, | Pre-
sidèta magilh'o Arnoldo Pannartz. Anno diìici natalis. M.CCCCLXXVI. |
Die nero. XX.MII. Martii. Sedente Sixto IIII. Pontifica max. Anno euis (sic)
quinto. I (147Ò). in fol. D.-vél. [Hain S555]. 6^, —
287 fl'. sans chiffres, sign. ni réclames. Caractères ronds: 46 lignes par page.
Le lexie commence au recto du i. f.: Expolìtio SymboH Ruffini Aquilcjeii prcfbyleri ad Laurcntium | pa-
pam. In qua fingulos articulos fìdei noui & ueteris teflamenti | autonlatibuf còfìnnal : l\' hcrefes còtrarias
dellruii. Epiftola pma ] 11 finìt au verso du dernier f., suìvi ìmmcdiatcnicnt de l'impresbum.
Volume foit rare que ni Hain ni M. Copinger nom vu. C'cst le dernier livrc imprimo par Pannartz. Sclon
la noiice de M. Copinper, qui ciie l'cxemplaire de la Biblìoiheca Lindc^iana, notrc cxemplaire est manquant
ROMA 461
Fr.cent.
de IO ff. prél. et de quatre autres ff. dans le corps du voi. Du reste il est grand de marges et, sauf qq. rac-
commodages, irès bien conserve.
Bartholomaeus Guldinbeck, de Sulz. (1475, 19 Juin).
494. Adami creatio. De creatione Ade et formatiòe Eue I ex coda eius. Et
quomodo decepti fuerunt a ferpente. ] S. I. ni d. (Romae, Bartholomaeus
Guldinbeck de Sulz, ca. 1475) in 4". Cart. [Hain *791. 50. —
ì^ iT. s. eh. ni sign. Caract. ronds ; 28 llgnes p. page,
I,e texte commence au recto du prem. f. sous rìntitulé cité : [ J 0(1 cafum luciferi q fuperbia inflaius
ait I ponam fedem meà in aquilonem. .. Il finit au verso du f. 8, 1. 28; G Vita Ade & Eue abfoluta è
feliciier. |
Beau specimen de la presse de Guldinbeck ; exemplaire grand de marges.
495. Albertus Trottus Ferrariensis. Tractatus de horis canonicis. S. 1, ni d.
(Romae, Bartholomaeus Guldinbeck, ca. 1478) in 4", [Hain 592] 50. —
32 ff. s. eh. ni sign. Caract. ronds ; 29 lignes p- page.
Au recto du prem. f . : C Tabula còpolita a dno Alberto | de Ferrariis vtriufqj iuris doctor d [ Placentia
fuper ìfrafcripto opufculo [ de horìs canonicis in modur ut fefjt". | Au verso du 5- f.. I. 15-20: G Eximiì
vtriuiqr Iuris Doctoris | Magiftri Alberti de Ferrariis j de Placentia fuper tractatu de ] Horis Canonicis Tabula
explì I cil. Atq5 tractatus earundè ho- ] rarum feliciter Ìncipit. B. G. ] Ces deux ìniliales sont évidcmmcni
celles du nom de rimprimeur. Au verso du f. 32, ]. 29: G In hoc finitur prefens opus, laus deo. |
Très bel exemplaire grand de marges, de celle édìtion aussi rare que belle. Proclor 3362.
496. Aquino, Thomas de, ord. Praed. Incipit Summa edita a lancto Thoma
de I Aqno de articuP fidei et eccl'e Sac mentis, | (A la fin:) C[ Explicit
fumma edita afancto Thoma de Aqui | no de articulis fidei et ecclelle fa-
cramentis Impref- 1 fa per honorabilem uirum Bartholomeum Guldin | beck
de i'ulcz. Anno. M.cccc.lxxvi. die. vili, febru. 1 (1476) in 4^. Cart. [Hain
*i432]. 100. —
14 ff. s. eh. ni sign. Caract. ronds", 28 lignes p. page.
Le texte commence au recto du prem. f., sous l'intltulé citò : [p] Oftulat a me veftra dileclio vt de arti- [
culis fidei.... Il finit au verso du f. 14, 1. 24 : Pater & Filius z Spiritus fanctus. Amen. | Puis l'ìmpressum.
Bel exemplaire grand de marges.
497. Bartolus de Saxoferrato. Tractat"-' cpcuratoris editus fub | noie dya-
boli qn peciit iullitiam | corà deo z beata virgo Maria fé | oppofuit contra
ipm & obtinuit | necnon obmutuit pugna contra | genus humanuni | (A la
fin ;) C Fìt^ 2 impff^ è piìs ifte tractat"-' p mgi'm | Bartho"^ Guldìbeck. de
fultz Anno lubilei. | M.cccc.lxxv. die y'* lune vidlicj xi Septè. | (1475) 100.—
in 4**, Cart. [Hain 2646]
14 ff. s. eh. ni sign Caract. ronds ; 28 lignes p. page.
Le texte commence au recto du prem. f. sous Tintitulé cité : [alCcenìl Afcaron ad oìpoientis dei ] pre-
fenciam Il finit au verso du f. 14, 1. 23-25.... O | clemcns. O pia. O dulcillìma virgo Maria [ Amen 1
Puis l'impressum.
C'est la seconde édition de ce traile curieux qui ait une date et la premiere qui porte le nom du lypo-
graphe. Tiès bel exemplaire grand de marges.
498. Cora, Ambrosius de. ord. Erem. S. Aug. C AD MAXIMVM ROMA-
NORvm I pontificé paulu. II. de lohìs apoftoli & Euàgeli | fte laudib'^. Et
L.1 Bibliofilia, volume II, dispensa ii^-li* 31
462 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl.
de vite contèplatiue z cellltudìe | ffis Ambrolli de Cora. ì theologia ^fef-
for^ òdis I ffm licremitait fàcti Aug. oro f(uliciter ìcipit | S. 1. ni d. (Romae,
Bartholomaeus Guldinbeck, ca. 1478) in 4". Cart. [Hain *5688]. 40. —
8 ff. s. eh. ni sign. Caract. ronds ; 29 lignes p. page.
Le lexte commcncc au recto du piem. f., sous Tintitulc cilc ; Hxordiù pmù ì q** bnuolèlià captai a fumo
pùtifice 1 |c] Vm fanctitatè tuam beatiilìme pr fumi ] ac... Il finit au verso du f. H, I. 2*^20: dcbea | mus.
Dixi. Laus Deo. |
Beau specimen de la typographie de Guldinbeck ; très bel exemplaire
499. Guiba, Robertus. C Roberti Guibe Britani Epi Trecoreil. ad Innocen-
tiù I octauum Pont. Max. legati Illuflrinìmi ac inuictilTlmi ] Francifci Diicis
Britànie oratio in obedientia pftanda. | S. 1. ni d. Roniae, Bartholomaeus
Guldinbeck, 1485] in 4. Cart. Hain 8155;. io. —
2 ff. n. eh. Caraclères ronds (non gothiques, comme dit M. Hain) '^3 lignes par page.
Le lexte commence immédialemcnt après rintitulé, en tele du f. 1 : (I Cogitai (sic! mflii fepcnumcro huius
loci amplitudine^ | facram Il 6nit au verso du f. 2. 1. 19 : Dixi Pater lìeatiflime :. |
Feuille volani fon rare. Proclor 3592.
Francois li (1 )58-SS) élail le dernier due de Bretagnc.
^VoLF Han (Lupus Gallus] (1476, 21 Févr.).
500. Turrecremata. Expositio super toto Psalterio. (A la lìn :) Reuerendil-
fiini Cardinalis fancti | Sixti Expolìtio breuis & utilis fuper toto Pfalterio :
Ro I me Impreffa die vicellma prima mèlls Ecbruarii: ledete i Sixto quarto
pontitìce niaximo : per prouidum virum | magiftrum Lupum gallum freni
magri \'dalrici galli de | Bienna. Anno domini Millellmo quadringentellmo
fep I tuageiìmo l'exto. Finit feliciter. | (1476) P>;t. in fol. D.-vél. [Hain
*i5700^ 200. —
20| ff. s. eh. ni sign. Bcaux caract. ronds, entrenièlés de letlres inilia'.es gcth.; 33 1. p. page.
Au recto du prem. f.: [ 1 Ealifiimo patri et de- 1 mentirtìmo domino Pio fccundo 1 Pontifici maximo Johannes
de 1 Turrecremata Sabinenfis Epus | fancte Komane ecclcfie Cardina- | lis fancti Sixti Vulgariter niicu ] patus
poft humilem recomenda- | lionem Celle préface est terminée au verso du f. 2. 1. n>. Le lexte commence
au recto du f. 3 : C Pfalmus Primus In quo deferi- | bitur .pcelTus in beatitudinem. 1 II finit au leclo du
f. 203 par rimpressum. Le verso est blanc. Au recto du dern f.: Regiflrum huius Libri. 1 (3 cois.) Le verso
est blanc.
Seconde édition de cet ouvrage, aussi belle que rare. I.es prem. lignes des chapitres soni imprimées en
gros caract. golh. La prem. page est entourée d'une lics jolie bordure enluminée, et la première lettre ìni-
liale exéculée en couleurs est rehaussée d'or; les autres initiales soni peinlcs en rouge et bleu. Le prem. f.
est raccommodé et réemmargé : au reste lexemplaire est bien conserve, grand de marges. avec témoins, —
V. Aìidìffredi, pp. .43 et 214.
Dans la maison de Francesco (^Iinquini (1477. i Dee).
501. Ancona, Augustinus de. Incipit l'nma catholici doctoris .\u | gullini
de Ancona de poteliate eccle j fialiica. | (A la lìn :) Explicit lumina de Ec-
clefiaflica pò | teliate edita a fratre Auguftino de ] .^ncona Ordìs fratrù here-
mita:}: fcì | .\uguflini Inipffa Rome ì domo No | bilis viri Fràcil'ci de Cin-
quinis apud | Sanctam Mariam de populo. Anno | domini MCCCCLXWllll."
Die I XX. Decembris. | (1478) in 4°. Vél. [Hain *9(32l. 150.—
I f. bl et 327 tf. s. eh. ni sign. Jolis caract. goih.. 2 cols. et 50 lignes p, page
Ali recto du prem. f.; Prologo epl'aris in fuminà de eccle | fìaftica poieltate ; cathoHcì doctoris Z | fralris
ROMA 463
Augurtini de Ancona, | Celle préface lìnit au verso, col. 2, 1. 28, suivi de rintilulé cité. L;i fin du texie et
rimpressum se trouveut au verso du f. 317. Au recto du f. 318: [ ] Ncipiunl rubrice £ tituli que | ftio-
num.... Au verso du f. 326 : Explicit Tabula Super fumma de ] ecciefaftica (sic) polestate : clariflTimi Sacre |
Theologìe Doctoris fratrif augurtini | de Ancona : Sacri ordinis frairù her [ mitarù Aurelii doctoris f patrìs
Au I guftini : in quefliòes centumduodecim | ? articiilos quadringètolTepiuaginta | fex diftnicta [ (sic) A la
page opposée le régistre. Le verso du dern. f. est blanc.
Bel exemplaire d'un des plus rares volumes qui aient été imprimés par un typographe ìnconnu dans la
maison de Francesco Cinquini. Très grand de marges , avec le prem. f. blanc.
5oa. Antoninus, Archiep. Florent, Incipit lumula còferfionis vti | lillìma : in
qua agitur quo fé ha- | bere debeat ofeffor erga peniten | teni in confeUìo-
nibus audiendis | quam edidit reuerèdifTimus vir | ac in chrifto pater domi-
nus fra | ter Antoninus achieps Floren | tinus ordinis fratrù pdicato:^:. | S.
1. n. d. (Romae, ca. 1478) in 4*^ Cart. fHain *ii64l 50. —
108 fF. s. eh. ni sign. Jolis caract. goth. ; ]•, 1. et 2 cols. p. page.
Le recto du prem. f. eft blanc. Au verso ; Regirtrum | Au recto du sec. f.: I Ncipit tabula materierum (sic.) |
que in hoc libro còtinentur | .... Le texte commence au recto du f. 5, sous le titre cité : [ ] Efecerùt fcrulan 1
tes fcrutinio.... Le w Confessionale » suivi du « Tractatus restitutionum •> finit au recto du f. 108 : Explicit ti-
tulus de reftitutioni [ bus fratrls Antonini archiepif [ copi Florètini : in quo diffufe Ira | ctatur de hac materia. |
Le verso est blanc.
Très beau volume et non moins rare que beau. Proctor 3Ó08.
503. Ulmeus, Paulus, Bergomenfis. Libellus de Apologia reli j gionis fratrum
heremitarum. | ordinis fancti Auguftini còtra | falfo impugnantes. ad Reue-
rè I diOlmum dominù Guilelmuni | de Enouteuilla diuina mifera | tione
epm Oflienfem. Cardina | lem Rothomagenfej. Et fanctilTìmi domini noibi
Sixtì pape I iiii. Camerarium dignilTìmù fa | criq^ ordinis heremitarum
diui I Augulfini protectorem; benefa | ctoremq> lingulariffìmum, | (A lalin:)
Impreffum Rome in domo nobi | lis uiri Francifci de Cinquinis | apud
fanctam Mariam de ppl'o | Anno dni. 1479. die. 18. menfis ] lulii. | in 4.
Reliure d'ais de bois, recouv. de veau richement dorè s. les plats ; avec
fermoirs et coins. (Belle reliure du XVI. s.) [Hain 16086]. 175. —
71 ft". sans chifFres ni sign. Jolls caractères gothiques ; 45 lignes et 2 cols. par page.
L" intilulé se lit au recto du prem. f., co!. 1 ; en dessous: [ ] Eurendìnìmo in xpo | patri... . Le texte finit
au f. 43 verso, col 2, 1 2 ; puis : Finis. 1 l'impressum, et ; Regirtrum hui'^ libelli | Au recto du f. ^4 : Bo-
nifacii ? Pauli fummoFf ] Pontlficum decreta in Regula | beati Augurtini fralribus t fo j roribus de penitentia
iuxta eopj I uiuendi ritum modificandam. | La plus grande panie de ces régles est en italien. - f. 56
recto: Prologus in hyftorìam diue ] Monice fanctiHìmi doctoris aure [ lii Augurtini malris piètirtìme. [ fol. S7
verso : Incipit hyrtorìa fancte Moni | ce fàctiilìmi doctoris Augurtini | malrrls (sic) pientiiìime. | Cetle 1 gendc
finit par une litanie, au recto du f. 71 : O falue eterna laude canèda pa ] rens Finis | Le verso de ce f.
est blanc.
Gomme toutes ces impressions peu nombreuses, ce volume est de la plus grande rareté et fort remaiquable
par ses beaux caractères. (voir Audiffredi, p. 232).
Bel exemplaire grand de marges. Les initiales laissées en blanc. ont étC- peintes en rouge et bleu. — Re-
liure magnifique du XV^ siècle.
504. — Idem liber. Cart. 25. —
16 ff. s. eh. ni sign.
C'est seulement la derniòre parlìe du livret comprenani la legende de Ste. Monique, sa translation (écrite
par Majfeiis Vegt'us), ses miracles el l'hymne en son honneur. Bel exemplaire grand de marges.
Johann Bulle de Bremen (1478 ] 79, 12 iMars.).
505. Hugo de S. Caro. (E Incipit expofìtio miffe fecundu; fratre^. | hugone;
4'J4 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cenl,
= 3--
•^3-
Cardinalem ordinis predicatorum. | S. !. ni d. Romae, ca. 1480) in 4.
Cart. iCopinger 3i82[
8 ff. s. eh. ni sign. Caracl. golh. ; 3Ó ligncs par page.
Le texlc cotnmcncc sous i'inlilulé che. au recto du prcm. f.; [ I Icit apollo'us ad ephelìos fexlo capìtulo.
Induile uos | armaluram dei ... . Il finit au verso du f. 8, 1. 30 : . ... q optai' cis qes ct'na 0 fis ed. |
Livret trés rare et à pcu près inconnu. Proctor 3619?
Stephan Plannck de Passali ( 1 479, () Aoùt).
500. Arentinus Laurentius. ^■ita Mosis. S. 1. ni d. (Romae, Stephanus
Plannck, ca. 1480) in 4°. Br. [Hain *i557l.
8 ff, s. eh. ni stgn. Caract. golh.; 34 1. p. page
Le leste commence sans aucun intitulé. au recto du prem. f.; (mJOyfes cuius eli veneranda memoria
quia I yfrahcliticu; populù a feruitute egiptia li | betauit ... et finit au verso du f. 8, 1. 33 : G Finis vite
Moyfì. Laurètius arentinus. |
Plaquette fon rare, l'unique ouviage connu de l'auteur, qui n est pas natif d .brezzo, el dont on a changé
le nom assez arbitrairement en .\relinus. Proctor 3624. — Bel exemplaire.
507. Bartolus de Saxoferrato. Tiactatus procuratoris editus lub nomie
diaboli qiiàdo 1 petijt iuflicia; corà deo. Z beata virgo Maria le oppofuit
otra ( iplum t obtinuit. necnò obmutuit pugna otra gen^ humanù. | (A la
fin:) (E Finitus Z impr:lTus eft prefens tractatulus Rome p mgrm | Steffa-
num Plannck de Patauia. Anno. Mcccclxxxvj. die vero | lune fextadecima
menfis lanuarij. | (1486). in 4°. Cart. (Hain 2648I. 40. —
9 ff. s. eh. ni sign. et I f. bl. Caracl. golh.; 32-33 lignes par page.
Le lexle commence au recto du prem. f.. sous rintìtulé cité : [ \ Ccellil Afcaron ad omnipotentis dei pre-
fentiam et ail. | Creator omnium. ... Il finit au verso du f. 9, 1. 20-21 :.... O clemens O | pia O duIcilTima
virgo Maria. .\men. | Puis l'impressum.
Très bel exemplaire de celle plaquelle fon rare el intéressante. Voir AiiJiffreJi. p. 27Ó.
508. Bonincontrius, Laurentius. Laurentii Bonincontrii Miniatenfis Dierum
So- ; lenniuni Chriftiane Religionis : .\d. R. in Chrillo ] patrem & drìm
lulianum Epifcopù Hollienfem | & Cardinalem Tituli fancti Petri ad \'in-
cula. I (A la fin:) Impreffum eft Opus Rome per Magiftrum Ste- | phanum
Planck de Patauia: Abfolutumqj die. ix | Februarii. M.CCCC.XCI. | (1491)
in 4°. Cart. [Hain *363i]. 30. —
I f. bl. el 53 S. n. eh. (sign a-g) Caract. ronds; 30 lignes par page.
le prem. f.. recto el verso est oceupé de la préface, sous l'intilulé citc. Le teste des vers commence au
recto du sec. f. (sign. sii) : Liber Primus. | Au recto du f. 55. I. 16-17 : Lau. Bonineonlrii Minialenfis Fallo- |
rum Liber Q^uanus & ultimus finii. | Puis l'impressum. Le verso est blanc.
Livret fori rare et pcu connu. Très bel exemplaire.
500. Cadratus, Petrus. Oratio Reuerendi in xpo patris Z diti diii Petri
Cadrati Epi j Antiaceil ex vrbe Biturica oriùdi oratoris chrillianilTimi. Fnl- |
corum regis: ad Sanctillìmù diìm noftrù dilm Innocentium \ papani Octauù. |
S. 1. ni d. (Romae, Stephanus Plannck, 1485) in ^". Br. Hain *4aii . 15.—
) IT. 5. eh. ni sign. Caracl. golh.; 33 lignes par page.
Au recto du prem. f. I inlilulé et le commencemenl du lexle: [ 1 Dmirabilis i procelle maiellalis IU5 Bea-
tillìmc pater : in | clylus Au recto du f. 3, I. 21-22 : Habila in conlillorio publico. Anno dui .M.cccc.lx.\xv.
die \o I vndccima Februarij. | Au verso. Oralio ifndi dni. A. de Shinueeijs Epi Suanen ad Sàetilli | mù diìm
dnm Innocentiù papà. viii. prò rcpublica Seneri. | Celle oraison finii au recto du f. .]. Le verso est blanc.
Proctor 3662,
ROMA
46:
5>i
IS-
SI o.Candidus, Petrus, Decembrius. Candidus de genitura hominis^ incipit
" feliciter. | S 1. ni d. iRomae, Stephanus Plannck ca. 1490)- m 4 • ^^it. 40-
- ff s eh ni sien. et l I. bl Caract. goth.; 33 lignes par page.
i:.::r;.L ... .. .„.. ..... p.s u -- ^^-7- --:.-:;' -;::^-^:::
1. „c,ne ti.re, son. aucun changement. e., ripètè. Au verso du f. ..1. '= " .^"':. imi ab-lbati Sa-
' "ai! ":;»'„., ,.,.* ,. p.» «.... i."... > ™ '•• ».io„..., ..-,.«. e-.,,.,.,. .V,,.,
.^jj2. — Très bel exeinplaire.
Canones poenitentiales. C Incipiunt canones penitentiales | per Epm
Ciuitatefì comporti. | S. 1. n, d. (Romae, Stephanus Plannck) in 4 • Bi.
iHain *4-^'^9]-
r .u reco du f. 8, en bas puniat" in purgatorio | G Firris | Le verso es, b.arrc.
L- aùteur du livre, es, .4,.ire., .i. E.coba,: ProCor 37*- - P- PÌ<i-^ ^^ ""•
5,2.Capitaneis de Celleonibus, Thomas ex, ord. praed (E Oratio
Thome ex capitaneis de celleonibus ordinis predica | to^ theologie exim.j
profelforis Comédatarij monafterij beate | Marie de pietate dei ord.n.s
cillercien Cenaceli, diocef. oratons \ xplaniffimi fràco?; reg.s. ad b.xtu. i..,.
pon max. in die oìm lan- 1 cto? bibita (sic) in capella iacnpalacij ano
dni Mcccclxxxiij. I S. 1. ni d. (Romae, Stephanus Plannck, .483) ^ 4 •
Br. [Hain *4377!.
6 ff s. eh. ni sign. Garacl. goth. ; 33 lignes par page. ■ ,■ „ ■„ „i:^
An recto du preL f., sous l'ir-titulé ei.é. le eon,mencement du re.te : ( , Erces vra cop.ola e« .n cel.s.
Ma.h. V. e Difficilimù (siclfp 1 exillimaui Au verso du f. b, 1. 32 : Fin.s. 1
- 1 , Cara Petrus, Patri Cane lurifconfulti & Comitis Ducalis Sabau ', di*
' ''Senato'ris & Legati ad Alexandre, vi. Pont. Ma | xi-ù Oratio : Rom. m
publico Conr.llorio habita 1 Anno Salutis M.cccc.xcni. 1 S. 1. ni d iRo-
Le, Stephanus Plannck, .493)- i" 4"- Avec une belle .nit. s. fond noir.
Cart. iHain *44i3l-
in ff n eh (sien. a, b) Caract- ronds ; 27-28 lignes par page. „,.,■,
e Le'comlnce a reco du pren,. f. sous lin.i.ulé ciré-, [E| TP, onrnes Uali.Pnncpes ac Refpubl, ,
e. :. Il finiTau verso du f. .0, en bas : .... & iucunda futura e. | fiduut. Dixi :. 1 V.ua. Alexander. ,
Livret rare et fori bien imprimé.
S,4 Carvajal, Bernardinus. C Oratio in die CircCicilìonis dnice in capella
dni nn Sixti pa 1 pe .iiij. habita per Reuerendù dnm Bernardino Caruaia
artiù t\ theologie magillrù. S. d. n. cubiculariù. Anno pòtihcatus e.ulde |
tertiodecimo. Salutis dnice. M.cccc.lxxxiiij. | S. 1. ni d. (Romae, Stephanus
Plannck, 1484) in 4"- Veau pi., ti\. et titre s. les plats. iHain 434t^l-
8 ff. s. eh. ni sign. Caract. goth., 33 '■«-;; P-/^;^ ^ . ,^, „„-^ ,,„„,, f„„, ,,. oc.o v, citeùci-
Le teste coramence sou!
eret' (sic) puer : vocattì
Rare. Peu tachc d'eau.
20. —
20.-
8 ff. s. eh. ni sign. Caract. goth., 33 lignes par page. - . r j „.-,„ „, ritefici-
. j ™ f . ipl min' sfumati mnt dies oCo vt citeuci-
Le teste eommenee sous Tintitulé eité au recto du prem. f.. [PI Ollq, Muraat. u
Le teste co „ fi„i, au verso du f. S. 1. '^o : | beatitudine glonemur. Amen. |
deret" (ne) puer: vocatù eft nome ei' U hnit au \erso au . 1. ^ 1
466 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
5 15. Casus papales. C! Cafus papales : Epifcopales et Abhatiales : 1 S. 1. n.
d. (Romae, Stephanus Plaiinck). in 4". Br. [Hain '4667. 15. —
4 S. s. eh. ni sign. Caract. goth.; 33 li^es par page.
Le leste commence au redo du prem. f. sous I" inlilulé cilé : [ ] Rimus cafus papalis eli in ilio qui per-
cutil enormi- t ler clerici!... ci finii au recto du 4 f., en bas : G Finiunt cafus Papales; Epifcopales: et
.-\bbaliales : | Le verso est blanc. — "Proclor 3730.
Lcgèrement piqué de vers.
516. Cataneus, Ioannes Lucidus. CL lo. Lucidi C^atanei. v. iu. doctoris
archidia | coni ac Còfiliarii Marchionalis Màtuani & | oratoris ad Alexà-
drù .vi. Pont. Max. Oratio | (A la fin :) (T Habita Roms corani Alexandre
fexto ] Pontitìce maxime : & facro apolìolico Se | natu : Die quinta No-
uèbris ..M.cccc.xcii. | (1492) in 4. Avec une initiale s. fond noir. Cart.
[Hain *4683]. 15.—
7 ff. n. eh. et l f. bl. (sign. a). Caraclères ronds ; 27 lìgnes par page.
L'intilulé se voit au redo du prem. f. suivi du commencemeni du teste : |HI Odierno die humeris meis
bonus illud im- | pofitù uideo Il fìnit au verso du f. 7 par la souscription.
Beile impression sortie des presses de Siephan Plannck. 'Frnctor vjoo.
517. Chevrerius, Philippus. C Philippi Cheuierij oratoris Sabaudieq^
prelldis ad Inno- [ centium Octauù pontificem Maximù oratio. | (À la tìn ;)
Habita in confiliorio publico Anno dni, M.cccc.lxxxv, quarto | calendas
Februarias : Pontitìcatus yo Innocenti] Octaui an \ no Primo. | S. L ni d.
(Romae, Stephanus Plannck, 1485) in 4*^. Br. [Hain *4947], 20. —
2 ff. s. eh. ni sign. Caract, golh. ; y\ lignes par page.
Le texte commence sous Timitulé cité. au recto du prem. f . : [ I Um beaiiirime pater maxmà (sic) tui
folij dignìialè : cum fin | gulares F. 2, verso, 1. 13 : fui populi princìpibus ànumeret. Dixl. I Puis le
colophon cité.
Petite pièce fort rare, oii l'orateur fait i'éloge de la maison de Savoie, raconte ses victoires conlre Ics
Turcs etc. Procter 3661.
518. Cortesius. Alexander. Alex. Cortelìj oratio: qua habuìt in ede diui
Petri frequè | ti. R. Car. Senatu- viij idus ianuarij : in Epiphania, | S. 1.
ni d. (Romae, Stephanus Plannck, 1483) in 4". Br. ^Hain *377ìi. 15. —
7 ff. s. eh. ni sign. et i f. bl. (inanque) Caract. goth. ; 33 lignes par page.
Au recto du prem. f.: Sixto .iiii. pon. max. Alexander Cortefius. | .\ la mème page lintìlulc cité. L'oraìson
finii au verso du f. 6 ; au recto du f. 7: Alex : Cort. Epifcopo. Signin. S. [ Plus bas: M. L. Pont. Signin.
Alex. Cort. S. [ Cetie lettre est datée (f. 7, verso. 1. 15-17): ex fignia | hemico^'. viij. kl". Fcbruarij .Ixxxiij. 1
Laus dee. ' Lcs e«paces pour Ics citations grecques sont laissées en blanc.
519. Estensis, Nicolaus Maria, episc. Hadriens. C! Ululìris «S: Reuerendi |
DOMINI I Nicolai Maria^ ] ESTENSIS | Epifcopi Hadrienfis | ORATIO | prò
confanguineo fuo ! INCLYTO j Hercule Efteniì | FERRARIAE I Duce Se-
cundo. ; (A la fin:) C. Rom:e impreffa per mgrm Steffanuin | Plannck :
lulio Campello Spoletino ,pcu | rante : Anno faluatoris. M.cccc.lxxxxiii. |
Nonis lanuariis. | (149-^) in 4*'. Avec \ bcllcs init. s. fond noir. Cart.
[Hain *6689J. 50. —
l ff. s. eh. ni sign. Caract. ronds ; 28 lignes p. page.
Le litre se trouvc au recto du prem. f. ; le verso est blanc. F. 2. recto: CI lulius Càpcilus Spoletinus
doclilTimo I uiro Lucx Ripx Ferrarièfi litieratorumq; | patrono optimo. S. P. D. | F. 4, recto. 1. IS : Dixì. |
puis l'impressum. Au verso : Haue. | C Oratio ad Lccturcm. | {20 lignes de vers) Vale, j
" Nullam ex multis orationibus hueusque recensitis. adeo phaleratam me vidissc memini. sicut islam. "
Aiidiffredi p. 133. — Trcs belle impression rare.
ROMA 467
Fr.cenl.
520. Gentilis Becchius Urbinas. ([ Florentinorum Oratio corani Summo
Pont. I Alexandro A'I. ac eius facro Senatu per Genti- | lem Epifcopum
Aretinum, | S. 1. ni. d. (Romae, Stephanus Plannck, 1496I. in 4, Cart.
[Hain *75òo]. 15. —
4 ff. n. eh. Bcaux caractères ronds. 27 ligncs p page.
Le titre se trouve en tele du prem. f. suivi d'une belle initìale V sur fond noìr. Au verso du dorn. f. :
... Vicem quam gerìs in terris prò diuina : Salutamus : Ve | neramur. Adoramus. | CT Di\Ì. |
Impression fori rare. Proctor 3Ò98. — Non rogne.
521. Hippocrates. Hippocrates de natura honiinis | De nictu. | De tuenda
ualitudine | Medicin:B le\ | Hippocratis iufiurandum I Hippocratis demon-
ftratio q> | artes funt | Hippocratis ìuectiua in obtrecta | tores Medicina |
Quie quidam opera ut latine <Sc | emendare (sic) legerentur | Curauìt An-
dreas Brentius | Patauinus 1 S. 1. ni d. (Romae, Stephanus Plannck, ca. 1490)
in 4°. Cart. [Hain 8670]. 40. —
20 ff. s. eh. ni sign. Gros caract. ronds ; 27 lignes p. page.
Au recto du prem. f. l'intitulé cité. Au verso: Francifco Dedo Venetorum 1 oratori. | A la page oppose'e :
\YST0 . mi . PONT MAX. ANDREAS | BRENTIVS PATAVINVS. S. P. D. | Le texte commence au verso
du f. 3, et finit au recto du f. 20. Au verso : Regìftrù foliorum. |
Incunable très rare. Proctor 3793. AudifftcJi. p. 379.
522. Innocentius Vili. (E Regule : Ordinationes: Z olìitutiones Cancellane.
Sàctilìlmi I dui nofìri dni Innocenti], diuina prouidentia pape .viij. Scripte |
Z correcte in Cancellaria apl'ica. | (A la fin:) Lecte t publicate fuerunt
fuprafcripte Regule Rome in Cancel- | laria apoflolica die Sabbati .xi.
menf decembris Anno a natiui- | tate domini. Mcccclxxxiiii. Pontificata
Sanctiflìmi diìi nofiri ] dni Innocentii diuina ^^uidentia pape .viii. Anno
primo. I S. 1. n. d. (Romae, Stephanus Plannck) in 4". Br. [Hain 9219]. 15. —
12 ff. s. eh. ni sign. Caract goth., 33 I. par page.
Le redo du prem. f. est blanc. Au verso : Sanctillimus in xpo pater t diìs nofter diìs Innocentius diui I na
prouidentia papa. viii. ... Le lexte commence au recto du 2. f. sous l'intitulé cité. Le verso du il. f. na que
4 lignes. Au recto du f. 12, en bas. le colophon cité; le verso est blanc.
Livret fort rare. Troctor 364(1. Exemplaire peu piqué de vers.
523. — (T Regule ordinationes t confiitutiòes Cancellarle (sic) | SanctilTìmi diìi
nofiri domini Innocètij diuina cp- | uidentia pape. viii. fcripte et correcte
in Cancellarla | Apofìolica. | S. 1. ni d. (Romae, Stephanus Plannck, 1480)
in 4'^. Cart. 40.^
34 ff. n. eh. {sign. a-f.) Caract. goth. ; 33 lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. (sign a), sous I intitulé cité : C Sanctifllmus in xpo pater f dns
nofter dominus Innocèti | us diuina prouidètìa papa viii Au recto du f. 34, 1. 23-20 ; C Lecte ? pu-
blicate fuerùi fuprafcripte regule Rome in Càcel ) laria apl'ica die Sabbati, ^xviii. mèfis Marcij. Anno in-
carnati \ onis dilice. M.cccclxxxix. Pont, pfati l'anctiffimi diìi nrì pape | Anno quinto. | Le verso est blanc.
Edition inconnue de ces règles importantes pour Ihistoire du papìsme. Bel exemplaire.
324.Isidorus Hispalensis episc. ([Ifidori opulculum : De temporibus. | S.
1. ni d. (Romae, Stephanus Plannck, ca. 1490). in 4°. Cart. [Hain 9304]. 40.^
Il ff. s. eh. ni sign. Caract. goth. ; 3^-33 lignes par page
Le texte commence au rècto du prem. f. sous l'intitulé cité : | j Reue tempol^.' per generatiòes ^ Regna
primus ex no | ftris Julius Aphricanus .... II finit au recto du f. 6, 1. 3-5 : .... pofuit ( in fua poteftale. |
C Finis. 1 Le verso est blanc.
Plaquette rare ; exemplaire grand de marges.
468 MONUMENTA TYPOGRAPHICA
Fr.cent.
525. Lollius, Antonius. Anthonij l.oUij Geminianenlls oratio Circumcilìonis
domini I ce: Inibita corani Innocentio .viij. Fontilice maximo frequenti \ i{,
Car. Senatu. Caleiì lanuarij. (A la tìn ;) Anno incarnationis dominice.
M.cccc.lxxxv. Pontitìcatus vero | anno primo. | s. 1. (Romae, Stephanus
Plannck, 1485). in 4°. Br. [Hain *ioi79l. 15. —
(> tf. n. eh., sans signatures. Caractères goihiques ; 32 lìgncs par pa^^c.
Le titre et le commenccmeat du texte se irouvent à la lète du prcm. f.. la lìn et la souscriplion au recto
du fi* f. Le verso est blanc. Proctor 365H. — Exeinplaire timbre.
520. Manilius, Johannes Antonius. ([ Oratio Antonii Manilii Rritono-
rien- | lìs prò Britonorièfibus : ad Alexandruni | Sextiiin Pontiticcm Maxi-
mum. I S. 1. ni d. (Romae, Stephanus Plannck) in 4 " Avec une initiale.
Br. [Hain '10700] 12. —
4 fF. n. eh. Caractcres ronds ; 2H lignes par page.
L'inlitulé se trouvc à la tele du premier 1. Le texte finit au recto du f. ( par le mot C FINIS. La dern.
page est bianche.
527. Marlianus, Johannes Franciscus. (E Io. Francifci Marliani Medio-
lanenfis ; Magnifici Anto- | nij filij : lUuilrillìmi Ducis .NIediolani legati :
oratio habi- [ ta apud Innocentium Octauù Pontitìcem maxinui: Anno | dfii.
M.cccc.lxxxv. tertio calendas quintiles. j S. 1. ni d. (Romae, per Stephanuni
Plannck, 1485) in 4°. Br. [Hain '10774I. 15. —
4 ff. s. eh. ni sign. Caract. goth., 33 lignes par pjge.
Le texte commence, au redo du prem. f., sous l'intitulé cité : | ] Ulla eli refpub. nullus princeps ; nulla
chrillìanorum i natio: — Au recto du f. 4, 1. 12 : | li oculo tuo confuluerìs. | Le ver^o est blanc.
Proctor 3667.
528. Marsus, Petrus. Petri Marfo (sic) panegyric^ Innocètio. viij. Pon. Max.
dicat-' I in memoria j l'aneti Ioannis euàgelifte. j S. 1. ni d. (Romae, Stepha-
nus Plannck) in 4". Br. [Hain '10789]. [5. —
6 ff. s. eh. ni sign. Caract. goth ; 33 lignes par page,
\u recto du prem. f. titre et commencement du te.\te : A teneris annis btìlìime Pon. ? mililàlis eccl'e co-
lumen Innocè | ti facris initiatus. F. 6, verso, 1. 19: Laus dee. |
Proctor 3742.
520. — Oratio dieta a Petro Marfo in die afcèfionis de immortalitate | anime ad
reuerendilTimù in xpo pfej Z diìm. d. Raphaelé. T. fan | cti Georgi] Car-
dinalej ac fanctiUìmi Diìi nfi Pape Camerariù. | S. I. ni d. (Romae, Ste-
phanus Plannck.) in 4". Br. [Hain *i07ori. 20.—
6 ff. s, eh. ni sign. ("aract. golh. ; Vi lignes par page.
Le texte commence au recto du prem. f. sous l'intitulé cité: [ ] Recia quond.ì Reuerendillime preful alùna
^tutum t 1 omnis difcipline .... et tìnit au verso du f. 6, 1. Vi : ? cij pi^e ac ("pil feto regnai in etcrnù Amè, |
Proctor 3740.
5 30. Mezamicus, Jacobus. lACOBI MliZ.\.\lR:i. luris confnlti (sic) reipuh |
lice Immolenlls legati ad Alex. vi. pontificem maxi | mum. | S. 1. ni d.
(Romae, Stephanus Plannck) in 4." Br. .\vec une initiale. | Main *iii'.(3]. 15. —
(') ff. n. eh. Caraclétcs ronds; 2Ó lignes par page.
L'intitulé se trouve ò la tctc du prcm. f. et la lin du texte, suivic du mot FINIS au verso du dern, f. —
Quelqucs notes à la piume.
(A sutvre).
677-901. Firenze, Tipografìa L. Franccschini e Ci - Via dell'AnguilIaro, i8
A
Z
1007
B56
anno 1-2
La Bibliofilia
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