Skip to main content

Full text of "La Bibliofilia"

See other formats


--"-r  1  -0    |y^4. 


-^ 


LA  BIBLIOFILIA 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 

IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA 


DA 


LEO  S.   OLSCHKI 


Anno    I    (1899-1900)    —    Volume   I. 


FIRENZE 
LEO  S.  OLSCHKI  -  EDITORE 

MDCCCC 


z 


INDICE   DELLE   MATERIE 


I. 
Articoli. 

Artigli,  Romolo.  Francesco  Bartolozzi  e 
la  sua  opera  nell'occasione  della  Quarta 
Esposizione  del  Gabinetto  delle  stampe 
a  Roma  (Con  27  illustrazioni)  .     .    Pai;. 

—  La  scoperta  di  sei  preziosi  disegni  in 
una  Bibbia  del  XV  secolo.  (Con  6  illu- 
strazioni)   

BuDAN,  E.  A  proposito  de  L' Aiiia/orc  d'au- 
tografi   -     • 

Castellani,  G.  Un  miniatore  del  seco- 
lo XV   

Faloci  Pulignani,  Dr.  M.  L'arte  tipogra- 
fica in  Foligno  nel  secolo  XV  .... 

Gnoli,  D.  Il  sogno  di  Polifilo.  (Con  13  illu- 
strazioni)  1S91 

Lozzi,  C.  Cesare  Vecellio  e  i  suoi  disegni 
e  intagli  per  libri  di  costumi  e  di  mer- 
letti. (Con  II  illustrazioni) 

—  Le  antiche  carte  da  giuoco.  (Con  io  il- 
lustrazioni)     •     • 

—  Ancora  delle  antiche  carte  da  giuoco. 
(Con  4  illustrazioni) • 

Mazzi,  C.  Le  Acconciature  di  Giovanni 
Guerra.  (Con  i  illustrazione)    .... 

MiLCKE,  Fr.  Il  primo  libro  stampato  a  CoUio 
di  Val  Tronipia.  (Con  i  illustrazione)  . 

Olschki,  Leo  S.  Il  nostro  programma.     . 

—  Un  volume  con  postille  autografe  ed 
inedite  dell'  umanista  Sebastiano  Serico. 
(Con  2  illustrazioni)  ....-..• 

—  L'esposizione  Diireriana  nel  Gabinetto 
Nazionale  delle  stampe  in  Roma.  (Con 
7  illustrazioni) 

—  La  prima  edizione  di  Valturio.  (Con  8 
illustrazioni) 

RosTAGNO,  Enrico.  Il  Mouuincntuin  Gon- 
zai^ìum  di  Giovanni  Benevoli  o  Buona- 
voglia. (Con  5  illustrazioni) .     .    •     .     • 

—  Ancora  del  DIonuincntuìH  Gonzagium  e 

del  suo  autore •     ■    • 


73 
125 

2l)J 

2S3 
266 

3 

37 
iSi 


55 
i 


25 
40 

145 
186 


R0STAGNO,  Enrico.  D'un  pregevole  codice 
della  Cosmografia  di  To/oinco-  (Con  9 
illustrazioni) -P''»-   ^34 

Topo  di  Biblioteca  (Un).   Una  gran   lite 

per  vendita  dì  libri  antichi  e  preziosi  .   253 

II. 

Notizie. 

Accademia  Etrusca 172 

Accademia  (La  R.)  delle  scienze  di  Torino  225 

America  (Origine  del  nome  di) 295 

Archeologia  cristiana 299 

Archivio  fotografico 226 

«  Ars  moriendi  » •     •    298 

Arte •     •    •    "7.  247 

Auto-da-fè  (Un  curioso) 66 

Autografi  in  Germania  ...■.•■•  299 
Avviso  ai  bibliofili  ....•..••■    223 

Belgio  (La  stampa  nel) 22 

Bibbia  (La)  commentata  da  Niccolò  de  Lyra, 

Roma  1471-72 ^47 

Bibbie  antiche  latine •.••■77 

Bibliofilia 62 

Biblioteca  degli  studi  orientali 226 

Biblioteca  della  Camera   di    Commercio  di 

Parigi  (Incendio) '75 

Biblioteca  della  Università  di    Basilea    .     .    177 

Biblioteca  di    rarità 63 

Biblioteca  fotografica    italiana 250 

Biblioteca  Nazionale  di  Parigi  (Lascito  alla)  179 
Biblioteca  pubblica  di  Boston  .....  224 
Biblioteche  italiane  (Le)   all'esposizione  di 

Parigi  del  1900 •     .     ■     •    i75 

Biblioteche  (Le    principali)   del   mondo  22,  245 

Bodoni  (Una  lettera  inedita  di) 224 

Bru.xelles  (Gli  archivi  comunali  di)  ...  176 
Caricatura  fiorentina  del  XIV  secolo  .  .  252 
Castel  San  Pietro   (Bibliografia  di).     ...    227 

Catalogo  di  tipografi  spagnuoli 290 

Codices  graeci  et  latini 295 

Concorsi ....••    124 

i   Conferenza  sulla   stampa 299 


BIBLIOFILIA 


Congresso  a  Dresda P^g-  123 

Congresso  storico 63 

Corsivo  (II) 177 

Cracovia  (L'università  di) 235 

Cranach  (Esposizione  Luca) 297 

Croci  lombarde •     .   299 

Croniwell  (Biblioteca   Cromwelliana)  .    .    -124 

Dante 221Ì 

Dante  :  Codice  diplomatico  dantesco  .  .  .  G^ 
Dante  (Una  figliuola  di).    .......    173 

Diderot .    227 

Diplom;ilica 227 

Documento  storico 252 

Duca  degli  Abruzzi  (La  spedizione  del).  .  227 
Diirer  (Due  disegni  di  Albrecht)  ....  295 
Esposizione  di  stampa  a  chiaroscuro  .  .  .  298 
Evangeli  (Una  edizione  illustrata  degli).  .  226 
«    Ex-libris  »   italiani   (Catalogo    ragionato 

degli) l'ili 

Furti  nelle  biblioteche .    171') 

Genova  nell'arte  decorativa 173 

Giusti  (L'editore  KalTaello) 21 

Gutenberg  (La  festa  di)  in    Alagonza    nel 

1900 174,  223,    295 

Gutenberg  a  Eltville 295 

Hypnerotomachia  Poliphili 64 

Incendio  di  Como 175 

Kòniginhof  (L'autore  del  manoscritto  di)  .   247 

Libri  che  si  vendono  ! 227 

Libri  nani 22 

Libri  (I  furti  del)  nel  Seminario  di  Autini .    173 

Libro  antico  (Uni  rarissimo 225 

Libro  del  Biadaiolo 63 

Libro  di  cucina  del  secolo  XIV 173 

Libro  (il)  più  caro 21 

Lipperheide  (Collezione  di  libri  di  costumi)    175 

Lutero  (.Manoscritti  falsati  di) 62 

Macchina  da  carta  (La  più  grande)     .     .     .    176 

J^lanoscritti  antichi 62 

Manoscritti  italiani  in  Inghilterra     ....     C5 

Marchesi  (Libreria  A.) 122 

Mazzatinli,  G 04 

Messale  speciale  di  Costanza  (Un)   (Con  1 

illustrazione) 221 

Michelangelo  (L'na  nuova  \'ita  di).    ,     .    .    123 

Ministro  (11)  della  1'.  L  francese 248 

Monumenta  Palaeographica  Sacra  ....  176 
Monumenti  del  cristianesimo  nel  medio  evo    123 

Necrologio 65 

Nicoli  (Niccolò)  eia  Biblioteca  Laurenziana.  123 
Odilienberg  (Il  Museo  del  Convento  di  S.)     C<i 

Papiri  ;l)  dei  Musei  di  Berlino 24S 

Tapiri  (Scoperta  di  importanti) 178 

l'arini  (Albo  Pariniano) 121 

—  (Mostra  Pariniana  a  Milano  e  Albo   Pari- 
niano)  249 

Petrarca  (Una  illustrazione  dei   «  Trionfi  » 

del) 173 


Pubblicazioni  notevoli Pjp.  248 

Racine  (Esposizione  Racinìana) 122 

Relazione  di  un  viaggio  a  traverso  P  Europa  122 

Rembrandt  (scoperta  d'una  tela  di)    .    .    .  299 

Riunione  bibliografica 225 

Rondinelli,  \'.  Geneologia  Estense.    .    .     .  224 
Scoperta  (La)  di  sei  preziosi  disegni  in  una 

liibbia  del  XV  secolo 223 

Scuola  di  donne  bibliotecarie  in  Germania  224 

Serpotta  (Giacomo) 297 

.Shakespeare  (Edizioni  in  foglio  di).    ...  65 

Stampatori  umanisti  del  Rinascimento    .    .  173 

Suigo  (Il  tipografo  Jacopo) 299 

Tipografia  navigante 122 

Traduzione  di  opere  pubblicate  in  Russia  .  297 

\'angelo  miniato 23 

X'endita  (La  prima)  di  libri  all'asta.     ...  65 

Verna  (I  manoscritti  della  Biblioteca  di)  21 

Vinci  (Leonardo  da) 63 

Zola  (Straordinaria  onoranza  a) 123 

III. 

Recensioni. 

Budan,  Cte.  E.  L'amatore   d'autografi.   (G. 

De  Lunis) 213 

Codice  diplomatico  dantesco.  Con  4  illu- 
strazioni (C.  Mazzi) 110 

Dante,  Vita  nova.  Con  i  illustrazione  (L  B.)  57 

Delisle,  L.,  Origine  de  trois  feuillets  d'une 

Cité  de  Dieu  (L.  S.  O.) 240 

Rivista  Abruzzese   di   Scienze,    Lettere   ed 

Arti 20 


IV. 


Rivista  di  Cataloghi 
per  Bibliofili. 

Breslauer  &  Weyer  (L.  S.  O.) •  19 

Marghieri,  Riccardo,  di  Giuseppe   ....  243 

-Morgand,  Damascène  (L.  S.  O.) 17 

Olschki,  Leo  S.  Con  4  illustrazioni  (C.  Lozzi)  59 
Catalogo  dei  libri  posseduti  da  Charles  Fair- 

fax  Murray  (L.  S.  O.) 241 

Rivista  delle  Riviste 111,    171 

Cataloghi  librari C\y,    112 

Vendite  pubbliche 23,  69,  iiti,  300 

Domande no,  170,  244 

Corrispondenza 72,  124,   180  228 

Necrologio 228,  300 

Corriere  Bibliografico  della  Lil)reria  Lt^o  S. 

Olschki.    Monumenta   typogiaphica.    I. 

Con  5  illustrazioni 301 


*,; 


i2^^rSr5'i2l^TJ^i2^T5r?i2^^rSr?i2^ST5r?iS^ 


INDICE   DELLE  ILLUSTRAZIONI 


Alexander  Gallus,  Doctrinale.  Collibiis  1502     56 

Alfraganus.  Ferrariae,  149,^ Ai-,'.     59 

S.  Antoiiimis,    Meiiicina   dell'aiiiina.    Bolo- 
gna, 1472 PS 

l?arletius,  Historia  Scanderbegi.  Romae  s.  d.    1 14 
Bartlioloniaeus  de  Chaimis.  Confessionale. 

Venetiis,    1491 304 

Bartolozzi,  F.  Stampe 73-103 

Benevoli,  Giov.  Monunientuni  Gonzagium. 

Mscr 147-49    165 

S.  Bernardns.  Florentiae,  1495 60 

lìertelli,  Omnium  gentiuni  liabitns.     .     .       8-11 
Biblia  latina  e.  commento  Nicolai  de  Lyra. 

Romae,  1471-72 1-52 

S.Birgitta,  Revelationes. Norimbergae,  1500     35 

Carte  da  giuoco 37-45,  1S1-1S5 

Charcano,     Michael    de,    Sermones.    Basi- 

leae,  1479 308 

Columna,  Hypnerotomachia  Poliphili.  Ven., 
Aldus,  1499 193-209,  267-281 


Constitucions  de  Catakniya.  Barcelona  1494  3°^ 
Crescentius.  Vicentiae,   1490.        .     .     .     Pan.    60 

Dante,  Vita  nuova.  Mscr 58 

Durer,  Albrecht,  Stampe -7-'53 

Euclides.  Venetiis,  14S2 13 

Guerra,  Giovanni.  Le  Acconciature.  Firen- 
ze, s.  d 230 

Manilius.  Bononiae,  1474 15 

Mantegna.  Disegni  originali  ....  133-13S 
Officium  B.  Mariae  V.  Bologna,  149S.  .  .  316 
Psalterium  quadrilingue.  Coloniae,  1518  .  .  113 
Ptoleniaeus.  Cosmographia.  Mscr.  .  .  234-23S 
Regulae  S.  Benedicti.  Venetiis,  1500  ...  61 
Sculture  medioevali  (illustrative  d.  genealo- 
gia degli  Alighieri) loll-iog 

Statuti  d'Ascoli.  Ascoli,  1491)  ....  222,  302 
Valturius,  De  re  militari.  Veronae,  1472.  47-54 
V'ecellio,  Habiti  antichi  et  moderni     .     .     .    4-7 


C  ' 


Volume  I 


Aprile  1899 


Dispensa  i" 


La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 


DIRETTA  DA  LEO    S.   OLSCHKI 


IL  NOSTRO  PROGRAMMA 


ENTRE  la  Francia,  l' Inghilterra  e  la  Germania 
posseggono  già  da  molto  tempo  riviste  che 
sono  guida  fidata  e  sicura  agli  amatori  di 
libri  antichi,  rari,  curiosi  e  preziosi,  e  re- 
cano, sotto  ogni  rispetto,  servigi  notevoli  ai 
raccoglitori  di  stampe,  è  strano  e  doloroso 
che  l'Italia,  malgrado  alcuni  lodevoli  e  for- 
tunati tentativi,  ne  sia  ancora  priva;  onde 
io  con  questa  Rivista,  alla  quale  do  il  titolo 
«  La  Bibliofilia  » ,  mi  propongo,  se  non  sarà  per  mancarmi  il  pubblico  fa- 
vore, di  sopperire  appunto  a  tale  difetto.  Ma  con  questa  pubblicazione 
■ — ■  mi  piace  dirlo  sùbito  —  io  non  intendo  di  calcar  servilmente  la  via 
che  ci  è  mostrata  da  consimili  periodici  stranieri;  credo  anzi  che  l'Italia, 
la  quale,  meglio  di  ogni  altra  nazione,  può  vantarsi  delle  antiche  sue 
produzioni  grafiche  e  tipografiche,  abbia  diritto  ad  un  giornale  che  ri- 
specchi con  vedute  sue  proprie  ed  originali  il  carattere  speciale  del- 
l'arte nazionale,  e  faccia  degna  mostra  de'  suoi  tesori.  Ed  invero,  se 
percorriamo  le  riviste  bibliografiche,  che  si  pubblicano  all'  estero,  noi  ci 
accorgiamo  facilmente  come  gran  parte,  se  non  la  massima,  del  loro 
contenuto  sia  dedicato  ai  lavori  di  insigni  artisti  italiani  e  ai  prodotti  delle 
officine  d' Italia.  Perché  è  indubitato  che  se  I'  arte  tipografica  ebbe  ori- 
gine in  Germania  -  essendo  ormai  sfatata  la  leggenda  del  Castaldi  -  i 
seguaci  di  Guttenberg  la  recarono  tosto  tra  noi,  dove  le  arti  e  le  let- 


LA   BIBLIOFILIA 


tere  mirabilmente  prosperavano  al  sole  fecondo  della  Rinascenza,  e 
dove  il  versatile  e  sottile  genio  italiano  facilmente  l'apprese,  e  in  pochi 
anni  la  portò  ad  altezze  ormai  quasi  inarrivabili  :  si,  che  per  numero  e 
per  pregio  di  edizioni  nessun  paese  al  mondo  può  gareggiare  coli' Italia, 
dove  la  sola  Venezia  produsse  negli  ultimi  trent'  anni  del  secolo  XV  più 
di  quanto  tutte  le  altre  città  prese  insieme  nello  stesso  periodo  di  tempo. 
Ora  si  dovrebbe  dire  che  l' abbondanza  generi  sazietà,  osservando  non 
senza  maraviglia  come  gli  Italiani  troppo  poco  oggi  si  curino  delle  opere 
insigni  dei  loro  antichi,  che  oltre  i  confini  della  patria  accendono  pure 
così  alta  ammirazione  e  provocano  fervide  gare  tra  i  cultori  e  i  racco- 
glitori di  cose  d'arte,  i  quali  si  disputano  accanitamente  i  volumi,  le 
stampe,  i  manoscritti,  le  legature  artistiche  e  gli  autografi,  e  danno 
tempo  e  danaro  a  formar  raccolte  di  cui  vanno  sinceramente  orgogliosi. 
E  perciò  hanno  potuto  passare  facilmente  il  confine  d' Italia,  ven- 
duti a  vii  prezzo,  tanti  e  tanti  tesori  letterari  ed  artistici,  andati  ad 
abbelUre  le  più  importanti  raccolte  pubbliche  e  private  d' Europa  e 
di  America;  ciò  che  dovrebbe  bastare  a  ridestare  tra  noi,  più  vivo  e 
generale  che  adesso  non  sia,  l' amore  delle  collezioni  di  stampe  e  di 
libri,  di  cui  è  pur  sempre  cosi  ricca  l' Italia.  Per  aiutare,  quanto  sarà 
possibile,  questo  desiderato  risveglio,  la  mia  Rivista  si  studierà  di  far 
conoscere  e  stimare  viemeglio  i  tesori  artistico-bibliografici  che  si  con- 
servano nelle  nostre  raccolte,  ponendo  inoltre  alla  luce  i  pregi  di  antichi 
cimeli,  spronando  alla  loro  ricerca  e  alla  lor  giusta  estimazione,  dacché 
ammettendo  che  il  raccogliere  libri  antichi  sia  anche  uno  sport,  certa- 
mente esso  è  uno  sport  nobile  e  degno  di  esser  coltivato  principalmente 
dalla  società  eletta,  da  colti  ed  eruditi  e  da  chi  sente  la  passione  per 
il  buono  ed  il  bello. 

/  «  La  Bibliofilia  »  pubblicherà  in  ogni  quaderno  articoli  originali 
sopra  edizioni  rare  e  preziose,  e  sconosciute  o  poco  note,  su  codici  e 
manoscritti  miniati,  legature  artistiche,  ecc.,  accompagnando  le  descri- 
zioni con  buone  riproduzioni  zincografiche,  che  oltre  ad  abbellire  le  pa- 
gine della  rivista  serviranno  più  d'ogni  lunga  descrizione  a  dar  saggi 
delle  rarità  che  si  vorranno  illustrare.  Inoltre  darà  notizie  dettagliate  e 
sollecite  sopra  il  commercio  mondiale,  per  mezzo  di  corrispondenze  di- 
rette, annunzierà  i  più  notevoli  cataloghi  dei  principali  librai  italiani  e 
stranieri,  richiamando  l'attenzione  de' bibliotecari  e  de' bibliofili  sopra 
singoli  articoli  importanti  con  utili  spiegazioni  e  raffronti;  si  occuperà  delle 


LA    BIBLIOFILIA 


grandi  vendite  pubbliche  della  Francia  e  dell'  Inghilterra,  che  sono  spesso 
veri  grandi  avvenimenti,  e  ne  pubblicherà  i  resultati.  «  La  Bibliofilm  » 
si  propone,  infine,  di  mettere  in  relazione  possessori  di  cose  rare  e  pre- 
ziose con  ispeciali  collettori,  e  i  collettori  fra  loro  per  cambi  di  oggetti, 
di  duplicati,  di  schiarimenti,  di  notizie/insomma,  «  La  Bibliofilia  »  cer- 
cherà di  riempire  degnamente  la  lacuna  lamentata,  ma,  è  utile  ripeterlo, 
non  soltanto  coli' imitare  quanto  già  si  fece  o  si  fa  di  meglio  fuori 
d' Italia,   ma  ancora  mirando,  atèv  àp'.axeuecv  xal  u7i£Lpo)(ov  £[i|ievac  SXXwv. 

Firenze,  aprile  1899. 

LEO   S.    OLSCHKI       . 

Direttore  della  Bibliofilia 


CESARE  VECELLIO 

E   I   SUOI   DISEGNI   E   INTAGLI   PER   LIBRI 
DI    COSTUMI   E   DI   MERLETTI 


Ce 


/OMiNCiANDo  dalla  famosa  opera  dei  costumi,  essa  col  titolo  Degli 
abiti  antichi  et  moderni  di  diverse  parti  del  mondo,  divisa  in  due  libri,  ebbe 
la  sua  prima  edizione  in   Vinegia,  presso  Damian  Zenaro,  1590,  in-8. 

Questa  prima  edizione  comparve  ornata  di  420  tavole  figurate  in  le- 
gno; 361  nel  primo  libro,  e  59  nel  secondo,  e  salì  mano  a  mano  in  tanta 
rinomanza,  che  vi  fu  bisogno  di  una  seconda  edizione,  che  fu  eseguita 
pure, in  Venezia  dai  Sessa  nel  1598,  in-8,  con  la  dedicatoria  al  signor  Pietro 
Montalbano,  in  italiano  e  in  latino,  e  coi  cataloghi  e  il  testo  esplicativo  delle 
tavole,  che  parimente  in  legno  ammontarono  a  522. 

Le  stesse  tavole  furono  più  tardi  riprodotte  nella  edizione  di  Venezia, 
Combi,  1664,  in-8,  col  titolo:  Habiti  antichi,  ovvero  Raccolta  di  figure  de- 
lineate dal  grati  Tiziano  e  da  Cesare  Vecellio  suo  firatello,  conform,e  alle  na- 
zioni del  mondo. 

Questa  edizione  è  la  meno  pregiata,  apparendone  le  tavole  stracche, 
logore  e  mal  tirate. 

La  prima  è  più  rara  e  più  stimata  per  la  freschezza  della  tiratura,  la 
seconda  per  il  maggior  numero  delle  figure,  specie  pei  costumi  dell'Ame- 
rica, che  vi  furono  aggiunti.  Onde  un  collettore  di  simili  opere  deve  pos- 
sederne amendue  le  edizioni. 


LA   BIBLIOFILIA 


o 


Notevole  è  altresì  la  riproduzione  che  nel  1860  e  nel  1863  ne  fece 
il  Didot,  rinomato  editore  e  bibliofilo  a  Parigi,  ciò  che  dimostra  il  pregio 
in  che  questo  libro  era  tenuto  anche  in  Francia. 


o 


LA   BIBLIOFILIA 


Il  Cicognara,  giudice  assai  competente  tra  noi,  la  disse  «  opera  delle 
migliori  che  si  conoscano  fra  le  antiche  di  questo  genere.  »  A  crescerne  la 
stima  e  la  rinomanza  concorse  non  poco  la  voce  che  ben  tosto  se  ne  sparse, 


e  n'  è  durata  la  tradizione,  che  essa  fosse  uscita  se  non  dalla  mano,  certo 
dalla  scuola  del  sommo  Tiziano. 


LA   BIBLIOFILIA 


Di  vero,  non  poche  delle  figure,  onde  componesi  questa  raccolta  di 
costumi,  si  potrebbero  ascrivere  a  lui  stesso,  ove  si  ponga  mente  al  gran- 
dioso carattere  proprio  della  sua  matita,  ed  alla  storia,  da  cui  appren- 
diamo che  essendogli  Cesare  nipote  amatissimo  e  con  lui  convivendo  in 
massima  dimestichezza,  naturalmente  dovette  prendere  amore  eziandio  ad 

un'opera  di  così  alta  curiosità, 
e  cercare  di  aiutarla  in  ogni 
maniera.  Ond'è  pure  da  rite- 
nere che  nelle  estese  e  con- 
tinue sue  peregrinazioni  in 
tanti  vari  paesi,  siasi  compia- 
ciuto rendersi  benemerito  del 
nipote,  riportandogli  copiosi 
ed  esatti  disegni  delle  vesti- 
menta  e  di  tutto  ciò  che  costi- 
tuisce il  costume  delle  diverse 
genti  incontrate  e  visitate.  A 
buon  conto,  tutte  le  figure  di 
questo  libro  hanno  un  tipo  e 
un  sapore  così  tizianesco,  che 
ove  ci  fossero  venute  innanzi 
altrimenti  ed  anonime,  sareb- 
bero state  senza  fallo  giudi- 
cate e  celebrate  come  opera 
del  sommo  veneziano. 

Potrà  un  occhio  scrupo- 
loso rilevare  in  alcuna  di  esse 
l'esagerazione  delle  movenze, 
e  qua  e  là  qualche  scorre- 
zione del  disegno,  e  la  roz- 


Tavola  della  prima  edizione  di  Vecellio. 


zezza  della  mano  che  le  intagliò  sul  legno  per  farne  forse  confronto  con 
la  troppo  ammirata  ma  sovente  fiacca  accuratezza  de'  tempi  moderni  sino 
ai  dì  nostri,  in  cui  1'  arte  della  incisione  si  è  rifugiata  presso  istituti  go- 
vernativi, o  regie  calcografie. 

Era  ben  altro  il  compito  degli  artisti  nei  piò  splendidi  tempi  dell'arte, 
e  il  più  bel  tempo  della  incisione  può  dirsi  incominciato  sullo  scorcio  del 
secolo  XV  e  finito  verso  la  metà  del  successivo.  Allora  era  meglio  educato 


LA   BIBLIOFILIA 


> 


o   ^ 


J2 


r  intelletto  ed  il  senso  non  meno  dell'  artista  che  del  pubblico  ;  e  sebbene 
la  mano  fosse  addestrata  ad  ogni  finezza,  pure  non  era  tanto  in  pregio  la 


ti 


^  K 


a    «i 
o    a 

o  .^ 

'n    •'5 

fi    Oc 

Ci 


o 


materialità  quanto  lo  spirito  delle  opere,  quello  spirito  che  infondeva  la 
vita  in  ogni  cosa,  e  sapeva  trovare  la  semplicità,  l' eleganza,  la  grandezza 


LA   BIBLIOFILIA 


nella  benintesa  economia  del  lavoro.  Sapevasi  allora  far  molto  con  poco, 
poi  sino  ai  dì  nostri  quasi  sempre  i  resultati  mal  corrispondono  ai  grandi 
mezzi  adoperati. 

Non  occorrono  altre  parole  per  dimostrare  il  merito  artistico  di  questa 
opera,  già  da  tutti  riconosciuto;  e  aggiungerò  solo  che  le  è  dovuto  del 

pari  per  ciò  che  at- 


tiene  alla  conservata 
memoria  di  costumi, 
i  quali  altrimenti  sa- 
rebbero caduti  in  ob- 
blio,  pei  nomi  delle 
vesti  segnatamente 
italiane,  e  per  esserne 
questo,se  non  il  primo 
saggio,  certo  il  piiì 
ragguardevole.  A 
prescindere  da  altri 
consimili  libri,  basti 
ricordare  la  raccolta 
di  Ferdinando  Ber- 
telli pubblicata  a  Ve- 
nezia sin  dal  1563  col 
titolo  latino  :  Om?num 
fere  geniìtmi  nostrae 
aetatis  habihis  ujiquavi 
anfe  hac  editi.  Poi  ri- 
stampata con  molte 
tavole  aggiunte  nel 
1589,  nel  1591  e  nel  1594.  Ma  a  quanto  pare  dai  fac-simili  dei  frontespizi 
di  queste  edizioni  che  qui  riproduciamo')  l'opera  di  Ferdinando  Bertelli 
fu  proseguita  da  Pietro  Bertelli,  senza  che  i  bibliografi,  per  quanto  ne 
sappiamo,  si  sieno  dati  cura  di  determinare  quali  fossero  i  loro  rapporti  e 
quale  la  parte  spettante  a  ciascuno.  Certo,  per  ciò  che  riguarda  i  costumi 
di  tutto  il  mondo,  l'Italia  ha  la  gloria  d'aver  dato  per  opera  dei  Vecellio, 


')  I  fac-simili  che  accompagnano  quest'articolo   furono   tolti   dagli   esemplari   della  ricca  collezione 
del  cav.  Leo  S.  Olschki. 


LA    BIBLIOFILIA 


la  più  pregevole  raccolta  del  tempo  che  può  dirsi  antico,  e  con  quella  del 
Ferrano  la  più  dotta  e  completa  de' tempi  nostri. 

Non  accade  nemmeno  occuparsi  delle  due  prefazioni  che  si  leggono 
nella  edizione  originale,  essendo  prive  di  ogni  importanza;  dacché  la  prima 
eh' è  una  dedica  al  conte  cav.  Pietro  Montalbano,  secondo  il  costume  di 
quei  tempi,  non  è  che  una  prolis- 
sa e  adulatoria  narrazione  de'  fasti 
della  nobile  famiglia   di   lui  ;  e  la 
seconda  una   breve    dichiarazione 
delle  cure  e  fatiche  dall'autore  du- 
rate per  la  compilazione  dell'opera. 

Da  ultimo  stimo  utile  pei  col- 
lettori di  libri  del  genere  di  questo 
del  Vecellio,  il  notare  che  qualche 
esemplare  deve  essere  stato  tirato 
di  sole  figure  senza  testo,  aven- 
done io  posseduto  uno  di  freschis- 
sime prove. 

Ai  libri  di  costumi  e  ornati  si 
ricollegano  i  vaghissimi  e  preziosi 
libretti  di  ricami  e  tappezzerie  e  di 
merli,  o  merletti,  pizzi  e  triìie;  e 
però  anche  a  questi  volle  Cesare 
Vecellio  dedicate  le  sue  più  inge- 
gnose e  studiose  cure. 

Sono  questi  i  libretti  o  séguiti    , 
di  stampe  che  in  questi  ultimi  tem- 
pi sono  ricercati  con  le  più  insi- 
stenti e  amorose  cure,  e  che  sono 
saliti  a  prezzi  favolosi. 

Si  dirà  forse  che  la  più  parte  de' ricchi  raccoghtori  di  questi  cimelii  è 
mossa  dalla  vanità  e  dalla  moda,  ma  è  una  moda  ed  una  vanità  che  a  diffe- 
renza di  certe  altre,  possiamo  benedire,  perché  senza  di  esse  e  senza  i  gravi 
dispendi  e  sacrifizi  d' ogni  sorta  che  si  fanno  volentieri  per  queste  preziose 
collezioni,  a  tanti  belli  ed  utili  capolavori  sarebbe  facilmente  incòlta  l'ul- 
tima rovina,  l'irreparabile  dispersione.  E  questa  già  con  animo  presago  e 
mesto  si  temeva  dagli  scrittori  di  cose  d'arti  maggiori  e  minori  sin  dalla 


Tavola  della  prima  edizione  del  libro  di  costumi 
di  Ferdinando  Bertelli. 


IO 


LA    BIBLIOFILIA 


prima  metà  del  secolo  xvi,  vedendosi  e  deplorandosi  lo  sperpero  che  di 
que'  libretti  si  faceva  nelle  officine  e  nelle  case  dalle  più  umili  alle  più  no- 
bili, e  persino  nelle  mani  di  gentili  dame  e  donzelle. 

Quindi  i  denari  dei  ricchi  non  potrebbero  essere  meglio  spesi  che  in 
collezioni  di  simili  bellissimi  libretti  che  servono  alla  storia  dell'arte  dell'in- 
cisione -  arte  ormai  perduta  -  e  a  quella  delle  arti  minori,  a  cui  si  assorel- 
lava e  a  cui  anche  oggi  può 
rendere  importanti  servigi, 
servendo   di   modelli  negli 
opifici  e  restaurando  e  affi- 
nando negli  artefici  e  negli 
operai  il  senso  del  bnongusto. 
La    raccolta   del    Ve- 
cellio  col  titolo  gentile  da 
prima  Corona  delle  nobili  et 
virtuose  donne,  ecc.,  poi  col- 
r  aggiunta   il    Gioiello   della 


BffiSCSSr 


^VE& 


>DIVER5ARV  NATIO 
HABITVS 

L  cntum.  et  fuaUuoy  l'eanth/J 
trrf  titetjij  aift^irnter  extrcjji 

RDINE3  DVO  ProCEvSÌION 

YnuJ 

SVMMI  PoNTIFfClS 

Ai.  [ter 

OERE-NI55- rrinciBij  \metiann 
tscre 

Petri  BERTELLII. 

idjU-  D-JtHeiniarJum  Ctmitr 
al  Hanau  et  !)•«/.  iecntemfwv 


Pffrum    £  ertfUit/m  .  Pat 


V"}>f 


corona,  ecc.,  è  troppo  nota, 
e  già  descritta  esattamente 
dai  bibliografi  speciali  di 
questo  genere  di  libretti 
xilografici,  e  dal  Brunet, 
Stipplcmento,  tomo  I,  a  co- 
lonne  365-366. 

Questa  raccolta  fu  im- 
pressa, da  prima  in  tre,  poi 
in  quattro  parti;  dal  1591 
al   1598. 
E  non  ha  molto  ne  fu  scoperta  anche  una  quinta  rarissima,  denomi- 
nata il  Fazzoletto. 

L'Ongania  l'ha  riprodotta  in  fac-simili  di  118  disegni  (\^enezia,  1876) 
dall'  edizione  originale  (?)  del  1 600.  Ma  questa  edizione  non  poteva  essere 
che  una  ristampa  della  precedente,  e  quindi  da  non  preferire  per  le  tavole 
meno  fresche. 

GH  esemplari  di  merletti  Vecelliani  furono  riprodotti  anche  dall'Hoepli 
e  da  altri  ;  e  però  non  ci  è  parso  necessario  darne  qualche  saggio  in  fac- 
simile. 


LA   BIBLIOFILIA 


II 


Cesare  Vecellio,  appresi  i  principii  dell'arte  pittorica  da  Francesco, 
fratello  maggiore  di  Tiziano,  si  perfezionò  alla  scuola  di  questo  grande 
maestro.  Ma  se  non  fosse  stato  autore  dei  libri  sopra  descritti,  nessuno  più 
ne  ricorderebbe  il  nome.  Dopo  l'anno  1600  di  Cesare  Vecellio  non  si  ha 
più  notizia,  essendo  morto  circa  quel  tempo.  I  biografi  dicono  ch'egli  fu  più 
noto  come  maestro  d'in- 
taglio che  come  pittore. 

L'  abate  Zani  cerca 
dimostrare  con  buoni  ar- 
gomenti che  egli  fece  i  di- 
segni ma  non  gl'intagli 
delle  sue  opere,  sopra  de- 
scritte. Ma  a  me  pare  più 
probabile  eh'  egli  non  po- 
tendosi segnalare  nella 
pittura,  siasi  dato,  come 
tanti  altri  pittori,  suoi  con- 
temporanei, alla  incisione. 
Essendo  la  più  parte  dei 
disegni  de'  costumi  attri- 
buiti al  Tiziano,  se  egli 
non  li  avesse  almeno  inta- 
gliati, qual  merito  gliene 
resterebbe  ? 

Quanto  alla  raccolta 

di    merletti    è    notevole 

eh'  egli  nelle  date  finali  del  libro,  pone  :  Venetia,  appresso  Cesare  Vecellio, 

il  che,  secondo  l'uso  di  quel  tempo,  vorrebbe  dire  ch'egU  n'è  stato  non 

solo  l'intagliatore,  ma  anche  il  calcografo. 

C.  Lezzi. 


"^^ 


12  LA   BIBLIOFILIA 


UN  VOLUME  CON  POSTILLE  AUTOGRAFE  ED  INEDITE 
DELL'UMANISTA  SEBASTIANO  SERICO 


SPESSISSIMO  incontriamo  in  antichi  volumi  note  marginali  che  ne  tol- 
gono, anziché  aumentarne,  il  valore,  perché  senza  recare  alcun  contributo 
letterario  o  scientifico,  guastano  la  bellezza  estetica  dei  libri.  Purtroppo 
dobbiamo  lamentare  che  i  possessori  di  questi  libri  chiosati  non  prestino 
sempre  attenzione  alle  postille  manoscritte,  e  molti  collettori  le  facciano 
spesso  sparire  per  la  smania  di  aver  volumi  belli  e  puliti  ;  pericolosa  mania, 
per  la  quale  chi  sa  quante  cose  interessanti  ed  utili  saranno  andate  per- 
dute?! Un  libro  qualunque  che  apparteneva  ad  un  personaggio  illustre  il 
quale,  usandolo,  lo  postillò,  acquista  per  molte  ragioni  un  pregio  speciale, 
mentre  fra  i  bibliofili,  particolarmente  della  Francia,  è  invalso  il  costume 
di  apprezzare  maggiormente  i  volumi  per  il  loro  aspetto  esterno  e  d' illu- 
stre provenienza,  quando  le  loro  legature  portano  gli  stemmi  dei  proprie- 
tari. Chi  vorrebbe  negare  il  valore  speciale  ad  un  libro  che  recasse  postille 
del  Savonarola,  di  Lutero,  di  Melantone,  ecc.,  o  dire  che  il  suo  valore  sia 
inferiore  a  quello  d'un  libro  appartenuto,  a  mo' d'esempio,  alla  marchesa 
di  Pompadour,  ecc.,  di  cui  porta  le  armi  sulla  legatura? 

Sono  venuto  or  ora  in  possesso  d'  un  volume  che  contiene  due  edi- 
zioni principi  di  somma  rarità  e  di  straordinaria  bellezza  ;  ma  quello  che 
forma  il  maggior  pregio  del  volume,  sono  le  numerose  postille  greche  e 
latine  di  mano  dell'  umanista  romagnuolo  Sebastiano  Serico. 

Il  libro  contiene  la  prima  edizione  dell'  Euclide  stampata  da  Erhard 
Ratdolt  a  Venezia  nel  1482,  e  la  prima  edizione  con  data  certa  deir^-f/r^- 
7io7nico)i  di  Marco  Manilio,  impressa  a  Bologna  da  Ugone  Ruggeri  e  Do- 
nino Berlocchi  nell'anno  1474.  Do  in  nota  ')  la  descrizione  bibliografica  di 


')  EucUdes.  Preclariflìmus  liber  elementorum  Euclidis  perfpi-  |  caciflìmi  :  in  artcm  Geometrie  incipit 
quàfoeliciflìme.  {In  fine:)  ttOpus  elementorù  euclidis  megarenfis  in  geometria  arlO.  In  id  quoq;  Campa-  |  ni 
pfpicaeiflimi  Còmentationes  finiflt.  Erhardus  ratdolt  Auguflensis  impreffor  |  folerliflimus.  vcnetijs  imprcfiìt. 
Anno  falutis.   M.cccc.lxxxij.   Octauis.   Calen.  |  luH. 
Lector.  Vale, 

in  folio.  [Hain  *6693]. 

Il  titolo  sovracìtato  leggesi  nel  recto  della  2"  carta  (lin.  1-2)  ed  è  stampato  in  rosso;  dopo  il  quale 
comincia  il  testo  (lin.  3-39);  il  tutto  ornato  per  tre  lati  da   bel  contorno  impresso  in  legno.    I.a   i"  cirta 


^i) 


Pfc>2 eclannìmù  opus  clcmcnro r  /£uclidis mcgarcfig  vna  cu  co ' 
mcnns  (Campani  glpicacilTimi  m  mi  gcomaru  iijcipufeUciL. 

■ ^ — iCCticms  cflcuinspenoiicfr  .cniinea  dt 

tongitndo  fine  lantudidcmusquidcm  cr  / 
trcmitarcs  fcnt  ono  puncuClHiica  rccta 
e  ab  vno  pùcro  ad  aùum  b^cuillinia  crtcn 
Uom  cjtrctniratce  tUas  vtrùqi  cor  recv 
piens.CSupfkies  e  q  lògitadmc  i  latitu 
dine  cin  babctfrai?terniim  qaidc  lùt  lince 
CTSopcrficiee  plana  é  ab  vna  linea  ad  ali 
am  ortcrifio tn  cjctrcmicates  fuas  rccipic» 
GjSrf^Dlns  planne  e  oaarnm  linear  alte/ 
nnscocactns  qoayc]cpaniiocft  Inpcrfo' 


"pMnoua 


;Lmw 


Xmca  cnrua 


iìithaxù  pLtna. 


Circola* 


pfidc  appUcatioq^ nò  oirccta  CTSaado  ante  angulù  cónncnt  onc 
lince  reacirccrilinc"  anànlog  noiatt;r.  iTEìn  rccta  linea  Ibp  reaà 
llctcrir  onoqs  angoli  vtrobiqì  facnnt  cqlcs  co^  vtcrqj  rect^cnx^ 
OÈineaqi  lince  lupcrllane  a  cm  toefiat  ppédiculansvocaf  .CLSr 
galns  vero  qui  recto  maio:  e\\  obralns  DicM^^.cr!Sn«al''  vcroniw:' 
reao  acut^  appellar  .CTTcrmm''  é  qD  VffcifcoiDÌqj  finis  é.C-^i^ 
ra  é  q  termino  vd  termmis  ptmef  .CXTrcnl''  e  ftgnra  plana  vna  q 
de  Imca  cótcntarq  cirdifcrcna  notatj  cui^mcdio  pùct^é  a  quo  oét 
lujec  reae  ad  drcufcrcntià  cjreutes  libiinnicé  funt  cqualc6.£tmc 
qoidc  pDnct^cétr  arculi  bint.  O^iamacr  circuii  é  linea  rccta  q 
Ibp  o''  centp  tranlics  eirtremitatesgs  luas  circii  ter  enne  applicane 
circolù  in  duo  media  Duiidit.CTSemicirculue  e  figura  plana  Dia/ 
metro  circuii  i  mediaatc  circiiferenne  cótcnta.  cnf^c»^"'?  circuii 
dì  figura  plana  recia  linea  i  parte  ardi  ferennc  cótcnta:  lemicircii 
lo  quidem  aat  maio:  aut  minor.CTRa-nlinee  figure  lùt  qae  rca^    ^, 
lincia cótincnf  qua?  queda  trilatere ^tr*^  rccns  lineis  /qucdam  ^5? 
quadnlatae  q  qndtuo:  rectie  Uneisf^da  mulnlarerc  q  ptnribus  qi 
qnataoirecn6linasconnncnror.-(r5Ì5ur9?'Tilaferamm:aIiadt    / 

mananlus  babene  tria  Latera  equalialSUa  mangulus  ono  babcs 
cqualia latera/STia mangulus tnii  incquatiu larerOriDaru  itcruj  onsoma. 

alia  cft  oubogoniij  :vnii  .frectu  anguluni  babcnsjalia  dt  ambii/ 

goniom  aliquem  obtufum  angnlnm  babcns/^lia  dì  opgonium:  r^^j^^"^ 
m  qua  tres angoli  funt  acun.cr$T^rammautem  quadnlatcraru. 
alia  cft quadrato  quodéequilateni3atq3reaangutu  ^liaeftte/ 

Itragonuslonguarciaedlftgnrareaangula-.ledcquilatcra  non  dt 
^lia  ^t  bflmuaYm:  qne  dì  equilatera:  fed  rectangula  non  eli. 


..v*» 


■..e 


triti  icqijularex 


•;tt>05onuifl     anibiigonìd^ 


t^dranu 


Euclide,  Venetiis   1482. 


14  LA   BIBLIOFILIA 


queste  due  edizioni.  \J Euclide  è  un  capolavoro  dell'arte  tipografica  ed  in 
pari  tempo  il  primo  volume  in  cui  trovansi  figure  matematiche.  Stampato 
su  carta  fortissima,  con  larghi  margini  ed  ornato  d'un  magnifico  contorno 
e  di  più  di  cinquecento  splendide  lettere  iniziali,  questo  volume  ci  presenta 
in  ogni  sua  pagina  un  quadretto,  che  l'occhio  non  si  stanca  d'ammirare.  Il 
facsimile  ridotto  della  prima  pagina,  che  accompagna  questa  nota,  ne  dà 
un  saggio  eloquente.  Il  Manilio,  pubblicato  a  Bologna  otto  anni  prima 
dell'  Euclide,  è  stampato  elegantemente  con  caratteri  romani  assai  minuti 
di  taglio  regolare  ed  artistico.  La  carta  è  pure  d' ottimo  impasto  e  non  infe- 
riore a  quella  deW  Etcclidc  ;  i  margini  straordinariamente  grandi.  Alcune 
pagine  non  portano  che  pochi  versi  stampati,  mentre  gli  spazi  rimasti  in 
bianco  erano  destinati  per  ricevere  le  figure  matematiche. 

Questo  volume  apparteneva  nell'anno  1827  al  pesarese  Antaldo  An- 


contiene  nel  verso  una  lettera  dedicatoria  dello  stampatore,  con  l' indirizzo  :  C  Erhardus  ratdolt  Augnflenfis 
impreflbr.  Sereniflìmo  |  almo  vrbis  venete  Principi  Ioanni  Mocenico  S.  L' intero  volume  consta  di  138  carte 
senza  numerazione  e  senza  richiami;  con  le  segnature  a-r  ed  è  stampato  in  caratteri  gotici  di  due  dimen- 
sioni. L'  ultima  carta  è  bianca. 

MARCI  MANLI!  (sic)    POETAE   CLARISSIilI  AS  |  TRONOMICON    AD   CAES.VREM  AV- 
GVST  I  VM  LIBER  PRIMVS.  §.  (In  fine  :)  BONONIAE  IMPRESSUM   PER   ME  VGONEM  |  RU- 
GERIVM.  ET  DONINUM  BERTOCHVM  |  ANNO  DOMINI.  M.CCCCLXXIIII.  DIE  VIGESI  |  MA 
MARTII  i         LAVS  DEO         AMEN  ^  ?  j  . 
in  folio.   [Hain   1070;]. 

La  1*  carta  è  bianca,  ed  il  titolo  sopracitato  trovasi  sul  recto  della  2^.  Sul  recto  della  28"  carta 
finisce  il  secondo  libro  di  Manilio,  il  suo  verso  e  la  carta  susseguente  (29')  sono  bianchi.  Il  poema  finisce 
sul  verso  della  63'*  carta;  la  64"  contiene  poche  parole  d'un  autore  rimasto  sconosciuto  intomo  al  Manilio 
e  la  sua  opera  e  l'indice  dei  capitoli  della  medesima.  La  65"  carta  recto  porta  un  indice  delle  figure  che 
doveano  essere  poste  sotto  ogni  capitolo  di  Arato  ma  che  non  furono  stampate,  essendo  rimasti  bianchi 
tutti  gli  spazi  per  esse  destinati.  Il  -i>erso  della  65"  carta  è  bianco.  Sul  recto  della  66*  carta  comincia  il 
poema  di  .\rato  :  ARATHVS  GERMANICI  AD  AVGVSTVM  e  finisce  sul  verso  della  87"  carte  col 
verso   «  Haec  eadem  tibi  figna  dabunt  non  irrita  pifces  j  » 

?  FINIS  ? 
seguito  dalla  sottoscrizione  tipografica  qui  sopra  riprodotta. 

Hain  non  ne  vide  alcun  esemplare,  ed  altri  bibliografi  misero  persino  in  dubbio  l'esistenza  di  que- 
st' edizione,  alla  quale  il  De  Bure  nella  sua  Bibliographie  instructive,  Paris,  1764,  N."  I974i  appose  la 
seguente  nota  :  «  Getta  édition  est  fort  rare,  et  elle  n'est  pas  ancore  bien  connue  ni  bien  décidée.  Les  biblio- 
graphes  qui  en  ont  parie,  ne  s'accordent  point  à  son  sujet  ;  les  uns  l'aj-ant  annoncée  comme  imprimée  par 
Ugo  de  Rogeriis,  les  autres  ayant  prétendu  qu'on  en  avait  l'obligation  à  Jìaldassare  Atzogiiidi ,  tous  deux 
imprimeurs  à  Boulogne  dans  le  mcme  temps,  il  y  en  a  qui  n'en  font  mème  nulle  mention,  d'autres  en 
nient  l'existence  et  d'autres  enfin  ont  parie  de  l'édition  imprimée  à  Milan  I4S9,  comme  de  la  première  de 
ce  livre  :  on  a  encore  soutenu  que  la  primauté  d'édition  était  due  à  celle  qu'on  assure  avoir  paru  à  Rome 
en  1484,  pendant  que  d'autres  discnt  que  c'est  Florence  qui  lui  a  dònne  l'existence  dans  la  mcme  année, 
toutes  deux  avec  des  commentaires.  Cette  variation  d'opinions,  qui  ne  sont  point  appuyées  sur  des  preuves 
concluantes  d'.iucun  coté,  ne  pouvant  nous  mettre  en  état  de  dire  rien  de  bien  cert.iin  sur  ce  sujet,  nous 
sommes  obligés  d'attendre  que  le  temps  et  le  hazard  en  aient  fait  découvrir  quelque  exemplaire  qui  puisse 
cclaircir  les  doutes  que  nous  avons  sur  cette  édition,  et  lever  les  difììcultés  qui  nous  empSchent  d'en 
parler  »  etc. 


-trvè-a/Zt 


<$W.  ^■r£7?*  ig-r-P,  'Eripuitq(iouifiilmen:uiresq;tcnantis.  /      /*'         T 

'^  ^  Etfonicum  uentJs:conce{lic  riubibusignem.      f  |^^m&,<|««^ tmfei<-.. 

Quspoftqin  propriasdeduxitfingulacaufas:  «^  ^««J^fft-;  «f  A^mw!^ 
Vicinam  exalto  mundi  cognofcere  molem  ^l,nmt- uentùi-.  fauJ  frMU- 

Intenciicuotumcjj  animo  comprendere  czlutn-  utr  i<^i ^^^ttt i^nmi^omvs  ^t- 
Actribuitq}  Tuas  formas  tfua  nomina  fignis.  ^  -^fxdyr^  Jw^^asj^T 
Quafqj  uices  agerent  certa  fub  tóte  notauit.  \f^4.«f^'^^  ftdrm/r^ 
Omnia<:p  ad  numen  mundi  faciemqj  moueri.  '«l'f*'  ^f*»-'C,^rntfiai!n ^ 

Syderibus  uatiis  .mutantlbus  ordine  fada.  ^^■''^^M-  nd)  «uw^  ^n^n/  ^fc 
Hoc  mibi  furgit  opus  non  ullis  ante  facratum        'p'"<i- 
Carminibus ,  faueat  magno  fortuna  labori. 
Annofa  6c  molli  contingat  uita  fenecfla: 
Ve  po(Tim  rerum  tantas  emergere  moles: 
■"f*^  -pptJpii  vcvoyuasii'rrU'  ^^t(^lagna<5<  cum  parms  fimili  percurrere  curaj 

^  4yl(i  ci  !uV^  r-cci^t,  otyc^'^ay-nin;^-''^''''*'  tif  óri^e  f^u  ridi        O      ">  '  ... 

S^f^^'^-y'^-ainui/^^^^y^-,':^^r.-n^  Etquoniam  cxlo  Carmen  defc^dit  ab  alto:     pl^««  U'n^Ajy. 

Y^p<^«^jva4->^'Tc^yc<£!;^.  />^ZZ^  "  Etuenitinterrasfatorilconditusordo:      C*Un  c,iMÌ<m  i^^ ^^^, 

^'^^xTlrcc.^^^y^  ^'^  t   ^  Ipram.biprimii  natura  forma  canèdaeft-t^^'^^^^^j^^, 

y/^-<^yX^J\,r^77  y,S'-yr  t  ■     f*       Ponendusq,  fua  totus  fub  imagme  mundus.  '^u^rv^  rC'pnrJ^^. 

^{^iTT^^^rU^dtJTZn^'''-^''   Qiiemf.ue  ex  null.srepetentcmfem.na  rebus  ^^„, 

■^  --IfiKWjr^c/^Tr     hJataliquocKegereplacet:(emperqjfui{Te:  ,  ^        «  -^ 

<^-r.^c^.-n«^,^^.^^^^,  Etforepnncpiopanterfatoqjcarentem.  ì-^^  O.h^ 

K^^,5  Y''''7'-?>s?/:'7rc/^^^g^^         ,      Seu  per  mixta  cbaos  rerum  pnmordia  quondam  ^3^''  ^p^-^  j-^  -re^ 
'^fe^',  t^^>M<eoc  iX'ZS'J''        -,'^  Uiteruitpartu.mundumq^enixanitentem        aLL-^   r  t 

-^^C^Zi^         t^*''^'^^^^       Fugitininfernascaligopulfatenebras.      ^     ^^<  pf^-rr..  .^f . 

,    >  '^'^y^'T^-yr^   JT"^',      Siueindiuiduismidemred.turafoluta    ^^''-Tv  -    ''"^^'^^'5"'^//?'i^r^ 

^^/-^i,  ^,_^^  ^^..^y^^'  Pr,ncipi,snaturamanetpoftra.culam,llet^;^^^ 
-rre^jf  ^t^^       Q^^^^fffJ^^^/       Etpeneexnibilofummumnibilumqsfuturums  '^^^^^^^^^ 

/'/v  '^'-ttì^v'—.'X  -^    -r       T-     Carcaqfmatcriesc^lumperfecitSCotbem.  "T^'^  fh^^'fctfiuj  ^ 

^,'^        "^        "^"■^^''^r^i^   SiueignLsfabncauitopus:flamma:cpmicantest^i*-^W'.U_/       7^^ 

'  ."^ '^'^'^  "^fr"-  '"^^  S^A-ioplr  Qusjmundifeccreoculos.babitantq^peromnc    V*-qlf:.7rund,^^„^^- 
^'^'^MW^-r'L^y.    -7  ^;.^  J       CorpusrSc.n  ca^Io  uibrantia  fulmina  f.ngunt.       .^    r^wf^^^ -^I 
f-  ^"V.7;.'T"n^/''  '--^'^^    Seul.quorbocpepent:fmequor,getarridarerurn^^^^  ^^^         -g-^^ 
_^.      /         ^  ^'  Matcnesriprumcpuocatquorcluiturignem.  ^rùt'^  '        ~T"^ 

''^'^-*^Qif  K''^<r^'>u.f  rz^j-y.f/'^\  Autneqj terra patremnouit:necflamma:nccacr  T(/^^  -^f-^fi^fù- 

Fac-similc  d'una  pagina  della  prima  edizione  di  Manilio  (Bologna   1474)  postillato  da  Seb.   Serico. 


i6  LA   BIBLIOFILIA 


taldi,  chiaro  letterato  e  storico,  il  quale  uni  le  due  edizioni  facendole  legare 
in  un  volume  cui  aggiunse  la  seguente  illustrazione  autografa  : 

Hujusce  codicis  ilhistrationes  ab  AiitaJdo  Aiitaldis  Pisaureusi  con- 
fectae,  suaqite  ìnanu  exaratac. 
i82y. 

In  hoc  volumine  duo  compacta  sunt  opera.  Primum  Euclidis  elementa 
Latina  versa,  cum  Campani  commentationibus  :  Editio  Veneta  Erhardi  Rat- 
dolt,  anni  1482.  Alterum  ManiHi  Astronomicon  et  Aratus  Germanici  Cae- 
saris,  Bononiae  junctim  editi  per  Ugonem  Rugerium  et  Boninum  Berto- 
chum  anno  1474.  Librum  Sebastiano  Serico  perttnuisse  prima  et  ultima 
pagina  demonstrant.  Non  obvia  certe  est  haec  editio  Euchdis,  et  insuper 
hoc  exemplar  manuscriptis  eiusdem  Serici  adnotationibus,  quas  frequen- 
tiores  optares,  haud  parum  nobilitatur  :  at  rarissima  ab  omnibus  bibliogra- 
phis,  doctissimo  patre  Audifredio  praeeunte,  Maniliana  haec  editio  prae- 
dicatur.  Antiquior  quippe  est  inter  eas  quae  annum  impressionis  fatentur 
et  fortasse  omnium  Princeps  :  tamen  praetiosorem  hunc  faciunt  librum  Grae- 
corum  et  Latinorum  Auctorum  loca  ad  Manilii  illustrationem  idonea  mar- 
ginibus  amplis  adscripta,  et  eiusdem  Sebastiani  notulae  interlineares,  et 
prae  caeteris  variae  lectiones  ex  vetusto  codice  Maniliano  textui  compara- 
tur  :  ita  ut  hic  liber  et  principis  et  utihs  editionis  et  veteris  codicis  locum 
teneat.  Et  quidem  Serici  manu  esse  quidquid  margines  scriptione  auctat 
indubium  esse  videtur,  si  huius  cum  verbis,  quibus  se  dominum  libri  Se- 
ricus  profitetur,  collationem  instituas  :  Ex  veteri  vero  codice  W.  LL.  ma- 
nare,  patet  ex  folio  verso  qui  Manilium  praecedit,  in  eo  enim  leges  =  Marci 
Manilii;  ita  codex  vetustitissimus.  ^  Neque  is  erat  Sericus,  qui  haec  omnia, 
et  quidem  optima  pra estare  non  posset.  Natus  enim  Saludecio  illustri  oppido 
in  finibus  Urbinatium,  et  Ariminensium,  adeo  bonis  artibus,  et  literis  se- 
dulus  incubuit,  ut  publice  eloquentiam  docuerit,  et  summa  cum  laude  flo- 
ruerit  ineunte  saeculo  xvi.  Occasione  huius,  qualiscumque,  scriptionis,  in 
processu  causae  Beatificationis  B.  Amati  Saludeciensium  concivis,  et  in 
Coelo  Patroni,  huius  ineditam  vitam  eleganter  Latino  sermone  a  Serico 
scriptam  magna  cum  voluptate  perlegimus.  Pauca  de  Sebastiano  Serico 
legas  in  BoUandi  continuatoribus  ad  diem  Maii  octavum,  et  apud  egregium 
pietate  et  doctrina  virum,  nobisque  dum  vixit  amicitia  coniunctissimum  Do- 
minicum  Antonium  Franzoni,  in  vita  anonyma  B.  Amati,  Italice  scripta  et 
Bononiae  recusa  anno  1818.  qui  plura  Serici  scripta  periisse,  vel  latere 


LA   BIBLIOFILIA  17 


conqueritur,  et  prae  caeteris  Xenophontis  Peloponnesiaca  Latinitate  do- 
nata. Nil  Sericus  praestitit  Arataeis  Carminibus  :  Inter  quae  relictum  est 
spatium  ad  constellationum  figuras  pingendas;  quibus  omnia  huius  editionis 
exemplaria  carere  scriptorum  rei  bibliographicae  silentium  satis  iudicat. 

Per  dare  un'  idea  dell'  importanza  delle  postille,  pubblichiamo  il  facsi- 
mile d'  una  pagina  del  libro  di  Manilio.  — 

Sebastiano  Serico,  autore  della  Vita  del  beato  Amato  Ronconi  di  Saludecio, 
dettata  in  elegante  idioma  latino  e  dedicata  al  vescovo  di  Rimini  Simone  Bonadie, 
fu  dotto  nelle  greche  non  meno  che  nelle  latine  lettere;  e  altre  opere,  ora  perite,  si 
narrano  dettate  da  esso,  e  segnatamente  la  versione  dal  greco  al  latino  à.&^  Paralipo- 
meni di  Senofonte,  e  di  altre  guerre  che  gli  Ateniesi  fecero  dopo  Tucidide  ').  I  con- 
tinuatori del  Bollando  Heuschen  e  Papebroch,  accogliendo  nella  loro  gigantesca 
opera  la  detta  Storia  del  beato  Amato,  lo  appellano:  Virum  magni  judicii,  singu- 
laris  doctrinae  et  exemplaris  vitae  -).  E  perciocché  quella  sua  fatica  era  stata  tradotta 
nella  volgar  lingua  da  Giacomo  Antonio  Modesti  Arciprete  di  Saludecio  e  impressa 
l'anno  1599  in  Rimini  pel  Simbeni,  vollero  dichiarato  siccom'essi  stimavano  assai 
pili  r  originale  latino,  e  come  perciò  preferivano  di  accoglierlo  nell'  opera  loro. 

Leo  S.  Olschki. 


BIBLIOGRAFIA  E  RIVISTA  DI  CATALOGHI  PER  BIBLIOFILI 


Damascène  Morgand,  Paris.  Bulletin  mensucl,  n.  46.  mars  1899.  — 

Questa  Libreria  antiquaria,  che  è  la  più  importante  della  Francia,  pubblica 
di  tempo  in  tempo  dei  bollettini  degli  ultimi  suoi  acquisti,  che  contengono  quasi 
sempre  soltanto  delle  edizioni  di  primissimo  ordine,  fatte  preziose  per  le  ricche 
legature,  delle  quali,  specialmente  in  Francia,  si  tiene  gran  conto.  Il  Bollettino  di 
marzo  descrive  762  opere  (dal  n.  34706-35467)  su  164  pagine  (dalla  pag.  485 
a  648),  delle  quali  notiamo  le  seguenti:  N.  34734.  Ariosto,  Orlando  furioso,  Pa- 
rigi, G.  Molini,  1788,  5  tomi  in  12  parti,  leg.  in  9  voi.  in  4°  in  marocchino  arancio 
da  Lewis.  Fr.  7500.  Edizione  corretta  e  bene  stampata  da  Rouzeau-Montant  di 
Orléans.  L' esemplare  posto  in  vendita  è  l' unico  impresso  su  pergamena  e  nel  for- 
mato di  4"  ed  è  inoltre  arricchito  di  53  acquarelli  eseguiti  negli  anni  1787  e  1788 
da  Aug.  Lapi;  esso  apparteneva  successivamente  alle  biblioteche  del  conte  Mac- 
Carthy  Reagh,  di  Hibbert,  di  Hanrott  e  del  conte  Gastaldi.  —  N.  34739.  Ari- 
STOPHANES,  Comoediae,  grucce.  Venetiis,  Aldus,  1498,  in  fol.  picc.  Edizione  prin- 
cipe ben  conservata  nella  sua  legatura  originale  di  pergamena  bianca.  Fr.  750.  — 


')  Franzoni  a  p.    189,   della    Vita  del  b.  Amato. 
^)  BOLLAND,   t.   2,  p.   348,  al  giorno  8  maggio. 


LA   BIBLIOFILIA 


N.  34788.  Boccaccio,  trad.  in  francese  da  Anthoine  le  ]Ma9on.  Paris,  1545,  fol. 
Fr.  600.  Quest'  è  la  prima  edizione  francese  del  Decainerone,  essa  è  ornata  di  dieci 
belle  incisioni  in  legno.  —  N.  347S9.  BOCCACCIO,  De  la  mine  des  nohles  hoinmes 
et  fevimes.  Paris,  Jean  Dupré,  1483,  in  fol.  picc.  Fr.  7500.  Prima  edizione  di  questa 
traduzione  francese,  ornata  di  nove  incisioni  assai  rimarchevoli.  Il  catalogo  ripro- 
duce quella  del  sesto  libro,  che  rappresenta  Boccaccio  in  conversazione  colla  For- 
tuna che  fa  girare  la  sua  ruota.  —  N.  34790.  BOCCACCIO,  la  Teseide,  Ferrara,  1475, 
fol.  Esemplare  legato  in  mar.  rosso  da  Pagnant.  Fr.  400.  E  la  prima  edizione  di 
questo  poema  in  ottave.  —  N.  34792.  Boiardo,  Orlando  innamorato,  Venetia, 
L.  A.  Giunta,  1545,  in  4.  Esemplare  riccamente  legato  da  Derome.  Fr.  1200.  — 
N.  34805.  Bucci,  I contadini  della  Toscana.  Firenze,  1796.  fol.  Fr.  300.  —  N.  34806. 
Burchiello,  Sonetti.  (Firenze)  ad  petitione  di  Bernardo  di  ser  Piero  Pacini  da 
Pescia,  15 14,  in  8  picc.  Con  una  incisione  in  legno  contornata  che  rappresenta 
l'autore  davanti  alla  sua  scrivania.  Fr.  250.  —  N.  34B52.  Colonna,  Hypneroto- 
machia  Poliphili,  Venetiis,  Aldus,  1499,  fol.  Perg.  Fr.  1500.  Prima  e  rarissima 
edizione  di  questo  famoso  volume,  il  cui  valore  è  riposto  nelle  numerose  figure 
che  l'adornano  e  che  sono  fra  le  più  belle  che  si  conoscono  in  un  libro.  I  disegni  si 
attribuiscono  (ma  finora  senza  alcuna  certezza)  al  Bellini,  al  Carpacci  e  ad  altri  insigni 
artisti  della  scuola  veneziana.  Il  prezzo  segnato  nel  catalogo  è  assai  mite,  per  lo  stato 
non  buono  di  conser\'azione  dell'esemplare,  che  ha  tre  carte  rattoppate.  —  N.  34866. 
CORIO,  Historia  di  Milano,  Ibid.,  Alex.  Minutianus,  1503,  foL  Fr.  200.  Quest'edizione, 
che  è  la  prima  dell'opera,  contiene  alcuni  passaggi  che  furono  soppressi  nelle  seguenti. 
Rimarchevoli  sono  le  due  magnifiche  incisioni  in  legno  ed  i  leggiadri  contomi.  No- 
tisi che  nella  maggior  parte  degli  esemplari  mancano  le  prime  sei  carte  che  pre- 
cedono le  sei  carte  preliminari.  —  N.  34391.  Epistole  et  evangelii,  et  letioni  vulgari 
in  lingua  thoscana,  nuovamente  rista ?npata,  Fiorenza,  1551,  in  fol.  picc,  leg.  in 
marocchino  azzurro  da  Thibaron  Joly.  Fr.  2000.  Le  150  incisioni  che  adornano  questo 
raro  volume,  per  quanto  belle,  sono  però  stanche,  perché  impresse  coi  legni  che 
servirono  già  per  la  stampa  delle  due  edizioni  precedenti  del  1495  e  1515.  — 
N.  34973-  Gafurius,  De  kar mania  musicormn  instrumentorum.  Mediol.,  Go- 
tardus  Pontanus,  1508,  in  fol.  picc.  Esemplare  legato  in  marocchino.  Fr.  600. 
Questo  raro  trattato  di  musica  è  dedicato  a  Giovanni  Grolier,  le  cui  armi  tro- 
vansi  riprodotte  nelle  carte  preliminari.  —  X.  34974.  Gafurius,  Theorica  mtisice, 
Mediol.,  p.  mag.  Philippum  Mantegatium,  1492  et  Practìca  musice.  Mediol.,  1496. 
Fr.  1500.  —  N.  35305.  Petrarca  con  mcove  spositioni,  Lyone,  G.  Rovillio,  1564, 
in  16.  Leg.  antica  di  marocchino  rosso.  Fr.  180.  Bella  edizioncina  ornata  di  buone 
incisioni  in  legno.  —  N.  35314.  Plautus,  Venetiis,  Lazarus  de  Soardis,  151 1,  fol. 
Legatura  originale.  Fr.  300.  Il  titolo  di  quest'edizione  è  contornato  di  squisiti 
ornati  incisi  in  legno;  e  il  volume  è  arricchito  di  una  tavola  rappresentante  il 
teatro  antico  e  di  molte  incisioni  che  raffigurano  i  personaggi  della  Comedia.  — 
N.  35432.  Verdizzotti,  Cento  favole.  Venetia,  Ziletti,  1586,  in  4.  Leg.  in  mar. 
azzurro.  Fr.  200.  Questo  volume  è  ornato  di  loi  figure  incise  dall'autore  stesso; 
alcune  di  queste  sono  copie  di  disegni  del  Tiziano.  L.  S.  O. 


LA   BIBLIOFILIA  19 


Breslauer  &  Meyer,  Berlin.   Catalogo  I:  Libri  rari  e  airiosi  del  XV,  XVI  e 
XÌU  secolo,   189S,   150  pp.  in  8.  Con  alcune  illustrazioni.  L.  2.50.  — 

Catalogo  interessante  e  compilato  con  molta  cura.  Dopo  una  prefazione,  che 
serve  come  lettera  d' introduzione  nel  mondo  dei  bibliofili,  havvi  la  tavola  degli 
stampatori  ed  editori  citati  nell'elenco  in  ordine  alfabetico  delle  loro  città.  Le  407 
opere  descritte  nel  catalogo  provengono  per  la  maggior  parte  dalla  biblioteca  del 
principe  Boncompagni,  che  fu  venduta  al  pubblico  incanto  in  Roma  nel  febbraio 
del  1898.  I  prezzi  sono  assai  moderati  e  certamente,  spesso,  inferiori  di  molto  al  va- 
lore dei  libri,  ciò  che  deve  spiegarsi  pensando  che  con  questo  suo  primo  catalogo  la 
Ditta  Breslauer  u.  Meyer  ebbe  cura  piuttosto  di  acquistarsi  clienti  che  di  conseguire 
un  forte  guadagno.  Dubitiamo  per  altro  che  pochi  saranno  stati  fortunati  nelle 
loro  richieste,  poiché  molte  domande  per  la  rarità  delle  opere  e  la  modestia  dei 
prezzi,  si  saranno  raccolte  sopra  ciascun  articolo  di  cui  la  Ditta  non  possedeva 
naturalmente  che  un  solo  esemplare.  Tra  le  opere  segnate  in  questo  catalogo,  e 
che  erano  per  la  maggior  parte  italiane,  notiamo  le  seguenti:  3.  Petrus  de 
Abaì^O,  expos.  in  lihrum  Aristotelis .  Ven.,  1482.  [Hain  *i7].  Esemplare  di  316  carte 
[Hain  non  ne  indica  che  309  e  Copinger  312]  e  con  37  grandi  lettere  iniziali  mi- 
niate: Mk.  156.  —  i8.  Alfraganus,  Ferrara,  1493,  in  4  con  una  grande  inci- 
sione in  legno,  sgraziatamente  però  colorata:  Mk.  150.  —  So.  LucAS  Pacioli  di 
Borgo,  Sumvia  de  aritlimctica.  Ven.,  1494,  fol.  Con  uno  splendido  contorno  su 
fondo  nero,  il  ritratto  d' un  monaco  il  quale,  secondo  il  Riccardi,  sarebbe  l' autore 
stesso,  e  molte  figure  matematiche.  Mk.  145. —  no.  Dante,  Divina  Comedia. 
Ven.,  Bernardino  Benali  &  Matthio  da  Parma,  1491,  iii  marzo,  fol.  Mk.  400.  — 
III.  Dante.  Ven.,  Aldo,  1502,  in  8.  La  prima  edizione  Aldina  che  porti  V àncora 
ed  in  pari  tempo  la  prima  edizione  di  Dante  in  formato  piccolo.  Mk.  145.  — 
132.  EuCLlDES.  Ven.,  Erhard  Ratdolt,  1482,  fol.  Prima  edizione  ed  in  pari  tempo 
il  primo  libro  con  figure  matematiche.  Questo  magnifico  volume  è  adorno  di  uno 
splendido  contorno  sulla  prima  pagina  del  testo  e  di  oltre  500  lettere  iniziali  in- 
tagliate in  legno  con  somma  arte  e  gusto  squisito.  Mk.  120.  —  141.  FiciNUS,  de 
Christiana  religione.  S.  1.  et  a.  (sed  Plorentiae,  Genuini,  ante  1477)  fol.  [Hain,  7069]. 
Prima  edizione.  Ottimo  esemplare  con  note  mss.  che  il  compilatore  del  catalogo 
attribuisce  positivamente  all'autore  stesso.  Mk.  325.  —  153.  Gafurius,  Practica 
nnisicac.  Brixiae,  1508,  fol.  Con  note  musicali  e  figure  incise  in  legno.  Mk.  160.  — 
163.  Graduale  Romanum.  Venetiis,  haer.  L.  A.  Juntae,  1546,  fol.  Mk.  200.  — 
177.  Herodotus,  latine.  Ven.,  Johannes  et  Gregorius  de  Gregoriis,  1494,  fol. 
Con  un  contorno  magnifico,  forse  il  più  bello  che  si  conosca  sinora  ed  una  in- 
cisione a  tratto.  Mk.  160.  —  188.  Index  auctorum  et  librorum  qzci  tamquam  haere- 
tici,  aut  suspecti,  atot  perniciosi,  ab  officio  S.  Ro.  Inquisitioris  reprobantur  et  in 
universa  Christiana  publica  Inter dicuntur.  Romae,  Ant.  Bladus,  1557.  Nella  nota 
si  cita  l'opera  di  Reusch,  indice  dei  libri  proibiti,  voi.  I,  p.  258:  «  Il  primo  indice 
pubblicato  per  ordine  d' un  Papa,  anzi  il  primo  indice  addirittura  —  quelli  che 
si  pubblicarono  prima  si  chiamarono  "  cataloghi  "  —  apparve  nell'anno  1559,  dun- 


20  LA   BIBLIOFILIA 


que  durante  la  seconda  intemizione  del  Concilio  di  Trento  {1552-62).  Paolo  lY, 
dicesi,  s' era  già  occupato,  mentr'  era  cardinale  (Caraffa)  e  membro  dell'  Inquisi- 
zione romana  della  compilazione  d'un  indice  (A.  Ciacconius,  vitae  Pont.  Ili,  816); 
eletto  Papa  incaricò  l' Inquisizione  dell'  esecuzione  di  questo  lavoro.  L' Indice  fu 
stampato  nel  1557,  ma  non  pubblicato.  Per  questo  l'Indice  è  assai  raro.  Zacc. 
p.  145  ne  descrive  l'unico  esemplare  conosciuto.»  Mk.  400.  —  1 95.  JAMBLICHUS, 
De  mysteriis  Aegyptiorum,  etc.  Ven.,  Aldus,  1497,  fol.  Prima  edizione.  !Mk.  145.  — 
206.  Lactantius,  opera.  Ven.,  Joannes  de  tridino,  1502,  fol.  Con  una  incisione 
sotto  il  titolo,  rappresentante  S.  Giovanni  Battista,  firmata  b.  M.  (Benedetto  Mon- 
tagna?). Mk.  i2o(!).  —  210.  Legenda  Sanctorum  trium  Regum.  Mutinae,  Dom. 
Richizola,  1490,  in  4.  Con  una  incisione  a  piena  pagina  riprodotta  nel  catalogo, 
che  il  compilatore  chiama  «  superba  »,  mentre  in  verità,  essa  è  rozza,  senza  stile 
e  carattere  e  par  piuttosto  fatta  da  un  principiante  che  da  un  artista.  Nel  mede- 
simo anno  si  pubblicava  a  Venezia  la  Bibbia  di  AlallerDii  colle  splendide  sue  notis- 
sime e  acclamate  incisioni.  Ora:  quale  attributo  dovrebbe  riferirsi  a  queste,  se  i 
sigg.  B.  &  M.  chiamano  «  superba  »  la  rozza  incisione  del  libercolo  Modenese  ?  Pare 
proprio  che  un'  incisione  qualunque  abbia  il  suo  fascino  irresistibile,  purché  si  trovi 
in  un  libro  della  fine  del  XV  secolo!  Mk.  300  (!).  —  223.  Livio,  Deche.  Venezia, 
Zouane  Vercellese,  1493,  fol.  Con  quattro  eleganti  contorni  e  428  belle  figure  incise 
in  legno.  Esemplare  mancante  di  2  carte,  macchiato  d'acqua,  rappezzato  e  colle 
figure  in  parte  colorate.  Alk.  280.  Il  compilatore  fa  notare  che  un  antiquario  di 
Berlino  (Alb.  Cohn  ?)  segnò  in  un  suo  catalogo  un  esemplare  macchiato  e  racco- 
modato a  Mk.  650  (Fr.  812.50).  Certamente  l'edizione  è  assai  rara  e  pregevole 
per  le  sue  eleganti  incisioni  che  si  annoverano  fra  le  più  belle  della  scuola  ve- 
neziana. —  270.  Luca  Paciolo,  Divina  proportione.  Ven.,  Paganinus,  1509,  fol. 
Opera  importante,  le  cui  88  tavole  incise  in  legno  si  attribuiscono  a  Leonardo 
da  Vinci.  j\Ik.  145.  —  319.  Regulae  S.  Benedicti,  S.  Blasii,  S.  Atigtistini  et  S.  Fran- 
cisci  a  Joh.  Francisco  Brixiano  collectae.  Ven.,  cura  et  imp.  L.  A.  de  Giunta  arte 
mag.  Johannis  de  Spira  1500.  Magnifico  volume  adorno  di  due  splendide  incisioni 
a  piena  pagina  e  d'un  contorno  di  squisito  gusto.  ]\Ik.  300.  —  365.  I.  A.  Ta- 
gliente, Opere  diverse.  Ven.,  1524-25,  in  4.  Fra  i  bibliografi  il  solo  Riccardi  de- 
scrive quest'edizione  chiamandola  preziosissima  e  rarissima.  Mk.  200.  —  382.  Ces. 
Vecellio,  habiti  antichi  et  moderni  di  tutto  il  mondo,  Ven.,  Sessa,  1 598,  in  8, 
con  507  fig.  di  costumi  ine.  in  legno.  La  migliore  edizione,  perché  contiene  anche 
i  costumi  degli  abitanti  d'America,  che  mancano  all'edizione  prima,  ma  che  cer- 
tamente non  sono  che  fantastici.  Mk.  150. 

Alla  fine  del  catalogo  trovasi  elencata  una  bella  raccolta  di  libri  bibliografici 
che  non  tralasciamo  di  segnalare  con  piacere  all'attenzione  degli  amatori. 

L.  S.  O. 

La  Rivista  Abruzzese  di  Scienze,  Lettere  ed  Arti  (anno  XIII,  fase,  i,  p.  32-33) 
pubblica  un  articolo  del  sig.  G.  Pannella  sotto  il  titolo:  Un  cimelio  d' hicuuaboli 
Veneti  nell'Abruzzo,  nel  quale  l'autore  tenta   di   dar  un'esatta  descrizione  della 


LA   BIBLIOFILIA 


Bibbia  latina  impressa  a  Venezia  dall'  Ottaviano  vScoto  di  Monza  nel  1480  e  citata  e 
descritta  dall' Hain  nel  s,\\o  Reperforiiun  bibUographtcti.7>i  sotto  il  n.  '"3080.  Speriamo 
che  nell'Abruzzo  sieno  dei  «  cimeli  »  più  preziosi  di  questo  perché  l'edizione  citata 
non  è,  né  una  rarità,  né  un  «  cimelio  ».  Nel  catalogo  XXXV  {htczniabolì)  della 
Libreria  Leo  S.  Olschki  di  Firenze  sotto  il  n.  505  se  ne  offre  un  bell'esemplare 
nella  sua  legatura  originale  per  sessanta  lire!  L'entusiasmo  del  sig.  Pannella  per 
questo  volume  è  lodevole,  ma  è  certamente  esagerato  e  ciò  per  l'assoluta  man- 
canza di  famigliarità  con  le  edizioni  del  quattrocento.  Arguire  da  una  semplice 
descrizione  di  un  volume  la  sua  rarità  ed  il  siio  pregio,  è  cosa  troppo  ardita. 
L' articolo  chiude  con  queste  parole  magniloquenti  :  «  Voglia  il  genio  delle  nostre 
contrade  che  questa  rarità  tipografica  dell'  invenzione  di  Parafilo  Castaldi  (!)  non 
vada  via  dagli  Abruzzi!  »  Non  dubito,  che  il  fervido  desiderio  del  sig.  Pannella 
sarà  esaudito  ma  non  pel  genio  delle  sue  contrade,  si  per  ben  altre  ragioni.  La  leg- 
genda poi,  che  r  arte  tipografica  sia  invenzione  di  Parafilo  Castaldi,  è  troppo  sfa- 
tata e  a  chi  si  occupa  seriamente  della  storia  dell'  arte  della  stampa,  pare  oggimai 
ridicola!  O  vorrà  forse  il  sig.  Pannella  addimostrarne  con  documenti  nuovi  la 
serietà  ? 


NOTIZIE 


Il  libro  più  caro.  —  Roma  lo  possiede  nella  biblioteca  Vaticana.  É  tuia  Bibbia  in 
ebraico,  di  straordinario  volume,  e  del  peso  di  162  chilogrammi;  tre  uomini  sudano  a  reggerla        \y' 
sulle  spalle. 

Nel  1512,  una  Commissione  di  ebrei  offerse,  per  riscattare  quel  libro,  l'equivalente  peso 
in  oro.  Giulio  II  rifiutò. 

Al  prezzo  attuale  del  metallo  prezioso,  quella  Bibbia  varrebbe  1.875.000  franchi. 

I  manoscritti  della  Biblioteca  di  Verna.  —  La  Biblioteca  del  Barone  Verna  fu  ven- 
duta a  Lione  nel  novembre  1895,  ma  soltanto  in  parte,  perché  poco  prima  che  incominciasse 
la  vendita  le  amministrazioni  dipartimentali  «  du  Rhone,  de  l'Isère  et  de  la  Loire  »  avevano 
fatto  sequestrare  alcune  migliaia  di  manoscritti  come  provenienti  da  Biblioteche  ed  Archivi 
pubblici,  coli'  intimazione  della  restituzione.  Gli  eredi  del  Barone  Verna  fecero  opposizione  a 
questo  sequestro  e  portarono  la  questione  davanti  ai  Tribunali. 

La  Revue  du  Lyotmais  del  marzo  1899  riporta,  come  epilogo  a  cjuesta  faccenda,  la  sen- 
tenza del  Tribunale  civile  di  Lione. 

Risulta  da  questa  che  la  detenzione  o  1'  acquisto  dei  suddetti  manoscritti  da  parte  del 
Barone  Verna  sono  nulli  ed  illeciti  ;  che  gli  eredi  del  Verna  e  l'esecutore  del  testamento  do- 
vranno effettuarne  la  riconsegna  ai  prefetti  entro  quindici  giorni  dalla  pubblicazione  della 
sentenza,  sotto  pena  di  una  multa  di  dieci  franchi  per  ogni  giorno  di  ritardo  {Bulkiin  du  Bi- 
bliophile,  15,  IV,  1899). 

L'Editore  Raffaello  Giusti  di  Livorno  intraprende  la  pubblicazione  di  una  Raccolta 
di  rarità  storiche  e  letterarie  che  sarà  affidata  alle  cure  del  conte  G.  L.  Passerini,  direttore  del 
Giornale  dantesco,  coadiuvato  da  valenti  collaboratori. 


22  LA   BIBLIOFILIA 


In  questa  Raccolta  vedran  la  luce,  opportunamente  e  diligentemente  illustrate,  impor- 
tanti e  svariate  scritture,  rimaste  finora  inedite  e  come  sepolte  negli  scaffali  delle  biblioteche, 
o  saranno  riprodotte,  da  antiche  e  oramai  quasi  introvabili  stampe,  curiosità  pregevoli  sotto 
l'aspetto  storico  o  letterario,  immeritamente  cadute  nell'oblio. 

Rinnovando  cosi,  con  metodi  moderni,  la  fortunata  collezione  del  Daelli  e  del  Came- 
rini, dalla  quale,  al  suo  tempo,  non  piccolo  beneficio  derivò  alla  cultura  nazionale,  spera  di 
far  cosa  generalmente  gradita  agli  studiosi,  e  in  modo  speciale  ai  ricercatori  delle  antiche  co- 
stumanze e  ai  cultori  delle  nostre  lettere. 

Della  ./?<2ffo//rt  si  pubblicheranno  sei  volumetti  l'anno,  elegantemente  e  correttamente 
stampati,  di  circa  loo  pagine  l'uno  in  8°  piccolo  e  .su  carta  a  mano  :  e  saran  posti  in  vendita 
a  mite  prezzo,  che  verrei  stabilito  volta  a  volta  secondo  il  numero  delle  pagine. 

I  libri  nani.  —  Vi  furono  artisti  che  vollero  creare  lo  strano  anche  nei  libri  :  non  ba- 
stava il  volumetto  tascabile,  comodo,  ricercato  con  desiderio  ;  inventarono  il  libro  nano, 
1'  opera  paziente,  minuziosa  dello  stampatore,  riducendo  il  formato  alle  più  piccole  misure,  e 
i  caratteri  minutissimi,  stretti,  si  che  accanto  a  questi  libri  gingilli  sta  una  lente,  con  cui  il 
lettore  può  decifrare  i  punti  appena  visibili  che  sono  su  quelle  pagine  minuscole. 

Immaginiamo,  perché  è  assai  raro  di  poterlo  vedere,  il  libretto  di  devozione  per  l'in- 
fanzia (Firmin  Didot  editori,  Parigi),  alto  27  millimetri,  largo  25  !  E  fu  domandato  se  esistes- 
sero di  ancora  più  piccoli  :  ne  esistono  !  Il  signor  Giorgio  Salomon  di  Parigi  possiede  infatti 
una  collezione  preziosissima  :  sono  700  volumi  francesi  e  stranieri,  i  più  piccoli  che  siano 
stati  pubbhcati  e  che  formano  l'ammirazione,  la  sorpresa  dei  visitatori. 

II  maggiore  fra  tutti,  il  gigante,  diremo  :  è  un  Lafontaine  (favole),  edito  nel  1850 
(Laurent  e  Deberny),  alto  54  millimetri,  largo  33. 

C  è  un  Orazio  pubblicato  da  Didot  di  47  per  30  millimetri  ;  le  Rime  del  Petrarca  (Ve- 
nezia 1879),  39  per  24;  la  Divina  Commedia  (Milano  1878)  di  500  pagine,  38  per  22;  un 
Catechismo  tedesco  del  1611,  di  42  per  25;  una  Charte  constitutionelle  del  1814,  di  22  per  13. 

C  è  di  più  !  Ecco  un  Alvianacco  inglese,  che  si  può  chiamare  veramente  microscopico, 
uscito  nel  1850,  alto  millimetri  14  per  io!  Eccone  alcuni  tedeschi  di  Carlsruhc,  di  millime- 
tri 14  per  9;  e  contengono  28  pagine  con  12  incisioni.  Per  ultimo  miracolo  dell'arte  e  della 
pazienza,  citeremo  una  Via  Crucis  in  francese,  con  iig  pagine  e  varie  incisioni,  del  formato 
di  14  millimetri  per  b  ! 

Le  principali  Biblioteche  del  mondo  sono  quindici  :  la  Biblioteca  nazionale  di  Pa- 
rigi con  2.250.000  vulumi  ;  la  Biblioteca  di  Londra  con  1.500.000;  la  Imperiale  di  Pietro- 
burgo con  1. 100.000;  la  Nazionale  di  Firenze  con  i. 000. 000;  quelle  di  Monaco  con  900.000, 
di  Berlino  con  800.000,  di  Strasburgo  con  640.000,  di  Washington  con  620.000,  di  Grenoble 
con  600.000,  di  Madrid  con  600.000,  di  Copenhageen  con  550. ckx),  di  Tokyo  con  538.000,  di 
Mosca  con  515.000,  di  Boston  con  511.900  e,  infine,  la  Biblioteca  Vaticana  con  500.000. 

La  stampa  nel  Belgio.  —  Il  signor  J.  Kloth  ha  pubblicata  una  statistica  dei  giornali 
e  delle  pubblicazioni  periodiche  del  Belgio,  dalla  quale  risulta  che  al  1°  gennaio  1896  si  pub- 
blicavano in  tutto  il  Belgio  4689  giornali,  de'  quali  71  quotidiani.  Essi  si  possono  dividere 
come  segue,  secondo  la  materia  di  che  trattano  :  486  giornali  diversi  (interessi  locali,  no- 
tizie, fatti  diversi,  ecc.);  234  politici,  de'quali7i  quotidiani;  153  d'annunzi;  65  religiosi  ; 
65  di  medicina,  d' igiene  e  di  farmacia;  64  industriali,  tecnici,  professionali;  63  di  finanze; 


LA   BIBLIOFILIA  23 


53  di  sport;  51  d'istruzione  e  pedagogia;  50  commerciali;  44  socialisti;  41  scientifici;  40  agri- 
coli e  orticoli  ;  33  di  giurisprudenza  ;  29  di  letteratura  e  d'arte  ;  29  teatrali  ;  23  di  colombofilia  ; 
22  umoristici  ;  22  di  bibliografia;  19  bollettini  comunali  e  provinciali  ;  17  giornali  di  belle  arti; 
15  di  studenti;  14  illustrati;  12  di  musica;  io  di  mode;  8  filatelici;  7  tedeschi  ;  6  di  liberi  pen- 
satori; 5  di  cucina  e  di  economia  domestica;  3  inglesi  e  3  d'arte  militare. 

Vangelo  miniato.  —  Elisabetta  di  Rumenia,  l'intellettuale  Carmen  Sylva,  non  è  sol- 
tanto una  scrittrice  di  romanzi  e  di  novelle  squisita,  una  poetessa  di  prim'ordine,  ma  è  pure 
una  pittrice  valente,  come  dimostra  il  magnifico  Vangelo  da  lei  miniato  e  che  da  qualche 
giorno  trovasi  esposto  nell'Ateneo  di  Bucarest.  Questo  Vangelo  consta  di  trenta  fogli  di  per- 
gamena in  quarto  grande,  in  scrittura  antica  e  in  lingua  rumena,  incorniciati  da  angioli  vo- 
lanti e  da  teste  di  cherubini  ;  ogni  foglio  è  orlato  in  argento  massiccio.  Il  prezioso  volume  è 
chiuso  in  un  cofano  pure  artisticamente  lavorato,  su  cui  si  legge  :  «  Concordando  col  pen- 
siero e  coi  sentimenti  del  piissimo  fondatore  della  chiesa  arcivescovile  di  Curtea  de  Arges,  la 
Regina  Elisabetta  di  Rumenia,  in  sei  anni  (1886-1892)  ha  scritto  e  miniato  di  sua  mano  questo 
santo  e  divino  Vangelo,  a  ricordo  della  sua  cara  figliuoletta,  la  principessa  Maria  ». 

Il  tempio  di  Arges,  secondo  la  leggenda,  fu  costruito  in  tempi  antichissimi  da  un  certo 
maestro  Manoli,  il  quale,  perché  i  muri  reggessero,  vi  fece  rinchiudere  l'unica  sua  figlia.  Da 
questa  stessa  leggenda,  Carmen  Sylva  trasse  il  suo  dramma,  intitolato  appunto  Maestro  Manoli, 
che  ottenne  tanto  successo  anche  a  Vienna.  [Fan filila  della  Domenica,  XXI,  16). 


VENDITE  PUBBLICHE 


(•2  La  ben  nota  Ditta  Sotheby,  Wilkinson  &  Hodge  di  Londra  pubblicò  or  ora  i  cataloghi 
delle  vendite  seguenti  : 

i)  Catalogo  di  una  collezione  di  preziosi  e  rari  libri  ed  importanti  manoscritti  con  e 
senza  miniatura,  la  cui  vendita  avrà  luogo  nei  12,  13  e  14  aprile  a.  e. 

In  questa  raccolta,  della  quale  pur  troppo  si  tace  il  nome  del  proprietario,  trovansi  ben 
ventitre  manoscritti  della  Biblioteca  di  Petrarca,  molte  edizioni  pregievoli  della  primissima 
epoca  della  stampa,  antichi  Portolani,  carte  geografiche  importantissime,  una  collezione  di 
edizioni  antiche  della  Bibbia,  Messali,  Breviari,  Libri  d'Ore  e  d'  altre  opere  liturgiche,  una 
serie  di  interessanti  e  rare  opere  italiane  con  incisioni  in  legno,  di  edizioni  principi,  ecc.,  ecc. 

2)  Catalogo  della  preziosa  Biblioteca  entomologica  e  scientifica  del  defunto  ex-presi- 
dente della  Società  entomologica  di  Londra,  signor  H.  T.  Stainton,  nella  quale  è  pur  conte- 
nuta una  parte  della  Biblioteca  di  I.  E.  Stephens,  la  cui  vendita  avrà  luogo  il  19  aprile  a.  e. 

3)  Catalogo  d'una  parte  della  Biblioteca  di  Samuel  Timmins,  di  una  collezione  di 
antichi  giornali  del  defunto  Wm.  Rayner  e  della  Biblioteca  del  defunto  John  Henry  Chapman, 
la  cui  vendita  è  fissata  per  li  20,  21  e  22  aprile  a.  e. 

4)  Catalogo  di  preziosi  libri  e  manoscritti  fra  i  quali  una  parte  della  Biblioteca  del 
Rev.  Can.  Harford  di  Westminster  che  saranno  venduti  nei  giorni  24,  25,  26  e  27  aprile  a.  e. 

5)  Catalogo  d'  una  Collezione  di  Manoscritti  del  defunto  Conte  di  Ashburnham,  che 
si  venderà  il  i»  maggio  a.  e. 


LA   BIBLIOFILIA 


y 


Nel  prossimo  numero  della  Bibliofilia  pubblicheremo  dettagliate  notizie  dell'  esito  di 
queste  vendite  interessanti,  che  certamente  richiameranno  un  gran  numero  di  amatori  nelle 
famose  sale  della  Wellington  Street  di  Londra. 

ma  A  Parigli  signori  Em.  Paul  et  fils  et  Guillemin  vendettero  poco  fa  all'incanto  una  par- 
tita «  de  livres  anciens,  couverts  de  riches  reliures,  la  plupart  armoiriées,  exécutées  du  XVI<= 
au  XVIII^  siècle  et  offrant  les  spécimens  les  plus  remarquables  des  grands  relieures  francjais 
et  étrangers.  »  Quantunque  il  catalogo  non  nominasse  il  proprietario  di  questa  raccolta,  si 
capiva  facilmente,  che  la  vendita  fu  fatta  per  conto  di  una  Libreria  importante  di  Londra  e, 
diciamolo  pure  chiaramente,  per  conto  del  signor  Bernardo  Quaritch.  Nulladimeno  il  con- 
corso d'amatori  fu  assai  numeroso,  perchè  tutti  i  volumi  posti  in  vendita  erano  preziosi  e  stu- 
pendi per  conservazione  e  per  lusso  di  legature.  Il  catalogo,  redatto  con  molta  cura  ed  ac- 
curatezza dai  signori  Em.  Paul  et  fils  et  Guillemin,  conteneva  259  numeri  che  produssero  un 
totale  di  42,170  franchi.  Di  speciale  interesse  per  i  lettori  della  .5/M'(y?//i2  erano  i  seguenti 
numeri  : 

52.  Joannis  Grammatici  in  posteriora  resolutoria  Aristotelis  commentarla.  Venetiis, 
apud  Aldum,  1504.  Legatura  di  marocchino  colore  arancio  del  XVI  secolo,  con  medaglioni 
sui  piatti.  Fr.  2,405. 

97.  Homeri  Ilias  in  versus  gr.  vulgares  translata  a  Vie.  Lucano.  Venetia,  per  Maestro 
Stefano  da  Sabio,  ad  instantia  di  messer  Damian  di  S.  Maria  Spici,  MDXXVI.  Legatura  di 
marocchino  rosso  del  XVII  secolo.  Fr.  1060.. 

227.  Aeneas  Sylvius.  La  descrittione  de  l'Asia.  Vinegia,  Vinc.  Vaugris,  1544.  Lega- 
tura di  marocchino  rosso.  Esemplare  appartenuto  a  Canevario,  colla  sua  devisa  ed  il  meda- 
glione. Fr.  605. 

/•?Li  21  e  22  aprile  sarà  venduta  a.  Parigi  nell'Hotel  Drouot,  una  bella  collezione  di 
stampe  di  Henry  Monier,  Gavarni,  Beveria,  Charlet,   Bellengé,  etc. 

(•3  A  Orléans  (Francia),  6,  rue  Jeanne-d'Arc,  avrà  luogo  una  vendita  di  libri  rari  e  cu- 
riosi con  figure  dei  secoli  XVI  e  XVIII,  di  ricche  legature  antiche  appartenenti  a  due 
bibhofili. 

*?  Nella  Salle  Sylvestre  di  Parigi  (28,  rue  des  Bons-Enfants)  sarà  venduto  dal  17  aprile 
al  6  maggio  la  Biblioteca  orientale  del  defunto  prof  Charles  Schefer,  dell'  Istituto  di  Francia. 

/•3  Li  25,  26,  27  e  28  aprile  avrà  luogo  a  Parigi,  nell'Hotel  Drouot,  una  vendita  di 
libri  illustrati  dei  secoli  XVIII  e  XIX,  di  opere  su  Napoleone  e  l' Impero,  memorie  mili- 
tari, libri  sulla  Russia,  costumi  militari  colorati,  etc. 

01  La  Ditta  W.  P.  van  Stockum  &  Zoon  all' Aja  venderà  all'  incanto  nei  giorni  i6-i8  mag- 
gio a.  e.  una  Raccolta  ricca  ed  importante  di  antiche  stampe  (francesi,  inglesi  ed  olandesi); 
magnifici  ritratti  di  Principi  e  Principesse,  d'ammiragli  olandesi  e  d'altri  uomini  e  donne  ce- 
lebri, fogli  volanti  storici,  caricature,  costumi  ed  una  grande  collezione  di  cartelle  contenenti 
centinaia  di  stampe  antiche  e  ritratti  tli  grande  valore  e  bella  conservazione. 

Chiuso  il   1°  aprile   1899. 
311-5-99.  Tipografia  di  Salvadore  Landi,  Direttore  AeW  Arie  dilla  Slampa 


Volume  I  Maggio-Giugno  1899  Dispensa  2'^-y^ 


La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA   DA    LEO    S.    OLSCHKI 


L' ESPOSIZIONE  DURERIANA 

NEL  GABINETTO  NAZIONALE   DELLE  STAMPE   IN   ROMA 


INI  EL  palazzo  Riario  alla  Lungara,  là  ove  Cristina  di  Svezia  espose  i 
tesori  d'  arte  che  poi  andarono  dispersi  pel  mondo,  il  cardinal  Neri  Cor- 
sini, nipote  di  Clemente  XII,  raccolse  collezioni  di  quadri,  di  statue,  di 
incisioni,  e  una  ricca  biblioteca.  Nelle  sue  lettere  pittoriche  il  Bottari 
fa  menzione,  di  quando  in  quando,  del  munifico  Cardinale  fiorentino  e 
delle  collezioni,  specialmente  di  stampe,  che  si  andavano  raccogliendo, 
di  cui  il  Cardinale  si  mostrò  amantissimo,  sin  dal  tempo  in  cui  viveva 
in  Firenze,  non  anche  assunto  alla  dignità  della  porpora.  Allora  fu  che 
egli  imprese,  come  dice  il  Bottari,  e  con  animo  maggiore  delle  forze  di 
qualunque  privato,  di  far  disegnare  i  tesori  della  Casa  Medicea  e  farli  inta- 
gliare e  stampare  con  regale  magnificenza,  e  illustrare  dai  migliori  eruditi. 

A  Roma  poi,  con  la  compra  della  biblioteca  del  cardinale  Gualtieri, 
quella  sua  raccolta  si  accrebbe,  e  più  con  gli  acquisti  fatti  dal  Cardi- 
nale ne' suoi  viaggi  di  Francia,  di  Olanda  e  d'Inghilterra,  e  con  gli  altri 
delle  collezioni  del  cardinal  Francesco  Maria  de'  Medici  e  di  certo  Fran- 
cesco Andreoli,  libraio.  «  Un  più  notabile  accrescimento  poi  » ,  leggesi 
nelle  Novelle  letterarie  pubblicate  in  Firenze  l'anno  MDCCXLV  (t.  XVI), 
«vi  fece  coir  acquisto  della  pregiabihssima  raccolta  fatta  dal  cardinal  Cam- 
millo  de'  Massimi.  Né  ha  poi  tralasciato  di  prendere  a  qualunque  costo 
le  più  rare  stampe,  che  di  tempo  in  tempo  si  sono  vendute  dentro  e 
fuori  di  Roma.  »  Il  primo  del  mese  di  maggio  17 14,  la  collezione  fu  espo- 
sta al  pubblico.  Constava  di  ben  300  volumi  di  carta  imperiale,  ove  erano 


26  LA   BIBLIOFILIA 


esposte  le  stampe  per  serie  di  pittori  e  di  scuole,  e  di  30  volumi  di 
disegni  di  artisti.  Applaudi  il  pubblico  alla  generosità  del  Cardinale,  che 
gli  concesse  di  trarre  prò  di  tante  pregevoli  cose,  mentre  provvide  che 
la  Biblioteca  rimanesse  aperta  ogni  giorno  in  perpetuo,  a  beneficio  degli 
studi. 

Nell'adunanza  del  Parlamento  del  io  di  aprile  1883,1!  Ministro  di 
grazia,  giustizia  e  culti  presentò  un  disegno  di  legge  per  alienazione  ad 
enti  morali  delle  gallerie,  biblioteche  ed  altre  collezioni  d'arte  e  d'anti- 
chità indicate  nell'articolo  4  della  legge  28  giugno  1871,  che  abolì  i  fide- 
commessi  nella  provincia  di  Roma;  venne  a  cessare  cosi  la  disposizione 
che  proibiva  l'alienazione  di  quelle  gallerie,  biblioteche  e  collezioni,  di 
cui  fu  permesso  il  trasferimento  allo  Stato,  alle  Province,  a  Comuni,  a 
Istituti  o  altri  enti  nazionali  laici.  Allora  fu  conchiusa  una  convenzione 
col  principe  Corsini  per  l' acquisto  dello  storico  palazzo  contenente  la 
galleria  e  la  biblioteca,  secondo  la  facoltà  concessagli  dalla  legge  del 
14  di  maggio  1881,  concernente  il  concorso  dello  Stato  nelle  opere  edi- 
lizie di  Roma.  All'atto  era  premessa  questa  nobilissima  dichiarazione  : 
«Volle  il  signor  principe  Corsini  che  tale  vendita  fosse  subordinata  al  patto, 
che  lo  storico  palazzo  venisse  destinato  ad  uso  esclusivo  delle  Accademie 
delle  Scienze,  e  specialmente  della  reale  Accademia  dei  Lincei  e  dei  Musei  ; 
e  mentre  provvedeva  perché  un'opera  gloriosa  dei  suoi  antenati  fosse 
degnamente  conservata,  volle  giovare  ai  buoni  studi  ed  alle  belle  Arti, 
e  dare  a  Roma  un  attestato  della  sua  affezione,  donando  allo  .Stato  ed 
all'Accademia  la  pinacoteca  e  la  biblioteca  ivi  esistente.  » 

Cosi  ci  narra')  l'illustre  Adolfo  Venturi  la  storia  della  raccolta  Cor- 
siniana  che  oggi  porta  il  titolo  di  «  Galleria  nazionale  di  Roma  »,  la  cui 
direzione  non  poteva  essere  affidata  a  nessuno  meglio  che  al  \'enturi 
stesso,  storico  d'  arte  fra  i  più  competenti  che  si  conoscano  e,  per  i  suoi 
profondi  lavori  di  critica  d'arte,  reputato  in  tutto  il  mondo  civile.  A 
lui  si  deve  poi  l'istituzione  speciale  del  Gabinetto  delle  Stampe  di  Roma,  il 
suo  ordinamento  e  la  sua  apertura  al  pubblico,  che  plaude  ora  riconoscente 
alla  generosità  del  Governo  del  Re  ed  alla  saggezza  di  Adolfo  Venturi, 
che  gli  concessero  di  trarre  prò  di  tante  pregevoli  cose  ivi  esposte.  La 
collezione  di  stampe  già  appartenuta  alla  biblioteca  del  principe  Corsini, 
la  quale  dalla  reale  Accademia  dei  Lincei  è  stata  data  in  consegna  alla 


')  Le  Gallerie  Nazionali  Italiane.  Anno  II,    p.   "5   e  seg. 


LA    BIBLIOFILIA 


27 


reale  Galleria  Nazionale  di   Roma  per  formare  il  nucleo  del  real  Gabi- 
netto delle  Stampe,  può  dirsi  la  più  ricca  e  la  più  preziosa  fra  tutte  le 


Albrecht  Diirer,  Adamo  ed  Eva.   (Bartsch   i). 

raccolte  di  cui  l'Italia  va  ricca.  Delle  125,000  e  più  incisioni  notate 
nell'Inventario,  ne  furono  consegnate  al  Gabinetto  Nazionale  circa  70,000, 
rimanendo  nella  biblioteca  dell'Accademia  dei  Lincei  le  incisioni  che  si 


28 


LA   BIBLIOFILIA 


trovano  in  libri  stampati,  e  quella  serie  di  stampe,  le  quali  per  il  loro 
carattere  non  hanno  tanta  importanza  artistica  quanto  scientifica,  come, 
ad  esempio,  le  carte  geografiche,  le  anatomie,   e  via  dicendo. 

A  classificare  queste  70,000  stampe  secondo  i  pittori,  le  scuole,  ecc., 
fu  chiamato  a  Roma  dal  A'enturi  il  dott.  Paul  Kristeller,  che  corrispose 

alla  difficil  missione  con  com- 
petenza e  criterio  tali  da  ri- 
scuotere l'approvazione  gene- 
rale degli  intelligenti  e  dei 
cultori  dell'  arte  grafica. 

Per  rendere  più  utile  an- 
cora al  pubblico  questo  Gabi- 
netto Nazionale  delle  stampe, 
per  fargli  conoscere  viemeglio 
il  carattere  diverso  da  scuola  a 
scuola,  da  maestro,  a  maestro, 
il  solerte  direttore  Venturi  ha 
istituito  delle  esposizioni  spe- 
ciali, cominciando  con  quella 
delle  stampe  di  Bartolozzi')  — 
ormai  già  chiusa  —  e  prose- 
guendo con  l'esposizione  delle 
stampe  di  Albrecht  Dùrer,  che 
ora  è  aperta,  e  sulla  quale  vo- 
gliamo un  po' intrattenere  i  no- 
stri cortesi  lettori. 

Albrecht  Dùrer  nacque  a 
Norimberga  il  20  di  maggio 
del  147 1.  Il  padre  suo,  abile 
orefice,  lo  istruì  da  principio  nella  sua  professione,  sperando  di  avere 
in  lui  un  continuatore  della  propria  arte  (nella  quale  mostrava  un  ta- 
lento superiore),  e  insieme  un  valido  sostegno  della  famiglia  sua,  nu- 
merosa.  Ma   il  giovane  Diirer  non   trovò    nell'esercizio   della   oreficeria 


Albrecht  Diirer,   Cristo  martirizzato.  (Bartsch  3). 


1)  Su  quest'esposizione  troviamo  un  articolo  assai  interessante  ed  esteso  del  chiaro  signor  Romolo 
Artigli,  inserito  nel  n."  53  àtW Eniporium^  e  intitolato  <  Arte  retrospettiva:  Francesco  Bartolozzi  t ,  con 
26  illustrazioni  che,  stante  la  sua  importanza  e  l'interesse  particolare  per  i  lettori  della  Bibliofilia,  sarà, 
col  gentile  consenso  dell'Editore,  ripubblicato  dall'autore  nel  prossimo  quaderno  di  questa  Rivista. 


LA   BIBLIOFILIA 


29 


tali  soddisfazioni  che  avesser  potuto  affezionarvelo,  mentre  egli  ardeva 
dal  desiderio  di  dedicarsi  alla  pittura,  per  la  quale  si  sentiva  special- 
mente disposto,  e  riteneva  come  perduto  il  tempo  impiegato  nell'officina 
paterna.  Sicché  il  padre  dovette  cedere  alle  insistenti  preghiere  del  figlio, 
e  affidarlo,  nell'anno  i486,  al  maestro  Michele  Wohlgemuth,  la  cui  scuola 
frequentò  per  tre  anni.  Egli  finì  rapidamente  i  suoi  studi,  nei  quali  si 
segnalò  in  modo  straordinario,  e  nel  1490  postosi  in  viaggio,  si  spinse 


Albrecht  Dùrer,   //  S.  Stidario  portato  da  dice  Angeli.  (Bartsch  25). 

fino  a  Venezia.  Ritornato  a  casa  nel  1494,  sposò  Agnese,  figlia  del  cele- 
bre meccanico  Giacomo  Frey.  Nel  1505  intraprese  un  secondo  viaggio 
a  Venezia,  dove  lavoravano  allora  i  più  grandi  maestri  di  quella  celebre 
scuola,  come  il  Tiziano,  Giorgione,  Palmavecchio  ;  ma  anzi  tutto  l'attirava 
e  l'entusiasmava  Giovanni  Bellini.  Mentre  Albrecht  Diirer,  mercé  il  suo 
genio  e  studio  avea  già  imparato  nella  sua  patria  a  stimare  il  valore 
della  correttezza  del  disegno,  egli  vedeva  a  Venezia  l'immenso  effetto 
e  la  profondità  del  colorito,  la  cui  influenza  è  manifesta  in  tutte  le  sue 
opere  posteriori. 


30 


LA   BIBLIOFILIA 


Ma  quello  che  rese  Albrecht  Dlirer  celebre  in  tutt' il  mondo  sino 
dalla  sua  gioventù  non  è  l'arte  pittorica,  nella  quale  egli  produsse  tante 
e  tante    splendide  opere,   ma  bensì  un'  opera  incisa   in   legno.   I  quadri 


Albrecht  Dùrer,  S.  Girolamo  nella  sua  cella.  (Bartsch  60). 


pendevano  ai  loro  posti  sugli  altari  delle  chiese  o  nelle  case  dei  ricchi:  ed 
era  così  assai  limitato  il  cerchio  delle  persone  che  li  vedevano.  Ma  le  in- 
cisioni tanto  in  legno  che  in  rame,  che,  stante  la  facilità  e  il  buon  prezzo 
della  loro  produzione,  per  pochissimo  potevano  essere  vendute,  andarono 


LA   BIBLIOFILIA 


come 


«  fogli  volanti  »  in  tutf  il  mondo  ')  e  procurarono  al  grande  maestro 
tedesco  un  nome  immortale  tra  i  cultori  delle  buone  arti.  Albrecht  Diirer 
morì 


ri  il  6   di  aprile  1528,   a   57   anni. 


Albrecht  Dùrer,   La  melancolia.  (Bartsch  74).  ^  • 

Prima  di  dare  qualche  notizia  sull'Esposizione  Diireriana  del  Ga- 


li H    KNACKFUSS,  Diirer.  Bielcfeld  und  Leipzig,   Verlag  von  Velhagen  &-  Klasing.   1895,   P-    iS. 
Le  illustrazioni,  che  accompagnano  quest'articolo,  furono  tolte  da  questa  eccellente  monografia. 


LA   BIBLIOFILIA, 


binetto  nazionale  delle  stampe  di  Roma,  vogliamo  premettere  che  Al- 
brecht  Dilrer  non  può  essere  stato  l' incisore  del  grandissimo  numero 
delle  stampe,  che  portano  il  suo  monogramma,  o  gli  vengono  attribuite, 
ma  soltanto  l' autore  dei  disegni,  sui  quali  furono  incise,  come  chiara- 
mente lo  dimostra  il  Bartsch'). 

II  Gabinetto  possiede  fra'  i  suoi  numerosi  tesori  particolarmente  una 
magnifica  e  qviasi  completa  collezione  di  stampe  tanto  in  rame  che  in 
legno  di  Diirer.  Delle  incisioni  in  rame  ne  sono  esposte,  in  cornici  di  noce 
sotto  vetro,  con  buon  gusto  e  criterio,  circa  cento,  e,  quasi  tutte,  in  prove 
di  prim' ordine.  La  direzione  si  attenne  strettamente  al  Bartsch;  le  stampe 
più  importanti,  enumerate  da  lui,  si  trovano  nell'esposizione  al  completo, 
e  ne  citiamo  alcune  che  si  distinguono  per  il  loro  stato  di  conservazione 
maraviglioso  ").  Bartsch  i  :  Adamo  ed  Eva,  della  quale  stampa  diamo  la 
riproduzione  come  pure  delle  stampe  segnate  da  Bartsch  sotto  i  n.'  3 
e  25.  B.  57:  S.  Uberto,  visto  di  profilo  ed  inginocchiato,  guardante  a 
destra  un  cervo  portante  un  crocefisso  che  il  Santo  adora,  colle  mani 
alzate.  Questa  stampa,  che  è  una  delle  più  fine  e  delle  più  rare  del- 
l'opera di  Diirer,  è  in  pari  tempo  la  più  grande.  B.  60:  5".  Giro/amo 
ne/la  sua  cella;  vedi  la  riproduzione  a  pag.  30.  B.  74  :  La  Melancolia;  vedi 
la  riproduzione  a  pag.  31.  B.  75:  Il  gruppo  delle  quattro  donne  nude  delle 
quali,  a  sinistra,  una,  con  una  corona  d'alloro,  vista  dal  tergo  come  la 
seconda,  pettinata  alla  tedesca,  ed  a  destra  le  altre  due,  una  davanti 
all'altra,  vista  di  faccia,  ecc.  La  stampa  porta  la  data  del  1497,  ed  è  una 
delle  prime  di  Diirer.  B.  77  :  La  grande  Fortuna,  rappresentata  da  una 
donna  ignuda  con  ali  e  portante  con  una  mano  un  vaso  prezioso  e  col- 
r  altra  una  briglia.  11  magnifico  paesaggio,  che  riempie  il  fondo  della 
stampa,  rappresenterebbe,  secondo  Sandrart,  il  luogo  nativo  ungherese  del 
padre  di  Albrecht  Diirer.  B.  98  :  //  cavallo  della  Morte;  vedi  la  riprodu- 
zione a  pag.  T,T,. 

Dei  ritratti  esposti  si  distinguono,  per  Io  stato  veramente  maravi- 
glioso, quelli   di   Albrecht  von   Alainz  e  di  Philipp   Melanchthon.   Come 


')  Ad.   Bartsch,  Le  peintre-gravetir.   Vienna,    1808,   voi.   VII,   pp.  13-17. 

-)  Molte  delle  notizie  seguenti  le  dobbiamo  alla  cortesia  dell'egregio  signor  L.  Kempner,  conosci- 
tore profondo  e  competente  delle  stampe  classiche  dei  grandi  e  piccoli  maestri  tedeschi,  di  cui  possiede  una 
magnifica  raccolta  in  prove  fresche  ed  in  istato  perfetto  di  conservazione,  a  Roma  in  via  Condotti,  dove 
egli  conduce  un  negozio  particolare  di  stampe  aperto  al  pubblico,  al  quale  ci  sia  lecito  di  richiamare  l'at- 
tenzione degli  amatori. 


LA   BIBLIOFILIA 


33 


autoritratto  è  esposto  quello  citato  dal  Bartsch  sotto  il  n.°  156,  ritratto 
a  profilo,  e  vicino  a  questo  il  ritratto  di  Durer  eseguito  da  Melchior  Loch. 


mfm>:s'j'i4^ 


y^Pih^'r^^ 


Albrecht  Dùrer,  //  cavallo  della  Morte.  (Bartsch  98). 

Troviamo  del  resto  un  altro  autoritratto  di  Diirer  nella  stampa  citata 
dal  Bartsch  sotto  il  n.°  28:  Il  faìiciullo  prodigo,  ov'egli  ha  espresso  il  suo 
ritratto  colla  figura  del  fanciullo   prodigo. 


34  LA   BIBLIOFILIA 


Di  Straordinaria  bellezza  e  forse  senza  pari  tanto  per  la  freschezza 
delle  prove  che  per  lo  stato  maraviglioso  di  conservazione,  è  la  serie  delle 
sedici  stampe  che  rappresentano  la  passione  di  Gesù  Cristo  (Bartsch  3-18); 
SI  belle  quali  non  ne  abbiamo  vedute  in  nessun  altro  Museo.  Le  vergini  ci- 
tate dal  Bartsch  sotto  i  numeri  30  a  42  trovansi  nell'esposizione  al  com- 
pleto, ed  in  gran  parte  in  prove  freschissime.  Ed  ora  passiamo  alle  incisioni 
in  legno,  il  cui  numero  è,  com'è  noto,  maggiore  di  quello  delle  stampe 
in  rame.  La  Direzione  del  Gabinetto  ne  ha  esposte  circa  140  delle  più 
belle,  ma  è  fuor  di  dubbio  che  il  Gabinetto  sia  in  possesso  dell'intera 
collezione,  o  quasi;  ma  giacché  fu  provato,  come  dicemmo  poc'anzi,  che 
Diirer  per  le  incisioni  in  legno  non  avea  fornito  che  i  disegni,  la  Dire- 
zione avrà  stimato  opportuno  di  lasciare  nelle  cartelle  le  meno  impor- 
tanti; è  bensì  da  notare  che  le  incisioni  in  legno  esposte  non  sono  per 
nulla  inferiori,  tanto  per  la  freschezza  delle  prove  che  per  lo  stato  di 
conservazione,  alle  stampe  in  rame. 

Le  varie  serie  sono  esposte  al  completo,  ma  per  bellezza  si  distingue 
anzi  tutto  quella  di^Vd Apocalisse  di  s.  Giovanni,  i  cui  fogli  sono  addirit- 
tura della  finezza,  d'un  disegno  squisitissimo  a  penna  e  di  conservazione 
sorprendente.  Eccellenti  sono  pure  le  prove  delle  cosidette  piccola  Pas- 
sione (Bartsch  16-52)  e  grande  Passione  (Bartsch  4-15);  amendue  le  serie, 
a  quanto  sembra,  della  primissima  tiratura  con  i  legni  ancor  poco  usati, 
lo  che  pare  anche  accertato  dalla  carta  con  i  segni  d' acqua  che,  secondo 
Hausmann,  è  da  ritenere  per  la  prima  che  il  Maestro  abbia  adoprata  per 
le  sue  incisioni.  La  serie  rappresentante  la  vita  di  Maria  (Bartsch  76-95) 
è  pur  completa,  e  per  la  qualità  delle  prove  degna  delle  altre  ;  soltanto 
alcuni  di  questi  fogli  —  e  per  fortuna  dei  meno  rari  —  hanno  piccoli 
difettucci. 

Sarebbe  superfluo  di  citare  particolarmente  alcune  delle  numerose 
singole  stampe  di  Diirer  non  appartenenti  a  serie,  poiché  tutte,  senza 
eccezione,  sono  degne  di  una  raccolta  cosi  insigne;  solo  ci  sia  lecito  di 
accennare  al  ritratto  di  Ulrich  Varnbuler  (Bartsch  155),  il  quale  tiene 
fra  le  effigie  incise  da  Diirer  il  primo  posto.  Questa  stampa  è  intagliata 
con  una  facilità  che  stupisce  ogni  conoscitore  intelligente;  è  un  vero 
modello  nei  suoi  dettagli,  come  nell'intero  insieme. 

Un'intera  parete  è  occupata  da  quell'immenso  lavoro  di  Diirer  che 
rappresenta  l'Arco  trionfale  dell'  imperatore  Massimiliano  I  (Bartsch  138), 
composto  da  92  tavole  di    dimensioni   diverse    che,   riunite,  raffigurano 


LA   BIBLIOFILIA 


35 


le  azioni  numerose  dell'Imperatore  col  suo  albero  genealogico  esteso  a 
tutte  anche   le  più  lontane   parentele,  colle  loro   respettive   armi,  e  ri- 


Albrecht  Durer,   una  tavola  incisa  tolta  dall'opera  Revelatwnes  Sancte  Brigitte.  (Nùrnberg   1500). 

dotto  sino  agli  imperatori  romani.  Sgraziatamente,  mancano  poche  ta- 
vole; ma  ciò  che  è  esposto,  ci  dà  l'impressione  completa  della  più  superba 
opera  decorativa  che  si  conosca,  la  quale  segna,  in  pari  tempo,  il  colmo 


30  LA    BIBLIOFILIA 


dell'arte  dell'incisione;  del  resto,  stante  la  magnificenza  dell'esemplare 
esposto,  le  poche  lacune  lamentate  si  scorgono  appena.  Non  vogliamo 
passare  in  silenzio  il  fatto,  che  esemplari  completi  di  quest'opera  sono 
infinitamente  rari  ').  La  grandiosità  e  sontuosità  di  questo  insigne  capo- 
lavoro dell'arte  fa  passare  quasi  inosservato  il  bellissimo  Carro  trionfale 
dell'  imperatore  Massimiliano  I  (Bartsch  139),  composto  di  8  tavole,  ed 
esposto  a  lato  dell'arco'). 

Nel  Gabinetto  trovansi  esposte  soltanto,  come  abbiamo  notato  in 
principio,  le  incisioni  di  Albrecht  Diirer  a  parte,  mentre,  come  è  noto, 
molte  sono  ancora  quelle  che  trovansi  inserite  in  opere,  per  le  quali  il 
grande  maestro  avea  fornito  i  disegni;  diamo  un  saggio  di  queste  colla 
riproduzione  di  una  delle  visioni  di  santa  Brigitta  che  trovasi  nell'opera 
della  detta  Santa  stampata  dal   Koburger  a  Norimberga,  nel  1500. 

Prima  di  chiudere  questo  nostro  articolo,  ci  piace  far  notare  che 
vi  è  esposto  anche  un  disegno  a  penna,  che  il  solerte  ed  instancabile 
direttore  del  Gabinetto,  il  prof.  Venturi,  ultimamente  ha  scoperto.  Esso 
rappresenta  un  paesaggio  con  edifici  ;  l' assoluta  rassomiglianza  coi  di- 
segni per  le  incisioni,  lo  stile  dilreriano  facilmente  riconoscibile  e  —  last 
not  least  —  l'autorità  dell'egregio  prof.  Venturi,  garantiscono  l'autenticità 
di  questa  preziosa  scoperta. 

L'interessamento  per  l'esposizione,  che  si  manifesta  nell'immenso 
numero  dei  visitatori,  è  straordinariamente  vivo,  e  sembra  che  abbia  già 
cominciato  a  dar  buoni  frutti,  poiché  è  innegabile  che  da  poco  tempo 
in  qua  si  è  destata  tra  noi  una  ammirazione  viva  per  i  maestri  classici 
della  Germania. 

Firenze,  maggio  1899. 

Leo  S.  Olschki. 


')  Bartsch,  op.  cit.,  p.  150  :  <  La  grande  rarete  de  cet  onvrage  doni  les  collections  Us  plus  riches 
ne  peituent  offrir  toni  au  plus  gite  quelgiies  picces  dètachc'es,  etc.  » 

2)  Per  dare  qualche  ragguaglio  sul  valore  commerciale  delle  stampe  di  Dùrer,  facciamo  notare  che 
nell'aprile  del  1898  fu  venduta  a  Berlino  dalla  Libreria  Amsler  &  Ruthardt  la  ricca  collezione  del  defunto 
sig.  Alfred  von  Sallet,  già  direttore  del  R.  Gabinetto  numismatico  di  Berlino,  della  quale  toccarono  i  prezzi 
più  elevati  le  stampe  seguenti:  Adamo  ed  Eva,  Fr.  4000;  Cristo  morente,  Fr.  812.50;  5.  Girolamo  nella 
stia  cella,  Fr.  5/5;  Il  cavallo  della  Morte,  Fr.  1625;  Blasone  con  la  testa  di  morto,  Fr.  1450;  Vita  di 
Maria,  serie  composta  da  venti  stampe,  Fr.   1450;  ed  il  ritratto  di   Ulrich    Varnbiiler,  Fr.  575. 


T^- 


LA   BIBLIOFILIA 


37 


LE  ANTICHE  CARTE  DA  GIUOCO 


Il  rintracciare  la  origine  delle  carte  da  giuoco  importa  sotto  un 
duplice  aspetto,  per  la  storia  del  giuoco  stesso,  e  per  gli  incunabuli  della 
xilografia,  e  per  l'arte  della  stampa,   come  dimostreremo  più  sotto. 

Tale  ricerca  si  ricollega  altresì 
alla  materia  statutaria  de' nostri  mu-  yM.i^e<^.m^Q^:J'JJ7^/'^J^,./CX./L.LJZL^ 
nicipii  ;  dacché  la  invenzione  delle 
carte  da  giuoco,  a  quanto  appare 
dai  documenti,  e  specialmente  dagli 
studi  fatti  sui  nostri  statuti  e  cro- 
nisti, spetta  all'Italia,  e  particolar- 
mente alla  Toscana,  come  opina 
r  egregio  Lud.  Zdekauer  ne'  suoi 
pregevoli  scritti  su  questo  argo- 
mento. Egli  cita  la  testimonianza 
diretta  della  provvisione  fiorentina 
del  22)  marzo  1376,  in  cui  i  Naibi 
si  dicono  un  giuoco  nuovo,  e  però 
si  applicano  ad  essi  le  leggi  sulla 
zecca;  e  già  Jacopo  La  Croix  col 
suo  studio  Sur  Ics  cartes  àjouer  avea 
dimostrato  i  Naibi,  cosi  detti  negli 
statuti  di  Assisi  e  in  parecchie  cro- 
nache, essere  identici  alle  carte  da 
giuoco. 

Da  questo  fatto  prende  le  mos- 
se la  dotta  monografia  del  Merlin, 
Origine  des  cartes  àjouer  (Paris,  1869),  nella  quale  si  danno  notizie  esatte, 
segnatamente  sui  tarochi  o  tarocchi  ;  a  proposito  dei  quali  giova  ricordare 
che  il  conte  Leopoldo  Cicognara,  nelle  sue  Memorie  spettanti  alla  storia 
della  Calcografia  (Prato,  183 1),  fu  il  primo  ad  occuparsi  di  queste  ricer- 
che, attribuendo  l' invenzione  delle  carte  al  bolognese  Francesco  Fibbia 
(1360-14 io).  Ma  lo  Zdekauer  giustamente  osserva,  che  l'iscrizione  su 
cui  il  Cicognara  fonda  il  suo  asserto,  non  dice  altro  che  questo  :  essere 


Fig.    I. 


38  LA   BIBLIOFILIA 


il  Fibbia  inventore  de'  taroch'mi  bolognesi,  ed  avere  egli  avuto  dai  Xl\^  Ri- 
formatori della  città  il  privilegio  di  porre  lo  stemma  dei  Fibbia  nella 
regina  di  bastoni,  e  quello  di  sua  moglie  (che  fu  figlia  di  Giovanni  Benti- 
voglio)  nella  regina  di  denari.  Si  trattava  adunque  di  un  nuovo  modo 
di  giocare,  o  meglio,  di  una  nuova  foggia  di  carte,  non  già  della  origine 
delle  carte  stesse,  ed  anzi  questa  da  quello  era  già  presupposta. 

Ciò  che  appare  certo  da  tale  testimonianza  si  è  che  le  divise  ita- 
liane :  bastoni,  denari,  coppe  e  spade  fossero  in  uso  fin  da  quel  tempo  con- 
temporaneamente alle  divise  francesi  : //ar/^^?,  cuori,  quadri  o.  fiori. 

Quello  eh'  è  certo  del  pari  si  è  che  l' uso  delle  carte  da  giuoco  si 
andava  diffondendo  con  una  straordinaria  rapidità,  tanto  che  non  bastando 
all'uopo  le  fabbriche  italiane,  si  ricorreva  alle  straniere,  come  ne  fa  fede 
il  decreto  che  in  Venezia  1'  1 1  ottobre  1441  il  Senato  pubblicò  ad  istanza 
dell'  associazione  dei  maestri  d' arte  degl'  incisori  e  dipintori  di  figure, 
per  inibire  1'  importazione  delle  carte  e  immagini  impresse  e  dipinte 
negli  Stati  esteri,  sotto  pena  di  sequestro  di  esse  e  d'ammenda. 

La  data  più  antica  dei  Naibi,  che  sin  qui  si  conosca,  è  quella  della 
sopra  mentovata  provvisione  fiorentina  del  1376,  non  già  l'altra  apparente 
nella  cronaca  di  Viterbo,  in  cui  i  Naibi  si  dicono  venuti  «  da  Saracinia  » 
ed  introdotti  in  quella  città  l'anno  1379.  L'opinione  del  Merlin,  che  i 
Naibi  da  prima  fossero  un  giuoco  di  bambini,  è  confermata  da  un  passo 
della  Cronaca  del  Morelli,  o  meglio  ancora  dagli  statuti  del  contado  fio- 
rentino là  dove,  sin  dall'  inizio  del  secolo  xv,  si  dichiara  il  giuoco  dei 
Naibi  del  tutto  innocuo  e  permesso.  Risulta  altresì  da  atti  notarili  fioren- 
tini la  forma  dei  Naibi  consistente  in  foglietti  di  pergamena,  artistica- 
mente figurati  e  dipinti,  e  di  dimensioni  più  grandi  di  quelle  che  poscia 
presero  le  carte  vere,  come  si  vede  dal  mazzo  famoso  attribuito  al 
Mantegna. 

Comunque  ne  sia  della  provenienza  dei  Naibi  dal  commercio  di  Le- 
vante, vagamente  accennata  dallo  statuto  di  Viterbo,  egli  è  certo,  come 
osserva  lo  Zdekauer,  che  l' ingegnoso  sviluppo,  che  essi  presero,  e  spe- 
cialmente il  trapasso  significantissimo  dall'antico  materiale  ad  un  altro 
nuovo,  che  diede  loro  il  nome  durevole  di  «  carte  »,  tutto  ciò  è  schiet- 
tamente italiano.  Oltre  la  citata  provvisione  fiorentina,  un'analoga  legge 
senese  del  1377  e  lo  statuto  di  Siena,  ci  danno  prova  della  rapida  dif- 
fusione, eh'  ebbe  il  giuoco  delle  carte,  il  quale  formava  la  principale 
occupazione  d'  una  società  di  nobili. 


LA    BIBLIOFILIA  39 


L' origine  toscana  del  o-iuoco  delle  carte  è  raffermata  sì  dalla  rea- 
zione  che  contro  di  esse  sorse  da  Firenze  e  da  Siena,  come  dal  carattere 
dei  tarocchi  fiorentini  (le  così  dette  minchiate)  le  quali  hanno  conservato 
più  figure  di  tutte  le  altre  specie  di  questo  giuoco,  cioè  quarantadue  ; 
e  che  quindi  hanno  più  di  tutti  gli  altri  attinenza  coli' antico  giuoco  dei 
Naibi. 

Dai  nostri  statuti  si  rilevano  anche  i  diversi  nomi  dei  giuochi  che  si 
facevano  colle  carte  ;  come  nei  Remaedia  tUriusque  fortimae  del  Petrarca 
si  trova  la  enumerazione  di  quasi  tutti  i  giuochi,  ch'erano  in  uso  a' suoi 
tempi. 

Lo  Zdekauer  a  ragione  si  maraviglia  che  l' Italia,  il  paese  cioè  a  cui 
dovrebbe  più  importare  questa  ricerca,  e  in  cui  fu  sempre  in  voga  il 
giuoco  d'azzardo  e  di  passatempo  colle  carte,  non  abbia  cotitribuito  quasi 
nulla  a  promuoverla  e  a  porla  in  relazione  cogli  studi  illustrativi  dei  suoi 
statuti  e  dei  suoi  costumi. 

La  xilogì-afia,  gravure  en  bloc,  come  la  chiamano  i  francesi,  ebbe 
origine  dalla  fabbricazione  delle  carte  da  giuoco,  l'uso  grande  e  sempre 
crescente  delle  quali  per  gli  svaghi  della  vita  e  pel  mal  vezzo  de'  viziosi 
giuochi  d'azzardo,  succeduti  agi'  innocenti  giuochi  di  società,  resero  neces- 
saria la  più  facile  e  pronta  riproduzione  de'  cosi  detti  mazzi  di  carte,  tiran- 
done un  gran  numero  di  copie. 

L'  intaglio  delle  tabelle  di  legno,  dalle  carte  da  giuoco  si  allargò 
ben  presto  a  quello  delle  immagini  de'  santi  e  delle  pie  leggende,  e  con 
un  altro  passo  si  arrivò  ai  Sa/ferii,  alla  Biblia  pauperum,  ai  libretti  della 
dottrina  cristiana,  e  ai  Donatelli  prò  pueruUs,  cioè  alle  piccole  gramma- 
tichette,  per  uso  e  consumo,  queste  delle  scuole,  quelli  delle  chiese. 

Col  sistema  tabellare  si  giunse  alla  perfine  a  riprodurre  grossi  vo- 
lumi, prima  origine  del  libro  a  stampa,  e  da  quello  fu  aperto  l' adito 
alla  vera  e  compiuta  perfezione  della  stampa  colla  invenzione  de'  caratteri 
fusi  e  mobili,  dovuta  a  Gutenberg. 

Onde  si  può  dire  che  la  tipografia  trae  la  sua  origine  dalle  carte 
da  giuoco,  che  ne  furono  i  primi  incunabuli.  I  tedeschi  la  portarono  in 
Italia,  ed  Ulric  Han  di  Vienna,  dopoché  a  Subiaco  erasi  stampato  come 
saggio,  il  Donatus prò puerulis,  nel  1464,  e  come  frutto  maturo  nel  1465, 
il  Lattantius,  fu  il  primo  a  stampare  in  Roma  un  libro  figurato,  il  Torque- 
mada,  nel  1467,  con  trentaquattro  stampe  in  legno,  ossia  grandi  vignette 
ad  illustrazione  storica. 


40 


LA   BIBLIOFILIA 


Delle  primissime  carte  da  giuoco,  a  vero  sistema  xilografico,  essendo 
andate  quasi  interamente  distrutte  dal  grande  uso  e  dal  lungo  tempo, 
non  si  è  sin  qui  trovato,  eh'  io  mi  sappia,  una  serie  completa,  o  itiazzo 
intero.  E  già  molto  possederne  qualche  frammento  o  carta,  che  ne'  musei 
è  tenuta  in  conto  di  una  preziosissima  reliquia.  Sono  rarissimi  i  mazzi 
completi  anche  della  prima  epoca  della  incisione  a  taglio  dolce,  e  basti 
per  tutti  il  ricordare  quello  bellissimo  e  rinomatissimo  de'  tarocchi  del 
^Mantegna  di  cui  diamo  riprodotta  a  fac-simile  una  carta;  fig.  i.  E  qui 


donna  a  'suoi  01^:' Usciola  s;ìuir^ 
ÒJ.JPanf^t folio-  ÒLB-tairta,  onèc'c 
nata  la  aii^n-z  dcccnnak  f-ar~~i 
Crea  zT'ojatu  ■/-' 


Ckojj afra   laGra  Uosa 

Hcqmj.  ili  JLjiUjJi  creja  agarc^^t 
a  VfLuko  L  esar^  mentre  ai  notti; 
pei' u,aa.'jtmiù'a.t  cììài'clUi  óxìulwo 
sizuiTiamarzla.  ui  AiLtotuo  èapa 
laciiL  marie  eUastesa  can.  as[ji2i. 
s'e'p-nuatR  Bi  att(L. 


Fig.  ::. 


Fig.  3- 


cade  in  acconcio  il  ricordare  che  di  questo  giuoco,  il  cav.  Olschki  possedè 
un  esemplare  di  47  carte  ch'egli  cedette  per  1 2  mila  lire  alla  signora  Char- 
lotta  Schreiber,  suocera  del  celebre  Henry  Layard,  scopritore  di  Niniveh. 

Ricordo  d'aver  visto,  presso  il  marchese  Molza  di  Modena,  un  mazzo 
di  carte  di  tarocchi,  le  cui  figure  nereggianti  rassomigliavano  alla  maniera 
del  Diirer,  ma  a  me  parvero  di  quasi  due  secoli  posteriori;  e  ciò  non  di 
meno  da  un  antiquario  furono  acquistate  al  prezzo  di  L.  3000!  Ciascuna 
carta  nel  rovescio  aveva  uno  stornello  colle  relative  note  musicali. 

Si  sono  conservate  anche  alcune  tavolette,  da  cui  furon  tirate  le 
figure;  e  non  è  molto  il  giornale  I^e  Teinps  in  un  articolo  intitolato:  Vicìlles 
cartes  à  jotier,  dava  contezza  di  una  collezione  di  plaguettes  de  bois  fatta  dal 


LA    BIBLIOFILIA 


41 


Wasset  e  legata  al  Museo  nazionale  di  Cluny.  Sebbene  non  appartengano 
alle  origini,  ma  ai  secoli  xvi  e  xvii,  pure  queste  tavolette,  che  servirono 
alla  incisione  delle  carte  da  giuoco  francesi,  italiane  e  spagnuole,  sono 
reputati  preziosi  documenti  per  l' istoria  dell'  arte.  Non  è  agevole,  mal- 
grado i  disegni  che  attribuiscono  ad  esse  tre  nazionalità  differenti,  il  de- 
terminare con  precisione  il  luogo  in  cui  furono  fabbricate.  Di  fatti,  al 
tempo  di  Enrico  II,  i  fabbricanti  di  carte  {cartiers)  italiani  e  spagnuoli, 
capitanati  da  artisti  come  Panichi  e  Borghigiani,  invasero  Parigi,  e  sotto 


AJerniramitle  -mjìwstt.  IReOj^qca  j\jSLrLÌ 
moalic-  tLirNina,  d  '-yutia    mcrAij  am., 
0ii   fier    te  di  lcè=^  fieroiche   aiEora 

^ LÌ~^^R§<jno     Circanaancfo    la.     Ciim. 
£  BaEwnja   cS  JL  aSe   e   jrouf    maro. 


^niitasifcaJuabrosaJèmaci 

■.^cltyJjiiazoiu  chs i?iìl  uofrc  r-D 

soccorJV  fi  Troiani  coiil/fi.fivxp  é 

fece  contro  li  j-ird  nio/tc  ualorc 

^lè^ni  cJle^/ll/^o^  lucùa  óa 

achille 


Fig.  4. 


Fig-  5- 


Enrico  IV,  Luigi  XIII  e  Luigi  XIV,  la  voga  dei  tarocchi  stranieri  fu  al 
colmo.  Vero  è  che  per  rivincita,  i  fabbricanti  francesi  esportavano  i  loro 
prodotti,  suir  esempio,  d' altronde,  dell'  Inghilterra,  che  sotto  il  regno 
d'  Elisabetta  ne  fece  un  commercio  di  Stato,  e  dell'Alemagna  che  sin  dal 
quattordicesimo  secolo  caricava  di  carte  bastimenti  per  barattarle  in  Italia 
con  le  spezie. 

La  più  antica  delle  tavole  esposte  a  Cluny  comprende  diciotto  figure 
numerate  da  23  a  35;  esse  rappresentano,  con  una  ingenuità  che  non 
manca  di  grazia,  la  Fede,  la  Carità,  il  Fuoco,  l'Acqua,  la  Terra,  l'Aria,  la 
Bilancia,  la  Vergine,  lo  Scorpione,  l'Ariete,  il  Capricorno,  il  Sagittario,  il 
Cancro,  i  Pesci,  l'Aquario,  il  Lione,  il  Toro,  i  Gemini.  Il  capriccio  signo- 


42  LA    BIBLIOFILIA 


reggiante  in  queste  imagini,  come  pure  la  numerazione  in  cifre  romane, 
indicano  in  una  maniera  sicura  ch'esse  furono  eseguite  da  un  fabbricante 
di  tarocchi  fiorentini  e  fecero  parte  di  novantasette  pezzi  d'uno  de' giuochi 
di  mitichiaie,  cosi  popolari  in  tutta  l' Italia  nel  secolo  xvi. 

Altre  tavole,  d'un' importanza  meno  artistica,  sono  egualmente  uscite 
dalle  mani  d' incisori  italiani  verso  la  medesima  epoca.  La  prima  serviva 
a  fabbricare  il  tre,  il  quattro,  il  cinque  e  l'otto  di  bastoni;  la  seconda  il  tre, 
il  quattro,  il  cinque,  il  sei,  il  sette  e  l'otto  di  denari  ;  la  terza  a  incidere 
il  tre,  il  quattro,  il  cinque,  il  sei,  il  sette,  l'otto  e  il  nove  di  spade. 

In  Italia,  i  colori  bastoni,  denari,  coppe  e  spade  corrispondevano  ai  co- 
lori francesi  carreau,  trcflc,  camr  e  piqué  (quadri,  fiore,  cuore  e  picca). 

Non  pochi  eruditi  hanno  cercato  di  spiegare  i  simboli  adottati  dal- 
l' una  e  dall'  altra  parte  delle  Alpi  :  e  si  è  detto  che  i  quattro  atouts  (trionfi) 
italiani  rappresentavano  le  quattro  classi  della  popolazione,  pretendendosi 
riconoscere  nei  denari  i  mercanti  che  li  posseggono,  nelle  coppe  i  preti  che 
le  adoprano,  nei  bastoni  i  villani  che  li  maneggiano,  e  nelle  spade  i  nobili 
che  le  cingono. 

Vi  si  è  trovata  altresì,  specialmente  in  Spagna,  una  intenzione  filo- 
sofica d' indicare  che  i  giuochi  di  carte  sono  V  immagine  della  guerra 
che  si  fa  coi  denari  {copas  e  dineros)  e  con  le  armi  {bastos  e  spados). 

Passandoci  d' altre  interpretazioni,  forse  meno  sodisfacenti  e  più  lon- 
tane dal  vero,  e  rimandando  i  nostri  lettori  ai  trattati  speciali,  che  su 
questo  curioso  argomento  furono  pubblicati,  giovi  dare  qualche  cenno 
di  alcuni  /asci  o  mazzi  di  carte  antiche,  scoperti  ai  di  nostri  e  descritti 
su  pe'  giornali  o  in  qualche  opuscolo  a  parte  per  merito  dei  tanto  dileg- 
giati collettori. 

Viene  prima  un  mazzo  di  giuoco  morale,  del  1500  circa,  detto  delle 
Passioni  :  i  amore,  2  speranza,  3  gelosia  e  4  timore.  E  distinta  in  40  carte 
semplici  e  2 1  di  Trionfi  :  i  freccia,  2  vaso,  3  occhi,  4  staffile.  Segue  un 
mazzo  di  carte  morali,  d' invenzione  francese,  con  sentenze  d'  Orazio,  Se- 
neca, Plauto  e  Ovidio;  meno  antiche,  ma  più  gentili. 

Notevole  un  Giuoco  di  carte  dei  Re  di  Francia,  inventato  da  Giovanni 
Des  Marest,  e  inciso  da  Stefano  della  Bella,  per  far  gustare  in  compendio 
l'istoria  de' suoi  predecessori  a  Luigi  XIV.  Era  annunziato  con  data 
«  A  Paris  chez  Henry  Le  Gros,  etc.  >  e  di  carte  39,  ma  forse  ne  mancava 
alcuna,  dovendo  essere  ordinariamente  ogni  mazzo  composto  di  carte  di 
numero  pari. 


LA   BIBLIOFILIA 


43 


A  questo  fa  riscontro  l' altro  giuoco  di  carte  delle  regine  famose,  di 
numero  52,  un  mazzo  bello  e  completo  delle  quali  fa  parte  della  mia  col- 
lezione. E  però  siamo  in  grado  di  riprodurne  4  in  fac-simile;  fig.  2  a  5. 


Fig.  6. 


Il  giuoco  di  carte  della  geografia  è  pure  di  numero  52;  e  questo  e 
il  giuoco  delle  favole  sono  dovuti  al  facile  bulino  di  Stefano  della  Bella, 
buon  disegnatore  in  tutto,  meno  nelle  estremità.  Questi  giuochi  furono 
dedotti  da  quello  de'  Tarocchi,  che  vuoisi  inventato  a  Bologna  e  praticatovi 


44 


LA    BIBLIOFILIA 


quando  vi  avevan  principato  i  Bentivoglio.  Di  fatti,  ve  n' è  uno  con  l'arma 
di  questa  famiglia,  munifica  fautrice  d'arti  e  d'artisti,  colla  sega  rossa,  e 
non  altro  nello  scudo,  ed  una  pantera  sul  cimiero,  col  motto  :  Fides  et 
amor.  Sono  molto  più  grandi  dell'ordinarie:  e  vi  ha  di  figure  sacre,  e 
anche  quella  del  Papa. 

Nella  città  di  Bologna  fu  sempre  in  uso  il  giuoco  de'  Tarocchi,  prefe- 
rito dai  vecchi,  e  ancora  se  ne  può  vedere  qualche  tavolo  di  giuocatori 
nelle  riunioni  serali  della  società  felsinea. 


Fig. 


Fig.  8. 


L'  ultimo  mazzo  artistico  di  Tarocchi  fu  disegnato  e  inciso  dal  pit- 
tore e  incisore  bolognese  Mitelli,  sullo  scorcio  del  secolo  xvii,  e  se  siam 
bene  informati,  a  richiesta  di  un  ultimo  avanzo  di  casa  Bentivoglio. 

Di  queste  carte,  essendo  pili  note,  non  occorre  dare  fac-simile  ;  il 
confronto  che  se  ne  volesse  istituire  con  quelle  del  Mantegna,  non  torne- 
rebbe certo  ad  onore  dell'arte  moderna. 

Andrea  Mantegna  (latinamente  nomossi  anche  Mantinea),  nato  a  Pa- 
dova nel  143 1,  mori  a  Mantova  nel  1506.  Ebbe  a  maestro  e  a  padre  adot- 
tivo lo  Squarcione.  Datosi  all'incisione  verso  il  1484,  superò  ben  tosto 
i  suoi  contemporanei.  Se  ne  togli  la  Discesa  al  Limbo,  in  cui  più  si  accosta 


LA   BIBLIOFILIA 


45 


alla  maniera  del  Baldini  e  del  Botticelli,  le  altre  sue  stampe  non  son  con- 
dotte a  guisa  di  disegni,  o  di  lavori  a  penna,  come  quelle  dei  predetti 
artefici,  ma  a  guisa  di  pitture  ben  lumeggiate;  maniera  pittorica  che  fu 
imitata  dai  migliori  incisori  moderni,  ma  con  maggiore  maestria  dal  ro- 
mano Paolo  Mercuri,  segnatamente  ne'  rami  incisi  a  Parigi.  Oltre  a  ciò, 
nel  dar  moto  alle  figure,  secondo  le  diverse  passioni  dell'animo,  fu  ar- 
gutissimo  e  diligentissimo;  il  primo  che  ridusse  con  grande  industria  a 
perfezione   il  volgere  ed  il  piegar  de'  panni  intorno  alle  figure,  che  ne 


""W 

.6.            '^' 

llj 

(L.J 

ì 
Ì 

:'.  ^B|^ 

Ok  ^ 

ti'  '■ 

m 

:  '  ; 

*  ! 

.  {  ■ 

?. .      V 

H 

1 

Fìg.  9. 


Fig.   IO. 


acquistavano  sempre  più  parvenza  di  vere  e  vive  persone.  È  fama  che 
le  stampe  di  lui  viste  da  Martino  Schoen,  reputato  uno  de'  maestri  del 
Diirer,  egli  ne  apprendesse  a  render  migliore  il  suo  stile. 

Di  assai  maggior  uso,  che  può  dirsi  comune  a  quasi  tutta  Italia  e 
più  che  altrove  nel  regno  di  Napoli,  sono  le  carte  da  giuoco,  appunto 
per  ciò  dette  napolitane,  le  quali  si  compongono  di  40  figure,  divise  in 
quattro  categorie  di  dieci  ciascuna,  sotto  le  notissime  denominazioni  di 
coppe,  denari,  spade,  bastoni. 

Un  mazzo  notevolissimo  di  queste  carte  fu  eseguito  quasi  contempo- 
raneamente a  quelle  del  Mitelli  dal  cav.  Pierleone  Ghezzi,  nato  in  Roma 


4Ò  LA   BIBLIOFILIA 


nel  1674  dal  pittore  cav.  Cesare  di  Comunanza  in  provincia  di  Ascoli-Pi- 
ceno. Il  Ghezzi  (morto  ivi  nel  1755),  pittore,  incisore,  caricaturista,  musi- 
cista, erudito,  fu  uno  di  quei  versatili  ingegni,  di  cui  l'Italia  fu  privilegiata 
più  d' ogni  altra  nazione.  Lavorò  di  smalto  e  incise  su  le  pietre  fini  con 
non  poca  lode;  ma  ebbe  un  genio  speciale  per  le  caricature,  di  cui  una 
raccolta,  di  ben  400  fogli,  rappresentante,  in  maniera  ridicola,  cardinali, 
principi,  principesse,  ambasciatori,  sempre  con  fisonomie  somigliantissime, 
andò  ad  arricchire  un  museo  straniero  (di  Dresda,  se  mal  non  ricordo). 

Onde  il  Cantalamessa  nelle  sue  Memorie  di  letterati  e  artisti  ascolani, 
cosi  ne  scrive,  tra  l'altro:  «E  debitore  di  più  maggiore  celebrità  al  ta- 
lento eh'  ebbe  singolare  in  caricature,  rimaste  ne'  gabinetti  di  Roma  e 
divulgate  anche  fuori,  e   che  erano  avidamente  ricercate.  » 

Chi  ne  voglia  ammirare  un  séguito  pregevolissimo  ricorra  alla  Bi- 
blioteca del  marchese  Ferrajoli  in  Roma,  a  cui  parecchi  anni  fa  io  lo 
cedetti  in  cambio  d'altro  cimelio.  Qui  ne  riproduciamo  una  della  Rkc- 
colta  incisa  a  Dresda,  fig.  6. 

Tornando  al  mazzo  di  carte  napolitane,  è  certo  ch'egli  ne  fece  il 
disegno  e  1'  incisione  a  colori  per  la  casa  de'  principi  Barberini,  come 
appare  dallo  stemma  colle  api  figurato  nel  rovescio  di  ciascuna  carta. 
Vi  si  legge  poi,  ripetuta  in  più  carte,  questa  iscrizione  :  Pietro  JLeo?ie 
Ghezzi  inventò,  delineò  e  scolpi,  figure  7  a  io. 

Avendo  la  fortuna  di  possedere  un  bel  mazzo  di  queste  carte,  ci 
piace  darne  qui  riprodotte  alcune,  scegliendo  appunto  quelle  che  più  rive- 
lano il  suo  spirito  originale,  umoristico  e  bizzarro. 

Colli  del  Tronto,  maggio   1899.  C]      T  07ZI 


LA  PRIMA  EDIZIONE  DI  VALTURIO 


J7ra  i  libri  più  rari  e  preziosi  che  si  conoscano,  tiene  certamente 
uno  dei  principali  posti  la  prima  edizione  di  Valturio  che  è  in  pari  tempo 
il  primo  libro  impresso  a  Verona  e  il  primo  stampato  con  incisioni  di  un 
artista  italiano;  dacché  il  Turrecremata,  pubblicato  prima  di  questo  a  Roma 
—  l'unico  volume  con  figure  che  precede  il  Valturio  —  fu  illustrato  da  un 
tedesco.  La  descrizione  bibliografica  del  primo  libro  veronese  è  talmente 
disparata  presso  i  vari  bibliografi,  tanto  pel  numero  delle  carte  che  lo 


LA   BIBLIOFILIA 


47 


compongono,  quanto  per  quello  delle  figure  che  l'abbellano,  ch'io  ritengo 
non  del  tutto  inutile  di  descrivere  un  esemplare  conservato  nel  suo  stato 
originario,  che  or  ora  m' è  capitato  fra  mani.  Premetto  che  quest'esem- 
plare deve  avere  appartenuto  ad  un  antico  bibliofilo,  il  quale  s'era  dato 
la  cura  di  numerare  a  mano  ogni  quinterno,  e  di  darne  poi  il  riassunto 
numerico  sul  Iato  interno  della  rilegatura  dell'epoca.  Il  volume  si  com- 


Fig.   I. 


pone  di  27  quinterni  cosi  formati:  i)  carte  6,  2-8)  e.  io,  q)c.  14,  io)  e.  2, 
1 1-13)  e.  IO,  14)  e.  12,  15)  e.  8,  16)  e.  6,  17-19)  e.  IO,  20)  e.  12,  21-26) 
e.  IO,  27)  e.  I  2,  cioè 


I 

quinterno  da  carte 

2  =       2 

2 

>^                 > 

6=     12 

I 

»                 » 

8=       8 

19 

» 

IO  =  190 

3 

»                 » 

12=    36 

I 

»                 » 

14=    14 

In  tutto   262   carte 


Ogni  quinterno  di  quest'esemplare  è  separatamente  cucito  —  come 
allora  si  usava  —  in  una  striscia  di  pergamena,  e  si  distingue  perciò  vi- 
sibilmente già  all'esterno  del  volume.  Precede  il  libro  [EJLENCHVS  ET 


48 


LA   BIBLIOFILIA 


INDEX  RE-  I  rum  militarium  que  fingulis  codicis  huius  i  |  uolumìbus 
continet'  {sic),  che  occupa  le  prime  7  pagine  ;  il  verso  della  quarta  carta 
(8*  pagina)  e  le  carte  5  e  6  sono  bianche.  Sulla  metà  del  recio  della  7.  carta 
(lo  spazio  superiore  è  lasciato  in  bianco  per  essere  riempito  da  un  disegno  o 
da  una  miniatura),  comincia  il  Proemio  [C]REDO  EQVIDEM  NEC  SVM| 
nefcius  Dux  &  imp.  inclite  figifmunde  pà-  |  dulfe:  etc,  che  va  sino  alla 
metà  del  verso  della  carta  io.  Quivi  comincia  il  testo  che  giunge,  interrotto 

qua  e  là  da  illustrazioni, 
sino  alla  metà  del  verso 
della  carta  261,  ed  è  se- 
guito da  una  poesia  in 
onore  di  A'alturio,  compo- 
sta di  16  distici.  Verso  la 
metà  del  recfo  della  262^ 
carta  leggesi  la  seguente 
sottoscrizione  tipografica: 
lohannes  ex  verona 
oriundus  :  Nicolai  cyrur- 
gie  filius:  Artis  impref- 
forie  magifter  :  hunc  de  re 
militari  librum  elegantifìi- 
mum  :  |  litteris  &  figuratis 
fìgnis  fua  in  patria  primus  impreffit.  An.   M.  |  CCCCLXXII. 

Il  verso  di  quest'  ultima  carta  è  bianco,  come  pure  sono  bianche,  oltre 
quelle  già  sopra  citate,  le  carte  92  verso,  160  recto,  170  verso,  183  recto, 
187  verso  e  ig2  recto. 

Apprendiamo  dalla  sottoscrizione  tipografica  in  forma  non  dubbia 
(lohannes  ex  verona  oriundus....  hunc  librum  in  patria  primus  impressit), 
che  maestro  Giovanni  era  il  primo  tipografo  della  sua  città  nativa  che 
stampò  qii,esto  libro,  mentre  non  ne  risulta  chiaramente,  che  egli  sia  stato 
il  privio  stampatore  né  questo  il  primo  libro  impresso  a  Verona. 

Ma  ben  a  ragione  il  bibliografo  Giullari  invita  coloro  che  ne  dubitano 
ancora  (e  ne  trovano  il  motivo  appunto  nel  primus  anziché  primuvì)  a  pre- 
sentargli dinanzi  un'altra  stampa  di  Verona  con  data  anteriore  al  1472. 
Non  essendosi  presentato  nel  corso  dei  secoli  sino  a  tutt'oggi  alcun  altro 
libro  impresso  a  Verona  prima  del  1472,  possiamo  considerare  il  Valturio, 
senza  téma  di  sbagliare,  come  il  primo  libro  impresso  in  quella  città,  e 


Fig. 


LA   BIBLIOFILIA 


49 


indipendentemente  da  ciò  come  uno  dei  più  insigni  capolavori  dell'arte 
della  stampa. 

L'opera  è  impressa  in  caratteri  romani  d'un  taglio  regolare,  corretto 
ed  elegante;  la  composizione,  estetica  nel  senso  più  largo  della  parola, 
contornata  da  margini  larghi,  ma  sproporzionati  allo  stampato  ;  la  carta 
magnifica  per  fattura,  spessore  e  candidezza.  Ma  ciò  che  dà  a  questo  vo- 
lume speciale  valore  ed  importanza,  sono  le  magnifiche  incisioni  in  legno, 
le  prime  in  un  libro  fatte  da  un  artista  italiano 
che  si  conoscano.  Un  libro  illustrato  di  quel 
tempo  è  già  di  per  sé  stesso  un  cimelio,  ma 
quanto  più  quando  esso  eccelle,  come  questo, 
per  il  pregio  e  il  numero  straordinario  delle 
sue  figure  !  Le  incisioni  rappresentano  svaria- 
tissime  forme  di  guerreschi  arnesi,  di  macchine 
da  terra  e  da  acqua,  di  torri  e  di  scale,  edifici, 
con  uomini  ed  animali,  carri  falciati,  catapulte, 
arieti,  balestre,  e  barche,  zattere,  navi,  ponti, 
e  vessilli,  con  archibugi,  bombe  e  cannoni,  in 
varie  foggie,  rotabili  e  maneschi,  degne  di  es- 
ser poste  al  lato  degli  schizzi  famosi  del  divino 
Leonardo.  Il  disegno  è  sicuro,  fermo,  corretto, 
la  prospettiva  maravigliosamente  fedele,  la  po- 
sizione degli  uomini  armati  snella,  naturale  ed  artisticamente  irriprove- 
vole :  e  se  il  disegnatore  ci  ha  lasciato  coi  suoi  splendidi  disegni  un  ca- 
polavoro d'arte,  l'incisore  si  è  mostrato  degno  di  lui  nell'arte  sua  tecnica. 
Collo  scalpello  fermo  egli  tracciò  maravigliosamente  le  linee  prescrittegli, 
superando  ottimamente  le  gravi  difficoltà  tecniche,  che,  stante  i  primordi 
di  quell'arte,  si  manifestavano  nell'uso  e  nel  maneggio  del  legno  per 
tali  lavori.  Sapendosi  poi  che  Matteo  Pasti  veronese,  il  quale  insieme  con 
Vittore  Pisano,  detto  Pisanello,  pur  veronese,  lavorò  molto  pei  Malatesta 
di  Rimini,  è  facile  congetturare  che  anche  questi  disegni,  fatti  ad  illustra- 
zione di  un'opera  di  autore  Ariminese  e  dedicata  a  Sigismondo  Pandolfo 
Malatesta  possano  essere  stati  eseguiti  da  uno  di  quegli  artefici,  che  erano 
per  l'ingegno  loro  non  solo  più  chiari  in  Verona,  dove  il  libro  venne 
stampato,  ma  anche  più  accetti  a  que' mecenati  sotto  il  cui  dominio  ogni 
ramo  d'arte  e  di  lettere  godeva  di  nobilissima  protezione.  Le  stampe  sono 
sparse  fra  il  testo;  e  alcune  sono  difficilissime  e  complicate  per  la  pro- 


Fig-  3- 


ÓO 


LA   BIBLIOFILIA 


spettiva,  ma  mirabilmente  disegnate  in  tutto  ciò  che  alla  figura  umana 
appartiene.  Non  crediamo  che  siasi  eseguita  cosa  migliore  in  quel  tempo, 
in  cui  le  scuole  della  Germania  vantavano  uomini  chiari  e  contendevano 
all'Italia  il  primato  nelle  arti  dell'intaglio  e  della  stampa. 

In  generale  il  numero  delle  stampe  è  indicato  con  84.  Il  Giullari  cita 
40  figure,  impresse  e  allogate  per  entro  all'opera  su  intera  la  pagina, 
come  ben  altre  44  che  ne  ricoprono  una  parte,  istoriate  o  seguite  dal 

testo  descrittivo.  L'esemplare  ch'io  ho 
sott' occhio,  e  che  appartiene  ora  al  si- 
gnor Charles  Fairfax  Murray  di  Londra, 
ne  contiene  invece  ben  92  cosi  distri- 
buite : 
i)  carta  31  verso,  pagina  intera  (i)')  rappresentante 
due  torri  con  archibugieri  ecc.,  2)  carta  98  recto,  pagina 
intera  (2),  orologio  ad  acqua,  3)  carta  98  verso,  mezza 
pagina,  meridiana,  4)  e.  159  recto,  mezza  pagina,  mac- 
china da  guerra,  5)  e.  159  verso,  una  lancia,  6)  e.  160 
verso,  pagina  intera  (3),  macchina  da  guerra,  7)  e.  161 
recto,  un  arco,  8)  e.  161  verso,  c|uattro  archi,  9)  e.  162 
recto,  tre  scarpelli,  io)  e.  164  recto,  carro  falciato  tirato 
da  bovi  e  montato  da  arcieri  [w  fig.  i),  1 1)  e.  164  verso, 
carro  falciato  tirato  da  cavalli  e  montato  da  arcieri,  t  2) 
e.  165  recto,  pagina  intera  (4),  macchina  rotabile,  13) 
e.  165  verso,  muraglia  fortificata  14)  e.  166  recto,  torre 
fortificata,  15)  e.  166  verso,  pagina  intera  (5),  simile,  i6) 
e.  167  recto,  pagina  intera  (6),  (v.  fig.  2.  3),  17)  e.  167  verso,  pagina  intera 
(7),  macchine  rotabiH,  18)  e.  168  recto,  torre  fortificata,  19)  e.  168  verso, 
pagina  intera  (8),  torre  d'esplorazione,  20)  e.  169  recto,  pagina  intera,  mac- 
china d'attacco,  21)  24)  e.  169  verso,  e.  170  recto,  e.  170  verso  e  e.  171 
recto,  quattro  pagine  intere  (9-1  2),  macchine  ed  arnesi  guerreschi,  25)  e.  172 
recto,  macchine  rotabili  con  torre  in  fondo,  26)  e.  172  verso,  pagina  intera 
(13),  macchine  ed  arnesi  guerreschi,  27)  e.  173  recto,  simile,  28)  e.  173 
verso,  simile,  29)  e.  174  recto,  simile,  30)  e.  174  verso,  pagina  intera  (14), 
simile,  31)  e.  175  recto,  pagina  intera  (15),  simile,  t,2)  c.  175  verso,  pagina 
intera  (i6),  simile,  38)  e.  176  recto,  pagina  intera  (17),  simile,  34)  e.  176 


Fig.  4. 


')   I  numeri  messi  fra  parentesi  indicano  il  numero  progressivo  delle  illustrazioni  a  pagina  intera. 


LA   BIBLIOFILIA 


51 


verso,  simile,  35)  e.  177  recto,  sim.,  36)  e.  177  verso,  sim.,  37)  e.  178 
recto,  pagina  intera  (18),  scale  ecc.,  38)  e.  178  verso,  pagina  intera  (19), 
39)  e.  179  recto,  pagina  intera  (20),  40)  e.  179  verso,  pagina  intera  (21), 


Fig.  5- 


41)  c.  180  recto,  pagina  intera  (22),  42)  e.  180  verso,  pagina  intera  (23), 
43)  e.  181  recto,  pagina  intera  (24),  44)  e  181  verso,  pagina  intera  (25), 
45)  e.  182  recto,  pagina  intera  (26),  46)  e.  182  verso,  pagina  intera  (27), 
simili,  47-48)  e.  183  verso,  (v.  fig.  4)  e  torre,  49)  e  184  verso,  pagina  in- 


52 


LA   BIBLIOFILIA 


tera  (28),  cannone,  50)  e.  185  recto,  cannone,  51)  e.  i8ò  recto,  idem,  52) 
e.  186  verso,  pagina  intera  (29),  cannoni  e  bombe,  53)  e.  187  recto,  pagina 
intera  (30),  cannone  montato,  54)  e.  187  verso,  pagina  intera  (31),  55) 
e.  188  recto,  pagina  intera  (32),  56)  e.  189  recto,  pagina  intera  (33),  57) 
e.  189  verso,  pagina  intera  (34),  58)  e.  190  recto,  pagina  intera  (35),  59) 
e.  190  verso,  pagina  intera  (36),  60)  e.  191  recto,  pagina  intera  (37),  61) 
e.  191  verso,  pagina  intera  (38),  62)  e.  192  verso  pagina  intera,  (v.  fig.  5) 
(39)»  63)  e.  193  verso,  ariete  rotabile,  64)  e.  193  verso,  carro  ariete  spinto 


Fig 


da  cavalli,  65)  e.  194  recto,  ariete,  66)  e.  194  verso,  ariete  lanciato  da 
guerrieri,  67)  ibidem,  simile,  68)  e.  195  recto,  ariete  rotabile,  69)  e.  196 
verso,  simile,  70)  e.  197  verso,  vessillo,  71-72)  e.  198  recto,  due  vessilli, 
73-74)  e.  198  verso,  due  vessilli,  75-76)  e.  199  recto,  due  vessilli,  77) 
e.  205  verso,  pagina  intera  (40),  (v.  fig.  6),  78)  e.  206  recto,  bussola,  79) 
e.  211  recto,  bomba,  80)  212  verso,  fortezza  galleggiante,  81)  e.  213 
recto,  pagina  intera  (41),  ponti  galleggianti,  82)  e.  213  verso,  pagina  in- 
tera (42),  simile,  83)  e.  214  recto,  pagina  intera  (43),  simile,  84)  e.  214 
verso,  ponte  galleggiante,  85)  e.  215  recto,  pagina  intera  (47),  barche  e 
due  torpediniere,  86)  e.  215  verso,  pagina  intera  (45),  simile,  87)  e.  216 


LA   BIBLIOFILIA 


53 


recto,  simile,  88)  e.  216  verso,  natatore  (v.  fig.  7),  89)  e.  217  recto,  pagina 
intera,  ponte  galleggiante,  90-91)  e.  217  verso,  due  torpedini,  92)  e.  218 
recto,  palumbaro  e.  mine  (v.  fig.  8). 

Sono  dunque  quarantasei  illustrazioni  a  pagina  intera  e  quarantasei 
che  ne  ricoprono  una  parte.  E  difatti  l'antico  proprietario  scrisse  una  nota 
neir  interno  della  copertina  che  quest'esemplare  è  particolarissimo  per 
avere  otto  illustrazioni  più  degli  altri. 

Di  questo  libro,  assai  stimato  in  quell'epoca,  furono  pubblicate  due. 
altre  edizioni  ancora  nel  xv  secolo,  e  anche  queste  stampate  a  Verona:  la 


Fig.   7. 


seconda  col  testo  latino  come  la  prima  e  la  terza  in  italiano,  ed  ecco  la 
nota  bibliografica  anche  di  queste  due  : 

i)  Valturius  Rob.  De  re  militari.  (In  fine):  Veronae  impreffum  anno  dni. 
M.cccc.lxxxiii.  xiii  februarii  |  .  Hain  cita  quest'edizione  sotto  il  n."  *i5848  del 
suo  Repertorium,  ma  conta  soltanto  250  carte,  mentre  ne  ha  254,  delle  quali  la 
prima  e  1'  ultima  sono  bianche.  L' edizione  è  stampata  con  bei  caratteri  tondi  a 
37  linee  per  pagina.  L'indice  comincia  sul  recto  della  2*  carta.  [E]  Lenchus  & 
index  rerum  militarium  quae  fingrilis  codicis  |  huius  in  uoluminibus  continetur. 
(sic)  e  finisce  sul  recto  della  5'  carta  ;  sul  verso  di  questa  e  sul  recto  della  6^  havvi 


54 


LA   BIBLIOFILIA 


la  prefazione:  Illuflri  Pandulpho  Malatefte  principi  Arimininenfi  Paulus  |  Rarau- 
fius  Ariminenfis  iuris  utriufqj  confultus  Sai.  più.  dicit.  Questa  prefazione  porta 
in  fine  la  data:  Veronae,  M.cccc.lxxxii.  xv.  octobris.  Sul  rovescio  della  6"  carta: 
Eiufdem  Pauli  Ramufii  epy.  Il  testo  comincia  sul  recto  della  7^  carta:  AD  ]\IAGNA- 
XIMVM  ET  ILLUSTREIM  |  HEROA  SIGISIMVNDVM  PAXDOL  |  PHVIM 
MALATESTAM  SPLENDIDISSI  |  MVM  ARIJMIXENSIVM  REGEM  AC  | 

IMPERATOREIM  SEMPER  INVIC  |  TVIM 
ROBERTI  VALTVRII.  REI  MI  |  LITARIS 
LIBRORVM  PRAEFATIO.  |  [.]  Redo  equidè 
nec  fum  nefcius  |  dux....  e  finisce  sul  recto  della 
carta  252  aiut  ad  curfum  afiìdue  prouocafli.  | 
Laus  Deo  Finis.  |  Sul  recto  della  carta  253  Di- 
stycha  Dantis  tertii  Aligeri  e  sotto  queste  la 
sottoscrizione  tipografica.  Il  verso  di  quest'ul- 
tima carta  porta  il  «  Regiflrum  huius  libri  *  in 
cinque  colonne.  Questa  seconda  edizione,  pure 
rara  e  preziosa,  contiene  96  incisioni  a  semplice 
contorno  che  sono  però  diverse  da  quelle  della 
prima  ed  inferiori. 

2)  Valturio,  Roberto.  (In  fine):  Di  Roberto 
Valturio  di  Arimino  opera  de  larte  militare 
finiffe  tra  |  fiata  per  el  fpectabel  doctor  mifier 
Paulo  Ramufio  de  Arimino  et  |  ipreffa  cu  in- 
duftria  di  Bonin  di  Boninis  da  Ragufi  ila  Ma- 
gnifica I  Cita  di  Verona  correndo  lanno  del  Mille 
e  quatrocento.  Ixxxiii.  (  adi.  xvii.  de  februario.  | 
Laudato  fia  idio  finis.  |  (1483.)  in  fol.  Hain  cita 
quest'edizione  sotto  il  n."  15849,  ma  non  ne 
vide  alcun  esemplare.  L'edizione  si  compone 
d'una  carta  bianca,  5  carte  preliminari,  d'un'al- 
tra  carta  bianca,  306  carte  non  numerate  e  d'una 
bianca  in  fine;  essa  è  ottimamente  impressa  in 
caratteri  tondi;  le  pagine  si  formano  di  37  o 
38  linee  e  sono  segnate  a-ly,  A-0.  Le  carte  pre- 
liminari sono  occupate  dalla  prefazione:  Al  magnanimo  et  fempre  fortunato  nel 
uincere  Signor  Ro  |  berto  di  Aragonia  da  fancto  feuerino  dil  Sereniflìmo  et  ine  | 
lito  Senato  Veneto  generale  loco  tenente  Paulo  Ramufio  di  Arimi-  |  no  minimo 
tra  li  altri  lurifconfulti  con  debita  riuerentia  fi  aricomà  |  da.  |  In  fine  un  sonetto: 
«  Qui  fon  depinte  le  Roman  hifiorie  »  segnato  :  Dantes  Tertius  Aliger.   Il  testo 


Fig.  8. 


LA    BIBLIOFILIA  55 


comincia  sotto  il  titolo  OPERA  DE  FACTI  E  PRECEPTI  MILITARI  DI  |  LO 
EXCELLENTE  MISIER  ROBERTO  VAL  |  TVRIO  ARIMINESE  GIÀ  IN- 
SCRIPTA  IN  LA  |  TIN  A  LO  ILLVSTRE  SIGNOR  SIGISMON  |  DO  PAN- 
DOLPHO  MALATESTA  PRINCIPE  |  DI  ARIMINO  ET  HORA  TRADVCTA 
IN  I  VVLGAR  A  NOME  ET  GLORIA  DEL  MA  |  GNANIMO  CAPITANNO 
E  SEMPRE  FELICE  |  IN  LE  BATAGLIE  SIGNOR  ROBERTO  DI  ARA- 
GONIA  DI  SAN  SEVERINO  GENERAL  |  LOCO  TENENTE  DEL  SERE- 
NISSIMO ET  I  IVSTISSIMO  SENATO  VENETIANO.  La  sottoscrizione  tipo- 
grafica trovasi  sul  verso  della  carta  305,  il  registro  alla  pagina  opposta,  mentre 
il  verso  della  306^  carta  è  bianco.  Le  belle  incisioni,  pure  al  numero  di  novan- 
tasei, come  nell'edizione  precedente,  sono  tutte  a  tratto  semplice  e  copiate  su. 
quelle  dell'edizione  principe. 

Firenze,  maggio   1899. 


Leo  S.  Olschki. 


IL  PRIMO  LIBRO  STAMPATO  A  COLLIO  DI  VAL  TROMPIA 


i  tipografi  «  ambulanti  »  tedeschi  ed  italiani,  i  quali,  veri  apostoli 
dell'arte  nuova,  percorrevano,  sulla  fine  del  secolo  xv  e  sul  principio 
del  XVI,  tutta  la  penisola  co' loro  piccoli  torchi  a  mano,  devono  aver 
avuto  una  speciale  predilezione  per  il  territorio  bresciano  e  i  deliziosi 
dintorni  dei  laghi  dell'Italia  superiore.  Vediamo  infatti  sorgere  e  sparire 
a  vicenda,  in  quel  tempo,  delle  stamperie  perfino  nei  più  piccoli  borghetti, 
come  a  Fogliano  Veronese  (1476),  a  Tuscolano  sul  Lago  di  Garda  (1479), 
a  Porto  o  Portesio  (1490),  a  Salò  (15 17),  ecc.,  ecc.  Uno  di  quei  luoghi,  nei 
quali  si  esercitò  la  tipografia  sul  principio  del  Cinquecento,  fu  CoUio  nella 
Val  Trompia,  Comune  del  circondario  di  Brescia. 

Il  Deschamps  nel  suo  «  Dictionnaire  de  géographie  à  l'usage  du  li- 
braire  et  de  l'amateur  de  livres  »  (Paris,  1870,  p.  336)  fa  l'enumerazione 
di  tre  libri  stampati  a   «  Colle  Vallis  Trumpiae  » .   Essi  sono  : 

i)  Liber  pontificalis,  editus  diligentia  Augustini  Patricii  de  Pic- 
colominibus,  emendatus  diligentia  Dom,  de  Lutiis,  episcopi  Caiacensis 
et  Joannis  Burchardi  Capellae  S.  D.  N.  Papae  magistri  cerimoniarum. 
Impressus  coUibus  vallis  Trompiae  per  Mafeum  de  Fracazinis,  anno  1503, 
die    1 1    Augusti,   in  fol. 


56 


LA    BIBLIOFILIA 


2)  Forma  instrumentorum,  seu  forma  cartulari!  prò  notariis  or- 
dinata per  Magistrum  Martinum  de  Buxiis  notarium.  CoUibus  vallis 
Trumpiae,  per  Maphaeum  de  Fracazinis,  15 io  in-8. 

3)  Henrici  de  Hassia  secreta  sacerdotum,  quae  in  missa  teneri 
debent.  Collibus  Vallistrumpiae,  per  Gabrielem  de  Fracazinis,   15 16  in-4. 


Alexander  Gallus.   Collibus   1502. 


Il  nome  del  luogo  sembrò  tanto  strano  al  Deschamps,  ch'egli  fanta- 
sticò una  denominazione  vaga  e  imaginaria,  riferentesi  forse  a  qualche 
frazione  o  sobborgo  della  città  di  Brescia.  Siccome  però  non  riusci  a  tro- 
vare il  nome  dei  Fracazini  nei  registri  dei  tipografi  bresciani,  egli  si  decise 
a  dedicare,  per  debito  di  bibliografo  e  di  cronista,  un  articoletto  speciale 
a  quella  «  località  indeterminata  »,  che  sono  le  colline  di  Val  Trompia. 
Eppure  basta  consultare  un  qualunque  dizionario  geografico  d'Italia  o 
dar  una  occhiata  ad  una  carta  del  territorio  bresciano,  per  fare  la  scoperta 
del  piccolo  Comune  di  Colilo  in  Val  Trompia  fra  i  laghi  d'Idro  e  d'Iseo. 
Colà  la  tipografia  venne  introdotta  non  nel  1503,  ma  già  un  anno  prima, 
come  ce  ne  dà  prova  un  libro  rarissimo,  rimasto  sconosciuto  fino  ad  oggi 


LA    BIBLIOFILIA  57 


a  tutti  i  bibliografi,  un  «  Doctrinale  Alexandri  Galli  grammatici  »  col  com- 
mento di  un  anonimo,  stampato  per  Maffeo  Fracazini  nel  1502.  Diamo  qui, 
riprodotto  in  zincotipia,  il  titolo  del  libro  secondo  l'unico  esemplare  cono- 
sciuto, che  abbiamo  avuto  l'occasione  di  vedere  nella  Librerìa  antiquaria 
deU'Olschki  di  Firenze.  Il  volumetto  si  compone  di  sessantasei  fogli  non 
numerati,  in-4,  è  stampato  in  caratteri  gotici,  e  porta,  sulla  prima  pagina 
dell'ultimo  foglio,  la  data  dell'impressione:  C  Collib'  p  Mapheu  de  Fraca- 
zinis.  M.cccccij.  L'ultima  pagina  è  bianca.  Il  titolo,  sulla  prima  facciata, 
inciso  in  legno,  occupa  uno  spazio  di  i  20  su  1 1 1  millimetri  ;  è  eseguito  in 
caratteri  bianchi  su  fondo  nero,  evidentemente  da  una  mano  poco  esperta, 
in  tal  genere  di  lavori  artistici,  forse  dal  Fracazini  medesimo.  Nella  stessa 
maniera  fu  incisa  una  lettera  iniziale  S,  sulla  prima  pagina  del  testo.  L'esem- 
plare è  completo  e  ben  conservato,  ciò  che  è  una  ben  rara  eccezione  fra 
gli  antichi  libri  scolastici.  Soltanto  ne'  margini  ha  qualche  piccolo  tarlo  e 
poche  macchie  d' acqua  qua  e  là. 

Per  chi  sa  che  gli  antichi  tipografi  del  Quattrocento  fecero  spesso 
le  loro  prime  prove  con  un  «  Donato  »  o  un  libro  scolastico  di  simil  ge- 
nere, non  può  esser  dubbio,  che  questa  grammatichetta  fosse  il  primo  libro 
uscito  dai  torchi  di  Maffeo  Fracazini  di  CoUio,  stampato  probabilmente  «  ad 
istantiam  et  impensis  »  di  qualche  clerico  rettore  di  una  scuola  in  CoUio 
o  nelle  vicinanze.  Anche  gli  altri  tre  libri  stampati  dai  Fracazini  erano, 
come  abbiamo  veduto,  destinati  all'uso  pratico  de' sacerdoti  e  dei  giuristi. 

Firenze,   nel  giugno   iSgq.  pR_   MlIXKE. 


RECENSIONI  E  RIVISTA  DI  CATALOGHI  PER  BIBLIOFILI 


Vita  nova  Dantis:  fraiìiìiieìdi  di  wi  cod.  weiiibr.  del  secolo  XIV,  novamente  sco- 
perti. A  cura  di  G.  L.  Passerini.  —  In  Firenze,  per  Leo  S.  Olschki,  nelle 
case  delli  Acciainoli,  an.  Doni.  MDCCCXCIX,  in  16.  5  Lire. 

Il  conte  G.  L.  Passerini,  direttore  del  Giornale  dantesco  e  cultore  benemerito 
e  infaticabile  degli  studi  sopra  il  divino  Poeta,  la  sua  vita,  le  sue  opere,  pubblicò, 
in  occasione  di  nozze,  in  una  edizione  rara  per  la  eleganza  e  pel  ristretto  nu- 
mero di  esemplari,  questi  frammenti  di  un  codice  della  Vita  nova  fino  dal  giugno 
del  i8g8.  Ora,  per  accondiscendere  al  desiderio  dì  molti  studiosi  e  bibliofili,  l'edi- 
tore Olschki  ha,  con  buon  pensiero,  procurata  una  nuova   edizione,  più   maneg- 


LA   BIBLIOFILIA 


gevole,  dei  suddetti  frammenti,  e  Tha  posta  in  commercio.  Il  volumetto,  elegan- 
tissimo, stampato  con  bei  tipi  elzeviriani  su  buona  carta  a  mano,  reca  —  ciò  che 
mancava  alla  prima  edizione  — 

PuoLr  clLi  -Rie  ' 


I  ucH» 

,T.r^-lucà  cC^-._.Uc  S\mf^.»ft 


*THU»..Tirt-  ''rnia/m., 


■TAiur  rl-o 


ortS.  ^\\atm.f*T\'^' rf  -Anna?  awicC 


»mroSia?^|>ft 


tnvtrmtjv 


l*»anojc  nclwi)-?.    ^r  jio-iS."        ^_54<nw»f'i  fl-o»»"llo    pi\i  -pfT^  laa.TWi 


^^  triiA  tW«'    r**'  ^<"n<  rifcVniO 
tj  pSbLriC  Orto  -Tcw -':  pi jwTv  "^ui»^ 

■piiiijtnEO   ^Àù    <\c\vnio    l,i*rv«>  .-tna. 
me   VciCTicc.'v^Hfe  oxrctxt»  •mc^■ra^• 

GCia  tiT:..vc;t»rtA  -ii.\i|iiAd;fvi   ^u.Va»i-^» 


UtirtW;^ 


nù»T5WTj 


•nu)   Amv^ 


^O^-j^r  «WpCu      Cm  ijp-    fitto    -l^v^^v 


-f 


la  riproduzione  di  una  delle 
pagine  del  codice,  che  cre- 
diamo utile  porre  sotto  gli  oc- 
chi de'  nostri  lettori. 

I  frammenti,  ritrovati, 
come  narra  il  Passerini,  «  tra 
vecchie  pergamene  nella  libre- 
ria del  cav.  Leo  S.  Olschki  di 
Firenze,  che  li  ha  liberalmente 
donati  alla  insigne  Biblioteca 
Medicea  Laurenziana  »  (dove 
sono  ora  custoditi  con  la  se- 
gnatura di  Acquisti  e  doni,  224) 
constano  «  di  quattro  carte 
membranacee  di  0.197  X  0.2,7 6 
reliquia  di  un  codice  della  Vita 
nova  »  che  il  Passerini  tien  cer- 
tamente esemplato  nella  se- 
conda metà  del  secolo  xiv. 
La  scrittura  è  a  due  colonne 
«  d'una  mano  »  scrive  il  dotto 
editore  «  che  ricorda,  ben  da 
vicino,  la  lettera  dei  cosi  detti 
Danti  del  Cento  e  —  partico- 
larità molto  osservabile  in  un 
codice  di  cosi  elegante  scrittura  —  con  un  numero  ineguale  di  righi.  » 

In  questi  frammenti  è  contenuta  parte  del  paragrafo  XXIII  della  Vita  nova; 
i  paragrafi  XXV  a  XXVIII  e  parte  del  seguente  ;  i  paragrafi  XXXI  a  XXXIII 
e  le  prime  parole  del  XXXIV. 

Intorno  alla  sua  provenienza  il  conte  Passerini  osserva  che  apparendo,  dalla 
memoria  di  un  prestito  fatto  ad  un  certo  frate,  (la  quale  si  trova  trascritta  colla 
data  del  13  ottobre  1577  nel  mezzo  della  prima  metà  della  carta  i  recto,  tre  nomi 
di  luoghi,  e  cioè  Ascoli  nel  Piceno,  Montecerignone  e  INIontemaggiore,  piccoli 
paesi  l'uno  nel  circondario  di  Macerata  feltria  e  l'altro  in  quello  di  Mondavio, 
dovea  probabilmente  in  quel  dintorno  «  trovarsi  il  convento  dove  l' anonimo  fra- 
ticello facea  servire  le  pagine  del  manoscritto  dantesco  a  serbargli  il  ricordo  e 
la  fede  delle  sue  prestanze;  »  e  poiché,  anzi,  uno  de' testimoni  da  lui  segnati  in 
quella  memoria  è  detto  converso,  e  i  conversi  stavan  generalmente  in  servizio 
de'  frati  nei  monasteri  del  proprio  paese,  il  Passerini  aggiunge  che  «  potremmo 
quasi  esser  certi  che  il  nostro  codice,  o  almeno  questi  frammenti  di  esso,  dovet- 


JU.jV»*T»v^« 


,r.u 


.1. 


oiKl.jmi  fcmtr    fincfi*  nono  "f>rt:^      '^l'iC^.  towm^'J»  .■lvLo.Ttj^wm«^M%-fc 


LA   BIBLIOFILIA 


59 


tero  appartenere  a  un  convento   dentro  o  presso   il  borgo  di  Montecerignone  o 
della  vicina  Macerata  feltria.  » 

Da  alcune  forme  che  si  riscontrano  nel  testo,  e  che  non  paion  proprie  del 
parlar  toscano,  crede  l' editore  «  che  non  di  quella  nobil  patria  natio  sia  stato  colui 
il  quale  sopra  queste  membrane  trascriveva  il  gentil  libello  dell'amore  di  Dante.  » 

I.  B. 

Olschki  Leo  S.,  L  Catalogue  XLII.  Codices  italice  conscripti  XV saeculo  impressi. 
En  vente  aux  prix  marqués  à  la  Librairie  ancienne.  Florence,  Lungarno 
Acciaioli,  4.  -  Venise,  Place  St.  Marc,  73-74,  1899,  in-8  picc.  Fr.  3.  — 

—  IL  Catalogue  XLIV.  Livres  à  Jìgures  du  XV'  siede.  En  vente  etc.  {ut  sìipra). 
1899,  in-4,  fig.  Fr.  5.  — 


Alfraganus.   Ferrariae   1493. 

E    da  molti  anni  che   mi   pregio  d'  essere   ne'  migliori  rapporti   col  signor 
cav.  Olschki,  che  venuto  da  giovine  in   Italia  a   perfezionarsi  nell'arte  libraria, 


6o 


LA   BIBLIOFILIA 


ossia  nella  bibliofilia,  vi  ha  recato  una  coltura  molto  superiore  a  quella  che  tra 
noi  si  crede  necessaria  per  esercitarla  con  profitto  e  con  onore. 

Quindi  colla  sua  indefessa  e   intelligente  operosità,   conoscendo  il  greco,  il 
latino,  oltre  parecchie  lingue  moderne,  ha  potuto  occupare  uno  de'  primi  posti  tra 


mu=rJ7J9J9j^i^^j^j^^^-i^^^jyjy/:yj3r£j-i^ 


S.  Bernardus.  Firenze   1495. 

i  più  reputati  e  fortunati  librai-antiquari  non  meno  d' Italia  che  degli  altri  paesi 
civili. 

Egli  è  anche  un  esperto  editore,  e  a  lui   si  de\-e  il   Giornale  dantesco,  che, 
fondato  sin  dal   i88g,  prosegue  le  sue  pubblicazioni   con   tale  successo  da   avere 


Crescentiis ,  Petrus  de.   Vicentiae    1490. 

richiamato  su  di  esso  l' attenzione  del  ^linistro  della  pubblica  istruzione,  che  volle 
rimeritarlo  con  una  ben  locata  onorificenza. 

I  suoi  cataloghi  riescono  sempre  molto  interessanti  per  la  sostanza  e  per  la 


LA    BIBLIOFILIA 


6i 


forma,  contenendo  paleotipi,  codici  e  libri  preziosi  sotto  vari  rispetti,  e  segnata- 
mente per  le  figure  e  la  loro  più  completa  ed  esatta  descrizione. 

Prendendo  le  mosse  dai  paleotipi  italiani,  ci  si  presenta  per  prima  una  edi- 
zione sconosciuta  del  romanzetto  di  Enea  Silvio  Piccolomini,  poi  Pio  II,  intitolato 
Eurialo  e  Lucrezia,  tradotto  dal  latino  in  italiano  da  A.  Braccio. 

Questo  papa  fu  un  uomo  di  spirito  ;  e  a  lui  si  attribuisce  il  noto  epigramma  : 

Quand'  era  solo  Enea, 
Nessun  mi  conoscea  : 
Or  che  son  fatto  Pio, 
Ognun  mi  chiama  zio  ! 

Notevole  fra  gli  altri  libri  rari,  la  Bibbia  volgarizzata  dal  Malermi,  edita  in 
Venezia  da  O.  Scorto  nel  1481;  le  opere  minori  del  Boccaccio  in  edizioni  prin- 
cipi quattrocentine;  VHistoria  di  Troja, 
di  Guido  de  Columna,  Venezia,  1481  ; 
Dante  Alighieri,  Venezia,  Vin  delino  da 
Spira,  1477,  e  Firenze,  La  Magna,  1481, 
con  le  due  fig.  a  taglio  dolce,  ed  altre 
edizioni  pregevolissime  per  gì'  intagli  in 
legno  a  contorni  ;  un  beli'  esemplare  del 
Panziera  ;  il  Petrarca,  Bologna,  1475, 
I'''  edizione  coi  commenti  dei  Trionfi  ;  i 
Reali  di  Francia,  romanzo  di  cavalleria, 
Venezia,  1499;  alcune  operette  del  Savo- 
narola, tanto  ricercate  pei  legni  elegan- 
tissimi della  scuola  fiorentina. 

Passando  all'  altro  catalogo  di  libri 
antichi  iìgurati,  ve  ne  troviamo  un  sé- 
guito di  128,  meritevoli  più  o  meno  tutti 
di  lìtngo  sttidio  e  di  grande  amore.  Note- 
volissima la  I*  edizione  (irreperibile)  del 
Valfurio,  1472,  e  la  2^,  1483.  amendue  di 
Verona;  di  Bibbie  latine,  il  Polifilo,  1499, 
Regrdae  s.  Benedicti,  etc.  Venetiis  1500.  bellissimo,  di  libri  di  liturgia  [messali,  ecc), 

Psaltcriiirn  graecuin,  1497;  Le  deche  di 
Tito  Livio  istoriate,  e  tante  altre  di  pregio  singolare  e  per  sé  stesse  e  per  lo 
stato  degli  esemplari. 

La  descrizione  di  ciascun  libro  è  fatta,  giova  ripeterlo,  nel  modo  più  esatto 
e  completo,  e  non  lascia  desiderare  veruna  notizia  non  solo  sulle  date  tipografiche, 
determinandosi  anche  quelle  delle  edizioni  che  ne  sono  mancanti  od  ancipiti,  sul 
formato  e  sulle  specialità  di  ciascuna,  ma  eziandio  sugli  autori,  e  sugi'  intagliatori, 
segnatamente  delle  scuole  fiorentina  e  veneziana,  i  cui  capolavori  sono  sempre  più 
apprezzati  e  ricercati,  ciò  che  in  gran  parte  è  dovuto  alle  illustrazioni  bibliografiche 
dell'insigne  e  benemerito  Principe  d'Essling,  duca  di  Rivoli. 


62  LA   BIBLIOFILIA 


L'edizione  di  questi  cataloghi  è  degna,  sotto  ogni  rispetto,  d'un  intelligente 
bibliofilo,  qual  è  il  cav.  Olschki,  che  alla  vasta  erudizione  aggiunge  anche  il  buon 
gusto.  Le  note  descrittive  sono  in  francese,  perché  pur  troppo  coloro  che  possono 
e  sogliono  darsi  il  lusso  di  simili  acquisti  sono  nella  massima  parte  stranieri. 

A  dare  poi  un'  idea  più  precisa  de'  cimeli  più  rari  e  preziosi,  ei  suole  inter- 
calare nel  testo  del  catalogo  alcune  delle  più  belle  o  curiose  figure,  riprodotte  a 
fac-simile,  di  cui  oflFrono  un  saggio  le  illustrazioni  che  accompagnano  questa  breve 
recensione.  Egli,  in  somma,  non  perdona  né  a  cure  né  a  spese,  per  ridestare  l'amore 
de'  libri  e  delle  loro  collezioni  in  servigio  della  coltura  in  generale,  ed  in  ispecie 
della  storia  dell'arte  tipografica  e  incisoria,  alla  quale  tanto  deve  l'odierna  civiltà. 

Bologna,  aprile   1899.  Q     LOZZI. 


NOTIZIE 


Manoscritti  falsati  di  Lutero.  -^  Tutti  si  ricorderanno  ancora,  che  poco  tempo 
fa  furono  venduti  a  diversi  librai  antiquari  (Rosenthal  di  ilonaco,  Hoepli  di  Milano,  ecc.) 
parecchi  libri  con  postille  e  dediche  che  l'astuto  proprietario  avea  garantite  per  autografe 
del  celebre  Riformatore.  I  librai  ne  fecero  un'  immensa  pubblicità,  offrendo  i  loro  preziosi 
volumi  —  che  desideravano  vendere  insieme  per  evitarne  la  dispersione  —  a  prezzi  elevati, 
ed  il  gran  numero  di  tali  libri  venuti  alla  luce  d'  un  tratto  misero  in  guardia  e  in  sospetto 
gli  intelligenti  ;  si  che  poco  dopo  si  scopri  la  falsità  e  fu  arrestato  il  proprietario,  il  quale  in 
quest'arte  avea  dimostrato  una  destrezza  tale  da  ingannare,  o  da  mettere  in  dubbio  almeno, 
persino  l'occhio  più  esperto  degli  intelligenti  di  questa  materia.  Ora  scrivono  da  Berlino  che 
il  29  di  maggio  u.  s.  furono  venduti  al  pubblico  incanto  per  mezzo  d'uscieri  dieci  di  questi 
famosi  volumi  ed  acquistati  da  un  mercante  di  antichità.  Raccomandiamo  dunque  ai  nostri 
lettori  di  stare  in  guardia  e  di  mettere  quei  volumi  sul  loro  «  Index  librorum  prohibitorum.  » 

Manoscritti  antichi.  —  Come  i  giornali  riferiscono,  il  prof.  Cecil  Bendali,  del  ri- 
parto della  letteratura  orientale  nel  Museo  Britannico,  scopri  dei  mss.  assai  interessanti  a 
Nepal.  Secondo  tutta  1'  apparenza  questi  sono  d'  origine  dell'  Asia  centrale  e  datano  dal 
quinto  secolo. 

Il  prof.  Bendali  si  recò  a  Nepal  per  raccogliere  nella  famosa  biblioteca  del  JMaha- 
radscha  dei  manoscritti  per  il  Museo  britannico  e  per  1'  Università  di  Cambridge. 

Nelle  sue  indagini  egli  trovò  dei  fogli  di  palma  di  forma  particolare  e  con  scrittura 
curiosa,  la  quale,  quantunque  indica,  sin' allora  non  fu  mai  scorta  nell'India,  ma  asso- 
miglia completamente  a  quella  dei  mss.  dell'Asia  centrale  del  quinto  secolo. 

In  pari  tempo  il  sullodato  professore  scopri  due  antiche  copie  originali  delle  poesie 
di  Vidyapatis. 

Bibliofilia.  —  Sono  usciti  (Paris,  E.  Rouveyre,  éditeur)  i  voli.  1°  e  2°  dell'opera  inti- 
tolata :  Connaissances  nécessat'res  à  un  Bibliophik,  accovipagnces  de  notes  critiques  ei  de  documents 
bibliographìqties,  raccohe  e  pubblicate  a  cura  del  libraio  antiquario  ed  editore  Edoardo  Rou- 
ve>Te.  Di  questo  importante  lavoro,  che  sarà  completo  in  dieci  volumi,  daremo  a  suo  tempo 


LA   BIBLIOFILIA  63 


precisa  notizia  ai  nostri  lettori.  Ci  affrettiamo  intanto  a  dire  che  l'opera  promette  di  riu- 
scire di  grande  utilità  ed  importanza,  sia  pel  metodo  onde  è  condotta,  come  per  la  ele- 
ganza tipografica  e  l'abbondanza  e  la  finezza  delle  illustrazioni.  I  primi  due  volumi  con- 
tengono le  seguenti  materie:  Voi.  I.  Origine  du  livre.  Les  amateurs,  les  bibliophiles,  les 
bibliomanes.  Etablissement  d'une  bibliothèque.  Conservation  des  livres.  Voi.  II.  Du  format 
des  livres.  Les  livres  les  plus  petits.  Les  livres  les  plus  grands.  Les  livres  imprimés  ou  cal- 
ligraphiés  en  caractères  microscopiques.  Du  collationnement  des  livres.  Des  abréviations 
usitées  en  bibliographie  pour  indiquer  les  conditions  d'un  livre.  Signes  distinctifs  des  ancien- 
nes  éditions.  Des  souscriptions  et  de  la  date.  —  L'opera  completa  consterà  di  circa  2500  pa- 
gine in  8,  illustrate  da  600  figure.  Per  gli  associati,  il  prezzo  dell'opera  sarà  di  6  lire  il 
volume  edizione  in  carta  comune.  Le  due  edizioni  di  lusso,  in  vera  carta  del  Giappone  e 
della  China,  saran  vendute  al  prezzo  di  300  lire  ciascuna. 

Leonardo  da  Vinci.  —  Il  dott.  Edmondo  Solmi  ha  pubblicato  recentemente  (Firenze, 
Barbèra)  una  scelta  dei  Frammenli  kUcrari  e  filosofici  di  Leonardo  da  Vinci,  coli' intendimento 
di  far  conoscere  il  grande  artista  anche  sotto  l'aspetto  di  letterato  e  di  scrittore;  e  promette 
di  trattare,  in  un  più  ampio  lavoro,  delle  fonti  dell'opera  letteraria  e  scientifica  di  Leonardo. 

Libro  del  Biadaiolo.  —  Dal  curioso  manoscritto  Laurenziano-Tempiano  n.  3,  noto 
sotto  il  nome  di  Libro  del  Biadaiolo,  il  prof.  Guido  Biagi  ha  recentemente  illustrato  una 
rappresentazione  figurata  di  Colle  di  Valdelsa  nel  fase,  i  (1899)  della  Miscellanea  storica  della 
Valdeha. 

Congresso  storico.  —  In  occasione  del  VI  centenario  di  Paolo  Diacono  nella  prima 
settimana  del  prossimo  settembre  si  terrà  in  Cividale  del  Friuli,  come  è  stato  annunziato, 
un  congresso  storico  in  onore  del  primo  storico  dei  Longobardi. 

Il  congresso  ha  lo  scopo  precipuo  di  illustrare  i  tempi,  la  vita  e  l'opera  di  Paolo,  e  chi 
voglia  inscriversi  dovrà  farne  la  domanda  al  comitato  esecutivo,  che  ha  la  sua  sede  nel  Municipio 
di  Cividale,  e  pagare  io  lire.  Gli  iscritti  riceveranno  una  tessera  di  riconoscimento,  godranno 
riduzioni  speciali  sulle  vie  ferrate  e  avranno  diritto  a  un  esemplare  degli  atti  del  congresso. 
Coloro  poi  che  volessero  presentare  tèmi  per  la  discussione,  dissertazioni  o  comunicazioni, 
dovranno  prevenirne  la  Presidenza  non  più  tardi  del  31  di  luglio.  Una  commissione  scientifica 
deciderà  sui  lavori  da  pubblicarsi  per  intero  o  per  estratto  negli  atti  del  Congresso. 

Codice  diplomatico  dantesco.  Col  solito  splendore  di  tipi  e  di  illustrazioni  è  or  ora 
uscita  alla  luce  la  quarta  dispensa  del  Codice  diplomatico  dantesco,  edito  da  Guido  Biagi  e  dal 
conte  G.  L.  Passerini.  Questo  fascicolo  contiene  le  Consulte  dantesche  del  1301,  in  cinque 
nitide  tavole  eliotipiche  eseguite  dallo  Stabilimento  Danesi,  superbamente  illustrate  con  note 
critiche  e  finissime  riproduzioni  di  miniature  e  di  disegni  tolti  da  monumenti  e  da  antichi 
manoscritti.  Sopra  tutte  notevoli  due  rappresentazioni  della  cattura  di  Bonifazio  VIII,  ripro- 
dotte dal  codice  Chigiano  della  Cronaca  del  Villani,  e  una  veduta  di  Firenze  da  un  mano- 
scritto di  Vincenzio  Borghini.  Questo  Codice  diplomatico  è  veramente  una  pubblicazione  che 
merita  tutto  il  favore  degli  .studiosi  del  divino  Alighieri. 

Biblioteca  di  rarità.  —  Della  Biblioteca  di  rarità  sloriche  e  letterarie,  edita  dal  Giusti 
di  Livorno  e  diretta  dall'infaticabile  G.  L.  Passerini,  direttore  del  nostro  Giornale  dantesco. 


64  LA   BIBLIOFILIA 


si  è  pubblicato  il  primo  \olume  contenente  la  Istoria  di  Filelo :  patetico  racconto  delle  amo- 
rose avventure  del  veronese  cinquecentista  Lodovico  Corfino,  la  cui  famiglia  meritò  le  iodi 
di  Antonio  Torresani  in  Eìogiorum  historicorum  nob.  Veronae  propaginum ,  sectio  secunda,  mss. 
nella  Biblioteca  Comunale  di  Verona.  L'azione  del  romanzo  si  svolge  tra  il  1515  e  il  1518,  e 
secondo  il  prof.  Giuseppe  Biadego,  l'amoroso  e  dotto  illustratore  di  questa  pubblicazione, 
Visiona  fu  scritta  tra  il  1520  e  il  1530.  È  un  contributo  da\'\^ero  notevolissimo  alla  storia  del 
romanzo  italiano,  e  un  ottimo  saggio  di  quel  che  sarà,  sotto  la  sapiente  direzione  del  Passe- 
rini, questa  Biblioteca  di  rarità,  che  si  presenta,  oltre  tutto,  sotto  una  bella  e  ricca  veste  tipo- 
grafica, che  onora  il  buon  gusto  dell'Editore  e  del  Direttore. 

Hypnerotomachia  Poliphili.  —  Il  conte  Domenico  Gnoli  pubblica  nel  fase,  di  mag- 
gio della  Rivista  d'Italia  la  prima  parte  di  un  suo  studio  sopra  il  Sogno  di  Polifilo.  Atten- 
diamo che  questo  lavoro,  sotto  ogni  rispetto  notevolissimo,  sia  compiuto,  per  darne  a' lettori 
del  periodico  nostro  una  minuta  relazione. 

Mazzantini  G.  —  Inventari  dei  manoscritti  delle  Biblioteche  d'Italia.  Volumi  III-VIII.  Forlì, 
tip.  Bordandini  edit.,  1893-98.  In-4,  6  voi.  (p.  246,29;  254,18;  297,46;  248,22;  252,  247), 

Questa  lodevole  ed  utilissima  pubblicazione,  che  rende  servigi  straordinari  agli  stu- 
diosi, è  arrivata  ormai  all'  ottavo  volume  e  ci  offre  gli  inventari  dei  manoscritti  di  ben  94 
biblioteche  d'Italia. 

Gli  ultimi  sei  volumi  sopracitati  si  occupano  delle  seguenti  : 

28.  Biblioteca  dell'Accademia  dei  Concordi  di  Rovigo.  29.  Biblioteca  comunale  di  San- 
daniele  del  Friuli.  30.  Biblioteca  Concina  di  Sandaniele  del  Friuli.  31.  Archivio  ex-capitolare 
diCividale  del  Friuli.  ^2.  Biblioteca  ex-capitolare  di  Cividale  del  Friuli.  33.  Biblioteca  comu- 
nale di  Udine.  34.  Biblioteca  Joppi  di  Udine.  35.  Biblioteca  Florio  di  Udine.  36.  Biblioteca 
arcivescovile  di  Udine.  37.  Biblioteca  Bartolini  di  Udine.  38.  Biblioteca  capitolare  di  Udine. 
39.  Biblioteca  popolare  di  Castronuovo  di  Sicilia.  40.  Biblioteca  capitolare  di  I\Tea.  41.  Bi- 
blioteca del  convento  di  s.  Francesco  d'Assisi.  42.  Biblioteca  comunale  di  Foggia.  43.  Biblio- 
teca Classense  di  Ravenna.  44.  Biblioteca  dell'  istituto  Roncalli  di  Vigevano.  45.  Biblioteca 
di  s.  Ignazio  di  Vigevano.  46.  Archivio  comunale  di  Vigevano.  47.  Biblioteca  comunale  di 
Perugia.  48.  Biblioteca  comunale  di  Ancona.  49.  Biblioteca  comunale  di  Città  di  Castello. 
50.  Biblioteca  comunale  di  Osimo.  51.  Biblioteca  comunale  di  Noto.  52.  Biblioteca  comunale 
di  Bosa.  53.  Biblioteca  del  seminario  di  Molfetta.  54.  Archivio  comunale  di  Molfetta.  55.  Bi- 
blioteca Rogadeo  di  Bitonto.  56.  Archivio  municipale  di  Bitonto.  57.  Archivio  capitolare  di 
Bitonto.  58.  Ufficio  del  registro  di  Bitonto.  59.  Biblioteca  del  seminario  vescovile  di  Bitonto 
e  dell'istituto  Carmine  Sylos.  60.  Biblioteca  comunale  di  Sulmona.  61.  Biblioteca  Piccirilli 
di  Sulmona.  62.  Biblioteca  De  Nino  di  Sulmona.  63.  Biblioteca  comunale  di  Bagnacavallo. 
64.  Biblioteca  civica  di  Novara.  65.  Biblioteca  del  seminario  di  Novara.  00.  Biblioteca  ca- 
pitolare del  duomo  di  Novara.  07.  Archivio  capitolare  di  Terlizzi.  68.  Archivio  della  cat- 
tedrale di  Trani.  O9.  Biblioteca  Vischi  di  Trani.  70.  Biblioteca  D'Alessandro  di  Trani. 
71.  Biblioteca  Sarlo  di  Trani.  72.  Biblioteca  Beltrani  di  Trani.  73.  Archivio  capitolare 
di  Andria.  74.  Biblioteca  del  seminario  di  Andria.  75.  Biblioteca  Bonelli  di  Barletta.  7O.  Ar- 
chivio della  cattedrale  di  Barletta.  77.  Biblioteca  municipale  di  Barletta.  78.  Nel  tesoro  della 
chiesa  di  s.  Sepolcro  di  Barletta.  70.  Biblioteca  Vista  di  Barletta.  80.  Archivio  capitolare  di 
Canosa.  81.  Archivio  della  cattedra  di  Bisceglie.  82.  Archivio  di  s.  Audoeno  di  Bisceglie. 
83.  Archivio  della  cattedrale  di  Ruvo.  84.  Biblioteca  comunale  di  Poppi.  85.  Biblioteca  comu- 


LA   BIBLIOFILIA  6,=; 


naie  di  Longiauo.  86.  Biblioteca  della  fraternità  di  s.  Maria  di  Arezzo.  87.  Biblioteca  comu- 
nale di  Faenza.  88.  Biblioteca  capitolare  di  Faenza.  89.  Biblioteca  del  seminario  di  Faenza. 
90.  R.  Biblioteca  di  Brera  di  Milano.  91.  Biblioteca  Capialbi  di  Montoleone  di  Calabria. 
92.   Biblioteca  Nazionale  Centrale  di  Firenze. 

La  prima  vendita  di  libri  all'asta.  —  Ultimamente  fu  vivamente  discussa  la  questione 
sulla  data  della  prima  vendita  pubblica,  e  sinora  risultò  come  prima  quella  della  Biblioteca  del 
famoso  Marnix  de  S.  Aldegonde  che  avrebbe  avuto  luogo  ad  Amsterdam  il  6  di  luglio  1599. 
Di  questa  vendita  si  conserva  l'unico  esemplare  conosciuto  del  catalogo  nell'Accademia  di 
scienze  e  lettere  d'Amsterdam.  Esso  fu  stampato  da  Cristoforo  Guyot  e  porta  nel  titolo  : 
«  Lugd.  Bat.,  ex  typographeis  Christophori  Gujotij,  1599  ».  In  fine  leggesi:  «  Venumdabuntur 
hi  libri  auctione  publica  in  aedibus  Viduae  Domini  Sancti  Aldegondij  ad  sextam  Julij  1599. 
Fietque  initium  per  Theologos,  et  sic  deinceps  eo  ordine  quo  hic  sunt  compositi».  Questo  ■ 
catalogo  fu  ristampato  ed  aggiunto  come  supplemento  alle  opere  di  Marnix. 

Necrologio.  —  Poche  settimane  or  sono  mori  a  Parigi,  nell'età  di  sessantacinque  anni, 
il  signor  Giorgio  Duplessis,  conservatore  onorario  della  sezione  delle  stampe  alla  Nazionale 
di  Parigi.  Dei  numerosi  lavori  bibliografici  lasciatici  da  quest'uomo  insigne  citiamo:  Essai 
d'ime  bibliographic  generale  dcs  bcaux-arts  (Paris,  Rapilly,  1866)  ;  Le  Cabinet  dti  Roi,  collection 
d'estampes  commandécs  par  Louis  XIV  {Vari?.,  Bachelin-Deflorenne,  1869);  Mémoire  sur  vingt- 
quaire  estampes  italienncs  du  XV'  siede  (Paris,  187Ó);  Oeuvre  de  A.  Manlegna  (Paris,  Amand-Du- 
rand,  1878)  ;  Le  Maitre  des  sujets  iirés  de  Boccace  (Paris,  1879)  ;  Histoirc  de  la  gravure  en  Italie,  en 
Espagne,  etc.  (Paris,  Hachette  &  C.''=,  1880);  Essai  bibliographiqne  sur  Ics  diffircntes  édiiions  des 
auvrcs  d'Ovide,  ornécs  de  planchcs,  publiées  au  AT''  et  XVI'  sih-les  (Paris,  ¥■=  Leon  Teche- 
ner,    1889),  etc. 

Edizioni  in  foglio  di  Shakespeare.  —  Nella  seduta  che  il  Johnson  Club  di  Londra 
tenne  il  15  aprile  a.  e.  il  signor  Sidney  Lee  pronunciò  un  vibrato  discorso,  che  destò  la 
viva  attenzione  dell'uditorio.  L'oratore  si  lagnò  dell'esodo  delle  prime  ediziuni  in  foglio 
di  Shakespeare  dall'  Inghilterra  in  America.  Questo  fatto  fu  maggiormente  e  più  efficacemente 
ancora  illustrato  dal  noto  libraio  antiquario  Tregaskis,  il  quale  dichiarò  di  aver  posseduto 
ultimamente  quattro  copie  della  prima  edizione  in  foglio  di  Shakespeare,  tre  delle  quali  an- 
darono in  America  e  la  quarta  nella  Nuova  Zelanda.  Alcuni  risposero  esprimendo  il  desiderio 
che  il  Governo  dia  al  Museo  Britannico  la  facoltà  di  impedirne  l'esodo  coli' acquistarle  per  la 
nazione,  mentre  il  signor  George  Whale  fece  osservare,  che  non  si  dovrebbe  invidiare  al- 
l'America ed  alle  colonie  inglesi  il  possesso  di  questi  volumi,  poiché  Shakespeare  appar- 
tiene a  tutti  i  rami  della  razza  anglo-sassone.  Altri  fecero  notare,  che  probabilmente  si 
trovano  ancora  molte  copie  nascoste  nelle  case  campestri  del  paese,  che  sfuggono  perciò 
ai  bibliografi,  ed  incitarono  all'assidua  ricerca  di  questi  tesori.  Ma  questo  non  sarà  sol- 
tanto un  caso  in  Inghilterra,  ma  dappertutto  e  particolarmente  da  noi  in  Italia,  dove  spesso 
si  trovarono  dei  tesori  incassati  fra  le  macerie  inutili  gettate  in  cantina,  nelle  soffitte  e  per- 
sino nel  fienile. 

Manoscritti  italiani  in  Inghilterra.  —  L'avv.  G.  Fanchiotti,  che  dirige  in  Londra 
un  istituto  di  paleografia  italiana,  ha  pubblicato  in  questi  giorni  il  primo  volume  di  una  sua 
poderosa  opera  sui  manoscritti  italiani  esistenti  nelle  biblioteche  inglesi. 

In  questo  volume  sono  catalogati  i  manoscritti  della  notissima  collezione  Sloane,  della 
quale  il  Fanchiotti  traccia  brevemente,  ma  efficacemente,  le  vicende.  I  codici  itahani  che 


66  LA    BIBLIOFILIA 


essa  contiene  e  che  il  Fanchiotti  descrive  sono  centoventidue,  riguardanti  le  più  svariate  ma- 
terie dello  scibile  umano. 

La  collezione  Sloane  fu  la  pietra  angolare  su  cui  fiori  più  tardi  il  Museo  Britannico. 
Essa  ha  una  storia  delle  più  avventurose.  Giovanni  Courten,  un  inglese  puro  sangue,  ai  prin- 
cipii  del  1700  si  rifugiò  in  Italia  per  salvarsi  dalla  condanna  dei  debitori.  Qui  raccolse  oggetti 
d'arte  e  d'antichità,  che  morendo  lasciò  al  figlio.  Costui,  vergognoso  degli  errori  paterni, 
accettò  l'eredità,  ma  si  fece  chiamare  col  nome  di  Charlton. 

L'amore  alle  cose  antiche  si  perpetuò  per  altro  in  lui  e  la  raccolta  paterna  accrebbe 
considerevolmente,  legandola  poi  al  dott.  Sloane.  Questi  vi  impiegò  tutto  il  suo  ingegno,  il 
suo  buon  gusto,  la  sua  attività;  cosi  che  nel  1758  i  codici  assommavano  oltre  quattrocento,  le 
opere  d'arte  poco  meno  che  a  trecento,  gli  oggetti  di  storia  naturale  e  di  rarità  a  quasi  set- 
tantamila, a  circa  quarantamila  i  libri  a  stampa.  Ed  in  oggi  è  forse  la  collezione  più  notevole 
del  Museo  Nazionale  inglese. 

L'  a^■^'.  Fanchiotti  non  ha  semplicemente  esaminato  tutti  i  manoscritti  di  cui  parla,  per 
considerarne  aridamente  il  valore:  ma  ha  fatto  con  grandissima  fatica  i  necessari  confronti, 
ha  illustrato  le  opere  più  cospicue  ed  importanti,  ha  posto  in  buona  luce  quelle  che  dovreb- 
bero essere  consultate  da  chi  si  accingesse  a  nuovi  lavori  di  storia  e  di  letteratura. 

Un  curioso  auto-da-fé.  —  Un  giovane  poeta  sloveno  ha  pubblicato  qualche  tempo  fa 
una  raccolta  di  poesie  che  non  andarono  a  genio  all'arcivescovo  di  Lubiana.  Che  fece  questo 
buon  prete?  Acquistò  l'intiera  edizione  e  la  fege  bruciare  nella  corte  dell'Arcivescovado. 

Il  poeta  Kantar  non  sarà,  forse,  troppo  contento  dell'onore  del  rogo  fatto  alle  sue 
poesie,  ma  l'editore 

Catalogo  ragionato  degli  "Ex  libris  ,,  italiani.  —  Alla  compilazione  d'una  tale 
opera,  la  cui  utilità  non  può  sfuggire  ad  alcuno,  annunziano  d'attendere  il  dott.  Achille  Ber- 
tarelli  e  David  Henry  Prior,  soci  della  Società  Bibliografica  Italiana.  Il  volume,  che  si  pubbli- 
cherà dalla  Casa  Hoepli  di  Milano,  in  edizione  di  lusso,  con  numerose  illustrazioni  e  con  tavole 
fuori  testo,  conterrà,  oltre  ad  una  prefazione  storica,  l'elenco  alfabetico  (secondo  il  nome  del 
titolare)  degli  ex  libris,  timbri  e  contrassegni  abituali  delle  Biblioteche  private  e  pubbliche, 
antiche  e  moderne,  che  perverranno  a  cognizione  dei  due  illustratori.  Di  ciascun  ex  libiis  sarà 
data  una  minuta  descrizione,  aggiungendo  inoltre,  per  quanto  sarà  possibile,  note  illustrative 
sul  Proprietario  o  sulla  Biblioteca  ;  di  quelli  poi  che  presentassero  interesse  bibliografico,  sto- 
rico, artistico,  o  di  curiosità,  verrà  data  anche  la  riproduzione  grafica,  qualora  non  vi  si  opponga 
il  titolare. 

Il  Museo  del  Convento  di  S.  Odilienberg.  —  In  occasione  della  visita  fatta  dalle 
Loro  Maestà  della  Germania  alla  città  di  Strasburgo  nell'Alsazia  s' inaugurò  il  di  3  maggio  corr. 
in  presenza  delle  Loro  Maestà,  del  principe  di  Hohenlohe  e  del  vescovo  di  Strasburgo  sul 
monte  S.  Odilia  (St.  Odilienberg)  in  Alsazia  il  Museo  fondato  ed  ordinato  dal  dott.  R.  Forrer, 
appassionato  ed  erudito  cultore  dell'arte  antica,  autore  di  opere  pregiatissime  e  suntuose, 
l'ultima  delle  quali  tratta  sull'arte  della  stampa  nei  tessuti.  L'Imperatore  mostrò  speciale 
interesse  per  le  ivi  esposte  produzioni  delle  miniature  su  pergamena  eseguite  dalla  suora  Herrad 
von  Landsperg  (-j-  1195)  verso  l'anno  1180,  che  sono  d'una  grande  importanza  per  l'istoria 
dell'arte  e  dei  costumi.  Lo  stesso  dott.  Forrer  accompagnava  l' Imperatore  e  gli  serviva  da 
guida  ed  interprete. 


LA   BIBLIOFILIA  b/ 


CATALOGHI  LIBRARI 


♦J  Joseph,  Baer  &  C,  Francoforte  s.  Meno.  Cat.  413:  La  Francia  dopo  la  rivoluzione 
del  i';8g.  1048  opere.  —  Indicatore  antiquario  473  :  Asia  orientale,  Cina,  Giappone  e  le  Filippine. 
Fra  le  opere  più  importanti  notiamo:  Audslcv  e  Boit^es,  Iceramic  artof  Japan.  Lond.,  1815. 
2  voi.  in  fol.,  e.  62  tav.  Mk.  280  (Fr.  350).  —  Colkction  orientale.  Manuscrits  inédits  de  la 
Bibliothèque  Royale.  Par.,  1836-68,  fol.  Mk.  550  (Fr.  700).  —  Dessins  originaux  de  vases  chi- 
nois.  100  pitture  finissime  eseguite  su  carta  di  riso  raccolte  in  un  volume  in  folio.  Mk.  1500 
(Fr.  1875).  Il  compilatore  del  catalogo  appone  a  questo  numero  la  nota  seguente:  «  Ce  beau 
volume  contient  la  reproduction  de  cent  vases  de  Chine,  exécutés  depuis  l'epoque  Louis  XIII 
jusqu'à  la  fin  de  l'epoque  LouisXV  et  envoyés  par  les  missionnaires  à  Henri  Bapt.  Bertin, 
controleur  general  des  finances,  mort  en  1792.  Ces  vases  étaient  ce  que  les  missionnaires 
avaient  pu  réunir  de  plus  beau,  de  plus  rare  et  de  plus  précieux.  La  plupart,  dit-on,  avaient 
été  donnés  par  l'Empereur  lui-mème  pour  en  faire  présent  au  roi  Louis  XVI.  C'est  avant 
l'embarquement  de  ces  belles  pièces  d'art  que  l'empereur  de  Chine  en  avait  fait  exécuter 
les  dessins  par  ses  plus  habiles  et  savants  peintres  dessinateurs.  Ils  sont  en  effet  d'une  exé- 
cution  absolument  finie,  rendant  les  tons  chatoyants  et  les  nuances  les  plus  diverses  ainsi  que 
les  craquelures,  les  tons  d'or  et  d'argent,  les  plus  belles  nuances  azurées  et  nacrées,  et  les 
teintes  d'émaux  mème  les  plus  tendres  ». 

Odorichus  de  rebus  incognitis.  Pesaro,  Girolamo  Soncino,  15 13.  24  carte  in  4.  Mk.  400 
(Fr.  500).  —  Relazione  fatta  in  lingua  italiana  antica,  inctdia  e  rozza  come  dice  l'Apostolo 
Zeno,  d' un  viaggio  eseguito  nell'Asia  al  principio  del  xiv  secolo.  Oderico  da  Pordenone, 
dopo  d'aver  percorso  l'Armenia,  la  Persia,  il  Malabar,  le  isole  di  Giava  e  Sumatra,  le  Indie 
e  la  Tartaria,  descrisse  al  suo  ritorno  in  Europa  nel  1318,  in  questo  libro,  ciò  ch'egliavea 
veduto.  Quest'  edizione  fu  pubblicata  per  Pontico  Virunis  sul  manoscritto  comunicatogli  da 
Francesco  Olivieri  di  Jesi. 

/•J  Friedrich  Cohen  Bonn.  Cat.  gb  :  Libri  rari  e  preziosi  del  xv-xviii  secolo.  770  opere 
a  prezzi  moderati.  Notiamo: 

N.  29.  Le  antichità  di  Ercolano.  Napoli,  1757-92.  9  voi.  in  fol.  gr.,  e.  600  tav.  ine. 
in  rame.  Fr.   150. 

N.  03.  Boccaccio,  Il  Decamerone.  Firenze,  per  li  heredi  di  Philippo  di  Giunta,  i5-7- 
Bell'  esemplare  della  celebre  e  rarissima  «  ventisettana  ».  Fr.  500. 

N.  285.  Gori,  Museum  Florentinum.  Fior.,  1731-73.  16  voi.  in  fol.  gr.,  con  molte  ta- 
vole. Fr.  450. 

N.  330.  Gori,  Thesaurus  veterum  diptychorum  consularium  et  ecclesiasticor.,  etc.  Flo- 
rentia,  1759.  4  tomi  in  tre  volumi  in  fol.,  con  molte  tavole.  Fr.  150. 

/«-;  Karl  W.  Hiersemann,  Leipzig.  Cat.  216:  Atlante  storico  ilbislrato.  Avvenimenti  e  fatti 
dei  secoli  xvi-xix  in  illustrazioni  contemporanee,  ecc.  Fogli  volanti.  571  numeri.  Catalogo  ac- 
curatamente compilato  con  ordine  cronologico.  Notiamo  sotto  il  N.  269  la  completa  col- 
lezione del  «  Theatrum  Europaeum  »  in  21  volumi  in  folio  con  molte  migliaia  di  incisioni  in 


68  LA   BIBLIOFILIA 


rame  eseguite  dal  Merian  (vedute,  piani  di  battaglie,  ritratti,  ecc.)  al  prezzo  di  Fr.  562.50 
e  sotto  il  N.  566  la  raccolta  completa  del  Le  Monitcur  Univcrsel,  Gazette  Nationale  ou  le 
Moniteur  Universel  commencé  le  5  mai  1780,  précède  d'ime  introduction  hist.  cont.  un 
abrégé  des  anciens  Etats  Généraux,  des  Assemblées  des  Notables  et  des  principaiix  événe- 
ments  qui  ont  amène  la  revolution.  Sèrie  complète  (depuis  le  commencement)  jusqu'à  1868.  — 
Journal  Officici,  1869  à  1893  (depuis  1869  le  Moniteur  Universel  a  cesse  d'ètre  l'organ  officici 
et  a  étè  remplacé  par  le  Journal  Officici).  Paris,  1789-1893.  Avec  toutes  les  tables,  etc.  Re- 
liure  uniforme;  ensemble  plus  de  350  vols.  in  fol.,  imp.-in-fol.  et  4°,  al  prezzo  di  Fr.  3687.50. 

-•?  Frederik  Muller  &  C.  (F.  Adama  van  Scheltema  &  Anton  Wensing),  Amsterdam.  Ca- 
talogo di  libri  riguardanti  la  storia  e  geografia  dell'America.  Libri  e  carte  geografiche . 

L' elenco  stampato  con  eleganza,  comprende  896  opere  in  gran  parte  olandesi  ed 
inglesi  che  si  riferiscono  alla  storia  e  alla  geografia  delle  Americhe.  Sotto  il  N-.  44Ó, 
notiamo  : 

F.  G.  Bressani,  Breve  relatione  d'alcune  missioni  de'  PP.  della  Compagnia  di  Giesù 
nella  Nuova  Francia  del  P.  Francesco  Gioseppe  Bressani  della  medesima  Compagnia  al- 
l'emin....  Card,  de  Lugo.  In  Macerata,  per  gli  heredi  d'Agostino  Grisei,  1653.  in  4,  segnato 
al  prezzo  di  Fr.  212. 

Fra  le  relazioni  missionarie  questa  raccolta  può  dirsi  una  delle  più  importanti.  II/*.  Char- 
levoix  cosi  parla  dell'autore  di  queste  relazioni:  «  Le  P.  Bressani  (né  en  1612,  mort  en  1672), 
romain  de  naissance,  fut  un  des  plus  illustres  missionnaires  du  Canada,  où  il  a  souffert  une 
rude  captivité  et  des  tourments  inouis.  Il  parie  peu  de  lui  dans  son  histoire,  qui  est  bien  écrite, 
mais  qui  ne  traite  guère  que  de  la  mission  des  Hurons  où  il  a  travaillé  avec  beaucoup  de  zèle, 
tant  qu'elle  a  subsisté,  etc.  » 

(•3  Matinus  Nijhoff,  à  la  Hayc.  Cat.  293  :  Miscellanea.  Choix  de  périodiques,  de  bons 
li\Tes  et  d'ouvrages  anciens  rares  et  précieux. 

La  ben  nota  Ditta  ha  intrapreso  la  pubblicazione  d'un  catalogo  generale  dei  suoi 
libri  più  rari  e  pregievoli;  ne  sono  uscite  già  quattro  parti  che  contengono  ben  1995  opere, 
fra  le  quali  sono  particolarmente  degne  di  nota  per  i  lettori  della  Bibliofilia  le  seguenti  : 

N.  1039.  Feux  d'artifices'tirés  à  Rome,  1721-1785  et  1846-1894.  177  tavole  legate  in 
4  voi.  in  fol.  e  gr.  in  fol.  «  Collection  très  curieuse  de  planches  et  de  queiques  dessins  des 
feux  d'artifice  du  _,  Monte  Pincio,  "  célèbres  par  leur  beauté  et  leur  étendue.  Ces  feux  d'ar- 
tifice  représentaient  autrefois  des  scènes  m_\'thologiques,  le  Parnasse,  etc.  ;  plus  tard  ce  sont 
des  èdifices  énormes  de  feu.  Les  planches  de  1 846-1 894,  sont  pour  la  plupart  imprimées  en 
couleur  de  bronze.  Queiques  programmes  ajoutès.  »  Fr.  370. 

N.  1054.  Fonseca,  D.,  Del  giusto  scacciamento  de' Moreschi  da  Spagna  11.  VI.  Ne' quali 
si  tratta  della  loro  instruttione,  apostasia,  e  tradimento;  etc.  Trasl.  dalla  lingua  Spagnuola 
nel  Ital.  d.  C.  Gaci.  Roma,  161 1.  in  4.  «  Ouvrage  de  grande  valeur  pour  l'histoire  des 
Maures  en  Espagne.  Cette  traduction  italienne  devan9a  l'édition  de  l'originai  espagnol  qui 
parut  également  à  Rome  en  1612.  »  Fr.  90. 

N.  noi.  Gaffortcs.  F.,  Practica  musicae  vtriusque  catus.  Quattuor  libris  modulatis- 
siraa.  Venetiis,  Augustinus  de  Zannis  de  Portesio,  1512.  fol.  Sul  titolo  ha^Ti  una  bella  inci- 
sione in  legno,  nel  testo  numerosi  esempi  di  musica  notata.  Fr.  300. 

N.  1108.  Gallonio,  A.,  Trattato  de  gli  instrumenti  di  martirio  e  delle  varie  maniere  di 
martoriare  usate  da  Gentili  contro  Christiana  Roma,  presso  Ascanio  e  Girolamo  Donan- 


LA   BIBLIOFILIA  69 


geli,  lóQi.  in  4.  Edizione  originale  colle  prime  prove  delle  47  tavole  in  rame  incise  da  Tem- 
pesta. Fr.  100. 

N.  1240.  Guicciardim,  Fr.,  Storia  d'Italia,  alla  miglior  lezione  ridotta  da  Giov.  Ro- 
sini.  Pisa,  1822-1824,  8  voi.  con  62  ritratti  incisi  da  Gozzini.  gr.  in  8.  Esemplare  unico  stam- 
pato su  pergamena,  appartenuto  a  suo  tempo  al  principe  di  Torcila.  Fr.  370. 

N.  1325.  Heures  a  Lusaige  de  Romme.  Les  presentes  heures  sont  a  lusaige  de  Romme 
au  long  sans  riens  requerir:  ont  este  imprimees  nouuellement  a  paris.  Pour  Germain  Har- 
douyn  demourant  a  paris  entre  les  cleux  portes  du  palais.  (Almanach  de  1524  à  1537).  92  fF. 
gr.  in  8.  «  Superbe  livre,  imprimé  sur  vélin,  non  ou  mal  décrit  par  Brunet.  Chaque  page  est 
ornée  d'une  belle  bordure  dessinée  et  coloriée  à  la  main,  rehaussée  d'or,  et  de  nombreuses  let- 
tres  initiales.  En  outre  le  volume  contieni  t8  grandes  mbiiahires  finemcnt  coloriées  rchaussccs  d'or, 
cf  entources  de  cadres  don's.  Au  commencement  ainsi  qu'à  la  fin  on  trouve  encore  dans  le  texte 
de  nombreux  médaillons  représ.  des  Saints  et  des  Saintes.  »  Fr.  1500. 

N.  1783.  Marozso,  A.,  Opera  nova  de  Achille  Marozzo  Bolognese,  mastro  generale 
de  larte  de  larmi.  Mutinae,  in  aedibus  Ant.  Bergolae,  1536.  in  4.  «  Alors  parut  un  nouvel 
exercice  gymnastique,  l'Escrime.  On  ne  pourrait  fixer  l'epoque  précise  où  elle  prit  naissance, 
ni  celle  de  ses  premiers  progrès;  tout  ce  que  l'on  sait  de  positif  à  cet  égard  c'est  que  les  pre- 
mières  écoles  d'escrime  furent  ouvertes  en  Italie,  et  le  plus  ancien  traité  de  cet  art  est  celui 

de Marozzo,  le  pére,  publié  à  Modéne  en  1536,  sous  le  titre  Arte  de  gli  Armi  ».  le  Capt. 

de  Basi.  «  Depuis  on  a  découvert  un  seul  exemplaire  avec  la  date  1517,  ce  qui  forme  tonte  la 
différence.  Marozzo  peut  otre  considéré  comme  le  véritable  créateur  de  l'escrime  italienne, 
cju'il  porta  à  une  grande  hauteur. 

«  Ce  beau  volume  est  orné  d'un  titre  grave  et  de  84  planches  intercalées  dans  le  texte, 
dont  la  plupart  en  grand  format.  Les  planches  sont  gravées  sur  bois  et  d'une  accuratesse  qui 
touche  à  la  hardiesse.  »  Fr.  320. 

N.  1784.  Marozzo,  A.,  Arte  dell'armi.  Venetia,  Ant.  Pinargenti,  1568.  Col  titolo  e 
molte  tavole  incisi  in  rame.  Fr.  180. 

(•?  M.  &  H.  Scraper,  Hannover.  Cat.  20.   Edizioni  rare  sino  alla  fine  del  secolo  xviii. 
31  pp.  in  8  piccolo.  Quasi  tutte  le  opere  ivi  descritte  sono  tedesche  e  di  prezzi  mitissimi. 

>•?  B.  Seligsberg,  Bayreulh.  Cat.  246.  Miscellanea.  2731  opere  di  tutti  i  rami  dello  scibile 
a  prezzi  assai  ridotti. 


VENDITE   PUBBLICHE 


Vendita  Ashburnham. —  Il  1°  maggio  u.  s.  si  è  venduta  a  Londra  dai  signori  Sotheby, 
VVilkinson  &  Hodge  la  quarta  parte  della  famosa  collezione  di  manoscritti  del  conte  di  Ash- 
burnham, come  avevamo  annunciato  nel  quaderno  precedente  della -5/3//(yi'7/i:;  ;  e  ne  comu- 
nichiamo ora,  secondo  le  nostre  promesse,  il  resultato.  I  centosettantasette  manoscritti  che 
componevano  quella  raccolta  erano  tutti  di  gran  pregio  e  meriterebbero  di  essere  descritti 
od  almeno  ricordati,  uno  per  uno,  ai  nostri  lettori  ;  ma  la  tirannia  dello  spazio  non  ce  lo 


70  LA   BIBLIOFILIA 


permette  e  dobbiamo  perciò  limitarci  a  citarne  i  più  importanti.  Sotto  il  n.  i  fu  \enduto 
un  ms.  su  perg.  del  xiv  secolo,  Legenda  saiichrum  in  lingua  inglese,  il  quale  raggiunse, 
malgrado  il  suo  stato  incompleto,  il  prezzo  di  circa  lOCX)  franchi. 

,  N.  2.  Biblia  sacra,  psalterio  omisso,  curii  prohgis  Beali  Hieronymi  et  inUrprelationibus 
hebraicorum  nominum  in  fine.  Cod.  ms.  membr.  che  porta  la  seguente  sottoscrizione:  Anno 
Domini  Millesimo  ccc''  xx"  Ego  magislcr  Bartholomcus  de  pergon  compietti  bibliaìn  islam.  Que- 
sta Bibbia  apparteneva  al  monastero  di  Monte  Oliveto,  al  quale  l'avea  donata  Niccolò 
Capocci,  cardinale  di  S.  Vitale  (f  13Ó8).  Fr.  3200. 

N.  3.  Biblia  sacra.  Ms.  su  perg.  dell' xi  secolo,  a  due  colonne,  ornato  da  grandi 
lettere  iniziali  dipinte,  probabilmente  d'origine  lombarda.  Fr.  3800. 

N.  7.  Evangelia  quatuor  cum  prologis  ci  capiltilis  B.  Hieronymi  ci  epislola  Eusebii. 
I\Is.  membr.  del  xii  secolo,  in-4,  con  qualche  miniatura  su  fondo  dorato  e  lettera  ini- 
ziale dipinta.  Fr.  2800. 

N.  IO.  Missale  ordinis  fralriwi  minoruìn  secuttdum  consucludinem  Romane  curie,  calen- 
dario pracmisso.  Bel  codice  su  perg.  del  xv  secolo  in-fol.,  scritto  a  due  colonne  ed  ornato 
di  lettere  iniziali  miniate,  di  qualche  miniatura  e  delle  armi  di  Giovanni,  re  di  Navarra  e 
di  Aragona.  Fr.    ijcxD. 

N.  19.  Horac  lalinae  cum  calendario.  Bel  ms.  di  85  carte  in-4,  col  calendario  illu- 
strato, con  tutte  le  pagine  inquadrate  da  contorni  magnifici  e  con  parecchie  miniature  e 
lettere  iniziali  figurate  e  miniate.   Capo  lavoro  d'un  artista  francese.  F.  2025. 

N.  22.  Hoiac  b.  Virginis  Mariae,  ecc.  Manoscritto  del  xvi  secolo  in-8  nitidamente 
scritto  su  pergamena  finissima  con  caratteri  romani  minuti  e  riccamente  miniato.  I  magni- 
fici contorni  che  abbellano  le  pagine  sono  composti  di  fiori  ed  ornati  in  colori  sul  fondo 
dorato  o  di  ornati  d'  oro  su  fondo  oscuro  d'  un  effetto  incantevole.  Fr.  7500. 

N.  41.  Sanclorum  ci  marlyrum  vilae  ci  passioncs.  Cod.  membr.  di  422  facciate  in-fol. 
scritto  a  due  colonne  con  rubriche  e  lettere  iniziali  nel  x  secolo.  Quantunque  imperfetto, 
questo  codice  fu  pagato  Fr.  2150. 

N.  42.  Biblia  sacra  e.  prologis  B.  Hieronymi,  ecc.  Cod.  membr.  del  xiv  secolo 
elegantemente  scritto  con  minuti  car.  got.  a  due  col.  Ogni  libro  comincia  con  una  lettera 
iniziale  miniata,  i  capitoli  con  ipiziali  a  colori.   Fr.  3000. 

N.  52.  Bedac  venerabilis  hisloriac  eccles.  genlis  Anglorum  libri  V.  Cod.  membr.  del 
sec.  vili  in-fol.,  incompleto  in  principio,  acquistato  dal  governo  belga  per  F.   5750. 

N.  70.  Officia  liturgica  e.  VII  psalmis  poenitentialibus .  Cod.  membr.  del  xv  secolo 
in-4,  scritto  sopra  pergamena  finissima,  con  rubriche.  Splendide  lettere  iniziali  dipinte  e 
miniate,  diciotto  contorni  composti  da  arabeschi  e  fiori,  con  miniature  nel  centro,  su  fondo 
dorato  ed  otto  miniature  a  piena  pagina,  il  tutto  eseguito  da  un  insigne  artista  italiano  ; 
e  giacché  i  mss.  miniati  d'origine  italiana  sono  assai  ricercati  ed  apprezzati,  non  deve 
sorprendere  se  il  suddetto  fu  pagato  Fr.   10,700. 

N.  79.  Evangelia  quatuor.  Cod.  membr.  del  ix  secolo,  in-8,  nitidamente  scritto 
con  car.  minuscoli.  Fr.  3025. 

N.  107.  Guido  de  Columna.  Hisloire  de  Thcbes.  Histoire  de  la  destruction  de  Troye, 
trad.  en  frane.  Cod.  cart.  in-fol.  del  xv  secolo,  con  rubriche  e  numerosi  curiosi  disegni 
a  penna  leggermente  colorati,  alcuni  dei  quali  furono  riproilotti  dal  Dibdin  noi  Bibliographical 
Decameron,  voi.  I,  pp.  206  e  segg.  Fr.  3550. 

N.  137.  Officia  liturgica.  Bel  ms.  membr.  del  xv  secolo,  in-4,  d'origine  italiana, 
con  rubriche,  lettere  iniziali  e  contorni  miniati  e  qualche  miniatura  a  piena  pagina,  scom- 


LA    BIBLIOFILIA  71 


pleto  dei  fogli  8  e  O-  Il  nis.  apparteneva  all' imperatrice  Maria  Teresa  le  cui  cifre  sor- 
montate dalla  corona  imperiale  trovansi  sui  piatti.  Fr.  4200. 

N.  143.  S.  Dionysii  Areopagitae  opera  e.  schol.  Maximi,  graece.  Cod.  membr.  del 
X  secolo  in-fol.,   nitidamente  scritto  coi  car.  greci  minuscoli.   Fr.  2500. 

N.  176.  Evangeliarium  s.  kcliones  Evangeliorum  per  anni  circtdiivi.  Cod.  membr.  del 
XII  sec,  in-fol.,  con  12  miniature  a  piena  pagina  e  molte  lettere  iniziali  in  colori  rimon- 
tate d'oro.  Fr.  7500,  e  come  ultimo  citiamo  il  n.  177  la  versione  inglese  della  Bibbia 
fatta  da  Wycliflfe,  scritta  su  pergamena  su  404  fogli,  che  fu  acquistata  dal  signor  Quaritch 
per  l'ingente  prezzo  di  e.  45,000  franchi. 

Vendita  Schefer.  —  Dalli  8  al  16  maggio  ebbe  luogo  a  Parigi  la  vendita  della 
Biblioteca  del  defunto  Carlo  Schefer,  membro  dell'Istituto  ed  amministratore  àt^V Ecole 
dcs  langucs  oricntalcs  vivanlcs.  Il  catalogo  pubblicato  dalla  Libreria  Ch.  Porquet  comprende 
la  prima  parte  della  ricca  biblioteca,  cioè  gli  incunaboli,  i  viaggi  neh'  Oriente  e  la  storia  dei 
Turchi  e  dei  popoli  orientali,  in  tutto  1197  opere  accuratamente  descritte  dal  compilatore 
dell'elenco.  La  fama  del  defunto  proprietario  e  la  ricchezza  della  biblioteca  attirarono  un 
gran  numero  di  amatori,  collettori  ed  eruditi  alla  sala  di  vendita  nella  Ruc  des  Bons-En- 
fants,  2S,  e  tutti  i  libri,  senz'eccezione  alcuna,  trovarono  il  compratore.  I  prezzi  più  ele- 
vati furono  pagati  per  i  seguenti  : 

N.  I.  Biblia  sacra  latina.  S.  1.  et  a.,  in-fol.  Edizione  (probabilmente  stampata  a 
Cologna)  citata  dall'Hain  'sotto  il  n.*  3034  e  dalla  Pellechet  sotto  il  n.  2270.  Buon  esem- 
plare legato  in  marocchino  da  Chambolle-Buru.   Fr.  405. 

N.  8.  Epistole:  &z  ei<angelij  volgari  hystoria  \  de:  cum  vna  tabula  ecc.  {In  fine:)  Stam- 
pata in  Venetia  per  zuane  Antonio  &  fradeli  da  .Sabio  ad  instantia  de  Nicolo  &  Dome- 
nego  dal  Jesus  fradeli  nel  anno  del  Signore  M.D.XII  (1512),  in-fol.  Con  incisioni  in  legno. 
Esemplare  semplicemente  legato  in  pergamena.  Fr.  3025  (!).  Questo  prezzo  è  una  prova 
eloquente  del  come  sono  oggigiorno  apprezzati  i  libri  italiani  ornati  da  incisioni. 

N.  210.  Hypncrotomachia  Poliphili.  Venetiis,  in  aedibus  Aldi  Manutii,  1409.  In-fol. 
Con  le  famose  incisioni  in  legno  i  cui  disegni  sono  attribuiti  a  Giovanni  Bellini  ecc.  Esem- 
plare rilegato  in  marocchino  da  ChamboUe-Duru.  Fr.  2000. 

N.  437.  Stabilimenta  Rhodioi-um  militum,  sacri  ordinis  Hospitalis  Sancii  Johannis  Hie- 
rosolymitani.  Ulmae  1496.  In-fol.,  caratteri  gotici.  Hain  3464.  Sul  verso  dell'ultima  carta  èvvi 
una  tavola  incisa  in  legno  accompagnata  dalla  seguente  iscrizione  :  Guilliclmiis  Caoursin 
Rhodiorum  vicecancellarius  compilator  stabilimentorum.   Fr.   500. 

N.  733.  Giiillelmi  Caoursin  Rhodiorum  Mcccanccllarij  obsidionis  Rhodic  urbis  descriptio. 
Ulmae  i4C)ù.  In-fol.  Sessanta  carte  non  numerate,  car.  got.  Con  trentasei  incisioni  in  legno, 
delle  quali  la  prima  (al  verso  della  prima  carta)  rappresenta  1'  autore  che  presenta  il  suo 
libro  magisiro  Rhodi.  Hain  *4367.  Fr.  Ó50. 

N.  II 83.  Diogenis  Laertii  de  vita  et  moribus  philosophorum  libri  X.  Lugd.,  apud  haered. 
Seb.  Gryphii,  1561.  In-i6.  Volumetto  prezioso  per  la  sua  splendida  legatura  originale  di 
marocchino  rosso  con  mosaico  di  marocchino  verde.  Fr.  910. 

N.  1190.  Bcrgoiiwnsis.  De  \  plurimis  \  claris  sceletisi]'-,  (sic)  Mulieribus  ecc.  Ferrariae, 
opera  et  impensa  Magistri  Laurentij  de  Rubeis  de  Valentia,  1407.  In-fol.,  car.  got.  con 
le  note  magnifiche  incisioni.  Fr.  990. 

Il  ricavo  totale  ascese  a  circa  50,000  franchi. 


72  LA   BIBLIOFILIA 


CORRISPONDENZA 


Impossibilitato  di  rispondere  alle  innumerevoli  gentili  lettere  di  congratulazione,  d'inco- 
raggiamento e  d' adesione  inviatemi,  ringrazio  qui,  pubblicamente,  tutti  gli  egregi  abbonati  e 
i  lettori  della  Bibliofilia  della  festosa  accoglienza  fatta  al  primo  numero  di  questa  pubblica- 
zione, delle  loro  cortesi  espressioni  di  simpatia,  e  dei  consigli  e  suggerimenti  dei  quali  farò 
prontamente  uso  a  vantaggio  della  mia  Rivista.  So  che  quanto  feci  sino  adesso  è  modesto 
ancora,  ma  è  vivo  il  mio  desiderio  di  ampliare  notevolmente  il  periodico,  ciò  che  spero 
di  poter  far  presto,  stante  il  generale  favore  che  la  mia  impresa  ha  incontrato. 

L'amore,  ch'io  porto  a  questa  pubblicazione,  esclude  qualsiasi  speculazione;  ma  se 
Vutile  si  unirà  al  dolce,  io  lo  dividerò  volentieri  proporzionatamente  con  chi  contribuirà  allo 
incremento  di  questa  raccolta,  mediante  articoli,  notizie,  ecc.  ecc. 

Firenze,  giuj;no   1899. 

Leo  S.  Olscho 

Direttore  della  Bihlioftia. 

A.  R.,  Venezia.  —  Il  suo  articolo  è  troppo  breve  per  chi  è  digiuno  della  materia  di  cui 
tratta  e  troppo  lungo  per  chi  se  ne  occupa.  Prendiamo  nota  della  gentile  promessa  di  man- 
darci altri  lavori  che  —  come  si  spera  — •  non  tarderanno. 

Doti.  F.,  Berlino.  —  L'amministrazione  della  Bibliofilia  ha  già  stabilito  un  regolamento 
per  i  collaboratori,  nel  quale  si  è  pure  fissato  l'onorario  per  gli  articoli. 

Conte  B.,  3Iosca.  —  S' intende  da  sé  che  i  clicìiés  sono  eseguiti  a  spese  dell'  amministra- 
zione. Se  gli  originali  non  si  possono  avere  a  Firenze,  s'invitano  gli  autori  a  mandarci  le  foto- 
grafie — •  che  pure  si  pagano  dall'amministrazione  —  delle  illustrazioni  da  riprodurre. 

H .,  Paris.  —  G.,  Paris.  —  La  langue  fran9aise  étant  bien  répandue  et  très  en  usage 
en  Italie,  nous  publierons  bien  volontiers  dans  cette  langue  tous  les  articles  sortant  des  plu- 
mes  fran^aises  ;  nous  prions  donc  MM.  H.  et  G.  de  Paris  de  vouloir  bien  nous  faire  parvenir 
le  plus  tot  possible  les  travaux  qu'ils  ont  eu  la  bienveillance  de  reserver  pour  La  Bibliofilia. 

Doti.  B.,  Karkbad.  —  Doti.  L.,  Potsdam.  —  Wie  Sie  aus  vorstehender  Antwort  an  die 
Herren  H.  u.  G.  in  Paris  ersehen,  wird  die  Zeitschrift  auch  Artikel  in  franzosischer  Sprache 
bringen.  Obwohl  das  Studium  und  die  Kenntniss  des  Deutschen  in  Italien  grosse  Verbreitung 
gefunden  haben,  ware  es  doch  noch  nicht  angezeigt,  in  der  Zeitschrift  Artikel  in  dieser  Sprache 
zu  verofientlichen. 

March.  F.,  Roma.  —  La  Rivista  per  bibliofili,  che  si  pubblica  in  Germania  ed  alla 
quale  accenna  il  programma  pubblicato  nel  1°  numero  della  Bibliofilia,  s' intitola.  Ztitscliriy/ 
fiir  Biicherfreunde ;  è  diretta  dal  signor  Fedor  von  Zobeltitz  ed  edita  dai  sigg.  Velhagen  iS:  Kla- 
sing  di  Bielefeld  e  Leipzig.  Un  numero  di  saggio  potrà  esserle  procurato  da  qualche  libreria 
di  Roma. 

Chiuso  il  15  giugno  1899. 


391-6-99.  Tipografia  di  Salvadore  Landi,  Direttore  AtW  Arie  dilla  Slam/a 


Volume  I 


Luglio- Agosto  1899 


Dispensa  4''-5" 


La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAjMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA   DA   LEO    S.    OLSCHKI 


FRANCESCO  BARTOLOZZI  E  LA  SUA  OPERA 

NELL'OCCASIONE 
DELLA    OUARTA    ESPOSIZIONE    DEL    GABINETTO    DELLE    STAMPE    A    ROMA 


Incisione  a  punti  di  F.  Bar- 
tolozzi,  da  un  disegno  di 
Ramberg. 


lettori  della  Bibliofilia  già  conoscono  la  storia  della 
Galleria  Nazionale  di  Arte  Antica  (ex-Corsini)  in  Roma, 
e  dell'annesso  Gabinetto  Nazionale  delle  Stampe,  dalla 
fondazione  sino  al  presente,  per  averne  parlato  il  Di- 
rettore nel  numero. di  maggio-giugno  di  quest'anno, 
in  occasione   dell'esposizione  Diireriana. 

Ma  vi  sono  alcuni  fatti  ivi  non  menzionati,  che 
ci  è  d' uopo  accennare. 
Morto  il  facente  funzione  da  direttore,  comm.  Scipione  Tadolini,  e  di- 
messosi il  dottor  Paul  Kristeller,  incaricato  dell'ordinamento  del  Gabinetto, 
venne  poco  dopo  chiamato  a  diriger  la  Galleria  il  prof.  comm.  Adolfo 
Venturi,  coadiuvato  dal  vice-ispettore  dottor  Federigo  Hermaninn. 

Sotto  l'occhio  vigile  dell'illustre  critico  e  storico  dell'arte,  la  pre- 
ziosa raccolta,  per  tanto  tempo  ingiustamente  abbandonata  e  sconosciuta, 
e  solo  dal  1895  messa,  diremo,  all'onor  del  mondo,  ha  proseguito  sempre 
più  a  rifiorire  a  nuova  vita. 

Si  è  di  bel  nuovo  riordinata  accuratamente  la  Galleria,  togliendo 
alla  vista  del  pubblico  quadri  non  degni  e  d'incerto  autore,  ed  esponen- 
done altri  ingiustamente  dannati  all'oblio  dei  magazzini,  raggruppandoli 
ancor  più  assennatamente,  secondo  il  maestro  e  l'effetto  di  luce. 

E  ciò  in  attesa  di  poter  definitivamente  sistemare  la  raccolta,  stretta 


74  LA   BIBLIOFILIA 


in  poche  sale,  al  primo  piano  del  principesco  palazzo,  splendide  quanto 
si  voglia,  ma  inadatte  a  tal  uopo  e  per  costruzione  e  per  luce. 

Al  riguardo,  l'ing.  Giovannoni  ha  già  redatto  un  progetto  compren- 
dente la  costruzione  di  due  padiglioni  addossati  alla  facciata  posteriore 
del  palazzo,  e  copertura  della  grande  loggia,  onde  poter  esporre  tutti, 
ed  a  miglior  agio,  i  quadri,  trovare  posto  per  i  nuovi  acquisti  che  altri- 
menti non  si  saprebbe  più  dove  collocarli,  ed  istituire  con  le  moltis- 
sime riproduzioni  in  gesso  dei  capolavori  dell'  arte  antica  e  del  rinasci- 
mento, che  da  anni  ed  anni  si  sgretolano  sotto  il  morso  dell'umidità  e 
della  polvere  nei  depositori  del  palazzo,  una  Gypsoteca,  utilissima  istitu- 
zione, che  nel  mentre  troviamo  si  sviluppata  in  tutte  le  altre  nazioni  dei 
due  mondi,  con  tanto  profitto  degli  artisti,  ancora  manca  a  noi,  pur  pos- 
sedendone tutto  il  materiale. 

Anche  ciò  facendo,  lavorando  e  studiando  per  l'ordinamento  pre- 
sente e  la  definitiva  sistemazione  avvenire  della  Galleria,  non  venne  dimen- 
ticato il  Gabinetto  Nazionale  delle  Stampe. 

Si  sono  proseguite  le  catalogazioni,  e  riparazioni  delle  incisioni  e 
dei  disegni. 

Gradita  e  ben  ideata  innovazione  è  stata  l' esporre  pubblicamente 
agli  studiosi,  nel  Gabinetto,  in  quattro  artistici  album,  posti  su  altret- 
tanti leggìi,  di  finissima  e  ben  riuscita  imitazione  antica,  un  saggio  dei 
più  preziosi  disegni  dei  grandi  maestri,  posseduti  dalla  raccolta,  tra  cui 
opere  di  Tiziano,  Tintoretto,  Veronese,  Michelangelo,  Filippo  Lippi,  Bot- 
ticelli.  Angelico,  Ghirlandaio,  Fra  Bartolomeo,  ecc.,  ma  di  questi  ne  trat- 
teremo diffusamente  altra  volta. 

Un  album  contiene,  in  buon  numero  di  schizzi  condotti  nel  1395, 
l'intera  maravigliosa  opera  di  Giusto,  pittore,  per  gli  affreschi  d'una 
cappella  della  Cattedrale  di  Padova,  andata  distrutta  nel  16 io. 

.    Preziosissimo  acquisto,  fatto  a  Torino  dal  prof.  Venturi,  per  l' esi- 
guissima  somma  di  L.    1500,   mentre  già  v'erano  offerte  di  50.000. 

Appunto  da  un  anno  era  aperta  la  terza  esposizione,  comprendente 
i  ritratti,  per  valore  artistico  e  per  interesse  storico,  più  preziosi.  Se- 
condo l'uso,  era  tempo  di  chiuderla,  ed  esporre  qualche  cosa  di  nuovo. 

In  tale  occasione,  invece  di  esporre  il  materiale,  come  s' era  fatto 
quasi  sempre  per  lo  passato,  in  serie  iconografiche,  per  esempio,  vedute 
di  Roma,  ritratti,  ecc.,  si  decise  di  adottare  l'esposizione  scuole  per 
scuole,  e,  possibilmente,  il  che  è  molto  meglio,  artista  per  artista. 


LA   BIBLIOFILIA 


75 


s^t? 


Non  v'  è  chi  non    capisca    la    grande,  grandissima  importanza  che 
tale  cangiamento  darà  in  avvenire  alle  future  esposizioni. 

Risulta  sùbito  che  l' opera  di  un  solo  artista,  esposta,  raccolta  tutta 
insieme,  lo  delinea  spiccatamente,  chiarissimamente,  completamente,  nelle 
sue  fasi,  nelle  sue  diverse  maniere,  in  modo  che  il  pubblico,  dopo  una 
mezz'ora  di  osservazione,  può  farsi  un'appro- 
priata idea  del  maestro  e  di  poi  riconoscerlo 
tra  mille. 

Dunque,  si  tolse  la  vecchia  serie  di  stam- 
pe, e  s'iniziò  una  nuova  esposizione. 

Ma  che  cosa  esporre  fra  tanto  e  tanto 
materiale  ?  Questa  era  la  grave  questione,  che 
fu  felicemente  risolta.  Si  scelse  un  soggetto 
fascinante,  bello  e  di  moda,  s'espose  l'opera 
di  Francesco  Bartolozzi. 

E  di  questa  esposizione,  vera  apoteosi 
degna  del  gran  maestro,  inauguratasi  solen- 
nemente il  giorno  29  gennaio  di  quest'anno 
alla  presenza  d'autorità  e  di  uno  scelto  nu- 
cleo di  invitati,  riuniti  da  un  artistico  biglietto 
d'invito,  magistrale  opera  eseguita  nel  1782 
dall' incisor  delle  Grazie,  su  disegno  di  Giovanni 
Battista  Cipriani,  che  veniamo  a  parlare. 

Ma  prima,  a  delucidazione  di  queste  righe,  e  per  far  cosa  grata 
ai  nostri  lettori,  non  possiamo  esimerci  dal  narrare  chi  fu  il  Bartolozzi. 
E  lo  faremo  con  tutto  impegno  e  particolareggiatamente,  come  l'argo- 
mento il  richiede'). 


Biglietto  d' invito 
all'esposizione  Bartolozziana. 


c2^ 

Francesco  Bartolozzi  ebbe  i  suoi  natali  in  Firenze,  l'anno  1727'), 
da  un  orefice  Gaetano  Bartolozzi  che  teneva  bottega  sul  Ponte  Vecchio, 
e  che   mori  nel    1793. 


1)  La  bibliografia  di  Francesco  Bartolozzi,  si  riduce  all'  opera  :  Bartolozzi  and  his  Works.  By 
Andrei!)  ]V.  Tuer.  London,  i88l,  2  voi.  con  illustrazioni.  Lavoro  in  complesso  non  scevro  di  parecchie 
mende,  e  nel  quale  non  ha  molto  posto  la  biografia  del  nostro. 

-)  Quasi  all'unanimità,  tutti  gli  autori  errano  nella  data  della  nascita  e  della  morte  del  Bartolozzi. 
II  LoNGHi,  La  Calcografia.  Milano,  1830,  voi.  I,  lo  dice  nato  nel  1730  e  morto  nel  1813.  Ernest  Ches- 
NEAU,  La  Peinture  Anglaise.  Paris,   Ouantin,  p.  346,  1728-1815.  Il  De-Boni,  1730-1813.   Il  Laroussk, 


76 


LA    BIBLIOFILIA 


Fin  da  piccino,  ricevette  alcune  lezioni  da  un  tal  Gaetano  Biagio, 
indi  fu  posto  a  studiare  i  principi  del  disegno  presso  il  pittore  Giovanni 
Domenico  Ferretti  detto  Vl-mola,  poco  conosciuto,  ma  buon  artista  del 
tempo,  nato  a  Firenze  nel  1692.  Ed  era  di  si  vivo  e  precoce  ingegno, 
che  all'età  di  nove  anni,  si  dice,  e  sembra  impossibile,  non  solo  dise- 
gnasse con  sicurezza,  ma  cominciasse  ad  incidere  i  suoi  e  gli  altrui 
disegni. 

Sentendosi  esser  naturalmente  inclinato  all'incisione,  si  gettò  a  corpo 
morto  a  studiare  il  disegno,  come  fondamento  vitale  di  ogni  ramo  delle 
belle  arti. 

Accortosi  poi  che  per  ben  tradurre  nelle  stampe  gli  effetti  del  colo- 
rito, r  impasto  dei  colori,  e  la    giusta  ripartizione  del  chiaroscuro,  era 

indispensabile  saper  anche  un  poco  maneg- 
giare i  pennelli,  si  occupò  con  grande  amore 
a  trattare  il  pastello  e  la  miniatura.  E  di  li 
venne  quella  minutezza  graziosa  e  quella 
gentilezza  che  trasfuse  tanto  bene  nelle 
opere  del  suo  bulino. 

All'età  di  circa  dieci  anni,  esegui  un 
Sant'Antonio  si  bello,  eh'  ei  fu  tenuto  per 
un  prodigio  vivente.  Però,  ciò  sentendo,  non 
s'inorgogliva,  ma  raddoppiava  di  attenzione 
e  di  assiduità  al  lavoro.  S'allontanava  dai 
compagni,  e  rinunziava  agli  spassi  della 
sua  età,  tutto  per  non  perder  tempo  e  la- 
vorare '). 

S'inscrisse  all'Accademia  di  Belle  Arti  della  sua  città  natale  e  vi 
studiò  tre  anni.  Fu  in  quell'istituto  che  fece  la  conoscenza  di  Gio.  Bat- 
tista Cipriani.  E  con  lui  apprese  ad  intendersi  di  quadri  antichi. 
Suo  maestro  d'incisione  fu  dapprincipio  Ignazio  Hugford. 
Intanto  veniva  facendosi  un  gran  nome  in  Venezia,  conducendo  a 
molta  perfezione  l' uso  della  punta,  combinato  con  quello  del  bulino,  Giu- 
seppe Wagner,  discepolo  d'Amigoni  e  di  Lorenzo  Cars,  nato  nel  i  706  a 


Francesco   Bartolozzì 
da  una  incisione  di  F.   Rados. 


Grand  Dictionnaire.  Paris,  tom.  deuxicme,  p.  286,  1730-1813.  Altri  Io  dice  nato  nel  1725  e  morto  il  1815 
(Nuova  Enciclopedia.  Torino,  1857,  voi.  Ili,  p.  245).  Il  Mokoni,  Disiottario  di  erudizione,  lo  vuole  addi- 
rittura nato  a  Pisa,  ecc. 

')  De-Boni,   Dizionario  degli  artisti. 


LA   BIBLIOFILIA 


77 


Thalendorf  sul  lago  di  Costanza,  e  morto  a  Venezia  nel  1780,  che  lavo- 
rava anche  ad  acquaforte,  disegnava  ed  esercitava,  come  fu  costume  di 
molti  altri  artisti,  il  commercio  delle  stampe  in 
Venezia. 

Tornato  per  la  seconda  volta  da  Parigi  ove 
erasi  recato,  nella  sua  città  abituale,  Bartolozzi, 
innamorato  del  suo  modo  d'incidere,  deliberò  di 
averlo  a  maestro,  e  dopo  una  breve  visita  a 
Roma,  nel  1745,  all'età  di  circa  18  anni,  parti- 
tosi da  Firenze  ove  sempre  più  riscuoteva  l'ap- 
plauso e  l'onore  dei  concittadini,  si  recò  a  Ve- 
nezia e  s'inscrisse  alla  sua  scuola,  in  cui  già  era 
Giovanni  Giacomo  Flipart  (Parigi,  1 723-1 782), 
che  poi,  abbandonata  la  prima  maniera  larga  e 
molle,  divenne  celebre  pel  suo  modo  d'incidere 
ad  acquaforte,  combinato  con  tagli  e  puntini  in 
modo  non  si  vedesse  la  bianchezza  della  carta. 
Il  Bartolozzi,  perseverando  sempre  ognor 
più  nel  severo  tenore  di  vita  adottato  nella  sua  città  natale,  ben  presto 
e  con  ciò,  e  col  suo  buono  e  mite  carattere,  acquistossi  intera  la  stima 

e  r  affetto  del  suo  maestro  che  lo  impiegò  con 
lui  per  sei  anni.  E  pochi  mesi  appena  dopo 
partito  da  Firenze,  incise  ad  acquaforte  i  fondi 
di  alcuni  paesaggi,  tolti  da  Marco  Rizzi  e  dallo 
Zuccarelli.  E  i  mercanti  di  stampe  che  lo  ve- 
devano lavorare  sì  bene,  con  accuratezza,  e 
la  sollecitudine  generata  dalla  continua  appli- 
cazione, gli  affidavano  spesso  opere  onde  ar- 
ricchire i  loro  assortimenti. 

Trascorsi  i   sei   anni   col  Wagner,  sposò 
poi  la  nobile  signorina  veneziana  Lucia  Ferro. 
In  quel  tempo  istesso,  Monsignor  Gaetano 
Bottari,   il   dotto   istitutore  della  biblioteca   e 
raccolta  d'incisioni   nel   palazzo  del  cardinale 
Neri  Maria  Corsini'),  per  di  lui  ordine,  lo  invitò  a  Roma.  Il  nostro  artista 


Le  Marie  al  Sepolcro,  delle  prime 
incisioni  veneziane  a  tratti  di 
F.  Bartolozzi,  da  un  disegno 
del  Piazzetta   (appo  Wagner). 


La  Pastorella  Irmmda,  delle  prime 
incisioni  veneziane  a  tratti  di  F. 
Bartolozzi  (appo  T.  Viero). 


Vedi  la  Bibliofilia  del  maggio-giugno  1899. 


78 


LA   BIBLIOFILIA 


aderì  di  buon  grado,  e  giunto  nella  capitale  del  mondo  cattolico,  incise 
in  tredici  rami  —  posseduti  ora  dalla  R.  Calcografia  —  i  fatti  della  vita 
di  S.  Nilo,  dipinti  da  Domenico  Zampieri  detto  il  Domenichino  nella  chiesa 
dell'Abbazia  di  Grottaferrata,  e  dipoi  una  serie  di  ritratti  per  una  nuova 

edizione  del  \"asari,  quella  in 
tre  volumi  in-4°  del  1759-60, 
edita  in  Roma  da  Nicolò  e 
Marco  Pagliarini  con  note  e 
correzioni  del  Bottari. 

A  Roma  nel  1757,  gli 
nacque  al  Bartolozzi  un  figlio 
a  cui  diede  il  nome  del  padre 
suo  Gaetano  Stefano. 

Quindi,  sbrigati  i  suoi 
impegni,  andò  a  Milano  e  di 
là  ritornò  a  Venezia. 

Ivi  incise  in  fac-simile 
per  Dalton,  bibliotecario  di 
re  Giorgio  III  d'Inghilterra, 
che  era  stato  inviato  in  Italia 
dal  suo  sovrano  alla  ricerca 
di  opere  d'arte,  una  raccolta 
di  cinquantacinque  disegni  di 
Giov.  Francesco  Barbieri  detto  il  Guercino,  e  infine,  alle  di  lui  istanze, 
lo  segui  nella  terra  d'Albione,  in  base  ad  un  contratto  che  lo  impegnava 
a  lavorare  pel  Re,  durante  tre  anni  con  un  assegno  di  300  sterline  al- 
l'anno. Somma  enorme  per  quel  tempo. 

Ciò  avveniva  nel  1764  ed  il  Bartolozzi  aveva  37   anni. 
Lasciò  in  Venezia  moglie  e  figlio,  conducendo  con   sé   soltanto  il 
Vitalba,  uno  de'  suoi  scolari. 

Da  quel  momento,  comincia  veramente  l'èra  di  grande  celebrità  e 
di  fortuna  del  nostro  artista,  favori  tutti  e  due  che  gli  erano  stati  imme- 
ritatamente lesinati  in  Italia,  e  che  non  furono  una  delle  ultime  ragioni 
che  lo  spinsero  ad  abbandonarla. 

Ei  si  stabili  a  Brompton,  luogo  delizioso  presso  Londra,  che  fra 
r  eterne  nebbie  della  capitale  sentiva  1'  avrebbe  colto  la  nostalgia,  ed 
avrebbe  amaramente  rimpianto  la  sua  terra  natia,  la  terra  del  sole  e  dei 


Madonna,  incisione  a  fac-simile  di  F.  Bartolozzi 

da  un  disegno  a  penna  del  Guercino. 


LA   BIBLIOFILIA 


79 


fiori.   E  Brompton  era  l'unico  luogo  in  cui  le  attrattive  naturali  potes- 
sero dargli  l'illusione  della  patria. 

I  suoi  primi  mesi  di  soggiorno  colà  non  furono  però  i  più  belli, 
bisognava  farsi  conoscere  dagli  editori  e  dal  pubblico,  ed  il  suo  nome 
era  quasi  affatto  ignoto. 

Ciò,  congiunto  al  pensiero  della  sua  cara  Italia  lontana  e  ai  dispia- 
ceri che  gli  causavano  i  suoi  rivali,  specialmente  l'ostilità  del  celebre 
Strange  '),  che  presentiva  in  lui,  più  che  un  collega  avversario,  un  futuro 
vincitore,  lo  amareggiavano  e  gli  toglievano  ogni  illusione.  E  non  una 
volta  bramò  un'occasione  che  lo 
riconducesse  in  patria. 

Ma  ecco  che,  noto  ben  pre- 
sto il  valor  suo,  la  fortuna  e  la 
gloria  non  tardarono  ad  aprirgli 
le  braccia. 

In  quegli  anni  1'  incisione 
s'era  sparsa  ed  imposta  dovun- 
que, giungendo  ad  un  grado  di 
popolarità  e  floridezza,  addirit- 
tura incredibili. 

Dalla  casipola  del  povero 
operaio,  al  palazzo  del  ricco  bor- 
ghese e  del  nobile,  ed  alla  reggia 
de' principi  e  dei  re,  una  incisione 

era,  allato  ad  un  dipinto,  il  più  gradito  e  ricercato  ornamento.  Essa  si 
rendeva  popolare  in  particolar  modo  per  parecchie  ragioni,  tra  le  quali 
la  modestia  del  prezzo  di  fronte  ai  dipinti  ed  alle  statue,  la  sua  facile 
portatilità,  e  perché  dava  agio  d'avere  dinanzi  agli  occhi  la  riproduzione 
d'un  capolavoro  dell'arte  antica  o  moderna,  che  in  niun  altro  modo  e 
più  agevolmente  potevasi  procurare. 

L'incisione  non  era  anche,  considerata  nel  caso  di  cui  sopra,  il  mezzo 
unico  e  più  rapido  per  servire  allo  studio  del  disegno,  il  mezzo  di  gui- 
dare e  produrre  artisti  ? 


La  Maddalena,  incisione  a  fac-simile  di  F.  Bartolozzì 
da  un  disegno  a  penna  del  Quercino. 


')   Roberto   Strange,   disegnatore  ed  incisore  a  bulino.  Nacque  nel  1723  in  una  delle  isole  Orcadi  e 
mori  in  Londra  nel  1795. 


8o 


LA   BIBLIOFILIA 


E  da  ciò,  era  naturale,  che  numerosissima  schiera  di  incisori  lavo- 
rasse continuamente  ad  appagare  le  generali  richieste. 

E  come  v'  erano  poveri  e  ricchi  da  contentare,  così  incidevano  e 
artisti  da  strapazzo  e  celebrità,  quegli  producendo  roba  commerciale  da 
pochi  soldi  ed  alla  portata  di  tutti,  questi  stampe  in  cui  la  eletta  scelta 
del  soggetto  andava  unita  ad  un  abihssimo  maneggio  di  bulino,  e  che 
venivano  disputate  ad  alti  prezzi,  anche  prima  d'esser  compiute.  Prima 
in  Italia,  in  Germania,  e  poi  in  Olanda  e  in  Francia,  in  quel  momento 
artistico  la  sede  dell'incisione  aveva  alfine  varcato  il  mare  ed  erasi  sta- 
bilita in  Inghilterra,  raggruppata  specialmente  a  Londra.   Caso  strano, 

r  Inghilterra,  che  fino  allora 
s'era  mantenuta  quasi  comple- 
tamente estranea  all'origine  ed 
ai  progressi  di  siffatto  e  sim- 
patico ramo  delle  arti  belle, 
non  solo  entrava  anch'essa  in 
lizza,  ma  superava  le  altre  na- 
zioni e  le  costringeva,  in  tal 
materia,  da  essere  di  lei  tri- 
butarie. 

E  da  tutte  le  parti  d'Eu- 
ropa, a    centinaia    venivano    a 
stabilirsi   in    Inghilterra    gl'in- 
cisori,  si    che    ben    presto    se 
ne  formò  un  nucleo  numerosissimo  e  valente. 

Fra  tanti,  nomineremo:  Gio.  Battista  Chatelain  (Londra,  i  7 io- 1 771), 
Earlom  (i  728-1780),  Giovanni  Dixon  (1740),  Valentino  Green  (i  737-1 800), 
Giovanni  Hall (1740,  fioriva  nel  i  771),  Giovanni  Emes  (che  fioriva  nel  1782), 
Guglielmo  Ellis  (1748,  fioriva  nel  1774),  Roberto  Dunkarton  (n.  1744), 
Giacomo  Fitter  (n.  1 750),  Antonio  Cardon,  Guglielmo  Dickinson(i  746-1  780), 
Byrne  Guglielmo  (i  740-1 S05),  Guglielmo  Sharp  (i  746-1824),  Guglielmo 
Ryland  (1732-1783),  Gio.  Giorgio  Wille  (1715-1808),  Guglielmo  WooUett 
(i  735-I  785),  Giovanni  Scherwin  (1746,  fioriva  nel  1780),  il  già  citato  Strange, 
Giacomo  Basire  (n.  i  740),  ecc. 

Schiera  cui  invano  tentavano  opporre  argine  in  Francia,  Germania  ed 
Italia:  Carlo  Clemente  Bervic  (1756-1822),  Giorgio  Federico  Schmidt 
(17 12-1775),  Giacomo  Schmutzer  (i  733-1808),    Pietro  X'angelisti  (1744- 


Cornelia,  madre  dei  Gracciu,  inolila  i  suoi  figliuoli  quali 
unici  suoi  ornamenti,  incisione  a  punti  di  F.  Bartolozzi, 
da  \m  disegno  di  Beniamino  West. 


LA   BIBLIOFILIA 


8i 


1798),  Pietro  Carlo  Canot  (17 10-1777),  Gaetano  Gandolfi  (i  734-1802),  Gio- 
vanni Giacomo  Flipart  (i 723-1 783),  ecc. 

Nella  sua  origine,  l'incisione  era  servita  a  popolarizzare  sacre  istorie, 
ed  opere  della  pretta  arte  esclusivamente.  Poi,  nel  cinquecento,  col  rina- 
scimento cominciò  anche  la  corruzione,  ed  ebbero  molto  favore  i  ritratti, 
prima  scelti  se  non  per  eccezione,  infine  istorie  profane,  mitologia,  ecc. 
Presa  questa  strada,  col  volger  degli  anni  non  furono  più  incisi  i  capolavori 
dei  buoni  tempi,  ma  esclusivamente  furoreggiarono  i  quadri  del  Caracci, 
dell'Albani,  del  Reni,  del  Guercino,  e  di  tutta 
la  scuola  eclettica  della  decadenza. 

Ai  giorni  del  Bartolozzi  jerano  in  gran- 
dissima voga  i  soggetti  mitologici  e  quindi 
sulle  stampe  era  un  continuo  sfilare  di  Ve- 
neri, Amorini,  Driadi,  Ninfe,  Galatee,  Fauni, 
Satiri,  o  rappresentazioni  come  Apollo  e  le 
Muse,  morte  di  Didone,  Achille  nel  bagno, 
Endemione  e  Diana,  Ercole  e  Nesso  i  Nio- 
biti.  E  questo  navigar  in  piena  mitologia, 
aveva  prodotto  uno  stile  confacente  al  sog- 
getto, vale  a  dire  snervato  e  molle. 

Non  bastando  più  il  bulino  e  l'acqua- 
forte, ai  crescenti  bisogni,  alle  continue  ri- 
chieste, al  gusto  raffinato  degli  amatori,  si  era  cercata  qualche  nuova 
maniera  che  imitasse  ancor  più  davvicino  la  natura,  e  fosse  nel  tempo 
istesso  più  rapida,  ed  ecco  la  maniera  nera,  malamente  detta  a  fumo  e 
l'incisione  a  colori. 

Bartolozzi  vide  subito  qual  partito  doveva  prendere,  per  farsi  im 
gran  nome  ed  una  fortuna,  e  di  tutto  animo  afferrò  l' occasione  pei 
capelli. 

Si  era  già  provato  un  nuovo  genere  d'incisione,  quello  cosi  detto 
a  punti,  punteggiato  od  a  granito.  Questa  incisione  consisteva  nel  ser- 
virsi, invece  del  bulino,  di  una  punta  acuta,  che  battendo  con  un  mar- 
telletto si  faceva  penetrare  nel  rame.  La  grandezza,  profondità,  dispo- 
zione, avvicinamento  dei  punti  erano  i  modi  di  cui  disponeva  l'incisore 
per  tradurre  lo  stile  ed  il  colore  dell'opera  che  pigliava  a  modello. 

Per  dare  più  forza  al  lavoro  si  faceva  anche  mordere  dall'  acqua- 
forte, verniciando    di   cera    il    rame    affinché    le    parti    non   punteggiate 


La  Speranza  che  nutre  l'Amore,  inci- 
sione a  punti  di  F.  Bartolozzi,  da 
un  quadro  di  sir  Joshua   Reynolds. 


82 


LA   BIBLIOFILIA 


fossero  protette  e  versandovi  sopra  un  acido.  Si  ritoccava  poi  tutto  col 
bulino,  per  correggere  e  rafforzare  qualche  linea. 

Questo  genere  d'incisione  fu  usato  dapprincipio  per  istabilire  una 
insensibile  transizione  fra  le  parti  illuminate  e  le  colorate  d'  un  qualunque 
oggetto,  e  specialmente  per  modellare  le  carni. 

Alcuni  se  ne  servirono  per  incidere  interamente  le  figure  nude  di 
una  stampa,  eseguendo  il  paesaggio  e  gli  accessori  al  bulino. 


//  Giudizio  delV Inghilterra,  composizione  allegorica  di  E.   Richter  in  onore  di  sir  Warren  Hastings 
e  della  compagnia  delle  Indie,  incisione  a  punti  di  F.   Bartolozzi. 


Tal  maniera  era  però  rarissimamente  adoperata,  perché  lenta,  mono- 
tona, difettosa  e  senza  forza,  e  richiedeva  un  certo  studio.  Bartolozzi 
r  adottò  e  la  perfezionò,  intuendo  che  avrebbe  incontrato  accoglienza. 
In  sostituzione  del  lento  scalpelletto,  inventò  una  specie  di  strumento 
a  guisa  di  rotella  e  sparso  di  punte,  di  modo  che,  invece  di  incidere 
punto  per  punto,  il  lavoro  veniva  fatto  rapidamente,  ed  in  modo  più 
uniforme. 

Il  secolo  in  cui  ei  viveva,  amava  la  mitologia,  e  gli  artisti  lo  secon- 
davano; ei  pure  segui  il  comune  movimento,  navigando  in  piena  favola, 
ma  trattando  quasi  sempre  i  soggetti  col  nuovo  metodo,  di  cui  se  non 
fu  l'inventore,  possiamo  dire  a  ragione  che  sia  stato  il  rinnovatore,  il 


LA    BIBLIOFILIA  83 


perfezionatore  e  il  propagatore,  superando  di  gran  lunga  quanti  l'ave- 
vano preceduto. 

E  ciò  fu  la  sua  gloria,  la  sua  fortuna.  Le  commissioni  di  lavori 
fioccarono  da  tutte  le  parti,  tutti  volevano  qualcosa  del  suo.  I  suoi  lavori 
erano  già  venduti  prima  d' essere  terminati  ;  si  può  dire  che  la  pubbli- 
cazione d'una  sua  stampa  fosse  un  avvenimento! 

Furoreggiava  allora  in  Inghilterra  la  pittrice  Anna  Maria  Angelica 
Kauffmann '),  «  l'idolo  delle  dame  inglesi  »,  i  cui  lodatissimi  e  ricercati 
disegni  servivano  agli  incisori  di  colà. 

Il  nostro  strinse  con  ella  grandissima  amicizia,  e  d' allora  i  di  lei 
disegni,  uniti  a  quelli  del  suo  intimo  amico  Gio*  Battista  Cipriani  ch'egli 
aveva  conosciuto  a  Firenze  e  incontrato  a  Londra  dov'era  già  stabilito 
da  quattro  anni,  e  del  pittore  Joshua  Reynolds,  furono  sempre  da  lui 
incisi,  ciò  che  fu  causa  della  celebrità  di  tutti  e  tre  gli  artisti. 

Il  Bartolozzi,  con  le  sue  innovazioni,  non  si  arrestò  alla  sola  inci- 
sione a  granito,  ma  subito  dopo  se  ne  servi  come  base  di  un  genere 
nuovo. 

Il  tedesco  Giovanni  Cristoforo  Le-Blond,  di  Francoforte,  aveva  inven- 
tato r  incisione  a  colori,  pubblicando  un  libro  {Harmonie  du  coloris  dans 
la  peinture,  ecc.,  Londra,  1730)  in  cui  ne  spiegava  le  regole.  I  francesi 
avevano  subito  adottato  il  metodo,  che  poi  era  passato  in  Inghilterra 
suscitandovi  una  ammirazione  spinta  fino  al  delirio. 

Bartolozzi,  col  suo  eccellente  buon  gusto,  la  perfezionò  in  modo  finis- 
simo, tanto  più  che  i  colori  riuscivano  maggiormente  bene  sull'  incisione 
a  granito  che  su  quella  a  taglio. 

E  cosi,  fra  l'incisione  a  granito  e  quella  a  colori,  la  fama  del  nostro 
fu  assicurata. 

Il  re  Giorgio  III,  per  dare  nuovo  e  vigoroso  impulso  alle  belle  arti 
in  Inghilterra,  le  quali  in  allora  quasi  tutte  si  restringevano  unicamente 
all'incisione,  sull'esempio  delle  città  italiane,  stabili  nel  1768  una  Reale 
Accademia  di  Belle  Arti  in  Londra  (Royal  Academy  of  Arts).  I  fondatori 
ne  furono  Reynolds,  che  la  presiedette  per  molto  tempo,  Bartolozzi,  Ci- 
priani e  la  Kauffmann. 


1)  Illustre  nel  suo  tempo.  Nata  nel  1741,  morta  nel  1807 


84 


LA    BIBLIOFILIA 


Bartolozzi  fu  il  primo  dei  quattro  italiani  ammessi  fra  trentaquattro 

membri  nello  stesso  anno,  e  l'unico  incisore  che  ottenne  in  Inghilterra 

il  titolo  di  accademico. 

Tale  Accademia  rispose  veramente  allo  scopo,  attirando  in  Inghilterra, 

e  creando  una  eletta  schiera  di  artisti  che  furono  celebri.  E  per  esclusiva 

opera  del  Bartolozzi,  promosse  anche  un  perfezionamento  e  vivo  impulso 

in  prò  dell'  incisione. 

Il  nostro,  sempre  a  Brompton,  seguitava  a  lavorare  assiduamente. 

Cominciò  la  Clizia,  la  Morte  di  Cha- 
tam,  ecc.,  vale  a  dire  le  sue  più  belle 
opere.  Poi,  prendendo  esempio  dagli 
incisori  e  disegnatori  francesi  del  libro, 
tanto  celebrati  in  Francia,  che  s'erano 
trasferiti  in  Inghilterra,  cominciò  a  la- 
vorare per  editori,  occupandosi  nella 
illustrazione  di  volumi.  Pel  suo  prin- 
cipal  protettore,  l'editore  Aldermann 
John  Boydell,  incise,  da  disegni  di 
J.  M.  Moreau  il  giovane,  buon  numero 
di  beUissimi  rami  per  la  Galleria  di 
Shakespeare,  e  l'Ariosto  di  Bashe- 
wille,  in  cui  è  bellissima,  secondo  il 
Longhi,  una  Olimpia  abbandonata  da 
Bireno,   da  disegno  di  Cipriani. 

Secondando  il  gusto  e  le  richieste 
del  suo  secolo,  ei  produceva  quantità 
spaventose  di  stampe.  Poi,  crescendo 
sempre  il  lavoro,  fece  venire  d'Italia 

Luigi  Schiavonetti,  suo  allievo,  onde  aiutarlo'),  e  si  formò  una  vera  e 

numerosa  scuola. 

Gli  scolari  e  gli  imitatori  del  Bartolozzi  furono  d'allora  molti  a  taglio, 

moltissimi  a  granito. 

Oltre    il    succitato,    fra    i    migliori    accenneremo    Pietro   Guglielmo 


lÉnl 

Musa,  incisione  a  punti  di  F.   Bartolozzi 
da  nn  disegno  di  G.  B.  Cipriani. 


')  Nato  a  Bassano  circa  il  1750.  Studiò  Bartolozzi  e  Volpato.  Fu  intagliatore  a  bulino  ed  a  granito. 
Impiegato  nella  calcografia  fondata  in  Bassano  dal  conte  Remondini,  e  dipoi  il  più  caro  allievo  del  Bar- 
tolozzi. 


LA   BIBLIOFILIA  85 


Tomkins  (nato  a  Londra  nel  1750),  Scattaglia,  Burke,  Ryder,  Deane, 
Ogborne,  Chismen,  Marcuard,  Nutter,  Fredling,  Michiels,  Godefroy. 

Francesco  Rosaspina  (nato  a  Bologna  nel  1760),  continuatore  del  Bar- 
tolozzi,  dopo  di  lui,  fu  uno  dei  più  lodati  incisori  a  granito,  e  in  questo 
genere  produsse  il  notissimo   «  Amore  saettante,  »    dal  Franceschini. 

Ryland  anche,  quantunque  emulo  del  nostro,  pure  l'imitò.  E  lo  studiò 
pure  il  famoso  Guglielmo  Woollett  (i 735-1 785),  notevole  per  aver  riunito 
nello  stesso  rame,  l' acquaforte,  il  bulino  e  la  punta  secca. 

La  scuola  giovò  parecchio  al  Bartolozzi,  perché  l' incisione  a  granito 
si  può  affidare  anche  agli  allievi,  basta  solo  che  il  maestro  la  ritocchi  e 
le  dia  gli  ultimi  tratti. 

Ma  il  nostro,  per  quanto  il  metodo  fosse  naturalmente  facile  e  spe- 
dito, ei  non  per  tanto,  sia  detto  a  sua  lode,  curò  sempre  far  più  bene 
che  presto. 

Raccoglieva  il  Bartolozzi  e  danari  ed  onori  a  premio  delle  sue  fa- 
tiche e  del  suo  genio,  ma  non  si  stancava  per  questo  mai  dal  lavorare  e 
dall'  esercitarsi. 

Nelle  ore  libere,  come  nei  primi  anni  trascorsi  in  Firenze,  faceva 
pastelli  e  miniava,  sempre  abilmente.  Assistito  dal  suo  caro  amico  Ci- 
priani,  dipinse  anche  un  casino  a  North-Island. 

E  fino  alla  più  tarda  età  conservò  le  proprie  qualità  e  l' abitudine 
al  quotidiano  lavoro. 

La  sua  lunga  vita  gli  diede  però  il  dispiacere  di  vedersi  spegnere  i 
suoi  amici  ed  allievi,  Cipriani,  Kauffmann,  Marcuard,  Reynolds,  ecc. 

Nel  1802,  Giovanni  VI,  Principe  del  Brasile,  reggente  di  Portogallo, 
l'invitò  a  Lisbona,  offrendogli  la  carica  di  direttore  generale  d'inci- 
sione di  quella  città,  col  grosso  onorario  di  4600  lire  l'anno  e  alloggio 
gratuito. 

Sappiamo  che  allora  Alexandre  Lenoir,  amministratore  del  Museo 
dei  Monumenti  Francesi,  sentendo  tali  profferte,  con  lettera  in  data  5  frut- 
tidoro anno  X  (23  agosto  1802),  propose  a  Napoleone  I,  in  quel  tempo 
primo  console  della  Repubblica,  di  chiamare  il  Bartolozzi  in  Francia,  onde 
far  rifiorire  il  commercio  dell'  incisione,  che  tanto  oro  aveva  fruttato  alla 
nazione,  prima  che  1'  Inghilterra  lo  avocasse  a  sé  ;  con  queste  testuali 
parole:  «La  gravure  est,  de  tous  les  arts  d'imitation,  celui  qui  représente 
le  plus  d'avantages  au  commerce,  »  ed  a  proposito  del  Bartolozzi  :  «  Sa 
présence  seule  à  Paris  suffit  pour   donner  à  la  gravure  un  nouveau  lu- 


86 


LA    BIBLIOFILIA 


stre  >  ').  Ma  il  futuro  esiliato  di  Sant'Elena  incaricò  dell'affare  il  ministro 
dell'interno  Chaptal,  che  il  14  vendemmiale,  anno  XI  (6  ottobre  1802), 
rispose  che,  stante  la  sua  avanzatissima  età,  il  Bartolozzi  non  sarebbe  stato 
gran  che  utile,  e  che  la  Francia  aveva  altri  incisori,  e  cosi  respinse  la 
proposta. 

E  questa  prima  anche  doveva  essere  la  ragione  principale  pel  nostro 
incisore  di  non  muoversi  da  Londra,  in  cui  soggiornava  da  circa  quaran- 

t'anni,  e  affrontare  un  non  breve  viag- 
gio; ma  egli,  quantunque  Giorgio  III  lo 
volesse  ritenere  con  lui  e  i  giornali  gri- 
dassero, pure,  considerata  la  sua  cattiva 
condizione  pecuniaria  —  causata  dalla  ces- 
sazione d'ogni  commercio  e  dallo  stato  di 


esaurimento    economico    in    cui    giaceva 


allora  l' Inghilterra  per  la  lotta  contro  la 
Francia  —  e  la  stabilità  di  un  posto, 
accettò. 

E  il  2  novembre  1802  lasciava  per 
sempre  l'Inghilterra,  la  vera  sua  seconda 
patria. 

Fu  accolto  in  Portogallo  con  grande 
onore,  e  lavorò  con  successo,  sino  alla  piiì 
tarda  età,  pubblicando  parecchie  stampe, 
tra  le  quali  «  La  strage  degli  innocenti,  » 
da  Guido  Reni,  compiuta  ad  ottant'anni. 
Vide  Carlo  VI  imbarcarsi  nel  1808 
pel  Brasile  onde  fuggire  i  francesi  inva- 
sori, e  quindi  ritornare  nel  1810.  Ebbe  il  dolore  di  saper  morto  il  16  giu- 
gno di  quello  stesso  anno,  il  suo  caro  allievo  Schiavonetti  eh'  era  a 
Brompton.  Ed  anch' ei  il  7  marzo  del  1815,  dopo  quasi  tredici  anni  di 
laborioso  soggiorno  in  Portogallo,  si  spense  dolcemente  in  Lisbona  al- 
l'età di  ottantott'anni,  povero  e  grande,  compianto  da  tutti  gli  amanti 
delle  arti  belle  e  dai  virtuosi  suoi  pari. 

Il  suo  corpo  trovò   pace   nel   cimitero  della   chiesa  di  S.  Isabella, 
prossima  alla  sua  abitazione   della  Traversa   de   Santa  Ouinteira,  come 


Mater  dolorosa^  disegno  ed  incisione  a  traLU 
di  F.  Bartolozzi,  eseguita  in  Lisbona  nel 
1804  a   78   anni. 


1)  Inventaire  Getterai  des  Richesses  d'Art  de  la  France.  XIU'  Partie.  Paris,  E.  Plon,  1897,  pp.  66-67 


LA    BIBLIOFILIA  87 


si  sa  dai  registri  parrocchiali,  giacché  la  lapide  tombale  venne  dispersa 
nei  restauri  subiti  dalla  chiesa. 

Della  famiglia  stranamente  nulla  sappiamo,  solo  che  gli  sopravvisse 
fino  al  1821  il  figlio  Gaetano  Stefano,  nato  come  dicemmo  a  Roma 
nel  1757,  anch'esso  incisore,  il  che  ci  risulta  da  lettere  degli  scolari 
del  Bartolozzi,  e  padre  della  celebre  cantante  M""'  Vestris. 


^ 


Di  questo  incisore,  che  venne  chiamato  valentissimo,  grande,  illustre, 
insuperabile,  sublime,  e  fece  epoca  nel  suo  secolo,  in  modo  che  pochi 
colleghi  salirono  a  simile  grado  di  celebrità,  e  che  ci  fa  tuttora  mara- 
vigliare, parlano  si  mirabilmente  i  suoi  lavori,  che  sembra  quasi  inutile 
trattare  della  sua  arte. 

Ei  fu  universale  nella  sua  opera  e  nei  suoi  tempi.  Uno  dei  princi- 
pali elementi  della  bellezza  è  la  varietà,  e  Bartolozzi  fu  vario  in  supremo 
modo.  Fu  sempre  lo  stesso,  il  grande  Bartolozzi,  in  ogni  genere  d' inci- 
sione, da  qualunque  maestro  traesse  il  disegno. 

Anzi  questa  è  la  sua  più  spiccata  e  preziosa  prerogativa,  rarissima 
a  trovarsi  negli  incisori  d'allora,  che  si  ridevano  bene  spesso  della  ma- 
niera dell'  autore  da  cui  riproducevano.  Le  sue  stampe  esprimono  la  bel- 
lezza, la  fedeltà,  il  vero  spirito  dell'originale,  a  tal  punto  che  rende  i  carat- 
teri, lo  stile,  il  tono  caratteristico,  il  giusto  e  proprio  valore  dei  colori, 
convergendovi  tutti  i  mezzi  dell'arte  a  sua  disposizione,  in  modo  da  far 
riconoscere  a  prima  vista  il  pittore  o  il  disegnatore.  E  molto  invero  gli 
fu  lodata  e  invidiata  la  facilità  con  la  quale,  immedesimandosi  coli'  anima 
dell'autore  che  incideva,  usava,  variando  di  maniera,  secondo  lo  stile  ed 
il  soggetto,  passare  da  un  maestro  all'altro,  indovinandone  e  conservan- 
done tutta  la  freschezza  e  lo  specialissimo  carattere. 

«  Né  per  essere  sopra  ciò  da  alcuni  incolpato  ei  si  rimovea  dalla 
sua  maniera,  e  andava  con  molta  sapienza  difendendosi  col  dire,  ogni 
mezzo  essere  buono  ove  ci  conduca  all'  ottimo  scopo  che  ognuno  dee 
far  segno  alle  sue  brame.  E  da  questo  suo  sensato  principio  di  sde- 
gnare ogni  schiavitù  a  processi  prescritti  e  privilegiati  ne  nacque  che 
nel  suo  intaglio,  schifo  di  obbligarsi  ad  un  metodo  più  che  ad  un  altro, 
si  studiò,  come  più  il  genio,  il  gusto  e  la  mano  lo  soccorsero,  di  va- 


LA   BIBLIOFILIA 


riare  maniera  secondo  la  diversità  dello  stile  e  dei  sosreetti  che  dovea 


incidere  »  '). 


:àg^k 


La  contessa  di  Harringion,  incisione  a  punti  di  F.  Bartolozzi,  dal  quadro  di  sir  Joshua  Reynolds. 

Ei,  pur  incidendo  coserelle,  picciole  stampe  di  soggetto  grazioso  e 
da  gabinetto,  seppe  finirle  con  tanta  grazia,  leggerezza,  renderle  si  mira- 


')  GiDLio  Ferrario,  Le  Classiche  Stampe,  ecc.,  Milano,  p.  XXVI. 


LA   BIBLIOFILIA  89 


bili  nell'esecuzione,  ripetendo  soavemente  la  composizione  altrui,  ed  inspi- 
rarle ad  un  fare  tanto  gentile,  che  venne  detto,  e  a  ragione,  per  antono- 
masia,  V Incisore  delle  Grazie. 

«L'intelligenza  più  profonda  dell'umana  struttura,  la  conoscenza 
più  estesa  dell'aerea  prospettiva,  del  chiaroscuro,  dell'espressione  e  di 
tutto  quanto  può  condurre  alla  giusta  intuizione  del  vero  e  del  bello, 
non  bastano  a  conseguire  la  grazia.  E  questo  un  sentimento  mgenito, 
che  l'esercizio  dell'arte  può  ben  avvalorare,  istillare  non  mai.  Fu  il  vero 
distintivo  invariabile  del  nostro   Bartolozzi  »  '). 

Veramente,  come  dice  un  autore:  Se  le  cìiarmes  sparse  nelle  opere 
del  Correggio  gli  meritarono  il  soprannome  di  pittore  delle  Grazie,  Bar- 
tolozzi può  esserne  detto  l'incisore.  Ed  altro  scrive:  Palladio  fu  l'archi- 
tetto delle  Grazie,  Correggio  il  pittore,  Metastasio  il  poeta  e  Bartolozzi 
r  incisore. 

Se  al  caso  qualcuno  potè  eguagliarlo  e  fors'  anche  superarlo  «  nel- 
r  umore,  nel  brio  e  nella  varietà  della  granitura,  nessuno  però  potè  emu- 
larlo nella  bellezza  delle  teste  e  delle  estremità,  nella  morbidezza  ed  in 
un  certo  che  di  vaporoso  tutto  suo  »  ^).  Tutti  gli  scrittori  sono  d'accordo 
nel  lodare  l'expression  ravissante  et  l'air  vi/  et  spirituel  qu  il  donne  à  ses 
tctes  de  femmes  et  d'enfants,  la  finesse  d'exécution,  et  Paccord  parfait  qui 
règne  dans  ses  estampes. 

Il  suo  forte  fu  nelle  stampe  di  soggetto  mitologico,  di  piccola  pro- 
porzione, ove  giunse  a  tanta  perfezione  «  che  anche  gl'incisori  di  alta 
fama,  quando  dovettero  condurre  paesi,  si  recarono  onorati  di  adornare  i 
loro  rami  colle  figure  operate  da  Bartolozzi.  Nel  che,  a  modo  di  esempio, 
sono  da  notarsi  le  bellissime  figure  incise  ne'  paesi  intagliati  dal  Vivarez 
su  dipinti  dello  Zuccarelli,  e  si  stimano  mirabiU  le  altre  figure  introdotte 
nei  paesi  dell'insigne  Woollett,  nelle  quali  dicono  i  maestri  essere  una 
venustà  infinita,  una  mirabile  economia  di  artificio,  e  una  avvenenza  incan- 
tatrice  »  ^). 

Ma  però,  lavorando  per  quest'ultimo  artista,  Bartolozzi  lo  imitò  nei 
larghi  tagli  di  bulino,  che  se  stanno  bene  e  sono  appropriati  come  li 
usava  il  Woollett  per  gli  alberi  e  per  i  monti,  sono  troppo  crudi  nelle 
carnagioni. 


1)  LONGHI,  La  Calcografia,   pp.   210-211. 

2)  G.  Ferrario,  op.  cit. 

3)  G.  Ferrario,  op.  cit. 


3*« 


90 


LA   BIBLIOFILIA 


n  conte  di  Cagliostro,  disegno  di  F.  Barto- 
lozzi,  inciso  a  punti  da  S.  Marcuard  (Pu- 
pil  of  F.  Bartolozzi). 


Il  nostro  si  distinse  molto  altresì  in 
incisioni  di  gran  formato  e  di  soggetto 
storico,  e  nei  ritratti. 

Anche  dopo  trattata  l' incisione  a 
granito,  od  a  punti,  della  quale  fu  il  più 
gran  maestro,  ed  a  cui  si  dedicò  con 
tutta  l'anima,  non  tralasciò  però  il  bulino, 
con  cui  aveva  iniziato  la  sua  carriera,  e 
di  quando  in  quando  lo  riprendeva.  Ed 
anche  li  «  dotato  di  un  finissimo  gusto, 
guidato  dalle  stesse  grazie,  allontanossi 
tanto  dagli  sterili  metodi  dei  severi  bu- 
linisti, quanto  appunto  era  d'uopo  per 
trasfondere  nelle  sue  opere  una  disinvol- 
tura tale  che  facesse  apparire  facile  il  dif- 
ficile, e  desse  loro  la  libertà  di  un  di- 
segno alla  matita  o  alla  penna,  piuttosto  che  lo  stento  o  la  timidezza 
di  una  incisione  a  bulino  »  '). 

Era  profondo  anche  nel  disegno, 
in  cui  usava  matita  rossa  e  nera  assie- 
me, e  lo  provano  le  quaranta  stampe 
da  lui  inventate,  disegnate  e  incise. 


c3^ 


Arduo  lavoro  sarebbe  il  voler  tes- 
sere il  catalogo  delle  opere  di  questo 
fecondissimo  artista.  Esse  si  calcolano 
dalle  millecinquecento  alle  duemila  ! 

Ma  però,  dice  bene  il  Vallardi"), 
«  non  si  può  troppo  credere  che  tutte 
le  incisioni  portanti  il  nome  di  Barto- 
lozzi siano  veramente  da  lui  incise.  Più  volte  in  Londra  abbiamo  inteso 
dire  che  a  molti  incisori,  finito  un  rame,  e  perché  ne  trovassero  un  pronto 


Andrea    Quirino,    senaior    veneto,    incisione    a 
punti  di  F.   Bartolozzi. 


1)  G.  Ferrario,  op.  cit. 

-)  Francesco    Santo    Vallardi,    Manuale  del  Raccoglitore   e  del  Negoziante   di  Stampe.    Mi- 
lano, MDCCCXLIir,  p.  24. 


LA    BIBLIOFILIA  91 


esito,  il  Bartolozzi  permetteva  di  applicarvi  il  suo  nome,  mediante  una 
contribuzione  a  seconda  del  valore  dell'opera.  Vi  sono  pure  tanti  altri 
rami  incisi  da  esteri  per  conto  del  Bartolozzi,  il  quale  non  facea  che 
porvi  il  suo  nome.  » 

Anche  il  Longhi  ci  ammonisce  ')  :  «  Non  bisogna  confondere  coi  suoi 
veri  lavori  quel  numero  di  stampe  indegne  di  lui,  sotto  le  quali,  onde 
approfittare  dell'alta  sua  riputazione,  alcuni  artefici  più  inclinati  al  gua- 
dagno che  all'onore,  sopprimendo  il  loro  nome,  seppero  indurlo  a  sosti- 
tuirvi il  suo.  » 

Ed  è  pura,  inconfutabile  verità,  secondo  noi,  che  gran  numero 
delle  incisioni  recanti  il  suo  nome,  siano  invece  opera  della  scuola,  o  di 
qualche  collega.  Lo  dimostrano  anche  parecchie  lettere  autografe  di  Luigi 
Schiavonetti  e  di  Gaetano  Testolini,  suoi  scolari,  da  noi  avute  in  visione 
presso  il  signor  Antonio  Gheno  in  Roma.  Siamo  né  pili  né  meno  nello 
stesso  caso  dei  grandi  maestri  della  scultura  e  della  pittura. 

Tanto  più,  come  dicemmo,  il  granito  è  facile  e  si  può  affidare  agli 
allievi,  e  qualche  opera  dimostra  un  fare  diverso  dal  solito,  uno  stile 
scadente  e  trasandato. 

A  proposito,  il  Bartolozzi  non  adoperava  che  di  rado  la  sigla,  che 

era  la  seguente:   F.  B.,   F.  B.  Sculp.,   F.  B.  Se,  F.  B.  f.,  caso  abbastanza 

raro  tra  gli  incisori,  ma  usava  porre  il  suo  nome  per  disteso 

T^  in  calce  alla  stampa. 

Jj  ^ J\_  Diamo  la  riproduzione  di  una  marca  incognita  trovata  in 

una  stampa,  da  disegno  del  pittore  Giuseppe  Zocchi.  Il  Bruì- 


^ 


'^  liot")  e  il  Nagler^),  registrandola  sotto  Bartolozzi,  credono  che 

di  sia   di   questi,  o   dell'editore   anche.    Noi   opiniamo  che   possa 

Bartolozzi 

=  essere  la  marca  di  Bartolozzi  (B)  e  di  un  altro  incisore  (R)  Ry- 

Ryland?  ^      ^  \      /         J 

land??,  con  cui  il  nostro  abbia  lavorato  in  collaborazione. 
Venendo  alla  rassegna  de'  suoi  lavori,  diremo  che  il  Bartolozzi,  a 
ventun'anno  aveva  fatto  alcune  stampe  per  le  Azioni  gloriose  degli  twmini 
illtistri  Fioreìitini,  ecc.  Li  folio  col  testo  di  Domenico  JÌIaria  Manni  e  poi 
oltre  la  raccolta  dei  cinquantacinque  disegni  del  Guercino,  incise  i  rami 
per  le  opere  di  Shakespeare,  su  disegni  di  Philipp  Jakob  Loutherbourg, 
Moreau   il   giovane,   Felix  Meyer,  ecc.,  e   una  Raccolta  di  cento  pensieri 


1)  Op.   cit.,    p:    205. 

2)  Dict.  des  mo7Wg.,  II,   N.   281 1. 

3)  Die  Monogramtnisten.  Band  I,   p.   874,  N.   2031.    1858. 


LA   BIBLIOFILIA 


diversi  di  Anton  Domenico  Gabbiani  Pittar  Fiorentino  intagliate  in  rame, 
Firenze  1762,  il  superbo  Ariosto,  una  Raccolta  di  83  tavole  in  colori 
da  Holbein,  1862  in  4,  le  memorie  di  Th.  Hollis,  Le  rovine  del  palazzo 
Diocleziano  a  Spalatro  pubblicato  da  R.  Adam  in  folio  nel  1764,  e  una 
quantità  d'altri  libri,  collaborando  pure  nell'opera  del  Bracci,  Memorie 
degli  antichi  iticisori  che  scolpiroìio  i  loro  nomi  nelle  gemme  e  cammei,  con 
molti  monumenti  ifiediti,  Firenze    1784-88,  due  volumi  in  folio. 


Vignette  di  Ramberg  per  l'Amico  dei  Fanciulli,  di  G.  B.  Buccarelli 
incisioni  miste,  a  punti  ed  a  tratti,   di  F.   Bartolozzi. 

Incise  quaranta  stampe  di  sua  invenzione,  cinquantuna  da  Cipriani, 
moltissime,  più  ancora,  dalla  Kauffmann,  molte  da  Reynolds,  dallo  Zucca- 
relli,  dal  Piazzetta,  da  Michelangelo,  da  Guido  Reni,  da  Domenichino,  da 
Domenico  Gabbiani,  da  Benedetto  Luti,  da  Holbein,  da  Hamilton,  da  Bun- 
bury,  da  Yieira,  Ramberg,  da  E.  Richter,  Busney,  ecc.,  insomma  dai 
pittori  di  tutte  le  epoche,  di  tutti  i  paesi,  e  di  tutti  i  più  differenti  stili. 

Le  sue  migliori  e  più  pregiate  incisioni,  accennandone  appena  qual- 
cuna, sono  in  un  certo  ordine  di  merito:  Clizia,  la  Morte  di  Lord  Chatam, 
il  Diploma  da  Cipriani,  Orlando  ed  Olimpia  da  Annibale  Caracci,  la  Morte 
di  Didone  o  Didone  nel  rogo,  la  Partenza  d'Abramo  con  la  famiglia 
dallo  Zuccai-elli,  la  Madonna  del  Silenzio  da  Annibale  Caracci,  la  Circon- 
cisione dal  Guercino,  Giove  e  Leda  da  \^ieira.  Narciso  al  fonte  dallo 
stesso,  la  Strage  degli  innocenti  da  Guido  Reni,  il  ritratto  di  Edward 
Thurlow,  le  Bagnatrici   da  Cipriani,  l'Adultera,  ecc. 


LA   BIBLIOFILIA 


93 


La  raccolta  intera  delle  stampe  del  Bartolozzi  fu  venduta  in  Londra 
fino  a  looo  sterline  (25,000  lire),  e  quando  scriveva  il  Vallardi  nel  1843, 
una  celebre  ne  aveva  riunita  in  Vienna  il  fu  signor  Vander  Nuli  e  un'  altra 
composta  di  1700  pezzi  con  lettera  e  avanti-lettera  l'abate  prof.  Marsand 
in  Venezia.  Ma  sicuramente  oggi  saranno  an- 
date disperse. 

Il  Bartolozzi  fu  uno  dei  pochi  uomini  che 
alle  doti  eccelse  dell'ingegno  unissero  a  tal  su- 
premo grado  anche  quelle  del  cuore. 

Era  amabilissimo  e  caritatevole.  Manife- 
stava le  proprie  invenzioni,  i  propri  lavori  a 
chiunque  avesse  voluto  vederli.  Sostenne,  aiutò 
e  incoraggiò  i  più  deboli,  premiò  i  valorosi,  cer- 
cando di  aprir  loro  la  strada. 

A  dare  idea  del  suo  animo,  basti  un  esem- 
pio. Il  suo  emulo  Guglielmo  Ryland,  aveva  prin- 
cipiato una  grande  stampa  a  punti  «  la  Magna 
Carta  »  da  Giovanni  Martimer,  quando  nel  1783 
fu  condannato  a  morte  per  contraffazione  di  vignetta  di  Ramberg  per  l'Amico 
carta  moneta.   Ebbene,  il  nostro  Bartolozzi    la        '^''  F<^nciuiii,  di  g.  BuccareUi, 

incisione    mista,    a    punti    ed    a 

condusse  a  termine  nel  1785,  perché  fosse  ven-        tratti,  di  f.  Bartolozzi. 
duta  a  profitto  della  vedova. 

Nella  carità  e  nella  prodigalità  giunse  a  tale  punto  d'eccesso,  che 
pur  avendo  nei  quarantaquattro  anni  trascorsi  in  Londra  guadagnato  te- 
sori, rimase  sempre  povero. 

E  la  povertà  fu  appunto  una,  se  non  la  principalissima  delle  ragioni 
che  lo  spinsero  ad  accettare  il  posto  di  direttore  d'incisione  in  Lisbona. 

Morendo  tant'uomo,  che  riuscì  ad  imporre  e  a  far  ricercare  da  tutto 
il  mondo  civile  il  suo  lavoro,  la  sua  produzione,  fino  a  far  raccogliere 
preziosamente  anche  i  suoi  biglietti  di  visita,  non  si  spense  la  sua  arte 
ed  ei  fu  sempre  considerato  come  uno  dei  più  grandi  incisori  del  se- 
colo XVIII.  Però,  ci  duole  il  dirlo,  qui  in  Italia  non  è  tanto  conosciuto 
quanto  in  Inghilterra  Francia  e  Portogallo. 

In  questi  ultimi  anni  è  poi  ritornato  di  moda,  con  tutta  l'incisione  a 
granito  ed  a  colori  del  suo  tempo,  e  la  sua  opera,  insieme  a  quella  degli 
allievi  ed  imitatori,  va  a  ruba  ad  alti  prezzi. 


94 


LA   BIBLIOFILIA 


c3^ 

Ora  eccoci  a  parlare  dell'esposizione  delle  opere  del  Bartolozzi. 

Nella  sala  del  Gabinetto  Nazionale  delle  Stampe,  disposte  in  due 
ordini  lungo  le  pareti,  sopra  quattro  file  di  scaffali  di  noce,  entro  cui  si 
conservano  parte  dei  volumi  contenenti  il  materiale  del  Gabinetto,  e  in 
mezzo,  su  due  lunghi  mobili  dello  stesso  legno,  sono  in  bell'ordine, 
127  cornici  di  noce  di  tutte  le  grandezze,  in  cui  si  contengono  191  lavori. 


Puttini,  incisione  a  fac-simile  di  F.  Bartolozzi,  da  nn  disegno  del  Guercino  da  Cento. 


Vale  a  dire  153  incisioni,  36  disegni  e  due  autografi,  tutti  esposti  possi- 
bilmente per  ordine  cronologico  di  tempo.  Sotto  ogni  incisione  è  un 
cartellino  esplicativo,  a  stampa.  Le  incisioni  sono  tutte  proprietà  del  Ga- 
binetto Nazionale,  trentacinque  disegni  furono  gentilmente  esposti  dal 
comm.  Raffaele  Canevari,  onde  completare  degnamente  l'opera  del  Bar- 
tolozzi. Ed  infatti  la  Galleria  e  le  altre  raccolte  governative  non  ne  pos- 
sedevano neppur  uno  ;  se  ne  trovano  soltanto  cinque  nella  R.  Galleria 
degli  Uffizi  a  Firenze. 

Uno,  rappresentante  Anfitrite  ed  un  Tritone,  fu  donato  dal  signor 
Kempner.   I  due  autografi  furono  esposti  dal  cav.  Azzolini. 


LA    BIBLIOFILIA  95 


Principiando,  apre  la  serie  il  ritratto  in  ovale  del  nostro  Barto- 
lozzi,  inciso  da  Samuel  Marcuard  (i 751-1792),  su  disegno  di  Joshua 
Reynolds  (1723-1792). 

Il  nostro  artista,  giovanissimo,  è  con  la  matita  alla  mano,  appoggiato 
ad  vm  angolo  di  tavolo  su  cui  sono  dei  disegni.  L'incisione  a  punta  ci  mo- 
stra nettamente  di  tre  quarti  di  profilo,  la  dolce,  giovanile  e  simpatica 
fisonomia  dell'artista,  vero  specchio  della  bontà  del  cuor  suo.  Datato  1788. 
Con  gentile  pensiero  della  Direzione  della  Galleria,  due  ramoscelli  d'alloro 
s'incrociano,  semplice  e  caro  ricordo,  sulla  cornice  che  racchiude  l'inci- 
sione. 

In  basso,  inciso  da  John  Raphael  Smith  (i  740-181 1),  su  disegno  di 
Jean  Francois  Rigaud  (morto  nel  1810),  in  maniera  nera,  è  ritratto  Barto- 
lozzi  co' suoi  amici  Agostino  Carlini  e  Giambattista  Cipriani  (i  732-1785). 

Il  primo  è  in  piedi  a  sinistra,  col  mazzuolo  in  mano,  in  mezzo  è  il 
nostro,  di  tre  quarti,  poggiato  alla  riga  e  armato  del  bulino;  all'altro 
lato  Cipriani,  intento  a  dipingere  una  figura  muliebre  allegorica,  forse 
la  Fama,  su  d'una  gran  tela. 

Come  si  vede,  queste  due  incisioni  non  fanno  parte  dell'  opera  del 
Bartolozzi,  ma  vi  sono  state  giudiziosamente  immesse  e  poste  a  capofila 
per  dare  le  care  sembianze  di  lui  e  de'  suoi  due  carissimi  amici,  che  tanta 
parte  presero  alle  sue  glorie,  ai  suoi  lavori.  Non  avendo  ei,  nei  più  che 
settanta  ritratti  di  grandi  e  piccoli  personaggi  da  lui  incisi,  mai  dato  posto 
al  proprio,  vedi  colmo  di  modestia. 

E  qui,  ad  inaugurar  l'opera  del  nostro  artista,  due  grandiose  rappresen- 
tazioni allegoriche-decorative,  da  Giacomo  Guaranà  (Venezia,  17 16-1770): 
la  Santissima  Trinità,  e  l'Apoteosi  di  Diana;  con  un  sapore  eminentemente 
tiepolesco.  Evidentemente  disegnate  per  soffitto  di  salone. 

In  mezzo,  da  Pietro  Longhi  (Venezia,  1 720-1  762),  il  Cavadenti.  Inci- 
sione tratta  da  uno  dei  sei  saporitissimi  e  vivi  quadri  di  vita  veneziana 
del  settecento,  conservati  ora  nella  R.  Accademia  di  Belle  Arti  in  Venezia. 

Un  buon  ritratto,  da  un  disegno  di  Gio.  Francesco  Barbieri  detto  il 
Guercino  (i 590-1 666),  facente  parte  della  raccolta  di  disegni  in  fac-simile 
che  Bartolozzi  incise  da  questo  autore.   Datato    1764. 

Uno  stupendo  e  fine  San  Giovanni  Battista,  in  rosso,  da  Domenico 
Zampieri  detto  il  Domenichino  (i 582-1 641). 

In  questi  due  lavori  traspare  meravigliosamente  la  rara  proprietà 
del  Bartolozzi,  di  rendere  con  tutta  la  più  assoluta  scrupolosità  il  tocco  e 


96 


LA   BIBLIOFILIA 


incisione  a  tratti  di  F.  Bartolozzi,   da  un  di- 
segno di  C.  R.  Ryley. 


la  maniera  propri!  del  maestro  preso  a 
incidere.  A  dieci  passi  di  distanza  qua- 
lunque più  povero  conoscitore  d'opere 
d'arte  è  forzato  a  rav\'isarvi  la  maniera 
dei  due  maestri  suddetti,  prima  ancora 
di  leggere  il  sottoposto  cartellino.  \'ere 
fotografie  dello  stile,  sono,  da  questo 
lato,  fra  le  più  belle  stampe  del  nostro. 

Da  Cipriani,  alcune  rappresenta- 
zioni di  bassorilievi  antichi,  ben  rese. 

Il  ritratto  dell'illustre  pittrice  Ro- 
salba Carriera  (i 675-1 757),  a  colori,  da 
un  pastello  dell'autrice.  Datato  1778. 
Sopra,  una  Sacra  Famiglia,  incisione 
stupenda  d'uno  schizzo  di  Pietro  Testa 

Partecipazione  di  morte  dei  bambini  Woodmason,       (LuCCa,    I  6  I  I ,    Roma,    I  6  50). 

Subito  dopo,  la  Carità,  incisa  dal 
Bartolozzi  in  rosso,  con  composizione 
e  disegno  proprio.  Vi  si  conosce  all'istante  il  suo  fare,  come  dai  disegni, 
che  vedremo  dopo,  il  suo  fare  inspirato  all'amica  Kauffmann. 

Circa  quattordici  coserelle  da  Cipriani  ed  altri  :  biglietti  d' augurio, 
per  concerto,  per  balli  e  per  teatri,  ecc., 
com'  era  nella  moda  del  tempo,  grazio- 
sissimi  e  civettuoli  nella  loro  piccola  e 
accurata  apparenza.  Sembrano  miniature, 
sono  tutto  un  sapore  di  leggiadria  ideale 
e  di  vaporosità. 

Camillo  che  giunge  a  liberare  Roma 
dalla  prepotenza  di  Brenno,  da  Sebastia- 
no Ricci  (1659- 1734).  Stupenda  incisione 
a  pieno  bulino,  in  nero,  ma  tanto  magi- 
stralmente trattata  che  s'intuisce  un  vigo- 
roso colorito.  Tutto  l'insieme  è  di  quella  Biglietto  per  la  beneficiata  di  madama  Banti, 
1 ,  •        •  j  •        •     .  j        /—  •  incisione  a  tratti  di  F.  Bartolozzi,  da  un 

maniera   d  incidere   cominciata    da   (xiu-         -■  -•  „ 

disegno  di  Busney. 

seppe  Vasi,  e  che  poscia,  al  tempo  del 

Bartolozzi,  il  suo  allievo  CAo.  Battista  Tiranesi  appliciiva  tanto  spiritosa- 
mente e  pittorescamente,  stupefacendo  l'Europa  intera,  alla  riproduzione 


LA   BIBLIOFILIA  97 


dei  monumenti  e  delle  rovine  dell'antica  Roma.  In  questa  incisione, 
prima  ed  unica  di  tal  maniera,  V iiicisar  delle  Grazie  ha  evidentemente 
voluto  per  una  volta  imitare  a  perfezione  il  Piranesi  e  dar  prova  eh'  ei 
non  era  solo  l'artista  dai  soggetti,  e  dal  taglio  tenue  e  delicato.  Il  di- 
segno sembra  di  Pietro  Berettini  da  Cortona. 

Il  re  Giorgio  III  d'Inghilterra  a  caccia  insieme  ad  una  brigata  di 
gentiluomini,  da  Carlini. 

Ve  ne  sono  due  esemplari,  uno  a  mezzo  lavoro,  e  l'altro  terminato. 
Qui  il  nostro  incisore  imita  di  tal  modo  la  maniera  inglese,  e  cosi  bella- 
mente, che  fa  meravigliare  addirittura.  Se  ne  può  arguire,  come  il  vivere 
in  Inghilterra,  obbligasse  lo  scultore- disegnatore  Carlini  e  il  suo  amico 
Bartolozzi  a  crearsi  tutte  e  due  uno  stile  compensibile,  piacente  al  pub- 
blico di  colà,  e  quindi  inglese,  ed  in  tutto  differente  dalla  primitiva  ma- 
niera italiana. 

Tra  due  ritratti,  l'uno  di  lord  George  Augustus  Eliott  Heathfield, 
r  illustre  generale  celebre  per  la  difesa  di  Gibilterra,  da  A.  Poggi,  l' altro 
dell'ammiraglio  sir  John  Francis  Edward  Acton,  primo  ministro  di  Fer- 
dinando IV  re  di  Napoli,  ci  è  forza  soffermarci  rapiti  dinanzi  ad  un  divino 
ritratto  di  Miss  Farren,  da  Thomas  Lawrence  (1769-1830).  La  Miss  è  in 
piedi,  di  faccia,  guardando  lo  spettatore,  rivestita  di  un  abito  invernale. 
La  stoffa,  il  pelo  che  la  guarnisce,  tutto  è  dato  con  una  verità  che  fa  rima- 
nere estatici.  Il  suo  visino  gentile  e  birichino  è  una  delizia  d'effetto  e 
di  lavoro. 

Uno  splendido  paesaggio  completa  l'assieme  di  questa  superba  inci- 
sione a  granito,  che  reca  la  data  1791. 

Segue  il  Diploma  della  Reale  Accademia  di  Belle  Arti  in  Londra 
inciso  dal  Bartolozzi  per  incarico  di  questa,  su  disegno  del  Cipriani.  Si 
rilasciava  ai  membri  della  medesima  quando  venivano  nominati.  E  assai 
ricercato  dagli  amatori,  ed  ascese  ad  alto  prezzo  in  tutte  le  vendite. 
Dopo  Clizia  abbandonata  da  Apollo  e  la  Morte  di  Lord  Chatam,  è  la  più 
stimata  opera  del  nostro  incisore.  La  fronte  rappresenta  Ercole  ed  il 
Genio  delle  Arti,  appoggiati  ad  una  cartella  circolare,  entro  cui  è  figu- 
rata Minerva  in  trono  che  distribuisce  le  ricompense  alle  arti.  Il  verso 
reca  una  cartella  adorna  di  fregi  in  cui  doveva  scriversi  la  decisione  del- 
l'Accademia, il  nome  e  la  qualità  della  persona  nominata,  la  firma  del 
presidente  e  l'anno.  Tutt' assieme  però  il  lavoro  è  freddo  ed....  accade- 
mico. La  più  bella  figura  ne  è  il  Genio  delle  Arti.   Fu  inciso  nel  i  768. 

3««« 


98 


LA    BIBLIOFILIA 


Questa  è  la  seconda  prova  ;  la  prima,  senza  l' iscrizione  del  nastro  Labor 


et  Ì7igetikmi,   e  rarissima. 


Miss  Farren,  incisione  a  punti  di  F.  Bartolozzi,  dal  quadro  di  sir  Tommaso  Lawrence. 

Il  trionfo  della  Virtù,  da  William  Matthew  Peters  (174  2- 1800).  Ne 
abbiamo  sotto  gli  occhi  due  esemplari,  uno  a  colori,  l'altro  in  nero.  Com- 
posizione ricca  di  molte  figure,  vi  ribocca  il  carattere  proprio  del  Bar- 
tolozzi. Fu  incisa  nel  1795. 


LA   BIBLIOFILIA  99 


Un  o;rande  disegno  di  donna  incoronata  di  pampani,  in  atto  di  bere 
(forse  una  baccante  od  Ebe),  in  nero,  turchino  e  rosso,  e  tre  studi  di 
donna  a  mezzo  busto,  in  matita  nera  con  lumi  di  rossa,  come  era  uso 
dell'  artista. 

La  malamente  detta  Morte  del  Conte  di  Chatam'),  da  un  dipinto 
di  John  Singleton  Copley  (i  737-1 81  5),  ora  esistente  nella  Galleria  Nazio- 
nale di  Londra.  Il  Conte  è  raffigurato  cjuando  —  fattosi  portare  ad  onta 
della  malattia  in  Parlamento,  per  assistere  all'importante  seduta  —  si  alza 
per  rispondere  al  Duca  di  Richmond  che  l'invitava  a  proporre  mezzi  di 
conservare  l'America  sotto  la  dipendenza  della  Metropoli,  e  cade  fra  le 
braccia  del  Duca  di  Cumberland  e  di  Lord  Tempie,  in  un  accesso  con- 
vulsivo,  mentre  tutti  gli  altri  membri  dell'Assemblea  corrono  a  lui.  E  una 
bellissima  incisione  a  tutto  bulino.  Ne  abbiamo  due  esemplari,  uno  a  metà 
del  lavoro  che  rende  l'illusione  d'essere  eseguito  su  d'una  lastra  d'ar- 
gento, e  l'altro  compiuto.  La  pili  grandiosa  composizione  che  abbia  mai 
fatto  il  Bartolozzi.  Oltre  il  ritratto  del  Conte  di  Chatam,  vi  sono  quelli  di 
cinquantasei  personaggi  del  Parlamento.  Il  Ferrarlo  ")  la  chiama  «  Stampa 
di  un  lavoro  immenso  e  squisito,  una  stampa  infine  che  l'affettuoso  e  de- 
voto animo  degli  Inglesi  verso  di  quel  ministro  si  benemerito  rendeva 
loro  per  ogni  rispetto  preziosa.  »  Longhi  ^)  la  dice  «  la  tanto  celebrata 
morte  di  Lord  Chatam.»    E  datata  1791. 

Poi,  da  Francesco  Vieira  (i  724-1805),  con  paesaggio  inciso  da 
B.  Comte,  Giove  e  Leda.  Leda  completamente  nuda  e  coricata  sulla 
riva  d'un  ruscelletto,  cinque  amorini  la  coronano  d'un  laccio  di  rose  e 
le  conducono  innanzi  Giove  sotto  le  forme  d'un  candido  cigno.  Tutto 
s'accorda  a  fare  di  questo  lavoro  una  cosa  soave  e  nell'istesso  tempo 
perfetta. 

Rileviamo  soltanto  che  imitando  non  appropriatamente  il  taglio  del 
bulino  di  Woollett  negli  alberi,  Bartolozzi  ha  fatto  troppo  grandi  e  pro- 
fonde le  linee  della  gamba  sinistra  della  Dea,  si  che  per  osservarne  il  vero 
effetto  è  d'uopo  guardarla  un  poco  discosti.  Datata  1814. 

Sùbito  appresso,  da  Hans  Holbein  il  Giovane  (1497-1543),  i   ritratti 


1)  Guglielmo  Pitt,  Conte  di  Chatam,  uno  degli  uomini  di  Stato  più  illustri  d' Inghilterra,  nato  a  "Wer- 
minster  il  15  novembre  1708,  morto  a  70  anni  il  12  m.aggio  1778  nella  sua  casa  di  campagna  di  Hayes,  ove 
era  stato  trasportato  dopo  il  malore  da  cui  venne  colto  in  Parlamento. 

2)  Le  Classiche  Stampe,   p.    35. 

3)  La  Calcografia.   Mihno,   1830,   voi.   I,   p.   211. 


lOO 


LA   BIBLIOFILIA 


di  cinque  personaggi:  Lord  \'aux,  Lord  Richard,  il  cav.  Thomas  Elliot, 
William  Wareham  e  sir  John  More,  dalla  serie  dei  disegni  per  i  ritratti  dei 
principali  personaggi  alla  Corte  di  Enrico  Vili. 

Ritratti  tutti  addirittura  meravigliosi,  specialmente  il  primo  e  l'ul- 
timo, pel  modo  con  cui  sono  rese  le  caratteristiche  d' ognuno,  conservata 

r  impronta  dell'  epoca  e 
del  loro  grande  autore. 
Essi  poi  colpiscono  pro- 
fondamente il  visitatore 
pel  distacco  che  fanno, 
esposti  come  sono  tra  le 
altre  incisioni  tratte  da 
autori  del  settecento. 

Non  è  più  il  lavoro 
del  gentile  e  vaporoso 
incisore  delle  Grazie,  ma 
quello  di  un  seguace  di 
Diirer,  tanto  ha  cangiato 
di  tecnica  e  s'è  assimilato 
air  autore. 

Se  r  Holbein  stesso 
avesse  potuto  vederli  ne 
sarebbe  rimasto  rapito. 

Un  buonissimo  ri- 
tratto di  William  Henry, 
Principe  d'  Inghilterra, 
rappresentato  in  costume 
di  Guardiamare  sul  va- 
scello Princc  George,  da 
Paul  Sandby  (1735-1808), 
ripassato  all'acquatinta  da 
Benjamin  West  (1738-1820)..  Vicino,  un  principe  Giorgio  di  Galles,  poi 
re  Giorgio  IV,  in  costume  da  caccia,  da  John  Russel  (i 744-1 8oò).  Bella 
stampa  a  colori,  che  anche  nella  antecedente  esposizione  venne  scelta 
a  rappresentare  il  Bartolozzi. 

Seguono  sei  vari  disegni  di  teste  muliebri  e  virili,  e  alcuni  studi  di 
teste  di  cavallo,  schizzi  di  mani,  braccia  e  putti. 


S.  A.  R.  Giorgio  principe  di  Galles,   incisione  a  punti  di  F.   Bar- 
tolozzi, dal  quadro  di  J.   Russel. 


LA   BIBLIOFILIA  loi 


Notevole  un  bel  gruppo  vicino  ad  una  chiesa,  in  un  cimitero,  e  due 
superbi  mezzi  busti  di  ragazze.  Tutto  trattato  a  matita  nera  con  lumi 
di  rossa. 

La  fila  termina  con  1'  arresto  di  Luigi  XVI  al  ponte  di  Varennes,  da 
Francesco  Pellegrini  (i768?-i8i  2),  acquaforte  interamente  a  puntini,  a 
mezzo  lavoro,  ma  si  noiosa,  che  quantunque  non  terminata,  io  credo  non 
sia  opera  del  Bartolozzi,  bensì  d'  un  suo  scolaro,  tanto  più  non  essendo 
firmata. 

Ed  ora,  passando  ad  esaminare  le  incisioni  poste  sui  due  mobili  in 
mezzo  alla  sala.  Maria  Cristina  d'Austria,  sorella  di  Maria  Antonietta,  da. 
Alessandro  Roslin  (i  733-1 793),  in  rosso. 

Raccolta  del  grano,  dall'americano  Benjamin  West  (i  738-1820),  lu- 
minosa e  bella  stampa  di  un  carattere  molto  moderno. 

Un  disegno  di  bambina  seduta  su  di  una  sedia  di  vimini,  con  sotto 
questa  scritta  : 

«  fatta  da  me  F.  Bartolozzi  l'anno  1796  per  la  Sig."  Maria  Fabbris, 
essendo  una  bambina  della  quale  essa  aveva  cura,  essendo  figlia  di  Luvigi 
Borghi.   Mio  particolare  amico.  » 

Di  seguito,  un  ritratto  d'uomo  a  lapis  nero  e  rosso. 

Nel  verso  del  mobile,  da  John  Reynolds  (i  723-1  792),  il  Lord  Gran 
Cancelliere  d'Inghilterra  Edward  Thurlow,  una  fra  le  sue  belle  cose,  in 
fatto  di  ritratti.  Edito  nel  1782.  Il  Lord  è  in  tutta  la  pompa  del  suo 
ricco  costume,  con  una  maestosa  parrucca. 

Superbo,  caratteristico  ritratto,  che  unito  al  suo  susseguente,  quello 
di  Earl  of  Mansfield,  dallo  stesso  autore,  fa  ammirare  l'effetto  dell'inci- 
sione a  pvmti  nella  riproduzione  delle  carni. 

Disegni  di  putti,  figure  allegoriche,  in  lapis,  e  due  figure,  una  delle 
quali,  d'uomo,  reca  a  penna  e  matita  scritto:  «Uomo  che  era  nella  banca 
di  Magonza  che  vomitò.  » 

Bellissimo  disegno  a  matita  rossa,  nera,  turchina  e  gialla,  rappre- 
sentante un  gruppo  mitologico,  cioè  una  giovane  con  due  amorini  ai  lati, 
uno  dei  quali  regge  una  face  in  mano. 

Cleone,  dalla  Kauffmann. 

Giove  ed  Io,  da  Antonio  Allegri  da  Correggio  (1494-15 34).  Finis- 
sima e  delicata  incisione  in  rosso. 

Sulla  sponda  d'un  ruscelletto,  nel  quale  viene  ad  abbeverarsi  un 
timido  cerbiatto,  sta  la  Dea  nuda,  seduta  di  profilo,  cogli  occhi  socchiusi 


I02 


LA    BIBLIOFILIA 


dall'ebbrezza,  e  sembra  svenire  in  un  supremo  bacio  fra  le  braccia  del 
tonante  dell'Olimpo  che  sporge  da  una  nube.  Una  vera  meraviglia  di 
concetto  e  d'esecuzione  ! 

Nel  mobile  seguente,  l'ultimo: 

I  Ghiottoni,  incisione  buttata  giù  alla  svelta,  e  forse  della  scuola  del 
Bartolozzi,  come  1'  arresto  di  Luigi  XVI.  Sono  due  buongustai,  che  man- 
giano a  più  non  posso,  serviti  da 
cinque  camerieri,  che  vanno  e  ven- 
gono carichi  di  vivande  e  di  vini.  I 
piedi  infasciati  dei  banchettanti,  pog- 
gianti su  cuscini,  chiariscono  che  il 
male  degli  epicurei,  la  gotta,  gli  ha 
assaliti  senza  pietà. 

Anfitrite  ed  un  Tritone,  disegno 
che  per  tecnica  si  allontana  tanto 
dagli  altri  del  nostro,  da  farci  dubi- 
tare della  sua  identità. 

Una  bella  Griselda  a  colori, 
dalla  Kauffmann. 

La  Fama  che  getta  fiori  sulla 
tomba  di  Shakespeare.  Tre  piccole 
illustrazioni  del  Teatro  di  Shake- 
speare, da  Philipp  Jakob  Louther- 
bourg  (1728-18 12),  accuratissime. 
All'  altro  lato  del  mobile,  un 
paesaggio  a  penna  ed  acquerello,  e  da  Reynolds,  in  rosso,  il  ritratto  di 
Maria  Anna  Angelica  Kauffmann,  buono  assai.  Dalla  Kauffmann,  il  ri- 
tratto di  Miss  Luisa  Hammond,  e  il  Damone  e  Musidora,  in  rosso. 

Da  Cipriani,  putti  che  si  bagnano,  molto  graziosa  incisione,  e  tre 
tondini  con  la  Primavera,  l'Autunno  e  l'Inverno. 

Da  Carlo  Cignani  (i  628-1  7  19),  ima  scena  di  satiri  e  putti  che  suonano. 
E  l'esposizione  termina  con  uno  schizzo  di  Anton  Domenico  Gab- 
biani (Firenze,  1652  -1726),  la  Cena  in  Emaus,  maestrevolmente  inciso 
a  guisa  di  disegno.  La  qualità  della  carta  e  la  tonalità  del  color  dell'in- 
chiostro, che  sembra  nero  di  seppia,  ingannano  l'occhio  e  concorrono  a 
fare  di  tutto  una  cosa  si  perfetta  e  bella,  che  chi  noi  sa  è  assolutamente 
impossibile  la  prenda  per  un'  incisione. 


Giove  ed  Io,   incisione   a   punti   di   F.   Bartolozzi, 
dal  quadro  del  Correggio. 


LA   BIBLIOFILIA 


103 


Ed  eccoci  al  fine. 

Avverto  che  ho  accennato  soltanto  le  incisioni  più  interessanti  per 
carattere  artistico  e  per  concezione,  ed  anzi,  più  che  altro,  ho  dovuto 
limitarmi  a  spigolare  qua  e  là, 
fra  si  florida  messe  artistica  che 
avevo  spiegata  sott' occhio. 

I  lettori  si  saranno  agevol- 
mente accorti  che  a  rendere 
completa  l'esposizione  mancano 
parecchie  delle  più  belle  stampe 
del  nostro  incisore. 

In  prima  fila  il  capolavoro 
suo,  la  meravigliosa  Clizia  ab- 
bandonata da  Apollo,  la  Ma- 
donna del  Silenzio  da  Annibale 
Caracci,  Orlando  ed  Olimpia  dal- 
lo stesso,  la  Morte  di  Bidone, 
o  Bidone  sul  rogo,  la  Circonci- 
sione di  Gesù  dal  Quercino,  la 
Partenza  d' Abramo  con  la  famiglia  dallo  Zuccarelli,  Giove  e  Leda  da 
Vieira,  Narciso  al  fonte  dallo  stesso,  le  Bagnatrici  da  Cipriani,  la  Strage 

degli  Innocenti  e  l'Adultera. 

Incisioni    tutte    che    il   Gabinetto 
delle  Stampe  non  possedeva  affatto. 

Ma  ad  onta  di  ciò,  l'esposizione, 
bisogna  riconoscerlo,  grazie  a  chi  con 
tanta  assiduità  e  criterio  se  ne  occupò, 
è  riuscita  veramente  di  molto  superiore 
alla  generale  aspettativa,  vuoi  per  co- 
pia, vuoi  per  varietà  di  materiale  espo- 
sto, che  va  dalla  minuscola  alla  grande 
stampa,  dall'  incisione  da  gabinetto  alla 
vignetta,  e  raggiunge  perfettamente  lo 
scopo  prefissosi,  d'illuminare  in  tutti  i  suoi  momenti  ed  in  tutte  le  sue 
memorie  l'opera  di  Francesco  Bartolozzi,  gloria  italiana. 


Minerva,  Incisione  a  fac-simile    di   F.   Bartolozzi,  da  un 
disegno  di  G.   B.   Cipriani. 


Frontispizio   del    Corso    di  Figura,    disegnato    da 
F.   Bartolozzi. 


I04  LA   BIBLIOFILIA 


Ed  il  pubblico  accorre  continuamente  numeroso,  ad  ammirare  e  gu- 
stare le  splendide  creazioni,  a  trascorrere  istruttiva  un'ora  fra  le  pareti 
tappezzate  tutt' ingiro  di  multiformi  e  sapienti  lavori  dell'illustre  e  fecondo 
inciso)-  delle  Grazie,  del  magistrale  bulino  dell'incisore  anglo-italiano  del 

secolo  della  rivoluzione  ').  -o  a 

''  Romolo  Artigli. 


')  L'esposizione  è  stata  chiusa  il  i6  aprile  del  corrente  anno,  per  dar  posto  a  quella  dell'opera  di 
Albrecht  Durar,   illustrata  nello  scorso  numero  di  questa  Rivista,  dal  chiaro  direttore  cav.  Leo  S.  Olschki. 


RECENSIONI 


Il  Codice  Diplomatico  Dantesco. 

Alle  pubblicazioni  recentemente  venute  in  luce,  del  Volkmann,  del  Ivrauss, 
del  Ricci,  del  Bassermann,  del  Berthier  che,  giovandosi  dei  moderni  ritrovati  di 
riproduzione,  splendidamente  illustrano  la  vita  o  le  opere  dell'Alighieri,  un'altra 
se  ne  aggiunge,  italiana;  il  Codice  Diplomatico  Dantesco  corag^osamente  iniziato 
e  in  modo  degno  d'ogni  lode  proseguito  dai  signori  Guido  Biagi  e  Giuseppe  Landò 
Passerini.  I  quali,  propostisi  di  raccogliere  in  un  corpo  solo  tutte  le  notizie  certe, 
risultanti  da  documenti,  riferentisi  alla  vita  pubblica  e  privata,  agli  antenati,  ai 
discendenti,  ai  parenti,  agli  amici,  a  coloro  tutti  che  ebbero  col  Poeta  in  qualsisia 
maniera  rapporto,  così,  rivolgendosi  agli  studiosi  dell'Alighieri,  dichiararono  il  loro 
intendimento  :  «  E  tempo  oramai  che  gli  studi  sulla  vita  di  Dante,  con  la  scorta 
e  l'esempio  dei  più  venerati  maestri,  siano  messi  per  una  via  da  cui  non  si  torni 
indietro  ;  non  più  quella  delle  vaghe  affermazioni  o  dei  sistematici  dubbi,  sibbene 
l'altra,  diretta  e  sicura,  della  riprova  dei  fatti.  E  a  questa  via  da  tre  punti  con- 
viene muovere:  dallo  studio  delle  notizie  soggettive  sparse  qua  e  là  nelle  opere 
del  Poeta  ;  da  quello  delle  notizie  tradizionali  forniteci  dai  biografi  antichi  più  degni 
di  fede  ;  dall'  esame  dei  documenti  acquisiti  alla  storia.  »  Da  quest'  ultima  parte  i 
due  benemeriti  eruditi  han  mosso  il  passo:  e  che  l'opera  loro,  per  corredo  di  ricerche 
e  di  studi,  per  gusto  e  per  critica  sorpassi  le  promesse  convien  che  dichiari  chiunque 
abbia  sott' occhio  i  quattro  fascicoli  fin  qui  pubblicati;  come  il  beneficio  grande 
che  vengon  rendendo  agli  studi  danteschi,  raccogliendo  in  assetto  definitivo  l'in- 
gente cumulo  di  scritti  cui  la  sola  vita  del  Poeta  ha  dato  origine,  misurerà  chi 
pensi  che  quegli  scritti  son  dispersi  in  pubblicazioni  di  pochi  esemplari,  difìfìcil- 
mente  reperibili,  in  riviste  d'ogni  parte,  anche  in  giornali  politici. 

L' opera,  come  vuole  la  mole  sua  e  la  sua  laboriosa  preparazione,  esce  a  fasci- 
coli; senza  che  n'abbia  detrimento  l'immediata  utilità  pratica;  poiché  opportuni 
indici  agevoleranno   l'ordinamento  e  le  ricerche,  sia  perché  ogni  fascicolo,  in  sé 


LA  BIBLIOFILIA 


105 


stesso  compiuto,  illustra  uno  o  più  fatti  della  vita  di  Dante;  e  dato  il  carattere 
del  lavoro,  non  racconto,  ma  Codice  Diplomatico,  non  ne  soffre  l'unità  del  lavoro 
che  non  è  una  biografia,  ma  una  raccolta  di  documenti.  E  i  documenti  dati  in 
splendide  tavole  di  fac-simile  conservando  le  dimensioni  delle  pergamene  e  delle 
carte  o  di  poco  riducendole,  mette  sotto  agli  occhi  del  lettore  i  tesori  di  più  archivi 
e  biblioteche,  facendogli  cosi  vedere  con  la  maggiore  fedeltà  possibile,  gli  originali 
stessi.  Oltre  la  riproduzione  in  zincotipia,  si  dà  del  documento,  quando  bisogni, 
la  storia;  sempre  poi  si  accompagna  con  la  trascrizione  diplomatica,  con  note  illu- 
strative delle  persone,  degli  avvenimenti  menzionati:  e  le  illustrazioni  son  anche 
figurative  da  miniature,  da  pitture,  da  sculture  contemporanee,  o  delle  più  vicine 
a  quei  tempi.  Sicché  l' arte  bellamente  s' accoppia  alla  erudizione  per  darci  una 
genuina  rappresentazione,  sotto  ogni  aspetto  compiuta,  delle  memorie  che  all'Ali-  ' 
ghieri  ed  ai  suoi  si  rilegano. 

Dei  quattro  fin  qui  pubblicati,  il  primo  fascicolo  è  consacrato  all'ambasceria 
di  Dante  per  il  comune  di  Firenze  al  comune  di  San  Gimignano  :  gli  altri  tre 
hanno  la  serie  degli  atti  consiliari  dello  stesso  comune  di  Firenze  nei  quali  Dante 
intervenne  e  consigliò. 

Una  scoperta  degli  egregi  editori  rende  pregevole  di  novità  e  d'importanza 
il  fascicolo  primo.  Da  essi  ritrovata  nel  R.  Archivio  di  Stato  in  Firenze,  qui  si 
pubblica  per  la  prima  volta  la  deliberazione  dei  31  marzo  1299  del  Consiglio  dei 
Cento  sull'elezione  dei  sindaci  della  Taglia  guelfa  di  Toscana,  in  esecuzione  della 
quale  deliberazione  la  città  di  Firenze  inviava  a  San  Gimignano  un  ambasciatore, 
che  fu  Dante,  per  invitare  quel  comune  a  nominare  un  suo  rappresentante  in  un 
parlamento  da  convocarsi  in  breve,  per  provvedere  al  grave  affare  della  nomina 
del  Capitano  della  Taglia  stessa.  Ai  7  maggio  parlò  l'Alighieri  innanzi  agli  ufficiali 
ed  al  Potestà  di  San  Gimignano,  ottenendo  ciò  che  domandavasi,  compiendo  felice- 
mente l'ambasceria,  prima  delle  due  che  certamente  egli  compì.  Era  allora  potestà 
in  San  Gimignano  Mino  di  Simone  dei  Tolomei  da  Siena,  soprannominato  Zeppa, 
che  Cecco  Angiolieri  vituperò  per  avaro  e  codardo.  Di  Mino  si  danno  molte  notizie 
e  importanti,  con  l' albero  genealogico  ;  e  ancora  del  notaro  di  lui,  ser  Tuccio  di 
Segna,  del  quale  si  ristampa  una  singolare  ballata  «  Molto  à  eh'  io  non  cantai,  » 
che  il  Carducci  per  il  primo  ritrovò  e  fece  conoscere.  Si  aggiungono  altre  notizie 
sul  Capitano  della  Taglia  guelfa,  ufficio  che  in  quel  tempo  teneva  il  conte  Taddeo 
di  Monte  Orgiali  della  Maremma  senese,  forse  dei  Cacciaconti,  quello  stesso  che 
fu  curatore  di  Giovanna,  figliuola  di  Nino  Visconti  di  Gallura  e  che  trattò  il  ma- 
trimonio di  lei  con  Corradino  Malaspina. 

Alle  fototipie  della  carta  sangimignanese  fanno  corredo  una  veduta  della 
terra  turrita  di  San  Gimignano,  e  due  suoi  splendidi  stemmi,  dei  quali  uno  nella 
sala  del  Comune  (fig.  i),  l'altro  che  sta  nella  chiesa  di  Sant'Agostino  all'altare  di 
San  Bartolo,  è  opera  di  Benedetto  da  Maiano  ;  la  riproduzione  del  Palazzo  del  Popolo, 
e  della  sala  di  questo  palazzo,  conservata  anche  oggi  come  Dante  la  vide,  salvo  che 
in  luogo  delle  ricche  pitture  d'allora,  delle  quali  solo  alcune  tracce  restano  oggi, 
poco  appresso,  nel  131 7,  vi  conduceva  Simone  Memmi  il  grandioso  affresco  della 


io6 


LA   BIBLIOFILIA 


Vergine.  Del  potestà  Tolomei  si  riproducono  il  sigillo  e  lo  stemma,  togliendo  questo 
dalla  coperta  del  libro  originale  dei  Consigli  del  comune  durante  la  sua  potesteria. 
I  dieci  atti  consiliari  del  comune  di  Firenze,  ai  quali  Dante  partecipò  dal 
6  luglio  1295  al  28  di  settembre  1301,  prendono  gli  altri  tre  fascicoli  del  Codice 
Diplomatico.  Nel  Consiglio  generale  del   comune  del  6  di  luglio  del  1295,  mes- 


Fig.    I. 


ser  Palmieri  Altoviti,  proposto  dalla  Signoria,  mise  innanzi  alcune  parziali  riforme 
agli  Ordinamenti  di  giustizia  che,  statuiti  per  opera  di  Giano  della  Bella  grave- 
mente opprimevano  i  grandi,  e  che  ora  proponevasi,  come  si  ottenne,  di  mitigare, 
per  togliere  ogni  ragione  d' insorgere  contro  il  reggimento  popolare.  Di  questa  de- 
liberazione di  grande  importanza  politica  nella  storia  del  comune,  che  tra  i  suoi 
favorevoli  ebbe  l'Alighieri  allora  giovanissimo,  e  forse  per  la  prima  volta  consi- 
gliere, ci  rimane  la  ConstiUa  in  un  logoro  frammento  di  carta,  dove  il  dotto  ed 
•esperto  pubblicatore  di  quei  documenti,  Alessandro  Gherardi,  divinò  il  nome  di 


LA   BIBLIOFILIA 


107 


Dante  Alighieri,  restandone  appena  le  due  ultime  sillabe.  Intera  invece  ci  è  per- 
venuta, ed  era  già  stata  pubblicata  dal  Del  Lungo,  la  Provvisione  che  si  riferisce 
a  questa  riforma  degli  Ordinamenti  di  giustizia,  cioè  le  proposte  deliberate  dai 
Priori,  dal  Potestà,  dal  Capitano  del  popolo  e  dai  Consoli  delle  arti;  e  qui  si 
riproduce  integralmente,  e  cosi  conosciamo  a  pieno  la  riforma  sancita  in  favore 
dei  Grandi.  D'assai  minore  importanza  è  la  Consulta  del  14  dicembre  1295,  rife- 
rentesi  al  modo  di  rinnovare  la  Signoria  per  il  bimestre  dal  15  di  dicembre,  che 
ebbe  Dante  fra  i  consiglieri,  e 
che  qui  si  pubblica  sola,  non 
pervenutaci  la  Provvisione. 

In  questi  due  consigli  in- 
tervennero con  Dante,  Palmieri 
Alto  viti  e  Leone  Poggi  ;  il  primo 
a  lui  compagno  nell'esilio,  l'altro 
marito  d' una  sorella  di  Dante, 
e  padre  di  quell'Andrea,  che,  al 
dire  del  Boccaccio  «  maraviglio- 
samente nelle  lineature  del  viso 
somigliò  Dante,  e  ancora  nella 
statura  della  persona,  e  cosi  an- 
dava un  poco  gobbo,  come  Dante 
si  dice  che  facea  ;  »  ma,  pur  trop- 
po, non  ebbe  con  lo  zio  altra  simi- 
glianza,  poiché  «  fu  uomo  idiota.  » 
Dell' Altoviti  e  del  Poggi  per- 
tanto si  accolgono  notizie  bio- 
grafiche in  questo  fascicolo  con 
lo  stemma  (fig.  2)  del  primo. 

A  questo  tempo  il  comune  non  aveva  ancora  la  splendida  residenza  inalza- 
tagli da  Arnolfo.  Da  una  pittura  del  Vasari  nella  sala  di  Leone  X  in  Palazzo 
Vecchio  si  riproduce  in  questo  secondo  fascicolo  la  facciata  di  San  Piero  Sche- 
raggio,  ove  s'adunavano  i  consigli,  distrutta  poi  nel  1561  per  edificare  gli  Uffìzi, 
trasportandone  il  magnifico  pulpito  marmoreo  (qui  anche  riprodotto)  nella  chiesa 
suburbana  di  San  Leonardo  d'Arcetri,  ove  esiste  tuttora.  Da  una  pittura  che  Cen- 
nino  Cennini  da  Colle  fece,  nella  prima  metà  del  quattrocento,  nelle  antiche  carceri 
delle  Stinche,  si  riproduce  ancora  Sant'Anna  in  atto  di  consegnare  gii  stendardi 
di  Firenze  alle  milizie  cittadine.  In  fine  sta  la  riproduzione  dell'arme  degli  Altoviti, 
da  quella  originale,  che,  scolpita  da  Benedetto  da  Rovezzano,  vedesi  anche  oggidì 
sulla  facciata  della  canonica  dei  Santi  Apostoli  in  Firenze  (fig.  2). 

Con  la  Consulta  dei  5  giugno  1296  e  con  la  relativa  Provvisione  componesi 
il  terzo  fascicolo  del  Codice.  Nel  consiglio  di  quel  giorno  più  sono  le  proposte:  le 
più  importanti,  le  opere  di  allargamento  della  piazza  di  San  Giovanni  in  Firenze, 
ed  i  provvedimenti  per  il  governo  di  Pistoia.  Poiché  ai  consoli  di  Calimala  e  agli 


Fig.  2. 


io8 


LA    BIBLIOFILIA 


operai  di  Santa  Reparata  la  piazza  sembrava  «  arcta  et  parvae  capacitatis  gen- 
tium,  »  cosicché  fosse  malagevole  assistere  alle  prediche  e  alle  feste,  si  provvide 
atterrando  lo  spedale,  rimovendo  le  arche  che  erano  attorno  alla  chiesa  e  pur  troppo 
disperdendole  quasi  tutte,  tanto  che  due  sole  oggi  ne  rimangono  nel  cortile  del 
Palazzo  Riccardi.  A  Pistoia,  datasi  per  cinque  anni  in  balia  dei  fiorentini,  affinché 
la  pacificassero  e  riformassero,  si  mandano  tosto  due  ufficiali  del  comune,  che,  per 
quanto  pare,  la  governarono  aspramente. 

Le  illustrazioni  fototipiche  di  questo  fascicolo  anche  meglio  riuscite  di  quelle 
degli  antecedenti,  molto  le  sorpassano  per  importanza  storica.  Ben  sette  ci  pongono 
sotto  gli  occhi  l'antico  tempio  di  San  Giovanni,  tolte  tre  da  pitture  e  miniature 
antiche,  e  quattro,  fin  qui  sconosciute,  cavate   da  un   magnifico  manoscritto  chi- 


F.g. 


giano  del  secolo  xiv  delle  cronache  del  Villani,  che  agli  avvenimenti  nel  Codice 
Diplomatico  illustrati  sarà  opportunissimo  ed  autorevole  commento  figurato.  Anche 
la  veduta  di  Pistoia  è  tratta  da  questo  manoscritto  prezioso;  e  dall'originale  nel- 
r  atrio  del  Palazzo  Riccardi  proviene  la  riproduzione  d' una  delle  arche  che  stavano 
attorno  alla  chiesa  di  San  Giovanni  (fig.  3). 

Le  Consulte  del  1301  formano  il  quarto  fascicolo.  Chiudono  queste  l'opera 
dell'Alighieri  consigliere  del  suo  comune,  che  fu  presente,  in  quest'anno,  ai  consigli 
del  14  aprile;  del  19  giugno;  del  13,  del  20,  e  del  28  di  settembre.  Nel  primo  si 
discusse  del  modo  d'eleggere  i  Priori  per  il  bimestre  successivo  (come  già  erasi 
discusso  nel  14  dicembre  1295)  e  della  elezione  di  sei  Buoni  uomini  nel  sesto  di 
Borgo  i  quali  vadano  a  scrutinio  per  Gonfalonieri.  Nei  due  consigli  del  19  giugno 
la  proposta  fu  per  trattative  fra  il  comune  di  Firenze  e  quel  di  Colle,  fra  il  co- 
mune di  Firenze  e  papa  Bonifazio  Vili.  Nel  13  di  settembre  i  consigli  tornarono 
a  parlare  degli  Ordinamenti  di  giustizia,  giogo  intollerabile  per  i  grandi,  caposaldo 
di  libertà  e  di  quieto  vivere  per  il  popolo  trionfante.  Il  transito  di  grani  e  biade, 
se  dovesse  permettersi  sul  territorio  fiorentino,  mentre  da  Bologna  eran  condotti  a 


LA   BIBLIOFILIA 


109 


Pisa;  e  nello  stesso  giorno,  in  altro  consiglio,  si  disbrigarono  piccole  faccende  del 
comune. 

In  tali  consigli  qui  riassunti  per  sommi  capi.  Dante  spesso  interloquì.  Ai 
14  d'aprile,  sul  modo  d'eleggere  la  futura  prossima  Signoria,  parlò  in  favore  del 
parere  di  ser  Bindo  di  ser  Guicciardo  «  quod  Capitudines  et  Sapientes  cuiuslibet 
sextus  simul  congregati  nominent  quatuor  in  quolibet  sextu,  et  postea  fiat  scrupti- 
nium  secundum  morem  solitum  »  e  cosi  fu  accettato  ;  e  per  la  elezione  del  Gonfa- 
loniere, Dante  «  consuluit  quod  Capitudines  et  Sapientes  cuiuslibet  sextus  nominent 
unum  in  dicto  sextu,  »  come, 
per  alzata  e  seduta,  piacque  ai 
pili.  Nei  consigli  del  19  di  giu- 
gno si  dichiarò  l'Alighieri  fa- 
vorevole alla  «  commisio  facta 
per  comune  de  Colle  in  domi- 
nos  Priores  et  Vexilliferum,  » 
restando  la  proposta  approva- 
ta; ma  in  ambedue  i  consigli 
di  quel  giorno  egli  negò  reci- 
samente che  si  desse  a  Boni- 
fazio Vili  il  sussidio  dei  cento 
militi,  i  quali  pur  furon  con- 
cessi con  quarantanove  voti 
favorevoli,  nonostante  trenta- 
due contrari.  Parlò  anche  ai 
13  di  settembre  sugli  Ordina- 
menti di  giustizia;  ma  nella 
Consulta  la  parola  di  Dante, 
a  noi  «  in  simil  proposito  e 
momento  anche  più  preziosa  » 
(Del  L.V'NGO, 'Dino  Compagni, 
I,  209)  fu  lasciata  in  bianco  dal 
poco  diligente  notaio.  Per  la 
condotta  dei  grani  da  Bologna 

a  Pisa  dette  parere  favorevole  l'Alighieri  nel  giorno  20  settembre;  e  lo  dette  dopo 
quello  di  tale  eh'  ei  doveva  nel  Poema  infamare,  messer  Lapo  Salterelli  :  e  così  fu 
concesso.  E  favorevole  fu  il  parere  di  Dante,  in  altro  consiglio  in  questo  giorno 
medesimo,  a  minori  proposte,  fra  le  quali  che  si  spendessero  sessantatre  lire  «  in 
quodam  messale  emendo  prò  capella  Priorum  et  Vexilliferi,  dandis  presbitero 
Bene,  rectori  ecclesie  Sancti  Ruffìni.  » 

Di  questi  consigli  del  1301,  riferiti  in  questo  quarto  fascicolo,  ai  quali  fu 
presente  l'Alighieri,  mancano,  disgraziatamente,  tutte  le  Provvisioni,  tranne  una, 
in  data  28  settembre;  ma  ci  rimangono,  per  buona  ventura,  tutte  le  Consnlte:  e 
queste  insieme  con  la  trascrizione,  si  danno  in  cinque  tavole  eliotipiche,  benissimo 


ìi'ìsmh^M^M 


Fis 


no  LA   BIBLIOFILIA 


riuscite,  assai  meglio  delle  antecedenti,  per  la  migliore  conservazione  degli  originali. 
Della  Provvisione  superstite  si  pubblica  una  diplomatica  trascrizione,  come  per  le 
altre  ancora  fu  praticato.  E  come  negli  altri  ampio  e  importante  è  in  questo  fascicolo 
il  commento,  sia  storico,  sia  figurativo.  S'illustrano,  con  sobrie  notizie,  la  Cappella 
dei  Priori  nel  loro  palazzo,  dedicata  a  San  Bernardo;  e  il  cardinale  d'Acquasparta 
(fig.  4).  Del  qual  cardinale  si  dà  ancora  la  figura  da  un  dipinto  di  Benozzo  Gozzoli 
nel  monastero  di  San  France.sco  in  ^Montefalco  ;  e  la  figura  di  Dante  da  altro  fresco 
dello  stesso  maestro  nel  monastero  medesimo.  Di  Bonifazio  "\'III  si  riproduce  la 
statua,  scolpita  sul  principio  del  secolo  xiv,  che  lo  rappresenta,  d' intera  la  persona, 
sedente  in  trono,  da  non  molti  anni  collocata,  per  munificenza  di  Onorato  Caetani 
di  Sermoneta,  nella  cattedrale  fiorentina;  e,  sempre  dal  secolo  xrv,  le  miniature 
del  prezioso  Villani  chigiano  hanno  dato  la  rappresentazione  d'altri  avvenimenti 
della  vita  di  questo  pontefice:  la  incoronazione,  e  la  cattura.  Un'antica  veduta  di 
Firenze  proviene  da  un  manoscritto  della  Nazionale  fiorentina,  contenente  Memorie 
e  Notizie  di  antichità  diverse  di  monsignor  Vincenzo  Borghini,  e  alcuni  dei  suoi 
Discorsi. 

Dai  quattro  fascicoli  fin  qui  pubblicati,  da  questo  poco  che  ne  son  venuto 
esponendo  ai  lettori  della  Bibliofilia,  sicuro  può  trarsi  il  giudizio  che  il  Codice 
Diplomatico  Dantesco,  concordemente  formato  dalla  scienza  storica  e  dalla  paleo- 
grafica, dalla  gravità  dell'erudizione  e  dalla  genialità  dell'arte,  darà  insieme  rac- 
colti i  documenti  della  vita  dell'Alighieri,  splendidamente  illustrandoli  con  l'arte 
ai^tica.  C.  IMazzi. 


DOMANDE 


Citazioni.  —  Per  un  lavoro  in  corso  si  desidera  avere  una  ventina  di  citazioni  tolte 
dai  più  celebri  scrittori  italiani,  relative  al  libro,  alla  lettura  ed  alla  bibliofilìa.  Si  prega  la 
cortesia  dei  lettori  di  questa  Rivista  di  comunicare  quelle  che  conoscono  alla  direzione  della 
Bibliofilia  con  la  gentile  indicazione  delle  fonti  da  cui  sono  tolte. 

Storia  della  Stampa  in  Italia.  —  Da  molti  anni  vo  raccogliendo  i  materiali  per 
un  Dizionario  storico  geografico  della  stampa  in  Italia,  di  cui  fra  qualche  settimana  inco- 
mincerà la  stampa  per  cura  dell'  editore  Leo  S.  Olschki  di  Firenze.  Esso  sarà  compilato 
sopra  un  piano  pivi  esteso  di  quello  del  notissimo  Dictionnaire  de  giographie  del  Deschamps, 
poiché  conterrà,  non  soltanto  la  indicazione  di  tutti  i  luoghi  d'Italia,  anche  di  minima 
importanza,  che  ebbero  tipografie  fino  ai  nostri  giorni,  con  notizie  sui  tipografi  che  v'  in- 
trodussero la  stampa,  sulle  edizioni  principi,  ecc.,  ma  anche  succinti  ragguagli  delle  vicende 
tipografiche  posteriori,  e  dei  più  famosi  tipografi  che  vi  lavorarono.  Non  mi  sarebbe  pos- 
sibile di  condurre  bene  a  fine,  specialmente  per  i  paesi  minori,  un  lavoro  sì  ampio  senza 
l'aiuto  dei  dotti  cultori  della  bibliografia  e  della  erudizione  locale;  ed  a  questi  mi  rivolgo 
invocandone  la  benevola  assistenza  e  fiducioso  di  non  ricorrere  invano  alla  tradizionale 
cortesia  e  dottrina  dei  miei  colleghi. 


LA   BIBLIOFILIA  iii 


Quindi  sarò  molto  grato  a  tutti  coloro  che  volessero  favorirmi  notizie  di  edizioni  prin- 
cipi novellamente  ritrovate,  e  per  le  quali  venisse  a  mutare  la  data  finora  comunemente 
accettata  della  introduzione  della  stampa  in  alcun  paese  ;  e  particolarmente  a  chi  potesse 
fornirmi  curiose  e  poco  note  informazioni  di  tipografie  private  in  castelli  e  ville,  o  di  stam- 
patori ambulanti  che  in  borghi  di  poca  importanza  abbiano  fatto  brevi  soste  per  stampare 
statuti,  sinodi  o  altri  libri  d'  indole  locale.  S'  intende  che  conosco  già  tutto  quello  che  è 
stato  finora  registrato  dagli  storici  della  italiana  tipografia. 

Delle  cortesi  comunicazioni  che  riceverò,  sarà  fatta  esplicita  menzione  nel  corpo  del 
libro.  A  tutti  coloro  che  vorranno  essermi  larghi  di  aiuto,  esprimo  fin  d'ora  la  mia  sentita 
"conoscenza.  q_  Fumagalli 

Bibliotecario  della  Braidense  di  Milano. 

Ricerca  di  una  parte  di  lettera  di  Mozart.  —  Nella  mia  milografokca  musicale  e 
teatrale,  di  cui  la  Bibliofilia  darà  tra  breve  una  rassegna  illus/rala,  vi  è  una  lettera  in-f.°  a. 
del  gran  Mozart,  diretta  da  Vienna,  17  luglio  1789,  «Àmonsieur  Michele  Buchberg»,  a  tergo 
della  quale  leggesi  la  seguente  annotazione  di  mano  del  celebre  pittore  austriaco  F.  Amerling, 
morto  a  Milano:  «  Questa  lettera  originale  di  W.  A.  Mozart  io  l'ho  ricevuta  a  dì  21  di- 
cembre  1836  qui  a  Milano  da  suo  figlio,  qui  impiegato,  ecc.  » 

Pare  che  il  suddetto  pittore  abbia  voluto  con  questa  lettera  gratificarsi  due  collettori 
amici,  dandone  a  ciascuno  ima  parte. 

La  parte  superiore  con  l'indirizzo  e  con  le  date  e  con  diciannove  linee  di  testo  ora 
è  in  mio  possesso,  ma  si  ignora  in  quali  mani  si  trovi  la  parte  inferiore. 

Sarebbe  pregio  dell'opera  riunire  queste  sparse  membra,  trattandosi  di  un  cimelio  di 
somma  importanza.  p    Lozzi 


RIVISTA   DELLE  RIVISTE 


Zeitschrift    fur    Biicherfreunde    herausgegeben    von    Fedor    von    Zobeltitz, 

III,  2-3.  —  Anton  Schlossar,  Taschen  bucher  und  Almanache  zu  Anfang  unseres  Jahrhun- 
derts.  -  E.  Thiele,  Lutherhandschriften  von  1523-1544.  -  Rudolf  Beer,  Zwei  Prachtwerke 
zu  dem  Regierungsjubilaeum  des  Kaisers  Franz  Josef  I.  -  Hugo  Hayn,  Bibliographie  der 
Bucher  mit  fingirten  Titeln.  -  Ludwig  Geiger,  Neues  von,  an  und  tiber  Jean  Paul.  -  W.  Fa- 
bricius,    Die   altesten  gedruckten   Quellen   zur   Geschichte   des   deutschen   Studententums. 

II.  Nochmals  das  Manuale  scholarium.  -  Felix  Priebatsch,  Miirkische  Bibliotheken  im 
Mittelalter.  -  Kritik-Chronik. 

Zeitschrift    fiir    Bucherfreunde    herausgegeben    von    Fedor    von    Zobeltitz, 

III,  4.  —  Otto  Zaretzky,  Die  Koelner  Bttcher  -  Illustration  im  XV.  und  XVI.  Jahrhun- 
dert.  -  Heinrich  Meisner,  Seltene  Buecher.  -  Franz  Stock,  Der  Codex  fìateyensis.  -  Ru- 
dolf Kautzsch,  von  der  internationalen  Ausstellung  fuer  neuzeitige  Buchausstattung  im 
Kaiser  Wilhelm-Museum  zu  Krefeld.  -  Fedor  von  Zobeltitz,  Neue  Prachtwerke.  -  Kritik- 
Cronik.  (In  questa  rubrica  si  accenna  con  molto  favore  alla  nostra  Bibliofilia  e  si  dà  un 
giudizio  assai  simpatico  del  primo  numero.  N.  d.  D.). 


112  LA   BIBLIOFILIA 


Revue  biblio-iconographique,  1899,  n.  6.  —  D'Eylac,  Les  dernières  ventes.  - 
Pierre  Dauze,  La  reliure  au  salon.  -  Essai  de  bibliographie  des  Petites  Re\aies.  -  Une  nièce 
du  Grand  Comeille,  M.lle.  Bernard.  -  La  vie  littéraire  au  xix  siècle.  -  Le  droit  de  re- 
production des  lettres  et  citations  littéraires.  -  Les  livres.  -  Miscellanées.  -  Publications 
nouvelles. 

Bulletin  du  Bibliophile  et  du  Bibliothécaire,  15  juin  1899.  —  Eugène  Muntz, 
La  Bibliothèque  de  ]\Iathias  Corvin,  notes,  nouvelles.  -  Maurice  Henriet,  Le  deuxième 
centenaire  de  Racine  à  la  Bibliothèque  nationale.  -  Eugène  Asse,  Les  petits  Romantiques.  - 
A  l'Hotel  Drouot.  -  Chronique.  -  Livres  nouveaux. 

Centralblatt    fur    Bibliothekswesen    herausgegeben    von    Dr.    O.   Hartwig, 

XVI,  6-7.  —  Maximilian  Curtze,  Eine  Studienreise.-- Joseph  Fòrsteraann,  Felix  Kònig 
(Rex)  Polyphemus,  erster  Bibliothekar  des  Herzogs  Albrecht  von  Preussen.  -  Georg  Stein- 
hausen,  Eine  Universitatsbibliothek  als  Pfandleihinstitut  (1686-1687).  -  Recensionen  und 
Anzeigen.  -  Mittheilungen  aus  und  iiber  Bibliotheken.  -  Verraischte  Notizen.  -  Neue  Erschei- 
nungen  auf  dem  Gebiete  des  Bibliothekswesens,  etc. 

Rivista  delle  Biblioteche  e  degli  Archivi  dir.  da  Guido  Biagi,  X,  5-6.  —  Gen- 
tile Pagani,  L' archivio  storico  del  Municipio  di  Milano.  -  Luigi  Colini-Baldeschi,  Docu- 
menti volgari  maceratesi.  -  Demetrio  Marzi,  Documenti  per  la  storia  della  Romagna 
toscana.  -  F.  P.  Luiso,  ricerche  cronologiche  per  un  riordinamento  dell'  epistolario  di 
A.  Traversare  -  Rivista  bibliografica.  -  Notizie.  -  Bollettino  della  Società  bibliografica 
italiana. 

Der  Sammler,  XXI,  n.  7.  —  Hans  Naeter,  ein  Gutenberg-Album. 

Frankfurter  Zeitung,  XLIII,  n.  173.  —  Heinrich  Heidenheimer,  Johannes  Gu- 
tenberg zum  Gedachtniss.   (Zuni  Johannistage). 


CATALOGHI  LIBRARI 


/«^  Ellis  &  Elvey,  Londra.  Cat.  92  :  Libri  e  manoscritti  rari.  —  Quest'  elenco  descrive 
635  opere,  delle  quali  sono  degne  di  nota  le  seguenti  : 

N.  39.  Ariosto,  Orlando  furioso  nuovamente  adornato  di  figure  di  rame  da  Girolamo 
Porro.  Venetia,  appresso  Francesco  de  Franceschi  Senese,  1584,  in  fol.  picc.  Prima  edi- 
zione assai  rara  colle  cinquanta  bellissime  stampe  del  Porro.  Esemplare  completo  dell'illu- 
strazione per  il  34°  canto  che  generalmente  suole  mancare.   Fr.   210. 

N.  90.  Astrologia.  Granollachs  (Bernardo  de).  Ne  la  nobillissima  arte  &  scientia  de 
Astrologia  e  stato  tracio  lo  presente  sumario.  In  loquale  sumario  sono  le  conjunctioni  & 
oppositioni,  cloche  li  giramento  &  le  piene  della  luna  sumato  per  ciaschun  mese  &  per 
ciaschuno  anno  del  presente  1491  fino  al  anno  1550  secando  largamente  e  manifesta  se 
demonstra  in  lo  presente  libro.  [S.  l.  et  a.,  1491].  in  4.  Con  una  curiosa  incisione  in  legno 
sulla  prima  pagina.  Questo  volume  interessante  segna  la  data  e  l'ora  della  luna  nuova  e 
piena  per  ogni  mese  degli  anni  1491-1550  calcolate  per  la  città  di  Barcellona,  con  una 
tabella  delle  ore  corrispondenti  di  Genova,  Milano,  Venezia,  Firenze,  Roma,  Napoli,  Brin- 


LA   BIBLIOFILIA 


II  • 


disi  ed  altre  dieci  città  d'Italia.  Inoltre  segna  le  eclissi  e  date  delle  feste  principali,  ecc., 
per  ogni  anno  del  suddetto  periodo.  Questa  rara  edizione  in  lingua  italiana  sembra  essere 
rimasta  sinora  ignota  ai  bibliografi. 


Psalterium.  Coloniae   15 18. 

N.  97.  Biblia  sacra  latina  cum  prologis  beati  Hieronymi  et  interpretationibus  hebrai- 
corum  nominum  in  fine.  -  Manoscritto  della  fine  del  xin  o  del  principio  del  xiv  secolo, 


114 


LA    BIBLIOFILIA 


composto  di  oltre  quattrocento  fogli  di  pergamena  sottile  e  candida,  in  fol.  piccolo.  Bel 
codice  ornato  da  un  magnifico  contomo  miniato  composto  di  sette  scompartimenti  che  raffi- 
gurano la  creazione  del  mondo,  da  una  lettera  iniziale  miniata  per  ogni  libro  e  da  disegni 
decorativi  a  penna  nei  margini.  La  prima  pagina  porta  l'iscrizione  «  San  Lorenzo  el  real 

del  Escoriai  »  ed  è  da  credere 
perciò  che  il  codice  abbia  ap- 
partenuto a  quella  Biblioteca. 
Fr.  4500. 

N.  132.  Psalterium  in  qua- 
tuor  linguis,  Hebraea,  Graeca, 
Chaldaea,  Latina.  Impressimi 
Coloniae  1518.  fol.  Esemplare 
nella  legatura  originale  di  vi- 
tello che  il  compilatore  del  ca- 
talogo descrive  come  segue  : 

«  A  beautiful  example  of 
German  stamped  binding  of  the 
sixteenth  century.  On  the  front 
cover  of  the  volume  are  the 
initials  M.  R.  H.  B.  and  the 
date  1572,  and  on  the  fly-leaf 
is  the  autograph  of  M.  Rudolph 
Hildebrant,  1572.  It  also  con- 
tains  the  bookplate  "  Ex  Bi- 
bliotheca  Hieronymi  à  !Mun- 
chausen,  "  about  1700.  The 
centrai  panel  on  the  obverse 
represents  the  Crucifixion,  with 
the  Centurion,  ÌMoses,  and  Job; 
that  on  the  reverse  exhibits  the 
Resurrection  of  Christ.  Each 
has  a  Latin  inscription  in  two 
lines  beneath,  and  bears  the 
initials  I.  B.  Around  the  panels 
is  a  band  composed  of  four 
compartments,  viz.,  the  An- 
nunciation,  the  Baptism  ot  Christ,  the  Crucifixion,  the  Resurrection,  each  with  Latin  mot- 
toes  ».  Fr.  525. 

Questo  libro  merita  di  essere  segnalato  anche  dal  punto  di  vista  tipografico.  Le 
quattro  versioni  sono  stampate  in  altrettante  colonne  parallele  coi  caratteri  propri  di  ogni 
lingua.  Il  catalogo  «  Livres  à  figures  du  xvi*  siècle  »  della  Libreria  Leo  S.  Olschki  di  Fi- 
renze dà  sotto  il  n.  358  un'  esatta  descrizione  di  questo  raro  volume  accompagnandola  di 
un  fac-simile  del  titolo  che  si  riproduce  a  pag.  113. 

N.  384.  Juvenalis  et  Persius.  Satyrae.  S.  1.  et  a.  (sed  Lugduni  e.  1503)  in  8.  Esem- 
plare stampato  su  pergamena  della  contraffazione  Lionese  dell'edizione  Aldina  del  1501. 
Fr.  315- 


LA   BIBLIOFILIA 


"5 


N-  535-  Scander-beg.  Barktius  {Marinus),  Historia  de  Vita  et  Gestis  Scanderbegi 
Epirotarum  Principis.  Impressum  Rome  per  B[ernardum  Venetum  de]  Vptalibus].  [Sine  anno, 
circa  1508.]  fol.  Celebre  edizione  principe,  il  cui  titolo  è  racchiuso  in  un  bel  contorno. 
Di  straordinaria  bellezza  è  il  ritratto  dello  Scanderbeg  a  piena  pagina  che  si  trova  sul  verso 
dell'ultima  carta  della  tavola  e  che  qui  si  riproduce  (pag.    114). 

Giorgio  Castriot,  piti  noto  sotto  il  nome  di  Scander-beg,  n.  nel  1404,  il  padre  suo 
fu  Gio.  Castriot,  principe  d'  Epiro  o  d'Albania,  che  dovette  pagar  tributo  all'  imperatore 
Amurat  I,  e  dargli  altresì  per  istatichi  i  quattro  suoi  figli.  I  tre  maggiori  restaron  confusi 
nel  numero  degli  schiavi  del  soldano,  ma  Giorgio,  l'ultimo  di  essi,  fu  educato  appresso  di  lui 
con  grandissima  cura,  e  nella  religione  mussulmana.  La  vigorìa  delle  membra,  i  fatti  pieni  di 
ardimento  e  coraggio  del  giovane  epirota,  gli  valsero  il  soprannome  di  Scander  {Alessan- 
dro), cui  r  imperatore  aggiunse  il  titolo  di  Bey  o  Beg.  Innalzato  alla  dignità  di  sangiac 
e  comandante  di  cinquemila  uomini,  egli  li  condusse  contro  la  Serbia  e  ne  ritorno  vitto- 
rioso, ma  da  quell'ora  in  poi  comincio  a  dar  mente  a  certi  maggiorenti  albanesi  stanchi 
di  più  portare  il  giogo  ottomano.  Egli  abbracciò  la  fede  cristiana  e  divenne  il  duce  prin- 
cipe degli  Albanesi  ed  Epiroti.  La  sua  vita  non  fu  altro  che  una  sequela  di  vittorie  contro 
i  mussulmani  i  quali  gli  diedero  il  soprannome  di  diavolo  bianco  della  Valachia.  Egli  mori 
nel  1467  a  Lissa,  oggi  Alesia,  dove  s' era  condotto  per  patteggiare  una  lega  coi  Vene- 
ziani, a'  quali  apparteneva  quella  città.  Gli  Albanesi  lo  celebrano  ancora  oggi  nei  loro 
canti  nazionali. 

N.  596.  Una  collezione  di  diciotto  miniature  tolte  da  «  Ducali  Veneziani  »  del  xv  se- 
colo e  riunite  in  un  volume  in  fol.  piccolo.  —  Ecco  come  le  descrive  il  catalogo  : 

«  They  contain  portraits  of  Antonio  Barbaro,  Vincenzo  Capello,  Pietro  de  Chataia- 
petro,  Andrea  Contareno,  and  Pandolfo  Guoro,  whose  names  appear  ;  others  are  denoted 
by  the  arms,  as  members  of  the  families  of  Bragadino,  De  Rossi,  Corraro,  Malepieri,  Fo- 
scarini,  Pandolfini,  Varotari,  and  Contadini.  Four  of  these  miniatures  have  been  severally 
attributed  to  Paolo  Veronese,  Paris  Bordone,  Girolamo  dai  Libri,  and  Pordenone.  The 
paintings  are  not  merely  portraits  of  the  persons  on  whom  a  charge  has  been  conferred, 
but  generally  include  other  whole-length  figures,  as  the  Virgin,  St.  Mark,  Venice  personi- 
fied,  an  ecclesiastic,  etc  ;  in  some  there  are  two  or  more  figures  besides  the  portrait,  with 
animals,  buildings,  landscape,  and  other  accessories,  and  ali  have  rich  borders  in  gold  and 
colours  of  various  design.  They  are  beautiful  specimens  of  Italian  art  of  the  period  ;  the 
colouring  bright  and  rich  ».  Fr.   1875. 

(•t  Techener,  Librairie,  Paris.  Bibliopoliana.  Cat.  46  di  libri  antichi,  rari  e  curiosi,  ecc. 

Catalogo  bimensile  che  la  Libreria  distribuisce  come  dono  agli  abbonati  al  Bulletin  du 
Bibliophile;  esso  comprende  i  numeri  9811-10059  (pp.  2291-2349).  Notiamo: 

N.  9824.  Aristoteles  ad  Nicomachum  filiura  de  moribus.  Bas.,  Joan.  Oporinus,  s.  a. 
in  8,  leg.  del  xvi  sec.  di  mar.  rosso,  con  ricchi  scompari,  ed  arabeschi  sui  piatti,  dorso  dor., 
taglio  dor.  e  cis.  Fr.  500. 

N.  9836.  Boccaccio,  Decameron,  trad.  p.  Anton.  Le  Ma^on.  Lyon,  1597.  in  16,  leg, 
antica  di  marocchino  colle  armi  del  P.  Leroy.  Fr.  350. 

N.  9860.  Historie  del  S.  D.  Fernando  Colombo  ;  nelle  quali  s'ha  particolare  &  vera  re- 
latione  della  vita  &  dei  fatti  dell'ammiraglio  D.  Christoforo  Colombo  suo  padre  ec.  Ven.  1571. 
in  8.  Prima  edizione  assai  rara  di  questa  traduzione  dallo  spagnuolo.  Il  Brunet  dubita  che  ne 
sia  stato  mai  stampato  il  testo  originale.  Fr.  140. 


u6  LA   BIBLIOFILIA 


N.  9871.  Doni,  Inferni.  Ven.,  Marcolini,  1553.  7  parti  in  un  volume  in  4.  Con  ritratto 
e  figure  ine.  in  legno.  Prima  edizione  rara.  Fr.  150. 

N.  9872.  Dorai,  Fables  nouvelles.  La  Haye  et  Paris,  1773.  2  tomi  in  un  voi.  in  8  gr., 
frontisp.,  vignette  ed  incisioni  del  Marillier.  Bell'esemplare  su  carta  grande.  Fr.  700. 

N.  9885.  Fracastorus,  syphilis  s.  morbus  gallicus.  Veronae,  1530.  in  4.  Prima  edizione 
del  celebre  poema  del  Fracastoro,  dedicato  a  Pietro  Bembo  Leoni  X  Poni.  Max.  iunc  a  se- 
cretis,  donde  si  può  dedurre  che  sia  stato  composto  almeno  prima  del  1521,  data  della  morte 
di  questo  papa.  I  passi  relativi  all'America,  dice  il  Brunet,  sono  assai  importanti.  Fr.  150. 

N.  9944.  Officium  beate  \-irginis  secundum  consuetudinem  romane  curie,  in  12.  Bel 
manoscritto  italiano  del  xv  secolo,  ornato  da  7  grandi  lettere  iniziali  e  7  contorni.  Fr.  450. 

N.  10016.  Tristan,  Chevalier  de  la  table  ronde  nouellement  imprimé  à  Paris  pour 
Antoine  Vérard,  etc.  s.  d.,  2  tomi  in  un  voi.  in  fol.,  con  incis.  in  legno.  Fr.  1800. 

N.  10017.  Petrarca,  Les  triumphes . . . .  Amours  vainq  le  monde.  Paris,  Jeanne  de 
Marnef,   1545.  in  16.  C.  fig.  ine.  in  legno.  Fr.  200. 

N.  10038.  Du  Buìsson,  Les  tableaux  de  la  volupté,  ou  les  quatte  parties  dujour.  Cy- 
thère,  1771.  in-8,  frontisp.,  4  fig.,  4  vign.  e  4  incis.  a  taglio  dolce  di  Eisen.  Bella  legatura  nel 
genere  di  quelle  di  Padeloup  eseguita  da  Joly.  La  prima  figura  è  accompagnata  dal  disegno 
originale  dell' Eisen.  Fr.  2000. 

Iti  II  sig.  Jacques  Rosenthaì,  di  Monaco  ha  testé  pubblicato  un  catalogo  di  55  edizioni 
originali  di  romanzi  spagnuoli,  al  quale  premette  la  seguente  nota  : 

«  Un  hasard  des  plus  heureux  vient  de  me  mettre  en  possession  d'une  eoUection  de  ro- 
mances  espagnoles  en  éditions  originales  du  seiziéme  siècle.  Elles  me  semblent  ette  restées 
jusqu'iei  inconnues.  Ni  Don  Pedro  Salva  ni  le  Marquis  de  Hérédia  n'en  révèlent  la  possession 
dans  leurs  bibliothèques  si  abondantes  cependant  en  trésors  littéraires  espagnols.  Trés  peu 
de  ces  textes  sont  mentionnés  dans  le  Romancero  de  Duran.  Ci-après  suit  une  courte  des- 
cription  de  toutes  ces  pièces  dont  le  commencement  de  la  première  romance  contenue  dans 
chaque  Cahier  est  seule  citée.  Il  est  superftu  d'ajouter  un  mot  sur  la  rareté  bibliographique  de 
ces  piéces  qu'on  peut  regarder  à  juste  titre  comma  "  uniques  ,,.  Leur  valeur  est  d'autant  plus 
grande  que  cette  littérature  destinée  à  l'usage  du  peuple  et  tombée  vite  à  l'oubli  aété  entière- 
ment  détruite  par  l'usage  et  le  peu  de  valeur  qu'on  lui  attribuait.  Je  suis  dispose  à  les  vendre 
soit  ensemble  soit  séparément  et  j'attends  avec  plaisir  que  ÌNIM.  les  amateurs  s'adressent  à 
moi  pour  s'entendre  sur  le  prix.  » 


VENDITE  PUBBLICHE 


(•5  Un'  importantissima  vendita  ebbe  luogo  a  Parigi  nell'Hotel  Drouot  il  io  giugno  p.  p., 
non  per  il  numero  dei  volumi,  che  era  anzi  assai  esiguo,  ma  per  la  qualità  dei  medesimi. 
Il  catalogo  tace  il  nome  del  proprietario,  ma  si  comprende  che  dev'essere  stato  uno  dei 
più  ricchi  e  principali  collettori  francesi.  La  raccolta  venduta  all'  asta  si  componeva  di 
soli  cinquantadue  numeri  che  meriterebbero  tutti  di  essere  esattamente  descritti  in  queste 
pagine,  ma  stante  la  scarsezza  dello  spazio  riservato  fra  le  altre  a  questa  rubrica,  ci  limi- 
tiamo di  estrarre  dal  catalogo,  compilato  con  sommo  criterio  e  profonda  cognizione,  sol- 
tanto quelli  saliti  ad  un  prezzo  superiore  a  mille  franchi.  La  vendita  che  resterà,  di  certo, 


LA   BIBLIOFILIA  117 


una  delle  più  celebri  negli  annali  delle  aste  librarie,  attirò  un  immenso  numero  di  amatori 
all'Hotel  Drouot,  dove  la  contesa  per  l'acquisto  dei  preziosi  volumi  si  mantenne  accanita 
sino  all'ultimo  dei  numeri.  All'elenco  sommario  dei  libri  venduti  che  facciamo  seguire  qui 
appresso,  premettiamo  che  i  cinquantadue  numeri  fruttarono  la  non  dispregevole  somma 
di  135,120  franchi,  cioè  in  media  2Ò00  franchi  per  ogni  volume: 

N.°  I.  Hciues.  In-fol.,  format  d'agenda,  de  4  et  13Ò  ff.  ;  miniatures,  bordures  et  lettres 
ornées;  rei.  en  bois. 

Précieux  manuscrit  sur  vélin,  exécuté  eu  France,  dans  la  première  moitié  du  xv°  siècle,  pour  le  célèbre 
géaéral  anglais  Jean  Talbot.  Le  format  alloagé  de  ce  livre  de  prières  {275  mill.  de  hauteur  sur  115  mill.  de 
largeur)  prouve  qu'il  ètait  destine  à  étre  porte  par  son  propriétaire  dans  ses  campagaes  incessantes,  ce  qui 
se  trouve  confirmé  par  d'autres  particularités  pleines  d'intérét. 

Il  est  orné  de  vingt-six  miniatures  de  diverses  dimensions. 

Ce  manuscrit  n'est  bien  homogène  ni  pour  les  miniatures  ni  pour  le  teste:  il  a  été  successivement 
développé  et  complète  par  des  mains  différentes.  Il  est  en  latin,  en  anglais  et  en  franyais,  Talbot  n'ayant 
jamais  cesse  de  se  considérer  comme  citoyen  fran^ais  en  méme  temps  qu'anglais,  en  raison  de  son  origine 
et  des  prétentions  de  son  souverain  sur  le  royaume  de  France. 

Plusieurs  miuiaturistes  ont  concouru  à  l'exécution  des  peintures  de  ce  manuscrit.  La  grande  com- 
position  qui  suit  le  calendrier,  les  huit  miniatures  des  Heures  de  la  Vierge,  celles  du  Psautier  et  celles  de 
l'Office  des  morts  paraissent  étre  de  la  raème  main;  la  fleur  de  lis  avec  la  Vierge  et  les  sept  miniatures 
suivantes  sont  d'un  autre  artiste  beaucoup  plus  habile,  et  peuvent  compter  au  nombre  des  belles  composi- 
tions  de  la  première  moitiè  c^i  xv°  siècle.  La  majeure  partie  de  ces  miniatures  sont  sur  un  fond  à  damier 
or  et  couleurs.  Les  pages  qu'elles  dècorent  sont  renfermées  dans  de  jolis  encadrements,  et,  de  plus,  cent 
et  quelques  feuillets  ont  le  marges  ornèjs  de  charmantes  bordures  h.  feuillages  de  houx  d'or  d'une  grande 
finesse,  parsemés  de  fleurs  et  de  fruits  peints  au  naturel  et  quelquefois  combinés  avec  des  rinceaux.  Des  milliers 
d'initiales,  petites  et  grandes,  richement  enluminèes  en  or  et  en  couleurs,  complètent  l'ornementation  de  ce 
volume.  Son  exécution  ne  doit  pas  étre  de  beaucoup  postérieure  à  l'année  1439,  date  du  mariage  de  Talbot 
avec  Marguerite  de  Beauchamp.  Son  origine  fran^aise  n'est  pas  douteuse,  ce  qui  resulto  non-seulement  du 
caractère  de  l'art  de  ses  peintures,  mais  aussi  de  ce  fait  que  le  scribe  ne  connaissait  évidemment  pas  l'an- 
glais,  comme  le  prouvent  les  coupures  maladroites  fles  mots  dans  les  rubriques  ou  dans  les  pièces  écrites 
en  cette  langue.  Il  est  très  probable  qu'il  a  été  executé  en  Normandie.  —  On  a  suppose  qu'il  avait  été  offert 
à  Talbot,   à  l'occasion  de  son  second  mariage,  par  le  due  de  Bedfort. 

On  peut  se  rendre  compte  de  l'intérèt  multiple  qu'offre  ce  pieux  souvenir  d'un  des  plus  fameux 
guerriers  du  XV  siècle,  du  plus  illustre  des  adversaires  de  Jeanne  d'Are,  de  celui  auquel  Shakespeare  a 
accordé  le  surnom  d'Achille  anglais.  Talbot  (premier  comte  de  Shrewsbury),  déjà  octogénaire,  fut  tue  à 
la  téte  de  ses  troupes  sous  les  murs  de  Castillon,  en  1453,  par  une  bande  de  Bretons.  Son  livre  de  prières, 
qui  parait  ne  l'avoir  jamais  quitte,  aura  sans  doute  été  pris  dans  le  pillage  qui  suivit  la  déroute.  Il  a  reparu, 
en  1855,  chez  un  brocanteur  de  Nantes,  d'où  il  passa  dans  la  coUection  d'un  bibliophile  breton.  Dans  ses 
pérégrinations,  il  a  perdu  quelques  fenillets,  et  il  a  gagné  les  signatures  d'un  Henry  de  Bourbon,  d'un  Henry 
de  Latour  et  d'un  Henry  de  Goulard.  —  Il  est  d'une  conservation  parfaite,  sauf  les  deux  premières  minia- 
tures qui  ont  un  peu  soufTert  du  frottement. 

Proviene  dalla  Biblioteca  di  M.  Amb.  Firmin-Didot,  e  fu  venduto  per  18,500  franchi 
nel  1879  e  rivenduto  ora  per  ig,020  franchi. 

N.°  2.  Livre  (T Heures.  In-4,  reliure  en  bois  v.  brun,  fers  à  froid.  (Reliure  duxV  siècle). 

Précieux  et  magnifique  manuscrit  di  xv^  siècle,  sur  vélin.  On  compte  dans  ce  volume  38  grandes 
miniatures  et  837  petites,  sans  y  comprendre  celles  du  calendrier,  qui  sont  au  nombre  de  24,  ce  qui  donne 
un  total  de  899  miniatures,   tant  grandes  que  petites. 

«  Ce  précieux  volume,  d'une  très  belle  conservation,  pourrait  donner  matière  à  une  multitude  d'obser- 
vations;  ce  qui  doit,  pour  nous,  ajouter  encore  à  sa  valeur,  c'est  que  les  nombreuses  peintures  qui  le  dèco- 
rent ont  été  faites  bien  certainement  eu  France,  dans  la  première  moitié  du  xv=  siècle,  par  quelques-uns 
de  ces  artistes  de  l'école  de  Tours  auxquels  on  doit  plusieurs  autres  chefs-d'oeuvre  du  méme  genre.  Je  dis 
«  quelques-uns  de  ces  artistes,  *  parce  que  je  crois  reconnaitre  plusieurs  mains  dans  l'exécution  de  ce  vo- 
lume. Le  folio  95  est  reste  blanc;   à  partir  du  folio  97   recto,  où  commence  l'histoire  de  David,   une  main 


ii8  LA    BIBLIOFILIA 


un  peu  moins  habile  que  celle  qui  a  exécuté  le  commencement  du  volume  a  continue  les  grandes  et  les 
petites  miniatures  ;  mème  dans  cette  seconde  sèrie,  il  est  facile  de  signaler  encore  des  pages  très  remarqua- 
bles.  Au  folio  l6t  verso,  une  grande  miniature  d'une  belle  composition  représente  Saint  Martin  coupant  son 
manteau  en  deux  pour  couvrir  un  pauvre  qui  était  nu;  dans  le  fond  de  cette  miniature,  on  voit  l'église 
Saint-Martin  de  Tours,  telle  qu'elle  était  alors,  dans  tout  son  entier.  Les  trois  tours  romanes  se  distinguent 
parfaitement,  le  toit  au  chevet  de  l'église  est  surmonté  d'une  haute  statue  dorée  qui  doit  ètre  celle  de  Saint 
Martin.  Ne  serait-ce  pas  là  une  indication  du  lieu  où  ce  beau  manuscrit  à  été  exécuté  ?  > 

Proviene  dalla  Biblioteca  Tufton.  —  Venduto  30,000  franchi  e  rivenduto  ora  per 
29,500  franchi. 

N.°  3.  Honv.  S.  1.  n.  d.,  in-8,  velours  violet,   coins  et  fermoirs  de  cuivre. 

Magnifique  manuscrit  sur  vélin,  d'une  très  grande  richesse,  exécuté  en  France  avant  1488. 

Il  se  compose  de  59  feuillets  ornés  de  12  miniatures  au  calendrier,  de  8  grandes,  de  4  moyennes 
et  de  4  petites  dans  le  texte,  et  de  88  miniatures  marginales,  dont  23  avec  des  sujets  de  la  Danse  des 
Morts.  Soit  un  ensemble  de  cent  seize  miniatures. 

Quant  à  la  date  d'exécution  énoncée  précédemment  et  fixée  antérieurement  à  1488,  elle  est  déduite 
de  ce  fait  que  l'artiste  a  fait  figurer  dans  la  Danse  des  Morts  un  due  de  Bretagne  ;  or,  le  dernier  due, 
Francois  II,  pére  d'Anne  de  Bretagne,  mourut  à  cette  date.  Le  comte  de  Blois  pourrait  designer  le  futur 
roi  Louis  XII. 

Proviene  dalla  Biblioteca  Gclis-Didot.  —  Venduto  3000  franchi  e  rivenduto  ora  per 
2500  franchi. 

N."  4.  Olficmm  Horarum  beate  Marie  Virginis  secundum  usum  ecclesie  Romane.  In-i6 
de  150  ff.  mar.  rouge,  fil.,  large  dent.,  dos  orné,  tr.  dor.   (Rei.  anc). 

Charmant  manuscrit  sur  vélin  de  la  fin  du  xv=  siècle,  orné  de  15  miniatures  à  pleine  page  et  d'en- 
viron  571  plus  petites.  Chaque  page  est  ornée,  en  plus  de  quelques  lettres  miniaturées  qui  n'entrent  pas 
dans  le  compte  ci-dessus,  de  deux  miniatures  dans  les  marges  du  bas  et  de  l'un  de  còtés.  Le  sujet  de  ces 
miniatures  est  emprunté  à  l'histoire  de  l'Ancien  Testament. 

Les  grandes  miniatures,  à  l'exception  de  celle  du  dernier  feuillet  qui  est  plus  recente,  sont  d'un  très 
beau  stile  et  doivent  ètre  certainement  attribuées  à  l'un  des  meilleurs  artistes  de  l'école  de  Touraine. 

Venduto  per  5200  franchi. 

N.°  5.  Priires  de  la  Messe  :  écrites  par  Rousselet.  Paris,  17.25,  in-8  (haut.  166  millim.), 
mar.  citron,  compart.  en  mosai'que  de  mar.  ncìir  et  rouge,  dorure  à  petits  fers  et  au  poin- 
tillé,  doublé  de  mar.  noir,  larges  dentelles,  dos  orné,  garders  de  pap.  dorè,  tr.  dor.  (Pa- 
deloup). 

Très  joli  manuscrit  au  chiflre  couronné  de  la  reine  Marie  Leczinska. 

Supérieurement  écrit  en  lettres  romaines,  il  se  compose  de  45  feuillets  encadrés  d'un  filet  d'or.  Le 
titre  en  lettres  bleues,  rouges,  noires  et  or,  est  entouré  d'un  riche  encadrement  décoré  de  guirlandes  de 
feuillages  et  de  fleurs  sur  fond  d'or.  Ce  volume  est  orné  :  de  deux  grandes  miniatures  à  pleine  page  repré- 
sentant  Jesus  au  Jardin  des  Oliviers,  l'autre  le  Crucifiement;  de  trois  vignettes  et  de  culs-de-lampe  très  fine- 
ment  peìnts,  décorés  d'ornements  variés  en  or  et  en  couleur,  et  de  nombreuses  initiales  sur  fond  d'or. 

Ce  livre  de  prières,  d'une  fraìcheur  et  d'une  conservation  admirables  est  certainement  l'un  des  plus 
parfaits  qui  soient  sortis  de  la  piume  de  Rousselet,  l'émule  le  plus  habile  du  célèbre  Jarry.  Commandé 
par  le  roi  Louis  XV,  il  fut  présente  à  la  reine  Marie  Leczinska  le  4  septembre  1725,  jour  de  son  mariage. 

Ce  précieux  volume  avait  toujours  depuis  lors  fait  partie  de  la  bibliothèque  de  la  famille  royale,  et 
en  dernier  lieu  il  appartenait  à  M.'">:  la  Duchesse  de  Berry,  dont  le  nom  se  trouve  inscrit  au  verso  du 
premier  feuillet  et  provient  de  la  vente  de  ses  manuscrits  (mars  1864). 

La  reliure  en  mosaique  qui  le  recouvre  exécutée  par  Padeloup,  est  une  des  belles  productions  de 
ce  célèbre  artiste. 

Proviene  dalla  Biblioteca  del  barone  de  La  Roche-Lacarelle  ;  fu  venduti  >  per  10,000 
franchi,  nell'aprile  1888,  ed  ora  rivenduto  per  8200  franchi. 


LA   BIBLIOFILIA  119 


N."  6.  Roman  de  la  Rose,  par  Guillaume  de  Lorris  et  Jean  de  Meung  et  oeuvres  diver- 
ses  de  de  Jean  de  Meung.  In-4  de  202  feuillets,  en  partie  à  deux  colonnes,  velours  vert, 
avec  fermoirs  et  ornements  en  cuivre  sur  les  plats,  tr.  dor. 

Très  beau  raanuscrit  sur  vélin,  exécuté  au  xv^  siècle,  orné  de  "6  miniatures  d'un  excellente  exécu- 
tion.  Beaucoup  de  pages  sont,  en  outre,  décorées  de  lettres  ornées  et  de  riches  bordures.  Le  Roman  de 
la  Rose  occupe  les  150  premiers  feuillets.  Il  est  suivi  après  l'explicit  d'un  épilogue  en  24  vers,  qui  ne  se 
trouve  que  dans  peu  de  manuscrits. 

Proviene  dalle  Biblioteche  del  principe  Galitzin  e  Perkins,  acquistato  per  20,000  fran- 
chi, ed  ora  rivenduto  per  19,500  franchi. 

N."  II.  Discoiirs  en  fonne  de  dialogue,  mi  Histoire  tragique  en  laqiielle  est  nayttement  dé- 
peinte  &"  descrite  la  sotirce,  origine,  contes,  progrh  des  iroubles,  partialitez  Qf  differ'es  qui  duvet 
encores  auiourd' huy ,  metiz  par  Luther,  Caluin  &"  leurs  coniurez  6°  parlizans  cantre  l'Eglise  catho- 
lique.  Traduit  du  latin  de  R.  P.  Guillaume  Lindan,  Euesque  Alleman,  en  nostre  langue 
Francjoise  par  M.  R.  Benoist  Angevin.  A  Paris,  Chez  Guillaume  Chaudière,  1570.  In-8,  mar. 
olive,  fil.  et  compart.,  dos  orné,  tr.  dor. 

Très  bel  exeraplaire  revètu  d'une  superbe  reliure  à  riches  conipartiments  et  aux  chiffres  de  Louis  XIII 
et  d'Anne  d'Autriche.  Il  provieni  en  dernier  lieu  de  la  vente  de  J.-J.  de  Bure.  —  Au  bas  du  titre  se 
trouve  la  signature  de  Le  Riche,   célèbre  amateur.  — ■  2500  franchi. 

N.°  13.  Essais  de  Messiì-e  Michel,  seigucur  de  Montaigne,  Chevalier  de  l'Ordre  du  Roy, 
et  Gentil-homme  ordiiiaire  de  sa  Chambre.  Liure  premier  et  second.  A  Bourdeaus,  Par  S.  Mil- 
langes,  Imprimeur  ordinaire  du  roy,  M.D.LXXX  (1580).  2  voi.  pet.  in-8,  mar.  rouge,  fìl., 
dos  ornés,  dent.  int.,  tr.  dor.   (Derome). 

Edition  originale,  rare  et  précieuse.  Très  bel  exemplaire,  provenant  des  bibliothèques  de  d'Hangard, 
du  prince  Radziwill  et  d'Odiot.  —  Six  feuillets  qui  étaient  plus  courts  ont  èté  habilement  remargés.  — 
3550  franchi. 

N."  16.  Pvb.  Ovidii  N'asonis  Metamorphoscon  libri  XV.  Parisiis,  Apud  Hieronymuni  de 
Marnef,  et  viduam  Gulielmi  Cavellat,  1587.  Pet.  in-12,  réglé,  figg.  sur  bois,  mar.  vert,  dent., 
fil.,  tr.  dor. 

Charmante  reliure  fran^aise  du  xvie  siècle,  exécutée  pour  Marguerite  de  Valois,  dont  elle  porte  les 
armes  et  la  devise. 

Elle  est  converte  sur  le  dos  et  sur  les  plats  d'oeillets,  de  marguerites  et  de  pensées;  dorare  en  plein 
à  petits  fers  d'un  goùt  très  pur,   très  délicat,  et  d'une  admirable  conservation.  —  2205   franchi. 

N.°  17.  Pvb.  Ovidii  Nasonis  Fastorum  Libri  VL  Tristium  Libri  V.  De  Ponto  Libri  UH. 
Parisiis,  Apud  Hieronymum  de  Marnef,  et  viduam  Gulielmi  Cavellat,  1587.  Pet.  in-12,  réglé, 
figg.  sur  bois,  mar.  vert,  dent.  fil.,  tr.  dor. 

Charmante  reliure  franyaise  du  XVX<=  siècle,  exécutée  pour  Marguerite  de  Valois  dont  elle  porte  les 
armes  et  la  devise. 

Elle  est  converte  sur  le  dos  et  sur  les  plats  d'ceillets,  de  marguerites  et  de  pensées  ;  dorure  en  plein 
à  petits  fers  d'un  goùt  très  pur,   très  délicat,   et  d'une  admirable  conservation.  —  1690  franchi. 

N.°  18.  Evvres  de  Lovize  Labe  Lionnoise.  A  Lion  par  lan  de  Tournes  MDLV  (1555). 
Auec  Priuilège  du  Roy  (.4  la  fin).  Acheué  d'imprimer  ce  12  Aoust  MDLV.  In-8  de  173  pp. 
et  I  f.  pour  le  privilège,  mar.  citron,  riches  compart.  en  mosaìque  de  mar.  bleu  et  rouge 
sur  le  dos  et  sur  le  plats,  durure  en  plein  à  petits  fers,  doublé  de  mar.  bleu,  larges  den- 
telles,  tr.  dor.   (Mercier). 

Edition  extraordinairement  rare,  la  première  des  CEuvres  de  cette  muse  lyonnaise.  La  prose  y  est 
impriraée  en  lettres  rondes  et  les  poésies  sont  en  caractères  italiques. 


I20  LA   BIBLIOFILIA 


Le  privilège  qui  termine  le  volume  est  datée  du  13  mars  1554  (v.  s.). 

La  reliure  en  maroquin  citron  à  mosaique  de  mar.  bleu  et  rouge  avec  arabesques,  dorure  à  petits  fers 
couvrant  entièrement  le  dos  et  les  plats  du  volume  doublée  de  mar.  bleu,  larges  dentelles,  est  un  des  chefs- 
d'oeuvre  de  M.  Mercier. 

Elle  est  renfermée  dans  une  boìte  en  maroquin  bleu.  —  3950  franchi. 

N.°  22.  Elegies  [ei  Epigrammes]  de  lan  Dovblet  Dieppojs.  A  Paris,  Pour  Charles 
LangeUer,  1559.  Pet.  in-4  de  55  ff.  chiflVés  et  i  f.  non  chiffré  pour  la  marque  des  Ange- 
liers,  mar.  bleu,  fil.,  milieux  et  coins  à  feuillages,  dorure  à  petits  fers,  dos  orné,  dent  int., 
tr.  dor.   (Trautz-Bauzonnet). 

Ces  poésies  sont  extrémement  rares.  L'abbé  Gonjet  ne  les  a  pas  connueS  et  Brunet  ne  cite  aucun 
exemplaire  comme  ayant  passe  en  vente.  Mais  la  rareté  n'est  pas  le  seul  mérite  de  Doublet.  C'était  un 
des  plus  gracieux  poètes  de  son  temps,  et  l'on  trouve  dans  son  livre  bien  des  détails  intéressants  pour 
l'histoire  de  Dieppe  et  de  la  Normandie.  —  L'exemplaire  est  grand  de  marges  et  bien  conserve. 

Dalla  Biblioteca  del  barone  de  La  Roche  Lacarelle.  —  1660  franchi. 

N."  24.  Contes  et  Nouvelles  en  vers,  par  M.  de  la  Fontaine.  |Edition  publiée  aux  frais 
des  Fermiers-Généraux,  avec  une  Notice  par  Diderot].  A  Amsterdam  [Paris,  Barbou],  1762. 
2  voi.  in-8,  figg.,  mar.  citron,  larges  dentelles,  dos  ornés,  doublés  de  tabis,  dent.  int., 
tr.  dor.   (Rei.  anc). 

Cet  exemplaire,  parfaitement  conserve,  contient  les  portraits  de  La  Fontaine  et  d'Eisen  gravés  par 
Ficquet;  celui  de  ChofFard,  en  cul-de-lampe,  fait  par  lui-méme;  80  figures  dessinées  par  Eisen,  gravées 
par  Aliamet,  Baquoy,  ChofFart,  Delafosse,  Flipart,  Le  Mire,  Le  Veau,  de  Longueil  et  Ouvrier;  4  vignettes 
et  53  culs-de-lampe  dess.  par  Choffart. 

Les  figures  du  Cas  de  conscience  et  du  Diable  de  Papefiguière  sont  découvertes.  —  2420  franchi. 

N.°  27.  Les  Baisers,  précédes  du  mois  de  Mai,  poème  [par  Dorat].  A  La  Haye  et 
se  trouve  à  Paris,  chez  Lambert  et  Delalain,  1770.  In-8,  pap.  de  Hollande,  titre,  figures, 
23  vignettes  et  22  culs-de-lampe  gravés  d'après  Eisen  par  de  Longueil,  Masquelier,  de 
Launay,   Ponce,  etc,  mar.  vert,  fil.,  larges  dentelles,  dos  orné,  tr.  dor. 

Aux  armes  de  la  reine  Marie-Antoinette.  Provieni  de  la  vente  L.   Doublé.  —  3550  franchi. 

N.°  28.  Le  Myosotis,  Petits  Contes  et  Petits  Vers,  par  Hégésippe  Moreau.  Paris, 
Desessart,  1838.  Gr.  in-8,  mar.  bleu,  fil.,  dos  orné,  doublé  de  mar.  bleu,  larges  dentelles 
de  feuillage,  dorure  à  petits  fers,  tr.  dor.  (Cuzin). 

Très  précieux  exemplaire  orné  de  no  peintures  à  l'aquarelle,  par  H.  Giacomelli;  ces  dessins  que 
l'artiste  avait  faits  pour  sa  soeur  sont  d'une  beante  et  d'un   fini  remarquables. 

La  reliure  faite,  sur  brochure,  par  l'éminent  artiste  Cuzin  est  adrairablement  réussie.  —  Le  livre  est 
renfermé  dans  un  étui  en  maroquin  doublé  de  chamois.  —  4500  franchi. 

N.°  29.  Scenecae  [sic)  Tragoediae.  Venetiis  in  aedibus  Aldi  et  Andreae  soceri  mense 
octobri  MDXVII.  In-8,  v.  brun,  tr.  dor. 

Précieux  exemplaire  aux  armes  du  roi  Francois  I'^''.  Sur  les  plats  la  Salamandre  et  l'écusson  de 
France  surmonté  de  la  couronne  royale.  —  2700  franchi. 

N."  30.  L'Ilhtstre  Théàtre  de  Mons--  Corneille.  A  Leyden,  MDCXLIV.  Pet.  in-12, 
mar.  rouge  jans.  doublé  de  mar.   rouge,  dent.,  tr.  dor.  (Trautz-Bauzonnet). 

Recueil  factice  de  ciaq  pièces  impriraées  séparément  par  Bonaventure  et  Abraham  Elzevier,  à  Leyde: 
le  Cid,  1644.  —  Horace,  1641.  —  Cinna,  1644.  —  Polyeucte,  1644.  —  La  Mort  de  Pompei^  1644.  En  téte 
du  volume,  on  trouve  un  portrait  de  Corneille,  grave  au  xviie  siècle,  un  feuillet  contenant  au  recto  le  titre 
reproduit  cidessus,   et,   au  verso,  la  table. 

On  ne  connait  de  ce  recueil  que  cinq  exemplaires  avec  le  titre. 

Voy.   E.  Picot,  Bibliographie  Cornélienne,  n.»  378,  et  Willéms,  les  Elzevier,  n.°  570.  —  2005  fr. 


LA   BIBLIOFILIA  121 


N.°  36.  Lhepta?neron  des  Nouvelles  de  tres  illustre  et  tres  excellente  Princesse,  Mar- 
guerite de  Valois,  Royne  de  Nauarre,  remis  en  son  vray  ordre,  confus  auparauant  en  sa 
première  impression  et  dedié  a  tresillustre  et  tres  vertueuse  Princesse  leanne,  Royne  de 
Navarre,  par  Claude  Gruget,  Parisien.  A  Paris,  Par  Jean  Caueiller,  1560.  In-4,  réglé,  mar. 
rouge,  fil.,  dos  orné,  doublé  de  mar.  rouge.  dent.,  tr.  dor.  (Rei.  anc).  —  1005  franchi. 

N.°  37.  Contes  des  Fées,  par  Ch.  Perrault,  de  l'Académie  Fran90ise.  A  Paris,  Chez 
Lamy,  1781,  in-12.  —  Griselidis,  Peau-d'Ane  et  les  Souhaits  ridicules  [en  vers,  et  Peau- 
d'Ane  en  prose].  A  Paris,  Chez  Lamy,  1781,  in-12.  —  Ensemble  2  parties  en  un  voi.  in-12, 
front,  et  12  vignettes,  mar.  bleu,  fil.,  coins  dorés,  dos  orné,  dent.  int.  (Trautz-Bauzonnet) . 

Très  bel  exemplaire  non  rogne,  tire  sur  papier  de  Hollande,  contenant  trois  épreuves  du  frontispice 
en  noir,  rouge  et  bleu,  auxquelles  on  a  ajouté  deux  portraits  de  Perrault  gravés  par  Duflos  et  Ingouf, 
d'après  Tortebat,  plusieurs  figures  de  Marillier  et  Moreau  et  une  suite  de  six  dessins  a  la  Sépia  par  Huber, 
qui  n'ont  pas  été  graves.  —  1250  franchi. 

N.°  39.  Adagiorvm  Opvs  Des.  Erasmi  Roterodami,  ex  postrema  autoris  recognitione. 
Accessit  huic  editioni  Index  nouus.  Lugduni,  apud  Sebastianum  Gryphium  M.D.  L.  [1550]. 
In-fol.  réglé,  v.  brun,  fil.,  compart.  et  arabesques  noires  et  argentés,  tr.  ciselée  et  dorée. 

Superbe  et  curieuse  reliure  exécutée  pour  Charles  I^',  due  de  Croy  et  portant  sur  le  dos  et  sur  les 
plats  du  volume  son  chiflfre,  ses  armes  et  sa  Devise  :   jf'y  ■parviendray .  —  3800  franchi. 

N."  41.  Dìscours  sur  l' Hisloire  UniverseUe.  A  Monseigueur  le  Dauphin  :  pour  expliquer 
la  suite  de  la  Religion  et  les  changemens  des  Empires,  par  Messire  Jacques  Benigne  Bos- 
suet.  A  Paris,  Chez  Sebastien  Mabre  Cramoisy,  1681.  In-4,  réglé,  mar.  rouge,  fil.,  doublé 
de  mar.  rouge,  tr.  dor.,  semis  de  croix  de  Lorraine  et  de  chiffre  M.A. 

Edition  originale.  Exemplaire  ayant  appartenu  à  Marie  d'Aspremont,  duchesse  de  Lorraine.  — 
1050  franchi. 

N."  44.  L'Hisioire  de  Thvcydide  Athenien,  De  la  guerre  qui  fut  Entre  les  Pelopon- 
nesiens  &  Atheniens,  Translatee  de  Grec  en  Francois  par  feu  Messire  Claude  de  Seyssel 
Euesque  de  Marseille,  &  depuis  Archeueusque  de  Turin,  Addressee  au  tres  chrestien  Roy 
de  France  Loys  XII.  Reveve  et  corrigee  sur  l'exemplaire  grec.  A  Paris,  De  l'Imprimerle 
de  Michel  de  Vascosan,  M.D.LVIIII  [1559J.  In-fol.  réglé,  mar.  brun,  fil.,  coins  de  feuil- 
lages,  semis  de  fleurs  de  lis  couvrant  le  dos  et  le  plat  du  volume,  fers  à  froid. 

Aux  armes  et  au  chiffre  de  Henri  III,  roi  de  France. 
Superbe  exemplaire  admirablement  conserve.  —  2300  franchi. 

N.°  51.  Histoire  de  la  Ville  de  Bordeaux.  Première  Partie  contenant  les  Evenemens 
civils  et  la  Vie  de  plusieurs  hommes  celebres,  par  Dom  Deviènne.  Bordeaux,  Simon  de  la 
Court,  et  Paris,  V^  Desaint,  1771.  In-4,  front,  et  figg.,  mar  rouge,  fil.,  dos  orné,  tr.  dor. 

Bel  exemplaire  aux  armes  de  M.me  Du  Barry.  — ■  1 100  franchi. 


NOTIZIE 


Albo  Pariniano.  —  In  occasione  della  mostra  che,  ad  iniziativa  del  cav.  Giuseppe 
Fumagalli,  bibliotecario  capo  della  Braidense,  si  terrà  a  Milano  per  celebrare  il  Centenario 
del  Parini,  lo  stesso  Fumagalli  pubblicherà  un  Albo  Pariniano  che  sarà  una  iconografia  com- 
pleta del  sommo  poeta.  «  La  iconografia  -  dice  l'autore  in  una  lettera  diretta  al  Comitato  - 


122  LA   BIBLIOFILIA 


naturalmente  riprodurrà  i  cimeli  più  insigni  per  importanza  storica  o  per  merito  artistico 
che  figureranno  alla  Mostra.  Essa  sarà  fatta  sul  piano  stesso  dell'altra  iconografia  che  in 
proporzioni  assai  più  ridotte  pubblicai  in  occasione  del  Centenario  Leopardiano  e  alla  quale 
la  critica  letteraria  fece  buona  accoglienza.  Ogni  figura  a\Tà  un  ampio  commento  illustra- 
tivo e  il  libro  sarà  completato  da  una  succinta  biografia  pariniana.  »  Alla  pubblicazione  del 
Fumagalli  non  potrà  mancare  la  buona  accoglienza  di  tutti  gli  studiosi  dell'  autore  del 
Giorno. 

Esposizione  Raciniana.  —  In  occasione  del  secondo  centenario  dal  Racine  festeg- 
giatosi ora  in  Francia,  è  stata  fatta  a  Parigi  una  interessante  esposizione  consacrata  al 
grande  poeta.  Fra  le  cose  più  notevoli  della  Mostra  si  citano  una  serie  completa  delle 
edizioni  originali  delle  tragedie,  la  prima  delle  quali,  la  Tebatde,  porta  la  data  del  1ÓÓ4  ; 
le  edizioni  delle  poesie  varie  e  delle  opere  in  prosa;  alcuni  volumi  annotati  dal  Racine 
all'età  di  quattordici  anni;  le  principali  edizioni  delle  «  Opere  »  nei  secoli  xvii  e  xvm  ; 
l'esemplare  di  Maria  Antonietta  del  1778,  quello  di  Luigi  XVI  e  quello  di  Madame  Du 
Barry.  Una  cinquantina  di  disegni  presentano  ritratti  del  poeta  e  di  personaggi  coi  quali 
fu  in  relazione.  Fra  i  manoscritti  trovasi  un  abbozzo  del  primo  atto  àeW Ifigenia  in  Tauride, 
im  discorso  pronunciato  all'Accademia  francese  il  30  ottobre  1698,  varie  lettere,  due  te- 
stamenti, ecc.  Vi  sono  infine  cinque  medaglie  con  1'  effigie  del  poeta  e  un  gettone  della 
casa  della  duchessa  di  Borgogna,  di  cui  Racine  aveva    dettato  la  divisa  :  Firmai  et  ornai. 

Libreria  A.  Marchesi.  —  L'  egregio  sig.  colonnello  Alessandro  Marchesi  di  Covo 
(prov.  di  Bergamo),  ha  pubblicato  il  catalogo  della  sua  Biblioteca  importante  non  tanto  per 
il  numero  dei  volumi  (3500),  come  per  le  rare,  pregiate  e  poderose  edizioni,  sia  estere  che 
nazionali,  di  cui  è  ricca.  Incunaboli,  edizioni  Aldine,  Bodoniane,  Opere  d'arte  illustrate, 
curiosità  letterarie,  amenità,  viaggi,  ecc.,  ecc.;  diviso  in  due  parti:  Parte  I.  Opere  varie  ; 
Parte  II.  Opere  Ecclesiastiche.  — La  gentilezza  dell'egregio  signor  proprietario  ci  ha  favo- 
rito una  copia  del  Catalogo,  ed  altre  ne  tiene  a   disposizione  di  chi  desidera  averle. 

Una  tipografìa  navigante.  —  Nello  Stato  di  Alabama  (America  del  Nord"),  c'è  una 
tipografia  che  è  veramente  tra  le  più  meravigliose  oggi  esistenti. 

Nella  città  di  Montgommery,  all'estremità  della  Commerce-Street,  strada  che  sbocca 
direttamente  sulla  riviera  di  Alabama,  viene  a  .soffermarsi  di  quando  in  quando  un  pic- 
colo vascello  che  non  trasporta  né  passeggieri  né  merce.  AH'  intemo  del  caratteristico  bat- 
tello trovasi  una  completa  e  ben  organizzata  tipografia,  fornita  pure  di  un  grande  assorti- 
mento di  carta,  nonché  di  moltissimo  altro  materiale  necessario  a  tale  scopo. 

Il  proprietario,  con  la  moglie  e  cinque  figli,  abita  una  metà  del  grazioso  battello, 
mentre  l'  altra  metà  è  occupata  da  un  bureau  e  dai  locali  per  i  compositori  e  per  il  mac- 
chinario. Quando,  verso  sera,  vengono  ritirati  i  ponti,  ciò  significa  che  il  lavoro  è  cessato, 
e  gli  strani  abitatori  del  battello  godono  allora  la  più  perfetta  quiete,  non  essendo  più  pos- 
sibile il  menomo  disturbo  da  parte  dei  curiosi  visitatori. 

Il  singolare  proprietario  di  questa  originale  tipografia  fa  buonissimi  aft'ari  e,  non 
avendo  da  pagare  né  tasse,  né  imposte,  né  pigione  di  casa,  si  trova  in  grado  di  eseguire 
il  lavoro  molto  ]3Ìù  a  buon  mercato  dei  suoi  concorrenti  di  terra  ferma,  ciò  che,  unito  alla 
curiosa  organizzazione  del  suo  stabilimento,  lo  fa  essere  sempre  ricolmo   di   commissioni. 

Relazione  di  un  viaggio  a  traverso  1*  Europa.  —  Emanuele  Rodocanachi,  be- 
nemerito cultore  di  studi  st(_irici,   ha  recentemente  trovato  negli  Archivi    del  Vaticano   un 


LA    BIBLIOFILIA  123 


importantissimo  manoscritto  die  sarà  presto  pubblicato.  Si  tratta  di  un  viaggio  a  traverso 
1'  Europa  di  un  Giustiniani,  gentiluomo  del  secolo  xvii,  che  visitò  la  Germania,  l'Olanda, 
r  Inghilterra,  la  Corte  di  Enrico  IV  di  Francia,  e,  cammin  facendo,  dettò  la  relazione  del 
suo  viaggio  a  un  suo  segretario. 

Una  nuova  Vita  di  Michelangelo  {Lcbcn  Michelangelo' s)  è  dovuta  a  Hermann 
Grimm,  e  si  pubblicherà  a  dispense,  per  cura  della  casa  W.  Spemann  di  Stuttgart.  Ha  già 
visto  la  luce  la  prima  dispensa,  superbamente  illustrata.  Contiene  ventitré  tavole  doppie  e 
ottantotto  semplici,  ed  è  un  saggio  splendido  di  quel  che  sarà  l'opera  compiuta. 

Monumenti  del  cristianesimo  nel  medio  evo.  —  Gustave  Clausse  ha  pubblicato 
(Paris,  1899,  E.  Leroux,  édit.)  un  nuovo  volume  della  serie  dei  Monumenti  del  Cristiane- 
simo nel  medio  evo,  contenente  Les  origines  Bénédktines.  In  seguito  a  questa  elegantissima 
pubblicazione,  importante,  oltre  che  per  la  materia  che  vi  è  trattata  con  squisita  erudizione, 
pel  lusso  e  la  finezza  e  la  copia  delle  illustrazioni  eliotipiche  che  l'accompagnano,  il  dotto 
autore  è  stato  nominato  membro  onorario  dell'Accademia  delle  belle  arti  di  Firenze. 

Straordinaria  onoranza  a  Zola.  —  I  giornalisti  d'Anversa  hanno  fatto  il  progetto 
di  dare  ad  Emilio  Zola  una  ben  curiosa  testimonianza  della  loro  ammirazione. 

Essi  vogliono  far  stampare  la  famosa  lettera  /'accuse,  con  i  caratteri  in  legno  e  i 
torchi  antichi  del  vecchio  maestro  Christople  Plantin. 

Questo  materiale,  che  è  conservato  al  museo  Plantin  d'Anversa,  data  dal  xvi  secolo 
e  non  è  stato  mai  più  adoperato  dalla  morte  del  celebre  stampatore. 

Niccolò  Nicoli  e  la  Biblioteca  Laurenziana.  —  Il  Nicoli,  uno  de'  precursori  del 
rinascimento  fiorentino,  nacque  da  famiglia  originaria  di  Pistoia  verso  il  1364.  In  un  libro, 
che  alcuni  anni  fa  passò  quasi  inosservato,  e  a  torto,  si  discorreva  della  parte  ch'egli 
ebbe  nell' umanismo.  Ma  pei  nostri  studi  è  di  singolare  interesse  ciò  che  riguarda  la  for- 
mazione della  sua  biblioteca,  ricca  di  classici,  di  autori  sacri  e  orientali,  e  costituita  di 
circa  ottocento  codici  ;  un  tesoro  straordinario  per  quei  tempi.  Questa  preziosa  libreria, 
passata  alla  sua  morte  nelle  mani  de'  Medici,  fu  il  nucleo  della  celebre  Biblioteca  Lau- 
renziana, ove  anche  oggi  si  possono  ammirare  i  codici  di  questo  umanista  fiorentino,  il 
quale,  oltre  il  grande  amore  pei  libri,  ebbe  altri  titoli  alla  lode  dei  contemporanei,  mas- 
sime d' essere  stato  uno  degli  iniziatori  delle  ricerche  e  raccolte  archeologiche,  e  della 
critica  dei  testi,  e  d'  avere  viaggiato  a  lungo,  a  puro  fine  di  erudirsi,  e  di  trovar  codici  e 
libri  preziosi. 

Congresso  a  Dresda.  —  Nell'autunno  passato  ebbe  luogo  a  S.  Gali  (Svizzera)  un 
Congresso  internazionale  convocato  dalla  curia  papale  allo  scopo  di  discutere  il  quesito,  in 
qual  modo  si  dovrebbero  conservare  e  restaurare  i  preziosi  manoscritti  antichi  per  pre- 
servarli da  inevitabile  rovina.  I  delegati  del  governo  sassone  proposero  e  raccomandarono 
a  questo  Congresso  un  bagno  dei  manoscritti  danneggiati,  quale  fu  inventato  ed  adottato 
da  vari  governi  per  1'  uso  delle  carte  topografiche  nelle  campagne.  La  conferenza  di  S.  Gali 
richiese  per  la  raccomandazione  di  questo  mezzo  preservativo,  come  per  gli  altri  allora  pro- 
posti, ulteriori  studi  ed  esperimenti.  Nel  laboratorio  igienico-chimico  del  ministero  della 
guerra  di  Sassonia  furono  continuati  gli  studi  e  gli  esperimenti  e  questi  dimostrarono  lu- 
minosamente, che  il  bagno  è  da  preferire  a  tutti  gli  altri  metodi  proposti  per  la  conserva- 
zione dei  mss.,  tanto  più  che  sinora  non  s'  è  trovato  un  mezzo  preservativo  più  efficace 
di  questo.  Il  governo  sassone  ha  indetto  una  conferenza  dal  17  al    19   settembre   p.  e.  a 


124  LA   BIBLIOFILIA 


Dresda,  diramando  numerosi  inviti  ai  direttori  degli  archivi,  e  spera  che  il  Congresso  ri- 
solverà allora  la  questione  da  lungo  tempo  dibattuta  a  prò'  dei  codici  e  della  scienza,  e  noi, 
mentre  plaudiamo  di  gran  cuore  a  questa  impresa,  che  fa  onore  al  governo  sassone,  fac- 
ciamo i  voti  pili  fer\'idi  per  la  piena  riuscita  dei  suoi  intendimenti. 

Concorsi.  —  L'Accademia  di  belle  arti  di  Francia  ha  bandito  il  concorso  al  premio 
Sordin  di  3000  fr.,  proponendo  pel  1809  il  seguente  tèma:  «  Le  particolari  condizioni  ri- 
spetto all'arte  e  i  propri  meriti  della  incisione,  in  paragone  co' resultati  che  si  ottengono 
coi  vari  metodi  eliografici.  Mostrare  le  differenze  caratteristiche  delle  diverse  scuole  d' inci- 
sione, opponendo  loro  la  fatale  uniformità  delle  produzioni  meccaniche  ». 

Biblioteca  Crom-welliana.  —  Al  25  aprile  p.  p.,  terzo  centenario  della  nascita  di 
Oliver  Cromwell,  ebbe  luogo  sul  campo  di  battaglia  di  Naseby  un'adunanza  nella  quale  fu 
proposta  la  fondazione  di  una  biblioteca  in  memoria  della  grande  guerra  civile.  Quantunque 
questa  dovesse  soltanto  essere  instituita  in  memoria  di  Cromwell,  si  stabili  poi  di  racco- 
gliere nella  medesima  i  documenti  di  tutte  le  fasi  dello  svolgimento  della  guerra  fra  i  par- 
titi qualunque  fede  politica  abbiano  professato.  Naseby  possiede  già  un  gabinetto  di  lettura 
ed  una  piccola  biblioteca,  ma  difficilmente  vi  sarà  conservata  cosa  alcuna  che  si  riferisca 
agli  avvenimenti  che  resero  si  celebre  il  villaggio.  Siccome  una  collezione  buona  di  opere 
deposta  in  un  luogo  si  storico  avrebbe  grande  importanza  per  i  viaggiatori  e  gli  eruditi,  la 
proposta  trovò  generale  approvazione.  Cosi  furono  già  alla  nascitura  biblioteca  assicurate  le 
opere  di  Rushworth,  Walker,  Warburton,  Carlyle,  nonché  molte  vecchie  e  nuove  biografie 
di  Cromwell.  Alcuni  trattati  sulla  guerra  civile,  fra  i  quali  due  rarissimi,  sono  stati  già 
o  acquistati  o  donati.  Sir  Richard  Tangye  regalò  i  suoi  T'vo  Prolectors,  la  Ditta  Archibald 
Constable  il  Prince  Rtipert  ed  i  signori  Lawrence  Dullen  il  From  Civvnvell  to  WcUinglon.  Fra  i 
sottoscrittori  trovansi  il  Conte  Spencer,  C.   R.  Spencer  e  Sir  Charles  Dilke. 


CORRISPONDENZA 


Doti.  A.  B.,  Berlino.  —  Come  vede,  la  sua  domanda  fu  inserita  nel  presente  qua- 
derno ;  le  risposte  le  saranno  inviate  man  mano  che  ci  perverranno. 

W.  M.,  Londra.  —  La  collezione  del  Valturio  pubblicata  nel  quaderno  precedente 
è  esattissima;  l'esemplare  suo  è  dunque  scompleto. 

R.  H.,  Nnv-York,  Conte  W.,  Mosca,  Lord  P.,  Londra.  —  Il  volume  con  postille 
autografe  ed  inedite  dell'umanista  Sebastiano  Serico  descritto  dal  direttore  della  ^/i!i//i^_/f//rt 
(I,  p.  12-17)  fu  venduto  ad  un  erudito  ed  appassionato  collettore  di  libri  rari  in  Italia,  il 
quale  non  se  ne  disfarà  a  nessun  prezzo,  di  modo  che  ogni  tentativo  riuscirebbe  vano. 

Doti.  /.,  Paris.  — Il  Doctrinale  Alexandri grammatici,  impresso  a  Colilo  di  Val  Trompia 
nel  1502,  descritto  come  primo  libro  colà  stampato  nel  quaderno  precedente  della  Biblio- 
filia (I,  p.  55-57)  sarà  posto  nel  catalogo  XLVI  (Livres  à  figures  du  XVP  siècle)  della 
Libreria  antiquaria  Leo  S.  Olschki  di  Firenze  al  prezzo  di   150  Fr. 

Chiuso  il   1°  agosto   1899. 
477-8-99.  Tipografia  di  Salvad'ore  Landi,  Direttore  AkW Arte  dilla  Stampa 


Volume  I  Settembre-Ottobre  1899  Dispensa  ó'^-y* 

La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 


DIRETTA    DA    LEO    S.    OLSCHKI 


LA  SCOPERTA  DI  SEI  PREZIOSI  DISEGNI 

IN  UNA  BIBBIA  DEL  XV  SECOLO 


In  Europa,  e  principalissimamente  in  Italia,  per  un  lungo  e  felice 
volger  di  tempo,  che  dal  cader  del  xv  secolo  giunge  fino  a  pochi  anni  fa, 
tratto  tratto  apparivano  sconosciuti  tesori  artistici,  scientifici  e  letterari. 
Le  viscere  della  terra  s'aprivano  per  darci  i  preziosi  avanzi  dell'antica 
arte  greca,  etrusca  e  romana  ;  dalle  chiuse,  inesplorate,  polverose  soffitte, 
e  dai  misteriosi,  severi  conventi,  venivano  alla  luce  i  più  rari  e  pregevoli 
quadri,  arazzi,  porcellane,  sculture,  volumi,  manoscritti. 

Splendido  periodo,  che  forniva  ampio  lume  alla  critica  artistica  e  alla 
storia  dell'arte,  arricchendo  musei  e  gallerie,  raccolte  pubbliche  e  pri- 
vate, principesche  e  borghesi;  e  d'altra  parte  aiutava  decadute  famiglie, 
alimentando  un  ramo  di  commercio  ricco  e  florido,  oltre  ogni  dire,  e  che 
nel  bel  paese,  è  stato,  ed  è  ancora,  per  quanto  immensamente  scemato, 
anzi  quasi  esausto,  la  più  grande  delle  nostre  ricchezze  avventizie. 

Ma,  naturalmente,  coU'andar  degli  anni  e  dei  secoli,  le  miniere,  per  dir 
cosi,  da  cui  si  traevano  tanti  belli  e  preziosi  arredi,  rovistate  ad  una  ad 
una,  si  esaurirono,  e  le  tristi  condizioni  economiche  spinsero  molti  di  co- 
loro che  ancora  avevano  un  tesoretto  artistico  a  venderlo,  si  che  oramai 
può  dirsi  finito  il  tempo  in  cui  si  potea  rinvenire  con  accurate  e  sapienti 
indagini,  alcun  cimelio  sconosciuto,  od  almeno  si  può  affermare  che  ne  sono 
considerevolmente  diminuite  le  probabilità. 

E  ciò  anche  perché  dal  principio  del  corrente  secolo,  che  ebbe  il  vanto 
di  fondare  col  Morelli,  col  Crowe,  col  Cavalcaselle  e  col  Mùndler,  la  vera 


126  LA    BIBLIOFILIA 


base  della  critica  e  della  storia  dell'  arte,  i  suoi  cultori,  quasi  tutti  direttori 
di  raccolte  estere,  si  spinsero  alla  ricerca  del  bello  antico,  sconosciuto  o 
negletto,  con  tutte  le  loro  forze,  acuite  dalla  certezza  di  saper  l' Italia  ricca 
di  tal  nobile  merce  e  bisognosa  di  permutarla  in  oro. 

Cosi,  presentemente  siamo  ridotti  a  tal  punto,  che  è  ben  raro  possa 
venir  alla  luce  qualche  nuovo  cimelio,  degno  di  accrescere  il  nostro  nume- 
rosissimo ed  inestimabile  patrimonio  artistico. 

Perciò  con  vero,  grande  piacere,  abbiamo  l'onore  di  annunziare  per  i 
primi  ai  nostri  lettori  una  importantissima  scoperta  artistica  fatta  in  questi 
giorni  dal  cav.  Leo  S.  Olschki,  proprietario  di  una  delle  principali  librerie 
antiquarie  d'Italia  e  d' Europa,  e  direttore  di  questa  Rivista. 

Il  chiaro  uomo,  già  da  quattro  anni  circa,  aveva  avuta  la  fortuna  di 
esaminare  una  antica  rara  edizione  della  Bibbia,  in  geloso  possesso  d'una 
vecchia  nobile  famiglia  del  Veneto,  e  vi  aveva  rinvenuti  sei  disegni,  cinque 
dei  quali  egli  con  sicuro  criterio  attribuì  sùbito  ad  Andrea  Mantegna  o  alla 
sua  scuola. 

Il  cav.  Olschki,  perfettamente  consapevole  della  grandissima  impor- 
tanza di  tali  lavori,  s'offri  immediatamente  di  acquistarli,  ma  la  famiglia 
posseditrice  dei  preziosi  volumi,  forse  perché  memoria  storica  di  più  glo- 
riosi tempi,  od  anche  perché  ne  avesse  intuito  il  valore,  non  volle  venderli  a 
nessun  prezzo.  Però,  finalmente,  a  tanta  distanza  di  tempo,  grazie  alla  sua 
instancabile  attività,  ed  all'altissimo  prezzo  che  ne  offri,  riusci  a  diventarne 
il  fortunato  possessore. 

Il  racchiudere  tali  preziosi  disegni  non  è  il  solo  ed  unico  pregio  del- 
l'opera in  discorso,  che  costituisce  per  sé  stessa  un  rarissimo  cimelio  bi- 
bliografico, tipografico  e  storico.  Ed  eccone  la  ragione. 

Nella  stamperia  fondata  in  Magonza  da  Gutenberg  e  dipoi  esercitata, 
cominciando  dal  1455,  ^^  suoi  sleali  soci  Giovanni  Fust  e  Pietro  Schoeffer, 
erano  impiegati  due  operai  tedeschi,  Arnold  Pannartz  e  Conrad  Sweynheim. 
Quando  nell'ottobre  del  1462  Adolfo  di  Nassau  prese  e  diede  il  sacco  alla 
città,  gli  operai  di  quella  officina  si  dispersero  per  tutta  l'Europa,  recando 
ovunque  i  benefizi  della  nuova  arte.  I  due  compagni  sembra  che  dimoras- 
.sero  qualche  tempo  nelle  vicinanze  della  città,  poi  consigliati  dai  monaci 


LA    BIBLIOFILIA 


benedettini  di  colà,  che  l'invitavano  a  recarsi  nella  protobadìa  di  Subiaco, 
nella  quale  avrebbero  trovato  non  pochi  loro  conna^^ionali,  eruditi  e  dotti, 
manoscritti  in  gran  copia  e  specialmente  la  quiete  desiderata,  partirono 
per  l'Italia  e  verso  il  146,1  o  il  1464,  fermarono  i  loro  torchi  nella  famosa 
badia. 

Questa  fu  la  pi'niia  tipografia  che   venisse  fondata  nella  penisola. 

Le  pubblicazioni  non  tardarono  a  cominciare  con  trecento  esemplari, 
tutti  scomparsi,  del  Doìiatits  prò  piicyiiìis,  a  cui  seg-aì  il  Lattanzio,  De  di- 
vi iiis  instiliifioiiibus ;  Cicerone,  De  ofa/ore,  //bri  III,  che  è  il  primo  libro 
a  stampa  in  cui  siano  caratteri  greci,  ecc.,  ecc. 

Nel  1467  il  marchese  don  Pietro  Massimo'),  degno  rampollo  della  an- 
tichissima e  nobile  famiglia  romana,  che  tanto  fece  per  gli  studi  e  per 
l'agricoltura,  che  esercitò  molti  onorevoli  ofhcii,  tra  cui  quello  di  membro 
dell'ambasciata  spedita  dal  popolo  al  re  di  Napoli  Ferdinando,  in  guerra 
con  Sisto  IV,  chiamò  i  due  tipografi  tedeschi  a  Roma,  nel  suo  palazzo,  a 
stabilirvi  un  laboratorio  tipografico. 

Per  sei  anni  i  due  compagni  lavorarono  di  comune  accordo,  poi 
nel  1473,  lo  Svi^eynheim  abbandonò  il  Pannartz,  che  coraggiosamente 
prosegui  da  solo  l'impresa,  sempre  presso  i  Massimo,  fino  al  1476.  Da 
allora  non  se  ne  sa  più  nulla,  e  si  arguisce  che  trovasse  la  morte  durante 
la  peste  che  in  quell'anno  infieri  nella  città. 

Il  primo  dei  due  soci,  lo  Sweynheim,  si  diede  ad  incidere  in  rame 
carte  geografiche  per  un'  edizione  di  Tolomeo,  che  non  condusse  a  ter- 
mine, e  che  comparve  solo  nel  1478,  coi  tipi  d'altro  impressore.  Par 
verosimile  che  anch'egli  venisse  rapito  dall'epidemia  del    1476. 

Questi  due  tipografi  hanno  acquisito  una  vera  e  grande  beneme- 
renza, ed  un  nome  illustre  nel  campo  della  cultura  e  della  storia  della 
stampa,  non  solo  perché  furono  i  primissimi  che  introdussero  questa 
nobil  arte  in  Italia,  ma  ancora  perché  le  opere  da  loro  edite,  risultano  di 
grande  importanza  letteraria  e  religiosa,  e  son  condotte  con  una  bellezza 
ed  accuratezza  addirittura  maravigliose.  I  caratteri  sono  magnifici,  ele- 
ganti, (dello  stesso  tipo  di  quolli  che  adoperava  Nicola  Jenson  nel  1470  in 


I)  Mori  nel   1489. 


ij8  la   bibliofilia 


Venezia,  e  che  tanto  lo  resero  celebre),  buona  la  carta,  l'inchiostro  a  ver- 
nice, non  corrosivo. 

Tra  i  volumi  pubblicati  durante  il  loro  soggiorno  nell'ospitale  pa- 
lazzo del  munifico  patrizio  romano,  che  a  loro  molto  deve  della  sua 
fama,  ricorderemo  le  traduzioni  di  Erodoto,  di  Giuseppe,  di  Stazio,  le 
lettere  di  San  Girolamo,  il  primo  volume  delle  quali  vide  la  luce  nel  1476 
e  il  secondo  fu  curato  da  Giorgio  Laver,  dandoci  cosi  una  delle  più  si- 
cure prove  della  morte  del  Pannartz. 

Ebbene:  tra  queste  opere,  una  colossale  ve  ne  ebbe  ancora,  la  Bibbia, 
coir  esposizione  di  Niccolò   De   Lyra. 

Questo  illustre  esegeta  e  teologo  francese,  chiamato  Lyranus  in 
latino,  nato  a  Lyre  presso  Evreux  nel  1270,  e  spentosi  a  Parigi  il  23  ot- 
tobre I  340,  era  nato  da  genitori  ebrei,  e  aveva  per  suo  vero  nome  quello 
di  Samuele.  Nel  1291  s'inscrisse  tra  i  Francescani  di  Verneuil,  recandosi 
poco  dopo  a  compiere  gli  studi  in  Parigi,  ove  divenne  dottore  e  insegnò- 
con  gran  plauso  la  Teologia.  Fu  Provinciale  del  suo  Ordine  per  la  Bor- 
gogna, e  nel  1325  la  regina  Giovanna  di  Francia  lo  volle  tra  i  suoi  ese- 
cutori testamentari.  Conosceva  assai  bene  il  greco,  e  a  maraviglia  l'ebraico, 
e  fin  da  giovane  avendo  cominciato  a  studiare  e  commentare  i  sacri  libri, 
fu  in  grado  di  dettare,  terminandolo  nel  1 330,  un  profondo  e  poderoso- 
commento  al  Vecchio  Testamento,  che  è  la  sua  opera  di  maggior  lena. 
E  in  che  giusto  concetto  lo  tenessero  i  suoi  contemporanei,  lo  chiariscono- 
i  due  seguenti  versi  : 

Et  si   Lyra  non  lirasset 
totus  mundus  delirasset. 

<<  È  d'uopo  consultar  il  De  Lyra  nei  luoghi  in  cui  trattasi  di  spiegare 
passi  dell'Antico  Testamento,  e  le  cerimonie  dell'antica  legge.  Egli  si 
lascia  addietro  tutti  coloro  che  hanno  commentato  prima  di  lui  le  .Scrit- 
ture, ([uantunque  non  riesca  cosi  bene  nelle  questioni  di  filosofia  e  teo- 
logia »  -  attesta  Riccardo  Simon. 

Oltre  le  sue  opere  pul)blicate,  ([uali  la  suddetta  Bibbia  ;  De  Messia 
(Venezia,  1481)  e  Tractatits  de  idoneo  mcnstrate  et  suscipite  sancii  aliar is  sacra- 
w/r«// (Germania,  xv  secolo),  abbiamo  manoscritte  Moraìilatcs  in  IV Evan- 
gelia ;    Comwcnlaria    in    TV  Libros  Sentenliarum  ;    Ouodlibcta    Theologica  ; 


LA    BIBLIOFILIA  129 


Tractatiis  de  animac  claustro  (nella  biblioteca  di  Oxford);  Scnnones,  De- 
si iiictioncs  (nella  biblioteca  di  Charleville);  Concordali  ti  a  EvangcUorum  (nella 
biblioteca  di  Metz);  Glossae  (in  quella  di  Saint-Omer);  De  iribtis  sfafibns  ad 
perfectioììcìii  (in  quella  di  Basilea);  Epistolac  (nell'altra  di  Bruges),  ecc. 

La  nostra  Bibbia  è  conosciuta  bibliograficamente  sotto  l'indicazione 
■di  Postillae  perpetiiae,  sive  brevia  coviììientaria  in  universa  Biblia,  o  di  Po- 
stillae  perpetìiae  in  V.  et  N^.  Tcstamentiim,  o  anche  di  Glossa  ordinaria  in 
S.  Scripturaìii.  Si  compone  di  g  parti  in  5  grossi  volumi  in-folio  grande. 

Il  1°,  di  fogli  450,  venne  pubblicato  nel  1471,  mentre  gli  altri  quattro 
seguenti,  uscirono  in  luce  nel  1472,  e  reca  in  fine: 

In  domo  Petri  de  Maximis  Anno  salutis 
M  CCCCLXXI.  Die  XVIII  Nouèbris. 

Il  2°,  di  fogli  451,  contiene  da  Esdra  fino  all'Ecclesiastico,  e  ter- 
mina : 

In  domo  Petri  de  IVIaximis 

MCCCCLXXII.  die 

XX\'I  Maii 

Il  3°,  di  fogli  398,  riporta  da  Isaia  al  secondo  libro  dei  Macabei, 
e  termina: 

In  domo  Petri  de  Maximis  Anno  salutis 
MCCCCLXXII.  Die  XIIII  Januarii. 

Il  4°,  di  fogli   234,  contiene  i  quattro  Evangelisti. 

Il   5°,  di  fogli   290,  il  seguito  del  Nuovo  Testamento,  ed  ha  in  fine: 

In  Domo  Petri  de  Maximis 

MCCCCLXXII.  die 

XIII  Martii 

Nel  principio  di  questo  ultimo  volume  è  la  celebre  epistola  indirizzata 
da  Giovanni  Andrea,  bibliotecario  vaticano,  a  papa  Sisto  IV,  epistola  da 
cui  chiaramente  si  deduce  che  la  nuova  e  malagevole  industria  dei  valenti 
tipografi,  nonostante  tutta  la  loro  coraggiosa  iniziativa,  nonostante  la  buona 
volontà  e  lo  splendore  delle  edizioni,  non  prosperava  davvero,  talché  non 


I30  LA   BIBLIOFILIA 


sapevano  letteralmente  come  andar  più  innanzi.  E  il  Pontefice,  conscio 
della  grande  opera  dei  due  tedeschi  in  prò  della  cultura,  liberalmente  li 
soccorse.  Ma  quel  che  rende  di  altissimo  valore  per  la  storia  della  stampa 
questa  lettera,  tanto  da  far  aumentar  il  pregio  della  Bibbia  che  la  con- 
tiene, è  il  compresovi  elenco  dei  libri  che  gli  stampatori  di  Magonza  pub- 
blicarono dacché  erano  venuti  a  stabilirsi  in  Italia,  cioè  dall'anno  1465 
al  1472,  con  allato  il  numero  delle  copie  tiratone.  .Sappiamo  cosi  che  prima 
della  stampa  del  Nicolò  De  Lyra,  essi  avevano  dato  alla  luce  ben  27  opere, 
formanti  un  totale  di    12.475   volumi. 

A  proposito  del  numero  d'esemplari  della  nostra  Bibbia,  l'elenco 
termina  nel  seguente  modo:  Nicolai  de  Lyra  volumina  Mille  Centum  MC. 

Indicazione  che  dovrebbe  sembrar  chiara,  eppur  non  è,  perché  se 
alcuni  bibliofili  intendono  doversi  leggere  iioo  csemp/ari  completi,  vale 
a  dire  5500  volumi,  altri  affermano  doversi  ritenere  pubblicati  iioo  vo- 
lumi, cioè  220  esemplari  completi.  La  questione  è  abbastanza  ardua  a 
definirsi;  e  in  quanto  a  noi,  siamo  piuttosto  del  secondo  parere. 

Questa  edizione  è  rarissima  (ciò  che  convalida  il  nostro  parere),  e 
molto  difficile  a  rinvenirsi  completa  e  ben  conservata.  Su  tal  punto  tutti 
gli  studiosi   si  trovano  perfettamente  d' accordo  '). 

Quanto  al  rinvenirsene  copie  in  commercio,  ed  al  prezzo  attribuito, 
se  il  Brunet')  ne  cita  esitate  alla  vendita  Soubise  per  170,  alla  Brienne- 
Laire  per  201  e  a  quella  Boutourlin  per  112  franchi,  noi  notiamo  che 
mancava  nella  vendita  all'  asta  delle  famose  biblioteche  Sunderland,  Ha- 
milton, ecc.,  che  da  dieci  anni  non  ne  comparve  in  commercio  alcun 
esemplare,  e  che  quindici  anni  or  sono  una  libreria  di  Berlino  ne  offri 
in  vendita  un  esemplare  incompleto  per  10.000  marchi  (13.000  lire  circa) 
e  che  la  Casa  libraria  di  cui  il  chiaro  cav.  Leo  S.  Olschki  è  proprie- 
tario, ne  cedette,  un  decennio  fa,  una  copia  mancante  di  ben  due  volumi 
ad  un  libraio  londinese  per   200  lire  sterline  (5400  lire). 

Ed  è  naturale;  poiché,  ripetiamo,  ci  troviamo  dinnanzi  ad  un'opera 
delle  prime  stampate  in  Italia,  dalla  primissima  tipografia,  primissima  per 
tempo  e  celebre  anche  per  la  ricchezza  dei  lavori  suoi;  un'opera  che 
riproduce  e  propaga  le  riflessioni   scritte  sul  Testamento  da  un  tale  e 


')  De  BtTKE,  Biblio^raphìe  instructive  ou  traile  de  la  connoissaiice  des  livres  nares  et  singuliers. 
Paris,  1763,  voi.  I,  pag.  131  sub  n."  i  ig  :  «.  Ouvrage  regardé  comme  le  premier  commenlaire  qui  ait  ciò 
imprimé  sur  l'Ecriture  Sainte.  Les  excmplaires  en  sont  rares  et  dlRìciles  à  trouver  bien  conditionDés.  » 

2)  Paris.   Didot,    1862,  Tomo  HI,   pag.    1255. 


LA   BIBLIOFILIA  131 


tanto  uomo  come  Niccolò  de  Lyra,  e  che  al  merito  di  essere  stata  e  per 
concetto  e  per  mole  forse  la  più  colossale  che  avesse  veduto  la  luce 
dacché  i  torchi  dell'  arte  di  Gutenberg  cominciarono  a  gemere,  unisce 
un'  accuratezza  tipografica,  una  qualità  di  carta,  una  bellezza  di  carat- 
teri ed  un  aspetto  veramente  sorprendente. 

Ne  vennero  fatte  dipoi  circa  sedici  ristampe:  a  Venezia  (1481,  1488, 
1495),  a  Colonia,  a  Norimberga,  a  Lione,  a  Douai,  a  Anversa  e  a  Ba- 
silea (1508). 

L'esemplare  attualmente  posseduto  dal  cav.  Olschki,  è  conservato 
stupendamente  ad  eccezione  di  qualche  macchia  d'acqua  e  di  qualche 
leggera  fioritura;  e  da  un  confronto  fatto  con  altri  esemplari  risulta  che 
questo  è  tutto  speciale,  essendo  stampato  su  carta  più  grande  e  greve  di 
quella  che  trovammo  nelle  altre  copie  da  noi  esaminate.  Legato  in  non 
grosso  cartone  bianco  ordinario,  reca  nel  dorso  d'ogni  volume  le  indica- 
zioni dei  testi  biblici  contenutivi,  a  grossi  caratteri  in  nero.  Mancano 
peraltro  gli  ultimi  59  fogli  dell'Evangelio  di  San  Giovanni;  ma  tale  di- 
fetto è  insignificante,  in  confronto  dei  pregi  particolari  del  nostro  esem- 
plare; tra  cui  quello  di  racchiudere,  aggiunto  nel  terzo  volume,  un  mano- 
scritto contemporaneo,  di  cinque  carte  in  foglio,  contenente  «  Hystoria 
Stisatine  et  belis  et  draconis  »  (un  supplemento  al  libro  di  Daniele). 

Le  lettere  in  principio  d'ogni  capitolo,  e  d'ogni  capoverso,  sono  ru- 
bricate. In  testa  ad  ogni  pagina  è  sempre  a  caratteri  di  color  rosso  l' indi- 
cazione di  ogni  libro. 

Spessissimo  le  parole  del  testo  biblico  sono  sottolineate  dello  stesso 
colore,  e  ad  ogni  foglio  s' incontrano  circa  sette  od  otto  fregetti  in  nero, 
raramente  qualcuno  in  turchino  carico.  Ogni  tanto  si  veggono  delle  an- 
notazioni marginali  pure  in  nero,  ed  alcune  volte  fatte  risaltare  con  linee 
sottostanti  in  rosso.  Esse  sono  evidentemente  dovute  al  primo  possessore 
dei  volumi,  un  dotto  che  deve  aver  studiato  l'opera  lyriana  a  fondo,  e  col- 
lazionato il  suo  esemplare  a  stampa  con  un  codice  correttissimo,  del  quale 
notò  in  margine  tutte  le  varianti  che  offriva,  facendovi  un  richiamo  nel 
testo;  inoltre  egli  corresse,  con  una  pazienza  straordinaria,  tutti  gli  errori 
tipografici  e  quelli  derivati  dalla  scorrettezza  del  codice  che  servì  per  la 
stampa  dell'edizione.  I  caratteri  tutti  sono  eleganti  e  condotti  a  mano  con 
somma  precisione  (fig.  i). 


^  principio  creduic  deuf  celum  U  tcrmm.       ^Cap.I. 
Obmiflifcliuifioniburcurtofirdccipioilldm  quc  magifconfuera  ed 
dici  torà  enrm  facra  fcrtprurd  dtuidirur  in  duaf  pdrtef  uideficcc  irì 
uetuf  8i  nouum  ccrVamenrum  ita  q>  dece  cora  facra  fcnprura  fic  de 
deo  ranq  de  (ubicelo  camen  prima  parf  prmcipalirer  efb  de  deo 
ranq  creatore  8^  gubernatore.  Secuda  ucro  de  deo  ranq  redép> 
tore  8i  glonFiCdcore-^l  Prima  parf  uidelicec  uetuf  tcn-amenaim 
diuiditf  m  qcruorparrcfuidclicerdibrofLcgdlefHtftorialcf  Sapiétialefa^Propbe/ 
calcf.Ec  quia  uetuf  ccO-arrm tu  &;  ncuù  fé  babcnt  ficutroCdin  medio  rote:  utbabe^ 
Ezccb.i.ca.Ideonoteftd.  diuidic  cófimilicer  in  qctuor  quia  legi  in  nouo  ceftamcco 
correrponder  Huangelium .  L ibrif  fapientiadbufcorrefpodenr  cpi loie  Pauli  ar  alioru 
ApofboIoif.Librifbiftoridlibutcorrerpondenracn-uf  Apofloloif.Librif  ppberdlibuf 
correlpondec  libcr  ^pocd-CfCircd  prima  parte  ueccrif  ren-amenci  quc  concincc  librof 
legalefuidelicec  quinq;  librofMo/fi.Confiderdndum  q>  [ex  non  ddc  uni  perfone  fed 
communicdci  populi  adundti.  idcopnmo^defcnbitur  adunano  fidelif  popub  fub  culcu 
uniufdei  quod  fic  in  libro  Genc^ecundo  defcnbirur  legiflario  populo  adunato. ai 
hoc  in  Exo.&r  duobuflibrif  fequennbufflTèrCto  ponicur  predidì-c  legifrepctirio&J 
explicdtio  Si  hoc  Fit  m  DeucerononioiUrimd  in  duaf  quia  primo  of^endic  Moyfef 
nature  bumane  prcdu<5>tonem .  Sccundo  ipfiuf  propdgationem .  un. ca . uc  fic  pcedac 
ad  e(c<ftioncm  Fidelif  populi  a^  difVindìionem  ciuf  ab  infideli  pcpulo  per  fucceflìoner 
generationum  ut  patebic  infra  ^  Circa  primù  confiderandù  q>  coca  corpalif  creatura 
fdc^d  cfb  proprer  hominem  namelcmenta  funrpropter  mixca.&i  mixta  inanimata  uc 
piante  propter  ammalia. ammalia  uero  propccr  hominem  quatum  ad  ciuf  nucritionc 
ti  luuamcntum.  Corpora  etiam  celefVia  facfta  funt  quodammodo  propter  hominem 
fc^m  q?  dicitur  Deutero,  nuca.  Ne  Force  oculif  eleuatif  ad  celum  uideal  fole  alluna 
Bi:  omnia  dftra  celi  8^  errore  dcceprufactoref  ar  colaf:  quc  crcauitdominufdeuftuuf 
m  mmifterium  cundhf  gentibuf.  Et  ideo  primo  defcribit  corpalif  creature, pducfl ione 
gcncraliter.  Secundohominif  Formationem  fpccidlieer  ibi  Ec  ait-Paciamuf  hominem 
Circa  pnmum  cria  Facitfcnptura:  quid  primo  exponit  opuf  creationif.  Secùdo  opuf 
dtftinc^ionif  fcu  Formatiomf  ibi  Dixi^quoq;  deuf.  Fiat  lux •  Tertio  opuf  ornatuf  fiue 
difpofitionifibi  Dixu  autem  dcufFiant  luminaria^  Opafcreacionirdefcribitur  ante 
omnem  diem. opuf  dirVin(^ionifprin?iftnbufdiebi.if.  Opuf  aucem  ornatuf  aliiftribuf 
fcquencibuf. 8^  feptimodierequieuir  deufa  nouifcreacurifcondendif.^|_S;cunda  ucro 
fentcntiam  Hieronin  cpfVola  adPdulinum  prefb/rerum  de  omnibuf  facrc  fcripture 
librifpnncipium  Gcnef.  ei>  tannfoblcuricatibuf  inuolutum:  ut  ante  triginta  annof 
apud  Hebreof  non  legacur.a^  buiufoblcurirateffanfapparent  ex  uariifa;  multipli/ 
cibufcxporitioibuf  fdm  doc^orum  Hebreorum  cj  Catho'icorum  circa  ipfù  a;  quonia 
conFudo  eft  tam  tncelligentie  ^  memorie  mimica  intendo  uitare  talem  mulotudinem 
expodcionum  illarù  maxime  quc  a  fcnfu  liccerad  remote  uidcrctur: cui  fenfuitntédo 
mfifVcre  fccfm  graciam  a  domino  mih  daram.  Igirur  circa  principiti  Gcncf.funt  tref 
optnioneffcu  exporitioncrfollemncf  ad  qfalie  utdcnc  reduci. prima  eO  ipfiuf  \ugu. 
qui  iflof  fex  diefcxponic  non  prour  imporrant  fucceOionem  tcmporif.fcdput  dicunc 
cognmonem  angelicam  relatam  ad  fex  genera  rerum  códirarum.  Iftaauté  cogmtio 
angelica  duplex  eft.  Vna  e(\  rerum  m  genere  proprio  &:  hec  dicitur  uefpcrnna  naia 
omnif  creatura  ad  deum  cóparata  qui  é  lux  per  cflìntia: tenebra  efb.  A.lidC  cognitio 
in  ucrbo  8^  bec  dicitur  mdtutind:a^  fic  exponit  facflum  eft-  ucfpcre  &  mane  diciunuf. 

Fig.   I  {Y:  della  grandezza  dell'originale). 


LA    BIBLIOFILIA 


133 


Oltre  gli  artistici  disegni  dei  quali  pili  sotto  verremo  a  trattare,  l'esem- 
plare di  proprietà  del  direttore  della  Bibliofilìa  è  riempito  di  una  quan- 
tità d'altri  disegni  a  colori  con  iscrizioni  in  nero,  quali  piante  di  sacri 
edifizi,  ecc.,  di  cui  è  menzione  nella  Bibbia;  ma  questi  sono  lavori  in- 
teramente geometrici,  e  quindi  di  niuno  o  di  picciol  pregio,  rispetto 
all'arte. 

Tali  ultimi  disegni  variano  dalla  grandezza  di  un  quarto  a  quella 
d'un   foglio   intero. 


Fig.   2  (75  della  grandezza  dell'originale). 


Noi,  giacché  hanno  soltanto  interesse  storico,  li  tralasceremo,  ve- 
nendo sùbito  a  parlare  dei  sei  rari  cimeli,  che  son  l'oggetto  principale  di 
questo  articolo. 

Al  foglio  7  recto  del  III  volume,  troviamo  due  disegni  disposti 
r  uno  sotto  l'altro. 

Cominciamo  dal  primo,  il  superiore,  che  ci  mostra  Gesù  Cristo  figu- 
rato secondo  il  rito  latino,  e  come  dice  l'iscrizione  manoscritta  in  carat- 
tere gotico  a  sinistra  del  disegno  :y/^;/r«  secundinn  latinos  (fig.  2). 

Il  figlio  di  Dio  è  assiso  in  una  specie  di  seggiola  sgabello,  che  ram- 
menta la  forma  delle  sedie  romane  e  medioevali.   I  piedi  di    essa  sono 


'34 


LA   BIBLIOFILIA 


due  zampe  di  leone,  e  le  estremità  superiori  due  teste  d'animale  a  guisa 
di  sfinge  egiziana.  Il  Redentore  stende  la  mano  destra  in  atto  di  pro- 
tezione, mentre  la  sinistra  si  poggia  grave  sul  globo  sormontato  da  una 
croce  a  palle,  sorretto  dal  suo  ginocchio.  11  sacro  capo  nimbato  del- 
l' Uomo  Dio  è  bello  e  fiero,  gli  occhi  penetranti  ;  ha  barba  con  basette,  ed 
i  capelli  inanellati  gli  piovono  fin  sulle  spalle.  La  divina  persona  è  rac- 
chiusa in  una  lunga  veste  stretta  ai  fianchi  da  una  cintura,  ed  a  tale 
abbigliamento  è  sovrapposto  un  ampio  manto  riunito  sul  petto  da  un 
rotondo  fermaglio.  E  veste  e  manto  scendono  in  pieghe  larghe  e  spesse 
fino  a  terra  lasciando  scoperti  i  piedi,  sotto  i  quali  sono  disposte  in  linea 
retta  cinque  stelle.  Notiamo  che  il  piano  su  cui  posa  la  figura,  chiazzato 
da  larsfhe  macchie  d'  umidità  che  non  alterano  né  toccano  minimamente  il 
disegno,  fa  l'effetto  di  un  gruppo  di  nubi  che  involgano  tutta  la  figura  del 
Redentore,  accrescendogli  maestà  e  possanza.  Il  disegno  è  condotto  con 
non  comune  finitezza  ad  inchiostro  grigio.  11  nimbo,  il  globo  e  la  croce 
sono  tinti  d'un  color  giallo  scuro  lavato,  le  pieghe  del  vestito  sono  ombreg- 
giate di  verdolino. 

Immediatamente  sotto  è  un  gruppo,  formato  da  quattro  differenti 
figure.  Nel  centro  un  angelo  a  nimbo  intero,  coi  lunghi  capelli  inanel- 
lati, in  atteggiamento  quasi  sorridente,  ha  visibile  soltanto  la  testa  ed 
il  collo,  il  resto  del  corpo  rimanendo  coperto  dalle  lunghe  ali  che  si  riu- 
niscono combaciandosi  sul  davanti.  Sovr'  esso  è  la  testa  d' un'  aquila,  an- 
ch'essa  nimbata,  con  la  bocca  aperta,  da  cui  vibra  serpentina  la  bifida  lin- 
gua. A  sinistra  dell'aquila  sporge  una  testa  di  leone,  nimbato,  ed  a  destra 
quella  d'un  toro,  pure  nimbato.  Ai  lati  delle  ali  dell'angelo  si  mostrano 
quattro  mani,  due  a  destra  ed  altrettante  a  sinistra,  con  le  palme  aperte 
all'infuori.  I  nimbi  di  questa  composizione  sono  riempiti  di  color  giallo, 
la  faccia  dell'angelo,  le  nari  del  toro  e  la  mano  superiore  a  destra  sono 
leggermente  toccate  di  rosso. 

Questo  gruppo  poggia  su  d'un  circolo  limitato  da  tre  circonferenze, 
o,  per  meglio  dire,  su  tre  circoli  concentrici,  mnlt(ì  ravvicinati,  riem|>iti 
d'inchiostro  bigio,  tagliato  non  perfettamente  nella  sua  metà  da  una  se- 
cante che  lo  divide  di  conseguenza  in  due  parti  ineguali,  nella  minore 
delle  ([uali  a  sinistra  ò  un'iscrizione  di  venti  righi,  che  non  rii)ortiamo 
perché  si  può  leggere  perfettamente  nella  riproduzione  (fig.  3). 

Nel  verso  del  foglio  in  cui  sono  i  due  disegni,  e  che  è  rimasto  in 
bianco,   è   scritto  col   solito   inchiostro  :   Ilic  iii/ii/  dc/ìcit. 


CÌiSFoidcicfl-ori 
jÌrtcnro4fr 

pl&n  ■  et  luci 
?>ttCT«dtT  3c 


<!■ 


F'g-   3  (Vi  della  grandezza  dell'originale). 


136 


LA   BIBLIOFILIA 


c3^ 

Nello  stesso  volume,  a  foglio  8  recto,  ci  si  presentano  altri  due 
disegni.  Il  primo  raffigura  Gesù  Cristo  secondo  gli  ebrei,  con  questa 
scritta  :   Ecce  figura  secunduvi  hebreos  (fig.   4). 

In  un  ricchissimo  trono  tutto  lavorato,  e  fiancheggiato  da  due  zampe 
leonine  alate  superiormente,  siede  in  una  posa  languida  e  triste  il  Re- 
dentore, nimbato,  coi  capelli  ricci  scendenti  sulle  spalle,  barba  e  basette. 


^G& 


"^giira  fcaìTiOinn  lxl»cp8.v;-> 


-y- 


Fig.  4  (y;  della  grandezza  dell'originale). 


veste  e  manto  come  nel  primo  disegno  da  noi  descritto,  quest'ultimo  però 
mostrando  un  differente  partito  di  pieghe.  Con  la  mano  sinistra  regge  lo 
scettro  gigliato  all'  estremità,  e  con  la  destra  il  glolio. 

TI  disegno  è  riempito  di  tratti  finissimi  a  penna  in  inchiostro  gri- 
gio.  Il  manto  ha  i  risvolti  gialli,  il  globo  è  turchino  carico. 

Tutt' insieme  risulta  un  complesso  e  magistrale  lavoro,  forse  un 
po'  sopraccarico. 

Sùbito  seguono  sotto,  nella  parte  inferiore  del  foglio,  quattro  figure. 

Principiando  da  sinistra  un  leone,  di  faccia,  nimbato,  e  col  corpo 
ricoperto  da  due  ali   che  gli   si   riuniscono  dinnanzi,  e  un  paio  che    gli 


LA    BIBLIOFILIA 


137 


si  spiegano  aperte  ai  lati.  Quindi  un  angelo  pivittosto  grassoccio  con  la 
testa  caratteristicamente  piegata  di  tre  quarti  a  destra,  incorniciata  da  ca- 
pelli inanellati  e  lo  stesso  partito  d'ali  della  precedente  figura.  Un  toro 
nimbato  e  alato,  al  par  degli  altri.  Un'aquila  nimbata,  di  profilo  destro,  con 
la  testa  sollevata  in  alto,  e  la  bocca  aperta,  come  in  atto  di  minaccia  (fig.  5). 

Dieci  stelle  si  librano  in  linea  retta  sul  capo  di  queste  figure. 

Il  tutto  a  penna,  in  inchiostro  grigio.  In  quanto  alla  colorazione,  i 
nimbi  sono  gialli,  e  alternativamente,  le  ali  che  scendono  verticalmente 


tefiisissii: 


Fig.   5  (-/s  della  grandezza  dell'originale). 


dalla  testa  del  leone  rossicce,  come  quelle  laterali  dell'  angelo,  le  altre 
verticali  del  toro,  e  le  ultime  laterali  dell'aquila. 
Nel  verso  del  foglio  prosegue  il  testo. 

Nel  terzo  volume,  a  carte  1 2  recto,  è  una  figura  sacra  che  ravvi- 
siamo sùbito,  quantunque  nessuna  scritta  la  specifichi,  ancora  pel  Reden- 
tore (fig.  6). 

Egli  è  seduto,  coi  piedi  poggiati  sulla  parte  superiore  d'una  specie 
di  tempietto,  contenuto  in  tre  circoli  concentrici  molto  ravvicinati.  Ha 
il  capo  nimbato,   capelli    inanellati    spioventi    sulle    spalle,   larga    faccia. 


ì 


Fig.  6  (V;  della  grandezza  dell'originale). 


LA   BIBLIOFILIA  139 


anL,^olosa,  ampio  e  taurino  collo  ;  lo  ricopre  una  veste  serrata  alla  vita 
da  una  cintura,  veste  scollata  che  gli  lascia  scoperta  l' attaccatura  del 
petto,  e  gli  scende  in  ampie  pieghe  fin  giù,  lasciando  vedere  i  piedi 
nudi.   Con   la   mano  sinistra   è  in   atto   di   benedire. 

Il  disegno  è  tutto  condotto  a  penna  ed  inchiostro  grigio,  con  un 
tale  effetto  di  granitura  che  sembra  una  statua  di  bronzo.  Dobbiamo 
notare  che  la  postura  di  Gesù  è  un  po'  curiosa  e  strana,  di  modo  che 
a  primo  aspetto  la  si  direbbe  errata. 

E  probabile  che  in  tempi  posteriori  alla  sua  esecuzione,  si  tentasse 
d'ultimare  e  correggere  la  figura,  a  matita  nera;  ciò  che  può  vedersi  , 
subito,  in  parte  del  braccio  sinistro,  dal  gomito  al  principio  del  polso, 
nei  panneggiati  della  stessa  parte  che  si  è  voluta  ampliare,  nel  braccio 
destro  appena  accennato,  e  dipoi  completato  ponendogli  in  mano  un 
globo,  evidentemente  per  uniformarlo  alle  altre  due  rappresentazioni  di 
Cristo,  e  nella  prosecuzione  del  tempietto  e  del  circolo. 

Lateralmente  poi  a  questa  figura,  in  alto,  a  sinistra,  è  disegnato  un 
angelo  con  tre  paia  d'ali. 

Nel  verso  del  foglio  è  scritto  :  ìiiìiil  dcficif,  e  si  scorge  dai  rigon- 
fiamenti che  il  disegno  fu  dovuto  ripassare  in  molte  sue  parti  con  una 
punta. 

Trascorsi  poi  altri  sei  fogli  impressi,  si  trova  una  figura  a  matita, 
ma  il  tratto  n' è  tanto  leggiero  o  un  '^o' sva>nlo  ch'essa  si  rende  non  troppo 
visibile,  in  modo   da  non   poterne   dare   qui   unita  la  riproduzione. 

Sembra  voglia  raffigurare  un  santo  (forse  san  Bartolommeo  ?),  sotto 
forma  di  un  personaggio  completamente  nudo,  veduto  di  tre  quarti  di 
profilo  destro,  mentre  la  testa  fregiata  dell'aureola  è  vòlta  a  sinistra. 
Il  suo  torso  è  largo  e  robusto,  le  braccia  sono  appena  incominciate  e 
una  gamba  è  mancante,  si  che  resta  incompleto.  Probabilmente  fu  co- 
minciato a  tratto  leggerissimo  e  poi  tralasciato,  o  fors'anco  terminato, 
ma  cancellato  da  vandalica  mano. 

Nel  verso  del  foglio  è  il  solito  :  niliU  deficit. 

Ed  ora,  dopo  tutto  quello  che  abbiamo  osservato  e  detto,  passando 
oltre  la  descrizione  dei  disegni,  ci  si  affaccia  un  ben  difficile  quesito  : 
chi  gli  esegui? 


I40  LA   BIBLIOFILIA 


I  primi  cinque  si  rivelano  a  prima  vista,  anche  al  meno  versato  nel 
campo  degli  studi  artistici,  come  opera  d'un  maestro  italiano  della  fine 
del  XV  secolo.  Questo  è  indubitato. 

Ed  attentamente  esaminando  i  caratteri  speciali  che  presentano, 
sgorga  spontaneamente  dalle  nostre  labbra  il  nome  di  uno  dei  più  illustri 
capiscuola  dell'arte  nostra:  Andrea  Mantegna.  Si  osservi  in  particolar 
modo  nella  figura  di  Cristo  secondo  gli  ebrei,  la  positura,  la  forma  della 
veste  e  del  manto  ed  il  modo  con  cui  sono  eseguiti,  e  si  confrontino 
con  la  Vergine  e  il  Bambino  nella  Galleria  degli  Uffizi.  Si  esamini  la 
testa  d'angelo  nel  gruppo  immediatamente  sotto  la  suddetta  figura  nella 
sua  mossa  caratteristica  di  profilo  destro,  prettamente,  esclusivamente 
mantegnesca  oltre  ogni  dire,  come  possiamo  vedere  nel  superbo  trittico 
della  predetta  celebre  galleria  fiorentina.  E  poi  in  tutti  i  disegni  ravvi- 
siamo il  tono  generale  delle  incisioni  del  Nostro,  quali  ad  esempio  nella 
famosa  Vergine  accoccolata  col  Bambino  sulle  ginocchia"). 

Nell'intero  essi  sono  grandiosamente  concepiti,  potentemente  inspi- 
rati dalla  lettura  dei  Sacri  Libri,  specialmente  dell'Apocalisse,  e  nei 
loro  simpatici  colori  riescono  d'  un  effetto  superiore  ai  mezzi  ado- 
perati. 

Ma  però,  proseguendo  nell'esame  imparziale  e  scrupolosissimo  dei 
lavori,  crediamo,  facendo  le  debite  più  ampie  riserve,  che  non  siano 
sempre  ed  in  tutto  all'altezza  del  grandissimo  maestro  padovano,  -  non 
mantovano,  come  lo  chiama  per  errore  il  Vasari.  Padovano,  perché  seb- 
bene sia  certo  oggidì  da  inconfutabili  documenti  esser  nato  a  Vicenza, 
ei  dimorò  ed  ebbe  studio  quasi  sempre  in  Padova. 

Possiamo  però  considerare  i  cinque  disegni  come  opera  della  grande 
arte  strettamente  mantegnesca,  dell'arte  padovana  dell'epoca  del  nostro. 
O  uscirono  certamente  dalla  sua  stessa  officina,  o  da  quella  di  uno  dei 
colleghi  che  abbia  in  tutto  seguita  la  sua  maniera. 

Ma  quale  il   nome  dell'autore? 

Cosi  poco  è  stato  studiato  il  Mantegna,  ([uesto  vero  gigante  del- 
l'arte, e  meno  ancora  la  sua  scuola  che  non  è  facile  dirne  (jualcosa  di 
certo.  1']  miglior  partito  tacere  che  proporre  temerariamente  qualche 
nome. 


1)  A  proposito  del  Mantegna,   uno   dei    prossimi  numeri  della  Bibliofilia  riporterà   una   nostra  nota 
illustrata  relativa  ad  un  curioso  plagio  d' una  incisione  di  questo  insigne  Maestro. 


LA    BIBLIOFILIA  141 


<5^ 

Sappiamo  d'un  Pizzolo,  collega  del  Mantegna,  d'un  Dario  da  Treviso, 
ma,  a  quanto  pare,  nessuna  certa  loro  opera  è  giunta  a  noi,  o  almeno,  se 
e'  è,  va  sotto  altro  nome.  E  poi  i  numerosissimi  allievi,  imitatori  e  se- 
guaci del  pittore  e  incisore  padovano  (caso  stranissimo  che  nella  storia 
dell'arte  non  ha  forse  confronto  per  numero),  seppero  tanto  avvicinarsi 
alla  di  lui  maniera,  cercarono  a  tal  punto  di  conquistare  l'arte  da  cui 
egli  dettava  legge  all'Italia  tutta,  che  furono  e  vengono  tuttora  le  loro 
opere  quasi  sempre  confuse  con  quelle  del  Maestro.  Basti  accennare,  per 
dimostrare  la  verità  delle  nostre  parole,  che  Marco  Zoppo,  della  cui 
mano  il  Crowe  e  il  Cavalcasene  vogliono  gli  Evangelisti  di  Padova,  cre- 
duti fin'  ora  del  Mantegna,  è  confuso  anche  con  lui  nei  disegni  degli  Uffizi. 
Melozzo  da  Forlì,  «  il  quale  ebbe  pennello  tanto  conforme  a  quello  del 
Mantegna,  da  far  credere  a  buon  diritto  che  derivasse  anch' egli  dalla 
scuola  dello  Squarcione  »,  Cosimo  Tura  detto  Cosmè,  i  tre  Bellini  che 
tanto  giovarono  ad  Andrea,  Ercole  De  Roberti,  Bernardo  Parentino,  Li- 
berale da  Verona,  Marco  Palmezzano,  Luca  Signorelli,  Giovanni  Buon- 
consigli,  B'rancesco  Buonsignori,  Gio.  Fran.  Carotto,  Bald.  Peruzzi,  ecc., 
son  tutti  nomi  di  amici,  compagni  in  arte  e  continuatori  del  Man- 
tegna. 

Per  ciò,  in  tal  caso,  almeno  per  ora,  ci  è  d'uopo  non  arrischiare 
prematuri  giudizi.  Soltanto  i  novizi  nella  scienza  dell'arte  o  i  ciarlatani 
sanno  dare  un  nome  ad  ogni  opera,  e  noi  a  queste  auree  parole  del 
Morelli  '),  aggiungiamo  (e  tal  massima  potrà  sembrare  un  po'  ostrogota), 
che  per  ammirare  un'opera  d'arte  non  è  poi  assolutamente  necessario 
conoscerne  l'autore. 

Quanto  al  sesto  disegno  rappresentante  un  Santo,  da  quel  poco  che 
ne  possiamo  arguire  per  lo  stato  in  cui  si  trova,  lo  diremo  d' un'  arte 
che  ha  tutti  i  caratteri  di  quella  del  cortonese  Luca  Signorelli,  e  ras- 
somiglia precisamente  alle  due  buone  teste,  contenute  una  nel  retto, 
l'altra  nel  verso  d'un  foglio,  conservato  nella  raccolta  dei  disegni  della 
Galleria  nazionale  d'Arte  antica  in  Roma. 

Ad  ogni  modo  siamo  dinnanzi  a  sei  disegni  di  grande,  incontestabile 


1)  Giov.\NNi  Morelli,  Della  Pittura  italiana.  Milano,  Treves,    1897,  pag.  47. 

4** 


142  LA    BIBLIOFILIA 


bellezza,  e  che  pel  loro  valore  artistico  saranno  meritatamente  assai 
apprezzati  nel  mondo  dei  cultori  della  critica  e  della  storia  dell'  arte. 
Tutti  gli  studiosi  conoscono  quanto  mai  siano  preziosi,  quanto  im- 
menso valore  abbiano  nel  campo  delle  arti  belle  i  disegni.  Il  disegno  ò 
bene  spesso  il  rivelatore  d' un  maestro,  perché  ce  ne  sviscera  la  tecnica, 
r  impronta  stilistica  ;  per  lui  noi  lo  sorprendiamo  impreparato,  ingenuo, 
rapido  o  tardo  a  concepire  e  a  correggere. 

Dai  raffronti  della  copia  in  discorso  con  le  altre  che  ci  è  stato 
possibile  esaminare  o  conoscere  ')  resulta  che  i  due  stampatori  di  Casa 
Massimo,  lasciarono  qua  e  là  nei  cinque  volumi  dell'  opera  uscita  dalla 
loro  officina,  ma  specialissimamente  nel  i°  e  nel  3°,  alcune  pagine  intere 
e  anche  parecchi  spazi  in  bianco,  quantunque  nessuna  pubblicazione, 
nessun  repertorio  bibliografico  ne  faccia  cenno. 

Rilevata  la  esistenza  di  questi  spazi  vuoti,  che  furono  lasciati  ap- 
positamente, perché  ricorrono  in  tutti  gli  esemplari  dell'edizione  della 
Bibbia,  e  perché  se  le  pagine  intere  lasciate  in  bianco  possono,  fino  ad 
un  certo  punto,  anche  ammettersi  come  aggiunte  posteriori,  o  dovute 
ad  errore,  non  può  essere  al  certo  cosi  delle  lacune  limitate  tutt' intorno 
dallo  stampato,  noi  ci  chiediamo  a  che  servirono  allora  esse? 

Pel  silenzio  assoluto  dei  competenti  scrittori,  ci  si  presentano  pa- 
recchie ipotesi  più  o  meno  ammissibili,  che  noi  accenneremo  perché 
potranno  in  certo  modo  aiutare  a  far  luce  intorno  all'autore  dei  disegni. 
Che  gli  spiizi  si  siano  lasciati  vuoti  per  riempirli  con  incisioni  illustra- 
tive dei  passi  biblici  pivi  importanti,  incisioni  poi  che  per  una  ijualsiasi 
causa  (difficoltà  nell'esecuzione  o  nei  prezzi)  non  poterono  essere  ese- 
guite. E  gli  spazi  non  furono  potuti  colmare  per  non  compiere  nuova- 
mente un  faticoso  lavoro  d' impaginamento  tipografico,  o  perché  i  volumi 


1)  Nella  biblioteca  Casanatense  di  Roma  n'è  conservato  uno  splendido  esemplare,  in  perfetto  stato 
di  conservazione.  Legato  in  pelle  e  oro,  e  ornato  di  stemmi  dorati,  due  per  ogni  coperta.  Ha  in  principio 
d'  ogni  volume  un  fregio  miniato,  ma  di  fattura  dozzinale,  eseguito  per  contenere  il  bollo  dell'  istituto.  Col- 
lazionato da  un  bibliogr>ifo  che  ne  fece  gl'indici,  reca  la  numerazione  d'ogni  foglio.  Ha  le  lettere  in  rosso, 
solo  nel  principio  dei  capitoli  e  nei  capoversi. 

La  Biblioteca  nazionale  di  Parigi  ne  possiede  l' esemplare,  appartenuto  alla  libreria  dei  Re  d'Aragona 
in  Napoli.  A  Chantilly,  in  quella  biblioteca,  ve  n'ha  un  esemplare  bellissimo  miniato  da  Carlo  di  Borbone, 
arcivescovo  dì  Lione  e  cardinale.  Dobbiamo  quest'  ultime  notizie  alla  cortesia  del  chiarissimo  dott.  L.  Delisle. 


LA    BIBLIOFILIA  143 


erano  già  tirati');  che  l'opera  dovesse  esser  miniata  prima  d'esser  posta 
in  commercio,  e  poi  non  fosse  più;  che  gli  editori  avessero  in  mente  di 
lasciar  la  cura  delle  illustrazioni  ai  ricchi  compratori  dei  loro  volumi. 

Relativamente  all'esecuzione  dei  primi  cinque  disegni,  s'affaccia 
anche  un'altra  supposizione,  non  ispregevole  in  quanto  che  sappiamo 
esser  la  Bibbia  stata  posseduta  da  un'antica  famiglia  del  Veneto,  ed  è 
che  capitata  non  molto  tempo  dopo  la  sua  pubblicazione  a  Padova,  nel 
focolare  dell'arte  mantegnesca,  e  letta  da  uno  di  quegli  illustri  maestri, 
abbia  a  costui  inspirato  di  schizzare  nei  fogli  rimasti  bianchi  tra  gli 
altri  stampati,  la  rappresentazione  grafica  di  quelle  sacre  persone  ed 
emblemi  ch'ei  inspirato  vedeva  si  meravigliosamente  scolpite  nelle  parole 
del  Libro  dei  libri. 

La  Vossische  Zcihtng  di  Berlino,  nel  numero  di  martedì  8  agosto,  ac- 
cennò alla  scoperta  dei  preziosi  disegni  e  alla  loro  grande  importanza 
per  la  storia  dell'arte. 

Nello  stesso  tempo  pervennero  al  cav.  Olschki  parecchie  richieste 
dì  privati  collettori  e  d'istituti  stranieri.  Vedute  le  fotografie  dei  disegni, 
alcuni  offrivano  fortissime  somme,  altri  facevano  richiesta  del  prezzo. 
Ma  il  chiaro  editore,  prima  di  rispondere  e  d' impegnarsi  in  qualsiasi 
modo,  volle  che  la  Bibliofilia  facesse  noto  l'avvenuto  ritrovamento. 

Noi  scrivemmo  queste  poche  righe,  alla  svelta,  nel  solo  intento  di 
annunziare  al  pubblico,  agli  studiosi,  la  scoperta  di  un  cosi  importante 
cimeHo  bibliografico,   storico  ed  artistico. 

Non  fu  nostro  intendimento  far  più  di  un  semplice  annunzio  cor- 
redato da  qualche  nota  storico-critica.  Ora,  esaurito  il  nostro  modesto  e 
facile  compito,  attendiamo  che  qualche  studioso  di  buona  volontà,  ricerchi, 
confronti  e  con  l' ausilio  di  maggiori  osservazioni  e  dati  concluda,  in 
modo  da  fornirci  a  proposito  della  scuola,  e  possibilmente  degli  autori 
dei  disegni,  esaurienti  e  fondate  spiegazioni.  Primieramente  bisognerebbe 
rinvenire  ed  esaminare  il  codice  servito  di  tipo  agli  impressori  per  la 


1)  Ed  infatti  quantunque  da  pochi  anni  l'incisione  fosse  venuta  a  dare  un  potente  impulso  all'arte 
del  libro,  Alberto  Pfister  aveva  pubblicato  nel  1461  a  Bamberg  un'edizione  delle  favole  di  Ubrich  Bohner 
con  IDI  figure,  e  Ulrich  Kahn,  chiamato  a  Roma  dal  cardinale  Torquemada,  dava  alla  luce,  l'ultimo 
giorno  del   1467,  le  celebri  Meditai iones,   ricche  di  artistiche  xilografie. 

Dunque,  dato  ciò,  niente  di  più  naturale  che  i  nostri  due  arditi  tipografi  tedeschi,  allora  in  que- 
st'  ultima  città,  abbiano  anch'  essi  avuto  l' idea  di  pubblicare  una  Bibbia  a  figure. 


144  LA   BIBLIOFILIA 


loro  edizione  della  Bibbia.  Esso  ci  darebbe  ragione  di  molte  cose,  perché 
sappiamo  che  quando  si  cominciarono  a  pubblicare  i  libri  a  figure,  queste 
si  copiavano  o  si  improntavano  alle  miniature  contenute  nei  manoscritti, 
e  specialmente  ai  disegni  a  penna,  di  cui  imitavano  il  tratteggio. 

Non  è  nostro  compito  tessere  convenientemente  le  meritate  lodi 
di  chi  con  tanto  buon  senso  e  criterio  d'arte  seppe  acquistare  e  render 
pubblici,  togliendoli  dall'ingiusto  oblio,  tali  cimeli,  né  ciò  d'altra  parte 
la  rara  modestia  del  nostro  Direttore  potrebbe  permettere.  Solo  rammen- 
tando quanto  scrisse  nello  scorso  2°  quaderno  della  presente  Rivista  un 
valoroso  nostro  collega,  a  proposito  dei  meriti  bibliografici  del  chiaro 
cav.  Olschki,  diciamo  che  egli  ci  aggiunge  quello  di  essere  un  esimio  co- 
noscitore d'incisioni  e  di  possedere  una  profonda,  davvero  non  comune 
cultura  artistica,  nel  più  ampio  senso  della  parola,  si  eh'  egli  onora  la 
classe  cui  appartiene. 

E  ne  è  prova  innegabile  l'acquisto  in  discorso  pel  quale  ci  pre- 
giamo di  esprimergli  pubblicamente  i  nostri  vivi   rallegramenti. 

Nel  tempo  istesso  spontaneo  ci  sgorga  dal  cuore  un  voto,  dettato  non 
da  mire  d' interessi  particolari,  più  o  meno  riprovevoli,  ma  dall'  amor  di 
patria  e  d'arte,  ed  è  che  i  disegni  scoperti  rimangano  fra  noi,  affinché 
seguendo  l'ormai  ordinario  esodo  di  mille  e  mille  consimili  cimeli  non 
vadano  vergognosamente  —  è  la  parola  —  ad  arricchire  le  grandi  rac- 
colte straniere,  già  riboccanti  dei  capilavori  dell'arte  italiana. 

Ciò  sarebbe  una  perdita  artistica  non  solo,  ma  anche  un  avvili- 
mento morale. 

Che  li  acquisti  il  Governo  a  mezzo  delle  sue  gallerie  o  biblioteche, 
o  qualche  Municipio  per  le  civiche  collezioni,  di  cui  è  fortunamente  tanta 
dovizia  in  Italia,  od  un  privato  intelligente  per  la  sua  raccolta  è  indif- 
ferente, basta  che  rimangano  qui.  Noi  saremmo  felici  che  tali  lavori 
dell'arte  più  grande  del  xv  secolo  trovassero,  se  fosse  possibile,  eterna 
stanza  nella  terra  che  li  vide  nascere. 

Ricordiamolo  ancora  una  volta:  Ciascun  popolo,  specialmente  l'Ita- 
liano, ha  sacrosanto  il  dovere  di  raccogliere  e  custodire  religiosamente 
tutte  le  opere  atte  a  spiegare  l' evoluzione  progressiva  dell'  arte  per 
merito  degli  illustri  maestri  che  lo  resero  celebre. 

Roma,  settembre  1899.  ROMOLO    ArTIOLI. 


LA   BIBLIOFILIA  I45 


IL   MONVMENTVM  GONZAGlì'M 

DI  GIOVANNI  BENEVOLI  o  BUONAVOGLIA 


INI  EL  Mazzuchet.li  {Scr'ìtt.  d'Ii.,  II,  2,  840.  Brescia,  1760)  leggiamo: 
«  Benevoli  {Giovanni)  è  mentovato  dal  celebre  Apostolo  Zeno,  il  quale 
dall'aggiunta  che  porta  di  Andino  lo  crede  di  Ande,  luogo  vicino  a  Man- 
tova due  sole  miglia.  Fu  poeta  latino,  e  compose  un  Poema  istorico  che 
versa  sopra  soggetti  storici  del  suo  tempo,  cioè  del  secolo  xvi.  Un  sag- 
gio di  questo  essendo  stato  mandato  dal  chiarissimo  Annibale  degli  Abati 
Olivieri,  appresso  il  quale  si  conserva  ms.,  al  suddetto  Zeno,  lo  diede 
a  conoscere  a  questo  per  bravo  poeta,  pieno  d' estro  e  di  fuoco  » . 

Infatti  nel  voi.  Ili  di  quella  vera  miniera  di  notizie  d'erudizione 
che,  nonostante  certa  vacuità  e  pompa,  sono  le  Lettere  di  Apostolo  Zeno, 
tre  volte  è  ricordato  un  Ms.  contenente  un  poema  latino,  del  quale  non 
è  indicato  l'argomento,  attribuito  ad  un  Giovanni  Benevoli,  cioè  nelle 
lettere  85,  87  e  88  dell'edizione  di  Venezia  1752;  e  questi  sono  i  passi 
che  vi  si   riferiscono: 

a)  «  Il  Poema  Latino  ms.  di  cui  ultimamente  avete  fatto  acquisto, 
mi  era  affatto  incognito.  Il  nome  di  Giovanni  Benevoli  non  mi  ricorda 
di  averlo  veduto  citato  in  alcun  libro.  Dall'  aggiunto  che  porta  di  Andino, 
vengo  in  cognizione  esser  lui  Mantovano,  e  di  Ande,  luogo  vicino  a  Man- 
tova due  sole  miglia.  Con  tale  aggiunto  di  patria  qualifica  Silio  Italico 
il  gran  Poeta  Virgilio.  Desidero  che  come  l'uno  e  l'altro  han  comune 
la  patria,  così  abbiano  pari  anche  il  merito.  Comunque  ne  sia,  il  vostro 
ms.  è  pregevole,  poiché  versa  sopra  soggetti  storici  maneggiati  da  autore 
contemporaneo  » .  {Lettera  al  sig.  Annibale  degli  Abati  Olivieri,  a  Pesaro. 
Venezia,  25  gennaio  1736). 

b)  «  Il  saggio  mandatomi  del  Poeta  Andino  me  lo  dà  a  conoscere 
per  bravo  Poeta,  pieno  d'estro  e  di  fuoco.  Parmi  che  abbia  più  di  quello 
di  Stazio,  che  di  Virgilio.  Essendo  Poema  istorico,  per  entro  vi  saranno 
belle  e  curiose  notizie  spettanti  a  quel  secolo.  Può  essere  che  vi  nomini 
il  Guicciardini,  che  vi  ebbe  tanta  parte  in  qualità  di  Commissario  e  Luo- 


146  LA   BIBLIOFILIA 


gotcnente   Pontificio.  Con   vostro   comodo   potrete  assicurarvene  >>.  {Id., 
Venezia,   23  febbraio   1736). 

e)  «  Vi  ringrazio  della  pena  che  vi  siete  presa  in  rivoltare  tutto 
quel  Poema  del  Benevoli,  per  osservare,  se  in  esso  si  fosse  fatta  men- 
zione dello  storico  Guicciardini  ».  (/</.,  Venezia,    1°  marzo    1737). 

Dopo  il  Mazzuchelli,  che  ne  scriveva  sull'autorità  dello  Zeno,  diede 
breve  notizia  del  poema  l' ab.  Saverio  Bettinelli,  che  ne  conobbe  evi- 
dentemente un  ms.  e  pel  primo  ne  indicò  con  qualche  determinatezza 
l'argomento,  riportandone  anche  il  primo  verso').  Se  ne  giovava  quindi 
l'Aftò  per  la  sua  «  Vita  di  Luigi  Gonzaga  detto  Rodomonte,  ecc.  »  (Parma, 
Carmignani  1780),  avutane  comunicazione  dal  marchese  Carlo  Valenti  "), 
e  ne  pubblicava  alcuni  passi  ^)  dando,  per  il  primo,  qualche  notizia  bio- 
grafica del  «Buonavoglia*)»;  poi,  a  quanto  almeno  ci  consta,  un  profondo 
silenzio  si  fa  intorno  al  Monumentum  Gonzagium  ed  al  suo  autore  :  e  nel 
gruppo  de' letterati,  onde  andò  giustamente  celebre  la  Corte  di  Mantova, 
il  nome  di  Giovanni  Benevoli  o  Buonavoglia  non  è  più  ricordato  !  ") 

La  fortuna,  che  assiste  e  favorisce  l' operosa  industria,  quando  a 
questa  va  accoppiata  l' intelligenza,  ha  fatto  che  il  noto  e  benemerito 
libraio-editore  cav.  Leo  S.  Olschki  venisse  in  possesso  d' un  esemplare 
ms.  di  questa  opera,  esemplare  prezioso  per  ogni  rispetto,  e  non  solo 
perché  autografo:  e  di  esso   appunto  tratta  questa  comunicazione,  che 


1)  mAV Annolazùme  (A")  al  primo  dei  due  Discorsi  accademici  ■<  Delle  lettere  e  delle  arti  mantovane  ■ , 
(Mantova,  t"74),  pieni  di  preEiose  notizie,  ragionando  il  Bettinelli  (pag.  39)  degli  uomini  di  lettere  e  t  prima 
degli  storici  nostri  e  stranieri  di  Mantova  del  secolo  XV  >  dice  :  <  Sia  primo  il  Benivolo  poco  noto,  e 
inedito  ancora.  Giovanni  Benevolo  o  Benevoli  di  Pietolo  compose  un  poema  in  latini  esametri  di  buono 
stile  intitolato  Gonsagictim  Monumentum ,  ed  è  in  sette  libri  un  nobile  elogio  de'  Gonzaghi,  e  spezialmente 
del  Principe  Federico,  a  cui  lo  dedica.  Contiene  varie  particolarità  degne  di  memoria,  come  la  descrizione 
del  Palazzo  di  Pusterla,  o  sia  di  S.  Sebastiano,  ove  alloggiarono  i  nostri  Sovrani  alcun  tempo,  e  dove 
erano  i  trionfi  celebri  del  Mantegna.  Il  poeta  si  dice  Archidiacono  di  Pesaro.  Comincia  1'  opera  cosi  :  Po?i- 
ttficum  in  Gallos  Julii,  Medicisque  Leonis  etc.  ■->  ;  e  un  po'  più  oltre  (pag.  41)  aggiunge  :  «  De'  poeti  del  1400, 
possono  ricordarsi  il  Benivolo,  che  ha  stile  non  incolto,  benché  sia  storico  (siccome  sopra  l'ho  considerato) 
più  che  poeta  ^. 

-)  Così  attesta  a  pag.  25  ricordando  gli  aiuti  che  gli  t  vennero  altronde  ■>  e  speci.ilmente  d.al  Va- 
lenti, che  gli  «  comunicò  l' inedita  cronaca  del  Daino,  il  non  mai  pubblicato  Poema  di  Giovanni  Buona- 
voglia», ecc.  A  pag.  34  nota  {a)  dice  poi:  «  Gonsa^'cttm  Monumentum  MS.  lib.  3.  Questo  Poema  inedito 
sta  presso  il  Signor  Annibale  Olivieri  di  Pesaro,  ed  ancora  nella  Libreria  de'  Carmelitani  di  Mantova  in- 
dirizzato al  Duca  Vincenzo  Gonzaga  da  Lodovico  Schirpi  succeduto  al  Buonavoglia  ncU'Arcidiaconato  di 
Pesaro  ». 

3)  Off.  pagine  12,  34,  35,  45-47. 

*)  Op.  cit.  pagine  32,  33. 

5)  Sarà  a  questo  proposito  opportuno  consultare,  fra  gli  altri,  l' erudito  studio  Lu/.io-Renif.r,  La 
coltura  e  le  relazioni  letterarie  di  Isabella  d' Este  (?onzaga,  in  ispecie  la  parte  2"  Le  relazioni  letterarie: 
I".   Gruppo  mantovano,  uscito  nel  voi.   XXXIV,  fase.    100- 101   del  Giorn.  stor.  della  lett.  ital. 


LA   BIBLIOFILIA 


147 


--  gentilmente  invitato  dal  fortunato  possessore  -  faccio  agli  studiosi  non 
dubitando  che  sia  per  tornar  loro  gradita. 


È  l'esemplare  del  cav.  Olschki  un  volume  cartaceo  della  prima  metà 
del  secolo  xvi,  di  ce.  iio  non  numerate  (0,212X0,315),  con  cojjerta  in 
pelle,  sui  cui  due  piani  corre  intorno  una  bella  inquadratura,  parte  im- 


148 


LA   BIBLIOFILIA 


pressavi  a  secco,  parte  dorata  e  ornata  con  un  elegante  fregio  che  vi 
forma,  per  cosi  dire,  una  ricca  cornice  :  pur  dorato  è  nel  centro  il  fregio 
a  losanga,  e  impresso  a  secco  quello  apposto  alle  quattro  estremità  di 
esso.  Mancano  i  nastri  o  cordoncini  originali,  ma  ne  rimangono  le  tracce 
in  seta  color  azzurro-mare,  quattro  per  ogni  piano;  e  il  taglio  mostra 
che  anch'  esso  era  riccamente  dorato  ed  ornato  di  fregi  in  fogliami  e 
fiorellini,  disposti  quasi  a  guisa  di  ramo  tutt'  intorno  corrente,  bellamente 
impressivi  con  piccoli  ferri. 

Consta  di  numero  14  quaderni,  ciascuno  di  4  foglietti  od  8  carte, 
eccetto  il  6°  ed  il  10°,  che  contano  soli  3  foglietti  o  carte  6,  ed  il  13"  che 
conta  invece  foglietti  5  o  carte  io;  ogni  pagina  piena  ha  num.  20  linee  di 
scrittura  corsiva,  regolare  e  nitida  sebbene  alquanto  grave  (0,1 18x0,226 
circa),  con  la  rigatura  tracciatavi,  ora  sul  recto  ora  sul  verso,  col  solito 
strumento  a  punta;  nel  verso  d'ogni  singola  carta,  anziché  alla  fine  dei 
quaderni,  trovasi  il  richiamo;  nel  recto,  in  alto,  l'indicazione  del  libro 
in  cifre  romane.  Sono  bianche  le  ce.  32'',  46''  e  46%  76'  e  94";  e  le 
ce.  i6'',  32"',  45',  62"',  94'  e  iio''  contengono  rispettivamente  solo  9,  io, 
7,  4,   II   e   IO  linee  scritte  (gli  ultimi  versi  cioè  de' libri  I,  II,  III,   IV, 

VI  e  VII).  Sul  piano  esterno  della  coperta 
anteriore,  della  quale  diamo  qui  la  riprodu- 
zione (0,217x0,325),  leggesi  impresso  in 
oro,  al  di  sopra  d'un  fregio  circolare  pur 
dorato,  il  titolo  del  volume:  MONVMEN- 
TVM  GOiYGIACVM').  La  carta,  dalle 
vergelle  naturalmente  perpendicolari,  è  piut- 
tosto solida  e  consistente:  le  ce.  2,  4,  6,  8, 
9,  IO,  12,   14,    17,    18,   20,   22,   25,    27,   29, 

Zi,  34.  37.  3B,  44.  45.  46.  48,  49  e  51  hanno 

la  marca  filigranata  da  noi  segnata  a,   ora 

a  nel  senso  in  cui    è   qui  riprodotta,  ora  nel 

senso  inverso,    ora    anche   capovolta   (come 

nelle  ce.  6,  20,  22,  27,  29,  48,   49  e   51),  rimanendone  prive  le  ce.  i,  3, 

5,  7,  II,  13,  15,  lò,  19,  21,  23,  24,  26,   28,   30,   31,   32,   35,   36,  39,  40, 

41,  42,  43,  50,  52  e  53  (le  quali,  chi  esamini  come  sono  costituiti  i  qua- 


')  L.1  seconda  G  di  Gongiacim  fu  impressa  sovra  un'  allra  lettera,  la  qu.alc  sembra  fosse  una  L, 
o  piuttosto  la  I  stessa,  impressa  inavertitamente  per  omissione  della  (ì,  e  subito  emendata  con  la  sovrap- 
posizione di  una  G  e  la  reimpressione  della  I. 


LA   BIBLIOFILIA  149 


derni  '),  corrispondono  via  via  nella  formazione  de'  foglietti  ad  una  delle 
carte  precedenti  con  la  marca);  le  ce.  54,  56,  S7,  5<S,  62,  65,  66,  6g, 
70,  71,  74,  75,  77,  78,  81,  82,  85,  87,  8g,  91,  93,  95,  98,  99,  loi,  105, 
106,  109  e  iio  hanno  la  marca  b,  e  le  loro  corrispondenti  47,  55,  59, 
61,  Ò3,  64,  67,  68,  72,  73,  76,  79,  80,  83,  84, 
86,  88,  90,  92,  94,  96,  97,  100,  102,  103,  104, 
107  e  108  hanno  nell'angolo  inferiore  a  destra 
di  chi  ne  riguardi  il  recto  il  monogramma  e, 
tutte  eccetto  la  e.  60,  che  nella  formazione  del 
foglietto  corrisponde  alla  e.  57.  Precede  ai  qua- 
derni una  carta  di  guardia,  di  diverso  impasto, 
con  una  marca,  la  quale  rappresenta  una  pian- 
ticella ricca  di  fogliame  con  fiori,  che  sorge 
da  un  fondo  o  recipiente  semisferico  ;  e  questa 
carta,  non  scritta  nel  verso,  ha  nel  recto  in  primo  , 

luogo  il  titolo  che  segue:  <  Ad  S.  R.  E.  a  e 

Excel.  Reip.  Fio  re  71.  \  Gener  aleni  Armar  uni  Iniper.  |  A  e  Inui- 
ctiss.  Priìi.  Federicum  Gonzagain  \  Mantucc  Marchioncm.  V.  \ 
Ioannis  Beniuoli  Andini  Archidiaconi  \  Pi saurensis  \  Gonza- 
giuni  Monunientìun  y> .  Questo  titolo  è  scritto  dalla  mano  stessa  che 
scrisse  il  testo,  e  della  quale  diremo  più  oltre.  Un'altra  mano,  inelegante, 
v'aggiunse  sotto  la  dichiarazione  che  segue  :  «  Da  Andes  cioue  Da  Pietolo  1 
otte  nacque  Virgilio  Marone  ».  Dopo  un  piccolo  spazio  leggesi,  sulla  me- 
desima pagina,  questo  ricordo,  di  mano  molto  posteriore  alle  due  pre- 
cedenti, e  più  propriamente  della  prima  metà  del  secolo  xviii  :  «  // 
Sig.  Abate  Tartarotti  da  Roveredo,  molto  erudito,  in  ritornando  da  Roma, 
uenne  a  trouar  me  D.  Federigo  Amadej,  nel  xmbre'  del  lyjg,  condot- 
tola dair Auuocato  Berselli  Reuisor  delle  pubbliche  Stampe,  e  narrommi 
d' auer  ueduto  in  una  Biblioteca  Romana  un  Manoscritto  Poema  Eroico, 
molto  stimato,  e  tenuto  in  alto  prezzo,  perche  era  unico  ;  e  trattaua  di  uarj 
Vomini  illustri  Mantouani  Poeti.  Io  allora  gli  mostrai  questo  mio  Eibro 
Manoscritto,  ed  egli  in  uedendolo  confessò  esser  quel  medesimo  da  lui  tanto 
stimato,    anzi  il  mio  esser  meglio  conservato,    e  mes^lio  scritto  di  quello,  esor- 


')  Giova  aver  qui  presente  che  il  quaderno  1°  consta  delle  ce.  1-8  ;  il  2°  delle  ce.  9-16  ;  il  3°  delle 
ce.  17-24;  il  4°  delle  ce.  25-32;  il  5°  delle  ce.  33-40;  il  6°  delle  ce.  41-46;  il  7°  delle  ce.  47-54; 
l'S"  delle  ce.  55-62;  il  9°  delle  ce.  63-70;  il  10°  delle  ce.  71-76;  l'ii"  delle  ce.  77-84;  il  12°  delle 
ce.  85-92;  il  13°  delle  ce.  93-102,  ed  il  14"  delle  ce.   103-110. 


150 


LA   BIBLIOFILIA 


tandomi  a  farlo  stampare,  perche  L'opera  vieritaualo  ».  A  tal  ricordo  un 
nipote  dell' Amadei  Federigo  appose  la  osservazione  seguente:  «.  Disse 
il  sod°  S/  Don  Amadei  che  era  suo  ma  nendicamentc  da  me  ')  suo  Ni- 
pote Dot."  Vincenzo  Leonardi  li  ")  fu  per  stato  acciò  se  ne  ualesse  da  pren- 
dere cognizioni  sopra  le  eroiche  gesta  della  Casa 
-i^  ^,1^  Gonzaga  e  mi  fu  restituito  dopo  la  sua  ^)  morte 

—li—.                   O     JL.         che  segui  la  notte  delti  12  Febro  1^55  -  ad  ore 
A      /T~"              ■■   "K      A         qnatro  et  un  quarto  ».   Finalmente    un'altra 
/  \/  —             — I  \  /  \       mano  ancora,  ugualmente  inelegante,  v'ag- 
1  _  j    ^      \      giunse    questa   notizia  intorno    all' Amadei: 

«  Questo  Amadei  scrisse  delle  memorie  assai 

e  -^ 

preziose  sopra  Mantova  che  esistono  manoscritte 
in  Casa  dei  Marchesi  Castiglioni,  Cocastelli  Cofiti,  e  Marchesi  Capilupi.  Ora 
questo  libro  è  presso  il  Canonico    Cavriani'^)  ». 

Che  la  mano,  cui  si  deve  il  titolo  (o  dedica)  sopra  riportato,  sia  la 
medesima  che  ne'  margini  del  codice  appose  via  via  i  lemmi,  per  così 
dire,  ossia  il  titolo  o  l' argomento  dei  paragrafi,  in  cui  ogni  libro  può 
esser  distinto,  e  vi  trascrisse  e  dichiarò  i  nomi  de'  vari  personaggi,  ecc., 
è  indubitabile,  ed  apparisce  subito  a  prima  vista.  Che  essa  poi  sia  la 
stessa,  la  quale  scrisse  anche  il  testo,  risulta  evidente  dall'esame  della 
scrittura  e  particolarmente  dalla  conformazione  di  alcune  lettere  piià  spe- 
cialmente caratteristiche:  è  naturale  per  altro  che  la  scrittura  del  testo 
apparisca  più  elegante  e  pivi  ugualmente  condotta.  Che  infine  queste  note 
marginali,  o  lemmi,  o  argomenti,  o  trascrizioni  e  dichiarazioni  de' nomi 
proprii  si  debbano  all'autore  stesso  del  poema,  oltre  che  è  attestato  da 
lui  a  e.  64''  dove  annota:  «  Augustìni  de  flumine  mei  contttbernaUs  laus 
in  medica  »  (sebbene  un'  altra  volta  egli  dica  di  sé  stesso  in  modo  im- 
personale :  e.  sS""  «  Ahiysii  fortitudo  &  studium  in  bonas  artcs  Bcniuolo 
duce  et  magistro'")  »),  si  desume  da  questo  fatto  di  non  lieve  importanza: 
che  cioè  là,  dove  nel  corso  dell'opera  si  ricordano  personaggi  all'uso 
poetico,  con  il  solo  nome,  o  con  perifrasi,  o  con  forma  non  comune  e 


I)  da  me  è  sostituito  all'originario  dal. 

~)  Cosi  sembra  doversi  leggere  :  ma  parrebbe  un  le. 

3)  Anziché  sua  sembrerebbe  qui  scritto  lui{i). 

*)  Cfr.  ad  es.  per  Io  famiglie  Capilupi  (dove  molti  fiorirono  in  letteratura)  e  Cavriani  1'  op.  cit.  del 
Bettinelli  pagine  103  e  43. 

5)  Nominandosi  cosi  esplicitamente  intese  egli  certo  dichiarare  il  verso  del  testo  <  Quo,  duce  me, 
qttondam  sitientia  proluit  ora  »  che  si  riferisce  a  Luigi  de'  Gonzaga. 


LA  BIBLIOFILIA  151 


tale  che  chi  non  n'abbia  notizia  non  riesce  a  ravvisarU  facilmente,  nel 
margine  i  nomi  loro  sono  trascritti  e  riportati  per  intero,  con  l' indica- 
zione del  casato  e  spesso  della  paternità  o  del  luogo  di  nascita,  quasi 
a  loro  dichiarazione:  il  che  è  naturale  facesse  l'autore  stesso,  come  quegli 
che  sapeva  quali  personaggi  intendesse  significare,  e  poteva  dubitare  che 
in  qualche  modo  intorno  ad  essi  accadesse  al  lettore  di  rimaner  incerto. 
Cosi  e.    i'''  V  Insubrujn  extorrem  dominumqiie  ducemque  Sfortigenani  è  di- 
chiarato :  «  Maximiliattus  sfortìa  »,  e  a  e.   3"  lo  Sfortiadce  «  Lodo.   S/or.  »  ; 
a  e.  6''  il  Manfredus  esimio  fra  i  giovani  di  Parma  è  dichiarato  «  Man- 
fredics  pallauicinus  »  ;  e.  8'  un  Biisyr'n:  significa  «  Petrus  Bìisiiis  »  ;  e.  21''  uu 
Aìiibrosius  scurra  nel  margine  risulta  «  Ioannes  ambrosms  »  ;  e.  40''  un  Mer- 
cur'nis  ha  la  nota  «  Mercurij  Paleologi  exairsio  »  ;   e.   51^  al    Tipliernatis 
popiili  domiìiator  è  apposta  la  dichiarazione  «  Vitellus  tiphcrnas  » ,  e  ad  un 
Aeneas.   nulla  non  laude  sìiperbìts  questa  :  «  Aenea  Equitìs  inaìituanj  mors 
indigna  y>\  e.   68"  un   Masinus  è   dichiarato  <.<  Tacobtcs  Masimis  Cesennas  »  e 
«  Demetrius  Epirota  »  un  Dcmctriiis ;  il   Mancinus  a  e.   69"  è  «  MancÌ7ius 
mignonus  peditatus  ductor  »;  \\  Jacobtt-s  Marius  Sfortiadce  aluvinus  a  e.  77*^  è 
«  Facobus  Marius   Cayacensis  Jo.   Sforticc  ahunnus  Eqtoesy;  a  e.   88"'  apo- 
strofando   l'autore    un    Carole,   doctiloqui   numeros   imitate   Cattdli,   spiega 
nella  nota  che  si  riferisce  a  un  «  Carolus  Agnelhcs  y> ,  come  rivolgendosi 
ad  un  Luvsi,    ad  un   Por  fu  «  aniiìia  a  feneris  nostra  pars  intima  » ,  ad  un 
Calandra,   ad  un   Bardelon  «  graioritin  adiens  penetralia  raris  Nota  ìtalis  » , 
dichiara  di  riferirsi  rispettivamente  a  «  Luysiìis  Ioannispetri goìizagcc  Jilius'» , 
a  «  Benedictus  Portus  »,  a  «  Ioannesjacobns  Calandra  »,  a  «  Jo.   iacobus  Bar- 
delonius»;  a  e.  90"'  nei  versi  <.<  Hic  et  Auos,  et  attor  uni  Ataìios  :  et  originis 
omneni  \   Go)!zagcc  serieni    Gentis:  niaternaque  pingi  \  stemmata;  et  Augìistos 
Alda  de  sangtdne  Rcges  \  Jussit,   etc.  »  significa,  secondo   spiega  l'anno- 
tazione, «  Margarita  Baiiariensis  Francisci  Mater.  Federici  iixor  »  e  «  Bar- 
bara brandebiLrgensis  Lodotdci  vxor.   Federici  mater»;  a  e.  93^  il  «.  leuitun- 
Luciascus  Equorum  Ductor  »  è  «  Paidus  Luciascus  veronensis  vir  fortis  ua- 
/erquey>;  a  e.  105"  il  Sitardus  ricordatovi  è  «  Franciscus  cognomento  Suar- 
dinus»,  ed  il  Mario  è  <  Marius  Eqidcola  » ,  ecc.,  ecc. 

Ma  il  codice  è  da  considerarsi  anche  autografo,  ossia  scritto  di  mano 
dell'  autore  stesso,  il  quale  forse  aveva  con  esso  preparato  un  esemplare 
del  suo  poema  da  presentarsi  al  personaggio,  cui  lo  dedicava,  immatura- 
mente mancato  ai  vivi.  Ne  sono  non  dubitabile  argomento,  più  ancoraché 
la  annotazione  sopra  riferita  intorno  ^\V Augusfinus  de  fliivune,  il  carattere 


IS2  LA   BIBLIOFILIA 


generale  della  scrittura,  le  emendazioni  e  correzioni  fatte,  dalla  stessa  mano, 
qua  e  là,  la  sostituzione  di  voci  sovrapposte  ad  altre  erase,  le  aggiunte 
cosi  di  vocaboli  omessi  nella  trascrizione  come  di  versi,  ecc.  ;  insomma 
quel  complesso  di  fatti  e  di  indizii,  che  valgono  a  far  distinguere  l'autore 
da  un  semplice  copista:  almeno  non  v'è  argomento  -  se  l'esame  dili- 
gente fattone  non   m'  ha  ingannato  -  per  supporre  il  contrario. 

Né  del  resto  è  lecito  congetturare  che  il  poema  abbia  avuto  per  av- 
ventura più  d'una  o  due  trascrizioni,  quando  si  consideri  sotto  qual  fitto 
velo  è  giaciuto  per  lungo  tempo  dimenticato,  tale  che  persino  del  suo 
autore  andò  fino  allo  Zeno  ignorato  il  nome.  Correzioni  autografe  ricor- 
rono, ad  esempio,  a  ce.  2''  (la  sostituzione  di  tiulgi  quem  credidit  crror  ad 
un  emistichio  eraso),  5""  (di  Cerbeream  la  parte  Gerbere  è  sostituita  alle 
tre  prime  sillabe  di  un  vocabolo  che  cominciava  con  T,  evidentemente 
Tartare\am'^,  23''  {ìiac  inserito  fra  tacita  prece  per  maggior  efficacia,  senza 
esser  richiesto  dal  metro),  ^,1"  {cumti/ata  iubent  per  iube.nt  cumulata),  34' 
{Abraam  per  Abratn),  36''  {Bebriaca  per  Bebria),  36''  {deciso  ^er  facto  dopo 
agminé),  44^  (necdum),  47''  {ergo  per  erga;  sfuggi  a  e.  47''  un  robore  detrce), 
^o''' [tefitet),  51''  {inedilantis  sostituito  di  prima  mano,  durante  la  trascri- 
zione, ad  un  meditati),  52''  {reuocandus  per  reucatidus),  55''  (liac  inserito 
dopo  hosti  in  principio  del  verso),  58"'  {victoriòus  con  la  sostituzione  di 
victori  ad  elementi  indecifrabili),  71"'  {aram  inserito  dopo  meditati  nel  verso 
H(cc  secum  meditati  quce  proxima  surgit,  cancellato  un  ad  in  fine  di  esso  e 
sostituito  accedunt  nel  principio  del  seguente  ad  un  verbo  che  terminava 
pure  con  dunt),  78"'  (Admissus  sostituito  ad  Ingressus),  97"'  {tremens  ag- 
giunto dopo  turba  nel  1°  verso,  e  trepidos  dopo  instant  nel  3°),  104'  {Huiic 
per  Tnnc  ed  illi  per  ille),  108''  {immutabile  per  mutabile),  log"^  {exponere, 
dove  la  parte  potiere  è  in  rasura  sostituita  ad  altra  illeggibile),  ecc.,  ecc. 

Alla  mano,  che  al  titolo  o  dedica  appose  la  inutile  dichiarazione 
«  Da  Andes  cioue  da  Pietolo.  ecc.,  »,  si  deve  qua  e  là  la  ripetizione  in 
margine  di  alcuno  dei  lemmi,  talora  volgarizzato,  ma  di  nessun  interesse. 
Qualche  altra  annotazione  di  mani  diverse  riscontrasi  nel  codice,  che  è 
ozioso  riferire,  essendo  destituite  di  qualsiasi  valore  :  va  però  fra  esse 
ricordata  la  mano  d'un  possessore  del  volume,  probabilmente  di  quel- 
l'Annibale degli  Abati  Olivieri,  il  dotto  illustratore  dei  Marniora  Plsau- 
rensia,  cui  scriveva  lo  Zeno  senza  eh'  apparisse  mai  se  fosse  informato 
del  vero  argomento  del  «  Poema  istorico  »  ritrovato  :  a  quella  si  devono 
appunti  più  specialmente  cronologici,  come  :  2'    «  atiiio  i^ij  >    aggiunto 


LA   BIBLIOFILIA  153 


alla  nota  originale  «  Leo.  medices  creatus  Potit.  Max.  »  ;  4"^  «  anno  t$ig  » 
aggiunto  alla  nota  originale  «  Maxwiiliani  Cas.  Aug.  mors.  &  belìi  causa  »  ; 
I  5''  «  nommatus  fuit  Federicus  Dux  copiarum  Pontifici!,  .  li  .  xbris  1520  »  ; 
18''  «  Aprilis  1521.  iticipìi  obsidio  Parma:  a  Ga/I/s»;  23"'  «  animosior  y>  sot- 
toscritto al  compendio  della  voce  stessa;  40''  «  nunc  Cane/o,  sed  potiìis 
Cahadone  erat  vetus  Bebriacns  » ,  apposto  alla  nota  «  Ad  Bebriacum  vi- 
cum  castrarne  fati o  »  ;  41'  «  moie  Ostiano  dictum  »  (apposto  ad  «  Hostiliani 
Arcem  »  del  testo);  53"  «  feste  Mario  Equicola  evenit  1^22  »  apposto  alla 
nota  originale  «  Papice  deditio  »  ;  64''  «  mors  Leonis  X  evenit  a^ino  1522. 
Successit  Adriamis  F7»,  ecc.,  ecc.  Analoghe  sono  le  due  annotazioni  in 
matita,  che  leggonsi  nel  margine  delle  ce.  41^  e  42'',  cioè:  n  Matfheus 
Schinerus  Episcopus  Sedunensis  partes  Maximiìiani  sequitur  confra  Lodo- 
vicìiìii  XII  et  Fraiiciscuììi  I  reves  Ga/liae  »  e  «  Matikeus  Schinerus  mor- 
fmis  in  Conclavi  ante  elecfionem  Adriani  VI  » .  Del  resto,  chi  via  via 
fu  in  possesso  del  volume,  non  sempre  n'  ebbe  la  debita  cura,  ma  lo 
abbandonò  in  mano  a  gente  rozza,  forse  anche  a  fanciulli,  che  di  tale 
negligenza  lasciarono  eloquente  documento  con  gli  sgorbi  ed  i  grossolani 
disegni  onde  deturparono,  oltre  i  risguardi,  le  ce.  16",  32''  e  32",  45", 
46'',  46",  76',  94',  94'  e  iio"',  e  talora  anche  con  prove  di  penna,  prove 
di  calcoli  aritmetici,  appunti,  frasi  rimaste  in  sospeso,  ecc.  (e.  16''  <c  aia 
bianche  damedene  »,  ecc.;  ce.  28",  31'',  32''  e  32",  46',  62";  94''  «  ffcr  la  so?na 
bontà  di  Dio  siamo  arivafi  anche  in  guest' anno  li  2  febbraio  »,  ecc.,  «  Pozzi 
Luigi  »,  ecc.).  E  in  verità,  nel  ricordo  sopra  riportato  dell'Amadei  Fe- 
derigo non  si  legge  forse  come  il  poema  tratti  di  «  vari  Uomini  illustri 
Mantovani  Poeti  »,  mentre  ciò  non  essendo  che  in  una  brevissima  parte 
d' un  solo  libro,  ne  risulta  una  prova  che  il  poema  stesso  dovette  da  lui 
esser  stato  letto  molto  superficialmente?') 

In  fine,  per  compiere  e  terminare  questa  omai  troppo  lunga  descri- 
zione, va  avvertito  che  nel  margine  inferiore  della  e.  T  sono  visibili 
le  tracce  d' un  timbro  ad  olio  in  forma  d' elisse  :  la  dicitura  non  è 
ben  leggibile,  non  essendo  riuscita  impressa  la  parte  interna  di  detto 
timbro  :  tuttavia  inferiormente  sembra  sicuro  il  nome  CAVRIANI, 
che  si  riferisce  indubbiamente  ad  uno  della  famiglia  Cavriani  sopra 
ricordata. 


1)  La  sola  annotazinue  marginale,  che  sembri  dovuta  a  questa  mano,  è  quella  che  leggesi  a  e.  15'  <  Cii- 
nabnla  Auctoris  >. 


154  LA   BIBLIOFILIA 


Il  poema,  distinto  in  7  libri  o  canti,  consta  di  ben  4233  esametri,') 
scritti  in  un  latino  scorrevole,  elegante,  né  senza  estro  e  vigore  (in 
ispecie  nelle  descrizioni  de'  combattimenti,  delle  devastazioni  delle  terre 
prese  d'assalto,  ecc.),  e  naturalmente  con  molte  reminiscenze  classiche, 
tra  le  quali  ne  va  notata  alcuna  prettamente  lucreziana.  In  complesso 
il  giudizio  dello  Zeno  coglie  nel  vero,  in  particolare  quand'egli  osserva 
che  il  Benevoli  ha  più  di  quello  di  Stazio  che  di  Virgilio,  dal  quale  certo 
è  tanto  lontano,  che  non  n'è  possibile  un'equa  comparazione. 

I  due  principali  personaggi  sono  Federigo  da  Gonzaga  signore  di 
Bozzole  o  Bozzolo,  figlio  di  Gianfrancesco  e  di  Antonia  de  Baux,  e  Fe- 
derigo da  Gonzaga,  quinto  marchese  e  poi  primo  duca  di  Mantova,  figlio 
di  Giovanni  Francesco  II  e  di  Isabella  d'Ercole  I  d'Este  (i 500-1 540), 
principe  il  quale  «  nella  magnificenza  degli  spettacoli,  delle  feste  teatrali, 
e  delle  sontuose  fabbriche  superò  di  gran  lunga  tutti  i  suoi  predecessori, 
e  appena  lasciò  speranza  a' posteri  di  poterlo  uguagliare  >,  come  ben 
scrisse  il  Tiraboschi,  che  però  non  giustamente  ne  tacque  i  meriti  guer- 
reschi. Attorno  ad  essi  si  aggruppano  variamente  personaggi  minori  (seb- 
ben  non  sempre  storicamente  inferiori,  quali  Prospero  Colonna,  il  Lau- 
trech,  ecc.),  in  parte  dei  Gonzaga  anch'essi,  e  si  svolgono  gli  avvenimenti, 
che  via  via  mettono  in  evidenza  il  valore,  il  senno,  la  prudenza,  gli  accor- 
gimenti dei  protagonisti.  Questi  combattono  in  campi  opposti,  valorosi 
campioni  in  quelle  miserande  lotte  per  la  successione  dell'  impero,  con- 
tesa a  Carlo  V  da  Francesco  I,  delle  quali  fu  fatale  teatro  più  special- 
mente l'Italia  settentrionale;  e  tuttavia  il  poeta  riesce  a  ritrarceli  in  una 
giusta  luce,  senza  taccia  di  soverchia  parzialità. 

Ma  gioverà,  meglio  che  ogni  considerazione,  riferire  in  breve  rias- 
sunto l'argomento  del  poema,  da  nessuno  fino  ad  oggi  esposto,  porche'  .se 
ne  possa  avere  un'  adeguata  idea. 

—  Lib.    I    del    MONUMENTUM    GONZAGIUM. 


G  0  71  za  Si  i  u  m   Mo  n  te  m  entu  m 

Pontificum  in  Gallos  Itili,  Medicisqttc  Lconis 
Coniurantttm  animos:  Anglisti  Casaris  arma. 


1)  Libro  I,  ce.   l'-iG",   vv.  629;    lib.  II,  ce.   XT-T)-^ ,   w.  610  ;    lib.  Ili,   ee.  33''-45',  vv.  507; 
lib.   IV,  ce.  47''-62^,  vv.  624;  lib.  V,  ce.  63''-76'',  vv.  542  (di  cui  2  apposti  in  m.irgine,  ce.  65'  e  75') 
lib.   VI,  ce.   yy-ijn',   vv.   691;   lib.   VII,   ce.  gy-iio",  vv.   630. 


LA   BIBLIOFILIA  155 


Cotictissam  icario  atquc  dm  luctaviiiic  Parniam, 
Insubrum  a  Gallis  ad  sfortia  sceptra  recmptutn 
lììiperiuìii,  Mari/  ')  in  patriaiii  redeuntis  honores, 
Rucra  quo  par  iter  Doiinis  et  Gonzaga  superbii: 
Pontificcni  insolito  {Patrum  Iiaiid  sinc  criviiiu)  rifu 
Stiffectutn  abscntem  sacra  ad  fastigia  scdis: 
Et  tandem  Italia'  profugos  a  limine  Galles: 
Vnde  tucc  attollant  se  se  primordia  latidis, 
Aggredior,  Federice.  Aitsis  ingentibus  adsit 
Dexter,  et  aspiret,    Vatum  qui  gorgonis  tmda 
Ora  fouet,  cingitque  caput  Pariiasidc  lauro. 
Vos  quoque  Mintiades  Musa,  tit  fattistis  Alumno 
Czd  tuba  Mceonij  assurgit  superata  cothicrni, 
Et  mihi  parteni  aliquam  sacra  decerpere  frondis 
Anmdte,  Andinis  quando  mersarier  tmdis 
Contigit  et  me  olim,  celebresque  adolescere  ad  aras. 
Quippe  onere  in  tanto  trepidat  nicns  tcrrita,  et  impar 
Materia;  atqtte  operi,  iiasticm  ceu  cimba  per  aquor 
[f-  l'I         Fluctuat ;  al  dici  -matmlt  t cineraria  et  audax 

In  sua  damna  tamen,  qtiam  non  bene  grata  uidcri 
Si  Domini  tot  congressus,  tot  et  inclyta  facta 
Prcetereat,  patriumque  Dectis  celebrare  recuset. 
Ilic  longa  se  se  ambages,  exordia  longa 

Ostcntant.  Sed,  uel  memoret  ìcestruin  una  Sororìim 
■   Pratdaqìtc  in  felix  twtum  in  molimina  tanta 
Monstret  iter,  ucl  sola  notans  compendia  rerum, 
Crediderim  potuisse  aliquid,  uel  Apolline  dignitm. 

Questo  r  esordio.  Riassunto  quindi  lo  stato  dell'  Italia  alla  calata  di 
Francesco  I  «  per  loca  vix  uìUs  niortalibus  agni/a,  (]ua  non  \  Annibal  aut 
dirus  cimber  ductare  cohortes  \  Ausus  erat  » ,  narra  il  poeta  brevemente 
la  cattura  del  generale  dei  collegati,  Prospero  Colonna,  la  battaglia  di 
Melegnano  e  la  sconfitta  degli  Svizzeri,  l' accordo  tra  Francesco  I  e  il 
successore  di  Giulio  II  che  «  Italicc  assertor  spesque  una  mentis  |  Barbarico 
Latiuni  sertdre  furori  \  Impiger  idtra  Alpes  Galles  detruserat  armis  |  Vic- 
tor »  ;  donde  la  speranza  d' una  pace  duratura.  Ma  ecco  la  morte  di  Mas- 
similiano, per  la  quale  Francesco  aspira  all'impero,  mentre  gli  Elettori 
lo  conferiscono  a  Carlo  re  di  Spagna  (Carlo  V):  donde  di  nuovo  la  guerra. 
Marte  e  Bellona  scatenano  dal  Tartaro  i  dèmoni  della  discordia  stimolan- 
doli ad  irritare  e  provocar  gli  animi:  così  per  loro  invito  l'orribile  Me- 
gera corre  dal  Pontefice  e  con  artificiosi    argomenti,  col   ricordo   della 


')  Francesco  Maria  della  Rovere,  Duca  di  Urbino. 


is6  LA   BIBLIOFILIA 


cattività  e  del  crudele  supplizio  di  Manfredo  Pallavicino,  ecc.,  ne  accende 
r  animo  contro  il  Re  di  Francia,  mentre  la  «  stygia  soror  »  di  lei,  Aletto, 
alla  sua  volta  adempie  allo  stesso  ufficio  presso  il  Re,  cui  descrive  l'indole 
non  sincera  di  Leone  X  e  la  sua  ingratitudine  verso  il  Duca  d'  Urbino. 
Per  tal  modo  si  va  preparando  la  guerra,  di  cui  un  primo  episodio  è 
il  tentativo  contro  Reggio,  dove  cade  Alessandro  da  Triulzio  e  quasi 
è  fatto  prigione  lo  Scudo  (Tommaso  di  Fois,  monsignore  di  Lescuns)  '), 
mentre  Federigo  da  Bozzolo  col  fratello  Pirro  cerca  riordinare  e  con- 
fortare le  schiere  fuggenti  per  lo  spavento.  Leone  X  dopo  lunga  titu- 
banza si  è  finalmente  dichiarato  in  favore  di  Carlo  :  l' esercito  imperiale 
sotto  la  condotta  di  Prospero  Colonna  e  del  Marchese  di  Pescara  ha 
invasa  la  Lombardia.  Una  visione  consiglia  al  pontefice  di  affidar  il  co- 
mando delle  truppe  della  chiesa  a  Federigo  marchese  di  Mantova,  di 
cui  così  gli  dice  : 

«  Hoc  tanta  de  stirpe  idem  est.  Patre  natus  ab  ilio 
Qui  toties  Gallos  felici  Marte  suhactos 
Expulit  ultra  Alpes  Federictis,  imago  patenue 
Virtutis,  seniimi  iuuetii  qui  in  pectore  gestat. 
lite  inquam  qui  imherhis  adirne  prudentia  et  armis 
Post  Juli  aterno  Itictu  plorabile  funus, 
Sedictionc  intra  Romani  gliscente,  tumultus 
Compressit,  tuticmque  sacri  conclave  senatus 
Reddidit  atque  metu  uacuum  in  suffragia  uertit 
Libera,  quo  rerum  stemma  est  translata  potestas 
In  te  unum,  ut  per  te  solium  regale  tenentem 
Roma  decus  priscuvi  teneat,  stia  iura  reposcat  ». 


1)  È  interessante  vedere  in  qual  modo  alla  descrizione  del  Benevoli 

(e.  1'):  <f.  Scutiger  accurrit  Princeps,  sedare  tumultum 

Ut  temere  exortum  conatur  noce  manuque 

Talia  tentantem  circumstant  agmina,   ut  hostem 
lamiam  certatim  pr.-ehensant.  At  prouidus  urbis 
Préefectus  turba  exemptum  subducit  ab  omni. 
Rumor  (ut  est  populi  leuis  aura)  per  agmina  fertur 
Occubuisse  Ducem  ....  » 

corrisponda  la  narrazione  del  Guicciardini  pCIV,   i):  t  gli  altri  fuggirono,  né  salvò  lo  Scudo  altra  cosa,  che 
il  rispetto  che   ebbe   chi   voleva   tirare  a  lui,  di  non  percuotere  il  Governatore.  Ma  essendo  egli  pieno  di 

spavento il  Governatore  presolo  per  la  mano,   e  confortandolo  che   sopra  la  fede   sua  lo    seguitasse,   lo 

introdusse  nel  rivellino E  fu  cosa  maravigliosa,  che  tutte  le  genti  di  arme  come  intesero  lo  Scudo  es- 
sere entrato  dentro,  andata  tra  loro  la  voce  che  era  stato  fatto  prigione,  si  messere  in  fuga pochissimi 

furono  quegli  che  aspettassero  lo  Scudo;  il  quale  dopo  lungo  parlamento fu  licenziato  dal  Governatore, 

il  quale  rispetto  alla  fede  data non  volle  ritenerlo  ». 


LA   BIBLIOFILIA  157 


Persuasovi  anche  da  Baldassarre  Castio-lione,  il  Papa  lo  elegge  Ca- 
pitano generale  :  e  Federigo  allestisce  l' esercito,  cui  tiene  un  energico 
ed  opportuno  discorso. 

—  Lib.  IL  Questo  libro  si  apre  con  l'assedio  di  Parma,  alla  cui  di- 
fesa da  Lautrech  ')  è  mandato  lo  Scudo  insieme  con  Federigo  da  Bozzolo 
(che  vi  comanda  5000  fanti  italiani).  In  un  fatto  d'  arme,  il  valoroso  suo 
fratello  Pirro  mena  molti  prigionieri,  meritandosi  l'elogio  di  Federigo: 
ma  poi  per  lo  strapazzo  egli  cade  ammalato.  Intanto  Parma  è  intercet- 
tata delle  vettovaglie  e  dell'acqua.  Ben  ne  incoraggia  i  cittadini  alla 
resistenza  Federigo  :  un  traditore  addita  agli  assalitori  un  passaggio  pel 
Codiponte.  Ne  seguono  combattimenti,  in  cui  spiegano  insigne  valore 
Federigo,  col  nipote  Gianfrancesco  soprannominato  Cagnino.  e  il  fratello 
naturale  Febo.  Federigo  è  ferito  da  un  colpo  di  archibugio  (e.  25':  «  Ccl- 
tiber  et  tygri  et  fceta  ùntnanior  ursa  \  Abditus  igniuovium  Federici  in  pectora 
tchtm  I  Dirigit:  at  fiimio  liquefacta  supervolat  igni  \  Gianduia  liucntis  plunibi, 
dextramque  inicantis  \  Altius  ingredittir ;  medias  penetrasse  meduUas  \  Cre- 
didit  injìxaìn,  tanto  fiirit  illa  dolore.  |  Dissimulat  tatnen  inuoluens  cubitum- 
qne  manumqnc  »):  e  di  questa  disgrazia  del  suo  consanguineo  genero- 
samente prova  rincrescimento  e  pietà  il  Marchese  di  Mantova  «  honos 
gueni  et  7iincnla  tangunt  \  Sanguinis,  et  pietas  tanta;  virtittis  anhelum  \  Tor- 
quet,  et  it  meditans  honiininn  crudelia  fata:  \  Quam  minimis  inceant  nostra 
luce  supposta  periclis  \  Friuola  quce  tumido  ificedunt  corpuscula /astu.  \  Veruni 
-ubi  non  dubiani  medicos  spoìidere  salutem  \  Faìna  uolat,  subito  crispafrc  nu- 
bila  frontis  \  Excuiit,  et  Superis  libai  prò  tnunere  tanto.  \  Non  tamen  ab- 
sistit  captis  belhimue  reniittity>.  Una  parte  della  città,  lasciata  sprovveduta 
di  difesa,  vien  miserabilmente  saccheggiata:  però  in  buon  punto  giun- 
gono ad  essa  dei  soccorsi. 

—  Lib.  IIL  Resistendo  ostinatamente  i  nemici,  che  intanto,  ripreso 
animo,  vanno  devastando  il  paese  e  ne  traggono  dei  prigioni,  il  Mar- 
chese di  Mantova  «  nat7i?n  genitore  Rhodulpho  \  Gonziada  ad  ripas  qui 
Tari  fortiter  oli?n  |  Occubuit  multa  Gallor7i>n  ex  strage  cruentiis  |  Alloquitur  », 
e  lo  eccita  a  correre  in  aiuto  dei  collegati^).  Egli  però  vien  ferito  a  un 
occhio  e  ad  una  gamba.  A  tal  caso  Febo  «  lyram  proiecit  » ,  e  corso  al- 


')  Nel  corso  del  poema  questi  è  chiamato  sempre  Vtrech.  A  e.  105''  una  mauo  relativamente  recente, 
inserendovi  un  Za,  ne  fece  Lautrech. 

-)  Luigi  figlio  di  Rodolfo  Gonzaga  quartogenito  di  Lodovico,  Marchese  di  Mantova:  il  quale  per 
tal  ferita  fu  poi  detto  il  Guercio. 


158  LA   BIBLIOFILIA 


l'antro  di  Vulcano  gli  move  aspre  querimonie  perché  abbia  permesso  tale 
danno  al  suo  protetto  «  gtiem  cclebrant  certatini  omnes  uno  ore  Poeta  ». 
Vulcano  allora  fa  che  il  medico  Abraam  (il  quale  «  Solytna  de  gente  ortus 
miracula  nouit  \  Natura:  et  telluris  opes  ftmdentis  in  ìierbas  \  Cmlornm  in- 
Jluxu  uarios  uirtutis  honorcs>)  accorra  a  curare  e  guarire  il  ferito,  com'esso 
fa  esortatovi  anche  da  Federigo  da  Bozzolo  e  da  Pirro  stesso,  che  lo  sol- 
lecitano ad  accorrere  nella  città  di  Bianore,  dove  il  ferito  era  stato  tra- 
sportato. Fra  le  operazioni  guerresche,  che  intanto  continuano,  ma  con 
meno  vigore  ed  ardore  «  autitmno  iam  iavi  subeunte  »,  è  ricordato  in 
special  modo  uno  scontro  accanito  di  Giovanni  de'  Medici  co'  Francesi 
al  passaggio  del  Po.  Ma  il  tempo  si  fa  vieppiù  cattivo  e  sfavorevole, 
tanto  che  viene  a  mancare  il  vitto  a'  soldati,  i  foraggi  a'  cavalli  ;  onde 
il  Marchese  di  Mantova  trovandosi  costretto  ad  interrompere  le  opera- 
zioni di  guerra  ed  a  ritirarsi,  prima  si  trasferisce  a  Casalmaggiore,  si- 
gnoreggiato da  Lodovico,  fratello  di  Federigo  da  Bozzolo  ;  quindi  a  Sab- 
bioneta,  dove  è  ospitalmente  accolto  da  Lodovico  e  dalla  madre  di  questo 
Antonia  de  Baux  («  Regia  sfirps  ^)  procericmgue  triutn  celeberrima  Matc.r.... 
prudens  animo,  nec  Palladis  artis  j  Nescia,  Consilio  siimd  et  pietate  regendis  ■  In 
populis  mira  atque  grauis  »).  Questo  incontro  offre  modo  al  poeta  di  tesser 
l'elogio  di  Antonia,  «.quam  circum  (z'chiti  radianfia  sydera)  quinguc  \  Con- 
s/iterant  isobolcs  Lodotùci  pulchrà)  nepotcs  \  Et  iotidem  stìtdiis  habilcs  gra- 
uioribus  abstint  »,  e  di  ricordare  fra  questi  nipoti  dell'Antonia,  figli  di 
Lodovico  e  di  Francesca  di  Gianluigi  Fieschi,  in  modo  speciale  Luigi, 
detto  poi  Rodomonte,  che  allora  militava  (forse  in  Spagna)  sotto  le  ban- 
diere imperiali,  Pirro  insigne  negli  studi  filosofici  e  la  poi  troppo  cele- 
brata  Giulia").    Però    all'improvviso    annunzio   che    i   suoi    stessi   stanno 


')  Era  figlia  di  Pirro  Principe  di  Altamura.  La  de  Baux  (dal  Balzo)  fu  un*  antica  famiglia  di  Pro- 
venza, ramificatasi  anche  in  Italia  (Duchi  d'Andria,  Principi  di  Taranto,  ecc.).  Il  regia  stirps  del  Nostro 
trova  del  resto  riscontro  nelle  p.arole,  con  cui  comincia  l' iscrizione  sepolcrale  dell'Antonia  (madre  a  Lodo- 
vico, Federico  e  Pirro)  nella  Chiesa  di  San  Pietro  da  Gazolo,  riferita  d,iirAil'ù  (op.  cit.  pag.  127):  <•  Antonia^ 
Bauciae,  guani  Familiam  ab  mio  ex  tribus  Magis  originem  ducere  vetus  et  constans  fama  esty,  ecc. 

3)  (f.  38'):  'Julia  sed  cunctas  superat  longe  ipsa  sororcs 

Callidula,   ingenio  facili,   condita  lepore, 
Blandnla,  composito  promens  dicteria  vultu: 
Mitìs,   et  ad  cantus  modulos  studiumque  mineruje 
Nata,  uel  artifici  destra  simulare  quod  ultro 
Fingere  multiplici  polis  est  natura  colore. 
Obstupuit  tanto  ingenio  tantoque  lepore 
Atque  alt  :   Haud  mirum  est.  AquiLim  non  uulturis  oua 
Progeneranl,   fortemue  imliellis  cerna  Iconem  j  . 


LA   BIBLIOFILIA  159 


dando  il  guasto  alle  campagne  intorno,  il  Marchese  corre  a  frenarli  e  far 
punire  i  colpevoli,  accompagnato  dal  conte  Niccolò  Mafifei,  suo  fide  Acate, 
e  vola  al  campo.  Soprastando  alcuni  giorni  l'esercito  della  lega  a  Gabbio- 
netta,  avviene  una  scorreria  di  Mercurio  Paleologo,  e  dà  prova  d'insigne 
valore  Guido  Gonzaga,  il  quale  però  vien  fatto  prigioniero.  Poi  si  occupa 
Ostiano,  e  sopraggiungono  gli  Svizzeri,  alla  cui  testa  sta  il  Cardinale  Se- 
dunense.  Prospero  Colonna  tiene  cogli  altri  capi  un  consiglio  intorno  a 
quello  che  sembra  opportuno  si  faccia  per  venir   a   capo  dell'  impresa. 

—  Lib.  IV.  Deliberatosi  dai  capi  dell'esercito  della  lega  il  passaggio 
dell'Adda  per  muover  contro  Milano,  il  Marchese  di  Mantova  tiene  ai 
suoi  un  energico  discorso  intorno  a  tal  passaggio,  che  deve  farsi  qua- 
lunque sia  l'opposizione  de' nemici.  E  questi  infatti  vi  s'oppongono  ac- 
canitamente, dando  luogo  a  vari  fatti  d'arme:  Giovanni  de' Medici  (cfr. 
Guicciardini,  lib.  XIV,  e.  3  fine)  passa  valorosamente  il  fiume  a  cavallo 
«  dando  nell'istesso  tempo  terrore  agl'inimici,  e  conforto  agli  amici  »; 
lo  Scudo  stesso  vi  corre  grave  pericolo,  ed  i  Francesi  debbono  cedere, 
scompigliati  :  il  fiume  è  passato.  Fugge  Lautrech  a  Cassano,  e  di  là  ri- 
para a  Milano;  fugge  Teodoro  da  Triulzi,  governatore  de' Veneziani;  e 
già  si  era  ritirato  il  loro  provveditore  Andrea  Gritti  che  previdente  «  pa- 
lam  attonitis  pradixcrat  omnia  frustra  I  Vt  Cassandra  olivi  Icìiibiis  non  ere- 
dita tener is  ».  Fuggiti  i  Francesi,  il  Marchese  di  Mantova  riconforta  i  suoi 
eccitandoh  a  perseverare  coraggiosi  per  conseguir  compivita  la  vittoria. 
Piacenza  accoglie  Vitello  Vitelli  ;  Pavia  si  arrende  :  e  con  un  altro  di- 
scorso il  Marchese  di  Mantova  incoraggia  le  truppe  a  trar  lieti  auspici 
da  questi  felici  successi.  L'esercito  della  lega  si  muove  da  Marignano 
verso  Milano  ;  un'  ombra  predice  a  Federigo  da  Gonzaga  la  riuscita  del- 
l'impresa,  preannunziata  anche  da  varii  prodigi  o  portenti.  Ferrante,  mar- 
chese di  Pescara,  irrompe  nei  suburbi  di  Milano  ;  per  Porta  Ticinese  vi 
entra  Prospero  Colonna;  Milano  si  arrende,  mentre  valorosamente  si  salva 
il  Duca  d' Urbino,  Francesco  Maria  della  Rovere.  Anche  in  quest'  occa- 
sione il  Marchese  di  Mantova  dimostra  sentimenti  di  profonda  pietà  verso 
i  vinti,  che  cerca  di  proteggere  da'  maltrattamenti  de'  soldati  vincitori. 
Quindi  si  prende  Como,  ma,  contro  i  patti,  la  si  lascia  miseramente  sac- 
cheggiare. I  Francesi  si  ritirano  allora  a  Cremona,  e  Lautrech  ordina 
a  Federigo  da  Bozzolo  di  ritirarsi  da  Parma. 

—  Lib.  V.  Federigo  da  Bozzolo  s'allontana  con  vivo  rammarico  da 
Parma.   A  Casalmaggiore  rivede  sua  madre,  l'Antonia  de  Baux,  che  per 


i6o  LA   BIBLIOFILIA 


la  commozione  cade  svenuta;  ma  (e.  64')  «.  Fovientis  studioque  oimii  pre- 
clusa cadentis  \  Spiramenta  animce  reuocat  celer  arte  Machaon  \  Augustus  me- 
dica mcu-s  et  Podalirius  alter  » .  Rimessosi  in  via,  apprende  la  morte  di 
Leone  X,  e  raggiunto  Lautrech,  si  lamenta  con  esso  del  richiamo  da  Parma 
e  della  condizione  delle  cose  volgentisi  a  male  per  imperizia  e  imprevidenza. 
Fatto  da  lui  tranquillo,  richiesto  d'aiuto  dal  Duca  d'Urbino  per  poter  rien- 
trar nel  possesso  dei  suoi  Stati,  egli  vi  manda  il  fratello  Pirro,  -  giacché  sa- 
rebbe per  esso  «  regia  castra  \  Desertùsse  nefas,  tanto  impendente  perich  >,  - 
e  lo  anima  all'impresa  con  eloquenti  parole  e  col  ricordargli  quali  prodi  vi 
avrà  a  compagni,  ad  esempio  Ercole  di  Febo  Gonzaga,  Emilio  Frulano, 
Iacopo  Masini  di  Cesena,  Demetrio  Epirota,  Lorenzo  e  Girolamo  Silva, 
Malatesta  Baglioni  figlio  del  Giampaolo  ucciso  sotto  Leone  X,  il  fratello 
di  quell'Alfonso  Petrucci  di  Pandolfo,  che  -  cardinale  -  per  accusa  di  tra- 
dimento contro  il  Papa  era  stato  strangolato,  ecc.  Cosi  si  accingono  al- 
l'opera, concedendo  loro  il  passo  Alfonso  Duca  di  Ferrara,  che  sotto 
Leone  X  aveva  sofferto  infinite  angherie  :  prima  però  Pirro  recasi  in  patria 
a  salutarvi  la  moglie  Camilla  de'  Bentivoglio  e  la  figliuoletta  Isabella.  Le 
schiere  sono  pronte.  A  Roma  intanto  ha  luogo  il  conclave  per  la  suc- 
cessione a  Leone  X,  e  vi  tiene  una  nobile  orazione  il  cardinale  Sigismondo 
de' Gonzaga.  Ninno  per  altro  appare  meritevole  della  dignità  papale:  dei 
Cardinali  chi  è  contaminato  dall'uno,  chi  dall'altro  di  questi  vizi:  <(,  su- 
perbia, avaricia,  litigiosa  Jiypocrisis,  alia  hypocrisis  sub  seueritatis  uelaminc, 
uenus  omni/ariam,  ingluuies,  iracundia  ferina,  seditio,  scurilegium,  periu- 
riìtm,  infidelitas  »!  Durando  già  da  14  giorni  il  conclave  inutilmente,  per- 
ché Aletto  vi  semina  largamente  la  discordia,  e  in  particolare  si  con- 
tendono i  voti  Giulio  de'  Medici  e  Pompeo  Colonna,  a  porvi  un  fine  si 
sopprime  il  vettovagliamento  ai  Cardinali,  conforme  «  vetus  instittiit  kguni 
le.x  optima  quo7idam  \  Vt  quos  co'ca  animi  in  praceps  discordia  raptat  \  Saltcm 
dira  fames  et  ajnor  coìnpescat  edendi  » .  Alfine  San  Pietro  appare  in  una 
visione  a  Giulio  de'  Medici,  e  rimproverandolo  gli  addita  in  Adriano  car- 
dinale di  Tortosa  il  futuro  Pontefice  voluto  da  Dio.  Propugnatane  infatti 
r  elezione  anche  da  Tommaso  cardinale  Gaetano,  i  voti  si  raccolgono  su 
Adriano,   che  è  proclamato  Pontefice. 

—  Lib.  VI.  11  Duca  d'Urbino  rioccupa  i  suoi  Stati,  riconfermatovi 
dai  Cardinali  riuniti  in  conclave  :  gli  si  arrende  anche  Pesaro,  e  Perugia, 
cacciatone  Gentile,  v'  accoglie  i  fratelli  Malatesta  e  Orazio  Baglioni,  re- 
spinto o  a  meglio  dire  ritiratosi  Vitello  che  a  Gentile  aveva  portato  soc- 


LA    BIBLIOFILIA  i6i 


corso  ;  Sigismondo  Varano  rientra  in  Camerino.  Intanto  contro  Parma  (che 
dopo  il  richiamo  di  Federigo  da  Bozzolo  aveva  accolto  Vitello)  rimasta 
sprovvista  ritorna  di  mala  voglia,  per  ordine  di  Lautrech,  Federigo  da 
Bozzolo  col  Buonavalle  e  con  Marcantonio  Colonna,  di  cui  il  poeta  de- 
plora l'ingloriosa  uccisione  poco  di  poi  avvenuta,  lamentando  che  per 
cupidigia  di  fama  fosse  passato  dalla  parte  de'  Francesi.  Ma  alla  difesa 
di  Parma  provvede  con  energia  Lodovico  Guerrieri  di  Fermo  '),  lasciatovi 
provvidamente  dal  Marchese  di  Mantova.  Innanzi  alle  mura  della  città 
si  combatte  aspramente  con  grande  strage  :  ma  infine,  parendo  a  Fe- 
derigo da  Bozzolo  che  gli  altri  capi,  suoi  colleghi,  per  gelosia,  simulino 
gli  attacchi,  anziché  farli  sul  serio,  egli  si  ritira  a  Cremona.  Frattanto 
-  nel  marzo  1522  -  Francesco  Sforza,  già  destinato  Duca  di  Milano,  mos- 
sosi da  Trento,  dove  aveva  raccolto  i  suoi  armati,  occupata  la  rocca  di 
Croara,  passa  per  il  Veronese,  e  viene  ad  accamparsi  presso  a  Mantova, 
alla  cui  Marchesa,  Isabella,  sua  zia,  si  reca  a  far  una  visita,  accolto  ospi- 
talmente da  essa  e  dalla  famiglia  (della  quale  sono  specialmente  ricordati 
Ercole  e  Ferrante  fratelli  di  Federigo).  Questa  visita  porge  occasione  al 
Benevoli  di  descrivere  bellamente  la  città  e  i  suoi  dintorni,  la  splendida 
Corte,  gli  orti  di  Pomona  gradito  soggiorno  delle  Muse,  onorate  da  molti 
e  insigni  sacerdoti  '),  vicino  il  palazzo  di  San  Sebastiano,  le  pitture  di  An- 


')  Il  Marchese  di  Mantova  «  acrem  ingenio  studioqtie  sagacem  \  Firmannm  Lodovicitm  Vrbi  popu- 
loque  futurum  \  Aiixilio  noctii  praemiserai  »:  del  quale  «Lodovico  Guerriero  o  Guerrieri  »  è  molto  elogiata 
la  in  re  bellica  solertia. 

2)  Giova,  come  complemento  a  quanto  leggesi  accuratamente  raccolto  nell'  articolo  già  citato  Luzio- 
Renier  del   Giornale  Storico,  ecc.,  riportare  il  passo  che  si  riferisce  a  questi  sacerdoti  delle  Muse  : 

(e.  88'):  <  Hac  Baptista  etiam  decerpsit  ab  arbore  frondes 

Carmeli  sacro  exultans  cognomine  Montis.  Carmelita 

Tu  quoque  nel  totum  spirans   Helicona,   Flagra,  Fixra 

Cui  gemina  Phoebus  cingit  caua  tempora  lauro 

Carminis  et  medicee  decorans  simul  artis  honore: 

Turtureos  meditans  hinc  auspicaris  amores 

Ac  nona  Virginei  referens  miracula  partus 

(Grande  opus,  intactumque  ulli)  Christeida  pangis, 

Ccelituum  in  laudes  raperis  :   sacra  Orgya  tentas. 
(e.  88'):  Et  tu  tantorum  obseruans  uestigia  uatum,  Carolus  Agnellus 

Carole,   doctiloqui  numeros  imitate  CatuUi, 

Minticolas  inter  Carmen  meditaris  olores. 

Et  tibi  gorgonei  non  ultima  gloria  fontis  Luysius    loaimispe- 

.  ,       .  .  tri  GonzagK  filius 

Hmc,  -Luysi,   et  Charites,   gemmorum  et  mater  Amoruni 

Serta  legunt,  cedri  redolentia  serta  liquores. 

Caesareus  Paris  hac  etiam  spaciatur  in  vmbra  Paris  Casareus 

Sedulns  et  natur<e  operum  scrutator,  et  inter 

Patricios  splendore  animi  generisque  superbus, 


i62  LA    BIBLIOFILIA 


drea  Mantegna  '),  ecc.  Ma  l'ombra  dell'avo,  apparsa  nel  sonno  a  Francesco 
Sforza,  lo  eccita  a  non  indugiare  :  ed  egli  passa  il  Po  presso  Casalmag- 
giore,  dove  avea  già  visitato  Lodovico  e  Antonia  de  Baux,  che  lo  ave- 
vano ricevuto  ospitalmente  e  ne  avevano  accolto,  senza  illudersi  però 
(specialmente  l'Antonia),  le  proteste  di  amicizia,  dimostrate  poi  non  sin- 
cere dal  fatto:  perchè  col  pretesto  che  quella  terra  non  fosse  sicura 
dalle  insidie  de'  Francesi,  egli  vi  lasciò  buona  guardia  delle  sue  genti,  e 
la  occupò^).  Da  Casalmaggiore  passa  a  Piacenza,  e  di  qui  si  dirige  a 
Pavia,  seguito  dal  Marchese  di  Mantova  con  300  uomini  della  Chiesa. 
A  difesa  di  Pavia  resta  il  Marchese  di  Mantova,  dubbioso  se  debba 
muoversi  in  soccorso  di  Novara,  contro  cui  i  nemici  da  Gambalo  si 
sono  diretti. 


ludicio  nunquam  proprio  decceptus,  ut  olim 

Priamides,   ausus  Venerem  prceferre  Minerva;. 

Et  tu,   animae  a  teneris  nostra  pars  intima,  Portu,  Bciicdictus  Portus 

loannesjacobusCa- 
Cum  docto  numeri  atque  artis  Censore  Calandra,  hindra 

Ridentes  fatui  tot  inania  somnia  vulgi 

Et  ieiuna  artis  uentosa  Poèmata  sacrae 

Phcebeam  hinc  multo  ambitis  sudore  coronam. 

Bardelon,   et  eraiorura  adicns  penetralia  raris  lo.iacobus    liardclu- 

nius 
Nota  italis,   Latia;  et  non  ultima  fama  palestrae 

Obrepit  tacitus,  furtim  et  laureta  pererrat. 
Nec  te  materna  ante  alios  eultissime  lingua,  .Erophylus 

(e.  89'] :  Aerophyle,   indictum  patiar,   laus  inclyta  Minti, 

Qui  canis  Heroum  casus,  certamina,  amores, 

Cuius  et  arte  iterum  Comoedia  prisca  resurgit, 

Et  populum  oblectans  et  grati  Principis  aures. 
Hac  genitos  Patria  Mintique  paludibus  ortos 

Innumeros  tacco  inuitus,  quorum  ignea  uirtus 

Antra  medusei  contingere  fontis  anhelat  > . 

1)  [e    89'1  «  lUe  uetustatis  uerax  imitator,  Apelles  Andreas  Mantinia 

'  '  ■  .  Pictor  ranssiinils 

Alter,  honos  nostri  Mantinia  teraporis  jedes 

Condidit  has,   formam  et  parvi  dedit  amphitheatri. 

Pinxit  et  antiquse  simulata  palatia  Romae, 

Semirutas  aeuo  statuas  grandesque  obeliscos 

(e.  90']:  Naumachiam,  atqne  arcus,   Circensia  pegmata,   thermas 

Atque  triumphantis  uictricia  Ccesaris  arma. 

Hic  tua  se  tantum  uirtus,  Mantinia,   tollit 

Naturre  omnigenaa  uires  imitata  decusque, 

Vt  quicunque  audax  certarit  Olympia  tecum 

In  medio  iaeeat  stadio  sino  frondis  honore  a. 

~)  «  Ha;c  magis  iactandi  studio  quam  mente   fideli 

Dieta  nec  ingenuum  satis  attestantia  pectus 

Depra;hendit  Matrona  sagax.  Quod  et  cxitus  ipse 

Comprobat,  ablata  per  uim  ditione  Casalis, 

Quam  sibi  dotali  ex  precio  miseranda  pararat  » . 

Cfr.  anche  Affò,  op.  cit.,   pag.  47. 


LA   BIBLIOFILIA  1Ò3 


—  Lib.  VII.  Novara  è  presa  dai  Francesi,  che  menano  orribile  scem- 
pio della  città  e  degli  abitanti,  senza  riguardo  a  sesso  né  ad  età,  e  cade 
prigioniero  il  suo  eroico  difensore  Filippo  Torniello,  cui  però  Federigo 
da  Bozzolo  generosamente  promette  lo  scampo.  Per  questo  successo  si 
rianimano  i  Francesi,  e  Federigo  da  Bozzolo  fa  passare  il  Ticino  alle 
truppe,  mentre  Prospero  si  trattiene  -  eterno  cuìutafor  -  entro  le  for- 
tificazioni di  Cassino.  Francesco  Sforza  riesce  ad  entrar  in  Milano  di 
nascosto  de' nemici,  e  vi  è  festevolmente  accolto.  Il  Lautrech  pone  l'as- 
sedio a  Pavia,  intorno  a  cui  combattono  con  accanimento,  uniti  ai  Ve- 
neti, i  Francesi,  ai  quali  Pietro  Navarra  confida  far  prender  in  breve 
la  città.  Questa  è  ormai  alle  strette,  nonostante  l'eroica  difesa  che  ne 
fa  il  Marchese  di  Mantova,  con  cui  si  trovano  <^  Carolus  Nebulonus, 
Franciscus  filius  Io.  Marine  ad  Tarum  per  Gallos  occisi,  Franciscus  co- 
gnomento  Suardinus,  Alexandri  Gonzagse  duo,  Gornus,  Agnellus,  et  Paui- 
sinus,  Marius  Equicola  »  ')  :  le  opere  di  difesa  sono  dal  Marchese  affidate 
all'esperto  veterano  Farda  di  Mantova.  In  tale  frangente.  Santa  Caterina 
commossa  e  trepidante  va  a  prostrarsi  a' piedi  del  Padre  Eterno,  e  ne 
implora  la  salvezza  per  la  città  e  pel  Marchese.  Dio  la  rassicura,  affer- 
mandole che  sono  vani  i  suoi  timori;  anzi  le  espone  senz'altro  quali  sono 
per  esser  le  operazioni  militari,  l' esito  della  battaglia  che  avrà  luogo 
alla  Bicocca,  con  1'  uccisione  di  Giovanni  di  Cardona  conte  di  CuHsano  ; 
la  presa  di  Lodi,  invano  difesa  da  Federigo  da  Bozzolo,  che  quasi  solo 
fra  i  duci  potrà  scampare;  la  resa  di  Cremona,  dove  inutilmente  avranno 
cercato  rifugio  i  Francesi;  l'assoggettamento  di  Genova.  E  subito  aperte 
le  cateratte  del  cielo,  ne  fa  seguir  tale  un  diluvio,  che  allagate  le  cam- 


1)  Altri  ancora  vorrebbe  il  Benevoli  ricordare,   ma  trova  difficoltà  ad  esprimerne  i  nomi  negli  esa- 
metri [e.    105']  : 

«  ....   Alios,  patriam  qui  fortibus  ausis 

Condecorant,   tenebris  heu  barbara  nomina  damnant, 

Meque  vetant  numero  huic  tanto  inseruisse  uolentem. 

Forsitan  lios  alij,   quorum  mage  dexter  Apollo 

Corda  aperit,   totum  inspirans  Helicona,  Poet<E 

Hos,  inquam,   malore  tuba  et  felicius  :euo 

Donabunt  :    Mario  et  forsan  sua  gesta  canenti  Marius  Equicola 

Debebuut,  lateri  assiduus  qui  Principis  ha^rens 

Spectator  cunctorum  operum,   sua  munera  cuique 

Et  laudes  tribuet  meritas  suumque  perenne, 

Vt  plectro  grauiore  tonat  mens  enthea  Vatis  ». 

Eppure  il  Benevoli  era  abbastanza  libero  nel  modificare  i  nomi;   e  vedemmo,  ad  esempio,  un  Paris 
Casareus,  che  non  può  esser  se  non  il  noto  Paride  Ceresara. 


104  LA    BIBLIOFILIA 


pagne  è  tolto  ai  Francesi  ogni  mezzo  di  sostentarsi,  tanto  che  finalmente 
capiscono  che  debbono  ritirarsi  dall'Italia.   Allora 

[e.  no']:      «  Liber  et  inuidiam  calcans  Gonzagius  Heros 
Marchionis  uicto-     ^/j^  StiScnim  doììo  écT  lutilta  pericula  Victor 

ris    in     patnain  -«  ^  ^ 

reditus.  j\f(.(;  ììiinus  insig)iis  propria  uirtute,  stwrum 

Laudibus  exuUaiis,  Patriceque  superbus  honore 
Qua;  uideat  toties,  et  codem  ex  hoste,  trophtca, 
Gallorum  cxuuias,  primcc  decora  alta  luucnta 
Arma,  uiros,  phalcras,  currus,  tormenta,  iugales. 
Et  fìgenda  tholo  matris  Vexilla   Tonantis 
In  Patriam  Celebris  lotigo  itehit  ordine  Pompa  ». 
Finis. 


Tale  adunque,  per  sommi  capi,  il  poema  del  Benevoli  contenuto  nel 
codice,  probabilmente  tmico,  posseduto  dal  cav.  L.  S.  Olschki:  documento 
pregevolissimo  non  solo  pel  rispetto  letterario,  ma  anche  per  quello  sto- 
rico, ricordando  esso  personaggi  e  fatti  non  sempre  precisamente  noti, 
e  d'altri  correggendo  in  parte  notizie  che  già  s'avevano,  con  quell'auto- 
rità che,  sebbene  sia  opera  poetica,  viene  ad  essa  dall'essere  opera  d'un 
contemporaneo  alle  cose  narrate.  Strano  è  per  altro  il  costante  silenzio 
intorno  al  Guicciardini,  del  quale  non  ricorre  mai  il  nome,  mentre  egli 
negli  avvenimenti  esposti  ebbe  non  piccola  parte,  secondo  è  da  lui  stesso 
attestato  esplicitamente  nelle  sue  Storie  (cfr.  Lib.  XIV,  cap.  i°,  2°,  e 
passim),  come  governatore  di  Modena  e  di  Reggio  dapprima,  poi  come 
Commissario  generale  dell'esercito  o  Commissario  apostolico,  e  anche 
come  delegato  alla  custodia  di  Parma  ')  :  e  l' innominato  «  prouidus  urbis 
praefectusi,  (innominato  anche  presso  il  Capella-)),  che  nel  tentativo  contro 
Reggio  «  turba  exemptum  subdttcit  ab  ovini  »  lo  Scudo,  come  vedemmo, 
era  appunto  il  Guicciardini! 

Sulla  data  della  composizione  del  JMoniinicutum  Gonzagitcm  è  pos- 
sibile, in  mancanza  di  notizie  o  documenti  diretti,  stabilire  quanto  segue. 


'    Cfr.  Guicciardini  XIV,  4. 

2)  De  bello  Mediolanensi  etc.  (in  Graevius,  Thes.  Antiq.  eie.  II,  2  pag.  1255).  Il  CapeUa  non  dice 
chi  fosse  in  questa  circostanza  il  «:  pontificixts  urbis  praefectus  »,  e  s' allontana  dalla  narrazione  del  Guic- 
ciardini e  del  Benevoli  (cfr.  sopra  pag.  156  nota),  facendo  che  lo  Scudo  (Fiisitis)  trattenesse  con  querele  a 
bella  posta  il  Governatore,  affinchè  dall'altra  parte  della  cittA  Alessandro  Trivulzio  con  le  sue  genti  (che 
fingevano  essere  del  conte  Guido  Rangone,  chiamato  dal  Guicciardini)  facesse  prova  di  entrare  nella  città. 


LA   BIBLIOFILIA  ^^S 


Abbiamo  cioè  due  termini  sicuri:  uno  a  quo,  un  altro  ad  qiicm.  Il  primo 
è   fornito    dall'argomento  stesso   del  poema,  che   tratta    fatti   del    1521 

V 
T)  e/ei'uete'  ains  (rnct^ti  deAxti-  aoorfn 

Ji  u^/ks  -meMcA^  meuj.  et  "^Jaifrtu^aUft 

[^vi^àf  ècàuk ■  et  ca/lim  mtf^&nàs  aterhnr^ 
C-TflwKw  *^éiffer4^  Autr^Tui  afUSaé-.  né-  iàf<r 
^iUttmii  duuL  P^(f^  amct    dnulj^'uaiA  M^^ 

'VcU^m^  ette  tfói&r^    eUleth.-  rclir>dMé- 
Tetrxctltt  :  tM/l»7rà   feM  ueriéo  ccyu/  '^f^tm^. 
V  ix  mfaMiTTi  Mvyen/us  lèti    ufU&  ectimi  etcr 


*^ 


e  1522.  Il  secondo  si  desume  dalla  menzione  di  Mario  Equicola,  che 
abbiamo  trovata  nel  lib.  VII,  dove  il  poeta  esprime  la  speranza  che  ri- 
pari poi  l'Equicola  -  /afen  asszduus  Fnndpis  hcrrens  -  alle  omissioni  sue 
involontarie,  e  celebri  più  felicemente,  che  non  esso,    «zU  pkdro  granwre 


i66  LA    BIBLIOFILIA 


tonat  7116715  e7ithea  Vatis  »  le  gesta  del  Marchese  di  Mantova  e  de'  suoi 
illustri  compagni.  Ora  l'Equicola  morì,  com'è  noto,  il  26  luglio  1525: 
laonde  la  composizione  del  Afo/ìH77ieìi/icì/i  Gotizagiu77i  non  è  certo  poste- 
riore a  questa  data  '). 

Dell'autore,  oltre  a  quelle  scarse  notizie,  che  si  traggono  da  alcuno 
de'  passi  riportati,  qualche  altra  si  può  ancora  raccogliere  da  altri  luo- 
ghi del  poema,  dove  incidentalmente  egli  accenna  a  sé  stesso  o  a  per- 
sonaggi, con  cui  ebbe  rapporti,  o  alla  patria  sua.  Ma,  com'è  la  natura 
del  poema  epico,  nel  quale  l' autore  sparisce,  e  dominano  i  fatti  e  i  per- 
sonaggi intorno  ai  quali  si  aggira  la  narrazione,  poco  è  quello  che  se 
n'apprende.  Tuttavia  anche  di  questo  poco  è  bene  tener  conto,  data  la 
scarsezza  delle  notizie  che  si  ha  di  questo  poeta:  intorno  al  quale  è  così 
singolare  come  profondo  il  silenzio  di  quanti  trattarono  de'  letterati, 
che  furono  l' ornamento  della  Corte  di  Mantova,  o  che  con  la  Corte  di 
Mantova  ebbero  relazione. 

Che  il  Benevoli  fosse  di  Andes,  lo  afferma  la  dedica  del  poema,  e 
lo  ripete  il  passo  qui  riportato  a  pagina  155:  un'altra  volta  ancora  se 
ne  trova  l' attestazione,  nel  Lib.  VI  (e.  88)  dove,  ricordando  Virgilio, 
scrive  :  «  Sibi  tcxidt  oliiii  \  Huic  77iciis  A7idlnas  ìtÌ7-ida7ìti  ex  fro/ide  co7-o- 
7ia//i  »-).  Dal  lato  materno  fu  consanguineo  suo  un  Hieroììy77i7is  «  Arc/ia- 
i-ius>,  del  quale  fa  cenno  nella  «Suburbi]  Portuensis  descriptio»  (Lib.  VIj 
e.  87''):  «  Hic  ubi  i/iatc7-)io  mi/li  sangii-i/ie  iunctus.  cquest7'i  |  Archar'nis  ti- 
iulo  insigjtis.  selectus  in  077ine7n  \  Cicra7n  iwbis,  Fede7-ice,  ina,  siiblÌ77iia  kcta  | 
E/-exit....  »  con  la  nota  marginale,  di  mano  dell'  autore  :  «  Hier^  Ar- 
charius  ». 

Insegnò:  non  consta  se  abbia  tenuto  propriamente  scuola^),  ma  certo 
suo  discepolo  fu  il  celebre  nipote  di  Antonia  de  Baux,  Luigi  di  Lodovico 


')  Non  consta  se  l'Equicola  abbia  soddisfatto  questo  voto  del  Nostro,  che  non  può  riferirsi  alla  Cro- 
nica di  Mantova,  stampata  tino  dal  1521.  A  questo  proposito  si  potrà  osservare  che  il  4  febbraio  1520 
il  Marchese  gli  concedeva  la  castellania  di  Canedolo  perchè  potesse  riposarsi  et  ad  anuaUs  nostros  conscri- 
beitdos  redire.  (Luzio-Re.mer  cit.,  pag.  13).  Queste  parole  <  amtales  nostros  ^  dovranno  riguardare  la  detta 
Cronica,  interpretando  nostros  per  i  Gonzaga  complessivamente,  o  non  si  riferiranno  ad  una  storia,  forse 
poetica,  che  l'Equicola  avesse  lasciato  sperare  all'ambizioso  Federigo  intorno  alle  sue  imprese  (quella  ap- 
punto cui  alluderebbe  il  Benevoli),  per  quanto  fosse  il  Marchese  ancora  molto  giovane? 

2)  Di  Andes  un'altra  menzione  ricorre  nel  Lib.  I  (e.  15  )  dove  narra  delle  truppe  raccolte  dal  Mar- 
chese di  Mantova  <  qua  late  extra  urbem  campus  patet,  undique  Minti  |  Cinctus  aquis  Anden  ptopter,  qua 
Tytirus  olim  |  Ocia  faginea  recubans  captabat  in  vmbra  ». 

3)  Stefano  Davari  nelle  Notizie  storielle  intorno  allo  Studio  pubblico  ed  ai  maestri  del  secolo  XV 
e  XVI  che  tennero  scuola  in  Mantova,  ecc.  (Mantova,  eredi  Segna,  1876)  non  ricorda  per  nulla  il  nostro 
Benevoli,  essendogli  sfuggito  quanto  qui  sopra  esponiamo,  attestato  già  dalI'Affó  op.   cit.   pagine  32-33- 


LA    BIBLIOFILIA  167 


Gonzaga  detto  Rodomonte;  perché  nel  Lib.  Ili  (e.  38'),  ricordandolo  fra 
i  nipoti  (soboles  Lodouici  pulchrd)  di  quella  «  Horuni  aidem  primtis  sub 
Gasare  niilitat,  inter  |  Selectos  Ptoceres  Abiysius,  aller  Achiìles  \  Seti  pedes 
insurgaf  gladio  metuendus  et  Iiasta  |  Scu  eques  in  densos  ncat  imperterritus 
hosfcs  »   ecc.,  aggiunge: 

«  At  quoiìi  sepositis  paiiìiiiii   rcqtiicidt  ab  arniis 
Assidìius  in  usar u ìli  hospes,  ziiridantis  in  timbra 
Frondis  apollinecs  de/cssos  irrigai  artiis, 
Gorgonei  fontis  uenas  aperire  latentes 
{Quo,  duce  me,  quondam  sitientia  proluit  ora) 
Gaitdct,  et  ignotos  alijs  penetrare  recessits  ')  ». 

Di  due  de'  suoi  amici  trovammo  fatto  cenno:  d'uno  (ossia  di  Augu- 
sti nus  de  flumine  medico  insigne)  nel  Lib.  V  (e.  64''  ;  «  celer  arte  Macliaon  \ 
Augiistus  medica  meiis  et  Podaliriiis  alter»);  dell'altro  (ossia  di  Bencd ictus 
Portus  «  animcc  a  tener is  nostne  pars  intima  »)  nel  Lib.  VI  (e.  88"),  fra  i 
poeti  onde  andava  ornata  la  Corte  Mantovana.  Di  altri  non  si  ha  men- 
zione; invece  sono  ricordati  di  proposito  due  personaggi,  verso  i  quali 
Giovanni  Benevoli  doveva  sentirsi  molto  obbligato,  dichiarandoli  nelle  an- 
notazioni l'uno  «  patronus  benemeritissimus  »,  l'altro  «  patronus  rarissi- 
mus  ».  Il  primo  fu  «  Lodovicus  Episcopus  Mantuse,  Lodovici  Principis 
Mant.""'"  filius')»,  del  quale  nel  Lib.  V  (e.  òc)')  leggesi  : 

«  Atria  regali  quondam  celeberrima  pompa 

Duni  zdxit  mitra  insignis  Lodouictts  et  omni 

Pmclartis  tdrtide  animi  sceptroque  paterno 

Cui  luctum  et  lachry mas  dcbes,   mca  Musa,  perenne  ». 


')  Come  osservavo  testé,  già  l'Affò,  sulla  scorta  Ae\  .Moniimenlum  Gonzagiiim,  stabiliva  (pagine  32-34) 
che  precettore  di  Luigi  detto  poi  Rodomonte  fosse  stato  il  Benevoli  o  Buonavoglia.  Anzi  aggiungeva  (pag.  33): 
<:  Il  Buonavoglia  dopo  avere  alcuni  anni  tenuto  nella  città  medesima  [Pesaro]  la  cattedra  di  eloquenza,  e 
dopo  essere  salito  all'-^rcidiaconato  di  quella  Cattedrale,  in  cui  trovossi  pure  l'anno  151 1,  come  costa  da 
una  Bolla  di  collazione  fatta  dal  detto  Capitolo  di  una  Chiesa  di  sua  dipendenza  notificatami  dal  dottis- 
simo Cavaliere  già  nominato  [Annibale  Olivieri],  venne  indubitatamente  1'  anno  appresso  ad  ammaestrare 
Luigi.  Ciò  manifestasi  da  una  lettera  originale  di  Francesco  Facio  Dottor  di  Leggi  scritta  da  Modena  il 
giorno  15  d'aprile  del  1512,  nella  quale  indirizzando  una  sua  satira  latina  al  giovinetto  Luigi,  che  non 
aveva  compiuto  1'  anno  duodecimo,  soggiunse  :  Si  degnerà  V.  S.  mostrar  la  presente  a  M.  Zoanne  Bona- 
TJOglìa^  qual  prego  correggia  esser/ilo  da  correggere,  al  jiidicìo  del  quale  seinper  in  similibus  me  r inietto  >>,  ecc. 
Qui  va  avvertito  che  l'Affò  lo  chiama  Buonavoglia  perchè  (pag.  32)  in  un  «  Rogito  di  Gioanni  Germano, 
per  cui  il  giorno  2  di  Gennajo  del  1499.  i  Canonici  di  Pesaro,  tra  quali  il  B.  era  stato  aggregato,  con- 
fermarono l'aflìtto  di  certe  terre  a  Girolamo  Ondedei,  nelle  sottoscrizioni vedesi  questi  chiamato  D.Joan- 

nes  Bonavolius  Mantuanus,  siccome  io  medesimo  potei  1'  anno  scorso  osservare  in  un  libro  appartenente  a 
quel  Capitolo  [Libro  segnato  C  cart.  365],  che  fortunatamente  si  trovava  alle  mani  del  soprallodato  Si- 
gnor Olivieri  »,  ecc. 

2)  Lodovico  figlio  di  Lodovico  Gonzaga  e  fratello  del  cardinale  Francesco,  ebbe  la  sede  di  Mantova 
verso  la  fine  del   1483  e  morì  nel   1511   (Ughelli  It.  sac.  I,   941   B). 


LA    BIBLIOFILIA 


Il  secondo  fu  «  Ioannes  Sfortia  Constanti]  filius  Pisaurensium  Prin- 
ceps  »,  di  cui  al  principio  del  Lib.  VI  (e.    77')  il  Benevoli  scrive: 

«  Qui  inorifns  liutiim  atermim,  si  ne  fine  dolores, 
Anxietatein  animi  nobis  Patriaquc  reliquit: 
Digmis  qui  pilij  superaref  nestoris  annos. 
Heii,  nostra:  pars  magna  anima,  pars  opti  ma  vii  ce 
Ante  diem  immiti  Parcarum  legc  perempta. 
Sed  lachrymis  lociis  ìiic  male  contieni t.  Illitis  olim 
Virtutem  et  benefacta  canam,  modo  uita  supersit 
Longiits,  ut  meritis  refe  rat  sua  pramia  salterà 
^lusa,  memor  longi  hospitij  gratiqtie  fauoris 
Atque  opis  in  multos  collata:  impcn siìcs  aunos  ». 

Visse  il  Benevoli  tanto,  da  aver  potuto  mantener  la  promessa  qui 
fatta,  di  cantar  cioè  dei  meriti  e  delle  virtù  del  suo  patrono  Giovanni 
Sforza  Signore  di  Pesaro  ?  Le  ricerche  nostre  non  ci  hanno  condotto  ad 
alcun  risultato.  Indaghi  altri,  con  miglior  fortuna.  Certo  sarebbe  stato 
interessante  e  curioso  vedere  in  qual  modo  sarebbe  egli  riuscito  ad  esal- 
tare la  poco  nobile  figura  del  non  fortunato  marito  di  Lucrezia  Borgia  '), 
come  Signore  di  Pesaro  accusato  di  mala  fede  e  crudeltà  :  tanto  più  che, 
nonostante  la  dignità  sua  ecclesiastica,  usa  il  Benevoli  nel  nostro  poema 
una  non  ordinaria  libertà  di  espressione  sia  quando  dipinge  1'  animo  irre- 
soluto e  poco  sincero  di  Leone  X,  sia  quando  ricorda  i  vizii  che  deturpa- 
vano sozzamente  il  Sacro  Collegio  al  tempo  dell'elezione  di  Adriano  \'I. 

Infine,  che  Giovanni  Benevoli  fosse  Arcidiacono  nella  città  di  Pe- 
saro, dal  cui  Signore,  ora  ricordato,  riconosceva  cosi  affettuosamente 
e  longum  hospitium  e  gratum  fazioreni  e  opem  collatam  impensius  in  multos 
annos,  l'abbiamo  visto  dichiarato  da  lui  stesso  nella  dedica  del  poema"). 

Enrico  Rostagxo. 


')  Giovanni  Sforza,  figlio  naturale  di  Costanzo,  la  sposò  in  seconde  nozze  il  I2  di  giugno  1493. 
Morì  nel  15 io  in  Gradara  nel  Pesarese.  Il  Nostro  ne  sarebbe  stato  Segretario  o  Cancelliere,  secondo  la 
testimonianza  dell'Annibale  Olivieri  all'Affò  (op.  cit.  pag.  32),  s  d'aver  veduto  diplomi  di  Giovanni  Sforza, 
sin  dall'anno   1489,   sottoscritti  dal  Buonavoglia». 

2)  Per  la  conferma  di  questa  notizia,  cfr.  pag.  167,  nota  1).  Altre  notizie  sul  B.,  promessemi  da 
Pesaro  e  chieste  anche  a  Mantova,  speravo  in  verità  di  poter  qui  aggiungere,  e  più  specialmente  sull'esi- 
stenza di  alcun  altro  esemplare  del  suo  poema.  Ma  dopo  oltre  tre  mesi  di  vana  attesa,  debbo  rinunziarvi 
e  lasciare  ad  .litri  di  compiere  queste  ricerche. 


Tt^- 


LA    BIBLIOFILIA  169 


UN  MINIATORE  DEL  SECOLO  XV 


L 


.L  p.  Ireneo  Affò  nelle  «  Notizie  intorno  la  vita  e  le  opere  di  Basinio  Ba- 
sini »  {BasinJ  Parmensis  Poetae  Opera  Praestaittiora,  Rimini,  Albertini,  1794, 
tom.  II,  pag.  33)  ricorda  un  codice  dell' Hesperidos  del  Basini  «ornato  di  mi- 
niature superbe  »  per  mano  di  Giovanni  da  P'ano.  Questo  codice  era  stato  donato 
nel  1499  da  Carlo  di  Roberto  Malatesta  al  cav.  Francesco  Capello  provveditore 
in  Rimini  per  la  Repubblica  di  Venezia,  e  l'Affò  ne  ebbe  notizia  dall'abate  Me- 
cier  che  l'aveva  visto  fra' libri,  che  poi  andarono  venduti,  del  barone  di   Heiss. 

Io  non  so  dove  ora  si  trovi  e  se  più  si  trovi  questo  unico  monumento  del 
miniatore  fanese  e  sarei  ben  lieto  se  qualcuno  sapesse  indicarmelo  o  mi  sapesse 
dire  se  esistono  altri  lavori  suoi.  Allora,  se  la  indicazione  riportata  dall' Affò 
Op.  Ioannis  Pictorts  Faiiestris  non  fosse  completa  o  si  trovasse  più  completa  in 
altri  lavori,  potremmo  avere  notizia  del  suo  nome  di  famiglia  e  forse  convertire 
in  certezza  il  dubbio  sorto  in  me  che  egli  possa  essere  tutt'uno  col  Giovanni 
Bittino  o  de'  Bottini  da  Fano  celebrato  come  pittore  dal  poeta  riminese  Roberto 
Orsi  che  visse  fin  verso  la  fine  del  secolo  XV. 

L' epigramma  dell'  Orsi  che  contiene  un  elogio  forse  poeticamente  esagerato 
della  valentia  dell'artista,  fu  citato  dal  comm.  Luigi  Tonini  {Di  Bitthio  e  della 
sua  favola  in  S.  Giuliano.  Bologna,  Monti,  1864),  per  dire  che  il  Giovanni  Bit- 
tino  ivi  lodato  era  diverso  dall'  altro  Giovanni  Bittino  autore  della  tavola  illustrata 
da  lui  tuttora  esistente  nella  chiesa  di  San  Giuliano  di  Rimini  il  quale  era  nativo 
di  Faenza.  Io  posso  riprodurlo  integralmente  mercé  la  cortesia  del  signor  cava- 
lier  Carlo  Tonini  Bibliotecario  della  Gambalunghiana  di  Rimini  che  gentilmente 
volle  farne  ricerca  nella  collezione  degli  Scrittori  Riminesi  fatta  dal  canonico 
Zeffirino  Gambetti  (Manoscritti  in  ordine  alfabetico,  lett.  V). 

De  lano  Fanestri  pictore 
Bittinij  digitis  opus  hoc  memorabile  lani 

Ingenio  veteres  vincit  et  arte  novos. 
Candida  compositis  delubra  coloribus  ornat, 

Patricios  tantum  Caesareosque  Lares. 
Effingit  veris  quaecumque  simillima  rebus, 

Et  rerum  arcanos  explicat  ipso  modos. 
Iratum  fugies  inter  pineta  leonem, 

Hirsutos  timeas  per  juga  piota  sues, 
Jurabis  trepidare  feras,  et  currere  cervos. 

Stare  demos,  variis  prata  virerà  comis, 
Latrantesque  canes,  et  surda  audire  virorum 

Verba,  vel  umbrosi  surgere  fontis  aquas. 
Quin  te  te  in  parvis  modo  dixeris  esse  tabellis 

Usque  adeo  doctas  possidet  ille  manus. 
Inclyta  piceno  quaesita  est  gloria  Phano  ; 

Unde  genus  noster  nobile  lanus  habet. 


i-o  LA   BIBLIOFILIA 


Dopo  lettolo  rimane  il  dubbio  se  qui  si  parti  di  un  pittore  di  stanze  o  de- 
coratore come  ora  si  dice,  ovvero  di  un  miniatore  :  il  secondo  distico  farebbe  pen- 
sare alla  prima  ipotesi,  mentre  le  parvae  tabellae  del  settimo  conducono  necessa- 
riamente alla  seconda. 

La  famiglia  Bettini  oriunda  di  Firenze  trovavasi  in  Fano  al  servizio  de' Alalatesti 
fin  da'  primi  anni  del  secolo  XV.  Giovanni  Bettini  da  Firenze  era  depositario  negli 
anni  1 401-1405.  Furono  pure  depositari  in  Fano  Andrea,  Lorenzo  e  Bernardo, 
e  referendario  a  Brescia  Domenico,  tutti  figli  di  Nanne  o  Giovanni  Bettini  (ZON- 
GHi,  Repertorio  dell'antico  Archivio  Coimmalc  di  Faìw,  Ivi,  Tip.  Sonciniana,  1888, 
passim).  Forse  da  uno  di  questi  nacque  il  pittore,  se  pure  non  fu  quel  Giovanni 
di  Bettino  de'  Bettini  da  Fano  abitante  in  Iesi  che  sposò  nel  1 466  Michelina  Me- 
telli  da  Pesaro  (Olivieri.  Della  Patria  della  B.  Michelina,  ecc.  Pesaro,  Amati,  1772, 
pag.  LX).  Ma  se  Giovanni  era  stabilito  a  Iesi,  come  poteva  lavorare  pe'  Malatesti  a 
Rimini?  Volendo  entrare  nel  campo  delle  ipotesi  si  potrebbe  spiegare  anche  que- 
sto, o  si  potrebbe  trovare  naturale  che  esistessero  contemporaneamente  nella  stessa 
famiglia  parecchi  individui  col  nome  di  Giovanni  che  era  quello  del  capostipite. 

Ma  io  non  voglio  fare  delle  ipotesi:  ho  voluto  esporre  soltanto  i  risultati  di 
alcune  mie  osservazioni,  pregando  vivamente  i  lettori  della  Bibliofilia  a  voler  es- 
sere cortesi  di  comunicare  a  me  o  al  signor  cav.  Olschki  ciò  che  può  essere  a 
loro  conoscenza  sul  conto  del  miniatore  Giovanni  da  Fano  e  de'  suoi  lavori. 

Santarcangelo  di  Romagna,   settembre   1899. 

G.  Castellani. 


DOMANDE 


Desidero  sapere  se  nel  secolo  xv,  cioè  fra  il  1470  e  il  1485,  fosse  in  uso  qualche 
arma  da  fuoco  che  potesse  esser  caricata  con  palle  di  un'  oìicia.  Henri  Harrisse  si  è  occu- 
pato di  questa  questione  e  1'  ha  risoluta  negativamente.  L'Angelucci  nel  suo  studio  «  Los 
Escopeteros  Milaneses  »  dà  maggiori  ragguagli  in  proposito.  Nei  musei  genovesi  o  fiorentini 
si  potrebbe  scoprir  qualche  cosa.  Non  potrebbero  esserci  cannoni  che  caricassero  palle  di 
un'oncia  di  peso?  Per  esempio  nelle  illustrazioni  all'ultimo  numero  delia  Bibliofilia  a  pagina  51 
è  una  figura  tolta  dalla  prima  edizione  del  Valturio,  nella  quale  vedesi  un  uomo  che  sca- 
rica un'  arme  probabilmente  caricata  con  una  palla  di  quel  calibro.  L'  Harrisse  cita  un  do- 
cumento che  dà  un  inventario  del  piombo  del  Castello  di  Pavia,  dal  quale  appare  che  vi 
fu  rice\aito  o  consegnato  «  un  quintale  di  piccole  cariche,  in  numero  di  4500  ».  Per  prose- 
guire questa  indagine  leggasi  l'articoli  del  signor  T.  L.  Belgrano,  stampato  in  Genova 
nel  1879,  intitolato  :  «  Relazione  letta  nella  Giunta  Plenaria  della  Società  ligure  di  Storia 
patria  ».  A  pagina  23  1'  argomento  è  pienamente  trattato.  Come  si  capisce,  la  questione  è 
nata  dalla  palla  di  piombo  trovata  nella  cassa  di  Colombo  nella  cattedrale  di  San  Domingo 
nel  1877.  Gli  spagnoli  cercano  di  provare  che  questi  resti  non  sono  di  Colombo,  perché 
nessuna  palla  «  di  circa  un'  oncia  di  peso  »  era  in  uso  nel  secolo  xv. 

John  Boyd  Thacher. 


LA   BIBLIOFILIA  171 


RIVISTA  DELLE  RIVISTE 


The  Library  Associafion  Record,  a  monthly  Magazine  of  Librarianship 
and  Bibliography,  being  the  officiai  organ  of  the  "  Library  Asso- 
ciation,"  edited  by  Henry  Guppy.   London,   1899. 

Di  questa  importante  Rivista,  fondata  nel  gennaio  dell'anno  in  corso,  sono  già  usciti 
nove  quaderni  con  articoli  svariati  e  notevoli  sul  movimento  delle  biblioteche  inglesi  ;  ma 
giacché  non  vogliamo  -  né  lo  spazio  ce  lo  permetterebbe  -  render  conto  dei  fascicoli  arre- 
trati per  non  offrire  ai  cortesi  nostri  lettori  delle  notizie  alquanto  stantie,  riportiamo  soltanto 
il  sommario  dell'  ultimo  fascicolo  di  settembre  (I,  n.  9)  :  Il  signor  Charles  W.  Sutton  vi 
ha  pubblicato  un  buon  articolo  su  alcuni  istituti  di  Manchester  e  Salford,  dando  di  ognuno 
un'  esatta  e  documentata  storia  e  delle  notizie  sulla  loro  organizzazione  ;  segue  poi  uno 
scritto  sulla  «  John  Rylands  Memorial  Library,  Manchester  »,  nel  quale  l'autore,  che  non 
si  nomina  ma  si  suppone  essere  il  direttore  signor  Henry  Guppy,  ci  dà  la  storia  di  questa 
celebre  biblioteca  che  la  signora  Rylands  ha  eretto  in  onore  del  suo  defunto  marito,  acqui- 
stando con  mezzi  ingenti  le  più  grandi  rarità  bibliografiche  e  letterarie  qua  e  là  sparse,  che 
poteva  ancora  ottenere,  e  la  celebre  e  più  preziosa  raccolta  privata  che  abbia  mai  esistito 
e  che  si  conosca,  sotto  il  nome  di  Bibliotheca  Althorpiana,  per  la  quale  la  benefica  e  gene- 
rosa signora  pago  a  lord  Spencer  la  somma  di  cinque  milioni,  facendo  fabbricare  sui  disegni 
dell'  eminente  architetto  Basilio  Champneys  un  apposito  palazzo  che  fra  poco  sarà  aperto  al 
pubblico,  che  potrà  cosi  ammirare  e  studiare  i  tesori  inestimabili  ivi  gelosamente  conservati. 
La  biblioteca  racchiude  la  più  splendida  collezione  di  cimeli  bibliografici  del  mondo  intero, 
e  non  si  esagera  se  si  asserisce  che  non  esiste  al  mondo  una  raccolta  che  illustri,  si  comple- 
tamente come  questa,  l'origine  e  lo  sviluppo  dell'arte  tipografica.  Hawi  la  più  ricca  colle- 
zione di  Bibbie  colle  traduzioni  in  quasi  tutte  le  lingue,  delle  edizioni  principi  dei  classici,  un 
numero  straordinario  delle  opere  più  antiche  e  rare  relative  alla  scoperta  dell'America,  ecc.,  ecc. 
Dei  primi  tentativi  che  si  connettono  colla  storia  dell'  invenzione  della  stampa,  notiamo  la 
famosa  xilografia  rappresentante  s.  Cristoforo,  con  una  sottoscrizione  di  due  linee  e  la 
data  1423.  Questo  documento  più  antico  d'arte  tipografica,  con  data  sicura,  scoperto  nel 
convento  di  Buxheim  presso  Menimingen,  è  già  bastante  per  rendere  famosa  la  biblioteca 
in  cui  si  trova.  Ma  anche  di  altre  opere  xilografiche  è  ricca  quest'  insigne  biblioteca,  e  ne 
segnaliamo  le  più  famose,  come  1'  «  Ars  moriendi  »,  la  «  Biblia  Pauperum  »,  la  «  Historia 
Virginis  ex  Cantico  Canticorum  »  e  1' «  Apocalypsis  s.  Ioannis  ».  Passando  poi  alle  prime 
produzioni  dell'  arte  tipografica  propriamente  detta,  cioè  ai  primi  libri  stampati  con  caratteri 
mobili,  notiamo  anzi  tutto  le  due  famose  lettere  d' indulgenza' offerta  dal  papa  Nicolò  V 
nel  1452  a  tutti  quelli  che  con  danaro  volessero  difendere  Cipro  contro  i  Turchi.  Nella  bi- 
blioteca trovansi  tutte  le  antiche  Bibbie  latine,  comprese  la  cosi  detta  «  Bibbia  Pfister  »  di 
36  linee,  la  «  Mazarina  »  di  42  linee,  e  la  Bibbia  di  Magonza  del  1462  in  un  esemplare 
magnifico  stampato  su  pergamena  ed  ornato  di  molte  splendide  miniature.  Non  vi  mancano 
i  tre  famosi  Salteri  di  Magonza;  il  primo  stampato  nel  1457,  che  è  in  pari  tempo  il  primo 
libro  che  porti  una  data  dell'impressione,  e  gli  altri  due  del  1459  '"  esemplari  stampati  su 
pergamena.  La  maravigliosa  biblioteca  contiene  un  esemplare  splendido  d'ognuna  delle  edi- 
zioni pubblicate  dai  primi  tipografi  italiani  Sweynheym  &  Pannartz  citate  nel  loro  celebre 


LA   BIBLIOFILIA 


catalogo  premesso  al  quinto  volume  della  Bibbia  postillata  da  Nicola  de  Lyra,  ad  eccezione 
del  «  Donatus  »,  del  quale  non  si  conosce  alcun  esemplare.  Notiamo  in  fine  fra  i  cimeli 
bibliografici  l'unico  esemplare  completo,  che  sinora  si  conosca,  del  magnifico  Boccaccio 
stampato  dal  Valdarfer  a  Venezia,  la  cui  rarità  generalmente  si  spiega  col  fatto  che  gli 
esemplari  furono  bruciati  dai  fiorentini  eccitati  dal  Savonarola.  Sorpassando  i  famosi  volumi 
di  Caxton,  dei  quali  la  biblioteca  ne  possiede  ben  51,  e  le  altre  edizioni  rarissime  e  preziose 
dei  primi  stampatori  dell'estero,  segnaliamo  ancora  la  splendida  raccolta  Aldina  che  con- 
tiene più  di  800  edizioni  della  celebre  tipografia  veneziana,  ed  è  forse  la  più  completa  che 
esista.  Abbiamo  voluto  occuparci  di  quest'articolo  ampiamente,  perché  crediamo  che  offra 
un  interesse  speciale  ai  lettori  della  nostra  Rivista,  mentre  tra  gli  altri  scritti  contenuti  nel 
nono  fascicolo  dell'organo  ufficiale  della  «  Library  Association  »  accenniamo  ancora  con  vivo 
piacere  a  quello  dedicato  al  signor  dott.  Richard  Garnett,  il  celebre  conservatore  dei  libri 
stampati  del  Museo  Britannico,  che  dopo  una  lunga  serie  d'anni  e  di  servigi  superiori  ad  ogni 
encomio  resi  a  queir  istituto  grandioso,  ha  rassegnato  le  sue  dimissioni  e  s'è  ritirato  a  vita 
privata,  nella  quale  non  cessa  però  di  dedicarsi  con  amore  ed  ardore  al  progresso  delle 
biblioteche  della  sua  patria.  L'articolo  è  un  panegirico  meritato  di  quell'uomo  insigne  che 
trova  un'  eco  presso  tutti  coloro  che  lo  conoscono  da  vicino  e  dai  suoi  scritti  e  che  hanno 
avuto  occasione  di  esperimentare  la  sua  amabilità  proverbiale,  fra  i  quali  non  è  ultimo  quello 
che  scrive  queste  righe  e  coglie  1'  occasione  di  mandargli  a  mezzo  di  questa  Rivista  un  rive- 
rente saluto,  augurandogli  un  lungo  «  otium  cum  dignitate  ».  L.  S.  O. 


NOTIZIE 


All'Accademia  etrusca  ebbe  luogo  il  7  settembre  una  solenne  riunione  in  onore 
dell'  illustre  e  dotto  cav.  Girolamo  Mancini,  già  da  venticinque  anni  benemerito  bibliote- 
cario della  insigne  libreria  di  Cortona.  Neil'  ampio  salone  della  biblioteca,  elegantemente 
addobbato  per  quella  fausta  occasione,  convennero  in  gran  numero  gli  accademici  etruschi, 
e  le  più  spiccate  personalità  del  cortonese.  Dopo  che  il  vice  bibliotecario  cav.  Giuseppe 
Garzi  ebbe  letta  la  lunga  lista  degli  aderenti  alle  onoranze  che  si  tributavano  al  Mancini, 
e  nella  quale  figuravano  i  più  bei  nomi  d' Italia,  apri  la  seduta,  con  acconce  parole,  il 
vescovo  di  Cortona  mons.  Corbelli,  ricordando  le  molte  benemerenze  verso  l'accademia  e 
la  patria  biblioteca  acquistate  in  venticinque  anni  di  assiduo  lavoro  dal  cav.  Mancini.  Parlò 
quindi,  applauditissimo,  l'illustre  archeologo  Francesco  Gamurrini  tli  Arezzo,  e  poi  il  conte 
G.  L.  Passerini,  il  quale  tratti")  della  vita  letteraria  di  Girolamo  ^lancini,  fermandosi  spe- 
i;ialmente  sulle  opere  principali  di  lui,  la  vita  di  Leon  Battista  Alberti  e  la  vita  di  Lorenzo 
Valla.  Sopra  svariati  argomenti  lessero  applaudite  memorie  il  conte  Rinaldo  Baldelli-Boni 
e  l'av'A'.  Berti;  la  dotta  marchesa  Teresa  Venuti,  con  gentile  pensiero,  invitò  il  Man- 
cini a  dare  a  Cortona  una  vita  di  Luca  Signorelli  al  quale  la  città  natale  è  ancora  debi- 
trice di  un  monumento,  e  il  prof.  Servetti  lesse  in  italiano,  in  greco  e  in  latino  un  suo 
felice  componimento  in  onore  del  festeggiato.  Negli  intermezzi,  suonarono  egregiamente  la 
signora  Carolina  Manciati  e  i  signori  Graziani  e  Salvimi.  Finalmente  fu  distribuita  una  ele- 
gante medaglia  commemorativa,  opera   dello  stabilimento  Johnson  di  INIilano,   recante   da 


LA   BIBLIOFILIA  173 


UH  lato  r  insegna  dell'  accademia  e  dall'  altra  ciuesta  inscrizione  :  Hicronyìuo  Mancinio  eq. 
Noi),  corloneiisi  Ingcnio  litcris  Mio  pracstaniissinio  Sex/.  ìain  et  viges.  annulli  Patnac  hihlioth. 
iniiscoq.   Praefccto    Oplìnic  de  sludiis  meri/o  Aead.   elniscae  sodales  Lucuinoni  phmdentes. 

Di  Genova  nell'arte  decorativa,  scrive  il  signor  Benvenuto  Pesce  nel  fascicolo  4" 
e  segg.  ^^W Arte  italiana  decorativa  e  industriale.  E  un  lavoro  abbastanza  ben  condotto,  e  che 
tende  a  divulgare  la  conoscenza  de' tesori  d'arte  mal  noti  della  città  di  Genova.  E  ac- 
compagnato da  buone  illustrazioni. 

Una  illustrazione  dei  "  Trionfi  ,,  del  Petrarca.  —  Nel  fase.  24,  voi.  XVII  della 
Minerva,  son  riprodotti  i  quadretti  di  Francesco  Mantegna,  posseduti  dai  Colloredo,  e  già 
fatti  conoscere  dal  Mantovani. 

Un  libro  di  cucina  del  secolo  xiv  ha  tratto  da  un  codice  della  Casanatense  e 
pubblicato  nella  raccolta  di  Rarità  storiche  e  lettei-arie  diretta  dal  conte  Passerini,  il  dott.  Lu- 
dovico Frati,  sottobibliotecario  dell'università  di  Bologna.  E  un  grazioso  volumetto  che 
volentieri  segnaliamo  all'  attenzione  degli  studiosi  di  storia  del  costume  e  dei  bibliofili. 

La  figliuola  di  Dante.  —  Neil'  ultimo  fascicolo  (VII,  8)  del  Giornale  dantesco  edito 
dalla  casa  Leo  S.  Olschki  sotto  la  direzione  di  G.  L.  Passerini,  è  stato  pubblicato  un  im- 
portante documento  che  toglie  ogni  dubbio  sulla  esistenza  di  Beatrice  Alighieri.  La  gentile 
figliuola  di  Dante  è  realmente  vissuta,  ed  è  morta  in  Ravenna,  dove  si  era  fatta  monaca 
nel  convento  di  Santo  Stefano  degli  Olivi. 

Stampatori  umanisti  del  Rinascimento  è  il  titolo  di  un  articolo  di  Piero  Barbèra, 
pubblicato  nel  fascicolo  665   (1°  di  settembre)   della  Nuova  Antologia. 

I  furti  del  Libri  nel  Seminario  di  Autun.  —  Il  prof.  Emilio  Chatelain,  l'illustre 
e  benemerito  autore  della  Paléographie  des  classiques  latins,  essendosi  recato,  pe'  suoi  studi, 
nella  biblioteca  del  celebre  Seminario  di  Autun,  ebbe  a  riscontrare  che  cinque  de' più  an- 
tichi e  preziosi  manoscritti  di  queir  istituto  avean  subito  gravi  mutilazioni  per  mano  di 
Guglielmo  Libri.  Crediamo  utile  dar  qui,  in  breve,  il  risultato  delle  sue  ricerche. 

Ms.  4  d'Autun.  /  quattro  Evangeli;  scrittura  onciale,  secolo  vili  in  fine  o  principio 
del  IX;  con  notevoli  miniature.  Il  Libri  ha  rubato  quattordici  fogli  riacquistati  nel  1888 
da  lord  d'Ashburnham,  e  che  attualmente  si  conservano  nella  Nazionale  di  Parigi,  dove 
formano  la  prima  parte  del  manoscritto  latino   1588,  nuovi  acquisti. 

Ms.  107  d'Autun.  Commentari  di  S.  Agostino  sopra  i  Salmi,  ultima  parte;  grande  scrit- 
tura onciale  del  vi  o  del  vii  secolo.  Il  Libri  ha  portato  via  il  doppio  foglio  che  formava 
la  coperta  del  quaderno  XVII.  Ricomperato  dalla  Nazionale  di  Parigi,  forma  oggi  i  fogli  15 
e   16  del  manoscritto  latino  dei  nuovi  acquisti  1629. 

Ms.  24  d'Autun.  Istituzioni  di  Cassiano,  libri  V-X  ;  grande  scrittura  semi-onciale  del 
VI  o  del  VII  secolo.  È  mancante  di  tredici  fogli,  de'  quali  quattro  furon  rubati  dal  Libri 
che  li  vendè  a  lord  Ashburnham,  e  furono  ricomperati  nell'  '88  dalla  Nazionale  di  Parigi, 
ove  si  conservano  ora,  tra  i  nuovi  acquisti,  nel  manoscritto  latino   1629. 

Ms.  21  d'Autun.  I  morali  di  S.  Gregorio  sopra  Job,  libri  I-V  ;  lettera  minuscola  del 
secolo  vili.  Da  questo  manoscritto  il  Libri  involò  dieci  fogli,  venduti,  al  solito,  a  lord  Ash- 
burnham, e  ricomperati  dalla  Nazionale,  dove  si  conservano  ora  nel  manoscritto  latino  fra 
i  nuovi  acquisti,   1628,  ce.  5-14. 


i;4  LA    BIBLIOFILIA 


Ms.  27  ci'Autun.  Questioni  di  Isidoro  sopra  V Esodo,  sopra  i  Xiimeri,  il  Deuteronomio, 
Giosuè,  i  Giudici,  i  Re;  Commento  allegorico  sopra  la  Genesi.  Questo  manoscritto,  diviso  in 
tre  parti,  l' una  indipendente  dall'  altra,  anticamente  legate  in  un  solo  volume,  è  scritto 
parte  in  grande  ed  elegante  minuscola  del  secolo  viii,  parte  in  semi-onciale  e  parte  in 
caratteri  visigoti  pure  del  secolo  viir.  Lo  Chatelain  ha  potuto  accertare  che  il  Libri  ha  tolto 
da  questo  manoscritto  quattro  fogli,  due  de'  quali  formano  ora  il  sesto  frammento  del  ma- 
noscritto latino  1629,  e  due  il  quarto  frammento  del  manoscritto  1628,  nuovi  acquisti,  nella 
Nazionale  di  Parigi. 

Aggiungiamo  che  della  importante  e  dotta  memoria  di  E.  Chatelain,  pubblicata  nel 
Journal  des  Savanis  (giugno  1888)  ha  reso  minutamente  conto  Leopoldo  Delisle  nella  Bi- 
bliothique  de  l' Ecole  des  chartcs  (LIX,  379  e  segg.). 

La  festa  di  Gutenberg  in  Magonza,  nel  1900.  —  L' invito  a  prender  parte  alla 

festa  di  Gutenberg  che  si  celebrerà  a  ^Magonza  il  24  giugno  igoo,  fu  di  già  diramato. 
Esso  dice  : 

«  Nel  giorno  di  S.  Giovanni  (24  giugno)  iqoo  la  città  di  Magonza  celebra  il  quinto 
centenario  della  nascita  del  suo  grande  figlio  Giovanni  Gutenberg.  Il  luogo  natale  dell'arte 
della  stampa  ha  per  primo  il  diritto  ed  il  dovere  particolare  di  onorare  la  memoria  di 
Gutenberg. 

Ma  insieme  con  Magonza  tutto  il  mondo  concorre  a  celebrare  l'invenzione  della  no- 
bile arte,  che  segna  il  progresso  più  potente  nella  vita  intellettuale  dell'umanità. 

Come  r  opera  di  Gutenberg  abbraccia  la  terra  ed  unisce  i  popoli,  cosi  l' umanità 
unita  deve  prendere  grata  parte  ad  una  solennità  in  memoria  di  lui  che  è  l'universale  be- 
nefattore. 

Per  rendere  omaggio  alla  memoria  ed  all'arte  sua,  i  sottoscrittori,  appartenenti  a  di- 
verse nazioni,  invitano  tutto  il  mondo  civile  a  prender  parte  alla  festa,  alla  quale  si  pre- 
para r  antica  città  Renana. 

Il  programma  dettagliato  delle  feste  verrà  ancora  fatto  conoscere  ;  a  memoria  perenne 
è  stata  già  sin  d' ora  progettata  la  fondazione  di  un  Museo  di  Gutenberg,  in  onore  del 
grand'  uomo  ». 

Fra  i  molti  sottoscrittori  notiamo  i  seguenti  illustri  italiani  : 

P.  Brambilla,  Senatore  del  Regno,  Presidente  della  Società   bibliografica  ita- 
liana —  Milano. 
E.  Beltrami,  Senatore  del  Regno,  Presid.  dell'Accademia  dei  Lincei  —  Roma. 
G.  Carducci,  Senatore  del  Regno,  Prof.  dell'Università  —  Bologna. 
D.  Gnoli,  Direttore  della  Biblioteca  Vittorio  Emanuele  —  Roma. 
March.  Guerrieri-Gonzaga,  Senatore  del  Regno  —  Mantova. 
Conte  P.  D.  Pasolini,  Senatore  del  Regno  —  Roma. 
P.  Villari,  Senatore  del  Regno  —  Firenze. 

P.S.  :  Durante  il  pranzo  datosi  in  onore  di  S.  ^I.  l'Imperatore  della  Germania  nel 
palazzo  granducale  di  Magonza  il  21  agosto  u.  s.,  il  sindaco  di  quella  città  prese  l'occasione 
di  pregare  l'Imperatore  a  voler  assistere  nell'anno  venturo  alla  festa  del  quinto  centenario 
di  Giovanni  Gutenberg,  e  S.   M.   promise  d' intervenirvi,  se  ciò  gli  sarà  possibile. 

Gutenberg.  —  Nel  giorno  onomastico  di  Gutenberg  (San  Giovanni),  la  Frankfurter 
Zeitung  pubblicò,  nella  sua  appendice,  un  articolo  assai  interessante  del  D.""  Heinrich  Hei- 


LA    BIBLIOFILIA  175 


denheimer  eli  Magonza  in  memoria  del  principe  dei  tipografi,  di  cui  daremo,  stante  la  no- 
tevole sua  importanza,  a'  lettori  del  periodico  nostro,  in  uno  dei  prossimi  quaderni,  una 
minuta  relazione. 

Le  Biblioteche  italiane  all'Esposizione  di  Parigi  del  igoo.  —  Il  Giornak  della 
Libreria  annuncia  che  nell'Esposizione  universale  del  IQOO  si  potrà  vedere  come  sono  costi- 
tuite le  Biblioteche  italiane  e  che  già  s'è  incominciato  a  fotografare  le  sale  di  lettura  delle 
biblioteche  principali  del  regno,  i  libri  rari,  i  più  famosi  manoscritti,  ecc. 

Incendio  della  Biblioteca  della  Camera  di  Commercio  di  Parigi.  —  Nella  notte 
del  14  al  15  maggio  u.  s.,  si  sviluppa  nei  fabbricati  della  Camera  di  Commercio  di  Parigi 
un  incendio  che  distrusse  la  biblioteca  di  40,002  volumi,  molti  dei  quali  assai  preziosi  e 
quasi  irreperibili.  La  biblioteca  era  assicurata  per  i6o,ckx>  franchi.  Sùbito  dopo  il  disastro 
si  riunì  il  consiglio  d'  amministrazione  e  decise  di  rivolgersi  per  mezzo  d,el  Journal  de  la 
lihrairie  ai  librai  ed  editori  francesi  e  stranieri  con  la  preghiera  di  concorrere  mediante 
doni  alla  ricostituzione  di  questa  biblioteca  si  utile  per  i  commercianti  e  per  gli  industriali. 

L'incendio  di  Como.  —  Il  di  8  luglio  u.  s.  fu  quasi  totalmente  distrutta  da  un  in- 
cendio l'Esposizione  internazionale  d'elettricità,  che  Como,  la  città  natale  di  Alessandro 
Volta,  avea  eretta  per  commemorare  degnamente  il  centenario  dell'  invenzione  della  pila 
elettrica.  L'esposizione  inaugurata  il  20  maggio  u.  s.  da  S.  M.  il  Re  Umberto  era  situata 
in  mezzo  a  giardini  ed  in  prossimità  del  lago  di  Como  e  comprendeva  l'elettrotecnica,  l'arte 
profana  e  religiosa,  l'industria  serica,  ceramiche,  mobili  artistici  e  fiori.  Gli  edifici  d'espo- 
sizione fabbricati  di  legno  ricoperto  di  gesso,  aveano  un  gradevole  aspetto  e  la  rotonda 
centrale  specialmente  era  d'un  effetto  bellissimo.  Pur  troppo  non  fu  pensato  al  pericolo 
d' incendio,  e  questo,  appena  sviluppatosi,  distrusse  in  un  attimo  i  cimeli  voltaici  esposti 
in  un  fabbricato  speciale.  Vi  perirono  le  prime  notizie  che  Volta  avea  inviate  sulla  sua 
invenzione  a  Galvani  e  a  mad.  de  Nanteuil,  la  sua  corrispondenza  con  Gay-Lussac,  Zam- 
boni, Humbold,  Baronio  ed  altri  celebri  scienziati,  una  lettera  sua  diretta  da  Parigi  alla 
moglie  con  interessanti  comunicazioni  intorno  all'  invenzione  di  Jenner,  il  testamento  au- 
tografo, il  giornale,  in  cui  avea  notato  i  risultati  dei  suoi  studi  e  che  era  l' unico  docu- 
mento che  dimostrava  la  priorità  dell'  invenzione  di  Volta,  le  sue  notizie  di  viaggi  ed  i  suoi 
scritti,  la  lettera  da  lui  diretta  nel  1777  al  prof.  Barletti  dell'Università  di  Parigi,  ne'la 
quale  Volta  gli  espose  il  principio  della  telegrafia,  la  sua  lettera  del  io  marzo  1800  nella 
quale  egli  comunicò  la  sua  invenzione  della  pila,  i  regali  preziosi  eh'  egli  ebbe  dai  suoi 
amici,  principi  ed  ammiratori,  ecc.  Questa  sventura  irreparabile  che  non  colpisce  soltanto 
l'Italia  ma  l'intero  mondo  scientifico  speriamo  che  serva,  almeno,  di  ammonimento  severo 
per  l'avvenire  ;  che  troppo  a  cuor  leggero  si  è  finora  operato,  esponendo  a  pericoli  ine- 
stimabili cimeli  di  alto  valore. 

La  ricchissima  collezione  di  libri  di  costumi  del  barone  Franz  v.  Lipperheide  che 
è  da  molto  tempo  già  favorevolmente  nota  ai  bibliofili  dal  catalogo  magnifico  pubblicato 
dal  fortunato  proprietario,  fu  da  questo  con  disposizioni  testamentarie  legata  dopo  la  sua 
morte  al  governo  prussiano.  Ma  per  rendere  sùbito  accessibile  la  biblioteca  importante  al 
pubblico,  affinché  ne  tragga  il  maggior  profitto  possibile,  il  signor  von  Lipperheide  s'è  deciso 
di  distaccarsi  sin  d'ora  dalla  ricca  sua  raccolta  e  di  consegnarla  al  Museo  dell'arte  in- 
dustriale (Kunstgewerbe-Museum)  di  Berlino,  che  al  i°  ottobre  a.  e.  l'aprirà  al  pubblico. 
Questa  Biblioteca  è  riconosciuta  ovunque  come  la  più  completa  raccolta  speciale  in  fatto 
di  costumi  e  della   loro   storia  ;    essa   comprende  in  10,000  volumi,  30,000  stampe  ed  un 


I7Ó  LA   BIBLIOFILIA 


gran  numero  di  incisioni  raffiguranti  le  mode,  l' intera  letteratura  sul  costume  e  la  moda 
di  tutti  i  tempi  sino  ad  oggi.  Naturalmente  non  vi  mancano  i  molti  preziosi,  rari  e  or- 
mai quasi  introvabili  volumi  di  merletti,  ricami,  modelli,  ecc.,  che  l'Italia,  e  specialmente 
Venezia,  ove  queste  arti  fiorivano  più  particolarmente,  produssero  in  gran  copia  nel  xvi  e 
nel  XVII  secolo.  L' esempio  dato  dal  barone  von  Lipperheide,  editore  famoso  dei  giornali 
tedeschi  di  moda,  merita  d'essere  segnalato  come  un  atto  di  generosità,  degno  di  un  grande 
mecenate,  al  quale  il  governo,  il  popolo  prussiano  e  tutto  il  mondo  artistico  debbono  eterna 
riconoscenza. 

Gli  archivi  comunali  di  Bruxelles  hanno  ricevuto  due  doni  degni  di  nota.  L'uno 
è  un  elicili  di  rame  dove  sono  notati  i  sigilli  ed  i  nomi  degli  orefici  di  Bruxelles;  l'altro 
è  un  cliché  pure  di  rame,  ma  stagnato,  che  contine  1"  «  Insculpation  des  poin^ons  des  fabri- 
cans  d'ouvrage^  d'or  et  d'argent  du  département  de  la  Dyle  ».  Bruxelles  era  il  capoluogo 
di  questo  distretto.  Questi  due  clicfiés  sono  ben  lavorati  e  provengono  dall'  epoca  francese. 
Tutti  i  sigilli  erano  finora  sconosciuti,  mentre  d'  or  innanzi,  per  mezzo  di  cjuesti  doni,  si 
potrà  facilmente  stabilire  1'  origine  dei  lavori  d'  oreficeria  prodotti  a  Bruxelles. 

Furti  nelle  biblioteche.  —  Un  signore  russo,  elegantemente  vestito,  frequentava 
molto  le  biblioteche  del  suo  paese  ;  egli  si  faceva  dare  dei  libri  rari  e  preziosi  sui  quali 
studiava;  però,  dopo  poco,  ne  intascava  qualcuno  ed  usciva  dalla  biblioteca  senza  ricon- 
segnarlo ai  distributori.  La  storiella  durava  da  parecchio  tempo  ;  ma  poi  accortisi  i  bi- 
bliotecari che  mancavano  molti  fra  i  pili  preziosi  libri,  lo  riferirono  alla  polizia,  la  quale 
dopo  accurate  indagini  riusci  a  scoprire  e  trarre  in  arresto  il  colpevole.  Sottoposto  all'  in- 
terrogatorio, confessò  tutto  e  ne  risultò  inoltre  che  egli  non  aveva  giocato  questo  tiro  solo 
ai  bibliotecari  russi,  ma  anche  a  bibliotecari  di  altri  paesi,  sempre  facendosi  dare  i  libri 
più  cari  a  scopo  di  studi  ;  si  venne  infine  a  sapere  che  egli  riceveva  un  cospicuo  onorario 
mensile  da  una  libreria  antiquaria  della  Russia  alla  quale  egli  inviava  i  libri  involati  alle 
pubbliche  biblioteche. 

E  dire  che  quel  signore  è  di  ottima  famiglia  e  coltissimo  in  fatto  d'arte  e  di  scienze! 

Ed  a  proposito  di  furti  in  biblioteche,  facciamo  notare  che  recentemente  furono  anche 
commessi  in  quelle  di  Firenze,  non  però  dal  suddetto  russo,  ma  da  un  giovane  italiano,  il 
quale  vendeva  i  volumi  sottratti  qua  e  là,  finché  capitava  anche  col  suo  bottino  nella  libreria 
del  signor  Leo  S.  Olschki.  Questi  s'accorse  sùbito  che  dai  frontespizi  dei  volumi  ofiferti 
erano  tolti  i  timbri  di  una  biblioteca,  mentre  dopo  un  esame  accurato  ne  trovò  poi  uno 
ancora  intatto  nell'interno  d'un  volume,  dove  l'offerente  non  l'aveva  certamente  supposto. 
Il  signor  Olschki  fece  riconsegnare  i  volumi  alla  biblioteca  derubata,  la  quale  denuncic'i  il 
furto  alla  questura  che  riusci  poi  a  trarre  in  arresto  l'individuo  ricercato. 

La  più  grande  macchina  da  carta.  —  I  giornali  scientifici  dicono  che  la  più 
grande  macchina  da  carta  sia  quella  costruita  per  conto  della  «  Rumford  Falls  Paper 
Comp.  »,  poiché  essa  può  protlurre  in  sei  mesi  tanta  carta  da  coprire,  con  una  fascia  alta 
tre  metri,  tutta  la  terra  lungo  1'  equatore. 

Per  manovrare  questo  colosso  meccanico  occorre  1'  opera  continua  di  settantacinque 
operai,  e  cosi  la  produzione  in  ventiquattr'  ore  corrisponde  alla  bellezza  di  trentacinque 
tonnellate  ! 

Monumenta  Palaeographica  Sacra.  —  Nel  1898,  alla  Mostra  d'Arte  sacra,  in  To- 
rino, stavano  esposti  circa  4(xj  manoscritti,  per  la  maggior  parte   consistenti  in   codici   di 


LA   BIBLIOFILIA  177 


lusso,  spettanti  a  molte  biblioteche  pubbliche,  archivi  di  Stato,  biblioteche  ecclesiastiche  e 
raccolte  private.  Questi  codici  erano  stati  colà  inviati  da  quasi  ogni  parte  d'Italia,  e  rap- 
presentavano, nella  scrittura  e  nella  miniatura,  tutte,  a  cosi  dire,  le  scuole  italiane  di  ogni 
regione  e  di  ogni  tempo.  Ve  n'erano  ancora  non  pochi  di  fattura  straniera,  che  anche  le 
scuole  di  Francia,  di  Spagna,  di  Germania,  di  Fiandra,  d'  Inghilterra,  vi  erano  rappre- 
sentate. Molti  di  questi  manoscritti,  come  si  disse,  appartenevano  a  istituti  pubblici;  ma 
pur  molti  uscivano  da  biblioteche  ecclesiastiche  e  private,  il  cui  materiale  è  pressoché  ignota 
agli  studiosi  ed  agli  amatori. 

Era  naturale  che  si  desiderasse  di  fermare  duratura  memoria  di  una  Mostra  cosi  bella 
e  cosi  importante.  Per  ciò  la  Deputazione  di  storia  patria,  sedente  in  Torino,  nella  seduta 
del  giugno  1898  stabili  di  farsi  promotrice  della  compilazione  di  un  Atlante  paleografico- 
artistico,  nel  quale  venissero  riprodotti  i  monumenti  più  belli  e  pili  caratteristici  che  della 
paleografia  e  della  miniatura  occidentale,  e  specialmente  italiana,  figuravano  nella  Mostra. 
La  Deputazione  incaricò  della  parte  scientifica  il  cav.  Fr.  Carta,  il  prof.  C.  Cipolla  e  il 
cav.  C.  Frati,  che  avevano  avuto  mano  nella  preparazione  e  nell'ordinamento  della  Mostra 
stessa. 

I  fratelli  Bocca,  col  concorso  della  Deputazione  storica  surricordata,  assunsero  l'officio 
di  editori,  nella  speranza  di  rendere  speciale  servigio  agli  studi  più  elevati.  Non  è  a  cre- 
dere che  possa  rinnovarsi  1'  occasione  di  vedere  insieme  raccolti  cosi  numerosi,  cosi  impor- 
tanti, cosi  svariati  manoscritti,  specialmente,  ma  non  unicamente,  italiani,  che  rappresentano 
l'evoluzione  della  scrittura  e  della  ornamentazione  dei  manoscritti  dal  secolo  iv  al  secolo  xvi. 
L'opera  consta  di  120  tavole,  contenenti  134  riproduzioni.  La  Commissione,  che  diresse 
il  lavoro  dal  Iato  scientifico,  ebbe  cura  di  evitare,  nella  scelta  delle  riproduzioni,  le  coin- 
cidenze colle  anteriori  pubblicazioni  congeneri. 

Bibbie  antiche  latine.  —  Alcuni  anni  or  sono,  il  noto  bibliografo  inglese  W.  A.  Co- 
pinger  pubblicò  con  gran  lusso  una  bibliografia  accurata  delle  bibbie  latine  del  xv  e  xvi  se- 
colo, dopo  d'  averne  fatto  con  ricerche  e  spese  straordinarie  una  collezione  ricchissima  per 
non  dire  completa,  lo  che  sarebbe  oggi  mai  addirittura  impossibile.  Un  ricco  americano 
s' invaghi  della  splendida  collezione  ed  indusse  il  proprietario  a  disfarsene  dietro  il  paga- 
mento d' una  somma  ingente.  L' esempio  del  signor  Copinger  di  raccogliere  le  antiche 
bibbie  latine  trovò  seguaci,  e  da  allora  queste  si  ricercano  da  molti  amatori  ;  il  noto  libraio 
antiquario,  Jacques  Rosenthal  di  Monaco,  pubblica  nel  foglio  d'  annunzi  di  questa  dispensa 
una  lunga  lista  di  antiche  Bibbie  latine  eh'  egli  cerca,  probabilmente  per  completare  la  rac- 
colta d'  un  suo  ricco  collettore. 

Biblioteca  della  Università  di  Basilea.  -  Il  dott.  Carlo  Bernoulli,  direttore  di 
questa  Biblioteca,  rende  sommariamente  conto  dell'incremento  avuto  e  dei  servizi  da  essa 
resi  durante  l'anno  1898.  Ringraziate  diverse  istituzioni  ed  i  privati  che  efficacemente  con- 
tribuirono ad  accrescerne  la  suppellettile  letteraria  e  scientifica,  ricorda  che  1'  esposizione 
di  manoscritti  rari,  di  miniature,  cimeli,  incunabuli,  incisioni,  ritratti,  ecc.,  aperta  a!  pub- 
blico nelle  ore  antimeridiane  dei  giorni  festivi,  fu,  con  vero  profitto,  molto  frequentata. 

II  corsivo.  -  Bodoni  nel  suo  Manuale  tipografico  dice  che  il  carattere  corsivo  era 
prima  conosciuto  dai  francesi  col  nome  di  Aldin  e  poi  di  Italìquc.  Petrarca  scriveva  cosi 
calligraficamente  bene  che  Aldo  Manuzio  pensò  di  far  incidere  un  tipo  che  imitasse  quella 
calligrafia,  cosicché  il  Cantore  di  Laura  fu  il  disegnatore,  Aldo  Manuzio  ebbe  l'idea  della 
incisione  e  Francesco  da  Bologna,  antico  e  celebre  orefice,  esegui  i  punzoni.  Aldo  ottenne 


178  LA    BIBLIOFILIA 


dal  Senato  di  Venezia  di  servirsi  lui  solo  del  corsivo  in  tutto  il  territorio  della  Repub- 
blica. Il  primo  volume  stampato  con  questi  tipi  nel  1501  fu  V  Eliade  di  Wirgilio.  Peraltro, 
la  moda  di  queste  edizioni  durò  poco,  poiché  i  tipografi  stranieri  imitarono  i  tipi  cosi  ma- 
lamente che  la  lettura  dello  stampato  si  rese  impossibile. 

Scoperta  di  importanti  papiri.  —  Si  legge  nel  Monitore  Imperiale  di  Berlino  : 

«  Il  signor  dott.  Reinhard!,  a  cui  i  R.  Musei  devono  essere  grati  per  grandi  arric- 
chimenti, ha  loro  dato  in  prestito  alcuni  antichissimi  papiri  recentemente  scoperti,  di  im- 
portanza non  piccola  per  le  cognizioni  dell'antico  Egitto;  una  piccola  parte  della  scoperta 
era  stata  già  in  primavera  acquistata  sul  posto  dai  Musei,  per  mezzo  del  dott.  Schafer. 

Questi  papiri  provengono  dalle  rovine  d'una  antica  città  egiziana,  che  stava  presso 
la  piramide  di  Illahun,  al  confine  della  provincia  di  Faijum,  dal  medesimo  luogo,  ove 
nel  1890  l'esploratore  inglese  Flinders  Petrie  aveva  trovati  i  papiri  detti  di  Rahun.  Come 
questi,  anche  i  papiri  recentemente  trovati  provengono  tutti  dalla  fine  della  cosi  detta 
XII'  dinastia,  sotto  la  quale  la  città  suaccennata  fu  fondata  dal  re  Usertesen  II.  Il  luogo 
preciso,  dove  furono  scoperti  i  nuovi  papiri,  fu  ritrovato  poco  fa  negli  scavi  che  i  R.  Musei 
avevano  intrapresi  a  questo  scopo  e  che  hanno  portato  anche  alla  luce  giocattoli  e  suppel- 
lettili di  ogni  specie  di  quei  tempi  remoti.  Le  cose  trovate  ed  alcuni  frammenti  di  papiri 
sono  esposti  pro\^'isoriamente  nel  cortile  delle  Colonne  del  Museo  Egiziano. 

Un  esame  dei  papiri,  fatto  dal  signor  dott.  Borchard,  ha  dimostrato  che  essi  appar- 
tenevano tutti  ad  un  tempio  :  lettere,  ricevute,  inventari,  oggetti  che  giornalmente  venivano 
distribuiti  per  il  culto  dal  tesoro  del  tempio,  atti  di  un  dipartimento  sacerdotale,  che  riguar- 
dano la  consegna  delle  funzioni  sacerdotali  al  cambiamento  del  mese,  ed  altri  simili  docu- 
menti, che  ci  fanno  conoscere  in  modo  non  prima  sperato  l'amministrazione  dei  tempii.  Ma 
più  importanti  di  tutto  questo  sono  due  pezzi  che  finalmente  ci  permettono  di  stabilire  la 
cronologia  della  storia  degli  antichi  Egizi,  sulla  quale,  appunto,  esistevano  finora  dei  dubbi. 
Abbiamo  bensì  ottenute  dai  monumenti  molte  cognizioni  per  la  storia  delle  dinastie  egi- 
ziane, e  ciò  grazie  alle  opere  di  Riccardo  Lepsius;  noi  sappiamo  come  i  re  si  sono  seguiti, 
e  conosciamo  anche  quanto  tempo  i  singoli  so\Tani  abbiano  regnato  ;  però  in  quale  secolo 
o  millennio  abbiano  vissuto,  lo  abbiamo  determinato,  almeno  per  lo  addietro,  su  estima- 
zioni che  erano  addirittura  arbitrarie  e  per  ciò  anche  presso  i  diversi  dotti  vi  erano  le  più 
grandi  contradizioni.  Per  esempio,  il  «  Regno  di  mezzo  »,  tempo  dei  nostri  papiri,  comincia, 
secondo  il  prof.  Edoardo  Meyer,  al  massimo  nel  2130,  secondo  Brugsch  nel  2466,  secondo 
il  prof.  Petrie  nel  2778,  e  secondo  Unger  nel  2315  a.  C. 

Solo  per  il  tempo  posteriore,  per  il  cosi  detto  «  Regno  nuovo  »,  si  possedeva  talora 
una  norma  per  una  giusta  determinazione  di  tempo  in  osservazioni  astronomiche  che  ri- 
guardano principalmente  il  sorgere  della  stella  «  Sirio  »  o  come  lo  chiamano  gli  Egizi,  il 
«  Sothis  ».  Perché  questo  a\-venimento,  che  nell'  Egitto  medio  comincia  coli'  ingrossarsi  del 
Nilo  al  20  luglio,  segnava  ordinariamente  il  principio  dell'antico  anno  egiziano;  ma  sic- 
c-ome  questo  non  era  che  di  365  giorni  e  perciò  sempre  minore  di  quasi  un  quarto  di 
giorno,  -  sbaglio  che  noi  correggiamo  col  bisestile  ogni  quattro  anni  -  cosi  il  primo  sorgere  del 
«  Sirio  »  avanzava  ogni  quattro  anni  di  un  giorno,  per  modo  che  dopo  1460  anni  (cioè  4  X  365) 
cadeva  sul  medesimo  giorno.  Da  diverse  fonti  di  tempo  greco-romano,  sappiamo  dunque  che 
nell'anno  139  dopo  Cristo  si  chiuse  un  tal  periodo  di  tempo  che  il  primo  sorgere  del  «  Sirio  » 
coincideva  di  nuovo  col  primo  giorno  dell'anno  egiziano.  Lo  stesso  dunque  dev' essere  ac- 
caduto anche  nell'anno   1322  a.  C.  e  nel  2782  a.  C.  Per  mezzo  di  questo  ogni  data  egiziana 


LA   BIBLIOFILIA  179 


per  il  primo  sorgere  del  «  Sirio  »  si  può  calcolare  con  abbastanza  esattezza.  Da  tali  due 
dati  del  «  nuovo  regno  »  si  aveva  anche  già  calcolato  che  il  9"  anno  del  regno  di  Amenofi  I, 
nel  quale  l'avvenimento  si  effettuò  al  nono  giorno  dell'  11°  mese,  doveva  essere  negli 
anni  1545  fino  al  1542  a.  C,  mentre  in  un  anno  non  nominato  del  regno  di  Tutmosi  III, 
nel  quale  l'avvenimento  si  era  già  avanzato  di  19  giorni,  deve  corrispondere  ad  uno  degli 
anni  1470  fino  a  1467  a.  C.  ;  due  avvenimenti  che  corrispondono  proprio  all'andamento 
generale  della  storia  antica.  Se  1'  epoca  del  «  nuovo  regno  »  era  cosi  stabilita,  rimase  però 
neir  oscurità  tutto  quello  che  era  avvenuto  prima  ;  né  alcuno  poteva  dire  come  era  grande 
l'intervallo  che  divideva  il  «  regno  di  mezzo  »  dal  «  regno  nuovo  ».  Secondo  l'estimazione 
di  Edoardo  Meyer,  questo  intervallo  deve  aver  ammontato  sui  400  anni  ;  secondo  quella 
di  Petrie,  sui  1000  anni.  Ecco  qui  dunque  dove  la  nuova  scoperta  dei  papiri  ci  viene  in 
aiuto  in  modo  inaspettato.  Fra  le  registrazioni  nel  giornale  del  tempio,  si  trova  sotto  il 
25"  giorno  del  7°  mese  del  7°  anno  del  regno  di  Usertesen  III  la  copia  di  una  lettera  colla 
quale  il  rettore  del  tempio  comunicava  ad  un  sacerdote  che  il  sorgere  del  «  Sirio  »  comin- 
ciava al  16^  giorno  dell'  8"  mese,  e  lo  avvisava  a  preparare  il  necessario  per  festeggiare 
quel  giorno. 

Sopra  un  altro  frammento  dello  stesso  giornale  si  trovano  sotto  il  17°  giorno  del- 
l' 8"  mese  (cioè  il  giorno  dopo  della  festa)  notati  i  doni  per  la  festa  del  sorgere  della  stella 
«  Sirio  »  :  200  pani,  60  brocche  di  birra,  ecc.  Da  un  calcolo  fatto  dal  signor  dott.  Brix, 
col  metodo  dell' Oppolzer,  sono  gli  anni  1876-1873  a.  C.  nei  quali  il  sorgere  del  «  Sirio  » 
avveniva  nel  giorno  indicato  dall'  antico  calendario  egiziano  ;  in  quegli  anni  dunque  cadde 
il  7°  anno  del  regno  di  Usertesen  III.  Perciò  si  danno  per  la  12-''  dinastia,  a  cui  quel  re 
appartiene,  gli  anni  1996-1993  fino  agli  anni  1783-1780  a.  C.  ;  l'età  di  questa  dinastia  si 
mostra  dunque  di  circa  150  anni  inferiore  di  quella  che  fu  stabilita  dal  Mayer  (cioè  2 130- 1930). 

Cosi  abbiamo  finalmente  ottenuta  una  base  positiva  anche  nella  storia  dei  più  antichi 
egizi.  E  degno  di  nota  come  per  mezzo  di  questo  avvenimento  si  conferma  l'opinione  di 
coloro,  che  come  il  critico  inglese  d'  arte  Wallis,  hanno  detto  che  il  piccolo  cambiamento 
nello  stile  dell'  arte  egiziana  fra  il  «  regno  di  mezzo  »  ed  il  «  regno  nuovo  »,  forma  solo 
un  intervallo  di  pochi  secoli  fra  le  due  epoche.  Anzi  è  ormai  ridotto  a  circa  200  anni.  Ma 
manca  ancora  un  simile  punto  stabile  per  il  cosi  detto  «  regno  antico  »,  il  tempo  delle 
antiche  piramidi,  e,  chi  lo  vuole,  vi  può  inserire  un  millennio.  Ma  secondo  quanto  si  è 
ora  sperimentato,  è  meglio  tralasciare  questo,  giacché  è  più  grande  la  somiglianza  fra  il 
«  regno  antico  »  ed  il  «  medio  »  che  fra  il  «  medio  »  ed  il  «  nuovo  » .  In  tal  modo  si  dovrà 
anche  supporre  che  la  più  bassa  determinazione,  che  è  di  E.  Meyer  (2830  a.  C),  è  presa 
piuttosto  troppo  alta  che  troppo  bassa  ». 

Lascito  alla  Biblioteca  nazionale  di  Parigi.  —  Il  Gabinetto  delle  stampe  si  è 
arricchito  di  una  collezione  interessantissima  di  incisioni  che  gli  ha  lasciato  per  testamento 
il  conte  Enrico  Delaborde,  antico  segretario  perpetuo  dell'Accademia  di  belle  arti. 

Il  signor  Delaborde  era  stato  lungo  tempo  conservatore  del  dipartimento  delle  stampe. 
Ecco  in  quali  termini  ha  egli  formulato  il  suo  lascito  :  «  Io  rilascio  alla  Biblioteca  nazio- 
nale, dipartimento  delle  stampe,  per  ricordo  degli  anni  che  vi  ho  passati  e  della  benevo- 
lenza che  vi  ho  sempre  incontrata,  la  serie  completa  delle  stampe  pubblicate  dalla  Società 
francese  di  incisioni  dopo  il  tempo  in  cui  la  Società  fu  fondata  fino  al  giorno  della  mia 
morte,  più  l'esemplare  colle  numerose  note  manoscritte  che  vi  ho  aggiunte,  del  volume  su 
Marc' Antonio  Raimondi  da  me  pubblicato  nel  1886  ». 


i8o  LA   BIBLIOFILIA 


Donne  bibliotecarie  in  Inghilterra.  —  Anche  in  Inghilterra  si  comincia  a  fare  un 
posto  sempre  più  largo  alle  donne  nel  personale  delle  biblioteche,  come  in  quelle  del- 
l'America. 

Già  da  vent'  anni  ci  sono  delle  donne  impiegate  in  lavori  di  biblioteca  a  Bristol  e 
a  Manchester. 

Nel  1892  v'  erano  in  tutta  1'  Inghilterra  diciotto  biblioteche  con  personale  femminile, 
oggi  sono  ottantuna. 

Le  donne  non  sono  impiegate  soltanto  come  distributrici  :  fra  esse  si  contano  qua- 
rantaquattro bibliotecarie. 


CORRISPONDENZA 

Ai  numerosi  egregi  signori  Soci  della  Società  bibliografica  italiana  che,  in  seguito  alla 
circolare  emanata  dalla  Presidenza,  si  sono  rivolti  alla  Direzione  ed  Amministrazione  della 
Bibliofilia  per  associarvisi  al  prezzo  d'  abbonamento  ridotto,  si  risponde,  che  debbono  in- 
dirizzare le  loro  adesioni  alla  Spett.  Presidenza  della  Società  bibliografica  italiana  di  Mi- 
lano, la  quale  si  concorderà  coli' Amministrazione  di  questa  Rivista  per  l' invio  regolare 
dei  quaderni  ai  Soci  aderenti. 

La  Direzione  della  Bibliofilia  coglie  quest'occasione  per  rendere  vive  grazie  all'egregio 
Presidente  della  Società  bibliografica  italiana,  1'  on.  signor  senatore  Brambilla,  per  le  bene- 
voli espressioni  di  simpatia  e  di  lode  dedicate  alla  Rivista  nella  sua  circolare  diramata  ai 
Soci  dello  spett.  sodalizio. 

F.  R.,  Monaco.  —  Grazie  del  suo  articolo  che  non  potrà  però  essere  pubblicato  si 
presto,  poiché  la  Rivista  si  è  impegnata  cogli  autori  di  articoli  inviati,  ed  in  gran  parte 
già  composti,  sino  al  nuovo  anno.  Come  vede,  anche  questo  quaderno  eccede  di  parecchio 
il  numero  di  pagine  stabilito  dal  programma. 

G.  P.  T.  —  La  sua  pubblicazione  dà  prova  di  assidue  sue  ricerche  ;  queste  erano 
però  inutili,  perché  non  aggiungono  nulla  di  nuovo  a  ciò  che  già  si  sapeva,  e  perciò  questa 
Rivista  non  può  occuparsene. 

/.  B.  T.,  Albany.  —  As  you  will  see,  your  demand  about  guns  shooting  out  ounce 
balls  has  been  published  in  this  number.  Prof.  G.  E.  is  studying  the  question  and  will 
write  you  about  in  extenso. 

Ch.  L.,  Firenze.  —  Your  article  about  some  valuable  miniatures  will  be  published 
in  English  just  as  you  desired. 

H.  C,  Cambridge  -  B.  of  Ed.,  Washington  -  P.  L.,  Xetv  York  -  X.  L.,  Chicago  - 
W.,  York  {Pa.)  -  E.  E.  A.,  Chicago  -  D.,  Bryans  {Ohio)  -  I.  E.  L.  Bryn  Mazrr.  —  Best 
thanks  for  your  kind  letters  accompanying  your  subscriptions  to  «  La  Bibliofilia  >■>,  with 
request  to  recommend  the  Periodical  to  your  bookbuying  friends. 

Comw.  C.  L.,  Colle  di  Tronto.  —  L'articolo  già  composto  e  corretto  deve  essere  ri- 
mandato al  prossimo  numero  stante  la  mancanza  assoluta  di  pubblicare  per  intero  i  due 

primi  articoli. 

Chiuso  il   1°  ottobre    1899. 


602-10-99.  Tipografia  di  Salvadore  Landi,  Direttore  A<M' Arte  della  Stampa 


Volume  I  Novembre-Dicembre  1899  Dispensa  S^-g* 

La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 


DIRETTA   DA    LEO    S.    OLSCHKI 


ANCORA  DELLE  ANTICHE  CARTE  DA  GIUOCO 


J_^'argomento  è  SI  importante  sotto  diversi  rispetti  (xilografia,  stampa, 
statuti  municipali,  costumi)  e  si  malagevole  a  trattarlo  compiutamente  per 
la  scarsità  di  documenti  e  dei  cosi  detti />eszi  d'appoggio  e  di  confronto, 
come  d'ogni  incunabulo  xilografico,  che  ogni  qual  volta  se  ne  scopra  per 
avventura  qualcuno  nuovo,  è  pregio  dell'  opera  ripigliarlo  in  esame,  nel- 
r  intendimento  di  chiarire  qualche  dubbiezza  e  di  progredire  nelle  ricerche 
col  sussidio  di  esso  e  della  critica.  Le  scoperte  si  vanno  facendo  e  allar- 
gando coir  indagare  meglio  tra  le  raccolte  pubbliche  e  private  di  stampe, 
per  entro  i  codici  e  libri  vecchi  ;  e  per  ogni  dove  può  rimanere  nascosto 
qualsiasi  frammento  di  carta  antica,  che  abbia  ricevuta  un'  impronta  a 
mano,  a  torchio,  o  in  qualsiasi  altra  maniera.  Onde  qui  torna  più  oppor- 
tuna che  mai,  la  esortazione  de' padri  nostri:  Colligite  fragmeìita  >ie  pereant ! 
Antonio  Gheno  nel  Bibliofilo  n.  7  del  1890  fece  la  descrizione  di 
un'antica  caria  da  giuoco  incisa  in  legno,  esistente  nel  civico  Museo  di  Bassano; 
ma  per  quanto  esattamente  e  minutamente  fatta,  non  era  facile  formarsene 
un  adeguato  concetto  non  essendo  accompagnata  da  riproduzione  a  facsi- 
mile, la  quale  non  dovrebbe  mancar  mai  a  illustrazione  di  simili  soggetti, 
come  ha  ben  compreso  l'egregio  Direttore  di  questo  periodico  (fig.  i). 

Il  Gheno,  esaminata  la  carta  proveniente  dalla  raccolta  del  Remondini, 
non  esita  a  ritenerla  un  prezioso  avanzo  dell'arte  xilografica  veneziana  di 
cui  fa  cenno  la  matricola  del  1441.  E  quanto  all'epoca  egli  la  giudica  quasi 


1)  Bibliofilia,   disp.   2°-3',   pagine  37-46. 


IS2 


LA    BIBLIOFILIA 


contemporanea  alle  antiche  soltanto  dipinte,  «  tanto  assomiglia  loro  per 
disegno  e  per  forma.  » 

E  per  rispetto  al  carattere  o  maniera  del  disegno,  egli  vi  scorge  l'in- 
fluenza dell'arte  bizantina,  allora  dominante  presso  la  regina  delle  Lagune. 

Il  Barone  De  Reiffenberg,  mem- 
bro dell'Accademia  reale  del  Belgio, 
avendo  trovate,  alcuni  anni  fa,  cin- 
que carte  da  giuoco  del  secolo  xvi 
(fig.  2-4)  presso  un  libraio  antiquario 
di  Colonia,  volle  darne  notizia  cor- 
redandola della  loro  riproduzione  a 
fac -simile. 

Egli  ritiene  che  queste  carte 
provengano  dall'antica  fabbrica 
d'Ulm,  seguendo  in  ciò  l'opinione 
di  Heinecken,  che  attribuisce  agli 
alemanni  la  invenzione  delle  carte 
da  giuoco. 

Come  si  vede,  a  capo  della 
prima  coppia  (ossia  di  due  carte  non 
peranco  tagliate  per  farne  uso),  v'  è 
una  iscrizione  in  maiuscole  mal  for- 
mate ZVULM  e  dopo,  il  mono- 
gramma dell'  incisore  che  non  è  ci- 
tato dal  BruUiot. 

Il  mentovato  De  Reiffenberg 
trattando  dei  diversi  sistemi  escogi- 
tati per  iscoprire  le  origini  delle 
carte  da  giuoco,  cominciando  dal- 
l'eroica e  favolosa,  ch'ebbero  co- 
mune cogli  scacchi,  e  indagando 
ne' tempi  storici  a  chi  ne  spetti  l'invenzione,  ricorda  pure  che  il  Duchesne 
r  attribuisce  all'  Italia. 

Un  argomento  a  favore  del  nostro  paese  si  è  creduto  desumerlo 
da  un  verso  di  un  romanzo  di  cavalleria,  intitolato  La  Spagna  istoriata, 
che  sebbene  composto  nel  secolo  xiv,  non  fu  pubblicato  che  nel  15  19  a 
Milano. 


Fig.    I. 
Carta  da  giuoco  esistente  nel  civico  Museo  di  Bassano. 


LA   BIBLIOFILIA 


183 


«  Au  chant  XX'  de  ce  poeme  héroique  Roland  a  recours  à  un  sorti- 
lège  pour  découvrir  les  ennemis  de  l'empereur  Charlemagne  : 

Fece  lui  cerchio  e  poscia  gittò  le  carte. 

<(  —  Il  fait  un  cercle,  et  puis  jette  les  cartes.  —  Si  le  mot  italien 
carte  a  réellement  cette  signification,  le  passage  ne  serait  pas  défavo- 
rable  à  M.  Duchesne.  » 


^VVl.M  FS.  • 


iXì- 1 


^ 


Fig.   2. 


Ma  il  verso  è  sbagliato,  e  per  soprassello  citato  a  sproposito. 
Esso  deve  suonare  cosi: 

Fé' un  cerchio  e  poscia  vi  gittò  le  carte. 

Il  che  vuol  dire  che  non  gittó  le  carte  come  si  fa  nel  giuoco,  o 
nella  gittata  de' dadi,  ma  le  gittó  entro  al  cerchio,  per  iscoprire  dalla 
loro  giacitura,  determinata  da  virtù  magica  (sortilegio)  quali  fossero  e 
dove  si  trovassero  i  nemici  dell'imperatore. 

Vero  è  che  ai  Naibi  si  vollero  dare  da  alcuni  radici  arabe  od 
ebraiche  che  portano  con  sé  l'idea  di  profezia  o  di  predizione. 


i84 


LA   BIBLIOFILIA 


E  anche  al  Renier  pare  verisimile  la  ipotesi  messa  innanzi  dal  Ci- 
cognara  ')  che  i  disegni  attribuiti  al  Mantegna  potessero  servire  a  pas- 
satempi di  natura  affatto  diversa  dai  giuochi  di  carte,  per  esempio  a 
qualche  cosa  di  simile  a  quei  giuochi  di  vetitura  {diviiiatorii  e  supertiziosiì) 
di  cui  nei  libri  del  Fanti  e  del  Marcolini  abbiamo  esempi  cosi  complessi 
e  splendidamente  illustrati,  pei  quali  peraltro  solevansi  adoperare  i  dadi. 

Comunque  ne  sia,  egli  è  certo  che  la  parola  carte  nella  nostra  lingua 
ha  vari  sensi  ;    ma  non  molto  dopo    le    origini,  le  carte    di    cui    discor- 


1 


\  y^A 


^V 


Fig.  3- 


riamo,    cominciarono   a    chiamarsi    car/e  da  giuoco,    per   distinguerle   da 
tutte  le  altre. 

R.  Renier  nel  suo  scritto  intitolato  Tarocchi  di  Matteo  Maria  Bojardo 
prima  nella  Rassegna  Emiliana,  poscia  in  opuscolo  a  parte  (Bologna,  Za- 
nichelli, 1894)  fece  per  primo  notare  un  fatto  curioso  e  dianzi  non  av- 
vertito, che  i  cinque  capitoli  del  Bojardo  furono  scritti  in  servizio  di  un 
giuoco  di  tarocchi,  e  quindi  ne  fece  la  dimostrazione,  valendosi  di  un  co- 
dicetto  sincrono  inedito  contenente  un  accuratissimo  commentario  di  quei 
capitoli  del  Bojardo,  per  opera  dell'urbinate  Pier  Antonio  Viti.  Nel  quat- 


')  Memorie  spettanti  alla  storia  della  calcografia.  Prato,    1831. 


LA    BIBLIOFILIA 


1B5 


trecento  i  tarocchi  si  usavano  dipinti  a  mano  ed  anche  intagliati  in  le- 
gno (xilografia);  ma  prima  e  dopo  questo  tempo  le  famiglie  principesche 
preferivano  far  dipingere  le  carte  da  appositi  pittori,  a  vivacissimi  co- 
lori e  ad  oro  come  le  miniature;  sebbene  il  vero  alluminare  non  si  possa 
eseguir  perfettamente  che  su  pergamena,  alla  quale,  specie  pei  ritratti, 
succedette  l'avorio. 

Su  uno  di  questi  mazzi,  dipinto  a  mano,  il  Bojardo  condusse  i  suoi 
capitoli;  e  il  giuoco  poetico  fu  destinato  ad  uno  di  quei  vari  tratteni- 
menti sociali,  di  cui  si  dilettavano  le  nostre 

I       ■!  IWII»  1         ll~  Il 

corti  del  rinascimento. 

Ciascuno  di  questi  mazzi,  e  segnata- 
mente i  miniati  e  alluminati,  costituiva  una 
preziosità  eccezionale,  e  l'alto  prezzo  cor- 
rispondeva al  gran  pregio  in  cui  erano 
tenuti. 

Secondo  il  Decembrio  fu  pagato  il 
prezzo  di  1300  scudi  d'oro  al  pittore  Mar- 
ziano da  Tortona  per  un  mazzo  di  carte 
eseguito  a  commissione  del  duca  Filippo 
Maria  Visconti. 

Il  Renier,  notato  che  molte  volte  in 
Italia  si  sbizzarrì  la  poesia  intorno  ai  giuochi 
di  carte,  molto  svariati  e  curiosi,  alcuni 
andati  in  desuetudine,  altri  tuttora  in  uso, 
ai  quali  dettero  il  nome  il  gitile,  il  cocco- 
netto,  V asino,  la  primiera,  iS.  faraone,  il  mauss,  la  bassetta,  la  calabr esella, 
il  tresette,  il  tersilio,  la  bazzica,  la  briscola,  i  tarocchi  e  i  tarocchini  e  le  Tnin- 
chiate,  passa  a  dare  la  bibliografia  de'  componimenti  poetici,  con  cui  cia- 
scuno fu  descritto,  insegnato  e  celebrato.  Poesia  varia,  quant' altra  mai; 
ve  n'  è  di  tutti  i  generi  e  per  tutti  i  gusti  :  dal  didattico  al  giocoso,  dal 
satirico  al  galante.  Chi  predilige  il  romantico  e  il  tragico,  vada  a  Mon- 
tecarlo ! 

Il  giuoco  dei  dadi,  della  mora,  della  passatella,  che  si  fa  nelle  luride 
taverne  e  osterie  non  è  meno  tragico  de'  giuochi  di  borsa  pei  quali  si 
sono  innalzati  edifizi  grandiosi  e  monumentali.  Anche  alcuni  governi  in- 
nalzarono templi  a  Mercurio  educando  e  arricchendo  le  moltitudini  col 
giuoco  del  Lotto. 


Fig.  4. 


i86  LA   BIBLIOFILIA 


Il  giuoco,  questo  Briareo  dalle  multiformi  e  innumerevoli  facce  e 
braccia,  pare  inventato  a  posta  per  divertire  e....  strozzare  la  società. 
La  smania  dei  divertimenti,  dai  più  piccoli  ai  più  grandi,  pare  insita  al- 
l' umana  natura,  e  quella  dei  giuochi  di  carte  è  più  comune,  e  senza 
esagerazione  si  può  dire  universale. 

Del  resto  anche  i  giuochi,  in  apparenza  più  frivoli,  leggieri  e  in- 
nocenti, hanno  esercitato  grande  influenza  nella  storia  dei  costumi  :  tanto 
è  vero  che  le  piccole  cause  che  agiscono  costantemente  sugli  uomini 
sono  come   la   goccia   la    quale   cadendo   senza   interruzione   su  di  una 

roccia,  finisce  per  forarla.  ^    , 

^  L.   Lozzi. 


ANCORA  DEL  MONVMENTVM  GONZAGIVM 

E   DEL  SUO  AUTORE') 


Intorno  al  Benevoli  o  Buonavoglia  e  al  suo  poema  sono  lieto  di 
poter  aggiungere  le  seguenti  notizie,  mercè  la  cortesia  dell'erudito  Bi- 
bliotecario della  Oliveriana  di  Pesaro,  cav.  aw.  Ciro  march.  Antaldi-San- 
tinelli,  al  quale  esprimo  i  ben  dovuti  ringraziamenti. 

Non  si  può  determinare  quando  precisamente  il  Benevoli  da  Andes 
o  meglio  da  Mantova  si  trasferi  a  Pesaro.  E  probabile  però  che  vi  si 
sia  recato  nel  1489,  forse  al  seguito  di  Maddalena  di  Federigo  I  Gon- 
zaga, Marchese  di  Mantova,  la  quale  nell'ottobre  di  quell'anno  vi  veniva 
sposa  a  Giovanni  di  Costanzo  Sforza,  Signore  di  Pesaro.  Cosi  opinò,  ad 
esempio.  Teofilo  Betti  (il  padre  di  Salvatore)  nelle  sue  Memorie  intorno 
alle  Case  Pesaresi  mss.  nella  Oliveriana.  Né  già  vi  si  recò  solo,  ma  seco 
vi  trasse  -  se  non  la  propria  famiglia  tutta  -  almeno  due  fratelli  :  e  questi 
furono  Giacomo  e  Tommaso  del  quondam  Ludotiico  de  BonauoUjs  de  Man- 
ina, come  appare  dal  Libro  I  degli  Estimi  del  Quartiere  di  San  Terenzio 
a  ce.  12  e  89. 

Nel  1490-1491  il  Benevoli  era  Segretario  alle  petizioni  e  Cancelliere 
di  Giovanni  Sforza,  secondo  che  accertano  alcuni  documenti  di  quel 
tempo.  Non  ò  noto  quando  egli  s'iscrisse  alla  milizia  ecclesiastica:  risulta 
però  annoverato  fra  i  Canonici  della  Cattedrale  in  documenti  del  1499, 


')  Bibliofilia,   disp.   6°-7",    pagine   145-168. 


LA   BIBLIOFILIA  187 


ritenendo  la  Rettorìa  del  castello  di  Ginestreto  -  nel  contado  di  Pesaro  — 
anteriormente  conferitagli.  Intervenne  come  testimonio  all'Istromento  di 
presa  di  possesso  di  Pesaro  per  parte  del  Duca  Valentino  il  giorno  8  di  lu- 
glio 1501,  come  da  Rogito  di  Ser  Giovanni  delli  Germani  d'Austria  no- 
taro  e  Cancelliere  del  Comune.  Nel  i  304  ebbe  la  Scuola  pesarese,  ed  il 
Comune  gli  corrispondeva  fiorini  100  e  l'uso  della  casa');  cosi  si  spiega 
come  ne  abbia  taciuto,  nella  memoria  da  me  citata,  il  Davari,  che  non 
doveva  ricordarlo  di  proposito,  discorrendo  egli  de' maestri  che  tennero 
scuola  a  Mantova,  ma  che  avrebbe  tuttavia  potuto  farne  una  menzione: 
giacché  se  non  consta  che  il  Benevoli  tenesse  scuola  a  Mantova,  certo  nel 
territorio  mantovano  insegnò,  come  institutore  di  Luigi  Gonzaga  detto 
Rodomonte,  e  forse  per  non  breve  tempo. 

Nel  1506  fu  elevato  alla  dignità  di  Arcidiacono,  la  seconda  delle  due 
dignità  del  Capitolo  della  Cattedrale.  Ne  riferisce  il  nome,  in  questa  di- 
gnità, fino  all'anno  151 2  un  accurato  Catalogo  compilato  sul  finire  del 
sec.  XVIII  dal  Proposto  Nicola  Almerici  (nella  Oliveriana).  L'Arcidiaco- 
nato  vi  è  poi  registrato  vacante  fino  al  1 531:  il  qual  fatto  convaliderebbe 
r  asserzione  dell'Aftò  (in  Vita  di  Luigi  Gonzaga  detto  Rodomonte),  da  me 
riportata,  che  in  quel  tempo  il  Nostro  si  fosse  allontanato  da  Pesaro 
per  andare  a  far  da  precettore  a  Luigi  Gonzaga");  mentre  infirmerebbe 
l'asserzione  del  suo  pronipote,  per  lato  di  donna,  Lodovico  Schirpi  (an- 
ch'esso arcidiacono  a  Pesaro,  dal  1560  al  1628)  il  quale,  inviando  a  Vin- 
cenzo Gonzaga  il  poema  del  Benevoli  afferma,  in  una  lettera  senza  data, 
che  il  suo  prozio  tenne,  Jìnc/ié  visie,  l'Arcidiaconato  pesarese.  Sul  che  però, 
e  sulla  probabilità  d'uno  sbaglio  nel  Catalogo  dell'Almerici  giova  fare 
questa  osservazione:  se  il  poeta  non  avesse  ritenuta  e  conservata,  no- 
nostante la  lontananza,  o  almeno  riassunta  poi  la  dignità  dell'Arcidiaco- 
nato,  fra  il  1522  e  la  prima  metà  del  luglio  del  1525  -  nel  qual  tempo 
cade  la  composizione  del  Gonzagivm  Monvmentvm,  secondo  che  dimostrai  — 
come  si  sarebbe  egli  dichiarato  nella  dedica  del  poema  «  Archidiaconus 
Pisaurensis  »  ? 


')  Forse  quella  medesima  Scuola,  per  la  quale  il  Comune  di  Pesaro  pagava  fF.  IO  «  ogni  mese  »  al- 
l' «  egregio  et  perito  professore  de  Gramatica  Ser  Matheo  da  Saxoferrato  »  non  molti  anni  prima,  nel  1452: 
cfr.  A.  Saviotti,  Pandolfo  CoUenuccio  Utnanista  Pesarese  del  secolo  xv  (in  Annali  della  R.  Scuola  Normale 
Superiore  di  Pisa;  «  Filosofia  e  Filologia-»  voi.   V;   Pisa,  Nistri  e  C,  1888)  pag.   278. 

2)  E  appunto  perché  il  Benevoli  fu  mantovano  o  andino,  e  precettore  d'uno  dei  Gonz-iga,  come 
risulta  dalla  sua  stessa  testimonianza,  non  dovrebbe  tacersi  del  tutto  di  lui  quando  si  tratta  de'  letterati 
onde  in  quell'età  Mantova  ebbe  fama. 


i88  LA   BIBLIOFILIA 


In  qual  luogo  e  in  quale  anno  sia  morto  il  Benevoli  non  consta  da 
alcuna  notizia  '). 

Del  poema  si  trova  nella  Oliveriana  un  esemplare,  al  num.  200,  «  in 
bella  lettera  cancelleresca  della  fine  del  sec.  xvi  o  del  principio  del  xvii  »  ; 
e  appunto  perché  io  sospettava  della  probabile  esistenza  di  qualche  altra 
copia,  mentre  ammettevo,  come  ammetto  tuttavia,  che  scarsissimo  debba 
esser  stato  il  numero  delle  sue  trascrizioni,  dicevo  del  codice  posseduto 
dal  cav.  Olschki  che  esso  era  «  probabilmente  unico  » ,  attenuando  il  giudizio 
anche  per  la  notizia  tratta  dall' Affò,  riferita  in  nota,  intorno  all'esistenza 
d' un  esemplare  del  Gonzagivin  Monvmcntvìii  nella  Libreria  de'  PP.  Car- 
melitani di  Mantova. 

Il  dotto  Bibliotecario  della  Oliveriana  mi  comunica  che  «ve  n'era 
anche  un  altro  esemplare  nella  Casa  dei  Conti  Montani,  ora  Lorenzana— 
Spanocchi:  ed  era  importante  perché  si  diceva  postillato  dall'Autore 
stesso  e  con  alcune  varianti,  ed  ai  Montani  provenne  colla  eredità  dello 
Schirpi  ;  ma  ora  è  forte  a  dubitare  che  pii!i  esista,  essendo  stato  l'Ar- 
chivio Montani  deplorevolmente  manomesso....  ».  Se  questo  sia  o  possa 
essere  -  com'è  probabile  -  l'esemplare  stesso  da  me  illustrato,  veggano 
gli  studiosi,  cui  la  ricerca  interessi:  per  la  quale  potranno  valersi  degli 
autografi  dell'Olivieri,  che  quel  codice  ebbe  fra  le  mani,  e  ne  trasse  e 
postille  e  varianti,  pubblicando  poi  dal  poema  nelle  sue  Memorie  di  A^ovi- 
lara,  castello  del  contado  di  Pesaro  (Pesaro,  in  Casa  Gavelli,  1777)  pag.  66-68 
il  principio  del  Libro  VI  (versi  61)  a  proposito  della  presa  di  possesso  di 
Pesaro  per  parte  del  duca  Francesco  Maria  della  Rovere^). 

L'Antaldi— Santinelli  mi  aggiunge  in  fine  la  trascrizione  di  un  epi- 


')  Come  m'avverte  il  eh.  vice-Curato  della  Cattedrale  di  Pesaro,  D.  Vitale  Zazzeri,  mancano  nel- 
l'Archivio della  Parrocchia,  o  non  vi  esistettero  mai,  i  Registri  dei  morti  per  quel  periodo  di  tempo,  in 
cui  è  probabile  il  Benevoli  terminasse  la  sua  vita. 

2)  Ivi  (pag.  66),  di  Giovanni  Benevoli  non  dice  se  non  che  fu  e  da  Andes  nel  Jlantovano,  Segre- 
tario già  di  Giovanni  Sforza,  poi  Arcidiacono  di  Pesaro  j  ,  ricordando  che  del  poema,  da  lui  conservato 
Ms.,  aveva  già  fatto  menzione  <  nella  Dissertazione  sopra  l'antico  Retore  Pesarese  L.  Acuzio  Artemidoro, 
stampata  nel  Tom.  V  della  Nuova  Raccolta  d'Opusc.  ^ .  Questa  Dissertazione,  che  si  trova  nel  tomo  VI, 
anziché  nel  V,  della  Nuova  Raccolta  d'optiscoli  scientifici  e  filologici  (Venezia,  1760)  pagg.  j-xlviij,  è  inti- 
tolata: <  Dissertazione  sopra  una  antica  iscrizione  detta  nell'Accademia  Pesarese  la  sera  dei  16.  febbraio  \'^i>. 
da  Annibale  degli  Abati  Olivieri  ».  In  essa  illustrando  l'Olivieri  un'iscrizione,  relativa  appunto  a  L.  Acuzio 
Artemidoro,  e  discorrendo  particolarmente  dei  retori  e  degli  insegnanti  che  professarono  in  Pesaro,  dopo 
Martino  Filetico,  maestro  di  Costanzo  Sforza,  e  con  Pontico  Virunnio,  Jacopo  Costanzo,  ecc.  ricorda  (pag.  xlvij) 
«  Giovanni  Bonavoglia,  ossia  Benevoli,  che  fu  ancor  Arcidiacono  di  Pesaro,  carissimo  a  Giovanni  Sforza, 
e  di  cui  un  poema  latino  intitolato  Gonsagium  tnonumenium  conservo  tra'  miei  Mss.,  un  saggio  del  quale 
da  me  mandato  al  già  dottissimo  Apostolo  Zeno  meritò  quella  lode  che  leggesi  stampata  nel  Tomo  III. 
delle  sue  Lettere,  lett.   87  ». 


LA    BIBLIOFILIA  189 


gramma  del  Benevoli  o  Buonavoglia,  il  quale  ne  mostra  la  festività,  e 
si  riferisce  verosimilmente  al  vescovo  di  Pesaro  Luigi  Capra,  milanese 
(1491-1498);  non  voglio  privarne  i  lettori,  e  Io  pubblico  rinnovando  al 
cortese  Bibliotecario  della  Oliveriana  i  miei   rinsTraziamenti  : 

Epigraiiuiia  Ioannis  BonauoUae  Alaiituani 
Ad  Praelatum  qui  jusserat  Clerico s  tondi. 

Duritia  superas  adamanta,  fcrocior  ursa  es, 

Cui  fanttim  licuit  fingere  mente  nefas. 
Quos  labor  assidìius  nutriuerat  arsque  capillos 

Tonsoris  rigidas  cogit  inire  mamis. 
Si  tamen  hoc  imdiebre  decus  uiolare  parabas, 

Debuerat  capiti  stare  uirilis  honor. 
Altre  tenus  succisa  coma  est,  nec  nascere  promptum 

Sitile  lioniinis  facies,  nel  fera  noctis  aids. 

E.    RoSTAGNO. 


IL  SOGNO  DI  POLIFILO') 


M. 


La  chi  è  questo  frate  misterioso,  l'autore  dello  strano  libro?  Quando  pas- 
sava, già  vecchio,  sotto  le  grandi  arcate  della  chiesa  de'  SS.  Giovanni  e  Paolo  a 
Venezia,  o  passeggiava  solitario  innanzi  alla  statua  equestre  del  Colleoni,  o  incon- 
trandolo sui  ponticelli,  per  le  calle,  pei  sottoportici,  il  popolino  non  lo  guardava 
pauroso,  come  un  mago  che  in  una  lingua  incomprensibile  avesse  commercio  con 
esseri  d'un  altro  mondo?  La  sua  testa  usciva  dallo  scapolare,  molle  di  sensualità 
sapiente,  o  rigida  di  severità  jeratica  ?  Si  era  ricoverato,  dopo  i  giovanili  ribol- 
limenti, nel  porto  tranquillo  della  fede,  o  sognava  ancora,  celebrando  i  divini  mi- 
steri, la  sua  Polla,  e  le  ninfe  ignude  negli  edifici  fantastici,  e  Amore  velificante 
colle  ali  spiegate  all'  isola  della  madre  Venere  ? 

Ma  che  è  questo  libro?  Che  dice,  che  vuole  il  volume  prezioso,  uscito  dai 
tipi  d'Aldo,  ricco  d'incisioni  splendide,  il  più  bel  libro  illustrato  del  Rinascimento? 
Il  bibliofilo  si  contenta  d'ammirarlo  e  di  conservare  gelosamente  negli  scaffali, 
se  ha  la  fortuna  di  possederlo,  il  suo  tesoretto;  ma  chi  non  si  appaga  a  questo, 
e  ha  l'abitudine  di  chiedere  ai  libri  che  cosa  essi  abbiano  a  dirci,  nello  svolgere 
quelle  pagine  e  vedere  passargli  sotto  gli  occhi  monumenti,  ninfe,  geroglifici,  em- 
blemi, scritte  arabiche,  ebraiche,  greche,  latine,  e  trionfi  e  fontane  e  figure  geo- 


')  II  presente  scritto  fu  pubblicato  nel  fascicoli  di  maggio  e  giugno  della  Rivista  d' Italia.  L'autore  e 
direttore  non  solo  ci  ha  permesso  di  riprodurlo,  ma  vi  ha  fatto  anche  delle  notevoli  modificazioni  ed  aggiunte. 

//  Direttore. 
5» 


igo  LA   BIBLIOFILIA 


metriche,  e  nel  leggere  qua  e  là  qualche  linea  di  quel  guazzabuglio  di  vocaboli 
di  nuova  formazione,  dove  parecchi  vocabolari  si  mescolano  così  stranamente, 
toma  a  dimandarsi  ancora:  Ma  insomma,  che  cos'è  questo  libro?  chi  è  quest'uomo? 
che  vuole? 

Quando  uno  scrittore,  diceva  un  giorno  scherzando  il  IManzoni,  non  ha  vo- 
luto farsi  intendere,  non  è  discrezione  il  voler  penetrare  ne'  suoi  secreti.  I  più  sono 
dell'  opinione  del  IManzoni,  e  chiudono  il  libro.  Altri  rispondono  :  è  un  pazzo,  sem- 
plicemente un  pazzo  da  manicomio.  Ma  come  mai  doveva  toccare  ad  un  pazzo 
r  onore  di  tramandare  ai  posteri  il  più  ricco  e  più  bel  volume  illustrato  del  Ri- 
nascimento? Il  fatto  è  che  pochi  libri  al  mondo  son  più  ricercati  e  meno  letti  di 
questo  ;  tantoché  mi  sarebbe  facile  dimostrare  come,  di  quelli  stessi  che  ne  han 
parlato,  quasi  nessuno  lo  abbia  letto  di  seguito  e  interamente.  È  come  una  bo- 
scaglia, così  fitta  e  intricata  che  chi  ha  tentato  di  penetrarvi  dentro  ne  è  tornato 
indietro  scorato.  Eppure,  il  mistero  ha  le  sue  attrattive. 

Leonardo  Crasso,  nella  dedicatoria  del  libro  al  duca  d'Urbino,  gli  dice  es- 
sere in  esso  «  non  solo  tanta  scienza,  ma  tanta  ricchezza  che,  leggendolo,  ti  parrà 
non  pure  d'aver  letto  tutti  i  libri  degli  antichi,  ma  d'aver  penetrato  ne' secreti 
della  stessa  Natura;  »  e  lodando  l'autore  per  sapientissimo,  aggiunge:  «  Qui  non 
son  cose  da  svelare  al  volgo  né  da  pubblicare  pe'  trivii,  ma  tratte  dall'  intimo 
stesso  della  filosofia  e  dalle  fonti  delle  muse.  »  E  se  realmente  quella  fitta  bo- 
scaglia, quell'ombra  di  mistero  pressoché  impenetrabile  fosse  voluta  per  nascon- 
dere quello  che  non  era  opportuno  di  rivelare  ai  profani? 

Avanti  d'entrare  nell'esame  dell'opera,  riassumerò  brevemente  la  storia  del 
libro,  e  il  risultato  delle  ricerche  da  altri  fatte  intomo  all'autore. 

\J Hypnerotomachia  Polipliili  fu  pubblicata  a  Venezia  coi  tipi  d'Aldo,  or  fa 
appunto  quattro  secoli,  cioè  l'anno  1499;  ma  l'autore  pose  in  fine  della  sua  opera 
la  data  di  Trevigi,  1467.  L'edizione  fu  fatta  a  spese  d'un  Leonardo  Crasso  ve- 
ronese, nome  ignoto  nel  mondo  delle  lettere,  e  da  esso  dedicata  a  Guidobaldo 
duca  d'  Urbino,  senza  fare  il  menomo  cenno  dell'  autore,  indicato  solo  come  vir 
sapientissinncs.  Un  letterato  non  del  tutto  ignoto,  Giambattista  Scita,  a  capo  del 
volume,  lodando  in  versi  latini  il  Crasso  per  questa  pubblicazione,  dice  che  l'opera 
giaceva  nascosta,  quasi  coperta  di  muffa,  e  in  pericolo  di  perdersi;  e  Andrea 
Clarone,  noto  improvvisatore  latino,  si  domanda:  di  chi  è  l'opera?  e  risponde: 
delle  Muse.  ISIa  presto  si  scopri  che  il  nome  dell'autore  era  nascosto  sotto  il  velo 
d' un  acrostico,  formato  dalle  iniziali  dei  capitoli  :  Poliam  frater  Franciscus  Co- 
lumna  peramavit:  frate  Francesco  Colonna  amò  ardentemente  Polla. 

Questo  frate  Francesco  Colonna  la  storia  letteraria  non  lo  conosce.  Di  lui 
non  si  ha  nessun  altro  scritto,  nessun  contemporaneo,  che  io  sappia,  ne  parla; 
non  si  è  trovata  ancora  una  poesia,  una  lettera  a  lui  diretta. 

Sopra  un  esemplare  del  Poli/ilo  conservato  a  Venezia  presso  i  padri  dome- 


LA   BIBLIOFILIA  191 


nicani  delle  Zattere,  si  leggeva  una  nota  manoscritta,  colla  doppia  data  151 2, 
20  giugno  1521,  che  terminava  così:  ad  Ime  vivit  Venetiis  in  S.  Johannc  et  Paulo. 
Il  frate  era  dunque  domenicano,  e  su  tale  indicazione,  prima  Apostolo  Zeno,  poi 
il  p.  Federici  nelle  Memorie  Trevigiane,  ricercarono  i  libri  de'  conventi,  a  Tre- 
viso e  a  Venezia,  e  ne  trassero  queste  notizie.  Nacque  nel  1433;  a  ventidue  anni, 
cioè  nel  1455,  egli  era  novizio  nel  convento  di  San  Nicolò  a  Treviso,  dove  fu  mae- 
stro de' novizi  ;  l'anno  1473  fu  laureato  in  teologia  nell'Università  di  Padova'). 
Poi  lo  ritroviamo  a  Venezia,  dove,  nel  1485,  era  dalle  monache  di  San  Paolo  di 
Treviso  eletto  loro  procuratore  per  esigere  certo  denaro.  Nei  libri  di  San  Giovanni 
e  Paolo  si  trova  registrato  il  suo  nome  pel  corso  di  ventisei  anni,  prima  colla 
qualifica  di  sacrestano,  poi  di  magister,  e  il  suo  nome  seguita  immediatamente  a 
quello  del  priore.  Nel  1494  egli  era  di  nuovo  a  Treviso,  dove,  in  qualità  di  com- 
pagno, seguiva  il  padre  Provinciale  di  recente  eletto,  nella  visita  ai  conventi  della 
provincia.  La  licenza  de"  suoi  scritti,  e  forse  della  sua  vita,  dovettero  chiudergli, 
nell'Ordine,  la  via  delle  alte  cariche  a  cui  lo  chiamavano  la  dottrina  e  l'ingegno. 
A'  15  ottobre  del  1523  si  deliberava  da' frati  di  San  Giovanni  e  Paolo  che  gli  si 
desse  tanta  legna  quanta  potesse  portarne  un  servo  dell'infermeria,  e  dalla  sa- 
crestia quattro  soldi  al  giorno,  e  pane  e  vino  puro  per  colezione,  e  ciò  prò  ma- 
xima aegestate,  necessitate  et  decrepitate;  a' 26  giugno  del  1526  si  deliberava 
eh'  egli  potesse  far  celebrare  la  messa  da  un  sacerdote,  e  usufruire  dell'elemo- 
sina pel  suo  sostentamento;  agli  8  d'ottobre  del  1527  moriva  in  età  d'anni  94, 
e  si  disse  che  fosse  sepolto  nel  chiostro  del  convento,  con  apposita  epigrafe;  ma 
questa  (V.  Cicogna)  si  riferiva  invece  ad  altro  Francesco  Colonna,  d' età  anteriore. 

In  quel  poco  che  sappiamo  di  questo  frate,  nulla  che  lasci  intravedere  il 
dotto  umanista,  carico  d'erudizione  profana.  I  biografi  dell'ordine  domenicano, 
citati  dal  Marchand  -)  lo  ricordano  con  poche  parole  d' elogio,  ma  solo  a  propo- 
sito del  Sogno  di  Politilo;  libro  ad  essi  tanto  ignoto,  che  alcuni  di  loro  lo  cre- 
dettero una  raccolta  di  lettere.  Un  altro  fatto  strano  :  nella  biblioteca  de'  frati  di 
San  Giovanni  e  Paolo,  non  esisteva  un  esemplare  del  Poli/ilo. 

Né  alcuna  luce  pviò  venirci  dalla  parte  dell'editore  Leonardo  Crasso,  un 
prelato  giureconsulto,  che  non  sappiamo  da  qual  ragione  fosse  mosso  a  far  lui 
le  spese  di  cosi  ricca  edizione.  Né  delle  belle  incisioni  che  adomano  il  libro,  sap- 
piamo nulla,   quantunque  molto  se  ne  sia  scritto,  almanaccando  sul  Mantegna,  e 


1)  Il  Federici,  nelle  Memorie  Trevigiane  snlle  opere  di  disegno,  voi.  I,  cap.  5,  afferma  che  il  C. 
fosse  a  Treviso  lettore  di  grammatica  e  di  lingue  esotiche,  e  che  poi  insegnasse  teologia  a  Padova;  ma 
ciò  non  risulta  dai  documenti  da  esso  pubblicati,  i  quali  dicono  solo  che  nel  1467  insegnava  ai  novizi: 
prò  suo  labore,  eo  qtiod  doceat  novitios.  Abbiamo  in  essi  tre  pagamenti  in  tempi  diversi,  1466,  1469,  1472, 
ratione  primae  missae.  Si  tratta  forse  d'una  provvisione  dovutagli  ogni  volta  che  un  novizio  da  lui  istruito 
celebrasse  la  prima  messa.  La  notizia  del  ritorno  del  C.  a  Treviso,  in  qualità  di  compagno  del  p.  Pro- 
vinciale, sfuggita  al  Federici,  m'  è  stata  gentilmente  comunicata  dal  signor  Girolamo  Biscaro,  che  1'  ha 
tratta  dal  libro  Procuratia  (1492-1510)  del  convento  di  San  Nicolò,  ora  nell'archivio  del  Comune,  sotto 
la  data  del  22  ottobre  1494  :  item,  dati  al  compagno  del  padre  provinciale,  videlicet  m."  Frane."  CoIona, 
lire  6,  soldi  4. 

')   Dictionnaire  historiqite,   voc.   Colonna. 


192  LA   BIBLIOFILIA 


persino  su  Raffaello.  L'iniziale  b  segnata  a  piedi  d'un  disegno,  ha  fatto  pensare 
al  Bellino  ').  L'opinione  d'alcuni,  che  i  disegni  appartengano  all'autore  stesso  del 
libro,  è  esclusa  dall' osservare  che  la  figura  non  sempre  corrisponde  alla  descri- 
zione, ma  qualche  volta,  ad  esempio,  vi  è  rappresentato  un  ordine  architettonico 
diverso  da  quello  indicato  nel  testo.  L'opinione  più  probabile  è  che  l'autore  debba 
ricercarsi,  non  fra  i  pittori,   ma  fra  i  disegnatori  e  incisori  -). 

L' edizione  rimase,  nel  primo  decennio,  pressoché  invenduta,  a  causa  delle 
guerre  che  turbarono  il  Veneto,  tantoché  il  Crasso  chiese  ed  ottenne  un  nuovo 
privilegio  di  vendita  per  un  secondo  decennio.  Ma  poi  si  dovette  spacciare  di- 
scretamente, poiché,  nel  1545,  i  figli  d'Aldo  ne  fecero  una  seconda  edizione,  che 
in  Italia  fu  l'ultima.  Causa  principale  del  non  lieto  successo  del  libro,  fu  certa- 
mente la  strana  lingua  in  cui  esso  è  scritto.  Gli  umanisti  non  pigliavano  sul  serio 
un  libro  che  non  fosse  scritto  in  latino  ;  e  come  scrittura  italiana  fu  preso  in  bur- 
letta, e  citato  fra  i  libri  ridicoli.  Più  fortunata  fu  l'opera  in  Francia,  dove  dal  1546 
al  1883  è  stata  ristampata  più  volte  in  tre  diverse  traduzioni;  delle  quali  però, 
le  due  prime  sono  piuttosto  riduzioni  e  rifacimenti,  e  l'ultima  sola,  quella  di  Claudio 
Popelin  è  vera  e  intiera  versione  ^).  A  questa,  premise  il  traduttore  una  larga  in- 
troduzione, nella  quale,  tracciato  un  largo  quadro  del  sapere  umano  traverso  il 
medio  evo  fino  al  secolo  xv,  discorre  poi  del  libro  e  della  sua  storia.  La  tradu- 
zione richiamò  l'attenzione  degli  studiosi  sul  Sogno  di  Poli  filo,  e  provocò  parec- 
chi studi,  fra  i  quali  notevole  quello  di  Carlo  Ephrussi,  inserito  in  quattro  fa- 
scicoli del  Bttlletin  die  Bibliophile  del  1887,  al  quale  rimando  chi  voglia  aver 
piena  notizia  della  bibliografia,  e  delle  varie  questioni  riguardanti  il  Polifilo. 

Noi  ricercheremo  ora  se  l' autore  dell'  opera  misteriosa  siasi  proposto  un  fine, 
e  quale.  Alcuni,  dice  il  Alarchand,  vi  han  veduto  un'opera  storica;  altri  un  sem- 
plice romanzo  d'avventure  amorose;  altri  vi  han  cercato,  sotto  i  velami  della  mi- 
tologia, i  secreti  della  pietra  filosofale  ;  altri  han  creduto  vedervi  i  misteri  della 
religione  cristiana,  messi  in  derisione  sotto  i  nomi  delle  divinità  pagane;  altri, 
come  nel  Cantico  de' Cantici,  hanno  cercato  sotto  le  imagini  sensuali,  l'allegoria  re- 
ligiosa; altri,  sotto  ingegnose  invenzioni,  i  più  saggi  insegnamenti  della  filosofia 
morale. 


')  Non  si  è  osservato  che  un  altro  disegno,   alcune  pagine  avanti,   è  segnato  colla  lettera  A'. 

-)  Il  prof.  Roberto  Schiff  mi  scrive  proponendo  una  nuova  ipotesi  che  mi  pare  assai  verosimile, 
che  cioè  ne  sia  autore  l'incisore  Jacopo  de' Barbari.  Sappiamo  ch'egli,  circa  il  1490,  lavorava  a  Venezia 
e  a  Treviso,  poi  a  Norimberga;  e  che,  nel  1 499- 1 500,  era  di  nuovo  a  Venezia,  dove,  per  incarico  di 
Antonio  Kolb,  fece  la  grande  e  celebre  incisione  della  veduta  generale  di  Venezia.  A  lui  potrebbe,  quasi 
contemporaneamente,  aver  commesso  Leonardo  Crasso  le  incisioni  per  la  Hypnerotcmachia.  I  caratteri  di 
queste  incisioni  sembrano  coincidere  con  quelli  dell'  arte  di  Jacopo.  Mi  auguro  che  1'  egregio  professore, 
continuando  le  ricerche  e  1'  esame,   giunga  a  risolvere  la  questione  tanto  discussa. 

3)  Le  Songe  de  Poliphile,  oh  Hypne'rotomachie ,  de  frère  F.  C.  littéralement  iraduit  pour  la  pre- 
mière fois —  par   Claudius  Popelin,    Paris,    I.   Lisetix,   e'diteur,   1SS3. 


LA    BIBLIOFILIA 


193 


Già  nel  1600,  in  un'edizione  francese  del  Poli/ilo,  F.  Beroaldo  di  Verville, 
fece  in  istile  apocalittico,  un'esposizione  cabalistica  del  Sogno;  ed  uno  scrittore 
recente,  a  cui  non  si  può  muovere  accusa  di  sgomentarsi  del  paradosso,  G.  D'Or- 
cet,  in  un  articolo  pubblicato  sulla  Revue  Britanniqiie  (giugno,  1881)  interpretava 


storicamente  gì'  indovinelli  del  Poli/ilo,  introducendoci  ne'  più  riposti  misteri  go- 
liardici, blasonici  e  massonici.  Egli  è  vero  che  quei  calenihours  non  si  spiegano 
se  non  traducendo  il  Polifilo  in  francese;  ma  lo  scrittore  non  è  uomo  da  tirarsi 
indietro  per  cosi  poco  ;  e  suppone  appunto  che  l' autore  del  Polifilo,  scrivendo  in 
quel  suo  bizzarro  italiano,  avesse  in  mente  un  testo  francese. 


194  LA    BIBLIOFILIA 


In  Italia,  si  son  ricercate  notizie  sul  frate  Colonna,  e  il  Temanza  ha  messo 
in  chiaro  il  valore  dell'opera  relativamente  all'architettura.  Anche  in  Germania 
il  Fiorillo,  ne'  suoi  Kleine  Schriften,  lo  considera  principalmente  come  erudito  e 
architetto,  e  ambedue  suppongono  ch'egli  abbia,  come  solevano  i  veneziani,  lar- 
gamente viaggiato  l'Italia,  l'Asia,  l'Egitto;  il  che  non  pare  accordarsi  colle  no- 
tizie che  abbiamo  del  Colonna,  tratte  dai  conventi  di  Treviso  e  di  Venezia. 

I  più  recenti  storici  dell'  umanesimo,  il  Voigt,  il  Gaspary,  e  ultimo,  di  tempo 
e  non  di  valore,  il  Rossi,  non  fanno  parola  del  libro.  Si  direbbe  eh'  esso  appar- 
tenga alla  letteratura  francese,  poiché  in  Francia  esso  ha  avuto  il  maggior  numero 
d'edizioni,  ha  prestato  argomento  ad  opere  d'arte,  ha  esercitato,  in  passato  e  ai 
nostri  giorni,  la  critica. 

L"  ultima  parola  della  quale,  è  questa  :  che  Polla  l' amante  di  Polifilo  (da 
TtoXió;  canuto),  significhi  l'antichità;  e  il  libro  altro  non  sia,  secondo  il  Popelin,  se 
non  «  uno  specchio  che  riflette  le  preoccupazioni  letterarie  della  maggioranza  degli 
umanisti,  sul  finire  del  secolo  decimoquinto,  in  Italia.  »  Riguardandolo,  infatti,  uni- 
camente come  un  repertorio  d'erudizione,  egli,  nelle  note,  ricerca  con  molta  dot- 
trina le  fonti  da  cui  le  singole  notizie  sono  tratte. 

Anche  l'Ephrussi  crede  che  l'autore,  abbandonandosi  «alla  corrente  d'un'ispi- 
razione  vagabonda  »  abbia  voluto  comporre  un'  enciclopedia  delle  cognizioni  del  suo 
tempo,  e  più  particolarmente,  un  libro  d'arte,  un  trattato  teorico  d'architettura. 
Parrebbe  infine  che,  secondo  essi,  il  libro  fosse  composto  senza  |un  disegno,  se- 
condo l'ispirazione  vagabonda,  e  col  solo  fine  di  rimettere  in  onore  l'antichità,  e 
specialmente  l'antica  architettura,  accumulando  a  casaccio  tutte  le  nozioni  acqui- 
state dalla  lettura  dei  classici.  Ma  gli  eruditi  scrittori  han  girato  per  lo  più  alla 
larga  intorno  al  soggetto,  quasi  temendo  d'accostarvisi,  e  non  osando  di  pene- 
trare in  quella  densa  boscaglia  d'invenzioni,  d'erudizione,  di  allegorie,  per  veder 
da  vicino  se  non  vi  sia  un  disegno,  ed  essendovi,  quale  ne  sia  il  sigriificato. 

II  titolo  A' HypncrotomacJiia,  foggiato  su  quello  della  Bafracoiìiioiiiac/iia  at- 
tribuita ad  Omero,  dovrebbe  significare  pugna  del  sogno  e  d'amore;  ma  l'autore, 
che  suol  maneggiare  il  greco  con  certa  libertà  capricciosa,  vuol  che  significhi  pu- 
gna d'amore  in  sogno.  Nella  seconda  edizione,  il  titolo  del  libro,  che  nella  prima 
è  latino,  è  così  tradotto: 

La  Hypnerotomachia  di  Poliphilo 

cioè  pugna  d'amore  in  sogno 

dov'  egli  mostra  che  tutte  le  cose 

humane  non  sono  altro  che 

sogno  :  et  dove  narra  raolt'  altre  cose  degne 

di  cognitione. 

Ma  invano  si  cercherebbe  nel  libro  la  dimostrazione  che  tutte  le  cose  umane 
non  siano  altro  che  sogno:  e  conviene  perciò  ritenere  che  quella  dichiarazione  o 


LA  BIBLIOFILIA 


195 


sia  stata  messa  per  nascondere  il  vero  contenuto  dell'opera,  come  spesso  si  soleva 
fare,  speci  e  ne'  libri  erotici,  ovvero  che  l' autore  ve  l' abbia  apposta  in  età  poste- 
riore alla  composizione  del  libro,  e  in  uno  stato  d'animo  ben  diverso  da  quello  in 
cui  era  quando  lo  scriveva. 


Il  romanzo  si  compone  di  due  libri  sotto  ogni  aspetto  disuguali;  poiché  il 
secondo,  oltre  ad  essere  brevissimo  in  comparazione  del  primo,  non  si  collega  ar- 
monicamente con  esso.  Il  primo  è  un  romanzo  allegorico,  fuori  d'ogni  tempo  e 
d' ogni  spazio  determinato  ;  il  secondo,  una  storia  d' amore  in  sé  stessa  compiuta, 
e  in  qualche  parte,  come  appresso  dimostrerò,  in  opposizione  col  primo  ;  una  Vita 


igó  LA    BIBLIOFILIA 


nuova,  per  così  dire,  aggiunta  in  appendice  alla  Divina  Commedia.  All'  intendi- 
mento dell'  opera,  contenuta  nel  primo  libro,  gioverà  pertanto  premettere  un  cenno 
della  storia  narrata  nel  secondo. 

La  scena  è  a  Treviso,  dove  dimorava  la  famiglia  Lelio,  originaria  di  Roma, 
antichissima  e  nobilissima,  di  cui  i  progenitori  avevano  fondato  la  città.  Nel  1462 
fioriva  di  quella  casa  una  giovinetta  di  nomo  Lucrezia  che  fu  vista  un  giorno  da 
Polifilo  mentre,  sulla  terrazza  del  suo  palazzo,  asciugava  al  sole  i  capelli  d' oro, 
che  la  nutrice  le  pettinava.  Polifilo  se  ne  invaghì,  ma  senza  ottenere  che  la  gio- 
vinetta gli  badasse.  Or' avvenne  che  a  Treviso  scoppiò  una  fiera  peste,  dalla  quale 
anche  Lucrezia  fu  colta,  e  abbandonata  da  tutti,  fuorché  dalla  nutrice,  essa  fece 
voto  a  Diana  di  consacrarsi  a  lei,  se  campasse  da  morte. 

Polifilo  la  rivide  in  chiesa  il  giorno  della  vestizione,  e  senti  ardere  più  vive 
le  antiche  fiamme.  Da  quel  giorno  non  ebbe  più  pace,  risoluto  ad  ogni  modo  di 
vederla  e  parlarle.  Le  diresse  tre  epistole,  che  quantunque  dettate  a  similitudine 
delle  Eroidì  d'Ovidio,  e  cariche  di  mitologia,  non  produssero  alcun  effetto.  L"n 
giorno  la  trovò  sola  in  chiesa  e  tentò  di  commuoverla,  ma  essa  lo  sfuggi.  Anche 
il  di  seguente  ve  la  ritrovò  sola,  e  nel  fervore  della  passione  e  nell'accoramento 
della  repulsa,  cadde  a  terra  morto.  Essa  fuggi,  atterrita,  dalla  chiesa,  e  per  via, 
rapita  da  un  subito  vento,  fu  tratta  a  vedere  le  orribili  pene  riservate  alle  reni- 
tenti ad  amore.  Riavutasi,  tornò  in  sua  casa,  dove  la  nutrice  confermò  le  visioni 
della  fanciulla.  La  seguente  mattina  essa  torna  in  chiesa,  e  sul  corpo  di  Polifilo 
piange  e  si  dispera;  ai  baci  e  alle  lacrime,  l'anima  dì  luì  toma  nel  corpo,  e  ì  due 
amanti  s'abbracciano.  Accorrono  le  sacerdotesse,  e  inorridite  allo  scandalo,  la  per- 
cuotono e  li  scacciano.  Essa  torna  a  casa:  teme  l'ira  di  Diana,  ma  Venere  la 
rassicura:  la  sua  camera  è  sparsa  di  rose  e  di  mirto.  Va  a  consigliarsi  colla  sa- 
cerdotessa del  tempio  dì  Venere,  che  unisce  i  due  amanti.  L'anima  dì  Polifilo, 
durante  il  tramortimento,  era  stata  tratta  alla  presenza  dì  Venere,  e  Amore  aveva 
ferito  col  suo  dardo  luì  e  l'effìgie  di  Polia,  e  a  lui  si  erano  mostrate  mistiche  e 
scerete  visioni,  dì  rado  rivelate  agli  umani. 

Spogliato  dell'  involucro  fantastico  e  mitologico,  dal  racconto  risulta  chiaro 
l'amore  di  Polifilo  per  una  giovinetta  dimorante  a  Treviso,  Lucrezia  Lelio,  ve- 
stitasi monaca  per  voto  fatto  durante  la  peste,  e  con  lui  fuggita  forse  dal  mo- 
nastero. Voto  non  dissimile  da  quello  di  Lucia  ne'  Promessi  Sposi;  senonché,  nel- 
r  antico  romanzo,  esso  fu  sciolto,  non  dall'  autorità  della  chiesa,  ma  da  quella  dì 
Venere. 

I  particolari  della  data,  del  nome  e  del  cognome  di  lei,  pare  non  lascino  a 
dubitare  che  si  tratti  non  dì  novella  fantastica  ma  di  storia  vera;  e  questo  ci 
confermano  le  diligenti  ricerche  di  Apostolo  Zeno,  del  Temanza,  del  Federici, 
dalle  quali  risulta  che  veramente  in  quelli  anni  era  vescovo  dì  Treviso  un  Teodoro 
Lelio,  dì  cui  la  giovane  monacella  era  forse  nepote,  e  che  veramente,  nel  1464, 
infieri  a  Treviso  la  peste.  Altro  non  sappiamo,  né  si  può  congetturare  che  fine 
avesse  questa  avventura,  ma  non  dovette  esser  lieta:  è  ragionevole  supporre  che 
essa   fosse  di   nuovo   rinchiusa   nel   monastero.    Solo  sappiamo   ch'essa   era  vìva 


LA    BIBLIOFILIA  197 


quando  il  romanzo  fu  scritto,  cioè  nel  1467,  ed  era  morta  nc^l  1499,  quando  il 
libro  vide  la  luce,  come  dimostrano  le  poesie  e  gli  epitaffi  posti  a  capo  e  a  piedi 
del  volume.  Carlo  Nodier,  in  una  sua  Novella,  imaginò  che  il  Colonna  si  facesse 
frate  per  disperazione  dell'essersi  lei  fatta  monaca;  ma  abbiam  visto  ch'egli  era 
già  frate  nel  1455.  Di  congetture,  nella  piena  ignoranza  de' fatti,  se  ne  può  fare 
quante  si  voglia;  ma  è  meglio  confessare  che  non  ne  sappiamo  nulla.  Non  si  può 
neppure,  quantunque  sembri  assai  verosimile,  identiiìcare  l'amante  di  Lucrezia 
Lelio  coir  autore  dell'  opera. 

Questo  secondo  libro,  che  è  un  tutto  compiuto,  mi  par  credibile  che  fosse 
composto  avanti  al  primo,  e  destinato  a  stare  da  sé;  e  che  poi  gli  venisse  in  animo 
di  allargare  la  visione  avuta  nel  tramortimcnto,  in  più  ampio  lavoro.  Infatti,  nella 
sostanza,  la  visione  inserita  brevemente  nel  racconto  è  la  stessa,  con  tanto  lusso  di 
erudizione  e  d'imagini,  svolta  ampiamente  nel  primo:  in  ambedue,  i  due  amanti 
giungono  alla  presenza  di  Venere  che  li  unisce,  in  ambedue  li  ferisce  Amore  col 
suo  dardo,  in  ambedue  sono  rappresentate  le  pene  delle  fanciulle  ritrose  alla  si- 
gnoria d'Amore. 

Non  può  dubitarsi  però  che  ciò  sia  avvenuto  per  opera  dell'  autore  stesso  ; 
poiché,  tolto  il  secondo  libro,  resterebbe  mozzo  e  privo  di  senso  1'  acrostico  for- 
mato dalle  iniziali  di  ciascun  capitolo.  Si  potrebbe  pensare  che  l'autore,  giunto  al 
termine  dell'  opera  sua  e  rimastogli  a  mezzo  l' acrostico,  vi  abbia  aggiunto,  raffaz- 
zonandolo, quel  racconto.  Ma,  checché  ne  sia,  a  noi  basta  lo  avere  stabilito,  senza 
perderci  in  vane  ipotesi,  che  il  secondo  libro  è  un'appiccicatura,  giovevolissima 
ad  intendere  1'  opera,  ma  in  tutto  fuori  del  suo  organismo.  Premesse  queste  cose, 
passiamo  al  Sogno. 

Di  mezzo  al  continuo  succedersi  di  lussureggianti  descrizioni  di  edifici,  di 
fontane,  di  giardini  maravigliosi,  studiamoci  di  rintracciare  il  tenue  filo  del  sogno. 
Polifilo,  afflitto  dall'amore  infelice  di  Folla,  s'addorme  e,  sognando,  si  trova  in 
una  pianura  fiorita  e  deserta,  poi  entra  in  una  foresta  orrida  da  cui  non  sa  più 
uscire.  Atterrito,  prega  Giove,  e  n'esce.  Arso  di  sete,  si  china  a  bere  ad  un  fiumi- 
cello,  quando  ode  un  canto  cosi  soave  che  1'  acqua  gli  cade  dalle  palme  delle  mani, 
ed  ascolta.  Cerca  invano  donde  venga,  e  stanco  si  distende  sopra  un  prato  e,  dentro 
il  sonno,  si  riaddorme.  Ed  ecco  una  campagna  verde  e  deliziosa,  dove  però  vede 
un  lupo  famelico.  Esso  si  allontana,  e  Polifilo  si  rassicura.  Guardando  intorno, 
scorge,  fra  due  monti  tagliati  a  picco,  un  immenso  edificio  antico  :  un  basamento 
a  colonnati  sostenente  una  piramide  sormontata  da  un  obelisco.  Innanzi  ad  esso, 
un  immane  cavallo  con  fanciulli  che  tentano  montargli  in  groppa,  un  elefante  con 
un  obelisco  sul  dorso,  e  una  colossale  statua  giacente.  Dentro  le  due  ultime  egli 
entra,  e  vede  cose  meravigliose. 

A  lungo  descrive  la  porta  dell'edificio,  della  quale  non  è  cosa  più  magnifica 
al  mondo.  LTn'  epigrafe  greca,  sul  fregio  insegna  che  Bacco  e  Cerere  eressero  alla 


ic,8 


LA    BIBLIOFILIA 


dea  Venere,  e  ad  Amore  suo  figlio.  Entra,  pieno  di  meraviglia,  nella  piramide, 
ed  ecco  farglisi  incontro  un  drago  spaventoso.  Fugge  per  gli  anditi  intemi  della 
piramide,  si  perde  nel  buio,  poi  scorge  una  lampada  e  un'  ara,  poi  im  po'  di  luce 
ed  esce  all'aperto,  in  una  pianura  amena  e  deliziosa,  sparsa  d'antichi  ruderi. 

Cinque  ninfe,  distinte  coi  nomi  greci  dei  cinque  sensi,  gli  si  fanno  incontro 
scherzevoli,  e  in  una  splendida  sala  di  terme  lo  invitano  al  bagno.  Egli  contiene 
la   concupiscenza,    succhiando  un'  erba.  Descrive  poi  una  fontana  mirabile  ed  un 

superbo  palazzo,  tutt'  oro,  lapislazzoli,  smeraldi,  zafiRri, 
giacinti.  Tre  ninfe,  Cynosia,  Indalumena  e  Rlnemosine, 

6.  "^  lo  introducono  dalla  regina  Eleuterillide,  che  lo  invita 

--.  TT*  — __/\  ad  un  banchetto,  servito  con  un  lusso  di  vivande  e  di 
S^^^^  y  j  vasellame,  da  sbalordire.  Assiste  ad  un  ballo  di  ninfe 
rappresentante,  sopra  una  grande  scacchiera,  il  gioco 
degli  scacchi.  La  regina  affida  Polifilo  alle  ninfe  Logi- 
stica e  Telemia  che  lo  condurranno  alle  tre  porte,  dove 
sceglierà  quella  per  la  quale  vorrà  entrare.  Lo  presen- 
teranno, entro  le  porte,  alla  regina  Telosia,  dea  capric- 
ciosa e  invisibile,  che  si  palesa  solo  per  enigmi. 

Proseguono  il  viaggio,  e  Polifilo  vede  nuove  me- 
raviglie :  un  giardino  di  vetro,  uno  di  seta,  un  laberinto 
misterioso,  l'obelisco  prismatico  della  Trinità.  E  alfine 
giungono  alle  tre  porte. 

Su  quella  di  destra  è  scritto  in  quattro  lingue  : 
Gloria  Dei;  su  quella  di  sinistra:  gloria  mundi;  su 
quella  di  mezzo  :  iiiatcr  aiiioris.  Polifilo  non  si  sente  forza 
di  prendere  le  vie  laterali,  anguste  e  difficili,  e  sceglie 
quella  di  mezzo.  Logistica,  indignata  della  scelta,  in- 
veisce contro  i  piaceri  sensuali,  e  lo  abbandona.  Entrato 
nel  nuovo  regno,  ecco,  una  ninfa  bellissima,  con  una 
'  face  in  mano,  si  stacca  da  un    gruppo   di   giovani,  gli 

porge  la  mano  e  si  fa  sua  guida.  Egli  dubita  che  sia 
Polla.  Vede,  su  splendidi  carri,  menate  in  trionfo  le  donne  amate  da  Giove,  rico- 
nosce le  più  famose  coppie  d'amanti.  Brucia  di  rabbia  d'amore  per  la  nuova  ninfa, 
che  non  sa  risolversi  se  sia  o  non  sia  Polia,  e  piange.  Segue  il  trionfo  di  Ver- 
tunna  e  di  Pomona,  e  vede  rappresentati  sacri  riti  all'altare  del  dio  di  Lampsaco. 
Giungono  ad  un  tempio  rotondo,  dove  la  ninfa  prega  la  sacerdotessa  di  poter 
giungere  con  Polifilo  al  regno  della  divina  Madre.  Polifilo  spegne  in  una  sacra 
cisterna  la  face  di  Polia.  Si  compiono  sacrifici  misteriosi.  Polia  si  rivela  all' amante, 
e  lo  bacia. 

Dopo  un  sacrificio  di  tortorellc  e  di  cigni,  germina  miracolosamente  un  ro- 
saio carico  di  fiori  e  di  frutti,  e  gli  amanti  ne  gustano.  Arrivano  al  lido  del  mare 
dove  è  un  edificio  antico  in  rovina  ;  e  Polia,  per  distrarre  Polifilo,  che  brucia  per 
tutte  le  vene,  lo  invita  ad  entrarvi  e  ricercare  le  antichità.  Questi  vede  rappre- 


LA    BIBLIOFILIA  igg 


sentalo  in  mosaico  un  lago  ardente  e  uno  ghiacciato,  dove  son  punite  le  anime 
dei  rei  per  difetto  o  per  eccesso  d' amore,  e  visita  la  necropoli  dei  morti  per  amore. 
Mentre  è  tutto  assorto  nella  lettura  degli  epitaffi,  legge  sopra  uno  di  essi  il  nome 
di  Proserpina,  e  ricordando  il  suo  ratto,  teme  che  Polla  possa  essergli  rapita,  e 
torna  di  corsa  a  lei. 

Arriva  Amore  ritto  su  d'una  navicella,  remata  da  sei  giovanette  allegoriche; 
vi  salgono  sopra  i  due  amanti,  e  giungono  beatamente  all' isoletta  di  Venere. 
Ivi  Amore,  incontrato  da  Psiche  e  da  ninfe  voluttuose,  sale  sul  carro,  e  i  due 
amanti,  colle  mani  legate  dietro  al  dorso  con  vincoli  di  fiori,  son  tratti  dietro 
il  trionfo. 

Traversando  l' isola,  che  è  minutamente  descritta,  giungono  ad  un  mirabile 
anfiteatro,  in  mezzo  al  quale  è  la  fontana  e  il  tempio  di  Venere.  Polifilo,  col  dardo 
che  Amore  gli  porge,  lacera  la  mistica  cortina  sospesa  fra  due  colonne,  sulle  quali 
sono  ricamate  in  oro  quattro  lettere,  Y.  M.  E.  N.,  e  Venere  appare  uscente  dal- 
l'acqua della  fontana,  fra  le  spume  simboliche.  Amore  li  ferisce  e  li  accende  col 
dardo,  e  Venere  li  asperge  coli' onda  salsa. 

Polifilo  sente  tornare  la  vita.  Vien  fuori  ]\Iarte,  che  s'avvia  ad  abbracciar 
Venere,  e  i  due  amanti  si  allontanano,  con  alcune  ninfe  date  loro  dalla  Dea,  perché 
rendano  costante  e  inseparabile  il  loro  amore. 

Qui  dovrebbe  aver  fine  il  romanzo  ;  ma  invece,  i  due  amanti  vanno  colle 
ninfe  alla  fontana  dov'è  il  sepolcro  d'Adone,  e,  seduti,  raccontano  i  loro  amori. 
Nel  racconto,  come  abbiam  visto,  ricorrono  di  nuovo  la  visione  delle  pene  riser- 
vate ai  ritrosi  ad  Amore,  e  il  presentarsi  de'  due  amanti  alla  sacerdotessa  di  Ve- 
nere, e  la  visione  della  dea,  e  l' esser  feriti  da  Amore.  Raccontano  infine,  come 
un  fatto  precedente  al  sogno  quello  stesso  che  nel  Soo/w  è  largamente  svolto.  Fi- 
nalmente,  Polifilo  si  risveglia  al  canto  dell'  usignolo. 

Prima  di  addentrarci  nel  senso  riposto  dell'allegoria,  gioverà  ricercare  la 
fonte  da  cui  ne  è  tolto  il  disogno.  Tutti  quelli  che  hanno  scritto  sul  Polifilo,  si 
son  limitati  a  qualche  raffronto  suU'  uno  o  l' altro  passo  del  nostro  romanzo,  ec- 
cetto lo  Ephrussi,  il  quale  crede  che  il  piano  generale  sia  tolto  dal  famoso  Ro- 
iiiaii  de  la  Rose.  Anche  lì  un  sogno,  e  un  viaggio  allegorico  verso  una  mèta  de- 
siderata ;  e  de'  personaggi  allegorici  dell'antico  romanzo  francese,  non  pochi  se  ne 
ritrovano,  sotto  nomi  greci,  nell'  italiano.  Il  critico  francese  ha  certamente  ragione, 
se  s'intenda  che  il  Sogno  di  Polifilo  appartiene  a  quel  ciclo  di  romanzi  allegorici 
de'  quali  il  più  diffuso  e  celebrato  fu  il  Roìiiaii  de  la  Rose  ;  ma  il  nostro  autore 
poteva  anche  non  conoscerlo,  poiché  altra  è  la  fonte  diretta  del  romanzo  italiano. 
Esso,  in  gran  parte  del  suo  disegno,  non  è  altro  se  non  un  libero  rifacimento, 
un  lussureggiante  ampliamento  d'un  poemetto  notissimo  un  tempo  e  assai  volte 
ristampato,  oggi  quasi  dimenticato,  L' Amorosa  Visione  del  Boccaccio. 

L' autore  s'  addorme  e  si  trova  in  una  piaggia  deserta,  dove  una  donna,  che 


200  LA    BIBLIOFILIA 


aveva  in  una  mano  lo  scettro  e  un  pomo  d' oro  nell'  altra,  gli  si  offre  a  guida  per 
condurlo  alla  somma  felicità.  Salgono,  e  arrivano  a  pie  d'un  castello,  dove  vede 
due  porte  ;  l' una  angusta,  l' altra  larga,  sulla  quale  è  una  scritta  che  promette 
gloria,  ricchezza,  amore.  Due  giovani  n'escono  e  lo  invitano.  La  donna  vuol  ri- 
tenerlo, ma  egli  vi  entra.  Sulle  quattro  pareti  d'una  sala  sono  rappresentati  i 
trionfi  della  sapienza,  della  gloria,  della  ricchezza,  d'amore;  nel  quale  ultimo  sono 
a  lungo  descritti  gli  amori  di  Giove,  degli  dei,  di  personaggi  famosi.  La  donna 
tenta  persuaderlo  della  vamità  di  ogni  cosa  umana  ;  e  continuando  nel  sistema 
economico  delle  pitture  parietali,  lo  mena  ad  un'altra  sala,  dove  sono  rappresen- 
tati i  rovesci  di  fortuna  e  le  vendette  dei  numi.  L'autore  pare  persuaso,  e  si  met- 
tono in  via  per  vedere  le  cose  eterne.  Ma  strada  facendo,  egli  vede  a  sinistra  una 
porta  che  mette  a  un  giardino,  da  cui  s'odono  canti,  e  vuole  entrarvi.  La  buona 
donna,  che  pare  sia  la  Ragione,  sempre  costretta  a  seguire,  invece  di  condurlo,  il 
discepolo  indocile,  v'  entra  anch'  essa.  Egli  vede  una  fontana  di  magistero  mirando, 
assai  simile  a  quella  del  Sogno  di  Polifilo,  e  donne  sedute  o  danzanti  su  verde 
riva,  tra  le  quali  ne  riconosce  parecchie  già  da  lui  amate  ;  ed  una  ne  vede,  di 
cui  s' innamora  focosamente,  e  colla  quale  subito  si  mette  d' accordo.  Torna  alla 
donna  Che  in  dritta  via  ripoic  citi  va  rrraudo,  e  che  era  rimasta  indietro,  e  la  in- 
vita a  seguirlo,  e  a  far  conoscenza  di  quella  di  cui  s' è  innamorato.  Purché  non  mi 
comandi  di  non  amar  costei,  gli  dice.  Per  cui  ergo  la  mente  all'  alte  Idee,  farò 
ogni  altra  cosa  che  ti  piaccia.  La  Donna  conosce  la  nuova  amante  del  jDocta,  loda 
il  suo  amore,  li  unisce  e  se  ne  va.  L' amata  s' addormc.  e  il  poeta,  mentre  s' ap- 
presta a  profittare  dell'  occasione,  si  risveglia. 

Il  Sogno  di  Polifilo  è  dunque,  in  gran  parte  del  suo  disegno,  uno  svolgimento 
à.c\\\i  ino  rosa  Visione;  svolgimento  in  cui  la  conoscenza  e  il  predominio  dell'anti- 
chità, di  tanto  aumentato  nell'  intervallo  fra  le  due  opere,  trasforma  il  vecchio  ma- 
teriale del  medio  evo,  grecizza  i  nomi,  infonde  nelle  forme  tradizionali  uno  spirito 
nuovo.  A  questa  prima  parte,  di  cui  la  macchina  è  tolta  àciW Amorosa  Visione, 
succede  il  viaggio  all'  isola  di  Venere  sulla  barca  d'Amore.  Simili  \aaggi,  e  le  de- 
scrizioni delle  corti  d'Amore  e  di  Venere'),  fanno  parte  del  fondo  comune  de' ro- 
manzi allegorici  ;  ma  la  fonte  diretta  a  cui  egli  attinge  è  quasi  sempre  il  Boccaccio. 
Si  veda  più  specialmente  la  corte  e  il  tempio  di  Venere  nel  canto  settimo  della 
Teseide,  dove  non  manca  neppure  una  cortina  che  madonna  Pace  teneva  lieve- 
mente innanzi  alla  porta  della  dea;  e  l'apparizione  di  Venere  x\cVi\-imeto,  il  quale 
come  Polifilo,  spogliato  de'  rozzi  panni  e  cacciata  da  sé  ogni  lordura,  puro  si  rende 
a  Fiammetta.  E  pure  vìqVC Amcto,  oltreché  la  pompa  dello  stile,  si  trovano  tracce 


')  Nel  Tesoretto  di  ser  Brunetto  Latini,   l' autore  è  guidato  nel  suo  viaggio  dalla  Natura. 

Mi  disse  in  brieve  detto  : 

.Sappi,  mastro  Brunetto, 
Che  qui  sta  monsignore 

Ch'  è  capo  e  dio  d'  amore. 

E  con  lui  sono   Piacere,   l'aura,   Disianza,   Speranza,   ecc. 


LA   BIBLIOFILIA 


dei  voti  di  Diana,  del  carro  volante  per  l'aere,  del  giovane  a  cui,  al  tepore  della 
mano  d'una  giovanetta,  la  smarrita  e  non  perduta  vita  ritorna.  Ed  è  inutile  al- 
manaccare col  Federici  su  certi  trionfi  dipinti  a  fresco  che  dovevano  essere  nel 
palazzo  vescovile  di  Treviso,  dovè  pare  invece  che  non  sieno  mai  stati  ;  ma  se 
fossero,  quello  dei  trionfi  era  un  tema  comune  alla  letteratura  e  all'  arte,  e  la  fonte 
più  prossima  di  quelli  del  Polifilo  è  senza  dubbio  nel  trionfo  di  Amore  delV Amo- 


rosa Jl'sionc.  Dalla  quale  pure  (canto  39),  è  tolto  in  parte  il  disegno  della  mirabile 
fontana.  Il  vaso  della  quale: 

EjTJi  era  tondn,   e  in  mezzo  di  sé  aveva 

Fermata  una  colonna  piccioletta, 

Che  di  diamante  in  vista  mi  pareva. 
Ritorto  in  foglie,  sopra  quella  eretta, 

Un  capitel  vedeasi  di  fin'  oro. 

Fatto  di  corintiaca  arte  perfetta. 
E  sovra  quel,  tre  statue  dimoro 

Faceano,  ignude,  e  le  spalle  rivolte 

Erano  all'una  all'altra  di  costoro. 

Ed  anche  della  sontuo.sità  meravigliosa  delle  sue  fabbriche,  egli  trovava 
esempi  nel  Boccaccio,  e  .specialmente  nella  torre  descritta  nel  libro  sesto  del  Fi- 
locopo.  Essa  è  cosi  alta  che  pare  che  tocchi  i  nuvoli,  coperta  di  marmi  bianchi, 
rossi,  neri  e  di  altri  colori,  le  finestre  divi.se  da  colonnelli  non  di  marmo  ma  d'oro, 
le  porte  non    di    legno    ma  di    cristallo.  E  nella  torre  è  una  gran   sala   di  cui  la 


202  LA    BIBLIOFILIA 


volta  è  sorretta  da  ventiquattro  colonne  di  porfido,  co' capitelli  d'oro;  e  le  tavole 
d' oro,  e  il  vasellame  d' oro.  «  Che  più  vi  posso  di  questa  dire,  senonché  infino  il 
pav-imento  medesimo  è  d' oro  e  di  preziose  pietre  ?  » 

Cosi,  mentre  da  una  parte  si  elaborava  in  numerosi  poemi  italiani  la  ma- 
teria cavalleresca  de'  cicli  d'Arturo  e  di  Carlomagno,  dall'altra  col  Tcsoretto,  col 
Reggimento  delle  donne,  co'  Doci( nienti  d'Amore,  coìV Intelligenza,  coW Amorosa  l'i- 
sione  (e  a  questo  ciclo,  sotto  certi  rispetti,  appartiene  anche  la  Divina  Commedia) 
il  romanzo  allegorico  metteva  capo  alla  trasformazione  umanistica  del  Polijilo.  Ci 
metteva  capo  passando  traverso  il  Boccaccio,  maestro  ed  autore  del  nostro  frate. 
Né  occorreva  fare  sfoggio  d' erudizione  per  ricercare  donde  egli  potesse  aver  tolta 
l'idea  dell'acrostico,  derivando  anche  questa  dall'Amorosa  Visione,  dove  le  iniziali 
delle  terzine  formano  due  sonetti  e  una  canzone. 

Nella  /  Isione  del  Boccaccio  si  tratta  certamente  di  una  donna  e  d'un  amore 
reale;  il  che  non  toglie  ch'egli,  secondo  le  idee  del  suo  tempo  e  sue,  che  vedeva 
allegorie  perfino  nelV Eneide  e  nelle  Geòrgie lie  di  Virgilio,  abbia  voluto  anche,  sotto 
quella  donna  e  quell'amore,  adombrare  l'amata  letteratura.  Ma  se  il  Boccaccio  gli 
ha  prestato  in  gran  parte  il  disegno  e  la  parte  formale,  ben  altre  erano  le  idee, 
e  ben  altro  fine  si  proponeva  il  nostro  Polifilo. 

L' immenso  edificio  teologico  del  cristianesimo,  collegato  in  tutte  le  sue  parti 
e  ridotto  a  severa  unità  dalla  logica  potenza  di  San  Tommaso,  aveva  trovato  la 
sua  forma  artistica  nella  Divina  Commedia.  Nel  mondo  delle  verità  astratte,  non 
c'era  più  nulla  da  scoprire:  i  problemi  che  avevano  per  tanti  secoli  agitato  l'uma- 
nità, erano  risoluti  tutti.  Entro  il  gran  tempio  cristiano,  la  ragione  e  il  sentimento, 
la  .storia  e  l'arte,  conciliati  i  vecchi  dissidii,  sostenevano  concordi  il  ciborio  della 
fede,  e  il  grande  sistema  parve  la  forma  compiuta  e  definitiva  entro  cui  la  co- 
scienza umana,  con  intero  appagamento,  dovesse  perpetuamente  posare. 

Ma  la  civiltà  antica,  risorgendo,  urta\'a  violentemente  nel  grande  edificio,  e 
rompeva  le  armonie  della  coscienza  con  tanto  lavoro  conciliate.  L'antica  Roma 
non  si  adattava  più,  come  nella  Divina  Commedia,  a  non  aver  valore  se  non  di 
preparazione  alla  Roma  papale:  essa  voleva  valere  per  sé.  E  già  il  Petrarca  aveva 
l'anima  divisa  tra  la  fede  di  Cristo  e  il  culto  dell'antichità  pagana,  tra  le  cose 
divine  e  le  umane;  e  quando  Beatrice,  trasumanata,  guidava  il  suo  Dante  pei 
cieli.  Laura  lasciava  nel  cuore  del  suo  poeta  lo  sconforto  e  il  pentimento.  Nar- 
ratore insuperabile,  indefesso  erudito,  il  Boccaccio  non  aveva  ali  da  sollevarsi 
sulla  realtà,  e  gì'  intimi  dissidii  delle  cose  erano  per  lui  nascosti  dalla  superficie 
elegante.  Pagano  di  spirito,  egli  accettava  il  cristianesimo  come  un  episodio  del- 
l'antica mitologia.  11  racconto  della  «Redenzione»  esposto  nel  principio  del  Filo- 
copo,  potrebbe  far  parte  delle  Metamorfosi  d'Ovidio.  Pagani  i  nomi,  pagano  il 
concetto  :  simile  alla  guerra  de'  giganti,  è  una  lotta,  a  fine  di  supremazia  e  di 
potere,  tra  Giove  e   Plutone,  invidioso  per  aver  Giove  creato  Prometeo. 


LA   BIBLIOFILIA  203 


j\Ia  di  questo  accomodamento  superficiale  e  buono  per  la  folla  non  potevano 
accontentarsi  gli  spiriti  acuti  e  profondi,  ai  quali  il  cristianesimo  e  il  paganesimo 
apparivano  due  sistemi  diffìcilmente  conciliabili.  Le  due  civiltà,  con  forza  uguale, 
tiravano  ai  lati  opposti  la  coscienza  umana  che,  come  Mezio  Suffezio  fra  i  cavalli 
correnti,  ne  fu  squartata.  Si  lavorò  affannosamente  a  mettere  d'accordo  il  paga- 
nesimo colla  dottrina  della  Chiesa,  l'Olimpo  col  Golgota;  ma  i  lunghi  sforzi  riu- 
scirono ad  un  curioso  fenomeno  psicologico  prolungatosi  in  diverse  forme  e  in 
diversa  misura,  per  tutta  la  vita  moderna,  che  non  è  possibile  intendere  se  di 
quello  non  si  tenga  conto:  avvenne,  dico,  lo  sdoppiamento  della  coscienza. 

Come  letterati  e  poeti  veneravano  Giove  e  Venere,  come  filosofi  negavano, 
magari,  il  libero  arbitrio  e  l'immortalità  dell'anima;  ma,  come  cristiani,  crede- 
vano tutto  quello  che  la  Chiesa  insegnava.  Bastava  non  confondere  le  due  cose  : 
si  poteva  dire  e  scrivere  contrariamente  alla  fede,  purché  si  dichiarasse  di  parlare 
come  filosofi  e  poeti,  non  come  cristiani.  Cosi  le  due  coscienze,  o  meglio  le  due 
mezze  coscienze,  la  pagana  e  la  cristiana,  procedevano  parallele,  indipendenti, 
ciascuna  per  conto  suo.  Erano  come  due  binari:  si  mettevano  per  l'uno,  e  pen- 
savano e  sentivano  a  un  dato  modo  :  si  mettevano  per  l' altro,  e  pensavano  e  sen- 
tivano in  modo  opposto.  Né  si  deve  credere,  per  questo,  che  non  fossero  sinceri  : 
l'unità  dell'anima  era  rotta,  e  non  si  sentiva  la  contradizione.  Si  continuò  a  pre- 
dicare la  castità  e  la  modestia,  e  nelle  aule  del  Vaticano  si  esposero  le  Veneri 
ignude;  si  esaltò  l'umiltà  e  il  disprezzo  di  sé,  e  le  scuole  de'  gesuiti  acuirono, 
nelle  lotte  fra  romani  e  cartaginesi,  gli  stimoli  dell'emulazione  e  dell'orgoglio; 
ed  anche  oggi,  uomini  dotti  e  pii  si  commuovono,  colla  stessa  sincerità,  all'umiltà 
e  alla  povertà  del  Vangelo  e  di  vSan  Francesco,  e  alla  prepotenza  della  repubblica 
romana  e  al  fasto  lussurioso  dei  Cesari.  Gli  intelletti  rigidi,  che  non  comprendono 
la  pacifica  coesistenza  della  contradizione  nell'anima  umana  tirata  da  forze  oppo- 
ste, applichino  la  loro  attività  a  quell'esercizio  che  meglio  loro  piaccia,  ma  lascino 
in  pace  la  storia.  La  lotta  fra  le  due  civiltà  logiche  e  intere,  si  risolvette  in  due 
ordini  distinti  d'idee,  di  cui  l'uno  non  aveva  che  fare  coli' altro.  Era  così  trovato, 
per  l'universale,  non  una  via  di  conciliazione  ma  un  ìiiodus  vivendi,  fuori  del  do- 
minio della  logica,  di  cui  però  il  risultato  era  questo;  che,  insieme  colla  coscienza 
fossero  rotte  le  energie  dello  spirito. 

A  tale  sdoppiamento  della  coscienza  non  tutti  si  adattavano,  almeno  nella 
stessa  misura,  e  nelle  anime  più  rigide  una  delle  due  forze  prevalev^a,  o  dominava 
assoluta.  Alcune  anime  signoreggiate  dalla  fede,  o  respingevano  il  paganesimo 
risorgente,  o  accettavano  la  civiltà  antica  misuratamente  e  subordinatamente  alla 
dottrina  del  cristianesimo,  mentre  altri  divenivano  in  tutto  pagani,  ritenendo  del 
cristianesimo  non  altro  che  le  forme  imposte  dalla  prudenza  o  dalla  consuetudine. 
Nei  carmi  latini  del  Panormita,  del  Fontano  e  d'altri  umanisti,  la  sensualità  non 
ha  limiti  né  di  coscienza,  né  di  pudore. 

Uno  de'  più  audaci  umanisti,  degli  spiriti  più  argutamente  indagatori,  Lorenzo 
Valla,  non  contento  d'aver  dimostrato  falsa  la  donazione  di  Costantino,  portava 
l'epicureismo  dall'arto    nella  filosofia;  e  nel  dialogo  De  volìiptafe,  che  immaginò 


204 


LA    BIBLIOFILIA 


tenuto  nella  corte  pontificia,  e  presenti  alcuni  segretari  del  papa,  espose,  ponen- 
dola in  bocca  al  Panormita,  la  dottrina  d'Epicuro.  Egli  chiuse,  è  vero,  il  suo 
dialogo  col  far  condannare  quella  dottrina  dal  Niccoli  a  nome  della  fede  cristiana; 
ma,  fin  da  allora,  questo  parve  a  molti  un  artificio,  e  l'antidoto  troppo  debole. 
Ad  ogni  modo,  e  sia  pure,  come  altri  pensano,  eh'  egli  realmente  stesse  col 
Niccoli  e  non  col  Panormita,  certo   egli    fece   conoscere   la   dottrina  epicurea.  La 


natura  è  buona,  esso  diceva,  e  chi  le  si  oppone  è  perverso.  E  il  piacere  è  se- 
condo natura.  La  continenza  e  le  altre  virtù  cardinali,  sono  virtù  in  quanto 
rendono  il  piacere  durevole:  la  vera  onestà  altro  non  è  se  non  un  certo  ordine 
fra  le  cose  utili.  La  donna  dovrebbe  esser  comune:  l'istituzione  della  verginità, 
è  delitto  contro  natura.  Ego  vero  {vìi/r  quanta  libertatc  ac  liccntia  respondcam)  sic 
statilo:  qttisquis  'dirgincs  sanctimoniales  priniìis  invcnit,  abominandum  atqiie  in 
ìtltiiìias  trrras  exterminanduni  inorein  in  civitatem  induxisse,  licei  religionis  no- 
ììien  imponnnt,  qiiar  fotiìts  est  snprrsf ilio.  Diro  qiiod  srnfio:  ineìiiis  mcrcntur  scorta 


LA   BIBLIOFILIA  205 


et  posfrihula  de  genere  liuiiiaiio.  quaiii  saiictiiiìo)iiales  virgnies  ac  coi/fineiifes.  Na- 
turalmente, né  premi,  né  pene  dopo  la  morte. 

Il  dialogo  De  volitftnfe  fu  compiuto  nel  1431,  sollevò  scandali,  corse,  prima 
dell'invenzione  della  stampa,  per  le  mani  degli  umanisti. 

Ed  eccoci  giunti  al  Polifilo.  «  Finsero  (traduco  dal  Valla)  una  certa  dea  che 
presiedesse  alle  vergini:  altri  Minerva  o  Diana,  i  nostri  maggiori  Vesta.  Quanto 
meglio  presiederebbe  Venere  e  Cupido!  »  L'autore  del  Polifilo  traduceva  in  una 
opera  d'arte  il  concetto  del  Valla.  Nella  parte  seconda,  dove  Polla  narra  i  suoi 
casi.  COSI,  in  quella  sua  prosa  bizzarra,  rappresenta  la  lotta  che  l'animo  suo  so- 
stenne tra  la  santità  de'  voti  monastici  e  la  passione  amorosa. 

«  Ma  nel  cubicolo  mio  sola  sedendo,  circum vallata  de  insueti  accendimenti, 
ecco  che  io  vedo  repentina  ed  inopinatamente,  fora  uscire  delle  aperte  finestre, 
cum  grande  veemenzia  ed  impetuoso  strepito  e  terrore,  uno  veiculo  tutto  di  cri- 
stallino giazo  (ghiaccio),  tratto  da  dui  grandi  e  cornigeri  cervi,  incapestrati  cum 
catenule  di  livido  plumbo,  sopra  il  quale  sedeva  una  irata  Dea,  coronata  di  una 
strofiola  di  salice  agno  '),  cum  uno  arco  diffuniculato  e  cum  la  inane  faretra,  in 
me  dimostrando  terricoso  aspetto,  e  di  furore  incandente  di  volere  usare  crudele 
vinditta.  Subitamente  retro  questo  un  altro  seguiva,  quello  fugabondo,  tutto  di 
corrusco  foco,  (tratto)  da  dui  candidi  cigni  invinculati  di  funiculi  d'oro.  .Sopra 
questo  triunfava  una  potente  e  diva  matrona,  cum  la  stellata  fronte  instrofiata 
di  rose;  e  seco  aveva  uno  pennigero  puerulo  cum  gli  svellati -)  occhi,  avendo 
una  fiammante  face,  fugabondo  la  fredda  e  torpente  dea,  che  me  odiosamente 
minava.  E  tanto  ne  l'aere  perseguitoe  l'argenteo  carpento,  che  dal  fervore  de 
l'altro  tutto  liquabile,  exinaniscente,  ambi  si  risolseron  e  disparvero. 

«  Poscia  che  cusì  espressamente  ebbi,  cum  amoroso  auso,  viso,  io  ritrovai 
tutto  il  mio  gremio  cum  sparse  rose  aulente,  e  di  ramusculi  di  viridante  e  flo- 
rulato  mirto  quasi  coperto;  onde  exclusi  ogni  timore  e  sumsi  una  licente  secu- 
ritate,  solo  per  questo,  eh'  il  fanciullo  appareva  cum  suppezii  patrocinare  la  mia 
causa  e  difendere  da  me  la  turbata  vindice.  Laonde,  essendo  condutta  a  così  fatto 
passo,  da  exterminato  amore,  da  stimulantc  disio  compulsa,  proposi,  cum  animo 
determinato  e  fermo,  di  procedere  drieto  cusì  dilettevole  opera  e  dolce  expedi- 
zione  e  voluptico  officio.  » 

Questo  è  il  punto  di  partenza  dell'  opera  di  Polifilo  :  la  monaca,  o,  secondo 
ch'egli  si  esprime,  la  vergine  consacrata  a  Diana,  che  passa  al  culto  di  Venere. 
E  non  c'è  dubbio  che  la  Polla  del  Sogno  sia  precisamente  la  vergine  che  narra 
nel  secondo  libro  i  suoi  casi.  La  sacerdotessa  di  Venere,  pregando  la  gran  dea 
che  voglia  permettere  a  Polia  di  pervenire  coli' amante  al  .suo  regno.  «  Il  perché 


1)  Agims-castus  (da  àyvi?,   casto),    nrboscello  arnm.itico,   simbolo   di  castità. 
•)  Velali,   bendati. 


2o6  LA   BIBLIOFILIA 


(dice),  dal  tuo  cieco  ed  aligero  figliolo  essendo,  in  questa  sua  tenera  e  florida 
etate,  atta  al  tuo  santo  e  laudabile  famulato  e  a  gli  tuoi  sacri  misteri  disposita, 
da  gli  freddi  di  Diana  separata,  a  gli  tuoi  amorosi  e  divini  fochi,  conservanti  la 
natura,  cum  summa  et  integra  divozione,  tutta  si  prepara.  »  E  la  stessa  Polla  dice 
poco  appresso  a  Polifilo:  «  del  casto  collegio  me  ha  del  tutto  surrepta....  rato  et 
firmissimo  tengo  che  noi  letabondi  perveniremo  ove  il  core  nostro  ardente  desi- 
dera. E  per  questa  cagione,  dalle  leggi  di  Diana  obnoxia,  arrendevola  la  facula 
ho  extincto,  fatti  gli  solenni  sacrifici  e  supplicamenti,  immolazione  e  adoleazione, 
e  precabonda  ho  effuse  le  umile  prece  e  degaistati  gli  miraculosi  frutti  ;  accioc- 
ché, espiati,  mundi,  e  purificati  e  digni,  possiamo  vedere  le  divine  prescnzie,  le 
quali  air  immundo  intuito  degli  mortali  omini  concedute  non  sono.  » 

Queste  ultime  parole,  che,  del  resto,  corrispondono  alle  parole  e  allo  spirito 
di  tutto  il  romanzo,  bastano  a  dimostrare  che  non  si  tratta  della  A'enere  volgare 
della  poesia  e  de' romanzi  erotici,  e  neppur  della  mitologica  quale  ci  appare  nei 
Poemi  d' Omero  o  nelle  Ale  f ani  or/osi  d' Ovidio  ;  ma  della  \^enerc  filosofica,  la  Ve- 
nere d'Epicuro,  la  ìioviimnii  Divàìiiqiie  voluptas  di  Lucrezio,  la  propagatrice  dei 
secoli,  la  generatrice  dell'  universo,  la  dea  Natura,  avvolta  ne'  riti  misteriosi  d'As- 
siria e  di  Fenicia,  d'Etruria  e  d'Egitto. 

Poiché  singolare,  nel  Sogno  di  Polifilo,  è  la  santità  de'  riti  minutamente  de- 
scritti, gravi  di  sensi  riposti,  celebrati  con  severità  jeratica.  Xon  l'Amore  fanciullo 
gaio,  capriccioso,  leggero,  ma  Cupido  quasi  tragicamente  sfolgorante,  la  voluttà 
che  serpe  per  l' ime  vene  dell'  universo,  e  fatta  vela  delle  ali,  conduce  sulla  na- 
vicella i  viventi  alla  Madre  generatrice.  Al  sorriso  malizioso,  al  furbesco  sghi- 
gnazzamento del  Boccaccio,  sostituisce,  pur  tra  le  carezze  della  voluttà,  un  senso 
arcano  di  religione,  un  misticismo  di  sensualità,  una  malinconia  lucreziana.  Né 
rifugge  dalle  ultime  conseguenze  del  suo  sistema  filosofico;  e  il  dio  di  Lampsaco 
anch'  esso  è  figurato  .sull'  ara,  innanzi  a  cui,  da  un  baldacchino  di  verdura,  pen- 
dono lampade  ardenti,  e  «  cum  maxima  religione  e  prisco  rito  rurale  e  pastorale  » 
immolano  le  donne,  cantando  il  .sacro  asinelio. 

L'intero  volume  è  dedicato  alla  iiàvTcov  xoxàò'.,  al  culto  della  madre  delle 
cose,  e  dell'irresistibile  suo  figlio  Cupido.  In  ogni  parte  simboli  ed  emblemi  della 
sua  universale  potenza.  Gli  uomini  gloriosi,  gli  dei,  Giove  stesso  soggiacciono  alla 
sua  potenza.  Qiiis  evadct?  Ncììio:  chi  gli  sfuggirà?  Nessuno.  E  Xetrio  ripete  una 
targa  che  Giove  tiene  sospesa  sul  capo  d'Amore,  mentre  in  un'altra  figura  il 
fanciullo  saetta  con  un  arco  le  stelle.  Là  è  Giove  giudice,  che  dice  sorridendo  a 
Cupido:  Perfer  scintilla  ni,  qua  coelum  accendis  et  omnes:  metti  fuori  la  scintilla, 
colla  quale  accendi  il  cielo  e  tutte  le  cose  :  in  un  altro  luogo  i  geroglifici  dicono  : 
Amor  viiicit  omnia:  E  Cupido  conduce  gli  amanti  all'isola  della  madre:  alla 
«  santissima  et  Enthea  Erothea  matre  pia,  et  preclaro,  inde.sinente  e  valido  pa- 
trocinio degli    ardenti    e   santi    nniori,  r  de  yli   amorosi   fochi   e  do  gli   suavissimi 


LA    BIBLIOFILIA  207 


coniuyamenti  infaticabile  adiutrice:  »  e  giunti  all'isola  della  Dea  genitrice,  e  la- 
cerata la  mistica  cortina,  i  due  amanti  vedono  essa  stessa  la  dea,  che  «  dispen- 
sando cose  illicite  di  propalazione,  et  agli  vulgari  uomini  non  di  relato  effabili  » 
li  congiunge  negli  unanimi  amori. 

Non  può  dunque  dubitarsi  né  del  concetto  dominante  e  dell'  intendimento 
finale  del  nostro  romanzo,  né  delle  ragioni  per  cui  l'autore  si  nascose  sotto  il 
velame  d'un  acrostico,  e  avvolse  il  suo  libro,  rimasto  gran  tempo  inedito,  di 
quanto  potesse  ai  volgari  celarne  il  senso  riposto.  Come  la  Beatrice  Portinari  si 
trasfigura,  nel  poema  dantesco,  nella  Teologia,  così  la  Lucrezia  Lelio  nella  Filo- 
sofia, o  meglio  nella  Verità.  L'autore  va  in  cerca  di  lei,  che  ama  «  sopra  tutte 
le  divizie  di  qualunque  tesoro  del  mondo  »  di  lei  «  che  ha  prolixamente  consunto 
(egli  dice)  gli  miei  teneri  anni,  negli  sui  caldi,  primi  et  fortissimi  amori  ;  »  e  muove 
a  ricercarla  nello  studio  dell'  antichità,  rappresentata  da  un  superbo  edificio,  en- 
trandovi per  ima  porta  meravigliosa,  l'antica  letteratura.  Al  suo  cammino  s'op- 
pongono i  pregiudizi  sotto  forma  d'un  dragone,  dal  eguale  «  rari,  anzi  rarissimi  » 
riescono  a  salvarsi;  ed  egli  fug"ge,  si  smarrisce  nel  buio,  poi  riesce  all'aperto, 
arido,  assetato  di  verità.  I  cinque  sensi,  secondo  la  dottrina  d'Epicuro  origine 
delle  idee,  lo  conducono  alla  reggia  del  Libero  arbitrio  (Eleuterillide),  che  lo  af- 
fida alla  Ragione  e  al  Talento  (Logistica  e  Talemia),  co'  quali  spazia  ne'  campi 
della  filosofia  morale,  conosce  la  vita  (labirinto)  e  ricerca  la  metafisica,  arrestan- 
dosi innanzi  alla  misteriosa  Trinità,  l' indicibile,  l' inseparabile,  l' imperscrutabile 
(obelisco  a  tre  faccie).  Giunge  perplesso  avanti  alle  tre  porte,  la  gloria  di  Dio, 
la  gloria  umana  e  la  madre  d' amore,  ed  entra  per  l' ultima.  Polia,  Sofhia,  la 
Verità,  s'accompagna  a  lui  e  lo  guida.  Ma  è  dessa  la  verità  ch'egli  cerca  «con 
obstinato  core  »  ?  «  Quella  che  tanto  ardente  amo  et  cordialmente  appetisco,  et 
ignoro  dove  ella  sia?  » 

È  tormentato  dal  dubbio,  né  sa  risolversi.  Vede  la  voluttà  (Amore),  sog- 
giogare tutti  i  viventi  e  lo  stesso  Giove  (i  trionfi)  sente  la  religione  della  Natura 
(il  tempio)  e  la  Verità  (Polia)  gli  si  rivela  e  l'abbraccia.  Amore  conduce  nella 
barca  i  due  amanti  all'isola  di  Venere,  e  lacerata  la  mistica  cortina,  si  mostra 
ad  essi  ignuda  la  Dea  madre,  la  forza  generatrice  dell'universo,  la  quale,  secondo 
la  dottrina  epicurea,  affida  i  due  amanti  alle  virtù  che  conservano  il  piacere,  e 
lo  rendono  durcv'ole.  Meno  audace  che  non  il  Panormita  nel  dialogo  del  Valla, 
vuole  al  piacere  compagna  la  fedeltà.  Polifilo,  asperso  da  Venere  della  sacra  onda, 
chiarita  l'intelligenza,  rivestito  di  nuovi  abiti,  «  le  vulgare  et  comune  sciocchezze 
deposito  »  intende  i  divini  misteri  «  et  il  thesoro  della  fermentosa  natura.  » 

Allora,  nell'accordo  dell'erotico  suo  temperamento  col  pensiero  filosofico,  egli 
incomincia  «  effectivamente  di  cognoscere  et  effectuosamente  di  presentire  quali 
grazie  sono  le  veneree  »  allora  comprende  «  gli  faceti  furti  del  supremo  Jove  » 
sente  «  le  supreme  dolcecie  della  santa  et  alma  Erycina  »  e  adora  «  la  faceta  a 
gli  mortali  et  mi.serabonda  natura.  »  La  natura  è  buona:  «  a  ciascuno  fare  gli 
convenc  secondo  la  sua  natura.  »  Queste  sono  le  «  cose  illecite  di  propalazione  »  che 
egli  ha  nascosto  nel  suo  pcìcma:  «  le  di\-ino  prcscntie,  le  quali  all'imminKlo  intuito 


2o8  LA   BIBLIOFILIA 


deeli  mortali  omini  concedute  non  sono;  »  le  cose,  dice  Leonardo  Crasso,  «  non 
da  svelare  al  volgo  né  da  pubblicare  pe"  trivii.  ma  tratte  dall'intimo  stesso  della 
filosofia,  e  dalle  fonti  delle  Muse.  » 

De'  moltissimi  personaggi  allegorici  che  appariscono  nel  romanzo,  corteg- 
gianti  la  regina  Eleuterillide.  o  in  compagnia  delle  donne  poste  a  guardia  delle 
tre  porte,  o  al  seguito  d'Amore  e  di  Venere,  i  nomi  stessi  rivelano  facilmente  il 
significato.  Che  la  regina  Eleuterillide  rappresenti  il  libero  arbitrio,  è  detto  nel 
sommario  che  precede  il  Sog?2o,  e  che  probabilmente  appartiene  a  Leonardo  Crasso, 
o  allo  stesso  autore  ')  ;  come  ivi  pure  si  spiega  che  nel  labirinto  è  significata  la 
vita.  Polifilo  significa  amante  di  Polia.  Una  ninfa  lo  interroga  :  «  Et  come  chia- 
masi la  tua  cara  amorosa  ?  Io  morigeratamente  risposi  :  Polia.  Et  ella  dixe  :  Ohe, 
io  arbitrava  che  il  tuo  nome  indicasse  :  molto  amante  ;  ma,  quello  che  al  presente 
io  sento,  vole  dire  :  amico  di  Polia.  »  -) 

Ma  donde  è  tratto  questo  nome  di  Polia?  Secondo  una  nota,  a  cui  già  ho 
accennato,  apposta  ad  un  esemplare  del  Polifilo  che  si  conservava  in  Venezia,  nella 
libreria  de'  pp.  Domenicani  delle  Zattere,  quel  nome  non  sarebbe  che  un  accorcia- 
tivo e  diminutivo  d'Ippolita^);  e  questo  ripetono  gli  scrittori,  fino  ai  più  recenti. 
Ma  il  frate  che  ha  scritto  quella  nota  doveva  esser  male  informato,  o  esprimere 
una  sua  semplice  supposizione,  poiché  non  c'è  dubbio  che  il  vero  nome  di  Polia 
fosse  Lucrezia.  Essa  stessa,  nella  seconda  parte  del  romanzo,  riferisce  che  le  fu 
posto  «  il  prestante  nome  della  casta  Romana  che  per  il  filio  del  superbo  Tarquino 
se  occise.  »  Oltrediché,  se  tutti  i  personaggi  del  romanzo  hanno  un  nome  tratto 
dal  greco,  e  di  significato  allegorico,  non  si  può  supporre  che  quello  solo  di  Polia, 
il  personaggio  principale,  faccia  eccezione. 

La  derivazione  di  Polia  da  uoX'.ó;,  canuto,  per  farle  significare  la  canuta,  l'an- 
tichità, se  anche  non  fosse  un  po'  forzata,  si  deve  escluderla,  perché  nulla,  nel  pro- 
cedimento allegorico  del  romanzo,  potrebbe  conciliarsi  a  .siffatta  ipotesi.  L'autore 
di  esso  è  una  testa  bizzarra  ma  ragionatrice  ;  e  le  o.scurità  sono  volute,  o  derivano 


1)  È  strano  che  il  Popelin,  il  qu>ile  pure  traduce  il  sommario,  spieghi  poi  (voi.  I,  pag.  I2i)  il  nome 
d' Eleuterillide  per  libera,   liberali;   chiudendo  cosi  la  via  all'intelligenza  del  senso  allegorico. 

2)  In  Aulo  Gelilo,  uno  degli  scrittori  preferiti  dal  nostro  A.,  abbiamo  la  voce  polipìiilw,  ma  nel 
significato  di  amicizia  di  molti  :  qyiod  si  iriterfirelari  voce  ima  velis  poliphilian  in  multortim  aiiiici- 
tiam   (XI,    l6). 

•'')  Ecco  la  nota,   riferita  d.-iUo  Zeno  : 

MDXII  .  XX  Junii  .  MDXXI. 

Nomen  vero  aucloris  est  Franciscus  Coluiima  venetiis,  qui fuil  Ordinis  Piaciìicatoriim,  el  diiiii  amore 
ardriitissimo  cujusdam  Hippolitae  tenereiur  Taiirisii,  mutato  nomine,  Polinm  cani  autmnat,  c7ii  opus  dc- 
dìcat,   ut  palei.,..   Adhuc  vivit   Veneta^   in  S.   lohamte  et  Paulo. 

Se  il  Colonna  viveva  ancora  in  un  convento  di  domenicani,  perdio  dire  :  qui  fuit  Ordinis  Prae- 
dicalontm  ? 


LA   BIBLIOFILIA 


20Q 


da  soverchia  sottigliezza,  mm  da  difetto  di  ragionamento.  Ora,  se  Polia  fosse  l'an- 
tichità, che  senso  avrebbe  l'accompagnarsi  di  Polifilo  con  essa,  runicamente  amata, 
e  dubitare  lungamente  se  essa  fosse  Polia  o  non  fosse?  Come  rimanere  incerto  se 
l'antichità  sia  o  non  sia  l'antichità?  Ma  il  dubbio  conviene  perfettamente  alla  sa- 
pienza, alla  verità,  che  egli  cerca  affannosamente,  e  spera  d'averla  trovata,  e  du- 
bita se  sia  essa  o  non  sia,  finché  gli  si  rivela  chiaramente  e  l'abbraccia.  E  nel 
romanzo  stesso  troviamo  contro  quella  opinione  un  argomento  diretto.  Quando 
Polifilo  s'intrattiene  a  leggere  gli  antichi  epitaffi  dei  morti  por  amore,  a  un  tratto 


il  nome  e  il  ricordo  della  rapita  Proserpina  lo  richiama  a  Polia.  «  O  me  meschino, 
egli  esclama,  imprudente  et  infelice  !  O  importuna  indagine  et  cffrcna  curiositate 
delle  cose  preterite  et  di  saxi  fresi  ')  disquirente,  a  che  son  divoluto  ?  Si  per  mia 
mala  sciagura  la  mia  bellissima  Polia  da  me  fusse  rapta,  et  per  incuria  di  tanta 
cosa  presente,  oltra  tutti  gli  tesori  del  mondo  gratissima,  mi  fusse  abaeta  !  »  Non 
poteva  dunque  esser  Polia  l' antichità,  se  appunto  egli  temeva  che  le  ricerche  del- 
l' antico  lo  distraessero  da  lei  e  glie  la  rapissero.  Egli  temeva  invece  che  la  so- 
verchia passione  della  ricerca  erudita,  lo  distraesse  da  quella  della  verità  filosofica. 
Delle  congetture  che  possono  farsi  per  trovare  nel  greco  l' etimologia  di 
Polia,  nessuna  mi  pare  soddisfacente  ;  e  però  è  più  prudente  confessare  che  la  ra- 


')   Vt\  fracti :   spezzati,    rotti. 


2 IO  LA    BIBLIOFILIA 


gione  di  quel  nome  ci  è  ancora  ignota.  Il  che  non  deve  recar  meraviglia  ;  poiché 
il  nostro  autore  ha  la  passione  degli  enigmi,  degl'  indovinelli,  dei  rebus  ;  talora 
cosi  intricati  e  sottili,  che  dopo  la  spiegazione  datane  da  lui  stesso  non  se  ne  ca- 
pisce gran  fatto  più  che  prima.  Potrebbero  anche  le  cinque  lettere  di  cui  il  nome 
si  compone,  essere  le  iniziali  d'un  acrostico,  e  allora  come  spiegarlo?  Né  gli  ag- 
gettivi latini  e  greci  eh'  egli  sparge  a  piene  mani  sul  capo  della  diletta  sua  Polia, 
riferendosi  quasi  tutti  a  qualità  esteriori,  e  proprie  non  del  figurato  ma  della  figura, 
valgono  a  meglio  determinarla,  o  a  guidarci  nella  ricerca  '). 

Quanto  alle  allegorie  secondarie,  agl'indovinelli,  ai  geroglifici,  ai  rebus  che 
s' incontrano  ad  ogni  passo  del  romanzo,  non  sarebbe  possibile  determinarne  il 
significato,  e  dimostrarne  le  relazioni  coli' organismo  generale  dell'opera,  se  non 
quando,  in  una  nuova  edizione,  s' avesse  il  testo  sott'  occhio.  Ma  è  pure  da  con- 
siderare che  sui  significati  allegorici  della  Diviìia  Coiinncdia  si  è  oramai  scritta 
una  biblioteca  senza  che  ne  sieno  dilucidati  tutti  i  particolari.  E  ciò  per  la  na- 
tura stessa  della  allegoria  ;  che,  se  troppo  trasparente,  perde  la  sua  ragione  d'es- 
sere, cioè,  come  diceva  il  Boccaccio,  il  diletto  di  penetrare  ne'  sensi  chiusi  ai  vol- 
gari ;  se  troppo  oscura,  non  se  ne  capisce  più  nulla. 

Né  ad  alcuno  è  riuscito  o  riuscirà  mai  di  mettere  in  azione  e  tirare  a  lungo 
l'allegoria,  senza  che  o  la  figura  pigli  troppo  corpo  e  viva  di  propria  vita,  cac- 
ciando il  figurato  di  sella,  ovvero  questo  sopraffaccia  la  figura,  rendendola  vuota 
ed  evanescente.  Ed  anche  nel  nostro  romanzo,  la  discordanza  e  il  disquilibrio  tra 
r  una  e  l'altro  è  anche  troppo  visibile;  che,  mentre  i  personaggi  non  hanno  ge- 
neralmente altra  vita  che  d' idee  astratte,  Polifilo  e  Polia,  sotto  l' imperio  della 
concupiscenza,  hanno  troppa  carne  addosso,  e  male  s'adattano  alla  parte  d'esseri 
allegorici.  S'aggiunga  che,  secondo  le  idee  del  tempo,  all'allegoria  principale  s'in- 
nestavano facilmente  altre  secondarie,  e  più  o  meno  indipendenti  da  quella,  né 
il  protagonista  riusciva  a  fondere  interamente  nell'  idea  astratta  la  sua  personalità 
e  i  suoi  ricordi.  Dante,  nella  Divina  Coìinitedia,  rimane  Dante,  e  però,  ad  inten- 
derla pienamente,  è  necessario  conoscere  la  biografia  di  lui.  E  cosi,  forse,  pel 
nostro  autore.  Il  consiglio,  ad  esempio,  che  Polia  dà  al  suo  amante,  di  entrare 
nel  Poliandro  per  distrarlo  dal  troppo  ardente  amore  colla  ricerca  dell'antichità, 
e  il  rapido  ritorno  di  lui  presso  l' amata,  troverebbero  forse  facile  spiegazione  nelle 
vicende,  a  noi  ignote,  della  sua  vita. 

Ma  ora,  importa  aver  messo  in  chiaro  il  significato  filosofico  del  romanzo  : 
del   quale  nessuno  che  prenda  ad  esaminarlo  ])azicntcmcnte  e  senza  preconcetti. 


1)  In  latino  e  in  volgare,  egli  la  saluta  pcrgralissima,  integerrima,  optatissima,  magniloqua,  divi- 
gena,  ociclissima,  patrona,  decorissima,  auricoma,  la  mia  tutelaria  Dea,  il  genio  del  mio  con;  prestante 
lume  di  virtude  e  d'  ogni  vera  e  reale  bellezza;  e  in  greco,  phylesia  (amabile)  chrysocoma  (dall'auree  chiome) 
clioida  (splendida  come  il  sole)  epaphrodita  (piacevole)  isochrysia  (simile  all'oro)  xanthothricha  (dai  capelli 
flavi)  isotrichecrysa  (dai  capelli  simili  all'  oro)  e  simili  aggettivi  di  significato  generale,  o  relativi  a  qualità 
esteriori,  come  chrysocari,  glenea,  dioclea,  cosmodea,  etitrapela,  urotiothia,  acrocoma,polysela,  calliplocama. 


LA   BIBLIOFILIA 


credo  potrà  dubitare.  Né  deve  recar  meraviglia  ch'esso  sia  rimasto  nascosto  per 
quattro  secoli  ;  si  perché  il  libro  è  stato  per  intero  letto  da  pochissimi  ;  si  perché, 
sopravvenuta  la  reazione  alle  audacie  dell'  umanesimo,  e  risuscitate  da  Martin  Lu- 
tero le  questioni  teologiche,  la  dottrina  d'  Epicuro,  fino  ai  nostri  giorni  che  i  ri- 
sultati della  scienza  han  richiamato  su  di  essa  1'  attenzione  dei  filosofi,  era  talmente 
ignota  o  mal  nota,  e  ritenuta  pazza  e  assurda,  che  ad  essa  non  andava,  neppur 
per  caso,  il  pensiero.  Ma  per  questo  significato  filosofico,  spetta  al  nostro  poema 
(che  sotto  le  forme  di  romanzo  erotico,  e  quantunque  scritto  in  prosa,  è  vero  e 
proprio  poema),  un  posto  singolare  nella  storia  dell'umanesimo.  L'equilibrio  dello 
spirito  umano,  rotto  dopo  la  Divina  Comiiiedia  pel  risorgere  della  civiltà  antica, 
si  ristabilisce  nel  nostro  poema  sopra  nuova  base,  e  lo  spirito  del  pensatore 
s' acquieta  di  nuovo  nell'  unità  d' un  sistema  filosofico,  disotterrato  fra  i  ruderi 
dell'antichità!  Avvolto  ancora  nello  forme  medioevali  dell'allegoria,  al  poema  del 
Dio  cristiano  l' umanesimo  contrappone  il  poema  della  dea  Natura  ;  a  Beatrice 
Portinari  guidante  il  poeta  fiorentino  alla  visione  del  Dio  Uno  e  Trino,  Lucrezia 
Lelio  veleggiante  con  Polifilo  nella  navicella  d'amore  alla  visione  della  Dea  madre: 
religiosa  visione  d' una  verità  eh'  egli  crede  apparsa  ai  popoli  primitivi,  adombrata 
ne'  misteri  d' Eleusi,  nel  culto  della  Dea  Siria,  ne'  geroglifici  de'  graniti  egiziani, 
e  che  quindi  circonda  di  solennità  jeratica  e  di  riti  misteriosi. 

La  più  gran  parte  del  pensiero  moderno,  dalle  altezze  paurose  del  misticismo, 
dalle  profondità  dell'anima  tentate  colla  sonda  della  meditazione,  alle  scherme 
della  ragione  afiìlata  come  una  spada,  alle  ribellioni  della  carne  mortificata,  alle 
audaci  costruzioni  del  naturalismo  e  del  panteismo,  ha  fermentato,  coli' irrequie- 
tezza dell'  anima  aggirantesi  sopra  sé  .stessa  ne'  silenzi  delle  celle  monastiche. 
Nulla  di  più  mirabile  che  vedere  contemporaneamente  da  due  celle  dello  stesso 
Ordine  religioso  uscire,  col  Savonarola  e  col  Colonna,  i  due  pensieri  che  segnano 
i  due  poli  del  mondo  dello  spirito,  e  scomunicarsi  a  vicenda  :  l' uno  a  nome  della 
Fede,  e  l'altro  della  Natura.  Scomunicarsi,  associati,  all'occhio  sereno  dello  sto- 
rico, nella  santa  attività  dello  spirito. 

Confesso  che,  nonostante  l'acrostico,  e  quantunque  nessuno  ne  abbia  mai 
dubitato,  procedendo  nel  mio  studio,  m' era  nato  il  dubbio  che  un  qualche  illustre 
umanista  si  nascondesse  dietro  la  tonaca  di  frate  Francesco.  Né  mi  pareva  che 
mancassero  gravi  ragioni  da  dubitarne. 

Frequenti  erano  in  quel  tempo,  sia  nelle  zuffe  ringhiose,  sia  nel  mutuo  in- 
censamento, le  relazioni  fra  gli  umanisti,  tantoché  i  nomi,  non  pur  de'  maggiori 
ma  de'  mediocri,  s'incontrano  non  raramente  negli  scritti  di  quell'età.  Come  mai 
di  questo  frate  Colonna  che,  a  giudicarne  dal  Polifilo,  dovrebbe  per  la  vastissima 
erudizione  essere  annoverato  fra  i  primissimi,  non  solo  non  si  conosce  alcun  altro 
scritto,  ma  neppure,  per  quel  ch'io  sappia,  se  n'incontra  mai  il  nome?  E  ancora: 
quanto  si  era,  in  quell'età,  indulgenti  ne'  costumi,  altrettanto  nelle  dottrine  si  era 
feroci  ;  e  la  storia  annovera  non  pochi  frati  ribelli,  ma  inquieti,  fuggiaschi,  per- 
seguitati come  cani  rabbiosi.  Il  frate  ignoto  che,  al  tempo  del  Sogno,  era  a  Tre- 
viso, dove   rimase   per   diciassette  anni  maestro  de'  novizi,  che  le  monache  eleg- 


LA    BIBLIOFILIA 


gevano  a  loro  procuratore,  che  per  ventisei  anni  possiamo  seguire  nel  convento 
de'  domenicani  a  Venezia,  dove  moriva  vecchissimo,  può  esser  lui  quel  pozzo 
d'erudizione  profana,  l'autore  d'un  libro  che,  pur  lasciando  da  parte  la  dottrina 
d' Epicuro,  circonda  di  sacri  riti  Amore,  Venere  e  il  dio  di  Lampsaco  ?  Tali  in- 
segnamenti dava  ai  novizi  il  maestro? 

E  se  il  frate  teologo  aveva  interesse,  com'  è  ben  naturalo,  di  nascondersi, 
non  era  forse  un  velo  troppo  trasparente  l'acrostico?  11  quale  poteva  ben  essere 
uno  scherzo,  di  cui  la  spiegazione  non  sarebbe  difficile.  I  domenicani  si  erano 
costituiti  tutori  dell" integrità  della  fede;  e  posto  che  il  nostro  domenicano  fosse 
noto  per  intollerante  ferocia  d' inquisitore,  nulla  di  più  naturale  che  rispóndere 
malignamente  a  chi  chiedesse  il  nome  dell'  autore  :  è  frate  Francesco  Colonna. 
Come  chi  oggi,  d' un  libro  diretto  a  combattere  l' autorità  della  Chiesa,  ne  facesse 
autore  il  Generale  dei  gesuiti. 

Ma  d'altra  parte,  c'è  l'acrostico,  c'è  la  nota  contemporanea  scritta,  sia  pure 
da  un  ignoto,  sull'  esemplare  del  Pali/ilo  conservato  presso  i  domenicani  delle  Zat- 
tere, che  ne  dice  autore  il  Colonna,  vivente  ancora  nel  convento  di  San  Giovanni 
e  Paolo;  e  negli  anni  a  cui  si  riferisce  la  storia  di  Lucrezia  Lelio,  lo  troviamo 
realmente  maestro  de' novizi  a  Treviso  dov'era  vescovo  Teodoro  Lelio;  onde  non 
si  tratterebbe  d' un  semplice  scherzo,  ma  d'  un  disegno  continuato  per  farne  appa- 
rire autore  il  Colonna;  il  che  veramente  è  poco  credibile. 

Né  il  Colonna,  che  sopravvisse  molti  anni  alla  pubblicazione,  avrebbe  man- 
cato di  protestare,  e  se  ne  avrebbero  tracce  nella  seconda  edizione  del  1545,  che 
invece  è  una  semplice  ristampa  della  prima.  Né  credo  facile,  fra  i  noti  umanisti, 
trovarne  alcuno  a  cui  poter  attribuire  il  Poli/ilo. 

Checché  ne  sia,  certo  è  che  un  gran  buio,  studiosamente  voluto,  avvolge 
ancora  lo  strano  libro  ;  che  è,  a  mio  avviso,  la  maggiore  opera  fantastica,  il  solo 
poema  (tali  non  possono  dirsi  i  romanzi  cavallereschi)  del  secolo  decimoquinto  ; 
il  libro  che  meglio  riassume  nella  sua  ultima  espressione,  le  tendenze  filosofiche, 
la  passione  dell'antichità,  lo  spirito  sensuale,  la  dottrina  copiosa  e  indigesta,  il 
pedantismo  pettoruto  di  quel  periodo  ;  il  solo  poema  che,  dalla  Divina  Co  in /india, 
abbracci  in  un  sistema  di  filosofia  1"  universo. 

Ed  ora,  ricerchiamo  1'  opera  d' arte,  nella  lingua,  nello  stile,  no'  vari  elementi 
che  la  compongono. 

(Continua) 

D.  Gnoli. 


LA   BIBLIOFILIA  213 


RECENSIONI 


Conte  Emilio  Budan.  L'Amatore  d'autografi.  (Milano,  Ulrico  Hoepli, 
1900,  in  8,  con   361    fac-simili.   L.  4,50). 

Con  questo  titolo  è  venuto  testé  alla  luce  un  Manuale  decorato  da  una 
dedicatoria  all'A.  R.  del  Principe  di  Napoli  Vittorio  Emanuele  e  da  una  prefa- 
zione di  Salvatore  Farina.  Questa  è  una  difesa  sì  de'  collezionisti,  sì  degli  auto- 
grafi ;  la  brevità  spigliata  e  briosa  della  quale  mi  dispensa  dal  dire  che  non  ce 
n'era  punto  bisogno.  L'utilità  delle  collezioni,  specialmente  di  documenti  e  auto- 
grafi, e  le  benemerenze  de'  collettori  sono  ormai  riconosciute  da  tutte  le  persone 
cólte  del  vecchio  e  del  nuovo  mondo. 

Segue  poi  Viiitrodtizione  dell'autore,  il  quale  cita  una  sentenza  di  Paolo  Man- 
tegazza  a  rincalzo  della  difesa  di  simili  raccolte,  fondata  su  uno  degli  odierni  e 
principali  suoi  scopi  :  «  Fino  ad  oggi  si  sono  raccolti  gli  autografi  come  reliquie 
preziose  di  uomini  grandi,  mentre  invece  sono  documenti  umani  che  ci  danno  un 
ricco  materiale  per  la  psicologia.  »  Sono  tra  noi  dello  stesso  avviso  il  Lombroso, 
il  Ferri  e  il  Ferriani,  e  di  loro  pregevoli  scritti  su  questa  importante  materia 
hanno  arricchito  la  nostra  letteratura  criminale. 

Quali  sono  i  fini  che  con  questa  compilazione  il  conte  Budan  si  è  proposto, 
e  quali  i  mezzi  messi  in  opera  per  viemeglio  conseguirli  ? 

Sin  dalla  dedicatoria  egli  si  affretta  a  dichiarare  :  «  Io  ho  ritenuto  (ci  var- 
remo spesso  delle  stesse  sue  parole  sia  per  non  apparire  maligni  o  inesatti,  sia 
per  esilarare  una  materia  piuttosto  noiosa)  di  dover  colmare  una  lacuna,  pubbli- 
cando un  libro  di  tutta  freschezza  e  modernità.  »  Affrettiamoci  anche  noi  a  di- 
chiarare che  quel  po'  di  buono  che  vi  è  in  esso  è  una  copia  non  sempre  fedele 
e  non  di  rado  peggiorata  di  altre  consimili  compilazioni  straniere  e  di  vecchi 
cataloghi. 

Nella  introduzione  e  anche  altrove  ripete  che  ha  voluto  colmare  un  vuoto: 
«  Mancava  sinora  un  libro  in  cui  1'  amatore  di  autografi  potesse  trovare  riunito 
tutto  quanto  l' interessa,  perciò,  consegnando  alle  stampe  il  risultato  dei  (sic)  studi 
fatti  e  della  pratica  acquistata  in  materia,  spero  di  rendere  un  servigio  ai  colle- 
zionisti e  da  quelli  che  desiderano  divenirlo  (sic).  »  In  più  luoghi  millanta  la  pratica 
acquistata  in  materia  e  ■persmo  la.  creazione  di  11  ìi  nuovo  sistema  (pag.  177)  di  clas- 
sificazione degli  autografi.  Non  è  raro,  specialmente  in  Italia,  il  caso  di  chi  si  mette 
a  parlare,  a  scrivere  e  a  stampare  e  magari  a  dettar  lezioni  ex  professo  di  cose 
di  cui  non  s'  intende  né  per  istudio  né  per  esperienza.  Beata  la  matematica,  eh'  è 
la  sola  scienza  che  va  immune  dalla  piaga  del  dilettantismo,  dilatantesi  come  can- 


214  LA   BIBLIOFILIA 


crena  nel  corpo  sociale.  Senonché,  neppure  il  titolo  di  dilettante  può  attribuirsi 
al  buon  Budan,  apparendo  manifesto  dal  principio  alla  fine  di  questa  scompigliata, 
spropositata  e  ridicola  compilazione,  eh'  egli  si  è  occupato  di  tutto  altro,  che  d'au- 
tografi, non  sapendo  nemmeno  dove  stiano  di  casa. 

Se,  com'  egli  stesso  riconosce,  per  essere  un  buon  raccoglitore  d' autografi 
occorre  intendersi  di  varie  lingue,  antiche  e  moderne,  di  paleografia,  di  storia,  di 
biografia,  di  bibliografia,  e  possedere  una  non  comune  cultura  generale  ed  enci- 
clopedica, parrebbe  che  il  corredo  di  queste  cognizioni  si  dovesse  richiedere  mag- 
giormente in  chi  pretende  erigersi  a  maestro  e  duce  degli  stessi  collettori. 

Ora,  basta  leggere  pochi  periodi  del  libro  del  Budan  per  accorgersi  che  il 
pover'uomo....  è  un  grande  enciclopedico!  Lingue?  -  Vorrebbe  far  credere  di  sapere 
persino  il  greco  e  il  latino  ;  ma  le  poche  parole  che  ne  cita,  lo  tradiscono. 

Togliamone  qualche  esempio  dai  Faesimili  per  confronti  (vera  accozzaglia  di 
nomi  antichi  e  rari  con  nomi  moderni  e  comunissimi,  anche  di  viventi,  come  se 
anche  per  questi  ci  fosse  bisogno  di  ricorrere  a  confronti  per  accertarsi  dell'au- 
tografia!), faesimili  dei  quali  poi  dà  la  riproduzione  in  caratteri  tipografici,  chia- 
mandolo indice,  in  servigio  dei  collettori,  supposti  cosi  ignoranti  da  non  saper  leg- 
gere nemmeno  gli  autografi  odierni  da  essi  posseduti. 

Lasciando  stare  VAn/adeits  del  n.°  2,  che  nel  facsimile  apparisce  Amedetis, 
come  nel  n."  11  leggesi  chiaramente  ^ /«<?</.,  è  troppo  grande  lo  svarione  del  n.  io 
ove  il  princeps  pedemontanus  o  pedemontium  è  convertito  in  priìiceps  pedunionicu7n 
lautenente. 

E  SI  che  vorrebbe  farsi  credere  molto  versato  nell'  etimologia  latina  :  e  però 
scrive  :   «  Faesimili  (dal  latino  :  fac-simile  =  imita)  !  » 

Né  è  meglio  trattato  il  francese:  nel  n."  82  il  mieux  possible  del  Talleyrand 
è  mutato  in  mieux  mossible  e  un  ce  in  un  (/.  E  nel  n."  256  Ics  tristes  circumstances 
del  Drej'fus  è  cangiato  in  circnmtanccs. 

Non  avendo  saputo  decifrare  alcune  linee  autografe  di  Napoleone  il  grande 
(n.°4i7),  se  la  cava  dicendola  in  parentesi  {chiusa  6!  ^xw■a.  lettera  diretta  a  Giusep- 
pina sua  moglie). 

Ma,  quel  eh'  è  peggio,  non  pare  abbastanza  sicuro  nemmeno  nell'  italiano. 
Nel  n.°  62  La  repiMlica  sola  può  far  queste  cose,  scrive  Mazzini,  e  il  Budan  legge 
questa  cosa. 

A  Raffaello  Sanzio  (n.°  229)  storpia  un  verso  facendogli  dire: 

Per  la  vaghezza  che  abaglia  di  splendore, 

mentre  dal  fac-simile  appare  scritto: 

Per  (o  par)  vaghezza  abbaglia  ogni  splendore. 

Nel  n."  104  pare  errato  anche  il  periodetto  spezzato  di  Massimo  d'Azeglio, 
che  forse  volea  dire:  sono  accettato  come  volontario,  non  già  ho  accettato. 

Ma  queste  sono  quisquilie  in  confronto  degli  errori  di  lingua  e  di  stile  onde 


LA    BIBLIOFILIA  215 


sono  ingemmati  gli  autografi  del  conte  Budan  ;  e  sono  tali  e  tanti  da  fornire  la 
prova  pienissima,  che  il  proto  non  e'  entra  per  nulla,  e  eh'  ei  non  sa  nemmeno 
la  lingua  del  proprio  paese. 

Se  vi  dicessi  ch'egli  ha  orecchi  si  delicati  da  non  sentire  l'asprezza  della  s 
impura,  voi  non  mi  credereste.  Ebbene,  guardate  a  pag.  22  e  troverete  del  studio, 
a  pag.  163  e  troverete  del  specialista,  e  qui  e  là  ai  studi,  dei  stridi,  dai  scienziati, 
esser  stato,  bei  autografi,  e  simili.  E  dire  che  si  occupa  con  mirabile  disinvoltura 
anche  di  musica  e  di  musicisti! 

Ricorrono  spesso  parole  e  frasi  o  di  nuovo  e  brutto  conio  o  infranciosate  o 
improprie.  Onde  non  di  rado  gli  avviene  di  dire  una  cosa  per  un'altra,  come  in 
questo  periodo  : 

«  Il  secondo  punto  d' esame  concerne  la  rarità  :  difatti  il  valore  d' un  auto- 
grafo dipende  in  buona  parte  dalla  sua  frequenza.  »  Il  senso  porta  che  in  cambio 
di  valore  si  doveva  dire  deprezzamento,  a  prescindere  dalla  improprietà  del  voca- 
bolo frequenza,  come  contrapposto  a  rarità. 

Egli  scrive  con  questo  bel  garbo  : 

«  Felice  Cavallotti,  scrittore,  commediografo  e  uomo  politico  e  da  piazzarsi 
fra  i  letterati.  » 

«  Ferdinando  Martini ....  sarà  da  mettere  fra  gli  uomini  politici.  » 

Non  conoscendo  il  valore  di  certi  vocaboli,  li  adopera  talvolta  in  modo  da 
risultarne  un  controsenso  o  una  ridicolaggine.  Egli,  p.  es.,  dopo  avere  esagerato 
«  r  imbarazzo  in  cui  il  collezionista  si  trovi  dinanzi  ad  un  nome  che  può  benissimo 
essere  assegnato  a  due  o  più  riparti  »  aggiunge  :  «  in  questo  frangente,  decida,  ecc.  » 
non  altrimenti  che  si  trattasse  di  una  gran  lite  da  decidere,  di  un  pericolo  gra- 
vissimo da  scongiurare. 

A  me  è  venuta  spontanea  una  risata  col  ricordo  de'  versi  del  poeta: 

Che  far  potea  la  sventurata  e  sola, 
Sposa  di  Collatino,  in  quel  frangente? 

Nel  caso  che  ha  tanto  commosso  il  conte  Budan  non  si  tratta  Ai  frangente, 
ma,  tutt'  al  più,  dell'  incertezza,  in  cui  si  trovava  l' asino  di  Buridan,  descritta 
da  Dante. 

Egli,  ignaro  come  si  dimostra  d' ogni  tecnologia,  chiamerà  reparti  o  riparti 
la  divisione  degli  autografi  in  categorie  o  in  classi  ;  Letteratura  degli  autografi, 
letteratura  dei  fac-simili,  letteratura  dei  ritratti,  invece  di  Bibliografia  delle  loro 
collezioni,  o  delle  pubblicazioni  in  cui  sono  inseriti  '). 


')  Eccone  qualche  altro  esempio  : 

Generalizzatosi  (?)  r  amore  alle  raccolte  d'autografi,  attribuisce  agli  antiquari  la  prima  pubblicazione 
dei  loro  cataloghi,  accompagnandoli  (sic)  coi  relativi  prezzi. 

Definisce  il  Catalogo  alfabetico  <r  un  libro  grosso  secondo  i  casi,  munito  di  registro  alfabetico.  ■» 
E  il  catalogo  sistematico  '  solo  se  fatto  a  schede  sarà  eterno,  pratico  e  perfetto.  >  Il  catalogo  dei  doppi 
sarà  utile,   sebbene  già    <  secondaria  introduzione.  » 


2i6  LA    BIBLIOFILIA 


Basta  aprire  a  caso  il  libro  e  leggere  poche  pagine  per  rilevare  che  quanto 
egli  copia  o  traduce  da  altra  compilazione,  non  manca  un  certo  costrutto  e  qualche 
utile  notizia  od  avvertimento.  Ma  quando  scrive  di  suo,  egli  fa  periodi  anche 
peggiori  di  questo  che  leggesi  a  pag.  417:  «  Naturalmente  certe  cariche  (come 
capi  di  Stato,  ecc.)  portano  con  sé  il  possesso  di  autografi  importanti,  sepptcre 
dell  '  epoca  !  » 

Questo  periodetto  pare  mal  copiato:  «  I  romani  incaricavano  i  loro  schiavi 
colla  copiatura  dei  manoscritti.  » 

Quest'altro  ci  pare  senza  senso:  «  Per  quanti  autografi  ci  fu  possibile  cer- 
cammo di  eruire  (?)  i  prezzi  pagati  per  lettere  autografe  con  firma  intera  e  data 
completa,  a  lettere  o  documenti  firmati  ricorremmo  solo  nel  caso,  questi  sono  i 
più  frequenti.  » 

Nel  seguente  periodetto  chi  ci  si  raccapezza  è  bravo  :  «  Bisogna  aver  acqui- 
stato una  certa  pratica,  inamissibile  {sic)  se  non  si  ha  confrontato  e  studiato  i/ioUi 
autografi.  » 

In  quest'altro  è  personificata,  affibbiandole  il  titolo  di  oziosa  e  falsaria,  la 
carta  vecchia  le  cui  pieghe  e  ineguaglianze  sono  «  causate  dal  lungo  riposo  in 
posizioni  false.  » 

Questo  Manuale  è  pure  gremito  di  errori  ne'  cognomi  di  scrittori  e  collezio- 
nisti, ivi  citati  ;  onde  si  troverà  J/mzzali/ilo  per  Mazzatinti.  Campar/  Giovanni  per 
Campori  Giuseppe,  Taddai  per  Taddei;  Apostolo  Zeno,  è  trasfigurato  in  uno  dei 
dodici  apostoli  (pag.  24),  e  Pixcrecourf  per  Pixérecourt,  Ruccellai  per  Rucellai; 
il  celebre  convento  di  Monte  Cassino,  è  convertito  a  lettere  maiuscole  in  Monte 
Cassiano  (pag.  22)  e  lo  svarione  è  ripetuto  a  pag.  23.  Scambia  il  nome  di  un 
cannone  a  vapore  architonitruum  con  quello  dell'  inventore  ;  fa  di  Giuda  e  di  Giuda 
Iscariotte  due  personaggi  diversi  (pag.  47);  chiama  un  certo  Libri  il  celebre  ma- 
tematico di  questo  nome. 

A  proposito  della  falsificazione  degli  autografi,  racconta,  traducendo  male 
dal  francese  '),  la  truffa  famosa  sotto  il  nome  di  Vrain-Lucas,  la  quale  da  costui 
commessa  a  Parigi  a  danno  del  professore  di  matematiche  alla  Sorbona,  ÌNIichele 
Chftsles,  diede  luogo  a  un  processo  che  esilarò  la  Francia  e  tutto  il  mondo  de'  col- 
lettori e  intendenti  d'autografi.  Nientemeno  che  furono  acquistati  a  prezzo  altis- 


Coata  che  1'  inglese  paga  un  prezzo  incredibile  un  autografo-reliquia!  -  <  che  anche  in  materia  di 
manoscritti  e'  è  il  retro  scena!  »  Chiama  autografi  vecchi  quelli  che  in  contrapposto  dei  moderni  si  dovrebbero 
chiamare  antichi^  e  cosi  lettere  vecchie  invece  di  antiche^  errore  ripetuto  in  più  luoghi. 

Volendo  significare  che  ogni  specie  di  lettera  autografa  antica,  purché  in  piena  regola  e  di  persona 
illustre,  sarà  sempre  preferita,  esce  in  questo  guazzabuglio  :  «  Uno  scritto  autografo,  sia  esso  di  natura 
privata,  scientifica  o  commerciale  (?),  purché  munito  della  firma  per  intero,  di  data  completa  e,  trattandosi 
di  lettere  vecchie,  possibilmente  anche  d'un  ben  conservato  suggello,  sarà  sempre  ricercato.  Minor  interesse 
accaparrerà  (sic)  uno  scritto,  ecc.  ' 

Volendo  dire,  a  quanto  pare,  che  non  di  rado  autografi  antichi  si  trovano  laceri,  si  esprime  cosi  : 
«  Autografi  laceri,  specialmente  al  posto  della  piegatura,   non  sono  affatto  rari.  ^ 

')  «  Vrain-Lucas  aspirava  al  posto  di  bibliotecario,  carica  che  per  deficienza  di  coltura  gli  era  inar- 
rivabile (sic).  » 


LA   BIBLIOFILIA  217 


simo  lettere  a.  f.  di  Erode  e  Pilato,  e  persino  di  Saffo  e  di  Giuda  Iscariotte  alla 
Donna  di  Maddalo,  tutte  in  francese  antico!! 

Ebbene,  bisogna  dire  che  ci  sarebbe  cascato  anche  il  nostro  Budan,  dal 
momento  eh'  egli  a  pag.   2  2   ci  regala  questa  strabiliante  notizia  : 

«  La  Biblioteca  del  Conveìdo  de' frati  doììienicani  a  Bologna  possiede  il  ma- 
noscritto originale  del  Pentateuco,  fatto  da  Esdra.  » 

Altra  non  meno  mirabolante  sentenza  egli  ci  regala  a  pag.  404,  ed  è 
questa  : 

«  I  grandi  uomini  non  scrivono  negli  albums  che  delle  sciocchezze.  » 

I  grandi  uomini  possono  scrivere  tratti  di  spirito,  scherzi  più  o  meno  di  buon 
genere,  ma  la  fabbrica  delle  sciocchezze  la  lasciano  a  noi  poveri  mortali. 

Prendendo  ad  ammaestrare  nel  capo  Vili  i  collettori  intorno   alle  maniere 
di  procurarsi  atdografi,  dice  che  queste  sono  tre  : 
I  )  acquistandoli  dai  negozianti  ; 

2)  facendone  cambi  con  altri  amatori,  e 

3)  ottenendo  lettere,  in  risposta  a  qualche  domanda  accortamente  fatta, 
da  celebrità  contemporanee. 

Lasciamo  stare  gli  espedienti  ameni  e  puerili  che  suggerisce  per  carpire 
risposte  agi'  illustri  viventi. 

I  cambi,  a  detta  sua,  servono  solo  a  completare  qualche  riparto  ;  ma,  secondo 
la  nostra  esperienza,  essi  vanno  ogni  di  più  in  desuetudine. 

Sicché  non  resterebbe  che  di  far  la  scelta  dell'  occorrente  ne'  cataloghi  de'  ne- 
gozianti; ma  tosto  soggiunge  che  questa  via  più  spiccia  è  anche  più  dispendiosa. 
Quasi  che  ai  di  nostri  si  potesse  fare  una  collezione  di  cose  rare  e  pregevoli, 
segnatamente  antiche,  senza  di  molti  denari.  Questa  sentenza  budaniana  è  non  meno 
umoristica  dell'  altra  assai  nota  :  «  Il  vino  si  può  fare  anche  con  l' uva  !  » 

II  capitolo  seguente  (IX)  intitolato  Indirizzi  di  negozianti  e  collezionisti,  è 
una  vera  canzonatura  ;  dacché  l' autore  dichiara,  che  scopo  della  sua  guida  «  è  di 
far  conoscere  i  principali  negozianti  e  amatori,  sparsi  per  tutto  il  mondo  »  e  dopo 
avere  ripetuto  a  sazietà  che  esso  ha  inteso  rendere  un  segnalato  servigio  agl'ita- 
liani, tosto  soggiunge,  a  corona  di  tutte  le  altre  contradizioni,  che  si  è  dovuto 
limitare  agl'indirizzi  esteri.  E  per  quali  potenti  ragioni?  Primo,  perchè  la  sua 
guida  «  sarebbe  stata  legata  a  uno  spazio  ristretto  »  (e  dimenticava  eh'  è  di  ben 
425  pagine  piene  zeppe  di  superfltùtà)  ;  in  secondo  luogo,  perché  in  un  altro  Manuale 
Hoepli,  compilato  da  C.  Vanbianchi,  col  titolo:  Raccolte  e  raccoglitori  italiani  d'au- 
tografi e  destinato  solo  agl'indirizzi,  di  questi  se  ne  troveranno  a  iosa.  Ora  il  sud- 
detto signor  Vanbianchi  va  propalando  che  il  suo  Manuale,  che  uscirà  nel  prossimo 
febbraio,  non  si  occupa  affatto  di  questi  indirizzi  ;  i  quali,  come  si  vede,  sono  riman- 
dati da  Erode  a  Pilato  e  alle  calende  greche  !  E  dire,  che  si  tratta  di  due  Guide 
o  Manuali  che  si  debbono  completare  a  vicenda,  e  che  lo  stesso  benemerito  editore 
vuol  dedicati  all'  istruzione  del  buon  popolo  italiano  ! 

Senonché  al  conte  Budan  è  piaciuto,  bontà  sua!,  fare  un'eccezione  pei  nostri 
Musei,  Biblioteche  e  Archivi,  che  conservano  immensi  tesori  di  manoscritti  e  di 


2i8  LA    BIBLIOFILIA 


autografi.  Lia  le  indicazioni,  scarse,  vaghe,  incomplete,  inesatte,  come  sono  (pag.  2 1), 
non  servono  davvero  a  dare  ai  curiosi  e  agli  studiosi  italiani  e  stranieri  un'ade- 
guata idea  delle  nostre  ricchezze  archivistiche  e  molto  meno  un   utile  indirizzo. 

Lasciati  dal  conte  Budan  a  giocare  tra  loro  a  gatta  cieca  i  poveri  negozianti 
e  collezionisti  italiani  (il  cui  numero  non  è  stragrande  come  egli  asserisce,  senza  forse 
conoscerne  alcuno,  ma  molto  ristretto),  avesse  almeno  raccolti  tutti  i  suoi  lumi  per 
illuminare  gli  stranieri!  Niente  aifatto!  Basta  scorrere  le  trentadue  paginette  de- 
dicate ai  loro  indirizzi  per  accorgersi  eh'  egli  lunge  dal  darsi  pensiero  di  attingerli 
direttamente  alle  loro  fonti,  si  è  servito  delle  guide  straniere  e  neanche  delle  più 
recenti,  complete  ed  esatte;  onde,  mentre  vi  si  vedono  notati  alcuni  collettori  e 
negozianti  che  sono  morti,  ve  ne  mancano  parecchi  de'  nuovi  sopravvenuti. 

Che  diremo  infine  della  smania  irrefranabile  onde  l'autore  mostrasi  dominato 
dalla  prima  all'ultima  pagina  della  sua  indigesta  compilazione,  di  voler  parlare 
quasi  ex  cathedra  o  ex  tripode  di  scienze,  arti,  invenzioni,  ecc.,  copiando  a  casaccio 
da  libri  e  giornali? 

Agli  esempi  dati,  aggiungiamone  qualche  altro,  riferendo  le  stesse  sue 
parole  : 

«  La  introduzione  della  stampa  con  caratteri  mobili  non  essendo  presso  di 
noi,  al  pari  dell'  invenzione,  posteriore  alla  sua  generalizzazione  in  Germania,  sa- 
rebbe davvero  strana  cosa  che  nessun  libro,  edito  in  Italia  verso  il  1500  -  in  ogni 
Celso  però  avanti  il  1515  -  avesse  a  contenere,  entro  alla  composizione,  un  fac-simile, 
una  riproduzione  qualunque  di  scrittura,  o  almeno  una  silografia  simile  a  quella 
su  cui  i  tedeschi  vorrebbero  affermare  la  loro  priorità!  » 

Il  punto  ammirativo  è  anche  suo  :  non  ho  tempo  ora  né  modo  di  riscon- 
trare da  dove  abbia  copiato  o  tradotto  guastando. 

Perdonabili  sono  le  omissioni  ed  inesattezze,  tuttoché  troppe,  nella  compli- 
cata e  innumerevole  materia  delle  bibliografie;  ma  non  cosi  l'erroneità  o  inesat- 
tezza nei  fatti  e  nelle  notizie.  Egli,  per  esempio,  afferma  «  che  nel  maggio  scorso 
seguì  a  Roma  l' asta  dell'  importante  collezione  del  cav.  Rossi  »  (non  De  Rossi)  ; 
laddove  in  vece  questa,  nello  scorso  ottobre,  fu  acquistata  dal  Liepmannssohn  di 
Berlino  pel  prezzo  di  L.  25,000. 

Parla  in  due  luoghi  della  celebre  collezione  di  A.  Bovet,  che  andò  dispersa 
all'asta  Charavay  di  Parigi,  restandone  un  catalogo  assai  ben  fatto  e  ornato  di 
fac-simili  ;  ma  mostra  d' ignorare  eh'  egli  ne  vendette  tutte  le  X  Categorie  ossia 
la  parte  generica,  per  dedicare  tutte  le  sue  cure  e  le  sue  risorse  alla  sola  XI'""  dei 
musicisti. 

Rigurgita  altresì  di  avvertimenti  e  precetti  o  futili  o  incomprensibili,  come 
questo,  che  dedicato  alla  riparazione  degli  autografi,  partecipa  d'amendue  i  difetti: 
«  Il  contenuto  del  manoscritto  non  si  può  toccare  -  tanto  poco  come  in  numismatica 
è  possibile  di  pcissar  l'iscrizione  d'una  lira  ad  un  centesimo.» 

Sputa  spesso  sentenze  del  valore  di  questa  :  «  L' aurea  via  di  mezzo  non  es- 
sendo rintracciabile,  ecc.  » 

Avvertito  che  nell'involucro  o  copertina  d'ogni   autografo  si  deve   notare 


LA    BIBLIOFILIA 


!I9 


il  giorno  della  nascita  e  della  morte  dell'autore,  aggiunge  questo  precetto  vera- 
mente peregrino: 

«  Se  la  persona  è  in  vita,  quest'  ultima  indicazione  sarà  completata  appena 
avuta  notizia  del  suo  decesso.  »  -  Altrimenti  il  collettore,  scambiato  con  un  uffi- 
ciale di  stato  civile,  potrebbe  cadere  in  contravvenzione! 

Ma  il  più  comico  di  tutti  è  questo  :  «  Come  i  libri  rari,  cosi  anche  gli  au- 
tografi devono  esser  preservati  dalla  polvere,  dall'umidità,  dai  vermi  e  dai  topi; 
però,  siccome  si  levano  ed  arieggiano  di  sovente,  reputiamo  inutile  raccomandare 
al  collezionista  di  tenerli  arieggiati  e  spolverati.  »  Traduzione  :  -  Questo  avverti- 
mento è  superfluo  ed  inutile,  ma  lasciatemelo  dire  per  riempire  la  pagina! 

Il  commercio  e  lo  scambio  internazionale,  specialmente  di  autografi,  si  favo- 
risce da  per  tutto,  giovando  all'amichevole  ravvicinamento  de' popoli.  Per  l'op- 
posto, il  Budan  pare  che  parli  di  collettori  stranieri  come  d'esseri  appestati  e  pe- 
ricolosi da  doversene  evitare  il  contatto  (pag.  195  in  fine)! 

Da  quanto  siamo  venuti  esponendo,  appare  manifesto  che  questo  Manuale, 
pur  tenendo  conto  delle  buone  intenzioni  e  dell'improbo  lavoro  dell'autore,  non 
giova  davvero  alla  cultura,  vuoi  generale  vuoi  speciale,  applicate  alla  ricerca,  alla 
classificazione,  allo  studio  degli  autografi. 

Serve  esso  almeno  agli  scopi  ed  agli  scambi  commerciali,  a  conoscere  cioè 
il  pregio  in  che  è  tenuta  ciascuna  classe  d'autografi  ed  il  valore  che  le  si  attri- 
buisce, secondo  le  vendite  all'asta  o  mediante  cataloghi  a  prezzi  fissi,  o  vendite 
private  di  qualche  notorietà,  dai  quali  tre  modi  e  specie  dai  due  primi  si  viene 
formando  una  specie  di  listino  di  borsa? 

Sentiamo  il  nostro  oracolo,  che  anche  qui  con  la  consueta  sua  modestia  si 
vanta  d'avere  inventata  pei  cercatori  d'autografi  una  specie  di  bussola  per  salvarli 
da  smarrimenti  nel  mare  magno  della  loro  pesca: 

«  Al  collezionista  faceva  sinora  difetto  una  guida  sicura,  una  base  ragione- 
vole che  gli  permettesse  di  fissare  il  valore  couimcrciale  degli  autografi  (le  opere 
di  Fontaine  e  più  tardi  L'jsographie  (l'y  lungo  non  è  mio!)  d'iioiìiines  ce'lèbres, 
contenevano  è  vero  molte  indicazioni  pratiche  e  lunghe  sfilze  (j/V)  di  prezzi  pagati, 
ma  solo  in  Francia  e  solo  fino  all'anno  1843)  '),  gli  riescirà  certamente  preziosa 
la  seguente  distinta  alfabetica  che  comprende,  in  rubriche  distinte,  molti  prezzi 
fatti  ad  aste  nonché  nel  commercio  privato,  prezzi  che  stabilimmo  con  cura  dopo 
aver  consultato  e  confrontato  i  cataloghi  dei  negozianti  più  accreditati,  gran  nu- 
mero di  notizie  raccolte  presso  i  collezionisti  privati,  i  risultati  di  molte  impor- 
tanti aste  e  tutti  quei  libri,  antichi  e  moderni,  che  contengono  qualche  utile 
cenno. » 

«  Ripetiamo  che  questi  prezzi  possono  esser  presi  solo  per  base.  » 

Basta  avere  seguito  il  movimento  reale  delle  vendite  degli  autografi  in  que- 
st'ultimo  ventennio,  in  cui  il  loro  commercio  ha  preso  un  grande  e  sempre  cre- 


')  E  per  passarci  di  altre  fonti,   i  risultati  delle  aste  all'  Hotel  Drouot  sino  ai  di  nostri  non  servono 
a  nulla  ? 


2  20 


LA    BIBLIOFILIA 


scente  sviluppo  con  aumento  de'  prezzi,  specialmente  per  certe  categorie  d' auto- 
grafi, quali  i  grandi  artisti,  poeti,  musicisti  e  inventori,  per  vedere  a  colpo  d'occhio 
la  confusione  che  il  Budan  ha  fatto  de'  pochi  cataloghi  vecchi  e  moderni  che  ha 
per  occasione  del  suo  lavoro  consultati,  senz'  altr^,  desumendone  un  prezzo  medio, 
non  tanto  arbitrario  e  capriccioso  quanto  ridicolo  e  lontano  le  mille  miglia  dalla 
realtà  ;  tale  in  somma  da  recare  conferma  al  nostro  giudizio,  eh'  egli  ignora  persino 
dove  stiano  di  casa  gli  autografi  e  quant' altro  ai  medesimi  si  riferisce. 

Diamone  la  prova  con  alcuni  nomi  principali  del  suo  catalogo,  mettendo  il 
preteso  suo  prezzo  medio  in  raffronto  con  quello  che  a  me  risulta  da  cataloghi  e 
vendite  pubbliche  da  un  ventennio  a  questa  parte,  invocando  la  testimonianza  si 
delle  Ditte  Charavay  e  Voisin  di  Parigi,  si  degli  esperti  negozianti  Liepmannssohn 
e  Cohn  di  Berlino,  e  di  chiunque  abbia  pratica  di  questo  commercio. 


PREZZI   BUDAN 

Alfieri  Vittorio Lire  it.      17 

Aretino  Pietro 27 

Bach  Giov.  Seb.,  1.  .t.  f.      12-23 

Boccherini  Luigi,  L  a.  f. 5 

Canova  Antonio     75 

Cappello  Bianca,   1.   f.      250 

Caro  Annibale,  1.  a.  f. 3 

Casti  G.  B.,  poeta,   1.  a.   f.      3 

Chateaubriand  Frane,   1.   a.  f. 13-20 

Clemente  VII  papa,  1.  a.   f.      3 

Colonna  Vittoria,  1.   a.   f 50 

Darwin  Carlo,  1.   a.   f. 40 

Dickens  Carlo  B.,  a.  f.      3 

Dùrer  Alberto,   1.  a.  f. 125 

Farinelli  Carlo  (doveva  dire  Broschi  Carlo  detto 

il  Farinello),   1.   a.   f.       2 

Filicaja  Vincenzo,   1.   a.   f 2 

Galvani  Luigi,   1.   a.   f 5 

Gluck  Cristoforo,   I.  a.   f.,    2   pag 74 

Guerrazzi  Fr.   Dom.,   1.   a.   f. 30 

Kant  Emanuele,   I.   a.   f. 151-400 

Leopardi  Giacomo,  1 io 

Mameli  Goffredo,  1.  a.   f.      io 

Metastasio  Pietro,   1.   a.   f. 103 

Montez  Lola,  ballerina,  I.  a.  f. 30 

Mozart  G.  C.  W.  -  il  gran  musicista,  1.  a.  f.   .    .      54 

Muratori  Lodovico  Antonio 3 

Newton  Ysaac,   1.  a.  f. 105 

Paganini  Vittorio  (voleva  dire  Niccolò)  .   .    19-100 

Piccini  (Piccinni)  Nicolò 18 


PREZZI  VERI 

Catal.   Sangiorgi,  una  pag.  in-4 L.  it.   40 

85-120  e  più  ancora 

Charavay   '/,  di  pag.   in-8    .    .   .   Fr.  155-Mar.    120 
L.a.  f.  I  p.  '/j  obi.  in-8.  Liepmannssohn.  Mar.  200-100 

L.  10-15-20 

Catal.   Dotti,   1.   a.   f.   bellissima I20 

50-75-100 

15-18 

Charavay,    io  Fr.  -  Cohn Mar.        io 

Non  ho  presente  alcuna  vendilo,  ma  tra  le  L.  100  e  150 
Id.  id.  id.  3006500 

Cohn,   1.  a.   f. Mar.        12 

EUis,   ster.   i,   scell.  16  -  Cohn    ....   Mar.        35 

Dalle  500  alle L.        1000 

L.  a.    f.   della   Collezione  Succi,   da  me   com- 
prato all'asta  Liepmannssohn    .   .   .   Mar.        40 

Dalle   IO  alle L.  20 

Vendita  Guastalla L.  150 

L.  a.  f.  in  francese,    vendita  Fillon     .   .   Fr.      1135 
Cohn,  1.  a.  f.  2  pag.  in-8    ....  Mar.     350 

Charavay,   i   pag.  in-8 Fr.        700 

L.  a.   f.    I   pag.  in-4 Mar.    1200 

Sono  comuni,   dalle  L.   2   alle L.  5  ! 

Charavay,  50  Fr.  -  Cohn Mar.   43-147 

Liepmannssohn Mar.        90 

Dalle  L.   20  alle L.  30 

Dalle  L.    20  alle L.  50 

Sangiorgi,   2  pag.   in-4      L.  20 

Catal.  Casella,  Napoli,  anche  meno. 
Charavay,  1.  a.  f.  io  Fr.  -  Schuiz    .   .   .  Mar.        io 
Fillon,   Fr.   390  -  Charavay,   250,   poi  580  alle  600 
Oggi  una  bella  I.  a.  f.  anche  di  più  ! 

Dalle  L.   io  alle L.        15 

Ellis  -  documento  con  sola  firma  a.  steri.  5  e  scell.  5 

Il  solo  Schuiz  lo  portò  a  Mar.  lOO,  ma  se  ben  ricordo 

era  mus.  a.  f.  -  tutti  gli  altri  d.ii  20  ai  Fr.        35 

Charavay,  100  Fr.   -  Cohn Fr.      125 


LA   BIBLIOFILIA 


221 


Pindemonte  Ippolito,   1.   a.  f.   .   .   .    .   Lire  it.  5-1  io 

Raffaello  Sanzio,   1.   a.    f 30O 

Scarlatti  Alessandro,   musica,  a  .   f 7 

Spohr  Filippo,  violinista,  1.   a.  f no 

Tasso  Torquato,   1.   a.   f.     300 

Tassoni  Alessandro,   1.   a.   f.      5 


Massimo     L.  to 

Dalle  L.   800  alle L.      1000 

Mus.  a.  f.  Liepmannssohn Mar.    188 

Charavay  Fr.    1553 Fr.      200 

Il  suo  nome  è  Luigi.  Cohn,  Mar.  11  -  Schulz,  io,  15 

a  20  Mar.  ;   ora  anche  meno. 
Una  bella  lettera  a.  f.  dalle  700  alle    .   .   .  L.      1000 
Dalle  L.   30  alle L.  70 


Amatori  e  negozianti,  se  vi  rimane  qualche  dubbio  su  questi  prezzi  scienti- 
ficaiiiente  e  fraticamcnte  stabiliti  dal  conte  Budan,  assistendo  in  sogno  a  tutte  le 
vendite  pubbliche  e  private  d'autografi,  abbiatevi  questa  certissima  e  chiarissima 
notizia  che  lo  stesso  Budan  vi  dà  come  colpo  di  grazia: 

«  I  prezzi  degli  autografi  sono  in  Francia  di  solito  piti  elevati  come  negli 
altri  paesi.  » 

E  questo  è  il  libro,  che  1'  autore,  spinto  dal  dovere  di  colmare  una  lacutta, 
osava  intitolare  al  nome  augusto  del  futuro  re  d' Italia,  millantandosi  di  ptibblicare 
un  libro  di  filila  freschezza  e  modeniilà,  in  cui  ogni  amatore  di  autografi  avrebbe 
trovato  il  fatto  suo,  rendendo  uìi  bicon  servigio  segnatamente  ai  collezionisti  ita- 
liani. E  le  sue  ridevoli  millantazioni  concludeva  con  queste  parole: 

«  Questo  mio  manualetto  è  dunque.  Altezza,  documento  e  cronaca,  scienza 
ed  arte,  storia  sincera  di  molti  uomini  cui  1'  Italia  ed  il  mondo  venera  ed  onora.  » 

Facciamo  i  più  fervidi  voti  che  il  sacrifìcio  della  lettura  di  questo  volume 
che  io  mi  sono  imposto  per  dovere  di  collettore  e  di  critico,  sia  cspialoria  per 
tutti  ;  di  guisa  che  nessuno  se  ne  curi,  perché  oltre  essere  una  profanazione  del- 
l'arte libraria  per  la  soverchia  smarginatura,  e  qualche  altro  difetto,  non  servi- 
rebbe ad  altro  che  a  screditare  questo  ramo  della  nostra  attività  letteraria  e 
commerciale  presso  gli  stranieri  e  a  far  passare  anche  ai  meglio  disposti  la  voglia 
di  far  all'amore  cogli  autografi  e  molto  più  il  proposito  di  prodigare  cure  e  de- 
nari per  farne  preziosa  raccolta. 

G.  De  Lunis. 


NOTIZIE 


Un  Messale  speciale  di  Costanza  in  possesso  del  libraio  Ludwig  Rosenthal  di 
Monaco  è  l'oggetto  di  vivissima  disputa  fra  i  bibliografi.  Nel  Centralblatt filr  Bibliothekswesen 
la  disputa  diventò  si  viva,  ciie  la  direzione  dovè  chiuder  la  discussione  e  dichiarare  di  non 
volersi  più  occupare  della  questione. 

Gli  uni,  e  fra  questi  naturalmente  il  proprietario  .stesso,  attribuiscono  la  stampa  del 
Messale  a  Gutenberg,  gli  altri  lo  negano,  ed  a  tutti  non  mancano  argomenti  per  provare 
le  loro  asserzioni.  Il  signor  E.  Misset  di  Parigi  pubblicò  nel  Bibliographe  moderne  (Pa- 
rigi, num.  4)  un  articolo  sotto  il  titolo  :  Un  missel  de  Constance,  auvre  de  Gulenberg  avant  1450 
esprimendo  l'opinione,  basata  su  argomenti  liturgici,  che  il  volume  in  questione  sia  ante- 
riore a  tutti  quelli  che  sinora  di  Gutenberg  si  conoscano.  Il  celebre  direttore  generale  della 


222 


LA   BIBLIOFILIA 


Biblioteca  Nazionale  di  Parigi,  dott.  Léop.  Delisle,  confuta  le  argomentazioni  del  Misset 
con  argomenti  liturgici  e  tipografici,  sicché  nulla  di  certo  sinora  potè  essere  stabilito  a  pro- 
posito della  data  e  del  tipografo  del  volume  in  questione.  Se  ci  è  lecito  di  esprimere  mo- 
destamente il  nostro  parere,  dobbiam  dir,  francamente,  che  queste  discussioni  ci  sembrano 
assai  vaghe.  Lasciando  in  disparte  la  questione  liturgica  e  limitandoci  soltanto  a  quella 
dei  caratteri  usati  per  la  stampa  di  quel  volume,  facciamo  osservare  che  questi  non  offrono 

alcuna  certezza  per  stabilirne  la  data, 
poiché  spessissimo  furono  adoprati  i  ca- 
ratteri molto  tempo  dopo  la  loro  fusione 
da  tipografi  che  li  ebbero  dai  loro  col- 
leghi che  per  varie  ragioni  se  ne  erano 
disfatti  ;  non  ultima  quella  che  i  primi 
proprietari  li  aveano  già  adoprati  per  la 
stampa  di  alcune  opere  e  li  stimarono 
troppo  stanchi  per  usarli  ancora  per  la 
stampa  di  altre.  Non  potrebbe  essere 
anche  il  caso  che  a  quel  tipografo  (ed 
ammettiamo  pure  che  sia  stato  il  Gu- 
tenberg) il  taglio  dei  caratteri  che  servi- 
vano per  la  stampa  del  Missale  speciale 
non  piacesse  e  ch'egli  per  questa  ragione 
li  avesse  ceduti  ad  altri,  o\-s'ero  che  i 
caratteri  gli  fossero  stati  sottratti?  Non 
triiviamo  forse  tanti  volumi  della  fine 
del  1400  e  del  principio  del  150»  con 
caratteri  assai  antichi,  che  noi  a  prima 
vista  avremmo  attribuiti  a  questo  o  quel 
tipografo  di  data  assai  remota,  se  in  fine 
non  si  fosse  trovata  la  sottoscrizione  ti- 
pografica colla  data  sicura?  Abbiamo  un 
esempio  sott'  occhio  che  ci  piace  portare 
in  evidenza,  più  per  provocare  un  parere 
competente  che  per  dare  una  forma  de- 
cisiva alla  modesta  nostra  opinione.  Ri- 
produciamo la  sottoscrizione  tipografica 
del  volume  degli  Statuti  d'Ascoli  stam- 
pato nel  1496,  e  domandiamo  agli  esimii 


li  fupradà  fiatati  fono 
flàpati  pluuencralxlc  frate 
3(oannidaXlxramo>5^l3. 
cccUfiaix  Sca  ^1K)ana"5  foli 
ffcano^cfla  Ocacf  ^fcolo, 
^ltcmpTxU.«.1l9.0./?lntiam, 
ao£@er  lEoiradinofjpafq 
lucdo-SerlBarnabco  6  f  ma 
tteoJK)oranocf  mozanis. 
5oàn'iantrea'6  fcucio'^pcri 
fci'òacg  (laccio,  7/^ntrcama 
tbco"6uànu£talccpo"6Xu 
catx  f  Kant  fi  peiliccionis  "ò 
gfcolo^      35^^  l!anno,4l3. 
•cccc.U'iocv  V|  ./RI  tem  pò  xsX 
0àfiimo.3n  )cpo  patre  nfo 
'9  papa/^lcTcàdro.V^dic 
licro.Viu^apzeUs, — 

contendenti,  se  i  caratteri  usati  per  questo 
volume  siano  per  taglio  e  forma  tali  da  essere  stati  fusi  negli  ultimi  anni  del  1400.  Se  non 
vi  fosse  stata  la  data,  chi  sa  quante  discussioni  si  sarebbero  fatte  intorno  alla  medesima! 
Donde  si  è  procurato  quel  uenerabile  Frate  Ioanni  da  Theramo  i  caratteri  per  stampare  il 
suo  volume  in  la  ecclefia  de  Seta  Maria  Gf  Soli/tano  d'  la  cita  d'Afcolo  nel  1496?  Mistero! 
In  qual  altro  volume  si  trovano  ancora  i  medesimi  caratteri?  Ai  competenti  in  materia  la 
risposta  !  E  giacché  un  altro  esempio  ancora  ci  viene  in  mente,  col  quale  possiamo  addi- 
mostrare che  i  tipi  non  sono  affatto  sufficienti  per  stabilire  la  data  d'un  volume,  non  vo- 
gliamo passarlo  sotto  silenzio.  A  Bologna  fu  pubblicato  un  Tolomeo,  e   col   commento  di 


LA    BIBLIOFILIA  223 


Filippiì  Bersaldo,  colla  data  del  1462  [Hain,  13538].  Chi  si  atteneva  soltanto  ai  caratteri 
rozzi  di  quell'edizione,  dichiarò  vera  la  data  stampata  nel  volume  e  lo  ritenne  come  il 
primo  stampato  in  Italia  ;  ma  venne  la  critica  e  dimostrò  che  Filippo  Beroaldo  non  poteva 
aver  commentato  l'edizione,  perché  in  tal  anno  avea  soltanto  sette  anni  e  per  quanto  il 
suo  ingegno  possa  essere  stato  precoce,  non  avrebbe  potuto  stendere  in  quell'  età  un  com- 
mento al  Tolomeo  !  Si  dichiarò  che  per  isbaglio  del  tipografo  fu  stampato  1462  anziché 
1472  e  più  tardi,  dopo  studi  profondi,  fu  definitivamente  assodato  che  il  volume  fu  invece 
stampato  nel   148^  !  L.  S.  O. 

La  scoperta  di  sei  preziosi  disegni  in  una  Bibbia  del  xv  secolo.  —  Sotto  questo 
titolo  pubblicò  l'egregio  nostro  collaboratore  Romolo  Artiòli  un  articolo  nel  quaderno  pre- 
cedente della  Bibliofilia,  che  suscitò  ovuncjue  vivo  interesse  si  per  l'importanza  somma  della 
scoperta  che  per  la  chiarezza,  precisione  ed  erudizione  con  cui  l'autore  ha  trattato  la  que- 
stione. Tutti  i  giornali  importanti  dell'  Estero  se  ne  sono  occupati  a  varie  riprese  dimo- 
strando la  rarità  ed  il  valore  dell'edizione  stampata  dai  primi  tipografi  italiani  e  l' impor- 
tanza artistica  dei  disegni  che  attribuirono  unanimamente  o  al  Mantegna  stesso,  o  ad  uno 
dei  suoi  migliori  discepoli.  I  giornali  tedeschi  aggiungono  all'articolo  dell'egregio  signor  Ar- 
tiòli che  il  commento  di  Niccolò  De  Lyra  stampato  in  quest'  edizione  per  la  prima  volta 
fu  studiato  profondamente  anche  da  Lutero  e  che  a  questa  circostanza  si  riferiscono  i  noti 
versi  che  allora  erano  sulle  labbra  di  tutti 

Si  Lyra  non  lyrasset, 
Lutherus  non  saltasse!. 

Ma  mentre  all'Estero  giornali  letterari  e  politici  se  ne  sono  occupati  con  amore,  ci  rin- 
cresce assai  che  in  Italia  la  scoperta  sia  passata  inosservata,  eccezione  fatta  del  giornale  illu- 
strato La  Domenica  del  Corriere  e  che,  accennandovi,  stigmatizzò  spiritosamente  una  tale 
apatia.  Ma  da  quanto  ci  viene  scritto  rileviamo  con  stupore  che  non  è  1'  apatia  ma  ben  altro 
il  movente  del  silenzio  !  Uno  scrittore  di  vaglia  aveva  preparato  un  articolo  per  un  giornale 
illustrato  italiano  molto  diffuso  ;  lo  scritto  piaceva  assai  alla  direzione,  ma  fu  ritornato 
all'autore  colla  risposta  che  il  proprietario  della  Bibbia  non  deve  pretendere  gli  si  faccia 
graiuitamenie  colla  pubblicazione  dell'articolo  una  reclame.  L'autore  rispose  allora  non  essere 
mai  stato  questo  il  suo  intendimento  ed  invitò  la  direzione  ad  ommettere,  volendo,  il  nome 
del  proprietario  e  ad  occuparsi  soltanto  dell'importante  oggetto,  in  questione  a  prò'  dell'arte, 
della  letteratura  e  della  coltura;  ma  tutto  fu  inutile e  l'articolo  non  comparve.  Incredi- 
bile diclu! 

Avviso    ai    bibliofili.  —  L'insegnante    Nicola    Mecoli   mi    scrive    da    Ari    (Chieti)  : 

«  Rovistando  fra  certi  libri  vecchi,  ho  ritrovato  un  Orlando  Furioso,  stampato  a  Ve- 
nezia nel  1672  da  Zaccaria  Conzatti  con  argomenti  in  ottava  rima  di  M.  Lodovico  Dolce, 
allegorie  di  Tomaso  Porcacchi  e  adorno  di  vaghissime  incisioni. 

«  Il  libro  è  ben  conservato  ed  ai  46  canti  del  Furioso  fanno  séguito  altri  cincjue  canti 
aggiunti  dall'autore  sulla  stessa  materia. 

«  Se  qualche  bibliofilo  volesse  acquistarlo,  glielo  venderei  per meno  di  25  mila  lire. 

Si  può  essere  più  mode.sti?  » 

No  certo,  amico  ;  specialmente  se  si  ha  riguardo  a  quei  cinque  canti  aggiunti.  {Cor- 
riere d' Italia,   I,   num.   41). 


224  LA    BIBLIOFILIA 


Scuola  di  dcnne  bibliotecarie  in  Germania.  —  Nel  quaderno  precedente  ripor- 
tammo elle  nell'America  molte  biblioteche  sono  dirette  già  da  parecchio  tempo  da  donne 
e  che  quest'  esempio  fu  adottato  anche  in  Inghilterra  ;  ora  ci  si  scrive  che  il  prof.  Hottinger, 
già  direttore  della  Biblioteca  universitaria  di  Strasburgo,  ha  1"  intenzione  di  fondare  a  Ber- 
lino una  scuola  per  donne  che  vogliano  dedicarsi  all'  amministrazione  o  direzione  di  bi- 
blioteche. In  Germania  esistono  in  possesso  di  molti  piccoli  Comuni,  di  società  e  di  particolari 
delle  biblioteche  le  quali  difettano  di  amministratori  versati  in  materia,  poiché  o  non  pos- 
sono permettersi  il  lusso  di  impiegare  bibliotecari  accademici,  o  non  varrebbe  la  pena  di 
farlo  stante  la  non  grande  importanza  delle  loro  raccolte,  mentre  una  donna  potrebbe  fa- 
cilmente amministrare  in  pari  tempo  parecchie  biblioteche  di  questo  genere.  Il  progetto 
del  prof.  Hottinger  fu  accolto  favorevolmente  e  non  e'  è  dubbio  che  presto  sarà  realizzato. 

Biblioteca  pubblica  di  Boston.  —  Da  questa  BiblÌL,teca  fu  pubblicata  la  Relazione 
dell'anno  1898,  presentata  dal  Consiglio  di  sorveglianza  al  Major  della  città. 

L'incremento  di  questa  Biblioteca  è  veramente  sorprendente.  Fondata  nel  1852  aveva 
allora  9628  volumi;  ora  ne  ha  716,050. 

In  questi  ultimi  anni,  con  una  spesa  ingente,  fu  costruito  il  nuovo  edifìzio  della  Bi- 
blioteca centrale.  Ma  questo  edifìzio  non  basta.  Dipendenti  dalla  Biblioteca,  e  sparse  per 
la  città  vi  sono  altre  11  succursali,  più  12  stazioni  dove  si  distribuiscono  libri  per  la  let- 
tura a  domicilio,  e  5  pubbliche  sale  di  lettura. 

Nel  1898  i  volumi  richiesti  furono  in  tutti  1,245,842,  dei  quali  422,849  nella  Biblio- 
teca centrale  e  822,993  nelle  succursali,  ecc. 

Questa  relazione  è  accompagnata  da  una  pianta  della  città  che  indica  dove  sono 
situate  le  succursali,  le  stazioni  e  le  sale  di  lettura.  Oltre  questa  pianta  la  Relazione  dà  il 
prospetto  del  nuovo  palazzo  e  altre  5  piante  importanti,  che  indicano  a  qual  uso  i  diversi 
locali  furono  destinati. 

Alla  biblioteca  centrale  sono  addetti  88  maschi  e  79  donne,  in  tutte  167  persone. 
Nelle  succursali  prestano  servizio  15  maschi  e  49  donne,  in  tutti  04  intlividui.  Cosi  la  di- 
rezione della  Biblioteca  dispone  di  103  impiegati,  di  128  donne;  in  tutto  di  231  persone. 

In  appendice  vi  sono  numerose  tavole  statistiche  che  servono  a  dare  una  più  esatta 
idea  di  questo  grande  istituto. 

Una  lettera  inedita  di  Bodoni,  ccilla  quale  il  celebre  tipografo  accompagna  al  Tira- 
boschi  un  esemplare  àeW  Aris  lode  ino,  fu  pubblicata  per  le  nozze  Bemporad-Benedetti  dal 
prof.  Giuseppe  Fumagalli  in  un  opuscolo  assai  elegante  in-4''.  Il  fregio  che  inquadra  la  prima 
pagina  è  riproduzione  di  uno  bodoniano,  e  vi  si  aggiungono  anche  quello  del  frontespizio  e 
dell'  antiporta  di  cotesta  edizione  principe  della  tragedia  montiana.  Ma  il  più  bel  fregio  di 
questa  pubblicazione  è  la  riproduzione  in  fotocalcografìa  del  ritratto  bellissimo  del  Bodoni, 
dipinto  dall'Appiani,  che  si  conserva  nella  pinacoteca  parmense,  appiè  del  quale  è  anche 
recata  in  fac-simile  la  firma  dell'illustre  tipografo. 

Genealogia  Estense  per  V.  Rondinelle.  (Ferrara,  tip.  Taddei,  1899,  xxvi-56  pa- 
gine). —  Il  signor  Gastone  Cavalieri  j^ubblicó  ]ier  le  nozze  De  Seras-Cavalieri  la  genealogia 
degli  Este  di  V.  Rondinelln  dal  manoscritto,  in  ottava  rima,  di  tutto  pugno  dell'autore,  che 
si  trova  nella  Biblioteca  del  cav.  Giuseppe  Cavalieri  di  Ferrara.  E  un  codice  cartaceo  del 
XVI  secolo,  che  contiene,  oltre  ai  due  canti  in  onore  degli  Este,  alcime  composizioni  tra  le 


LA    BIBLIOFILIA  225 


quali  è  notevole  un  canto  contro  //  dciraltori  delle  donne.  Il  volume,  assai  elegantemente  stam- 
pato su  carta  a  mano,  è  preceduto  d' alcune  notizie  raccolte  suU'  autore  della  getualogia, 
Vincenzo  Rondinello  da  Lugo. 

L'Università  di  Cracovia  celebrerà  nel  maggio  1900  il  quinto  centenario  della  sua 
esistenza.  Già  da  parecchio  tempo  appositi  comitati  si  stanno  occupando  del  programma  per 
questo  giubileo.  Tutte  le  università  del  mondo  saranno  invitate  a  mandare  dei  rappresentanti 
a  Cracovia.  Le  solennità  avranno  principio  con  un  pellegrinaggio  all'antico  castello  di  Wavvel, 
dove  saranno  deposte  delle  corone  con  dediche  sui  cenotafi  dei  tre  fondatori  dell'università 
laghellona,  cioè  di  Casimiro  il  Grande,  della  regina  Edvige  e  del  suo  consorte  Wadislao  la- 
ghiello.  Poi  il  corteo  si  recherà  alla  Biblioteca  laghellona,  nel  cui  cortile  sarà  inaugurato  il 
monumento  di  Copernico. 

Un  libro  antico  rarissimo.  —  La  Biblioteca  del  R.  Collegio  dei  medici  di  Londra 
ebbe  in  dono,  come  riferisce  il  Centralhlail  fiir  Bihlioihcksivesen,  un  libro  assai  raro,  cioè  un 
esemplare  dell'opera  di  Galeno  «  sui  temperamenti -'>  stampato  in  latino  nel  1521.  Il  valore 
bibliografico  di  questo  volume  consiste  in  ciò  che  desso  era  il  sesto  libro  della  serie  di  sette 
stampati  dal  tipografo  di  Cambridge,  JohnSiberch;  nell' anno  susseguente  (1522)  comparve 
un  altro  libro  ancora  e  poi  non  fu  stampato  in  quella  città  alcun  altro  libro  sino  al  1584. 
I  volumi  stampati  da  Siberch  sono  tutti  estremamente  rari  ;  d'uno  di  essi  non  si  conosce  che 
un  solo  esemplare  e  tre  sono  completamente  scomparsi.  Del  libro  suddetto  son  noti  ai  biblio- 
fili soltanto  otto  esemplari  che  si  conservano  -  eccettuati  due  che  si  trovano  in  collezioni 
private  -  in  Biblioteche  pubbliche. 

Feste  in  onore  di  Gutenberg  a  Magonza  nel  1900.  —  Nell'occasione  delle  feste 
del  quarto  centenario  di  Gutenberg  a  Magonza  nel  1900  fu  progettata  un'esposizione  grafica, 
per  la  quale  fu  destinato  uno  spazio  di  2500  metri  quadrati.  Già  quarantotto  Ditte  importanti 
hanno  inviato  le  loro  adesioni,  e  di  queste,  trentadue  [chiedono  uno  spazio  di  882  metri 
quadrati  ! 

La  R.  Accademia  delle  scienze  di  Torino  propone  un  premio  di  30  000  lire  per 
quel  letterato  di  qualunque  nazionalità  il  quale  avrà  pubblicato  dal  1°  gennaio  1903  sino  al 
31  dicembre  1906  «  il  migliore  lavoro  critico  sulla  letteratura  latina».  Per  il  concorso  si  am- 
metteranno soltanto  opere  stampate,  mentre  ne  saranno  esclusi  i  manoscritti. 

Riunione  bibliografica.  —  La  Terza  Riunione  della  Società  bibliografica  italiana,  che 
ha  avuto  luogo  in  Genova  dal  3  al  6  di  novembre,  è  riuscita  discretamente  numerosa  e  abba- 
stanza importante. 

Le  sedute  si  tennero  nel  ridotto  del  teatro  Carlo  Felice,  e  furono  regolate  dall'illustre 
prof.  Alessandro  D'Ancona,  eletto  ad  unanimità  di  voti  presidente  della  detta  assemblea. 

Furono  fatte  e  discusse  le  seguenti  letture  :  Gino  Loria,  Sui  metodi  di  compilazione  dei  ca- 
taloghi bibliografici;  Ippolito  Isola,  La  biblioteca  civica  di  Genova;  Salvatore  Raineri,  Fonti 
bibliografiche  di  letteratura  marinaresca  ;  Andrea  Moschetti,  Proposta  di  imporre  l'obbligo  ai  tipo- 
grafi di  inviare  una  copia  delle  loro  pubblicazioni  anche  alle  biblioteche  comunali  del  loro  circon- 
dario (?!);  Carlo  Reynaudi,  Saggio  di  bibliografia  ligure;  A.  D'Ancona,  delazione  sul  «  Dizio- 
nario bio-bibliografico  degli  scrittori  italiani  »  ;   Gius.  Fumagalli,  Proposta  di  un  codice  italiano  per 


226  LA   BIBLIOFILIA 


la  compilazione  delle  schede  dei  cataloghi  ;  L.  A.  Corbetto,  La  introduzione  della  stampa  iti  Genova 
ed  i  primi  tipografi  genovesi  ;  Guido  Pellizzari,  Rclaziotie  sui  reagenti  chimici  adatti  a  far  rivivere 
le  antiche  scritture  e  sulle  cautele  da  seguirsi  nel  loro  uso;  P.  Petrocchi,  Lo  stato  di  una  biblioteca 
principale  italiana  nell'anno  di  grazia  iSgg  ;  Giulio  Puliti,  Le  biblioteche  nemiche  della  scuola. 

Fu  deliberato,  su  proposta  dell'  illustre  presidente  prof.  Alessandro  D'Ancona,  di  dar 
facoltà  al  Consiglio  direttivo  di  iniziare  con  fondi  sociali  la  stampa  del  Dizionario  degli  scrittori 
italiani,  e  nelle  due  sedute  private  tenute  nel  pomeriggio  del  di  4  e  nelle  ore  antimeridiane  del 
di  6  si  procede  alla  modiScazione  dello  statuto  nella  parte  riguardante  le  riunioni  sociali,  che 
da  annuali  vennero  ridotte  a  biennali,  e  fu  protratta  pure  a  due  anni  la  durata  delle  cariche 
sociali. 

Dalla  votazione  per  la  rinnovazione  del  Consiglio  direttivo  risultarono  eletti  a  presidente 
il  senatore  P.  Brambilla;  a  \-ice-presidenti,  il  prof.  A.  D'Ancona  e  il  cav.  G.  Fumagalli;  a 
consiglieri,  Piero  Barbèra,  Diomede  Buonamici,  Emanuele  Greppi,  Cesare  Imperiale  di  San- 
t'Angelo, Gino  Loria,  Alberto  Lumbroso,  Ippolito  Malaguzzi  Valeri,  Antonio  Manno.  Fran- 
cesco Novati  e  Corrado  Ricci. 

Dante.  —  Nella  Sala  di  Dante  in  Or  San  Michele  di  Firenze  sarà  ripresa  la  lettura  con- 
tinuata della  Divina  Commedia  dal  canto  Vili  al  XXXIV,  col  4  del  prossimo  gennaio  1900. 
L'elenco  dei  lettori  sarà  prossimamente  pubblicato  dalla  Commissione  esecutiva  fiorentina 
della  Società  dantesca  italiana. 

—  Anche  a  Bologna,  a  cura  del  Consiglio  direttivo  del  nuovo  Circolo  filologico,  saranno 
tenute  conferenze  di  argomento  dantesco,  ad  inaugurare  le  quali  è  stato  invitato  il  conte 
G.  L.  Passerini,  direttore  del  Giornale  dantesco,  il  quale  parlò  di  Dante  la  sera  del  9  dicem- 
bre e  fu  vivamente  applaudito.  Tra  gli  altri  che  in  séguito  parleraimo  a  Bologna  nella  sala 
del  Circolo  filologico,  sono  il  prof.  G.  Picciola  e  il  prof.  Guido  Biagi. 

Biblioteca  degli  studi  orientali.  —  Al  Congresso  degli  Orientalisti  tenutosi  in  Roma 
nel  passato  autunno,  il  sig.  Moreno,  ministro  di  S.  M.  il  Re  all'Argentina,  ha  proposto  la 
fondazione  in  Roma,  sotto  gli  auspici  del  Governo,  di  una  biblioteca  contenente  soltanto  do- 
cumenti riferentisi  agli  studi  orientali.  Cosi,  Roma  diverrebbe  la  depositaria  della  più  ricca 
raccolta  di  libri,  carte  ed  opere  scientifiche.  Per  mandare  ad  efietto  questa  geniale  propo- 
sta, che  la  dotta  assemblea  approvò  all'  unanimità,  basterebbe  che  i  componenti  il  congresso 
si  occupassero  per  ottenere  dai  loro  governi  e  dai  dotti  de'  loro  paesi  l'invio  di  un  esem- 
plare di  ogni  libro,  opuscolo,  carta,  disegno,  fotografia,  ecc.,  ecc.,  che  abbia  relazione  con 
gli  studi  orientali.  La  proposta  è  bella;  ma  sarà  cosi  facile  come  pare  a  prima  \-ista,  man- 
darla ad  effetto? 

Una  edizione  illustrata  degli  Evangeli. — Colla  pubblicazione  della  dispensa  24», 
si  è  completata  in  questi  giorni  la  importante  traduzione  degli  Evangeli  dell'  abbate  Glaire, 
sontuosamente  illustrata  con  monumenti  d'arte  e  con  note  di  Eugène  Muntz  dell'  Istituto  di 
Francia.  Questa  splendida  pubblicazione  è  dov'uta  alle  cure  degli  editori  A.  Roger  e  F.  Cher- 
noviz  di  Parigi. 

Archivio  fotografico.  —  Camillo  Boito,  Corrado  Ricci  e  Giuseppe  Fumagalli  hanno, 
con  pensiero  lodevolissimo  pensato  di  instituire  a  Milano,  nel  palazzo  di  Brera,  un  grande 
Archivio  fotografico  in  cui  si  accolga  qualunque  fotografia  che  man  mano  viene  eseguita  ; 


LA   BIBLIOFILIA  227 


invitano  perciò  quanti  amano  l'arte  e  la  storia,  di  mandar  loro  fotografie,  col  proposito  di 
ordinarle  e  disporle  in  modo  conveniente.  I  vantaggi  che  da  questa  nuova  e  curiosa  rac- 
colta si  potrebbero  avere,  sono  evidenti.  Ognuno  potrebbe  ricercarvi  molti  dei  documenti 
grafici  che  gli  abbisognano  per  gli  studi  suoi  ;  né  solo  gli  sprovvisti  di  mezzi  vi  trovereb- 
bero un  giusto  aiuto,  ma  tutti  indistintamente,  ricchi  e  poveri,  dalla  quantità  del  materiale 
raccolto  e  dalla  regolare  disposizione  d'esso  sarebbero  grandemente  facilitati  nel  loro  lavoro. 

Della  Spedizione  di  S.  A.  R.  il  Duca  degli  Abruzzi  al  monte  Sani' Elia  nell'Alaska, 
Ulrico  Hoepli  ha  pubblicato  una  relazione  del  dott.  Filippo  De  Filippi,  che  forma  un  grosso 
volume,  finamente  illustrato,  il  quale  è  posto  .in  vendita  a  scopo  di  beneficenza.  Cosi  gli 
amatori  de'  libri  utili  e  belli,  hanno  modo  di  aggiungere  alle  loro  raccolte  un  volume  stu- 
pendo, facendo  al  tempo  stesso  la  carità. 

Diderot.  —  A  cura  di  M.  Tournure  sono  stati  raccolti  e  pubblicati  sotto  il  titolo 
Diderot  et  Catherine,  alcuni  non  ancora  noti  manoscritti  di  Diderot,  posseduti  dalla  biblioteca 
privata  dello  Czar. 

Libri  che  si  vendono!  —  La  Biblioteca  miiversale  Reclam  ha  già  pubblicato  niente- 
meno che  4000  volumi  della  sua  raccolta.  Di  questi,  alcuni,  specialmente  dei  classici,  hanno 
avuto  una  fortuna  veramente  enorme.  Del  Teli  di  Schiller  si  è  venduta  la  bellezza  di  620000  co- 
pie ;  del  romanzo  Hcrnumn  ttnd  Dorothca  del  Goethe  ben  500000  e  300000  del  Faust.  Edi- 
tori, 

Diplomatica.  —  L'illustre  comm.  prof.  Cesare  Paoli  ha  pubblicato  ora  per  le  stampe 
la  seconda  ed  ultima  dispensa  del  trattato  di  Diplomatica,  che  forma  la  terza  parte  del  suo 
Programma  scolastico  di  paleografia  latina  e  di  diplomatica. 

Questa  seconda  dispensa  comprende  lo  studio  dei  documenti  ed  è  divisa  nei  seguenti 
capitoli:  i)  Definizioni  e  nozioni  generali;  2)  Preparazione  e  fattura  dei  documenti;  3)  Testo 
dei  documenti  ;  4)  Protocollo  dei  documenti  ;  5)  Datazione  dei  documenti  ;  6)  Caratteri 
estrinseci  dei  documenti  ;  7)  Tradizione  e  conservazione  dei  documenti. 

L'opera  insigne  dell'autore  è  stata  accolta  dagli  studiosi  italiani  e  stranieri  con  molto 
favore  e  specialmente  questa  ultima  parte  della  quale  mancavano  in  Italia  manuali  che  cosi 
chiaramente  e  magistralmente  la  insegnino. 

Bibliogra&a  di  Castel  San  Pietro.  —  Nella  ricorrenza  del  settimo  centenario  dalla 
fondazione  di  Castel  San  Pietro  nell'Emilia,  il  Consiglio  comunale,  per  festeggiare  in  modo 
solenne,  utile  e  durevole  questa  data,  ha  stabilito  di  aprire  un  concorso  con  un  premio  in- 
divisibile di  tremila  lire  per  una  Storia  documentata  di  Castel  San  Pietro,  la  quale  dovrà,  tra 
altro,  comprendere  una  esatta  notizia  bibliografica  delle  opere  letterarie  e  scientifiche  edite 
o  inedite  lasciate  da'  cittadini  di  Castel  San  Pietro,  indicando  dove  ora  si  conservino  i  ma- 
noscritti inediti.  Il  concorso  starà  aperto  fino  alla  mezzanotte  del  31  di  dicembre  1902.  Per 
ulteriori  schiarimenti,  rivolgersi  al  Sindaco  di  Castel  San  Pietro. 

Arte.  —  Il  giurì  nominato  per  giudicare  i  lavori  presentati  al  concorso  per  una  testa 
di  Cristo  ha  pubblicato  la  sua  relazione.  I  premi  furono  distribuiti  cosi  fra  i  concorrenti  : 
Premio  di  L.  3000  a  un  gesso  di  Ezio  Ceccarelli  di  Firenze  ;  di  L.  1000  a  un  frammento 


228  LA   BIBLIOFILIA 


in  marmo  di  P.  Canonica  di  Torino;  altro  di  L.  looo  a  un  gesso  di  Luigi  Bistolfi  di  Roma; 
di  L.  500  a  un  quadro  ad  olio  di  Gaetano  Previati  di  Milano  e  di  L.  250  a  un  altro  quadro 
ad  olio  di  Hall  Richard  di  Parigi.  Furono  dichiarati  degni  di  una  menzione  onorevole  Ennio 
Pasculus  di  Venezia,  Edward  Butler  di  Firenze,  Giorgio  Belloni  di  Milano  nella  pittura  ; 
Vittorio  Pochini  di  Firenze,  Francesco  Jerace  di  Napoli  e  Antonio  Valente  di  Parigi  nella 
scultura. 


Con  vivo  dolore  riceviamo  il  ferale  annunzio  della  morte  dell'illustre  collega 

BERNARD  QUARITCH 

a\^enuta  il  18  del  corrente  mese  di  dicembre  a  Londra,  dove  egli  conduceva  la  celebre 
sua  Libreria  sino  dal  1847. 

Il  nome  del  defunto,  noto  e  venerato  ovunque,  ci  dispensa  dal  tessere  gli  elogi  di 
colui  che  con  tanto  senno,  con  vasta  coltura,  con  impareggiabile  coraggio  e  con  instanca- 
bile lavoro,  seppe,  da  umili  inizi,  conquistarsi  il  primo  posto  fra  gli  Editori  ed  Antiquari  del 
vecchio  e  del  nuovo  mondo. 

Alla  famiglia  desolata  inviamo  le  nostre  più  sentite  condoglianze. 


CORRISPONDENZA 


L.  K.,  Bucarest.  —  Grazie  di  cuore  della  comunicazione  della  Roumanie  (11  novem- 
bre 1899)  colle  cortesi  e  favorevoli  sue  parole  all'indirizzo  del  Direttore  della  Bibliofilia^ 
non  meno  per  il  plauso  che  tributa  alla  sua  impresa. 

Br.  K.  Trier.  —  Besten  Dank  ftir  Ihre  freundliche  Anerkennung.  Von  Ihrer  gef. 
Mittheilung  ist  Notiz  genommen  worden. 

Agli  egregi  Soci  della  Società  Bibliografica  Italiana,  che  in  seguito  alla  circolare  della 
Presidenza  hanno  accettato  l'abbonamento  alla  Bibliofilia  al  prezzo  ridotto  a  metà,  e  spe- 
cialmente a  tutti  coloro  che,  in  seguito  all'adesione  inviata  alla  Presidenza  della  S.  B.  I., 
reclamano  la  sollecita  spedizione  dei  quaderni  già  pubblicati  della  Rivista,  si  fa  noto  che, 
stante  il  numero  esiguo  degli  aderenti,  l'amministrazione  della  Bibliofilia  non  può  tenerne 
alcun  conto  e  considera  perciò  la  proposta  eccezionale  in  favore  della  S.  B.  I.  come  non 
avvenuta. 

Chiuso  il  20  dicembre   1899. 


759-12-99.  Tipografìa  di  Salvadore  inaridì,  Dircltorc  <\.:\V  Arte  delia  Siamf-a 


Volume  I  Gennaio  igoo  Dispensa  io* 

La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 


DIRETTA  DA  LEO    S.   OLSCHKI 


Le  Acconciature  di  Giovanni  Guerra 


Il  frontespizio  è  questo:  «  Varie  |  Acconciatvre  |  Di  Teste  usate 
da  nobilissime  |  Dame  in  diuerse  Cittadi  d'  |  Italia  »  ;  e  più  sotto,  di  cor- 
sivo (mentre  il  fin  qui  riferito  è  in  tondo  e  in  maiuscoletto)  :  «  AllTir""  et 
Eccll'"'  Sig''''  la  I  sig™  Flauia  Peretti  orsina  et  |  la  sig"  orsina  Peretti  co- 
lonna I  Giovanni  |  Guerra».  Le  quali  parole,  cioè  tutto  questo  titolo,  sono 
racchiuse,  come  dirò  appresso,  per  entro  un  ornato  '). 

Le  acconciature  non  si  descrivono;  ma  sono  rappresentate  da  inci- 
sioni di  busti  femminili:  poiché  il  libro  del  quale  diamo  notizia  è  uno  dei 
cosi  detti  libri  d' imagini^).  Qual  fosse  l'esser  suo  e  l'ordinamento  primitivi 
non  saprei  ;  avendone  innanzi  un  esemplare  rifatto  o  ricomposto,  nel  quale 
le  incisioni  tagliate  dai  luoghi  e  dalle  pagine  che  originariamente  tennero 
misurano  ora  mm.  0,142  xo,93,  e  son  oggi  incollate  al  recto  e  al  tergo  di 
altre  carte  più  grandi  (mm.  0,201  X  0,1 40)  sicché  n'è  stato  formato  un 
volumetto  in  4°  di  24  ce,  contandole  tutte;  delle  quali  son  bianche  inte- 
ramente la  prima  e  le  ultime  due,  mentre  la  seconda  ha  nel  solo  recto  il 
frontespizio,  e  la  terza,  nel  solo  tergo,  la  prima  stampa.  A  mano  furon 
poi  numerate,  cominciando  dal  tergo  della  e.  terza,  39  pagine  del  libretto, 
quelle  sole  cioè  che  portano  le  stampe  delle  acconciature. 

Ho  detto  che  il  frontespizio  è  dentro  ad  un  ornato.  Ornati  identici, 


')  Il  libretto  delle  Acconciature  qui   descritto  è  posseduto   in   Firenze  dal  cav.  ing.   Carlo  Martini. 

-)  Cfr.  neW Histotre  Litteraire  de  la  France,  il  voi.  XXXI  (Paris,  1893)  un  capitolo  sui  Livres  d'images. 
E  la  Bihliographie  des  livres  à  Jigttres  vénitiens  de  la  fin  dii  xv  siede  et  dit  commencement  dit  xxd  (Pa- 
ris, 1892)  del  Duca  di  Rivoli;  cui  fece  aggiunte  P.  Kristeller,  La  Xilografia  veneziana  (Arch.  Stor. 
dell'Arte;  V,    2). 


230 


LA   BIBLIOFILIA 


fatti  da  doppie  cornici  che  portano  in  ogni  angolo,  e  sulla  metà  del  lato 
pili  lungo,  il  verticale,  una  conchiglia,  e  che  inchiudendo,  non  ad  angioli  ma 
a  curve  rotondeggianti,  uno  spazio,  dirò  cosi,  rettangolare,  formano  nel  lato 
superiore  e  nell'  inferiore  una  cartella,  attorniano  anche  tutte  le  incisioni. 
Le  due  cartelle  contengono,  nel  frontespizio,  quella  in  alto,  le  parole  «\'a- 
rie  I  Acconciatvre  »;  quella  in  basso,  i  nomi  «;  Giovanni  |  Guerra»:  la  car- 
tella superiore  ha,  nelle  altre  in- 
cisioni, la  designazione  della  città 
alla  quale  la  gentildonna  rappre- 
sentata appartiene  ;  la  inferiore 
altro  epiteto  che  ne  dice  la  pre- 
cipua dote. 

Le  trentanove  acconciature 
son  queste  e  le  riferisco  nell'or- 
dine nel  quale  stanno  oggi  nel  li- 
bretto, con  le  caratteristiche  loro. 
Fiorentina  (modesta);  Pisana  (con- 
stante); Lvchese  (atilata);  Senese 
(saggia);  Genovese  (amorosa);  \''e- 
netiana  (signorile);  Romana  (no- 
bilissima) ;  Bolognese  (affabile)  ; 
Viterbese  (fedele);  Anconitana 
(gratiosa);  Spoletina  (amorevole); 
Fvlignata  (humile);  Napolitana 
(legiadra);  Gaetana  (famosa);  Pa- 
lermitana (vnica)  ;  Capvana  (altie- 
ra) ;  Parmigiana  (honesta)  ;  Mila- 
nese (ornata);  Todertina  (capri- 
ciosa);  Mantovana  (ioconda);Veronesa  (magnanima);  Piacentina  (prudente); 
Tivolesa  (fastosa);  \'icentina  (bella);  Modenese  (vaga);  Reggiana  (gentile); 
Padovana  (delicata);  Vrbinata  (pomposa);  Cremonese  (piacevola);  Pesarina 
(sdegnosa);  Piamontese  (cortese);  Sabinese  (valorosa);  Lodegiana (liberale); 
Pervgina  (astuta);  Vdinese  (virtvosa);  Ferarese  (audace);  Bresciana  (splen- 
dida); Riminese  (galante);  Bergamasca  (indvstriosa). 

Se  tali  figure  ci  rappresentino  la  verità  del  costume  o  piuttosto  le  fan- 
tasie dell'artista,  mal  si  direbbe  senza  lungo  studio.  Combinate  con  veli  e 
vezzi,  fermate  con  nastri  e  spille,  sorrette  da  nascosti  sostegni  che  s'indo- 
vinano, attorte  in  molteplici  volute  di  trecce,  che  non  sempre  il  capo  della 


LA   BIBLIOFILIA  231 


gentildonna  avrà  potuto  dar  tutte  di  suo,  alcune  di  tali  acconciature  son 
eleganti,  altre  bizzarre,  altre  sembrano  fin  quasi  impossibili:  ma  che  fos- 
sero usitate  non  potrebbe  forse  negarsi.  Il  tempo  nel  quale  visse  l'artista 
che,  incise,  le  pubblicò,  le  riporta  alla  seconda  metà  del  secolo  xvi  ;  e 
allora  siffatte  acconciature,  che  volevano  lungo  lavoro  e  non  facile,  saranno 
state  per  le  feste,  i  balli,  i  conviti  :  le  usuali  dovettero  essere  più  sempUci 
d'assai,  come  semplicissime  si  vedono  quelle  molto  più  antiche  nelle  figure 
muHebri  in  miniatura  nell'esemplare  laurenziano  (plut.  XL  cod.  52)  del 
secolo  XIV  deWAcerèa  di  Cecco  d'Ascoli.  Se  non  che  quanto  camino  si  fosse 
fatto  già  nel  seguente  secolo  in  quest'  arte  dell'  acconciature,  e  come  di 
esse  le  bizzarrie  delineate  da  Giovanni  Guerra  fossero  cosa  non  molto 
lontana  dal  vero,  impariamo  da  un  predicatore  popolarissimo,  poi  santo, 
che  sulla  piazza  a  pie  della  torre  del  palazzo  del  comune,  nel  1427,  rim- 
proverava :  «  O  donna,  pon  mente  al  mio  dire.  Del  tuo  capo  tu  n'hai  fatto 
un  iddio;  e  così  ne  fai  tu,  madre,  del  capo  de  la  tua  figliuola;  tu  non  pensi 
più  là:  sempre  la  studi,  e  talvolta»  (mei  perdonino  i  lettori,  e  perdonino, 
anche  al  buon  fraticello)  «  è  piena  di  lendini  !»  :  e  delle  acconciature  prose- 
gue a  dire  (accennando  ancora  ai  capelli  dei  morti  e  ai  crini  dei  cavalli  por- 
tati in  capo  dalle  donne)  chiamandone  le  fogge  varie  con  nomi  di  scherno  : 
«  Egli  mi  pare  vedere  ne'  capi  vostri  tanta  vanità  che  mi  pare  un  orrore  : 
chi  '1  porta  a  merli,  chi  a'  càssari,  chi  a  torri  trasportate  in  fuore,  come 
questa  torre.  Io  vego  i  merli  dove  si  rizzano  le  bandiere  del  diavolo;  e 
tali  hanno  le  balestriere  atte  a  poter  percuotere  altrui,  e  cosi  da  essere 
percossi  ;  dove  si  fa  sempre  battaglia,  come  se  fusse  una  de  le  vostre  terre, 
la  quale  fusse  combattuta.  So  anco  di  quelle  che  hanno  più  capi  che  'I  dia- 
volo; ogni  dì  rimutano  un  capo  di  nuovo,  e  ci  è  tale  che  n'ha  anco  più; 
che  di  quello  eh'  io  mi  ricordo  da  quindici  anni  in  qua,  tanti  modi,  tante 
forge,  ch'io  trasecolo!  Io  vego  tale  che  porta  il  capo  a  trippa,  chi  il  porta 
a  frittella,  chi  a  taglieri,  chi  a  frappole,  chi  l'avviluppa  in  su,  chi  in  giù  »'). 
Alle  quali  descrizioni  del  santo  possono  ravvicinarsi  le  altre  accompagnate 
da  figure  sincrone  raccolte,  per  l'antichità,  dal  Manoni^),  per  la  Francia 
moderna,  dal  D'Eze  e  Marcel^),  dalla  contessa  di  Villermont"),  e  dal  con- 


1)  Le  Prediche  volgari  di  S.  BERNARDINO  DA  Siena  dette  nella  Piazza  del  Campo  Vanno  1427  ora 
primamente  edite  da  Luciano  Banchi.  (Siena,  tip.  editrice  San  Bernardino,  1880-1888,  volumi  3),  III, 
pagine  206,  209. 

-)  Manoni  (A.),  //  Costume  e  Parte  delle  acconciature  neW  antichità.  Milano,  Hoepli,   1895. 

3)  D'ÈZE  e  Marcel  (A.),  Histoire  de  la   Coiffure  des  femmes  en  France.  Paris,  OUendorfF,  1886. 

■•)  De  Villermont  (Comtesse  Marie),  Histoire  de  la  Coiffure  femminine.  Bruxelles,  Ad.  Mertens, 
imprimeur-éditeur,   Rue  d'Or   14,    1891. 


-32  LA   BIBLIOFILIA 


fronte,  avremo  argomento  per  credere  non  imaginarie  queste  italiane  in- 
cise da  Giovanni  Guerra  sulla  fine  del  cinquecento. 

Fu  Giovanni  il  più  noto  di  due  altri  fratelli  anch'essi  artisti:  Gaspero, 
intagliatore  in  legno,  architetto  della  chiesa  e  di  parte  del  convento  di 
Sant'Andrea  delle  Fratte  in  Roma  ;  Giovanni  Battista,  Filippino  alla  Chiesa 
Nuova  di  Roma,  ove  diresse  i  lavori,  alcuni  su  disegni  propri.  Giovanni 
(diverso  da  un  Giovanni  Guerra  bolognese,  plastico)  nacque  in  Modena 
nel  I  544  ;  e  presto,  come  i  fratelli,  trasferissi  a  Roma  dove  molto,  nel  pon- 
tificato di  Sisto  V,  lavorò;  di  pittura,  quasi  sempre  in  compagnia  d'altri, 
la  tribuna  sopra  l'altare  della  chiesa  della  Rotonda,  la  facciata  di  San  Gia- 
como a  Scossacavalli,  di  San  Niccolò  ai  Cesarini;  d'architettura,  la  Scala 
santa,  e  in  patria,  la  chiesa  della  Beata  Vergine  del  Paradiso,  l'altra  della 
Madonna  delle  Asse,  dei  canonaci  lateranensi ');  d'incisione,  un  numero 
grande  di  composizioni  tratte  dalla  Scrittura,  dalle  storie  greca  e  romana, 
le  carte  nell'opera  del  Fontana  sul  trasporto  della  guglia  di  San  Pietro, 
.un'altra  carta  detta  il  Paradiso  mistico;  disegnò  i  rami,  che  il  Tempestino 
incise,  per  l'opera  del  Galloni  su' tormenti  de' martiri,  e  disegnate  e  incise 
da  lui,  le  Acconciature  delle  quali  abbiamo  qui  tenuto  parola").  Di  queste 
scrive  il  Gori^)  che  furono  quaranta  incisioni:  onde,  se  in  quel  numero  non 
deve  contarsi  il  frontespizio,  una  ne  mancherebbe  nell'esemplare  di  cui 
discorriamo,  senza  che  sappiamo  qual  sia,  poiché  quello  storico  degli  inci- 
sori, solo  a  farne  ricordo,  non  le  descrive.  L'esemplare  che  n'abbiamo 
sott'  occhio  appartenne  a  nobil  famiglia  pisana,  come  ci  dice,  incollato 
nella  faccia  interna  del  cartone  anteriore,  un  ex  libris  che  è  un'  incisione 
d'uno  stemma  gentilizio,  nobiliare,  che  ha  lo  scudo  spaccato,  sopra  rosso 
sotto  bianco,  e  nel  bianco  tre  foglie  di  vite  in  triangolo,  due  sotto  e  una 
sopra,  portando  scritto  sotto  «Stemma  Nob:  Fam:  Patriciae  Pisanae  |  Del 
Testa  De  Tignoso  »  e,  a  mano,  sotto  il  frontespizio  «  Del  C.  A.  del  Testa  »  : 
al  quale  esemplare  pochi  compagni  si  darebbero,  dacché  non  lo  registra  il 


')  Due  disegni  del  Guerra,  «  parte  di  una  facciata  di  una  chiesa  a  due  ordini»  sono  nella  Galleria 
degli  Uffizi:  cfr.,  a  pagina  26,  Vindice  geografico  analitico  dei  disegni  di  Architettura  civile  e  militare  esi- 
stenti nella  R.  Galleria  degli  Uffizi  in  Firenze  (Ministero  della  Pubblica  Istruzione,  Indici  e  Cataloghi.  Ili) 
compilato  da  Nerino  Ferri.  Roma   1885. 

2)  Cfr.  GiROl.ASio  Tirahoschi,  Notizie  de'  Pittori,  Scultori,  Incisori  e  Architetti  natii  degli  Stati 
del  Serenissimo  Signor  Duca  di  Modena,  con  una  Appendice  de'  Professori  di  musica.  Modena,  l"86. 
G.  Campori,  Gli  Artisti  italiani  e  stranieri  negli  Stati  estensi.  Catalogo  storico  corredato  di  documenti 
inediti.  Modena,   1855. 

3)  Notizie  Isloriche  degV Intagliatori.  Opera  di  Gio.  GoRl  Gandellini  Sanese  (Presso  Vincenzo 
Pazzini  Calli  e  Figli,  Siena  1771,  tomi  3  in-8),  II,  pag.  124.  Nella  Allgemeine  Encyklopiidie  der  Wissen- 
schaften  und  KUnste  (Leipzig,  Brockhaus,  1877):  «  Guerra  radirte  .luch  48  Blatter  unter  dem  Titel:  Varie 
Acconciature  di  teste  usate  da  nobilissime  dame  in  diverse  città  d' Italia.  » 


LA   BIBLIOFILIA  233 


Catalogo  ')  della  ricchissima  collezione  di  stampe  appartenute  a  Leopoldo 
Cicognara. 

Se  le  Acconciature  di  Giovanni  Guerra  non  sono  splendida  opera  d'in- 
cisore, se  fanno  incerta  testimonianza  per  la  storia  del  costume  ^),  questo 
non  toglie  che  di  esse  la  raccolta,  quale  l'abbiamo  descritta,  sia  libro  ra- 
rissimo. La  più  parte  delle  figure,  come  si  vede  in  quella  che  per  saggio 
è  riprodotta,  sono  sottoscritte  nel  centro  della  cartella  inferiore,  sotto 
l'epiteto  attribuito  alla  gentildonna  rappresentata,  dove  si  vedono  due  G 
(le  iniziali  di  Giovanni  Guerra)  legate  in  monogramma;  mancano  di  questa 
sigla,  e  quindi  possono  aversi  come  incisioni  avanti  lettera,  la  Venetiana, 
la  Romana,  la  Viterbese,  la  Spoletina,  la  Fulginata,  la  Gaetana,  la  Vero- 
nesa,  la  Piacentina,  la  Tivolesa,  la  Vicentina,  la  Urbinata,  la  Piamontese, 
la  Sabinese,  la  Lodegiana,  la  Perugina,  la  Udinese  e  la  Bergamasca.  E 
poiché  il  saggio  dato  rappresenta,  secondo  il  Guerra,  l'acconciatura  delle 
fiorentine  nella  seconda  metà  del  secolo  xvi,  diremo  che  queste  e  le  altre 
toscane  avevano  avuto,  nei  tempi  passati,  da  portare  sulla  testa.  Cerchielli 
e  Corone,  di  tessuti  e  di  metalli.  Frontali,  Frenelli,  Intrecciatoi  :  i  quali, 
venuti  in  uso  o  dal  desiderio  d'adornarsi  o  dal  bisogno  di  tener  fermi  e 
ravviati  i  capelli,  diventarono  ben  presto  cose  di  lusso  e  molti  divieti 
ebbero  o  provvisioni  che  ne  limitavano  la  spesa  negli  Statuti  medievali  dei 
nostri  Comuni.  Più  alla  storia  delle  vesti  che  all'adornamento  della  testa, 
appartiene  un  curioso  ricordo  lasciatoci  dal  cronista  Donato  Velluti  d'una 
monna  Diana  fiorentina  del  Trecento;  la  quale  (forse  fu  usanza  sua,  non 
di  tutte)  «  portava  molto  in  capo  :  intanto  che  essendo  una  volta  al  palagio 
vecchio  de'  Rossi,  dirimpetto  a  Santa  Filicita,  ove  oggi  è  l'albergo,  e  ca- 
dendo d'in  sul  palagio  una  grande  pietra,  e  cadendole  in  capo,  non  la 
sentì,  se  non  come  fosse  stata  polvere  venuta  giù  per  razolire  di  polli: 
onde  ella,  sentendosi,  disse:  Chisci,  chisci  ;  e  altro  male  non  le  fece,  per 
cagione  de'  molti  panni  ch'avea  in  capo.»  ')  C.  Mazzi. 


')  Le  premier  Siede  de  la  Calcographie  ou  Catalogne  raisonné  des  Esianipes  dii  cabinet  de  feti  M.  le 
comic  Le'opold  Cicognara  avec  une  Appendice  sur  les  nielles  du  méme  cabinet.  Ecole  d' Italie  par  Alexandre 
Zanetti.  Venise,  Joseph  Antonelli  imprimeur-libraire,   1837. 

2)  Non  sarà  inutile  richiamare  qui  nella  erudita  memoria  di  A.  Luzio  e  R.  Renier,  //  lusso  d'Isa- 
bella d' Este  i  capitoli  VII  e  Vili,  <  Accessori  e  segreti  della  toilette  »  (Nuova  Antologia,  Serie  quarta, 
LXV,    20). 

•')  Cfr.  a  pag.  36  La  Donna  Fiorentina  nei  primi  secoli  del  Comune,  monografia  di  I.  Del  Lungo 
(Estr.  dalla  Rassegtia  Nazionale,   voi.  XXXV  [1887]). 


234 


LA   BIBLIOFILIA 


D'UN  PREGE\'OLE  CODICE 

DELLA    COSMOGRAFIA    DI    TOLOMEO 


^t  *V^) 


ENCHÉ,  come  documento  storico,  l' esemplare  della 
Cosmografia  di   Tolomeo,   del  quale  ci  occupiamo,  non  ci 

dia  quasi  nulla  più  di  quanto  ci  viene  generalmente  dato 

dalla  più  parte  de'  Mss.  che  di  tale  opera  si  conservano 
nelle  Biblioteche,  è  tuttavia  prezzo  dell'opera  discorrerne  e  ri- 
chiamare su  di  esso  l'attenzione  degli  studiosi,  sia  perché -com'è 
noto  -  dei  codici  di  Tolomeo  non  è  ragguardevole  il  numero,  sia 
perché  si  tratta  d'  un  esemplare  di  estrema  eleganza  e  finitezza, 
notevole  per  alcune  particolarità,  che  vanno  messe  nel  debito 
rilievo. 

Il  testo  è  quello  della  ben  nota  versione  latina,  che  del- 
l'opera  di  Tolomeo  (fatta  venir  di  Grecia  in  Italia  da  Palla 
Strozzi  ')  nei  primi  anni  del  xv  secolo)  procurò  per  ordine  di 
papa  Alessandro  V  il  dotto  discepolo  del  Crisolora  e  Segretario 
Apostohco  Jacopo  Angiolo  o  d'Angiolo  della  Scarperia  (nel  Mu- 
gello): la  quale  versione  sarebbe  ozioso  ricordare  (juanto  poten- 
temente abbia  influito  sul  concetto  scientifico,  che  del  mondo 
s'erano  formato  gli  scienziati  del  medio-evo. 

Si  sa  che  Jacopo  fece  solo  la  traduzione  del  testo,  non  cu- 
randosi delle  carte,  rifatte  probabilmente  nel  v  secolo  dall'ales- 
sandrino Agatodemone,  insieme  con  quello  stesso  pervenute  dal- 
l'oriente per  cura  dello  Strozzi,  e  poi  copiate  da  Francesco  di 
Lapacino  e  da  Domenico  di  Leonardo  Buoninsegni,  che  ai  ter- 
mini greci  vi  sostituirono  quelli  latini:  e  tali  carte  infatti  non 
furono  riprodotte  nella  prima  rarissima  edizione  della  Cosmo- 
grafia -  in  latino  -  di  Tolomeo,  cioè  in  quella  di  Vicenza  («ab 
Hermano  Leuilapide  Coloniensi  accuratissime  impressa  »  1475: 


1)  Cfr.  ad  es.  Mehus,  Vit.  Ambr.  Trav.  I,  360,  dove  da  una  biograiia  di  l'alia  Strozzi 
è  riferito  che  «  Messer  Palla  mandò  in  Grecia  per  infiniti  volumi  tutti  alle  sua  ispese.  La  Cc- 
smografia  di  Tolomeo  colla  pittura  fece  venire  infino  da  Coslantinopoli....  »  ecc. 


LA   BIBLIOFILIA  235 


Hain  '^13536),  e  non  s'introdussero  nel  testo  che  nell'edizione  del  1478,  di 
Roma,  incise  in  rame  da  Arnoldo  Buckink  («  ....  geographiam  Arnoldus  Bu- 
ckinck  e  Germania  Rome  tabulis  aeneis  in  picturis  formatam  impressit  »), 
e  più  tardi  in  legno  da  Nicola  Donis  e  da  Gio.  Schnitzer  de  Arnsheim  {de 
Arnissheiin)  per  l'edizione  del  1482.  Analogamente  nel  nostro  codice,  che 
appartiene  alla  metà  circa  del  secolo,  il  quale  ne  vide  la  prima  impressione 
a  stampa,  e  non  può  esser  molto  lontano  dagli  anni  in  cui  Jacopo  eseguiva 
la  versione,  sono  omesse  le  tavole,  senza  pregiudizio  però  del  testo,  che  è 
integro,  e  dà  anche  le  illustrazioni  che  ad  ogni  tavola  si  riferirebbero. 
Ma  è  tempo  che  diciamo  più  particolarmente  di  questo  codice.  E  esso 
un  volume  cartaceo,  della  prima  metà  del  secolo  xv,  di  ce.  173  numerate 
verso  la  fine  del  secolo  xvi  (0,198  X  0,290),  distinte  in  quinterni  17  di 
IO  carte  ciascuno  coi  richiami  nell'ultima  carta,  oltre  ad  un  duerno  in  fine, 
nel  quale  però  manca  l'ultima  carta  bianca.  La  carta  di  cui  consta  sarebbe 
quella  levigata,  lucida,  consistente,  che  si  suol  ancora  chiamare  boinbycina  o 
bambagina.  La  rilegatura,  de' secoli  x\a-vii  circa,  consta  di  tavole  in  legno 
ricoperte  di  cuoio,  che  fii  già  ornato  di  ampie  e  ricchissime  inquadrature  o 
cornici  impressevi  a  secco,  e  fregi  vari  elegantissimi  ;  v'  hanno  le  tracce 
de' fermagli.  La  scrittura  del  codice  è  la  minuscola  umanistica  nella  sua 
più  bella  e  più  elegante  forma.  Ogni  pagina  piena  conta  in  media  n.°  31 
righe  di  scrittura,  con  ampi  e  ricchi  margini  per  ogni  parte.  Il  volume  co- 
mincia senz'  altro  con  la  nota  dedica  di  Jacopo  «  Beatissimo  Patri  Alexan- 
dro  quinto».  Seguono  gli  otto  libri  completi  della  Cosmografia  con  l'indi- 
cazione numerica  per  ciascuno  corrente  nel  margine  superiore  (I  2';  II  19''; 
III  46'-;  IV  75^  V  96^;  VI  123^  VII  140^  Vili  155^):  a  ciascun  libro  è 
premesso  il  titolo  e  l'esposizione  del  contenuto.  Nei  libri  II-VII  è  ag- 
giunta inoltre,  da  mano  posteriore,  l'indicazione  delle  carte  o  tavole  cui 
essi  si  riferirebbero;  ad  es.:  e.  20^  nel  lib.  II  «  T.  I.  EVR.  »;  e.  46''  prin- 
cipio del  Hb.  Ili  «T.  VI.  EVR.»  e.  75^princ.  del  IV  «T.  I.  APHR.»;c.  96'' 
princ.  del  V  «T.  I.  AS.»;  e.  123''  princ.  del  VI  «  T.  V.  AS.  »;  e.  140''  princ. 
del  VII  «T.  X.  AS.  ».  Le  quali  tavole,  oltre  a  quella  generale  del  mondo, 
dovevano  essere  le  solite  26,  come  si  desume  dalle  ce.  156"  sgg.  «  Expo- 
sitio  omnium  summarum  quibus  continentur  in  Eoropa  tabule  X»;  e.  161'' 
«.in  Lybia  tabule  quatuor  »;  e.  i63'"  «Asie  maioris  tabule  duodecim')».  Il 


')  Nell'edizione  romana  del  1478  sono  appunto  27  le  tavole;  però  in  parecchi  Mss.  le  tavole  sono  30, 
come  fra  gli  altri  nello  splendido  esemplare  laurenziano,  riccamente  miniato,  Plut.  xxx,  3  -  fatto  pel  Duca  di 
Modena  e  Reggio,  Borso  d' Ester  dove  la  prima  rappresenta  tutto  il  mondo,  tredici  riguardano  l'Europa, 
quattro  l'Africa  e  dodici  l'Asia.  In  altri  codici,  ad  es.  nel  Plut.  xxx,  4,  sono  32  le  tavole,  quante  cioè 
nell'edizione  d'Ulma  (1482). 


236 


LA   BIBLIOFILIA 


testo,  oltre  ad  alcune  aggiunte  o  postille  marginali  in  latino,  dovute  allo 
stesso  amanuense,  ha  qua  e  là  correzioni  ed  aggiunte,  in  volgare,  poste- 
riori al  secolo  xv,  probabilmente  dei  secoli  xvi-vii;  sovrattutto  le  tavole 
numeriche  ricorrono  spesso  emendate,  e  non  di  rado  con  rettificazioni  di 
valore:  elemento  questo  importantissimo,  che  accresce  il  pregio  del  codice, 
poiché  prova  che  esso  fu  indubbiamente  posseduto  da  qualche  dotto. 

Alla  fine,  dopo  l'elenco  delle  provincie  o  satrapie  nell'Europa,  nel- 
l'Africa e  nell'Asia  (e.  172"^  sgg.),  nel  verso  dell'ultima  carta,  leggesi  la 
sottoscrizione  seguente:  «Claudij  ptolomei  viri  Alexandrini  cosmographiae 


I  octauus  et  vltimus  liber  a  Jacobo  Angelo  e  grseco  in  |  Latinum  traductus 
I  finit  felicissimse  |  Vale  qui  legis».  Ora  cosi  in  questa  sottoscrizione,  come 
ne'  titoli  de'  libri,  nelle  iniziali  de'  capitoli,  e  nelle  tavole  numeriche  delle 
determinate,  relative  alle  singole  località,  è  notevole  l' uso  che  copiosa- 
mente vi  fece  l'amanuense  di  inchiostri  vari,  differenti  da  quelli  soliti.  Che, 
mentre  il  testo  è  scritto  in  nero,  anzi  piuttosto  in  inchiostro  quasi  giallo- 
gnolo, i  titoli  de'  capitoli  sono  alternativamente  in  verde  ed  in  violetto,  e, 
se  contano  più  righe,  in  queste  si  alternano  tali  due  colori  ;  le  colonne 
de' numeri  sono  la  prima  in  verde,  la  seconda  in  violetto;  nella  sottoscri- 
zione infine  la  prima,  la  terza  e  la  quinta  riga  sono  in  violetto,  la  seconda 
e  la  quarta  in  verde.  È  noto  che  il  colore  azzurro,  cosi  come  il  rosso  (che 


LA   BIBLIOFILIA 


237 


dapprima  sembra  servisse  preferibilmente  ne'  Mss.  de'  classici  alla  trascri- 
zione delle  prime  linee  del  testo)  a  poco  a  poco  rimasero  ne'  codici  per  le 
lettere  iniziali,  per  i  titoli,  per  le  didascalie  de' capitoli  e  de' paragrafi,  tal- 
volta per  annotazioni  marginali,  per  le  segnature  ed  i  richiami,  per  le 
sottoscrizioni,  ecc.  ;  il  color  verde  poi,  adoperato  ne'  documenti  orientali 
per  sottoscrizioni  di  principi  e  di  prelati'),  ne' Mss.  latini  si  riscontra  ado- 
perato quasi  eccezionalmente,  come  il  violetto.  Il  Paoli,  che  nella  parte  II 
del  suo  dotto  «  Programma  Scolastico  di  paleografia  latina  e  di  diploma- 


tica »  {Macerie  scrittorie  e  librarie,  pp.  73  segg.)  tratta,  come  suole,  ampia- 
mente e  diligentemente  anche  di  questa  parte,  notato  l'uso  rarissimo  di 
siffatti  colori,  quali  il  verde,  il  violetto,  ecc.,  ne'  Mss.  letterari,  ricorda  due 
codici  laurenziano-ashburnhamiani  (il  905  ed  il  932,  quello  de' primi  del 
secolo  XVI,  questo  del  secolo  xv)  notevoli  per  esservi  adoperato  l'inchiostro 
azzurro,  il  rosso,  il  verdastro,  il  violetto.  A  questi  va  aggiunto  il  nostro 
esemplare  della  Cosmografia  di  Tolomeo,  modello  di  eleganza  e  di  preci- 
sione, dove  i  colori  differenti  dal  nero  sono  adoperati,  come  risulta  dalle 


1)  Però  nel  documento  laurenziano  del  Decreto  d'unione  della  chiesa  greca  alla  latina,  l'imperatore  Gio- 
vanni Paleologo  vi  si  sottoscriveva  in  tutte  lettere  rosse. 


2r,s 


LA   BIBLIOFILIA 


osservazioni  fatte,  con  un  determinato  criterio,  cioè  per  un  dato  scopo.  E, 
poiché  se  n'offre  qui  l'opportunità,  ricorderò  che  si  potrebbero  aggiun- 
gere a  questo  elenco  ancora  parecchi  altri  Mss.,  in  ispecie  gli  Ashburnha- 
miani  seguenti:  n.°  1097  (^dove,  in  un  frammento  astronomico  del  secolo  xii 
circa  v'ha  largo  uso  di  verde  e  di  rosso),  n.°  14 17  («  Viaticus  motuum  pla- 
netarum  »  di  «  Erasmus  Horisius[- cius]  Germanus  v,  dove  ogni'  carta  ha 
un'inquadratura  rossa,  i  titoli  sono  in  rosso  ed  in  verde,  e  le  tavole  in  rosso 


ed  in  nero;  è  de' primi  del  secolo  xvi);  n.°  1657  (Epistole  e  trattati  di  Leo- 
nardo Bruni  e  di  altri,  della  fine  del  secolo  xv  :  dove  l'inquadratura  per 
ogni  pagina  è  in  violetto,  in  violetto  i  titoli,  e  le  note  marginali,  numerose, 
pur  in  violetto  sottolineato  di  giallo.  11  ms.  fu  copiato  a  Napoli  nel  1490-91, 
come  risulta  dalle  sottoscrizioni  pure  in  inchiostro  violetto). 

Un'  altra  particolarità  degna  di  special  considerazione  nel  nostro 
Tolomeo  sono  le  lettere  iniziali  cosi  della  epistola  dedicatoria  come 
de'  singoli  libri  (quelle  de'  capitoli  sono  capitali,  alternativamente  in  verde 
ed  in  violetto;  le  altre  che  occorrono  qua  e  là,  in  rosso).  La  prima, 
cioè  la  B  di  «  Beatissimo  Patri  Alexandre  quinto  »  etc,  la  quale  si  stende 


LA   BIBLIOFILIA  239 


lungo  il  margine  superiore  e  il  laterale  ed  è  riprodotta  in  principio  di 
questa  notizia,  è  disegnata  e  dipinta  su  fondi  in  giallo,  bianco,  violetto, 
verde,  su  cui  quasi  a  guisa  di  nastri  s'intrecciano  vagamente  e  volubil- 
mente rami  e  frondi,  per  modo  da  formare  un  insieme  piacevole  all'oc- 
chio. Le  altre,  C,  Q,  I,  M,  P,  A,  I  e  Q  («  e.  2"  Cosmographia  designatrix; 
e.  ig""  Que  ad  universalèm  ;  e.  46"  Italie  situs;  e.  75"  Mauritanie  tinganice 
situs  ;  e.  gó'  Ponti  et  Bithynie  situs;  e.  123''  Assyrie  situs;  e.  140''  Indie 
intra  Gangem  fluvium  situs;  e.  155"  Ouotquot  quidem  oportuerit  »),  le 
quali  sono  anch'esse  qui  riprodotte  affinché  chi  legge  possa  farsene  una 
qualche  idea,  quanto  almeno  lo  permetta  la  mancanza  de'  colori  che  nel  • 
ms.  danno  loro  vita  e  forza,  sono  in  bianco  su  fondo  rosso,  con  disegno 
di  frondi  o  rami  che  capricciosamente  s'intreccia  a  nastri.  Di  questo  genere 
d'iniziali  abbondano  molti  codici  della  Laurenziana,  de'  secoli  xv  e  xvi, 
di  scuola  umanistica  '),  mentre  è  noto  che  quasi  uguali,  sebbene  non  ugual- 
mente lavorate  con  finitezza,  ricorrono  in  codici  -  specialmente  sacri  - 
de'  secoli  xi  e  xii.  Onde  non  sarebbe  fuor  di  proposito  affermare  che  la 
scuola  calligrafica  umanistica,  come  fece  per  la  scrittura  in  genere,  anche 
per  la  parte  ornamentale,  e  più  specialmente  per  le  iniziali  s'adoprò  che 
rivivessero  le  forme  e  i  modelli  dell'antichità,  con  tanto  ossequio  venerata, 
come  ad  esempio  voleva  il  Bruni  in  una  lettera  a  Niccolò  Niccoli  (la  io'' 
del  lib.  II  nell'edizione  del  Mehus,  Florentiae  1741):  il  quale  trasmettendo 
al  dotto  umanista  un  volume  «  praeclare  scriptum  orationum  Ciceronis  » 
posseduto  da  Bartolomeo  Capra  Cremonese,  lo  avverte  che  questi  «  cupit 
ut  singvilorum  capita  librorum  splendore  litterarum  illuminentur  »,  e  lo 
prega  «  tu  ergo  in  ea  re  diligentiam  tuam  adhibebis  dabisque  operam  ut 
non  auro  nec  murice,  sed  vetusto  more  hae  litterae  fiant  »  osservando:  «  Nam 
inaurare  vel  hic  potuisset,  si  huiusce  rei  cupiditas  ipsum  haberet.  Verum 
haec  spernit  et  antiquitati  deditus  est.  Ouare  facies  ut  tibi  videbitur  utque 
existimabis  amatori  anfiquifatis  potissimum  gratificari  etc.  Senis.  [1407?]». 
Questa  specie  di  iniziali  disegnate  a  volubili  e  capricciosi  intrecci  di 
nastri,  rami,  frondi,  tronchi,  ecc.,  con  fondi  o  verdi,  o  azzurri,  o  rosei,  o 
violetti,  o  misti  di  queste  tinte,  e  spesso  punteggiati  in  bianco,  faceva 
appunto  nel  risorgimento  del  culto  classico,  e  forse  specialmente  per  opera 


1)  Ne  sono  ornati  per  l'appunto  i  due  codici  splendidissimi  della  Cosmografia  di  Tolomeo  segnati 
Plut.  XXX,  2  e  Plut.  XXX,  4.  Passarono  anche  nelle  opere  impresse  a  stampa,  dove  se  n'hanno  elegantissimi 
esemplari.  Citerò,  cosi  a  memoria,  l'Euclide  veneto  del  1482  (impresso  da  Erhardus  Ratdolt  augustensis), 
il  Teocrito  aldino  del   1495   con  ricche  iniziali  xilografiche,  ecc. 


240  LA   BIBLIOFILIA 


della  scuola  fiorentina,  rivivere  l'antica  maniera  di  ornare,  «  non  auro  nec 
murice  »    i  Manoscritti. 

Gioverà  infine  aggiungere  che  l'esemplare  del  Tolomeo  da  noi  de- 
scritto e  ammirato  nella  ricca  libreria  del  cav.  L.  S.  Olschki,  porta  nel 
piatto  interno  della  copertina  anteriore  la  seguente  designazione,  appostavi 
forse  nel  secolo  scorso  :  «.  N°  6g.  Cosmovraphia  ptolomeì.  y>     „    ^ 

^  ^.       /-  /-  £_    ROSTAGNO. 


RECENSIONI  E  RIVISTA  DI  CATALOGHI  PER  BIBLIOFILI 


L.  Det.isle.  Origine  de  trois  feuillets  d'une  Cité  de  Dieu  en  francais 
ornée  de  remarquables  peintures.  Paris,  1899,  in-4°  gr. 

L'illustre  Direttore  della  Biblioteca  Nazionale  di  Parigi  ha  pubblicato  nel 
Journal  dcs  Savanis  il  lavoro  qui  indicato,  e  ne  fece  fare  un  numero  esiguo  d'estratti, 
di  cui  egli  si  compiacque  favorirci  un  esemplare.  Il  nome  dell'autore  ci  dispensa 
dal  giudicare  sul  merito  della  pubblicazione,  poiché  ogni  scritto  suo,  è,  com'è 
ben  noto,  superiore  ad  ogni  elogio.  Ci  limitiamo  perciò  soltanto  a  riferire  succin- 
tamente il  contenuto  di  questo  lavoro  interessante,  che  potrebbe  o  dovrebbe 
piuttosto  essere  una  lezione  utile  ai  bibliofili  in  generale  ed  ai  bibliotecari  in 
particolare.  Il  lettore  intelligente  ne  rimane  colpito  rilevandovi,  oltre  la  somma 
competenza  dell'  autore  in  fatto  di  manoscritti,  la  sua  immensa  attività  e  memoria. 
Il  signor  Delisle,  occupato  in  tanti  lavori  letterari  ed  alla  testa  della  prima  biblioteca 
del  mondo,  la  cui  amministrazione  certamente  gli  darà  da  fare  parecchio,  trova 
ancora  il  tempo  di  leggere  tutti  i  cataloghi  librari  che  gli  pervengono,  e  con  quale 
attenzione  !  Percorrendo  il  catalogo  d' asta  della  Biblioteca  John  Hayford  Thorold, 
il  signor  Delisle  si  fermò  al  n."  12 19:  De  civitate  Dei  de  s.  Augusti u,  traduction 
franfaise  de  Raoul  de  Prcles.  Trois  pages  sur  vélin,  avec  illustratious  dues  à  un 
artiste  de  l' Ecolc  de  Francois  Faucqu^f.  .vr<'  siede.  Venutogli  il  sospetto  che  queste 
tre  miniature  dovessero  appartenere  ad  un  codice  esistente  in  una  pubblica  biblio- 
teca della  Francia,  se  le  fece  venire  per  esame  e  constatò,  dopo  un  confronto  con 
una  fotografia  inviatagli  sedici  (!)  anni  fa  dal  conte  de  Soultrait,  che  queste  ap- 
partengono aX  magnifico  codice  della  Biblioteca  Municipale  di  ^làcon,  al  quale 
nel  1835,  allorché  fu  acquistato,  mancavano  ben  nove  miniature,  cinque  delle  quali 
furono  però  più  tardi  rinvenute  ed  aggiunte  al  codice.  Naturalmente  furono  acqui- 
state le  tre  della  vendita  londinese  riconosciute  con  tanto  acume  dall'illustre  sigTior 
Delisle  e  riservate  per  il  prezzo  di  fr.  7500  alla  città  di  Macon,  che  pone  un  giusto 
orgoglio  nel  possesso  di  un  si  prezioso  codice.  Queste  tre  miniature  formano  l' og- 
getto del  trattato  dell'autore,  che  gli  ha  aggiunto  i  facsimili  magnificamente  eseguiti 
in  eliotipia  dal  Dujardin  di  Parigi.  Le  miniature  appartengono  al  terzo,  settimo, 
e  nono  libro  della  Citfà  di  Dio  di  Sant'Agostino,  e  sono  d'una  ricchezza,  bellezza  e 


LA   BIBLIOFILIA  241 


perfezione  d'arte  maravigliose.  L'autore  descrive  nel  suo  pregevole  lavoro  minu- 
tamente le  splendide  miniature  che  sono  addirittura  quadri  di  prim'  ordine,  e  vi 
aggiunge  le  sue  acute  osserv^azioni.  Chiudiamo  questa  breve  relazione  riportando 
dall'opuscolo  l'esordio  assai  interessante: 

«  C'est  peut-ètre  sur  les  manuscrits  ornés  de  peintures  que  le  vandalisme  a 
de  préférence  exercé  ses  ravages  dans  nos  bibliothèques.  Des  manuscrits  de  premier 
ordre  ne  sont  plus  aujourd'hui  représentés  que  par  des  pages  mises  de  coté  au 
moment  où  les  feuillets  du  texte  ont  été  livrés  aux  marchands  de  parchemin.  Le 
plus  mémorable  attentai  de  ce  genre  est  celui  dont  a  été  victime,  à  la  fin  du 
XVIII''  siede,  le  livre  d'heures  d'Etienne  Chevalier,  dont  il  ne  subsiste  plus  guère 
aujourd'hui  que  les  quarante  merveilleuses  miniatures  de  Jean  Foucquet  conservées 
au  Musée  Condé,  à  Chantilly. 

«  Par  contre,  nous  avons  sur  les  rayons  de  nos  bibliothèques  nombre  de  ma- 
nuscrits dans  lesquels  des  ciseaux  barbares  se  sont  promenés  pour  enlever  ga  et 
là  des  miniatures,  dont  on  a  fait  soit  des  pièces  d'album,  soit  des  images  pour 
récompenser  des  enfants,  soit  des  tableaux  pour  orner  des  murs  de  salon.  C'est 
ainsi  que  nous  rencontrons  dans  les  musées  et  dans  les  cabinets  de  curiosités  des 
feuillets  de  manuscrits  couverts  de  peinture,  qui  sont  parfois  de  remarquables 
ceuvres  d'art  et  dont  la  valeur  serait  encore  plus  grande  si  l'origine  en  était  connue 
et  si  l'on  pouvait,  au  moins  par  la  pensée,  les  remettre  à  la  place  qu'ils  devaient 
primitivement  occuper.  » 

E  qui  cade  in  acconcio  di  raccomandare  ai  direttori  delle  biblioteche  la  mas- 
sima sorveglianza,  particolarmente  per  i  codici  miniati,  affinché  non  avvengano 
mutilazioni  simili  a  quelle  lamentate  nell'opuscolo  dell'illustre  signor  Delisle  e  da 
noi  in  questa  Rivista  a  pagine  173-174,  allorché  ci  occupammo  dei  furti  del  Libri 
nel  vSeminario  di  Autun.  L.  S.  O. 

Catalogo  dei  libri  posseduti   da  Charles  Fairfax   Murray.   Lon- 
dra,   1899.  Due  parti  in-8  gr. 

La  lettura  d'un  catalogo  bene  compilato  di  opere  rare  riesce  sempre  impor- 
tante e  procura  ai  bibliofili  il  piacere  che  suol  recare,  generalmente,  la  lettura  di 
un  buono  e  bel  libro.  Il  vero  bibliofilo  non  legge  soltanto  i  titoli  materialmente, 
ma  si  imagina  di  avere  dinanzi  a  sé  i  volumi  descritti.  Ma  purtroppo  i  cataloghi 
d'oggigiorno,  per  quanto  bene  compilati  ed  anche  riccamente  illustrati,  conten- 
gono in  generale  si  pochi  libri  di  vero  valore  artistico,  che  la  loro  lettura  pro- 
voca presto  stanchezza.  I  bei  libri  figurati  di  Venezia  e  di  Firenze,  le  Rappresen- 
tazioni sacre  coi  legni  magnifici  che  il  più  delle  volte  sono  anteriori  all'epoca 
dell'  edizione,  e  ci  rivelano  che  moltissimi  libri  maravigliosamente  illustrati  della 
fine  del  xv  e  del  principio  del  xvi  secolo  sono  completamente  scomparsi,  gli  In- 
cunaboli dell'arte  tipografica,  usciti  dalle  officine  degli  Sweynheym  &  Pannartz, 
dei  Jenson,  Valdarfer,  Giovanni  e  Vindelino  da  Spira,  ecc.,  le  cui  pagine  sono 
per  sé  stesse  altrettanti  quadretti,  e  particolarmente  quelli  che  hanno  ancora 
qualche  pagina  ornata  da  un  contorno  finamente  miniato  e  dallo  stemma  dell' an- 


242  LA   BIBLIOFILIA 


tico  proprietario,  questi  libri  oggigiorno  ricercatissimi  e  pagati  a  prezzi  straordi- 
nari, formano  il  sogno  dell'appassionato  bibliofilo  odierno  il  quale  si  stimerebbe 
felice  di  poter  chiamare  suo  almeno  un  esemplare  di  ogni  categoria  di  queste  opere 
giustamente  tanto  stimate.  Il  signor  Murray  invece  ci  fa  conoscere  col  suo  cata- 
logo r  immensa  ricchezza  di  tali  libri  della  biblioteca  eh'  egli  è  riuscito  a  formarsi 
con  ricerche  pazienti,  con  cognizioni  profonde  e  con  spese  ingenti,  nel  corso  di 
trent'anni.  Siamo  certi  che,  chi  comincieisse  oggi  a  raccogliere  simili  libri,  non 
riuscirebbe  più  a  formarsi  una  collezione  di  tanta  importanza  e  di  cosi  alto  va- 
lore, nemmeno  se  volesse  spendervi  il  doppio  di  tempo  ed  un  capitale  più  volte 
maggiore.  «  Dove  sono  andati  tutti  i  bei  libri  de'  primi  tempi  dell'  arte  tipo- 
grafica? »  Questa  domanda  la  sentiamo  più  volte  ogni  giorno,  ma  ci  riesce  diflRcile 
il  rispondervi.  Chi  li  possiede,  ne  è  felice  né  se  ne  staccherebbe  a  nessun  prezzo. 
Disgraziatamente  sono  ora  assai  pochi  i  privati  che  posseggono  raccolte  simili  a 
quella  del  signor  Murray.  Le  librerie  dei  Borghese,  Fumagalli,  Buoncompagni, 
Manzoni,  Sunderland,  Hamilton,  Ashbumham,  Piot,  ecc.,  si  sono  disperse  a  tutti 
i  venti;  le  loro  vendite  erano  veri  avvenimenti  che  attiravano  una  folla  di  ricchi 
raccoglitori,  e  la  medesima  fine  l'avrebbe  trovata  anche  la  splendida  biblioteca 
di  Lord  Spencer,  se  la  munifica  signora  Rj^lands  non  l'avesse  acquistata  poco 
prima  che  fosse  messa  all'asta  pubblica,  e  donata  alla  città  di  Manchester,  dove 
oggi  si  possono  ammirare  liberamente  le  magnificenze  grafiche  e  tipografiche  ge- 
losamente conservate  in  un  palazzo  sontuoso,  espressamente  a  tal  uopo  fabbri- 
cato. Senza  téma  di  esagerare  si  può  paragonare  la  biblioteca  Murray  aUe  grandi 
raccolte  sopracitate.  Per  dame  un'idea  esatta  dovremmo  copiare  l'intero  catalogo, 
giacché  questo  non  contiene  che  libri  di  prim'  ordine  in  esemplari  splendidamente 
conservati  ;  ma  lo  spazio  non  ci  consente  che  sol  di  farne  qualche  raro  e  rapido 
cenno  a  volo.  I  n.'  i  i  a  27  indicano  diciassette  edizioni  d'Esopo,  fra  le  quali 
citiamo  la  famosa  traduzione  di  Francesco  del  Tuppo  stampata  a  Napoli  nel  1485 
in  folio,  ornata  da  numerose  figure  in  legno  e  un  largo  fregio  a  fondo  nero  al 
principio  delle  favole  (Olschki,  catalogo  XXXV,  Incunaboli,  n.  650,  venduto 
per  8000  fr.),  l'edizione  veronese  del  1479  con  una  grande  figura  in  legno,  una 
vignetta,  un  fregio  a  fogliami  con  putti  e  65  figure  appropriate  ai  soggetti  delle 
favole,  le  edizioni  illustrate  di  Venezia  della  fine  del  xv  secolo,  ecc.  Il  n.°  95  segna 
r  edizione  principe  d,' Apuleio  stampata  in  «  domo  Petri  de  Maximo  »  a  Roma 
nel  1469  ed  ornata  da  un  fregio  e  da  una  grande  lettera  iniziale,  illuminati  in 
oro  e  colori,  il  n.°  12S,  Y Ars  iiiorieiidi  impressa  a  Norimberga  nel  15 12  con  14 
grandi  figure  in  legno  a  pagina  intera  di  cui  una  sotto  il  titolo  ed  undici  inqua- 
drate da  fregi  su  fondo  nero.  Sotto  il  n.°  160  vediamo  il  Bartholovico  da  li  So- 
netti, isolarlo,  s.  1.  né  d.  in-4,  con  numerose  figure  d'isole  incise  in  legno,  il 
n.°  256  segna  il  Boccaccio  stampato  a  Venezia  nel  1492,  la  celebre  prima  edizione 
figurata  del  Decamerone,  il  n.°  262  il  Boccaccio  stampato  dagli  Aldi  nel  1522  in  le- 
gatura Grolicr,  il  n."  264  la  famosa  Vetifisettaiia,  originale  del  Boccaccio,  ecc.  Ben 
cinquanta  numeri  del  catalogo  indicano  delle  edizioni  del  gran  novelliere  certal- 
dese, ma  specialmente  ricca  e  preziosa  è  la  raccolta  delle  Rappresentazioni  sacre 


LA    BIBLIOFILIA  243 


che  si  compone  di  ben  duecentocinquantasei  capi,  quasi  tutti  rarissimi  e  pressoché 
introvabili. 

La  letteratura  Savonaroliana  è  rappresentata  da  oltre  cento  numeri,  fra  i 
quali  primeggiano  le  numerose  famose  placchette  fiorentine  cogli  incantevoli  legni  : 
e  chiudiamo  questa  rapida  rivista  accennando  allo  splendido  esemplare  completo 
della  prima  edizione  di  Valturio  stampata  a  Verona  nel  1472,  da  noi  recentemente 
descritta  in  questa  Rivista.  Il  catalogo  ottimamente  stampato  a  Roma  dall'of- 
ficina poligrafica  romana  consiste  in  due  parti,  la  prima  che  enumera  e  descrive 
accuratamente  2382  opere  antiche,  la  seconda  che  racchiude  2277  opere  antiche 
e  moderne  intorno  alle  Belle  Arti  e  la  loro  storia.  Il  signor  Murray  fece  stam- 
pare soltanto  cento  copie  di  questo  importantissimo  catalogo  ch'egli  distribuì  con 
pensiero  gentile  ai  suoi  amici,  fra  i  quali  non  è  ultimo  chi  ne  scrisse  questo  breve 
e  rapido  cenno.  L.  S.  O. 

Catalogo  14  della  Libreria  antiquaria  Riccardo  Marghieri  di  Gius. 
—  Napoli,  gennaio  1900,  in-8°  gr. 

Con  quest'  elenco  accuratamente  compilato  il  signor  ÌNIarghieri  pone  in  ven- 
dita 922  opere  antiche  e  moderne  di  tutti  i  rami  dello  scibile.  I  libri  sono  de- 
scritti con  esattezza,  e  dalle  note  bibliografiche  si  rileva  che  il  compilatore  è  bene 
versato  in  materia  e  dispone  d'una  ricca  raccolta  di  opere  di  consultazione.  Per 
mettere  meglio  in  vista  le  opere  pregevoli,  e  di  tali  abbonda  il  catalogo,  egli  fece 
stampare  i  loro  titoli  con  caratteri  marcati.  Notiamo  la  rara  copia  dell'  edizione 
spagnuola  di  Aniadis  de  Guida  stampata  a  spese  di  Lucantonio  Giunta  a  Sala- 
manca nel  1575,  in  un  esemplare  bellissimo  legato  recentemente  in  marrocchino 
con  piccoli  ferri  dorati  e  a  secco  sui  piatti,  le  Explaiiationes  sacrae  scripturae 
S.  Hieronyvii  stampate  magnificamente  dai  fratelli  de  Gregoriis  a  Venezia  negli 
anni  1497-98  in  due  volumi  in  folio.  Quest'edizione  magnifica  è  degna  di  nota 
per  il  gran  numero  di  belle  lettere  iniziali  e  particolarmente  per  la  ristampa  dello 
splendido  contorno  che  comparve  per  la  prima  volta  neW  Erodoto  stampato  dai 
medesimi  tipografi  nel  1494,  ma  che  nell'edizione  di  San  Girolamo  sembra  assai 
più  bello  e  fresco,  poiché  tirato  su  carta  più  morbida  e  di  formato  maggiore,  di 
modo  che  i  larghi  margini  fanno  meglio  risaltare  la  grandiosa  bellezza  dell'  inci- 
sione su  fondo  nero.  Sotto  il  n.°  671  è  segnato  un  bell'esemplare  àeWEpyioma 
Joannis  \  De  monte  regio  in  \  almagestiiin  ptolo  j  viei  stampata  \da  Jolianncs  Hamman 
de  Landoia  dictus  Hertzog]  a  Venezia  nel  1496,  ed  ornata  da  una  incisione  a  piena 
pagina  che  si  annovera  fra  le  più  belle  del  rinascimento.  Ecco  come  la  descrive 
il  Duca  di  Rivoli  '): 

«  Le  grand  bois  prend  tonte  la  page,  très  légèrement  ombre  dans  les  vetements.  Ics 
fonds  et  quelques  accessoires  ;  dans  la  partie  inférieure  deux  personnages  assis  l'un  à  droite 
et  l'autre  à  gauche,  celui  de  droite,  dont  la  figure  est  charmante,  est  très  probablement, 
selon  M.  Piot,  le  portrait  ressemblant  du  célèbre  abréviateur  de  Ptolémée,  Monteregio,  mort 


1)  Bibliographie  des  livres  à  figures  vénitiens  de  la  fin  du  ^^  siede  et  dtt  commencement  du  xvi' 
(1469-1525).  Paris,    1892,   pagine  179-180. 


244  LA    BIBLIOFILIA 


en  1476,  vingt  ans  auparavant,  mais  bien  connu  à  Venise  pour  avoir  professe  les  mathé- 
mathiques  à  Padoue.  Il  a  la  main  droite  levée  et  s'adresse  au  personnage  de  gauche,  Pto- 
lomaeus,  couronné,  et  lit  dans  un  li\Te  ouvert  sur  ses  genoux;  au  milieu,  deux  volumes 
appuyés  contre  un  socie  rectangulaire  ser%'ant  de  base  au  pied  du  globe  celeste,  et  deux 
autres  volumes  sur  ce  socie  ;  le  globe,  preuant  la  moitié  de  la  hauteur  du  bois,  touche 
presque  les  bords  du  cadre,  les  signes  du  Zodiaque  y  sont  représentés  au  trait.  Dans  la 
partie  supérieure,  des  étoiles,  le  soleil  et  la  lune.  Dans  le  fond,  des  montagnes  et  une 
ville.  Cette  gravure  est  d'une  très  belle  exècution,  le  tailleur  a  dù  traduire  la  perfection  du 
dessin,  les  détails  mème  en  sont  soignés  et  les  plis  des  étoffes  très  bien  rendus.  L'enca- 
drement,  large  d'environ  25  mm.,  à  fond  noir,  est  compose  de  feuilles,  de  grecques  et  de 
banderoles  ;  dans  la  partie  inférieure,  ces  banderoles  portent  \es  noms  de  P/o/omei's /o/taues 
de  Monier.  ;  et  à  gauche,  les  mots  :  Altìor  incvbvit;  dans  le  haut  Animvs;  à  droite  :  Svb  imaginc 
invndi.  Cet  entourage,  sans  égaler  celui  de  l'Hérodote,  peut  d'autant  mieux  lui  étre  compare, 
qu'il  est  compose  en  partie  des  mèmes  éléments  ;  la  mème  main  peut  se  reconnaltre  aussi 
dans  d'autres  détails.  En  somme,  une  des  plus  belles  productions  de  la  xylographie  véni- 
tienne  à  cette  epoque.  » 

E  chiudiamo  questa  breve  rivista  riportando  dal  catalogo  la  descrizione  d'un 
manoscritto  assai  importante,  cioè  àf^ Astrolabio  di  Tolomeo  tradotto  in  lingua 
catalana  : 

Manoscritto  membranaceo  dei  principii  del  sec.  xv,  ff.  wg  ti.  n.,  rttbriche  in  rosso,  lettere 
ornate,  o,in  X  0,1^3,  rileg.  del  tempo,  molto  stanca,  iti  legno  e  metallo.  Covi.  :  «  A9Ì  cementa 
lo  tractat  del  stralau  del  gran  strolech  Tholomeu.  Rubrica  del  present  libre.  En  aquest 
libre  ha  XXXX  capitols  lo  primer  a  saber  comptar  los  noms  del  insturment  lo  segon  a 
saber  lo  ays  dels  crestians  et  los  mesos  de  aquells  lo  terc;  a  saber  lo   egualament  del   sol 

et  saber  son  loch »;  a/.  320:  « ha  compliment  lo  tractat  del  stralau  et  deus  gra- 

cias  »;  y.  23  ò:  «  Taula  de  eleccions  segons  lo  signe  en  que  es  la  luna  »;  /.  33 a:  «  A9Ì 
cementa  la  pratica  de  fer  lastralau  del  gran  stroleg  Tholomeu  per  Ser  Clims  ».  L'opera 
finisce  a  f.  yoa:  «  et  ese  i)hinitum.  »  Seguotio  tavole  e  disegni  astronomici  eseguiti  con  grande 
precisiotie,  coti  inchiostro  rosso  e  turo;  il  f.  io 2  0  contiene  ima  «  Taula  de  la  proporcio  del  cre- 
ximent  del  maior  die  sobre  12  hores  en  ciascuna  latitud  del  poblat  de  la  terra  ».  I ff.  che 
seguotio  contengono  ricette  «  de  tinta  »,  «  per  sirupi  »,  «  per  una  dona  gui  sia  prengs  »,  «  per 
porgellane  »  e  note  risguardanti  la  famiglia  Besalu,  antichi  possessori  del  cod.  e  banchieri  in 
Xapoli  [Bernardo  Tasso  era  loro  cliente),  tulle  quali  ricorrono  i  nomi  di  Filippo  Strozzi,  Battista 
Pandolfitii,  Guglielmo  de' Pazzi,  Giuliano  Gotidi,  Piero  Orsini  ;  ed  altre  note  storiche,  come  questa  : 
«  Lo  dit  jorn  [26  novembre  1494]  essent  en  fior,  lo  Rey  carles  Rey  de  franca  fou  stipulat 
lacord  entre  sa  M.  y  florentjns  en  la  iglesia  de  santa  liberata  hon  cantare  te  deum  laudamus.  » 

I  prezzi  segnati  nel  catalogo  sono  ragionevoli,  molti  anzi  assai  miti,  e  non 
dubitiamo  che  il  signor  Marghieri  avrà  ottenuto  un  risultato  soddisfacente. 

!..  S.  O. 


DOMANDE 


Si  desidera  sapere  chi  possiede  o  in  quale  Biblioteca  si  trovi  il  «  Trattato  delle 
appoggiature  si  ascendenti  che  discendenti  per  il  Violino,  come  pure  il  trillo,  tremolo,  mor- 
dente ed  altro,  con  dichiarazione  delle  cadenze  naturali  e  composte  »  di  Giuseppe  Tartini, 
opera  citata  nel  catalogo  di  Giuseppe  Benzon  (Venezia,  1818,  pag.  4)  e  stampata  e  tradotta 
in  francese  da  Pietro  Detiis  (Paris,  de  la  Chevardière,  1782,  in-8°,  94  pages). 


LA    BIBLIOFILIA  245 


NOTIZIE 


Le  biblioteche  principali  del  mondo.  —  Nel  primo  numero  della  Bibliofilia  (pag.  22) 
abbiamo  nominato  le  quindici  biblioteche  principali  del  mondo  col  numero  approssimativo 
dei  volumi  che  queste  posseggono.  L'ultimo  fascicolo  della  Rivista  inglese  Windsor  contiene 
un  articolo  sulle  famose  biblioteche  del  mondo,  del  quale  ci  piace  riportare  alcuni  brani.  La 
biblioteca  più  grande  del  mondo  è  la  Nazionale  di  Parigi,  che  ha  sede  in  un  sontuoso  pa- 
lazzo. Essa  fu  fondata  dal  re  Luigi  XI,  il  quale  avea  donato  al  Louvre  una  piccola  colle- 
zione di  libri  per  formare  il  nucleo  di  una  biblioteca  nazionale.  Da  allora,  ogni  sovrano 
francese  si  tenne  in  dovere  d'arricchirla  di  quanto  poteva,  di  modo  che  moltissimi  doni 
di  volumi  rari  e  preziosi  furono  susseguentemente  dai  re  di  Francia  aggiunti  alla  biblio- 
teca. Un  incremento  considerevole  l'ebbe  anzi  tutto  però  dal  fatto  che  essa  ottenne  nel  1617 
il  diritto  di  ricevere  due  copie  d'  ogni  opera  stampata  in  Francia  ed  infine  s'  arricchì  an- 
cora considerevolmente  durante  la  Rivoluzione  colle  biblioteche  confiscate  che  le  autorità 
incorporarono  alla  Nazionale.  Il  catalogo  dell'immensa  biblioteca  non  può  essere  confron- 
tato, dice  l'autore  di  quell'articolo,  con  quello  del  Museo  britannico,  giacché  soltanto  ora 
a  Parigi  si  pensa  di  farlo  ;  un  lavoro  che  certamente  fa  rabbrividire  persino  il  più  coraggioso 
e  tenace  bibliotecario.  Una  biblioteca  importantissima  è  la  Reale  di  Berlino,  che  dispone 
d'un  catalogo  assai  ben  fatto  di  oltre  un  milione  di  libri  e  di  30,000  manoscritti;  la  biblio- 
teca più  antica,  ed  in  pari  tempo  la  più  preziosa  per  la  ricchezza  di  tesori  letterari,  è  la 
Vaticana,  ma  cjuesta  differisce  per  varie  ragioni  assai  da  tutte  le  altre  grandi  biblioteche. 
La  Vaticana  non  può  chiamarsi  una  biblioteca  nazionale  o  pubblica,  ma  piuttosto  una 
privata  che  appartiene  al  Papa  regnante,  e  può  essere  visitata  soltanto  col  suo  permesso.  Un 
fatto,  che  desta  sorpresa  in  tutti  coloro  che  visitano  la  biblioteca,  è  quello  che  non  vi  si 
vedono  né  libri  né  manoscritti,  poiché  trovansi  in  armadi  chiusi  che  non  si  possono  aprire 
senza  speciale  permesso.  Il  numero  dei  volumi  della  Vaticana  è  esiguo  in  confronto  a  c[uello 
delle  altre  grandi  biblioteche,  ma  fra  i  25,000  manoscritti  se  ne  trovano  moltissimi  d'inesti- 
mabile valore,  unici  al  mondo.  Qui  c'è  l'unico  esemplare  noto  del  Nuovo  Testamento  scritto 
nel  quarto  secolo,  qui  il  codice  più  antico  di  Virgilio,  qui  un  codice  di  Terenzio  del  quarto 
secolo,  e  chi  sa  quanti  tesori  vi  si  trovano  ancora  che  non  si  conoscono,  giacché  il  catalogo 
è  assai  deficiente,  e  vi  sono  moltissimi  volumi  non  ancora  esaminati  né  catalogati  !  Il  vero 
fondatore  della  Vaticana  fu  Sisto  IV,  il  quale  uni,  nel  1475,  ai  libri  già  esistenti,  la  ric- 
chissima sua  raccolta,  ed  assegnò  alla  biblioteca  un  locale  proprio.  La  biblioteca  Imperiale 
di  Pietroburgo  racchiude  più  d'un  milione  di  libri  e  26,000  manoscritti  ;  ma  una  delle 
biblioteche  più  interessanti  è  la  Bodleiana  di  Oxford,  che  si  compone  di  400,000  libri,  dei 
quali  esiste  un  catalogo  accuratamente  compilato.  Straordinaria  è  la  raccolta  di  manoscritti 
e  libri  ebraici,  ordinati  e  descritti  con  profonda  erudizione  dai  professori  Steinschneider  e 
Neubauer  ;  tra  questi  si  trovano  delle  copie  uniche  al  mondo.  La  biblioteca  è  disposta  con 
gusto  e  criterio,  e  conservata  in  un  palazzo   degno  dei  tesori   inestimabili   che   racchiude. 

E  poiché  scrivo  da  Firenze  che  io  amo,  oramai,  come  seconda  mia  patria,  non  voglio 
passare  in  silenzio  la  splendida  biblioteca  Mediceo-Laurenziana,  che  se  non  per  quantità 
certamente  per  la  qualità  dei  tesori,  e  per  i  locali  maravigliosi  ove  son  conservati,  e  per 
le  cure  e  l'amore  che  ad  esse  porta  il  suo  Direttore,  prof.  Guido  Biagi,  dev'essere  pure 
posta  fra  le  prime  del  mondo;  ed  infine  la  nostra  biblioteca  Nazionale  che,  quanto  all' edi- 


24Ó  LA    BIBLIOFILIA 


fìcio  ove  essa  è  riposta,  è  addirittura  l'antitesi  di  quanto  abbiamo  narrato  qui  sopra  per 
le  biblioteche  citate.  Il  prefetto  della  biblioteca  comm.  D.  Chilovi,  il  Municipio,  1"  intera 
cittadinanza  fiorentina,  reclamano  dal  Governo,  da  lungo  tempo,  che  contribuisca  alla  costru- 
zione d'un  palazzo  per  la  biblioteca,  ma  inutilmente:  per  questo  lavoro  non  ci  sono  fondi. 
Stimiamo  opportuno  riportare  qui  il  resoconto  della  seduta  odierna  (17  gennaio  1900)  del 
Consiglio  Comunale  che,  per  strana  combinazione,  ci  viene  sott'  occhio,  affinché  si  venga 
a  sapere  che  i  locali,  oltre  di  essere  insufficienti,  offrono  un  grave  pericolo  al  personale 
della  biblioteca  ed  agli  studiosi. 

«  Il  Sindaco  comunica  alcune  interpellanze  di  vari  consiglieri  sulla  questione  della  Biblioteca  e  d^  la 
parola  al  consigliere  Del  Ltingo,  il  quale  dice  che  qualche  tempo  fa  domandò  al  Sindaco  se  la  questione 
della  Biblioteca  si  era  mossa;  invece  si  è  mosso  il  palazzo.  È  una  vergogna  ciò  che  avviene  in  Italia;  che 
cioè  il  Governo  non  abbia  compiuto  un  suo  stretto,  imprescindibile  dovere  che  da  venti  anni  confessa, 
riconosce,  promette  e  tira  via.  Parla  a  lungo  delle  pratiche  fatte  dal  Sindaco  e  dalla  Giunta  presso  il  Go- 
verno, il  quale,  anche  di  fronte  ad  una  memoria  presentata  dal  Municipio  fiorentino,  non  ha  mutato  sistema. 
Accenna  alla  relazione  fatta  a  Montecitorio   dal   deputato  Morelli  Gualtierotti.  Ma   ad  ogni   domanda  si  è 

risposto  che  mancano  i  fondi e  basta.  Intanto  la  Biblioteca  si  è  mossa.  Che  cosa  possiamo  fare?  Propone 

che  cogli  auspici  del  Comune,  s'inizii  una  legale  agitazione  cittadina,  che  potrebbe  divenire  nazionale,  uni- 
versale. E  l' agitazione  dovrebbe  incardinarsi  in  queste  sue  raccomandazioni.  Il  Governo  prenda  in  esame 
le  generose  proposte  del  Comune  e  della  Cassa  di  Risparmio.  Si  sospenda  l'accumulamento  nell'attuale 
Palazzo  degli  stampati,  che  vengono  inviati  per  diritto  di  stampa.  Il  Governo  provveda,  mentre  si  prepara 
la  sede  definitiva,  perché  la  sede  provvisoria  abbia  garanzia  nel  fabbricato  e  nel  servizio.  Accenna  alla 
collezione  dei  manoscritti  di  Galileo,  che  da  dieci  anni  con  reverenza  tocca,  e  dice  che  quella  collezione 
riposava  sicura  a  Pitti  sotto  il  governo  granducale  ;  è  slata  la  libertà  che  ha  fatto  essere  tesoro  pubblico 
anche  il  tesoro  galileiano.  Oggi,  se  la  vergogna  non  cessa,  dovremmo  dolerci  della  libertà,  dovremmo  la- 
mentarci che  non  abbiano  varcato  le  Alpi,  ove  gli  stranieri  avrebbero  con  religione  custodito  i  documenti 
della  gloria  antica  e  della  miseria  moderna  d'Italia.  Non  è  favorevole  a  parziali  riparazioni;  perché  inutili 
e  perché  dannose  alle  Gallerie  ed  all'Archivio  di  Stato.  Invoca  1'  agitazione  legale  in  nome  di  Firenze  e  se 
questa  alzerà  la  sua  bandiera,  Michelangiolo  avrà  dato  il  motto  a  quella  bandiera  di  non  ripiegarsi  finché 
il  danno  e  la  vergogna  dura. 

«  Il  consigliere  Aglietti  dimostra  il  dovere  del  Governo  di  provvedere  alla  Biblioteca  Nazionale  perché 
s' impone  l' interesse  artistico.  Rileva  che  nella  Galleria  manca  il  posto  per  esporre  seicento  quadri,  che 
sono  ammassati  e  pieni  di  polvere.  Né  si  deve  trascurare  l'Archivio  di  Stato,  al  quale  mancano  locali. 
È  certo  che  i  colleghi  accetteranno  la  sua  proposta,  che  non  tende  soltanto  all'  incremento  dell'  arte,  ma  a 
provvedere  ad  un  gravissimo  inconveniente,  che  potrebbe  portarci  alla  perdita  d' immensi  tesori. 

«  TORRIGIANI  (Sindaco)  è  lieto  delle  interrogazioni  presentate  e  svolte  dai  consiglieri  Del  Lungo  ed 
Aglietti.  Ricorda  al  Consiglio  le  pratiche  già  fatte  presso  il  Governo,  che  non  si  è  messo  sulla  buona  strada 
per  la  sistemazione  della  Biblioteca;  perché  è  impossibile  riattare  il  palazzo  dei  Giudici.  Il  Governo  non  si 
è  reso  conto  del  pericolo  d'incendio  e  di  rovina  non  tanto  per  la  Biblioteca  quanto  per  la  Galleria.  Confida 
che  l'agitazione  legale  possa  una  buona  volta  persuadere  il  Governo,  che  rifiuta  a  Firenze  centomila  lire, 
mentre  non  ha  difficoltà  di  cercare  e  di  trovare  dei  milioni  per  altre  cose.  Nella  prossima  seduta  sarà 
svolta  la  mozione  Del  Lungo,  alla  discussione  della  quale  potranno  prender  parte  tutti  i  consiglieri.  Comunica 
al  Consiglio  un  telegramma  col  quale  giorni  addietro  egli  avverti  il  Ministro  della  minacciata  rovina.  Non 
ha  avuto  risposta  che  dal  Prefetto,  il  quale  fece  visitare  i  locali  dall'  ingegnere  capo  del  Genio  civile,  il 
quale  rassicura  gli  studiosi.  Osserva  che  sono  stati  fatti  mettere  soltanto  dei  puntelli.  Del  resto  lo  stesso 
ingegnere  ammette  che  si  possono  verificare  dei  crolli.   E  si  sono  verificati. 

<•  Aglietti  si  associa  alla  mozione  del  consigliere  Del  Lungo,  augurandosi  che  l'agitazione  legale  di- 
venga europea  e  decida  il  Governo,  che  fa  vista  di  non  sentire,  a  decidersi. 

«  ToRRiGi.wi  (Sindaco)  si  augura  che  il  Governo  una  buona  volta  si  ricreda  e  si  degni  esaminare  il 
progetto  di  massima  del  Comune  di  Firenze.  j> 

Speriamo  che  il  Governo  accolga  finalmente  il  voto  di  Firenze,  che  è,  dopo  tutto,  il 
voto  di  tutta  r  Italia  intelligente  e  studiosa,  ed  anzi  di  tutto  il  mondo  civile,  e  provveda 
con  quella  sollecitudine  che  il  decoro  dello  Stato  urgentemente  reclama.  L.  S.  O. 


LA   BIBLIOFILIA  247 


L'autore  del  manoscritto  di  Kòninginbof.  —  Il  cosiddetto  codice  di  Kòninginhiof 
in  Boemia  fu  considerato  come  il  più  antico  monumento  letterario  boemo,  come  un  tesoro 
nazionale  che  racchiudeva  una  raccolta  di  poesie  epiche  e  liriche  del  xiii  secolo.  Molti 
letterati  tedeschi  espressero  però  alcuni  dubbi  sulla  sua  autenticità  ;  e  anzi  parecchi  di  questi 
come  Wattenbach,  Biidinger  e  Feifalik  ne  dimostrarono  già  quarant'  anni  fa  addirittura  la 
mistificazione.  Il  direttore  d'un  giornale  boemo  fu  condannato  a  due  mesi  di  prigione  per 
aver  pubblicato  una  serie  di  simili  articoli  nel  suo  foglio,  e  per  aver  in  tal  modo  pubbli- 
camente disprezzato  un  monumento  che  formava  l'orgoglio  della  nazione  !  !  Ma  l'autenticità 
del  codice  fu  più  tardi  messa  in  dubbio  anche  da  alcuni  eruditi  boemi  e  finalmente  con 
argomenti  inconfutabili  ne  fu  addimostrata  la  grossolana  falsificazione.  Ora  i  difensori  del 
monumento  letterario  nazionale  i  quali  volevano  almeno  salvare  l' onore  del  bibliotecario 
del  Museo  boemo,  Wenzel  Hanka,  che  diceva  d'aver  trovato  il  manoscritto  il  i6  settem- 
bre 18 17  in  un  angolo  della  torre  della  chiesa  di  Koninginhof,  dichiaravano  ch'egli  avesse 
completamente  ignorato  la  falsificazione  e  pubblicato  la  sua  scoperta  in  buona  fede.  Ma 
anche  questa  difesa  non  corrisponde  al  vero,  e  cade  ora  grottescamente,  poiché  lo  stesso 
bibliotecario  Hanka,  lo  scopritore  immortale  dell'importantissimo  codice  dei  Boemi,  fu  testé 
riconosciuto  autore  del  famoso  manoscritto  col  quale  s' è  burlato  di  tanti  eruditi  e  della 
nazione  intera,  che,  per  gratitudine,  gli  avrà  forse  eretto  in  qualche  angolo  un  monu- 
mento, contro  il  quale,  in  tal  caso,  i  Boemi  sfogherebbero  molto  più  giustamente  il  loro 
furore  anziché  contro  chi  non  parla  la  loro  lingua.  La  burla  è  tanto  piti  enorme,  inquan- 
toché  l'autore  si  è  nominato  nel  manoscritto  coli' intero  suo  nome,  scrivendo  sotto  una 
poesia  le  lettere  V.  H.  A.  N.  K.  A.  F.  E.  C.  I.  T.  che  sinora  diedero  luogo  a  tante  e  tante 
discussioni  per  decifrarne  il  senso,  mentre  queste  lettere  messe  assieme  vogliono  dire  V. 
Hanka  fecit  e  rivelano  l'autore  del  codice  del  xiii  secolo,  cioè  Venceslao  Hanka  il  quale  era 
il  bibliotecario  del  Museo  nazionale  boemo  nel  principio  del  %t,co\o  decimonono  (}.^}j,  a  meno 
che  gli  incorreggibili  fanatici  non  vogliano  trovarne  un  omonimo  del  xiii  secolo  ! 

La  Bibbia  commentata  da  Nicolò  de  Lyra  e  stampata  da  Sweynheim  e  Pan- 
nartz  a  Roma  negli  anni  1471  e  1472,  della  quale  ci  siamo  occupati  minutamente  nei 
numeri  precedenti  della  nostra  Rivista,  è  ancora  oggetto  di  viva  discussione  nei  giornali 
stranieri.  A  proposito  dei  versi  da  noi  riportati  nel  quaderno  8-9,  pag.   223. 

Si  Lyra  non  lyrasset 
Lutherus  non  saltasset, 

ci  si  scrive,  che  questi  non  furono    fatti   in   rapporto  a  Lutero,  ma  si  trovarono  già  nella 

forma 

Nisi  Lyra  lyrasset 

Nemo  doctorum  in  bibliam  sallasset, 

nell'edizione  di  Grùninger  della  Margarita  philosophica  di  Reisch  dell'anno  1508,  cioè  quat- 
tordici anni  avanti  la  pubblicazione  della  Bibbia  seltembrina . 

Arte.  —  Pochi  giorni  sono,  a  Genova,  nell'  ampio  salone  del  palazzo  Pallavicino  si 
procede  alla  vendita  di  mobili  di  lusso  e  di  oggetti  d'arte  costituenti  la  successione  Palla- 
vicino-Grimaldi. L'asta  fu  interessantissima;  basti  dire  che  due  cassettoni,  epoca  Luigi  XV, 
furono  acquistati,  per  conto  del  Re,  al  prezzo  di  dodicimila  lire,  e  che  una  piccola  tavola 
di  Jean  van  Gossaert,  rappresentante  la  Deposizioni ,  sali  assai  disputata  al  prezzo  di  ven- 
tiquattro mila  lire  e  fu  aggiudicata  al  Museo  di  Bruxelles.  Quattro  famosi  arazzi  Gobelins, 


248  LA   BIBLIOFILIA 


con  soggetti  tratti  dall'opera  Armida  e  Orlando,  eseguiti  su  disegni  del  famoso  Cox-jjel,  arazzi 
donati  dal  re  Luigi  XV  al  duca  Paolo  Gerolamo  Grimaldi,  vennero  messi  all'  incanto  sul 
prezzo  di  400  mila  lire,  e  furono  aggiudicati  al  signor  Seligmann,  noto  antiquario  parigino, 
per  585  mila  lire. 

Pubblicazioni  notevoli.  —  Il  visconte  di  CaLx  e  Alberto  Lacroix  hanno  intrapreso 
la  pubblicazione  presso  la  Casa  libraria  di  Paul  Ollendorff  di  Parigi  di  una  Histoire  illustrie 
de  la  France  dalle  sue  origini  fino  ad  oggi.  Gli  Autori  facendo  tesoro  del  risultato  delle  ri- 
cerche storiche  degli  ultimi  cinquanta  anni,  stanno  compilando  un'  opera  originale,  che  va 
dalle  origini  della  Francia,  attraversando  venticinque  secoli,  fino  agli  ultimi  a\Tenimenti. 
L' opera  consta  di  venti  volumi  divisi  in  cinque  serie  in-8  grande  di  lusso,  ciascuno  da 
300  a  400  pagine,  illustrate  da  io  000  riproduzioni,  e  400  carte  e  piani  inediti.  Il  primo 
volume  della  prima  serie,  già  pubblicato  La  Gauk  indépendanle,  è  la  dimostrazione  più 
chiara  dell'  importanza  dell'  opera,  e  per  gli  importanti  documenti  e  ricerche  inedite,  per  la 
splendidezza  delle  illustrazioni  e  per  la  sua  forma  letteraria.  Il  secondo  volume  verrà  al  pub- 
blico prima  della  fine  dell'anno;  altri  tre  durante  l'anno  1900.  A  maggiore  dimostrazione 
dell'  importanza  dell"  opera,  ecco  i  titoli  di  venti  volumi  : 

Première  sèrie.  —  l.  La  Gaiile  indépendanle;  2.  La  Gauk  romaint ;  3.  Les  Mirovin- 
giens;  4.  Les  Carloringiens . 

Deuxième  sèrie.  — 5.  La  Féodalité  et  les  Cotnmunes  (987-1180);  6.  La  Renaissance 
frangaise  du  xiii  sikle  (i  180- 12 70);  7.  Les  Croisades.  La  France  Outre-Mer  (1095 -12 70); 
8.  Z«  derniers  CapHiens  directs.  Avìnevient  des  Valois  (1270-1350). 

Troisième  sèrie.  —  9.  Premitre  parile  de  la  Guerre  de  Ceni  ans.  La  Jacquerie.  La  France 
atix  Anglais  (1350-1422);  io.  Deuxième  parile  de  la  Guerre  des  Cent  ans.  Jeanne  d'Are.  Expul- 
sion  des  Anglais  (1422-1461);  11.  Fin  du  Moyen-Age.  Formation  de  l'uniti Jran^aise  (1461-1515); 
12.  La  Renaissance  italienìu  du  xvi  siiele  (1515-1560). 

Quatrième  sèrie.  —  13.  La  Riforme  ei  les  Guerres  de  Religion  (1500-1589);  14.  Les 
premiers  Bourbons:  Henri  IV et  Richclieu  (1589-1643)  ;  15.  Le  siede  de  I^ouis  AYT  (1643-1715)  ; 
16.  Le  xviii  sikle  (1715-1789). 

Cinquième  sèrie.  —  17.  La  Rérolulion  francaise  (1789-1804);  18.  Le  Consulat  ci  l'Empire 
(1804-1815);  19.  Le  Regime  censitaire  (1815-1848);  20.  Le  Suffrage  universe l.  La  Démocratic 
(1848-1900). 

Il  Ministro  della  P.  I.  francese  ha  deliberato,  secondo  quanto  annunzia  il  Figaro,  di 
acquistare  per  conto  dello  Stato  la  superba  collezione  di  manoscritti  orientali  riuniti  dallo 
Schefer,  direttore  della  Scuola  delle  lingue  orientali  viventi,  morto  qualche  tempo  addietro. 
Questa  collezione,  frutto  di  ricerche  assidue  continuate  per  cinquant'anni  in  Egitto,  in  Siria, 
in  Turchia,  in  Persia  e  in  India,  è  una  delle  più  ricche  che  siano  in  Europa,  e  contiene 
manoscritti  che,  oltre  ai  grande  valore  intrinseco,  hanno  pure  un  valore  artistico  conside- 
revole per  ornamenti  grafici.  Il  numero  totale  dei  manoscritti  è  di  1600:  essi  sono  riuniti 
in  700  volumi.  Vi  sono  406  opere  arabe,  404  opere  persiane  e  350  turche.  Il  governo  fran- 
cese pagherà  la  collezione  centomila  franchi. 

I  numerosi  papiri  preziosi  dei  Musei  di  Berlino  furono  minutamente  descritti 
dai  signori  Adolf  Ermann  e  Fritz  Krebs  in  un  volume  superbo  ornato  da  13  illustrazioni  e  da 
24  tavole,  pubblicato  dall'editore  W.  Spemann  di  Berlino.  Quantunque  il  lavoro  sia  stato 


LA    BIBLIOFILIA  249 


eseguito  dagli  autori  con  rara  profonda  erudizione,  è  tuttavia  alla  portata  di  tutti,  perché  gli 
autori  s' erano  prefisso  lo  scopo  di  pubblicare  una  guida  dei  papiri  esposti  nella  sezione 
egiziana  dei  Musei  di  Berlino,  e  di  far  vieppiù  conoscere,  con  utili  spiegazioni  e  colla  tra- 
duzione del  contenuto  dei  papiri,  la  vita  degli  antichi  Egiziani,  scopo  che  hanno  ottima- 
mente raggiunto.  Il  libro  si  occupa  della  provenienza  e  della  conservazione  dei  papiri,  e  tratta 
in  varii  capitoli  anche  sui  papiri  jeratici,  demotici,  greci,  arabi  e  copti,  ed  è  scritto  con 
tanta  chiarezza  che  la  sua  lettura  riesce  attraente  ed  è  atto  a  provocare  un  vivo  interesse 
per  la  materia,  anche  in  chi  la  considerava  prima  come  recondita  é  riservata  soltanto  agli 
specialisti. 

Mostra  pariniana  nella  Biblioteca  Nazionale  di  Milano  e  Albo  Pariniano.  — 

Domenica  2Ó  novembre  venne  inaugurata  nella  grande  sala  di  Maria  Teresa  alla  Biblioteca 
di  Brera  la  Mostra  pariniana,  raccolta  a  cura  della  direzione  di  quella  Biblioteca. 

Per  desiderio  del  Comitato  promotore  del  monumento  a  Parini  la  cerimonia  di  inau- 
gurazione di  questa  Mostra  servi  al  tempo  stesso  di  solennità  per  lo  scoprimento  del  mo- 
numento al  grande  Poeta  civile.  Nell'imponente  sala,  per  metà  occupata  dalla  Mostra, 
convennero  le  autorità  cittadine,  le  rappresentanze  di  tutte  le  Scuole  milanesi  e  dell'Uni- 
versità di  Pavia  con  le  respettive  bandiere,  i  membri  del  Comitato  e  un'elettissima  schiera 
d'invitati,  tra  cui  si  notavano  tutte  le  più  spiccate  individualità  nel  campo  degli  studi  in 
genere  e  delle  lettere  in  ispecie,  e  una  numerosa  ed  elegante  rappresentanza  del  sesso 
gentile. 

Parlò  per  primo  il  Presidente  del  Comitato,  nobile  Giovanni  Visconti-Venosta,  che 
ringraziò  tutti  coloro  —  e  in  modo  speciale  gli  studenti  di  tutta  Italia  —  i  quali  hanno  con- 
tribuito col  loro  obolo  all'erezione  del  Monumento;  ricordò  con  riconoscenza  il  nome  del 
compianto  senatore  Robecchi,  che  a  quello  scopo  lasciava  un  cospicuo  legato;  e  chiuse 
augurando  che  da  coloro  che  contribuirono  ad  arricchire  l'odierna  Mostra  pariniana  venga 
seguito  il  nobile  esempio  già  dato  dal  senatore  Brambilla,  che  volle  far  dono  a  Brera  di 
tutti  i  libri  e  i  manoscritti  del  Manzoni,  purché  quivi  si  potesse  destinare  tutta  una  sala 
alla  memoria  dell'illustre  lombardo. 

Dopo  le  applaudite  parole  del  nobile  Visconti-Venosta,  il  prof.  Scherillo,  che  tiene 
la  cattedra  di  letteratura  italiana  nella  R.  Accademia  scientifico-letteraria,  fece  la  comme- 
morazione del  Parini. 

Aggiunse  finalmente  poche  parole  il  cav.  Fumagalli,  bibliotecario  di  Brera,  ringra- 
ziando i  numerosi  intervenuti,  nonché  tutti  coloro  che  alla  riuscita  della  Mostra  contribui- 
rono, spiegando  come  e  perché  questa  dovette  mantenersi  in  limite  modesto  e  facendo  voti 
perclié  si  avveri  l'augurio  del  Presidente,  che  si  possa  in  un  non  lontano  avvenire  istituire 
nella  Braidense  una  sala  Pariniana. 

La  cerimonia  si  chiuse  con  una  breve  visita  degl'intervenuti  alla  Mostra,  nella  quale 
sono  raccolti  numerosi  ritratti  dipinti  ed  incisi  dell'illustre  poeta,  dei  suoi  amici  e  dei  suoi 
protettori  d'ambo  i  sessi,  dei  suoi  principali  commentatori  e  degli  uomini  più  eminenti  del 
tempo  suo  coi  quali  ebbe  consuetudine;  le  edizioni  principali  delle  sue  opere,  parecchi  suoi 
manoscritti,  molti  documenti  che  riguardano  la  vita  sua  come  poeta  e  come  cittadino;  la 
lucerna,  celebrata  dalla  nota  ode  del  Cavallotti;  la  cattedra  dalla  quale  il  Parini  insegnò 
eloquenza  a  Brera,  e  molte  illustrazioni  dei  luoghi  dove  egli  ebbe  occasione  di  dimorare. 

Dopo  questa  visita  i  convenuti  si  formarono  in  corteo  che  colle  autorità  alla  testa 
mosse  verso  la  Piazza  Ellittica  dove  il  monumento  al  grande  poeta  satirico  doveva  venire 


250  LA   BIBLIOFILIA 


scoperto.  In  occasione  di  queste  feste  è  uscito  l'annunciato  Albo  Pariniano,  alla  cui  com- 
pilazione attese  con  singolare  amore  il  cav.  Giuseppe  Fumagalli,  bibliotecario  della  Brai- 
dense.  Il  bellissimo  volume,  stampato  con  somma  accuratezza  nelle  officine  dell'  Istituto 
italiano  d'arti  grafiche  di  Bergamo,  contiene  circa  centocinquanta  illustrazioni  finissime, 
fotografie  di  Carlo  Vismara,  fra  le  quali  primeggiano  i  ritratti:  una  sessantina.  Undici  di 
questi  sono  del  Parini,  gli  altri  di  molti  personaggi  che  ebbero  relazione  in  qualche  modo 
con  il  sommo  poeta,  o  si  occuparono  di  lui  e  delle  opere  sue,  o  ne  eternarono  le  sem- 
bianze sulla  tela  O  nel  marmo.  Gli  altri  disegni  riproducono  alcuni  luoghi  di  Milano,  di 
Bosisio,  di  Cavallasca,  autografi  importanti,  medaglioni,  frontispizi  di  edizioni  speciali,  mo- 
numenti, ecc.  Di  tutte  indistintamente  le  illustrazioni  il  cav.  Fumagalli  dà  una  chiara  e 
precisa  descrizione,  dimodoché  questo  Albo  potrebbe  servire  di  preziosa  guida  a  chi  volesse 
ricostruire  una  storia  biografica-aneddotica  letteraria  di  Parini  e  de'  tempi  suoi.  L' icono- 
grafia raccolta  dall'egregio  bibliotecario  della  Braidense  è  veramente  degna  di  occupare 
uno  dei  primi  posti  nelle  librerie  degli  studiosi,  fra  le  migliori  opere  che  trattano  del 
«  primo  pittor  del  signoril  costume  ». 

La  Biblioteca  fotografica  italiana.  —  La  Bibliofilia  (pag.  226-227)  ed  altri  giornali 
hanno  annunziato  che  una  schiera  di  benemerite  persone  ha  l' intenzione  di  istituire  una 
biblioteca  fotografica,  una  fotografoteca  italiana,  vale  a  dire,  per  intenderci,  una  collezione 
in  cui  siano  riunite  nella  maggior  quantità  possibile,  fotografie  di  paesaggi,  di  vedute  di 
città,  di  monumenti,  di  opere  d'arte  antiche  e  moderne,  di  ritratti  di  illustri  personaggi, 
di  avvenimenti,  ecc.,  in  modo  che  essa  riesca  utile  ad  artisti,  a  quanti  s' occupano  di  cri- 
tica e  storia  dell'arte,  ad  archeologi,  architetti,  storici,  giornalisti,  editori,  ecc.  All'egregio 
nostro  collaboratore  Romolo  Artiòli  offre  quest'oggetto  l'occasione  di  pubblicare  nel  Cw- 
riere  d'Italia  le  seguenti  osservazioni  : 

«  Non  v'  ha  certo  chi,  all'  annunzio  di  tale  proposta,  non  plaudisca  di  cuore  ai  pro- 
motori, e  faccia  voti  che  la  felicissima  idea  si  muti  ben  tosto  in  realtà.  Sarebbe  una  vera 
fortuna  per  1'  educazione  artistica,  per  la  storia  e  per  1'  economia  nazionale. 

«Non  si  conosce  ancora  a  quali  particolari  criterii  s'inspireranno  i  fondatori,  epperò 
noi  siamo  in  attesa. 

«  Frattanto,  siccome  un  consimile  progetto  era  balenato  da  circa  due  anni  anche  a  me, 
ed  io  1'  avevo  compiacentemente  carezzato,  mi  si  permetta  di  esporre  come  potrebbe  es- 
sere istituito  il  proposto  gabinetto  fotografico. 


«  Dovendo  esso,  a  quanto  sembra,  e  sarebbe  bene,  sorgere  d'iniziativa  privata,  per  le 
relative  non  lievi  spese  d' impianto,  i  promotori  dovTebbero  fare  appello  a  tutti  quanti  in 
Italia  e  all' estero  anche,  professano  il  culto  sacro  del  bello:  critici  d'arte,  società  artisti- 
che, società  promotrici  o  d'incoraggiamento  per  le  belle  arti,  accademie,  scuole  d'arte,  ecc. 
Le  pubbliche  amministrazioni,  specialmente  il  Ministero  dell"  Istruzione,  concorrerebbero 
sicuramente,  e  per  quest'  ultimo  è  arra  sicura  1'  eletto  ingegno  che  presiede  alle  sorti  della 
cultura  italiana,  e  che  tanto  particolare  vivissimo  affetto  prende  alla  nostra  arte  antica  e 
nuova,  come  lo  provano  la  Galleria  nazionale  d'  arte  moderna  e  gli  scavi  del  Foro. 

«  La  biblioteca  fotografica  dovTebbe  contare  altresì,  quale  fonte  ordinaria  di  sussistenza, 
un  numero  illimitato  di  soci  che  pagassero  un  tenue  contributo  annuo,  come  un  io  o  12  lire. 

«  E  i  soci,  nella  prima  loro  adunanza  generale,  dopo  approvato  lo  statuto,  dovrebbero 


LA   BIBLIOFILIA  251 


eleggere  un  Consiglio  direttivo,  e  quindi  scegliere  la  città,  sede  della  nuova  istituzione,  che 
fosse  o  Roma  o  Firenze  o  Milano.  E  ciò  riguardo  a  cjuella  che  offrisse  più  agio,  e  maggior 
numero  di  studiosi. 

«  Le  fotografie  si  disporrebbero  in  appositi  albums  per  ordine  di  provincia,  e  se  la  quan- 
tità lo  permettesse,  per  quello  di  città  e  d'istituto  artistico.  Cosi  tutte  le  riproduzioni  relative 
ad  una  data  galleria,  chiesa  o  museo  che  fosse,  si  troverebbero  riunite  con  grande  facilità 
di  ricerca  e  di  studio. 

«  Ciascuna  fotografia,  immediatamente  sotto  fissato  al  cartone  che  la  riceve,  recherebbe 
un  cartellino  contenente  tutte  le  possibili  indicazioni  relative  al  luogo  ove  si  trova  l' opera 
riprodotta,  il  suo  autore,  o  almeno  la  scuola  artistica  o  il  secolo,  in  modo  da  dare  in  poche 
righe  una  breve  monografia. 

«  Le  fotografie  dovrebbero  quindi  venire  schedate,  sul  principio,  almeno  in  ordine  di 
autori,  topografico  e  iconografico.  E  ciò  fare,  tenendo  conto  delle  differenti  attribuzioni 
assegnate  dai  critici  a  gran  parte  di  ciò  che  forma  il  patrimonio  dell'  arte  antica,  vale  a 
dire,  per  un  proficuo  e  razionale  lavoro  schedare,  con  riferimento'ad  un  unico  e  più  pro- 
babile autore,  tutti  i  nomi  proposti. 

«  Il  materiale  fotografico  occorrente  non  verrebbe  poi  a  costar  molto,  perché  tutte  le 
Case  editrici  di  fotografie,  ne  abbiamo  a  centinaia  in  Italia,  quali  Alinari,  Anderson,  Brogi, 
Moscioni,  Sommer,  ecc.,  concorrerebbero  ben  volentieri  con  ricche  offerte  di  riproduzioni, 
agevolando  poi  l'acquisto  delle  altre  coli' accordare  forti  sconti,  paghi  della  perpetua 
reclame  fatta  dai  loro  lavori  conservati  negli  albums  della  fotografoteca. 

«Tale  esempio  verrebbe  molto  probabilmente  seguito  anche  dalle  altre  Case  estere. 
E  con  gì'  immancabili  numerosi  doni  dei  dilettanti  fotografi,  soci  o  no  (e  sarebbero  i  più 
preziosi,  ritraendo  molto  di  sovente  opere  d'  arte  le  cui  riproduzioni  non  esistono  in  com- 
mercio) quelli  degli  istituti,  delle  società,  e  principalmente  del  Ministero  dell'  Istruzione 
Pubblica,  che  per  mezzo  delle  sue  Gallerie,  de'  suoi  Musei  e  uffici  regionali  per  la  con- 
servazione dei  monumenti,  potrebbe  fornire  quanto  di  più  numeroso  e  ricco  si  possa  im- 
maginare; per  i  cambi  dei  duplicati,  la  raccolta  verrebbe  ad  acquistare,  fin  dal  suo  prin- 
cipio, tanta  copia  di  materiale  da  lusingare  le  più  audaci  aspettative. 

«  Di  più,  la  biblioteca  fotografica,  provvedendosi  di  una  o  due  macelline,  avrebbe 
r  immenso  vantaggio  di  eseguire  molto  economicamente,  riproduzioni  di  monumenti  od  opere 
d'arte,  richiesti  da  occasionali  circostanze  di  studio. 

«  Il  materiale  cosi  raccolto,  dovrebbe,  almeno  nei  primi  tempi,  onde  render  più  celere 
e  proficuo  lo  sviluppo  della  Società,  esser  lasciato  studiare  soltanto  ai  soci,  e  a  tutti  quei 
che  con  doni  o  aiuti  d'  ogni  sorta  s'  interessassero  al  suo  incremento. 

«  Dovrebbero  poi  concretarsi  le  modalità  e  le  cautele  con  le  quali  concedere  le  foto- 
grafie in  prestito  a  scopo  di  lunghi  studi  o  per  illustrare  eventuali  pubblicazioni. 

«Due  persone  sarebbero  sufficienti  sul  momento,  per  l'impianto  della  fotografoteca, 
una  che  inserisse  le  fotografie  nei  volumi,  e  un  colto  giovane  che  s'  addossasse  il  ben  duro, 
ma  geniale,  incarico  di  uno  scrupoloso  e  scientifico  lavoro  di  classificazione  e  schedamento.  » 


«  Di  quest'idea  che  alcuni  egregi  studiosi  d'arte  hanno  ora  lanciato,  già  esistono  da 
tempo  alcune  applicazioni. 

«  Mi  compiaccio  nominare  quella  del  Ministero  di  Pubblica  Istruzione,  già  da  molti 
anni  esistente,  ma  solo  da  poco  cominciata  ad  ordinare  un  po'  cristianamente.  Essa  com- 


LA   BIBLIOFILIA 


prende,  in  special  modo,  riproduzioni  fotografiche  di  monumenti,  paesaggi  o  oggetti  d'arte. 
Ricca  ed  unica  per  quanto  si  riferisce  alla  mèsse  di  opere  conservate  nei  musei  e  nelle 
gallerie  italiane.  Ha  pure  annessa  una  inestimabile  e  copiosissima  serie  di  studi  e  progetti 
di  restauro  di  moltissimi  edifizi  monumentali  della  penisola.  Dobbiamo  però  notare  che  essa, 
se  è  aperta  ai  funzionari  del  ^Ministero,  acciò  possano  attingervi  quanto  è  necessario  alla 
soluzione  delle  questioni  d'arte,  ed  agli  alunni  della  Scuola  di  storia  dell'arte  nella  R.  Uni- 
versità di  Roma,  non  lo  è  per  tutti  gli  altri. 

«  Raccolte  siffatte  troviamo  anche  all'estero,  e  notiamo  quella  splendida  del  Ministero 
di  Belle  Arti  in  Francia,  ma  pur  esse  non  sono  pubbliche  nel  vero  senso  della  parola,  e 
per  tal  motivo  ed  anche  perché  si  limitano  a  riunire  soltanto  ciò  che  interessa  l'arte,  man- 
cano a  quello  scopo  altamente  lodevole  che  renderebbe  utilissima,  necessaria  anzi,  la  fo- 
tografo teca. 

«  Abbia  dunque  pronta  realizzazione  questa  utile,  splendida  idea  e  allora,  nelle  sale 
della  sede  modesta,  ma  agli  occhi  nostri,  preziosa  più  d'  una  reggia,  perché  conterrebbe 
la  storia  rappresentativa  della  umana  civiltà,  quanto  e  quanto  a\Temo  ad  imparare,  tutti, 
grandi  e  piccoli,  quanti  enigmi  tormentosi  avranno  la  loro  soluzione  dall'  immediato  vivo 
confronto,  quante  spese  e  fatiche  avremo  fatto  risparmiare  e  come  se  ne  avvanteggerà  la 
cultura  nazionale  !  » 

Una  caricatura  fiorentina  del  xiv  secolo  sinora  ignota  fu  recentemente  scoperta 
dal  dott.  Roberto  Davidsohn,  l'insigne  e  diligente  storico  di  Firenze.  E  un  disegno  a  penna 
che  rappresenta  la  caricatura  d' una  battaglia  cavalleresca  ;  esso  si  trovava  in  un  fascicolo 
degli  atti  del  Tribunale  di  commercio  di  Firenze  del  1320.  Un  cavaliere  d'aspetto  piuttosto 
ingenuo,  armato  d'  una  lancia,  che  è  una  volta  e  mezzo  più  lunga  del  suo  cavallo,  muove 
contro  un  altro  cavaliere  corazzato,  il  quale,  accompagnato  da  due  ser\-i,  trovasi  tutto  in- 
curvato in  una  corazza  di  ferro  che  per  la  sua  statura  gracile  è  troppo  larga.  E  strano  che 
questo  disegno  sia  stato  fatto  da  uno  degli  scrivani  del  tribunale  di  commercio  ;  il  quale  cer- 
tamente voleva  cosi  burlarsi  della  classe  dei  cavalieri  che  allora  era  in  decadenza,  ed  espresse 
in  forma  illustrativa  pressoché  quel  concetto  che  più  tardi  fu  svolto  da  Boiardo,  Ariosto  e 
Cervantes  in  forma  letteraria. 

Documento  storico.  —  In  occasione  di  nozze  d'  un  amico  il  signor  Francesco  Cor- 
ridore ha  esumato  un  documento  storico,  e  l'ha  presentato  agli  sposi  Judica-Modica,  in- 
vece delle  solite  poesiole,  spesso  mortalmente  insulse  e  noiose.  Il  documento  in  parola  è 
il  manifesto  che  il  18  gennaio  1552  Filippo  II  emanava  in  favore  del  regno  di  Sardegna, 
essendo  allora  scoppiata  per  la  seconda  volta  la  guerra  tra  la  Francia  e  la  Spagna.  Dopo 
aver  esposto  come  il  Re  di  Francia,  alleatosi  coi  luterani  e  coi  turchi,  avesse  rotta  la  pace 
e  spedita  un'armata  per  invadere  le  isole  del  Mediterraneo,  il  principe  Filippo  incoraggia 
i  sudditi  a  preparare  i  navigli  per  corseggiare  i  mari,  concede  ai  corsali  le  prede  che  fa- 
ranno, e  stabilisce  forti  pene  pecuniarie  contro  chi  infrange  gli  ordini  contenuti  nel  mani- 
festo. Il  documento  originale  esiste  nell'Archivio  di  Stato  di  Cagliari,  e  la  sua  pubblicazione 
ricorda  un  periodo  glorioso  per  i  forti  isolani  che  seppero  respingere  più  volte  l'invasione 
dei  turchi. 

Chiuso  il  20  gennaio   1900. 


3J-2-900.  Tipografi:!  di  Salvadore  Landi,  Dircltorc  i\t:U' Arit  della  Slamfa 


Volume  I  Febbraio-Marzo  1900  Dispensa  ii^'-ia" 


La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 


DIRETTA    DA    LEO    S.    OLSCHKI 


UNA   GRAN   LITE 

PER   UNA   VENDITA  DI   LIBRI   ANTICHI    E   PREZIOSI 


«Povera  e  nuda  vai....  BibllofiUa  !  > 

Il  verso  petrarchesco  mi  torna  alla  mente  scrivendo  e  narrando  qui 
pei  lettori  di  questo  elegante  periodico,  che  fa  onore  all'  Italia,  le  lunghe 
e  varie  vicende  di  una  lite  ormai  celebre,  sebbene  ancora  non  definita, 
accesasi  anni  sono  tra  il  cav.  Leo  S.  Olschki  e  la  Galleria  Nazionale 
(Orszàgos  Keptàr)  di  Budapest  per  una  vendita  di  libri  antichi  e  pre- 
ziosi. 

Anche  l' Olschki  potrebbe  purtroppo  dire  col  Monti: 

Stolto  che  volli  coli'  immobil  fato 

Cozzar  della  gran  Buda,  onde  ne  porto 
Rotta  la  tempia  e  il  fianco  insanguinato. 

Giornali,  tribunali,  parlamenti  hanno  più  volte  già  scritto,  giudicato 
e  discusso  di  questa  lunga  lite 

....  in  lingua  sanscrita  e  tibetana, 
Indostanica,  pahli  e  giapponese, 
Arabica,  rabbinica,  persiana. 
Etiopica,  tartara  e  cinese. 
Siriaca,  caldaica,  egiziana, 
Mosogotica,  sassone  e  gallese. 
Finnica,  serviana  e  dalmatìna, 
Valacca,  provenzal,  greca  e  latina. 

(Leopardi). 


254 


LA   BIBLIOFILIA 


In  sostanza  -  essa  si  dibatte  fra  un  libraio  rinomato  e  onesto  per 
esser  pagato  del  suo  avere  in  conseguenza  di  vendita  fatta,  e  l'Erario 
nazionale  Ungherese,  che,  come  tutti  gli  Erari  di  questo  mondo,  ha  cento 
braccia  per  riscuotere,  e  uno  solo  per  pagare,  monco  e  paralitico!... 

Ecco  come  stanno,  per  sommi  capi,  le  cose  come  le  desumo  dalle 
memorie  giudiziali  a  stampa  e  da  note  prese  stenograficamente  alle 
udienze  pubbliche. 

Nell'agosto,  settembre  e  novembre  del  1895,  ^^  Galleria  Nazionale 
di  Budapest,  per  mezzo  del  signor  Carlo  Pulszky,  direttore  della  Gal- 
leria stessa,  acquistava  in  Venezia  (come  aveva  fatto  altre  volte  in  anni  pre- 
cedenti) parecchi  libri  antichi  rari  e  preziosi  dal  signor  cav.  Leo  S.  Olschki 
pel  complessivo  importo  di  L.  30,860,  prezzo  convenuto.  I  libri  acquistati  ven- 
nero spediti  a  destinazione  per  la  ferrovia,  in  porto  assegnato  e  con  rivalsa 
per  le  spese  di  dazio  anticipate,  colle  relative  fatture  e  avvisi  di  spedizione. 

La  Galleria  Nazionale,  pagati  il  nolo,  il  trasporto  e  il  dazio,  riti- 
rava e  controllava  i  libri  ;  il  dott.  Nyari  Sàndor,  addetto  alla  Galleria 
stessa,  ne  prendeva  nota  per  l' inventario,  e  il  dott.  Jànos  Peregriny, 
segretario,   registrava  la  fattura  a  credito  Olschki. 

Nella  stessa  occasione  in  cui  il  direttore  Pulszky  acquistava  per  la 
Galleria  i  libri  su  ricordati,  faceva  un  acquisto  per  conto  proprio  esclu- 
sivo per  L.  6834. 

Quando  il  venditore  chiese  di  esser  pagato,  il  signor  Kammerer, 
commissario  della  Galleria,  lo  informava  con  lettera  del  4  luglio  '96  che  il 
Pulszky  non  aveva  l'autorizzazione  di  acquistare  libri  per  grandi  somme  (?); 
che  le  sue  facoltà  arrivavano  solo  fino  a  quelle  somme  che  erano  state 
messe  a  sua  disposizione  (?)  ;  che  dei  libri  segnati  nella  fattura  ne 
mancavano  quattro;  che  altri  ne  esistevano  non  compresi  nelle  fatture; 
che  alcuni  libri  avevano  prezzi  ingiustificabili,  ed  altri  non  erano  adatti 
alla  Galleria....  E  si  proponeva  di  restituirne  la  massima  parte  e  di  ri- 
tenerne altra  per  L.  1484!... 

Al  ricevere  questa  lettera  il  signor  Olschki  cadde  dalle  nuvole....  e 
fu  ventura  se  non  si  fece  male!...  Come?  Avete  comprato,  ricevuto, 
accettato,  controllato  i  libri,  pagate  le  spese  di  spedizione,  dazio,  ecc., 
e  poi  venite  ad  impugnare  l'opera  vostra?...  —  Come?  Il  Pulszky,  che 
aveva  altre  volte  fatti  rilevanti  acquisti  per  la  Galleria  dall'  Olschki,  non 
poteva  comperare  per  grandi  somme?...  Cosa  intendevate  per  grandi 
somme?...  —  Aveva  l' Olschki  l'obbligo  di  conoscere  i  limiti  del  mandato 


LA   BIBLIOFILIA  255 


del  Direttore?...  —  Perché  si  confondeva  l'acquisto  fatto  per  la  Galleria, 
coir  acquisto  privato  e  personale  fatto  dal  Pulszky  per  suo  conto?... 

Rispose  r  Olschki,  indignato,  convenendo  avanti  il  Tribunale  di 
Venezia  nell'ottobre  1896  la  Galleria  Nazionale  e  per  essa  l'Erario  Un- 
gherese rappresentato  dalla  Direzione  Causai  um  regaliuni.  La  causa  venne 
discussa  in  contumacia  dell'  Erario  ;  ma  il  Tribunale,  -  gìioniodo  obtexit 
caligiìief...  -  res^^mse   allo  stato  degli  atti   le    domande   dell' attore-libraio. 

Appello  alla  Corte  di  Venezia:  vittoria  completa,  stavolta,  dell'Olschki 
(marzo '97),  colla  condanna  dell'Erario  a  pagargli  L.  30,860  coi  relativi 
interessi  e  le  spese. 

La  Corte  non  si  era  arrestata  davanti  alle  obbiezioni  non  serie  del- 
l'Erario:  le  superava  tutte.  Due,  però,  di  queste  erano  notevoli.  Una 
era  :  1'  Erario  allegava  a  pretesto  del  suo  rifiuto  di  pagamento  la 
mancanza  di  quattro  libri  del  valore  di  L.  400,  150,  50  e  325.  Ebbene, 
l'avv.  X.  dichiarava  poi  che  ne  mancavano  solo  tre....  per  un  valore  comples- 
sivo di  L.  300!  —  L'altra  obbiezione  si  era  quella  relativa  all'altezza  ec- 
cessiva dei  prezzi  segnati  in  fattura  e  facilmente  accettati  dal  Pulszky.  — 
Ebbene,  lo  stesso  Erario  per  mezzo  del  consigliere  Kotszka  (Direttore 
Causariim  Regaliiwì)  fece  scrivere  al  signor  Olschki  dall'  avv.  X.  che  il 
valore  dei  libri  da  lìti  loriii'i  alla    Galleria  era  salito  di  10,000  lire! 

E  il  caso  di  dire  collo  Shakespeare:  «  se  questa  è  follia,  vi  è  però 
del  metodo!  »  {Amleto,  II,  g).  Salvo  che  non  si  voglia,  invertendo,  affer- 
mare che  «  se  questo  è  metodo,  vi  è  però  follia!...  ». 

L'  Olschki  tenta  stragiudizialmente  di  indurre  1'  Erario  a  rispettare 
il  giudicato  italiano.  Inutile.  Allora  affida  all'  avv.  X.  di  Budapest  il  man- 
dato speciale  (non  generale)  di  dare  esecuzione  alla  sentenza  della  R.  Corte 
di  Appello  di  Venezia.  Invano.  Si  disse  che  il  giudicato  italiano  non  era 
legale,  legittimo,  autorevole,  regolare,  ecc.,  ecc.  Si  osservò  dall'Olschki  che 
le  aspirazioni  e  i  desiderii  della  scienza  per  meglio  regolare  la  legale  con- 
tumacia degli  stranieri  (l'Erario,  come  si  è  detto,  era  stato  contumace  in 
primo  grado)  non  potevano  giustificare  il  disprezzo  del  governo  ungherese 
per  un  solenne  giudicato  delle  nostre  autorità  giudiziarie  e  pel  principio 
di  diritto  internazionale,  adottato  da  tutti  gli  Stati  civili,  loctts  regit  acttcm. 

Tutto  fu  inutile....  Si  perdette  cosi  la  speranza  di  poter  eseguire  il 
giudicato  di  Venezia  ;  e  nel  desiderio  di  porre  termine  una  buona  volta  ad 
una  faccenda....  che  prendeva  le  proporzioni  del  famoso  affaire  Dreyfois  - 
tanto  è  vero  che  i  signori  dell'Erario  ungherese  mandavano....  al  diavolo.... 


2  so  LA    BIBLIOFILIA 


rOlschki  e  il  suo  avvocato!  -  si  pensò  di  entrare  in  trattative  di  com- 
ponimento, proponendo,  nel  15  settembre  1898,  l' Olschki  un  suo  tilti- 
mahi7n,   cosi  concepito  : 

1.  Restituzione  franca   di  porto  e  di  dazio   degli  oggetti   forniti 
alla  Galleria  e  al  Pulszky  in  conto  privato. 

2.  Pagamento  di  L.  10,000  per  interessi  e  spese  entro  il  15  ottobre. 

3.  Pagamento  dei  libri  e  delle  legature  eventualmente  mancanti  o 
sciupati. 

4.  Pronto  pareggio  del  conto  privato  Pulszky   per  l' importo  di 
L.   6834,   meno  il  valore  dei  libri   ritornati. 

Se  non  lo  si  fosse  accettato  telegraficamente,  l' Olschki  avrebbe  pro- 
ceduto a  un  sequestro....  In  che  modo?  —  Non  è  facile  colpire  l'Ungheria 
in  Italia!...  Eppure  -  ow.'//a  homini,  dtcm  vivit,  speranda  sutitf...  Si  viene 
per  fortuna  a  sapere  che  a  Milano  il  conte  Galeotto  Barbiano  di  Belgioioso 
è  rappresentante  in  Italia  del  R.  Ispettorato  dell'  Industria  serica  in  Un- 
gheria e,  come  tale,  detentore  di  somme  dovute  al  R.  Erario  Ungherese.... 

Si  fa  intimare  precetto  e  si  procede  all'  oppignoramento. 

Ciò  nonostante  l' Olschki  continua  a  sperare  che  l' avv.  Nagy,  rap- 
presentante della  famiglia  Pulszky,  e  1'  Erario  Ungherese,  si  sarebbero 
indotti  a  definire  la  vertenza,  essendosi,  naturalmente,  promesso  che 
accettando  l' ultimahim,   tutto  sarebbe  stato  revocato. 

Il  pignoramento  scuote  le  autorità  ungheresi.  L' avv.  Nagy  -  che 
prima  aveva  offerto  4000  lire  -  ne  offre  allora,  sbalordito,    10,000! 

L'  Olschki  risponde  confermando  le  condizioni  poste,  e  solo  aumenta 
fino  a  L.  I  5,000  la  somma  che  domanda  per  interessi  e  spese,  allungando 
il  termine  al   25   novembre. 

Nel  18  novembre,  ritenendo  l' Olschki,  per  comunicazione  telegrafica 
avuta  dal  suo  avvocato  {est  sine  dubio  dojuus  iiirisconsulti  totius  oraculum 
civitatis/...)  che  V  accordo  fra  le  parti  fosse  incontestabile,  fatto  sulle  basi 
A'^ ultimatum  e  col  conto  particolare  del  Pulszky  regolato  («  è  regolato  » 
si  diceva,  «  tvird  geordnet  »)  separatamente  (ma  contemporaneamente), 
r  Olschki  diede  l'assenso  alla  revoca  del  sequestro,  scrivendo,  a  conferma 
di  ciò,  nella  sua  lettera  del  20  novembre  diretta  al  suo  avvocato  unghe- 
rese queste  importanti  parole  : 

«  Diedi  il  mio  assenso  alla  revoca  del  sequestro  soltanto  nell'ipotesi 
ch'Ella  mi  abbia  assicurato  l'adempimento  di  tutte  le  condizioni  del 
mio  ultimatum  » . 


LA    BIBLIOFILIA  257 


Mdi  fa/ liiur  auvìirio  spes  bona  saepe  suo!  Nel  giorno  22  novembre 
rOlschki,  ben  lungi  dal  sospettare,  ciò  che  venne  poi  a  sapere,  che  cioè 
r  avv.  X.  avesse  accettate  condizioni  ben  diverse  da  quelle  impostegli, 
ringraziò  il  X.  ;  ma,  nello  stesso  tempo,  siccome  in  quel  giorno  aveva 
ricevuto  la  lettera  del  X.  del  20  novembre,  colla  quale  gli  accompa- 
gnava uno  scritto,  che,  a  detta  del  X.,  costituiva  la  traduzione  tedesca 
della  designata  transazione,  non  contenendo  né  la  lettera  né  la  traduzione 
cenno  alcuno  del  regolamento  del  conto  particolare  Pulszky,  condizione 
principale  del  suo  tUtimatum,  il  cav.  Olschki  scriveva:  «  Io  suppongo  e 
credo  di  trovare  la  conferma  nei  suoi  telegrammi  che  Ella  ha  obbligato 
in  modo  impegnativo  il  dott.  Nagy  all'immediato  pagamento  e  attendo 
con  impazienza  le  sue  spiegazioni  a  questo  riguardo  ». 

Questa  frase,  che  per  la  ciuestione  giuridica  ha  somma  importanza, 
era  contenuta  in  una  lettera  dell'  Olschki,  che  per  la  sua  nobiltà  di  inten- 
dimenti, per  la  precisione  del  suo  contenuto,  per  l' esattezza  e  la  chia- 
rezza delle  idee  e  dei  rapporti  etici  e  giuridici  esistenti  fra  le  parti, 
merita  (la  modestia  del  signor  Olschki  me  lo  permetta)  di  essere  qui 
integralmente  riportata  : 

«  22  novembre  i8g8.  —  Preg-  Sig.  X.  —  Or  ora  ricevetti  la  gra- 
dita sua  lettera,  stesa  il  20  corr.,  della  quale  la  ringrazio  di  cuore. 
La  lessi  con  molto  piacere  e  vi  provai  una  dilettevole  soddisfazione  nei 
particolari  da  Lei  magistralmente  descritti  dell'ultimo  dramma....  che  per 
noi  è  a  dirsi  una  comvicdia,  ma  per  i  signori  del  G.  U.  una  tragedia! 
A  questo  si  aggiunga  ancora  la  figura  indescrivibilmente  strana  da  essi 
fatta  dinnanzi  a  tutto  il  mondo.  A  Milano  non  si  voleva  più  saperne 
alla  Borsa  di  seta  ungherese  ;  i  giornali  recano  articoli  fantastici,  dai 
quali,  per  quanto  mi  chiamino  Polci  anziché  Olschki,  spicca  pur  sempre 
il  ritornello  che  il  Governo  ungherese  per  una  somma  minuscola  si  è 
lasciato  moralmente  schiaffeggiare.  Senza  dubbio  la  faccenda  avrà  ancora 
un  epilogo  al  Parlamento.  Non  mi  tocca  neppure  una  taccia  di  rimpro- 
vero; io  ho  più  pregato  che  ammonito  o  minacciato,  però  si  rimase 
sordi  e  muti.  Il  mio  buon  diritto  resultava  evidente  ad  ogni  bambino, 
ma  la  prepotenza  d' un  governo  credeva  di  poterlo  calpestare.  Della  mia 
longanimità  e  della  mia  prontezza  arrendevole  pei  sacrifizi  si  abusò  in 
modo  vergognoso,  e  quando  io  feci  sentire  con  tutta  risolutezza  un  qtiotisqtic 
tandem  si  credette  di  poter  mercanteggiare  con  me  a  cucchiaini  ;  ma  ci 
si  ringannò,  ed  io  feci  quello  che  mi  comandavano  il  mio  buon  diritto 


2.=i8  LA    BIBLIOFILIA 


e  la  coscienza  di  me  stesso.  Col  più  completo  sdegno  respingo  quindi 
lungi  da  me  ogni  sospetto  addosso  a  coloro  che  ne  nutrono  verso  di  me. 

«  Ora  siamo  di  fronte  ad  un  fatto  compiuto,  inquantoché  Lei  a  nome 
mio  ha  conchiuso  l'accordo,  ed  io  in  séguito  a  questo  disposi  la  ces- 
sazione conseguente  dell'esecuzione.  Questo  avvenne  ieri  per  via  legale, 
liberando  il  mio  avvocato  la  somma  sequestrata  al  signor  conte  Belgioioso 
per  mezzo  di  un  usciere  e  ne  avverti  subito  anche  il  Consolato.  —  11 
Governo  ne  è  già  stato  informato,  e  Lei  nel  frattempo  ha  certo  di  già 
spedito  il  danaro. 

«  Ora  vicìie  la  questioìie  della  coiisegiia  dei  libri,  che  io  non  credo  cosi 
semplice,  come  Lei  avrà  rilevato  dalla  mia  del  20  (1)  corr.  ;  poiché  dalla  mala 
fede  degli  avversari  vinti  e  è  tutto  da  attendersi.  Nella  mia  lettera  di  do- 
menica ho  già  accennato  ad  alcuni  punti  ;  oggi,  dopo  la  lettura  or  ora  compitila 
della  sua  interessante  lettera,  posso  ancora  aggiungere  che  la  rabbia  dei  signori 
della  Galleria  Nazionale  non  garantisce  di  tiulla  in  questo  senso.  Lei  cofne 
amico  dell'  arte,  come  membro  d' una  famiglia,  nella  quale,  come  vidi,  l' arte  è 
tenuta  in  alta  considerazione  e  viene  curata,  saprà  senza  dubbio,  che  la  con- 
servazione e  la  completezza  nelle  antiche  opere  d' arte  ìiatino  la  prima  impor- 
tanza e  ne  determinano  il  valore  materiale.  Io  stesso  ho  veduto  le  opere  da 
me  fornite  in  uso  degli  impiegati  della  Galleria,  sul  pavimento  degli  uffici  della 
Direzione,  in  mano  degli  inservienti,  ecc.,  e  sono  convinto  che  cosi  le  opere  non 
sono  divenute  migliori  !  La  completezza  di  queste  opere  ha  un  lato  tutt' affatto 
speciale,  poiché  la  ìnancajiza  anche  d'un  solo  foglio  bianco  diminuisce  notevol- 
mente il  valore  dell'odo  etto,  mentre  una  lacuna  nel  testo  nel  maorgiore  mitnero 
dei  casi  lo  rende  addiriitura  senza  valore.  Chi  mi  garantisce  che  qualcuno 
in  malafede  non  abbia  alterato  l'una  0  l'altra  opera?  Dal  catalogo  cJie  Le 
perviene  insieme  con  questa  mia.  Ella  può  vedere  che  ogni  opera  nel  mio 
negozio  viene  collazionata  foglio  per  foglio,  e  noi  dobbiamo  naturalmente  sob- 
barcarci a  tale  lavoro  per  tutte  le  opere  che  ci  ritornano  da  Budapest,  per 
constatare  se  si  trovano  in  quella  condizione  nella  quale  si  trovavano  quando 
furono  spedite  via  da  Venezia.  Fortunatamente  Ella,  coll'acutne  suo  proprio, 
ha  previsto  questo  caso,  facendo  risaltare  nell'accordo  la  seguente  condizione  : 

«.  INOLTRE  IL  REGIO  ErARIO  SI  OBBLIGA  DI  CONSEGNARE  A  LeO  S.  OlSCHKI 
TUTTI  I  LIBRI  ACCENNATI  QUI  NELLE  FATTURE  ACCLUSE  COI  NUMERI  A  A  G, 
IN    NATUR.\,    IN    NUMERO   COMPLETO  ED   IN  CONDIZIONE  INTATTA  A  MANI,  ECC. 

All'incontro,  Leo  S.  Olschki  si  impegna  alla  sua  volta,  di  togliere  entro  cinque 
giorni  l' esecuzione  compiuta,  a  Milano  in  Italia  in  base  alla  ot'cmita  sentenza 


LA    BIBLIOFILIA  259 


nel  processo  surriferito,  e  dichiara  contemporaneameìife  DOPO  la  consegna 
EFFETTIVAMENTE  esegriita  dei  libri  ed  eventuale  rimborso  del  valore 
di  fattura  mancante,  ecc.  » .  Da  questo  io  rilevo  che  Ella  assicurò  a  me  la 
competcììza  per  la  constatazione  dei  fatti  rilevati  nelle  righe  più  sopra,  e  riset  vò 
a  me  //  diritto  di  fare,  dopo  l'  EFFETTIVAMENTE  avvenuta  entrata  dei 
libri,  eventuali  indagini  relative  allo  stato,  alla  completezza,  ecc.  Era  natura- 
lissimo che  Lei  dettasse  nella  pejina  dell'avversario  queste  aggitmte,  poiché  Lei 
certamente  non.  si  sarebbe  esposto  a  latita  responsabilità.  Ora  mi  preme  mol- 
tissimo di  aver  qui  i  libri  nel  tempo  piti  breve  possibile,  per  esaminarli  relativa- 
mente alla  loro  conservazione  come  rispetto  alla  loro  completezza  e  La  prego 
quindi  di  volete  curarne  la  loro  consegna  immediata  (Zustellung  e 
CONSEGNA  e  non  spedizione  !). 

«  Ella  non  ricordò  neppure  con  una  parola  il  debito  particolare  di  Pulszky  ; 
suppongo  però,  e  credo  di  trovarne  la  conferma  nei  suoi  telegrammi  che  Ella 
ha  OBBLIGATO  IN  MODO  IMPEGNATIVO  IL  DOTT.  NAGY  a 
farne  il  pareggio  IMMEDIATO  ed  attendo  con  impazienza  (con  tensione) 
le  sue  gradite  spiegazioni  a  questo   riguardo. 

«  La  ringrazio  vivamente  di  cuore  delle  Sue  espressioni  di  simpatia  e  La 
assicuro,  che  non  vacillai  neppure  tiii  minuto  nella  mia  fiducia  per  Lei,  ma  che 
sempre  Le  tributai  e  Le  tributerò  la  mia  alta  stima  ed  ammirazione.  I  miei 
telegrammi  milanesi  erano,  come  Ella  ora  comprenderà,  P espressione  della  paura 
della  malafede  dell'avversario.  L'esatta  consegna,  dopo  tutto  quello  che 
avevo  veduto  a  Budapest  doveva  parermi  molto  discutibile.  Rifletta  che  mi 
si  rimproverò  una  registrazione  disordinata,  poiché  stil  conto  noti  avevo  posto 
libri  che  portavano  il  mio  Ex-libris  ;  erano  buttati  di  qua  e  di  là  e  poi  risulta- 
vano come  già  pagati  ossia  come  appartenenti  al  signor  P.  stesso  personalmente. 

«  Non  dimentichi  che  mi  si  era  rinfacciato,  di  aver  fatturato  un  libro 
{Petrarca)  due  volte  a  prezzi  differenti,  uno  del  149^  {a  400)  e  l'altro 
del  1488  [a  800  pr.  ///).  Quattro  libri  si  diceva  inoltre  mancassero,  mentre  P. 
più  tardi  dichiarò  di  averli  trovati  e  presentò  gli  impiegati  della  Galleria  e 
quindi  tecnici,  coinè  tali  che  non  avessero  neppure  un  idea  d'un  libro,  ecc.,  ecc. 
Dopo  ìiii  tale  disordine,   si  è  in  diritto  di  attendersi  tutto. 

«  Riceva  per  tutte  le  sue  fatiche  i  miei  migliori  ringraziamenti. 

«  Con  cordiali  saluti  e  distinta  alta  stima,  sono  suo  devotissimo  {fir- 
mato) Leo  S.   Olschki  » . 

Stava,  adunque,  l' Olschki  aspettando  le  richieste  spiegazioni  prima 
di  accettare  la  transazione....   quando,  il   23  novembre,  riceve  a  Firenze 


26o  LA    BIBLIOFILIA 


la  somma  di  L.  14,000  in  quattro  chcques,  tratti  al  suo  ordine  dalla  Banca 
Commerciale  di  Pest  sul  Banco  di  Napoli! 

Dice  Cornelio  Nepote  che  nhnia  fiducia  niagnae  calainitatis  solet  esse.... 
Oh  Dio  !  non  è  una  grande  sciagura  ricevere,  anche  da  Pest,  quattordi- 
cimila lire....  ma  bisogna  pensare  a  quelle  che  mancavano  per  arrivare 
al  saldo  dell'avere  dell' Olschki  !... 

Che  cosa  era  successo?  Il  X.  aveva  stipulato  col  solo  Erario  Unghe- 
rese una  transazione  per  L.  16,000,  di  cui  duemila  se  le  era  trattenute 
il  X.  per  i  suoi  onorari,  e  non  aveva  inoltre  ubbidito  ad  alcuna  delle 
rigorose  condizioni  indicate  nell'  ultimahim,  specie  quella  relativa  al  paga- 
mento del  conto  Pulszky  e  al  pagamento  dei  libri  e  legature  eventual- 
mente mancanti  o  avariate. 

Tutto  ciò  non  par  vero:  eppure  non  è  che  la  verità  candida  e  meda! 

Se  si  volesse  graficamente  riprodurre  codesta  contesa  libraria  biso- 
gnerebbe affidarne  il  disegno  al  celebre  Bertillon....  il  quale  ci  ridarebbe, 
scommetto,  una  copia  della  sua  famosa  fortezza....  di  dreyfusiana  memoria! 

Il  Napoleone  ungherese,  dai  suoi  spalti,  colle  sue  batterie  co- 
perte, coi  suoi  cannoni  Maxims  tira  a  palle  infuocate  sulle  trincee  del- 
l' Olschki.  Il  suo  fuoco  è  ben  nutrito,  non  e'  è  che  dire  ;  le  sue  batterie 
funzionano  a  maraviglia;  le  sue  bombe  arrivano  al  segno....  Prima  bomba: 
—  il  conto  Pulszky  è  regolato/...  -  Seconda  bomba:  —  tutti  i  libri,  ?iesstmo  man- 
cante, furono  spediti  a  Firenze....  -  Terza  bomba:  -  Si  è  spedita  una  copia 
autentica  della  transazione....  -  Quarta  bomba:  -  gli  chcques  sono  inviati 
insieme  con  una  lettera  che  spiega  il  perché  dell'invio,  onde  nulla  si 
ignori....  —  Quinta  bomba  e  razzo  finale:  —  la'transazione  fu  ratificata....  — 

Il  caporale  Olschki  risponde  :  -  Manca  il  regolamento  del  conto 
Pulszky:  la  dichiarazione  di  avermi  spediti  tutti  i  libri  è  fantastica:  non 
mi  è  giunta  la  copia  autentica  della  transazione:  gli  chèques  sono  arrivati 
un  giorno  prima  della  lettera  di  accompagnamento,  come  risulta  dal 
certificato  rilasciatogli  dalla  Direzione  delle  RR.  Poste  di  Firenze,  e 
questa  lettera,  che  arriva  in  ritardo,  in  studiato  ritardo,  porta  i  segni  di 
esser  stata  impostata  a  Budapest,  ma  in  uffizi!  e  in  tempo  diversi  da 
quella  degli  chèques....  - 

Il  lettore  avrà  capito  di  che  si  trattava.  Si  è  voluto  tenere  l' Olschki 
all'oscuro  sui  veri  termini  della  cervellotica  transazione  ad  usutn  Delphini, 
e  persuaderlo  a  riscuotere  i  denari,  a  ritirare  i  libri,  a  ratificare  l'opera 
di  Napoleone....  e  metter  tutto  sotto  una  pietra  scrivendovi  sopra:  Eifu! 


LA   BIBLIOFILIA  261 


L' Olschki,  protestò  di  non  riconoscere  la  validità  della  transazione  ; 
trattenne  presso  di  sé  gli  chèques,  ligio  al  precetto  ciceroniano  speremus 
qìiae  volumus,  sed  quod  acciderif  feramus  e  nel  1 5  dicembre  oppignorò 
nelle  mani  del  conte  Belgioioso  la  somma  di   L.  25,000. 

Dietro  regolare  citazione  davanti  all'autorità  giudiziaria  milanese 
comparvero  le  parti  per  discutere  dei  rispettivi  diritti.  Sostenne  l'Erario 
che  il  pignoramento  era  nullo  per  vizio  di  forma  e  per  vizio  di  sostanza, 
dicendosi  che  alla  sentenza  della  Corte  di  Appello  di  Venezia  era  stata 
ora  sostituita  (novazione)  la  transazione  17   novembre  '98. 

Frattanto  veniva  a  notizia  dell'  Olschki  che  al  suo  indirizzo  era  arri- 
vata a  Firenze  da  Budapest,  d,  piccola  velocità,  una  cassa  contenente  libri 
e  gravata  di  assegno  per  L.  i  32.76,  ridotto  poi  più  tardi  a  sole  L.  4.53  !... 

Che  fare?  Se  il  destinatario  avesse  ritirato  la  cassa,  si  sarebbe  pre- 
cluso l'adito  a  qualsiasi  protesta  sulle  condizioni  dei  libri  e  avrebbe 
fornito  ai  suoi  avversari  un'  arma  non  disprezzabile  per  sostenere  il  loro 
assunto.  E,  senz'altro,  colpi  di  pignoramento  anche  la  cassa  di  libri 
nelle  mani  del  capostazione  fiorentino. 

La  causa  venne  discussa  a  Milano  -  come  si  è  detto  -  e  mentre 
r  Olschki  si  limitava  alla  produzione  degli  atti  già  acquisiti  nel  giudizio 
di  cognizione  e  di  alcune  lettere  fedelmente  tradotte  da  traduttori  (non 
traditori)  giurati  italiani,  1'  Erario  ungherese  si  difendeva  riportando  brani 
staccati  di  lettere  malamente  tradotte  e  alterate  nel  significato  delle  pa- 
role (!...)  e  si  presentava  1' Olschki  come  un  avido  mercante  che  non  ha 
mai  sazie  le  bramose  caiuie,  paragonandolo  allo  Shylock  shakespeariano!... 

Io  non  son  superstizioso, 
Un  baggeo  non  son  ;  ma  pure 
Fra  la  terra  e  il  ciel  v'  han  cose 
Anche  al  savio  molto  oscure. 

(Alta  Troll,  trad.  Chiarini). 

E  non  poteva  non  essere  oscuro  per  1'  Olschki  il  vedere  alterazioni 
flagranti,  il  sentirsi  offendere  per  reclamare  un  suo  diritto  ;  l'esser  chia- 
mato a  risarcire  —  egli  !  —  i  danni  morali  e  materiali  verso  un  Governo 
«  che  per  un  debito  non  suo  era  stato  dall'esecrando  Olschki  trascinato 
per  i  Tribunali  e  costretto  a  sostenere  lunghi  e  dispendiosi  giudizii!!...  ». 

Perocché  queste  erano,  in  sostanza,  le  domande  dell'Erario:  rico- 
noscere che  r  Olschki  aveva  conferito  al  X.  il  mandato  di  compiere  qua- 
lunque transazione  (!)  ;  riconoscere  che  egli  -  Shylock  -  aveva  ratificato 


202  LA    BIBLIOFILIA 


l'opera  del  X.;  pronunziarsi  la  nullità  dei  pignoramenti;  risarcire  i  danni 
al  povero  e  vessato  Erario  ungherese  trascinato  pei  capelli  (se  un  Erario 
ha  i  capelli!...)  a  piatire  davanti  i  tribunali  italiani.... 

Il  Tribunale  -  habent  sua  sidera  lites!  -  negò  all'Erario  ogni  ragione 
di  risarcimento,  riconobbe  la  buona  fede  dell' Olschki,  ma  ritenne  che  la 
ratifica  della  transazione  fosse  avvenuta. 

L' Olschki  allora  pensando  che  un  giudizio  di  questo  genere  sia  spie- 
gabile nel  senso  che  magistrati  onesti  e  dotti,  usi  a  interpretare  il  signi- 
ficato dei  documenti,  partano  dal  presupposto  che  questi  rispondano  alla 
verità,  né  possono  intuire  li  per  li  alterazioni  maliziose,  appellò  avanti 
la  Corte  di  Milano  sostenendo  in  tesi  principale  che  egli  non  diede 
facoltà  di  transigere,  che  l' accordo  del  i  7  novembre  non  venne  mai  rati- 
ficato da  lui;  e  in  tesi  subordinata  sostenne  che,  se  transazione  vi  fu, 
essa  non  fu  regolarmente  eseguita  da  parte  dell'  Erario  ungherese,  non 
essendosi  fatta  I'effettiva  consegna  dei  libri  nei  modi  voluti;  libri  che  da 
tre  anni  viaggiano,  passano  per  più  mani,  sono  oggetto  di  sequestro, 
che  hanno  immobilizzato  capitali  non  esigui  e  che  pur  rappresentano  un 
valore  artistico  e  letterario  e  commerciale  non  disprezzabile. 

E  r  Olschki  aspettava  e  sperava:  nube  solet  pulsa  candidus  ire  dies! 
E  rasserenato  l'ambiente  si  vedrà  -  egli  scriveva  nelle  sue  conclusioni  -  se 
meriti  il  nome  di  Shylock  colui  che  dopo  aver  perduto  gli  interessi  del 
suo  capitale,  di  aver  profuso  tant'  oro  in  lunghi  giudizii,  di  aver  rinun- 
ziato d\V  affare  e  al  relativo  lucro,  di  aver  letto  tante  lettere  curialesche 
e  imbrattata  tanta  carta  bollata  a  3.60  il  foglio....  domanda  che  chi  ha 
comprata  la  sua  merce  la  paghi  senza  lesinare  sulla  sua  buona  fede.  — 
«  I  libri  -  ha  scritto  1'  Hazlitt  -  ci  penetrano  nel  cuore  :  noi  non  respi- 
riamo che  l'aria  dei  libri  ».  —  Finora  i  libri  ci  hanno  gravato  sulla  borsa 
e  non  si  è  respirata  che  l'aria  mefitica  dei  tribunali!...  Se  la  Galleria  Na- 
zionale ungherese  ama  i  libri  rari,  li  comperi  e  li  paghi  :  altrimenti 
Shylock  dovrà  dire  di  lei  ciò  che  fu  detto  di  un  tal  mecenate:  «  Con 
inaudita  generosità  fece  costruire  un  ponte....  a  spese  del  Comune»!... 


La  Corte  d'Appello  di  Milano,  con  sentenza  del  i  7  novembre  1 899,  non 
tenendo  conto  delle  domande  dell'Erario  Ungherese  perché  fossero  elimi- 
nati dagli  atti  dell'  Olschki  molti  documenti  che  si  pretendevano  non  rego- 


LA   BIBLIOFILIA  263 


lari  per  mancanza  di  legalizzazione,  e  non  soffermandosi  sulle  addotte 
alterazioni  di  carte,  lettere,  telegrammi,  commesse  dagli  Ungheresi,  ha 
seguito  il  responso  del  Tribunale  e  lo  ha  confermato,  basandosi  su  al- 
cune frasi  di  lettere  dell' Olschki,  scritte  quando  la  sua  fede  era  piena 
e  reputava  che  i  suoi  patti,  rigorosamente  giusti,  come  ha  riconosciuto 
la  Sentenza,  fossero  anche  scrupolosamente  stati  osservati. 

L'  Olschki  adunque  può  oggi  finalmente  ritirare  i  suoi  libri  preziosi 
e  usare  de'  suoi  chèquesf 

Parrebbe  che  la  risposta  non  dovesse  essere  che  affermativa.  Ma 
XxXsTià  xà  xaXà  —  le   cose  buone   sono  moleste  ! 

Per  gli  chèques  non  vi  è  questione.  Ma  è  notevole  però  il  tiro  — 
diremo  cosi  -  barbino....  che  gli  si  voleva  fare.  L'  Erario  Ungherese  dopo 
l'appello  dell' Olschki,  appello  principale,  aveva  fatto  per  suo  conto  e 
a  sua  volta  un  appello  secondario,  pedissequo  a  quello,  e  che  i  forensi 
chiamano,  parmi,  incidentale....  perché  cade  nel  principale....  E  come  in- 
fatti è  caduto!...  Caduto  completamente....   e  grottescamente! 

L'  Erario  aveva  dovuto,  dunque,  restituire  i  hbri  e  pagare  sedici- 
mila lire  per  indennizzo.  Sta  bene  -  egli  ha  detto:  si  renda  e  si  paghi. 
Ma  il  signor  Olschki  ha  dei  conti  e  dei  gravi  conti  da  pagare  all'  Era- 
rio.... Egli  ci  deve  pagare  i  danni  prodotti  coi  pignoramenti  che  ha  fatti; 
egli  deve  riparare  ai  danni  causali  alla  nostra  industria  serica  che  subì 
uno  scacco  sul  mercato  italiano  per  colpa  sua  ;  egli  deve  rispondere  del 
pignoramento  dei  libri  fatto  a  Firenze;  egli  ci  deve  pagare  per  averci 
trascinato  su  pei  tribunali  italiani  ;  noi  dobbiamo  essere  indennizzati  per 
le  sofferenze  morali  che  abbiamo  subito  ;  egli  ci  deve  i  danni  dei  danni 
dei  danni....  e  cosi  sarà  poco  male  se  per  rifondere  tutto  ciò,  egli  dovrà 
vendere  tutti  i  libri  delle  sue  biblioteche  di  Venezia,  di  Firenze  e  di 
Roma,  se  dovrà  disfarsi  della  sua  casa,  dei  suoi  stabili,  dei  suoi  cimelii, 
se  sarà  costretto  a 

bussar  di  porta  in  porta 

Un  pan  chiedendo  agli  uomini, 
Andando  colla  sporta!... 

Ah  !  no  -  ha  detto  la  Corte  -  1'  Olschki  se  ha  fatto  quel  che  ha  fatto 
vi  è  stato  costretto  dal  vostro  contegno,  o  messer  Erario  ;  egli  ha  do- 
vuto tutelare  giudizialmente  il  suo  buon  diritto  ;  egli  ha  dimostrato  sem- 
pre e  in  ogni  momento  di  essere  scrupoloso  osservatore  dei  suoi  obblighi, 
e  non  ha  avuto  che  il  torto  di  pretendere  che  gU  altri  facciano  altrettanto  ; 


204  LA   BIBLIOFILIA 


egli  è  sempre  stato  in  buona  fede  e  di  buona  fede,  e  siete  voi  che  lo  avete 
messo  nella  condizione  di  difendere  «  a  pugni  e  a  calci  »  <  tvjI  xal  XxS  »  il 
suo  diritto  e  il  suo  avere.  Non  potete  dunque  reclamare  dei  danni  e 
cercare  di  togliere  colla  destra  ciò  che  avete  dato  colla  sinistra  :  come 
non  potete  sumere  superbiam  quaesitam  meriiis,  cosi  non  potete  impinguarvi 
le  tasche  chiedendo  i  quattrini  all'  Olschki.  E  cosi  ha  respinto  1'  appello. 

Ma  la  faccenda  non  poteva  né  doveva  finire  a  Milano:  questo  ha 
dovuto  capirlo  la  Corte  :  restavano  i  libri  che  da  varii  anni  girellavano 
dalla  Galleria  alle  stazioni  ferroviarie  riposandosi  per  ultimo  un  anno  in- 
tero nei  freddi  magazzini  di  una  R.  Dogana.  -  E  siccome,  dal  tenore 
stesso  dell'atto  stipulato  a  Budapest  risultava  che  il  Governo  erasi  im- 
pegnato a  restituire  tutti  i  libri  in  pieno  tiumero  e  in  istato  integro,  cosi 
la  Corte  riservò  all'Olschki  una  nuova  lite  pel  caso  che  queste  condi- 
zioni non  si  verificassero.  —  Ed  eccoci  ad  una  fase  nuova  che  forse  è  la 
più  grave  perché  viene  in  luce  tutta  la  colpevole  leggerezza  con  cui  il 
Governo  ha  proceduto  nella  vertenza.  —  L'Olschki,  lungi  da  ritirare  i  libri, 
si  rivolge  al  Presidente  del  Tribunale  per  la  nomina  di  un  perito  che 
li  esamini  rigorosamente  e  per  la  designazione  di  un  locale  pubblico  nel 
quale  essi  abbiano  a  depositarsi  per  reciproca  garanzia  delle  parti.  - 
Il  Presidente,  esaminati  gli  atti,  esaminate  le  sentenze  di  Milano,  visto 
che  la  faccenda  non  è  di  quelle  comuni  e  che  non  si  tratta  di  stimare 
vino  andato  a  male  o  burro  di  margarina,  nomina  a  perito,  nientemeno 
che  un  illustre  e  dotto  bibliotecario  e  ordina  il  deposito  dei  libri  in  una 
delle  Biblioteche  governative  della  città.  -  L'ordinanza  del  Presidente  è 
regolarmente  significata  al  Console  Austro-Ungarico  perché  l'Erario-  sap- 
pia quali  nuovi  passi  si  fanno  e  provveda  come  meglio  creda  nel  suo  inte- 
resse :  nel  giorno  prescritto,  un  rappresentante  del  Console  interviene 
infatti  e  finalmente,  dinanzi  al  Perito,  al  Notare,  al  Capostazione,  al  Di- 
rettore di  Dogana  e  ad  una  numerosa  schiera  di  testimoni  e  di  curiosi, 
la  famosa  cassa  viene  posta  alla  luce.  -  Si  procede  al  suo  esame  esterno  : 
tutto  è  intatto  ;  tutto  è  in  ordine  ;  non  una  traccia  di  alterazione,  non 
una  schiodatura.  —  Questo  dimostra  che  le  ferrovie  hanno  fatto  il  dover 
loro  e  che  in  Italia,  perfino  i  facchini  della  stazione,  sanno  rispettare 
l'arte  e  la  scienza  meglio  di  quanto  le  rispettino  certi  bibliotecarii  del- 


LA   BIBLIOFILIA  205 


V  Ungheria.  —  Ed  allora,  si  apre  la  cassa,  si  contano  i  pezzi  e  ne  man- 
cano se//e  /  Si  riscontra  la  fattura  e  si  constata  che  il  loro  valore  comples- 
sivo è  di  L.  1525.  Questa  è  la  prima  sorpresa:  ma  ben  altre  dovevano 
scaturire  dalla  cassa  miracolosa!  Il  perito  cominciò  l'esame  particolare 
dei  volumi.  Quale  orror!  Quale  macello/  I  libri  sembrano  reduci  da  una 
battaglia....  perduta  !  Hanno  le  ossa,  o  meglio,  le  costole  rotte  :  sono  pe- 
sti, laceri,  macchiati:  l'inchiostro  è  stato  sparso  su  di  essi,  ma  la  mano 
pietosa  di  un  lindo  impiegato  magiaro  è  stata  sollecita  a  passarvi  sopra.... 
uno  straccio  bagnato!  Così  l'inchiostro  è  sparito,  in  parte,  e  con  esso, 
una  parte  del  foglio  !  Ma  non  basta  ancora  :  qualche  sonnolento  distri- 
Indove  della  biblioteca  ungherese,  addormentatosi  forse  con  la  pipa  in 
bocca,  ha  lasciato  cadere  su  qualche  libro  l'infuocato  ingrediente  della 
sua  fida  compagna....  di  lavoro,  ed  ecco  delle  miniature  bruciacchiate 
e  rosolate  !  Non  basta  ancora  :  i  libri  (che  si  volevano  respingere)  appena 
giunti  a  Budapest  furono  accolti  come  ospiti  graditi  ed  impressi  con 
tanto  di  tiìiibro!  E  avanti  nelle  sorprese:  pagine  intere  di  preziosi  vo- 
lumi sono  asportate  :  figure  strappate  e  chi  sa  che  un  giorno,  nella 
vicenda  a  cui  l'industria  le  sottopone,  non  abbiano  ad  essere  offerte  in 
acquisto....   al  signor  Olschki! 

Conclusione  :  il  perito,  che  sa  il  fatto  suo,  afferma  che,  cosi  come 
sono  stati  ridotti  dai  'signori  Ungheresi,  i  libri  valgono  forse  diecimila 
hre  ! 

Ora  dunque  viene  il  bello  :  la  transazione  è  stata  calpestata  dal- 
l'Erario  Ungherese;  potremmo  dire  che  il  trattamento  usato  ai  poveri 
libri  fu  de  popido  barbaro  e  non  di  una  nazione  che  vuol  posare  fra  le 
civili.  Ma  che  diranno  su  questo  riguardo  i  Tribunali  a  cui  nuovamente 
rOlschki  dovrà  rivolgersi?  Sul  loro  responso  non  può  cader  dubbio  :  il 
Governo  dovrà  pagare,  e  questo  sarà  il  meno  che  possa  toccargli  se  non 
vorrà  sentire  tutto  il  peso  della  universale  riprovazione  e  del  coro  di 
giusti  clamori  che  intorno  ad  esso  ha  sollevato  fino  ad  oggi  e  solle- 
verà in  avvenire  l'indecente  contegno  tenuto  in  questa  faccenda.  Certo, 
prima  che  fuori,  l'Erario  Ungherese  sentirà  rintronarsi  le  orecchie  in 
casa  sua:  il  Parlamento  ha  già  tempestato  una  volta  per  questo  affare, 
al  tempo  in  cui  si  parlava  soltanto  di  non  riconoscere  un  debito  rego- 
larmente contratto  :  ma  che  diranno  adesso  i  deputati  che  usano  ficcare 
il  naso  negli  affari  del  Governo  e  sbraitare  come  ossessi,  quando,  tirate 
le  somme,  fatti  i  conti  delle  spese  legali,  di  traduzioni,  di  viaggi  e  degli 


266  LA    BIBLIOFILIA 


indennizi  rifusi  all'Olschki,  vedranno  che  i  libri  avrebbero  potuto  como- 
damente pagarsi  tre  o  quattro  volte,  e  che,  all'  incontro,  sfumarono  i  da- 
nari, sfumarono  i  libri,  e  il  Governo  rimase  colle  busse  e  le  beffe? 

Se  r  infitienza  o  qualche  altro  malanno  ci  salva,  andiamo  a  Budapest 
per  assistere  alle  sedute  della  Camera  :  il  divertimento  non  potrà  man- 
care e  francherà  la  spesa  del  viaggio. 


Un  Topo  di  Bibt.ioteca. 


IL   SOGNO  DI  POLIFILO') 

(Continnazione   e  fine) 


II 

Non  è  strano  il  caso  d' un  libro  del  quale  si  questioni  per  determinare  in 
che  lingua  sia  scritto  ?  E  il  caso  àeVÌ Hypnerototnadiia.  «  Felice,  non  dirò  già  chi 
giunge  ad  intenderla  (scriveva  il  Tiraboschi),  ma  solo  chi  sa  dire  in  che  lingua 
essa  sia!  Cosi  vedesi  in  essa  un  miscuglio  di  favole,  di  storie,  di  architettura,  di 
antichità,  di  matematica  e  di  ogni  altra  cosa;  e  uno  stranissimo  accozzamento  di 
voci  greche,  latine,  lombarde,  ebraiche,  caldee.  »  Lo  stesso,  press'  a  poco,  ripetono 
quasi  tutti  quelli  che  ne  hanno  scritto,  ifino  ai  più  recenti  ;  e  per  ciò  principal- 
mente il  nostro  Colonna  fu  ritenuto  per  pazzo,  senza  darsi  pensiero  di  ricercare 
nella  storia  le  ragioni  e  la  genesi  dello  strano  fenomeno. 

In  tutto  il  corso  della  nostra  storia  letteraria  si  possono  seguire  due  correnti 
di  prosa;  che  se,  qua  e  là,  paiono  per  un  momento  mescolare  le  loro  acque,  poi 
tendono  a  ridividersi  e  correre  parallele.  E  l'effetto  dell'umanesimo;  dell'improv- 
viso irrompere  d'una  civiltà  lontana  e  matura  nella  viva  e  presente,  ma  rozza 
ancora  e  inesperta;  è  il  dualismo  della  nostra  vita  nazionale,  perpetuamente  risor- 
gente dalle  transazioni  malferme,  dalle  non  durevoli  paci.  Accanto  alla  prosa  dei 
semplici  francescani,  dei  novellieri,  dei  cronisti,  che  pel  Savonarola  e  pel  Cellini 
corre  al  Manzoni,  imbevuta  di  credenze,  di  passioni,  di  costumi,  di  gusti  popo- 
lani, sollecita  delle  cose  che  ha  da  dire,  e  in  cui  perciò  la  sostanza  domina  e 
regola  la  forma,  deriva  dalle  opere  minori  del  Boccaccio  la  prosa  aulica,  artifi- 
ciosa, lussureggiante,  rifuggente   dalla  realtà,  e  in  cui  la  forma,  non   isgorgante 


')  V.  La  Bibliofilia,  pagine  189-212. 


LA   BIBLIOFILIA 


267 


dall'  intime  cose  ma  sovrapposta,  vuol  valere  per  sé.  Le  due  correnti  dell'  arte 
corrispondono  a  due  stati  della  coscienza,  a  due  diverse  visioni  della  vita:  per 
Dante  e  pel  Manzoni,  essa  ha  un  valore  etico  a  cui  tutto  è  subordinato,  e  l'arte 
non  crede  umiliarsi  concorrendo  al  fine  supremo;  ma  pel  Boccaccio,  pur  tra  le 
credenze  e  le  opinioni  rimastegli  nell'  animo  per  forza  d' inerzia,  fine  supremo  è 
il  piacere,  e  l'arte  sta  da  sé,  fuori  e  sopra  alle  complesse  armonie  della  vita. 


Il  Boccaccio  come  umanista  (poiché  egli  fu  per  eccellenza  il  Giano  bifronte 
della  nostra  letteratura)  determinò  la  direzione  del  movimento  dal  Petrarca  ini- 
ziato. Assorti,  inebriati,  nell'ammirazione  dell'antichità  che  d'improvviso  si  rive- 
lava ignuda  ai  loro  occhi,  come  Frine  al  tribunale  degli  Eliasti,  gli  umanisti  non 
videro  che  lei,  non  amarono  che  lei  sola  ;  onde  si  ebbe,  accanto  alla  popolare,  una 
letteratura  vivente  in  una  età  lontana,  fuori  della  vita  e,  in  breve,  anche  della 
lingua  della  nazione.  Indipendente  dall'alta  estetica  del  sentimento  morale,  essa 
si  diede,  nell'ozio  della  coscienza,  ad  accumulare  l'erudizione,  e  ad  elaborare  le 
forme. 

Fu  maestro  il  Boccaccio  :  eg'li  iniziò  l' arte  del  Piacere  ;  arte  che  ha  propria 
andatura  e  lussuria  di  vesti,  e  artificio  di  lentezze,  di  svenevolezze,  d' ondeggia- 
menti, di  suoni,  di  mistero,  di  sorrisi,  come  la  donna  che  di  piacere  vive;  una 
nausea  di  cose  usate,  una  febbre  di  pellegrino,  di  prezioso,  d'innaturale.  Il  Boc- 
caccio vuol  dirci,  nel  Filocopo,  quando  e  dove  egli  s'innamorò.  Il  giorno  e  l'ora? 
La  Pasqua  di  Resurrezione?  E  volgare.  Napoli?  La  chiesa  di  San  Lorenzo?  Cosi 


268  LA   BIBLIOFILIA 


dicono  le  donnicciole.  I  frati  di  San  Francesco?  Xon  parlano  altrimenti  le  trecche 
del  mercato.  Ed  egli  narra  :  «  Avvenne  che  un  giorno,  la  cui  prima  ora  Saturno 
aveva  signoreggiata,  essendo  già.  Febo  co'  suoi  cavalli  al  sedicesimo  grado  del 
celestiale  Montone  pervenuto,  e  nel  quale  il  glorioso  partimento  del  figliuolo  di 
Giove  da'  spogliati  regni  di  Plutone  si  celebrava,  io,  de  la  presente  opera  com- 
positore, mi  trovai  in  un  grazioso  e  bel  tempio  in  Partenope,  nominato  da  colui 
che,  per  deificarsi,  sostenne  che  fusse  fatto  di  lui  sacrifizio  sopra  la  grata;  e  quivi, 
in  canto  pieno  di  dolce  melodia,  ascoltava  l' ufficio  che  in  cotale  giorno  si  canta, 
celebrato  da  sacerdoti  successori  di  colui  che  in  prima  la  corda  si  cinse  umilmente, 
esaltando  la  povertà  e  quella  seguendo.  Ove  io  dimorando,  e  già  essendo  (secondo 
il  mio  intelletto  stimava)  la  quarta  ora  del  giorno  sopra  l'orientale  orizzonte  pas- 
sata, apparve  agli  occhi  miei  1"  ammirabile  bellezza,  ecc.  »  E  un  altro  giorno  la 
rivide  «  in  un  santo  tempio  dal  prencipe  de'  santi  uccelli  nominato,  nel  quale  sacer- 
dotesse di  Diana,  sotto  bianchi  veli  di  neri  vestimenti  vestite,  coltivavano  tiepidi 
fuochi.»  Cosi  per  indovinelli  procede;  e  le  passioni  dell'animo,  trasportate  anch'esse 
fuori  del  presente,  trovano  nella  mitologia  e  nell'  antica  storia  la  misura  e  l' esem- 
pio. I  genitori  di  Flavio  ragionano  dell'innamoramento  del  figlio  citando  Paris 
e  Elena,  Grillo  e  Senofonte  e  Anassagora  e  Narciso  e  Biblide  ;  e  gli  amanti  non 
sanno  dirsi  che  s'amano,  non  sanno  gioire,  non  sanno  piangere,  senza  cavar  fuori 
il  libretto  dell'antica  erudizione  e  sfogliarlo,  per  cercarvi  gli  esempi  d'Enea  e  di 
Didone,  d'Arianna  e  di  Teseo,  di  Fedra,  di  Ecuba,  di  Meleagro,  di  Demofonte, 
d'Orfeo  e  di  .Scipione. 

L'evitare  il  semplice,  il  naturale,  il  chiaro,  togliere  alla  realtà  la  precisione 
de' contomi,  respingerla  nel  fondo  d'una  prospettiva  lontana,  d'una  civiltà  pas- 
sata, d' una  pellegrina  erudizione,  e  avvolgerla  nella  nebbia  di  sciarade  simboliche 
e  di  artificiose  perifrasi,  parve  il  sommo  dell'  estetica,  l' eccellenza  dell'  arte.  E  tale 
essa  germogliò,  nell'ozio  della  coscienza. 


Ad  ottenere  l' effetto  prospettico  che  la  nuova  estetica  si  proponeva,  non 
bastava  allontanare  dalla  realtà  i  sentimenti  e  le  immagini,  ma  altresì  lo  stile  e 
la  lingua.  Il  Boccaccio  era  troppo  toscano,  troppo  novizio  nello  studio  dell'  anti- 
chità, per  risolversi  ad  abbandonare  la  sua  lingua  nativa.  Egli  diede  le  mosse  : 
raramente  risuscitò  parole  del  tutto  morte,  ma  le  usate  richiamò  all'antico  signi- 
ficato, le  atteggiò  latinamente  (lo  inesercitabile  monte  Barbaro,  la  violata  nave, 
la  domandata  isola,  ecc.),  spogliò  il  periodo  del  lucco  fiorentino  per  avvolgerlo 
nella  toga  romana. 

L' esempio  del  Boccaccio  trasformò  la  prosa  letteraria,  sempre  più  latineg- 
giante.  Ma  il  latino  invadeva,  allagava,  sopraffaceva  tutto.  Non  solo  sempre  nuovi 
latinismi  penetravano  nella  prosa  italiana,  forata  a  guisa  d'un  cribro,  ma  parole, 
frasi,  interi  periodi  latini  vi  si  ficcavano  dentro,  perfino  nelle  lettere  familiari.  In 


LA   BIBLIOFILIA 


269 


latino  pensavano  ;  e  spesso,  come  avviene  oggi  nell'  aristocrazia  col  francese,  man- 
cava loro  l'espressione  per  tradurre  in  volgare  il  pensiero.  I  dotti,  sdegnando  il 
barbaro  amalgama,  scrissero  in  latino,  non  pure  le  opere  d'erudizione,  ma  il  ro- 
manzo e  la  lirica  d'amore,  e  sostennero  che  il  volgare  lo  si  dovesse  lasciare  al 
volgo,  e  lingua  italiana  e  letteraria  fosse  unicamente  il  latino. 

Al  ceto  dei  dotti,  curvo  sotto  il  bagaglio  d'una  affastellata  erudizione,  resi- 
steva il  popolo,  chiedendo  il  volgare.  Ma  quale  latino  e  quale  volgare?  Neppur 
su  questo  s' intendevano  ;  che  mentre  gli  scrittori  in  volgare  (eccetto  a  Firenze 
dove  la  lingua  parlata  coincideva  con  quella  de'  grandi  scrittori  del  Trecento)  o 
si  studiavano  di  conformarsi  all'uso  di  quei  grandi,  o  usavano  la  lingua  parlata 


nella  loro  regione  o,  per  lo  più,  le  mescolavano,  non  minore  era  la  confusione 
nel  latino;  dove,  d'accordo  tutti  nel  respingere  la  grossa  latinità  del  medio  evo, 
si  dividevano  però  in  ciceroniani  ed  eclettici  ;  i  quali  ultimi,  non  contenti  a  sup- 
plire con  vocaboli  e  forme  d'età  più  tarda  quando  la  lingua  del  secolo  d'Augu- 
sto paresse  insufficiente,  andavano  studiosamente  ricercando  negli  scrittori  della 
media  latinità  il  pellegrino  e  il  prezioso. 

Invano  Giulio  Cesare,  il  più  romano  de'  romani,  aveva  esortato  a  fuggir, 
come  scogli,  le  parole  insolite:  ict,  tanquaiii  scopiduiii,  sìcfiigias  inaiidituin  atque 
insolens  verbzim. 

Il  latino  comunemente  usato  era  logoro  ;  la  passione  della  pellegrinità,  della 
raritas,  stimolava  gli  animi  ;  e  un  nuovo  snobismo  letterario  spingeva  i  letterati 
avidi  di  distinguersi  dalla  folla,  a  frugare  rarità  nel  latino  d'Africa  d'Apulejo 
(onde  furono  anche  detti  apulejani),  di  Fulgenzio,  di  Sidonio,  di  Marziano  Capella, 
e  perfino  di  Tertulliano  e  di  Sant'Agostino;  un    latino  smorfioso  di  diminutivi, 


270  LA  BIBLIOFILIA 


luccicante  di  antitesi,  oscuro,  snodato,  capriccioso,  e  qua  e  là  rimbombante  di 
terminazioni  solenni. 

I.o  stesso  Poliziano  segui  e  incoraggiò  l' andazzo  ;  ma  del  prezioso  eclettismo 
fu  sede  Bologna,  e  autorevole  maestro  Filippo  Beroaldo  il  vecchio.  Grammatico 
e  retore  pettoruto  e  pesante  come  un  macigno,  in  tanto  credito  che  non  solo  da 
ogni  parte  d'Italia,  ma  dalla  Germania  accorrevano  numerosi  alle  sue  lezioni,  egli 
col  suo  esempio,  col  commentario  d'Apulejo,  coli' edizione  d'Aulo  Gelilo  e  d'altri 
scrittori  della  decadenza,  mise  in  onore,  non  solo  l'eclettismo,  ma  il  preziosismo: 
la  ricerca  del  pellegrino,  del  raro,  dell'  oscuro.  Et  sane  (cosi  egli  scriveva  d'Apu- 
lejo) novator  pleriiniqiie  verborum  est  elegantissimus .  Né  bastò  il  cavar  fuori  voci 
e  vocaboli  pellegrini,  ma  si  volle  riconosciuto  il  diritto  di  coniarne  di  nuovi,  anche 
se  bisogno  non  ce  ne  fosse,  per  eleganza,  per  vezzo,  per  amore  di  novità;  e  di 
scrittori  forti  ed  eleganti,  di  padroni  della  lingua,  di  stilisti  insigni  ebbero  lode 
non  quelli  che  meglio  adattassero  la  parola  all'idea,  ma  che  di  fiori  esotici  e  di 
strano  odore  cospargessero  le  loro  scritture.  Più  ingegnosi  si  stimarono  quelli  che 
ci  volesse  più  acume  d'ingegno  a  comprenderli. 

Non  una  lingua  letteraria  riconosciuta  dalla  nazione;  l'erudizione  incom- 
bente; gl'ideali  dei  dotti  fuori  della  realtà  presento,  fuori  della  vita;  una  nausea 
del  comune,  dell'  usato,  che  spingeva  al  prezioso,  al  difficile,  allo  scuro  ;  tali  erano 
quando  fu  scritto  il  Polifilo,  le  condizioni  della  nostra  vita  letteraria,  delle  quali 
altre  non  furono  mai  meno  propizie  alla  produzione  dell'opera  di  fantasia. 

Concepito  dal  Colonna  il  suo  poema,  gli  conveniva  risolvere  in  che  lingua 
scriverlo.  Nella  lettera  di  dedica  alla  sua  Polia,  egli  ci  fa  intendere  come  avesse 
incominciato  a  dettarlo  in  lingua  diversa  da  quella  in  cui  al  presente  l'abbiamo: 
«  lasciando  il  principiato  stilo,  et  in  questo,  ad  tua  instantia,  tradotto.  »  Per  le 
quali  parole,  i  più  hanno  inteso  eh'  egli  avesse  incominciato  a  scrivere  la  sua  opera 
in  italiano,  e  poi  a  richiesta  della  sua  amica,  la  gnazzabugliasse  in  quel  nuovo 
gergo.  ]\Ia  perché  attribuire  alla  bella  Lucrezia  gusti  cosi  depravati?  E  più  na- 
turale intendere  eh'  egli  incominciasse,  come  Dante,  a  scrivere  il  suo  poema  in  la- 
tino, la  lingua  degli  umanisti,  e  lo  traducesse  poi,  pregato  da  lei,  in  volgare.  Come 
avrebbe  potuto  imaginare  la  buona  fanciulla  che  il  volgare  del  suo  amico  fosse 
quello  ? 

Ma  non  bisogna  poi  esagerare,  annoverando  fra  le  lingue  che  compongono 
quella  del  Polifilo,  anche  il  caldeo,  l'arabo  e  l'ebraico.  Queste  due  ultime,  come 
le  figure  eh'  egli  chiama  geroglifici  egiziani,  entrano  bensì  in  qualche  scritta  e 
sono  scolpiti  su  qualche  pietra;  ma  il  testo  si  compone  di  sole  tre  lingue,  l'ita- 
liano, il  latino,  il  greco.  «  E  cosa  mirabile  (dice  L.  Crasso  nella  lettera  a  Guido- 
baldo  d'Urbino),  che  quantunque  egli  parli  la  nostra  lingria,  a  capirlo  però,  .si 
richieda  la  conoscenza  del  latino  e  del  greco  non  meno  che  del  toscano  e  del  ver- 
nacolo. Poiché  stimò  l'uomo  sapientissimo,  questa  essere  la  sola  via  perché  tutti 


LA   BIBLIOFILIA 


271 


potessero  apprenderne  qualche  cosa;  cosi  però,  che  solo  il  dottissimo  potesse  pene- 
trare nel  sacrario  della  sua  dottrina  ;  ma  chi  vi  si  accostasse  non  dotto,  non  perciò 
disperasse  di  penetrarvi.  »  Le  tre  lingue  però  vi  entrano  in  dosi  assai  diverse,  e 
meno  che  le  altre  la  greca,  la  quale,  oltre  i  nomi  allegorici,  fornisce  non  altro  quasi 
che  aggettivi,  eh'  egli  suol  formare  e  comporre  con  libertà  capricciosa.  L' italiano  dà 
la  parte  formale,  le  terminazioni,  le  flessioni  de'  verbi,  le  proposizioni,  gli  articoli 
e  poco  altro;  un  italiano  che  nella  pronunzia  di  certi  suoni  e  nelle  flessioni  de'  verbi 
s'accosta  più  al  veneto  che  al  toscano.  Finalmente,  il  vocabolo  è  latino  :  vedremo  poi 
quale  latino.  E  se  l'autore  ha  incominciato  a  scrivere  l'opera  in  questa  lingua,  la 
traduzione  dev'  essergli  costata  poca  fatica  :  non  ha  fatto  altro  se  non  darle  alla  su- 


perficie una  vernicetta  di  lingua  italiana.  É  il  linguaggio  pedantesco,  usato  poi 
da  Fidenzio  ludimagistro  e  da'  suoi  seguaci,  come  elemento  comico  ;  dall'Aretino, 
dal  Rabelais,  e  da  cento  altri  per  mettere  in  burletta  i  pedanti  ;  e  già  prima  dal 
nostro  autore,  non  solo  seriamente,  ma  solennemente  e  senza  sospetto  di  muovere 
le  risa,  sollevato  alle  altezze  dell'epopea.  Ma  né  il  Fidenzio  né  il  Rabelais  né  alcun 
altro  hanno  spinto  la  caricatura  fino  al  punto  a  cui,  sul  serio,  l'autore  del  Sogno. 

Il  Fidenzio  stesso,  ricordava  in  un  sonetto  «  il  nostro  lepido  Polifilo,  »  for- 
mando a  sua  imitazione  il  nome  di  Camillifilo  ;  Annibal  Caro  scriveva  ad  un  suo 
amico:  «  Io  ho  una  vostra,  che  mi  pare  scritta  dal  Polifilo  in  quella  sua  lingua 
d'oca;  »  il  Castiglione  ed  altri,  fino  al  Carducci,  nella  prefazione  al  Polizimio,  lo 
han  citato  come  esempio  di  mostruosa  mistura  di  varie  forme. 

E  mostruosa  è  veramente  quella  mistura;  ma  non  per  questo  è  da  credere 
che  l'autore  del  nuovo  poema  filosofico  fosse  uno  scimunito.  Tutt' altro.  Era  un 
forte,  audace,  rigido  ingegno,  spinto,  dalla  tirannia  della  logica,  fino  all'assurdo. 


272  LA   BIBLIOFILIA 


L'umanista  che  santificava  la  concupiscenza  nel  culto  della  dea  Natura,  non  era 
uomo  da  sgomentarsi  della  creazione  di  una  nuova  lingua.  E  la  creò  lui. 

La  sua  natura  corrente  agli  estremi,  in  nessuna  cosa  gli  permetteva  d'arre- 
starsi a  mezzo.  Lingua  nazionale  non  e'  era  ;  che,  ciascuna  delle  due  lingue  usate, 
era  troppo  forte  per  poter  esser  messa  da  parte,  troppo  debole  per  sopraffar  l'altra 
e  regnar  sola.  Un'opera  d'immaginazione  scritta  in  volgare,  non  l'avrebbero  ac- 
cettata i  dotti;  in  latino,  lingua  morta,  l'avrebbe  respinta  il  pubblico:  quel  pub- 
blico che  non  si  sa  bene  quale  sia  né  dove  sia,  che  si  può,  dai  riposti  santuari 
dell'intelligenza,  scomunicarlo  colle  formule  del  più  esecrando  disprezzo,  ma  al 
quale,  da  ultimo,  tutti  son  costretti  a  ricorrere  e  ad  inchinarsi,  come  a  giudice 
supremo.  Egli  non  vide  altra  via  se  non  proseguire  arditamente  il  tentativo  del 
Boccaccio,  di  sollevare  a  dignità  letteraria  il  volgare,  con  una  infusione  di  lati- 
nità. !Ma  se  il  principio  era  buono,  perché  applicarlo  cosi  timidamente?  Meglio 
aprire  alla  lingua  italiana  le  vene,  fame  uscir  tutto  il  sangue,  e  versarci  dentro 
sangue  latino,  corroborato  da  un  po'  di  greco.  Aberrazione,  delirio  d' una  testa 
gagliarda. 

Quale  latino?  E  probabile  che  il  Colonna  apprendesse  latino  e  greco  da  un 
Rolandello,  grammatico  e  retore  che  ebbe  una  bella  scuola  a  Treviso;  ma  se  non 
frequentò  a  Bologna  le  lezioni  del  Beroaldo  (e  non  lo  sappiamo)  certo  subì  la 
sua  influenza,  e  segui  la  sua  scuola.  La  segui  a  modo  suo  correndo  diritto  agli 
estremi. 

Il  vocabolario  del  Polifilo  è  latino;  e  nella  lotta  tra  ciceroniani  ed  eclettici, 
rappresenta  il  supremo  culmine,  l'esagerazione  ultima  a  cui  giungesse  il  prezioso 
eclettismo.  Non  contento  di  pescare  nel  latino  della  decadenza  quanto  vi  fosse 
di  più  insolito,  di  più  esotico,  di  più  bizzarro,  di  smammarsi  in  vezzosi  diminu- 
tivi, animula  mia  bellatula  e  dulcicula,  egli  mise  su  zecca  per  conto  suo,  e  coniò 
moneta,  principe,  sultano,  imperatore  d'un  regno  fantastico. 

Nelle  epigrafi  latine,  egli  usava  zachariter,  hederacitcr,  arsibilitcr,  anmiali- 
tcr,  ed  altre  voci  sconosciute  a  tutta  la  latinità.  Quale  fosse  poi  il  suo  latino  in 
veste  italiana,  meglio  lo  dimostreranno  i  passi  che  riporterò  appresso  :  ma  un 
esempio  chiarirà  il  procedimento  da  lui  seguito.  La  terminazione  in  btindus  era 
il  tic  del  nostro  Colonna;  ma  se  egli  ne  usò  e  ne  abusò  come  nessun  altri  mai, 
non  è  da  credere  però  che  fosse  un  suo  capriccio;  era  un  vezzo  di  scuola.  Già 
il  Boccaccio  (si  veda  principalmente  VAvietó)  amava  le  terminazioni  di  vagabondo 
e  di  errabondo  ;  ma  negli  scritti  del  Beroaldo  trovo  pudibuiidìis,  gaudibtindus,  in- 
credundus,  deprccabundiis,  cunctalniììdiis.festinahindiis,  venerabiindus  e  simili.  Credo 
che  tale  forma  provenisse  principalmente  da  Aulo  Gelilo;  il  quale,  oltre  all'usare 
per  suo  conto  undabuiidus,  grahilabundus  e  pochi  altri  termini  simili,  nelle  N'oiti 
Attiche  (XI,  15)  cita  Labenio  e  Terenzio  Scauro,  che  avevano  usato  ainorabtmdus, 
ludibundus,  latabiindus,  ridibundus,  errahindtis,  popìilabundits,  ecc.  :  e  propostosi 
il  quesito  se  tale  terminazione  alterasse  il  senso  delle  parole  semplici,  ludfiis,  ri- 
dens,  laetus,  conchiude  con  Apollinare  che  essa  aggiunge  solamente  forza  e  copia 
e  quasi  abbondanza  all'idea.   E   il   Beroaldo  e  il  Colonna  ne  fanno  uso  cosi  per 


LA   BIBLIOFILIA  273 


vezzo,  per  ragione  d'abbondanza,  di  sonorità,  di  preziosità.  Ma  il  nostro  Colonna 
ne  versa  giù  a  fiotti,  e  ne  conia  di  nuovi  a  ogni  pagina  fino  all'incredibile:  rÌ7i- 
gibondo,  mordicabondo,  altercabondo ,  paventabondo,  amplexabondo,  turbabondo,  evo- 
mabondo,  voluntabondo,  iniuriabondo,  summurmurabondo,  disciplinabondo,  phisicu- 
labondo,  e  infiniti  altri,  empiono  di  strepito  di  bombarde  quella  sua  prosa  bizzarra. 

La  lingua,  lo  stile,  il  pensiero,  le  invenzioni,  le  imagini,  tutto  rìsale  e  si  ri- 
collega al  principio  unico,  abbracciante  e  dominante  lo  spirito:  la  visione  della 
vita,  il  valore  che  le  si  attribuisce.  Pel  nostro  Colonna  era  la  voluttà:  voluttà 
che  cade,  qua  e  là,  in  una  grossolanità  fratesca,  ma  conosce  anche  i  più  squisiti 
raffinamenti  che  sa  prestare  al  senso  l' intelligenza.  Egli  è  estraneo  al  mondo,  e 
alla  sua  vita  non  partecipa,  tutto  assorto  nell'  egoismo  dei  sensi.  La  elaborazione 
delle  parole,  a  cui  dà  un  valore  per  sé,  è  un  lavoro  voluttuoso  ;  e  nel  formarle, 
egli  le  ascolta,  le  odora,  le  palpa,  le  assapora  con  quel  senso  della  preziosità,  con 
cui  ne'  banchetti  luculliani  si  mangiavano  le  lingue  de'  pappagalli  o  si  bevevano 
le  perle  disciolte.  Era  poema  filosofico  ;  ma  alla  filosofia  d' Epicuro,  arte  epicurea. 

Polifilo  cerca  il  piacere  ;  si  compiace,  in  un  solitario  raccoglimento,  d' ima- 
ginare  tutto  quello  che  di  più  bello,  di  più  sontuoso,  di  più  meraviglioso,  di  più 
prezioso,  di  più  raro  possa  creare  fantasia  umana,  e  lo  descrive,  vi  si  adagia,  vi 
si  voltola  dentro  con  voluttuoso  compiacimento,  aggiunge  minuzie  a  minuzie,  frasi 
a  frasi,  parole  a  parole,  con  una  prolissità  che  a  noi  spesso  riesce,  sarei  per  dire, 
disperabonda.  Ma  conviene  pur  osservare  che,  fra  noi  e  il  sentimento  dell'autore, 
e'  è  un  muro  divisorio  :  quella  lingua  per  noi  difficile,  faticosa,  goffa,  e  che  era 
per  lui,  assorto  nell'ammirazione  del  mondo  greco  e  latino,  e  nel  compiacimento 
della  creazione  d'una  lingua  nuova,  non  ultimo  strumento  di  voluttà. 

Dante  (mi  si  perdoni  il  ripetuto  ravvicinamento,  che  riguarda  non  gli  artisti 
ma  l'arte  loro)  descriveva  i  luoghi  per  collocarvi  le  anime,  dipingeva  le  persone 
per  dinotarne  la  natura  morale  ;  Polifilo  descrive  per  descrivere,  pel  diletto  di  ri- 
produrre e  continuare  e  perpetuare  le  sensazioni  piacevoli.  Ne'  due  poemi  allegorici 
non  e'  è  che  un  personaggio  attivo,  l' autore  ;  ma  vera  protagonista  nella  Divina 
Commedia  è  la  coscienza  umana.  Dante  passa  fra  personaggi  viventi  d'individualità 
propria,  e,  uomo  fra  gli  uomini,  benedice  e  maledice,  s' esalta,  piange,  combatte  ; 
Polifilo,  non  uscendo  da  sé  stesso,  allunga  i  tentacoli  de'  suoi  sensi  per  assorbire 
dagli  oggetti  il  piacere.  L'anima  umana,  che  campeggiava  sul  fondo  della  na- 
tura sensibile,  è  sparita;  e  il  fondo  è  venuto  innanzi,  pretendendo  d'occupar  lui 
tutto  il  quadro.  Le  madri  fiorentine  veglianti  a  studio  della  culla.  Farinata  eh'  erge 
la  fronte,  orgoglioso  d'aver  lui  solo  difeso  a  viso  aperto  la  sua  Firenze,  Romeo 
mendicante  la  vita  a  frusto  a  frusto,  Ugolino  e  Francesca,  Sordello  e  la  Pia,  Man- 
fredi e  Corradino,  Piccarda  e  Costanza,  San  Francesco  e  San  Bonaventura  anime 
palpitanti  di  vita,  moventisi  in  un'  atmosfera  di  luce  morale,  hanno  ceduto  il  luogo 
alla  voluttuosa  dilettazione  del  colore  e  della  linea,  del  suono  e  dell'  odore,  della 


274 


LA   BIBLIOFILIA 


morbidezza  e  del  lubrico.  Ma  fuori  delle  vastità  del  mondo  morale  e  dell'attiva 
partecipazione  alla  vita,  chiuso  il  passato  colle  sue  memorie  il  futuro  co'  suoi  ti- 
mori e  le  sue  speranze,  è  fatale  che  l' arte  sensuale  trapassi,  per  rinnovarsi,  dal 
bello  all'  innaturale  e  al  mostruoso,  che  l' artificio  soffochi  la  natura,  e  la  prezio- 
sità la  bellezza. 

Polifilo  si  solleva  alcuna  volta  all'  altezza  dell'  entusiasmo  lirico  ;  come  allora 
che,  conosciuta  la  sua  Polia,  trovata  finalmente  la  verità,  egli  guarda  lei,  guarda 
il  mondo  circostante,  e  lo  vede  rinnovato,  ed  esulta  in  un  godimento  pieno,  pro- 
fondo, che  a  poco  a  poco  si  confonde  in  un  turbine  di  suoni  e  d'imagini,  dove 
pare   che   al  frate   manchi   il   respiro,   e   spunti   suU'  occhio   una   lacrima.  Erano 


é^4^^^:±ì 


giunti  insieme  al  lido  arenoso  del  mare,  dove  sorgevano  gli  avanzi  di  un  antico 
tempio  deserto. 

«  In  questo  loco  dunque,  sopra  le  fresche  e  florigere  erbule  se  exponessimo 
letamente  a  sedere.  Cusi  stante,  insaciabile  cum  gli  occhi  vultispici  contemplava 
sutilmente  in  uno  solo,  perfecto  et  intemerato  corpuscolo  tanta  convenienza  et 
accumulazione  di  bellitudine,  obiecto  senza  dubbio  renuente  di  non  vedere  cosa 
graziosa  più  oltre  gli  occhi  miei  né  di  tanto  contento  ;  dove,  di  novelli  e  rcpul- 
lulanti  concepti  il  mio  ardente  core  cum  tanto  gaudio  rcfocillando,  et  alquanto 
le  vulgare  e  comune  isciocchezze  deposite,  intelligibile  più  eifecto,  considerai  in- 
sieme il  serenissimo  cielo,  il  salutare  e  mitissimo  aere,  il  dilettevole  sito,  la  deli- 
ciosa  patria,  le  ornate  verdure,  gli  piacevoli  e  temprati  colli  ornati  di  opaci  ne- 
moruli,  il  clemente  tempo  et  aure  pure,  et  il  venusto  et  ameno  loco,  dignificato 
dagli  fiumi  definenti  per  la  nemorosa  convalle  irrigui,  appresso  agli  curvi  colli, 
alla  destra  e  leva  parte  mollemente  discorrenti  al  prossimo  mare  precipitabondi, 


LA   BIBLIOFILIA  275 


agro  saluberimo  e  di  gramine  perjucimdo,  referto  di  multiplici  arbori,  canoro  di 
concento  di  avicule.  » 

Alla  bellezza  di  Polia  «  cum  tutti  gli  sensi  despico,  deditissimo  et  applicato  », 
egli  s'intrattiene,  con  voluttuosa  minuzia  d'allucinato,  a  considerare  come  le  carni 
della  sua  mano  restassero  bianche  nel  punto  in  cui  erano  premute,  e  il  sangue 
tardasse  un  poco  a  tornarvi  ;  egli  sente  la  fraganza  del  suo  corpo,  vede  il  cielo 
nella  sua  fronte  paiiipiìiiilata  di  fili  d'oro.  «L'alma  di  dolcecia  liquefacta,  insano 
io  stava  e  tutto  ansio,  projecto  tutto  e  curioso,  a  considerare  mirabondo  per  quale 
modo  e  ragione  quel  liquore  purpurante,  al  tatto  della  preziosa  carne  della  tube- 
rula  rasseta  ')  della  mano  rimanendo  purissimo  latte,  per  alquanto  tratto  al  suo 
loco  non  ritornasse.  Non  meno,  cum  quale  artificio  in  questo  venustissimo  corpo, 
la  maestra  natura  particularmente  dispensato  avesse  e  suffarcinatamente  dissemi- 
nato tutta  la  fragranzia  arabica  ;  e  come  ancora  industriosamente  nel  suo  stellante 
fronte,  di  fili  d'oro  concinnamente  pampinulato,  avesse  infisso  la  parte  più  bella 
del  cielo,  ovvero  Heraclea  splendicante.  » 

Nel  suo  paradiso  artificiale,  tutti  i  sensi,  eccitati  da  una  stemperata  imagi- 
nazione, hanno  ugualmente  la  loro  parte.  Negli  edifici  più  fantastici  che  apparis- 
sero mai  ne'  deliri  del  sogno,  le  piramidi  d' Egitto  posano  sui  colonnati,  gli  obelischi 
si  lanciano  sulle  piramidi  ;  e  ne'  giardini,  ne'  templi,  nell'  isola  di  Venere,  una  lus- 
^suria  d' oro  e  di  smeraldi,  di  berilli  e  di  lapislazzoli,  di  rubini  e  di  perle  ;  i  con- 
centi ondulati  delle  voci  femminee  sulla  navicella  d' amore,  accompagnati  da  divini 
strumenti,  rapiscono  1'  anima  e  lo  fan  cadere  in  deliquio  ;  nel  palazzo  della  regina 
Eleuterillide,  s' imbandisce  un  banchetto  di  cui  le  preziose  vivande,  ad  una  ad  una 
descritte,  son  portate  da  ninfe  su  carri  d'oro  d'ingegnose  ed  eleganti  invenzioni. 
«  Le  quali  tutte  preeccellentissime  ostensione  (egli  scrive)  quanto  più  pensicula- 
tamente  le  considerava,  tanto  più  inscio  stavo  e  stupefacto  ;  ma  per  certo,  sopra 
ogni  cosa  cum  intensa  admirazione  ne  prendeva  estremo  allectamento,  videndo 
tante  e  si  magne  e  triumfante  et  effusissime  sumptuositate  de  incredibile  impensa 
e  lautizia,  che  meglio  arbitro  essere  il  tacere  che  esiguamente  dire  ;  se  non  che 
di  minimo  pregio  ceda  quivi  le  sicule  dape,  gli  ornamenti  attalici,  e  gli  vasi  co- 
rintii  e  le  delizie  ciprie  e  le  saliare  cene.  » 

Ma  tutto  quello  che  è  nella  natura,  pur  esagerato  fino  allo  inverosimile,  non 
basta  alla  sua  sensualità  morbosa,  che  cade  talora  nelle  tristezze  dell'  esaurimento  ; 
come  Venezia  gli  suggerisce,  nel  labirinto,  l'idea  delle  vie  percorse  dalle  barche, 
COSI  le  vetrerie  di  Murano  quella  di  un  giardino  nel  quale  «  in  loco  di  virenzia, 
ogni  pianta  era  di  purgatissimo  vitro.  »  Ma  non  per  questo  egli  rinunzia  alla  sod- 
disfazione dell'odorato;  poiché,  sopra  il  «collustramento  gemmale....  spirava  una 
precipua  fragranzia,  da  uno  illinimento  perimcti  et  rosolati.  » 

Al  giardino  di  vetro,  un  altro  ne  corrisponde  di  seta  ;  invenzione  che  ha 
qualche  riscontro  in  fantasie  orientali.  «  Andiamo  a  spasso  all'  altro  giardino,  non 
meno  delettoso  e  di  delizie  conferto  che  il  vitrino....  e  quivi  introgressi,  io  rimasi 


')  Termine   di  chirom.anzia,  che  indica  la  parte  inferiore  della  palma  della  mano,  vicina  al  braccio. 


276  LA   BIBLIOFILIA 


tutto  allucinato  et  eccessivamente  mirabondo  di  vedere  operatura  difficile  non  tanto 
di  fede  ma  di  narrazione,  il  quale  equicapace  era  al  vitriculato....  Imperocché  di 
seta  tutto  era  artificiato  excellentissime.  Gli  bussi  e  cupressi  sericei,  stipiti  e  rami 
d' oro,  non  senza  interseminazione  aptissima  di  gemme  ;  e  le  bustuarie  altane  con- 
sertissime di  semplici  della  madre  invidi,  cum  jucundissima  florulenzia  e  deside- 
ratissima,  cum  omni  exquisito  coloramento,  olidi  similmente  quali  gli  altri  vitrini. 
^la  gli  ambienti  parieti,  di  mirando  artificio  e  di  incredibile  impensa,  erano  tutti 
di  operimento  margaritale.  Questo  è  che  tutte  le  faccie  vidi  coperte  di  lucidis- 
sime perle,  in  uno  congeste  e  coacervate,  e  cum  densa  coesione,  di  mediocre  cras- 
situdine,  insieme  copulate  ;  e  di  sopra  bellissimamente  germinando,  fora  delle 
casse,  varicante  e  verdissima  edera,  cum  la  fogliatura  alquanto  dalle  perle  sub- 
levata e  pensile,  cum  gli  stipiti  d'oro  artificiosissimamente  serpenti,  cum  exigue 
radicule  per  le  margarite  erranti,  cum  summa  et  exquisitissima  politura,  et  bacce 
di  gioielli.  » 

Cosi,  rotto,  a  favore  de'  sensi,  l'equilibrio  tra  le  energie  della  vita,  l'arte, 
in  un  isolamento  orgoglioso,  per  vie  lontane  dall'  uso,  rifuggente  dall'  aria  aperta 
e  dalle  sorgenti  dell'  anima  popolare,  sdegnosa  de'  sentimenti  umani  e  delle  soli- 
darietà feconde,  riusciva,  di  raffinamento  in  raffinamento,  a  coltivar  nelle  stufe, 
coi  caloriferi  delle  teorie  e  dell'  erudizione,  gli  artifici  d'  una  lingua  assurda,  ad 
annaffiare  col  viscido  liquore  di  una  preziosa  fraseologia,  giardinetti  di  vetro, 
e  di  seta. 

Dalle  opere  minori  del  Boccaccio  il  nostro  autore  toglieva  in  gran  parte  la 
macchina  del  suo  poema,  e  parecchie  invenzioni  ;  come  pure,  nei  particolari,  pos- 
sono notarsi  qua  e  là  evidenti  imitazioni,  alcune  delle  quali  già  osservate  dal  Po- 
pelin  ;  ma,  più  che  questo,  nella  lingua,  nello  stile,  nell'  arte,  lussuriosa,  preziosa, 
innaturale,  il  Polifilo  è  l' ultimo  e  logico  germogliare  dei  semi  che  il  Boccaccio 
aveva  sparso  a  piene  mani  nel  terreno  della  nostra  letteratura.  Né  intendo,  con 
questo,  scemare  punto  il  merito  dell'originalità  al  nostro  Poli  fi/o  (che  dovrebbe 
dirsi,  in  tal  caso,  della  Divina  Coimnedia  ?),  il  quale  colò  la  vecchia  materia  nella 
forma  d'una  personalità  spiccata  e  gagliarda,  e  la  impresse  del  proprio  stampo. 
L'  ultimo  risultato  degli  studi  storici  è  quello  di  dimostrare  come  nel  mondo  dello 
spirito,  ugualmente  che  nel  fisico,  tutto  proceda  per  lenta  evoluzione  ;  onde  esce 
affatto  modificato  il  concetto  che  già  si  aveva  della  originalità,  quando  si  sole- 
vano considerare  le  opere  d'  arte  solo  in  sé  stesse,  e  quasi  campate  in  aria  fuori 
dello  spazio  e  del  tempo. 

Anche  nell'erudizione,  il  nostro  Colonna  segue  la  via  dal  Boccaccio  aperta, 
riportando  tutto  quello  che  sente  e  vede  e  ode  agli  esempi  della  mitologia  e  della 
storia  antica,  come  a  termine  assoluto  di  paragone.  Il  che  suol  fare  in  modo  uni- 
forme e  pesante;  e  poiché  egli  tenta  di  superare,  coli' eccesso  delle  sue  fantasie, 
la  realtà  dell'antico,  cosi  egli  adopera  spesso,  nel  paragone,  le  forme:  ceda  questo, 
ceda  quest'altro.   Evidente  in  lui  è  il  proposito  di   raccogliere  nella  sua  opera 


LA   BIBLIOFILIA 


277 


quanto  si  sapeva  intorno  all'antichità,  in  guisa  da  farne  l'enciclopedia  dell'eru- 
dizione. La  quale  abbraccia  non  solo  la  mitologia  e  la  storia,  ma  i  riti  religiosi, 
le  piante,  le  pietre,  le  vivande,  le  stoffe,  il  vasellame,  tutto  quello  che  ha  potuto 
metterci  dentro. 

Ma  oltre  allo  esagerare  fino  alle  ultime  conseguenze  tutti  gli  elementi  che 
l'età  sua  gli  porgeva,  oltre  al  sostituire  alla  sensualità  superficiale  e  quasi  fan- 
ciullesca del  Boccaccio,  quella  sua  intensa  e  quasi  mistica  e  jeratica,  egli,  rispec- 
chiando lo  spirito  del  Rinascimento,  porta  nell'  arte  un  elemento  nuovo,  la  ricerca. 


il  culto  della  bella  forma  della  materia.  Non  è  più  la  descrizione  generale  della 
cosa,  'o  dell'impressione  da  essa  prodotta,  ma  la  descrizione  tecnica,  misurata, 
minuta,  come  si  farebbe  per  un  artista  che  dovesse  eseguirla.  Dentro  quel  tecni- 
cismo, che  si  distende  in  minuzie  e  lunghezze  artisticamente  assurde,  si  sente  la 
passione  che  realizza  e  solidifica  e  misura  le  invenzioni  della  sua  fantasia,  e  in- 
torno alle  curve  delle  colonne,  ai  fogliami  dei  capitelli,  alla  gonfiezza  e  all'ansa 
d'im  vaso,  scorre  vohtpticamenfe,  come  intorno  ad  un  corpo  vivo. 

La  pittura  non  ha  luogo  nel  poema,  se  non  sotto  la  forma  sontuosa  e  sta- 
bile del  musaico,  quale  si  faceva  nelle  fabbriche  di  Murano,  o  d'arazzi.  Maggior 
parte  vi  ha  la  scultura,  nel  marmo  e  nel  bronzo,  e  il  rilievo  nelle  pietre  preziose 
e  nei  cammei.  Sui  carri  de'  trionfanti,  le  storie  sono  rilevate  nel  diamante.  Nei  molti 
lavori  d'oreficeria,  i  carri,  i  trionfi  del  banchetto,  i  trofei,  porta  novità  d'inven- 
zioni, eleganza,  finitezza  amorosa.  Ma  1'  arte  sua  è  l' architettura. 


278  LA    BIBLIOFILIA 


Xon  dirò  di  lui  come  architetto,  poiché  il  Temanza  che  gli  assegna  il  primo 
luogo  nelle  sue  Vite  degli  architetti  veneziani,  ed  altri  ne  hanno  già  scritto  diste- 
samente. L'architettura  ha  tanta  parte  nella  sua  opera,  che  si  è  potuto  crederla 
un  trattato  della  materia,  sotto  forme  fantastiche;  ed  egli  certo  va  annoverato 
tra  i  primi  che  studiassero  e  intendessero  Vitruvio  e  l'architettura  antica,  consi- 
derata da  lui  come  una  musica  degli  occhi.  Sempre  calmo  e  tranquillo,  egli  s'ac- 
cende solo  e  ripetutamente  inveisce  contro  l'ignoranza,  o  illetteratura,  e  contro 
r  avarizia,  che  non  permettono  di  emulare  gli  antichi  edifici.  «  O  execrabile  et 
sacrilega  barbarie,  come  hai  expoliabonda  invaso  la  più  nobile  parte  del  prezioso 
tesoro  e  sacrario  latino,  e  l'arte  tanto  dignificata,  al  presente  infuscata  da  male- 
dieta  ignoranzia,  perditamente  offensa!  La  quale,  associata  insieme  cum  la  fre- 
mente, inexplebile  e  perfida  avarizia,  ha  accecato  quella  tanto  summa  et  exceliente 
parte,  che  Roma  fece  sublime  e  vagabonda  imperatrice.  »  Oltre  il  Vitruvio,  egli 
conosceva  certamente  il  trattato  De  architectura  di  Leon  Battista  Alberti,  delle 
parole  del  quale  in  un  passo  si  serve,  quantunque  fosse  inedito  ancora  quando 
fu  scritto  il  Poli  filo.  Egli  si  piace,  in  ciò  simile  a  Leonardo,  d'ingegnose  inven- 
zioni, quali  di  porte  che  girano  da  sé,  di  giochi  d'acqua  improvvisi,  di  ponti  che 
s'  aprono,  di  palle  sonore  mosse  dal  vento. 

La  geometria,  che  in  Dante  e  in  Leonardo  s' unisce  all'  arte  come  a  sorella, 
nel  Polifilo  piglia  aria  non  pur  da  signora  ma  da  tiranna.  Egli  non  sa  fare  la 
descrizione  d' un  luogo,  d' un  edificio,  d"  un  oggetto  senza  dame  le  relative  misure  ; 
e  stimando  difettoso  e  imperfetto  quanto  non  abbia  forma  regolare  e  simmetrica, 
geometrizza  tutto.  La  topografia  dell'  isola  di  Venere,  che  ricorda  la  nuova  Ge- 
rusalemme àeW Afocalisse,  è  disegnata,  come  quella,  col  compasso  e  la  squadra, 
divisa  in  compartimenti  geometrici  ;  le  piante  distano  ugualmente  l' una  dall'altra, 
si  levano  alla  medesima  altezza.  Ala  non  basta:  che  egli  non  permette  loro  di 
germogliare  e  svolgersi  liberamente,  ma  le  costringe  anch'  esse  a  pigliar  forme 
geometriche  o  animali,  a  comporre  macchine  assurde.  «  ÌSIirai  uno  spectatissimo 
excogitato  di  buxi;  in  artificioso  topiario  un'arca  lapidea  situata,  di  prezioso  cal- 
cedonico  di  colore  di  saponata  acqua,  cum  decentissimi  liniamenti:  l'altecia  sua 
tripedale,  et  in  longo  passi  tre.  Alla  linea  delle  strate  transversale  destinata,  da 
l'uno  all'altro  estremo,  meno  uno  pede,  era  situato  uno  buxo  alla  forma  di  vaso 
antiquario,  ambidui  eguali  et  uniformi,  egregiamente  conducti,  cum  il  pedusculo 
corpulenzia  et  orificio  un  passo  sublato,  sencia  anse.  Sopra  le  sue  bucce,  uno  gi- 
gante alto  passi  tre,  di  qui  e  di  li  cum  il  pede  calcava,  cum  le  crurc  aperte. 
Vestito  in  rotondazione  fino  alla  rota  delli  ginocchi,  cincto,  cum  gli  brachii  in 
sublime  dispansi,  et  alla  statura  umana  il  collo,  capo,  petto  cum  exigente  ar- 
monia deformato.  Era  galerato  ;  cum  gli  brachii  sustentava  due  turre,  una  per 
mano,  late  pedi  quattro,  alte  sei,  cum  il  pedamento  bigradato,  cum  fcncstrelle, 
porticule  e  pinnatura,  ovvero  murulatura.  »  E  cosi  continua  ancora  a  lungo;  riu- 
scendo, se  non  a  descrivere  molto  chiaramente  l' oggetto,  a  dare  un  chiaro  esempio 
del  come  l' artifizio  sostituito  all'  arte  soffochi  natura  e  bellezza. 

Se  il  nome   di  carneo   fosse  da   lui   primamente  trovato;   se  a  lui  si  debba 


LA    BIBLIOFILIA 


279 


l'onore  d'  aver  primo  illustrato  corniole  ed  altre  pietre  preziose  dagli  antichi  scol- 
pite; se  a  lui  sia  dovuta  la  spiegazione  degli  scamilli  impari  vitruviani,  della 
quale  altri  ebbe  gli  onori  ;  se  fosse  il  primo  a  sciogliere  il  problema  di  formare 
dentro  un  circolo  un  poligono  di  sette  lati,  ad  insegnare  la  nuova  forma  delle 
volute  vitruviane  e  de'  veri  archi,  togliendoli  del  tutto  dal  goticismo,  son  que- 
stioni eh'  io  non  sono  in  grado  di  risolvere.  Si  vuole  che  in  Italia,  e  più  forse 
in  Francia,  l'opera  sua  contribuisse  non  poco  alla  trasformazione  dell'architettura, 
e  che  dal  tempio  rotondo  da  lui  immaginato  derivi  il  concetto  della  chiesa  della 
Salute  a  Venezia.  Quantunque  non  ne  resti  alcuna  notizia,  è  però  assai  probabile 
che  egli,  come  il  suo  correligionario  fra  Giocondo,  e  forse  quale  suo  compagno 
e  dipendente,  alcuna  volta  ne  esercitasse  l'arte. 

Col  quale  io  penso  che,  se  non  ci   facessero   difetto   le   notizie   biografiche, 
troveremmo  esser  corse  relazioni  assai  strette.  Ambedue  dottissimi  di  latino  e  di 


greco,  si  trovarono  probabilmente  insieme  nel  convento  di  San  Nicolò  a  Treviso 
(dove  sappiamo  che  fra  Giocondo  era  nel  1509)  o  in  quello  di  San  Giovanni  e 
Paolo  a  Venezia.  Mentre  fra  Giocondo  preparava  l'edizione  di  Vitruvio,  il  Co- 
lonna ne  applicava  i  precetti  ai  suoi  edifici  fantastici;  e,  quel  eh'  è  più,  non  con- 
tento fra  Giocondo  d'aver  studiato  e  misurato  i  monumenti  di  Roma,  metteva 
insieme  quella  raccolta  di  più  che  due  mila  iscrizioni,  della  quale  esistono  esem- 
plari nelle  nostre  biblioteche,  e  che  servi  di  fondamento  all'edizione  degli  Epi- 
grammata  del  Mazzocchi  ;  e  il  Colonna,  nel  suo  poema,  applicava  al  Poliandro  la 
sua  scienza  epigrafica:  coincidenza  per  cui  non  sarebbe  forse  temeraria  la  con- 
gettura che  fra  Giocondo  in  Roma  avesse  a  compagno  il  Colonna. 


28o  LA   BIBLIOFILIA 


Certo,  r  invenzione  del  Poliandro  è  la  più  originale,  la  più  caratteristica  del 
Poli/ilo.  Egli  bruciava  d'incendio  erotico,  e  la  sua  Polla,  compassionevole  di  lui, 
benignamente  gli  disse:  «  Poliphile,  di  tutti  amatissimo  mio,  già  mai  non  son 
ignara  che  le  antiquarie  opere  a  te  summamente  piaceno  di  vedere.  Adunque, 
commodamente  potes  tu.  in  questo  intervallo  che  nui  il  signore  Cupidine  aspet- 
tiamo, ire  licentemente  queste  ede  deserte,  e  dalla  edace  et  exoleta  vetustate  col- 
lapse  o  per  incendio  assumpte  o  vero  da  annositate  quassate,  a  tuo  solacio  mirare, 
et  gli  fragmenti  nobili  rimasti,  di  venerato  dignissimi,  speculare.  Et  io,  in  questo 
loco  sedendo,  contenta  te  aspeteroe,  il  signor  nostro  venturo  vigile  postulante, 
che  traiectare  ne  debi  al  sancto  et  concupito  regno  materno.  » 

Ala,  o  che  egli  venisse  a  Roma  per  esortazione  della  sua  Polla,  ovvero, 
come  alcune  parole  potrebbero  far  supporre,  per  procurarvi  il  proscioglimento 
de'  voti  monastici  di  lei,  o  che  i  suoi  superiori  ve  lo  mandassero  per  distrarlo, 
egli,  tra  le  rovine  della  grande  città,  ne'  sepolcri  dell' Appia  e  dell'altre  vie  su- 
burbane, tutto  pieno  del  suo  amore,  altro  non  ^^de  se  non  morti  d'amore;  e 
immaginò,  unica  nota  di  sentimento,  quella  strana  e  pietosa  necropoli,  sopra  la 
porta  della  quale  era  scritto  nel  fregio  : 

D.    M.    S. 

CADAVERIB.   AMORE   FVREXTIVM 

MISERABVXDIS  POLYANDRION. 

Con  quanto  amore  l'umanista  innamorato  ricompone  la  pia  e  dotta  necro- 
poli, detta  nelle  epigrafi  con  carezzevole  stile  le  storie  miserevoli  degli  amanti, 
le  scolpisce  con  eleganti  caratteri,  disegna  le  forme  de'  cippi  e  delle  urne  cinerarie, 
osserva  le  sculture,  raccoglie  e  riunisce  i  frammenti  !  E,  come  Dante  alla  pietà 
di  Francesca,  egli  cosi  si  commuove:  «  Legendo  si  miserando  caso  (egli  scrive) 
di  lagryme  contenirme  non  potui,  dannando  la  rea  fortuna.  »  Qua  giovinetti  che 
s' uccidono  per  amore  infelice  ;  là  il  monumento  posto  dall'  amante  al  gladiatore 
che  lo  macchiò  del  suo  sangue;  poi,  la  storia  di  due  amanti,  che  dopo  molte  vi- 
cende, vaganti  pel  mare  su  d'una  barchetta,  muoiono  di  fame  abbracciati;  e  l'ado- 
lescente Vibio  si  uccide  perché  la  sua  Putilia  ama  un  altro,  e  Cornelia  Annia 
segue  il  marito  viva  nel  sepolcro,  e  bizzarri  geroglifici  indicano  la  .sepoltura  di 
due  amanti  uccisi  nell'amplesso  timoroso;  il  frammento  di  una  lapide  rivela  la 
tomba  della  regina  Didone,  e  splendido  di  sculture  sorge  quello  della  regina  Ar- 
temisia. Le  iscrizioni  del  Poli/ilo  furono  da  principio  ritenute  dagli  eruditi  per 
vere  e  come  tali  riportate  e  citate.  Poi  si  conobbe  essere  di  sua  invenzione,  ma 
forse  ricomposte  in  parte  con  elementi  di  antiche  epigrafi. 

«  O  amore,  esclama  con  frase  felice  Polifilo,  come  niduli  soavemente  ne 
l'alma  mia!  »  Ma  la  filosofia  e  la  geometria,  l'architettura,  l'arte,  l'erudizione, 
allontanano  in  uno  sfondo  fantastico,  racchiudono,  come  in  una  cornice  di  bronzo, 


LA    BIBLIOFILIA 


281 


la  mollezza  erotica  del  frate  umanista.  Probabilmente,  il  cumulo  dell'erudizione,  e 
le  oscurità  della  lingua,  dello  stile,  delle  allegorie,  de'  geroglifici,  dovevano  anche 
servire,  nella  mente  dell'autore,  a  nascondere  ai  volgari,  dentro  un  bosco  pressoché 
impenetrabile,  il  concetto  ultimo  dell'opera  sua. 

L' apparizione  del  Politilo  non  fu  senza  effetto  sugli  scrittori  di  quell'  età  ')  ; 
e  basti  per  tutti  il  Pellegrino  del  Caviceo,  il  romanzo  più  popolare  e  più  volte 
ristampato  nel  Cinquecento,  che  nelle  prime  edizioni  (essendo  stato  nelle   poste- 


riori ridotto  a  più  facile  lezione)  si  avvicina  spesso  alla  lingua  e  alle  forme  del 
Poli/ilo.  Ma  l'effetto  fu  infinitamente  minore  di  quel  che  sarebbe' stato,  se  esso 
fosse  apparso  al  pubblico  quando  fu  scritto.  Poiché  allora,  intorno  alla  metà  del 
Quattrocento,  era,  col  Valla,  con  Pomponio  Leto,  col  Poliziano,  col  Panormita, 
col  Pontano  e  altri  molti,  il  tempo  dei  furori  e  delle  audaci  ribellioni  dell' uma- 


')  Citerò,  ad  esempio,  un  ignoto  poemetto  di  Pietro  de  Ciciliane-  alias  de  Cappadolce,  in  morte 
della  famosa  cortigiana  Imperia,  che  vide  la  luce  in  Roma  nel  15 12.  E  tutto  scritto  nella  lingua  del  Po- 
lifilo,   e  vi  abbondano  le  terminazioni  in  bando. 

Con  ridibonda  bocca  a  me  diceva  — 

Lei  ludibonda  col  capo  chinato  — 

Presi  da  me  col  ventibondo  velo  — 

Quando  irabondo  sta  con  più  tempesta  — 

Non  plorabondo  rimaner  et  irtu  — 

Pavorebondo  allor  vociferai  — 

Con  letabondo  aspetto  e  suave  canto.  — 


282  LA   BIBLIOFILIA 


nesimo;  allora  il  culto  e  l' idolatria  dell'antico,  allora  viva  la  questione  della  lingua 
nazionale,  e  la  lotta  de'  ciceroniani  e  degli  eclettici  ;  e  il  Polifìlo,  che  affrontava  e 
risolveva  a  suo  modo  tutte  le  questioni  allora  più  vivamente  agitate,  avrebbe, 
senza  dubbio,  suscitato  vive  controversie,  e  avuto  gran  segnito.  Ma  nell'  intervallo 
di  trentadue  anni  tra  la  composizione  e  la  pubblicazione,  tutte  le  condizioni  erano 
mutate.  Il  primo  fervore  del  rinascimento  sbollito;  le  persecuzioni  di  Paolo  II 
contro  un  gruppo  di  umanisti,  e  più  le  carezze  del  papato  e  della  corte  romana 
a  letterati  ed  artisti,  avevano  temperato  gl'impeti  di  ribellione;  per  la  predica- 
zione e  il  rogo  del  Savonarola  si  ridestava  la  coscienza  cristiana;  le  due  lingaie 
confuse  e  lottanti,  rientravano  ciascuna  nel  suo  alveo,  il  toscano,  regolato  dalla 
grammatica  e  dall'esempio,  assurgendo  al  grado  di  lingua  nazionale,  e  il  latino, 
purificato  dall'eclettismo,  rientrando  nei  limiti  del  secolo  d'AugTisto.  Perfino  l'eru- 
dizione, dal  periodo  della  raccolta  e  dell'accumulazione,  passava  a  quello  della 
cernita  e  dell'esame.  Il  Polifìlo,  nel  1499,  usciva  in  ritardo;  era  l'eco  d'un' età 
passata.  Ma  riportandoci  a  quella  in  cui  fu  scritto,  nessun  libro  più  compiuta- 
mente, più  vivamente,  più  esageratamente,  come  una  lente  d'ingrandimento,  ci 
rivela  nella  mistura  d'  elementi  romanzi  e  classici,  nelle  tendenze  filosofiche,  sen- 
suali, letterarie,  artistiche,  erudite,  lo  spirito  intero  dell'  umanesimo.  Esso  è  il  poema 
dei  sensi  sostituito  a  quello  della  coscienza,  la  Divina  Coiìuiudia  del  Quattrocento; 
ed  era  giusto  che  Aldo  co'  suoi  tipi,  e  l' arte  colle  sue  illustrazioni,  ne  facessero 
la  più  bella  edizione  del  Rinascimento.  E  sarei  lieto  se  questo  mio  scritto  riuscisse 
a  provocare  ricerche  e  studi  sull'autore  e  sul  libro  misterioso  '). 


D.  Gnoli. 


1)  Nel  primo  fascicolo  del  Giornale  Storico  della  Letteratura  italiana  venuto  alla  luce  in  que- 
st'anno 1900  (voi.  XXXV,  fase.  103)  è  apparso  un  articolo  di  Francesco  Fabrini,  intitolato  Indagini  sul 
Polifilo.  Lo  scritto  giaceva  già  presso  la  direzione  del  Giornale  quando  fu  pubblicato  il  mio  sulla  Rivista 
d'Italia. 

Il  Fabrini  si  propone  principalmente  di  dimostrare  che  V Hypnerotomachia  non  è  una  produzione 
isolata,  sporadica,  ma  si  ricollega  a  tutta  la  nostra  letteratura  allegorica  del  Trecento,  che  mette  capo  al 
Roman  de  la  Rose.  E  in  ciò  siamo  d'accordo.  Al  Tesoretto,  al  Fiore,  aXV Intelligenza,  ai  Documenti  d'amore, 
il  Fabrini  aggiunge  la  Fimerodia  di  Iacopo  da  Montepulciano,  poema  fatto  conoscere  dal  prof.  Renier  nel 
Propugnatore  (1882),  e  alcuni  romanzi  allegorici  del  Quattrocento,  La  città  di  vita  del  Palmieri,  il  Giardeno 
di  Marino  lonata,  1'  Urania  del  Pantano,  la  Cerva  Bianca  del  Fregoso. 

E  in  ciò  siamo  d'accordo;  ma  non  cosi  nelle  analogie  tra  il  Polifilo  e  la  Commedia,  che  il  Fabrini 
esagera  oltre  misura.  Certamente,  egli  ha  tolto  dalla  Commedia  alcuni  concetti  e  alcune  imagini,  ma  non 
cosi  da  poter  dire  ch'egli  si  aggiri  continuamente  intorno  ad  essa,  né  che  l'abbia  seguita  cosi  nello  svol- 
gimento generale  della  Visione  come  nella  trattazione  particolare.  La  Commedia  è  una  delle  fonti,  e  non  la 
principale  né  delle  principali,   a  cui  egli  ha  attinto. 

Ben  più  che  da  Dante,  V Hypnerotomachia  deriva,  per  le  invenzioni  e  per  lo  stile,  da'  romanzi  del 
Boccaccio,  e  più  direttamente  dalla  sua  Amorosa  Visione.  Non  so  perché  il  signor  Fabrini,  in  una  nota  a 
pagina  3,  giudichi  poco  probabile  questa  mia  affermazione.  Non  si  tratta  già  di  analogie  ricercate,  né  di  quel 
fondo  di  figure  e  d'idee  che  può  dirsi  comune  a  tutti  i  romanzi  allegorici;  ma  basta  leggere  i  due  lavori 
per  non  poter  dubitare  che  la  macchina  del  Polifilo  sia  tolta  in  gran  parte  dalla  Visione,  come  dalla  stessa 
è  tolta  l'idea  dell'acrostico. 

Qualche  altra  osservazione.  Che  Polia  sia  donna  reale,  non  credo  che  possa  dubitarsene;  ma  altret- 
tanto mi  par  certo  che  essa  sia  nel  romanzo  sollevata  a  significato  allegorico,  come  appunto  Beatrice  nel 
poema  dantesco,  e  la  donna  à&W Amorosa  Visione.  Che  essa  potesse  chiamarsi  insieme  Lucrezia  e  Ippolita, 
è  ipotesi  non  impossibile  ma  poco  probabile.  Tutti  i  nomi  àeW Hypnerotomachia,  dico  tutti,  hanno  signi- 


LA   BIBLIOFILIA  283 


ficaio  allegorico,  e  non  è  ammissibile  che  solo  quello  di  Polia  non  l'abbia.  Se  noi  non  sappiamo  trovar- 
celo,  non  vuol  dire. 

La  supposizione  che  il  Colonna  incominciasse  a  scrivere  il  suo  romanzo  in  versi,  non  mi  pare  che 
regga.  Nelle  parole  dell'  autore  «  lasciato  in  principiato  stilo,  et  in  questo,  ad  tua  instantia,  tradotto  »  mi 
par  naturale  intendesse  ch'egli,  come  già  Dante,  incominciasse  a  scrivere  in  latino,  e  poi,  ad  istanza  di 
Polia,   che  di  latino  non  ne  sapeva,   traducesse  in  volgare. 

Il  Fabrini  tiene  per  certo  che  il  romanzo  abbia  subito  un  radicale  rifacimento  dall'anno  1467,  in 
cui  fu  scritto,  al  1499,  in  cui  fu  pubblicato;  e  ciò  perché,  egli  dice,  la  pestilenza,  che  è  il  punto  di  par- 
tenza del  racconto  del  Colonna,  infieri  a  Treviso  nel  1489.  Ma  il  Federici  ha  dimostrato  con  documenti 
che  appunto  nel  1464,  anno  a  cui  deve  riportarsi  il  racconto,  c'era  a  Treviso  la  peste.  Cade  quindi  la 
base  del  supposto  rifacimento. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN_  FOLIGNO 

NEL  SECOLO  XV 


Capitolo  I 

INTRODUZIONE   DELLA   STAMPA    IN    FOLIGNO 

(1463) 

I.  Importanza  del  lavoro.  -  2.  Scrittori  che  se  ne  occuparono.  -  3.  Chi  era  Giovanni  Numeister.  -  4.  Ve- 
nuta di  lui  e  dei  suoi  compagni  in  Foligno  nel  1463.  -  5.  I  tipografi  tedeschi  vengono  ascritti  alla 
Matricola  dei  Mercanti  di  Foligno. 

I.  Sembrerebbe  cosa  di  poco  interesse  il  parlare  dell'arte  tipografica  eserci- 
tata in  una  modesta  città,  quale  è  Foligno  nell'Umbria,  se  non  si  sapesse  che  questa 
città  fu  una  delle  prime  in  Italia  ad  accogliere  il  mirabile  trovato,  e  che  da  quei 
torchi,  per  merito  di  un  solertissimo  tipografo  tedesco  e  di  un  ingegnosissimo  ar- 
tista cittadino,  si  pubblicò  per  la  prima  volta  un'opera  del  più  celebre  scrittore 
latino,  ed  un'altra  del  più  celebre  poeta  italiano,  cioè  di  Cicerone  e  di  Dante 
Alighieri. 

Noi  non  ci  inganniamo  affermando,  che  una  delle  più  belle  pagine  della 
storia  della  Tipografia  in  Italia,  la  somministra  Foligno  con  le  sue  celeberrime 
edizioni,  e  con  i  suoi  famosi  artisti  Giovanni  Numeister  chierico  di  Magonza  ed 
Emiliano  Orfini  patrizio  di  Foligno.  Ed  è  per  recare  il  nostro  modesto  contri- 
buto alla  storia  di  quest'  arte  in  Italia,  che  vogliamo  radunare  le  sparse  memorie 
della  tipografia  folignate  nel  secolo  xv,  illustrando  la  venuta  del  tipografo  o 
dei  tipografi  tedeschi  in  Italia,  esaminando  quale  aiuto  e  quale  concorso  di  citta- 
dini ebbero  in  Foligno,  quali  opere  pubblicarono  per  le  stampe,  quali  avanzi 
ci  rimangono  di  esse,  le  quali  cose  verremo  esponendo  per  ordine,  coli' opportuno 
corredo  di  documenti,  di  annotazioni,  di  tavole,  ecc. 


2.  E  prima  di  cominciare  l'esposizione  di  quanto  accennammo,  ci  sia  permesso 
di  ricordare  i  nomi  di  quelli  scrittori  che   si   occuparono  direttamente  di  questa 


284  LA   BIBLIOFILIA 


materia,  raccogliendo,  sia  pure  in  piccole  proporzioni,  notizie  bibliografiche  sulle 
opere,  e  biografiche  sui  loro  scrittori.  Naturalmente  trascuro  gli  autori  di  biblio- 
grafie generali,  poiché  questi,  ove  parlano  delle  edizioni  di  Foligno,  si  contentano 
di  descrivere  quei  libri,  ma  poi  non  vanno  più  oltre  né  con  indagini,  né  con  no- 
tizie. Gli  storici  locali  del  xvr,  xvii  e  xvill  secolo  quasi  intero,  a  questo  punto 
di  storia  artistica  cittadina  non  danno  molto  peso,  anzi  non  se  ne  occupano  af- 
fatto. Il  primo  erudito  che  sulla  Tipografia  folignate  del  secolo  xv  cercasse  di 
fare  qualche  studio,  fu  precisamente  un  discendente  del  vecchio  Emiliano  Orfini, 
cioè  il  conte  Giuseppe  ]\Iaria  Orfini  di  Foligno,  che  nel  17 86  andava  cercando  e 
raccogliendo  notizie  e  documenti  suU'  industria  esercitata  dal  suo  illustre  antenato. 
Egli  infatti  scrivendo  il  2  aprile  di  quell'anno  al  dottore  Annibale  Mariotti  di 
Perugia,  fra  le  altre  cose  gli  diceva: 

«  Passiamo  ora  a  cosa  interessante  affatto  il  mio  amor  proprio.  Le  sarà  forse  noto, 
che  un  tal  Emiliano  di  Piermatteo  Orfini  mio  antenato,  oltre  la  Zecca,  che  in  diversi  tempi 
tenne  qui  in  Foligno,  fu  altresì  quegli  che  ricettò  in  sua  casa  alcuni  stampatori  tedeschi 
venuti  di  Germania-  circa  l'anno  1470,  fra  i  quali  un  tal  Giovanni  Neumeister,  che  nella 
dimora  che  fece  presso  il  suddetto  Emiliano,  diede  alle  stampe  diversi  libri.  O  sia  stato 
effetto  della  egregia  barbarie  dei  discendenti  di  esso  Emiliano  e  miei  maggiori,  o  piuttosto 
delle  disgraziate  vicende,  alle  quali  è  dovuto  alcune  volte  soggiacere  questa  sua  casa,  io 
non  mi  trovo  né  una  moneta  uscita  dalla  Zecca  di  Emiliano,  né  un  libro  sortito  dai  Torchi 
del  Neumeister.  Anzi,  tralasciando  le  monete,  che  meno  m' interessano,  e  delle  quali  parla 
il  povero  Mengozzi  nella  sua  dissertazione  sulla  Zecca  e  sulle  monete  di  Foligno  '),  e  re- 
stringendomi ai  soli  Libri,  benché  io  sappia,  che  molti  e  vari  furono  i  codici  stampati  in 
quella  circostanza  dal  Neumeister,  ciò  non  ostante  a  me  non  è  finora  riuscito  di  vedere, 
che  la  sola  opera  di  Leonardo  Aretino  (Bruni),  de  Bello  aduersus  golhos,  esistente  nella  Li- 
breria di  questo  signor  Marchese  Barnabò.  In  fine  del  codice  si  leggono  le  seguenti  pa- 
role :  Htinc  libellum  Emilianus  de  Orfinis  Fulginas,  et  lohannes  NumeisUr  Tetttunictts  :  ejtisque 
sola  felicitcr  impreserunt  Fulgimi  in  domo  eiusdem  Emiliani  anno  domini  millesimo  quadricentesimo 
septuagesimo  feliciter.  Oltre  1'  opera  di  Leonardo  Bruni,  so  di  certo  esser  escite  da  quei  Torchi 
r  Epistole  famigliari  di  Cicerone,  e  la  Commedia  di  Dante,  e  forse  altri.  Il  mio  sig.  An- 
nibale saprebbe  darmi  veruna  notizia  su  tali  libri?  Io  lo  spero,  e  non  so  dirle  quale  sarà 
il  piacere,  che  mi  recherà  comunicandomela  -).  » 

Ho  voluto  riprodurre  questa  lettera,  perché  essa  è  il  documento  più  antico 
degli  studi  bibliografici  che  si  son  fatti  in  Foligno  sopra  questa  materia. 

Nel  1829  un  altro  discendente  di  Emiliano  Orfini,  Viviano  di  nome,  fu  pro- 
mosso alla  Sacra  Porpora,  ed  in  un'  orazione  accademica  che  recitò  nell'Accademia 
Fulginia  il  6  aprile  di  quell'anno  Giacomo  Frenfanelli,  si  leggono  belle  parole 
per  r  antico  tipografo  tedesco  e  per  l' editore  folignate,  dalle  quali  apparisce  assai 
chiaramente  la  stima  che  si  faceva,  e  l'interesse  che  se  ne  prendeva^).  Monsignor 


1)  Fu  pubblicato  dallo  Zanetti  nella  Nuova  Raccolta  delle  monete  e  Zecche  d' Italia.  Bologna,  1771, 
V,  pagine  1-46.  Di  questa  dissertazione  fu  fatta  un'edizione  separata.  Bologna  1775,  in  quarto. 

-)  L'autografo  di  questa  lettera  mi  fu  mostrato  dal  fu  Giacomo  Manzoni  di  Lugo.  È  da  osservare 
che  le  tre  edizioni  dell' Orfini  vennero  segnalate  fin  dal  1725  dal  p.  Cannetti  nella  sua  Dissertazione  sul 
Quadriregio ,  ecc.  Foligno,  1725,  pagine  13-14. 

3)  Foligno,   1829,  pagine  15-16. 


LA    BIBLIOFILIA  285 


Cadolini,  allora  vescovo  di  Foligno,  si  occupò  nel  1831  di  queste  stampe  ')  e  due 
volte,  nel  1860  e  nel  1864,  ne  parlò  l'avvocato  Bragazzi  -)  il  quale  sappiamo  che 
si  era  proposto  di  occuparsi  ampiamente  della  cosa,  e  certo  l' avrebbe  fatto,  se  non 
gli  fossero  mancate  anzi  tempo  la  salute  e  poi  la  vita. 

Tralasciando  di  ricordare  alcuni  studi  ed  accenni  pubblicati  recentemente 
dallo  scrivente  ^),  vuoisi  rammentare  il  bel  libro  che  il  Claudin  scrisse  sul  Nu- 
meister  "*),  seguendone  man  mano  i  progressi  nella  Germania,  in  Italia  e  in  Francia, 
ma  disgraziatamente  occupandosi  assai  poco  di  quanto  fece  in  Italia,  e  ove  pure, 
se  non  le  prime  prove,  fece  senza  dubbio  alcune  delle  più  belle  edizioni,  e  certo 
stampò  alcuni  dei  più  pregevoli  libri  che  vedessero  allora  la  luce.  Recentissima- 
mente narrò  in  modo  compendiato  la  storia  dell'  arte  tipografica  in  Foligno,  il 
prof.  A.  Mancinelli,  il  cui  lavoro  è  l'ultimo  studio  che  si  abbia  sulla  materia'). 

Questi  sono  gli  studi  fatti  finora,  ma  nondimeno  non  crediamo  superfluo 
tornar  sopra  la  cosa,  ed  occuparcene  nuovamente,  mancando  generalmente  negli 
scrittori  accennati  le  ricerche  d'  archivio  e  di  biblioteche,  che  in  questo  genere 
di  lavori  sono  del  più  grande  interesse. 


3.  Volendo  parlare  della  venuta  dei  Tipografi  tedeschi  in  Foligno,  comincerò 
segnalando  una  notizia  interessante,  posso  dir  nuova,  per  la  quale  non  sarebbe 
forse  improbabile  di  poter  dimostrare  che  in  questa  città,  prima  che  altrove,  si 
sieno  fatte  le  più  antiche  prove  per  la  introduzione  dell'  arte  tipografica  in  Italia. 

E  oggimai  certo  che  il  primo  libro  conosciuto  che  vedesse  la  luce  in  Italia, 
fu  stampato  in  Subiaco,  ove  nel  1463,  come  provano  luminosamente  il  Fuma- 
galli ").  l'Allodi  ^),  ecc.,  esisteva  già  una  tipografia.  Secondo  la  tavola  dell'Hain  *), 
in  Roma  si  stampava  nel  1467,  in  Venezia  e  in  Milano  nel  1469.  Questi  quattro 
luoghi  solamente  precedettero  Foligno  nell' accogliere  il  mirabile  trovato,  poiché 
questa  città  ebbe  una  tipografia  fin  dal  1470,  prima  di  Perugia,  di  Firenze,  di 
Napoli,  di  Bologna,  ecc.  Notiamo  poi  un  fatto,  che  in  séguito  ci  servirà,  cioè  che 


1)    Opere.   Foligno,    voi.   I,    1843. 

-)  Storia  di  Foligno.  Foligno,  1860,  pagine  152-153.  —  La  Rosa  dell'Umbria.  Foligno,  1864, 
pag.  41. 

•5)  La  prima  Edizione  della  Divina  Commedia.  Bologna,  1882  (nel  Bibliofilo,  an.  Ili,  n.  5).  —  La 
storia  del  Perdono  di  Assisi  stampata  in   Trevi  nel  14T0.  Foligno,    1882. 

*)  Les  pérégrinalions  de   G.   Numeister .   Paris,    1880. 

5)  La  stampa  neW  Umbria  e  il  R.  Stabilimento  F.  Campitdli.  Foligno,  1887,  in  quarto.  Un  altro 
lavoretto  di  questo  genere,   ma  assai  più  compendioso,   era  già  stato  fatto  nel   1885,   in  ottavo. 

6)  Discorso  dei  primi  libri  a  stampa  in  Italia,  e  specialmente  di  un  codice  sublacense  impresso  avanti 
il  Lattanzio,  e  finora  creduto  posteriore.  Lugano,    1875* 

7)  Delle  cronache  del  Proto-Monastero  Benedettino  di  Sitbiaco,  e  dei  primi  stampatori  in  Italia. 
Subiaco,    1885. 

S)  Repertorium  bibliographicum  in  quo  libri  omnes  ab  arte  typographica  inventa  usipie  ad  ariniim  M.D. 
typis  expressi  recensentur .  Tubingae,   1838,  voi.   II,  parte  II,   in   fine. 


286  LA    BIBLIOFILIA 


contemporaneamente  a  Foligno  ebbe  una  tipografia  anche  la  piccola  e  vicinissima 
città  di  Trevi  '). 

Chi  fu  il  tipografo  che  stampava  a  Foligno  nel  1470?  La  risposta  a  questa 
domanda  ce  la  somministra  la  nota  tipografica  ad  un  libro  stampato  a  Foligno 
in  quell'anno  e  che  descriveremo  poi.  Quel  libro  (è  la  storia  De  bello  Italico  ad- 
verstts  Gotlios  di  Leonardo  Bruni  di  Arezzo)  reca  in  fine  queste  precise   parole: 

Hunc  libelluni  Emiliamis  de  Orfinis  Fulginas 
et  lohannes  Nuvieister  llieutitniciis  :  ejtisq.  sotti 
fcliciter  impressenml  Fulginei  in  domo  ejusdè 
Eviiliani  anno  domini  Jlitlesimo  quadricele 
siine  septuagesimo  feticiter. 

Da  qui  si  rileva  che  in  quell'anno  1470  esisteva  in  Foligno  una  società  di 
Tipografi,  composta  di  Emiliano  Orfini  di  Foligno,  del  quale  dovremo  parlare, 
di  un  lohannes  Numeister  theutunictis ,  e  di  alcuni  suoi  soci,  ejusque  sotti,  pro- 
babilmente teutonici  anche  essi.  !Messo  in  sodo  questo  punto,  sorge  spontanea 
questa  dimanda.  Se  nel  1470  il  Numeister,  i  suoi  compagni  e  1"  Orfini  forma- 
vano una  società,  in  che  anno  il  Numeister  ed  i  suoi  vennero  a  Foligno? 


4.  Noi  possiamo  indicare  un  documento,  dal  quale  può  rilevarsi  che  il  Numeister 
e  i  suoi  compagni  si  trovavano  in  Foligno  sette  anni  innanzi,  cioè  fin  dall'anno  1463 
e  forse  prima,  occupati  intorno  ad  un  lavoro  che  era  forse  preparatorio  per  l' im- 
pressione di  alcuni  libri. 

Il  fu  avvocato  Filippo  Senesi  di  Foligno,  bibliofilo  e  bibliografo  intelligen- 
tissimo, pubblicando  il  primo  dei  quattordici  cataloghi  della  sua  ricca  collezione 
di  codici  e  di  volumi,  scrisse  di  possedere  due  codici  che  erano  il  Commentarium 
Gambilioni  de  Actionibìis,  e  la  Repctitio  Imolensis  super  e.  Cum  contingat,  dei 
quali  lasciò  scritto  che  a  Aloguntinis  Calligraphis  an.  146J  Fulginei  excripta  ftie- 
runt  ^).  Questa  asserzione  cosi  esplicita  dovè  basarsi  sicuramente  su  qualche  indi- 
cazione de'  copisti  di  quei  codici,  i  quali  oggi  non  si  sa  bene  ove  trovansi. 

Orbene,  noi  abbiamo  delle  prove  che  questi  Calligrafi  di  Magonza  non  erano 
che  il  Numeister  e  i  suoi  compagni,  i  quali  tutti  erano  di  Magonza.  Che  il  Nu- 
meister fosse  di  Magonza  si  rileva  chiaramente  dalle  sottoscrizioni  di  lui  in  un 
libro  del  1479  stampato  a  ÌMagonza,  e  da  tre  altri  del  1487,  1489  e  1495  stampati 
a  Lione,  nei  quali  dicesi  ripetutamente  Magontino  •').  Siccome  però  verso  il  1470, 
e  certamente  prima  del  1475,  si  trovavano  in  Foligno  anche  Giovanni  di  Pietro 
detto  Papa,  scrittore  teutonico,  Stefano  di  Magonza,  autore  di  un  ordigno  da  fon- 


')  M.  FALOCt  PuLiGNAN'i,  A^olizia  bibliografica  della  storia  del  perdono  di  Assisi  stampata  in  Trevi 
nel  1470.  Foligno,    1882. 

-)  Bibliotheca  selecta  Adv.  Philippi  Senesii  Civis  Perusini  colleclionibus  constans  plus  minusve  co- 
piosis,  juas  aversa  pagina  indicabit  cum  annotatiumculis  bibliographicis.  Florentiae,   MDCCCLV,  pag.  v. 

3)  Claudin  a.,   Lcs  pe're'grinations  de  /.  Numeister.   Paris,    1880,  pagine  90-98. 


LA   BIBLIOFILIA  287 


dere  lettere,  e  Crafto  di  Magonza,  compositore  e  giustatore  di  punzoni,  i  quali 
avevano  fatto  in  Foligno  societateni  in  arte  inipressionis  litteraruìii  '),  mi  sembra 
di  poter  conchiudere  che  questi  calligrafi  e  tipografi  magontini  fossero  i  soci  del 
Numeister,  i  quali  probabilmente  si  trovavano  in  Foligno  fin  dal  1463,  se  non 
prima. 

Di  fatti,  è  certo  per  i  documenti  che  verso  il  1470  si  trovavano  in  Foligno 
almeno  quattro  tedeschi,  cioè  Giovanni  Numeister,  Giovanni  di  Pietro,  Stefano 
e  Crafto,  tutti  occupati  nello  stampar  libri,  e  tutti,  meno  forse  il  secondo,  nativi 
di  Magonza  o  della  diocesi. 

Quindi,  qual  maggior  probabilità  può  esservi  che  i  medesimi,  o  alcuni  di 
essi,  possano  essere  quelli  stessi  calligrafi  magontini,  che  nel  1463  trascrìvevano 
in  Foligno  le  opere  del  Gambilioni  e  dell'  Imolese  ?  E  vero  che  il  Senesi  parla 
di  soli  calligrafi,  e  dei  quattro  magontini  nominati  di  sopra  erano  calligrafi  solo 
il  primo,  che  appunto  per  esser  scrivano  e  trascrittore  chiamavasi  clcrictis  '),  e  il 
secondo  che  si  dichiara  esplicitamente  scrittore  teutonico;  ma  è  anche  certo  che 
tutti  e  quattro  verso  il  1470  si  trovavano  a  Foligno,  e  forse  più  altri  con  loro, 
sebbene  non  se  ne  conoscano  i  nomi. 

Consideri  quindi  il  lettore  questi  elementi.  Una  società  di  tipografi  era  allora 
cosa  rarissima,  non  solo  nella  piccola  Foligno,  ma  anche  nelle  maggiori  città  di 
Italia  e  di  Europa.  Aggiungasi  che  le  comunicazioni,  essendo  diificili  assai,  queste 
società  si  rendevano  assai  eccezionali,  specialmente  se  composte  di  più  di  due  indi- 
vidui, e  più  specialmente  ancora  se  questi  individui  erano  ultramontani,  e  di  un 
luogo  solo.  L'ammetter  quindi  alla  distanza  di  pochi  anni,  in  quei  tempi,  in  una 
piccola  città,  due  società  di  tipografi,  tutti  tedeschi  e  tutti  di  un  luogo  solo,  e 
nondimeno  differenti  1'  una  dall'  altra,  è  cosa  oltre  ogni  dire  inverosimile,  e  quasi 
impossibile.  Ognuno  vede  come  in  tal  caso  converrebbe  pronunciarsi  per  l'iden- 
tica società,  che  avrebbe  avuta  la  durata  di  alcuni  anni.  E  noi  troviamo  proprio 
verificato  nel  fatto  dei  tipografi  venuti  in  Foligno  dalla  Germania,  le  identiche 
circostanze. 

Riassumendo,  infatti,  abbiamo  che  nel  1463  si  trovavano  in  Foligno  i  Cal- 
ligrafi di  Magonza  che  il  Senesi  dice  autori  del  ms.  del  Gambilioni  di  Arezzo; 
nel  1470  era  in  Foligno  Giovanni  Nuuieisler  di  Magonza,  calligrafo,  tipografo, 
e  più  tardi  editore  dell'opera  del  Gambilioni,  copiata  in  Foligno  nel  1463  dai 
calligrafi  magontini-');  in  quel  medesimo  anno  1470  erano  in  Foligno  i  tipografi 
soci  del  Numeister,  e  prima  del  1476  vi  si  trovavano  pure  Giovanni  di  Pietro 
detto  Papa,  calligrafo  tedesco,  e  Stefano  di  Magonza,  compositore  di  tipografia  che 


1)  Rossi  A.,  l'arte  tipografica  in  Perugia.  Perugia,    1868,    pagine  22-24,   doc.    l3. 

2)  Senesi,  op.  cit.,  pag.  vi. 

3)  Il  Claudin  che  enumera  i  viaggi  e  le  stampe  del  Numeister  fatti  in  Francia,  non  parla  di  questo 
libro,  che  deve  essere  rarissimo,  se  nemmeno  l' Hain  giunse  a  vederlo.  Ecco  però  come  1'  Hain  stesso  lo 
ricorda  al  n.  1614  :  «  (Angelus  de  Aretio)  Lectura  super  tit.  de  actionibus  institutionum.  Tholosae,  anno  1480, 
die  XXIX  mensis  Aprilis,  f.  g.  eh.  (loh.  Teutonicus)  ».  Il  Numeister  sulla  fine  del  1480  era  passato  da 
Tolosa  nella  vicina  Alby.   Clauuin,  op.  cit.,   p.ag.   85   e  segg. 


288  LA   BIBLIOFILIA 


aveva  fatta  società  per  stampare  libri  in  Foligno  con  Graffo  di  Magonza,  limatore 
di  punzoni  tipografici  e  tipografo  anche  esso  residente  in  Foligno. 

Orbene,  essendosi  tutti  questi  magontini  recati  a  Foligno  per  copiar  libri  e 
per  stamparli,  noi  non  crediamo  di  errare  affermando  che  abbiano  formata  una 
società  sola,  la  quale  non  ebbe  origine  dopo  il  1463,  certo  esisteva  in  quel- 
r  anno,  e  forse  fu  fatta  molto  tempo  prima.  Il  nostro  discorso  sarebbe  pili  chiaro 
se  l'Archivio  Notarile  di  Foligno  ci  avesse  potuto  fornire  qualche  contratto,  qual- 
che documento,  ma,  mentre  scriviamo,  quell'Archivio  è  in  via  di  riordinamento, 
e  non  è  possibile  di  istituirvi  ricerche  di  nessuna  specie.  Ci  sembra  però  legittimo 
di  poter  conchiudere  con  i  documenti  accennati,  che  nella  città  nostra  esisteva 
una  società  di  Tipografi  fin  dal  1463,  e  questa  sarebbe  la  più  antica  dell'Italia, 
si  componeva  di  Giovanni  Xumeister  di  Alagonza,  di  Giovanni  di  Pietro  tedesco, 
di  Stefano  di  Magonza  e  di  Crafto  di  Piagenza,  e  forse  di  altri. 

Qui  però  si  presenta  una  diflfìcoltà.  Abbiamo  detto  che  il  Xumeister  si 
trovava  a  Foligno  nel  1463;  ora,  come  è  che  nell'anno  istesso  si  trovava  anche 
a  ilagonza?  Difatti  riferisce  il  Fischer  ')  che  dalla  biblioteca  dei  Certosini  di  Ala- 
gonza  passò  alla  biblioteca  di  quell'  Università  un  libretto  senza  data,  nel  quale 
leggevasi  manoscritta  un'  iscrizione  che  il  Claudin  -)  corregge  cosi  : 

Carihtma  prope  magunlia  possidet  ex  Iberali 

Donacioe  Joanis  dicti  a  hono  monte  opusculuvi 

Mira  sua  arte  se  e  Johannis  Nummeister  Mag. 

Cleric.  completo.  Anno  Dm.  MCCCC" 

Lx  iij  .vii/  Kal.  Jul. 

Però  questa  difficoltà  non  ha  valore,  ove  si  rifletta  che  l' iscrizione  è  giudi- 
cata sospetta  dallo  stesso  Claudin  \  e,  del  resto,  ad  esser  genuina,  non  toglie 
nulla  alla  nostra  tesi,  poiché  se  in  principio  del  luglio  del  1463  il  Xumeister 
potea  regalare  ai  Certosini  di  Magonza  un  libro  di  propria  edizione,  nulla  e'  im- 
pedisce a  credere  che  sulla  fine  dell'anno  stesso  fosse  potuto  recarsi  a  Foligno, 
dove  pure  non  occorreano  sei  mesi  per  potervi  giungere. 


5.  Finora  abbiamo  veduto  che  i  tipografi  ^Magontini  vennero  a  Foligno  non 
dopo  il  1463,  e  dai  documenti  che  produrremo  apparirà  che  vi  si  trattennero  circa 
due  lustri.  Sebbene  però  non  abbiamo  trovato  che  il  nome  di  quattro  di  essi, 
questi  probabilmente  erano  di  un  numero  maggiore.  Il  Claudin  opina  che  col 
Xumeister  lavorasse  a  Foligno  il  Maguntino  Giovanni  Ambracth  *),  che  pure 
verso  il   1476,  facea  il  tipografo  a  Perugia  '").  Xon  è  poi    inverosimile   che   fosse 


')  Essai  sur  les  momtments  typographiqtus  de  Jean  Gutenberg,   Mayen^ais,  inventeur  de    l'Inipii- 
merie.  Mayence,   1802,   pag.   81. 

-)  Les  pérc'grinations  de  J.  Numeister,  ecc.,   pag.   40. 

3)  Op.  cil.,  pag.  63. 

*)  op.  cit.,  pag.  53. 

5)  Rossi,  op.  cit.,  pag.  23. 


LA    BIBLIOFILIA  289 


loro  compag'no  quel  Giovanni  Reynard  di  Costanza,  il  quale  proprio  in  quel  tempo, 
cioè  nel  1470,  imprimeva  libri  nella  vicinissima  città  di  Trevi  ').  Noi  però  non 
vogliamo  insistere  troppo  nelle  congetture,  le  quali  poco  o  niuno  vantaggio  ci 
recano.  E  però  notevole  in  questa  venuta  in  Foligno  di  artisti  tedeschi  questo 
fatto,  che  nel  1473  i  Mercanti  della  città,  forse  per  il  numero  dei  nuovi  venuti, 
credettero  di  occuparsi  di  essi,  regolando  il  modo  col  quale  doveansi  accettare  dei 
forestieri  nell'arte  loro. 

E  che  questi  forestieri  fossero  proprio  i  tipografi  di  Magonza,  mi  par  certo 
di  poterlo  rilevare  da  questo,  che  la  nuova  aggiunta  è  fatta  esplicitamente  per 
quelli,  cittadini  o  forestieri  che  fossero,  i  quali  volessero  esercitare  l'arte  della 
carta  e  della  stampa.  Questa  risoluzione  è  del   1473  e  merita  d'esser  riferita: 

Itcm  staiitìarouo  et  ordinarono  che  se  per  li  tempi  aduenire  fosse  alcuno  fi- 

ptadiiio  o  forestiero  che  twlesse  esercitare  larte  della  cartularia  0 de ^)  nella 

Città  o  contado  di  Foligni  essendo  acceptati  alla  dieta  arte  per  li  honieni  prcdicti 
come  se  dice  de  sopra  degano  pagare  per  intraticra  alla  dieta  arte  ciptadino  per 
ciptadino  et  forestiero  per  forestiero  et  degano  se  obseniare  ad  lictera  tucti  capituli 
che  parlano  de  ciò  sopra  dello  intrare  del  modo  dello  ciptadino  et  del  modo  dello 
forestiero  et  non  obscruandosi  sia  nullo  ciò  che  se  attentasse  contra,  et  cadano  in 
pena  dichiarata  sopra  ix  ìielli  capituli  della  presente  carta  et  questo  ad  dichiara- 
tione  della  dieta  arte  della  cartularia  come  membro  che  e  dell'arte  nicrciaria  ■'). 

Queste  parole  esigono  qualche  commento. 

Quando  si  fa  un'aggiunta  a  qualche  statuto,  gli  è  segno  che  qualche  cosa 
di  nuovo  è  accaduto,  la  quale  meriti  menzione  e  considerazione  nello  statuto 
stesso.  La  particella  riferita  del  vecchio  Statuto  dei  Mercanti  di  Foligno  provvede 
al  caso  che  qualche  cittadino  o  forestiero  voglia  esercitare  in  città  1'  arte  della 
cartularia.  Chi  non  vede  che  quest'arte,  quando  furono  compilati  quelli  Statuti, 
cioè  nel  1459,  o  non  esisteva,  o  non  aveva  importanza  bastante  per  esser  ricor- 
data negli  statuti  stessi?  Che  se  nel  1473  meritò  una  rubrica  speciale,  gli  è  segno 
che  allora  aveva  preso  uno  sviluppo  nuov-o  e  sufficiente  per  esser  considerata  con 
una  risoluzione  eccezionale.  Nessuno  io  credo  troverà  fortuita  la  combinazione 
del  capitolo  che  riguarda  i  cartolari  del  1473,  colla  presenza  dei  Tipografi  ma- 
guntini  circa  gli  anni  istessi.  E  poiché  cartolari  dicevansi  i  fabbricanti  di  carta, 
i  tipografi,  i  librai,  ognun  vede  da  sé  come  in  Foligno  i  librai  e  i  Tipografi  del  1473 
dovevano  essere  in  numero  sufficiente,  poiché  la  corporazione  dei  mereiai,  che  era 
la  più  importante  della  città,  se  ne  potesse  occupare  aggregandoli  con  patto  sta- 
tutario all'arte  loro. 

Che  più  ?  Fra  gli  ascritti  a  quest'  arte   della  cartularia   troviamo  proprio   a 


')  Vedi  la  citata  Notizia  biiliografica  della  storia  del  Perdotio  di  Assisi  stampata  a  Trevi  nel  14^0,  ecc. 

-)  Questa  lacuna  trovasi  nel  ras.  in  causa  di  una  abrasione  fatta  sembra  recentemente,  non  si  sa  a 
qual  fine.  Se  fosse  il  caso  di  un  pentimento  dell'amanuense,  questo  avrebbe  fatto  come  in  molti  altri  casi, 
cioè  avrebbe  fatto  un  frego  sulle  parole  ed  avrebbe  aggiunto  le  nuove  o  in  margine  o  sopra.  Lo  spazio  si 
presta  per  le  parole  :   ovvero  de  la  stampa. 

3)  Archivio  Comunale,  n.    12.  Statuto  dei  Mercanti  del   I459>  ^-   12-12. 


290  LA   BIBLIOFILIA 


questi  anni  un  loaìines  Ioaiinis  de  Alaiiiania,  il  quale  die  Vili  dccembris  i^ys  jti- 
ravit  di  osservare  gli  statuti  dell'  arte  alla  quale  erasi  ascritto  '),  e  che  è  molto 
probabile  sia  quel  medesimo  Giovanni  di  Giovanni  d'Augusta,  che  dal  1475  al  1483 
era  a  Perugia  ad  esercitarvi  l' arte  del  tipografo  -).  Comunque  sia  ciò,  essendo 
certo  che  negli  statuti  del  1459,  fra  gli  oggetti  per  i  quali  doveano  commerciare 
i  Mercanti,  eravi  oitne  generatione  de  carta  hambacina  et  peciidìna  '"),  ed  essendo 
certo  che  i  capitoli  aggiunti  nel  1473  riguardano  i  forestieri  che  esercitavano  l'arte 
della  cartularia,  per  me  sembra  certo  che  quei  capitoli  riguardino  direttamente  i 
Tipografi  maguntini,  che  erano  venuti  ad  esercitare  quella  che  allora  dicevasi 
l'arte  della  cartularia,  la  quale  non  era  altro  che  l'arte  di  imprimer  libri. 

(Continua)  D/  \l.    FaLOCI    PuLIGNAXI. 


')  Archivio  d.   o  Cod.   cit.,  fol.    II. 

2)  Rossi,  op.  cit.,  pagine  18-20. 

3)  Archivio  d.  o  Cod.  cit.,  fol.   5. 


A  PROPOSITO  DE  L'AMATORE   D'AUTOGRAFI 


Riceviamo,  e  per  debito  di  cortesia  e  d' imparzialità  pubblichiamo,  senza  to- 
gliere e  senza  aggiungere  nulla,  la  seguente  lettera  del  conte  Budan  : 

Egregio  Signor  Direttore, 
Ricorro  alla  Sua  cortesia  acciocché  si  compiaccia  d'  accordare  ospitalità  alla  seguente 
risposta,  che  trovo  di  dover  dare  alla  feroce  critica  mossa  alla  mia  pubblicazione  «  L'Ama- 
tore d'  autografi.  »  La  ringrazio  e  mi  segno 

15  febbraio   1900.  devotissimo 

Conte  Emilio  Budan. 

Una  parola  franca  è  sempre  apprezzata  dall'autore  coscienzioso,  una  critica  severa 
ma  giusta,  imparziale,  che  approfonde  il  coltello  dell'analisi  serena  dove  trova  il  marcio, 
ma  che  rispetta  quanto  di  sano  e  di  buono  incontra,  non  gli  riesce  -  almeno  in  cuor  suo  - 
meno  gradita  d'una  recensione  incondizionatamente  benevola,  e  lo  studioso  modesto  che 
non  pretendeva  d'aver  fatto  opera  completa  e  perfetta  -  poiché  la  perfezione  non  è  cosa 
terrena  -  fa  tesoro  dei  consigli,  degli  ammaestramenti  avuti  ed  il  suo  ci'mipito,  presentan- 
dosi l'occasione  d'una  ristampa,  sarà  tanto  più  facilitato. 

A  questa  categoria  di  critiche  non  può  certamente  appartenere  la  recensione  firmata 
col  pseudonimo  di  G.  De  Lunts,  comparsa  sulle  colonne  di  questo  medesimo  giornale  (fa- 
scicolo 8-9)  alla  quale  rispondo  solo  perché  la  penna  è  l'unica  arma  che  arriva  ad  un  ne- 
mico sconosciuto  e  sinora  ignorato. 

Ho  fiducia  che  gl'intelligenti  in  materia  d'autografi,  i  quali  hanno  letto  anche  il  lavoro 
incriminato  troveranno  la  pena  sproporzionata  alla  colpa,  mi  rivolgo  perciò  specialmente 
a  coloro  che  hanno  letto  bensì  l'articolo  fegatoso  ma  non  il  libro,  e  rispondendo  agli  appunti 
mossi  spero  di  far  loro  comprendere  come  l'autore  della  recensione  in  parola  sia  stato  mosso 
dalla  determinazione  preconcetta  di  biasimare,  criticare,  demolire  tutto,  quasi  fosse  un  osta- 


LA   BIBLIOFILIA 


291 


colo  che  d'improvviso  gli  si  fosse  parato  dinanzi  e  minacciasse  seriamente  la  sua  felicità, 
i  suoi  averi,  le  sue  intenzioni. 

Non  sarò  soverchiamente  lungo,  anche  perché,  spiegato  che  avrò  il  sistema  cui  cjuesto 
nemico  dichiarato  del  mio  povero  «  Amatore  d'autografi  »  informò  l'intera  sua  opera,  i  giu- 
dizi di  persone  autorevolissime  e  competenti  che  ho  la  fortuna  di  poter  citare  faranno  il 
resto. 

• 

L'idea  fissa  e  preconcetta  di  criticare  inesorabilmente  emerge  dall'intera  tessitura 
dell'articolo,  il  di  cui  autore  principia  col  trovar  superflua  la  breve  ma  succosa  Prefazione 
di  Salvatore  Farina,  passando  quindi  a  cercare  il  cosiddetto  «  pelo  nell'uovo  »  a  molte  frasi, 
a  molte  parole,  di  cui  per  non  annoiare  il  cortese  lettore  mi  limiterò  a  citare  solo  alcune, 
a  titolo  di  saggio. 

Biasima  per  esempio  1'  espressione  -  sempre  intesa  nel  senso  voluto  dalla  materia  trat- 
tata :  piazzare  uno  scrittore  fra  i  letterati,  e  come  la  seguente  :  «  metter  N.  N.  fra  gli  uomini 
politici  »  la  trova  male  a  posto  ;  vorrebbe  stabilire  che  il  vocabolo  frequenza  nel  dato  caso 
è  impropriamente  usato  per  designare  l'opposto  di  rarità,  non  crede  si  possa,  parlando 
d' un  imbarazzo  momentaneo,  dire  :  in  questo  frangente,  che  la  definizione  ripario  non  può 
esser  assolutamente  adoperata  per  indicare  una  categoria  od  una  classe,  che  Lette?-atura  degli 
autogi-afi  non  può  sostituire  una  volta  tanto  la  parola  Bibliografia .  Per  lui  eruire  un  prezzo 
è  altrettanto  mal  detto  come  è  fuori  di  posto  la  parola  accaparrare  intercalata  nella  frase 

seguente:  «minor   interesse  accaparrerà   uno  scritto  che »;  egualmente  imperdonabile  è 

r  espressione  ;  «  una  carica  è  inarrivabile  per  deficenza  di  coltura  »,  né  gli  dà  meno  sui  nervi 
«  una  sfilza  di  prezzi.  » 

La  citazione  d'una  innocente  sentenza  lo  determina  ad  appiopparmi  la  taccia  di  spu- 
tasentenze. 

Comiche  sono,  secondo  lui,  certe  avvertenze,  semplici  invero  ma  che  non  possono 
mancare  in  un  libro  che  porta  nel  titolo  l'indicazione:  Manuale. 

Termino  d' occuparmi  di  questa  prima  parte  apportando  due  prove  luminose  della 
prelodata  smania  deleteria. 

La  prima  è  che  s'appiglia  ad  ogni  errore  tipografico  per  quanto  insignificante  esso 
sia  e  riconoscibile  da  ognuno  come  tale  e  ne  fa  un  casus  belli  non  tenendo  calcolo  -  e  questa 
è  davvero  enorme  -  nemmeno  degli  Errata  corrige! 

La  seconda  che  pigliandosela  coli'  autore  non  tralascia  di  scagliare  una  pietra,  quanto 
grossa  può,  anche  contro  l'editore.  Asserisce  esser  il  volume  «  una  profanazione  dell'arte 
libraria  per  la  soverchia  smarginatura  e  qualche  altro  difetto.  » 

Questa  gratuita  invettiva  contro  le  edizioni  del  comm.  Hoepli,  da  tutti  riconosciute 
inappuntabili  e  generalmente  apprezzate  per  la  loro  nitidezza  e  ricchezza,  non  trova  scusa 
presso  tutti  quelli  che  possiedono   due   buoni  occhi,  non  annebbiati  da  vedute  personali. 

L' accusa  poi  di  errori  imperdonabili  di  lingua  e  di  stile,  nonché  della  pesantezza 
d' ogni  parte  letteraria  è  soffocata  -  non  tenendo  nemmeno  calcolo  delle  molte  espressioni 
lusinghiere  contenute  nelle  diverse  critiche  fatte  su  per  i  giornali  italiani  e  stranieri  -  dalla 
seguente  lettera  che  Salvatore  Farina  m'indirizzava  in  data  13  ottobre  1899,  da  Milano: 

«  Sebbene  sia  materia  alquanto  ostica  per  me,  Le  dico  schiettamente  che  mi  ha 
contentato. 

«  Non  avrei  mai  immaginato  che  sopra  un  argomento  simile  si  potesse  dire  quanto 
Ella  scrive,  con  semplicità,  con  chiarezza,  con  ordine.  » 


292  LA    BIBLIOFILIA 


Passando  dalla  parte  letteraria  a  quella  tecnica,  il  mio  amabile  a\Tersario  non  può 
far  a  meno  di  riconoscere  che  io  mi  sia  occupato  (troppa  grazia!),  dice  anzi  esser  buona 
qualche  parte  del  Manuale  -  ma,  non  lasciandosi  sviare  dal  cammino  battuto  sinora,  senza 
citare  prove,  s'affretta  a  dirla  una  copia  non  sempre  fedele  e  non  di  rado  peggiorata  di 
altre  consimili  pubblicazioni  straniere  e  di  vecchi  cataloghi. 

Ora,  tutti  gì'  intelligenti  sanno  che  per  compilare  simili  lavori  occorre  compulsare 
quante  più  possibili  pubblicazioni  congeneri,  ma  ben  poca  cosa  riuscirebbe  l'egregio  cri- 
tico a  stabilire  plagiata  da  altre  opere  a  lui  note  ! 

Oltre  ad  un  po'  di  pratica  vorrebbe  quasi  negarmi  la  qualità  di  dikttank.  Convengo 
volentieri  che  lui  conosca  gli  autografi  da  più  anni  di  quanti  conta  la  mia  esistenza,  pure 
credo  di  meritarmi  questo  modesto  titolo  e  ciò  senza  peccare  di  soverchia  presunzione.... 
qualità  questa  che  egli  mi  vorrebbe  inesorabilmente  decretata. 


Di  certo  era  superfluo  facesse  rilevare  come  io  chiamavo  semplicemente  Libri  quella 
persona  per  la  quale  egli  rivendica  la  nomea  di  celebre  matematico,  mentre  per  noi  -  che 
trattiamo  di  manoscritti  e  non  di  scienze  esatte  -  il  medesimo  non  può  esser  altro  che  l' al- 
meno altrettanto  celebre  ladro  di  codici. 

Non  è  una  «  sentenza  »  da  me  improvvisata  quella  che  taluni  fra  i  grandi  uomini, 
seccati  dalle  continue  insistenze,  scrivano  e  ripetano  negli  Albu?)ìs  delle  sciocchezze,  ame- 
noché  le  seguenti  iscrizioni,  tolte  da  un  Album  posseduto  da  un  patrizio  napoletano  e  trovate 
ripetute  su  altri,  non  meritassero  d'  esser  dette  gra\T  e  severe.  Ne  sottopongo  alcune  al  be- 
nigno lettore  e  mi  rimetto  al  suo  giudizio  : 

«  Depongo  adesso  il  bastone  bianco  del  viaggiatore.  «  Chateaubriand.  » 

«Quando  ritornerai,   Elvira?  «A.  de  La.martixe.  » 

«  Un  volume  deve  scriversi  più  rapidamente  del  pensiero. 

«  A.  Dumas,  padre.  » 

Né  parmi  possano  esser  qualificati  puerili  i  modi  da  me  suggeriti  per  procurarsi  auto- 
grafi d'illustri  viventi;  i  risultati  avuti  da  altri  ed  anche  da  me  sono  tali  da  giustificare  am- 
piamente le  mie  asserzioni. 

Il  capitolo  X  :  Indij-izzi  di  negozianti  e  collezionisti  è  da\^'ero  mancante  perché  non 
contiene  gl'indirizzi  italiani,  ma  con  tutto  ciò  non  merita  d'esser  detto  «una  vera  canzo- 
natura.» Come  a  quel  posto  spiegavo,  1' omissione  -  per  me  pure  spiacente  -  degl' indirizzi 
nazionali,  avvenne  per  forza  maggiore.  Avendo  l'editore  stabilito  di  pubblicare  il  Manuale 
del  signor  Carlo  Vambianchi  di  Milano,  dal  titolo  Raccolte  e  raccoglitori  italiani  d'autografi, 
nello  scorso  maggio,  mentre  appimto  il  mio  Manuale  era  in  corso  di  stampa,  il  comm.  Hoepli 
mi  pregava  di  ritirare  la  relativa  parte  del  manoscritto,  scrivendomi  : 

«  Di  questi  giorni  ho  procurato  al  Suo  libro  un  compagno.  Il  signor  Carlo  Vambianchi 
mi  presentò  un  completo  e  ottimo  manoscritto:  "Raccoglitori  d'autografi  in  Italia"  il 
quale  completa  l'opera  Sua,  pur  essendo  una  cosa  tanto  diversa.  Bisogna  che  Ella  sa- 
crifichi nel  Suo  Manuale  le  pagine  riguardanti  gli  indirizzi  italiani,  e  ciò  per  non  fare  un 
duplicato.» 


LA   BIBLIOFILIA  293 


Il  Manuale  del  Vambianchi  completerà  dunque  il  mio,  posso  anzi  assicurare  1'  egregio 
critico  che  la  sua  aspettativa  non  sarà  delusa,  anzi  sorpassata,  poiché  la  pubblicazione  in 
questione  recherà,  in  aggiunta  ad  ogni  nome  di  collettore  anche  1' enumerazione  degli  auto- 
grafi più  importanti  da  esso  posseduti. 

Conterrà  anche  quelli  conservati  nei  musei,  nelle  biblioteche,  ecc.  ;  quei  pochi  da  me 
citati  trattando  degli  autografi  e  dei  manoscritti  in  generale  non  avevano  la  pretesa  di  formare 
una  rassegna  completa  che  potesse  esser  consultata  addirittura  come  guida  delle  ricchezze 
archivistiche  del  nostro  paese. 

Riguardo'  agl'indirizzi  stranieri  dirò  che  dopo  averli  attinti  nelle  guide  più  recenti, 
in  buona  parte  li  ho  fatti  ripassare  e  correggere  da  persone  dimoranti  sulle  rispettive  piazze  ; 
malgrado  tutto  ciò  può  accadere  ben  facilmente  che  qualcuno  fra  i  citati  sia  morto,  si  sia 
trasferito  o  per  una  ragione  qualsiasi  abbia  cessato  d' occuparsi  di  autografi  -  specialmente 
nei  grandi  centri  questo  controllo  è  estremamente  difficile,  uno  lo  sa  casualmente,  cento 
altri  no.  Di  che  guida  un  po' vasta  non  si  potrebbe  dire  altrettanto? 

Ma  giacché  parlo  di  guide  stimo  utile  accennare  al  fatto  che  avendo  io  nel  marzo  i8gg 
pregato  uno  fra  i  maggiori  collezionisti  italiani  d'  autografi  -  che  ho  buona  ragione  per  so- 
spettare non  sia  estraneo  alla  compilazione  di  questa  critica  eccezionale  -  a  consigliarmi 
una  fonte  attendibile  per  avere  e  controllare  gl'indirizzi,  ebbi  la  seguente  risposta: 

«  La  più  parte  li  troverà  registrati  in  guide  straniere  che  bisogna  ricercare  per  far 
cosa  possibilmente  completa 

Conoscerà  la  guida  del  Fischer  (Graz,    1887)?» 

Si  noti  bene  che  questa  non  è  la  più  recente,  perché  dopo  la  guida  del  Fischer  von 
Rosslerstamm  (Graz,  1887)  fu  puljblicata  una  molto  più  completa,  nella  quale  si  dà  larga 
parte  ai  collettori  d'autografi,  da  Fischer  e  Forrer  di  Strasburgo  nell'anno  1897! 

A  proposito  dei  prezzi  ripeto  quanto  scrissi  a  pagina  310:  che  feci  un  prezzo  medio 
solo  nei  casi  in  cui  prezzi  diversi  erano  stati  fatti  per  autografi,  almeno  presumibilmente 
d' egual  valore,  sia  per  lunghezza,  sia  per  l'interesse  del  contenuto.  Tutti  gli  altri  prezzi, 
e  formano  la  maggioranza,  sono  prezzi  pagati  per  un  dato  e  singolo  autografo. 


Ed  ora   sentiamo  come  vanno  d'accordo  col  critico    altre   egregie   persone  che  pur 
d'autografi  s'intendono  abbastanza. 

«  Ella  ha  fatto  un  libro  utilissimo,   intere.ssantissimo  e  che  farà  testo  per  tutti  i  rac- 
coglitori d'autografi. 

«  22   settembre   1899. 

P.    M ANTEGAZZA.  » 

(<  A  mio  giudizio   il  Suo  libro  è  ordinato  molto  bene,  è  ricco  di  notizie  saporose  e 
può  destare  grande  interessamento  in  ogni  eulta  persona. 

«  Chi  poi  avesse  la  passione  del  raccoglitore  nell'  anima,  troverà  nel  Suo  Manuale  una 
guida  utilissima  e  in  qualche  parte  davvero  geniale. 

«  Il  Suo  libro  non  era  né  indispensabile  né  necessario,  ma  -  cosi  com'  è  -  può  allet- 
tare ed  adescare  persino  i  profani. 
«   20  ottobre   1899. 

Adolfo  Padovan. » 


2g4  LA    BIBLIOFILIA 


Di  collezionisti  che  non  sono  scrittori  importanti  come  i  precedenti,  citerò  le  seguenti 
due  lettere  : 

«All' infuori  di  alcune  cose  che  già  furono  stampate  in  altri  libri  all'estero,  il  Suo 
libro  è  ben  fatto  e  può  riuscire  di  utilità  in  particolare  ai  raccoglitori. 

C.  Vaxbianxhi.  » 

«  L'assicuro  che  la  prima  mia  impressione  è  più  che  ottima,  che  il  Suo  Manuale  può 
giovare  immensamente  ai  collettori  anche  i  più  pratici.  E  un  lavoro  paziente,  pratico,  fatto 
con  molta  coltura  e  Le  faccio  i  miei  complimenti.  F.  Pasini.  » 

Il  medesimo  signor  cav.  Francesco  Pasini  mi  scrisse  qualche  tempo  dopo  : 

«  Le  scrivo  la  presente  per  dirle  che,  letto  attentamente  il  Suo  Manuale,  1'  ho  tro- 
vato veramente  prezioso  e  tale  che  ogni  collezionista  dovrebbe  esserle  immensamente  grato. 
Per  parte  mia  facciole  i  più  sinceri  rallegramenti,  poiché  trovo  che  è  il  più  completo,  il 
più  chiaro,  ed  il  più  interessante  ;  nessuno  potrà  negarle  un  grande  amore  ed  una  non 
comune  coltura.» 

Sebbene  provenienti  da  persona  che  non  s'  occupa  di  raccolte  proprie,  le  seguenti 
righe  del  chiaro  Direttore  della  Biblioteca  Nazionale  di  Brera,  per  la  sua  posizione  e  per 
i  suoi  studi  profondi  d'incontestabile  autorità  e  competenza,  chiudono  degnamente  la  serie 
dei  pareri  da  me  citati. 

Eccovele  : 

«  Ho  scorso  il  Suo  Manuale  il  quale  ha  il  merito  di  essere  il  primo  che  in  Italia 
tratti  questa  materia  cosi  trascurata.  Non  sarei  franco  se  non  Le  confessassi  che  ci  sono 
dei  nei,  ma  devo  ugualmente  dire  che  non  mi  sembra  intacchino  il  merito  incontestabile 
del  libro,  e  potranno  con  molta  facilità  esser  tolti  in  una  ristampa. 

G.  Fumagalli.  » 

Non  poche  soddisfazioni  ebbi  di  persona,  citerò  due  sole  : 

un  intelligente  bibliofilo  rimase  a  legger  il  Manuale  durante  tutta  la  notte  ; 
un'  altra  persona,  assai  intelligente  in  materia  d' autografi  e  che  ne  fa  anzi  com- 
mercio,  mi  dichiarò  che  trovandosi  dal  libraio  proprio  quando  il  mio  libro  era  arrivato, 
rimase  per  due  ore  in  piedi,  leggendolo,  senza  accorgersi  che  il  tempo  passava. 

In  che  compagnia  si  trova  il  feroce  critico  ?! 

Un  per  finire  : 

Quando,  principiata  la  compilazione,  avevo  comunicato  il  piano  dettagliato  all'  im- 
portante collezionista  cui  già  accennai  e  che  suppongo  sia  l' autore  della  critica,  ebbi  per 
risposta  : 

«  Lodo  il  .Suo  divisamente  e  ne  approvo  il  metodo.  » 

Tempora  mtttantiir! 

• 

Concludo  esprimendo  la  convinzione  che  la  critica  sarebbe  da  ben  pochi  lettori  im- 
parziali del  mio  libro  sottoscritta  e  fornisco  una  prova  che  vale  più  d'ogni  altro  apprez- 
zamento: da  un'inchiesta  privatamente  fatta  presso  i  principali  librai  d'Italia  mi  risulta 
esser  state  vendute  e  vendersi  di  continuo  parecchie  copie  del  lavoro. 

Non  è  questa  forse  la  prova  migliore  che  l'opera  non  è  destinata  al  dimenticatoio  e 
che  il  signor  G.  De  Lunis  avrà  occasione  di  occuparsi  anche  della  II  edizione? 

E.   BuDAX. 


LA   BIBLIOFILIA  295 


NOTIZIE 


Le  feste  di  Gutenberg  a  Magonza.  —  Il  sindaco  di  Magonza  pubblica  un  mani- 
festo, dal  C[uale  si  rileva  che  chi  espresse  per  il  primo  l'idea  di  festeggiare  solennemente 
il  ciuinto  centenario  di  Giovanni  Gutcnherg  fu  il  letterato  e  giornalista  Hans  R.  Fischer.  Oltre 
la  pubblicazione  dei  vari  scritti  d' occasione,  le  molte  solennità  stabilite  ed  una  gita  sul 
Reno,  vi  sarà  il  25  giugno  un  corteo  in  onore  di  Gutenberg.  Alla  testa  si  troveranno  dei 
gruppi  che  rappresentano  i  contemporanei  dell'  inventore  della  stampa,  e  poi  seguiranno 
r  epoca  dei  maestri  cantori,  di  Albrecht  Diirer,  la  poesia  e  la  scienza,  il  grande  Elettore, 
l'Elettore  di  Magonza  Filippo  di  Schonborn,  Federico  il  Grande  e  Giuseppe  II,  Lipsia  ed 
il  suo  commercio  librario,  gli  omaggi  degli  Stati  moderni.  Il  corteo  sarà  chiuso  da  allievi 
del  grand'  uomo. 

Gutenberg  a  Eltville.  —  Apprendiamo  che  Eltville,  la  piccola  e  romantica  città 
renana  festeggierà  pure  il  quinto  centenario  di  Gutenberg,  perché  quivi  passava  l' inven- 
tore della  stampa  la  sua  vecchiaia.  Deluso  da  Fust  e  Schòffer,  oppresso  da  pensieri  d'esi- 
stenza, invecchiato  anzi  tempo,  ebbe  da  Adolfo  di  Nassau  onori  ed  asilo  a  Eltville.  Questa 
città  può  non  soltanto  vantarsi  della  gloria  di  aver  ospitato  l' inventore  della  stampa,  ma 
di  avergli  amorevolmente  procurato  conforto  e  sollievo  sulla  fine  della  vita  travagliata,  e  non 
si  può  che  plaudire  di  cuore  all'iniziativa  di  quel  Comune,  che  memore  del  passatosene 
mostra  tuttora  degno. 

Due  disegni  di  Albrecht  Diirer,  i  quali,  come  sembra,  erano  sinora  sfuggiti  all' at- 
tenzione dei  conoscitori,  furono  pubblicati  dal  signor  Gustav  Pauli  nella  Zeitschrift  /tir  hil- 
dende  Kunst.  Uno  contiene  degli  schizzi  per  una  di  quelle  imagini  della  Madonna  che  1'  ar- 
tista soleva  pubblicare  con  predilezione,  in  rame  o  legno,  allorché  s'  era  già  stancato  dal 
dipingere  le  grandi  tavole  da  altari.  Tali  schizzi  non  furono  mai  eseguiti  e  vennero  più 
tardi  dalla  raccolta  degli  studi  dell'artista  nelle  mani  di  raccoglitori.  L'altro  disegno  è  uno 
studio  della  nota  stampa  La  Seduzione.  Entrambi  datano  dal  tempo  che  segnava  la  somma 
perfezione  dell'artista;  essi  appartengono  al  signor  von  Lanna  di  Praga. 

Codices  graeci  et  latini.  —  Il  direttore  della  Biblioteca  di  Leida,  dr.  de  Vries,  ha 
già  pubblicato  quattro  splendidi  volumi  di  riproduzioni  d'  antichissimi  codici  greci  e  latini  in 
eliotipia  rendendo  cosi  un  gran  servigio  alla  letteratura  classica,  giacché  que'  cimeli  possono 
essere  ora  studiati  precisamente  come  gli  originali  da  tutti  e  particolarmente  anche  da  quelli 
che  non  possono  permettersi  il  lusso  di  dispendiosi  viaggi.  Il  quinto  volume,  che  sta  per  uscire, 
conterrà  il  famoso  Cedex  Heidclbergensis  N.  13  Palatinus  C.  di  Plauto,  con  una  introduzione 
del  celebre  filologo  prof.  Carlo  Zangemeister.  Il  dr.  de  Vries  ha  ottenuto  dal  Ministro  del- 
l'Istruzione Pubblica  on.  G.  Baccelli  il  permesso  di  riprodurre  in  eliotipia  i  due  codici  impor- 
tantissimi di  Tacito  della  Biblioteca  Laurenziana  di  Firenze  [Cedex  Ftorentinus  Medicetis  b'è,\ 
e  68,2),  il  codice  dell'Iliade  d'Omero  della  Marciana  di  Venezia  {Cedex  Veneius  A,  Mar- 
eianus  454)  e  il  codice  di  Terenzio  dell'  Ambrosiana  di  Milano  (Cedex  Amhrosianus  H, 
75  '■«/•)• 

La  questione  donde  e  da  chi  l'America  ebbe  il  suo  nome  fu  già  discussa  molte 
volte,   ma  ora  viene  di   nuovo    a  galla,   e  nelle  sue   Tradicioiies  Peruanes  il   signor    Ricardo 


296  LA    BIBLIOFILIA 


Palma,  direttore  della  Biblioteca  Nazionale  di  Lima,  si  studia  di  dimostrare  che  la  parola 
America  sia  d'  origine  americana  e  non  abbia  nulla  che  fare  col  nome  di  Amerigo  Vespucci. 
Nella  D.  Rundschau  f.  Gcographie  und  Staiislik  troviamo  un  articolo  esteso,  col  quale  1'  autore 
spiega  minutamente  le  circostanze  che  motivarono  la  denominazione  A^  America.  Questa  ebbe 
la  sua  origine  in  un  circolo  di  letterati  che  s'  era  formato  alla  fine  del  xv  secolo  a  St.  Die 
nella  Lorrena.  A  questo  circolo  apparteneva  anche  Martino  Waltzemiiller,  il  quale  latinizzò 
più  tardi  il  suo  nome  in  «  Ilacomylus.  »  Sotto  la  sua  direzione  pubblicarono  questi  eruditi 
una  raccolta  di  carte  geografiche,  un  Tolomeo,  e  come  introduzione  a  questo,  Waltzemiiller 
esegui  nel  1507  un  globo  ed  una  carta  dell'  universo,  sulla  quale  cercò  di  riunire  le  antiche 
figure  di  Tolomeo  colle  nuove  carte  marine  degli  Spagnuoli  e  Portoghesi.  Anzitutto  vi  doveva 
essere  disegnata  la  recentemente  scoperta  Terra  della  Santa  Croce,  come  i  Portoghesi  chia- 
mavano l'America  meridionale.  Per  rendere  più  comodo  l'uso  di  questo  globo  e  della  sua 
carta  universale  Waltzemùller  compose  contemporaneamente  un  libro  di  testo  Cosmographiac 
introductìo  che  fu  pubblicato  a  S.  Die  {Deodati)  il  25  aprile  1507,  e  cjui  si  trova  quel  passo 
che  risolve  decisamente  la  questione  del  nome  d'  America  :  «  A'iinc  vero  et  hac  partcs  {Europa, 
Africa,  Asia),  sunl  latius  lustratae  et  alia  quarta  pars  per  Americum  Vcspucciuvi  {ut  in  sequentibus 
audiatur)  inventa  est,  quam  tion  video  ctir  quis  iure  vetet  ab  Americo  itwentore,  sagacis  ingenti  viro 
Amerigen  quasi  Americi  terram  sive  Americam  dicendam,  cum  Europa  et  Asia  a  mulieribus  sita 
sortita  sint  nomina.  » 

Da  ciò  risulta  ad  evidenza  che  la  proposta  di  chiamare  il  nuovo  mondo  dal  nome 
d'  Amerigo  Vespucci  America  fu  fatta  da  Waltzemùller  :  questa  fu  accettata  e  diciamo  pure 
s'è  addirittura  imposta,  giacché  la  sua  Cosmographiac  introducilo  fu  letta  ovunque  e  si  diffuse 
enormemente.  Ed  infatti  troviamo  già  sulla  carta  rarissima  à.' Apiano  stampata  nel  1522 
ed  unita  all'edizione  di  Solinus  Polyhistor  procurata  da  Camers  la  denominazione  America 
provincia.  Alcuni  scrittori  sospettavano  che  Vespucci  stesso  avesse  dato  il  proprio  nome  al 
nuovo  mondo,  ma  ciò  è  assurdo  già  per  la  sola  ragione  che  in  nessuna  delle  carte  marine 
spagnuole  di  quel  tempo  si  trova  il  nome  d'America  che  gli  Spagnuoli  non  usavano,  del 
resto,  durante  l' intero  xvi  secolo,  mentre  scri\-e\'ano  conseguentemente  o  Mondo  nuovo  o 
Indie  occidentali.  Waltzemiiller  riteneva  in  principio  che  Amerigo  Vespucci  avesse  scoperto 
il  nuovo  mondo  e  ciò  si  spiega  col  fatto  che  gli  scritti  di  Vespucci  sull'America  furono  assai 
diffusi  ed  avidamente  letti,  mentre  più  tardi  soltanto  si  apprese  che  il  vero  scopritore  era 
Cristoforo  Colombo,  e  per  quanto  avesse  cercato  di  annullare  la  sua  prima  proposta,  non 
vi  riusci,  perché  ormai  il  nome  d'America  era  già  sulle  labbra  di  tutti.  Waltzemiiller  cono- 
sceva Vespucci  soltanto  col  nome  'Amerigo  '  e  non  col  suo  vero  nome  '  Alberico,  '  e  sarebbe 
piuttosto  da  indagare,  per  qual  motivo  Vespucci  cambiò  più  tardi  il  suo  nome  in  Amerigo 
o  Americus,  anziché  perdere  del  tempo  inutilmente  sulla  storia  dell' origine  del  nome  .4?;/^- 
rica  che  è  contenuta  inconfutabilmente  nelle  poche  righe  surriferite  della  Cosmographiac  in- 
troducilo. 

Catalogo  dì  tipografi  Spagnuoli  dall'  introduzione  della  stampa  sino  alla  fine 
del  xvm  secolo.  —  Il  sij;uor  JMarcelino  Gutiérrez  tlel  Cario  ha  intrapreso  nella  Ra'isla 
de  Archivos,  Bibliotecas  y  Museos  (1899,  11-12)  la  pubblicazione  d' un  '  Ensayo  de  un  catàlogo 
de  impresores  espaùoles  desde  la  introducción  de  la  impnnta  hasta  fmes  del  siglo  XVIII.  '  L'autore 
esordisce  col  dire  che  il  suo  lavoro  non  ha  la  pretesa  d'  essere  considerato  come  completo, 
e  ciò  si  comprende,  anzi  sarebbe  quasi  impossibile,  stante  la  notevole  dispersione  di  tanti  e 
tanti  volumi  che  dovrebbero  essere  tutti  consultati  de  visu.   Egli  offre  un  catalogo  dei  tipo- 


LA    BIBLIOFILIA  297 


grafi  spagnuoli  in  ordine  alfabetico  delle  città  nelle  quali  esercitavano  la  loro  arte,  coli'  in- 
dicazione del  tempo  in  cui  le  loro  officine  funzionavano. 

La  prima  parte  comprende  i  seguenti  luoghi  da  A  a  C  :  Alcald  de  Henares:  primo  tipo- 
grafo Lanzalao,  Ladislao  ó  Estanislao  Polono  1502-5,  Alcaiiiz,  ove  soltanto  nel  1779  fu  in- 
trodotta una  tipografia,  Alicante  :  Jaime  Mesnier,  primo  tipografo,  1689,  Almeria,  ove  dal  1640 
funzionava  la  imprenta  Episcopaì,  Antequera:  Andrés  Lobato,  primo  stampatore,  1570-77, 
Areralo :  Jerónimo  Murillo,  primo  impressore,  1624-45,  Asterga,  ove  Fedro  Cosin  stampava 
soltanto  nel  1577,  mentre  non  fuwi  alcun' altra  tipografia  durante  i  primi  quattro  secoli 
dell'arte  della  stampa,  Badajoz:  Francisco  Rodriguez  1565-68,  primo  tipografo,  Baeza:  Po- 
scia imprenta  en  1551,  Barhastro :  Sebastiàn  Matevad,  1621-22,  primo  tipografo,  Barcelona, 
la  città  più  importante  per  1'  arte  tipografica  in  Ispagna,  ove  i  tedeschi  Fedro  Bru  y  Ni- 
colas Spindeler  in  società  stamparono  il  primo  libro  nel  1475,  ed  ove  esistevano,  secondo 
l'elenco,  fino  al  1799  in  tutto  137  tipografie,  Baza,  con  un' unica  tipografia  di  Martin  Fer- 
nandez  Zambrano  nel  1614,  Berlanga:  Juan  de  Robles,  1565,  primo  stampatore,  Bilbao: 
Matias  Morés,  primo  tipografo,  1578-89,  Btirgo  de  Osma,  con  l'unica  tipografia  di  Diego 
Fernàndez  de  Cordoba  negli  anni  1564-86,  Burgos :  Fadrique  Alemàn,  1485-1517,  primo 
impressore,  e  Cadiz,  ove  si  stampava  già  sino  dal  1505,  ma  senza  nome  del  tipografo,  mentre 
soltanto  nel   1610  il  primo  si  nominò  Clemente  Hidalgo. 

Esposizione  Luca  Cranacb.  —  Un'  esposizione  interessantissima  è  stata  fatta  a  Dre- 
sda delle  opere  dell'eroico  pittore  tedesco  Luca  Cranach,  che  visse  fra  il  1472  e  il  1552, 
Il  periodico  L' Arte  diretto  dal  prof.  Adolfo  Venturi,  nell'  ultimo  fascicolo  pubblica  le 
riproduzioni  dei  principali  quadri  esposti,  di  cui  fa  una  splendida  rassegna  lo  stesso 
prof.  Venturi. 

Giacomo  Serpotta.  —  L' ingegnere  Cimino  di  Palermo  ha  pubblicato  la  prima  serie 
d'ima  raccolta  di  fotoincisioni,  dal  titolo  //  Serpotta,  che  riproducono  in  gran  parte  putti 
di  Giacomo  Serpotta,  il  genialissimo  artista  del  Seicento,  delle  opere  del  quale  sono  me- 
ravigliosamente decorate  molte  chiese  palermitane. 

Traduzione  di  opere  originariamente  pubblicate  in  Russia.  —  Come  è  noto  la 
ditta  Detken  e  Rocholl  di  Napoli  mosse  causa  contro  le  ditte  milanesi  F."'  Treves,  Carlo 
Aliprandi  e  Baldini  Castoldi  a  proposito  del  diritto  di  traduzione  in  Italia  delle  opere  dello 
scrittore  polacco  E.  Sienkiewicz,  autore  del  Quo  Vadis?  deWa.  Famiglia  Polianeski  e.  A\  sXtre 
opere  oggi  molto  in  voga  in  Italia  ed  altrove. 

La  ditta  Detken  e  Rocholl  —  per  accordi  intervenuti  collo  scrittore,  a  mezzo  del  tra- 
duttore professore  Verdinois  —  sosteneva  di  avere  il  diritto  esclusivo  di  traduzione,  ripro- 
duzione e  spaccio  degli  scritti  del  Sienkiewicz,  mentre  le  altre  parti  in  causa  sostenevano 
non  esservi  in  Italia  diritti  dì  tutela  sulle  opere  di  autori  russi,  mancando  un  trattato  fra 
la  nostra  nazione  e  la  Russia,  che  non  volle  mai  entrare  a  far  parte  della  Unione  inter- 
nazionale di  Berna. 

In  altri  termini,  le  opere  pubblicate  nell'  Impero  Russo,  quali  sono  quelle  del  celebre 
scrittore  polacco,  possono  liberamente  pubblicarsi  in  Italia  da  chiunque. 

Della  questione  s'  occupò  a  lungo  la  stampa  e  la  Società  italiana  degli  Autori,  pro- 
vocando dalla  sua  consulta  legale  una  relazione  del  prof.  Moisè  Amar  favorevole  alla  tesi 
della  libera  pubblicazione. 


LA    BIBLIOFILIA 


Il  giorno  2/  di  febbraio  il  Tribunale  di  Milano  ha  pronunziato  la  sua  sentenza,  la 
quale  premette  che  la  questione  deve  considerarsi  non  dal  punto  di  vista  di  principi  gene- 
rali, ma  in  base  alla  legge  sui  diritti  d'autore,  giacché  l'art.  437  del  codice  civile  fa  pre- 
cisamente riferimento  alla  legge  speciale.  Le  opere  straniere  quindi  sono  sottoposte,  per 
r  articolo  44  di  tale  legge,  al  principio  della  reciprocità,  che  saggiamente  è  stabilito  per 
ottenere  a  poco  a  poco,  con  prudenza,  che  il  diritto  d' autore  sia  riconosciuto  in  tutto  il 
mondo.  Non  crede  che  il  trattato  del  1864,  esistente  tra  la  Russia  e  l' Italia,  tuteli  la  pro- 
prietà letteraria,  sia  perché  esso  riflette  il  commercio,  sia  perché  si  fa  appunto  riser\'a  di 
provvedere  a  tale  proprietà  con  altro  trattato  che  non  fu  mai  stipulato.  Esaminata  la  legge 
russa  sui  diritti  di  autore,  la  sentenza  viene  nella  conclusione  che  essa  non  protegge  gli 
stranieri  ;  e  ciò  si  deve  dire  tanto  più  per  il  diritto  di  traduzione,  il  quale  non  gode  alcuna 
tutela  in  Russia,  per  modo  che  se  le  traduzioni  italiane  fossero  state  pubblicate  in  Russia 
sarebbero  ugualmente  permesse,  e  che  le  stesse  opere  del  Sienkiewicz,  essendo  scritte  in 
polacco,  sono  tradotte  liberamente  in  russo,  senza  che  1'  autore  possa  vantare  alcun  diritto. 

Anche  guardando  la  cosa  dal  lato  morale,  la  sentenza  osserva  che  questo  stato  di  cose 
è  dovuto  precisamente  alla  Russia,  la  quale  non  vuole  assolutamente  accordar  protezione 
agli  stranieri  ;  e  aggiunge  che  a  ragione  il  patrocinatore  della  Ditta  Treves  ebbe  ad  asse- 
rire che  se  la  sentenza  riconoscesse  un  diritto  qualsiasi  alla  Ditta  Detken  e  Rocholl,  la 
causa  della  civiltà  e  della  rivendicazione  vera  e  completa  dei  diritti  d'  autore  sarebbe  irre- 
missibilmente perduta. 

Accogliendo  quindi  le  domande  delle  ditte  milanesi,  le  assolve  completamente  dalle 
domande  della  ditta  Detken  e  Rocholl  e  condanna   quest'  ultima  nelle  spese  del  giudizio. 

(Dal   Giornale  d.  Libreria). 

Il  libro  xilografico  «  Ars  moriendi  »  una  creazione  di  Norimberga.  —  Sotto 
questo  titolo  pubblica  il  Frànkischer  Kuricr  del  24  gennaio  a.  e.  il  seguente  articoletto  firmato 
con  H.  :  «  Prof.  Henry  Thode  di  Heidelberg  ha  dichiarato  nell'ultimo  quaderno  del  Repcrto- 
riuvi  filr  Kunshvissenschaft,  che  il  libro  xilografico  '■Ars  ìitoricndi  ' ,  che  più  tardi  fu  stampato 
spesse  volte  anche  con  caratteri  mobili  ed  era  uno  dei  libri  di  preghiere  più  prediletti,  sia 
stato  creato  da  un  artista  norimberghese.  Prof.  Lehrs  di  Dresda  avea  detto  nel  1890,  che 
i  legni  del  libro  xilografico  fossero  copie  da  incisioni  del  maestro  E.  S.,  ed  il  Prof.  Schmar- 
sow  di  Lipsia  invece  dichiarò  che  soltanto  Rogier  von  dcr  Wcydcn  abbia  potuto  dar  i  disegni 
per  le  xilografie  dell'. 4;'J  moriendi,  e  che  perciò  il  Brabante  sia  stata  la  patria  di  quell'opera. 
Thode  ammette  invece  che  i  rapporti  delle  xilografie  alle  opere  di  Rogier  non  sono  che 
generici,  tali  cioè  come  si  trovano  presso  tutti  i  pittori,  anche  tedeschi,  che  stavano  sotto 
l'influenza  dell'arte  brabantina,  mentre  le  incisioni  sono  i  precursori  delle  grandi  edizioni 
illustrate  di  Norimberga,  come  dello  '  Schalzbchallcr'  e  della  cronica  di  Schedel.  Thode  ri- 
conosce in  fine  in  Pleydonmrff,  maestro  di  Wohlgcmuth,  V  artista  dell'^rj-  moriendi.  Ora  resta 
di  constatare  quali  incisioni  di  Norimberga  precedettero  questo  libro  xilografico  che  fu  pub- 
blicato verso  la  metà  del  xv  secolo.  Compito  da\'\-ero  non  facile  !  » 

Esposizione  di  stampa  a  chiaroscuro.  —  Nella  Galleria  Nazionale  di  Roma  è 
stata  recentemente  inaugurata  una  mostra  importante  di  stampe  a  chiaroscuro,  sapiente- 
mente ordinata  dal  solerte  suo  direttore  Adolfo  Venturi.  Giacché  ci  siamo  occupati  ampia- 
mente delle  esposizioni  precedenti  di  Diirer  (pagg.  25-36)  e  di  Bartolozzi  (pagg.  73-104)  dedi- 
cheremo anche  alla  mostra  presente  in  uno  dei  prossimi  quaderni  della  nostra  Rivista  un 
articolo  esauriente  e  riccamente  illustrato,  scritto  da  un  competente  critico  d'arte. 


LA   BIBLIOFILIA  299 


Croci  lombarde.  —  La  raccolta  di  croci  lombarde  già  appartenente  a  Carlo  Morbio 
di  Milano  e  che  è  la  più  importante  del  mondo,  è  stata  acquistata  dal  museo  Germania 
di  Norimberga. 

La  scoperta  d'  una  tela  di  Rembrandt.  —  Una  tela  preziosa  di  Rembrandt,  sco- 
perta dal  dott.  Hofstede  al  museo  di  Colmar  è  stata  acquistata  dal  reale  museo  dell' Aia. 
Il  quadro  è  un  ritratto  di  una  ricca  ebrea,  che  irriconoscibile  per  1'  antichità  è  stato  rimesso 
a  nuovo  dal  Hauser.  E  dell'ultimo  periodo  di  Rembrandt  (1662-1667),  ammirabile  per 
le  tinte. 

Autografi  in  Germania.  —  Il  prezzo  degli  autografi  in  Germania  in  questo  momento 
è  in  enorme  rialzo  perché  si  è  popolarizzata  la  moda  delle  collezioni.  In  una  ultima  ven- 
dita un  autografo  del  poeta  Koerner  fu  ciuotato  400  marchi,  gli  autografi  di  Wieland  e 
Klopstock  900  e  1000  marchi,  di  Lessing  900  marchi,  di  Schiller,  un  frammento  dramma- 
tico già  conosciuto  di  nove  pagine,  2250  marchi,  e  di  Goethe,  il  discorso  pronunciato  nel 
centenario  di  Shakespeare,  4100  marchi. 

Il  tipografo  Jacopo  Suigo.  —  In  occasione  delle  onoranze  rese  in  San  Germano  Ver- 
cellese ai  due  benemeriti  della  stampa  in  Piemonte  nel  Quattrocento,  Jacopo  Suigo  e  Pietro 
Cara,  1'  egregio  signor  Giuseppe  Deabate  ha  pubblicato,  in  una  veste  elegantissima,  la  nuova 
edizione  della  sua  monografia  su  Jacopo  Suigo  da  Sa?i  Germano,  tipografo  piemon/esc  del  secolo  xv. 

L' egregio  autore  narra  da  prima  le  varie  vicende  della  vita  di  questo  celebre  tipo- 
grafo che  primo  ebbe  stamperia  in  Torino,  dopo  averla  avuta  certamente,  di  ritorno  da 
Venezia,  in  San  Germano,  Vercelli  e  Chivasso  ;  e  del  suo  protettore  ed  amico  Pietro  Cara, 
oratore,  giureconsulto,  letterato  valentissimo  ed  iniziatore  dell'  arte  tipografica  in  Torino. 
E  a  questo  uomo  che  il  Suigo  dedica  una  gran  parte  delle  sue  più  belle  produzioni  tipo- 
grafiche. 

Seguono,  la  descrizione  delle  marche  e  filigrane  nelle  stampe  del  Suigo  ;  una  serie  di 
facsimili  rappresentanti  1'  evoluzione  della  stampa  in  Piemonte  dal  secolo  xv  al  xi.x,  ed  in 
fine  un  Elenco  delle  produzioni  tipografiche  di  Jacopo  Suigo,  disposte  in  ordine  cronolo- 
gico dal  1484  al   1498. 

Al  signor  Deabate  che  ha  voluto  portare  un  nuovo  contributo  alla  storia  dell'arte 
tipografica  saranno  grati  coloro  che  si  dedicano  alle  ricerche  storiche  sopra  i  nostri  grandi 
stampatori. 

Archeologia  cristiana.  —  Dal  17  al  27  del  prossimo  aprile  sarà  tenuto  in  Roma 
un  Congresso  di  archeologia  cristiana,  il  quale  sarà  formato  di  sette  sezioni;  e  cioè:  1°  An- 
tichità cristiane  primitive  e  d'arte  relativa;  2°  Antichità  cristiane  medievali;  3°  Antichità 
cristiane  medievali  orientali  ;  4°  Liturgia  ;  5°  Epigrafia  ;  6°  Letteratura  dei  primi  secoli  in 
relazione  alle  antichità  cristiane  ;  7°  Archeologia  didattica  e  pratica. 

La  conferenza  sulla  stampa  che  il  nostro  illustre  collaboratore  conte  prof.  Dome- 
nico Gnoli,  Bibliotecario  capo  della  Vitlorio  Emanuele,  tenne  a  Roma  nel  Collegio  romano, 
è  stata  dall'egregio  uomo  ripetuta  a  Venezia,  nel  teatro  della  Fenice. 

Dopo  di  aver  osservato  quanto  è  grande  lo  sviluppo  della  stampa  ai  giorni  nostri, 
e  quanto  mobile,  a  differenza  dell'antico,  il  pensiero  moderno,  il  conte  Gnoli  ha  preso  a 
considerare,  con  il  suo  solito  acume,  la  stampa  come  unificatrice  della  umanità. 

Il  moto  dell' uman  pensiero  è  lento,  occorrendo  un  enorme  lavoro  di  preparazione 
per  potere  stabilire  una  formula  esatta  e  per  diffonderla  ;  ma,  in  grazia  della  stampa,  l'unità 


:ìoo  la  bibliofilia 


scientifica  e  pressoché  compiuta,  ed  ora,  sia  pure  inconsciamente,  per  mezzo  specialmente 
del  giornalismo,  la  stampa  attende  ad  unificare  il  pensiero  e  la  coscienza  umana. 

L' illustre  oratore  ha  pure  esaminato  le  accuse  che  paiono  più  gravi  tra  quelle  che 
sono  lanciate  da  alcuni  contro  la  libertà  della  stampa,  ed  espone  1'  opinione  che  essa  trovi 
in  sé  medesima  il  suo  correttivo,  e  che,  ad  ogni  modo,  la  soppressione  del  pensiero  por- 
terebbe a  ben  più  gravi  e  irreparabili  danni  di  quelli  che  si  vogliono  derivati  dalla  libertà. 


VENDITE   PUBBLICHE 


/ti  Dal  2  al  7  aprile  avrà  luogo  a  Vienna  una  vendita  all'incanto  assai  importante  di  auto- 
grafi e  documenti  storici  già  appartenuti  all'arcivescovo  Giuseppe  Angelini  e  cav.  G.  C.  Rossi. 
La  Libreria  Gilhofer  &  Ranschburg  ne  ha  pubblicato  il  catalogo  inviandone  un  numero  con- 
siderevole di  copie  all'amministrazione  della  Bibliofilia  che  li  distribuisce  dietro  richiesta. 

(•ì  A  Parigi  sarà  venduta  all'  asta  per  mezzo  della  Libreria  Damascène  Morgard  nei 
giorni  26  al  31  marzo,  la  prima  parte  della  splendida  biblioteca  del  defunto  Guyot  de 
Villeneuve,  presidente  della  Società  dei  Bibliofili  francesi.  Di  questa  vendita  importante 
pubblicheremo  nel  prossimo  quaderno  un  minuto  resoconto. 


Nel  suo  villino  in  Via  Farini,  dopo  pochi  giorni  di  malattia,  è  morto  di  bronco-pol- 
monite il 

Cav.  GIUSEPPE  TORRE 

Il  cav.  Giuseppe  Torre  genovese  di  nascita,  ma  fiorentino  di  elezione,  era  uno  dei 
più  eruditi  bibliofili  d'  Italia  ed  aveva  una  raccolta  di  libri  rarissimi. 

Poeta  gentile  ebbe  l' invidiabile  fortuna  che  i  suoi  versi  fossero  posti  in  musica  dal 
suo  illustre  amico  Giovacchino  Rossini,  del  quale  possedeva  composizioni  inedite  che  fu- 
rono tanto  ammirate  nella  Esposizione  Rossiniana,  tenuta  nell'  occasione  del  trasporto  delle 
ceneri  del  grande  pesarese  in  Santa  Croce. 

Il  cav.  Torre  era  accademico  onorario  dell'  Istituto  Musicale  di  Firenze,  per  alte  be- 
nemerenze da  lui  acquistate. 

Pel  monumento  a  Rossini  in  Santa  Croce,  il  cav.  Torre  aveva  dettato  l'epigrafe  in 
versi  brevi  e  bellissimi,  che  sarà  scolpita  sul  monumento,  perché  approvata  dal  Comitato. 

Col  cav.  Torre  sparisce  un  uomo  erudito,  onesto,  caritatevole,  studioso. 

La  sua  memoria  rimarrà  scolpita  nel  cuore  di  quanti  lo  hanno  conosciuto  ed  amato 
per  le  sue  rare  virtù. 


Chiuso  il   15   marzo   1900. 


1S4-3-90O.  Tipogratia  di  Salvadore  Landi,  Direttore  AM'  Arie  della  Stamfa 


Febbraio-Marzo  1900.  La  Bibliofilia  Supplemento. 

CORRIERE   BIBLIOGRAFICO 

DELLA  Libreria 

LEO  S.  OLSCHKI  -  FIRENZE 

con  Succursali  a  VENEZIA  e  ROMA 

Monumenta  Typographica. 

ASCOLI  PICENO  (1477). 

Giovanni  da  Teramo    (1496). 

1 .  Statuti  della  città  di  Ascoli Quifti  fono  liftatuti  de  lu  |  Magnifico 

omuno  t  pol'o  de  hi  cipta  dalcoli  nouamte  reiieduti  correctì  aprobati  t  ohr- 
niatì  p  linobili  t  fapi  |  enti  homini  Ciptadini  Afco  ]  lani  infralcripti  cioè.  | 
....  (A  la  fin:)  Li  luprad'ci  fiatati  fono  |  ftàpati  p  luuenerabele  Frate  |  Ioanni 
da  Theramo.  Inla  |  ecclefia  de  Sc'a  Maria  d'  foli  |  fiano.  d'ia  Cita  d'Afcolo.  ] 

In  Lanno   .M.  |  .cccc.lxxxxvj.   Altempo   del  |  S'ciffinio.    jn  xpo    patre 

nro  I  .S.  Papa  Alexàdro.   vj.  die  |  nero  .viiij.  aprelis.  ]  (1496)  in   fol.  Rei. 

d'ais  de  bois.  [Hain    14995].  1200. — 

254  ff.  n.  eh.  (sìgn.  a-2,  t,  a,  ^,  c'est  à  dire  25  cahiers  àio  ff.  et  le  dernier  à  (  fi'.)  Gros  caractères  go- 
thiques  de  missel,  30  lignes  et  2  coU.  par  page, 

Au  recto  du  prem  f-  '  |  |  Nnorae  de  la  fancta  t  in  |  diuidua  trinità  delpatre  |  figliolo  f  fpirilo  fancto 
Am.  I  [  1  D  honore  |  ^  reueren  |  tìa  de  iu  o  |  nipotente  |  dio  t  dela  t  gloriofa  |  uergene  maria  fua  maire.  |  ? 
deli  beati    apoftoli  fanpelro  [  f  fanpaulo.  Et    de  lugloiiofii"  |  fimo  martire  Sc'o  Migno  |  patrone  de  lucomuno 

£  populo Puis,  à  la  mème  page,  col.  2,  1.   16-22  l'inlilulé   cité  plus  haut,  suivi  des  noms  des  juges  et 

conseillers  municipaux  eie.  Le  texte  finii  au  recto  du  f.  231.  col  2,  I.  21,  suivi  d'un  épilogue  :  Finis.  laus 
deo.  I  [q]  vifti  fonno  UHatuli  1  vulgarmète  quàto  1  alueffeclo  tracti  dele  |  ftatuti?  del  (sìcj  reformà(;e  liete  |  rali.... 
Au  verso,  col.  2.  1  11-28,  Pimpressum  cité  :  ....  d' Ascolo.  |  Altempo  deli.  M.  S.  Antiani.  |  cioè  Ser  Corradìno 
d'  pafq  I  luccio.  Ser  Barnabeo  d'  V  ma  |  theo.  Morano  d'  moranls  1  loanianlrea  d'  f*cucio.  Peri  |  f'ci  d'acqftuc- 
cio.  Z  Antreama  |  leo  d'  uàni.   Et  altèpo  d'  Lu  ]  ca  de  i'   làni  d'  pellÌccÌonis  d'Afcolo.   In  Lanno.... 

Ce  volume,  d'une  rareié  presque  unìque,  est  une  des  plus  grandes  curiosités  bibliographiques,  le  second  livre 
imprimé  à  Ascoli  Piceno,  petite  ville  de  la  Marche  d'Ancone.  L'ÌmprÌmeur,  un  religieux,  ne  possédait  aulres 
caractères  que  ceux  d'un  ancien  missel  el  son  atelier  était  la  sacristie  (?)  d'une  église.  De  là  il  vieni,  que  ce 
volume  imprimé  en  1496,  présente  toutes  les  imperfections  techniques,  qui  caractériscnt  les  premières  tentatives 
des  lypographes  de  1 460. 

AUGSBURG  (1467). 

Anton  Sorg   (1475-98). 

2.  Lumen  animae,  s.  Liber  moralitatum.  Liber  moralitatum  elegantiflìmus, 
niagnarum  rf^'  naturalium  |  (Lumen  anime  dictus.  cum  feptem  apparitori- 
bus.  necnon  fan-  |  ctorum  docto^'.  orthodoxe  fidei  profefforum.  Poetarum 
eciam  |  ac  oratorum  auctoritatibus.  per  modù  pharatre  fcd'm  ordinem  | 
alphabeti  collectis.)  j  feliciter  incipit.  |  (A  la  fin:)  Liber  lumen  anime  dictus 
feliciter  explicit.  Qui  per  me  Antho  |  nium  Sorg  ciuem  Augul^èn.  artis 
imprefforie  magiftmm.  poli  j  diutinam  occultationem  (cooperantibus  michi 
in  primis  diuina  |  gratia.  De  port  venerabilium  fratrù  beate  Marie  genitricis 


302  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.i 

dei  I  de  monte  Carmeli.  Benigno  fauore  pariter  Z  auxilio)  non  fine  |  ma- 
gnis  laboribus.  ad  laudani  omnipotentis  dei.  tociufqj  triùphà  |  tis  ecclelìe 
honorem  Z  decorem.  atq^  in  maiorem  fructuni  iphus  |  militantis  ecclesie 
pioruni  tìlioruni.  ùmulqj  \'tilitatem.  vbi  fupra  |  flagneis  karacteribus.  pri- 
mum  in  lucè  è  productus:  Annoq>  a  |  natiuitate  domini    1.4.77.  Tercia  die 

Xi  fupradci  ftatuti  fono 
flàpaci  pluumcrabclc  frate 
3Ì^anni  daXIxramo.  iJn  la 
cccUfia-Dc  6ca  ^K)ana"5  foli 
ftano.cCla  Oca  d  ^fcolo. 
^ltcmpteliJI9.0.antianu 
cio^Scr  Co2radinof>pafq 
luccio.@erl6arnabeo  6  f  ma 
tìXoJBozanod  m  ozanis, 
Joànlantreaf)  fcucio-'Jperi 
fd^acg(lacdo,7/^ntrcama 
tbco^uànu£taltèpo6Xu 
care  flàni  ti  pelliccionis  '6 
gfcolo^      3n  Xanno.idK). 
•cccc.U']cic]cV|./Rltcmpo-Del 
@àfÌimo.3n  vpo  patre  ufo 
•8  Ipapa/TlUxàdro.Vvclic 
tiero.VuM-apzdis, — 

N."  i.  Sia/ufi  della  ciità  di  Ascoli. 

mèlìs  Septenibris  (omni  |  cum  diligentìa)  completus  |  (Augustae  Vindelico- 
runi)  in  ibi.  Belle  rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau  orneni.  à  froid. 
[Hain  *io329].  250. 

370  fF.  s,  eh.  ni  sign.  (doni  le  59.  est  blanc).  Anc.  caract.  goih.,  36-39  lignes  par  page. 

Le  redo  du  prera.  f.  est  blanc;  au  verso  l'inliiulc  citc.  Au  recto  du  2.  f.:  [  ]  Vamuis  athena^'.  greco- 
rùq^  inltiplicatu  uolumìa  |  miris....  Au  verso,  en  bas  :  Secuniur  tituli  fcd'm  ordinem  |  in  hoc  libro  polìiorum.  | 
Au  recto  du  f.  3  suit  une  petite  tablc  à  2  cols.  ;  au  verso  :  Tabula  prima  rerum  Naluralium.  |  Au  verso  du 
f.  58:  Tabula  raoralilatum  fuper  Lumen  anime  finii  foelicitV  1  Au  recto  du  f.  óo  :  Prologus  I  La  grande  ini- 
tiaic  S  de  cetie  page  est  gravce  sur  bois.  Au  recto  du  f.  370,  1.  S:  Finito  libro  iit  laus  Z  gloria  xpiUo. 
AMEN.  I  puis  l'imprcssum.  Le  verso  est  blanc. 

Ouvragc  rare  et  curieux,  compilé  et  public  par  Malhias  Farinator  de  Witn.  Il  coniìi^nt  beaucoup  de  notices 


AUGSBURG  303 


Fr.cent. 
sur  l'hisloire  naiurelle,  la  physiologie  et  la  medicine,  sur  l'histoire  eie.   Oa  y  fail  mention  aussi  de  Theophilus 

Presbyier,  piétendu  liiventcur  de  la  peinlure  en  huìle,  et  de  beaucoup  d'autres  curiosités  médioévales. 

Superbe  exemplaire  sur  papier  fort  prcsque  non   rogne. 

3.  Nider,  Johannes,  ord.  praed.  Incipit  conrolatoriuni  timorate  confcien  |  tie 
magiari  lohannis  Nider.  |  (A  la  fin:)  Explicit  Confolatorium  timorate  con- 
fcien I  tie  magiftri  lohannis  Nider.  |  (Augustae  Vindelìcorum,  per  Antonium 

Sorg,  ca.    1480.)  in  fol.  Cart.  [Hain  *ii8o7)  40. — 

I   f.  bl    et  8'^  fF.  n    eh.  (sign.  a-i)  Gros  caiact.  goth.  ;  31*35  lignes  par  page 

Le  teMe  commence  au  recto  du  prem.  f.  (sign    a  2)  sous  Tintitulé  citò  :  [a]  Put  difciplinas  repimus  phlficas 
di-  I  uerfìs  moibis  corpm.  ..  Il  finit  au  r?cio  du  f.  83,  par  le  eolophon  cité.  Le  verso  est  blanc. 
Bel  exemplaire  grand  de  margcs. 

4.  Nider,  Johannes,  ord.  praed.  Incipit  prologus  formicari!  inxta  edicò  |  ne^ 
fratris  lohannis  Nider  facre  theologie  |  pfelToris  eximii  qui  vitam  tempore 
concilii  I  conitancienlls  bafi]ienlìfq>  duxit  in  huma-  |  nis  feliciter.  |  (A  hi 
fin  :)  Explicit  quintus  ac  totus  formicarii  liber  |  iuxta  editioneni  fratris 
lohannis  Nider  |  facre  theologie  pfelToris  eximii  qui  vita^  |  tpe  concilii  Con- 
ftantienlls  Bafìlienflfq^  |  duxit  in  humanis  feliciter.  Impreffum  |  Augufle  per 
Anthonium  Sorg.  |  (vers    1480.)  in  fol.  Cart.  [Hain  *it833]  75. — 

i    f.   bl.  (manque),   190  ff.  n.  eh.  et  I    f.  bl.  {sig.   a-v.)  Gros  earaet.  goth.;  33-34  Hgnes  par  page. 

Le  texte  eommence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'intitulé  cité:  [p]  Eragrans  crebro  parles  quafdam.  p|  fertim 
almanie....  Suit  la  tàble  dcs  matièies;  au  recto  du  f.  5;  Explicit  tabula  capitulorura.  |  Incipit  liber  primus.  | 
La  fin  du  texte  se  trouve  au  verso  du  f.  190,  suivie  de  l'impressum  cité. 

Bel  exemplaire,  avec  norabreux  témoins. 

Johannes  Wienner  (1475-79). 

5.  Albertus    Magnus.    Sermones    de    sanctis   et    de   tempore.    (A  la    fin:) 

CE  Sermones  de  tempore  Alberti   magni   p  lohan-  |  nem    wienner   Augufie 
imprelTi  Finiùt  feliciter  |  S.  d.  (ca.  1475)  in  fol.  Cart.  [Hain  *474l  150. — 

I  f  bl.  (manque),  Il  fi',  n.  eh.,  CCIj  ff.  eh.  et  1  f.  bl  (manque).  Gros  et  ane.  earaet,  goih.  3g  1.  par  page, 
Au  recto  du  prem.  f.  :  CI  Regift:^  in  fermones  albertr  magni  de  |  tempore  et  de  fanctis.  |  Au  verso  du  f.  li  : 
C  Regiflri  finis.  |  Au  recto  du  prem.  f.  eh.  ;  G  De  fanctis  |  G  Incipiunt  fermones  de  feftis  fancto:^  ]  Et  piimo 
de  fancto  Andrea.  Sermo  pri.  |  Au  recto  du  f.  Ciìj  :  C.  Sermones  notabiles  £  formales  magiftri  Alberti  ma- 
gni I  ordinis  predicato^  de  tpe  et  de  sanctis  per  totius  anni  circu-  |  lum.  ac  eliam  bene  regiflrati  f'm  alpha- 
beli  ordine.  Impreflì  |  per  lohànem  wienner  in  Augufta  finiunt  feliciter.  [  Au  verso  ;  De  tempore  |  G  Prolo- 
gus I  Le  texte  finit  au  verso  du  f.  CCIj.  1.  14,  suivì  de  l'impressum  cité  plus  haut. 

Très  beau  et  curicux  volume,  rare  comme  tons  ceux  imprìmés  par  Wienner.  Beane,  de  petites  initiales  go- 
thiques.   La  paginaiion  se  trouve  tant  sur  le  recto  que  sur  le  verso  des  feuìllets. 

6.  Gerson,  Johannes,  Cancellar.  Paris,  d  Secuntur  còclufiones  de  diuerfis 
materijs  moralib''  vti  ]  les  valde.  pofite  p  mgrm  lohànem  de  gerfona  docto- 
rem  |  eximiù  in  theologia.  ac  càcellariù  eccletle  beate  marie  pary  |  fienf.  | 
S.  1,  ni  d.  (Aug.  VindeL.  Joh.  Wienner  de  Wienna)  in  fol.  Avec  quelques 
initiales.  Cart.  [Hain   *7642j  40. — 

23  ff.  eh.  (C  Folium  ■!■  —  C  Follum  x\ìì\.)  2  ff.  n,  eh.  et  i  f.  bl.  sans  signatures.  Gros  caractères  go- 
thiques  ;  37  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  immédiatement  après  Tintitulé  à  la  lète  de  la  prem.  page  ;  ....  Incipit  prologus  |  [a]  Ca- 
mus nùc  interim  ....  et  il  finìt  au  recto  du  f.  xxiij  :.  ..  Q  Deo  gras  |  C  Regirtrum  in  llbrum  prefcriptum  | 
Cette  table  comprend  5  pages  et  finii  au  verso  du  dern.  f.  :  G  Scias  etiam  in  fuper  qj  multa  inuenies  noia- 
bilia  in  prò  I  celVu  regularum  que  non  continet  regiftrum  pfcriplum  |  . 

Bel  exemplaire  de  cette  impression  rare  el  curìeuse. 


304 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Erhard  Ratdolt  (i  487-1  51 6). 

Bartholomaeus  de  Chainiis,  ord.  min.  Confeffionale  Bartholomei  '.  de 
chaimis  de  mediolano  or-  |  dinis  minorum  |  (A  la  fin:)  Inipreflum  Augulie 
per  Erhardu;  |  Ratdolt  Anno.  dni.  M.cccc.xcj.  |  (1491)  in  4".  Avec  beauc. 
de  belles  initiales  s.  fond  noir  et  la  grande  et  niagnifique  niarque  typo- 
graph.  Cart.  |Hain  *2489|  100.- 


£rbar&i  Tftatbolt  foclicij  cdnfpicc  fistia. 
Xefbta  arnficcm  qiu  vaici  ipfe  iiuimin. 


N."  7.  Bar//ioloinaeus  de  Cliaiiiiis. 


73  fl.  eh,  et  I     .  n.  eh,  (sign.  a-j)  Caract    golh,,  .\.\  lignes  et  2  cols,  par  page. 

L'intitulé,  en  gros  caract,  goth.,  se  trouvc  au  recto  du  prem,  f.,  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2: 
Incipit  interrugatoriiì  fìue  corcf-  |  lìonale  p  venerabile  fratte  Bartho  |  lomcù  de  chaimis  de  mediolano  or  |  dinis 
mino^  còpofìtù  in  loco  iiancte  |  marie  de  angelis  apud  medioldnù  :  t  diltinguit  *  in  qualuor  patles  princi-  | 
pales.  I  Le  lexte  fmit  au  recto  du  f.  73,  col.  l,  suivi  de  l'impressum.  Col.  2;  Regìftrum  capitulo^' ac  titulorù  | 
huius  ofeflionalis  quolto  videlicet  |  folio  vnumquodq^  locetur.  |  Au  verso  du  mdme  f.  :  Finis  regillri.  ]  Le 
dcrn.   f.  a,  sur  son  recto,  le  bel  ccusson  de  Ratdolt,  imprime  cn  rouge  et  noir.  Le  verso  est  blanc. 

.  Boethius,  Anicius  Manlius  Severinus.  Arithmetica  boetij.  |  (.\  la  fin:) 
l'init  arithmetica  Boetij  bene  re  '  uila  ac  fideli  Itudio  emendata  Im  |  prefla 
per  Erhardiì  ratdolt  viri  fo-  |  lertilTìmi  (sic)  eximia  klufiria  Z  mira  im-  | 
primèdi  arte:  qua  luip  venetijs  nùc  |  augufte  excellet  nominatiflìmus.  |  Anno 
diìi.  M.cccc.Ixxxviij.  Men-  [  lìs  maij  die  vigefima.  j  (1488)  in  4".  Avec  beau- 


AUGSBURG  —  AVIGNON  —  BARCELONA  305 


Fr.cent. 


coup  de  magnifiques  initiales  s.  fond  noir  et  de  figures  mathémat.  Vél. 
[Hain  *3426]  loo. 

-|8  fF.  n.  eh.  (sign.  a-f)  Beaux  caract.  ronds,    (O  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  titre  cité  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.,  en  haut.  Le  verso  est  blanc  F.  2  recto  :  Incipiunl  duo  Hbri  de 
Arithmeti-  I  ca  anilij  manìli)  (sic)  leuerìni  Boelij  vi-  ]  ri  clarilVimi  t  illuftriilimi  ex  còfulis  :  |  ordìnarij  :  pa- 
trie! j  :  ad  patricium  firn  [  machum.  |  Le  texte  finit  au  recto  du  f.  18,  coL  i.  L*impressum  sur  la  mèmt:  page, 
col.  2,  suivi  du  petit  régislre  :  a  b  e  d  e  f  omnes  quaterni.  |  La  verso  est  blanc. 

Première  édition,  de  la  plus  grande  rareté,  et  qui  se  dislingue  par  son  elegante  exécution  typographique.  Su- 
perbe exemplaire. 

AVIGNON  (1497). 

9.  Pagninus,  Sanctes.  C  Habes  candide  lector  duos  tomos  ifagogae  ad  lingua 

graecà  capelTendà  l'eptè  otinètes   libros  :  qb'  et  lexicò  ànexù  eft Hos 

edidit Sàctes    pagnin'    Lucèlìs    praedicatorii    ordinis.  (A  la  fin:)  Im- 

preffuni  eft  hoc  opus  Auenioni  per  Ioannem  de  cliannev  Anno.  M.  D.  xxv. 
die  prima  Februarij.  (1525)  2  pties.  en  i  voi.  in  4°.  Avec  plusieurs  belles 
bordures  et  vignettes,  beauc.  d'initiales  gothiques  et  la  marque  typogr.  deux 
fois  imprimée.   Vél.  75. 

Fort  volume  de  12  ff.  n.  eli.  et  568  ft.  eh.  Caract.  goth.  Le  titre  en  rouge  et  noir,  entouré  de  20  pelits 
bois  (figures  bibliques).  Dcdicace  au  Card.  F.  de  Clermont.  Gomme  marque  typograph.  l'imprimeur  avigno- 
nais  avait  adopté  l'ancre  des  Aide.  Aussi  les  bordures  sont  empruntées,  en  panie,  à  anciennes  impressions 
vénitiennes.  Bel  exemplaire,  avec  nombreux  témoins. 

BARCELONA   (1475). 

Pedro  Posa  (i  48 2-9  5). 

10.  Ximenes,  Francisco.  Incipit  liber  palloralis  |  editus  a  Francifco  exi-  | 
meniz  magiftro  in  l'aera  |  pagina  de  ordine  mino  |  rum  ad  inliructioné 
pre  I  latorum.  |  (A  la  fin  :)  Viri  preftantiffimi  ì  facra  pagina  magi  |  lìri 
Francifci  eximenÌ9  ordinis  minomj  j  et  catalani  prefens  opus  preclarum 
pa-  I  florale  vocatum,  nuper  impreffu^  Bar  j  cinone  per  Petrum  pofa  pre- 
fbvteru^  at  (sic)  |  catalanum,  finit.  quinta  Decembris,  an  |  ni  falutis. 
M.cccc.lxxxxv.  Ferdinando  |  fecundo  feliciter  regnante.  |  Deo  gratias.  | 
(1495).  in  fol.  Avec  quelques  belles  initiales  s.  fond  noir.  Vél.  [Hain  16234]     35°-' 

2  ff.  n.  eh.,  liij  ff.  eh.  et  l   f.  bl.  (manque)  (sign.  A,  A-I)  Gres  caract.  goth.  48-49  lignes  et  2  eols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.,  en  très  gros  caract.  de  missel  Tintitulé  ;  Paftoral'  |  Au  verso,  en  haut;  Epiftola.  | 
[R]  EuerendilTimo  in  Chrifto  1  patri  ?  diìo  domino  Hugo  |  ni  digna  dei  prouidètia  va-  [  lètino  epifcopo,  ...  ; 
en  bas  ;  Sequitur  tabula.  |  Cette  table  finit  au  verso  du  2.  f.  n.  eh  [A  2)  Au  recto  du  prem.  f.  eh.  (.A.)  le 
titre  cité  plus  haut  et  le  commencement  du  texte.  Celui-ci  finit  au  verso  du  f.  liiij,  suivi  de  l'impressum. 

Livre  d'une  rareté  extraordinaire,  comme  tous  les  ouvrages  de  Frane.  Ximenes,  ou  Eximeniz.  Bon  exem- 
plaire, sur  papier  légèrement  bruni. 

Johannes  Rosenbach  de  Heidelberg  (1493-98). 

1 1 .  Constitucions  de  Catalunya.  Conftitucions  fetes  per  lo  illuflriffimo  e 
fere-  |  nilFimo  fenyor  Rey  don  Ferrando  Rey  de  Ca-  |  flella  de  Arago  2:5. 
En  la  fegona  (sic  prò  fegonda)  cort  de  catha-  |  lunya  Celebrada  en  Barce- 
lona En  lany  Mil.  |  cccc.lxxxxiij.  |  (A  la  fin  :)  Diuina  fauente  clementia 
Finitum  Z  \  terminatum  eft  hoc  opufculum  Con  |  flitutionù  In  Prlcipaliffìma 
Z  Excel  I  lètifTìma  ciuitate  Barchinone  Prin-  |  cipatus  Cathalonie  per  Reue- 
rendù  |  magiflrù    lohannè    Rofenbach    ale-  |  manum    de    haydelberch.  Sub 


3o6 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


^%^r, 


1/ 


fc-i^V*J 


Confhrucions  fcfcs  per  Io  IllulÌTifììmo  e  fere 


kr'/lSI  ">^""<5  ^cf]\yo:  Hcy  oon  f crranoo  Hcy  oc Ca< 

K'-^^  ftcll4  oc  Tìr^jo  .kSu  U  fc^ona  co:[  oc  catba  = 

lu()}M  i:clcb:aDa  cu  Barcelona  Enlanpx)Oil. 


km 


!  :;  s  2  n  e  r:  2  r  e  n 
t    ■ 


:^^^ 


ric33^;:n'; 


^nomine  Domini  nolTri  icfu 

cl?:ifh.Ti^tcac  vnmcrfi3(7  cum  noa^cr^j 
nJDmanDugDctgraciaiRcr  (Cartelle  Sw 
gonù  2egioni3  Stcìlie  6ranarcColcr< 
■i^flknnc.©al(nc.or>ato;»caru.Xì>rpa'/ 
h8.5<arot!iK.*C  oJoubc.C  o:ficc.  tìùur'/ 
i(c.©ccni8.1Hl(;arbi.aigC5':re. 'Ribalta 
naacmfularù  Pianarle Jt^omco  '^arcìpi 
nonc^  n3  vifcayc  T  moline  ©ur  Stl;c 
nani  TlRcopatric /Cornea iRciTilionis? 


v/tV^  ?vnUrateretput>Uccp?mcipar'  ciufòcmintpaccmirare  ^ar 

l^'v^^M  dpinoncfflebtandam-Tadeandem  curtamquc  cégrcgarai 

'■''^\i  cekbjatafuiriiin  pfenttarii  fclcb:arur*n  corno  TKefccrcjij 

'"*'  '"     nia(o:{3ftionaftan)rancrc3nneduirariGp:eDtrtc3ar<l?uio 


O 'V>j-'i  me  -.iQucz  nomma  infenusfunt  ocfcnpcacutr.qutbua  babu 
\M'*^i  """'5  tractacu  t oelibcrartcnc  plenaria ò  mfrarcnpri3:©<:  co 


p-.y  <tJ  (ìlio  apbjobanotie  t concefTu  corunoem  Conftitutóca  £ cn 

!/>•»-  ^^*firmanonc3a>.ru3  7£apiruia  quedamfccimus'.cdidtmua 

icorcelTirnualntpuncquircqutturmoDutn.  ai) 


^^■:^^ 


N."  II.  Coìis/iliuioìis  de  Ca/a/iiinu. 


BARCELONA  —  BASEL  307 


Fr.cent. 

anno  |  dui  Millefimo  quadringentefimo  no  |  nagefnno  quarto.  Die  vero  .xxx. 
Me  I  fis  May.  |  (1494.)  in  fol.  Avec  les  armes  de  Catalogne,  une  large 
et  belle  bordure,  nombreuses  excellentes  initiales  et  la  marque  typograph. 
s.  fond  noir.   Vél.   [Hain   5669]  500. — 

30  ff.  n.  eh.  (sign.  a-d).  Gros  caract.  golh.  ;  38  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  esl  blanc.  Au  verso:  .Conftitutions  de  Calhalunya-  |  et  un  beau  bois  légèrement 
ombre,  107  s.  107  mm.  ;  l'aigle  couronné  avec  ies  armes  de  Catalogne.  Le  recto  du  2.  f.  (aij)  est  renfermé 
dans  une  superbe  bordure  sur  fond  noir  ;  riches  arabesques,  scènes  de  chasse,  combats  d'hommes  sauvages. 
et  en  bas,  la  marque  de  Nicolaus  Spindeler,  premier  typographe  de  Barcelona  (1480).  En  haut,  l'intitulé  cité 
imprimé  en  rouge  et  le  commenceraent  du  texte.  Celui-ci  finit  au  verso  du  f.  27.  F.  28  recto:  Taula  deles 
preCents  conftitucions  :  e  capitois  |  de  con.  |  Le  recto  du  f.  30  contieni  l'impressum,  et  la  marque  typogra- 
phique,  qui  fair  voir,  sur  fond  noir,  le  monogramme  de  l'imprimeur.  —  Le  verso  du  f.  est  blanc. 

Volume  de  la  plus  grande  rarelé  à  peu  près  inconnu.  La  cttation  de  Hain  est  assez  erronee.  —  Très  bel 
exemplaire  grand  de  marges. 

BASEL  (1467). 

Michael  Wensslfr  (1474-91)- 

12.  Charcano,  Michael,  de,  ord.  min.  Sacri  eloquij   pconis  celeberrimi   fra  | 

tris  Michaelis  Mediolaiì.  ordìs  mìo  |  rum  regiilaris  obferuàcie  opus  puti- 
lif  I  lìmù    p    aduètum    et    qdragefmià    de    pec  |  cato    in   genere  t   de   trib' 

peccatis    pri  |  cipalib'.    f.    fupbia.    auaricia.  Z   luxuria.  |  (A   la  fin  :) 

Impffum  vero  Balllee  |  p  Michahelè  Wenf'ler  artis  tplTorie  in  |  geniofù 
mgfm  quarto  Kl's.  Junij  An  |  no  .M.CCCClxxix.  feliciter  ofum  |  matum.  | 
(1479)  in  fol.  max.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau  ornem.  à 
froid,  et  aux  armes  dor.   [Hain  '4509I  150.^ 

272  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Anc    caract    gorh.  ;  5o  lignes  et  2  cols.   par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  Incipit  tabula  {*monù  oienlo^  in  h**  volumle.  |  Au  verso  du  mème  f.  ;  Deo  gra- 
tias.  I  À  la  page  opposée  rinlitulé  impr.  en  rouge.  La  prem.  ptie.  finit  au  recto  du  f.  173,  dont  le  verso  est 
blanc.  De  mème  le  recto  du  f.  174  est  blanc  ;  au  verso  :  Incipit  tabula  f'monù  otento!^  in  irto  fecùdo  1  qua- 
drageiimali.  |  Cette  partie  finit  au  verso  du  f.  272,  col.  I,  l.  22.  Puis,  en  gros  caract  :  Explìcit  fermonanù 
triplicatù  p  aduè  |  tu,  in  quo  tracia t  '  de  peccato  in  gene  ]  rali.  Et  p  duas  quadragelìmas  :  in  q!^  vna  tractat  ' 
de  trib'  pctìs  prìcipalib'  |  fupbia  videlicj  luxuria  ?  auaricia  cum  |  fpèb'  et  filiabus  fuis.  In  alia  vero  de  | 
reliquis  quatuor  pctìs  capitalìbus.  gu  |  la  videlicet  accidia  ira  Z  inuidia  cu  fpe  |  deb'  ac  etià  filiab'  fuis  diffufe 
deferi-  1  bit'.  Q.d  quid  èopilatù  è  p  venerabilej  |  fratrè  Michahelè  de  Mediolano  ordì  |  nis  mlo^  regularis  ob- 
feruancie   verbi  |  dei    pdicatorè.  Impffum  vero.... 

Superbe  specimen  de  Tancienne  lypographie  bàloìse,  sur  papier  fort  et  grand  de  marges,  dans  sa  reliure 
originale, 

13,8.  Leo  Magnus,  papa.  Liber  fermonum  fanctì  leonis  primi  pape  doctoris  | 
floridilììmi  ac  eloquentilTìmi  incipit  feliciter.  |  S.  1.  ni  d.  (Basileae,  per  Mi- 
chaeleni  Wenszler,  ca.  1475.)  in  fol.  Veau  pi.,  fil.  s.  les  plats,  dos  dor., 
dent.   intér.   [Hain*iooi4]  125. — 

152  ff.  s.  eh.  ni  sig.  Gros  caract.  goth.  31  1.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  lohannis  andree  epifcopì  alerienlis  ad  lummù  ponti  |  Hcem  paulum  lecundum  Venetum 
epiftola  in  laudem  ip  |  lìus  fancti  leonis  pape  incipit  feliciter.  |  Au  verso,  I.  29:  Sequuntur  rubrjce  toeius  libri 
per  ordinem.  |  Cette  table  finit  au  recto  du  3.  f-,  en  bas;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  4  se  trouve  le 
coramencement  du  texte  précède  de  l'intitulé  cité.  Au  verso  du  f.  132,  1.  24:  Expliciunt  fermones  leonis 
pape,  I 

Bel  et  frais  exemplaire  d'une  édìtion  fort  bìen  imprimce  sur  papier  fort,  très  grand  de  marges.  Les  iniiiales 
laissées  en  blanc,  sont  pcìntes  en  rouge. 

14.  Tractatus  de  dilectione  Dei,  Tractatus  de  modo  pueniendì  ad  vera  et  | 
pfectà  dei  et  pximi   dilectionem.    Habens  |  fudamentù  ex  theologia    miiHca. 


3o8  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cent. 

Et  licj  lìt  I  p  religiolìs  t  alijs  deuocòi  deditis,  ml'tù  |  util'  !  poteft  nichi- 
lomin'  del'emire  et  cet'is  |  catholice  fìdei  pfefToribj.  Cu  oms  ad  dilec  |  tionè 
dei  et  pximi  teneam.  Edit'  a  quodà  |  cartufièlì  ad  dei  laude  et  alio:}c  edili- 
cacònè.  |  Incipit  plogus  in  eandem  materiam.  |  S.  1.  ni  d.  (Basileae,  per 
MichaeleiTl  Wenssler,  ca.  1475)  in  4.  peau  de  tr.,  dos  de  veau,  av.  ferm. 
(Rei.  du  XVI'  siede).  150.— 

12  I  flf.  sans  chiffres  ni  sign.  Caractères  semigolhiques  d"une  forme  trcs  ancienne;  23  llgncs  par  page.  Le 
titrc  et  Ics  iniitulés  des  chapitres  imprìmés  en  rouge. 

Le  lilre  cìlé  se  irouve  à  la  lète  du  prem.  f.,suivi  du  prologue  qui  finii  au  verso  du  f.  2,  ligne  4.  Puis  :  Ta- 
bula capitulo^.  — f,  4  verso:  Esplicit  tabula.  Sequit  '  |  opus.  De  caritate.  ]  La  page  opposée  est  bianche.  Le 
verso  du  f.  5  porte,  en  haut,  l'intitulé  rouge  :  Incipit  de  caritate  materia.  Carìtatis  lex  ]  vi  in  corde  fcribat  ' 
petit  '  Gap  p'mum  |  —  La  fin  du  texie  se  trouve  au  verso  du  f.   124,  en  bas:....  Et  igoofce  pre  1  fumpcòni.  | 

Impression  tout  à  faìt  ìnconnue  a  M.  Hain  et  aux  aulres  bibliographes,  mais  qui  est  évidemment  une  des 
premières  sorties  des  presses  de  Michael  Wenssler,  qui  probablement,  déjà  avant  1469,  a  imprimé  à  Bàie.  Les 
types  sont  fort  curieux  et  pleìns  d'abbréviations  et  de  ligatures.  —  Au  comraencemcnt  et  vers  la  Wn  piqué 
de  vers  ;  du  reste  de  la  meilleure  conservaiion. 


G^plicitrcrmoìiariutriplfcatùpnfcuc 
tu  •  in  quo  traftat  bc  peccato  in  gene 
rnii'Gt  p  t>uas  quabra  jcfimas  :  in  qxl 
vnatradat  bctrib^pdigpzicipalib^ 
fupbia  viòclics  infuna  a auaricia culti 
fpcb^ctniiabusfuis  v  ;5n  alia  véro  oc 
rdiquis  quatuoz  pàÌB  capitalibus^gu 
la  vi&clic et  acciaia  ita  ^inui&iaciifpc 
cÌGb9  ac  ctii  f  iiiab^  fuis  t^iffufe  bckxil 
b\vCp  quibc  opilatu  e  p  vcncrab  ilc^ 
Fratrc  Micbabdc  bc  Mcbiolano  cibi 
nis  mio^i  regularis  obfcniancic  verbi 
bei  pbicato:G»^nipnunivero  (óafilce 
j)  Micbabdc  W^n^lcr  artis  ipffozk  in 
g-cniofii  mgf  m  quarto  Rfs'^S^nrj  An 
tio  «M^CCCCIto  ♦fdicitcr  ofum 
Tiiatum* 

N."  12.  Chaycano,  Michael,  de. 

Johannes  de  Amerbach  (1481-1518). 

I  5.  Augustinus,  S.  Aurelius.  Plura  ac  diuerfa  diui  Aure  |  lij  Aiiguliini  Ser- 

monum  Opera  V'idelicet  | (A  la  fin:)  Explicitiini  elt  opus  fernionum 

de    fan-  |  ctis  :    diui    Aureli]    AugulUni  ;    Basilee   p  ma-  |   gidrù  Ioannc   de 


BASEL 


309 

Fr.cent. 


Amerbach  :  Anno    falliti  |   feri  virginalis    partus  :    nonagelìmoquìnto  |  fupra 
millefimiì  quaterq^  centefimum.  |  (1495.)  in   fol.  D.-vél.   [Hain   *20o8]  50. 

315  ff.  n.  eh.  ci  I  f.  bl.  {sign.  a-k,  ff.  1-76,  a-1,  ff.  77-152,  A  a-ii,  153-216,  a-d,  217-216,  a-h,  217-302, 
a-f,  303-3(6)  Caract.  golh.  ;  51-32  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  en  caract.  de  missel,  en  bas  :  Ad  Fraircs  ia  heremo  commorantes  :  Sermo- 
nes  LXXVI.  |  De  Verbis  domini  :  Sermones  LXIIU.  |  De  Verbìs  Apoftoli  :  Sermones  XXXV.  |  In  Epìftolà 
Canonica  beati  lohannis  prima:  Sermones  X.  |  Homelie  :  id  eft  Sermones  populares  :  Quinquaginta.  |  De 
tempore  :  Sermones  CCLVI,  |  De  Sanctìs  :  Sermones  LI.  |  De  ces  7  parties,  la  sixième,  coniprenant  296  ff. 
manqiie  dans  notre  exemplaire.  Au  verso  il  y  a  un  tròs  grand  boìs  legèrement  ombre,  256  s.  168  mm.  :  St. 
Augusiin  prèchant  dans  une  grande  cathédiale  gothique  devant  un  nombreux  audìtoire  ;  sur  le  seuil  de  l'église 
l'inscription  :  Salue  gema  confefforù  :  Augurine  lux  doctorum.  |  Cettc  belle  figure  est  éviderament  de  la  main 
de  l'artiste  du  «  Nef  des  fous  »,  Bàie  149}-  Au  recto  du  2.  f.  ;  Ad  Diuum  Aurelium  Auguftinum  :  Sebaflia- 
nus  Biant.  |  Après  quelques  opuscules  de  St.  AugulHn  suit,  au  recto  du  f.  8,  le  commencement  du  teste.  Cha- 
cune  des  parties  suivanles  a  un  intitulé  en  caract.  de  missel  et  un  impressum  'de  1491)  apart.  Le  dern.  im- 
pressum  se  trouve  au  verso  du  f.  ^40.  col.  i.  Suit.  Annotatio  principaliù  fententiarù  |  Celle  table  finii  au 
verso  du  f.  345. 

Exemplaire  asscz  bien  conservi^. 

Ih.  Petrarca,  Francesco.  Opera  latina.  (À  la  fin  :)  Explicit  Liher  Augurta- 
lis  :  Benevenuti  de  Rambaldis  cum  pluribus  alijs  opufculis  |  Francifci  Pe- 
trarchas  :  ImprelFis  Bafile^B  per  Magirtrum  loanneni  de  Amerbach  :  Anno  | 
falutiferi  uirginalis  partus  :  Nonagefimofexto  fupra  millefimù  quaterqj  cen- 
tefimum.  |  (1496)  in  fol.  Cart.  [Hain    12749]  100.- 

388  (T.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (sign.  A-C,  A-E,  a-q,  a-c,  F,  a-g,  aa-bb,  A-M,  a-b,  A-C)  Caract.  ronds  ;  49-53 
lignes  par  page. 

Sur  le  recto  du  prem.  f.  il  y  a  la  table  du  contenu  :  Librorum  Francifci  Petrarchae  Bafileae  \  ImprelVonim 
Annotatio.  |  Bucolicum  Carmen  per  duodecim  Aeglogas  diftinctù.  |  De  Vila  folitaria  :  Libri.  II.  |  De  Remedijs 
utriufq^  Fortunx  :  Libri  .II.  \  Libri  quem  Sccretura  :  fiue  de  Conflictu  curarum  fuarum  |  inlcriplti  :  CoUoquium 
trium  dierum,  [  De  Vera  fapientia  :  Dialogi  II.  |  De  Rebus  memorandis  :  Libri  .IIII.  |  Contra  medicum  obiur- 
gantcm  ;  Inuectiuarù  libri  .IIII.  |  Epiftolarum  de  Rebus  t'amiliaribus  :  Libri  .Vili.  ]  Epiflolarum  fine  liiulo  : 
Liber  .1.  |  Ad  Charolum  quarlum  Romanoif  Regera  :  Epiftola  .1.  1  De  Studiorum  fuorù  fuccelllbus  ad  Poderi- 
tate  :  Epl'a  .1.  I  Septera  Pfalmi  pcenitenlìales.  |  Epitoma  Illuftriù  uirorum  ad  Francifciì  de  Carrharia.  [  Eiufdem 
Epiiomalis  ;  poft  obitù  Francifci  Petrarchas  ;  Lor-  |  bardi  de  Siricho  fupplementum.  |  Beneuenutl  de  Rombaldis 
Libellus  qui  Auguflalis  dicit.'  |  Au  verso  Ìl  y  a  un  poème  de  20  lignes  :  De  Commendatione  Impreflìonis 
Fran-  |  cifci  Petrarchas  ElogiC  Sebaftiani  Brani,  I  Le  texte  commence  au  recto  du  f  2.  Plusieurs  parties  ont  un 
frontispice  séparé.  L'impressum  se  trouve  au  recto  du  f.  367.  Les  ff.  368-388  contiennent  une  table  alphabé- 
tique  :  Principaliù  fententiarù  ex  libris  Francifci  |  Petrarchas  coUectarù  fummaria  Annotatio.  |  Au  verso  du 
f.  338  :  Finis.  | 

Belle  édition  peu  commune  qui  a  été  bien  décrite  par  Hain,  sans  qu'il  l'ait  vue.  —  Bel  exemplaire  grand  de 
marges. 

17.  Philelphus,  Franciscus.  epistolare  |  francisci  philelfi  |  S.  1.  ni  d.  (Ba- 
sileae  ca.  1-^95)  in  4".  Rei.  orig.  de  peau  de  truie,  avec  fermoirs. 
[Hain   *i2928]  100.- 

274  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z,  A-L).  Beaux  caract.  ronds  ;  37  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intitulé  cité  ;  le  verso  est  blanc.  Le  texte  commence  au  recto  du  2.  f.  ;  FRANCI- 
SCI PHILELFI  EPISTOLA  |  RVM  LIBER  PRIMVS  |  Francifcus  Philelfus  Leonardo  luftiniano  falutem  pluri-  ] 
mam  dicit.  |  Il  finii  au  recto  du  f.  274,    1.    17:  tìXÓt    I  (sic).  Le  verso  est  blanc. 

Celle  édition  très  soigneusement  imprimée  à  l'imitation  des  meilleurs  incunables  italiens,  est  certainement 
due  aux  soins  de  Johannes  Amerbach  ou  Johannes  Froben,  avant  1500. 

Bel  exemplaire.  Les  initiales  laissces  en  blanc,  y  sont  peintes  en  rouge  et  bleu. 

18.  Tambaco,  Job.  de,   ord.  Praed.  Confolatoriù  theologicù.  |  (À  la  fin:).... 

Ball-  I  lee  per  niagiltrum  Johànem  de  Amerbach  |  Anno  domini  te.  xcij.  | 
(1492)  pet.  in  8.  D.-vél.  [Hain*i5237]  40.- 

Titre,  ciii  ff.  eh.  et  7  ff.  n.  eh.  (sign.  a-n)  Caractères  gothiques  ;  27  lignes  par  page 

Le  prem.  f.  ne  contieni  que  le  titre.  A  la  tele  du  2.  f.  (a)  :  Incipit  prxfatio  in  còfolatoriii  iheo-  |  logicù  pre- 


310  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cenl. 
clariflìmì    viri:  magifiri  Jo-  |  hannis   de    Tambaco  ;  facra^   liltera-  |  rum  doctoris.  |  Puis  le  sommaire  des  15 

livrcs.  Le  texie  commencc  au  recto  du  f.  iii,  el  finit  au  verso  du  f.  ciii.  Les  7  dern.  ff.  contlenneni  la  lable  : 
Annotatio  notabilìù  dicto^  iuxta  al  |  phabettcù  ordine  io  opufculù  feqns.  |  Le  verso  du  dem.  f.  est  blanc. 

Jolie  impression  rare.  Le  f.  65  (i  2  est  reste  blanc,  (par  une  faute  de  l'impressìon  ?i  Exemplaire  bien  con- 
serve. 

IQ.  Vincentius  Bellovacensis.  Item  in  prefenti  volumine  continenf  infra- 
fcripti  I  libri  editi  a  venerabili  patre  Vincentio  Beluacen.  \  Item  liber  gratie  | 
Item  liber  laudù  virginis  gloriofe  1  Item  liber  de  fancto  Johàne  euàgelilla  |  Item 
liber  de  eruditione  puero:^'  regalia  ]  Item  liber  conlblatori'  de  morte  amici  | 
(Àia fin:)  Idib'  decèbrib' Anno  a  Chrilii  natali  die  Octua-  |  gelìmopmo  fupra 
millelìmù  quaterqj  centefmiù  |  Bene  Vale  Lector  |  (1481,  Basileae,  per  Johan- 
nem  de  Amerbach)  in  fol.  Rei.  d'ais  de  bois  recouv.  de  bas.  orn.  à  froid.        73. — 

338  S.  n.  eh.  (sign.  —  a-y,  A-Q.).  Gros  caract.  goth.  ;  46-4';  lignes  el  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso:  Etfi  noftrì  maiores  eos  precipuo  fcrapcr  honore  coluerint  :  .... 
{avant-propos  de  38  longues  lignes)  ;  en  bas  le  titre  cité.  Au  recto  du  2.  f.  :  Tabula  1  Au  verso  du  6.  f.  : 
Explicii  tabula  |  Au  recto  du  f.  3  :  Liber  Primus  ]  Incipit  liber  gratie  vencrabil'  pa-  |  iris  Vincenti)  Beluacèfis. 
facre  |  iheologie  profelToris  feliciter,  |  Le  verso  du  f.  246  (E  8)  est  blanc.  Au  verso  du  f.  337:  lo  disliques  en 
honncur  de  l'auteur  el  3  en  honneur  de  l'imprimeur  : 

Perlege  diuina  vatùq^  volumina  lector: 

Et  fimul  hoc  iiort:^  concelebrabis  opus. 
Ingenium  morefqj  viri  prefforis  t  artera  : 

Regia  còmendat  vrbs  Bafilea  fatis. 
De  Amerbach  nalus  nomen  fibì  forte  Johànes: 

Finem  operi  impofuit  :  dum  pia  virgo  parit. 

Puis  la  date.  Au  recto  du  f.  338  : 

Vt  valeas  citius  chartis  contùgere  chartas 
Hec  libi  moDftrabit  tabula  que  fequitur 

{à  6  cols.)  Le  verso  est  blanc. 
Très  beau  volume  rare  peu  connu  aux  bibliographes.  (Pjnjer  I,  133).  Bel  exemplaire;  le  dos  refait. 

Michael  Furter  (1490-15 17), 

20.  S.  Methodius.  Opusculum  revelationum  et  de  vita  Antichristi.  (A  la  fin:) 
Finit  Balllee  per  Michaelem  Furter  |  opera  et  vigilantia  Sebaltiani.  Brant  | 
Anno.  I.  4.  9.  8.  Nonis  Januarijs  |  in  4.'^  Avec  61  belles  et  curieuses  figs. 
et  nombr.  initiales  grav.  s.  bois.  Cart.  (Hain   *iii2i]  300. — 

68  ff.  n.  eh.  (sign.  a-i)  Caract.  goth.  ;  37  lignes  par  page. 

.\u  recto  du  prem.  f.  :  MeihoJìus  priraù  olym-  |  piade;  et  poftea  Tyri  ciuitalum  epifcopus.  fub  diocleci  |  ano 
Imperatore  In  Calcide  ciuìtate  (quc  nigroponiuj  ]  appellatur  vt  diuus  fcribit  hieronimus  martyrio)  (sic)  corona  | 
tur  :  qui  cu  eruditillìmus  edet  vir  :  multa  cdidit  documc-  |  la  et  prcfertim  de  mundi  crcatìonc  eidem  in  carcere 
re-  I  uelata.  palTus  fuil  quartadecima  Kalendas  octobris.  |  De  rcuelatione  facla  Ab  angelo  |  beato  methodìo  ìn 
carcere  detèto,  |  En  bas  un  beau  bois  ombre,  104  s  89  mm.  :  St.  Methodius,  à  la  fenètre  de  son  prìson,  redoli 
les  rcvélations  d'un  ange ;  au  fond  une  ville  sltuée  dans  l'eau.  Au  verso:  Ad  Vcneràdù  religìofuq^  freni 
joh'em  medcr  |  ordinis  fancti  francifci  mÌno^  d-;  obferuantia  in  |  Balilea  publicù  3CÌonatorc  :  ScbaRiani  Brani  | 
In  beali  methodij  reueUlionem  pfacio.  |  Le  lexte  commencc  au  recto  du  f.  3:  Incipit  pfatio  in  opufculum  dì- 
uìnarù  reuelationij  |  fancti  Methodtj  martyris  depifcopi  Partinenfìs  {  ecclcfie  prouintie  Grccoriì  :  ....  Il  est  richcmcni 
illustre  d'excetlcnts  bois  de  IVcole  allemande  du  Haut-Rhin.  La  plupart  d'eux  mcsurcnt  103  s.  88  mm.,  quel- 
qucs-uns  so:»l  plus  grands.  L'ouvrage  de  l'evcque  grcc  (mori  en  3111  prédii  la  dominatìon  des  Turcs  ci  leur 
défaile  par  un  roi  des  Romiins.  Les  bois  représentenl  les  massacres  des  Chrciicns  par  les  Turcs,  des  visions 
fabuleuses  eie.  Le  tcxte  finit  au  recto  du  f.  6S  par  une  note  de  WolfFgang  Aytinger  d'Augsburg,  qui  déclare 
d'avoir  public  el  annot^^  ce  livrc  pour  excitcr  les  nalions  chrctiennes  à  la  guerre  contre  les  Turcs,  Suiveni  2 
distiques  et  l'imprcssum  citc  plus  haut.  Le  verso  est  blanc. 

Très  bel  exemplaire  d*un  livrei  fori  rare. 


BASEL  311 


NicoLAus  Kessler  (1486-1500). 


Fr.cent. 


2  I .  Ferrerius,  Vincentius,  s.  de  Valentia,  ord.  Praed.  Sermones  de  tem- 
pore, pars  hiemalis.  (A  la  fin:) ì  inclyta  Balìlea  fo  |  licitius  emen- 
dati, ac  p  Nicolaiì  kefler  eiufdè  in-  |  colam  q^  diligenter  impreHì;  tìniunt. 
Anno  nati-  |  uitatis  chrillianifllme.  M.cccc.ppei'o  finem  |  octuageilmioctaui. 
xvj.  videlicet  kalendas  me-  |  lls  Juanuarij.  |  (1488.)  in  fol.  Vél.  |Hain  *7004]     30.- 

195  ff.  n  eh.  et  1   f.  bl.  (sign.  .\-Z,  ex,  -S')  ;  caraclères  gothiques  ;  57  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  prem.  f.  n'a  que  le  titre  :  Sermoties  l'aneti  Vincentii  de  vaien-  |  tia  fralris  diui  ordinis  predicalorù  Sa  | 
ere  iheologie  profelToris  eximii  de  lem-  |  pore  pars  Hyemalis.  |  Après  l'impressum  (f.  187  verso)  suit  la  table 
aui  finit  au  recto  da  dern.  f.  Le  verso  est  blane. 

Exemplaire  court  de  marges  et  timbré  sur  le  titre,  du  reste  assez  bien  conser\'é. 

22.  Homeliarius.  .^omcIiartii§  3)octonim.  (.\  la  fin;)  Preclarù  Omelianì  opus: 
plurimo^  fancto^  aliorumue  fa  [  mofilTmio:^  doctoy  :  fup  euàgelijs  de  te- 
pore t  fanctis  quibufdà  |  eorundè  adiunctis  fermonibus  :  Tarn  verbo:}:  ornatu 
liniatù  :  |  tàq^  lententiarù  grauitate  vbertateqj  fparlìm  piantata  :  in  nier-  | 
curiali  Nicolai  Keffler  officina  Bafilee  impffum  (Imperate  il-  |  lullriffimo 
Maximiliano  rege  Romano^  inuictiflìmo)  Non  |  igit'  in  factoré  liuoris  tractus 
aculeo  :  theonino  dente  correctio-  j  nis  infanias  :  Sed  potius  benefici)  nò 
ingratus  :  ad  exhibita  do  j  naria  difcretionis  oculos  adhibeas  colùbinos. 
Anno  incarna-  ]  tionis  dnice:  iMillefimo  quadringètefimo  Nonagefimo  octa-  | 
110  decimo  Nonas  Augufti.  Finit  feliciter.  |  (1498.)  2  pties.  en  i  voi.  Avec 
deux  grandes  tìgs  grav.  en  bois  et  la  marque  typogr.  D.-vél.,  dos  dorè. 
(Rei.  mod.)   [Hain  *8793]  70.- 

172  et  7Ó  ff  n.  eh.  (sign.  a-ee  et  A-M.)  Caraetères  gothiques  ;  66  lignes  el  2  eols.  par  page 
Le  titre  est  orné  d'une  grande  figure  ;  (qui  se  répète  sur  le  titre  de  la  2."  partie}  représentant  une  assemblée 
d'hommes  de  tous  les  étàts,  audessus  le  St.  Esprit  dans  les  nuages,  à  chaque  coté  6  fìgs.  plus  petites.  Le  verso 
du  titre  porte  la  dédieaee  :  Johannes  Uolrieus  Surgant  :  Artìuin  t  deeretorù  doctor  :  Curat'  ecele  |  fìe  paro- 
ehialis  Sancti  Theodori  martyris  Minoris  Bafilee  Conftanti  |  enfis  dioeefis  :  Nicolao  KelTler  aeeuratifiìmo  librorù 
impreffori  Bafìlièfi  ]  Amico  fibi  in  domino  ehariffimo  plurimùq^  obferuando  Salutem  dicit.  |  Le  texte  de  la 
l.re  ptie.,  suivi  de  la  table,  finit  au  f.  172,  recto.  Le  verso  est  blane.  Titre  de  la  2.*^  prie.  ; 

Omelie  docto:}:  omniù  de  fanctis 

Sur  le  verso  de  ce  feuiUet  on  voit  la  table.  L'impressum  se  trouve  au  recto  du    dern.  feuiUet    avec    la    belle 
marque  typograph.  Le  verso  est  blane. 

Exemplaire  peu  piqué  de  vers.  —  Jean  Ulr.  Surgant,  le  compilateur  de  eet  ouvrage  est  aussi  l'auteur  d'un 
Manuale  curatorum,  imprimé  en  1508  à  Mayence.   D'autres  dates  de  sa  vie  ne  sont  pas  eonnues. 

23.  Johannes  abbas  Nivicellensis. 

Goncorbantic  Si 
blic  ?  (fnnoititm. 

S.  1.  ni  d.  (Basileae,  per  Nic.   Kessler,  ca.  1488.)  in  fol.  Br.  [Hain  '9412]    40.- 

49  ff".  n.  eh.  et  l   f.  bl.  (sign.  A-H  }  Caraetères  gothiques;  5^  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  verso  du  titre  est  blane.  A  la  lète  du  2  f  (Aij)  se  trouve  l'intitulé  complet  :  Concordantie  auto-  |  ritattj 
facre  feripture  iuxta  ordine^  li  |  brorù  biblie  :  in  quib'  locis  iurifeano  1  nici  reperiant  '  per  egregio  virù  diìm  | 
Johannè  deeretorù  doctorè  dignilTi  |  muj  Niuicellefi.  abbate  ftudiofe  col  |  lecte  feliciter  ineipiunt.  |  La  fin  du 
texte  se  trouve  au  verso  du  dern.    f.  lerminée  par  le  mot  Finis. 

Les  types  et  l'extérieur  du  livre  sont  les  mjmes  que  ceux  de  la  '■  Margarita  Decretalium  ,,  ;  il  a  été  im- 
primé vraisemblablement  aussi  par  Kess'.er  à  Bàie. 


3': 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


24.  Margarita  Decretalium. 


Fr.cenl. 


Annotatióes  fiue  reportatiòes 
Margaritarù  omnia  Decreta- 
lium fcd'm  alphabeti  ordinem. 

S.  1.  ni    d.  (Basileae,    per    Nic.    Kessler,    ca.    1480)    in    fol.    Cart.   [Hain 
*'075  5]  75- 

41  tf.  n.  eh.  et  I   f.  bl.  (sign.  a-g.)  Caractcres  gothiques  ;  S2-54  lignes  et  2  coU.  par  page. 

Au  verso  du  tìlre,  Sèbaslien  Brani  fail  les  cloges  du  livre  el  de  rimprimeur  en  iH  lignes  de  vcrs  ;  Scba- 
fìianus  Brant  Nicolao  1  KeCier  ciui  Balìlien  lalutè  )  Le  teste  commence  à  la  tète  de  la  page  oppost^e  (aij)  :  Inci- 
piùt  annotatòes  (lue  reporta  |  tiones  margaritarù  omniù  decretali  |  um  fni  alphabeti  ordinem.  [  et  il  finii  au 
verso  du  dern.  f.  imprime  par  le  seul  mot  Finis 

Bel  exemplaire  bien  conserve. 

Le  comptlateur  de  cet  ouvrage  est  vraisemblablement  le  mème  Johannes  abbas  Nivicellensis.  qui  a  compose 
les  pctiles  Concordances  de  la  bible.  ivoir  nro.  23). 

25.  Meffret.  Sermones  Meffreth  alias  j  Ortulus  regine  de  Sanctis  j  (A  la  Hn  :) 
Quanqj  autem  retroactis  tempibus  huiufcemodi  fermones  Meffreth  vide- 
licet  :  impilo-  j  ria  arte  fint  multiplicati.  Nouiffime  tamé  ampliore  accura- 
tioreqj  varijs  in  punctis  emenda  |  tione.  iterù  in  inclyta  Bafilienfium  vrbe. 
p  Nicolaù  Kef'ler,  qui  ob  honorej  laudemqj  om  |  nipotentis  dei.  imma- 
culate quoqj  ,tginis  Marie  .  ac  fancte  fidei  catholice  editicatòj  :  impè  j  lìs 
pprijs  (crede  michi)  non  pepcit.  bis  limpidilfimis  caracteribus  lunt  im- 
predl.  Anno  fa-  |  lutis  port  Millefimù  qterqj  centellmù  octuagefimo  octauo. 
Die  ,to  vicefimaqrta  Mai.  ]  (1488)  in  fol.  Avec  la  marque  typograph.  à 
la  fin.  Reliure  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau  noir  ornem.  à  froid. 
[Hain  *i  1006]  75. 

183  ff.  n.  eh.  et  I   f.  hi.  (sign.  A-Z,  S,  'j')  Caracl.  goth.,  S7  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  t'intitulé  en  gros  caract  goth.  Au  verso:  Tabula  fermonum  |  Meffreth  de  Sàctis  |  Au 
recto  du  2.  f.  le  te.\te  commence  :  Prologus  De  fanctis  |  II]  Audate  do  |  minù  ì  fan-  1  clis  eius....  Il  finii  au 
recto  du  f.  l8l,  suivi  d'un  poème  de  l8  lignes,  la  marque  lypograph.  et  l'irapressum.  Les  fF.  l8l  verso 
jusqu'à  185  verso  contiennent  la  *'  Tabula  ,,.    —  Exemplaire  bien  conserve. 

26.  Voragine,  Jacobus  de.  Legenda  fanctorum  al's  j  Lombardica  hiftoria.  | 
(À  la  fin:)  Legenda  fancto^  al's  Lombardica  hy  |  floria  nùcupata  Impreffa 
Bafilee  Z  felici  |  ter  ofummata  p  Nicolaum  keller.  Sub  an-  |  no  diìi  Mille- 
fimo  quadringètefimoocto  I  gefimofexto.  die  vero.  XXV.  meni',  .iunij.  I  (i486), 
in  fol.  Avec  la  marque  typograph.  Rei.  orig.  gothique,  ais  de  bois  recouv.  de 
veau  ornem.  à  fr.  150. 

235  ff.  n.  eh.  et  I   f.  bl.  isign.  a-z,  A-0).  Caracl.  goth  ,  33  lignes  «.t  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  ciié;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2  :  Prologus  |  Incipit  tabula  fup  legen- 
das  lancloru;  1  fra  ordine  alphabeti  collecta.  t  pmo  pmit  |  tilur  plogus  qui  oftendit  modù  repcrien-  )  di  ma- 
terias  oienlas  in  diuerfìs  locis  hui  '  |  voluminis.  ]  La  lable  lìnit  au  verso  du  f.  12.  I..e  lextc  commence- au  recto 
du  f.  13:  Incipit  legenda  fancto:^'  que  lombardi  |  ca  noìalur  hidoria.  El  primo  de  fefliuita-  \  tibus  queoccurrùl  infra 
tempus  renoua-  |  lionis  qd'  reprefentat  ccclelia  ab  aducntu  |  vfq;  ad  natiuitatcm  domini.  |  Il  finii  au  verso  du  f. 
255,  suivi  de  l'impr  ssum  el  de  la  marque  typograph.  (deux  ccussons  suspendus  à  un  petit  rameau) 

Bel  exemplaire  bien  conserve,  avec  inilìales  pcintes  en  rougc  et  bleu. 

BERGAMO  (15S7). 

27.  Grillo,  Angelo.   Le   rime,  nuovamente  date  in  luce.  In  Bergamo,  appr. 


BERGAMO  —  BERN  —  BESANgON  313 


Fr.cent. 


Cornino  Ventura,    1589.    2    pties.    en     i     voi.    in-4.    Avec    les  armes    de 
l'auteur  s.  le  titre.  Vél.  20. 

Belle  impression  en  gros  caract.  ital. 

Malgré  les  prétendues  découvertes  de  quelques  bibliographes,  on  ne  peut  trouvei  aucun  livre  imprimé  à 
Bergamo,  qui  ait  une  date  antérieure  à   1587  (voir   ^Deschaiiips^  col.    178). 

28.  Tasso,  Torquato.  Delle  lettere  tamiliari  libri  li.  In  Bergamo,  appr. 
Cornino  Ventura,    1588.  2  pties.  en    i   voi.   in-4.  Veau.  20.- 

Première  édition  des  leltres.   Edilion  rare  et  recherchée. 

29.  [ — I  Guastavini,  Giul.  Risposta  all'Infarinato  Academico  della  Crusca 
int.  a.  Gerusalemme  liberata  del  Sig.  Torquato  Tasso.  In  Bergamo  appr. 
Cornino  Ventura,    1588.  in-8.  Vél.  io. 

BERN  (1530). 

30.  Boccaccio,  Giovanni.  Insigne  opus  de  claris  mulieribus.  Bernae  Helvet. 
Excudebat  Mathias  Apiarius.  1539.  in  fol.  Avec  14  belles  gravures  sur 
bois  gravées  en  1537  P'""  /'""^  Kocbel  et  deux  marques  typographiques. 
Vél.  T50. 

Édition  fori  estimée,  précédée  d'une  épitre  dédicatoire  de  Telortis  K}4busìacus^  maitre  d'écolc  de  Berne 
adressée  au  célèbre  Hadrian  voti  Bubenberg  etc.  Farmi  les  tìgures  magnifiques  et  curieuses  mésurant  chacune 
77  s.  141  mm.  on  remarque  celle  de  la  Tj fesse  Jeanne  accouchant  d'un  enfant  au  milieu  d'une  procession. 
Uva  bien  peu  d'exemplaires  oii  Ics  deux  feuillets  contenant  ce  chapìtre  scandaleux  ne  soient  pas  enlevés 
comme  dans  le  nòtre.  L'exemplaire  est  légèrement  taché  d'iau,  aux  coins  inféiieurs,  mais  grand    de    marges, 


avec  temoins. 


31.  Euripides.  Euripidis....  Tragoediae  XVIII,  latine  nunc  denuo  editae,  ac 
multis  in  locis  castigatae,  Dorotheo  Camillo  interprete.  Adiecimus  quoque 
de  poetae  vita,  et  scribendi  ratione  quaedam  ex  Emanuele  Moschopulo, 
Thoma  Magistro,  Snida,  aliis.  (A  la  fin  :)  Bernae  in  Helvetiis,  Mathias 
Apiarius  excudebat,  expensis  Joannis  Oporini,  Anno  1550.  in-8.  Avec  la 
marque  typograph.  Vél.  20. 

Fort  volume,  en  caract.  ital.  Réimpression  de  l'édition  bàlois^  de    1541,    de    la   traduction    de    Rodulphus 
Coìlinus. 

BESANgON  (1487). 

Jehan    Desprels  (1487-88). 

32.  Rodericus  Sanctìus,  episc  Zamorensis.  [S]  peculù  hùane  vite.  [  Speculuj 
conuer  ]  fionis  peccatorum.  |  Specula  facerdotu^  cum  hyfloria  vdonis.  |  Spe- 
cula ecclefie.  line  Expofitò  mille.  I  Speculum  anime  peccatricis.  |  Tractatus 
de  horis  dicendis.  |  Tractatus  de  callbus  penitentialibus.  |  Tractatus  artis 
bene  moriendi.  [  (A  la  fin:)  Finit  liber  felicit"  liber  excellentifllmus.  Spe- 
culu^  I  haane  vite  nacupatus  implTus  Bifuncij  Anno  ]  dui  Milelìmo.  CCCC. 
Lxxxviij.  I  (1488).  Avec  quelques  initiales  tìgurées  grav.  s.  bois.  [Hain 
13947.]  —  Sophologium  magiflri  lacobi  magni  |  (A  la  fin:)  Anno  dui 
millefimo.  ecce.  Ixxxxv.  |  die.  xxvi.  mentis  iulij  impreffum  fuit  |  iflud 
fophologium  lugduni  per  ma-  |  giltrum  lohannè  de  vingle.  |  (1495).  Avec 
une  superbe  marque  typogr.  et  plus,  initiales  s.  fond  noir.  [Hain  10479]. 

2  ouvrages  en    i   voi.  in  4.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  bas.  verde.  600. 

I.  Rodericus:  loo  ff.  n.  eh,  l   f.  bl.,  Io8  ff.  n.  eh.,  I   f.  bl.  et  ÓS  ff.  eh.  (sign.  a-y,  AA,  BB,  C,  a,  a,  b-d, 
A-D,  aa).   Gros  caractères  gothiques  ;  29  lignes  par  page. 


314  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 


Le  prem.  f.  n'a  que  l'intitulé  cité  sur  son  recto,  f.  2.  recto:  Edìdii  hoc  lingue  ctarifTima  norma  latine  Ex  | 
celfì  ingenij  vìr  Rodoric'  opus.  Qui  nonna  an  [  gelica  è  cuHos  bene  Gdus  in  arce-  Sub  pauli  ve  |  neti  noie 
pontificis.  Claret  in  italici  Zamorèfis  |  epus  aufìs  Eloqui),  it  fuperos  gl'ia  parta  viri.  |  La  fin  de  ce  traile  se 
trouve  au  verso  du  f.  80  suÌvÌ  de  l'impressum  cité.  Suit,  au  f  81,  recto,  un  iiouvel  intiiulé  :  Speculi  artis 
bene  morie  |  di.  |  Tractatus  de  horis  canonicis  dtcendis.  >  Speculum  anime  peccatticis.  |  Speculum  conuerdonis 
peccatorum  1  Speculù  facerdotù  cu  hyftoria  Udonis.  [  —  f.  A  recto:  Speculù  3uerfìonìs  pctòr  I  maginrì  Dyo- 
ni-  I  ili  de  Leuivis  (sic  prò  Dionysius  de  Leuwis)  alias  rickel  ordints  cartulìen  |  f.  D  ó  verso  :  Finit  liber  fe- 
licit.'  Speculù  Juerfionis  pelò:?.'  impflT  Gifuntii  (sic).  Anno  dni-  M  CCCC  Ixxxviij  |  Suit  le  Speculum  sacer- 
dottim  de  St.  Auguftin  et  le  récit  sur  Udo,  archcvcque  de  Magdebourg.  Le  texte  finit  au  verso  Ju  dern.  f. 
par  le  mot  AMEN.  | 

II.  Sophologium  :  clvi  ff.  eh.  et  2  ff.  bl.  (dont  le  dern.  manque)  (sign.  a-y)  Caractères  goihiques  ;  36  lignea 
ei  2  cols.  par  page. 

Au  dessous  de  l'intitulé  se  voil  la  grande  et  belle  marque  de  l'imprimeur,  sur  fond  noir:  le  monogramme 
/.  r.  dans  un  écusson  de  la  forme  d'un  coeur  lenu  par  un  lion  et  uq  lévrier  ;  au  dessus  une  couronne  et 
une  banderole,  avec  l'inscription  :  Jehan  de  vingle.  Le  toul  est  entouré  de  vìgncs.  Le  verso  du  prem.  f.  est 
blanc.  Folio,  ij.,  recto:  Tabula  |  Sequitur  tabula  capìtulorum  {  fophologij.  |  Et  primo  capitula  prì-  |  mi  libri.  | 
Folio,  iiij  ,  recto:  Finit  tabula  huius  libri.  |  Regiilrum  huius  operìs.  |  Le  verso  est  blanc.  En  tète  du  f.  suiv.  : 
Liber  prìmus  |  [D]  OctirTimi  atqj  excel-  |  lentilTimi  patris  facra  |  ru;  litteraiì  (sic)  doctoris  |  deuotiflìmi  frìs 
Jaco  I  bi:  religionis  [  fratrum  heremitaff  fancti  Augufli-  1  ni  fophologìù  incipit....  Au  verso  du  Folio,  clvi.: 
Jacobi  magni  fophologium  fi  ]  nit  feliciier.  |  Suit:  Ephigramma  ad  huius  ope>  |  ris  confpectorem.  |  Puis  l'im- 
pressum  cité. 

Tous  les  deux  ouvrages  sont  de  la  plus  grande  rareté  et  fort  remarquables  comme  spécimens  des  produciions 
de  deux  typographes  fran<;ais  qui  ont  laissés  bien  peu  de  livres.  Il  sont  de  la  meillcur  conservation  possible. 
sur  grand  papier  fort  avec  lémoins.   Belle  relìure  originale. 

Voir  l'article  intéressant  de  M.  Deschamps  (p.   l3'ì2-33)  sur  Tétablissement  de  l'imprimerie  à  Besancon. 

BOLOGNA  (147 1). 

Baldassarre  Azzoguidi  (1471-80). 

33.  Antonìnus,  Archiep.  Florent.  [  ]  Ncomenza  uno  tractato  uulgare  o  Ila 
confeflìona  |  le  compolìto  per  lo  Reuerendiffimo  padre  Beato  |  frate  An- 
tonino de  lordine  de  frati  predicatori  arziue  |  fchouo    de  fiorenza.   Elquale 

fé  intitola  Medicina  de  la  |  nima (À  la  fin  :)    BONONIE    IMPRESSVM 

ANNO.  M.CCCC.  1  LXXII.  |  (Baldassarre    Azoguidi,     1472)    in-4.    Reliure 

orig.  d'ais  de  bois.  [Hain    I22q].  200. — 

I   f.  bl.  et  95,  ff.  sans  eh.  ni  sign.  Très  beaux  caract.  ronds,  3.4  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.:  lefus  :  Maria:  dominicus.  1  PROHEMIO  |  [  ]  Neomenia  uno  tractato....  |  nima.  Et  e 
diuifo  in  cinque  parte  principale.  Ne  la  |  prima  parte  de  li  dieci  comandamenti.  N'e  la  fecunda  I  de  li  fepte 
peccali  mortali.  Ne  la  terza  de  li  facramèti  |  de  la  chiefìa.  N'e  la  quarta  fé  tracta  de  le  uertu  eNomàte  |  lanima. 
Ne  la  quinta  fono  polle  le  excomunication  |  de  la  leze.  {  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  3,  1.  17:  INCO- 
MENZA  EL  TRACT.^TO  |  \  \  VRam  illius  habe  :  luce.  x.  Quelle  parole  |  difle  lo  bò  Samaritano....  L'impres- 
sum  se  trouve  au  recto  du  f.  79,  dont  le  verso  est  blanc.  F.  80,  recto:  LO  TR.\CTATO  DE  LE  EXCO  1 
MVNICATIONE  Ce  Iraité  est  suivi  de  quelques  prières  etc.  en  prose  et  en  vers.  F.  91  verso:  CREDO 
uulgar  facto  in  rima.  |  A  la  page  oppos.  :  Tauola  utile  et  breue  a  Irouare  qualùqua  cofa  fé  determina  in  que 
(la  1  operetta.  |  La  table  ìmpr.  à  2  eols.  va  jusqu*au  recto  du  dern.  f.  Le  verso  est  blanc. 

Monument  remarquable  et  magnifique  de  la  prototypographie  de  Bologna  où  Balthasar  Azzoguidi  eommen- 
9ait  à  imprimer  en  t)7l.  Très  bel  exemplaire  ;  les  iniliales  laissées  en  blanc,  soni  peintes  en  rouge  ci  bleu. 

34.  S.  Catharina  Senensis.  LIBRO  DE  LA  diuina  prouidetia  còpoilo  in  ul'gare 
di  la  Seraphica  uergene  iàc  \  ta  Chaterina  da  iìena  fuore  del  terzo  ordìe 
d  facto  Dominico.  effèdo  lei  mètre  che  di  |  tana  al  fuo  fcriptore  rapta  i 
fìgular  exceffo  &  abf^ratòe  de  mète.  In  quello  libro  iter  \  uiene  il  parlanièto 
tra  dio  padre  &  la  uerzene  chaterina  per  modo  de  Dialogo  zoe  in  |  modo 
de  parlare  che  iteruiene  tra  doe  perfone.  Et  in  elio  (e  còtiene  alti  &  fua- 
uiffimi  fecreti  diuini.  |  S.  1.  ii.  d.  (Bononiae,  Azzoguidus,  ca.  1472)  in  t'ol. 

Cart.  [Hain  4Ò89I.  150- — 

1.(8  ff.  n.  eh.,  dont  le  prem.  (manque)  et  le  .19"  sont  blancs  ;  ^ans  signatures.  Caractères  ronds;  (O-jl 
lignes  et  2  cols.  par  page. 


BOLOGNA  315 


Au  recto  du  prem.  f.,  en  haut  :  AL  NOME  DE  lefu  chrifto  crucifixo  &  d  ma  |  ria  dolze  &  del  gloriofo  pa- 
triarcha  Dominico-  |  Suit  l'inthulé  cité,  et  après,  le  commencement  du  texte  :  [  1  EVANDOSI  una  a  |  niraa... 
Le  f.  ^9  est  blanc,  bìen  qu'jl  se  trouve  au  milien  du  texte,   interrompant  une  phrase.   F.   138,  recto,  col.    2., 


DE  DATII  ET  GABELLE 
Vtilc  et  nccclTaria  dccbiarationc  a  cognofcere  quan 
do  li  dati)  ziuftamente  fé  pono  exigcrc  et  relcodc 
re  .Et  quando  cbiporta  roba  alcbuna  fu  obligaco  (oc 
to  pena  de  peccato  a  pagare  dicti  dacii  et  gabelle  . 
E  ncccdario  cbc  qualunque  cbe  uole  rcfccdcre  o  ipo: 
re  dacn  di  nouo  fia  fignorc  o  comunitade  cbc  babia  lu 
Ao  titulo  de  dominio  et  fignoria  in  di(flo  locbo  douc 
fono  tal]  datii  .Secondo  cbe  babia  licètia  dal  pnncipc 
elquale  ne  le  terre  ecdefiaftice  e  il  papa  ne  le  alcrc  e  la 
iperadore  .  Tertio  cbe  tale  cbc  pene  tali  datii  o  tc(co 
de  Ce  moua  per  cafone  lufìa  et  raioncuole.Qjjatro  cbe 
fé  relcboda  folamente  durando  diifla  cafone  ce  neceffi 
tadc  .  Quinto  cbe  non  fé  rcfcboda  confra  le  perfonc 
ecclcfiafticc  ,  Scxto  cbe  fc  refcboda  folamencc  de  codi 
mercantile  et  non  altramente  ce  que/lo  fecondo  lido 
tbo.bofti.zobane  andrea  t  La  fomma  de  confefTori 
et  molti  altri  dofton  ,  FINIS 


BOMONE IMPRESSVM  ANNO.M.CCCC, 
LXXIL 

N,"  ^^.  Antoninus. 


en  bas  :  FINIS  |  O  Q.uerta  lettera  ne  laquale  fé  còtene  |  el  tranfito  Je  la  beata  chatarìna  da  fìe  |  na  fcripfe 
Barducìo  de  pero  canigani  I  a  for  chaterina  de  perobom  nel  mo  |  nafterio  de  fancto  piero  amonticelli  a  1  preffo 
a  fiorèza.  |  Au  verso  du  f.  1  40,  col.  I,  1.  24-26:  AMEN  |  C  Q^uefla  e  una  tauola  fopra  tute  le  |  cofe  che  fé 
contiene  ì  quello  libro  |  Au  verso  du  f.  148,  col.  l,  en  bas:  Finis  Tabule.  |  Col.  2  :  Incipit  Rcgiftrum.  |  en 
bas  :  FINIS  | 

Première  édition,  extrèmement  rare,  et  peu  connue  des  bibliographes.  Très  bon  exemplaire  grand  de  mar- 
ges  ;  un  nom  s.  le  titre,  quelques  piqùres  insignif.  dans  les  marges  intérieures. 

35.Diodorus  Siculus.  Historiarum  libri  VI,  lat.,  Frane.  Poggio  intei-prete 
Accedit  Corn.  Taciti  Germania.  (À  la  fin:)  BONONIAE  IMPRESSVM. 
MCCCC7Z  I  FINIS  I  (Bologna,  Baldassare  Azzoguidi,  1472)  in  fol.  D.-veau 
[Haìn  6188].  250. 

102  ff.  s.  eh.  ni  sign.,  dont  le  2."  le  95"  et  le  102^  sont  blancs.  Beaux  caractères  ronds  ;   42  lignes  par  'page. 

Le  prem.  f.  comient  la  table,  sous  l'intitulé  salvane  :  DIODORI  SICVLI  HISTORIARVM  PRISCARVM  A 
POGGIO  IN  LA  I  TINVM  TRADVCTI  LIBER  PRIMVS  INCIPIT.  IN  dVO  HEC  CON  |  TINENTVR  |  TO- 
TIVS  OPERIS  PROHEMIVM?  |  Le  lexte  commence  au  recto  du  f.  3,  sans  aucun  intilulé  :  (  ]  VLLVS  Antea 
quantum  uis  praeclarus  rerum  l'criptor  fuit  Siàctif]  fime  pater  :  ...  Le  texte  de  Diodore  finit  au  recto  du  f.  91, 
suivi  de  rimpressum  cité.  Le  verso  est  blanc,  de  mème  que  le  f.  95.  Au  recto  du  f.  96  ;  CORNELLII  (sic) 
TACITI  ILLVSTRISSIMI  HISTORICI  DE  SITV  MO  |  RIBVS  ET  POPVLIS  GERMANIAE  LIBELLVS  AV. 
REVS  I  Au  verso  du  f.  loi,  f    21  :  FINIS  | 


Fr  cent 


3i6 


monl:menta  typographica 


Edilio  princeps,  de  la  plus  grande  rareté  ;  surtoul  les  exemplaires  complels,  avec  la  Germania  de  Tacitus. 
soni  bien  difficiles  à  trouver.  Aussì  l'exemplaire  du  British  Museum,  incomplel,  n'a  que  91  S.  (Voir  Copinger 
nro.  61BS).  Noire  cxemplaire  pourtant  est  compiei,  conlenanl  aussi  les  ff.  bl.  à  l'exception  du  dcrnier.  Il  esi 
bien   conserve,  grand  de  marges,  avec  notules  anciennes,  en  rouge  et  noir. 

Ugo  Ruggieri  (1473-99)- 

36.  Bologninus,  Ludovicus,  Syllogianthon,  s.  Collectio  florum  in  Decretum. 
(Au  verso  du  prem.  f.  :)  Idem  Vgo  Rugerius  Bononie  imprelTor  An-  |  no 
a  natiuitate  Saluatoris  nolìri.    Mcccclxxxvi.  |  die.    x.    Januarij.  |  (i486)    in 

fol.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois,  dos 'en  veau.  [Hain   *3439].  50. — 

152  ff.  n.  eh.  (sign.  a-x)  Beaux  caract.  gotfa..  50  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  au  verso,  entièrement  imprime  en  rouge  :  Vgo  Rugerius  librorum  |  Impreffor 
bononienfis.  Doctoribus  £  fcolarib'.  |  Notarijs.  Et  Secularib'  Ecclefiafticìfq;  profef-  |  forìbus.  Salute^  Plurima 
dicit.  I  (il  distiques  en  éloge  de  Touvrage).  En  bas  l'impressum  cìtc  Au  recto  du  f  2  :  Prohemium  |  |  ]  N 
nomìe  fan  |  cte  £  indiuidue  trinila  |  tis  Amen....  Le  texte  6ntt  au  verso  du  f.  136.  F.  137  recto  :  [ij  ncipk 
tabula  I  breuis.  ..  La  table  finit  au  recto  du  f.  150,  suivie  d'un  petit  régistre  ;  puìs  :  Laus  dee.  |  ImprelTù  boii. 
p  Vgonè  rugeriij  ]  Le  verso  est  blanc.  Les  ff  151  recto  —  152  recto  contiennent  Ics  errata  et  un  grand  régis- 
tre. Le  verso  du  dern.  f.  est.  blanc. 

Bel  cxemplaire  grand  de  marges  et  fraìs. 

37.  Of&cium  B.  Mariae  V,  (A  la  fin  :)  ImprefTo  nelinclita  Z  alma   cita    de 

bo  j  legna:  per  me  Ugo  di    mgerii    dare-  |  zo  ftampatore:    neli    anni  del 
noftro    l'i-  1  gnore    mefer    ihefu  chrifto.   Mcccclxx-  | 
xxviii.  adi.  xxiii.    de    febraro.     priego  ]  ni    preghiati 
idio    per  me.  2:c.  ]  (1498)    in  fol.   Avec    la    marque 
tvpograph.  s.  fond  noir.  Veau   pi.  250. — 

30  ff.  n.  eh.  (sign.  a-e)  Gros   caract.    goth.    (de    missel)  lires   en  rouge  et 
noir;  29  li^nes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f .  :  Principio  delo   officio:  Colui    achi  fera  commelTo  : 

Ifmpzefro  ncUnclita  t  alma  cin  oc  bo 
legna:  per  me  ^50  oi  rugerii  Da  re 
50  rcampafo:e:neli  anni  oel  noffro  fi 
5iio:c  mcfer  ibefu  cbzirfo.^cccclrt' 
rcvauadi.Ttiiuoe  febzaro*  prlcgo 
ui  pregbiati  idio  per  me.  zc* 

N.''  37.  Officìum  /).  Miìì  iiw   l  . 

fé  I  licui  n  piedi  cum  tutti  li  fratelli  e  dica  cum  voce  baf-  |  fa.  Pater  nofter  ...  A  la  tèledu  2.  f.  :  INcipii  officiu; 
bcalilTìme  virginis  marie:  fccun  |  dù  confueiudinc  romane  curie:  ad  malutiniì  verfus  |  [  l  OMIXE.  Labia  mea 
aperies:  |  ....  Le  texte  liturgique  latin  est  entrcmèlc  de  pricres  italiennes  cn  vers  et  en  prose;  rcmar- 
quable  une  chanson,  (f.  signe  d  4)  :  Achi  tocha  vada  alaliaro  e  dica.  |  Defedale   o   peccatore  '  che   tanto   fei 

nel  peccalo  dormito  |  ....  Au  recto  du  f.  30,  L  19-31  : ora  prò  ]  peccato  meo  amen.  |  a.  quaderno,  b.  e.  d. 

terni,  e.  duerno,  l  Puis  l'impressum,  et,  à  coté,  la  belle  marque  typograph.  sur  fond  noir,  avec  Ics  ipitìales 
V  R.  Le  verso  est  blanc. 

Impression  liturgique  de  la  plus  grande  rarctc,  tout  à  faìt  inconnuc  ù  Audiffredl  et  Hain.  meme  a  MM.  Frati 
et  Copinger.  Exemptaire  compiei,  mais  use  ;  prcsquc  tous  les  ff.  furcnt  reenmargés  dc)à  au  XVI"  siede. 

(A  siihrc), 

670-20-900.  Florence,  Imprimerle  L.   Franceschini  et  Ci 


I  N 

ITALV 


LA  BIBLIOFILIA 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 

IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI   E  LEGATURE 

DIRETTA 

DA 

LEO  S.  OLSCHKI 


Anno  II  (1900-1901)  —   Volume  IL 


FIRENZE 
LEO  S.  OLSCHKI  -  EDITORE 

MDCCCCI 


INDICE   DELLE   MATERIE 


I. 

Articoli. 

Bibliofilo  (II).  Le  Biblioteche  Governative 
Italiane  alla  Mostra  di  Parigi.  (Con  i  il- 
lustrazione)   P<^g-    36 

Capra,  A.  Di  un'antica  edizione  della  Carta 
de  Itogli.  (Con  i  illustrazione)  ....  274 

Castellani,  G.  Gli  Statuti  di  Fano  .    .    .351 

Dacier,  Emile.  Courrier  de  Paris.  Congrès 
International  des  Bibliothécaires    .     .     .  226 

Faloci  Pulignani,  Dr.  M.  L'arte  tipogra- 
fica in  Foligno  nel  secolo  XV.  (Con  4 
illustrazioni) 23,216 

Fraschetti,  S.  La  Cronaca  figurata  fioren- 
tina del  Brilish  Museum  e  un  disegno 
inedito  di  Maso  da  Finiguerra.  (Con  7 
illustrazioni) 191 

Fumagalli,  G.  Una  novissima  riproduzione 
dell'opuscolo  di  Niccolò  Scillacio  De  in- 
snlis  ìmper  inventis.  (Con  2  illustrazioni)  205 

LuNis  (De),  G.  Polemica  :  Un'ultima  parola 
ad  un  gran  maestro  d'autografi     ...    37 

Marzi,  D.  Giovanni  Gutenberg  e  l' Italia. 
(Con  50  illustrazioni) Si 

Mazzi,  C.  11  Trattato  della  Pudicizia  di  Sa- 
batino degli  Arienti.  (Con  2  illustrazioni)  269 

—  Statuti  Volgari  di  Ascoli  del  13S7.  (Con 

1  illustrazione) 339 

—  Un  codice  sconosciuto  à^' Acerba  (Con 

2  illustrazioni) 410 

MoRici,M.  Del  bibliofilo  Angelo  Roccafonda- 

tore  AitW Angelica.  (Con  i  illustrazione).  357 
Muntz,  Eugène.  Les  triomphes  de  Pétrar- 
que.  (Con  14  illustrazioni) i 

—  La  Legende  de  la  Papesse  Jeanne  dans 
r  illustration  des  livres,  du  XV»  au  XIX« 
siècle.  (Con  6  illustrazioni) 325 

Olschki,  Leo  S.  Istruzione  a  Leone  Allacci 
per  il  trasporto  della  Biblioteca  Palatina 
di  Heidelberg  a  Roma.  (Con  i  illustra- 
zione)  140 


Olschki,  Leo  S.  In  memoria  di  Umberto  I. 
(Con  i  illustrazione) P"g-  190 

—  Libro  de  mascalcia  o  segreti  per  li  ca- 
valli     356 

Omont,  H.  Un  nouveau  maniiscrit  de  la 
Rliétorique  d'Aristote  et  la  bibliothèque 
grecque  de  Francesco  Filelfo.  (Con  i  il- 
lustrazione).  136 

Passerini,  G.  L.  Varietà  letterarie  e  biblio- 
grafiche   230 

RosTAGNo,  E.  Di  un  esemplare  del  De  Chri- 
stiana religione  di  Marsilio  Ficino.  (Con 
I  illustrazione) 397 

II. 

Notizie. 

Ancona  (D')  Alessandro 290 

Autografi  di  Enrico  Heine 289 

Autografi  (Due)  di  Rubens 289 

Biblioteca  Forteguerri  di  Pistoia 40 

Biblioteca  Nazionale  Svizzera 369 

Biblioteca  (La)  dantesca  di  W.  Fiske.    .     .  286 
Biblioteca  (La)  del  compianto  cav.  G.  Tor- 
re di  Firenze 41 

Biblioteca  (La)  più  minuscola  del  mondo     .  148 

Biblioteca  (Una)  lapidaria 234 

Biblioteca  (Una)  Malese 368 

Biblioteche  (Le)  popolari  di  Berlino  .  .  .  434 
Biblioteche   (Per  le)  e  pei  bibliotecarii   d'  I- 

talia 39 

Bibliografia  degli  studi  danteschi  ....  40 
Biografia  (Una)  del  poeta  Archiloco  .  .  .  234 
Brilish  Museum  (II)  di  Londra    .....  233 

Caratteri  Bodoniani 40 

Cartoline  illustrate 371 

Catalogo  di  tipografi  spagnuoli  dall'  introdu- 
zione della  stampa  sino  alla  fine  del  se- 
colo XVIII 149,233 

Centenario  (11  IV)  dei  «  Menus  »     .     .    .     .  289 
Codices   graeci  et  latini  photographice  de- 
picti 288 


VI 


BIBLIOFILIA 


Codici  Riccardiaiii Pag-  3*19 

Concorso  archeologico 288 

("ongresso  di  bibliotecari  tedesclii  .  .  .  .150 
Congresso  intern.izionale  di  bibliografia.  .  150 
Congre.sso  internazionale  dei  bibliotecari    .  151 

Conservazioni;  dei  manoscritti 42 

Cospicuo  dono. 288 

Costoso  (Un)  Evangelio 435 

Curiosa  (Una)  «  Desiderata  .......  433 

Dantisti  e  Dantofili  dei  secoli  XVlll  e  XIX  290 

Disinfettare  (l'or)  i  libri .  234 

D'onde  venne  a  Christoforo  Colombo  l' idea 

della  circumnavigazione  terrestre  .    .    .  291 
Esemplari  (Sei)  della  Bibbia  di   Gutenberg 

a  New  York 235 

Festa  (La)  di  Gutenberg 147 

Francia  (La)  editrice 290 

Frati  Luigi 36') 

Fumo  (11)  e  le  Biblioteche 433 

Gabinetto  delle  .stampe  di  Parigi  ....  370 
Gallerìa  (La)  nazionale  delle  stampe    .     .     .   150 

Giornalismo  (II)  in  Grecia 232 

Grandi  (Le  più)  raccolte  filateliche  del  mondo    4 1 

Gottinga  a  Gutenberg .  370 

Gutenberg  G.  in  Boemia.    ......  435 

Incisione  (L')  in  rame  a  Roma    .....   150 

Lascito  al  «  British  Museum  » 371 

Lettere  Babilonesi    ........  434 

Lettere  dello  Spinoza  (Delle)  ......  290 

Libro  d'ore  del  Connestabile  Cume  de  Mont- 

morency -39 

Monumento  a  Gutenberg    .......  369 

RIorel  Federico 290 

Morte  (Lm)  di  una  Rivista 435 

Musica  religiosa  ebraica 369 

Nuovi  Musei 2S8 

Onorificenza 148 

Premio  Baldo .  290 

Premio  Brambilla 370 

Premio  Umberto  I  . 432 

Pittura  (La)  nell'  Italia  meridionale  nel  Tre- 
cento .     . 41 

Prezzo  (II)  di  un  quadro  di  Van  Dyck   .     .  435 
Prima  (La)  banconota.     ........  369 

Raccolta    (La)  di   Cimeli    nell'Archivio    Co- 
munale di  Norimberga 234 

Rembrandt  negoziante     ........  369 

Sapienza  doganale 368 

Scoperta  (La)  della  Biblioteca  del  Re  Minos 

di  Cnosso  in  Creta         235 

Scoperta  di  Manoscritti  preziosi 232 

Scoperta  (La)  di  un  quadro  di  Rubens  .  .  291 
Scoperta  (La)  di  un  nuovo  quadro  di  Diìrer  236 

Società  Bibliografica  Italiana 371 

Società  italiana  per  gli  studi  classici  .  .  .  149 
Stampa   (Una)  del  Uiirer   ed  un    quadro   di 

Bartolomeo  veneto 150 

Statuetta  (Una)  di  Gutenberg 41 


Vendita  dei  duplicati  della  Biblioteca  V.  E.  di 

Roma Pag-    40 

Viaggio  (Il  2»)  di  Cristoforo  Colombo    .     .  14S 
Vittorio  Emanuele   III  alla    Biblioteca    Na- 
zionale di  Roma    . 290 

III. 

Recensioni, 

Bernsteìn,  I.,  Catalogne  des  livres  paréniio- 
logiques  composant  la  Bibliolhèque  de 
Ignace  Bernstein  (Leo  S.  Olschki)     .    .281 

Hartwig,  Otto,  Festschrift  zum  fiiufhundert- 
jàhrigen  Geburtstage  von  Johann  Gu- 
tenberg (— i) 224 

Martini,  G.,  Catalogo  di  antiche  e  rare  edi- 
zioni. Con  II  illustrazioni.   (L.   S.  O.)  .  419 

Olschki,  Leo  S.,  Catal.  L.  Riche  et  précieuse 
collection  de  livres  à  figures  des  XV'"  et 
XVIe  siècles.  Con  5  illustrazioni  (G.  F)  425 

Ranschburg.G.,  C/iio)iiia  Hungatorum.  Con 
I  illustrazione.  (Leo  S.  Olschki)    .     .     .  362 

Tordi,  D.,  Il  codice  delle  rime  di  Vittoria  Co- 
lonna Marchesa  di  Pescara,  appartenuto 
a  Margherita  d'Angoulème,  Regina  di 
Navarra  ( — i) 225 

Vanbianchi,  C,  Raccolte  e  raccoglitori  di 
autografi  in  Italia  (G.  De  Lunis)  .    .     .  2S2 


Corriere  Bibliografico  della  Libreria  Leo 
S.  Olschki.  .Monumenta  Typographìca  : 
Bologna,  Bordeaux,  Brescia,  Camerino, 
Castel  Cortesio,  Chivasso,  Cividale,  de- 
ve, CoUio  di  Val  Trompia,  Como,  Cre- 
mona, Cuneo,  Deventer,  Dordrecht,  Dou- 
ai,  Eichstett,  Essiingen,  Fano,  Ferrara, 
Firenze,  Foligno,  Fossombrone,  Frank- 
furt a.  M.,  Genova,  Hagenau,  Heidelberg, 
Ingolstadt,  KOln,  Krakow,  Leipzig,  Lodi, 
London,  Louvain,  Lucca,  Lyon,  Macera- 
ta, Mainz,  Mantova,  Marburg  a.  d.  Lahn, 
Mazzarino,  Messina,  Milano,  Mirandola, 
Modena,  Mondovi,  Mou.serrate,  Napoli, 
Novara,  Nùrnberg,  Ortona,  Orvieto, 
Oszlau,  Padova,  Paris,  Parma,  Passau, 
Pavia,  Perugia,  Pesaro,  Pe.scia,  Pforz- 
heìm.  Piacenza,  Pistoia.  Reggio  Emi- 
lia, Reutliugen,  Rimini,  Riva,  Roma.  Dal 
N.  3S  al  N.  530.  ("on  52  illustrazioni  .     . 

•  ■ 49-  157.  237.  293.  3:3. 

Corrispondenze     . 150, 

Domande 226, 

Errata  Corrige 

Libri  pervenuti  alla  Direzione 

Necrologio  .........     155,  291, 

Risposte 280,  43 1 , 

Vendite  Pubbliche.  Con  13  illustrazioni  .     . 

•  ■     •     ■ 42,  152,  371, 


44. ^ 
236 

3<;r, 
156 

291 

372 
432 

43'' 


isfeJ»?is»*5r»?jsfe?!»»sstei^j5feì!»ì'ss»*i3i^Mte,ir!*?Kfeis^ 


INDICE  DELLE  ILLUSTRAZIONI 


■     Abbazia  di  S.  Scolastica  a  Subiaco   .     Png-    94 
Acerba  (Un  codice  sconosciuto  dell')    .  410-412 
.    Albonesi  (degli)  A.  T.,  Introdudio  in  chal- 

daicam-.  linguam..  Pavia,  1539.     .     .     .  133 
-   Aldo  Pio  Manuzio  Romano.  Venezia,  1450- 

1515 ■    .     .     .  no 

Andreae,  Joannes.  Papié,  14S3 384 

Arienti  (Degli)  Sabatino,  Trattato  della  Pu- 
dicizia (Prima  pagina) 271 

—  (Legatura) 273 

Aristoteles,  Aiialiticon.X enf^zia.,  Aldo  Manu- 
zio, 1495 112 

Ascoli  (Statuti  di).  Ascoli,   I4i)r) 342 

Balbi   G.   Catholicon.   Magonza,  G.   Guten- 
berg, 1460 87 

Barberiis,  Philippus  de.  Roma,  1481,  454.455.456 
Bellapertica,  Petrus  de.  Paris  (ca.  1510)  .     .  377 
Bellincioni,  Bernardo.  Milano,  1493-     .     .     .  293 
'   Bergomensis,   Jacobus     Philippus.    Ferrara, 

i4'J7 157-15S 

Bernardo  (S.)  Opusc-  Venezia,  Giunti,  1503,  127 
Bernardus  (S.).  Firenze,  1495 173 

—  Milano,  1495 262-263 

—  Milano,   1494. 294 

Bibbia  di  36  linee  a  caratteri  mobili  scolpiti. 

Magonza.'  Pfister?  1454? 86 

M    —    latina  col  Commento  di  Niccolò  de  Lyra- 

Roma,  1471-72    . 9ÓÌ. 

-  Biblia  latina.  Venezia,  N.  Jenson,   1479.     .   106 

Birgitta  (S.).  Nùrnberg,  1500 313 

Boccaccio  Giov.  Venezia,   1518     .     .     .   437429 

'   Bonaventura  (S.).  Brescia,   1495    .....     67 

Brevìarium  Romanum.  Cremona,  1490  .     .     75 

—  Venezia,  N.  Jenson  e  Comp.,  14S1    .     .  107 
Calendario  Lunario.  Venezia,  1501  -     ...     46 

Caria  da  giuoco.  Circa  il  1440 84 

Cessolis,  Jacobus  de.  Firenze,  1493-     .     .     .   1G5 

Chiarini,  Giorgio.  Firenze,  s.  d 174 

Chronica  Hungarorum.  Budapest,  1 473.     .  364 


Colonna    F.    Hypncrotomachia    di    Polifilo. 

Venezia,  Aldo  Manuzio,  1499  Pag.  115-119 
Corio,  Bernardino.  Milano,  1503  .     .    .  300-301  • 
Cortesi,  P.  De   Cardinalatu.  Castel   Cortesi 

presso  S.  Gemignano,  N.  Nardi,  1510  .  129- 
Dante  Alighieri.  Divina  Commedia-  Foligno, 

G.  Numeister,   1472 27-120 

—  —  Mantova,  Giorgio  e  Paolo  Puzbach, 
1472 121 

—  —  Jesi,  Federico  Veronese,   1472  .     .     .122 

—  —  Firenze,  Niccolò  da  Breslau  detto  Nic- 
colò della  Magna,   14S1 124 

—  Contento   Di   Christoforo    Landino,    Fi- 
renze,   148 1 1^2 

—  —  Firenze,  F.  Giunti,  1506 i2g 

Dionysius  Afer,  De  situ  orbis.  Venezia,  Pi- 

ctor,  Ratdolt  e  Lùsslein,   1477  ....  109- 

Donatus.  Perugia,    1517   . 391 

El  gran  capitan  re  dongaria,  Venezia,  1501  47 
Euclide.  Venezia,  Erhard  Ratdolt,  1482.  .  108. 
Eusebio,  De  evangel.  praepar.,  Venezia,  N. 

Jenson,  1470 105 

Evangeliariuìii,    arabice.   Roma,  Tipografia 

Medicea,  1591 i^^ 

Eyb,  Albertus  de.  I\Iargarita  poetica.  Roma, 

Udalr.  Gallo,   1475  .......  101-450 

Finignerra  {Pace  del) 1^2 

—  (Muso  da) 197-198-199 

—  (Disegno  attribuito  a  Maso  da).     .     .     .  200 

—  (Maso  da) 202 

Foligno  (Palazzo  Orsini  in) 118-217 

—  (Iscrizione  — ) i  iq 

Francesco  {Fioretti  di  S.)  p'irenze,   1497.     .  421 
Franciscus  (S.)  Milano,  1510  .....     .  298 

Frati  cav.  dott.  Luigi 367 

Gatlus,  Alexander.  Colilo  di    Val  Trompìa 

1502 ■    •     71 

Genuae  (Statuta  Communis)  Bologna,  1498     58 
Gerson,  Johannes.  Firenze,  1505     .     .     .     .  iSo- 


vili 


BIBLIOFILIA 


Gregorius  {S.)  Magnus.  Firenze,  i486  Pag.  163 

Guaita,  lacobus.  Pavia,  1505' 388 

Gutenberg  G.  1400?  146S 82 

—  (Monumento  a)  in  Francoforte.  ...  85 
Hieronymus  (S.)  (Romae,  avant  1470)  451-452 
Hoppner,  John.  HonM'  Al.rs  E.  Bouverie .  437 
Horologium,  arabice.    Fano,   Gregorio   dei 

Gregori,    1514    ..........  132 

Janinet,  Fran(;ois.  Les  senthnenis  de  la  nation  438 
Jarchi,  Coyiiiite titano  al  Pentateuco.  Reggio 
di  Calabria,  Abrahanius  filius   Garton, 

filius  Isaac,  1475 131 

Kaub,  Giov.  Horius sanitatis.  Venezia,  1516  430 
Lapidarium,    H'ieii,     Wmtetbutgcr,    s.    d. 

ca.  249^ 100 

,  Lascaris,  Cramìiialìca  graeca.  Milano,  Dio- 
nisio da  Parravicino,  1480 ni 

Lattanzio,  De  div.  instit.  Subiaco,  C.  Sweyn- 

heym  e  A.  Pannartz,  1465     .....    1/7 
Legatura  con  l'arnie  di  Marte!  e  della  città 

di  Parigi 44 

\J     -^    de  la   Cyropédie  de    Xenophon,    Lyon, 

1555 »^ 

■  —    delle  istruzioni  a  Leone  Allacci     .     .    .  143 
Leonardi   .4ietini  De   Bello    Italico.   Foli- 
gno, 1470 24,  25,  186 

Logu  (Una  pagina  di  una  curiosa   edizione 

della  Carta  de) 278 

Manilius,  M.  Niirnberg,  (ca.  1474).     .    .    ■  315 

Marozzo,  Achille.  Modena,  1536 306 

Marsilio,  Ficino.  De  Christiana  Religione.  403 
Massimi  (Palazzo  de') 95 

—  (Iscrizione) 96 

Mesue,    De  Medicinis.   Venezia,   Clemente 

padovano,  1471 .    91 

Middelburgo,  Paulus  Germanus  de.  Fossoni- 

brone,  1513 187 

Modestus,  Publius  Franciscus.  Rimini,  1521.  447 
Morland,  G.   lìie  Farmer's  stablc?    .    .     .  439 
;  Niger,  Petrus.    Tractatus...     de    conditioni- 
bus    veri    Messiae.    Esslingen,    Corrad 

Fijner,   1475 /S.   '3' 

Odhecathon.  Venezia,  O.  Petrucci,  1500.     .  130 

■.  Omaggio  a  Venezia 102 

Ovidius.  Parma,  1503 420 

-.  Oviedo.  Historia  de  las  Indias-  Sevilla,  1 535.  428 
.  Pagina    della    Cronaca   figurata    fiorentina 

del  British  Museum 204 

Paolo  Manuzio.  Venezia,  15 12-1574  .  .  -125 
Papesse  Jeanne  (La  rue  où  niourut  la)   .    .  32(1 

—  d'après  Boccace  imprimé  à  Ulm  en  1473-  328 
,  —    (L'Histoìre  de  la) 331 

—  d'après   la    chronique    de    Nuremberg 
(•49.3) j33 


Papesse  Jeanne  (la)  d'après  l'ouvrage  de  Fi- 
lippo Foresti  (1497) Pag.  336 

—  d'après  l'histoire  de  Platina  (1626)  .  .  338 
Perusiae  (Statuta).  Perusiae,  1523-1528.  392-393 

Peters,  W.""  Sophia 440 

Petrarca,  Canzoniere.  Fano,  Soncini,  1503.  114 
Plinio,  Storia   naturale.  Venezia,  Giov.   da 

Spira,  1469 103 

—  Liber  illustrìutni'iroruin.V\x&wz^,\:ì,'j^.  123 

Plutarchus.  Ferrara,  1501 159 

Pluteo  ed  Albo  esposti  alla  Mostra  di  Parigi  3'i 
Politianus,  Angelus.  Paris  (ca.  1501)  .  .  .  379 
Prova  di   stampa   allegata  al   contratto  fra 

C.    V^aldarfer,    F.    da   Lavagna   e    Cola 
Montano.  Milano,  Valdarfer,  1473  .     .     117 
Rhètorique  d'Aristote.  .Mscr.  XV  s.    .     .     .137 

Rocca,  A.  Ritratto 358 

Romney,  George.  Lady  Emma  Hari  Hamil- 
ton     441 

—  Miss  Ann  Parr 442 

Sacro  Busto,  Johannes  de.  Paris,  1498.  374-375 
Savonarola,  Girolamo.  Fir.  1496 176 

—  (Firenze,  ca.  1493.) 183-184 

—  Compendio  di  rivelatione.  Firenze,  1496. 

4'9.  42'.  423.  424 

—  Expositione  del  «  Pater  Nosier  »     ■     . 

42i>  422.  423 

Servio,  Commento  a  Virgilio.  Firenze,  Gen- 
uini, 1471-72 93 

Scillacio,  Niccolò.-  De  insulis  nuper  inven- 
tis 208,  209,  380 

Tolomeo,  Cosmographia.  Roma,  Arn.  Buc- 
kinck,   147S 98-99 

Triomphe  (Le)  de  la  Renommée 5 

—  (Le)  de  l'Amour io 

—  —  II 

—  (Le)  de  la  Chasteté 13 

—  (Le)  de  l'Amour.  Venise,  1490   .     .    .    .14 

—  —  Venise,   1493    .    •     .     .15 

—  (Le)  de  la  Mort iS 

!   —    (Le)  de  la  Renommée 19 

j   Triompes  (Les)  de  Pétrarque.  (Venise,  \'al- 

j  grisi,  1566) i'"i 

j    Umberto  IH  Buono,  Secondo  Re  d'Italia  .  1S9 
Valturio,    De   arte   militari.   \'erona,   Gio- 
vanni da  Verona,  1472 128-129 

Verardus.  Bas.   1494 421 

Vigerius,  Marcus.  Fano,  1507 79 

Virgilio.  Venezia,  Aldo  Manuzio,  1501  .  .113 
l'itruvius.  Potilo,  L.  Como,  1521  .  .  .  72-73 
Vivaldus,  Johannes  Ludov.  Lyon,  1508  .  .  249 
Ward,  James.  Rustie  conversaiion  ....  439 
Wheatley,  Francis.  The  Cottage  Door  .    .  443 

—  The  school  Door 444 


Volume  II  Aprile-Maggio    1900  Dispensa    i""-!" 

La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA  DA  LEO  S.   OLSCHKI 


LES  TRIOMPHES  DE  PÉTRARQUE 


I. 

Le  moins  étudié  parmi  les  poèmes  de  Pétrarque  (i),  les  Triomphes 
sur  la  vie  et  la  mort  de  Madame  Laure,  a  inspiré  plus  d'artistes  peut- 
étre  que  tout  autre  cycle  du  moyen  àge,  sans  en  excepter  la  Divine 
Comédic.  L'intérét  des  iconographes  commence  enfin  à  se  porter  sur  ce 
riche  thème  à  illustrations.  En  1882,  le  Professeur  Graus  lui  a  consacré 
une  docte  monographie  à  propos  des  reliquaires  du  dòme  de  Graz  (2). 
Le  Prince  d'Essling  (due  de  Rivoli),  de  son  coté,  non  content  de  réunir 
une  admirable  coUection  de  photographies  d'après  toutes  les  interpréta- 
tions  peintes,  dessinées,  gravées  ou  sculptées  des  Triomphes,  en  a  savam- 
ment  commentò  un  certain  nombre  dans  deux  articles  de  la  Gazette  des 
Beaux  Aris  (3).  Peut-étre  les  spécialistes  n'ont-ils  pas  oublié  non  plus 
les  essais  qvie  j'ai  publiés  à  ce  sujet  dans  divers  périodiques,  entre  autres 
dans  les  Comptes  Rendus  de  l'Académie  des  Inscriptions  et  Belles  Lettres. 

Il  est  à  peine  nécessaire  d'insister  sur  l'utilité  de  recueils  analogues 
à  celui  qu'a  forme  avec  tant  d'érudition  le  Prince*  d'Essling.  C'est  seu- 
lement  à  l'aide  de  catalogues  aussi  riches,  aussi  complets,  que  l'on  peut 
étudier  les  phases  d'un   mythe,  grouper  les  interprétations  par   familles, 


(i)  Pas  plus  que  ses   prédécesseurs,  M.  Kcerting   ne  s'est  appesanti  sur  les  Triomphes  (Pe- 
trarca's  Leben  und  Werke ;  Leipzig,    1878,  p.  716-717). 

(2)  Die  zivei  Reliquienschreine  ivi  Dome  ~u  Già-. 

(3)  Due  DE  Rivoli,  FJudes  sur  les  Triomphes  de  Pétrarque,  1S87. 

La  Bibliojih'a,  volume  II,  dispensa  l"-2*  I 


EUGENE  MUNTZ 


tirer  de  leur  rapprochement  des  conclusions  sur  l'état  d'esprit  des  dif- 
férentes  générations  ou  des  différentes  nations  qui  les  ont  interprétées  (i). 

C'est  ainsi  qu'il  est  démontré  désormais  que  presque  tous  les  ivoires 
ou  bronzes  représentant  les  Triomphes  dérivent  d'un  type  commun  :  les  cof- 
frets  d'ivoire  de  la  cathédrale  de  Graz.  D'eux  procèdent  le  Triomphe  de 
rAtnour  (coUection  Carrand,  au  Musée  national  de  Florence,  photographie 
Alinari,  n.  2094),  le  Triomphe  de  /'Amour  et  le  Tìiouif^lic  de  la  Reuommée, 
(Musée  du  Lr^uvre)  le  Triomphe  de  la  Mori  (coUection  Malcolm),  etc. 

Des  recherches  du  Prince  d'Essling  et  des  miennes,  recherches  qui 
aboutiront  prochainement  à  une  publication  commune,  se  dégagent  un 
certain  nombre  de  résultats  que  je  suis  heureux  d'exposer  ici,  aux  le- 
teurs  de  la  Bibliofilia,  selon  l'aimable  invitation  ([ui  m'a  été  adressée 
par  M.  Olschki. 

II. 

Les  sources,  trop  peu  étudiées  jusqu'ici,  des  Triomphes,  sont  multi- 
ples  :  Pétrarque,  dans  ce  chef-d'oeuvre  de  sa  vieillesse,  mit  tout  ensem- 
ble à  contribution,  mais  pour  des  détails  de  composition  seulement,  la 
Divine  Comédic  de  Dante,  le  Roman  de  la  Rose,  peut  étre  aussi  V Amorosa 
Visione  de  Boccace  (vers  1342),  où  l'on  trouve  déjà,  comme  M.  de  .Schlos- 
ser  l'a  constate,  l'indication   du  Triomphe  de  la  Renommée  (2). 

Au  Rotnan  de  la  Rose,  Pétrarque  a  pris  un  certain  nombre  de  fi- 
gures  allégoriques  :  Bel  accueil,  Courtoisie,  Crainte  d'Infamie,  Désir  d'hon- 
neur,  etc. 

Bella  accoglienza.  Accorgimento   fuore 
Cortesia  intorno  intorno  e   1  untate 
Timor  d'infamia  e  sol  Desio  d'onore 

i  Trionfo  della  Pudicizia,  vers  S5  et  suiv.; 


(1)  Quelques  chiHVes  pour  faire  toucher  du  doigt  cette  progression.  Eli  1874,  le  catalogue 
de  la  Bibliothèque  pétrarquesque  de  Trieste  n'enregistrait  encore  qu'une  dizaine  d'illustratioiis  des 
Triomphes.  (Hortis,  Catalogo  delle  opere  di  Francesco  Petrarca,  esistenti  nella  Petrarchesca 
A'ossettiana  di  Trieste,  p.  211-215.  Trieste,  1874).  En  1880,  M.  Wastler  en  signalait  quatorze 
(Mantegnas  Triumph  des  Petrarca  :  Zeitschrift  fì'ir  bildende  Kunst,  iSSo,  t.  X\').  En  1882  M. 
Graus  arrivait  au  \x>\.A  à&  \\n%\.  ^X.\x\\&(Die  zzvei  Reliquienschreine  im  Dome  zìi  Graz.  18S2). 
Aujourd'hui  nous  connaissons  une  centaine  de  sultes,  représentant  quatre  ou  cinq  cents  composi- 
tions  distlnctes. 

(2)  Dans  la  Canzone  III  (édition  Sonzogno,  p.  433),  Pétrarque  niet  en  scène  la  Gioire,  mais 
saiis  la  piacer  sur  un  char',  et  sans  lui  donuer  tl'attributs  bien  définis. 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQUE 


Rapprochons  en   outre,   du  début  des    Trioi/t,  celui   du    Roviaii    de 

ìli   Rose  : 

Ou  vintiesme  an  de  mon  aage, 
Ou  point  qirAmors  prend   le  paage 
Des  Jones  gens,  couchiez  estoie 
Une  nuit,    si   coninie  je  souloie, 
Et  me  dormoie  moult  forment  ; 
Si  vi  un  songe  en   mon  dormant, 
Qui  moult  fu  biax,  et  moult   me  plot. 

Les  analogies  avec  la  Divine  Coinedie  sont  plus  noinbreuses  qu'on 
ne  l'a  suppose  jusqu'ici.  C'est  d'abord  l'identité  du  mètre.  Je  signale- 
rai  ensuite  l'énumération  des  hommes  célèbres  qui  suivent  la  divinité  in- 
carnant  chaque  triomphe:  c'est  une  réminiscence  du  chant  lY  de  VEiifcr. 
Ailleurs,  (chant  I,  chap.  I,  vers  40),  Pétrarque  interroge  une  ombre, 
absolument  comme  Dante  le  fait  à  tout  instant. 

Un'ombra  alquanto   men   che  l'altre  trista 
Mi  si  fé  incontro.... 

Il  me  serait  facile  de  multiplier  ces  rapprochements  entre  l'oeuvre 
du  chantre  de  Béatrix  et  l'oeuvre  du  chantre  de   Laure. 

D'un  autre  coté,  l'habitude  de  représenter  des  Triomphes  ou  plutòt 
des  apothéoses  était,  depuis  un  temps  déjà,  familière  aux  peintres  ita- 
liens.  Ils  appliquaient  ce  genre  de  glorification,  .soit  à  des  étres  réels, 
historiques,  soit  à  des  figures  allégoriques.  La  première  tfaduction  pla- 
stique  de  quelque  importance  est  certainement  celle  que  tenta  Giotto 
dans  les  célèbres  fresques  de  la  basilique  inférieure  d'Assise  (le  Triomphe 
de  la  Chasteté,  le  Triomphe  de  la  Pauvreté,  le  Triomphe  de  l'Obéissance, 
le  Triomphe  de  Saint-Fran(jois).  Est-il  nécessaire  de  rappeler  en  outre 
le  Triomphe  de  la  Mort,  du  Campo-Santo  de  Pise,  attribué  à  Orcagna, 
le  Triomphe  de  Saint  Thomas  d'Aquin,  dans  la  chapelle  des  Espagnols 
à  Sainte  Marie  Nouvelle,  le  Triomphe  du  Bon  Gouvernement,  d'Ambrogio 
Lorenzetti,  au  palais  public  de  Sienne  ?  Toutes  ces  représentations  sont 
antérieures  au  poème  de  Pétrarque,  qui  fut  commencé  peu  avant  1357 
et  qui  se  trouvait  encore  sur  le  chantier  en  1373,  une  année  avant  la 
mort  du  poète. 

La  nouveauté  du  poème  de  Pétrarque  consiste  à  substituer  un  cor- 
tège  triomphal  à  une  assemblée  plus  ou  moins   immobile.    En  cela,  Pé- 


EU  GENE  MUNTZ 


trarque  s'inspira  très  certainement  de  la  tradition  de  l'antiquité  classique, 
si  développée  à  Padoue  et  à  Verone,  et  représentée  par  les  bas-reliefs 
de  tant  d'arcs  de  triomphe  ou  de  colonnes  triomphales. 

III. 

A  quelle  epoque  l'art  commen^a-t-il  d'exploiter  le  Domaine,  si 
brillant,  que  Pétrarque  venait  de  lui  ouvrir  ? 

Ancune  illustration  des  Triomphes  remontant  au  XR'"  siècle  n'est 
parvenue  jusqu'à  nous. 

C'est  à  tort,  en  effet,  que  l'on  a  fait  remonter  au  XI X'"  siècle,  une 
suite  autrefois  conservée  dans  les  environs  de  Sienne  et  qui  se  rattachait, 
affirmait-on,  à  Simone  di  Martino,  l'illustre  peintre  siennois,  l'ami  de 
Pétrarque  (i). 

Un  simple  rapprochement  de  dates  suftit  pour  renverser  cette 
conjecture  :  Simone  était  mort  dès  1344  et  les  Triomphes  ne  furent  com- 
mencés  que  vers    1337. 

Mais  il  y  a  plus  :  en  comparant  la  description  des  quatre  tableaux 
attribués  à  Simone  avec  les  quatre  tableaux  aujourd'hui  exposés  à 
l'Académie  des  Beaux-Arts  de  Sienne,  sous  le  nom  d'Andrea  Vanni 
(mort  en  14 14),  l'on  arrive  àia  conviction  que  nous  avons  affaire  à  un 
seul  et  méme  ouvrao^e.  La  composition  en  effet  concorde  de  tout  point  : 
la  seule  différence  —  et  c'est  ce  qui  a  pu  empécher  mes  prédécesseurs 
de  découvrir  l'identité  ■ —  c'est  que,  dans  le  Tfioniplic  de  la  jlfort,  celle-ci 
est  mentionnée  comme  debout  sur  une  pyramide,  alors  qu'elle  est  en 
réalité  debout  sur  un  chapiteau  triangulaire.  Tout  le  reste  de  la  description 
s'applique,  jusque  dans  les  moindres  détails,  aux  tableaux  de  l'Académie 
de  Sienne. 

L'existence  d'une  suite  de  Triomphes,  composée  par  Simone  di  Mar- 
tino ou  méme  par  un  de  ses  élèves  directs,  est  donc  à  reléguer  dans 
le  domaine  des  fables.  L'oeuvre  dont  il  s'agit  date  seulement  du  siècle 
suivant. 

Et  cependant  tout  nous  autorise  a  affirmer  que  dès  lors  les  artistes 
s'étaient  emparés  de  cette  donnée  si  suggestive.  Nous  savons,  en  effet, 
qu'en    1399  le  tapissier  Pierre    de  Baumetz  Hvra   au  due   de  Bourgogne 


(1)  Dklla  X'ai.le,  Lettere  Satiesi,  t.  11,  p.  91. 


LES  TRIOxMPHES  DE  PETRARQ.UE 


X Histoirc  de  Boniic  Roiommcc,  en  trois  pièces,  au  prix  de  3000  écus 
d'or  (i). 

"L! Histoirc  de  Boniic  Roìommcc,  c'est  évidemment  le  Triomphe  de 
la  Renomince. 

En  1420,  l'inventaire  d'un  autre  due  de  Bourgogne,  Philippe  le  Bon, 
enregistre  trois    «  tapiz  de  Fama  »    (2)  peut-étre  identiques  au  précédent. 

Puis  nous  trouvons,  sur  l'inventaire  des  tapisseries  du  roi  Charles  VI 
de  France,  vendues  par  les  Anglais,  en    1422,  une  suite  de  tapisseries  de 


Le  Triomphe  de  la  Renommée. 

(D'après  le  manuscrit  de  la  Bìblìothéque  nationale  de  Paris;  fonds  lalin.   n.*  (io'it),  I). 

Bonne  Renommée,  évaluée  582  livres  parisis,  et  un  tapis  de  laine  de 
Bonne  Renommée,  de  la  fa^on  d'Arras,  contenant  20  aunes  '/,,  où  sont 
les  devises  de  plusieurs  sages,  comme  Salmon  {sic),  Jason,  Absalon  et 
plusieurs  autres  (3). 

Nous  verrons  dans  un  instant  que,  jusqu'en  plein  XVP  siècle,  les  ta- 
pissiers  traitèrent  avec  amour  les  données  si  pittoresques,  si  décoratives, 
imaginées  par  Pétrarque. 

D'autre  part,  tonte  une  sèrie  de  miniatures  illustrant  un  autre  ouvrage 


(1)  GuiFFREV,  Hisioire  de  la  Tapisserie,  p.  40. 

(2)  De  Laborde,  Les  Ducs  de  Bourgogne,  t.  II,  p.  267  et  suiv. 

(3)  GuiFFREY,  Inventaire  des  Tapisseries,  n.   172,  180. 


EUGENE  MUNTZ 


de  Pétrarque,  le  de  Viris  Ulustribus,  nous  montrent  le  Triompìie  de  la 
Renovimée. 

C'est  d'abord,  à  la  Bibliothèque  Nationale  de  Paris  (fonds  latin, 
n.°  6069  I),  où  dans  une  sorte  de  «  mandorla  »,  la  «  Gloria  »  trònant 
sur  un  char  traine  par  des  chevaux  fringants  (jue  montent  des  adole- 
scents  sonnant  de  la  trompette.  Dans  le  bas,  une  foule  de  personnages  à 
cheval  —  guerriers,  poètes,  philosophes  —  regardant  la  déesse  et  recueil- 
lant  les  couronnes  qu'elle  leur  jette  (i). 

Nous  avons  là  tous  les  éléments  du  Triomphe  de  la  Renommée, 
sauf  que  le  char  est  isole  dans  les  airs  et  que  le  cortège  est  immobile 
au  lieu  de  se  dérouler  à  la  fa^on  d'une  frise. 

Un  autre  manuscrit  du  «  de  \'iris  »  (termine  en  1379),  également 
conserve  à  la  Bibliothèque  Nationale  de  Paris  (fonds  latin,  n.°  6o6g  F), 
montre  une  composition  analogue.  Les  cavaliers  —  tous  des  souverains 
ou  des  guerriers  —  sont  partagés  en  deux  troupes  (2). 

Un  troisième  Trioynpìie  de  la  Renommée,  différent  des  précédents,  se 
trouve  dans  un  manuscrit  de  Pétrarque  de  la  Bibliothèque  de  Darmstadt: 
«  quorumdam  clarissimorum  heroum  Epithoma  ».  La  déesse  tròne,  le 
glaive  dans  la  droite,  une  statuette  nue  dans  la  gauche.  Des  chevaux 
trainent  le  char.  A  droite  et  à  gauche,  des  cavaliers  —  des  guerriers 
seulement  —  s'elancent  vers  la  déesse  pour  recevoir  leur  récompense. 
Cette  miniature  est  d'une  facture  infiniment  plus  rude  que  celles  de  la 
Bibliothèque  Nationale  de  Paris. 

Tout  nous  autorise  à  croire  que  ces  miniatures  ont  pris  naissance 
à  Verone,  centre  de  bonne  heure  acquis  à  l'influence  classique  (3). 

Il  résulte  de  ces  trois  documents  que,  du  temps  méme  de  Pétrarque, 
peut-étre  de  son  vivant,  les  enlumineurs  de  ses  manuscrits  s'étaient  comme 
spontanément  entendus  pour  donner  au  Trioviplic  de  la  Gioire  ou  de  la 
Renommée  la  forme  d'un  cortège  triomphal.  Ils  montraient  la  déesse, 
assise  sur  un  char  traine  par  des  chevaux  et  entouré  d'une  troupe  nom- 
breuse. 

Nous  avons  là  en  germe,  le  thème  qui  devait  recevoir,  un  pcu  plus 
tard,  un  si  brillant  développement  :   le  principal  changement  introduit  par 


(1)  Reproduite  dans  VHistoire  de  i Art  pendant  la  Renaissance,  t.  1,  p.  229. 

(2)  Publié  par  M.  de  Nolhac  :  Gazeite  des  Beaux-Arts,  1890,  t.  I,  p.   169. 

(3)  Ein  l'eronesisches  Bildeibuch  und  die  hófische  Ktinst  im   XIV.    fahrhuuderl  (Jahrhuch 
der  Kunstsammlungen  des  A.  H.  Kaiser hauses)-  Vienne,  1S95  t.  XV'l,  pi.  XXV. 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQ.UE 


les  artistes  du  XV^  siècle  sera  la  substitution  d'éléphants  aux  chevaux 
qui  forment  l'attelage  dvi  char  de  la  Renommée. 

Cet  arrangement,  si  frappant  —  la  Renommée  tronant  dans  une  man- 
dorla, au  dessus  du  char,  et  isolée  du  reste  de  la  composition  —  s'est  en 
effet  conserve  dans  une  sèrie  de  peintures  et  de  miniatures  du  XV  siècle. 
Il  suftìt  de  citer  parmi  celles-ci  un  des  panneaux  de  l'Académie  de  Sienne 
(attribué  à  Andrea  Vanni),  un  autre  panneau  de  la  coUection  Gardner, 
une  miniature  de  la  Bibliothèque  Riccardi,  etc. 

Or,  si  les  miniatures  représentant  la  «  Fama  »  ont  servi  de  pro- 
totype  pour  les  Triomphes  correspondants,  qui  nous  dit  que  les  minia- 
tures de  quelque  manuscrit  perdu  n'ont  pas  également  servi  de  prototypes 
pour  les  autres  Triomphes  ? 

IV. 

Au  XV'  siècle,  les  illustrations  se  multiplient,  et  —  fait  digne  d'at- 
tention  —  dès  le  début  elles  révétent  un  caractère  d'unite  des  plus 
frappants,  comme  si  un  mot  d'ordre  avait  été  donne  à  tous  les  interprètes. 

Il  y  a  là  un  problème  que  j'avoue  n'avoir  pas  réussi  à  résoudre. 

Chez  Pétrarque,  en  effet,  un  petit  nombre  seulement  d'acteurs  sont 
nettement  individualisés.  C'est  ainsi  que  la  Mort  est  une  femme  enve- 
loppée  dans  un  vétement  noir,  à  l'air  furieux.  La  Chasteté  n'est  autre 
que  Laure.  Le  Temps  n'est  pas  défìni  :  c'est  le  soleil  qui  paraìt  et  parie 
en  son  lieu  et  place. 

Dans  les  interprétations  plastiques,  au  contraire,  nous  trouvons  pres- 
que  immédiatement  les  acteurs  suivants  :  Cupidon,  la  Chasteté,  la  Mort 
(tantót  représentée  par  l'horrible  squelette,  tantòt  par  les  Parques)  la 
Renommée,  le  Temps  (représenté  par  un  vieillard,  parfois  par  Saturne), 
la  Divinité  représentée  par  la  Trinité. 

Plus  frappants  encore  sont  les  divergences  entre  le  texte  du  poème 
et  l'exégèse  picturale  ou  sculpturale  en  ce  qui'  concerne  l'arrangement 
des  chars  et  leur  attelage. 

Dans  la  description  du  cortège  qui  accompagne  Madame  Laure, 
Pétrarque  ne  parie  que  des  chevaux  blancs  attelés  au  char  de  l'Amour  : 

Vidi  un   vittorioso  e  sommo  duce 

Pur  com'un  di   color,  che  'n  Campidoglio  * 

Trionfai  carro  a  gran  gloria  conduce. 


EUGENE  .MUNTZ 


—  Quattro  destrier  vie  più  che  neve  bianchi  ; 
Sopra  un  carro  di  foco  un  garzon  crudo 
Con  arco  in  mano,  e  con  saette  a'  fianchi 

Nulla  tenea  però  non  maglia  o  scudo 
Ma  su  gli  omeri  avea  sol  due  grandi  ali 
Di  color  mille,  e  tutto   l'altro  ignudo  : 

D'intorno  innumerabili  mortali. 

Parte  presi  in  battaglia,  e  parte  uccisi, 

Parte   feriti  da  pungenti  strali. 

Or,  à  partir  du  commencement  du  XV'  siècle,  les  illustrateurs  se 
sont  accordés  à  donner  un  char  à  chacune  des  autres  puissances  et  à 
chacun  de  ces  chars  un  attelage  special  ;  à  la  Chasteté  des  licornes,  à  la 
Mort  des  buflles,  à  la  Renommée  des  éléphants  (plus  rarement  des  che- 
vaux),  au  Temps  des  cerfs,  enfin  au  char  de  l'Eternité,  les  quatre  ani- 
maux  évangéliques.  D'où  vient  cette  unanimité  ? 

Longtemps  j'avais  pensé  que  queUjue  commentateur  avait  indiqué, 
pour  les  autres  Triomphes,  la  nature  des  attelages,  omise  par  Pétrarque. 
Mais  toutes  mes  recherches  dans  ce  sens  ont  été  vaines.  M'étant  adressé 
au  savant  professeur  de  l'Université  de  Pise,  le  commandeur  Alessandro 
d'Ancona,  j'ai  recju  de  lui  cette  réponse  que  je  me  fais  un  devoir  de 
piacer  sous  les  veux  du  lecteur:  «  Se  debbo  dirle  intero  l'animo  mio, 
io  non  credo  che  sia  bisogno  di  cercare  l'intermedio  d'un  commenta- 
tore, per  trovare  la  ragione  degli  altri  carri,  e  dei  diversi  animali,  che 
gli  illustratori  del  Petrarca  hanno  aggiunto  al  carro  d'Amore  guidato 
da  quattro  cavalli  l)ianchi....  A  me  sembra  che  gli  illustratori  dovessero 
seguire  il  concetto  del  Petrarca,  interpretandolo  e  supplendolo,  e  inoltre 
la  tradizione  costante.  Il  poeta  aveva  intitolato  Trionfi  i  suoi  capitoli  in 
terza  rima,  e  aveva  dato  un  carro  ad  Amore  :  ne  veniva  di  naturai  con- 
seguenza che  agli  altri  Enti,  pur  essi  trionfanti,  si  dovesse  dare  un  carro, 
come  la  storia  e  la  tradizione  appropriavano  ai  vincitori,  con  animali 
già  consacrati  dal  simbolo....  » 

L'hypothèse  de  l'intervention  d'un  commentateur  semblant  devoir 
étre  écartée,  il  nous  faut  admettre  ijuc  (|uelque  artiste,  dont  l'oeuvre 
aura  eu  un  grand  retentissement,  aura  impose  aux  àges  à  venir  une 
formule  universellement  acceptée.  Mais  quel  était  cet  artiste  et  où  se 
trqpvait  cette  oeuvre? 

Ce  qui  est  certain  c'est  que  rarement  interprétation  a  été  consacrée 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQUE 


par  un  suffrage  aussi  unanime.  L'artiste  supérieur  —  dont  le  nom  nous  est 
inconnu  —  avait  à  peine  trouvé,  pour  l'oeuvre  du  poète,  cette  formule 
cependant  si  conventionelle,  que  tous  subirent  docilement  son  joug  et  se 
dispensèrent  de  recourir  directement  au  poème.  Pendant  près  de  deux 
siècles  aucun  ne  songea  à  renouveler  l'inspiration  en  ouvrant  le  volume 
de  Pétrarque,  si  riche  cependant  en  images  faciles  à  traduire  (Laure  te- 
nant  la  Gorgone,  etc.). 

Cette  étude  des  illustrations  exécutées  du  XV  au  XVL  siècle,  offre 
donc  un  fort  curieux  exemple  de  discipline  de  la  part  des  artistes. 
Dès  le  début,  comme  à  la  suite  d'un  mot  d'ordre,  sculpteurs,  peintres, 
miniaturistes,  tapissiers,  s'entendirent  pour  donner  de  l'oeuvre  de  Pétrarque 
une  interprétation  absolument  conventionnelle,  et,  pendant  près  de  deux 
cents  ans,  cette  interprétation  subsista  sans  que  personne  eùt  l'idée  de 
la  renouveler  en  recourant  au  texte  originai. 

V. 

Dans  l'impossibilité  où  je  me  trouve  de  décrire  une  à  une  toutes  les 
suites  consacrées  au  poème  de  Pétrarque,  je  m'attacherai  à  quelques  com- 
positions  particulièrement  caractéristiques,  à  celles  qui,  élaborées  par 
un  esprit  génial,   font  loi  pour  la  masse  des  imitateurs. 

Une  des  plus  anciennes  est  la  suite  de  panneaux  attribuée  à  An- 
drea Vanni,  i|ui  est  conservée  à  l'Académie  de  Sienne  et  dont  il  a  été 
parie  tout  à  l'heure.  A  supposer  qu'elle  soit  de  Vanni,  —  ce  qui  n'est 
pas  démontré  —  cette  suite  serait  antérieure  à  l'année  14 14,  date  de  la 
mort  de  cet  artiste.  En  t<ìut  état  de  cause,  elle  appartient  à  la  première 
moitié  du   XV'  siècle. 

Dans  ces  quatre  peintures,  on  est  frappé  à  la  fois  de  l'indépendance 
de  la  conception  et  de  la  grossièreté  de  la  facture.  Les  chars  s'avancent 
sur  le  spectateur  au  lieu  d'aller  de  gauche  à  droite,  à  la  faq:on  d'un 
cortège  triomphal. 

Les  compositions  contiennent  d'ailleurs  déjà  en  germe  toute  l'econo- 
mie des  Triomphes.  Dans  la  première,  Cupidon,  un  pied  sur  un  globe, 
l'autre  en  l'air,  se  prépare  à  prendre  son  voi  en  lanc^ant  des  flèches. 
Plus  bas,  sur  le  char,  des  figures  assises.  Puis  un  cortège  nombreux, 
dans  lequel  on  reconnaìt  Hercule  tenant  l'are.  Pour  attelage,  quatre 
chevaux. 


IO 


EUGEXE  \ILXTZ 


Le  second  panneau  nous  montre  la  Chasteté  debout,  tenant  d'une 
main  une  palme,  de  l'autre  un  étendard  orné  d'une  hermine.  Devant 
elle,  Cupidon  enchaìné.   Des  licornes  trainent  le  char. 

Dans  le  troisième  panneau,  la  Mort  tient  une  faux  dentelée.  Des 
buffles  sont  attelés  à  son  char. 

La  Renommée  assise,  tenant  d'une  main  un  glaive,  de  l'autre  un 
livre,  fait  les  frais  du  quatrième  panneau.  L'attelage  se  compose  d'élé- 
phants. 

On  le  voit,  dès  lors,  ce  quo  r(in  pourrait  appeler  l'armature  de  la 
composition  était  trouvé:  chaque  char  était  dote  de  son  conducteur  et 
de  son  attelage  détìnitif. 


,^S^     / 


^ì 


Le   l'RioMrHK  DE  l'Amoir. 

(Par  Matteo  Je"  Pasti I. 


Les  peintures  de  l'Académie  de  Sienne,  qu'elles  sortent  ou  non  du 
pinceau  de  Vanni,  ne  sont  certainement  pas  les  premières  qui  aient  été 
consacrées  à  l'illustration  des  Triomphes.  Mais  elles  comptent  parmi  les 
plus  anciennes  ([ui  soient  parvenues  jusqu'à  nous,  et  à  ce  titre  elles  mé- 
ritaient  une  mention  speciale. 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQ.UE 


Aux  panneaux  de  l'Académie  de  Sienne  font  pendant  ceux  du  peintre 
véronais  Afatteo  de'  Pasti  (ÌMusée  des  offices)  pour  lesquels  nous  avons 
une  date  certaine;  nous  savons  en  effet  ([u'ils  turent  exécutés  à  Venise, 
en  1 441.  Le  programme  des  compositions  fut  trace  à  l'artiste  par  Pierre 
de  Médicis,  fils  du  grand  Cosine,  à  qui  cette  suite  était  destinée.  Matteo 
consulte  entre  autres  son  client  sur  le  costume  et  l'attitude  à  donner 
à  la  Renommée  (i). 

Au  cours  du  X\'^  siècle,  dans  les  peintures  aussi  bien  que  dans  les 
manuscrits,  toutes  sortes  de  motifs  parasites  viennent  se  greffer  sur  la 
trame  primordiale.  Un  fles  plus  curieux  est  le  Lai  iT Aristotc:  on  volt, 
parmi  les  victimes  de  l'Amour,  le  philosophe  grec  marchant  à  quatre 
pattes  et  portant  sur  son  dos  la  belle  Campaspe,  la  maitresse  d'Alexandre. 

Un  autre  fabliau,  le  Lai  de  Nar- 
cisse,  a  inspiré  la  peinture  qui  orne  le 
«  cassone  »  du  South  Kensington  Mu- 
seum  :  on  y  voit  la  princesse  Dane, 
fille  du  roi  de  Thèbes,  qui,  dédaignée 
par  Narcisse,  appelle  sur  lui  la  ven- 
geance  de  Vénus  et  de  l'Amour,  et 
expire  de  douleur  à  coté  de  lui,  lors- 
qu'il  a  été,  sur  sa  prière,  frappé  de 
mort  par  la   déesse  (2). 

Plusieurs  fois  aussi  nous  voyons 
paraìtre,  dans  le  Triomphe  de  l'A- 
mour, un  des  épisodes  les  plus  connus 
de  la  Legende  du  Sorcier  Virgile:  le 
poète  suspendu  dans  un  panier  sous 
la  fenétre  de  la  fille  de  i'empereur  de  Rome.  Pétrarque,  cependant, 
n'avait  fait  figurer  Virgile  dans  ses  Triomphes  que  comme  chantre  de 
l'Amour,  et  nuUement  comme  magicien. 

Vidi  Virgilio,  e  parmi  intorno  avesse 
Compagnia  d'alto  ingegno  e  da  trastullo  ; 
Di  quei,  che  volentier  già  al  mondo  elesse. 


Le  Triomphe  de  l'Amour. 

Peinture  sur  panneau. 
(Ancienne    Collection    Cernuschi). 


(i)  Milanesi,  Lettere  d'  artisti  italiani  dei  secoli  XIV  e  XV ;  p.  5,  6.  Rome,  18Ó9. 
(2)  Due  DE  Rivoli,  Etudes  sur  Ics   Triomphes  de  Pétrarque,  p.  8. 


12  EUGENE  MUNTZ 


L'uno  era  Ovidio,  e  l'altro  era  Catullo, 
L'altro  Properzio,  che  d'amor  cantaro 
Fer\'idamente,  e  l'altro  era  Tibullo. 

(Livre  I,  eh.  Ili,  v.  19-25) 

Bien  plus,  l'auteur  des  Triomphes  avait  toujour.s  protesté  contre  la 
table  ridicule  de  Virgile  sorcier  (i).  On  voit  par  cet  exemple  quelles  licences 
les  artistes  en  prenaient  avec  les  auteurs  qu'ils  étaient  chargés  d'illustrar. 

^% 

La  miniature,  à  son  tour,  s'empare  avec  avidité  du  thème  imaginé 
par  Pétrarque. 

Dans  la  seconde  moitié  du  XV"  siècle,  une  .serie  de  ininiaturistes 
s'appliquent  à  interpréter  les  Triomphes.  Les  Florentins  s'en  font  comme 
une  spécialité.  Nous  connaissons  au  moins  une  vingtaine  de  manuscrits 
sortis  de  leurs  officines. 

Il  est  surprenant  que  les  illustrateurs  des  manuscrits,  qui  avaient 
cependant  le  texte  sous  les  yeux,  aient  si  rarement  eu  la  curiosité  d'y 
jeter  un  coup  d'oeil  afin  de  renouveler  tant  soit  peu  leur  interprétation 
en  remontant  à  la  source  méme.  Or  ils  ne  montrent  pas  plus  de  scru- 
pules  que  leurs  coUègues,  les  peintres  ou  les  sculpteurs,  et  suivent  comme 
eux  le  programme,  ce  programme  mystérieux,  con(;u  et  élaboré  en  dehors 
de  Pétrarque.  Sur  le  degré  de  liberté  qui  leur  était  laissé,  nous  posse- 
dons  un  témoignage  curieux.  En  1461,  à  Sienne,  Stefano  di  Luisio  de 
Milan,  qui  s'était  engagé,  vis-à-vis  de  Francesco  di  Facio  Belliarmati, 
à  écrire  de  sa  main  les  Triomphes  de  Pétrarque,  stipule  qu'il  pourrait 
les  enluminer  comme  bon  lui  semblerait  («  miniati  come  parrà  a  me 
Stefano  »)  {2). 

Lorsque  les  graveurs,  de  leur  coté,  se  mirent  à  l'ceuvre,  la  matière 
était  assez  digérée  pour  qu'ils  n'eussent  plus  à  s'occuper  de  l'ordonnance 
generale;  ils  pouvaient  en  toute  liberté  songer  aux  menus  épisodes 
ou  ornements  destinés  à  enjoliver  ou  à  enrichir  un  ensemble  désormais 
consacré  par  tant  de  suffrages. 

Dans  le  mémoire  publié  par  la  Gazcttc  des  Beaux-Aits,  le  Due  de 
Rivoli  rappelle  que  généralement  ce  sont  les  miniaturistes    qui    copient 


(i)  De  Nolhac,  Pétrarque  et  l'Huinanisme,  p.   1 08-1  io. 

(2)  Borghesi  e  Banchi,  Nuovi  Documenti  per  la  storia  del/' Arte  Senese;  1898,  p.  201J. 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQUE 


'3 


les  graveurs,  par  la  raison  que  les  estampes  étaient  multipliées  et  ré- 
pandues  dans  le  public,  tandis-que  les  manuscrits  étaient  presque  toujours 
faits  spécialement,   sur  commande,  pour  quelque  grand  seigneur. 


4MSm'- 


Le  Triomphe  de  la  Chasteté. 

(Par  un  graveur  florentin  anonyme). 


Or  l'estampe  des  Triomphes,  conservée  à  Vienne,  dans  la  Collection 
Albertine  et  gravée  par  l'auteur  des  Planètes,  date  de  1470  environ.  Il 
y  a  dono  une  belle  marge  pour  établir  l'action  que  cette  gravure  a  pu 
exercer,  entre  autres  sur  les  artistes   francjais. 

La  gravure  sur  bois  s'attaqua  relativement  tard  aux  ouvrages  de 
Pétrarque  ;  en  effet  les  premières  éditions  imprimées  des  Rime,  auxquelles 


Le  Triomi'he  de  i.'Amouk.  N'enise  1490. 

iD'après  l'eiemplaire  de  M.  Leo  S.  Olschki). 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQUE 


sont  presque  invariablement  joints    les    Trionfi,    parurent    sans    illustra- 
tions.   En    1490  enfin  vit    le   jour  à  Venise,   la    belle  édition  dont    nous 


Le  Triomphe  de  l'Amour.  Veiiise  1413. 

(D'après  l'exemplaire  de  M.   Leo  S.  Olschkii. 


reproduisons  ci-contre  une  gravure.  Elle  fut  suivie,  en  1493,  d'une  autre 
édition,  moins  perfaite,  dont  les  bois  reparaissent  dans  les  éditions  de 
1497,    1500,  de    1508,  etc. 


Les  Tkiomphes  de  PÉTRARgUK.  (X'enise,  V'algrisi,  1560) 

(Daprès  t'exeroplaire  Ju  M.  le  Protesseur  W.   Fiske). 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQ.UE 


Plus  de  richesse  offre  l'édition  fiorentine  des  Triomphes  de     i^gg. 

Lorsque,  au  XVP  siede,  les  éditeurs  italiens  des  Rime  et  des  Trionfi 
entrèrent  résolument  dans  la  voie  de  l'illustration,  l'àge  d'or  de  la  gra- 
vare sur  bois  avait  pris  fin.  Désormais,  l'interprétation  devient  trop  fa- 
cile et  trop  banale.  Tel  est  le  cas  des  éditions  publiées  à  Venise  chez 
Valgrisi.  Mais  je  dois  réserver  le  détail  de  ces  investigations  bibliogra- 
phiques  pour  le  volume  qui  verrà  bientót  le  jour. 


VI. 


Ce  qui  avait  fait,  au  XV^  siècle,  la  popularité  et  la  force  du  thème 
imaginé  par  Pétrarque  et  codifié  par  un  exégète  de  la  fin  du  XIV "  ou 
du  commencement  du  XV °  siècle,  c'étaient  le  rythme  et  la  fixité  des 
Triomphes;  la  donnée  se  développait,  malgré  des  variantes  de  détail,  avec 
une  si  infiexible  rigueur. 

Avec  le  XV  siècle,  le  thème  gagne  en  ampleur,  en  richesse.  La 
disposition  generale  des  chars  est  conservée,  mais  que  de  modifications, 
que  de  raftìnements,  dans  le  détail  ! 

Tantót,  c'est  Pégase  qui  traine  le  char  de  la  Renommée  (manuscrit 
n.°  22.541  de  la  Bibliothèque  Nationale  de  Paris). 

Tantót,  les  buffles  se  changent  en  taureaux,  dont  l'un  bondit  im- 
p.étueux,  tandis  que  l'autre,  efflanqué,  tire  peniblement  sur  les  traits 
(gravures  d'après  Martin  Heemskerk). 

Au  fur  et  à  mesure  que  nous  avancjons,  les  formules  tirées  de  la 
mythologie  tendent  à  se  substituer  aux  inventions  plus  ou  moins  flottantes 
du  moyen-àge.  Nous  voyons  parattre  les  Parques,  Saturne,  des  Satyres. 
Une  tapisserie  introduit  dans  le  cycle  les  Heures  du  jour  et  de  la  nuit, 
les  signes  du  Zodiaque,  etc. 

Parmi  les  peintres  italiens  du  XVP  siècle  qui  illustrèrent  les  Triom- 
phes, il  convient  de  citer  Francesco  Mantegna,  le  fils  d'Andrea,  Ber- 
nardino Campi,  Bonifacio  da  Verona.  Leurs  compositions,  plus  ou  moins 
brillantes,  trahissent  déja  de  la  lassitude.  Malgré  la  prédilection  de  cette 
epoque  pour  l'allégorie,  la  popularité  du  mythe  imaginé  par  Pétrarque 
commenc^ait  à  faiblir. 

On  en  peut  dire  autant  des  productions  de  la  miniature  et  de  la 
gravure.   lei  également  la  seve  s'épuise. 

La  Bibliojilia,  volume  II,  dispensa  I*-2*  2 


ir* 


s    1 

2   ''^ 


W^^- 


*?i 


O    .5 


p    I 


-J    -e 


20  EUGENE  MUNTZ 


Cependant  les  Triomphes  comptèrent  des  interprètes  jusqu'à  l'extrème 
limite  de  la  Renaissance. 

Par  quelle  voie,  les  Triomphes,  avec  le  cadre  qui  en  était  désormais 
inséparable,  penétrèrent-ils  en  Franca?  Nul  doute  quo  ce  furent  soit  les 
estampes  isolées,  soit  les  éditions  illustrées,  qui  répandirent  de  ce  coté 
des  monts  des  formules  si  propres  à  inspirer  les  artistes.  Les  plus  an- 
ciennes  illustrations  fran^aises  des  Triomphes  ne  remontent  pas,  en  effet, 
plus  haut  que  la  tìn  du  XV  siècle. 

(fé  n'oublie  pas,  en  émettant  cette  assertion,  que  dès  le  XIV  siècle 
les  tapissiers  du  due  de  Bourgogne  avaient  interprete  le  Triomphe  de 
la  Renommée  ;  mais,  selon  toute  vraisemblance,  ils  avaient  travaillé  di- 
rectement  d'après  le  texte  de  Pétrarque). 

A  partir  des  premières  années  du  XVP  siècle,  les  éditions  franc^aises 
des  Triomphes  se  multiplient:  Paris,  Denis  Janot,  Barthélemy  Vérard  ; 
—  15 14,  Jehan  Petit;  etc.  En  1524,  paraissait  le  Triomphe  de  la  Di- 
vinité,  attribué  à  Jean   Duvet. 

Les  enlumineurs  et  graveurs  franc^ais  ont  illustre  le  poème  d'un 
motif  nouveau  :  ils  se  plaisent  à  nous  montrer,  sur  le  frontispice,  l'auteur 
(ils  disent  l'acteur),  endormi  et  voyant  en  songe  se  dérouler  le  cortège 
de  l'Amour. 

Scaldava  il  sol  già  l'uno  e  l'altro  corno 
Del  Tauro... 

Amor,  gli  sdegni,  il  pianto  e  la  stagione 
Ricondotto  m'aveano  al  chiuso  loco 
Ov'  ogni   fascio  il   cor  lasso  ripone  : 
Ivi  fra  l'erba  già  del  pianger  fioco 
Vinto  dal  sonno  vidi  una  gran  luce 
E  dentro  assai  dolor  con  breve  gioco... 

L' interprétation  la  plus  originale  et  la  plus  saisissante  des  Triomphes 
nous  a  été  donnée  par  les  dessinateurs  de  cartons  pour  tapisseries.  N'ou- 
blions  pas   que   ces   artistes   —   presque  tous   anonymes  —   étaient    très 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQUE  21 

souvent  des  maitres  d'une  valeur  transcendante.  Il  faut  citer  dans  ce 
domaine  les  magnifiques  suites  en  haute  lisse  conservées  au  South-Ken- 
sington  Museum,  au  chàteau  de  Hampton-Court,  au  Garde  meublé  im- 
periai de  Vienne,  au  Musée  d'art  industriel  de  Berlin.  Dans  toutes,  sous 
une  forme  tantót  narrative,  tantòt  synthétique,  le  thème  forge  par  Pé- 
trarque  est  développé  avec  une  verve  rare.  On  y  voit  de  longues  théories 
de  héros  et  d'héroines  à  l'air  plus  ou  moins  sentimental,  se  déroulant 
aux  còtés  des  chars.  Ce  qu'il  y  a  là  de  physionomies  sympathiques  ou 
piquantes,  d'épisodes  ravissants,  est  diffìcile  à  décrire  à  l'aide  des  mots. 
Les  tapisseries  du  Garde  meublé  royal  de  Madrid  marquent  une 
recherche  extraordinaire  du  mouvement.  Les  chars  ne  s'avancent  plus 
sur  le  sol  :  ils  volent  à  travers  les  airs,  absolument  comme  dans  les  Pla- 
nètes  de  Baccio  Baldini. 

VIL 

Pendant  le  XIV^  et  le  XV  siècle,  l'Italie  et  la  France  sont  les  deux 
seules  contrées  où  la  donnée  ait  pris  faveur.  A  peine  si  l'on  en  décou- 
vrirait  quelque  trace  en  Allemagne,  dans  les  Flandres,  en  Angleterre, 
en  Espagne.  Au  XVL  siècle,  au  contraire,  les  Triomphes  pénètrent  partout. 

En  Allemagne  et  dans  les  Flandres,  ils  se  réclament  d'une  sèrie  de 
noms  célèbres  :  Jost  Amman,  Georges  Pencz,  Pierre  Breughel,  Martin 
Heemskerk,  Pieter  van   Lint,   etc. 

Ces  différents  maìtres,  peintres  comme  graveurs,  s'efforcèrent  de 
mettre  dans  l'ordonnance  le  plus  de  liberta  et  de  mouvement  possible, 
se  rapprochant  ainsi  des  Fran^ais  plus  que  des  Italiens. 

Quoiqu'ils  s'entendent  déjà  à  la  perfection  à  caractériser  les  acteurs 
de  la  mythologie  ou  de  l'histoire  classique  (Neptune  est  arme  du  trident, 
Pluton  de  la  doublé  fourche,  Platon  est  couronné  de  lauriers),  ils  con- 
servent  un  faible  pour  les  légendes  explicatives.  Plus  d'une  fois  aussi  il 
leur  arrive  de  tracer  les  noms  à  coté  des  personnages  ;  fidèles  en  cela 
au  besoin  de  précision  (jui  fait  le  fond  de  l'art  germanique. 

Une  rubrique  des  plus  curieuses  serait  à  consacrer  aux  altérations 
du  mythe. 


22  EUGENE  MUNTZ 


Dès  la  fin  du  X\^'  siede,  certaines  scènes  des  Triomphes  s'etaient  in- 
filtrées  jusque  dans  les  ouvrages  d'édification  :  e' est  ainsi  qu'une  édition 
de  VArf  de  bicii  mourir  de  Savonarole  contient  un  Triomphe  de  la  Mort, 
de  tout  point  semblable  à  ceux  du  cycle  pétrarquesque.  Le  char,  entre 
autres,  a  pour  attelage  les  buffles  traditionnels.  Voici  maintenant  le  gra- 
veur  de  1524  (peut-étre  Jean  Duvet,  autrement  dit  le  maitre  à  la  li- 
corne),  qui  amalgame  le  Triomphe  de  la  Renomméc  avec  le  Triotnphe  de 
la  Divinile.  Il  attelle  au  char  de  celle-ci  les  éléphants,  réservés,  on  l'a 
vu,  à  la  Renommée,  et  installe  sur  leur  dos  des  femmes  portant  des  pal- 
mes  et  sonnant  de  la   trompette. 

La  formule  inventée  par  Pétrarque  trouva  des  répercussions  dans 
les  ouvrages  les  plus  divers.  Une  gravure  sur  bois  de  l'Entrée  du  roi 
Henri  II  à  Rouen,  en  1551,  représente  le  «  char  de  la  Renommée  » 
attelé  de  quatre  chevaux  ailés.  Sur  le  devant  du  char  est  assis  le  sque- 
lette  vaincu;  sur  le  tròne  a  pris  place  la  Renommée.  L'on  ne  s'attendait 
guère  à  trouver  le  squelette  dans  une  entrée  royale!  Ailleurs,  dans  les 
Figures  de  la  Bible,  imprimées  à  Paris,  par  Charles  le  \"igoureux,  vers 
la  fin  du  X\'P  siècle,  les  six  chars  se  prélassent  au  complet.  Puis  ce  sont 
les  innombrables  représentations  allégoriques  inspirées  par  le  chef-d'oeuvre 
de  Pétrarque  :  les  Triomphes  de  la  Religion,  de  la  Fortune,  de  la  Richesse 
et  de  la  Pauvreté,  ces  deux  derniers  peints  par  Holbein  ;  de  la  Pruderie, 
de  rimpiété,  de  l'Ignorance,  de  la  Poltronnerie,  de  la  Gueuserie,  le  Triom- 
phe des  Femmes,  de  H.  S.  Behaim,  pour  ne  point  parler  du  Triomphe 
de  Flore,  etc,  etc. 

c^ 

Il  y  a  dans  l'histoire  des  illustrations  des  Triomphes  un  enseigne- 
ment  fécond  :  nous  y  apprenons  que,  plus  le  programme  élaboré  par  le 
poète  est  précis,  moins  il  favorise  l'essor  de  l'imagination  chez  les  artis- 
tes  chargés  de  l'interpréter.  Rien  à  cet  égard  de  plus  probant  qu'un 
parallèle  entre  Dante  et  Pétrarque  (i).  Les  illustrateurs  de  la  Divine  Co- 
médie  ont,  pour  l'immense  majorité,  fait  fausse  route,  par  cela  méme  que 
les  tableaux  de  Dante  étaient  trop  voulus,  ses  injonctions  trop  tyranni- 


(i)  Voir  la  savante  monographie  ile  nion  vènere  ami  le  Professeur  F.  X.  Kraus  sur  Dante 
et  l'Alt. 


LES  TRIOMPHES  DE  PETRARQUE 


23 


ques.  Pétrarque,  au  contraire,  en  évitant  de  donner  à  ses  Triomphes  une 
forme  trop  arrétée,  a  piqué  l'émulation  de  ses  interprètes.  Ceuxci  se  sont 
ingéniés,  et  ce  fait  résulte  avec  la  dernière  évidence  de  la  riche  collection 
de  documents  réunie  par  le  Prince  d'Essling,  non  pas  tant  à  le  com- 
menter  qu'à  le  compléter,  à  ajouter  à  ses  indications,  à  féconder  la  donnée 
primordiale.  La  latitude  qu'il  leur  a  laissée  a  été  pour  eux  un  élément 
de  progrès  ;  elle  les  a  incités  à  aller  de  l'avant,  à  se  manifester  comme 
des  auxiliaires  non   comme  des  esclaves.  Tout  le  monde  y  a  gagné. 

EuGÈNE  Muntz. 

L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO 

NEL  SECOLO  XV 

{Continuazione  *) 


6.  Discorso  Hn  qui  sui  tipografi  tedeschi,  sorge  spontanea  la  domanda  sulla  causa  che 
possa  averli  mossi  a  fermarsi  in  Foligno  piuttostoché  altrove,  per  esempio  a  Perugia,  dove 
quella  horente  Università  potea  invogliare  qualche  tipografo  a  tentare  la  fortuna  con  la 
novella  industria.  Ma,  se  non  erro,  la  causa  che  fece  determinare  il  Numeister  e  i  suoi 
compagni  a  fermarsi  in  Foligno,  fu  l'aver  trovato  che  Foligno  era  città  industriosa,  dove 
si  poteva  avere  a  buon  prezzo  e  facilmente  una  eccellente  carta,  per  la  vicinanza  delle 
Cartiere  di  Belfiore  e  di  Pale.  Anche  dovè  influire  nell'animo  loro  l'invito  e  l'ospitalità 
accordata  ad  essi  da  Emiliano  Ortìni,  cittadino  ricco  ed  ingegnoso,  zecchiere  del  Papa, 
orefice  valente  e  però  molto  esperto  nel  preparare  e  racconciare,  come  lo  erano  altri  ore- 
fici del  tempo  suo  (  i  ),  punzoni  ed  altri  arnesi  di  stamperia.  Presso  Belfiore,  villaggio  di 
Foligno,  si  indica  un  gruppo  di  case  chiamate  Carpineto,  e  fra  queste  una  che  dicesi  ap- 
partenuta ad  Emiliano  Orfini,  il  quale  vi  avrebbe  ospitato  il  Numeister,  quando  si  recava 
su  quei  luoghi  per  prov\'edersi  di  buona  carta  per  le  sue  stamjie. 

Di  Emiliano  Orfini  non  è  qui  da  parlare,  né  se  ne  potrebbe  parlare  adeguatamente, 
poiché,  malgrado  i  documenti  pubblicati  nella  raccolta  dello  Zanetti  (2),  dal  Rossi  (3),  dal 
Miintz  (4),  quello  che  sappiamo  di  lui  è  il  meno,  in  confronto  di  quello  che  conservano 
di  lui  gli  Archivi  di  Foligno  e  di  Roma.  E  se  non  avesse  altri  meriti,  questo  solo  di 
aver  ospitati  in  casa  sua  fin  dal  1463,  e  forse  prima,  i  tipografi  di  Magonza,  è  gloria  tale, 


ri  Vedi  La  Bibliofilia,  anno  I,   pagg.   2S3-290. 

(1)  Manzoni  G.,  Studi  di  bibliografia  analitica.   Studio  ter-^o.   Bologna,   1882. 

(2)  Nuova  raccolta  delle  monete  e  pecche  di  Italia.  Tom.  II.  Bologna,  1779,  pagine  3-36,  467-496,  tona.  Ili,  pagine  465-466. 

(3)  Giornale  di  erudizione  artistica    Perugia,  1874,  voi.  Ili,  pag.  184. 

(4)  Les  arts  à    la  cour  des   'Papes.  Voi.  I,  pagine  151,  245,  315.  Voi.  II,  pag.   ili.  Voi.  Ili,  pag     244.    L'Atelier  Mo' 
nètaire  de  Rome.    Paris,   1884,  pag.   5,  noia  3. 


24  M.  FALOCl  PULIGNANI 


che  il  nome  suo  deve  collocarsi  tra  i  più  illustri  della  sua  città  natale.  Egli  lasciò  il  nome 
suo  in  tutte  le  stampe  eseguite  dal  Numeister  in  Foligno,  una  fatta  nel  1 470,  una  seconda 
nel    1472,  una  terza,  come  sembra,  nel    1474.   Le  descriviamo  con  quest'ordine. 


Capitolo  II 

STAMPA    DELLA    .STORIA    DI    LEONARDO    ARETINO 

(1470) 
1.  Descrizione  di  questo  volume.  —  2.  Su.i  rarità  e  suo  prezzo. 

I.  1  Tipografi  di  Magonza  doveano  essere  in  relazione  con  qualche  cittadino  di  Arezzo, 
se  si  occuparono  in  più  occasioni  alla  stampa  di  opere  scritte  da  autori  Aretini.  Già  ve- 
demmo come  nel  1463  essi  trascrivessero  in  Foligno  il  trattato  De  Actionibus  di  Angelo 
de  Gambilionibus    di  Arezzo.    Nel    1470    stampavano  in    Foligno  il    De  Bello    Italico   di 

LEONARDI  ARETINI  DE  BELLO 
ITALICO  ADVERSVS  GOTHOS 

TSI LONGE  lOCVNDIVS 

mibLfuifret  Itali^  i^licitatèg!  clades 
referre  :tnquia  tempora  Tic  tulcrant 
rcqucmur  8Cnos  Portane  mutabilità/ 
tem  Gothorumq?  muafionem  £C  bellu 
quo  Italia  tota  p^nc  euerfa  fuit:in  bis 
libris  defcribemus-  Dolorofam  ^fedo  materiam  ifed 
prò  cognitionc  illorum  temporum  nccefìTariam- 

(Dallesemplare  del  sig.  Leo  S.  Olschki). 

Leonardo  Bruni  di  Arezzo.  Dieci  anni  dopo  il  Numeister  stava  a  Tolosa,  in  Francia,  ove 
stampava  il  trattato  de  Actiotiibus  delio  stesso  Angelo  da  Arezzo,  se  quel  lohaniies  Theu- 
tiiniiiis  nominato  sotto  il  1480  dall' Hain  (  1  )  è  il  no.stro  Numeister,  il  quale  circa  quelli  anni 
stava  in  Alby  in  Linguadoca  (2).  Comunque  andasse  la  cosa,  e  chiunque  avesse  consigliato 
al  Numeister  la  stampa  del  libro  del  Bruni,  ecco  la  descrizione  del  libro  stesso,  secondo 
l'esemplare  che  si  trova  in  Roma  nella  Biblioteca  .\ngelica  (1,). 


(1)  Hain,  II,  n.  164. 

|2)  Claudin,  op.  cit.,  pag.  6t. 

(3)  Segnato,  C.  UU  12. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO 


11  volume  è  in  foglio,  numera  72  carte,  e  come  i  più  antichi  incunaboli  non  ha 
registrazione,  paginatura  o  altro.  Ogni  pagina  conta  29  linee,  e  il  testo  comincia  subito 
al  retto  della  prima  carta  con  questo  semplice  titolo  : 

LEONARDI  ARETINI  DE  BELLO 
ITALICO  ADVERSVS  GOTHOS. 

Nel  verso  dell'ultima  carta  del   libro  si  legge  : 

Hunc  libelluni  Emilianus  de  Orfinis  Fulginas 
&  lohannes  Numeister  theutunicus:  eiufq;  fotii 
feliciter  imprefferunt  Fulginei  in  domo  eiufdè 
Emiliani  aimo  domini  Millefimo  qimdrigijtefi- 
mo  feptuagefimo  feliciter. 

2.  E  inutile  dire  che  l'Hain  (1),  il  Brunet  (2)  ed  altri  assai  descrissero  questo  libro 
con  ogni  minutezza.  Anzi  trovarono  che  le  prime  copie  del  libro  stesso  in  questa  nota 
tipogratìca  erano  state  stampate  con  errori  e  con  varianti,  alle  quali  nel  corso  della  stampa 
fu  provveduto,  correggendo  Eulginas  della  prima  riga  in  Fulginas.  E  deplorevole  che 
qualche  bibliografo  abbia  voluto  trovare  in  questo  libro  errori,  dove  errori  non  sono,  e  che 
più  di  uno  abbia  creduto  errato  il  nome  de  Or  finisci  correggendolo  in  Jc   Ursinis  (3). 

Hanc  libellam  Emilianus  de  Orfmis  Fulginas 
8C  robannes  Numciftcrtbeutanicus:  eiufc^rotii 
feliciter  imprelTerunt  Fulginei  in  domoeiufclè 
Emiliani  anno  domini  A^iUcfimoquadringètC/ 
fimo feptuage fimo  feliciter* 

(Dall'esemplaie  del  sig.  Leo  S.  Olschki). 

Sebbene  questo  libro  sia  uno  dei  più  antichi  libri  stampati  in  Italia,  ed  il  più 
antico,  con  data  certa,  fra  quelli  stampati  a  Foligno,  pure  non  può  dirsi  rarissimo,  poiché 
se  ne  conoscono  parecchi  esemplari,  e  non  è  raro  nel  commercio  librario  di  trovarlo  in 
vendita. 

In  Foligno  i  Conti  Orfini,  eredi  di  Emiliano  Oiiini,  ne  custodiscono  un  bell'esem- 
plare nel  loro  palazzo.  Un  altro  esemplare  ne  possedeva  il  Card.  Bernabò,  concittadino 
dell'  OrHni  (4),  un    altro  il    letterato  Romagnolo  Giovanni  Chinassi  (5),  due   esemplari  il 


(1)  Reperlor.   I,   i,  n.   155H. 

(2)  cManue',  etc,  I,  pag.   149, 

(3)  Fra  questi  è  I'Hain,  I,  1558;  cfr.  'Dìctionnaire  de  G<^ographie  ancienne  et  moderne  à  l'usage  dit  Lihraire  et  de  l'ama- 
teur de  livres....  par  un  Bìbliofhìle.  Paris,  Didot,  1870,  pagine  535,  537. 

(4}  Catalogo  della  scelta  libreria  appartenuta  alla  Ch.  memoria  dell'E.mo  Card.  Alessandro  ^Bernabò.  Roma,  1874, 
pag.  48,  n.  104.  La  libreria  fu  acquistala  dal  Pontefice  Pio  IX  per  il  seminario  delle  Missioni  estere  a  Trastevere. 

{5)  Fu  venduto  nel  Gennaio  1881  In  Roma  dal  libraio  Silvestro  Passi,  Piazza  Capranica  n.  75,  per  260  lire.  Vedi  Catalogo 
della   libreria  antica  e  moderna  di  Silvestro   l^assi.  Roma,   1881,  pag.   88,  n.  88. 


26  M.  FALOCl  PULIGNANI 


libraio  Quaritch  di  Londra  (  i  ),  un  altro  il  Conte  Manzoni  (2)  diligentemente  descritto 
nel  catalogo  Sangiorgi,  oltre  i  quattro  esemplari  indicati  dal  Brunet  (3)  e  quelli  delle  Bi- 
blioteche di  Francia  indicate  dalla  Sig.  Pellechet  (4).  11  Sig.  Leo  S.  Olschki,  libraio  di 
Firenze,  ne  pose  in  vendita  un  esemplare,  diligentemente  descritto,  per  Lire  700  (5).  È 
assai  probabile  che  alcune  di  queste  indicazioni  si  riferiscano  a  qualche  identico  esemplare, 
messo  pili  volte  in  commercio,  ma  tenendo  conto  che  non  abbiamo  cercato  notizie  di 
quelli  esemplari  che  si  custodiscono  nelle  biblioteche  italiane  e  straniere,  e  riflettendo  al 
solo  numero  degli  esemplari  indicati,  non  possiamo  chiamare  raro  questo  libro,  che  per 
tanti  titoli  è  pregevolissimo. 

11  suo  valore  è  stato  giudicato  diversamente,  e  mentre  il  Brunet  indica  un  esemplare 
venduto  a   50  lire,  il  Quaritch  lo  oflfrì  agli  amatori  per   1730  lire. 


Capitolo   III 

STAMPA    DELLA     «    DIVINA    COMMEDIA    » 

('472) 

I.  Descrizione  del  volume.  —  1.  Esemplari  che  si  conoscono.  —  3.  Valore  commerciale  dei  libro  —  4  Valore  letterario  del 
testo.  —  s.  Anno  della  stampa.  —  6.  Sua  priorità  sulla  stampa  di  Jesi.  —  7.  Sua  priorità  sulla  stampa  di  Mantova.  — 
8.  Chi  era  Evangelista  Mei.  —  y.  In  qual  casa  fu  stampato  questo  libro.  —  lo.  Riproduzione  di  questo  testo. 

I.  Dovendo  parlare  di  questa  celeberrima  edizione,  non  possiamo  che  riportarci  al 
De  Batines,  diligentissimo  bibliografo  della  Divina  Commedia^  adoperando  la  sua  biblio- 
grafia (6),  la  sua  appendice  {7),  ed  aggiungendo  ad  essa  quelle  notizie  che  ci  venne  fatto 
di  trovare.  Ecco  la  descrizione  di  questo  bellissimo  libro.  Nella  prima  carta  nel  retto  si 
legge  : 

COMINCIA  LACO.MEDIA  DI 
dante  alleghieri  di  fiorenze  nella  qle  tracia 
delle  pene  et  punitioni  de  uitii  et  demeriti 
et  premii  delle  uirtù  :  Capitolo  primo  della 
pma  parte  de  quefto  libro  loquale  fechiama 
inferno  :  nel  quale  lautore  fa  prohemio  ad 
tucto  eltractato  del   libro  : 


II)  V.  il  'Bibliofilo  di  Bologna  188Ó  e  1887  voi.   HI,  n.  2.  Voi    Vili,  n.  3,  nella  copertina 
(2)  Tiibtiolheca  nun^oniana,  2.  pan.  Città  di  Castello.  1893.  pagine  1-2,  n.  3137. 
13)  Manuel  du  Libra're.  etc,  1,  149. 

(4)  Catalogut  general  des  incunables  dei  'B'blioth-tjues  publiques  de  France,  Paris.  1897,  pag.  232. 

(5)  Cent  Incunables  rares,  curìeux  et  prècieux  soi^neusement  dècrits  et  tnis  en  venie  par  Leo  5.  Olschki,  Venise   MDCCCXCXIl 
(sic,  ma  1897),  pag.  54,  n.  98. 

(6>  Bibliografia  Dantesca.  Prato,  i8(>,  tom.  I.  pag.  12,  15. 

(7)  BlAGI  G.  Giunte  e  corre^irni  inedite  alla  Bibliografia   Dantesca.    Firenze,  1888,  pag.  9-13. 


le  pene  ec  pumtioni  de  uitu  et  ' 
et  prema  delle  uirtu.  Capitolo  primo  dclU 
pma  parte  de  tjucflo  libro  lot]ualc  frcbiama 
inferno  ;  nel  qiiale  lautdrc  h  prcbcmio  ad 
tudo  cltra^latX)  cJcl  libro:  ■ 


i?n 


E 1/  mezo  cl^lcatnin  dinrà  aita 
mi  tr^ai  ^viu  felua  ofcura 
cbc  U  diridla  uia  era  fmarriu    . 
Et  quanto  «••'•ir  qlcra  cofa  dur»  ' 
cfta  felua  feiuagia  afpra  cfortt 
che  nel  pcnGcr  rcnoua  la  paura 
Tante  amara  cl-ie  pocbo  più  morte 
ma  pertradar  del  ben  cbio  Uitrouai 
diro  cicliatre  cofe  ci)i  "o  fco«e^ 
Inon  fo  ben  ridir  come  ucntrai 

taatera  pien  difptvoo  irifuquil  punto 

cbc  la  awcc  aia  ibindomi 
Ma  poi  cbe  fai  appiè  4"^  colle  gionCo 
ladoue  tcrminaua  quella  ualle 
cbc  mauea  dipaura  el  cor  compunao- 
Guardai  inalto ctmddt  le  laoe  Ipalle 
ueftite  già  deraggi  del  pianeta 
cl^  mena  dndo  altrui  perogu»  calle 
Al!orfulapauraunpoc!x>cbcta 
rbencUaco  del  cor  mera  aurata 
hnoAccbio  pam  contanta  pietà 


Dall'esemplare  della  Biblioleca  Trivulziana). 


28  M.  FALOCI  PULIGNANl 


Nel   retto  della  carta  247  si  legge  : 

El  fine. 
Nel  mille  quatro  cento  fepte  et  due 

Nel  quarto  mefe  adi  cinque  et  fei 

Quefta  opera  gentile  itnpreffa  fue 
Io  maeftro  lohanni  Numeifter  opera  dei 

Alla  decta  impreftione  et  meco  fue 

Elfulginato  Euangelifta  Mei. 

Il  libro  è  in  foglio  piccolo,  oggi  diremmo  in  quarto,  e  se  è  intero  deve  avere 
252  carte  come  ha  l'esemplare  della  Laurei! ;ijim  di  Firenze.  Quindi  erra  l'Hain  che  ne 
dà  247  (i),  il  Brunet  (2)  e  il  Dibdin  3)  che  ne  danno  249.  Questa  è  la  prima  edizione 
del  Divino  poema,  ed  è,  come  vedremo,  certamente  anteriore  alle  stampe  del  medesimo 
eseguite  in  quest' istess'anno  a  Mantova  e  a  lesi.  11  Maittaire  (4)  e  qualche  altro  aft'erma- 
rono  che  questo  libro  fu  stampato  a  .^lagonza,  ma  l'Auditfredi  (5)  facilmente  rivendicò 
quest'onore  a  Foligno,  della  quale  cosa  non  è  ragionevole  dubitare. 

Apostolo  Zeno  falsamente  attribuì  questo  libro  alla  sua  Venezia  (6).  La  sola  ispezione 
dei  caratteri  tipografici  di  questo  volume,  ci  assicura  che  esso  fu  pubblicato  con  gli  stessi 
torchi  che  sers-irono  all' Orfini  ed  al  Numeister  per  stampare  nel  1470  il  Leonardo  Are- 
tino, e  nel  1474,  come  vedremo,  le  lettere  di  Cicerone.  Infatti  i  tipi,  le  maiuscole,  le 
abbreviazioni  sono  identiche. 

L'edizione  che  descriviamo  è  fatta  in  grandi  caratteri  tondi,  con  molta  nettezza  e 
con  pochissime  abbreviature  ;  non  ha  la  numerazione  delle  pagine  o  delle  carte,  non  re- 
gistro, non  richiami.  Ogni  facciata  si  compone  di  30  linee,  appunto  per  non  spezzare  le 
terzine,  mentre  nei  due  altri  volumi  del  1470  e  1474  le  pagine  intere  si  compongono 
di  29  linee.  Il  titolo  di  ogni  canto  fatto  in  piccole  cifre  romane,  è  seguito  da  un  argo- 
mento di  tre  o  quattro  righe,  come  si  trova  in  molti  codici  della  Divina  Commedia^ 
anteriori  a  questa  edizione.  Il  primo  verso  è  spezzato  in  tante  lineette  perpendicolari, 
stampato  in  maiuscolo,  onde  lasciare  lo  spazio  per  una  grande  iniziale. 

La  cantica  delVItifcnio  preceduta  dal  titolo  riportato  di  sopra  comprende  84  carte, 
due  delle  quali  bianche,  una  in  principio,  una  in  fine  :  quella  del  Purgatorio  83,  pili 
un'altra  bianca  in  line,  ed  ha  in  fronte  questo  titolo  : 

COMINCIA  LA  SECONDA  Parte 
de  la  conmedia  di  dante  alleghieri  di  hrenze 
nellaqual  parte  fipurgano  licòmefli  peccati 
et  uitii  dequali   luomo  e  comfeffo  et   pètuto 
conanimo  di   fatiffatione.... 


(1)  Rcptrt    Bihliograph.  n.  5938. 

(2)  Afanuel  du  Lihraire.  Il,  pag.  13. 
{3!  Bibliomania,  pag.  541. 

(4)  Annales  Typoijrjfhìci,   I,  pag.  31Ó- 

(3)  Specimen  eiitionum  Ilalicjrum  Saec.   XV.  Roma.  I7y).  pagine    397*39*). 
(6)  Lettere,  HI,   pag.    6(). 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO 


29 


In  fine  leggesi  SOLI  DEO  GLORIA.  L;i  terza  ed  ultima  cantica  abbraccia  84  carte 
contando  una  bianca  che  è  in  fine,  e  sulla  prima  di  esse  si  leggono  le  parole  seguenti  : 

COMINCIA  LA  TERZA  Cantica 
de  la  comedia  di  Dante  alleghieri  di  firenze 
chiamata  Paradifo  Nelaqual  tracta  debeati 
et  de  celeftiale  gloria.  Et  demeriti  et  premii 
defàti.  Et  diuidefi  in  Villi,  parti  ficome 
linferno 

2.  Questo  volume,  sebbene  prezioso  e  di  alto  prezzo,  non  è  raro  come  si  crederebbe. 
Ecco  un  elenco  di  esemplari,  che,  come  si  comprende  facilmente,  non  può  essere  com- 
pleto.  Li  dispongo  per  ordine  di  città. 

i.°  Foligno  —  In  casa  dei  Conti  Orfini,  esemplare  incompleto  e  in  cattivo  stato.  Lina  pa- 
gina di  esso,  che  contiene  il  canto  XI  del  Paradiso,  sta  esposto  sotto  cornice  in  una  sala  del  Palazzo 
Comunale. 

2.0  Roma  —  Biblioteca  Angelica.  È  segnato  nel  Catalogo  RR.  VII.S.  Esemplare  rilegato  in 
pelle  rossa,  con  margini  assai  scarsi. 

3.»  Roma.  —  Biblioteca  del  Comm.  De  Rossi. 

4."  Roma.  —  Biblioteca  Corsiniana  :  esemplare  di  250  carte,  proveniente  dalla  Biblioteca 
Rossi,  con  iniziali  miniate. 

5.°  Bologna  —  Biblioteca  Universitaria  (i). 

6.°  Firenze  —  Biblioteca  Laurenziana.  Esemplare  proveniente  dalla  Biblioteca  del  Conte 
d'Elei  indicata  nel  Catalogo  a  fol.  37.  Ha  delle  varianti  con  la  descrizione  del  De  Batines,  ed  è  esem- 
plare smarginato  e  lavato. 

7.°  Firenze  —  Biblioteca  Palatina-  Esemplare  legato  all'  antica  in  marocchino  rosso.  E  bel- 
lissimo ed  è  ricco  di  margini,  nella  prima  pagina  ha  una  grande  iniziale  ornata  di  fregi  d'oro  ed 
uno  scudo  nel  cui  mezzo  s'intrecciano  le  lettere  B  e  R. 

8."  Firenze  —  Biblioteca  Nazionale  -  Sezione  Magliabechiana.  Esemplare  legato  in  vac- 
chetta (2). 

9.°  Firenze  —  Biblioteca  del  Barone  di  Landau  (3). 

IO."  Padova  —  Biblioteca  Capitolare  (4). 

1 1."  Milano  —  Biblioteca  Trivulziana.  Questo  è  a  giudizio  del  De  Batines  il  più  bello  esem- 
plare che  si  conosca;  numera  248  carte  ed  è  forse  l'unico  che  si  possegga  di  sì  bella  conserva- 
zione, giacché  può  dirsi  intonso  e  senza  difetti  e  con  grandi  margini.  Ha  le  iniziali  di  ogni  canto 
eseguite  a  mano  in  grande  e  in  rosso,  come  adombrate  in  rosso  sono  tutte  le  iniziali  delle  terzine. 
Le  iniziali  del  primo  cantico  di  ogni  cantica  non  sono  eseguite  nello  spazio  a  questo  fine  lascia- 
tovi, ma  solo  sono  indicate  in  rosso  ed  in  piccolo  (5). 

12."  Milano  —  Biblioteca  del  Conte  Giacomo  Melzi.  Bell'esemplare  con  tutti  i  suoi  mar- 
gini rilegato  in  marocchino  rosso. 


[()  Caronti  A.  Gii  incunabuli  della  R.  Biblioteca   Universitaria   di  Bologna.  Bologna,  1889.  pagine    179-180,  n.  303. 
(3)  (Questa  e  la  precedente  sono  descritte  nel  libro  Esposizione  Dantesca  in  Firenze,  maggio  1865.  Firenze,  1865,  a  pa- 
gine S  e  4  delle  Edizioni.  , 

(3)  Catalogne  dfs  lirres  manuscrits  et  itnprimés  composant  la  Bibliothé^ue  de  M.  Horace  de  Landau.    Firenze,    1855» 
pag.   154. 

(4)  Guida  di  Padova.  Padova,  1842,   pag.  378. 

(5)  Cfr.   Esposizione  Dantesca  ecc..  pag.  4. 


30  M.  FALOCI  PULIGNANI 


13." Genova  —  Biblioteca Dmazzo.  Questo  esemplare  contiene  la  sola  cantica  del  Paradiso  ( i). 

14."  Parigi  —  Biblioteca  Nazionale-  Segnato  nel  Catalogo  Y,  3436.  Proviene  dalla  Biblio- 
teca Aragonese  (2). 

15.°  Parigi  —  Biblioteca  Mazarina.  Il  De  Hatines  indica  questi  due  esemplari  parigini,  ma 
non  posso  assicurare  che  siano  due  ovvero  si  parli  di  un  medesimo  libro,  poiché  l'esemplare  della 
Biblioteca  Nazionale  (a  tempo  del  De  Batines  Biblioteca  Reale)  sta  esposto  nella  sala  Mazarina, 
scaffale  X'III,  n.  114. 

16.»  Parigi  —  Biblioteca  del  Duca  d'Aumale  (3). 

17."  Parigi  —  Biblioteca  del  sig.  Renouard{\).  Esemplare  in  marocchino  bleu. 

18.°  Vienna  —  Biblioteca  Reale.  Esemplare  rammentato  dal  Dibdin  (5). 

19.°  Copenaghen  —  Biblioteca.  Esf-niplare  rammentato  dal  Barolfi  (6). 

20."  Londra  —  Bibliotheca  Spenceriana.  Esemplare  in  marocchino  rosso  descritto  dal  Dibdin 
nel  Catalogo  di  quel  ricco  gabinetto  (7). 

21.°  Londra  —  Biblioteca  di  Lord  Grenville  :  esemplare  di  cui  il  Dibdin  ci  da  ragguaglio  ("vi 
facendoci  sapere  che  questo  stupendo  esemplare  non  fu  pagato  dal  nobile  Lord  che  400  franchi, 
prezzo,  secondo  lui,  modicissimo. 

22."  Londra  —  Museo  Britannico,  segnato  nel  Catalogo  voi.  Ili,  pag.  3S5. 

23.0  Inghilterra.  —  Biblioteca  dei  Duchi  di  Devonshire  (9). 

24.°  Inghilterra  —  Biblioteca  3Ialborough  (io). 

25."  Inghilterra  —  Biblioteca  del  Conte  Peiiibroke(\i). 

26.°  Inghilterra  —  Biblioteca  di  Sir  Masterman  Sykes.{\2). 

27."  Inghilterra  —  Biblioteca  di  Lord  Ashburnhaìn. 

Da  questo  elenco  che  non  è  sicuramente  perfetto  e  completo,  si  rileva  che  del  pre- 
zioso libro  esistono  dodici  esemplari  in  Italia,  uno  in  Austria,  uno  in  Danimarca,  tre  in 
Francia,  e  otto  in  Inghilterra.  E  quasi  certo  che  fra  gli  amatori  americani,  itissì  e  tedeschi, 
non  mancherà  chi  possieda  qualche  esemplare  di  questo  volume. 

3.  A  queste  indicazioni  desunte  principalmente  dal  De  Batines,  e  riferibili  agli  esem- 
plari che  si  trovano  nelle  Biblioteche,  aggiungiamo  le  notizie  degli  esemplari  venduti 
recentemente,  ricordati  dal  De  Batines,  dal  Brunet  e  da  altri,  che  indicheremo  partitamente, 
contentandoci  di  accennare  solo  il  nome  o  dei  cataloghi,  o  dei  proprietari,  o  dei  negozianti 
che  fecero  la  vendita. 

1."  Pinelti  n.  1910  —  Venduto  25  sterline  e  15  scellini  (13). 

2."  Gaignat  n.  1969  —  Esemplare  in  marocchino  bleu,  venduto  356  franchi. 

3.°  La  Valliere  n.  3558  —  Venduto  800  franchi. 

4."  Crevenna  n.  4544  —  X'enduto  180  fiorini  (14). 


(1)  Catalogo  della  Biblioteca  di  un  amatore  Bibliofilo.  Ilalia,  senza  data,  in-4,  pag.  63. 

(2)  Mazzatinti  G.  La  Biblioteca  dei  Re  J'Aragoita  in  Napoli.  Rocca  S.  Casciano,  iSg;.  pag.  XCIV,  n.  22. 

(3)  È  indicalo  dal  Panizzi  nella  prefazione  al  volume  Le  frime  .fuattro  edizioni,  ecc.  Londra.  1858.  pag.  Vili. 

(4)  Catalogue  d'un  amateur.  III,  75. 

(5)  The  Bibliographical,   Decameron,  lom.  III.  322. 

(6)  Peregrinazioni.  Torino,  lS(l,  voi.  I,  pag.  49). 

(7)  Bibliotheca  spenceriana  eie.  Londra,  1814.  1815.  voi.  IV,  pagine  97-101. 

(8)  Catalogo,  pag    178.  Il  Dibdin  descrive  questo  esemplare  nel  suo   The  Bibliographical  Decameron.  Londra,  1817,  III.  l'i. 

(9)  Repertorium  Bibliographicum  of  the  masi  cetebrated  Hritish  libraries.  Londra,  1819.  pag.  2S3. 

(10)  Op.  cit.,  pag.  331. 

(11)  Op.  cit.,  pag    335. 
(  12)  Op.  cit..  pag.  377. 

(13)  De  Batines  I,  15;  Bbuset,  II,  13. 

(14)  De  Batines,  I,  e. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO  31 

5."  Alac-Caithy  n.  303S  — Bell'esemplare  legato  in  marocchino  bleu,  la  cui  prima  carta  era 
ornata  di  un  leggiadrissinio  contorno  dorato  e  colorito.  Venduto  400  franchi  (i). 

6.°  Heber  —  Due  esemplari  con  qualche  mancamento  ;  vendute  uno  26  sterline,  un  altro  30 
sterline  e  20  scellini  (2). 

7.»  Firmin-Didot —  Venduto  1800  franchi  (3). 

8."  Bibliolheca  Siuiderlandiana  n.  36S5  (4)  —  Esemplare  con  la  prima  pagina  miniata  con  uno 
stemma  ecc.  Venduto  L.  1250  (5). 

9."  Quaritch  n.  13530  —  Esemplare  in  marocchino  bleu,  stimato  350  sterline  (5). 

10.0  Passi  n.  127  —  Venduto  1250  lire  (7). 

II."  Biblioteca  di  Benedetto  Maglione  —  Venduto  2000  franchi  (8). 

4.  Di  questo  volume,  cosi  studiosamente  ricercato  e  custodito  dai  ricchi  bibliografi,  in- 
teressa conoscere  il  merito  intrinseco,  onde  giudicare  se  il  Numeister  si  contentò  di  prendere 
un  codice  a  caso  e  quello  imprimere,  ovvero  si  studiò  con  diligenza  di  scegliere  un  buon 
testo.  Il  Brunet  affermò  che  ìc  texte  a  l'avaiitagc  d'offrir  de  bonnes  IcQons  (9),  e  prima  di 
lui  il  Viviani  avea  giudicato  che  questa  lezione  fra  le  edizioni  antiche  è  quella  che  più 
si  accosta  ai  buoni  codici  (io).  Anche  il  De  Batines  dice  che  questa  si  raccomanda  per  la 
bontà  della  lezione  (11),  e  si  lamenta  di  quegli  editori  della  Diviim  Commedia  i  quali  la 
trascurarono,  poiché  essa  contiene  varianti  preziose  e  poco  note  (12).  Anche  il  Panizzi  fece 
rilevare  i  meriti  di  questo  testo  (  1  3).  Recentemente  Gaspare  Finali  in  uno  studio  sulle 
.  prime  quattro  edizioni  della  Divina  Commedia  sottopose  a  serio  esame  la  lezione  di  que- 
sta stampa,  e  pur  non  tacendone  i  difetti,  giudicò  che  fra  le  più  antiche  essa  è  la  più 
grammaticalmente  corretta  di  tutte  (14).  Egli  dimostra  poi  che  quando  nel  1474  la  Di- 
vina Comedia  fu  nuovamente  stampata  a  Napoli,  quell'editore,  a  caso,  o  a  ragione,  fra 
le  stampe  contemporanee  del  1472,  eseguite  a  Foligno,  a  Iesi  ed  a  Mantova,  riprodusse 
testualmente  la  stampa  di  Foligno,  con  le  sue  varianti,  con  le  sue  omissioni,  con  i  suoi 
errori.  E  superfluo  insistere  su  questo  punto,   né  crediamo    che    il    Numeister    ed    i    suoi 


(i)  De  Batines  e  Brunet,  i,  c. 

(2)  De  Batines  e  Brunet,  i,  c. 

(3)  DeschaMPS  e  Brunet.  Sufptemenla  al    brunet.   Parigi,   1K7K.  tom    I,  pag.  10T3. 

(4)  Londra,  18S2,  pag.  288. 

(5)  Vedi  la  copertina  del    H'bliojilo  di  Bologna,  an.   Ili,   n.   7,   fascicolo  luglio    1882. 

(6)  Catalogo  H.  Q^taritch,  Londra,  luglio  1883,  n,  391,  pagine  1351,  1352  n.  13530.  Vedi  la  copertina  del  nominalo  'hi- 
hliojilo  di  Bologna,  an.  IV,  n.  II,  fascicolo  di  novembre  1883. 

{7)  Catalogo  della  libreria  'Passi  —  Piazza  Capranica  75  —  Roma,  1881,  pag,  9r,  n.  127.  L'esemplare  appartenne  al 
letterato  Giovanni  Gbinassi  di  Faenza  e  fu  acquistato  dal  Barone  di  Landau.  Fanfulla  della  Domenica,  an.  IV,  n.  28.  Roma, 
g  luglio  1882,  ^ 

(8)  Cjtatogttt'  de  la  Bihliothèque  de  feti  C.  Beiìedelto  Maglione  de  Naples.  Paris,  1894,  pag.  ISl-  N."  338.  L'esemplare 
avea  appartenuto  prima  a  Lord  Crawford  :    fu  acquistato  alla  vendita  dal   libraio  Q.uaritch  di  Londra. 

(9)  Manuel,   etc,   II,   13. 

(10)  La  Divina  Commedia  giunta  la  legione  del  Codice    'Battoliniano.   Udine,     823-  828,  voi.   I.  pag    XLVIII. 
(il)  Bibliografia  Dantesca  ecc.,  voi.  I,  pag.  13. 

(12)  Il  De  Batines  osserva  che  questa  è  la  sola  fra  le  antiche  edizioni  di  Dante  in  cui  si  legga  {Inferno,  I.  48)  la  voce 
/remesse  in  luogo  di  temesse,  come  portano  le  altre  edizioni  tutte  ed  i  Codici  quasi  tutti.  Q.uesta  lezione  fu  adottata  ai  nostri 
giorni,  dietro  il  Codice  Roscoe,  da  Ugo  Foscolo  (Edizione  di  Londra,  1842,  I,  6),  il  quale  peraltro  quando  diceva  che  tutti  i  lesti 
a  stampa  avevano  temesse,  sbagliava.  L  "adottò  poi  anche  l'avv.  Zaccheroni  nella  sua  edizione  deìV Inferno  col  comento  di  Guini- 
forte  delli  Bargigi,  pubblicata  a  Marsiglia  nel  1838.  Io  Tho  riscontrata  in  un  Codice  della  R'ccardiana  ed  in  parecchi  della  Lau- 
ren^iana  :  il  codice  n.   228  della  Palatina  legge  tremasse. 

(13)  Le  prime  quattro  edizioni,   ecc.,  pag.  Vl-VII. 

(14)  Le  prime  quattro  ed i^iioni  della  Divina  Commedia.  Nella  Nuova  .Antologia,  Roma,  1897,  an.  32,  fase.  19,  p.  285-294. 


32 


M.  FALOCI  PULIGNANI 


colleghi,  che  non  erano  filoioghi,  ma  erano  certo  Dantofili,  meritino  biasimo  per  le  false 
lezioni  che  avessero  adoperate  nel  loro  volume.  Che  però  stimolo  a  questa  stampa  debba 
essere  stato  qualche  Umanista  di  Foligno,  me  lo  fa  ritenere  la  nota  tipografica  che  sta 
in  fine  del  volume,  e  che  essendo  disposta  in  due  terzine  rimate,  rivela  l'opera  di  un 
letterato,  modesto  fin  che  si  vuole,  ma  nondimeno  studioso  dell'Allighieri,  e  amante  delle 
belle  lettere. 

5.  E  qui  il  caso  di  commentare  questi  versi,  dai  quali  prenderemo  occasione  per 
ricercare  la  vera  data  della  stampa,  il  luogo  di  essa,  il  correttore  del  volume.  Ripro- 
duciamo questi  versi  : 

A'el  mille  quatro  cento  feple  et  due 
nel  quarto  ine/e  adi  cinque  et  fei 
quefta  opera  gentile  inipreffa  fue 

Io  inaeftro  lohanni  JSunieifter  opet  a  dei 
alla  decta  impreffione  et  meco  fue 
Elfulginato  Eiiangelifta  mei. 

Eccoci  quindi  ad  indagare  la  data  di  questa  impressione.  11  primo  verso  ci  dà  Tanno  1472: 
il  secondo  verso  ci  dà  il  mese  ed  il  giorno  in  cui  fu  compita:  cioè  l'ii  Aprile.  Da  qui 
si  ha  che  il  nostro  volume  l'ii  .\prile  1472  era  compito.  Siccome  però  in  quello  stesso 
anno  1472  erasi  stampata  la  Divina  Commedia  a  Iesi  ed  a  Mantova  è  opportuno  ricer- 
care quale  delle  tre  edizioni  compan-e  prima  alla  luce.  La  questione  può  sembrar  pic- 
cola, ma  in  bibliografia  le  cose  piccole  stanno  a  casa  loro.  Quando  i  tre  tipografi  stampa- 
rono a  .Mantova,  a  Iesi  ed  a  Foligno  la  Divina  Commedia ,  forse  uno  non  sapeva  dell'altro, 
e  tutti  credevano  di  avere  la  priorità  nel  dare  alla  stampa  il  divino  poema,  ma  poiché 
questa  piccola  questione  bibliografica  altri  1'  ha  mossa,  cerchiamo  di   risolverla  anche  noi. 

6.  L'edizione  di  Iesi  termina  con  questa  iscrizione  { i)  ; 

EXPLICIT-  LIBER-  DANTIS"  IM- 
PRESSVS-  A-  MAGISTRO-  FEDE 
RICO-  VERONENSI-  M"  CCCC- 
LXXll-  Q.V1NTODECIMO-  KA- 
LENDAS-  AVGVSTI- 

Quindi  la  stampa  di  lesi  fu  compita  il  i8  Luglio.  Parrebbe  risoluto  quindi  da  questa  data. 
che  la  stampa  di  Iesi  dovè  essere  posteriore  di  tre  mesi  a  quella  di  Foligno.  E  nondi- 
meno non  è  mancato  chi  ha  creduto  sostenere  il  contrario  (2),  Noi  risolveremo  questo 
punto,  riportando  le  osservazioni  del  bibliografo  Libri  (3),  riprodotte   dal  De  Batuies  (4). 


(1)  Annibaldi  G    .U.   Federico  Je'  Conti  da    Verona,  lesi,    1877,   pag.  4|-47- 

(2)  Hain,  a.  3940. 

(3)  De  Batines.  Giunte  e  correzioni  alla  bibliografìa  dantesca,  pag.  9. 

(4)  De  Batines.  Bibliografia  dantesca. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO  33 


Tenendo  conto  della  data  che  si  legge  nel  nostro  volume,  il  Libri  osserva,  che  quando 
si  volesse  determinare  esattamente  una  simile  ricerca,  potrebbe  aver  luogo  una  lunga 
dissertazione,  per  causa  del  diverso  modo  di  contare  il  principio  dell'anno  nelle  varie 
città  italiane  nel  secolo  XV.  A  Roma,  a  Milano,  e  in  altre  città,  l'anno  cominciava  il 
giorno  di  Natale,  mentre  principiava  col  mese  di  Marzo  a  Venezia,  e  il  25  di  Marzo  a 
Firenze.  I  Pisani,  come  gli  abitanti  di  Siena,  di  Lodi  ecc.  cominciavano  anch'essi  col  25 
Marzo,  ma  dodici  mesi  prima  dei  Fiorentini.  Per  crescere  sempre  più  la  confusione,  qual- 
che volta  il  principio  dell'anno  diversificava  in  una  stessa  città.  Il  Libri  dice  che  si  ha 
ragione  di  credere  che  a  Foligno  cominciasse  come  a  Roma,  sette  giorni  prima  di  quel 
che  non  cominci  ora;  ma  non  sappiamo  il  perché  di  questa  sua  supposizione,  mentre  ci 
pare  che  i  documenti  locali  facciano  cominciare  l'anno  il  primo  di  gennaio.  Erra  poi  il 
Gamba  (l)  affermando  in  proposito,  senza  far  veruna  distinzione  fra  città  e  città,  che  nel 
secolo  XV  l'anno  principiava  nel  mese  di  Marzo.  Comunque  sia,  questo  quarto  mese  del 
nostro  volume,  non  potrebbe  essere  altro  che  l'Aprile,  o  il  Giugno,  o  il  Luglio  del  1472, 
secondo  che  si  faccia  cominciare  l'anno  col  25  Dicembre,  col  1°  Marzo,  o  col  25  Marzo, 
e  potrebbe  anche,  se  si  adottasse  l'era  di  Pisa,  riferirsi  al  mese  di  Luglio  del  1471.  Ma 
siccome  in  ogni  caso  e  nella  peggiore  ipotesi,  il  5  o  il  6  Luglio  1472  precederebbe  sempre 
il  quinto  Kaleiìdas  Augusti  I4~2,  data  dell'edizione  di  Iesi,  ecco  perché  l'edizione  di  Fo- 
ligno dal   Libri  è,  con  ragione,  chiamata  la  prima. 

Stabilito  peraltro  che  l' i  i  Aprile,  o  almeno  il  6  Luglio  del  1472  dell'edizione  di 
Foligno,  è  anteriore  al  18  Luglio  di  quel  medesimo  anno  dell'edizione  di  Iesi,  come  di- 
mostrai anche  altrove  {2),  qualche  bibliografo  lesino  non  si  dà  per  persuaso,  e  tenta  pro- 
vare che  l'edizione  lesina  è  precedente  alla  edizione  di  Foligno,  perché  quella  fu  comin- 
ciata prima  di  questa.  Cosi  ragiona  il  eh.  Annibaldi  (3)  cui  rispose  un  suo  concittadino, 
il  eh.  Giannandrea  (4^  poiché  se  è  arduo  dimostrare  che  il  tipografo  di  Iesi  cominciò  a 
preparare  il  suo  volume  prima  del  tipografo  di  Foligno,  è  forse  più  arduo  assegnare  la 
priorità  della  stampa  di  un  libro,  tenendo  conto  del  giorno  in  cui  il  manoscritto  entrò  in 
tipogratia,  anziché  dal  giorno  in  cui  il  libro  stampato  passò  in  dominio  del  pubblico. 

Più  difficile  è  di  provare  che  l'edizione  di  Foligno  precede  quella  di  Mantova  del 
medesimo  anno  1472.  Questa  ha  la  sola  data  dell'anno,  senza  nota  di  mese  e  di  giorno 
e    in  fine  si  legge  (5)  : 

MCCCCLXXII 
Magifter  georgiuf  et  magifler   pauluf  teu- 
tonici hoc  opvf  mantuae  imprefferunt  ad 
iuuante  Colvmbino  ueronenlì 

Per  dimostrare  che  questa  edizione  è  anteriore  a  tutte  le  altre,  si    fa  appello  ad  un 


(1)  Serie  di  lesti  di  lingua,  n.  377. 

(2)  //  Bibliofilo.  Bologaa,   1882,  voi.  Ili,  fase.   5,-  pagine  71-72. 

(3)  Op.  cil.  pagine  44-47. 

(4)  Il  Bibliofilo.  Bologna,  1880,  an.  I,  fase.     2.  pag.  183. 
(3)  Hain.  n.   5939, 


La  Bibliofilia,  volume  11,  dispensa 


34 


M.  FALOCI  PULIGNANI 


capitolo  in  terza  rima  del  Colombino  da    N'erona  Filippo  Nuvoloni,  posto  in  principio  del 
volume,  nel   quale  si  legge,  tra  le  altre,  questa  terzina  : 

Ma  0   jyen'Jc  vcnifc  al  cxcììcìiIc 
Mio  poeta  rioìicìlo  a  farlo   in  seno 
Si  che/  suo  i/oiiie  stia  perpetuamente 

Da  questi  versi,  domanda  il  Viviani,  non  sembra  che  maestro  Paolo  teutonico,  sia 
stato  il  primo  ad  imprimere  la  Commctlia  di  Dante  ?  (  i  ].  Io  rispondo  che  ciò  a  me  non 
sembra,  e  me  ne  persuadono  più  ragioni.  Innanzi  tutto  le  parole  del  Colombino  sono  cosi' 
vaghe  e  generiche,  che  poteano  scriversi  benissimo,  ancorché  si  sapesse  che  quella  non 
era  la  prima  edizione  di  Dante.  In  secondo  luogo  il  Capitolo  del  Colombino,  sta /// /r/«- 
cipio  del  volume  mantovano,  mentre  la  data  ii  Aprile  1472  sta /« //«f  dell' edizione  di 
Foligno.  Ora  anche  qui,  la  priorità  di  una  stampa,  non  deve  dedursi  dall'  intenzione  del- 
l'editore, ma  dall'epoca  in  cui  la  stampa  fu  reahnente  eseguita  ed  ultimata.  Finché  il 
Colombino  faceva  versi,  il  libro  non  si  stampava  certo.  Del  resto  il  Colombino  potea  in 
buona  fede  ritenere  se  stesso  il  primo  editore  della  Divina  Commedia,  se,  quando  scri- 
veva, non  gli  era  giunta  la  notizia  delle  stampe  di  Foligno  e  di  Iesi,  non  essendo  allora 
facile  certamente  la  comunicazione  fra  Mantova  e  Foligno 

Addurrò  un  altro  argomento.  L'Archivio  Gonzaga  di  Mantova  conserva  il  seguente 
documento  : 

I/liislrissime  priitceps  et  cxcellentissimc  domine  mi  siìigitlarissimc- 

Per  clic  io  ho  condotio  per  un  anno  qua  a  Manina  certi  maestri  per  far  stampare  princi- 
paìmenle  libri  di  lege  in  una  bellissima  lettera  :  li  quali  concedendo  la  diuina  grasia,  comincia- 
ranno  a  lavorare  questa  seplimana  presente  :  et  volendo  vii  sul  principio  far  qualche  operetta  de 
mediocre  grandeza  :  uendibile  :  et  grata  uniucrsalmentc  ad  motte  et  di  uaria  condition  persone  : 
ho  proposto  fare  il  centonouelle  :  et  perche  intendo  ad  tutto  mio  poter  farlo  correctissitno  huniil- 
mente  priego  la  pr  e  fata  Ut-  S.  l'.  si  degni  farmi  prestar  el  suo  per  un  intese  o  circa  qual  intende 
esser  assai  corredo  :  Il  che  per  singular  gratta  recognoscerà  da  quella  :  alla  qual  sempre  hutnil- 
mente  mi  raccomando 

Mautuae,  zs  Novembris  i.fji. 

Illustriss.  D.    V. 

Seri'ulus  Petrus  adinn  de  michaetibus 
legum  scolaris  hiimiti  cinn  Recomendatione. 


Questa  lettera  (2)  ci  fa  conoscere  che  sulla  fine  del  Novembre  1471  Pietro  Adamo 
de  Michaelibus,  avendo  fatti  venire  a  Mantova  alcuni  tipografi,  volea  cominciare  con  la 
stampa  del   Decamerone  del  Boccaccio  e,  perciò  chiedeva  l'esemplare  del  Marchese  Ludo- 


(1)  La  Divina  ('ommedu  giusta  il  Codice  lìartoliniano.  Udine.   1H23.  voi.  1,  pag.    i|, 

(2)  Ne  devo  la  notizia  e  la  copia  al  fu  dottissimo  Canonico  W'illelmo  UrughiroUi,  La  lettera  ha  il  titolo:   IlluUrt   principi 
et  exceho  Domino  Domino  Ludovico  de  Gonzaga  Marchioni  Mantue  ac  ducali  locumteneuti  generali  domino  suo  singularissimo. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO  35 

vico  Gonzaga.  Non  sappiamo  se  l'ebbe  :   sappiamo  però  che  quel  libro  lo  stampò  nell'anno 
appresso,  e  lo  dedicò  al  Gonzaga.  In   line  del  libro  si  legge  : 

Io  Bocacii  poetae  lepidiss.  decameron  opus  facetù  : 
IMantuae  ipressù  :  Cum  eius  florètiss.  urbis  principatù 
foeliciss.  ageret  diuus  Lodouicus  goiizaga  .secundus 
Anno  ab  origine  Christiana  M.  e  e  e  e  1  x  x  i  (i) 
Petrus  adam  de  niichaelibus  eiusdem  urbis  Ciuis  imprimo  auctor. 

Premesse  queste  notizie,  ecco  il  nostro  ragionamento.  Risulta  da  esse,  che  chi  in- 
trodusse la  stampa  in  Mantova,  fu  Pietro  Adami  de  Michaelibus,  auctor  imprhnendi  :  ri- 
sulta che  egli  sebbene  volesse  stampare  ìihri  de  lege  (e  ne  stampò  infatti)  (2)  volle  però 
cominciare,  stampando  anzitutto  nel  principio  della  nuova  industria,  il  Decamerom  :  ri- 
sulta che  il  Dcciiiiicroìic  fu  stampato  nel  1472  :  devesi  quindi  conchiudere  che  il  primo 
libro  stampato  a  Mantova  fu  il  Decameronc^  che  fu  stampato  di  fatto  nel  1472.  In  che 
mese  sarà  stata  compita  l'edizione  ?  Mi  pare  impossibile  non  concedere  alcuni  mesi  di 
tempo  per  questo  lavoro,  onde  noi  ci  inoltriamo  verso  la  metà  del  1472.  E  si  noti  che 
il  De  Michaelibus  si  vanta  in  altro  luogo  di  essere  stato  il  primo  a  stampare  libri  a  Man- 
tova. In  fine  del  Traclaiiis  malcficioritni  Angeli  de  GiViihilioiìihiis  stampato  nel  medesimo 
anno    1472    fece  imprimere  : 

Petrus  Adam  Maiitus  opus  hoc  iiiipreffii  in  urbe 
Ilìic  iiulliis  co  fcripferat  ere  prius  (3). 

Se  egli  pertanto  si  vanta  di  essere  stato  il  primo  editore,  di  libri  in  Mantova,  se 
il  primo  libro  che  stampò  fu  il  Decamerone^  se  questo  non  potè  essere  stampato  che 
verso  la  metà  del  1472,  ognuno  vede,  che  il  Dante  del  Colombino,  stampato  nello  stesso 
anno  1472,  non  potrà  essere  anteriore  al  Decaineroiic,  e  in  nessun  modo  potrà  dirsi  com- 
pleto l'ii  Aprile  1472,  quando  cioè  il  Numeister  avea  in  Foligno  compito  il  suo.  Due 
cose  fin  qui  rimangono  certe  :  la  data  finale  della  stampa  //  aprile  I4'J2,  e  la  priorità 
della  stampa  medesima  sulle  contemporanee  edizioni  di  lesi  e  di    Mantova. 

(Continua). 

Dr.  M.  Faloci  Pulionani. 


(I)  Brunet,  n.  3273. 

(j)  Sulla  tipografia  mantovana  vedi  Volta  C.  Saggio  storico  sulla  tipografia  mantovana  del  secolo  X  V.  Venezia,  x  7S0.  — 
iMainahdi  a.  Ddt'arle  tipografica  in  Mantova  dall' invenzione  della  stampa  a  tutto  il  MDCCCLXVII.  fNel  Giornale  delle 
Biblioteche.  Genova,   1868,  anno  II,  pagine  21-25  ecc.). 

(3)  Giornale  delle  Biblioteche,  loc.  cit.,  an.  II,  pag.  21. 


36 


IL  BIBLIOFILO 


LE  BIBLIOTECHE  GOVERNATIVE  ITALIANE 
ALLA  MOSTRA  DI  PARIGI 


Per  ordine  del  Ministro  della  Pubblica  Istruzione,  le  biblioteche  governative  ita- 
liane figurano  alla  Esposizione  universale  di  Parigi  con  due  mostre  ugualmente  importanti  ; 
una  di  biblioteconomia,  per  la  quale  si  vedono  da  quali  ordinamenti  esse  sono  rette,  e  quali 


benefici   recano  alla  coltura   nazionale,   un'altra  nella  quale,  a   mezzo    di  riproduzioni    fo- 
tografiche di   libri   preziosi,   posseduti   liaile  biblioteche  stesse,  si  danno  a  un    tempo   ma- 


LE  BIBLIOTECHE  ]TALL\NE  ALLA  MOSTRA  1)1   PARIGI  37 

ravigliosi    saggi  delle    ricche  collezioni    che  esse    posseggono  e  dello    svolgimento  della 
Storia  del  Libro  in  Italia,  dalla  invenzione  della  stampa  al  secolo  XVI. 

Le  bellissime  fotografie,  eseguite  a  cura  delle  varie  biblioteche  del  Regno,  sono 
state  raccolte  e  ordinate  dall'egregio  bibliotecario  capo  della  Laurenziana  di  Firenze, 
prof.  Guido  Biagi,  il  quale  ha  pure  ideato  e  fatto  eseguire  la  stupenda  legatura  dell'Albo, 
riproducente  un'antica  legatura  laurenziana.  Nell'Albo,  le  fotografie,  che  sono  oltre  due- 
cento, sono  precedute  da  un  frontespizio  diligentemente  miniato,  e  da  tre  splendide  copie 
di  miniature  laurenziane  eseguite  e  cortesemente  offerte  dal  prof.  Attilio  Formilli  di  Firenze. 

L'Albo  posa  sopra  uno  scattale  di  noce  intagliato,  eseguito  su  disegni  dell'archi- 
tetto professore  Lusini,  il  quale  ha  copiato,  con  intelligenza  e  fedeltà,  uno  dei  plutei  che 
reggono  i  codici   nel  grande  salone  di  Michelangelo  nella  Laurenziana  di  Firenze. 

Tanto  del  pluteo  come  dell'Albo  diamo  qui  una  riproduzione. 

A  corredo  de'  documenti  la  Casa  editrice  del  cav.  Leo  S.  Olschki  ha  procurato  la 
stampa  delle  notizie  sulla  Storia  del  Libro  in  Italia  nei  secoli  XV  e  XVI  raccolte  sopra 
materiali  forniti  dalle  varie  biblioteche  del  Regno,  e  insieme  ordinato  dal  prof.  Guido 
Biagi,  il  quale  ha  pure  fatto  precedere  al  volume  alcuni  cenni  intorno  allo  scopo  della 
mostra  e  ai  criteri  ai  quali  egli  si  è  informato  nel  mettere  in  esecuzione  gli  ordini  del 
Ministro. 

Segue  al   volume    l' indice  dei  documenti    raccolti    cronologicamente    nel    magnifico 
Albo,  con  gli  anni  della  stampa,  il  nome  del  tipografo  e  quello  della  biblioteca  espositrice. 

Il  Bibliofilo. 


POLEMICA 


(I) 


Un'ultima  parola  a  un  gran  maestro  d'autografi. 

Il  conte  Budan  non  contento  d'essere  stato  proclamato  benemerito  inventore  di  un  duplice 
ingegnoso  sistema  sia  per  procacciarsi  a  u/o  e  a.  josa  preziosi  autografi,  sia  per  ordinarli  e  clas- 
sarli in  reparti,  ha  trovato  di  dover  dare  risposta  alla  feroce  critica  da  noi  mossa  alla  sua  pub- 
blicazione. Nessuna  replica  :  per  giudicare  della  sua  grande  cultura  in  genere  e  della  sua  singo- 
lare competenza  in  materia,  basta  la  risposta  stessa,  anzi  il  solo  primo  periodo.  Si  vede  che  la 
polemica  è  il  suo  forte  ;  da  vero  giornalista  e  spadaccino  di  prini 'ordine,  poiché  la  penna  e  l'u- 
nica arnia  che  arriva  ad  un  nemico  sconosciuto  e  sinora  ignorato,  si  schermisce  dagli  attacchi 
con  molta  abilità  e  disinvoltura.  Difatti,  raccoglie  soltanto  alcune  piccole  mende  per  dimostrare 
la  ferocia  degli  assalti  critici,  e  quanto  ai  piti  grossi  strafalcioni  o  se  ne  passa  o  li  attribuisce  al 
proto. 

E  questa  è  la  maggiore  re'clainc  che  si  potesse  fare  a  favore  della  invenzione  della  tnac- 
china  compositrice  !  Ma  in  compenso  di  questo  scaricai' asino  passa  poi  a  fare  l'elogio  dell'editore 
comm.  Hoepli,  il  quale  un  po'  seccato  avrà  certo  ripetuto  in  cuor  suo  il  virgiliano 

Non  defensoribus  istis 
Tempns  egei! 


(I»  Con   questa  replica  del  sig.  G.  De  Lunis  all'articolo  del  sig.  Conte  Emilio    Budan  inserito    nel  precedente   quaderno 
della  nostra  Rivislj,  consideriamo  come  definitivamente  chiusa  la  discussione.  {N.  4.  D.) 


38    •  G.  DE  LUNIS 


Tanto  più  clie  il  Budan  fa  su  Ini,  che  ch'vAma/oisa  maggioie,  ricadere  la  responsabilità  della  omis- 
sione degl'  indirizzi  de'  collettori  nazionali  per  riservarli  alla  guida  di  là  da  venire  del  sig.  X'anibianchi  ! 

Il  rimprovero  che  ci  muove  il  conte  Budan  dì  non  aver  tenuto  conto  àéìV errata-corrige, 
torna  a  suo  svantaggio,  perché  non  comprende  che  6  piccole  mende,  laddove  gli  errori  da  me  ri- 
scontrati, più  o  meno  gravi,  nel  suo  libro,  sono  innumerevoli.  E  se  non  ne  ho  pubblicata  la  hmga 
nota  è  stato  solo  per  non  convertire  la  Bibliofilia  in  una  correzione  di  coiiipiti  di  scuola  elementare. 

Il  conte  Budan,  che  non  vuol  riconoscere  nell'articolista  pseudonimo  che  un  suo  fiero  e  ignoto 
nemico,  continuando  ad  avvolgersi  nelle  più  flagranti  contradizioni,  allude  ad  una  responsiva  di  lui 
firììiatissima  a  un  breve  cenno  datogli  sul  suo  divisamento  e  sul  metodo.  Dichiaro  che  non  ho  avuto 
mai  nessun  motivo  di  malvolere  verso  il  buon  Budan,  di  cui  se  non  fosse  stato  L'amatore  d'autografi 
avrei  ignorata  perfino  l'esistenza.  Le  parole  tra  gravi  e  canzonatorie  verso  di  lui  mi  furono  inspirate 
unicamente  dalla  indignazione  in  me  suscitata  dalla  presunzione  di  un  cieco  di  volersi  far  guida  ad 
altri.  Forse  avrò  trasceso  non  ricordando  che  ogni  sorta  di  cecità  è  una  sventura,  che  merita  com- 
patimento anche  quando  cade  nella  ridicola  pretesa  di  volere  illuminare  il  mondo.  Egli  infine,  a 
confutazione  di  tutte  le  mie  censure,  cita  il  giudizio  che  persone  egregie  e  competenti  avrebbero 
dato  favorevole  alla  sua  guida.  Certo,  non  saranno  mancati  neanche  a  lui  que' complimenti  clie  per 
bontà  d'animo  si  sogliono  fare  a  chiunque  vi  regala  un  libro,  del  quale  non  si  è  letto  che  il  frontespizio. 

Del  resto,  sono  pochissimi  tra  i  molti  nostri  scienziati  e  letterati  i  competenti  per  lunga  pra- 
tica in  questa  specialissima  materia  degli  autografi  ;  e  il  sig.  Conte  Budan  si  persuada,  che  per 
averla  si  piena  e  sicura  da  insegnarla  ad  altri,  bisogna  averne  fatta  l'occupazione  di  tutta  la  vita 
col  sussidio  delle  lingue  antiche  e  viventi  e  di  una  vasta  coltura. 

L'ultimo  argomento  difensivo  del  Budan  è  un  vero  colpo  di  grazia:  «  lo  spaccio  delle  co- 
pie è  tale  e  tanto  da  rendere  necessaria  e  sollecita  una  seconda  edizione.  »  Si  vede  che  il  buon 
Budan  è  in  vena  di  spiritose....  invenzioni  ! 

Ha  inventato  e  creato  un  atiiatore  d'autografi  a  immagine  e  similitudine  sua  ! 

In  Italia,  dove  purtroppo  i  veri  amatori  d'autografi  si  possono  contare  sulle  dita,  ne  ha  mol- 
tiplicato il  numero  non  altrimenti  clie  il  divin  Redentore  un  di  fece  coi  pesci  e  coi  pani  per  isfa- 
marne  le  seguaci  turbe. 

Ha  inventato  per  essi  nuovi  metodi  e  sistemi,  nuove  classificazioni,  nuovi  cataloghi,  nuove 
lingue,  nuove  letterature,  nuova  paleografia,  nuovi  ìnodi  di  procurarsi  a  scrocco  autografi,  nuove 
medie  de'loro  prezzi,  riducendo  anche  quelli  de' più  rari,  ricercati  e  preziosissimi  a  tali  minimi  e 
ridicoli  termini  da  indurre  alla  disperazione  gli  avidi  venditori  e  da  far  restare  con  un  palmo  di 
naso  i  poveri  amatori  ! 

Viva  dunque  l' inventore  di  una  nuova  generale  divertentissima  canzonatura  ! 

Qual  maraviglia  adunque  che  un  libro  pieno  zeppo  di  tante  invenzioni,  rivelazioni,  illusioni 
e  allucinazioni,  in  cui  la  mescolanza  dell'  utile  col  dolce  è  cosi  mirabolante  e  lusinghiera,  abbia 
avuto  tanto  successo  Aa  presentare  l'occasione  d'una  ristampa,  e  all'invìdo  censore  quella  di  oc- 
cuparsi anche  di  questa  //  edizione  ?  ! 

Sebbene  a  me  e  all'  egregio  Direttore  di  questo  periodico  sia  pervenuta  da  parte  de'  più 
intelligenti  collettori  d'autografi  la  loro  piena  approvazione  per  la  severa  ma  ben  merirata  critica 
della  guida  Budaniana,  pure,  segua  ciò  che  vuol  seguire,  io  non  ci  tornerò  più  sopra.  Non  ho  più 
tempo  da  perdere,  ne  stia  egli  pur  sicuro  e  tranquillo,  in  queste  piccole  miserie. 

E  per  finire  e  per  dargli  prova  della  mia  generosità,  gli  voglio  regalare  per  la  tanto  sospi- 
rata ristampa  la  correzione  di  due  errori,  indubbiamente  dovuti  allo  stesso  impressore,  quantun- 
que non  figurino  wAV errata-corrige,  che  io  trovo  aprendo  il  libro  a  caso  verso  la  metà,  là  dove  il 
Budan  dandoci,  bontà  sua,  una  lezione  per  ispiegare  le  abbreviazioni,  ci  insegna  che  in  francese 
Pgt  vuol  dire /o^awi";;/,  pergamena;  e  in  italiano:  It.  vuol  dire  latino  (pag.  194-95). 

¥.  com'  ei  per  ben  due  volte  scambiò  il  celeberrimo  monastero  di  Monte  Cassino  con  Monte 
Cassiano,  cosi  due  o  tre  volte  Michelangelo  Buonarroti  è  chiamato  Buonarotti.  —  E  qui  ci  cade 
in  acconcio  di  aggiungere,  che  a  una  1.  a  f  di  questo  sommo  genio  as.segna  il  prezzo  cervellotico 
di  lire  450,  mentre  questo  ascenderebbe  dalle  1000  alle  3  mila  lire  secondo  la  importanza  e  la  con- 
servazione di  essa.  Afferma  che  una  1.  a.  f.  di  Francesco  Rabelais,  fu  venduta  all'asta  per  L.  210; 
mentre  ci  voleva  ben  poco  ad  informarsi,  che  all'asta  Boncompagni,  seguita  a  Roma  nel  maggio 
scorso,  una  1.  a.  f.  di  quel  famoso  scrittore  francese  fu  venduta  per  L.  Soo  e  poco  dopo  rivenduta 
per  4  mila  franchi. 


POLEMICA  39 


Chiunque  vuole  avere  un'  idea  della  confusione  babelica  delle  lingue  e  delle  borse,  appli- 
cata alla  ricerca  degli  autografi,  compri  e  studi  il  libro  di  tutta  freschezza  e  ìiwderiiità,  che  il  Conte 
Budan  ne  ha  pubblicato.  E  faccia  presto,  perché  le  copie  vanno  via  a  ruba  ;  e  la  seconda  edizione, 
espurgata  dagli  errori....  tipografici,  sarà  tutt'altra  cosa,  o  per  lo  meno  non  serberà  più  la  ori- 
ginale impronta  di  tutta  la  sw».  fresca  e  moderna  genialità. 
Roma,  aprile  Tyoo. 


G.  De  Lunis. 


W«J«»MXK'«'"«'0«^»M»'lf»''K»'.'^J'">')l'>fjn«»i"X«l«Xl»KMXK'WWWKMWXì«l«W««WW»»W  W>«»>MK«:«^«WMMHJ«K»a 


NOTIZIE 


Libro  d'ore  del  Connestabile  Anne  de  Montmorency.  —  L' illustre  direttore  ge- 
nerale della  Biblioteca  Nazionale  di  Parigi,  il  venerando  sig.  dott.  Léopold  Delisle,  si  compiacque 
farci  la  seguente  gentile  comunicazione  che  ci  affrettiamo  a  pubblicare  con  grato  animo  verso 
l'uomo  illustre  che  segue  con  simpatia  ed  interesse  la  nostra  pubblicazione  : 

«  Gomme  nouvelle  pouvant  intéresser  les  lecteurs  de  votre  Bibliofilia,  je  vous  informe  que 
le  Musée  Condé,  fonde  par  le  Due  d'Aumale  à  Chantilly,  vient  de  s'enrichir  d'un  manuscrit  de 
premier  ordre  :  nous  avons  acheté  pour  lui  les  Heures  du  Conuetable  Anne  de  J\Iotit)iwreìicy,  l'un 
des  plus  beaux  livres  à  peintures,  qui  aient  été  executés  en  France  au  XVI  siècle. 

Il  est  date  de  l'année  1539  et  orné  de  14  grandes  peintures  de  la  ménie  école  que  les  pein- 
tures du  célèbre  livre  d'Heures  du  roi   Henri  II». 

Per  le  biblioteche  e  pei  bibliotecari  d'Italia.  —  Nel  Giorno  di  Roma  del  7  febbraio, 
sotto  il  titolo  di  Uh  grido  d'allarme  troviamo  le  seguenti  parole  che,  trattando  di  un  argomento 
che  deve  stare  a  cuore  a  tutti  gli  studiosi,  crediamo  utile  segnalare  ai  lettori  della  Bibliofilia  : 

«  Il  senatore  P.  Brambilla,  presidente  della  Società  bibliografica  italiana,  di  cui  è  alta  pa- 
trona S.  RI.  la  Regina,  ha  pubblicato  una  sua  lettera  aperta  al  ministro  Baccelli  per  indurlo  ad  oc- 
cuparsi delle  misere  condizioni  in  cui  versano  le  biblioteche  governative,  vere  Cenerentole  dell'  Istru- 
zione. La  lettera  è  franca  e  coraggiosa,  degna  dell'  illustre  uomo  che  con  tanto  zelo  presiede  una 
società  di  centinaia  di  studiosi,  sorta  con  l' intento  di  promuovere  gli  studi  bibliografici,  l'amore 
per  i  libri  e  l' incremento  delle  biblioteche  itahane.  E  il  capo  autorevole  di  una  simile  associa- 
zione manda  un  vero  grido  d'allarme,  doloroso,  richiamante  l'attenzione  di  tutti  :  possa,  almeno 
ora,  essere  risvegliata  quella  che  un  tempo  chiamavasi  la  coscienza  nazionale. 

«  In  questi  giorni  appunto  il  Consiglio  del  Comune  di  Firenze  promuove  un'agitazione  le- 
gale per  ottenere  che  il  governo  provveda  (i)  alle  sorti  della  Biblioteca  Nazionale,  la  più  ricca,  la  più 
preziosa  d'Italia;  e  da  ogni  parte,  da  Roma,  da  Venezia,  da  Napoli,  si  invocano  preveggenze  e 
ripari  a  favore  di  codesti  istituti,  abbandonati  all'insipienza  e  all'impotenza  burocratica. 

«  I  mezzi  mancano,  le  dotazioni  si  assottigliano,  il  patrimonio  della  coltura  nazionale  va  in 
sfacelo,  e  la  burocrazia  tranquilla  continua  a  mandar  circolari,  a  promettere  e  a  non  mantenere. 
Gl'impiegati  delle  biblioteche  ridotti  di  numero,  sfiduciati  dell'avvenire,  avviliti,  stremati  dimezzi 
e  di  forze,  invocano  aiuti,  e  se  li  veggono  negati  e  contesi  ;  perché  non  vogliono  e  non  sanno  im- 
porsi, strepitare,  agitarsi.  Ad  essi,  alla  loro  probità,  messa  a  dura  prova  dalla  crescente  miseria, 
sono  affidati  tesori  di  gran  pregio,  invidiati,  occhieggiati  dagli  stranieri....  E  i  poveri  impiegati  re- 
sistono alle  tentazioni,  per  amore  all'ufficio,  per  quel  senso  di  probità  che  ancora  in  Italia  non  è 
scomparso. 

«  Frattanto,  cresciuta  la  popolazione  scolastica,  le  biblioteche  debbono  far  fronte  a  richieste 
contìnue  per  parte  del  pubblico,  che  le  soverchie  larghezze  han  reso  esigente.  E  mancano  i  de- 
nari, mancano  le  braccia,  mancano  i  mezzi  per  acquistar  nuovi  libri,  per  restaurare  i  vecchi,  per 
rilegarli  e  salvarli  dalle  ingiurie  dell'uso  continuo. 

«  Dolorosa  condizione  !  Veder  cadere  anche  gli  avanzi  della  nostra  grandezza  antica,  veder 


(I)  Al  momento  dì  andare  in  macchina  apprendiamo  con  piacere  che  il  Governo  ha  finalmente  deliberato  di  provvedere 
una  nuova  e  degna  sede  ex  novo  alla  grande  Biblioteca  fiorentina.  La  notizia  sarà  accolta  con  letizia  e  con  plauso  dagli  amici 
dell'  Italia  e  della  cultura,  cioè  da  tutto  il  mondo  civile.  ^iV.  i.  D.l 


40  NOTIZIE 


sperperare  il  patrimonio  della  nostra  coliura  !  —  Si  troveranno  denari  per  l'artiglieria,  per  le  nuove 
corazzate;  si  son  trovati  per  i  campicelli  e  per  gli  scavi  ;  ma  intanto  la  baracca  dell' istruzione,  pun- 
tellata da  una  parte,  precipita  dall'altra,  e  questa  volta  se  accade  la  rovina,  il  danno  e  la  vergogna 
saranno  irreparabili. 

«  Non  c'è  che  un  rimedio;  e  un  ministro  coraggioso  come  l'on.  Baccelli  dovrebbe  trovarlo. 
Far  denari,  a  qualunque  costo,  per  conservare  il  patrimonio  nazionale.  Altrimenti,  meglio  chiuder 
le  biblioteche,  i  musei  e  le  gallerie  o  darle  in  affitto  a  qualche  Società  di  tedeschi  o  di  americani.  » 

Biblioteca  Foi^eguerri  di  Pistoia.  —  In  occasione  dell'esposizione  circondariale  che  si 
tenne  in  questi  mesi  in  Pistoia,  il  prof.  Leopoldo  Paglicci,  preside  del  Liceo  Korteguerri,  ha  pre- 
sentato alla  Divisione  della  mostra  didattica  le  Notizie  storiche  e  statistiche  intorno  alla  Biblio- 
teca Forteguerri  di  Pistoia,  accompagnate  da  brevi  osservazioni. 

«  La  fondazione  di  questa  Biblioteca  risale  al  1473,  nel  quale  anno  il  Consiglio  generale  del 
popolo  di  Pistoia  stabili  di  istituire  uno  studio  che  fu  nominato  prima  Pia  casa  di  Sapienza,  poi 
Collegio  Forteguerri  ed  ora  R.  Liceo  Forteguerri.  Dopo  alcune  notizie  sull'ampliamento  della  sup- 
pellettile e  del  locale,  sulla  distribuzione  del  materiale  .«ìcientifico  e  letterario  collocato  sistemati- 
camente nelle  tre  sale  di  cui  si  compone  ora  la  Biblioteca,  troviamo  le  seguenti  notizie  statistiche. 

«  La  Biblioteca  al  31  dicembre  189.8  si  componeva  di  24,931  volumi  e  7046  opuscoli  sciolti 
o  legati  in  volumi.  Possedeva  64  incunaboli,  161  edizioni  pregevoli  o  rare,  447  manoscritti  e  5000 
autografi  e  lettere  in  gran  parte  di  personaggi  illustri  (Sebastiano  Ciampi,  Tommaso  Puccini,  Botta, 
D'Azeglio,  Giordani,  Leopardi,  Niccolini,  ecc.).  Vi  erano  inoltre  20  carte  geografiche,  19  atlanti  e 
815  stampe.  Il  numero  delle  opere  date  in  lettura  in  Biblioteca  nell'anno  scolastico  iS97-<)8  fu  di 
279  a  173  lettori  ;  e  quelle  date  in  prestito  furono  di  1  io  a  <)3  persone.  Ha  infine  un  catalogo  al- 
fabetico per  nome  d'autore  a  schede  mobili  ;  e  l' inventario  della  sua  suppellettile  si  trova  unitd 
all'  inventario  generale  del  Liceo.  Il  carattere  particolare  di  questa  Biblioteca  è  che,  pur  essendo 
Biblioteca  di  un  liceo,  resta  aperta  al  pubblico  servizio  ». 

Bibliografia  degli  studi  danteschi.  —  Una  buona  notizia  per  i  dantisti.  Anche  la 
Bibliofilia  annunzia  ben  volentieri  che  il  Comitato  Centrale  della  Società  Dantesca  italiana  formò 
già  il  disegno  di  raccogliere  in  un  unico  prontuario  la  esatta  indicazione  dei  lavori  da  italiani  e 
stranieri  dati  alle  sta>npe  nel  secolo  XIX,  che  si  riferiscano  ai  tempi,  alla  vita,  alle  opere  dell'Ali- 
ghieri ;  mentre  il  chiarissimo  prof.  Tommaso  Casini  attende  alla  compilazione  della  Bibliografia 
delle  opere  di  lui.  Tale  disegno,  accolto  dai  sigg.  dott.  Curzio  Mazzi,  Sottobibliotecario  nella 
Laurenziana,  e  conte  Giuseppe  Landò  Passerini,  direttore  del  Giornale  dantesco  e  noto  e  be- 
nemerito dantologo,  sarà  un  fatto  compiuto  in  tempo  non  lontano,  avendo  i  compilatori  già  rac- 
colto moltissimi  materiali.  Saranno  rifuse  tutte  le  bibliografie  anteriori  ;  e  la  nuova,  con  sue 
partizioni  ed  indici  opportuni,  avrà  cenni  esposìtivi  di  ogni  scritto  che  registrerà.  Cosi  un  antico 
desiderio  degli  studiosi  di  Dante  sarà  appagato. 

Caratteri  bodoniani.  —  La  Fonderia  Ale.ssandri  di  Firenze  si  propone  di  riprodurre  in 
Parma  stessa  i  caratteri  bodoniani,  con  matrici  battute  sui  ponzoni  originali  conservati  nella  R.  Bi- 
blioteca di  quella  città  :  e  già  n'è  stata  chiesta  facoltà  al  Ministero  della  Pubblica  Istruzione.  Tutti 
coloro  che  conoscono  la  bellezza  di  quei  caratteri  non  possono  che  far  voti  affinché  il  permesso 
domandato  sia  concesso. 

Vendita  dei  duplicati  della  Biblioteca  V.  E.  di  Roma.  —  S.  K.  il  .Ministro  della 
Pubblica  Istruzione,  onorevole  Guido  Baccelli,  ha  presentato  un  disegno  di  legge  per  ottenere  dal 
Parlamento  l'autorizzazione  di  alienare  a  trattativa  privata,  secondo  le  norme  stabilite  dalla  legge 
e  dal  regolamento  di  contabilità  dello  Stato  e  sotto  la  sorveglianza  di  una  Commissione  speciale, 
il  residuo  dei  volumi  posseduti  dalla  Biblioteca  Vittorio  Emanuele  in  più  esemplari  destinandone 
il  ricavato  all'acquisto  di  nuove  pubblicazioni  per  la  Biblioteca  stessa.  In  seguito  a  questo  gli  uf- 
fici della  Camera  dei  Deputati  hanno  n  )minata  la  Commissione  incaricata  dallo  studio  del  pro- 
getto di  legge. 


NOTIZIE  41 


Le  più  grandi  raccolte  filateliche  del  mondo.  —  L'on.  deputato  Hennicker  Heaton  in 
un  suo  discorso  tenuto  all'apertura  dell'esposizione  filatelica  internazionale  di  Manchester,  dimostrò 
quanti  e  quali  valori  sì  trovano  nelle  collezioni  di  francobolli  dei  grandi  commercianti  di  questo 
ramo,  ed  eccone  alcune  cifre  per  soddisfare  alla  curiosità  dei  nostri  lettori.  Il  valore  della  raccolta  della 
Ditta  Stanley  Gibbons  ascende  a  lire  2,250,000  ;  quello  della  più  antica  Ditta  filatelica  del  mondo, 
Moens,  nel  Belgio,  ad  un  milione;  la  collezione  dei  fratelli  Senf  di  Lipsia  si  calcola  a  900,000  lire; 
e  la  più  importante  Ditta  dell'America  «  Scott  Stamp  and  Coin  Company  New  York  »  dispone 
d'una  raccolta  del  valore  di  un  milione  di  lire. 

Una  statuetta  di  Gutenberg.  —  Il  Sig.  Robert  David  d'Angers  regalò  al  Museo  del 
Louvre  di  Parigi  una  bellissima  statuetta  di  bronzo  rappresentante  Giovanni  Gutenberg.  Questo 
bronzo  fu  fatto  dal  padre  del  donatore,  il  quale  fu  un  illustre  scultore  della    Francia. 

La  pittura  nell'  Italia  meridionale  nel  Trecento.  —  Ci  si  annunzia  che  nell'ultima 
seduta  della  Società  per  la  storia  dell'arte,  il  signor  Conte  di  Erbach-Fùrstenan  ha  parlato  della 
pittura  nell'Italia  meridionale  nel  Trecento. 

Sotto  la  dominazione  delle  Case  dei  Normanni  e  degli  Hohenstaufeu  la  città  di  Napoli  era 
assai  più  indietro  delle  altre  città  dell'  Italia  meridionale,  tanto  per  le  condizioni  politiche  quanto 
per  l'arte  ;  e  non  fu  un  importante  centro  per  l'arte  se  non  quando  furono  a  capo  di  Napoli  quelli 
della  Casa  d'Angiò.  Infatti  Carlo  I  fece  edificare  il  celebre  Castello  dell'uovo  e  Carlo  II  chiamò 
alla  sua  corte  dei  famosi  scultori,  quali  Giovanni  Pisano,  Arnolfo  di  Cambio  e  Tino  da  Siena. 
Sotto  Roberto  il  .Saggio  però  accorsero  a  Napoli  moltissimi  artisti;  perfino  Giotto  vi  fu  chiamato, 
e  fu  allora  che  egli  dipinse  gli  splendidi  affreschi,  che  ora  disgraziatamente  sono  scomparsi,  in 
S.  Chiara,  nel  Castello  dell'  Uovo  e  nel  Palazzo  Reale  e  nella  Chiesa  dell'  Incoronata.  Anche  la 
scuola  senese  era  degnamente  rappresentata  dal  celebre  artista  Simone  Martini.  Ma  per  quanto 
affluissero  in  Napoli  pittori  d'ogni  genere,  non  si  può  però  dire  che  vi  sia  stato  un  vero  prodotto 
della  scuola  napoletana  ;  e  sebbene  non  mancassero  gli  artisti  meridionali,  pure  erano  assai  infe- 
riori ai  grandi  maestri  della  Toscana.  L'arte  ebbe  soltanto  un  impulso,  allorché  ascese  al  trono 
Luigi  di  Taranto,  il  secondo  marito  della  famigerata  Giovanna,  assolto  da  papa  Clemente  VI  ad 
Avignone  dall'accusa  d'aver  assassinato  il  primo  marito  di  Giovanna,  Andrea  d'  Ungheria.  Per 
commemorare  la  sua  incoronazione,  egli  fece  fabbricare  l' Incoronata,  dove  si  ammirano  ancora 
oggi  i  pochi  ma  preziosi  frammenti  dei  freschi  che  l'adornavano.  Ma  anzi  tutto  importanti  sono 
alcuni  codici  con  miniature  eseguite  certamente  a  Napoli  da  un  insigne  artista,  il  cui  nome  è  però 
tuttora  ignoto.  Il  più  conosciuto  di  questi  codici  è  lo  Statuto'  dell'  ordine  di  Santo  Spirito  che  si 
trova  nella  Biblioteca  Nazionale  di  Parigi.  Le  miniature,  assai  caratteristiche  per  stile  ed  esecu- 
zione, contenute  in  quel  codice,  si  ritrovano  esattamente  anche  nella  cosi  detta  Bibbia  d'  Hamilton 
del  Gabinetto  di  stampe  di  Berlino,  la  quale  supera  di  gran  lunga  qualunque  altro  codice  miniato 
della  scuola  italiana  del  XIV  secolo,  tanto  per  la  ricchezza  delle  miniature  quanto  per  la  [loro  con- 
servazione. A  questo  codice  seguono  per  importanza  il  Code.v  ì'aticanus  Latinns  ■jS^o,  vn  Brevia- 
runi  Franciscanum  della  Biblioteca  Nazionale  di  Madrid,  un  Missale  di  Avignone  ed  il  noto  co- 
dice dantesco  del  Museo  Britannico.  Si  riconosce  che  per  quelle  miniature  generalmente  servirono 
di  modello  i  grandi  afllreschi  e  particolarmente  quelli  dell'Apocalisse  in  S.  Chiara  che  Giotto  di- 
pinse, come  si  crede,  secondo  le  indicazioni  di  Dante.  Questi  affreschi  erano  anche  più  tardi  e  per 
molto  tempo  oggetto  di  speciale  studio  per  gli  artisti  dell'  Italia  meridionale. 

La  Biblioteca  del  compianto  cav.  Gius.  Torre  di  Firenze  fu  regalata  dalla  ve- 
dova alla  Biblioteca  Civica  Berlo  di  Genova,  patria  del  defunto  suo  marito.  La  donatrice  ha  in 
tal  modo  pietosamente  appagato  il  desiderio'più  volte  espresso  dal  compianto  cav.  Torre,  e  si  è 
resa  al  pari  del  suo  marito  benemerita  dell'incremento  di  quella  Biblioteca.  Tra  i  libri  che  il  prof. 
Ippolito  Isola,  bibliotecario  della  Civica  Berio,  prese  in  consegna,  d' incarico  del  Municipio,  tro- 
vansi  molte  rarità  bibliografiche  di  prim'ordine,  alcune  delle  quali  addirittura  uniche  e  preziosis- 
sime che  il  defunto  proprietario  non  voleva  alienare,  malgrado  le  offerte  vistose  fattegli  da  biblio- 
fili e  da  librai. 


42 


NOTIZIE 


Conservazione  dei  manoscritti.  —  Il  ciott.  E.  Schill,  colonnello  medico,  alla  confe- 
renza convocata  a  Dresda  il  iS  settembre  i8^(>  dal  Ministero  della  guerra  di  Sassoniad»  propose  un 
metodo  per  conservare  i  manoscritti  (su  carta  o  su  pergamena),  che  meritò  la  approvazione  gene- 
rale e  fu  adottato  dal  Ministero  della    guerra   stesso    per    introdurne  l'uso  nei -suoi  archivi. 

Il  metodo  consiste  nel  fare  imbevere  le  carte  o  le  pergamene  di  una  soluzione  di  nitrocel- 
hilosio  (di  cotone  purificato),  con  o  senza  l'aggiunta  di  canfora,  in  acetato  di  amile,  al  quale  sia 
siata  unita  una  piccola  parte  di  Acetone  per  aumentarne  la  solubilità. 

Gli  esperimenti  del  dott.  Schill  risalgono  a  9  anni  fa,  e  la  tecnica  di  questi  è  diver,sa  a  se- 
conda le  diverse  qualità,  le  alterazioni,  i  guasti  delle  carte  o  delle  pergamene.  Su  questa  l'Autore 
dà  nella  sua  memoria  minute  indicazioni. 

Le  carte  o  le  pergamene  anche  se  prima  erano  vicine  a  rompersi,  acquistano  con  questo 
bagno  grande  resistenza,  e  se  erano  porose,  come  la  carta  asciugante,  perdono  tale  qualità.  Anche 
mettendovi  sopra  una  goccia  d'acqua  non  penetra  nella  carta,  e  questa  non  subisce  avarie  anche 
se  si  fa  bollire  per  del  tempo  nell'acqua. 

Se  poi  la  carta  è  ancora  in  buono  stato,  diviene  più  dura,  più  resistente  e  meno  alterabile.  Le 
muffe  che  sono  la  causa  prima  delle  alterazioni  e  che  si  sviluppano  per  effetto  dell'umidità,  tro- 
vando un  buon  substrato  di  coltura,  specialmente  nella  colla  della  carta,  non  possono  più  for- 
marsi. 

La  scrittura  a  stampa,  a  inchiostro,  a  colori  non  sofJre  ;  anzi,  si  rende  più  nitida.  Ciò  vale 
anche  per  le  iniziali  in  miniatura  dei  vecchi  manoscritti  e  stampati. 

Si  può  scrivere  e  disegnare  sulla  carta,  imbevuta  di  questa  soluzione,  con  inchiostro,  con 
lapis  nero  o  colorato,  e  con  tinte  a  acquarello  e  a  olio.  Gli  scrìtti  posteriori  all'  imbibizione  si  pos- 
sono togliere  via  di  nuovo,  lavando  con  acqua. 

Le  carte  sono  anche  preservate  dall'azione  chimica  di  acidi  o  di  alcali  eventualmente  con- 
tenuti in  inchiostri  moderni,  e  si  possono  senza  danno  disinfettare,  anche  immergendole  nella  so- 
luzione di  sublimato  corrosivo,  quando  si  dubiti  che  contengano  germi  di  malattie  infettive  (tu- 
bercolosi, febbre  gialla,  ecc.). 

.Spennellature  con  questa  soluzione  possono  servire  anche  a  preservare  dal  deterioramento 
le  dorature  dei  libri  rilegati. 

Tale  soluzione,  convenientemente  preparata,  e  che  si  trova  in  commercio  col  nome  brevet- 
tato di  Zapon  costa  3  marchi  il  litro  e  si  vende  presso  Otto  Winkler  (Lipsia,  Uferstrasse,  8).  Egli 
fornisce  anche  apparecchi  speciali  semplici  e  comodi  per  queste  operazioni,  e  opuscoli  che  inse- 
gnano la  tecnica  dell'  imbibizione. 


V.  La  Bihliofili'j  1,  pag.   \2-ì,. 


■■>OUiK»»iiKW««lll'»C»<><»XKI<>0«)>l<MJ>J««»l««lCxli,«M«,«KKM¥)niKl,)t»Wl<><K|<MJ<»KI<XK|Uilt«KWM«IUOOCKJOO»KKX>IKMMK|Ol)fKW**'»WWM»»MKWM»KBBìiB«iiKliK 


VENDITE  PUBBLICHE 


1^  Come  avevamo  promesso  nel  precedente  numero  di  questa  Rivista,  diamo  qui  .sotto  un 
breve  resoconto  della  vendita  all'asta  della  ricca  biblioteca  del  defunto  sig.  Guyot  de  X'illeneuve, 
la  quale  ha  avuto  luogo  a  Parigi  nell'Hotel  Drouot  dal  giorno  26  al  31  Marzo  u.  ,sc. 

La  fama  dell^  splendida  biblioteca,  il  nome  dell' illustre  proprietario  che  fu  presidente  della 
Società  dei  bibliofili  francesi,  e  la  rarità  e  celebrità  dei  volumi  che  formavano  la  ricca  biblioteca, 
avevano  fatto  accorrere  a  Parigi  una  folla  di  amatori  e  di  bibliofili,  e  questi  si  disputarono  acca- 
nitamente pezzo  per  pezzo  la  proprietà  dei  singoli  numeri. 

La  libreria  Damascene  Morgaiid  di  Parigi  ha  pubblicato  il  catalogo  compilato  con  somma 
maestria  ed  accuratezza  dallo  ste.sso  defunto  proprietario,  il  ([uale  ha  persino  premesso  all'elenco 
una  prefazione  che  merita  d'esser  qui  riprodotta  integralmente: 

"  La  collecùon  de  livres  doni  ce  catalogue  donne  la  description  a  été  commencée  en  1854.  J'ai  achetc  mon  premier  volume 
à  la  venie  Renouard  :  c'est  le  n°  430.  (Lucrcce,  de  la  nature  des  choses.  Paris  17'3"<).  .ì'avais  l'amour  du  livre.  Mais  l'amour  du 
lìvre  ne  sufTìt  pas  pour  faire  un  Bibliophilc.  Il  faut  au  debulant  des  iniliateurs  qui  dirigent  ses  rechcrches  et   formeni  son  goùl. 


VENDITE  PUBBLICHE  43 


J'ai  eu  l'heureuse  fortune  de  rencontrer  ces  guides  bienveiliants  parrai  quelques  amaleurs  de  la  vieille  école,  clients  habituels  du 
libiaìrc  Polier.  C'étaient  Victor  Cousin.  le  Marquis  de  Ganay,  le  Comte  de  Lurde,  M.  Taschereau.  et  surtout  le  bon  Cigongne 
Celui-ci  avaìt  à  sa  disposiiion  une  admirable  le^on  de  choses.  Il  vous  ouvrait  ses  armoires!  Je  n'oublierai  jamais  les  heures  délì- 
cieuses  passces  dans  le  petit  appartement  de  la  rue  de  Provence,  au  milieu  de  ces  livres  exquis  que  j'eus,  apiès  sa  mori,  la  joie 
de  voir  entrer  en  bloo  dans  la  Bibliotfaèque  du  Due  d'Aumale. 

C'est  sous  ces  influences  que  j'ai  con9u  le  programme  dont  j'ai  patiemmcnt  poursuÌvÌ   l'achcvcment. 

Pour  en  assurer  le  succès,  j'ai  du  m'enfermer  dans  un  cadre  élroit  oii  la  littérature  fran9aise  des  XVI''.  XVII"  et  XVIII" 
siècles  et  les  arls  consacrés  à  rornement  du  livre  pendant  ces  trois  siècles  ont  pris  la  plus  grande  place. 

Certaines  séries  sont  fort  riches  :  ce  sont  celles  qui  comprennent  les  éditìons  originales  des  grands  ccrivains  fran^ais,  les 
livres  a  figures  et  les  provenances  historiques.  Au  contraire  les  grandes  divisions  où  se  placent  les  cdilions  gothiques  du  XV*  siècle, 
les  litlératures  anciennes,  les  lìlte'ratures  étrangères,  et  l'Histoire,  ne  figurent  guère  que  pour  mémoire. 

Ma  colltcìion  forme  donc  un  cabinet,  au  vieux  sens  du  mot,  et  n'a  pas  la  prétention  d'èire  une  Bibliolhèque. 

J'ai  suivi  la  classification  en  usape  dans  la  pluparl  des  catalogues  depuls  les  frères  De  Bure  Je  l'ai  modifiée  toutefnis  en 
un  certain  poini. 

Au  lieu  de  répartìr  les  ouvrages  d"un  mcme  écrivain.  d'un  mòme  artiste,  d'une  mème  école.  dans  les  différenls  chapitres 
affectcs  à  chaque  genre.  je  les  ai  groupés  de  manière  quii  est  facile  de  saisir  d'un  regard  l'ceuvre  de  l'écrivain,  du  graveur  ou 
de  l'école. 

Les  exemplaires  ont  èie  choisis  avec  soin  :  un  grand  nombre  sont  en  relìure  ancienne  et  se  recommandcnt  par  des  pro- 
venances illustres.  Rois.  Princes,  Amateurs  célèbres,  de  fafon  que  l'art  de  la  reliiire  aux  trois  époques  est  convenablement  re- 
présenté. 

J'ai  fait  mon  catalogue  par  mesure  d'ordre  et  en  prévision  de  la  vente  aux  encheres  que  la  marche  des  années  rend  iné- 
vitable  à  une  date  plus  ou  moins  prochaine.  J'auraìs  pu  laisser  ce  soin  au  libraiie  expert,  mais,  cédant  à  une  lendresse  posihume, 
j'ai  lenu  à  présenter  mes  vieux  amis  aux  amateurs  qui  les  recueillcront  après  moi,  et  je  souhaite  à  ceux-ci  de  trouver  dans  leur 
compagnie  tout  le  plalsir  que  j'y  ai  prìs  moi-mème  pendant  plus  de  quarante  ans  ». 

Di  questa  Biblioteca  fu  venduta  ora  la  sola  prima  parte  di  circa  hoc  numeri,  che  hanno  pro- 
dotta la  enorme  somma  di  708,500  franchi,  e  noteremo  qui  sotto  soltanto  quei  volumi,  il  cui  prezzo 
di  vendita  ha  superato  le  looo  lire: 

1.  —  Heures  de  Savoie.  Manoscritto  del  principio  del  XVI  secolo,  ornato  di  56  miniature  attribuite  a  Jehan  Pucelle  Fr.   iS.ooo 

2.  —  Heures  du  maréchal  de  Boucicaut.  Prezioso  manoscritto,  ornato  di  4t  miniature,  in-4.   l<rgato  in  velluto  rosso     «     (58.0OO 

4.  —   Preces  piac  cum  calendario.   Manoscritto  della  scuola  di   Bruges  ornalo  di   il    miniature.   Ìn-H,  legato    in    ma- 

rocchino rosso "       'Ì--50 

5.  —  Preces  piae.  Manoscritto  della  fine  del  XV  secolo,   ornato  di    12  piccole  miniature,  Ìn-H,   legato  in  marocchino 

rosso  {Le  Gascon) >i        1.650 

6.  —  Livre  de  lordre..,.  Saint  Michel.  Manoscritin  del   XV  secolo,  ornalo  di  '^  miniature,  in-4,   legato  in  velluto  ,     »       3.000 

7.  —  Preces  yiae.  Superbo  manoscritto  dei  XV  secolo,  ornato  di  42  miniature,   Ìn-S.   legatura  di   marocchino  rosso 

di  Derome »     38.000 

S.  —   Trenle  psejumes  de  David  mis  en   frangois.  Manoscritto  del    XVI    secolo,  ornato  di  ^^  miniature  e    legato  in 

marocchino  verde  collo  stemma  di  Paris  de  Montmartel »       2.500 

t|.  —  Petit  traicté  de  Aìkimie.  Manoscritto  del  XVI  secolo  offerto  a   Francesco  I  dal  connestabile  di  Montmorency. 

Esso  è  legato  colle  armi  del  Re  e  del  connestabile >i       2.520 

10.  —  Miniatura  attribuita  a  Jean  Cousin •>        1.150 

11.  —  Quatrains  de  Pihrac.  Manoscritto  del  XVI  secolo,  scritto  da  Le  Gagneur,   ricoperto  d'una    ricca    legatura  del 

XVI  secolo 0       2.700 

15-   —  Preces  ckristiauae  cum  parvo  officio  bealae   Virginis  Mariae    Uno  dei  pili  graziosi  manoscritti  di  Jarry,  rico- 
perto d'una  delle  più  perfette  legature  di  Le  Gascon »     12.500 

20.  —  Prières  chrétienues  pour  Monsieur    de  Bonneil.   Scritte  da  Gilbert    sopra  pergamena,  con  4   miniature,   in-12. 

legatura  di  marocchino  bleu »       3-450 

23.  —  Statuti  dei  consiglieri  di  Stato  di   Venezia,   1578,  in-4,  curiosa  legatura  veneziana "       2.750 

24.  —  Mcmoires  et  iustructions  pour  servir  à  justifier  rinnocettce  de  F.'A.  de   Thou,  par  Pierre  Dupuy.   In-fol.  le- 

gatura di  pelle  di  vitello  coU'arme  di  F.-A.  de  Thou,  barone  di  Meslay »'       1.250 

25.  —  La  Muse  en  belle   hwneur.  Manoscritto,  in-fol.,  legato  in  marocchino  rosso  coll'arme  di   Fouquet    ....     »        I.I05 
29.  —  Raccolta  di  14  lettere  autografe  in  un  portafoglio  di  marocchino  colle  armi  del  padre  di  Luigi  XVI. 

Le  lettere  sono  : 

I.  —  Lettera  di  Carlo  IX.   10  marzo    1563 

3.  —       I)  i>    Caterina  dei  Medici,  4  luglio   1571 

3.  —      "  »    Enrico  III,  16  novembre   1580 

4.  —       »  »    Enrico  IV,  8  dicembre  1599 

5.  —      'I  »    Maria  de'  Medici,  1632 

6.  —      1)  .)    Luigi  XIV.  6  dicembre  1706 


44 


VENDITE  PUBBLICHE 


7.  —  Lettera  di  Turennc 

«.  -  ■»  delli  Duchessa  di  Buglione,  ih  maggio  lóS'i 

y.  —  »>  del  Cardinale  di  Buglione.  33  agosto   i*X)t> 

IO.  —  "  "    Duca  di  Buglione.  27  maggio    170S 

li.  —  »  '>    Duca  di  Maine.  29  agosto  l6(ì8 

12.  —  »  di  Bossuet,  2h  ottobre   l6t)S 

ì\.  —  n  ■!    Fénelon.  27  dicembre  1704 

14.  —  «  «    Fénelon,   12  dicembre   ilx)4 


•^l.  —  Recueil  yoiir  fa  llompagnie  de  MessieuT%  /«  conseiilers  du  Roy,  quartitu'ers  de  la  ville  Jc  Paris.  Manoscritto, 

in-4.  con  ricca  legatura  coli  "arme  di  Martel  e  della  città  di  Parigi >»       j.ooo 

Di  questa  splendida  legatura  diamo  qui  ai  nostri  lettori  una  riproduzione  incisa  in  rame. 

•^2.  —  4'j  lettere  di   Voltaire  a  Madame  d'Epitiay Fr.  2.020 

33.  —  Le  Bienfaiteur.  commedia.  Ricca  legatura  con  le  armi  del  Duca  de  La  V'riUière -i  2.300 

_)4.   —  Heitres  de   Vèrard  (calendario  dal   148H  al   130S),   in-8,  su  carta,  marocchino  La  Vali  (Trautz) •>  2.S00 

4S.  —  Heitres  de  Vérard,   149^,  in-4.  su  pergamena,  mezza  legatura,  marocchino  rosso »  2.020 

^f,^  —  Horae  ad  itsttm  Parisìensem,  Pigouchet,  149!,  in-H,  su  pergamena,  marocchino  scuro »  S.450 

47.  —  Heitres  de  Simon  Vostre,  1497,  in-4  piccolo,  su  pergamena,  marocchino  rosso.  (Molte) «  2.7(30 

^K.  —  Heitres  de  Simon  Vostre  (calendario  dal  1502  al  1520),  in-4,  su  pergamena,  legato  in  velluto "  ?óOO 

41).  —  Heitres  de  Simon  Vostre  à  i'itsage  d'Orléans  (calendario  dal  1510  al  1530),  gr.  in-B.  marocchino  rosso    (ieg. 

antica^ »>  1.400 

SO.  —  Hore  dive  virginis  Marie.  Parigi,  Thielman  Ken-er,  1303,  in-'^  su  carta,  legatura  fatta  a  Venezia  da  un  ar- 
tista persiano •»  1.(00 

32.  —  Heitres  de  Gillet  Hardoitin  (calendario  dal  1313  al  1330),  gr.  in-S,  su  pergamena,  figure  colorate,  ricca  le- 
gatura del  secolo  XVI u  1.700 

53.  —   Officiitm  beate  Mariae   Virginis,   1622.  in-4,  legatura  in  marocchino.  (Le  Gasconl «  ^-S^o 

54.  —  Office  de  la   Vierge.  15H8.  in-H,  marocchino  verde,  esemplare  della  regina  Margherita »  1.K90 

55.  —  Ojffiditm  heaiae  Mariae   Virginis,    1616,  in-!2,  marocchino,  bella  legatura  di  Le  Gascon •>  1.130 

62.    —  G.  Pach)'merae  paraphrasis  in  omnia  Dyonisii   Areopagìtae,  Athenaritm    episcopi,  opera    qtiae  extanl.  Parigi, 

13Ó1,  in-8.  marocchino  verde,  con  le  armi  dipìnte  di  Carlo  IX »      2.020 

79.  —  Joannis  Bonifacit  ....  historia   Virginalis  heatissìmae  Mariae  ....  Parigi.   1604.  in-!^.  marocchino  verde,  doralo 

nel  mezzo,  con  le  armi  di  Enrico  IV •»       \.vfx) 

92.  —  Rcfutation  des  principales  erreurs  des  qitiétistes,  par    Xìcole.  1693.  in-12.  marocchino  rosso,  con    le  armi    di 

Madame  de  Maintenon ' »>        1.720 

loi.  —  Discùurs  sur  l'histoire  universelle.   par    Bossuet,   Paris.    ibSi,  in-4,   marocchino  rosso,   larghi   fregi,  esemplare 

in  carta  grande  con  le  armi  di  papa  Innocenzo  XI "       *«5>?o 

114.  —   (Jraison  funebre  de  la  princesse  Palatine,  par  Bossuet,  Paris.    1683,   in-4,  marocchino  nero.  Esemplare  in  carta 

grand»',  con  le  armi  del  duca  di  Maine »        I.210 

113,  —  Oraison  fìinébre    du   princc    de  Condé,  par    Bossuet.  Paris,   16H7,  in-),   marocchino  nero,  esemplare    in    carta 

grande  con  le  armi  di  Bossuet »       2.720 

1 17.  —  Histoirc  des  variations  des  e'glises  proteslantcs,  par  Bossuet,  Paris,  168R,  3  voi.,  in-4.  marocchino  rosso,  esem- 
plare riveduto  e  corretto  dall'autore  e  legato  con  le  sue  armi "     19.020 

123.  —  Jnstruction  sur  les  eslats  d'oraison.  par  Bossuet.  Paris.  1697.  in-S.  marocchino  rosso,  con  le  armi    della  du- 

chessa di  Borgogna "       i.KSo 

124.  —   Varii  scritti,   o  memorie  sopra  il   libro  intitolato:  Explicalions  des    maximes    des    satnts.  par  Bossuet.   ^aris. 

ifkjH,  in-8,  marocchino  rosso,  con  le  armi  di  Bossuet "       1.003 

127.  —  Instrnctìons  sur  la  version  du  Noiiveaii  Testament,  stampato  a  Tròvoux,  da  Bossuet.  Paris.  1702.  in-12.  ma- 
rocchino rosso,  con  le  armi  di  Madame  de  Maintenon "       '-593 

12H.  —  Seconde    instruction    sur    les  passages  particuliers  de  la  version  du  Nouveaii    Testament,  stampato  a  Trévoux. 

da  Bossuet,  Paris,  1703,  in-13.  marocchino  rosso,  con  le  armi  della  duchessa  dì  Borgogna <»       H^ 

138.  —  Montesquieu.  De    l'Esprit  des  loix.  Ginevra,  s.  d..  2  tomi    in    I    voi.,  in-4.  marocchino  verde,  larghi    fregi. 

(Padeloup) ' "       3''30 

I  )2.  —  Ordonnances  ror^ux  sur  le  Jaict  et  juridiction  de  la  prevosté  des  marchands  et  eschevinage  de  la  ville  de 
Paris.  Paris,  1582,  in-4,  marocchino  verde,  superba  legatura  con  le  armi  della  città  dì  Parìg'  e  d'Etienne  de 
Nully,  prevosto  dei  mercanti "      6.300 

I4H.  —  Sommaire  des  privilèges  octroyes  à  l'ordre  de  Saint  Jean  de  Jenisalem.  S.  l.  n.  d..   in-ful..   marocchino  rosso. 

con  le  armi  di  Anna  d'Austria '»       ('4-*' 


I 


m^mr»mimmmmmairwKm 


S 


VENDITE  PUBBLICHE  45 


141).  —  dotisti fìtti otis  polir  la  commtmaulé  Jex  filles  de  Si.  Joseph.  Paris,   1(191,  in-12,  marocchino  rosso,  con  le  armi 

di  Madame   de  Montespan Fr.     i.uo 

130.  —   Le  Concile  de    Trerile,  par  G.  Her\'ei.   Paris,    itioi,   in-12.   marocchino  verde,  con  le  armi  di   Luigi  XIII    .     .     ■»        i.oos 

(danlitiual. 

i#S  A  Nuova  York  fu  veuduta  alPasta  la  biblioteca  del  defuuto  Augustiu  Daly,  e  il  prezzo 
ricavato  ascese  a  S30.200  fr.  ;  un  esemplare  della  prima  edizione  in  foglio  delle  ojiere  di  Shakespeare 
fu  pagato  27000  fr. 

i#?  A  Monaco  saranno  vendute  all'asta  dalla  Libreria  Jacques  Rosenthal  nei  giorni  21,  22  e 
23  Maggio  p.  V.  992  opere  rare  e  preziose  che  provengono  dalle  biblioteche  del  defunto  cavalier 
Andrea  Tessier  di  Venezia  e  del  Marchese  di  ***.  Nel  catalogo  gentilmente  comunicatoci  dalla 
Ditta  troviamo  elencati  numerosissimi  libri  italiani,  dei  quali  vogliamo  segnalare  ai  nostri  lettori 
soltanto  alcuni  di  prim'ordine,  affinché  conoscano  V  importanza  della  vendita,  e  s'affrettino  a  pro- 
curarsi il  catalogo  per  poter  farvi  la  scelta.  I  primi  settantanove  numeri  descrivono  dei  manoscritti 
di  tutti  i  generi  ;  il  compilatore  del  catalogo  attribuisce  una  particolare  importanza  alla  collezione 
dei  documenti  raccolti  dal  P.  Giovanni  degli  Agostini,  il  defunto  cav.  Adrea  Tessier  li  ha  ordinati 
in  72  volumi  divisi  in  6  sezioni,  e  per  dar  un'idea  della  ricchezza  ed  importanza  della  collezione, 
il  catalogo  fa  sotto  il  n.  36  una  breve  descrizione  dei   pezzi   principali: 

I.  Frammenti  per  la  storia  degli  scrittori  Veneziani.  18  volumi  —  Notizie  di  Cristina  di  Pisan  figlia  dell'astronomo  Bo- 
lognese Tomaso  di  Pisan  —  Di  Giuliano  Scarpa,  notizie  autografe  di  Apostolo  Zeno  —  Fischi  e  nomi  de'  ribelli  al  tempo  di 
Massimiliano  Imperatore  l'anno  1509  —  Di  alcuni  componimenti  del  P.  Antonio  Pagani  —  De  poeti  Veneziani  tratti  dal  ms.  di 
Aless.  Zilioli  —  Del  P.  Gaetano  Merati,  Chierico  Reg.  Teatino  — Elenco  degli  stampatori  in  Venezia  dall'anno  1470  all' anno  1537 

—  Memorie  intorno  Apostolo  Zeno  —  Nomi  ed  insegne  di  alcuni  stampatori  Veneziani  —  Esame  delle  lettere  di  Veronica  Franco 

—  Serìes  plebanorum  S.  Pantaleonis  Venetiaium  —  Della  nascita  di  parecchi  illustri  Patrlzìi  Ven-^ziani  —  Privilegii  et  e-\ecutÌon 
et  gratie  concesse  alli  communi  di  Sorisolc  e  dì  Poltranica  —  Spoglio  delle  lettere  volgari  di  Paolo  Manuzio  —  Memorie  di  al- 
cuni scrittori  Veneziani  della  Congregazione  Camaldolese  —  Elenco  dì  molti  codici  Vaticani  —  Bandi  di  scomunicazione  di  alcuni 
Frali  Min.  Osserv.  —  Testamento  di  Apostolo  Zeno  —  Cronaca  della  Certosa  del  Montello  —  Varie  lettere  dì  principi  ad  Antonio 
Molinetti  medico  di  Padova  —  Discorso  dì  Marco  Foscarini  in  dialetto  Veneziano  —  Testamento  del  vescovo  di  Belluno  Luigi 
LoUino  —  Intorno  all'  Hypnerotomachia  di  Polìfilo  ed  intorno  al  suo  autore  —  Lettere  dalla  carcere  di  Fra  Egidio  a!  vescovo 
d'  Argo  —  Notìzie  di  Cassandra  Fedele  —  Epistolae  Gasperinì  Barzizae  —  Di  Francesco  Barozzì  e  de  suoi  codici  greci  —  Cro- 
naca della  città  di  Ceneda  —  Istoria  Cenedese  di  Giambattista  Mondini  —  Procfsso  di  Ferigo  Badoer  per  fraudi  commesse  nel- 
l'Accademia Veneziana  —  Opere  di  Lodovico  Dolce  con  aggiunte  autogr.  di  Ant.  Ferd.  Seghezzi  —  Nota  di  lutti  lì  nobili  che 
che  sono  natì  dall'anno  1643  ^1  1689.  —  Di  Giovanni  Verdlzotti.  sue  opere  -  Origine  dei  procuratori  di  S.  Marco  —  Dì  vari! 
scrittori  patrizii  —  Apologia  Hieron.  Donati  adversus  Carolum  Francorum  regem  —  Pnvilegium  militare  Carolo  Cappello  con- 
cessum  a  Ferdinando  rege  1538  —  Podestà  e  capitani  dì  Crema,  Brescia,  Bergamo.  Verona,  Padova  —  Aiti  per  la  costruzione  del 

empio  di  S.  Francesco  della  Vigna  ìn  Venezia  —  Elenco  degli  Avogadori  di  Comun  dal  1491  al  1753  —  Spoglio  della  Storia 
veneia  di  Pietro  Giustiniano  —  Notizie  Intorno  al  Medico  Veneziano  Veltor  Trincavello  —  Lettera  di  Benedetto  XIV  a  Scipione 
Maffti   intorno  ai  teatri  ecc. 

II.  (Carteggio  inedito  di  lettere  dirette  .1/  P.  Giovanni  degli  .1:  os//;)/.  8  volumi  —  Collezione  di  alcune  centinaia  di  lettere 
autografe  originali  indirizzate  al  P.  degli  Agostini,  fra  le  quali  sì  trovano  lettere  dì  Anselmo  Costadoni,  Gian  Maria  Mazzuc- 
chellì.  Ang.  M.  Querini.  Gìangirol.  Gradenigo.  Ang.  Calogera,  Gasp.  Gozzi.  Bern.  de  Rubeìs,  Marco  Foscarini.  ,'ac.  Facciolati. 
Bencd.  Bonelli.  Ercole  Dandino,  Filippo  Argelati,  Gian  Ant.  ^■olpi.  Flaminio  Correr.  G.  Batt.  Chiaramonti,  Ant.  Feder.  Seghezzi. 
Giov.  de  Luca.  Domen.  Ongaro,  Giang.  Agnelli.  Innocenzo  Raff.  Savonarola,  Girol.  Tartarotti.  Ant.  Lavagnoli.  Gian  Illuminato 
Mazzucato.  lldef.  Bressanvido,  Gir.   BurchìeIIaiti,  Alvise  Mocenìgo.  G.  B.  Chiaramonti.  ecc. 

III.  Spogli  per  la  storia  degli  Scrittori  Veneziani,  6  volumi  —  Morti  di  patrizii  Veneti  da  Alberti  e  Malatesta  traili  anni 
iVìo  al  161G  —  Francesco  Barbaro.  Spoglio  di  sue  epistole  —  Index  clementarius  legum  et  iudicarum  Majorls  Consiliì  —  Com- 
ponimenti   latini  dì  Gìrol.  Bononio  relativi    a  Veneti   patrizii    —    Indicazione  dì  medaglie  già   esistenti    appresso    Apostolo   Zeno 

—  Codcx  epistolarum  Ludov.  Fuscarenì  —  Breve  racconto  delle  croniche  del  monasterìo  del  Corpo  di  Christo  in  Venezia  —  Dagli 
annali  di  Michele  Canìchia  —  Serìes  episcoporum  Jadrensium  —  Arcivescovi  di  Corfu  —  Catalogo  dei  vescovi  di  Lesina  —  In- 
formazioni di  alcuni  vescovi  dì  Cattaro  —  Dì  Ugolino  Ramusìo  di  Rìmìni  e  della  sua  descendenza  —  Indicazione  de'  codici  già  esì- 
stenti nella  libreria  Nanni  —  Memoriale  comunis  Veneciorum  dell'anno  12H2  —  Testamento  dì  Marino  Sanuto  —  Compendio  della 
vita  di  Pietro  Man,  Vermìgli  —  Affare  del  patriarca  GÌov.  Grìmanì  —  Notizie  intorno  alcuni  scrittori  della  Congreg.  del  B.  Gia- 
como Salomone  ord.  Praed.,  ecc. 

IV.  Indici.  1  fascicoli  —  Elenco  dei  nomi  delle  persone  indicate  nei  volumi  degli  «  Spogli  ->  e  dei  «>  Frammenti  ■>  degli 
studii  del  P.  Giovanni  degli  Agostini  per  la  sua  opera  degli  Scrittori  Veneziani. 

V.  Inediti  degli  scrittori  Vene-{iani.  3  volumi  —  Tomo  terzo  inedito  degli  Scrittori  Veneziani   —  Squarzo  dì  174  scrittori 

—  Elenco  alfabetico  degli  scrittori  Veneti. 

VI.  Importanti  documenti  miscellanei  di  vaiii  autori  parecchi  dei  gitali  originali  ed  inediti.  33  volumi  —  Versi  Fiden- 
ziani  autografi  in  pane  inediti  di   Frane.  Testa  Vicentino  —  Discorso  di   Galilei  drl   flus-^o  e  reflusso  del  mare  —  Studii  e  note  bi- 


46 


VENDITE  PUBBLICHE 


hliografiche.  lesti  di  lingua,  di  mano  di  B.  Gamba  —  Parti  del  catalogo  dei  libri  del  Gamba  scrìtlo  da  lui  stesso  —  La  Geva 
d'Alessandro  Allegri.  Canzone  inedita,  della  Magliabecchiana.  Cod.  631  —  Tavola  di  Ccbetc  volgarizzata  da  Agostino  Mascardì- 
—  Lettere  inedite  dì  Lorenzo  de  Medici  copiate  della  Biblioteca  Marciana  —  Inscrizioni  esistenti  nella  Chiesa  di  S.  Maria  del  Gi- 
pjio  —  Descrizione  della  chiesa  di  S.  Michele  in  Isola  del  P.  Sigismondo  da  Venezia  —  Lettere  inedite  di  Giustina  Renier  Michiel 
e  di  Saverio  Bettinelli.  Cop.  —  .(R  lettere  di  Gasparo  Gozzi  dirette  ad  Ant.  Fcder.  Seghezzi.  Cop.  —  Testamento  di  Boecio  Capello 
Intorno  a  due  antichi  globi  terresm  pcsseduti  da  Paolo  Maresio  Bazolle  —  Copie  delle  novelle  inedite  di  G.  Horologgi  tratte 


No.  34:2.  Calendario  Lunario. 


dal  Codice  Marc.  XIV,  classe  XI.  —  Vari  Mss.  contro  i  Gesuiti  della  metà  del  sec.  XVIII.  —  Cenni  storici  sopra  l'isola  della 
Giudecca  —  Commissione  data  dal  Doge  Alv.  Mocenigo  a  Paolo  Tiepolo  a  Roma  1371  —  La  sottoconfessione  nella  cattedrale  di 
S.  Marco  —  Bona  patriarchalis  curiae  addicta  1430  vulgo  Affidi  di  corte  —  Giudizi  criminali  di  Treviso  iftos  —  Breviarium  1 177, 
ll.ivre  de  copics  dinstniments  dun  notaire  du  XV.  siòclct  —  Descrizione  di  tutti  gli  giustifiziati  fatti  morire  a  Venezia  —  Lettere 
politiche  d'un  certo  A,  R.  l6>«  —  Tavole  cronologiche  degli  uomini  più  illustri  d' Italia  —  Della  famiglia  Marcello  Patrizia  Ve- 
neta. Narrazione  di  Emm.  Cigogna  —  Osscn'azioni  sopra  lo  stalo  dei  depositi  nello  Zecca  —  Scritture    autografe    di   Marco    Fo- 


VENDITE  PUBBLICHE 


47 


scarini  (poi  doge);  relationi  di  Vienna  e  di  Roma  —  Sloiia  cronologica  dei  Dogi  —  Cronaca  Veneta  del  Caroldo  —  Elezione  del 
Cardi  al  Rezzonico  al  Pontificato  (Clemente  XIII)  —  Storia  diplomatica  dei  Dogi  —  Q,uodlibet  de  lettere,  pasquinade,  discorsi, 
orazioni  etc.  —  Cose  diplomatiche  —  Lettere  autografe  di  Lod.  Ant.  Muratori,  Apostolo  Zeno.  Ippolito  Pindemonle  ecc.,  ecc.  ecc. 

Fra  i  numero.si  Incunaboli,  in  massima  parte  italiani,  notiamo  il  Dante  stampato  a  Iesi 
nel  1472  da  Federigo  de'  Conti  da  X'erona,  della  qual  edizione  non  si  conoscevano  sinora  che  due 
soli  esemplari,  quello  della  Trivulziana  e  l'altro  del  Museo  Britannico.  F'acciamo  voti,  perché  la  copia 


^ 


s^^Jvó?? 


'mk 


No.  342.  E!  gran  capitan  re  dongaria. 


che  ora  si  oftVe  in  vendita  a  Monaco,  sia  acquistata  per  la  ricca  collazione  dantesca  della  Biblioteca 
Nazionale  di  Firenze,  la  quale  completerebbe  in  questo  caso  la  serie  splendida  dei  quattrocentisti 
del  divino  poema,  o  dalla  insigne  Biblioteca  Medicea  Laurenziana. 

Dopo  gli  incunaboli  sono  elencati,  nel  catalogo,   i  libri  a  figure,  fra  i  quali  primeggiano  pure 
quelli   dell'arte  italiana.  Troviamo  citato  un  bell'esemplare  del  trattato  di  Domenico  Benivieni  in  de- 


48  VENDITE  PUBBLICHE 


fensione  et  probatione  della  doctrina  et prophetia  predicata  da  frate  Hieronymo,  stampato  pel  Pa- 
cini  da  Francesco  Bonaccorsi  a  Firenze  nel  1496.  Quest'opuscolo  prezioso,  di  sole  50  carte,  contiene 
un'incisione  piccola  assai  bella  che  rappresenta  l'autore  davanti  a  un  auditorio  di  laici  e  di  religiosi 
nell'atto  di  parlare  in  difesa  di  Savonarola,  ed  un'altra  incisione  più  grande,  elle  rappresenta  la  vi- 
sione di  Savonarola  cioè  la  rinnovazione  del  mondo  per  Cristo.  Sotto  il  n.  323  è  citato  un  esem- 
plare della  rarissima  edizione  prima  della  Bibliia  di  .Mallernii  stampata  a  Venezia  nel  1490  ed  or- 
nata da  due  splendidi  contorni  e  391  incisioni  in  legno  a  semplice  tratto  eseguite  sui  disegni  di 
Giov.  Bellini  e  Botticelli. 

Una  rarità  veramente  unica  è  un  foglio  volante  citato  sotto  il  n.  342  del  catalogo,  un  Calen- 
dario lunario  stampato  a  Venezia  nel  1501. 

Questo  foglio  volante  stampato  su  carta  da  ambo  le  parti  e  ornato  da  cimiue  grandi  e  do- 
dici piccole  splendide  incisioni  in  legno  a  tratti,  sarà  di  certo  vivamente  disputato  alla  vendita.  Il 
defunto  proprietario  ne  era  assai  orgoglioso  e  lo  mostrava  sempre  con  una  certa  commozione  ai 
suoi  amici  ed  a  tutti  coloro  clie  visitarono  la  sua  biblioteca.  Siamo  in  grado  di  dare  ai  nostri 
cortesi  lettori  i  fac-simili  di  due  delle  grandi  incisioni  che  adornano  questo  foglio  volante  e  lo  ren- 
dono assai  prezioso.  Di  notevole  importanza  è  pure  un  esemplare  del  rarissimo  opuscolo,  una 
vera  avis  rara,  intitolato  Monte  de  la  oratione  stampato  a  Venezia  probabilmente  da  Gregorio 
de'  Gregori  nel  1494.  Questo  libretto  si  compone  di  3'^  carte  in  4,  è  impresso  con  caratteri  gotici 
ed  ornato  da  tre  magnifiche  incisioni  a  semplice  tratto.  Dei  diversi  opuscoli  famosi  del  .Savo- 
narola citali  nel  catalogo  segnaliamo  come  di  particolare  bellezza  il  Traclato  contro  gli  astrologi 
stampato  probabilmente  nel  1490  a  Firenze  da  Bartolomeo  di  Libri,  in  cui  si  trova  una  grande 
incisione  in  legno  copiata  sull'acqua  forte  di  Baccio  Baldini  ed  incorniciata  da  uno  stupendo  con- 
torno su   fondo  nero. 

Dopo  i  libri  a  figure  troviamo  nel  cat:-.logo  elencate  una  collezione  di  libri  stampati  su  per- 
gamena e  su  carta  azzurra,  una  raccolta  di  splendide  legature,  di  libri  di  musica,  di  carte  geografiche 
del  XV  secolo,  di  genealogia,  di  storia  dei  vari  paesi,  fra  i  quali  primeggia  per  numero  1'  Italia, 
di  sport,  ecc.  ecc. 

Nel  prossimo  quaderno  daremo  notizia  dell'esito  di  questa  vendita  importante,  cui  assisterà 
personalmente  il  direttore  di  questa  Rivista,  il  quale  è  pronto  a  dare  dei  minuti  ragguagli  sul  va- 
lore dei  libri  posti  in  vendita  ed  a  rappresentare  quei  gentili  nostri  lettori  che  desiderassero  farvi 
qualche  acquisto  ma  che  non  potessero  recarsi  a  tal  uopo  alla  capitale  della  Baviera. 

4^  Nei  giorni  11  e  12  Maggio  sarà  venduta  a  Parigi  all'asta  dalla  Libreria  Em.  Paul  et 
fils  et  GuiUemin  la  prima  parte  della  biblioteca  del  sig.  M.  A.  Martel,  ricca  di  libri  rari  e  curiosi 
in  tutti  i  generi,  incunaboli,  legature  antiche  ecc. 

0i  A  Roma  si  vende  all'asta  dalla  Galleria  Sangiorgi  la  biblioteca  del  fu  Mariliesr  Massi- 
miliano Angelelli,  patrizio  bolognese.  Questa  vendita  principiò  il  2  aprile  e  durerà  sino  all'  1 1  mag- 
gio. Il  catalogo  illustrato,  che  forma  un  volume  elegante  di  526  pagine,  racchiude  ben  5000  opere 
in  gran  parte  di  filologia  classica.  Non  vi  mancano  delle  rarità,  e  fra  queste  citiamo  a  mo'  d'esem- 
pio V Apocalisse  stampata  a  Venezia  da  Alessandro  Paganino  nel  1515  che  fu  venduta  a  1050  lire 
ed  il  Dante  stampato  pure  a  Venezia  da  Bernardino  Benali  &  Matthio  da  Parma  nel  1491  che  fu 

pagato  520  lire. 

L.  S.  (). 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA  —  BOLOGNA 49 


Fr.cent. 


30. 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Catalogne  de  la  Librairie  Leo  S.  Olschki 
Suite  (i) 

38.  Prierio,  Sylvester  de,  ord.  Praed.  C  Apologia  magiftri  filueftri  de  prierìo 
or.  predio,  in  dialecticà  fuà  cum  ex-  ]  planatione  clarillìma  totius  materie 
intentionalis.  1  (À  la  fin  :)  ImprelTum  bononie  p  Ugonem  Ru  |  geriuni.  Sub 
excellentifTimo.  Diìo  i  lohanne  bètiuolo  foeliciter  regnate.  \  Anno  ab  incar- 
natione  Domini  nfi  |  M.cccclxxxxix.  die  vero.  x.  Juli).  |  (1409)  '"-4-"  Br. 
[Hain    13345]- 

14  ff   n.  eh.  (sign.  a-b)  Car.  goth.  VyV  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Après  l'intitulé,  au  reco  da  prem.  f..  suit  un  avan.-propos  imprimé  à  longues  l.g.e.  et  q..  va  ,usqu  au 
verso,  1.  ...  Le  tex.e  commence  au  recto  da  f,  aii  :  [q]  Uerltar    igitur   qaomS    pof- |  fit   addelcetK.nb  U 

finit  a  verso  da  f.  .3.  col.  .,1.2.  par  le  mot  FiSis  |  et  l'impreffam.  Pa,s  :  O  Caft.gat.o  magtlr,  I,  ueftn 
p:i:,ra,.  in  d.aleticam  (sic,  faam.  |  À  la  page  opposte,  col.  3  :  C  Hcc  funt  notlra  ""'g-»-  "'S^  -^;- 
cata  reliqua  parte  ipfam  amtce  1  facile  emendabis.  |  Au  verso:  Fratcr  lohanes  vlodorp.  lector,  |  (,  l.gnes  de 
vers).  —  Très  rare. 

Ugo  Ruggieri   e  Dionisio  Bertocchi  (1474-75). 
3q  Petrarca,  Francesco.  I  trionfi,  col  commento  di  Bernardo  Glicino  (La- 
"  '  '  pini).  (À  la  fin:)  BONONIAE  IMPRESSVM  MCCCC.Lxxv.  Die  XXVII.  MEN  | 
SIS  APRILlS.i.  I  (per  Ugonem   Rugerium  et  Doninunì  Bertoclnim  Regienses, 
1475)  gr.  in  fol.  Rei.  d'ais  de  bois,  recoiiv.  de  veau.  [Hain    1 27861.  400.- 

■>,-,  ir.  s    chiffres  ni  sign.  Élégants  caractères  ronds  ;  -(7  lignes  par  page.  ■•     ,    •   ■  vi 

Au  recto  du  prem    f  •  1  1  D  Illudrinimum  Matin.T  Ducem  Diuum  Borliam  ertenlem  Ber  |  nard.  gl.cm,  Me- 
dict  Jac  phi  ofopht  difcUli  in  triumphoru;.  1  CI.  P.   Fra    Petrarce  expofitio  Incipit  :.?e?  I  U  .ex.e  da  com- 
m      ^ire  commence  au  recto' du  f.  4,  •■  -  [  ]  Auédo  ora  quele  quattro  cofe  pt.ale  exped.te  'equale  gtu^ca 
mo  effere  necceffarie....  Il  finit  au  verso  da  f.  240:  ...    per  1  infinita  fecula  feculoram    Atnen.^,     ,  FINIS., 
;!  lunpressum  cit..  Les  trois  dern.  f.  contiennent  l'inde.,  imprimé.  2  cols.  :  l  ,  Vefia  ^-^   --';^;  -"^  . 
phi  e  luo  comemo  p  aconcio  1  de  lo  lectore....  Aa  recto  da  f.  2,3,  1-  9.  cet  mdex  fin.t ,  pu.s  .     Reg.ftro 
trouare  come  feguita  liquin  |  terni,  e  prima  1  ....  Le  verso  de  ce  f.  est  blanc 

Premiere  édition  commentée  des  Triomphes,  d'une  rareté  singuliére.  N,  Aud.ffred,  n.  Ha,n  1  ont  vu  ,  L.  Frat,, 
(B,bliogr.  Bolognese,  nro.  722.)  Pa  décrit,  mais  sans  nommer  l'imprimeur.  L'identné  des  caracteres  assez  cu- 
rieux  ne  permet  pas  de  douter  que  ce  volume  n'ait  été  imprimé  par  Ugo  Ruger.us  e,  Don.nus  Bertoch.as  de 
Reggio  qui,  en  t  ,74,  avaient  imprimés  les  Argonautica  de  C.  Valerius  Setinus  Balbus  avec  les  memes  typ  . 
Noue  e'emplaire  est  complet  et  grand  de  marges,  avec  une  belle  initiale  pe.nte  en  roage  et  bleu.  La  table, 
danscetexemplaire,  précède  le  texie.  Ca  et  là  quelques  taches  legeres. 

40  Valerius  Flaccus.  Argonauticon  libri  Vili,  [k  la  fin:)  BONONIAE    IM- 
PRESSVM PER  ME  VGONEM  |  RVGERIVM.ET  DONINVM  BERTOCHVM  | 
REGIENSES  ANNO    DOMINI.  M.  CCCC.    LXX  1  UH.    DIE.    SEPTIMA  : 
MADIIi  LAVS.  DEO:  1  :i  Amen.::  1  (1474)  in  fol.  Maroquin  rouge  dorè  sur 
les  plats  et  le  dos,  tr.  dor.  (Rei.  ano.).  5 00 

St  ff   sans  chiffres  ni  sien    et  .   f.  W.  (manque)  Jolis  caracteres  ronds;  35  lignes  par  page. 

luln  pr'm  f  :  C.  VALERII  FLACa  SETIN,  BALBI  ARGO  |  NAVTICON  L.BER  PRIMVS  INC- 
PIT  FELI  I  CITER.  1  Immédiatement  apres  commence  le  texte  :  [  1  Rima  deù  magnis  c3,mus  tre.a  paia  naut.s  | 
US  atnres  Itvres  n'ont  pas  mème  un  intitulé.  Le  texte  finit  au  recto  du  f.  8,  :  Mene  al.qu.d  merutfle  putas  : 
me  talia  uelle  ;  I  >  FINIS  ?  1  puis  l'impressum  cité.  Le  verso  est  blanc. 

Editio  princeps  rarissima,  faite  sur  un  bon  manuscrit.  -  Dans  notte  exemplaire  quelques  trous  de  vers  ont 
été  bouchés  dans  les  .0  prem.  ff.  ;  le  prem.  et  les  0  dern.  ff,  sont  réenmargés  et  sotgneusement  repares.  Les 
marges  fort  grandes  sont  couvertes  d'annota.ions  écrites  d'une  main  ancienne,  t.i;s  mmce  et  elegante. 

Domenico  L\pi  (1476-82). 
4,   Galeottus    Martius    Namiensis.    GALEOTTI.  MARTll.    NARNI  |  ENSIS. 
REFVTATIO.  OBIECTO  1  RVM.  IN.  LIBRVM.  DE.  HOMI  |  NE.  A.  Georgio 


V.  La  Bibliofilia,  voi.  I.  pages  301-316. 
La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  l"  e  2» 


MON'LMENTA  TY POGRAPHICA 


Fr.ccnt. 

Merula  inchoat.  |  (A  la  fin:)  Hoc  opus  Imprefiiim  eft  Bononie  Do  |  minico 
lapio  Bononienll  procurante  ab  |  exeniplari  ipfius  Galeotti.  |  ANNO.  M. 
ecce.  LXXM.  I  (1476)  in  4  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau 
ornem.  à  froid.  [Hain  ^7436].  50.— 

I  f.  bl.  (manque),  3  ff.  n.  eh.,  i  f.  bl.  (manque)  et  107  ff.  n.  eh.  et  sans  sìgn.  Beaux  caractères  ronds; 
23-24  lignes  par  page. 

Les  3  ff.  prcl.  som  occupés  de  la  preface,  qui  commeDce  au  recto  du  premier  :  GALEOTTX'S  MART1\'S 
FEDE  I  fico  Duci  ex  Vrbino  Sa.  Jàdiu  IllufìriHlme  |  Princeps  ...  Elle  fìnit  au  verso  du  f.  3.  Le  texle  com- 
mence  au  recto  du  f.  I,  sous  l'intilulé  cìté  :  |  |  lu  mecum  ipfe  agitaui  |  deberem  ne  maledcis  (sic)  )  cuiufdà 
....  La  fìn  se  trouve  au  recto  du  f.  107,  1.  6.  En  dessous  l*impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Bon  exemplaire,  fa  et  là  légèremenl  taché  d'eau,  très  grand  de  margcs,  avec  lémoins.  Lcs  ff.  97-9B  ci  loi- 
102  manquent  et  ont  été  remplacés  par  4  ff.  manuscrits,  peu  de  temps  aprcs  la  date  de  l'impression,  peut-ètre 
par  rimprimeur  lui-mcme  qui.  de  ceite  manière,  voulul  corriger  quelques  errala  trop  graves. 

Marzio  Galeotti,  né  a  Narni  en  Ombrie,  fut  professeur  de  belles  leiires  à  Bologne.  Il  fut  persecuté  par  l'in- 
quisition  à  cause  d'une  ihcse  hardie  sur  l'inutìlité  de  la  foi.  Mìs  en  lìbertc  par  ordre  de  Sixie  IV  il  se  refu- 
giail  en  Hongrie.  où  il  devint  le  precepteur  des  fìls  du  roi  Matthtas  Corvìnus.  Après  la  mort  de  ce  prince,  il 
relourna  en  Italie  et  mourut  enfin  à  Lyon  en  1491.  —  Ses  ouvrages  qui  s'occupenl  de  préférence  des  sciences 
occultes,  soni  de  la  plus  grande  rareié. 

Domenico  Fosco  (1480). 

42.  Tractatus.  Tractatus  de  motu  octaue  fpe  |  S.  1.  ni  d.  fBononiae,  per  Do- 
minicum   Fuscum   Ariminensem,    1480]  in-4.  Avec   2  rìgs.  mathémat.   grav. 

s.  bois.  Br.  25. — 

4  ff.  sans  chiffres  ni  sign.  Anciens  caractères  ronds  ;  29  lignes  par  page.  ■ 

L'intitulc,  en  caractères  gothiques,  est  imprimé  à  la  lète  du  prem.  f.  suivi  du  commencement  du  texle  ;  (o] 

ctaua?  uero  (px  ad  cui  '  moiù  ut  faepe  dictu  ]  è  orbes  deferenief  augef....  Il  finii  au  recto  du  f.  3.  Hgne  21  ; 

FINIS.  Le  verso  de  ce  f    est  occupé  d'une  grande  figure  :  Theorica  octaue  fpere  |  Au  recto  du  f.  4  :  Ad   co- 

gnilòem  figure  (sic)  ^trafcripiae  I  (en  lout  10  lignes)  Le  verso  est  blanc. 
Opuscule  tout  à  fall  inconnu  aux  bibliographes,  probableraeni  imprimé    par  Dora.    Fuscus    pour    servir    de 

supplément  à  son  édition  de  Sacrobusto.  Bel  exemplaire. 

Plato  de  Bexedictis    (1487-96). 

43.  Beroaldus,  Phil.  ORATIO  PHILIPPI  BEROALDl  Bo  ,  NONIENSIS  DE 
FELICITATE  HABI  I  TA  IN  ENARRATIONE  GÈ-  I  ORGICON  VIRGILI! 
ET  I  COLVMELLAE.  1  (À  la  fin:)  OFVSculiì  hoc  de  felicitate  luculentù 
ipreffo  I  ria  Platonis  de  Benedictis  Bononiie  incude  egre  |  giis  his  caracte- 
ribus  exculTum  Anno  lalutis  Mil-  |  lefimo  quadringentefimo  nonagefimo 
quinto  I  Calendis  aprilibus  lector  amplectere  et  foue  fi  fé  |  lix  effe  cupis.  |  " 
(1495)  in  4."  Avec  la  marque  tvpogr.  s.  fond.  noir.  \'él.,  dos  en  veau. 
[Hain   2969]  20. — 

Titre  (manque),  2  ti.  n.  eh.,  i  f.  bl.  (manque)  et  32  ff.  n.  eh.  (sign.  —,  a-d)  Caractères  ronds;  25  lignes 
par  page. 

Le  litre,  qui  manque  à  cet  exemplaire,  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.  en  car.  goth.  :  Philipp!  Beroaldi  de 
fc  I  licitate  opufculum.  |  Le  verso  esi  blanc.  Les  2  ff.  suiv.  soni  occupes  de  la  dédicace  :  AD  ILLVSTREM 
MARCHIONEM  ]  lACOBVM  BADENSEM  PHI  |  LIPPI  BEROALDI  BONO  1  NIENSIS  EPISTOLA.  |  A  la  fin: 
V.^LE  I  L'intitulc  citc  plus  haut  se  trouve  au  recto  du  f.  ai  ;  il  est  imprimé  en  rouge  Le  lextc  finii  au  verso 
du  f.  30  suivi  d'un  disilchon,  ei  de  dcux  hendecasyllaba.  doni  le  dernicr  sur  l'AUcmagne.  L'impressum,  le 
RKGISTRVM  et  la  marque  connue  se  trouvcnt  au  recto  du  dern    f..  dont  le  verso  est  blanc    —  Assez  rare. 

44.  Bossus,  Matthaeus.  DE  INSTITVENDO  SAPI  |  EXTIA  ANIMO.  |  (À 
la  fin  :]  Opus  lioc  IniprelTum  è  q  accuratiffima  |  fide  et  diligètia  licuit  : 
fano  diftinc  |  toq^  charactere  a  Pia  |  tone  de  Be  |  nedictis  |  Bo  |  noniae  j 
Anno    Salu-  |  tis    Milefinio  (sic)  quadrin-  !  genteilmo,    nonagefimo  quinto  [ 


BOLOGNA  51 


Fr.cent. 


Octauo  Idiis  Nouembres.   Laus  Deo  |  (1495)  in  4."    Avec   la  marque  typo- 
graph.  s.   forni   noir.  Cart.    [Hain  '3677]  50-- 

12S  ff.  n.  eh.  (sign.  — .  A-Q.1.  Beaux  caractéres  ronds,  2  (-25  lignes  par  page. 

.\u  recto  du  prem.  f.  l'intllulé  ;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2  :  MATTHAEVS  BOSSVS  VERONEK-  | 
SIS  CANONICVS  REGVLARIS  SVO  |  IN  DOMINO  PATRI  ET  CONCANO  |  NICO  MERITO  PERCO- 
LENDO  SE  I  VERINO  CALCHO  SALVTEM.  I  Cene  preface  est  datée,  au  recto  du  f.  4  :  Verona  |  ex  Caenobio 
fancti  Leonardi.  XIII.  Calendas  |  Octobres.  MCCCCLXXXXV.  a  felicitale  |  Chriftiana.-  falutis.  1  Au  verso  du 
raème  f.  :  MATTHAEI  BOSSI  VERONEN  |  SIS  C.\NONICI  REOVLARIS  DE  |  INSTITVENDO  SAPIENTIA  | 
ANIMO  DISPVTATIO  |  NES  PER  DIES.  VIII.  |  IN  PRATIS.  D.  LE  |  ONARDI  IVX  |  TA  VERO  |  NAM  | 
RELIGIOSISSIME  HA  |  BITAS  LECTOR  A-  |  GNOSCITO  PIE  |  aVE  GVSTA  |  TO  Q.VI  |  BUS  |  O  |  VERE  | 
SAPIENS  I  PER  CHRI  |  STVM  EVADITO.  |  Le  teMe  du  pretti,  livre  cominence  au  recto  du  f.  3  (A.  i)  : 
ARGVMENTVM.  |  (p|Rimus  incipit  liber  :  in  quo  defcribitur  a- |  moeniffimus  difputationis  locus:....  Au  recto 
du  f.  126:  DE  INSTITVENDO  SAPI-  |  ENTIA  ANIMO  OCTA  |  VA  ET  VLTIMA  1  COLLATIO  |  FINI  |  T.  1 
Au  verso  una  vis  de  l'irapriineur  (lo  lignes)  f.  127,  recto:  M.  Antoni!  Aldegatbi  Mantuani  ad  lec.orem  1 
Epigramma.  |  (12  lignes).  Au  verso  :  REGISTRVM.  |  et  la  marque  typographique.  L'impressum  se  lit  au  recto 
du  f.  128,  doni  le  verso  est  blanc. 

45.Burtius,  Nicolaus.  Bononia  Illufirata  |  (Àia  tìn:)  Ati  Lectorem.  |  BO- 
NOnis:  anno  falutis.  M.cccc.lxxxxiiii.  Ex  of  |  ficina  Platonis  de  Benedictis 
Iniiufce  artis  exacto  |  ris  probatiUìmi  Libellus  qpulcherimis  (sic)  caracthe- 
ri  I  bus  impreffus (1494)  in  4.°  Cart.  [Hain  '41 48]  250. 

3S  ff.  n.  eh.  (sign    a-e)  Beaux  caract    ronds  ;  26  lignes  par  page. 

L'intitulé,  en  earael.  goth.  et  en  rouge,  se  trouve  au  redo  du  prem.  f.  .\u  verso  :  AD  ILLVSTREM  Princi- 
pem  Ioannem  Benti  |  uolum  fecundù,  Senatus  Bononièfis  moderato-  |  rem  faulliinmù,  Nicolai  Burtii  Parmèlis 
carme.  |  Au  verso  du  2'^  f.  :  Bononia  illuHrata  a  Ioanne  Bètiuolo  fecundo  Se  |  natus  Bononièfis  Principe  fau- 
ftiffimoad  lectorè.  |  Aussi  ces  deux  intitul^s  sont  impr.  en  rouge.  L'éloge  de  la  ville  de  Bologne  finit  au  recto 
du  f.  2y,  en  bas.  S'ensuivent,  au  verso,  quelques  poèmes  latins  du  mème  auteur:  Nicolai  Burtii  Parmenlis 
Carmen  ad  Lectorem.  1  ,  qui  vont  jusqu^au  verso  du  f.  37.  Le  long  imprelfum,  dont  nous  avons  citc  le  com- 
mencement,  finit,  au  recto  du  f.  38,  ainsi  :  ...  imprelTus.  In  quo  Origo,  fitufq;  Bononia;.  1  Hinc  uiri  illuftres  : 
qui  ingenio  claruerint  tam  do  |  meftici  q  externi.  Tempia  quoqj  ac  corpora  lane  |  torum  ibidem  confepulta. 
Poftmodum  oppida,  uieus,  factiones  :  qua:  quondam  hic  uiguere.  Gè  |  ftaq;  Bononienfium  fub  breuitate  con- 
tenta :  una  |  cum  illuftri  Bentluolorum  genologia  (sic)  connume-  |  rantur.  Si  quid  tamen  in  eo  menda;  et  er- 
roris  Tfer  |  tum  fuerit  :  non  imprefforis  negligentia  :  fed  poti-  |  us  famulorum  incuria  pretermiffum  putes.  Nam  | 
ille  ingenio:  litteraturaq;  n6  mediocri  dotatus  :  ertali  exercitio  Iter  cxteros  excultiffimus  eft.  |  REGI- 
STRVM. I  etc.  Le  verso  est  blanc. 

Pièce  très  rare  et  intéressante.  Bel  exemplaire,  avec  quelques  notules  anciennes. 

46.  Frontinus,  S.  Julius.  Sextus  lulius  Frontinus  Vir  confularis  de  re  mi- 
litari, j  Flauius  Vegetius  Vir  Illultris  de  re  militari.  ;  Aelianus  de  inllruendis 
aciebus.  |  Modefti  libellus  de  uocabulis  rei  militaris.  |  (À  Li  fin  :)  DE  Arte 
Militari  :  Frontinum  :  Vegetium  :  Aelianum  et  Modeltù  |  auctores  penitus 
Diuinos  q  cafligatitTime  impreffit  omni  folertia  |  Plato  de  Benedictis  Bono- 
nienfis  In  alma  ciuitate  Bononia;  Anno  \  falutis.  M.cccc.lxxxxyi.  Decimo 
fexto  kalen.  Februarias.  [  (1495-qó).  Avec  la  marque  typograph.  deux  fois 
repétée.  Veau   marbré,  dos  orné,  tìl.  s.   les  plats,  dent.   int.,  tr.  dor.  100 

98  ff.  n.  eh.  (sign.  AA-RR)  Beaux  caract.  ronds;  37  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  ne  conttent  que  le  titre  cité  ;  au  verso:  AD  MAGNIFICVM  SENATOREM  MINVM 
RO  I  SCIVM  PHILIPPI  BEROALDI  EPISTOLA.  |  Le  te.Me  de  Frontin  commence  à  la  tele  du  f.  AA.  ii,  et  finit 
au  f.  34  recto,  suivi  de  l'impressum  et  de  la  marque  :  Impreffum  Bononi.^  per  Platonem  de  Benedictis  li- 
brorum  cufforè  |  Anno.  MCCCCLXXX.XV.  de  nero  decimo  lulii.  ]  f.  35  verso:  Io.  Sulpitius  Verulanus  Petro 
Paulo  de  Comile  |  luueni  generofo  et  ftrenuo.  S.  P.  D.  |  Le  texle  du  Végèce  commence  à  la  page  opposte,  f.  74 
verso  :  Vegetii  Finis  Bononia-  Imprefli  per  Platone  de  Benedictis.  Anno  |  domini  Millelimoquadringentelimononage- 
fimoqnto.  Die  |  nero  fexlodecimo  Nouembris.  |  À  la  téle  du  f.  75  :  Aeliani  de  inllruendis  aciebus  opus  ad  Diuum 
HadrianO  ■  a  Theodo  ]  ro  Theffalonicenle  latinum  factum  et  Antonio  Panormit.^  Alphon  |  li  Regis  pr^ceptori 
dicalum.  I  A  la    lòie  du   f.  9,:  MODESTI    LIBELLVS  DE  VOCABVLIS  REI   MILI-  |  TARIS  AD    TACITVM 


MONIMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 
AVGVSTVM.  I  La  fin  de  celle  panie  se  irouve  au  verso  du  f.  97.  suìvie  de  rimpressum  ei  dt  la  niarque.  Bel 

exempiaire  fon  grand  de  marges. 

Editton  tout  à  fait  inconnue  à  M.  Hain.  Fon  bel  exempiaire  assez  grand  de  marges. 

47.  Gammaro,  Tommaso  Sclaricino.  SILVANO  DE  MISSER  THOMASO 
SCLARl  I  GINO  GAMMARO  DOCTORE  IN  ]  LEZE  DA  BOLOGNA  ;  (À 
la  fin  :)  Finifce  li  Sonetti  comporti  p.  >L  T.  Sclaricino  |  Gàmaro  doctore 
ì  lege  Imprelli  ne  lalma  et  incly  |  ta  citta  di  Bologna  a  comune  l'pefa  de 
Benedetto  I  de  Hector  librare  et  de  Plato  di  Benedetti  ft^pa  |  tore  Regnante 
Io  Illuftr.  S.  Signor  Zohanne  di  |  Bentiuogli  nel.  Mcccclxxxxi.  a  di.  xi. 
Luglio:,  '  (1491)  in  4.*"  Avec  2  pet.  init.  s.  fond  noir.  Cart,  [Hain  7456I.      50. — 

49  ff.  n.  eh.  et  I   t'.  bl.  (sign.  A>G)  Beaux  caract.  ronds  ;  25-26  lignea  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  rintiiulé  cìlé  ;  au  verso  :  R.  D,  Tuo  Antonio  Galeatio  Bentiuolo  Proth.  |  apoft.  dignif- 
timo  Dìuiq^  Petronli  primicerio  He  |  nemerìto.  Thomas  Sclaricinus  gàmarus.  S.  P.  D.  |  Celle  dédicace  est  sui- 
vie  d'une  traduction  ital.  Au  recto  du  f.  A.  III.  :  Qui  comincia  li  fonetti  amorofì  per  .M.  Lucina  |  da  -M. 
Thomafe  Sclaricino  Gammaro  cantati.  |  Le  te.^te  6nit  au  recto  du  f.  49;  au  verso  :  Corrcciione  |  puis  Tim- 
pressum  et  le  petit  REGISTRO.  |  ....  FINIS  LAVS  DEO  I 

Sonnets,  chansons  et  iriomphes  faits  à  l'imìlation  de  Pétrarque.  Deux  sonnels  sonl^adressés  au  célèbre  peintre 
Frane.   Francia  (Raibolini).  Unique  édition  connue. 

Les  ff.  e  1  et  e  8  manquent. 

48.  Herodianus.  Historiae.  (À  la  fin:)  HERODIAXI  LIBRORVM  OCTO  DE 
IMPE  RIO  POST  MARCVM  :  VEL  DE  SVIS  TEMPORIBVS  :  ANGELO 
PO  I  LITIANO  INTERPRETE  ,  FINIS  :  i  Quod  quidem  opus  nouum  et 
aureum  Plato  de  Benedictis  aciira-  j  tiffime  Anno  Domini.M.CCCC.LXXXXlll. 
pridie  kalè.  feptembres  Bononis  q  pulcherrimis  bis  Caracteribus  imprelTìt.  | 
(1493).  in  fol.  Avec  la  marque  tvpograph.  s.  food  noir.  D.-vél.  [Hain  *8467].     50. — 

68  fF.-n.  eh.  (sìgn.  aa-ìì).  Caracléres  ronds  ;  35  et  36  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  :  [a]  Ngelus  Politianus  Andrea  Magnanimo  fuo.    S.     Efflagì  |  lari 

fcrìbis  ...    (Dédicace,  datée  :)  Vale    in    Ru-  [  fculo    (sic)    Fefulano.  Pridie    Nonas    Maias  ;  Anno    Salutis. 

Mccccl.xxxxiii  1  Au  recto  du  f.  :  ANGELI  POLITIAXl  AD  IXSOCEXTIVM  VIIL  1  PONTIFICEM  .MAXIMVM 
PRAEFATIO  I  IX  HERODIAXI  HISTORIAM  E  GRAE  |  CO  IX  LATINV.M  CONVERSAM.  |  Au  recto  du  2. 
L.  laa  ii)  :  HERODIAXI  HISTORIAE  DE  IMPERIO  POST  |  MARCVM  VEL  DE  SVIS  TEMPORIBVS  |  LI- 
BER  PRIMVS  E  GRAECO  TRANS  |  LATVS  ANGELO  POLITIAXO  |  INTERPRETE  AD  INNO  |  CENTIVM. 
Vili.  PONTI  1  FICEM  MAXIMVM  |  PROHOEMIVM  |  U  fin  du  texte  se  trouve  au  verso  du  dern.  f  suivie 
du  petit  ré^istre  ;  puis  LAVS  DEO.  1  et  la  marque  typogr. 

Bel  exempiaire  grand  de  marges,  avec  quelques  notules  manuscr. 

49.  —  Idem   libar.  D.-vél.  dérelié.  20. — 

Les  H.  I.  ^u  et  tni  manquent,  de  mème  que  la  plus  grande  partic  du  f.   li.   Le  restant  est  peu  tachc. 
Maimonides,  R.  Moses,  voir  N.  U). 

50.  Visdominus,  Ant.  Maria,  .\liscella  poetica.  (A  la  fui  ;)  Bononiae  im- 
prelfum  accuratilTìme  per  Platonem  de  Benedi  |  ctis  Anno  domini.  M.  ecce. 
l.xxxxij.  Regnante  inclito  princi  |  pe  Johanne  Bentiuolo  fecLiiulo  pacis  et 
concordile  auctore.  |  (1492)  in  4.  Cart.  -5. — 

52  if.  n.  eh.  (sig.  f ,  a-g)  Caractères  gothiques.  39-40  lignes  par  page. 

Le  premier  Cahier  (f  8  ff.}  manque.  Le  te.\te  de  notrc  exempiaire  commencc  a  la  tirtc  du  f.  a  1  :  Ad  Ezi. 
mium  artium  D&ctorcm  magiflrum  Seipioncm  man  ]  tuanum  de  Manfredis  adrologum  pcritillìmu^  Antonij 
Ma  I  riae  Uifdomini  Carmen.  |  .\  la  ligne  30  de  la  mème  page  :  Uita  fancti  Sebaltiani.  |  .\  la  tòte  du  f.  (j.  : 
'b  3);  Anlonius  Maria  Uifdomin  'domino  Fyrrhamo  Pepulo  |  Bononicnli  Salutem  plurimam  dicil.  |  (date  .... 
Idibus  octobris  M.ecec.  Inxxx.)  Au  recto  du  f.  )(  (g  4:)  Expltcit  mifcetla  .\ntonij  mariae  IHfdomini  ;  qui 
orat  te  0  can  |  didc  Icelor  vt  veniain,  libi  prcflcs,  li  in  ea  quid  mìnus  politum  |  vel   erratum  inueneris.    recor- 


BOLOGNA 


Fr.cent. 
dare  enini  omnes  nos  non  omnia  |  polTe  :  et  bonum  quandoqj  homerum  domitare    |  (sic)  Le  verso  de  ce  f.  a 

13  lignes  d'errata,  un  petit  ri^gistre  et  l'impressum. 

Ce  volume  fori  rare  et  iiitéressant,  duquel  seulement  MM.  Graesse  et  Audiffredi  font  une  menlioii  turlive 
sans  l'avoir  vu,  contieni  beaucoup  de  pièces  intéressantes  toutes  en  vers,  p.  ex.  :  Dertet  mortem  bartholomei 
hifpani  optimi  mufici.  |  Ad  fereninìmiì  Ferdinàdù  hil'paniae  rege;  p.  D.  Ludo.  Gori  (  zali  hifpano.  |  Euterpe 
in  rectoratu.  D.  gulier.  gualt.  anglici.  |  ...  de  Ruftico  cui  abfcifla  a  mere  |  trice  fuerunt  virìlia.  |  eie. 

Antonio  Maria  Visdomini,  savant  Génois  du  W"  siede  est  connu  comme  poèle  et  comme  Tauteur  d'un 
commentaire  sur  les  tragédies  de  Seneca. 

Benedetto  di    Ettore  (1487-1523). 

3 1 .  Apuleius,  L.  Cómentarii  a  Philippo  Beroal  |  do  conditi  in  Afinum 
Aure  I  um  Lucii  Apuleii.  |  (A  la  fin:)  Impreffum  hoc  opus  Bononic-e  a  Be- 
nedicto  Hectoris  iprelTore  folertifllmo,,...  |  Anno  ialutis  Millefimo  quingè- 
teiìmo  Cai.  Auguftì....  (1500)  in  fol.  Avec  la  marque  typograph.  Vél.» 
dérelié.  [Hain  ^1319]  75. — 

20  ff.  n.  eh.  et  2S2  ff.  eh.  (sig.  A-C,  a,  A-Z,  &.  o,  f^.  AA-XX)  Caract.  ronds  ;  le  texte  entouré  du  com- 
mentaire ;  52  lignes  (des  pet.  car.)  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f  n.  eh.  :  Tabula  Apulei  |  Habes  Lector  huraanìflìmx.  (sic)  L.  Apulei  de  Afino  aureo  | 
tabulam  uocabulorum  &  hìnoriarum  ;....  Cette  table  occupe  31  pages  à  4  cols.  Suit,  f  17  recto,  Tintitulé 
cité,  en  car.  golh.  Le  verso  est  blanc  Au  recto  du  f.  18:  Ad  Maximum  Antiftìtem.  D.  Petrum  Archiepìlco* 
pum  Colocenfem  Philippi  |  Beroaldi  Bononienfis  Epiftola.  |  Cette  préface  intéressante  finit  au  verso  du  l.  20. 
Au  recto  du  prem.  f.  eh.  :  PHILIPPI  BEROALDI  IN  COMMENTARIOS  1  APVLEIANOS  PREFATlO.  j  Le 
texte  finit  au  verso  du  f.  280,  suivi  de  l'impressum.  Le  f.  suìv.  contient  les  errata  et  2  poésies  de  Coelìus 
Calcagninus  et  de  Beroaldus.  Au  recto  du  dern.  f.  :  Regiftrum  Huius  operis.  |  et  la  marque  avec  rìnttìale  B. 
Le  verso  est  blanc. 

Bel  oemplaire  complet  de  cette  édition  importante,  dédiée  à  un  archevéque  hongrois. 

51.'  —  Idem  liber.  Vél.  30. — 

Les  ft.  lì.  eh.  1-16  (table)  et  le  t".   192  manquent.  Le  f.   193    s'y  trouve  deux  fois. 

52.  Beroaldus,  Phil.  Orationes  Multifaris  a  Philippo  Beroaldo  |  EdiUe 
recognitieqj  cuni  Appendicula  |  Aliarum  quoq:j  oratiùculamm.  |  (A  la  fin:) 
Opus  Philippi  Beroaldi,  quo  Orationes  &  poemata  |  continentur,  ImpreiTum 
a  Benedicto  Bibliopo-  |  la,  Anno  Salutis  Millefinio  quìgentefi-  |  mo.  Cai. 
Nouembribus.  Inclyto  |  lo.ii.  Bentiuolo  Rei.  Pu.  Bo  |  nonièfis  Moderatore  |  | 
Saluberrimo:.  |  (1500)  in  4.'^  Avec  la  marque  tvpograph.  à  la  fin.  Vél. 
[Hain  *2Q55l  40. — 

128  ff.  n.  eh.  {sign,  a-qì  Beaux  caract.  ronds  ;  27  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  cité;  au  verso:  PHILIPPI  BEROALDI  BONONIEXSIS  j  ORATIONES.  1  Phi- 
lippus  Beroaldus  Martino  Boemo  difcipulo  fuo.  |  Le  texte  commence  au  recto  du  2.  f.  :  Oraiio  habita  in  enar- 
ratione  Georgìci  carmi-  |  nis  |  atq?  Tràquilli:  qua  laus  rei  ruflice  continetur.  |  Parmi  les  oraisons  il  faut  noter 
celles  sur  la  musique,  à  Lodovico  Sforza,  sur  les  noces  de  GÌov.  Bentivolo,  sur  l'entrée  d'un  recteur  allemand 
dans  l'universiié  de  Bologne.  la  traduction  d'une  nouvelle  de  Boccaccio,  celle  de  la  chanson  de  Petrarca  à  la 
Vierge,  enfin  un  «  Endecasillabon  ad  Petrum  cpiscopum  Colocensem  ».  Au  verso  du  f.  12S:  FINIS  ;•  |  puis 
l'impressum  et  !a  belle  marque  avec  Pinitiale  B 

Bel  exemplaire  d'une  édition  peu  commune. 

53.  Beroaldus,  Phil.  Philippi  Beroaldi  Opufculum  |  erudituni  ;  Quo  conti- 
nentur I  Declamatio  Philofophi  Me-  |  dici  Oratoris  De  excellètia  di-  |  fce- 
ptàtiù.  Et  libellus  de  opti-  |  mo  fiata:  &  principe.  |  (A  la  fin  ;)  Impreffum 
Bononiie  p  Biìdictù  Hectoris  bon.  an  |  no  dui.  M.IIID.    Eid.   Dembr.    (sic) 

lo.  Bentiuolo  foeli-  |  citer  regnante.  |  (1497)  in  4.  Cart.  [Hain  *2963l  30. — 

38  ff.  n    eh-  (sign.  — ,  A-E)     Beaux  caract.  ronds  ;  27-28  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f    le  litr^  ci-é  ;  au  vìtìj  :  Ai  Clariflinì  Pìu'uti  S.ibuitiù  fchjUrtcìi  |  Polo.iuin        Phi- 


54  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr  cent. 


lippi  Beroaldi  Bononièfis  Epiftola.  |  Au  recto  du  f    3  :  PHILIPPI  BEROALDI  DECLAMATIO  1  AN  ORATOR 
SIT  PHtLOSOPHO  ET  |  MEDICO  ANTEPOXEXDVS.  ]  Le  traile  ''  De  opiimo  siatu  ..  commence  au  recto  du 
f.  13.  Au  verso  du  dern.  f.,  en  bas.   l'impressum  cilé. 
Ben  exemplaire.  l'n  nom  s.  le  tiire. 

54.  Beroaldus,  Phil.  Declamatio  Lepiditlìma  Ebriofi  Scortatoris  ,  Aleatoris  de 
uitiofitate  Dil'ceptantiiim  :  j  Condita  a  Philippo  Beroaldo.  ]  (A  la  fin:)  Im- 
preffum  Bononi^e  a  Benedicto  Hectoris  Dili-  !  genter  &  emendate  Anno 
Salutis  Milelì  |  mo  (sic)  undequingentelìmo.  lUuf.  Io.  |  Ben.  Reipu.  Bono- 
nienfis  |  habenas  feliciter  |  modera-  |  te.  |  (1499)  in  4."  Avec  la  marque 
tvpograph.  à  la  fin.  Cart.  jHain  '29631  23.- 

30  fr.  n.  eh.  (sign.  a-c)  Beaux  caract-  ronds  ;  27  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  cilé  :  au  verso^:  Ad  Venerabìlem  &  Hrudilum  Sigifmundum  |  Goningerum 
EccleCae  Vuratiflauièfis  Canonicù  :  |  Philipp!  Beroaldi  Bononienfìs  Epiflola.  |  Au  redo  du  3.  f.  laiìi)  :  ARGV- 
MENTVM.  I  el  le  commencement  de  la  facétieuse  nouvelle.  Au  verso  du  f.  19:  •'.  FINIS  .'■  I  A  la  page  op- 
posée  rimpressum.  puis  :  REGESTVM....  el  la  raarque  tvpograph.   Le  verso  esl  blanc. 

Superbe  exemplaire  irès  grand  de  marges. 

55.  Beroaldus,  Phil.  ORATIO  PROVERBIORVM  CONDÌ- |  TA  A  PHI- 
LIPPO BEROALDO,  |  Q.VA  DOCTRINA  REMO-  ;  TIOR  CONTINETVR.  ] 

*  '  [  (A  la  fin  :)  Philipp!  Beroaldi  Oratio  Prouerbialis  Impreffa  |  Bononias 
per  Benedictù  Hectoris  Bibliopo-  |  lam  Bon.  accuratilTimum  Anno  Salutis  ; 
Millelimo  qngètelmio.  die.  xyii.  ;  Nouembris  fub  diuo  Ioan-  |  ne  Bentiuolo 
fecun-  I  do  de  patria  be  |  nemeri-  |  to.  |  (1500)  in  4.  Avec  la  marque  tvpogr. 
Cart.  [Hain   2967]  30.- 

27  S,  n.  eh.  el  I   f.  bl.  (sign.  .\'D)  Beaux  caractères  ronds;   27  ligiies  par  page. 

L'intilulé  se  volt  sur  le  recto  du  prem.  f.  ;  au  verso:  AD  ORN.\TISSIMVM  CHRISTOPHO-  |  RVM  VAI- 
TIMILLIVM  SCHOLA-  |  STICVM  BOEMVM  PHILIP-  |  PI  BEROALDI  BONONI  |  ENSIS  EPISTOLA.  |  Le 
texle  commence  au  recto  du  f.  3  :  PROVERBI.\LIS  ORATIO  PHI-  |  LIPPI  BEROALDI.  |  et  finii  dU  verso  du 
f.  27,  suivi  de  l'impressum  et  de  la  marque  sur  fond  noir. 

Bel  exemplaire  de  cet  opuscule  rare. 

56.  Beroaldus,  Phil. 

*4?f)ili;)^i  iBcroalbi  bc  fcit 
citate  ovufciilitm. 

(.\  la  fin:)  ImprelTuni  Bononi*  a  Benedicto  Hectoris  Dili  |  genter  oc  emè- 
date  Anno  Salutis  Millelìmo  unde-  ]  quingentelìmo.  Idibus  Aprilis.  llluf. 
lo.  Bentiuo.  ii.  |  Reip.  Bononienlìs  habenas  feliciter  moderante.  |  (1499). 
in  4.  Cart.  [Hain  *297i]  20. 

28  ff.  n.  eh.  (sign.  \-D]  Caractères  ronds  :  27  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem  f.  porte  le  titre  en  gres  caractères  gothiques  Le  verso  et  l'enlier  f.  suiv.  contiennent 
une  épitre  dédicatoire  de  l'auteur  AD  ILLVSTREM  MARCHIONEM  lA-  1  cobù  Badèfem....  Le  texte  (f.  Aiii 
recto)  est  precède  d'un  inlitulc  plus  précise  :  ORATIO  PHILIPPI  BEROALDI  BOXO  |  NIENSIS  DE  FELICI- 
TATE  HABITA  |  IN  ENARRATIONE  tlEORGI-  |  CON  VIRGILII  ET  COLV  |  MELLAE.  Le  dernier  f.  con- 
tieni un  Diftichon  ad  auditores,  et  Eiufdc  endecafyllabò  ad  Oermanià.  —  L'impressum  est  suivi  du  petit  Rege- 
(lum  (sic). 

Très  bel  exemplaire. 

57.  Beroaldus,  Phil.  Philippi  Beroaldi  de  Fa  |  licitate  Opufculum  |  .  (Bo- 
niae,  Benedictus  Hectoris,    1499.)  in  4.  Cart.  [Hain  '2971]  20.- 

Cette  cdiiion  est  parfaiicmcnt  identique  avec  la  précédente  '.  sculemeni  le  titre  imprime  cn  caract.  goth-.  fail 
voir  la  variante  mentionnce    Bel  exempl. 


BOLOGNA  55 


Fr.cenl. 

58.  Beroaldus,  Phil.  Philippi  Beroaldi  Libellus  Qiio  |  Septem  l'apientium 
Sen  I  tenti;e  Difcu-  |  tiuntur.  [  (A  la  fin  :)  Philippi  Beroaldi  Heptalogos  fiue 
Septem  Sa-  |  pientes  Magna  cura  Impreffum  Bononis  ]  per  Benedictum 
Hectoris  Bono-  |  nienfem.  Anno  Salu-  i  tis.  M.CCCC.  |  LXXXXVIIl.  |  Die. 
XVllll.  I  Decèbris.  |  ?  |  (1498)   in  4.    Avec    la    niarque    typograph.    Cart. 

|Hain   *2974]  30. — 

23  ff.  n,  eh.  et  1  f.  bl.  (^ign.  a-cl.  Beaux  caraclcres  ronds;  26-27  lignes  par  page. 

Le  tilre  cité  occupe  le  redo  du  prctn.  t.  ;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2.  ;  Ad  Clarillìmum  loànem 
Varlimbergèfem  fchola  [  fticù  Boemù  Philippi  Beroaldi  bononièlis  epiftola.  |  .\ti  recto  du  f .  3  :  PHILIPPI  BE- 
ROALDI HEPTALOGOS  |  StVE  SEPTEM  SAPIENTES.  |  Au  f.  23,  recto  :  FINIS.  |  Au  verso  l'irapressum,  le 
petit  régistre  et  la  marque  typographique  montrant  un  B  sur  fond  hachc. 

Bel  exemplaire. 

59.  Censorinus.  Index  librorum:  qui  in  hoc  uolumine  cnntinentur.  |  Cenfo- 
rinus  de  die  natali.  |  Tabula  Cebetis.  |  Dialogus  Luciani.  |  Enchiridion 
Epicteti.  I  Balìlius.  |  Plutarchus  de  Inuidia  &  Odio.  |  (A  la  fin  :)  Impreffum 
Bononis  per  me  Benedictum  hectoris  bononièlis  adhibita  p  |  uiribus  folertia 
&  diligentia.  Anno  falutis.  jVl.cccc.lxxxxyii.  quarto  idus  Mali  |  IlluflrilTimo 
Io.  Bentiuolo   reip.    bonoil.    habenas    foeliciter  moderante.  |  (1497).   in   fol. 

Avec  la  marque  typograph.  Br.  [Hain  *4847]  50. — 

38  ff.  n.  eh.  {sign.  a-h)  Beaux  caractères  ronds  ;  .jo  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  contient  le  titre  cité,  au  verso  :  Ad  nobilem  Bartholomeum  blanchinum  Philippi  Be- 
roaldi Boii.  epinola.  |  À  la  page  opposée  :  CENSORINI  OPVSCVLVM  :  DE  DIE  N.\TALI  :  AD  |  .  Q.  CEKE- 
LIVM.  1  Cebes  commence  au  f.  l6,  recto,  Lucien  (De  virtute)  f.  20  recto,  Epictète  f.  21  recto,  Basilius  f.  29 
recto  et  Plutarque  f.  34  recto.  Au  recto  du  f.  38  on  lit  l'iinpressum.  Au  dessous  le  petit  Regilìrum.  ]  et  la 
marque  sur  fond  noir.  Le  verso  est  blanc. 

Tròs  bel  exemplaire  de  la  première  édition  datée.  Les  3  prem.  ff.  peu  tachés  et  raccommodés. 

Gammaro,  Tomm.  Sclaricino  voir  N.  47 

60.  Maimonides,  R.  Moses.  (T  Incipiunt  aphorifmi  excellentifTimi  Raby 
Moyies  fé  |  cundum  doctrinam  Galieni  medicorum  principis.  |  (A  la  fin:) 
Bononie  ipreffum  impenl'a  Benedicti  Hectoris  librarli  :  Ope  |  ra  uero  Pla- 
tonis  diligentiffimi  imprefforis  Bononienfium.  |  Anno  gratie.  M.cccc.lxxxviiii. 
quarto  calendas  lunii.  |  (1489)   in  4.°  Vél.  [Hain  '10524]  60. — 

133  ff.  n.  eh.  et  l  f.  bl.  (sign.  a-r.  )  Jolis  caract.  ronds.;  36-37  lignes  par  page. 

La  préface  commence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'tntitulé  cité:  [i]  N  nomìe  dei  pii  et  mifericordis  cum 
quo  adiuuo  me  J  Ait  Moyfes  fìlius  feruuli  dei  ifraeliticus  cordubèlis  |  multas  còpulatòes  ....  Le  texle  commence 
au  recto  du  f.  3  :  [p]  Articula  prima  incipit  còtinès  aphorifmos  depèden-  |  tes  a  forma  mèbrorù  humài  eorpis 
virtutibus  et  ope  |  ratòibus  ipforu.  |  Il  finir  au  verso  du  f.  133,  1.  2-3  :  ....  LAVS  DEO.  1  FINIS,  [  puis  Tim- 
pressum  et  le  petit  REGISTRVM.  | 

Première  édition  fort  rare  et  recherehée  de  l'importante  ouvrage  medicai,  dont  l'originai  arabe  ainsi  que  la 
traduelion  en  hébreu  par  R  Nathan  Amathi  sont  encore  inédits.  (Graesse,  voir  aussi  Audiifredi  p.  (Ì7.)  — 
Bel  exemplaire,  un  timbre  sur  le  verso  du  f.  2.  Manquent  à  la  fin  les  "  Aphorismi  Johannis  Damasceni  ,, 
(24  ff.) 

6 1 .  Ficus,  Johannes,  Mirandulae  comes.  Opera  philosophica,  theologica  etc. 
(A  la  fin  du  2.  voi.:)  Difputationes  has  Ioannis  pici  iMiranduLe  concordi* 
Comitis,  litterarum  |  principis,  aduerfus  afirologos  :  diligenter  imprefTìt 
Benedictus  Hectoris  Bononié  ]  iìs  adhibita  prò  uiribus  diligentia  ne  ab 
archetypo  aberraret.   Bononis   anno   falu-  |  tis.     Mcccclxxxxy  die  uero  .xyi. 


56  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cent. 

lulii.  I  (1495)    in    fol.    Avec    la    marque    typograph.    s.    fond    noir.  Vél. 

|Hain  *I2992|  100. — 

Voi.  I.  175  ff.  non  eh.  et  I  f.  bl.  Voi.  II,  141  (T-  non  eh..  I  f.  bl.,  2  ff.  derrata  (sìgn.  a,  A-E,  AA-YV, 
aa,  a-m,  A-L)  Caractères  ronds  ;  -\o  lìgnes  par  page. 

A  la  tele  du  prem.  f.  :  Còtnentationes  Ioannis  Pici  Mirandulx  in  hoc.  uolu  [  mine  còtentae  :  quibus  antepo- 
niiur  Ulta  p  Toannè  fra  ]  ciffù  ÌUuItris  principis  Galeotti  Pici  fìliù  còferipta.  |  Hepiaplus  de  opere  Se\  dierum 
gcnefeos.  |  Apologia  tredeeim  quxftionum.  [  Tractaius  de  ente  &  uno  eum  obiectionibus  quibuf  1  dam  &.  refpon- 
fionibus.  I  Oratio  quaedam  elegantifllma.  j  Epiftolae  plures.  |  De  precatoria  ad  dcum  elegiaco  earmine.  |  Tefti- 
monia  eius  uitw  «&  doctrinx.  Exibunt  prope  dics  difpulaliones  aduerfus  alirolo  |  gos  aliaq^  còplura  tum  ad 
facra  asloquia  tum  ad  phi-  |  lofophiam  pertineniia.  |  L'impressum  de  ce  voi.  se  trouve  au  recto  du  f.  173: 
Opufcula  h:EC  Ioannis  Pici  MiranduUc-  Concordi.-e  Coraitis.  Dìligenter  imprenii  I  Benediclus  Hectoris  Bononien. 
adhibita  p  uiribus  folertia  &  dilìgenlìa  ne  ab  ar-  |  chetypo  aberrarci  :  Bononis  Anno  Salulis.  MccccUxxxyi. 
die  uero.  xx.  Martii.  |  Suil  le  régistre  et  la  marque  typograph.  Le  titre  du  2.  voi.  :  Difpuiationcs  Ioannis 
Pici  Miran  |  dul^  litterarum  principis  |  aduerfus  aerologia  |  diuinatrieem  qui  |  bus  penìtuo  fub  |  neruata  cor  | 
ruit  I  La  souscription  cìtée  plus  haui  se  trouve  au  f.  141,  recto  ;  au  verso  le  régistre  et  la  marque  typograph- 
Après  le  f.  bl.  suivent  les  2  ff.  d'errata  qui  manquent  presque  dans  tous  les  exemplaires.  En  lète  du  prem. 
f.  ;  Correcliones  libri  conira  Aftrologiara.  j  Au  verso  le  privilège  donne  par  Louis  Maria  Sforza  :  Datù  Comi 
fub  fide  noftri  figilli  die  .yii.  luIìi  .M.CCCC  LXXXXYI  |  En  lète  du  2.  f .  :  Correcliones.  Hept.  Apol. 
tractaius.  de  ente  &  uno  cpiftolai^  &.  1  Au  verso  le  mèrae  privilège  repélé. 

Bon  exemplaire  de  la  sec.  cdilion  peu  commune. 

62.  Plinius  Secundus,  C.  Caecilius. 

@.  ^^nnti  Scciibi  3unio 

xi§  fpiftolc  per  ""^^i 

lippum  S^croal- 

i>um  cor 

rcctc. 

(A  la  fin;) ...  .  ImprelTae  Bononiae  per  Benedictù  Hectoris  ]  Bononienfem, 
Anno  a  natali  Chrifti  |  M.CCCCLXXXXVIII.  I  XIV.  Kalen.  No-  |  uembris.  | 
(1498)  in  4.   Avec  la  belle  marque  typogr.   Rei.   IHain   *i3ii5J  40. — 

140  ff.  n,  eh.  (sign.  a-f;  Très  beaux  caractères  ronds  ;  27  lignes  par  page. 

Le  verso  du  tiire  porte  le  commencement  de  répìtre  dédicaioire  :  Ad  ClariQlmum  lohànem  Vartimbergèfem 
Scho  I  lafticum  Boemum  Philipp!  Beroaldi  |  Bononieniìs  Epiftola.  |  —  En  lète  du  f.  sign.  a  iiì  ;  C.  CAECILII 
PLINII  SECVNDI  EPIST.  |  LIBER  PRIMVS.  j  L'impressum  (f.  139  verso)  e^l  suivi  du  petit  régistre  et  de  la 
marque  de  l'imprimeur.  Le  redo  du  dern.  f.  est  occupc  d'une  poesie  intil.  :  Philippi  Beroaldi  lunioris  Ad 
Bartholomeum  [  Blanchinum  condifcipulum  t  optimum  1  PHALECII.  |  —  Le  verso  est   Mane. 

Fort  belle  édition. 

63.  Propertius.  (Carmina,  cum  commentariis  Phil.  Beroaldi.  (A  la  fin  :) 
Còmentarii  in  propertiù  a  Philippo  beroaldo  editi  Anno  lalutis.  M.cccc. 
Ixxxvi.  I  imprefTì  uero  Bononiae  anno.  M.cccc.lxxxvii.  in  comune  a  Bene- 
dicto  hectoris  li  |  brario  et  Platone  de  benedictis  imprelTore  folertiiìlmo 
ciuibus  bononienfìbus.  ]  Huic  auteni  prouinci:?  ut  emendate  et  dìligenter 
imprimerentur  prefuit  Hierony  |  mus  Salius  fauentinus  &  litterarù  littera- 
rorùq;  Itudiolìllimus.  |  Finis,  j  (1487)  in  fol.  Avec  la  marque  typogra- 
phique.  Br.  [Hain    i  3406]  80. — 

I  f.  bL  (raanquel  et  103  ff.  n.  eh-  (sign.  a-f)  Caractères  ronds  gros  et  peiiis  ;  le  texte  cniourc  du  commen- 
tairc  ;  5^59  lignes  par  page. 

.\u  recto  du  prem.  f  (impr.  cn  rouge  :)  Ad  Magnifieum  Minum  Rofcium  Senaiorem  Bononi  |  cnfcn  Philippi 
Beroaldi  Bononienfis  epiftola  j  Cette  dcdìcace  finii  au  recto  du  f.  2  ;  au  verso  Bcroaldus  ajoute  quelques 
emendations.  Le  texte  commcnce  au  recto  du  f  3  (a.  iiii)  (impr.  en  rouge  :)  Ad  Magnifieum  Minum 
Rofcium  Philippi  bero  \  aldi  Bononienftf  Còmentarii  in  Propertium.  |  Le  texte  finii  au  recto  du  f.  lo2  ; 
au    verso  :    Eiufdem    Philippi    beroaldi    hendecalTyUabon.  |  (30    lignes]    Puis    l'impressum.     Au    recto   du    f. 


BOLOGNA  37 


Fr.cent. 
103  :  Hieronirai  Salii  fauentini  in  inuidum  Carmen.  |  (20  lignes)  Enfìn  le  RegiiUum.  |  et  à  còle  de  cclui  la  mar- 
que  lypograph.  sur  food  noÌr  avec  Pinscription  :  'PLA*  Le  verso  est  blanc. 

C'est  un  des  plus  rares  incunables  de  Bologna;  Haìn  ne  l'a  pas  vu. 

Très  bel  cxemplaire. 

64.  Suetonius  Tranquillus,  C.  COMMENTATIONES  CONDITAE  A  |  PHI- 
LIPP© BEROALDO  IN  SVETO  |  NIVM  TRANQuILLVM.  DICATAE  |  IN- 

CLYTO  ANNIBALI  BENTIVOLO.  |  (À  la  fin  :) impreffit  Bene  |  dictus 

Hectoris  Bononienlls BononuT.    Anno    falutis.    M  |  CCCCLXXXXIII. 

Nonis  Aprilibus (i493-)  in  fol.  Avec  la  marque  typogr.   Vél.  [Hain 

•15126]  60.— 

4  IT.  n.  di.,  326  ff.  n.  eh.  et  l)  ff.  n.  eh.  (sign.  A,  a-l^ì,  A-V,  l)  Caraclères  ronds  ;  'exle  et  comm.  ;  5(3 
lignes  par  page. 

Le  fremier  f.  ne  porte  que  le  litre.  les  3  ff.  suiv.  contiennent  l'épìtre  dédicatoirc  de  Beroaldus  à  Hannibal 
Bentivoglio.  Au  recto  du  5"  t.  (ai:)  SVETONIVS  CVM  COMMENTARIO  |  PHILIPPI  BEROALDI  |  Au  verso 
du  mème  f  quelques  pièces  biograph.  sur  Suétone,  puis,  en  lète  du  f.  ii  le  commenceraent  du  teNte  et  du 
comment.  La  fin  du  texte  (f.  319  recto)  est  suivi  d'un  Appendix  Annotamentorum,  de  2  pièces  de  vers,  de  la 
souscription  et  de  la  marque  de  Pimpriraeur  (f.  326  verso).  A  la  page  opposée:  Subiunximus  epiflol.-e  breuia- 

rium  rerum  aliquot  memorabilium  : Cette    liste   occupe    2   ff.    Suit   le    régislre,    I  p.,  la  page  suiv.  est 

bianche.  A  la  fin  la  Tabula  uocabuiol^i  in  hoc  libro  contentorum.  (Il  ff.)  La  dern.  p.  est  bianche. 

Belle  impression  estimée  ;  exemplaire  de  bonne  conservation. 

64."  —  Idem  liber.  Vél.  25. — 

Les  ff.  102  et  107  ainsi  que  les  1 1   ff    de  la  table  manquent.  Au  reste  bel  exemplaire. 

Caligula  dh' Bacilieri  (1495-15  12). 

65.Philelphus,  Johannes  Marius.  Ars  scribendi  epistolas.  (À  la  fin:) 
Epifiole  Marii  Philelfi  fummopere  emendate:  ac  Felfin»  ma  |  gna  diligentia 
atqj  anxietate  per  me  Bacilerlum  de  Bacileriis  Ci  |  uem  eiufdem  urbis  Im- 
preffe.  Anno  dfli.  Mcccclxxxyiiii.  |  (1489)  in  4.  Avec  la  marque  typograph. 
Cart.   [Hain  *  12975]  5°- — 

130  ff.  n.  eh.  (sign.   A,  a-r)  Caractères  ronds  ;  35  lignes  par  page 

Le  texte  est  précède  d'une  lettre  de  Louis  Mondellus,  ord.  min.,  à  Octavien  Ubaldinus,  de  la  réponse  de 
celui-ci  et  de  la  table.  Suit,  à  la  tète  du  f.  a,  l' introduction  dans  la  forme  d'une  dédicace  à  Mondellus.  Le 
texte  finit  au  verso  du  dern.  f.  sulvi  de  l'impressum  et  de  la  marque  typogr.  —  Edition  rare  et  recherchée. 
(v.  Audiffredi  II.  p.  71). 

66.  Statuta  communis  Genuae.  ([  STATVTA  ET  DECRETA  COMMVNIS 
GENVAE:  ]  QVAE  Q,VAM  ORDINATISSIME  DILIGENTISSI  |  ME  ET  CA- 
STIGATISSIME  AD  COMMVNEM  |  CVNCTORVM  GENVENSIVM  VTILI- 
TA  I  TEM  NEC  NON  VOLVPTATEM  IM  |  PRESSA  SINT  LIQVIDO 
PATÉ-  I  BIT  LEGENTIBVS.  1  (Bononiae,  per  Caligulam  Bazalerium,  1498) 
in  fol.  Avec  la  belle  marque  typograph.  s.  fond  noir.  Veau  pi.  [Hain 
♦15007]  300— 

6  ff.  n.  eh.,  87  ff.  eh  ,  I  f.  bl.  (manque),  29  ff.  eh.  et  I  f.  n  eh.  (Sign.  A,  b-r,  b-f)  Caract.  ronds  ;  4ti--|7 
lignes  par  page. 

Au  recto  du  prcm.  f  ,  sous  l'intitulé  cité  :  C  ANTONTI  M.\RIAE  VISDOMINI  CAR  |  MEN  AD  LIBRVM.  | 
U  distiques)  et  un  autre  poème  du  mème.  Au  verso  :  fl  ILLVSTRIBVS  ET  EXCELSIS  PRINCIPIBVS  DO- 
MI I  NO  AVGVSTINO  DVCALI  GENVENSIVM  GV  |  BERNATORI,  ET  DOMINO  IOANNI  ARMO  |  RVM 
CAPITANEO  ADVRNIS  FR.\TR1  |  BVS  ANTONIVS  MARIA  VISDOMI  |  NVS  SALVTEM  ET  FELICITA-  | 
TEM.  I  Cette  épitre,  qui  est  datée  "  Bononis   ex  noftro   Gurgurtiolo    Quarto    No  |  nas    IVLH     C  M.  CCCC. 


58 


MONl'MEXTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ccnl. 


I.WXXVIII.  I  ,*'  finit  au  recto  du  4.  f.  et  eM  suivie 
d'un  poème  latin:  G  Hiufdè  Antonii  Marix  Vifdni  ad 
( ìenuà  Saphycus  Endecafyllabus  ]  Au  verso  :  G  TABVLA 
LIBRI  PRIMI.  I  Cene  table  finit  au  verso  du  f.  6,  et  le 
texte  commence  au  recto  du  prem.  f  eh.  (sign.  b.  i.):  G 
DE  Curia  Tenenda  &  diebus  Feriatis  |  G  CAPITVLO- 
RVM  SEV  INSTITVTORVM  COMMV  |  MS  lAWAE 
VNICVICIVE  BENE  POLITICEaVE  I  VIVERE  CV- 
PIEXTI  VTILIVM  IMMO  PERNE  |  CESSARIORVM 
I.IhER  PRIMVS.  I  Au  verso  du  f.  87:  FINIS.  |  G 
CAPITVLORVM  Ordinamenioiy  &  StatutoFj  Ciuiliù  Co- 
munis  I  lanux  Libcr  quarlus  k  uhimus  FocHciter  explicit. 
Vale  qui  Legeris.  |  G  REGISTRVM  Huius  Operis  fic  fc 
habei  |  Au  recto  du  suiv.  f.  (sign,  bi):  G  DE  Accu- 
faliòibus  &  denùtiatiòibus  &  qui  acculare  &  denùtiar 
teneant  - .  |  ..  ..  Au  recto  du  f.  29  :  FINIS.  ]  G  EXPLI- 
CIT Optimi  &  Maximi  Dei  Grafia  Statutolt  Capilulorù 
ordinamentorum  &  DecretoR^  Comuìs  Genux  lam 
Ciuilium  (j  Criminaliù  |  Sacro  Sanctum  Volumen.  ■  .  |  ■ 
ImprelTum  Bononia;  ad  publicam  omnium  Vtilitaiem  | 
opera  Audio  diligentia  et  impensa  non  modiica  Anioniì 

Marix  Vitdomini  |  de  Arcula  Genuenli I  - 

,  Currenie  Anno  natiuitatis  Domini  .M.CCCC.LXXXXYIII. 

Pri  I  die  kalendas  Q.uintiles   j  G  REGISTRVM  TALE  EST.  |  Au  verso:  G TABVLA.  |  Au  recto  du  dern    f.  la 

belle  marque  s.  fond  noir,  avec  les  initiales  KL.  Le  verso  est  blanc. 
Seconde  édition  extrèmement  rare  et  fort  importante.    Bel   exemplaire    grand  de  marges.    Deux,  ff".  de  la  2" 

partie  sont  réemraargés. 


ab  Caligula  Bazalerio  Ciue  Bononìenii. 


Francesco  de  Ragazonibus  (1494). 

67.  Prezzi,  Federico.  ([  LIBRO  CHIAMATO  QX'ATRIREGIO  DEL  ,  DE- 
CORSO DE  LA  VITA  HVMANA  |  IN  TERZA  RIMA  |  (À  la  tin  :)  C  Fi- 
nifce  allibro  decto  el  Quatriregio  del  |  decorfo  della  uìta  tamana  di  melTer 
Fede  |  rico  già  uefcouo  della  cipta  di  Fuligno  exi  |  mio  in  facra  theologia 
frate  del  ordine  di  |  Sancto  Domenico  con  fomma  diligentia  |  emendato. 
Impreffo  in  Bologna  per  mae-  \  ftro  Francefco  de  Regazonibus  del  .  M  .  | 
ecce.  Ixxxxiiii.  I  (1404Ì   in   fol.  \éì.   [Hain  7364].  250. 

76  ff.  n.  eh-  isign. — ,  a-m)  Caract.  ronds  ;  43  lignes  ci  2  cols,  par  page. 

L'iniitulé  cité  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.  ;  au  verso:  G  Q^uefti  fono  li  Capitoli  ouer  Rubrice  di  |  qucfto 
primo  libro  |  Au  verso  du  }.  f.  col.  3,  I.  11  :  G  Finita  la  tauola  delli  capitoli  |  Le  texte  commence  au  recto 
du  3.  f.  (sign.  a):  G  Incomentia  el  libro  ìtìtulato  Quatrire  |  gÌo  del  decorfo  della  uitta  (sic)  humana  Dì 
mef  I  fer  Federico  Fratre  dellordine  di  facto  Do  |  menico  Exìmìo  maellro  in  facra  theologia  |  Et  gìa  uefcouo 
della  cipta  dì  Fuligno:  Diuì  |  deli  in  quattro  libri  partiali  fecùdo  quattro  {  regni.  Nel  prìo  lì  tracia  del  regno 
dello  dio  I  Cupido.  Nel  fecundo  del  regno  di  Sathan;  |  Net  terzo  del  regni  delli  uilii.  Nel  quarto  |  &  ultimo 
del  regno  della  dea  Minerua  «.te  di  |  uirtu.  ,  -  Le  teMc  fìnit  au  recto  du  f.  7t>,  col.  I,  1.  13  ;  puis  l'Impressum. 
el  le  régistre  :abcdefghik|lm  Tuli  fon  terni  efcelo  la  lauo-  |  la  che  e  duerno  l  Le  verso  est  btanc. 

Parmi  les  poèmes  philosophiques  du  XIV.  siede,  qui  avaient  pour  modéle  la  "  Divina  Commedia  ",  le 
•*  Q^uadriregio  *'  mefite  d'otre  nommc  le  premier,  tant  pour  le  développemcni  des  idces  que  pour  la  beauic 
(lu  stylc    —  A  pan  quclques  taches  d'eau  au  commencement  l'exemplaire  est  fort  bien  conserve    el  compiei 


GlOVANNANTONlO    DE'  BENEDETTI    (  I  499-  I  500). 


68.  Meditazione  devota.  Denota  meditatìone  In  tutto  il  peregrìnagio  dìl  | 
Saluatore  lefu  Chril^o.  quanto  a  li  principali  miiterii  j  facti  per  la  noltra 
i'alute  diftincta  i  articuli  fine  padl  Ix.  |  (A  la  tin  :)  ImprefTo  in  la  inclyta 


BOLOGNA  -    BORDEAUX  59 


Fr.cent. 

citade  di  Bologna  per  Zoan  |  antonio  de  li  Benedicti.  In  lanno  .M.CCCCC.  | 
(1500)  in  4.**  Cart.  30. — 

12  ff.  n.  eh.  (sign.  A-C)  Beaux  caract.  runds  ;  2g  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'intitulé  cilé,  le  coramencemetit  du  texte  :  [e]  Ontempla  o  anima  fidele  comò    la 

Suma  trinità  |  p  eterno  configlio Au  recto  du  f.  12,   en  bas  :  FINIS.  |  et  l'impressum.    Au    verso  : 

LAVDE  DIL  DOLCE  lESV.  (  (poème  en  tercets).  En  bas:  Amen.   Finis.  | 

Livret  trés  rare  qui  est  reste  inconnu  a  tous  les  bibliographes.  Un  timbie  sur  la  prem.  page. 

69.  Platina,  Bartholomaeus,  [Sacchi], 

ìiibcllué  |)Inttuc  bc  f)0 

Jtcfta  uoIn;jtatc  ne 

tinlitubiuc. 

(A  la  tin:) Bononi.T  Inipreflum    per    lohanneni    antoniù  i  platonidem 

Benedictonim    bibliopolam    nec   non  ciueni  ]  Bononienfeiu   (sic)  iub  Anno 

domini.    Mccccxcix.   die    uero   .x.  |  mentis    Mail (1499)  in  4.    Cart. 

[Hain    *  13056]  50. — 

9S  ff.  n.  eh.  (sign    a-m)  Caraclères  ronds  ;  saut'  le  titre  qui  est  en  car.  goth.;  2ij  lignes  par  page. 
Le  verso  du  titre  est  blanc.  et  le  texte  commeiice  à  la  téle  du  f.  ai!  par  la  préface  ,,  ad....  D.  B.  Rouellam,  S. 
Clementis  |  Prefbilerum    Cardinalem.  |  —  Après    la    souscription  (verso  du   f.   m  ii)  suit  la  table  et  le  régistre 
qui  occupent  les  5  dern.   fF. 

Edition  assez  rare  et  recherchée. 

70.  Poggio,  Jacopo.  Opera  morale.  (A  la  fin  :)  Et  fic  habes  fplendidilTìme 
lector  opus  editù  |  per  nobilem  uirum  lacobum  pogium  |  diligèterqj  Bononiae 
impreffum  |  per  loànem  Antoniù  platoni  |  dem  Benedictorum  Biblio  |  polam 
necnò  ciuem  Bo  |  nonienfem  fub  Anno  |  domini  .M.CCCCC.  die  |  uero. 
xxviii.  Marcii.  Ioanne  Ben  |  tiuolo  patre  patri^e  foeliciter  illurtràte.  ]  (1500) 

in  4.   Avec  la  belle  marque  typograph.  d.-veau.  [Hain    13169]  75. — 

1  f.  bl  et  81  fF.  n.  eh.  (sign.  A-Lj  Magnifiques  caractères  ronds  ;  25  lignes  par  page.  Les  intitulés  de  la 
préface  et  des  livres  singuliers  sont  imprimés  en  rouge. 

Au  recto  du  prem.  f.  (Aii):  lESVS  MARIA.  |  RELIGIOSISSIMAE,  AC  VENERAN  j  dx  In  Chrifto  lefu 
Mairi  domin.-E  CamìUae  Ben  [  tiuola  :  Virgini  profelTse.  ac  dedicata;  Sanctifiìmas  1  Religioni  Sàctae  Clarae  in 
Sacro  Corporis  Chriftì  \  monafterio  Bononièfi  :  lacobus  Pogius.  S.  P.  D.  j  Au  recto  du  f.  3,  1.  15-18:  Libro 
primo  doue  fé  contiene  lo  elTer  e  con  |  dicione  de  lanima  rac'onale  e  probatìone  de  le  |  fue  preclari  film  e  et 
exceliente  dignità  conlìitu-  |  te  dal  giorìofo  et  imenfo  Dio.  |  Au  verso  du  f.  79  :  Laus  Deo  Finis,  j  lacobì 
Carmen  ad  eandem  Camillam  e:  ali-  |  um  quèuis  lectorem.  |  (6  Hgnes^  En  dessous  Pimpressum.  Au  recto  du 

f.  80  se  voit  la  liste  des  errata  :  Perche  non  e  poITibile   che    uno   ogni  cofa  pof  |  fa  uedere en  bas  !e 

petit  re'gistre.  Au  verso  :  Tabula  totius  operis  |  (3  pages).  Le  dern.  f.  a  sur  son  recto  la  belle  marque  typogr. 
avec  les  initiales  .1.   -B.   .F.   .C.   .V.  Le  verso  est  blanc.   —   Trcs  bel  exemplaire, 

BORDEAUX  (1524). 

yi.Pichotus,  Petrus,  Andegavus.  De  rheumatismo,  catharrho  variisque  a 
cerebro  destillationibus  et  homm  curatione  libellus.  Burdigalae,  apud  S.  Mil- 
langium,    1577.  P^*-  '"   ^^  ^''-  30- — ' 

252  pp.  et  -t  IT. 

Traile  curieux  et  fort  rare.  A  la  fin  un  petit  traité  de  l8  pp.  de  Michael  ReitJeniKs  "  De  novo  gummi 
purgante  ",  de  1613. 


6o  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cenl. 


BRESCIA  (1472).  (?) 

EUSTATIUS    GaLLUS    (1475). 

72.  Valla,  Laurentius.  (A  la  fin:)  LAVRENTII  Vallenlìs  de  lingue  latine 
elegantia  :  Et  de  Ego  :  Mei  :  Tui  &  Sui  :  Ad  Ioannem  Tortellium  Aretinum  : 
Per  me  '  Euftacium  gallum  Brixie  opus  feliciter  impreflum  eli.  Decimo  j 
kalendas  Aprilis.  I  .M.CCCC.LXXV.  |  (1475)  in  fol.  Vél.  [Hain    15803]       25.- 

188  ff.  s.  chiffres  ni  sign.  Beaux  caraclères  ronds  ;  3Ó  lignes  par  page. 

À  la  tòte  du  prem.  f.  :  LAVRENTII  VALLENSIS  Patricii  romani  còmentarìolf  grà-  |  maticorum  fecundù 
elecantiam  lingue  latine  liber  primus  de  no-  |  mine  uerboq?  et  ex  bis  duob'  còpolìtio  pticipio  ìcipit.  prce- 
mium.  I  La  souscription  se  trouve  au  verso  du  dern.  f. 

Malheureusement  notre  exemplaire  de  cette  impression  extrèmement  rare  ot  recherchce  n'a  que  1/3  ff.au 
lieu  de   188.  ;  quelques  ff.  som  rcemmargés,  au  reste  il  est  fort  bien  conser\'é. 

Bonino  de'Bonim  da  Ragusa  (1480-91) 

73.  Macrobius,  Aurelius  Theodosius.  Opera.  (À  la  lìn  :)  MACROBII 
Aurelii  Theodofii  uiri  còiularis  &  illuftris  faturnalioR]  |  libri  imprelFi  Brixi.-e 
per  Boninum  de  Boninis  de  Ragulìa  .M.CCCC.  |  LXXXV.  die  ultimo 
.^laii.  I  (1485)  in  fol.  Avec  une  mappemonde  et  7  figures  grav.  s.  bois. 
Rei.  orig.  de  bois  recouv.  de  veau  noir  richement  ornem.  à  froid.  [Hain 
-10428]  75.- 

I   f.  bl.,  (manque)  et   175  ff.  n.  eh.  ^sign.  a-z,  &,  3,   K,  A)  Beaux  caract.  ronds;  37  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (aiii  :  SOMNIVM  SCIPIONIS  EX  CICERONIS  |  LIBRO  DE  REPVBLICA  E.'vCERP- 
TVM.  I  1  ]  VM  IN  APHRICAM  VENISSEM  A  |  Màlio  còfule....  F.  4  redo  :  DE  SOM  .  SCI  .  LI  .  I  .  1  MA- 
CROBII AVRELII  THEODOSII  VIRI  CONSVLARIS  |  ET  ILLVSTRIS  IN  SOMNIVM  SCIPIONIS  EXPOSI- 
TI-  I  ONIS  aV.\M  ELEGANTISSIME.  LIBER  PRIMVS.  |  F.  54  recto  :  MACROBII  AVRELII  THEODOSII 
VIRI  CONSVLARIS  I  ET  ILLVSTRIS  CONVIVIORVM  PRIMI  DIEI  S.\TVR-  |  NALIORVM  LIBER  PRI- 
MVS. I    L'impressura  se  trouve  au  recto  du  f.  175,  I.  33-35.  Au  verso:  Regiftrum  huius  operis.  |  (à  4  cols.) 

Troisième  èdition  de  Macrobe,  très  rare  comme  tous  les  ouvrages  imprimés  par  Bonino  de'  Bonini.  L'exem- 
plaire  de  Hain  avait  la  date:  die.  xv.  Mail.  Dans  les  impressions  de  Bonino  nous  avons  rencontré  plusieurs 
fois  de  ces  différences  dans  les  dates.  —  Bon  exemplaire  auquel  le  premier  propriétaire  a  ajouté  une  tablc 
manuscr.  de  4  ff.  (XV*  siècle,^ 

74.  Propertius  Aurelius.  Carmina,  cum  commento  Domitii  Calderini.  (.\ 
la  tìn:)  Propertii  .\urelii  nauts  poetse  finis.  |  ImprelTum  Brixias  per  Boni- 
num de  boninis  de  Ra  |  gulìa  Anno  falutis.  .^ICCCCLXXX^'1.  xvii.  |  Cha- 
lendas  Apriles.  j  (i486.)  in  fol.  D.-bas.  [Hain  4761]  30-— 

30  ff.  n.  eh.  (sign.  a-h)  Caract.  ronds  ;  le  petit  commentaire  à  còte  du  texte  :  42  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem  f.  est  blanc.  .\u  verso  ;  VITA  PROPERTII.  |  Au  recto  du  sec.  f.  :  Propertii  .\urelii 
nautae  poeta  ctarifTimi  Elegia  1  rum  liber  primus  ad  TuUum  |  Le  texte  finit.  au  verso  du  f.  so.  par  l'im- 
pressum  citc  plus  haut. 

C'est  la  3"  panie  de  Tédition  des  irois  poètcs  lyriques,  que  Boninus  imprimail  en  14H3-8Ó  —  Bon  exem- 
plaire. 

JACOPO  Britannico    (1485-ca.  1500). 

75.  Augustinus,  S.  Aurelius.  Incipiunt  fermones  fancti  Auguftini  ad  fra- 
tres  I  fuos  heremitas  in  heremo  commorantes.  |  (A  la  fin:)  ImprelTum  Brixiae 
per  lacobum  Bri  |  tannicum  Brixianum.  Anno  j  Domini  ..Nl.cccc.lxxxvi.  | 
die  .V.  lanuarii.  ]  (i486)  in  8.°  Avec  quelques  petites  initiales.  Veau  pi. 
[Hain  *2ooi]  20. — 

1  f.  bl.  [manquc)  et  171  ff.  n.  eh.  (sign.  a-x,  Car.  ronds;  26  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (sign.  a  2):  Incipit  tabula  fermonum  fancti  .\ugurtini  cpi  &  |  doctoris  ecclelix.  Ad 


BRESCIA  6 1 


Fr.cem. 


heremitas.  |  Au  verso  du  f.  2  l'intitulé  et  le  conimenccment  du  texle.  A  la  suite  des  sermons  U  y  a   quel- 
ques  notices  historiques  sur  St.  Augustin.  Au  verso  du  dern.  f.,  en  bas  :    FINIS  |  et  l'impressum. 
Joli  volume  en  petit  format.  Sur  la  première  page  un  nom    effacé. 

76.  [Cornelius  Neposl  AEMYLII  PROBI  VIRI  CLARISSIMI  DE  VITA 
EXCELLENTIVM  |  IMPERATORVM  LIBER  INCIPIT  FELICITER.  |  (À  la 
fin:)  Hoc  opus  Probi  Aemilii  De  Virorum  Excellètiù  Vita  Impreilìt  lacobus 
Brità  I  nicus.  In  Inclvta  Brixias  ciuitate  Anno.  M.  ecce.  IID.  xv.  Calend. 
Octobres.  |  (1498)  in  fol.  Avee  quelques  belles  init.  s.  fond  noir.  D.-vél. 
[Hain   5736I  40.- 

I   f.  bl .,  25  ff.  n.  eh.    sig.  a-d)  Beaux  caract.  ronds  ;  -IJ  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  immédiatement  apròs  l'intitulé  cité,  au  recto  du  f.  aii  ;  (N]  ON  DVBITO  FORE  PLAE- 
ROSQue  attice  Q.ui  |  hoc  gcnus  fcriptura;....  et  il  fìnit  au  recto  du  f.  d  6,  en  bas,  suivi  de  l'impressum.  Le 
verso  est  blanc. 

Edition  fort  rare  non  vue  par  Hain.  Bel  cxemplairc  très  grand  de  marges,  avec  témoins.  Q^uctques  noiules 
manuscr.  de  l'epoque. 

77.  Persius,  Aulus  Flaccus.  PErfuis  eum  Còmentariis  Ioannis  Bri-  |  tannici 
&  eius  recognitione.  |  {A  la  fin:)  Imprelium  Brixia;  per  lacobum  Britanni- 
cum  Brixianum  anno  dili  .M.ccccc.  die.  xxi.  Luii.  |  (1500)  in  fol.  D.-veau. 
[Hain  *  12732I  30. 

34  ff.  n.  eh.  (sign.  a-f)  Carnet,  ronds.  de  deux  diff.  grandeurs  ;  le  texte  entouré  du  commentaire  ;  ()2  li- 
gnes par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  n'a  que  le  titre  cité.  Au  verso  :  IOANNES  BRITANNICVS  BRIXIANVS  SENATVl 
POPVLOQ.VE  BRIXIANO  S.\LVTEM.  |  Au  recto  du  f.  2,  1.  il  :  VITA  PERSII.  |  Au  verso  du  mème  f.  : 
|S]  At}Ta  Carmen  eli:  ut  Diomedi  placet:..  .  (36  lignes).  le  texte  commence  au  recto  du  f.  3  :  IOANNIS 
BRITANNICI  BRIXIANI  COMMENTARII  IN  PERSIVM  AD  SE-  1  NATVM  POPVLVMdVE  BRIXIANVM 
CVM  RECOGNITIONE.  |  Il  finit  au  verso  du  f.  34;  au  dessous  la  souscription  cité. 

Bel  exemplaire  d'une  édition  peu  commune. 

78.  Philelphus,  Franciscus.  Francifci  philelfi  eqtis  aurati:  laureatiqj  poetae 
&  oratoris  ;  ac  philofophi  |  clarilTimi  ofones  :  &  nònulla  alia  opa  ;  in  qbus 
omne  bene  dicendi  genus  :  |  omnefqj  artis  rhetorice  partes  :  ac  diuinas 
philoi'ophorum  :  &  theologorù  |  fententi*  comperiuntur.  |  (A  la  fin  :)  Im- 
prefluni  Brixi*  per  lacobum  Britan  |  nicum  die  .xviii.  lunii  .M  cccclxxxviii.  | 
(1488)  in  4."  Avec  la   marque  typograph.  s.  fond.  noir.  Vél.  [Hain  '129221  40. 

1S3  ff.  n.  eh.  et  1  f.  bl.  (manquel  (sign.  a-z)  Caract.  ronds;  3S-39  1.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.,  en  haut  ;  FRANCISCVS  PHILELFVS  LODOVICO  MARIAE  SPHOReia;  |  barbi 
duci:  ac  ducali  primario  locumtenenti  fai.  pi.  d.  |  Cette  dédicace  (19  lignes)  est  datée  :  Mediolài  ex  a^dibus 
meis.  vi.  Kalèdas  lunias  .M.cccclxxxi.  1  Suit  l'intitulé  cité  et,  apres.  la  table  de  l'ouvrage.  Au  verso  du  2. 
f.,  le  texte  commence  :  FRANCISCI  PHILELFI  Oratio  parentalis  de  diui  Francilci  fphortije  |  Medìolanenfium 
ducis  felicitate.  )  Le  volume  renlerme  quelques  pièces  en  italien,  p.  e.,  f.  53-36:  Canzon  morale —  a  lin- 
contrata  dil  uefcoue  di  pania  lacobo  borrhomaeo.  p.  172-173  :  Inftructione  del  bè  uiuere — a  Philiberto  in- 
clyto  duca  de  Sauoglia.  Le  texte  finit  au  recto  du  f.  183,  suivi  de  l'impressum.  du  petit  régistre  et  de  la 
marque.  Le  verso  est  blanc. 

Superbe  exemplaire  frais  el  net. 

79.  Philelphus,  Franciscus.  Epistolae.  (À  la  fin  :)  Impreffum  Brixias  per 
laeobuni  !  Britannicum   Brixianum.  j  M.cccc.  Ixxxv.  die  [  vii.  Mali,  j  (1485) 

in  fol.  D.-veau   rouge.  |Hain   '12933]  60. 

1  t.  bl.  et  133  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z,  &.  d,  ti)  Beaux  caractères  ronds;  4(  lignes  par  page.  .\u  recto  du 
prem.  f.  (aii):  FRANCISCI  pHILELFI  EpISTOLARVM  LIBER  pRIMVS.  ]  FRANC  SCVS  pHILELFVS  LEO- 
NARDO IVSTINIANO  SALVTEM  1  pLVRIMAM  DICIT.  |  Le  WI»  et  dern.  livre  des  lettrcs  finit  au  verso 
du  f.   I5-(.  A  la  page  opposée  se  trouve  le  REGISTRVM  |  Le  verso  du  dern.  f.  est  blanc. 


62  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent 


Pormi  Ics  Ifiires  y  contenues  nous  signalons  Ics  deus  suiv.  :  Vladislao  Hungarlae  regi  'f.  h  3,  verso)  et 
Isidoro  Cardinali  Ruteno  (f.  0  6,  verso). 
Trcs  bel  exemplaire  tout  à  fait  non  rogne. 

80.  Polybius.  POLYBl\'S  HISTORICVS  i  DE  PRIMO  BELLO  ]  PVNICO  ET 
PL\'  I  TARGHI  PA  |  RALELIA.  I  Brixiae,  per  lacobum  Britannicum,  1498. 
in  fol.  Br,  [Hain  *  132 50.]  15.- 

Exemplaire  incomplet  de  ce  volume  très  rare.  Il  coniient  les  2b  premier*  feuillets,  Ics  6  dcrniers,  c'est 
à  dire  l'exlrait  de  Plutarque,  y  manque.  Très  grand  de  marges,  prcsque  non  rogne. 

8i.  Solinus,  Caius  Julius.  Solinus  De  Mirabilibus  Mundi  1  (A  la  fin;)  So- 
linus  de  mirabilibus  mundi  Brixi;e  per  lacobum  Britanicum  imprellus  I  Anno. 
MCCCCIIC.  Die  Vigefimo  Nouembris.  '  {1498)  in  foL  Avec  une  très  belle 
init,  s.  fond   noir.   D.-vél.  dos  dor.  [Hain  *i4883l  50.- 

S  ff.  n.  eh.,  i  f.  bl.,  XXXIHI  ff.  eh.  (sign.  A,  a-e)  Caract.  ronds,  44-45  Hgnes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  porte  le  litre  en  caract.  goth.,  le  verso  est  blanc.  F.  2.  recto  :,TABVLA.  |  [à  3  cols.) 
F.  5,  recto,  en  bas  :  Bartolinus  Atrienfis  Luca-  Paffo  lureconfullo  Excellcntiflìmo.  S.  D.  P.  |  Cette  épitrc  est 
datée  :  Brixia  fexto  Klen.  Decèbres  .M/cccciic.  |  Suit:  Caius  lulius  Solinus  Autìo  fuo.  Salutem  Dicit  Plu- 
I  imam.  |  (f.  5  verso]  Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  eh.  :  De  origine  &  Ipibus  urbis  Romae  &  mcn- 
libus  tfc  diebus  intercalaribus.  Caput.  I.  |  Cette  page  est  ornéc  d'une  belle  initìale  figurée  S  :  demie  ligure 
d'un  Saint  moine,  boÌs  ombre  s.  fonJ  noir.  F.  X.\XIIII,  recto,  en  bas  :  lìn  Ju  icxtc  et  impressum.  Le  verso 
est  blanc. 

Très  bel  exemplaire  grand  de  marges  avec  beauc.  de  lémoins. 

82.Statuta  Brixiae.  (L  ì"  nomine  fancte  et  indiuidue  trinitatis  et  glorio- 
fiinme  dei  geni-  |  tricis  &  femper  uirginis  Marie  &  beatillìmi  euangelifte 
fancti  Marci  necnon  |  &  beatorum  martìrum  Fauftini  ac  Jovite  &  totius 
curie  celeltis  lìatuta  com-  |  munis  Brixie  incipiunt.  j  (A  la  fin  ;)  ([  Ad 
honorè  dei  :  <S:  genetricis  eius  semp  uirginis  Mari:v.  Impila  fuerùnt  hec 
llatu  1  ta  ualde  correcta.  p  Jac.  Brita.  de  pallazolo.  ano  dni.  1490.  die. 
8.  mèfis.  Decèbris.  |  in  foL  Avec  une  grande  et  superbe  figure  grav.  s,  bois 
au  trait.  D.-veau.  200. 

I.  Staiuta  poiestatis;  13  ff.  n.  eh.  et  i  f.  bl.  (sign.  a.  b).  II.  Staluta  civilia;  5^  ff.  n.  eh.,  desquels  le  4. 
est  bianc.  (sign.-.d.d-i).  III.  Statuta  eriminalia;  41  ff.  n.  eh.  et  1  f.  bl.  |sign.-. k-o).  IV.  Statuta  clausorum 
et  victualium;  43  ff.  n.  eh.  et  1  f.  bl -{sign.-,p-tì.  V.  Statuta  mereantiae;  30  ff.  n.  eh.  tsign.-.  u-y).  Beaux 
caract.  ronds;  les  intituics  en  caract.  gothiques  ;  43-45  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem  f.  est  occupé  dune  magnifìque  figure  dans  la  forme  dun  autel.  271  s.  203  mm.  ;  les 
armes  de  la  ville  de  Brescia,  un  lion  debout,  tourné  vers  la  gauche,  renfermces  dans  un  médaillon  richemcnt 
ornemenié  et  suspendues  sous  un  enseigne  avec  rinscriplion  :  LEGES  BRIXIANAE.  |  Au  verso  conimence- 

ment  de  la  table  de  la  prem.  pt'e:  G  De  facrò  (sic)  Bendo  p  ftatutarìos Les  prem.  4  ou  2   ff.  de  chaque 

panie  (sans  sign.)  contiennent  les  tables.  L'impressum  se  trouve  au  verso  du  f.  iH  de  la  V"  plie.  (y  2)  en 
bas:  il  est  sutvi  de  quelques  pièces  supplémentaires.  Au  recto  du  f.  2o.  la  petite  table  des  matiires  (16  li- 
gnes) et  la  petite  marquc  Ij'pograph.  s.  fond  noir.  avec  les  initiales  A.  B.  Le  verso  de  ce  dem.  f.  est  blanc. 

Superbe  exemplaire  complet.  avec  tous  Ics  ff.  blancs.  fort  grand  de  marges.  avec  lémoins.  Cette  cdition 
des  Statuts  de  la  ville  de  Brescia,  précicusc  et  remarquable  à  eause  du  beau  frontispice  grave,  est  restée 
inconnue  tant  à  Audiffrcdì  qua  Hain. 

Angelo  Brit.\nnico  da  Pallazolo  (1488-1508). 

83.  Borro,  Gasparino.  Triumphì:  Sonetti:  Canzon:  t  Laude  ,  dela  Gloriofa 
madre  de  dio  vergine  Maria  :  Coni  |  porti  per  il  Reuerendo  padre  fratre 
Galpari-  ]  no  Borro  :  Venetiano  :  dil  facro  ordine  |  di  ferui.  In  lacra  theo- 
logia  doctor  |  excellètillìmo  :  Stampate  ì  Bref-  |  fa  p  Anzolo  Britànico  : 
cu  gra  I  tia  che  niuno  li  polfa  lUpar  I  (A  la  fin:) ImprelH  in  Brelìa 


BRESCIA  63 


Fr.ccnl. 

CU5  Ogni  diligentia  |  per  maiftro  Angelo  Britànico  da  Pallazo  |  lo.  die  .xxiij. 
Octobrio.  Mcccclxxxxviii.  |  (1498)  in  4."*  Rei.  d'ais  de  bois.  [Hain  3663]    200. — 

102  ff.  n.  eh.  (sign.  a  g.  A-E)  Caract.  goth.  36  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intìtulé  avec  la  meniion  du  privilège  (i8  lìgnes).  Au  verso  :  Tabula  de  li  Triumphi 
(à  2  cols.)  Au  recto  du  f.  4:  Finis  |  Regiftrura  huius  operis  |  Au  verso:  (^  Ali  Reuerendi  padri:  Maìflrn 
Philippe  Cauaza  :  Maiftro  Benedelo  I  Mariano:  Venetiani  :  in  facra  Theologia  Doctorì  excellentiflimi.  |  Le 
texte  commence  au  recto  du  f.  5  (sìgn.  a)  :  Triùpho.j,  Dela  bontà  diuina  |  U  Cominciano  li  excellenlilllmi  : 
e  deuo-  |  tiffimi  Triumphi  de  la  gloriofa  vergine  |  Maria.  Còpofti  per  il  Rpuerendo  in  ]  facra  Theologia  :  e 
poeta  digninimo  mai  |  Aro  Gafparino  Borro  da  Venecia  del  ,  facro  ordìe  di  Serui  de  la  virgìe  Maria.  |  Au 
verso  du  f.  io2  ;  Sonetto  di  Maeftro  Alexàdro  loda  delor  |  dine  di  feruì  a  Lauctore.  |  En  bas  ;  G  Finiffe  li 
Triumphi  Sonetti  Canzone  e  |  laude  de  la  madona  :  comporti  per  el  Reuerè  j  do  padre  frate  Gafparino  Borro 
Venitia  |  no  del  facro  ordine  di  ferui  :  in  facra  iheolo-  [  già  Doctor  excellentidìmo  :  Reuitti  p  el  Re  |  uè- 
rendo  padre  maiflro  thomafo  da  cremo-  |  na  e  tratre  Simone  dal  caftellazo  del  dicto  |  ordìe  :  £  Ju.  Baptirta 
boeneto  poeta  dignilTìmo  :  ImprefìTi  in  Brefia.... 

Ni  Hain,  ni  Audiffredì  n'onl  vu  cet  incunablc  singuliòrement  rare.  Une  description  peu  exacte  se  trouve 
chez  M.  Copinger. 

Superbe  exemplaire  très  grand  de  marges,  avec  nombreux  tcmoins. 

84.  [Brescia]  Statuta  Brixie.  |  (A  la  fin  :)  ([  Imprimi  fecit  :  Iblerti  cura  : 
hoc  ftatutoi^  uolumè  :  cu  |  tabula  quadam  nona  :  &  admodum  neceffaria  : 
I  necnò  cum  multis  litteris  ducalib'.  An-  |  gelus  Britanicus  Ciuis  Brixianus  | 
Anno  Domini  nortri   lefu  |  xpi.     1508.  Die    ultimo  |  Nouembris.  |  in   fol. 

Avec  quelques  petites  initiales  et  la  marque  typograph.  s.  fond  noir.  Cart,    75.— 

13  ff.  n.  eh.,   I  f.  b!.   15  ff.  n.  eh.,  i  f.  bl.  et  i88  S.  n.  eh.  Beaux  cqract.  ronds. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  en  caract.  goth.  et  un  petit  avant-propos  ;  Angelus  Britannicus  ad  lectorem  | 
L'impressum  se  trouve  au  verso  du  f.  366.  Les  22  fF.  suivants  sont  occupés  par  les  "  Statuta  Mercancle  ,, 
etc.  La  marque  typograph.  se  trouve  au  recto  du  dern.  f.  ;  le  verso  est  blanc. 

Très  belle  édition  rare.  Excellent  exemplaire  fort  grand  de  marges,  aygc  témoins. 

85.  lustinianus,  S.  Laurentius.  Opa  diui  laurètij  |  iultiniani  venetiarù  | 
prothopatriarchse.  |  (A  la  fin:)  H:ec  diui  Laurentii  lufiiniani  patricii  Veneti 
protopatriarch:eq>  di-  |  gniOlmi  tam  admiranda  opufcula  Brixi:e  per  me 
Angelum  Britannicù  |  eiufdem  urbis  ciuem  imprimi  curauit  uenerabilis  Ca- 
nonicorum  con-  |  gregationis  i;incti  Georgii    in  Alga    generalis    Rector  D. 

Hieronymus  |  Caballus  Brixianus impofita  e(ì  ultima  manus  quinto  ca- 

lendas  Apriles  anno  a  ialutife-  |  ro  uirginis  partu.  M  .  D  .  VI.  |  (1506)  19 
pties.  en  2  vols.  in  fol.  Très  belles  reliures  originales  en  veau  vert  richem. 
ornem  et  dorè  en   forme  de    bordures    entrelacées  ;  aux   milieux  des  plats 

un  écusson  blanc  ;,  tranches  dorées  et  ciselées.  150. — 

Contenu  :  I.  Epist.  dedicat.  et  Tabula.  8  ff.  Bern.  lustiniani  vita  B,  Laurentii,  1 4  ff .  Lignum  vitae,  92  ff. 
De  disciplina  et  perfectione  monasttcae  conversatìonis  64  ff.  De  spirituali  et  casto  verbi  animaeque  connubio, 
96  ff.  Fasciculus  amoris  in  coena  Domini,  70  ff.  De  triumphali  agone  medialoris  Chtisii.  104  ff.  Opusculum 
de  interiori   conftictu.  26  ff. 

II.  De  interiori  conflictu,  26  ff.  Sermones  in  Sanctorum  solennitalibus,  83  ff.  et  i  f.  bl.  De  corpore 
Christi,  14  ff.  De  vita  solitaria,  33  ff.  Opusculum  de  contemptu  mimdi,  34  ff.  De  compunctione  et  com- 
planctu  christianae  perfectionis,  20  ff.  Opusculum  de  spirituali  interiiu  animae,  30  ff.  De  instilutione  et  re- 
gimine praelatorum,  68  ff.  De  obedientia,  54  ff-  De  humilitate.  56  ff.  De  perfectionis  gradibus.  38  ff.  Epi- 
stolae,  II  f.,  plus  i  f.  bl.  et  Imprimentium  errores,  2  ff.  —  Il  n'y  a  pas  un  titre  spéc.  pour  le  sec.  voi. 
Magnifique  exemplaire  de  tonte  fraicheur. 

Superbe  impression  en  gros  caract.  ronds;  l'intìtulé  grave  en  bois  en  car.  goth.  Chaque  traile  a  sa  pagi- 
nation  et  sa  signature  partìculìères.  Le  traité  "  De  connubio  verbi  et  animae  ,,  se  trouve  deux  fuis  dans  le 
prem.  voh  de  cet  exemplaire. 

86.  —  Idem  liber.  Eadem  editio.  Voi,  II.  in  fol.    Magnifique  reliure  originale 


64  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


d'ais  de  bois,   recouv.  de  peau  de  truie  ornem.  à  froid,  av.  ferm.   Ex  libris 
ancien.  50. — 

Bel  exemplaire  irès  frais  et  intacle.  Lcs  initiales  laissées  en  blanc,  sont  joliment  peinles  en  rouge  et  bleu. 

87.  Macrobius.  Macrobii  de  Somno  Scipionis  :  nec  |  non  de  Saturnalibus 
libri  :  funi-  j  ma  diltgentia  fuo  nitori  refti-  |  tuli  funt  :  In  quo  plufq  ter  | 
mille  errores  corrigun  |  tur  :  grscùqj  quod  |  ì  olim  impreflìs  deerat  fere 
oì  I  bus  locis  re  |  ponitur.  |  Macrobius  Lectoribus.  i  Qui  mutilus  dudum 
etc....(A  la  fin:)  Macrobii  Aurelii  Theodolì  uiri  còfularis  &  illuftris  fatur- 
naliorum  li  |  bri  imprelll  Brixi«  per  Angelum  Britànicum  M.CCCCCI. 
Die.  xviii.  I  menfis  lanuarii.  1  (1501.)  in  fol.  Avec  une  mappemonde  et 
d'autres  figures  grav.  s.  bois.  Ais  de  bois,  dos  en  veau.  30.  — 

Bonne  édition  estimée.  Peu  piqué  de  vers. 

88.  Turrecremata,  Johannes  de.  Queliiones  fuper  1  euangeliis  to  |  tius 
anni.  |  ....(A  la  fin:)  Imprelle  Brixie  An  i  no.  .Nl.cccc.xcviij.  die.  ij.  Junij 
per  Ange  |  lum  Britànicum  de  palazollo  :  ad  laudem  dei  Z  eius  genitricis 
marie.  |  (1498)  in  4.  Avec  la  marque  typographique  et  des  initiales.  Vél. 
[Hain    15718]  50. — 

166  ff    n.  eh.  (sign.  a-v)  ;  petits  caractères  gothiques  ;  45  lignes  el  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  contient  le  titre  qui  fail  aussi  mention  du  nom  de  l'imprimeur  et  de  son  privilège. 
Au  verso  :  C  Epiftola  fratris  Gregorij  Britànici  In  opus  hoc  diuinù.  R.  d.  d.  Joiinis  de  Tur-  |  re  Cremata 
—  Ad  lectorem.  ]  A  la  page  opposée  :  Tabula  huius  operis  |  cólinel  quelliones  .cccxviij  ...  Le  texte  com- 
mence  à  la  tète  du  6*^  f.  (a)  ;  Prologus.  |  [f]  Acro  Z  colè  |  dKTimo  reucrendiflìmo  |  rù  ptaru^  (fìc)  fancte.  Ro. 
ec  l  clefìe....  A  la  fin  du  texte,  le  petit  régistre  et  la  marque  de  l'imprimeur  se  trouvent  au  verso  du  l6<). 
f.  —  Exemplaire  assez  bien  conserve  de  cette  édition  rare  non  vue  par  Hain.  Le  titre  timbré. 

Angelo  e  Jacopo   Britannici,  fr.\tei.li. 

89.  S.  Bernardus.  Opufcula  Diui  Bernar  j  di  Abbatis  Cla  |  reuallenfis.  |  (À 
la  fin:l  Cafligata  funt  hec  opera  Diui  Bernardi  Abbatis  Clareuallèfis  p  ve-  j 
nerabile  Monachi!  diìm.  P.  de  Brixia.  Impreffaq;  p  Angelum  t  la  '  cobù 
de  Britànicis  fratres  in  alma  Ciuitate  Brixie  ad  laude  omnipo  j  tentis  dei 
nec  nò  t  matris  eius  virginis  marie.  Quinetià  Z  Diui  Ber-  |  nardi,  die.  xviij. 
.\Iartij.  M.cccclxxxxiiiij.  i  (1493.)  in  8°  \él.  (Copinger  994]  30. — 

348  ff.  n.  eh.  (sign.  A,  B,  a-z.  f ,  o.  1f,  A-P)  Petits  caract.  goth.  ;  40  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  f.  l  le  titre  en  gros  caract.  goth.  ;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2  :  C  Philothei  mo- 
nachi '  De  ulta  &  moribus  Diui  |  Bernardi....  |  ....  Car-  |  men  encomiafticon.  )  Ce  poèmc.  qui  pone,  à  sa  fin 
la  date  :  Edita  Brixi».  iii.  idus  febru.  M.cccclx.x.xxiiii.  |  ,  ainsi  que  la  suivante  :  Tabula  operiì  qux  in  hoc 
uoluminc  continentur  |  (f.  17  verso  et  18  recto)  sont  imprimés  en  caract.  ronds;  14  lignes  par  page.  Le  verso 
du  f.  18  est  blanc.  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  19:  Deprecatio  (sic)  ad  gloriofam  virginè.  1  Au  recto 
du  f.  348  un  petit  épilogue  et  l'impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Édition  rare  non  mentionée  par  Hain  ;  remarquable  à  cause  de  ses  jolis  caract.   Bon  exemplaire. 

90.  Juvenalis,  D.  Junius.  Comentarii  loannis  Britannici  In  lune-  |  nalem:.... 
(A  la  fin  :)  Impreflum  hoc  opus  Brixi;e  ab  Angelo  «S:  lacobo    Bri-  |  tànicis 

fratribus  :....  |  Anno  a   Natali    chri-  |  fli    quingentefimoprimo.  |  (1501) 

in  fol.   Br.  Avec  témoins. 


40. 


(ì  ff.  n.  eh.  et  CXXXVIII  fV.  eh.  Caract.  ronds;  le  texte  entourc  du  commentaire.  Très  belle  édition  as- 
sez rare. 


BRESCIA  65 

Fr.cent. 

91.  Juvenalis,   D.   Junius.   Autre  exemplaire  de  la  méme  édition.   Vél.  50. — 

Cet  cxemplailc  tris  bien  cimservc  est  prèciidci  de  6  IV.  manuscr.  en  ilalien,  Jatés  de  l'année  1537,  qui  con- 
liennent  Ics  cléments  de  la  grammaire,  les  dix  cnmmandements.  avcc  leur  eNplìcalum.  quelques  piieres  eie. 
—  Q.uelques  limbres  s.  les  marges. 

q2.  Paraldus,  Guilielmus,  Episc.  Lugdun. 

Sumnia  aurea  (sic)  de 

virtutibus 

Z  viciis. 

(À  la  fin  :)  Ad  Laudem  t  honorem  domini  noftri  ie  |  fu  chrifli.  nec  nò 
matris  eius  virginis  Ma  |  rie:  Hoc  preclaruin  opus  Summe  virtutù  Z  vicio-^c: 
Iris  aureis  merito  fcribèdù.  Imp  |  mi  fecerùt  his  pulcherrimis  littera'^ 
chara  |  cteribus  Angelus  Z  lacobus  de  Britanni  |  cis  de  pallazolo  :  fratres. 
In  Alma  ciuitate.  |  Brixie.  die.  24.  Decembris.  I494.  In  quo  |  quidè  opere 
qjta  lìt  adhibita  diligètia.  Le  |  ctor  facillime.  dignoffcet  |  (sic)  pet.  in  4. 
Vél.  [Hain    M2389I  33-— 

219  ff.  n.  eh.,  l  f.  bl..  l(V(  ff.  n.  eh.  (sign.  a,  a-lf  et  A-U)  Jolis  petits  caractères  gothiques  ;  50  lignes 
et  2  cols.  par  page. 

Le  litre  est,  sur  son  verso,  suivi  de  la  table  (23  pp.)  L'int  tuie  du  texte  est  imprimé  en  rouge  :  C  Rcueren- 
dillìmi  ac  Eximij  facre  thco-  |  logie  doctoris  fris  Gnlielmi  (sie)  paraldi.  Epi  |  Lugdunenfis.  ex  facro  ordine 
predicato-  |  rum  in  Summà  fuà  de  virtutibus  £  vi-  |  tijs.  Prologus.  Feliciter  Incipit  ?c,  |  Les  2  pties.,  "  de 
virtutibus  ,.  et  "  de  vitiis  „  soni  séparées  par  un  f.  blanc.  La  souscription  se  Ut  au  verso  du  dern.  f. 
suivie  du  petit  régistre.  —  Audiffredi  II.  p.  IbS  :  Character  semigothicus  est  et  minutus  valde,  nitidissimus 
tamen  ;   meriloque  a  lypographis,  pitlcherrimits  appellatus. 

q3.Statuta  communitatis  Bergomi.  (A  la  tìa  :)  ([  Ad  laudem  omni- 
potentìs  Dei  :  Ac  GloriofilTiniie  Virginis  Mariae  eius  Matris  :  |  Nec  non 
diuorum  Martirum  Vincenti  &  Alexandri  :  ac  continentilTim^  Grath^e  | 
Berg.  protectorù  &  deffenforum  :  Expliciunt  Statuta  Magnifiche  communita- 
tis I  Bergomi  :  non  minus  iufta  q  lancta  :  per  SerenilTìmum  ducale  domi- 
nium  noflrù  ]  Venetorum  nouilTime  confirmata:  &  prout  ad  litteram  &  or- 
dinem  lacent  fan  |  cita  &  approbata.  Brixi:e  per  Angelum  &  lacobù  fratres 
de  britannicis  :  omni  cu  |  ra  ac  diligentia  impreffa  funt.  Anno  domini 
noftri  lefu  Xpi.    1491.   xv.   kl'.   lanuarii.  |  in   fol.   Vél.   [Hain    14996I  150. — ■ 

I  f.  bl.,  3  ff.  n.  eh.,  1  f.  bl.  210  tT.  n.  eh.  et  i  f.  bl.  (manque)  (sign.  — .  a-z.  &,  o.  i^,  aa-hh)  Beaux 
caract.  ronds  ;   4.f,  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  au  verso  :  G  Errores  quos  aduertimus  defectu  archetipi  &■  imprelTinnis  : 
in  ftatutis  anteferi-  |  ptis  :  funt  inferius  regiftrati  :  uidelicet.  |  Le  verso  du  2''  f.  est  blanc.  Le  3^  f.  contient 
une  préface  sans  intìtulé  ni  souscrìptìon  :  [n]  Eminem  omnium  qui  preclarum  aliquid  fancteqj  fcripium 
de  repu-  [  blica  tradiderunt....  Le  texte  commence  au  recta  du  f.  a  2  :  [i)  N  nomine  fanctillimae  &  indiui- 
duae  Trinitatis  :  Ac  gloriofìflìmae  dei  [  genitricis  Marios  uirginis  :  C  Hec  infrafcripta  capì  1  tuia  &  or- 
namenta inferius  ordinate  impreffa  :  funt  ffatuta  :  &  municipalis  lex  |  Magnifica  còitatis  Bergomi  nouiiìime 
còpillata  (sici  :  per  fapientes  &  Spectatos  ci  ]  ues  Confenfu  ciuitatis  ad  hoc  fpecialiter  ellectos  :  Cum  uete- 
rum  flatutorum  &  \  ordinum  correctione  :  ....  Le  texte  est  divise  en  12  partìes  ou  «  Collaliones  >»,  et  fìnit 
au  verso  du  f.  210  (hh.  5)  par  l'impiessum    cité. 

Première  édition  fort  rare  des  Statuts  de  Bergamo.  La  première  page  de  chaquc  partic  est  ornée  d'une  bor- 
dure peinte  en  couleurs.  de  fìgures,  animaux,  fleurs  etc  df»nt  quelques-unes  ne  manquent  pas  dorigìnalité. 
Exemplaire  use,  dont  les  marges  sont  couvertcs  de  notules  manuscritcs.  Une  table  manuscrile  aiuuice  par 
lancien  propiiciaire.   precède  le  tc\te. 

La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa   i*-2*  5 


66  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cent. 

Battista  Fargexgo  ou  Farfengo  (1490-1500). 

94.  Ephrem,  S.  Syrus.  Opera.  (A  la  fin  ;)  ImprelTum  Brixie  per  prelbyteu^ 
Baptiflà    Fargengo    Anno  dui  \  M.cccc.lxxxx.  Die.   xv.   Mentis    Noueiuber. 

(sic)  I  (1490)  in   4.  D.-vcl.   [Hain   6596]  60. — 

71  ff.  n.  eh-,  et  I  f.  bl.  (sìgn.  a-i)  Caracicrcs  ronds  ;  .jo  lignes  par  page. 

.■\  la  ttfte  du  prem.  f.  :  Epifiola  fratris  Ambrofii  in  traductionc  Ephrem  ;  |  Ambrofius  monachus  Cofmo  fuo 
uiro  clariflimo  prima  falutc.  I  —  Au  recto  du  sec.  f.  :  Sermo  fancti  Efrem  de  pcenitenila.  |  Après  les  au- 
trcs  sermons.  au  verso  du  f.  39:  Incipit  libcMus  eiufdem  de  Pccniteniia.  |  f.  34  verso:  Incipit  eiurdem  Li. 
de  Antichrirto.  |  Suivent  quelques  autrcs  sermons.  la  dern.  picce.  commen<;ant  au  verso  du  f.  63.  èst  intitulé: 
Laudatio  lei  lofeph  patrìarcha:  :  a  beato  Ephrè  fyro  edita,  j  L'impressum  se  trouvc  à  la  fin  du  f.  70.  Le  recto 
du  f.  71  est  Mane.  Au  verso  :  Tabula  fuper  fermonos  Ephrem  diaconi  :  fecundum  iradu-  \  ctionem  Vcnera- 
bilis    patris  Ambrofii  Camaldulenfis.  l  (33  lignes). 

Editto  princeps  rarissima  quasi  incognita.  —  M.  Hain  ne  l'a  pas  vue  et  M.  Gracsse  écrit  :  «  Cette  édi- 
lion  n'est  pas  du  lout  constatée.  «  —  Nolre  excmplaire  est  assez  bicn  conser\'c.  sauf  quelques  taches  Ic- 
gères  d*eau.  Le  f.  bl.  est  couvert  de  scntences  de  la  main  d'un  anc.  possesscur  du  volume. 

Bernar  di  no  Misinta  (  1 4  9  2  - 1  5  o  o)  . 

95.  Aquino,  Thomas  de.  Còmètù  Angelici  ac  fubtilinìmi  docto-  |  rif  fancti 

Thome  de  aqno  almi  pdicatorj:  [  ordìs  in  libros  phìco*4:  ArJ (A  la  fin:) 

Explicit  comentu^  fuper  libros  phifico  |  rum  editù  ab  eruditilllmo  |  ac 
fubtiliffimo  I  facre  theologie  magiftro  ac  diuo  thonia  |  de  aqno  fncri  pdica- 
torum  ordinis.  Anno  |  incarnationis.  1.4.8.0.  |  in  fol.  Vói.  color.  [Hain 
*i527]  50.— 

1  f.  bl.  imanque)  et  141  ff.  n.  eh.  (sign.  a-s)  Caract.  goth.  ;  -jH  lignes  et  2  cols.  par  page. 

L'intitulé  cilc.  au  recto  du  f.  a  2.  est  imprimé  en  rouge,  et  le  texte  commencc  immédiatement  après:  ... 
Lee.  pma.  [  [  ]  Vonià  ìtelligere  Dtigii  |  circa  ocs  càs  ....  Il  finii  au  verso  du  f.  140.  en  bas  :  ....bcnedielus 
in  fecula  1  feculorum.  Amen.  1  Puis  Tìmpressum.  Au  recto  du  f.  i  |i  :  Regiftrum  |  (à  2  cols.)  Le  verso  est  blanc. 

Bon  exemplaire  compiei  de  ce  rare  volume,  qui  sera  à  attribucr  aux  presses  de  Bernardinus  de  Misintìs. 
Piqùres  insignif.  vers  la  fin. 

96.  Baptista  Mantuanus,  Carm.  Reuerendi  fratris  Ba-  |  ptiftae  mantuani  | 
Carmelitae  de  |  patientia  au-  |  rea  libri  |  tres.  [  (A  la  fin:)  Impreffum  Brixise 
p  Bernardina  Mifintam  Papienfeni  |  iii.  Cai.  lunias.  Anno  TheogonÌ:e. 
M.cccc.xc.yii.  I  (1497)  in  4^.  Vél.  [Hain  *2404]  30. — 

116  ff.  n.  eh.  {sign.  a-p.)  Beaux  caract.  ronds  ;  30  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  cité  en  caract.  goth.  ;  le  verso  est  Mane.  Au  recto  du  sec.  f.  :  HELIAS  CA- 
PREOLVS  BRIXIANVS  IOANNI  |  TABERIO.  S.  1  lettre  datee  :  Brixix.  ÌÌÌÌ.  Nonas  Decembres  M.cccc.xc.vi.  | 
Au  recto  du  f.  3  :  INDICES  LIBRORVM.  1  Cette  table  finit  au  verso  du  f.  5,  suivie  dune  lettre  de  Bat- 
tista à  Francesco  FantuTzi.  F.  6  verso  est  blnnc.  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  7  :  LIBER  PRIMVS  | 
Venerandi  Fratris  BaptiOae  Mantuani  Carmelilx  |  Theologi  ad  Carolum  Antonlum  Fantucium  patriclum  \  bo- 
non.  Ifagoges  ad  patiètià  :  Liber  prìmus  &  cap.  primìi.  |  La  fin  du  tcxle  et  l'impressum  se  trouvent  au  recto 
du  f.  116.  Au  verso  :  loànis  Taberii  Brixiani  ad  H^lìam  Capreolum  amicoriì  |  optimum  Aniigraphia.  |  (14  di- 
siiqucs)  puis  :  rtA07,  \ 

Dans  ce  traile  sur  Ics  maladies  du  corps  et  de  lame  Ìl  y  a  un  chapitre  fori  inlcressant  sur  un  hért-iique 
Giorgio  di  Novara,  brulé  ì»  Bologna. 

Bel  excmplaire  t-rand  de  margcs. 

97.  Baptista  Mantuanus,  Carni.  Aeglogae  fratris  baptiltac  Ma  |  tuani 
Carmelitae  de  honeflo  [  amore  et  foelici  eius  exitu  |  cum  quadam  alia 
aeglo  1  ga  còtra  amorò  no  |  uiter  addita.  |  (A  la  fin  :)  Brixiie  Impreflit  per 
Bernardinum  Mìrintà  de  Pa-  |  pia.  Anno  domini  M.D.II.  Idibus  Sextilibus.  | 
(1502)  in  4.  Avec  quelques  initiales  sur  fond  noir.  Cart.  ou  vél.  20. — 

42  ff.  n.  eh.  Car.  ronds  ;  l'intìtulé  en  gros  car.  goth.  Livrct  asscz  rare,  dédié  >«  Paridi   Cercsario,  » 


BRESCIA 


67 


Fr.cent. 

98.  S.  Bonaventura,  ord.  min.  Opufcula  t  tractatus  q;  plurimi  1  Sancii 
Bonauenture  Car  \  dinalis  ordinis  |  minorù.  |  (À  la  fin:)  C!  Libri  Z  tractatus 
vna  cum  oratione  in  vi  |  tam  Z  miracula  fancti  Bonauenture  :  gene-  ]  ralis 
quondam  miniftri  fratrum  minorum  |  Cardinalis  epifcopi  albanetls  Z  facre 
theo  I  logie  doctoris  feraphici  :  per  Bernardinum  |  Millntam  pap.  iumptibus 
Angeli  Brità  |  nici  :  vigilanti  cura  imprelTi  finiunt  felicitar.  |  Brixie  :  Anno 
gre.  M.cccclxxxxvij.  pridie  |  Calend'.  Januarij.  |  (1497)  in  4."  Cart.  [Hain 
3466]  30.- 

302  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z,  t.  3,  A-N)  Beaux  car.  goth.  ;  44  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intitulé  en  gros  caract.  Le  verso  est  blanc,  de  mème  que  le  redo  du  f.  siiiv.  Ali 
verso  du  2.  f.  :  Hec  funi  opufcula  :  Z  Traclat'  :  Q.ue  in  hoc  volumine  continenlur  |  Le  leste  commence  au 
recto  du  3.  f.  :  Prologus  in  breuiloquiù  |  C  Incipit  breuiloquiù  Sancti  Bonauè  |  ture  Cardinalis  ordinis  mi- 
norù. 1  Au  verso  du  f.  2y()  :  O  Reucrcndiffimo  ....  D.  Juliano  de  Ruuere  ....  Cardinali  Sabinèli  ....  Octauianus 
aduocalus  eiufdem  obferuantiirimus.  |  Au  recto  du  f.  suiv.  :  Oratio  in  vitam  ?  merita  diui  Bonauè-  |  ture, 
per  infignera  iuris  vtriufq?  doctorè  di-  j  fertiirimum  Octauianù  de  Martinis  Su-  ]  eflanum  :  facri  palaci]  apo- 
ftolici  clarum  ad-  1  uocatum  conlìftorialem.  ]  La  fin  du  teste  et  l'impressum  se  trouvent  au  recto  du  f.  302. 
dont  le  verso  est  blanc. 

Très  bel  exemplaire,  avec  témoins. 

99.  S.  Bonaventura,  ord.   min.  (E  Opufcula  fancti   Bonauenture    ordi  |  nis 

minorum  de  obferuantia  |  Cardinalis 
Z  docto  I  ris  eximii.  |  C  Aureis  notis 
digna.  Im-  |  primi  nuperrime  in  lu-  | 
cem  edita.  |  (À  la  fin  :)  (E  Impreffù 
hoc  opus  mira  arte  folertiq;  |  cura  p 
Bernardinuj  de  millntis  :  fumptib'  | 
Angeli  britannici  de  Pallazolo  ciuis 
Bri  I  xie.  in  alma  ciuitate  Brixie.  die. 
xvij.  Dece  |  bris.  M.cccclxxxxv.  Ad 
laude  omnipo-  |  tentis  dei  :  t  genetricis 
Marie.  |  (1495)  in  4.  Avec  une  char^ 
mante  niarque  typograph.  grav.  s.  bois. 
Cart.  [Hain  '3467]  50. — 


17K  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (sign. 
goth.,    -14    lignes   et    2    cols. 


N.°  ')')■  S.  Boìiavi'iituìa. 


4  ff.  n.  eh.,  I  f.  bl., 
—,  a-q.  aa-gg)  Caract. 
par  page. 

Au  verso  du  titre,  en  gros  caract.  et  longues  lignes 
la  table  des  ouvrages.  Les  3  ff.  suiv.  sont  occupés 
d'une  autre  table  plus  dctaille'e.  Le  teste  commence  au  recto  du  f.  aij  :  De  informatione  nouitiorum.  Prima 
pars.  I  Le  verso  du  f.  120  (q;)  est  blanc,  et  au  recto  du  f.  aa  une  seconde  partie  commence  r  Stimulus  amo- 
ris.  I  Q  Incipit  ftimulus  amoris  feraphici  Bo  |  nauenture  cardinalis  ordinis  minorù  olim  \  generalis.  \  Le  teste 
finit  au  verso  du  f.  178,  par  l'impressum  cité.  En  bas  la  superbe  marque  typograph.,  bois  au  trait,  69  s. 
51  mm.  :  les  initiales  BM  surmontiies  d'une  couronne,  au  dessus  de  laquelle  deus  anges  agenouillés  sup- 
portenl  le  disque  de  St.  Bernardin  avec  le  S.  Nom  de  Jesus.  Cette  marque,  esécutée  avec  finesse  et  élégance, 
morite  d'ètre  mentionnce  comme  un  des  rares  spécimens  de  la  xylographie  de  Brescia. 
Bel  exemplaire.  Un  timbre  sur  le  tilre. 


100.  S.  Catharina  Senensis.  Dialogus  Seraphice  ac  Di  |  uè  Catharine  de  Se- 
nis  I  cum  nònullis  aliis  ]  orationibus.  [  (A  la  fin  :)  Explicit  dialogus.  Dine 
ac  Sera  |  phice  Catharine  de  Senis  cum  cer  |  tis  orationibus  per  eam  factis  : 
ac-  I  curatilTime  Impreffus"  ac  emenda-  |  tus    In   alma   Ciuitate  Brixie  per  | 


68  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


Bernardinum  de  mifintis  de  Pa  |  pia   die   quintodecimo    menfis    Apri  |  lis. 
M.cccc.lxxxxvi.  I  (149Ó)  in  8.''  Veau.  [Hain  *4693l  30, — 

191  ff.  n.  eh.  et  I   t.  bl.  imanquc  (sign.  a-z.  t)  Pclits  caract.  goth.  :  40  I.  et  2  cols.  par  page. 

Au  reto  du  prem.  f.  T  ìnlìtulc  cilé;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2  :  Marcus  Ciuilis  Brìxian  '  Fra  | 
tri  Paulo  fancheo  Aragonenfi  fa-  |  cri  obferuanlìs  predicatorura  ordì-  1  nis  .S.P.D.  |  Au  recto  du  f.  4  :  Epi- 
flo!a  Diuì  Stephani  Car  [  ihunenlìs.  [  Le  lextc  commence  au  verso  du  f.  9.  col,  2  :  Incipit  lìber  diuinc  doc- 
irine  da  |  te  per  perfonatn  eterni  patris  intelleciui  loquent'admirabilis  ?  alme  1  virginis  chalerìe  de  fcnis 
yhu  xpi  I  fponfe  fidclinime  iibi.  fub  habiiu  ]  beati  dominici  famulantis  conferì  |  plus  ....  F.  161  verso  — 
181  recto  :  prières  choisies  de  Ste.  Catherine.  F.  iHi  verso  :  Pij  fecundi  pontificis  maximi  |  in  vitam  cano- 
nizatione?  beale  Ca  |  iherine  Senenfis  Epiftola.  |  F.  185  recto  —  1H6  verso  quelques  vers,  en  panie  de  Pio  li. 
en  honneur  de  la  Sainte.  Le  recto  du  f.  187  est  blanc.  Au  verso  :  Incipit  tabula  capitulorum  :  ora  [  tionum.... 
À  la  fin  de  cette  table.  f.   191  verso,  limpressum. 

Joli  exemplaire  regie. 

lor.Theophilus  Brixiensis.  THEOPHILI  BRIXIANI  :  DE  VITA  SOLITA- 
RIA :  ET  CINILI  ;  AD  IXVICTISS.  PRINCIPEM  GVIDO-  j  NEM  VBAL- 
DVM  MOXFERETRI\M  \'RBINI  I  D\'CEM.  DIALOGVS.  |  (À  la  fin  :) 
ImprelTìt  Brixias  Bernardinus  Milìnta  Papien  '  fis  chalcographorum  caftigan- 
tiif.  I  Hieronymo  Donato  Praetore  \  eminentiff.  Anno  Theo  j  gonia?.  M.cccc. 
xcvi.  ]  (1496).  in  4.°  Br.  [Hain  *i5489]  30. — 

37  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  imanque)  (sign.  a-e)  Beaux  caracl.  ronJs  ".  30  lignc^  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  :  Theophili  Brixi.  Carmen  Erotemalicon.  1  Au  verso  du  f.  a  2  ; 
THEOPHILVS  BRIXI.  ILL.  PRINCIPI  GVI  |  DONI  V.  MONTE.  VRBINI  DVCI.  S.  |  (16  1.  en  prose).  Le 
dìalogue  mcme  (en  vers)  commence.  sous  lintitulé  cité,  à  la  page  opposée  (a  3I.  11  finii  au  f.  18  a.  Au 
verso  du  mème  f.  :  Theophilus  Brix.  Magnifico  Ludouico  Martinègo  fuo.  )  (8  I.t  A  la  page  opposée  (e  3)  : 
THEOPHILI  BRIXIANI  DE  VITA  ET  MORIBVS  |  DIVI  BERNARDI  ABBAE  isic)  CLARAVALENSIS  1  CAR- 
MEN ENCO.MI.^STICON.  1  \  la  suite  de  ce  poi^mt  (pp.  ■^3-36)  il  y  a  quelques  hymnes  du  mime  autcur. 
puis.  f.  37  recto  :  Helias  capreolus  Augurtino  Aemylin.  S.P.D.  |  ,  au  verso  un  épilogue  du  typographe  et 
limpressum  citc. 

Bel  exemplaire.  avec  témoins. 

102.  Vegius,  Maffeus,  Laudenlls.  ([  Mafei  uegii  laudenfis  dialogus  ueritatis 
&  philalites  ad  eullachiù  |  fratrem.  Incipit  feliciter  Philalites.  |  (A  la  fin  :) 
C  Impreffuni  Brixiae  per  Bernardinum  de  milìntis  de.  Papia  anno.  | 
M.cccclxxxxvi.  die.  xii.  Maii.  '  (1496)  in  4."  Avec  une  init.  s.  fond  noir. 

Br.  [Hain    15930].  20. — 

6  fif.  n.  eh.  (sign.  a)  Caract.  ronds  ;  40-42  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  immcdiatement  sous  l'intitulc  citc  au  recto  du  prem.  f.  (al  :  i  Q)  Vjenam  es  tu  mnr- 
talium  :  qua?  per  uafta  hxc  mon  |  tium  ....  Il  finit  au  verso  du  f.  (ì.  cn  bas  :  ]  mus.  Verilas  Atqj  ego  te 
fequor  libens.  Finis.  ]  Puis  Timpressum. 

Bel  exemplaire  dune  impression  rare. 

Arundus  de  Arundis.  (1500?) 
(Seule    impression) 

103.  Capreolus,  Helias.  Ictus.  Brix.  Chronica  de  rebus  Brixianonim.  (A  la 
fin  :)  OP\S  BRIXI.VH  DILIGEXTER  I.MPRESSV.M  1  PER  ARNXDVM  DE 
ARVNDIS  HORTA  [  TV  ET  A\'SPITIO  CLARISSIMl.  D.  D.  FRANCISCI 
BRAGADIXI  \R-  BIS  ET  AGRI  PRAETORIS  !  IVSTICIA,  PIETATE,  ET 
I  SAPIEXTIA    IXTE  [  GERRl.MI.  \  CV.M    PRIVILEGIO  |  S.  d.    (ca.   1500) 

in  fol.  Avec  un  beau  frontisp.,  une  grande  carte  géograph.  et  plus,  belles 

init.  s.  fond  noir.  D.-veau  [Hain  4408].  200. — 

10  ff.  n.  eh.  et  74  ff.  (chilTrcs  I-LXXIII)  (sign.  —,  A-N).  Caracti;rcs  ronds  ;  .(1  lignes  par  page. 

Sur  le  recto  du  prem.  f.  on  voit  une  belle  gravure  occupant   la  page  entière.  un  autel.  avec  l'inscriplion 


BRESCIA  —  CAMERINO  —  CASTEL  CORTESIO  69 

__  Fr.ceni. 

(gravée):    VRBIS  |   BRIXIAE  |   CRATISSIMAE  |  PATRIAE  |  MONVMENTV  |  AETERNITATI  [  SACRVM.  | 

V.  S.  L.  M.  I  En  haut,  deux  enfants  lenant  les  armes  de  la  ville  de  Brescia,  en  bas  un  paon.  Sur  le  verso 
du  prem.  et  le  redo  du  2.  f,  il  y  a  ia  belle  carte  du  districi  de  Brescia.  Le  verso  du  f.  2  est  blanc  ;  fol.  3, 
recto  :  C  Index  eorum  :  qua;  precipua  in  hoc  opere  per  chartas  conttnenlur.  |  fol.  8,  verso  :  Correctìones 
eorum  buie  operi  admifforum.  I  fol.  (j.  verso,  1.  13  :  Rondus  Brix.  Ad  Lectorem.  |  (7  lignes)  Le  recto  du 
fol.  10  est  blanc.  sur  le  verso  :  C.  Baptiftae  Mant.  Carmelitx  poetre  celeberr.  in  Helife  |  Capreoli  de  rebus 
Brix.  Chronica.  |  (poòme  de  ih  lignes)  puis  un  petit  index**  des  autorìtés.  En  tòte  du  f.  I  :  HELIAE  CAPREOLI 
IN  CHRONICA  DE  REBVS  BRIXIA  \  NORVM  AD.  S.  P.  Q..  BRIXIANVM  PROOEMIVM.  ]  Le  teMc  com- 
mence  au  recto  du  f.  II    et  se  finit  au  verso  du  f.  LXXIII,  sutvi  du  petit  régistre  et  de  limpressum. 

(ìuoique  Maittaire,  Orlandi  et  Hain  mentìonnent  ce  volume  extrémement  rare,  il  ne  peut  pas  ètre  mis  enlre 
les  incunables,  comme  le  remarque  Audlffredi.  En  efFet,  à  la  fin  de  sa  chronìque  lauteur  racconte  des  faits 
arrivés  en  octobre  1501.  Lexemplaire  de  la  Bibliot.  Casanatense  qua  décril  M.  Audiffredì,  manque  du  fron- 
tispice  et  de  la  carte  et  nous  sommcs  de  ropìnlnn  quii  y  aura  bien  peu  d'exemplaircs  complets.  —  Au 
f.   LXXI  se  trouve  une  relation  sur  le  «  morbus  gallicus  »i. 

Bel  exemplaire,  fort  bien  conserve,  mai-^  un  pcu  court  de  marges  ;  la  carte  et  le  frontlspice  pourtant  ne 
sont  pas  trop  rognés.  Q.uelques  nolules  manuscr. 

Sans  nom  de  l'imprimeur. 

104.  Sabellicus,  Marc.  Ant.  Coccius.  Opera.  S.  I.  ni  d.  [Brixiae,  circa 
1490]  in  fol.  cart.  30. — 

138  ff.  eh.  (i-i3(->)  (sign.  a-y)  Caractères  ronds  :  51  lignes  par  page. 

Le  titre.  au  recto  du  prem.  f.  :  OPERA  MAR.  ANT.  SABELLICI  :  Q_.  VAE  (sic)  I  HOC  VOLVMINE  CON- 
TINENTVR.  I  Epiftolarum  familiarium  :  libri  .xii.  ]  Orationes  .xìi.  |  De  fitu  Venetie  urbis  :  libri  tres.  |  De 
Venetis  magìftratibus  :  liber  unus.  |  De  praetoris  officio  :  liber  unus.  [  De  reparatione  latinse  linguce  :  libri 
duo.  I  De  officio  fcribae  :  liber  unus.  |  De  Vetuftate  Aquileiae  :  libri  fex.  Poemata.  1  ....  GRATIA  ET 
PRIVILEGIO.  I  Sur  le  verso  du  titre  on  trouve  l'épìtre  dédicatoire  :  MARCVS  ANTONINVS.  MAR  :  ANTO. 
MAVROCENO  :  EQVITI  AVRATO  |  CLARISSIMO.  I  Le  texte  commence  à  la  tètè  du  f.  2.  :  G  M.  ANTONII 
SABELLICI  FAMILIARIVM  EPISTOLARVM.  LIBER  |  PRIMVS.  |  et  il  fìnit  au  verso  du  f.  136  :  FINIS  DE 
VETVSTATE  AQ,VILEIAE.  |  puts  deux  épigrammes  de  Io.  Petrus  Valerìanus  Bellunensis.  —  Notre  exem- 
plaire   ne    contieni  que  les  ceuvres  en  prose  ;  les  poe'sies  manquent. 

Edition  tout  à  fait  inconnue  à  MM.  Hain  et  Graesse  ;  celui-ci  ne  cite  quune  òdìtion  des  ceuvres.  de 
1560.  (4  vols.  in  fol.; 

Bel  exemplaire  ;   les  dern.  fl".   sont  peu  piqucs  de  vers  et  raccommodés. 

CAMERINO  (1523). 

105.  Perbenedetti,  Andrea,  Vesc.  di  Venosa.  Rappresentatione  sacra  della 
vita  et  martirio  del  glorioso  martire  S.  Venantio  da  Camerino,  ridotta  in 
atto  recitabile  senza  martiri]  apparenti.  In  Camerino,  appr.  Frane.  Gioiosi, 
1617.  in  4.°  Avec  une  fig.  grav.  s.  b.  s.  le  titre.  Cart.  25.— 

I  ff.  n.  eh-,  18S  pp.  Caract.  ital.  Pièce  théàtrale  fort  rare,  en  prose,  par  laquelle  lauteur  voulut  réformer 
les  anciens  u  mystérés  populaires  "  (Rappresentazioni  sacre)  Le  bois  ornementé  s.  le  titre  représente  le  Saint, 
et,  à  ses  còtés,  les  armes  de  la  ville  de  Camerino  et  de  l'évèque  de  Venosa. 

*  CASTEL  CORTESIO  (15 io). 

(Seule  impressioni. 

106.  Cortesius,  Paulus.  De  cardinalatu  libri  111.  (A  la  tin  :)  ([  Finis  trium 
librorum  de  Cardinalatu  ad  lulium  Secundum  j  Pont.  Max.  Per  Paulum 
Corteluim  Protonotarium  |  x\poltolicum,  quos  Symeon  Nicolai  Nardi  |  Se- 
nenlìs  alias  Rufus  Calchographus  im-  {  primebat  in  Caftro  Corteiio,  Die  | 
decimaquinta  Nouembris.  M.  |  cccccx.  Pontifìcatus  |  eiufdem  S.  D.  N.  |  Papas 

lulii  An-  I  no  Octa-  j  uo  j-    ]  (1510)  in   fol.  Vél.  250. — 

246  ff..  desquels  les  ff.  3,  sS,  103,  123.  I41,  152,  182,  211,  238  sont  blancs.  les  ff.  bl.  123  et  182  man- 
queront  dans  tous  les  exemplaires.  A  l'e-^ception  des  12  ff,  prél.  et  d'un  petit   glossaire  à  la  fin  (8  ff.)  les 


70  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cenl. 


ff.  som  chiffrés,  mais  très  mal  ;  le  dernier  porle  le  nro.  CCXLII.  Les  cahiers  som  fon  irrcgulicrs  ;  il  y  en 
a  de  2  jusqu'à  26  ff.  Gros  et  beaux  caract.  ronds.  L'ouvrage  est  précède  d'une  lettre  de  Raphael  Volater- 
ranus  au  Pape,  d'une  autre  de  Sevcrus  Placeminus  Cistercicnsis  et  d'une  troisième  de  Vincentinus  Maynardus 
Gcminianensis  Or.  Frac,  adressées  à  Lactantius  Cortcsius.  frèrc  de  l'auteur.  Suit,  après  un  f.  bl.,  la  table 
et  le  régistrc  (8  ff.)  et  le  «  Prommium  "  de  l'auteur.  L'ouvrage  lui-mcme  est  divise  cn  3  livres  :  I.  ethicus 
et  contemplativus.  II.  oeconomicus.  III.  polilicus.  C'est  un  documcnt  aussi  importam  quc  peu  connu.  pour 
Ihisloirc  politique  et  ecclésiastiquc  du  XVI"  sièclc.  L'auteur.  cvcquc  d'Urbino,  y  parìe  du  luxe  et  de  la 
corruplion  de  la  cour  de  Rome,  comme  si  c'élait  la  chose  la  plus  nalurelle  du  monde  :  parfois  seulement 
il  exhorte  ies  prélals  de  ne  pas  passer  les  borncs.  C'est  bien  caractcristique.  qu'il  traile,  dans  le  chapitre 
de  la  cuisine,  des  poisons  et  de  leurs  effels,  toutefois  en  conseillanl  aux  cardinaux,  de  ne  s'en  servir  pour 
se  débarras,ser  de  leurs  ennemis  '.  Nombreux  eiemples  puisés  de  l'hisloire  des  dernicrs  siécles  ser\enl  à  il- 
luslrer  les  remarques.  Bcaucoup  de  ces  anecdoles  ont  rapport  au  roi  Malthias  Con-inus.  aux  rois  de 
Polognc  eie.  —  Le  curieux  volume  est.  en  mème  temps,  le  seul  livre  imprimé  dans  la  typographie  que 
l'auteur  fit  élablir  dans  son  chàteau  de  Cortesio,  près  de  San  Gimignano  (Toscane).  Il  mourul  en  1510, 
peu  de  lemps  avant  l'achèvemem  de  l'impression. 

Voir  Panzer  VI,  p.  346.  et  la  noie  curieuse  chez  M.  Deschamps.  MM.  Brune!  et  Graesse  ne  le  connais- 
sent  pas.  Superbe  exemplaire  sur  papier  fori,  Irès  grand  de  marges. 

CHIVASSO  (i486). 

(Seule  impression). 

107.  Clavasio,  Angelus  de.  fCarletti].  Incipit  fumma  angelica  |  (A  la  fin  :) 

ImprelTu^  hoc  opus  CiaiiaHìj  Anno  Chrìftia  |  ne  falutìs.  M.cccc.  octuagerimo 
fexto  teri  ]  tio  (sic)  idus  niay.  Felicitar.  Impantibus  In  |  nocentio  octauo  pon- 
tifico maximo  :  t  Ka-  |  rolo  lUuilriillmo.  duce  quìto  fabaudie  pe  |  demon- 
taneqj  regionis.  |  (i486)  in  4.''  Rei.  orig.  d'ais  de  bois'  recouv.  de  veau. 
[Hain   5382]  125.— 

I  f.  bl.  3^3  ff.  n.  eh.  et  2  ff.  bl.  (dont  le  dern.  manque)  Isìgn.  f.  i.  a-z,  A-Z)  53  lignes  et  2  cols.  par 
page, 

Au  redo  du  prem.  f.  (sign.  f  )  :  Epl'a.  F.  Hieronymì  tornieli  lectoris.  Ad  1^.  p-  F.  Angela  de  claualTio 
pnlis  operis  Aucto  |  rem  :  in  qua  orat  eius  Reuerètiam.  vt  ipm  opus  imprimi  faciat  :  propter  talem  ?  tanta  | 
dicli  operis  excellentìam  ?  vtilitatem.  I  Cetle  épìtre  suivie  de  la  réponse  de  l'auteur  finit  au  verso  du  mème 
f.  Au  recto  du  f.  2  :  In  nomine  domìni  noftri  iefu  chrifti.  Amen.  |  Incipit  prologus  ì  fumma  angelica  de 
cafibus  confcientie  per  fratre?  Angelum  de  clauafio  or-  j  dinis  minorum....  Au  verso  du  f.  commencent  les 
tables,  qui  vont  jusqu'au  recto  du  f.  13.  col.  I.  Le  verso  est  blanc.  Le  texie  commence  au  redo  du  f.  ló 
(sign,  a)  sous  limitulc  cité  plus  haut.  U  fìnit  au  recto  du  f.  3S3,  col.  i.  A  la  téle  de  la  col.  2  il  y  a  6 
dìstiques  en  honneur  de  l'ouvrage  et  de  l'auteur:  lacobinus  de  fuigo  de  fando  Germano  hu  |  ius  impref- 
fionis  auctor  ad  leclorcm.  ]  En  bas  l'impressum.  Au  verso:  Regiftrum  huius  operis  |  (à  5  cols.) 

Farmi  les  nombreuses  anciennes  éditions  de  celle  w  Somme  ".  celle  de  Chìvasso  14S6  occupe  le  premier 
rang  et  elle  est  mème  la  seule  à  laquelle  un  attaché  un  grand  prix.  C'est  l'unique  livre  imprimé  au  XV" 
siede  à  Chìvasso,  petite  ville  du  Pìcmont,  par  Giacomo  di  Suigo  da  S.  Germano,  imprimcur  qui  travail- 
lait  dabord  cn  14B5  à  Venise,  cn  i486  à  Chivasso,  de  mH;-*)')  à  Turin.  149')  et  y7  à  Lyon,  et  cnfin,  en 
140^,  de  nouvcau  à  Venise.  —  I3on  exemplaire  avcc  initiales  peinles  en  rouge  et  bleu. 


I 


*CIVIDALE  (1480). 

Gkrardo  di  Lis.v  di   Flaiidria  (1480). 
(Gheraert  van  der  Leyen). 

108.  Platina,  Bartholomaeus.  l'iatyne  De  Honella  Uoluptate  :  ?  Ualitudìe  : 
ad  I  AmplilTimù  ac  Doctiflìmuni.  I).  B.  Rouerellam  |  .S.  Clemètis  Pref  biterù 
Cardinalem.  |  (A  la  fin  :)  Uiri  doctillìmi  Platyne  opufculum  de  obfo-  |  niis: 
ac  de  honefta  voluptate  t  valetudi-  |  ne:  imprelTuj  in  Ciuitate  Aulirle:  |  im- 
penfis  Z  expenlìs  Gerardi  |  de  Flandria.  Uenetiaruj  ]  Duce  Inclito  Io-  |  hannc 


CHIVASSO  —   CIVIDALE  —  CLEVE  —  COLLIO  DI  VAL  TROMPIA  71 

Fr.cent, 

Moceico.  I  -|-Nono  Kalendas  Nouembris.-f-  |  .Nr.cccc'^.lxxx".  |  -J- Laus  Omni- 
potenti  Deo.-}-  |  (1480)  in  4.  Br.   [Hain  *i3052]  I25. — 

93  ff.  et  1  I.  bl.  sans  chìfFres  ni  signatures.  Caractères  gothiques  32  lignes  par  page. 
Le  titre  che  se  trouve  à  la  tcte  du  prem.  f.  immédiatement  suivi  du  commencement  ;  .Liber  Prìmus.  1  (e) 
Rrabùt  t  quidè  vehemèter  Ampliflime  |  Pater  ....  La  fin  se  trouve  au  verso  du  f.  8g  :  i*. Finis. f  |  puis  1"  im- 
pressum.  f.  yo  recto  :  Platyne  de  honefta  voluptale  :  Z  valiludine  ,  libri  primi  capitala.  1  Cct  index  imprimé 
à  2  cols.  finii  au  recto  du  f.  93  ;  Capitulorù  libri  Platine  \  de  obfoniis  £  honefta  vo  1  luptate  ?  valitudie 
finis.  [  Au  verso  du  méme  f.  :  Cartarum  prefentis  operis  legiftrum.  | 

Cette  cdition  est  d'une  rareté  e.\traordÌnaire.  C'est  le  premier  livre  imprimé  dans  la  petite  ville  de  Cìvi- 
dale  en  Friuli.  —  Notre  exemplaire  compiei,  très  grand  de  margee,  n'a  que  bien  peu  soufFert  par  quelques 
taches  d'eau  insignifiantes. 

CLEVE  (1625). 

109.  Barlaeus,  Caspar.  Rerum  per  octennium  in  Brasilia  et  alibi  gestarum 
sub  praefectura  1.  Mauritii  Nassaviae  etc.  comitis  historia.  Edilio  II.  Cui 
access.  Gulichiii  Pisoiiis  tractatus  IV.  Clivis,  Tobias  Silberling,  1660.  in  8" 
Avec  frontisp.,  portrait  de  Maurice,  3  cartes  géograph.,  et  6  planches  grav. 
en  t.-d.  Veau  pi.,  dos  dor.  25. — 

Le  portrait  est  grave  par  C.  van  Dalen  jun.  aprés  Govaert  Flinck.  les  qiiatre  traités  de  Fiso  ont  pour 
objets  le  climat  du  Brésil.  la  canne  k  sucre,  le  miei  sauvage  et  le  manioc.  Une  longue  liste  de  t<  Vocabula 
chilensia  «  (aymarà)  occupe  les  pp.  474-491.  Ouvragc  rare. 

*  COLLIO  DI  VAL  TROMPIA  (1502)  (i). 

I  IO.  Alexander  Gallus.  Doctrinale  cu  |  Comento.  no-  |  uiter  Impffu>.  |  (A  la 
tìn  :)  (E  Collib'  p  Mapheù  de   Fracazinis.  M.cccccij.  |  (1502.)  in  4.°  Avec 


N."  no.  Aie.xander  Caìlits. 


(1)  V.  La  Bibliofilia,  voi.  I,  pp.  35-57. 


z-' 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ccni. 


un  titre  xylographique  et  une  grande  initiale  s.  fond  noir.  Rei.  orig.  d'ais 

de  bois,  dos  en  veau.  i  50.- 

66  ff.  n.  eh.  isign.  a-Ìl  Caracl.  golh..  le  lexte  en  gros  caract.  entourc  et  entremèlc  «iu  commcntaire  ci 
des  notes. 

Le  recto  du  prem.  f.  porte  le  titre.  gres  bois  irrégulier  exécutc  en  caract.  golh.  sur  fond  noir,  h.  120. 
I.  Ili  mm.  Ce  bois  parait.  commc  la  lettre  initiale  S  du  f.  aìj  grave  par  la  main  inexperte  de  l'imprìmeur 
lui-mème.  Le  verso  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  recto  du  scc.  f.  laijl  en  haut  ;  C  Opus  Alexandri  gramma- 
tici prò  eruditione  pue-  ]  rorum  Incipit.  |  Au  recto  du  f.  6ò,  en  bas  limpressum.  suivi  du  petit  régistre. 
Le  verso  est  blanc. 

On  connaissait  jusqu'à  présent  seulement  irois  livres  imprimés  à  Colle  di  V'j/  Irompu,  prcs  de  Brescia. 
par  .\hffio  Fraca^inì.  dans  les  années  1503.  1510  et  1316.  Il  est  plus  que  probable  que  celui-ci.  le  Doc- 
trinale  de  1502,  soit  le  premier  quii  ait  imprimé,  certaineraeni  pour  les  besoins  d'un  petit  licéc.  Gomme 
tous  les  livres  d'école  de  cette  epoque  là.  il  est  extrèmement  rare  maintcnant  et.  de  plus,  tout  à  fait  in- 
connu  aux  bibliographes. 

L'exemplaire  est  peu  piqué  de  vcrs  au  commencement  et  Icgèrement  tachc  d'cau  aux  coins  infcrieurs.  Il 
est  cependant  compiei  et  relativemcni  bien  conseive.  sans  traits  de  piume  et  auircs  barbouillagcs. 


COMO  (1474)- 


III.  Vitruvius  Pollio,  L.  DI  |  Lucio  |  Vitruuio  |  Pollione  de  [  Architectura 
Li-  ,  bri  Dece  traducti  de  |  hitino  in  \'ulgare  affi-  |  gurati  :  Còmentati  :  & 
con  [  mirando    ordine   Intigniti  :....  (A  la  fin  :)    C  Q^i  finifTe  Lopera  pne- 

clara  de  Lucio  ^'it^uuio  Pol- 
lione de  Architectura  traducta 
de  latino  i  uulgare;  |  Hillo- 
riata  e  Còmentata  a  le  fpefe 
e  Inllantia  del  Magnifico.  D. 
.\ugufiino  Gallo  C^itadinoCo- 
menfe  e  Regio  Referendario 
in  epfa  Citate  :  e  del  nobile. 
D.    Aluillo    da  Pirouano  Pa- 

tricio  I  Milanefe  : e  Im  | 

preffanelama-na  &  delecteuole 
t'itale  de  (3omo  p  Magiflro 
Gotardo  da  Potè  Citadino  Mi- 
la I  nefe:  ne  lanno  del  nro  Si- 
gnore lefu  Chri  I  ftoM.D.XXI. 

XV.  mèfis  lulii (1521)  gr. 

in  fol.  Avec  un  grand  nom- 
bre    de    niagnifiques    figures 


N." 


Ili     l'i/nivius  Follia,  L. 
grav.  s.  b..  d'initiales  tìg.  et   2   niarques  typographiques.  D.-bas 


I  2  T  .  — 


S  ff.  n.  eh..  CLXXXIH  ff.  eh.  el  I  f.  n.  eh.  pour  les  errata  el  le  eolophon.  il.  Cicognan  (tiro.  69HI 
donne  une  deseription  (rès  soigneuse  de  cene  édition  maj^nifìquc.  doni  les  exeinplaires  bien  eonservés  sonr 
de  la  plus  grande  rarclé. 

La  traduction  et  le  eommentaire  furent  cotnmcncès  par  Ccsirc  O'sjrjiio  (ou  CdesjrUtto\  et.  après  son 
départ  de  Como,  achcves  et  revus  par  le  celebre  Benedetto  Gtovio  et  l'architccle  M^iuro  Bono  de  Bergamo, 
commc  nous  apprenons  du  colophon  curieu.x.  Farmi  les  ladies  figures,  dans  Icsquelles  se  volt  encore  l'in- 
flucncc  des  stylcs  golhlquc  et  lombard.  il  y  a  un  ancien  pian  et  des  vucs  du  dòme  de  Mìlan.  Outre  les  nom- 
breux  plans  d'édificcs  etc.  le  voi.  contieni,  f.  XLVI,  une  carte  d'Italie. 

Fort  bel  excmplaire  grand  de  margcs,  sans  taehes.  Le  prem.  et  le  dern.  IT.  legerement  raccommodé». 


COMO  --  CREMONA 


73 


Fr.cent. 


CREMONA  (1472). 

Bernardino  Misinta  e  Cesare  da  Pakma  (1492). 

112.  Dio  Chrysostomus.  C  Dionis  Chril'ortomi  Pmienfis  philofophi  ad 
llienfes  Ilii  captiuita-  |  tem  non  fiiiffe.  |  (À  la  fin:)  IngeniolìfTimi  &  Dili- 
gentillìmi  chalcographi  Bernardini  de  milintis  |  Papienfis  opera  :  una  cum 


Idea  aoJffnuCAl  ARCMmCTONlCAE  AB  ICWNOQKAPHIA  SVMrTAVTPrJOMVSSlftAJ  POSJWT 
m  ORIHOOnAPHLAM  AC  SCAZNOOAAPHIAM  P£ADVCEBE  OMNEI  <TJASO/Nqy«  uj-(Ea3.NO« 
SOIW  AD  COCINI  CTNrB\'M  -  5EJ>  <rAE  *  TBjeoNO  ET  QVADAATO  A^T  ALIO  (^OVISMODO 
PERVE^DV>^■  POiJINT  SWM  WABEAE  BESPONSWl  .  y^/M  PER  EVTVTHMLAJ^  PBOPOR.^ 
TIOt^ATAM  qWrrvM  tTlAM-S  SYMJ^ETPtAE  QVAKTITATEM  ORDINAR1A.M  AC  PEB, 
OPlAiS  DECOP-ATIONIM  O  STENDERE  ■  V7  l  ETlAMHEC  QVAE  A  GÈ  P  M  A>JtCO  M  OAE  PEJP/E' 
MTVMT    OcrTRLBVTl.TVA  PENE    qVEM  a  DM0D\'>1     IACAA     CATMEDICAÌ.IJ  AlIJtJ  MIDIOUKNI 

PAILT-rM^-*  r*  Mfc  C  »  C.  A-^f^Vl.  ^.  C  .  AC   Ai  .  D  » 


N.°  III.    Vi/ritvius  Poi/io,  L. 


Cefare  Parmenfe  Dion  Chrifoftomus  Pru  |  fenfis  in  lucem  elegans  :  fplen- 
dens  :  &  integer  :  rediit  Cremona.  Impref-  |  fus  :  Anno  ab  incarnatione 
facratilTime  uirginis.  1492.  undecimo  Ca-  1  lendas  Auguftas.  \  in  4.°  Avec 
une  belle  initiale   s.  fond    noir.    Cart.    [Hain  *6 1 84] 

I    I.  hi.  (manquel  et   19  IT.  n.  eh.  (sign.  a-c)  Caract.  ronds;    ((i-}^  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (a  2)  Francifcus  Philelphus  uiro  claridìmo  Leonardo  .^retino.  Salu  ]  tem  plurimam 
dicit.  I  Lintitulé  se  voit  au  verso  du  sec.  f.  et  la  fin  du  texte  au  recto  du  f.  18  :  C  Laus.  Deo.  Finis.  |  .\u 
verso  :  C  Nicolaus  lucarus  :  Borfio  cauitello  :  Patritio  Cremonenfi  :  uiro  |  RarilTimo  :  Salutem.  |  F.  19.  recto, 
1.  7  :  G  Petri  marie  Camarini  Papienfis  Decafticon.  Ad  Lectorem.  |  Puis  l'impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Petit  livre  fort  rare,  le  troisicme  qui  fut  imprimé  à  Cremona  (voir  AudilTredi.  p.  222),  —  Très  bel  e\cm- 
plaire  bien  conserve. 


SO. 


74  MON'UMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cenl. 

I  iS- Petrarca,  Francesco.  C  Francifci  Petrarca-  poets  oratoril'qj.  ClarilTìmi 
de  Remediis  utriulq;  fortu  \  nx  :  ad  Azonem.  Liber  primus.  Incipit,  j  (A 
la  fin  :)  ([  Accipe  tandem  candidiffime  lector  Diuinum  Francifci  Petrarca  : 
opus  j  Nicolai  lugari  Iduftria  follerti  Nitidilìimù  :  Bernardini,  del  milìntis 
Papièlìs  ac  Csfaris  Parmenlìs  fociorum  diligenti  opera.  ImprelTum  Cre- 
monae.  Anno  ]  Incarnationis  diìice.  1492.  die.  17.  mentis  Nouembris,  ]  in 
fol.  Avec  une  magnifique  initiale  et  la  marque  typogr.  [Hain  *  12793]  60. — 

1  f.  bl.  (manque),  lb(  ff.  n.  eh..  I  f.  bl.  (sign.  I.  a-z.  A-C)  avec  des  rcd.  Bcaux  caractcres  ronds  :  43-45 
ligncs  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (sign.  2)  C  Tabula  Rubricarum  pracedentis  libri.  &  e.  |  —  Au  verso  du  3*  f .  :  G 
Explicit  Tabula.  Liber  fecùdus.  d.  Fra,  Pelrarcx  de  remediis  uttiufqj  (sic)  fortuna.  I  A  la  lete  du  f.  a  ;  C  Ad 
magnificum  fplendidiflirouraqj  uirum  MarchiGnum  Hangham  :  Ducalem  Se  [  cretarium  Nicolai  lucari  Cremo- 
nenlis  Epiftola.  1  —  Le  lexte  coramence  par  le  tilre  citè  à  la  lete  du  f.  sign.  a2,  et  la  souscriplion  se  lit  au 
verso  du  dern.  f.  suivie  de  la  marque  typogr. 

C'est  la  seconde  édition  de  l'opus  dìvimttn  de  remediis  qui  diffère  absolutement  de  celle  que  nous  connais- 
sons  sous  le  titre  du  Liber  de  remediis  et  qui  a  .\drien  Le  Chartreux  pour  autcur.  —  Audiffrcdi.  II.  p.  223  ; 
«  Caracter  Romanus  est.  valdeque  pulcher.  et  editio  inter  praestantiores  saeculi  XV.  iure  haberi  potest.  »  — 
Bel  exemplaire  bien  conser^'é. 

Carlo  de' D.\rlieri  (1495-1500). 

1 14.  Applanus,  Constantius.  SOLILOQ.VIA  1  ABBATI  !  S  |  .5.  |  (À  la  fin:) 
Opus  insigne  ;  ac  prope  Angelicum  Reuerendi  |  P.  D.  Conflantii  Appiani 
Mediolanensis  ]  Canonici  Regularis  facne  pagime  a-  |  cutiflìmi  interpretis 
imprelTuj  ]  exactilTìma  opa  :  itudioq^  |  exqfitiilimo  Cha-  |  roli  de  Darle-  | 
riis  Cre  |  mo  ]  nenl'is  imprefforis  |  Egregii  i  inclita  urbe  Cre  |  mona  Anno 
Domini  .\Iillefi  j  mo  quadringentefinio  nonagelìmo  |  sexto  quarto  nonas 
octobres  fceliciter  explicit  :  |  Imperante  uero  fauftillìmo  ac  Sapi  j  entillìnio 
Ludouico  Sfor.  An  |  glo  .Mediolani  Duce.  |  anno  faelicilTimi  |  principatus  ! 
eius  fé  i  cun  ]  do  |  j  [  (1496)  in  4.°  Avec  la    marque    typograph.  s.  fond 

noir.  Vél.  [Hain  '13 13]  125. — 

12  ff.  n.  eh..   iSo  ff.  eh-,  1-17Ó  (sig.  a-z.  &,  o,  li,  .\-L)  Beaux  caract.  ronds.  2S  lignes  par  page. 

L'intitulé  cité  se  lit  au  recto  du  prem.  f.,  dont  le  verso  est  blanc.  f.  2,  recto  :  Ad  Reuerendinimum  &  II- 
lullrìllìraum  Patrem  :  ac  1  Domìnum.  D.  Afcanium  Ma.  Sfor.  Vicecomitcm  facro  [  fancta;  Ro.  Ecclefìs  diaconù  Car- 
dinalem  :  ac  uicecancel-  1  larium  digniflimuj  Protectoremq ;  obferuandiiTìmum  |  Conflanlius  Applanus  Mediola- 
nenlis,  Canonicus  Re  |  gularis  feruulus  falutè  :  et  fyncers  obcdientia:  affectù.  |  Au  verso  du  3*  f.  :  Petri 
Cremonenlis.  Canonici  Regularis.  |  Epigràma  in  auctoris  Benemeriti  |  còmendationem  excellentilTimam.  |  (l6 
lignes)  A  la  page  opposée  :  Ad  Rcuerendum.  P.  Conftantiu;  Canonicum  Re  |  gularè  sancii  Petri  de  pado 
Cremona:  Abbate  uirù  eru-  |  ditionis  :  ac  fanctitatìs  ajs^^iTiltov  (sic)  Nicolai  lugari  ju-nlf  t!c.  |  .\u  recto  du  f. 
a  v  :  Elcuthcrius  Cremoncnfis.  Canonicus  [  Regularis  Lcctori.  S.  D.  |  Le  verso  est  blanc.  f.  a  vi  recto  : 
tìxc  tabula  continct  aliquol  diffìcultates  1  in  uolumine  declaratas.  j  Le  redo  du  II*  f.  est  blanc;  au  verso  : 
Bartholomxus  Pe.ronius  Cremoncnfis.  [  ipoéme  de  iti  lignes).  .\u  recto  du  prem.  f.  eh.  (sig.  b);  SOLILO- 
(ÌVIORVM  LIBER  CONSTAMI  TU  APPLANI  MEDIOLANENSIS  CANO  |  NICI  REGVLARIS:  IN  Q.VO 
COLLOCV  I  TORES  SVNT  |  CONSTANTIVS:  Et  ANI  1  MVS.  DEHVMANI  ARBITRII  LIBER-  |  TATE  ET 
POTEST.VfE.  I  Le  icxte  finii  au  verso  du  f.  L  Q  (eh.  177),  suivi  du  petit  régistrc.  Les  2  ff.  suiv.  (eh.  17S  et 
175)  conticnnent  quelques  pièccs  en  prose  et  en  vers  de  l'auleur  et  d'Eleulherios  et  la  marque  typogr.  Au 
recto  du  dern.  f.  l' impressum  cité,  au  vcr^o  :  DE  HVMANI  ARBITRII  LI  |  BERTATE  ET  POTESTATE 
SGELILO  I  QVIORVM  |  LIBE  |  R  |  ;  1 

Bel  exemplaire  d'un  incunable  rare  et  peu  connu. 

1 15.  Barbarus,  Hermolaus.  Cartigationes  Hermolai  in  Plinium  caftigatilTi- 
ma-  :  quum  \'ix  poli  Roinanas  :  csteris  tamen  |  adhuc  imprefTis  :  uel  ab 
opicis  I  quidem  non    poilha  |  bendie.  |  (À   la    fin  :)....    Cremona   p    chal-  | 


CREMONA 


75 


cographù  Carolum  a  Darleriis  ciuè  Cremonèfem  Ca-  |  racteribus  teneis 
ImprelTa.  Impante  fauftiffimo  |  ac  SapiètifTimo  Ludouico  Sfor.  Viceco.  1 
Mediolani  Duce,  anno  fcElicifTimi  |  piìcipatus  eius  prìo  :  A  Natali  [  uero 
redèptoris  nfi  Xpi.  |  MCCCClxxxxv.  |  iii  nonas  méf.  I  Apriles.  |  (1495)  in 
fol.  Cart.   [Hain  "2423] 

125  ff.  n.  eh.,    I   f.  bl.  et  34  ff.  n.  eh.  (Sign.  a-r.  aa-ff.)  Beaux   caractcres    ronds  ;   5^-50  lignes  par  page. 

Sur  le  recto  du  prem.  f.  on  vnit  le  tìtre,  et,  au-Jcssous  :  Auguftini  Grandis  Epigramma  de  opere  :  |  (H 
lignes)  Le  verso  est  blanc.  f.  2,  recto  ;  Hermolai  Parbari  Patricii  Veneti.  P.  Aquileienfis  in  Caftigationcs 
Plinianas  ad  Alexandrum  fextù  |  Pontificem  maximum  prsefatio.  |  Le  texte  commence  au  f.  3  recto  :  Caftiga- 
tiones  PlinianK  Hermolai  Barbari  Aquileienfis  Pontificis.  |  f.  125,  recto:  Finis  Caftigationum  Plinianarum 
Hermolai  Barbari.  Ad  Laudem  Dei  Omnipontis.  (sic)  |  Le  verso  est  blanc,  de  mème  que  le  f.  suiv.  Puis  (f.  aa, 
recto]:  Hermolai  Barbari  in  Plinianas  Caftigationcs  Secundas  ad  Alexandrum  Sextum  pont.  Max.  ]  Praefatio.  | 
Au  recto  du  dern.  f.  (3+):  FINIS  |  puis  le  colophon  :  Habetis  humanarum  artium  cultore»  càdidiirimi  :  Pli- 
nianK  maieftatis  ueluti  purilVimum  fi-  |  mulacrum  ab  Hermolao  Barbaro  Veneto  patricio  Patriarcha  Aqui- 
leièli  noftriq;  fa:  |  culi  uiro  Celeberrimo  Lucubratum  opus:  Habetis  item  ajditionè  in  Plinium  |  fecunda.  Iti 
emendationem  in  Melam  Pomponiiì  Item  obfcuras  cum  [  expofiiiSibqs  fuis  uoces  in  Pliniano  Codice  Crcmonx 
p  chal-  I  cographiì  etc.  .  .  Au  dessous  le  petit  régistre.  Le  verso  est  blanc. 

Belle  édition.  Exemplaire  bien  consen'é. 

Ermolao  Barbaro,  noble  vénitien,  fut  ambassadeur  de  la  rcpublique  auprès  les  empereurs  Frédéric  III  et 
Maximilien  et  le  pape  Innocentius  VIII,  qui  le  fil  patriarque  d'Aquileja.  Le  sénat  vénitien  par  certaines 
jalousies  envers  le  pape,  Texilia  de  sa  patrie.  Cet  exile  lui  procura  les  loisirs  pour  ses  titudes  savantes  sur 
rhistoire  nalurelle  des  anciens.  Il  mourut  de  la  peste,  en  1493,  àgé  de  3q  ans. 

1 16.  Breviarium  Romanum.  In  nomine  domini:  Amen.  Incipit  orde  j  bre- 

Sd  bonoìcm:!audcm:  glojiam  ?  mltatio» 
ncm  od  omnipotcntis  patrie  filij  7  fpiritus  fan 
cti:  glonofiflrime  matris  riufdcm  Domini  noftrs 
icfu  cb2ifìi:fanct02um  7  fanctaruj  omniuni:accfl 
pitc  vcncrabililTim!  faccrdotcs  bzcuiarió  ve  ca/ 
mera  ad  vfum  romannm.-inllir  q:cmplari5  coj 
rcctilTimi  maxima  cu  Diligctia  impìeltumr-Crc:/ 
mone  per  iCarolum  dc  x)2T\er\}eMnno  MntU 
fere  incarnaJióis  Dm  ^illefimoquadringctc^ 
Omo  nonageftmoinono  p2idi^  no\m  Spiife, 
Xaua  Dco, 


Fr.cent. 


75- 


N."  II 6.  Breviarium  Romanum. 


Fr  ceni. 


76  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

uiarij  f'm  confuetudinem  romane  curie.  In  |  primo  labhato  de  aduentu  ad 
vefpos.  Capl'm.  |  (A  la  fin  :)  Ad  honorem  :  laudem  :  gloriam  Z  exaltatio-  | 
nem  dei  omnipotentis  patris  fili)  t  fpiritus  fan  ;  cti  :  gloriofidìme  matris 
eiiifdem  domini  noflri  |  iefu  chrifti  :  fanctorum  t  Ainctaruj  omnium:  acci  | 
pite  venerabilillìmi  facerdotes  breuiariù  de  ca-  |  mera  ad  vfum  romanum  : 
inftar  exemplaris  cor  |  rectilTimi  maxima  cu  diligètia  imprelTum  :  Cre-  [ 
mone  per  Carolum  de  darlerijs.  Anno  faluti-  ;  fere  incarnatiòis  diìi  Mille- 
fimo  quadringète-  |  lìmo  nonagefmio  :  nono  pridie  nonas  Aprilis.  ,  Laus 
djo.  I  (1490.)  in  fol.  Avec  la  marque  typograph.  \'ea.u  pi.  ornem.  à  froid. 
(Rei.  fatiguée).  400. 

128,  138  et  26  ff.  eh.  (sign  A-N.  .\A-PP,  aa-cc)  Beaux  caract.  goth..rouges  et  noirs  ;  jj  lignes  el  2  cols. 
p.  page.  La  paginatìon  se  trouve  dans  les  coìns  ìnférieurs  des  signatures. 

Le  lexte  commence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'ìntitulé  cité  :  []  Ratres  :  Scientes  quia  hora  cft  ià  nos  de 

(ora  I  no    furgerc  :....  Au  recto  du  f  sign.  A.\  :  Incipit  proprium  de  fanctis  per  anni  circu-  |  luj Au  recto 

du  f.  sign.  aa  :  Incipit  eòe  feònij L'impressum  se  trouve  au  verso  du  f.  26  (ce  lo)  suivi  de  la  marque 

typographique  imprìmée  en  rouge. 

II  est  curieux  de  voir  que  les  ff.  33  el  56  (F.  3  et  6)  soient  imprimés  en  caraetères  beaucoup  plus  gros  que 
le  reste.  Ce  bréviaire  parait  ótre  reste  inconnu.  jusqu'à  présent.  à  tous  les  biblìographes  ;  il  est  sans  doute 
d'une  rareté  tout  exceptionnelle.  Les  premiers  30  ff.  ont  souffert  d'bumidité  au.x  marges  ;  au  reste  bel  exem- 
plaire  grand  de  marges. 

*  CUNEO  (1507). 

1 17.  Albertanus  Causidicus.   Albertani   moralilTìnii    opus  de  lo-  |  quédi  ac 

tacendi   modo  :   nec  nò  2:  '  d'    qua   plurimis    notitu    digniffi  |  mis Cu 

gratia  et  priuilegio  excel-  |  lentinimi  ducis  fabaudie.  |  (A  la  fin:)  ImprelTum 
Cuneij  per  Magi-  1  ftrum  Viotù  de  dulcis.  Anno  j  i  507  die  4  Decembris.  1 
FINIS.  I  in  fol.  Avec  une  belle  fig.  gravée  s.  bois  et  beauc.  de  belles  ini- 
tiales  s.  fond  noir.  Vél.  150. 

3  £f.  n.  eh.  I  f.  bl.  (manque)  5l  ff.  eh.  et  i  f.  bl,  (manque).  Caract.  golh.;  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  tilre  en  gros  caract.,  impr.  en  rouge.  Au  verso  une  petite  preface  et  un  bois  un  peu 
grossièrement  ombre,  60  s.  123  mm..  ìmitatìon  de  celui  qui  est  reproduit  à  la  page  34  de  nolre  Cat.  XLIV  ; 
l'auteur  discourantavec  l'empereur  Frédéric.  Suivent  2  ff,  de  table.  Le  lextc  commence  au  recto  du  prem.  f.  eh.: 
CI  Incipit  Liber  Moralismi  Alber-  |  tani  Causìdici  Brixienfis  de  Ora  ]  Sancte  agathe  fuper  modo  loquen-  |  di 
t  tacendi.  |  La  fin  du  texte.   le  petit  régistrc  et  l'impressum  se  trouvent  au  verso  du  f.  61, 

C'est  le  premier  livre  imprimé  à  Cuneo,  ville  du  Piémont,  d'une  rareté  extraordinairc.  L'ìmprimeur 
Viotto  de'  Dolci,  n'en  a  public,  dans  les  années  1507-1510.  que  trois.  (Voir  Deschamps,  col.  384J.  Exemplairc 
fort  bien  conser\'é. 

DEVENTER  (1477). 

Jacob  \.\ì<  Breda  (1487-1500). 

1 1 8.  Niger,  Franciscus.  .\rs  epiflolandi  Fran  |  cifci  nigri  veneti  do  |  ctoris 
clarillinii.  \  (.\  la  tìn  :)  Opufculù  hoc  de  arte  fcribèdi  epl'as  quadi-  |  ligè- 
tilOme  enièdatiì  Charactere  et  impèlìs  la  |  cobi  de  brevda  Impreffuj  eft 
Anno    dflice    incar-  j  natòis.  M.cccc.xciiij.  Vltima    lulij.    Daiiètrie.  |  (1494) 

in  4.°  Avec  une  belle  tig.  grav.  s.  bois  s.  le  titre.  Cart.  (Haiii   '11873I       50. 

xlij  ff.  eh.  (sign.  a-q!  Caract.  gothiques  gros  et  pctils.  37  ligncs  par  page. 

L'inlitulc  citc  se  trouve  à  la  tète  du  prem.  f.  au-dessus  d"un  beau  bois  sur  fond  noir.  97  s.  S4  mm  ;  au 
milieu  le  monogrammc  i7w*.  dans  les  coins  qualrc  médaillons  de  la  grandcur  d'un  écu  avec  Ics  symboics 
des  Evangclistcs.  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  scc.  f.:  Folium  ij  1  C  Ars  elegàtillima  fcribendi  cplas 
Francifci  ni  |  gri  eiufdc  faìliarib'  cpl'is  lucidinìmc  dedaruta  |  ma.ximc  in  gnibus  viginti  infine  p  modum  ta-  | 


I 


CUNEO  —  DEVENTER  —  DORDRECHT  ~  DOUAI  —  EICHSTETT  —  ESSLINGEN  77 


Fr.cenl. 
buie  i'uhiigta.  Ad    qtn    lingulis    qb"    mine    vtìmur  |  l'pès    rediicuntur,  |  Opufculù    fcribendi    Epl'as  |  Francifci 

nigri    incipit   feliciter  |  Francifcus  Niger  Venet'  doctor  clariffimo  viro  lacobo  1  geroldo  Styro   Knitelfeldenfi 

Patauini  Gymnani  Mode  |  ratorì  exce  lièti  (Timo   ac    vtriufq?  .Uutìs    cultori    Felicìtatem.  |  La    fin    du    texle  se 

trouve  au  verso  du  1".  41,  celle  de  la  table  et  rirapressura  à  la  page  opposée.  Le  verso  du  dern.  f.  est  blanc. 

—  Impression   fori  rare;    exeniplalrc  légèrcment  taché  d'cau. 

DORDRECHT  (1581). 

1 1 9.  Blyenburgius,  Datnasus.  Venerum  Blyenburgicarum  sive  Horti  amoiis 
areolae  V,  ad  amicam.    Dordraci,   ex  otf.  Isaaci  Canini,    1600.   5   pties.  et 

une  appendix  en    i    voi.  in  8.°  D.-veau  dorè  aux  armes.  25. — 

Rccueil  estimé  de  poésies  érotiques  néo-latincs. 

DOUAI  (1561). 

120.  Van  der  Haer,  Florentius.  De  initiis  tumultuum  belgicorum  libri  li, 
quib.  eorum  teniporum  historia  continetur,  quae  a  Caroli  V  morte  usque 
ad  ducis  Albani  adventum,  imperante  Margareta  Austria  per  annos  IX  in 
Belgio  extiterunt.  Duaci,  ex  off.  Ioannis  Bogardi,  1587.  in  8."  Dérel.  tr.  dor.    25. — 

Ouvrage  fon  rare. 

EICHSTETT    (1478) 

Michael  Reyser  (1478-94). 

12!.  Auctoritates  Aristotelis.  Autoritates  Arelìotel'  Senece  Bo  |  ecij  Plato- 
nis  Apuley  alfricani.  |  Forphirij  et  Gilberti  porritani.  |  S.  1.  ni  d.  (Eichsteti, 
Michael  Reyser.)  in  4.°  D.-vél.  |Hain  *i92ol  15. — 

4  ff.  s.  eh.  ni  sign.  et  64  if.  eh.  Folio  i    —  Folio  ixiiij.  (sign.  a-i)  Petits  caraet.  goth.;  36  lignes  par  page. 

Pour  la  descrip".  voir  Hain. 

Exemplaire  av.  témoins,  presque  non  rogne.  Les  ff.  20-22  manquent. 

ESSLINGEN  (1474). 

Conrad  Fyner  (1474  —  ca.    1480). 

i22.Gorìchem  Henricus  de.  Ord.  min.  Incipit  tractatus  de  fupfticiofis  qui- 
bui'daj  calibus  ]  compilatus  in  alma  vniverfitate  ftudy  Colonien  per  |  vene- 
rabilem  magifirum  Heinricum  de  Gorichem  fa  |  ere  Theologie  ^ìfelTorem 
eximium.  |  S.  1.  ni  d.  (Esslingae,  Conr.  Fyner,  ca.  1480)  pst.  in  fol.  Cart. 
[Hain  ^7809]  50.^ 

14  ff.  sans  chiffres  ni  signalures.  Gros  caractères  gothiques  ;  31  lignes  par  page. 

L'inlitulé  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.,  immédiatement  suivi  du  commencement  du  texle  :  [  ]    N  Icctione 

nouillìma  veftris f.  6  recto.  Un.  2'5-27  :    Explicit    tractatus    de    fuperfticiofis    quibufdaj  |  cafibus.  Incipit 

tractat'  d'celebratiòe  fello:;.-  |  f.  12  recto,  lin.  4-6:  Explicit  tractatus  cui'  fupra  d"Celebratòe  fé-  |  (forum.  Incipit 
Omelia  beati  lohannis  Crifo-ftomi  dVruce  C  lattone.  1  L'opuscule  finit  au  recto  du  f.  1.  1.  25  :...  in  fccula 
feculorum  Amen.  |  Le  verso  est  blanc. 

Impression  rare  et  curieuse.  Exemplaire  grand  de  marges.  avec  témoins. 

123.  Niger,  Petrus,  ord.  Praed.  Tractatus  contra  perfidos  ludaeos  de  condi- 
tionibus  veri  Messiae.  (À  la  fin  :)  Explicit  tractatus  Ad  ludeo^  pfidiam 
exftirpandam  ofectus  p  fratrem  Petrù  Nigri  Ordinis  pdi  |  cato:}:  Vniueifitatù 
Montifpeffulani  in  francia.  fala  |  mantine  in  hifpania.  friburgenf'ac  Ingelrte- 


Fr.ccnt. 


78  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

tenfis  In  ]  Alamània.  fituata:;.'.  Baccalariù  In  theologia  forma  |  tu  In  lìgua 
hebraica  ^ficientem.  Q.ui  Z  ipo  corrige  |  te  Inprefl'us  ed  p  difcretù  ac 
Induftriù  virù  Conra  \  dum  Fijner  de  gerhufen.    In    Eflingen    Imperiali  | 

Cct         l'ot       fjcn     v.if      bel      6jlet     gimcl    jf:>ct       ^)lcf 
buru      ficchilo  lene 

C        liD       Sf      V    115       2>       O      Jb       ;ì 

I  nun     |nun    |meni         |  memi  lamcb  i  kaf  tcbaf|kaf  t  ciuf   |  |ot 
I  ffin:     )me°    Imfinc        ime"  hfcbi       fcfcbj 

ipl        <n      CO  C3  l       ihne         imc&ij     "J 

I  ^  a  o  b^  ^ ♦ 

qof|     fjJDiql      |c;aL>Kl   |  fct  pf  |  fpf  pz     b.lin  in:  |  5ramccb 

ihne  I        ime'"  I       ifinclimcSio       gutée        jfc6 
CV        l3l  l3l      -f-tp-lf-fp  li:» 

f>  Y  :r  «I  E  y  o 

tjffl        fcl'inl        rea 
jnoUcl  «fcl) 

N.«  123.  Niger,  Petrus.  —  Esslìngen  1475. 

villa,  ac  oplet'  Anno  ab  Incarnacòe  dai  Millelìmo  |  cccclxxv,  die  fexta 
lunij  I  (1475)  pet.  in   fol.   Avec  belles  init.  goth.   Cart.  [Hain  *it885]         300. 

1  f.  bl.  (manqueì  el  49  ff.  s.  eh.  ni  sign,  Caract.  goth.  gros  el  petils,  37  lignes  (des  pelits»  par  page. 

Au  redo  du  prem.  f.:  Ad  Reuerendiflìmù  in  xpo  prem  ac  dominù.  fancle  ecclefie  Ralifpo  \  nenf  Epifcopù. 
Prefaclo  fris  petrl  Nigri.  Ordinìs  pjicalo:}^  In  |  tractalù  3tra  pfidos  ludeos  de  Ddicionib'  veri  mefTie.  t  xpi  ul' 
vncti  I  ex  texiibus  hebraicis,  latino^  elementis  utcuqj  figuratis  afeclù  felici-  j  icr  Incipit  1  Le  texie  finit 
au  verso  du  f.  43.  par  l'impressum  cité.  Au  recto  du  f.  44  :  In  nomnie  (sìc)  domini  amen.  \  Ces  6  ff.  fìnaaux 
contiennent  la  table  les  livres  canonlques  de  Tane,  testamìnt.  Talphabel  hébreux,  les  io  commandemcnts  etc. 
Au  verso  du  f.  49  :  Has  auctoritates  ptcxtis  fubinp  mere  |  iulFi  quib"  vii  poteris  in  locis  fuìs.  ] 

Bel  exemplaire  Jc  ce  volume  fort  rare,  le  premier  livre  qui  contient  caractéres  hébreux. 

FANO  (1502). 

1 24.  Pindarus   Thebanus.    PYNDARVS   de  bello  I  Troiano  |  ASTYANAX 

niaphx'i  I.audenlìs  1  Hpigranimata  quiedam  |  diuerforum  autorù  ]  (A  la  fin  :) 
(L  IniprelTiini  Fani  ab  Hiero  j  nvmo  Soncino  Sexto  Id.  octobris.  M.D.XV.  | 
(1315)   in   8.  \'eau  pi.  noir  richement  dorè  et  ornem.  s.  les  plats  et  le  dos.     20.- 

^o  ff.  n.  eh.  Car.  Itallquc^.  édition  rare  et  importante,  dont  Gràesse  donne  une  critique  trcs  cxaclc. 

125.  Vigerius,  Marcus,  ord.  min.  MARCI  VIGERIl  SAONEN  |  SIS.  SAN. 
MARIAE  TRANS  |  TIBE.  PRAESBI.  CAR.  SENO  |  GALLIEN.  DECA- 
CHORDV.M  1  CHRISTIANVM  IVLIO.  II.  1  PONT.  .M.\X.  DICATV.M.  |  (À 
la  fin  :)  Marci  Vigerli   Saonenfis    ordinis    miiiorum    Titilli    Sanct.-e    .Nlaris 


FANO 


79 


Tranf-  |  tyberim  prefb\ten  Cardi.  Senogalliefl.  Decachordum  Chriflianù 
finit.  I  Quod  Hieronvmus  Soncinus  in  Vrbe  Fani  bis  caracteribus  impreflìt  | 
die  .X.  Augufti.  M.D.VII.  Sacne  Theologis  magiflris  Guido  de  Sancto  [  Leone 
&  Francifco  Armillino  de  Serra  comitum  eiufdem  ordinis  |  Correctoribus.  | 


Fr.cem. 


N."  125.  —   l'igerius,  Marcus. 

[  I  507)  in  fol.  Avec  des  fìgures  magnitìques  grav.  s.  bois,  de  helles  bor- 
dures  etc.  Rei.  250.- 

7  ff.  n.  eh..  I  f.  hi.  CCXLVI  tT.  eh.  et  tahlc  de  U)  ff.  Ce  Volume  fon  rare  imprimé  en  beoux  caractères 
ronds  est  orné  de  lo  figures  sur  bois.  de  la  grartdeur  des  pagea.  et  de  35  petites,  toutes  ayant  rapport  à  la 
vie  de  Jesus-  Christ.  Les  grandes  figures.  de  mème  que  le  frontlspice,  ayant  les  armes  du  cardinal,  sont 
entourées  de  belles  et  larges  bordures  sur  fond  noir,  les  petites  sont  sur  fond  criblé.  —  Superbe  exemplaire. 

Voir  la  reproduction. 

126.  Horologium    arabica.    Kitàbu   salàtu-s-sawà'ì.    (À  la  fin  :)....  wa   hija 
khatama-1-mu'alliniu  gharighùrìjusa  baiti  gharighùrijusa  min  madinati-1-bun- 

duqijjati    khatamat   li   madinati  fàni  tahta    hukmi-1-qudàsati    babà  lahùn 

(Fani,  impressit  màgister  Gregorius  de  Gregoriis  Venetus,  anno  15  14,  die 
martis,  1 2.  septembris,  sedente  papa  Leone  X.)  in  8.°  Avec  plusieurs  ma- 
gnifiques  encadrements.  Vél.  I50.- 


8o  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 


94  (au  lieu  de  ili  ou  120^  fT.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  neskhi  impr.  en  rouge  et  noir,  à  1 2  lignes  par  page. 

L'intitulc  impr.  en  rouge  se  trouve  au  recto  du  prenu  f.;  le  verso  est  blanc.  Le  teNte  commence  au  recto 
du  2.  f..  sous  la  formule  :  Bismi-l-làhi-l-hajji-l-azalì.  Cotte  page  ainsi  que  plusieurs  autres  est  renfermée 
dans  une  charmante  bordure  sur  fond  noir,  dessinie  d'après  un  manusccìt  persan.  Une  autre  bordure,  de 
feuillage  et  d'oiseaux,  est  plùtòt  dans  le  genrc  iulicn.  Le  recto  du  dem.  f.  contient  un  long  colophon,  qui 
nous  enseigne  la  date  de  l'imprcssion.  le  nom  de  l'imprimeur.  etc  lout  en  arabe.  Les  signes  des  voyelles 
ont  ctè  mis  rarement  et  sans  règie. 

C'cst  le  premier  livre  qui  fut  imprimé  en  arabe,  une  traduciion  de  l'horologion  grec,  accommodé  à  l'usage 
de  Rome  (ala  taqsi-r-rumìl.  La  traduc  ion  a  etc  faite  par  un  religieux  maronite,  ce  qui  nous  parati  prouvé 
par  le  grand  nombre  de  syriasmes  qui  se  trouvent  dans  le  texte.  —  Le  typographe  connu  Gregorio  de'  Gregorj 
fut  invite  par  le  pape  lules  II  à  fonder  une  imprimerìe  arabe  à  Fano  ;  de  ses  prcsses  un  seul  livre.  aujourd'hui 
extrèmement  rare,  est  soni.  M.  Brunet  lui  donne  130,  M.  Gracssc  ili  ff.:  notrc  excmplaìre  n'en  a  que  9^. 
Au  reste  Ìl  est  imprimé  sur  papier  ircs  fort  et  bìcn  conser\*c. 

FERRARA  (1471) 

André  Beacfort   (1471-93). 

I  27.  Saladinus  de  Asculo.  Domini  Saladini  de  efculo  Serenitatj  |  principis 
tarenti  phifici  principalis  compè  '  dij  aromatariorum  opus  felicitar  incipit.  | 
(A  la  fin:)  Impreflum  Ferrane  per  prouidum  virum  |  magirtrum  Andream 
gallum.  Anno  do  '  mini.  M.cccc.lxxxviij.  die.  v.°.  memlìs  j  (sic)  Aprilis. 
Laus  deo.  [  (1488)  in  fol.  Vél.  [Hain  '141  32]  300. — 

21   ff.  n.  eh.  et  I   f.  bl.  (sign.  .\-CK  Caracl.  golh.:  52  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prera.  f.  (sign.  A):  q  {Q}  Via  folet  aromatario^  ìgno-  [  rantia Les  ff.  18 

verso-21  recto  contìennent  la  Uste  des  médicaments  fimpr.  à  3  cols.  p.  pageL  Le  texte  finit  au  verso  du  f.  21  : 
Et  fìc  ed  finis  fauius  vtilidìmi  tractatus.  |  Explicit  vtile  compendium  aromatario  |  rum.  fecundum  excellentif- 
fimum  artium  et  |  medicine  doctorc.  d.  magifìru^  Saladìnum  |  de  efculo  medicum  excellentilTimi  Princi  |  pis 
Tarenti.  diUigentinìmc  emenjatum.  {  Puis  l'impressum,  et  :  Regillrum  huius  opcris.  |  A.  4.  B.  3.C.  4  .FINIS.  | 

Manuel  de  l'apothicaire,  ouvrage  très  rare  et  curieux.  sur  la  préparation  des  médicaments  qui  étaìcnt  en 
usage  au  XV*  siècle.  Le  volume  n'est  pas  moins  curieux  comme  une  des  rarefi  productions  du  premier  t}-po- 
graphe  de  Ferrara. 

L'cxemplaire  est  un  peu  use.  mais  point  deforme. 

Severino  di  Ferrara  (1475-76) 

128.  Albertus  Trottus.  DE  VERO  ET  PERFECTO  CLE  '  RICO  :  Q.VE  :  & 
Q\'OT  :  CONCVR  1  RERE  OPORTEAT  IN  EO.  |  (À  la  fin  :)  EXPLICIT 
tabula  feu  ordo  queftionù  que  tan  |  guntur  i  hoc  opufculo  :  intitulato  de 
uero  &  psrfecto  [  clerico  :  editum  per  clariffimum  iuris  utriufqj  interpetrè  j 
(sic)  Domina  Albertum  Trottum  de  Ferrarla  ì  fhidio  fer  j  rarienù  :  ibi- 
demque  impreffo.  Per  Seuerinum  Ferrarien  |  fem.  Anno  dnìce  natiuitatis. 
M.CCCC.LXXV.  die  i  .23.  Decembris.  !  LAVS  DEO.  i  ;i475)  in  4°  Vél. 
[Hain   588]  250.— 

117  fF.  s.  eh.  li  sign.  et  l  f.  bl.  (manque)  Jolis  caract.  ronds  :  29  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prcm.  f.  :  Ad  Reucrendiflìmum  In  chrìHo  Patrcm  ac  dominum  do  ,  minum  tituli  fancti  Clc* 
mentis  pref  bitcrum  Cardinalem  di  |  gnilllmu.  D.  Barcholomeum  (sic)  Roucrela  prefacio  in  libellum  |  de  uero 
&  perfecto  clerico  :  per  Albeaum  TrottQ  de  ferra  (  ria  deditifllmum  fìbi  Ter.  [  Celle  cpitrc  est  daice  :  Ferrarie. 
X.KL.  lanuarìi  MCCCCLXXVI.  |  Au  recto  da  f.  2  T  ìntitulc  ciic  plus  haut,  imprimé  en  rouge,  et.  aprcs,  le 
commencemeni  du  texte.  Au  versa  du  f.  no  la  fin  du  texte:  SEVER  FERRAR.  |  F.  F.  V.  |  Au  recto  du 
f.  Ili  :  [t]  ABVLA  queflìonum  :  &  dubìonim  :  que  |  tàguntur  :  &  decidunt'  I  hoc  opere  :  &  primo  |  eorum 
que  ì  p"  libro,  in  quo  agitur  de  uero  j  clerico.  |  Au  verso  du  f.  117  la  fin  de  la  table  et  l'impressum 

Superbe  exemplaìre  grand  de  marges  et  sur  papier  fort  d'une  des  plus  rares  et  plus  ancicnnes  ìmpressions 
de  Ferrara.  Les  caractèrcs  rappellent  par  leur  ncttcté  ceux  du  flamand  Ghcrardus  de  Lisa  de  Treviso. 

(A  suivrej, 

7(">-5-9DO.  Firenze.  Tipografìa  L.  Franccschini  e  Ci  -  \'ia  dell'Anguìllara.   i*< 


I 


Volume  II  Giugno-Luglio- Agosto   1900  Dispensa  o^-i^'-S" 

La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA   DA   LEO   S.    OLSCHKI 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA^" 


I. 


MAGONZA  si  celebrano  feste  solenni  in  onore  di  quel 
grande,  che,  cinque  secoli  sono,  vide  la  luce,  e  dopo  innu- 
merevoli studi,  fatiche,  dolori,  potè  lasciare  al  mondo  un 
mezzo  di  civiltà  si  potente,  da  render,  per  1'  avvenire,  di 
questa  impossibile  la  distruzione,  sempre  più  spedito  e 
trionfale  il  viaggio.  Tal  mezzo  è  la  stampa.  Del  Guten- 
berg (Fig.  I  )  le  storie  son  piene  ;  non  v'  è  questione  circa 
la  sua  vita,  le  sue  opere,  la  sua  scuola,  che  non  sia  stata 
sottilmente  vagliata  e  discussa.  Nessuno,  pero,  ha  cercato 
mai  di  proposito  quali  rapporti  precisamente  passassero  fra 
lui  e  l' Italia  :  come  dalla  bionda  Germania,  già  barbara,  poi  teocratica  e  feudale,  e  non 
dall'  Italia  fiorente  di  popolo  dal/c  molte  vite,  seminata  di  città  ricche  e  di  Stati  potenti, 
patria  dell'  antico  sapere,  capoluogo  del  cristianesimo  e  sede  della  rinata  cultura  clas- 
sica, faro  di  luce  intellettuale  all'  Europa  intiera,  venisse  al  mondo  la  maravigliosa  sco- 
perta. Perché  a  Magonza,  a  Strasburgo,  s'  affrettano  a  moltiplicare  meccanicamente  opu- 
scoli e  libri,  quando  a  Firenze,  Roma,  Venezia,  Milano,  Napoli  non  vi  si  pensa  neppure  ? 
E  come  mai,  all'  opposto,  appena  sparsa  la  notizia  dell'  invenzione,   fra  noi  stampatori  e 


(I)  Divulgatasi  la  notizia  delle  feste  promosse  a  Magonza  per  il  giugno  di  quest'anno,  la  Direzione  della  Bibliofilia,  de- 
siderando di  fare  quanto  le  fosse  possibile,  perché  anche  in  Italia  si  onorasse  la  memoria  di  quel  grande,  che  dette  al  mondo  lo 
strumento  piti  potente  della  civiltà  e  della  scienza,  si  procurò  questo  lavoro  da  persona  competentissima,  il  chiar.mo  Dott.  Demetrio 
Maizi,  il  quale  intorno  alla  tipogra6a  italiana  pili  antica  avea  già  fatto,  anche  per  espresso  incarico  della  città  di  Magonza,  studj 
profondi.  Essa  spera  che  l'esposizione  critica  e  genuina  de'  fatti  costituisca  l'omaggio  più  giusto  all' inventor  della  stampa,  alla 
sua  patria  ed  alla  nostra  Italia,  che  di  essa  furono  le  sedi  più  antiche  e  famose. 

N.  d.  D. 


La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  3*-4*-5* 


èl 


DEMETRIO  MARZI 


stamperie  si  centuplicano,  e  l'arte  progredisce  in  modo  da  lasciar  dietro  a  sé  la  stampa 
germanica  e  <.|iiella  d'  ogni  altra  parte  d'  Europa  ?  Troppo  arduo  sarebbe  trattar  compiuta- 
mente di  ciò  :   basti   tentare  un   breve  cenno,  un  semplice  abbozzo  di  quel  che  all'  Italia 


ufktrKtmft.  jyfto .  mrrcfrt  ^-      --     ■::^ 


Fig.  1.  —  Giofanni  Gutenberg.  1400  ?-/468. 

verisimilmente  deve  il  Gutenberg,  di  ciò  che  questa  ebbe  da  lui  e  dalla  Germania,  di 
quanto  la  Germania  stessa  ed  il  mondo  civile  presero  poi  dall'Italia  in  fatto  d'arte 
tipografica. 


Si  discusse  a  lungo  intorno  nUa  stampa,  si  cercò  d'onde  venisse  e  come  la  pa- 
rola si  fosse  formata  ;  e  pare  dallo  Stempel,  o  Stampel,  tedesco,  che  significa  bollo, 
conio,  marchio.  Ciò  posto,  è  cosa  notissima  che  già  i  Greci  aveano  una  specie  di    pit- 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


tura  ad  impressione,  detta  dJ  i'ih\iuiliiiii.  con  la  qnale,  perù,  è  incerto  se  pur  produces- 
sero libri  e  scritture  ;  che,  per  non  dir  delle  monete,  i  bolli,  i  marcbj,  i  sigilli,  gli 
annuii  iigiiiìforii^  risalgono,  non  solo  ai  Romani  e  ai  Greci  più  antichi,  ma  ai  Babilo- 
nesi ed  ai  primi  Egiziani,  i  quali  n'  usavano  per  le  tele  e  per  le  tombe.  Né  si  perde, 
col  tempo,  la  memoria  di  ciò  ;  che  Plinio  il  Vecchio  ci  narra  come  M.  T.  \'arrone  fa- 
ceva settecento  copie  meccaniche  di  ritratti  con  leggenda,  e,  dopo  inventata  la  stampa, 
gli  umanisti  non  la  ciedono  cosa  nuo\a.  Pomponio  Leto,  infatti,  verso  il  1470  dice  che, 
da  molto  tempo  dimenticata,  s'è  di  nuovo  scoperta  da  alcuni,  i  quali  acquistano,  con  ciò, 
larghissima  lode  ;  e  Matteo  da  Luni  ingenuamente  afferma  che  1'  arte  trovata  in  Germa- 
nia non  è  nuova,  giacché,  secondo  S.  Cipriano,  Saturno  avea  già  insegnato  agli  Italiani  il 
mezzo  di  stampar  libri  e  di  batter  monete!  Alla  stampa  si  giungeva  nei  modi  più  svariati; 
con  inchiostro  e  con  tinte,  a  secco,  in  modo  da  far  rilevate,  o  depresse,  le  lettere,  da 
imprimerne  una  sola,  o  almeno  una  per  volta,  o  diverse  riunite,  componenti  una  parola, 
una  leggenda  ;  con  laminette  forate,  e  simili.  Presso  i  Romani  si  segnavano  con  una 
lettera  iniziale  impressa  gli  schiavi,  i  quali,  appunto  perciò,  nelle  CoiiiiiicJic  di  Plauto 
son  detti  uoiiiiiii  di  Ictlirc,  letterali.  Sottoscrivevano,  poi,  in  consimile  modo,  gli  impe- 
ratori, i  notari  ;  si  usavano  le  ìamiiiac  inierrasiìcs  e  le  tcsscrae  sioi/atoriac  ;  e  a  Pompei 
sono  state  trovate  inscrizioni  composte  di  lettere  metalliche  separate  messe  sul  marmo. 
Non  sappiamo  se  fossero  a  stampa,  o  a  mano,  tutte  le  figure,  di  cui  si  coprivano  il 
corpo,  secondo  narra  Erodoto,  certe  popolazioni  del  Caucaso,  quelle  trovate  dagli  sco- 
pritori del   nuovo  mondo  nel  Messico,  da  altri  viaggiatori  nella  Polinesia. 

Durante  il  medioevo,  s'  ha  ragione  di  credere  che  molti  di  questi  sistemi  restino 
in  uso,  mentre  se  ne  trovano  e  applicano  dei  nuovi.  E  famoso  quel  codice  d'  Upsala, 
che  contiene  la  traduzione  in  gotico,  fatta  da  Ulfìla  sui  primi  del  sec.  \'I,  della  Bibbia. 
Essa  è  a  grandi  e  belle  lettere  gotiche,  d'  argento  e  d'  oro,  fatte  con  1'  impressione  di 
un  ferro  caldo.  E  lo  stesso  si  dica  per  un  Sa/trrio  conservato  a  Parigi  nella  Biblioteca 
di  S.  Germain.  Vi  fu,  poi,  fin  dai  tempi  anteriori  al  mille  la  chirotipografia  nei  chio- 
stri, specialmente  di  Francia,  Spagna,  Inghilterra,  Germania.  Infatti,  si  imprimevano  a 
mano,  con  caratteri,  o  stampelli,  di  legno,  d'  avorio,  d'  ottone,  o  d'  altro  metallo  al- 
l' uopo  costrutti,  o  con  lamine,  o  tavolette,  lignee,  eburnee,  metalliche,  bellissimi  libri 
per  le  chiese  e  per  i  chiostri,  specialmente  corali  e  messali.  Cosi  molti  antichi  volumi, 
considerati  lungo  tempo  come  scritti  a  mano,  presentando  centinaia  e  centinaia  di  let- 
tele della  stessa  precisa  grandezza  e  forma,  sebbene  opera  di  mani  diverse,  ci  appari- 
scono manifestamente  stampate.  E  lo  stesso  sembra  pure  avvenisse  di  certe  grandi  ini- 
ziali miniate  dei  diplomi,  come  pure  dei  codici,  nei  quali  spesso  probabilmente  si 
facevano  con  laminette  forate.  Del  resto,  pare  fino  al  nostro  secolo  in  qualche  parte 
d'  Europa  siasi  usato   rinnovare  con  questo  sistema  i   libri  corali. 

Ma  la  stampa,  come  oggi  s'  intende,  ha  rapporti  più  diretti  con  altre  arti  sorelle,  di- 
venute comunissime  nei  secoli  XIV  e  XV.  Le  carte  da  giuoco,  o  come  dapprima  si  chia- 
marono, i  naibi  (Vig.  2),  secondo  alcuni  portate  dall'Oriente  (ma  forse  di  là  venne  il  si- 
stema d' imprimere  e  stampare  sulla  carta  e  sulla  tela  in  generale,  giacché  i  Cinesi  non 
n'  avevano,  e  presso  i  Maomettani  il  giuoco  era  proibito',  secondo  altri  inventate  in  Ger- 
mania, fra  noi,  e  precisamente  a  Firenze,  son   ricordate   la  prima  volta  in   un   documento 


H 


DExMETRIO  \L\RZ1 


del  23  marzo  1376.  Consistevano  in  foglietti  di  pergamena,  artisticamente  figurati  e  di- 
pinti. Qui  ebbero  forse  quel  nome  di  carte  eh'  è  pervenuto  fino  a  noi  ;  e  sembra  che 
in  Toscana,  e  specialmente  a  Firenze  ed  a  Siena,  assai  più  che  altrove  fossero  in  voga, 
giacché  contro  di  esse  vi  sorse  presto  un'  accanita  reazione.  Devesi  tuttavia  notare  che 
già  nel  sec.  XIV  in  Germania    ne    caricavano    navi,  per  cambiarle    qua    con    le   spezie  ; 

e  che  nel  1441,  in  seguito  ad  istanza  dei 
fabbricatori  di  tali  carte  e  d' altre  figure 
impresse  a  \'enezia,  il  Governo  della  Sere- 
nissima proibiva  1'  importazione  di  stampe 
forestiere,  le  quali,  per  la  loro  gran  quantità, 
aveano  li   rovinato  quell'  arte. 

Di  poco  anteriori,  o  posteriori,  ai  tiaihi 
doverono  essere  le  immagini  di  santi  e  le 
pie  leggende  ;  da  queste  si  venne  alle  Dc/- 
IriiìC  cristiane^  alle  operette  popolari  come 
V  Ars  morkndi^  la  Bihìia  paupenim,  una  spe- 
cie di  sunto  della  Rihhùi,  per  uso  del  po- 
polo, in  piccoli  volumi,  e  ai  dì/ii/dari  : 
quindi  agli  Abbecedari,  ai  Donati  prò  piicnilis^ 
ii  cioè  a  quelle  grammatichette  della  lingua  la- 
tina, che  si  attribuiscono  a  Donato,  e  ai 
grossi  volumi.  Queste  scritture  s' incidevano 
generalmente  su  tavolette  di  legno,  che,  spal- 
\  \  mate  d' inchiostro,  servivano  all'  impressione 
da  una  parte  sola  dei  fogli  di  pergamena,  di 
tela,  o  di  carta,  secondo  i  casi,  poi,  riuniti 
ad  opuscoli.  Dalla  xilografia  è  breve  il  passo 
alla  stampa  vera  e  propria. 

III. 

li  nome  di  Giovanni  Gutenberg,  come  in- 
ventore, di  Giovanni  Fust  e  di  Pietro  Schòfl'er, 
come  suoi  primi  cooperatori,  di  Magonza,  di 
Strasburgo,  o,  in    generale,   della    Germania, 
come    cuna    dell'  arte  tipografica,    va    giusta- 
mente per  le  bocche  di  tutti  (Fig.  3).  Non  manca,  però,  chi  voglia  darne  il  merito  ad  altri, 
sia    1'  olandese    Lorenzo  Coster,  siano   i  nostri   Pamfilo  Castaldi,  o  Bernardo    Cennini,    o 
Clemente  padovano.  Non  sarà  male  dirne  qualche  cosa. 

Giovanni  GensBeisch,  detto  poi  anche  Gutenberg,  o  Bonei/iontanus,  di  famiglia  pa- 
trizia magontina,  nacque  sul  finire  del  sec.  XIV,  o  ai  primi  albori  del  W.  l.a  città  di 
Magonza,  che,  col  plauso  del  mondo  civile,  ne  onora  solennemente  la  memoria,  s' è  te- 
nuta nel  giusto  mezzo  scegliendone  il  giorno  onomastico,   il  S.  Giovanni  di   quest'anno 


l'ig.  i.  —  Cut  ia  da  giuoco.  Circa  il  J440. 
Vedi  La  Bibliofilia^  I,  pag.  182. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


1900  come  quinto  centenario  della  sua  nascita.  Sappiamo  che  nel  1420  fu  costretto  coi 
nobili  a  fuggir  da  Magonza  e  rifugiarsi  a  Strasburgo  ;  che  dieci  anni  dopo,  concessa 
l'amnistia,  pare  non  n'approfitasse  per  tornare  in  patria.  Il  primo  ricordo  sicuro  di  lui  a 
Strasburgo  è  del  1434;  de'  I2  dicembre '39  sono  le  prime  memorie  circa  i  suoi  lavori 
tipografici.   Quel  giorno   fu,   in  detta  città,   pronunziata  una  sentenza  in  causa    civile    fra 


Fig.  3 .  —  Monumento  innalzato  nel  1840  in  Francufortc  a  G.  Gntenberg,  G.  Fusi  e  P.  Schòffer. 


lui,  da  una  parte,  e  gli  eredi  di  Andrea  Dritzehen,  già  suo  socio,  dall'altra.  Si  rileva 
dagli  atti  che  il  Gutenberg,  da  parecchio  tempo,  mulinava  disegni  d'imprese  industriali, 
circa  le  quali  teneva  il  più  scrupoloso  segreto.  Costretto,  per  aver  danari,  a  svelarlo  a 
soci,  e  a  prometter  loro  una  parte  degli  sperati  guadagni,  da  ultimo,  rivolge  I'  animo, 
pare,  alla  stampa  di  certi  libri,  o  scritture,  le  quali,  secondo  lui,  gli  avrebbero  dato 
grande  profitto  nel   1440,  per  la  celebre  fiera  d' Aix  la  Chapelle. 


86 


DEMETRIO  MARZI 


Nei  documenti  processuali  si  parla,  infatti,  di  piombo,  di  forme,  di  pressa,  d' un 
orerice  che  gli  avea  fatti  molti  lavori  per  l'impressione.  Non  pare  che  l'impresa  otte- 
nesse il  successo  sperato,  e  perciò  verso   il  '443,  parti    per    Magonza,  ove    ne    troviamo 


V  w- 


f^i 


%t  •«  *  fr*^. I 


^nd 


^c^i^ 


h 


J^naiiif  rpiffofa  (me  imùn 
'^  im  àìi  pminm  jjreft trmtfà^ 

fme  tua  mirili 
munurmlap 
tetie^Uttulit 
finif  ttfuauif' 
Dmasliftccas? 
,  /^;qiif0pnnp!oamiflriai|fia:m 
\c  J  iicobateiam  fitdt^  O£tcd0  ami* 
^  tlririinouapfecriiat^lDjfanfiil' 
"]■  ianmffituto  it*ft)rpisiumi0 
i|  ropidatar^imnonontoara 
^ j'f '.    jl  famiiiaria*  non pfaida tanni 
''  "  !' rojpoH^ntóbìfìlaipalpan^ 
;;  alìùiatio:ffì3tJtinmo2*ftjiu^ 
,  .  ^:  natii  ftcipmra^Suì5iarón!ffl£* 
i^^  tfgimiism  orterib?!|ìftori|0» 
^^  QUDfùàluamfff .pnitittae'na^ 
.  nQ$aìiijirrìpro9*?nanatràrìG 
fr  rut  fO0  nnos  !t  libris  none 
V    mnt:tora  quoqruiDkeiit*S>iit 


1 


Fis.  4.  —  Bibbia  di  ;j('i  linee  a  caratteri  iu()l)ili  scolpiti.  Alagoiiza'?  Pfìster?  145  ^  ?  H.viN,  .^032. 

ricordo  nel  '48.  Stretto,  anche  li,  dal  bisogno,  dove  nel  1450  associarsi  con  un  ricco 
banchiere,  Giovanni  Fusi,  svelargli  il  segreto,  e  promettergli  parte  dei  futuri  guadagni, 
per  averne  i  denari  necessari  all'  impresa.  Avversato  sempre  dalla  fortuna,  cinque  anni 
dopo  si   vide  portati   via   dal   socio,   in  seguito  a  sentenza  giudiziaria,   lutti  gli  arnesi,  non 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


87 


che  i  prodotti  dell'opera  propria,  i  volumi  stampati  e  a  lui  rimasti,  della  hunosa  lUhni 
di  quarantadue  linee,  la  prima  a  tipi  mobili  fissi  (Fig.  4),  mentre  l'antecedente  d.  irentase. 
linee  è  a  tip.  mobili,  ma  scolpili.  Mentre,  per  conto  proprio,  il  Fnst  tenea  l'ot^cina,  tirato  a  se 


r.!^*'-- 


■.  iì va'! Vii- 


F  ì^ 


ili 


'0O1A  quaD.':  . 
^Si.'!ì>i<s<~tc«  nunc-upd 
tur,PdUc«  ric)iiiOi?n> 

'  \  pbtA  sifoywoio'ii* 
,|'  ouf»«MfV3«  <*  pie» 

M'/  ,  6»  ab  oitbos  quoO 
^     '  e  nrrtum  <*  g^àpbi^ 
.  (oiptwia.lii  oJtboòi 
-,  ^' \  jjbìjH-J.nArfA'vo  0- 

rtiormo.i  quo©  e  ««;.<*  l<«!of(«n-<o.3n  «tWmo 
Jo*»A...tw**tu9  »  ucritate  omniù  B*!'' o»"'S' 
dbfoliiw.Oiafmraftiai  t5i  a  ow  quo»  «  »  «»  rm 
tafis  Quoo  ctDnfVjtKrò.lR  DiAfintalhca.KtiartA 
tt4  K  conamaÒM  Éfecw.p»oroO)A  Mro  OK.h.i 

libro  inren^é  p^foo.A.Uoct  «aa  K  aì.,o  ui^uo 

AO  o,m  fo.«c  fc.cr.tiA»  Oaw  K  «  f'tft'  '"«'""«f 
vn  Dcórtc»  fojmw?  «  wtitimit  Omo  fcnbAiic  et 
profe«i«rur.quAli«r  cxponAntMT»  «b.moIo^ 

1  rArao!«fo.Cc  Autc  .lh..6  }ib«  af  c(V.pnmo  l.at 

i  Q:apbì"  e  QUoOAmmó  uiA  Ab  p«foOiAm  Ao^m 

!  «tovmotosiA  Ci-  DrAf."tAa«  quAfi  in,xt,m  .^kj^ 

'  «bus  et  pwrtbii»  "«non  te -(«"simina  rubmn^nn 
:  OuAJtx)  wrermirwbo  Jv  fi,5Ù«.9fW  te  oifboa 

ò<5n«m  qu.  fi.pc  i«ucni»nF  ».  b.b!.A  «  m  o..t.9 
fco4  <*  criS  poara^.^m  ojo.nwi  AlpbAb«t  oro. 
Mtt  fubW<5>"^.t*bGUu  Autfbwic  «  hono«'" 
,  ci  rt  g!o«oR'  l'i'jinio  wAnc  et  bcAh  orna  pAtna 
nofVri.et  ortwìa  fcón  clc6i;..iccnDn  ax>  unl.CAtc? 
r..«at.i  «  ccdcfic  fcc  «i  wc  Wùr»  WA.oni  «)wu. 


Fig.  5.  -  G.  Balbi,   Catholicon.  Magou.a,  G.  Gulenberg.   .460.   Hain,  -2254. 

Pietro  Schotrer,  uià  operaio  del  Gutenberg,  questi,  sebbene  ormai  il  suo  segreto  fosse  noto  a 
molti  1  quali  avevano  avuto  che  fare  con  lui,  continuava  l'esercizio  dell'arte,  almeno  fin 
verso' Il  146S,  quando  divenne  gentiluomo  di  Corte  del  conte  Adolfo  d.  Nassau,  vescovo  e 
signore  di  Magonza.   Morf  di   1>  a  poco,  sui   primi  del    febbraio    .468.   Diverse     sono    le 


88  DEMETRIO  MARZI 


stampe  che  gli  vengono  attribuite,  sebbene  neppur  una  porti  il  suo  nome  ;  cioè  :  varj 
Donati,  le  cosi  dette  Lettere  d' indulgenia  del  1454  e  '35,  la  Bibbia  citata  del  '5o-'55, 
il  Catholicon  del  genovese  G.  Balbi,  del  '60  (Fig.  5),  ecc.  Dal  '55  al  ^66  stamparono  pure 
a  Magonza  i  predetti  G.  Fust  e  P.  Schòffer;  in  breve,  l'arte  si  propaga  in  parecchie 
città  della  Germania,  nel  '64  appare  in  Italia,  quindi  nelle  altre  parti  d'Europa. 


IV. 

Tutte  insieme  le  cose  suesposte  circa    le    origini    dell'  arte    impressoria    nelle    sue 
molteplici  forme,  il  fatto  pur  ricordato  che  niuna  stampa  ci  rimane  col    nome    proprio 
del  Gutenberg,  i  dubbj  sollevati,   ma  ora  svaniti,  intorno  all'  autenticità    degli    atti    pro- 
cessuali del    1435,  l'incertezza  degli  studiosi  e  dei    bibliografi    rispetto    alla    natura    dei 
primi  prodotti  dell'  arte,  afTermazioni  discordi  di  cronisti  e  di  storici,   fecero  si'  che    al- 
cuno negasse  al  grande  Tedesco  V  onore  d' aver  dato  al  mondo  la  maravigliosa  scoperta. 
Non  tutti,    per  vero,  s'accordano  a  dire  in  che  cosa  essa  precisamente  consista  ;  e 
si  comprende.  L' invenzione  della  stampa  non  è  opera  d'  uno,  ma  frutto  del  lavoro,  del- 
l'esperienza di  molti,  eredità    di    generazioni    e    di    secoli.  11    principio    dell'  impressione 
meccanica  era,  come  s'  è  detto,  già  noto.  Fra  noi,  pare  da  una  parte  sola  e  con  pressa 
a  mano,  si  stampavano  le  carte  e   le  tele.   -Alla    pressa  si  sostituisce   il    torchio  ;    invece 
di    una    pagina,  si  stampano    tutte  e  due,   con    notevole     risparmio    di   carta  e  quindi   di 
spesa.  Con  l'antico  sistema,  la  figura,  1'  incisione  serve  ad  una  cosa  soltanto  ;  per  stampare 
una  pagina,  è  necessario  un  tempo  ed  una  spesa    non    lieve  ;  avvenuta   l' impressione,  il 
lavoro  del   disegno    e    dell'  incisione,   la    materia    su   cui    questa   avvenne,  va    persa  ;  col 
nuovo,  alcuni  caratteri,  opportunamente  combinati,  servono  a  stampe  innumerevoli  e  sva- 
riatissime.  Si  sa  che  quest'uso  dei  tipi  mobili,  per  consenso    quasi    unanime,  costituisce 
l'essenza  dell'arte  nuova  ;   ma  s' è  visto  pure  che  le  lettere   separate,  di    legno,  d'avorio, 
metalliche,  c'erano  assai  prima  ;  conviene,  dunque,  aggiungere    che    dall'  usarle  a    mano, 
ad  una,  o  a  poche,  per  volta,  si  passò  a  metterle  assieme,    a  riunirle  in  forme,  a  farne 
pagine  e  fogli,  fossero  esse   di  legno  e  attraversate  e  tenute  accoste  da  fili    metallici,    e 
le  linee  separate  da  laminette,  o  da  altro  ;  o  venissero    pazientemente    costruite    di    me- 
tallo, a  forza  di  lima,  passandosi  poi  a  quelle  fuse    e  gettate  di  piombo,  quindi  di  me- 
talli più  adatti.   Abbiamo  qui  molti  fatti  ciascuno  dei  quali  non  rappresenta  che  un  pic- 
colo passo,  un   lieve  progresso  ;  tutti  insieme  costituiscono  la  grande  scoperta.  Ora    non 
manca,  è  vero,  chi  neghi  siano  a  tipo  mobile   i  libri    attribuiti    al  Gutenberg  ;  ma,  pur 
lasciando  che  tale  affermazione  apertamente  contrasta    con    gli    accenni,  di    cui    abbiamo 
veduto,  a  piombo,  a  forme,  a  presse,  a  segreti  che  rimarrebbero  inesplicabili  col  sistema 
xilografico,  sta  in  fatto  che  da  lui  comincia  la  produzione  di  libri,  d'opuscoli,  di  volumi, 
piccoli,  grandi,  grandissimi,  a  centinaia,  a  migliaia,  a    milioni  ;  che   dopo    lui    l'arte,  in 
un  baleno,  si    diffonde    in    Germania,  in    Italia,  in    Europa.  E    questo    resultato    pratico, 
grande,  importantissimo,  non  può  essere  effetto  del    caso,  o    di    piccola   causa,  come   un 
tenue  perfezionamento  all'antico  sistema.  È  vero  che  gli  studj  progrediti,  i  bisogni  sempre 
maggiori  delle  popolazioni  uscenti  dalle  tenebre  del  medioevo,  spingevano  irresistibilmente 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  89 

ad  una  tale  scoperta  ;  che  essa  si  mostra  il  prodotto  de'  tempi  quanto  l'opera  personale 
d'  un  uomo  ;  ma  è  vero  pure  che,  per  testimonianze  innumerevoli,  il  Gutenberg  appa- 
risce come  colui,  il  quale  più  di  tutti  seppe  comprendere  i  tempi,  e  divenirne  uno  dei 
tigli    più   degni,  degli    strumenti  più  validi. 


Che  oppongono  coloro  i  quali  negano  al  Magonzese  il  merito  grande  ?  Credono 
alla  leggenda  di  Lorenzo  Coster,  d'Arlem,  in  Olanda,  il  quale,  fra  il  1420  e  il  '26,  in  un 
bosco,  avrebbe  fatto  con  scorza  d'albero  alcune  lettere,  formatine  poi  versetti,  inventata 
quindi  la  stampa.  Uno  dei  suoi  aiuti,  di  nome  Giovanni,  circa  il  '42,  fuggito  ad  Am- 
sterdam, sarebbe  di  li  passato  a  Colonia,  quindi  a  Magonza,  ove  avrebbe  introdotto  quel- 
l'arte. La  stampa  xilografica  fioriva  mirabilmente  in  tali  luoghi,  che  sembravano  quasi 
averne  il  monopolio  ;  nei  chiostri,  specialmente  del  basso  Reno,  della  Franconia,  della 
Baviera,  di  Nùrnberg,  Nòrdlingen,  Regensburg,  LUma,  Augusta,  erano  numerosi  pittori  di 
lettere  ;  e  ciò  dette  fede  al  racconto.  Ma,  oltre  che  questo  proviene  da  fonte  di  quasi 
un  secolo  e  mezzo  posteriore,  in  Olanda,  per  la  prima  volta,  nel  I473  apparisce,  ad 
Utrecht  e  ad  Aalst,  la  stampa,  ad  Arlem  nell"83  ;  e  sul  sepolcro  d'un  tipografo  olandese 
morto  nel  1534  si  dice  che  questi  fu  il  primo  a  portarvi  l'arte  dalla  Germania.  S'ag- 
giunga che  alcune  stampe,  senza  note  tipografiche,  attribuite  da  qualcuno  al  Coster,  sem- 
brano piuttosto  i  primitivi  prodotti  dell'arte  tipografica  olandese,  non  anteriori  al  1470  ; 
e  che,  mentre  i  più  antichi  tipografi  tedeschi,  sparsi  in  Italia  ed  in  Eupopa,  menano  concorde 
vanto  dell'arte  nata  nella  patria  loro,  non  fa  lo  stesso  uno  solo  dei  primi  tipograti  venuti 
d' Olanda,  essi  puri   in  buon  numero. 

Non  mancò,  neppure  in  Italia,  chi  volle,  ad  ogni  costo,  provar  nata  tra  noi  l'arte 
nuova.  Un  sentimento  patriottico,  certo  nobilissimo,  ma,  in  questo  caso,  inopportuno, 
faceva  velo  agli  occhi  d'alcuni,  i  quali,  dimenticando  che  la  logica  non  conosce  confini 
geografici,   facevano  cadere  il   ridicolo  su  certe  nostre  assurde  pretese. 

Pamhlo  Castaldi,  secondo  i  documenti  fin  qui  conosciuti,  «  Nacque...  in  Feltre,  non 
«  si  sa  in  quale  anno,  ma  nel  primo  o  secondo  decennio  del  decimoquinto  secolo. 
«  Studiò  medicina,  probabilmente  nell'  Università  di  Padova,  e  fu  medico  condotto  in 
«  Capodistria.  Non  si  sa  in  quale  anno  andasse  colà  nella  qualità  suddetta  ;  ma  vi  era 
«  certo  nel  1461,  quando  comparve  come  testimonio  per  un'attestazione  del  vescovo  Gabrielli 
«  di  quella  città.  Nel  1 464,  essendo  tuttavia  in  Capodistria,  concorse  al  posto  di  medico  con- 
«  dotto  a  Belluno.  Non  fu  eletto,  essendogli  stato  anteposto  dal  Maggior  Consiglio  della  Città 
«  il  medico  Gregorio  da  Cesena  ;  ma  si  dichiarò  nel  verbale  di  nomina  ch'egli  era  di 
«  ottima  fama,  e  che  aveva  fatto  molte  esperienze  o  guarigioni  ;  e  nella  ballottazione  ebbe 
«  voti  favorevoli  2  i  verso  26  contrari.  Si  recò,  poi,  a  Milano  nella  sua  qualità  di  medico  • 
«  quivi  nel  marzo  1472  dalla  Cancelleria  del  Duca  ottenne  lettere  patenti  per  l'esercizio 
«  della  tipografia.  Dopo  due  mesi  che  avea  avuto  quelle  lettere^  cioè  nel  maggio  del  detto 
«  anno,  si  parti  da  Milano,  non  senza  aver  ottenuto  dal  Segretario  del  duca,  Francesco  Si- 
«  monetta,  licenza  di  portar  seco  i  suoi  arnesi  e  i  libri  che  avesse  potuto  stampare,  esenti 


go  DEMETRIO  MARZI 


«  da  dazi.   \'enne,  poi,  a  \'enezia,  e  qui  si  fece  mallevadore  del  medico  Ruffenino  Della 

«  Gierola  per  la  guarigione  d'  un  ammalato  verso  una  certa  somma  di   denaro.  I.a    pro- 

«  messa  guarigione  non  s'essendo  avverata,  il  Della  Gierola  fuggi'  da  Venezia,  e    riparo 

«  a  Milano,  onde  il  Castaldi  era  per  sottostare    alle    conseguenze    della    sua    malleveria, 

«  tanto  pili  che  il  Segretario  del  Duca  Francesco  Simonetta  aveva  preso  a  patrocinare  la 

«  causa  del   Della  Gierola.   Ma  la  Signoria  di    \'enezia    e    alcuni   gentiluomini    veneziani 

«  s'adoperarono  a  prò  del  (Castaldi,  e  mossero  il    Legato    del    Duca,    Leonardo    Rotta,    a 

«  scrivere  al  Simonetta,  perché  non  fosse  il  Castaldi  molestato.    Esercitando  la  medicina, 

«  si  dilettò  di  tipografia,  cosi  come  faceva  in  Roma  il  suo  collega  di  professione  Filippo 

«  de  Ligiiamine,  sebbene  questi  vi  desse  effettivamente  opera  ;  ma,  forse  pierché  non  ad- 

«  destrato  a  sufficienza  nella  tecnica  dell'arte,  non  ne  diede  alcun  saggio.  Ignorasi  il  tempo 

«  della  sua  morte,  come  ignoransi  le  qualità  del  suo  carattere,  e   altri    particolari    della 

«  sua  vita  ».  Ecco  quanto  si   può  dire  di  lui  ;  ed  è  perciò    chiaro,  come    ben    dimostra 

il  Castellani    (La    stampa    in    Venezia....   pp.    IX-XXXII),    che    mancano,   perché    si    possa 
salutare  in  lui  I'  inventor  della  stampa,   la  tradizione  orale,  le  testimotiiaiiie  contemporanee^ 

i  doaiiiiciiti  autentici,  i  monumenti  dcWartc,  la  possibilità  storica. 


W. 


Gloria  assai  più  modesta,  ma  molto  più  vera,  che  non  la  pretesa  di  Pamfilo,  me- 
ritano altri  italiani,  due  specialmente  ;  il  padovano  prete  Clemente  (Chimetto  ,  maestro 
calligrafo,  miniatore,  rubricatore,  ed  il  fiorentino  Bernardo  Cennini,  nato  il  due  di 
gennaio  141  5,  incisore  ed  orefice,  addetto  nel  14SI  ai  lavori  della  porta  famosa  del  San 
Giovanni,  di  Lorenzo  Ghiberti. 

Del  primo  sappiamo  che  a'  27  ottobre  del  1470  «  praeditus...  multis  virtutibus, 
'^  praesertim  novit  artem  imprimendi  literas  »  ;  che  stava  in  Venezia,  da  dove  era  per 
partire  ;  che,  «  si  invitaretur  aliqua  subventione  publica,  qua  posset  se  substentare,  facile 
«  applicaret  animum  ad  veniendum  Lucam,  ibique  manendum  et  exercendum  suas  vir- 
«  tutes,  easque  in  alios  diffundenduni  ;  quod  utile  et  honoriricum  ('ivitati...  foret  ».  11 
Consiglio  del  Comune  di  Lucca,  su  proposta  del  Gonfaloniere  di  giustizia  e  di  altri,  de- 
libera, con  trentotto  voti  contro  nove,  gli  si  diano,  come  sovvenzione,  per  quattro  anni, 
due  fiorini  al  mese,  purché  venga,  entro  sei  mesi,  ad  abitare  in  Lucca,  e  «  ...teneatur  pu- 
«  blice  docere,  et  conductus  intelligatur,  et  sit,  ad  publice  docendum  scribere  discere 
«  volentibus...  ».  Il  di'  11  agosto  del  '72  egli  espone  alla  Signoria  «  ...chome  altra  volta 
«  sté  in  la  Città...  a  insegnare  a  scrivere,  et  a  quadernare,  et  miniare,  e  mostrare  tutto 
«  quello  di  bene  che  potè,  per  la  umanità  et  virtù  de'  ...cittadini  ».  N'olentieri  sarebbe 
tornato  «  ...in  la  ultima  electione  tacta  di  lui...,  benché  la  previsione  al  suo  bisogno  fusse 
"  piccola  ;  ma,  impedito  dallo  imprendere  et  imparare  a  far  lettere,  di  che  si  fanno  li 
«  libri,  la  qual  cosa  già  e  perfetta,  et  in  tal  modo  che,  per  la  gratia  di  Dio,  l' Italiani 
<•<  stanno  al  pari  con  li  oltramontani,  bora,  siando  assai  expedito...,  verre'  a  stare  tutti 
«  i  giorni  suoi  con  V.  S.,  et  eserciteresi  in  fare  libri  con  tali  forme  di  lettere,  che 
«  sarà  utile  et  a  honore  alla  \'.  .\1.  città,  con  ijnella   paga  gli  parrà  provvedere...,  acciocché 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


«   possi  vivere  a  presso  quella,  come  è  consueto   fare  a  quelli    portano   qualche  virtù    in 

«   la  vostra  città  ».   Si  delibera,  con   quarantaquattro  voti  contro  quattro,  gli  siano    dati, 

per  quattro  anni,  tre  fiorini  al   mese,   perché  venga  «  ad  ...exercendum  eius  artem  impri- 

«   mendi  literas,  ligandi  et  miniandi,  et  ceteras  suas  virtutes...  ».  Ma  pili  importante  è  quanto 

dice  Niccolò  Gupalatino  nella   Prcfaiionc  al  libro  del   Mesue,   De   mcdkiuìs  uiiivcrsaìihub^ 

finito  di  stampare  dal  nostro  tipografo  il  di  \  5  giugno  147I  (Fig.  6)  :  «  ...hac  in  re  me  palam 

«   prohteri  minime  pudebit...  hanc  ar- 

«  tem,  ut  pleraque  alibi   inventa,  cum 

«  in  Italiani  traducta  fuerint,  politio- 

«   rem    excultioremque     factam     esse. 

«  ('uius    rei   sane    clarissimum    exem- 

«   plum   praebet    libri   huius  elegantis- 

«  simus  impressor  (Siemens...,  non  so- 

«  lum   literaiiis  studiis  apprime  erudi- 

«  tus,  sed  et  omnium,  quos  nunquam 

« 


novi,  in  dedaleo  praesertim,  et  ma- 
«  nuali  opere  ingeniosissimus.  Nam, 
«  cum  neminem  tale  artlficium  ope- 
«  rantem  nunquam  prospexerit,  suo 
«  perspicaci  ingenio  elementi  squibus- 
«  dam  tantum  huius  artis  perceptis, 
«  reliqua  consummatissime  reperìens, 
«  Italorum  primus  libros  hac  arte  for- 
«   mavit  ». 

Prete  Clemente  fu,  dunque,  prima 
del  1470,  maestro  di  calligrafia  e  mi- 
niatura in  Lucca;  quell'anno  si  tro- 
vava in  Venezia,  e  avea  già  imparato, 
primo,  sembra,  degli  Italiani,  senza 
1'  insegnamento  diretto  d'alcuno,  l'arte 
tipografica;  più  tardi  s'era  in  essa  mag- 
giormente    addestrato.    Non     piccolo, 


INCIPIT.SVMMA.OCTAVA. 
DE  MEOICINIS  AEGRl  IVDl 
NVM.ORIS.        CAPiTVLVM. 
PRIMVM  DE.SCiS&VRA.LA- 
BIORVM. 

5CifTurj  Ijbiorui  uuàdoqt 
fit  in  Ubio  A  cum  comj 
nitat,c  narium.66  fiL  polì 
coniamót  cjihjru;  foIiLum  tlu« 
re  jd  porte»  iIIjì  t^uarc  curgfit  na 
Tut  Ubiu;  cum  uellipns  rubcdmit 
inCerdam:Gi  intcrdu  bothor.ót  m 
tcrdum  cdm  crullijA  rcifluns  ft 
arpcriuce:6^  curj  cius  eli  ircs  rei' 
Pfimj  f  mundifit.itro  ab  humofc 
qui  ruper^bundjre  uidetur.  Scciì 
da  cfl  diuerccrc  mjLcrum  tu  flc 
bothomu-fi  pecfJtu^è  m  r^pui»» 
4ui  Cum  ucniorn  ucl  cum  ftjnfi 
ciiiòe  in  colto  5i  occipiiio  jut 
cut  cauterio  in  rucndcg  fi  nct<lTt 
Ui  ex  peni  ■  b  i  qi>ttdo(^ur  f>uni 
cJUCcnj  qua:  d'ximut  in  cjpittilo* 
df  uulfienhu^  nariorrtat  funi  mi 
rubili*  pjuarnen'i-  Tcrtu  cO  iajr 
c^tatio  loci  &.  correctio  nocum* 
toni  qojf  accidit  m  locn  \^(\\-^ 
hoc  cjuidcm  diciiq  «fi  i  capituto 
de  ulccTibuì  nanunvEc  cuìdooi 
fiC  in  Ijbio  rupcTion  ucl  mferiort 
abrq*  comuni tJtc  jlijrum  panie 
&  proprie  per  oonttJctioncm  jc 
cidcntcm  mufculo  triruerOli  i  pTi 
ui  Ubu  cuarr  iccrdit  CI  ut  fcìda 
tur  Ijbiù  ialìionc  profundanie;8£ 
multiplicjtur  huiiMQQide  jpud 
mulcipliCiLtoncm  bore^.EL  cura 
ciUL  cH  cum  unguento  de  ccruT* 
JBC  elcQ  ro'&:  ccrufj  jut  luiui  cu 


eleo  fOift^  ccrufj  Afalu  quoiy  re 
mcoMbiur  poH-tt  l'ut  e»  homib| 
quiincidunt  mufculum  ipTum  fé 
cundum  tr^luerrum  ciui  profun» 
djntei  Cui  f*gittclb  ufaiif  dum  I 
ciddtur  Tccudui  lotalitJié  eiujdei 
de  ponun:  puluerr  cynjmomi  K 
psllirum  ufque  du  Tanctur- E  t  Tue 
qut  c^utenj^nt,  fccùdu}  irjnfurr* 
(um  eiu»  cauterio  uel  nummo  au 
reo  fubtrli  deindc  turant  cum  ce 
ru  r«  ft  jliii-Democntus  medica 
mtn  f*pertilm  ad  rcilTurj»  labio 
ruj  Accipe  furfuns  ti.  piloruicju 
d.i(y  rqu'.p  irqufllfSJcomburc  fuxi 
lamina  fcr  rea  6t  mifcc  cmerc  m  fo 
'rum  cum  meJIc  ^  "^^^  locujina 
ne  ft-  fero  ulqoe  durr»  Tanf  tu  r  Ci 
raium  TaDariT  fafTurjs  Ubiorum  AC 
cft  oipertomiactipe  P'uti  alboti 
mcUis  Tiariicis  ifnpi  hurpidrafi. 
p. squalo  fjc  (icut  c^rJtum  f^utr 
r?.  Allude*  inoentrone  ncftri^IJilrf 
pali  aro  JcrrofJciTi.p.ijnmli.draop. 
in  p-t  confice  cum  adipe  palboC' 
quantum  fufficit.expert  um  cH  ute 
ff  TfCKt  pnmom.Aliud  u aleni  ad 
jrdorem  f^  tombunionc  6i  ulceri 
Jabiorurn  &.  efl  luu^mcntum  Cip 
tum.&l-litarpiri  cerui*  fricatiòn 
ptumbi-6^  olci  luTcuiami  al  6;  ca; 
rr  in  p  Jtcuatei-  olci  ro  quatum 
Tufficu  c^pcrtum  cH  Dijfcorides 
ad  Iciiiuras  labiorum-Accipc  Pai 
Ia6  C*  pulucnza  ficut  jIcoI^oI  mi 
Wvl  cu  mtllc  £<  utere  Jut  miTcc  cu 
tcrebintia  aut  -:dipc  pj[Iinx:jut 
anaiu:aut  accipe  yjilji  &.  tcrc  fi 
Cut  alcohol  &.  miicc  cum  tcrcu.in 


Fig.  6.  —  Mesue,  De  medicinis.  \'enezia,  Clemente 
padovano,   1471.  Hatn,  11118. 

(Impiccolito,  dall'esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 


quindi,  ci  apparisce  il  suo  merito.  Tut- 
tavia, siccome  già  nel  '69  in  Venezia  s'era  cominciato  a  stampare,  e  le  testimonianze  surrife- 
rite non  ci  dicono  tutto  quello  che  vorremmo,  interesse  forse  maggiore  desta  in  noi  quanto 
candidamente  afferma,  nella  sua  ingenuità  di  artefice  fiorentino,  il  Genuini  (Fig.  7)  ;  ^  Ber- 
«  nardus  Cenninus,  aurifex,  omnium  iudicio  praestantissimus,  et  Dominicus  eius  F.,egregiae 
«  indolis  adolescens,  expressis  ante  calibe  caracteribus,  ac  deinde  fusis  literis,  volumen 
«  hoc  primum  impresserunt.  Petrus  Cenninus,  Bernardi  eiusdem  F.,  quanta  potuit  cura 
«  et  diligentia,  emendavit,  ut  cernis.  Florentinis  ingeniis  nil  ardui  est  ».  Cosi  nella  scritta 
finale  alla  parte  prima  del  Commento  di  Servio  a  Virgilio^  bellissimo  volume  in  foglio,  eh'  è 
un  capolavoro  dell'arte  tipografica,  terminato,  per  la  prima  parte,  il  di  7  novembre  147I;, 
per  la  terz:i  il    7  di  ottobre  '72,  cioè   trentacinque  giorni  prima  che  un  tedesco^  Giovanni  da 


02  DEMETRIO  MARZI 


Magonza,  conducesse  a  tìne  nella  stessa  città  il  Filocolo  di  Giovanni  Boccaccio.  Il  prete, 
dunque,  e  l'orefice,  questo  almeno,  possono  dirsi  veri  reinventori  dell'arte  tipografica.  11 
merito  del  Fiorentino  è  tanto  pili  degno  di  nota,  quanto  maggiore  è  l'eccellenza  del- 
l'opera sua.  Né  vale  ciò  che  fu  afiermato  da  alcuno,  che  la  sua  reinvenzione  non  pro- 
ducesse buon  frutto,  perché  limitatosi  alla  stampa  d'un'opera,  che  si  tratta  d'opera 
grande  e  notevolissima  :  né  si  può  sicuramente  affermare  non  fosse  preceduta  o  seguita 
da  altre  di  lui.  Si  aggiunga  che  il  Genuini  appare  introduttore  dell'arte  nella  sua  patria, 
disegnatore,  incisore,  fonditore  valentissimo  ;  che  assai  per  tempo  dove  pensare  ad  essa, 
se  nel  '71  avea  già  pronto  il  materiale  per  un'opera  cosi'  grande;  che  dovea  aver  im- 
piantato una  vera  officina  tipografica,  se  con  lui  lavoravano  l'un  figlio  Domenico,  e 
l'altro,  Pietro,  notaro  di  cui  si  conservano  nel  r.  Archivio  di  Stato  fiorentino  nume- 
rose imbreviature  (certo  assai  colto  e  in  rapporti  coi  letterati  fiorentini  del  tempo),  gli 
faceva  da  correttore.  Inutile,  poi,  sembra  parlar  di  coloro,  i  quali  vorrebbero  a  tipo  fisso 
tutti  i  libri  attribuiti  al  Gutenberg  e  alla  sua  scuola,  e  fino  i  nostri  di  Subiaco,  affer- 
mando nati  in  Italia  i  tipi  stessi.  Troppo  incerte  sono  le  prove  addotte  a  fondamento  di 
ciò,  perché  qui   meriti  conto   discuterle, 

VII. 

Se  vano  è  cercare  chi  possa  contendere  al  Gutenberg  la  gloria  somma,  nessuno 
vieta  siano  celebrati  gli  altri,  che  pur  tanto  meritarono  nella  nobile  impresa.  E  la  sco- 
perta, tutta  insieme  considerata,  è  prodotto  della  civiltà  sempre  crescente,  opera  collet- 
tiva d' una  generazione  e  d'un  secolo,  anzi  eredità  delle  generazioni  e  dei  secoli,  che 
in  quell'uomo  accumularono  tanti  tesori.  A  lui  pur  rimanendo,  come  individuo,  la  gloria 
maggiore,  la  gloria  collettiva  viene  in  gran  parte  all'  Italia,  la  quale  sparse  ovunque  quei 
germi  di  vita  civile,  che  resero  possibile,  anzi  necessaria,  l'arte  nuova,  sollecitamente 
l'accolse,  e  la  condusse  a  perfezione.  Qui,  a  dir  vero,  non  se  ne  sentiva  in  principio  un 
grande  bisogno.  V'erano  prosperità  e  ricchezza  ;  abbondanza  di  codici  antichi  e  moderni  ; 
un  numero  grande  di  umanisti  e  letterati,  di  scrittori  e  copisti,  di  monaci  e  cherici,  di 
maestri  di  scuola  sparsi  fin  nei  meno  importanti  villaggi,  di  notari  studiosi,  d' intelli- 
genti librai.  Tutte  queste  persone,  all'uopo,  copiavano  libri  e  scritture,  per  sé,  o  per  altri, 
fornendole  anche,  secondo  i  casi,  d'accurate  rubriche,  o  di  disegni  finissimi,  di  miniature 
stupende.  Per  gli  usi  più  comuni  servivano  le  incisioni  tabellari  e  le  stampe  xilogra- 
fiche. All'opposto,  in  Germania,  in  Fiandra,  ove  i  popoli,  poveri,  ma  pieni  d'energia  e 
buon  volere,  sforniti  di  studi,  ma  desiosi  d'istruirsi  e  d'  imparare,  facevano  i  primi  passi 
verso  la  vita  civile,  non  si  sentiva  il  bisogno  d'un'arte  rafiìnata  nei  libri,  tranne  quelli 
del  culto,  non  si  avea  il  comodo  di  tanti  maestri  e  scrittori,  (^on  le  incisioni  tabellari 
e  con  le  stampe  .xilografiche  provvedevasi  anche  li  ai  bisogni  più  urgenti  ;  ma  questi 
ormai  erano  giunti  a  tale  che  grande  dovea  apparire  il  bisogno  d'  un  mezzo  nuovo,  il 
quale  permettesse  di  dare,  nel  tempo  più  breve  e  al  prezzo  minore,  il  maggior  numero 
possibile  di  libri  e  scritture.  E  questo  appunto  cercò  e  seppe  trovare  quel  grande,  il 
quale,  niente  altro  che  un'  impresa  industriale  rivolgendo  per  la  mente,  mirava  solo  a 
produrre,  con  arte   nuova,  molte  copie  simili  d'un  solo  volume,  ciascuna  delle  quali,  co- 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  93 

stando  pochissimo,  in  paragone  di  quelle  ottenute  coi  modi  usuali,  permettesse  di  vin- 
cere sul  mercato  librario  la  concorrenza,  e  di  far  grassi  guadagni.  Anche  quando^  del 
resto,  nel  1460,  egli  senti  il  bisogno  di  dare  alla  luce  un'opera  d'argomento  letterario, 
non  mirò  ai  capolavori  della  Grecia  e  di  Roma,  ma  all'utile  pratico,  agli  ammaestra- 
menti preziosi  che  pure  potevano  trarne  ;  e  la  scelta  stessa  fu  un  omaggio  alla  cultura 
medievale  italiana,  giacché  cadde  sul   Catliolicon  del  genovese  Giovanni  Balbi. 

In  Italia  i  primi  volumi,  assai  rozzamente  stampati,  non  poteano  trovare  grande  ac- 
coglienza. Siccome,  poi,  sostituivano  i  manoscritti  e  li  somigliavano  in  tutto,  e  le  scritture 
tedesche  differivano  molto  dalle  italiane,  specialmente  umanistiche,  non  v'era  ragione,  per 
cui  dovessero  subito  esser  portati  fra  noi,  ed  avervi  larga  diffusione.  Dato  poi  l'interesse 
dei  tipografi  a  mantenere  il  segreto,  può  sembrar  verisimile  che  all'arte  nuova  non  si 
facesse  dapprima  attenzione,  ch'essa  rimanesse  ai  più  inosservata,  o  presso  che  ignota.  Presa 
nel  '462  da  Adolfo  di  Nassau  la  città  di  Magonza,  costretti  gli  avversari  politici  del  vin- 
citore, e,  fra  essi,  certo  anche  operai  delle  tipografie  cittadine,  a  rifugiarsi  altrove,  dovè 

AD    LECTOREM 
FLORENTIAE  .VII.  IDVS    NOVEMBRES 

.MCGGGLXXI  . 

BERNARDVS.Cennnius  aurifex  omnium  iudlcio  praEftantiffimust&DommC^ 
cus  eius.  F  . egregi ae  indolis  adolefccns:expreffts  ante  calibe  carac^eribus  'ac  dein/ 

de  ■fufis  lileris  oolumen  Koc  primum  impreflérunt . 

Petrus  cenninus  Bernardi  emsdem.  F  .cjuanta  potuit  cura  8c  dili^étia  emendauit 

ut  .cernis  .    Florentims  ingemis  nil  ardui  eft  . 

Fig.  7.  —  .Servio,  Coiiiinento  a   Vii\e;ilio.  Firenze,  Ceniiini,  1471-72.  Hain,   14707. 

passare  a  molti  il  segreto,  allargarsi  la  conoscenza  dell'arte,  spargersi  ovunque  la  fama 
della  scoperta.  Abbiamo  notizia  di  certi  calligrafi  magontini  (si  sa  che  allora  calligrafo  si 
scambiava  con  tipografo)  i  quali,  già  nel  1463  sarebbero  stati  a  Foligno,  e  vi  avrebbero 
copiato  due  libri.  Cosi,  infatti,  si  esprime  l'avv.  folignate  F.  Senesi,  pubblicando  il  primo 
dei  quattordici  volumi  di  cataloghi  della  sua  ricca  collezione  di  codici  e  di  libri  (Bihlio- 
flìi\a  sclccia,  p.  VII,  Firenze,  1855):  «  Alia  bue  pertinentia  dicturi  sumus,  tum  Inter  aldinas 
«  ad  an.  1545  et  1563,  quibus  opera  Fr.  Patritii  occurrunt,  tum  Inter  mss.  (XIV)  ad 
*  Commentarium  Gambilioni,  De  actionibus,  et  ad  Imolensis,  Repetitionem  super  C.  Cum 
«  contingat,  quae  a  Maguntinis  Calligraphis  an.  1463  Fulginei  exscripta  fuerunt  ambo,  ni 
«  fallor,  adhuc  inedita  ».  Dei  codici  surricordati  non  se  ne  conosce  ora  uno  solo,  e  si 
rimane,  perciò,  incerti  circa  il  preciso  valore,  che  si  può  attribuire  a  quel  passo.  Uno  di 
essi  fu  stampato  dopo  il  1470  dal  celebre  magontino,  probabilmente  scolare  e  coopera- 
tore del  Gutenberg  stesso,  Giovanni  Numeister,  o  Neumeister;  e,  siccome  egli,  con  altri 
suoi  concittadini,  fu,  e  stampò  a  Foligno  nel  1470  e  dopo,  M.  Faloci-Pulignani  suppone 
fossero  sempre  gli  stessi,  e  avessero  preso  stanza  in  Foligno  anche  prima.  Comunque  sia, 
è  certo  che  in  Italia  la  fama  della  scoperta  circa  quel  tempo  almeno  era  giunta,  giacché 


94 


DEMETRIO  MARZI 


il  nolo  cardinale  tedesco  Niccolò  Cusano,  quando  mori,  nel  '64  avea  già  espresso  il  de- 
siderio che  un'arte  si  utile  vi  fosse  portata;  e  nel  '64,  poi,  al  più  tardi,  lavorano  a  Su- 
bisco i  tipograti  tedeschi   Corrado  Swevnhevm  e  Arnoldo    Pannartz. 

Firenze,  Milano,  Napoli,  Venezia,  molte  altre  città,  piccole  e  grandi,  della  Penisola, 
aveano  continui,  quasi  giornalieri  rapporti  con  Roma.  In  quasi  tutte  si  trovavano  artefici 
espeni,  o  persone  studiose  e  d'ingegno,  o  uomini,  che  nelle  scienze,  nelle  lettere,  nelle 
arti  giunsero  ad  altezze  mai  più  raggiunte.  Se,  nonostante,  dunque,  passarono  alcuni  anni 
prima  che  la  stampa  vi  fo.sse  introdotta,  questo  fatto  stesso  sembra  far  credere  che  non 
producesse  subito  una  grande  impressione;  che  rimanesse,  per  un  certo  tempo,  quasi  inav- 
vertita. Ma  r  indifterenza  non  pò  tea  durare  a  lungo,  e  quanto  s'è  visto  circa  il  desiderio 
espresso  dal  Cusano,  è  la  spiegazione  migliore  di  quello  che  dico.  Accresciuto,  nonostante 
si  cercasse  di  tener  sempre  il  segreto,  il  numero  dei  tipograh,  moltiplicati,  col  volgere 
di  alcuni   anni,  i   volumi,  avvenne,  naturalmente,  ciò  che  dapprima   non   dovea  esser  molto 

sensibile;  una  grande  diminuzione  del  prezzo 
loro.  Quei  nuovi  volumi  non  erano  come 
tinti  codici  artisticamente  ornati,  signoril- 
mente eleganti;  ma  utili  si'.  \'espasiano  da  Bi- 
sticci, l'esemplare  dei  librai  intelligenti  e  stu- 
diosi, può  esprimere  il  suo  disprezzo  verso 
di  essi,  può  dire  che  un  principe  innamorato 
de!  sapere  e  dell'arte  si  sarebbe  vergognato 
il'accoglierli  nella  sua  biblioteca;  ma  l'uma- 
nista con  poco  si  procura  una  di  quelle  opere, 
]ier  le  quali  dovea  prima  alTaticarsi  buona  par 
te  della   vita;   le  persone   meno   ricche,  senza 


Fig.  8.  —  Abbazia  dì  S.  Sio/as/icii  11  Sn/n'iic 


grande  sforzo,  accrescono  molto  il  patrimonio  delle  loro  cognizioni;  i  professionisti  si 
procurano  facilmente  quei  trattati,  quelle  raccolte,  che  costavano  prima  una  somma  non 
lieve.  Un  autore,  uno  studioso,  può.  con  la  massima  cura,  comporre  un'opera,  occuparsi 
d'un  testo,  collazionarlo  con  molti  altri,  farvi  le  osservazioni  e  i  commenti  che  crede 
migliori;  centinaia  di  persone  se  ne  varrannci,  senza  timore  che  il  pensiero  dell'autore 
sia  falsato,  le  fatiche  dello  studioso  disperse.  La  Chiesa,  che  stima  sua  missione  speciale 
diffondere  la  cultura  e  la  civiltà,  acquista  uno  strumento  potente,  e  si  conosce  dalle  pa- 
role del  (ausano  che  penserà  subito  a  trarne  protitto.  «  Premitur  uno  die  quantum  non 
«  scribitur  anno  »,  dice  uno  dei  primi  tipografi  a  Roma;  ed  un  altro  mena  vanto  come 
quasi  più  valesse  una  volta  la  carta  che  ora  i  liliri.  In  breve,  la  fama  dell'arte  nuova  si 
sparge  nella  Penisola,  si  chiamano  ovunque  tipograti  dalla  (jermania;  prete  (demente,  a 
Venezia,  l'orerice  Cennini,  a  Firenze,  entrano,  senza  maestri^  nei  segreti  dell'arte,  e  si 
danno  alla  stampa. 

Vili. 

All'arte  introdotta  in  Italia  dovea  toccar  quello  che  a  giovane  pianta  portata  da 
luogo  sterile  in  suolo  più  felice;  una  \ita  più  rigogliosa,  tìori  più  belli,  e  Initti  migliori. 
La  stampa,   infatti,   fra  noi   crebbe  d'importanza,   s'abbellì,  si   perfezionò.  Servi  altrove  ai 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


95 


bisogni  primitivi  delle  popolazioni,  al  culto,  alla  scuola,  alle  pubblicazioni  amministrative 
e  giuridiche  ;  da  noi  anche  a  quelli  più  alti  della  cultura,  qui  largamente  diffusa,  della 
scienza  qui  amorosamente  coltivata.  1  primi  due  tipografi  in  Italia,  lo  Sweynheym  e  il 
Fannartz,  ne  danno  un  esempio.  Essi  stampano  fra  il  '64  e  il  '67  nel  convento  bene- 
dettino di  Subiaco  (Fig.  8)  un  Domito  pio  piierilis,  ma,  subito  dopo,  il  De  Oratore  di  Cicerone, 
quindi  le  Istituzioni  di  Lattanzio,  il  De  Civitate  Dei  di  S.  Agostino.  Andati  a  Roma,  nel  Pa- 
lazzo de'  Massimi  (Fig.  9  e  io),  fra  il  'Ó7  e 
il  '73,  e  poi  dopo,  si  vide  anche  meglio,  quanto 
diverso  fosse  l'indirizzo  dell'arte  in  Italia  da 
quello  da  essa  segui'to  nella  Germania.  Vi  det- 
tero, infatti,  numerose  edizioni,  vi  produssero 
molto  più  che  i  2000  volumi  ;  ma  su  le  altre 
prevalgono  le  opere  classiche;  in  tanta  conge- 
rie fanno  bella  mostra  di  sé  Cicerone,  \'irgilio, 
S.  Girolamo,  Apuleio,  Aulo  Gelilo,  Livio,  Stra- 
bene, Lucano,  il  Bessarione,  Plinio,  S.  Leone 
Magno,  Quintiliano,  Svetonio,  S.  Cipriano,  Si- 
lio Italico,  Ovidio,  Esiodo  tradotto  in  latino, 
Giustino  e  Floro,  il  Coiiinieiito  di  Donato  a  Te- 
renzio, Cesare,  Platone,  Aristofane,  tradotti  in 
latino;  il  Perotti,  Marziale,  Polibio.  Un  latini- 
sta non  indotto,  Andrea  de'  Biffi,  da  Vigevano, 
vescovo  d'Aleria  in  (Corsica,  cerca,  sceglie,  col- 
laziona, per  essi,  codici  antichi  e  moderni, 
v'appone  prefazioni  e  note,  ne  indirizza  buon 
numero  al  Papa,  quasi  invocando  per  i  tipograti 

e  per  l'opera  loro  incoraggiamento  e  protezione.  Famosa  è,  anzi,  una  di  queste  lettere  da 
lui  premessa  a  nome  dei  due  tedeschi  il  20  di  marzo  '72  al  quarto  volume  della  Bibbia  col 
Coiiiiih'i/to  di  Niccolò  t/e  Lvra  (Fig.  1  1  fuori  testo)  :  «  Nos  de...  Germaniis  primi  tanti  com- 
«  modi  artem  in  Romanam  curiam  tuam,  multo  sudore  et  impensa,  decessoris  tui  tempestate, 
«  deveximus.  Nos  opifices  librarios  ceteros,  ut  idem  auderent,  exemplo  nostro,  incitavimus. 
«  Nos  reliquis,  propter  impensarum  magnitudinem,  a  tanto  negotio,  vel  omnino,  vel  maxima 
«  ex  parte,quasi  in  salebra  herentibus,  recentiore  animo,  viribusque  geminatis,  cum  summa 
«  difficultate  restiti mus.  jam  tandem,  defecti  nervis  et  sanguine,  divinam  operh  tuam  implo- 
«  ramus.  Indicem  si  perlegeris  impressorum  a  nobis  operum,  miraberis,  tante  majestatis 
«  et  apostolici  culminis  pater,  vel  carthas  huic  librorum  copie  potuisse,  vel  linamenta 
«  sufficere.  Et,  ut  perlegere  valeas,  usque  adeo  curis  pontificalibus  districtus,  nihil  aliud 
«  hec  ad  te  epistola  continebit.  Nam,  auditis  nominibus  tantorum  autorum  duntaxat,  ta- 
«  cere  non  poteris,  si  bene  tuam  pietatem  novimus,  quin  statini  nobis  subvenias  ;  nec 
«  ulla  rerum  qualiumcumque  occupatione  difficultateve  valebis  deterreri.  Impressi  sunt  no- 
«   stro  studio.   Pater  beatissime,  libri  qui   in  subiectis  suo  ordine  tibi   recensebuntur  ». 

Abbiamo  in  essa  un   vero  e  proprio  catalogo  delle  edizioni   dei  due   tipografi    fino 
a  quel  giorno,  il   primo   fra  quelli  tipografico-editoriali   d' Italia,  forse   il  più  antico  anche 


Fig.  ' 


Pa/azzo  de'  3Iassiini,  ove  fu  la  piiina 
tipografia  romana. 


96  DEMETRIO  MARZI 


d'  Europa,  che  ci  sia  pervenuto  cosi  ampio  e  completo.  Si  vede  dalle  parole  dell'Ale- 
riense,  come,  anche  secondo  lui,  1'  importanza  dell'opera  stava  nel  numero  grande  dei 
volumi  stampati,  quindi  nell'utile  che  a  tutti  veniva  dal  poterne  comprare  agevolmente 
e  con  poco. 

Ma  quello  che  devesi  qui  maggiormente  notare,  è  la  specie  dei  tipi  usati  da  quei 
due  stampatori.  I  primi  di  Subiaco  ditferiscono  parecchio  dai  tipi  gotici  fino  allora  soli 
conosciuti  in  Germania,  e  molto  somigliano  alle  lettere  romane  rotonde  dei  nostri  ma- 
noscritti umanistici  (Fig.  la)  ;  son  belli  alla  vista,  e  costituiscono  una  stampa  elegante  ed  ol- 
tremodo graziosa.  Gli  altri  di  Roma,  sebbene,  sotto  qualche  aspetto,  inferiori,  in  certi  par- 

AVITAS    MAXIMORUM    AEDES 

UBI    AXNO    MCCCCLXVII 

ARS    TYPOGRAPHICA    PRIMUM    IN    URBE    INVECTA 

ET    A.    MDLXXXIII    PAULUS    DE    MAXIMIS 

NUTU     S.    PHILIPPI     NERII     AD      VITAM     REVOCATUS     EST 

CAMILLUS     CAROLUS     MAXIMUS     PATRITIUS    ROMAXUS 

ARSULARUM    PRINCEPS    ET    DOMIXUS 

IN    PRISTINUM  DECUS  RESTITUIT 

ET    MONOCHROMATA    QUIBUS    DOMTNICUS    DE    >[AXIMIS 

PER    NICOLAUM    FURLANUM    FRONTEM     EXCOLUIT 

VETUSTATE    OBSOLESCENTIA 

ALOISIO      FONTANA     PICTORE 

EXPOLLENDA    ET    RENOVANDA    CURAVIT 

A.  CHR.    :mdccclxxvii. 

Fig.  IO.  —  Iscrizione  apposta  in  piazza  de'  Jf/assi»ii  a  /Coma  al  palazzo  de'  Massimi, 
ove  fu  la  prima  tipografia  romana. 

ticolari  più  difettosi  ed  imperfetti,  sono  di  pure  forme  romane  rotonde,  nitidi,  belli, 
eleganti  (Vedi  fig.  i  i).  Autore  ne  fu  certo  lo  Sweynheym,  il  quale  dopo  il  '73  lavorò  pure 
tre  anni  nell'  incisione  di  27  carte  geografiche  destinate  ad  una  traduzione  latina  della  Co- 
smografia di  Tolomeo,  condotta  poi  a  fine  nel  '78  da  un  altro  tedesco  .Arnoldo  I-ìuckinck. 
.\nche  questo  carattere  è  di  forme  romane,  ma  più  bello  e  perfetto  dei  surricordati  (Fig.  i  3). 
Le  parole  delle  carte,  in  capitali  della  più  pura  forma  epigrafica  (Fig.  14),  impresse  con  pun- 
zoni unici  per  ogni  lettera,  costituiscono  un'opera  di  regolarità  ammirabile,  quanto  di  più 
bello  ed  elegante  siasi  veduto  in  questo  genere.  S'aggiunga  che  quell'edizione,  la  prima  fattasi 
della  Cosmografia  con  carte  in  tal  guisa  incise^  è  uno  dei  più  bei  monumenti  dell'arte 
nuova.  Cosi  quei  tedeschi,  appena  giunti  fra  noi,  s'  inchinavano,  in  certo  modo,  alla  terra 
della  cultura  e  dell'arte,  abbandonavano  i  propri  gusti,  e,  quasi  vergognandosi  della  pa- 
tria rozzezza  («  Aspera  ridebis  cognomina  teutona,  forsan — mitiget  ars,  musis  inscia,  verba 
«  viruni  »,  dicono  in  qualche  loro  edizione),  stampavano  le  più  celebrate  opere  dell'antica 
sapienza,  mettevano  in  uso  quelle  lettere  dell'alfabeto  romano,  che,  subito,  nel  1467,3000110 


loAn.McncnEpircopi.  S.D.n.Pape  Bibliotbecaru. 
ad  iX/flum.ILlI.rummum  Pontificem  EpifloU. 

Ommunifac  cntcì  olim  inter  gcntilef  opimo  Fuic parer  beacilTimì:  X/f>e.IIII. 

PontiFcx  Maxime  cecera  diif  dcof  ipfof  duodccim  eciam  illof  pnncipef  felecftof  «^ 
wagnof  appelUcof  uni  nccenìrati  continuo  paruifTe.  Eam  emm  inter  numma  omnia 
abfqì  puocatione  imperiofù  cxercuifìè  magifìrarù.  Id  ne  mtcr  cbnaianofquoq;  uerc 
dici  ccnfeatur  tua  potifTimu  fapientia  clemenciaq;  occurri  porefìr-S^  ut  dtgnerifmifen/ 
corditer  cccurere  feruuli  tue  facfbicanf  Conraduf  Suueynbem  &; ■^rnolduf  Pannartzf 
Imprerrorerno(ìri  dc  urilifTimc  buiuf  ficfl onc  artif  primi  in  Italia  opiFicef  maximi  in 
urbe  operarli  antefancflinimorpedertuorteTramueniguftuifimprcnramdeorculantcr 
iniplordnr:ndnqr  ego  ipfe  creatura  tua  ceterafepiOolaf  proprio:  banc  illoif  nomine 
8^  deccnbnCantea  8ó  pofbmodu  tuo  nummi  diumo  mfcripri.  Vox  quidem  Impredozf 
fub  tanto  lam  cartbarum  Fafce  (aboranttum  :  8^  nifi  tua  liberalit af  opicule^  dehcientiu 
ifba  ed:  pater  beatiffime:  Nofdc  Germaniifprtmi  tanti  commodi  artem  in  Romanam 
Cuna  tua  multo  fudore  &f  impenfa  decenbnftui  temperate  deueximuf.  Nofopificef 
librariof  ceterof  ut  idem  auderenc:cxempIo  noOro  mcitauimuf •  Nof  reliquif  propter 
impenfazf  magnitudmem  a  tanto  negotio  ucl  ommno  uel  maxima  ex  parte  quafi  m 
fdlebra  berentibuf  recettore  animo  uiribufq  gemmatifcu  fuma  difficultatc  reOitimuf. 
lam  tandem  defecai  neruif  &:  fangume  diumam  opem  tuam  imploramuf.  Indtcem  Ti 
perlegenf  ImprcITorum  a  nobifopczf  :mirdberiftante  maieOatif  S^apoOoltcìculminif 

pacer  ucl  carcbaf  buic  libroTu  copie  potuiOe  uel  Lmamenfa  Tufficere .  Ec  ut  plegere 
ualeaf  ufqadeo  curii  pontificalibuf  diOricnuf  n.bil  ahud  bcc  ad  teepiada  cócmebtc. 
Namaudifirnommiburtamorum  aurorum  duntaxat  facere  nonpotenOfi  bene  tua 
pietatem  nouimuf-quin  fì-atim  nobif  fubueniaf.nec  ulla  re^f  qualiucunq  occupatioe 
difficultateue  ualebifdercrrerilmprefTì  funt  noflrofbudio  pater  BeatifTìme  libri  qui 
in  fubiedif  Tuo  ordine  tibi  rccenfebuntur. 

Donati  prò  pucrulif  ut  inde  prmcipium  dicendi  rumamuf:undeimpnmendt  initium 
fumpfimur: numero  trecenti.  CCC 

Ladìantu  firmiani  Infìritutionu  conerà  gcntilefa^  reliquorum  eiufautonfopurculoif 
uoluminaoc^ingmta  utgintiquinq;,  DCCC.Jv_X.V- 

EpiOolaif  familiarium  Ciceronifuolumma  gngenfa  qumqgmta.      D.  L. 
Epiflolazf  Ciceronif  ad  atticù  uolumma  ducéta  feptuagintaqutq; .     CC .  LXX^V- 
Speculi  bumane  ulte  uolumma  trecenta .  CCC . 

Diui  ^ugu^:ml  de  Ctuirate  dei  uolumma  oc^ingenca  uigmtiqnq? .    DCCC.  XX v. 
Diui  Hieronymi  Epiftolaif  &:libcllo2f  uolumma  mille cenCum.      M.C- 
M.  Tul.Ciceronif  de  oratore  cu  ceterif  uolumma  qngcnta  qnqgmta.    D.  L. 
M.TulCiceronifopeif  omnium pbilofopbiauo.qngenta  qnqgmta.    D.L* 
L- A.puleii  platonici  cu  Mcinoo uolumma  ducéta  fepcuagicaqnq:.    CC.LXX  V. 
A-Gelimocflium  atticaif  uolumma  ducenta  Teptuagintaquinq;.        CC  LXX V , 
CCefanf  commcntariorum  gallici  &:  ciuilium  bellorum  uolumma  ducenta  feptua/ 
gintdqumqr.  CC-L-^-'^V. 

DeFenficrurdiuiplacontf  uolumma  trecenta.  I  CCC. 

P.  Virgili!  Maronifopeif  omnxù  uolumma  qngenfa  qumqgmra.    D.L. 
T.  Liuii  pacdumi  cum  Epitomate  omnium  decadum  uolumma  ducenta  feptuagmfa/ 
qumcy.  CC.LXXV» 


3bi  uolumma  duccncd  fepcuagmcdqumq;»  CC.  LXX  V. 

iuolummd  ducentd  rcpcuag(nrdqumc{;.  CCLXXV. 

nftf  de  ndcurdd  biOona  uolumma  crecenta.  CCC. 

milli  de  duodecim  Cefanbur  uolumirid  ducente 

CC.LXXV. 
fermonumuolumind  ducenCd  feptuagtncdgnq;.  CC-LXXV. 
ani  infbicutionum  oratoridrum  uolumma  ducenta 

CC.LXXV. 
nedurce  diui  Tbome  Aquindcifuolumma  quingcnra 

D.L. 
iflroldaf  uolumma ducencafeptudgin Cd qutnq;.       CC-LXXV. 

0  Anfbee  uolumma qngentd qutnquagincd :  D.L 
.Calphurnio  &:  Hefiodo  uolumma  ducenca 

CC.LXXV. 
rul.Ciceronif  cum  Inuecfliuiromnibufin  A^ntonium.  Verrem. 
'uolumma  ducenca  tptuagmcaquinqr.  CC.  LXX  V. 

if  Meramorpbofeof^  Elegrarum  omnium  uolumma 
agmra.  D.L. 

uolumma  Mille  Centum .  M.C. 

lolummù  fummd  ut  tud  ptcfdfpcrrpictt pater  Beannime  nifi  falltmur 
deciefmille  quadnngentorfeptudcmcaqumquaceruu  qdem  mgcncc 
ibufcuifdd  ferendum  qua  parte  reflattintolerabilem  :proprer  eam 
)[c  pofueramuf  nccefntdtrm.nàingenf  rùptufad  uidTu  necenanuf 
ibuf  Ferri  ampliufa  nobif  nequir.  Ec  emencef  non  effe  nuKum  cQ: 
im  g  q»  domurnon:ra  (àcifmagna  plend  eO  qumccrnionu  indnifrcz^ 

1  teigitur  clemcntifTìme  pdter  qui  ef  rapiencirdmufdocfbinjmurq;  fpef 
ubucniédi  nofìrenecelTìranefb  cppiaz^ne  peredmuf.Da  nobiffub/ 
reno  mdieOdtifrue.pdti  fumuf  prò  clemencie  tuo  drbitno  de  nofbra 
jrefTìrquiternionibuf  nofTnfnbi  toc  traderc:quoc  uoluenf&r  gbuf 
redibilif  mdfuetudo  fiibuenidc  nobifde  aliquo  officio  undc  pofTìmuf 
e.  Impéfd  efbfddTdtn  foltuf  Nicoldi  de  Lyra  a  nobifuolummibuf 
ìibil  nobifTuperfic  ad  umendum.  Si  ucnderemuf  opera  nofbra  non 
re  nibil  pcteremuO  Scd  ultro  m  prefentium  cemporumarticulo  in 
;erc  non  nefcimur-'  ipfi  noftra  ofFerremuf.fdciemufqi  quocienfcuo 

i  nobifcum  ufa  eflè  utdebirur  Fronte  fereniore.  Inrerea  pater  fand^c 
Tdtionefme.'quta  paupereffddTi  fumurnimif.  Sirperpccuo  forpefec 


T 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


97 


dai  loro  stessi  connazionali  (Fig.  i  5),  furono  poi  giudicate,  per  consenso  quasi  unanime,  le  più 
belle  e  gradite  alla  vista,  e  costituiscono  anche  oggi  l'alfabeto  universale  del  mondo  civile. 
Difficile  sarebbe  giudicare  se  di  questo  il  merito  vada  ai  tipografi,  o  se  alle  circostanze,  in 
cui  essi  operarono.  Era  scopo  dell'arte  produr  volumi,  i  quali,  più  esattamente  che  fosse 
possibile,  corrispondessero  ai  codici  ;  facendo  ciò,  essi  adempievano  l'uthcio  loro  ;  facen- 


ti-^xt-gc^M va^fl^'£yLK'r^rrv;ii  'ì 


rrìsacur.Ham  hoc  corpufculumquo  ihdiuririimus^'ijnife  ivc«pfaciitu  cft, 
N.tni  f  p£  botro  nc<f  tangl  :  nciji  afjsici .  iic^  aimphcndi  poKiV.qs  Imh  mtra 
bó(  nrt  uidtmi*.  Ojii  fs  driianis  ac  ttner  ui  l»c  mr^  fuccic.  |  s^tio  f  feis  eX' 
pofnc-.fi  iifrtutcf  ontcìiipra.  dcfidcriis  le  cjraió  adclì)Ctrit;Mdet  a  prcmcE 
mKriam.Si.iut  uc  dÀci  fc.imfMuiu  4"  r:ftu  reAefortimìcit-.ec  prompre 
ccmft.wtertji  dtfcndcrit  fi  icrrif  (ju.i  calcitre  ac  iiimen  dcbct  non  ftrufcalc  ; 
iar.ìmcrcbiffcinpitcrrum. ">"»'--     •    o-f.i.c  o  fiV.!(,'i  Hci^p^itf  •■ 

•  '^-*v  Lc.idtcDfmtn-untnjtcrini  pjucisfv'oWcuriusftìftaffigdt'cnfeJ 
g  J  prorcrusctcporisnifttfriQtcpirorairicjbuscótmmsséditbiras. 
Pliiia  «  mcUor.T  l.inirus  fi  nobis  mdulgcn.T  ce (tas  umf  Ht  :  ninc  Si  ego  cs 
ad  uci  {■  pbilofopbic  dodim.i .  k  pl.inùjs  44  ucrius  coborobor.  Santi  oiì 

',  qmulu  poterò  litcriscradrrcioiif.ìdiiitf  beate  foajlpccìcc.cc^dfHiitórm 
■  pbilofopbos.quom.ifunt.idgmrfcjnàaitJumBiempfraidofisigiaues. 
,■  3  ncrcdlbilis  cni  11»  clopucnf .  tr  argu;r.n:indi  diffo'cndiiji  fubtjlicis  :|ais 
facile  dccepeitic .  quos  p.-ir-tjni  noftris  .irmjs  ;  p^irtfp,!  turo  ts  ipora  ma-  (e 
LO^ncertacione  fiimpris  i-cuàtecnsua.ut  appreat  cos  éidnxifft:  poriuscirf^ 
rcmqfiiftuUrtc  l'orafTcmirJiHsqitantufadnusaudcatii.  Pa^rmirncf^ 
c>cn'ntTu;'.'Autopptiiiiiciiacé'Egoiicrolibctiu9rubboeotijr«dcffC£rii!i,  ■ 
H.im  i'i  ;\\.>rcusTu!liiiS  ctoqucncie  ipiu^  'aiitaiin  txcmplar,  ab  rótloctis  Si 
racloifabus  :  cjiti.',  Cime  pro  ucro  m  tcb  .^mr .  Icpc  fujjamsf  (V .  Cur  dclperc' 
mi!S  ucrtotf m  tpam  conrià  falbcctii  capoofamt]!  F.ìcuiidiattì  Sua^pra  ni 
rt  d.\rtorc  ua'.icui-a  f  !lli  ^dcm  fc  pfonos  ucriEris/pf  iteri  Polene .  Sed  qu^i 
pót  Cam  rem  detViidcre  qu.i  non  didictt.aur  jllulhai'e apudaHos : ipe  noi/ 
nouic.A\.ignuiiidcorpoUiceii.l£dci-icftiopu5eltmnnerc:utiiobÌ9facu(- 
ras  ac  tcpus ad  ppofita  pcrfctfda  cnbuat. Quod  fi  uta  é  optìd.ì  (àpfcnti  : 
proteclo  null.i  aliam  obe.iufjiti  wtucrc  optauerim  :|  iiC3lit}dcffoia  .quod 
Ulta  dignufic. et q.^  utilicateffl  Jcgécibu9.ctfi  nó.ìdeioiipriam  v^a tenuis tii 
ncbi^acridie  rums  c(V  •  .?d  uincndiim  Bmc  afemt.  c]uod  cf>  maicie  ncccf' 
fai-rMiii.Qiiopcrlpccìo.ransnicai)eifrcarbitror.ccofftciùboi*iinpIe(re:fi 
i.si\-r  riKU5.i!;4iio3boitsaberroribuslibci3cos:aditercjlcl1edirc>ccric. 

'  ul-.in  iir.i-mi.  I  ii(litntionibusaduepfii*gentc5liT3n(épfem, 

MCcnccmMi::  \JL'ctMMaeia dei libcpunus.imacùlibi-ode opificio bois 
,1 1  0.-iii.-inanù  fmiiinc.Sub.inodiil.M.CCCC.LXV.Ponliric.itus  P.m'ii 
.■mofiii.i r«ùdc  '.niiéhóc.viii.dieucroanptnultiarafnfoOclo- 


,>^^rl■.lbi'ìmo11.^iì:erioSllblacfn^|. 


Oeoemcias. 


Fig.  12 


Lattanzio,  Dr  din.  ins/i/.  Siibiaco,  C.  Sweynheym  e  A.  Painiartz,  14(15.  Hain,  *98o6. 

(Impiccolito). 


dolo  bene,  ottimamente  meritavano  degli  studj  e  dell'arte.  Se  poi  i  libri  stampati  in 
Italia,  poterono  esser  presi  a  modello  dal  mondo  intero,  è  questo  il  più  bel  monumento 
alla  civiltà  ed  all'arte  italiana  del  Rinascimento. 

Quei  caratteri,  che  doveano,  poi,  aver  tanta  fortuna,  non  afi'ermarono  subito  a  Roma 
né  altrove    il    loro  esclusivo  dominio.  Siccome    i    manoscritti,   anche    fra  noi,  erano    di 


Ln  Bibliofilia,  volume  li,  dispensa  3»-4''-5'* 


qS 


DEMETRIO  MARZI 


CLAVDU   PTHOLtMHI    ALLXANDRINI  PHILOSOPHI  COSMOGRAPHIA. 

Agnumnc  inuentudifTicilc  fuilfc  arbirror  B.P.itcr  iiniucrfam  tcrr.im  c(Tc  totins  mandi  orbicu 
lare  ccnrnim  m  qiiot  omnia  cidcrcnt  et  octuiscntcfimam  unicscx  ccntù  et  uiciinti  partibiis  ciò 
principibus  doccriTie  uinsmcthodic is  r.itiorinancniDuscxcoair.itiim  Maximum  uero  atq;  difftcìlcmu 
ninbrarumet  elcuationum  poli  Solis  Liinctp  defectuil  inacniUccx  crcccntisct  fexarmta  partibusccli 
cintibct  qningcnta  (ìndia  in  rerris  rcfponderc  Quam  aloriaj  priniiis  1  lypparchus  ccfilioriim  nature 
parriceps  mortalibus  prcripuit  urbuini  et  uicoru  fpacia.Nedumqnibus  habicabile  folum  rationibus 
ditTKtircmur  oftcndit.  Quas  poReri  pcrplexioribo  modis  fecuti  uariis  luoluta&ambagibij  rcliqucriic 
Doncc  uir  fas^acis  Inerenti  Ptboicmcus  banc  celi  cu  orbe  rerrarù  Cognationc  mtcr  uarias  au£loruC5 
tcntionesmiilfaqì  et  loca  et  Iccorù  nomina  perfidia  tcmporum  mutata  comperiens  lontra  lucubratione 
qne  fparfa  et  diffoluta  crjnt  rcfarcirc  arcpm  unumquaft  corpus  redigere  con.uus  efV.EtTecitqjut  baiq 
terre qiic  clcmcntoru  imfima  mi'niacjjcft  fuu5  et  loca  cu  celi  fingulis  partibus  cóiunri.at  corpora  a  no 
bisrcmotiffima  perpendiculari  tanq  linea  cóprehendi  dcfcribicjj  poffent.ut  quc  illic  moucntur  certio 
pfcrtptifqjlpaciis  buie  imobili  propemodù  equata  fint.quasdiumas  aftroru  terrcqjlucubraticcs  fubti 
Il  traditione  ad  noflra  perduxit  cognitionc.nc  icncremus  unde  hic  mundus  qué  incolimus  fuos  ueluti 
fcnfus  concipiat  atcjjagat''.ut  fic  ab  operu  fciétia  ad  opificis  cognuionem  peruenircmas.  Prctcrmiffaij 
confcicru  fati  fydcrunict  diucrfos  uariantiu  calus  mdaiatione;  omnicg  aliarum  difciplinarum  quibus 
maxime  pollcbat  cura  (cpofira  locoru  Ipacia  per  Paralcllos  diuila  tkmenfus  ante  oculos  nobis  pofuic 
Ofloigitur  libris  notioranoflre  habitabilis  terre  loca  lune  m  una  unuicrfo  tcrraruorbi  congruentem 
illmc  In  pUires  uni  refpondcntcs  tabulas  dicrclTit.Quos  ut  admiratione  dignos  ftc  tue  fanélttati  dedi 
cando5  non  imprudcnter  exiflimaui.Hoc  relicioms  Imperiu  hoc  multaru3  rcru  doclrma  pofccrc  uide 
batur  Alterum  quod  ad  populos  rcccndos  dofliores  cautiorcfcp  nos  rcddat  Cofmoj^r a pbic  cnarratio. 
Altera  qiiod  multifariam  reru  tcicnti.i  accumulatidimc  afferà t  fine  qui  m  rccódittsdilciplinis.  aut  q 
m  cxpcfitis  uerf.int"  fuic  qui  domi  qui  foris  aaant''  bac  pottlTimù  doctrma  diuerfaru  rcru  rationc  per 
dilcunt  et  ea  admodum  delcclantur.Qua  in  re  ne  libraricrum  infcitia  tue  Sanchtatis  aures  ofTcndcret, 
Uomitius  Caldennus  Veronenfis  cui  huiusemendationis  prouintia  dcmadata  fucrat  eam  cura  fufce 
pit  afTerens  cum  uetuflifTimo  greco  manugemifli  Pbilofoplii  emendato  latinos  codices  fé  coHocacuruj 
Maoiflcr  uero  Conradus  Suucynhe^  m  Germanus  a  qr.o  formandorci  Rome  libroni  ars  pnmu  profec 
ta  ell.Occafionc  bine  lumpta  poftcritati  confulens  animum  primum  ad  hanc  doSrinam  capcfcendam 
appdcuir  Siibtndc  matliematicis  adhibiris  mi  is  qucmadmodum  tabulis  encis  tmpriinerentur  cdocutr. 
trienni  ocp  in  bac  cura  confnmprodiem  obiitin  cuius  uicilaru  laborumqjpartemnó  inferiori  ingcnio 
ac  fhidio  Arnoldus  Buckcnct  e  Germania  uir  apprimc  eruditus  ad  impcrfcctum  opus  fucccdcnsni 
Dommi  ConradicTjobitucorum  uiailie  emcdationefcjjfinc  tefhmonio  pcrircnt  neue  uiroru  cruditoru 
ccnf urani  fugerem  immenfc  lubtilitntismachinamenta  examulTim  ad  unum  perfecit.  Qiie  omnia  cuni 
Sanclitatis  tue  munus  pcrfpiccrem  quandoquidcmcuis  cenfura  animos  ad  boc  diligentiores  effeceraC 
ccnfui  eiirfdcm  uadimoniis  poflcntati  mandanda.Sciant  ut  omncs  quantum  fub  cali  pontificc  noftro 
rnm  re mpcrum  iimenia  profecerint.qui  fi  quid  laudis  ex  boc  promcrcrt  uidcbuntur  ut  offentcnt  illud 
qualcsefTc  prmcipcsin  R.P.talescuies  efTc  folerc.Sin  autem  emcnd.itionis  ut  fupcriorum  tempornm 
dcprauatiom  borum  fiue  litteratoruni  oftcntationi  non  nealigentie  delidieue  tribuatur.  Tua  iritur 
SanSiras  penci  q  liominii  et  dcorum  confenlus  imperili  cum  rerù  omnium  doctrina  effe  uoluit  quicqd 
mtcr  bcc  dui  luum munus  indic^num uidicauent  cum  immcnfa  tanti  opcns  utilitatc  atijj  dilciplina  re 
pcndat  logamus.Quam  li  mtnus  rcligiofe  adimns  ac  debtratts  celcfli  potius clemctie  atij  benigmtati 
adftriba:  lue  q  noflre  obiiciat  infolenttc. 


tem 


Ar  nero  US  Ptliolemeus  Cl.iudius  AleynadrinnsPiiilofoplins  Marci  Plnlofophi  Impcr.itoris  — . 
ponbns  tlornit.. Medianica  tribus  libns  complexns.de  portcntis  aftrorum  planetarumqj  diios  libros 
elucubrauit  Spbeio  rcguiam  Magnuni  Aflronomon  fir;c  CoUcclanca,  Multa  prcterca  et  buius  Geo 
grapliie  opus  diuinum 


Kig.  13.  —Tolomeo,  Cosmograpliia.  Roma,  [C-  Sweynheyni]  Ani.  Buckinck.  147S.  Hain,  13V{7- 

(Impiccolito,  dall' csumplarc  del  sig.  James  W.  Ellswonli). 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L' ITALIA 


qo 


molte  specie,  antichi  e  moderni,  e  contenevano  opere  di  svariata  natura,  letterarie  o 
scientifiche,  giuridiche  o  teologiche,  amministrative  o  liturgiche,  cosi  varie  pure  erano 
le  forme  di  scrittura  usate  in  essi  ;  piti  o  meno  umanistiche,  o  rotonde,  gotiche,  molto, 
poco  angolose,  grandi,  o  piccole,  minute  e  minutissime.  E,  siccome  in  queste  cose  ha 
l'uso  gran  parte,  le  persone  che  attendono  a  professioni  legali,  quei  cherici  eteologi 
che  hanno  consuetudine  con  le  scritture  monacali  e  liturgiche,  in  specie  un  po'  antiche, 
rimangono  a  lungo  insensibili  alla  bellezza  dei  caratteri  nuovi,  e  provano  solo  il  disagio 
del   cambiamento  ;  cercano  si    torni    alle   forme  solite,  plaudono  a  chi    stampi,  anche  fra 

NVMEROS  MATEMATICOS 

INEXPLIC ABILE  FERME  TER 
RE  ASTROR VM(iVE  OP VS 


CLAVDII  PTOLEMAEI    ALEXAN- 
DRINIPHILOSOPHI  GEOGRAPH' 
lAM  ARNOLDVS  BVCKINCK  B 
GERMANIA  ROME  TABVLIS  AE* 
NEIS  IN  PICT  VRIS  FORMAT AM 
IMPRESSIT. 

SEMPITERNO  INGENII   ARTIFI- 
CIIQVE    MON VMENTO .  ANNO 
DOMINICI  N  ATALIS  .  M  .  CCCC. 
LXXVIII .  VI.  IDVS  OCTOBRIS. 

SEDENTE  SIXTO.IIII.PONT. 

MAX.  ANNO  EIVS.VIIl. 

Fig.  14-  —  Tolomeo,  Cosinografia,  Roma,  [C.  Sueynheym] 
Arn.  Buckinck,  1478.  Hain,   13537- 

noi,  coi  caratteri  gotici,  che  chiaman  divini.  S'aggiunga  che  il  gotico,  per  le  forme  li- 
neari ed  angolose,  permetteva  di  accostare  molto  più  le  lettere,  di  far  entrare  nello  spazio 
stesso  scrittura  maggiore,  di  rendere  perciò  il  libro  molto  più  economico.  Queste  ragioni 
fecero  si  che  a  Roma  stessa  si  modificasse  presto  il  sistema  dei  primi  tipografi,  si  adoprassero 
caratteri  e  si  stampassero  libri,  i  quali,  se  perdono  alquanto  rispetto  all'elegante  sempli- 
cità delle  forme,  guadagnano  per  il  numero  e  la  varietà  dei  caratteri.  Fin  dal  '67  Udal- 
rico  Hahn,  o  Gallo,  avea  stampato  le  McJitii{ioiii  del  Torquemada  con  un  gotico  largo, 
che  molto  avvicinavasi  a  quello  dei  Donati  e  d'altri  libri  anteriori  ;  ma,  in  compenso,  vi 
uni,  primo    fra  noi,  trentaquattro    figure  xilografiche,  rilevate  dalle    pitture,  che  erano  a 


loo  DEMETRIO  MARZI 


Roma  nel  convento  di  S.  Maria  della  Minena.  Quello,  come  un  altro  più  piccolo  ca- 
rattere gotico,  fu  pure  usato  da  lui  nelle  sue  numerose  edizioni  ;  ma  n'  ebbe  anche  cinque 
specie  diverse  di  romani,  semi-romani,  romani  piccoli  e  larghi,  quasi  tutti  bellissimi  (Fig.  16). 
Che  anzi,  il  nome  d'alcuni  fra  essi,  secondo  il  Bernard,  cioè  di  quelli  adoperati  nel  De  Civi- 
iatc  Dei  del  '07  e  degli  altri  delle  Lettere  di  Cicerone  del  '74,  son  f)er\enuti,  sotto  il  nome 
di  Cicerone  e  S.  Agostino,  per  effetto  della  tradizione,  fino  ai  moderni  tipografi.  Ser\'i- 
rono,  pili  che  altro,  alle  opere  letterarie,  ch'egli  pure  stampò,  sebbene,  differentemente 
dallo  Sweynhevm  e  dal  Pannartz,  curasse  assai  la  parte  commerciale  dell'  impresa,  dando, 
in  buon  numero,  volumi  d'utilità  pratica. 

1  molti  altri  tipografi,  che  stamparono  a  Roma,  durante  tutto  il  secolo,  usarono,  a 
vicenda,  tipi  romani,  o  gotici,  di  varie  specie,  o  grandezze.  Non  meno  di  nove    n'ebbe 

CrTr.i<ftatus  fecundus  in  quo  de  uno  quo^>  lapidi? 
In  fpeciali  cómcmoratio  fit  &  primo  de  Abcfcon 
ABESCON 
Lbcrttis.Hic  bpis  cft  coloris  ferrei. Plinius.Hic  in 
-irabia  rcprrit.  Albertuf.  Virtus  eius  in  tcmplis  de' 
oru  ed  maMÌfelta:co  ij.i  fcmel  accenfus:  nix  aut  nij' 
quapoterit  cATingui  quia  natura  habct  anirnalJs 
qiiod  S alm andrà  uocj tur  cum  modico  humidi , 
I  un^-tuolì:  pinguis.-infcparabilis , 

absintvì;. 

Alberrus.Hic  lapis  crt  degenere  gcmmaKrcoIoris  uitrei;rubeis  uir 
gulis.CCuiiisiiirrusfercenelìauIapidisabefcarh.-rcdfatisremiiri 
or:n  am  accenfus  pmanet  calidiis  per  dies  fepté  uel  amplius  proptcr 
caiidécam  q  difta  eli  de  lapide  abefcariorLapidis  ccia  huius  uirnis 
cllin.puocadoetaugmétandortuxùfanguisutevpimctoresairert 

Fig.  15-  —  Lapidarium,   Wien,   Winierbitrger,  s.  d.,  ca.  14^^ 
CopiNGER,  3492. 

(DalPesemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 

Giorgio  Lauer,  che.  giunto  a  Roma  nel  '69,  accettato  dal  card.  Caraffa  nel  monastero 
di  S.  Eusebio,  apparisce  quasi  un  successore  dello  Swevnhevm  e  del  Pannartz,  giacché 
compi'  nel  '79  il  S.  Girolamo  cominciato  da  quest'ultimo  nel  '76,  e  con  un  carattere 
che  somiglia  molto  a  quello  del  De  Civitate  Dei  di  Subiaco.  S'aggiunga  ch'egli  imitò 
pure  que'  suoi  predecessori,  facendo,  assistito  da  valenti  correttori,  numerose  edizioni  di 
classici,  fra  cui,  nel  '71,  quella  rimasta  famosa,  del  Can^^oniere  di  Francesco  Petrarca. 
Diversi  suoi  tipi  forse  passarono  poi  a  Bartolommeo  Guldinbeck,  il  quale,  con  essi  e 
altri,  romani,  gotici,  semi-romani,  per  oltre  venti  anni,  dal  I472  stampò  innumerevoli 
opere  letterarie,  storiche,  teologiche,  giuridiche. 

Ma  coloro,  che  più  tennero  in  onore  la  tipografìa  romana  negli  ultimi  del  secolo, 
furono,  l'uno  per  il  numero,  l'altro  per  la  qualità  delle  edizioni,  Stefano  Plannck  ed 
Eucario  Silber.  Il  primo  ebbe  almeno  dodici  tipi,  quattro  dei  quali  romani  ;  gli  altri,  go- 
tici, ma  alcuni  di  questi  belli,  elegantissimi.  Come  ai  primi  due  tipografi  di  Subiaco  e 
di  Roma  sembrano  quasi  succedere  prima  il  Lauer,  poi  il  Guldinbeck,  cosi'  pare  che  al 
terzo  subentrasse  nell'officina  il  Plannck.  Si  ha,  infatti,  una  sua  edizione  «  in  domo  quondam 
«  Udalrici  Galli  Barbati   ».   E  sembra  pur   rimanere  la  stessa  tradizione    artistica,    poiché 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  loi 

anche  il  Plannck  si  occupa  quasi  esclusivamente  di  opere  di  grande  utilità  pratica  e  d' 
larga  diffusione.  Perciò  appunto,  lo  vediamo  forse  stampatore  di  quelle  due  famose  lettere 
scritte  nel  '96  dal  Colombo  e  tradotte  dallo  spagnolo  in  latino  da  Aliandro  De  Casco. 
In  continui  rapporti  con  gli  uffici  e  con  gli  ufficiali  della  Curia  romana,  potè  fare  e 
spargere  per  tutto  il  mondo,  forse  piti  operoso  fra  i  tipografi  del  tempo,  edizioni  pic- 
cole e  grandi  innumerevoli.  Infatti  non  si  va  lungi  dal  vero,  facendo  salire  il  numero 
delle  opere  da  lui  stampate,  in  circa  venti  anni,  a  quasi  trecento.  Rispetto  al  secondo, 
anche  più  ampie  lodi  gli  vengono  date.  È  uomo  venerabile,  qui  fidissime  impressiti,  che 
usò  lettere  venete,  che  stampò  arte  magistra  ;  digmis  es,  Etichari,  laudent  te  saepe  Ca- 
moenae.  E  merita  veramente  tali  lodi;  il  numero  delle  sue  edizioni,  sebbene  considerevo- 
lissimo, giunge  forse  appena  ai  due  terzi  di  quello  del  Plannck  ;  ma,  in  compenso,  ha 
copia  grande  di  classici   e  di   umanisti,  le  Favole  A'  Esopo,  Enea  Silvio,  Frontino,  Eliano, 

Luciano,    Plinio,    Properzio,    Se- 

SuinmaOi'arorumomnium:Poetariim:  ac  Pblofophoru;      ,     r>   r      -i  r.       •      /-  ir 

^     .  ,,0.  .      rr     ■  Ali        -      sto  Rufo,   il  Poggio,  Cesare,   Ve- 

dutoritJtes  in  unum  collecte  per  ciarli limu  lurum  A  Ibertu  '  00    )  ! 

de  Eiib  vtriufq,  luns  docfìrorem  eicimu'i  que  margarita  poe  gezio,  Modesto,  Ovidio,  Aristotile , 

ticddicitur:feliciter  finemadepraertperingeniofum  viriim  Claudiano,  Seneca,  Terenzio,   Sal- 

mag.Qrù  Vdalncù  Galla  alias  HanAldmanùe,cIngemac  ^,^^5^   ^  ^^^j    ^l^^i_    ,3.  •     j^. 

ciuem  vienenfem.'non  calamoereoue  Itilo:  Sed  noue  arcis 

acfolernmdunnc  genere  Rome  imprefTa  Anno  incarnano;  '■0''°    a  numerosi     correttori,    fra 

nis  dominice  A4cccclvxv.dieucro<vmenfià  decembris:  cui   Pomponio  Leto    ed    Ermolao 

Anni  r  ubiJei .  Sedente  Sixto  duina  prouidencia  papa  un .  Barbaro  ;  ha,  come  l'altro,  rappor- 

nontifice niaxitno-  .              ,.      re  •  ,•     ,  ,,  ^ 

"•  ti    con    gli  ufficiali    della  Corte 
Fig.  16.  —  EvB,  IMargarita  poetica,                                                                     . 

Roma,  Udalr.  Gallo,  1475.  Hain,  *68i9.  romana,  e  fa    edizioni    di  larga 

(Dall'esemplare  del  cav.   Leo  S.  Olschki).  dìti'usione,      faUlOSa,      IVa     le       altre, 

una  sua  della  ricordata  lettera  del  Colombo  ;  ha,  per  lo  meno,  tredici  tipi  diversi, 
svariatissimi  ;  fra  gli  altri  que'  gotici  stretti,  che  tanto  piacquero,  e  che  egli  chia- 
mava lettere  venete.  Eucario  tenne  in  grand'onore  tino  al  I504,  quando  mori,  l'officina 
di  Campo  di  fiori,  la  quale,  passata  al  tiglio  Marcello,  mantenne  a  lungo  l'antica  fama, 
dando  numerose  pubblicazioni  ufficiali,  servendo  a  molti  di  quegli  studiosi  e  letterati,  che 
attorniarono  la  corte  di  Giulio  II  prima,  di  Leone  X  poi. 

Molti  altri  furono  i  tipografi,  che  stamparono  in  quella  città  entro  il  secolo  XVI, 
con  tipi  solamente  romani,  o  romani  e  gotici  insieme,  quasi  sempre,  però,  assai  nitidi 
e  belli.  Portarono  l'arte  ad  un'  altezza  notevole  ;  le  impressero  un  carattere  di  universalità 
per  il  genere  delle  opere  pubblicate  d'  importanza  letteraria  o  scientifica,  o  interessanti 
r  intero  mondo  cristiano  ;  di  italianità  per  la  forma  e  nitidezza  dei  caratteri,  per  la  ele- 
gante ed  artistica  semplicità  delle  edizioni.  Roma  cosi  divenne  sede  ad  un  importante 
mercato  di  libri,  per  tutti  quelli  che  li  chiamavano  gli  affari  della  Corte  pontificia  da 
ogni  parte  del  mondo  cristiano.  Tedeschi,  in  gran  parte,  circa  quaranta  sopra  una  cin- 
quantina, furono  questi  tipografi  ;  di  Magonza,  o  dintorni,  come  lo  Sweynheym  e  il  Nu- 
meister  ;  di  Ingolstadt^  come  Uldalrico,  Lupo  e  Niccolò  Gallo  ;  di  Strasburgo,  come  Sisto 
Riessingere  Andrea  Freitag;  di  Metz,  come. Adam  Rot;  di  Spira,  come  Giovanni  Besicken;  di 
piccoli  paesi  nella  diocesi  di  Costanza,  parecchi  altri,  come  Giovanni  Reinhard,  Giovanni 
Schònberger,  Bartolommeo  Guldinbeck.  Quasi  tutti  della  Germania  meridionale,  di  città 
o  paesi  della  valle  del  Reno,  venuti  alcuni  verso  il  1 464,  altri  non  molto  dopo,  s' ha  ragione  di 


102 


DEMETRIO  MARZI 


credere  che  buona  parte  almeno  avessero  diretti  rapporti  col  Gutenberg  stesso,  con  la  sua  offi- 
cina, o  con  altre  tipografie  magontine  del  tempo.  Ci  appariscono,  in  ogni  modo,  degni  di  nota, 
anche  se  tutti  non  furono^  come  il  Numeister,  suoi  veri  e  propri  scolari,  o  cooperatori. 
Chiamati  da  monaci,  prelati,  cardinali,  si  misero  con  ardore  all'opera,  approfittarono  delle 
condizioni  felici,  in  cui  Roma  si  trovava  come  capitale  del    mondo    cristiano,  vi    fecero 

mirabilmente  fiorire  l'arte  nuova,  la  sparsero 
di  li',  verisimilmente,  in  tutta  Italia,  quindi, 
quasi  fosse  finita  la  loro  missione  civile,  spa- 
rirono. Infatti  sugli  ultimi  del  secolo  i  tipo- 
grafi tedeschi  sempre  minori  si  fanno  di  nu- 
mero a  Roma  come  nel  resto  della  Penisola, 
mentre  s'accrescono  nelle  officine  gli  stam- 
patori nostri. 

IX. 

Ma  N'enezia  fu  la  città,  dove  Parte  nuova 
raggiunse  il  colmo  dell'eleganza  e  della  per- 
fezione, dov'essa  ebbe  il  massimo  incremento 
e  sviluppo.  Giustamente  nel  grandioso  monu- 
mento (\'edi  fig.  3),  che  nel  1840  la  città  di 
Francoforte  eresse  ai  primi  tipografi  tedeschi,  il 
Gutenberg,  il  Fast,  e  lo  Schòffer,  fra  le  figure 
di  -Nlagonza,  Strasburgo  e  Francoforte  stessa,  è 
quella  di  Venezia,  giacché  qui  fu.  per  oltre 
un  secolo,  la  più  rinomata  sede  dell'arte,  il 
pia  importante  mercato  librario  del  mondo 
(Fig.  1 7).  ^"enezia  era  allora  il  più  commer- 
ciale, il  più  ricco,  forse  il  più  potente  Stato 
d'  Europa  ;  perciò  appunto  la  stamp.i  vi  fu  su- 
bito accolta,  vi  crebbe,  e  Vi  prosperò  mirabil 
mente.  Sulla  fine  del  secolo  a  molto  più  che 
ducento  era  giunto  il  numero  dei  tipografi, 
mentre  appena  centocinquanta  n'ebbero  nello 
stesso  periodo  Parigi  e  Lione,  le  due  città  non 
italiane,  in  cui  maggiore  fu  la  produzione  li- 
braria. Quasi  le  stesse  di  numero  vi  furono  le  officine,  parecchie  migliaia  le  edizioni,  oltre  un 
milione  i  volumi,  .\nche  qui  l'arte  fu  portata  direttamente  dalla  Germania,  e  i  tipografi  tede- 
schi ebbero,  poi,  predominio  incontrastato  su  quelli  d'ogni  altra  nazione,  delle  rimanenti 
parti  d' Italia  e  di  Venezia  stessa.  Ma,  come  diverse  erano  le  condizioni  di  Venezia  da 
quelle  di  Roma,  cosi'  anche  la  tipografia  diversamente  vi  s'allargò  ed  accrebbe.  Nell'eterna 
Città  stanno,  per  gli  uffici  della  Corte  pontificia,  ecclesiastici  innumerevoli,  convengono,  per 
interessi  religiosi  e  politici,  persone  d'ogni  parte  del   mondo  ;  e  questo  è  sufficiente  ad  occu- 


Fìg.  17.  —  Omaggio  a  Venesia  nel  monu- 
mento al  Gutenberg,  al  Fusi  e  allo  Schòf- 
fer in  Francoforte,  1S40. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


IO' 


pare  i  cittadini,  che  poco  pensano  ad  altri  esercizi,  o  professioni.  A  Venezia   invece,  r  - 
r.  ano  ,11  affari,  le  industrie,   i  con..erci  ;  son   n.olti  e  svariati   i  lavori,  i  guadagni 
Tunerosissini   i  venuti  da  altre  parte  d'Italia  e  d'  l.-opa,  dalla  Germania   ,n  speue  ,  e 


U  „  ^.- ic  f»u  friei.'..  Phyrili»  n.gra qoidc  fcJ  Jtlnm  J.gito=  i>£?u; :i  Pol/gQf.ù,  ! 
:,    :  ■  ^:i"  t".X«  AO^p.^ Llao  ..™nco  a,fcur.u..nuJ,.  Ilu..d,. 

f  «  "  àTsiTt  £.  a Lèon-s  pelle  k  P.n,lv,f  nombtac  l,on.,«.  «;  p.i.h.l,os.  Co  os 

gcncr..  ^  .eiuc  fp„topol.A.R.oaucs.  n>fié.N'Ulit.s  m.->lr<:bjlcin5  f  r,s 

.  ;™lh  "uT  l^"  ,-iaia\smA.4fterr«ópUx,..An,-cb,Macln.™n-,.,nm 
>  TJn ™aèi« a-vv.S.nocbt.ac umbra» ifooru euooB, tcn«.am,ae alba 

iliw.ccqW b.rl«, adcrc noia  cótcff, Up.d» « nob.  .acs cm ■  o,. .oargu-ffc 

r^'tX  mfcit-rcpac  noopc  r,.c  noibu.:f,...!.Vr-- ---'f '«"""!»  "7^ 

=^-^;^rSr!:t:^x™:S'ib^,^.^.j^^ 

|cpu,sn<,UU-aaóplerunq,ma.cr,a.Nn:c.nv.,Hc   A^  ^^    ,„,;„„„,„  lot  Arql,b..> 
Luraoblon -a  L.ic  probar  ac.nacq.c  .uxa,  I.  ,nd,  p.iW  V^^^^^^^^^ 
aÌ.u1oI.  a;it  .rmUgrat»  u«a.  ,  fall,,  d.l.crnca,  ^'.i'^f'^\f^^.^Zu... 
tiuMnarge,n,smutd=prfbcn.HK.r,rK,nr.4,      .    .1       ^^^       '^^^^^^^^^^^ 

/    f,a«ac.  mm.  acc»<  paf.r,  ,llaq,K  ,  p...ja  l.basqbnfcff  n  .  .       P  ; - 
Va;L«n,cma,un.rbanc*nrau,rMK.cn!-c,qru_b=,a  pò u.a  - 
planbu,n,6,scóltatpr,mr,pói.Mcl,srau,..«l..m.:polcb5..orf<_.c,u^^^^^ 
!  pK,  lo  appara  r.-.b,:;u  i  u.tc  ,  tap.llam«o  tr.gor.s^coaau.  pr.-.s  q aJ .a.lcs  p 

Qucmm.vlotamri.unnci.pu-nauix lettor  babctSi-^ 

Quiq.eciar.i  frartus  pene  l:gi-nJuscrain: 

•        Rrlbtuu\'cnc;ismrnuptrSi>U'aloannM. 
Evra,plitq;ljbrosfrenctantcm«.5,        _ 
hiT.  manua  quonJam  monco  Calam'd.-,;  qi<Kl-    ■ 
Nmqilabo.  ftuJio  cdT.i  K  ing.-no. 

.MCCtC.LXVIIlI. 

—  Ili  town 'ni»i» ""Il"  Hiip'li'Tlf''* 


Fig.  i8. 


l'UN.o,  .^/.>m  "<'/'''-.^/^--  Venezia,  Giov.  da  Spira,  .469,  Hain.  13087. 

(Tmpiccoliloì. 


non  solo  ecclesiastici,  ma  artieri,  mercanti,  operai.  Per  questo  .  che  l'arte  v^  .esenta 
subito  pur  da  altri  che  tedeschi,  1  quali  non  superano  molto  1  cinquanta,  cioè  il  quarto 
circa  dell'  intera  famiglia  tipografica  veneziana  del  quattrocento.  _ 

Anche  qui  la  maggior  parte,  specialmente  1  primi,  vengono  dal  mezzog  lorno  della 


,04  DEMETRIO  x\L\RZI 


Germania,  dalla  Baviera,  da  molti  paesi  della  \al\e  del  Reno,  dai  dintorni  di  Magonza, 
di  Strasburgo,  di  Colonia,  di  Spira.  È  celebre  il  nome  di  Giovanni  da  Spira,  il  primo 
che  vi  portò  l'arte,  avendo  a'  i8  settembre  14Ó9  già  fatto  due  edizioni  delle  Lettere 
familiari  di  Cicerone,  stampato  un  grosso  volume  in  foglio  contenente  la  Storia  Naturale 
di  Plinio  (Fig.  i8j,  eh' è  un  vero  capolavoro  tipografico,  e  forse  pur  cominciato  il  De 
Civitate  Dei  di  S.  Agostino.  Son  noti  quei  versi  apposti  alla  prima  edizione  sua  : 

Primus  in  Adriaca  formis  impressit  ahenis 
Aere  libros  Spira  genitus  de  gente  Johannes, 
In  reliquis  sit  quanta  vides  spes,  lector,  habenda, 
Quom  labor  hic  primus  calami  superaverit  artem. 
MCCCCLXVIHI. 

Ed  è  pur  noto  come  precisamente  il  I9  settembre  di  quell'anno  il  Governo  della 
Serenissima,  ricordando  che  in  Venezia  s'era  introdotta  la  stampa  «  ...  in  diesque  magis 
«  celebrior  et  frequentior  lìet,  per  operam,  studium  et  ingeniuiii  magistri  Johannis  de 
«  Spira,  qui  caeteris  aliis  urbibus  hanc  nostram  pr;elegit,  ubi  cum  coniuge,  liberis  et 
«  familia  tota  sua  inhabitaret...,  jamque  summa  omnium  conimendatione  impressit...,  pul- 
«  cherrima  litterarum  forma..;  quoniam  tale  inventum...  priscis...  omnino  incognitum...  omni 
«  favore  et  ope  augendum  atque  fovendum  est...,  quemadmodum  in  aliis  exercitiis  substen- 
«  tandis,  et  multo  quidem  inferioribus,  fieri  solitum  est...  »,  accoglie  la  supplica  del  ti- 
pografo, ordinando  che,  per  cinque  anni,  nessun  altro  eserciti  l' arte  in  \'enezia  e  nel 
suo  territorio.  E  questo  il  pili  antico  privilegio  di  stampa  concesso  a  tipografi  da  uno 
Stato,  il  quale,  in  tal  modo,  ben  dimostra  quali  oneste  e  liete  accoglienze  facesse  al- 
l'arte  nuova.  -Morto,  di  li  a  poco,  Giovanni,  e,  decaduto,  con  ciò,  per  fortuna  dell'arte, 
un  privilegio  che  1'  avrebbe  inceppata,  il  De  Civitate  Dei  fu  condotto  a  fine  nel  '70  dal 
fratello  di  Giovanni,  Vendelino,  succedutogli  nella  direzione  dell'  officina.  Fornito  dei  tipi 
romani  di  essa  e  d'altri,  romani  e  gotici,  sempre  nitidi,  belli,  eleganti,  stampò,  come 
a  Roma  lo  Sweynheym  e  il  Pannartz,  molte  opere  classiche,  scegliendo  per  correttori 
i  migliori  letterati  d' allora,  fra  cui  Giorgio  Merula,  Francesco  Filelfo,  Guarino  Vero- 
nese. Egli  è  detto  del  fratello  «  arte  non  minor  »  ;  «  artis  gloria  prima  suae  »  :  «  no- 
«  bilis  vir,  qui  ingenium  dedaleum  in  impressionibus  suis  edocet  »  ;  che  «  formis  egre- 
«  gie  impressit  »  ;  il  quale  «  nil  nisi  correctum  vendere...  l'ubet  »;  «  ...tua  est  virtus  italas 
«  iam  nota  per  urbes  ;  ore  tuum  nomen  posteritatis  erit  ...  ^>  ;  «  cuius  ingenium  de  ver- 
«  lice  Palladis  ortum  crediderim  —  Cui  tantum  debes,  urbs  Spiras,  superbo  nepoti  —  Quan- 
«  tum  Virgilio  Mantua  clara  suo  »  ;  «  Vindeline,  tuum  tollent  ad  sidera  nomen  —  Legi- 
«  stae  ;  eterno  ne  morieris  bevo...   —  Xaturae,  non  artis,  opus  mirabile  dictu   ». 

Pure  la  gloria  somma  dell'arte  a  \'enezia  non  devesi  ai  due  tedeschi,  ma  ad  un 
francese,  Niccolò  Jenson,  il  quale,  però,  ebbe  coi  Tedeschi  continui  e  stretti  rapporti. 
Nativo,  per  quanto  sembra,  di  Tours,  uno  dei  migliori  incisori  della  Zecca  reale  di  Fran- 
cia, mandato  da  Carlo  \TI,  verso  il  1458,  a  studiare  segretamente  in  Magonza  la  sco- 
perta del  Gutenberg,  poi  forse  caduto  in  disgrazia  della  Corte,  si  trova  nel  '70  in  Ve- 
nezia, ove  stampa  l'anno  stesso  non  meno  di  quattro  volumi.  De  evangelica preparatioue 
di  Eusebio  tradotta  in  latino  da  Giorgio  Trapezunzio,  le   Lettere  ad  Attico  e  la  Rettorica 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


105 


di  (Cicerone;  V Epitome  di  Trogo  Pompeo;  moltissime  altre  fino  al  1480,  quando  mori'.  Portò 
al  più  alto  grado  di  perfezione  i  tipi  romani,  nitidi,  belli,  armonicamente  disposti,  pervenuti, 
tranne  piccole  modificazioni  nei  particolari,  per  la  loro  forma  complessiva,  fino  a  noi 
(Fig.   19).  Il  suo  alfabeto  maiuscolo  consta  di  ventitré  lettere,  cioè  tutte   le  moderne,  eccetto 


VSEBIVM  Pamphiìi  de  cuangciica  prxpararioiie 
lannuin  px grxco  bpatifTime  pat:;i  mrtii  tuo  e-ffcci . 
Nam  quoir»  ei;m  uin/m  nim  cloqiiétia:  tii  mnlrai^i 
rerum  perituret  fgcnu  mirabili  fluinmc ex  his  qiic 
i.rm  naduff»  fup.t  pr.rrticiiTnTuiin  fancftiMs  tua  ni-' 
diCi;;::  atq;  i.leo  qu.c^iq;  apuci  giorcos  ipfiu.'i  opera 
c.Ycéc  iann.i  faccrc  iftitucnr:  cuangclicà  pra"pationc 
qux  in  urte  forte  repcrra  eft;  priimini  aggicfli  tra' 
cluximus.Qiio  quidcm  in  libro  quafi  qtiodain  in  fpcculo  uanam  atq; 
mulnpIicemdo(n:nn;iill!us  uin  licer admitan.OjiK^a  cnim  qu.vante 
ipfù farta fuentaq;  rucmntqu.r  tairien gra'ce  fmpta  tùcinucnirérut  : 
Étilto  certius-aeque  difhniftuis  ipfis etum  aiictotibiLS  qui  rm'pfeninr 
percepifTe  mihi  uidctur.  Ita  quom  conftet  nihii  k-rc  pra;ciarum  unq 
g;ftum  fiiifTequod  illis  tempoi;busgra-re  fcnprum  non  cxtaivt:  niiiil,' 
in.  rebus  magnis  naniraqj  abditis  qiiod  a  philofophis  non  cflet  cxpli' 
<atum:omm.'<  ill<_-  nnn  nicmoria;  tcnacitatctù  nu'Cis  pccpit  acumino;  ' 
acutap^s  foicnt  fingulis  ipridcre  flonbu.";:  inJcq;  quod  ad  rem  fuam 
conducitcolligercmóalitfrilic  undiq!  ccrtiora  uenfiniilioraucdeligcs 
mirabilem  fibiarqj  miuditù  faentia-cumiiium  ronfeat:  muliiplices 
iiariafq:  phiiofophonim  fct^as  no  ignorauit:  iiifinicos  pene  gentium, 
omitiuvn  rcligionis  crrores  tcniur:  orbis  tcrranim  hifldnam  ferie  Tua 
difpofitam  folùs  cognouit  &  c.rrcns  tradijit.  N'am  quom  non  efTec 
nefdui  gcllaK  rèiDm  liillonam  titubare  facfhlTimc  patcrni/ì  diftincta  ' 
téponbus  paceat.Qiiippc  quom  natura  te'pons  faciat  ut  qu^v  i  tepore 
fuerunt  nifi  quando  fiictùtfnis;necfui(Teqdrm  .ppterconfufioncm 
uidoantiir:eo  ingenio.-ftudio:  iriduftna  I) nicincubuit  rei :ut  omnium  ■ 
fcripfofum  pcnnam  m  unaim  congcllani  facile  fu  nauent.'difti'LÌnisq: 
jainda  ipfis  fuis  ut  dmmus  cognouent  ajclonbus. Conferendo  cnim 
tet  fefingulosrucritateiT!  quxab  omnibus  fimul  emcrgebarmecab 
o  e.vpninebatur;conrecutU';  ert.Qiii  omnia  ab  aliis  qui  fcnpfit  & 

hoc  opere  peifpicereiicet. Quod  ille  ideo  fu  rcrpu:quomamquotn  I 
"àpudgenaù  prxclaros  phiiofoplna  uiro',  nobiIgTimus  eilet:ac  piifci 
paremamq;  deotii  teligionem  catholicx  uentaris  amore  cótcmpferit: 
pairirr.  accufa'tibus  fuum  propontum  refrondere:  paitim  noftra  pio 
uiabu*  fuis  uoluit  cófumare.  Itaqj  i"  duas  untuerrum  partis  nci^onum 
partitus  eft:  quarum  pnmam  qua:  nunc  traducTU  nobis  at;  qua  i!ks 


Fig.  19.  —  EisEPio,  De  t-c'aiigt/.  piatpai .,  V'cue/ia,  iN.  Tcnsoii,  1470.  Hain,  *  6699. 

(Impiccolito). 


le  /,  W,  U ;  il  minuscolo  di  ventisei,  cioè  ventitré  dell'  alfabeto  ordinario,  con  la  v  so- 
stituita dalla  K,  più  una  5  lunga  e  i  dittonghi  ce,  ce,  in  legatura,  mentre  Vindelino  avea 
rappresentato  il  primo  con  e,  ed  il  secondo  con  le  due  lettere,  ma  non  legate.  A  questi 
segni    ne    aggiunse  quindici  altri  abbreviativi  secondo  il  sistema  brachigratìco    medievale 


io6  DEMETRIO  MARZI 


j,    e-,    I.    o.    II.    con  lineetta  sopra,  q  e  altri  segni  del    qui,  ptr,  prò,  qtiod,  qiiae,  quam. 
que,  tur,  nini,  sei  lettere  doppie,  o  triple,  tre  segni  di   punteggiatura,  punto,  due    punti, 
punto  interrogativo.  In  tutto,   furono  settantatré  i  suoi  segni,  oltre  alcuni  speciali  per  le 
■  opere  di  medicina. 

Nel  '71  usò  pure,  per  il  primo,  caratteri  greci  assai  eleganti,  sebbene  non  perfetti 
in  tutto  e  notevoli  come  i  primi.  Quando,  poi,  il  pubblico  chiedeva  il  gotico  e  i  tipografi 
ne  secondavano  i  gusti,  gettò  numerosi  caratteri  di  quella  forma,  emancipandosi,  f)eraltro, 
dai  manoscritti,  e  creando  un  gotico  ideale,  che  lo  chiari'  anche  in  ciò  artista  sommo, 
insuperabile  (Fig.  20).  Troppo  sarebbe  dire  di  tutti  i  meriti  suoi,  dei  molti-  perfeziona- 
menti ch'egli  introdusse  nell'arte;  basti  notare  che  da  lui,  secondo  il  Faulmann  (p.  42), 
verisimilmente  si  cominciarono  a  me'tere  assieme  le  parole,  le  linee,  le  pagine  senza  i 
noti  buchi  e  I'  incomodo  til  di  ferro  da  passarsi  a  traverso  d'essi.  La  sua  fama,  del  resto, 
giunse  a  tale  che,  sebbene  più  volte  in  società  con  tipografi   riputatissimi,  egli    è    ricor- 

e    Z  ofìcdit  mibi  fluuiu  aquc  luuc  fplea 
didum  tacR  afftallij  4?ccdcnté  ó  icdc 

parte fluminielisnu vite aJfCTés  frucru^  du        «i)lDlia  ip2CIIil    iLJCnCtll{5 
odccìpermcnfeefingulos  reddcB  frucTum        ^^^^       .       •        'c     eirk 
filli  ':  folLi  ligni  ad  (amiate  gennu.a  oinnc        OpCfa  ZtO^  impCl  a   MHICO 

maledicrù  nò  erit  apliueifed  federdei  i  agni 
i  (Ila  eruni  ferui  ciii6  fcruient  diuft  ridcbus 


facicm  eiuarinomceiuBi  frón'bua  comnu 
l£r  no,r  rln-a  no  eriL":  no  cgcbunt  Uimmc  lu 
cerne  neci5  lumine  folisrqm  dno  deua  ùlumi 
nabli  nio9:i  regnabàuiccuU  feoUoju .  iSs 


lai^mfon  éSallid 
.€6.ccccJ;cjci>:; 


Fig.  20.  —  Bibita  Ialina.  \'enezia,  N.  Jenson,  1479.  H.\in,  *  3073. 

(Dall'esemplare  del  cav.  Leo  S.  OUchkif. 

dato,  anche  dopo  morto,  con  somma  lode.  Vediamo,  infatti,  nella  Lcitiir.i  super  1  et  II 
Decretaliiim  del  1482  :  «  Exactum  inclitis  instrumentis  famosisque  litterarum  chara- 
«  cteribus  optimi  quondam  in  hac  arte  magistri  Nicolai  Jenson  Gallici,  quo  nihil 
«  prestantius,  nihil  melius,  nihilve  dignius...  ».  Per  lui,  specialmente,  sebbene  i  suoi 
due  predecessori  da  Spira,  Cristoforo  X'aldarfer,  Giovanni  da  Colonia,  Giovanni  Her- 
bert di  Seligenstadt,  Giovanni  Hamman  di  Landau,  ed  altri,  vi  avessero  non  piccola 
parte,  i  tipi  veneti  acquistarono  tal  fama,  che  i  più  valenti  stampatori  aspiravano, 
come  a  onore  sommo,  a  poterli  imitare,  cosicché  il  primo  tipografo  d'  Oxford,  Thierry 
Rood,  diceva  dei  suoi:  «  Dii  dent  ut  Venetos  exsuperare  queant  ».  I>el  resto,  il  merito 
suo  fu  solennemente  riconosciuto  nel  '75  da  Sisto  W .  il  quale,  ammessolo  fra  i  suoi  fa- 
miliari, con  esempio,  credo,  quasi  unico,  1'  insigniva  dell'  onorevole  titolo  di  conte  pala- 
tino. I  contemporanei  lo  salutarono  principe  dell'  arte  tipografica,  come  anche,  in  parte, 
si  rileva,  per  es.,  dalla  sottoscrizione  del  Brcviaruin  Romanuiti  (Hain  *3896):  «  [H] 
ui'opis  corrector  extitit  Georgi'  d'  Spatharùs  ps  byt'  o:^'  niiniin':  ipffor  [  vero  Nicolaus 
ienlon  gallicus  :  hac  nra  |  tèpeftate  impffoy  priceps  »   etc. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


107 


Fra  i  primi  tipogratì,  che  a  Venezia  si  stabilirono,  è  Giovanni  da  Colonia,  il  quale, 
stampatore  nel  'yijgià  nel  '72  avea  stretto  società  con  Vendelino.  Almeno  altre  due  ne 
fece  successivamente,  lino  a!  1480,  con  Niccolò  Jenson  e  compagni,  uno  dei  quali  era 
Rinaldo  da  Nimega;  una  quarta,  di  cui  poco  sappiamo,  nel  '91,  con  Giovanni  Hamman  ; 
una  quinta,  finalmente,  più  nota  e  durevole,  con  Giovanni  Manthen  di  Gerrnsheim,  la 
terra  natale  di  Pietro  SchòfTer,  presso  Magonza.  Innumerevoli  sono  le  opere  uscite  sotto 
i  suoi  auspici,  con  la  direzione,  o  cooperazione  di  lui,  che,  se  anche,  come  alcuni  vorreb- 
bero, non  attese  di  proposito  all'arte,  seppi  scegliere    lavoranti    quali    Giovanni   Herbert 

«  summus  in  hac  arte...,  qui  sua  solertia  

.   ....    ,.            .....                   doptalmu  fllbifi.v mci&c-'-,  ^jr\JlEtiaaiip?ppi!iIfffnil 

«  ac  vigilusdivoque  impnmendi  charactere      -^.tomj^vclpfalmuj  Deus  l^fcrenfcmpcrtparcfrc 

«   ficile   snnereminet   omnes   »    Importanti      nKfcrcamrnolhT.rotm.-K^o  rufnpc«p:cciiriom-tiincHra: 

«   Licite  supereminet  omnes  ».  importanti     iie^o^cnt.-k)Tia»<cn.lpdaló.  t  buacfantuliimnmntqufiu 

e  svariate    sono    le    opere  da  lui   date    in      'ntneIc.foii.-p.v"criioiKr.*.£t  fcmciitiamómumcatioiuslC 

ncft.  Scd  libaa.  *.  Saluum  gatniitcrano  nicpicrano  ab' 

facrcniuniiunm.i^-  DojsmcuG  folu-itOIbcr  rfini  OC«niUiunt 

rpcrarucmmtc. "V- ùominccriu  noftruni.3nifii 

rfioian'oncMimcaj.ft;  £tddmoi  •J^jOinin''tioffmcfU8  rp3 

rabfoluatiicgoaucio' 


luce,  eleganti  e  belle  le  edizioni  ;  per  i 
caratteri,  moltissimi,  romani  e  gotici,  lar- 
ghi e  stretti,  gotici  italici,  e  gotici  ele- 
ganti, per  il  testo,  e  per  il  commento,  per 
il  titolo,  ci  apparisce  quasi  continuatore 
dei  fratelli  Giovanni  e  Vendelino.  Nume- 
rosi furono  i  correttori  suoi,  o  della  So- 
cietà, cui  appartenne.  Da  un'edizione  si 
ha  che  «  Podhocatarus  ex  archetypo  ipsius 
«  Theodori  Gazae  fideliter  auscultavit,  et 
formulis  imprimi  curavit  »  ;  allusione  forse 
al  t'aito  che  il  correttore  dettava  al  compo- 
sitore ;  da  un'altra  che  Giovanni  «  addidit 
«  et  doctis  multum  censoribus  aurum  ». 
Egli  è  rimasto  soprattutto  famoso  nella 
storia  della  stampa  per  quella  marca  che 
prese,  e  che  fu  poi  accolta  e  a  lungo  con- 
siderata dai  tipografi  come  insegna  quasi 
universale  dell'arte  loro  (Fig.    21). 

Numerosi  sono  gli  altri  tipogratì  tede- 
schi venuti  a  Venezia  da  quei  luoghi,  coi 
quali    maggiori   doveano   essere   i    rapporti 


.     -  tea 

vobifcù.^i,  ÉtaifpuniD.^i^o     matcononintpotctmo- vt.&r 


CTf  rplicif  b:cuianu5  fccunduj  mozan  romane 
cunc:cractnm  inipcfa  caraaae  uinidilTinio  opri 

nic5:qui  tiìma;  nir.f  adbibyar.  rt  luaiicqiioqj 
fmc  rmo  lautccjj  fu clabosatui^nipicTiini  tiene 
rijs.  iHnnofalmis.^icccclrrn.DiC.iS.ffptcbr . 


Fig.  21.  —  Brevìariuin  Romaniiin.   Venezia, 
N.  Jenson  e  Comp.,   14S1.  Hain.  3877. 
(Dall'esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 


diretti  o  indiretti  dell'inventore  della  stampa.  Ricorderò  Fiorenzo  di  Strasburgo,  Leo- 
nardo Achates  di  Basilea,  che  fu  poi  più  a  lungo  a  Vicenza  ed  a  Padova,  Leonardo 
Wild  di  Ratisbona,  Giovanni  dal  Reno,  che  stampò  pure  in  Vicenza,  Gaspare  da 
Colonia.  Degno  di  speciale  notizia  è  Giovanni  Emerico  da  Spira,  o  da  Udenhem,  che 
non  .sappiamo  se  fosse  parente  o  compaesano  dei  due  primi  tipogratì,  Giovanni  e  Ven- 
delino, forse  continuatore  dell'opera  loro;  stato  in  società  con  Giovanni  Hamman,  ti- 
pografo esperto,  fornito  di  almeno  tredici  caràtteri  svariatissimi.  Assai  famoso  stampa- 
tore, ma  più  ancora  libraio,  che  ai  migliori  tipografi  commetteva  importanti  edizioni 
destinate    a    pubblicità    estesissima,  perciò    in  numero    grande    di    copie,  e    specialmente 


io8 


DEMETRIO  MARZI 


i 


i' 


:ccl.inrnmu  opiiGclcmcnro:::£t!cyi5nic^arclÌ8'C'nacùcó 

mentis  tCamparii  glpicacilTimi  in  arre gcomoru  incipit  fdicir., 

Zinane  cfìcuiaspsnoijdì.CHnca  eli 

longitndo  fine  latitudiccuiusquidaii  cr/ 

trcmitatcs  fnnt  oao  punì tj  (Tiliiica  reaa 

i  ab  vno  pùcro  ad  alium  b:cuil1ima  cvtai 

lio  in  errrctnitatce  tuas  vtrùq;,  cor  reci  ' 

picno.crSupliciee cq lò^imdmc •:  latitu 

dincjm  babctrdJi?tcrnnm  qnidc  l'ut  linee 

Cr»c>aperfiae0  plana  e  ab  vna  linea  ad  ali 

am  qcfcrifio m  crtrcmitatcs  Tuas  rciipic^ 

CL3nó;alQ6  planus  e  onanim  linear  alte 

nnscòtactns  qDarerpaniioeft  Inpcrfn 

(•fide  appLcatioq5nómreeta  tlSnadoaatcanj;ulùcótincntODC 
inccrcacrccnlinc"  angnlns  noiatur.  (Tshn  rcàa  linea  Ibp  rcai 
iTercrir  onoqi  annali  vtrobiqì  fuenm  eqlcs  eor  vtcrqs  rccr"  cnr^ 
(l'Ùneaqj,  linee  lùpcrltans  a  cui  InpUat  gpcdicùlaris  vocaf  .CSn 
ó;nlu9  vero  qui  reao  maio:  di  obtnlbs  Dicir.tCHn'<;al'''  vero  mio: 
recto  aaif' appellar  .CTcfmm'' e  qo  VHlDfcmofq-,  finis  é.C  ^i^ 
ra  é  q  termino  ^cl  termtnis  ;>tinef .CXTrcnl" e  fignra  plana  \^n3  q  ^ 
de  linea  cótent3:q  circufcrcna  noiatii  cui^mcdio  pùcrt  a  quo  oce 
linecreacaddrciJferennieteuùcsribiinoiccruntequales.(£rbic 
qaidé  pinci^cétr  nrculi  biaf .  C  £)iamCTeT  circnli  e  linea  recta  q 
lup  a^cenff  traniìcs  eTm-C!nitate8q3  fuas  circij  faennc  appUcans 
circnlù  in  Dao  media  oiuidit.CT&eniiarculus  e  ft^ur.?  plana  oia  ' 
mcrro  circuii  i  medicrate  circùfcrennecótcnta.  C  ntbo:no  circuii 
dì  figura  plana  iecta  luiea  •:  pancarcufercnnc  cótcnu:  Icmicircu 
loquidemaarnwio:aotminor.crKecnIuiecfta;urelùtqae  rccns  ^^J*" 
lineiscónnenf  qua? qacdi trilatere g^tr^^recòs  Imeis ("qucdam  ^sf 
qnadnlarere  q  qua  tuo:  rectis  lincisfqdà  mnlnlatere  q  plnribnsqì 
qnatuo:  recns  Unas  connnairar.<pf  igurar  trilarasromialia  eu 
tnangnlus  babens  tria  Latcra  equalu.^Slia  rnana;nlu5  Duo  babcs 
equalia  latera.'SIia  tnan<;ulD6  tnu  inequaliù  larcrù  rii:^nj  iterus 
alia  di  o:tbo<5oniu:vnù .f.rectu  angaluni  babcnsSria  di  ambU/ 
cioniani  aliquem  obrufum  anc;n|nm  babcns.'^lia  dlon^onium: 
mqaatresangnlil'untacua.ù'^ignrarnmautcn!  quadrilàrcraru. 
3Ua  cft  quadrati)  qucd  é  equilacèruiatcLì  reaanùiulù  ^lia  cfl  tC' 
tra^ionaslongusrqae di  ftjnnirectangnla'.rcd  equilatera  non  di 
^lìa  ^1  bclmuaym:  que  di  cqui'atera  Ted  rcccangula  non  eli. 


■piinaua 


Ainrj- 


^.incaoinM 


Ongonuj»         •:it>c5i»«iij     8mbjig<xii«j 


iCTraJo'lós'  I      qJiani» 


Fis 


Emlid,--   \'eiK-zi.i,  l-j-hard  Ratdolt,  14S2.  Hain,  *66f)3. 
iDall  "esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki'. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L' ITALIA 


loq 


diurnali,  breviari,  messali,  fu  Niccolò  da  Fra^coforte.  Fama  anche  maggiore  s  acquisto 
Erardo  Ratdolt,  d'Augusta;  il  quak,  ora  da  solo,  ora  in  società  col  suo  compaesano  di- 
segnatore Bernardo  Maler  (Pittore)  e  con  Pietro  Lòsslein  di  Langencenn  m  Baviera,  cor- 


EloqucntifTimi  uin domini  Antoni) 
Becbane  ueronenfis  procemium  in 
Dyonifi)  traducTionem  deficuorbis 
habitabilis  ad  clarifTìmum  pbyficuni 
mjgiftiiJ  Hieronymu  deleonardis. 

lonifìj  alexandn'ni  pbi -' 
lofbphi  cunup  i  libeilù 
quendà  còcidiilem  :  qué 
ipfe  bexametvo  uerfu  de 
ea  parte  orbis  que  babita 
biiis  diac:3dolefcèsad/ 
modù  coni'cnpfei-at.  Miru  fuit  mi  Hiero^ 
nymeq  mibipcgcensplacuenc  lUi'^  (umi 
OC  exceilenciffimi  uni  ingeniù.  Cófideva' 
barn  enim  i  boc  liomine:  nò  ea  qu?  cereri 
folent  fingulariaquedàéc  prjlhncinima 
munera  ludicare/ quaJia  fune:  que  aucad 
ualicudinerncorponsprinent:aucadpul^ 
dine;  aucquead  eiusdignicaas  fta^ 
excellentiani  fune  eradica  ;  cu  mea 
uiderèc  eiufmodi  eiTe:  ut  cu  paitim 
ra  pvoficilcanc.  parcim  eciam  a  for' 
neq5  magisab  bumana  opera  ,pueni 
diumaquadàbenignicaccà.  caletti 


^ 


Ù 


Fig.  23.  -  DioNYSius  A  PER,  ne  situ  orbis.  Venezia,  Pictor,  Ratdolt 
e  Lòsslein,   1477-  Hain,  *622'^. 

(Impiccolito,  dall'esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 

rettore  e  poi  esso  pure  tipografo,  stampò  innumerevoli  opere,  primo  dette  nei  testi 
di  matematica,  come  VEucUde,  del  1482  figure  geometriche  (Fig.  22).  portò  a  grado 
altissimo  l'illustrazione  ed  ornamentazione  de.  libri  (Fig.  23).  I  suoi  caratteri,  nella  mas- 
sima parte  gotici,  giungono  a  sedici.    Stampò    opere    d'ogni    specie,   singolarmente  sc.en- 


I  IO 


DEMETRIO  MARZI 


tifiche  ed  astronomiche;  ebbe  molti  correttori,  fra  cui  Giovanni  Lucilio  Santritter  e  il  bava- 
rese Giovanni  Aichach,  insigne  astronomo  e  matematico.  Alcune  sue  edizioni  divennero 
meritamente  famose,  come  il  Fasciciilus  femponitn  di  W-erner  Rolewink,  con  alcune  vedute 
di  città  e  d'edilizi,  fra  cui  il  Palazzo  ducale;  il  Poetkon  asironomkon  d'Igino,  in  cui 
appar\-ero  le  prime,  forse,  per  l'Italia,  figure  policrome.  Egli  è  perciò  considerato  come 
r  iniziatore  dei   fregi  e  degli  ornamenti  nei   libri. 

Mentre  un  francese  e  tanti  tedeschi  s'acquistavano  a  Venezia  fama  immortale,  l'arte 
progrediva    pure  per  molti    veneziani  e  italiani,  che    li'    si    trovavano.    Per  non  dire    ora 

dei  Giunti,  ricorderò  i  Gioliti  da  Trino  nel 
Monferrato,  che  specialmente  nel  sec.  XVI 
v'acquistarono  grande  onore.  Nel  '400  molti 
altri  più  si  distinsero;  il  veneziano  Filippo 
di  Pietro,  solo,  o  in  compagnia  di  Ga- 
briello di  Pietro  da  Treviso;  il  parmense 
.^latteo  di  Codecà,  che,  primo,  nel  1 489 
inserì  disegni  illustrativi  nei  testi;  Gio- 
vannni  Rosso,  Manfredo  del  Monferrato, 
Bernardino  Benali  da  Bergamo,  che  dette 
vedute  delle  principali  città  d'  Europa  ;  l'al- 
tro bergamasco  Giovanni  dei  Quarengi  ; 
Bernardino  da  Novara,  Marco  de'  Conti, 
Pietro  Veronese,  Simone  da  Lovere,  Otta- 
viano Scoto  da  Monza  ;  i  fratelli  Giovanni 
e  Gregorio  de'  Gregori,  da  Forlì,  che  por- 
tarono al  pili  alto  splendore  l' illustrazione 
ed  ornamentazione  dei  libri.  Finalmente, 
sui  primi  del  sec.  XVI,  qui  fu  applicata 
ai  libri,  ed  ebbe  grande  sviluppo,  l'arte 
dell'  incisione  a  chiaro-scuro,  per  la  quale 
a  Venezia  sorse  un'  industria  ed  un  em- 
porio grandissimo  di  libri  ecclesiastici 
ed  ascetici,  come  breviari,  messali  diur- 
nali, ecc. 

Ma  quegli,  che  meglio  rappresenta  e  onora  la  tipografia,  è  il  celebre  Aldo  .^i;mllzio, 
il  quale,  fornito  di  svariata  cultura  e  di  dottrina  profonda,  innamorato  degli  studj  e  del- 
l'arte, imparentato  con  Andrea  de'  Torresani  d'Asola,  già  socio  e  successore  di  Niccolò 
Jenson^  divenne  l'ideale  dei  tipografi-editori  tecnicamente  perfetti,  scientificamente  irre- 
prensibili ;  lodato,  ammirato,  invidiato  da  molti,  non  superato  da  alcuno  (Fig.  34). 

Nel' 71  erano  apparsi,  come  s'è  detto,  a  Venezia  i  primi  tipi  greci  :  quattro  anni 
dopo  a  Milano,  per  opera  di  Dionisio  da  Parravicino,  la  prima  opera  greca,  la  Gram- 
matica del  I.ascaris  (Fig.  25);  nell'  '85  a  Venezia  la  prima  edizione  greca  con  data,  la  Ratraco- 
miomachia,  per  opera  di  Laonico  da  Candia.  Nel  '1)4  Aldo  cominciò  la  pubblicazione  d'  una 
intera  biblioteca  ellenica,  con  tipi  da  lui  tatti  incidere  (Fig.  26),  e  che  allora  parvero  di  bel- 


Fig.  24.  —  A/do  Pio  Manuzio  A'oiiiano. 
1450-1515,  X'enezia. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


1 1 1 


lezza  insuperabile,  perché  imitavano  perfettamente  i  manoscritti,  Ona.um  ...fuuUs).  Rivolse 
ur  l'ammo  ai   cLLc,   italiani,  e  dette  nel   '50.    U    V7.,///o    con    ,ae.  -tter:  cance^^^ 
eschi  e  corsn-i  i.nlic.  (F.g.  .7),  sullMnvezione  dei  quali  si    è  a    lungo  disputato,   eh  . gì 
uccidere  a  Francesco  Griffi  da  Bologna  (Fig.   .8)  ;  quindi  il  C.ion.r.  del   Petrarca 


enìTOHH  TWM'WT? 
TOY  AOTOY  Mt.PWt'] 
\^U  AAAtóN  T!M/iiN 
ANAFKAlo^M  CVMTf^  •- 

yiNOV  TOY  AACKAPC 
ttC  "rOYBVZANTiOV- 

'  C  '  '■    S^'  ^f  i"V*'  '^''^^  """ 

,         |J  HC'pi  a  J.I  t('  ("Tri  cL  a  ,  f. 

H   l.r  ■  u  ll/^o^     .  t  .^pi/S  (  t;    1  CXI 

i-n-Ta.  a  .y.^.'^.JH.v.  y^.fi.p 

^.-ir  p  c-.-r  <f  X-f,  T-.-K  S>-« 

iuu('n.-p-ru  u   j.  OFfn.  (.i^-jj   5^ii 

■  H  .  Kcu  .  to.  ^ffa     Ppo-Vca 

^[  ^ue  .  t  .^fiXoj.'.t  ai  .o.ji.1 

.1  .u.  ^'Ju.■^;  S^ic^-Ot-fToi  Ufi 

.  ru      o:.  tL'  .  Kara,-,;p„q.,^Jj5 
^t-rroJ-optT.    a,  .  H  .  tj.  ui  » 

JLfJJ   OKTCD-    ^    -l.^.X.y.y.f 

o-.wjjS-nr>va.)ifij-Tf'ia.?.?. 


CCMPFNDÌVM  OCTO 
CRATICNIS  PARTiVM 
ET  ALIORVM  QuORVÌ^J 
DA  VVN!- CFFSA  R  foRV'M 
ELITVM  A  CONSTANTI 
NO  LAS  CARI  BYZAN 
TÌO 
Ce  d:i:iic)ie  Lirtwatum . 


LI 


.xri^-irm^i 


Irctrj  cfc  pars  mim 


^■un!  ai.ic  Liiicrx  m 
C^incciiarnior.  f-ìsrn 
ucirale*;  qdS  fcptc.a  t 
.  C  .  I  .  6~'.  Tanimr) .  u  .  lene  .  J^ 
.lo.n'.a^mi'p.Corifonnic^  atuc  <!< 
c'ticpic-m  .  CI  S^  ^  -e.K  X  .  ^'  ■ 

y  .  ir  ,  fi  ,  o- .  T  .  <f  .  y  .  ^j/  .  At 
iiocalium  lonsT^c  ouiclem  diix. 
.  H  .  K  .  t.»  .  m;ignum  .  Brcuet 
aiittm ffox .  f .  lene .  6i  .a  .  f :ir 
uum  .Bitcmporcx  atnem  trcscu 
1.0.  Ex  qbiis  dipliiKonj;!  quitlc 
proprie  (ex  fiunt  cu  .  av  .  ti  . 
.  pu  .  0 1 .  tu  .  Abaliufi 

euicni  iyj.-!rtiior  ,  a  .  x  .  n>  .u. 
Scd  •conforcfiiriim  I^miuocalc» 
qt!:tìe-m  ocro  .  A  g  .n|'.X.h--1'.P' 
.0-. Quarti  cuplicc!.  cjdc  trcs. r.| 
•^l".  Iminu-ji;il«  autemi^uaaucr 
ai 


Fio-    o,    _  Lascaris,   C;;-«"n«fl&«  gr^ca.  Milano,  Dionisio  da 
"      "  Parravicino,  1480-  Hain,  9921. 

^Impiccolito). 

.  tolto  con  sommissima  diligenza  dallo  scritto  di  mano  medesima  del  Poeta,  havuto  da 
«  M  Pietro  Bembo...  e  da  llui.  dove  bisogna,  è  stato,  riveduto  et  racconosciuto...  ;  et  dal 
«  qu'ale  questa  forma  a  lettra  a  lettra  è  levata,  in  modo  che,  con  pace  di  chi  mi  riprende, 
.  in  essa  non  ci  ha  errori  ».  Dette  pure  nel '50.  la  prima  edizione  della  Dn.ua  Com- 
media  in  piccolo  e  comodo  forn.ato  d'ottavo  (Fig.    29),  mentre  tutte  le  precedenti  erano 


I  12 


DEMETRIO  MARZI 


in  foglio  ;  e  già  nel  '99  avea  pubblicata  la  famosa  Hypneroiomachia  di  Polifilo^  nella  quale, 
come  dimostrò  egregiamente  D.  Gnoli  in  questa  Rivista  (an.  1.  pp.  189,  266),  l'arte  illustrativa 
toccò  il  colmo  (Fig.  29  e  30).  E  noto  come  egli  volgesse  pur  l'animo  alla  stampa  d'una 
biblioteca  ebraica,  e  come  fondasse  la  celebre  accademia  ellenica,  che  da  lui  prese  il 
nome.  Mirando  all'eccellenza  dell'arte,  curando,  in  primo  luogo,  la  dottrina  e  la  scienza, 
perse  talvolta  di  vista  le  ragioni  commerciali  dell'opera  sua,  e  spesso  fu  stretto  dal  più 
urgente  bisogno.  11  Governo  della  Serenissima,  principi  e  papi,  gli  furono  larghi  di  pri- 
vilegi e  à\   protezione;    ma  vi   fu  pure,  come  vedremo,  chi,  pili   fortunato,  o  più  accorto, 


&':\'/^:)S:!xr 


.rr-- 


^ÌVO 


ÀPISTOTEAOYS    ANAAYTlKoN 
YITEPDN    AEy'tePON 

Fig.  26.  —  Aristoteles,  Analilicon.  X'enezia,  Aldo  Manuzio,  14M5.  Hain,  *  HÌ57. 

(Dall'esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olscbki]. 

gareggiò  tecnicamente  e  commercialmente  con  lui,  sotto  qualche  aspetto  lo  vinse,  conten- 
dendogli anche  il  merito  di  certi  suoi  perfezionamenti  ed  invenzioni. 

Venezia,  pertanto,  .se  non  può  vantarsi  d'aver  dato  al  mondo  l' inventor  della  stampa, 
se  ricevè  l'arte  e  l'apprese,  da  tedeschi,  fu  di  essa,  per  oltre  un  secolo,  la  sede  più  im- 
portante, la  città  e  lo  Stato  che  più  festosamente  l'accolse,  più  amorosamente,  con  oppor- 
tune leggi  e  privilegi,  l' incoraggiò  e  protesse.  La  tipografia  veneziana  è  notevole  per  il  nu- 
mero come  per  la  qualità  dei  suoi  prodotti.  I  caratteri,  specialmente  romani,  sono  stupendi, 
la  maggior  parte  dei  tipografi  già  ricordati  dettero  tali  modelli,  che  si  son  potuti  dopo 
imitare  ma  non  superare.  «  E  alla  bellezza  dei  tipi  corrispondono...  le  altre  parti  costitutive 
«  del   libro  :   la  bontà  della  carta,  la  simmetrica  composizione  e  giustificazione  del   testo. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L' ITALIA 


113 


«  l'ampiezza  dei  margini,  1'  impressione  chiara  ed  uniforme.  Poi  i  libri  s'ornarono  d' ini- 
«  ziali  fiorite,  di  fregi  e  contorni,  e  in  fine  di  vignette  a  illustrazione  dei  testi.  Dal  1476 
«  in  poi  in  quasi  tutti  i  libri  troviamo  che  le  iniziali  sono  artisticamente  arabescate  e 
«  fioreggiate,  talvolta  ornate  di  figure  ed  emblemi.  Pare  come  se  i  tipografi  non  vo- 
«  lessero  più  oltre  tollerare  che  i  loro  libri  stampati  fossero  meno  belli  che  quelli  ma- 
«  noscritti,  in  cui  le  iniziali  si  vedevano  generalmente  messe  a  iniziali  e  colori.  Nel 
«  medesimo  tempo  s' incominciò  ad  or- 
«  nare  i  frontespizi,  i  titoli  o  le  prime 
«  pagine,  di  fregi,  contorni  o  cornici,  a 
«  disegni  architettonici,  o  fantastici,  im- 
«  pressi  su  fondo,  o  nero,  o  bianco,  o 
«  colorito  in  rosso  »  (Castellani,  Varie 
iklìa  Stampa...,  p.  io).  Anche  nel  sec.  XVI, 
quando  l'arte  ovunque  decadeva,  la  Signo- 
ria veneta,  considerando  «  la  dannosa  et  vi- 
«  tuperevole  usanza  degli  stampatori  di  ado- 
«  perar  carte  si  triste,  che  quasi  tutti  i  li- 
«  bri  che  ora  si  imprimono  non  rattengono 
«  l' inchiostro  de  chi  vuol  notar  et  scriver 
«  alcuna  cosa  in  essi  »,  s'affretta,  nel  '37, 
a  decretare  la  pena  del  fuoco  per  le  edi- 
zioni, in  cui  si  trovassero  cinque  esemplari 


P.Y.M-M  ANTVANIBV 
C0LICOR.V  M 
Tirr  RVS- 

UtUhxin-Tityrtis- 

ItyretupdtuUreoihisfuh     tXe. 

Siiuefirem  ttnaitmifam  meditaris 

No;  fAtrUfina.etdulcid.  [yn<^,ù 
rms  drHd, 
N  or  pdtr'umfu^nMs,tU  rityre  lentus  ni  umhrx 
r  ormofMnrefondreicas^maryU\i.<t\yÌH<is- 
OMeUyceeJctisnoyish'CcocidJTat-  Ti- 

M  dnckerit  die  mhifemfxr  deus, lUtusttrdm 
S  tepettnerrwpnsAbouihbusmbuetdgms, 
1  llemfitscrrdreboues,utar)iis,(tififHm 
I,  ud.trt^c\u,£  udlcm,aiUmo  fermifit  d^tjh. 


«   che    scompissino    in    cinque    fogli    per       Hone(^mdemmuideo,mrornui^i,undi(\iftitis    W- 
uno   ».    Cosi  l'opera  di  Venezia   contribui        V  Piueudeo  turbdturd^H-eniffccupellds^ 
anche  a  nobilitare  l'arte  tipografica,  a  con- 
ciliarla con  gli  ammiratori  dei  codici  ele- 
gantemente copiati,  artisticamente    miniati 
e  dipinti. 

X. 


P  rotims ie^rdff.bdnc rtt.imMxTityre dttco' 

H  icmtrrdenfds  corylosmcdo  rxtnq.gf  wfiloj, 

5  femgre^s dhfLÌutinmddCDnnixareh<mt- 

S  apenmlufnhocmbisfi  mensnonl(nafnffn, 

D  e  ccelo  taàns  memni  frtedictre  (^mrcHs- 

S  tepefim(lrdcUMfir£di%itdbdictcornix. 

Sedtamen,t(kdms({u,ifit,d<iTityrembis. 

V  ri>cm,(\Ham  dicnnt  i^otrutm, Mei ibxe fumiti     T(, 

Stu[meQrihmnofir^[iir4Uin,<iw>là:fefoUtMs 


Dopo  Subiaco,  Roma  e  Venezia,  le  pri- 
me   memorie    sicure    circa    I'  introduzione 
della  stampa  le   troviamo  a  Milano.  Que-       Fig.  27. —  Virgilio.  Venezia,  Aldo  Maiuizio,  1501. 
sta   è,   anzi,    la    prima    nostra    città,   nella 

quale  l'arte  nuova  appaia  introdotta  da  italiani,  e,  per  di  più,  da  italiani,  di  cui  non  si  può  dire 
r  imparassero  direttamente  da  tedeschi.  Già,  infatti,  nel  marzo  del  '69,  il  medico  Antonio 
Caccia,  di  Casole  d'Alba,  promette  d' insegnare  «  scribere  libros  in  forma  sine  impres- 
«  sione  »  al  nobile  milanese  Galeazzo  Crivelli,  e  nell'aprile  del  '70  l'ambasciatore  mi- 
lanese a  Venezia  raccomanda  Antonio  Pianella,  il  quale  «  voria  venir  a  stare  a  Milano 
«  et  fare  dei  libri  a  stampa,  et  ha  molto  miglior  lettera  che  quella  de  Roma  ».  Chiede, 
perciò,  un  privilegio  di  dieci  anni,  che  poi  gli  è  concesso  per  cinque.  Nel  marzo  del  '72 
v'  è  già  stampatore,  con  un  privilegio  consimile,  il  ricordato  Pamfilo  Castaldi,  il  quale,  però, 
volendo  tornare  a  Venezia,  chiede,  ed  ottiene,  il  di'  cinque  del  susseguente   maggio,  dal  Duca 


La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  3'*-4*-5* 


1 1. 


DEMETRIO  MARZI 


di  portar  via,  con  esenzione  dal  dazio,  tutti  qua'  «  strumenti  et  cosi'  tutti  quelli  libri  facti 
«  e  lavorati  ad  stampa,  ch'el  si  trovò  bavere  in  Milano  ». 

Milano  ha  un  buon  posto  fra  le  città  italiane  dopo  Roma  e  Venezia,  per  il  numero 
e  l'importanza  delle  edizioni,  che  vi  si  fecero.  11  più  riputato,  forse,  dei  suoi  è  Antonio 
Zarotto,  da  Parma,  che  stampò  moltissimo  dal  1471  al '96,  e  mori',  sessantenne,  nel  1510. 

Usò  almeno  dodici  tipi  assai   belli,  romani  e 


fihilcaiire'.ma-tinchordvnnobìUfftmofcul' 
ftore  de  l  if  f  ere  la.ùne^ydicvzt  hcbratity  thia. 
macoM  fricefco  daBolognal'lgenodclà 
It  certamcte  credo  che  tn  tdc  e xercif  jo  no  tro 
uè  vnaltro  ecjudle  ■  Perche  non  fola  le  vfuttte 
^am^eferk'ciamentefafkre:  maetiam  hit  ex 
cogitato  YnanouafvrmadclitteraiiHacHrjt 
ua,o  verocÌceU4refciidela<^mdenon Aldo 
K  ornano  ,ne  Atri  che  afluianìente  hanno  ti 
tato  de  le  altrui  fine  adornarjè.Maejfo  ■  M  • 
Tranccfco  èjlatoprimo  tnncntoreerdeftgn^- 
tare  ■  elc^ualec  tucle  Icjvrme  deluure  che 
maihahbufìampato diao  Aldo haint*^lu$ 
to  ,e  la  pr£jcnte  fhrmaco  tarua  grattae  \erìU 
fiate, ({uantufàcdmenteinejfajiconiprcndc- 
£  tf  che  tutti  Cerno  h umili  cr  deuoti  vaftlU  de 
tuatxceUentid'.a-allanopraveraferuitHfe 
apertenefempre  initocarc  el  felice  au(^icio  de 
tertoflro  llluflrt^pnoerclenìeniiffirno  ?Tin 
cipe.cr aquello ojjerriire le primitte  deleno 
flreexigue  (ucubratione-  Per  tal  ref^cHo 
dejlirumo  cr  dedicamo  laprcefente  opaa  imi 
J.xceUentia,nonpercofanoua,neconuenim 
teaquella  Meditano agliamoroft  flipend»,^ 
ma  a  la  militar  difciplina,  laqualecori  gU  fot 
clarvcr  admirandi  gefli  in  queflo  noflrofecH 
lofommamente amplifUa,cradorna-  Maja 
lofcr dar  jMlche copìitioc  a tu4  £ xcelltn^ 

Fig.  28.  —  Petrarca.  Caiizouicie.  Fano, 
Solicino,  1^03.  (Pagina  con  l'elogio  di 
Francesco  Griffi). 


gotici  :  notevolissimo  è  il  suo  Messale  Ani- 
hrosiiiiio  del  '75,  il  primo  dei  messali  stampati. 
Poco  dopo  di  lui,  nel  '72,  cominciò  l'arte, 
continuandola,  specialmente  con  tipi  romani, 
per  otto  anni,  e  servendosi  spesso,  però,  d'al- 
tri stampatori,  certo  Filippo,  oriundo  di  La- 
vagna nel  Lodigiano.  Altri  pure  italiani,  e 
degni  di  nota,  ve  ne  furono  ;  il  ricordato  da 
Parravicino  (Vedi  fìg.  25)  e  Bono  Accorsi  pi- 
sano per  i  libri  greci;  i  fratelli  Giovanni  ed  Ia- 
copo da  Legnano,  che  ebbero  almeno  quattor- 
dici diversi  modelli  d'una  bella  insegna  tipo- 
grafica; Alessandro  Minuziano,  che  «  ...può  me- 
«  ritatamente  essere  chiamato  il  primo,  per 
«  data,  di  quegli  editori  letterati,  i  quali,  come 
«  gli  Aldi,  gli  Stefani...,  nobilitarono  l'arte 
«  tipografica  >>.  (A'()//{/c  per  la  sfori j  del  li- 
bro ìli  //j//j...,  p.  40).  I'"ece  stampare  ai 
francesi  Guglielmo  e  fratelli  Le  Signerre. 
principali  editori  di  opere  illustrate  a  Milano, 
in  sua  casa,  a  proprie  spese,  e  con  la  sua  di- 
rezione, le  Opera  Omiiia  di  Cicerone,  la  pri- 
ma edizione  collettiva  che  si  vedesse. 

Né  devesi  credere  che  i  Tedeschi  rimanes- 
sero estranei  alla  tipografia  milanese.  Che  anzi, 
fin  dal  30  maggio  1470,  uno  di  essi,  rimasto 
a  noi  sconosciuto,  trattava  di  venire  a  Mi- 
lano con  dodici  suoi  compagni,  per  impian- 
tani  una  grande  oHicina  tipografica,  il  che  poi  non  fece.  E  più  tardi,  per  tacere  dei  minori,  due 
tedeschi,  Leonardo  l'achei  ed  Udalrico  Scinzenzeler,  ora  in  società,  ora  da  soli,  pubblicarono 
un  numero  grande  di  opere  classiche,  ecclesiastiche,  giuridiche,  matematiche,  con  tipi  nume- 
rosi e  svariati,  d'ogni  forma  e  d'ogni  grandezza,  romani  e  gotici.  Probabilmente,  poi,  fin 
dal  '72  e  '73,  quindi  dal  '74  al  '489  stampava  in  Milano,  insieme  col  Lavagna  prima,  poi  da 
solo,  Cristoforo  Valdarfer,  di  Ratisbona,  già  tipografo  a  Venezia  nel  '70  e  '71.  Egli  avea  dato 
colà  numerose  edizioni,  tutte  di  classici  ed  umanisti  ;  Cicerone,  Plinio,  Servio,  Esopo,  Aristo- 
tile, Donato,  il  Poggio,  il  Bessarione,  il  Boccaccio,  Dione  Crisostomo,  e  con  un  sol  tipo  ro- 
mano, finissimo  ed  elegante.   -V    Milano  n'adoprò  altri   sei,  romani  e  gotici,  dando  anche 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


i  i: 


opere  di  umanisti,  ma,  in  maggior  numero,  edizioni  d' interesse  pili  comune  e  di  maggior 
utile  pratico.  Agli  8  d'ottobre  '73  s'uni'  in  società  con  Filippo  da  Lavagna  e  con  Cola 
Montano,  obbligandosi  a  far  lavorare  continuamente  due  torchi  per  conto  loro,  dietro  un 
certo  compenso  per  ogni  pagina  della  composizione,  ed  una  partecipazione  agli  utili,  de- 
dotte le  spese,  che  tutte  dovevano  esser  fatte  dagli  altri  due.  Nelle  stampe  si  dovevano 
usare  solamente  caratteri  romani  ;  e,  siccome  Cristoforo  ne  possedeva  dei  bellissimi,  una 
prova  di  questi   fu  apposta  all'atto  stesso  notarile  col  titolo  (Fig.  31): 

Scriptura  deposita  paics  me  Anfoiiiìiiii  uùiariuiii  (De  Ziiiiico),  iif  coiìlluetiir  in  iiisìni- 
iiìciito   tradito  per  vie  die  sex  fa  augusti  14  jy  ; 


Fig.  20.  —  F.  Colonna,  Hypiterotomacìiia  di  Polifilo.  Venezia,  Aldo  Manuzio,  1449-  Hain,  *550i. 

e  con  le  sottoscrizioni  autografe  : 

Cristofonis  de  Ratispoiia,   maoister  iiiipriineiidi,  siibseripsi  propria  maini. 
Cola  Moiitaiiiis^   hoiioiiieiisis^  siibseripsi  propria  maini. 
Pliilippiis  de   Lavali ia  siibseripsi  propria  mano. 


XI. 


Le  popolazioni  del  mezzogiorno  non  erano  si  ricche,  industriose  e  colte  come  le' 
rimanenti  d'Italia;  per  questo  è  forse  che  la  tipografia  non  v'ebbe  un  grande  sviluppo, 
che  vi  fu,  per  la  massima  parte,  straniera,  anzi  quasi  esclusivamente  tedesca.  Pure  a  Na- 
poli la  vediamo  introdotta  assai  per  tempo  da  uno  di  Strasburgo,  appartenuto  verisimil- 
mente  ad   alcuna  delle    prime  officine    romane,  poi    tipografo   in    Roma  stessa    per  conto 


116 


DEMETRIO  MARZI 


proprio  nel  '48 1 .  Egli  è  Sisto  Riessinger,  prete  oriundo  di  Sulcz,  in  diocesi  di  Costanza, 
detto  anche  venerabile  mastro,  charactertim  arie  iiiget/iosus.  Merita  qui  ricordare  come  fu 
creduto  da  alcuni,  però  senz'altro  fondamento,  che  ragioni  topogralìche  o  cronologiche, 
alunno  dello  stesso  Gutenberg.  Comunque,  è  un  fatto  che  giunse  a  Napoli  con  diversi 
compagni  tedeschi,  verso  il  1469,  che  avea  dato  già  un'edizione  a'  19  di  maggio  del  '470, 
che  continuò  poi  l'arte,  da  solo  e  con  altri,  per  conto  proprio  e  di  varj,  fino  al  20  mag- 
gio 1480.  Fu  artista  esperto,  ed  usò  bei  tipi  romani  e  gotici.  Non  molto  numerose  son 
le  sue  edizioni,  alcune  di  classici,  altre  di   umanisti  ;  dette  inoltre  la  Diviihi   Coiniiiedia,  e. 


Fig.  30.  —  F.  Colonna,  Hypnerotomachia  di  Politilo,  Venezia,  Aldo  Manuzio,  1499.  Haix,  *550i. 


nel  '78,  il  Decamerone.  Di  quest'anno  rimangono  alcuni  volumi  con  l' insegna  tipogratìca 
sormontata  da  una  figura,  che  fu  presa  per  il  suo  ritratto,  e  dalle  sigle  S.  R.  D.  A. 
(Sixttts  Riessinger,  de  Argeniina).  Ebbe  stretti  rapporti  con  gli  ufficiali  della  Corte  e 
col  Re  stesso  ;  sembra,  anzi,  ma  non  è  certo,  questo  molto  lo  proteggesse,  e  gli  offrisse 
insigni  benefizi  ecclesiastici,  ch'egli  avrebbe  rifiutati. 


itore  per  conto  proprio,  uno 
1  fiorentino  Francesco  di  Dino 
,  specialmente  tedeschi,   cioè: 


Non  troviamo  a  Napoli  capo  di  tipografia,  o  stamp; 
solo  di  quella  città  ;  due  ve  ne  sono  d'altre  parti  d'  Italia  ; 
e  il  milanese  .\dolfo  de  Caritono.  Gli  altri  tutti  stranier 
Bertoldo  Rihing,  di  Strasburgo,  Jodoco,  o  Giusto,  di  Hohenstein  in  diocesi  di  Spira, 
Arnoldo  da  Bruxelles,  Mattia  Moravo  di  Olmiitz,  Enrico  Alding,  Corrado  Guldemund,  di 
Nurnberg,  Carlo  Bonebach,  dell'Assia,  Cristiano  Preller,  bavarese,  Giovanni  Tresser,  di  Hoch- 
stadt.  Martino  d'.\msterdam.  S'aggiungano  molti  altri  stampatori,  specialmente  tedeschi,  o 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


soncinati,  che  portarono  a  considerevole  altezza  la  tipografìa  ebraica  napoletana.  Notevoli  sono 
alcune  edizioni  come,  ad  esempio,  la  Bibbia  stampata  dal  Moravo  nel  '74,  altre  del  sec.  XV, 


f^ 


'<f 


ry  .j- 


i  y? 


1 


'■         "•■'•j-.'t.M.' 


h-'^ 


Oetae.incìvit.plato.co 
gen  dl.svnt.c  a  rm i n i bvs 

dicerc  bonuiii  quidem  modcftum  iiiftuin 
<^  inrù  fcliceiii  clfe  atque  bcituiiiilìiie  ma 
gnui  fme  paruus  (ìt:&  fiue  diucs:  liuc  pju 
p>-r.Si  ucro  tniiiftus  cfìet  etij  lì  diciot-  cfiot  qu.i  Cyniras 
.lut  Midas  niirerriiiuini  omniiiiii  elTc, Dicint  it;it'  pocri 
nemmem  eiTe uirum  .ippel!icfiim;c]iii  non  o?a  qu.i-  mi!s;o 
bona  dicuntur  lufte  acciurat  acque  difpon.)r:qtMniiis  Qc 
bonj non  rede bon.i  dicuntur .  Sanitas cnim primo :d<in 
de  fonnattcrtio  uirestqiinrto  diuin.v numri;i]Uiir.  Iniiu 
lucrabdia  huitiTmodi  cxtera  funr .  Nam  &  .lairc  cernere 
it*  audire:aliirqiie  fcnfibus  frcgre  ii[i  bona  uidcntur.  Et 
ad  hrc  oinn.'a  polTe  faccre  qu.tVupias:  &  dcnm  imortali 
taiquoin  ipo^oiiiniunipoflcnione.  Cgoaurem  alTera 
iiiltis(,in.:ìisq,-ujVish.vcopt!iT;a  enl-iMurtii  aule  pcffiiiia 
Sanuineni.n  eiK-  Jctire  cernere -.Se  olimmo  bielle  iì-ncire 
acinmiortaliter  uiiiere  abfq,.  uirtucepcnimariint.  Talia 
ergo  Khyt^iuo  ac  numero  a  poeris  compolira  adolelcè 
tes  perdilcant.  Ego  eniin  dicere^on  dubito  ea  qua;  mala 
uulgo  dicùc"  «ul'ti^  bona  ene;nifì:is  mala. Qua-  ucro  bona 
iiidenc"  bona  uereboni^  lìinr  malib  .iure  mala.M.vcmulco 
ante  odis  Datiid  l'inrti  IpiK grana  commoninis cólcnplìc 
docuitque  quis  uere  bcatus  elt;  &  qi,i>  beato  contranus. 
1  lalteriuiii  eniin  fulim  mcipiensinquit.Bcarus  uno  non 
abnt  m  confilio  ip.orù  et  cantera  .\ìide  l'Iato  admoniais    •' 
I  octis  dicéduin  efiè  alt  bonos  uiros  beaioi  cCÙ-.  Diuites 
autcm  fi  inali  lint  niilero-,  Cbse;  quod  ipc  Dauid  lìc  i  plì.l 
niis edidit.  Dmitii- fi  affliumrnolite  cor  apponeie.C:.'-,' 
ra  quoque oimiia  qu.v  hic  pbilolupbu.dicit  .id  ueiLuii. 
terc  i  lacro  plaliiioit  uuluiimie  fùripta  inuenie!, . 


■  1  n  //  ■ 


-,:</,,     ,,    l 


\^  ,  o.-i.     Vv.-y-.-f 


3^>, 


i-^;-f!. 


Fig.  31.  —  Prova  di  stampa  allegata  at  contratto  fra  C.   Vatdarfer,  F.  da  Lavagna 
e  Cota  Montano.  Milano,  \'aldarfer,  I47,'i. 

(Impiccolilol. 

e  parecchie  pure  del  XVI.  Fra  queste  troviamo  opere  di  ogni  genere,    letterarie  o  scien- 
tifiche, d' interesse  universale,  o  di  semplice  utile  didattico  e   pratico. 


ii8 


DEMETRIO  MARZI 


Negli  anni,  che  immediatamente  seguono  al  '67,  l'arte  si  propaga  rapidamente  in 
quasi  tutta  l' Italia,  ove  appar  manifesta  una  nobile  gara  di  promuoverla  e  di  favorirla. 
Difficile  è  raccogliere  in  proposito  notizie  sicure,  che  molte  delle  prime  stampe  sono  an- 
date disperse,  o  distriate.  Pure,  se  non  nel  '03,  nel  '70  almeno,  troviamo  a  Foligno  il 
ricordato  Numeister,  che,  chiamato,  per  c|uanto  sembra,  da  Emiliano  degli  Orlini,  insigne 
uf)mo  di  quella  città,  poi  addetto  alla  zecca  pontificia,  divenuto  egli  stesso  tipografo,  dà 

nel  suo  stesso  palazzo  (Fig.  32),  in- 
sieme con  Evangelista  Mei  (Fig.  33), 
la  famosa  edizione  principe  della 
Divina  Commedia  (Fig.  34).  Nella 
vicina  Trevi  prossima  ad  importanti 
cartiere,  introduce  l'arte  un  altro 
tedesco,  Giovanni  Reinhard,  d'Enin- 
gen  ;  a  Savigliano,  in  Piemonte,  Gio- 
vanni Glimm,  chiamato  egli  pure 
da  un  nobile  cittadino,  Giovanni 
Beggiamo,  fattosi  anche  suo  socio, 
e  divenuto  esso  stesso  tipografo.  A 
Treviso  pure  il  ricordato  Gerardo 
di  Leve  stampa  per  il  primo,  chia- 
mato, verisimilmente,  dal  maestro 
Rolandello,  seguito,  poi,  da  Gio- 
vanni d'.\ssia,  Bernardo  da  Colo- 
nia, Ermanno  Lichtenstein^  pur  da 
Colonia,  e  da  parecchi  altri  trevi- 
giani, o  d'altre  parti  d' Italia.  A 
Mantova  troviamo  parecchi  tede- 
schi, alcuni  fatti  venire  da  Pier 
Adamo  de'  Micheli  ;  Giovanni  Vur- 
'^^r  Ì\i  \  '^^     'if  '   rT        --ter,  ili  Kempttn,  con  un  certo  Nic- 

.aÀI^-m.^  . 1  \  A._t-.  y&I^KV^       colò,    Tommaso    di   Siebenbiirgen, 

Giorgio  e  Paolo  di  Puzbach,  Gio- 
vanni Baumeister,  Giovanni  Schall, 
da  Hirschfeld,  Enrico  Daleii  ;  molti 
altri  tlella  patria  nostra:  X'incenzo  Bertocco,  il  Micheli  stesso.  Luigi  de'  Siliprandi.  \'i  fu 
stampata  nel  '72  dai  fratelli  Puzbach  la  Divina  Commedia  (Fig.  35),  che,  come  quella  di  Iesi 
dello  stesso  anno  (Fig.  36),  contende,  inutilmente,  però,  il  primato  alla  Folignate.  Si  noti,  poi, 
che  vi  si  fecero  pure,  per  opera  di  Abraham  Jedidia,  da  Colonia,  e  di  Abraham  ed  Estel- 
lina (^onatli,  diverse  riputate  edizioni  ebraiche.  Nel  '71  era  in  Lendinara  il  suddetto  Niccolò 
tedesco  stampatore.  Sarehbesi  poi  recato  a  Catania  coi  suoi  operai,  ivi  chiamato  da  Roma, 
ove  avrebbe  pur  avuti  rapporti  coi  primi  tre  staiupatori,  Enrico  Alding,  il  quale,  poi, 
di  h'  sarebbe  passato  a  Messina.  Enrico  de  Aegere,  d'Anversa,  con  tre  soci  tedeschi  prima, 
poi  fra  Giovanni  Bonus,  pure  tedesco,  stampa  nello  stesso  anno  in  Saxoiia  ;  Lamberto  del  fu 


7^, 


Fig.  32.  —  Palazzo  Or  fini  in  Foligno. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  itg 

Lorenzo,  di  Delft,  in  Olanda,  e  Antonio  del  fu  Andrea  di  Matteo  d'Anversa,  formano 
società  tipografiche  con  diversi  genovesi,  i  quali  forniscono  loro  le  spese  occorrenti.  In 
Ferrara,  invece,  la  stampa  è  introdotta  da  un  francese,  Andrea  di  Belforte,  proseguita 
da  altri,  come  Agostino  Carnerio,  Severino  Ferrarese,  Pietro  de  Araiiccyo  e  Giovanni 
de  Tournay,  il  piccardo  Giovanni  de  Hamel,  Lorenzo  de'  Rossi.  Tutti  tedeschi,  all'oppo- 
sto, e  stati  forse  in  rapporti,  a  Foligno,  col  Numeister,  ci  appaiono,  tranne  Domenico  da  Gor- 
gonzola, gli  stampatori  di  Perugia.  Sono  moltissimi,  rispetto  al  numero  ed  all'  importanza 
delle  loro  edizioni  ;  Pietro  di  Pietro  da  Colonia,  Giovanni  di  Niccolò  da  Bamberga, 
Giovanni  Vydenast,  i   magontini  Stefano  Aquila,  Giovanni  Ambracht    e    Gratto  (Kraft?), 

NEL    XIII    MAGGIO    MDCCCLXV 

CELEBRANDO    ITALIA 

LA    FESTA    SECOLARE    DI    DANTE    ALIGHIERI 

SEICENTO    ANNI    DOPO    LA    SUA    NASCITA 

A    PERPETUARE    LA    MEMORIA 

CHE    EMILIANO    ORFINI 

VOLLE    DIVULGATA    AL    MONDO 

LA    DIVINA    COMMEDIA 

CON    LA    PRIMA    STAMPA    FATTA     IN     QUESTA    CASA 

NEL    QUARTO     MESE     DEL     1472 

PER    GIOVANNI    NUMEISTER    ALEMANNO 

ED    EVANGELISTA    MEI    FULGINATE 

IL    MUNICIPIO    POSE 

F'g-  33-  —  Iscrizione  apposta  in  Foligno  al  palasso  restauralo,  costruito, 
"o  acquistato  da  Pietro  degli  Orfini  nel  1515,  in  cui  forse  stampava 
G.  Numeister  alunno  e  cooperatore  del  Gutenberg. 

Giovanni  di  Giovanni  d'Augusta,  Enrico  Cleyn,  di  Ulma,  Jaconio  di  Langebuhr,  o  Langen- 
beke,  Giovanni  Reseps,  Giorgio  di  Federigo  e  Giovanni  di  Pietro,  scrittore  di  stamperia,  Fede- 
rigo Eber,  Stefano  Arns,  Paolo  Mechter.  Anche  qui  è  una  nobile  e  ricca  famiglia,  che 
protegge  la  stampa,  e  sembra  aver  chiamato  gli  stampatori.  Paolo  Baglioni,  che  spesso  con 
essi  s'associa,  fornisce  i  denari  occorrenti,  e  cede    loro  talvolta    fin  parte  della  sua    casa. 

XII. 

Firenze  è  la  prima  delle  grandi  città  che  vide  sorgere,  senza  l'aiuto  o  l'insegna- 
mento diretto  d'alcuno,  a  subita  altezza  la  stampa,  per  opera  d'uno  de'  suoi,  il  ricordato 
Genuini;  quella  che  maggiormente  dette  ad  essa  la  propria  impronta.  Il  Cennini  col  Servio 
dimostrò  com'egli  avrebbe  potuto,  continuando,  raggiungere  le  pili  eccelse  cime  dell'arte 
(Vedi  fig.  7);  molti  che  gli  succedettero,  fiorentini  e  d'altre  parti  d'Italia,  i  tedeschi  Giovanni 
di  Pietro  da  Magonza,  Niccolò  di   Lorenzo  da  Breslau,  il  figlio  di   lui  Giovanni,  Gherardo 


I20 


DEMETRIO  MARZI 


COMINCIA  iACO(V\EDI  A  DJ 

dintc  allcgbicc!  di  Tioreiizc  nella  q\c  tndi 
delie  penrcc  puaicioni  de  uitii  ce  dementi 
ft  prcmii  delle  uirtu;  Capitolo  primo  delU 
pma  parte  de  cjucfto  libro  loqualc  red^iama, 
inferno  -.  nel  qiialc  laucdrc  faprolxmio  ad 
tu'f^o  cIt:r2TÌUto  dfP  '■-- 


E  L  mezo  deicamin  dinrà  uit« 
mi  tréttat  ^uni  fclua  ofcura 
cf)c  la  diridla  uia  era  Imarnta 
Et  quanco  oAii  qlcra  Cofa  dura 
eiìà  felua  fcUiagia  afpra  efcrte 
che  nel  pcnHer  rcnoua  la  paura 
Tante  amara  che  pocbo  più  morte 
ma  pertraAar  del  ben  cbio  uitrouai 
diro  dcllatre  cofc  chi  uc  fcorff 
Inon  fo  ben  ridir  come  ucntra» 

tantcra  pifn  difonno  infuquil  punto 
cbc  la  umce  uia  abandonai 
/Via  poi  che  Tui  appie^Ium  colle  gionto 
ladoue  teroimsua  quella  uallc 
cbc  mauea  dipaur^i  el  cor  comtiunilo» 
Guardai  imito  et  uiddc  le  Tuoe  fpalle 
ueflite  già  deraggi  del  pùncca 
cl?e  mena  dncfto  altrui  pcrogai  calle 
Al  (or  fu  la  paura  an  pocno  cheta 
eoe  ncUaco  de!  cor  mera  durata 
!a  node  chio  pafTì  contanta  pietà 


Fig.  34.  —  Dante  Alighieri.  /Jifina  Commedia.  Foligno,  G.  Numeisteir,  1472.  Hain,  5938. 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


I2l 


d'Arlem,  la  famosa  tipografia  del  monastero  di  Ripoli  (Fig.  37),  la  portarono  al  massimo 
onore,  per  la  nitidezza  dei  caratteri,  quasi  sempre  romani,  per  la  vaga  ed  elegante  semplicità, 
per  la  finezza  inarrivata  delle  incisioni,  delle  miniature,  dei  disegni.  Qui  Niccolò  nel  '77 
mise  fuori  il  Monte  Santo  di  Dio,  con  quei  tre  disegni  in  rame,  che  sono  i  primi  usati 
nei  libri,  e  si  dicono  fatti  da  Sandro  Botticelli  ed  incisi  da  Baccio  Baldini;  nel  '481  la 
Diviiiii  Commedia  col  Comnw/ito  di  Cristoforo  Landino,  ornata  di  molte  incisioni  (Vedi 
più  oltre  in  questo  fase,  p.  124)  dovute  ai  suddetti  (Fig.  38);  di  cui  una  copia  artistica- 
mente legata  e  offerta  alla  Signoria  si  conserva  nella  nostra  Nazionale.  E  qui  pure,  dato 
anche  non  vi  fosse  stampato,  come  qualche  notizia  farebbe  supporre,  innanzi  al  '76  il 
primo  libro  greco,  o,  nelT  '84  il  secondo,  usci' 
cinque  anni  dopo,  a  cura  di  due  ricchi  giovani 
cittadini,  Bernardo  e  Neri  de'  Nerli,  valenti  gre- 
cisti, per  mano  del  cretese  Demetrio  Damilas, 
corretta  dal  Calcondila,  quella  edizione  delle 
Operi'  d' Omero,  che  va  celebrata  come  un  ca- 
polavoro dell'arte.  S'  aggiunga,  finalmente,  VAh- 
toìogia  di  Planude,  pubblicata  nel  '96  in  lettere 
capitali  dal  veneziano  Francesco  d'Alopa. 

A  Firenze,  in  fine,  sorse  una  Casa  libraria, 
la  quale,  contemperando  i  diritti  della  lettera- 
tura, della  scienza  e  dell'arte  con  quelli  dell'eco- 
nomia e  della  concorrenza  mondiale,  seppe  te- 
nere a  lungo  alto  il  nome  di  Firenze  non  solo, 
ma  dell'  Italia  intera.  I  Giunti,  infatti,  quanto,  e 
forse  più  dei  Manuzi  (Fig.  39),  più  che  i  Tor- 
rentino,  i  Gioliti,  più  tardi  i  Bodoni,  i  Pomba, 
i  Paravia,,  i  Le  Monnier,  i  Barbèra,  seppero  spar- 
gere, con  la  bontà  dei  prezzi,  un  numero  ster- 
minato d'ottimi  libri,  in  volumetti  assai  comodi, 
scientificamente  corretti,  nella  loro  nuda  sempli- 
cità eleg.anti.  Filippo  e  Luc'Antonio,  quello  a  Firenze  (Fig.  40),  questi  a  Venezia  (Fig.  41), 
verisimilmente  attesero,  fin  dal  '480,  concordi,  all'esercizio  dell^'arte  ;  e,  se,  per  dottrina, 
non  raggiunsero  Aldo,  molto  gli  si  avvicinarono,  e  seppero,  in  qualche  senso,  superarlo; 
se  anche  aprirono,  case  a  Roma,  Parigi,  Lione,  Burgos,  Salamanca,  riguardarono  sempre 
Firenze  quale  centro  dei  loro  affari  ;  e  ciò  soprattutto  si  vide  nella  questione  ch'ebbero 
nel    15 14  con  Aldo  suddetto. 


per  cbcl  mio  uiTo  in  lei"  tuttera  meffo 

Quale  il  gfometrj  che  tutto  faffige 
p  miTurar  locerchio  e  non  ritroua 
penfando  quel  principio  ondelli  indigc 

Talcera  io  aquelta  uifia  noua 
tieder  uolea  cbome  fi  chonui'enne 
limago  el  cerchio  e  cbome  uifìndoua 

Ma  non  era  da  ciò  le  propie  penne 
fé  non  cbe  la  mia  mente  fupercofTa 
A3  un  fulgore  in  che  fua  uoglia  uennc 

Allalta  fantafia  qui  manche  poffa 
magia  uolgiea  il  mio  uolere  il  uellc 
fi  cbome  rota  che  igualmentee  mofTa 

Lamor  cbe  muoue  il  fole  e  laltre  ftelle 

MCCCCLxxII. 

Magifter  georgius  K  magifter  pauluscco' 
tonici  hoc  opusmantuaeimprenerunt  ad 
ìuuante  Colombino  ucronenfi. 

Fig.  35.  —  Dante  Alighieri,  Divina  Coiii- 
iitedia.  Mantova,  Giorgio  e  Paolo  Puz- 
bach,  1472.  H.MN,  5939- 

(Impiccolito). 


XIII. 


Anche  a  Bologna  l'arte  fu  introdotta  nell'anno  stesso  1471  da  un  valente  tipografo 
Baldassarre  Azzoguidi,  il  quale  si  dice  «  primus  in  sua  civitate  artis  impressoriae  inventor  », 
senza  farci  sapere  da  chi,  o  come,  l'avesse  appresa.  Dette  in  luce,  con  bei  tipi  romani, 
una  quindicina  di  opere;   fu  seguito  da   moltissimi  altri,  circa  quarantatre,  dei  quali   sono 


122 


DEMETRIO  MARZI 


fra  i  più  operosi  Francesco  de'  Benedetti  e  Benedetto  d'Ettore  Facili.  Non  mancarono  a 
Bologna  tipografi  tedeschi;  Enrico  Daien,  Giovanni  Schriber,  Giovanni  di  Xòrdlingen, 
Giovanni  Walbeck,  Leonardo  di  Gerardo  d'AIemagna,  Enrico  d'Arlem,  Pietro  di  Heidel- 
berg, Joseph  Chaym  ben  Aaron,  di  Strasburgo,  per  la  tipografìa  ebraica  ;  ma  sembra  non 
vi  avessero  una  parte   preponderante,  o  degna  di  singoiar  nota. 

Nel  1472  troviamo  la  tipografia  temporaneamente  a  .Nlondovi,  portatavi  da  Antonio 
di  Matteo  d'Anversa  e  Baldassarre  Corderio,  fuggenti  la  peste  di  Genova:  per  poco  a 
Sant'Orso,  presso  Vicenza,  introdottavi  da  Leonardo  Achates,  poi  esercitatavi  da  Giovanni 

del  Reno;  a  Iesi  prossima  alle  famose  car- 


Dcnlro  da  fé  Ae\  (uo  color  fteflo 
mi  panie  pinta  de  la  noflra  cOìc^c 
pcrchel  mio  ui(o  in  lei  tuttora  mcdo 

Quale  il  geometra  che  tutto  Taffigc 
per  mifurar  lo  cerchio  8i  non  n'troua 
penfando  quel  ptlcipio  ondcUi  indugc 

Tal  era  io  aquella  ui'fta  noua 
ueder  uolca  come  fi  conuennc 
iymago  al  cerchio  K  come  ui  findoua 

ivla  non  cran  da  ciò  le  proprie  penne 
le  non  che  la  mia  mente  fu  percofìa 
da  un  folgore  in  che  Tua  uoglia  uenne 

Alalta  fanta{ia  qui  manco  pofla 
ma  già  uolgea  il  mio  difio  il  uelie 
(i.come  rota  che  igualmente  e  mcfla 

Lamor  che  muouel  fole  fiC  lai  tre  ftclle 


EXPLICIT.LIBER,DANTIS.IM/ 
PRESSVS.A.MAGISTRO.FEDE 
RICO.VERONENSl .  M  .  CCCa 
LXXILQVINTODECIMO.  A/ 
LENDAS,AVGVSTIt 

Fig.  36.  —  D.XNTE  Alighieri,  Dii'hta  Commedia . 
Iesi,  Federico  \'eronese,  1472.  Hai.v,  5940. 


fiere  di  Fabriano,  per  opera  del  veronese 
Federico  de  Comiiibus^  che  dette  nel  '72 
un'  altra  celebre  edizione  della  Divina  Coni- 
iiu'dia  (Vedi  fig.  36);  Fivizzano  da  Iacopo 
livizzanese,  che  dette  varie  opere  classiche. 
Sedi  più  importanti  ne  divennero  Parma, 
Verona,  Padova.  Nella  prima  città  si  stam- 
parono molte  opere  classiche,  specialmente 
dall'introduttore  dell'arte  Andrea  Portilia, 
poi  da  Damiano  de  Mayìlis,  Deifobo  de 
O/iiiri/s,  Angelo  Ugoleto,  Genesio  del 
Cerro,  i  frati  della  Certosa  ;  due  soli 
stranieri,  lionesi.  A  \'erona  è  primo  stam- 
patore Giovanni  \'eronese,  che  stampò  la 
famosa  edizione  illustrata  del  Valtia-io, 
sulla  quale  l'egregio  Direttore  della  Biblio- 
filia pubblicò  un  lavoro  interessante  ed  ac- 
curato in  questa  Rivista,  voi.  1,  pp.  46-55 
(Fig.  42,  43);  seguono  Giovanni  e  Alberto 
Alvise,  Bonino  de  Boiii/iis,  .\ntonio  Caval- 
cahovis  e  Giov.  Aiit.  Novelli,  il  francese 
Pietro  Maufer,  e  solo  nell'  '86,  e  per  poco, 
Paolo  Fridenberger  da  Passau.  Padova,  in- 
vece, oltre  due  francesi,  ebbe,  dei  nostri, 


Bartplommeo  de  Vafde^occo,  Lorenzo  Ca- 
nozio.  Bernardino  Olerio,  Guido  de'  Duranti,  ma  più  numerosi  i  Tedeschi,  ai  quali  ve- 
risimilmente  spetta  l'onore  d'avervi  introdotta  e  insegnata  l'arte  nuova.  Tali  sono  il  pruteno 
Martino  de  Sepfem  Arhorihiis,  che  primo  stampa  col  \'aldezocco,  Corrado  di  Paderborn,  di 
Westphalia,  il  ricordato  Leonardo  Achates,  che  nel  '7^  apparisce  pure  fonditore  nell'of- 
ticina  di  Lorenzo  (^anozio,  Alberto  di  Stendal,  Giovanni  Herbert,  Niccolò  di  Pietro  d'Ar- 
lem, alaiiiaiiiis,  Enrico  d'Arlem.  Federico  d'Olanda,  Matteo  Cerdonis  di  Vindischgretz,  che 
usa  gli  strumenti  del  Ratdolt.  Assai  numerosi  e  svariati  i  tipi  e  le  edizioni  di  questi, 
sebbene  nessuno  ne  facesse  quante  i  principali  tipografi  delle  maggiori  città. 

Sebbene  tm  lial    1471    si  costituisse    in    Cremona    una    società    tipografica    fra    tre 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  123 


stampatori,  solo  nel  'y^  venne  alla  luce  un  volume  per  opera  di  due  di  essi,  il  celebre 
Dionisio  da  Parravicino,  autore,  come  vedemmo,  della  prima  edizione  greca,  la  Gram- 
matica del  I.ascaris,  e  Stefano  de'  Merlini  da  Lecco.  Solo  dopo  venti  anni  vi  fecero  qual- 
che altra  edizione  Bernardino  Misinta,  Pietro  Maufer,  Carlo  Darlerio,  Cesare  da  Parma 
e  Basaino,  unghero.  Ben'  altra,  invece,  è  l' importanza  della  stampa  in  Pavia,  ove  essa 
fu  favorita  dalla  fiorente  Università,  che  forniva  ai  tipograti  numerosi  e  valenti  correttori, 
e  da  ricchi  cittadini  ;  e  merita  studio  singolare  il  fatto  che,  secondo  il  pavese  Siro 
Comi,  essa  ebbe  durante  il  sec.  XV,  almeno  ventotto  tipografi,  tutti  del  luogo,  o  di 
città  e  terre  vicine.  Molte  opere  vi  furon  date  alla  luce,  per  Io  più  scientifiche,  di  di- 
ritto, di  medicina,  di  grammatica,  di  filosofia,  con  nitidi,  varj  ed  eleganti  caratteri.  Mi- 
rando principalmente  all'utile  pra- 
tico   degli     scolari,    i    Pavesi    non       CiputafeacfiLlU  ptolottl^i  fatelIftC  «gypHoUe 

dettero  edizioni  di  lusso,  almeno  lamine  m  uolututn  cum  anulo  cacfarj  prefenta 
fin  verso  gli  ultimi  del  secolo,  quan-  tutn  eft  .  C)  ui  noti  continetis  lacrimas  illutl 
do  furon  costretti  a  seguir  P  indi-     plurimif:  SiprcdofilTimisocioribuf  acmandù 

rizzo  prevalente  e  l'uso  degli  orna-  CUtaUltS 
menti  e  delle  illustrazioni.  La  tipo- 

grafia    vi    soffrf    gravi  danni  per  il  CAI.PLINILSECVNDI  .  VERONEN 

lungo    assedio  e  feroce    saccheggio  SIS  »  LIBER  .  ILLVSTRIVM  •  VIRO 

del    1527.  L'anno  stesso  che  a   Pa-  RVM.*FINlT..fO£ULClT£R  « 
via,    cominciò   pure    la    stampa   in 
Brescia,  ove,   oltre  un   francese,  fu- 
rono una  decina  di  tipografi,  fra  ita- 

liani  e  bresciani  :  Paganino  de'  Pa-  IMPRESSVM     .    "FLORENTIAE  . 

ganini,che  nel '92   dette  la  celebre  APV  D  .  SANCTVM4AC0BVM  «DE 

Bibbia,  Tommaso  Ferrando,  Bonino  RlPOLi  «MtCCCC»  LXXt  Vili  . 

de'  Bonini,  Iacopo  e  Angelo  Bri-  Fig.  3;.  —  Plinio,  Liber  illustrium  vironuu.  Firenze, 
tannici  da  Palazzuolo,  Battista  Far-  "/*""'  -^- /'"^"*'"«  de  Ripoli.  147S.  Hain,  2137. 

.  T-,  ,  1         A  r  11-  (Dairesemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 

fengo,    Bartolommeo    da    Vercelli, 

Bernardino  Misinta,  Bonifazio  da  Manerva,  Francesco  Laurini,  Gabriele  di  Pietro,  e,  dei 
primi,  Enrico  Dalen  e  Gerson  Soncinate,  il  quale  impresse  anche  la  famosa  Bibbia 
ebraica  del  '94,  che  sei-vi  di  testo  alla  versione  di  Lutero.  E,  più  che  a  Brescia,  furono 
numerosi  i  Tedeschi  a  Vicenza,  giacché  v'  introdussero  anche  la  tipografia.  Sono  i  già 
ricordati  !..  Achates,  E.  Lichtenstein,  G.  dal  Reno,  S.  Kpblinger  ;  Giovanni  da  Vienna, 
Niccolò  di  Pietro  d'Arlem;  degli  Italiani,  Guglielmo  da  Pavia,  Dionisio  Bertocco,  Gio- 
vanni Longo,  Filippo  Albino,  o  Acquino,  Rigo  da  ca'  Zeno,  Simone  Bevilacqua.  Tutti  in- 
sieme stamparono,  con'  tipi  svariatissimi,  un  numero  considerevole  di  opere,  fra  le  quali 
le  classiche,  umanistiche,   scientifiche  hanno   parte  notevole. 

Poche  sono  le  edizioni  e  i  tipografi  modenesi  del  secolo  XV.  D' italiani  abbiamo  Bal- 
dassarre de  Stnitiis,  Domenico  Rhocociola,  Antonio  Miscomini, Giovanni  Maria  da  Occimiano, 
D.  Bertocco.  Ma  l'arte  vi  fu  introdotta  nel  '74  da  tedeschi,  fra  cui  il  Vurster,  di  Kempten, 
che,  insieme  con  Luino  di  Zelanda  e  con  Enrico  Corrado  d'  Alemagiia,  dette,  nel  '75,  con 
belli  e  nitidi  tipi   romani,  le  Opere  di  Virgilio  ;   Michele  Volmar,  Giorgio    Schuitzheiss, 


124  DEMETRIO  MARZI 


i  ricordati  E.  Dalen  e  T.  di  Siebenbiirgen.  Si  noti  che  nel  '76  d'  un  libro  stampato  dal  Vur- 
ster  si  erano  depositate  due  copie  prò  exemplis  presso  il  Magistrato,  il  che  sembrerebbe, 
far  supporre  già  li  fosse  una  specie  di  diritto  di  stampa,  che  da  noi  vediamo  rinnovato 
ai  nostri  giorni.  Anche  meno  importante  è  la  tipografia  in  Torino,  ove,  sebbene  festosa- 
mente accolta  e  protetta  da  valenti  cittadini,  troviamo  con  diversi  stranieri,  tre  soli  ita- 
liani, neppure  un  tedesco.  Lo  stesso  si  dica  di  Como,  in  cui  dettero  alcune  edizioni  Am- 
brogio da  Orco  e  Baldassarre  da  Fossato.  Non  sappiamo  che  cosa  pubblicasse  a  Marsaglia 
Leonardo  di   Enrico  Corrado  d' Alemagna,  che  vi  stampava  prima  del '73. 

CANTO  SECONDO  DELLA  PRIMA  CANTICA 

-^  -        j  1       t  P         Oniamo  dire  che  elpreceaentecapicolofianafo 

(J giorno  icnandaua  et  ber  bruno  quaùuiupropoGuone  di  cuttaloperap  laquale 

togleua  glianimali  che  fono  interra  lauctorenonfolamencedimodraconbneucpa 

dalle  faticlx:  loro  :  et  io  folo  uno  ^°^^  1"^^^  ^^  P^"^  tucuLopera  habbia  adire;  Ma  anche 

v! L  r  n.^       1  raLaragione  perche  uenc tale ord ine.  DcftofTilappcu 

-lapparecchiauoafoftenerlaguerra  toncerldoelfuo  bene  et  tUum.nato  dalla rag.onefug 

li  del  camino  et  £i  della  piecare :  gì la feiuaiet  (aUua  al  monte  doue  ùcdea  el  fole.  Ma p 

che  ritrarrà  la  niente  che  non  erra  latria  delle  fiere:daUe  quali  gli  fu  utetato  el  falire.  Uche 

D  mufe  O  alto  ingegno  hor  maiutate  .         ftgmficache  conofduto  ma  non  molto  diftmctamente 
\     r         i\  I  J-  chelfommo  bene  confiileiia  in  fruire  idio;ceraua  la  CO 

O  mente  che  feri ueftl  ciò  chio  indi  _^^^^  d.  quello  nella u.taauUe  dotte  regna  bra^o 

qui  fi  parrà  la  tua  nobilitate .  n^ inferiore: Laquale fpelTo e/ingannaudal  fenfo  :  Ec 

doue  elTcndo  leuirtu  ciuili  non  perfecte  molto  poffono 
j  perturbationi  dellanimo  lequab  cercando  piacere  honore  et  utile  non  fe^itano  eluero  gaudio  Ne  ancbo 
ad  uero  unlc  che  non  G  può  mai  fepcrare  daLhonefto.  Ne  eluero  honore  eiqualenone/  altroché  la  uaa 

Fig.  38.  —  Dante  Alighieri,  Divina  Commedia.  Firenze,  Niccolò  da  Breslau 
detto  Niccolò  della  Magna,  148 1.  Hain,  5946. 

I Dall' esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 

XIV. 

Cominciando  da  quest'anno,  stampano  in  Cagli  Roberto  da  Fano,  con  Bernardino 
da  Bergamo  ;  a  Pieve  di  Sacco  Meshullan  Kozi  ;  a  Piacenza  Pietro  de  Fcrmtis.  e  più  tardi 
il  tedesco  Giacoma  de  Tycìa  .•  a  Trento  Ermanno  Schindeleyp,  Alberto  Kunne.  di  Duder- 
stadt,  ed  Ermanno  l.ongo.  Nell'anno  seguente  vediamo  due  tipografi  a  Pogliano;  e.  men- 
tre in  molti  luoghi  d'Italia  infieriva  la  peste,  la  stampa  fu  portata  temporaneamente,  forse 
dal  Plannck  di  Roma,  a  Velletri  (Manzoni,  BiMiof.  Mauio».,  11,. p.  23).  Dal '77  prima 
.Nlatteo  Civitali,  poi  Michael  Bii(rnoniis,  ^\\^mA'\  E.  Dalen  stampano  a  Lucca  ;  il  tedesco 
Giovanni  de  Linis  prima,  Giovanni  da  Teramo  poi,  ad  Ascoli  ;  Nel  '78  a  Colle  di  Val- 
Andrea  Vyel,  di  Worms,  chiamato  dal  Senato  stesso,  poi  Olivino  da  Bruges,  a  Palermo, 
delsa,  sede  d' importanti  cartiere,  stampano  Giovanni  di  Medenblik,  poi  il  francese  Bonus, 
che  già  nel  '71,  come  tipografo,  avea  ottenuto  dal  Cloniune  un'esenzione  da  certe  ga- 
belle, e  nel  '79  la  cittadinanza  ;  a  Cosenza  Ottavio    Salomonio    di   Manfredonia  ;    a  Mes- 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


125 


sina  Enrico  Alding,  Guglielmo  Schonberger,  Giovanni  Schaden  ;  a  Toscolano  Gabriele 
di  Pietro  da  Treviso  e  Scalabrino  de  Agi/eHis;  nel  '480  a  Nonantola  Giorgio  e  Antonio 
ik  Miscììiiiii  ;  a  Cividale  del  Friuli  Gerardo  di  Leve  ;  a  Reggio  d' Emilia  almeno  undici 
tipograti  tutti  italiani.  In  seguito,  la  tipografia  fu  introdotta  da  italinni  nel  '481  in  Casal 
di  San  Vaso  e  in  Saluzzo,  ove  parrebbe  facesse  un'edizione  nel  '95,  quando  pure  stampava 
in  Augusta,  il  celebre  Ratdolt  ;  nell'  '82  in  Pisa,  ove  furono  tre  fiorentini,  il  pi- 
sano Gregorio  tic  Gciifis^  il  bolognese  Ugo  Rugcn'tis,  Girolamo  de  Anearaiw^  e  Niccolò 
di  Lorenzo  della  Magna  ;  nell'  '84  a  Novi,  a  S.  Germano  in  Piemonte,  a  Vercelli  e  a 
Pascià,  ove  furono  L.  e  F.  de  Cennis,  B., 
R.,  1.  de  Orlandh,  S.  Rodt  di  Bitsche; 
nell'  '86  a  Chivasso  e  a  Voghera  ;  nell'  '89 
a  Portesio  ;  nel  '93  a  Cagliari;  nel  '95  a 
Scandiano,  e  a  Forlì'.  Fu  introdotta,  in- 
vece, da'  Tedeschi  nell'  '82  ad  Aquila,  ove 
primo  stampò,  con  privilegio  reale.  Adamo 
di  Rothwil,  quindi  altri,  fra  cui  1'  aquilano 
E.  de  Sfella;  nell'  '83  a  Soncino  da  Gio- 
suè Salomone  Soncino  ;  a  Siena,  ove  1'  arte 
fu  esercitata  da'  soli  Tedeschi  Enrico  à'  Ar- 
lem,  Enrico  Dalen,  Giovanni  Walbeck  e 
Sigismondo  Rodt  già  citati  ;  nell'  '8ò'  a 
Casal  Maggiore,  Giosuè  Soncinate,  Andrea 
Fritag  e  maestro  Gmsto;  nell'  '89  a  Capua 
Cristiano  Preller  ;  il  Dalen  nel  '9 1  a  Moz- 
zano presso  Lucca;  e  nel '93  ad  Urbino; 
a  Barco  nel  '96  ;  e,  prima  che  finisca  il 
secolo,  a   Fano,  Gerson    Soncinate. 

Questo  per  i  luoghi,  dei  quali  sappiamo 
con  sicurezza  che  riceverono  nel  sec.  XV 
da  tedeschi  o  italiani  1'  arte  nuova  ;  ometto, 
quelli,  nei  quali  essa  fu  introdotta  da  altri, 

o  da  artefici,  di  cui  non  abbiamo  sicure  notizie.  Numerosi  certo  sono  i  luoghi,  in  cui 
qualche  cosa  fu  stampato,  che  poi  andò  disperso  e  distrutto  ;  ed  è  appunto  per  questo 
che  impenetrabili,  per  consenso  unanime  degli  studiosi,  sono  le  tenebre  che  avvolgono 
la  storia  della  tipografia  più  antica,  mnumerevoli,  per  cosi  dire,  di  quei  tempi  i 
misteri  bibliografici.  I  tipografi  tedeschi  scesi  in  Italia  ci  appaiono  generalmente  poveri 
e  sforniti  di  mezzi.  Perciò  appunto  essi  esercitano  l' arte  in  un  convento  a  conto  dei 
frati,  o  cercano  protettori  e  mecenati  in  una  grande  città,  presso  un  ricco  signore,  o 
vanno  dove  questo,  o  quello,  un  privato,  uno  studioso,  un  libraio,  un  convento,  un  co- 
mune, una  città,  un  principe,  li  chiama,  per  imprimere  1' un  libro  e  l'altro,  questa  cosa 
o  quella.  Qui  appunto  è  forse  la  ragione,  per  cui  vediamo  stampatori  e  stamperie  dove 
meno  immagineremmo  di  trovarle,  che  una  casa  signorile,  un  convento  in  luogo  riposto, 
un  castello    feudale,  quasi    segregati    dal    consorzio  civile,   ci    appaiono    in    quel    secolo. 


J^'g-  39-  —  Paolo   Manuzio.  Venezia,  15]  2-1574. 


126  DEMETRIO  >L\RZI 


con  nostra  maraviglia,  sede  di  tipografi.  Cosi  comprendiamo  come  il  Carrarese,  signore 
di  Padova,  chiamasse  nel  'yh  Felice  antiquario  ed  Innocenzo  Zileto  a  stampare  nella  so- 
litudine del  suo  palazzo  a  Polliano,  quattro  miglia  distante  da  \'erona,  un  libro  del  Pe- 
trarca :  come  a'  19  settembre  del  '78  si  pubblicasse  la  ScJia/a  Paradisi  di  Giovanni  Cli- 
maco  presso  Schio  nel  Vicentino,  «  iii  casa  del  reverendo  misier  pre'  Lunardo  Longo, 
«  rector  de  la  giesa  de  mesier  Santo  Lorenzo  da  Tore  de  bel  Vesin  ».  E  un  simile,  e  forse 
pili  notevole,  esempio  abbiamo  vicino  a  noi,  nella  Toscana.  È  noto,  infatti,  ch'entro  al 
Castello  dei  ("ortesi,  presso  S.  Gimignano,  nel  i  5  io  il  protonotario  apostolico  Paolo  Cortesi 
T  VI  r  e  D  M  n  ^^''^    stampare^  chiamatovi    apposta    il   tipografo 

COMMEDIA    DEL    DIVINO   POE     ^'^"^^'^    Simone    di    Kiccolò    Nardi,  1'  opera  sua 
TAFIORESTINODAN  De   Cardinalaiii   ;Fig.   44)    dedicata  a  Giulio  li. 

X  E    ALIGHIERI 
CAPITO  LO 

.1.  XV. 

tlmezoi-doimin  iincjlrduitti  Non  cercherò  a  lungo  i    più    minuti    perfe- 

ÌAi-riUouoi^aunaleiuaofcurd,  zionamenti  dell'arte;  se  in    Italia,  o  altrove,  si 

che /ddir/ttsMìfl  fTd/nidTri«.  ^^  ^  t    •         i-    ■  •    r 

I  j-         I         -ri  mettessero  prima  1  puntohni  sugli  /,  se  vi   fos- 

f^hciuanftiadn  qualera^e  afadura  r  r  o       i 

Qjttjlafclualeluaggiaetafpraetfrte,  «ero    inventati    l'interrogativo    e   l'esclamativo. 

Che  nel venfierrinuoudla paura  •  gli  accenti   e    gli    apostrofi,  i   richiami  e  le  se- 

r  ante  amar  a, (he  fica  è  più  moiK.  gnature,  il  titolo  del   frontespizio  e  i   titoli  cor- 

Mapertiaftar  delberchiui  trouai'  .    ,  ,  .   ^    ,.         1,  , -, 

.   '  1  ,,  ,         r    I       I    r  renti,   la  numerazione  dei   iokIi,  o   1    trrata-cor- 

DnodeLMtreaife,chiouhojcDrte.  ' 

ri<re.  Son  cose    che    si    trovano,  in    gran   parte, 

iMg.  40.  —  Dante  Alighieri,  Z^/z7«,!  6-(;///-        nei  manoscritti,  e  che,  dato  il  concetto  generale 
,m-dia.  Firenze.  F.  Giunti,  150^,.  ^^  ^^.    ^j;    stampatori   eran   guidati,  riportavano 

.Dairesemp!.  del  cav.  Leo  S.  Olschkil.  i  •,         ,    i-  i- 

spesso,  con  poco  lor  mento,  tali  e  quali,  ren- 
dendo a  noi  difficile  un  giudizio  sicuro.  11  merito  vero  sta  nel  miglioramento  complessivo, 
nel  progresso  fatto  subitamente  dall'arte.  La  tecnica  tipografica,  1' eccellenza  dell' opera,  la 
scelta  sicura  e  la  critica  accurata  del  testo,  l'abbellimento  e  T  illustrazione  del  libro,  la 
costituzione  stessa  e  1'  esterna  legatura  del  volume,  la  materia  ond'  esso  è  formato,  1'  in- 
dustria ed  il  commercio  librario,  tutto  quel  complesso  di  cose,  che  concorrono  a  far 
raggiungere  la  perfezione  ideale,  e  sono  indizio  sicuro  di  grande  preparazione  e  sapere, 
raggiunse  in  Italia  il  punto  più  alto.  Che,  se  dalle  stampe  più  comuni  rivolgiamo  la 
mente  a  quelle  speciali  e  destinate  ad  una  cerchia  di  studj  più  ristretta,  vediamo  subito 
come  una  vivissima  luce  intellettuale  continuavasi  a  sparger  nel  mondo  dalla  patria  no- 
stra anche  dopo  la  si   fulgida  età  del  rinascimento. 

L^Italia,  che,  con  Guido  .\lonaco,  aveva  dato  al  progresso  della  musica  un  notevole 
impulso,  fu  anche  quella  che  insegnò  il  mezzo  di  moltiplicare  coi  tipi  le  note.  Sembra 
che  la  stampa  di  essa  si  cominciasse  assai  presto  a  \'enezia.  ma  col  sistema  xilogra- 
fico. I  tipi  mobili  erano  stati  applicati,  già  nel  1485,  al  canto  fermo  nel  Messa/c  di 
Wùrzburg  ;  ma  far  lo  stesso  per  quello  figurato,  o  misurato,  era  impresa  si'  ardua,  che 
nessuno,  nonostante  i  moltissimi  stujj,  v'era  potuto  arrivare  sulla  fine  del  secolo.  A  ciò 
rivolse  l'animo,  mentre  forse  in  qualche  officina  veneziana  attendeva  alla  tipografia,  Ot- 
taviano Petrucci,  da  Fossonibrone.   Dopo  molti  anni  di  studj,  a'  25   maggio    1498  espose 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


127 


alla  Signoria  come  avea  trovato  «  cum  molte  sue  spexe  et  vigilantissima  cura,  quello  che 
«  molti,  non  solo  in  Italia,  ma  etiandio  de  fnora  de  Italia  za  longamente  indarno  hanno 
«  investigato,  che  è  stampare  commodissimamente  canto  tìgurado,  et,  per  conseqtiens, 
«  molto  più  facilmente  canto  fermo  ».  Si  conclude,  dietro  la  sua  dimanda,  ch'egli  solo 
«  possi  stampare  canto  figurado  ed  intaboladure  d'organo  et  de  liuto  per  anni  venti  ». 
Dette,  anzi  tutto,  nel  1500  V Hannonicac  Mitsicdc  Oi/Z/t'ivr/ow  (Fig.  45),  poi  altre  stupende 
edizioni  tino  al  1509,  quando  stabili  rotficina  in  Fossombrone.  Continuò  pure,  per  tutto  il 
secolo  XVI,  a  Venezia  la  tipografia  musicale,  e  tanto  vi  progredì  da  vincere  quella  d'ogni 
altra  città.  «...Come  Magonza,  dice  il  Castellani,  per  virtù  del  sommo  Gutenberg,  in- 
<?  segnò  il  modo  di  riprodurre  e  moltiplicare  all'  infinito  le  creazioni  della  mente  umana, 
«  onde  fu    sparsa    sulla    terra 


«  una    luce    che    non    ecclis- 

«  sera  (sic)  mai,  cosi  Venezia, 

«  per  virtù  dell'  ingegnoso  Pe- 

«  trucci,  insegnò  il   modo    di 


Depiccatio  ad  glonofam  virgitiem 


"iLiótr^àlidoìn 


fmibiis  tcn-éad  tue  i^tcrtionia 


debile  vcfìigije:manibiirqj  u  vmbMcnlu  pftifjim"  a  fané  iov 


pnincrclcium.  midime  fo:tinidini90ci.ad  te 

£Òjniitu]cpivulnTj''09t>occo.  ciìaincn  (ìillar  ocuiinfitcpe- 

CTDiui  bcmardi  abbane  iCla  iiotiow  clainojn'ahdo  obfccra 

«  riprodurre  e  rendere  a  tutti       j^iailaifis'OJdime  £iftcrc»«n-  niU0:vt  filatili  Olii  nf  lira  quaj 

«  accessibili    le    creazioni    di       fisOOCtonSDCUOtiirim.opi.rcil  grau.UTpfCcid^ 

la  jgtpnmoadglojiofamvirgi  sanoemitnjceteiufqi^srajaq 

ncm  tucani  oepiccatio  i\  laua  l'i^r-iti  eicidiiu'^:nobit3  tua ?ci 

cUWntKTima.  •'^•t^c'n"  ''"«e  Tanati  fum^.-ci' 

/Piif/^fii  »t>-"i'U'i'»-"di.ia?eporciin":q2pii- 

L^  Il  reni  truci  ticoiniptc  flit  cicatnceg 

•loculoc  pa  nf  CI  nodi  inobnjfaiiitau.ilf- 

ntcrciiiiia-  tcndcrnaividc  oc>lo:co  vuL 

nibuoadtc  ncniìaicnortrcrqnibi  renda- 

regina  muli  inuecatiriiinolìra  C115  fiducia. 

diattolliiii''  2IccnÌ5ieihinabilii^benfv;nita 

et  co;j5  tue  tu?  feniino  1  vciici  .ida  inf e^  ce 

ccllitudinio  cc><jMorcim' Cf co q;iiiimindii5 

griagciitificctimuo  ccniicc|im  biiciiniindii  -ziubjiciiupoiliito 

clinainusrac  picnic fufpirye ad  calle  trafilliiadbuc  iter  pecca 

tcpceaincelumtralìnittimug.  torce DC0C9:tanta  antcoeiifctì 


«  quell'arte,  che  è  la  più  po- 

«  tente  ispiratrice  cosi  dei  te- 

«  neri    sentimenti    come    dei 

«  più  generosi  entusiasmi   ». 


1m-.  41. 


S.  Bernardo.  Opusc.  Venezia,  Giunti,   1503. 
(Dall'esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 


XVI. 

1  molti  interessi  ciie  1'  Ita- 
lia ebbe  con  le  popolazioni 
d'  Oriente,  i  rapporti,  che, 
come  sede  del  Papato,  man- 
tenne sempre  con  esse,  fecero 
si'  che  qui   nascesse  la  scienza 

linguistica.  Infatti  «  tre  secoli  innanzi  che  Agostino  Giustiniani,  chiamato  da  Francesco  I 
«  a  insegnare  ebraico  in  Parigi,  portasse  la  prima  volta  oltre  Alpi  lo  studio  delle  lingue 
<(  orientali  »,  qui  «  coltivavasi  già  l'arabo,  l'ebraico,  il  caldaico.  Può  anche  dirsi  che,  fin 
«  presso  al  secolo  passato,  fu  studio  quasi  esclusivamente  nostro,  e  più  centinaia  di  orien- 
«■  talisti  ebbimo  noi,  per  pochi  che  ne  contano  gli  oltramontani  in  si'  lungo  periodo  di 
"  tempo  »  (Terenzio,  Di  Ambrogio  Teseo...,  p.  i).  Non  fa,  perciò,  meraviglia  che  anche 
la  tipografia  orientale,  avesse  in   Italia  lo  svolgimento  e   la  sede  più  degna. 

S'è  visto  già  dei  caratteri  mobili  greci,  che  l'Italia  prima  usò,  e  poi  condusse  a 
perfezione;  ed  è  noto  come  nel  1475  si  stampassero,  solamente  incise,  ad  Esslingen,  le 
prime  lettere  ebraiche  (Fig.  46).  Nell'anno  stesso  s'ebbero  a  Reggio  di  Calabria,  per  opera  di 
Abrahamus  fì/ii/s  Garton,  fi/iin  Isaac,  lettere  ebraiche  a  tipo  mobile,  anzi  un  libro  vero  e 
proprio,  il  Commentario  di  Jarchi  al  Pentateuco,  impresso  intieramente  con  esse  (Fig.  47).  La 
tipografia  ebraica  s'allarga,  poi,  rapidamente  per  moltissime  città  della  Penisola.  Celebre  di 


128 


DEMETRIO  MARZI    . 


viene  sopra  ogni  altra,  in  questo  genere,  la  famiglia  dei  Soncino,  i  quali  a  Soncino  recatisi 
dalla  Germania,  e  da  quella  Terra  preso  il  nome,  vi  fondarono  un'officina,  che  dovea 
portare  la  tipografia  ebraica  al  più  alto  splendore,  e  divenire  famosa.  Di  li  essi  si  spar- 
sero per  l' Italia  e  per  1'  Europa,  stampando  libri,  fondando  nuove  officine,  o,  case  librarie, 
in  molti  luoghi.  Troppo  sarebbe  dir  delle  loro  edizioni,  spesso  principi,  sempre  pregia- 
tissime ;  ricorderò  solo  la  Bibbia  del  1488,  nella  quale  si  videro,  per  la  prima  \olta, 
stampate  le  vocali  ebraiche.  Più  tardi  s'acquistò  pure  gran  fama  in  \"enezia  il  dotto  olan- 
dese Daniele  Bomberg,  che,  dal  1511,0,  come  alcuni  vogliono,  dal  15 18  al  '4q,  stampò 
forse  per  quattro  milioni  di  libri  ebraici,  dando  lavoro  a  qualche  centinaio  d'  israeliti 
assai  dotti. 

Se  ora  passiamo  a  lingue  meno  comuni,  si   vede  come  nel   '482   s'era  già  fatta  in 

Bologna  l'edizione  del  Pentateuco  col  Commciìio  di  Ra- 
schi, in  ebraico  e  caldaico,  mentre  nel  '510  uscirono  a 
Roma,  in  quest'ultima  lingua,  i  Salmi  Davidici,  tre  anni 
dopo  il  Salterio  in  etiopico,  e  nel  '16,  per  opera  del 
domenicano  Agostino  Giustiniani,  a  Genova,  il  «  Psal- 
«  terium  hebraicum,  graecum,  arabicum  et  chaldaicum, 
«  cum  tribus  latinis  interpretationibus....  »  (Petermann, 
Brcvis  ìiiiguae  clialJ.  gmiiima/...,  p.  S'^,  87  ;  Terenzio, 
pp.  34,  53).  Per  merito  e  a  spese  di  Giulio  II,  fu 
aperta  da  Gregorio  de'  Gregori  la  prima  officina  arabica 
in  Fano,  ove  uscirono,  quando  il  focoso  Pontefice  già 
era  morto,  nel  1514,  le  Scpicni  liorae  caiionicae  (Fig.  48); 
quattro  anni  dopo  Paganino  de'  Paganini,  da  Brescia,  dette 
la  prima  edizione  dell'Alcorano  in  arabo.  Sembra  quasi 
tutti  gli  esemplari  fossero,  per  ordine  del  Papa,  dati  alle 
Fig.  42.  —  X'alturio,  De  arie  miti-  fiamme,  e  neppur  uno  ne  sia  pen'enuto  fino  a  noi.  Pure 
/«;■/.  Verona,  Giovanni  da  Verona,  ji    fatto  non  può,  come    vorrebbero    alcuni,   mettersi    in 

dubbio,  giacché  nel  1537  il  francese  Guglielmo  Postel 
Balentonio  scrive  da  l'arigi  a  frate  Ambrogio  Teseo  dei  conti  Albonesi  (Albonesi,  In- 
troductio...,  e.  200'')  :  «  1'  vi  prego  di  gratia  continuate  le  vostre  diligentie  de  saper 
«  de  quello  qui  stampò  V Alcorano  Arabico,  se  lui  volessi  vender  i  sci  ponzoni,  o 
«  vero  una  matrice  ;  et,  essendo  advertito  del  precio,  vi  mandarò  dinari,  perché  ho 
e  molto  di  bisogno  di  quei  per  stampar  nostra  Graiinihi/ica  Arabica,  et  altri  libri 
«  da  leger  in  medicina:  cosi  facendo,  havrete  parte  de  le  lode  in  tutte  le  lingue  ». 
E  il  frate  nostro  racconta  :  »  Omni  interea  studio,  cura  atque  diligentia,  non  cessavi 
«  .Messandrum,  Paganini  brixiensis  filium,  et  qua  potui  etiani  solicitudine,  amicorum  inter- 
«  ventu,  rogare  non  destiti,  ut  typos  formasque  punicaruni  literarum,  quibus  olini  pater  eius 
«  Alcoranum  impresserat,  insto  vellet  Postello  vendere  praetio  ;  quod,  cum  facere  iam  iam 
«  paratus  esset...  ».  L' Albonesi  stesso  inoltre  riporta  in  latino  un  passo  di  quel  libro  con  le 
seguenti  parole  (e.  84  a)  :  «  Et  super  generationem  tuam,  quod  formavi  te  de  spiritu  sancto 
«  loquebaris  fiumane  in  cunis  et  fasciis,  et,  quod  docui  te  scripturam,  et  sapientiam  et 
n   legem  et  evangelium.  et  quando  creabas  de  luto  fornias  luteas,   et   insufflabas    in  illis 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA 


\-lq 


«  spiritum  vitae,  et  fiebant  aves,  cuni  praecepto  meo,  et  sanabas  morbos  ft  leprani,  et  sii- 
((  scitabas  niortuos,  cum  praecepto  meo,  et  filios  Israel  illuminasti,  et  caetera  quae  in  quinto 
«  quinternione  Alcorani   tvpis    impressi,   folio    antepenultimo   sequuntur...   »    Sembra,  se- 


Fis?.  4-;.  —  Valti'rK),  Or  ar/r  mililari.  \'erona,  Giovanni  da  Verona,  1472.  Hain,  *  i  184"- 

concio  il  Petermann   surricordato   [Brev/s  lliigUiie  arah.   crniinn/...,  p.  129),   che  la  seconda 
edizione  si   facesse  quasi  due   secoli  dopo,   nel    i6()5,  ad  Amburgo. 

Ma  chi  ha   nella  tipografìa  orientale  primitiva   merito  grande,  è    l'Albonesi,   per    il 
libro    già  ricordato,   importantissimo,  citato  da  molti,  letto  da    pochissimi    e   contenente 

ICFinis  trium'^Iibrorum  de  Cardinalatu  ad  lulium  Secundum 

Pont.  Max.  Per  Paulum  Cortcfium   Protonotarium 

Apofìolicum   y  quos   Symcon    Nicolai   Nardi 

Sencnfis  alias   Rufus  Calchographus  im  / 

primebat  in    Caflro    Cortcfio  /  DCj 

dcomaquinta  Noucmbris  .  M  « 

CCCCCX.  Pootificatus 

ciufdcra  ♦  S  .  D  .  N  o 

Papac  lulii  Afly 

co  Oda  ^ 

uo   *v 

« 
Fig.  44.  —  P.  Cortesi,  De  Cardìnaìaiu.  Castel  Cortesi  presso  S.  Genii«;nano,  N.  Nardi,   1510. 

I  Dairesemplare  del  cav    Leo  S.  OlschltìK 


/.j   Bibliofilia.  vnlLiine   II.  dispensa    ^"-|''-5*. 


I  30 


DEMETRIO  MARZI 


molte  cose  che  il  Faulmann  (p.  292  e  segg.)  ed  altri  storici  dell'arte  nostra,  cercano 
in  volumi  assai  più  recenti.  Ecco  come  precisamente  s'intitola:  «  Introductio  in  chal- 
«  daicam  linguam,  Svriacam  atque  armenicam,  et  decem  alias  linguas,  characterum  dif- 
«  ferentium  alphabeta  circiter  quadraginta,  et  eorumdem  invicem  conformatio  ;  mistica  et 
«  chabalistica  quamplurima  scitu  digna,  et  descriptio  ac  simulacrum  Phagoti  Afranii,  Theseo 
«  Ambrosio  ex  comitibus  Albonesii  J.  U.  doctore  papiensi  canonico  regulari  lateranensi, 
«  ac  sancii  Petri  in  Coelo  aureo  Papiae  praeposito  auctore  MDXXXIX  »  (Pavia^,  ce,  2  1  5^,  8"). 
Ambrogio  Teseo,  nato  a  Pavia  nel  1469,  entrato  fra  i  cherici  regolari  di  s.  Pietro 
in  Ciel  d'oro  di  quella  città,  negli  ultimi  anni  del  pontificato  di  Giulio  11,  e  poi  du- 
rante quelli  di  Leone  X,  stette  a  Roma  nella  canonica  della  Pace  appartenente  all'  Or- 
dine suo,  poi  a  Ferrara,  Reggio,  di  nuovo  in  patria,  ove  mori  nel  1540  (Terenzio,  p.  2 
e  segg.).   Uomo  coltissimo,  conoscitore  di   molte  lingue,   potè  in  esse  perfezionarsi,    con- 


Laprimavolia(7fa(uueducle  paulj*  Ponlfofpif  fole 


^>    0    I  ■  ^  ^ 


Li  voce  del         > 

Itrr         I 
20Mf)n  riff  t 


Ffliai        fpitti  mici       (Mi  con     lenii       Chonu 


fopran  àU 


t 


mt 


i 


tuz 


t 


mi 


a 

■e — 


(anta. 


^ ©- 

-e- 


-o 


-e- 


3  i  o 


-e-^-* 


-2-^ 


^ 


-o- 


-Q- 


Fig.  45.  —  Odlu'ìatlioii.  Venezia,  O.  Petruccì,  jioo. 


versando  ed  insegnando,  per  ordine  del  Papa,  ad  ecclesiastici  venuti  dall' Oriente  a  Roma 
per  il  V  Concilio  Lateranense  dal  1512  al  '17.  Tornato  a  Pavia,  pensava  di  pubblicare 
un  Salterio  caldaico^,  ch'erasi  procurato  dalla  Siria,  e  avea  tutto  già  pronto,  quando  avvenne, 
nel  I  527,  il  sacco  di  quella  città,  per  il  quale  le  cose  da  lui  preparate,  con  suo  sommo  do- 
lore, furono  tutte  distrutte.  Solo  dopo  sette  anni,  a  caso^  mentre  risedeva  in  Ferrara,  trovò 
presso  un  pizzicagnolo,  assai  malconcia  una  parte  del  Salterio,  e  cominciò  a  ripensare  alla 
pubblicazione.  Nel  '37  si  recò,  per  procurarsi  quel  che  gli  mancava,  in  Venezia,  ove  co- 
nobbe i  ricordati  Daniele  Bomberg  e  Guglielmo  Postela  che  allora  tornava  di  Costantino- 
poli, e  dovea  poi  acquistarsi  moltissima  fama.  Nelle  conversazioni  che  ivi  ebbe  con  questo 
e  con  altri  dotti,  di  cui  allora  Venezia  abbondava,  e  poi  già  tornato  egli  a  Ferrara, 
l'altro  a  Parigi,  l'Albonesi,  comunicò  liberamente  molte  cose  al  Postel,  il  quale,  con 
azione  indegna,  le  fece  sue  nel  1538,  in  un  opuscolo  che  stampò  in  Parigi,  sotto 
il  titolo  «  Linguarum  duodecim  orientalium  characteribus  difìerentium  alphabetum,  in- 
«  troductio  ac  legendi  modus  longe  facillimus...  »  (in-4°  pie.,  di  f.'  45'.  L'Albonesi 
lamentò  il  fatto,  e,  notando  come  egli  avea  cominciato  assai  prima  la  stampa,  de- 
cise, nonostante  gli  recasse  non  poco  disturbo  l'aver  dovuto  lasciar  Ferrara  per  tor- 
nare a  Pavia  e  portar  qui  tutti  gli  arnesi  tipografici,  di  allargar  molto  i   limiti  dell'opera 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  131 


sua.  Mentre,  infatti,  costui  si  occupava  solo  dell'ebraico,  caldaico,  samaritano,  punico 
o  arabico,  indo  o  etiopico,  greco,  giorgiano,  giacobitico,  serbo,  illirico,  armenico,  latino, 
l'Albonesi  trattò  delle  lingue  e  caratteri  arabi  o  punici,  persiani,  tartari,  turchi,  armeni, 
babilonesi,    bulgari,    dalmati,    illirici,     macedoni,    russi,    serbi,    caldaici,    o    siro-caldaici, 

Cct         l'ot       (^en     v.\f      l)c|      fcjlet     gimcl    jt^ct       /Vef 
feiiru      fìócbaU  lene 

c      n:)     s>    "o   IO     2>     Co    jb     ;i 

(min     |iiun    |incni         |  memi  Ijincb]  kaf  fcbaflkjf  t  ciuf   1  lot 
I  tfine     ime"    |mfinc        ime"  ktchi       ktcba 

jf\        ifì      O^  03  l      ihne         imc6io     ~) 

t  i  a  v3  h^  ^' 

qof|     f)JDi£)l     \c)ìbic\   |fetpc|fi?fpe     b.un  in:  i  jfamccb 
ifitie  I        im?"!       ihnc|imcbio       g"tfe        jCcS 

C\       \}\        \i\    -f-tp-lf-fp        )1^ 

f»Y  ^  *]  =1  >^  ^ 

'  taffl         W'inl        rea 

e  "»■ 

Fig.  4fi.    —  NiGER,   Tractalus...  de  condUioìiibus  veri  Messine. 
Esslingen,  Corrad  Fijner,  1475.  Hain,  *iiSS5. 

i  DalPcsemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschkil. 

copti,  giacobitici,  ebraici,  egizi,  etiopici,  etruschi,  fenici,  giorgiani,  gotici,  greci,  latini, 
samaritani,  saraceni,  vandali,  ecc.  Di  quasi  tutti  dette  lettere,  parole,  o  pagine,  a  tipi  mo- 
bili (Fig.  49)  ;  rispetto  ad  alcuni  dovè,  per  le  straordinarie  dinicoltà  dell'impresa,  conten- 
tarsi di  scrivere  pochi  segni  a  mano.  Non  è  il  caso  di  cercare  qual  parte  qui  facesse  il 
nostro  alla  fantasia;  basti  che  primo  tentò  impresa  si  ardua,  dette  la  prima  illustrazione 
stampata  di  tante  lingue,  la  prima  grammatica  siriaca,  anzi  un  primo  tentativo  di  gram- 
matica comparata,  cioè  un'  introduzione  alla  grammatica  generale  di   molte  lingue  orien- 

DD7  mnip-inno  c^bsnnnnnK   ^      "^ 
VfCTiu'  Triodi lu;  njiirKi  miio  c<''mi) 
OD  DTip-Q   n^\utsiiiD  nns  nyio  noi 

Fig.  47.  —  Jarchi,  Commentario  al  Pentateuco.  Reggio  di  Calabria, 
Abrahamus  filius  Garton,  _filius  Isaac,  1475.  Hain,  9363. 


t  32 


Demetrio  marzi 


tali,  con  speciale  riguardo  alla  siro-caldaica  ed  armena.  S'aggiunga  ch'ai  fece,  in  gran 
parte,  con  le  sue  mani  gli  oggetti  necessari  alla  stampa,  e.  ciò  che  pili  meraviglia,  non 
Scrisse  l'opera,  ma  la  dettò,  improvvi.sando,  al  compositore  (e.  140''):  «  Gerardus  de 
«  Anversa...  semel  atque  iterum  me  visitavit.  et  in  oificina  chalcotvpa  dictantem  vidit,  et 
«  audivit,    novumque  in  imprimendo  moduni  admiralus   est...,  Ticini,  intra    Coeli    aurei 


-^l 


m- 


Wa 


l'ig.  4S.  —  Horologiuin,  arabice-  Fano,  Gregorio  de' Gresjori,   1514. 

iDair  esemplare   del  c.nv.  Leo  S.  01schki>. 

«  septa,  ubi  incho.atum  Ferrariae  opus  prosequimur...  iuvenes  senesque  ad  nos  confluunt, 
«  vident  audiunt,  rem  novam  mirantur  »  ;  «  ...  rogatum...  esse  volumuf...  opus  hoc... 
"  nostrum  scire  extemporaneum  esse,  non  diu  dictatum...  ».  E  cosa  nota  che  i  tipografi, 
almeno  nel  secolo  W,  usavano,  anche  per  i  libri  ordinari,  comporre  a  dettatura,  e  do- 
cumenti veneziani,  modenesi,  fiorentini,  perugini  ne  fanno  fede  :  ma  qui  abbiamo  del  fattf)  la 
testimonianza  più  sicura  ed  esplicita.  Tuttavia  non  credo  su  ciò  cadesse  l'ammirazione,  di 
cui  parla  l'.Albonesi,  come  par  che  supponga  nell'articolo  suo  il  Nestle  ;  bensì  sul  fatto 
che  il  libro  non  fosse  stato  da  lui,  con  molto  tempo  e  ponderazione,  composto  e  scritto, 
ma  estemporaneamente  dettato. 

Parlare  delle   moltissime  altre  edizioni   in   lingue  orientali,  che  furono,  poi.  fatte  in 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  133 

Italia,  ne  porterebbe  troppo  in  lungo.  Merita,  però,  un  breve  cenno  quella  stamperia  (Fig.  50), 
che,  promossa  da  Gregorio  XIII,  mantenuta,  poi,  dal  cardinal  Ferdinando  de'  Medici  (onde 
il  nome  di  Oilciifiilc-Medicea)^  per  opera  specialmente  del  cremonese  Giovan  Battista 
Raimondi,  dette  alla  luce,  con  eccellenti  caratteri  e  signorile  eleganza,  tante  opere,  pur 
non   conducendo  a  fine  la  Bibbia  poliglotta  in   undici   lingue,  per  la  quale    il    Raimondi 

EXERCITAMENTVM  CHAL. 
Saluratio  Angelica. 

taibutho     mahath      MARIAM       ledi       Slam 
grana,        piena  MARIA  tibi        Pax 

vambarecubnefe  anth  vambarectho  gamech  moiio 
K  bndicrD  I  muli'eriba  tu  Si  benedicta  tecum  dominus 

marthi      mfihho        lESVGA    dabcarfech  phiro 
domina      mefTias         lESVS      gi  vétre  tuo  fructus 

daloho      emo      quadirtho  btultho        Maria 

Dei  mafer      fancrifTima         virgo  Maria 

vabfogtho    hofo    hhatoie    hhlophain      ethcaafph 
8C  in  bora    nuc  peccatonbuspronobis         ora 

.^^X)    sto:»» 

Amin,  dmautan 
Amé.morris  noilrse 

Fig".  49.  —  A.  T.  degli  Aliìonesi,   Inlyoduclio  in  i  haUitìicaiii...  /inguaili...  Pavia,   ISJQ- 

(Datresemplare  del  cav.  Leo  S.  Ohchki). 

stesso  avea  sopportato  straordinarie  fatiche.  Una  storia  più  recente  ha  la  tipografia  di 
Propaganda  fide  che  pure  ha  dato,  e  continua  a  dare  molteplici  pubblicazioni  orientali 
concernenti  specialmente  la  Chiesa  cattolica  e  la  sua   liturgia. 

Concludendo,  con    caratteri   incisi  o  scolpiti,  ed  anche   mobili  a  mano,  già  si   stam- 
pava da  tempi  antichissimi,  e  nel  sec,  XV   in  Italia  la  stampa  tabellare  e  xilografica  avea  un 


34 


DEMETRIO  MARZI 


grande  sviluppo;  inventata  l'arte  nuova,  la  patria  nostra  prima  l'accolse  dopo  la  Germania. 
Alla  line  del  secolo,  la  tipografia  italiana,  le  opere  pubblicate  fra  noi  quasi  superavan  quelle 
d'ogni  altra  nazione  prese  insieme.  Nel  '480  già  s'eran  prodotti,  o  si  producevano,  libri  a 


-^  eJUu*  Jéj  |)  Jl  ^UcxSL  ^ 


l 


imperare!  eis  ire  ,in  abyilum.  Et  erac  ibi  grex  porcurum 
multorum,  qui  p.^rceb-uitui  in  monte  .  Et  log.uienint  illum  ut  pcrmittctct^eis  mirare 
in     illos       Et       permillt       illis.       Exierunt     autem      dcmonia       ab      hominc. 


Fig.  50.  —  Evangeliarium,  arabice-  Roma,  Tipografia  .Medicea,  1591. 

(Dall'esemplare  del  cav.  Leo  S.  Olschki). 

Subiaco,  Roma,  Venezia,  Milano,  Napoli,  Firenze,  Bologna.  Foligno,  Trevi,  Savigliano,  Tre- 
viso, Mantova,  forse  Lendinara;  Genova,  Savona,  Ferrara,  Perugia,  .Vlondovi,  Sant'Orso,  Iesi, 
Fivizzano,  Parma,  Verona,  Padova,  Cremona,  Pavia,  Brescia,  Vicenza,  Modena, Torino,  Como, 
Marsaglia,  Cagli,  Caselle,   Pieve  di   Sacco,  Piacenza,  Trento,  Reggio  di  Calabria,  Fogliano, 


GIOVANNI  GUTENBERG  E  L'ITALIA  135 

Velletri,  Lucca,  Ascoli,  Palermo,  Colle  di  Valdelsa,  Cosenza,  Messina,  Torre  del  bel  Vesin, 
Toscolano,  Nonantola,  Cividale,  Reggio  d' Emilia.  Dopo  quest'anno  vediamo  introdotta  la 
stampa  in  Casal  di  San  Vaso,  in  Saluzzo,  Pisa,  Novi,  Pescia,  Udine,  San  Germano,  Ver- 
celli, Chivasso,  Voghera,  Portesio,  Cagliari,  Scandiano,  Forlì,  Aquila,  Siena,  Soncino,  Casal 
iVIaggiore,  Gaeta,  Viterbo,  Nozzano,  Acqui,  Urbino,  Barco,  Carmagnola,  Fano.  Tralasciando, 
dunque,  i  casi  non  pochi,  ne'  quali  dell'introduzione  dell'arte  non  ci  pervennero  notizie 
sicure,  la  troviamo  quasi  in  ottanta  terre  o  città  durante  il  sec.  XV,  mentre,  cioè,  secondo 
il  Faulmann,  era  appena,  complessivamente,  in  cinquantadue  dell'Austria  e  della  Germania, 
sei  della  Svizzera,  ventinove  della  Francia,  ventuna  dell'  Olanda  e  del  Belgio,  ventisei 
della  Spagna  e  Portogallo,  quattro  dell'Inghilterra.  Nella  metà  circa  di  esse  fu  introdotta 
da  tedeschi,  comprendendo  anche  fra  questi  i  Soncino,  nell'  altra  metà  da  italiani  ;  il  nu- 
mero dei  nostri  passa  di  poco  i  trecento,  mentre  quelli  s'avvicinano  ai  centocinquanta. 
Siccome  i  Tedeschi  che  esercitarono  l'arte,  o  l'introdussero,  nei  varj  paesi,  son  quasi 
tutti  i  pili  antichi,  appaiono,  naturalmente,  essere  stati  maestri  diretti,  o  indiretti,  dei 
nostri,  anche  quando  non  ne  possediamo  le  prove  e  molte  cose  ci  farebbero  creder 
l'opposto.  Ma,  se  il  merito  della  scoperta  e  del P insegnamento  a  noi  dato  non  può 
esser  conteso  al  Gutenberg  ed  alla  patria  sua,  tutto  fa  indubbia  fede  che  i  nostri,  fatta 
propria  la  stampa,  insegnarono  ai  Tedeschi  come  potesse  divenire  lo  strumento  più  valido 
della  civiltà  e  degli  studj,  elevarsi  da  impresa  industriale  ad  opera  allietata  dal  sorriso 
dell'arte;  come  i  nostri  la  portassero,  in  fine,  al  più  alto  grado  di  perfezione. 

Firenze,  Giugno  lyoo. 

Demetrio  Marzi. 

Rimando,  per  le  citazioni,  al  mio  studio  <•  I  tipografi  tedeschi  in  Italia  durante  il  secolo  XV  »,  inserito  nella  -.  Festschrift 
;ur  Feier  des  fiinfhundertjàhrigen  Gebintstages  von  Johann  Gutenberg.  Im  Anftragc  der  Sladt  Maìn;  hetjiisgcgehcn  von  Olio 
Hartwig.  (Mainz,  Phil.  Zabern,  1900).  Si  vedano  più  specialmente  : 

Albonesi  a.  T.,  Introduclio  in  ckaldaicam  lin^tum,  sìriacam  atqiie  annem'cam...,   Pavia,   1539. 

Bernard   A..   De  l'origine  et  des  débuis  de  Ì  imf  rimerie  en  Europe.  .,  voli.  I  e  II.  Parigi,   1853. 

Castellani  C,  La  stampa  in   Venezia  dalla  sua  origine  alla  morte  di  Aldo  Mamt~io  Seniore,  Venezia,  Ongania,  1889. 

Faloci-Pulignani  M.,  L'arte  tipografica  in  Foligno  nel  sec.  XV,   nella  Bibliofilia,  voi.  T,  283-90  ;  II.  66-73,  '900. 

L'arte  della  stampa  nel  rinascimento  italiano,  Venezia  (Contenente,  oltre  una  Nota  dell'Editore,  F  Ongania.  e  mol- 
tissimi facsiraili  concernenti  la   tipografia  veneziana,  diversi  articoli  del  Castellani  predetto),  Venezia.  Ongania.  1H95. 

Lozzi  C.  Le  antiche  carte  da  giuoco  ;  e:   Ancora  delle  carte  da  giuoco,  nella  Bibliofilia,  an.  I,  pp.   17-16.  181-186.    1900. 

Marzi  D.,    Una  questione  libraria  fra  i  Giunti  ed  Aldo  Manuzio...,  Milano.  Pagnoni,   1896. 

Meisner  u.  Luther,  Die  Anfdnge  der  Biichdriickcrkiinst  ~nr  F ilfhundertjahrfeier  des  Gebintstages  Gutenbergs,  nella 
Zeitschrift  f.  Biicherfreunde. 

Nestle  e.,  Ein  nach  Diktat  arbeitender  Drucker  des  16  Jahrhunierts,  in  Centralbt.  f.  B.,  1899,  pp.  493,  494  ;  e  :  Brevis 
linguae  syriacae  grammatica,  litteraturay  chrestomatia...,   Carlsruhae  et  Lipsiae,   1881,  Litteratura.   p.    i   e  segg. 

Notizie  per  la  storia  del  libro  in  Italia,  Firenze,  Leo  S    Olschki,   1900. 

PetermaNiN  T.  H.,  Brevis  linguae  arabicae  grammatica,  litteratura,  chrestomatia,  e  :  Brevis  linguae  chaldaicae  gram- 
matica, litteratura,  chrestomatia..,,    Berlino,   1867  ^   1872,  p.  80  e  segg. 

Requeno  V..  Sulla  chirotipografia,  ossìa  arte  di  stampare  a  mano...,  Roma,   1810. 

Saltini  G.  E.,  Della  stamperia  orientale  medicea  e  di  G.  Raimondi....  nel  Giornale  slor.  degli  Archivi  toscani,  voi.  V. 
pp.  257-308.   1860. 

Terenzio  B.  P.,  Di  .\mbrogio  Teseo  degli  .Albanesi pavese.  Notiate  biografiche  e  linguistiche...,  pp,  1-60   in-8'',  Pavia,  1860. 


1^6  H.  OMONT 


Un  noiiveaii  manuscrit  de  la  "  Rhétoriqiie  „  cVAristote 
et  la  bibliothèqiie  grecqiie  de  Francesco  Filelfo 


Le  fonds  des  manuscrits  grecs  de  la  Bibliothèque  Nationale  s'est 
récemment  accru,  par  rintermédiaire  de  la  librairie  L.  Olschki,  de 
Florence,  d'un  nouvel  exemplaire  de  la  Rlictoricjue  d'Aristote.  Ce  petit 
volume,  sur  papier,  de  format  in-4.°,  copie  au  X\''^  siècle,  d'une  main 
assez  elegante,  et  qui  a  re^u  le  n"  1285  du  Supplément,  n'offre  rien 
qui  le  distingue  particulièrement  des  nombreux  exemplaires  manuscrits 
copiés  à  la  méme  epoque.  11  parait  aussi,  autant  qu'un  examen  rapide  a 
permis  d'en  juger,  n'avoir  qu'une  valeur  secondaire  pour  l'établissement 
du  texte  de  la  Rliitoriqiie  (i),   qui  v  est  ainsi  divisée  en  trois  livres: 

~ìrÀ    TOtOVTWJ    Ttvwy    £t7tv.... 

Fol.  27.  Hipì  toj  Sixstvi/oO  ótòoj;  rr);  rmzopnrn,  |3tS/Ì!)v  j5'.  Ilspi  òi  rn;  tx-zri-itipix;  zxi  àr.oi.a-/ixi,  èz 
Tiójuv    y.'M.  -oiaj  ÌA  :iotiXj  T«i;  (ru/io-/i7;y.où;,  iyòiiijaj    àv  etri    /iyiiv....   (Livre    I       I  368  b)    deS    éditions.  | 

Fol.  4^.  Bt6/iov  T/j;    p-mofAv:/ì;  \\p',7TOTÌ/oj;    •/.   'Ex  Ti'ywv  y-vj  oj-j  òìI  yx'.  7!pozpÌ7ziu    /ai    à-OT^oiTTStv,   /xi 

iiiyiu  zal  ÌTm-JÙj....  [Livre  li  des  éditions.' 

Fol.    85*'.    (Livre    111    des    éditions. |   'Ejtstòij  rpix  èttìv  x  Sii  -por/u.x-:i\)9f,jM  --.pi  tòv  Xóyov.... 
Fol.     112.   Tao;  '.\j5t7TOTé/oj;  TÌy_v/i;     p/iTOpr/>i;  :    —     (xNlonOCOndvle). 

En  téte  du  volume,  au  verso  du  premier  plat  en  bois  de  la  cou- 
verture,  un  cx-libris,  qui  semble  bien  trace  de  la  main  méme  du  pos- 
sesseur,  nous  apprend  que  cet  exemplaire  a  appartenu  à  un  illustre  per- 
sonnage  vénitien,  Francesco  Barbaro  (2)  : 

«  Ista  Rhetorica  .\ristotelis  est  Francisci  Barbari,  patricii  X'enetiarum,  et  amicoruin 
suonim   » . 

A  la  fin  du  manuscrit,  au  bas  du  fol.  112  verso  est  un  autre  ex- 
libris,  en  grec,  du  méme  Francesco  Barbaro  : 

41  j3{@/o;  «UT»]  TOu  4»px-/zi7zou  BzpSipo-j  ETTcv,  fjLX/.Xov  òì  Toù  Tzx'jzòi   yt/ou  zxì  a'jSpò;  •yjù.o^  ìcxyxOov  :  -j-  .  :  — » 

TI  est  facile  de  constater  à  première  vue  que,  dans  celle  souscri- 
ption,   le  noin   du  jiossesseur    et    trois   autres    mots  :  iiy.p^ipo„  —  hxjzò:  »a™  /«t 


11)  Cf.  Aris/olflis  ars  theloiica,  ittruiii  iclidit  Ad.  K(i-nier  (Leipzig,  Ti-ulmcr,   1S59). 
(2)  \'oir  M.\/,/,rciiKi.i,i,  Gli  Sciillori  d' Ilalia.  II,  I,  264-2611. 


UN  NOUVEAU  MANUSCRIT  DE  LA  "  RHÉTORIQ.UE  ,,  D'ARISTOTE         137 


ont  été  écrits  sur  un  grattage.  Un  examen  plus  attentif  permet  de  re- 
constituer,  à  l'aide  des  quelques  traits  qui  subsistent  encore  de  l'écriture 
primitive,   le  nom    du   premier,  ou    plutót  les   noms    des   deux   premiers 


'^M^  a»M  -28*  *  *>  >M»  nAfttjfiivfv  •  ecjMl^  f*'r^/(st^ 
Q  '^^j^^^<f  LJUffV ^^•«««'-ri  A^VV-T* Arfl/7^  A  >f>?  *Mt. 

^d^^'Jw^t^  ita'.  oÌ<y^9«-  ;tet7(^ o  ^  - 


possesseurs  de  cet  exemplaire  de  la  R/iéforii/uc  d'Aristote.  Ce  sont  deux 
des  plus  célèbres  parmi  les  savants  italiens  de  la  Renaissance,  F'rancesco 
Filelfo  et  Vittorino  da  Feltre.  On  peut  en  effet  restituer  ainsi  en  tonte 
certitude  le  texte  primitif  de  l'ex-libris  (jui   termine  le  volume  : 


1:58  H.  OMONT 


Mttorino  da  Feltre  avait  été  précepteur  de  Francesco  Barbaro  ;  une 
lettre  de  Gabriele  Concorreggio,  adressée  à  celui-ci  lors  de  sa  nomina- 
tion comme  procurateur  de  Saint-Marc,  nous  l'apprend  (i).  Ouant  à  Fran- 
cesco Fileltb  ce  nouveau  manuscrit  vient  augmenter  le  nombre  de  ceux 
que  l'on  sait  déjà  avoir  appartenu  au  célèbre  érudit  (2).  A  l'epoque  de  sa 
mort  à  Florence,  le  31  juillet  1481.  Francesco  Filelfo  possédait  une 
petite  coUection  de  manuscrits  grecs,  presque  tous  livres  d'étude  et  de 
travail,  quelques  uns  cependant  admirablement  calligraphiés,  et  dont  la 
plupart  sans  doute  sont  encore  aujourd'hui  conservés  à  la  bibliothèque 
Laurentienne,  à  Florence  méme.  On  en  connaìt  quelcjues  autres  dispersés 
à  Rome,  au  moins  quatre,  quatre  encore  à  Paris  (3),  y  compris  celui  dont 
on  vient  de  lire  la  description,  trois  autres  enfin  dans  chacune  des  bi- 
bliothèques  de  l'Escurial,  de  Leyde  et  de  Wolfenbiittel  ;  au  total  vingt- 
sept  manuscrits  (4).  Ce  n'est  là  assurément  qu'une  liste  tout  à  tait  provi- 
soire  de  la  bibliothèque  grecque  de  Francesco  Filelfo  ;  telle  qu'elle  est 
cependant  elle  pourra  montrer  ce  que  furent,  dans  la  seconde  moitié 
du  X\  '^  siècle,  les  livres  de  chevet  de  l'un  des  plus  éminents  promo- 
teurs  de  la  renaissance  des  lettres  grecques  en   Italie. 

Paris,  avril  igoo. 

H.  Omoxt. 
BIBLIOTHÈQUE  GRECQUE 

DE 

FRANCESCO    FILELFO 


PHILOSOPHES 

1 .  Platonis  Axiochus  et    Georgias  ;  Luciani  Jupiter  traga-dus  et    confutatus,  et    Piscator. 

—  XV'  siècle.  Papier,    128   feuillets,  in-4''.  (Pcti-is,  Bibl.  nat.,  gr.   2110). 

2.  Aristotelis  magnorum   moralium  libri  II  et  Demetrii  Phalerei  de  interpretatione  sive 

elocutione  liber.   —  XV"  siècle.  Parchemin,  205   feuillets,  in-4''.  [Florence,  Lauren- 
tienne, plut.   81,  cod.    13). 


(i)  Cf-  Francisci  Barbari  et  aliorum  ad  ipsitm  epistola:  (Brixiae,  1743,  in-4<'),  ep.  153,  p.  215. 

(2)  Voir  Catalogues  des  iiiss.  grecs  de  Fontainebleau,  publiès  par  H.   Omont   (Paris,    1SS9, 
in-4"),  p.  144. 

(3)  Voir  L.  Delisle,  Cabinet  des  manuscrits,  t.  I,  p.  209. 

(4)  Ibid.,  p.  213. 


BIBLIOTHÈQ.UE  GRECQ.UE  DE  FRANCESCO  FILELFO  139 

3.  Aristoteus  moralium  ad    Eudemum    libri    VII,  Horapollinis  hieroglyphica  et  Platonis 

detinitiones,  —  XV  siècle.   Parchemin,  138   feuillets,  in-4".  (/"/ort'w^,  Laurentienne, 
plut.  81,  cod.   20). 

4.  Aristotelis  politica.  —  XV  siècle.  Parchemin.  [hydc,  Scaliger,   26). 

5.  Aristotelis  artis  rhetoricse  libri  III.  —  XV"  siècle.  Papier,  112   feuillets,  in-4°.  {Paris, 

Bibl.  nat.,  suppl.  gr.    1285). 

6.  DioGENis  Laerth  et  Theophrasti  opuscula.    —  XV  siècle.  Papier,  1 5 1    feuillets,  10-4". 

{Rome,  Vatican.  Urbinat.  gr.    108). 

7.  Plutarchi  apophthegmata  regum  et  alia  opuscula.  —  XV°  siècle.  Parchemin,  205   feuil- 

lets,  in-4''.   {Florence,  Laurentienne,  plut.   56,  cod.    7). 

8.  Plutarchi  moralia  et  vita;  aliquot.  —  XIV  siècle.  Papier,   333   feuillets,  in-4".  {Flo- 

rence, Laurentienne,  plut.  80,  cod.   22). 

GÉOGRAPHES  &  HISTORIENS 

0.  Strabonis  geographia.   —  XV  siècle.   Parchemin,  in-folio.  {Escurial,  T.  11,  7). 
IO.  Xenophontis  de  republica  Lacedsmoniorum  et  Cyropasdia.   (Autogr.)    —    XV'   siècle. 

Papier,    157  feuillets.  {Rome,  Vatican.  gr.    1337). 
I  I .  Xenophontis  Convivium  philosophorum,  Qiconomicus  et    Cyropasdia    —  XV    siècle. 

Parchemin,   228   feuillets,  m-\' .  [Florence,  Laurentienne,  plut.    55,  cod.    19). 

12.  Xenophontis,  Andronici  Callisti,  Synesii  et  Aristotelis  opuscula.  —  XV  siècle.  Copie 

par  Th.  Gaza  pour  Filelfo.   Parchemin^    104  feuillets.   {Rome,  Vatican.  gr.    1334). 

13.  DioDORi  SifcuLi    BibIiothec;e    historic»  libri  IV.  —  XV  siècle.   Papier,    131    feuillets, 

in-4°.  {Florence,  Laurentienne,  plut.   70,  cod.    18). 

GRAMMAIRIENS  &   ORATEURS 

14.  Herodiani,  JoANNis  Philoponi  et  aliorum  collectanea  grammatica.  —  XV  siècle.  Papier, 

211    feuillets,  in-8°.  {Florence,  Laurentienne,  plut.   58,  cod.   ig). 

15.  Anonymi    grammatica    grsca.  —   XV  siècle.   Parchemin,  in-4".   {Wolfenbilttel,  Cat. 

Ebert,  n."    393). 

16.  SuiD^  lexicon.  —  XV  siècle.  Papier,   284    feuillets,   in-folio.   [Paris,  Bibl.  nat.,  gr. 

2623). 

17.  Eiymologicon    magnum.  —    XV^  siècle.   Papier,   396    feuillets,  in-4".    {Florence,    Lau- 

rentienne, plut.   57,  cod.    II). 

18.  Julii    PoLLUcis    onomasticon.    —   XV  siècle.  Papier,    234    feuillets,    in-4°.    [Florence, 

Laurentienne,  plut.   28,  cod.    32). 

19.  Aphthonii  et  Hermogenis  opuscula  rhetorica.  —  Xlir  siècle.  Papier,  279  feuillets,  in-8°. 

{Paris,  Bibl.  nat.,  gr.   2978). 

20.  Luciani  dialogi  varii.    —  XV  siècle.  Papier,  340  feuillets,  in-4''.  {Florence,  Lauren- 

tienne, plut.   56,  cod.  7). 

21.  Dionis   Chrysostomi    orationes    LXXX.  —  XIV    siècle.  Papier,   460    feuillets,    in-8°. 

{Florence,  Laurentienne,  plut.   59,  cod.   22). 


140 


H.  OMONT 


22.  Libami  opuscula  LXIII.  —  Xnr-XIV  siede.  Parchemin,  292  feuillets,  in-folio.  (Romc^ 

Vatican.  Palat.  gr.  282). 

J'OÈTES 

23.  HoMERi  Batrachomvomachia    et    Ilias.  -  -  XV    siècle.  Copie    par  Th.  Gaza  pour  Fi- 

lelfo.   Parchemin,  630  feuillets,  in-folio.    Florence^  Laurentienne,  plut.  32,  eoa.    i). 

24.  HoMERi  Odvssea.  —  XV  siècle.  Papier,  282   feuillets,  in-8".  [Florence,  Laurentienne, 

plut.   32,  cod.   23). 

25.  EuRiriDis,  SopHOCLis  et  ^fecHVLi  tragasdi*.  —  XV  siècle.  Papier,  140  feuillets,  in-folio. 

[Florence,    Laurentienne,  plut.   31,  cod.    i). 

26.  Nonni  Panopolitani  Dionysiaca,  Theocriti  idyllia,  Apollomi  Rhodii   Argonautica,  Ht:- 

sioDi.  Oppiani,  Nicandri,  Tryphiodori,  Phocylidis  et  S.  Gregorii  Nazianzeni  carmina. 
—  XIIF  siècle.  Papier^  389  feuillets,  in-4".  [Florence,  Laurentienne,  plut.  32,  cod.  16) 

27.  Francisci  Philelphi  de    animi    recreatione    libri    III.  (.\utogr.)  —   X\""    siècle.  Papier, 

80  feuillets,  in-4".  iFlorcnce,  Laurentienne,  plut.   58,  cod.    15). 


Istruzione  a  Leone  Allacci  per  il  trasporto 
della  Biblioteca  Palatina  di   Heidelberg  a  Roma 

La  storia  dell'unione  della  Biblioteca  di  Heidelberg  alla  \'aticana  di  Roma  è  troppo 
nota  per  essere  qui  novamente  trattata.  Ogni  compendio  di  storia  universale  narra  clie 
durante  la  guerra  di  trent'anni  la  città  di  Heidelberg  fu  assediata  e  dopo  una  resistenza 
vigorosa  di  alcune  settimane  espugnata  dalle  truppe  bavaresi  condotte  dal  Conte  di  Tilly. 
La  celebre  Università  di  Heidelberg  possedeva  una  ricchissima  e  preziosa  biblioteca  rac- 
colta con  speciali  cure  nel  corso  di  secoli  dagli  illustri  professori  di  quell'Ateneo,  che 
per  venerabile  antichità  e  per  fama  era  uno  dei  primi  del  mondo.  Roma  invidiava  da 
molto  tempo  a  Heidelberg  il  possesso  di  tali  tesori  letterari  che  indarno  si  sforzava  di 
avere,  ma  colla  caduta  della  città  protestante  nelle  mani  dei  cattolici  la  sorte  della  Bi- 
blioteca era  suggellata.  11  duca  bavarese  Massimiliano  conosceva  bene  la  brama  del  ^'a- 
ticano  e  giacché  egli  gli  doveva  una  ricompensa  per  i  soccorsi  da  lui  ricevuti,  si  affrettò 
ad  offrire  a  papa  Gregorio  XV  la  Biblioteca  di  Heidelberg,  felice  di  poter  contentarlo  con 
SI  poco,  cioè  a  si  vile  prezzo,  e  lieto  di  avere  con  ciò  annientato  la  scienza  protestante. 
11  papa  Gregorio  XV  incaricò  il  celebre  letterato  Leone  Allacci  di  recarsi  in  Germania 
per  condurre  a  Roma  la  Biblioteca  Palatina  di  Heidelberg.  Del  suo  viaggio  e  del  tra- 
sporto dei  libri  abbiamo  una  relazione  dell'Allacci  stesso  e  fra  le  carte  da  lui  lasciate 
fu  trovata  anche  1'  istruzione  datagli  a  nome  del  Papa  dal  cardinale  Ludovico  l.udovisi, 
nipote  del   Pontefice  e  pubblicata  con  altri   documenti  dal   padre  .\gostino   Theiner  (T   e 


ti)  Sclunlstinsi  dcr  Hcidclbei!!er  Bibliolhcì:  diirch  Maxìmilian  I.  Hcr;o<J:    ii.  ('.Imtfiirslen  vnn  Hjreiii  jii  Pjf'sI  O'c^or  .VI 
lini  ilirc  Vcrscnjii»-.'  ii.>cli  Kom.  Mil  Origiiuihiliriflcn  von  .\uGDsriN  'iHEiNEn.  PriesUr  des  OrAtorium.  Miinchon,  iS)). 


ISTRUZIONE  A  LEONE  ALLACCI  141 

ripubblicata  dal  dr.  Curzio  Mazzi  (i).  Avendo  io  avuto  la  l'ortuna  di  trovare  la  raccolta 
originale,  completa  delle  istruzioni  date  in  nome  da  papa  Gregorio  XV  (Alessandro  Lu- 
dovisi)  negli  anni  del  suo  breve  pontificato  (i  62 1-23)  dal  cardinale  Ludovisio  suo  nipote 
ai  Nunzii  e  Ministri  di  Sua  Santità  e  della  Sedia  Apostolica,  ho  creduto  opportuno  di 
ripubblicare  da  questa  la  hiiiniHioiie  al  Dottor  Lione  Allaccio  per  andare  in  Germania 
a  condurre  a  Roma  la  Biblioteca  Palatina  lieto,  di  offrire  cosi'  ai  miei  cortesi  lettori 
un  brano  assai  interessante  della  diplomazia  vaticana  che  ai  più  sarà  rimasto  ancora  ignoto, 
poiché  la  monografia  del  padre  Theiner  pubblicata  nel  1S44  è  diventata  una  rarità  bi- 
bliografica e  quella  di  Curzio  Mazzi  fu  stampata  a  riprese  in  vari  numeri  del  Propuana- 
iore  che  oggi  sarebbe  diflìcile  di   riunire. 

SuU'  importanza  del  volume  manoscritto  da  me  rinvenuto  ed  acquistato  ragionerò 
brevemente   più  tardi,   mentre  ora  fo  seguire  il  testo  della 

Instnittione 
Al  Dottor    Leone  Allaccio  per 
andare  in   Germania  per  la   Li- 
braria del  Palatino 

che  occupa  le  pagine   64^*556  del   manoscritto  in  parola: 

Poiché  il  Serenissimo  signor  duca  Massimiliano  di  Baviera,  saputo  il  desiderio  di  Nostro 
Signore  d'avere  la  Biblioteca  Palatina,  che  si  conserva  in  Heidelberga,  per  unirla  alla  Vaticana,  ne 
ha  fatto  liberal  dono  a  Sua  Santità,  subito  che  quella  piazza  è  stata  presa  dal  conte  di  Tilli  suo 
Luogotenente,  noi  reputeremo  per  un  avvenimento  dei  più  felici  di  questo  Pontificato  il  poterla 
ancora  interamente  conseguire  e  condurla  a  Roma  a  salvamento  ;  poiché  questa  Santa  Sede  e 
Chiesa  Cattolica  e  le  buone  lettere  non  saranno  se  non  per  ricevere  dignità  e  giovamento  grande, 
si  come  a  S.  A.  et  al  nome  Kavaro  dovrà  essere  di  gloria,  che  cosi  preziose  spoglie  e  cosi  nobil 
trofeo  si  conservi  a  perpetua  memoria  in  questo  teatro  del  mondo.  Per  la  qual  cagione,  avendo 
.S.  Beatitudine  deliberato  di  mandar  V.  S.  a  S.  A.  et  al  conte  di  Tilli  per  farsela  con.seguare  e  con- 
durla qua  prestamente,  quanto  più  Ella  si  contìda  nella  fede  e  diligenza  sua,  commendatale  dal 
sig.  cardinale  Santa  Susanna  Bibliotecario  della  Sede  Apostolica,  tanto  ella  deve,  e  come  uno  dei 
ministri  della  \'aticana  e  dell'  istessa  Santa  Sede  e  per  corrispondere  a  confidenza  tale,  fare  ogni 
sforzo  per  .servire  ottimamente  in  ciò  la  Santità  Sua,  dovendo  ella  ben  da  sé  stessa  comprendere 
di  quanta  importaniia  sia  il  presente  affare  e  come  sia  per  essergli  cara  l'opera  e  la  fatica  di  lei. 

Se  n'andrà  dunque  V.  S.  per  la  più  spedita  .strada  e  con  la  maggior  sollecitudine  che  potrà 
a  trovare  il  sig.  Duca  sopradetto  che  se  ne  risiede  a  Monaco  in  Baviera,  e,  presentato  a  S.  A.  il 
Breve  di  N.  Signore,  gli  parlerà  in  nome  di  Sua  Santità  conforme  al  tener  di  esso,  il  quale  vedià 
dalla  copia  che  con  l' istesso  Breve  se  gli  consegna,  e  le  spiegherà  li  medesimi  concetti  col  maggior 
afi'etto  che  potrà,  sicura  di  non  poter  in  ciò  esprimer  mai  a  bastanza  l'animo  veramente  paterno 
di  S.  Santità  verso  S.  A.  :  appresso  gli  renderà  la  mia  lettera  e  gli  ragionerà  né  più  né  meno  se- 
condo il  tenor  di  essa,  e  gli  spiegherà  largamente  la  mia  osservanza  e  la  mia  affezione  e  quanto 
io  stimo  il  gran  valore  di  .S.  A.  e  lo  reputi  per  la  felicità  dei  nostri  tempi  ;  et  io  bramo  e  procuro 
ancora  di  servirla.  Dipoi,  restringendosi  al  suo  negozio  della  Biblioteca,  procurerà  d'avere  da  S.  A. 
gli  ordini  necessirii  al  sig.  conte  dì  Tilli,  o  ad  altri  suoi  ministri,  acciò  che  le  venga  consegnata 
intieramente;  e  di  più  Io  supplicarà  d'ogni  altro  aiuto  e  favore  per  ritrarla  quanto  prima  da  Hei- 
delberga a  Monaco,  o  in  altro  luogo  più  commodo  da  condurla  successivamente  in  Italia  ;  e  spe- 
cialmente se  S.  A.  giudicarà  che  vi  sia  mestieri  di  .scorta  e  guardia  di  cavalli  per  assicurarla  dal- 
l' insidie  degli  eretici  del  Palatinato  e  de'  paesi  circonvicini  che  con  mal  occhio  la  vedranno  cavare 


(1)  Leone  AlLu'ci  e  /.j  Pjldthu  dì  Heidelberg.   Hstralto  dal   Piof'llS'ialoie.   Nuova  serie,  voi.  1\'  e  \'.   Bologna.  1>^93. 


142  LEO  S.  OLSCHKI 


di  là  per  portarla  a  Roma,  supplicherà  S.  A.  a  commandare  che  le  sìa  dato  per  tutto  il  camino 
dove  bisognerà;  e  similmente  che  li  siano  fatti  accomodare  carri,  de'  qua!!,  anco  per  l'uso  del- 
l'esercito, il  paese  suole  abbondare,  da  condurla  con  facile  prestezza.  Et  oltre  alle  letere  alli  ministri 
di  S.  A.,  le  richiederà  un  passaporto  e  letere  ancora  di  raccomandazione  per  alcun  luogo  dove  li 
bisognerà  far  dimora  nel  camino  o  dove  fosse  per  avere  mestiere  dell'aiuto  dell'altri.  Imperoché 
dovrà  V.  S.  nelle  corti  informarsi  a  pieno  e  delle  strade  e  de'  luoghi  e  passi  per  li  quali  sarà  meglio 
che  ella  vada,  e  coU'avedimento  prevenire  tutti  gli  accidenti  che  le  potessero  avenire,  e  pensare 
al  rimedio  d'ogni  cosa,  prima  che  di  là  si  parta,  di  quanto  sarà  di  bisogno.  E  sarebbe  senza  dubio 
soverchio  che  di  qua  noi  ci  mettessimo  a  designare  li  viaggi  e  le  particolarità  d\  quelli,  perché  gli 
anderà  \'.  S.  di  mano  in  mano  aparando  con  maggior  chiarezza,  e  massimamente  a  .Monaco,  che 
non  se  li  potrebbe  cosi  di  lontano  da  noi  mostrare. 

E  quanto  ai  libri  manoscritti  dell' i stessa  Biblioteca,  V.  S.  farà  opera  d'avere,  in  una  parola, 
ogni  cosa  :  e  a  questo  fine  se  le  consegna  l' Indice,  che  si  trovava  'iella  Vaticana,  acciò  che  ella, 
vedendolo  prima  diligentemente,  ne  sappia  favellare  e  se  ne  mostri  informata  ;  ma  ne  trattarà  perciò 
con  destra  maniera,  acciò  che  non  paia  che  si  sia  andato  a  fare  una  ricognizione  di  cosa  che  l'ap- 
partenga, là  dove  ci  vien  donata:  benché  procurarà  di  vedere  l'Indice  che  si  sarà  trovato  nel- 
r  istessa  Palatina  per  confrontarlo  col  nostro;  e,  riconoscendo  gli  autori  e  li  volumi,  vedrà  quelli 
che  ivi  saranno  di  più  o  di  meno,  con  la  maggior  prestezza  che  potrà,  per  non  perder  tempo. 

Oltre  ai  libri  manoscritti  d'ogni  sorte,  desidera  S.  B.  che  se  vi  si  troveranno  Bolle  e  Brevi 
e  Lettere  o  altre  scritture  antiche  e  moderne  appartenenti  alla  Sedia  Apostolica,  etiandio  che  siano 
stati  fatti  contra  di  lei,  et,  in  somma,  tutto  quello  vi  sarà,  fuori  dell'autori  appartenenti  alla  casa 
sua,  le  quali  è  da  vedere  che  ne  saranno  già  state  levate  e  si  dovevano  ancora  conservare  piuttosto 
in  alcun  archivio  che  nella  Libraria,  non  le  domanderà  \'.  S.  espressamente  ;  ma  potrebbe  ben  do- 
mandare .se  fra  quelle  si  trovassero  Lettere  Apostoliche  o  altre  scritture  che  ci  potessero  apparte- 
nere, ci  volesse  favorire  di  farcene  dare  la  copia  o  concedere  a  \'.  S.  commodità  di  pigliar.sela.  E 
porrà  in  considerazione  a  S.  A.  che  in  universale  questa  Santa  Sedia  può  ricevere  maggior  servizio 
dalle  proprie  sue  lettere  antiche  e  di  suoi  ministri  e  da  quelle  dell'altri  autori  buoni  di  quei  tempi, 
che  dai  componimenti  manoscritti,  per  confondere  gli  eretici  e  coloro  che  hanno  indarno  d' impu- 
.gnare  la  perpetua  autorità  d'essa. 

Quanto  ai  libri  stampati,  cercarà  di  vederne  1'  Indice,  e  trovandovi  autori  pelligrini  che  non 
sieno  in  queste  parti,  e  degni  in  somma  d'esser  posti  con  li  stampati  della  Vaticana,  vedrà  di  con- 
durli. Degli  altri  che  si  trovano  qui,  o  che  non  sono  di  momento,  non  avrà  da  pigliarsi  altro 
pensiero. 

Non  potendo  noi  sapere  la  quantità  de'  volumi  e  delle  casse  che  V.  .S.  sarà  per  condurre 
qua,  non  possiamo  dargli  assegnamento  certo  per  la  spesa  della  condotta  ;  ma  considerandosi  che 
senza  indugio  V.  S.  li  tragga  de  Heidelberga  e  li  porti  sollecitamente  in  Baviera,  se  le  consegnano 
lettere  di  credito  per  la  valuta  di  .scudi  mille  di  moneta  che  sono  indirizzate  ai  mercanti  di  Monaco, 
co'  quali  ella  potrà  aggiustarsi  per  pigliare  quella  parte  che  ella  vorrà  in  contanti  da  portarsi  seco 
in  Heidelberga  ;  e  lascierà  loro  il  rimanente  in  deposito  per  farlo  poi  pagare  con  suoi  ordini  a  chi 
farà  di  bisogno  ;  o  vero  se  ne  farà  far  lettere  di  cambio  o  per  Heidelberga,  se  ve  sarà  correspon- 
denza,  o  per  altri  luoghi,  come  meglio  le  parerà  ;  e  procurarà  di  pigliare  sempre  moneta  che  sia 
più  utile  a  spendere  nelli  paesi  dove  andarà. 

Speditosi  dalla  corte  di  S.  A.,  con  tutti  li  ricapiti  necessari  .se  n'andrà  verso  il  campo  a 
trovar  il  sig.  conte  di  Tilli,  al  quale  ci  persuadiamo  che  saranno  indrizzatigli  ordini  di  S.  A.,osia 
egli  a  Manhemi  o  sotto  Frankenthal  o  in  altro  luogo  crediamo  che  non  sarà  molto  lontano  da 
Heidelberga  :  e  forse,  pigliato  Manheim,  potrebbe  ritrovarsi  a  Heidelberga.  E  presentategli  prima 
la  letera  del  sig.  duca  di  Baviera  e  poi  il  Breve  di  Nostro  Signore  e  le  lettere  mie,  gli  esporrà  am- 
piamente la  mente  di  Sua  Santità  e  mia,  conforme  al  tenor  d'essa,  e  s'allargarà  nel  mostrarle  che, 
per  grande  che  sia  il  suo  valore,  noto  a  tutto  il  mondo,  e  la  stima  che  della  sua  per.sona  teniamo 
e  l'obligo  che  le  abbiamo  a  nome  della  religione  cattolica,  non  lo  stimiamo  niente  di  meno  per  la 
sua  singolare  pietà  Christiana  e  devozione,  per  la  quale  Sua  Beatitudine  l'abbraccia  sotto  la  prote- 
zione de'  santi  Apostoli  e  di  questa  Santa  Sede,  e  le  dà  largamente  la  sua  benedizione  e  lo  rac- 
comanda alla  maestà  divina  per  beneficio  publico  ;  e  per  alcun  picciolo  segnale  di  ciò  \'.  S.  l'ap- 
presentarà  alcune  cose  spirituali  che  Sua  Beatitudine  li  manda,  e  a  lei  si  consegnano,  e  gli  darà 
nota  dell'  indulgenze  che  tengono,  soggiongendoli  che  essendosi  inleso  che  egli  desidera  certe 
grazie  spirituali  da  Sua  Santità,  se  si  saprà  più  in  particolare  il  desiderio  suo,   lo  consolarà  pron- 


ISTRUZIONE  A  LEONE  ALLACCI 


143 


144  LEO  S.  OLSCHKl 


tamente  per  la  paterna  volontà  che  gli  porta.  Indi,  a  nome  mio,  \'-  S.  si  stenderà  con  larghezza 
di  parole  affettuose  nel  rendergli  testimonio  del  mio  desiderio  di  servirlo.  Appresso,  passando  al- 
l'affare della  Biblioteca,  farà  opra  d'avere  da  lui  tutti  gli  ordini  necessari  acciò  che  gli  venga 
consegnata  intieramente,  e  che  gli  sia  ancora  fatta  assistenza  dai  soldati  del  presidio,  se  lo  giudi- 
cherà di  bisogno  per  assicurarla  che  a  V.  S.  o  ai  libri  non  venga  data  molestia  alcuna,  che  s'abbia 
solamente  da  condurre  a  Monaco  e  non  a  Roma  ;  e  di  più  lo  pregarà  a  fargli  porgere  ogni  aiuto 
e  favore,  e  per  lavorare  prestamente  le  casse  e  per  trovar  i  carri  da  condurle  e  per  la  scorta  o 
guardia  che  la  dovrà  accompagnare.  E  avertirà  a  far  fare  le  medesime  casse  in  modo  che  non 
siano  troppo  grevi,  né  di  maggior  peso,  piene  di  libri,  d'una  meza  soma  l'nna,  che  suole  essere 
di  libre  250  in  circa  ;  acciò  che  quando  s'avranno  da  condurre  sopra  i  muli  non  s'abbiano  a  gua- 
stare ;  e  con  la  pece  e  tela  incerata  userà  diligenza  acciò  che  l'aqua  non  possa  penetrarle  ;  legan- 
dole anco  e  con  le  sopraleghe  ai  fianchi  fortificandole,  in  maniera  che  nel  gettarsi  sossopra  non 
si  sfascino. 

Giunto  in  Heidelberga,  e  fatto  lo  scandaglio  della  quantità  de'  libri  e  del  numero  delle 
casse  che  vi  bisogneranno,  e  cosi  dei  carri  e  del  camino  e  di  tutta  la  spesa  della  condotta  almeno 
sino  a  Bologna  ;  d'onde  poi  si  faranno  condurre  sopra  muli  per  Firenze  ;  avertendo  che,  come  si 
giunge  all'Adige  potranno  esser  menate  con  minor  spesa  fino  a  Ferrara  e  Bologna  per  acqua  ; 
fatto,  dico,  tal  scandaglio,  V.  S.  ci  significarà  incontinente,  con  lettere  duplicate,  della  detca  spesa, 
acciò  che,  non  bastando  la  sudetta  somma  di  scudi  mille  delle  lettere  di  credito  già  consegnateli, 
se  le  possano  inviare  altri  crediti  incontro  da  condurli  a  Bologna.  Da  quella  città  poi,  con  l'autorità 
del  sig.  cardinal  Gaetano  Legato,  se  faranno  inviare  a  Roma  con  muli  per  mezzo  di  condnttieri 
ordinarli  ;  né  accaderà  di  pagare  loro  la  vettura  .se  non  qua  ;  o  vero  basterà  di  pagare  a"  condot- 
tieri medesimi  alcuna  piccola  somma  a  buon  conto  :  e  perciò  b.isterà  che  V.  S.  abbia  l'assegna- 
mento sicuro  per  far  la  spesa  fino  a  Bologna  ;  onde,  nell'andare  verso  .Monaco,  piglierà  \'.  S. 
un'  informazione  di  mano  in  mano  della  spesa  che  potrà  richiedere  la  già  detta  condotta  e  là  dove 
si  potrà  imbarcare  nell'Adige;  e  s'informerà  insieme  de'  datii  e  gabelle  che  si  pretendesse  di  farle 
pagare,  dovendo  in  qualunque  luogo  far  ogni  opera  col  Breve  del  passaporto  di  Nostro  Signore 
e  con  la  mìa  Patente  di  non  pagar  niente,  o  se  non  fosse  qualche  cortesia  ai  dazieri.  E  per  tal 
cagione  dal  conte  di  Tilli  e  dal  duca  di  Baviera  e  dai  ministri  del  Serenìssimo  arciduci  Leopoldo 
si  farà  f.ire  passaporti,  acciò  che  non  venga  a  lei  dato  fastidio  e  impedimento  per  li  stati  loro.  E 
nel  passare  da  Venezia  potrà  V.  S.  parlarne  con  monsignor  Nunzio,  al  quale  scrivo  l'aggiunta  let- 
tera, acciò  che,  parendoli  co^i  bene,  procuri  similmente  un  passaporto  o  lettera  ducale  dalla  Re- 
pubblica e  gli  lo  mandi  incontro  a  Trento  o  in  Insbruck  o  dove  insieme  determineranno. 

Quanto  alla  spesa  che  V.  .S.  farà  per  servizio  della  condotta,  non  se  le  raccorda  il  farla  con 
ogni  vantaggio,  perché  ci  confidiamo  ne'la  sua  diligenza  e  industria  ;  ma  se  le  dice  che  ella  ne 
tenga  giusto  e  distinto  conto  per  renderlo  poi  qua  a  chi  farà  di  bisogno. 

Per  la  spesa  poi  del  suo  viatico  per  andare  e  tornare  e  per  mettersi  all'ordine,  se  le  consegna 
un  mandato  di  scudi  cinquecento  dì  moneta  ;  e  se  lì  avvertisce  che  per  camino,  e  massimamente 
per  paesi  sospetti,  sarà  sempre  meglio  l'andare  in  abito  corto,  come  persona  negoziante  del  do- 
minio veneto. 

E  qui  le  soggiungerò  a  V.  S.  che  se  le  darà  un  grosso  numero  di  medaglie  con  l' indulgenza 
della  canonizazione  dei  santi  fatta  da  Nostro  Signore  ;  ella  potrà  presentarle  al  sig.  conte  di  Tilli 
acciò  che  col  mezzo  de'  padri  religiosi  che  sono  nell'esercito  le  distribuisca  fra  i  soldati  e  gli  esorti 
a  guadagnar  l' indulgenza. 

Né  io  dirò  altro  a  V.  S.,  perché  ci  pare  che  ne  sia  già  tanto  instrutta  che  non  le  facessero 
di  mestieri  questi  pochi  ricordi  ;  ma,  in  ogni  caso,  rimettiamo  il  rimanente  alla  prudenza  sua, 
perché,  .secondo  gli  accidenti  particolari,  cosi  converrà  ch'ella  sì  governi.  E  ricorrerà  da  per  tutto 
ai  superiori  e  offiziali  de'  luoghi  per  fuggire  gli  aggravi  e  rimediare  agli  incontri  ;  e  ci  assisterà 
successivamente  di  quello  che  le  accaderà  di  momento. 

.Se  ne  vada  duntiue  felice  e  procuri  di  ritornare  nell'  istessi  modo  con  1'  intera  Biblioteca  ; 
che  apporterà  gran  piacere  a  Nostro  Signore  e  a  me,  e  partìcolar  servìzio  a  questa  .Santa  Sede 
con  laude  della  sua  fede  e  diligenza.  E  il  Signore  Iddìo  l'accompagni. 


In  Roma.  li  2\  ottobre  ri>22. 


ISTRUZIONE  A  Leone  aì.Lacx:!  145 


Il  testo  è  perfettamente  identico  a  quello  pubblicato  dal  padre  Theiner  sul  docu- 
mento autentico  trovato  fra  le  carte  lasciate  da  Leone  Allacci,  un  fatto  degno  di  nota 
perché  ci  dà  prova  sicura  dell'autenticità  del  resto  del  volume  che  racchiude  le  copie 
fedeli  delle  altre  istruzioni  impartite  da  papa  Gregorio  XV  ai  suoi  nunzii  e  ministri, 
copie  trattenute  e  custodite  dal  Vaticano. 

Di  quale  importanza  storica  sia  il  nostro  volume,  si  rileva  a  colpo  d'occhio  dalla 
lettura  dell'  Indice  delle  istruzioni   premesso  al   volume  che  qui   riproduciamo. 

INDICE 

Delle  Istruttioni   date  a  nome  della  Santità  di  N. 

Signore  Papa  Gregorio  decimoquinto 

dal  Sig.'  Cardinal   Ludovisio  suo 

nipote  e  gì'  infrascritti  Nuntij, 

e  Ministri  di  Sua  S.  '" 

e  della  Sedia  Apostolica. 

A  Mousig.r  de'  Massimi.  Vescovo  di  Bertinoro  Nuiitio  in  Toscana a.  e.         l 

A  Monsig.'-  Pamfilio  Auditore  di  Rota,  Nuntio  a   Napoli    .     .     •     .     • a.  e.      14 

A  Monsig. ■■  Corsini  arcivescovo  di  Tarsi,  Nuntio  in  Francia a.  e.      31 

A  Monsig. r  di  Sangro,  Patriarca  d'Alessandria,  Nuntio  in  Spagna a.  e.      89 

A  Monsig.''  Caraffa,  Vescovo  di  Aversa,  Nuntio  all'Imperatore.    . a.  e.    133 

A  Monsig. >■  Dunoretti,  Arcivescovo  di  Seleucia  V.  Legato  di  Avignone a.  e.    197 

A  Monsig.''  de  Bagno,  Arcivescovo  di  Patras,  Nuntio  in  Fiandra a.  e.    209 

A  Monsig.''  Scappi,  Vescovo  di  Campagna,  Nuntio  alli  Svizzeri a.  e.   249 

A  Monsig.''  De  Jorres,  Arcivescovo  d'Andrinopoli,  Nuntio  in  Polonia a.  e.    289 

A  Monsig.''  Zacchia,  Vescovo  di  Montefiascone,  Nuntio  di  Venezia a.  e.    339 

Al  Sig.''  Piero  Aldobrandini,  luogotenente  Generale  in  Germania .  a.  e.    3S5 

Al  Sig.''  Matteo  Pini,  Pagatore  e  Collaterale  in  Germania a.  e.    395 

Al  P.  D.  Tobia  Corona  per  andare  al  Re'  di  Francia  et  al  Sig.'  Duca  di  Savoia  per  l' im- 
presa di  Gineura a.  e.   401 

A  Monsignor  Antonio  Vescovo  di  Nicastro,  Nuntio  in  Colonia a.  e.    449 

A  Monsignor  Acquaviua,  Arcivescovo  di  Tebe,  Nuntio  straordinario  al  Re  Catolico    .  a.  e.    793 

Al  medesimo  seconda  istruttione  per  trattare  degli  affari  in  Germania a.  e.    805 

Al  medesimo  terza  istruttione  per  trattare  la  lega  contra  il  Turco a.  e.    S29 

Al  medesimo  quarta  istruttione  per  trattare  del   negozio  della  Valtellina a.  e.    867 

A  Monsig.''  Verospi  auditore  di  Rota,  nuntio  straordinario  all'  Imperatore a.  e.   497 

Ordine  al  medesimo  per  trattare  coli' Imperatore  del  Sig.'  Cardinale  Clesselio.     .    .    .  a.  e.    545 

Cardine  al  medesimo  per  rallegrarsi  coli'  Imperatore  et  Imperatrice  delle  lor  nozze  .     .  a.  e.    555 

A  Monsig.'-  Albergati  Vescovo  di  Bisegli,  Collettore  in  Portogallo a.  e.    561 

A  Monsig.'  Gigliuoli,  Vescovo  d'Anglone,  Nuntio  in   Toscana a.  e.   623 

Al  medesimo  seconda  istruttione a.  e.    595 

Al  dottor  Lione  Allaccio  per  andare  in  Germania  a  condurre  a  Roma  la  Biblioteca  Pa- 
latina       a.  e    643 

A  Monsig.''  Laucellotti,  Vescovo  di  Nola,  Nuntio  in  Polonia a.  e.    657 

Al  Sig.''  Matteo  Baglioni  Collaterale,  e  pagatore  delle  genti  della  X'altellina  per  andare 

a  Milano a.  e.     715 

Al  Sig.'-  Duca  di  Fiano  per  andare  a  pigliare  il  Deposito  dei  Forti  della   Valtellina  .     .  a.  e.    725 

AI  medesimo,  seconda  istruttione a.  e.    779 

A  Monsig.'-  De'  Massimi,  Vescovo  di   Bertinoro,  Nuntio  di  Spagna  sopra    la  dispensa 

del  matrimonio  d'  Inghilterra a.  e.    895 

Lettera  al  medesimo  che  va  in  compagnia  dell' istruttione  suddetta a.  e.   913 

Considerationi  intorno  all'utilità  del  matrimonio  della  sorella  del    Re  Cattolico   con    il 

principe  d'  Inghilterra a.  e.    917 


La  lììbìfofflt'a,  volume  U.  dispensa    i^-J-'-J" 


Ì4Ó  LEO  S.  OLSCHKl 


Questa  raccolta  forma  un  gran  volume  di  927  pagg.  in  folio,  di  bellissima  scrittura, 
proveniente  dall'Archivio  segreto  pontifìcio,  certamente  in  gran  parte  ancora  inedito, 
poiché  non  si  può  ammettere  che  gli  altri  documenti  originali  pervenuti  nelle  mani  dei 
nunzii  e  ministri  ai  quali  erano  diretti,  siano  stati  tutti  ugualmente  rinvenuti  e  pubbli- 
cati come  quello  dell'Allacci.  11  volume  acquista  perciò  un'importanza  immensa  come 
fonte  autentica  della  storia  del  pontificato  di  Gregorio  XV.  Esso  riguarda  i  negozi  più 
gravi  e  delicati  di  tutti  gli  stati  cattolici  nel  periodo  di  tempo,  breve  (i62i-2':;),  ma 
importante  del  pontificato  di  papa  Gregorio  X\',  che  erasi  già  segnalato  quale  arcivescovo 
di  Bologna,  sua  città  natale  e  quale  nunzio  in  Spagna.  A  lui  si  devono  la  promulga- 
zione di  un  nuovo  regolamento  per  le  elezioni  nel  conclave,  la  erezione  del  vescovado 
di  Parigi  in  .\letropolitana,  e  la  fondazione  del  (Collegio  di  Propaganda  Fide  in  Roma. 
Fece,  tra  le  altre,  la  canonizzazione  di  S.  Ignazio  di  l.ovola.  fondatore  dei  Gesuiti,  dai 
quali  egli  aveva  ricevuto  la  sua  educazione. 

Notevole,  tra  i  non  pochi  atti  di  prudente  e  sagace  diplomazia  ecclesiastica  e  politica 
(de'  quali  si  dà  piena  contezza  in  questa  raccolta  d' istruzioni  ai  suoi  nunzi  e  ministri) 
la  mediazione  da  lui  felicemente  interposta  tra  le  corti  di  Francia  e  d'Austria  che  di- 
sputavansi  il  possesso  della  Valtellina. 

Non  credo  d'esagerare,  se  dopo  la  lettura  deli'  importantissimo  e  prezioso  volume  ri- 
tengo che  esso  meriti  d'essere  pubblicato  per  intiero  ad  utilità  degli  studi  storici,  servendo 
ad  illustrare  i  rapporti  che  in  quel  periodo  di  tempo  corsero  tra  la  Santa  Sede  da  una 
parte  e  dall'altra  tra  gli  stati  italiani  ed  esteri.  Il  volume  porta  il  seguente  titolo  scritto 
con  molta  eleganza  : 

INSTRVTTIONI 

Date    à    nome    della    SANTITÀ 

DI   •  NOSTRO  •  SIGNORE 

PAPA    •    G  R  ?:  G  O  R  I  O    •  XV 

Dal    SijJiior 

CARDINALE  •  LVDOVISIO 

Suo  Nipote 

A'   i   Nuntii,   e   Ministri   di 

SUA   •    SANTITÀ 
E  della  Sedia  Apostolica 

Accresce  pregio  al  volume  la  legatura  artistica,  ond'è  ornato,  in  marrocchino  rosso, 
con  elegante  disegno  a  piccoli  ferri  e  dorature,  e  non  solo  ne'  piani,  ma  nel  largo  dor.so 
e  ne'  tagli,  cogli  stemmi  de'  Ludovisi  a  forma  di  mosaico  :  il  lutto  di  perfetta  conser- 
vazione. Gli  stemmi  di  questa  legatura  veramente  splendida  e  degna  dell'  interessantissima 
Raccolta,  ne  confermano  l'alta  provenienza.  I.'  illustrazione  che  accompagna  quest'articolo 
è  un  fac-simile  rimpiccolito  della  legatura. 

Firenze,  giugno  1900.  Leo    S.    OlSC.HKI. 


NOTIZIE  147 


NOTIZIE 


La  festa  di  Gutenberg.  —  I  preparativi  per  i  festeggiamenti  del  quinto  centenario  della 
iMscit;'.  di  Gutenberg  fervono  a  Magonza  in  modo  straordinario.  S'era  in  principio  pensato  di  com- 
memorare modestamente  e  quasi  accademicamente,  il  grande  avvenimento  ;  ma  l'entusiasmo  si  spiegò 
si  forte  che  si  dovette  mutare  il  programma  completamente  ed  indire  dei  festeggiamenti  straordinari 
che  avranno  principio  il  23  e  finiranno  il  26  giugno  corr.  Carattere  popolare  avrà  un  corteo  storico 
che  dovrà  rappresentare  l'apoteosi  del  maestro  e  che  promette  di  diventare  veramente  colossale  ; 
vi  parteciperanno  2500  persone  con  3S0  musicisti,  So  dei  quali  a  cavallo,  con  40  carri  di  pompa  e 
-•00  cavalli.  La  cittadinanza  di  Magonza  ha  raccolto  soltanto  per  questo  corteo  ben  55000  fr.  Oltre 
'e  feste  suntuose,  le  gite,  i  divertimenti  pubblici  indetti  sarà  inaugurata  un'esposizione  tipografica 
la  quale  ilhistrerà  lo  sviluppo  dell'arte  dai  suoi  primordi  sino  a' giorni  nostri.  Quest'esposizione, 
per  la  ([uale  molte  biblioteche  pubbliche  e  private,  molti  editori  ed  antiquari  hanno  inviato  i  loro 
cimeli,  resterà  aperta  anche  per  molto  tempo  dopo  la  chiusura  delle  feste.  Degno  di  nota  speciale 
è  il  catalogo  di  tipografie  del  XV  secolo  esposto  in  cinque  grandi  quadri  dall'  insigne  bibliofilo 
americano,  il  signor  John  Boyd  Thacher.  Questo  egregio  uomo  s'è  fatto  nel  corso  di  molti  anni, 
con  amore  e  cure  speciali  e  naturalmente  con  immenso  capitale  una  collezione  di  quattrocentisti 
degna  d'ammirazione,  poiché  il  collezionista  si  era  prefisso  di  raccogliere  almeno  una  edizione  d'o- 
gni tipografo  del  (luattrocento  per  formar  cosi  la  storia  più  eloquente  dell'arte  e  del  suo  sviluppo. 
Egli  vi  è  riuscito  splendidamente.  11  suo  catalogo  cita  ben  532  officine  tipografiche  che  lavoravano 
nel  XV  secolo  in  125  luoghi.  Per  numero  primeggia  Venezia,  della  quale  città  ben  133  tipografie 
sono  degnamente  rappresentate  nella  sua  collezione.  Il  sig.  Thacher  possiede  d'ognuna  delle  tipo- 
grafie citate  nel  suo  catalogo  almeno  una,  ma  di  molte  più  e  persino  dieci  edizioni  ;egli  escluse  dalla 
sua  collezione  tutti  i  paleotipi  senza  colofone,  cioè  quelli  senz'  indicazione  dell'officina  ed  anno,  di 
modo  che  quello  che  egli  possiede  non  va  soggetto  a  delle  ipotetiche  supposizioni  che  piacciono  tanto 
a  molti  collettori  e  specialmente  antiquari  che  con  queste  attribuiscono  delle  edizioni  comuni  a  questo 
o  quel  celebre  tipografo,  secondo  il  caso,  e  sogliono  dare  ai  loro  volumi  delle  date  molto  rimote 
senza  curarsi  di  contraddizioni  o  di  scorrettezze.  Nella  collezione  Thacher,  il  libro  colla  data  più 
antica  è  il  Rationaìe  Duraiidi  del  1459  in  un  esemplare  magnifico  impresso  su  pergamena  da 
Giovanni  Fust  e  Pietro  SchOfler  (Schoyffer  de  Gernzheym),  e  della  medesima  officina  il  signor 
Thacher  possiede  anche  gli  Officia  Ciceronis  del  14ÒÓ,  ove  per  l'ultima  volta  figura  il  nome  di 
Fust.  Non  mancano  nella  collezione  i  nomi  celebri  di  Mentelin,  Zainer,  Zeli,  Riesinger,  Caxton  ecc.  ; 
del  Celebre  tipografo  di  Westminster,  Giuliano  Notaro,  il  sig.  Thacher  possiede  persino  due 
edizioni,  mentre  il  Museo  Britannico  ncn  è  ancora  riuscito  a  trovarne  neppur  una  per  la  sua  im- 
portante raccolta. 

A.ssai  ricca  è  la  collezione  di  paleotipi  italiani;  quasi  tutte  le  celebri  tipografie  vi  sono  rap- 
presentate con  produzioni  ottimamente  scelte  ;  non  mancano  naturalmente  gli  Sweynheym  e  Pan- 
nartz,  i  Giovanni  e  Vindelino  da  Spira,  i  Nic.  Jeuson,  i  Numeìster  ecc.  ecc.,  ma  troviamo  persino 
nel  catalogo  delle  tipografie  ambulanti  e  poco  note  che  non  produssero  che  un  sol  libro.  La  cura 
di  completare  questa  preziosa  raccolta  si  fa  manifesta  dal  catalogo  stesso,  perché  ancora  dopo  di 
aver  inviato  il  suo  catalogo  a  Magonza,  il  sig.  Thacher  è  riuscito  a  trovare  delle  edizioni  di  tipo- 
grafie non  ancora  rappresentate  nella  sua  collezione,  poiché  alla  fine  dell'elenco  trovasi  incollata 
una  striscia  con  Addenda  e  fra  queste  segnaliamo  le  seguenti:  Barcellona  (Spagna),  Petrus  Posa, 
Lucca,  Henricus  de  Colonia  e  Henricus  de  Haerlem,  Modena,  Giovanni  Vurster  de  Campidonia 
che  fu  il  primo  tipografo  di  questa  città  e  stampò  nel  1475  come  primo  libro  il  trattato  di  medi- 
cina del  Mesue,  Roma,  Bartolommeo  Guldenbeck  de  Sultz,  Petrus  de  Turre,  che  stampò  la  co- 
smografia di  Tolomeo  nel  1490  colle  famose  carte  della  celeberrima  edizione  principe  di  1478  im- 
pressa da  Arnoldo  Buckinck  della  quale  parli  imo  nel  primo  articolo  (i),  riproduceudovi  la  prefazione 
si  importante  per  la  storia  della  tipografia,  (2)  Torre  del  Belvesin  (presso  Vicenza),  dove  nel  1478 
fu  stampato  dalla  tipografia  privata  del  prete  Giovanni  Leonardo  Longo  il  trattato  di  Cliniaco 
intitolato  Scala  Paradisi,   Venezia,  la  tipografia  dei  quattro  soci  Antonio  de  Alexandria  dalla  Pa- 


(l)  Vedi  pag.  (jt>. 

\:!l  Vedi  pag.  9?^,  lig.  r^ì. 


[48  NOTIZIE 


glia,  Zuane  Salvazzo,  Bartolommeo  da  Fossombrone  e  Marchesino  di  Savioni,  che  impressero  sol- 
tanto un  volume,  cioè  la  storia  di  Troia,  di  Guido  dalle  Colonne.  Facciamo  notare  però  che  in  quasi 
tutti  gli  esemplari  di  questo  prezioso  volume  la  società  è  indicata  come  formata  dai  primi  tre,  men- 
tre alcuni  pochi  soltanto  nominano  quattro.  Se  ne  deduce  il  curioso  fatto  che  durante  la  stampa 
del  volume  o  il  Marchesino  di  Savioni  entrò  in  società  o  fu  dalla  medesima  escluso. 

Abbiamo  voluto  occuparci  appositamente  di  quest'  insigne  raccolta  per  far  vedere  ai  nostri 
lettori  gentili  e  specialmente  a  quelli  d'  Italia  come  persino  nella  lontana  America  si  raccolgono 
sistematicamente  i  prodotti  del  genio  e  dell'arte  e  non  soltanto  da  biblioteche  stipendiate  da  go- 
verni, ma  da  particolari  che  poi  o  rendono  le  loro  ricche  collezioni  accessibili  al  pubblico  o  le  of- 
frono con  generosità  di  raro  esempio  pel  bene  pubblico  alle  loro  città  native. 

Alla  festa  di  Gutenberg  che  è  una  festa  dell'  intelletto,  una  festa 
dell'Universo  prendono  parte  tutti  i  popoli  civili  del  mondo.  La  Dire- 
zione di  questa  Rivista,  nel  mentre  rende  omaggio  alla  memoria  dell'  im- 
mortale maestro,  dedicandogli  questo  numero,  è  certa  di  interpretare 
con  ciò  i  sentimenti  dell'  Italia  intera  che  seppe  non  soltanto  tener  alta 
la  pili  benefica  delle  invenzioni  che  genio  umano  abbia  fatta,  ma  che 
contribuì  più  di    tutti  gli  altri  paesi  al  perfezionamento  dell' arte  di 

GIOVANNI  GUTENBERG. 

Firenze  li  20  Giuj;no  1900. 

Leo  S.  Olschki. 

<^ 

Il  secondo  viaggio  di  Cristoforo  Colombo.  —  La  fonte  più  antica  per  la  storia  del 
secondo  viaggio  di  Colombo  al  mondo  da  lui  scopeito  è  l'opuscolo  pubblicato  da  Niccolò  Scilla- 
cio  coi  tipi  del  Girardenghi  di  Pavia  nel  1494  :  De  insulis  meridiani  atque  indici  muris  sub  aiispi- 
ciis  iiwictissimonim  regitm  Hispanianum  nuper  invenlis.  Di  quest'  opuscolo  non  si  conoscevano 
sinora  che  due  esemplari,  quello  della  Trivulziana  di  Jlilano  e  l'altro  della  Leno.x  Library  di 
New  York  ;  un  terzo  fu  recentemente  scoperto  dal  sig.  Leo  S.  Olschki,  il  quale  con  lodevole  pen- 
siero ne  fece  eseguire  una  riproduzione  zincografica  assai  riuscita  per  conservare  e  far  meglio  co- 
noscere un  si  prezioso  cimelio.  Nel  prossimo  numero  di  questa  i^/V/i/rt  sarà  pubblicato  da  un  colla- 
boratore valente  e  competente  un  articolo  sull'opuscolo  dello  Scillacio. 

Onorificenza.  —  Siamo  lieti  di  portare  a  conoscenza  dei  nostri  lettori,  che  l'egregio  signor 
lìoU.  Demetrio  Marzi,  nostro  colloboratore,  è  stato  decorato  dell'insegna  cavalleresca  di  Filippo 
il  Magnanimo  di  prima  classe  da  S.  A.  R.  il  Granduca  di  Assia-Darmstadt  per  il  pregevole  suo 
lavoro  inserito  nella  Festschrift  zar  Feier  des  fiinfhuiidcytjàhrigen  Gchnrlstages  von  Johann  Gu- 
tcnheig-  Sinceri  rallegramenti  all'egregio  nostro  collaboratore  per  la  ben  meritata  onorificenza. 

La  biblioteca  più  minuscola  del  mondo.  —  Tra  k-  numerose  curiosità  che  racchiude 
l'Esposizione  universale  di  Parigi,  ve  n'è  una  che  merita  particolarmente  d'essere  qui  segnalata. 
1^  una  biblioteca  unicamente  composta  di  libri  appartenente  al  signor  Salomon,  ingegnere  mine- 
rario della  quale  la  Bibliofilia  ha  già  pubblicato  un  cenno  nel  voi.  L  pag.  22. 

Il  collezionista  li  ha  riuniti  uno  ad  uno,  comprandoli  un  po'  dappertutto,  specialmente  in 
Olanda,  dove  questo  genere  di  edizioni  era  molto  apprezzato  nel  XVIII  sscolo. 

.Son  1500  volumi  racchiusi  in  una  biblioteca  alta  50  centimetri  e  larga  30,  posta  su  mi  leg- 
gio l.'jigi  XV!  che  si  trova  a  sua  volta  situato  al  centro  della  libreria  del  principio  del  secolo, 
ricostituita  al  Palazzo  degli  Invalidi. 


NOTIZIE  149 


I  più  antichi  volumi  di  questa  biblioteca  lillipuziana  risalgono  al  XVI  secolo. 

II  più  piccolo  di  essi  copre  appena  il  quarto  di  un  francobollo,  la  sua  grossezza  è  di  quat- 
tro millimetri.  Ha  160  pagine  compresa  la  tavola  delle  materie. 

I  caratteri  sono  di  una  nitidezza  incomparabile,  tanto  da  permettere  la  lettura  del  libro  ad  oc- 
chio nudo  senza  il  soccorso  d'  alcuna  lente. 

Società  italiana  per  gli  studi  classici.  —  Questa  Società  ha  bandito  un  concorso  a 
premio  per  monografie  scritte  italianamente  sul  tema  che  segue:  Gli  studi  classici  e  la  cultura 
italiana  nel  secolo  XIX. 

L'importanza  dell'argomento  è  evidente.  Mentre  da  un  lato  gli  studi  classici  sono  fatti  se- 
gno ad  una  vera  persecuzione  da  parte  dei  fautori  di  una  cultura  che  dicono  moderna,  d'  altro 
lato  r  analisi  delle  migliori  opere  letterarie  uscite  nel  nostro  secolo  in  Italia,  dal  Leopardi  al  Car- 
ducci, mostra  con  evidenza  l'efficacia  grande  della  cultura  classica,  fondamento  di  ogni  vera  e  so- 
lida dottrina.  E  considerati  come  scienza  a  sé,  gli  studi  che  hanno  ad  oggetto  l'antichità  classica 
non  hanno  mai  dato  tanti  risultati  quanti  nel  secolo  che  volge  al  suo  fine.  A  questo  largo  movi- 
mento di  cultura  ha  preso  parte  anche  la  nostra  Italia  ;  ed  è  bene  che  si  riguardi  tutto  insieme 
il  lavoro  fatto,  per  avvertire  gì'  italiani  di  quanto  rimane  a  fare  e  dar  loro  cosi  una  spinta  efficace 
verso  r  avvenire. 

II  premio  che  la  Società  stabilisce  pel  vincitore  del  concorso  è  di  duemila  lire.  Il  termine  asse- 
gnato alla  presentazione  delle  monografie  è  di  due  anni,  che  spireranno  col  di  30  Maggio  i<)02. 
Le  modalità  del  concorso  saranno  stabilite  in  apposito  Regolamento  da  approvarsi  dal  Consiglio 
Direttivo. 

Catalogo  di  tipografi  spagnuoli  dall'  introduzione  della  stampa  sino  alla  fine 
del  XVIII  secolo  (l).  —  Nella  Rivista  de  Archivos,  Bibliotecas  y  Museos  (1900,  2)  troviamo 
la  continuazione  i\e\V  Ensayo  de  un  catàlogo  de  impresores  espanotes  desde  la  introductión  hasta 
fines  del  siglo  XVIII  del  sig.  Marcelino  Gutiérrez  del  Cano.  Questo  secondo  elenco  comprende  i 
seguenti  luoghi  da  C  a  M  :  Calatayud  :  primo  tipografo  Cristóbal  Gàlvez  amio  r683,  Cartagena, 
Fedro  Jiménez,  primo  tipografo:  anche  qui  la  stampa  entrò  assai  tardi,  appena  nel  1787-S1)  ;  Cer- 
veì-a  :  in  questa  città  furono  staiupati  i  primi  libri  nella  realee  pontificia  Lhiiversità:  però  il  primo 
tipografo  stabilitovisi  fii  José  Faig,  nel  1722-28.  Cordoba:  in  questa  città  i  tipografi  furono  nu- 
merosi, ed  il  primo  di  essi  fu  Juan  Bautista  Escudero,  che  tenne  la  sua  stamperia  dal  1566  al  77; 
Caria  :  qui  non  vi  fu  anticamente  che  un  tipografo,  Bartolomé  de  Lila,  il  quale  era  fiammingo 
ed  apri  la  sua  officina  già  nel  1489  ;  Coruì/a,  primo  ed  unico  stampatore,  Antonio  Frayz,  1679; 
Cueuca,  primo  tipografo  Guillermo  Reymon,  1529-39;  Ecija,  Simon  Fajardo,  primo  tipografo  1624; 
Epila,  Miguel  de  Eguia,  primo  tipografo,  1546;  Ferrol  ebhe.  una  stamperia  nel  1789  ma  non  si 
sa  da  chi  fosse  fondata;  Figueras  Ignacio  Porter  1758-62;  Gerona  Mateo  Vendrell,  Mercante, 
primo  tipografo:  anno  1483:  in  Gijon  vi  era  una  stamperia  anonima  nel  1771  :  due  anni  dopo 
però  fu  chiamata  col  nome  di  «  la  Robada  «.  Una  delle  principali  città  della  Spagna  dove  la 
stampa  ebbe  maggior  incremento  fu  Granada  dove  la  schiera  dei  tipografi  cotuinciò  con  Meynard 
L'ngut  e  Giovanni  da  Norimberga  nell'  anno  1496.  Guadalajaia,  primi  tipografi  Fedro  de  Nobles 
e  Francisco  de  Cormellas  ;  anno  1564  ;  Guadalcanal  ebbe  una  stamperia  nel  \-^i')  ;  Giiadalupe  nel 
i53'i-45  con  Francisco  Diaz  Romano:  Granja  de  San  Fedro  del  Real  de  Huerta  primo  tipografo 
Lorenzo  de  Robles  :  Haro,  Joan  de  Mongastón  ;  1632  :  a  Huesca,  primo  stampatore  fu  Juan  Pe- 
rez de  Valdivielso,  tipografo  dell'  Università.  Huete  aveva  già  una  stamperia  nel  1484:  /;-«?/ sola- 
mente nel  1751  con  Fedro  José  Ezquerro.  Isola  de  Leon  possedeva  una  stamperia  nel  1788,  Jaén 
nel  1553  :  Jàtiva  ;  prìtìio  tipografo  Claudio  Paje,  1704  ;  Jerez  de  la  Frontera,  prima  stamperia  di 
Fernando  Rey  nel  1619-26.  Leon  aveva  stamperia  dal  1534:  in  Le'rida  vi  era  un  Enrico  Botel,  Sas- 
sone, che  teneva  ivi  stamperia  fin  dal  i479-(g5).  Lerma  primo  tipografo  Juan  Bautista  Varesio, 
[619  ;  Logroho  Arnaldo  Guillèn  de  Brocar,  primo  tipografo;  anno  1503-1517:  Llerena:  Fernando 
de  Ros  1744.  Madrid:  sebbene  la  stampa  entrasse  assai  tardi  nella  capitale  della  Spagna,  pure 
moltissime  furono  le  tipografie  che  vi  si  stabilirono,  si  che  alla  fine  del  secolo  XVIII  se  ne  con- 
tavano circa  jofci,  un  numero  che  gareggiava  con  Barcellona  e  colle  altre  città  importanti  della  pe- 


li) Vedi  La  BihUofiUa.   I.  pag.   :96-207. 


ISO  NOTIZIE 


nisola  Iberica.  I  primi  tipografi  in    Madrid   furono   Alfonso   Gómez   e   Pedro   Cosin   che   tennero 
assieme  l'officina  dal  i -,('!<')  al  i  ;68. 

Una  stampa  del  Dùrer  e  un  quadro  di  Bartolomeo  veneto.  —  Il  signor  Fede- 
rico Hernianin  riproduce,  nel  fa.sc.  1-1\'  deli'  .4r/e  (an.  Ili),  una  stampa  di  Albrecht  Diirer  che 
nel  catalogo  del  Bartsch  ha  il  numero  131,  che  è  fra  quelle  di  soggetto  enigmatico,  e  fa  riscontro 
all'altra  (Bartsch,  127)  in  cui  è  raffigurato  Ercole  in  lotta  con  due  cavalieri.  L'Hermanin  osserva 
che  questa  stampa,  in  cui  si  rappresenta  un  cavaliero  galoppante  e  inseguito  da  un  armigero, 
servi  a  Bartolomeo  Veneto  che  riprodusse,  senza  alcun  mutamento,  le  due  figurine  nel  vano  che 
si  apre,  a  foggia  di  finestra,  sullo  sfondo  di  un  ritratto  eseguito  da  quell'artista,  e  conservato 
ora  nella  Galleria  Crespi  di  Milano. 

La  Galleria  nazionale  delle  stampe.  —  Sopra  questa  superba  raccolta,  della  quale 
la  Bibliofiìia  si  è  più  volte  occupata,  è  un  articolo,  firmato  Raphael,  nel  fase,  del  15  febbraio  1000 
della  Rivista  d' Italia,  in  cui  si  danno  utili  notizie  sulla  vita  de'  principali  incisori  dei  quali  sono 
esposti  lavori  tra  le  incisioni  a  due  tinte  possedute  dalla  galleria  del  palazzo  Corsini  a  Roma.  An- 
che La  Bibliofilia  pubblicherà,  fra  poco,  su  questo  soggetto,  un  articolo  esteso  scritto  da  un  cri- 
tico d'arte  competente. 

L'  incisione  in  rame  a  Roma.  —  in  un  suo  studio  notevole,  selibene  non  innnnne  di 
mende  (Beitriige  zur  Gescliiclite  der  reproducirenden  Kuenste  :  Marcantons  Eintritt  in  den  Kreis 
roemischer  Kuenstler)  pubblicato  nei  Jahrbùcher  dcr  kunsthistorischen  Sammlungen  des  aller- 
hochsten  Kaiserhaiises  (XX.  Band)  di  \'ienna,  il  prof.  Franz  Wickhoff  cerca  di  determinare,  men 
vagamente  di  quanto  si  sia  fatto  sinora,  il  momento  in  cui  avvenne  in  Roma  il  connubio  tra  l'arte 
della  incisione  e  lo  studio  dell'antichità. 

Congresso  di  bibliotecari  tedeschi.  —  A  Marburg  si  tiene  ora  un  congresso  di  bilio- 
tecari  tedeschi  ;  nelle  prime  sedute  fu  trattato  il  progetto  della  fondazione  d'una  società  di  biblio- 
tecari tedeschi.  Una  commissione  avea  presentato  un  elaborato  progetto  cogli  statuti  che  furono 
accettati  ad  unanimità.  Come  presidente  del  congresso  fu  eletto  l'insigne  prof.  Dziatzko,  prefetto 
della  Biblioteca  universitaria  di  Gottinga,  ma  per  speciali  ragioni  si  scusò  pre.sso  1'  assemblea  di 
non  poter  accettare  il  mandato  onorifico,  ed  il  consesso  elesse  nella  persona  del  signor  Schwenke 
di  Berlino  il  suo  presidente.  Il  prof.  Dziatzko  parlò  sopra  un  progetto  dì  pubblicare  un  catalogo 
completo  degli  Incunaboli.  11  sig.  Ermann  di  Berlino  dichiarò  che  la  compilazione  d'  un  simile 
catalogo  dovrebbe  esser  fatta  col  concorso  internazionale  di  tutte  le  accademie;  l'as-semblea  ap- 
lirovò  il  pro.getto  del  signor  Ermann  ed  incaricò  la   presidenza   di    preparare   la   sua   esecuzione. 

Congresso  internazionale  di  bibliografia.  —  11  generale  H.  .Sebert.  membro  dell'Isti- 
tuto di  Francia,  invila  con  una  sua  lettera  circolare  tutti  coloro  che  si  occupano  in  modo  speciale 
di  bibliografia  a  volere  assistere  ad  un  Congresso  internazionale  che  si  terrà  in  Parigi  dal  16  al 
iS  agosto  prossimo.  In  questo  Congresso,  egli  è  il  presidente  del  Comitato  ordinatore,  del  quale 
fanno  pure  parte  i  signori  Capet,  Dufey,  Franklin,  Funck-Brentano,  Maire,  Plaisant,  Rebelliau. 
Ruelle.  bibliotecari  ;  i  bibliografi  Jordell,  Limousin,  Henri  Stein;  il  direttore  dell'Istituto  di  biblio- 
grafia scientifica  Haudouin  e  il  segretario  Dr.  Tliil;  i  signori  La  Fontaine  e  Otlet  dell'Istituto 
internazionale  di  Bibliografia  di  Bruxelles;  i  professori  Gariel,  Ch.-V.  Langlois,  Marcuse,  Richet. 
Vallot  e  Sauvage  ;  i  librai-editori  o  tipografi  Gauthier-V'illars,  Bourdel  (della  casa  editrice  Plon). 
Delalain  e  Renouard.  Il  principe  Roland  Bona]xirte  è  il  vice-presidente  di  questo  Comitato,  e  Ga- 
stone Moch  il  segretario. 

Il  Congresso  si  occuperà  ]iriiicipalniente  dei  Repertori  bibliografici,  della  loro  compilazione, 
stampa  e  diffusione,  come  pure  in  particolar  modo  della  cooperazione  già  iniziata  dall'  Istituto 
internazionale  di  bibliografia  col  fine  che  ogni  paese  abbia  il  proprio  Repertorio  bibliografico,  a 
schede,  cla.ssificato  decimalmente. 

Il  Comitato  ordinatore  desidera  ricevere,  prima  del  prossimo  luglio,  dagli  aderenti  al  Con- 
gresso, memorie  o  proposte  per  poter  su  di  esse  stabilire  l'ordine  dei  lavori  del  Congresso  sugli 
argomenti  seguenti  : 


NOTIZIE  •  M  r 


Relazione  sullo  stato  attuale  dei  lavori  bibliografici  e  sull'andamento  da  dare  a  questi  nei 
vari  paesi  ; 

Accordi  da  prendersi  in  comune  per  dare  uniformità  di  redazione  e  di  stampa  ai  diversi 
tipi  di  bibliografie  (universale,  internazionale,  nazionale,  parziale,  scelta,  critica,  analitica)  ; 

Provvedimenti  da  prendersi  per  la  compilazione  dei  differenti  repertori  bibliografici  e  modi 
diversi  di  cooperarvi  ; 

Notizie  sui  grandi  Repertori  bibliografi  che  già  sì  compilano,  e  si  stampano  e  specialmente 
sul  Repertorio  di  bibliografia  universale  classificato  decimalmente  e  sui  modi  diversi  di  cooperarvi. 

Qualsiasi  comunicazione  relativa  a  questo  Congresso  dovrà  esser  diretta  al  signor  Eugène 
Capet  (8,  place  du  Panthéon,  Paris). 

Congresso  internazionale  dei  bibliotecari  (Parigi,  20-23  Agosto  1900).  —  Durante 

l'esposizione  mondiale  di  Parlici  si  terrà  un  congresso  internazionale  dei  bibliotecari,  secondo  Ìl 
rescritto  ministeriale  della  repubblica  dell'undici  giugno  1S9S.  La  Commissione  d'organizzazione, 
di  cui  è  presidente  1'  illustre  sig.  Léop.  Delisle,  ha  distribuito  un  immenso  numero  d'  inviti  e  si 
prevede  un  concorso  straordinario. 

Crediamo  opportuno  portare  a  conoscenza  dei  nostri  cortesi  lettori  il  testo  dell'  invito  che 
racchiude  in  succinto  lo  scopo  del  congresso  : 

tv  Les  questions  que  soulève  le  regime  des  biblìothèques  sont  sì  nombieiises.  si  complexes  et  si  embarrassantes,  qu'il  a 
pam  opportun  de  profitcr  de  l'Expositìon  univcrselle  inteinationale  de  1900  pnur  réunir  à  Paris  un  Congrés  de  bibliothécaires 
fran^ais  et  étrangers. 

Le  Comité  chargc  d'organiser  le  Congic5  a  pensc  quìi  devait  faìre  un  appel  non  seulemenl  aux  bibliothécaires,  mais  an- 
core à  tous  les  hommes  de  bonne  volente,  dont  le  concours  est  nécessaire  pour  faire  rendre  aux  bìbliothèques  les  services  quon 
est  en  droii  de  leur  demander  aussi  bìen  pour  faclUter  les  travaux  scientifiques  et  littéraires  de  l'ordre  le  plus  L'Ievé.  que  pour 
aider  au  dcveloppement  de  l'instrucuon  publique  à  tous  les  degrés  et  pour  salisfaire  la  légitime  curiosité  des  différentes  classes 
de  la  Société  dans  toutes  les  branches  de  l'activité  humaine. 

Les  idées  qui  s'échangeront  dans  ce  Congrès  ne  sauralcnt  nianquer  d'aboutir  à  des  résultats  imporiants.  Aussi  espérons- 
nous  que  notre  appel  sera  entcndu  dans  cliacun  des  pays  qui  se  sont  donne  rendez-vous  à  l'Exposiiion  de  igoo.  et  nous  remercìons 
d'avance  tous  les  coopérateurs  dont  Texpcrience  sera  mise  à  profitsoit  pour  pcrfectìonncr  et  raj'eunir  les  ancìennes  bìbliothèques, 
soit  pour  former  des  collections  nouvelles  répondant  aux  besoins  du  XX**  siècle 

La  Commìs^ion  d"organisation  a  arrèié  les  lermes  d'un  rcglement  et  d"un  programme  qui  comprend  quatre  grandes  divi- 
sions  et  ne  doit  ètre  considéré  que  comme  une  base  détudes.  On  y  a  )oint.  à  litre  d'exemple,  quelques  questions  se  rapportant 
a  chacune  de  ces  divìsions  ;  mais  la  Commission  sera  heureuse  d'accueilUr  tous  les  travaux  qui  pourraient  donner  lieu  à  des 
discussions  intcressantes.    pouivu  que   ces  mémoires  remplissent  Ics  condilìons  stipulées  dans  le  réglement  ». 

Tralasciamo  di  pubblicare  il  regolamento  che  si  compone  di  16  articoli,  mentre  non  vogliamo 
passare  sotto  silenzio  V  interessante  programma  : 

PREMIÈRE  DIVISION 

Nis/oire,  législaiìon^  orgaiiisaiìoii  des  biblìothèques  publiques. 
Dépóf  legaly   copyright,   eie. 

QUESTIONS   PROPOSÉES. 

I.  Késumer  les  renseignements  noiiveanx  qu'on  peut  avoir  sur  l'histoire  des  bìbliothèques,  depuls  les  orìgines  jusquaux 
temps  raodernes. 

IL  Étudier  et  comparer  les  lois  qui   ri5gissent  Ics  biblìothèques  dans  les  dìvers  pays. 
HI.  Échanges  ìnternationaux. 

IV.  Rapports  des  bìbliothèques  avec  les  admìnistrations  :  Elal.  municipalites.  corporatìons,  etc.  :  autonomie  des  biblìo- 
thèques. 

V.  De  la  meìlleure  organisatìon  des  biblìothèques  populaìres. 

VI.  Recrutement  du  personnel  des  bìbliothèques  :  conditions  exigées  nu  ;i  exiger  des  candidats  aux  fonctìons  de  biblio- 
thécaires; sìtuation  faìte  à  ces  fonctionnaiies. 

DEUXIEME   DIVISION 
Biìtiìiients^  ìnobitieì.,  ainénagevieiit  des  biblìothèques. 

QUESTIONS    PROPOSÉES. 

I.  Étudier  lame'nagement  des  biblìothèques  au  moyen  àge. 

II.  Exposer  les  meilleurs  movens  à  employer  pour  installer  les  livres  dans  une  bibliothèque  nnuvelle  et  pour  améliortr 
l'installation  d'une  bibliothèque  ancienne. 


IS2  NOTIZIE 


III.  Indiquer  les  perfectionnemenis  réalìsés  ou  projelés  dans  Ics  bìbliothèques  les  plus  récemment  installées. 

IV.  Indiquer  parlìculièrcment  les     prccautìons  à  prendre  pour  meiire   les  tibliothéques  à  1  abri  de  lincendie. 

TROISIÈME   DIVISION 

Trattement  des  manuscriis,  iirrcs  imprimés^  cartes  de  gèographie^  estampes^  phoiographies,  eie, 
—  Acqiiisition  de  volmnes.  —  Ent  egisiremeiit.  —  Esiampillage,  —  Invenfaires^  catalogues 
et  réperfoires,  —  Moyens  de  conservaiion.  —  Restauration.  —  Reliure, 

QUESTIONS    PROPOSÉES. 

I.  Indiquer  les  mesures  qui  onl  été  récemment  reconnues  comme  les  plu>  proprcs  u  dic?.ser   le    calalogue  d'une    biblio- 
Lhèque  nouvelle  ou  à  améliorer  les  catalogues  d'une  biblioihèque  ancienne. 

II.  Application  à  la  biblìothéconomie  des  divers  systèmes  de  classificatìon  bibliographique. 

III.  Des  catalogues  coHectifs. 

IV.  Utilisalion  des  élémenls  de  rcpertoire  publiés  à  l'ctai  de  tkhes  ou  des  buUetins  Ìraprinu-s  joìnls  par  les  édileursaux 
voiumes. 

V.  Traiiemenl  à  appUquer  aux  pieces  volantes  et  aux  documents  parlemcniaires  et  adminìstratifs   qu  il    importe   de   con- 
server, mais  qui  ne  peuvent  ètre  immédiatement  catalogues. 

VI.  Avantages  et  ìnconvénienls  de  la  conslitution  des  recueils  factices,  aussi  bien  de  ceux  qui  ont  i.'ié   formés  ancienne- 
ment  que  de  ceux  qui  som  à  constituer 

VII.  De  l'uiiiité  des  récolements  et  des  meiUeurs  moyens  d'y  procéder. 

VIII.  De  l'hygiène  des  livres    Par  quels  moyens  peut-on  le  mieux  les  présen^er  dts  divers  agents  de  destruction  ? 

IX.  Mesures  à  prendre  pour  la  conse^^•ation  et  la  restauration  des  objeis  composant  une   bibliothèque  :  palimpsestes,  pa- 
pyrus.  manuscrils.   manuscrits  à  peintures,  livres  imprìmés.  caries  de  géographie.  estampes,  etc. 

QUATRIÈME  DIVISION 
Usage  des  livres  à  l'intéiieur  et  à  l'exiéiieur  des  bibliotheques- 

QLESTIONS   PROPOSEÉS. 

1.  Sous  quelles  condùions  le  prèl  des  livres  peu[-il  èlrc  autorisc  dans  les  dilìerentes  calégories  de  bibliotheques.' 
II    Comment  doivent  ètte  réglées  les  Communications  des  voiumes  imprìmés  et  manuscrits  d'une  bibliothèque  à  une  autre  ? 
in.  De  la  responsabilité  des  bibliotbécaires  pour  la  communication  et  le  prèt  des  livres  confìés  à  leur  garde 
IV     Des  dangers  de  transmission  des  maladies  contagieuses  par  le^   livres  des  bibliotheques  publìques  et  des  moyens  d'y 
tcmédier. 

Speriamo  che  l'Italia  sia  degnamente  rappresentata  al  coiigiesso  e  tragga  dalle  discussioni 
il  maggior  profitto  possibile  a  prò  delle  sue  ricche  e  splendide  biblioteche.  Ai  megalomani  che  si 
credono  in  tutto  superiori  a  tutti  e  di  dover  soltanto  insegnar  anziché  imparare,  rispondiamo  sin 
'ora  col  motto  d' un  celebre  filosofo  «  docendo  disco  ». 


lillIfìOOtKXMXM.tfM  tuoi»  MJl>>  .11)1  BMJCPXIOMXHJlXMKXaKMOOt 


VENDITE   PUBBLICHE 


•5  Vendita  delle  biblioteche  Tessier  e  del  Marchese  di  ***.  —  Diamo,  secondo  la 
nostra  promessa  nel  quaderno  precedente,  in  succinto  il  risultato  della  vendita  di  Monaco,  alla 
tinaie  il  nostro  direttore  ha  assistito  personalmente,  prendendovi  viva  parte.  Si  sono  dato  un  con- 
vegno in  tal  occasione  i  pili  noti  antiquari  dell'Inghilterra,  della  Francia,  della  Germania,  del- 
l'Olanda e  proviamo  una  viva  soddisfazione  che,  presente  il  cav.  OIsrhki,  l'Italia  pure  non  vi  man- 
cava. La  gara  fu  assai  viva  al  comparire  dei  volumi  preziosi  e  diciamo  subito  che  questi*  furono 
pagati  a  prezzi  carissimi,  tanto  più  che  gli  esemplari  lasciavano  molto  a  desiderare  e  non  possono 
essere  confrontati  con  quelli  che  generalmente  si  presentano  nelle  vendite  di  Parigi  e  di  Londra. 
La  regola  di  S.  Agoslino  per  le  suore  (N"  (">),  un  ms.  di  pergatnena  del  X\'  secolo  dì  sole  40  carte 
con  alcune  miniature  piccole  e  tre  contorni,  il  primo  dei  quali  sciupato,  fu  pagato  Fr.  630  da  un 
libraio  di  Parigi,  la  collezione  dei  documenti  raccolti  dal  P.  Giovanni  degli  Agostini  descritta 
esattamente  nel  quaderno  precedente  di  questa  Rivista,  fu  acquistata  da  uno  studioso  tedesco, 
il  signor  Dott.  Kirsch,  per  iioo  Fr.  (N"  3*"i)  ;  il  cav.  Olschki  acquistò  il  bel  codicetto  descritto 
sotto  il  n.  71  del  catalogo  col  nome  dell'autore  Giov.vnni  .S.vrgenti  (sic!)  della  e.icellen/ia  della 
pudicitia   per    l-"r.   630.    Non   vogliamo  sottacere  che  il  compilatore   del   catalogo   prese   un  gran- 


o^ 


ìò^-u 


m 


co 


VENDITE  PUBBLICHE  i 


53 


cliio  nel  nominare  1'  autore  Sargcii/i,  che  iiìvano  cercherebbesi  nei  dizionari  biografici,  men- 
tre dovea  dire  nientemeno  che  Saiìbadino  dkgli  Arienti  !  Di  questo  bellissimo  codice  che,  per 
quanto  ci  consta,  è  tuttora  inedito,  intratterremo  in  uno  dei  prossimi  quaderni  i  nostri  cortesi  let- 
tori. Dei  paleotipi  ottenne  il  massimo  prezzo  il  Dante  di  Jesi  (N"  149)  in  un  esemplare  bello  ma  scom- 
pleto; fu  pagato  da  un  libraio  di  Monaco,  il  quale  evidentemente  ebbe  commissione  senza  limite 
(da  chi  ?  o  piuttosto  d  i  dove  ?)  Fr.  8965  (  !!).  E  dire  che  nella  vendita  Maglione  (Parigi  1894)  ne  fu 
venduto  un  esemplare  ugualmente  I)ello  di  220  carte,  completato  però  con  due  carte  in  facsimile,  per 
Fr.  1600  !  !  Dell'ultima  pagina  di  quest'edizione  trovasi  una  riproduzione  nel  primo  articolo  di  questo 
quaderno  a  pag.  122  (fig.  36).  Non  nascondiamola  nostra  maraviglia  che  provammo  non  vedendo 
esattamente  descritto  ciò  che  mancava  nell'esemplare  della  vendita  di  Monaco:  non  basta  dire 
«  l'esemplare  descritto  dall' Hain  avea  216,  l'altro  citato  dal  Copinger  2iy  carte,  mentre  il  nostro 
ne  ha  217  ».  Non  ci  voleva  una  grande  sapienza  né  immensa  fatica  per  confrontarlo  con  un'edizione 
([ualunque  per  precisarne  le  mancanze  !  Assai  disputati  erano  i  libri  a  figure  che  ottennero  prezzi 
favolosi.  Il  libriccino  di  Leon  Batista  Alberti,  Ecatonphyta  (N"  286)  con  un' incisione  minuscola  fu 
pagato  Fr.  4S0,  il  Benivieiii  AA  i4yo(N"3iS)  menzionato  nel  nostro  numero  precedente  Fr.  ino, 
la  prima  edizione  della  Bibbia  di  Matlermi  In  un  esemplare  composto  da  parecchi  altri  scompleti 
e  con  delle  carte  rifatte  (certamente  non  à  s'  y  iitéprendre]  Fr.  10400  (!!),  l'esemplare  assai  de- 
ficiente del  Calendario  Lunario  del  quale  pubblicammo  nel  quaderno  precedente  due  facsimili 
(N"  342)  Fr.  2760  (!),  il  Giardino  de  oraiione,  V'en.  1511,  con  un'incisione  Fr.  495,  il  Monte  de  la 
orationc  descritto  pure  nel  numero  antecedente  Fr.  560,  il  tractato  contro  gli  astrologi  del  Sa- 
vonarola, con  una  incisione  Fr.  650,  il  Valturio  del  1472,  del  quale  diamo  due  riproduzioni  nel- 
l'articolo di  fondo  di  questo  fascicolo  a  pag.  128-129  (fi&-  4--43)  Fr.  4465.  Quest'ultimo  volume 
andò  a  Londra,  mentre  gli  altri  precedenti  furono  acquistati  tutti  dal  signor  Rahir,  proprietario 
della  Libreria  Morgand  di  Parigi.  Un  esemplare  incompleto  At^W  opera  nona  de  la  chiroinantia  di 
Corvo.  Ven.  I5I3(N"  360)  fu  aggiudicato  ad  un  anticiuario  di  ^Monaco  per  quasi  Fr.  700,  la  Biblia 
Pauperitm  à\  Joan  Andrea  di  Venesid  del  1525  ad  un  libraio  di  Berlino  per  Fr.  990.  Chiudiamo 
questo  rapido  resoconto  con  l'acquaforte  fiorentino,  del  principio  del  X\'l  .secolo,  rappresentante 
S.  Sebastiano  trafitto  da  28  frecce,  che  fu  pagato  Fr.  1375,  compreso  sempre  il  io"/o  delle  cosi- 
dette  spese  d'  asta. 

-•?  Vendita   all'asta  della  Biblioteca  del  fu  Sig.  Guyot  de  Villeneuve,  Presidente  della   So- 
cietà dei  Bibliofili  francesi. 

((^onliimj^ione  e  fine)  {  ) 
IS'i.   —  Patiti  Jovii  de  romants  piscibits  libellus.   Bàie,  1535,  in-H,  vitello,  compari.,  dorso  rifatto,  esemplare  di  Grolier.     Fr,    1.953 
1=,'^.  —  Discoltrs  de    t'amitié   et    de    /.i  hiiine  qui  se  Irouvenl  enlre  leu  JiiimJitx,  par  M.  de  La  Chambre.   Paris.    ItV'17, 

in-8,  marocchino  rosso,  legatura  di  Le  Gascon.  con  le  armi  di  Luigi  XIV ■>       ^.l'ioo 

l'xi.  — ■  Hieronymi  Cardani  de  sitbtilitale  libri  XXI.  Nuremberg,  1550,  in-fol.,  vitello,  compari.,  esemplare  di  Grolier    ■>       4.260 
llis.  —  Frederici  N.%t(seae  Blancicampani  eximii  docloris  iitclylae    eccl.  Mognntinae  a  sacris    concioniblts    einineitiiss. 

libri  mirabilium  ....  Cologne,  1332,  in--(.  marocchino  verde,  comp.,  esemplare  dì  Maioii     . »       1.33° 

172.  —  I.a  Cyropedie  de  Xenophon.  Lyon,  1535,  in-4,  marocchino,  comp.,  esemplare  con  le  armi  di  Caterina  de    Medici, 

di  una  freschezza  eccezionale "     13.000 

Di  questa  magnifica  legatura  off'riamo  ai  nostri  cortesi  lettori  ima  riproduzione  incisa  in  rame. 

I>^l.  —  Maxinii  Tyrii pìlilomphi  platonici  sermones  e  Graeca  in  latinam  linguain  versi Paris.  1354,  in-12,  maroc- 
chino verde,  comp.  di  fiori  e  fronde,  esemplare  di  Margherita  moglie  di  Enrico  IV Fr     l.Soo 

1S2.  —  Marsilio  Ficino  sopra  lo  amore  o  ver'  Conrito  di  P'atone.   Firenze,    134J,   in-8,  marocchino  hlcu.  comp..  con 

le  armi  di  Enrico,  delfino,  duca  di  Brettagna  e  di  Caterina  de' Medici,  sua  moglie "       1.800 

l8i|.  —   Plutarque.  leitvres  morates.  Paris,    1374.    7    voi.,   in-S,  marocchino    verde,    ricchi    compari.,   con    le    armi    di 

Carlo  IX ■■       7.800 

lijo.  —  Petri  Alcyijnii  Medices  lei^attts  de  esilio.   Venezia,   1522,  in-8.    leg.    in    pelle    di    vitello,     collarmi    di    Fran- 
cesco I "        1.2Ó0 

194.   —  Montaigne.  Essais,  1380,  in-8.  2  volumi  in  uno:   legatura  in  marocchino.  (Trautz) •>        1.823 

198.  —  Montaigne,  Essais,  1395.  in-fol.,  legatura  in  marocchino  rosso.  (Trautzl »       1.820 

212.  —  La  Rochefoucauld.  Sentences  et  maximes  de  morale.  L'Aia,  1664,  in-8  piccolo,  in  brochure »       3.100 

2I(i.  —  Idem  ;  edizione  del  1675,  in-12,  con  legatura  in  marocchino  rosso.  Esemplare  coU'arme  del  Duca  di   Maine  e  con 

Liua  prefazione  stampala  appositamente  per  lui "       1.700 


(1)  Vedi  Z,.i  Bibliofilia,  anno  11     pagg.   42-4^. 


154 


VENDITE  PUBBLICHE 


2    O. 
223. 


228. 


256 

2  =,9. 
262. 
263. 
264. 
2116 
2(«). 

2Óy. 

272. 

275- 
2S0. 
284. 


=94- 

296. 

301. 

302. 

304. 

307.  • 

310. 

311. 
313. 

339- 
312. 
3K3. 
398. 

1.6. 

I'7- 

420. 

423. 

425. 

426. 

428. 

430. 
131 
135- 

■I37- 
438. 

439- 
(40 
441. 
(I3- 
448. 

4r)o. 


La  Bruyère,   Lcs  caractères.  16S8,  in-l2.  legatura  Trautz  in  marocchino.  Edizione  originale Fr.    i.fxx) 

Libro  d'Atitonio  Labacco,  appartenente  airarchitctlura,  1332.  in-foK.  Iettatura  di  marocchino  verde  e  giallo,  col- 

l'arme  di  lìnrìco  II "  15-020 

■  Du  Cerceau,  IJhio  di  caricature,  1360.  in-4,  legatura  Bozcrian  in  marocchino  blcu •>  1033 

De  arckilecliira  opus.   1539.  in-fol.,  legatura  ìn  pergamena,  coli  arme  di  J.-A.  de  Thou ■•  4.030 

■  Le  premier  (et  sicondl  volume  des  plus  excellents  basiiments  de  la  France,  1376-1570.  due  volumi  in-to'.,   le- 
gatura ìn  pelle  di  vitello,  coU'armc  di  J.-A.  de  Thou "  l-ioo 

Raccolta  Ji  mobili,  (verso   1350!,  in-i.  legatura  amica  in  pelle  di  viteUo ••  1  .>>Ho 

-  Variarum  pcrtractiomim  qitas  vulgo  Maurusias  vocar.t  omnium   ....  24  fogli  ornamentali  di    Baliazar  Sylvius, 

in-fol.  piccolo,  legato  in  marocchino »  '•*^5.^ 

■  Tapissertes  de  Lebrun.  "W   tavole.  Le  Paulre„  20  tavole,  in  un  solo  volume,  in-fol  .  legalo  in  marocchino  rosso, 
coll'arme  di  Luigi  XVI •>  '•<^'35 

■  Forty,  48  tavole  in  un  volume  in-4.  mezza  legatura ■•  i.o^) 

-  Heiires  de  1325  in-8,  legato  in  marocchino  bruno;  esemplare  col  titolo  e  colf  ultimo  foglio  rilalti    ....  «  i.oio 

-  Horae  i»  ìandem  beatiss.  Vtrginis  Mariae.   1527  in-H,  stampato  su  pergamena •>  8.I00 

■  idem  in-S  pìccolo,  rilegato  in  marocchino  rosso  (antica  legatura  italiana)     .......          ....  »  3  010 

■  Idem,  1531  in  4,  legatura  Trautz  in  marocchino ...»  2.000 

■  Idem,   1312,  in-8,  legatura  in  pelle  di  vitello  rossìccia  del  sec.   XVI ...  »  ^--iio 

■  Idem.  1543.  ìn-4,  legatura  in  pelle  dì  vitello,  del  sec    XVI >»  3-7oo 

Champfìeury,   1529,  In--),  leg.  in    pelle  di  vitello  bruna,  coll'arme  dì   Francefco  I •»  I.603 

Le  Sacre  et  conronement  de  la  Royne,  in-4.   '^S*  '"   pergamena ■>  2.000 

■  Diodoro  Siculo,   1333.  in-4.  stampato  su  pergamena •■  4*3°° 

Du  Saix.  La   Touche  naifve.   Parigi,   1537,  Ìn-i.  legatura  del  XVI  sec.  Esemplare  stampato  su  pergamena  .     .  »  7ó3** 
Pauli  Jovii  noi'ocomensis  vitae  duodecim  vice  comi tirm  Mediolani  principiim.  !319.  in-|.  legatura    in  marocchino 

oliva,  mosaico  dì  marocch.  verde.   Esemplare  dì  Maiolì "  3-<*^ 

La  grande  danse  ìiiacabre  des  hommes  et  des  femmes,  Lyon,   i  (99.  in-fol.  piccolo,  legato  in  marocchino  bruno. 

(Mercier)    Incompleto  di  2  lì" ■ "  3'7o" 

Holbein.  Simulacres  de  h  mori,  1338.  Esemplare  legato  riccamente  in  roaroc-hino  da  Trau'z •>  l^.ocx) 

Perspective  de  Viafor.  1321.  in-fol.,  legato  in  pergamena .          .  •>  1.020 

fjscicitlo  de  Medecina,  \'enezia.   1 493,  in-fol.,  legato  in  marocchino  bruno <>  I.200 

Vita,  epistole  de  Sancto  Hieronimo  volgare    Ferrara,  1497,  in-fol.,  con  legatura  in  marocch'no  del   XVI  sec.  «  3-730 

Hrpnerotomachia  Poiipkili.   Venezia,   i  tW-  in-fol.,  legato  ìn  marocchino  rosso •>  1.333 

Durer.  ApocaUpsis  cum  jiguris.  Passio  domini  nostri  Jesti.  Epitome  in  divae  Parthenices  .\fariae  fiist,  1311.  tre 

opere  ìn  un  solo  volume  in-fol.,  con  antica  legatura  in  pelle  dì  vitello »  12.700 

■  Durer,  Passio  Christi,    1311.  in-4.  leg-  in  pergamena >»  2,350 

Holbein,  Historiarum  veleris  testamenti  icones,    153*^,  in-4,  legatuia  Mercier  ìn  marocchino' »  4.000 

■  L'Amor  de  Cupido  et  de  Psyché.  Parigi,  1319,  in-l2,  legatura  ìn  pelle  rossiccia.  (XVI  «ecolo) ■>  1.520 

■  La    Tapisserie  de  Vcglise  chrestienne,  Parigi,   1349,  in-ió,  legatura   Derome  in  marocchino  verde "  2.350 

■  Tableaux  de   Torlcrel  et  Perissìn,    1369.   ìn-fol..  leg.  in  pergamena »  1.330 

Lagniet,  Recueil  des  plus  rlluslrcs  proverbes.  1637,  4  parli  in  un  solo  volume.  ìn-4,  legatura  ìn  pelle  di  vitello 

rossiccia .     .  "  '  .043 

•  Callot.  Recueil  de  83  piéces,  in-l6,  leg.  ìn  pergamena -  1.103 

Callot,  Recueil  de  54  pìcces.  in  un  volume  ìn-foI.,  legatura  ìn  marocchino  nero »  i.otxi 

■  Gli  amori  di  Dafni  e  di  Cloe,   1718.  ìn-I2»  legato  riccamente  in  marocchino  roaso.  ma  in  parte  rìlatto.     .     .  <>  l  (1311 

-  Fannillane,    1741,  in-(,  antica  legatura  in  marocchino  rosso •>  1.(00 

-  Boccaccio,  //  Decamcroncy   1757.  3  volumi  ìn-H,   legati  da  Cuzin  ìn  marocchin" »  2.830 

-  Conlcs  de  La  Fontaine,   1762.  2  volumi  Ìn-8,  leg.   ìn  marocchino  rosso  (da  Derome) "  1.660 

-  Zelis  au  ba  n.   17Ó3,  in-8,  legato  ìn  marocchini  turchino  (legatura  antica) •>  1.600 

■  Contes  morattx  de  MarmonteL  '/''S*  3  volumi  ìn-8,  legati  in  marocchino  rosso,  coll'arme  della  contessa  d'Artois  >»  2.500 

-  Lucrèc.   Parigi,   1768.  in-8.  legatura  in  marocchino  rosso.  (Derome) »  3.000 

-  Dorai,  Les  Baisers,   1770,  Ìn-S,  cari.,  intonso "  1.500 

■  Le  Metamorfosi  di  Ovidio,  1 767-71.  4  volumi  in-(.  legatura  Cuzin.  in  marocchino  bltti,  con  ligure  avanti  alla  lettera 

e  con  119  acqueforti          »  13.000 

■  Le   Tempie  de  GniJc.  1772,   in-S  grande,  legalo  in  marocchino  rosso.  iDerome)  ....           «  I.85*' 

■  Anacreonte,  Saffo,   Bione  e  Mosco,  1773,  in-4,  '«gaUira  antica.  ìn  marocchino  rosso •>  1.990 

-  Dorat,  Fables  noitvelles,  17731  in-8,  2  volumi  legali  ìn  marocchino  rosso,  ^legatu^a  antica) •»  2  200 

-  Gessncr,  Contes  morau.x,   1773,  in-4,  legalo  in  marocchino  rosso,  coll'arme  dì  Madame  du  Barry "  3'*'*^3 

■  Orlando  Furioso,   1773,  in-8  grande,  4  volumi  legati  in  marocchino  rcsso.  (Derome)   .     .     , "  i.l2o 

-  Saint  I-ambert,  Les  saisons,  1775,  in-8,  legatura  Cuzin,  in  marocchino  rosso.  Figure  avanti  lettera     .     .     .     .  ■<  1.4^.'^ 

-  Romans  de  Voltaire,  1778,  3  volumi  Ìn-8,  legatura  Trautz  in  marocchino,  con  figure  avanti  ai  numeri  ..."  i^^^" 

-  Les  liaisons  dangcreuses,   171*6.  2  volumi  Ìn-8,  legatura  antica  in  marocchino  rosso,  con  ligure  avanti  lettera  e 

con  alcune  acqualorti ....           .     .                "  S  200 


VENDITE  PUBBLICHE  155 


4*34.  —  Paul  et    Virginie.    1789,  in-i2  piccolo,  legatura  Bozérian  in  marocchino  turchino.   Figure  avanti  lettera  .     .     .    Fr.     1,500 
(69.  —   Bouchei,  Fig.  pour  Molière.    175^.  in--],  legatura  Traulz.  in  marocchino 1.400 

471.  —  Anacreon,   1773.  -^'"'^  '^"  vignctles  et  ctils-de-lampe  en  tirage  hors  tcxle   .....' .>       -^.020 

472.  —   I.rc  Suite  de  Morcan  pour  Molière,   1773    Prove  avanti  lettera       .     .     .     .• ,.       4.750 

472.  —  Suite  de  2^  figttres  de  Moreau  pour  lef:  chaiisons  de  Lahorde,  Prove  avanti  Icaera »       7  500 

473*  —  Momiments  dn   costume.  Riunione  delle  3  serie  col  lesto:  a  pieni    margini,    in    un  sol    vul.    in-fo'.,   !c:;aio    in 

marocchino  rosso.  (Cuzin) .0     21.000 

17H.  —  Estampes  de  Morcan  pour    Voltaire.    17K5.  Prove  avanti  leMera.   in  una  legatura  di  maiocchino  ross    di  Bradel 

Deromc „      4.^00 

Ijq.  —  Amori  Ji  Psiche  e  (.'upido.  17113.  in-|,  iii,-.  di  Moreau.  avanti  alla  lettera,  legatura  in  marocchino  rosso.  (Bozérian)     »       i.ioo 
\Xn    —  Histoire  de  Louis  XV'  par  luedailles,  in-tb!..  con  legatura  in  marocchino  verde.    (Cuzin).  20   fogli    in   prove 

d'acquaforte »       •2.1,6'^ 

1^1-  —  20  figure  di  Fragonard  pour  Ics  coiitcs  de  La   FonlAine.  in  un  solo  vohimf.  Iettato  in  marocchino  verde.  Prove 

avanti  ai  numeri "... .»       1.120 

40r.   —    (Tuvres  de  Boileau.    17(7.   S  volumi  in-^.   legatura  antica  in  n  arocchino  rosso.  Esemplare  che  contiene  i  di'iegni 

or'ginali  di  Cochin (').020 

193 ,?5  dcssinx  pour  les  ('outvs  hlcus,   ìn-i.   legatura  di  marocchino  bleu     (Traulz) "       'ì.Hoo 

40(.  —  Finge  de  Li  folic.  1751    in-4,  con  legatura  Derome  in  marocch.  rosso.  Questo  esemplare  contiene  i  17  disegni  ori- 
ginali di   Eisen „       5  000 

495.  —  Lettres  à   Emile,    i8og,  2  volumi  ÌD-i^  grande,  con  legaiura  Bozérian,  in   marocchino.    Esemp'are    stampato   su 

pergamena,  contenente  60  disegni  di  Moreau •»     20.800 

497-  —   Catalogo  del  principe  di  Conti,    1779.  in-8,  con    legatura  Cuzin.  Esemplare  contenente   165  schizzi  di  Gabriele 

di  San  Aubin n       1  85^ 

499-  —  Cochin,  Pitture  e  sculture  che  si  trovano  nella  chiesa  degl'Invalidi.    1736,  in-fol.  grande,  con  legatura  di  ma- 
rocchino   rosso.  (Cuzin),  e  52  disegni  di  Cochin n       1.^20 

327.  —   Q'uvre  de   Ticquet,  87  pezzi  in  due  volumi  in-4.   legati  in  marocchino  rosso >•      14.000 

335.  —  St.  Igny.   Diversitei  d'hahillemens  à  la  mode.  Le   Theaire  de  France.   i629-!r)'^o,    in-4.    c^n    legatura   di    pelle 

di  vitello  bruna »        I.610 


K<>OÙ»WKKI»>>««<MXKMMM'rW]iMKK<MWMW)tX>«KK«KKI»W^*W^»«yMMMl<Wl<BWKWKXl«"««WM'MWW)fKKy'<ìtKX»()«»t»<><l<MMKml<>OOC-»*< 


Il  28  Maggio  1900  cessò  dì  vivere  dopo  lunga  e  penosa  malattia  il 

Senatore  PIETRO  BRAMBILLA 

Presidente  della  Società  Bibliografica  Italiana. 

l'er  onorare  degnamente  la  memoria  dell'  illustre  defunto,  il  Consiglio  direttivo  della  So- 
cietà Bibliografica  Italiana  diramò  a  mezzo  del  suo  vice-presidente,  l'ili,  sig.  Cav.  G.  Fumagalli, 
la  seguente  lettera-circolare  : 

«  La  S.  V.  già  conosce  la  grave  perdita  fatta  dalla  nostra  Società  con  la  morte  del  suo 
amato  e  benemerito  Presidente,  il  Senatore  PIETRO  BRAMBILLA.  Il  Consiglio  Direttivo  ha  cre- 
duto di  interpretare  il  pensiero  unanime  dei  Soci  provvedendo  a  onorare  in  forma  degna  di  lui  e 
della  Società  l'illustre  Uomo,  che,  chiamato  tre  volte  per  voto  plebiscitario  delle  annuali  assem- 
blee a  reggere  il  nostro  Sodalizio,  ne  curava  con  tanto  amore  le  sorti,  benché  preoccupato  da 
tanti  e  si  gravi  afifari  e  travagliato  da  crudele,  inesorabile  malattia. 

Ha  quindi  deliberato  di  bandire  un  concorso  a  premio  per  un'  opera  bibliogratua,  su  argo- 
mento da  fissarsi  prossimamente.  Il  premio  dovrà  essere  assegnato  nella  Riunione  Generale  del 
lyoi  ;  e  il  lavoro  premiato  dovrà  essere  dato  alle  stampe  e  portare  una  breve  commemorazione 
del  compianto  nostro  Presidente,  costituendo  cosi  un  ricordo  durevole  e  non  indegno  dell'  uomo 
la  cui  vita  fu  cosi  operosa  e  tutta  dedita  a  utili  e  nobili  imprese.  Ha  pure  deliberato  che  la  somma 
da  destinarsi  per  premio  debba  essere  costituita  in  parte  da  un  contributo  della  cassa  sociale,  in 
parte  da  una  sotto.scrizione  aperta  fra  i  Soci.  Quando  sarà  noto  di  qual  somma  si  possa  disporre, 
si  stabilirà  il  tèma,  adeguato  alla  somma  stessa,  e  si  pubblicheranno  le  norme  stesse  per  il  con- 
corso >). 

Approvando  una  si  nobile  impresa  che  rende  omaggio  alla  memoria  dell'  illustre  defunto  e 
torna  ad  onore  di  chi  la  ideò,  la  Direzione  de  La  Bibliofilia  sottoscrive  a  tale  scopo  la  somma  di 
venticinque  lire. 


tsC>  CORRISPONDEXZF. 


CORRISPONDENZE. 

T.  De  M.  Napoli.  —  È  strano  che  non  abbia  trovato  1'  Offìciinn  B.  J/.  /'.  impr.  a  Napoli 
dal  Bavarese  Crist.  Preller  nel  1490  in  una  delle  Biblioteche  di  Napoli.  L'esemplare  tirato  su  per- 
gamena citato  nel  mio  catalogo  XXXV  sotto  il  n."  S23  fu  venduto  ad  un  Principe,  al  quale  ho 
inoltrato  la  sua  richiesta  ed  è  molto  probabile  che  la  S.  Y.  sarà  esaudita. 

A'.  L.  S.  Urbana.  —  Many  thanks.  Paynient  does  not  press.  Beyond  doubt  you  will  liave 
received  last  number  and  like  it  very  much.  Expect  kind  reply. 

Prince  D.  S.  Bucarest.  —  Remercimeiits  siiicères  de  votre  amabilità.  Nous  regrettons 
qu'un  homnie  quelconque  ait  abusé  de  votre  noni  illustre,  mais  plus  encore  que  son  impudence  reste 
impunie. 

\V.  E.  AV"<-}b>/t.  —  \Ve  wrote  to  Prof.  Alberto  Magnaghi and  are  expecting  his  reply  which 
vve  hope  will  enable  us  to  supply  his  hook. 

H.  S.  J.  h'ìioxville.  —  If  your  Magazine  appropriation  has  been  entirely  used  up,  you  can 
pay  the  subscription  to  La  Bibliofilia,  which  met  with  the  largest  possible  favor  in  the  l'nited 
States,  in  the  next  yean,  when  your  funds  will  allow  it. 

B.  Q.  Londra.  —  Conlessa  M.  P-  Roma.  —  Grazie  delle  gentili  lettere  riguardanti  la  nostra 
questione  col  governo  ungherese.  Con  loro,  moltissimi  altri  cortesi  lettori  della  Bibliofilia  hanno 
espresso  lo  stupore  sul  contegno  inqualificabile  d'  un  governo  che  vuol  posare  fra  i  civili.  L'articolo 
inserito  in  questa  Rivis/a  (1,  pp.  2 ^j-^rx»)  corrisponde  esattamente  per  filo  e  per  segno  alla  nuda 
e  cruda  verità.  Non  si  condividono  però  la  loro  convinzione  e  speranza  nel  trionfo  finale  della  giu- 
stizia, dopo  le  esperienze  fatte.  11  governo  ungherese  si  lava  le  mani  addossando  tutta  la  respon- 
sabilità sull'avvocato,  il  quale  da  parte  sua  dichiara  d'avere  stipulato  la  famosa  convenzione  soltanto 
alla  condizione  che  al  cav.  Olschki  fosse  ris?rvato  il  diritto  della  verifica  e  sotto  l'obbligo  del  go- 
verno di  pagare  prontamente  gli  eventuali  danni  secondo  la  valutazione  d'  un  perito  delegato  dal 
Presidente  del  Tribunale.  Tutte  le  lettere  raccomandate  ed  i  telegrammi  con  risposta  pagata  ecc. 
diretti  al  presidente  del  Consiglio  dei  ministri,  al  ministro  di  Grazia  e  Giustizia  ed  a  quello  dell'  1- 
struzione  Pubblica  rimasero  senza  risposta,  ed  il  ricorso  presentato  dal  cav.  Olschki  nel  Febbraio  p.  p. 
alla  Camera  degli  Avvocati  di  Budapest  perché  stabilisca,  se  la  responsabilità  ricada  sull'avvocato, 
non  ebbe  ancora  evasione  !  !  !  Pcreat  mundus.fiat  iustitia....? 

Cav.  F.  G.  Roma.  —  Grazie  del  consiglio  che  fu  sùbito  messo  alla  prova,  ma  l'Ambasciata 
austro-ungherese  rispose  non  poter  avere  alcuna  ingerenza  in  una  simile  t|uestione  che  non  entra 
nella  sfera  delle  sue  funzioni. 

Direzione  della  Gazzetta  del  Popolo,  Torino.  —  Siamo  gratissimi  delle  cortesi  parole  dedi- 
cate con  tanto  favore  alla  nostra  Rivista.  Indovinata  la  osservazione  che  essa  è  forse  più  conosciuta 
all'estero  che  fra  noi.  I  giornali  stranieri  parlano  spesso  con  molta  simpatia  del  nostro  Periodico, 
mentre  invano  cercherebbesi  nei  fogli  massimi  della  Penisola  sia  pure  un  cenno  al  medesimo. 
Alle  cortesi  sue  parole  «  E  una  Rivista  che  fa  onore  alla  gentile  e  colta  Firenze  »  rispondiamo 
che  nessun  foglio  fiorentino  l'ha  ancora  nemmeno  menzionato  nelle  sue  colonne!  Aborriamo  la 
reclame  chiassosa  e  comprata,  tanto  più  che  possiamo  farne  anche  a  meno. 

.St.  Fr.  Roma.  —  Stante  la  ristrettezza  dello  spazio  e  l'abbondanza  di  materiale  dobbiamo 
rimandare  la  pubblicazione  del  suo  pregevole  lavoro  al  numero  di  settembre. 

Dr.  il/.  F.-P.  Foligno.  —  Abbiamo  atteso  invano  il  rinvio  delle  bozze  corrette,  epperò  non 
abbiamo  potuto  pubblicare  la  continuazione  del  suo  articolo  molto  apprezzato. 

Bnlletin  de  l' Art  ancien  et  moderne  Paris.  —  Remerciinents  sincères  pour  votre  article 
bienveillant  inséré  dans  votre  deriiier  numero. 

ERRATA-CORRIGE. 

Psg-  87?  *"Ì53  2a,  invece  di  fissi  (Ftg.  4},  leggasi  fusi.  . 

«  87,     »>     3*,         .1      "   mobili,  leggasi  mobili  (VIG.  4),  . 

li  105,  fig.  19.        rt      »   Eusffio  leggasi  Eusebio  ed  invece  di  Tenson  lcggn«ì  Jenson. 

n  120.  sotto  la  figura,  invece  di  Nutruisteir  leggasi  Nu.ueister. 

»  131.  riga  7-'^.  invece  dì  pag.   i:i4  leggasi  pag.  7CSf. 

Chmso  il  20  Giugno  igoo. 


192-900.  Firenze.  Tipografia  L.  Franceschtni  e  Ci  -  Via  dell  Anguillara,   \% 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA  —  FERRARA 


157 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Catalogue  de  la  Librairie  Leo  S.   Olschki 

Suite  (ì) 

Lorenzo  de' Rossi  (148 5- 1500). 
129.  Bergomensis,  Jacobus  Philippus,  oid.  erem.  S.  Augusti. 

De 

plurimis 

claris  fceletis  (sic)  qj 

Mulieribus.    Opus 

prope  diuinuj 

nouiflìme 

cenge 

flum 


Fr.cent, 


N."  123.  Sergoiiiensis,  Jacobus  Philippus. 


(À  la  fin  :)  C  Opus  de 
claris  felectifqj  plurimis 
mulieribus  a  fratre  Ja.  phi- 
lippo  Bergo  |  menfe  edi- 
tumexplicit:  maxia  cu>  di- 
ligentia  reuifuj  Z  caltigatù. 
per  Reueren.  |  l'acre  theo- 
logie  doctore^  Magilìrù  Al- 
bertus de  placètia:  Z  ffem 
Augurtinuj  ]  de  Cafali  ma- 
iori  eiufdé  facultatif  Bac- 
calariù  ordinis  mio:^.  Fer- 
rarle ìpreffuj.  j  Opera  Z 
ipenl'a  Magiflri  Laurentij  de 
rubeis  de  Ualentia.  tertio 
kal'.  maias.  i  anno  l'alutis 
nfe.  M.cccclxxxxvii.  Reli- 


giofo  Inuictifs.  qj  pnclpe  :  Diuo  Hercu  |  le  :  Duce  fecundo  :  Ferrarièfibus  legi- 
ptime  (sic)  Imperante.  [  (1497)  in  fol.  Avec  beaucoup  de  superbes  figures 
gravées  sur  bois.  Rei.  en  cuir  de  Russie,  aux  armes  s.  les  plats,  titre  dorè, 
fìl.   intér.,  tr.  dor.  [Hain  '281  3I  laoo. 

4  ff.  prél.  et  172  eh.  (de  FO  III  à  FOCLXX)  (sign.  A,  a-z)  Bcaux  caractères  gothiques,  45  Ugnes  par  page. 

Le  tilre,  occupanl  le  recto  du  prem,  f.  prél.  est  compose  de  caractères  gothiques  richement  omementés  et 
expressément  gravés  cn  bois.  Au  verso  du  mème  f.  l'on  voit  une  figure  sur  fond  noir  :  Tauteur  offrant  son 
livre  il  la  reine  Beatrice  d'Aragon,  reine  de  Hongrie  et  de  Bohème.  Cette  gravure  est  entourée  dune  admi- 
rable  bordure  ornementée  et  dessinée  au  Irait  avec  le  millèsime  141)^.  La  mème  bordure  se  irouve  répétée  au 
verso  du  f,  ai,  enfermant  ><  petites  sccnes  de  la  vie  de  la  vierge  Marie.  Une  autre  bordure  non  moins  belle 


(I)  Voir  La  Bibliofilia,  voi.  11,  pages  49-80. 


La  Bibliofilùi.  volume  li,  dispensa   ('-4°-5' 


IS! 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


est  celle  de  la  prem.  page  du  tcxte.  Cekii-ci  commence  par  une  belle  iniliale  figuréc.  En  dehors  le  volume 
CSI  illuslré  de  171  figures  eri  panie  sur  fond  noir.  chacunc  de  64  sur  72  inm.  Ces  figures,  doni  un  Irés  grand 
nombre  se  repélenl  plusieurs  fois.  reprcsentenl  d'txcellenls  porlraits  de  femmes,  soil  de  lantiquilé  et  de  Ihi- 
stoire  sainte  soil  du  moycn  àge.  Quelques  porlraits  de  ftmmes  conlemporaines  de  lauleur  sont  de  vrais 
chefs-d'auvre  de  l'art  xylographique.  —  Lintitulé  porte  un  petit  timbre.  Aux  ornements  de  la  bordure 
une    main    ancienne    a    donne    un    fond   noir.    Au    reste    cxemplaire   mognlfique. 


Fr.cent. 


1 30.  Plutarchus.    Epi  '  thome    plutar     c 


hi  (A  la  fin:)  ImplTuj  Ferrane  p 
niagfj  Laurètiù  d'valètia 
die.  /-.  februarij.  1501.  '| 
in  4.  Avec  un  frontisp. 
grav.,  une  magnilìque  fi- 
gure, la  marque  typogr. 
et  de  belles  init.  s.  fond. 
noir.   Vél. 

4  ff.  n.ch.e-  Cl.Iin  ff.ch.Caracli.>res 
gothiques. 

Le  litre,  en  gres  carac  ères gothiques. 
n'est  pas  compose,  mais  grave  s.  bois 
et  richemenl  ornementé.  Sur  le  recto 
du  prem.  f.  se  trouve  un  poème  :  NI- 
GER  ANAGNOSTI.  |  en  caractères 
ronds.  Suìvcnt  trois  épitres  :  lu.  Cae. 
Cantelmus  epus  Sigifmundo  frat'  optì- 
mo  Salute;.  |  Marius  equicolus  Oliue- 
tanus  D.  lu.  Caefarem  Cantclmum  1 
Epifcopum  falutat.  |  Darius  Tyberius  : 
cques   ccfcnas  :   lulio    Caefari   Càtel- 

mo  : Celle  dernière  cpilre  dédicatoire  est  datce  ;  Kx  municipio  nro  Monte  guidone  :  pdie  Calen.  Maias 

a  I  chrifti  natali.  Mcccclxxxxij.  ]  Le  verso  du  4"  f.  prcl.  est  entièrement  occupé  d'une  magnifique  figure: 
Un  poète  couronné  de  laurier.  assis  à  terre,  enveioppé  dans  un  manteau,  à  pieds  nus,  écrivanl  sur  un  genou  ; 
à  son  coté  un  cncrier  :  au  dessus  de  lui,  suspendu  à  la  branche  d'un  petit  arbre,  un  violon  et  un  archet.  Le 
tout  est  entouré  d'une  gentille  bordure  composée  d'éléments  architect.,  de  deux  figures  et  de  trophées,  et 
dessinée  au  trait.  La  figure  elle  mème  est  légèremcnt  ombrcc.  —  L'impressum  et  la  marque  de  1  imprimeur 
se    trouvent   sur  le  verso  du  dern.  f. 

Celte  édition  est  la  première  d'un  abrégé  des  Yies  de  Plutarquc  l'ait  vers  la  lin  du  XV  siede  par  Dirlo 
Ttherin. 

Bel  exemplaire  de  cette  édition  rarissime,  grand  de  marges.  La  gravure  est  légèrement  ombrée  d'encrc  de 
Chine,  tìuelques  notules  manuscr.  aùx  marges,  de  la  main  de  Rinaldo  Corso  hommc  de  lettres,  ne  à  Verona 
en   152^  et   m«>rl  évèque  de  StFongoli,  en  15S2, 


N."  ìig.  Bergoinciisis,  Jacobus  riiilippus. 


Giovanni  Maciocchi. 

i3i.Dictionarium  graecum.  DICTIONVM  GRAECARVM  COPIO  |  fus  .... 

Annotationei'qne  innunient,  tuni  ad  reni  gntcani,  j  tnm  latinam  perti- 
nentes,  ....  Quantum  dictiones  quiir'dam  mutato  accètu  dille  |  rant  autore 
Cvrillo.  I  DE  differentia  plurimarum  dictiomim  Autore  j  Amonio.  |  Vo- 
cabula  militarla  ex  infiitutione  ueterum.  |  ....  (.\  la  fin  :)  Ferrarice  per 
loannem  Maciochium  Bondenum  |  Ad  Quintù  Calendas  Octobris.  |  M.D.X.  | 
(1510)   in   fol.   Avec   la  belle  marque  tvpograph.   s.  le  titre.   Rei. 

291  ff.  (mal  chilfrés  1-292)  et  1   f.  n    eh.  à  2  ou  3  cols.  par  page.  Bcaux  caract. 

Seconde  édition  de  la  nouvelle  redaction  du  Lexique  de  Joannes  Craston,  augmentée  du  Lexique  latin-grec 
d'Aldu  Manuzio  et  de  nombrcuies  additions  lexicologiques  et  grammaticales  qui  ne  furcnt  plus  réimprimées 
dans  la  2*  Aldine  de  I324. 

Superbe  cxemplaire  grand  de  marges  sur  papici*  fort. 


50.— 


FERRARA 


'59 


132.  Dionysius  Afer,  s.  Periegetes.  DIONYSIl  Afri  de  fitu  orbis  opus 
fludiofis  ne-  I  cel'lariiì,  quo  gentes,  populi,  urbes,  maria,  |  flumina  explicantur, 
graece  fcriptù.  |  Idem  in  latinitatè  a  Rhemnio  gràniatico  tnil'  j  latù,  fallo 
hactenus  Prifciano  adfcriptum,  |  In  idem  annotamenta  gnecoru  mo- 
re I  latine    fcripta,. Coelii    Calcagnini    Annotatio    fuper  |  Anchiale,    et 


Fr.cenl. 


N."  130.  riiitarchus. 


Rhemniài  carminis  pìlìtatio.  |  (À  la  fin  :)  loànes  Maciochus  Bondenus 
iniprimebat.  Fer  |  rari*.  Die.  xviii.  Decèbris.  Anno.  MDXII.  |  Sùma  cum 
diligentia,  ut   caetera.  j  (15 12)   in  4.   Cart.   vél.   imité.  50. 

5^  fl".  n.  eh.  Beaiix  car,  ronds. 

Premiere  édiliun  exlièmeinent  rare  et  turt  estimée.   Superbe  exemplaire. 

i33.Guarinus  Veronensis.  EROTEMATA  GVARINI  CVM  |  MVLTIS  AD- 
DITAMENTIS,  ET  |  CVM  COMMENTARIIS  |  LATINIS.  |  {À  la  fin  :)  C  Im- 
prefsum  Ferrari:e  p  me  loànè  Mazocliù.  |  Anno  Domini  .M.D.IX.  Die  .XIII. 
Martii.  I  (1509)  2  pties.  en  1  voi.  in-8."  Avec  la  marque  tvpogr.  et  quel- 
ques  initiales  grav.   au  trait.  D.-veau  fauve,  dos  dorè  (Felix  a'né).  loo. 

La  prem.  panie  (68  ff.  n.  eli.)  contieni  le  texte  grec  de  CfuysoloiJS  et  une    preface    de   Jrifianties   Mj/ìj 
Tricaelius,  A  la  fin  on  lit  la  souscription  ;  EttI  z'ii^  (^lf^p:x^Ày.^  /«tì  Iwkvv/iv  M«-/(Ó  j  yiO-j  jSóvòiyov.  23 


i6o  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.c 
l'Suvio-j.    M.    A.   (1.  I  La  seconde  panie  (Ij-i  fl".  chiffrés  aux  pieJs  des  pages)  na    aucun   liire  special;  elle 

comprend  :  Pontici  Virunii  declarationes  quacdam in  erotcmata  Guarìni  lumultuariac.  la  préface  du  mème 

savant  à  Antonio  Visconti  et  la  vie  de  Chrjsoloras.  Elle  est  impr.  en  car.  italiques. 

Ouvrage  cxtrcmement  rare  et  recherché.  dont  on  ne  trouve  presque  jaraais  de  beaux  exemplaires  comme  le 
nò:re.  ircs  grand  de  marges  avec  beaucoup  de  témoins.  Sur  le  titre  un  autographe  du  fameux  Cardinal  Bjn~ 
dello  :  ToD   ^'xvùù.'t.ùJ   XKÌ   ^lÀwv. 

I  34.  Lascaris,  Constantinus.  CONSTANTINI  LASCARIS  INSTITVTIONES 

uniiierfo  cuni   plurimis  auctariis  nuperrime  impreffo (A  la  fin  :)  Ferra- 

ri;e  per  loannem  Maciochium  |  Bondenum,  Tertio  Calendas  Sextilis.  M.D.X. 
(15  io)  in  4."  Avec  la  belle  niarque  typogr.  s.  le  titre  et  à  la  lìn.  Belle 
reliure  orig.  d'ais  de  bois,   couvert  de  veau  ornementé  à  froid.  75. 

292  ff.  n.  eh.  Superbe  cdition,  qui.  pour  sa  beaulé.  ressemble  aux  anciennes  Aldines.  Le  volume  contient 
aussi.  e.  a.,  Cebelis  tabula,  Lttcìatti  iudìcium  vocalium.  PhiloUì  Croloniatac  carmina  aurea,  Phocy- 
tides  etc.  Bel  exemplaire  bien  conserve. 

Sans  nom  de  l'imprimeur. 

135.  Datus,  Augustinus.  CLARISSI.MI  VIRI  AC  PRAESTAN-  |  tilTimi  philo- 
lophi;e  doctoris  Auguflini  |  Dati  Senenlìs  de  variis  loquendi  figuris  |  fiue  de 
modo  dictandi  :  ad  Andream  di-  |  uem  Senèfé  Ifagogius  (sic)  libellus  foeli- 
citer  I  incipit  ?  |  (A  la  fin  :)  Expliciùt  elegàtie  Auguflini  datti  fenèlìs  |  Im- 
prasffe  (sic)  ferrarle  die  vigeilma  feptèbris  ]  .M.CCCC.LXX\'.  |  (1473)  in-4.'' 
D.-vél.  [Hain  *599oJ.  125. 

38  ff.  n.  eh.  (sign.  a-d)  Caracl.  ronds  ;  35  lignes  par  pace.  Les  signatures  y  ont  élé  mise  par  un  limbre 
aux  coins  e\trémes  des  feuiUets.  indépendanles  du  texle. 

Le  lexle  commence  ìmmédiatement  sous  l'intitulé  ciré  au  recto  du  f.  1  ;  [  ]  REDIM\'S  lam  dudum  I  aple- 
rifque  uiris  Il  finir  au  verso  du  f.   ,8  Viginti  febiuus  ceto,  j  puis  l'impressum  ciré.  * 

Impression  fort  rare,  dont  Audiffredi  n'a  vu  aucun  exemplaire.  L'exempl.  décrit  par  Hain  était  incomplet. 
Exemplaire  grand  de  marges,  mais  peu  taché  d'cau. 

I  36.  Guarinus,  Bapt.  Baptiifae  Guarini  funebris  oratio  in  ExcellentifTimam  | 
Reginam  Eleanorà  Aragonia,  Inclyti  4ucis  Herculis  |  Eftenfis  còiugem  ha- 
bita  quarto  Idus  Octobres.  1493.  ]  S.  1.  n.  d.  'Ferrariae  1493)  in-4.°  cart. 
[Hain  8132]. 

h  ff    sans  chiffrés  ni  sign.  caract,  gothiques  à  35  lignes  par  page. 

Le  recto  du  ó"^  1".  de  cette  impression  fort  rare  est  blanc,  le  verso  porte  lo  lignes  de  vers  ialins,  intitutés  ; 
Eiufdcm  Epigramma. 

Qmi  quali  dcfunetam  luctu  decoratis  inani  .' 
Non  obi)l  Cuius  gloria  tanta  manet. 


$ 


20. 


Uiuet  apud  populos  Eleonora  fuos. 

FIRENZE  (1471-72). 

Domenico  di  Pistoia  e  Pietro  da   Pisa  (a  S.  Giacomo  di  Ripoli)  (1476-83). 

1 37.  [Aurelius  Victor].  C.  PUNII.  SECVNDI.  IVNIORIS  1  LIBER.  ILLV- 
STRIV.M.  VIRO  I  RV  (sic).  INCIPIT.  |  (.\  la  fin  :)  l.MPRESSV.M.  FLOREN- 
TIAE.  I  APVD.  SANCTV.M.  lACOBV.M.  DE  [  RlPOLl  ..M.CCCC.LXX.- 
VIII.  I  (1478).  in-4.''  Cart.  (Hain   2137].  100. 

■KX  tf.  n.  eh.  (sign.  a-d)  Caraclères  ronds  (0;  27  lignes  par  page. 

L'intitulé  cité  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.  (ai)  Ìmmédiatement  suivi  du  commencement   du    icxte  :  lp| 


(il  Voir  le  fac-similé  du  colophon  à  la  page  123  de  ce  Cahier. 


FIRENZE  i6i 


ROCA.  REX.  ALBANO  |  rum  Amulium  Si  Numitorem  |  filios  habuit  .  .  .  .  Au  verso  du  f.  32,  I.8-10  :  CAI- 
PUNII  •  SECVNDI  ■  VERONEN  |  SIS  •  LIBER  ■  ILLVSTRIVM  •  VIRO  1  RUM  ■  FJNIT  •  FOELICITER  •  j  puis 
l'impressum. 

Gomme  lous  les  livres  imprimer  dans  le  couvent  de  St.  Jacques  de  Ripolì,  celui-ci  aussi  est  de  la  plus 
1,'rande  rareté  ;  M.  Hain  ne  la  pas  vu.  Noire  exemplaire  est  compiei,  grand  de  marges  et  merveilleusemenl 
bien  conserve. 

1 38.  Petrarca,  Francesco.  INCOMINCIANO.  LE.  VITE.  DEPONTEFICI.  | 
ET  IMPERADORIROMANI.  COMPOSTE.  |  DA  MESSER.  FRANCESCO 
PETRARCHA.  |  (À  la  fin  :)  IMPRESSVM.  FLORENTIAE.  APVD.  SANC  | 
TVM.  lACOBVM.  DE.  RIPOLI.  ANNO.  DOMI  |  NI.  M.CCCC.LXX.VHI.  | 
(1478).  pet.  in-fol.  Maroquin  citron,  fil  dor.,  dent.  à  fr.  Rei.  anc.  [Hain 
*i28o9l.  330- 

lol  ft    n.  eh.  et  i   f.  bl.  'manque)  (sign. — ,  a-r)  Gros  caractères  ronds  ;  33-31  lignes  par  page. 

Le  recto  du  |)rem.  f.  est.  blanc  Au  ve  so  :  INCOMINCI.\.  LA.  TAVO  \  IX.  DELLA  PRESENTE.  OPE  |  RA. 
DI  MESSER.  FRANCFE  |  SCO.  PETRARCA.  |  Cette  table,  imprimée  à  2  cols.,  finit  au  verso  du  f.  2  :  FINITA. 
LA.  TAVOLA.  |  Au  recto  du  f.  3.  (ai)  ;  PROEMIO  DI  MESSER  FRANCESCHO.  |  PETRARCHA  NEL  LIBRO 
DEGLI  I  IMPERADORI  ET  PONTEFICI.  :  |  L'intitulé  cité  occupe  les  lignes  4-6  du  verso  du  f.  3.  Le  texlc 
finit  au  verso  du  f.  lol,  1  ltì-19  ;  FINISCONO.  Le  ulte  de  Ponrefici  &  imperadori  Roma  |  ni  Da  MefVere  Fran- 
ciesco  Petrarca  in  fino  a  fuoi  tempi  com  |  pofte.  Dipoi  con  Diligenzia  &  breuita  feghuilate  infino  nel  |  lanno. 
M. ecce. LXX. Vili.  I  L'impressum  cité  plus  haut  fait  la  condusion. 

Première  édition  rarissime  et  fort  recherchée  (Voir  Gamba  nro.  ysfi).  Exemplaire  orne,  au  verso  du  7"^  t'., 
d'une  jolie  bordure  peinte  et  miniaturée  en  or  et  cn  couleurs  ;  Ics  initiales  laissées  en  blanc  ont  été  peintes 
cn  rouge  ou  en  bleu. 

Plato,  voir  N."   177. 

Niccolò  di  Lorenzo  della  Magna  (1477-86). 

139.  Albertis,  Leo  Bapt.  de.  LEONIS  BAPTISTE  ALBERTI  DE  RE  AEDI- 
FICA  I  TORIA  INCIPIT  LEGE  FELICITER  |  (À  la  fin  :)  LEONIS  BAPTI- 
STAE  I  ALBERTI  FLOREN  |  TINI  VIRI  CLA  |  rifllmii  (sic)  de  re  |  Aedi- 
ficatoria opus  elegantiOì  |  mum  et  qmaxime  utile,  Fio  |  rentis  accuratillìme 
impref  |  fum  opera  Magirtri  Nicolai  |  Laurentii  ]  Alamani  :  Anno  |  falutis 
.\IilIelìmo    octua  |  gelìmo  quinto  :  quarto    chalendas  ianuarias.  |  (1485)    in 

fol.  Vél.  [Hain  *4i9].  200. 

Cesi  la  première  édition  et  la  seule  qui  ait  été  faite  au  XV  siede.  Le  premier  leuiUet  dont  nous  cilons 
l'intitulé  est  précède  par  uà  feuiUet  séparé  portant  au  verso  une  épìtre  dèdicat.  ANGELVS  POLITIANUS: 
Laurentio  Medici  patrono  fuo.  S.  D  |  —  Le  volume  consiste  de20(  ff.  sans  chifFres  (sign.  a-!?f).  Le  colophon 
(inexactement  cité  par  Hain)  se  trouve  au  verso  du  feuillet  203  ;  le  f.  20  (  contient  sur  son  recto  une  poesie 
Ialine  :  Baplifta  liculus  in  auctoris  perfona  Ad  leclorem  |  et  sur  son  verso  le  Regislrum.  Ce  dernier  feuillet  man- 
quait  à  l'exemplaire  de  la  venie  Sunderland,  qui  nèanmoins  fui  vendu  ig  Lst.  —  Bon  e.Kemplaire  grand  de 
marges. 

140.  Cavalca,  Domenico,  ord.  Praed.  IN  NOMINE  PATRIS  ET  FILII  ET 
SPIRI  I  tus  fancti  amen.  Incomincia  ilbelIilTimo  et  utile  tractato  |  contra 
ilpeccato  dellalingua  Prologo  fopra  decta  opera  |  compilata  et  facta  per 
frate  domenico  chaualcha  dauico  |  pifano  frate  predicatore.  |  (A  la  fin  :) 
FINIT  PERNICHOLAVM  FLORENTIE.  1  DEO  GRATIAS  AMEN.  |  S.  d. 
(vers    1478)  in  fol.  Veau  dorè  s.   les  plats  et  le  dos.  [Hain  4771 1.  loo.- 

11/    rt.  n.  eh.  et  I   f.  bl.  (manque)  ;  sign.  a-q.  Beaux  caractères  ronds;   31   lignes  par  page. 

Le  lecto  du  prem.  f.  est  occupé  du  prologue  sous  Tintilulé  cité.  Au  verso  du  mème  1'.  ;  INCOMINCIANO 


I62 


xMONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Ecapitoli  diquefla  opera  :  |  F.  2  redo,  1.  24.  commencenunt  du  leMe  :  D1Q>'EU.E  COSE  CHE  CINDVCONO 
A  I  benghuardare  lalingua  &  monflrancì  la  graucza  defuoi  |  peccati  generalmente.  Capitolo  primo  :  |  La  «ou- 
ecription  se  trouve  au  verso  du  dern.  f. 

Belle  ìmpression  de  la  plus  grande  rareté.  La  meilleure  édition  de  cel  ancien  Testo  di  Lincia  (Voir  Gamba 
no.  3081,  sortie  des  prcs'es  de  Niccolò  della  Magna  ou  d'Alemagna.  —  Bel  exemplaire. 


1 40."  Cavalca,  Domenico,  orJ.  Pmed.  Meme  ouvrage.  —  Autre  exemplaire, 
complet,  avec  le  f.  bl.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois,  dos  de  veau.  Très  grand 
de  marges,  avec  témoins,  les  ff.  i  et  1 1 5  sont  réenmargés  ;  un  timbra  sur 
le  2.  f.  Les  initiales  laissées  en  blanc,  sont  peintes  en   rouge  et  bleu.  100. — 

141.  Dante  Alighieri.  CO.MENTO  DI  CHRISTOPHORO  LANDINO  FIO- 
RENTI I  NO  SOPRA  LA  COMEDIA  DI  DANTHE  ALI  |  GHIERI  POETA 
FIORENTINO.  |  (A  la  fin  :) 

FINE  DEL  COMENTO  DI   CHRISTO 

PHORO  LANDINO  FIOREN 

TINO  SOPRA  LA  COMEDIA  DI  DAN 

THE  POETA  EXCELLENTIS 

SIMO  •  ET  IMPRESSO  IN  FIRENZE 

PER  NICHOLO  DI  LORENZO 

DELLA  .M.\GNA  A  DI  •  XXX  •  DA 

COSTO  •  .\I-CCCLXXXI. 


N-"  141.  Dante  Alighieri. 


FIRENZE 


163 


Fr.ccnt. 

(  1 48 1  )  gr.  in  fol.  Avec  superbes  figures  grav.  au  burin  après  les  dessins  de 
Sandro  Botticclli.  Maroquin  bleii  foncé  richem.  dorè  et  orn.  à  froid  s.  les 
plats  et  le  dos,  coins  reniplis,  tìl.  intér.  tr.  dor.  (Lortic)  [Hain  *5946].  1800. — 

368  ff.  s.  eh.  (dont  le  13.  et  le  167.  sont  blancs)  (sign.  a-s,  aa-00,  aaa.  B-L)  Beaux  caract.  ronds  de  deux 
diff.  grandeurs  (l),  39-60  lignes  par  page  dans  la  préface. 

La  préface  commence  au  recto  du  prem.    f.  (.i.|  sous   l'intitulé  cité  :  PROEMIO  |  |bl   ENCHE   NESSVNA 

SPETIE  DI  DOCTI  SCRIPTORI  SIA.  ILLVSTRIS  |  Simi  (ignor  noftri  :  ,  le    texte   au    recto  du    f.    14  ; 

C.\NTO  PRIMO  DELLA  PRI.^IA  CANTICA  O  VERO  |  COMEDIA  DEL  DIVINO  POETA  FIORENTINO  | 
DANTHE  ALEGHIERI  :  CAPITOLO  PRIMO  :  H  1  EL  |  ME  |  ZO  |  DEL  |  CA  |  MI  1  NO  ]  DI  |  NO  |  ST  [  RA  | 
VI  I  IK  I  ....  Sur  la  marge  inférieure  de  cette  page  se  Irouve  la  première  figure,  charmante  épreuvejraiche,  qui 


N."  142.  ó".  Gregoìiiis  Jì/ugiins. 

fait  1  impression  d'un  dessein  au  crayon.  02  s.  172  mm.  Elle  n'est  ni  raccourc'e  ni  touchée  par  le  fer  du 
relieur.  L'autrc  figure,  celle  du  chant  2d.  se  trouve  au  verso  du  f.  b.  !..  91  s.  170  mm.  fon  bien  conserv«e. 
Gomme  dans  la  plupart  des  exemplaires  les  autres  gravures  manquent  et   leurs  places  ont   étc    laissèes    en 


li)  Voir  le  fsc-similé  du  commentemtnl  dvt  2.  chant  à  la   page  124  de  ce  Cahier, 


,64  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 
blanc.  U  e.  Purgatorio  "  commcnce  au  recto  du.  f.  l6S,  le  ••  Paradiso  .•  au  recto  du  f.  275.  Le  texte  finit 
au  verso  du  f.  S^S,  1.  40-41  :  .  . .  .  pura  et  |  fincera.  Ma  la  poca  doctrina  laquale  choli  non  fulli  in  me  dc- 
fectiua  chome  la  conofco.  |  Puis  l'imprcssuni  comme  cité. 

Voir  la  descriplion  très  ctendue  que  M.  DE  BATIN'ES  a  fait  de  cetle  édition  précieuse,  fort  recherchée  des 
bibliophiles  à  cause  de  sa  beauté  et  rareté.  Les  gravures  au  burin  comptent  parmi  les  plus  anciennes  et  les 
plus  rcmarquables  productions  de  ce  genre  II  est  cvident  que  la  grande  difficultc  de  fairc  tirer  les  caux- 
fortes  au  milieu  du  textc  imprimé;  ait  dècouragc  l'imprimtur  longtemps  avant  la  fin  de  Itcuvre. 

Superbe  excmplaire  dune  fraichcur  surprenante  sur  papier  fort,  très  grand  de  marges  ;  dans  une  reliure  mo- 
derne de  grand  iuxe  qui  aura  colite  au  moins  <»o  Francs. 

142.8.  Gregorius  Magnus,  Papa.  .Morali  di.  s.  Gregorio  vul-  ]  gari  in 
lingua  thol'cana.  |  (.\  la  rin  du  2.  voi.:)  Fine  del  libro  trigefimo  quinto: 
Z  ulti  1  nio  de  morali  di  fancto  Gregorio  Papa  et  [  doctore  della  fancta 
chiefa  fopra  la  ulta  di  \  lob  propheta.  ImprelTo  nella  dignilììnia  |  cicta  di 
Firenze  per  Nicholo  di  Lorenzo  |  della  Magna.  Nellanno  dalla  natiuita  del  [ 
Signore.  M.CCCC.LXXXVI.  Adi.  |  XV.  del  mefe  di  Giugno.  (148Ó)  2 
vols.  in  fol.  Avec  une  grande  et  magnif.  figure  gravée  s.  bois.  Vél. 
[Hain  *7935J-  ^'O- - 

3(13  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z.  ?.  3,  aa-uu)  et  2(14  ff.  n.  eh.  (sign.  .\-Q.  Aa-Ss)  Beaux  caracl.  ronds:  13-14 
lignes  et  2  cols.  par  page. 

Voi.  I.  Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  au  verso  :  Tauola  del  primo  libro  dellibro  de  mo  |  rali  di  fancto 
Gregorio  papa  |  (I  col.)  Suit  un  f.  sans  sign.,  contenanl  en  haut  rinlilulé  cilé  en  gros  caract.  goth.  rouges. 
et  le  grand  bois  au  trait,  267  s.  1S5  mm.,  St.  Grégoire  assis  s.  le  tròne.  Cette  figure,  un  des  plus  grandi 
bois  de  lancienne  école  fiorentine,  est  fameuse  pour  lexactitude  de  son  dessin.  Le  texte  coramence  au 
recto  du  3  f.  :  COMINCIA  LAPISTOLA  DI  1  Sancto  Gregorio  Papa  Sopra  il  Libro  |  demorali  Aleandro  Ve- 
fcouo  di  Sibilia  1  Le  verso  du  f  352  et  le  recto  de  253  sont  blancs.  k  la  fin,  f.  3'>3  verso  :  Finito  e  illibro 
decimonono  de  morali  di  1  Sancto  Gregorio  Papa  fopra  lob.  Equali  libri  et  capitoli  furono  uualgarezati  p 
mef  I  fere  Zanobi  da  Strada  come  decto  e  di  fo  |  pra  per  infino  alla  rubrica  e  capitolo  De  |  cimo  octauo  tutto 
del  decto  decimo  nono  |  libro  ....  —  Voi.  II.  au  recto  du  f.  I  :  Cominciano  le  rubriche  de  capitoli  |  del 
uigefimo  libro  de  fopradecti  mo  !  r.ali  di  fanto  Gregorio  papa  fopra  iob  |  Le  redo  du  f.  129  est  blanc.  au 
verso  la  table  du  XXVIII.  livre  (l  seule  col.)  Au  verso  du  f.  263  l'impressum  cité,  et,  en  bas  la  notice 
suiv.  :  Papa  Gregorio  primo.  Seconda  la  ciò  |  nica  di  Vgo  monaco  del  monallerio  flora  |  cenfe  di  Francia  : 
Elquale  racconta  che  il  \  decto  papa  Gregorio  Mori  nelli  anni  di  |  Chrillo  fecento  quattro,  il  fecondo  anno  | 
di  Foca  imperadore  :  Et  doppo  la  morte  di  |  fancto  Benedecto  anni  fell'anta  octo.  Adi  ]  Dodici  di  Marzo.  | 
Les  2  pp.  du  dern.  f.  contiennent  le  REGISTRO  (à  4  cols.'- 

L'exempl.  est  orné  de  très  belles  initiales  goth.,  peintes  en  rouge  et  bleu.  Le  f.  Ss  i  s  y  Irouve  deux 
fois.  Une  partie  de  la  reliure  est  formée  par  un  morceau  d'un  manuscrit  très  ancien. 

14^.  Landinus,  Christoph.  Disputationum   Camaldulensium    libri    W.  S.    1. 

ni  d.  (Florentiae  Nic.  de  Alemannia,  ca.  1478)  in   fol.  Cart  [Hain   9852].    100. — 

5t)  ff.  n.  eh  .  2  ff.  bt.  73  ff.  n.  eh.  et  T  f.  b!  très  mal  signés  (sign.  a-g,  aa-ii)  .\nciens  caractères  ronds  ; 
31  lignes  par  page. 

Le  verso  du  prem.  f.  ;le  redo  est  blanc)  contient  un  resumé  du  contcnu  ;  LIBRO  PRIMO  DE  VITA  AC- 
TIVA  I  ET  CONTEMPL.\TIVA  :  |  LIBRO  SECVNDO  DE  SVMMO  BONO  |  LIBRO  :  III-IIII.  ALLEGORIE  IN 
VIRGILIVM  I  —  Le  recto  entier  du  2  f.  (.ai.)  est  imprimé  en  rouge  et  a  l'intitulé  :  .  LIBER.  PRIMVS.  |  CHRI- 
STOPHORI  LANDIKI  FLORENTINI  |  AD  ILL.  FEDERICVM  PRINCIPEM  VRBIXA  |  TVM  DISPVT.\T10- 
NVM  CAMALDVLEN  |  SIVM  LIBER  PRIMVS.  DE  VITA  CONTEM  |  PLATIVA  ET  ACTIVA.  FELICITER 
INCIPIT.  I  La  fin  du  texle  se  trouve  au  recto  du  d;rn.  f.  :  .  FINIS  .  .  DEO  GRATIAS  .  AMEN  .  |  Le 
v.rso  est  blanc.  —  Les  passages  grecs,  qui  fa  et  là  sont  intermclés  au  texte,  sont  laissès  en  blanc. 

L'cxemplaire  est  de  la  meiUeure  conservalion. 

Don  Ippolito  (1470). 

144.  Antoninus  Archiep.  Florent.  (.\  la  fin:)  Finito  iiuello  libro  intitolato  fpec- 
chio  I  di  confcientia  compollo  per  reuerèdif  (  lìmo  padre  .\ntonìo  Arciue- 
fcouo  di  Fi  I  renze  dellordine  de  frati  precatori  :  Et  j  impreffo  perniano  di 


FIRENZE 


163 


don  Tpolito  :  ad  pe  |  titione  dì  Giouanni  di  Nato  da  Firen  |  ze.  Hoggi 
quello  di.  XXIII.  di  lebbra  |  io.  M.CCCC.LXX Villi.  1  (1479)  in-4.''  Rei. 
orig.  d'ais  de  bois,   recouv.  de  veau  ornementé  [Hain    1224]. 

128  ff.  n.  eh.  (sign.  a-r)  Beaux  carocières  ronds  ;  23  lignes  par   paj^e. 

Malhcureuscmenl  notrc  cxemplaiie  de  celie  édÌiÌon  fon  rare  non  vue  par  M.  Hain  est  incomplet  du  prem. 
t'.  Les  fF.  oiiii  et  n  3  s'y  irouvenl  deux  foÌs.  Le  texie  finit  au  verso  du  f.  136.  11  est  suivi  de  la  lable,  à  la 
fin  de  laquelle  (f.   12H  verso)  on  lit  la  souscription. 

Bel  exeraplaire  de  la  meiUeure  conservaliun, 

Antonio  di  Bartolomeo  Miscomixi  (1481-95). 

145.  Beroaldus,  Phìl.  Annotationes  Philippi  Beroaldi  bononièfis  |  in  cómè- 
tarios  Sernii  Virgiliani  còmentatoris  |  (A  la  fin;)  Impre!lìt  Florentie  Anto- 
nius  Milcho  |  minus.  |  Anno  Salutis.  M.CCCC.LXXXVIIII  |  XIIII.  kalen, 
lanuarias.  |  (1489I  in-4.''  D.-veau.   [Hain   *2945|. 

39  fF.  n.  eh.  et  l  f.  bl.  (sign.  a-f)  Caract.  londs;  23  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (ai).  Ad  Magnificum  Virum  Francifcum  Cafalum  I  Mediolanenfem  Ducalcm  Oratore 
dignidìmum  |  Philipp!  Beroaldi  Bononienfis  epiltola.  |  Au  verso  du  mème  f.,  1.  20-21  ;  l'intitulé  cìié  plu^i  haut. 
Au  verso  du  i.  38,  en  bas  :  ."  LAVS  DEO  '.  |  À  la  page  opposée  :  EIVSDEM  ENDECASVLLABON  |  AD 
LIBELLVM  I  (Ib  lignes)  et  Pimpressum  Au  verso  du  dern.  f.  .  REGISTRVM  |  (à  3  cols)  BtI  cxernplaire 
grand  de  marges. 

146.  Cessolis,  Jacobus  de,  ord.  Praed.  (E  Incomincia  un  tractato  gentile  & 


Fr.cent. 


30.— 


N."  146.  Cessolis,  Jacobus  de. 


utile  della  uirtu  |  del  giuocho  deglifcachi  cioè  intitolato  de  coftumi  | 
deglhuomini  &  degliutìtii  denobili  :  comporto  pel  |  Reuerèdo  maeftro  Iacopo 
daccielole  dellordine  de  \  frati  predicatori.  |  (A  la  tin  ;)  C^  ImprelTo  in  Firèze 


,66  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Kr.cenu 

per  Maeilro  Antonio  Mifcomini  |  Anno,  M.CCCCLXXXXIII.  |  Adi  primo 
di  marzo  )  (1493)  in-4."  Avec  15  magnifiques  iìgs.  grav.  s.  bois  et  quelques 
belles  initiales.  Cart.  [Haìn  4900].  600. — 

68  fF.  n.  eh.  (sign.  a-i)  Beaux  caract.  ronds  ;  30  lignes  par  page. 

Le  prem.  f.  et  Ics  B.  9  et   16  (b  l  et  b  8)  manquent.  Au  recto  du  sec.  f.  laii)  le  tilre  ette  plus  haut  et   le 

commencement  du  tote  :  PROLAGO  [  [A]  PRIEGHI  DI  MOLTI  FRATI  1  dellordine  nonro Au   verso 

du  f.  67  le  colophon,  l'impressum  et  le  commencement  de  la  table  :  C  Comincia  latauola  de  capitoli  di 
queAa  opera  :  &,  |  prima  ilprimo  traclato  contiene  tre  capitoli  [  .  . .  .  Au  recto  du  f.  68;  en  bas  :  FINIS  [  Au 
verso,  sous  un  grand  tt  magnifique  boìs  2  octaves  :  C  Leggi  lectore  co  lanimo  altiero  |  . .  .  .  FINIS  | 

Les  gravures  de  cette  édition  sont  d'une  telle  finesse  et  d'un  trait  tellement  caractéristìque,  que  le  nom 
d:  Botticelli  vient  sur  les  lèvres  de  quiconque  les  voìt.  Les  visages.  Ics  poslures,  les  vciements  et  lous  les 
accessoirs  toni  voir  la  manière  du  grand  maitre  florentin  et  les  dessins  sont  soitls,  sans  doute.  de  son  ate- 
lier. Les  petits  boìs,  chacun  73  s.  99.  mm.  représenlent  le  roi,  la  reine  et  les  differenti  artistes,  marchands  etc. 
desquels  le  texte  —  une  espècc  de  symbolique  du  jeu  d'échcc  -  traile.  La  grande  figure  fait  voir  un  roi  assis 
dans  une  niche,  devant  luì  deus  jeunes  hommes  jouant  aux  échecs  et  entourés  de  plusieurs  spectateurs  ; 
belle  composition  riche  d'intéressanis  détails.  Tous  les  bois  sont  renfermés  en  bordures  sur  fond  noir. 

Sauf  les  défauts  mentionnés  l'exemplaìre  peut  passer  pour  bien  conserve  :  aussi  les  marges  sont  assez  grands. 

147.  Ephrem,  S.  Syrus.  Sermones.  (À  la  fin:)  .M.CCCC.LXXXI.  Augnili, 
xxiii.  I  ImprelTum  Florèti.-e  per  Antonia  bartholomei  milchoniini.  \  (1481) 

in  fol.  Rei.  orig,  d'ais  de  bois  [Hain  *6599].  60. — 

I   f.  bl.  et  89  ff-  n.  eh.  (sign.  a-1)  Beaux  caractères  ronds;  33  Hgnes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  ;  Tabula  fuper  fermones  Ephrem  diaconi  :  fecundum  tradu  |  ctionem.  "Venerabilis 
patris  Ambroiii  Camaldulenfis  |  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2.  (ai)  :  Epillola  fratris  Ambrolìi  in  tra- 
duclione  Ephrem.  |  Ambiofius  monachus  Cofmo  fuo  uÌro  clariflìmo  plurimi  falutè.  |  [  ]  Eregrinum  nup  r  of- 
tendi  e  fyria  ut  aiebàt  prol'ectum  |  ad  nos:  ....  Au  verso  du  f.  3:  Sermo  fancti  Efrem  de  penilentia  j  Le 
texte  finit  au  recto  du  f.  Hy:..  .  E^pIicit  fermo  de  laudibus  lofeph.  |  En  dessous  l'impressum.  Le  verso  est 
blanc. 

Editio  princeps,  aussi  rare  que  belle,  Exemplaire  grand  de  marges,  trcs  bien  conserve. 

148.  Ficinus,  Marsilius.  De  sole  et  lumine.  (A  la  tin:)  Impreifit  ex  archetypo 
Antonius  Mifchomi  |  nus  Florentie  Anno  Salutis.  M.CCCC  |  LXXXXlll. 
Pridie  kal.  Februarias.  |  (1493)  in-4.'^  Avec  la  marque  typograph.  s.  fond 

noir.  Br.  [Hain  *7079].  50. — 

3Ó  ff.  n.  eh.  (sign.  a-e)  Caract.  ronds  :  26-27  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc;  au  verso:  MARSILII  FICINI  PROHEMIVM  IN  LI  |  BRVM  DE  SOLE 
AD  MAGNANIMVM  .  PETRVM  MEDICEM  |  Au  recto  du  sec.  f.  :  Verba  ad  lectorem.  Librum  hùc  allegori- 
cum  &  I  anagogicù  eè  potius  q  dogmaticù  Gap  Primu  |  F.  33.  verso.  1.  5  :  FiXIS.  |  F.  33  (ei)  rc^lo  ;  Apo- 
logia in  librum  fuum  de  Sole  &  |  Lumine.  1  Suit  une  autre  lettre  de  Ficino  à  Marlinus  Uraaius  Prennynger 
et  une  troisiéme  de  Bindacius  Recasolanus  à  Gregorius  Alexandrìnus  medecin.  F.  35  verso:  Catalogus  librorum 
Marfilii  Ficini  Fiorentini.  |  COMPOSIT.\  I  \a  verso  du  f    36  l'impressum  et  la  marque  typographique. 

Bel  exemplaire  d'un  livre  rare. 

149.  Horatius  Flaccus,  Q.  Opera  cum  comment.  Christophori  l.andini. 
(À  la  fin:)  Chrillophori  landini  fiorentini  in.  Q^.  Hora  |  tii  flacci  opera 
omnia  interpretatio  ;  num  finis  diuino  auxilio  felix.  |  ImprelTum  per  An- 
tonium  mifcominum  fio  |  renti^-e  Anno  falutis.  M.CCCCLXXXII.  |  Nonis 
angufii.  I  (1482)  in  fol.  Rei.  d'ais  de  bois,  dos  en  vcau,  av.  fermoirs. 
|Hain   *888tJ.  150.— 

ti  ff.  il.  eh.  CCLXIIII  ff.  eh  et  2  ff.  n.  eh.  ^an%  sign.  Caraclcres  ronds.  (6  lignes  piir  page  (dont  la  Jcrn. 
manque). 

l.e  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  une  pièce  en  vers  :  AD  HORATIVM  FLACCVM  ODE  j  DICOLOS 
TETRASTROPHOS  |  ANGELI  P0I.1TIANI.  |  A  la  page  opposée  ■  CHRISTOPHORI  LANDINI  Fl.ORHNTINI 
IN.  a-  HORATII  I  FLACCI  LIBROS  OMNES  AD  ILLVSTRISSIMVN  GVIDO  \  NEM  FELTEIV.M  MAGNI 
FEDERICI  DVCIS   FILIVM  |  INTERPRETATIONES   INCIPIVNT  FELICITER.  |  —   La  TABVLA   VOCA- 


FIRENZE  167 


Fr.ccnt. 


BVLORVM  commence  au  verso  dii  3"  f.  et  finii  au  verso  du  L)=  1'.  Suit  le  commencemem  du  commcnlaire. 
La  souscr'ption  se  trouve  au  recto  de  l'avant-dernier  feuUlct,  le  verso  de  ce  T.  et  la  page  opposée  contiennenl 
la  liste  des  errata  et  la  dern.  page  est  bianche. 

Impression  splendide",  la  premiere  édition  des  leuvres  d'Horacc  avec  le  commenlairc  de  Landini.  Caractères 
ronds  ircs  élégants  ;  des  passages  grecs  dans  le  commentairc.  Excmplaire  fort  grand  de  marges,  d'une  con- 
servation  irreprochablc. 

1 50.  Lilius,  Zacharias,  N'icentinus. 

ZACHARIAE   LILII 

VICENTINI 

CANONICI 

REGVI.A 

RIS  OR 

BIS  BRE 

VIARIVM 

FIDE,  COM 

PENDIO,  OR 

DINEQ.  GAP 

TV  AC  MEMO 

RATV  FACILLIMVM 

FOELIX  ET  GRATVS   LECITO 

(À  la  fin  :) 

IMPRESSIT 

Florentie  Antonius   Mifcominus 

Anno  Salutis.  M.CCCCLXXXXIIII. 

Nonis  luniis. 

(1494)  in-4.''  Avec  une  bordure  superbe  sur  fond  noir,  trois  figures  géogr. 
impr.  en  rouge  et  la  marque  de  l'imprimeur.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois. 
[Hain    ioroi|.  .  60. 

130  ff.  n.  eh.  [sign.  a-r.)  Caractères  ronds;  21)  lignes  par  page. 

Le  titre  entouré  de  la  bordure  magnifique,  qui  est  colorile  dans  cet  exemplaire.  se  trouve  au  verso  du  1. 
a  ■}.  Il  est  précède  de  la  dédicacc  :  ZACHARIAS  LIUVS  VICENTINVS  |  CANONICVS  REGVLARIS  MAT  I 
THAEO  BOSSO  VERONEN  |  SI  CONC.\NONICO  PA  |  TRIQ..  SVO  OPT.  AC  VE  |  NERAN.  P  S.  IN  DO- 
MINO I  et  de  la  lettre  de  Bossus.  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  a  4  :  (t)  ERRARVM  ORBIS  VNIVER- 
SVS  I  in  qnqj  diAinguit  '  partes,....  etc.  Après  la  souscription  (f.  riii  verso)  se  trouvent  les  3  dern.  ff.  oc- 
cupés  de  la  liste  intit.  :  Vrbes  celebriores  quce  in  hoc  libro  continentur.  |  et  de  la  marque  typogr. 

1  5  I .  Plotinus.  Opera,  per  Marsilitim  Ficimnn  latine  reddita.  (A  la  fin  :)  MA- 
GNIFICO SVMPTV  LAVRENTII  |  MEDICIS  PATRIAE  SERVATORIS  | 
IMPRESSIT  EX  ARCHETYPO  [  ANTONIVS  MISCOMINVS  |  FLORENTIAE 
I  ANNO  .MCCCC.LXXXXII.  |  NONISMAII.  |  (1492)  in  fol.  Avec  la  mar- 
que typographique  sur  fond  noir.  D.-veau.  |Hain  *i3i3ij.  75. 

2  ff.  n.  eh  .  l  f.  bl.  et  333  ff.  n  eh.  (sign.  — .  a-."^",  aa-uu).  beaux  caractères  ronds;  41-45  lignes  par 
page. 

Les  3  premières  pages  sont  occupées  d'une  errata  :  Emendalio  In  Plotinum.  La  |.  page  est  bianche,  de 
m-jme  que  le  f.  suìvant.  M.  Hain  avait  sous  I  s  yeux  un  exeniplaire  sans  titre,  mais  il  dit  que  ce  teuillet. 
qui  precède  le  te.Me  devrait  porter  un  titre:  IN  HOC  |  VOLVMINE  CON  |  TINENTVR  LIBRI    PLO  |  TINI. 


i68  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


Lini,  etc-  Il  est  donc  probable  qu  une  paitie  de  lédilion  alt  élé  lirée  sans  cet  ìnlitulé.  Au  redo  du  f.  ali  : 
PROHEMIVM  MARSILII  FICINJ  FLORENTIXI  IN  PLOTINVM  ]  ADMAGNANIMVM  LAVRENTIVM  ME- 
DICEM  I  PATRIAE  SERVATOREM  I  Le  le>te  commencc  à  la  lète  du  f.  aiii  et  il  finit  au  recto  du  dern.  f.. 
suivi  du  petit  REGISTRVM  et  de  la  marque  typographique  ;  le  versi  de  ce  feuillet  est  blanc. 

Le  commencement  du  tex'c  est  orné  d'une  superbe  initìale  en  couleurs  sur  fond  d'or;  en  bas  les  armes 
de  l'ancien  possesseur,  Benvenuto  di  S.  Giorgio  :  la  6gure  de  S.  Georges  en  cheval  sur  food  de  gueule.  — 
L'exemplaire  est  d'une  conservalion  irrepochable. 

I  52.  Politianus,  Angelus.  Miscellanea.  (A  la  fin:)  Imprefllt  ex  archetypo 
Antonius  Mil'coniinus.  Familiares  ]  quidam  Politiani  recognouere.  Politianus 
Ipfe  I  nec  Horthographian  fa  ait,  nec  omnino  |  alienam  preftare  culpam.  ' 
Fiorenti^  Anno  Salutis  .M.CCCC.  |  LXXXIX.  Decimotertio  |  kalendas  octo- 
bris.  I  (1489)  in  fol.  Avec  la  marque  typogr.   Rei.    Hain  *i322i'.  75, — 

92  fF.  n.  eh.  (sign.  a-p.)  Caraclères  ronds  ;  32-33  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  comraence  la  préface  :  ANGELI  POLITIANI  MISCELLAXEORVM  CENTV  ]  RIAE 
PRIMAE  AD  LAVRENTIVM  MEDICEM  ]  PRAEFATIO  1  Apres  léoumiration  des  auieurs  cités  et  l'index  des 
chapitres  suit,  au  verso  du  f.  btiii  :  Caput  Primum  |  Defenfus  a  calumnia  Cicero:  ....  Le  texte  finit  au 
recto  du  f.  91.  La  souscription  et  la  marque  typogr.  se  trouvent  au  verso  du  mème  f.,  le  REGISTRVM  au 
recto  du  f.  y2.  Le  verso  de  ce  dern.  f.  est  blanc.  —  M.  Graesse  dil  que  rexcraplaire  de  la  Biblìoiheca 
Spenceriana  Dìbdin  T.  I.  p,  292  et  T.  III.  p.  465)  renferraaìl  de  plus  2  ff.  d'  "  Emcndationes  •>  ;  mais  il 
parait  que  ces  ff    manque..t  dans  tous  les  autres  exemplaires. 

On  trouve  dans  ce  volume  rare  Thymne  de  Callimaque  Et^  Àoircx  t^j^  Ha/zà^o^  en  grec  icaractcres 
onciaux)  et  les  vers  des  Sibylles  imprimés  pour  la  première  fois.  II  n'a  pas  éte  public  plus  que  la  Centuria 
prima  de  ces  miscellanees  phìiologiques. 

Bel  exemplaire. 

153.  Pulci,  Luca  di.  PISTOLE  DI  LVCA  DE  PVLCI  |  AL  MAGNIFICO  LO- 
RENZO 1  DE  MEDICI  1  (À  la  tin:)  Impreffiim  Florentie  per  me  Antonium  | 
Bartolomei  mifcomini.  A.D. M.CCCC  |  LXXXI.  Die.  primo  februarii.  Fe- 
liciter.  1  (1481)  in-4.°  D.-vél.  [Hain    13571].  50. — 

31  fF.  n.  eh.  (sign.  a-g)  Magnìfiqucs  caract.  ronds  ;  24  lignes  par  page. 

L'impressum  se  lit  au  recto  du  dern.  f.,  doni  le  verso  est  blanc.  —  Malheureusement  3  ff.  manquent  à 
nolre  exempl.  isign.  ai,  aii,  a  7,  a  8  et  ei)  qui,  du  reste,  est  fori  bien  conserve. 

1 54.  Savonarola,  Hieron.  ([  Libro  di  Frate  Hieronymo  da  Ferrara  dello 
ordine  de  Frati  pre  |  dicatori  :  della  uerita  della  Fede  Chriliiana,  fopra  |  el 
Gloriofo  Triompho  della  Croce  di  Chrifto.  |  S.  1.  n.  d.  [Florentiae,  Ant. 
Barth.  x\lischomini,  e.  1400]  in   fol.  cart.  [Hain  *  14345].   Aiidin  no.   20.    150. — 

2  S-  prél.  et  82  ff.  n.  eh.  (sign.  a-1).  Caraclères  ronds,  33  à  37  lignes  par  page 

L'intitulé  cité  est  suivi  de  la  table,  et  d'une  préface  de  Dom.  Benivieni,  qui  oceupent   les  3    ff.   prél.    Au 

recto  du  3.  f.  (a)  :  G  Prohemio  di  Frale  Hieronymo  Sauonarola  da  Ferrara,  del  or  1  dine  de  frati  predicatori  ; 

nel  libro  della  uerita  della  Fede  :  fopra  el  |  Triumpho  della  Croce   di   Chriflo.  |  Le   leMe   finit  au   recto  du 

dernier  f.  ;  Potefta  &  Imperio  p  inanità  fecu'a  feculorum.  -Amen.  |  Le  verso  est    blanc.  Première  édition  fort 

rare  de  celle  iraduclion,  qu'on  croit  faite  par  Savonarola  méme. 
Exemplaire  très  bien  conserve. 

155. —  d  Prohemio  l'opra  la  expolìtione  del  Pater  noller  co  1  polla  in  latino 
da  fra  Hieronymo  da  Ferrara  Del  j  lordine  de  frati  predicatori  :  &  traducta 
p  gli  deuo  I  ti  còtemplatori  da  uno  fuo  amico  in  uulgare.  '  (Firenze,  An- 
tonio Miscomini,    1494)  in-4."   Br.  Audin  nro.    30.  25. — 

24  (au  lieu  de  26)  ff.  n.  eh.  (sign.  a-c)  Caract.  ronds  ;  30  lignes.  par.  page. 

Le  texte  commencc  sous  l'intitulc  citc  au  recto  du  prem.  f.  :  [r]  ELIGIONE,  E,  VNA  VIRTV  PER  LA  | 
quale  fi  rende  ,...  Au  verso  du  f.  24:  FINIS  |  Seguila  una  cpiffola  fopra  la  comunione  I  Celle  cpìtre  (2  ff.) 
manque  dans  notre  exemplaire. 

Livrcl  tris  rare. 


I 


FIRENZE  i^Q 


Fr.cent. 

156.  Venturinus,  Franciscus.  Opus  rudimentorum  grammatices  latinae.  (A 
la  tiii;)  IniprelTuni  eli  hoc  opus  rudimentorum  grammatices  florentiae  |  per 
me  Antonium  bartholomei  mifchomini  Anno  falutis  |  M.CCCCLXXXII. 
idibus  mais.   bora,  decimaoctaua.  |  (1482)  in   fol.  D.-veau.   [Hain    15038].      75  — 

U)o  tf.  n.  eh.  (sign.  — ,  a-z.   &,  3)  Bcaux  cyracl.  ronds  ;  33  lignes  par  pajie. 

Le  recto  du  prcm.  f.  est  blanc  ;  au  verso:  REGISTRVM  I  (à  4  cols.)  I".  2  redo:  .\D  ILLVSTRF.M  MA- 
GN.\NIMVMQ.VE  OCTA  |  VIANVM  VBALITNVM  MERCATKLLI  PRIN  |  CIPF.M  FRANCISCI  VENTVRINl 
IV  RVDIMEN  I  TA  GRAMMATICES  PRAEFATIO.  |  I  e  verso  est  blanc.  Le  texte  coramence  sans  aucun 
intìtulé,  au  lecto  du  f.  3  (sign.  a)  (  ]  Vid  eli  iiltera?  Eli  miniala  pars  compofit.Te  uocis,  ]  Vnde  drict"  (sic) 
littera?...  L'impressum  se  trouve  au  redo  du  f.   190,  1.   13-17.  Le  verso  est  blanc. 

Incunable  florenlin  aussi  beau  que  rare.  Voir  Audiffredi.  p.  2K9.  Magnifique  exemplaire. 

157.  Virgilius  Maro,  P.  Le  Bucoliche  composte  da  Bernardo  Pulci  ed  aUri. 
(A  ìa  fin:)  Imprelium  Florentie  per  me  Antonium  |  Bartholomei  Mifco- 
niini.  A.  D.  M.CCCCL  |  XXXI.  Die  ultimo  februarii  feliciter  j  (1491.)  in-4." 

Veau  pi.  ornem.  à  fr.,  av.   ferm.  r  50. — 

12^  fìf    n.  eh.  (sign.  a-q)  Magniiìques  caractères  ronds;  2|  lignes  par  page 

À  la  tète  du  prem.  f.  la)  :  PREFATIONE  DI  BERNARDO  PVL  |  CI  NELLA  BVCOLICA  DI  VIRGILIO  | 
Au  recto  du  3.  f.,  en  bas  :  Prohemio  di  Bernardo  pulci  nella  bucoli  |  ca  dì  Virgilio  traducta  dila- 
tino in  uulgare  j  a  Laurentio  demedici  giouane  freftantilfi  I  mo.  Leggi  felicemente.  1  Le  texte  commence  en 
tète  du  6'"  f.  précède,  à  la  page  oppose'e.  d'un  argument  :  Prima  egloga  della  bucolica  di  Virgilio  p  |  .B. 
pulci  dilatino  in  uulgare  traducta.  |  Les  io  eglogues  finissent  au  verso  du  f.  37.  Suit  ;  Elegia  di  Bernardo 
pulci  a  Lorenzo  de  1  medici  per  lamorte  di  Cofimo.  |  f.  42  :  Bernardus  pulcius  florentinus  de  obi  [  tu  dine 
Simonette  ad  lulianum  medicè  |  Le  verso  du  4Ó.  f.  est  blanc  f.  47  :  Francifci  de  arfochis  fenenlìs  Carmen 
bu  I  colicum  Egloga  prima  incipit.  I  (texte  ilalienl  f.  5R  verso  :  ALLO  ILLVSTRE  SIGNORE  IVLIO  |  CAE- 
.  SARE  DAVARANO  SIGNORE  |  DI  CAMERINO  HIERONYMO  BENIVIENI.  |  Suivent  Its  Bucolica  traduits 
par  Benivieni.  f.  90  recto  :  EPISTOLA  AD  LO  ILLVSTRISSIMO  |  DVCE  DI  CAL.VBRIA  CON  LE  QV X  | 
TTRO  SEQ.VENTI  AEGLOGE  COM  |  POSTE  PER  IACOPO  FIORINO  DE  1  BONTNSFGNI  DA  SIENA 
MANDATE  I  ADI  .III.  DAPRILE  .M.CCCCLXVIII.  |  Suit  une  Aegloga  quinta  Ju  mém;  poète  dédiée  à 
Laurent  le  magnifique.  La  souscription  se  volt  au  verso  du  122.  f. 
N'olumc  fort  rare  et  inte'rcssant  pour  Thistoire  d^  la  htlératurc  italienne.    E>:emplaire  bien   conserve. 

157".  —  Lo  stesso.   Vél.  60. 

Bnn  exemplaire.  mais  incomplet  du  f.  q  i.   et  du  dernier  t".   blanc. 

Francesco  di  Dino  (1481-96). 

158.  Aeneas  Sylvius,  postea  Plus  li.  Historia  di  due  amanti,  Furialo  e  Lu- 
crezia, trad.  di  lingua  lat.  da  Aless.  Braccio.  S.  1.  n.  d.  (Firenze,  ca.  1490) 
in-4.°  Vél.  75.— 

60  ff.  n.  eh    (sitjn.  a-h)  Caiacières  ronds:    2ri-27  lignes  par  page. 

Sans  line  pmprement  dit.  le  prcm.  f  conmencc  pjr  l'intitulc  :  C  PROEMIO  DF  SER  ALEKAMDRO  1 
Braccio  alpreltantilììmo  &  cxcellentilTImo  |  giouàe  Lorèzo  di  PierlVancefco  de  medici  |  l'op  lalraductòe  duna 
hiftoria  di  due  amati  |  còpofla  dalla  felice  memoria  dipapa  pio.  2"  \  BEnchc  mnlti   fieno  ^lexempli   Lorenzo  | 

mio  excellenliirimo |  f .   5    recto:  Princìpio    della    hiftoria  |  INtraiido  lo  imperadorc  SÌgÌfmÒdo   nel  | 

1  ■  cipla  di  Siena |  f.  60  verso  :   FINIS  | 

M.  Hain  n'a  vu  aucune  des  éditions  italioanes  de  cet  ouvrage,  Ìl  ne  coniiùc  pas  m^me  la  traduction  de 
Braccio.  M.  Gamba  en  cite  une  édition  ;  Firenze,  Francesco  di  Dim,  1  c^t),  que  nous  ne  pouvons  identitìer 
avec  la  nòtre. 

Bel  exemplaire  bìen  conserve  et  sans  taches. 

Enea  Silvio  Piccolomini  nous  racconta  dans  cette  nouvelle  ks  vrais  amours  de  Gaspar  Schlick,  chancelìer 
de  l'empereur  Frédérìc  III  el  d'une  dame  de  Sienne,  arrìvés  à  l'occasion  du  séjour  de  l'empereur  dans  celle 
ville  en  1432.  —  La  traduction  de  Braccio  fort  estimée  à  cause  de  son  élégance  est  tellement  differente  du 
lexie  latin,  qu  elle  pourraìt  ètre  regardée  comme  un  autre  originai. 


lyo  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

159.  Antoninus,  Archiep.  Florent.  INCOMINCIA  \  NO  TRACTATO  \  Chiamto 
(sic)  Interrogatorio  compofto  da  Frate  i  Antonio  (sic)  Arciuefchouo  Fio- 
rentino :  Sopra  le  |  ConfelTìoni.  |  [D]  Efecerunt  Icruptàtes  icruptinio....  (A 
la  fin  :)  IMPRESSA  IN  FIRENZE  PER  |  FRANCESCHO  DI  DINO  [  FIO- 
RENTINO NELAN  I  NO  DEL  SIGNORE.  \  NOSTRO  YHESV  |  CHRISTO  i 
AMEN.  I  DE.  I  (sic)  (vers   1485)    in-4."    \'él.  [Hain    1210].  75. — 

167  ff.  n.  eh.  (sign.  — .  a-x)  Caract    ronds  ;   2S  lignes  par  page. 

Au  redo  du  preni.  f  l'intilulé  ;  DEFECERVNT  V\'LGH.\RE  |  Au  verso,  commencement  de  la  tahle.  Au 
verso  du  f.  4  :  FINIS  tabule.  |  Au  recto  du  f.  5  {.ai  )  l'ìntitulc  citc  plus  haut.  Il  semblc  à  premiere  vue  qut 
le  f.  ali;  manque;  mais  en  cffel  il  n'y  manque  pas  un  seul  mot  du  texte  ;  dans  tous  les  exemplaires  le 
Cahier  «  a  n  a  7.  au  lieu  de  8  ff.  Au  recto  du  dern.  f.  la  fin  du  texte  et  l'impressum. 

Beau  volume  rare,  sans  doute  un  des  premiers  imprimés  par  Francesco  di  Dino,  qui  éfit  actit'  à  Florence 
de  1481  jusqu'  à  1496 

159."  —  Autre  exemplaire.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau  orneni.  à 

froid.  30.— 

Grand  Je  marges.  Les  4  prcm    fT.  (sans  sign.)  ainsi  quc  Ics  fi',  a  >*.  b  l   et  b  H  manquenl. 

Francesco   Buon  accorsi   (1483-96). 

160.B0SSUS,  Matthaeus.  INTpR  MATTHAEVM  VERON.  ET  \  SERAPHI.M 
PATA\'VM  CANONI  1  COS  REGM.ARES  DE  VERIS  AC  |  SALVTAR1B\'S 
ANIMI  GAVDIIS  |  DIALOGVS  INCIPIT.  1  (À  la  fin  :).  LMPRESSIT.  |  FLO- 
RENTI.\E  I  Ser  Francifcus  Bonaccur  |  fius.  Anno  Salutis  |  M.CCCC.  |  . 
LXXXXI.  I  Sexto  Idus  |  FEBRVARII.  |  (1491)  in-4."  Rei.  [Hain  *  3672].       50.— 

1  f.  bl.  B'^  ff.  n-  eh.  et  l   f.  bi.  (sign.  a-1)  Caractères  ronjs  ;  20  iignes  par  page. 

A  la  tète  du  prem.  f.  :  (A'  Ngelus  Politianus  Laurentio  Me  |  dici  Patrono  Suo.  S.  |  A  la  téle  du  2.  f.  (aiii)  : 
MATTHAFl  BOSSI  VERONENSIS  CA  |  NONICI  REGVLARIS  AD  TIMO  THEVM  VEROX.  CANON". 
RE  1  GVL.  PRAECONEM  DEI  SVM  |  MVM  DE  VERIS  AG  SALVIA  |  RIBVS  ANIMI  G.WDIIS.  |  PRO- 
HOEMIVM  FOELICITER  |  INCIPIT  |  Le  titre.  corame  cìté,  se  lit  au  recto  du  4.  f.  Apròs  la  fin  du  dialogue. 
au  verso  du  f.  S3;  TIMotheus  \'eriinenris  Matthxo  Cocanonico  |  Reg  &  CÒp3irÌot«  venerando,  &  fuauif- 
fi  l  me.  Sai.  T  dnò  più....  Le  verso  du  f.  Hy  ne  contieni  que  les  K  lignes  de  rimp'essum.  Au  recto  du  f,  88: 
REGISTRVM  |  Le  verso  est  blanc. 

Bel  e\emplaire  compiei,  avec  témoìns 

161.  Dante  Alighieri.  CONVIVIO  DI  DANTE  ALIGHIERI  |  FIORENTINO  | 
(A  la  fin  :)  Impreffo  in  Firenze  per  fer  Francefco  bonaccorlì  Nel  an  ]  no 
Mille  quattrocento  nouanta.  Adi,  xx.  di  feptenibre  |  (1490)  in-4''  Veau. 
(Hain   5954I.  100. — 

1)0  IT.  n.  eh.  (sign.  a-I).  Beaux  caractères  ronds  de  2  diff.  grandeurs  ;  27  et  39  lignes  par  page. 

Lintitulé  cilé  se  trouve  au  recto  du  I.  f.  Il  est  immédiaiement  suivì  du  commencement  du  texte:  (fjl 
Chome  DICE  ILPHILOSO  i  pho  nel  principio  della  prima  philosophia  :  ]  Il  finii  au  recto  di  f  tK>>  ligne  10: 
....  della  diuina  mente.  |  Suivent  les  deux  lignes  de  la  sousctiption.  Le  verso  est  blanc 

Edilio  princeps  rarissima,  la  scule  di  XV  s.  Limpression.  qui  se  distingue  par  une  noble  simpliciié,  est 
en  petits  caractères  ronds;  les  vers  som  en  caractères  plus  gros.  un  arrangement  qui  a  étc  suivì  dans  picsque 
toutes  Ics  édiiions  postéricures. 

Exemplaire  bien  conserve. 

161/ —  Lo  Stesso.  Cart.  20. — 

E.semplaire  pcu  laché  et  use;  le  dern.  f.  lavcc  quelques  lignes  de  texte  et  1  impres<;um>  manque. 

162.  S.  Hieronymus.  DI  VOTO  TR.\NSITO  DI  SANCTO  |  HIERONY.MO 
RIDOCTO  IN  LINGVA  |  FIORENTINA  |  (À  la  lìn:)  l.MPRESSO  |  fu  ciucilo 


I 


FIRENZE  1 7 1 


Fr.cenl. 


dinoto  traniì  |  te  del  gloriofo  Sancto  Hierony  |  mo  in  Firenze  per  Ser  Frar- 
ceicho  (sic)  Bo  |  nacorfi  a  contemplatione  delle  diuote  |  perfone  :  Ne  lanno 
della  lalute.  i  .MCCCC.LXXXX.  |  Adi.  XIII.  di  febraio.  |  (1490)  in-4.'^  Rei. 
orig.  d'ais  de  bois,  dos  abimé.  |  [Hain  8647].  50. 

ufi  ff    n.  eh.    sign,  —,  a-o)  Caractères  ronds  ;  29  lignes  par  page. 

Sur  le  recto  du  prem.  f.  il  n'y  a  que  le  ture  cìté  ;  le  verso  est  blanc.  Les  3  ff.  suiv.  sont  occupcs  de  la 
lable:  COMINCIA  LA  TAVOLA  SOPRA  LA  VI  ]  TA  ET  TRANSITO  ET  MIRACOLI  |  DEL  BEATISSIMO 
HIERONVMO  1  DOCTORE  EXCELLENTISSIMO  |  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  5  (ai)  Incomincia  il 
Deuoto  Trafilo  del  Gloriofo  Sancio  |  Hieronymo  Ridocto  in  lingua  Fiorètìna.  Et  primo  |  della  fua  l'anctif- 
fima  uita.  |  Il  finii  au  recto  du  f.  ili  ;  Detti  di  fanctì  &  di  doctori  fcripti  in  laude  |  del  gloriofo  Hieronymo  | 
Après  CCS  piòces  suivent  (p.  115.  verso)  :  Oratìone  dìuotinìma  dedicala  |  al  gloriofo  Sancto  Hieronymo  j  et 
(p.    116,    recto)  les  vers  :   Q^ui  fi  conticn  del  gloriofo  et  degno  )  ....  Puis  l'impressuni.   Le  verso  est  blanc. 

Exemplaire  k-gèrement  taché.  Le  prem.   f.  esi  peu  piqué 

163.  Savonarola,  Girolamo,  ord.  Praed.  COMPENDIO  DI  REVELATIONE  | 
DELLO  INVTILE  SERVO  DI  lESV  |  CHRISTO  FRATE  HIERONY  j  MO 
DA  FERRARA  DELLO  |  ORDINE  DE  FRATI  PRE  |  DICATORI  :  |  (À  la 
fin  :)  Impilo  ì  Firenze  p  fer  Fràcefcho  Buonaccorfi  |  nel    Mcccclxxxxv.   A 

di  xviii.  di  Agofto.  I  (1495)  in-4."  Cart.   [Hain    14334J  Audin  no.   9.  60. 

50  {au  lieu  de  51)  ff.  n.  eh    (sign.  a-h.)  Beaux  caractères  ronds;  34  lignes  par  page. 

Au  redo  du    prem.  f.  se  lit   l'intitulé,  au    dessous:  lESVS.  MARIA.  |  et  le   commen.-eTnent  du  icKte  :  1   | 

Enche  lungo  tempo  inmolti  modi  per  infpi  |  ratlone....  Au  recto  du  dern.  f-,  en  bas  ;  ìliccula  ix  |  cu- 

lorù.  amen.  C  FINIS  DEO  OR.^TIAS.  |  puis  l'impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Voir  AìiJiffreJi,  Edit.  ital.,  p.   3t|. 

Exemplaire  grand  de  marges,  mais  manquant  des  4  dern.  ff. 

Antonio  di  Francesco  (de  Consortibus)  da  Venezia.   (1487,  88  et  92). 

164.  Diogenes  Cynicus.  Diogenis  Epiftole  |  Bruti  [  Yppocratis  medici  ]  (A 
la  fin  :)  FLORENTIAE  |  facta  eli  harum  epiflola  |  rum  imprelTio  Per  An- 
tonium  I  Francifci  Venetum.  Anno  Domini  ]  M.CCCCLXXXMI.  X.  kalen. 
lulias  I  (1487)  in-4"  Si"-   [Hain   6193].  75.- 

51  IV.  non  eh.  (sign.  AA-GG)  Caractères  ronds  (»  character  crassus  et  invenustus.  •>  Audiffredi),  30  lignes 
par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  se  tiouve  le  titre  indiqué  ;  le  verso  est  blanc  Au  recto  du  sec.  f.  :  FRANCISCI 
ARRETINI  ELEGIA  |  ad  pium.  ii  ponlificem  maximum  |  Au  recto  du  f.  3,  lignes  4-6  :  FRANCISCI  ARRE- 
TINI  AD  PIV.M  I  PONT.  MAXIMVM  IN  DIOGENIS  |  EPISTOLAS  PROMEIVM  |  (sic)  Le  texte  commence  au 
recto  du  f.  4.  1.  20:  ....  Diogenes  Crateti.  S.D.  ]  Au  recto  du  f.  23;  RENVCCII  VIRI  CLARISSIMI  IN  | 
epiftolas  bruti  ad  nicolaum  quintum  ponti  |  ficcem  (sic)  maximum  proemium.  |  Au  verso  du  f  3(1  :  REVEREN- 
DISSIMO DOMINO  I  SVO  DOMINO  A.TT.  SANCTI  |  Chrifogoni  prcfbitero  cardinali  uerdè.  ren  |  utiu  (sici 
fé  comendat  I  En  face:  PREFATIO  IN  EPISTOLAS  HIPO  |  GRATIS  MEDICI  PRAESTANTIS  |  SIMI  E 
GRAECO  IN  LATINVM  |  PER  RENVTIVM  TRADVC  |  TAS  AD  NICOLAVM.  V.  FON.  |  MAX.  |  Au  recto 
du  f    5(.  après  le  mot  FINIS  |  on  lit  la  souscription  citée  plus  haut.  Le  verso  est  blanc 

165. —  Diogenis  Epiftole  |  Bruti  |  Yppocratis  medici  |  (A  la  fin;)  FLOREN- 
TIAE I  facta  efl  harum  epidola  |  rum  impreffio  Per  Antonium  |  Francifci 
Venetum.  Anno  Domini  |  M.CCCCLXXXVII.  X.  kalen.  lulias  |  (1487) 
in-4.°  Br.  [Hain  6194).  75.- 

54  W.  non  eh.  (sign.  a-h)  Beaux  caractères  ronds.  («  character  exilis.  nitidus  et  elegans  »  Audiffredi).  2r) 
lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  on  lit  le  liire  ciié.  À  la  tè:c  du  sec.  f.  :  FRANCISCI  ARRETINI  ELEGIA  |  AD  1 
PIVM.  II.  PONTIFICEM  MAXIMVM  |  .  Au  recto  du  3.  f.,  lignes  13-15:  FRANCISCI  ARRETINI  AD 
PIVM  I  PONT.  M.\XIMVM    INDIOGENIS  |  EPISTOLAS    PROEMIVM  |  Le    texte  commence  au  verso    du    f. 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


1 


Fr.cent. 


i 


aiii  :  Diogenes  Crateli.  S.  D.  |  À  la  lète  du  f.  d  :  REXVCCII  VIRI  CLARISSIMI  INEPISTO  |  LAS  BRVTI 
AD  XICOLAVM  Q.VINTVM  |  POHTIFICEM  (sici  MAXIMVM  PROEMIVM.  |  Le  verso  du  f.  3I)  (e  li)  est 
blaoc;  à  la  lète  du  f.  37;  REVERENDISSIMO  DOMINO  SVO  DOMI  |  NO.  A.TT.  SANCTI  CHRISOGONI 
PRESSI  I  TERO  CARDINALI  VERDEN  RENVTIVS  |  SE  COMMENDAI  |  Au  verso  du  mèrae  f.  :  JRAE- 
FATIO  INEPISTOLAS  HIPPOCRA  |  TIS  MEDICI  PRAESTANTISSIMI  E  |  GRAECO  IN  LATINVM.  PER 
RE  I  NVTIVM  TRADVCTAS  AD  |  NICOLAVM.  V.  PON.  MAX.  |  Au  recto  du  f.  5(,  après  le  mot  FINIS  | 
on  Ut  la  souscriptìon  citée  plus  haut.  Le  verso  est  blanc. 

Traducliofi  latine  des  lettres  de  Diogenes  par  Frane,  .\retinus,  des  lettres  de  Brutus  et  Hippocrate  par  Re- 
nutius  Tettalus.  —  Notre  exempUire  est  identique  avec  l'édition  décrite  par  AuMffreM  1  Specimen  edd.  ital. 
p.  303.  nro  II).  Bel  exemplaire  avec  beauc.  de  témotns. 

166.  Phalaris.  Epistolae.  (A  la  tìn:j  ImprelTum  florentias  p  Antonia  uenetum. 

in-4.''   Br.  [Hain   12889]  50-~ 

(O  ff.  non  eh.  (sìgn.  a-el  Beaux  caractères  ronds;  31  lignes  par  page. 

U  préface  coni.ue  commence  au  recto  du  prein.  f.  :  FRAXCISCI  ARHETINI  IX  PH.VLARIDIS  |  TV- 
RANNI  AGRIGENTINI  EPISTO  \  LAS  PROEMIVM.  |  (u)  ELLEM  Malatefta   nouelle  princeps  )  ÌUuflris 

La  souscriptìon  citée  se  irouve  au  verso  du  demier  feuillet. 

Cette  édition.  peu  commune,  est  sortie  des  presses  d'Antonius  Francisci.  alias  de  Consorlibus,  qui  impri- 
mait  à  Florence  en  1487,  88  et  92.  (voir  Ji  la  Sema.  voi.  I  p.  271.)  Décrite  de  mème  par  AuJiffreJi 
(Specimen  edd.  itaL  p.  3S3). 

Exemplaire  bien  consen'é- 

167.  Pulci,  Luca.  Il  Driadeo.  (À  la  fin  :)  Q.VI  FINISCE  [  il  Driadeo  compilato 
per  Luigi   pulci  Al  Magni  |  fico  Lorenzo  de    Medici.    ImprelTo  |  in    firenze 

per  Maellro  Antonio  di  France  ]  fcho  \'enitiano.  Adi  quattordici  |  di    Luglio  n 

del   Mille  quattro  |  cento  octantal'ette  |  (1487)  in-4."  D--veau.  'Hain  13580I.  150. —  ^ 

67  S.  n.  eh.  et  i  f.  bl.  Gros  caract.  ronds.  28  lignes  par  page.  r. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  au  verso  commence  la  preface  sans  aucun  ìntìtulé  :  |a|  Lcuna  uolia  pèfando  ^ 

o  preftàtillìmo  Lau  |  rèlio  a  rimedii  &  acÒfortì  ....  Au  recto  du  3*  f.  le  prologue  en  vers  commence  :  I 

[e]  Xcelfo  olympo  o  bel  fiume  de  xantho 
Per  cui  la  greca  &  laufonia  lyra  .... 

Au  verso  du  mème  f..  1.  21  :  Argumèto  della  prima  parte  del  Driadeo  \  Au  recto  du  f.  <>;.  1.  5  :  FINIS  \ 
puis  le  colophon  ciié.  Le  verso  est  blanc. 

Cette  édition,  une  des  plus  anciennes  et  des  plus  belles  du  curieux  poème  chevaleresque  et  amoureux,  est 
restée  à  peu  près  inconnue  à  la  plupart  des  bibliographes,  (voÌr  p.  e\.  Audiffredi  p.  y>2),  Cest  aussi  sur  le 
colophon  de  cette  édition  que  Cinellt,  dans  sa  '-  Bibliot.  Volante  .,  a  fonde  son  opinion  que  Luigi,  non 
Luca  soit  l'auteur  du  roman.  [Gamba,  nro.  1140,  Mais  notre  exemplaire  porte  sur  le  dern.  f.  une  notule 
cvjdemment  d'une  maln  du  XV.  s.  :  comporto  p  lucha.  Un  morceau  du  f.  8  (|  lignes)  a  étc  cnlevc  et  soi- 
gneusemenl  remplacé  par  manuscr.  Les  ff.  du  Cahier  b  ne  sont  pas  rcliés  en  bon  ordre.  A  part  cela  Icxcm- 
piatre  est  beau,  grand  de  margcs  et  bien  conserte. 

Francesco  Buon,\ccorsi  et  Antonio  di  Francesco  (1488). 

168.  Diogenes  Laertius.  INCOMINCIA  ELLIBRO  DELLA  VITA  :  DE  PHI- 
LOSOPHI  ET  DELLE  LORO  |  Elegàtiillme  fentètie  extracto  da.  D.  Laher  j 
tio  &  da  altri  antiquilTìmi  auctori.  [  (A  la  fin  :)  Fiorenti*  impreffum  p  fer 
Francilcu  de  bonaccur  ]  lìis  cS;  Antonia  uenetum    Anno    lalutis    MCCCC  | 
LXXXVIIL  Tertio  nonas  lulii    \  (1488)  in-4."  C)érel.  [Hain  -J-  6208].  250.— 

70  ff.  n,  eh.  (sign.  a-Ì)  Beaux  caract.  ronds  :  27  lignes  par  page. 
Le   texte    commence   au    recto    du  prem.  f.  sous  l'intitulé  citc  :  It]  H.\LES  Philofopho  fu  de  alia,  &  fu  il  | 
primo  de  fepte  fapienti  di  grecìa  :  ....  Il  fìnit  au  verso  du   f.  68:  ....  quanto  in  |  ogni   cafa  tal   felicita 
rara  fia.  I  Au  recto  du  f.  69  :  TABVLA.  |  (tablc  des  noms  des  philosophes,  à  2  cols.  par  page)   CcUe  lable 
fìnit  au  recto  du  f.  70,  et  est  suivie  de  l'impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Édition  e.xtrcmcmcnt  rare  et  à  peu  près  inconnue.  Bon  exemplaire  grand  de  marges  :  nombreux  pa<^«3ges 
soulignés. 


FIRENZE 


173 


Lorenzo  di  Matteo  Morgiani,  e  Giovanni  di   Pietro  da   Magonza  (1490-96). 

169.  Antoninus,  Archiep.  Florent.  ([  Tractato  iiolgare  di  frate  Antonio  Ar- 
ciuefcouo  di  I  Firenze  intitolato  Defecerùt,  che  inlegna  al  confelTo-  |  re 
diche  chalì  cS;  in  che  modo  debbe  domandare  colui-  |  che  egli  confelfa.  | 
(A  la  fin:)  ....  :  ImprelTa  infirenze  con  j  fonima  diligentia  &  cura  hauuta 
la  I  chopia  di  optimi  exemplarii  apeti  |  tione  di  Ser  Piero  Pacini  da  peicia 
per  I  Ser  Lorenzo  Morgiani  &  Giouanni  di  |  maganza.  Adi.  xxii.  di  Febraio 
Anno  I  Doniimini.  (sic)  .M.CCCC.LXXXXVI.  [  (1496)  in-4.''  Avec  une 
magnifique  ^giire  grav.  s.  b.,  une  initiale  et  -ì,  niarques  tvpograph.  Rei, 
[Hain    121  ij.  I50. — 

1 1  1   fF.   n.  eh.  (sign.  — ,  a-o)  Beaiix  caractcres  ronds  ;  '1,6  ligncs  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  C  Tauola  di  quefla  opera  |  Cette  table  imprimée  à  2  cols.  fitiìt  au  verso  du  f .  2  : 
col.  I  :  FINIS  I  A  la  page  opposée  Tintìtulé  citc,  et,  au-dessous  de  celui-ci  un  beau  bois  de  l'école  fioren- 
tine, dessiné  au  trait.  le  fond  en  panie  noir  :  devant  un  autel  cache  dans  une  niche  un  prètre  assis  confesse 
un  dévot  agenouillé  devant  lui;  à  droìte  deux  autres  hommes  debout,-  la  scène  est  entourée  d'une  simple 
bordure,  h.  99  mm.,  1.  74  mni  Le  verso  du  f.  est  Mane.  .\u  recto  du  4.  f.  (aiij  :  C  Incomincia  uno  trac- 
lato  chiamato  ìntetroghatorìo  |  comporto  dal  reuerendo  frate  Antonio  arciuefcouo  fio  j  ren'.ino  :  fopra  lecon- 
felTioni.  (sic)  |  Au  verso  du  f.  113:  FINIS  |  DEO  GRATIAS  |  Au  recto  du  dern.  f.  :  C  Allaude  &  gloria 
deliomnipotente  Dio  finita  e  |  la  fomma  della  confeffione  utiliffima  :  chiamata  |  Defecerùt  nellaquale  copio- 
famète  fitracla  [  in  che  modo  elconfefì'orc  fidee  portare  uer  ]  io  lipenitètì  nelludìre  lecòfeflìone  com  \  porta 
dal  ReuerendìITimo  in  Chrirto  (  Padre  MeUer  frate  Antonino  Arciue  |  fcouo    Fiorentino    dellordine    de    frati  ( 

predicatori  :  ImprelTa  infirenze etc.  Puis  le  petit  rcgistre.  Au  verso  trois  belles  marques  typograph.. 

dont  chacune  porte  les  ìnitiales  S  '  P  "  et  rinscription  :  PISCIA  | 

Très  bel  exemplaire  grand  de  marges. 


170.  —   Lo  Stesso  Rei.  d'ais  de  bois,  un  peu  abimée. 

I.es  2  ft".  de  la  table  manquent.  La  marge  bianche  sous  la  figure  est  découpée.  Peu  taché- 


60. 


171.  S.  Bernardus.  CE    SERMONI  |  Vulgari    Deuotimmi    di    Sàcto    Bernardo 


N."  171.  5'.  Bernardus- 


La  Bibìiojìit'a,  volume  II.  dispensa  3*-4*-5'^ 


'74 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Ab  ]  bate  di  Chiaraualle  neceffarii  alben  uiiiere:  !  Ridocti  in  lingua  Tofcana  [ 
(À  la  fin  :)  IMPRESSO  |  In  Firenze  con  fomnia  diligentia  per  Ser  Lo  | 
renzo  Morgiani  &  Giovanni  di  Ma  |  ganza,  ad  inliintia  di  Ser  Piero  Pa  ] 
cini  da  Pefcia.  Adi  xxvii.  di  gennaio  i  M.CCCCLXXXXV.  |  {1495)  in-4.'* 
Avec  une  très  belle  fig.  grav.  s.  b.  et  quelques  initiales  s,  fond  noir  et 
3   marques  tvpograph.  D.-veau  rouge,  dos  dorè.  300.- 

-(  ff.  n.  eh.  el  CXX  ff.  eh.  (sign.  — .  a-p)  Beaux  caract.  ronds  :  30  lignes  par  page. 

L'intìlulé  se  lit  au  recto  du  prem.  f..  en  haut  ;  au  dessous  un  beau  bois.  77  sur  no  nim.  :  Si.  Bernard, 
accompagné  de  3  moines  présent  son  livre  à  deux  religieuses  agenouillées  devant  lui  el  suivìes  de  quelques 
autres  debout.  .\u  fond  quelques  édifices  faisant  partìe  dun  cloìtre  et  une  chapelle  siiuée  sur  une  colline. 
Gravure  au  irail  légèrement  ombrée.  avec  quelques  parties  en  noir,  entource  d'une  bordure  d'ornements  géo- 
mciriques.  Hn  bas:  H  Sermone  compoflo  dal  traductore  dì  quefta  opa  |  in  uulgare  a  I^ura  fua  fìgluola  reli- 
giofa.  I  Au  recto  du  3.  f.  :  C  Incomincia  la  Tauola  di  querti  deuo  |  tiflimi  fermoni.  |  f.  4  verso:  Fìnìfce  qui 
latauola.  )  .\u  prem.  f.  eh,  ;a!)  recto  :  C  Incominciano  edeuotiirimi  fermoni  deldiuo  Ber  |  nardo  Abbate  di 
Chiaraualle  a  una  fua  forella  |  del  modo  del  ben  uìuere  nel  quale  fìcont-ene  la  [  fòma  dì  tutte  leuirtute  ne- 
ceffarie  a  ciafcheduno  |Vhe  uoglia  uiuere  fecÒdo  lachrifììana  religione  1  Le  texie  finit  au  verso  du  dern.  f. 
CXX,  I.  9,  suìvì  de  l'impressum.  En  bas  une  grandi^  marquc  lypograph.  tìanquée  de  deux  autres  plus  pe- 
liles,  toutes  les  trois  sont  sur  fond  noir,  avec  les  initiales  S  ".  P  °.   et  la  souscription  :   PISCIA. 

Impression  fori  rare,  remarquable  à  cause  de  la  gravure.  inconnue  à  Hain. 

Très  bel  exemplaire.  grand  de  marges.  avec  temoins. 

172.  Chiarini,  Giorgio.  (E  Quefto  è  ellibbro  che  tracta  di  Mercatàtie  &  ulanze 
depaefi.  |  (A  la  fin  :)  C[  Impreffo  in  Firenze  appetitione  di   Ser   Piero  |  da 


N.''  172.  Chili riìiiy  Giorgio. 


Pefcia.  I  in-S."  Avec  une  superbe  figure,  2  marques  tvpograph.  et   plus,  jolies 
initiales.  Vél.   jHain   4955!. 

82  ff.  n.  eh.  (sign.  a,  a-t)  Beaux  caiaet.  ronds;  24  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.,  en  haui.  l'ìntitulccitc.  puis  un  magnilìque  bois,  >no  s.  i>7  mm.  :  1  iniérieur  dun  bureau 
de  change  dans  l'anciennc  Florence,  dessin  excellem,  anime  de  3  figures  d'hommes.  et  renfermé  dans  une 
&imple  bordure.  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2  {a  2)  :  A  |  AUeghe  lilauora  in  più  terre  ....  jtable 
alphabétiqueì.  Le  verso  du  f.  0  est  blanc.  Au  recto  du  f .  7  :  G  INCOMINCIA  ILLIBKO  DI  T\'CTI  )  ECHO- 


-^oo.- 


FIRENZE 


175 


Fr.cenl. 
TVMI  •  isic.)  CAMBI  ■  MONETE-  |  peli  •  mifure  •  &  ufanze  di  lectere  di  cu-  |  bi  •  &  termini  di  decte  ledere  che  | 

nepaefi  fìchonuma  &  in-  |  diuerfe  terre.  [  Le  texte  finit  au  verso  du   f.  82.    suivi  de  l'impressum  et  des  deux 

marques  du  libraire  (le  merle  et  le  dauphin)  avec  l'inscription  S'  P"  PISCIA  | 

C'est  le  premier  livre  imprimé  sur  le  commerce  italien,  qui  s'étendail  alors  sur  toutes  Ics  places  de  l'Europe 
et  de  rOrient.  Ni  dans  cette  édition  ni  dans  celle  de  1481  l'auteur  s'est  nommé  ;  mais  un  manuscrit  de  la 
Bibliolhèque  Maglìabecchi  Tappelle  Giorgio  di  Lorenzo  Chiarini. 

L'exemplaire  s.  papier  fort,  complct  et  assez  grand  de  marges,  porte  les  traces  de  l'usage;  la  reliure  fall 
voir  que  le  livre  fut  porte  dans  la  poche.  Le  bois  est  légèrement  colorié  de  crayon  rouge, 

I 

Lorenzo  di  Matteo  Morgiani  (1497). 

i73.Nesius,  Johannes.  Florentlnus. 

lOHANNIS  NESII 

FLORFNTINI  (sic) 
ORACVLVM 
DE  NOVO  SAECVLO 

(A  la  fin  :) 

IMPRESSI! 

Ex  archetypo  Ser  Laurentius  De 

Morgianis  Anno  Salutis 

M  t  CCCCLXXXXVII  t 

Octauo  idus  Maias 

FLORENTIAE 

{1497)  in-4.°  Rei.  [Hain  *ii693|  80.— 

28  fF.  n.  eh.  (sign.  a-d)  Caractères  ronds  ;  31  lignes  par  page 

Le  verso  du  titre  est  blanc.  Le  f.  aii  porte  linlitulé:  lOHANNIS  NESIl  FLORENTINI  ORA  |  CVLVM  AD 
lOHANNEM  FRANGI  |  SCVM  PICVM  MIRANDVLAM  |  ILLVSTREM  CONCORDIAE  |  PRINCIPEM  +  |  L  ou- 
vrage  porte  la  date  «  Cai  ■^  Septèbres  +  M.cccclxxxxvi.  »  Au  dessous  de  cette  date  se  trouve  l'impressum. 
|f.  28  verso)  —  Très  bel  exemplaire  d'un  ouvrage  fort  rare  et  curieux. 

L'auteur,  homme  de  beaucoup  d'esprit,  disciple  de  Marsilio  Ficino,  entreprend  de  tracer,  dans  une  vision, 
une  parallèle  entre  l'harmonie  de  l'univers  néopla'onien  et  le  système  ihéocratique  de  Savonarola. 

1 74.  Sa'vonarola,  Girolamo,  ord.  Praed.  LIBBO  ]  Di  Frate  Hieronymo  da 
Ferrara  Della  Semplicità  |  della  Vita  Chriftiana  Tradocto  |  IN  VOLGARE  | 
(À  la  fin  :)  IMPRESSO  |  In  Firenze  per  Ser  Lorenzo  Morgiani  Ad  inflan  | 
tia  di  Ser  Piero  Pacini.  Adi  ultimo  doctobre  |  M.CCCCLXXXXVI.  |  (1496) 
in-4.°  Avec  une  superbe  figure,  nombreuses  initiales  s.  fond  noir,  et  la 
petite  marque  de  Pacini  à  la  fin.   Vél.  [Hain    14358I.  350. — 

60  ff.  n.  eh.  (sign.  a-g)  Caract.  ronds  ;  37  lignes  par  page 

Au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'intitulé  cité,  il  y  a  un  magnifique  bois  au  trait,  78  s.  97  mm  :  Savonarola 
dans  sa  cellule,  écrivant,  devant  lui  un  crucifixe,  à  droite  la  porte  ferree.  Toute  la  scène  est  renfermée  dans 
une  petite  bordure  s.  fond  noir.  Ce  bois  est  plus  soigneusement  exécuté  que  la  plupart  des  représentations 
scmblables.  —  Au  verso  :  C  Hieronymo  Beniuieni  ad  Antonio  Manctti  Sai',  t  Au  verso  du  2  f.  :  C  EPI- 
STOLA DI  FRATE  HIERONYMO  DA  |  FERRARA  DELLORDINE  DE  PREDICA  1  TORI  SOPRA  ELIBRI 
DELLA  SIM  I  PLICITA  DELLA  VITA  CHRISTIA  |  NA  TRADOCTI  DI  LATINO  IN  |  VOLGARE  DA  HIE- 
RONYMO I  BENIVIENI  FIORENTINO.  |  Le  "  proemio  ,,  commence  au  verso  du  3.  f.,  en  bas,  et  le  texte 
à  la  tcte  du  8.  f.  11  finit  au  recto  du  f,  óo,  1.  18  :  FINIS  |  Puis  l'impressum.  Au  verso  la  petite  marque  :  l'écusson 
avec  le  merle  et  l'inscription  :  S'  P"  PISCIA  |  . 

Bel  exemplaire  d'une  édition  fort  rare.  L'exempl.  de  M.  Audio  n'avait  que  56   H'. 


I/O 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Bartolomeo  P.   (prete?)  Fiokentixo.  (1492.  93  et  97). 

175.  Aretino,  Leonardo.  C  LE  HISTORIE  EIORENTINE.  j  {sic}  (À  la  fin  ■: 
([  IniprelTo  in  Firenze  per  Bartholomeo.  p.  Fiorentino  :  Nellanno  |  del  .M. 
CCCCLXXXXII.  Adi  V  di  Giugno.  |  —  C  HISTORIA  DIMESSER  POGGIO 
TRADOCTA  |  DILATINO  IN  NOSTRA  LINGVA  DA  IACOPO  |  SVO  FI- 
GLVOLO  LIBRO  PRIMO.  I  (À  la  fin  :)  ([  Finito  loctauo  &  ultimo  libro 


E 


H 

E3 


N.*'  174.  Savonarola j  Girolamo. 

della  hiftoria  fiorentina  di  Meffer  Pog  I  gio  tradocta  dilingua  latina  in  lingua 
thofcana  da  Iacopo  fuo  figliuolo  [  ImprelTo  in  Firenze  per  Bartolomeo,  p. 
fiorentino  nel  .M.CCCC.  j  LXXXXII.  adi.  III.  di  Septembre.  |  (1492)  En 
I    voi.  in  fol.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau.  [Hain    1563].  100- 

438  ff.  n.  eh.  (sign.  H,  a-z,  &,  o,  aa,  bb,  2  ff.  s.  sìgn.,  A-b)  Beaux  caract.  ronds,  40  1.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  ;  G  Tauola  delle  HUlorìe  fiorentine  nella  quale  fìcontiene  lecofe  più  no  |  labile  .... 
An  verso  du  f.  4.  en  bas:  C  Fine  della  tauola  dflle  ftorie  fiorentine  di  meffer  Lionardo  darezo  ]  Au  recto 
du  5.  f.  se  lit  le  premier  imitulé.  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f  6  :  G  PROHEMIO  DI  D0X.\T0  AC- 
CIAIOLI NELLA  HI-  I  STORIA  FIORENTINA  TRADOCTA  PER  LVI  IN  |  Vulgare  Alli  exccUenliaimi  Si- 
gnori Priori  Di  Liberta  Et  Confalo  |  nlere  Di  Giuftiiia  Delpopolo  Fiorentino.  |  Au  recto  du  f.  222  :  C  FINE 
Delduodecimo  &  ultimo  libro  della  hiftoria  del  Popolo  Fioren  I  lino  comporta  da  MelTer  Lìonardo  aretino 
ì  Ialino.  Ei  iradocta  in  lin-  |  gua  iholcana  da  Donato  Acciaiuoli  adì.  x.xvii,  dagoAo.  M.cccclxxiii  '  puìs  l'im- 
pressum,  et:  LAVS  IMMORTALI  DEO.  \  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  22-^:  O  Tauo'a  della  hiftoria 
fiorentina  di  melTer  poggio.  |  Au  verso  du  f.  224  :  C  Finita  latauola  delle  hirtorie  fiorentine  dì  meffer  Pog- 
gio 1  Au    recto   du    f.  225  :    C    PROHEMIO  DI    IACOPO  DI  MESSER  POGGIO   ALLO  |  ILLVSTRISSIMO 

SIGNOR.  FEDERICO    DAMONTEFEL  1  TRO    CONTE    DVRBING Le  second  inlitulé  se  irouve  au 

recto  du  f,  227,  et  la  fin  avec  I  impressum  au  recto  du  f.  43**,  dont  le  verso  est  blanc.  • 

Boa  exemplaire  complet  de  celte  édilìon  extrèmement  rare  (voii  Audiffredi).  Les  dern.  IT.  sont  un  peu  ta- 
tigués,  ainsi  que  la  reliure. 


'/3 


—   Lo  stesso.  Vél. 

Exemplaire  de  la  Chrunique  d  Aretino,  comprenant  les  21S  ff.  du  lexte.  Les  4  fT.  de  la    table    manquent. 
Bel  exemplaire. 


50.— 


FIRENZE 


'77 


Lorenzo  di   Francesco  de  Alopa  da  Venezia   (1494   et   9Ó). 

176.  Ficinus,  Marsilius.  Commentaria  in  Platonem.  (A  la  fin  :)  ([  Impr^ffum 
Florentie  per  laurentium  Francicì  (sic)  de  Venetiis  Anno  ab  incar  |  natione 
domini  noftri  Jh'u  Xpi.  Mcccclxxxxvi.  die.  ii.  Decembris.  |  (1496)  in  fol. 
Cart.  [Hain  ^yojG].  100. 

13H  ff.  n.  eh.  (sign.  — ,  a-y,  9,  f,  3,  ^,  A),   Elranges  caract.  goth.  ".  46  lignes  par  page. 

Les  deux  prem.  ff.,  sans  sign.,  impr.  à  2  cois  contienneiit  1  errata-corrige  :  C  Recognita  Curfim.  1  —  Le 
recto  du  3.*  f.  est  blaiic.  Au  verso  :  Prohemiutn  Marfilii  Ficìni  Fiorentini  In  commentaria  in  Platonem  Sua 
ad  Ni  I  colaum  Valorem  Prudentem,  Optimumqj  ^iuem.  |  Le  texte  commence  au  recto  du  4.®  f.  :  "In  parmc- 
nìdem-  |  Argumenlum  Marfìlii  Ficini  Fiorentini  in  Parmenidera  de  uno  rerum  omnium  |  principio  ad  Nico- 
laum  Valorem  Prudentem  Optimumqj  Ciuem  |  Le  volume  contieni  les  suivants  dialogues  commentés  :  Par- 
menides,  Sophista,  Tìmaeus,  Phaedrus,  et  Philebus.  L'ìmpressum  se  volt,  à  la  fin  du  texte.  au  verso  du  f.  150. 
An  recto  du  f.  151  :  C  Telìus  (sic)  Platonis  in  octauo  de  Re  Pu.  de  mutaiione  Rei  Publice  |  per  numerum 
fatalem  |  La  fin  de  cet  appendice,  f.  137  verso,  est  suivie  dune  épìtre  :  C  Marlilus  Ficinus  Florentinus 
Paulo  Orlandino  in  Angelo^  ede  monaco  |  conphìiofopho  fuo.  falutem.  [  Elle  est  datée  :  Floren  ]  ùx  xiii 
Nouembris.  Mcccclxxxxvi.  |  Le  recto  du  dern.  f.  contieni  la  fin  de  l'errala-corrige  et  finit  par  lannonce 
suiv.  :  G  Superioribus  còmentarijs  hiec  adiungenda  funt  :  Catalogus  :  Dirtinctiones  |  capitum  :  Summe  ;  còmen- 
tariola  in  ceteros  Platonis  libros  ]  qux  FlorentliB  mox  imprimenlur  ;  Nunc  autè  feorlum  \  hic  ìmprimitur  Dio- 
nyfius  de  myftica  l  Theologia  diuinlfqj  nominibus.  |  FINIS  |  Le  verso  est  blanc. 

Très  bel  e.\emplaire  de  la  prem.  édition  rare.  Les  initiales  laissées  en  blanc,  ont  été  peintes  en  rouge. 

177.  Lucianus    Samosatensis.    aotrianot  |  sAMosATEns  |  AiAAcroi.  |  (À    la 

tìn  :)  Ev  y/uj5-:yTt^  iz-.l  yilto!;òì  xiTf^ccy.Q7io^òì  htvfìM^ti  exTw.  |  (Flofentiae,  pei*   Lauren- 
tium  Francisci  de  Alopa,    1496).  in  fol.  Vél,  [Hain  *io258].  400.- 

I  f.  bl,,  2&2  ff  n.  eh.  et  i  f.  bl.  (sign.  A,  B,  a-w,  xoc-Y-y.)  Beaux  caract.  grecs  cursivs,  41-4?  lignes  par 
page. 

L'intitulé  se  litau  recto  du  prem.  f.(A[j  :  il  est  suivi  tu  texte  de  lintroduclion  :  IlEPI  T(JT  ENTIINIOT.  | 
HTOI  BIOS  AOT  |  klANOT.  |  []P'ri  MEN  EUEUATMHN  EI2  TA  A1AASK.A  |  /Ita  yotTWi»,  .  .  .  - 
Le  texte  finii  au  recto  du  f.  261.  1.  21:  TEAOS.  |  puis  :  AOTK.IANOT  EIlirPAMMA  ElS  THN 
EAYTOT  BIBAON.  |  (4  lignes);  suii  Timpressum  et  HINAS,  TOT  UAPONTOS  BIBAIOT.  |  Celie 
lable,  imprimée  à  2  cols.  par  page,  finii  au  verso  du  f    2'.Ì2  :  TEAOS.  j 

Editio  princeps  rarissima,  fori  recherchée  des  curieux  et  des  savants.  Dans  presque  lous  les  exemplaires  de 
celle  édition,  et  aussi  dans  le  nòlre  les  tf.  yy  3-6,  et  xz  1-3  (en  tout  7  ff. )  manquent,  parcequ'ils  ont  élé 
enlevés  par  la  censure.  En  1517,  les  Giunta,  ayant  acquis  lous  les  exemplaires  disponibles,  y  ajoulèrent  les 
ouvrages  de  Philostratus  et  de  Callistratus,  en  mettanl  en  avant  de  toul  le  volume  un  nouveau  tiire  grec- 
lalin  (voir  de  la  Sema,  aro  875)  Notre  exemplaire  est  du  premier  tirage,  sans  les  addilions.  Celle  e'dilion 
peut  ètre  regardée  comme  un  rempla^ant  d  un  manuscrit,  car  on  y  rencontre  partout  des  le^ons  originales. 

Superbe  exemplaire  grand  de  marges.  avec  quelques  annotations  à  la  piume. 

178.  Plato.  Opera,  latine  versa  a  Marsilio  Ficino.  (A  la  fin:)  Impreffum  Flo- 
rentie per  Laurentiù  Veneta  |  S.  d.  (ca.  1483)  2  pties.  en  i  voi.  in  fol.  Cart. 
[Hain  *i3o62j.  100. 

350  ff.  n.  eh.  (sign.  a-y,  9,  et,  co,  rù,  ?,  3,  '^,  aa-ss.  p)  Anc.  caract.  goth.  ;  43-46  lignes  et  2  cols.  par 
page. 

Au  recto  du  prem.  i\,  en  car.  majusc.  goth.:  COMMENTARIVM  MARSILI  |  FICINI  FLORENTINI  IN  | 
CONVIVIVM  PLATONIS  DE  ]  AMORE  CAPITVLVM.  i.  |  Ficinus  y  parie  de  linstiiution  de  l'Académie 
Platoniennc  à  la  cour  de  Loienzo  de'  Medici.  Cette  iniroduciion  intéressante  finit  au  verso  du  f.  28  :  .FINIS.  | 
Imprejrum  Florentie  per  Laurentium  |  .  uenetum.  |  Au  recto  du  f.  29  (diii)  ;  Platonis  Conuiuium  de  Amore. 
A  marfiUo  fi  [  cino  tranflalum  ad  Laurentium  Medicem  Vi  |  rum  Clariflìmum.  |  Le  texte  renferme  les  oeuvres 
suivantes  :  Convivium,  Phaedrus,  Apologia.  Phaedon,  Menexenus,  Republica,  Compendium  Fìcìni  in  Timeum, 
Timeus,  Critias,  De  legibus,  Epistolae.  Le  f.  174,  à  la  fin  du  dialogue  «  De  repub.  »  est  blanc.  Au  verso 
du  f.  336,  col.  I  :  Epiftola^Ji-  Platonis  Finis.  |  et  l'impressum  cite  plus  haui.  Au  recto  du  f.  337:  Emenda- 
tiòes  errorem  librarii  iuxta  numeru5  I  carlarum  alque  columnarum  ....  Celle  Uste  considérable  finti  au  recto 


178 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


du  f.  350,  col.  I.  A  la  col    2:  Naldus  Nandìus  fiorenlinus.  in  huius  operis  |  laudem.  |  (7  distiques)  Le  verso 
est  blanc. 

Edilio  princeps  rarissima.  Elle  fui  commencée  à  imprimer  au  couvent  de  S.  Giacomo  di  Ripoli  prés  de 
Florence,  en  I4S3.  (voir  Audiffredi  p.  293,  Vinc.  Folliai  el  a.)  Nolre  excmplaire  ne  comprcnd  pas  les 
353  ff.  imprimés  a  Ripoli,  mais  seulement  le  second  volume  sorti  des  presses  de  Lorenzo  Veneto.  —  Exem- 
plaire  fon  bicn  conserve. 


Fr.cent. 


Società  del  Drago.    Societas  Colubris)  (1497-98). 


179.  Marullus,  Michael,  Constantinop. 


(À  la   fin:) 


HYMNI  ET  EPIGRAMMATA 
MARVLLI 


ImprelTit  Florentia  Societas  Colubris  VI.  kal. 
Decembris.  MCCCCLXXXXVII. 


(1497.)  in-4."  D.-veau.  [Hain  *  10880.].  50. — 

96  ff.  n.  eh.  [Hain  ;  93  !]  (sign.  a-m)  Caractères  ronds  ;  25  lignes  par  page. 

Le  verso  du  litre  est  hlanc  :  la  page  opposée  contieni  le  commenceraenl  du  teste,  sous  rintitulé:  MICH.'\E- 
LIS  TARCHANIOTAE  MA  |  RVLLI  CONSTANTINOPOLITA  |  NI  EPIGRAMMATON  AD  LAV  |  RENTIVM 
MEDICEN  PE  I  TRI  FRANCISCI  FILIV.M  |  LIBER  PRIMVS  |  La  6n  du  texte,  f.  m.  li,  recto,  est  suivie  du 
mot  FINIS  et  de  limpressum.  Le  verso  est  blanc.  Suivent  3  pages  d'errala  :  Q.VAE  Emendanda  in  Epigrà- 
matis.  I  ....  Q\'AE  IN  HYMNIS.  |  La  dern.  page  est  bianche. 

Exemplaire  bien  conser\'é  d'une  impression  magnilìque  et  fon  rare. 

Antonio  Tubini,  Lorenzo  Francesco  e  Andrea  di  Ghiraldi  (?)  (1500). 

180.  Benivieni,  Girolamo.  CO.M.MENTO  DI  HIEROXY.  B.  \  SOPRA  |  A 
PIV  SVE  CANZONE  ET  SO  |  NETTI  DELLO  AMORE  |  ET  DELLA  BEL- 
LEZA  I  DIVINA.  |  (A  la  fin  :)  Impreffo  in  Firenze  per.  S.  Antonio  Tu  | 
bini  &  Lorèzo  di  Francefco  Venetiano  |  &  Andrea  Ghyr.  Da  Piftoia  Adi. 
vii.  I  di  Septempbre.  (sic)  MCCCCC.  |  (1500)  pel.  in  fol.  D.-vél.  [Hain 
'2788]  Audin  nro.    170.  130.— 

4  ff.  n.  eh.  el  CL  ff.  eh.  (sign.  — ,  a-o.  oo.  p-f)  Beaux  caract.  ronds  de  deux  différ.  grand..  le  texte  cn- 
touré  du  commenlaire.  44  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  pone  linlilulé.  le  verso  est  blanc.  .•iu  recto  du  2.  f  .  T.\VOL.\  DELLE  CANZONE 
ET  sonetti  DELL.\  opera  PRE  I  SENTE.  1  Après  cene  table  et  un  errata-corrige,  imprimés  a  2  cols.  suil, 

f.  4  verso  :  (a|  LLO  ILLuftre  Principe  Oiouanfrancefco  Pico  Mirandulano    Hieronymo  1  Beniuieni.  S 

(14  lignes)  .\  la  page  opposte  (I.  sign.  a.  i.l  :  PROEMIO  DI  HIERONYMO  BENIVIENI  CITTADINO  FIO- 
REN  1  TINO  IN  ELCOMMENTO  PER  LVI  SOPRA  PIV  SVE  CAN  |  ZONE  ET  SONETTI  DE  LO  AMORE 
ET  DE  LA  BELLE  |  ZA  DIVINA  COMPOSTO  A  LO  ILL  PRINCIPE  GIO  |  VANFRANCESCO  PICO  SI- 
GNORF  (sic)  DE  LA  MI  |  RANDVLA  ET  CONTE  DE  LA  |  CONCORDIA.  |  Le  texte  commence  au  recto  du 
f.  III.  el  finii  au  verso  du  f.  cxxxviii.  Le  reste  des  ff.  est  occupé  de  deux  poèmes  plus  longues.  >•  Deplo- 
ratoria »  et  «  Amore.  »  Le  verso  du  f.  CL  contieni,  en  haut,  à  gauche  Limpressum  cité. 

Ce  volume  fon  rare  de  poe'sies  sacrées  avec  un  savant  commenlaire  contieni,  au  ff.  CXII  el  suiv.  la  chanson 
de  Savonarola  *  Viva  ne'  nostri  cor,  viva  o  Fiorenza  »  commentce  par  Benivieni.  Dans  les  notes  se  irouvent 
beaucoup  de  passages  lircs  du  Dame  eie.  Bel  exemplaire  de  la  meillcure  conscr\'alion. 


1 80*.  —  Autre  exemplaire.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau  gauffré  à  fr. 
(Rei.  fatiguée)  Grand  de  marges,  beauc.  de  témoins.  Sur  le  recto  du  prem. 
f.  quelques  notes  manuscr.  1 50. 


FIRENZE  179 


Sans  nom   de   l'imprimeur. 

181.  Altissimo,  Angelo,  sacerdote  tìoreiit.  Opera  dello  AltUrimo  poe  |  ta 
Fiorentino  poeta  lau  |  reato  cioè  Stramotti  |  Sonetti    Capitoli  |  Epigrammi.  ( 

S.  1.   ni  d.   (Firenze  ca.    1500)  pet.   in-S."  Vél.  50,— 

■\2  H".  n.  eh.  Caract.  ronds  ;  le  titre  en  caract.  goth.  Le  texie  est  precede  dune  predace  :  C  Tornalo  macian- 
ghini  a  gli  audi  j  tori  de  lo  Alliirimo  Poeta.  Salute,  j  —  L'auteur  de  ces  vers  populaires  fui  un  prètre  flo- 
rentin  du  XV.  siècle  ;  ses  poésìes  furent  confondues  avec  celles  d'un  rimeur  aveugle.  Crislofano  Sordi,  de 
Porli,  el  les  Hltérateurs  lui  donnaient  mème  le  nom  de  Cristofano.  —  Ce  petit  Hvret  est  extrémement  rare 
et  ne  se  irouve  nulle  pan  bien  dt^crit. 

182.  Belcari,  Feo.  ([  Incomincia  la  reprefentatione  |  di  Abraham  Z  di  Ifaac.  | 
(À  Ih  rìn  :)  (L  Finita  la  fetta  di  Hahra  |  ham  (sic)  per  Feo  belchari  cip-  | 
tano  (sic)   Fiorentino.  |  S.    1.  ni  d.   in-4."  Avec  une  belle  tig.  sur  le   titre. 

Cart.    [Hain   2748].  300.- 

6  ff.  n.  eh.  (sign    a}  Caractères  golhiques  ;  32  lignes  à  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f..  a,  au-dessous  de  l'intitulé,  un  boÌs  fort  curieux  :  Abraham,  voulant  saerìfier  Isaac, 
est  arrèlc  par  un  ange  ;  au  fond  des  monts  et  une  petite  ville.  Ce  boìs.  d'école  fiorentine  {ì)  mésure  H3  sur 
102  mm.  Au  verso  :  C  Q,ui  comincia  la  reprefenta-  |  lione  di  Habraham  quando  dio  |  gli  comando  ehegli  ta- 
ceffi  facri-  [  fitio  inful  monte  di  yfaac  fuo  fi-  |  g-luolo  et  prima  viene  vno  angio  1  lo  et  annuncia  lafefta  t  dice 

que  I  (le  fepte  ftanze  che  feguilano.  |  L'Occhio  fi  dice  che  la  prima  porta  |  per  laql  lintellecto  intède 

Le  texte  finit.  au  verso  du  f.  6,  col  unique.  1  li  :  ....  ciafcun  lìparta  con  nollra  licenza  |  Au-dessous  la 
souscriptìon  citée. 

Pièce  de  la  plus  grande  rarele,  ìmprimée  prubablement  ii  Florence,  quoique  Auditfredi  (p.  419)  1  attribue 
à  un  lypographe  rnmain 

183.  Cavalca,  Domenico,  ord.  Praed.  Specchio  di  Croce.  S.  1.  ni  d.  (Fi- 
renze, ca.    1473)  in-4.''  ^^1*   *^rig'  *i'^is  de  bois,  dos  en  veau.  50.— 

142  if.  n.  eh.  et  2  ff.   bl.  (desquels  le  dein.  raanquc)  (sign.  a-f)  Beaux  caract.  ronds;   25  lìgnes  par  page. 

Le  te.xte  commence,  sans  aucun  intitulé,  au  recto  du  prem.  f.  :  Incomincia  il  prologo  nel  denoto  e  mo- 
rale I  libro  intitulato  Spechlo  di  croce.  |  [n]  .\rra  il  fancto  euàgelio  per  fimilitudie  |  che  uno  fignore 

Après  cette  préface  le  prem.  chapìtre  commence  au  verso  du  2.  f.  La  fin  du  texte  se  trouve  au  verso  du 
f.  140,  1.  24-23:  laquale  per  fuo  exempio  debiamo  fchiuare.  |  .Finis.  .Amen.  |  Au  recto  du  f.  141  :  Inco- 
mìcia  la  Tabula  fopra  il  libro  denoto  :  e  mo-  |  rale  :  intitulato  Spechìo  di  croce.  |  Au  verso  du  f.  142  : 
Finis.  I 

Cet  incunable,  d'une  raretc  extraordinaire,  reste  inconnu  a  MM.  Hain  et  Copinger,  a  été  décrit  seulemcnt 
par  M.  Gamba  (no.  305);  qui  la  loue  à  cause  du  texte  pur  et  soigné,  Exemplaire  un  peu  use,  avec  nombr. 
témoins.  Les  ff.   129  et   136  (sign.    r.   I   et  8)  manquent, 

184.  Formularium  contractuum.  ([  FORMVLARIVM  Modernum  et  uniuer- 
iale  diuerlbrum  con-  |  tractuum  nuper  emendatum  per  eximium  legum 
Doctorem  floren  |  tinum  Dominum  huiufcemodi  artis  notarle 
peritif  I  iìmum  et  cunctis  notariis  utilillìmum.  |  S.  1.  ni  d.  (Florentiae  ca. 
I490).   pet.   in  fol.  Cart.  (Hain   *  7268].  75-- 

CLVI  ff.  eh.  et  2  ff.  n    eh.  Beaux  caract.  ronds  ;  34  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'imitulé  cilé,  où  le  nom  du  possesseur  est  laissé  en  blanc.  Plus  bas,  l'annotation 
su'.vante  :  C  Legende  per  te  ipfum  poteris  iignare  liniamenta  fub  illis  uerlibus  q  |  bus  opus  fueril  eo  modo 
quo  innonuUis  lìgnatis  inuenies.  \  Le  verso  est  blanc  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  II  :  Formularium 
uniuerfale  &  modernum  diuerforum  eonctractuum  com  |  pofitum  Fiorenti^  a  quodam  uiro  doctillimo  le^ium 
Doctore  nuper  |  ab  eo  et  denuo  emendatum.  |  À  la  fin  il  y  a  une  allocution  en  italìen,  qui  finìt  au  verso  du 

1".  CLVI  : che  chofi  lui  per  |  fua  gratia  ciconceda  .Amen.  |  Au  recto  du  prem.  f.  n.  eh.  :  Tabula  For- 

mulaiii  I  Au  verso  du  dern.   f    :   FINIS.  | 

Bel  exemplaire  de  ce  recueil  important  d  actes  notariels.  L'espace  laissé  en  blanc,  dans  notre  exemplaire 
est  rempli  par  le  nom  «  Leonardum  ".  Aux  marges  quelques  signets  de  notaire.  Voir  Audiffredi  p.  385. 


i8o 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


185.  Gentilis  Becchius,  episc.  Aretin.  GENTILIS  EPISCOPI  ARETINI  | 
prò  Fiorentina  Republica  ad  Alexandrum.  vi.  |  Pont.  Max.  legati,  hac  ele- 
gàtilTima  Oratione  |  còmemoràtur  facroii  etià  ChriltianoR  |  Initia,  multaqj 
in  fedem  apofto-  |  licà  merita,  a,  Thufcis  prò-  |  fecta,  alia  quoqj  |  Icitu  non 
in-  I  digna.  j  S.  1.  ni  d.  (Florentiae  ca.    1495)  in-4."   Br. 

4  ff.  n.  eh.  (sìgn.  A)  Caract.  ronds  ;  29  ligncs  par  page. 

L'intilulé  chi  se  Irouve  au  recto  du  prem.  f.  .\u  verso  :  FL0RENTIN'0RV.\1  ORATIO  |  coram  Summo 
Pontifice  Alexandro.  VI.  |  ac  eius  facro  Senalu,  per  Gentilem  ]  Epifcopum  .\relinum.  |  Le  textc  finit  au  verso 
Ju  dern  f.,  1.  29  :  DrXI.  | 

Edìtion  tout  à  fait  inconnue  à  Hain  et  aux  aulres  bibliographes. 

186.  Gerson,  Johannes.  C  MESSER  GIOVANNI  GERSON  i  Vtile  &  diuota 


N."  i8tì.  Get  son,  Johannes. 


operetta  della  imitatione  di  Giefu  Xpo  |  ([^Q.ui  iiiilt  uenire  porto  me  (sic), 
abneget  fenietipfuni  ]  (!v:  tollat  crucem  fuam,  &  fequatur  me.  j  (A  la  fin  ;) 
(T  ImprelTo  in  Firenze  Apetitione  di  Ser  Piero  Pacini  da  |  Pefcia  Anno 
Salutis.  M.CCCCC.V.  |  Adi   fedici  daprile.  |  (1505)  in-4.''  Avec  une  magni- 


FIRENZE  i8i 


fique  figure  entourée  de  deux   belles  bordures  s.   le  titre  et   deux    marques 
typograph.  à  la  fin,  de  belles  init.  s.   fond  noir.  D.-veau.  125. — 

76  ff.  n.  eh.  Caract.  ronds.  Sur  le  recto  du  prem.  f-,  en  haut  rimitulé  cité  ;  le  restant  de  la  page  est 
occupé  de  In  belle  gravure.  qui  mésure  84  s.  55  mm.  et,  avec  les  deux  bordures  170  s.  ili  mm.,  bois  au 
trait:  le  Sauveur,  debout  avec  la  croix  dans  sa  gauche,  tenant  sa  droJte  sanglante  étendue  sur  un  calice,  au 
fond  paysage  montueux.  La  prem.  bordure  étroite,  au  trait.  est  formée  de  siraples  fleurs-de-lis,  la  seconde, 
sur  fond  noir.  montre,  aux  còtés  deux  candelabres,  en  bas  une  espèce  d'écusson  eie,  en  haut  deux  anges 
adorant  le  S.  Nom  de  Jesus.  Le  texte  finit  au  recto  du  dern.  f.  ;  au  verso  le  colophon,  Timpressum  et  2 
marques  typograph.  (au  dauphìn  et  à  la  merlettc),  avec  l'inscription  S'  P**  PISCIA 

Édition  très  rare.  Exemplaìre  ija  et  la  le'gèrement  tache'  d'eau,  mais  grand  de  marges,  avec  beaucoup  de 
lémoins. 

187.  S.  Leo  Magnus,  Papa.  Sermoni  volgarizzati  da  Filippo  Corsini.  (A  la 
fin:)  ImprelTo  in  Firenze  adi.  xxi,  di    maggio    .MCCCC.LXXXV.  |  (1485) 

in  fol.  D.-veau.  [Hain  *iooi6J.  150.— 

I  ff.  prél.  CL\^'III  ff.  eh.  {la  pagination  se  trouve  aux  coins  inférieurs  des  pages)  i  f  n.  eh.  et  i  f.  bl. 
Sans  signatures.  Caractères  ronds  :  32-34  lìgnes  par  page 

Le  prem.  f.  porte  à  la  tète  l'intitulé  :  PROHEMIO  DI  PHILIPPO  DI  BARTHOLOMEO  COR  |  SINI  CIT- 
TADINO FIORENTINO  SOPRA  DESER  ]  MONI  DI  BEATO  LEONE  PAPA  DI  LINGVA  LA  |  TINA  IN 
TOSCANA  DALLVI  TRADOCTI.  |  Au  verso  du  mème  f.  :  EPISTOLA  DI  GIOVANNI  ANDREA  VESCO  l  VO 
ALERIENSE  A  PAVLO.  II.  SOMMO  |  PONTEFICE  IN  COMMENDA  |  TIONE  DI  SANCTO  LEO  j  NE 
PAPA.  I  Au  verso  du  2.  f.  :  MARSILIO  FICINO  FIORENTINO  PLATONICO  |  LEGGENDO  Q.VESTO  LIBRO 
SIVOLSE  AGLIAL  |  TRI  LECTORI  CON  Q.VESTE  PaROLE.  ]  A  la  page  opposée  :  Seguitano  lerubrichc  di- 
luita lopera  p  ordine,  [  La  table  finit  au  verso  du  4°  f.  et  le  texte  commence  à  la  tète  du  f.  I  ;  SERMONE 
PRIMO  DIBEATO  LIONE  PAPA  ALPON  |  TIFICHATO  DIPENDERE  GRATIE  ADDIO  DEL  |  LA  SVA 
ASSVMPTIONE.  \  Sous  la  fin  du  texte,  au  recto  du  f.  n.  eh-  1Ó9,  se  lit  le  mot  FINIS.  |  et  l'impressum. 
Le  verso  de  ce  f.  est  blanc. 

Fort  bel  exemplairc  d'une  conservalion  irreprochable,  grand  de  marges.  L'impression  est  d'une  grande 
beauté. 

187''.  — •  Lo  stesso.  Autre  exemplaire,    auquel  ne  manque  que  le  dernier  f,    bl. 

D.-veau.  Qq.  taches  d'eau,   au  reste  bien  conserve.  loo. — 

188.  MaruUus,  Michael,  Constantinop.  EPIGRAMMATON  |  MICHAELIS 
MA-  i  RVLLI  CON-  |  STANTI  |  NOPO  !  LITA  |  NI  .-.  |  S.  1.  ni  d.  (Flo- 
rentiae  ca.    1495)  in-4,''   Br.   [Hain    10877].  '5- — 

28  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Beau\  caract.  ronds  ;  2Ó  lignes  par  page. 

Le  prem.  f.  avec  le  titre  cité  sur  le  recto,  manque  à  notre  exemplaire.  Au  recto  du  f.  2  :  MICHAELIS 
TARCH.\NI0Tae  |  MarulH  Conftantinopolitani  uiri  Patricii  Epi  |  grammaton  ad  Laurcntiù  Medicen  Petri 
Fra-  1  cifci  filium  Liber  primus  :  .  )  Le  texte  finit  au  verso  du  f.  28.  1.  iS  ;  C  Finis  fecundi  libri.  1  Puis  ; 
C  Regiftrum.  j  (2  petites  cols.) 

Edition  rare  qui,  suivant  Audt'ffredi.  p.  391,  doil  èlre  antérieure  a  celie  de  1497. 

Le  titre  manque  ;   le  restant  est  blen  conserve. 

189.  Ficus,  Johannes,  Mirandulae  comes.  ([  HEPTAPLVS  lOHANNIS  PICI 
MIRAN-  I  DVLE  DE  SEPTIFORMI  SEX  DIERVM  GÈ  |  NESEOS  ENAR- 
RATANE AD  LAVRENTI-  ]  VM  MEDICEM.  |  S.  1.  ni  d.  (Florentìae,  ca. 
1490)  pet.  in  fol.  Cari.  [Hain  *i3ooi].  75. — 

57  ff.  n.  eh.  et   I    f.  bl.  (manque)  (sign.  a-g)  Gres  caract.  ronds  ;  23-29  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Sur  !e  verso:  Robertus  Saluìatus  Laurentio  Medici  Sai'.  |  (15  lignes).  Le 
texte  commence  à  la  page  opposée,  sous  Tintitulé  cité  ;  Prohemium  ]  [  1  OVIT  EMVLATIO  ME  STVDIO  | 
rum  tuorum  Laurent!  Medices  ....  Vers  la  fin  de  l'ouvrage  savant  quelques  mots  hébreux  ont  é'é  laissés  en 
blanc.  Au  recto  du  f.  57,  1.   10  :  FiNIS  |  Le  verso  est  blanc. 

Très  bel  exemplaire  fort  grand  de  marges,  d'une  édiiion  fiorentine  inconnue  à  Audiffredi.  La  filigrane  du 
papier  est  la  fleur-de-lis  de  Florence. 


l82 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


190.  Prosper  Aquitanus.   Liber  epigrammatum  de  virtutibus  et  vitiis.  S.    1. 

ni   ci.   in-4."   Cart.  15. 

29  ff.  n.  eh.  et  I   f.  bl.  [sign.  a-df  Bcaux  caract.  ronds  ".  2H  lìgnes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (ai\:  INCIPIT  LIBER  PROSPERI.  |  [  |  Ste  profper  fuit  cquilanicus  uir  eruditilli- 
mus  :  I  omniùq;  artiù  dogmate  peritus:  ....  Au  verso  du  f.  29.  I.  9:  Finito  libro  lìt  laus  &,  gloria     chrifto.  | 

Incunable  fort  rare,  inconnu  à  Hain,  et  probablement  imprimé  à  Florence  vers  1480.  Malheureusement  Ics 
ff.  10  et  15  manquenl.  Les  initiales  laissces  en  blanc  som  peintes  en  rouge. 

191.  Rappresentazione  del  Giudizio  generale.  Fragments  d'une    impression 

du  X\'^  ou  du  commencement  du  XVI^    siècle.  in-4."  ^'*-  *"^- 

II   \'t  ff.  contcnatit  des  vers  (ottave  rime)  en  florentìn  du  «  bon  siècle.  »  Caraciéres  gothiques. 

192.  Savonarola,  GiroL,  ord.  Praed.  (E  Declaratione  del  Mylterio  della  croce 
qui   delcripta.  ■  S.   1.   ni  d.  (Florence  vers    1495).  in-4."   Avec   2   Hgs.  grav. 

s    b.  et  plus,  initiales  s.   fond  noir.  Cart.   [Hain    14^^47]   Audin   no.   31,        25. 

4  ff.  n.  eh    isign.  a)  Caract.  ronds;  3-|.  lìgnes  par  page. 

Lintilulé  se  trouve  a  la  tète  du  prem.  f.  et  est  suivi  du  commencement  du  te\te  :  [LjA  fapiètia    &    (cuto 

delli  Chriftiani  è  la  croce  di  xpo  |  laquale  per  breue  &  facile  intelligentia .\u  recto  et  au  verso  du 

f.  2  se  trouve  la  figure  d'une  croix  avec  inscriptions  grav.  s.  bols.  Au  verso  du  f,  4.  lignes   24-26  : 

per  xpm  dominum  noftrum.  (  Per  fignìi  crucis,  de  inimicis  noflris  libera  nos  deus  nofter.  I  -  I  •  .\men  -  I  -  | 
Très  belle  impression  rare  inconnue  à  Hain. 

193.—  PREDICHE  DEL  REVERENDO 

PADRE  FRATE  HIERONY.MO 

Da  Ferrara  facte   lanno   del.   1496. 

negiorni  delle  felle,  finito   che 

hebbe  la  quarefima  :  &  prima 

ripofatolì  circa  uno  mefe 

ricomincio  eldi  di    Scò 

Michele  Adi.  vili,  di 

Maggio.  MCCCC 

LXXXXVI. 

S.  1.  ni  d.  [Florentiae]  in   fol.  Cart.   [Hain    143S4I  Audin   no.   74.  125. 

134  ff-  n.  eh.  {sign.  a-x)  Caractères  ronds;  49  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  texte  commence  à  la  tète  du  f.  a.  i.  50us  l'intitulc  cite  :  C  CREDITI:  IN  Dno  Den  uellro,  vSc  fé-  |  curi 
eritis:  ....  Le  volume  renferme  29  sermons.  X  la  fin  du  dern.  f .  :  C  Fine  delle  prediche  del  Rcueren.  1*. 
Fra  I  te  Hicronymo  da  Ferrara  d'Ilo  ordine  de  |  pdicatori  facte  lanno.  149*).  nedi  delle  |  felle  da  la  pafqua 
d'Ila  refurreclione  |  ìfino  allo  aduèto  di  decto  anno.  &  |  raccolte  per  Ser  Lorèzo  'Violi  |  dalla  uiua  uoce  del 
pre  I  dicanle.  |  LAVS  DEO.  j 

Impression  extrèmement  rare,  non  vue  par  Hain. 

Notte  exemplaire  est  un  peu  taché  d'eau.  mais  compiei. 


194. 


--  ord.  Praed.  (],  Tractato  o  uero  l'ernione  della  oratione  co  |  pollo  da 
frate  Hieroninio  da  ferrara  |  S.  1.  ni  d.  (Firenze  ca.  i4q3)  in-4.**  Avec 
2  magnifiques  tìgures  grav.  s.  bois.  (^art.    Hain  *  14403!   Audin   nro.   ()4.  600. 

14  ff.  n.  eh.  (sign.  a-b)  Caract.  ronds  ;  34  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem,  f.  en  haut  le  titre  en  caract.  gothiqucs  :  puis  un  exccllcnt  bois  Itgèrcmcnt  ombre.  i)H 
s.  R5  mm.  :  trois  apòtres  assis  et  dormanls,  au  fond  le  Christ  a  Gethscmanè.  cn  pricre.  console  par  l'ange. 
Le  tcxtc  commence  au  dessous  du  bots  :  C  Sermone  della  oratione  a-  M.  A.  d.  S.  compofto  da  frale  j  Hic- 
ronymo da  Ferrara  dellordinc  de  frati  predicatori.  ]  Prohemìo.  |  Au  verso  du  f.  I.(.  1.  9  :  DEO  GRATIAS.  | 
Enfìn   un    autre  bois  du  mème  artiste,  mais  dun  trail  cncore  plus  gracieux  et  artisliquc.  (17  ».  k6  mm.  :  le 


FIRENZE 


'83 


Chrisl  portant  sa  croix.  précède  de  soldats  et  suivì  des  saintes  femmes  et  d'un  capirain  à  cheval  ;  ils  mar- 
chcnt  vers  la  gauche. 

Bel  cxemplaire.  Nombreux  passages  souslijinéa  de  iraits  minces  de  piume. 

195.  Savonarola,  Girolamo,  CL  C>omìcia  la  expoluione  di  frate  Hieronvmo 

da    fer  |  rara    fopra   el    plalnio.   Ixxviiii.    Qui    regis    IlVael    per  |  modo    di 


N.o  194.  Savonarola,  Girolamo. 

oratione  &  prima  fopra  eltitalo.  |  (A  la  tin  :)  C.  Inipreffo  in  Firenze  apreffo 
a  fancta  Ma  |  ria  maggiore  Adi.  viii.  Di  Giù-  |  gno.  MCCCCLXXX  |  XVI.  | 
(1496)    in-4.''    Br.   iHain    14436]  Audin   nro.   126.  75. 

15  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  Caract,  ronds  ;  35-36  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.,  en  haut  :  C  Proemio  di  frate  Hieronymo  da  Ferrara  dellordi  1  ne  de  pdicatorì  nella 
expofitiòe  del  pfalmo.  ixxviiii.  |  Tradoclo  in  lìngua  fiorentina  da  uno  fuo  familiare.  |  À  la  mème  page.  1.  2(5-28 
rintitulé  cité  plus  haut.  Le  texte  finit  au  verso  du  f.  15,  1.  34-25  ;  ....  per  glinfiniti  feculi  de  feculi  Amè.  | 
FINIS.  I  puis  l'impressum. 

Très  bel  exemplaire  grand   de  marges  d'une  des  plus  rares  cditions  italiennes. 


196.—  (L  FRATRIS  HIERONYxVIl  SAVONEROLAE  |  FERRARIENSIS  ORDI- 
NIS  PRAEDI  I  CATORVM  DE  VERITATE  |  PROPHETICA,  |  DYALO- 
GVS.  I  S.  1.  ni  d.  (Florentiae,  ca.  1495)  in  fol.  Cart.  [Hain  14339.  Au- 
din no.   I4].  100. 

44  ff.  n.  eh.  (sign,  a-f)  Gros  caract.  ronds,  33-34  lignes  par  page. 

Le  texte  comraence  au  recto  du  prem.  f.  (sign.  a),  sous  l'intitulé  cité  :  G  ARGVMENTVM.  [d|    EAMBV- 


184 


MONUMENTA  TYPOGRAPHIQ.UE 


LANTI  IN  SECESSV  |  Hieronymo,  ftcumq;  diuina  meditanti  :  ....  Il  finii  au  verso  du  f.  43.  1.  25-27.  L^VS 
OMNIPO  I  TENTI  DEO.  |  .FINIS.  |  •:■  1  .\u  recto  du  f.  4;:  C  .\duerte  Lector  errala  in  hoc  Volumine.  Et 
Primo  I  C  In  Primo  Q,ualerno.  1  Ces  errala  finissent  au  verso,  1.  IO. 

Celie  édilion  du  fameux  traile,  évidemmenl  la  première,  est  restée  inconnue  lanl  à  M.  .\udin  qu  à  Hain, 
seulcmenl  M.  Copinger  en  donne  une  descriplion  plus  exacle    11  la  croil  imprimée  à  Florence,  cn  141)5. 

Superbe  exemplaire  s.  papier  fori,  grand  de  marges. 

1 97.  Savonarola,  Girolamo.  Expositio  graduum  S.  Bonaventurae  quibus  ad 


Fr.cent. 


N."  194.  Savonaroìa,  Girolatno. 

vitae  spiritualis  apicem  ascenditur.   Acced.  Oralio  Philipp!  Cioni.  S.  1.  iFlo- 
rentiaej    I497-   in-4-''    Avec  2  pet.  initiales.   Br.  iHain    14450I.  30. — 

8  ff.  n.  eh.  (sign.  a)  Caraclères  ronds  :  34-35  lignes  par  page. 

F.  a  recto:  C  Fra'.er  Hieronymus  de  Ferrarla  ordinis  Predicalo:!.  Ma  |  gnifico  i  Clarillimo  Equiti  lurifq; 
conlullo  Domino  .\ga  |  menoni  (sic)  Marfcolo  de  Caluis  palrilio  Bononienfi.  &  ce.  |  f.  a  3  verso  :  DEO 
GRAII.^S.  i  f.  aiiii  :  O  Philippo  Cioni  notaio  fiorentino  alle  deuote  Monache  ]  di  fancla  Lucia  dello  ordine 
di  fanclo  Domenico  di  Firèze.  |  A  la  fin  de  ce  traile,  f.  7  verso:  ....  Anno  |  Jiii  .Mcccclxsxx  |  vii.  al 
me  I  fé  di  Fé  1  bra  |  io  |  -  |  -  1  Le  dern-  f.  est  occupé  d'un  poème  italien  : 

G  Viua  uiua  in  noftro  core. 
Chrifto  Re  duce  &  Signore. 

A  la  fin,  f.  8  verso  :  -  ;  -  LAVS  DEO  -  \  - 

Exemplaire  bien  conserve  d'une  impression  de  la  plus  grande  rareté. 

igS.  —  CE  Fra  Hieronvmo  da  ferrata  feruo  in  utile  di  lefu  chrilto  \  alle  luore 
del  tertio  ordine  di  fan  Domenico  decte  uulgarmè  |  te  di  annalena  che 
habitano  nel  monaderio  difanctouincen  |  tio  in  Firenze  &  atucte  le  ahre  fuore 
&  perfone  diiiote  tSc  de  |  fiderofe  di  hauere  da  lui  lettere  exhortatorie, 
gratia  &  pace  I  &  gaudio  in  fpirito  fancto.  |  S.  1.  ni  d.  [Firenze  1497.:  in-4.° 
Avec  une  pet.  init.  Br.  [Hain    14468]  Audin   no.    122.  23. — 

)  Pf   n.  eh,  sans  sign.  Caraclères  ronds;  33  lignes  par  page. 

Le  litre,  à  la  lète  du  prem.  f.  est  immédialcment  suivi  du  lexle,  doni  la  fin  est  confue  cn  ces  termes  (f.  3 


FIRENZE  —  FOLIGNO  185 


Fr.cenl. 
verso:)  Data  in  Firenze  in  fan  Marco  Addi.  xvÌÌ.  |  doctobre.  M.CCCCLXXXXVK.  Amen.  |  Puis  :  G  Quefte 

fono   dieci  Regole  da  obferuare  allempo  delle  grà  ]  de   iribulatloni  ....  f.  4    verso  .    .    non    fi    conuer  ]  tano 

anzi  diuenlano  peggiori.  | 

Impression  fort  rare. 

199.  Savonarola,  Girolamo.  ([  Operetta  del  amore  di  lefii  Compoftada  | 
frate  Hieronimo  da  Ferrara.  |  S.  1.  ni  d.  (Firenze   1402)  in-4."  Avec  2  bel- 

les  figures  grav.  s.  bois.  Cart.   Audin  nro.    36.  150. — 

20  ff,  n.  eh.   (sìgn.  a-c)  Caract.  ronds  ;   33  Hgnes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intiiulé  en  caract.  goth.  et  un  superbe  bois.  99  s.  S6  mm.  ;  le  Christ  en  croix,  la 
Vierge,  St.  Jean  et  Ste.  Madeleine  agenouillée.  Le  verso  est  blanc.  Le  texte  commence  au  reco  du  2.  f.  : 
C  Tractato  dello  Amore  di  lefu  Chrifto  comporto  da  |  Frate  Hieronymo  da  Ferrara  dellordine  de  frati  pre- 
di I  calori  Priore  di  fan  Marco  dì  Firenze,  j  Au  recto  du  f.  17  un  autrc  bois  légèrement  ombre,  60  s.  55 
mm.  :  le  Christ  en  croix,  la  Vierge  al  St.  Jean.  Au  verso  du  f.  20:  ....  p  |  infinita  fecula  feculorum. 
Amen.  [  C  Fini?. 

200.  —  Comincia  la  expoiltione  difrate  Hieronymo  da  Ferrara  fopra  elpfal  |  mo 
Ixxix.  Qiii  regis  ifrael  per  modo  di  oratione  &  prima  fopra  eltitulo.  ]  S. 
1.  ni  d.   (Florence    1496)    in-4^    Avec   2    magnifiques    figures  grav.   s.   bois 

et  quelques  petites  initiales  s.  fond  noir.  Cart.  [Audin  no.  125Ì.  150. — 

IO  ff.  n.  eh.   (sign.  a-b)  Caract.  ronds.  45-4'3  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.,  en  haul,  joli  bois  au  traìt,  48  s.  57  mm,  :  à  gauche  lauteur  assis  derrière  son  pu- 
pitre  et  écrivant.  à  droìt  un  armoir  de  livres  et  deux  pupitres  de  chceur.  Ce  bois  est  flanqué  de  deux  pe- 
lits  listels  ornem.  s.  fond  noir.  Au  dessous  :  Proemio  di  frate  Hieronymo  da  Ferrara  dell'ordine  de  pdica- 
tori  nel  j  la  expofitione  del  pfalmo  .Ixxix.  Tradocto  in  lingua  fiorentina  da  uno  |  fuo  familiare.  |  A  la  méme 
page,  1.  21  et  22  commencement  du  texte  sous  l'intitulé  cité.  Le  texte  finit  au  recto  du  f.  io,  1.  12-14  : 
Finito  elpfalmo  difpofto  per  frate  Girolamo  1  da  Ferrara  de  frati  predicatori  |  AMEN  )  Le  verso  est  orné  d'une 
magnifique  figure  grav.  s.  bois  au  Irait,  9H  s  87  mm.  :  deux  moines  dominìcains  entrani,  à  gauche,  dans 
le  vestibuie  d'un  couvent,  sont  refus  par  l'abbesse  et  un  nombre  de  religieuses  ;  le  sol  est  en  noir.  et  la 
scène  entière.  superbe  ilessin  d'un  artiste  florentin,  est  renfermée  dans  une  étroite  bordure  de  feuillets  sur 
fond  noir, 

Bon  exemplaire  grand  de  marges,  avec  lemoins.  La  dernière  page,  qui  faii  voÌr  quelques  traìts  de  piume 
(non  sur  le  boisl,  est  raccommodée  à  la  marge. 

201. —  Prediche.    Firenze,    ad    instantia   di    Ser    Lorenzo    Violi,     1496.    [Hain 

*I4382]  Audin  no.   68.  i  00. — 

Exemplaire  incomplet.  Anc.  reliure  d'ais  de  bnls,  dos  en  veau.  Les  ff.  58-bI  et  un  morceau  du  f.  57  ont 
été  enlevés  parla  censure,  et  un  long  pas^age  (de  f.  57  verso  et  f.  62  recto)  a  été  noirci.  Q.uelques  notules 
manuscr.  ;  la  rei.  est  un  peu  fatiguée. 

FOLIGNO  (1470). 

Emilianus  de  Orfinis  et  Johannes   Numeister  (1470). 

202.  Aretinus,  Leonardus  Brunus.  LEONARDI  ARETINI  DE  BELLO  | 
ITALICO  ADVERSVS  GOTHOS  i  (À  la  fin:)  Hunc  libellum  Emilianus 
de  Orfinis  (sic)  Fulginas  |  &  lohannes  Numeider  theutunicus  (sic)  :  eiufqj 
fotii  I  feliciter  imprei'ferunt  Fulginei  in  domo  eiufdè  |  Emiliani  anno  do- 
mini Millefimoquadringète  |  lìmofeptuagefimo  feliciter.  |  (1470).  in  fol. 
Rei.  [Hain   1558].  700. — 

1  i,  bl..  72  ff.,  I  f.  bl.  (manque)  sans  signalures,  ni  cfaiffres  ni  rédames.  Caraclères  ronds.  29  ou    30    11. 
par  page. 
L'intitulé  cité,  qui  se  trous'e  à  la  téle  du  recto  du  2  f.,  est  suivi  du  texte  :  (  )TSI  LONGE  lOCVNDIVS  | 


r86  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cenr. 
mihi  fuifTet  Italie Le  texie  finii  au  recto  du  73.  f.,  I.  23  :  anni  Decimiociaui  hnius  (sic)  belli  |  Suii 

l'imprcssum  clté. 

Edilio  princeps  rarissima. 

C'est  le  premier  livre  imprimé  à  Foligno  par  Jean  Numeister,  disciple  de  Gutenberg,  qui  lui  resta  fidèle 
ju^^qu'à  sa  mori  (1^6^). 

LEONARDI  ARETINI  DE  BELLO 
ITALICO  ADVERSVS  GOTHOS 

TSI LONGE  lOCVNDIVS 

miblfuLflct  Itali^  felicitate-^  clades 
referrc  :tnquia  tempora  Tic  tulerunt 
fcquemur  gCnos  fortune  mutabilità/ 
tem  Gothorumq?  inuafionem  SCbellS 
quo  Italia  tota  p^ne  euerfa  fuit:in  bis 
libris  clercribemus-  Dolorofam  ^fedo  materiam  rfed 
prò  cognitione  illorum  tcmporum  necefìTariam- 

N."  202.  Aìciiuus,  Leoni)  iius  Bìidius. 

Il  y  a  deux  tirages  de  cet  ouvrage  :  notre  exeroplaire  est  du  premier,  oii  l'on  trouve  les  deux  trreurs: 
hnius  au  lieu  de  huius  dans  la  dernière  lìgne  du  lexte,  et  OrHnìs  au  lieu  de  OrHnis  (dans  l'ìmp'essrm)  (l). 

Sauf  qq.  taches  d'eau  et  piqùres,  cKemplaire  pas  mal  conserve,  grand  de  marges.  ^'enle  Sunderlaid  : 
I.5ir.    1  (   —    Fi.   I10{» 

203.  MassoriUus,    Laurentius.     A\RE\\I    SACRORWM  ,  HV.MXORWM 
OPVS.  [  Impressum  Fulginiae  per  lohanneni  Simonem  et  \'incentium  Caii- 

Hanc  libellum  Emilianus  de  Orfmis  Fulginas 
se  lobanncs  Numeiftcrtbeutanicus;  eiuf^fotii 
fclicitcr  imprclTerunt  Eulginei  in  domo  Ciufdè 
Emiliani  anno  domini  A^iUcfimoquadringètc/ 
fimoreptuagerimo  Fcliciter* 

N."  202.  Arcfifius,  Leonardìis  Ihunus. 

tagallos,    1547.   gì*.  i»>8."   Avec  une  grande  tìgure  grav.  s.   bois  s.   le  titrc, 
nonibreuses  initiales  s.   fond  criblé  et  la  niarque  typograph.   Dérel.  25. — 

2  fi',  n.  eh.,  22H  If.  eh.  et  2  ff.  bl.  Gros  caruct.  italìques.  Le  recto  du  prem.  f.  eniièremcnt  grave  s.  bois, 
fait  vùir.  en  haut.  un  beau  bots  ombre,  no  s.  Qt  mm.  .-  le  Chrisi  en  croix.  la  Viergc  et  St.  Jean  ;  cn  bas 
le  liirc  cité.  Le  lexte  est  précède  du  poème  dédicatoire  adrcsse  au  Cardinal  Rodolfo  Pio  di  Carpi,  et  de 
quelques  distiques  des  amis  de  l'auteur.  Au  vcrsd  du  dern.  f.  la  marque  typograph. 

Beau  volume  tròs  rare. 


(1)  V.  tìiblioJiUa  II,  pp.  24-26. 


FOSSOMBRONE  —  FRANKFURT  a/M. 


187 


'mm' 


e  Ad  racratifliniain  «rarcam  maiclìatem, libri  de 
die  paiTionis  domini  noftn  Icfu  Chriftì dedicano. 
C  PaulusdeMiddelburgo,dei  &  apoftolicx  fedis 
grana  cpifcopus  forofemproniéfis/eremflkno  roma 
norum  regi  Maximiliano  imperatori  eledo  femper 
augufto  foehcitatcm  optar. 

Ogitanti  mihi  Maximiliane  rcx  i 
dytecuinam  principi  lucubratiu 
culas  mea^  de  die  palTionis  domini 
noftn  lefu  Chriftì  confcnptas  de/ 
dicarem ,uenit  in  mentem  quod  li 
^,^,„  pridema  ueridicis  Si  fide  dignis  ac 
cepi,tc  in  lucemhuius  mundi pnmumfuifTezditum 
ipfo'die  quo  Chriftì  faluatoris  paflio  a  chnflianij  re. 
coIcbatur,quem  diem  ueneris  fanftum  appellaat:cii. 
ergo  dies  l'fte  a  diuina  prouidentia  fuerit  dicatus  gc 
rao  tuo,xquumatq}  honeftumputauilucubratiun/ 
culas  méas  de  codem  die  cófcriptas(quafi  tuo  genio 
congruentes)eidem  dedicare.ad  quod  accedit ,  quia 
apudprifcos.dies  natalis  regis  a  populoobferuariK 
fefta  deuotione  ac  ftrenis  celebrari  folet  ,cum  ergo 
non  modo  natalis  mei  foli  princeps  exiftas,&  lunio 
risnoftriducisauus.uerumetiam  romanorù  &ger 
manorù  rex,quinimmo  totius  chriftianx  reipublici 
imperator,Chrifticj)  faluatoris  paflionis  culto rpra;ci 
puus  femper  fuifti,uifa  eft  mihi  tua  maieftas  appri- 
me  digna  cui  hanc  noftram  lucubratiunculam  quafi 
ftrena  natali  eiuscófentaneà  dedicaremifolentenim 

A 


N."  205.  Middelbiirgo,  Paulus  Gennaiius  de. 


t88  monumenta  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


*  FOSSOMBRONE  (1513V 

204.  Castiglione,  Baldassare.  BALTHASARIS  CASTÌLIONII  |  AD  HEN- 
RICVM  ANGLIAE  REGEM  |  EPISTOLA  DE  VITA  ET  GES  1  TIS  GVI- 
DVBALDI  I  VRBINI  \  D\'CIS.  |  (À  la  Hn  :)  C"  Impreffum  Forolempronii 
per  Octauium  Pe-  |  trutium  ciuein  Forolempronienfeni.  Anno  \  Domini 
.M.D.XIII.IIII.  Calèdas  Au  |  gufti   ....   (151 3)    in-4,^    Avec    une    belle    init. 

s.   fond  noir.   Cart.  40. — 

15  ff.  n.  eh.  et  1  t.  bl.  Beaiix  caract.  ronds. 

C'est  le  second  livre  imprimé  à  Fossombrone.  petit  volume  qui  était  déjà  extrèmemcnt  rar;.  lorsque  Gae- 
tano Volpi  le  fit  réimprimer  dans  l'^dition  des  Oeuvres  de  Castiglione.  1733.  Il  n'est  pas  moins  remarquablc 
par  san  contenu  historique.  (Guìdobaldo  était  l'ami  personncl  de  l'auieur).  —  .\  la  fin  un  cpigramme  : 
Chriftophorus  Pierìus  Gigas  Canonicus  Forosempronius  autori. 

Bel  exemplaire  grand  de  marges,  provenant  de  la  bibliothèque  des  petiis-fils  de  Pauteur. 

205.  Middeljjurgo,  Paulus  Germanus  de,  Paulina  de  recta  paschae  cele 
bratione  :  et  de  die  passionis  domini  nostri  lesu  Christi  :  (A  la  fin  :)  ([_ 
Impressum  Forosempronii  per  spectabilè  virù  Octauianù  petrutiù  ciuè  Fo- 
rosemproniésem  ìpressoriae  artis  peritissimù  Anno  Domini.  M.D.XIII.  die 
octaua  lulii.  etc.  {1513).  Avec  deux  belles  bordures,  les  armes  pontiticales, 
la  marque  tvpogr.   et  de  nombreuses    initiales  gravées   en    bois,    sur    fond 

noir.   D.-vél.  125. — 

L"auteur.  né  à  Middelburg.  en  1445.  évèque  de  Fossombrone,  met  au  devant  de  son  ouvrage  7  lettrcs 
adressées  à  Leon  X.  à  l'empereur  Maximlieit  et  a.,  où  il  plaìde  avec  fen'eur  pour  la  reforme  du  calendrier. 
—  Ouvrage  d'un  grand  intérèt  sous  le  rapport  tvpographiquc,  à  cause  de  la  beauté  de  l'impression,  et  aussi 
à  cause  des  bordures  et  des  vigneltes  sur  boi^;  dont  il  est  orné.  Les  calendriers  sont  ìmpr.  en  rouge  et  noir. 
C'est.  dailleurs.  la  principale  production  de  l'imprimerie  établie  à  Fossombrone  par  Ottaviano  Petruccì,  à 
qui  1  on  doit  l'invention  d'une  méthode  nouvelle  alors  d'imprimer  la  musiquc.  La  première  pirtie  de  ce  beau 
volume  a  des  signaturcs  de  a-s  par  H  et  t  par  10;  la  seconde  ju^qu'à  GG  iiij.  suivi  d'un  dcrnier.f.  au  verso 
duquel  se  lit  la  souscription  accompagne'e  de  la  marque  de  l'imprimeur.  Au  %-erso  du  tilre.  qui  est  imprimé 
en  capitales,  se  volt  le  privilège  accordé  par  Leon  X.  —  Ex-libris  ancien;  la  reliure  est  peu  endomm. 

FRANKFURT  a/AL  (1478). 

206.  Amman,  Jost.  Bibliorum  vtrivsque  Testamenti  icones,  svmmo  artificio 
expressae  etc.  adeoque  doctis  &  venultis  Carminibus  exornatae  etc,  nunc 
primum  editae  [per  Phil.  Leonicenim].  Francofvrti  apvd  Georgivm  Corvinvm, 
impensis  Hieronymi  Feyerabend.  M.D.LXXI.  (i57i.)pet.  in-8."  Avec  deux 
armes  et  200  fìg.  emblémat.  gr.  s.  bois  par  J.  Amman.,  maroquin  rouge 
foncé,  d.   d.  dent.  et.  tìl.   int.,  tr.   d.   \Pagihi)ìi].  200. — 

Magniiìque  exemplaire  de  ce  recueil  des  beaux  bois  «'e  Jost  Amman  dans  une  jolie  reliure  moderne.  Les 
vers  latins  qui  accompagnent  les  tìgs.  sont  de  Conrddus  Weis,  doni  il  y  a  de  plus  un  Epigramma  in 
Weissortim  fjmilije  insignia.  Louvrage  est  déd'é  lojnni  Fìchardo  Reip-.iblicae  Francofurdianae  advocato. 

207.  Hutten,  Ulrich  von.  l'iriclii  Hutteni  equitis  germani  Opera  poetica,  ex 
diversis  illius  monunientis  in  unum  collecta.  (.\  la  tìn  :)  Anno.  M.D.XXXVIII. 
(Francofurti,  Christ.  Egenolph,  1538)  in-8."  Avec  une  ligure  satyrique  grav. 
s.  bois.   \'eau  pi.,   joliment  dorè  s.  les  plats  et  le  dos. 

147  ff.  n.  eh.  Caract.  ita!.  Première  cdition  des  pocsies  faite  par  Eobanus  Hessus.  Contenu  :  Hpigrammata. 
In  tempora  lulii  li  satyra.  Ad  Maximilianum  Imp.  exhorlatorìum.  De  piscalura  \'enetorum.  Marcus.  De  non 
dcgjneri  statu  Germanorim.  Epistola  Italiae  ad  .^laximtlanum.  Responsoria  Maximiliani  aut.  Hello  Eob.  Hesso. 
Ad  Card.  Adrianum  prò  Capnione  inlerccssio.  Triumphus  Capnionis.  Panegyricus  in  laudcm  Alberti  Archeptsc. 
Moguntini.  In  Pepcricorni  vitam  et  obitum.  O'uriiT  Nemo.  Vir  bonus.  De  arte  versificatoria.  —  Bel  exem- 
plaire. Timbre  de  bibliothèque. 

(A   stiivre). 

iqj-900.  Firenze.  Tipografia  L.  Franceschini  e  Ci  -  Via  dell'Anguillara,  |8 


I 


^  .^Ka  .«Jfcfc  J^to  gJfc-  ^Jfc- Jfct  .Jte,cJÌfc>  £ 


Volume  II 


Settembre-Ottobre   1900 


Dispensa  6"-; 


La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN   LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LECCATURE 

DIRETTA    DA    LEO    S.    OLSCHKI 


Umberto  I  il  Buono,  secondo  Re  d' Italia. 

[Nato  a  Torino  il  14  marzo  1844.  —  Morto  a  Monza  il  29  luglio  1900I. 


Son  già  trascorsi  tre  mesi  clall'  infausto  giorno 
in  CHI  la  mano  sacnleoa  d'  uno  sciasfurato  senza  cuore 
e  senza  patria  ha  tolto  al   trono  e  alla  vita 


UMBERTO  I  il  Buono; 

ma  ugualmente  intensa  e  vivissnna  è  la  mestizia  colla 
quale  partecipiamo  al  profondo  cordoglio  dell  Italia  che 
piange  la  perdita  del  nobile,  leale,  magnammo  e  giusto 
suo  Re  ed  al  dolore  di  tutto  il  mondo  cnile  che  si 
sente  colpito  nei  più  sacri  ed  alti   ideali. 

Sicuri  d' interpretare  il  pensiero  dei  lettori  e  dei 
collaboratori  della  Bibliojìlia,  mandiamo  alla  Regina 
Madre  e  agli  Augusti  Soxrani  d' Italia  i  sensi  del  più 
profondo  nostro  cordoglio  e  dell'  inalterabile  nostra 
devozione    e    venerazione. 


29  di  ottobre   igoo. 


LEO   S.   OLSCHKI. 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA 


La   Cronaca  figurata  fiorentina    del    British   Museum 
e  un  disegno  inedito  di  Maso  da  Finiguerra 


Giorgio  Vasari  nel  Proemio  della  opera  sua,  ha  un  brano  tra  i  più  felici  nello  stile^ 
e  sfavillante  di  verità  nelle  idee  giustissime  che  egli  vi  esprime  con  la  passione  di  un 
fervente  apostolato,  le  quali  io  vorrei  scritte  a  caratteri  d'  oro  in  ogni  museo  e  in  ogni 
monumento  e  stampate  nel  cuore  di  ogni  eletta  persona. 

«  Soleano  gli  spiriti  egregi  —  scrive  il  biografo  aretino  —  in  tutte  le  azioni  loro 
per  un  acceso  desiderio  di  gloria  non  perdonare  ad  alcuna  fatica,  quantunque  gravissima, 
per  condurre  le  opere  loro  a  quella  perfezione,  che  le  rendesse  stupende  e  meravigliose 
a  tutto  il  mondo  ;  né  la  bassa  fortuna  di  molti  poteva  ritardare  i  loro  sforzi  dal  per- 
venire a  sommi  gradi,  si  per  vivere  onorati,  e  si  per  lasciare  nei  tempi  avvenire  eterna 
fama  d'ogni  rara  loro  eccellenza.  Ed  ancora  che  di  cosi  laudabile  studio  e  desiderio  fos- 
sero in  vita  altamente  premiati  dalla  liberalità  de'  principi,  e  dalla  virtuosa  ambizione 
delle  repubbliche,  e  dopo  morte  ancora  perpetuati  nel  cospetto  del  mondo  con  le  testimo- 
nianze delle  statue,  delle  sepolture,  delle  medaglie,  ed  altre  memorie  simili  ;  la  voracità 
del  tempo  nondimeno  si  vede  manifestamente,  che  non  solo  ha  scemate  le  opere  proprie 
e  le  altrui  onorate  testimonianze  di  una  gran  parte,  ma  cancellato  e  spento  i  nomi  di 
tutti  quelli  che  ci  sono  stati  serbati  da  qualunque  altra  cosa,  che  dalle  sole  vivacissime 
e  pietosissime  penne  degli  scrittori.  La  qual  cosa  più  volte  meco  stesso  considerando  e 
conoscendo  non  solo  con  l'esempio  degli  antichi,  ma  de'  moderni  ancora,  che  i  nomi 
dei  moltissimi  vecchi  e  moderni  architetti,  scultori  e  pittori,  insieme  con  infinite  bel- 
lissime opere  loro  in  diverse  parti  d'Italia  si  vanno  dimenticando  e  consumando  a  poco 
a  poco,  e  di  una  maniera  per  il  vero,  che  ai  non  se  può  giudicare  altro,  che  una  certa 
morte  molto  vicina  ;  per  difendergli  il  più  che  io  posso  da  questa  seconda  morte,  e  man- 
tenergli più  lungamente  che  sia  possibile  nelle  memorie  dei  vivi,  avendo  speso  moltis- 
simo tempo  in  cercar  quelle,  usato  diligenza  grandissima  in  ritrovare  la  patria,  l'origine, 
e  le  azioni  degli  artefici  e  con  fatica  grande  ritrattate  dalle  relazioni  di  molti  uomini 
vecchi,  e  da  diversi  ricordi  e  scritti  lasciati  dagli  eredi  di  quelli  in  preda  della  polvere 
e  cibo  de'  tarli,  e  ricevutone  finalmente  e  utile  e  piacere,  ho  guidato  conveniente,  anzi 
debito  mio,  farne  quella  memoria  che  il  mio  debole  ingegno  ed  il  poco  giudizio  potrà  fare  ». 

Ho  detto  che  coteste  parole  non  vorrebbero  essere  mai  abbastanza  ricordate  dagli 
studiosi,  poi  che  nella  assenza  miserevole  di  ogni  rinnovellatore  di  antichi  fasti  artistici 
ed  in  quella  ancor  più  triste  di  ogni  speranza  e  di  ogni  possibilità  di  averne,  mi  sembra 
assai  bella  e  nobil  cosa  rievocare  le  grandi  pagine  della  nostra  storia  e  ricercare  con  lena 
ininterrotta  le  varie  particolarità  che  accompagnarono  il  trionfo  d'  un  artista,  e  indagare 
le  più  riposte  ragioni  di  un'opera  d'arte. 

E  non  pure  de'  maggiori,  degli  elettissimi,  io  vorrei  si  trattasse,  ma  ancora  e  più 
degli  astri  relativamente  minori  del  cielo  dell'Arte,  desidererei  si  ricercassero  le  contin- 


192 


STANISLAO  FRASCHETTI 


genze  della  vita  e  le  fonti  del  sapere,   in  quanto  i   nostri   predecessori  se  credettero  utile 
e  decoroso  cantar  laudi  magniloquenti  ai  sovrani  dell'arte,  poco  o  punto  si  curarono  di 


I~ig.  I.  —  Ptìic-  del  Fiiiìgiieria. 

iDalta  fotografia  Alinarh. 

tramandare  ai  posteri  le  tradizioni  degli  ingegni  a  quelli  inferiori  che  pure  servono  mi- 
rabilmente alla  completa  conoscenza  di  tutte  le  faccia  e  di  tutti  gli  aspetti  di  quella 
grande  e  bella  cosa  che  è  l'arte  italiana. 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA  193 

Non  già  che  tutte  le  particolarità  della  vita  e  delle  opere  dei  grandissimi  siano 
state  disvelate  e  illuminate  alla  luce  della  critica  imparziale  e  aliena  dagli  ardori  apologe- 
tici, che  molto  v'  è  da  compiere  anco  per  quelli,  ma  intendo  dire  che  studiando  le  opere 
di  quelli  ingegni  i  quali  se  non  assursero  alla  sublimità  furono  però  ugualmente  rivela- 
tori di  novelle  sorgenti  di  vita  e  di  bellezza,  si  potranno  pili  facilmente  comprendere 
taluni  aspetti  delle  idealità  dei  geni  e  rifulgeranno  di  più  meravigliosa  aureola  le 
glorie  loro. 

Ed  è  però  che  non  istimo  inutile  occuparmi  ora  di  un  ingegno  vivido  e  operoso 
il  quale  se  non  ha  lasciato  gran  copia  di  opere  e  una  eco  sonora  di  fama,  ha  non  per- 
tanto nobilitate  come  nessun  altro  mai  le  arti  cosi  dette  minori  che  hanno  pure  tanta 
grazia  e  formarono  tanta  parte  delle  compiacenze  estetiche  de'  nostri  antichi. 

Di  Maso  da  Finiguerra  cosi  scrive  il  Vasari  nella  sua  Introdiiiione  alle  tre  arti  del 
disegno  [i):  «  Di  niello  lavorò  mirabilissimamente  Maso  Finiguerra  fiorentino,  il  quale  fu 
raro  in  questa  professione,  come  ne  fanno  fede  alcune  paci  di  niello  in  S.  Giovanni  di 
Fiorenza,  che  sono  tenute  mirabili.  Da  questo  intaglio  di  bulino  son  derivate  le  stampe 
di   rame,  onde  tante  carte  italiane  e  tedesche  veggiamo  oggi   per  tutta  Italia  ». 

E  pili  avanti,  nella  Vita  di  Antonio  e  Piero  Pollajoli  :  «  Era  in  questo  tempo  me- 
desimo un  altro  orefice  chiamato  Maso  Finiguerra,  il  quale  ebbe  nome  straordinario,  e 
meritamente  ;  che  per  lavorare  di  bulino  e  fare  di  niello  non  si  era  veduto  mai  che  in 
piccoli  o  grandi  spazj  facesse  tanto  numero  di  figure,  quante  ne  faceva  egli,  siccome  Io 
dimostrano  ancora  certe  Paci  lavorate  da  lui  in  S.  Giovanni  di  Fiorenza,  con  istorie  mi- 
nutissime della  Passione  di  Cristo.  Costui  disegnò  benissimo  e  assai,  e  nel  libro  nostro 
v' è  di  molte  carte  di  vestiti,  ignudi,  e  di  storie  disegnate  d'acquerello   ». 

E  ancora  dopo,  nella  vita  di  Marcantonio  Bolognese  :  «  11  principio  dunque  del- 
l' intagliare  le  stampe  venne  da  Maso  Finiguerra  fiorentino  circa  gli  anni  di  nostra  sa- 
lute 1460;  perchè  costui  tutte  le  cose  che  intagliò  in  argento  per  empierle  di  niello,  lo 
improntò  con  terra  ;  e  gittatovi  sopra  solfo  liquefatto,  vennero  improntate  e  ripiene  di 
fumo  ;  onde  a  olio  mostravano  il  medesimo  che  l'argento  :  e  ciò  fece  ancora  con  carta 
umida  e  con  la  medesima  tinta,  aggravandovi  sopra  con  un  rullo  tondo,  ma  piano  per 
tutto  ;  che  non  solo  le  faceva  apparire  stampate,  ma  venivano  come  disegnate  di  penna  ». 
E  questi  sono  i  soli  cenni  che  il  biografo  aretino  ci  abbia  tramandati  sul  valentis- 
simo orafo;  e  pochi  altri  ne  dà  Benvenuto  Cellini   nel  suo  trattato  dell'oreficeria  (2).  Dal 


(1)  Delia  pittura,  cap.    19. 

(21  «  Maso  Finiguerra  fece  l'arte  sùlameme  dello  intagliare  di  niello;  questo  fu  un  uomo  che  mai  non  ebbe  nissuno  para- 
gone di  quella  cotale  professione,  e  sempre  operò  servendosi  dei  disegni  del  detto  Antonio.... 

t.  Martino  (Schongauer)  fu  orefice  e  fu  oltramontano,  di  quelle  città  tedesche.  Q.uesto  fu  un  gran  valent'  uomo,  si  di  di- 
segno e  d  intaglio  di  quella  lor  maniera.  E  perche  già  e' si  era  sparso  la  fama  per  il  mondo  di  quel  nostro  Maso  Finiguerra,  che 
tanto  mirabilmente  intagliava  di  niello  (e  si  vede  di  sua  mano  una  Pace  con  un  Crocifisso  dentrovi  insieme  con  i  due  ladroni,  et 
con  molti  ornamenti  di  cavagli  e  di  altre  cose,  fatta  sotto  il  disegno  di  Antonio  del   Pollaiuolo  già  nominato    di    sopra,  et  è    in- 


,04  STANISLAO  FRASCHETTI 


Rinascimento  non  ne  troviamo    altro  ricordo  se  non    nell'opera  diligente  del   Baldinucci 
su  l'arte  dell'intagliare  in  rame(i)  : 

«  Quest'arte  —  scrive  lo  storico  del  Seicento  —  che  da'  buoni  autori  del  nostro 
tempo  è  riposta  fra'  Chiari  scuri  o  Monocromati  che  dir  vogliamo,  ebbe  suo  principio  nel 
secolo  del  1400,  nella  Città  di  Firenze  mediante  la  persona  di  Maso  Finiguerra  Orefice 
e  Argentiere,  Scultore  e  Intagliatore  che  riusci  valoroso  non  meno  nel  modellare  di  tondo 
e  mezzo  rilievo  che  in  lavorare  di  Niello   ». 

E  altra  notizia  ne  da  il  Baldinucci  medesimo  in  altro  luogo  (2),  ampliata  questa  volta 
da  un  coniente  di  Marca  Manni  : 

«  Maso  Finiguerra  Fiorentino  scultore  orafo  e  inventore  dell'  intaglio  in  Rame. 
Discepolo  di  Masaccio,  fioriva  nel    1450    ». 

Ed  ecco  la  nota  del  Manni  :  «  Altrimenti  Tommaso  de'  Finiguerri  il  quale  alla  De- 
cima è  ascritto  sotto  il  Gonfalone  Ferza  nel   Quart.  di  S.  Spirito,  ed  ha  quattro  figliuoli  ». 

Ma  il  cementatore  del  biografo  secentista  aggiunge  anche  quest'altra  nota  ai  cenni 
su  l'artefice:  «  Se  fioriva  nel  1450  non  ben  si  spiega  ciò  nel  Proemio  dell'Opera  del- 
l'intagliare in  rame,  ove  si  dice  che  l'Arte  ebbe  suo  principio  nel  1400  mediante  la 
persona  di  Maso  Finiguerri  Orefice  ecc,  e  meno  si  verifica  qui  quando  noi  sappiamo  che 
nel  1424  egli  era  già  morto.  In  ser  Jacopo  di  Silvestro  Notajo  Fior,  abbiamo:  D.  Ni- 
colosa  filia  olim  Tomaxii  Finiguerrae  de  Finiguerris  uxor  Manni  quond.  Benincase  Man- 
nucii  Legnaiuoli  pop.  Sanctae  Felicitas  ». 

iVIa  certo  il  comentatore  è  caduto  qui  in  un  grosso  equivoco  scambiando  la  per- 
sona d'un  parente  dell'artista  con  l'artista  medisimo  e  ciò  tanto  pili  in  quanto  nelle 
Delizie  degli  Eruditi  Tostcìii  troviamo  distinta  la  famiglia  Finiguerra  Finiguerre  o  Finiguerri 
negli  anni    12 18,   36,   59,  84,    1302,   81    e   'è.i). 

Altra  notizia  di  Maso  si  trova  in  una  lettera  scritta  da  Baccio  Bandinelli  ad  un  suo 
compare  nella  quale  si  parla  delle  porte  di  San  Giovanni  condotte  dal  Ghiberti  (3)  ;  «  Ma 
nel  fare  li  giovani  si  feciono  tanto  valenti,  che  1'  uno  fu  Maso  Finiguerra,  l'altro  Desiderio 
(da  Settignano)  Piero  e  Antonio  del  Pollajuolo  e  Andrea  del  Verrocchio,  tutti  valenti  e 
pittori  e  scultori  ». 

E  Benvenuto  Cellini  nel   Proemio  del  Suo  Trattato  (4)    parlando  di   Antonio  del  Pol- 
laiolo e  di  alcuni  suoi  seguaci  riporta   la  notizia  seguente:    «   A    questi  s'aggiunse   Maso 


tagliata  e  niellata  di  mano  del  detto  Maso:  questa  è  d'argento  in  nel  nostro  bel  San    Giovanni    di    Firenze);  oia    questo    valen- 
te uomo  tedesco,  nomato  Martino  virtuosamente  e  con  gran  disciplina  si  misse  a  voler  fare  la  detta  arte  del  niello.... 

«  E  se  bene  quando  io  andai  a  imparare  l'arte  della  oreBceria,  che  fu  nel  mille  cinquecento  quindici,  che  così  correvano 
gli  anni  della  mia  vita,  sappiate  che  la  detta  arte  d' intaglio  di  niello  si  era  in  tutto  dismessa  :  ma  perchè  quei  vecchi,  che  an- 
cora vivevano,  non  facevano  mai  altro  che  ragionare  della  bellezza  di  quest'  arte,  e  di  quei  buoni  maestri  che  la  facevano,  e  sopra 
tutto  del  Finiguerra  ;  e  perchè  io  ero  molto  volenteroso  d' imparare,  con  grande  studio  mi  messi  a  imparare,  e  con  i  begli  esempli 
del  Finiguerra  io  detti  assai  buon  saggio  di  me  ».  Benvenuto  Cellini,  /  traitjtti  deli'  orejicertd  e  della  scultura.  Lcmon- 
nier,  1857,  pagg.  7,  .2,  13,  14. 

(1)  Filippo  Baldinucci,  Comincìjmeitto  e  proi^resso  dell'  arie  d'  intjglìjre  in  rame  colìr  vite  di  molli  de'  fili  eccel- 
lenti maestri  della  stessa  professione. 

(2)  Filippo  Baldinucci,  Delle  Notizie  de'  Professori  del  disegno.  Edizione  acctesciuta  di  annotazioni  del  Signor  Do- 
menico Marca  Manni.  Firenze,    1767-1771,  tomo  IV,  pag.  I. 

13)  Pietro  Zani,  Lettere  pittoriche,  pagg.  74  e  75. 

(4)  Benvenuto  Cellini,   Trattato  dell'  Oreficeria.  Firenze,  15ÓS,  foglio  i  retro. 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA  195 

Finiguerra,  il  quale  valendosi    de'  disegni    d' Antonio    predetto    attese   senza    paragone    a 
intagliare  di  niello  ». 

In  merito  poi  alle  relazioni  artistiche  tra  il  Pollajolo  e  il  nostro  Maso  possiamo 
aggiungere  come  complemento  questo  cenno  contenuto  nei  Di\ciiiiali  di  Filippo  Baldi- 
nucci  :  «  Avevano  i  Consoli  dell'  Arte  de'  Mercanti  date  a  fare  a  Maso  le  Storie  dell'  aitar 
d'argento  pel  Tempio  di  S.  Giovanni  :  ma  avendo  poi  questi  riconosciuto  il  Pollajuolo  in 
disegno  e  diligenza  a  lui  molto  superiore  vollero  che  ancora  esso  a  concorrenza  dal  Fi- 
niguerra molte  ne  lavorasse  «. 

E  queste  poche  sono  tutte  le  notizie  che  gli  antichi  storici  dell'arte  ci  hanno  tra- 
mandato su  '1  finissimo  orefice  fiorentino.  Dai  documenti  pubblicati  dal  Gaye  (i)  abbiamo 
però  qualche  altra  notizia,  di   maggiore  importanza,  relativa  ai  suoi  dati  biografici. 

Il  primo  di  codesti  documenti  è  una  denunzia  autografa  dei  beni  di  Antonio  Fi- 
niguerra, padre  del  nostro  Tommaso,  data  nel  luglio  1427  agli  ufiziali  del  catasto  fioren- 
tino. L'atto  è  importantissimo  poiché  oltre  al  contenere  parecchie  notizie  su  i  consanguinei 
dell'artista,  vi  si  precisa  che  questo  nel  luglio  1427,  data  del  documento,  aveva  «  detà 
danni    i.   mesi   5   »  ;  cioè  era  nato  nel   febbraio  del    1426   (2). 

Questo,  riguardo  alla  data  della  nascita  ;  in  quanto  a  quella  della  morte  un  altro 
documento  rinvenuto  dal  Gaye  reca  nuovo  lume  agli  studiosi.  Cotesto  atto  è  il  testa- 
mento di  Antonio  Finiguerra  redatto  dal  notaio  Ser  Simone  Grazzini  nel  giorno  1 3  di- 
cembre 1464,  dal  quale  si  apprende  che  il  nostro  Tommaso  in  quell'epoca  era  già 
morto  (3). 


(1)  Gaye,  Carteggia  inedito  d' jrtisti,  voi.   I.  pag.  Ili   e  seg. 

(2)  u  Antonio  di  tomaso  finiguerra  orafo,  quartiere  di  S.  M.  Novella,  gonfalone  del  unichorno,  populo  Sca.  Lucia  dogni- 
santi,  ò  di  prestanzone  mi  tocha  i  mìa  parte  s.  7.  lo;  e  ora  qui  da  pie  recherò  tutti  i  mia  beni  encharichi. 

l'na  chasa,  posta  in  borgo  dognisanti.  diomaserizie  per  mio  uso  e  per  mia  famiglia  chonfini  :  prima  via,  sechondo  salvi 
dandrea  lavatore,  3°  frati  dogni  santi,  4°  picro....  bachaio,  5"  giovanni  di  iachopo  bonachorsi  orafo. 

E  più  ò  avere  da  Bartolomeo  di  tomaso  finiguerra,  mio  fiatello,  fior,   ii,  quindo  io  dividerò:  che  ne  fo  pocha  stima. 
In  su  la  botega  nonno  nula,  che  sono  chonpagnio  di  Sandro  di  Giovanni  e  dantonio  di  veneri,  orafi. 

Incarichi  ; 

Io  antonio  di  tomaso  sopradetto  detà  danni 34 

Mona  antonia  mia  donnei  detà  danni 20,  mese  6 

Tomaso  mio  figliuolo  detà  danni i        "      5 

La  nanna  mia  figluola  detà  danni 3        »      6 

Mia  debiti  ; 
Buto  di  nicholo,  proveditore  dello  siedale  dell'arte  di  porta  S.  Maria,  di  avere  da  me  in  due  partite  fior.  204.2. 
Ei  chomune  avere  da  me  di  prestanzoni  vechi  e  nuovi  e  residi,  in  luto  mi  tocha  i  mia  pane  fior.  3. 
Io  .\ntonio  di  tomaso  ò  fato  di  mia  propria  mano  questa  iscrila  a  di....  di  Luglio  1427  ». 
(.\rchivio  delle  Decime,  Quartiere  S.  M.  Novella,  Gonfalone  Unicorno).  Gaye,  Carteggio  inedito  d'  artisti,  voi.  I,  pag.  tu. 

(3)  «  1464,  13  dee.  .\ctum  florentie  in  populo  S.  Marie  maioris  de  florentia,  presenlibus  testibus  Nardo  antonii  da  maiano 
et  Simone  francisci  legnaiuolo  etc. 

<.  .\ntonius  q.  Tommasii  finiguerre  populi  S.  Lucie  omnium  Sanctorum  de  florentia,  sanus  mente  et  corpore  suum  nuncu- 
palivum  condidit  testamentum. 

..  Corporis  sepulturam  elegit  in  ecclesia  omnium  Sanctorum  de  florentia.  In  omnibus  autem  suis  bonis  instituit.  Franci- 
scum  et  Slefanum  cius  filios  legitimos,  et  pierantonium  eius  nepolum,  natura  e\  Toramasio  eius  filio  premortuo.  Tutores  autem 
dicli  eius  nepotis  reliquit  dictos  Franciscura  et  Slefanum  »  (Archivio  Generale).  Gaye.  Carteggio  inedito  d'  Artisti,  voi.  I,  pag.  113, 


196  STANISLAO  FRASCHETTI 


Altre  notizie  della  famiglia  Finiguerra  si  hanno  nelle  note  del  Gaye  e  in  altri 
documenti  d'archivio  pubblicati  dal  Colvin.  Sappiamo  ad  esempio  che  nel  1433  la  l'ami- 
glia  di  Antonio  era  cresciuta  di  cinque  tìgliuoli  di  cui  il  maggiore  aveva  venti  anni  ed 
il  minore  tre.  Nel  1437  egli  si  trovava  in  bottega  in  compagnia  di  Rinieri  di  Giovanni 
Manni  e  il  figliuolo  «  Tomaxo  »  era  compagno  di  «  piero  di  bartolomeo  di  sali  »  (  1  ).  La 
moglie  di  Tommaso  era  una  «  Piera  Domenici  Johannis  Domenici  presta  ronzini  »  co- 
me risulta  al  Gaye  dagli  Spogli  del  Migliore. 

Finalmente  altri  documenti  riportati  nei  Ricordi  sforici  di  Ciiio  di  Filippo  di 
Cina  Riiiiiiciiii  (2)  informano  su  alcuni  knori  di  importanza  secondaria  condotti  da 
Tommaso  Finiguerra. 

Il  gentilissimo  nìellatore  fiorentino  quando  condusse  la  «  Pace  »  del  bel  San  Gio- 
vanni, come  si   rileva  dai   documenti  pubblicati,  contava  a  pena  ventiquattro  anni  di  età. 


(l)  «  Dinanzi  auo)  sìgaorj  vficiali  della  nuoiia  gravezza  si  raporta  per  me  Antonio  di  tomaxo  finiguerra  indetto  ghonfalone.... 

u  Sustanzie  in  prima 
Una  casetta  posta  in  boigho  ognisanij  confinj  aprirao  vìa  asecondo  Giovanni  di  saluj  lanatore  di  lana  a  3"  e  fratj  dognì- 
sanij  a  4"  lorenzo  dapoppj  messo  a  3"  herede  di  nannj  cino  orafo  nel  quale  abito...- Sono  abottegha  aliarle  dellorafo  in  compagnia 
con  Rinierj  di  Giouanni  Mannìj  e  sopra  alle  costienzie  nostre  giudichamo  che  abìamo  più    debito  che  mobile  ìn    detta    bottegha  e 
grande  famiglia   ". 

«  La  bottegha  doue  facciamo  l'arte  e  delle  Reda  di  Iacopo  di  bartolo  ciachj  vaiao  paghiamo  di  pigiane  fiorinj   i^i. 
lAnno  1457,  S.ta  Mar.  Novella,  Unicorno,  Primo.  N."  verde  813.  fol.  I03.  +  S.a  M.*  N.*  G.^  Liocorno). 
«  Antonio  di  tomaxo  finiguerra  horafo  ». 

n  Sustanzie 
Una  casa  per  mio  abitare  posta  in  borgho  ognisanl)  confinj  da  p"  via  ij"  Bernardo  di  piero  horafo  di  iij"  lorenzo  da  poppj 
da  iij"  Giouanni  di  saluj  del  Grassi  •>. 

a  Sustanzie  e  debìlorj  di  bottegha  per  lameta 
1  rouanci  (?)  Ìn  bottegha  in  compagnia  dì  Rinierj  dì  Giouanni  manni    nellarte   dellorafo   in  nKtchatantia   stimata    fiorinj 
c'^  Lxxx  tocha  mcza  a  Rinierj  di  Giouanni  sopradetto  e  glialtri  mczj  ama  perche  alpresenie  e'diuìdìamo  enoii  voglio  fare  più  bot- 
tegha fiorini  90. 

Piero  di  Giuliano  A'espuccj  de  dare  a  lire  4  per  fiorino     .  tìorinj   12 

Tomaxo  di  luigi  bartolj  "  »  fiorini     3 

Giouanni  di  cario  macingnj        »  »  ....     fiorinj     4 

Chofcimo  dantonio  di  ser  tomas     ->  >» fiorinj     4 

Cherico  di  lorenzo  •>  «  fiorinj   14 

Ant."  dì  maiiano  »  «  .     fiorinj     5 

Mariano  di  uannj  •>  «  fiorinj     3 

Antonio  dì  tomaxo  finiguerra  deta  danj.  6ì> 

M*^  Antonia  mia  donna  dannj .     .  M 

Tomaxo  mio  figliuolo  deta  dannj  .     .  ....  30 

Franc*^  mio  figliuolo  deta  dannj     .  .     .  Vè 

Stefano  mio  figliuolo  deta  dannj     .     . if. 

Piera  donna  dj  tommaso — 

«  Tomaso  mio  figliuolo  sopradelto  e  compagno  di  piero  di  bartolomeo  disalj   horafo  e  non  a  nulla  dìcorpo    e    braghono 
per  meta  ». 

«  adj  27  fcbrajo  Recho  ant."  detto  «. 

jR    Archivio  di    Stato,  Firenze,  Portale  al  Catasto.  Anno    1451,  S.ta    Maria    Novella,  Unicorno.  Primo,  N."  verde    705, 
fol.  355.  ft  Yhs  q.  Sca  M.*  N."  G."  Liocorno,  ijM.  adj  xiiij"  dagosto.) 

C01.VIN,  op.  cit    pag.  22. 

(a)  Per  cura  di  G.  Aiaz/i.  Firenze.   »^\0,  pag.  231. 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA 


197 


E  in  fatti  nello    «  Spoglio  del  libro  grande   dell'Arte  de'  Mercatanti,  )•    segnato    1450.  Z, 
si  trova  questa  nota  : 

«  Pace  d'argento  dorata  smaltata  e  nielata  di  peso  di  0.35,  d.  i  1,  si  fa  per  la 
chiesa  di  S.  Giovanni  per  Tommaso  di  liniguerra  orafo  e  se  li  paga  a  ragione  di  fior.  1 
largo  l'oncia;  costò  in  tutto  fiorini  66,1   ». 

Pochi  anni  dopo,  nel  1453  si  diede  a 
fare  per  il  medesimo  tempio  fiorentino  di  San 
Giovanni,  a  Matteo  di  Giovanni  Dei,  orafo,  una 
seconda  Pace  d'argento  la  quale  gli  fu  pagata 
ventotto  fiorini  per  intaglio,  niello,  doratura 
e  smalto. 

La  Pace  del  nostro  Maso  rappresentante 
la  Incoronazione  della  Vergine  si  trova  ora  nella 
Galleria  di  Firenze. 

Di  codesta  mirabile  opera  1'  artista  con- 
dusse due  zolfi  ;  su  uno  di  questi  si  compiacque 
di  tirar  poi  alcune  prove  su  carta  e  come  as- 
serisce Adam  Bartsch  «  à  cet  égard  c'est  à  lui 
qu'appurtient  la  gioire  de  la  découverte  de 
l'impression  des  estampes  »    (  1  ). 

A  Maso  da  Finiguerra  si  attribuisce  infatti 
universalmente  la  invenzione  delle  stampe,  quan- 
tunque qualche  storico  dell'arte  straniera,  opini 
che  codesta  scoperta  non  sia  dovuta  al  risultato 
delle  combinazioni  e  delle  riflessioni  dell'  arti- 
sta si  bene  soltanto  ad   un   caso  fortunato. 

Comunque  sembra  che  1'  artista  abbia  ti- 
rato pochissime  prove  della  sua  opera  su  la 
carta,  tanto  che  ne  conosciamo  una  soltanto, 
la  quale  fu  scoperta  dallo  Zani  nel  1797  nel 
Gabinetto  Nazionale  di  Parigi  (2). 

La  primissima  stampa  tirata  con  l' inven- 
zione del  nostro  Maso  presenta  le  stesse  forme 
della  Pace  del   bel  San  Giovanni  e  vi  si   vede 

la  Vergine  assisa  sul  trono  e  il  suo  divin  figliuolo  circondata  da  un  coro  di  dodici  an- 
gioli di  sei  serafini  e  di  dieci  santi.  Cosicché  non  si  può  aver  più  alcun  dubbio  su  la 
identità  dell'  opera. 


Fig.  2.  —  Maso  da  Finiguerra. 
(Disegno  nella  Galleria  degli  Uttìzi). 


(1)  Adam  Bartsch.   Le  peintre  graveur.   Les  vieKX  maitres  Ualt'pns.   Vienna,    l8n,  volume  XIII,  pag.   155. 

(2)  PltTRO  Zani,  Materiali  per  servire  alla  storia  dell'  origine  e  de'  progressi  dell'incisione  in  ra)ne  e  in  legno  e  spo- 
si^ione  dell'  interessante  scoperta  d'una  stampa  originale  del  celebre  Maso  Finiguerra  fatta  nel  Gabinetto  Nazionale  di  'Parigi 
da  D.   Pietro  Zani.   Parma.    1S02. 


iq8 


STANISLAO  FRASCHETTI 


<5^ 

Ed  ora  diciamo  un  poco  di  Maso  Finiguerra  disegnatore  per  entrare  nel  merito  del- 
l'attribuzione fatta  dal  Colvin  della  Croimca  tkl'irnta  fioiriitiihi.  Filippo  Baldinucci  nella 
\\\a.  di  Maso  cosi  scrive  della  sua  valentia  nel  disegno; 

«  Maso  Finiguerra  tìorentino   di  professione    orefice,  il  quale  disegnò   tanto  e  cosi 

bene  d'acquerello  quanto  in  quella  età  si 
poteva  desiderare.  E  che  egli  medesimo 
moltissimo  operasse  in  disegno,  io  stesso 
posso  esserne  buon  testimonio  conciossia- 
cosaché i  soli  disegni,  che  io  ho  veduto 
di  sua  mano  gran  parte  de'  quali  raccolse 
la  gloriosa  memoria  del  Serenissimo  Car- 
dinal Leopoldo  di  Toscana  sono  per  cosi 
dire  senza  numero  ed  i  migliori  » . 

Lo  Zani  contò  nella  Galleria  di  Fi- 
renze ben  cinqiiantasei  disegni  attribuiti  a 
Maso,  i  quali  sono  contraddistinti  da  ima 
sigla  formata  da  un  grande  asterisco  :  se- 
gno che  lo  scopritore  della  stampa  di  Pa- 
rigi attribuisce  non  all'  autore  si  bene  al 
primo  possessore  dei  disegni  medesimi.  Al- 
cuni sono  firmati  ma  facilmente  si  avverte 
come  la  firma  rimonti  ad  un'epoca  po- 
steriore. 

Sidnev  Colvin,  conservatore  del  Ga- 
binetto dei  disegni  e  delle  stampe  nel  Bri- 
tish  Museum,  nel  suo  libro  splendido  per 
ricchezza  tipografica,  per  la  profusione  for- 
s' anco  eccessiva  di  riproduzioni  fototipi- 
che, talune  di  soggetto  troppo  laterale,  e 
coscienzioso  per  la  diligenza  delle  ricerche 
e  originale  per  la  sottile  industria  delle 
argomentazioni,  ha  piiblicato  alquanti  di 
que' disegni  per  metterli  a  riscontro  della  Cronaca  fìgiirafa  fiorentina  ch'egli  riproduce 
intera  dagli   originali  del   British  Museum   medesimo  (i). 

11  confronto  per  il  chiarissimo  scrittore  riesce  senz'altro  esauriente  per  determinare 
l'autore  della   Cronaca  nella  persona  di  .\Iaso  da  Finiguerra.  \'edremo  ora  se  il  suo  giu- 


Fig.  3.  —  ÌMaso  da  Finiguerra. 

(Disegno  nella  Galleria  degli  Uffizi). 


|I)  .4  (lorentint  Picttirc  Chronicìc.  hcil!;  a  sttics  nf  nitiely-nine  Drj.riwjs  rcpresenling  sccnes  ani  pcrsoitdgcs  0/  ancicni 
hislorr  s-icred  ani  profane  hy  Maso  Finiguerra  reproiucei  from  llic  originais  in  Ihc  Brilish  Museum  hjr  llie  imperiai  Press, 
Berlin,  nilh  many  minor  illusirallons  irawn  from  conlemporary  sources  ani  a  criticai  ani  iescriptive  text  by  SlDSEV  Colvin 
M    A  ,  Keeper  of  Ihe  Prinis  ani  Driwings  in  lite  Brilish    Museum.  London,    Bernard  Q.uaritch.    1*98. 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA 


'99 


m- 


%r 


dizio  possa  resistere  alla  prova  di  una  critica  meno  entusiasta  e  quel  che  più  monta  av- 
valorata'"^a  altri  importanti  elementi. 

La  Croimcii  fìtritm/j  lìorciitiiid  ]iublicata  dal  Colvin  fu  acquistata  in  Firenze  prima 
del  1840  dall'incisore  Ed.  SchaelTer  di  Heidelberg  e  p.issò  nelle  mani  di  John  Ruskin 
che  la  cedette  al  Museo  britannico.  Essa  consta  di  novantanove  fogli  disegnati  a  penna 
e  acquerellati  leggermente,   rappresentanti  scene  di  soggetto  mitologico  e  biblico. 

11  ciclo  figurato  s'  inizia  con  Adamo  ed  Eva,  con  C]!aino  e  Abele,  con  Matusalem, 
jubal  e  Tubalcain  1'  inventore  dei  suoni  e  qui  secondo  un  cartello  inscritto  in  un  serto 
di  fiori  e  di   frutta  :    «  tiniscie  la  prima  e  cominca  secondda  età  » . 

La  quale  è  principiata 
da  Noè  pensoso  e  assonnato  r 
tra  i  grappoli  opimi  e  dalla 
riproduzione  dell'arca  pro- 
teggitrice,  un  immenso  ba- 
raccone inestetico  formato 
di  assi  inchiodate.  Altri  per- 
sonaggi come  Sem^  Cam, 
Jafet,  Heber,  Nembrot,  as- 
sai larghi  e  decorativi,  si 
mostrano  uniti  in  un  foglio 
che  qui  riproduciamo.  Se- 
gue la  Torre  di  Nembrot, 
la  città  di  Babilonia  con  la 
figura  di  Semiramide  e  Ni- 
nive  «  dilìhata  darre  nino  » 
con  la  quale  «  finiscie  la 
schonda  età  e  comincia  la 
terxa  età  ». 

Ed  ecco  il  sacrifizio 
d'Isacco  con  erte  roccie  che 
ricorda  nella   composizione 

il  bassorilievo  di  Lorenzo  Ghiberti  nella  porta  del  bel  San  Giovanni  ;  ed  ecco  Giacobbe 
ed  Esaù  che  cede  al  fratello  il  famoso  piatto  di  lenti  sotto  una  splendida  loggia  del  Rina- 
scimento ed  ecco  Zoroastro,  Inaco,  Prometeo  e  Faraone.  Segue  il  Trionfo  di  Giuseppe 
eseguito  naturalmente  sul  gusto  dei  trionfi  fiorentini  del  Quattrocento  ;  e  poi  la  città  di 
Atene  e  IVTosè  sul  Sinai  col  vitello  d'oro  eretto  su  una  specie  di  candelabro  fogliato.  E 
poi  Giobbe  ignudo  con  la  corona  in  testa,  Aronne,  Caleb,  Giosuè  sotto  le  mura  di  Gerico, 
Orfeo  che  tocca  la  lira.  Saturno  nella  città  di  Sutri,  Giove  piantato  nel  mezzo  dell'  isola 
di  Creta,  la  Sibilla  Persiana  e  il  panorama  della  città  di  Troia. 

In  un  solo  quadro  sono  riuniti  la  Sibilla  Libica,  Gedeone,  e  la  lotta  tra  Ercole  e 
Anteo;  in  un  altro  si  vede  la  Sibilla  Delfica  dinanzi  al  «  Templum  in  pacem  »,  un  cu- 
riosissimo tempietto  monottero.  Seguono,  sul  fondo  di  una  grande  città,  Teseo  e  la  Amaz- 
zone, poi   la  Sibilla  Eritrea  ed  Ercole  tra   le  fiamme  ;  il  sacrificio  di  Jefte    e  il   re   Mida, 


Fìs'.-  4.  —  lìlaso  da  Fiiiigucrra. 

(Disegno  nella  Galleria  degli  Uffizi). 


200 


STANISLAO  FRASCHETTl 


V 


Wi- 


r» 


■^' 


il  tempio  di  Temi  e  poi  ancora    Mirra  e   Decaulione,   Arianna,  Teseo  e  il   suo  labirinto, 
Minos  ed  altri   molti   personaggi  tra  cui  è  curiosissimo  Apollo  medico. 

In  quel  vario  e  piacevole  caleidoscopio  passano  ancora  Esculapio  e  Macaone,  Aga- 
mennone e  Menelao,  il  re  Priamo  e  la  regina  Ecuba,  Paride  vezzoso  e  la  bella  Elena 
sotto  un  tempietto  che  sembra  lavorato  da  Donatello  insieme  alla  famosa  cantoria,  Gia- 
sone e  .\Iedea,  .Andromaca  coi  figliuoli   disperata  per  la  sorte  di  Ettore,  Ulisse  e  Diomede, 

Pirro    che    uccide    Polissena  su    la 
~'"''^        tomba  di   Achille,   Pluto  che   rapi- 
sce Proserpina  sul  carro  ornatissimo 
tirato  dai  draghi. 

Samuele,  Egisto,  Assalonne, 
le  regine  Bidone  e  Saba,  Salomo- 
ne, Giona,  Samuele,  Nabuccodono- 
sor.  Sansone,  continuano  il  ciclo  me- 
raviglioso che  dall'epopea  greca  at- 
traverso il  vecchio  testamento  passa 
alla  fondazione  di  Roma  col  vec- 
chio re  Numa  Pompilio  a  cui  si  ac- 
compagna il   profeta  Isaia. 

Tutti  gli  eroi  e  tutti  i  sa- 
pienti, tutte  le  scienze  e  le  più  care 
leggende  degli  umani,  passano  e  si 
glorificano  nel  libro  strano  tra  i 
templi  faraonici  che  ricordano  le 
curiosità  febrili  del  Sogno  di  Po- 
lifilo  e  su  i  trionfi  mantegneschi 
che  piegano  i  candidi  cavalli  .sotto 
la  protlu\ie  dei  fiori.  E  i  putti  fio- 
rentini alzano  i  festoni  carichi  su 
le  cimase  ornate  e  le  grazie  delle 
bifore  toscane  si  delineano  su  le 
rappresentazioni  delle  citt.i  bibliche  e  sul  mare  s'  incurvano  le  alate  galee  alle  conquiste 
memorabili.  Le  sibille  oscure,  coi  capelli  al  vento  e  i  manti  regali  recano  l'oracolo  agli 
eroi  possenti  e  i  poeti  toccano  la  mandòla  su  i  troni  d'oro  ornatissimi.  E  i  guerrieri 
hanno  il  capo  cinto  di  elmi  gloriosi  e  le  donne  belle  hanno  turbanti  orientali  ornati  di 
gemme.  Nel  tempietto  donatelliano  dove  i  putti  cantori  si  rincorrono  in  una  danza  gio- 
conda, Elena  sospira  tra  le  braccia  di  Paride,  dimenticando  nell'ebrezza  dell'amplesso 
le  sciagure  della  patria  e  l' offesa  atroce  del  popolo  suo.  E  i  draghi  spaventosi  pieni  di 
vischio  e  di  maleficio  proteggono  gli  ardori  del  dio  delle  ombre  e  Didone  si  pianta  il 
pugnale  nel  seno  sotto  le  mura  fatali  di  Cartagine. 

I  compendi  popolari  delle  idealità  medioevali  derivati  da  Orosio,  Agostino,  Eusebio, 
Clemente  d'Alessandria,  Isidoro  di  Si\  ìj,1ìm,  \incenzo  di  Beaiivais,  suggerirono  al  disegna- 


k\ 


Q 


^jliVM^- 


Fig-  5- 


Disegno  attribuito  a  Muso  da  Finigiierra 

(nella  Galleria  degli   L'ffi?il. 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA  201 

tore  le  vaghissime  composizioni  come  già  le  suggerirono  a  Giusto  pittore  nella  cappella 
di  Sant'Agostino  da  Padova  (i). 


Or  dunque  Sidney  Colvin  ritiene  la  curiosissima  Cmiiciiii  disegnata  intorno  al  1460, 
forse  con  l'intento  di  inciderla,  da  un  orefice  seguace  di  Donatello  nelle  forme  orna- 
mentali e  realistiche  e  con  qualche  rapporto  con  Antonio  del  Pollaiuolo.  Ed  aggiunge 
che  in  quell'orefice  si  debba  riconoscere  senz'altro  Maso  da  Finiguerra.  «  Aut  Finiguerra 
ant  Diabolus  !  »  arriva  tìno  ad  esclamare,  tanto  è  radicata  la  sua  persuasione.  la  quale 
poi  più  che  dai  dati  biografici  del  gentile  artista  e  dai  documenti  conosciuti,  si  basa  su 
la  serie  dei  disegni  degli  Utìzi  ascritta  tradizionalmente  a  Maso,  la  quale,  secondo  l'autore, 
presenta  moltissime  atlìnità  con  la   CronaLd   in  quistione. 

10  ritengo  primieramente  che  non  tutti  i  disegni  degli  Ufizi  ascritti  a  Maso  dalla 
tradizione  o  da  firme  apocrife  e  posteriori,  i  quali  vengono  riprodotti  dall'autore  a  so- 
stegno della  sua  tesi,  si  possano  attribuire  con  sicura  coscienza  all'artista  fiorentino.  E  ciò 
perché  ditieriscono  tanto  gli  uni  dagli  altri  da  lasciar  ragionevolmente  pensare  all'opera 
di  più  artisti.  Alcuni  hanno  un  carattere  arcaico  nelle  pieghe  degli  abiti  accennate  con 
timidezza  e  toccate  lievemente  all'acquerello  ;  i  volti  de'  personaggi  sono  leggiadri,  sereni, 
pieni  di  calma  e  di   blandizia  e  gli  atteggiamenti  sono  composti,  ingenui,   posati. 

Altri  disegni  al  contrario  sono  più  ampli  e  in  essi  le  vesti  cuoprono  la  persona 
con  maggior  larghezza  e  sono  più  vigorosamente  segnate  e  l'acquerello  vi  si  addentra 
sicuro,  modellandole  con  più  sicurezza  e  con  più  armonia.  I  volti  hanno  un'espressione 
ferma  e  decisa  e  gli  atteggiamenti  sono  sciolti,  arditi   negli  ardui  scorci. 

Della  prima  categoria,  quella  che  conserva  un  carattere  più  arcaico  mi  piace  ripro- 
durne alcuni  (fig.  11,  111,  1\'),  degli  altri,  riprodotti  pure  in  abbondanza  nel  libro  del  Colvin 
(num.  22,  2:;,  24,  25,  40,  64  ecc.)  ne  presento  uno  tanto  per  dar  agio  di  avvertire  la 
grande  differenza  (fig.  V).  Degli  uni  e  degli  altri  se  ne  trovano  alcuni  firmati  «  Fini- 
guerri   »   con  una  firma  apocrifa  e  posteriore. 

11  disegno  inedito  che  riproduco  dall'originale  del  Gabinetto  delle  stampe  della 
Galleria  Nazionale  di  Roma  (fig.  VI)  firmato  anche  col  nome  dell'artista,  può  dar  modo 
di   chiarire  le  quistione  (2). 

Quelle  due    ascetiche  e  semplici    figure    di    pastori,    dai    lievi    panneggiamenti     dai 


(I)  Nel  iSgS  Adulto  \*enturi,  direttore  della  Galleria  Naz  orlale  di  Roma,  ebbe  in  sorte  di  iitiuvare  e  di  aL-quistare  il 
Irbto  de  disegni  di  Giusto  pittore,  preparato  per  le  pitture  ora  distrutte  della  cappella  di  Sani'  .\goslino  negli  Eremitani  dr  Padova. 
Manca  al  quaderno  prezioso  la  carta  I  dove  eia  rappresentata  la  Teolog'a,  come  «  virgo  tenens  speculum  •>,  circondata  da  profeti 
e  da  Santi.  Nel  ,.  verso  n  di  que'  disegni  si  trovano  gli  nitidi  per  una  cronaira  figurata,  che  secondo  Girolamo  Savonaro'a,  Giusto 
esegui  pei  la  stessa  cappella  di  Sant'Agostino;  u  novuni  et  vetus  testamentum  niaximo  etìam  cum  ornatu  figuratur  'i.  Le  miniature 
publicate  da  Julius  von  Schlosser,  come  probabile  modello  agli  affreschi  di  Giusto,  non  sono  che  una  copia  ridotta  dei  disegni,  e 
quindi  degli  affreschi;  le  miniature  di  Leonardo  da  Bissucio.  publicate  dal  Brockhaus,  ne  sono  piire  una  copia. 

{2\  Altri  disegni  attribuiti  a  Maso  da  Finiguerra  si  trovano;  uno  nell  Ambrosiana  di  Milano  ;  un  secondo  nella  Galleria 
del  Louvre  a  Parigi  (B.aun  516)  e  un  altro  nell'  Istituto  Staedel  di  Francoforte.  (P.  KriisTÉLLlSR.  Repsrtorium  ftir  Kunstnis- 
senschnft,  voi.  XXII.  fase.   II.    P.  K.  A  Jìorcntiiis  Picture  Chronicle  etc.) 


202 


STANISLAO  FRASCHETTI 


contorni  condotti  a  punta  d'argento  con  delicatezza  e  con  amore,  e  dagli  occhi  languidi 
non  trovan  forse  riscontro  col  paggio  (fig.  II)  e  col  giovane  ammantato  (tìg.  Ili)  degli 
Utizi  ?  11   modo    particolare  di  segnar  la    bocca  con  angoli    cadenti,  quello  di    tracciare  i 


Fig.  ò.  —  Jl/aso  da  Fiiiigueyra. 

\Disegno  nel  Gabinetto  Nazionale  delle  Statnpe). 


capelli  con  brevi  tratti,  e  quello  di  segnar  i  contorni  con  un  egual  segno  interrotto,  il 
lovoro  timido  delle  mani,  la  forma  caretteristica  del  piede,  il  panneggiamento  sobrio  delle 
vesti  composte  e  adattate  con  grazia  sul  corpo,  non  si  trovano  egualmente  nelle  diverse 
opere  ?   H  quel    putto  che  alza  la  testa  su  dal    cesto  appeso  su   le  spalk-  del    p;istore  non 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA  203 

tro\'a  riscontro,  nei  capelli  brevi,  tracciati  inteirottamente,  nell'arco  degli  occhi,  nella 
piccola  bocca  aperta,  e  infine  nell'atteggiamento  della  testa  con  uno  de'  due  putti  mu- 
sicanti del  disegnino  degli  Ufizi  ?  (fig.  IV). 

Gli  altri  disegni  di  un  fare  più  ampio,  dai  panneggiamenti  più  larghi  e  armonici, 
di  cui  do  un  saggio  nella  figura  V,  hanno  una  maniera  e  uno  spirito  tutto  diverso, 
tanto  da  farli  ritenere  di  epoca  alquanto  posteriore  ai  primi  ;  cioè  molto  avanti  nella 
seconda  metà  del  (Quattrocento. 


^ 


Ed  ora  che  abbiamo  accennato  quali  disegni  si  possono  ascrivere  con  maggiore  pro- 
babilità a  Maso  da  Finiguerra  che  si  rivela  cosi  un  disegnatore  austero  e  dolce  ad  un  tempo, 
sobrio  e  corretto,  veniamo,  col  confronto  della  Cronaca  fiorentina  ad  esaminare  la  serietà 
dell'attribuzione  fatta  dallo  studioso  inglese. 

Riproduco  appunto,  perché  il  confronto  riesca  più  chiaro,  una  pagina  del  libro  fio- 
rentino la  quale  presenta  personaggi  isolati  similmente  ai  nostri  disegni  identificati  per 
quelli  del   Finiguerra  (fig.   VII). 

Codesti  personaggi  dai  capelli  lanosi  arricciati  grossolanamente,  dagli  occhi  cer- 
chiati, dalla  testa  mal  piantata  sul  collo  contorto,  dalla  bocca  stretta  in  una  smorfia,  dagli 
elmi  strani  e  teatrali,  dalle  vesti  cincischiate  nelle  pieghe  che  non  hanno  una  linea  ar- 
monica, dalle  forme  tratteggiate  calligraficamente,  possono  dar  l'adito  a  qualche  confronto 
con  i  disegni  della  Galleria  degli  Ufizi  e  con  quello  della  Galleria  Nazionale  di   Roma? 

Con  la  maggiore  sicurezza  si  può  affermare  che  essi  non  hanno  nessun  punto  di 
contatto  all'  infuori  di  qualche  particolare  di  abbigliamento  comune  a  quel  tempo  in  Fi- 
renze, con  alcuna  delle  due  maniere  de'  disegni  accennati.  Se  poi  estenderemo  la  nostra 
ricerca  a  tutto  il  grazioso  libro  della  Cronaca  ci  persuaderemo  ancor  più  fermamente  che 
nessun  confronto  si  può  stabilire  con  gli  elementi   indicati  dallo  scrittore  inglese. 

E  infatti  come  osservò  acutamente  il  \'enturi  (i),  il  disegnatore  della  Cronaca  non 
ha  affatto  la  sodezza  di  forma  dei  disegni  di  Firenze  e  la  semplicità  e  la  sicurezza  nella 
disposizione  varia  de' piani  di  luce  e  d'ombra,  e  sembra  piuttosto  un  calligrafo  che  si 
diverta  a  far  ghirigori,  riccioli,  svolazzi,  fettuccie^  festoni,  alberi,  stellati,  figure  d'una 
grande  convenzione  e   maschere  di  vecchi. 

Non  pertanto  alcune  pagine  come  la  prima,  rappresentante  Adamo  ed  Eva  e  Caino 
ed  Abele  ed  altre  ancora  come  quella  rappresentante  Orfeo  dimostrano  un  certo  amor 
di  finezza  nei  corpi  bene  architettati  sebbene  presentino  i  difetti  comuni  a  tutta  l'opera; 
cioè  sbagli  di  prospettiva,  estremità  dei  corpi  difformi,  alberi  somiglianti  bolle  di  sa- 
pone, animali  trattati    liberamente  senza  le  caratteristiche  proprie. 

Matusalem  sembra  una  caricatura  con  ghirigori  svolazzanti  su  la  testa,  i  putti  nella 
tavola  III  precipitano  senza  grazia  co' corpi  contorti  in  malo  modo;  l'arcadi   Noè    è  un 


(l)  L'Arte,  anno  H.  fase.  I,  UI,  Arti  grajìcìie,  pag.  ni. 


ìp4 


STANISLAO  J^RASCHETTI 


Fig 


Pagina  della  «  Cioiuìia  pgui  ala  fiorentina  » 
del  Briiish  Muscum. 


CRONACA  FIGURATA  FIORENTINA  205 

casotto  assai  brutto  che  un  orafo  come  il  Finiguerra  non  avrebbe  mai  fatto.  L'agnello 
d'oro  nella  rappresentazione  di  Mosè  ha  i  caratteri  di  un  leone;  e  nessun  Padre  Eterno 
fu  mai  figurato  più  brutto  di  quello  che  si  vede  nella  storia  medesima.  Certi  elmi  poi 
sono  atldirittura  straordinari  e  somigliano  più  presto  chiome  d'alberi;  Faraone  e  Inaco 
in  un'altra  tavola  sembrano  figure  di  carte  da  giuoco. 

Tutte  le  forme  danno  la  impressione  di  cincischiato  e  mancano  di  forza  plastica  e 
pare  s'ispirino  ad  antichi  modelli  nelle  roccie  erte  a  strati,  a  scaglie,  nei  cespugli  che 
somigliano  polipai,  negli  ornati  a  larghe  e  arricciate  foglie  gotiche,  nelle  fettuccie  e  nei 
nastri  che  svolazzano  per  ogni  dove,  senza  armonia  e  senza  ragione.  Vi  si  vede  nell'  in- 
sieme una  stranezza  non  subordinata  alle  regole  d'arte,  una  larghezza  grande  di  facilone 
che  non  si  preoccupa  molto  della  destinazione  dell'opera. 

Su  queste  basi  non  si  possono  tentare  ravvicinamenti  di  sorta  tra  la  Cronaca  e  i  di- 
segni degli  Utìzi  e  del  Gabinetto  romano  e  si  può  dire  soltanto  che  se  tutte  le  opere 
parlano  la  lingua  medesima,  questi  si  possono  comparare  alle  strofe  dolci  e  austere  del 
Petrarca  e  qtiella  ad  un  componimento  dialettale  di  stornellatori  toscani. 

Stanislao  Fraschetti. 


Una  novissima  riproduzione  dell'opuscolo    di   Niccolò 
Scillacio  De  iusulis  nuper  iiiventis. 

Fino  a  qualche  mese  fa  dell'opuscolo  originale  di  Niccolò  Scillacio  recante  la  re- 
lazione del  secondo  viaggio  di  Cristoforo  Colombo,  si  conoscevano  soltanto  i  quattro  esem- 
plari indicati  dall' Harrisse  nelle  Additions  sWa  s\i-à  Bibliotlicca  aincricana  vetustissima  (V^ns^ 
Tross,  1872,  pag.  V,  nota  3)  cioè:  quello  della  Trivulziana,  già  descritto  da  me  e  da 
P.  Amat  di  S.  Filippo  nella  BiUiografia  degli  scritti  italiani  0  stampati  in  Italia  sopra 
Cristoforo  Colombo,  la  scoperta  del  Nuovo  Mondo  e  i  viaggi  degli  Italiani  in  America  [i)  •, 
quello  veduto  e  citato  dal  Ronchini  primo  raccoglitore  di  notizie  intorno  allo  Scillacio 
ed  al  suo  opuscolo  (2)  e  che  venne  acquistato  nel  1845  in  Parma  dal  bibliofilo  Dome- 
nico Olivieri,  passò  poi  alla  biblioteca  del  conte  Rocca  Saporiti  a  Milano  e  fu  finalmente, 
come  dice  il  Ronchini,  compro   a  sconfinato  pre^o  da  uno   straniero,    l'americano    James 


(I)  Vedi  Raccolta  di  documenti  e  sludi  pubblicati  dalla  R.  Commissione  Colombiana  nel  quarto  centenario  della  scoperta 
deir America,  parte  VT,  voi,  unico.  Roma,  1893,  pag.  84,  num.  551.  In  questa  Bibliografia  commisi  l'errore  dì  citare  come  unici 
esistenti  i  due  esemplari  Trivulziano  e  Lenoxiallo,  essendomi  sfuggite,  clii  sa  come,  le  ultime  righe  della  nota  dell 'Harrisse  indicata 
di    sopra. 

(2Ì  Intorno  ad  un  rarissimo  opuscolo  di  Nicolò  Scillacio  Messinese,  sopra  il  secondo  viaggio  di  Cristoforo  Colombo  alla 
scoperta  dell'America,  Lettera  del  cai'.  Amadio  Ronchini  di  Parma  al  conte  Bernardo  Pollastrelti.  Modena,  coi  tipi  della  Regia 
Ducal  Camera,   1S56,  in-8". 

La  Bibliofilia,  volume  li,  dispensa  ó^-y",  14 


2o6  GIUSEPPE  FUMAGALLI 


Lenox;  quello  indicato  dal  Panzer  (i)  che  fece  parte  della  ricca  collezione  d' incunaboli 
raccolta  dal  ministro  danese  Thott  e  da  lui  poi  donata  alla  biblioteca  reale  di  Copena- 
ghen, dove  ancora  l'opuscolo  si  trova:  e  tinalmente  quello  esistente  nella  Biblioteca  del 
Palazzo  Reale  di  Madrid. 

Quale  fosse  la  causa  prima  di  questa  rarità  non  è  compito  mio  indagare.  Sia,  come 
congetturò  il  Ronchini  per  primo  e  ripetè  in  un  suo  scritto  il  Moiraghi  (2),  che  l'autore 
stesso,  fatto  accorto  dei  gravissimi  errori,  di  cui  la  sua  relazione  era  piena,  sconfessasse 
l'opuscolo  e  cercasse  di  ritirarne  quanti  più  esemplari  potè  ;  sia,  come  dice  il  Lenox  (3) 
e  propende  a  credere  (con  maggior  fondamento,  a  parer  mio)  anche  il  Merkel  (4),  che 
l'avidità,  colla  quale  venivano  alla  line  del  secolo  X^'  ricercate  le  relazioni  geografiche 
contemporanee  e  la  piccola  mole  di  queste  fossero  i  potentissimi  fattori  della  rapida  loro 
dispersione  ;  sia  per  la  concomitanza  di  queste  cause  ;  fatto  sta  che  la  relazione  dello  Scil- 
lacio,  interessante  malgrado  i  suoi  errori,  era  accessibile  a  pochi  ;  e  poiché  il  Lenox, 
che  la  ristampò  colla  traduzione  inglese  del  Mulligan  e  una  sua  introduzione,  non  ne 
fece  tirare  che  102  esemplari,  dei  quali  quattro  soli  pervennero  in  Italia  (3),  fu  graditis- 
sima agli  studiosi  nostri  di  cose  colombiane  la  nuova  edizione  datane  dal  Berchet  tra  le 
Narraiiofii  sincrone  nella  sua  raccolta  di  Fonti  iiaìi\vu'  per  hi  sforid  JclLi  SiOpcrfa  dei  Nuovo 
Mondo  (6). 

Se  però  con  quella  accurata  ristampa  si  contentava  la  giusta  curiosità  di  coloro,  che 
dell'opuscolo  dello  Scillacio  curavano  soltanto  il  contenuto,  non  altrettanto  poteva  dirsi 
per  i  bibliofili^  ai  quali  sopratutto  preme  di  aver  chiara  anche  la  rappresentazione  estrin- 
seca delle  rarità  bibliografiche,  e  appunto  al  soddisfacimento  di  questo  loro  desiderio  ha 
mirato  coli' edizione  che  forma  oggetto  di  questo  scritto  il   Sig.   Leo  S.   Olschki. 

Questo  intelligentissimo  e  colto  libraio  antiquario  ebbe  la  fortuna  di  ritrovare  re- 
centemente, in  una  miscellanea  di  antichi  opuscoli  da  lui  acquistata,  un  altro  esemplare 
della  relazione  dello  Scillacio;  e,  dove  un  puro  mestierante  non  avrebbe  visto  che  un  ot- 
timo affare,  egli  pensò  che  si  poteva  mescolare  all'utile  il  dolce  e  acquistare  un  diritto 
alla  riconoscenza  di  quella  categoria  di  persone,  che  è  poi  l'alimentatrice  precipua  della 
sua  industria.  L'opuscolo  fu  venduto  in  America,  ma  prima  ne  venne  fatta  una  riprodu- 
zione fototipografica,  la  quale  non  differisce  dall'originale,  se  non  perché  alle  io  carte 
n.  n.  che  costituiscono  questo,  è  aggiunta  una   copertina   della    medesima   carta,  imitazione 


(1)  Amtales  lypoi^t  afflici  jh  Anno  MlìI  aà  .tnnnm  MliX.W  VJ  continuati  ecc.  Norillibcrgae,  iSol.vt.l.  IX,  pag.  193,  num.  3I4. 

(2)  Vedi  ncW Ahnatucco  sacro  faì'cac  fer  l'anno  IS(/J.  larticolo  Sui yittori  yjvesi,  sfigoìaiurc  e  ricerche.  Pavia  Fusi, 
1896,  pag.  293 

('3)  NlcoLADS  Syi.laciUS,  De  Insulis  Meridiani  atque  Indici  Maris  nuper  inventis.  wilh  a  Iranslalion  into  En^-lish  hy 
the  rei:  John  Mulligan  (con  una  introduzione  di  James  Lenox'.  New  York.    1859,  in-l". 

(()  C.  Merkel,  L'opuscolo  «  De  Insulis  nuper  inventis  >  del  messinese  Nicolò  Scillacio  professore  a  Pavia,  confrontato 
colle  altre  relazioni  del  secondo  viaggio  di  Cristoforo  C.oloniho  in  .america.  —  (Nelle  Meni,  del  H.  Isl  Lomh.  dì  Sciente  e  Lettere. 
Classe  di  lettere,  scienze  storiche  e  morali.  Serie  IV,  voi.  XI,  fase.   IV). 

(5)  Uno  alla  Biblioteca  Universitaria  di  Genova  ;  due  a  Milano,  alTAmbrosiana  e  nella  libreria  del  march.  Girolamo  D'.\dda 
(poi  del  6gIio  Gioachino,  ma  ora,  a  quanto  mi  si  dice,  passala  airestcro);  uno  alla  Universitaria  di  Pavia,  Il  libro  ù  partico- 
larmente caro  ai  bibliofili  perchè  contiene  in  una  appendice  bibliografica  (pag.  xxxv-lxii)  la  prima  noii/iaun  poco  diffusa  delle 
antiche  e  rarissime  edizioni  dei  vioggi  di  Colombo,  con  28  facsimili. 

tl't)  Raccolta  di  documenti  e  studi  pubhl.  pel  4'  cent,  della  scoperta  delr.America.  l'arie  III.  v.l.  II.  pag.  83-94.  Il 
Merkel  dii'e  questa  ristampa  non  prì\'a  di  inesattezze. 


I 


DE  INSULIS  NUPER  INVENTIS  207 

dell'antica,  sul  verso  della  parte  anteriore  della  quale,  in  un  breve  scritto  latino,  che 
porta  in  alto  l'intestazione  Leo  S.  Oìschki  Lectori  S.  p.  J.  e  in  basso  la  data  Florciìtic  : 
XVI  Kiì/.  Jini.  Mdcccc,  l'editore  spiega  il  concetto  che  lo  spinse  a  far  stampare  un  fac- 
simile dell'opuscolo. 

La  prima  carta  di  questo  (copertina  a  parte)  porta  una  dedicatoria  a  Lodovico 
Sforza,  che  occupa  anche  parte  del  vcno  •  alla  seconda  carta,  comincia  la  relazione  che 
termina  circa  a  metà  del  trcfo  dell'ultima,  mentre  sul  verso  di  questa  sta  un'accompa- 
gnatoria diretta  ad  Alfonso  Cavallaria.  Le  prime  due  carte  non  portano  segnatura,  men- 
tre la  terza,  la  quarta  e  la  quinta  hanno  rispettivamente  in  calce  i  numeri  3,  4  e  5.  Ogni 
pagina  piena  è  di  34  righe,  meno  la  terza  che  ne  conta  35.  I  caratteri  sono  gotici. 
Questa  breve  descrizione  del  resto  concorda  afiatto  con  quella  data  da  me  e  dall'  Amat 
di  S.  Filippo  dell'esemplare  trivulziano. 

Fissare  la  data  dell'edizione  principe  non  è  difficile,  sebbene  esso  manchi  affatto  di 
note  tipografiche. 

Lo  Scillacio,  che  insegnava  allora  all'  Università  di  Pavia,  avendo  avuto  da  un  tal 
Guglielmo  Coma,  com'  egli  stesso  scrive  nella  lettera  dedicatoria,  la  relazione  di  ciò  che 
andavano  narrando,  e  fors'anco  scrivendo,  i  reduci  della  seconda  spedizione  di  Colombo 
(il  quale,  come  è  noto,  aveva  il  2  febbraio  del  1494  rimandato  in  Ispagna  gran  parte 
delle  sue  navi  coi  saggi  delle  ricchezze  d'ogni  specie  da  lui  trovate  nei  nuovi  paesi  sco- 
perti), si  fece  un  dovere  di  tradurre  in  latino  quelle  notizie,  che  ansiosamente  erano  aspet- 
tate anche  in  Italia,  le  commentò  a  modo  suo  e  le  fece  stampare  dedicandole  al  suo  be- 
nefattore Lodovico  il  Moro  e  diffondendole  quanto  pili  potè.  Tanto  che  le  rimandò  perfino 
in  Ispagna,  facendone  omaggio  al  vice-cancelliere  del  re,  che  era  allora  il  giureconsulto 
Alfonso  Cavallaria.  E  appunto  le  due  lettere  a  Lodovico  e  al  Cavallaria,  che  accompa- 
gnano la  relazione  e  portano  entrambe  la  data  ex  Papui  idibtis  deccmbris  i4q4^  fanno  in 
certo  qual  modo  le  veci  delle  note  tipografiche,  non  potendosi  supporre,  data  1'  indole 
del  contenuto  e  un  po' anche  quella  dell'autore,  che  questi  abbia  aspettato  a  lungo  a  fare 
stampare  la  sua  relazione  col  rischio  di  perdere  il  merito  della  priorità.  L'opuscolo  ri- 
sale quindi  alla  fine  del    1494  o  per  lo  meno  al  principio  dell'anno  successivo. 

Pili  arduo  invece  è  lo  stabilire  chi  fosse  lo  stampators  dalla  cui  officina  l'opuscolo 
è  uscito.  La  circostanza  accennata  dallo  Scillacio  nella  dedicatoria,  che  nel  1494  egli  abi- 
tava presso  il  tipografo  Gian  Antonio  Beretta  porterebbe  alla  congettura  che  a  costui 
fosse  stata  affidata  dall'autore  la  stampa  della  relazione;  ma  i  bibliografi  nei  quali  si  pos- 
sono trovar  notizie  sicure  della  tipografia  pavese  (e  in  questo  caso,  più  che  del  Comi  (  1  ) 
ormai  antiquato,  imperfetto  e  inesatto,  mi  fido  dell'indice  dell' Hain  compilato  dal  Burger 
e  del  repertorio  del  Proctor),  limitano  al  1491  l'attività  professionale  del  Beretta  e  citano 
come  tipografi  che  lavoravano  a  Pavia  negli  anni  1494  e '95  Cristoforo  de  Canibus,  An- 
tonio Carcano,  Leonardo  Gerii,  Francesco  Girardengo,  Giovanni  Antonio  da  Onate,  i  fra- 
telli Rovelli,  Giovanni  Andrea  Bosco  e  Michele  Garaldo.  Notarono  il  Ronchini  prima  e 
dopo  di  lui  il  Merkel  che  uno  di  questi  stampatori,  il  Girardengo,  che  lavorò  a  Pavia  dal 
1480  al    1498  e  interpolatamente  anche  a  Venezia  fra  il    1484  e  il    1494,  ed    era  stato 


(I)  Siro  Comi,  Mettwrie  bibliografiche  per  h  storia  delia  tipografia  pavese  nel  Sec.  XV.  Pavia  1807, 


2o8  GIUSEPPE  FUMAGALLI 


nel  1488  socio  col  Beretta,  aveva  stampato  nel  1496  un'altra  opera  dello  Scillacio,  e 
che  perciò,  molto  probabilmente,  egli  era  anche  lo  stampatore  della  Relazione.  L'altra 
opera  dello  Scillacio  cui  qui  si  accenna,  non  è,  come  ha    creduto    il    Merkel,    il    quale 

3d  f^picnlTitniT  ludouim  Ofbsrià  Sfozri'a  Snglu  rcprimù  Qòcdio 
lani'  Di!cc.Ocifiì\i&  meridiani  arqj  idici  maris  fub  aufpici)3  inuictif 
fuiiof  "f^egil  ISj'fpaniap  nup  ioéns:  Ifiicolai  fQ-llacij  ficuli  arrtum  z 
mcdicmfooctoziopbiloropbià  iPapi^merpzaanris  7P?ctario. 

Vm  Ifncco  per fpicacioì:  Srgo«ntocu(o  5cuIario:: 
Qdmirabilipzudenria  nò  modo  que  i  Jtalia  nollroq3 
^  hoc  mari  geruncur:  lóge.pjofpt'a'39:  ac  veluri  e  fpccn/ 

la  fvt  oprimù  pafÌ02C5  occer)  fingula  circufpmcs:  ve/ 
racria  vniucrfi  ojbis  rcrrapimmfa  rpatia  oculo?:  ob/ 
tura  mctifq5  ade  ambire  contédas-.par  vfru5  cft:vt  quc  gerdinadus 
bifpanfa;:  "Kcr  potctifnmusroc  kognitig  populis  imperia  fibi  augu/ 
fio  augurio  nuper  afciuerit:  ru  are  alios:  cuius  animi  magnitudo  lattf 
fimas  terra3atq5  maria  occpparnrelligeres.^s'^nislybfcaegenfea 
cffera9:ablDerculi3coltinieilliu0eomita3ex:emplo:erbiop39  (gno 
tos  birpaniapimperio  addir.  Oziaci  fibi totn:cb:ilìi^3neq5  ftdei  ve 
dicariditionc.Ouofit  vt  gcograpbo8quofda5iiobile3fanc  cillu/ 
fìres:  quojz Iìudij3 aucroje  ambjofio  rofato: medico  pceleb;i  t aflro 
nomo  ììngulari  ad  dpliiTimas  oigniraresob  id  .puecroimapmcca/' 
pcri3:paru  Oiiigcreroe indico  mari pfcruraros facile  poflìs  ocpjcbc 
dere:  qui  valiti  illud  pelagus  a  corinete  cfrciidaud  i  Itripritariir.  £u^ 
cólìet  noftro  feculo  feciìdiozibus  IDifpanic  regii  aHfpicijS: meridiani 
maris  ambirti  enauigatn:3erbiopiciferio2Ì3rermino9  erploraros: 
5ndic  populea recognito8:arabicbeara3irula3  oep2ebcra3:quf  i 
mari  idico  fparfe  cerntirur.Quà  nauigationc  mulro  are  Batio  eriaj 
p^'nus:qui  Cartbaginisporcria  efflo2cre:circùuecru3  a  gadibus ad  fi 
ne  arabic  penerraueratrfcripro  ^diderar.  flDunus  boc  1  fi  bilione 
nouirare:reiiucnricne  grarifTimp  ribi  dì  furur:  illud  impnmi3lfnoci 
nabif:q7gio2iearq5  amplirudinibiTpanicli  beneciTecupiasiq'  'iKe/ 
gum  xpianiiTimo?  maieflarc  parirer  7  religione  femp  fueris  odmira 
ru8.<Dabia  tri  fcripro2iveniamrique  ad  ifulap  ambirli  magnirudines 
ac  cererà  fingula  fpecrarevidenfrpcficulariue  rberiufueanobia  no 
cvplicenf.£uagarierrra  remira8loco2U5  ignaro  minime  licuirrqu^  g 
litteras  a  ^uillcrmo  coma  bifpann.'viro  fané  nobili;  fermone  patrio 


pure  aveva  veduto  il  libro,  il  volume  miscellaneo  Di'  /'t'/ni  plìi/osnpJioniiiì  paiipcrtah  ap- 
pticiida^  che  non  porta  nome  di  stampatore,  bensì'  l'opera  di  Ugo  Benci  da  Siena  Super 
quarta  Fen  Primi  Auiiiiiuc  preclara  cxpoiifio^  che  tu  arricchita  di  commentari  dello  Scil- 
lacio, come  è  detto  nella  prefazione,  e  che  ha  la  seguente  sottoscrizione  :  Per  Fraticiscum 
gyrarJenguni.   I4g6.  die    2g.    lanu.irii.  Papié.  Dei  tre  caratteri  gotici   con  i  quali   è  com- 


DE  INSULIS  NUPER  INVENTIS  209 


posto  questo  volume,  quello  di  grandezza  intermedia  si  riconosce  a  prima'vista  per  quello 
stesso  della  Relazione.  Un  confronto  minuto  delle  singole  lettere  mi  ha  persuaso  della 
identità  dei  due  tipi,  con  la  sola  eccezione  del   P  maiuscolo  che  è  affatto  diverso  ;  nella 


frceiiéfi  c:  pjutlJninmo  viro  Oommo  tllpbófo  caoailsirfe  mrecóful/ 
fo  Difcrn:Timo  vicecancellario  rf gio  oigiufliìno  iflicolaus  Scyllaaua 

SlCUlU8.Ó.£). 

Om  me  tibi  viro  pjimarfo  7  cycdlctf  fSpjidc  ira  Deno 

xìcrvyvx  ftudia  incicqj  0C5  tperio  tuo  rdigiofi^  fubdi/ 

C         dcn3:cx  IPiTp3ni)3ciJ in  Sicilia i  patria fcllinarcmoy 

pbilofopbic  e  mcdicic  lìodio  i  cifalpina  gyainafia  rra 

natu8.]ci|.àii06  lPapi\"  vcrfarcr  iter  totiiia  '^nMc  pb( 

lofopbos illdlTrcs:  c^lti  ijó aiiimu5  mutafTc  me compcri.inuqua  mi 

imago  mibi  ex  imo  occidit  pccrozeinufqua  me  manfuemdis  velìigia 

tiuturnitas  vlla  oelcuitn'ta  cozdia  ftb:is  menfoiabile  nomen  ma  ra/ 

dicims  ibcferat.aiijsregionu  gmurariornoua  locojii  admiratio:pe 

regrinatione  oiuriiia  memozia  adimit  Tuo?:.  IDis  pcojdia  i  3mo:e  fri/ 

Serccrc-.cqòidigm'usrecctiii  famili3riiicómertio:vereres  amici  aio 

Delabijtur.£go  cétra:  quo  lógi^  i  pcgriiias  nationes  longa  viacjtcr 

capedine  fum  ^grelTus:  co  tcnact'oz  facf:  nò  modo  pictatc  i  te  me5 

itcgraculìodiui:  vepabfcntiBOdìderiorqaottidieaflcueratiusanri. 

i3uo  facrii  e  vt  cti  mi  vidcdi  cupidine  maxime  flagrare  qm  adire  tur 

bulciiìTimisbis  tcpozib"  ocncgaf  :  fcripta  falté  nolìra  iuiTi  ma  facra/' 

tifTima  limina  cótigcre.Sccipics  igif  quc  nuprime  De  ifulis  indie  re 

lo^miQ  Pub aufpicijs  regu  iuicrilTmioiù:  i  latinii  cu  vcrfcrc: cojdarif 

fimo  Zudouico  Sfonie  mediolancfium  -Dud  idj-to  oedicauera.  Jr» 

quibua  fi  quid  pperà  cnarraturaot  oictù  circiìcifi''  flierit:  id  nò  a  no 

bis  pzcuaricatii  exiilimabig.^ndicis  illud  vidfr.nó  noflrii  fuit  fiagi/ 

tifi.ina  pjercr  ea  quc  acccpiiqucqj  andini:  pmutarealiqd  aut  adde/ 

re  nò  fum  aufus.SIu  illud  maxime  i  pzicipio  me  foUicirafTct  Coliibii 

daflìs  regi^'  pfcctó  ex  Cali  vjbc  02a  foluiiTe  i  idicil  oceanù:  nò  nullia 

e  gadibus  oifccllum  affirmàribus.  2f  u  fiquid  temere  fcriptiì  otìl'cn^ 

densode:obfcuritatilumcadde:  fiqd  vagati'' luxuriauerit  cobibe: 

rmb23  affer.Mima  tua  qua  exactiiTìma noui:ioibu6 vrere.Jf^  f "'f"  ^^ 

me  magno  onere  fubduaneris:?  te  poffcris  cófuluiffe  nò  p^nitebit. 

tlale  a  papia  Jdtbus  oecembr  ibu3,fl&ccccljc]i7;jciiii» 


Relazione,  come  è  facile  vedere  dal  fac-simile  unito,  l'asta  verticale  è  costituita  da  un 
doppio  tratto,  invece  nel  carattere  dell'  Avicenna  l' asta  è  semplice.  Ma  è  ovvio  di  am- 
mettere, presentandosi  il  carattere  dell'Avicenna  alquanto  logoro,  che  qualche  lettera  più 
stanca  delle  altre  sia  stata  nuovamente  incisa,  e  che  una  di  queste  sia  il  P.  Invece  non 
mi  resulterebbe  esatto  quello  che  il    Ronchini    dice    dei    caratteri    della    Relazione   e   di 


2IO  GIUSEPPE  FUMAGALLI 


quelli  degli  opuscoli  dello  Scillacio  raccolti  nel  libro  anzidetto  De  felici  philosophorum 
paupertatc  appetemìa,  cioè  che  gli  rassomiglino  tanto  da  ritenerli  usciti  da  una  stessa  offi- 
cina. Non  ho  visto  il  libro,  ma  l'eccellente  catalogo  del  Proctor  nel  descrivere  l'esem- 
plare del  Museo  Britannico  nota  che  vi  sono  due  caratteri  gotici  di  cui  uno  è  molto  si- 
mile a  uno  dei  tipi  di  Giovanni  Antonio  da  Onate,  l'altro  rassomiglia  a  un  corpo  di  ca- 
rattere del  Girardengo,  ma  che  non  è  quello  dell'Avicenna,  né  quello  della  Relazione. 

Quanto  al  merito  intrinseco  di  questa,  che  era  stata  da  taluno  esagerato,  da  altri  troppo 
abbassato,  è  facile  farne  un  giusto  apprezzamento  dopo  i!  minuto  e  coscienziosissimo  studio 
del  Merkel  già  da  me  citato;  ma  per  ben  comprendere  le  conclusioni  alle  quali  giunse  il 
geniale  critico  storico,  conviene  prima  ricordare  sommariamente  chi  fosse  1'  autore  e  quale 
lo  scritto. 

<^ 

Prima  del  Ronchini,  che  le  raccolse  tutte  e  le  arricchì  di  proprie  ricerche,  le  sole 
notizie  che  si  avevano  dello  Scillacio  emergevano  dai  cenni  autobiogratici,  che  qua  e  là 
si  trovano  nelle  sue  opere,  né  veramente  il  silenzio  degli  storici  della  letteratura  può  re- 
car meraviglia,  se  si  abbia  riguardo  al  mediocre  valore  intrinseco  dell'uomo.  Queste  no- 
tizie che  vennero  riassunte  da  Antonio  Codara  (i),  non  ebbero  notevole  ampliamento  nem- 
meno dopo  le  accurate  ricerche  del  Merkel. 

Lo  Scillacio  fu  siciliano  e  quasi  sicuramente,  come  egli  stesso  assevera,  di  Messina, 
dove  gli  Squillaci  erano  annoverati  nel  secolo  X\'  fra  i  più  cospicui  cittadini  e  avevano 
diritto  di  voto  nel  Consiglio  supremo  della  Sicilia.  La  data  della  sua  nascita  è  ignota;  ma 
non  si  va  certamente  lontani  dal  vero  ponendola  verso  il  1450.  Andò  giovanissimo  in 
Spagna,  protetto  da  quell' Alfonso  Cavallaria,  al  quale  mandò  nel  1494  la  sua  Relazione, 
e  poco  dopo  rimpatriato  si  recò  a  continuare  gli  studi  nejl'alta  Italia  e  segnatamente  a 
Pavia,  dove  probabilmente  giunse  nel  1482.  Tutto  ciò  emerge  appunto  dall'accompagna- 
toria al  Cavallaria  che  segue  la  Relazione  e  incomincia  cosi:  «  Cum  me  fihi  viro  prima- 
rio et  cxcellciiti  iampriiìcm  ita  dcvovcriin^  ut  studia  meiitcìnquc  omncm  imperio  tuo  re/igiosius 
subdiderim.  ex  Hispaniis  cum  in  Siciliam  in  patriam  fcitiiiarciii,  niox  philosophic  et  medi- 
citte  studio  in  cisalpina  gymnasia  iranslatus.  XII.  aniios  Papié  vcrsarer  inter  totiiis  Italie 
pììilosophos  illustres,  celum  non  animum  mutasse  me  comperi  ». 

L' ingegno  brillante  del  Siciliano  gli  valse  le  grazie  dei  maestri  e  dello  stesso  Lo- 
dovico il  Moro,  che  della  riforma  dell'Ateneo  Pavese  si  era  specialmente  occupato  ;  co- 
sicché subito  dopo  laureato  in  tilosotìa,  cioè  nel  i486  circa^  fu  accolto  nel  collegio  dei 
professori  e  poco  appresso  venne  scelto  a  pronunciare  il  solenne  discorso  per  l'inaugura- 
zione del  nuovo  edificio  che  doveva  riunire  le  facoltà  di  medicina  e  di  giurisprudenza 
fin  allora  divise.  Come  assegno  per  le  sue  letture  appare  dai  Rotoli  originali  dei  lettori 
dell'Università,  che  lo  Scillacio  aveva  nel  1490  per  la  metafisica  venti  tìorini,  mentre 
nel    1492,   mutata  la  cattedra  in  quella  di   (ilosofia  naturale   ne   riceveva  ottanta,  nel  1494 


(I)  Dott.  Antonio  Codara,  /.a  tradizione  4i  Cristoforo  Colombo    scolaro  in  Paria  e  Nicola  SeiUncio.  Treviglio,  1^94, 


DE  INSULIS  NUPER  INVENTIS 


21  I 


cento  e  nel  1495  centoventi.  Mentre  insegnava  filosofia,  lo  Scillacio  studiava  medicina,  ed 
anche  in  questa  scienza  venne  laureato  ai  22  di  Luglio  del  149-^.  Recatosi  di  nuovo  in 
Spagna  nell'estate  del  1495  al  seguito  dell'Arcivescovo  di  Milano,  Guido  Antonio  Ar- 
cimboldi,  egli  sopratutto  si  occupò  di  raccogliere  osservazioni  attinenti  ai  suoi  nuovi  studi, 
e  scrisse  infatti  da  Barcellona  una  lettera  al  conte  Ambrogio  Rosate,  medico  ducale,  per 
descrivergli  il  processo  e  le  manifestazioni  del  nuovo  male  importato  dalla  «  truculenta 
Gallia  »  ed  esortarlo  a  impedirne  la  propagazione  in  Italia;  e  raccolse  pure  dalla  bocca 
di  un  dotto  moro  una  biografia  d'Avicenna  :  lavori  però  entrambi  di  piccola  mole  e  di 
non  maggiore  interesse,  .^i  primi  del  1496  lo  Scillacio  eragià  di  ritorno  in  Italia  e  cu- 
rava per  sollecitazione  del  celebre  giureconsulto  Giasone  Del  Mayno,  la  raccolta  dei  pro- 
pri scritti,  che  fu  pubblicata  nel  marzo  a  Pavia  e  che  era  forse  da  lui  destinata  a  lasciar 
di  sé  duraturo  ricordo  in  Italia,  giacché,  come  appare  dalla  lettera  al  Cavallaria,  che  pre- 
cede quella  raccolta,  il  re  di  Spagna,  ciiiiis  imperio  perpetuo  me  tradiih\  come  egli  dice,  lo 
chiamava  in  Ispagna,  ed  egli  vi  si  recò  forse  quell'anno  stesso  ;  né  più  rivide  Pavia,  dove 
del  resto  signoreggiavano  allora  i  francesi  ed  ei  non  aveva  quindi  motivo  di  star  volen- 
tieri. Costituiscono  questa  raccolta  : 

i"  lo  scritto:  De  felici  pliilosnphoruni  pauperiate  appetcuda  ; 

2"   il    jianegirico:    Dedieeilio    selwlae    pjpie//sis   ad    Ltidovieiiin   priueipcm    sapicii- 
tissiiiìitin  ; 

3  "  le  orazioni  funebri  e  i  discorsi  per  nozze  ; 

4"  i  discorsi  dottorali; 

5°  la  vita  del  medico  Avicenna; 

6"  lo  scritto  del  mal  francese. 
Vi  manca  la  Relazione  del  secondo  viaggio  di  Colombo,  e  ciò  fa  supporre  che,  se 
anche  lo  Scillacio  non  contribuf  a  disperdere  la  prima  edizione  dell'opuscolo,  non  volle 
però  con  una  ristampa  diffondere  ancora  i  grossolani  errori  che  esso  contiene  —  quello 
principalmente  d'aver  fatto  viaggiare  Colombo  verso  oriente,  girando  prima  il  continente 
affricano  —  e  de' quali  lo  stesso  Lodovico  Sforza,  assai  versato  in  cose  geografiche,  pro- 
babilmente Io  aveva  fatto  accorto. 

E  l'esame  di  tutti  questi  lavori,  facilmente  rivela  quanto  maggiore  fosse  nello  Scil- 
lacio la  versatilità  che  non  la  profondità,  e  di  quanto  i  pregi  della  forma  superassero 
quelli  della  sostanza. 

Esaminiamo  ora  brevemente  l'opuscolo:   De  ii/su/is  tiuper  inveiitis. 

La  lettera  allo  Sforza,  che  lo  precede,  ci  fa  sapere  a  quale  fonte  l'autore  attin- 
gesse le  sue  notizie  e  quale  fosse  il  precipuo  suo  scopo  nel  tradurle.  Le  notizie  gli  erano 
state  mandate  «  per  litteras  a  Guillermo  Coma  Hispanorum  viro  sane  nobili,  sermone 
patrio  exaratas  »  ;  e  poiché,  secondo  il  filosofo  siciliano,  fisso  nella  idea  che  Colombo  avesse 
girato  intorno  all'Affrica,  la  scoperta  delle  nuove  isole  provava  che  andavano  errati  i 
geografi  raccomandati  a  Lodovico  dal   medico  Ambrogio  Rosate  —  i  quali  avevano  scritto 


212  GIUSEPPE  FUMAGALLI 


che  il  Mare  Indico  era  un  mare  mediterraneo,  egli  si  affretta  a  correggere  tale  errore,  che 
del  resto  anche  dalla  Storia  antica  era  evidente,  poiché  «  quam  navigationem  multo  ante 
anno  etiam  penus,  qui  Carthaginis  potentia  effìorente,  circumvectus  a  Gadibus  ad  tìneni 
Arabie  penetraverat,  scripto  prodiderat  ».  Fu  dunque  per  fare  sfoggio  di  erudizione  presso 
il  principe  che  lo  Scillacio....  prese  quel  solennissimo  granchio! 

Ed  ecco  un  sunto  della  relazione: 

Colombo,  ahniraiile,  salpa  da  Cadice  ai  26  settembre  del  1493  con  un  numeroso 
e  adatto  naviglio.  11  vento  è  favorevole  e  spinge  cinque  navi  maggiori  e  dodici  caravelle 
verso  le  Canarie.  Il  7  ottobre  si  vedono  in  mezzo  all'Oceano  le  isole  Lanzarota  e  For- 
teventura  «  benigna  tellus,  facilis  et  innoxia,  nisi  corvorum  iniuria,  quod  genus  alituni  insulas 
infestat,  mercatores  eminus  repellerentur  »  jattura  tanto  grave  che  per  legge  inviolabile 
ogni  singolo  colojio  è  tenuto,  pena  una  multa,  ad  offrire  annualmente  cento  capi  di  corvo 
ai  magistrati. 

Trasportati  nella  Canaria  si  riforniscono  di  zucchero,  poi  si  dirigono  alla  Gomera, 
ma  «  Teneriffam  prolabuntur  »  isola  difesa  dal  monte  più  alto  di  tutti  e  abitata  dai  Ca- 
nari, «  indomiti,  sine  lege,  nudo  corpore  ;  quibus  animus  intrepidus,  pares  audacie  vires; 
quare  et  Hispanorum  adhuc  iugum  non  sensere  ».  Alla  Gomera  si  trattengono  sei  giorni 
e  il  1 3  ottobre  giungono  all'  isola  del  Ferro,  circa  la  mancanza  d'acqua  nella  quale  lo 
Scillacio  svolge  e  modifica  la  notizia  di  Plinio:  «  Arbor  ingens,  laurinis  foliis  densissima, 
virore  perpetuo  in  celsiore  insule  fastigio  diffunditur:  rore  respersa  matutino,  aqua,  que 
guttatim   inde  stillat,  in  stagno  circum  arbortm   roriferum  ducto  recipitur   ». 

Il  26  ottobre  una  terribile  tempesta  li  coglie;  ma  dopo  le  preghiere  dei  marinai 
apparisce  il  fuoco  Sani'  Eremo^  il  mare  si  calma  e  la  terra  appare  vicina.  Si  vedono  sette 
isole  non  ancora  riconosciute,  ma  prevedute  dall'ammiraglio,  il  quale  confortando  i  com- 
pagni cui  l'acqua  cominciava  a  mancare,  aveva  promesso  loro  nuova  terra  dopo  tre  giorni. 
II  3  Novembre  apparisce  un'isola  montagnosa,  che  l'ammiraglio  chiama  Dominica  «  in  il- 
lius  diei  honorem,  quo  refenmt  repertam    ». 

Conosciuta  la  natura  del  luogo  e  l'indole  degli  abitanti  che  sono  cannibali,  Co- 
lombo naviga  verso  una  seconda  isola,  cui  dà  il  nome  di  Marivolante  (1)  da  quello  della 
Nave  ammiraglia  e  della  quale,  secondo  l'uso,  prende  formale  possesso  erigendovi  come 
espressione  dello  scopo  dell'impresa  una  croce  di  legno  e  facendola  benedire. 

Poi  ristorate  le  forze,  l'ammiraglio  veleggia  verso  la  terza  isola  distante  da  Mari- 
volante  quaranta  miglia  e  che  chiama  S.  Maria  Gadalupa  in  omaggio  del  celebre  luogo 
omonimo  nella  Spagna  Getica.  E  questa  il  centro  della  regione  abitata  dai  cannibali,  delle 
gesta  dei  quali  lo  Scillacio  a  lungo  s'intrattiene  valendosi  della  testimonianza  oculare  di 
Pietro  Margarita  «  optime  fidei  hispanus,  qui  in  Orientem  cum  prefecto  novarum  regio- 
num  cupidine  allectus  perrexerat....  »  E  narra  d'uomini  infilati  nello  spiede  e  pubblica- 
mente mangiati,  e  di  altri  barbari  costumi  che  rendon  terribile  quell'  isola  tanto  felice- 
mente dotata  dalla  natura.   Nella  descrizione  di  questi  cannibali  e  de'  loro  usi  e  della  fauna 


(!)  Quest'isola  e  chiamatj  da  tutti  Marigalantc.  U  Mcrkci  non  sa  attribuire  la  varia2Ìone  Ji  nome  fatta  Jall>i  Scillacio  che 
a  svista  o  a  capriccio. 


DE  INSULIS  NUPER  INVENTIS  213 

e  della  ricca  fiora  dell'isola,  lo  Scillacio  si  ferma  con  evidente  compiacenza  niente  omet- 
tendo di  quanto  gliene  è  stato  riferito,  anzi  probabilmente  caricando  le  tinte  per  rendere 
pili  interessante  la  sua  esposizione,  la  quale  finisce  con  un'  efficace  pittura  dello  spavento 
che  i  cannibali,  che  del  resto  sono  «  callidi,  ingenio  faciles,  astu  sagaces  ut  facile  in 
nostras  leges  vivendique  rationem,  non  magno  negotio  traduci  possint,  ubi  nostrorum  mores 
mitiores  agnoverint,  vitamque  inspexerint  civiliorem  »  incutono  ai  loro  vinti  «  dum  ibi 
septem  dies  commorantur,  profugi  multi  e  (_;anaballis  captiveque  mulieres  ad  naves  con- 
fugiunt.  Qui  humaniter  suscepfi,  cibis  largiter  referti,  deos  ribi  affuisse  credebant  ;  cum- 
que  ad  reditum  in  Canaballos  hortantur  ab  Hvspanis,  amplexati  malos,  pedibus  advoluti 
obsecrabant,  lacrymis  ubertim  tiuentibus  deprecabantur,  ne  rursus  in  manus  Canaballorum 
tanquam  pecora  detraderentur  dilanianda.  E  Canaballis  capti  perpauci  ;  cursu  enim  perni- 
ces,   fallaces,   locis  preterea  natura   munitissimis  nostros  contemnebant   ». 

Lasciata  la  Guadalupa,  di  dove  verso  oriente  si  scorgono  più  di  1 80  isole,  che  lo 
Scillacio,  perdurando  nel  suo  errore,  pensa  sieno  le  isole  degli  Arabi  «  cum  C.  Plinii, 
tum  aliorum  testimonio  certissimo  »  gli  esploratori  volgono  le  prore  verso  il  porto 
della  Navidad,  dove  l'anno  prima  l'ammiraglio  aveva  lasciato  un  presidio  di  spagnuoli 
«  qui  arcem  tuerentur  munitissimam,  qui  commertia  cum  insularibus  inirent,  qui  do- 
cendo  dedocendoque  populos  redderent  mitiores  » . 

11  giorno  appresso  vedono  molte  isole  «  quas  adire  in  Consilio  non  fuit  »,  ma  il 
14  Novembre  si  presentò  ai  loro  sguardi  un'isola  «  situ  facieque  spectabiji  invitans  na- 
vigantes  »,  ne  occuparono  il  porto  e  mandarono  una  navicella  con  un  nocchiero  ed  al- 
cuni armati   «    ut  que  insulanis  lingua,  que  leges,  qua  mores  innotescerent    ». 

Ma  questa  navicella  viene  a  conflitto  con  una  canoa  reduce  dall'alto  mare  e  la  cala 
a  fondo.  1  barbari,  che  erano  tre  con  due  donne  ed  un  prigioniero,  cercan  salvezza  nel 
nuoto,  ma  son  presi  è  condotti  dall' ammiraglio.  Uno  di  essi  che  ha  sette  ferite  ritenute 
insanabili,  viene  precipitato  in  mare,  ma  «  ille  summa  ebulliens  in  unda,  elato  pede  al- 
tero, sinistra  focillante  intestina  ad  littora  remeabat  animosius.  »  E  ciò  spaventava  gli 
Indiani,  che  erano  a  bordo  come  interpreti  e  che  dubitavano  che  i  cannibali  presa  la  fuga, 
si  dessero  a  rappresaglie  sui  loro.  Si  delibera  quindi  di  togliere  il  cannibale  di  mezzo, 
lo  si  ripiglia,  lo  si  precipita  di  nuovo  in  mare  piedi  e  mani  legati,  ma  egli  seguita  a 
nuotare  animosamente  finché  trafitto  dalle  frecce  soccombe.  Poco  dopo  accorrono  parecchi 
cannibali  «  visu  horribiles,  colore  atro,  aspectu  truci,  rubrica  intincti,  variis  illiti  colo- 
ribus  ad  ferocitatem,  capitis  parte  altera  detonsa,  nigro  capillo  altera  promisso  et  extento  » 
e  da  loro  fuggono  parecchi   prigionieri  alle  navi   «   tamquam  ad  aras   ». 

Sei  giorni  dopo  questo  conflitto  avvenuto  a  Santa  Cruz  e  in  cui  furono  feriti  due 
spagnuoli,  uno  dei  quali  morì  il  quarto  giorno,  gli  spagnuoli  arrivarono  all'  isola  che 
chiamarono  di  S.  Giovanni  Battista,  la  quale  aggiunsero  al  loro  regno;  partiti  di  lì,  arri- 
varono il  giorno  dopo  a  quella  di  Navidad,  e  costeggiando  questa,  trovarono  un  porto  deno- 
minato da  un  celebre  monte  detto  «  Mons  Christi  »  60  miglia  distante  dalla  colonia,  alla 
quale  «    voluptate  inenarrabili,  desiderio   inexplicabili    »  arrivarono  dopo  otto  giorni. 

Colà  gli  aspettava  una  terribile  sorpresa  ;  tutti  i  coloni  erano  stati  uccisi  dal  re 
Coanabo  alleato  con  un  altro  re  chiamato  Marian  ;  e  il  re  Goatanario,  che  aveva  voluto 
difenderli,  era  stato  ferito  ad  un  braccio.  Pianti  i  compagni  e  data  loro  sepoltura  onore- 


214  GIUSEPPE  RTMAGALLI 

vole,  Colombo  e  i  suoi  si  recano  a  far  visita  a  Goatanario  e  ne  ricevono  splendida  ac- 
coglienza e  ricchissimi  doni  in  cambio  di  alcuni  oggetti  di  poco  valore.  L'ammiraglio, 
per  mezzo  d'  un  interprete  spiega  al  re  il  vero  tìne  della  propria  spedizione,  che  è  d'  in- 
civilire quei  popoli  e  di  porli  sotto  la  protezione  della  Spagna  conservando  però  il  regno 
a  Goatanario  ;  e  questi  a  tale  proposta  «  assurgens  illieo,  terram  pede  complodit,  oculos 
tollit  ad  celos,  voceni  edit  ingentem  ».  E  poiché  a  quel  grido  risposero  600  indiani,  gli 
spagnuoli  per  un  momento  temettero  di  dover  venire  a  conflitto.  Ma  invece  quello  era 
un  segno  di  giubilo  e  Goatanario  espresse  desiderio  di  veder  le  navi  e  vi  fu  ricevuto 
con  grande  festa. 

Desiderosi  di  sempre  nuove  scoperte,  dalla  Navidad  gli  esploratori  vagano  per  circa 
quindici  miglia  e  giungono  dopo  otto  giorni  ad  un  porto  bellissimo  dove  la  natura  è  in- 
cantevole e  feracissimo  il  suolo.  Danno  a  quel  luogo  il  nome  di  Isola  Bella  e  vi  fondano 
una  città  intitolandola  alla  loro  Sovrana  Isabella.  E  qui  dopo  una  colorita  descrizione  dei 
luoghi,  il  nostro  messinese  entra  a  parlare  delle  missioni  d'esplorazione  affidate  all'Oreda 
e  al  Gorbolano  (i)  nell'interno  dell'Isola  «  hos  prefectus  forte  in  Saheorum  misit  in- 
teriora cum  expedito  comitatu,  qui  ad  regem  Sabam  pertenderent,  ut  ab  Indis  acceperaf. 
predivitem,  non  longis  itineribus  distantem,  turiferos  Sabeos  eos  esse  receptum  est,  quos 
historie  nostratum  decantant  et  peregrini  referunt  annales.  lllud  enim  iani  tritum  '  reges 
a  Saba  venient  auruni  et  thus  deferentes  '  quibus  insula  scatet  ubertim  et  abundat  co- 
piose ».  Dove  è  chiaro  il  solito  errore  dello  Scillacio,  che  confonde  l'Asia  coi  nuovi 
paesi  e  crede  l'Isola  Bella  identica  all'Arabia  Felice  celebrata  nella  Scrittura  per  la  sua 
ricchezza  in  oro  e  in  incenso. 

Circa  la  missione  dell' Oreda  lo  Scillacio  da  una  particolareggiata  relazione  sia  delle 
accoglienze  liete  fattegli  dagli  Indiani,  sia  della  quantità  di  oro  ed  argento  trovato,  sia 
del  modo  di  estrazione  di  questi  metalli  ;  e  più  ancora  si  diffonde  a  narrar  quella  di  Gor- 
bolano, della  quale  tacciono  quasi  tutti  gli  altri  narratori  del  secondo*  viaggio  di  Colombo, 
e  accenna  a  quattro  fiumi  auriferi  veduti  dal  Gorbolano  :  «.  Hic  enim  longe  uberior,  quam 
ab  Oreda  fuerat  compertum,  aurea  grana  scaturiebant,  drachmarura  duarum  auri  pondere  i 
argentea  plurima  micabant  in   fundo   ». 

A  questo  punto  il  filosofo  si  ri\ela  in  questa  osservazione  «  quod  tum  celi  felici- 
tate accidere  existimo,  tum  auri  vilitate.  .\uri  enim  argentique  usus  apud  eos  rarissimus, 
metalli  atTuentia  pretium   minuente....   » 

\'icne  quindi  un'  incantevole  descrizione  dei  costumi  e  del  carattere  degli  Indiani  : 
«  Mores  illis  placabiles  ;  omnia  communia,  avaritic  nulla  suspitio,  non  illud  flagitiosum  ; 
hoc  meum,  hoc  tuum,  non  alieni  appetitus,  non  habendi  cupidilas  livore  propulsato,  idem 
animus,  omnibus  mutua  benivolentia,  par  fìdes  et  observantia  ;  radicibus  vescuntur  que 
napis  simillime  :  iacto  semine  nulla  cultura  sponte  proveniunt  ;  mulieres  benigne,  placide 

et  ingenio  faciles;quod  edocueris  accipiuiit  subito,  tcnentque  tidcliter voluptatibus 

et  delitiis  vacant  plurimum;   compotationes  illis  et   ieiitationes  assidue,  cum  :iquam  potent, 


(l)  Creda  sta  per  Hoyeda  e  Gorbolaniis  per  Gino  di  Corbiilan. 


DE  INSULIS  NUPER  INVENTIS  215 

nullo  vini  usu  ;  dormiunt  lecto  bambacino  aut  cucurbitino,  qui  pensilis  circumagitur  ; 
unica  illis  ea  voluptas.   he  sole  delitie....    » 

E  qui  naturalmente  la  relazione  finisce,  perché,  udite  tutte  queste  belle  cose,  Colombo 
pensò  bene  di  mandarne  notizia  ai  suoi  Sovrani,  e  spedi  alla  volta  di  Spagna  il  Torres 
con  12  caravelle,  mentre  egli  medesimo  rimaneva  a  sorvegliare  la  costruzione  della  città 
nuova  e  a  ricevere  quotidianamente  nuovi  omaggi  dagli  Indiani  ammirati  che  «  Hispanis 
gratulantes,  offici!  monumenta  et  honores  illis  prope  divinos  e.xhibent  ».  E  sulle  caravelle 
del  Torres  si  trovava  anche  colui  che  indirettamente  doveva  informare  lo  Scillacio. 

Il  quale  Scillacio  però  nella  sua  smania  di  magnificare  sopratutto  gli  Spagnoli  e 
segnatamente  i  loro  sovrani,  non  chiude  senza  commettere  un'  ingiustizia,  quella  cioè  di 
dire  che  delle  scoperte  fatte  grande  lode  va  data  al  grande  ammiraglio  Colombo,  ma 
gloria  maggiore  ai  principi  eccellenti,  sotto  il  cui  regno  esse  avvennero  e  che  avevano 
cacciato  i  mori  dalla  Spagna,  i  giudei  dai  luoghi  ove  avevano  largo  dominio,  e  attende- 
vano ora  a  scoprire  e  a  rendere  cristiane  le  terre  orientali. 

Alla  relazione  fa  poi  seguito  l'accompagnatoria  al  C^avallaria,  nella  quale,  toccati 
brevemente  i  casi  della  sua  vita,  accenna  al  suo  desiderio  di  viaggiare,  a  cui  cerca  di 
dare  in  qualche  modo  sfogo  cogli  scritti  ;  e  prega  il  suo  antico  protettore  a  gradire  il 
lavoro  già  da  lui  dedicato  a  Lodovico  Sforza  e  che  altro  non  è  se  non  una  versione  delle 
notizie  a  lui  per\'enute,  alla  quale  «  preter  ea  que  accepi,  queque  audivi  commutare  aliquid 
aut  addere  non  sum  ausus  ».  E  finalmente  spiega  che  quello  che  lo  eccitò  a  scrivere  fu  che 
alcuni  dicevano  partito  Colombo  da  Cadice,  altri  da  Gibilterra  «  e  Gadibus  »  ;  e  invoca 
la  lima  del   Cavallaria  per  migliorare  il  suo  lavoro. 

<^ 

Coli' esame  minuzioso  dello  scritto  dello  Scillacio  e  col  suo  confronto  colle  altre 
narrazioni  sincrone  del  secondo  viaggio  di  Colombo  —  come  i  sunti  del  Giornale  di  bordo 
di  Cristoforo  Colombo  fatti  dal  suo  figliuolo  Fernando  e  dal  Las  Casas  (imperocché, 
come  è  noto,  l'originale  andò  perduto)  e  le  relazioni  del  medico  di  bordo  Chanca  e  di  Mi- 
chele da  Cuneo,  intimo  dell'ammiraglio  —  il  Merkel  è  giunto  a  potere  sceverare  nell'opera 
del  Messinese  due  parti  ben  distinte,  cioè  la  relazione  originaria  inviatagli  dal  Coma  e 
da  lui  tradotta  in  latino  e  le  sue  aggiunte  ;  ricca  di  pregi  la  prima  anche  là  dove  è  meno 
credibile  ;  poco  attendibili,  anzi  pericolose,  perché  spesso  completamente  errate,  le  altre.  La 
relazione  originaria  che  quasi  seguendo  il  crcscit  ciiiido  oraziano,  va  arricchendosi  sempre  più, 
via  via  che  si  avvicina  alla  fine,  non  sembra  opera  di  persona  molto  intelligente,  né  esperta 
di  cose  marine,  sebbene  sia  lecito  supporre  che  il  traduttore  l' abbia  a  bella  posta  sfrondata 
di  tutti  i  dati  tecnici  o  scientifici  che  ei  non  riusciva  a  capire.  Essa  infatti  ha  un  carattere 
essenzialmente  episodico  e  l' indole  —  diciamo  cosi  —  gaudente  dell'autore  emerge  dalla 
sua  compiacenza  nel  fermarsi  a  certe  descrizioni  culinarie,  e  più  ancora  alla  pittura  di  ta- 
lune scene  domestiche  e  di  canti,  di  balli  ecc.;  dimodoché  è  lecito  congetturare  che  ei 
fosse  uno  dei  gentiluomini  che  seguirono  Colombo  nella  seconda  spedizione. 

Questa  supposizione,  avvalorata  anche  da  altri  caratteri  della  relazione,  non  ci  rivela 
frattanto  il  nome    dell'autore  ;  il  quale    però  non    può  essere  il  Coma,  imperocché   non 


2i6  GIUSEPPE  FUMAGALLI 


risulta  mai  il  nome  di  costui  nei  documenti  dei  viaggi  colombiani,  e  nemmeno  dallo 
Scillacio  —  che  tanto  interesse  ci  avrebbe  avuto  —  egli  è  messo  tra  i  compagni  di  Colombo; 
mentre,  non  ostante  le  sue  lacune,  è  evidente  che  hi  relazione  originaria  fu  fatta  da  un 
testimone  oculare  dei  fatti.  Maggiori  probabilità  stanno  a  favore  di  Pietro  Margarite  citato 
come  testimonio  all'antropofagia  dei  Cannibali  —  e  forse  non  citato  mai  prima  né  dopo, 
perché  il  Coma  o  Io  Scillacio  non  avevano  interesse  a  farlo  supporre  autore  della  rela- 
zione ;  ma  contro  questa  ipotesi  sta  il  fatto  che  il  Margarite  non  tornò  in  Spagna  col 
Torres  e  quindi  non  potè  vedere  il  Ctonia.  Probabilità  più  seria  ha  pure  il  Gorvolan  la 
cui  spedizione  è  tanto  magnificata  contrariamente  al  valore  che  ebbe  e  il  cui  elogio  è 
fatto  alla  fine  dello  scritto  in  modo  tanto  lusinghiero.  Bisogna  quindi  contentarsi  di  emet- 
tere a  questo  proposito  delle  ipotesi  e  di  stabilire  soltanto  che  il  (^onia  non  ebbe  certo 
altro   merito  oltre  i|ueIlo  di   aver  trovato   la  Relazione  e  d'averla  spedita  allo  Scillacio. 

In  quanto  a  quest'  ultimo,  i  gravi  errori,  di  cui  egli  empi  la  relazione,  dipesero 
dalla  sua  ignoranza  in  un  argomento  che  egli  del  resto  non  volle  lasciarsi  sfuggire 
perché  ne  capiva  tutto  l' interesse,  e  dalla  smania  sua  di  far  pompa  d'erudizione  classica, 
come  lo  mostrano  le  frequentissime  citazioni  di  Pinio.  Delle  quali  non  occorre  dire  ijuanto 
siano  spropositate,  imperocché  esse  partono  dal  supposto  che  Colombo,  avendo  girata 
l'Affrica  e  navigato  verso  Oriente,  si   fo.sse  imbattuto  in  terre  già  note  agli  antichi. 

Ad  ogni  modo  l'opuscolo  —  bibliograficamente  tanto  curioso  —  che  il  cav.  Ols- 
chki  ha  fatto  risorgere  a  nuova  vita,  pericoloso  impasto  di  osservazioni  superficiali,  di  errate 
opinioni  e  di  retorica,  non  manca  però  di  uno  speciale  valore,  perché,  come  bene  osserva 
il  Merkel  :  «  se  è  bello  \edere  le  menti  italiane  pili  elette,  Pietro  Martire  d'Anghiera, 
il  Sabellico,  Pomponio  Leto,  il  Guicciardini,  gioire  della  gloriosa  scoperta  e  divinarne 
l'importanza,  non  è  meno  utile  allo  storico  l'apprendere  quale  concetto  si  siano  fatto 
di  questa  le  persone  d'  intelligenza  mediocre,  quali  lo  Scillacio  :  queste  persone,  non 
iscarse  certo  in  Italia,  furono  più  numerose  ancora  in  altri  paesi  meno  inciviliti,  nomina- 
tamente la  Spagna,  e  giovano  a  spiegarci  come  fra  errori  ed  orrori  non  pochi  la  grande 
scoperta  tardasse  a  produrre  i  suoi   frutti  maravigliosi    ». 

Giuseppe  Fumagalli. 


)UOO««J<X»«WJ'W»W"'0«'"'*'U"000<>OOU<lO<KKWXM^« 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO 

NEL  SECOLO  XV 

(Fine)  • 


8.  Ed  ora  cerchiamo  chi  fu  il  compagno  del  Numeister,  che  lo  aiutò  in  questo  glo- 
rioso lavoro.  È  presto  detto  :  il  Numeister  ce  lo  fa  conoscere  dicendo  che  iiit\o  fiir  ci 
fiiJiriiiato  Evangclisia  Mei.  Evangelista  Mei!  Ciii  era  costui?  Noi  dobbiamo  trovarlo  tra 
gli   umanisti,   tra   i   icttei-ati   della  Città,   e  dobbiamo   indicarlo  come  un   uomo   di    valore, 


■  Vedi  /.J  Hibliofilij  1,  pp.  ^«3-290  e  II.  pp.  23-33. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO 


217 


come  un  cultore  delle  belle  lettere,  e  noto  ai  concittadini  suoi.  È  strano  però  che,  né 
gli  archivi,  né  le  biblioteche,  né  i  documenti  scritti  o  stampati  di  quell'epoca  parlino 
mai  di  lui,  o  accennino  almeno  ad  una  famiglia  Mei.  Le  mie  ricerche  sono  state  inutili, 
poiché  questo  nome  non  mi  è  riuscito  mai  di  trovarlo  m  nessuna  carta,  il  che  non  sa- 
rebbe cosa  straordinaria,  poiché  non  è  certo  che  i  nostri  archivi  e  i  nostri  documenti  ci 
abbiano  conservato  tutto,  né  forse  le  ricerche  fatte  sono  state  sufficienti.  Ma  il  dubbio 
cresce,  pensando  alla  circostanza    che    nel    Dante    non    si    parla    affatto    di    Emiliano    Or- 


fini  nella  cui  casa  stampava,  e  del  quale  pure  si  parla  nel  libro  del  Bruni  edito  nel 
1470,  e  nel  libro  di  Cicerone  edito  nel  1474.  Possibile  che  l'Orfini,  generoso  Mecenate 
del  Numeister  nella  stampa  di  quei  volumi,  non  lo  abbia  aiutato,  anzi  sia  rim;,sto  estraneo 
alla  stampa  del  Dante,  che  pure  degli  altri  due  libri  è  tanto  pili  pregevole  ed  importante? 
Dal  silenzio  dei  documenti  circa  il  nome  di  Evangelista  Mei,  e  dalla  mancanza  del 
nome  di  Emiliano  Orfìni  nel  libro  del  Dante,  è  sorto  il  pensiero  che  forse  quell'Evan- 
gelista Mei  non  sia  nome  di  persona,  ma  sia  piuttosto  nome  allegorico,  e  che  nasconda 
per  vezzo  poetico  il  nome  di  Emiliano  Orfini.  In  quest'ipotesi,  il  senso  di  quei  versi, 
sarebbe  questo,  che  l'Ortìni   fu  per  il  Numeister  un  banditore,  un  annunciatore  del  nuovo 


2i8  M.  FALOCI  PULIGNANI 


trovato,  un  Evangelista  delle  cose  mie,  di  me.  Mei.  Ardua  è  la  spiegazione,  che  del  resto 
è  data  anche  dal  Claudin  (i),  sebbene  non  abbia  avuta  ragione  per  interpetrarla  cosi'  per  la 
mancanza  di  documenti  che  non  cercò,  ma  sia  stata  al  medesimo  suggerita  dalla  lettura 
dei  versi  che  veniamo  commentando.  Qiiesta  congettura  spiegherebbe  la  mancanza  del 
nome  dell' Ortìni  nella  stampa  del  Dante,  spiegherebbe  il  silenzio  degli  archivi  sul  nome 
dell'  Evangelista  Mei,  né,  per  poterla  accettare,  presenta  nulla  di  strano  o  di  inverosimile. 

q.  In  quale  casa  il  Nunicister  stampò  la  Divina  Commedia?  Ecco  un  altro  quesito  che 
non  è  facilissimo  di  risolvere. 

Nella  piazza  maggiore  di  Foligno  presso  il  palazzo  del  .^Iunicipio,  vi  è  un'elegante 
palazzina  del  XVI  secolo,  con  una  bellissima  porta  scolpita  in  pietra  nel  cui  fregio  si 
legge  inciso  : 

PETRYS  ORPHINVS  DE  ORPHINIS  ..M.D.XV.  (2) 

Sulla  facciata  di  questa  casa,  in  occasione  del  centinario  di  Dante  Alighieri,  fu 
murata  nel    1865   questa  iscrizione: 

NEL  Xllll  Di  .MAGGIO  MDCCCLXV 

CELEBRANDO  ITALIA 

LA    FESTA    SECOLARE    DI    DANTE   ALIGHIERI 

SEICENTO  ANNI  DOPO  LA  SVA  NASCITA 

A  PERPETVARE  LA  ME.MORIA 

CHE  EMILIANO  ORFINI 

VOLLE    DIVVLGATA   AL   MONDO 

LA    DIVINA    COMMEDIA 

CON  LA  PRIMA  STAMPA  FATTA  IN  Q.\'ESTA  CASA 

NEL  QVARTO  MESE  DEL  MCCCCLXXll 

PER    GIOVANNI    NVMEISTER    ALEMANNO 

ED  EVANGELISTA  MEI  FULGINATE 

IL  MVNICIPIO  POSE  (3) 

Leggendo  questa  iscrizione  parrebbe  risoluto  il  quesito,  poiché  in  essa  si  afferma 
che  la  Divina  Commedia  fu  stamp.ata  nella  Casa  Orllni  nella  Piazza  Maggiore  di  Foligno. 
Due  difficoltà  si  oppongono  ad  accettare  con  sicurezza  questa  asserzione.  Una,  il  non  sapere 
se  la  casa  in  discorso,  abbellita  come  è  oggi  da  Piero  Orfini  nel  1315,  era  dei  suoi  an- 
tenati fin  dal  1470,  o  fu  acquistata  dopo  ;  un'altra,  il  sapere,  che  all'epoca  delle  nostre 
stampe,  1'  Orfini  avea  le  sue  officine  di  orefice  altrove,  cioè  sotto  il  Palazzo  dei  Cano- 
nici, in  una  di   quelle  botteghe  che  stanno  proprio  in   faccia  alla  casa    da    Pietro    Ortini 


I!)  Antì^uites  tyyographiques  de  la  l-'r^irtce,   Paris.  iHKo.  p,ìg.  .(K. 

(2)  LasPEVRKS  P.  Die  Kauwerke  dcr  Renaissance  in   Umhrien.  Berlin.   1*^73.  p.  52. 

(3)  A  proposito  di  questa  iscrizione  vedi  Remoli  Alessandro.  Sedtd  anni  Jnyn  !   Memoria  .iocitincniara   in  confttiajtoitr 
degli  articoli  del  2$  e  28  maggio  18G3  del  Giornale  l'Umbria.  Foligno   1H65  p.  33  e  segg. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO  2iq 


eretta  o  restaurata  nel  151 5.  Gli  Orfini  tenevano  le  loro  officine  di  oreficeria  da  molto 
tempo  in  quelle  botteghe.  Noi  sappiamo  di  Salvoro  suo  Avo,  che  ebbe  in  locazione  uno  di 
quei  fondi  dal  1420  al  1427  (1),  suo  Padre  Piermatteo  le  abitò  dal  1443  al  1455  (2), 
ed  egli  stesso  vi  lavorò  nel  1464  e  1463  {3),  dei  quali  anni  abbiamo  ricordo,  senza 
potere  escludere  altre  date  più  recenti.  D'altra  parte  leggiamo  che  Pierorfino,  che  era 
nepote  di  Emiliano,  cioè  figlio  di  suo  fratello  Marchesio  (4),  non  già  restaurò,  ma  edificò 
la  casa  dove  è  il  suo  nome,  e  dove  è  la  riportata  iscrizione,  cose  tutte  le  quali  servono 
a  porre  forti  dubbi  sul  valore  dell'asserzione  contenuta  nell'  iscrizione  stessa.  In  conclu- 
sione, noi  non  possiamo  dire  con  certezza  che  la  Divina  Comnietlia  fu  stampata  nella 
casa  indicatata  dall'  iscrizione,  né  possiamo  dire  con  certezza  che  fu  stampata  nella  bottega 
locata  all'  Orfini  dai  Canonici  del  Duomo,  ma  si  troverà  con  precisione  il  luogo  della 
stampa,  quando  si  sarà  trovata  quale  era  la  casa  degi' Orfini  nel  1472.  Imperocché  una 
cosa  è  certa:  ed  è  che  queste  stampe  preziose  furono  eseguite  ///  Joii?il>ìis  citisdciii  Emiliani. 
IO.  Questa  edizione  della  Divina  Coinincdia  fu  ristampata  due  volte.  A  Napoli  nel  1475, 
quasi  con  i  medesimi  errori  che  si  trovano  nella  stampa  del  Numeister  (5)  :  a  Londra 
nel  1867  per  cura  del  celebre  dantofilo  G.  G.  Lord  Vernon  (ò),  il  quale  in  uno  splendido 
volume  in  foglio  di  pag.  XXVI-748,  riprodusse  le  prime  quattro  edizioni,  quella  cioè 
di  Foligno,  di  Iesi,  di  Mantova  e  di  Napoli,  ponendole  a  confronto,  riproducendole  di- 
plomaticamente con  la  massima  rigidezza  che  un  distinto  Bibliofilo  quale  fu  il  Panizzi 
che  ne  ebbe  cura,  potea  usare.  Il  Panizzi  usò  per  questa  ristampa  due  esemplari  londi- 
nesi del  Dante  di  Foligno,  ed  uno  del  Duca  d'Aumale  (7). 


Capitolo    IV 

STAMPA    DELLE    LETTERE    FAMILIARI    DI    CICERONE 

(•474) 

I.  Descrizione  del  volume.  —  2.  Cinque  generazioni  di  Orefici  in  casa  Orlìni.  —  3.  Data  vera  di  questa  slampa.  —  4.  L  esem- 
plare Riccardiano  e  i  suoi  pregi,  —  5.  Ristampa  parziale  di  questo  libro.  —  6.  Scioglimento  della  Società  tra  gli  Orfini 
e  il  Numeister.  —  7    Rarità  e  prezzo  del  volume. 

I.  Questo  terzo  volume,  pubblicato  in  Foligno  nel  secolo  XV,  ebbe  per  Editori  Emi- 
liano Orfini,  i  suoi  fratelli,  che  non  sono  nominati,  e  Giovanni  Numeister.  Cominciamo 
dal    descriverlo. 


-     (i)  Archivio  del  Capitolo  del  Duomo  di  Foligno.  Scn'lture  diverse  fol.   7  ecc. 

{2)  Archivio  detto.  Libro  detto,  fol.  497  ecc. 

(3}  Archivio  detto.  Libro  detto,  fol.  482  ecc. 

(4)  Curzio  degli  Onofbi.  Libro  delle  famiglie  tanto  nobili  quanto  civili  Ji  Foligno.  Ms.  del  secolo  passato  presso  di 
me.  fot.   24,  n.  2(). 

(5}  Vedi  il  citalo  articolo  del  Finali  nella  Nuova  Antologia  (1  ottobre  1897Ì  sulle  Prime  quattro  edizioni  della  Divina 
Commedia,  p.   385  e  segg. 

(6)  Le  prime  quattro  edi-^ioni  della  Divina  Commedia  letteralmente  ristampate  per  cura  di  G.  G.  Londra,   1867. 

(7)  Opera  citata,  p.  VI-IX. 


220  M.  FALOCI  PUUGNANI 


11  volume  è  in  foglio,  e  se  è  intero,  deve  avere  244  carte  e  non  243  come  dice 
l' Hain  (1)  ed  altri.  Non  ha  segnature,  non  ha  richiami,  e  nel  retto  della  carta  prima, 
comincia  cosi  : 

M.  TVI..  CICERONIS  AD.  P.  I.ENT\- 
lMPAR.\TOREM.  PO.  RO.  EPISTO- 
LARVM.  1-A.MIl.IARnM  I.IBER 

PRI.MVS.  CICERO.  P.  LENTXLO  l.M- 
PARATORI.  S.  PI..  D. 

A  questo  titolo  segue  la  prima  lettera  la  quale  occupa  in  questa  pagina  23  linee, 
mentre  ogni  pagina  piena  ne  conta  21).  .\1  retto  della  carta  241  \i  sono  21  linee,  e  poi 
la  seguente  nota  tipografica  : 

lùiiilianus  auctor  fulsinns  :  &  fratres  una 
liii^Ceiiio  prfftante  uiri,  Nunieifter  iS:  auclor 
lohannt.s  almaiuis  recte  qui  plura  peregit 
Tulli  (hicenta  nuper  preffere  uoluniina  recte 
yue  uiferat  probus  epifcopus  ak-rienfis 
Fulginei  acta  uides  &  laribus  Emiliani 

2.  Queste  parole  ci  lanno  la  storia  del  libro  e  ce  ne  danno  molte  particolarità.  Alla 
stampa  presero  parte  Emiliano  Ortìni  con  i  suoi  fratelli  e  con  Giovanni  Numeister,  del 
quale  si  dice  che  aveva  fatto  egregiamente  parecchie  cose  «  recte  qui  pinta  pcrcgil  :  >  del 
libro  si  stamparono  duecento  copie  :  queste  furono  rivedute  dal  celebre  correttore  di 
stampe  il  Prelato  Bussi  Vescovo  di  Aleria  in  Corsica  :  finalmente  il  libro  fu  stampato  in 
casa  di  Emiliano.  L'na  cosa  manca  a  tutto  questo  manipolo  di  notizie,  l'anno  in  cui  fu 
stampato  il  libro,  anno  però  che  vedremo  essere  stato  il  1474.  Intanto  esaminiamo  le 
surriferite  note.  Emilianus  Fiilginas  et  Fnitres,  viri  iiigeiiio  praestjiite.  Clueste  p.n-ole  esigono 
commento.  Di  Emiliano  abbiamo  parlato,  ma  quali  erano  i  di  lui  fratelli  ?  E  qui  op- 
portuno fare  un  cenno  delle  benemerenze  artistiche  di  questa  ricca  famiglia  ;  la  quale,  per 
cinque  o  sei  generazioni,  aveva  coltivato  con  lode  l'arte  dell'orafo.  Nel  1385  troviamo 
che  un  Eiiiiliciiw  Orfini  aveva  fatto  un  sigillo  pel  Comune  di  Foligno  (2).  Dal  I402 
al  1427  troviamo  ricordato  Salvtinis  Milioni  Aiirifex  de  Fiilgiiico.  che  era  suo  figlio  (3). 
Notissimo  è  nel  143S  e  seguenti  Piniiuiitco  di  Salvoro  di  liinili.iiio  orefice  e  zecchiero 
dei  Trinci  (4)  e  autore  di  oreficerie  pel  CÀmuine  di  Perugia  (5).  Figlio  di  questo  Pier- 
iii.itteo  è  il  nostro  Eniiìiainis  del  quale  abbiamo  parlato  di  sopra.  Quanti  fossero  i  Jraires 
di  Emiliano  non  so.  11    Rossi   nomina   Mariotto  e  Giannantonio  ((i),   il    quale    secondo    è 


(1)  Reperì.  Biblicigraph.,  t.  II.  n.  5160. 

(2)  Archivio  C.omunaìe  di  Foligno,  Carte  dal   12H3  al   14^9,  Amministra/ione   del    13S1,    fol.  81.    Vedi  le    mie    Ricerche 
storico  artistiche  della  Rasitica  dì  S.  Maria  Infraporlas,  Foligno,   1876,  p.  40. 

(■^l  Archivio  Capitolare  di  Foligno.  Scritti  del  Vescovato  1401,   1402.  Libro  della  Croce,  fol,  3  ecc. 
(1)  Su  questa  Zecca,  e  su  1' Orfini.  vedi  le  notizie  che  raccolsi  nell'-'lrc/i/'r/o  Storico  per  le  Marche  e  per  l'Vmhrij.  Fo- 
ligno,  1888,  voi.  IV,  p,  171-179. 

(3)  Cfr.  Giornale  dì  erudizione  artistica,  Perugia.   1874,  voi.  IH.  p.  211. 
(6)  Giornale  di  erttd.,  voi.  cit.,  p.    183. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO  221 

forse  quello  stesso  Antonio  di  Piermaiteo  degli  Orfnii^  che  era  zecchiere  a  Gubbio  nel 
1452  (i),  il  quale  avea  educato  nell'arte  degli  avi  suoi  suo  figlio  Feliciano,  che  nel  I525 
era  zecchiere  in  Foligno  (2),  ed  era  arbitro  fra  il  Comune  di  Cortona  e  il  celebre  orefice 
perugino  Cesarino  del  Roscetto,  a  proposito  di  una  croce  eseguita  da  questi  per  commis- 
sione di  quel  Comune  (3).  Nel  1464  Francesco  Patrizi  Vescovo  di  Gaeta  e  Governatore 
di  Foligno,  avea  fatte  coniare  bellissime  monete  di  oro  dal  nostro  Emiliano,  e  scriveva 
di  lui  che  era  iiì<reiiii  aaitisiinii  :  e  lo  chiamava  hoiniticm  acrcni  ac  ii/di/sfr/iiiii^  man- 
dando esemplari  e  spiegazioni  della  nuova  moneta  per  mezzo  del  fratello  di  Emiliano,  che 
non  nomina,  ma  che  forse  era  il  suddetto  Antonio  (4).  Abbiamo  dunque  una  vera  famiglia 
di  artisti  valenti  e  stimati,  onde  l'iscrizione  che  chiama  gli  Orfini  uomini  di  molto  in- 
gegno è  esattissima.  Del  Numeister  qi/i  rccfc  pltira  peregit  non  occorre  dire  parole.  Il 
Claudin  ha  dimostrato  che  era  socio  del  Gutenberg,  che  con  lui  dai  primordi  dell'arte 
avea  stampato  libri  a  Magonza(5),  d'onde  venne  a  Foligno,  nella  quale  città  come  ve- 
demmo avea  stampato  il  De  Bello  Italico  adversus  Gothos  nel  1470,  e  la  Divina  Com- 
media nel  I472.  Senz'ombra  di  esagerazione  potea  dirsi  di  lui  che  recte  phtra  peregit. 
Del  Prohiis  Episeopiis  Aleriensis  cioè  del  Bussi,  superfluo  dire  chi  sia,  sapendosi  dai  bi- 
bliografi come  egli  fosse  il  benemerito  correttore  di  quelle  prime  stampe  in  Roma  in 
casa  dei  Massimi,   in   Foligno  in  casa  degl'  Orfini   (6). 

L'epigrafe  poetica  continua  dicendo  che  il  libro  fu  stampato  in  casa  di  Emiliano, 
laribìis  È)jìilia/n\  della  quale  casa  ci  siamo  occupati  parlando  della  Divina  Commedia. 
Resta  indagare  in  quale  anno   fu  stampato  questo  volume. 

3.  Non  è  necessario  riferire  le  opinioni  manifestate  dai  critici. in  proposito.  A  noi 
basti  far  conoscere  questa  cosa.  Dei  ducento  esemplari  messi  in  commercio,  non  tutti  hanno 
in  fine  1'  iscrizione  poetica  che  abbiamo  riportata  e  commentata.  L'esemplare  della  Bi- 
blioteca Riccardiana  in   luogo  di  quei  sei  versi,  reca  queste  parole  : 

M.  T.  Ciceronis  Epiftolarum  ad  Familiares 

liber  explicìt.    MCCCCLXXIIII 

Fulginei  per  Ioannem  Numeiffer. 

Ecco  dunque  trovata  la  data  certa  di  questo  libro.  Si  vede  che,  come  in  tanti  altri 
casi,  anche  in  questo  e  durante  la  tiratura,  si  eseguirono  correzioni  e  modificazioni  nelle 
forme  tipografiche,  e  cosi  nella  e.  241,  in  luogo  dei  sei  versi,  trovò  luogo  questa  iscri- 
zione, il  cui  merito  è  l'averci  fatto  conoscere  la  data  del  libro  stesso.  Ma  non  è  solo 
questa  nota  tipografica  che  presenta  nell'esemplare  Riccardiano  delle  varianti.  11  eh.  S.  Mor- 
purgo  al  quale  devesi  la  notizia  della  variante  medesima,  ha  cortesemente  studiato  quel 
l'esemplare,  e   malgrado   il   disordine  col  quale  è  stato  rilegato,  ha  rilevato  che  esso  non 


(1)  Archivio    Comunale  di  Guhhio,   Riformanze,   1449-1453,   fol.   129,  t. 

(2)  Zanetti,  Nuova  raccolta  delle  Zecche  e  monete  d' Italia,  Bologna,   1779,  voi.  II.  pag.  26. 

(3)  Giornale  di  erudizione  artistica,  Perugia,   1873.  voi.  II.  p.   123.  voi.  Ili,   1874,  p,    184. 

(4)  Zanetti,  Op.  cit.  p.  123. 

(5)  Claudin  A.,  Op.  cit.  p.  39-45. 

(6)  Motta    E..   Pamfìlo  Castaldi  ecc.   e  il   Vescovo  di  Aleria.   Torino.    1884.  p.    14  e  segg 

La  Bibliofilia,  volume  li,  dispensa  (j"-7'*. 


223  M.  FALOCI  PULIGNANI 


presenta  delle  correzioni  o  delle  varianti  introdottevi,  come  praticavasi  allora,  durante 
la  tiratura  dei  fogli,  ma  ha  osservato  che  alcuni  di  essi  furono  ristampati  addirittura  con 
tipi  diversi,  e  un  poco  più  eleganti,  e  che  P  ultimo  foglio  ove  è  la  nota  tipografica,  è 
precisamente  uno  di  quelli  appartenenti  alla  seconda  edizione.  K  utile  riprodurre  qui 
testualmente  la  descrizione  del  eh.  Morpurgo. 

4.  «  11  volume,  egli  mi  scrive,  consta  attualmente  di  241  carte,  senza  alcuna  segnatura, 
né  richiamo,  né  registro  a  stampa  ;  a  mano  ci  è  una  segnatura  dei  quaderni,  ma  in  parte 
perduta  per  la  rifilatura  delle  carte  allorché  il  volume  fu  legato.  Le  prime  2 1 3  carte 
corrispondono  a  22  quaterni  o  fogli  di  stampa  di  dieci  carte  1'  uno.  meno  cinque  carte 
che  pare  manchino  al  nostro  esemplare  ;  e  sarebbero  la  e.  I,  probabilmente  bianca,  poiché 
il  primo  quaterno  ha  sole  nove  carte  ;  ma  il  testo  è  completo,  e  4  carte  delle  segna- 
ture I2  e  13.  Le  ultime  26  carte  —  che  però  sono  etlettivamente  sole  24  come  or  ora 
vedremo  —  oltre  ad  essere  nel  nostro  esemplare  malamente  trasposte  ah  antiquo,  pre- 
sentano un  singolare  cambiamento  di  caratteri,  il  quale  si  verifica  nelle  ultime  tre  carte 
del  volume,  e  in  due  altre  interne,  le  quali  due  carte  225  e  21 7,  sono  per  giunta,  nel 
nostro  esemplare  duplicate.  La  diti'erenza  del  carattere  e  della  carta  è  evidentissima  a  chi 
guardi  un  po'  attentamente  il  volume,  il  quale  per  tutto  il  resto  è  in  caratteri  molto  più 
rozzi,  più  disuguali,  meno  allineati,  mentre  in  codeste  cinqui-  dirti  supplite,  i  caratteri 
.sono  assai  più  regolari,  più  dritti,  meglio  impressi.  Nessun  dubbio  a  mio  avviso,  che  il 
supplemento  sia  non  moderno,  ma  antico,  contemporaneo  alla  stampa  di  tutto  il  volume, 
e  cosi   che  si   tratti   di   una  delle  non   rare   fusioni  di   due  edizioni   >•>. 

Fin  qui  il  eh.  .Nlorpurgo,  la  cui  diligente  descrizione  dell'esemplare  riccardiano  di 
questo  libro,  ha  fatto  conoscere  delle  singolarità  pregevoli  per  la  storia  di  esso. 

5.  Dopo  ciò  è  naturale  che  in  me  sorgesse  il  desiderio  di  conoscere  la  ragione 
della  ristampa  parziale  di  questo  libro,  desiderio  che  ho  sodisfatto  mettendo  a  confronto 
l'edizione  genuina,  con  i  fogli  ristampati  con  nuovi  tipi.  Ed  ho  potuto  osservare  che 
per  quanto  anche  i  fogli  di  seconda  edizione,  chiamiamola  cosi',  contengano  una  lezione  tut- 
t'altro  che  corretta,  questa  però  è  preferibile  alle  prima,  la  quale  in  molti  casi  è  stata 
migliorata  e  spurgata  da  grossolani  errori  grammaticali.  Eccone  delle  prove  evidenti  : 
Decressetis  della  prima  edizione,  nella  ristampa  è  corretto  in  decrevisscfis  ;  ìibcrarct  è  cor- 
retto in  lihcrassct  :  ìiabuit  se  in  hahuissc  ;  tribuno  in  tributo  ;  alicrum  in  ah\/iissinìuni  ;  in- 
certi! in  certa;  puppiam  in  papiant ;  futurum  in  furtuin  ecc.  Un  elenco  completo  è  as- 
solutamente superfluo,  poiché  il  lettore  avrà  ben  veduto  da  questo  saggio  quanto  la  ristampa 
di  quelle  cinque  carte  si  avvantaggi   sull'edizione  primitiva. 

Come  accadde  ciò  ? 

E  questo  che  non  possiamo  risolvere. 

Forse  il  probus  episcopus  alcriensis,  che  allora  dovea  trovarsi  in  Foligno  per  cor- 
reggere quelle  stampe,  non  si  sarà  trovato  molto  contento  dell'edizione  dell'epistolario 
ciceroniano,  ed  avrà  reclamato  almeno  la  sostituzione  di  qualche  pagina  più  scorretta,  che 
il  Numeister  sarà  stato  costretto  ad  esegiiire  con  un  nuovo  e  miglior  carattere,  del  quale 
pare  siasi  provveduto  in  questo  tempo.  Sono  congetture,  che  in  mancanza  di  prove  si  è  co- 
stretti di  azzardare,  per  tentar  ili  risolvere  dei  punti  oscuri  come  questi.  È  un  fatto  però 
che  del   Numeister  in   l-'oli,i;no,  dopo  questa  data  del    1474   luiir.iltro  si   sa. 


L'ARTE  TIPOGRAFICA  IN  FOLIGNO 


6.  Perché  partì  ?  Non  voglio  affermarlo  con  sicurezza,  ma  ripensando  che  il  suo  braccio 
destro  era  Emiliano  Orfìni,  credo  che  il  Numeister  lasciò  Foligno,  perchè  anche  1'  Orfini 
dovè  lasciare  questa  Città,  e  recarsi  a  Roma.  Difatti  sulla  fine  del  novembre  1473  Sisto  IV 
scrisse  ai   Priori  di  Foligno  la  lettera  seguente  : 

Dih'cfi  Fila,  saìutcm,  Sixhis  p.  p.  IIII 

Diledi  Fila  saliifciìi  et  aposteJicam  henedictionem.  Eaemits  opera  diìecti  filii  Emiliani 
de  (irfh/is  Conciujs  -cestri.  Qnoeirea  horlamur  vos,  et  expresse  mandaiiìus  :  ni  eiim  quatn- 
priiìiiiiii  ad  nos  remittatis.  Datinii  Nomae,  apiid  S.  Petniìi^  sub  aninilo  piseatoris  die  XXI 
Novembris   14"]"^,  pontifieatus  nostri  anno  tertio. 

L.   Grifus 

Dilectis  filiis  prioribiis  populi  et  eoinjinis  eiuitatis  nostrae  fulminei  (i). 

Niun  dubbio  che  un  ordine  cosi  preciso  abbia  prodotto  il  suo  effetto,  e  che  l'Orfini 
siasi  recato  tosto  a  Roma.  È  vero  che  anche  nel  periodo  1470-I473  l'Orfini  non  dimorò 
stabilmente  in  Foligno,  tantoché  troviamo  che  nel  1471  egli  teneva  in  affitto  una  bottega 
in  Roma  (2),  nel  1472  fece  un  viaggio  nella  Marca  d'Ancona  (3)  ecc.  onde  il  Numeister 
e  i  suoi  compagni  se  ebbero  nell'  Orfini  un  Mecenate,  non  lo  ebbero  poi  cosi  costante- 
mente ai  fianchi,  che  per  molto  tempo  non  siano  rimasti  soli.  Ma  il  fatto  che  nell'  in- 
verno del  1473  1'  Orfini  è  chiamato  a  Roma,  e  che  nel  1474  cessa  l'officina  del  Numeister, 
fa  ragionevolmente  supporre  con  questa  data  lo  scioglimento  della  società  formata  nei  i  470 
e  forse  prima.  Secondo  il  Claudin,  il  Numeister  da  Foligno  andò  a  Roma,  forse  col- 
l'amico  Emiliano.  Nel  i479  ^8^'  tornò  a  Magonza,  poi  passando  per  Lione,  andò  in 
Albi  in  Linguadoca,  ove  stampò  fino  al  1484  tanti  libri,  che  non  si  chiamò  più  Gio- 
vanni Numeister,  ma  Giovanni  d^A/bi  o  Joannes  dicttis  Albi.  Con  questo  nome  passò  a 
Lione  ove  stampò  libri  liturgici  nel  1487,  nel  1489  e  nel  1495.  Gli  archivi  di  Lione 
conservano  il  nome  di  Maistre  Jehan  d'Albi  imprimeur  sino  al  1503,  anzi  fino  al  1508, 
nel  quale  anno  forse  mori.  È  poi  certo  che  allora  erasi  ridotto  in  miseria,  poiché  era 
chiamato  panare.  Certo,  fu  quello  un  assai  brutto  epilogo  di  una  vita  onestamente  ope- 
rosa !  (4) 

7.  Tornando  al  volume  delle  lettere  di  Cicerone,  resta  a  trovare  quanti  esemplari  ci 
siano  rimasti  di  cosi  pregevole  incunabulo.  Il  Brunet  ne  indica  in  vendita  tre  esemplari, 
venduti  una  volta  12  sterline  e  12  scellini  (Pinelli),  una  volta  135  fiorini  (Crevenna)  e 
una  volta  25  franchi  e  50  (Boutourun)  (5).  Un  esemplare  di  243  carte,  rilegato  in  cuoio 
di  Russia,  fu  venduto  nel  1882  a  Londra  nella  seconda  parte  della  Biblioteca  Sunderlandiana 
al  prezzo  di  20  lire  sterline  (6).  Un  esemplare  appartenente  alla  ricca  biblioteca  Aragonese(7) 


(1)  Archìvio  Cnmnnaìe  di  Foligìm.   Re^i^tri  dal    1468  al   T  iKft.  fol.  47. 

(2)  MUNTZ  E.,  Les  arts  à  la   Cmir  Jes   Pitpes,  III,   pag.  2-\\,   not.   1. 

(3)  MUNTZ  E.,  loc.  cit. 

(4)  Claudin,  Op.  cit.,  passim. 

(5)  Manuel,  voi.  I,  p.  691. 

(6)  CaUlogo  delta  BiUioleca  Sunderlandiana,  parte  seconda,  Londra  1882,  p.  246,  n.  3087. 

(7)  MazzaNTINI  G..  La   Bihliolera  dei  Re  d'Ara<lonit  in  Napoli,  Rocca  S.  Casciano,   1895,  p.  XClll,  n.   19. 


M.  FALOCI  PULIGNANI 


sta  oggi  nella  Nazionale  di  Parigi  (  i  ).  Abbiamo  già  descritto  ampiamente  lineilo  della 
Riccardiana  (2)  :  bellissimo  è  l'esemplare  folignate  del  Conte  Ortini.  Cercando,  dei  200 
esemplari  impressi  dal  Numeister,  certo  se  ne  troverebbero  superstiti  parecchi  altri,  e  fra 
questi  taluno  colia  variante  dell'esemplare  fiorentino.  Così  cessano  le  notizie  sulla  tipografia 
di  Foligno  nel  XV  secolo,  le  quali  vanno  dal    1463  al    1474. 

Dr.  M.  Faloci  Puugnani. 


»■■■!■■»■  KXMW 


RECENSIONI 


Festschrift  zum  fùnfhundertjahrigen  Geburtstage  von  Johann  Gutenberg. 

lui   Auftrage  dar  Stadt  Mainz  herausgegeben  von  Orro  Hartwig.  Miinz,  24  Juni   iqoo. 

La  città  di  Magonza  lia  eretto  un  iiionunieiito  iiniierituro  in  nieiiioria  delle  feste  celeljiate  nel- 
l'occasione del  V  centenario  del  suo  granile  tìglio,  colla  puliblicazione  di  uno  splendido  volume  di 
4S0  pagg.  di  testo  con  35  tavole  che  riproducono  documenti  riferentisi  alla  vita  di  Gutenberg  ed 
allo  sviluppo  dell'arte  da  lui  scoperta.  Fu  impiegata  per  questo  suntuoso  libro  la  più  bella  carta 
a  mano,  e  quanto  all'esecuzione  tipografica  è  riuscita  inappuntabile,  insuperabile  sotto  ogni  aspetto. 
Le  lettere  iniziali  furono  appositamente  incise  e  sono  imitazioni  d\  quelle  che  si  trovano  nei  libri 
di  Basilea  del  X\'l  sec,  generalmente  attribuite  a  Holbein  ;  per  la  parte  riservata  all'  Italia  avremmo 
però  preferito  una  lettera  iniziale  di  stile  italiano,  e  non  era  difficile  farla  sui  modelli  splendidi  di 
Ratdolt  o  di  altri  esìmi  tipografi.  Era  proposito  della  città  di  Magonza  di  pubblicare  una  bio- 
grafia esauriente  del  grande  inventore,  ma  dovè  desisterne,  stante  la  scarsità  delle  fonti.  Il  profes- 
sore Hartwig,  il  celebre  direttore  del  Central-Iìlail  fi'ir  Bihliolhekswcsen,  incaricato  dal  Comune 
di  Magonza  di  compilare  una  storia  documentata  della  vita  e  dell'opera  di  Gutenberg,  si  uni  ad 
altri  valenti  bibliografi  e  riusci  completamente  nell'  intento  che  la  conmiissione  gli  aveva  afiidato. 
Il  volume  esordisce  col  lavoro  suo,  col  quale  riusci  a  darci,  in  base  ai  numerosi  documenti  da  lui 
raccolti,  un  quadro  eloquente  della  vita  di  Gutenberg,  ponendo  in  chiaro  i  meriti  ed  il  valore  del 
grande  maestro  e  confutando  con  energia  ed  acume  tutti  i  rimproveri  ai  quali  il  celebre  magon- 
zese  era  soggetto. 

Segue  poi  un  lavoro  importante  del  sig.  \V.  L.  Schreiber,  sui  primordi  della  tipografia,  dove 
egli  dimostra  che  l'arte  tipografica  è  la  conseguenza  dell'  incisione  in  metallo,  venendo  alle  conclu- 
sioni pubblicate  dal  nostro  collaboratore  prof.  Marzi  nel  precedente  numero  della  lìibìiofilia  dedi- 
cato a  Giovanni  Gutenberg.  Fra  gli  altri  scritti  contenuti  nel  volume  magonzese  segnaliamo  spe- 
cialmente (juelli  del  sig.  W.  Yelke,  sulla  più  antica  dilfusione  dell'arte  tipografica  e  sull'attività  di 
Gutenberg  nell'ultimo  suo  periodo  di  vita,  del  sig.  Labande  sulla  tipografia  in  Francia  nel  .W  sec, 
del  sig.  Ilaebler  sui  tipografi  tedeschi  nella  Spagna  e  nel  Portogallo,  ed  anzitutto  il  lavoro  paziente 
e  faticoso  del  nostro  collaboratore  prof.  Demetrio  Marzi  sui  tipografi  tedeschi  in  Italia  durante  il 
XV  sec.  Abbiamo  .scorto  parecchie  lacune  inevitabili  in  un  lavoro  di  compilazione  del  tutto  origi- 
nale e  mende  tipografiche  scusabili  per  la  fretta,  con  cui  il  volume  fu  pubblicato  e  che  non  per- 
mise, come  pare,  all'autore  di  rivedere  più  volte  le  bozze,  come  il  caso  esi.geva,  giacché  il  suo  la- 
voro fu  stampato  in  lingua  italiana,  che  non  è  molto  familiare  ai  tipografi  della  Germania.  Lo 
scritto  del  Marzi  sarà  consultato  sempre  con  profitto  da  chi  s'occupa  della  storia  dei  primordi  del- 
l'arte tipografica  in  Italia.  — i. 


(1)  Segnalo  L.  5r>3. 

(2)  Segnalo  n.  32-1. 


RECENSIONI  225 


Il  codice  delle  rime  di  Vittoria  Colonna  Marchesa  di  Pescara  apparte- 
nuto a  Margherita  d'Angoulème,  Regina  di  Navarra,  scoperto  ed  illu- 
strato da  Domenico  Tordi.   Pistoia,    iqoo,  in-S".  Con  due  tavole. 

Il  sig.  Domenico  Tordi,  che  da  molti  anni  con  intelletto  d'amore  attende  a  raccoglier  notizie 
e  documenti  su  Vittoria  Colonna,  marchesa  di  Pescara,  ha  avuto  la  ventura  di  scoprire  tale  cime- 
lio, e,  con  la  competenza  che  gli  vien  riconosciuta,  lo  ha  illustrato  e  recato  a  conoscenza  degli 
studiosi. 

Vittoria  non  autorizzò  mai  la  stampa  delle  sue  rime,  e  ciò  cresce  l' importanza  dei  manoscritti 
coevi.  Ma  fin  qui  non  se  ne  conosceva  uno  che  direttamente  emanasse  dalla  poetessa.  Il  codice 
Laurenziano,  del  fondo  Ashburnham,  clie  ha,  secondo  il  Tordi,  tal  pregio,  assume  anche  una  im- 
portanza maggiore  in  quanto  che  pare  debba  riguardarsi  tutt'una  cosa  con  quello  che  appartenne 
a  Michelangelo,  e  che  era  sin  ora  sconosciuto. 

Ben  singolari  furono  le  vicende  che  accompagnarono  detto  codice  da  Roma  a  Parigi  nel  1540 
Lo  inviò  Carlo  Gualteruzzi  di  Fano,  segretario  della  Colonna,  il  conosciuto  editore  del  Novellino 
e  delle  opere  del  Bembo,  all'oratore  di  Ferrara  presso  la  Corte  di  Francia,  ma,  invece  di  capitare 
nelle  sue  mani,  andò  a  finire  in  quelle  del  Gran  Contestabile  di  Francesco  I,  A.  di  Montnioreucy. 

Questi,  sospettoso  com'era  in  materia  di  fede,  e  in  urto  con  la  regina  di  Navarra,  ritenne  il 
libretto  col  pretesto  che  contenesse  idee  ereticali  :  Dica  noiis  garde  des  patrenótre  de  M.  le  Con- 
iiétable,  diceva  di  lui  Brantòme,  e  non  aveva  torto,  cosi  efferata  era  la  sua  pietà.  Ma  finalmente  le 
pratiche  dell'oratore  estense,  ed  i  motteggi  di  Francesco  I,  fratello  di  Margherita,  fecero  si  che 
questo  potesse  venirne  in  possesso.  Il  Tordi  documenta  tali  pratiche  sulle  quali  non  è  il  caso  di 
dilungarci. 

Il  codice  Ashburnham  contiene  102  sonetti,  dei  quali  io  finora  inediti.  Alcuni  di  questi  furono 
ispirati  da  prediche  del  famoso  valdesiano  fra  Bernardino  Ochino  .senese,  altri  da  opere  di  Miche- 
langelo, da  leggende  sacre,  da  proposte  del  Berni.  Quello  sul  quadro  della  Madonna  di  S.  Luca  ha 
ofi'erto  al  Tordi  occasione  d' illustrare  l'andata  di  Vittoria  a  Bologna  ed  il  suo  passaggio  per  Firenze. 

Notevole  nello  stesso  codice  lo  stemma  della  Duchessa  d'Angoulème  regina  di  Navarra,  fin 
qui  indescritto. 

Per  meglio  dar  un'idea  dell'importanza  di  questo  lavoro  paziente  ed  erudito,  ci  sia  concesso 
di  copiare  il  sommario  : 

I.  \'ìltoria  Colonna  non  dà  mai  il  consenso  alla  stampa  delle  sue  rime.  —  Coltiva  la  poesia  fin  dalla  giovinezza.  —  Sue  rime 
giovanili  ora  sconosciute. 

II.  Rime  attualmente  conosciute  :  t"  in  vita  ed  in  nìorte  del  marchese  di  Pescara  suo  marito.  —  2"*  spirituali.  —  Vittoria  non 
lima  i  suoi  versi. 

III.  Dona  a  Michelangelo  Buonarroti  un  libretto  in  cartapecora  delle  sue  rime.  —  Gli  spedisce  da  Viterbo  altre  rime  scritte  su 
carta  bambagina.  —  Gli  scrive  lettere  da  Orvieto  e  da  Viterbo. 

Michelangelo  da  Roma  invia  a  prete  Giovanlrancesco  Fattucci  in   Firenze  i  manoscritti  delle  rime  della  Colonna  dei  quali 
ora  non  si  ha  altra  notizia. 
I\'.    Francesco  della  Torre  veronese  trae  copia  della  raccolta  delle  rime  di  Vittoria  Colonna  comunicategli  da  Carlo   Gualteruzzi 

da  Fano,  segretario  della  poetessa. 
V.  'II.  Va  a  monte  il  convegno  che  doveva  aver  luogo  a  Milano  fra  Vittoria  Colonna  e  Margherita  dWngoulème  regina  di  Na- 
varra. —  Margherita  ricerca  le  rime  di  Vittoria  per  mezzo  dell  .Vmbasciatore  di  Francia  in  Koma.  —  Gliele  invia  Carlo 
Gualteruzzi  dirigendole  all'  Oratore  Estense  presso  la  Corte  di  Francia.  —  Il  libretto  di  dette  lime  viene  intercettato  dal  Gran 
Contestabile  Montmorency.  —  Pratiche  dell' Oratore  Estense  per  procurare  che  ne  avvenga  la  consegna.  —  Re  Francesco  I, 
fratello  di  Margherita,  motteggia  il  Gran  Contestabile  per  tale  indebita  ritenzione.  —  Consegna  effettuata. 

Scoperta  del  menzionato  libretto  appartenuto  alla  Regina  di  Navarra   nella  collezione    Ashburnham  delia  Biblioteca    Me- 
diceo-Laurenziana. 

Blasonatura  dello  stemma  che  orna  tale  manoscritto. 

Ipotesi  sulla  identecità  di  questo  codice  della  Regina  di  Navarra  coli' altro  parimenti  in  cartapecora  di  Michelangelo  Buo- 
narroti ora  sconosciuto. 
V.  (III.  Indice  dei  sonetti  contenuti  nel  Codice  della  Regina  di  Navarra  colla  indicazione,  per  quelli  editi,  della  data  della  prima 

impressione,  e  del  nome  del  primo  stampatore. 
V.  (III).  Sonetti  inediti  che  ora  si  pubblicano  ed  annotano. 


226  RECENSIONI 


Il  volume,  ottimamente  e  correttamente  stampato,  ha  due  belle  tavole,  delle  quali  una  ripro- 
duce un  magnifico  ritratto  di  Vittoria  Colonna  con  la  sua  firma  e  l'altra  lo  stemma  della  Duchessa 
d'AngouIème,  Regina  di  Navarra. 

L'autore  ha  dedicato  la  sua  pregevolissima  pubblicazione  con  una  lettera  dettata  da  nobili  ed 
alti  sentimenti  di  patriottismo,  a  Maigìierila  di  Savoia,  Rfgina  et  Italia  Augustissima.     — i. 


JtM  K»  RX  KK  MMHH  « 


DOMANDE'" 


Dove  ha  stampato  per  la  prima  volta  Leonardo  Achates  da  Basilea? 

Gran  parte  dei  bibliografi  (p.  es.  Hain,  la  Sema)  credono  che  Leonardo  Achates  abbia  eser- 
citato l'arte  tipografica  dapprima  nel  1472  in  Venezia,  che  si  sia  traslocato  poi  nel  1473  a  l'adova, 
ed  in  fine  nel  1474  a  Vicenza.  Vi  sono  però  dei  documenti  certi  comprovanti  il  suo  soggiorno  a 
Venezia  ?  Io  credo  eh'  egli  non  abbia  mai  datato  un  libro  da  X'enezia,  ma  che  la  leggenda  sia  nata 
dai  colofoni  delle  due  quasi  irreperibili  edizioni  del  Virgilio  del  1472  e  1473,  dove  è  detto  :  «  Anno 
Chr.  hum.  1472  Venet.  Duce  Nicol.  Trono  »  e  «  anno  Chr.  lumi.  1473  Venet.  Duce  Nicol.  Marcel.  » 
Siccome  Leonardo  nomina  i  dogi  Niccolò  Trono  e  Niccolò  Marcello  di  X'enezia,  si  credette  che 
egli  avesse  pure  stampato  quelle  edizioni  a  X'enezia,  senza  pensare  però  che  egli  pose  un  colofono 
simile  anche  all'edizione  di  Padova  di  Frane,  de  Platea  del  1473  [Hain  *iSo3'I]  dicendo  cioè: 
«  1473  Nicolao  Trono  Duce  Venet.  regnante  impressum  fuit  hoc  opus  Paduae  {^X\àX&r  •».  Da  questi 
colofoni  risulta  pure  che  fra  1'  una  e  I'  altra  edizione  di  X'irgilio  fu  stampato  il  libro  di  Fr.  de  Platea, 
ed  essendovi  nominati  i  signori  di  Venezia,  si  vede  pure  che  tanto  il  \'irgilio  quanto  il  Platea  non 
devono  essere  che  ristampe  della  edizione  di  Bartholomeus  Cremonensis.  (\'edi  la  Sema,  1362 
e  1099).  Se  non  vi  sono  altri  documenti,  allora  io  credo  che  si  possa  considerare  Leonardo  Achates 
come  uno  stampatore  contemporaneo  agli  altri  prototipografl  di  Padova,  poiché  di  là  sono  pure, 
quasi  certamente,  le  due  edizioni  del  Virgilio.  Pochissimi  le  hanno  vedute;  dell' edizione  del  1473, 
La  Sema  non  conosceva  che  il  difettoso  esemplare  di  La  \'allières,  mentre  di  quella  del  1472  egli 
non  sapeva  indicare  alcun  esemplare.  — a. 

KjOOtwWXK«inO<«)<lOtBMl<MWWìOtBìiìO<«KK<llìiin<w»0<WW100<inOn<KÌOO<in<WWMÌiyKB»XI<inOO«K«yKinnn<IOOO<MXXK«<yKM)lKXl«»in<*Kì^ 

COURRIER  DE  PARIS 


Conerès    international    des    Bibliothccaires 
(20-23  aoùt  1900) 

Si  l'on  a  reproché  bien  souvent  au.x  médecins  d'user  et  d'abuser  des  Congrès,'  on  n'en 
saurait  dire  autant  des  Bibliothécaires  dont  les  rèunions  sont  toujours  a.ssez  e.spacées  et  rarement 
internationales. 

En  Amérique,  par  e.xemple,  un  Congrès,  tenu  en  1876,  donna  naissance  fi  V American 
Library  Association  qui  tint  des  rèunions  annuelles  depuis  1SS2  et  organisa  des  Congrès  interna- 
tionaux  à  Londres  (1S76)  et  à  Chicago  (1893). 

Au  Congrès  de  Londres  {1876)  fut  fondéc  la  Library  Association  of  United  Kingdom  (lui 
tint  des  congrès  en  Angleterre,  en  Amérique  et  en  France  (Paris,  1S92). 

En  Allemagne,  on  a  vainement  tenté,  de  1874  ;i  18S4,  de  jeter  les  bases  d'une  association 
de  bibliothécaires.  Ces  assais  infructueu.\,  repris  depuis  peu,  seraient,  parait-il,  sur  le  point  d'aboutir. 


(1)  Si  prt'ga  di  indirizzare  le  risposte  alla  Direzione  dì  questa   Rivista. 


COURRIER  DE  PARIS 


237 


Les  Autrichieiis  ont  leur  Oslerreichisclien  Verein  fiìr  Bibliothekwesen  et  les  Italiens  leur 
Società  bib/iografica  italiana,  nées  toutes  les  deux  en  18117  et  s'occupant  des  intéréts  des  biblio- 
tiièques. 

Oli  le  volt,  un  Congrès  international  n'était  pas  inutile  et  l'enipressement  avec  lequel  on  a 
répondu,  de  toutes  les  parties  du  monde,  à  l'appel  des  organisateurs  prouve  clairement  qu'on  a 
senti  le  besoin  de  se  grouper  pour  discuter  des  questions  coniinunes  et  défendre  des  intéréts 
semblables. 

Les  gouvernements  et  les  nuinicipalités  n'avaient  pas  negligé  de  se  faire  représenter  ;  voici 
les  noms  des  délégués  officiels  : 

M.  Ludwig   Bceck,  délégué   officiel  de  la  ville  de  Vienne; 

Maxiniilien  Chabert,  délégué  ofHciel  du  Mexique  ; 

Henri  Hymans,  délégué  officici  du  Gouvernement  belge  ; 

E.  Kowalevvsky,  délégué  officiel  de  la  Russie  ; 

Mrs.  Pauline  Leipziger,  Miss  Mary  W-  Plunimer,  M.  Herbert  Putnani,  délégués  officiels  des 
Etats-Unis  d'Aniérique  ; 

M    Bernhard  Lundstedt,  délégué  officiel  du  Gouvernement  svédois  ; 

Fernando  Ferrari  Perez,  délégué  officiel  du  Mexique  ; 

Borijov  Prusik,  délégué  de  1' Acadéniie  tchèque  des  sciences,  lettres  et  arts  de  Prague; 

Gustave  Saize,  délégué  officiel  de  la  Principauté  de  Monaco  ; 

Alexandre  Raévsky,  délégué  officiel  de  la  Société  bibliologique  russe  ; 

Andreas  Scli.  Steenberg,  délégué  officiel  du  Daneniark;  etc. 

Parmi  les  adhérents  italiens,  on  remarquait  :  MM.  G.  B.  Adami,  bibliothécaire  à  la  Biblio- 
teca Casanatense,  à  Rome;  Carlo  Mascaretti,  bibliothécaire  à  la  Biblioteca  nazionale  Vittorio 
Emanuele,  à  Rome,  etc. 

Enfin,  citons  encore  :  MM.  Léopold  Delisle,  membre  de  l'Institut,  adniinistrateur  de  la 
Bibliothèque  Nationale;  Paul  Meyer,  membre  de  l'Institut,  directeur  de  l'Ecole  des  Charles, 
Emile  Picot,  membre  de  l'Institut,  professeur  à  l'Ecole  des  langues  orientales,  Henry  Omonl, 
membre  de  l'Institut,  conservateur  du  département  des  nianuscrits  à  la  Bibliothèque  nationale  ; 
Paul  Marchal,  conservateur  du  département  des  impriniés  à  la  Bibliothèque  nationale;  Eugène 
Muntz,  membre  de  l'Institut,  conservateur  de  la  Bibliothèque  de  l'Ecole  des  Beaux-Arts,  etc. 

Première  journée:  lundi  20  aoùt. 

La  séance  solennelle  d'ouverture  réunit  les  Congressistes  le  lundi  20  aoùt,  à  9  heures  et 
demie  du  matiii  dans  le  grand  amphithéàtre  de  la  Sorijonne. 

On  procède  tout  d'abord  à  la  constitution  du  bureau.  Sont  élus  : 

Président :  M.  Léopold  Delisle,  adniinistrateur  de  la  Bibliothèque  nationale. 
Vice-présidents  :  MM.  les  délégués   officiels  étrangers  et  M.  Emile  Picot,  membre  de  l'In- 
stitut, professeur  à  l'Ecole  des  langues  orientales. 

Secrctaires  :  MM.  Henry  Martin,  conservateur  du  département  des  manuscrits  à  la  Biblio- 
thèque de  l'Arsenal  et  Désiré  Blanchet,  conservateur  adjoint  du  département  des  imprimés  à  la 
Bibliothèque  nationale. 

En  prenant  possession  du  fauteuil  présidentiel  M.  Léopold  Delisle  souhaite  la  bienvenue 
aux  membres  étrangers  et  après  avoir  rappelé  les  origines  du  présent  Congrès,  expose  sonunaire- 
ment  le  programme  des  questions  à  l'ordre  du  jour. 

A  la  séance  de  l'après-midi,  commencent  les  Communications. 

Il  nous  est  impossible  de  les  mentionner  toutes  ici  ;  nous  nous  contenterons  de  donner  un 
résumé  très  succinct  des  plus  importantes  renvoyant,  pour  le  détail,  au  Compte-rendu  officiel  qui 
paraitra  dans  qiielques  niois. 

M.  CoLAs,  bibliothécaire  de  la  ville  de  Lorient,  expose  quelques  projets  de  réformes 
concernant  l'organisation  generale  des  bibliothèques. 

M-  B.  Prusik,  délégué  de  l'Académie  tchèque  des  sciences,  lettres  et  arts  de  Prague, 
parie  ensuite  de  la  bibliographie  tchèque. 


228  EMILE  DACIER 


M.  Henry  Martin,  conservateur  du  département  des  manuscrits  à  la  Bibliothèque  de 
l'Arsenal,  entretient  le  Congrès  de  la  constitution  des  bibliographies  de  périodiques.  Cette  com- 
niunication  à  laquelle  le  développement  de  la  Presse  donne  un  caractère  d'intérèt  general  amène 
un  échange  de  vues. 

M.  FuNXK  -  Brentano,  bibliothécaire  à  la  Bibliothèque  de  l'Arsenal,  délégué  de  la  Société 
des  études  historiques,  expose  le  pian  des  bibliographies  criliques  publiées  par  la  Société  et  M. 
Dietrich,  libraire,  parie  des  répertoires  de  périodiques  publiés  par  ses  soins. 

Après  lecture,  faite  par  M.  X'idier,  d'un  nièmoire  de  M.  de  Farcv  sur  l'histoire  de  la 
bibliothèque  du  chapitre  d'Angers,  M.  Vacher  termine  la  séance  en  communiquant  au  Congrès 
un  des  chapitres  de  son  travail  sur  la  bibliothéconomie  generale. 

Deuxième  journée:  mardi  21  aoùt. 

A  la  séance  du  matin,  M.  Emile  Ginot,  bibliothécaire  de  la  ville  de  Poitiers,  Ut  une  note 
sur  le  déniénagement  des  bibliothèques. 

Puis  M.  Yriarte,  bibliothécaire  de  la  ville  de  Bayonne,  fait  une  comniunication  des 
plus  intéressantes  sur  les  iiisectes  qui  attaquent  les  livres  et  leurs  reliures. 

.M.  DiREAU  bibliothécaire  de  l'Académie,  de  médecine  de  Paris,  succède  à  M.  Yriarte  et 
raconte  les  expériences  faites  par  lui  à  ce  propos  :  plusieurs  personnes  ayant  soutenu  que  les 
feuilles  de  tabac  vert,  placées  dans  les  volumes,  éloignaient  les  insectes,  M.  Dureau  a  acquis  la 
certitude  que  certains  insectes  recherchaient  précisément  la  tabac  vert,  d'où  il  suit  que  ce  reméde 
est  pire  que  le  mal. 

l'ne  longue  discussion  a  lieu  ensuite  à  laquelle  prennent  part  .Mlle  Pellechet,  M.M.  Deni- 
KER,  bibliothécaire  du  Museum  d'histoire  naturelle  de  Paris,  Advielle,  Polin  et  Dorveaux, 
bibliothécaire  de  l'Ecole  de  pharmacie,  cju'un  séjour  en  Algerie  a  mis  à  mème  d'étudier  la  que- 
stion  en  ce  pays. 

Cette  discussion,  conime  on  le  verrà  plus  loin,  eut  un  résultat,  en  ce  qu'elle  fut  l'origine 
de  la  fondation  de  deux  prix  importants  destinés  à  récompenser  la  meilleure  méthode  de  destru- 
ction  des  insectes  «  bibliophobes  ». 

L'après-midi  fut  consacré  à  visiter  la  bibliothèque  du  prince  Roland  Bonaparte,  dont  l'amé- 
nagement est  la  perfection  du  genre:  le  prince,  avec  la  meilleure  gràce,  prodigua  les  explications 
aux  congressistes,  en  leur  faisant  les  honneurs  des  trésors  que  renferme  son  splendide  hotel  de 
l'avenue  d'Jéna. 

De  là,  on  se  rendit  à  l'Exposition  universelle  et  l'on  fit  une  première  balte  au  Palais  des 
Congrès,  devant  l'exposition  de  VAincriian  Library  Associalion. 

Miss  Plummer  communiqua  aux  membres  du  Congrès  les  photographies  et  autres  docu- 
ments  exposés,  au.xquels  elle  ajouta  de  curieuses  esplications. 

On  fut  ensuite  au  Champ  de  Mars  visiter  l'exposition  rétrospective  du  livre,  sous  la  con- 
duite  de  l'éditeur  .M.  Rouveyre,  un  des  organisateurs. 

Enfin  plusieurs  congressistes,  pour  compléter  leurs  notes,  .se  rendireiil  ;i  l'exposition  du 
papier  installée  dans  une  galerie  voisine. 

Troisiéme  journée  :  mercredi  22  aoùt. 

Pour  faire  trève  à  leurs  travaux  arides,  les  membres  du  Congrès  des  bibliothécaires  quittè- 
rent  Paris  à  midi,  se  rendant  au  Chàteau  de  Chantilly,  légué  par  le  due  d'Aumale  à  l'Inslitut  de 
France,  avec  ses  inestimables  collections. 

Là,  trois  groupes  se  formèrent  qui,  sous  la  direction  de  M.M.  I.éopold  Delisle,  Emile  Picot 
et  Gustave  Macon  visitèrent  en  détail  ce  merveilleux  musée  et  ses  dépendances. 

Quatrième  journée  :  jeudi  23  aoùt. 

Le  matin,  les  Congressistes,  dirigés  par  M.  LéopoUl  Delisle,  adniinistrateur,  par  ^LM.  les 
conservateurs  et  conservateurs-.idjoints  parcoururent  la  Bibliothèque  nationale.  Ils  traversèrent 
successivement  le  Cabinet  des  Estampes,  où  sont  conservées  environ  trois  millions  de  gravures 
de  toutes  soHes  ;  la  Galene  Mazarine  qui  seri  à  une  exposition   permanente  des    documents  ma- 


COURRIER  DE  PARIS  22q 


nuscrits  et  inipriniés  les  plus  remarquables  ;  la  section  degéographie,  qui  renferme  plus  de  300.000 
cirtes  et  plans  ;  le  Cabinet  des  niédailles  et  antiques,  dont  la  réputation  est  universelle  ;  le  Dépar- 
tenient  des  manuscrits,  riche  de  plus  de  cent  mille  volumes  ;  enfin  le  Département  des  imprimés, 
avec  sa  belle  salle  de  travail  et  ses  magasiiis,  où  les  rayons  couverts  de  volumes  présentent  une 
longueur  de  plus  de  50  kilométrès. 

La  séance  de  clòture  eut  lieu  ce  mème  jour,  dans  l'après-midi  ;  voici  les  Communications 
qui  y  furent  faites. 

Miss  Mary  W.  Plummer,  déléguée  officielle  des  Etats-Unis  d'Amérique,  complète  les 
renseignements  fournis  par  elle,  l'avant-veìlle,  devant  l'exposition  de  V  American  Library  Association. 

Son  exposé  du  fonctìonnement  des  bibliothèques  scolaires  américaines,  ou  «  bibliothèques 
circulantes  »,  que  les  compagnies  de  chemins  de  fer  transportent  gratuitement  d'école  en  écoie 
dans  des  caisses  ad  hoc,  interesse  particulièrement  les  auditeurs. 

M.  ViDiER,  sous-bibliotliécaire  à  la  Bibliotlièque  nationale,  lit  ensuite  une  note  remarqua- 
blenient  documentée  sur  un  projet  de  catalogne  d'ouvrages  anonymes. 

M.  Stein  critique  le  fonctioniienient  du  dépót  legai  en  France  et  soumet  au  Congrès  un 
projet  de  loi  en  liuit  articles,  pour  la  réforme  de  l'ètat  de  choses  actuel. 

Cette  communication  provoqre  de  la  part  de  M.  Léopold  Delisle  de  longues  explications, 
présentées  avec  une  précision  et  une  ciarle  parfaites,  sur  l'historique  et  le  fonctionnenient  du  dépòt 
legai. 

En  terminant,  le  savant  administrateur  de  la  Bibliotlièque  nationale  demande  au  Congrès 
d'émettre  le  vceu  que  le  livre  depose  par  l'imprimeur  conformèment  à  la  loi  soit  livré  «  dans  l'état 
de  vente  »  et  que  le  dépòt  .soit  fait  directemeut,  .sans  inlermédiaires  administratifs. 

M.  GoDEFROY,  parie  des  catalogues  d'écrits  académiques  publiés  par  le  Ministère  de  l'in- 
struction  publiqne.  Ces  catalogues  sont  imprimés  sur  un  papier  pelure,  afin  qu'on  puisse  découper 
les  articles  et  les  appliquer  sur  des  ftches.  M.  Godefroy  démontre  qu'il  serait  infininient  préférable 
de  les  faire  imprimer  sur  des  ficlies  d'un  gabarit  tei  qu'elles  pussent  étre  iutercalées  imniédiate- 
meut  dans  les  porte-fiches  des  bibliothèques. 

La  question  se  déplace  :  on  vient  à  parler  des  fiches  tonte  faites,  dites  «  papillons  »,  qui  sont 
distribuées  avec  les  publications  officielles  américaines.  Après  une  longue  discussion,  on  émet  un 
voeu  tendant  à  ce  que  ce  systéme  se  généralise. 

Il  est  ensuite  question  des  bibliographies  sur  ficiies  et  RL  LÉopold  Delisle,  preuant  cornine 
exemple  celle  de  Van  der  Hagen,  fait  remarquer  les  inconvénients  que  présente  ce  système. 

RL  Deniker  ajonte  quelques  observations  à  propos  de  deux  bibliographies  zoologiques  al- 
letnandes  qui,  en  volumes,  ne  tiendraient  qu'une  place  restreinte,  alors  que,  sur  fiches,  elles  sont 
littéralemeut  encombrantes. 

I\Llle  Pellechet  attire  l'attention  sur  le  fonctionnenient  du  prét  à  l'intérieur  des  biblio- 
thèques. 11  existe  à  la  bibliothèque  de  Bordeaux  des  arnioires  réservées  à  une  dizaine  de  privi- 
légiés  et,  quoique  les  volumes  coiiiniuniqués  à  ces  privilégiés  soient  enferniés  dans  ces  arnioires 
et  ne  sortent  pas  de  la  bibliothèque,  ils  sont  néannioins  considérés  comme  prétés. 

M.  LÉoi'OLD  Delisle  fait  observer  que  ce  système  est  inapplicable  dans  les  bibliothèques 
importantes,  où  tous  les  lecteurs  voudraient  étre  des  privilégiés  et  avoir  leur  armoire,  ce  qui  com- 
pliquerait  infininient  le  service. 

M.  LEON  Dorez,  bibliothécaire  au  département  des  manuscrits  de  la  Bibliothèque  nationale, 
parie  de  la  Reviie  des  Bibliothèques  qui  parait  sous  la  direction  de  i\IM.  Chàtelain  et  Dorez. 

M.  Grave,  archiviste  de  Mantes,  se  lève  ensuite  pour  informer  le  bureau  que  les  trois 
membres  que  le  Congrès  doit  entendre  renoncent  à  faire  leurs  Communications,  en  raison  de 
l'heure  tardive. 

Il  saisit  l'occasion  pour  remercier  les  membres  du  bureau  et  en  particulier  le  dévoué  pré- 
sìdent,  M.  Léopold  Delisle,  du  zéle  et  de  la  bonne  gràce  qu'ils  ont  niis  à  diriger  les  débats  pen- 
dant ces  quatre  journées. 

N.  Kow.VLEwsKY,  délégué  officiel  de  la  Russie,  exprime  ses  remerciments  au  noni  des 
étrangers,  si  cordialement  accueillis  par  leurs  confrères  framjais. 


2^o  EMII.E  DACIER 


Le  niéme  soir,  la  plupart  des  Congressistes  se  réunissaient  à  l'Exposition,  en  un  banq  net 
d'adieu. 

Au  dessert,  M.  Kmile  Picot,  vice-président  du  Coiiiité  d'organisatioii,  après  avoìr  reraercié 
les  adhérents  (parmi  lesqiiels  on  coniptait  une  ceiitaine  d'étrangersì  d'avoir  si  unniiinienient  ré- 
pondu  à  l'appel  des  organisaleurs,  fu  coniiaitre  \in  premier  résultat  du  Cougrès. 

A  la  suite  de  la  discussioii  sur  la  destruction  des  insectes  qui  s'attaquent  aux  livres  et  aux 
reliures,  de  généreux  anonynies  ont  décide  de  fonder  deux  prix,  l'uu  de  looo  et  de  500  francs, 
l'autre  de  500  francs,  destinés  à   récompenser  le   meilleur  moyen  de  destruction   de  ces  insectes. 

RI.  Henry  Hvmans,  délégué  officiel  du  gouvernenient  belge,  répond  a  M.  Picot  au  noin 
des  étrangers. 

MM.  Den'ikkk  et  Hknkv  Martin  prennent  ensuite  la  parole,  donnaiit  rendez-vous  aux 
Congressistes  pour  1905:  M.  Deniker  fait  remarqucr  à  ce  propos  qu'on  a  toujours  vainenient  tenté 
eu  France  de  fonder  une  Association  de  bibliothécaires  et  que  le  Congrès  a  fait  niieux  puisqu'il 
est  l'origine  d'une  réunion  Internationale  qui  aura  lieu  désormais  tous  les  cinq  ans. 

M.  LuNDSTEDT  boit  à  la  France;  M.  Kowalewski  à  Paris;  entìn,  et  aux  applaudissenients 
de  tous,  M.  FiNCK  Brentano  rend  hommage  à  l'activité  infatigable  et  au  dévouenient  de  M.  Henry 
Martin,  secrétaire  general  du  Coniité  d'organisation  qui  a  dépensé  sans  conipter  son  temps  et  sa 
peine  pour  mener  à  benne  fin  cette  première  réunion  internationale,  ce  à  (juoi  il  a,  d'ailleurs,  par- 
faitement  réussi.  E.mile  Dacier. 


Varietà  letterarie  e  bibliografiche. 


(0 


-•?  Il  sig.  Karl  Federn,  già  noto  agli  studiosi  per  altri  suoi  lodati  scritti,  e  ai  dantolili  per  un 
suo  lavoro  intorno  a  Beatrice,  da  lui  pubblicato  nel  1897,  a  mo'  di  prefazione  alla  traduzione  della 
/  'ila  nuova  (Das  Nette  Leben  des  Dante  Alighieri.  Uberselzt  und  dureh  cine  Stitdie  iiber  Bcalrice 
eingelei/el  von  Dr.  Karl  Federn.  Halle  a.  d.  S.,  Otto  Hendel),  ha  ora  avuto  l'ottima  idea  di  pub- 
blicare una  specie  di  dantologia  per  uso  de' tedeschi,  illustrandola  assai  oi^portunamente  con  ri- 
produzioni di  figure  e  di  monumenti  sempre  utilissime  a  meglio  fissare,  nella  memoria  de'  lettori, 
le  cose  narrate  nel  libro,  la  cui  veste  tipografica  veramente  elegante,  è  degna  dell'alto  argomento 
trattato  dal  Federn. 

L'opera,  della  quale  vogliamo  qui  dar  soltanto  un  cenno,  è  divisa  in  due  parti  :  l'una  {Die 
Zeit)  tratta  della  società  a  tempo  di  Dante,  l'altra,  intitolata  dal  Poeta,  parla  dell'Alighieri  e  delle 
sue  opere.  La  prima  parte,  contenente  una  chiara  e  diligente  esposizione  delle  condizioni  sociali 
nel  medio  evo,  a  compilar  la  quale  il  Federn  si  è  valso,  con  molto  discernimento,  delle  ricerche 
altrui,  non  senza  fare  spesso  osservazioni  nuove  ed  acute,  frutto  di  studi  proprii,  è  forse  assai  più 
pregevole  della  seconda,  un  po'  incompleta,  e  certamente  non  proporzionata  alla  prima  che  occupa 
più  della  metà  del  volume.  Nel  complesso,  per  altro,  nonostante  alcunejnevitahili  mende,  il  libro 
del  Federn  è  buono,  e  riuscirà  veramente  gradito  in  Germania,  dove  varrà  a  far  sempre  meglio 
conoscere  e  amare,  fra  la  gente  colta  e  studiosa,  la  letteratura  nostra  e  il  nostro  maggior  Poeta, 
estendendone  il  culto,  e  invogliando  i  giovani  che  fan  professione  di  lettere,  a  volgersi  agli  studi 
danteschi,  nei  quali  la  Germania  ha  avuto  sempre  fervidi  e  insigni  maestri. 

Le  incisioni  che  adornano  il  volume,  e  che,  come  abbiam  detto,  ne  formano  un  gradito  e  uti- 
lissimo ornamento,  sono  scelte  giudiziosamente,  ed  eseguite  con  arte  veramente  sijuìsita,  ciò  che 
torna  anche  a  gran  lode  del   buon  gusto  dell'editore  E.  A.  Seeman  ili   Lipsia  e  della  Gescllscha/t 


(1)  Sotto    questa    rubrica,  affidala  a  un    collaboratore   valente,  la  Bibliofilia    offrirà    mensilmente    una    scric    di  curiose  e 
importanti  notÌ2Ìe,  che   —  speriamo  —  riusciranno  utili  e  gradite  a'  suoi  colti  lettori. 

La  Direzione. 


NOVITÀ  LETTERARIE  E  BIBLIOGRAFICHE  231 

f'ùr  graphische  Industrie  di  Vienna,  dove  il  libro  è  stato  impresso  nitidamante.  Tutto  ciò  che  può 
concorrere  a  dare  un'idea  de'  luoghi  visitati  dal  Poeta  nelle  sue  lunghe  e  dolorose  peregrinazioni, 
de'  personaggi  co'  quali  egli  ebbe  relazione  più  intima,  è  stato  riprodotto  nel  testo,  formando  una 
raccolta  veramente  preziosa,  specialmente  per  quanto  si  riferisce  alla  vita  e  alle  opere  del  Poeta. 
Tra  le  cose  più  notevoli,  vogliamo  citare,  in  questo  rapido  cenno,  una  riproduzione  bellissima,  a 
colori,  del  ritratto  di  Dante  nella  cappella  del  Podestà,  attribuito  a  Giotto,  quale  era  al  momento 
in  cui  fu  scoperto,  e  prima,  quindi,  che  nel  1840  la  mano  del  restauratore  ne  alterasse  le  tinte  e 
le  linee  originali.  Bellissime,  anche,  le  riproduzioni  di  tutti  i  quadri  di  Dante  Gabriele  Rossetti 
{Salutaiio  in  terra;  Beata  Beatrix ;  La  donna  della  finestra;  Salutatio  in  Eden,  ecc.),  dell'/«- 
ferno  dell'Orcagna  in  Santa  Maria  Novella,  e  la  tavola  eliotipica  che  accompagna  l'appendice  e 
reca  un  fac-simile  della  fiera  condanna  colla  quale  Dante  era  cacciato  in  esilio  insieme  con  altri 
sventurati  compagni,  il   10  marzo  1302. 

Il  bel  libro  del  Federn  forma  il  terzo  volume  della  collezione  diretta  da  Rodolfo  Lothar, 
col  titolo  :  Dichter  und  Darsteller. 

4^1  I  giornali  austriaci  recano  particolari  curiosi  intorno  al  testamento  di  Brahms,  che  è 
ancora  davanti  ai  tribunali.  Da  un  inventario  che  è  stato  fatto  degli  oggetti  posseduti  dall'insigne 
Maestro,  non  sarà  inutile  togliere  queste  notizie  intorno  alla  sua  biblioteca. 

La  suppellettile  libraria,  posseduta  dal  Brahms  consisteva  in  ben  quattroreutottantotto 
volumi  di  opere  intorno  alla  letteratura  della  musica  e  in  millequattrocentodiciannove  pubblicazioni 
musicali,  tra  le  quali  si  trovano  molti  interi  spartiti  di  opere.  Nella  camera  di  studio  del  Maestro 
furono  inoltre  ritrovati  cento  ottantadue  autografi  musicali  e  un  abbozzo  d'un  libretto  d' opera  del 
Turguenieff.  Fra  gli  autografi  ce  ne  è  uno  del  Beethoven,  dodici  del  Mozart,  alcuni  dello  Schubert, 
alcuni  importanti  frammenti  del  Tristano  e  Isotta  del  Wagner,  e  trentatre  composizioni  mano- 
scritte del  Brahms. 

iti  E  per  non  uscir  dalla  musica,  registriamo  qui,  con  patriottico  orgoglio,  una  notizia  che 
ha  fatto  il  giro  dei  giornali. 

Tra  i  congressi  che  si  sono  tenuti  a  Parigi,  in  occasione  della  grande  mostra  internazionale 
del  lavoro,  ve  ne  fu  pure  uno,  importantissimo,  di  storia  della  musica. 

Fra  le  quistioni  sottoposte  ai  congressisti  vi  fu  quella  della  terminologia  musicale  ;  una 
questione  che  oramai  si  imponeva,  giacché  è  noto  come,  da  qualche  tempo,  in  Germania  e  in 
P"rancia  era  sorta,  e  aveva  trovato  un  certo  favore,  la  tendenza  di  servirsi,  contro  il  vecchio  e 
tradizionale  uso,  della  lingua  nazionale  nella  terminologia,  che  per  una  tacita  convenzione  di  maestri 
e  di  editori,  era  stata  sempre  tolta  dalla  nostra  lingua. 

Ora,  in  grazia  delle  efficaci  ragioni  recate  nel  congresso  parigino  dal  prof.  Bonaventura  di 
Firenze,  la  questione  si  è  finalmente  decisa  in  favore  dell'Italia,  la  cui  lingua  è  stata  riconosciuta 
e  adottata  universalmente  e  legalmente  per  la  terminologia  musicale.  È  un  piccolo  trionfo,  se  si 
vuole:  m?L  poca  favilla  gran  fiamma  seconda  ;  e  pur  la  via  de'  canti  e  de'  suoni  potrà,  in  qualche 
modo,  influire  alla  divulgazione,  nel  mondo  civile,  della  grande  e  armoniosa  favella  di  Dante! 

0à  Un  facsimile  della  prima  edizione  in  folio  di  Shakespeare.  —  Fa  il  giro  dei 
giornali  tedeschi  una  storiella,  abbastanza  curiosa,  sopra  un  esemplare  della  preziosa  prima  edi- 
zione in  fol.,  dei  drammi  di  Shakespeare  che  fu  trovato  ma  non  riconosciuto,  e  scomparso  poi  di 
nuovo.  Leggiamo  ora  nelle  Hamburger  Naclu  ichten  una  lettera,  nella  quale  si  narra  la  sorte 
del  prezioso  esemplare.  L' autore  vi  racconta  che  ciuel  libro  si  trova  nelle  sue  mani  già  da  vari  anni 
e  che  I'  esemplare  non  è  originale  ma  un  esatto  fac-simile  che  riproduce  perfettamente,  pagina  per 
pagina  ed  in  ogni  suo  più  minuto  particolare,  l'edizione  dei  drammi  di  Shakespeare  stampata 
nel  1623.  Narra  poi  che,  aprendo  egli  un  giorno  la  copertina  del  libro,  trovò  sotto  il  suo  modesto 
timbro  di  proprietà,  un  ricco  «  ex  libris  »,  araldico,  dell'  antico  proprietario  :  poiché  egli  non  avea  po- 
tuto procurarsi  questo  libro  che  di  seconda  mano,  per  mezzo  di  un  antiquario  inglese,  essendo  I'  edi- 
zione, sebbene  stampata  nel  1866,  già  da  parecchi  anni  esaurita.  L'  antico  proprietario  (un  certo 
sig.  P....)  doveva  aver  tenuto  lungo  tempo  quell'esemplare  nella  sua  libreria  prima  che  il  nuovo 
possessore  l'avesse  comperato.  Riferiamo  le  parole  stesse  del  felice  possessore:  «  Appena  aperto 
il  libro,  osservai  che  nessuna  pagina  era  stata  tagliata,  sebbene  il  volume  ne  avesse  ben  jjoo.  Sul- 
r  «  e.\  libris  »  del  signor  P....  vi  era  il  motto  «  Audax  et  Prudens  »,  Ma  né  il  signor  P....  né  alcun 


,32  VARIETÀ  LETTERARIE  E  BIBLIOGRAFICHE 


altro  della  rispettabile  stia  famiglia  fu  tanto  audace  di  aprire  il  libro  né  \.7ca\.o  giudizioso  di  leggervi 
uno  dei  drammi  dell'  immortale  Shakespeare  !  Per  me  il  libro  ha  un  grande  valore  e  lo  tengo  fra 
i  più  cari  amici....  di  carta,  poiché  è  1'  unica  edizione  di  Shakespeare  che  sia  perfetta  nel  vero  senso 
della  parola,  mancando  nelle  edizioni  moderne,  tanto  inglesi  che  tedesche,  a  mo' d' esempio,  le  epi- 
stole e  le  potsie  dedicatorie  ». 

4J  In  uno  degli  ultimi  numeri  della  Fraiikfuilt'r  Zeilung;,  leggiamo  alcune  importanti  no- 
tizie intorno  alle  Bihliolcche  aiiihulaiili,  la  cui  organizzazione  in  America  ha  fatto,  nel  corso  dì 
pochi  anni,  progressi  veramente  maravigliosi,  per  mento,  specialmente,  di  un  l)ibliografo  e  biblio- 
filo insigne,  il  cui  nome  è  noto  ai  nostri  lettori  :    Melvil  Dewey. 

L'egregio  infaticabile  uomo,  poderosamente  aiutato  ne'  suoi  benefici  intenti  dalla  Nezv-York 
Siate  Library,  cominciò,  con  un  fondo  di  circa  centoventi  opere,  a  mandar  degli  uomini  in  giro, 
da  un  paese  all'altro  e  di  casa  in  casa,  a  offrire  libri  in  lettura,  dnndo  a  chicchesia  ogni  agio  a 
sceglier  le  opere  con  ponderazione  e  senza  alcuna  fretta.  La  prova  riusci  a  maraviglia,  e  1'  e.sem- 
pio  die'  frutti  prodigiosi  e  immediati.  L'esperimento  piacque;  e  molti  privati,  e  anche  alcuni 
Stati  vollero  sùbito  tentarlo,  per  modo  che  a  New- York,  nel  Michigan,  nell'Iova  e  nell'Ohio  .sorsero 
in  breve  ora  numerose  biblioteche  ambulanti  (  Trarel/iiig  Library)  che  sono  oramai  in  que'  luoghi 
un  fattore  non  trascurabile  della  istruzione  pubblica.  Basti  dire  che  nel  :8r)7  vi  si  contavano  già 
ben  939  biblioteche,  ricche,  in  complesso,  di  ^y-ù-;\  volumi,  le(iua!i  sol  l'anno  di  poi  erano  salite 
al  bel  numero  di  1667,  con  una  suppellettile  scientifica  di  oltre  74,000  volumi. 

Anche  in  Europa  si  pensa  ora  di  fondare  e  diffondere  la  mirabile  organizzazione  delle  biblio- 
teche popolari  americane,  e  la  cosa  fu  pure  discussa  nel  congresso  della  nostra  benemerita  Società 
bibliografica,  riunitasi  a  Genova  l'anno  scorso.  Ma  in  Italia,  pur  troppo,  le  co.se  buone  o  non 
allignano  o  trovano  ostacoli  che  paiono  insormontabili.  Basta  pensare  al  modo,  veramente  infelice, 
con  cui  si  governano  le  cosi  dette  biblioteche  circolanti  e  alle  disgraziate  condizioni  delle  nostre 
biblioteche  comunali.  Delle  biblioteche  dello  Stato  è  inutile  parlare  :  poiché  la  loro  amministrazione 
non  può  esser  migliore  degli  altri  pubblici  servizi,  alla  cui  sollecita  e  seria  organizzazione  è  oramai 
tempo  che  il  governo  pensi  seriamente,  se  1'  Italia  deve  mantenersi  all'altezza  delle  sue  tradizioni 

e  de'  suoi  destini.  ^    ,     „ 

G.  L.  P.^ssERINl. 


H,tf,0<wM«wWKK>fXMWinO<WIOO<liìO<'' 


KyKWK<wwirM3CKMWKIOnrM«MKXMHl<*XìOrxmon<IOU0<Wy— XBKKMK<WWK<Kify,l»»MW«M«w«M««MM«KKJ<J<KXW^W 


NOTIZIE 


Scoperta  di  manoscritti  preziosi.  —  Fra  i  libri  rinvenuti  nella  moschea  di  Damasco, 
trova  una  serie  di  sei  volumi  scritti  con  bei  caratteri  cufici  ;  la  serie  comincia  con  un  Corano,  del 
più  piccolo  formato  che  esista,  e  termina  pure  con  un  Corano,  della  medesima  grandezza  di  quello 
che  si  trova  nella  Biblioteca  indigena  del  Cairo.  In  Germania  si  spera  che  si  possa  anche  trovare 
l'originale  del  Nuovo  Testamento;  anzi,  S.  M.  l' Imperatore  Guglielmo  ha  già  .scritto  in  proposito 
a  Damasco,  raccomandando  di  fare  ogni  sforzo  possibile  per  procurarglielo. 

Il  giornalismo  in  Grecia.  — ■  Il  Ministro  degl'Interni  di  Grecia  ha  dato,  poco  fa,  nel 
Bollettino  ufficiale  una  interessante  notizia  sul  progresso  del  (iiornalismo  in  Grecia,  il  primo  gior- 
nale in  lìngua  greca  apparve,  sotto  il  nome  di  «  .VOTIOS  'Ki'Mlli:  »  nella  città  di  Corfii  nell'anno  17S4 
e  (lualche  anno  dopo  (1791-9*^)  ne  usci  un  altro  in  N'ienna  sotto  il  nome  di  «  'K'MCMEl'Ii:  ».  .Solamente 
durante  la  guerra  dell'Indipendenza  greca  (iS'i),  videro  la  luce  altri  giornali,  i  quali  però,  per 
mancanza  di  stamperie,  venivano  scritti  a  mano.  11  primo  giornale  stampato  in  lingua  greca  fu  la 
Tromba  I-lllcnica  diretta  da  un  italiano,  il  sig.  (ianiba,  dopo  il  ipiale  sorsero  nei  principali  punti 
della  Grecia  dei  buoni  giornali  (luotidiani  ed  ebdomadari,  che  in  gran  parte  non  ebbero  che  breve 
e  poca  prospera  vita. 

Oggi  il  Regno  di  Grecia  possiede  i5o  fra  giornali  e  riviste  di  ogni  specie;  e  calcolando  la 
popolazione  di  tutto  lo  Stato  a  2  milioni  e  mezzo  di  abitanti,  ne  viene  che  su  i  viV^s  anime  si  trova 
un  solo  giornale  o  rivista  periodica.  L'etli/.ione  del  mattino  dei  principali  periodici  non  dà  una  sonuua 
maggiore  alle    10000  copie:    il    formato  niassiiiio  dei    giornali    greci  lo  h.inno  1'  «  'AM'OllnAli:  »  e 


NOTIZIE  233 


r  «  'Asrr  »  che  misurano  64  cm.  di  luiigliezza  e  41")  cm.  di  larghezza;  ed  il  formato  minimo  lo  ha 
la  «  MlK^l'A  'E4>EMEPIS  »  di  Larlssa  che  misura  17  X  12  cm.  La  maggior  parte  dei  giornali,  cioè  151, 
ò  naturalmente  scritta  in  lingua  greca,  dei  quali  7  sono  in  dialetto  o  in  versi.  Vi  sono  3  giornali 
francesi,  4  francesi  e  greci,  una  sola  rivista  tedesca,  la  quale  però  pubblica  solamente  le  notizie 
del  grande  Regio  Istituto  archeologico  tedesco  d'Atene.  Fra  giornali  e  riviste  ii8  si  pubblicano  in 
Atene,  11  in  Corfii,  8  in  Sira,  e  cosi  via:  e  in  quanto  al  contenuto  vi  sono  gì  giornali  politici  e 
19  politici  e  letterari  nello  stes.so  tempo. 

II  «  British  Museum  »  di  Londra,  si  trova  direni  cosi,  a  mal  partito  perché  non  può 
trovare  un  posto  adatto  all'inmiensa  massa  di  libri  e  di  giornali  che  si  versa  giornalmente  su  di 
esso  e  che  è  obbligato  ad  ospitare  nelle  suutuose  sale  del  suo  palazzo-  Infatti,  la  vigente  legge  del 
Museo  obbliga  ogni  editore  di  libri  o  di  giornali  ad  inviare  ai  curatori  una  copia  di  ciascuna  delle 
sue  edizioni,  consentendo  loro  di  farle  leggere  gratuitamente  a  ciascuno  che  ne  faccia  domanda. 
Già  nell'anno  1882  i  libri  e  giornali  raccolti  a  questo  modo  salivano  a  una  tal  cifra  che  si  dovettero 
far  dei  calcoli  minuti  per  trovar  del  posto  dove  mettere  i  rimanenti  :  e  si  credette  che  le  sale  fossero 
atte  ad  accogliere  ancora  per  jj  anni  le  riviste  e  di  volumi  inviati.  iMa  .sono  i  giornali  che  danno  prin- 
cipalmente da  pensare  ai  direttori  del  museo  :  poiché,  mentre  nel  1882  i  giornali  raccolti  non  erano 
che  1673,  nel  1896  ascendevano  alla  cifra  di  3343.  Oltre  a  questi  poi  vi  sono  ancora  molti  giornali 
esteri  e  coloniali,  per  i  quali  bi.sogna  pure  trovare  un  luogo.  Solo  i  giornali  inglesi  occupano  an- 
nualmente una  lunghezza  di  100  braccia!  I  superiori  del  Museo  sono  ricorsi  in  Parlamento  per 
farsi  togliere,  mediante  una  legge,  l'obbligo  di  trovare  posto  agli  stampati  ;  e  pochi  mesi  or  sono, 
fu  presentata  da  Lord  PeeI  una  legge  formata  di  soli  due  articoli  ;  col  primo  si  dava  ai  curatori 
il  diritto  di  rilasciare  i  giornali  provinciali  usciti  dal  1837  in  poi  ai  capì  di  una  provincia  ed  ai  go- 
vernatori delle  singole  contee  dell'  Inghilterra  e  della  Scozia  ;  e  col  secondo  si  autorizzavano  i  cura- 
tori a  distruggere  quegli  stampati  che  non  trovassero  degni  della  conservazione.  I  superiori  però 
non  credono  opportuno  di  far  distruggere  gli  stampati  anteriori  al  ifjijo,  ed  anzi  porteranno  in 
Parlamento  l' indice  delle  opere  che  non  dovranno  esser  conservate  nelle  .sale  del  Museo. 

La  legge  non  fece  alcuna  impressione  nel  pubblico  .sebbene  essa  avesse  dovuto  interessare 
assai,  poiché  il  «  British  Musetmi  »  conserva  tutte  quelle  opere  che  presentano  un  valore  letterario, 
storico  ed  archeologico  utilissimo  al  progresso  ed  al  bisogno  delia  nazione.  E  sarebbe  stato  meglio, 
come  dice  il  celebre  Sidney  Lee,  chiedere  al  Parlamento  del  denaro  per  fabbricare  un  nuovo  edi- 
ficio, anzi  che  distruggere  e  spargere  tanti  tesori  letterari  che  si  trovano  riuniti  nel  Museo  Na- 
zionale di  Londra. 

Catalogo  di  tipografi  spagnuoli  dall'  introduzione  della  stampa  sino  alla  fine  del 
XVIII  secolo  (  1  ).  Nella  Rri'is/a  de  Anliivus,  Biblio/ccas  y  ii/nseos  (1900  ;  4-^)  troviamo  la  continua- 
zione di  un  Eiisayo  de  un  catàlogo  de  iinpresores  espanoles  desde  la  introducción  de  la  imprenta 
liasla  fiiies  del  siglo  XV  HI  del  sig.  Marcellino  Gutièrres  del  Cairo:  questo  terzo  elenco  comprende 
le  seguenti  città  dalla  lettera  M  a  S  :  Rlahón,  primo  tipografo  D,  Juan  Fàbregas  y  Sora  1750-S5.  Mà- 
laga, Jean  I^ené,  1599-1Ò2S;  lilaiiresa  ;  l'introduzione  della  stampa  avvenne  qui  assai  tardi,  con 
Domingo  Coma  nel  1777:  3Iai  cilena,  Luis  Estupìnàn  1621  ;  iMataró,  Juan  Abadal,  1789;  Medina 
del  Campo:  in  questa  piccola  città  vi  furono  anticamente  ben  diciotto  tipografi,  il  primo  dei  quali 
fu  Nicolas  de  Piamonte  che  apri  relativamente  presto  la  sua  officina,  nel  1511.  In  Medina  del 
A'iosccu  (prov.  di  Valladolid)  il  primo  tipografo  fu  Diego  Fernandez  de  Cordoba  che  ebbe  la  stam- 
peria nel  It75.  Me'rida  in  Estremadura  ebbe  un  solo  tipografo,  Diaz  Romano,  nel  1545.  Moiidonedo, 
Agustin  Paz,  1543-53-  Monserrat  (Monaslerio  de):  la  stampa  fu  introdotta  qui  da  Giovanni  Luschner, 
tedesco,  che  vi  pose  la  sua  tipografia  nel  1499.  Alonlefey  :  Gonzalo  Rodrigo  de  la  Pasera  e  Juan 
de  Porres  introdussero  nel  1494  la  stampa  in  questa  piccola  città  della  Galizia.  Blontilla  :  Juan 
lìautista  de  Morales,  stamperia  di  S-  E.  il  Marcheìe  di  Priego  (  1022-31  ).  Murcia:  In  questa  città 
l'arte  tipografica  fu  introdotta  presto  e  vi  ebbe  importante  sviluppo.  La  prima  stamperia  fu  quella 
del  tedesco  Lope  de  la  Roca,  che  la  fondò  nel  1487  ed  il  sig.  Marc,  del  Cano  conta  ben  25 
officine  sino  alla  fine  del  secolo  pa.ssato.  jSàjera  :  (uan  de  Nogastón  1615-20.  In  (9///t' (Navarra)  vi 


(Ij  Vedi  La  Bìbììnfiìia,   I,  pat;.   296-297:  e  II.  pag     149-130 


234 


NOTIZIE 


era  una  stamperia  nel  1085,  ma  non  si  conosce  il  nome  del  tipog^rafo.  Motiasierio  de  la  Oliva: 
Martin  de  Labayen  e  Diego  de  Zabala,  stampatori  del  Re  di  Navarra  (1647).  Orense  (Galizia): 
\'asco  Diaz  Tanco  de  Fregenal  (1744-47).  Orihuela  (Murcia):  Diego  de  la  Torre  (160203). 
Ostina:  Juan  de  Leon,  stampatore  del  Conte  di  L'rena  e  della  Università  (ii49-ii;5l.  Oz'icdo  : 
Agustin  Paz  (1556).  Palencia  :  Diego  Fernàndez  de  Cordoba  (1535-1 5R2).  Palma:  Primo  tipo- 
grafo fu  Nicolas  Calijat  (1485-87)6  sino  alla  fine  del  secolo  passato  l'elenco  cita  in  tutto  ben  cin- 
quanta officine.  Pamplona  aveva  una  stamperia  anonima  già  nel  1489.  Il  primo  tipografo  cono- 
sciuto fu  Arnaldo  Guillén  de  Brocar  ó  Morant  (1405-1501).  Penaranda  de  Bracamonte  :  Antonio 
\'illagordo  (1742).  In  Puente  la  Reina  esisteva  una  stamperia  anonima  nel  1693.  Pneilo  de  S.  ^Va- 
ria: Los  Gòmez  (1738).  Salamanca  possedeva  una  stamperia  anonima  nel  14S0  ;  moltissimi  fu- 
rono però  in  séguito  i  tipografi,  dei  quali  i  primi  furono  Leonardo  Alemàn  e  Lupo  Sanz  de  Na- 
varra (1495-76). 

Per  disinfettare  i  libri.  —  La  Rivisla  d'igiene  ci  fa  noto  che  il  dottor  Francesco 
Abba,  del  Laboratorio  batteriologico  d'igiene  di  Torino,  in  séguito  a  reiterate  esperienze,  ha  con- 
statato che,  col  vapore,  i  libri  si  disinfettano  completamente.  I  libri  e  fiscicoli  semplicemente  legati 
alla  Bodoniana  non  sono  deteriorati  dal  vapore  compresso,  hia  nell'  introdurli  nella  stufa  disinfet- 
tante giova  avere  l'avvertenza  di  disporli  sopra  un  piano  orizzontale  ed  alquanto  discosti  gli  uni 
dagli  altri.  Però,  i  libri  rilegati  in  tela,  prima  di  introdurli  nella  stufa,  si  debbono  privare  della 
copertina,  che  va  immersa  in  una  soluzione  di  sublimato  corrosivo  al  io  per  mille,  e  strofinata  a 
più  riprese  con  una  spugna  imbevuta  della  stessa  soluzione,  prima  di  metterla  ad  asciugare  e  con- 
segnarla quindi  al  legatore  col    libro  disinfettato  nella  stufa. 

Una  Biblioteca  lapidaria.  —  Un  esploratore  delle  rovine  babilonesi  ed  assire,  il  pro- 
fessore Hilprecht  ha  ora  scoperto  la  biblioteca  del  gran  tempio  di  Xippour  distrutto  dagli  Elamiti 
nell'anno  23S  avanti  Cristo. 

Questa  biblioteca  si  compone  di  16,000  documenti  incisi  sulla  pietra  che  trattauD  di  teo- 
logia, di  astronomìa,  della  linguistica  e  della  matematica  di  quei  tempi. 

Vennero  anche  scoperte  una  collezione  di  lettere  e  di  biografie,  nonché  5000  pez^i  di  pietra 
inci.sa  di  inestimabile  valore  per  gli  eruditi.  Il  risultato  totale  scientifico  di  questo  viaggio  è  la 
conquista  archeologica  di  ben  23.000  pietre  scritte. 

Il  professor  Hilprecht  venne  nominato  conservatore  di  questa  Biblioteca  che  appartiene  ora 
all'Università  di  Pensilvania. 

Una  biografia  del  poeta  Archiloco.  —  11  Daily  News  di  Londra,  annunzia  che  fu 
trovata  nell'isola  di  Paro  una  pietra,  sulla  quale  è  incisa  la  biografia  del  poeta  Archiloco.  F.ssa 
è  scritta  da  un  uomo  il  quale  viveva,  a  quanto  pare,  nel  terzo  secolo  avanti  l'èra  volgare. 

La  pietra  contiene  il  resto  di  una  notizia   biografica,  riguardante  il  celebre   poeta  di  Paro. 

L'autore  si  nomina  da  sé  chiamandosi  Dentea  ;  nome  che  era  fin'ora  assolutamente  scono- 
sciuto agli  eruditi  ;  le  fonti  usate  da  Demea  per  la  biografia  sono  le  opere  del  Poeta  ed  un  indice 
degli  Arconti  di  Paro.  11  testo  della  biografia,  essendo  inciso  sulla  pietra,  fa  credere  che  l'iscri- 
zione fosse  innalzata  in  un  luogo  dedicato  ad  Arcliiloco,  e  dove  i  visitatori  dovessero  avere  una 
notizia  sommaria  sulla  vita  e  sulle  opere  del  Poeta. 

Disgraziatamente  però  la  pietra  è  gravemente  danneggiata,  cosicché  non  restano  che  pochi 
passi  in  cui  sono  citati  i  versi  del  celebre  poeta. 

La  raccolta  di  Cimeli  nell'  Archivio  comunale  di  Norimberga.  —  Neil'  Archivio  co- 
munale di  Norimberga  fu  esposta  ultimamente  una  splendida  raccolta  di  cimeli  rarissimi  e  di  va- 
k)re  inestimal)ile.  Gli  oggetti  esposti  si  dividevano  in  tre  .sezioni  distinte  :  la  prima  conteneva  gli 
autografi  di  celebri  uomini  vissuti  nel  XV  e  XVI  secolo,  la  seconda,  un  numero  di  manoscritti 
splendidi  dall'  .\1  al  XV  secolo,  ornati  da  miniature  artistiche  e  coperti  da  superbe  legature,  la 
terza  ed  ultima,  libri  rari  stampati  nel  XV'  e  XVI  secolo,  i  cosi  detti  Incunaboli  o  piuttosto  Paleolipi. 

Fra  gli  autografi,  che  meritano  d' e.ssere  segnalati,  vi  erano  quelli  del  celebre  matematico 
Giovanni  Regiomontano,  il  progetto  di  Albrecht  Diirer  per  la  sua  opera  Die  menschliche  Pro- 
portion  con  di.segni  del  gran  maestro,  una  dedica  di  Martino  Lutero  per  la  Bibbia  stampata 
nel  It45  da  Hans  Luft't,  il  manoscritto    di    Filippo    Melantone  per   la    sua   opera  De  anima  stani- 


NOTIZIE  235 


pata  nel  1552,  una  lettera  del  celebre  avversario  di  Lutero,  dott.  Giovanni  Eck  di  Ingolstadt,  al 
consiglio  di  Norimberga  (4  Febbraio  1521)  ed  una  postilla  scritta  in  lingua  boema  dal  riformatore 
Giovanni  Huss. 

Fra  i  manoscritti  citiamo  un  gran  libro  dei  famosi  maestri  cantori  di  Norimberga  del  XVII 
secolo  ed  il  gran  codice  di  Hans  Sachs  clie  la  città  di  Norimberga  acquistò  a  suo  tempo  per 
7000  Marchi,  alla  vendita  della  collezione  del  conte  di  Paar.  Fra  le  altre  rarità  segnaliamo  uno  splen- 
dido iMissa/e  Romatiuni  dei  fratelli  Glockendon  con  superbe  pitture  e  con  ricca  e  magnifica  legatura, 
quattro  Evangeli  del  X  secolo,  un  Psal/criiiiii  Lalhuun  del  principio  del  XIV  secolo  ;  un  Evan- 
gelio greco  del  XII  secolo;  aniniiravansi  pure  una  Bibbia  del  XIV  secolo  scritta  stupendamente, 
un  antico  Breviario,  donato  da  un  re  di  Francia  ad  una  regina  d'Inghilterra,  portante  la  seguente 
dedica  in  francese  antico  :  Le  liver  de  Roy  du  Fi  ance,  —  Donc  a  JMadame  de  la  Roigne  Denle- 
ierre,  l'originale  della  Bolla  aurea,  scritto  sotto  1'  Imperatore  Carlo  IV  a  Norimberga  nell'anno  1356. 
Splendidi  e  degnidi  una  lunga  ammirazione  erano  due  immensi  Rituali  ehraXà  del  1330,  veri  gio- 
ielli di  scrittura,  come  pure  gli  Antifonari  scritti  nel  141U  da  Suor  Margherita,  monaca  del  con- 
vento di  S.  Caterina  in  Norimberga. 

L'esposizione  nell'Archivio  della  città  di  Norimberga  attrasse  col  suo  splendore  molti  bi- 
bliografi e  letterati  che  ammirarono  raccolte  tante  e  svariate  opere  della  civiltà  antica. 

La  scoperta  della  Biblioteca  del  Re  Minos  di  Cnosso  in  Creta.  —  A  tutti  sarà 
noto  che  poche  settimane  fa  il  celebre  erudito  inglese  Evans  scopri  il  palazzo  reale  del  re  Minos 
di  Creta;  ma  solo  in  questi  giorni  si  è  potuto  conoscere  l'interno  del  suntuoso  palazzo  testé  rin_ 
venuto.  Esso  consta  un  numero  stragrande  di  stanze  che  gli  dà  l'aspetto  di  un  vero  labirinto 
dedaleo.  Una  delle  .sale  ma.ggiori  serviva  per  il  consìglio  :  in  essa  si  trova  il  trono  di  pietra  del  re 
Minos  con  uno  scanno  ed  altri  sedili  di  pietra,  per  i  membri  del  consiglio.  I  muri  sono  dipinti,  e 
vi  si  ammirano  i  resti  di  pitture  rappresentanti  fiori  ed  animali  fantastici  e  spaventevoli.  Ma  ciò 
che  maggiormente  farà  .stupire  i  nostri  lettori  è  la  Biblioteca  del  re  Minos,  situata  presso  la  sala 
del  consiglio.  I  libri  .sono  tanti  mattoni  di  creta  (di  cui  1000  ancora  perfettamente  conservati)  di  di- 
verse forme,  sui  quali  si  scriveva  incidendo  dei  segni  con  un'  acuta  punta  di  ferro. 

Questi  mattoni  sono  sfuggiti  per  vero  miracolo  alla  completa  distruzione,  poiché,  essendo 
stato  il  palazzo  di  Minos  gravemente  danneggiato  da  un  incendio,  il  fuoco,  che  avea  devastato 
tutte  le  cose  più  fragili,  riscaldò  invece  tanto  potentemente  questi  mattoni  allora  ancor  freschi 
che  questi  poterono  resistere  alle  ingiurie  del  tempo  e  conservarsi  intatti  sino  a'  di  nostri. 

La  scrittura  delle  tavole  non  fu  ancora  decifrata,  ma  sperasi  che  coli'  andar  del  tempo  si 
possa  giungere  anche  ad  intenderla,  e  rilevarne  dei  dati  importanti  per  la  storia  di  quei  tempi. 

Ammirabili  sono  alcuni  affreschi,  miracolosamente  salvi,  che  ornano  le  grandi  sale  del  pa- 
lazzo :  quale  grande  sentimento  artistico  si  possedeva  già  1  500  anni  avanti  Cristo  !  Con  questi  af- 
freschi noi  veniamo  a  conoscere  la  vita  e  i  costumi  di  quei  tempi  si  mirabilmente  rappresentati  in 
questi  dipinti.  Quali  splendidi  abbigliamenti  femminili,  quale  grazia  nell' acconciatura,  quale  finezza 
nei  ricami  variopinti  !  La  maggior  parte  delle  figure  però  rappresentano  animali  tra  i  quali  abbon- 
dano i  tori.  Con  questa  grande  scoperta  la  storia  può  dunque  registrare  Minos  fra  i  Re  veramente 
esistiti  e  non  quale  mito,  come  fino  a  ieri  si  credeva  :  ed  ora  rimaniamo  estatici  davanti  a  tanta 
maestà  e  bellezza  del  tempo  di  re  Minos,  che  già  i  poeti  del  ciclo  omerico  ponevano  nella  più  re- 
mota antichità  e  che  al  tempo  della  migrazione  dorica  era  già  quasi  un  mito. 

Sei  esemplari  della  Bibbia  di  Gutenberg  a  New  York.  —  Nell'occasione  delle  feste 
centenarie  di  Gutenberg  si  fecero  diligenti  indagini  per  accertare  dove  si  trovano  ancora  conservate 
delle  copie  della  Bibbia  impressa  a  Magonza  tra  il  1450  e  1455  dall'  inventore  della  stampa.  Ora  sap- 
piamo che  nella  sola  città  di  New  York  se  ne  trovano  ben  sei  esemplari,  escluso  quello  che  contiene  sol- 
tanto il  vecchio  testamento,  e  che  il  signor  Quaritch  aveva  acquistato  in  una  vendita  londinese  del  1884 
per  20000  franchi  e  venduto  al  signor  Teodoro  Irwin  di  Os\ve,go,  la  cui  collezione  fu  poi  acqui- 
stata nella  primavera  scorsa  dal  signor  Pierpont  Morgan.  Per  quanto  sappiamo  non  c'è  altra 
città  al  mondo,  che  possa  rivaleggiare  con  New  York  per  il  numero  considerevole  di  copie  della 
preziosa  edizione.  La  prima  dell'elenco  è  la  copia  della  Lenox-Library  che  fu  acquistata  a  Londra 
nell'anno  1847  per  12500  Franchi,  la  seconda  una  copia  scompleta,  che  fu  scoperta  nell' archivio 
della  chiesa  dei  predicatori  di  Erfurt  e  venduta  all'asta  a  Berlino  per  15000  Franchi.  Le  \^  carte 
che  vi  mancavano,  furono  riprodotte  in  fac-simile  dall'esemplare  del  British  Museum  ed  in  tale 
stato  la  copia  passò  recentemente  in  possesso  del  signor  Ellsworth  per  il  prezzo  di  75000  l'"ranchi. 


236  NOTIZIE 


Il  terzo  esemplare,  magnifico,  stampato  su  pergamena,  trovasi  da  due  aiuii  in  possesso  del  sigfnor 
Pierpont  Morgan,  il  quarto  esemplare  esiste  nella  biblioteca  del  Seminario  teologico  generale  di 
Ne\v-\ork.  Questo,  in  carta,  fu  pagato  looooo  Franchi  a  Londra  in  uni  vendita  del  1S84,  riven- 
duto poi  per  75000  Franchi  nel  i8<)8,  e  nella  primavera  del  1899  acquistato  per  il  suddetto  semi- 
nario al  prezzo  di  Fr.  75000.  Il  quinto  ed  il  sesto  esemplare  trovansì  nella  splendida  collezione 
del  signor  Hoe,  uno  impresso  su  carta  e  l'altro  su  pergamena.  Qnello  in  carta  proveniva  dalla 
vendita  Perkins  dell' anno  1S73  per  il  quale  Lord  Ashburnham  pagò  7tìooo  Franchie  che  Quaritch 
actiuistò  nel  1807  V^^  100000!  Per  quanto  sappiamo  il  signor  Hoe  è  l'unico  raccoglitore  che 
abbia  posseduto  e  abbia  tuttora  due  copie  del  primo  libro  che  sia  stato  stampato  e  che  è  pure  la 
maggior  gloria  di  Gutenberg. 

La  scoperta  di  un  nuovo  quadro  di  Diirer.  —  n  sig.  Antonio  Weber  ci  dà  nella 
Zeitschri/l  fiir  bildende  Kiinsi  un'importante  notizia  intorno  ad  un  quadro  di  Albrecht  Durer. 
Mentre  il  Sig.  Weber  visitava  Lisbona,  scoperse  nel  Miiseii  Nacioiiaì  das  BellaslAr/es  un  quadro 
rappresentante  San  Girolamo  che  egli  riconobbe  per  un  dipinto  del  Diirer,  poiché  il  pittore  lo 
aveva  notato  nel  suo  diario  del  viaggio  in  Olanda.  Infatti  sotto  il  mese  di  marzo  del  1821  egli  dice 
co5Ì  :  Io  ho  dipinto  diligentemente  un  San  Girolamo  e  l'ho  donato  a  Roderigo  di  Portogallo.  Il 
portoghese  Roderigo  Fernandez  aveva  stretta  amicizia  col  DQrer  nella  città  d'Anversa  e  lo  colmava 
di  gentilezze,  con  inviti,  con  doni,  ecc.,  sicché  per  dimostrargli  la  sua  gratitudine  dipinse  questo 
quadro  a  olio  e  lo  donò  al  suo  amico.  11  quadro  fu  trasportato  in  Portogallo  da  Rny  Fernandez  de 
Almeida  per  ordine  del  re  Giovanni  111,  fu  conservato  nella  cittadella  di  Azeitao  ed  acquistato 
nel  iSSo  dal  governo  portoghese.  Il  quadro  è  dipinto  sul  legno  e  misura  60  X  48  cm.  :  il  santo  ivi 
rappresentato  sta  un  po'  curvo  colla  persona  ;  il  capo  è  appoggiato  sulla  mano  destra,  il  braccio 
posa  sopra  una  cassa  in  forma  di  pulpito,  l' indice  della  mano  sinistra  posa  sopra  un  teschio,  che 
è  collocato  sopra  una  piccola  tavola.  Gli  occhi  guardano  in  linea  retta,  l'alta  fronte  è  solcata  da 
profonde  rughe.  La  testa  è  ricoperta  da  un  berretto  verde,  ed  il  corpo  è  avvolto  in  una  vesta  di 
color  rosso-chiaro  e  di  un  mantello  rosso-cupo.  Sopra  un  leggio  si  vede  aperto  un  libro  in-4°,  men- 
tre due  libri  chiusi  gli  stanno  sotto.  Il  libro  maggiore  è  legato  in  verde  e  fuor  d'esso  spicca  un 
segna-pagine  bianco  il  quale  porta  l'anno  1521  e  il  monogramma  del  Durer.  .Sui  muri  di  color 
verde  spicca  un  crocifisso.  L'armonia  dei  colorì  non  è  grandiosa,  però  il  quadro  è  dipinto  con 
grande  accuratezza,  e  nei  disegui  delle  vene,  dei  capelli  del  teschio  e  dei  più  minuti  i>articolari  rico- 
nosciamo il  modo  di  dipingere  del  grande  artista.  Ogni  dubbio  sull'autenticità  dell'opera  di  Alberto 
Diirer  è  ormai  escluso,  e  la  nuova  scoperta  farà  piacere  in  ogni  animo  che  ama  l'arte  e  la  storia. 

L.  S.  O. 


CORRISPONDENZA 

Ringrazio  vivamente  tutti  i  gentili  che  vollero  esternarmi  a  voce  o  con  lettere,  carto- 
line, viglietti  di  visita  il  loro  compiacimento  per  la  riuscita  del  quaderno  precedente  dedicato 
a  GIOVANNI  GUTENBERG.  Ai  miei  egregi  collaboratori  che  hanno  contribuito  al  pieno 
successo  della  pubblicazione,  ed  ai  quali  spetta  perciò  gran  parte  degli  elogi  pervenutimi, 
rendo  noto  che  S.  M.  il  compianto  Re  Umberto  I  mi  fece  sapere,  per  mezzo  dell'on.  Sig.  Pre- 
fetto di  Firenze,  pochi  giorni  avanti  la  tragica  sua  fine,  di  avere  Egli  «  giustamente  apprezzato 
r interesse  che  ofirono  la  dispensa  3',  4'  e  5'  della  Bibliofilia  »  che  S.  M.  l'augusta  Regina 
Madre  si  degnò  d'esprimermi  «  l'alto  suo  compiacimento  per  i  pregi  della  pubblicazione  riu- 
scita in  tutto  corrispondente  allo  scopo  e  degna  delle  tradizioni  tipografiche  italiane  »  che 
S.  E.  l'on.  Ministro  Gallo  si  compiacque  indirizzarmi  una  gentilissima  lettera  per  «  unirsi  con 
piacere  alle  lodi  che  mi  sono  venute  per  la  pregevole  pubblicazione  >^.  Quasi  tutti  i  principali 
giornali  hanno  parlato  dell'importanza  del  quaderno  della  Rivista,  elogiandolo  unanimemente; 
segnaliamo  specialmente  la  •<  Vossische  Zeitung  >•  di  Berlino  che  ne  recò  una  estesa  recen- 
sione favorevolissima  e  1'  «  Illustrazione  Italiana  »  che  pubblicò  un  diligentissimo  sunto 
scritto  dal  sig.  Augusto  Setti. 

LEO  S.  OLSCHKI 

Direttore  de  «  La  Bibliofilia  ». 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA  —  FRANKFURT  a/M.  —  GENOVA       237 

MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Catalogue  de  la  Librairie  Leo  S.   Olschki 

Suite  (i) 

Fr.cent. 

208.  Cicero,  M.  TuUius.  Vonn  Gebtire  vnd  Billicheit.  Des  Fùrtreflichen, 
hochberiimpten  Ròmers,  Msrci  Tullij  Ciceronis,  Drei  Biicher  an  feinen  Sun 
Marcum,  Von  Gebiirlichen  wercken,  Tugentlamen  amptern  ....  Aufz  dem 
Latin  in  Teiitfch  verwandelt,  vnd  mit  fchònen  Figuren  furgebildet.  Getruckt 
zu  Franckfurt  am  Meyn  bei  Chrilìian  Egenolff.  M.D.L.  Ini  Jenner.  (  1  550) 
in  fol.  Avec  !o2  belles  et  grandes  fìgures  grav.  s.  bois  par  Hans  Biirgkiiiair, 
quelques  vignettes  etc.  Veaii  plein  marbré,  til.  s.  les  plats,  dos  dor.,  dent. 
intér.,  tr.  dor.  100. — 

.4  ff.  n.  eh..  XCI  ff".  eh.,  I  f.  bl.  Superbe  exempbire  de  lancienne  traduction  allemande  des  »  Officia  -i 
faite  au  commenceraent  du  XVP  par  J.  Ni-iihet\  chapelain  du  comle  J.  roti  Schwjrl^etiberir.  Elle  est  fa- 
meuse  et  recherchée  à  cause  des  magnifiques  bois  {PafiSiìì'j/tl.  HI,  27Ó-77}  qui  servent  à  illustrer  les  costumes 
et  les  mceurs  de  l'epoque.  Des  exemplaires  complets  et  parfaitement  bien  conservés,  cotnme  celui-ci  sont 
d'une  extrème  rareté.  Belle  reliure  du  commencement  de  nolre  siede. 

209.  Regimen  sanitatis.  Conservandae  sanitatis  praecepta  saluberrima,  Regi 
Angliae  quondam  a  doctoribus  scholae  Salernitanae  conscripta,  nane  inte- 
gritati  restituta  ac  rhythmis  germanicis  illustrata.  Cum  Aniohìi  Villanovani 
in  singula  capita  exegesi.  Per  loa.  Ciin'oneiii  Berckensem  recogn.  ac  locuplet. 
Francofurti,  apud  haeredes  Christiani  Egenolphi,   1550.  in  8."  Avec  beauc. 

de  tìgs.  curieuses  grav.  s.   b.  Vél.  25. — 

Les  prJceptes  de  l'école  mc'dicale  de  Salerno,  accompagne's  du  commentaire  d'.4r?fo/Jo  de  Villaiiova  sont 
du  plus  grand  intérèt  pour  Thistoire  des  sciences  au  moyen  àge.  Dans  cene  édition  ils  sont  accompagnés 
d'une  traduction  en  vers  allemands  et  suivis  de  plusieuis  autres  avis  hvgitniques. 

*GENOVA  (1475). 

Matthias  Moravus  de  Olmììtz  et  Michael  de  Monacho  (1475). 

• 

210.  Ausmo,  Nicolaus  de.  In  noie  diìi  nofìri  ihefu  xpi  amè.  Incipit  |  libar 
qui  dicitur  fupplementum  |  (A  la  fin  :)  Bonoruni  omniu^  largito?  uolète  deo  | 
Expletum  feliciter  lanue.  x"  kalendas  |  lulij.  Millefimoquadrìgète.'^ 
Hj**  quarto  [  .  per  Mathiam  morauum  de  olomunt^  |  et  Michaelem  de  mo- 
nacho fotium  eius.  |  (sic  prò    1474)  in  fol.  rei.  orìg.  d'ais  de  bois    recouv. 

de  veau  ornem.  à  froid.  [Hain   2152].  400. — 

I   f.  bl.  368  ff.  sans  chiffres  ni  signatures;  petits  caracléres  golhiques,  46  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'intitulé  cité  :  [  ]  Uonaim  (sic)  fumma  que  |  magìrtrutia  feu 

pifa  I  nella    uulgarìt'  nùcu  |  patur II    fìnit    au  recto  du  f.  353:  Deo.  gras.  amen.  \  Le  verso  est    blanc. 

Au  recto  du  f.  334  :  Incipit  tabula  capro^  h'  1  libri,  et  pmo  de  littera  A  |  Xa  table  finit  au  recto  du  f.  365  ; 
elle  est  suivie  d'un  supplémcnt  qui    va    jusqu'au  verso  du  f.  368,  oìi  il  y  a  un  épigramme  de  6  lignes  :   ... 
S5  mathias  op'  preiTìt  moraus  utrunqj 
Labe  repurgatum.  crede,  uolumen    emis. 
puis  rìmpressura,  et,  à  la  col.  2  quelques  lignes  i<  còtra  fymoniam.  >' 

Le  premier  livre  imprimé  à  Gènes,  d'une  rareté  extraordinaire.  M  Audiffredi  n'en  a  vu  qu'un  seul  exem- 
plaire  (p.  400).  Au  XV^  siede  seulemenl  deux  llvres  furenl  imprimés  à  Gènes  ;   le  second  en   I480. 


2  1  I.  Bonfadio,  Giacomo.  Gli  annali  di  Genova  dal    1528.  che  ricuperò   la 
libertà,  fino  al    1550.  Dìuifi  in  cinque  libri.  Nuouamente  tradotti  in  lingua 


(1)  Voir  La   Btbliefilia.  voi.   II.  pages   157-188. 
La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  h*-7** 


238  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni . 


italiana  da  Bartolomeo  Pasciuta.  In  Genova,  appr.  Girolamo  Bartoli,  1586. 

in  4.°  Avec  listels,  initiales  etc.  Cart.  15. — 

*^  ff.  n.  eh..  107  ff.  eh.  et  1  f.  H.  Caract.  ilal.  Nom  «^ur  le  litrc. 

2  12.  Chiabrera,  Gabriele.    Delle    canzoni    del    Signor    Gabriele    Chiabrera 

libro  1.  (II.  e  111.'   In  Genova,  appr.  Girolamo  Bartoli,  1586-88.  En  i  voi.     15.— 
in  4.°  ^"él. 

30,  Iti  et  1 1  ff    n.  eh.  Caraet.  ilal. 

Première  cJition  fort  rare  et  apprcciéc.  do  ccs  poésies  modùles.  Voir  (ìambj  no.  "4|.  Légcrement  tachc 
d'eau. 

2 1  3.  Descrizione  dell'arco  trionfale  fatto  in  Genova  nel  passaggio  della  Re- 
gina Ciìfolita  e  di  Alberto  arciduca  dWustria.  Genova,  Gios.  Pavoni,  15Q8. 
in  4."  Cart.  25. — 

31  pp.  Livret  Irès  rare.  Sur  l'are  Irioinphal  étaieot  représentée^  les  victoires  ctc.  des  cmpcrcurs  de  la 
maison  d' H^hsburs. 

214.  Foglietta,  Uberto.  Dell'  istorie  di  Genova  libri  XII.  Tradotte  per  Fraii- 
eesio  ScrJoihìti.  Genova,  Girolamo  Bartoli,  1597.  -'^^'^c  le  beau  portr.  de 
l'auteur  entouré  d'une  bordure  magnif.  grav.  en  bois.  —  Bonfadio,  Giacomo. 
Gli  annali  di  Genova  dal  I528  lino  al  1550.  Nuovam.  tradotti  da  Barto- 
lomeo  Paschctti.  Ibid.    I5q7.   2  pièces  en    i   voi.  in  fol.  Vél.  30. — 

Dédic  à  .\fattfn  Sciiart^n.i.  due  de  Gènes.  Dcux  ouvrages  cclèbres.  jadis  as5cz  chers.  er  encore  aujourd'hui 
très  estimés. 

2 14".  Giustiniano,  Agost.  »  CASTIGATISSI.MI  <ì  |  ANNALI  CON  LA 
LORO  COPIOSA  TAVOLA  |  della  Eccelfa  &  llludriffima  Republi.  di 
Genoa,  da  tìdeli  &  approuati  Scrit-  |  tori,  per  el  Reuerèdo  Monfignore  Ago- 

llino  Giuftiniano  Genoefe  \'efcouo  di  j  Xehio  accuratamente  racchi,  etc 

GENOA,  i  ^I.D.XXX^"11.  1  (.4  Li  fu/  :]  ♦  FiniCcono  li  annali  della  Inclita 
Citta  di  Genoa  co  diligen  |  eia  &  opera  del  nobile  Laurentio  Lomeliino 
forba,  tìàpati  |  in  la  detta  citta  Lanno  dell' incarnatione  del  noltro  Si-  | 
gnore.  M.D.XXX\'1I.  Et  nono  della  reforma  |  ta  Liberta.  Regnante  el  quinto 
Duce.  Per  |  Antonio  Bellono  Taurinèfe  con  gratia  |  &  priuilegio  della  ec- 
celfa Re-  I  publica  di  Genoa,  a  di  '  xviii.  de  Mazzo.  |  (1537).  ^^  ^'^^-  Avec 
les  armes  de  la  ville  grav.  s.  b.  et  impr.  sur  le  titre  en  rouge  et  noir  et 
une  autre  figure  (S.  Georges)  sur  le  verso  du  titre.   \"él.  100. — • 

Ouvrage  Iròs  rare  et  recherché,  fameux  surtout  par  le  passage  qui  se  trouve  au  feuillet  2.19  (sign.  F|  sous 
l'année  1.(93:  Chrtsioforo  colombo  Genoese  inuentorc  della  nduìgaliotie  al  mondo  nono,...  Et  ijitcsiì  ambas- 
satort  (del  re  di  Spagna)  fecero  certissima  fede  &  relatìone  della  nauigatione  di  Colombo^  qual  si  era  nova- 
mente  da  lui  ritrovata,  il  tjual  Cristoforo  di  prorrio  nome  chiamato  fu  di  parenti  plebei,  come  che  il  padre 
fussi  teslore  di  pane  di  lana  &.  lui  fussi  lextore  di  seta  ctc.  en  tout  20  lignes. 

Le  volume  se  eomposc  de  14  ff.  prélim.  (tilre,  dédicace  à  la  républ.  de  Genes.  Prohem'o  ci  index)  et 
de  CCLX.\XII  feuillets  chiffrés  (sign,  a-N.).  —  Bel  cxemplaire  compiei. 

215.  Guazzi,  Stefano.  La  Ghirlanda  della  Contessa  Angela  Bianca  Beccaria. 
Contesta  di  Madrigali  di  diversi  autori,  raccolti  et  dichiarati  dal  Sig.  Stef.  Guazzi, 
gentil'huomo  di  Casale  di  .NIonferrato.  Genova,  heredi  di  Girolamo  Bartoli, 
1595.  in  4.°  Vél.  25.— 

Un  des  plus  rarcs  ouvrages  de  cct  :iuleur.  qui  dcpcint  avcc  bcaucoup  Jc  taicnt  1^5  manìcrcs  de  la  bonnc 
sociiflt;  de  son  siede. 


GENOVA  —  HAGENAU  —  HEIDELBERG  239 

Fr.cent. 

216.  Savonarola,  Hieronymus.  Reuerendi  pa-  |  tris  Fratris  Hieronvmi  Sa- 
uonarolaj  |  Ferrarièfis  pHudicatorum  ordi  j  nis  Dialogus  inter  Spirita  &  | 
Alam  nùc  primù  in  lucè  |  prodiens,  cuius  titulus  |  (Solatia  itineris   mei.)  | 

(A  la  fin  :)  d  lanuas, Antonius  Bellonus  Tau  |  rinefl  ....  Anno  ....  1536. 

Die  vero  |  22.  Februarii  :.  |  in  8.°  Avec  une  belle  fìg.  grav.  s.  bois  s.  le 

titre.  Veau  pi.  iìl.  s.  les  plats,  dos  dor.,  tr.  dor.  40. — 

60  ff.  n.  eh.  Gros  caract.  londs.  Jolies  initiales  sur  fond  noir. 

Cette  édition,  à  peu  près  inconnue  aux  bibliographes,  est  précédée  d'une  dédicace  ;  Pattlua  Frjncìttis  Par- 
thenopaeus  Marco  Cataneo  antistiti  Rhodiensi,  proarchìepiscopo  Genuensi.  —  Le  beau  bois  ombre,  iV^  s.  4K 
mm.,  Teffusìon  du  St.  Esprit,  paraìt  d'origine  lyonnais,  de  mème  que  les  jolies  initiales  gothiques  —  Très 
bel  exemplaire. 

HAGENAU  (1489). 

217.S.  Basilius  M.  et  Gregorius  Nazanzenus.  Epistolae  Graecae,  nun- 
quam  antea  editae.  Opus  piane  sanctum  et  theologicum.  Haganoae  per  lohan. 
Sec.  M.D.XXVIII.  (À  la  fin:)  Haganoae  per  lohan.  Secerium.  1528.  in  8.° 
Avec  un  bel  encadrement  de  titre,  la  marque  tvpograph.  à  la  fin  et  jolies 
initiales.  D.-vél.  30.^ 

184  ff.  n.  eh.  Première  édition  du  texte  grec,  fort  rare,  précédée  dune  dédieace  :  Bilihjìdn  PyrclJiei- 
mern....  Vinceiitt'us  Ohsopoeus.  Belle  bordure  formée  de  deux  colonnes  eie.  avec  les  symboles  des  quatre  évan- 
gélistes  ;  en  bas  les  initiales  de  Secerius.  A  la  fin  la  grande  marque  typograph.  :  écussnn  avec  la  tète  de 
Janus.  Très  bel  exemplaire. 

218.  Haythonus.  LIBER  HI-  |  STORIARVM  PARTI-  |  VM  ORIENTIS,  SIVE 
PAS  I  fagium  terne  fanct;e,  Haytho-  |  no,  Ordinis  Prasmonftra-  |  tenfis,  Au- 
thore,  fcriptus  |  anno  Redemptoris  |  noftri  M.CCC.  |  Haganoaj,  per  lohan. 
Sec.  I  Anno  M.D.XXIX.  |  (Johannes  Secerius,  1529)  in  4.°  Avec  une  belle 
bordure  de  titre,  plus.  init.  et  la  marque  tvpograph.  Cart.  40. — 

71  ff.  n.  eh.  et  l  f.  bl.  Gros  caract.  ronds.  Très  jolie  bordure  dans  le  genre  de  Holbein.  Grandes  initiales 
figurées.  Première  traduction  latine,  faite  par  Menindtis  MoUheriis  et  dédiée  à  Georgius  a  Moisitm.  Cette 
description  géographique  et  historìque  de  l'Asie  peut  ètre  mise  à  còte  de  la  Relation  de  Marco  Polo.  — 
Bel  exemplaire  grand  de  marges. 

219.  Polybius.  Polybii  Historiaruni  libri  quinque,  opera  Vincciitii  Obsopoci  \n 
lucem  editi.  Haganoae,  per  lohannem  Secerium,  1530.  in-fol.  Veau  pi.  ri- 
chement  dorè  à  petits  fers  sur  les  plats  et  le  dos.  (Belle  rei.  du  XVIII" 
siècle).  40. — 

Cette  édition,  faite  sur  un  ancien  manuscrit,  perdu  depuis,  a  malgré  la  foule  d'erreurs  et  de  fautes  typo- 
graphiques  qui  la  défigurent,  la  valeur  d'un  manuscrit.  (voir  Graesse). 

Exemplaire  peu  bruni,  sans  la  traduction  latine  de  Nic.  Pcrolliis.  Avec  beaucoup  de  notes  grecques  de  la 
main  d'un  ancien  possesseur  du  volume. 

HEIDELBERG  (1485). 

220.  Euripides.  Tragoediae  XIX.  Acced.  nunc  recens  vigesimae,  cui  Danae  no- 
men,  initium.  Graece  et  lat.,  interpr.  Aemilio  Porto.  Carminum  ratio  ex 
Gulielmo  Cantero  dilig.  observata,  cum  eiusd.  notis.  Heidelbergae,  Com- 
melinus,    1597.   3  pties.  en    1    voi.   in-8.°  Vél.  15. — 

Bel  exemplaire  de  cette  édition  cstimée. 


240  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 


2  2  1.  lamblichus  Chalcidensis.  De  vita  Pythagorae  et  Protrepticae  orationes 
ad  philosophiam,  nunquani  hactenus  visi,  graece  et  lat.  editi.  Additae  sunt 
Theamis,  Myiae,  Melissae  et  Pythagorae  aliquot  epist.  gr.  et  lat.  Joh.  Ar- 
cerio  Theodoreio  Frisia  authore  et  interprete.  Heidelbergae,  Commelinus, 
1598.  in  4.°  à  2  cols.  Vél.  '5--~ 

EJitii'n  impurtante. 

222.  Mythologici  latini  recens.  Hicroiiyinus  Commelinus.  (Heidelbergae)  Ex 
Bibliopolio  Commeliniano,    1599.  ^"  ^•"  Avec  une  belle  bord.  de  titre.  \'él.    13.-- 

Conlenu  :  Hrgifii  Fabularum  liber.  PlanctjJis  Mylhologiarum  libri  III.  Eiusdem  de  allegoria  libror.  Vir- 
gilii  libar.  Firmici  Materni  De  errore  profanar,  religionum  liber.  Alhrici  Philosophi  De  Deorum  imaginib. 
liber.  —  Editio  princeps,  rare  et  recherché.  Bon  exemplaire. 

INGOLSTADT  (1475Ì. 

223.  Apianus,  Petrus,  et  Barthol.  Amantius.  INSCRIPTIONES  SACRO- 
SAXCTAE  VETVSTATIS  NON  ILLAE  Q,\1DEM  RO.MANAE,  SED  TOTIVS 
FERE  ORBIS  SVMMO  STVDIO  AC  MAXI-inis  impenfis  Terra  Mariqj 
conquilìt*  feliciter  incipiunt.  INGOLSTADII  IN  AEDIBVS  P.  APIANI. 
ANNO  M.D.XXXIUI.  (1534)  in  fol.  Avec  beauc.  de  belles  figures,  enca- 
drements,  listels  etc.  grav.  s.  bois.  Vél.  75. — 

20  ff.  n.  eh.  CCCCCXIl  pp.  u  Collezione  accreditata,  e  composta  da  un  numero  assai  ragguardevole  di 
monumenti  intagliati  in  legno,  con  frontesp.  figurato  (le  soi-disant  Hercules  Gallicus,  t6o  s.  150  mm.l. 
Fu  dedicato  il  libro  a  Carlo  V,  ice  n'est  pas  exacte  ;  il  est  dédié  à  Rapnund  Fugger  et  porte  ses  armes 
grav,  s.  bois)  e  molta  cura  posero  gli  editori  anche  nei  tipi,  acciò  1'  edizione  riescisse  più  splendida.  »  \Ci- 
cagnara,  3095.)  La  plupart  des  pages  soni  entourées  de  jolies  bordures  ;  les  bois  sont  fort  bien  dessinés, 
quoiqu'ils  rendent  les  objets  fort  librement.  —  Bon  exemplaire  :   timbre  sur  le   titre  et    à  la  fin. 

224.  Myritius,  Joannes,  Melitensis.  Opusculum  geographicum  rarum,  totius 
eius  negotii  rationem  mira  industria  et  brevitate  complectens,  iani  recens 
ex  diversorum  libris  ac  chartis  ....  collectum  et  publicatum.  Ingolstadii,  ex 
off.  Wolfgang!  Ederi,  1590.  in  fol.  Avec  une  grande  Iniappemonde  pliée, 
beaucoup  de  belles  figs.  grav.  s.  bois  et  la  marque  typograph.  D.-vél.  75. — 

3  R.  n,  eh,,  I3tj  pp.  et  I  f.  n,  eh.  La  belle  mappemonde.  qui  manque  presquc  toujours  ^SorJenskiólJ, 
Atlas.  pi.  XLIX)  est  fon  remarquable,  puisquc  l'Asie  et  l'Amérique  y  forment  un  Seul  continent.  Le  volume 
conlient  e.  a,  figs.  le  portrait  de  l'auleur,  ses  armes,  celles  de  Philipy  Riedesd  von  Kamberg,  une  grande 
sphère  eie.   Les  pp.   116-126  traitent  de  l'Amérique.  Bel  exemplaire 

KÒLN  (1467). 

Ulrich  Zell  (1467-92). 

225.  Nider,  Johannes,  ord.  praed.  Incipit  prologus  formicarij  |  iuxta  edicò- 
neni  fratris  Joh'is  |  Nyder  facre  theologie  ^pfelTo  |  ris  eximij  qui  vitam  tem- 
pore I  concilij  conftàcìenP  bafilien  |  lìfq^  duxit  in  humanis  felicit".  |  S.  1. 

ni  d.  (Coloniae,  Ulricus  Zeli,  ante    1470)   in  fol.  Cart.  [Hain    11831J.         loo. — 

1.(9  ff.  s.  eh.  ni  sign.  ci  l  f.  bl.  Gros  et  anc.  caract.  goth.  ;  36  lignes  et  2  coU.  par  page. 

Au  recto  du  prcm.  f.  rinlitultl  cilc  suivi  de  la  préface  et  de  la  table  des  matìères.  Au  recto  du  f.  .\  : 
Explicii  tabu  I  la  Capitulo:^;  |  Incipit  Liber  |  Primus  -  I  -  -  I  -  .  |  Au  recto  du  f.  149,  col.  l  :  Explicit  qntus 
ac  lotus  1  formicari)  liber  iuxta  edi  l  còej  frìs  Joh'is  Nider  fa  |  ere  theologie  pfcflToris  |  c\imij  ^  vitJ  Ipc  con- 
cilij I  Dftàcièlìs  balilienlifqj  ]  duxit  ì  hùanis  feliciter  -  |  -  (  Le  verso  est  blanc. 

Superbe  exemplaire,  avec  tcmoins,  d'une  des  plus  ancicnnes  impressions  de  Cotogne.  Lentier  volume  est 
d'une  fraìchcur  admirablc.  Sur  la  prem.  page  une  Initìalc  peinte  en  rouge. 


HEIDELBERG    —    KOl.N  241 


Fr.cent. 


Heinrich  Quentell    (1479-1506). 

226.  Albertus  Magnus,  Sermones  xxxii.  |  aurei  venerabilis  diìi  Alberti  | 
magni  Epifcopi  Ratifponenfis  de  facrofancto  Euchariftie  |  facramento  .'.  | 
(A  la  lin  :)  C  Expliciùt  fermones  de  fa-  |  cramèto  corpis  Z  fanguìs  dfii.  |  a 
venerabili  doctore  Alberto  |  magno  editi.  accuratitTima  q"^  |  corretòe  cu 
infertòe  fermonis  |  xxij.  (sic)  (qui  in  pus  impllìs  defece  |  rat)  Colonie  im- 
pèlìs  Hèrici  |  Qiientell  Imprefli.  Anno  fcj  |  dfli.  (sic)  M.cccc.xcviij.  |  (1498) 

in  4.°  Avec  une  belle  fig.  grav.  s.  bois  s.  le  titre.  Cart.  [Hain  *454].  40. 

45  ff.  n.  eh.  et  I   f.  bl.  (sign.  a-h)  Caract.  goth.  :  46  lignes  et  2  co!s.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  sous  l'intitulé  cité  un  beau  bois  légèrement  ombre,  114  s.  86  mm.  :  la  Vierge  et 
Ste.  Anne  tiennent  entre  elles  l*enfant  Jesus;  au  dessus  d'elles  le  St.  Esprit;  à  leurs  pieds  les  armes  de  la 
ville  de  Cologne  ;  aux  còtés  Si.  Jean  TEvangéliste  et  St.  Jean  Baptiste  debout.  Le  verso  est  blanc  Le  se- 
cond  f.  (préface)  manque.  Le  te\te  commence  au  recto  du  3.  f.  :  Sermo  Primus  |  De  tribus  caufis  indi  ]  tu- 
lionis  Thema  ppri-  1  um  vel  generale  |  li  finit  au  recto  du  f.  45,  par  l'impressum.  .\u  verso  ;  Notula  et  doc- 
trina  [  multum  vtilìs.  |  .\u  recto  du  dern.  f.  :  Tabula  [  Tabula  huius  opis  |  hreuis  £  multum  vtilis  |  Incipit 
felicitcr.  I  Au  verso  ;  Operis  huius  tabula  1  finit  feliciter.  | 

Livret  rare.  Peu  taché  d'humidité  et  court  de  marges. 

227.  S.  Bernardus.  Floretus  in  fé  otinens  fa  |  ere  theologie  t  canonù  flores 
ad  gaudia  paradifi  tìnali  |  ter  eos  (qui  i'e  in  illos  exercitauerint)  perducen- 
tes  I  S.  1.  ni  d.  (Coloniae,  Henr.  Quentell)  Avec  un  beau  bois  s.  le  titre. 
Cart.   [Hain  "29121.  50. 

56  ff.  n.  eh.  (sign.  a-i).  Caractères  gothiques  gros  et  petits,  35  et  45  lignes  par  page. 

L'intitulé  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.  ;  en  dessous  :  St.  Grégoire  dans  une  cellule  cnseignant  des  en- 
fants  ;  beau  bois  ombre,  avec  l'inscription  sur  une  banderole  :  Accipies  tanti,  doctoris  dogmata  fancti.  |  Au 
verso  :  Prohemiiì  Floreti  |  (  )  Go  flos  campi  Cantico;^  fectido.  flores  vt  di  |  cit  ....  Le  texte  du  poème  com- 
mence au  recto  du  f.  2  :  (  )  Ornine  floretus  liber  incipit  de  bona  ceptus  [  ....  .\u  recto  du  f.  56;  Explicit 
liber  floretus  ]  Sancti  bernardi.  |  Le  verso  est  blanc. 

Très  bel  esemplaire,  d'une  fraìcheur  remarquable. 

228.  Gorichem,  Henricus  de.  TRactatus  co-  |  fultatorij  veneràdi  ma  |  gilìri 

Henrici  de  Gorychum  artium  et  ]  facre  theologie  ^fefforis ]  vniuerll- 

tatis  Colonieniìs  vicecancellarij  ac  Burfe  Mon-  |  tis  gymnalìarchi  primi, 
quib'  nonnulle  latebrofe  quefliones  circa  quorùdà  Bohemorù  |  nefarios   er- 

rores demòdrant"   et    in    lucè   detegùtur  |  aurore  ....  (A    la    fin:)   (E 

Explicit  tractatus  tripartitus  Magiftri  Henrici  |  de  Gorychù  còtra  Huyffìtas 
Z  fcifmaticos  Bohemos  |  ....  Im-  |  preffus  Colonie  in  magiftrali  Officina 
pie  memorie  |  Henrici  Quentel.  pdie  idus  Apriles.  Anno  fupra  Ju  |  bileum 
tercio.  I  (1503)  in  4.°  Avec  quelques  belles  initiales  goth.  Cart.  avec 
témoins.  40.- 

Titre  et  Ixxxv  ff.  eh.  Caract.  goth.,  à  2  cols.  par  page. 

Un  des  plus  anciens  ouvrages  contre  les  Hussites,  dont  le  dernier  chapitre  traite  "  De  temerario  iudicio 
Huyflìtarum  circa  poteftatem  pape.  »>  —  Trcs  bel  exemplaire  de  la  seule  édition  connue. 

CORNELIS    VAN    ZlERlKZEE    (1489). 

229.  Elegantiarum  XX  praecepta.  Elegantia^  viginti  precep  |  ta  ad  per- 

pulchras  còficien  |  das  epiftolas.  |  S.  1.  ni  d.  (Coloniae,  Cornelis  van  Zie- 
rikzee,  ca.    1490)  in  4."  Cart.  [Cop  nger,  II.  nro.   2152].  30.- 

II  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl    (manque)  (sign.  A.  Bl  Caract.  goth.,  3S-3Ó  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  porte,  en  gros  caract..  l'intitulé  eité  ;  le  verso  est  blanc.  Le  texte  commence  au  recto 


242  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


du  sec.  f.  (Aij)  :  I  1  D  coficiendas  elegà  j  ter  epiftolas  pauca  fcìtu  digniiTinia  ....  Au  redo  du  f.  li.  cn  bas  ; 
Elegantia^  precepla  vigin  |  ti  finiunt.  |  Le  verso  est  blanc. 

Impression  allemande  de  la  plus  grande  rarcté.  Exemplaire  tachc  d  eau  et  pcu  piqué  de  vers 

Sans  nom  de  l'imprimeur. 

230.  Albertanus,  Causidicus  Brixiensis.  Ars  loquèdi  et  !  tacendi  |  (A  la  fin:) 
Hxplicit  liber  de  doctrina  loquendi  Z  tacendi  ab  Alberta  |  no  caufidico 
Brixienfi  ad  inltructionem  tiliorum  luorum  còpolltus  ImprelTus  ac  tinitus 
Colonie.  Anno  Domini.  |  vìrginalis  partus.  Millefimo  quadriugenterimo  (sic) 
fuper  no  |  nagellmum  feptimo.  ;;.  |  (1497).  in  4.°  Cart.  [Hain  *4i2].  40. 

12  ff.  (dont  le  dernier  blanc)  sign.  A,  B,  Caractèrcs  goih,  ;  34  à  36  lignes  par  page.  Le  titre  en  gros  ca- 
ractères  au  recto  du  l.  f..  le  verso  blanc.  Le  texte  commence  au  redo  du  2.  f .  :  Compendiofus  tractatus  de 
arte  loquendi  t  tacendi  mul  |  tum  vtili$.  |  Il  fìnit  au  verso  du  il.  f.,  lign.  7  :  at  perucnìre.  Amen.  |  Suit 
rimpressum  cilé.  Le  dernier  f.  blanc. 

Bon  e>cmplaire  rubriqué. 

2  3i.Gouda,  Guilelmus,  ord.  min.  Expolìtio  mvfterioru^  |  miffe  2"  verus  mo- 
dus I  rite  celebrandi.  |  (A  la  fin  :)  Tractatulus  fratris  Guilhelmi  de  Gouda. 
or  I  dinis  mino:»:  de  obferuantia.  de  expotìtòe  miffe  |  Z  de  modo  celebrandi 
finit  feliciter.  ImprelTus  \  Colonie  cuilibet  lacerdoti  lume  neceffarius.  |  (S.  d.) 
in  4."  D.-vél.  [Copinger  11.   no.   -759].  50. 

17  ff.  n.  eh    et  1  f.  bl.  (sign.  A-C)  Caractères  gothiques  ;  37  lignes  par  page. 

L'intilulé  imprimé  cn  gros  caract.  goth.  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.  Le  tele  commence  au  verso  du 
prem.  f.  :  Tractatus  de  expolìtòe  mille  Edìl*  a  fratre  Guilhelmo  |  de  gouda  ordinis  mino^.  de  obferuantia 
felicit'  incipit.  |  Il  finii  au  verso  du  f.  17,  1.  22.  En  dessous  T  impressum. 

Editìon  fon  rare  et  qui  ne  ressemble  à  aucune  de  celles  que  Hain  a  decriics.  Bel  exemplaire  ;  quelques 
notes  à  la  maln. 

232.  Seneca,  L.  Annaeus.  Incipit  liber  fenece  de  remedijs  fortuitorù  :  (A 
la  fin:)  Annei  lucij  Senece  de  remedijs  |  fortuitorum  liber  explicit  '•  |  S. 
I.  ni  d.  (Coloniae,  ca.    1480)  in  4.**  Cart.  [Hain  *i4655].  60. 

8  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.,  27  lignes  par  page 

Au  recto  du  prem.  f.,  en  haut  :  [  1  Vnc  lìbrù  compofuit  Seneca  nobiliffim"  |  oralor  ad  Gallioncm  amicum 
fuum  con  [  tra  omnes  impetus  et  machinamenta  fortune.  |  fccil  autem  illum  fub  dyalogo  vt  fil  fcnfus  con  l 
querens  et  racio  confortans.  Liber  autem  irte  et  |  fenfuum  maieftate  et  eloquij  claritale  et  fenten  I  ciarum 
brcuilate  refulget*-  |  Puis  l'intìtulé  cité.  Au  verso  du  f.  S,  1.  13-U)  !e  colophon  citc. 

Bel  exemplaire  rubriqué  dune  impression  rare  et  curieuse. 

KRAKOW  (1475). 

2  33.Acta  et  Constitutiones  Svnodi  provincialis  Gneznensis  provinciae, 
a.  d.  1577,  die  19.  m.  maii  habitae  et  celebratae.  Cracoviae  1578.  in  4." 
Avec  simple  bordure  de  titre.   Br.  25. 

24  ff.  n.  eh.  Livret  trcs  rare,  signé  par  lacbus  Vchaiishì.  archevcqiic  de  Gncscn.  Pcu  lachc  d'cau  ci  fa- 
tigué.  mais  compiei. 

234.  Carncovius,  Stanislaus,  episc.  Wladislaviensis  et  Pomeraniae.  Ad 
Sereniss.  Principem  Hctiricum  Dei  gratia  regem  Poloniae  etc.  et  proceres, 
Catliolicorum  nomine,  de  tuenda  unitate  fidei  oratio.  Cracoviae,  in  coro- 
natione  regis  Henrici,   1574.  in  4.°  Avec  simple  bordure  de  titre.   Br.  25. 

3Ó  ff.  n.  eh.  Livret  singulièrcnieni  rare    Pcu  laché  d'cau  et  futigué.  mais  complct. 


KRAKOW  —  LEIPZIG  —  LODI  243 


Fr.cem. 

2-^5.  Petrus  Cracoviensis.  Celeberrimi  viri  domini  |  petri  artiù  et  medi- 
cinariim  doctoris  Craco  |  uienfis  Còputus  Ecclefiafticus  l'Aftrono  |  micus 
vniuerfis  Scholafticis  t  viris  eccle  |  fiafticis  non  minus  vtilis  145  neceffarius 
In  I  cipit  feliciter  |  (A  la  fin  :)  Explicit  Computus  Cracouienfis  Anno  na- 
tiuitatis  I  dnice  qngenterimoprìo  Mentis  Martij  vicelìmoqnto  |  S.  I.  (Craco- 
viae   1501.)  in  4.°  D.-bas.  100.  — 

IO  ff.  n.  eh.  (Sign.  A,  B)  Caracl.  goth.  '^7  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  i'intitulé  cité  ;  au  verso  :  Prologus  in  computum  Ecclefiafticum  |  .  Le  textc  com- 
mentre  au  recto  du  2.  f.  :  Capitulù.  i.  de  ciclo  lunari  I  II  finit  au  recto  du  f.  io,  en  bas,  par  l'impressum 
cité.  Le  verso  est  blanc. 

Impression  eMrèmemcnt  rare,  non  citée  par  auciin  bibliographe.  M.  Pti/ijer,  p.  ex.,  ne  connait  aucune 
impression  cracovienne  de  Tannée  1501. 

LEIPZIG  (1481). 

236.  Hesiodus.  Opera  quae  quidem  extant  graece,  e.  interpret.  latina  e  re- 
gione. Adiectis  iisdem  latino  carm.  elegantiss.  versis,  et  Genealogiae  deo- 
rum  a  Pylade  Brixiano  descriptae,  libris  V.  Access.  Herculis  scutum  doctiss. 
carmina  a  Ica.  Ramon  conversum.  Lipsiae,  Johannes  Rhamba,  1577.  in  8.° 

Rei.  en  peau  de  truie  orneni.  à  fioid.  15. — 

Peu  bruni. 

237.  Hundt,  Magnus.  Antropologium  de  hominis  natura,  dignitate  et  pro- 
prietatibus.  Per  i\Iagnum  Hundt^  parthenopolitanum,  ingenuarum  artium  ma- 
gistrum  in  gymnasio  Liptzefi.  (A  la  fin  :)  Impreffum  et  finitù  eli  hoc  j 
Opus  Liptzick  per  Baccalariiì  Vi'olfgangù  (Sfockel)  Mo  |  nacenfem  Anno 
noflre  falutis.  M.CCCCC.i.  |  (1501)  in  4."  Avec  plusieurs  curieuses  figures 
anatomiques  et  la  marque  tvpograph.  à  la  fin.  Cart.  50. — 

124  IT.  n.  eh.  [Chotilant  et  Graeasi  :  120  fF.  !)  Caract.  goth.  (sign.  A,  A-U)  Le  texte  est  précède  de  4  ff. 
de  table.  Ouvrage  fort  interessane  et  recherché  à  cause  de  ses  figures  anatomiques  qui  comptent  parmi  les 
plus  anciennes  et  priraitives.  Il  se  trouve  bien  rarement  compiei.  (Voir  Choulant,  Analom.  Abbildgn.  p.  23- 
24)  Aussi  à  notre  exemplaire  manquent  les  fF.  5,  fì,  12,  46,  66,  75  et  76  (soit  les  sign.  A  I  (titre),  2,  K, 
G  6.  L  2,  M  5  et  6),  de  sorte  qu'il  ne  contieni  que  deux  grandes  figures  :  le  corps  de  l'homme  avec  la 
désignation  de  ses  parties  et  la  main  avec  les  lignes  chiromanliques.  Nombreux  petils  bois  des  organcs  in- 
térieurs  et  exiérieurs.  —  Les  marges  soni  couvertes  de  notules  manuser.  du   premier  possesseur. 

238.  Tractatus.  Tract.atus  de  |  arte  oratoria.  |  (A  la  fin  :)  Imprellum  Lipt/.k  per 
Jacobù  Than  |  ner  Herbipolèfej  Anno  dni  1501.  |  in  4."  Avec  la  marque 
typogr.  s.  fond  noir.   Br.  15. — 

8  &.  non  eh.  Caraclcres  golhiques.  Les  grandes  marges  sont  couvertes  de  notules  manuscrites  d  un  con- 
icmporain. 

*LODI  (1584). 

239.  Genaro,  Francesco.  Nella  creatione  del  Rev™°  et  111.  Mons.  Gio.  Iacopo 
Dà'Jo,  vescovo  di  Crema,  oratione  di  Fr.  Genaro.  Alcune  rime  dell'istesso 
nel  fine.  In  Lodi,  appr.  Vincentio  iTaietto,  1584.  in  4.°  Avec  la  marque 
tvpograph.  Cart.  25. — 

l^  ff.  n,  eh.  Caracl.  ronds.  Suivant  Falkenstein,  Cottoli  et  Deschamps  (col.  712)  l'imprimerie  de  Lodi  ne 
saurait  guère  ètre  reportée  au-delii  de  l'annce  15*^7.  —  Ln  voici  une  impression  antérieure. 


244  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cent. 

LONDON  (1474). 

240.  Vesalius,  Andreas.  Compendiosa  totiiis  anatomiae  delineatio,  aere 
exarata  :  per  Thomam  Geminuni.  (A  la  fin  :\  l.ondini  in  officina  Ioanni 
(sic)  Herfordie  :  Anno  Domini.  1543.  Mense  Octobri  :  j  gr.  in-fol.  Avec  40 
grandes  et  belles  planches  grav.  en  t.-d.,  initiales  figurées.  Reliure  origi- 
nale, veau  pi.,  tìl.,  coins  et   milieu  dorè  (stvle    Fliiahcth).  75. — 

Tilre  grave  (minquet  41  £F.  a  3  cols.  par  page  et  40  planches.  —  Cctle  édition,  une  imitation  de  la  pre- 
mière de  Vesalius  est  précédce  dune  cpilre  dédicatoire  du  graveur  Thomas  Geminus  (Twin  ?t  de  Leeds  au 
roi  Henri  Vili.  Elle  est  d'une  rarcté  exceptionnelle  et  fort  remarquable  parce  quelle  contient  les  premièrcs 
gravures  en  taille-douce  qui  furent  exéculées  en  Anglelerre.  Ces  figures,  dans  la  manière  de  Hogenherg,  soni 
très  bien  dessinées  ;  nous  signalons  p.  ex.,  celles  d'Adam  et  d'Ève.  —  Exemplaire  regie,  peu  use, 

241.  Wakefield,  Robert.  ROBERTI  VVAKFELDl  |  facramm  literarum  prò- 
feffo-  1  ris  eximij  Regijq^  facellani  |  fyntagma  de  hebreo-  |  rum  codicù  in- 
cor-  I  niptione.  ]  Item  eiuldem  Oratio  Oxonij  ha-  |  bita,  vnacum  quibufdam 
alijs  le-  I  ctu  ac  annotalu  non  indignis,  \  S.  1.  ni  d.  (Londini,  per  Wvnkin 
de  Worde,  ca.  1530).  in  4."  Avec  un  bel  encadrement  de  titre,  jolies  init. 

et  la  grande  marque  de  l'imprimeur.  Vél.  200. — 

42  ff.  n.  eh.  Caract.  ronds  et  ìial.  La  bordure  composte  d  ornemenis.  d'animaux  eie.  fait  voÌr.  deux  fois, 
le  monogr  de  Wynkyn  de  Worde  dans  un  écusson.  Au  verso  du  dern.  f.  un  grand  bois  ombre  et  vermoulu, 
121  s.  89  mm.  :  les  armes  royales  d'Angleterre  :  en  haut  et  en  bas  une  sentence  lirée  de  l'Eccléslastique. 

Ce  livret  inconnu  à  Panzer,  Graesse  et  a  la  plupart  des  bibliographes.  fut  écrit  par  le  célèbre  orienlaliste 
d'Oxford  en  défense  du  roi  Henri  Vili.  Il  y  prouve  que  les  premièrcs  noces  du  roi  pourraient  èlre  divor- 
cées,  et.  pour  faire  voir  la  fausse  autoritè  papale,  il  cite  les  Inix  maltìmoniales  de  l'Anc.  Test,  dans  leur 
lextc  originai.  Q.uelques  caraclères  hébreux  et  arabes  sont  gravés  s.  bois  dans  le  tcxte.  —  Bel  exemplaire. 

LOUVAIN  (1474). 

Johannes  de  Westphalia  (1474-96). 

242.  Martialis,  M.  Valerius.  Epigrammatum  libri  XV.  S.  1,    ni    d.  in  4.'' 

Rei.  orig.  d'ais  de  bois,  dos  de  veau  iHain    10807].  200. — 

180  ff.  n.  eh.  fsign.  a-s.  — )  Beaux  caract    go:hiques;  32  lignes  par  pa^c. 

Le  prem.  f.,  qui,  sur  son  verso,  doit  conlenir  l'épìtre  de  Pline.  manque  à  notre  exemplaire.  Au  recto  du 
f.  2:  M.  Valerli  Vartialis  EpigràmatÒ  Liber  pm'.  !  In  Amphitheatnim  Caefarìs.  |  |B1  ARBARA  Pyramidum  | 
filcat  miracula  memphis  :  |  ....  Au  verso  du  f.  178:  ....  1  Criftataeqj  fonant  vndique  lucis  aues.  |  Finis.  ]  A 
la  page  opposee  :  Vita  Martialis  in  commentarios  quos  Do-  |  miiius  Calderinus  cjidit  |  [m]  Arcus  Valerius 
Martialis  in  hif-  |  pania  bilbilim  patriaj  habet....  Cette  vìe  finit  au  recto  du  f.  180,  1.  14-ls:  ....  in  vnum  | 
tandem  librum  redacla  fuiffe.  |  Le  verso  e^t  blanc. 

Q.uoique  les  caractères  gothìques  de  cete  impression  fori  rare  ei  curìeuse  ne  soient  pas  exactement  les 
mèmes  dont  se  ser\'ic,  en  1477,  Vindclin  de  Spira,  pour  son  Dante,  il  y  a  bien  peu  de  dìfférence.  et  l'opi- 
nion de  Morelli,  Cat.  Pinelli  II.  p  348  et  de  BarnarJ,  Cat.  Georg.  III.  n'esi  pas  absolument  à  rejeter.  En 
toul  cas,  le  volume  nous  paraìt  ptutót  d  orìgine  italienne  que  flamande.  //jvi  et  Gratssc  l'atiribucnt  à  Joh. 
de  Westphalia  de  Louvain. 

Kon  exemplaire  sur  papier  très  fort,  grand  de  marges,  avec  bcaucoup  de  tcmoins.  (^a  et  la  peu  bruni 

LUCCA  (1482). 

243.  Boccaccio,    Giov.    Urbano.  Opera    giocondissima  di   nuovo  revista    da 

AViT.   Graniuci.  Lucca,  Vinc.  Busdrago,    1562.  pet.  in  8."   \é\.  20. — 

Pièce  rare,  qu'on  attrìbue  à  lort  au  Boccace.  L'auteur  élail  vraisemblablcmcnt  Giov.  Buo'isignori  de  Città 
di  Castello. 


LONDON  —  LOUVAIN  —  LUCCA  —  LYON  245 

Fr.cent. 

244.  [Lucca]  LVCENSIS  |  CIVITATIS  STATVTA  |  NVPERRLME  CA  ! 
SUGATA,  I  ET  QVAM  ACCVRA  |  TISSIME  |  IMPRESSA.  ]  (A  la  lin  :) 
Leges    has   Municipales,  feu    Lucenfis    Ciuitatis   Statata  Ioan-  |  nes   Baptifta 

Phaellus  Bononienfis  |  Lucenfi  AerepublicoLucae  impreffìt |  MDXXXIX.  | 

CaL    Martiis.  |  (1539)  in  foL  Avec  une  très  belle  bordure   de   titre   et  les 
armes  de  la  ville,  grand  bois  à  la  fin.  Vél.  dos  dorè.  75. — 

4  ff.  n  eh.  et  CCCXXXIX  IT.  eh.  Caract.  ronds.  La  bordure  se  compose  d'arabesques  sur  fond  rayé,  A 
la  fin  un  grand  bois,  245  s.  177  mm.  :  Les  armes  de  la  ville  de  Lucca  soutenues  par  deus  ^^utli.  —  Belles 
initiales  sur  fond  noir.  Fort  bel  exemplaiie  grand  de  margcs. 

244".  —  Autre  exemplaire.  Cart.,  fa  et  là  légèrement  taché  d'eau,  avec  beaucoup 

de  notes  marginales  manuscr.  60. — 

245.  Nobilius,  Flaminius.  De  honore,  ad  Franciscum  Medicem  Fiorentino- 
rum  et  Senensium  principem  liber.  Lucae,  apud  Vincentium  Busdragum, 
1563.  in  4.°  D.-vél.  IO. — 

63  pp.  >f.  Graesse,  qui  cite  deux  autres  ouvrages  du  mème  auteur,  n'a  pas  connu  ce  petit  traité  extrème- 
ment  rare. 

246.  Razzi,  Serafino,  o.  S.  Doni.  La  storia  di  Raugia.  Scritta  nuovamente  in 
tre  libri.  In  Lucca,  per  Vincentio  Busdraghi,  1595.  in  4.°  Avec  un  bel  en- 
cadrement  de  titre  et  la  marque  typograph.  grav.  s.  bois.  D.-vél.  50. — 

2  ff.  n.  eh.,  184  pp.  et  6  fF.  n.  eh.  L'ouvrage  est  dédié  aux  gouverneurs  de  Ragusa.  A  la  fin  une  épitre 
à  l'archid'acre  de  cette  ville,  Maurilio  Bitcckìj,  et  un  poème  latin  «  Descriptio  Ascriviensis  urbis  (Cat- 
taro)  per  D.  Joaniiem  Boihim  de  Boliris,  nobilem  Catharensem,  ad  Hdiam  Zdgurittm.  coneivem  suuni,  »  — 
Ouvrage  fort  rare.  Bon  exemplaire. 

247.  Speroni,  Sperone.  Canace,  Tragedia.  Giuditio  sopra  la  Tragedia  di 
Canace  et  Macareo  con  molte  utili  considerationi  circa  l'arte  tragica  et 
di  altri   poemi.  Lucca,  per  Vincentio  Busdrago,    1550.   2   pties.  en    1    voi. 

in  8.°  Avec  une  curieuse  bordure  de  titre  et  2  marques  typographiques.  Vél.     io. — 

95  ff.  eh  et  1  f.  bl.  Caraet.  ital.  La  marque  de  l'imprimeur,  un  dragon  avec  la  tète  d'un  vieillard.  se 
trouve  aussì  sur  la  bordure,  bois  grossièrement  dess.  et  ombre, 

LYON  (1476) 

Johannes  Trechsel  (i488-q8). 

248.  Ferrerius,   S.   Vincentius,  s.  de   Valentia,  ord.  Praed.   Sermones 
fancti    Vincenti]    fratris    ordinis  |  predicatorum    de    tempore    Pars    hyema 
lis.  I  —  Sermones  fancti  Vincenti]  fratris  ordì  |  nis  predicatomi  de  tpe  Pars 
eftiualis  I  —  Sermones    fancti    Vincenti]     fratris  |  ordinis    predicatoru    De 
fanctis.  I  (Lugduni,  per  Johannem  Trechsel,    1493.)  3  pties.  en  1  voi.  in  4.° 

Veau  pi.  ornem.  à  froid,  dorè  s.  le  dos.  [Copinger  2471].  50. — 

208  ff,  n,  eh.  et  2  ff.  bl.  (sign.  (l,  a-z,  Z,  3)  255  ff.  n.  eh.  et  1  f.  bl,"(sign.  1,  aa-zz,  AA-HH)  135  ff.  n. 
eh,  et  I  f.  bl,  (sign.  à,  AAA-Q,Q.Q.)  Les  ff,  bl,  de  la  II'  et  de  la  IH"  ptie,  manquent,  Petits  caraet  goth.  ; 
53  lignes  et  2  cols,  par  page. 

I.  Au  recto  du  prem.  f.  Tintitulé  cité  ;  le  verso  est  blanc,  Au  recto  du  2,  f.  ;  Incipit  tabula  ì  fermones  | 
fancti  vincenti)....  Au  recto  du  f  10:  Et  tantum  de  tabula  huius  partis.  |  Après  une  page  bl.  suit  le  eom- 
mencement  du  texte  :  Diìica  prima  in  aduèlu  dfii  Sermo  I  1  Au  verso  du  f,  208  ;  Diuini  verbi  preconis  et 
predicatoris  :  fa-  |  creqj  theologie  pfelToris  eximij  feti  Vincen  |  tij  confefforis  diui  ordinis  predicatorum  fer  | 
mones   validifTiini    temporis  hyemalis    Fi-  |  niùt,  ImprelTi    Lugduni,  Anno   incarnatòis  {  diii.  M.ccccxciij.  |  — 


246  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ccnl. 


II.  Au  verso  «iu  tìtre  il  y  a  une  lettre  à  longues  lignes  :  Epiftola.  |  B.  halTeU  Jubanni  Xìcholaì  Vercnlìs  fa- 
crarum  artium  l  theologicarum  pfelTori.  Satutem  plurìmam  dicit.  |  La  lable  cotnprend  7  fT.  Le  colophon,  au 
verso  du  f.  255  ne  fait  pas  mentìon  ni  du  lieu  ni  de  rimprìraeur.  —  111.  À  la  fin  de  cetle  panie  se  trou- 
veni  4  disdques  co  honneur  de  l'imprimcur  TrcchseL  puis  la  daie  :  Anno  .M.cccc.xciij.  Teriio.  Kaì'.  Mayas.  | 
el  la  marque  t)'pigraph.  tiree  en  rougc. 

Hdìtion  fort  rare,  tout  à  fai(  inconnue  à  Hain.  Bel  cxcmplaire  avec  quelques  nolules  manu!»cr. 

248".  Ferrerius,  S.  Vincentius,   s.  de  Valentia.  Autre  exemplaire  de  la 

melile  édition.   Pars  hiemalis  et    estivalis.   En    i    voi.  in  4."  Cart.  30. — 

Bon  exemplaire,  fon  bien  consen'c. 

241).  Ockam,  Guilielmus,  ord.  Min.  Quaestiones  et  decisiones  in  \\  libros 
Sententiarum  cum  Centilogio  theologico.  1 A  la  fin  :)  Finis  centilogij  theolo- 
gici.  .VI.  Guilhel  I  mi  de  ockam  diligenter  imprelTi  per.  .VI.  .Io-  1  hannem 
Trechfel  alemanù.  Liigduni.  Anno  |  diìi.  M.cccc.xcv.  die  vero  nono  nouem- 
bris.  I  {1495)  pet.  in  fol.  2  pties.  en  i  voi.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois 
[Hain  *ii942].  75.— 

24,  414  et  16  IT.  n.  eh.  (sign.  I-;;,  a-z.  aa-hh,  A-X.  AA-BB.)  Caraclcrcs  goihiques  :  53  ligncs  ci  2  cols. 
par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  contieni  rìntitulé  de  la  lable:  Tabule  ad  diuerfas  huiu<  nperis  \  magiftrì  Guilhelmi 
de  ockam  fup  |  quattuor  libros  fnìarù  ànotatòes  et  ad  cètilogij  iheologici  eiufdcm  |  còclufiones  facile  rcpe- 
riendas  ap-  [  prime  conducibiles.  |  —  Au  verso  l'cpitre  dedicai  :  Religiolillimo  alq;  dociinìmo  viro  diio  Jo- 
hàni  Triiemio  Abbati  fpanhemeii.  decori  |  atqj  piidio  fuo  dulciflìmo  ?  in  pmis  vcneràdo  Jodoc'  Badi'  afcè- 
fius  falutè  dicil.  I  datée  :  Ex  Lugduno  galliarù  ad  fexlù  idus  nouèbrias  ani  hui".  M.CCCC.xcv.  |  f.  24 
recto:  Finis  vtriufqj  labule  huius  opsris.  |  Deo  gratie.  |  Le  verso  est  blanc.  Le  texle  commencc  à  la  téle  du  f. 
eign.a  :  Argutiflìmi  atq^  ingcniofiflìmi  tà  philofophicarù  '  q' theologìcarìi  dìfhcultatG  difqfìtoris  magri  Guilhel  | 
mi  de  ockà  anglici  ;  fup  qualtuor  libros  fentetiarù  fub-  |  tililTime  queftiòes  .  .  etc.  f.  314  recto:  Imprcffum 
eft  autem  hoc  opus  Lugduni  p  |  M  Johannè  trechfel  alemànum  :  virìi  huius  1  arlis  folertìlTimum.  Anno  domni 
noftri.  M.  I  CCCC.xcv.  Die  vero  decima  mèfis  nouèbris  ]  Laus  omnìpotenti  deo  1  Suit  la  marque  lypogi'a- 
phìque,  un  ép'Iogue  en  vers  *'  Ad  Icctores  .,  el  le  petit  Regìftrum  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  sign.  AA  ; 
Centilogij  theolooici  magiftri  Guilhelmi  de  ockà  |  oèm  ferme  theologià  fpeciilattuà  fubcètù  scUifionib'  I  vii  nome 
fumpHl  :  fubtililTìme  còplectètis  :  pfatio  Tc"pit  |  .  Nous  avons  cité  plus  haut  la  souscriptiun  qui  se  trouve  au 
recto  du  f.  16»  doni  le  verso  est  blanc. 

230,  Tornamira,  Johannes  de.  Incipit  clarificatoriù  iohfuiif  de  tornamira  ! 

luper  nono  almiforis  cu  textu  ipfius  Rafis.  |  (A  la  fin  :) implTum  lugd.'  p 

Johànem  trechfel  |  alemanù  artis  imprefforie  magfm  Anno  nfe  fa  |  lutis 
Millelìmoquadringètelìmo  nonagefimo  |  die  yo  deciniafeptima  nièfis  Junij 
finit  felicitar.  I  (1400)  in  4."  Avec  la  marque  typogr.  iniprimée  en  rouge. 
Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  peau  de  truie  jolim.  gauftré,  [Hain  *  1 5  5  5  i  ].    60. — 

Titre,  CLIX  ff.  eh.  et  2  fi",  n.  eh.  (sìgn.  a-t)  Caractères  goth.  gros  et  petits  ;  36  et  51  lignes  et  2  cols.  par 
page. 

Le  prem.  f.  n'a  que  le  titrc  ciié.  le  tcxte  commence  à  la  lète  du  f.  I.  :  G  Jncipit  clarificatoriiì  Joh'ìs  d'ior- 
namira  de  |  cani  pc!ari  ftudij  mòtifpeiTulài  ì  fpccralòe  cura  [  (òis  morbo!^'....  La  souscription  et  la  marque 
se  trouvcnt  au  verso  du  f.  139.  Le  f.  suiv.  est  oecupc  de  la  table.  et  le  dern.  f.  porte  sur  son  recto  une 
épìlre:  Rcuerèdo  diìo  ac  mgi^o  mgfo  Cornelio  vìirificis  de  gocs  artiù  £  1  medicine  doclori  Joh'es  dt  lalanda 
Salute  plurima  dicit.  |  Le  verso  de  ce  f.  est  blanc. 

Imprcssion  peu  commune.  L'cxemplaire,  doni  les  marges  soni  couvcrtes  d'ancicnnes  notes  intéressantes,  est 
piqué  de  vcrs  au  commcnccmcnt. 

251.  Turrecremata,  Johannes  de.  Sùmc  de  ecclefia  domini  |  Joannis  de 
Turrecremata  :  cardinalis  fanctì  Sixti  j  vulgo  nuncupati  repertorio  feu  tabula 
alphabetica  |  (A  la  fin  :)  Expliciunt  tiorcs  fententiaiaij  beati  Tho  |  me  de 
aquino  de  auctoritate  fummi  pòtiticis  |  collecti  per  magiltruin    Johannè   de 


LYON 


347 

Fr.cent. 


turrecre  |  mata  in  concilio  bafilieii.  Anno  domini.  Mil  |  lefimo  quadringen- 
tefimotrigellmoleptiroo  :  I  Ordinis  fratrù  pdicato^  l'acri  apoftolici  pala-  | 
tij  magiftrù.  Impreffi  aùt  Lugduni  p  Ma  |  giflruj  Johannem  Trechfel.  Anno. 
M.cccc.xcvi.  die  vero.  xx.  nienfis  Septembris.  |  Deo  gnitias.  |  (1496)  pet. 
in  fol.  Avec  la  marque  typograph.  s.  fond  noir.  Veau  pi.  [Hain  *i5732].  100. 

270  ff.  n.  eh.  dont  le  3.  el  le  262.  (blanc)  manquent.  Caract.  goth.,  55  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  piem,  f,  l'imitulé  cité  ;  au  verso:  Illuflri  fané  atq;  apprime  dodo  longeq-  honorando  viro 
diio  fuo  diio  Ludouico  Pot  Torna  |  cenfi  epo  digniffirao  Jodoc  '  Badi'  Afcèfius  cu  orni  modeftia  ac  veneratSe 
felicitate  dicit.  |  La  lettre  porte  la  mème  date  que  l'iinpressum  cite'.  Suil,  f.  3-6,  la  table  Le  texte  commence 
au  recto  du  f.  7,  et  fìnit  au  verso  du  f.  261,  suivi  d'un  impressum  (20  sept.  I-tgS,,  du  regislre  et  de  la 
marque  typograph.  avec  les  initiales  I  T  sur  fond  noir.  Au  recto  du  f.  263  :  Tractaius  còpendiofiffimi  fep- 
tuagintatriù  queflio-  [  nij  fup  ptàte  t  auctoritate  papali  ex  fentètijs  feti  Tho-  1  me  colleclarù  per  mgi^m  Jo- 
hànem  de  turrecremata  or-  [  dinis  pdicato*^  ad  Julianù  cardinale  incipit  prefatio.]  Au  recto  du  f.  270  l'im- 
pressura  cité  plus  haut.  Le  verso  est  blanc. 

252.  Verdena,  Johannes  de.  Sermones  Dormi  |  fecure  dominicales.  ]  —  Ser- 
mones  de  fan  |  ctis  dormi  fecure.  |  (A  la  fin  :)  Sermones  dormi  fecure  de 
fanctis  Im  |  prellì  Lugduni  per  Johannem  trechfel  ale  |  manum.  Anno 
domini.  M.ccccxcv.  die  ve-  |  ro  quarta  menfis  Februarij  finit  feliciter.  | 
(1495)  in  4."  Avec  la  marque  typograph.  s.  fond  rouge.  Cart.  80.- 

79  ff.  n.  eh.,  1  f.  bl.,  7  ff.  n.  eh.,  I  f.  bl.  et  tl8  ff.  n.  eh.  (sign.  a-k,  A-Q.  |  Petits  caraet.  goth.  ;  53 
lignes  et  2  eols.   par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intilulé  cité  d'abord  ;  le  verso  est  blanc.  Au  verso  du  2.  f.  (sign.  aij)  :  Tabula  al- 
phabetiea  |  Au  recto  du  3.  f.  :  Explicit  tabula  fermonum.  1  Le  verso  est  blanc.  Le  texte  commence  au  recto 
du  f.  4  :  Diiica  prima  aduentus  fermo  I  |  Sermones  driieales  cu?  expofitionibus  |  eùangeliorù  p  annù  fatis  no- 
tabiles  t  vtiles  |  oìbus  facerdotib'  paftorib"  et  capellanis  q  |  dormi  fecure  vel  dormi  fine  cura  funt  nùcu-  | 
pati  eo  qj  ahfqj  magno  Audio  faeil'r  pfit  in-  |  eorporari  ?  ppl'o  pdieari  Ineipiùt  feliciter.  |  Au  verso  du 
f-  79  (k  7):  Ad  laudem  f  honorej  oranìpotètis  dei;  virginifqj  matris  eius  gloriofe  :  necnò  vtili  |  tatem  10- 
tius  eeclelie  finiùt  fermone,  nota  |  biles  q;  qj  breues  Dorrai  fecure  intitulati.  |  ImplTi  Lugduni  Anno  diii. 
M.ccccxciiij.  I  Après  un  f.  bl.  suit  le  second  intitulé.  dont  le  verso  est  blanc.  \u  recto  du  f.  suiv.  (sign. 
Aij)  Tabula  Alphabetica  I  Cette  table  va  jusqu'au  verso  du  f.  A  7.  Le  texte  commence  à  la  tète  du  f.  B, 
sous  rintitulé  :  Sermones  de  fanctis,  per  annij  fatis  no  |  tabiles....  Au  recto  du  dern.  f.  Timpressum  cité  plus 
haut,  et  la  marque  avec  les  initiales  I  T.  Le  verso  est  blanc. 

Ces  sermons,  avec  leur  titre  curieux,  ont  pour  auteur,  selon  l'opinion  d'aurres  savants.  Richard  Maiclslon, 
qui  enseignait  à  Oxford  et  mourut  en  1396. 

Fort  bel  exemplaire  d'une  e'dition  inconnue. 

253.Utino,  Leonardus  de,  ord.  praed.  Sermones  Aurei  de  fanctis  |  fratris 
Leonardi  de  Vtino  |  (À  la  fin:)  Aurea  de  fanctis  Vtini  preconia  vatis  |  Deqj 
incarnati  folenni  lumine  verbi  |  Lugduni  impreffit  Trechfel  bn  terfa  ioh'es  \ 
Anno  dfli.  M.ccccxcv.  die.  xiiij.  Martij  |  (1495)  in  4."  Avec  la  marque  typo- 
graph. s.  fond  noir.  Cart.  [Hain  *i6i38].  60.- 

222  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z,  A-E)  Caract.  goth.  ;  53-54,  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intitulé  cité  ;  au  verso  :  Tabula  fermonù  Magiftri  Leonardi  |  de  vtino  De  feftis  taj 
mobilibus  qj  immo  j  bilibus  hic  contentorum.  |  Au  recto  du  sec.  f.  (sign.  aij)  :  Prologus  |  In  fermones  aureos 
de  Sanctis  Fra-  |  tris  Leonardi  de  vtino  facre  theologie  do-  1  ctoris  ordinis  predicato;}.'  Prologus.  |  Au  recto  du 
f.  312  :  Finiuntur  fermones  aurei  de  fanctis  Leo-  |  nardi  de  Vtino.  implTi  Lugduni  p  mgrm  |  Johannem  Tre- 
chfel alemanuj.  anno  diii  j  m.ccccxcv.  vt  dicet"  in  fine  fequètis  tabule.  1  Le  verso  de  ce  f.  est  blanc  ;  à  la 
page  opposée:  Tabula  Alphabetica  |  Au  recto  du  f.  222,  col.  2,  1.  15  :  Finis  tabule.  |  puis  l'impressum.  le 
petit  régistre  et  la  marque  sur  fond  noir  avec  les  initiales  I  T    Le  verso  est  blanc. 

Très  bel  exemplaire. 

Johannes  Clein  (1489,    1498  —  ca.    15  io). 

254.  Boethius,  A.  M.  Severinus.  Boetius  de  còfolatiòe  phi-  |  lofophica  & 
de  difciplina  fcholariù  —  cu  co-  |  mètariis  ....  Addita  eft  carmen  iuuenile  | 


248  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.ce 

Sulpitii  de  moribus  in  méfa  |  feruandis  :  &  Quintiliani  |  pr^eceptù  de  of- 
tìcio  I  fcholarticorf  er  ]  ga  pcepto  |  ras.  |  (A  la  rin  :)  Ex  calcographia  Ioannis 
Clein  alemàni  nulli  im-  |  preffoif  Lugdunen.  fecùdi  ;  nono  |  kalèdas  Octo- 
bris.  I  (vers  15 io)  pet.  in  fol.  Avec  une  superbe  bordure  de  titre,  la  belle 
marque  de  l'imprinieur  et  beauc.  d'initiales.  \'él.  25. 

I  |0  ff.  n.  eh.  Le  texle.  en  caract.  ronds.  entoure  des  commentaires  de  Si,  Thomjs  J'Aqtiin  ci  de  JoJocits 
HaJius  Aictnsfus  imprìmés  en  caract-  goth.  La  bordure,  en  forme  de  portique  est  rìmitation  d'un  boìs  ila- 
lien.  M.  Grjesse  croit,  que  cctte  cdition.  faile  par  Anlonhts  Petrus  DtivcfanJiis,  soit  imprìmée  «vers  1500». 
ccpcndant  elle  ne  nous  parali  pas  un  incunablc.  —  Les  marges  des  dcmiers  ff.  som  peu  tachces   d'eau. 

2|i5.  Geminiano,  Johannes  de  S.,  ord.  Praed.  Sermones  funebres  magi- 
Uri  I  Johannis  de  lancio  Geminia-  |  no  cu  duplici  tabula  eorùdem.  |  (A  la 
fin  :)  Impreffum  eli  prel'ens  opus  Lugduni  |  cura  et  expèlls.  M.  Johànis 
clein  alemà-  |  no  (sic)  artis  iprelTorie  diligentifllmo  Anno  no  |  lire  falutis. 
M.cccc.xcix.  die  xi.  Maij.  |  (1499)  in  4."  Avec  la  marque  typograph.  sur 
fond  noir.  I).-veau.  [Hain  *7548].  '  75. 

210  ff.  n.  eh.,  dont  le  R^  est  blanc.    sign.  a-z,  A-D)  Petits  caract.  goth..  53  Itgnes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intilulé  en  gros  caract.  golh..  au  verso,  en  longues  lignes  :  lodocus  Badius  Afcen- 
(ìus  :  magìnro  Ioanni  Cenali  theologie  pfelTori  e.\cetlen  |  tinìmo  i  amico  inter  primos  venerando  Salulcm.  1 
Celle  lettre  est  dale'e  du  13.  avril  1499  A  la  page  opposée  (sign.  aij)  :  Tabula  Alphabetica  |  Au  verso  du 
f.  7:  Finis  vlriufqj  tabule.  I  Au  recto  du  f.  9  (sign.  b)  :  Sermonarij  de  mortuis,  F.  Jo.  de.  f.  geminiano  | 
Incipiijt  oraliones  funebres;  fiue  f'mo-  |  nariù  de  mortuis  Pm  venerabi'ej  patrem  1  fratrem  joannè  de  fancto 
Geminiano.  Et  \  primù  eiufdè  in  ottis  f"mones  proemium.  |  La  fin  se  trouve  au  recto  du  f.  210,  suivie  du 
perii  Regiftrum  huius  operis.  |  Enfin  la  marque  s.  fond  noir  avec  les  iniliales  1  C.   Le  verso  est  blanc. 

Jehan  de  \'ingi.e   (1495   —  ca.   1510). 

256.  Magnus,  Jacobus.  Sophologium.  Lugduni,  Johannes  de  Vingle,  1495.  — - 
voir  le  nro.    32.  du  ('at.   (BesanfOO'. 

257.  Vivaldus,  Joannes  Ludov.  lO]  Pus  regale  in  quo  con-  I  tinentur  in- 
frafcripta  opu-  j  fcula.  |  . . . .  \'enùdàtur  |  Lugduni  ab  Stephano  gueynard.  | 
Prope  fanctum  Anthonium.  |  (A  la  tin  :)  ([  Opus  regale  explicit  felicitar. 
Impreffu^  Lugduni  per  1  Johannè  de  vingle.  Anno  noflre  falutis.  .\l.ccccc.  2:  viij.  \ 
Die  yo.  vj.  mentis  Aprilis.  |  (1508)  in  4."  Avec  un  tiès  grand  nombre  de 
grandes  et  petites  fìgures,  borduras,  initiales  etc.  grav.  s.  bois.  Rei.  orig.  bas.  150. 

CCCXII  ff.  eh..  7  ff.  de  tahic  et  I   f.  bl.  (manque)  Caract.  goth. 

Le  volutne  se  compose  des  suiv.  trailés  curieux  :  Epistola  consolatoria.  Pracambulum  de  officio  pielatis  in 
defunctos.  Tractatus  aureus  de  pugna  partis  scnsitivae  et  intcllectivae.  Epistola  ad  li'ljJIsljiim  Boemie  alque 
Ungjrie  regein.  Traci,  de  laudibus  ac  triumphis  trium  liliorum.  Traci,  de  cognilione  electorum  a  reprobis. 
Traci,  de  XII  persecutionibus  ccclesiac.  Traci,  de  magniitcenlia  gloriae  Salomonis.  Traci,  de  duplici  causa 
conlritionis.  —  Farmi  les  9  grands  bois  le  portrail  du  roi  Si.  Louis  (f.  74  verso)  est  le  plus  rcmarquable.  Les 
pclils  bois.  qui  se  irouvent  aux  marges,  arrangcs  comme  bordures,  rcprésentenl  des  saints.  figurcs  de  la  danse 
macabre  etc.  Beaucoup  de  pagcs  soni  entources  de  Irois  còtès  de  bordures  gothiques.  Tous  les  ornements  soni 
golhiques;  les  bois,  de  l'école  lyonnaise,  som  ombrcs. 

Du  f.  144  un  moreeau  est  enlevé  ;  les  ff.  de  la  table  soni  lachcs  d'cau.  Tout  le  reslanl  est  de  la  meilleure 
conservation. 


258.  Alciatus,    Andreas,  m  ANDREAE  1  ALCL\T1   E.MBLE  i  .M.\TVM   Ll- 
BELLVS.  I  LVGDVNI  |  lacobus  Modernus  excudebat.  |  M.D.XLllll.  |  (1544) 


LYON 


249 


Fr.cent. 

in  8.°  Avec  la  marque  typograph.  et    113   curieuses    figures    grav.  s.  bois. 
Maroquin  bleu,  titre  dorè,  dent.  intér.,  tr.  dor.   (Thibaron).  150. — 

119  pp.  Caract.  ita). 

Jolie  éditìon  ancienne  des  tameux  emblèmes,  extrèmement  rare.  Elle  est  ornée  de  fìgures  de  différent  format 
et  d'une  exéculion  artistique  tout  à  fall  inégale,  Tandisque  quelques-unes  méritent  d'ètre  signale'es  cornine 
imitations  très  habites  des  anciens  bois.  d'autres  som  à  peu  près  à  comparer  aux  gravures  popula  res  du 
XVIII"  siècle. 

Superbe  exemplaire  très  frais  dans  une  charmante  reliure. 

259.  Baptista  Mantuanus,  ord.  Carni.  De  sacris  diebus,  s.  Festorum    libri 


N."  257.   Vwaldiis,  Joannes  Ludov. 


duodecim.  Probae  Centonae  Vatis  clarissìmàe  a  Divo  Hieronymo  compro- 
batae  centouam  de  fidai  nostrae  miisteriis  (sic)  e  Maronis  carminibus  excerptum 
opusculum.  (A  la  fin  de  chaque  partie  :)  Impressum.  In  Florentissima  Lugdu- 
nensi  Ciuitate.  Solertia.  Stephani  de  Basignana.  Gorgoni  Carmelite.  Doctoris. 
Theologi.  In  officina.  Bernardi  Lescuyer  ....  13  16.  2  pties.  en  i  voi.  in  8." 


.50  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cent. 

Avec  le  beau  portr.  de  Baptista,  les  armes  du    Cani,  Sigismondo  Goft{aga 

et  la  marque  typogr.  grav.  s.  bois.  D.-vél.  30. — 

128  fi.  n.  eh.  (dont  t'avant-demìer  est  blanc,  i('>  If.  n.  eh.  Caract.  ita).  L'excellent  portratt,  en  forme  de 
mcdaillon,  se  trouve  au  recto  du  prcm.  f.,  qui  ne  contient  aucune  ìndtcation  du  tttrc.  Au  verso  se  111  l'cnu- 
mération  de  19  ouvrages  ea  vers.  desquels  pourtant  le  volume  ne  contient  que  le  premier  et  le  dernicr,  les 
«  Fasti  »  et  les  «  Centoncs  »,  la  pièce  la  plus  rare  et  remarquable.  —  Trcs  bel  excmplaire. 

260.  Baptista  Mantuanes,  Idem  liber.  \éì.  io. — 

Les  ff.  a  4  et  3  et  h  I.  ainsl  que  les  ib  fF.  des  «  Ceniones  n  manquent.  Peu  taché  d'eau.  Timbrcs  sur  le 
titre. 

26i.Biblia  latina.   Biblia  ciini  concordantijs    veteris  |  et    noui    teftamenti    et 

facrorum  canonuin  :  necnon  et  |  additionibus  in  margìnibus  varietatis  diuer  | 
forum  textuum  :  ac  etiam  canonibus  an-  ]  tiquis  quattuor  euangeliorum  j  . . . . 
(A  la  tin:)  ....  per  M.  lacobum  Sacon  Lugd.'  imprelTa.  Expèfis  no-  \  ta- 
bilis  viri  dui  Anthonij  koberger  de  Nuremburgis  Feliclter  |  explicit.  Anno 
domini.  M.d.xiij.  calendas.  iij.  Septèbris.  1  (15 13)  in  fol.  Avec  beauc.  de 
belles  figs.  grav.  s.  bois,  la  marque  tvpograph.,  initiales  etc.  Veau  pi.         100.— 

i|  tT.  n.  eh.,  CCCXVH  ff.  eh.,  i  f.  bl.  el  25  ff.  n.  eh  (Interpretaliones  nomtnum)  Caract.  goih..  en  rouge 
et  noir.  2  cols.  par  page. 

.\u  commencemeni  du  Vieux  Test,  le  grand  bois  divise  en  6:  les  journées  de  la  création.  21  (  s.  It)ó  mm. 
Les  nombreuses  figures  intéressanles.  copiées  sur  celles  de  la  Bible  de  Mallermi.  dans  le  Vieux  Test.,  mésu- 
rent  43  s.  71  mm.  chacune  ei  sont  entourées  d'étroites  bordures.  Au  commencement  du  Nouv.  Test,  un 
grand  bois  ombre,  201  s.  168  mm.  :  rAdoration  des  pasteurs.  Puis  les  canons  imprimès  en  rouge  et  noir.  Les 
petits  bois  du  Nouv.  Test  mésurent  59  s.  39  mm.  chacun  ;  ìls  soni  dessinés  à  la  manière  de  Zoan  Andrea. 
La  marque  typograph.  enfin  est  une  ìmitaiion  de  la  belle  figure  symbolique  tirée  de  la  Chronique  de  Corto, 
Milan  1303. 

Très  bel  exemplaire  grand  de  raarges. 

262.  Champerius,  Symphorianus,  Simphoriani  |  Champerij  de  triplici  di- 
Iciplina  cuius  partes  funt.  |  Philofophia  naturalis.  |  Medicina.  |  Theolo- 
gia.  I  Moralis  philofophia  |  integrantes  quadruuiù.  |  (A  la  tìn  :)  ([  Impreffum 
eft  prefens  opus  Lugd.'  expenlls  honedilTi  |  mi  bibliopole  Simonis  vincétij  : 
arte  yo  Z  indullria  CIau  |  dij  dauort  al's  de  Trovs.  Anno  dai.  M.ccccc.viij  .... 
(1508)  in  8."  Avec  un  beau   bois  et  nombr.  init.  s.   fond   noir.   Dérel.  50.  ■- 

2&4  ff.  n.  eh.  Caract.  goth. 

Ce  mélange  curieux  «  de  omni  scibiii  «  contient  e.  a.  :  Epìstola  Lenis  in-.peratorìs  ad  Aroarum  regcm  Sa- 
racenorum  de  Christiana  religione.  De  republica  el  civitaiis  Lugdun.  laudibus.  Simphotit'jtii  Grignani  Man- 
tuanì  Iialiac  et  Galliae  panegyricùm.  Ludoviais  Bolognimis  de  quatuor  singularibus  in  Gatlia  ab  co  reperiìs. 
De  origine  Lugduni,  eie.  Intcressanl  le  petit  bois,  plusieurs  fois  repcté.  77  s.  6(  mm.  :  l'auieur  avec  sa  femme. 
Marguerite  Du  Terraìl.  adorant  le  Chrisl  en  croix  et  St.  Spnphnrien. 

263.  Dares  Phrygius.  Dares  Frigius  |  de  bello  tro-  |  iano  | S.  1.  ni  d. 

(Lugduni,  per  loannem    Marion,    impensis    Romani    Morin,    1520.)   in  4," 

Avec  une  bordure  de  titre,  3   petits  bois  et  quelques  initiales  goth.  Cart.  100. — 

UÌ  ff.  n.  eh.  caract.  ronds.  L'intitulé,  en  gros  caract.  goth.  est  imprimé  cn  rouge,  aecompagné  de  3  vl- 
gnettes  et  rcnfcrmc  dans  une  bordure  gothique. 

L'ouvrage,  fausscmcnl  attribuc  à  Dares  Phr^-gius,  est  probablemcnt  dù  à  Joseph  hcjnius.  pocie  anglais  de 
la  fin  du  XII*"  sièclc.  Bel  cxerrplairc  dune  cdition  fort  bien  ìmprìméc. 

264.  Dictys  Cretensis.  Dictys    Cretèfis  |  de    bello    tro-  |  iano.  | (A    la 

tìn  :)  ....  ImplTuni   Lugduni  per  Ioan  |  nem    Marion.  Suniptibus  «S:  expenfis  ] 


LYON  —  MACERATA  —  MAINZ  251 

Fr.cent. 

Romani  Morin  bibliopole  ciuf-  I  dem  ciuìtatis.  Anno  Dni.  |  M.ccccc.xx.x.  | 
Martii.  1  (1520)  in  4.'^  Avec  3  beaux  bois,  une  bordure,  initiales  goth. 
etc.   Cart.  125.- — 

1*  ff.  n.  eh.  Caract.  mnds.  Au  dcssus  de  riniiiulc  cn  gros  caract  goth.  et  en  rouge,  Ìl  y  a  un  petit  bois, 
'^S  s.  80  mm.  :  battaiUe  devani  les  porles  d'une  ville.  Le  verso  dii  piem.  f.  est  occupè  d'un  grand  bois  anime 
de  nombr.  fìgures.  159  s,  ni  mm.  :  dans  le  devant,  à  gauche,  Ève  sortant  de  la  còte  d'Adam;  au  fond 
beau  paysage  avec  scènes  de  cliasse,  d'agrìculture  etc;  en  haut  le  Christ  assis  dans  les  nuages.  Le  lexle  est 
précède  par  une  épìtre  :  Franciscus  Faraffonnis,..,  Bernardo  Rictin  Messanensi  patritio.,.,  Au  verso  du  f.  \, 
petit  bois,  47  s.  Hi  mm.  :  soldats  en  marche  et  un  prisonnier  cmmené  par  eux.  —  Très  bel  exemplaire  d'un 
livie  fort  r^re. 

265.|Holbein,  Hans]  ICONES  HISTORIA-  |  RVM  VETERIS  1  TESTAMEN- 
TI, I  Ad    viuuni    expreffo,  extremaque    diligentia   emendatiores    factse,   

LVGDVNI,  Apud  loannem  Frellonium,  1547.  in  4."  Avec  98  magnif.  fì- 
gures, grav.  s.  bois,  la  marque  tvpograph.  et  plus  jolies  init.  Veau  fauve, 
tìl.  dor.  400. — 

52  fF.  n.  eh.  Au  verso  du  f,  2  un  disiique  grec  et  un  autre  latin  en  honneur  de  Holbein.  L'ouvrage  se 
compose  de  3  séries  de  bois  :  1.)  l'histoiie  d'Adam,  4  bois,  66  s.  ^o  mm.  —  2.)  les  autres  90  bois  du  Vieux 
Test..  63  s.  88  mm.  —  3.)  les  4  évangélistes,  en  médaillons,  55  s.  46  mm.  sur  le  verso  de  Tavant.  dern.  f. 
Les  bois  sont  accompagnés  de  vers  Francais  par  Gilles  Corro^et.  Pour  tous  les  autres  di-tails  voir  l'excellente 
monographie  de  M.    Wolttniinìi. 

Notre  exemplaire,  avec  les  meilleurcs  épreuves  possibles,  se  trouve  dans  une  reliure  du  XVIIP  siede  ;  il 
n'esi  point   lave  et  fori  grnnd  de  marges. 

266.  Pagninus,  Sanctes,  Lucensis.  Habes  hoc  in  libro  candide  Leclor  Hebraicas 
Institutiones  in  quib.  quicquid  est  grammatices  Hebraicae  facultatis  edocetur 
ad  amussim,  de  literis,  punctìs,  accentibus,  nomine  ....  (A  la  fin;)  .... 
Impressi  Lugd.  p.  Antonium  du  Ry,  Impensis  Reverendissi.  Do.  Franci.  de 
Claromonte  episcopi  cardinalis  auxita.  legati  Avenion.  an.  Dni.  M.d.xxvj. 
Die.  j.   Mensis  Octobris.  (1526)  in  4.'^   Avec   2   belles    bordures,  un    petit 

bois  (portrait  de  Tauteur)  et  beane,  de  jolies  init.  goth.   Vél.  30. — 

8  ff.  n.  eh.  et  20Ó  ff.  {eh.  p.  1-421)  Caract.  goth.  à  2  cols.  par  page.  Cet  ouvrage  curieux  est  imprimé  à 
la  manière  des  livres  orientaux,  de  sorte  que  la  paginalion  va  de  la  droite  à  la  gauche.  Le  titre  impr.  en 
rouge  et  noir  est  encadré  d'une  jolìe  bordure.  Au  commencement  du  textc  beau  bois,  59  s.  74  mm.  :  l'au- 
tcur  enseignant  en  sa  chair  entouré  de  ses  élèves.  L'impressum,  au  verso  du  dern.  f.  est  renfermé  d'une 
autre  bordure  plus  étroite.  —  Papier  Icgèrement    biuni.  » 

MACERATA  (1574). 

267.  [Cesandro,  Adriano  j.  Della  dignità  del  castrone.  Discorso  piacevole, 
distinto  in  tre  capi.  Nel  primo  del  suo  nome,  natura  e  pregio,  nel  sec.  de 
i  suoi  sensi  simbolici,  nel  terzo  dell'utile,  che  da  quello  si  cava,  si  ra- 
giona. In  Macerata,  appr.  Sebastiano  Martellini,  1598.  in  4."  Avec  la  figure 

d'un  mouton  grav.  s.  bois  s.  le  titre.  Br.  i5-  — 

"t  pp.  et  I  f.  n.  eh.  Facétie  assez  rare  et  inconnue  aux  bibliographes. 

MAINZ  (1450). 

Peter  Schoiffer  de  Gernsheim  (1465- 1502). 

268.  Turrecremata,  Johannes  de,  Expositio  Psalterii.  (A  la  fin  :)  Reueren- 
difllmi  cardinalis,  tituli  fancti  Sixti,  domini  |  lohannis  de  Turrecremata  ; 
expofitio  breuis  et  vtilis  j  fuper  toto  pfalterio  Mogùcie  imprefla.  Anno  do- 


252 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cen[. 

mini  I  .M.cccclyyviij.  die  quarta  aplis  p  Petrù  Schoyffer  [  de  Gernfsheym. 
feliciter  eft  confummata.  |  (1478)  in  fol.  Avec  la  marque  typogr.  tirée  en 
rouge.  Rei.   [Hain  '15701].  275. — 

196  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.  :  31   lignes  par  page. 

.\u  recto  du  prem.  f.  :  [  ]  EatiiTimo  patri  et  clemètiflìmo  dno  pio  |  t'ecijdo  putitici  maximo  lohànes  de  tur-  | 
recremata  fabinèfis  eps.  fcè  romane  ec-  ]  cleiìe  cardìalis  fancti  fixti ....  Le  tcxte  commence  au  recto  du  t'.  3  : 
Plalmus    primus    in    quo    deferì-  |  bitur  procelTus  in  beatitudine-  1  L'impressum  se  trouve  au  recto  du  f.  19*). 
11  est  imprimé  en  rouge,  ainsi  que  le  monogramme  connu  de  Schoiffer.  Le  verso  est  blanc. 

Bon  exemplaire  de  certe  impression  fort  rare. 

Petrus  de  Fbiedberg  (i4c)4-98). 

268".  Trittenheim,  Johannes.  Liber  de  triplici  regione  clau-  j  flralium  et 
fpirituali  exercicio  ]  inonachorum  :  omnibus  religiolìs  non  minus  vtilis  qj  | 
necelTarius.  Io.  tritemio  abbate  l'panhemenfe  !  emendante  opufculum.  |  (A  la 
(in  :)  (£  Finis  adeft  exercicij  fpiritualis  claurtraliù  |  per  Petrù  Fridbergenfem 
in  nobili  vrbe  Ma-  j  guntina  Octauo  Idus  Auguftias.  Anno  fa-  |  lutis.  .\I. 
cccc.ycviij.  I  (1498)  in  4.°  Veau  |Hain  *i  56181.  75-— 

97  tf.   et  1   f.  bl.   (sign    A-N)  Caract.  35-36  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prcm.  f.  l'intitulc  cit--,  imprima  en  rouge.  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  2  ;  Epl'a  joannis 
liilemij  abbatif  |  fpanhemenf  :  in  opufcutlj  de  triplici  regione  claullralium.  |  L'impressum  se  voit  au  verso  du 
I.  92.  A  la  page  opposte  :  Incipit  t'piritualis  exercitij  |  compendium.  Toannes  tritemius.  |  Ce  petit  irait.-  finii 
au  verso  du  f.  97. 

Bon  exemplaire.  sauf  quelques  raccommodages  l.ger^. 


269.  Peutinger,  Conradus.  Inscriptiones  vetustae  roman.  et  earum  fragmenta 
in  August.i  \'indelicoriim  et  eius  dioecesi.  —  Collectanea  antiquitatum  in 
urbe  atque  agro  Moguntino  repertarum.  (A  la  fin  :)  Ex  aedibus  loannes 
Schoeffer  Moguntini.  Anno  Chrifti.  M.D.XX.  mente  Martio.  (1520  .  2  pties. 
en  I  voi.  in  fol.  Avec  2  superbes  bord.,  nombr.  beaux  bois  et  la  marque 
typogr.  s.  fond  noir.  Cart.   non  rogne.  50. — 

20  et  22  fF.  n.  eh.  La  seconde  panie  (inscrìplions  romains  de  Mayence)  a  élé  publiée  par  loannes  Hutti- 
chius,  et  dédice  à  Dietrich  Zobel.  Recueil  archéologique  fort  estimé.  Les  figures  de  la  bordure  représcntent 
personnages  et  scènes  de  l'histo're  romaine.  —  Bel  exemplaire  non  rogne. 

270.  Valla,  Laurentius,  Elegantiarum  libri  sex,  deque  Reciprocatione  Sui  et 
Suus.  multis,  diuersisque  Prototypis  diligenter  collatis,  emendati  etc.  (.\cce- 
dunt  ejusdem  in  errores  Aiitonii  Raudensis  adnotationes,  ad  loanmin  Luchiam. 
Alfonsi Tegis  secretarium).  .^Iogllntiae  (per  Ioannem  Schoeffer)  1522.  2  pties. 
en  I  voi.  in  8."  .\vec  un  joli  encadrement  de  titre  et  belies  initiales. 
D.-veau. 


30. 


32  ff.  n.  eh.,  655  et  132  pp.  Caract.  ìtal.  Belle  bordure  ornemeatée  et  animée  de  figure»  dcnfanis.    Dans 
!a  panie  infc-rieure  les  armes  ci  lei  initiales  de  Jean  Schotffer. 

MANTOVA  (1472). 

P.\L)LUS    JOHANNIS    DE    PuTZBACH    (l  47  5 -Si). 

271.  Aquino,  Thomas  de.  Summae  theologicae  Secundae  Partis  Pars  Secunda. 
(A  la  tin  :)  Diuo  Lodouico  illuftri  mantuanorum  [  principe  regnante.  Reli- 
giolillimus  uir  |  facre  pagine  magilkr.  D.   frater  Lodoui  |  cus  de  Cremona. 


MANTOVA  253 


Fr.cent. 

ordinis  carmelitarum  |  ciuis  mantuanus.  fua  impenfa  perficien  |  dum  opus 
hoc  curauit.  Imprimente  |  magiflro  Paulo  de  Puzpach  germani  |  co  eius 
artis  perito.  Abfolutumq;  eft  |  mantuae  |  S.  d.  (ca.  1475)  in  fol.  D.-veau 
[Hain   1458].  100. — 

I  f.  bl.  (manque).  386  ff.  s.  eh.  ni  sìgn.  et  i  f.  bl.  Petìts  caract.  goth.,  à  53  lìgnes  et  2  cois,  par  page. 

Le  texte  commence.  sans  aucun  intitulé,  au  recto  du  prera.  f.  :  [  |  Oft  omunej  |  confideratò  [  nem  de  uir  | 
tutib;  £  ui  I  ciis..,.  Au  verso  du  dern,  f.,  en  bas.  le  colophon  cité  plus  haut. 

Volta  parie  de  cctte  édition  fort  araplement  dans  son  Saggio  stor.  crit.  sulla  tìpogr.  mantovana,  p.  SO. 
et  suppose  qu'eMe  ait  été  faite  en  1475.  Cependant  la  forme  archaique  des  caractères,  l'absence  de  signa- 
lures,  ie  papier  fort  et  les  grandes  marges  nous  permettent  de  fixer  la  date  du  livre  quelques  années  aupa- 
ravant.  Il  y  avait.  en  effet.  à  Mantoue,  depuis   1472,  un  imprimeur  allemand,  nommé  Paulus. 

Suivant  une  notule  manuscr.  à  la  fin,  le  volume  appartenait.  en  1501,  au  couvent  de  St,  Maria  delle  grazie 
d' Imola.  Très  bel  exemplaire  fort  grand  de  marges. 

272.Lyra,  Nicolaus  de,  ord.  Minor.  Incipiùt  expoiitòes  morales  lecùdù  fen- 
fe^  1  mifticù  lup  tota  Biblià  compilate  ab  vtriufq^  |  teftamèti  interprete  do- 
mino Nicolao  de  Ly-  |  ra  ordinis  minorum.  [  (A  la  fin  :)  Impreffum  hoc 
opus  Màtue  per  Paulum  loà  |  nis  de  Butfchbach.  anno  falutrs  M.cccc.  l^txxj  1 
iij.  Kal.'  madij.  regnante  ibidè  felicilììme  illu-  |  iìrifllmo  diìo.  diìo  Federico 
de  Gòzaga  mar  |  chione  tertio.  |  (1481.)  in  fol.  Veau  pi.  noir.  iHaìn  *io375].    73.  — 

257  ff.  n.  eh..  I  r.  bl.  et  12  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z,  A-L)  Petits  caractères  gothiques  ;  54-55  lignes  et  2  culs. 
par  page. 

Le  recto  du  prem,  f.  est  blanc.  Au  verso  :  lefus.  |  Epiftola  prò  operìs  emendatione  :  ?  prò  |  ipfius  Tabula 
miro  artificio  ordinata.  [  Cette  lettre,  imprimée  en  longues  lignes.  est  datée  :  ....  Ex  loco  nro  San  |  cti  Apo- 
lonij  extra  Brixiam.  Xii.  KT.  Decembris  .M.CCCC.LXXX.  \  Au  recto  du  f .  2  :  Angelici  £  excelIentifTimi 
viri  Sacre  theo-  |  logie  monarche  t  .pfelToris  eximij  Nicolai  de  l  Lyra  ordinis  minoru?  .plogus.  prò  ipius  mo-  | 
ralibus  fuper  totam  Biblìam.  [  Au  mème  f.,  verso,  col.  I,  1.  13-llJ  l'intitulé  cité.  Au  f.  257,  verso:  Expli- 
ciunt  poftille  morales  feu  myftìce  fuper  |  omnes  Hbros  lacre  fcripture.  exceptls  aliquib'  |  qui  non  videbantur 
tali  expofitione  indìgere.  [  Igil'  ego  frater  Nicolaus  de  Lyra  de  ordine  |  frat!^  mìno^  dee  gratias  ago  qui 
dedil  mihi  [  gratiam  hoc  opus  incipìendi    ?  pficiendì.  anno  \  dn'\.  M.ccc.xxxi\.  in    die   fancti    Georgij    mar  | 

tyris En  dessous  limpressum.  Les  12  dern.  ff.  contiennent  la  table  :  Incipit    tabula  miro  artificio   con-  | 

texta  fuper  prenominatu^  opus.  |  Au  verso  du  dern.  f.  :  Regiftrum.  | 

Impression  fort  rare.  Exemplaire  sur  grand  papier,  avec  tcmoins. 

273.  — ■  Portilla  fuper  actus  apoflolorum  fratris  |  Nicolai  de  ivra  ordinis  mino:^ 
incipit.  I  (A  la  fin:)  Finit  feliciter  opus  fratris  Nicolai  de  |  Lyra  ordinis 
mino:^  fup  actus  apoftolo^  |  fup  epifiolas  canonicales  et  fup  apocalv-  | 
plìm.  t  impreffum  Mantue  p  Paulum  Jo-  |  hannis  de  Butfchbach  magunti- 
nenfis  dio  |  cells  Anno  dni.  M.CCCCLxxx.  die  v'o  |  xxx.  Marcij.  regnate 
ibidem  feliciirime  il-  |  luftrilTimo  diìo  domino  Federico  de  Gon  |  zaga  Mar- 
chione  tercio.  |  DEO  LAUS.  |  (1480.)  in  fol.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  couv. 

de  veau.  [Hain    10395].  40. — 

I  f.  bl.,  112  ff.  n.  eh.  et  i  f.  bl.  {Sign.  A,  a-o)  Caractères  gothiques;  52  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  à  la  tète  du  prem.  f,  (sign.  A  2).  sous  l'intitulé  cité  et  il  finJt  au  verso  du  dern. 
f.  (sign.  o  7). 

Impression  exirèmement  rare,  dont  les  caractères  sont  d'une  forme  très  ancienne.  Bel  exemplaire  avec  des 
initiales  tirées  en  rouge  et  bleu.  La  prem.  page  est  timbrée. 

274.  ^ —  Incipit  rphemium  fratris  Nicolai  de  |  lira  ordinis  fratrù  minorù  ì  epPas 
pauli.  I  (A  la  fin  ;)  Explicit  Polìilla  Nicolai  de  lira  |  fuper  epiftolis  beati 
pauli  apoftoli  cu^  Ad  |  ditionibus  Pauli  Burgenfis  fratris  Ma-  |  thei  doringk 
ordinis    minorum.  |  Impreffum    Mantue    per    me    Paulum  |  Johannis    de 


La  tìiblÌQfiha,   volume  II.  dispensa  (i"-7'' 


2  54  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 


puzpach  Magùtinèlis  dvo  |  cefis  Sub  annis  dui  M.CCCC.Ixxviij.  |  die.  xxvìii. 
menfis  Aprilis.  |  (1478)  in-fol.   Cart.  [Haiti  *  10396].  73.- 

I  f.  bl.  et  1B3  ff.  n.  eh.  (stgn.  a-h,  j.  I.  Ì-u)  Caract.  goth.  ;  50  lignes  et  2  cols.  par  page. 
Le  tcxte  commence  immcdìatcment  après  riniitulc  au  recto  du  prem.  f.  (sign.  al:  j  ]  Cce  defcrìpR   eam  | 
tibi.,..  et  finit  au  recto  du  dern.  f.,  col.  2.  Le  verso  est  blanc. 

Johannes  Schall  (1475-80). 

275.  S.  Bonaventura,  ord.  min.  Incominciano  le  deuote  meditatione  fopra 
la  I  pafllone  del  noltro  lìgnore  canate  Z  fondate  ori  |  ginalmente  i'opra 
meier  Bonauentura  cardinale  |  de  lordine  minore.  Sopra  Nicholao  de  lira 
etiam  |  dio  ibpra  altri  doctori  t  predicatori  approbati,  |  (A  la  fin  :)  Fini- 
fchono  le  pijHìme  Z  deuotilHme  meditatione  |  de  tutta  la  palììone  del  nortro 
Saluatore  yefu  |  xpo.  Et  tutti  li  mifterij  de  effa  pafìTione  da  elTe  |  re  con- 
template de  continuo  con  deuotione  da  |  cadune  fidele  chrifliano.  ImprelTe 
con  fumma  |  diligentia  nel  M.CCCC'LXXX.  Nel  fine  |  de  Februario.  \  (I480) 

in  4."  Rei.  orig,  veau  pi.  ornem.  à  froid.  100.- 

35  ff.  n.  eh.  et  t  f.  bl.  (sìgn.  a-g)  Caract.  goth.;  31-32  lìgnes  par  page. 

Le  texie  commence  au  recto  du  prem.  f.  (ai)  sous  rìniilulé  cité  :  [a]Ppropinquando  il  termino  nel  quale  | 
la  diuina  prouidentia....  Au  verso  du  f.  35,  1.  7:  FINIS.  |  puis  une  poesie  de  io  lignes:  Se  alchuna  pietà 
lector  ti  moue  ]  Di  meditar....  Enfìn  le  colophon  cité. 

Impression  très  rare  (de  Schall.  de  Mantoue  ?)  non  citce  par  Hain.  Grand  de  marges.  La  reliure  est  fa- 
liguée. 

276.  Eusebius    Pamphilius,    Episc.    Caesariens.    Historia    ecclesiastica.    (A 

la  fin  :"i 

Tranftulit  Aufonias  ifhid  Rufinus  ad  aures 

Eufebii   clarum   Caefarienfis  opus. 

Schallus  Ioannes  celebri  Germanicus  arte 

Aere  premit.  Mantus  principe  Foederico. 

Quom   datus  eft  finis,   referebat  Julius  annos 

Mille  quater  centuni   l'eptuaginta  nouem. 

....    (.Mantuae,    per    Joannem    Schall,  die.    X\'.  Julii     I479).   in    fol.    \é\. 
iHain  67  M  I.  100.- 

171  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  {Hain  170  ff.)  sans  sign.  (22  cahiers.  doni  le  IO.  et  21.  à  6  ff..  le*;  auires  à  S  tT. 
Beaux  et  gros  caract.  ronds;  34  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso:  ILLVSTRISSIMO  &  Inuictiffimo  Mantuanorum  Princìpi  |  Frc- 
derico  Gonzage  lohannes  Schallus  Heroffeldenlis  phyficus  |  obfequcntiflìmus.  |  Celie  lettre  est  datele,  f.  2, 
verso,  1.  24-25:  ....  Mantuc  apud  fanctum  .^lexandrum  |  die.  xv,  lulii  .M.cccc  Ixxix.  |  Lcs  ff.  3-8  contien- 
nent  la  table  :  Incipiunt  Capiiula  primi  libri  hyftoric  ccclefìaflice.  |  F.  S  verso  :  Expliciunt  capilula  iotiu*i 
operis.  I  F.  9  recto  :  Incipit  prologus  RuGni  prefbyleri  in  hyOoriam  eccleOadicam  |  ad  Cromatium  cpifcopum.  | 
La  fin  du  texle  se  trouve  au  verso  du  f.  171,  I.  22:  Explicil  liber  ecclelìanice  hyftorie.  I  Puis  le  colophon 
cn  vers.  doni  Ics  qualrc  dernìers  soni: 

Hunc  eme  qui  dociì  nomcn.  qui  limcn  Olimpi 

Q,uaeris.  habet  pracfens  munus    utrùq?  libcr. 
Hinc  coelcfte  bonum  :  fanclosqj  docebcrc  morcs 

Et  prodcffe  magìs    lectio  nulla    poieft. 

Très   bel   cxcmpluirc  de  cette  cdition  extrcmemcnt  rare,  fori  grand  de  marges.  avec  quelqucs  notule?  ma- 


MANTOVA  —  MARBURG  7  LAHN  —  MAZZARINO  —  MESSINA         255 

Fr.cent. 

277.  Equicola,    Mario.   CHRONICA   DI   MANTVA  i  S.  1.  (Mantova)   1521. 

in  4."  Avec  plusieurs  arnies  et  arbres  généalog.  grav.  s.   bois.   Vél.  75. — 

2'ì7  fl'.   n.  eh.  et   i   f.  bl.  (manque),   Caracl.  ronds  ;   23  lignes  par  page. 

Au  recto  du  piem.  f.  l'intitulé  cité  ;  au  verso  un  grand  bois.  j20  s.  H3  mm.  :  les  aimes  des  Gonzaga 
flanquées  de  celles  de  quelques  autres  souverains  ìtallens.  Au  recto  du  2.  f.  :  Di  Mario  Equicola  di  Aluelo 
In  li  co-  I  mentarii  Mantuani  prohemio,  Al  j  cxcelIemifTimo  Signor  Fran-  1  ccfco.  II.  Gonzaga  di  |  Mantua 
Marche-  |  fé  quar-  1  lo.  I  À  la  fin,  f.  235  recto  —  237  recto  2  lettres  latines  du  pape  Leon  X.  du  i.  juill. 
1521,  adressées  a  Federico  Gonzaga.  Au  verso  du  dern.  f.  l'auteur  faìt  la  conclusion  de  son  ouvrage,  pré- 
voyant  une  guerre  nouvelle  qui  ailait  fondre  sur  rilalie.  Cet  cpilogue  est  date:  M.D.XXl.  .\.  del  inefe  dì 
luglio. 

Ce  livre  très  rare  et  ìnteressant  contieni  aux  IT-  E  5-7  le  tenson  de  Sordcl  et  de  Peyre  GiiilUem,  en  vers 
proven^aux  avec  la  traduction  itaiienne;  plus  dans  le  Cahier  H  sept  arbres  généalogiques  de  la  famille  Gon- 
zaga. M.  Graesse  dit  :  «  SÌ  ce  volume  n'avait  pas  la  date,  on  le  croirait  imprimé  vers  Tan  1470.  •» 

Bel  exemplaire  très  grand  de  marges.  Le  prem.  et  les  dern,  3  ff.  sont  soigneusement  réenmargés. 

MARBURG  7  LAHN  (1527). 

278.  Stoefler,  Johannes.  Cosmographicae  aliquot  descriptiones  Ioannis  Stoe- 
fleri  lustingen  Mathematici  insignis.  De  sphaera  cosmographica,  hoc  est  de 
globi  terrestris  artiticiosa  structura.   De  duplici   terrae    proiectione    in    pia- 

num Omnia  recens  data  per  Io.  Dryandrum  medicum  et  mathematicum. 

Marpurgi  apud  Eucharium   Cervicornuni,  Anno    1537   mense  Junio.  in  4." 

Avec  un  très  bel  encadrement  de  titre  et  la   marque  typograph.  à  la  tìn.    75. — 

20  ft.  n.  eh.  Caract.  ronds.  lidiliun  Irés  rare  et  curieuse,  dédiée  «>  Hcnrico  Falcomontano.  »  A  la  fin  de 
l'ouvrage,  Dryander  s'excuse  de  ne  l'avoir  pu  orner  de  figures,  puisque  Tartiste  et  mathématicien  Jacob 
Koebel  était  mort  peu  de  lemps  avant  l'ìmpression.  sans  pouvoir  lerminer  les  bois.  —  La  belle  bordure  fait 
voir,  aux  còtés,  deux  scènes  de  l'histoire  ancienne;  en  bas,  Cléopatre,  mordue  par  les  vipres. 

*  MAZZARINO  (1687). 

279.  Carafa,  Carlo.  Princ.  di  Butera,  della  Roccella  etc.  Instruttione  cri- 
stiana per  i  principi  e  regnanti,  cavata  dalla  Scrittura  sacra,  stampata  nella 
prima  impress,  sotto  nome  anagramm.  di  Claroberio  Carca  principal  Ca- 
valier  della  Fede.  Et  in  questa  sec.  impress,  in  miglior  forma  corr.  Maz- 
zarino, per  la  Barbera,  anno  1687.  •'^  '^•"  Avec  le  portr.  de  l'auteur  grav. 
s.  e.  par  /.   Blaiideau.   Ancien   maroquin   rouge  richenient  dorè  s.  les   plats 

et  le  dos,  tr.  dor.  80. — 

Fort  volume  imprimé  en  gros  caract.  sur  papier  fort  ;  le  premier  livre  qui  ait  été  imprimé  à  Mazzarino, 
petite  ville  de  Sicile,  distr.  de  Noto,  (voir  Deschamps.  p.  ^19).  —  Les  armes  sur  les  plats  sont  celles  d'une 
maison  princière  d'Espagne. 

Peu  piqué  de  vers  au  commencement. 

MESSINA  (1471). 

280.  Theodosius  Tripolita.  Theodosii  Sphaericorum  elementorum  libri  III. 
Ex  traditione  Maurolyci  Messanensis  mathematici.  Menelai  Sphaericorum 
Lib.  III.  Ex  trad.  eiusd.  Maurolyci  Sphaericorum  Lib.  II.  Autolyci  de  sphaera 
quae  movetur  liber.  Theodosius  de  habitationibus.  Euclidis  Phaenomena, 
breviss.  demonstrata.  Demonstratio  et  praxis  trium  tabellarum.  Compendium 
mathematicae  mira  brevitate  ex  clarissimis  authoribus.  Maurolyci  de  Sphaera 
sermo.  Messanae    in  freto    Siculo    impressit    Petrus    Spira    mense    Augusto 


256  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceot. 


1558.  in  fol.  Avec  nombr.  rigures  astronom.,  belles  initiales  et  la  marque 
typograph.   Vél.  50. — 

ó  ff.  n.  eh.  et  72  ff.  eh.  Caract.  ronds.  Editìon  très  rare  et  peu  connue  aux  bibliographes.  dédiéc  a  Charles  V. 
Dans  répltrc  dcdicat.  l'autcur  parie  des  floites  imperiale^,  qui  vont  rtfgulièrcment  aux  Aniipodcs.  —  Bel 
cxemplaire  grand  de  marges. 

MILANO  (1471). 

Antonio  Zarotto,  da  Parma  (1471-Q7). 

28i.Aeneas  Sylvius,  postea  Pius  li.  Epistolae  in  pontificatu  editae.  (A  la 
tìn  :)  OPVS  ìprelTuni  Mediolani  Per  Magiftrum  Antonium  j  De  Zarotis  Par- 
nienfem  *,  Mcccclxxiii  ,  Maii  ,  xxv  ;,  |  (1473)  in  fol.  Vél.  [Hain  *i6'8].       100. — 

3  ff.  n.  eh..  2  ff.  bl..   179  ff.  n.  eh.   i^ans  sign.  Trcs  beaux  catact.  ronds  ;  32-33  lìgnes  par  page. 

Au  redo  du  prem.  f .  :  I  1  ITX'LI  Epiftolarum  Fii  Sccùdi.  Poni.  Maxi  |  mi  Q.ue  In  Hoc  Volumine  Conii- 
nentur  )  Cette  lablc,  comprenant  52  lettre*,  finii  au  recto  du  3'"  f..  1,  ló;  le  verso  est  blanc,  de  mème  que 
Ics  2  ff.  suiv.  Aprè^^:  PH  SECVNDI  POXT.  MAX.  EPISTOLAE.  DE  ;  COXVENTV  MAS'TVANO  |  Le  icxle 
lìnit  3U  dern.  f.  redo,  I.  29;  puis  rimpressum.  Le  verso  est  blanc. 

Les  letires  d'Énéas  Sylvius  som  de  la  plus  grande  importancc  pour  l'hi^itoire  de  son  tcrops.  Beaucoup 
d'entre  clles  s'oecupent  de  la  guerre  contro  les  Turcs.  et  des  affaircs  de  i'Oricni  slave  et  hongrois.  —  Pre- 
mière édition.  Kxemplairc  d'une  beauié  rcmaiquable,  sur  papier  ircs  grand  et  ircs  fon.  Les  initiales  laissées 
en  blanc,  ont  étc  peintes  ca  rouge  et  blcu.  A  la  fin  un  feuillel  de  parchcmiiì,  conicnant  cn  nianuscrii  un 
petit  sermiin  d'Énéas  Sylvius  prèché  en   1 1'»2. 

282.  Bossius,  Donatus.  CHRONICA  BOSSIAXA.  |  DONATI  Bollii  Caulìdici  : 
&  ciuis  Mediolanèfis  :  gefìoR  :  dictorumq;  |  memorabilium  :  òt  tempon'  :  ac 
códitionù  :  &  mutationum  humanarum  :  j  ab  orbis  initio  :  ulqj  ad  eius  tem- 
pora :  Liber  ad  Illuftriirimù  principem  !  loannem  Galeazium  :  Mediolanen- 
iìum  Ducem  fextuni.  |  (A  la  tìn  :)  Hoc  opus  imprelìum  fuit  in  inclvta 
ciuitate  Mediolani  p  l'olertifTìmum  |  artis  imprefforie  magiftrum  Antonium 
Zarotum  parmenfem.  Ad  |  impenfas  probi  uiri  domini  Donati  Bollii  ciuis 
Mediolanenfis  :  &  |  cautldici  accuratillìmi  :  auctorifq^  huius  pulcherrimi  ope- 
ris.  Anno  |  falutis  chrilliane.  Mcccc.lxxxxii.  calendis  Martiis.  |  (1492)  infoi. 
Avec  une  table  généalogique.  Rei.  iHain  *^66y\,  75. — 

U\><  ff    n.  eh    (sign    a-y).  Beaux  caraetèrcs  ronds:    Jt  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  le  verso,  entièrement  imprimé  en  rougc,  est  occupé  de  ta  table  généalogique, 
snus  l'intitulé  :  Genealogia  Vicccomitum  Prìncipum  Mediolani  defccndcntium  de  Inuorio  Oucatus  Mediolani  | 
Le  tilre  de  l'ouvrage  se  trouve  au  recto  du  f.  2.  et  le  texte  commencc  immédìatemcni  aprés:  [q]  Vamuis  ìfi- 
nilus  caufarum  cumulus:  rerumq;  forò  I  fium  labor  affìduus  :  ....  Il  finit  au  recto  du  f,  Hx|.  1.  t6:  ....  »^ 
toii  preierca  Gcnuenfium  dominio.  |  Laus  Dee.  |  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  163:  C  Omnes  Epi'"eopi  | 

&  Archiepifcopi  Mediolani.  |  La  fin  de  ce  supplémcnt  se  trouve  au  f.  l6ft  recto.  Elle  est  suivìe  de  limprcs- 
sum  cité.  Le  verso  est  blanc. 

Chronique  fori  rare,  estimée  et  recherchce. 

283.  Dulcinius,  Stephanus.  Xupti:e  lllulkiiììmi  Ducis  Mediolani.  |  (A  la  fin  :) 
Opera  &  impenfa  Spectabilis  Viri.  D.  Io  Antonii  |  Coruinì  de  Arretio  : 
uir  ì  hac  arte  ingeniolìllìmus.  |  Antonius.  Zarotus  Parmenlìs  ìprelìlt  Medio- 
lani. !  M.cccclxxxviiii.  Idibus  Aprilibus.  |  (1489)   in  4."  Cart.  cHain  6414'.  loo. — 

14  ff.  n.  eh.  (sign.  a.  b).  Caraciércs  ronds;  35-3Ó  Ugnes  par  page. 

Aprés  le  titre  cité  (at  recto)  suit  :  P.  Stephanus  Dulcinius  Scalx  Canonicus  Nicolao  |  Luearo  Khctori  Cre- 
monenli.  S.  |  Le  lexte  commence  au  recto  du  f.  aii  ;  De  Vicccomitum  Genealogia,  et  il  finit  aprés  un  Epi- 
logue    par   la    date:  Mcdiol.  x.  kl.  Martii.  1+^9.  I  (f.  13   verso),  suìvì    d'une  épìirc:  Io.  Ani.  Coruìnus.  P. 

Stcphào    Diilcino   Canonico    Me  |  dtolanùfì.  S.  P.  D Cette   lettre  porle    la  date  :  Mediolani  pridix   kl. 

Martii.  11^.  I  (f.  Il  recto).  .\près  un  poéme  de  5  Ugnes:  Bonìpbacius.  Bem.  Bri.  |  In  Caninum.  |  suit  l'im- 
pressum.  Le  verso  de  ce  dem.  f.  est  blanc. 


MILANO 


»57 


Relation    fort    rare   du    mariage  de  Giovan  Galeazzo  Sforza,  due  de    Milan,  l  j(iH-m)(,  avcc  Isabelle,  lille 
d'AIphonse,  due  de  Calabre. 
Très  bel  exemplaire. 

284.  Simonetta,  Giovanni.  Storia  del  duca  Francesco  Sforza.  (A  la  tin  :) 

Q.VESTA  SFORTIA 

DA  TRADVCTA  DE  SER 

MONE  LITTERALE  IN  LINGVA 

FIRENTINA  I.A  IMPRESSA  ANTONIO 

ZAROTTO  PARMESANO  IN  MILA 

NO  NELLI  ANNI  DEL  SIGNORE 

M.  ecce 

L  XXX  X 

FINIS. 

(1490.)  in   fol.   Vél.  [Hain    14-5(1!.  150. — 

3  ff.  prél.,  I  f.  bl.,   195  ff.  n.  eh.  {sign.  a-Ffl.  Caractcres  ronds;  41  lìgnea  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  au  verso:  EPISTOL.A.  DE  FR.\NCESCO  PHILELVO  AD  GIOANNE 
SIMO  I  NETA  DVCALE  SEGRETARIO.  |  ,  da'ée  :  Scripta  in  cafa  noftra  in  Melano  adi  .x.  de  zugno.  | 
MCCCCLXXVIIII.  I  A  la  tète  du  2.  f.  :  PROIIEMIO  DI  CHRISTOPHORO  LANDINO  FIORENTINO  |  NELLA 
TRADVCTIONE  DI  LATINO  IN  LINGVA  FIORENTI  |  NA  DELLA  SFORZIADA  DI  GIOVANNI  SIMO- 
NETA  AD  LO  I  ILLVSTRISSIMO  LODOVICO  SFORZA  VISCONTE.  |  Suit  (f.  }  verso:!  ORATIONE  DI 
FRANCESCO  PVTEOLANO  POETA....  et  (f.  5  recto:)  PROEMIO  DI  GIOVANNI  SIMONETTA....  Le  texte 
commence  à  la  tète  du  f.  b  i  :  LIBRO  PRIMO  DELLA  HISTORIA  DELLE  COSE  FACTE  DALLO  |  INVI- 
CTISSIMO  DVCA  FRANCESCO  SFORZA  SCRIPTA  IN  LA  |  TINO  DA  GIOVANNI  SIMONETTA  ET  TRA- 
DOCTA  IN  LIN  |  GVA  FIORENTINA  DA  CHRISTOPHORO  LANDINO  FIOREN  [  TINO.  |  La  fin,  au  verso 
du  f.   195  est  suivie  de  la  souscription. 

Bel  exemplaire  grand  de  marges,  légèrement  laché  d'eau. 

285.  Sulpitius,  Johannes,  Verulanus.  Sulpitii  Venilani  de  uerfuù  fcanlione. 
De  lyl  I  laban^  quantitate.  De  Heroici  carminis  decoro  |  &  uitiif.  de  pedib"-^. 
&  diueiTis  generib^  carmina  1  pntcepta.  Deqiie  illorum  connexionibus  obl'er  | 
uationes.  Ad  Ciprianù  Omagium  Forliuieniìs  |  Epifcopi  fratrem  :  lege  fceli- 
citer.  I  (À  la  fin  :)  Antonius  zarotus  parmenlìs  impreirit  Medio  [  lani. 
Mcccclxxxii.  die.  ii.  Nouembris.  |  (1482)  in  4."  D.-veau.  [Hain   15 164].        50. — 

47  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (manque,  de  nième  le  f.  corresp.  41)  (sign.  a-f.)  Beaux  caractères  ronds  ;  24  lignes 
par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  CARMEN  SVLPITII  AD  LECTORES.  |  (S  lignesl  AD  AVLM.  |  (sici  (poeme  de  6 
lignes}.  En  dessous  occupant  les  lignes  17-20  du  recto  et  1-2  du  verso,  le  titre.  A  la  fin  du  texte.  f.  47 
verso,  un  autre  poème  de  8  lignes;  puis  :  FINIS.  |  et  l'impressum. 

Peu  taché  d'eau. 


Filippo  de   Lavagna  (1471-89). 

286.  Eusebius  Pamphilius,  Episc.  Caesar.Chronicon,  a  S.  Hieronymo  lat. 
versum,  et  ab  eo,  Prospero  Britannico  et  Matthaeo  Palmerio  continuatum. 
S.  1.  ni  d.  (Mediolani,  Philippus  de  Lavagna,  ca  1475).  pet.  in  fol.  Vél. 
[Hain  6716]. 

207  IT.  sans  chiffres  ni  signatures  (non  208  comme  dit  Hain).  Beaux  caractères  ronds  ;  34-35  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  .\.u  verso  :  Roninus  Mombritius  fequentium  uoluminù  lectori  falutè.  |  (3 
poèraes  de  IO.  8  et  4  lignes).  Au  rècto  du  f.  2  :  Adiuro  te  quicunq;  hos  fcripferis  libros  per  dominù  le- 
fum  I  chrillum  &  gloriol'um  eius  aduentum:  in  quo  ueuiet  iudicare  |  uiuos  &  mortuos  :  ut  còferas  :  quod 
rcripfcris  &  emendes  ad  |  exemplaria  ea  :  et  quibus  fcripferis  diligenter  :  i  hoc  adiura  |  tionis  genus  finiilitcr 
tràfcribas:   k  transferas    ì    eum  codicem  |  qiiem  defcripfcris.  Incipit  liber  cronicaff  Euxebii    Hieronymi    cum 


80.- 


Ì58  ^MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cenl. 


fuperaddiiis  ]  dìui  hieronymi  &  Profperi.  Praefalio  Hieronymi.  1  Le  prem.  Cahier  du  volume  n"a  quc  1 1  (au  lieu 
du  12)  ff.,  c'csi  parce  qu'on  a  enicvc  le  6*  f.  probablemcnl  par  cause  de  quelque  grave  erreur  y  conlenue. 
et  puis  a  rciraprimé  le  texie  sur  le  f-  7.  Au  verso  du  f.  iB.  en  bas  :  Eufebìi  Cxfaricnfis  epifcopì  |  liber  tempori 
felìcìter  inci  |  pìt  :  quc  Hieronymus  prcf  |  byter  d<uino  eius  ìngcnìo  |  laiinum  facete  curauil.  La  p^ige  opposce 
est  blanc.  Au  verso  du  f.  19  la  chronique.  en  forme  de  tables  synchroniqucs.  commence.f,  154  recto:  Hucufq^ 
hiftorìà  fcribit  Eufcbius  pamphili  martyris  co  |  tubernalis  :  cui  nos  Ifla  rubieclmu^.  |  I.e  supplèment  de  Pro*.pcr 
Brilannicus  commence  au  recto  du  f.  KJo  (390-442  apr.J.-Chr.),  cclui  de  Matteo  Palmieri  de  Florence  au  redo  du  f. 
l6*i.  (443-1.(48.'.  Le  lexle  finii,  au  recto  du  f.  207  :  ....  fìipèdia  ]  poUicentur.  |  Mediolanenfes  Laudem  rcccperunt.  1 
Le  verso  du  dern.  f.  est  blanc. 

Première  cdition,  d'une  rareié  singulìère.  remarquable  par  la  beaulè  de  son  exécution  iyp<^raphique.  Excel- 
leni  exemplaire  grand  de  marges,  sur  grand  papier. 

287.  S.  Hieronymus.  Aureola  ex  Floribus  S.  Hieronvmi  contexta  et  Alioruni 
opuscula.  (A  la  fin:)  ImpiTum  p  Magiflrù  Philippum  de  lauagnia  |  ì. 
cccc.Ixxv.  die  xxviii.  nouèbr.  Amen.  ]  (Mediolani,  1475)  pet  in  4."  Vél. 
[Hain  8588I.  75.— 

172  ff.  sans  chiffres  ni  sign.  et  index  de  2  ff.  (manque).  Beaux  caract.  ronds  ;  24-25  lignes  par  page. 

Le  tcxie  commence.  sans  aucun  intìtulè.  au  recto  du  prem.  f.  :  {Ì\  Ralres  cariffimi  nù  quco  quc  me  |  te  cò- 

cepi  ore  ,p'"erre  i'ermonem Vu  verso  du  f.  '0(.  1.  15-17:  Explicil  Joctrina  beati  HieronÌmÌ  ex  fuis  opc  I 

ribus  egregie  dineruata  ei  celerà.  |  Gralia  dei.  Dco  gratìas.  Amen.  )  A  la  page  opposce  :  Incipiunl  Rubrice 
ledameli  beati  Hieronimi.  |  En  bas:  Incipit  Tellamètura  beali  HieronÌmÌ.  \  Le  contenu  se  compose  encore  de 
passages  tircs  des  SS.  Pères.  Si  Eusebius,  Cyrillus  et  .\ugustìnus,  en  honneur  de  Si.  Hieronymus.  Au  redo 
du  f.  172,  L  13  :  Benedìcamus  Domino.  Dee  Gra.tìaE.  |  Puis  rimpressum.  Le  verso  est  blanc. 

Le  régislre  qui  occupo  2  pages  et  demi,  manque  à  notre  exemplaire.  et  est  remplacé  par  écrìt.  Le  volume 
est  Irès  bien  conserve  et  grand  de  marges,  sur  papier  très  fon. 

Impression  d'une  très  grande  rareté  et  une  des  premières  sorlìes  des  presses  de  Phil.  de  Lavagna  Milanais. 

288.  Pacificus  Xovariensis,  ord.  minor.  Somma  Pacifica  ossia  Trattato  della 
scienza  di  confessare.  (A  la  fin  :)  D.  O.  M.  eiufq^  gloriofiss.  Virgini  Matri 
eterne.  |  B.  Fràcifco.  B.  Benedicto.  ceterilq^  Bealis  et  Pre-  |  delìinatis. 
Doctiss.  Fratris  Pacifici  Nouarièlls.  |  Seraphici  ordinis  Minorum  obferuantie. 
Diuini  I  nerbi  Preconis  Apoflolici  clarilllmi.  Per.  G.  Bre-  |  biam  in  inipref- 
fione  recognitum  :  et  Philippum  de  |  Lauagna  Mediolanenfes  impreiTum, 
utriufq^  ere  ]  opufculum  hoc,  Dei  gratia.  9.°  Kalendas  Apriles.  |  in  uigilia 
Dominice  Incarnationis  expletum  eli.  |  Anno.  I479.  Mt^t-liolani.  Imperali. 
Dominis  ]  Bona  Matre  et.  Io.  Galeaz  Maria  Nato.  Viceco-  |  mitibus.  Du- 
cibus.   6.  I  in  4,°  Sans  les  figures  grav.  en   taille-douce.  Rei.  orig.  d'ais  de 

bois^  recouv.  de  basane.   [Hain    12259I.  100.^ 

I  f.  bl.  (manque)  et  243  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z.  ?.  o,  :».'.  X-V».  Caraci.  goth.  (les  majusc.  ct:pcnda!U  >t'ni 
des  caract.  ronds)  30  lignes  par  page. 

Le  texte  commence,  au  recto  du  prem.  f.  (ai):  lESV.MARIA.  |  EL  TITVLO.  1  [ty)  ti  nome  de  Chrillo  lefu 
e  de  la  fua  pia  |  Matre  Virgine  de  tutte  graiìe  mediatrice  |  Maria  diamante  :  commencia  el  prologo  |  in  la  fé- 
quente  opereta  dieta  Sumula  ho  uè-  |  ro  Sumeta  de  pacìfica  confcieniìa  ;  còpofla  |  nel  anno  del  Signore  I473< 
Lanno.  2."  delpontifi  1  calo  del  Beaiìffìmo  Siilo  papa.  4,'>  \  EL  PROLOGO.  |  FRATER.  )  (p)IV  Volte  pregalo 
da  molli  et  maxi-  |  me  da  lì  Venerabile  palrc  de  chrifto  Sa-  1  cerdole  Vinciguerra  ;  ...  La  premiere  figure 
dcvraìt  èire  coUée  sur  le  f.  blanc  39  (sign.  e  6)  ;  elle  manque  dans  cet  exemplaire.  landìs  quc  le  f.  bl..  qui 
manque  aussi  frcqucmment,  y  est-  Le  recto  du  f.  91  (m  2)  est  reste  en  blanc  pour  la  2'  gravare,  de  mcme 
la  plus  grande  panie  du  f.  92  pour  la  3*  figure.  Au  recto  du  f  243,  en  bas  :  .FINIS.  |  Au  verso  une  espèce 
de  sonnet  en  17  lìgnes.  Q^ualunq^  uuol  fua  anima  faluare  ;  |  ....  et  en  bas  l'ìmprcssum. 

Ouvrage  italien  de  la  plus  grande  rareté  non  vu  par  Hain.  Aussi  rcxemplaìre  du  Britìsh  Museum  (voir 
Cophtger)  n'a  pas  la  prem.  gravure.  A  l'exceptìon  des  gravures  le  nòire  esi  pourtant  compiei  et  trcs  bien 
conserve,  imprimé  sur  papier  très  fori.  Le  f.  sign.  p.  8  s"y  trouve  dcux  fuis. 

Christoph  Waldarfer  de  Regensburg  (1474-88). 

289.  S.   Ambrosius,  archiep.  Mcdiolan,  Opuscula  nonnulla.    [A  la    fin  :)   Im- 


I 


MILANO 


559 


preffus  mediolani  p  Chirrtofoi^  (sic)  Valdarfer  |  Ratifponenfem.  M.cccclxxiiii 

die  vii  lanuarii.  |  (1474)   in  4.°  Vél.  (Hain  *9io].  200. 

12K  tv.  sans  chiffres,  signatures  ni  réclames.  Caiacl.  ronds.  2S  lignes  par  pJge. 

Le  texte  commence  à  la  lète  du  prem.  f.  :  VITA  SANCII  AMBROSII  MEDIOLA  |  NENSIS  EPISCOPI  SE- 
CVNDVM  PAV  I  LINVM  EPISCOPVM  NOLANVM  AD  |  BEATVM  AVGVSTINVM  EPISCO-  |  PVM.  |  A  la 
lète  du  f.  17  :  VITA  GLORIOSE  VIRGINIS  AGNETIS  |  A  SANCTO  AMBROSIO  EDITA.  |  f.  23,  redo,  li- 
gnes 5-6  .■  PASSIO  SANCTORVM  MARTYRVM  |  VITALIS  ET  AGRICOLE.  |  A  la  tele  du  f.  2;  :  PASSIO 
S.\NCTORVM  MARTYRVM  |  PROTASII  ET  GERVASII.  |  A  la  tòte  du  f.  27  :  AMBROSII  AD  MARCEL- 
LINAM  SO  1  ROREM  DE  INVENTIONE  CORPOiJ  |  SANCTOlj  PROTASII  ET  GERVASII.  |  A  la  lète  du 
f.  31  :  SANCTI  AMBROSII  EPISCOPI  |  MEDIOLANENSIS  DE  OFFICIIS  |  LIBER  PRIMVS.  |  Le  texte 
linit  au  verso  du  laS"  f.  ;  FINIS  TERTII  LIBRI  SANCTI  AM  |  BROSII  DE  OFFICIIS.  |  Suil  une  petite  pièce 
de  4  vers,  et  Timpressum  comme  cité  plus  haut. 

Impression  extrèraement  rare,  la  première  exécutée  par  Valdarfer  à  Milan.  après  son  depart  de  Venise. 
En  méme  temps  c'est  la  première  édition  datée.  M.  Brunet  se  trompe  en  donnant  à  ce  volume  130  ff. ,  il 
n'en  a  que  128  comme  le  dil  M.  Deschamps  dans  son  Dictionnaire  Ge'ographique.  (duaritch,  Cat.  1888 
Nro.  36987  L.  st.  15—) 

Exemplaire  parfailement  bien  conseivé,  assez  grand  de  marges,  légèrement  timbré, 

290.  Bandellus,  Vincentius,  de  Castro  Novo,  ord.  Praed.  Tractatus  de  sin- 
gulari  piiritate  et  praerogativa  conceptionis  salvatoris  nostri  Jesu  Christi. 
(A  la  fin  :)  Explicit  ualde  utilis  libellus  recol  |  lectorius  de  ueritate  còceptòis 
bea  I  te  uirgìs  Marie  ipref  (sic)  Mediolani  |  dnante  Felicillìmo  Galiazmaria  | 
uicecomite  duce  Quinto  p  Chrilto  |  forù  Waldarfer  Ratifponenfem  x'Vn  |  no' 
domini.  1475.  |  in  4."  Ancien  maroquin  bleu  à  long  grain,  tìl.  s.  les  plats, 
titre  s.  le  dos,  fil.  intér.,  tr.  dor.   |Hain  *2352].  500. 

12Ó  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.  38  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'épìtre  dédicatoire  à  un  certain  "  Comes  Petrus  ,,  commence  :  |  j  ERIT.\TEM  me- 
ditabitur  |  Cor  meum.  et  labia  mea  detellabù  |  tur  impium  ....  Au  verso  du  f.  2,  col.  2.  la  table  commence  : 
[  ]  Ualis  ordo  fit  I  tractatu  ifto  |  tenèd'  i  q  lit  auctoris  ìtètio.  |  F.  5  verso,  col.  I,  1.  28-30:  Incipit  libellus 
recollectorius  |  auctoritatum  de  ueritate  còceptio  |  nis  beate  uirginis  gliofe.  |  F.  125,  verso  ;  LAUS  DEO  puis 
rimpressum.  Au  recto  du  dern.  f.  le  régistre  ;  le  verso  est  blanc. 

Vincenzo,  onde  du  célèbre  cardinal  Matteo  Bandelle  étail  un  adversaiie  de  la  doctrinc  de  la  •■  Conce- 
ption  immaculée  ,,  et  les  deux  ouvrages  quii  a  écrits  en  défense  de  son  opinion,  comptent  parmi  les  plus 
grandes  raretés  bibliographiques.  Il  devint  plus  tard  general  de  son  ordre,  et  son  neveu  faisait  sa  biographìe. 

Très  bel  exemplaire  dans  une  reliure  elegante.  Les  iniliales  laissées  en  blanc  ont  été  peintes  en  rouge  et  bleu. 

291.  Bartholomaeus  de  Chaimis,  ord.  min.  Incipit  interogaroriu  liue  con- 
felfionale  p  uenera  |  bilem  fratrè  Bartholomeù  de  chaimis  de  medi  |  olano 
ordinis  minorù  compofitum  in  loco  fancte  \  marie  de  angelis  apud  medio- 
lanù  Z  dirtinguitur  |  in  quatuor  partes  principales.  |  (À  la  fin  :)  . .  . .  loo. 

Nec  mora  Chriltoforus  populum  coijlfe  fideleni 

Valdafer  attenta  protinus  aure  notat. 
Efaturemus  ait  dignandis  agmina  uotis. 

Deqj  Rhatifpona  quin  dainus  artis  opem. 
Ciuibus  hinc  noftris  Mediolanoqj  potenti. 
Impreffit  magnum  maximus   auctor  opus. 
1474.   3."  kl'as  octobres. 

in  8."  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau  ;  dos  endomm.  [Hain  *248i]  loo.- 

17-1  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Beaux  caract.  goth.  ;  27  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  immédiatement  après  Tintìtulé,  qui  est  imprimé  en  rouge  ;  [  |  Vm 
ars  arliù  fit  regimen  animarù  extra.  |  de  età  ?  q  ....  Il  finit  au  verso  du  f.  173,  en  bas  :  ....  diabo  1  lus 
femper  ei  upponas  merita  pallionis  chrilti.  |  .\u  recto  du  dern.  f.  un  poème  de  12  distiques;   Si  quem  peni- 


Fr.cent. 


26o  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.ccnt 
teat    ...  Nous  avons  cilc  plus  haut  la  fin  de  cene  poesie,  qui  nous  fait  connaitre  le  nom  de  l'imprìmeur.  Chri- 
stoph Waldarfcr,  de  Rcgensburg.  Le  verso  du  dern.  f,  esi  blanc. 

Premiere  édition  fort  rare  ei.  en  mcrae  temps.  un  des  premiers  livres  soitis  de  la  presse  de  Waldarfcr  à 
Milan.  Magnifique  exemplaire.  sur  papier  fon. 

292.  CepoUa,  Barthol.  INCIPIT  TRACTATVS  No  |  tabilis  Et  Subtilis  De 
Servitutib'  Vrba  |  noR^  predioiù  lur.  \'.  Doctoris  Famofif  |  lìmi.  D.  Bar- 
tholomei  cepola  Veronenlìs.  |  (A  ìa  fin  :)  Impreffum  Mediolani  per  Xpo- 
foru^  1  Vualdafer  Ratifponèfem  Impèfis  |  iuris  Scholaris  diìi  Petriantonii  | 
de  burgo  dicti  de  cafteliono.  |  Et  Magiflri  Philippi  de  lauania.  \  Aug.   die 

viii.  M.CCCC.LXXV.  !  (1475)  in  fol.  Cart.  [Hain  4855].  40.— 

J  f.  bl.  (manque),  Ó4  fF.  s.  eh.  ni  sign..  i  f.  bl..  ó  ff.  n  eh.  Beau.x  caractères  ronds  :  53  lignes  e:  2  cols. 
par  page. 

L'inlilulc  citò,  imprimé  cn  rouge.  se  trouvc  au  recto  du  prem.  f.  A  la  fin  du  texte  (f.  6(  verso,  en  bas) 
se  lil  le  colophon  suivant  :  Tractalus  domini  Bartholomei  cepoUa  [  de  uerona  de  feruilutibus  urbanorù  &  ru  | 
fiicoru^  prediorum  Mediolani  imprefus  (sic)  Anno  falutis.  M.ceee.lxxv.  Gnit  feliciter  p  ]  Xpophorù  Valdefer 
Ratifponenfem.  |  .Aprés  un  f.  bl.  suil  la  table  ;  INCIPIT  TABVL.-V  huius  libri.  |  Au  redo  du  dem.  f.  ;  RE- 
GISTRVM  OPERIS.  I  Puis  l'impressum  cité  plus  haut.  Le  verso  est  blanc 

Exemplaire  incomplet  ;  le  prem.  f,  bl.  y  manque.  de  mème  que  les  ff.  13  et  IO  et  les  ff  3-5  de  la  tablc. 
tandis  que  les  ff.  lo  et  19  s'y  trouvent  deux  fois. 

293.  —  TRACTATVS  SERVITV  |  tutu  RuUìcok  Predici;  Domini  Bartho  j  lomei 
Cepolla  Veronéfis  Vtriufqj  iuris  |  Doctoris  Famolìffimi  Incipit.  |  (A  la  tin  :) 
Chrilìophorus  ualdafer  ratifponenfis  hoc  |  opus  imprelìt.    (sic)   ìM.ccccIxxv.  ' 

in  fol.  Cart.  75. — 

"■X  ff.  s.  eh.  ni  sign.  et  I   f.  bl.  Caractères  ronds;  53  lignes  et  2  cols.  par  page. 

L'intitulé,  impr.  en  rouge,  précède  le  texte,  au  recto  du  prem.  f,  Au  verso  du  f,  65  ;  Tractatus  de  Serui« 
tutib'  rullieol^  pdio  |  rum  domini  Bartholomei  Gepolla  (sic)  Vero  |  nenfis  utriufq^  iuris  doctoris  famofiflìmi  ) 
finii  feliciter.  |  A  la  page  opposée  ;  RVBRICE  HVIVS  TRACTA  |  tus  repièt"  in  numera  folio!}  iuxta  ordine  | 
eiufdem.  [  Le  verso  du  f  66  est  blanc.  Les  6  dern.  ff.  soni  occupés  de  la  table  ;  Incipit  tabula  tractatus  de 
Ser  I  uitutibus  rullicorù  pdioFf.  |  et  à  la  fin,  (f.  73  verso)  :  REGISTRVM  HVIVS  OPERIS  |  et    l'impressum. 

Bel  exemplaire. 

294.  Tacitus,  Cornelius.  Opera.  S.  I.  n.  d.  [Mediolani,  Christ.  Valdarfer, 
1475!.  in  fol.  Ais  de  bois.  [Hain    15219I.  100. — 

1S8  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z,  &,  A  et  B).  Caract.  rom.  33  à  38  lignes  par  page. 

Au  recto  du  ler  f.  (saos  sign.)  commence  l'épitre  dedicai.  :  Francifeus  Puteolanus  lacobo  Antiquario  du- 
cali Secretano  Sai.  |  (  )  A.ximìs.  Le  texle  des  Annales  commence  nu  recto  du  2.  f.  (sign.  a  1):  CORNELII 
TACITI  HISTORIAE.  LI  XI.  |  ACTIONVM  DIVRN.VLIVM.  |  (  )Am  Valerium  Aliaticum  etc.  Le  f.  Ijo  finii  :  I 
Fabianus  in  Pannonia.  Au  recto  du  151  '  f .  :  CORXELII  TACITI  ILL>  STRISSIMI  HlSTORICl  DE  |  SITV 
MORIBVS  ET  POPVLIS  GERMANIAE  LIBEL  |  LVS  AVREVS  |  (  )  Ermania  eie.  Au  verso  du  159.''  f.  :FiXIS. 
Le  160.'  f.  est  blanc.  Au  recto  du  161."  f.  :  CORNELII  TACITI  AEQVITIS  ROMANI  DIALOGVS  AN  SVI 
SAECVLI  ORATORES  ANTIQVIORIBVS  |  ET  a^'ARE  CONCEDANT.  |  (  )  Aepe  ex  me  etc.  Au  recto  du 
175.°  f.  :  FINIS.  Le  verso  et  le  f.  17Ó  som  blancs.  Au  redo  du  177.°  f.  :  IVLII  AGRICOLAE  VITA  PER  COR- 
NELIVM  TACITii  1  EIVS  GENERVM  CASTISSIME  COMPOSITA.  1  (  )  Urorum  eie.  Au  redo  du  lì»;."  f.  : 
ftes  erit.  FINIS.  Le  verso  et  le  iS.'*.*  f.  som  blancs. 

Edition  rare,  doni  Hain  ne  donne  que  le  contenu.  mais  qu'il  n'a  pas  vue.  Notrc  exemplaire  est  identique 
à  la  descriplion  de  Copìiiger.  LVdition  fui  procuréc  par  Franciscus  Puteolanus  (la  preface  duqucl  est  rcim- 
primée  par  BotfeU,  p.  160  ss.)  et  Bernardinus  Lanterius. 

Les  ff.  sign.  L  I  et  8  manquent.  Q.uelques  piqùrcs  au  eommencemeni  ci  j  la  (in,  quelques  noiules  manuscr. 
Le  resunl  est  bien  consente. 

Leonhard  Pachel  et  Huldr.  Schinzenzeller.  (1479-93). 

295.  Ausmo,  Nicolaus  de.  Supplementum  Summae  Pisanellae.  (A  la  fin  :) 
Q,uorl  pache!   inl'iibribus  preflum  Leo  |  nard'  t    eius  |  X'idericus    focius  ere 


MILANO  261 


Fr.cent. 

pegit  opus.  I  Mediolani  Anno  dni.  Milefimo  quadringè  |  telìmo.  feptuage- 
fimonono  fecundo  kalendas  |  Maias.  zc.  |  (1479)  in  fol.  Rei.  orig.  d'ais  de 
bois  recouvert  de  veau.  [Hain   2159].  75. — 

I  f.  bl.imanque)  et  341  IT.  n.  eh.  (sign.  a-z,  aa-mtn)  Caractères  gothiques  dune  forme  très  ancienne.  5"  ligne? 
et  2  cols.  par  page. 

Le  texte  commence  a  la  lète  du  prem.  f.  :  In  nomine  domini  noflri  iefu  crifli.  .Am.  |  Incipit  liber  qui  di- 
citur  fupplementura.  |  |q|  Vonia;  fumma  |  q  magiftrutia  feu  pifanella  vulgarit'  nùcu  |  pat'  ....  La  fin  du  le.tte, 
au  recto  du  f.  331  est  suivie  d'une  lettre  de  Francois,  cardinal  de  Venisc,  date'e  de  Rome.  17.  nov.  1441  et 

d'un  colophon  :  Ad  excutiendam  diligenter  t  examinandà  |  confcientiam  perlegat  hoc  op'  nlim    ma  ]  gi- 

ftruciam.  nun;  uero  propter  addilìonem  |  reùèdi  fris  Nicolai  d'aufmo  ordls  miol^  fup  |  plinientum  nuncu- 
patum  ....  Dtinèt"  et  Dfilia.  D.  Nicolai  d'  neuo  atra  |  iudeos  fenerantes.  Item  abbreuiationes  t  |  allegationes 
in  utroq?  iure  Puìs  l'impressum.  Le  verso  du  f.  est  blanc. 

L^  reste  des  ff.  est  occupé  par  la  tabula  et  ies  rubricae  juris. 

L'exemplaire  est  peu  taché  d'eau  aux  marges,  du  reste  fort  bien  conserve, 

296.  Florentinus,  Paulus.  Egregij  predicatoris  ac  facre  theologia  |  doctoris 
eximij.  Magistri.  Pauli  fiorentini  |  diui  ordinis  fancti  fpiritus  de  roma,  qua- 
dra !  gefimale  utillinuini  de  reditu.  peccatori»'  ad  |  drìi.  Ad  Reuerendillì- 
mum.  patrem  t  do  |  minum.  innocentiuni  romanum.  eiufdein  |  gloriole 
religionis  preceptorem.  Z  gene  |  rale  decus.  in  l'alutè  anima:^:  feliciter  ìcipit  | 
(A  la  fin  :)  Quadragellmale  hoc  perutile  impreffum  mediolani  per  prudentes 
Alamanos.  Ma  |  giflros  artis  huius.  Vldericum  fcinzenceller  |  Z  Leonardum 
pachel  focios.  Anno  domi  [  ni.  1470.  die  decimo  feptembris.  j  in  fol.  D.-vél. 
[Hain  *7iò6].  50. — 

593  ff.  non  eh.  et  I  f.  bl.  (Hain  395  ff.  !)  (sign.  a-z,  aa-oo)  Beaux  caractères  gothiques,  49  lignes  et  2 
cols.  par  page.  —  L'exemplaire  est  incomplet  des  sign.  a  I  (avec  une  gravure),  du  Cahier  p,  des  sign. 
X  2,  4,  5,  7,  y  I,  8,  bb  3,  6.  U  3,  6  et  du  f.  bl.,  en  tout  de  ig  fF.  et  d'un  f.  bl. 

Le  recto  du  f.  a  2  commence  par  la  préface:  Paulus  Florentinus  theologoru?  minimus  |  diui  ordinis  fancti 
Spiritus  de  urbe.  Reue  |  rendilTimo  in  chriflo  patri.  ?  domino.  In-  |  nocentio  romano  eiufdem  alme  religionis  ] 
generali  preceptori  digniflìmo.  ac  fuorum  [  omnium  benefactorura  maximo  Salutem  ]  Dicit  Plurimam.  ]  Le  titre 
se  trouve  au  recto  du  f.  a  3,  la  souscription  au  recto  du  dern.  f.  Le  verso  est  blanc. 

Ouvra{;e  fort  rare  et  assez  recherché,  dont  l'autcur  donne  des  preuvcs  remarquabies  de  connaissances  litté- 
raires.  Très  souvent  il  y  cite  le  Dante  et  le  Pétrarque. 

E.vemplaire  très  grand  de  marges.  légèrement  endommagé  en  quelques  endraits  par  des  taches  de  rousseur. 

297.  Guido  de  Monte  Rochen  s.  Rotherii.  Incipit  manipulus  curato-^:  | 
compofitus  a  Guidone  de  mò  |  le  rochen  facre  theologie  prò  (  fefiore.  |  (A 
la  fin:)  ([  Hoc  opus  q  curato^  Ma  |  nipulus  Intitulatur  in  quo  qui  |  dem 
multa  notatu  digna  aneto  |  ritateq>  fundata  de  ecclefie  fa  |  cramentis  ponun- 
tur  ad  eruditi  |  onem  minus  prudentu'  (sic.)  religio  |  forum  :  perfectuni  elt. 
Impreffù  |  qj  Mediolani  per  prudentes  |  opifices  Leonardum  pachel  t  |  ulde- 
richum  fcinzenzeller  teuto  |  nichos.  Anno  a  natiuitate  dni  |  M.cccc.lxxxj. 
pridie  kalédas  |  februarias.  |  (1481.)  in-4."   Rei.  orig.  d'ais    de    bois,  couv. 

de  veau.  [Hain   8185].  50. — 

Edition  fort  rare,  non  vue  par  Hain,  et  inconnue  à  Brunet. 

1  f.  blanc,  3  ff.  prélim.  contenant  l'index,  I22  ff.  chiffrés  de  chiffres  arabes.  Caractères  gothiques  de  32  li- 
gnes  et  2  cols.  par  pages.  Sans  signatures. 

L'index  commence  au  f.  2a  :  C  Diuilio  huius  opufcoli.  |  G  Prefens  opufculù  diuidit'  |  i  tres  ptes  ....  ctc.  L'im- 
pressum occupa  la  2*^  col.  du  f.  I22a.  —  2  ff.  de  vélin,  morceaux  d'un  manuscr.  ancien.  —  La  reliure  est 
piquée  de  vers. 

298.  Hispanus,  Petrus.  Incipiunt  tractatus  petri  hifpani  bene  emendati,  et 
ad  I  numerum  ufque  duodenarium   completi.  |  (À  la  fin  :)   Expliciunt    petri 


2Ò2 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


hifpani  fummule  bene  emendate.  !  ImprelTe  Mediolani  per  magiltrum  Leo- 
nardum  pachel  Z  \'ldericuni  fcinzenzeller.  Anno  domini   M.cccc.lxxxvij.  | 
die.  XV.  mentis  feptembris.  |  (.1487).  in  4."  Avec  4  figs.  grav.  s.  bois.  Cart. 
Hain  8681].  (io. — 

(«S  ft".  n.  eh.  (sign.  a-h.     Caraclèrcs  gothiques  ;  32  ligntfs  par  page. 

L'ìntilulc  se  truuve  au  recto  de  prem.  f.  suivi  du  commencrmenl  du  lexle  ;  |d|Ialctica  eli  ars  arlium. 
l'cientia  fcientiaru;.  |  ad  omnium  mclhadoium  (sic)  principia  ....  Le  le.Me  lìnil  au  verso  du  f.  Wi  :  cn  dessous 
rimprcssum. 

Hon  cxempluirc  d'une  édilion  bien  rare. 

Leoxh.xrd  P.\CHiii,  d'Ingolstadt  {1480-1310. 

200.  S.  Ambrosius,  archiep.  .Nlediolan.  Epistolae  et  varia  opuscula.  (A  la 
fin  :)  Imprelfum  Ml'i  pei-  Magillnì  Leonardum  pachel.  .\lcccclxxxx.  die.  xviii. 
Decembris.  |  (1490)   in   fol.  \é\.  011  D.-vél.   iHain  ^SgS].  40. — 


^-^-M^^^^U^ 


\\x.\^\:^y..,vv\A-^vJ 


©crmonc6 oc fpc  t oc  fiie  cu  omclije  bear»  Jòcr 
nan1i  abbane  cMrcuallf  nfitì  oidinie  cirtacicnfid  cu> 
ni^nmilliAcnifliiltAriurdnii. 


iSK  IT.  n.  eh.  («ij»!!.  a-z.  A:)  Beaux  caract.  ronds  ;  sl>  lignes  pai   page. 

I,e  rccio  du  prem.  f.  est  blanc  ;  au  verso;  Ordo  epiltolarum  iancli  Ambrol'ii  |  Au  redo  du  scc.  f.  {s-ìgn. 
a  ii):  Lìber  primus  cpiltolarum  fancti  Ambrosi  incdioK-incnIìs  cpifcopi.  |  Le  tcxtc  tìnit  au  recto  du  f.  187. 
Au  verso:  Epigramma  Georgii  cribclli  praifbytcri  !  (12  dìstiques'.  Au  recto  du  dern.  f.  un  petit  cpilogue, 
puis  un  resumé  du  contenu  :  In  hoc  opere  continentur  epillolarum  fancti  ambrofìi  libri  decem.  De  uoca- 
tionc  omniiì  |  gentium  libri  duo.  Sermoncs  nonagìnta.  Oralioncs  dicend;c  ante  milTam  dux.  De  facramen  |  tis 
A:  myncriis  liber  unus.  De  uirginibus  libri  tres.  De  uiduis  liber  unus.  De  cohartatione  (sic)  ulr  [  ginum  :  & 
de  dcdicationc  templi  a  iuliana  ftructi  liber  unus.  De  in(lÌtutÌone  ulrgìnis  ad  Hufe  |  bium  Hhcr  unus.  De  ieiunìo 
liber  unus.  |  Knfm  I  imprcssum  et  le  petit  rcgistre.  Le  verso  est  blanc. 

E\emplalrc  bien  con!>cr\'c.  grand  de  margcs. 


MILANO 


■JbT, 


Fr.cent. 


300.  S.  Bernardus.  Sermones  de  tpe  Z  de  fcìs  cu  omelijs  beati  Ber  |  nardi 
abbatis  clareiiallenfis  ordinis  cillercienlìs  cu^  |  nonnullis  epiltolis  eiul'dem.  | 
(A  la  fin  :)  IniprelTiim  Mediolani  per  Magifirum  )  I.eonardum  Pachel.  Anno 
domini  I  M.cccc.lxxxxv.  die  qnto  Octobris.  |  (1495)  in  4."  Avec  2  superbes 
lìgs.  grav.  s.  b.,  2  grandes  et  nombr.  pet.  init.  s.  fond  noir.  ^'él.,  dos  dorè. 
[Hain   2850I.  250.- 


-17   ft 


4  ff.  n.  eh.,  2i7  l>.  eh.  et  l  f.  bl.  (manqiie)  (sign.  — .  a-z.  ?,  3.  %'.  A-D)  Petits  caract.    golh. 
48  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  un  grand  et  magnifique  bois,  l  47  s.  1 19  mra.  :  St.  Bernard  assis 
au  fond  de  sa  cellule,  entre  deux  petites  fenètres  et  deus  armoires  charge'es  de  livres  ;  le  Saint  a  une  physio- 
gnomie  très  expressivc.  son  habit  et  un  mur  sont  légèreraent  ombrés.  le  reste  dessiné  au  trait.  .■\u  dessous  de 
cette  figure  se  trouve  le  titre  cité.  Au  recto  du  f,  2  :  Tabula  fermonù  |  huius  voluminis  |  Au  verso  du  f.  4 
avant-propos  imprimé  en  gres  caract.  goth.  Le  texte    commence  au    redo  du   prem,  f.  eh.  sous  un    inlitulé 


CBiul  T(5cni2r.Ti  abbjtìó  cLlrnuUcnno  01 
ditiu'p  (fi  uteri  laifu-OOiiornonjoturinii  0'"C 
lit  7  rcr:nO"a^  PC  tanpiy:c  i  Pt  fj  mniviiiulno 
per  jtitti  cifLuliiTn  ;  fi>laiiiiit jnliiio  i  oicl^ue 
a,coinoiljn. 

f  f  pruno  0'*clic  Tiirn  cu  J%flic.ri>iniic  cfl 
aiigdiiG  jabiid  J  oco  j  j  Itonciaii  fjcr.in:Ti 
me  Tonfa  nr{pub3  inaine  ediu. 


IblOlOJlIS. 


tliiii-iJtJiinlltiV'Oiirqiiod  od  niibl  Pf  fomno 
fr  Jiijjiii'  Ih  tio,  nbui"  HitCTiircTf  riiiornon  fi 
ii.iin  of loru-H  iiVa  CI vo (f ut jrf  il  pofiirumi 
JglìTfJi  iH'Oit  Tq-f  junniini  ruH'jitir  -  loqui  ri 
ddufT  Jliqtnd  n  IjuJil'uo  nr^ini  injiru"  fu 
pò  illj  IrcnoncrtiJii^cIt.d.iii  qnj  111.  j  rcfcrc 
te  DOmitikr  jriininLijn^Milt^  lOnluinur  tifito 
riJ  Zlrtptiodrjiic  opiii-fjcimiluiii'T  fi  nuJU 
furniin  qiipniin  inf  piofccnbm-  rdirruirc  ne 
<c'T(  fil-rd  ticvfinrie  ìTpcdf  :  ni  rtilitaf-  mo 
iirjcpuni  rjirini  a  l>0(  non  i[iipcdur:quo  ad 
qiir^-,ipfi>iiiin  iiettiTaru  ininuf  parjruf-inuC' 
liur'  lui  jrbtfro?  coc-  ocbac  gr Ju Jn.fl  flCflU 
fjnfrJMO  fcuoticnL 

ì-CitìO  fdlKTI  CUdtl^di) 

tpauiidum  Lucili). 


fjt  j>  nro  lui  iicmcii  crjt  lofcrb  ve  Pcmo.Pj- 
uid  ^  nome  vnrjjinit  injnj.Cf  rduii"»  C:»riii 

prima. 


dtdfibiviilr 


ifuàgdiilj-  ict  pTOpiij 
ncmnrj  rerum  in  L>c< 
loi'oiJtnfiijTarrcT  ft 
firr\aciCìc\Ìc  q'  ncKill 
noi'  nq;;1igv(iT  Judirc 
t^^t^^-  ^fcV^' J  q'-"^'^  '■""  W^uT^tT  (hi 
^^^fc^afc^^^S'duit  niJrrjrcil-loMiijr 
fuiiiiJa  iiunnn  qui  min iruroo'i  3  quo  n>rtn/r 
tiriTincì  Jl^  qu  Jm  mirrtrurfrcnfuin  qiio<^^  nr* 
(pnir  jmt»o;uinq\  gntuf  nuii Jiorrji  rqvioiif^ 
pjcpnii.  ncn'niib''rd'ipn'"-y'  1""1  l'CH-f  u 
tJlfiic  Jlii]iiu11'0?um  fnpcnidciie  rcfinim  Tur 
IRi:qujqujin.O'i  niun  nfc  ftJmm  w  arboit  fi- 
ne fjufj  na  muli  o  pafTCTiKir  fine  p J"(  fé- 
Icib  cadu  fiipfT  foTJin-rrto"  ego  pc  ck  fanC' 
naijiipriitlr  fupnflunmDdìucTf  rcrbnmr'C' 
fnrninfjirtj  iTTitoiij  «3bi'*'.OMruto  piUT-j 
quippcfunf  «niiijfiiponiPtnyrtniR  .!(  tdrih" 
fi'tijiilj  mliodii'rroltnn^jnnj-ri  ramm  Pil^;r 
tnil'.lbtjiit  infpti toirqui  notimi  fn(:pfrtind 
re  pai  j.cleuineiue  re  fji o  cuniTìino .  t^av^c  f 


N/*  300.  S.  Bernardus, 


impr.  en  rouge  :  C  Diui  Bernardi  abbaiis  clareuallenfis  or  I  dinis  Cìftercienfis  doctoris  deuotiflìmi  Ome  |  He 
Z  fermones  de  tempore  Z  de  fanctis  ;  muliis  |  per  anni  circulum  :  folemnitatibus  t  diebus  accomodati.  |  Cette 
page  coniient  encore  2  grandes  et  belles  ìnitiales.  dont  une  avec  une  superbe  lète  de  St.  Bernard,  et  un  charmant 
petit  bois  au  trait,  61  s.  47  mm.,  l'Annoncìation,  avec  la  souscription  :  AVE.  GRATIA.  PLENA.  DNS  |  , 
copie  du  beau  bois  de  l'édition  vénitienne  de  1495.  La  lin  du  texte,  limpressum  el  le  petit  Regiftrum  se 
trouvent  au  verso  du  f    237.  en  bas. 

Superbe  exemplaire  de  la  meilleure  conservation,  à  lexception    des    deux    derniers  ft'..  qui    sont    soigneu- 
sement  réenmargés. 


301,  Britannicus,  Gregorius,  ord,  Praed.  Sermòes  funebre!"  vulgariter  :  lite- 
raliter  |  q>  ^anunciàdi.  Itej'  fermones  nuptiales.  j  (À  la  fin  :)  Impreffum  .Me- 


264  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cern. 


40.— 


40. 


dìolanì  per  magìflrum    Leonardum    pachcl  ■  die.    xiiij.  \  Mai1i).  Anno    dfiì. 
x^I.cccc.lxx.\xvi.  I  (1406)  in  8."  Cart.  iHain   398  lì. 

i-|0  ff.  n.  eh,  (sign    A.  a-r)  Pc-tils  caracl.  poih.  ;  32  lìgnes  par  page 

L'inlùult-  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.  (A  l),  puis  :  C  Ad  leciorcm  Epigramma  elcgiacum.  |  118  lignes) 
et  la  dedicice  :  C  Ad  Rcuerendìflìmuj  in  Chrifto  Paire;  t  dnm.  D.  Pau  |  lù  aanc  humanaru;  ouiu?  Pa- 
ftorcm  ?  diuino  afllatu  epm  |  Brlxìanum  Bcnemeritù.  Fralcr  Gregorius  Britannicus  |  Sacri  ordinis  PrcJicatorum 
profeffor.  S.  P.  D.  |  Celle  lettre  est  datce,  f.  2  verso.  I.  3-)  :  C  Ex  ede  Diui  Florlani  Quarto  decimo  calcndas 
apri  I  lis.  1493.  I  et  suivi  d'une  rcponsc  de  levèque.  f.  3  verso.  I.  i  :  0  Tabula  orationum  funcbrium  vul- 
garium.  |  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  3  (ai)  :  Sermones  funebrcs  vulgarcs  |  et  lìnit  au  f.  1 10  recta.  suivi 
du  Regillrum  operìs.  )  et  de  l'ìmpressuni.  Le  verso  est  blanc. 

Petit  volume  assez  rare. 

302.  Cicero,  M.  Tullius.  M.  T.  Ciceronis  Rhetoricoruni  libri  recenter  ca- 
stigali interpretibus  Francisco  McìiuraìiiiOy  Afitonio  MìHuì/ìcIIo,  M,  Fahio 
Victorìno  uiris  clarissimis.  ìnipressunì  Mediolani  per  Mag.  Leonardum  Pa- 
che!, 1500.  Avec  une  superbe  tìg.  grav.  s.  bois  et  de  belles  initiales  s. 
fond   noir.  Cart. 

Beau  volume  Sur  le  tilre  il  y  a  un  boìs  trés  beau  et  caractéristique  :  Cicéron  assis  d'Clant  à  ses  irois 
commentateurs.  bois  Icgerement  ombre.  Sur  Ics  pupilres  la  marque  de  .ìcàn  Je  Legnano.  —  Exemplaire  trés 
bicn  conscn'é. 

303.Georgius  Trapezuntius.  GEORGIITRAPESVNTli  \'IRI  L)Oc:nsSLMl 
ATQVE  ELOQ.VEX  1  TISSIMI  RHETORICORVlM  LIBER  PRIMVS.  (À  la 
fin  :)  Med.  in  libraria  Leonardi  Pachel  officina  Anno  poli  natuni  Di\in. 
M.cccclxxxxiii.  iii.  I  Cai;  Auguftas.  Lud.  Maria  .SF.  Io.  Gal.  Nep,  aureum 
felicinìme   gubernante.  \  (1493.)  in  fol.  Vél.  [Hain  7609I.  50. — 

Le  volume,  doni  le  prem.  iVuillet  blanc  manque,  conrient  encorc  Ics  ouvrages  suivanis  :  De  artificio 
Ciceronianae  orationis  prò  Q..  Ligario,  Ascani  Pediani  in  oraliones  Cic.  commentarla.  Ani.  Lusci  Vicent. 
Expositio  super  XI  Cic.  oraliones  et  Xicconis  Polentoni  argumenla  super  nonnuIHs  orationib.  et  invecttvis 
eie.  ad  lac.  de  Alvarotis.  —  loo  (T.  n.  eh.  (sign.  a-qì.  Beaux  caraclcres  ronds,  semblables  à  ceux  des  .Mde. 
53  lignes  par  page. 

L'impressum  est  precède  par  les  vers  suivants  : 

Qu.-e  fuperat  reliquas  arles  ed  facia  gcorgi 

Ars  benediccndi  munere  noftra  tuo. 

•  Correxit  ueneta  rhcelor  benedictus  in  urbe. 

Hanc  cmal  orator  qui  bonus  esse  uelit. 

Si  nefcis  ubi  lìt  uenalis  :  quadre  lemanum 

Spiram  :  qui  prwcii  codicis  auctur  erit. 

Conidinus. 

Celle  poesie  prouve  que  IVdition  de  Pachel  soit  une  rcimpression  par  irop  iidelc  de  la  première  édil.  taile 
à  Venise  par  Vindelin  de  Spira  vers   M70. 

304.  Suetonius  Tranquillus,  C.  COMMENTATIONES  CONDITAK  A  l'I  II- 
LIPPO  I  BF.ROAI.no  IN  SVF.TONIVM  TRANQ.VII.LVM.  \  DICATAE  IN- 
CLYTO  ANNIBALI  BEXTI\"OI.O.  |  ^À  la  tin  :;  Coinmentarios  holce  a 
Philippe  Beroaldo  diligenter  compofitos  inprasfTit  Leonardus  pachel  |  Theuto- 
nicus  adhibita  pioiiiribus  folertia  &  diligentia  :  ne  ab  archetypo  aberrarret. 
(sic)  ImprelTuin.  1  Mediolani.  Anno  ialutis.  M.CC:CC.I.XX>:XI1I1.  Quarto 
Idus  lanuarias.  Illullriliimo.  |  lolianiie  Galeaz.  Mediolani  Duce.  Sexto.  ] 
(1494)  in  fol.  Avec  de  belles  initiales  et  la  maiiiUL'  typogr.  Belle  rei.  an- 
cienne, veau  ornementé  à  froid.  [Hain    15127I.  70. — 

326  fi",  n    eh.  Uign.  A.  a-I^,  A-Q.1  Caractcres  ronds;  texte  et  coram.  ;  óo  lignes  par  page. 
U  verso  du  titrc  contient  les  2  picces  :  C.  SVETCNH  TRANQVll.U  VITA    A    PHILLIPO    BEROALDO 
CONDITA.  I  et  ELOGIVM  PUNII  DE  IVI.IO  CAESARE  DICFATORE.  |  A  la  téle  du  f.  Aii  :  Ad  Inclyium 


MILANO  265 


Fr.ceot. 
Hannibalem  Bentiuolum  lUuftrinìmi  Io.  fecundi  Bent.  filium.  Pphilipp    [sic)  |  Beroaldi.  Bononienfis  epiftola.  | 

Suit,  au  verso  du  3''  f.  le  Breviarium  rerum  meninrabilium.   Le  texte  commence  à  la  tète  du  f.  ai  :  PHILIPPI 

BEROALDI  BONONIENSIS    ENARRATIONES  IN.    C.    SVETONIVM  |  TRAN(iVILLVM.  |  Il  finlt  a    la  lete 

du  f.   322  suivi  de  l'Appendix  etc.  des  2  pièces  de  vers,  de  l'impressuni  et  de  la  marque    (f.   326  recto}  Le 

verso  de  ce  f.  est  occupé  par  le  Regiftruin  Operis. 

Exemplaire  bien  conserve  de  cette  édition  fori  rare  que  M.  Hain  n"a  pas  vuc,   imprimée  sur  papier  fort. 

HULDRVCH    SCHINZENZELLER    (1480-I500). 

305.  Albertus  Magnus.  Excellentidìmi  t  fanctilTimi  viri  do  |  mini  Alberti 
magni  epi  ratifponenfis  |  ordinis  predicatoriuii.  in  euangelium  |  Miflus  eft 
Gabriel  angelus  :  aiireuni  |  Z  deuotiilimum  opus  feliciter  incipit.  |  fÀ  la 
tìn  :)  ....  Aloy  |  luis  vero  de  Serazonibus  lua  opera  Z  \  impenfa  imprimi 
curauit.  Mediolani  |  Ab  Uldericho  fcinzèzeler.  Teutòico.  |  Anno  domini. 
1488,  Die    17.  Aprilis.  |  FINIS.  |  in  4."  Veau   noir  jolinient  ornem.  à  froid, 

avec  de  belles  figs,  sur  les  plats.  [Hain  464J.  50. — 

III    tf.   n.   eh,  et   I   f.  bl.  (manque)  (sign.  a-o)  Jolies  caractéres  gothiques  ;  ^b  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  commence  la  préface:  [  |  Lara  efl  :  ?  que  nùquà  mar  |  cefcit 
fapiètia  :  ....  Au  recto  du  2.d  f..  col.  2  :  Incipiunt  tìtuli  articulo^'.  i.  |  f.  3,  verso:  Explicit  tabula  capitu- 
lorum.  I  L'inti.ulé  se  lil  au  recto  du  f.  (i,  immédiatement  après  le  texte.  Au  recto  du  f.  ili  on  Ut  la  souscri- 
plion.  qui  commence:  Excellentiirimi  £  ranctillimi  viri  dni  |  Alberti  magni  epi  ratifponèfis  |  ordinisi  predi- 
cato:^.'  in  euangeliuj  MilTus  eft  (  Gabriel  angelus,  aureum  e  deuoiìlli-  |  mu  opus  feliciter  explicit.  Diligen- 
tidi  1  me  emendatù  p  venerabilem  fratrem  |  Auguftinum  de  Papia  ciufdtjm  itrji-  |  nis  predicatoru?  de  olifei- 
uantia.  Aloy  |  fius  vero  ....   Au  verso:   Regiftrum   operìs    | 

Impression  asstz  rare  et  jolie. 

306.  Apollinaris,  Sidonius  C.  SoUius.  Sidonii  apollina  |  ris  poema  Au  | 
reum  eiul"  |  demq;  |  epiito  |  le.  |  (A  la  tin  ;)  ImprelTum  MedioIanni  (sic)  per 
magiftrum  Vldericum  fcìzenzeler.  Impenfis  uene  |  rabilium  dominorum  Pref- 
byteri  Hyeronimi  (sic)  de  Afula  necnon  Ioannis  de  abba  |  tibus  placètini. 
Sub  anno  domini.  M.cccc.Lxxxxyiii.   Quarto  Nonas  maias.  |  (1494)  in  fol. 

Avec  plus,  belles  init.  s.  fond  noir.  Cart.  [Hain  *i287l.  75. — 

i|l  ff.  n.  ch.*(sign.  A,  a-s)  Charact.  ronds,  le  texte  {40  lignes  par  page)  entouré  du  comment.  en  charact. 
plus  petits. 

L'intitulé,  en  caract.  goth.,  se  trouve  s.  le  recto  du  prem.  f.    Sur    le    verso  :    LVDOVIC\'S    maria    fl'ortia 

anglus  :  Dux  Mediolani  &c Ce  privilège  (pour  l'impression  de  Sid.  Apollinaris,  Nonius  Marcellus,  Varrò, 

Apicius  et  Festus)  est  date  du  9.  nov.  1492.  et  signé  B.  Chalcus.  En  bas  :  Balthfaris  (sic)  tachoni  ducalls 
fcribas  ad  Nico  |  laum  Corrigium  uirum  illunreni.  |  (poème  de  I2  ligoes}  A  la  page  opposée  :  Ad  magnilìcum 
loannem  francifcum  Marlianum  tquilcm  Senatorem  |  &.  iureconfultum  Mediolancnlcm  ciuem.  |  Ioannesbaptifla 
plus  bononienlis.  |  {petits  car.)  Au  recto  du  f.  4  ;  loannisbaptifta^  pii  elegidìon  ama  orium  |  Le  texte  com- 
mence au  recto  du  f.  5  (sign.  a):  Ioannis  baptiftie  pii  Bono  ienfis  còmentarius  in  Sidoniuin.  |  De  Maicho 
tullio    I  II  finii  au  recto  du  f.  144  suÌvÌ  de  rimprefTum  et  du  petit  régistre  :  FINIS.  [  Le  verso  t"^!  blanc. 

Première  édition  datée  et  commentèe,  très  rare.  Ben  exemplaire  grand  de  marges 

3o6'\  Demetrius  Chalcondylas.  '^■^,'j.r,rfAo-j  yy/.-Ao-jòyj.ou  if.(^r/ìij.v.rx  tì-ìq-^xk/'a  twv  Ia-z'à  \ 
■zoù  /óyou  //.tjsòiv  //.irà  rvjoi  ■)(^f,v)7L<j.'.yj  /'/vóvwv.  |  S.  1.  ni  d.  [Mediolanì,  per  Uldericuni 
Scinzenzeler,  9a.  1495.]  in  fol.  Veau  pi.  marbré,  aux  armes  du  due  de 
Marlborough  s.  les  plats.  [Hain  6093].  400. — 

UK  ff.  n.  eh.  dont  le  (Jo^  est  blanc  (sign  «-9,  ce  t,  x-y).  Beaux  caractéres  onciaux.  34-35  lignes  par  page. 

Le  prem.  f.  contenant  l'errata  corrige  manque  à  notre  exemplaire.  Le  texte  commence  au  recto  du  scc. 
f.  sous  r  intitulé  cité.  Au  verso  du  f.  59:  Tlrl.VOC.  |  Au  recto  du  f.  fil  (at)  To'j  Toywrarou  zac 
/oyturaTO-J  ifxjfyo'j  ij.'jì-jouóa  ro'j  tj.o  ■  |  c^ottoù/.u  £Ìw^O'j>0:jt'j)v  2|;oJT'jV.a7f/)v  [  Le  texte  finit  au  recto 
du  f.  127;  au  verso  commence  la  liste  des  errala:  rà  £V  r<j  -/(iay.y.arc/.c  èujiiT/óju.iVK  ^sa/u-aza  Èv 
raiJr/)  j  iztfAi'^o-jrxt....  Au  verso  du  f.  128:  tì/ot  |  Au  recto  du  f.  129:  U-fÀ  dtK/é/Twv  twv  Tta&à 
'/o^hBoxi  7ZCC^a/^/.-f}Bn70iv  |  Le  texte  finii,  sans  aucune  souscrÌpiÌon.  au  recto  du  f.  i  (H,  1.  3.  Le  verso  est 
blanc. 

Première  édition.  intìnimenl  rare",   imprimée  avec  les  caractéres  de  l'Isocrates  t'ait  à  Milan  en  i  \(ìi,,  par  les 


i66  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.ceni. 
soins  de  Chalcondylas.  Malgrc  la  difTcrcnce  qu'il  y  a  enire  notre  excmplaìre  et  celui  de  Haìn.  il  parait  quc 

le  nòire  soii  toul  à  faìt  compiei,  lì  csi  irès  bien  conserve  ei  grand  de  marges. 

307.  Fulgentius,  Fabius,  Planciades.  Enarrationes  allegoric:e  fabularuni  j  ful- 
gentii  placiadis.  |  (  \  la  tin  :)  Impreffum  Mediolani  p  magiflrù  Vldericù  fcin- 
zenzeler  anno  Dfti.  M.cccclxxxxviii.  die.  xxiii.  |  menfis  aprilis.  |  (>4q8) 
in  fol.  Avec  de  belles  initiales  s,  fond  noir.   Br.  [Hain  *7^92'.  50. — 

48  fi.  n.  eh-,  doni  le  .\2.  est  Mane,  isign.  a-g).  Caractcrcs  ronds  ;  le  tcxle  entouré  du  commentaìre, 
52-55  lìgncs  par  page. 

Sur  le  recto  du  prem.  f.  Ìl  n  y  a  quc  le  tìtre  ;  sur  le  verso  leprìvilège:  LVDOVICVS  MARIA  SFORTIA 
.\NGLVS:  DVX  [  >lEDIOL.\XI  ite.  .  ..  (2i  ligncs)  date:  die  nono  nouembris.  M.ccccl\xxxyii.  j  Au  recto  du 
f.  2  :  Fulgeniii  epìfcopi  ihuTpenlìs  *;ecundum  philofophiam  mo  l  raliter  cxpolìtarum  fabularum  ad  Catum  pie- 
l*biterum  chartagi  |  nenfcm  Tabula  Incipit  Capìtulaiim  digcfta.  ex  primo  libro  |  Au  verso  du  méme  f.  :  RE- 
VERENDISSIMO PROTHONOTHARIO  DOMINO  ANTONIO  |  MARIAE  BENTIVOLAEO  PATRONO  CO- 
LENDO lOAN  1  NES  BAFTISTA  MVS  BONONIENSIS.  !  À  la  page  opposee  :  IOANNIS  B.\PTISTE  FU 
BONONIENSiS  COMMENTARiVS  1  IX  FVLGENTIVM.  |  Un  peu  plus  bas  lintilule  du  tcxte  :  FVLGENTII 
EPISCOPI  CARTAGINENSIS  MY  |  THOLOGIARVM  AD  CATVM  PRESBITERVM  |  CARTH.\GINENSEM 
LIBER  PRIMVS  |  Au  verso  du  f.  41,  sous  le  texte  :  Explicìt  libcr  mytho  |  logicos  Tertius  |  &  ultimus.  1  ;  sous 
le  commentaìre  l'ìmpressum  et  le  petit  régistre.  Au  f.  43  recto  :  Fabii  Fulgenti!  plscìaJis  uocum  antiquaff  | 
cum  tcllimonio  ad  calcidtum  !  I.c  verso  du  dern.  f.  4'<  est  occupc  de  la  Uste  des  errata  :  Sublìgnata  qua-d;ì 
codicis  fulgentii  imprefforu  errata.  | 

Première  édition  tare.  Superbe  cxeniplaire. 

■308.  Lucianus  Samosatensis.  Luciani  de  ueris  narrationibus  |  Luciani  de  alino  j 
Luciani  philolophorù  uitie  |  Luciani  Scipio  '  Luciani  tyranus  |  Luciani  icha- 
phidium  !  Luciani  palinurus  ]  Luciani  Charon  j  Luciani  Diogenes  j  Luciani 
Terplìon  |  Luciani  hercules  |  Luciani  uirtus  Dea  |  Luciani  in  amorem  |  Lu- 
ciani Timon  I  (A  la  fin  :)  ImprelTum  Mediolani  per  MagiftiTim  Vldericum 
fcincen  |  zeler.  Anno  domini.  ^Lcccc.lxxxxyii.  die.  xxii.  Martiii.  |  (sic' 
(1497)  in  4.°  Avec  la  marque  typograph.  et  quelques  initiales  s.  fond  noir. 
Cart.  [Hain    10262J.  50. — 

78  ff.  n.  eh.  (sign.  a-n).  Caract.  ronds  ;  38  lìgncs  par  page. 

Le  titre  ou  plutòt  la  table  se  voit  au  recto  du  prem.  f.  ;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  3  .  Clarìnìmi 
Luciani  philofophi  ac  oratoria  de  ueris  narra  |  tìonibus  [  Prohemium.  |  Au  recto  du  f.  3  :  Luciani  de  Verìs 
narrationibus  |  Libcr  primus.  |  Hors  les  pìèces  énumérees  sur  le  titre  le  volume  contiene  cncore  :  Luciani  feimo 
de  calumnia.  1  et  Luciani  laus  Mufcx.  j  Ui  fin  se  trouve  au  recto  du  f.  ~>>.  Dans  deux  dìslìqucs  :  Ad  lecto- 
rcm.  t  il  est  dii  : 

Luciano  ex  gr.-eco  plures  fccere  latina  r 
Collecta  hinc  illinc  :  prellaq-  Bordo  dedit. 
Puìs  FINIS.  I  et  rimpressum.  .\u   verso  :  Regiflrum    operis.  |  et    la    marque    lypagraph.  montrant    sur    fond 
noir  les  initiales  V  S. 

Traduction  latine  faite  par  Renuccìo  .Aretino,  Giov.  Aurispa  et  a.    —  Bel  cxemplairc  grand  de  marges. 

309.  Mandeville,  lean  de.  Johanne  de  mandauilla.  |  [TjRactato  de  le  più 
marauegliofe  cofe  e  più  notabile  che  j  lì  trenino  in  le  parte  del  mòdo  re- 
dute  e  colte  fotto  breui  j  ta  ì  lo  prcfentc  còpendio  dal  Itrenuilìlmo  caua- 
lier  e  fpe  |  ron  doro  Johàne  de  Màdauilla  anglico  nato  ne   la  cita  de   ian  | 

cto  Albano  (A  la  tin:)  CL  Qui  tinilYe  el  libro  d'zouàe  de  Màdauil  |  la 

elqle  trata  de  le  cole  marauegliofe  del  mò  |  do.  Stàpado  ì  Milano  p  Maeftro 
Vlderi  |  cho  fcinzenzeler  nelano  del.  M.cccc.lxxxxvij,  '  a  di.  xxi.  del  mefe 
de  octobre.  |  (1497)  in  4.*"  Avec  une  jolie  bordure  de  titre  et  belles  ini- 
tiales sur  fond  noir.  Cart.  [Hain   10658I".  80. — 

50  IT.  n.  eh.  (sign.  a-m).  Caract.  goth..  à  43  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  un  iniilulé  très  long  (2i  1.)  entouré  d'un  charmant  encadremcnt  qui  se  compose  de 


MILANO  267 


Fr.cent. 
diftcrems  ornements  dessinés  au  iraii.  I-everso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  ai)  :  \C\  Onciofia  |  cofa  che  la  |  lena 
vltla  I  ria  zoe    la  I  terra  San  |  da  de  prò  |  mifiiòe  ....  La  fin  et  rimpresstim  se  trouvent  au  recto  du  f.  30,  en 
bas  ;  le  verso  est  blanc. 

Les  voyages  de  Jean  de  Mandeville  en  Asie  et  cn  Afrique.  dccras  par  lui-mL-me  vtis  l'an  1370,  soni  do  la 
plus  grande  imporlance  pour  la  géographie  et  l'ethnngiaphie  de  l'Orient  au  moycn-àge.  Qtioique  Hain  fasse 
iL-numération  de  7  éditlons  cn  langue  italiennc,  il  n'en  a  vue  aucune,  ce  sont  toutes  des  rarctés  de  premier  ordre. 

Notre  exemplaire  est  un  peu  couit  de  margcs  et  endommagé  aux  coins  supérìeurs:  néanmoins  Ìl  peut 
passar  pour  bon. 

310.  Plautus,  M.  Accius. 

Plautus  integer  cimi 

interpretatione 

Joannifha 

ptifae 

pij. 

(A  la  fin:)  Impretlum  Mediolani  per  Magilh'uni  Vldericum  fcinzenze  |  ler 
anno  domini.  Mccccc.  die  xyiii.  menfis.  lanuarii.  |  (1500)  in  fol,  Avec  la 
marque  typogr.   Veau   marbré  et  dorè.  [Hain  *i3o84l  75. — 

422  fF.  n.  eh.,  (sign.  AA.  a-FJ!.  A-Z  aa-cc)  Caractcres  rond  ;  le  tcxte  entnuré  du  commentaire;  43  et 
60  lignts  par  page. 

Au  dessous  du  titre  imprimé  en  caract.  gothiques  il  y  a  une  potrsie  en  4  vers  de  Scbaftiano  Ducei-  Au  verso 
du  titre  une  préface  •'  [p]  Hìllppus  beroaldus  lectorì  Sai.  »  le  petit  privìlège  et  quelques  vers  de  Joh.  Alb. 
Marliani  A  la  tC-te  du  2.  f.  :  Inclylo  principi  Ioanni  Bentiuolo  Bononix  dieta  |  tori  :  patri  patria^  loannes- 
baplilla  I  pius  Bononienfis  Cliens.  \  Le  verso  du  f.  6  csi  blanc.  A  la  lète  du  f.  7:  IOANNISBAPTISTE  PII 
BONONIENSIS  COMMENTAKIVS  IN  |  PLAVTVM  ET  PRIMVM  LECTOREM  ALLOQ.VITVR.  |  Au  verso 
du  f.  421,  deux  poésies,  chacune  de  6  vers  ;  Alexander  Gabuaidus  de  Turcella  Parmenfi  ad  lettore  [  (sic)  ;  puls 
:::  FINIS  ::: .  l'impressum  et  la  marque  typogr.  sur  fnnd  nnir.  A  la  page  oppose'e  :  REGISTRVM  HVIVS 
OPERIS.  Le  verso  de  ce  dern.  f.  est   blanc. 

Exemplaire  d'une  conservation  irrepiochable. 

—  Autre  exempl.  D.-veau  (rei.  endommagée)  ;  très  bel  exempl.  65. — 

Paolo  Soardi  (1480-82) 

3ii.Statuta  Mediolani.  (À  la  fin:)  Explicit  liber  llatutoru;  inclite  ciuitatis 
Mediolani  ibidè  annnète  deo  |  dìligenter  imprefius  opera  et  impéfa  egregi] 
magifiri  Pauli  de  fuardis  |  anno  domini.  Mcccclxxx.  die.  xx.  decembris.  | 
Laus  deo.  |  (1480-82)   in   fol.   Vél.   [Hain    i  5009I.  250. — 

251  ff.  n.  eh.  (dont  le  15''.  46'',  47°  et  iKf  soni  blancs)  (sign.  -,  ad,  a-1,  a-i^,  a-d.  ad,  a-d.  a-b). 
Caraclères  gothiques  en  rouge  et  noir,  43-44  Ugnes  par  page. 

Ce  volume  rarissime  a  été  imprimé  en  différentes  époques,  et  se  distingue  en  8  partìes,  dont  chacune  a 
une  signature  pour  elle  mème.  La  première  qui  coniient  l'index,  n'a  pas  une  signature;  elle  est  imprimée 
en  deux  colonnes.  à  31  lignes  par  page,  et  en  noÌr  seulement.  L'intitulé  se  trouve  au  recto  du  prem,  f.  : 
[  ]  Ec  funt  Rubrice  ftatu  |  torum  criminalium.  |  Au  verso  du  f.  14:  ImprefTa  tabula  rtatutorum  |  Mediolani. 
Mcccclxxxij.  I  die  ultimo  nouembris.  |  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  itì,  en  rouge  :  Hec  funt  rtatuta  cri- 
minalia.  |  Cette  sec.  ptie.  finit  au  verso  du  f.  45:  DEO  GRATIAS  AMEN.  ]  f.  4K.  recto:  Hec  funt  ftatula 
ciuìlia  [  .  Au  recto  du  f.  118  :  FINIS.  [  Le  verso  est  blanc.  f.  120  recto  :  Hec  funt  ftatuta  extraordinaria  |  f.  167, 
recto:  Hec  funt  ftatuta  uiclualium  |  f.  191,  recto:  Statuta  datiorum  |  f.  2t7.  recto:  Hec  fùt  ftatuta  mercato- 
rum  I  f.  241.  recto  :  Statuta  mercatorum  lane  '  Cette  dernière  par. le  finit  au  recto  du  f.  254,  L  14-17,  par 
l'impressum  cité.  Le  verso  de  ce  f.  est  blanc. 

Impression  d*une  rareté  singulìère  qu'aucun  bibliographe  ne  pouvait  encore  décriie  de  risii.  Notre  exem- 
plaire, sur  papier  très  fort  et  grand  de  marges,  avec  témoins,  est  fori  bien  conserve  ;  les  marges  sont  cou- 
verles  ca  et  ià  des  annotatìons  manuscrites  d'un  jurìste  de  l'epoque. 


268  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.ccni. 

GriLLAUME  SiGN'ERRE  de  Rhcims  et  Filippo  Makteg.uza  detto  Cassani  (1490-98). 

3 1 2.  Gafurius,  Franchinus.  Practica  musicae.  xVIedioIani,  impens.  Ioannis  Petri 
de  Lomatio  per  Guillermuni  Signerre  Rolhomagensem,  1496.  —  Theoria 
musicae.  Mediolani,  impens.  Ioannis  Petri  de  Lomatio  per  Mag.  Philippum 
Mantegatium  dictum  Cassanum,  1402.  —  En  i  voi.  in  fol.  Avec  beaucoup 
de  magnilìques  tigs.  et  de  musique  notée  grav.  s.  bois.  Veau  pi.  tìl.  s.  les 
pi,,  dent.  à  froid,  dos  dorée.  [Hain  7407  et  7406).  1230. — 

I.  [II   ff.  n    eh.  \sìgTì.  r,  a-c.  aa-llt.  Bcaux  caractères  ronds :  37-39  ligncs  par  page.  ^_-*5^ 

Au  dessous  du  tìtre.  occupant  le  recto  entier  du  prcm.  f.  I"on  voit  une  gravurc  symboliqtic  reprcsentant 
rharmoiiic  de  la  musique  et  de  t'untvers.  Le  verso  du  mcme  f.  porte  le  rcgistre,  et  la  pAgfi^-itff^n&éc  est 
bianche  (iPii.  La  tabte  commcnce  au  verso  de  ce  f.  :  Dercrìptio  Mufìce  actionis  Franchini  Gafoti  LaudenlU. 
Elle  est  suivie,  au  verso  du  3*"  f..  de  la  preface  :  ILLVSTRISSIMO  &  Exctfn*?ntinìmo  Principi  dno.  D  Lu- 
douico  Marix  |  Sfortix  Anglo  Duci  MediolaneDfìum  inuictiflìmo  Franchinus  Gafonis  Mulicx  1  profc^w  Salutem. 
f.  4  verso:  Carmen  Lucini  Conagi.  |  {22  Ugnes).  Le  tcxte  commence  au  f.  sign.  a  i,  sous  J  ìntftulé  :  FRAX- 
CHINI  GAFORl  LAVDEN'SIS  MVSICE  ACTIO-  |  MS.  LIBER  PRIMVS.  !  —  Cette  page  commc  les  pre- 
mières  pages  des  ^  autres  livres  sont  ornces  de  superbcs  encadrements  «  au  trait  «  (dont  dcux  se  rcpètent). 
reprcsentant  Apollon.  des  anges  jouants  aux  instruments.  Gafori  cnseignant  ses  discìpics:  puis  Ics  célcbres 
inusìcicns  de  lanlìquitii,  Amphion.  Arìon  et  Orphèc,  dornement^  ctc.  De  plus,  les  mcmes  pages  commcn- 
ccnt  par  de  bcties  tnitìales;  une  autre  initìale  magnifique  sur  fond  noìr  se  voit  au  commencement  de  la  pre- 
face.  Presquc  toute  page  contient  des  exemples  musicaux,  des  mélodies  à  ptusicurs  voix  etc.  La  souscriptton 
Ielle  que  nous  l'avons  citée,  se  trouve  au  vtrso  du  dern.  f,  |ll,  5). 

II.  4  ff.  prcl.  et  64  ff.  n.  eh.  (sign.  a-k).  Beaux  caractères  ronds;  les  mcmes  que  ccux  de  la  «  Practica  ■» 
37-38  lignes  par  page. 

Les  ff.  prcl.  raanquent  à  cet  exempl.  Le  teste  commence  au  recto  du  prem.  f.  :  DE  MVSICIS  ET  EFFECTIBVS 
ATQ.VE  COMENDATIONE  MVSICE  DISCIPLINE  CAPITVLVM  PRIMVM.  |  Dans  cetle  panie  de  louvrage 
il  y  a  ni  bordures  ni  initiales  figurces,  seulement  que'.ques  dessins  schcmatiques.  f.  )>i,  recto,  I.  lo:  FINIS  | 
CARMEN  LANCINI  CVRTII.  1  Ce  poeme  finit  au  recto  di  f.  64.  I.  M)  :  LAVS  DEO.  |  ImprelTum  mediulani 
per  Magidrum  Philippum  Man-  1  tcgatium  dictum  CalTanum  opera  À-  impenfa  Magiflri  (  Ioannis  Petri  de  lomatio 
anno  falulis  M.cccc.txxxxii.  |  die  xv  Decembris.  |  Le  verso  est  blanc. 

La  première  partie  [La  Practica)  est  tout  à  fait  complète.  Malheureuscmeni  ce  ncst  pas  le  cas  de  la  seconde. 
Il  y  manque  les  4  ff.  prel.,  le  dern.  f,  {6)  du  cahier  b  et  le  morceau  hianc  du  dern.  f.  (ót^kSi  qui  se  trouve 
au  dessous  de  Timpressum.  A  part  cela  l'excmplaìre  est  cnn«en'c  le  mìeux  possible,  fo:t  grand  de  marfies 
et  non  lave. 

31  3.  S.  Hieronymus.  Comencia  la  vita  del  Glorioio  iancto  Hieronymo  Doc  j 
tore  Excellentilììmo.  [  (A  la  fin  :)  ImprelTo  in  Milano  per  magiltro  Philipp©  | 
dicto  Caffano  di  Mantegatij.  Anno  |  Domini.  M.cccclxxxxv,  |  die.  xxvij,  Fe- 
bruarij.   |  (1495).    in   4."   Avec    une    magnif.    figure    grav,    s.    bois.    ^'él, 
[Hain  8650].  I  5. — 

76  ff.  n.  eh.  (sign.  a-k)  Caract.  goth,  35  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  occupé  d'une  superbe  figure,  bois  tégèrement.  ombre,  I.  113  mm.  :  St.  Jerome; 
agenouillc  devant  un  crucifìx.  dans  un  paysage  rocheux,  se  bai  la  poitrine  d'une  pierre  ;  à  son  còte  le  lìon  : 
au  fond  un  pool,  qui  conduil  ù  la  porte  d'une  ville.  Ce  bois  se  distingue  par  ses  traits  marqués.  qui  donnent 
de  relief  à  la  scene.  Malheurcusemcnt  uu  morceau  de  ce  prem.  f.  est  cnlevè,  de  sorte,  que  la  marge  infc- 
ricurc  de  la  gravure  ci  3  lignes  du  texie  au  recto  manquent.  Ce  texte  comprend  un  sonnet  (Quellel  traniìlo 
quella  e  la  uita  |  ..  |  et  2  oclavcs  (Guarda  e  contempla  o  tu  lectore  1  ....)  Le  texte  commence  au  recto  du 
scc.  f .  sous  rintitulc  cité.  Il  fìnti  au  verso  du  f.  76.  I.  5  :  FINIS  |  puis 

Qui  Ce  contien  del  gloriofo  e  degno 

Hieronymo  doctor  il  bel  finire 

Che  fccie  a  noflro  cNcmpio  per  falirc 

Con  verde  palma  nel  beato  regno 
iìnfin  limpressum. 

Notre  exemptaire  de  cet  incunable  extrèmement  rare,  qui  n'a  eie  vu   nì  par    Hain.    ni    par    M.  Copinger. 

n'est  pas  compiei    Sauf  le  dèfaut  menlionné.  le  Cahier  e  (ff.  17-24)  manque.  quelques  ff.  sont  rsccommodés 

aux  marges  ci  d'autres  sont  légèremcnt  tachés  \d'huile  ?). 

(A  suivre). 

331-900.  Firenze,  Tipografia  L.  Franccschini  e  Ci  -  Via  dell' Anguillara,  tS. 


Volume  II  Novembre   1900  Dispensa  8' 


La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 

IN   LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA   DA   LEO    S.    OLSCHKI 


11   Trattato  della  Pudicizia  di  Sabatino  degli  Arienti 


Compiendo  ed  anche  correggendo  ciò  che  avevano  detto  gli  storici  della  letteratura 
italiana  e  dei  letterati  bolognesi,  dettero,  in  questi  ultimi  tempi,  notizie,  biografiche  e  bi- 
bliografiche, di  Giovanni  Sabatino  degli  Arienti,  R.  Renier  ed  U.  Dal  1  ari  :  questo  secondo 
parlando  di  proposito  della  vita  e  degli  scritti  di  lui  (i);  il  primo  avendone  occasione 
dal  render  conto  della  Gyncvera  (2).  Fra  le  cose  dell' Arienti  la  pili  nota  sono  le  no- 
velle, dal  luogo  ove  fingonsi  raccontate  dette  Pùrrìfaiic^  che  ebbero  fino  a  sei  edizioni  ; 
la  meno  conosciuta,  un  Trattato  della  Piidiìi{la,  da  Giulio  Petzholdt,  di  su  un  codice  di 
Dresda,  unico,  come  pare,  cosi   descritto  nel    1840: 

«   Elogio  d' Isabella  » 

«  Pergamenthandschrift  des  XV-XVl  Jahrhunderts,  deutlich  und  gut  geschrieben, 
«  lo  5/s  ZoU  hoch  und  7  '/i  Zoll  breit,  107  Blàtter  mit2i  Zeilen  auf  der  vollen  Seite 
«  enthaltend.  [F.   134.   Ldbd.J 

«  Gemalte  und  vergoldete  Initialen,  besonders  reich  verzieri  Bl.  la  Initiale  S  (e). 
«  Auch  ist  Bl.  la  mit  ziemlich  breiten  Randleisten  umgeben^  welche  Blumen-Arabesken 
c<  auf  goldnem  Grunde  enthalten.  Die  Mitte  "der  unteren  Randleiste  ist  mit  dem  Wappen 
e  der  Kònigin  Isabella,  welcher  Sabadino  die  Schrift  gewidmet  hat^  geschmiickt. 

(c  Die  Schrift  wird  Bl.  la  mit  der  Dedication:  Elisabeth  de  Castillia  Hispaniarum  : 
«  et  Granatae  Reginae  Serenissimae  :  Johannes  Sabadiinis  de  Arientis  Bononiensis  Saluteni. 
«  eròflnet.  Darauf  beginnt  die  Einleitung  Se  mai  ci  mio  destino  :  onero  inclinatione  piidi- 


[l]  Umberto  Dallari,  «  Della  vila  e  degli  scritti  di  Gio.  Sabatino  degli  Arienti  »  [Atti  e  Mtm.  d.  Deputa-;,  di  Storia 
patria  per  le  Romagne  ;  Serie  terza,  voi.  VI  (tR88),  fase.  1-3). 

(2}  Gyiievera  de  le  dare  donne.  A  cura  di  C.  Ricci  e  A.  Bacchi  Della  Lega  [Scelta  di  Curiosità  letterarie.  Disp.  323) 
—  Bologna.  Romagnoli  Dall'Acqua,  18-^8.  La  recensione  del  Renier  nel  Giorn.  Star,  della  Leti,  italiana,  XI.  205-218.  Altre 
notizie  delIWrienti  dà  11  Renier  stesso  a  pag.  301-305  del  voi.   \Il  medesimo  Giorn.  Star. 

La  Bibliofilia,  volume  il.  dispensa  ti*  18 


270  e.  MAZZI 

«  cissima  Isabella  de  Hispaiiia  Regina  serenissima  fue  Jcliee  :  und  schliesst.  Bl.  3b  :  Del 
quale  Questa  opera  Cu»i  la  grafia  tua  pudica  Isabel  nomitiaremo.  Die  eigentliche  Schrift 
«  foigt.  Anfang:  Infra  laltre  prouincie  trouanio  Quella  de  hispania  eminenfissima  Regina: 
e  Come  li  Geogrophi  (sic)  descriiieno  essere  posta  in  lo  extremo  occidente  dal  Mare  Gadi- 
«  tano:B\,  lojaSchhiss:  Mala  sua  benignamente:  etcliarjta  grande  in  satisfai tione  prenda 
«  la  nostra  fede  :  et  deuotione  ahi  ad  gloria  del  summo  Opifice  aciernameiite  dedicata.  — 
«  Finis.  —  Die  Schrift  enthalt  das  Lob  dar  Kònigin  Isabella,  Gemahlin  Ferdinand  des 
«  Katholischen  von  Spanien  (1479-1504'.  Die  gewohnliche  Angabe  des  Inhalts  ist  :  Pa- 
«  negvr.  Elisabethae,  welche  der  oben  gewahlten  Aufschrift  nicht  widerspricht  ;  denn  die 
«  Namen  Elisabeth  und  Isabella  sind  identisch,  wie  auch  der  Verfasser  selbst  sagt  Bl.  ioa: 
«  et  Excelleniia  sia  il  nome  de  Elisabeth  :  che  in  hispania  lingua  Isabel  dolcemente  se  dice 
«  diremo:  Dessen  ungeachtet  scheint  es  rathsamer,  den  Namen  Labella  fiir  die  Aufsclirift 
«  zu  wahlen.  Vgl.  noch  Bl.  80  b:  et  ad  tua  gloria  per  pudicicia  in  lectura  fidele  del  opera 
«  tua  Isabella  celebrata.  Bl.  I03b.  Isabella  opera  mia  cliara  del  felice  come  del  alta  nostra 
«  Regina  de  Hispania  nominata.  — •  Neues  bietet  die  Schrift  selbst  nicht.  Nur  ist  zu 
«  erwahnen,  dass  der  Verfasser  von  der  gewòhnlichen  Angabe,  dass  Johanna  die  zweite 
«  und  Maria  die  dritte  Tochter  Isabella's  sei,  abweicht,  indem  er  Isabella' s  fiinf  Kinder 
«  in  folgender  Reihe  aufzahlt  :  Isabella,  Joannes,  Maria^  Joanna^  Catherina,  und  dabei 
«  ausdrùcklich  bemerkt  :  primo^  sccundo,  terio,  quarto,  quinto  fructo  del  tuo  pudico 
«  ventre  »    (i). 

Ora  di  questo  medesimo  Trattato  della  pudicizia  un  secondo  esemplare,  o,  meglio, 
come  vedremo,  una  diversa  compilazione,  è  apparsa  in  un'asta  libraria  in  Monaco  di  Ba- 
viera ed  al  presente  trovasi  a  Firenze  in  possesso  del  sig.  cav.  L.  S.  Olschki.  La  quale 
seconda  compilazione  descriveremo,  seguendo  le  orme  del  Petzholdt,  essendo  per  noi 
troppo  importante  il  rilevare,  dal  confronto,  le  ditl'erenze. 

Ms.  membr,,  sec.  XVI,  scritto  chiaramente,  alto  mm.  0,196  e  largo  mni.  0,138  di 
ce.  60,  con  righe  22   nelle  pagine  piene. 

Iniziali  dipinte  e  dorate.  Più  grande,  e  in  campo  tutto  d'oro,  non  colorato,  la 
iniziale,  a  e.  i  recto,  H  (avendo):  nel  qual  recto  della  e.  i  gira  attorno  una  cornice,  più 
larga  nei  margini  inferiore  ed  esterno,  di  fiori  e  frutta  su  campo  d'oro  avente  nel  centro 
dei  due  Iati  longitudinali,  una  bianca  colomba,  mentre  nel  lato  inferiore,  anche  qui  nel 
centro,  è  uno  scudo  azzurro,  inchiudente  un  leone  rampante,  che  brandisce  una  spada, 
sormontato  da  tre  gigli  rossi  fra  i  quattro  lambelli  di  un  rastrello  :  ed  altro  scudo,  que- 
sto spaccato,  sopra  rosso  (e  nel  rosso  una  stella  d'oro),  sotto  oro,  è  al  sommo  dell'arco 
con  cui  superiormente  termina,  nel  tergo  della  guardia  anteriore,  un  rettangolo  nero,  in- 
corniciato di  rosso,  di  verde,  di  turchino;  il  qual  rettangolo  ha  di  lettere  bianche,  pa- 
role di  dedica,  come  dirò  or  ora.  Dei  quali  ornamenti  uno  dei  due  fac-simili  qui  ripro- 
dotti dà  rappresentazione  meglio  assai  che  io  non  abbia  saputo. 

Il  testo  comincia  a  e.    i'':   «  Havendo  vn  giorno  fra  gli  altri  nel   mio  studio  a  le 


(I)  Serapenm.  I  (Leipzig,  1840),  39-42.  Laniccio  del  Peizholdl  ha  titolo  «  Uebcr  rwei  Drcsdner  Handschriften  des  Gio- 
vanni Sabadino  degli  Arienti  «;  dei  quali  il  primo  è  «  La  liysloria  di  Piramo  et  Tisbe  ".  Si  prcmettuno  alcune  brevi  notizie  del- 
l'Arienti. 


TRATTATO  DELLA  PL'DICIZLV 


271 


«  uolte  uno  porto  dei  sospiri,  circumspecta  donna,  da  mi  quanto  chara  sorella  amata, 
«  meditato,  cum  tlebil  core,  la  partita  di  questa  presente  uita  de  la  pudicissima  mia  con- 
((  sorte,  nostra  consanguinea  »,  ed  essa  apparsali  in  visione  la  notte,  assicurandolo  d'es- 
sere in  luogo  di  salute  in  premio  di  sua  pudicizia,  propose  a  lui  di  scrivere  le  lodi  di 
tanta  virtù  e  <(  narrare  de  le  uirtii  ed  eflecti  di  quella  a  nostra  eterna  gloria,  in  exemplo 
«  di  quelle  donne  che  uoranno  tanta  dignità  et    excellentia    gustare  per  farse    famose  in 


f^-VE M  r:^ <>"  V  N   G I  OR. 
•10    KRA.'OIlAL.T1^J^ 


ih 


lAto  .1  11 


te    n 11  1^  fio^tv  de-  iolhì et 


iL'c-iim 


T-  At 


lei  ini 


fj'rttà  eie 


ci 


onna  dd  UH  cltrO-, 


fo».-«/a  i1m.;ia    m  yiit-citx) 


/-[c/'irc-oi-t' 


Itta.pvo^'ntc  turvi  dci.i  y 


UL-iltiK    l-^J   UIÌC* 


TTi.i  n•>l.^  LLUìff<\:ri-      noli  La  l;'!)'.;,, 
(Tiilnf.!  •  Lit  coìTic'  di  itìC-yictoìij 
la  (einic-ntr' iipct'^  ne/ pOo/ì)iu&  ' 
foxiìiio  1^  JJpai.-tic''  di  c\incìid.i  tt(jf' 
ite-  iiedita  come'  dd  honoL-c  dt:  Alu 
vja.  fccara  uevqinei  cil  fcj'ohvo   i/.l 
i'-ao  caÙo  co  ero  njaoWti;     i  j  ; ,:  IvTì 
fuA  tcfha  lìu  pju-ca  hducx:  utpau^ 
de'  imo  cclciìt  iielc  di  ìiKmiw.llot. 
le  iidoKrio   che  KCndnui  U(uo  uoL 
tv  pia  chiavo  a(Viitì^eì-(oh-    àint 
aitn  lieta  e  Qvàuo(a.p\:c{cxìùa.  dl( 
cvdir   ramo  mi  doìf^^ì'di  1(^ 


r 


Prima  pagina  di  testo  del  codice  Trattato  della  Pudicizia  di  Sabatino  degli  Arienti. 

n  terra  et  citadini  beate  del  celeste  regno  ».  Ed  altra  dedicatoria  leggesi  entro  il  rettan- 
golo detto,  nel  tergo  della  guardia  anteriore,  in  queste  parole:  «  Ioann.  Sa.  |  Argento  |  vs. 
«   clariss  I  simae.  ac.   pv  |  dicis.  d.  Mi[no.  ere.  af|  fini  cariss.|  S.  P.  D.   ». 

La  Introduzione  (e.  4'')  cosi  comincia  :  «  L'  humana  natura^  ualorosa  donna,  quan- 
«  tunche  assai  più  prono  (5/i;)  sia  a  la  dilectatione  sensuale  che  al  uirtuoso  operare  »  ; 
e  finisce  al  tergo:   «  perchè  l'anime  pudiche  in  belleza  et  in  odore  auanzano    ogni  pre- 


272  C.  MAZZI 


«  tioso  et  solenne  fiore  ».  E  il  vero  testo,  che  segue,  comincia  (e.  4*  )  :  «  Quanto  sia 
«  dolce  fructo  a  chi  gusta  la  pudicitia  doueti  (sic)  sapere,  modestissima  donna,  che  Ca- 
«  milla  Regina  de  uolsi  (sic)  figlia  di!  Re  Methaho  et  di  casmilla  sua  consorte;  la  quale 
«  discaricandose  de  questa  figluola  {sic)  per  grandissimo  dolore  del  parto  expirò  a  laltra 

«  ulta »;  ed   ha  termine,  in  una  licenza  che  l'operetta  prende,  in  nome    dell'au 

tore,  da  colei  cui  fu  dedicata,  con  quest'altre  parole  (e.  59^')  :  «  Tu  alhora  altro  non  dirai 
«  se  non  che  spesso  a  lei  il  recomandi  chel  summo  et  alto  principe  prosperi  et  tran- 
«  quilli  sempre  ogni  suo  disio  ». 

In  luogo  dunque  della  Serenissima  Isabella,  regina  di  Granata,  di  Spagna  e  Ca- 
stiglia,  del  dresdense,  abbiamo  nel  manoscritto  nostro,  qual  dedicataria,  una  piti  assai 
umile  donna  ;  una  «  consanguinea  »  della  moglie  dell'autore,  cioè,  come  appare  dalle  altre 
parole  di  dedica,  una  cognata  di  lui.  H  poiclié  sappiamo  dalle  notizie  raccolte  dal  Dal- 
lari  che  Sabatino  degli  Arienti  ebbe  in  sposa  nel  1473  e  per  undici  anni  compagna  nella 
vita,  Francesca  figlia  di  Carlo  Bruni,  nobile  bolognese,  la  «  consanguinea  »  cui,  nel  ma 
noscritto  nostro,  è  diretto  il  Trattato  della  Pudicizia,  viene  ad  essere  una  sorella  di  essa 
Francesca  Bruni.  Cadono  pertanto  per  noi  gli  accenni  alla  regina  dal  Pethzoldt  rilevati 
di  su  '1  manoscritto  ch'ei  vide.  E  in  quella  vece  sorge  un  altro  quesito  :  la  primitiva 
compilazione  sarà  nel  codice  nostro  o  in  quel  di  Dresda?  Il  trattato  sarà  stato  scritto 
dall'Arienti  per  offrirlo  alla  cognata  o  alla  regina  Isabella  di  Castiglia?  Pensando  alla 
poco  prospera  fortuna  di  Sabatino  ed  agli  intendimenti  con  i  quali  facevansi  le  dediche 
a  principi,  possiam  credere  che  questo  scritto  fu  la  prima  volta  indirizzato  alla  regina,  e 
poi,  nella  seconda  trascrizione  o  compilazione,  alla  cognata,  nel  14S4,  dopo  la  morte 
della  moglie,  come  fin  dalla  Introduzione,  il  vedovo  scrittore,  ci  fa  sapere  dicendoci  che 
la  compagna  sua  apparvegli  in  sogno,  bella  di  celestiale  bellezza,  lieta  del  soggiorno  toc- 
catole, confortando  lui  che  la  morte  solo  erale  rincresciuta  n  perché  mi  uedeua  dolente 
«  per  il  nostro  coniugale  amore  e  per  li  picoli  figlioli  ».  Altro  per  questa  ricerca  non 
ci  fa  conoscere  il  manoscritto.  Ma  che  sia  questo  propriamente  l'esemplare  di  dedica  ce 
Io  rivela,  oltre  gli  ornamenti  già  descritti,  anche  la  legatura  con  impressioni  a  oro,  iden- 
tiche in  ambedue  i  piatti,  che,  nel  centro,  portano  le  sigle  S.  L.  M.  .\.  Ed  anche  della 
legatura  oflriamo   la   riproduzione. 

In  ser\-igio  poi  di  rafironti  tra  il  nostro  codice  e  il  dresdense,  i  due  soli  fin  qui 
conosciuti  del  Trattato  che  Sabatino  scrisse  della  Pudicizia,  riferiremo  dal  codice  nostro, 
ordinatamente  la  serie  dei  capitoletti,  i  quali  tutti  dimostrano  i  beneficii  ottenuti,  la  fama 
conseguita,  per  aver  nella  vita  serbato  pudicizia. 

Cominciasi  con  Camilla  divenuta  regina  per  esser  stata  costante  nella  devozione  a 
Diana,  cui  il  padre,  fuggendo  i  nemici,  avevala  votata  quando,  per  potere  a  nuoto  tragit- 
tare un  fiume,  gittò  all'altra  riva  la  bambina  legata  alla  lancia.  E  seguono  queste  altre 
storie  od  esempi  : 

Penelope:  Giulia  e  Cornelia,  mogli  di  Pompeo:  Porcia,  moglie  di  Bruto:  Vir- 
ginia romana  :  Le  donne  dei  Cimbri  vinti  dai  Romani  :  Ippo  greca  :  la  vestale  Tucia  : 
Claudia:  Coclea,  data  in  ostaggio  al  re  Porsenna  :  «  Engoldrada  figluola  di  Bilicio  Ra- 
uennate  »  che  in  S.  Giovanni  di  Firenze,  rifiuta  il  bacio  dell' imperatore  Ottone  1\':  Su- 
sanna, la  casta:   Lucrezia,  romana:   Giuditta:  Elisa,  ossia  Didone,  fondatrice  di  Cartagine: 


TRATTATO  DELLA  PUD1CIZL\ 


Ì73 


Smiralda  Caccianemici  da  Bologna.  Le  quali  storie,  od  esempi  che  dir  si  voglia,  son  cia- 
scuna, nell'ultima  parte,  richiamate  a  colei  cui  il  trattato  è  dedicato,  per  conchiuderne, 
volta  per  volta,  che  dessa  non  è  da  meno,  in  pura,  e  casta  vita,  alla  donna  della  quale 
la  storia  o  l'esempio  narra  le  gesta. 

Seguono  un  elogio  della  pudicizia  cui   raccomanda  la  donna   per  la  quale  1'  autore 
prese  la  fatica  di  scrivere  il   presente  trattato;  donna  che  qui    sappiamo    aver    avuto    per 


Legatura  del  codice  Trattato  della  Pudicizia  di  Sabatino  degli  Arienti. 


madre  una  Giulia  :  ed  una  esortazione  alle  donne,  perché  seguano  la  temperanza  ;  fug- 
gano l'ozio  ;  lascino  la  lettura  di  libri  lascivi;  la  superfluità  degli  adornamenti  ;  custodi- 
scano i  sentimenti  ;  siano  prudenti  nel  parlar  poco  ;  non  rimangan  sole  con  uomini,  af- 
finché più  facilmente  possano  conservare  castità  e  pudicizia.  Ma  caste  e  pudiche  siano 
anche  insieme  caritatevoli,  non  superbe,  innocenti  :  e  cosi  del  loro  bene  operare,  avranno 
in  cielo   ricompensa  eterna  com'è  di   molte  che  l'autore  nomina  in  esempio:  «  cosi  imi- 


2  74  C.  MAZZI 

«  tando  queste  gloriose  et  dive  donne  non  lassati  lo  esemplo  de  la  honesta  uita  de  la 
«  pudicissima  donna,  a  la  quale,  per  celebratione  de  sua  virtute,  la  presente  operetta  è 
«  dedicata,  a  perpetua  sua  memoria,  come  sarà  erudita  che  vada,  cuin  reverenda  salute 
«   a  trovarla,  in  questa  forma  ». 

E  l'ammaestramento  alla  operetta  per  portare  alla  «  pudicissima  donna  »  il  saluto,  la 
«  reverenda  salute  »,  chiude  il  trattato,  ed  è  in  questa  forma:  «  Prendi  il  camino,  ope- 
«  retta  mia  di  pudicitia  armata,  et  vanne  a  la  chara  et  honestissima  donna,  la  quale,  pura 
«  come  candida  colomba,  forsi  trovarai  contemplante  la  virtù  de  Pudicitia,  overo  in  qual- 
«  che  degno  esercitio  muliebre,  com'  è  costume  de  sua  gentil  natura.  H  facto  a  lei  re- 
«  verentia  cum  quelle  humile  salute  che  a  la  virtù  di  tanta  donna  se  conviene,  dirai  che 
«  a  lei  sei  mandata  in  perpetuo  dono  dal  tuo  auctore,  devoto  de  sua  honestate.  Prega 
«  ella  te  accetti  volentieri,  et  se  ornata  non  sei  e  >me  il  tuo  subiecto  et  lei  meritaresti, 
«  dovendo  in  le  sue  delicate  mano  pervenire,  se  degni  perdonarli,  che  meglio  non  ha 
«  potuto  ;  pur  com'  è  costume  di  praestante  donna,  prenda  la  sincerità  et  affectione  del 
«  donatore  in  loco  del  mancamento.  Et  che  te  lega  e  gusti  cum  attentione  a  ciò  il  suo 
«  generoso  animo  iubili  in  questo  mondo  de  la  celebrata  sua  pudicitia,  sperando  poi 
«  senza  dubio  iubilare  doppo  il  caduco  corpo  ne  lo  aeterno  regno,  a  confusione  di  quelle 
<i  donne  che  non  vogliono  tanta  virtii  gustare. 

«  Son  certo  che  non  si  presto  haverai  il  tuo  dire  tinito  che  lei  ardendo  vederti, 
'<  cum  facia  serena  e  casto  riso  te  pigliarà  devotissimamente  :  et  cum  quella  sua  hone- 
«  stissima  boccha  te  basiarà  cento  milia  volte,  come  suo  unico  thesoro  rendendo  beni- 
«  gne  gratie  al  tuo   auctore. 

«  Tu  alhora  altro  non  dirai  se  non  che  spesso  a  lei  il  recomandi  che  '1  summo  et 
«  alto  principe  prosperi  et  tranquilli  sempre  ogni  suo  disio  ». 

C.  Mazzi. 


«  ■  V  icirwvìt  M  B"*  M  >  K  «K  «  vv^v  mnrv  > 


Di  un  antica  edizione  della   Carta  de  Lo2'u  ''* 


II  Sig.  E.  Toda  y  Guell,  descrivendo,  a  p.  92,  n.  1 1 1  della  sua  BihUografia 
espahola  de  Cerdcfia  un  esemplare  (2)  della  più  antica  edizione  rin  qui  conosciuta  della 
Caria  de  Logu  (3)  d'  Eleonora  d'Arborea,  afferma  che  il  libro  fu  stampato  a  Cagliari  da 


(1)  Questo  ariicolo  completa  e  corregge  quanto  è  scritto  nelle  Not';ic  raccolte  a  cura  del  A/iMi.s/f ro  della  P.  !..  fer  la 
storia  del  libro  nei  secoli  XV  e  XVI.  Fircif^e.   L.  S,  Ohchki,  igoo,  pf.  103-log. 

(2)  È  posseduto  dairAvv.  Barone  Matteo  GuiUot-Simon,  distìnto  e  coltissimo  patrìzio  alghcrese.  nella  libreria  del  quale. 
oltre  ad  altre  cose  preziose,  si  conservano  due  condaghe  del  sec.  XIII,  importanti  assai  per  la  storia  ed  il  dialetto  dell'  Ìsola  : 
quello  di  S.  Nicola  di  Trullas,  e  quello  di  Santa  Maria  di  Bonarcado,  dei  quali  pubblicherà  alcuni  fac-sìmili  il  Monaci,  nei  pros- 
simi fascicoli  àtcW Archìvio  paleografico  italiano. 

13)  Della  Carta  de  Logu  si  conoscono  8  edizioni,  possedute  tutte  dall' Univcrsiiaiia  di  Cagliari:  /.  Cagliari  (!*)  I5(x>. 
2,  Madrid  1567.  3,  Napoli  1607.  4,  Sassari  1617.  5,  Cagliari  162S.  tf,  Cagliari  1708.  7,  Cagliari  1723.  S,  Roma  1805.  L'edizioni 
n.  2,  4.  ó  portano  ti  commento  spagnuolo  del  giureconsulto  cagliaritano  G.  Olivcs  :  T  edizione  n.  8,  ha  il  commento  e  la  tradu- 
sione  italiana  a  fronte  del  Mameli  de'  Mannelli. 


CARTA  DE  LOGU 


275 


un  Salvador  de  Bolonia  nel  1493;  notizia  preziosa  e  che,  se  fosse  vera,  porgerebbe  nuovo 
argomento  (i)  per  sostenere  che  la  stampa  fu  portata  nell'isola^  settantadue  anni  prima 
di  quello  che  generalmente  si  credeva. 

Di  fatti,  gli  storici  e  i  bibliografi  sardi,  sono  concordi  nell' affermare  che  la  stampa 
fu  introdotta  in  Cagliari  nel  1565  (2)  da  N.  Canelles,  canonico  .prima  della  cattedrale 
cagliaritana,  poi  vescovo  di  Bosa  :  e  invero,  nel  privilegio  vicereale  che  va  innanzi  al 
Ccitccliisiiio,  0  siiiniiLi  Jdii  ir/igio//  cliriifiaim^  di  E.  Auger...  Callar...  Canellas  MDLXM 
si  legge  «  Por  la  grande  despesa  y  trauajo  que  ha  sostenido  y  sostiene  en  traher  las 
Estampas  a  este  Reyno  de  Sardena,  el  Rev.  IVIi^er  Nicolau  Canyelles,  Doctor  en  Drechos, 
y  Canonigo  dela  Seu  de  Caller,  y  por  la  honrra  y  benefìcio  resultantes  della  a  este 
Reyno,  al  qual  iiiiiiiguuo  liasLi  a  qui  a  fmvdo  Stampa  alguna  hauemos  mandado  conceder 
y  despachar  las  presentes  ».  Dieci  anni  più  tardi,  un  altro  viceré  accordava  ugual  privi- 
legio al  Canelles  «  Attendido  y  considerado  el  gasto  y  trabajo  que  el  Rev. . .  N.  Canyel- 
las...  à  tenido  y  tiene  en  introduzir  la  Impression  de  libros  en  dicha  Ciudad:  y  traer 
las  estampas  y  sostener  los  maestros,  y  cosas  necessarias  para  ella  :  de  que  à  este  Reyno 
resulta  tanto  beneficio  y  honor  (por  ser  ci  prime r  que  lo  à  introdu{ido)  ».  Ma  la  Bi- 
blioteca deirUniv.  di  Cagliari,  possiede  un  nitro  libro,  stampato  prima  del  1565,  una 
Carta  de  Logu  che  porta  la  data  Calìerii  apud  Stcpìianum  Morctium  M.D.L.X.  Il  Baille 
e  il  Martini  (3)  la  supposero  stampata,  o  a  Napoli,  stante  la  conformità  dei  tipi  con 
quelli  d'altri  libri,  usciti  in  quel  tomo  di  tempo  in  quest'ultima  città;  o  a  Cagliari  (4) 
da  qualche  tipografo  girovago,  ripartito  poco  dopo.  E  certo  che  le  parole  contenute 
nei  privilegi  su  citati,  mal  concordano  con  l'esistenza  dello  Spcculum  Biclesiac,  della 
Carta  de  Logu  del  1493,  e  tanto  meno  con  quella  di  Cagliari  del  1560,  non  essendo 
supponibile  che  un  libro  religioso,  e  due  edizioni  d'un  libro  giuridico  di  si'  grande 
importanza  allora,  come  le  costituzioni  d'  Eleonora,  fossero  sfuggite  all'attenzione  del- 
l'autorità. Ma  è  appunto  la  stranezza  del  fatto,  che  ci  dà  il  modo  di  rettamente  inter- 
pretare i  privilegi,  coi  quali  non  s' intese  già  di  proteggere  la  stampa,  della  quale  non 
si  poteva  ignorare  che  uno  o  due  prodotti  erano  già  stati  nell'  isola,  ma  chi  primo  apri 
una  stabile  tipografìa,  con  non  piccolo  lavoro,  e  sostenendo  le  spese  del  mantenimento 
degli  operai  (por  la  grande  despcsa  y  trauajo ... .  en  t>alier  la  estampas  y  sostener  los 
maestros...).  Quanto  alla  edizione  del  1560,  si  sa  che  il  Moretius  faceva  stampare  a 
Lione  con  la  finta  data  di  Cagliari;    infatti   il  Tola   (p.    181,   n.    493    della    Bibliografia) 


(1)  Il  primo  argomento  è  fornito  dallo  Speciilnm  Ecdesiae  stampato  a  Cagliari  nel  1493.  del  quale  palleremo  più  in- 
nanzi. 

(2)  Catalogo  dei  libri  rari  e  pre-iosi  della   Biblioteca  delVUniv.  di  Cagliari.  Cagliari,  A.  Timon,    1863,  pag.   136. 

(3)  Non  recherà  sorpresa  che  una  stabile  tipografìa  tardasse  tanto  a  fissarsi  nella  capitale  dell'  isola,  quando  si  pensi  alle 
condizioni  generali  della  Spagna  nella  seconda  metà  del  sec.  XV,  alla  poca  cura  che  il  governo,  meno  quando  si  trattava  di  smun- 
gerla, ebbe  sempre  della  Sardegna,  e  si  ponga  mente  alle  condizioni  di  questo  paese  infelice  nella  prima  metà  del  sec.  XVI,  tor- 
mentato da  invasioni  straniere,  assalti  di  pirati,  guerre  civili,  carestie;  calamità  queste  tutt' altro  che  favorevoli  allo  iniziarsi 
d' un'arte  nuova,  ed  allo  svolgersi  della  cultura. 

(4)  Dalla  forma  Calìerii,  nella  quale  il  Martini,  referendo  il  giudizio  di  L.  Baille,  vuol  ravvisare  un  abbaglio  fucile  a 
chiunque  fosse  ignaro  dell'  idioma  sardesco,  si  vuol  dedurre  che  il  libro  non  potè  essere  stampato  nella  capitale  della  Sardegna; 
ma  non  è  Callcrium,  la  forma  latinizzata  dello  spagnuolo  Caller?  ch'era  e  rimase  il  nome  ufficiale  di  Cagliari,  fino  a  quando 
l'isola  fu  unita  al  Piemonte?  —  Martini;  Catalogo  della  Biblioteca  Sarda  del  Cav.  L.  Baille..,.  Cagliari.  Timon.  IS|4,  pag.  73. 


iy6 


A.  CAPRA 


cita  :  Audreae  Semperii  Valetitwi  Alcodiani  prima  vcreqiic  compaidiaria  Grammathac  Lati- 
tiae  iiìsfitutio.  Callerii.  Apud  Sicphanum  Morctium  M.D.L.X.  Colofon  :  Finis.  Lugduni  cxcii- 
dchaf  Claudiiis  Scrvaìiius.  Volume  che,  come  la  Carta  de  Logu  del  1560  «  hay  en  la 
portada  el  escudo  de  Moretio,  ó  sea,  un  nifio  cogiendo  la  fruta  del  arbol  de  la  madera,  y 
una  faia  que  rodea  el  tronco,  con  la  inscripción  Morus  cxpellif  venaiiini  ».  A  quest'edi- 
zione sembra  alluda  anche  N.  Antonio  [Bihliotbcca  Impana  I,  68)  «  Edidit  [A.  Semperiusì 
Grammaticae  latinae  institutionem  ITI.  libris  explicatam.  Semel  atque  iteruni  Valentiae, 
iertio  in  Ga/iia,  demum   ^'alentiae  apud  Petra  m  Huete    iS95- 

Quindi  l'introduzione  della  stampa  in  Sardegna  prima  del  1565,  parrai  sufficiente- 
mente provata,  mentre  invece  non  lo  è  affatto  che  la  Carta  de  Logu  descritta  dal  Toda, 
sia  stata  stampata  a  Cagliari  nel  1493  :  di  fatti,  avendo  io  a\'uto  opportunità,  per  cortese 
consenso  del  Bar.  M.  Guillot,  di  vedere  e  d'esaminare  il  prezioso  cimelio,  m'accorsi, 
con  non  poca  sorpresa,  ch'era  atfatto  gratuita  l'asserzione,  che  non  si  trova  nel  libro  soscri- 
zione  alcuna,  anzi  manca,  fra  l'altre,  anche  la  carta  dove  questa  poteva  trovarsi:  di  fatti 
sono  strappate  la  prima  e  l'ultima  carta  del  terno  che  contiene  l'indice  dell'opera  (i): 
l' indice  che  ora  si  conser\-a  comincia  dal  cap.  XX  (e.  2")  e  finisce  col  cap.  CLXXIX 
(e.  5'')  del  terno,  il  che  vuol  dire  che  il  principio  (cap.  i-XlX)  e  la  fine  (cap.  CLXXX- 
CLXKXXVIII)  di  detto  indice  stavano  rispettivamente  nella  carta  i*"  e  ó°J. 

Il  primo  a  parlare  di  questo  incunabulo  fu  il  Cossu,  nell'opera:  Della  eiltà  di 
Cagliari,  iiotiiie  compendiose  sacre  e  profane.  Cagliari  stamp.  reale  ijtSo.  «  la  stampa... 
nella  Sardegna...  cominciò...  circa  il  1495,  come  si  scorge  dal  primo  libro  che  in  carat- 
teri gotici  si  trova  stampato,  consistente  nella  carta  locale,  ossia  le  leggi  del  giudicato 
d'Arborea,  scritta  in  idioma  sardo,  di  cui  un  esemplare  conservavasi  nella  libreria  del 
collegio  dei  padri  gesuiti  di  questo  castello  ».  Donde  si  scorge  che  il  C.  non  vide  il 
libro,  sottratto  fin  d'allora  dalla  libreria  dei  Gesuiti  di  già  aggregata  all'Università. 

F.  Baille  (Vicende  tipografiche  di  Sardegna  esposte  in  dodici  qualità  di  caratteri...  s.  1. 
(ma  Cagliari  iSoi,  p.  IVJ  prendendo  un  singolare  abbaglio  cosi  s'esprime  «  ...  nella 
celebre  biblioteca  de'  Gesuiti  di  Santa  Croce  del  Collegio  Calaritano,  esisteva  un  libro 
intitolato  Carta  de  Logli  in  Sardo,  cioè  Carta  Locale  stampato  in  Cagliari,  in  caratteri 
semigotici  fin  dall'anno  1560,  che  afferma  d'averlo  visto...  Giuseppe  Cossu,  nelle  sue 
notizie  storiche  di  Cagliari,  e  lo  stesso  dicono  alcuni  Ex-gesuiti  fededegni,  e  talmente 
trovasi  registrato,  e  notato  nel  lungo  Catalogo  de'  libri  eseguito  dopo  la  soppressione 
della  Compagnia  di  Gesù  dal...  F.  Hintz,  Regio  Bibliotecario  in  Cagliari,  coll'assistenza 
del  notaio  G.  .Vloscas,  deputato  per  ordine  del  Governo,  esistente  manoscritto  nella  me- 
desima Biblioteca,  tuttoché  s' ignori  il  nome  del  tipografo,  né  si  trovi  questo  prezioso 
monumento,  etc.  ».  Se  si  considera  che  l'edizione  del  1560  della  Caria  de  Logu,  porta 
l'anno,  il  luogo  di  stampa  ed  il  nome  del  tipografo,  riesce  evidente,  che  qui  il  Baille, 
erroneamente  scrivendo  1560,  alludeva  all'edizione  del  1405,  della  quale,  senza  però 
dire  d'averla  vista,  parla  il  Cossu  nell'opera  su  citata. 


(I)  L'indice,  che  ora  e  in  fine  del  volume,  doveva  originariamente  stare  al  principio;  alltimenti  il  libro  avrebbe  comin- 
cialo subito  col  testo  :  Ciimscio  etc. 


CARTA  DE  LOGU  277 


G.  F.  Simon,  antenato  del  Bar.  M.  Guillot,  attuale  possessore  della  C.  d.  L. 
nella  Lcttcrj  .  .  .  sugli  illustri  coltivatori  della  giurisprudeitia  in  Sardegna  .  .  .  Cagliari, 
r.  stamp.  iSoi,  p.  8,  in  n.  dice:  «  Nella  mia  collezione  sardo-biblica,  conser\'0  un 
esemplare  di  questa  Carta,  stampata  probabilmente  nel  i-^os  ed  impressa  con  caratteri 
rubronigri  semigotici.  Essa  è  intera,  e  passabilmente  ben  consen-ata,  ma  mancandovi  il 
frontespizio,  vi  manca  pure  il  luogo  e  l'anno  d'impressione.  E  però  sicuramente  di  data 
antichissima  ».  La  data  probabile  è  qui  evidentemente  suggerita  al  Simon^  dalle  parole 
del  Cossu  ;  ma  quanto  i!  Simon  dice,  sembrami  abbia  singolare  importanza;  dalle  parole 
Essa  è  intera  parmi  si  possa  dedurre  che  allora  non  mancassero  le  carte  strappate  poste- 
riormente, e  che  quindi  nel  libro,  non  fosse  soscrizione  alcuna,  ma  solo  un  occhietto 
nella  prima  carta,  del  quale  il  Simon,  abituato  ai  frontespizi  dei  libri  moderni,  non  tenne 
alcun  conto. 

11  Martini  (Catalogo  della  Biblioteca  Sarda  del  cav.  !..  Baillc...  Cagliari,  Timon^  i^44, 
pag.  j^)  dice  che  il  Baille  vide  un'altra  edizione  (cioè  diversa  da  quella  del  1560  che 
egli  descrive)  più  antica,  mancante  del  frontispizio,  della  data  dell'anno  e  del  luogo,  ma 
tale  da  dimostrare  la  sua  antichità,  forse  la  stessa  che  possedeva  G.  F.  Simon,  e  che  egli 
credeva  stampata  nel  1495  poi  [Catalogo  dei  libri  rari  e  prciiosi  uclla  Biblioteca  della 
Università  di  Cagliari.  Cagliari  A.  Ti/non  iS6^^  pag.  735)  soggiunge  «  E  incontrastabile 
che  la  biblioteca  gesuitica  di  S.  Croce  in  Cagliari  possedesse  una  edizione  antica  della 
Carta  di  Logu...,  stampata  m  Cagliari.  Ma  la  sua  data,  lungi  dal  risalire  al  secolo  XV, 
è  del  1560,  e  colla  stessa  data  il  Cav.  Baille  (che  nel  1801  lamentava  la  perdita  di  si 
prezioso  libro)  la  trovava  annotata  nel  catalogo  manoscritto  (i)  di  quella  biblioteca^  che  a 
quei  tempi  esisteva  nella  regia  biblioteca  di  Cagliari  ».  Ma,  secondo  le  parole  suriferite 
del  Baille,  come  avrebbe  questi  potuto  precisare  l'anno  di  stampa  d'un  libro  (  1  560)  sog- 
giungendo poi  che  spignora  il  nome  del  tipografo.,  quando  e  questo,  e  l'anno  si  trovano 
nel  frontespizio?  O  si  conoscono,  o  s'Jgnorano  ambedue  questi  dati;  dunque  il  Baille 
pur  scrivendo  1560^  aveva  in  mente  la  data  approssimativa  del  1495  fissata  dal  Cossu 
che  è  la  sua  fonte,  ed  ignorava  naturalmente  come  il  Cossu,  il  nome  del  tipografo.  Di 
pili  il  Baille  dice  che  non  si  trova  più  questo  prezioso  monumento.^  carpito  0  malamente 
venduto  •  ma  non  faceva  parte  della  libreria  di  suo  fratello  Lodovico,  che  poi  lo  lasciò 
all'Università  di  Cagliari? 

Ch'  io  sappia,  nessun  bibliografo  fino  al  Toda,  parlò  di  quest'edizione  delia  C.  d.  L  : 
e  le  parole  di  quelli  che  ne  scrissero,  non  sono  tali  da  indurre  nell'animo  di  chi  legge  cer- 
tezza alcuna,  né  riguardo  all'anno,  o  al  luogo  di  stampa,  né  allo  stampatore. 

Donde  abbia  tratto  le  sue  precise  indicazioni,  il  Toda  non  lo  dice,  né  dove  discorre 
del  libro,  né  in  alcun' altra  parte  dell'opera,  anzi  a  pag.  273  della  Bibliografia^  scrive, 
senza  documentarle  in  nessun  modo,  affermazioni  recise  come  queste  «  La  introducción 
de  la  imprenta  en  Cerdena  efectuóse  en  el  siglo  x  v,  v  fué  debida  à  la  iniciativa  de  un  espanol 
residente  en  Caller,  Nicolas  de  Agreda.  El  nombre  del   primer  impresor  que  trabajó  en  la 


(I)  Di  questo  catalogo  ora  non  esiste  più  copia,  ne  nella  Biblioteca,  né  nelT  Università,   ne    nello    Archivio   di    Stalo   di 
Cagliari. 


278 


A.  CAPRA 


Isla,  es  Salvador  de  Bolonia.  La  data  de  la  primera  impresión  conocida,  1403.  Era  Salvador 
de  Bolonia  uno  de  aquellos  impresores  ambulantes^  que  en  el  primer  siglo  del  arte  tipo- 
grafico recorrian  las  ciudades  con  sus  cajas  y  sus  prensas.  Detenianse  donde  hallaban  tra- 
bajo,  y  marchaban  à  otra  parte  cuando  lo  habian  agotado.  Asì  se  explica  la  desaparicion 
de  este  impresor  de  Caller^  y  el  hecho  de  que  a  ciencia  ciertn  sólo  conozcamos  dos  li- 


>  •»iiiji*fc<»t.fii- 


.C'ioefuiximuuetoc. 

tr?IDit'5.iOÌrU6.lU 

<t1f  t fi  (A3  ifccDis  D2  pixTtiUe  .icootjnDiVùs  r 
ce  cófeffjonc  et  os  véoitócs  oc  ciufas  moin  hs  ; 

^€t  fo:as  oeffa  bute^br»  ùnto  ocfla  tari.  rA.:'-; . 

(Hit  ocffas  tTccoaaoeff J8  allegatóes  t 

et  oe  vigitas  et  Offuims  et  os  bcrbeac^iy  uì  uuicg., . 

p354Doieetccnr3pa54Do:?.rf-:.t.!>:?r.inf,tm. 

<^t  foM5  Oc  butcjjb?  fu 

[iKtocSafirm.*""''   "■ 

t^toeffaeftes: 

j^tDdTafirm 

fifosbcaesDefu.,, 

JwetifraqosliD^O'.? 

ffltoeiTai'  ciiUDUWOinairis.iHt 

itb«osdoq-..  ..-...,.>...,.,.  »...s, 

iCEi  ciafcbuiKO  mébiu  02  tcftartjetu  firmaou  fecttnou  f^ 

iiojDlocfTufeaì:      "'      '    '     .  f 

il^.mfini.jrc 

tr?tocfi'afir(n:<Di:cn.:i>,,i,::.ptt-tuca'iUpoDi:aoque.it.._.. 
tari faDooafccLHtDu raqu^UoiOì  Dcffas  pcrfonas  ji^ri fi ftr 
jmaDjJca Dc  h  tum  « oclTa  ifpofanfa  cometict De  fn 
^^tocfrnstTceD3soenb3Com3no3fi!t!nro9rcq«eitc3 

(rie  et  ifta!*ùia3  et  appcll  ttfonce.ff^.Di'fi  M-fS.rù 

f^^tO"'"'"'''''''-"^-'^'-  tui(i.v'^u^ii..>,si,-,iv.::ii  .'.ìrr-vuuii- 

^ttiBft  or  .;nrtii  fa  qualtoaDt  ocffu  incanto  (% 

Tdtap.  ,  |:jc.inft«u.fr5.r|rjr)r. 

^"'  ,11 

Una  pagina  di  un'  antica  edizione  della  Car/a  de  Logli. 


bros  pir  el  publicados.  Sin  embargo,  cs  de  presu nir  que  estanipara  otros,  va  que  en  ciu- 
dad  religiosa  corno  Caller  no  debió  dejarse  de  aprovechar  su  permanencia  al  pueblo  de 
obras  de  oracion  y  de  enseiìanza  cristiana  :  v  si  cstas  non  lian  sido  halladas  basta 
ahora,  debéra  a  que  quizàs  fenacieron  por  causa  de  su  particulàr  canicter,  que  les  bacia 
objeto  de  diario  uso  en  las  manos  de  los  devotos  ». 

Credo  che  al  T.  nel  compilare  la   Bibliografia,  abbia  fatto  velo  Io  spirito  di  iJuii- 


CARTA  DE  LOGU 


279 


viiiismc  catalano-spagnuolo  che  domina  tutta  l'opera,  la  quale,  più  che  lavoro  obiettivo, 
serio  e  coscienzioso,  è  uno  scritto  polemico  inteso  a  dimostrare,  in  qualunque  modo,  come 
la  Sardegna  debba  tutta  la  sua  civiltà  alla  dominazione  aragonese  e  spagnola  «  No  pode- 
mos  considerar  (pag.  9),  la  hermosa  Isla  de  Cerdena  comò  tierra  extrana,  si  recorda- 
mos  que  fué  posecion  nuestra  durante  cuatro  siglos,  qua  la  conquistamos  con  nuestros 
ejercitos,  la  civilizamos  con  nuestras  leyes  y  le  dimos  todas  las  ventajas  morales  y  ma- 
teriales  derivadas  del  desarrollo  de  la  instrucciórt  y  la  cultura  que  la  imprenta  ha  espar- 
cido   por  el   mundo  ». 

Un  altro  fatto  ha  indotto,  secondo  me,  il  T.  a  ritenere  stampata  a  Cagliari  nel  1493 
da  S.  de  Bolonia  la  Carta  de  Logu  :  a  col.  I56  del  Catalogo  de  obras  cu  Iciigua  catalana 
impresas  Jcsdc  i4"4  hasta  al  presente  di  D.  Mariano  Aguiló  (i)  si  legge  una  descrizione 
d'un  esemplare  dello  Specnliim  Ecclesiae  (posseduto  dalla  biblioteca  provinciale  di  Palma 
di  Mallorca)  la  soscrizione  del  quale,  se  almeno  è  esattamente  riprodotta  dall'Aguiló,  sa- 
rebbe, la  seguente  : 

Acabada  la  psét  hobra 
apelada  speculuz  ecclesie 
stampai  è  la  ciutat  y  Castel 
de  callar  })  lo  honorable 
è  Saluador  de  bolòya  me 
stre  de  stàpa  a  reqsta  de 
mestre  iiicolau  dagreda 
aragones  al  pmer  de  oct 
libre  del  ày  mil.ccccxc  (2). 

11  T.  ricordando  questa  descrizione,  e  trovandosi  innanzi  un'edizione  sconosciuta 
finora  della  Carta  de  Logii^  attribuì  anche  questa  a  Salvador  de  Bolonia,  dando  come 
certo,  ciò  che  non  è  che  un'ipotesi:  né  egli  si  limita  a  questo;  ma  avendo  letto  nel- 
r  Aguilò  che  i  caratteri  dello  Spcciiluin  Ecclesiae  sono  toscos,  afferma  lo  stesso  di  quelli 
della  Carta  de  Logli,  i  quali,  al  contrario  sono  assai  nitidi  ;  e  questo  dice  per  aggiun- 
gere credibilità  all'  asserzione  sua  :  se  avesse  detto  invece,  che  i  caratteri  della  Carta  de 
Logli  son  nitidi,  sarebbe  sorta  facilmente  la  domanda  :  Come  mai  uno  stampatore  giro- 
vago, poteva  portare  con  sé  tale  varietà  di  caratteri,  da  stampare  nello  stesso  anno  due 
libri  tipograficamente  si  diversi,  come  lo  Speculiim  e  la  Carta  de  Logli  ?  Né  ciò  basta  : 
il  T.  aggiunge  anche  che  il  Cossu  a  fi  mia  liaber  visto  la  Carta  de  Logli  nella  libreria 
dei  Gesuiti  di  Cagliari,  mentre  il  Cossu  nell'  opera  citata  più  sopra,  dice  precisamente 
COSI  :  «  carta  locale,  ossia  le  leggi  del  giudicato  di  Arborea,  scritta  in  idioma  sardo,  di 
cui  un  esemplare  conservavasi  nella  libreria  del  collegio  dei  padri  Gesuiti  di  questo 
Castello  »   il  che  è  ben  diverso. 

11  T.  poi  accompagna  con  la  fantasia  il  libro  nelle  sue  peregrinazioni  in  Sardegna 


(1)  Finora  di  quest'opera  sono  uscite  poche  pagine:  la  pubblicazione,  interrotta  per  la  morte  dell'Autore,  sarà  proseguita 
a  cura  del  Direttore  della  Biblioteca  Nazionale  di  Madrid,  Don  Marcelin  Menendez  y  Pelayo,  presso  il  quale  si  trova  il  manoscritto. 

(2)  Q,ue5ta  soscrizione,  con  lievi  variazioni  e    riprodotta  anche   dal  Reichart  ;   ^Heitrdge    -ur    Inkunabelnkunde.    Leipzig, 
Harrasowitz,    1891,  pag    201. 


28o  A.  CAPRA 


e  fuori  «  este  libro...  fué  sustrai'do  de  su  Convento  en  1773,  viajó  por  Italia,  volvió  a 
Cerdefia  a  principios  de  este  siglo,  trai'do  por  los  hermanos  Simon...  »  (i) 

L'n  altro  esempio  del  modo  di  ragionare  assai  strano  dal  Sig.  Toda,  basterà  per 
dare  la  misura  della  serietà  alla  quale  la  Bibliografia  è  ispirata,  e  della  fede  che  merita  : 
descrivendo  a  pag.  113  l'edizione  senza  data  della  Vida  r  iiiiracles  dei  heiiaucnturat 
Sani  Aiilìiogo  iwuament  cstampat  dice  «  Carece  de  pie  de  imprenta  y  atìo  de  impre- 
sion,  pero  no  ofrece  la  menor  duda  que  fué  publicado  en  Caller,  en  1560,  por  el  im- 
presor  E.  Moretio,  pues  los  tipos  de  su  texto  son  igualcs  d  los  del  pie  de  imprenta  de  la 
Carta  de  Logu  que  dicho  M.  imprimió  a  Caller  en  aquella  fecha(!!!)  »  Per  sostenere 
che  si  tratta  d'  una  seconda  edizione  vuol  dare  al  noi/iiment  il  signitìcato  di  (//  nuovo, 
mentre  può  voler  dire  anche  per  la  prima  volta  (2)  e  conclude  «  Ademàs,  si  està  vida  de 
S.  A.  es  reimpresión,  segun  dice  la  portada,  es  facil  que  la  priinera  edición  fuese  hecha 
en  Caller  por  el  impresor  Salvador  de  Bolonia,  en    1403    ». 

E  con  queste  solide  ragioni  il  Toda  a  p.  273  della  sua  Bibliografia,  afferma  che 
la    Vida  è  uno  dei  tre  libri  conosciuti,  stampati  a  Cagliari  dal   Moretius. 

Nulla  quindi  ci  autorizza  a  credere  ciò  che  con  tanta  sicurezza  asserisce  il  Todi, 
il  quale  anzi,  se  avesse  letto  più  diligentemente  le  parole  di  quelli  che  prima  di  lui 
discorsero  della  Carta  de  Logu  (3),  ed  avesse  con  più  cura  studiato  1'  esemplare  conservato 
ad  Alghero,  pure  potendo  esporre,  una  sua  ipotesi,  1'  avrebbe  certo  meglio  descritto,  e  me- 
glio ricostituita  la  forma  originale.  A  risolvere  l' interessante  questione  sarebbe  neces- 
sario esaminare  accuratamente  lo  Spiiiihiin  che  si  trova  a  Palma,  e  confrontarlo  con  la 
Carta  de  Logu  ;  questo  purtroppo,  per  ora  almeno,  non  ci  è  possibile:  ci  basta  per  il 
momento  d'  aver  dimostrato  quanta  fede  meriti  la  Bibliografìa  del  Toda  obra  premiada 
por  la  Biblioteca  Nacional  de  Madrid. 


Dalla  Biblioteca  Universitaria  di  Cagliari. 


A.  Capra. 


(1)  Op.  cit.,  pag.  92 

(2)  Labernia  y  Esteller:  Dù-ciotiJri  de  Ij  llengitj  caljUnj^  s.  v. 

(3)  Diamo  qui  la  descrizione  del  libro  : 

ICarta  de  Logu] 

A  car.  I .a  Un.  2  comincia  :  Cum  scio.  Siat  causa  qui  su  acrescimentu  et  ex  )  ahamenlu  dessas  provincias:  rcxìoes  et 
terras  [  descèdent  et  bengiant  dae  sa  iusticia  et  qui  per.  | 

A  car.  4^. a  Un.  ly  finisce:  culpa  deppiat  paghare  et  paghit  et  satis  fassat  totu  su  damnu  |  qui  sa  corte  ad  recìuiri  e 
aimuntare  prò  sa  negligètia  qlloy  j  ad  aueri  apida  non  observando  sas  ordinationes  qui  de  supra  |  sunti  factas  |  Fini  de  sus  capi- 
dulus  de  sa  carta  de  logu.  | 

A  car.  43b'5  seguono  33  ^iiaesliones  con  le  relative  sotut'ones. 

A  car.  4^b  Un.  i  :  sequentur  infra  sas  lyes  prò  sas  cales  si  rcgìt  in   Sardìga. 

.4  car,  ^o.a  Un.  ?_j  ;  d^  illu  leuarc  viuu  et  d^  illu  portare  a  sa  ragiòe  et  tàdoio  sa  ra  |  giòc  illu  d;  laghiri  pagare  a  su 
pubiUu  de  su  saltu.  Sa  cale  .q.  |  est  in  ff.  I.  aquilia.  Icge  quìt^  in  pii.  ex.  fF.  pma.  a  sos  ix  libros  ]  Finis.  Dee  gracias. 

In  -I.0  caratt.  gol.  ce.  54  senza  numeri,  richiami:  s.-gna:ura  a-e  quaderni;  f.  quinterno;  più'  quattro  ce  senza  segnatura 
parte  d'un  terno  del  quale  mancano-  la  prima  e.  che  conteneva  forse  l'occhietto  e  certamente  nel  verso  l'indice  dei  primi  lu 
capitoli,  e  1'  ultima  che  conteneva  nel  recto  la  6nc  dell'  indice  (questo  nello  esemplare  nostro,  comincia  dal  cap.  xx  e  Bniscc  col 
cap.  clxxix,  mentre  ì  cap  della  C  d.  L.  sono  clxxxxix}  non  rimanendo  posto  per  la  soscrizione,  che  le  parole  pili  su  tifeiite 
del  Simon  ci  autorizzano  a  credere  non  esistesse.  —  Lin.  34-3Ó  per  ciascuna  pagina  piena.  Nello  spazio  bianco  riservato  al  ru- 
bricatore  delie  iniziali,  v't;  la  corrispondente  minuscola  nera.  Le  intitolazioni  dei  capitoli  sono  racchiuse  in  una  linea  rossa.  Le- 
gatura moderna. 


RECENSIONI  281 


RECENSIONI 


Catalogne  des  livres  parémiologiques  composant  la  Bibliothèque 
de  Ignace  Bernstein.  Varsavia,    1900.   2  volumi  in  4. 

L'opera  bibliografica  dell'appassionato  raccoglitore  non  ha  la  pretesa  di  essere  com- 
pleta, —  e  quale  bibliografia  può  chiamarsi  compiuta  nel  vero  senso  della  parola?  — 
ma  merita  di  essere  segnalata  come  un  capolavoro  di  bibliografia  speciale  e  come  un'opera 
di  somma  importanza  ed  utilità.  Le  bibliografie  speciali  sono  sempre  giovevoli  agli  stu- 
diosi, perché  facilitano  le  loro  ricerche,  fanno  loro  conoscere  la  letteratura  della  scienza 
cui  si  dedicano,  indicano  le  lacune  e  spingono  lo  studioso  a  colmarle  ;  ma,  in  generale, 
queste  cosidette  bibliografie  speciali  non  sono  che  semplici  compilazioni  materiali  e  mec- 
caniche che  non  indicano  allo  studioso  che  i  titoli  delle  opere  senza  entrare  in  me- 
rito delle  medesime,  e  lo  costringono  perciò  a  ricorrere  ai  libri  citati  ed  a  studiarli  per 
conoscerne  lo  spirito,  il  valore.  L'utilità  anche  di  siffatte  compilazioni  non  si  può  ne- 
gare, ma  quanto  più  grandi  e  inestimabili  servigi  arreca  agli  studi  la  bibliografia 
quando  dopo  la  fedele  trascrizione  del  titolo  segue  l'analisi  d'ogni  opera  da  lui  citata! 
In  generale  si  pecca  anche  nella  semplice  compilazione  d'una  bibliografia,  inquantoché 
per  risparmio  di  fatiche  o  di  spese  tipografiche  i  titoli  si  citano  monchi,  abbreviati  in 
modo  da  non  offrire  neppure  la  più  lontana  idea  del  contenuto  dell'opera  citata,  mentre 
appunto  perché  una  bibliografia  possa  esser  veramente  lodevole,  deve  fornire  al  ri- 
cercatore la  chiara,  fedele  trascrizione  dell'intero  titolo  ed  un  cenno  delle  particolarità 
dell'opera  citata.  Una  bibliografia,  sia  essa  pure  speciale,  non  ha  valore  di  sorta  se 
compilata  materialmente  da  uno  che  va  in  cerca  di  soli  titoli  ;  occorre  assolutamente 
nel  compilatore  lo  illuminato  amore  dei  libri.  Secondo  noi,  quindi,  il  miglior  biblio- 
grafo è  l'appassionato,  intelligente  e  colto  amatore  e  raccoglitore  di  libri,  quel  fortu- 
nato che  colle  cognizioni  necessarie  possiede  anche  la  facoltà  materiale  di  formarsi  una 
biblioteca  di  quel  ramo  della  scienza  che  più  l'attrae,  occupa  e  diletta.  L'opera  biblio- 
grafica del  signor  Bernstein  è  riuscita'  un  modello  di  catalogo  appunto,  perché  in  lui 
sono  riunite  le  suddette  qualità:  dotto,  appassionato  e  facoltoso  egli  si  è  formato  in  trenta- 
cinque anni  d'assidue  ricerche  una  Biblioteca  cospicua  di  libri  paremiologici  di  tutti  i 
popoli  per  i  quali  egli  avea  ed  ha  tuttora  una  viva  predilezione.  Dalla  prefazione  pre- 
messa all'opera  elegante,  si  rileva  l'amore  che  il  sig.  Bernstein  porta  ai  suoi  libri  di 
p-overbi,  «  ces  véritables  perles  de  sagesse  et  de  vériié,  d'esprit  et  d'humour,  qui 
présentent  par  surcroit  l'image  la  plus  fidèle  de  la  vie,  de  la  fa(;on  de  pensée  et  du 
caractère  de  la  nation  qui  leur  a  donne  la  naissance  ».  Parole  d'entusiasmo  profondo  dav- 
vero, che  rivelano  tutto  l'animo  dell'autore  dell'opera  e  ci  fanno  comprendere  ch'egli  ha 
vissuto  i  suoi  trentacinque  anni  sempre  in  mezzo  ai  suoi  libri,  e  che  conosce  bene  que' 
suoi  fidi  amici  Ji  calia  e  non  ha  perciò  trascurato  nulla  per  descriverli  degnamente  nella 
sua  opera.    La  sua  biblioteca  si  compone  di  4761    opere  scritte  in  tutte   le  lingue,  dal   XV 


282  RECENSIONI 


secolo  sino  al  giorno  d'oggi  ed  appunto  di  questa  cospicua  raccolta  egli  ci  dà  la  biblio- 
grafia accurata,  con  note  precise  ed  adeguate.  I  titoli  sono  stati  {rascritti  esattamente,  nella 
lingua  originale  ;  delle  opere  rare,  e  di  queste  abbonda  la  Biblioteca,  furono  riprodotti  i 
titoli  e  qualche  illustrazione  persino  nei  colori  originali,  con  dei  clichcs  splendida- 
mente eseguiti.  Tutte  le  lettere  dell'alfabeto  furono  tirate  in  rosso  nel  mezzo  d'una 
vignetta  capitale  dello* stile  del  cinquecento  stampata  in  nero.  Le  opere  sono  citate  in  or- 
dine alfabetico  secondo  gli  autori  ;  alla  fine  del  secondo  volume  trovasi  una  tavola  delle 
lingue,  nelle  quali  le  opere  sono  composte,  coi  nomi  degli  autori  e  l'indicazione  dei  nu- 
meri che  portano  nel  catalogo.  La  biblioteca  del  sig.  Bernstein  può  chiamarsi  davvero 
poliglotta,  essendo  ivi  rappresentati  ben  ottanta  linguaggi  !  Oltre  d'essere  un  insigne  la- 
voro bibliografico,  questo  del  sig.  Bernstein  è  anche  un  capolavoro  dell'arte  tipografica 
uscito  dalla  rinomata  stamperia  Drugulin  di  Lipsia,  che  dispone  d'una  ricchezza  impa- 
reggiabile di  caratteri  ;  basti  accennare  che  per  le  ottanta  lingue  rappresentate  nella  col- 
lezione furono  sempre  usati  i  caratteri  propri  di  ciascuna  lingua.  L'opera  è  riuscita  inap- 
puntabile tanto  per  il  valore  intrinseco  che  per  il  gusto  estetico  che  lo  distingue,  degna 
d'un  mecenate,  al  quale  sta  a  cuore  il  progresso  d'ogni  bella  e  buona  cosa.  Se  abbiamo 
a  muovergli  un  piccolo  rimprovero,  non  possiamo  tacergli  che  avremmo  preferito  alla 
lingua  polacca  da  lui  adoprata  per  la  descrizione  delle  opere  la  lingua  francese,  e  ciò  sol- 
tanto per  maggior  utilità  dell'opera  insigne;  ma  è  facile  intendere  che  il  patriottismo 
dell'Autore  ha  vinto  sopra  ogni  considerazione  di  opportunità,  e  passiamo  oltre.  I  due 
splendidi  volumi,  che  debbono  essere  costati  all'autore  un  patrimonio,  non  furono 
posti  in  vendita,  ma  con  vera  magnificenza  donati  ad  amici  e  conoscenti.  Possa  egli  tro- 
vare nel  leale,  sincero  e  giusto  nostro  encomio  un   po'  di    soddisfazione    per    le    fatiche 

e  le  spese  dedicate  alla  sua  opera  magnifica  ed  utile  ! 

Leo  S.  Olschki. 

Raccolta  e  raccoglitori  di  autografi  in  Italia.  Con  102  tavole  di  facsi- 
mili   di   autogratì   e  ritratti.   Milano,   Hoepli    1901.   —   L.    6,50. 

Con  questo  titolo  il  Sig.  Carlo  Vanbianchi  ha  dopo  una  lunga  incubazione  e  rei- 
terati annunzi  pubblicata  la  sua  Guida;  della  quale  basta  scorrere  poche  pagine  per  com- 
prendere che  il  conte  Budan  di  spropositata  memoria  a  sfregio  dei  malcapitati  autografi 
ha   fatto   scuola. 

Sono  ricercate  e  raccolte  con  amore,  come  preziose  reliquie,  le  lettere  e  ogni  altra 
scrittura  principalmente  degli  autori  che  seppero  meglio  pensare  e  meglio  scrivere  ;  e  pare 
sia  destinato  che  fra  noi  se  ne  debbano  far  iluci,  sigi/ori  e  maestri  agli  altri  coloro  che  non 
sanno  né  1'  uno  né  1'  altro,  e  hanno  appena  la  coltura  di  un  segretario  di  un  comune  rurale  ! 

Mi  passo  degli  errori  e  di  quelle  improprietà  di  linguaggio,  inevitabili  a  chi  non 
solo  ignora  la  tecnica  della  disciplina  od  arte  in  cui  pretende  illummarc  i  profani,  ma 
difetta  di  generale  coltura. 

«  Dalla  raccolta  di  autografi  ne  (?)  vennero  le  pubblicazioni  a  stampa  onde  meglio 
illustrare  (?)  ed  ammaestrare  in  questo  studio,  cui  la  necessità  della  critica  e  della  storia 
ha  richiamato  i  moderni  ». 


RECENSIONI  283 


«  Notevoli  sono:  sopra  un  esemplare  a  stampa  della  Sofoiiisba  del  Trissino,  vi  sono 
note  e  postille  in   margine  del  Tasso   ». 

«  la  mia  raccolta  è  a  tutti  accessibile,  e  qualora  possa  agevolare  qualche  studio, 
principalmente  oggidì  che  la  vita  e  le  vicende  dei  grandi  uomini  si  compilano  [sic]  negli 
epistolari,   ben   di   buon  grado  possono  esaminarla  chi   lo  desiderasse  ». 

Cortesi  lettori,  che  ne  dite  della  struttura  di  questi  periodi  ?  1  E  potrei  citarne 
molti  altri  di  simili  e  di  peggiori.  La  nota  sentenza  :  Lo  stile  è  V  nomo  non  è  vera. 

Il  Vanbianchi  è  un  gentiluomo,  molto  migliore  del  suo  stile  :  il  suo  torto  è  quello 
di  non  essersi  stato  contento  alla  cvasioìic  delle  sue  pratiche  btirocraficlìc,  nelle  quali  ec- 
celle presso  il  comune  di   Milano. 

Ma  se  la  forma  è  scorretta,  la  sostanza  è  anche  peggiore. 

Dalla  prefazione  mal  s'indovinano  gl'intendimenti  ch'egli  ebbe  con  questa  che 
può  chiamarsi  nuova  superfetazione  dopo  il  mostruoso  parto  del  Conte  Budan.  Questi  in 
mezzo  a  tante  superfluità  e  sciocchezze  aveva  pure  dato  alcune  notizie  e  avvertenze 
di  qualche  pregio  e  utilità,  se  non  altro  in  quella  parte  tolta  di  peso  da  altri  simili  com- 
pilazioni straniere. 

Il  ^'anbianchi  pare  siasi  proposto  di  sopperire  alla  parte  mancante  nel  Budan,  dan- 
doci notizia  delle  raccolte  pubbliche  e  private  d'autografi  in  Italia  e  de'  loro  raccoglitori 
e  negozianti. 

Per  questa  speciale  materia  o  suppellettile  d'  archivio  e'  era  proprio  bisogno  di  due 
appositi  manuali  ? 

Si  avvera  anche  qui  l'antico  precetto  che  non  si  debba  senza  necessità  moltiplicare 
gli  enti,  per  non  ingenerare  confusione  ;  dacché  questa  non  potrebbe  essere  maggiore  in 
amendue  queste  disordinate,  sproporzionate  e  sciatte  compilazioni. 

Questa  del  Vanbianchi,  divisa  in  tanti  numeri  romani,  ha  anch'  essa  del  Budan  i 
famosi  riparti  per  gli  autograti,  un  saggio  della  loro  bibliogralìa,  ma  un  po'  più  copioso 
e  meno  inesatto,  ha  lunghissimi  indici  generali  alfabetici  di  nomi  di  autori  e  di  città, 
che  non  importa  ritrovare,  e  in  appendice  gì'  iiìdirii{i  esteri^  comunicatigli  dall'  egregio  e 
intelligente  collettore  Fischer  von  Ròslerstamm  (i),  di  raccoglitori  e  negoiianti  d'auto- 
grafi.  Egli  vi  aggiunge  di  piti  gli  autografi  in   Italia  e  gl'indizzi  di   questi    e    di    quelli. 

Quest'  ultima  parte,  che  il  Vanbianchi  ha  potuto  ottenere  dalla  cortesia  dei  prin- 
cipali collettori,  aveva  ben  ragione  di  tenerla  segreta  e  gelosa,  essendo  l'unica  cosa  che 
malgrado  le  omissioni  e  le  inesattezze,  possa  tornare  di  qualche  vantaggio  per  conoscere 
quali  e  dove  siano  le  raccolte  pubbliche  e  private  d'autografi  e  quelli  che  ne  fanno  ri- 
cerca o  commercio. 

Ma  per  le  indagini  degli  studiosi   non  giovano  affatto  ;  anzi    possono    frastornarle  ; 
come  certamente  farà  comparire  l'Italia  quasi    povera  e  nuda    di    questi    cimelii,    mentre 
n' è  sempre  la  più  ricca  e  invidiata  dagli  stranieri,  malgrado  le  continue  spogliazioni. 
Il  Vanbianchi  adduce  a  scusa  di  queste    gravissime    mancanze,  le  difficoltà    incon- 


(l)  II  Vanbianchi.  sempre  esatto,  dice  che  questo  signore  tedesco  è  di  Roma,  mentre  vi  dimora  solo   nelT  inverno 
primavera. 


284  RECENSIONI 


Irate  per  riunire  le  occorrenti  notizie  specialmente  presso  i  pubblici  istituti.  Ma  i  diret- 
tori di  questi  non  hanno  tempo  da  perdere,  segnatamente  con  piersone  sconosciute,  la 
cui  poca  serietà  e  nessuna  competenza  si  rivela  dalla  stesso  modo,  come  son  fatte  le  ri- 
chieste. Chi  vuole  fare  situili  compilazioni,  possibilmente  esatte  e  complete,  deve,  come 
usano  gli  stranieri  e  anche  qualche  italiano,  andare  di  persona  a  visitare  le  collezioni, 
a  prenderne  nota  e  a  consultare  i  documenti. 

Per  l'opposto  il  \'anbianchi,  in  compenso  di  tali  lacune,  rinnovando  il  miracolo 
della  moltiplicazione  de'  pesci  e  de'  pani,  fa  ascendere  i  nostri  collettori  e  negozianti 
d'autografi  a  un  centinaio  circa,  mentre  de'  veri  e  seri  non  ne  avremo  che  una  dozzina. 

Oltre  qualche  nome  sbagliato,  vi  figurano  anche  i  morti  da  parecchi  anni,  quali 
un  Marziali  e  un  RatTaelli  a  Fermo,  un  Gonnelli  .\.  S.  a  Firenze,  un  Pavan  a  Treviso, 
e  vi  sono  anche  nomi  replicati,  e  non  pochi  che  mai  o  una  volta  per  caso  si  sono  oc- 
cupati d' autografi.  Nondimeno  ha  preterito  due  o  tre  collettori  principalissimi  quali  il 
Dr.  Piancastelli  e  il  Barone  Casamarte!  e  il  negoziante    più    esperto,  prof.   V.  Guastalla! 

Secondo  il  titolo  pomposo  e  secondo  le  spampanate  dell'autore  (i)  pareva  che  si 
fosse  proposto  d' indicare  i  tesori  che  si  custodivano  nelle  raccolte  pubbliche  e  private 
in  servigio  segnatamente  dei  cultori  degli  studi  storici  e  biografici. 

Ma  nel  libro,  tuttoché  voluminoso  di  ben  376  pag.  non  vi  si  trova  nessuna  indica- 
zione di  questo  genere,  nessun  cenno  del  contenuto  dei  documenti  e  delle  lettere  pili 
importanti. 

Sotto  il  nome  di  alcune  città  del  nostro  paese  si  menzionano  biblioteche,  archivi, 
e  raccolte  private  che  contengono  manoscritti  e  documenti  e  autografi,  ma  quanto  a  quelle 
e  a  questi  non  si  va  quasi. mai  oltre  a  un  cenno  generico,  che  non  serve  a  darne  nes- 
suna idea.  Rispetto  alle  ultime,  la  massima  parte  delle  quali  sono  piene  di  cose  comuni 
o  mediocri,  si  dà  una  filastrocca  di  nomi  d'autori,  senz' altra  indicazione;  e  quel  eh' è 
peggio,  e  veramente  stucchevole,  gli  stessi  nomi  di  letterati  o  scienziati  di  poca  o  nes- 
suna rinomanza  e  persino  di  cantanti  si  vedono  tante  volte  ripetuti  quante  sono  le  col- 
lezioni menzionate. 

Spesso  nei  nomi  citati  si  riscontrano  varianti  curiose;  a  mo'  d'esempio,  abbiamo 
il  Magliabechi  e  il  Magnabechi,  il  Gronovio  tramutato  in  Granozio,  un  Zenobio  (?)  e  si- 
mili errori. 

La  bibliografia  italiana  si  duole  del  modo  inesatto  e  incompleto,  onde  si  parla 
della  Biblioteca  nazionale  centrale  di  Firenze,  rimproverandogli  di  non  aver  letto  ciò  che 
vi  era  stato  stampato  nel  Manuale  d.l  bibliotecario  di  .\.  Graesel,  tradotto  da  Arnaldo 
Capra  (pag.  366-369). 

.Ma  questo  è  un  peccadiglio  di  fronte  alla  colossale  enormità  con  cui  si  tratta  della 
Biblioteca  \'aticana  e  degli  annessi  archivi  sbrigandosene  in  18  righe  e  dandoci  in  una 
forma  eletta  questa  peregrina  notizia  che:  «  Riguardo  agli  autografi  essa  possiede  in  ori- 
ginale gli  epigrammi  (?)  del   Petrarca  »  ! 


(i)  Si  pensò  seriamente  atla  incontrastabile  utilità  che  tali  raccolte  avrebbero  potuto  offrire  per  la  storia   completando    di 
notizie  vere  le  biografie  degli  autori  facendone  conoscere  lo  stile  presentando  (?|  in  fine  i  costumi. 


RECENSIONI  285 


E  mentre  dedica  circa  50  pagine  fitte  alla  descrizione  e  celebrazione  della  colle- 
zione musicale  dell' avv.  Caire  di  Novara,  co.nposta  di  una  farragine  di  cose  mediocris- 
sime ad  eccezione  di  tre  o  quattro  autografi  regalatigli  dalla  signora  Lucca,  non  concede 
che  due  sole  linee  a.\V Archivio  storico  Goniaga  di  Mantova,  eh' è  un  vero  tesoro  d'au- 
tografi specialmente  musicali,  visitati  e  ricercati  studiosamente  da  italiani  e  stranieri  che 
si  occupano  della  storia  della  musica  ed  in  ispecie  delle  origini  del   melodramma. 

Egli  annovera  A.  Bertolotti,  già  archivista  in  Mantova,  da  alcuni  anni  defunto,  tra 
i  collettori  d' autografi,  sol  perché  serbava  le  lettere  a  lui  dirette  da  qualche  collega  ; 
ma  mostra  d'avere  ignorato  il  suo  libro  pregevole  anche  per  i  facsimili  d'autografi  ra- 
rissimi, intitolato  :  «  Musica  alla  Corte  dei  Gonzaga  in  Mantova  dal  secolo  XV  al  XVI 11^ 
notizie  e  documenti  raccolti  negli  archivi  Mantovani  ».  Milano,  Ricordi,  senz'  anno,  se- 
condo   il    malvezzo  di  codesti  editori  di   musica  !  ! 

Ecco  come  il  Vanbianchi  fa  la  storia  degli  autografi  e  la  loro  bibliografia  in  Ita- 
lia !   Più  che  un   infedele  inventario  notarile  si  direbbe  uni  poco  ortografica  nota  di  bucato 

Abbiamo  cercati  e  accennati  gl'intenti  propostisi  dal  compilatore  di  questo  manuale, 
per  quanto  ci  è  riuscito  indovinarli  dall'  involucro  delle  sue  parole. 

Ma  ponendo  mente  alle  notizie  da  lui  date  delle  varie  raccolte  degli  amatori  d'au- 
tografi, ci  è  parso  più  probabile  che  il  vero  ed  unico  scopo  sia  stato  quello  di  glorificare  la 
collezione  del  Caire,  e  pili  ancora  di  questa  la  propria,  che  vale  molto  meno,  e  non  per 
tanto  è  pomposamente  divisa  in  20  classi  e  descritta  in  ben  2  i  pagine  ;  ciò  che  ha  de- 
stato una  grande  ilarità  anche  al  serio  e  dotto  Alemanno   Fischer  ! 

Oltre  a  ciò  la  maggior  parte  delle  tavole,  onde  sono  riprodotti  autografi  e  ritratti, 
è  presa  dalla  sua  collezione,  per  decorare  il  volume  di  co^e  quasi  tutte  modernissime  e 
mediocrissime,  né  rare,  né  pregevoli. 

Si  dà  principio  con  la  riproduzione  a  facsimile  di  una  lettera  di  A.  Manzoni,  e 
non  si  accenna  che  il  carattere  n'  è  stato  rimpiccolito  almeno  di  due  terzi,  e  per  soprammer- 
mercato  5/  riproduce  in  caratteri  ordinari  tipografici  per  esser  meglio  letta  dagli  studiosi  dei 
quali  egli  mostra  poca  stima,  dacché  bisogna  essere  analfabeti  per  non  saper  leggere  la  scrit- 
tura chiara  e  linda  del  Manzoni  !  Prescindendo  dai  ritratti  quasi  tutti  di  pochissimo  conto, 
fra  i  51  autografi  riprodotti  in  facsimili,  ve  ne  hanno  alcuni  pregevoli  e  non  comuni,  ma  nes- 
suno veramente  antico  e  raro  ;  e  la  più  parte  comunissimi  come  questi  :  D'Azeglio  Mas- 
simo, Bossi  Giuseppe,  Cantu  Cesare,  Donzelli  Domenico  (cantante).  Gioia  Melchiorre, 
Giordani  Pietro,  Marsand  ab.  Antonio,  Pasta  Giuditta  (cantante),  Romani  Felice.  E  talune 
lettere  dei  meno  moderni  e  un  po'  rari  non  hanno  di  autografo  che  la  firma.  Anche  di 
Leopardi  è  stata  di  molto  rimpiccolita  la  nitida  scrittura,  ma  senza  farne  cenno,  onde 
chi  non  la  conosce  può  crederla  cosi  minuta  come  non  era.  Dicasi  lo  stesso  dell'auto- 
grafo del  Mayr,  del  Cantù,  del  Paèr,  del  Porta,  del  card.  Chiaramonti,  del  Giusti,  del- 
l'Appiani, della  Malibran,  e  di  tutti  gli  altri.  Insomma  una  vera  profanazione  !  Onde  i 
caratteri  di  giusta  proporzione  e  di  chiara  e  bella  mano  sono  divenuti  illeggibili  e  irri- 
conoscibili in  virtù  della  migromani'a  del  Vanbianchi,  a  cui  per  finire  si  può  fare  un 
solo  rimprovero:  quello  di  non  avere  nessuna  idea  dell'autografo,  ossia  del  manoscritto, 
degno  di  questo  nome  per  se  stesso  e  pei  fini  e  gli  studi  a  cui  può  servire  e  per  le 
soddisfazioni  che  può  procacciare. 

La  Bibliofilfa,  volume  II,  dispensa  8*  IO 


286  RECENSIONI 


Per  accennare  alcune  delle  tante  inesattezze  ed  esagerazioni,  egli  afferma  che  la  rac- 
colta di  oltre  io  mila  libretti  d'opera  presso  il  liceo  musicale  di  Bologna  t  iitiica  ai 
mondo,  mentre  ve  ne  sono  parecchie  altre  non  meno  numerose  né  meno  preziose.  Egli 
pure  afferma  che  la  raccolta  d'autografi  musicali  presso  V Accademia  filarmonica  di  detta 
città,  e  ìa  più  estesa  che  mai  sia  sfata  riunita  (sic)  ;  mentre  alcune  altre  in  Italia  e  fuori, 
come  quella  del  conim.  Lozzi  in  Italia,  e  del  Bovet  in  Francia,  la  superano  di  gran  lunga 
per  quantità  e  per  importanza.  Né  potrebbe  essere  altrimenti,  perché  la  suddetta  Acca- 
demia si  arricchì  molti  anni  sono  del  lascito  della  collezione  del  Masseangeli,  ma  non 
si  curò  mai  di  accrescerla  con  successivi  acquisti,  sebbene  assai  povera  nella  parte  antica, 
eh'  è  la  più  rara,  e  poverissima  nella  straniera.  Onde  la  conclusione  del  Vanbianchi  che 
questa  «  importante  raccolta  è  in  ogni  sua  parte  completa  »  è  una  nuova  riprova  eh'  egli 
non  ha  un'  idea  esatta  non  solo  degli  autografi,  ma  nemmeno  di  una  collezione  di  questo 
genere,  la  quale  per  estesa  e  ricchissima  che  sia,  è  sempre  /;/  fieri  e  non  può  mai  dirsi 
completa.  E  in  materia  musicale,  se  di  tutte  le  esistenti  collezioni  pubbliche  e  private 
se  ne  facesse  una  sola,  neppur  questa  potrebbe  chiamarsi  completa  e  perfetta  per  vari 
motivi,  che  sono  ben  noti  anche  all'ultimo  collezionista,  ma  non  al  genio  superiore  del 

Vanbianchi  che  di  queste  piccolezze  non  cura. 

G.  De  Luxis. 


RISPOSTA'" 

1  quite  agree  with  Mr.  —  a  that  there  is  at  present  no  evideiice  to  show  that  Leonardus  de  Ba- 
silea printed  books  at  \'enezia  or  any where  before  Padova.  Tlie  niention  of  the  reigning  doge  has 
always  been  a  fruitful  source  of  niistake,  as  in  the  case  of  Albertus  de  Steiidal.  Compare  the  matiy 
books  printed  '  literis  Venetis  '  at  l.yon  &  elsewhere,  constantly  ascribed  to  \'enezia  by  cartless 
cataloguers.  K.  G.  C.  Proctor. 


H  M  K»  iUfOtMmjtiC»n*»MK-»n.»**it»»nM*MjCv^*Kjt»»m*mmyoiMXKK^ft'i'*m*»MaKKfiM 


NOTIZIE 


La  biblioteca  dantesca  di  W.  Fiske.  —  Xel  giornale  //  Giorno  del  iS  novem- 
bre corr.  troviamo  un  articolo  assai  interessante  dell'egregio  nostro  collaboratore  G.  L.  Passerini, 
direttore  del  Giornale  daulesco,  sulla  biblioteca  d;intesca  dell'illustrissimo  Prof  W.  Fiske  e  cre- 
diamo opportmio  farlo  conoscere  ai  nostri  gentili  lettori;  Il  nome  di  Willard  Fiske,  un  americano 
di  nascita  e  di  origine,  ma  di  affetti  e  di  studi  italiano  e  dimorante  oramai  da  anni  a  Firenze,  dove 
possiede  una  villa  superba  tra  gli  olivati  di  San  Domenico  sulla  collina  di  Fiesole,  è  nome  caro 
ai  bibliofili  per  una  celebratissima  raccolta  di  libri  sul  Petrarca  messa  insieme  con  intelletto  d'  amore 
e  illustrata  con  sapienza  di  erudito-  Continuando  egli  ora  nella  sua  opera  di  raccoglitore  munìfico, 
il  Fiske  ha  voluto  addoppiare  le  sue  molte  benemerenze  verso  i  buoni  studi  e  verso  1'  Italia,  non 
pure  formando  una  biblioteca  veramente  preziosa  e  forse  unica  nel  mondo  di  edizioni  delle  opere 
di  Dante  e  di  studi  intorno  a  quelle  opere,  alla  vita  e  a'  tempi  del  Poeta,  ma  facendone  liberale 
e  magnifico  dono  alla  Cornell  L'niversity  Library  di  Ithaca,  dove  l'egregio  uomo  fu  per  molti 
anni  riverito  e  benemerito  bibliotecario. 


(I)  Vedi  Li  lìtbltofitia  II.  p.  22t>:  —  a:  Dove  ha  stjmpjlo  per  /j  primi  volti  LeonjrJo  Achites  Jj   Basilea'. 


NOTIZIE  287 


Della  copiosi  raccolta  sta  ora  compilando  il  catalogo,  con  magistrale  accuratezza  e  bontà 
di  metodo  liibliogratico  e  discernimento  critico  Teodoro  W.  Koch  ;  un  altro  americano  che  ama 
r  Italia  e  ha  bene  meritato  degli  studiosi  di  Dante,  per  un  suo  lavoro  storico  e  bibliografico  pre- 
gevolissimo che  segna  il  sorgere,  il  fiorire,  il  crescere,  1'  espandersi  maraviglioso  per  le  terre  d'  Ame- 
rica del  vivo  culto  di  Dante  dopo  che  un  nostro  italiano,  di  cui  pochi  italiani  sanno  il  nome,  Lo- 
renzo Da  Ponte  di  Ceneda  nel  Veneto,  andò  povero  e  perseguitato  dagli  uomini  e  dalla  fortuna, 
—  quando  ancora  1'  Italia  non  era  che  nel  sogno  di  pochi,  —  a  gettare  nel  nuovo  mondo  il  buon 
seme  della  cultura  italiana. 

Il  catalogo  del  Koch  è  ora  in  via  di  pubblicazione,  dovendo  1'  intiero  lavoro  constare  di  tre 
grandi  parti  :  la  prima,  già  divulgata  fino  dal  1S99  con  la  indicazione  di  tutte  le  stampe  della  Coni- 
inedia  e  delle  altre  opere  dantesche  depositate  nella  Università  di  Ithaca,  la  seconda  e  la  terza 
con  la  indicazione  degli  studi  intorno  a  Dante  e  gli  abbondevoli  indici  che  in  simili  opere  sanno 
far  gli  americani  e  gli  inglesi  a  rendere  utile  e  agevole  la  materia  addensata  nel  libro.  Intanto  in 
questa  prima  parte  ci  si  oftVe  sùbito  una  chiara  idea  di  quale  deve  essere  la  ricchezza  della  col- 
lezione dantesca  messa  insieme  da  Willard  Fiske  e  di  quanta  importanza  sarà,  una  volta  compiuto, 
questo  grande  catalogo  del  Koch,  che  tra  molt'  altri  pregi  avrà  questo  pure  di  agevolare  di  molto  e 
quasi  di  aprir  la  via  a  un  altro  itisigne  e  utile  lavoro  che  è  pur  da  fare  (e  che  so  sta  per  farsi,  fortu- 
natamente, in  Italia)  ;  di  un  libro  che  manca  ancora  fra  tanti  altri  libri  danteschi  che  abbiamo  e  che, 
non  sempre  utilmente,  si  vanno  affollando  di  giorno  in  giorno  negli  scaffali  delle  librerie  e  su'  tavolini 
degli  studiosi.  Voglio  dir  di  un  libro  che  valga  tutta  una  biblioteca,  assommando  in  un  sol  corpo  e 
completando  le  bibliografie  dantesche  già  vecchie,  in  un  diligente  repertorio  che  con  sue  ragio- 
nevoli partizioni,  con  dichiarazioni  sobrie  e  oggettive,  con  esatti  richiami,  con  ricchi  indici  sia 
aiuto  proficuo  non  a'  dantisti  di  professione  solamente,  ma  a  quanti,  amando  Dante,  voglion 
conoscerlo  meglio  e  più  da  vicino  senza  smarrirsi  nel  labirinto  della  letteretura  dantesca,  pieno  di 
cespugli  e  di  triboli  infiniti  a  pie'  de'  pochi  alberi  fruttiferi  e  rigogliosi. 

Ho  detto  che  da  questa  prima  parte  del  catalogo  del  Koch  appar  la  ricchezza  della  colle- 
zione dantesca  donata  dal  Fiske  alla  biblioteca  dell'  Università  di  Ithaca  :  e  basterà  notare  che  ben 
diciassette  pagine  di  fittissima  .stampa,  a  due  colonne,  son  dedicate  solo  alla  indicazione  di  edi- 
zioni delle  opere  minori  di  Dante,  e  che  di  sole  edizioni  della  Comtiicdia,  da  quella  di  Foligno 
del  1472  a  quella  del  Ricci  del  iSuS,  vi  se  ne  contano  più  di  quattrocentocinquanta,  compresevi  le 
edizioni  preziose,  oltre  la  foligiiate,  già  ricordata,  del  primo  secolo  della  stampa,  di  Vendelino  da 
Spira  (Venezia,  1477)  ;  di  Martin  Paolo  Nidobeato  (Milano,  1477-78)  ;  di  Niccolò  di  Lorenzo  della 
Magna  (Firenze,  1481)  ;  di  Ottaviano  Scoto  (Venezia,  1484);  di  Bonino  de'  Bonini  (Brescia,  1487) 
di  Bernardino  Renali  e  Mattio  da  Parma  (Venezia,  1491)  ;  di  Pietro  Cremonese  (Venezia,  1491); 
di  Alatteo  di  Coieca  (Venezia,  1493)  e  di  Piero  Oiiarengiii  da  Palazago  (Venezia,   1497). 

Anche  le  traduzioni  della  Commedia  e  delle  minori  opere  di  Dante,  danno  argomento  ab- 
bondantissimo a  questo  volume,  di  cui  riempiano,  sol  pel  Poema,  bene  ventotto  pagine,  e  cosi  le 
composizioni  musicate  su  parole  tolte  dalla  Commedia  o  dalle  rime.  Tutta  la  nnteria  vi  è  distri- 
buita in  quattro  partizioni  principali  (opere  complete  ;  Divina  Commedia;  opere  minori;  opere  fal- 
samente attribuite)  che  sono  a  lor  voka  suddivise  in  sezioni  minori,  in  cui  ciascun  libro  è  oppor- 
tunatamente  illustrato  e  descritto  con  esattezza  bibliografica  scrupolosa. 

E  mentre  la  paziente  opera  si  va  compiendo  (or  ora  verrà  a  luce  il  secondo  volume),  bene 
opportune  e  gradite  ci  arrivano,  stampate  a  parte  in  un  elegante  opuscolo,  le  osservazioni  che  allo 
stesso  Fiske  ha  suggerito  questo  suo  copioso  materiale  insiem  raccolto  e  descritto  dal  Kocli,  e  le 
notizie  curiose  eh'  egli  ha  voluto  darci  intorno  alle  fatiche,  alle  ansie  provate  da  lui,  non  più  gio- 
vine, nella  ricerca  affannosa  di  qualche  rara  edizione  poco  nota  o  ignota  a' venditori  di  libri  e  a'  bi- 
bliografi. Come  il  giuocatore,  e  come  l'avaro  cumulatore  delle  ricchezze  è  colui  che  cumula  libri, 
con  tanto  ardore  la  sua  passione  lo  investe,  lo  occupa,  lo  vince  e  lo  avvvince,  lo  doma  come  uno 
schiavo.  Quando,  dopo  lunghe  ricerche,  dopo  assidue  e  pazienti  cure  egli  giunge  a  mettere  insieme 
un  certo  numero  di  libri  preziosi  e  belli,  il  desiderio  del  possesso  si  fa  più  prepotente  e  più  acuto, 
e  il  bisogno  di  aggiungere  a'  tesori  conquistati  nuovi  tesori  ancora,  più  vivo  e  irresistibile.  Questo 
accadde  al  Fiske.  Raccolta  una  delle  più  insigni  biblioteche  petrarchesche  che  sian  nel  mondo,  l'e- 
gregio uomo  pensò  di  raccogliere,  per  farne  dono  alla  Università  di  Ithaca,  tre  o  quattrocento  vo- 
lumi di  edizioni  di  Dante,  commenti  e  biografie  del  Poeta.  Poi  il  suo  disegno,  già  vasto,  andò  am- 
pliandosi poco  a  poco  per  via,  e  dall'estate  del  1893,  PS""  t""^  3""'  consecutivi,  il  Fiske  non  ebbe 
che  un  sol  pensiero  fìsso  nella  mente,  e  soltanto  a  dare  a  quel  pensiero  effetto  adoperò  ogni   sua 


388  NOTIZIE 


forza,  tutto  il  suo  ingegno,  il  suo  tempo,  le  sue  rendite,  sé  medesimo:  e  viaggiò  attraverso  l' Italia, 
l'Inghilterra,  la  Francia,  il  Belgio,  la  Germania,  la  Svizzera,  l'Austria,  dav>pertutto  in  cerca  di 
libri,  ponendosi  e  mantenendosi  in  rapporti  continui  e  attivissimi  co'  librai  di  tutto  il  mondo.  Una 
volta  —  egli  narra  —  un  certo  libraio,  negligente  o  ignorante,  non  trovando  un  libro  eh'  egli  gli 
•ivea  chiesto  e  voleva  a  ogni  costo  avere,  gli  scrisse  di  aver  fatto,  senza  frutto,  tutte  le  maggiori 
iwssibili  ricerche,  ma  che  l'opera  intlicatagli,  o  non  era  esistita  mai,  o  era  divenuta  introvabile, 
assolutamente.  Una  risposta  tale,  cosi  recisa  e  precisa,  avrebbe  tolto  di  speranza  qualunque  osti- 
nato ricercatore:  ma  il  Fiske  non  se  ne  contentò;  andò  sùbito,  in  persona,  a  far  ricerche  sul 
luogo,  trovò  il  libro,  lo  mostrò  al  libraio  che  ne  rimase  maravigliato  e  confuso  e  spedi  subito  in 
America  l' acquisto  prezioso. 

Ora,  di  questa  faticosa  opera  compiuta  con  vero  ardore  di  missionario,  l'erudito  e  fortu- 
nato bibliofilo,  o,  se  piace,  —  poiché  egli  stesso  si  chiama  cosi  —  il  bibliomane  americano,  è  e  può 
ben  dirsi  soddisfatto  e  contento.  Certo  la  gente  ben  nutrita  e  saggia,  che  non  vuole  fastidii  e  ama 
i  comodi  della  vita,  al  racconto  di  queste  avventure  e  di  queste  peregrinazioni  faticose  pel  mondo 
in  caccia  di  libri,  tentennerà  il  capo  commiserando  le  sonanti  sterline  in  cosi  malo  modo  profuse; 
ma  il  mondo  non  è  fatto  pei  savi  soltanto,  e  qualcuno  penserà  forse  che  non  sarebbe  gran  danno 
se  qualche  ricco  italiano  facesse  per  gli  studii  tra  noi  ciò  che  per  gli  studii  lia  fatto  in  America 
Willard  Fiske  onorando  Dante  e  1'  Italia. 

Nuovi  Musei.  —  A  Milano,  nel  Castello  Sforzesco,  sono  .stati  inaugurati  i  Miisi-i  d' arte 
che  comprendono  le  Società  storica  e  numismatica,  nelle  sale  terrene;  il  Museo  del  risorgimento 
nel  piano  superiore,  sotto  i  portici  del  quale  sono  disposti  i  cippi,  le  are,  le  lapidi  romane,  medioe- 
vali e  moderne  che  hanno  un  certo  interesse  storico.  Nelle  sale  del  palazzo,  ritornato  alla  sua  an- 
tica magnificenza  da  Luca  Beltranii,  si  trovano  antiche  ceramiche  milanesi  nei  loro  originali  e  nelle 
imitazioni  di  Vienna,  Sassonia  e  Giappone,  e  ceramiche  delle  varie  regioni  italiane  ;  vasi  d'  argilla 
scavati  nelle  pianure  di  Golasecca,  la  tomba  di  Sesto  Calende,  armi  d'  un  capo  di  tribù  gallica  ed 
altri  preziosi  oggetti  antichi:  quadri,  stampe,  disegni,  stoflfe,  avori,  mobili,  trittici,  smalti,  gioielli 
e  bronzi.  Una  sezione  è  riservata  alla  pittura  e  scultura  moderna. 

Cospicuo  dono.  —  Una  persona  addetta  all'  Università  di  Gottinga,  ma  che  vuol  ser- 
barsi incognita,  ha  donato  la  somma  di  io,ooo  Mk.  alla  locale  Società  delle  Scienze.  Questa  somma 
sarà  adoprata  per  continuare  la  ricerca  delle  bolle  pontificie,  che  la  Società  fa  eseguire  da  qualche 
anno  e  che  viene  diretta  dal  prof.  Kehr. 

Concorso  archeologico.  . —  La  Consulta  del  Museo  Archeologico  di  Milano  ha  aperto 
il  concorso  al  premio  di  fondazione  Picozzi  per  uno  studio  di  Archeologia.  I  lavori  possono  essere 
stampati  o  manoscritti  e  devono  essere  trasmessi  alla  Consulta  entro  il  biennio  1900-1901.  Il 
premio  sarà  equivalente  al  reddito  netto,  accumulato  per  due  anni,  del  capitale  di  Lire  3000. 

Codices  graeci  et  latini  photographice  depicti.  —  L'editore  A.  \V.  Sijihotì  di  Leida 
continua  a  pubblicare  le  riproduzioni  fotografiche  dei  maggiori  cimeli  della  letteratura  greca  e  la- 
tina conservati  nelle  diverse  biblioteche  del  mondo.  Furono  già  pubblicati  cinque  volumi  splen- 
didi, cioè  : 

1.  Vetus  Testamentum  Graece.  Code.\  Sarravianus-Colbertinus  Saec.  V.  Praefatus  est  Hen- 

RICUS   <bl0NT; 

11.  Codex  Bemensis  363.  Augustini  de  dial.  et  de  rhetor.,  Bedae  Hist.  lìrit.  1,  Horatii   car- 
mina. Ovidii  Met.  fragm..  Servii  et  aliorum  opera  grammatica,  cet.  contineiis.  Praefatus  est 
Hkrmann.'us  Hagen; 
lll-l\'.  PLATO.  Codex  Oxoniensis  Clarkianus  39.  Praefatus  est  Tho.m.  W.  Ai.lkn. 

V.  PLAUTUS.  Codex  Heidelbergensis   1613   Palatinus  C.   Praefatus  est  C.\kolvs  Zange- 
MEisrE-;K  ; 

ed  ora  si  sta  preparando  la  riproduzinne  di  lioineii  Ilias  Codc.v  ì'eiwtiis  R.  M'iiiiniiiis  ./jy  per  la 
quale  l'editore  ha  ottenuto  il  permesso  dal  governo  italiano.  L'immenso  valore  di  questo  codice  è 


NOTIZIE  289 


universalmente  conosciuto,  e  si  comprende  perciò  l'impazienza  colla  quale  è  attesa  la  pubblica- 
zione di  questo  volume  che  sarà  preceduto  da  una  dotta  prefazione  latina  dell'illustre  prof.  Do- 
menico Coniparetti. 

Due  autografi  di  Rubens.  —  Il  Sig.  Henry  Hymans,  conservatore  della  R.  Biblioteca 
di  Bru.xelles,  ha  scoperto  poco  f.i  due  autografi  del  pittore  Rubens,  fino  ad  ora  affatto  .sconosciuti. 
Il  primo  è  la  traduzione  latina  di  un  titolo  del  Legatus,  che  è  una  celebre  opera  di  Maerselaer,  ed 
è  inviato  ad  un  giudice  di  Bruxelles  nel  XVII  .secolo.  Questo  giudice  era  in  stretti  rapporti  con 
Rubens,  e  di  lui  noi  abbiamo  un  ritratto,  che  gli  fece  il  celebre  Van  Dyck. 

Il  titolo  dell'opera  suaccennata  è  assai  intricato  causa  le  numerose  allegorie  che  esso  con- 
tiene ;  però  la  traduzione  del  Rubens,  non  essendo  scritta  in  un  latino  troppo  fiorente,  rende  fa- 
cile r  interpretazione  dei  passi  difficili  ed  oscuri. 

11  secondo  autografo,  poi,  è  un  frammento  di  una  lettera  diretta  al  Maerselaer,  ed  è  da- 
tata da  Anversa  col  giorno  27  Febbraio  1623.  Con  questa  lettera  il  Rubens  si  scusa  presso  il  Maer- 
selaer di  non  poter  finire  per  il  tempo  stabilito  il  suo  quadro  /'/  Canibise.,  che  la  città  di  Bruxelles 
gli  aveva  ordinato  di  fare,  contro  il  pagamento  di  3000  fiorini  :  dice  inoltre  che  egli  deve  partire 
alla  volta  di  Parigi  per  trattare  un  importante  affare  con  Caterina  dei  Medici.  Si  trattava,  niente 
di  meno,  che  della  stupenda  collezione  di  pitture  che  si  ammirano  nel  Museo,  del  Louvre  di  Pa- 
1  igi  !  Appena  ritornato  dalla  capitale  della  Francia,  Rubens  compi  il  «  Cambise  »  ed  ornò  di  di- 
pinti il  Municipio  di  Bruxelles,  fino  nell'anno  1695  in  cui  il  maresciallo  Villeroy,  bombardò  la  città- 
In  grazia  alla  nuova  scoperta,  l'Archivio  della  città  di  Bruxelles  possiede  ben  iSo  autografi  del- 
l' immortale  maestro. 

Il  quarto  centenario  dei  «  Menus  ».  Leggiamo  w^W AntiquiilUen-ZeUung  : 
Ad  un  banchetto  che  il  Municipio  di  Regensburg  in  Baviera  aveva  dato  nell'anno  1500  in 
onore  di  alcuni  alti  personaggi,  il  Conte  Ugo  di  Montfort  vide  che  il  Duca  di  Braunschweig,  che 
gli  sedeva  di  faccia,  teneva  presso  di  sé  un  pezzo  di  pergamena  che  assai  spesso  leggeva  con 
somma  attenzione.  Spinto  dalla  curiosità,  non  appena  si  levaron  le  mense,  chiese  al  Duca  che  cosa 
era  scritto  sulla  pergamena  che  si  spes.so  avea  consultato  ;  il  Duca  gli  narrò  clie  prima  del  ban- 
chetto egli  si  era  fatta  dare  dal  cuoco  la  lista  dei  piatti,  per  poter  regolare  l'appetito  a  seconda 
dei  cibi  che  più  gli  piacevano.  Ecco  dunque  come  nacquero  questi  foglietti  che  si  trovano  ora  in 
tutte  le  forme  ed  in  tutti  i  colori  in  ogni  tavola  ed  in  ogni  banchetto. 

Autografi  di  Enrico  Heine.  —  Il  noto  geografo  e  viaggiatore  Dott.  Giovanni  Meyer, 
ha  scoperto  di  recente  un  tesoro  di  gran  pregio  tanto  come  opera  letteraria,  quanto  come  auto- 
grafo :  si  tratta  di  parecchi  manoscritti  e  di  lettere  del  poeta  tedesco  Enrico  Heine.  Le  opere  più 
importanti  che  egli  ci  ha  lasciate  sono  già  ben  conosciute:  infatti  nel  1879  si  pubblicarono  le  Ul- 
time poesie  ed  i  pensieri,  e  nel  1884  solamente,  le  sue  Memorie.  I  manoscritti  di  dette  opere  si 
trovano  ora  nella  libreria  Campe  di  Amburgo.  Queste  carte  erano  una  parte  dell'eredità  che  En- 
rico Heine  lasciò  alla  vedova,  sua  erede  universale.  Le  altre  lettere  e  le  carte  che  contenevano  i 
primi  abbozzi  delle  opere  del  poeta,  furono  credute  di  minima  importanza  e  di  nessun  valore  ed 
andarono  disgraziatamente  smarrite,  mentre  sarebbero  state  ora  un  incremento  potente  agli  studi 
che  si  fanno  suU'  Heine. 

Il  sig.  Meyer  ha  acquistate  quelle  carte  che  recentemente  scoperse  per  farne  degli  studi  e 
ci  dà  alcuni  dati  importanti  sui  manoscritti  del  poeta.  11  principale  fra  essi  è  la  prima  copia  del  ro- 
manzo Atta  Troll,  che  contiene  più  di  200  pagine  e  tutte  le  sue  prime  correzioni  ;  oltre  a  questo 
si  rinvennero  100  e  più  pagine  con  molte  poesie  :  indi  molti  squarci  tolti  dal  Rabbi  voti  Bacharacb, 
dalle  Gestàndnisse,  dsXV  Harzeise,  dal  Fauste  da  molti  altri  che  formano  assieme  1500  pagine 
scritte  di  pugno  dall'  Heine  ed  altre  1000  da  uno  scrivano,  ma  che  portano  le  correzioni  del- 
l'autore. 

Circa  1000  sono  le  lettere  a  lui  indirizzate;  lettere  che  ci  danno  preziosi  dati  intorno  alla 
vita  ed  alle  opere  dell'  Heine.  Vi  sono  autografi  del  Meyerbeer,  di  Schumann,  di  Hiller,  della  ma- 
dre del  poeta  e  di  molti  altri  personaggi  di  quel  tempo.  Il  Prof.  Meyer,  il  fortunato  scopritore  dei 
preziosi  manoscritti,  ha  dato  al  suo  amico,  prof.  Elster,  l' incarico  di  fare  degli  studi  sulla  nuova 
scoperta:  ed  infatti  egli  sta  aumentando  e  correggendo  la  sua  opera  critica  su  Enrico  Heine. 


oqo  NOTIZIE 


Premio  Baldo.  —  È  stato  aperto  presso  la  libera  università  degli  studi  di  Perugia  il 
primo  concorso  al  premio  Baldo  col  seguente  tema  :  il  principio  dell'equità  nelle  opere  di  Baldo, 
con  speciale  riguardo  alla  materia  contrattuale.  Al  concorso  potranno  essere  ammessi  soltanto  co- 
loro i  quali  abbiano  frequentato  regolarmente  nell'università  di  Perugia,  almeno  il  secondo  bien- 
nio assegnato  agli  stutli  giuridici,  e  vi  abbiano  conseguito  la  laurea  da  due  anni  compiuti  e  non 
oltre  quattro  anni  prima  dell'apertura  del  concorso. 

Il  termine  del  concorso  scade  col  30  settembre  1901.  Il  premio  consiste  in  una  medaglia 
d'oro,  nella  somma  di  L.  500,  in  un  diploma  in  pergamena  e  nella  pubblicazione  del  manoscritto 
premiato  negli  Annali  dell'università. 

Alessandro  D'Ancona  ha  lasciato  in  questi  giorni  la  cattedra  di  letteratura  italiana  del- 
l' Università  di  Pisa,  da  lui  illustrata  con  quaranta  anni  di  glorioso  insegnamento.  Ai  saluti  che 
d'ogni  parte  d'  Italia  e  del  mondo  civile  .sono  giunti  al  Maestro  insigne,  la  Direzione  della  Biblio- 
filia unisce  i  suoi  vivi  e  sinceri,  augurando  alla  patria  che  le  sia  conservato  a  lungo  colui  che  l'ha 
cosi  degnamente  servita  e  onorata,  dando  esempio  luminoso  di  virtù  civili  e  di  operosa  sapienza. 

Vittorio  Emanuele  III  alla  Biblioteca  Nazionale  di  Roma.  —  Il  giovine  Re,  che 
vuol  conoscere  personalmente  e  da  vicino  l'organismo  e  il  funzionamento  de'  pubblici  istituti,  il 
24  novembre  si  è  recato,  quasi  all'improvviso,  alla  Biblioteca  Vittorio  Emanuele,  dove  lo  avevano 
preceduto  il  Ministro  dell'  Istruzione,  il  conte  Gnoli  e  gli  altri  impiegati  superiori  della  Biblioteca. 

S.  M.  volle  visitare  minutamente  tutte  le  sale  e  i  lunghi  e  vasti  corridoi  del  Collegio  ro- 
mano, di  cui  gran  parte  è  occupata  dalla  Biblioteca  nazionale,  di  tutto  interessandosi  con  quella 
cura  illuminata  ed  affabile  che  è  una  delle  simpatiche  caratteristiche  del  giovine  e  dotto  monarca. 

Vide  ed  esaminò  la  vasta  raccolta  delle  opere  in  continuazione  e  delle  collezioni,  l'antica  bi- 
blioteca de' Gesuiti,  la  sezione,  assai  ricca,  dove  si  conservano  le  opere  sul  risorgimento  italiano, 
le  sale  delle  riviste,  le  .sale  di  lettura,  quelle  riservate  agli  incunaboli  e  alle  opere  rare,  ed  ammirò 
il  famoso  portolano,  anteriore  alla  scoperta  dell'America,  che  porta  segnate  le  parole  :  terre  inco- 
gnite nel  punto  ove  dovrebb'esser  disegnato  il  nuovo  continente. 

La  visita  reale  durò  più  di  un'ora,  durante  la  quale  S.  Maestà  potè  forni  irsi  un  esatto  con- 
cetto dell'  importanza  della  grande  biblioteca  rom  \na,  del  modo  come  vi  funzionano  i  pubblici 
servizi,  del  vasto  lavoro  che  il  movimento  quotidiano  rende  necessario,  e  dell'ordine  con  cui  il  ma- 
teriale vien  classificato  e  conservato  dagli  impiegati,  che,  sebbene  pochi  e  mal  retribuiti,  compiono 
con  intelligente  operosità  il  loro  dovere.  Speriamo  che  1'  interessamento  che  il  giovine  e  .sapiente 
Re  mostra  di  prendere  per  gli  Istituti  scientifici,  serva  di  esempio  a  tutti,  e  specialmente  al  Mi- 
nistero della  istruzione  pubblica,  dove  troppo  spesso  si  dimenticano  e  si  lasciano  in  abbandono 
questi  grandi  centri  di  cultura  che  sono  o  dovrebbero  essere  le  Biblioteche  e  i  musei  nazionali. 

Federico  Morel.  —  Il  sig.  Giuseppe  Dumoulin  ha  pubblicato,  a  spese  dell'editore  Picard, 
un  \olume  dal  titolo  :  Vie  et  oeuvres de Frédéric  Morel ìmprimeur  à  Paris  depttis  7557  jiisgu'à  /5S2. 
L'opera  reca,  tra  altro,  saggi  dei  caratteri  usati  dal  benemerito  tipografo  francese,  e  de'  tipi  greci 
ch'egli  usò  nella  sua  qualilà  di  stampatore  regio  ;  contiene  pure  una  bibliografia  de'  libri  pubblicati 
dal  Morel,  il  fac-simile  delle  diverse  marche  di  stampa,  e  una  incisione  dello  Stradano  rappresen- 
tante una  tipografia  francese  del  secolo  XVI. 

Delle  «  Lettere  dello  Spinoza  »  si  sta  pubblicando  in  Olanda  una  edizione  in  fac- 
simile, diretta  dall'illustre  traduttore  tedesco  delle  opere  latine  dello  Spinoza,  prof.  Guglielmo 
Meiser. 

La  Francia  editrice.  —  Si  amiuuzia,  col  prossimo  gennaio,  la  pubblicazione  di  una  ri- 
vista bibliografica  mensile  di  tutte  le  pubblicazioni  francesi,  intitolata  La  Francia  editrice,  che 
dovrà  essere  largamente  divulgata  in  Italia.  Sarà  diretta  da  B-  Gemino  e  da  L.  Schisa  (Parigi, 
rue  de  Trevise,  (i). 

Dantisti  e  Dantofili  dei  secoli  XVIII  e  XIX.  —  Pure  nel  gennaio  prossimo  si  pub- 
blicherà il  primo  fascicolo  di  un'opera  che  sotto  il  titolo  ili  Dantisti  e  Dantofili  dei  secoli  XVJIl 


NOTIZIE  2<)i 


e  XIX,  contributo  alla  storia  della  fortuna  di  Dante,  raccoglierà  le  notizie  biografiche  e  bibliogra- 
fiche di  quanti  italiani  e  forestieri,  (letterati,  scienziati,  bibliofili,  artisti,  ecc.)  contribuirono  comunque 
allo  studio  o  al  culto  di  Dante.  L'opera  sarà  corredata  di  ritratti  e  diligentemente  compilata  da 
vari  autori  sotto  la  direzione  di  G.  L.  Passerini,  direttore  del  Giornate  dantesco,  al  quale  gli 
studiosi  posson  rivolgersi  per  qualunque  schiarimento.  Saran  pubblicati  dodici  fascicoli  l'anno,  e  l'o- 
pera sarà  completa  in  24  fascicoli  che  saranno  regolarmente  inviati  a  coloro  che  avranno  sottoscritta 
la  scheda  di  abbonamento. 

D'onde  venne  a  Cristoforo  Colombo  1'  idea  della  circumnavigazione  terrestre  ?  — 

Finora  generalmente  si  credeva  che  l'impulso  alla  scoperta  dell'America  fosse  stato  dato  dal  fio- 
rentino Toscanelli,  il  quale  in  una  lettera  del  1474  diretta  in  Portogallo,  avea  accennato  ad  un  viaggio 
per  le  Indie,  prendendo  la  direzione  d'occidente,  e  si  credeva  pure  che  una  copia  di  questo  scritto 
fosse  pervenuta  a  Colombo  e  che  questo  l'avesse  indotto  a  intraprendere  l'arduo  e  glorioso  suo 
viaggio  che  condusse  alla  scoperta  del  Nuovo  Mondo.  Il  fatto  anzi  sembrava  cosi  certo,  che  la  città 
di  Firenze  fece  al  Toscanelli  ogni  sorta  di  onori  e  già  si  pensava  di  erigergli  un  monumento  per  ono- 
rare in  lui  il  vero  autore  della  scoperta  d'America.  Ora  invece,  al  congresso  americano  di  Parigi, 
il  Sig.  Vignaut,  segretario  di  quell'ambasciata  americana,  dopo  20  anni  di  studio,  riusci  a  provare 
che  Toscanelli  giammai  avea  scritto  una  .simile  lettera,  che  l'origine  del  famoso  scritto  è  spagnuola, 
ed  infine  che  il  Toscanelli  non  ebbe  mai  rapporti  con  Cristoforo  Colombo. 

La  scoperta  d'un  quadro  di  Rubens.  —  A  Wapping,  villaggio  nei  dintorni  di  Londra 
presso  il  luogo  dove  Rubens  fu  sul  punto  di  annegare  nel  Tamigi,  pare  sia  scoperto  un  quadro  del 
celebre  creatore  della  scuola  fiamminga.  Non  è  facile  a  stabilire  l'origine  di  quest'opera,  malgrado 
tutte  le  ricerche  a  cui  si  è  dato  il  parroco  cattolico  della  Chiesa  di  San  Patrik.  Due  ipotesi  sono 
poste  innanzi  :  Ruliens  avrebbe  offerto,  durante  il  suo  soggiorno,  un  ricordo  ai  Fratelli  delle  scuole 
cristiane  che  dirigevano  le  scuole  di  Wapping  —  oppure  il  quadro  vi  sarebbe  stato  portato  da 
qualche  emigrato.  L.  S.  O. 


A  Boston  (Ma.ss.)  mori  imisrovvisamente 

Mr.  S.  R.  Koehler 

assistente  direttoriale  nel  Gabinetto  di  stampe  del  Museo   di   Belle  Arti. 

Uomo  di  cognizioni  profonde  della  storia  e  delle  opere  d'Arte,  egli  dedicava  le  incessanti 
sue  cure  all'  incremento  del  suo  Istituto.  La  sua  morte  è  una  grave  perdita  non  soltanto  per  il  Mu- 
seo cui  apparteneva,  ma  anche  per  il  mondo  dell'Arte,  giacché  il  defunto  signor  Koehler  da  anni 
stava  preparando  un'opera  grandiosa  sulla  storia  della  stampa  a  colori,  che  1'  improvvisa  sua  fine 
lascia  ora  troncata.  Speriamo  che  la  Direzione  del  Museo  di  Boston  porterà  a  termine  e  pubblicherà 
presto  il  lavoro  dell'  insigne  suo  collaboratore. 

Alla  Direzione  del  Museo  ed  alla  figlia  desolata  del  compianto,  inviamo  le  nostre  sentite 
condoglianze. 


LIBRI  PERVENUTI  ALLA  DIREZIONE 

G.  Castellini.  Saggio  di  bibliografia  per  la  Storia  delle  Arti  a  Fano.  Rocca 

S.  Casciano,  Tip.  C^appclli,    i  goo,   in   8",    15   pp. 

C.  Stiavelli.  Saggio  di  una  Bibliografia  Pesciatina.  Pascià,  Tip.  E.  Nacci,  i  900^ 

in  8°,  1 60  pp. 

Questa  opera,  stampata  eoa  gran  lusso,  su  carta  assai  grave,  sotto  l'aspetto  tipografico  fa 
molto  onore  alla  piccola  ed  industriosa  città  di  Pescia,  ma  purtroppo  non  puossi  dire  altrettanto 
del  suo  valore  intrinseco,  poiché  vi  si  contengono  tante  inesattezze  che  non   possiamo  dedicargli. 


292  LIBRI  PERVENUTI  ALLA  DIREZIONE 

come  avremmo  desiderato,  una  recensione  in  extenso  nel  corpo  della  nostra  Rivista.  Per  curiosità 
vogliamo  soltanto  enumerare  gli  errori  del  i»  numero  del  catalogo  :  invece  di  ex  J>piio  dice  il  com- 
pilatore er  pprio  ;  invece  di  exepìari  ereplari,  invece  à\  fra/ru  fratrii,  ins'ece  di  totiusque,  titiii- 
sqite  ecc.,  e  si  capisce  che  al  compilatore  non  è  famigliare  l'impressione  gotica.  Nella  nota  al 
1°  numero  che  indica  un'opera  di  Francesco  Accolti,  il  compilatore  si  sente  in  dovere  di  dare  un 
cenno  biografico  dell'Autore,  ma  sbaglia  subito  la  data,  dicendolo  nato  in  Arezzo  nel  1418  e 
morto  a  Siena  nel  1438  (invece  di  14S3)  ;  si  che  (malgrado  i  suoi  venti  anni  soli  !!)  l'Accolti /«  // 
pili  famoso  giureconsulto  d'allora  ecc.  ecc.  Hain,  Copinger,  Proctor,  De  la  Sema  ecc.  sono  al 
sig.  Stiavelli  sconosciuti  ;  egli  cita  nella  prima  parte  del  suo  lavoro  soltanto  il  Panzer.  11  libro  che 
al  compilatore  dev'essere  costato  molte  fatiche,  non  ha  alcun  valore  bibliografico  ;  le  opere  di  bi- 
bliografia possono  essere  incomplete  per  ragioni  facili  a  comprendersi,  ma  pur  tuttavia  utili  e  pre- 
gevoli, se  compilate  con  accuratezza  da  persone  'uen  preparate  a  tali  lavori  ;  altrimenti  sono  —  come 
nel  caso  presente  —  un  inutile  spreco  di  tempo,  di  fatiche  e  di  danaro.  Non  possiamo  davvero  com- 
prendere come  la  Bibliografia  italiana  compilata  dalla  Biblioteca  Nazionale  Centrale  di  Firenze 
abbia  potuto  elogiare  senza  restrizioni  una  tale  pubblicazione.  Ben  volentieri  riconosciamo  la  buona 
volontà  del  compilatore  e  chiudiamo  con  Properzio....  et  voluisse  sai  est. 

Katalog  einer  Ausstellung  von  Druckwerken  bei  Gelegenheit  der  Guten- 

berg-Feier    1900.    Zweiter    Abdruck.    Koeln,  Dumont    Schauberg,    1900.  IV, 

lo  pp. 

Il  catalogo  è  preceduto  da  una  prefazione  del  direttore  della  biblioteca  comunale  di  Colo- 
nia, Dr.  Ad.  Key.ser,  che  .spiega  lo  .scopo  dell'  Esposizione.  La  città  di  Colonia  può  vantarsi  di 
essere  uno  dei  primi  luoghi,  nei  quali  fu  introdotta  l'arte  tipografica  e  che  prese  la  parte  più  viva 
allo  sviluppo  della  medesima.  L'esposizione  fu  divisa  in  sei  gruppi,  cioè  :  I  :  Libri  xilografici.  II  : 
Paleotipi  di  Magonza,  Strasburgo,  Augusta,  Venezia  e  dell'Olanda.  Ili  :  Libri  stampati  a  Colonia 
nel  XV  e  XVI  secolo.  IV  :  Giornali  del  XVI  e  XVII  secolo.  V  :  Opere  di  rarità  o  di  notevole  fat- 
tura. VI  :  Letteratura,  campionari  di  caratteri  e  riproduzioni. 

Il  Codice  delle  rime  di  Vittoria  Colonna,  Marchesa  di  Pescara,  appar- 
tenuto a   Margherita  d'Angoulème  Regina  di  Navarra,  scoperto   ed 

illustrato  da   Domenico  Tordi.  Pistoia,  G.  Fiori,    iqoo.   M,  5(1   pp.  in-S.  Con  due 
tavole. 
Vedi  la  Recensione  a  pag.  225  del  quaderno  6-7. 

0£{iaTà  vyoL  xf^;  òiSa/f^?  tf,;  iv.vXrp'.7.^  xì^c,  'Ay^Xiat;  £/.ts9iv-a  -pò;  K),Y]pO(pop''av  xwv 
òpO-oòó^wv  ypiat'.avwv  t^;  'AvaToXfj;  àv  etSs:  ci.T:y.''nìpt'jyi  et;  £ptOTT|[i.aia  u-ò  Iwxvvo'j  Ouopòu- 
o'JopS-  è7;La-/.Ó7ro'j  Zapia^o'jpia;    [isxa-.fpacjS'ivta  uno  Iwivvo'j  revvaòiou.   .Vov5.    1900. 

L'opuscolo  interessante  è  preceduto  da  un  -fó/o/oj  «a  /t:T«fa7Tsj  cui  .segue  un' cìjxyuy/,  del 
traduttore,  nella  quale  egli  dice  di  aver  ilato  ascolto  ai  suoi  amici  che  l'avevano  pregato  a  pub- 
blicare un  lavoro  sulla  chiesa  anglicana  ed  i  suoi  dogmi,  ma  d' aver  creduto  di  corrispondere  me- 
glio al  desiderio  espressogli  colla  traduzione  ili  alcuni  brani  ilell'  opera  del  vescovo  Giovanni 
Wordsworth,  ch'egli  ora  pubblica. 

Il  libro  è  diviso  in  cinque  capitoli,  cioè 

a',   noia  Eivat  -^  è:riy/jjit05  ó,tt5/oy(a  T>j;  '.\y//txxv*i;  'Exxii»j5^a;;  itau  iiirzt^Ai'yzTOit  auri]  xal  •koXqv  tò  yópoi  kOt^^; 

j3'.  Ti  òtòdTvtsi  li   'Ayy/ixxvii   'Exx/vjiia  -ipl  roj  à/xOÓTOj  T>i;   "E///>)iix;  za!   raj  Oìxojuìvizmv  Xjjsòw»  ; 

y'.  T(  StSÌ7Xtt  TXtfÀ  7ZL7ri(jii  xai   xa/wv*  tf//tJ-J,  0  5?t(,   ti   à-aiTsÌTxt  -pòj  swr/jpi'ay  xxt  òtxatU7t-.'  ; 

ò*.  nÓTst  Mu7T/ifia  nxjsaòij^STXi  ;  t(  S1SÌ7/-.1  h  yivii  Mipi  jMuTTiiptwj  xaì  lòisi  :Tejii  Bi-ri'jfixTO;,  xxì  EJysijStJTist;, 
vai  'l£^U7u-/)];  ; 

e'.  TI  SiSiixti  Tttpl  ìcpoopii/ioO  ;  mpi.  èx-0fsÙ7òM5  rdi  àyfou  lljiJy.xro:  xai  nspl  7!Xf,xò67'.a;. 

L'illustre  traduttore  I.  Gennadius  si  compiacque  inviarmi  quest'opuscolo  con  una  dedica 
assai   lusinghiera  .scritta  in  greco,   <j  yifiv  xjrà  tya. 

A.  £.  O. 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA  —  MILANO 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Catalogne  de  la  Librairie  Leo  S.   Olschki 

Suite  (i) 

314.  Bellincioni,  Bernardo.  RIME  DEL  ARGVTO  ET  FACETO  |  POETA 
BERNARDO  BELINZONE  |  FIORNTINO  |  (sic)  (À  la  tin  :)  Imprelìo  nella 
inclita  citate  de  Milano  nel  !  Anno    dalla    lalutifera    natiuitate    del   noflro  , 


N."  314.  Beliiìicioìii,  Bollai  do. 

Signore  lelu  Chriflo  Mille  quatrocento  [  noranta  (sic)  tre  a  di  quindeci  de 
lulio  per  1  Maeftro  Philippo  di  Mantegazi  dicto  el  |  Caffano  Alle  fpefe  de 
gulielmo  di  rolandi  1  di  fancto  nazaro  grato  aleuo  (sic)  del  Auctore  |  del 
Opera  |  (1493)  in  4.°  Avec  une  très  belle  et  curieuse  fig.  grav.  au  trait. 
Cuir  de  Russie  ornem.  à  fr.  et  dorè.  [Hain   2754]  750. — 

170  ff.  n.  eh.  (sign.  a-x,  — ).  Beaux  caract.  ronds  ;  30  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f..  (sìgn.  a  i)  :  Prefatione  di  Prete  Francifco  Tanlio  nella  fequente  |  opera  del  arguto  « 
faceto  Poeta  Bernardo  Belinzone  |  Fiorentino  Allo  llIuftrilTimo  Signore  Ludouico  ]  Maria  Sforza  Duca  di  Bari  |  . 
Puis  un  épitaplie  latin  en  prose,  un  autre  italien  en  vers  el  un  sonnet  en  défense  du  poète.  Au  verso  du 
f.  2,  1.  Io:  Epirtola  del  auctore  al  Signore  Ludouico  |  À  la  lète  du  t.  4,  nous  voyons,  sous  Tinscription  BE- 
LINZONE le  beau  bois  au  trait,  8S  s.  86  mra  ,  qui  représente  Tauleur,  un  jeune  homme,  dans  son  cabinet, 
assis  devant  un  livre  ouvert.  les  jambcs  croisées.  et  le  menton  sur  la  main.  Le  dessin  de  ce  bois  stngulier 
fut  probabiement  fait  par  un  artiste  florentin,  mais  exécuté  par  un  graveur  milanais.  Au  dessous  du  boi^ 
l'intitulé  et  le  comraencement  du  texte.  F.  169  recto  :  FINIS  |  et  l'impressum.  Au  verso  :  Tabula  breue  fopra 
la  prefente  opera  |  Au  verso  du  f.   170:   FINIS  [  . 

Unique  édition  singulièrement  rare,  des  poésies.  en  partie  buriesques  et  satiriques,  du  Bellincioni,  poète  de 
la  cour  de  Lodovico  Sforza,  poe'sies  qui  contiennent  bcaucoup  de  remarques  intéressants  pour  l'histoire  ita- 
lienne  de  la  fin  du  XV  siede.  Voir  Gamba  129.  Bel  cxemplaire  complet. 


(1)  Voir  La  Bibliofili'^,  voi.  II,  pages  237-2^18 


La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  8*^ 


SQ4 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ccni. 


^i5.Mayno,  lason  de.  lal'onis  Mavni  iureconiulti.  equitis  romani.  Cefarei 
Z  1  ducalis  fenatoris  :  ac  ducalem  legatum  in  germania  geren  \  tis.  Ad  Se- 
leninimum  Maximilianum  inuictifTimum  Ro  ]  manorum  regem  :  in  aulpi- 
catifllmis  eius  Z  Augufte  Blan  |  che  marie  nuptis.  >ic)  Epithalamion.  |  S. 
1.  ni  d.  (Mediolani,  per  Philippum  Mantegatium,  1495)  in  4.°  Cart. 
[Proctor  6059]. 

8  ff.  n.  eh.  (sign.  a).  Calaci,  goth.;  33-34  lignes  par  page. 

Le  texte  commtnce  au  recto  du  prem.  f.  (sign.  a|  sous  linlilulé  cilé  ,■  1C|  Rcdimus  SerenilTime  Rcx  t  in- 
uictillìmc  Cefar  fé  |  liei  aliquo  fydere  ....  et  finit  au  recto  du  f.  8.  en  bas  :  Aclutn  Ifpruch  die.  xvj.  Marlij 
.\nno  a  natali  Chri  |  ftiano.  Mcccclxxxxiiij.  |  Au  verso  :  Raymondus  Cardinalis  Curcenfis.  (sic  prò  :  Gurcenlis) 
Confumatiirimo  iure  |  confulto  :  t  datori  facundinlmo  :  domino  lafoni  Mayno  :  |  noftro  precipuo.  |  Cette  lettre 
(25  1.)  est  datée:  ....  Ex  Pretorio  Bonòie  oclauo  Septem  |  bris.  MccccIxxxnìììJ-  | 

Oraìson  rare  et  interessante  pour  l'histoire  de  l'epoque.  Quelques  notules  manuscr.  au\  marges. 

Heinrich  Schinzenzeller  (1488,  24  Dee). 

316.  S.  Bernardus.  Incominciano  li  fermoni  del  gloriofo  me  |  far  fancto 
Bernardo  l'opra  la  càtica  di  Salomo  I  ne  ....  (A  la  fin:)  FinilTeno  li  mo- 


40. 


N."  31  Ti.  S.  lìeriiarJiis- 


MILANO  295 


rali  ferrnoni  fatti  p  il  diuoto  Sancto  Bernardo  fopra  la  |  Cantica.  ImprelTi 
a  Milano  per  Magiftro  Henrico  fcinzenceler  |  todefcho  a  di  ultimo  del 
mele  di  zugno.  M.cccc.lxxxxiiii.  |  (1494)  in  fol.  Avec  une  superbe  figure 
grav.  s.  bois  et  la  marque  tvpograph.  s.  fond  noir  à  la  fin.  Vél.  [Hain  2861].  200. — 

IH)  ff.  n.  eh.  'sign.  a-q).  Caract.  ronds  ;  60-61  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem  f.  (a)  :  Incornicia  la  tabula  dele  rubrlce  dela  expofi  |  tiòe  deli  fermoni  fatti  p  il  denoto 
mifer  fancto  |  bernardo  fopra  la  cantica  fequendo  p  ordine.  |  In  prima  incomincia  il  prologo.  |  .\u  recto  du 
sec.  f.  :  Incomincia  il  prologo  fatto  fopra  li  fermo  |  ni  de  la  cantica  dal  gloriofo  doctore  mefere  |  fancto  Ber- 
nardo. I  Au  verso  de  ce  f.  un  magnilique  bois  ombre',  Ì78  s.  123  mm.  :  le  triomphe  de  la  Trinile.  Les  4 
évangélistes  accompagnès  de  leurs  symboles  tirent  un  char  sur  lequel  la  crois  est  élévée.  au-dessus  la  S. 
Trinité  ;  aux  còtés  du  char  nombreux  saints,  religieux  etc.  ;  très  beau  bois  de  l'école  milanaise.  A  la  page  op- 
posée  (aiiil  l'intitulé  cité  plus  haut.  Au  verso  du  f.  116  l'impressum,  suivi  du  régistre,  impr.  à  6  cols.  En 
bas  la  marque  de  Ulrich  Schinzenzeller,  sur  fond  noir  avec  les  initiales  VS. 

Seule  édition  italienne  du  XV  siècle,  très  rare  et  fort  peu  connue.  Un  petit  timbre  sur  le  prem.  f.  La 
marge  inférieure  du  bois  est  endommagée  et  fort  habilement  refaite.  Au  reste  bel  exemplaire  grand  de  marges. 

Demetrius  Chalcondylas 

JoANNES  BissoLus  et  Bened.  Mangius 

Carpenses. 

(1499,  15  Nov.) 

(Seule  impressioni 

317.  Suidas.  Lexicon    graecum.  (A    la    fin:)  Anno    ab    incarnatione.    M.cccc. 
Ixxxxviiii  die  xv  nouembris,  Impreffum,  Mediolani  |  impenfa  &  dexteritate 
D   Demetrii  Chalcondvli    Ioannis    BilToli    Benedicti    Mangii  |  Carpenfium  | 
(1409)  in  fol.  Avec  la  marque  des  imprimeurs.  Veau  plein,  dor.  s.  les  plats 
et  s.  le  dos.,  tr.  dor.  Rei.  angl.  [Hain  *i5i35]  300. — 

sto  ff.  n.  eh.  (Graesse  510!)  (sign.  a-w,  awa— //>,  A-H,  et  .\A-ZZ).  Beaux  caractères  grecs  cursils  ; 
45  'ignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  occupé  d'une  pièce  intituiée  ;  òtii/oyo^  ^s.'^i-io-j  toD  iJ.iXxivrj:; .  |  .3iS/[07tw/''j^, 
xàt  yt/o//.«,7/i;'.  I  17  lignes.  Sur  le  verso  deux  épigramraes  latins  par  Antonius  Molta.  Suit  (f.  a  ii,  recto)  la  pre- 
face  lai.:  Clarinimo  Viro.  D.  Alberto  Piojoanne  Maria  Cataneus.  S,  D.  \  36  lignes  et  la  préf.  grecque  (f.  a  ii.  verso:) 
Kuptou  i^fi[j;OT(no\i  ToD  ^a/zovou/ov.  j  36  lignes.  —  Toutes  ces  pièces  ont  été  reproduites  par  M.  Botfield 
(Prefaces  lo  iho  Hrst  Edit.  p.  230  sqq.)  —  Le  texte  commence  à  la  lète  du  f.  aiii:  TO  IMEX  II.iPON 
BIBAION,  SOTldA.  01  AESTNTA  SAMENOl  |  TOTTO,....  etc.  Le  verso  de  lavant-dern.  f.  contieni 
le  Regiftrum,  Timpressum  et  la  marque  typogr.  qui  est  gravée  e.  b.  s.  fond  noir,  portant  les  initiales 
l.  B.  B.  M.  —  Le  recto  du  dern.  f.  est  occupé  par  deux  poésies  latines  ;  joànes  falandus,  D,  Demetrio  Cal- 
chondilo  I  et  Idem  ad  lectorem.  —  Le  verso  de  ce  f.  est  blanc. 

Edilio  princeys,  d'une  rareté  insigne  et  fori  recherchée,  à  cause  de  son  impression  splendide. —  La  con- 
servalion  de  notre  exemplaire  est  vraiment  irreprochable  ;  chaque  page  est  soigneusement  règlée  de  lignes 
rouges  ;  poini  de  laches  ou  de  notes  marginales. 

3 1 7".  —  Idem  liber,  eadem  editio.  Peau  de  truie  ornementé  av.  ferra.  300. — 

Autre  exemplaire,  aussi  compiei,  beau  et  grand  de  marges  comme  le  premier  mais  non  règie. 

Convento  di  S.  Maria  delle  Grazie   (1499,   9  Dèe). 

318.VÌO,  Thomas  Caietanus  de.  (E  Tractatus  de  Càbiis  fratris  Thomie 
Caieta-  |  ni  ordinis  Predicatorum  &  facre  theologia  |  profefforis  ad  Vene- 
rabilem  pratdicatorej  &  |  priorem  Brixiie  fratrem  Andream  Brixien  |  fem 
eiufdem  ordinis.  |  (A  la  fin  :)  Et  hec  de  cambiis  dieta   fint.  Mediolani   in 


ìqÓ  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cenl. 

con-  I  uentu.  f.  Marie  gratiarum  Anno  falutis.  1409.  '  Die  vini.  Decembris.  | 
FINIS  I  in-8."  Cart.  50.— 

23  ff.  n.  eh.  et  1  f.  bl.  (sign.  a-f.)  Caraclères  ronds  ;  26  lignes  par  page. 

Le  icxte  commence  immédialemcnt  après  le  litrc  citc  (p.  1.  1.  6.)  (C]  ONCI-SSVM  rothi  his  diebus  I  ocium  .... 
et  il  finit  au  verso  du  f.  23. 

Petit  traile  d'une  rareté  singulicre.  complètement  inconnu  à  Hain.  et  fort  intéressant  à  cause  de  fon 
contenu.  L'auteur  s*occupe  specialemcnt  de  la  nature  jurìdlque  des  échanges  etc. 

Hiin  énumòre  parmi  les  typographìes  milanaises  du  XV*  siècle  le  «  Conventus  S.  Mariae  de  (sic)  Gra- 
tiarum n.  Il'  est  en  efTet  assez  probabie  que  la  date  à  la  fin  du  Hvret  soit  celle  de  son  impression  et  non  de 
son  achèvement  en  manuscrli,  parce  quc  CaTetanus  ne  paraìt  avoir  séjourné  dans  le  dit  couvent.  Inconnue 
mème  a  M.  Proclor. 

Pietro  Martire  Mantegazza  dit  II  Cassano  (1500,    io   luin\ 

3i9.Hortulus  praeparationis.  ORTVLVS  DE  PREPARATIONE  IN  i 
AD^'EXT^■  CHRISTl  \'VLGAR  ,  (\  la  fin  :)  Imprelìo  in  Milano  per 
pedro  martvro  di  man-  |  tegatii  dicto  el  catTano  ad  inllantia  de  |  Raphael 
Peragallo  adi.  xxyiiii.  de  |  marzo.  Mccccci.  (1501)  in  4."  Avec  nne  grande 
et  plus,  petites   init.  Cart.  50-^ 

132  ff.  n.  eh.  Caract.  ronds;  29  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  Tintitulé  citò;  au  verso  le  prologue,  qui  commence:  C  In  el  nome  del  noflro  fi- 
gnore  mifere  lefu  chrifto  :  e  dela  |  gloriofa  uìrgine  Maria  :  e  del  padre  fancto  Benedicto  :  e  de  tutti  li  fanctì  .... 
Cela  prouve  que  Tauleur  inconnu  était  Bcnedictin,  Le  traité  commence  au  recto  du  f.  5  et  finit  au  verso  du 
f.   132,  par  l'impressum  cité. 

Johannes  Angelus  Schinzenzeller  (1500,   22  Od.). 

320.  Salicetus,   Guilielmus,   Placentinus.  Gulielmo   vulgare  in  Cirugia.  |  (A 

la  fin  :)  (E  Qui  finilTe  la  cirugia  de  Maeftro  Guilielmo  da  Piafenza  diuifa 
ì  cin-  I  que  libri  uulgarmente.  Impreffa  in  la  Inclita  Cita  de  Milano  p 
lohàne  |  Angelo  Scinzenzeler.  Neli  anni  del  noliro  Signore.  Mcccccxyi.  A 
di.  I  xyiii.  de  Decembre.  |  (15^6).   in   4.°   Vél.  30. — 

9')  ff.  n.  eh.  Gros  caractères  rond*. 

L'intitulJ  est  imprimé  en  caractères  gothiques  ;  au  dessous  il  y  a  la  marque  typograph.  :  un  ange  tenant 
le  S.  Nom  de  Jesus,  entouré  de  la  legende  :  IO.  lACOMO.  E.  FRAT.  DE.  LEGNANO  +.  Le  verso  du  prem. 
f.  est  blanc.  Le  texte  commence  au  recto  du  2d.  f.  :  [P]  Roponudo  a  ti  dar  o  uer  de  còpòere  uno  libro  de 
la  1  opatòe  manual  ....  11  finit  au  verso  du  f.  93.  suÌvÌ  de  l'impressum  et  du  petit  régisire.  Au  recto  du 
f.  91:  C  Q.UÌ  comenza  la  tauola  de  Guielmo  uulgare  in  cirugia  dìuifa  in  cin  ]  que  libri.  [  f.  96,  verso:  C 
Q.ua  finilTe  la  tabula.  | 

Ouvrage  fori  rare  ci  curieux.  qui  fui,  depuis  1  (c)i.  souvcnt  rcimprimc. 

GOTARDO    DA    PoNTE     (15OO,     IO    NoV.). 

321.  IBandello,  Matteo]  (I  Titi  Romani  :  Egelìppiq^  Athenienfis  amico  |  rum 
hiltoria:  in  latina  uerla  per  F.  Math:t  |  um  Bandellum  Callronouenfem  or. 
pne.  no  |  minatim  dicata  clarilTimo  Adulel'centi  :  Phi  [  lippo  Saulo  Genuèh. 
luris  C:efarei  atq;  pon  |  tificii  alunmo.  j  (A  la  fin  :)  CE  Mediolani  in  .tdibus 
Gottardi  Pon  :  Anno  a  |  Deipare  Virginis  partu  faluberrimo  :  Nono  |  fupra 
Quingentifimù  (sic)  &  Millefimù:  menle  |  Decembri  |  (1509)  in  4.'*  Avec 
la  belle  marque  de  Gottardo  Pontico,  un  grand  bois,  et  plus,  belles    ini- 


MILANO  297 


Fr.cem. 

tiales.  Maroquin  rouge,  channants    orneni.  dorés.    s.    les    plats    et    le    dos, 

dent.  intér.,  tr.  dor.  (Lortìc).  120. — ■ 

33  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  Gros  caract.  ronds.  Premier  ouviage  public  par  le  fameux  Card.  Bandelle  C'est 
la  traduction  d'une  nouvelle  de  Boccace,  la  H'-  de  la  io''  journée.  D'abord  une  preface  adressée  «  Hiero- 
nymo  pleghaphxtce  Vicentino  »  (Girolamo  Pigafetta),  puis  des  épigrammes  de  Lancinus  Curtius,  P.  Fran.  Tan. 
Corniger,  Anthonius  Maria  Merula  et  a.  À  la  fin  une  lettre  de  Fr.  Leander  Albertus  et  un  épiloguc  de  l'édi- 
teur.  —  Au  verso  du  prem.  f.,  un  beau  boìs  ombre,  130  s.  99  mm.  :  une  sphère  soutenue  par  une  main.  — 
Magnifique  exemplaire. 

322.  (S.  Franciscus  Assisias]  Liber  Conformitatum.  (À  la  lìn  :)  ([  Im- 
pressum  Mediolani  per  Gotardum  Ponticù  :  cu-  |  ius  Officina  libraria  eli: 
apud  templum  fancti  Satiri.  |  Anno  Domini.  M.CCCCCX.  Die.  xviii.  Men- 
tis Septembris.  |  (15  io)  in  fol.  Avec  une  superbe  bordure  de  titre,  une 
grande  et  une  petite  tìgure  grav.  s,  bois,  2  marques  typograph.  et  nombr. 
belles  initiales.   D.-vél.  250. — 

4  ff.  n.  eh.  et  CCLVI  ff.  eh.  Caract.  ronds  à  2  cols.  par  page. 

Le  titre  est  renfermé  dans  une  charmant  bordure  au  trait.  la  mcme  qui  se  trouve  dans  le  Gaffurius  (nro.  312 
du  Cat.)  En  haut:  Francifce  fequens  dogmala  fupernì  ereatoris  |  tibi  irapreffa  fligraata  funt  Chrifìi  faluato- 
ris.  1  Puis  un  bois  ombre,  85  s.  71')  mm.,  qui  se  répète  plusieurs  fois  dans  le  texte  :  la  stlgmatisation  de  St. 
Fran90Ìs.  En  bas  le  titre  ;  Lìber  Conformitatum  |  et  une  marque  de  Golardo  da  Fronte.  Au  verso,  occupant 
la  page  cntière,  un  superbe  boÌs  ombre  s.  fond  noir  ;  St,  Francois  à  genoux,  embrassant  l'arbre  de  la  crciN  ; 
en  haut  le  Christ  ;  aux  còtés  40  inscriptions. 

Première  éditJon  rarissime  d'un  livre  des  plus  curieux.  L'auteur  franciscain,  Bartolommeo  da  Rinonieo 
(+  I401)  ou  suivant  une  autre  opinion,  Bartolommeo  degli  Albìzzì  {+  1331)  y  fait  le  parallèle  de  la  vie  et 
des  miracles  de  Jesus  avec  ceux  de  St.  Franfois.  Ce  sont  les  légendes  les  plus  absurdes  et  les  plus  facé- 
tieuses  qu'on  puisse  imaginer.  Celle  de  l'araignée  (f.  72  recto)  n'en  est  qu'un  petit  specimen  piquant.  Les 
salires  fameuses  qui  ont  pour  titre  »  TAlcoran  des  Cordeliers  "  ont  cté  occasionnées  par  ce  livre  t-trange. 
—  Exemplaire  complet  et  bien  conseivé. 

323.  Virgilius  Maro,  P.  Publij  Virgilij  Maronis  Bucolica:  Georgica  :  Aeneis 

Cum  Seruij  Commentaris  Eiufdem  vita  per  Tiberium  Donatuni  edita. 

Philippi  Beroaldi  In  feruiuni  Note.  Ad  hos  Jac.  Crucij  Bononienfis  anno- 
tationes  ....  (A  la  tìn  :)  ....  Mediolani  in  officina  Libraria  Gotardi  Pontici 
apud  tèplù  Satiri  Anno  Dni.  M.D.XVI.  die.  y.  mentis  Aprilis.  (1516)  in  fol. 
Avec  19  figures  grav.  s.  bois,  beauc.  d'initiales  et  la  marque  tvpograph. 
D.-veau. 


50.— 


16  ff.  n.  eh.,  CCIX  ff.  eh.  et  19  ff.  n.  eh.  Car.  ronds;  le  titre  en  gros  car.  goth. 

Sur  le  titre,  un  grand  bois  ;  le  poi-te  assis  et  jouant  au  violon  au  milieu  de  deux  de  ses  commeiitateurs. 
Le  volume  contieni,  de  plus,  lì^  figures  de  74  s.  79  mm.  Tous  ces  bois  sont  dessinés  d'un  trait  grossier  et 
ombrés  de  la  mème  manière,  mais  ils  ne  manquent  pas  d'inte'rèt  et  de  naìVeté.  A  la  fin,  le  XIII.  chant  de 
l'Eneide,  par  Majf.  Vegius,  les  oeuvres  mincurs  de  Virgile  et  les  Priapeìa.  —  Le  f.  cv  manque  ;  le  restant 
est  bien  conserve. 

323^*. —  Bucolica  Cum  |  Commento  Fami  |  liari  Dilcentibus  |  Quam  VtililTimo.  | 
(A  la  rin  :)  Impreffum  Mediolani  per  Gotardum  de  Ponte  ad  inflantiam  | 
Domini  Pauli  de  Cuticis.  Anno  Domini.  M.D.xiiii.  die  xyiii.  |  menfis  Augu- 
ri. I  (15  14)  in  4.*^  Avec  un  bel  encadrement  de  titre,  la  marque  typograph. 
et  nombr.  pet.   init.  Cart.  40. 

2  ff.  n.  eh.  et  XLVII  ff  eh.  Caract.  ronds.  La  bordure  composce  de  2  gryfons,  fleurs  et  feuillage  renfermé 
l'intitulé  et  la  marque  du  libraire  Paolo  Codecà.  Le  commentateur  anonyme  (si  ce  n'est  pas  Paulus  de  Cu- 
tjcis),  est  un  prtcurseur  de  Minellius, 


io8 


MONX'MENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cenl. 


Alessandro  Mixuziano  de  San  Severo  (1500,   12  Nov.). 

324.  Antiquarius,   lacobus.  ORATIO  lACOBI   ANTIQ.VA  I  RII   PRO  PO- 
PVLO  MEDIOL.  I  (À  la  tin  :)  ImprelTum  Mediolani  p  Alexandrum  ininutia  | 


N."  322.  ^.  Fraiiciscus. 

num  die.   xxviii.  lunii.  Mcccccix.  cura  &  inipenfa  ]  Franchini  Gafìurii   laii- 
deniis  cuni  priuilegio.  |  (1509)  in  4.°  Br. 

16  fT.  n.  eh.  Car.  ronds.  Le  tcMe   csl   prt^céd*',  au  verso  du  prcni.     ..  d'une  petite  dédicace  :  Franchinus 
GafTurius  Philippino  Bononi'o  Laudensi  Monasterii  Diui  Basbiani  Commendatorio,  S.  P,  D.  Au  recto  du  f.  Aii  ; 


30.  — 


MILANO 


299 


Fr.cent. 
Oratio    la.   Anliq.  prò    pop.  Mediol.  in    die  triumphi  ad    Ludovi.   Regem  Francorum    et  ducem    Mediol.  in- 

victiss.  —  Pièce  très  rare  et  intéressante.  L'aiiteur  y  donne  un  coup  d'oeil  à  la  situation  poliuque  de  rEurope, 

aussi  des  pays  slaves,  et  prodigue  —  digne  prololype  de  Viticeu~o  Monti  —  les  louanges  les   plus    oùtrées 

an  conquérant  élranger. 

325.  Corio,  Bernardino.  Dello  eccelletinimo  oratore  meffer  Ber-  |  nardino 
Cerio  Milanefe.  Hiiloria  ]  còtinente  da  lorigine  di  Milano  tutti  li  gefli, 
fatti,  I  e  detti  preclari,  e  le  cofe  memoràde  milanefì,  |  in  tino  al  tempo 
di  elfo  Autore  |  con  fomma  fede  in  Idioma  |  Italico  compolia  |  con  il  | 
Repertorio  prontifTìmo  |  ....  (A  la  fin  :)  Mediolani  apud  Alexandria  Minu- 
tianum.  M.  |  D.III.  idibus  luliis.  C]um  priuilegio  &  gratia.  |  (1503.)  gr, 
in   fol.  Avec  une  belle  bordure,   la  marque    du    libraire,  et    deux  magnifi- 

ques  lìgures  s.  bois  de  la  grandeur  des  pages.  Vél.,  dos  dorè  et  ornem.      200.— 

li  ff.  prél.  et  428  ff.  n.  eh    Beaux  et  gros  caract.  ronds. 

Bel  exemplaire  de  la  première  édìtion,  mais  sans  les  six  ff.  préU,  qui  manquent  à  la  plupart  des  exem- 
plaires,  (voÌr  Graesse)  parce  qu'ils  ont  cté  ajoutés  quelques  années  après  la  publìcalìon  de  l'ouvrage  —  De 
ces  ó  ff.  le  premier  est  le  titre,  entouré  d'une  jolie  bordure  figurée  et  porlant  sur  son  verso  la  préface  des 
éditeurs.  Giov.  Giac.  e  fratelli  da  Legnano.  Les  autres  5  if.  comprennent  la  table  des  matlères.  Le  titre  ori- 
ginai se  trouve  au  recto  du  f.  7  :  BERNARDINI  CORII  |  VIRI  CLARISSIMI  [  MEDIOLANENSIS  1  PATRIA  1 
HISTO  I  RIA  [  .S.  I  Ce  qui  rend  celle  cdition  d'une  valeur  exceptionelle  ce  soni  les  deux  superbes  gravures 
qui  se  trouvent,  Tun,  en  face  de  la  dédicace,  l'autre  avant  le  commencement  du  texle.  La  première  réprésente 
la  figure  allégorique  de  la  vertue  qui,  une  belle  vierge  aux  ailes,  debout  sous  un  architrave  romain  tieni  de 
ses  mains  deux  écussons  et  deux  cornes  d  abondance.  Une  pareille  architecture  enioure  la  seconde  figure,  le 
portrail  de  l'auteur.  Celui  ci,  vétu  d'un  long  manteau  et  couvert  d'une  barelle,  est  assis  dcvant  un  pupitre  ; 
à  sps  pieds  on  voil  un  petit  chìen,  le  long  du  mur  quelques  livres.  Ces  deux  gravures  de  285  5.  i5o  mm. 
chacune,  légèrement  orabrées,  comptent  parmi  les  meilleures  productions  de  l'école  miìanaise.  Le  beau  por- 
irait  se  répète  avant  le  commencement  du  supplément,  Intitulé  Vitae  Caesarum  a  lulio  ad  Federicum  Aeno- 
barbum  (Texte  italien).  A  la  fin  du  teste  se  trouve  la  figure  d'un  ange  sur  fond  noir,  portant  les  armes  de 
l'auteur.  Beau  boÌs  ombre  de  170  s.  88  mm. 

326.  Piccolomini,  lacobus.  Epillohe  &  Commentarii  la  |  cobi  Picolomini 
Car  I  dinalis  Papienlìs  |  (A  la  fin  :)  Impteffum  (sic)  Mediolani  apud  Ale- 
xandrum  Minutianum.  Anno  Domini  |  M.D.VI.  Die  xxviii.  Martii.  |  (1506) 
in  fol.  Avec  beauc.  d'initiales  grav.  s.  bois.  Reliure  originale  de  veau 
ornem.   à  froid  sur  les  plats.  75. — 

4  ff.  n.  eh.  et  414  ff.  eh.  Beaux  caractères  ronds. 

Ce  volume  fort  rare  a  un  intéret  special,  parce  qu"il  renferme  beaucoup  de  leltres  pouvant  servir  de  do- 
cumenis  pour  l'hìsloire  du  XV*^  siècle.  Giacopo  Ammannati ,  favorì  du  pape  Pie  II,  qui  lui  permit  de  prendre 
le  nom  de  Piccolomini,  jouait,  comme  ce  grand  pape,  un  ròle  considérable  dans  la  diplomatie  de  son  temps. 
Parmi  ses  lettres  adressées  aux  princes,  cardìnaux  etc.  il  y  en  a  plusieurs  d'une  grande  importance  pour 
l'histoire  de  l'Hongrie  ;  il  écrivit  e.  a.  «  Archiepiscopo  Colocensi,  Episcopo  Qiiinqnecclesierìsi,  Joanni  Epi- 
scopo Varadiensi,  Thimotheo  Archiepiscopo  Ragusitto,  Regi  Hiingarìae  Mathiae  etc.  »  Ses  commentaires  sont 
une  continuatìon  de  l'Histoire  conlemporaine  et  de  •'  l'Historia  Bohemìca  »  d^Aeneas  Sylviiis.  Il  y  traile  spé- 
cialement  revolution  du  royaume  hongrois  et  les  combals  des  peuples  slaves. 

Bel  exemplaire. 

327.  Ficus,  Johannes.  Ioannis  Francifci  Pici  Mirandulani  Principis  :  Co  |  cor- 
di;eq^  Comitis  Hvmni  heroici  Tres  ad  Sa  |  ctitTimam  Trinitatem  :  ad  Chri- 
(kim  :  &  I  ad  Virginem  Mariani  ;  una  cu  |  Commentariis  Luculen  |  tiff. 
ad  Io.  Tho  \  mam  '^  \  liù.  |  ^^  \  (À  la  tìn  :)  MDVIt  |  Mediolani  apud  Ale- 
xandrum  Minutianum.  ]  (1507)   in  fol.    Vél.  40. — 

88  ff.  n.  eh.  Beau  volume  en  caraclcres  ('légants.  —  Au  f.  70  l'auteur  parie  des  découvertes  des  Por- 
tugais  aux  Indes  et  de  la  propagation  du  chrisiianìsme  par  eu\,  —  Très  bel  exemplaire. 


300 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


N-»  325.  Cono,  BemardiiiQ. 


MILANO 


301 


X-GE£a;gJS5BB5^dB;^EferS^SB 


ffiEBE 


K^'% 

^^A 


TTEi^  ZTsrzr   '        zrzrs  ztzte 

E  BELLO  DOPPO  tLMORIRJL  VIVERE  .AN(HORA' 


BEKNlARDrh£lBriSVBKES 

DEBERE  ^\IÈnIvR 
NOMINVS  :ACMAGN0 

ROMA.  svPERpA  Irro  • 


^y  S  -DVI,CTNÌ-|-^  ^ì^^^^g^^ 


N."  325.  Cor  io,  Beniardiiw. 


302 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


328.  Josephus,  Flavius.  Qnx  in  hoc  uolumine  continentur  hsc  funt.  |  ([ 
Periocha  uiginti  libroif  Antiquitatis  iudaic;e  :  ab  ipfo  Flauio  |  lofippo  com- 
pofita  :    . . . .  (I  Periocha  ahera  librorum  feptem  de  Bello  iudalco  :  . . . .  C] 

Defenfio  ipfius    hilìoris  de    Antiqtate    iudaica  aduerfus    Ap-  |  pionem  

([  Accedit  Egilìppi  de  Bello  iìmiliter  ludaico  elegàtillìma  nar  |  ratio  (A 

la  fin  :)  MEDIOLANI  APVD  ALEXANDRVM  MINV  i  TIANVM.  MDXllI.  1 
(151  3)  3  pties.  en  i  voi.  in  fol.  Avec  beauc.  de  belles  initiales  et  la  marque 

de  Ludwig  Hornken  de  Kòln  sur  le  titre.  Vél.  100. 

18  ff.  non  eh.  CCXXVI,  CXVI  (en  vérité  1 18)  el  LXXXI  S.  eh.,-  I  f.  non  eh. 

Très  belle  éditìon  de  la  Iraduction  latine  faite  par  RuJJìniis  A^uiìeiensis.  ou  plùtòt  par  C-issìodore  et  souvent 
reimprimée  au  XV*  et  XVI*  siècle.  M.  Graesse  en  mentionnanl  cette  éditìon,  dit  qu'elle  ne  contienne  que 
les  livres  d  contra  Apìonem  »  et  VHeges!fpus,  et  il  veni  corriger  Mjttijire  et  Pjij-er  qui  parlent  d'une 
édition  des  w  Opera  »  de  1313.  Mais  les  deroiers  ont  bien  raison  :  toutes  les  trois  parties  onl  élé  impri- 
mées  à  Milan  La  première  porte  a  sa  fin  !  impressum  suiv.  :  IMPRESSVM  MEDIOLANI  APVD  .ALEXAN- 
DRVM I  MINVTIANCM.  LVDOVICO  HORNKID  (sic)  IN  PRIMIS  |  SVADENTE.  ANNO  A  SALVATORIS 
NOSTRI  N.\TA  |  LI.  MDXIIII.  DIE.  X  lANVARII.  |  Nous  avons  donne  plus  haul  la  souscription  de  la  2' 
ptie.;  la  3"  n"en  a  point. 

Exemplaire  grand  de  marges  et  bien  conserve. 

329.  Silvester,  Franciscus,  ord.  Praed.  Beat»  Olane  Mantuan»  de  tertio 
hahitu  ordinis  |  fratrum  pdicatorum  uita  per  Fratrem  Francifcum  Sii  |  ue- 
iìrum  :  Ferrarienfem  eiufdem  ordinis  &  uit.e  regu  I  laris  profefforem  edita.  ] 
(A  la  fin  :)  Mediolani  Apud  Alexandrù  Minulianum  Anno  |  domini.  M.cccccv. 

die.  xix.  Nouembris.  |  (1505)  in  4.°  Avec  plus,  belles  initiales.  Cart.  40. 

112  ff.  n.  eh.  Sans  preface  ni  dédicace.  A  la  fin  le  privilcge  du  marquis  de  Mantova.  Bel  exemplaire  grand 
de  marges,  avec  témoins.  Les  initiales  sont  colorìées. 

Imprimeurs    anonymes. 

330.  Fenestella,  Lucius.  FEXESTRELLA  DE  MAGISTRATI  |  BVS  ROM.V 
NORVM  ET  PRl.MO  DE  |  PANE  LICEO  INCIPIT  |  (Àia fin:)  FENESTELLE 
DE  MAGISTRATI  |  BVS  ROMANORVM  opus  clarimmum  j  Ac  putililìi- 
mum.  Impreffum  Mediolani  |  i  Calendis  mentis  Februarii.  M.cccc.lxxvii.  | 
(1477)  in  4."  Cart.  [Hain  6964I.  70. 

.J5  ff.  n.  eh.  et  l  f.  bl.  (sign.  a-e.  — )  Caractères  ronds  ;  26  lignes  par  page. 

Le  texte  commenee,  au  recto  du  prem.  f.,  immédiatement  aprcs  Tintitulé  eitc  :  [o]  Mniù  deoriì  quos  uetus 
romanorum  |  relligio  exeoluit  ;....  Il  finit  au  verso  du  f.  44,  suivi  de  l'ìmpressura.  Au  recto  du  f.  45  :  Capitula 
Rubricarum  Feneflellae  de  Magi  \  ftratibus  Romanorum  [  Cette  Ulble  finit  au  verso  du  mème  f. 

Première  édition  de  cet  ouvrage  sou%'ent  réimprimé.  d'une  rareté  exeessive. 

Les  caractères  ronds  et  fort  primitifs  ne  ressemblenl  point   à   ceux    d'un    typographe  connu  de  Milano. 
(Voir  Proctor.  5895). 

331.  Saliceto,  Guilielmus  de,  Placentinus.  Chirurgia  in  volgare.  (A  la  tin  :) 
Qui  tìniffe  la  cirolia  de  mailtro  guielmo  da  piafenza  uulgarmen  |  te  fatta. 
Anno  .M.CCCC.LXXXVI.  Die.  xviiii.  Decembris.  |  (i486)  in  4."  Vél.  75. 

118  ff.  n.  eh.  isign. — ,  a-p.)  Curaci,  ronds;  3Ó-37  lignes  par  page. 

Le  prem.  f.  UUre  et  commenccmcnt  de  la  préface)  et  son  correspondant,  le  y  f.  f6n  de  la  lable  du  prem. 
livre)  manquent.  Le  texte  du  prem.  lìvrc  commcnce  au  recto  du  f.  3  (sign.  a)  :  |1]  Amaìrtramento  generale  e 
che  quattro  cofc  fono  ne  |  cclTaric  parche  alcuno  membro  patine  alcuna  infirm  |  tadc  (sic)  ....  Le  texte  fmit 
au  verso  du  f.  11$,  I.  26,  suìvi  de  Timprcssum. 


MILANO  303 


Cette  édition  parfaitement  inconnue  à  tous  les  blbliographes  doit  ètre  imprimée  à  Milan  ou  à  Venise. 
Elle  est  fort  remarquable  au  point  de  vue  phìiologique,  puisqu'elle  renferme  une  grande  quantìlé  de  voix 
archaiques  du  dialecte  vénitien.  Le  texte,  sauf  les  2  ff    prélim.,  est  intacte  et  bien  conserve. 


Fr.cent. 


332.Baldus.  Regule  Baldi  |  (A  la  fin  :)  C  Impreffo  in  Milào  p  Rocho  t  Fra- 
telli da  Valle  ad  Infta  |  tia  de  Cpophoro  di  Ifobio.  M.ccccc.xvii.  adi.  xi. 
de  Decèber.  |  (15  17)  in  4."  Avec  une  init.  et  la  belle  marque  tvpogr.  Cart.    40. — 

31  ff.  n.  eh.  (siga.  a-d)  Gros  caract.  golii.  Le  texle  de  cette  gramraaire  élémentaire  commcnce,  sans  aucun 
intìtulé  ;   [Q]  Uid  eft  ars?  ....  Au  pied  des  pages  le  titre  (Regule  Baldi)  est  repe'té. 

Ce  petit  Hvre  d'école,  une  espèce  de  Donat.  avec  quelques  explications  en  italien,  est  tout  à  fait  inconnu 
aux  blbliographes,  et  nous  ne  trouvons  pas  méme  une  indication  quelconque  sur  l'auteur. 

333.  Boethius,  Anicius  Manlius  Severinus.  [D]Uplex  còmentatio  ex 
integro  repo-  [  ùta  atqj  recognita  ì  Boetiuin  (leu  |  Boethum  mauis)  de  con- 
l'olatione  |  philofophica  Z  de  difciplina  fchola-  |  flica.  Ea  videlicet  que 
diuo  Thome  |  aquinati  afcribitur  :  t  que  ab  Afcen  |  fio  recentius  eft  remilTa. 

Una  cum   li-  |  bello  de  moribus  in  menfa a  Sulpitio  verula  |  no  edito.  | 

(A  la  fin  :)  (£  ImprelTum  Mediolani  per  zanotum  de  Caflelliono  Impenfis 
Dominorum  |  Io.  lacobi  Z  Fratrù  de  Legnano.  Anno  Domini  Mcccccxij.  |  .... 
(1512)  in  fol.  Avec  une  belle  bordure  de  titre,  la  marque  des  Lrgì/iii/o  et 
beauc.  de  belles  initiales.  Vél.  75. — - 

126  et  26  ff.   n.  eh.  Caract.  golh. 

La  bordure  curìeuse  est  composée  d'une  vignette  de  calendrier  et  de  19  petites  figures  de  saints.  Beaucoup 
des  initiales  sont  figurées.  Édition  non  moins  belle  que  rare.  —  La  couverture  de  vélin  est  un  fragment 
d'une  ancienne  Bible  manuscrile  (XII  ou  XIII"  siede}. 

334.  FulgOSUS,  Baptista.  Baptifte  Fulgolì  de  dictis  factif-  I  q;  memorabilibus 
col  I  lectanea  :  a  Camil  |  lo  Gilino  lati  |  na  fa  |  età.  |  (A  la  fin  :)  ....  lacobus 
Ferrarius  Medio  |  lani.  x.  Kl'.  lulias  a  redemptione  chrilìiana  anno.  M.D.  Villi, 
impref-  |  fìt (1509)  in  fol.  Avec  jolies  lettres  initiales  grav.  s.  bois.  Cart.     75.— 

Pan-er  VII  .  p.  387  no.  79.  Première  édition  d'e.vtrème  rareté.  Fort  lare  et  recherchce  à  cause  des  deux 
chapitres  :  «  De  Cutembergo  (sic)  Argentinense  •>  et  <»  De  Christophoro  Columbo  n  qui  se  trouvent  au  Vili. 
Livre  (s'g.  Ilii).  En  outre  ce  recuei!  d'anecdoles  contieni  une  foule  de  dates  pour  l'histoire  politique  et  intel- 
lecluelle  du  moyen  àge.  —  Très  bel  exemplaire  grand  de  marges. 

335.  Niger,  Stephanus.  Stephani  Nigri  elegàtissime  è  greco  Authoif  subditoiJ 
Tràslationes.  uidelicet.  Philostrati  Icones.  Pythagore  Carme  aureù  Athenei 
coUectanea  Musoni]    philosophi    Tyrij    de    prìcipe  optimo    Isocratis  a  regis 

muneribus  oro,  &  alia  multa  scitu  digniss.  &  rara  inuètu  Mediolani, 

per  Io.  de  Castelliono,    1521.    3    pties.    en    i    voi.   in    4.°  avec  4  bordures 

de  titre,  et  beauc  de  petites  initiales.  \él.  50. — 

4  ff.  non  eh.,  xliij  ff  eh.,  l  f.  bl.,  titre,  ff.  xliiij-lx  titre,  ff.  liiij  (sic)  —  Ixiiij,  lii  ff.  eh.  l  f.  bl.,  titre. 
ff.  Ixiii}  (sic)  -xciiij  et  I  f.  bl.  Volume  également  remarquable  pour  son  contenu  curieux  que  pour  les  per- 
sonnes  auxquelles  les  dissertalìons  sont  dOdiées.  Dans  l'ouvrage  de  Musonius,  De  nimia  obsoniorum  appetentia 
se  trouvent  e.  a.  les  chapitres  suiv.  :  De  generibus  poculorum.  De  musicis  instrumentis,  De  saltationibus. 
De  merelricibus  insignibus  etc.  —  On  y  volt  de  plus  des  épitres  adressées  à  Jean  Gfolier,  Fr.  Marlianus. 
Guill.  et  Ant.  Du  Pré  etc. 


304  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


MIRANDOLA  (15 19). 


Fr.ceni. 


336.  Ficus,  Ioannes  Franciscus.  IOANXIS  FRANCISCI  PICI  MIRAX- 
DVLAE  DOMINI,  ET  |  COXCORDIAE  COMITIS,  EXAMEX  \ANITATIS 
DO  l  CTRINAE  GEXTIVM,  ET  VERITATIS  CHRI-  |  STIANAE  DISCIPLl- 

XAE,  i  (À  la  fin:    (£  IMPRESSIT  MIRAXDVLAE  IOAXXES  MACIO- 

CHIVS  I  bundenius  . . . .  Anno  a  uirginis  partu  millermio  quingentelì-  '  mo 
uigefimo,   (1520)  in  fol.   Avec  la  marque  typograph.  à  la  fin.   \'é\.        75.- 

ó  £F.  n.  eh,  et  CCVIII  ff.  eh.  Caracl.  ronds.  Ce  livre,  le  seeond  des  deuN  que  Giovanni  Franceseo  Pieo 
fit  imprimer  en  1310  et  1520  par  Giovanni  Mazoehi.  qui  ctail  d'abord,  depuis  1309,  établià  Ferrara.  Volume 
d'une  rareté  e\traordinaire.  Malheureusement  les  marges  inférieures  des  ff.  sont  endommagées  par  des  taches 
de  rousseur. 

MODENA  (1474). 

Johannes   Wurster  de  Kempten  (1474). 

337.  Mesue,  Johannes.  INCOMINCIA  t  IL  t  LIBRO  |  DELLA  i  CONSO- 
LATIO-  1  NE  f  DELLE  t  MEDICINE  |  SEMPLICI  +  SOLENNI  t  IL  |  Q.VA- 
LE  t  FECIE  t  GIOVAN  |  NI  t  FIGLIOLO  t  DI  i-  MESVE  i  \  (A  la  fin  :) 
Hic  finitur  liber  lohannis  mefue  |  ìprelfù  p  magilìrù  lohannè  Vur  |  fter  de 
càpidona  t  A  t  m  t  ecce  +  Ixxv  t  |  Die  uicefima  quinta  mèlis  lunii  t  j  (Mo- 
dena,   1475)  in  fol.  Rei.   ;Hain  *iiii4].  500.- 

221  ff.  s.  chiffres  ni  sign.,  beau.x  caractères  ronds  ;  31  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  titre  se  trouve  à  la  tète  du  f.  I  ;  ii  est  ìmmédiatement  suivi  du  commencement  du  texte  ;  la  souscription 
se  lit  au  recto  du  dern.  f.  221.  Le  verso  est  blanc.  Bienque  M.  HaiQ  compte  222  ff.,  le  texte  de  noire  exem- 
plaìre  n'a  aucune  lacune.  11  faut,  que  ce  222. me  f.  soit  un  f.  bl. 

Domenico  Rocociol.a.   (1482,  24  Mai). 

338.  S.  Bernardus.  Opuscula  varia.  (A  la  fin  :)  ([  ImprelTa  Mutine  per  exper- 
tum  virum,  M,  Dominicù  ]  Richizolà  Anno  falutis  nollre  Mille,  ecce,  Ixxxxi. 
die   yo  |  oetaua    mentis    lulij.  [  (1491)  in  4."  Rei.   orig,  d'ais  de    bois,  dos 

en  bas,  [Hain  *292ii,  60,- 

I  f.  bl.  et  103  ff.  n.  eh.  (sign.  a-o)  Caracr.  goth.  ;  30-31  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  (a  2)  ;  CI  Incipit  tractatus  prìraus  de  vijs  vite  fancti  Bernardi  | 
abbatis  Clarauallenlis  doctoris  deuoli.  |  et  il  finii  au  f.  105.  recto.  1.  33:  Finis,  |  Au  verso:  C  Infrafcripla 
epa  fancti  Bernardi  doctoris  deuotiffìmi  ]  abbatis  clarauollenfis  ordinis  CiftercicnP.  continentur  in  j  hoc  codice, 
f.  I  C  De  vijs  vite.  |  O  De  ordine  vite  t  morum  indìtulione  |  C  De  gradibus  humilitatis  Z  fuperbie.  |  G  Li- 
bellus  meditationum  de  homine  interiori:  quomodo  fé  |  ipfum  cognofcat:  ut  deum  videat  ic.  |  CI  Sermo  de 
miferia  humana.  |  C  Planctus  beate  Marie  virginis  in  morte  fiue  in  paffiòe  |  domini  noftri  Jcfu  xpi.  |  G  Con- 
templalio  de  pailionc  domini  nortri  Jcfu  chrifti  ....  |  C  Epillola  ex  perfona  Helyc  monachi  ad  parenles.  [  C 
Epiflola  ad  fratres  de  monte  dei.  I  Puis  l'impressum  et  le  petit   Regirtrum.  | 

Trcs  rare,  corame  presque  toutcs  Ics  impressions  de  Modena.  Ben  exempl.  grand  de  marges:  à  la  margc 
inférieure  pcu  tachc.  Les  initiales  laissées  en  blanc,  ont  été  pcintes  en  rougc  et  bleu. 

339.  Pictorio  Lodovico,  Ferrarese.  Omiliario  Qiiadragifimale.  Fondato  de  nerbo 
ad  i  uerbum  fu  le  Epilìole  Z  Euangelii  fi  corno  cor  |  rono  ogni  di  fecòdo  Io 
ordine  de  la  !  Romana  Gielia,  |  (.\  la  fin  :)  ImprelTuj  Mutili*  per  Do- 


I 


MIRANDOLA  —  MODENA  30^ 


minicu^  I  Rocociolum  Mutinenfem,  Die  |  xxvii.  Octobris.  M.ccccc.vi.  |  .... 
(1506)  in  fol.  Avec  beauc.  de  belles  initiales  et  la  marque  tvpograph.  s. 
fond  noir.   Reliure  orig.  d'ais  de  bois,   nianquante  du  plat  de  devant.  50. — 

III   IT.   n.  eh.   et   i    f.  bl.  {manf|iie).  Caract.  goih..  à  2  cols.  par    page. 

L'intitulé  se  trouve  au  recto  du  prem.  f. .  au  verso  la  drdicace  :  C  Lodouico  PictorJo  da  Ferrara  infinite  ? 
ìmortale  in  chriflo  Jefu  lalute  defidera  a  la  Reuerenda  |  t  deuctìfiìma  Madonna  Sor  Beatrice  da  Erte  AbbatelTa 
in  dieta  cita  de  le  monjale  donne  di  |  Sancio  Antonio.  [  Lìmpiessum  et  la  marque  au  recto  du  f.  no;  au 
verso  :  C  Emèdatiòe  dì  errori.  | , 

B--au  volume  assez  rare.  Peu  taché  au  commencemcnt. 

34o.Pictorio,  Lodovico.  Sermoni  nelle  domeniche  e  nelle  feste  dei  Santi,  in 
volgare.  (À  la  fin  :)  ([  ImpretTo  in  Modena  per  Domini-  |  co  Rocociolo.  \ 
S.  d.  (vers  i  505)  in  fol.   Avec  la  marque  tvpograph.  s.  fond   noir.  Cart.        50. — 

138  ff.  n.  eh.  Caract.  goih.  à  2  cols.  par  page.  Le  texte  commence  sans  aucun  intìtulé  au  recto  du  prem. 
f.  :  LODOUJCO  PJCTOR.tO  |  Ferrarefe  ali  honorandi  fuoi  fratelli  de  |  la  deuota  còpagnia  del  gloriofo  ?  chri  | 
ftianìirimo  Re  fancio  Lodouico  fa  |  Iute  dice  in  Chrillo  Jefu  ....  ]  C  Dominica  Fra  la  Octaua  dela  |  Epiphania.  I 
Au  recto  du  f .  86  :  G  FinìlTe  Ìl  Dominicale  per  Meffere  Lu-  |  douico  Pìctorio  da  Ferrara.  |  CI  Seqta  il  San- 
ctuarìo  p  ìl  pfato.  M.  L.  |  Celle  panie  du  livre  conticnt  de  plus  bcauc.  de  lettres'et  d'admonitions  spirìtuelles 
adressées  aux  religieuses  ses  pénitentes.  L'impressum  et  la  marque  se  voìenl  au  verso  du  f    134. 

Volume  fort  rare.  Peu  taché  vers  la  6n. 

Les  sermons  de  Lodovico  Pictorio,  conlemporain  et  compatriota  de  Savonarola,  ont  beaucoup  de  trait  com- 
muns  avec  les  siens,  et  peuvent  servir  comme  documents  du  mouvement  religieux  à  la  fin  du  XV^  siècle. 

34i.Tegrimus,  Nicolaus.  CASTRVCCII.  ANTELMINELLI.  CA  |  STRA- 
CANI. LVCENSIS.  DVCIS.  |  VITA.  \  (A  la  fin:)  Impreffum  Mutinae  per. 
M.  Dominicù  Ro  |  cociolam  Anno  Salutis.  M.CCCC.  |  LXXXXVI.  Die.  xx. 
Aprilis.  I  Deo  Gratias.  |  (1496)  in  4.°  Avec  2  belles  init.  s.  fond  noir. 
Cart.  [Hain    15363].  75. — 

I  f.  (bl.  ?  manque)  et  41  fF.  n.  eh.  (sign.  a-fl.  Caract.  ronds  ;  26  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (sign.  ah)  :  AD.  ILLVSTRISS.  AC.  EXCELLENTISS.  |  DVCVM.  LVDOVICVM  MA- 
RIAM.  I  SFORTIAM  VICECOM.  MEDIOLANI  |  DVCEM.  NICOLAI  TEGRIMl  LVCEN  |  SIS.  EQVIT.  AC 
IVRECONS.  IN  CA  I  STRVCCII  DVCIS  VITAM.  PRAEFA  |  TIO.  ]  La  préface  finit  au  verso  du  2.  f.,  et  le 
texte  commence  au  recto  du  ^.  f.  (sign.  a  iiii)  sous  l'intitulé  cité:  [A]  NTELMINELLORVM  Fami  |  liam  no- 
bile ....  Il  finit  au  verso  du  f.  39.  en  bas  :  to  t;/.u7.  |  (sic)  Les  ff.  40  recto  —  41  recto  sont  occupés  de  4 
poésies  latines  et  de  2  sonnets  italiens.  le  dernier  de  l'auteur  lui-mème.  L'impressum  se  trouve  au  recto  du 
41.  f.,  dont  le  verso  est  blanc. 

Première  édition  de  ce  livret  extrèmement  rare  et  important  pour  l'histoire  italienne.  Bel  cxemplaìrc  grand 
de  marges. 


342.  Giraldi  Cithio,  Giovanbattista.  DELL'  HERCOLE  |  DI  M.  GIO- 
VANBATTISTA GIR  ALDI  !  CINTHIO  NOBILE  FERRARESE,  ....  CANTI 
VENTISEI.  1  (À  la  fin  :)  IN  MODENA  NELLA  STAMPERIA  |  DE  G  AD  AL- 
DINI. I  M.  D.  LVII.  I  (1557)  in  4.°  Avec  l'excellent  portr.  de  l'auteur  grave 
s.  bois  et  nombreuses  initiales  figurées.  Maroquin  rouge,  fil.  et  coins  s.  les 
plats,  dos  dor.,  dent.  intér.,  tr.  dor.  (Frs.   Bedford).  150. 

3S3  pp..  8  ff.  n.  eh.  Caract.  ilal.  à  2  cols.  par  page.  Quoique  ce  volume  ne  soit  pas  surchargé  de  vi- 
gnettes,  culs  de  lampe  etc,  comme  les  éditions  des  Giolito  et  a.,  son  exéculion  typographique  est  d'une  no- 
blesse  sìngulière.  Bel  exemplaire  grand  de  marges  dans  une  reliure  artistique  correspondant  à  l'aspcct  inté- 
rieur  du  livre. 


3o6 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


343.  Marezzo,  Achille.  OPERA  ,  NOVA  DE  |  ACHILLE  >L\  |  ROZZO  BO- 
LOGNE i  SE,  MASTRO   GÈ-  1  NERALE    DE  \  LARTE  !  DE    LAR-  |  ML  i 


Fr.cent. 


N-"  343-  'y'"<^-='^>  Achille. 


(À  la  fin  :)  MYTINAE,  IK  AEDIBVS  VENERABlLlS  |  D.  Antoni!  Bergoli 
Sacerdotis,  |  Ac  Ciuis  Mutin.  1  XXllI.  !  Idus  Mail.  \  M.D.XXXVI.  1  (1536) 
in  4.°  Avec  84  grandes  figs.  grav.  s.  bois.  D.-véL  3'^o- 

Premiere  cjilion  de  ce  Ilvre  descrime  qui  ne  se  trouve  prcsque  jamais  lout  à  ha  compiei     Nolre    exera- 
plaire  est  bien  conservi  et  assez  grand  de  marges.  Les  épreuves  des  figure?  iniéressantcs  sont  «cellentes. 


MODENA  —  MONDOVi  —  MONSERRATE  307 

Fr.cent. 

344.  Marezzo,  Achille.  OPERA  1  NOVA  |  DE  ACHILLE  j  MARO  ZZO  \ 
BOLOGNESE,  \  Macjtro  Genera-  \  le,  de  Parte  de  \  l'Armi.  \  S.  1.  ni  d. 
(Modena,  ca.  1  545)  in  4.°  Avec  un  beau  frontisp.  et  84  grandes  figs.  grav. 

s.  bois.  Cart.  non  rogne.  150. — 

Deu^ième  édilion  non  moins  rare  que  la  première,  dont  elle  a  les  gravures.  Le  texle  est  en  caract.  cursifs. 
Bon  cNemplaìre  non  rogne.  Un  petit  coin  du  f.  20  est  enlevé.  Q.uelques  passages  souslignés. 

345.  lModena|.  Provisioni,  Decreti,  Instromenti,  Grazie,  Litere,  Capitoli,  et 
altre  cose  degne  di  memoria,  a  beneficio  della  Magnifica  Citta  di  Modona. 
Stampate  in  Modona  per  Giovanni  de  Nicoli  nell'anno  1544.  —  Provi- 
sioni, Ordini,  Decreti,  et  altre  ragioni  della  inclita  Citta  di  Modona,  nuo- 
uamente  trouate.  In  Modona  per  Giouanni  de  Nicoli,  I546.  —  En  1  voi. 
pet.  in  8."  Avec  les  armoiries  de  la  ville  imprimées  3  fois  et  une  grande 

fig.  grav.  s.  bois.  Vél.  30. — 

5  ff.  n.  eh.,  189  ff.  eh.,  I  f.  bI.-3  ff.  n.  eh.  l  f.  bl.,  l  f.  n.  eh.,  I  f.  bl.  et  g^  S.  eh.  Gros  caract.  ronds. 
Les  armes  de  la  ville  grav.  s.  bois  se  trouvent  sur  les  2  titres  et  sur  le  recto  du  prera.  f.  eh.  de  la  I.  panie. 
Au  verso  du  mème  f.  un  grand  bois  ombre  de  gros  traits.  105  s.  74  mm.  ;  la  Ste.  Trinité  entourée  de  4 
anges.  deus  autres  tiennent  l'arbre  de  la  croix.  Joli  volume  fort  rare. 

346.  Opera  nova  dove  facilmente  tu  potrai  imparare  molti  giuochi  di  mano, 
et  molti  altri  giuochi  piaceuolissimi  et  gentilissimi.  Con  altre  dignissime 
recette  necessarie  a  tutti.  In  Modona.  S.  d.  (ca.  1540)  in  8."  Avec  une  belle 
bordure  s.  fond  criblé.  Br.  25. — 

4  ff.  n  eh.  Caract.  ronds.  Recueil  curieux  de  petits  tours  de  main,  comme  les  saltimbanques  les  faisaient  voir. 

MONDOVÌ  (1472). 

347.  Baravalus,  Christophorus.  De  peste.  In  Monte  Regali,  ex  otT.  Leo- 
nardi Torrentini,    1565.  in  S.°  Br.  25. — 

72  pp.  Caract.  ronds.  Rare. 

348.  [Cicero,  M.  Tuli.]  Rhetoricorum  ad  C.  Herennium  libri  quattuor.  In 
Monte  Regali  excud.  Léonard.  Torrentinus,    1565.  in  8.°  Br.  15. — 

140  pp.  et  2  ff.  de  table. 
Belle  édit.  en  caract.  italiques. 

349.  —  M.  T.  Ciceronis  De  inventione  libri  II.  In  Monte  Regali,  ex  off.  Leo- 
nardi Torrentini,    1565.   in   8."   Br.  15. — 

149  pp.  et  3  ff-  de  table. 
Belle  édit.  en  caract.  italiques. 

MONSERRATE  (1499). 

Johannes  Luschner  (1499,    16   Apr.). 

350.  S.  Bonaventura,  ord.  min.  Incipit  compilatio  feraphi-  |  ci  Doctoris 
fancti  bonauentu  ]  re  de  inflructione  nouitiorù.  |  (A  la  fin  :)  C  Explicit 
inflructio  nouitio^.  vna  |  cuj  tractatu  de  quatuor  virtutibus  |  cardinalibus 
edito  a  fancto  Bona-  |  uentura  in  monaflerio    btìffime  vir-   |  ginis  Marie  de 


3o8  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 


monte  ferrato  ordì  |  nis  fancti  Beneiicti  de  obferuàtia  j  InprelTuin  per 
lohanne;  lufchner  ]  alamanù  ]  expenlls  eiufdem  mona-  |  fterij.  Anno  do- 
mini, millelìmo  qua-  j  drìgètetnno  nonagelìmo  nono,  xvj  |  menfis  lunij.  | 
(1499)  pet.  in  8.°  Avec  une  petite  fig.  et  plus,  belles  init.  grav.  s.  bois. 
Vél.  [Hain  3508].  70.- 

20  ff.  n.  eh.  (sign.  a-ci.  Caract.  goth  ;  37  lignes  par  page. 

Le  prem  f.,  contcnant  le  titre  et  le  coramcncemcnt  de  la  tablc.  manque  ;  le  sec.  f.  cominence  par  les  2 
dern.  lignea  de  la  table.  Puis  :  CI  Bernard'  còparàs  feculù  religiòi  |  Au  verso  l'ìntìtulé  clic.  Au  verso  du 
f.  20,  1.  4.  la  fin  du  texte.  puis  rimpressum  en  gros  caract.  et  un  petit  bois,  médaìllon,  de  33  mm.  de  dia- 
mèlre  :  la  Vlerge  du  Montserrat. 

Quoique  plusìeurs  auteurs  et  notamment  M.  Mendez.  se  soicnt  occupés  de  rhisioirc  de  rìmprìmerie  de 
Montserrat  en  Catalogne,  nous  n'avons  pu  trouver  aucune  descrìption  exacte  de  ce  lìvret,  qui,  sans  doule. 
compte  parmi  les  prcmières  impressions  ext^cutées  par  Johann  Luscbner.  Voir  M.  Deschamps,  col.  866. 

SauF  le  défaut  menttonnc,  le  livret  n'est  pas  mal  conser\'c. 

NAPOLI  (14  71). 

SixTUs  RiESSiNGER  de  Strassburg  '1471). 

351.  Manfredi,  Girolamo.  IXCOMENZA  EL  LIBRO  ]  chiamato  della  uita 
collumi  natura.  |  &  oiìie  altra  cofa  pertinète  tanto  alla  [  conferuatione  della 
fanita  dellomo.  |  quanto  alle  caule  et  cole  humane.  Co  |  pollo  per  Al- 
berto Magno  filofofo  |  excellentilììmo.  Lege  felicitar.  |  (A  la  fin  :)  CE  Nea- 
polij  implium  fub  aureo  Iaculo  &  augufta  paca  SerenifUmi  |  Ferdinand! 
Regis  Clementiffimi  Ope  ac  impenfa  Magnitìci  diìi  |  Bernardini  de  gerar- 
dinis  de  Amelia  militis  comitilpalatini.  ac  Re  |  gentis  magnani  curiam 
vicarie.  Diui  Regis  Ferdinandi  confiliarii  |  fidi,  ^"ltimo  Augulli.  Anno  l'a- 
lutis.  M.CCCC.LXX\'III.  I  (per  Sixtuni  Riessinger,  1478.)  in  fol.  Ancien 
maroquin  rouge,  bordure  et  armes  anglaises  don  s.  les  plats,  dos  dor., 
dent.  intér.  tr.  jaune.  [Hain   10690I.  400.- 

109  ff.  s.  eh.  ni  s'gn.  ei  l  f.  bl.  (manque).  Caract.  ronds  ;  40  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  .^u  verso  :  Francìfcus  Tuppi.  11.  Hudens.  Clariflìmo  Berardino  (sic.)  |  Gerardino 
Amerino  militi.  Regenti  uicariam.  Salutem  I  Dans  cette  épitre.  de  2()  lignes.  et  en  italien,  Tuppi  dil.  qu'il  a 
fait  imprimer  le  livre  i<  da  fìdelillimi  mei  Germani  ».  A  la  page  opposcc.  la  table.  impr.  à  2  cols  .  com- 
mencc  sous  l'intitulé  cité.  Elle  fìnit  au  recto  du  f.  12,  dont  le  verso  est  blanc.  Le  texte  commcnce.  sans 
aucun  titre.  au  recto  du  f.  13  :  (  ]  ER  CHE  EL  SOPERCHIO  XELE  |  cofe  che  noi  uiuemo  ....  Xu  recto 
du  f.  109,  1.  31  :  C  FINIS  LAVS  DEO  AMEN.  |  enfin  l'impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Giustiniani  nro.  IO.  Ouvrage  rare  et  curieux.  connu  sous  le  nom  du  «  Libro  del  perchè  n.  chacune  disqui- 
sition  commcncant  par  un  u  pourquoi  ».  Ce  traile  de  physiologie,  d'hygièoe  etc.  quoique  cxirait  de.  et  fonde' 
sur  les  ouvrages  d'.\ristote  et  d'Albert  le  Grand,  est  une  composition  faite  par  Hieronymus  de  Manfrcdis. 
Fort  intéressantes  les  règles  sur  la  nourriture,  et  les  boissons.  lesquelles.  en  tercets,  occupent  10  pages 
du  volume. 

M.\'rTHi.\s  MoRAvus  d'Olmiitz  (1475}. 

35'2.  Officium  B.  Mariae  V.  Incipit  officia  bte  Marie  |  uirginis  fecunduj  con- 
fue-  I  tudinem  Romane  curie.  |  (A  la  fin  :)  ImprelTum  Neapoli  per  |  .Mat- 
thià  Morauù.  Anno  |  natiuitatis  .^l.cccc.lxxxxij  |  Die.  x.  menfis  Februarij.  j 
(1492].  in  16."  Imprime  sur  parchemin.  Veau  rouge,  bord.  dor.  s.  les 
plats.  (Reliure  Louis  W'\)  tr.  dor.  400.- 

152  ff.  n.  eh.  (sig  — ,  a-r.  — .  Le  prem.  Cahier  a  12,  le  dern.  4  ff..  tous  Ics  autrcs.  a-r,  S  ff.  chacun) 
Caract.  goth.  gros  et  petits  ;  16  (pouf  le  calendrier  18)  lignes  par  page.  Impr.  en  rouge  et  noir. 

Le  recto  du  prem  f.  est  blanc.  Au  verso,  le  calendrier  commcnce  ;  Tanuari*  hj  di-  ]  cs.  xxxj.  liJa.  xxx.  |  ... 


NAPOLI  309 


Fr.cenl. 


Le  texte  commence  au  redo  du  f.  13  (sig.  a),  sous  Tintitulé  cilé  :  Ad    malulinas.     uerfus.  |  [  jOrninc    labia  | 
mea  aperies.  |  ....  Il  finit  au  verso  du  f.    152,  1.  8.   En  bas  l'impressum  impr.  en  rouge. 

Charmant  livret,  de  9^  mm.  de  hauteur,  que  ni  Hain.  ni  Giustiniani,  ni  M.  Copinger  n"ont  vu.  Il  est  orné 
de  quelques  belles  initìales  peintes  en  couleurs  et  rehaussécs  d'or.  Malheureusement  les  ff,  12.  7Ó,  loi.  143 
et  148,  qui  probablement  contenalenl  des  gravures  s,  bois  ou  des  miniatures,  manquent  à  notre  exemplaire. 
Le  reslant  est  tròs  bien  conserve. 

353.  Pontanus,  Ioannes  lovianus.  IOANNIS  lOVIANI  FONTANI  DE  ASPI- 
RATIO  I  NE  AD  MARINVM  TOMACELLVM  LTBER  INCI  |  PIT.  1  (À  la 
fin;)  Impreffù  Neapoli  Anno.  M.CCCC.LXXXI.  viii.  lanuarii.  |  (1481)  in 
fol.   D.-bas.  [Hain  *i326oJ  80.- 

50  IT.  n.  eh.  sans  sign.  Beaux  caractères  ronds  ;  33  lignes  par  page. 

Le  texte  commence,  à  la  tete  du  prem.  f..  immédiatement  sous  rinlitulé  cité  :  [  |T   per  compatrè   Marine 
Tornacene  faspius  me  ]  cum  egìfti  ....,  et  il  finit  au  verso  du  dern.  feuillet. 
Fort  belle  ìmpression  peu  commune.  Exemplaire  bien  conserve. 

AjoLFO  Cantoni  de  Milano  (1491,  Nov.). 

354.LÌIÌUS,  Zacharias,  Vicentinus.  ZACHARIAE  LlLIl  VINCENTINI  |  CA- 
NONICI REGVLARIS  OR  |  BIS  BREVIARIVM  FIDE  |  COMPENDIO 
ordì  I  NEQ.  CAPTV  AC  |  MEMORATV  |  FACILLIMVM  |  FOELIX  ET  | 
GRATVS  I  LEGI  ]  TO  |  (A  la  fin  :)  Zacharic-e  lilii  Vicentini  Ca  |  nonici 
regnlaris  :  de  Situ  or  |  bis  libar  explicit.  què  exactif  |  lima  iprelTit  diligentia 
Avol  I  phus  Cantonus  Mediolanè  |  fis.  Neapoli  Anno  Salutis.  |  M.cccc. 
Ixxxxyi.  y.  idus  No  |  uember.  |  (1496)  in  4."  Avec  une  superbe  bordure, 
deux  figures  et  la  marque  typograph.,  gravées  s.  bois    Br.  [Hain  *ioio2]    100.- 

112  fF.  n.  eh.  (sign.  — .  a-o)  Beaux  caract.  ronds.  2S  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  ZACHARIE  LILII  VICENTINI  CA  |  NONICI  REGVLARIS  AD  PRESTA  [  NTIS- 
SIMVM  DEI  PRECONEM  MA  |  THEVM  BOSSVM  VERONENSEM  |  CANON.  REGV.  DE  SITV  ORBIS  I 
PROOEMIVM  FOELICITER  Incipit.  |  Au  recto  du  f.  2  :  M.VTTHAEVS  BOSSVS  VERONEN  |  CANONICVS 
REGVLARIS.  |  ZACHARIAE  LILIO  DVLCISS.  |  FRATRI  ET  CONCANONICO.  ]  PL.  IN  CHRISTO  |  AE- 
TERNAMQ^.  I  SAL.  [  Le  titre  cité  se  trouve  au  verso  du  f.  t,,  entouré  d'une  superbe  bordure  ornementée,  en 
partie  s.  fond  noir  ;  les  4  coins  contiennent  de  petites  figures.  Le  texte  commence  à  la  page  opposée.  Au 
verso  du  f.  4  deux  cercles  avec  la  représenlation  des  5  zones  et  des  3  parties  du  monde  Le  texte  finit  au 
verso  du  f.  108  suivi  d'une  liste  des  villes  prlncipales  etc.  Au  verso  du  f.  112  l'impressum  et  la  belle  marque 
typograph.  s.  fond  noir  avec  l'inscripiion  :  x  AYO     x  x  CA  x  . 

ìmpression  napolitaine  singuUérement  rare.  La  marge  supérieure  est  un  peu  courte.  Témoins. 

Imprimeur   .\N0NYME. 

355.  S.  Joannes  Evangelista.  [  ]  Ncipit  libar  apocalipfis  Sci  lohànis  apo- 
ftoli  &  euàgelifie  cum  |  glolìs  Nicolai  de  lira  ordìs  frùm  Mino:^.  In  dei  noie 
Am.'.  I  S.  1.  ni  d.   in  4.  D.-vél.   [Hain  9383].  500.- 

173  {au  lieu  de  17;?)  fF.  sans  chiffres  ni  signatures.  Anciens  caractères  ronds;  37  lignes  par  page.  Le 
dern.  f.  blanc  manque. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  Tintitulé  cìté,  qui  est  imprimé  en  rouge  :  [  ]  VISTO  LIBRO 
LOQ,uALE  I  Si  e  nominato  apocalifis.  in  fra  1  tucti  lialtri  libri  de  la  fcta  fcrip-  |  tura  fé  deue  legere  &  audire 
con  I  gràde  intellecto  &  deuotione  p  |  tre  rafcioni  ...  Seulement  le  texte  de  TApocalypse  est  en  latin,  tout  le 
reste,  traduction  et  commentaire  en  iialien.  Le  texte  finit  au  verso  du  f.  174  qui  a  32  lignes  seulement  :  .... 
&  citatadini  (sic)  della  Cita  fancta  [  ierufalem  :. •.•.•.•.  fopra  .*.■.■.•.:  decta  :  .'  *.■.".  :  amen  ;  .•.*.*.■.  :  | 

Première  version  italienne  de  l'Apocalypse  de  St.  Jean.  On  attribue  cette  ìmpression  à  Ulrich  Han,  mais 
elle  doit  ètre  exécutée  par  une  des  premières  presses  de  Naples.  vers  1470.  {voir  Proctor  6749).  La  quesiion 
de  son  origine  est  peut-ètre  encore  à  resoudre,    puisqu'aucun  bibliographe   n'en  donne    une  description  suf- 

La  Bibliofilia,  volume  II.  dispensa  S*.  21 


3 IO  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

fidante.  Les  données  de  Hain  sont  inexac:es  ;  il  dlt  moine  que  le  volume  n'aii  que  125  ff.  M.  Copinger  n"en 
connait  pas  un  exempiaire. 

Le  nólre  est  asstz  beau,  non  lave  et  irès  grand  de  inarges.  La  grande  initiale  Q,  de  la  prem.  page  est  pcintc 
en  rouge-  Bcaucoup  de  passages  sont  sìgnés  de  couleur  jaune.  II  n'est  pas  impossible,  que  le  dcrn.  f.  du 
prém.  Cahier  (f.  io)  manque.  Quelques  ff.  sont  tachcs  d'cau.  le  dcrn.  est  dcchìrc  dans  sa  panie  inferieuie 
el  raccommodé  avec  perle  de  2  lijjnes  de  teste. 


356.  Chariteo.  TVTTE  LE  OPERE  |  \-OLGARI  1  DI  CHARITEO  |  (À  la  rin  :) 
In  Napoli  p  Maeftro  Sigifniùdo  Mayr  Alamàno  1  co  fomma  diligètia  di. 
P.  Sùmontio  nel  anno.  M.  |  DVIIII.  del  mefe  di  Nouèbre  :  co  priuilegio  .,., 
(1509)  in  4.**  Venu  pi.  ornem.  à  froid.  75. 

162  ff.  n.  eh.  Caract.  ronds,  Au-dessous  de  l'intiiulé  le  contenu  du  volume  ;  Primo  Libro  di  Sonetti  :  & 
Canzoni  inti-  I  tulaio  Endimione.  [  Sei  Canzoni  ne  la  natiuita  de  la  gloriofa  1  madre  di  Chrìflo.  Vna  Canzone 
ne  la  natiuita  di  Chrifto.  Vna  Canzone  in  laude  de  la  humilitate.  |  Vno  Cantico  in  terza  rima  de  difpregio  ) 
del  mondo.  |  Q^uattro  Cantici  in  terza  rima  ìntitulati  |  Mcthamorphofì.  !  Vno  Cantico  in  terza  rima  ne  la  morte 
del  I  Marchefe  del  Vafto.  |  Rifpofla  contra  li  maliuoli.  |  Sei  Cantici  del  libro  iniitulato  Pafcha.  j 

Chariteo.  ami  de  S^rtna^aro,  mort  àXaplesen  1509.  a  le  mèrile  —  irès  rare  dans  ces  lemps-là  —  d'avoir 
été  un  bon  Italien,  méme  alors  quand  Charles  Vili  descendit  en  ìtalie.  Bon  esemplaire. 

357.  Del  Falco,  Benedetto,  Napoletano.    RIMARIO  DEL  |  FALCO  |  (À  la 

fin  ;)  Stampata  in  Napoli  per  Matthio  Ganze  da  Brefcia,  e  |  ad  inftantia  de 
li  honorabil  huomini  Antonio  louino  [  &  Francefco  Vitolo  Librari  Napole- 
tani, compagni  j  M.D.XXXV.  adi.  8.  del  Mefe  de  Giuglio.  |  (1535)10  4.° 
Avec  une  curieuse  bordure  et  le  signet  de  l'auteur  s.  le  titre.  Vél.  40.- 

292  (au  lìeu  de  294Ì  fF.  Caract.  ital.  2  cols.  par  page.  Ouvrage  fort  rare  et  peu  connu,  contenant  toules 
les  rimes  qui  se  trouvent  chez  le  Dante,  Petrarca,  Sannazaro  et  d'autres  poètes  classiques.  Le  titre  est  ren- 
fermé  dans  une  belle  bordure  d'omements  s.  fond  noir  et  criblé.  Papier  mincc  et  d'une  qualité  inférieure. 
Les  ff.  290  et  293  y  manquent. 

358.  Della  Valle,  Gio.  Batt.,  di  Venafro.  VALLO  [  Libro  continente  ap  | 
pertenentie  ad  Ca  [  pitanij  :  retenere  et  for  |  tificare  vna  Cita  con  baflio  | 
ni:  artificij  de  fuoco:  poluere:  Z  de  |  expugnare  vna  Cita  co  ponti:  fcale: 
ar  ]  gani :  trombe  :  trenciere  :  artegliarie:  ca  '  uè;  dare  auifamèti  fenza  miffo 
alo  ami  |  co  :  fare  ordinanze  :  battaglioni  :  Et  |  puncti  de  diffida  con  lo 
pin-  I  gere  :  opera  molto  vtile  |  con  la  experientia  |  de  larte  mi-  |  litare.  | 
'>h  I  (A  la  rin  :)  C!  Imprefium  Neapoli  per  Antonium  de  Frizis  Corinaldefl  :  | 
Anno  Domini.  M.D.XXI.  Die.  XV.  Menlìs  |  Junii.  |  (1521)  in  4.°  Avec 
une  trentaine  de  figures  curieuses  grav.  s.  bois  et  quelques  belles  initia- 
les.  Vél. 


■i^^  ff.  n.  eh.  Caract.  ronds;  le  titre  en  car.  gotli.  —  Première  cdition  singuiièrement  rare,  rcstée  inconnuc 
à  [ous  les  bibliographes,  à  l'exceplion  de  Miniere  Ricci  (Scrittori  nati  nel  Regno  di  Napoli).  Elle  est  dédiée 
à  Enrico  Pandone,  conte  di  Venafro.  Les  bois  reprcsentent.  commc  dans  les  cditions  postérieures.  canons. 
mines,  tranchées,  machines  de  guerre,  formations  de  bataillc.  etc.  —  Bon  exempiaire. 

359.  Sannazaro,  Jacopo.  ARCADIA  |  DEL  SANNAZARO  |  T\TTA  FOR- 
NITA I  ET  TRATTA  [  EMENDATISS1>L\  |  DAL  SVO  i  ORIGINALE  |  (À 
la  fin  :)  IMPRESSA  |  in  Napoli  per  Maeftro  Sigifmundo  Mayr  :  j  con  fomma 


/D-" 


II 


NAPOLI  —  NOVARA  —  NURNBERG  3" 


Fr.cent. 

&    alììdua  diligenza  di   Petro  Sum-  I  montio  :  nel  anno.  MDllII.   del    mefe 

di  I  Marzo,  etc.  (1504.)  in  4."  D.-vél.  25. — 

Gamba  SS8.  C'est  la  première  cdition  complete  et  corrigée  de  ce  poèrne  fatVieiix.  dont  on  a  f.iit  aii  XVl" 
siècie  plus  de  ijo  éditions.  —  Malheuieusemcnt  l'exemplaire  est  incomplel  -,  au  licu  de  comprendre  qS  (T. 
n.  eh.  il  n'en  a  que  96. 

NOVARA  (1580?). 

360.  Settizonio,  Lauro,  da  Castel  Sambuco.  Roselmina.  Favola  tragisatiri- 
comica.  Recitata  in  Vinetia  dagli  Academici  Pazzi  Amorosi.  Di  nuovo 
stampata  et  corretta.  In  Novara,  appr.  Gio.  Angelo  Caccia,  1597.  in   S."  Br.    20.— 

134  pp.  et  l  f.  bl. 

M.  Deschamps,  col.  gtl.  dit  de  ne  savoir  absolumcnt  rien  de  la  typographie  de  Novara,  vii  que  les  «  Ra- 
gionamenti "  d'Aretino  de  «  Novara   153S  -»  aient  évidemment  une  indication  fictive  de  lieu. 

NURNBERG  (1470). 

Antonius  Koberger  (1471). 

36i.Aeneas  Sylvius,  postea  Pius  II.  Familiares  epistolae.  (A  la  fin  :)  Pij.  ij. 

pòtilìcis  ma.ximi  cui  ante  fùmù  epatù  praù  qdè  impiali  fecretario  :  tàdè  epo  | 
deìde  cardinali  fenen.  Eneas  filui'  nome  erat.  familiares  epl'e  ad  diuerfos 
in  qdru-  |  plici  vite  eius  flatu  tràfmilTe  :  inipenfis  Antonij  koburger  Nurè- 
berge  impffe.  finiùt  |  xvj.  kl's  octobris.  Anno  falutis  chriftiane  2c.  M.cccc. 
Ixxxj.  1  (1481)  pet.  in  fol.  Rei.  anc.  d'ais  de  bois,  dos  en  bas.  rouge. 
[Hain  *i5i].  reo.— 

l  f.  bl.  (manque)  et  245  ff.  s.  eh.  n.  sign.  Caract.  goth.  ;  52  ligries  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  Numerus  et  ordo  epiflolarum  in  hoc  |  opere  contenlarum.  |  Cette  table  finit  au  verso 
du  f.  5.  Le  recto  du  f.  6  est  blanc  ;  au  verso  :  Preconizatio  Enee  filuij  poete  laureati.  |  (29  lignes).  Le  texte 
cnramence,  sans  aucun  intitulé  proprement  dit,  au  recto  du  f.  7  :   Congratulai^  amico  de  .pfperitate   fuccef-   , 
l'US.  Epiftola  prima.  |  A  la  fio  des  lettres,  f.  245  recto,  une  prióre  en  vers  à  la  Vierge.  et  l'impressum  cité. 
Le  verso  es;  blanc. 

Fort  belle  édition  de  ce  recueil  de  lettres,  qui  sont  d'une  très  haute  ìmportance  pour  l'histoire  du  XV.  sie- 
de, notamment  pour  celle  des  pays  du  Nord  :  l'AUemagne,  la  Hongrie  et  les  pays  slaves.  Enea  Silvio,  dans 
ses  nombreuses  misslons  diplomatiques,  avait  acquis  une  connaìssance  profonde  des  hommes  et  des  choses 
du  Nord,  ce  qui  donne  un  intérèt  tout  special  à  sa  correspondance  étendue. 

Très  bel  oemplaire  fon  bien  conserve.  La  première  page  du  texte  est  ornée  d'une  grande  et  magnif.  ini- 
tiale  peinte  en  couleurs  s.  fond  d'or;  les  autres  initiales  peintes  en  rouge  et  bleu. 

36-2.  Astesanus  de  Ast,  ord.  Min.  In  noie  dui  amen.  Incipit  l'umma  de  ca- 
fibus  per  fratrè  |  Aflexanù  de  ordine  fratrum  mino^  compilata  ad  hono- 
rem I  dei  immortalis  :  et  diligentem  exhortationem  domini  lohà-  |  nis 
gaietani  diaconi  cardinalis  fancti  Theodori  ....  (A  la  fin  :)  Summe  confef- 
iìonis  operi  nobilillìmo  j;  buio'  facultati  ]  opam  dantib'  pneceffario  quaj 
frater  Afiexanus  de  Afi  or-  |  dinis  mino^'  doctor  folennis  edidit  maxima 
cura  t  follicitu  |  dine  famotìlFimi  facre  theologie  mgfi  fratris  Bartholomei  1 
de  Bellatis  de  feltro  circa  iuris  quotationes.  necnò  fratris  |  Gometij  hifpani 
de  vlixbona  ^juincie  portugalie  facre  theo  |  logie  baccalari]  clariffimi  in 
ouentu  Venetia^  circa  refìdu-  |  um  toti'  voluminis  ambo  eiufdem  religionis 


1 


3i: 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ccnt. 

mino:;:  enien  |  date  l'umptib'2:  iiilìu  Anthonij  Koburger  Nurenberge  fi-  ]  nis 
impofitus  efl.  M.^cccc/'lxxxij/'  die.  xj.  menfis  mav.  |  (1482)  in  fol.  \'é]. 
iHain  *i897].  125.-  - 

323  fF.  s.  eh.  ni  sign.  et  i  f.  bl.  (manque).  Petìts  carati,  goth.;  72-73  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  :  Colcdiflìmo  Domino  D.  Marco  Barbo  lituli  fancli  Marci  de  vrbe 
pfbytero  Cardinali  Bartholome-  |  us  Bellatus  ordinis  minonim  :  artium  ?  facrc  iheologie  doctor  còmendationes 
dicit.  1  Lintitulé  ciié  se  irouve  au  recto  du  f.  2.  Au  verso  du  f.  314:  Incipit  tabula  totius  huius  operis  feu 
fumme.  |  Cette  table  finit  au  \'erso  du  f.  323,  co'.  2..  suivic  du   colophon  citc. 

Trcs  beau  volume  des  presses  de  Koberger,  imprime  en  jolis  caractères.  Toutes  les  initiales,  laissés  cn 
blanc.  ont  cté  peintes  en  rouge. 

363.  Bartholoniaeus  de  Glanvilla,  ord.  Min.  Tractatus  de  proprietatibus 
rerum.  (A  la  fin:)  Explicit  tractatus  de  proprietatibus  re-  |  rum  editus  a 
fratre  bartholomeo  anglico  ordi  |  nis  fratrum  mino:^.  Impreffns  per  indu- 
firio-  I  fum  virù  Anthoniù  koburger  inclite  Nuren-  |  berge  ciuè.  Anno 
fahitis  gratie.  M.cccclxxxiij.  |  iij.  kal's.  Junij.  j  (1483)  in  fol.  Rei.  orig. 
d'ais  de  bois  recouv.  de  peau  de  tr.   [Hain  *2505].  150. — 

j  f.  bl.  imanqueK  2b!3  ff.  s.  eh.  ni  sign.  et  I  f.  bl.  (manque)  Caract.  goth.*,  2  cols.  et  53  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem  f.  :  Incipiùt  tituli  |  librorù  ?  capituloruj  venerabil'  [  Bartholome'  anglici  de  .pprie-  1 
tatib'  rerum.  |  (impr.  à  3  cols).  |  Au  verso  du  f,  5  ;  Autores  de  |  quorù  fcriptis  |  hic  traclat  funt  ifti.  [  Le  texle 
commence  au  recto  du  f .  6  :  Prohemium  hui'  libri  1  Prohemium  de  ,pprietatibus  reruj  fratris  |  Bartholomei 
anglici  de  ordine  fratrum  mino  1  rum  incipit.  |  La  fin  du  volume  se  trouve  au  %'erso  du  f.  266,  en  bas.  suivi 
de  l'impressum. 

Très  belle  édiiion  de  cette  encyclopédie  des  sciences  naturelles  et  physiques,  fori  en  voguc  aux  XIV  et 
XV  siccles.  Les  initiales  laissces  en  blanc,  ont  élé  peintes  en  rouge.  Exemplaire  bien  consen'é  provenant  du 
couvent  de  PoUing  cn  Bavière. 


364.  S.  Birgitta.  Revelationes  Sancte  Birgitte.  (A  la  fin  :ì  C  Finit  diuinù  vo- 
lume omniù  celefiiù  Revelationù  preelecte  fpon-  |  fé  chrifti  fancte  Birgitte 
de  regno  Suetie.  A  religiofis  patrib'  origi  |  nalis  monallerij  faiictarù  Marie 
et  Birgitte  in  watzltenis:  prema-  |  turo  Iludio  t  exquillta  diligentia  :  in  hos 
fuprafcriptos  numerù  t  or  |  dinem  accuratius  comportatù.  Et  fi  forte  alique 
alie  reuelationes  fi-  I  cut  reptum  eft  ;  beate  Birgitte  p  erro  rem  aut  temerarie 
a  quoq5  quo  |  modolibet  afcribant"  :  preter  hafque  in  hoc  prefenti  volu- 
mine  :  aut  in  j  vita  feu  legenda  fancte  Birgitte  maiori  otinent^  ;  tanq^  falfe 
et  erro-  |  nee  decernent''.  Infup  iam  alterato  p  Anthoniiì  Koberger  ciuè 
Nu-  ì  remburgeiì.  impreffe  finiunt.  Anno  domini.  M.ccccc.  xxi.  mcnfis  Se  | 
ptèbris.  Laus  omnipotenti  deo  :  Amen  |  (1500.)  in  fol,  Avec  17  figures  ma- 
gnifiques  grav.  en  bois  par  Albrecht  Diirer.  Rei.  en  bois  couv.  de  veau 
ornem.  300. 

337  ft.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (sign.  a-z,  A-Hl  Index  de  y3  fF  n.  eh.  et  l  f.  bl.  Caract  goth.  à  2  cols.  et 
52  lignes  par  page. 

Le  prem.  f.  porte  le  titrc.  suivent  2  ff.  d'écussons  dessìnés  et  gravés  avec  beaucoup  de  goùt  artistiquc, 
puis  le  prologue  du  cardinal  Torqucmada,  les  actes  et  la  confirmation  de  la  canonisatìon,  3  pages  de  gra- 
vures,  le  prologue  du  maitre  Matthias  de  Svccia  et  une  autrc  gravure  de  la  grandcur  de  la  page.  Enfìn 
le  tcxte. 

Les  excellents  bois,  qui  sont  sans  doute  de  la  main  du  grand  maitre  de  Niìrnbcrg.  rcndent  une  imporianee 
extraordinaire  à  ce  beau  volume  remarquable  dcjà  pour  son  contenu  curieux.  Les  2  armes  porlcnt  les  inscri- 
ptions  «  Infignia  Regie  Maieflatis  «  et  «  Arma  (Irenui  militis  Floriani  waldauf.  «  Les  autres  bois  rcprcsentcnt 
Ics  visions  de  la  Sainlc,  groupcs  de  saints,  rcligicux  ctc.  —  Bel  cxemplairc  fort  bien  conserve. 


NURNBERG 


3'3 


365.  S.   Bonaventura,   ord.  Min.  Scripta  super  primum  et  secundum    librum 
Sententiaruni,  cum  indice  alphabetico  lohannis  Beckenhaub  Mogiintini.  Nu- 


Fr.cent. 


N."  364.  S.  Birgitta. 


rembergae,  per  Antonium  Koberger,  15  15.  3  pties.  en  i  voi.  in  fol.  Avec 
un  bel  encadrement  de  titre,  une  petite  figure  et  la  marque  typogr.  de 
Sacon.  Dérel. 

1.  Index   alphabelicus    fiue   repertori  |  um  domini    Johànis   becken  |  haub    moguntini  ....  85  ff.  n.  eh.     et 
I  f.  bl.  II.  Seraphici  ....  diui  Boniuèture  cardina  |  lis  ....  fiip  pri  |  mo  libro  fen-  |  tentiarù.   \\\  ff.  n.  eh.  et 


30.— 


314  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 


I  f.  bl.  III.  Celeb  ratini  mi  patris  domi  |  ni  bonauèture  ....  io  Tecundu;  )  libmm  fentètia  |  rum  difpu  |  tata.  | 
193  ÉF.  n.  eh.  Caract.  goth.  ù  2  cols.  par  page  ;  les  intìtulés  impr.  cn  rouge.  Au  recto  du  prem.  f.  uo  irès 
bel  encadrcment  de  colonnes.  frises  etc.  renfermant  le  titre  et  un  beau  bois  ombre,  46  s.  'i  mm.  :  un  savani 
dans  son  cabinet  d'etudes.  Nombreuses  initiales  goth.  —  Très  bel  excmplaire. 

366.  Nider,  Johannes,  ord.  praed.  Incipit  t'ctat'  de  morali  lepra  fratris  Jo- 
hànis  nider  ]  facre  theologie  profelToris  ordinis  predicatorum    |  •    |  S.  1.   ni 

d.  (Norimbergae,  Antonius  Koburger,  1471)  pet.  in  fol.  Cart.  [Hain  *i  181  3'.    7=..- 

76  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Anciens  caract.  goth.,  31  li^'nes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  rìntitulc  citc  :  []  lim  deum  legim^  ì  leuitico  vcierìs  tc- 
ftamèti  I  mandafTe  facerdotib^  :  ....  Il  finii  au  recto  du  f.  76.  1,  17-18:  ....  Et  fic  de  lepra  mo  ]  rall  dixiffc 
fufiìciat  &  e.   *-  I  Le  verso  est  blanc. 

L'exemplaire  que  M.  Hain  a  eu  sous  les  yeux,  avaìl  encore  à  la  fin  le  prem.  f.  dune  table  de  matières. 
■dont  la  fin  roanquaìl.  tandis  que  les  exemplaires  vus  par  M.  Copinger.  conformcment  au  nòtre,  n'avaieni 
que  76  ff. 

Très  bel  exemplaire  grand  de  marges.  Les  initiales,  laissées  en  blanc,  sont  pcintes  en  rougc. 

367.  —  Manuale  confessorum.  (A  la  fin  :)  Explicit  manuale  confefforum  venera- 
bilis  patris  Fra  |  tris  johànis  Nyder  facre  theologie  profefforis  ordinis  |  fra- 
trum  predicatorum  |  S.  1.  ni  d.  (Norimbergae,  Antonius    Koburger,    1471) 

pet.  in  fol.  Cari.  [Hain  *ii834].  75-' 

5B  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Anciens  caract  goth  ;  31  lignes  par  page. 

Le  teste  commence.  sans  aucun  intitulé,  au  recto  du  prem.  f .  :  \]  Voniam  iuxia  beati  Gregory  in  fuo  1  paftorali 
fentencià  Regime  animai  .  eft  ars  arcium  ....  Il  finit  au  verso  du  f.  58,  I.  23-24  :  ....  Et  tanlù  de  còfelTorù  | 
crudicione  (sic)  fub  ^pendio  dixiflTe  fufficìt  1  En  bas  le  colophon. 

Très  bel  exemplaire  d'un  incunable  fort  rare.  Les  initiales  laissées  en  blanc  sont  peintes  en  tnuge,  la  pre- 
mière en  rouge  et  bleu. 

368.  Salis  s.  Trovamala,  Baptista  de.  Incipit  Summa  cafuù  vtiliiìlma  p 
veneran-  ]  dum  patrem  frèm  Baptifta;  de  falis  ordinis  mi  |  no:^  de  obfer- 
uantia.  Prouincie  lanue  :  nouit'  co-  |  pilata.  que  Baptiftiniana  nuncupat."  1 
(A  la  fin  :)  ....  expletù  eli  in  Nuremberg  impiali  ciuitate  partis  |  germanie  : 
p  Anthoniù  Koberger  inibì  còciuem.  |  Anno  currente.  M.cccc.lxxxviij.  | 
(1488.)  in  fol.  Cart.  [Hain  *i4i8il.  40. 

CCLXVII  ff.  eh.  et  H  ff.  n.  eh.  Isign.  a-z.  aa-yy)  Caractères  golhiques  ;  6l  lignes  et  2  cols.  par    page 
Le  texte  commence  à  la   lète  du    prem.  f.  sous   l'ìntitulc  ciié.  L'impressum   se  trouve  au  recto  du    dern. 

f.  eh.  Le  verso  est  occupc  d'un  breve  du  pape  Sixte  IV  et  d'une  poesie  latine.  Les  8  ff.  n.  eh.  contienncnt 

un  index  alphab.  :  Rubrìce  iurts  ciuilis  t  canonici  .... 
Exemplaire  peu  taché  d'eau  aux  maiges,  au  reste  pas  mal  conserve. 

369.  Schedel,  Hartmann.  Liber  Chronicarum.  (À  la  fin:) Ad    in  |  tuitiì 

autem  t  preces  providorù  ciuiù  Sebaldi  Schrever  |  Z  Sebaltiani  kamermai- 
fier  hunc  libmm  dominus  Antho  |  nius  koberger  Nuremberge  imprefìlt. 
Adhibitis  tamè  vi  |  ris  mathematicis  pingendiqj  artis  perìtifllmis.  Michaele  | 
wolgemut  et  wìlhelmo  PleydenwurfT.  quarù  folerti  acu-  |  ratifllmaqj  ani- 
maduerfione  tum  ciuitatum  tnm  illuflrium  |  virorum  figure  infeite  funt. 
Confummatù  autem  duodeci-  j  ma  menfis  Julij.  Anno  falutis  nfe.  1493.  | 
in  fol.  max.  Avcc  un  grand  nombre  de  figiires  magnifiques  et  curieuses. 
Rei.  orig.  de  veau  [Hain   ^14508!  300. 

20  ff.  n.  eh.  CCXCIX  ff.  eh.  i>  ff.  n.  eh.  et  i   f.  bl.  Sans  signatures.  Gros  caractères  gothiqucs,  62-65 
lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  a  l'intitulf:  suiv.  cnticremcnt  grave  s.  b.  cn  très  gros  caractères  gothiques  ;  REgiftrum  | 


NURNBERG 


315 


huius  oper  |  ris  libri  ero  |  nicarum  j  cu  fìguris  et  ymagìi-  I  bus  ab  inicio  mudi  :  1  Le  verso  est  blanc.  Au  recto 
du  f.  2  ;  Tabula  operis  bui'  de  tem  [  poribus  mundi  ....  Celte  table  finii  au  verso  du  f.  20.  Le  te^te  com- 
mence  au  redo  du  Foliii  I  :  Epitoma  operii  fex  dierù  de  mìidi  fabrica  Proiogus  |  Au  recto  du  f.  CCLXVI  se 
trouve  la  souscription  :  Completo  in  lamofiflima  Nurembergenfi  vrbe  Operi  1  de  hyfiorijs  etatum  mundi,  ac 
defcriptiore  vrbium  fé-  1  lix  imponitur  finis.  CoUectum  breui  tempore  Auxilio  docto  1  ris  hartmani  Schedel. 
qua  fieri  potuit  diligentia.  Anno  xpi  [  Millefimo  quadringentefimo  nonageOmo  tercio,  die  quarto  1  menlis  Ju- 
nij.  I  ....  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  f.  CCLXVII  ;  Sexta  etas  mundi  |  Le  texte  va  encore  jusqu'au  recto 
du  f.  CCXCIX.  Le  verso  du  f.  et  le  recto  du  prem.  f.  n.  eh.  est  occupée  de  la  grande  carte  de  l'Europe 
centrale  -Au  verso  de  ce  f.  n.  eh.  se  trouve  Timpressum  cité  plus  haul  ;  ADeft  nunc  (ìudiofe  lector  finis 
libri  ....  Les  5  dern.  ff.  n.  eh.  et  qui  manqucnt  souvent,  contiennent  :  De  Sarmacia  regione  Europe  |  De 
regno  poion:e  ef  eius  ìnitio  \  De  Cracouia  vrbe  regia  Sarmacie.  .\u  verso  du  dern  f.  :  Ad  deum  optimi!  ma- 
ximù  de  his  que  mirabilia  gelfit  prò  iuftilTi  [  mo  ?  excelfo  Maximiliano  rege  romanorum  1  (vers  lalins). 

Première  édition  de  ce  livre  intéressant  et  curieux. 

Exemplaire  sur  papier  fon,  très  grand  de  marges,  haut  45  cm.,  mais  sans  les  ff.  blancs.  Le  prem.  et  le 
sec.  f.  de  la  table  som  endommagés  et  raccommodés.  La  figure  et  la  legende  de  la  papesse  Jeanne,  f.  169,  sont 
noircis,  mais  bien  lisibles. 


Fr.cenl. 


Friedrich  Creussner   (1472). 

370.  Soliloquium  peccatoris.  Soliloquiù    ouerfi  et   còpuncti    peccatoris  |  ad 
deù.  in  feptè  pfalmos  ab  eccl'ia  Roma  |  na  dictos  penitètiales  humiliter  et 

deuote  |  otéplàtis  dicetifqj  Seqt"  introductio.  |  (A  la  fin:)  Impreffumqj 

per  Fridericiim  Creufjner.  |  Anno  domini.  Millefimo  quadringente-  |  fimo 
feptuagefimonono.  in  Imperiali  ci-  |  uitate  Nurmbergenfium.  Laus  dee.  ( 
(1479)  in  4."  Cart.  [Hain  *i4872] 

17  ff.  sans  chiffres  ni  sign.  ;  anc.  caract.  goth.  ;  24  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  r.  du  prem.f.,  sous   Tintitulé  cité  ;  Celi  terreq^  creator,  et  dns  oiifi  ]  q  in  eis  funt 

Il  finit  au  r.  du  f.  17,  1.  13.  Puis  :  Profpiciens  p  cancellos  :  viridarium  or-  |  tulanorum  fancte  matris  ecclefie 
lippien  I  tibus  oculis  excerpfi  nonnullos  flores.  et  |  admixtis  herbis  virtute  .pphetica  piata-  |  tatis  (sic)  ad  laudem 
dei  hanc  infalatà  còfecì.  1  Impretfumq^  ....  comme  plus  haut.  Le  verso  est  blanc. 

Bon  exemplaire  d'une  impression  bien  rare. 

Johannes  Regiomontanus  (Johannes  Mììller)  de  Kònigsberg  (1474). 

371.  Manilius,  M.   M.  MANILII   ASTRONOMICON.  |  PRIMVS  |  (À  la  fin;) 
M.MANILIl  ASTRONOMICON  1  FINIS  I  Ex   officina  loannis  de  Re- 


30. 


M.MANILIl. ASTRONOMICON 

Q.VARTVS 

V  id  tatti  follicitis  ui/ 
tatti  confuiiiim?  annisf 
T  orquctnur  qj  mctu 
cfca  qj  cupidi  tic  t*cru 
A  etcrnis  q?  fetiu  curisi 
du  quftn'tnus  guum 
P  erdimus  Se  tiuUo  uo; 
torutii  fine  beati 

V  ifturos  agimus  ferap  nec  uiuunus  ung. 

P  auperior  qj  botus  quifq}  eft  3  plura  rcquirit. 


N."  371.  3/a/nù'us,  M. 


3i6  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cenl. 

giomòte  I  habitantis  in  Nuremberga  oppido  |  Germanie  celebratifllmo  '  S. 
d.  (vers.  1474)  in  4."  Avec  5  belles  initiales  s.  fond  criblé.  Cart.  [Hain 
'10703]  330.— 

72  ff.  s.  eh.  ni  sìgn.  30  et  (%'ers  la  fin)  31  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  sous  l'intitulé  cité  :  [C]  Armine  diuinas  artis  &  co  |  fcia  fati  |  

I!  finit  au  verso  du  f.  72  : 

M.MANILII  ASTROXOMICON 

FINIS 

Ridetur  merito  fciolorum  infana  caterua 

Vulgo  qui  uatum  nomina  furripiunt. 

Heus  quicùq?  uells  latia  perdifcere  mufa 

Sydcreo?  nutus  fallere  difficiles. 
Maniliura  feclarc  grauem:  qui  tempore  diui 
Floruit  Augufli.  Leclor  amice  uale  ; 
Puis  l'impressum. 

Edilio  princeps.  »  Infiniment  rare  et  irès  recherchée  des  curieux.  Elle  manque  dans  Ics  bibliothèques  les 
plus  cèlèbres  ».  (De  la  Sema  III,  p.  140)  Cesi,  en  outre,  un  des  plus  élégants  volumes  qui  aient  été  impri- 
més  en  caractères  ronds,  en  Allcmagne.  au  XV*  siede.  Les  caractères  ressemblent  beaucoup  à  ceux  de  Swey- 
nheym  et  Pannartz,  et  ils  n'ont  été  usés  depuis.  à  ce  que  l'on  <ait.  par  aucun  autre  typographe.  Sans  doute. 
le  fiche  et  savant  docteur  Johannes  MùHer  de  Konigsberg  (Regiomontanus)  avait  imprimé  les  w  Astronomica  » 
dans  sa  t)'pogniphic  particuHère,  non  pour  le  commerce,  mais  a  ad  usum  amicorum  n,  dans  peu  d'cxcm- 
plaires.  —  Le  nòlre,  lout  à  fait  compiei,  est  très  grand  de  marges,  et  bien  conserve,  à  l'exceplion  de  4  ff. 
qui  sont  un  peu  endommagés  aux  marges  extrèmes. 

Peter  Wagner  (1483,    18  Aoùt). 

372.  Barbarus,  Hermolaus.  Oratio  hermolav  barbari  laureati  poete  |  ad 
federicù  et  maximilianù  principes  cu  ]  Gratulatiòe  Ludouici  bruni  laureati 
pò  I  ete  de  regis  romano^  coronatione  ]  S.  1.  ni  d.  in  4.^  Avec  une  belle  et 
grande  initiale  grav.  s.  bois.  Cart.  [Hain  ^24 19].  30. — 

14  ff.  n.  cfa-  (sign.  A-B)  Caractères  gothiques.  33  lignes  par  page. 

Le  litre  se  trouve  au  recto  du  f.  i  :  au  verso  :  Petrus  danbufzer  nùenbergtnfìs  Arciù  (sic)  magi  |  fter  darò 
et  nobili  Conrado  flepeck.  felicitate  |  cum  gloria  optai  |  .  dédicace  de  29  lignes  datce  :  Nurenberge.  ij.  die 
Aprilis.  ex  edì  1  bus  foliiìs.  M  cccc.>c  ....  Au  recto  du  f .  2  :  Oratio  hermolay  barbari  legati  veneti  ad  |  federicù 
imperatore  et  maximilianù  regem  |  romanorù  principes  inuictìfTiroos.  |  .\u  recto  du  f.  7.  en  haut  :  Ada  itj.  nonas 
auguOì  ad  brugas  fìue  Geforiacù.  Ixxxvi.  ]  Refponlìo  ex  tempanea  dni  anihony  abbatis  admonlèiis  I  noie.  S.  e 
maieflatis  t  inuiclìflìmi  romano!^  regìs  |  Au  verso,  1.  27-28:  C  Hermolaus  barbarus  ioanni  carandcleto  fu  j 
pino  rcgis  romani  fecretario.  S.  p.  d.  |  Après  celle  lettre  et  la  réponse  suit.  p.  8  verso  :  De  SerenilVimi  ac 
inuicli  Maximiliani  .\rchi  1  ducis  Auftrie  burgundieqj.  de  Romano^  regis  |  nup  electi  coronatìÒe  ludouici 
bruni  poete  laure  [  ali  ac  iuris  vtrìufq;  doctoris  Gratulatio.  1  A  la  fin  de  ce  poème,  f.  14  verso:  Amen  I 

Imprcssion  rare  ci  assez  intéressante.  Bel  exemplaire.  Pioctor  2243. 

Georg  Stuchs  de  Sulzbach  (1484). 

373.  Breviarium  Mellicense.  (A  la  tin  :)  Pars  hyemalis  tam  de  tempore 
q5  de  I  fanctis  vna  cum  pfalterio  Z  hvmnario  |  breuiarij  benedictine  reli- 
gionis.  eccle  |  lìe  romane  maxime  rubrica^  fectantis  |  iuxta  confuetudinem 
monachorù  ni-  |  gro^'  de  obferuàtia  mellicert  Impffum  |  impenlìs  Georgij 
Stuchs  ex  Sultz-  |  pach  cluis  Nurmbergen.  Anno  incar  ]  nationis  dfii.  Mccccc. 
in  vigilia  feti  |  mathie  apoftoli  tinit   feliciter.  |  (1500)    2   pties.  en    un   voi. 

in  8.''  Vél.  [Hain  *38o7].  400.— 

136  ff.  n.  eh.  (sign.  —  Aa-Pp.)  dont  le  ^a*"  (blanc  ?)  manque  ;  331   ff.  n.  eh.  ci  1  f.  bl.  (manque)  (sign.  a-z, 
^  ?,  3.  t'.  aa-gg.  .VI).  Le  f.  260  est  blanc.  Pctiis  caract.  gothiques,  en  rouge    el  noir;  33  lignes   et   2   cols. 

par  page. 
L*iniitulé  se  voÌt  au  recto  Ju  prem.  f.  :  Pars  hyemalis  breuiarij  |  benedictine  relìgionis.  ecclcfìe  romane  ru- 


NURNBERG  3 '7 


Fr.cent. 

bricà  maxime  fectantis.  ìuxta    còfuetudinè  |  monachorù    nigrorum   de  obferuantìa  mei-  !  licen.  |  Le  verso   est 

blanc.  Le  calendrier  suivi  de  ses  explìcalions  et  lables  va  jusqu'au  recto  du  f.  iH.  Tous  ces  fF.  sont  sans  si- 
gnatures.  Au  verso  du  f.  18  :  G  Ab  octaua  pafche  vf-  |  45  ad  afcèfionc  dni  feria  1  libus  dieb'.  Leo  breuis  I 
Au  recto  du  f.  135.  coL  2  :  Finis  |  G  Sequit'  regiftrù  qua-  |  ternorum  parlis  hyema  |  lis  huius  breuiarij.  |  L'im- 
pressum  cité  se  Ut  au  recto  du  f.  136,  dont  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  prem.  f.  de  la  2"  piie.  on  trouve 
une  préface  sur  l'orìgine  de  ce  bréviaire.  compose  par  les  RR.  PP.  Nicolaus  de  Matzum  et  Tetrus  de  Ro- 
senhaim.  Ensuite  :  ....  Itaq?  pars  de  |  tpe  ?  fciTs  hyemalis  inci  |  pit  felìciter  ....  Le  f.  2'k)  est  blanc.  Au 
f.  261  commence  le  Comune  Sanctorum.  Le  texte  finit  au  recto  du  f.  331.  col.  i.  Le  verso  est  blanc. 
Bon  exemplaire  d'un  bréviaire  très  rare.  Peu  use  ;  quelques  fF.  réenmargés. 

HiERONYMus  HòLTZEL  de  Ti'aunsteìn    (1496). 

■^74-  Andreas,  Johannes.  Arbor  Confangui-  |  neitatis  cum  fiiis  |  enigniatibus 
&  I  Figuris.  I  (A  la  tin  :)  Nuremberge  p  |  Hieronymum  Hóltzel.  Anno  dni 
Millefimo  quingentefi-  |  moquinto.  xviij.  menfis  lunij  ....  (1505.)  in  4.° 
Avec   15  tigs.  grav.  s.  bois.   Cart.  75  — 

18  fF.  n.  eh.  Caract.  goth.  L'intitulé  imprimé  en  gros  caract.  et  en  rouge.  Sur  le  verso  du  tilre  un  grand 
bois  occupant  toule  la  page,  St.  Jerome  en  prière,  au  fond  une  ville;  (marque  de  l'imprimeur  ?)  Les  autres 
figures,  dont  5  de  la  grandeur  des  pages,  sont  des  arbres  génealogiques  et  d'autres  dessins  schématiques  joli- 
ment  ornementés. 

Bel  exemplaire. 

375.  Penitentionarius.  S.  1.  ni  d.  (Nurembergae,  per  Hieronymum  Hoeltzel, 

ca.    15  io)  in  4."  Cart.  15.- — 

ó  fF.  n.  eh.  Caracières  gothiques. 

Edilìon  rare  et  curieuse  d'un  livre  d'école  fort  en  usage  au  XV*"  et  XVP  siede.  Le  texte  latin  est  accom- 
pagné  d'une  traduction  en  vers  allemands.  A  ce  poème  fait  suite  :  Carmen  magiflri  lohannis  Fabri  de  |  Werdea 
de  Ludo.  Felìciter  Ìncipit.  1  Cette  dern.  pièce  est  imprimte  en  caractères  ronds.  A  la  fin  ;  Einis  carminis.  (sic). 
(f.  6,  recto). 

376.  Regimen  Sanitatis. 

Sìcgimcu  Sa= 
nxiaìi§. 

(A    la  fin  :)  ([  Impffum  Nuremberge  p  Hieronymum   Hòltzel.   Anno  |  do- 
minice  incarnatiòìs.    1508.   xij.  die  menfis  Marcij.  |  in  4."^   Cart.  35. — 

8  ff.  n.  eh.  Caractères  gothiques. 

Sur  le  verso  du  prem.  f .  ;  G  Sequit'  Epillola  familiaris  metrice  con  |  Tcripta  modù  feruiendi  menfc  cxpri- 
mens.  (  Le  texte  latin  du  Regimen  sanitatis  est  accompagné  d'une  traduction  curieuse  en  vers  allemands.  A 
la  fin  on  lit  :  Publij  Virgìlij  Maronis  |  de  Liuore  Incipit.  |  Ce  poème  est  imprimé  en  caractères  ronds  et  suìvi 
de  rimpressum  (f.  8,  recto). 


377.  Cardanus,  Hieronymus.  DE  SVBTILITATE  Libri  xxi.  Norimbergas  apud 
loh.  Petreium,  iam  primo  imprelTum.  1550.  in  fol.  Avec  le  beau  portrait 
de  l'auteur  grave  s.  bois  et  beauc.  de  petits  bois  dans  le  texte.  Rei.  orig. 
de  peau  de  tr.  ornementé  à  froid.  60. 

17  fF.  n.  eh.,   i  f.  bL  et  371  pp.  Caract.  ronds. 

Première  éditìon  du  princìpal  ouvrage  du  célèbre  philosophe.  Il  y  fait  le  resumé  de  ses  découvertes  dans 
la  nature  et  dans  le  monde  surnaturel.  Le  texte  est  plein  de  curiosités  et  d'anecdotes  de  tout  genre,  pariicu- 
lièrement  de  ceux  qui  ont  rapport  aux  sciences  occultes.  A  la  p.  255  Cardanus  parie  des  canibales  de  l'Amé- 
rique.  —  Superbe  exemplaire. 


3i8  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


*  ORTONA  (151 8). 


Fr.ccnl. 


378.  Galatinus,  Petrus,  ord.  Min.  ([  Opus  toti  chriftiane  Reipublice  maxime 
utile,  de  arcanis  |  catholice  ueritatis,  centra  obdinatifìlmam  ludeorù  |  noftre 
tempertatis  plìdiani  :  ex  Talmud,  aliilqj  |  hebraicis  libris  nuper  excerptuni  : 
&  I  quadruplici  linguarum  genere  I  eleganter  congeftum  |  (A  la  fin:)  Im- 
prelTuin  vero  Orthonae  maris,  fumma  cum  diligentia  per  Hieronvmum 
Suncinum  :  Anno  chrifliane  nativitatis.  M.D.X\'III.  quintodecimo  kalendas 
martias.  etc.  (1518)  in  fol.  Avec  13  belles  bordures  en  bois  et  nom- 
breuses  initiales  magnifiques  sur  fond  noir.  \éì.  1 00.- 

CCCXI  ff.  eh.  et  I  f.  n.  eh.  Beaux  caract.  ronds. 

Edition  originale  de  cet  ouvrage  avec  beaucoup  de  cilalions  en  hebreux.  Elle  renferme  plusieurs  pièces 
qu'on  n'a  pas  réimpr.  dans  les  édilions  de  Bàie,  Ijjo  et  1361,  ni  dans  celle  de  Francfort,  1612.  L'ouvrage 
est  écrìl  en  forme  d'entretiens  savants  entrc  Galalimts,  Reucktm  et  Hoogstrjten.  —  En  mème  temps  c"est 
le  premier  livre  imprimtS  à  Ortona,  petite  ville  de  l'Abruzze  citérieure. 

Exemplaire  d"une  conservalion  irre'prochable,  le  titre  légèrement  tirabré.  » 

ORVIETO  (1542). 

379.  Schiavelli,  Andrea.  Breve  ragionamento  sopra  l'acque  et  bagni  di  San 
Casciano.  |  Con  gli  ordini  da  osservarsi  nel  bevere  et  bagnarse  in  dette 
acque.  Et  di  nuovo  aggiuntovi  alcune  antichità  ritrovate  quest'anno.  Or- 
vieto, Ant.  Colaldi^   1601    in  4.°  Br.  10.- 

24  pp.  dont  les  pp.  11-14  manquent. 

*OSZLAN  (1627). 

380.  [Althan,  Michael  Adolphus,  comes  del  Strena  Althaniana  kalendis 
lanuarv  a.  1627  ex  cancellarla  communionis  hierarchicae  lllustriss.  et 
Excellentiss.  D.  Gomiti  Fundatori.  Continens  Participationes  33  a  totidem 
diversorum  ordinum  generalibns  concessas.  Excudebat  in  Castro  ^'allis  Oslo- 
waniensis,  typis  communionis  supradictae,  Christophorus  Haugenhofierus, 
1627.   in  4."  Avec  une  vignette  s.   le  titre.  D.-toile.  50.- 

17  ff.  n.  eh.  Livret  trés  rare  sorti  des  presscs  d"un  petit  lieu  hongrois  dans  la  province  d'Oszlan,  que  M. 
Deschamps  ne  eonnait  pas  mcme  par  nom. 

PADOVA  (1472). 

B.ARTHOLOMAEUS  DE  Vai.dezochio  et  .^^AKTl^•us  DE  Septem  Arboribus  Prutenus 

(1472,  2  1   Mars.) 

381.  Zocchio,  Jacobus  de,  de  Ferraria.  Canon,  omnis  utriusque  sexus,  dispu- 
tatus  et  repetitus.  (A  la  fin  :)  Explicit  faniofum  utile  atqj  altum.  e.  Omnis 
utriufqj  fexus  de  |  peni.  &  remii".  dil'putatmn  ac  repetitù  per  faniofum  ac 
excellèté  |  iuris  utriufqj  doctorem  dominum  lacobiì  de  zochis  de  ferraria  | 
in  gignafio  patauino  ordinariam  fedem  benemerito  occupante  |  BAR. DE 
Valdezochio    Pataus.   F.F.  |  Martinus    de    feptem    arboribus.    Prutenus.  |  M. 


ORTONA  —  ORVIETO  —  OSZLAN  —  PADOVA  319 

Fr.ccnt. 

ecce.  LXXII.  die  xxviii.  lullii.  ,F.  |  (Padova,  Bartolomeo  de  Valdezochio 
et  Martinus  de  Septem  Arboribus  Prutenus,  1472)  in  fol.  D.-rel.,  toile, 
dos  de  veau,  av.  ferm.  (Rei.   mod.)  [Hain  *  16288]  180. — 

126  fT.  sans  chiffres  ni  sign.  Beaux  caractères  ronds  :  35  lignes  par  page. 

Le  texte  commence.  sans  aucun  tilre,  à  la  lete  du  prem.  f.  :  [  ]  MNIS  VTRIVSQVE  FAMO-  |  SVM  ALTVM 
DEVOTVM  ET  |  fpirituale  eft  &  ideo  deuote  &  fpiritualiter  |  legèdum  eft....  ctc.  Le  texte  finit  au  recto  du 
f.  I2f)  et  est  suivi  de  la  souscription  comme  dessus. 

Impiession  d'une  rareté  insigne,  la  seconde  sortìe  des  prcsses  des  piototypographes  de  Padoue.  La  pre- 
mière —  Boccaccio,  La  Fiammetta,  en  latin  —  porte  la  date  du  21  mars  t^ya.  — Très  bel  exemplairc  grand 
de  marges  ;  les  coins  infér.  ont  peu  soufFert  par  rhumidité  et  les  3  prem.  flF.  sont,  à  cause  de  cela,  soigneu- 
sement  raccommodés. 

Bartholomaeus  de  Valdezochio  (1473,   28  Avril). 

382.  Hierocles. 

HIEROCLIS   PHILOSOPHI  STO 

ICI  ET  SANCTISSIMI  IN 

AVREOS  VERSVS  PY 

THAGORAE  OPV 

SCVLVM  PRAE 

STANTISSI 

MVM  ET 

RELI 

GIO 

NI 

CHRISTIANAE  CONSENTA- 

NEVM  INCIPIT. 

(À  la  fin:) 


IMPRESSVM  .  ANNO 

CHRISTI  .  M.CCCC. 

LXXIIII  .  PATA 

VII.  XV.  KA 

LENDAS 

MA 

lA. 

S. 

BARTHOLOMAEVS  DE  VAL 

DE  ZOCCHO.F.F. 

TELOS. 

(1474)  in  4.°   Veau  pi.   marbré.  [Hain   *8545]  100. — 

91  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl,  (sign.  a-m).  Beaux  caractères  ronds;  24  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (a)  se  trouve  le  commencement  de  la  préface  :  .iD  NICOLA VM  PONTIFICEM  1  .V. 
AVRISPAE  IN  HIEROCLEM  |  PRAEFATIO.  |  À  la  fin  de  cctte  p  èce,  f.  a  2,  verso,  en  bas  on  lit  le  titre 
cité  plus  haut  ;  puis,  à  la  tele  de  la  page  opposée,  le  commencement  du  texte  :  |  ]  APIENTIAE  STVDI-  I  um 
en  qd'....  Au  lecto  du  f.  91,  en  bas  :  FINIS.  |  LAVS  DEO.  |  AMEN.  |  DVCE  VIRTVTE  ET  COMI  |  TE  FOR- 
TVNA.  I  Au  verso  de  ce  f.  le  titre  est  repeté,  ligne  pour  ligne,  dans  la  mème  disposition  :  HIEROCLIS.... 
CONSENTA-  I  NEVM  HIC  FOELICITER  |  COMPLETVM  EST  AC  |  IMPRESSVM....  etc.  comme   plus  haut. 


320 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Première  édilion,  très  rare  et  d'une  exéculion  magnifique.  Les  signalures  se  trouvent  a  deux    doigts   sous 
la  dcrnìcrc  ligne  dcs  pagcs.  Excellem  e.\emplaire,  compiei  du  f.  bl.,  avec  témoins. 


Fr.cenl. 


383.  Leonicenus,  Omnibonus,  \icent.  Grammatica  latina.  (A  la  fin:  M. 
CCCC.LXXIIII.  DIE.XIIII.  I  MENSIS  lANVARlI.  \  PATAVII.  |  (1474)  in  4." 
Veau  pi.  [Hain   10024]  200.- 

100  ff.  n.  eh.  (sign.  a-k).  Beaux  ci  gros  caraclères  ronds  ;  24  lignes  par  page.  Les  signalures  se  Irouvenl 
3  cm.  au  dessous  les  lignes. 

La  dédicace  commence  au  recto  du  prem.  f..  sans  aucun  intilulé  :  AD  ILL\'STREM  MAGNANI-  |  MVM- 
Q.VE  PRINCIPEM  DO-  |  .MINVM  KEDERICV.M  DE  GON  |  ZAGA  MARCHIONEM  OMNI  1  BONVS  |  LEO- 
NICENVS  DE  VIN  |  CENTI  A  S.  D.  |  (  )N  humaniflime  Priceps  gcà-  |  malica;  lihcllus  ....  Celle  preface  finii 
au  verso  du  f.  I,  1.  13,  immédialemenl  suivie  du  commencemeiil  du  lexle  :  DE  LITTERA.  .\u  verso  du  f. 
100,  1.  21  :  FINIS.  1  Au  dessous  Timpressum  cité. 

Celle  édilion,  sonie  des  presses  de  Bariolomeo  de  A'aldezochìo,  esl  aussi  belle  que  rare.  Les  caraclères  ressem- 
blent  assez  à  ceux  de  Nic.  Jenson.  La  premiere  page  esl  entourée  d'une  Irès  belle  bordure  en  couleurs  rc- 
haussée  d'or.  Dans  la  panie  inférieure  de  celle  bordure  se  irouve  un  écusson  laissé  en  blanc.  Aussi  l'ìni- 
tiale  I  de  celle  page  esl  Irès  bien  ornemcnlée  el  coloriée.  Bel  cxemplaire  Ircs  grand  de  marges. 

384.  Maurocenus,  Paulus. 

PAVLI  MAVROCENI  OP\'S  DE 

AETERNA  TEMPORALIQ.VE 

CHRISTI  GENERATIONE  IN 

IVDAICAE  I.\lPR0B.\T10NEm 

PERFIDIAE  CHRISTIANAE 

QVE  RELIGIONIS  GLORIA.M 

DIVIXIS  ENVNTl.\TIONIBVS 

CO.MPROBATA  AD  PA\LVM  ^ 

PONTIFICEM  MAXIMVxM  IN 

CIPIT. 


(À  la  fin:) 


FINIS. 

Patauii.  iiii.   kl's  maias  .M.cccc.lxxiii. 

Summa  colùna  dei  fidei  firmata  potètis  : 

In  loquor  hebreos  perfidiafque   fuas. 

Chrifticolie  veneto  grates   hoc   reddite  paulo 

Et  patauo  qui  nunc  nobile   pre(Tìt  opus. 

Bartholom;eus    Campanus 

Ponticuruanus. 


{1473)  in  4.°  Cart.  [Hain    10924I 


180. 


■fi  ff.  sans  chiffres  ni  signalures.  Beaux  cnraclcres  ronds  ;  24  lignes  par  page. 

Le  tilre  el  le  commencemcnl  du  lette  se  Irouvenl  à  h  lète  du  prem.  f.,  la  souscription  au  recto  du  dern. 
f.  Le  verso  esl  blanc. 
Impression  de  la  plus  grande  rarelé.  Nolre  excmplaire  est  de  la  meilleure  conservalion  el  non  rogne. 


Leonardus  Achates  de  Basel   (1473). 

385.  Platea,  Franciscus  de.  INCIPIT  c)P\'S  RESTITVTIONV.M  \  TlI.ISSl- 
MVM  I  A  REVERENDO  IN  CHRISTO  PATRE  FRATRE  i  FRANCISCO  DE 


PADOVA  321 


PLATEA  BONONIENSE  ORDINIS  |  MINORVM  DIVINIQVE  VERBI  PRE- 
DICATORE I  EXIMIO  ED1TV,M.  1  (À  la  fin  :)  M.CCCC.LXXIII.  NICOLAO 
TRONO  DVCE  VENECIA  |  RVR  (sic)  REGNANTE  IMPRESSVM  FVIT 
HOC  OPVS  I  PADVE  FOELICITER.  |  (1473)  in  fol.  Vél.  [Hain  *i30361.    80. 

173  ff.   san5  chiffres  ni  signatures.  Anciens  caractères  ronds  ;  40  lignes  par  page. 

À  la  lète  du  prcni.  f.  :  INCIPIT  TABVLA  RESTITVTIONVM  VSVRARVM  |  ET  EXCOMVNICATIONVM 
EDITA  PER  VENERA  |  BILEM  DOMINVM  FRATREM  FRANCISCVM  DE  |  PLATEA  ORDINIS  MINO- 
RVM. I  À  la  fin  de  la  lable,  f.  18.  recto  :  Expliciunt  tabule  operum  utiliflìmo;^  fcj  Rertitutionù  Vfurarum  | 
.^  Excoìcatònù  reuerendi  fratris  Francifci  de  platea  bonon  ordinis  ]  minorù  pitifTimi  in  utroqj  iure  ac  in 
facra  theologia.  1  LAVS  DEO.  |  Le  verso  est  blanc.  Le  texte  commence  à  la  téle  du  f.  19,  précède  de  Pinti- 
tulé  cité.  Il  finit  au  verso  du  f.  173  et  est  suivi  des  trois  distiques  latins  de  la  première  edition  :  Q.uem  le- 

gis ,  dans  lesquels  l'imprimeur  plagiaire  a  remplacé  le  nom  du  typographe   Barthol.  Crcmonensis    par    le 

sien,  défigurant  en  manière  comique  la  mc'sure  des  vcrs  ; 

Candida  perpetue  non  deerit  fama  Balìlee. 
Phidiacum  hinc  fuperat  Leonhardus  ebur. 

Sous  ces  vers  on  Ut  l'impressum  cité. 

"  Edition  rare  et  d'une  belle  exécution  ».  (De  la  Sema.  nro.  Iloo).  Bel  exemplaire.  dont  la  prem.  page 
est  peu  brunie  et  tachée. 

Albertus  de  Stendal  (1473,   5   Oct.). 

386.  Aquino,  Thomas  de,  ord.  Praed.  Incipit  fuma  theologie  edita  a  fratre  | 
thoma  de  aqno  ordinis  pdicatorum.  |  (A  la  fin  :)  Explicit  op'  pme  ptis 
fancti  Thome  d'  |  aqno.  diligeter  emèdatù  ab  excellètiiTìmo  |  facre  theologie 
doctore  magro  Fràcifco  |  de  Neritono  ordinis  pdicatorù.  p  magr^j.  |  Alber- 
tum  de  Stendaci.  |  Anno  domini.  M.cccc.lxxiii.  die.  v.  me  |  fis  octobris.  | 

(1473)  in  fol.  Vél.  |Hain  *i44o]  200.- 

I  f.  bl.,  249  fF.  s.  eh.  ni  sign.  I  f.  bl.,  5  ff.  n    eh.  Caract.  goth.  ;  2  cols.  et  48  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  sous  l'intitulé  cité:  [  1  Via  ca  |  tholice  |  ^  itatis  |  doctor  |  ....  Il 
finit.  par  le  colophon  cité  au  verso  du  f.  2)9.  Les  5  dern.  ff.  contienncnt  la  table  :  Incipiùt  capitula  pme 
ptis  fumme  |  fup  tota  theologia  fratris  fancti  Thome  d'  |  aqno  ordinis  pdicatorù  ...  Au  recto  du  dern.  f.  : 
Expliciunt  capitula  pme  ptis  fumme  |  fratris  Thome  de  aqno  ordis  pdicatorù.  |  Le  verso  est  blanc 

Superbe  exemplaire,  dont  la  premiere  et  la  seconde  initiale  sont  très  gracieusement  peintes  en  couleurs  et 
rehaussées  d'or.  Sur  la  marge  inférieure  de  la  prem.  page  une  excellente  couronne  en  veri  et  or. 

Les  impressions  d'Albert  de  Stendal  sont  bien  difficiles  à  classifier,  puisque  ee  typographe  a  travaillc  à  Pa- 
dova (en  1475  et  76).  mais  vraisemblablement  aussi  à  Venise  (en  1473  et  74?)  Nous  cilons  ses  impressions 
suivant  l'autorìié  de  M.  Proctor 

387.  Duns  Scotus,  Io.  ord.  Min.  Quaestiones  quodlibeticae  purgatae  per  Tho- 
mam   Penketh.   (A  la  fin  :) 

M.CCCC.LXXUII. 
Hoec  Albert'ego  Stèdal  colibeta  mgf 
Altiloq  Scoti  formis  uberrima  predi. 
Religiòe  facra  &  diua  celeberrim'  arte. 
Clar'  &  igeìo.  Augufti  '   ex  ordie  Tomas 
Impreffu^  purgauit  op'  Audio  ìteger  oì. 
Anglia   cui   patria  è  gnis   ognoie    penketh, 

(1474)  in  fol.  D.-bas.  [Hain  6433]  *  100. 

Ili  ff.  sans  chiffres  ni  signat.  et  l  f.  bl.  Caractères  ronds  d'une  forme  fort  ancienne;  40  lignes  et  2  cols. 
par  page. 


322  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ccnt. 


Le  lexie  commenci:  à  la  tòte  du  prem.  f.  san;  aucun  intitulc  :  |c]  VNCTE  |  RES  OIF  |  FICILES  ail  Salo 
ecc  I  .i.  &  cui  in  |  telligat  effe  difHcilef ....  La  fin  et  Timpressum  se  trouvent  au  recto  du  f.  io|.  suivis  d'ad- 
ditions  et  de  la  table  atpbabétique  qui  fìnit  au  recto  du  dern.  f.  dont  le  verso  est  blanc. 

Exemplaire  en  bon  ctat.  à  l'exception  des  5  prero.  ff.  qui  sont  en  partic  réenmargés. 

388.  Leonicenus,  Omnibonus,  Vicent.  Grammatica  latina.  (À  la  lin  :)  Omni- 
boni  Leoniceni  Vincentini.  [  V.  ClarilTimi  De  Octo  ptibus  |  Orationis  Liber 
Per  Alber-  i  tuj  de  Stendal  ImprelTus  Anno  |  Dni.  M.CCCC.LXXlllI.  | 
Die  xiiii.  Mentis  Mai.  Nicolao  [  Marcello  Duce  |  Venetianim.  |  (1474) 
in  8.°  Veau  pi.  ornem.  à  froid,  inosaique    de  chagrin   noir  dor.^  dos  dor. 

(Rei.  mod.)  [Hain    10025]  200  — 

132  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Beaux  caract.  ronds  ;  20  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  AD  ILLVSTREM  M.\GNA-  |  NIMVMaVE  PRINCIPEM  |  DOMINVM  FEDERICVM  | 
DE  GONZ.\G.V  MARCHI-  |  ONEM  OMNIBONVS  LEO  |  NICENVS.  |  [  ]  N  TIBI  HVMANISSI  |  me  princeps 

grammatiche  li  1  bellus  erudièdis  liberìs  luis  |  accommodalus  :  Le  teste  commence  à  la  lète  du  sec.  f.  :  [  1 

ITTER.\RVM  ALIAE  |  funt  uocales  :  ali»  còfonàtes.  |  ....  Au  recto  du  f.  132,  1.  q:  FINIS.  |  Puis  l'impres- 
sum.  Le  %'erso  est  blanc. 

Édition  aussi  belle  que  rare,  d*un  format  commodc  pour  la  maìn  de  l'ccolier. 

389.  Phalaris.  Epistolae.  S.  1.  et  a.  in  4.°  Vél.  [Hain  "128771  15. — 

4Q  li',  sans  chiffres  ni  sign.  et  l   f.  bl.  (manque).  Caractères  ronds;  25  lignes  par  page 
Au  recto  du  prem.  f.  :  FRANCISCI  ARHETINl  IN  PHA  1  LARIDIS  TYRANM    AGRIGENTl  |  NI    EPI- 
STOLAS   PROEMIV.M   |[  )  ELLEM    Malatella   nouelle   priceps  |  illuftris  :  ...  Au  verso  du    f.  49:  Fràcifcus 
Arhetinus  Clar.  atq?  Proeftan  :  Jurif  |  Co.  Fràcifco  Pelalo  palauino  Regio  Cùfiliario  I  Salulem.  |  En  bas  :  Vale. 
FINIS.  I 

Q.UÌ  modo  notus  crat  nulli;  penitufq;  lalebat. 
Nunc  Phalarif  doclum  protulìt  ecce  caput. 
Proclor  6790. 
Bel  exemplaire,  Les  iniliales  laiss  es  cn  blanc,  sont  peintes  en  couleurs.  —  Les  ff.  3^  et  30  manquent. 

Matthaeus  Cerdonis  de  W^indischgraetz  (Graz)  (1482,    15   Mars). 

3qo.  Aeneas  Sylvius,  postea  Pius  II.  Epiflola  Enee  llluii  Picolominei  iuueni  | 
non  effe  negandum  amorem  dicit.  |  ....  Eiufdem  Enee  epiftola  amatoria.  | 
Epiftola  Enee  llluii  poete  laureati  fiue  Pii  pape  fcd'i  |  de  amoris  remedio 
incipit  feliciter.  |  S.  1.  ni  d.  (Patavii,  Matthaeus  Cerdonis  de  Windischgraetz.) 
in  4.°  Br.  [Hain    180].  25.— 

4  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Gres  caract.  goth.  32  lignes  par  page. 

La  prem.  lettre  commence  au  recto  du  prem.  f.,  en  haul.  Elle  est  datée  :  ...  cn  greiz  die.  xiìi.  dccèbr*. 
.ano.  d.  m.  cccc.xliii.  {  Suit  la  seconde,  que  le  pocte  feìnt  d'avoir  écrit  au  nom  de  l'empercur  Sigismund  à 
la  princesse  hongroìse  Lucretìa  (Marie).  La  troisième  lettre  commence  au  recto  du  2.  f.  ;  il  fìnit  au  verso 
du  4".  en  bas  :  Ex  Bienna  fcd'o  kal'.  lanuarii.  Anno  domini  |  ra.cccc.xliii.  |  Amoris  remedium  fìnit.  | 

Livrel  irès  rare  imprime  en  caractères  étranges  qui  le  font  supposer  ceuvre  de  Matthaeus  Cerdonis.  imprì- 
meur  à  Padova,  1482-87. 

HlERONYML'S    DE    DuR.WTIBUS    (14Q3,    24    AiatS.). 

39i.Aegidius  Columna,  ord.  Erem.  S.  Aug.  Egidij  Romani  Cometaria  in 
.viij.  li-  I  bros  phyfico:^  Ariflotelis  1  (A  la  fin:)  Preclaridlmi  fùmiq^  ph'i. 
F.  Egi.  Ro.  ordìs  Ere-  |  mitaru^  diui  auguftini  ì  octo  ph'ico^  libros  ìter- 
ptatò  I  fidelilììma  explicit.  Impila  ì  almo  gimnallo  pataui  |  no  ìpenfis  ac 
diligètia  folertilTìini  viri  Hyeronimi  |  durantis  ìprclToris  accurratilTimi  (sic) 


PADOVA  —  PARIS  323 


Fr.cent. 

ano  falutis  .M.  |  cccc.lxxxxiij.  die  xv.  mèf  octobris  ad  laude  eterni  ]  dei 
eiufq>  glorioiìlTìme  matris  virginis  Marie.  |  (1493)  in  fol.  Rei.  orig.  d'ais 
de  bois,  dos  en  peau  de  truie  ornein.  [Hain  *i281  150. — 

242  ft'.  n.  eh.  (sign   a-z.  ?.  3,  :4.',  aa-ec).  Caract.  goth.  gros  et  pel.  ;  65  lignes  (des  pel.)  et  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  contient  le  titre  citò.  .\u  verso,  à  longues  lignes:  .F.  Egidius  viterbicns  Eremitanus 
fancti  .-iugullini:  Claiiniino  Theologo  Magiftro  gratiano  fui- |  ginati  ordinis  fancti  .\ugultini  procuratori  fo- 
lertilTimo  .S.  |  puis  quelques  vers  du  inème  auteur.  Le  teste  commence  au  recto  du  f.  ai)  :  C  Clariflimi 
facre  iheologie  doctoris  ac  philofo-  |  phie  ìnterpretis  diii  Egidij  Romani  almi  ordinis  |  Heremitaru;  fancti 
Auguftini.  Illfinit  au  verso  du  f.  237,  suivi  de  l'impressum  et  du  privilègc.  Suit,  IF.  2-38-11,  la  table.  et  au 
redo  du  f.  242:  Regiflrum  huius  operis.  |  (à  4  cols.)  Le  verso  est  blanc. 

Très  bel  exemplaiie  d'un  incunable  peu  commun. 


392.  Statuta. 


Imprimeur  anonyme. 

Staiiita  Doiììhìonim  Arfijìanini 
AclìaJciiiiac    Pataiiinac. 


S.   1.   n.  d.  (Patavii    1496?)  in  4.°   Rei.  orig.  d'ais   de  bois,    dos    en    veau 
[Hain    15015]  50.- 

40  ff.  (3  ff.  n.  eh.,  le  reste  chiffré  I-XXXVIII,)  Sign.  A-k.  Caractères  italiques  ;  38  lignes  par  page. 
Le  recto  du  prera.  f.  ne  contient  que  le  titre  cité  :  au  verso  LVdouicus  Podacatharus  Pontifex  Caputaquenfis 
vir  et  doctrina  et  fapientia  fingu  1  laris  :  ....  Cette  préface  est  suivie  de  l'Index  qui  se  termine  au  verso  da 
3.  f.  Ala  tète  du  4.  f.  se  trouve  le  commencement  du  texte  :  LIBER  PRIMVS.  |  De  officialibus  uniuerlitatis. 
i.  I  Ensuite  une  initiale  s.  fond  noir.  —  La  dernière  pièce  du  volume  (NOVA  STATVTA)  finit  au  recto  du 
dern.  f  par  la  souscriptìon:  Datx  in  nofiro  ducali  falatio.  Die  ..x.  Inlii.  indiclioìie.  xiiii.  M.cccc.lxx- 
xxvi,  I  Expeitfis  Magiflri  pafquini  de  roma. 

et 

.B.       ,F. 

.A. 

Ad  utilitalem  et  commodiim  domino^  et   (cholaftico^  gymnafii  palauinl.  | 

Le  verso  du  dern.  f.  est  blanc. 

Tous  les  bibliographes  sont  d'accord  de  regarder  le  Virgile  d'Aide  de  l'avril  1301  comme  le  premier  livre 
imprimé  en  italiques  II  faut  donc  croire  que  la  date  de  1496,  qui  se  trouve  dans  ces  u  Statuta  »  soit  celle 
de  leur  compilation.  Le  petit  volume  sera  imprimé  vers  1520.  —  Exemplaire  peu  taché  d'eau. 

PARIS  (1470). 

Ulrich  Gering,  de  Konstanz, 
Martin  Kranz,  de  Stein,  et 
Michael  Friburger,  de  Kolmar. 
(1470). 

393.  Rodericus  Sanctius,  episc.  Zamorensis.  Ad  fanctiOlmù  et  beatifTimù 
dilm,  dominù  Paulù  l'ecQ-  |  duni  pontifica  maximù  1  libar  incipit  dictus 
Speculum  hu-  |  mane  vite.  Quia  in  eo  cuncti  mortales  in  quouis  fuerint  ] 
ftatu  vel  officino  (sic)  fpirituali  aut  tempali  !  fpeculabunt"  eius  |  artis  et 
vite  profpera  et  aduerfa  !  ac  recte  viuendi  docu-  |  menta.  Editus  a  Rodorico 
zamorenll  epifcopo  et  poftea  ]  calagaritano,  hifpano,  eiuidem  fanctitatis  in 
caftro  fuo  |  fancti  angeli  cartellano  ;  |  (A  la  fin  :)  ImprelTum  Parifius  anno 
dili.  M.cccc.lxxv.  die  prima  |  menfis  Augufli  !  per  Martinù  crantz.  Vdalricù 
gering.  |  et  Michaelem  friburger.  LAVS  DEO.  |  (1475)  pet.  in  fol.  Veau 
fauve,  fil.  dor.  s.  les  plats,  dos  dorè.  [Hain    13945]  300. 

I  f.  bl.  et  142  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Gros  caract.  goth.  ;  32  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intitulé  cité.  .\u  verso  du  2    f.  :  Prefatio  vtilis  !  in  q  autoris  huius  libri,  vita  eiufq?  ] 


324  MONUMENTA  THYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


{ludiii  recolunt' ....  Au  verso  du  f.  A.:  De  materijs  pertractandis  in  primo  libro,  et  de  tabula  |  capitulorum 
eius.  I  Celle  table  finii  au  verso  du  f.  8.  A  la  page  opposée:  Incipit  capituIQ  primù  pmi  libri  !  videlicet  de 

primo  ?  I  fublimiori  flatu  tèponili  Le  texie  finii  au  verso  du  f-  136.  suivi  d'un  :  Epigramma  in  laudem 

actoris.  I  (sic)  {6  lignes)  et  de  l'impressum.  Le  f.  137  est  blanc.  F.  138  recto  :  Reperiorium  fiue  tabula  per 
alphabelum  ad  facili  I  ter  reperiendas  materias  in  prefenti  libro  dlcto  fpe  I  culum  humane  vile  incipit.  ]  Au 
recto  du  f.  141  :  Finis  felix  atq;  optatus  illiusbreuis  |  tabule  fiue  repertorij  palphabetum,  I  in  prefentem  lib^  I 
fpeculum  humane  |  vite  nuncupaium.  |  Le  verso  est  blanc. 

Volume  fon  rare  et  intéressant.  soni  de  la  seconde  presse  de  Gerìng  (Procior  78^).  Exemplaire  grand  de 
marges,  avec  iniiiales  peintes.  et.  en  partie.  rehaussées  d'or. 

Ulrich  Gering,  de  Konstanz  (1478,  4  Juin). 

394.  Nider,  Johannes,  ord.  Praed.  Preclara  opus  in  expofitònè  pre  ]  ceptorù 
decalogi  feliciter  incipit  |  (A  la  tìn  :)  Eximii  facre  theologie  ^felToris  magri 
iohànis  ny  |  der,  ordinìs  fratrù  pdicatorù,  Préceptoriù  diuine  |  legis  finis 
feliciter.  Exaratùqj  p  magiftrum  vldalri  j  cu  Gering  in  vrbe  Pariùana. 
Anno  domini  .M.cccc.lxxxii.  die.  ix.  lunii.  |  (1482)  in  4.°  Rei.  d'ais  de 
bois  ree.  de  veau  ornem.  à  froid.  (un  plat  y  manque).  ,Hain  11794I  100. 

I  f.  bl.,  330  S.  n.  eh.  et  l  f.  bl.  (sign.  a-z,  A-S)  Beaux  caract.  ronds  ;  37  lignes  par  page. 

A  la  lète  du  prem.  f.  (a.  ii.)  :  Prohemìù.  |  Eximii  facre  theologie  profefforis  fralris  lohaqnis  Xy-  |  der  or- 
dinis  predicatorii,  in  expofitionè  preceptorCi  deca  1  logi  :  prologus  incipit.  |  Plus  bas.  1.  21-22,  Tintitulé  citc. 
Au  verso  du  f  302  la  fin  du  texte  et  l'impressum.  Puis  :  Sequit'  regillrù  feu  tabula  capitulorum  huius  libri 
cu  1  raaleriis  p  tractàdis  in  erfdè  .  ..  F.  330.  verso,  en  bas:  Finis  tabule.  | 

Fort  bel  exempiaire,  avec  ioitiales  peintes  en  rouge  et  bleu. 

Philippe  Pigouchet  (1491,    i    Dèe). 

395.  Maillardus,  Oliverius,  ord.  Min.  Sermones  de  adventu,  Sermones  do- 

minicales  et  Quadragesimale.  Parisìus,  impressi  per  Philippum  Pigouchet 
impensis  eius  ac  lohannis  Petit,  Johannis  Richard,  Durandi  Gerlier,  pari- 
siensium  librariorum,  et  lacobi  Huguetan  Lugdunensis,  in  huiusce  impres- 
sione sociorum,  1500.  3  pties.  en  i  voi.  in  8.°  Avec  la  grande  marque 
typogr.  trois  fois  repétée.  Rei.  orig.  de  peau  de  tr.  ornem.  à  froìd.  ;Hain 
*io5i6]  100.- 

i.)4  ff.  n.  eh.,  LXXXIX  ff.  eh.  et  i  f.  bl.  —  2.)  fi  ff.  n.  eh..  CXXIIII  ff.  eh.  —  3.)  7  |T.  n.  eh.,  i  f.  bl. 
(manque)  et  CXXXVI  &.  eh.  Petits  caract.  goth.,  50  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Nous  donnons  ci-après  les  intitulés  et  les  colophons  des  trois  parties.  faisant  obserì'er  que  sur  cfaaque  intitulé 
se  trouve  la  grande  marque  représentani  un  homme  et  une  femme  sauvages.  sous  un  palmier,  tenant  un  écusson 
avec  le  monogramme  pp^  ;  en  bas:  PhILIPPE.  PlGOVChET.  —  Prem.  ptie.  :  [D]  luini  eloqui)  preconis  ce- 
leberrimi fralris  |  Oliuerij  MaÌllardÌ  ord  nis  minorù  profcITo-  ]  rìs  :  Sermones  de  aduentu  :  declamali  Pari-  [  fius 
in  ecclefìa  fancti  iohannis  in  grauia.  |  .  .  G  Finis  efi  fruciuofo^  fermonù  de  |  aduèiu...  |  ...  im-  |  prelfol^  :  opera 
philippi  picouchet.  ncc  [  non  diligenti  examine  caflìgalo^.  cum  |  plurib'  celeberrimìs  additlonib'  noui  |  ter  in- 
fenis  :  Anno  spiane  falutis.  M.  1  CCCCC.  die.  vii  menfis  maij.  [  —  Sec.  ptìc.  :  [D]  luini  cloquij  preconis 
celeberrimi  fralris  |  Oliuerij  .Vtaillardi  ordinis  minorum  ^fef  |  foris  :  Sermones  dominicales.  vnacum  aliqui-  | 
bus  alijs  sermonibus  valde  vtilibus.  |  ....  G  Diuini  uerbi  preconis  celeberrimi:  ]  ....  |  ....  Parifius  lerfc  per 
Philippù  I  Pigouchet  iiiipreflt  :  finiunt  feliciter.  |  Anno  dni  Miltefimo  qulngentelimo.  |  die  vero  .xìiii-  mcnfìs 
Augufti.  I  —  Trois.  ptie.  :  C  Tabula  alphabetica  in  fcrmones  qua-  |  dragelìmales  fratris  Oliuerij  Maillardi.  | 
....  G  Diuini  verbi  preconis  ....  |  ....  fermÒes  fìniùt  feliciter.  [  impdì  parilius  p  philippù  pigouchet  :  |  impcfis 
eius  ac  iohànis  petit  :  iohànis  |  rchard  :  duràdi  gerlier  parificfiìj  libra-  |  riorù.  et  Ì.icobi  huguetan  lugdunenfis:  ] 
in  huiufce  imprefiione  fociorum.  Anno  |  dtìi  M.ccccc.xiiij.  menfis  Augulìi. 

Le  relieur  a  mis  d'abord  la  troisième,  puis  la  sec.  et  la  prem.  panie  ;  aussi  les  ff.  de  la  table  soni  un  peu 
en  désordre.  Mais  l'exemplaire  est  (out  h  fait  complet.  Beaucoup  de  tcmoins. 

(A   suivrc). 


462-900.  Firenze,  Tipografia  L.  Francescbtni  e  Ci  -  Via  dell 'Angli  il  lara,  18. 


Volume   II  Dicembre    igoo  -  Gennaio    igoi       Dispensa  g°-io^ 


La  Bibliofil 


RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA  DA  LEO   S.   OLSCHKI 


La  Legende  de  la  Papesse  Jeanne 
dans   l'illustration  des  Livres,  du  XV*^  au  XI X^  siècle 


L 


L-vNS  son  travail  si  attachant  sur  les  Légencles  du  moyen- 
àge  relatives  aux  Papes,  le  chanoine  Dcellinger  a  montré 
comment  était  née  la  fable  de  la  Papesse  Jeanne  (i). 
Avant  d'analyser  sa  démonstration,  rappelons  le  contexte 
niéme  de  la  legende  :  d'après  les  auteurs  du  moyen-àge,  une  femme  déguisée 
en  homme  aurait  gouverné  l'Eglise  entre  le  pontificat  de  Saint  Leon  IV 
(y  le  17  Juillet  855)  et  celui  de  Benoit  III  (élu  le  18  Juillet  de  la  méme 
année)  (2);  son  règne  —  le  CXIV,  dans  l'ordre  chronologique  —  aurait 
dure  deux  ans,  un  mois  et  quatre  jours,  (d'après  Martinus  Polonus,  deux 
ans,  cinq  mois  et  trois  jours;  d'après  Kcenigshofen,  plus  de  trois  ans). 
Si  les  interprétations  littéraires  de  la  legende  ont  été  l'objet  d'études 
minutieuses  (3),  jamais  érudit,  à  ma   connaissance,    n'a  pris  la  peine  de 


(1)  Die  Papsl-Fabeln  des  JMittclallcys.  i<'  ed.  Stuttgard,  1S90.  Une  traduction  italienne  a 
paru  à  Turili  en  1867. 

(2)  Le  décret  d'élection  de  Benoit  III  fut  redige  vers  le  20  Juillet  ;  la  consécration  n'eut 
lieu  que  le  29  septembre.  Ailleurs,  cependant,  la  date  de  l'avènenient  de  ce  pape  est  placée  au 
(>  octobre  (Duchesne,  Le  Liber  ponfificalis,  t.  II,  p.  LXVII,  LXXV). 

(3)  Spanheim  a  publié  la  liste  de  150  volunies,  conipris  entre  le  XIII=  siècle  et  le  XVII'', 
qui  ont  fait  mention  de  la   Papesse.  (Histoire  de  la  Papesse  Jeanne,  ed.  de  La    Haye,   1720,  t.   I, 

La  Bibliofilia,  volume  II.  dispensa  cj'-lo"  22 


i2b 


EUGÈNE  MUNTZ 


rechercher  quelles  en  avaient  été  les  interprétations  plastiques.  C'est  à 
combler  cette  lacune  que  je  m'appliquerai  ici. 

Mes  recherches  montreront  avec  (jiielle  complaisance,  avec  quelle 
facilité,  l'art  d'autrefois  s'est  emparé  de  mythes  ne  reposant  sur  aucun 
fondement. 

Passe  encore  pour  les  artistes  du  moyen-àge  :  ils  avaient  l'habitude 
de  mettre  en  oeuvre  les  récits  les  plus  fantastiques,  les  données  les  plus 
fabuleuses.  Ce  qui  est  plus  rare,  c'est  de  voir  les  maitrcs  de  la  Renais- 
sance préter  le  secours  de  leur  pinceau  ou  de  leur  burin  à  la  propa- 
gation  de  légendes  absolument  apocryphes.  Et  ici  il  ne  s'agit  plus  d'une 
legende  quelconque,  plus  ou  moins  banale,  mais  de  la  liste  méme  des 
chefs  de  l'Eglise  ! 


-"»•   CLEMENTE 


I  PARTORÌ    I.A 


1^.^       PAPESSA 
I.  —  /.(z  ruc  Oli  mouìiit  la  Papcsst'  Jt-niitic.  jyaprcs  le  piati  de  Rome  coiiseiic  à  Mantoue. 


Ne  nous  étonnons  pas  si  les  artistes,  tini  éprouvent,  mème  de  nos 
jours,  si  peu  de  scrupules  à  créer  de  toutes  pièces  les  portraits  de  per- 
sonnages  historiques  dont  on  n'a  conserve  nulle  effigie  (bornons-nous  à 
citer  Jeanne  d'Are),  ont  consenti  jadis,  avec  un  si  parfait  empressement, 
à  inventer  la  physionomie  de  personnages  tìctifs  ;  ils  n'etaient  du  moins 
guère  génés  par  quelque  document  iconographique  peu  avantageux,  par 
c[uelque  texte  trop  vague  ou  trop  ambigu. 


p.  1 55  et  suiv.).  Depuis,  d'iiinombrables  ouvrages  nouveaux  ont  vu  le  jour.  On  en  trouvera  la  bi- 
bliographie  dans  le  Répertoire  des  sources  hisloriqucs  du  moyen  àge  (p.  1257-1259)  de  l'abbc 
Chevalier. 


LA  LEGENDE  DE  LA  PAPESSE  JEANNE  327 


II. 

L'origine  de  la  Fabia  de  la  Papesse  ne  remonte  pas  au  delà  du 
XIIP  siècle,  ou  du  moins,  n'a  pas  été  consignée  par  écrit  avant  cette 
epoque.  Ses  premiers  promoteurs  furent  Jean  de  Mailly,  qui  écrivit  sa 
chronique  en  1250,  Etienne  de  Bourbon  (-]-  1261),  Martinus  Polonus, 
ou  Martin  de  Troppau  (-|-  1278).  Au  siècle  suivant,  un  scribe  ajouta  le 
nom  au  catalogne  officici  des  Papes  et  lui  donna  place  dans  le  Liber 
pontificalis  de  Pierre  Guillaume.  Du  coup  la  legende  se  changeait  en 
fait  historique. 

Voici  d'abord  le  témoignage  de  Jean  de  Mailly  :  «  En  ces  temps 
{après  Victor  III)  il  y  eut  un  pape  ou  plutót  une  papesse  qui  n'est  point 
admise  dans  le  catalogne  des  papes,  parcequ'elle  était  femme  et  feignit 
■d'étre  un  homme.  Gomme  un  jour  elle  montait  à  cheval,  elle  accoucha 
d'un  enfant,  et  livrèe  aussitòt  à  la  justice  romaine,  les  pieds  liés  à  la 
queue  d'un  cheval,  elle  fut  saisie,  traìnée  et  lapidee  par  le  peuple  l'espace 
d'une  demi-heure,  et  à  l'endroit  où  elle  mourut  elle  fut  enterrée,  et 
en  ce  lieu  sont  écrits  ces  mots  :  "  Petre,  pater  patrum,  papissae  prodito 
partum  ,, .  C'est  sous  son  règne  que  fut  établi  le  jeùne  des  quatre  temps, 
qu'on  appelle  le  jeùne  de  la  Papesse  »    (i). 

Un  des  continuateurs  du  Liba-  pontificalis  renchérit  encore  sur  cette 
donnée,  comme  on  en  peut  juger  par  le  passage  rapportò  ci-après  : 

«  Post  hunc  Leonem  Johannes  Anglicus,  natione  Margantinus,  sedit 
annis  duobus,  mense  uno,  diebus  quatuor,  et  mortuus  est  Rome,  et  ces- 
savit  episcopatus  mens.  I.  Hic,  ut  asseritur,  femina  fuit,  et  in  puellari 
etate  a  quodam  suo  amasio  in  habitu  virili  Athenis  ducta,  sic  in  diversis 
scientiis  profecit  ut  nuUus  sibi  par  inveniretur  ;  adeo  ut  post  Rome  tri- 
vium  legens  magnos  magistros  discipulos  et  auditores  haberet.  Et  cum 
in  Urbe  vita  et  scientia  magne  opinionis  esset,  in  papam  concorditer 
eligitur.  Sed  in  papatu  per  suum  familiarem  impregnatur.  Veruni  tempus 
partus  ignorans,  cum  de  Sancto  Petro  in  Lateranum  tenderet,  angustiata 
Inter  Coliseum  et  sancti  Clementis  ecclesiam  peperit,  et  post  mortua 
ibidem,  ut  dicitur,  sepulta  fuit.  Et  quia  domnus  papa  eandem  viam  sem- 
per  obliquat,  creditur  a  pluribus  Cjuod   ob   detestationem   facti   hoc  faciat. 


(i)  Artide  de  Samuel  Berger  dans  V Encyclopedie  des  Sciences  religieuses  de  Lichtenberger, 
t.  VII,  p.  217. 


32i 


EUGENE  MUNTZ 


Nec  ponitur  in  Cathalog-o  pontifìcum  jn-opter  mulicbris  sexus  «[iiantum 
ad  hoc  deformitatem  »    (ij. 

Les  premiers  chroniqueurs  «pn  parlent  de  la  Papesse  noiis  laissent 
ignorer  son  noni,  ainsi  que  la  date  de  son  pontificat.  (Jean  de  Mailly, 
—  on  l'a  vu  —  la  fait  vivre  cà  la  hn  tlu  XP  siede  et  lui  donne  pour 
prédécesseur  \'ictor  III).  Plus  tard  seulement,  on  aftii-ma  qu'elle  s'était 
appelée  Jeanne  (Jean  \'III),  qu'elle  était  Anglaise  d'origine  mais  née  a 
Mayence    «  (Johannes  Angelicus,   natione  Maguntinus  »    (2). 

Les  récits  de  sa  mort  n'ofìfrent  pas  moins  de  divergence  :  d'après 
Jean   de   Mailly,   aussitot   son   sexe  découvert,   les   Romains  l'auraient  at- 


2.  —  La  Papesse  Jeanne,  d'après  Boccace  iinpiimé  à   L'iin  eii  I4y3- 

tachée  à  la  qucue  d'un  cheval  et  lapidee;  ils  l'enterròrent,  ajoute  t-il.  à 
l'endroit  où  elle  tomba  morte  et  gravèrent  sur  son  tombeau  une  inscrip- 
tion,  (pie  l'auteur  du  XIIP  siècle  Ut  comme  suit:  «  Petra,  pater  patrum, 
papissse  prodito  partum  »,  mais  pour  la(|uellu  d'autres  auteurs  ancicns 
ont  propose  la  lecture  suivante  :  «  Parco,  pater  patrum,  papissae  prodere 
partum   ».  l'n  manuscrit  de  la  chronique  de   IMartinus   Polonus   rapporta 


(1)  Dlchesne,  IJher  pontificalis,  t.  Il,  p.  XWl.  l'niis,  1S91. 

(2)  nctllinger  a  clieiclié  à  expliquer  celle  doublé  appellatiou  par  la  haine  que  les  Romains 
portaient  aux  Anglais,  après  le  clificreiid  eiilre  liinoct-ut  HI  el  le  loi  Jean,  et  par  la  baine  non 
imondre  qu'ils  avaienl  vouée  aux  Alleninnds. 


LA  LEGENDE  DE  LA  PAPESSE  JEANNE  329 

au  contraire  que  le  fils  de  la  papesse  fit  honorablement  enterrer  sa  mère 
dans  la  cathédrale  d'Ostie,   où   elle  aurait  opere  des   iniracles   (i). 

Si  les  humanistes,  à  commencer  par  Pétrarque,  prirent  pour  mot 
■d'ordre  le  redressement  des  erreurs  historiques  et,  d'une  manière  plus 
g-énérale,  déclarèrent  la  guerre  aux  préjugés,  il  leur  arriva  parfois  aussi 
-de  se  faire  les  propagateurs  de  légendes  qui  n'avaient  rien  à  envier  aux 
plus  ridicules  superstitions  du  moyen  àge.  Tel  fut  le  cas  de  Boccace. 
Dans  son  traité  de  claris  Jìliilieriòus  il  ofì'rit  l'hospitalité  à  la  pseudo- 
Papesse  et  par  là  lui  assura  la  popularité  pour  une  longue  suite  de  généra- 
tions.  Notons  (|u'il  ignore  encore  le  nom  de  son  héroine  ;  «  quod  proprivmi 
fuerit  nomen,  vix  cognitum  est....  Esto  sunt,  qui  dicant  fuisse  Gilbertam  » . 

Au  XI  V''  siècle,  la  legende  de  la  Papesse  était  tellement  ancrée  par- 
tout  (2),  qu'on  pla^a  son  buste  (3)  dans  la  cathédrale  de  Sienne,  au  beau 
milieu  des  Papes  authentiques,  entre  Leon  IV  et  Benoìt  III.  De  longues 
générations  durant  personne  ne  s'en  offuscpia.  Il  fallut  l' intervention  de 
Clément  \'III  pour  faire  éloigner  cette  pierre  d'achopement.  Cela  se  passa 
-en  1600.  Mais  ici  la  question  s'embrouille:  Clément  VII!  se  borna-t-il 
à  faire  enlever  le  marbré  malencontreux?  Telle  est  la  version  ordinaire. 
D'autres  au  contraire  soutiennent  que  l'on  se  contenta  de  débaptiser  le 
buste,  ([ui  aurait  pris,  à  la  place  du    nom    de   Jeanne,  celui    de   Zacha- 

l'ie  (741-752)  (4)- 

Doellinger  admet,  lui  aussi,  que  le  buste  de  la  cathédrale  de  Sienne 
recut  le  nom   de  Zacharie  (page    23). 


(i)  Pertz,  Scìiptoies,  t.  XXII,   1872,  p.  428. 

(2)  Au  XV"  siècle,  d'apres  Dcellinger  (2''  édition). 

(3)  C'est  par  erreur  que  Leon  Allatiiis,  dans  le  supplément  à  l'ouvrage  de  Ciacconio,  parie 
d'une  statue  :  («  in  tempio  seneusi....  ubi  sunt  Pontificum  romanorum  iiiiagines  expressse,  statua 
■etiiuuuuni  visitur  liujus  Papissje,  inter  Leouem  IV  et  Benedictum  III  »  (ì'itcr  et  res  gesta  Pon- 
iificiiiit  romaiìo-iuin,  ed-  de  1677,  '•  '•  P-  *''i5)- 

(4)  «  Narra  il  Colomesio  in  singularibus,  che  nel  Duomo  di  Siena  fu  formata  nel  1400  la  serie 
di  170  Papi  in  tanti  Husti  di  creta,  che  da  S.  Pietro  finiva  ad  Adriano  I\',  ma  con  poca  esattezza, 
vedendosi  ripetuti  alcuni  Pontefici,  e  omessi  alcuni  de'  veri,  e  legitimi,  in  vece  de'  quali  si  vedevano 
iilcuni  Antipapi.  Kra  questi  avevano  intrusa  anche  la  Papessa  Giovanna.  Gio.  Launojo  nella  dissert. 
«  de  Auctoritate  uegantis  argumenti  »  asserisce,  che  essendo  passato  per  Siena  nel  1634  osservò  questo 
lìusto  ;  e  perciò  si  oppose  al  Baronio,  che  avea  scritto  a  Florimondo  Raimondo,  che  il  Busto  era 
stato  tolto,  e  spezzato.  Il  Mabillon  nel  suo  viaggio  ne  fece  ricerca,  e  non  ve  lo  trovò.  Ma  poi  ne 
scuopri  la  vera  istoria  da  una  Lettera  dell'abate  Giacomo  Mignanelli,  trasmessagli  dal  Maglia- 
bechi,  in  cui  gli  significò  che  ad  istanza  di  Clemente  Vili,  e  dell'Arcivescovo  Cardinal  Tarugi, 
mosso  dalle  preghiere  del  Card.  Baronio,  per  ordine  del  Grand  Duca  a'  9  di  Agosto  nel  1600,  cam- 
biati i  lineamenti  feminili  del  Busto,  fu  trasformato  nel  Pontefice  Zaccaria,  e  non  in  quello  del 
Profeta  di  questo  nome,  come  il  Montfaucon  nel  Diar.  Hai.  p.  348  dice,  che  uno  avea  scritto». 
(S/oria  de'  Solenni  Possessi  de  Sommi  Panie fici  ;  Roma,  1802,  p.  240). 


330  EUGÈNE  MUNTZ 


Jusque  vers  la  tìn  du  XV'  siècle,  les  historiographes  de  la  Papauté 
n'avaient  prete  ([u'une  attention  distraile  à  une  fable  si  parfaitement  dé- 
sagréable  pour  leurs  clients.  Yoilà  que,  sous  le  règne  de  Sixte  IV,  Bar- 
tolommeo  Platina,  le  savant  préfèt  de  la  Bibliothèque  du  \'atican  et 
l'auteur  des  Vifcr  Papa  ni/)/,  éditées  pour  la  première  fois  en  1479,  lui 
fit  l'honneur  de  l'admettre  dans  son  recueil,  qui  avait  un  caractère  plus 
ou  moins  ofticiel.  A  peine  s'il  jugea  nécessaire  de  formuler  Fune  ou 
l'autre  réserve.  Son  récit  est  trop  curieux  pour  que  je  resiste  à  la  ten- 
tation  de  le  reproduire  ici.  «  Johannes  \'III.  Johannes  anglicus,  ex  Ma- 
guntiaco  oriundus,  malis  artibus  (ut  aiunt)  pontificatum  adeptus  est. 
Mentitus  enim  sexum,  cum  foemina  esset,  adolescens  admodum  Athenas 
cum  amatore  viro  docto  prohciscitur  :  ibique  prseceptores  bonarum  ar- 
tium  audiendo  tantum  profecit,  ut  Romani  veniens,  paucos  admodum 
etiam  in  sacris  literis  pares  haberet,  nedum  superiores.  Legendo  autem 
et  disputando  docte  et  acute,  tantum  benevolentise  et  auctoritatis  sibi 
comparavit,  ut  mortuo  Leone  in  ejus  locum  (ut  Martinus  ait),  omnium 
consensu  pontifex  crearetur.  Verum  postea  a  servo  compressa,  cum  ali- 
quandiu  occulte  ventrem  tulisset,  tandem  dum  ad  Lateranensem  basi- 
licam  proficisceretur,  inter  theatrum  (cjuod  Coloseum  vocant)  a  Nero- 
nis  colosso,  et  sanctum  Clementem,  dolorilnis  circumventa  peperit  :  coque 
loco  mortua,  pontificatus  sui  anno  secundo,  mense  uno,  diebus  quatuor, 
sine  ullo  honore  sepelitur.  Sunt  qui  ol)  h?ec  scribant  pontificem  ipsum, 
quando  ad  Lateranensem  basilicam  proficiscitur,  detestandi  facinoris 
causa,  et  viam  illam  consulto  declinare  et  ejusdem  vitandi  erroris  causa, 
dum  primo  in  sede  Petri  coUocatur,  ad  eam  rem  perforata  (  i  ),  genitalia 
ab  ultimo  diacono  attrectari.  De  primo  non  abnuerim,  de  secundo  ita 
sentio,  sedem  illam  ad  id  paratam  esse,  ut  qui  in  tanto^magistratu  con- 
stituitur,  sciat  se  non  deum,  sed  hominem    esse  :    et    necessitatibus    na- 


(i)  Baroniiis  a  expliqué  la  legende  conime  étaiit  une  salyre  contre  le  pape  Jean  \'III  «  ol> 
niiniani  ejus  animi  facilitateni  et  nioUitudincm  ». 

D'après  le  regretté  Samuel  Berger,  la  legende  anrait  sa  source  dans  l'histoire  de  certain 
patriarche  de  Constantinople  ;  celui-ci  en  mourant  aurait  recoinmandé  à  son  clergé  sa  mère  qui  de- 
nieurait  auprès  de  lui  en  habits  d'homme,  et  cette  femnie,  élue  unanimement,  aurait  dirige  l'Eglise 
de  Constantinople  pendant  un  an  et  demi  (Encychpédie  dcs  Sciences  relìgieitses  de  I.ichtenberger, 
t.  VII,  18S0,  p.  2i('i-2iy).  Mais  dans  la  nouvelle  édition  des  Paps/-/ùibelii  de  Du-llinger,  publiée 
par  M.  Friedrich,  l'hypolhèse  de  l'origine  grecque  de  la  legende  est  réfutée  (p.  3-4). 


LA  LEGENDE  DE  LA  PAPESSE  JEANNE 


33' 


turae,  ut  potè  egerendi,  subjectum  esse,  vinde  merito  stercoraria  sedes 
vocatur.  Haec  quee  dixi  vulgo  feruntur,  incertis  tamen  et  obscuris  auc- 
toribus:  quse  ideo  ponere  breviter  et  nude  institui,  ne  obstinate  nimium 
et  pertinaciter  omisisse  videar,  quod  fere  omnes  affirmant  :  erremus  etiam 
nos  hac  in  re  cum  vulgo  quamquam  appareat,  ea  quae  dixi,  ex  his  esse, 
quse  fieri  posse  creduntur  ». 


de'  la  Papesse  Jean iw.  /J'ttpiis  r/iisfoiie  de  Boeeaee  pubìiee  a  Berne  en  ijS9- 

(D'après  rexemplaire  du  chev,   Leo  S.   Olschki). 

A  ce  moment,  l'existence  de  la  Papesse  était  devenue  parole  d'évan- 
gile.  En  i486,  le  pape  Innocent  Vili  ayant  traverse  processionnellement 
la  rue  où  se  voyait  la  prétendue  statue  de  la  Papesse,  plusieurs  pré- 
lats  murmurèrent  contre  cette  infraction  au  protocole.  L'archevéque  de 
Florence,  Rinaldo  Orsini,  réprimanda  vertement  le  maitre  des  cérémo- 
nies,  le  fameux  Jean  Burchard.  Celui-ci  toutefois  trouva  un  défenseur 
dans  r  évéque  de  Pienza,  Agostino  Patrizi,  qui  aftirma  que  c'étaient  là 
pures  chimères. 

Le  récit  de  Burchard  mérite  d'étre  reproduit  d'autant  plus  qu'il  a 
échappé  aux  recherches  de  Doellinger  :  «  tani  eundo  quam  redeundo  ve- 
nit  per  Colisseum  et  rectam  viam,  videlicet  ubi  posita  est  imago  papisse, 
ut  dicitur,  in  signum  quod  Johannes  VII  anglicus  puerum  peperit  ;  per 
quam  onnes  dicunt  non  debere  unquam  equitare.  Fui  propterea  a  D.  ar- 
chiepiscopo Florentinorum,  episcopo  Massano  et  Hugone  de  Benciis  sub- 


132  EUGÈNE  MUNTZ 


diacono  apostolico,  reprehensus.  Habui  super  hoc  verbum  cum  D.  epi- 
scopo Piantino,  qui  mihi  dixit  illam  esse  fatuitatem  ac  heresim  sapere 
quod  Papa  non  debeat  per  illam  viam  ire,  cum  non  reperiatur  aliquo 
libro  authentico  prohibitum  vel  ex  consuetudine  contrarium  observatum  »  . 
{Dia>-iu»i,  ed.  Thuasne,  t.  I,  ]x  23,,.  —  \'oir  aussi  la  dissertation  de 
Gennarelli   dans    son   édition   du   Diariiim,   p.   48-49,   82-87). 

III. 

D'après  Doellinger,  quatre  éléments  ont  donne  à  la  legende  sa  phv- 
sionomie  si  curieuse  :  I.  l'emploi  de  la  chaise  stercoraire,  lors  du  cou- 
ronnement  du  pape;  II.  la  présence,  dans  une  rue  de  Rome,  d'une  in- 
scription  énigmatique  (probablement  mithriaque)  ;  III.  celle  d'une  statue 
drapée,  dans  le  voisinage  de  l'inscription  ;  R'.  entìn  l'habitude  d'éviter 
la  rue  en  question  lors  de  la  procession  solennelle  («  sacro  possesso  »), 
par  laquelle  le  Pape  nouvellement  élu  prenait  possession  du  Latran.  La 
foule,  ne  pouvant  s'expliquer  ce  détour,  tinit  par  établir  une  corréla- 
tion  entre  l' itinéraire  adopté  par  la  procession  et  la  signification  de  la 
sculpture  que  l'on  évitait  avec  tant  de  soin.  Une  fois  la  cristallisation 
faite  sur  ce  point,  toutes  sortes  de  données  accessoires  vinrent  se  grou- 
per  autour  du  novau  primitif.  On  y  rattacha  notamment  le  souvenir  des 
scandales  de  la  Papauté  au  X^  siècle,  l'intervention  des  femmes,  entre 
autres  de  la  fameuse  Théodora  et  de  la  non  moins  fameuse  ÌNIarosia  dans 
le  gouvernement  de  l'Eglise.  De  ces  papes  en  jupon  à  une  papesse,  il 
n'y  avait  qu'un  pas  —  la  legende  était  formée. 

Passons  en  revue  ces  différents  éléments. 

De  la  chaise  stercoraire,  l'on  me  dispenserà  de  parler.  11  me  suf- 
tìra  de  renvover  à  la  rétutation  donnée  par  M.  d.'  Duchesne  dans  son 
Liber  pontificalis  (t.  II,  p.  306)  et  par  M.^'  Barbier  de  Montault  dans 
ses  oeuvres  complètes  (t.   III,   p.   212.   Paris,    1890)  (i). 

Pour  ce  qui  est  de  la  statue,  elle  est  mentionnée  dès  le  Xlll"  siè- 
cle, vers  1283,  par  Maerland.  Par  contre,  le  passage  de  la  chronique  de 
Koenigshofen  qu'on  lui  a  applicpié  n'a  rien  a  faire  avec  l'histoire  de  la 
Papesse  (2).  C'était  un  groupe  compose    d'une    statue    de    grandeur  na- 


(1)  Voy.  égalenient  la  Storia  de'  solenni  Possessi  Uè  Cancellieri  (p.  23r)-24i)  et  les  Pupstfabeln 
(le  Dcellinger  (p.  35-40)- 

(2)  Encyclopédie  des  sciences  religieuses,  t-  VII,  p.  543. 


LA  LEGENDE  DE  LA  PAPESSE  JEANNE 


333 


3omnc6  kpnmue 


turelle  (plus  semblable  à  un  homme  qu'à  une  femine)  et  d'une  statue 
plus  petite  représentant  un  enfant  qui  tient  une  palme.  Ouant  à  l'in- 
scription,  elle  renfermait  les  mots  :  «  Pater  Patrum  »  et  les  lettres 
P.  P.  P.  («  propria  pecunia  posuit  »).  Peut-étre  le  groupe  représentait  un 
poète  paien  avec  un  acolyte  ou  une  divinité. 

Lorsque  Luther  visita  Rome,  il  y 
vit  la  statue  en  pierre  d'une  femme  re- 
couverte  du  manteau  papal,  tenant  un 
enfant  et  un  sceptre.  C'était,  aftirme 
t-il,  une  effigie  caricaturale  de  la  Pa- 
pesse Jeanne  (i). 

Cette  sculpture  a  depuis  longtemps 
disparu  (d'après  Dcellinger,  elle  aurait 
été  enlevée  par  ordre  de  Sixte-Ouint). 
ì\I.  le  commandeur  Lanciani,  pour  qui 
les  antiquités  de  Rome  n'ont  pas  de 
secret,  m'écrit  que  «  in  quanto  alla 
papessa  Giovanna  nulla  assolutamente 
si    sa    della    fine    della    pretesa    statua, 

.  4-  —  Lei  Pdpcssi'  fcaìiiif.  ITapy'ts  hi  ilirc- 

che  si  vedeva  sulla  via  del  Laterano.  »  ,„-^,,^  ^^  isurembcrg  (1493). 

(D'après  l'exeniplaire  du  chev.  Leo  S.  Olschkì). 

La  legende  de  la  Papesse  Jeanne  est  un  exemple  à  ajouter  à  ceux 
(pi'a  cités  Gottfried  Kinkel  dans  son  travail  sur  les  légendes  ayant  leur 
source  dans  des  oeuvres  d'art  {^Mosa'ik  zicr  K!u/sfgcsc//ii///c'). 

Nous  sommes  mieux  informés  au  sujet  de  la  maison  dite  de  la  Pa- 
pesse: elle  était  située  entre  le  Colysée  et  la  basilique  de  Saint  Clé- 
ment  :  parvenue  à  ce  point,  la  procession  pontificale  prenait  la  «  Via  de 
S.S.  Quattro  ». 

Un  pian  de  Rome,  à  la  fin  du  XY  ou  au  commencement  du  XVP 
siècle,  le  célèbre  pian  de  la  bibliothèque  de  JMantoue,  nous  montre  l'en- 


^ 

#^8 

r% 

*» 

k^ 

mtì 

>^ 

^^y^M 

^K^^ 

s 

k1 

j^^ 

^^^k 

^ 

K 

(i)  Lehfeldt,  Luthers   VerhUltnìss  zu  Kuiist  und  Kunsllcrn;  Berlin,   1S92,  p.  24. 


334  EUGÈNE  MUNTZ 


droit  précis  où  la  Papesse  aurait  accouché  :    «  Loco  dove  partorì  la  Pa- 
pessa >    (i). 

D'après  Adinolfi,  la  maison  fut  détruite  par  ordre  de  Pie  IV  (2). 


IV. 


Boccace,  comme  il  a  été  dit,  avait  contribué  plus  que  tout  autre 
à  répandre  la  legende  de  la  Papesse  :  il  n'est  donc  pas  surprenant  que 
ce  soit  dans  les  éditions  de  son  «  de  Mulieribus  claris  »  que  nous  ren- 
contrions  les  ilkistrations  les  plus  nombreuses  du  m}-the,  Pour  ne  pas 
scinder  l'histoire  des  évolutions  de  cette  sèrie,  j'en  dresserai  dès  à  présent 
le  catalogne,  sans  m'arréter  aux  divisions  chronologiques  adoptées  pour 
les  autres  illustrations. 

Dès  1473,  la  gravare  représentant  la  scène  de  l'accouchement  et 
de  la  mort  de  la  Papesse  fait  son  apparition  dans  l'édition  latine  pu- 
bliée  à  Ulm  (fol.  CMI),  aussi  bien  que  dans  la  traduction  allemande 
publiée  dans  la  mème  ville.  Nous  y  voyons  les  cardinaux  s'empressant 
autour  de  la  Papesse  ou  regardant  avec  stupéfaction,  tandis  qu'un  assis- 
tant  semble  commenter  l'événement  (3). 

Une  autre  édition  allemande,  celle  qui  a  été  publiée  à  Augsbourg 
en  1479  (Bibliothèque  nationale  de  Paris  ;  Réserve,  G,  367),  nous  montre, 
au  folio  CXXXIII,  la  Papesse  étendue  à  terre,  au  milieu  des  cardinaux: 
près  d'elle,  l'enfant.  A  droite,  un  spectateur  en  costume  civil. 

L'édition  publiée  à  Venise  en  1506,  chez  Zuanne  de  Trino  (4), 
montre  la  papesse  debout,  de  face,  les  cheveux  couverts  d'un  voile  ;  la 
main  droite  pendante,  la  main  gauche  à  la  ceinture,  tenant  les  plis  de 
sa  robe  qui  est  légèrement  relevée.  Au  fond,  sur  la  gauche,  des  bou- 
quets  d'arbres  :  sur  la  droite,  des  arbres  et  des  édifices.  Rien  de  ca- 
ractéristique,  rien  (jui  distingue  l'attitude  de  la  Papesse  d'une  foule  d'autrcs 


(i)  De  Rossi,  Piante  iconografiche. 

(2)  Roma  7ic!l' dà  di  mezzo,  t.  I,  p.  3i8-ji9  ;  Rome,   iSSi. 

(3)  Reproduite  dans  la  Bibliotheca  spenceriana  de  Dibdiii,  t.  IV',  p.  586. 

(4)  «  L'opera  de  iiiisser  Giovanni  Boccacio  de  Mulieribus  claris  —  stanipado  in  Venetia  per 
niaistro  Zuanne  de  Trino,  chimato  (sic)  Tacuino  del  anno  de  la  natività  de  Christo  MDV'I.  adi 
VI  de  marzo,  regnante  l'inclito  Principe  Leonardo  Lauredano  »•  \oy .  Riche  el précieuse  collection 
de  livres  à  figures des  XI''  el  A'KA  si'ecles  soignettsement  décrits  par  Leo  S.  Olscuki,  n."  266. 


LA  LEGENDE  DE  LA  PAPESSE  JEANNE  335 

figures  du  méme  recueil.  —  Cette  gravare  est  du  maitre  L,  dont  la  si- 
gnature se  voit  sur  plusieurs  vignettes  du  méme  volume,   (i) 

Mais  c'est  surtout  la  gravure  de  l'anonyme  I.  K.,  publiée  en  1539 
dans  l'édition  de  daris  Mulieribus  donnée  à  Berne  (2)  (fol.  LXXIII  v°; 
chap.  XCIX),  qui  mit  le  comble  à  la  popularité  de  la  Papesse  ;  gràce  à 
une  mise  en  scène  habile  (elle  nous  mentre,  outre  les  cardinaux,  un  sei- 
gneur  en  costume  du  XVP  siècle  et  un  fou),  elle  est  devenue  le  point 
de  départ  de  tonte  une  sèrie  d'illustrations,  publiées  soit  à  Berne,  soit 
à  Augsbourg,  soit  à  Tubingue. 

Je  regrette  vivement  qu'il  ne  m'ait  pas  été  donne  jusq'ici  de  dresser 
la  liste  complète  des  gravures  du  de  clari^  Mìilieyihìts  :  nos  Inbliothècpies 
parisiennes  ne  possèdent,  en  effet,  qu'une  partie  des  éditions  de  l'ou- 
vrage  de  Boccace.  Et  encore  plusieurs  exemplaires  sont  ils  mutilés,  pré- 
cisément  à  l'endroit  où  se  trouve  la  gravure  représentant  la  Papesse. 
Telle  est  l'édition  espagnole  (Sarragosse,  1494)  conservée  à  la  Biblio- 
thèque  nationale  (Réserve,  G,  336).  Le  folio  CHI,  contenant  l'histoire 
de  Jean  VII,  y  a  été  découpé. 

Je  reviens  sur  mes  pas  pour  étudier  les  autres  gravures  consacrées 
à  la  Papesse  pendant  le  cours  du  XV"  siècle.  lei  encore,  l'Allemagne 
se  distingue  par  son  empressement.  En  1493,  dans  le  Chroìiicanun  Lìber, 
publié  à  Nuremberg    par  le  Dr.   Hartman  Schedel,  qui  l'a  accompagno 


(1)  Voy.  sur  cette  édition  la  Bihliogìaphie  des  Livres  à  figures  vénilieiis,  du  due  de  Rivoli, 
P-  254-255. 

(2)  Voy.  Leo  S.  Olschki,  IMonumenta  /ypogiapiiica,  n.»  30,  La  Bibliofilia,  I,  p.  313. 

Cet  artiste  travailla  de  1536  a  1545.  (Voy.  Nagler,  Die  Monogrammislen,  t.  Ili,  11".  26S2, 
p.  1023-1026).  -Bartsch,  dans  sou  consciencieux  Peiit/re  grjxvenr  (t.  IX,  p.  157)  décrit  comme  suit 
cette  pianelle,  dont  il  n'a  pas  devine  le  sens,  mais  dans  laquelle  mes  lecteurs  n'auront  pas  de  pei  ne 
à  reconnaitre  la  fable  de  la  Papesse  Jeanne:  «  Gravure  sur  bois  du  monogrammiste  [alleniand]  IK. 
—  Une  femme  habillée  en  pape  accoucliant  d'un  enfant  pendant  une  procession  soleinielle.  Une 
tablette  avec  les  lettres  IK  est  à  la  gauche  d'en  bas  ». 

La  gravure  du  maitre  IK  a  été  reproduite  dans  les  ouvrages  suivants  : 

Schhnpff  uud  Ernst  durch  alle   Welthiìitdel,  Berne,  Apiarius,  I542. 

fT<riiemste  Historien  uud  Exeiupel  von  widerwàrligeu  Gliick,  durch  I.  Boccatium.  Trad. 
ali.  Augsbourg,  Stainer,   1545. 

Ordo  eligendi  Pontificis.  Tubingue,   1556. 

Il  e.xiste  en  outre  un  ticage  à  part,  petit  in-folio,  de  la  gravure  avec  la  legende:  «  von  Hu- 
rebabst....  Ihr  liebe  Cristleut  hOret  des  eyn  Hur  ist  der  Babst  gevvest  ». 


336 


EUGENE  MUNTZ 


d'un  commentaire,  le  pretenda  Jean  \'I11  est  représenté  en  buste,  coiffé 
de  la  triple  tiare,  tenant  dans  ses  bras  un   enfant  nu  (fol.  CLXIX). 

Notons  à  ce  sujet  que  Jean  \'1II  étant  censé  avoir  été  une  femme, 
il  était  tout  naturel  que  les  artistes  l'aient  représenté  imberbe. 

On  sait  d'ailleurs  que,  sauf  Innocent  \'I  (y  1362),  aucun  Pape,  soit 
du  Xl\'"'  soit  du  X\'''  siècle,  n'a  porte  la  barbe.  Cet  usage  n'a  été  remis 
en   honneur  que  par  Jules   II. 

ì  Un  autre  portrait  —  préten- 

du,  est-il  nécessaire  de  l'ajouter 
—  figure  dans  l'ouvrage  de  Fra 
Jacopo  Filippo  Foresti  de  Ber- 
game  (Philippus  Bergomensis),  de 
pluìiinis  c/aris  selectisque  Miiìieri- 
biis.  Ce  recueil,  publié  à  Ferrare 
en  1497,  nous  montre  au  folio 
CXXXIII  la  Papesse  assise,  por- 
tant  sur  la  tOte  la  tiare  de  des- 
sous laquelle  s'échappent  de  longs 
cheveux,  flottant  sur  ses  épaules. 
Elle  bénit  de  la  main  droite  et 
tient  de  la  main  gauche  un  livre 
ouvert.  Son  manteau  est  attaché  sur  sa  poitrine  avec  une  agrafe  re- 
présentant  une  téte  de  chérubin.  Il  y  a  dans  son  regard  quelque  chose 
d'indécis,  de  craintif,  d'équivoque  ;  on  dirait  que  son  pouvoir  usurpé 
la  trouble  et  l'inquiète.  Derrière  sa  téte  est  un  rideau.  De  chacjue  coté 
on  aperc^oit  la  campagne  (i). 


—  /-rt  Papesse  Jeanne,  d'apres  l'ouvrage  de 
Filipl>o  Foresti  (149^). 

(D'aptès  rexemplaire  du  chev.  Leo  S.  Olschki). 


Par  contre  la  legende  de  la  Papesse  Jeanne  ne  trouva  (pie  peu  d'ac- 
cueil  en  France. 

Il  est  surprenant  (pie  le  Promptuairc  dcs  Médaiìlcs,  publié  à  Lyon 
en  1553  et  plusieurs  fois  réimprimé,  qui  donne  les  portraits  d'Adam 
et  d'Eve,  de  Noè,  de  Sem,  de  Cham,  de  Japhet,  d'Abraham,  et  de  Sara, 


(1)  Gustave  Gruyer, /.fj  Illiistralions  de^  Livres  à.Ferrare,\>.  20.  Paris,   1SS9,  extr.  de  la 
Cazette  des  Beaux-Arts- 


LA  LEGENDE  DE  LA  PAPESSE  JEANNE  337 

de  Paris  et  d'Hélène,  d'Hector  et  d'Andronia(|ue,  de  Xantippe,  de  Didon, 
de  Mélusine,  et  de  tant  d'autres  personnages  historiques  ou  mythiques, 
n'ait  pas  fait  à  la  Papesse  l'honneur  de  la  pourtraire  :  son  effigie  eùt 
complète  à  merveille  cette  longue  galerie  iconographique,  dans  laquelle 
la  fantaisie  tient  tant  de  place. 

L'existence  de  la  Papesse  fut  admise  jusqu'en  plein  XVP  siècle  ;  il 
ne  fallut  rien  moins  que  la  vigoureuse  argumentation  d'Onofrio  Panvinio 
pour  détruire,  auprès  de  la  cour  romaine,  un  si  monstrueux  assemblage 
de  fables.  La  thèse  de  l'illustre  moine  véronais  parut  en  1557  dans  son 
Epitome  Ponti ftcìim   roiiiaiioniiii   (p.   42-43). 

La  legende  de  la  Papesse  avait  la  vie  dure  :  en  dépit  de  Panvinin 
elle  se  maintint  dans  les  ì'itcr  Ponti ftcuìii  i-o//m/ionii/i  de  Platina,  avec 
illustration  à  l'appui.  En  pleine  AUemagne,  dans  cette  patrie  par  excel- 
lence  de  la  criticiue  historique,  un  libraire  catholique,  dans  une  réédition 
des  Platina,  dédiée,  —  prolo  pudor  !  —  à  un  prince  de  l'Eglise,  Fran- 
(jois  de  Lorraine,  évéque  de  Verdun,  publia  en  1626,  à  Cologne,  une 
nouvelle  effigie  de  la  Papesse.  Je  me  hàte  d'ajouter,  à  sa  décharge,  qu'il 
s'agit  d'un-  simple  cliché,  dénué  de  tonte  allusion  choquante  !  Bien  plus  : 
ce  cliché  représente  tour  à  tour  une  sèrie  de  Papes,  qui  certes  n'offraient 
pas  le  moindre  trait  de  ressemblance,  Paul  TI  et  son  successeur  Sixte  TV, 
Jules  II  et  Leon  X.  Ce  sont,  on  le  volt,  les  pratiques  de  la  Cliroìiiqìic 
de  Nurembcrg  et,  qui  sait,  peut-étre  celles  de  plus  d'un  ouvrage  plus 
rapproché  de  nous.  Il  ne  sera  pas  sans  intérét  de  rappeler  les  promesses 
du  titre  :  «  Accedunt  omnium  Pontificum  veras  imagines  !  »  Voilà  comme 
l'on  entendait  alors  la  vérité. 

Jusqu'en  cette  fin  de  siècle  la  legende  de  la  Papesse  a  poussé  des 
ramifications,  j'allais  dire  des  racines,  bien  plus  profondes  qu'on  ne  serait 
tenté  de  le  croire.  Le  professeur  Kist  a  entrepris  de  démontrer  que  nous 
avions  affaire,  non  à  un  mythe,  mais  à  une  figure  historique.  En  méme 
temps  poètes  comme  romanciers,  depuis  l'Espagne  jusqu'à  la  Grece,  ont 
continue  à  cèlèbrer  des  aventures  si  extraordinaires. 

En    1878,  l'éditeur  Dreyfous  publiait  à  Paris,    en    téte    de    la    tra- 


33» 


EUGENE  MUNTZ 


lì.  —  La  Papesse  Jcaiuie  d'apres  i'/iis/oiie 
de  /'latina  pnbliée  à  Cologne  cu  1616. 


duction  d'un  roman  grec  d'Emmanuel  Roì'dis  (1866),  une  «  importante 
étude  historique  accompagnée  de  nombreuses  notes  et  ornée  d'un  por- 
trait  de  la  papesse  Jeanne  copie  sur  le  manuscrit  de  Cologne  ».  L'auteur 
y  invoque,  à  l'appui  de  sa  thèse,  l'exemple  d'un  grand  nombre  de  fem- 
mes  qui  se  déguisèrent  en  hommes  pendant  le    moyen-àge. 

Ouant  à  la  gravure,  elle  repro- 
duit  une  miniature  ou  un  dessin  d'un 
manuscrit  de  Cologne  représentant  «  Jo- 
hanna  Papissa  » .  Le  pseudo-Jean  MIl 
y  est  figure  à  mi  corps,  coiffé  de  la 
triple  tiare  (celle-ci  ne  fut  inventée  (ju'au 
XIV  siècle),  et  tient  dans  ses  bras  un 
entant  nu,  absolument  comme  dans  la 
chronique  de  Schedai. 

Il  y  avait,  dans  la  legende  de  la 
Papesse,  trop  d'attraits  pour  cjue  les 
ennemis  de  l'Eglise,  et  mème  des  esprits 
indépendants,  mais  aventureux,  rési- 
stassent  à  la  tentation  de  la  ressusciter. 
De  nos  jours,  plus  d'un  erudii,  pour  ne  point  parler  des  romanciers, 
est  entré  en  lice  en  faveur  de  l'usurpatrice:  tei  le  professeur  Kist.  La 
Grece  elle-méme,  le  pays  classique  par  excellence,  a  fourni  sa  contribu- 
tion  :  une  des  biographies  les  plus  populaires  de  la  Papesse  a  vu  lo  jour, 
de  notre  temps,  dans  la  patrie  d'Homère,  d'Hésiode  et  d'Hérodote. 

Les  artistes,  du  moins,  mieux  inspirés  que  les  virtuoses  de  la  piume, 
se  sont  depuis  le  XVIP  siècle,  renfermés  dans  un  silence  prudent:  la 
prise  d'armes  des  érudits  leur  a  donne  à  réfléchir  et  sagement  ils  se 
sont  abstenus. 

Mais,  à  défaut  des  artistes,  les  éditeurs  ont  tenu  à  exploiter  ce  vicux 
filon.  En  plein  Paris,  dans  notre  cité  de  lumières,  Maurice  Lachàtre  a 
offert  l'hospitalité  au  portrait  de  la  Papesse  dans  son  Ilistoìic  des  Papcs, 
Rois,  Reiiics,  EDipnrurs,  à  fravcrs  Ics  siccìcs  (pag.  408-416).  Eh  bien, 
savez-vous  sous  quels  traits  il  l'a  fait  représenter?  Sous  ceux  de  Béa- 
trix  Cenci,  la  parricide  romaine  du  XVII  siècle,  coiffée  d'un  horrible  tur- 
ban.  Or,  on  sait,  graco  aux  recherches  du  commandeur  Antonio  Berto- 
lotti,  (jue  ce  portrait,  attribué  à  Guido  Reni  et  de  tout  point  apocryphe,  ne 
représente  méme  pas  la  Cenci,  mais  une  dame  quelconque  du  XVIP  siècle. 


LA  LEGENDE  DE  LA  PAPESSE  JEANNE  339 

Quelque  incomplet  (lue  soit  cet  essai  de  catalogue,  il  permettra,  ou 
je  m'abuse  fort,  d'établir  que  l'Italie  et  l'Allemagne  sont  les  deux  con- 
trées  où  la  Legende  de  la  Papesse  Jeanne  a  rencontré  le  plus  de  faveur. 

II  nous  apprend  en  outre  quelle  créance  limitée  il  faut  accorder  à 
certains  documents  graphiques,  soit  du  moyen-àge,  soit  de  la  Renaissance. 

Enfin  —   et  c'est  là  un  point  sur  lequel  j 'insiste  —  il  ressort  des 

exemples  passés  en  revue  que  l'art  figure  a  d'ordinaire  conserve  avec  plus 

de  ténacité  que  la  littérature  les  croyances   ou    les    superstitions    popu- 

laires. 

EuGÈNE  Muntz. 

Statuti  Volgari   di  Ascoli   del    1387 

Va  innanzi  questo  Proemio  (i):  «  Al  nome  de  La  sancta  et  indiuidua  trinità,  del 
«   patre,  figliolo  et  spirito  sancto.  Amen. 

«  Ad  honore  et  reuerentia  de  lu  onipotente  dio  et  de  la  gloriosa  uergene  maria 
«  sua  matre,  et  de  li  beati  apostoli  san  petro  et  san  paulo.  Et  de  lu  gloriosissimo  martire 
«  Sancto  Migno  patrone  protectore  et  defensore  de  lu  comuno  et  populo  et  ancora  de  la 
«  cipta  d'ascoli  et  de  tucta  la  celesteale  (sic)  corte.  Ad  honore  et  reuerentia  de  la  Sacra 
«  Sancta  Romana  ecclesia.  Ancora  de  tucti  li  sancti  pontifici  unitamente  (2)  intrante  (sic). 
«  De  lu  uenerabile  collegio  de  Segnori  Cardinali.  Ad  honore  et  reuerentia  de  la  sacra 
«  excellentia  reginale  (sic)  et  de  tucti  l'altri  de  casa  regale  de  ierusalem  et  de  Sicilia. 
«  Ad  honore  triunpho  et  exaltatione  de  la  filice  (sic)  legha  de  la  Italia  liberta.  Et  de 
«  tucti  l'altri  colligati  et  maxime  de  li  magnifichi  conmuni  de  le  cipta  de  Fiorenza  et 
«  de  Perusia  et  ad  conseruatione  de  la  perpetua  Liberta  et  de  lu  stato  ecclesiasticho  et 
«  de  lu  populare  stato  de  la  dieta  cipta  et  de  lu  offitio  de  li  signori  Antiani  et  confa- 
«  luneri  (sic)  de  la  liberta  et  de  lu  dicto  stato  ecclesiastico  de  la  dieta  cipta.  Ad  honore 
«  stato  pacifico  et  tranquillo  de  lu  comuno  et  populo  de  la  dieta  cipta  perpetuamente 
«  da  conservarese.  Quisti  sonno  (sic)  li  statuti  de  lu  Magnifico  comuno  et  populo  de  la 
«  cipta  d'ascoli  nouamente  reueduti  correcti  aprobati  et  confirmati  per  li  nobili  et  sa- 
«   pienti  homini  Ciptadini  Ascolani   infrascripti  cioè 

«  Missere  Johanni  de  nello  doctore  de  lege 

«  Migno  de  Nicola  de  lu  quartero  (sic)  de  Saneto  Migno 


'1)  Riproduco  diplomaticamente,  solo  sciogliendo  le  ahbieviature. 
(2)  Non  intendo  :  la  stampa  ha   »   intrante  ». 


340  C.  MAZZI 


«   Missere  lacobo  di   misfcre  bartolomeo  Judice  d'ascoli 

«   Cola  de  nammiero  de  lu  quartero  de  sancta  maria  interuingna 

«   Missere  Georgio  de  Pasquale  Judice 

«   \'anni  de  Martello  notare  de  lu  quartero  de  sancto  venantio 

«   Missere  ciuflutu  (sic)  de  missere  nuccio  doctore  de  lege 

<<   Andriiuccio  de  petro  da  monte  moro  de  lu  quartero  de  sancto  Jacobo 

«  Correctori  reuidituri  Confirmaturi  et  approbaturi  de  li  dicti  Infrascripti  statuti 
«  ad  questo  electi  nominati  et  deputati  per  lu  consiglio  de  li  Signori  Antiani  de  li  sidici 
«  (sic)  sauij  sopra  le  relormatione  de  la  dieta  Cipta.  Et  per  lu  consiglio  de  li  quaranta 
•<  octo  de  l'ordene  comò  pienamente  costa  per  le  mane  de  Nicolo  de  Johanni  da  pejusia 
«  notaro  de  le  relormatione  et  Cancilleri  (sic)  de  la  dieta  Cipta  restituta  in  cancellarla 
«  de  la  dieta  Cipta  reuiduta  correpta  confirmata  et  aprobata  Socta  (sic)  L'anni  del  Segnore 
«  mille  tricento  (sic)  optanta  sspte  Jn  ella  dictione  (sic)  quinta  decima  Ad  tempo  de  no- 
«  stro  Segnore  Gregorio  papa  vndecimo  a  di  quindici  de  lu  mese  de  mar^"o  obmisso  lo 
«  sigonde  lu  dicto  nutario  (sic)  et  cancilleri  et  obmissi  nonnulli  statuti  et  rubriche  de- 
«   scripte  in  ne  lu  uolume  de  li  dicti  Statuti  fine  (sic)  a  le  infrascripte  robriche. 

«  Al  nome  de  dio  Amen.  Qiiisti  sonno  Statuti  vulgareniente  tracti  de  li  statuti 
«  licterali  del  eonmuno  de  la  cipta  d'ascoli  Secundo  la  diliberatione  sollennemente  facta 
«   Jn  lu  Consiglio  generale  de  la  dieta  Cipta  Secundo  lo  tenore  infra  seripto 

«  Imprima  Se  comensa  le  rubriche  del  primo  libro  de  li  statuti  del  dicto  com- 
«   muno  cioè  Inprima  » 

Abbiamo  dunque  sott'oechio  gli  Statuti  della  città  d'Ascoli  riformati  in  volgare 
nell'anno  1 387  su  una  piti  antica  compilazione  latina  :  «  Quisti  sonno  Statuti  vulgare- 
niente tracti  de  li  statuti  licterali  »  (i).  E  sono  due:  Statuto  del  Comune,  Statuto  del 
Popolo. 

Dividesi  quello  del  Comune  in  quattro  libri,  dei  quali  ogmmo  ha  in  principio  il 
suo  Rubricario.  11  primo,  in  undici  capitoli,  dispone  dei  contratti  dei  figli  di  famiglia, 
de'  minori  di  venticinque  anni,  del  prodigo  («  de  lu  malore  che  tractasse  et  desponesse 
male  li  facti  et  li  beni  soi  »)  ;  delle  cose  dotali  alienate  dal  marito  o  dalla  moglie;  dei 
contratti  del  notaro  assente,  o  morto,  o  infermo  ;  della  restituzione  della  dote  ;  dell'eseli;- 
sione  delle  figlie  dotate  dall'eredità  paterna  ;  della  madre  nella  successione  dei  figli  ;  del- 
l'autoiità  da  concedersi  ai  rideeommissari  per  l'esecuzione  dei  fidecommessi  e  dei  legrti 
nelle  successioni  ;  della  donna  che  ridomanda  la  dote  durante  il  matrimonio  ;  degli  istru- 
nienti  fatti  senza  nomi  del  papa,  dell'  imperatore,  o  dei  consoli  ;  della  successione  tra  i 
figli  naturali  e  il  padre  o  viceversa  ;  delle  disposizioni  (e  le  rubriche  di  questi  ultimi  tre 
capitoli  mancano  nel  Rubricarlo)  d'  ultima  volontà  delle  persone  in  potestà  altrui,  circa 
gP  illeciti  guadagni  e  le  cose  tolte  malamente;  del  denaro  di  Dio  (2)  nelle  contrattazioni; 


(1)  Lctu-raìmailc  e  liturjli:  per  I^tinamenlc  e  Latino  ha  lu  CuusCA  con  molli  esempi. 

(2)  Sul  denaro  di  Dìo  cfr.  una  monografìa  del  prof.  Cesare  Paoli,  Mercato^  Scrìtta  e  'Denaro  dì  Dìo  nelVArch.  Si-- 
ItaììatiQ,  Serie  quinta,  tom.  XV  (1893).  pp.  3or>-3l5:  e  innanzi  in  ediz.  di  soli  60  esemplari,  per  le  nozze  Bocci-Dei  Lungo. 


STATUTI  VOLGARI  DI  ASCOLI  DEL  1387  34 1 

della  potestà  di  testare  della  donna.  Tutta    materia  di    diritto    civile,   risguardante    i    con- 
tratti e  le  successioni. 

11  secondo  libro  di  questo  Statuto  del  Comune  provvede,  con  settantotto  capitoli, 
ai  giudizi  ;  come,  in  fine  al  Rubricarlo,  è  dichiarato  :  «  Incomen^a  lo  secundo  libro  de 
li  iudicij  ».  E  sarebbe  per  la  legislazione  di  Ascoli  sulla  fine  del  secolo  XIV,  come  chi 
oggi  dicesse  il  Codice  di  procedura,  sia  civile  sia  penale,  non  senza  qualche  miscuglio 
di  pene  e   di  ammende. 

Traita  il  terzo   libro,   in  cento  sedici  capitoli,  dei   malefizi  ;  e    in    simil    modo    del 
secondo  e  nello  stesso  luogo  che  quello,  cioè  in  fine    al    Rubricarlo    e    innanzi    al   testo 
dei   capitoli,  ha  suo  proprio  titolo:   «   Incomensa  hi   libro  tertio  de  li   malifitij    >' ;   inclu- 
dendo, per  la  confusione  che  governa,  di  solito,   le  legislazioni    medioevali,  anche    ordi- 
namenti di  procedura.   E  invero  i  capitoli  parlano  di  questa  materia,  in  quest'ordine  :  delle 
accuse  ;  delle  «   citanze  »  ;  del   modo  da  tenersi    nelle   «  excusatione  »    o    nei    processi  ; 
del  bando  nelle  questioni  criminali  ;  delle  accuse  ingiuste,  ossia  non  provate  ;  dei  malefizi 
da  essere  puniti  nonostante  l'eccezione  delle  persone,  e  che  la  sentenza  non  sia  viziata  ; 
dei  padri  dei   «  signori  ouero  patroni  Et  de  li    magistri    da   non    essere    puniti   >>  ;   delle 
questioni  civili  e  criminali  da  non  distrarsi  fuori  del    distretto    d'Ascoli  ;    delle    sentenze 
da  darsi  duplicate,  o  in  doppio  originale,  e  dentro  un  mese  ;  del  non  ammettersi  la  querela 
del  malefizio,  passato  certo  tempo  ;  dei  depositi  delle  condennagioni   da  farsi  innanzi  alle 
sentenze  ;  del  non  farsi    i    depositi    quando  i    malefizi    non    siano    provati  ;    delle    pene 
della  bestemmia  ;  degli  eretici,  sodomiti  e  incestuosi  ;  degli  «  sforzaturi   »   delle  donne  o 
monache  ;  degli  omicidi  ;  dei  ladri  e   «  furi  »,  degli  incendiarii,  dei  rubatori  e  rompitori 
delle  molina,  dei   ricettatori  dei   furti,  e  dei   falsarli  ;  del   rivelatore  del   furto  ;  che   i   cit- 
tadini stiano  uniti  ed  amino  il  pacifico  stato  e  popolare  ;  di  chi   fa  od  usa  false  scritture 
o  statuti  ;  di  chi  fa  o  spaccia  moneta  falsa  ;  di  chi  si  muta  nome  ;  dei    Rettori   ed    An- 
ziani delinquenti  contro  i  cittadini  ;  di  chi  insulta  o  percuote  gli  officiali  ;  delle  ingiurie  ; 
degli  insulti;   «   de  la  boccata,  de  la  scapillata  (i),  et  de    la   spenta,  de   la    calce,   de    Io 
«   squartare  de  panni,  de   la  adminata,   raccichature,   et    moccichatura,  et    adminatione    co 
«    la  mano  uactera   »,  delle  percosse  con  arme  o  senza,  delle  ferite  o  cicatrici  sulla  faccia, 
e  come  s' intenda  la  faccia  ;  di   più  delitti  in  un  sol  reo  ;  dei  rissanti,  di  chi   fa   a    bat- 
taglia e  dei  loro  capitani  ;  del  gettare  cosa  dannosa  o  vituperevole  sulla  casa    altrui,  del 
guastarla,  aprirne  1'  uscio  o  appendervi  brutture,  e  del  guastare  la  banca  ;  del  porto  d'arme 
di  notte,  e  della  denunzia  dei  forestieri  armati;  di  chi  porta  la  «  piombata  o  plombarola  »  o 
con  quella  percuote  ;  di  chi  va  cantando  o  suonando  dopo  il  terzo  suono  della  campana 
di   notte  ;  del  giuoco  della  zara  («  azaro  »)  e  di  chi  vende  vino  dopo  il  terzo  suono  detto  ; 
di  chi  presta  al  giuoco  dei  dadi  ;  del  pigliare  i  malfattori  ;  delle  ingiurie  di   notte  o    in 
casa  ;  di   chi  ingiuria  armeggiando,  o  s'oppone  alle  donne  nella  via,  o  contro    esse    lan- 
ciano ;  del  non  dare  aiuto  ai   «   magnati   »   e  del  non  andar  con  essi  a  casa  loro  in  tempo 
di  discordia  ;  delle  pene  ed  esenzioni  dei  magnati  ;  dei  testimoni   prodotti  contro    i    ma- 


lli Scapillahi.  scapigliatura,  1  alT^rraie  altrui  per  i  capelli,  strappandoli:  Ottimo,  /"/.  27  [468]:  »  scapiglioUa,  graffiolla 
e  moise.-chiolla  e  ogni  oltraggio  le  fece  •>.  Raccichature.  Dev'essere  qualche  sporco  oltiaggio,  come  fa  pensare  la  parola  seguente. 
Ujclem,  aperta,  disarmata? 

Lj  Bibliofili'j.  volume  II,  dispensa  g'-io».  i?, 


%4ì  C.  MAZZI 

gnati  ;  chi  sia  bandito,  della  pena  a  chi  di  loro  facesse  congregazione  e  di  chi  li  ricet- 
tasse, e  del  premio  a  chi  li  prende  ;  del  forestiere  che  assalta  o  «  aguaha  »  il  cittadino, 
dei  magnati  che  ospitano  forestieri  in  tempo  di  rumore,  e  chi  sia  forestiero  ;  di  chi  cor- 
rompe gli  officiali  ;  del  non  gettar  pietre  ;  dell'omicidio  ;  dell'occupare  e  molestare  le 
possessioni  ;  del   danno    dato  da  donne  o   minori  ;  della  detenzione  in    prigione    privata  ; 

^i  fupzadci  fiatati  fono 
rtàpaci  pluuencrabclc  frate 
5oannida;Xlxramo.5nla 
ccclcfiaxx  ©ca  ^©ariaf)  foli 
ftano.cCLa  Ota  cf  /ilfcolo. 
^Itcmp  telu.1l9.0.antianu 
ciO£ S^r  dloiradin 0^5  pafq 
luccio.  ®er7Barnabeo  "6  f  ma 
tlioJBorano  d:  m  ozanis, 
Joàniantreaf)  fcacio'^eri 
fà'ò  acQ  fl:accio,7,?lntrcama 
tbco^uànu£taltcp6Xu 
catx  f  Uàni  6  peiliccionis  t 
gfcolo*      %n  Xanno.^K). 
^cccc.lvTicvVI.iaicernpO'Del 
©cifiimo.ln  vpo  patre  nfo 
'@  Ipapa/Tllcìcàdro.Vvdic 
ticro,Vuivap:dis, — 

Stallili  di  Ascoli.  Ascoli.  l.|9'").  (Coli.  Leo  S.  Olschki). 


di  chi  sagittasse,  lanciasse,  o  «  ventasse  »  dentro  alla  città  ;  di  clii  non  restituisse  ciò 
che  ebbe  in  caso  d'  incendio  ;  che  si  proceda  da  simile  a  simile  dove  gli  Statuti  non 
parlano  ;  di  chi  rivelasse  il  segreto  ;  di  chi  addonianda  ciò  che  già  ha  ricevuto  ;  degli 
avvocati  e  procuratori  che  si  fanno  pagare  da  ambedue  le  parti  ;  del  mitigarsi  la  pena 
a  chi  confessa  e  del  costringere  il  reo  a  confessare  quando  vi  sia  un  testimone  di  ve- 
duta ;  del  giovar  della  pace  nelle  pene  pecunarie  ;  del   non   preporre  od  opporre  la  ecce- 


STATUTI  VOLGARI  DI  ASCOLI  DEL   1387  343 


zione  della  scomunica  ;  del  non  opporsi  al  «  halivo  »  ed  altri  messi  del  comune  ,  di  chi 
«  subducesse  onero  allosingasse  »  femmina  o  «  mammoli  »  (fanciulli)  a  qualche  mona- 
stero o  per  forza  ne  li  traesse  ;  del  non  porre  in  prigione  o  al  martorio  se  lo  Statuto 
non  lo  dica,  come  si  provi  la  tortura  e  detenzione,  né  che  si  posfa  interdire  avvocazione 
o  procura  ;  che  «  li  ferrar!  »  debbano  ogni  dì  ferrare,  e  che  essi  e  gli  altri  artefici  della 
città  o  del  contado  non  possano  fare  «  prostima  »,  congiura,  conventicola,  lega,  ordina- 
menti contro  il  comune  o  contro  particolari  persone  ;  del  non  tenere  concubine  ;  delle 
vesti  e  ornamenti  delle  donne  e  dei  doni  ;  del  corrotto  per  i  morti  e  dell'  «  offerta  » 
da  non  farsi  in  detto  tempo  ;  che  per  il  diacono,  per  il  prete,  per  la  monaca  non  si  faccia 
«  richiesta  »  (raccolta)  per  la  città;  che  i  sindaci  delle  castella  debbano  denunziare  i 
malefizi,  non  ricettare  sbanditi,  e  guardare  le  strade  ;  quando  le  pene  debbano  duplicarsi, 
e  che  le  ferie  non  abbian  luogo  per  i  malefizi  ;  di  chi  minaccia  oflendere  ;  delle  pene 
per  chi  non  è  nella  giurisdizione  del  comune,  o  ne  declina  il  foro,  e  di  chi  ricettasse 
costoro  ;  che  chi  ha  ufficio  fuori  riporti  la  carta  della  «  absolutoria  »  ;  di  chi  sarà  ca- 
gione d'  interdetto  o  scomunica  ;  che  ninno  rompa  le  porte  o  le  mura  della  città  ;  di 
chi  non  entra  o  non  esce  per  la  porta  ;  del  non  punirsi  chi  non  trovasse  altri  a  far  danno 
in  casa  ;  di  chi  rompe  la  pace  ;  di  chi  declina  la  giurisdizione  del  comune  ;  del  laico 
compagno  del  cherico  nel  malefizio  ;  che  nessun  lavoratore  lavori  i  beni  stati  già  di  messer 
Giovanni  di  Vendibene  (e  dovette  essere  per  eiualche  punizione  politica)  ;  del  pedaggio 
ovvero  della  gabella  per  i  castellani  ;  che  niuna  villa  o  castello  non  faccia  ordini  o  statuto 
contro  alcuna  persona  della  città  di  Ascoli  ;  che  ninno  dell'arte  «  ciauactaria  »  possa 
«  ingandare  et  follare  onero  ualicare  »  vestiti  o  panni  vecchi  ;  dei  luoghi  ove  possano 
abitare  le  meretrici,  le  lavatrici  di  capo  e  altre  femmine  disoneste  ;  che  non  si  riponga 
in  Ascoli  paglia  o  «  raschia  »  ;  del  punire  coloro  che,  massime  per  malefizi  o  debiti, 
son  cagione  che  siano  concedute  le  rappresaglie  contro  il  comune  di  Ascoli  ;  che  ad  im- 
porre «  la  colta  »  ai  castelli  e  ville  non  s'elegga  Sindaco  della  città  ;  che  nessuno  compri 
dal  giocatore  o  dall'  interdetto  ;  che  i  cambiatori  e  prestatori,  anche  se  forestieri,  non 
abbiano  «  conuersatione  »  col  Potestà  ;  che  il  Capitano  e  il  Potestà  debbano  cercare  chi 
giuoca,  chi  porta  arme,  chi  fa  cose  illecite  ;  della  «  cognitione  »  dei  danni  dati  ;  di  chi 
dica  che  non  bisogni  o  che  non  si  debba  nominare  la  Stato  della  chiesa  ;  di  chi  incita 
o  muove  gente  a  rumore  ;  di  chi  offende  gli  Anziani  o  loro  parenti  ;  di  chi  rompe  le 
carceri  ;  di  chi  offende  alcun  popolare  ;  di  non  costringere  alcuno  a  far  parentela  («  pa- 
renteza  »)  ;  di  chi  fa  battaglia  o  porta  la  «  fioncha  »,  o  «  floncha  »  per  la  città  ;  di 
chi  va  alle  terre  dei  ribelli  della  santa  romana  chiesa  ;  del  forestiere  che  uccide  il  cit- 
tadino ;  che  i  forestieri  si  trattino  com'essi  trattano  gli  Ascolani  ;  dei  Sindaci  che  com- 
mettono frode  o  di  chi  defraudasse  altri  ;  del  restituire  le  ragioni  e  le  scritture  del 
Comune  ;  che  il  laico  non  comperi  decime  ;  di  chi  dia  impedimeuto  ai  lavoratori  delle 
terre,  o  ai  cittadini  impedisce  1'  uso  dei  loro  beni,  od  entra,  sta,  od  edifica  per  i  castelli  ; 
dei  danni  dati  incendiando,  guastando  case,  molina,  fosse,  e  come  si  proceda  ;  della  giuo 
risdizione  dei  rettori  e  ufficiali  ;  che  il  maleficio  sia  punito  da  quello  ufficiale  che  prime 
cominciò  1'  inquisizione  ;  dell'esecuzione  delle  condanne  ;  del  modo  di  procedere  ;  cora- 
le sentenze  e  condanne  criminali  si  cassino  ;  del  rifarsi  le  mura  di  porta  romana  ;  del 
non  tenersi   in  città  più  che  quattro  fanti  o  famigli  ;   chi  non  paga  «    colte    »    o   non    è 


344  C-  MAZZI 

soggetto  al  Potestà  si  possa  offendere  liberamente,  e  che  i  vassalli,  in  tempo  di   rumore 
non  vadano  a  casa  d'altri  ;  della  gabella  di  chi  vuol  portar  arme  da  difesa. 

Il  quarto  libro  che  manca,  come  il  primo,  di  titolo  suo  proprio,  ha  soli  ventisei 
capitoli.  Questi  dispongono  circa  i  danni  agli  ambasciatori  ;  dell'assoluzione  dei  cittadini 
scomunicati  per  occasione  del  comune  ;  della  vendetta  dei  cittadini  contro  i  forestieri  ; 
che  i  guardiani  possano  andar  di  notte  e  armati  ;  dei  consoli  dei  mercatanti  ;  delle  vet- 
ture dei  cavalli  ;  del  giuramento  dei  notari  e  dei  lasciti  obbligatori  ;  del  non  costringere 
a  prestar  denari  ;  che  gli  officiali  non  ricevano  cosa  alcuna  contro  gli  Statuti  ;  che  ogni 
sabato  il  Potestà  mandi  un  de'  notari  con  i  famigli  in  piazza  di  sotto  ;  cho  chi  è  spo- 
gliato del  possesso  possa  ricuperarlo,  se  lo  spogliatore  non  è  di  Ascoli  ;  del  bando  per 
chi  volesse  venire  in  .\scoli  a  studio  ;  della  sicurezza  degli  scolari  e  loro  cose  ;  della 
vendetta  e  punizione  delle  ingiurie  e  danni  dati  ai  cittadini  dai  forestieri  ;  dei  quartieri 
e  sestieri  della  città  ;  che  il  Potestà  e  il  Capitano  non  tolgano  alcuna  cosa,  né  mangino 
con  altri  ;  che  gli  olTiciali  non  vadano  ad  alcun  monastero  ;  che  il  Potestà  e  il  Capitano 
non  mangino  insiems  e  neppure  i  loro  ufficiali  ;  che  il  manigoldo  non  si  prenda  d'  A- 
scoli  né  del  contado  ;  che  senza  permesso,  ninno  presti  agli  officiali  ;  che  si  terminino  i 
processi  in  quaranta  giorni  ;  delle  spese  per  il  Potestà  e  Capitano  ;  che  i  famigli  non 
mangino  alle  taverne  né  a  casa  altmi  ;  dell'  ufficio  dei  quattro  giudici  del  Potestà  ;  di 
chi  stracciasse  gli  Statuti  ;  dei  depositi  per  i  pagamenti  da    farsi    presso    il    Camarlingo. 

Lo  Statuto  politico  è  quello  che  segue,  diviso  in  cinque  Libri,  ed  è  lo  Statuto  del 
Popolo.  Dal  primo  libro,  con  novantanove  capitoli,  sappiamo  che  la  suprema  auto- 
rità era  nelle  mani  dei  quattro  Anziani,  uno  per  quartiere  della  città  e  da  stare  in  uffi- 
cio due  mesi,  eletti  dal  consiglio  :  e  dei  consigli  uno  ve  n'  era  di  ottocento,  eletti  dal 
popolo  ;  e  fra  questi  altro  consiglio,  più  ristretto,  di  dugento  ;  ai  quali,  ora  all'  uno  ora 
all'  altro,  altro  consiglio,  anche  pili  ristretto,  s'  aggiungeva  detto  appunto  dell'  «  adionta  ». 
Soggetti  agli  Anziani,  il  Potestà  e  il  Capitano  ;  e  dagli  Anziani  eletti,  quattro  Giudici 
della  libertà.  Altri  ufficiali  erano  :  un  Giudice  della  giustizia  ;  un  Esecutore  a  riscuotere 
le  tasse  («  colte  »)  ed  altri  («  cultori  >)  per  riscuoterle  in  città  ;  un  ufficiale  («  viale  »)  per  i 
danni  dati  :  un  notaro  della  guardia,  per  vedere  se  in  città  e  nei  castelli  si  facesse  buona  guar- 
dia :  un  ufficiale  delle  gabelle,  per  conoscere  di  tutte  le  questioni  che  per  le  gabelle 
nascessero  :  un  ufficiale  del  «  biado  »  alhnché  le  vettovaglie,  il  grano  massimamente,  fos- 
sero abbondanti  in  città  :  un  Cancelliere  o  notaro  delle  «  reformanze  »  :  un  Camarlingo: 
un  .NLassaro  per  conservare  i  beni  e  le  ragioni  del  comune  :  più  Notari  per  le  cause  civili 
e  i  contratti  :  gli  Statutari  :  gli  Ambasciatori  :  i  Soprastanti  sopra  i  lavori  («  laboreri  »)  del 
comune  :  i  Sindaci,  per  sindacare  gli  ufficiali  :  un  Buon  uomo,  a  ricercare  chi  era  atto 
a  portar  arme  :  un  .\lassaro,  a  conservare  i  pegni  :  Protettori  in  corte  di  Roma,  del  re 
di  Puglia,  e  un  sindaco  e  un  avvocato  nella  corte  della  «  marcha  »,  ossia  «  del  mar- 
chese >,  e  un  giudice  della  «   abatia    ».  Eranvi    quattro    banditori,  un    trombetta    ovver 


STATUTI  VOLGARI  DI  ASCOLI  DEL   1387  •  345 


«  ciaramniella  »,  con  un  «  naccharino  »  ;  i  quali  tutti  (che  potevano  essere  anche  a 
cavallo)  son  detti  «  vstriuni  »  del  comune,  che  li  vestiva.  Eranvi  ventiquattro  «  baliui  » 
eletti  dagli  Anziani  e  distribuiti  presso  i  varii  officiali,  ai  loro  ordini.  Un  capitolo  a 
parte  era  del  modo  di  fare  il  cavaliere  bagnato  e  dei  doni  («  donisio  »)  che  a  lui  fa- 
ceva il  comune.  Era  prescritto  che  una  \()lta  al  mese  si  facesse  la  «  mostra  »  dei  sol- 
dati e  stipendiati  ;  e  che  ogni  prima  domenica  del  mese  s'  adunassero  i  consigli.  Minute 
prescrizioni  risguardano  il  modo  d'  imporre  e  di  riscuotere  («  cogliere  >^)  le  tasse 
(«  colte  »'i;  imposte  o  per  stima  o  per  famiglie,  ossia  per  fuochi,  o,  per  «  fumo  », 
come,  con  modo  curioso,  dicono  i  nostri  Statuti  ;  che,  in  questa  materia  delle  imposte, 
chiamano,  anche  più  curiosamente,  «  fumanti  »  coioro  che  abitano  in  una  casa  stessa, 
purché  (ci  spiegano)  abbiano  i  beni  indivisi  e  facciano  comune  «  vita  e  spesa  »:  né  mi- 
nori sono  le  norme  per  la  scritturazione  dei  pagamenti,  per  i  quali  il  camarlingo  doveva 
avere  innanzi  una  «  bolla  »  o  «  bullettino  »  o,  un'  «  apodissa  »  :  chi  riceveva  dal  co- 
mune (salvo  che  fosse  per  salario)  doveva  rilasciare  quattro  denari  per  ogni  lira  ;  ma 
pili  importante  è  sapere  che  il  comune  pagava  d'  «  affìcto  »  (ossia  crediamo,  di  censo) 
ogni  anno  alla  Camera  della  Chiesa  di  Roma  So  lire  per  la  città  di  Ascoli  ;  e,  per  i 
castelli,  2  lire  per  Montecretaccio  :  r  lira  e  6  soldi  per  S.  Pietro  «  in  erreto  »;  7  lire 
per  «  apognano  »  ;  4  lire  e  4  denari  per  la  «  ripa  berarda  »  ;  2  lire  e  2  soldi  per 
«  capradosso  »  ;  8  soldi  per  «  montemoro  »  ;  2  lire  e  io  soldi  per  la  «  collina  de  la 
fornace  »;  lire  5  e  io  soldi  per  la  portella  ;  lire  5  e  soldi  6  pei  «  casalena  »  ; 
3  lire  per  «  coloto  nouo  »  ;  i  lira  per  «:  lu  polo  de  li  paganelli  »  :  in  tutto,  106  lire, 
soldi  2  e  4  denari  all'  anno.  Molteplici  e  minute  come  queste  sull'entrate  e  le  spese  del 
comune  sono  nei  riostri  Statuti  i  provvedimenti  circa  i  consigli,  loro  convocazione,  au- 
torità, ed  elezione  dei  consiglieri,  e  degli  Anziani  ;  dei  quali  ultimi  la  scelta  si  faceva 
«  ad  breui  o  uero  ad  cartucce  »,  nel  consiglio  generale;  e  nello  stesso  modo  minuti  e 
molteplici  sono  gli  ordinamen'i  intorno  all'elezione,  obblighi,  autorità,  salari  («  gagi  ») 
e  sindacato  degli  officiali  fin  qui  ricordati.  Onde  se  a  questo  primo  libro  degli  Statuti 
del  Popolo  d'  Ascoli  volessimo  apporre  un  titolo,  che  gli  manca,  ben  potremmo  chia- 
marlo degli  Officiali,   loro  elezione  ed  autorità. 

Il  libro  secondo  (in  ventiquattro  capitoli)  risguarda  materie  fra  loro  assai  diverse  ; 
le  feste  da  guardarsi,  e  le  guardie  da  farsi.  Premessa  la  indicazione  di  quali  feste  devono 
osservare  i  cittadini,  quali  i  contadini,  quali  l'arte  «  de  la  temptoria  de  Io  guado  »,  in 
cui  i  tintori  non  «  debiano  ponere  li  vascelli  »  ;  premesso  a  quali  luoghi  di  frati  il  co- 
mune facesse  elemosine  e  in  quali  di',  e  in  quali  altri  giorni  s'  offerissero  e  liberassero 
i  prigioni  («  presiuni  »),  vengono  le  prescrizioni  per  celebrare  degnamente  le  feste  più 
solenni.  Per  santo  Emilio  protettore  della  città,  armeggen'e  di  gentiluomini  ;  giuochi  e 
balli  di  popolo;  correr  di  palli  (due  di  seta  e  uno  di  scarlatto);  giuoco  dell'anello  (  i); 
corse  a  piede  (sempre  nello    «  arrengho  »)  con    premii,  ai    tre    che    primi    giungessero 


(l)  Il  giuoco  era  d'infilare  in  un  grosso  ane'lo  di  ferro  sospeso  una  piccola  asta  o  baroncino  che  il  gluocatore  teneva  in 
mano  o  lanciava,  passando  veloce,  a  piede  o  a  cavallo  sotto  l'anello. 


546  •  C.  MAZZI 


alla  meta,  respettivamente  di  un  porco,  di  una  spada,  d' un  pavese;  corsa  della  quintana  ; 
offerta  di  ceri  :  e  insieme  coirofferta  del  comune  d'  Ascoli,  offerivano  le  terre  e  castella 
soggette;  l'Amatrice,  Arquata  I?),  Montesanto  «  mari  in  callo  »,  Monte  «  hi  monache  », 
Torcia,  Patregnone,  Porchia,  Cosignano,  Castegnano,  Rotella,  Qiiintodecimo,  un  palio  cia- 
scheduno di  più  o  meno  valore.  Un  palio  offeriva  il  comune  d'  Ascoli  per  s.  Lodovico 
e  per  la  Spina  ;  un  cero  invece  per  s.  Domenico  e  per  s.  Agostino.  Agli  Eremitani  e  ai 
Predicatori  si  dava  ogni  anno  quattro  lire  di  denari  per  ciascun  Ordine  «  per  la  ponti- 
«.  cha  de  lu  palazo  de  lu  populo  doue  stette  massuccio  de  iacobo  de  palummero,  la 
«  quale  e  socto  l'arco  de  lu  palazo  de  lu  popolo  appresso  le  scale  de  ipso  palazo  verso 
«  la  ecclesia  de  lu  loco  de  li  frati  minuri  de  la  dieta  ciptà  in  recompenza  cioè  de  quello 
«  che  deuia  hauere  ine  le  case  distraete  et  ruinate  per  la  piazza  de  lu  populo  de  la 
«  dieta  ciptà  »  (i).  Tulli  gli  altri  capitoli  di  questo  secondo  libro  sono  sul  far  le  guardie 
in  contado,  per  la  elezione  dei  castellani  a  guardar  luoghi  rocche  e  «  bicocche  »  ;  dei 
quali  luoghi  si  ricordano  Rovetino,  Montealto,  Montepaxillo,  Castorano,  Montecretaccio, 
Porto  a  mare,  Montecalvo  :  mentre  le  porte  e  sportelli  da  guardarsi  in  città  si  ricordano 
con  questi  nomi  ;  di  Ponte  maggiore,  di  Ponte  «  totìllo  »,  di  Ponte  «  solestano  »,  Ro- 
mana, del  Monte,  di  Spirito,  delle  Torricelle,  di  Tornasacco.  Un  lungo  capitolo  è  dei 
«  portanari  »,  o  guardiani  d'  esse  porte  e  sportelli  ;  e  l' ultimo,  che  i  irati  non  paghino 
«   colta  ». 

Il  lungo  terzo  libro  contiene  (con  ben  cento  quattro  capitoli)  di  tutto  un  po',  stra- 
namente confuso  e  mescolato.  I  primi  sono  dell'  ufficio  e  dell'autorità  del  Capitano  :  e 
cosi  altri  pochi  hanno  prescrizioni  d'ordine  pubblico  ;  come  di  chi  non  va  al  consiglio 
o  briga  nelle  elezioni  ;  di  chi  turba  l'altrui  possesso  ;  di  chi  non  va  alla  mostra  dei  sol- 
dati o  prende  ufficio  in  terra  nemica  ;  del  non  lavorare  certe  terre  ;  del  furto  e  danno 
dei  frutti  e  degli  alberi  fruttiferi,  governati  con  molte  disposizioni,  fra  le  quali  che  se 
chi  fa  danno  anche  ingiuria  abbia  doppia  pena,  permettendosi  di  battere  il  «  dannaiolo  », 
ritogliergli  la  roba,  uccidere  gli  animali  piccoli,  tenere  i  grossi,  con  molti  altri  capitoli 
per  il  danno  dato  dalle  bestie,  uno  di  chi  lavorando  '<  gratamente  »,  o  per  mercede,  fa- 
cesse danno,  molti  altri  per  il  modo  di  procedere  p^r  il  danno  dato,  con  processi  som- 
mari, senza  appello,  con  testimonianze  anche  di  femmine,  restando  dimezzata  la  pena 
dalla  confessione.  Oltre  questi,  gli  altri  capitoli  contengono  ordini  che  ora  diremmo  di 
polizia  municipale.  Proibito  di  fare  bruttura,  sozzura  o  fetore,  in  certi  luoghi,  specialmente 
pubblici,  in  città,  come  appresso  a  quattro  canne  ove  sia  un''  imagine  della  Madonna  : 
proibito  ardere  in  città  la  «  feccia  »,  imbrattare  le  strade.  Si  dice  dove  e  quando  po- 
tessero esercitarsi  le  arti,  specialmente  alcune,  dove  potesse  farsi  la  «  busina  »  o  concia  ; 
un  capitolo  è  delle  lavorazioni  che  recano  incomodo  altrui  :  uno  di  chi  fa  corde  d' in- 
teriori d'  animali  :  altro  dei  ceraioli.  Ugualmente  si  proibisce  che  gli  animali  immondi 
vadano  vagando  per  la  «  bellissima  città  d' Ascoli  »,  non  convenienti  a  quella  bellezza, 
a  chi  cavalca  pericolosi,  e  ai  «    mammoli   »   e  alle  «   mammole  »  ;  proibite  le  capre  in 


(I)  lì  se.  continua  il  testo  del  capìtolo,  alcun'altni  chiesa  avesse  laitionc  nelle  dette  case,  debba   avere    ogni    anno    k  per 
la  dieta  ponticha  qu:Ilo  che  deuessc  reccuerc  per  le  diete  case  che  ha  li  sopradicti  ordini  ». 


STATUTI  VOLGARI  DI  ASCOLI  DEL   1387  347 

alcuni  luoghi  e  del  tutto  le  pecore  «  Carfagna  ».  In  certi  luoghi  e  tempi  vietata  la  cac- 
cia ;  e,  sempre,  il  prendere  «  palombi  >>.  I  corsi  d'acqua  hanno  molti  capitoli:  non  si 
poteva  rompere  i  condotti,  farvi  impedimento,  piantarvi  appresso  alberi,  o  scavarvi  pozzi 
o  «  versatori  »  né  stare  di  notte  presso  essi  corsi  o  «  gurghi  »  ;  e  questo  perché,  come 
è  detto,  non  se  ne  prendesse  occasione  a  rubare  :  vediamo  che  il  «  gurgo  e  la  canata  » 
doveva  farsi  appresso  alle  vie,  e  la  «  caruonara  o  fossato  »  attorno  alle  possessioni. 
Provvedevasi  a  racconciar  vie,  ponti,  fonti,  pozzi,  gastigando  chi  li  guastasse  :  che  la 
fonte  murata  posta  in  contrada  di  '<  palarecta  >.<  si  acconci,  sempre  che  bisogni,  alle 
spese  dei  «  uicini  adiacenti  »  ;  che  all'  altra  di  Ponte  maggiore  si  conduca  1'  acqua  di 
«  capo  de  riuo  »,  dicendosi  chi  dovesse  far  le  spese  del  lavoro,  dandosene  il  trabocco 
a  chi  prendesse  a  mantenerla  ;  che  la  fonte  di  Ripa  «  berarda  »  fosse  alle  spese  degli 
abitatori  di  quel  castello.  Era  provveduto  allo  stare  in  piazza,  certamente  per  ragione  di 
mercato  :  che  le  merci  dal  mare  si  scaricassero  soltanto  al  porto  d'  Ascoli  ;  che  le  olive, 
le  uve,  le  mandorle  verdi  si  vendessero  solamente  in  certi  luoghi  e  tempi.  Alcuni  capi- 
toli risguardano  la  proprietà  ;  come  il  non  piantare  alberi  nei  confini  ;  di  chi  togliesse 
gli  «  inserrimi  »  dai  cancelli,  o  i  cancelli  removesse  dal  «  sedio  »  suo  ;  dell'obbligo 
di  denunziare  chi  vendesse  serrature  vecchie.  Di  due  capitoli  d'  altro  genere  non  si  capi- 
sce bene  la  ragione  :  provvedeva  l' uno  a  chi  andasse  al  monastero  per  «  fare  corropto  »  ; 
(e  forse  era  uno  dei  tanti  provvedimenti  suntuari),  proibiva  l'altro  di  trarre,  senza  licenza, 
pietre  dai  fiumi  Castellano  e  «  Trunto  »,  il  cavar  terra  dal  campo  di  «  Paregnano  » 
del  Comune  d'  Ascoli,  o  pascervi  porci,  o  spandervi  canape  o  lino,  panni  o  lana.  Qual- 
che capitolo  tocca  la  fede  pubblica  :  cosi  di  chi  vende  una  cosa  stessa  a  più  persone,  o 
non  fa  bandire  animali  trovati,  di  chi  compra  pelli  mentre  la  bestia  è  viva.  Molti  altri 
capitoli  governavano  il  commercio  disponendo  dei  pesi,  delle  misure,  delle  monete,  o 
dando  regole  alle  singole  arti.  Proibivasi  di  portare  fuori  il  grano,  e  stabilivasi  in  qual 
modo  potesse  vendersi,  e  cosi  le  farine,  vedendo  noi  che  molto  erano  sorvegliati  i  mo- 
lini,  e  che  le  monache  di  S.  Antonio  di  «  Parignano  »  non  pagavano  macinatura;  vie- 
tavasi  di  cambiare  la  «  saluca  »  col  «  biado  ».  Per  la  selvaggina  dicevasi  dove  e  come 
potesse  vendersi  ;  la  carne  non  potevasi  vendere  se  prima  non  era  stata  «  sigillata  »,  e 
il  diverso  colore  della  cera  ne  distingueva  le  qualità  ;  più,  non  potevasi  la  carne  «  cion- 
flare  »,  né  rimettervi  sego  o  grasso  ;  e  delle  carni  eran  fermati  i  prezzi  secondo  che 
erano  «  ciappine  lattarole  »,  carni  «  castratine  »,  delle  «  porcelle  »,  di  «  buoni  porci 
maschi  castrati  »,  di  agnelli  «  lattaroli  »  ;  limitavasi  lo  spazio  che  potevasi  con  le  ban- 
che occupare  sulla  strada  innanzi  alla  «  ponticha  o  casa  »  né  era  lecito  tenere  «  in 
bancha  »  carni  diverse,  né  uccidere  né  scorticare  bestia  alcuna  dentro  alle  «  pontiche  », 
perché  tutti  vedessero,  coni'  è  dichiarato.  Obbligati  i  tavernari  a  tenere  certe  misure  e  a 
chiudere  al  terzo  suono  :  i  «  panifacoli  »,  a  stare  in  certi  luoghi  e  a  vendere  con  certe 
norme,  e  cosi  i  «  molinari  »  i  «  pizzicaroli  »,  i  «  regacteri  »,  le  «  triccole  »  ;  ed 
indicati  i  luoghi  dove,  dopo  che  erano  aperte  le  porte,  potevano  stare  i  lavoratori  e  gli 
«  asinari  ».  Gli  ultimi  capitoli  sono  delle  vie  vicinali  e  delle  questioni  per  esse  nate; 
e  di  nuovo  dei  confini,  loro  remozione  e  liti  che  ne  nascessero. 

1   primi  tra  i   ventotto  capitoli  del   Libro  quarto  tornano  a  parlare    dei    due    primi 
ufficiali,  del  Capitano  e  del  Potestà  :  ai  quali   fanno    obbligo    di    conferire    insieme,  una 


34S 


C.  MAZZI 


volta  al  mese  ;  e  di  nuovo  rammentano  d'osservare  i  due  Statuti,  ove  non  fossero  con- 
tradittori  ;  e  al  Capitano  impongono  di  pacitìcare  i  nemici  (e,  in  (ine  al  Libro,  altro  ca- 
pitolo è  del  togliere  le  discordie),  di  far  giurare  i  mercanti,  di  far  acconciare  muri, 
ponti,  fonti,  del  Comune  ;  il  qual  ultimo  ordine  vedemmo  anche  altrove.  Qui  troviamo 
ordinato  che  si  acconciasse  il  bagno  dell'  Acqua  santa,  e  si  provvedesse  a  chi  lo  vigi- 
lasse. Altri  dei  capitoli  di  questo  Libro  quarto  (seguitando  a  raccoglierli  in  gruppi)  dispo- 
nevano circa  le  immunità  e  le  indennità.  Godevano  le  prime,  come  dovunque,  i  medici 
e  i  dottori  :  in  Ascoli  erano  esenti  da  ogni  tassa  le  case  di  Santa  .^iaria  della  Carità, 
dette  nelle  Rubriche,  le  case  «  de  la  scopa  »  ;  esente  da  tutte  le  «  colte  »  chi.  dal  di- 
stretto, venisse  ad  abitare  in  questi  luoghi.  Castello  vecchio  della  valle  «  de  trunto  », 
Castiglione  verso  «  offida  »,  Castorano,  ,\lonte  .san  Polo  de  trunto  »,  Porto  a  mare. 
Monte  «  pranduni  »,  Montemoro,  Castello  della  «  communanza  de  monte  paxillo  >, 
e  Ancarano  :  chi  per  il  comune  perdesse  membro  della  sua  persona,  non  pagava 
tasse  per  dieci  anni,  e,  se  fosse  morto,  esenti  i  tìgli  per  lo  stesso  tempo.  Vicine  alle 
immunità,  le  gravezze:  gli  uomini  di  Monte  «pranduni  ».  di  .Niente  santo  «  polo  >•, 
e  di  Castello  vecchio,  debbano,  a  loro  spese,  far  una  casa  per  ciascun  castello  nel  terri- 
torio loro,  sulla  strada  pubblica  che  va  per  la  valle  di  «  trunto  »  da  .Vscoli  al  mare 
e  fornirle  di  viveri  per  comodo  dei  viandanti  ;  i  maestri  di  legname  e  di  pietra  («  de 
le  prete  »),  come  potessero  crcer  costretti  a  guastar  case  e  possessioni.  .Nlolte  sono  in 
questo  libro  le  prescrizioni  circa  il  commercio  :  che  a  tutti  sia  lecito  venire  a  vender 
pane  in  Ascoli,  e  chi  portasse  «  biado  »  non  fosse  «  grauato  »,  nìa  in  quella  vece 
punito  chi  la  «  grascia  »  estraesse  o  «  impedimentasse  »  che  dal  di  fuori  venisse:  fer- 
mato il  prezzo  per  macerare  e  rompere  la  canape  e  il  lino  :  in  qual  luogo  della  piazza 
«  di  sopra  »  si  debbano  vendere  certe  cose  :  che  il  guado  si  pesi  alla  stadera  del  co- 
mune :  fino  a  qual  somma  potessero  i  forestieri  imprestare  :  in  qual  modo  dai  forestieri 
si  potesse  ricevere.  Alcuni  altri  capitoli  risgiiardano  altre  materie  :  cosi'  vediamo  che  era 
premiato  chi,  senza  essere  sbandito,  prendesse  sbanditi  :  che  i  debitori  degli  sbanditi  potes- 
sero invece  pagare  al  Comune  :  e  come  si  concedessero  le  rappresaglie.  Di  nuovo  si  pro- 
clama e  si  sancisce  che  non  si  commettessero  fraudi  negli  uffici  e  nelle  ambasciate,  che 
si  rendesse  conto  dei  denari  del  Cumune.  E  1'  ultimo  capitolo  ci  fa  sapere  come  il  fore- 
stiero si  faces,se  cittadino. 

11  quinto  ed  ultimo  libro  di  questo  secondo  Statuto  (Statuto  del  Popolo),  ha  ven- 
tiquattro capitoli.  Dei  quali  i  più  e  i  primi  risguardano  1'  esercizio  delle  arti.  Proibita 
«  infra  »  la  città  la  fornace  de  «  gisso  »  ;  ma  si  potessero  f;ire  ingessati  o  intonacati  : 
detto  come  dovesse  essere  la  calce  e  come  si  vendesse  ;  come  dovessero  essere  i  mattoni, 
i  coppi,  i  coppelli  :  ordinato  che  i  forni  e  le  fornaci  dovessero  avere  il  camino  :  come 
si  dovessero  fare  le  pezze  dei  «  goctoni  »  o  «  guarnelli  »  :  che  nella  fattura  dei  panni 
non  si  adoperasse  p2lo  :  proibito  ai  tintori  d'andar  fuori  a  far  l'arte.  Agli  oretici  pre- 
scritto come  dovessero  lavorare:  e  cosi' agli  oliandoli,  detti,  come  .sembra,  «  trappitrarij  », 
e  '<  frisculo  »  un  qualche  utensile  per  1'  olio.  Delle  misure  il  «  rubo  »  s' intenda  di 
25  libbre  per  le  mercanzie  da  veniiersi  a  peso;  la  «  quartarola  »,  di  40  stara.  Per  l'or- 
dinamento delle  Arti  vediamo  che  ciascuna  poteva  avere  suo  Statuto,  Rettore  e  (Camar- 
lingo.  Poi   rientriamo  nel  campo  politico  e  amministrativo:  proibito  far  patto   con.  quel 


STATUTI  VOLGARI  DI  ASCOLI  DEL  1387  349 

castello  che  contendesse  con  Ascoli  o  con  alcuno  ascolano:  che  i  1007  fiorini  d'oro  e 
le  218  lire  di  denari  pagati  dal  Comune  di  Ascoli  per  gli  uomini  dei  castelli  di  Cosi- 
gnano  e  di  Porchia  non  si  possano  rimettere  in  modo  alcuno  :  che  gli  ufficiali  debbano 
notificare  al  notaro  degli  Anziani  le  esecuzioni  fatte  :  del  modo  di  scrivere  le  entrate 
del  Comune  e  del  pagare  chi  le  scrive  :  del  modo  d'  aprire  le  casse  («  cippi  »)  del 
Comune.  In  fine  si  parla  degli  Statuti  stessi,  della  loro  approvazione,  consen-azione,  inter- 
pretazione ;  cioè  che  li  potesse  mutare  soltanto  il  «  parlamento  »  e  lo  Statuto  fonda- 
mentale ;  che  valgano  le  antecedenti  deliberazioni  dei  consigli,  che  si  osservino  i  capitoli 
fatti  al  tempo  della  vittoria  della  cittadella.  Doveva  aversi  ricorso  alle  Pandette  nella 
«  suspetione  »  dei  presenti  Statuti  ;  e  per  dichiarazione  loro  s' abbia  1'  occhio  a  quelli 
pili  vecchi,  onde  son  tratti  «  come  che  se  fa  quanno  fosse  dubio  Inter  doi  libri  de  lege 
«  discordanti  doue  per  dechiaratione  d'issi  se  manda  a  le  pandecte  de  pisia  (sic)  et  mo'  de 
«   fiorenza  »  (  i  ). 

Qual  prezioso  documento  sia  questo  volume  di  Statuti  per  la  storia  di  Ascoli, 
chiaro  apparisce  da  questa  pur  sommarissima  esposizione:  oltre  di  che  altra  importanza 
ha,  e  non  minore,  come  documento  di  lingua  volgare  e  come  testimonianza  del  dialetto 
ascolano.  Le  forme  dialettali  più  costanti  e  caratteristiche  sono  il  cambiamento  della  0 
in  u  tanto  in  mezzo  alla  parola  quanto  in  fine  (lu  =  Io,  li),  e  della  seconda  11  in  d 
quando  son  raddoppiate  innanzi  a  vocale  (promecterando  =  prometteranno  ;  serrando  =  se- 
ranno,  saranno;  sondo  =  sonno,  sono;  trovarando  =  trovaranno).  Di  forme  più  o  meno 
lontane  dalle  consuete  ci  sono  occorse  queste:  adioiita  ;  admiiialioue  (percossa);  affido 
(censo);  agiialfarc  (fatto  quasi  sinonimo  di  assalire);  apod/ssa  ;  asiiiari  ;  a{aro  (giuoco 
della  zara)  ;  balivo  (messo,  donzello,  esecutore),  biado  (granaglie)  ;  hoìgari  (volgari)  ;  bolla 
(ordine  scritto)  ;  bullcHino  (ordine  scritto)  ;  biisiiia  (concia  di  pellami)  ;  candonici  (cano- 
nici) ;  carfagric  (detto  di  pecore);  cartuccia  (breve,  scheda);  carvonara  (fossato)  ;  castratine 
(detto  delle  carni  di  castrato)  ;  cauta  (fossato)  ;  ciappiiie  lattarole  (detto  di  carni)  ;  ciara- 
mella (trombetto)  ;  ciavactaria  (arte  dei  panni)  ;  cionflarc  (gonfiare  (?),  detto  delle  carni); 
cippi  (casse  del  denaro  del  Comune);  citanie  (citazioni);  t'o/^i?  (tassa)  ;  co//^/// (coppi  pic- 
coli) ;  cultori  (riscuotitori  delle  tasse)  ;  daessc  (desse)  ;  dagono  (danno)  ;  dannaiolo  (chi  fa 
danni  nei  campi)  ;  doi  (due)  ;  donisio  (donamento;  i  doni)  \  feccia  (spazzatura,  immondizia); 
terrari  (ferratori  di  animali,  maniscalchi)  ;  fìonc/ia,  fioncha  (fionda)  ;  follare  (detto  dei 
panni,  sinonimo  con  valicare)  ;  fumo  (nel  senso  che  ora  diciamo  fuoco,  per  famiglia)  ; 
fumatiti  (conviventi  nella  stessa  casa)  ;  fruscolo  (utensile  da  olio)  (?)  ;  furi  (ladri)  ;  gagi 
(salari)  ;  gisso  (gesso)  ;  goctoni  (tessuti  di  cotone)  ;  gratamente  (gratuitamente)  ;  gurgo 
(corso  d'acqua)  ;  impcdimeiitare  (impedire)  ;   ingaudare  (detto  dell'  arte  dei    panni,  insieme 


(l)  Legato  in  fine  a  questo  volume  sta  un  «  Bando  delle  Doti  estratto  dal  Breve  di  N.  S.  Clemente  VIU,  stampato,  in  tì 
ce.  in-4,  carattere  corsivo  «  In  Ascoli,  Appresso  Giovanni  Giubari  Venetiano,  I59'5  ".  E  in  nome  di  i»  Ottavio  Panfilio  Referen- 
dario dell'vna  et  l'altra  segnatura  di  N.  Sig.  et  della  Mag.  Città  d'Ascoli  et  suo  stato  general  Governatore  «  ;  e  dopo  un  breve 
proemio,  ha.  in  undici  capitoli,  queste  prescrizioni  ;  ridotte  le  doti  a  2500  fiorini  di  «  moneta  di  Marca  ».  e  a  600  per  le  distret- 
tuali, a  pena  di  500  scadi  :  il  di  piti  doveva  aversi  come  non  scritto  nel  contratto,  né  poteva  ridomandarsi  nella  restituzione  di 
dote  :  oltre  di  che  il  notaro  punivasi  in  200  scudi  e  con  la  privazione  dell'  ufficio  ;  mentre  le  proibizioni  colpivano  anche  i  fore- 
stieri :  alla  donna  non  potevasi  assegnare  «  per  parafreno  »  pili  del  dieci  per  cento  della  dote  costituita:  disponesi  circa  il  lucro 
dotale,  e  la  restituzione  della  dote  :  e  fin  anco  punivasi  il  prete  che  celebrasse  il  matrimonio  quando  la  dote  sorpassasse  i  limiti  detti 


350 


C.  MAZZI 


con  follare  e  valicare);  iiiscrrimi  (serrature);  issi  (essi);  lahorcri  (lavorazioni);  mammole, 
mammoli  (fanciulli);  moli  nari  (  mugnai  i  ;  naccharitio  (fra  i  suonatori  del  comune  quello 
che  sonava  le  nacchere);  palombi  (colombi)  ;  panifacoli  (facitori  di  pane  ;  parniti\a  (pa- 
rentela) ;  piiiicaroli  (pizzicagnoli)  ;  piombata,  plombarola  (qualche  arme  da  offesa)  ;  polo 
(poggio)  ;  poiiticha  (casa)  ;  portanari  (guardiani  delle  porte)  ;  prcsiunc  (prigione)  ;  prete 
(pietre)  ;  prostima  (congrega,  adunanza)  ;  quawio  (quando)  ;  quartarola  (misura  di  quaranta 
stala)  ;  raschia  (foraggio)  (?)  ;  reformaii{c  (riformagioni)  ;  regactcri  (rigattieri)  ;  rubo  (peso 
di  venticinque  libbre)  ;  salitca  i^un  qualche  cereale)  ;  scapi/lata  (scapigliatura  fatta  violente- 
mente altrui)  :  seJio  (luogo  ove  sta  fermato  ;  detto  del  cancello)  ;  sigillato  (bollato  con 
cera;  detto  delle  carni  macellate)  ;  soglanlo  (sguattero)  ;  statesseiio  (stessero)  ;  staterando 
(staranno)  ;  subdiiccre  (condurre  per  forza)  ;  siispetione  (dubbia  interpretazione)  ;  irappitarij 
(oliandoli  ;  come  pare)  ;  triccole  (trecche)  ;  valicare  (detto  dei  panni)  ;  ventare  (scagliare 
con  violenza  ;  a\^-entare'  ;  versatori  (emissarii  per  le  acque)  (?)  ;  viale  (ufficiale  per  i 
danni  dati);  vicini  adiacenti  (possessori  limitrofi)  ;  ystrinni  (sonatori  del  Comune)  (i). 

Anche  altra  diversa  importanza  ha  il  nostro  volume  degli  Statuti  ascolani,  cioè  per 
la  storia  della  tipografia.  E  questo  un  bel  volume  in  folio,  di  carta  senza  marca,  im- 
presso in  carattere  gotico,  grosso  e  consunto  ;  mancante  di  numerazione  delle  pagine,  e 
delle  lineette  di  richiamo  in  fine  alle  righe,  le  quali,  alcuna  volta,  restano  spezzate,  cor- 
rendo però  il  senso,  senza  riempire  tutto  il  loro  spazio,  né  si  capisce  bene  perché.  Da 
principio  quasi  nessuna  staccatura  al  cominciare  dei  Libri  ;  poi,  nei  primi  del  secondo 
Statuto,  poche  parole  del  principio  son  di  tutte  maiuscole,  mentre  manca  quasi  sempre 
la  iniziale  della  parola  prima,  sostituita  da  una  maiuscola  nel  centro  del  vuoto  lasciato, 
come  usavasi  nei  manoscritti  quando  le  iniziali  dovevano  essere  da  altro  calligrafo  mi- 
niate o  colorite.  In  luogo  di  punti  sono  accenti  sull'/,-  dei  segni  ortografici  adoperasi  il 
solo  punto,  e,  in  luogo  della  virgola,  la  stanghetta  verticale,  non  sempre  posta  a  pro- 
posito: frequenti  le  abbreviature  del  p,  del  q,  della  m,  della  n,  del  con,  e  del  cantra, 
del  scr  e  del  ver  :  e  quanto  le  abbreviature  frequenti  i  nessi  di  lettere  :  de,  he,  ho,  oc, 
oc,  pho  ed  altri.  Le  due  colonne  che  riempiono  la  pagina  hanno  ciascuna  le  righe  ben 
allineate  in  piombo  sul  lato  sinistro  dove  principiano,  mentre  sull'opposto  Iato  destro  le 
righe  finiscono  assai  irregolarmente.  Tutto  ciò,  meglio  che  dalle  nostre  parole  fatto  pa- 
lese dal  fac-simile  della  sottoscrizione,  dà  al  volume  un'  apparenza  di  vetustà  molto  mag- 
giore di  quello  che  in  verità  si  abbia,  e  ne  fa  un  singoiar  documento  per  la  storia 
della  tipografia  in  Italia,  come  bene  ebbe  a  rilevare  il  Direttore  della  Bibliofilia  (2).  Dovette 
quel  venerabile  foanni  da  Tlieramo  aver  comperato  i  caratteri  di  una  vecchia  tipografia,  e 
con  quelli,  andando  qua  e  là  vagando,  fermandosi  ove  il  lavoro  il  tratteneva,  capitato  o 
chiamato  in  Ascoli,  ivi  impresse,  nella  ecclefia  de  S.ca  Maria  dfoliftano. 
gli  Statuti  di  quel  (Comune. 

1  quali  non  lasceremo  senza  prima  aver  sentito  come  li  descrive  un    provetto    bi- 


li) Per  maggiore  inrormazione  del  dialetto  rimando  nella  Guida  Jelh  Provìncia  di  Ascoli  Piceno  compilata  ycr  cura 
della  Sezione  Picena  C.  A.  I.  (Ascoli  Piceno,  Stab.  Tip.  Cesari,  lS8o).  a  pp.  3'>4*5,  alle  Xote  sul  dialetto  as.-olatio.  che  si  sanno 
compilate  dal  prof.  Giuseppe  Castelli. 

(3)  Lt  Bibliofilia,  I,  pag.  331-322. 


STATUTI  \-OLGARI  DI  ASCOLI  DEL   1387  351 

bliografo,  il  Manzoni  (i)  :  «  Tutti  sono  quinterni  e  sono  in  numero  di  26,  eccetto  :•  che 
«  è  terno,  ed  hanno  segnatura  a  —  K  Le  ultime  carte  sono  bianche.  Volume  in  foglio, 
«  in  carattere  gotico,  stampato  a  due  colonne  con  linee  trenta  per  pagina  intera,  e  con 
«  giustificazione  alta  cent.  22  e  larga  cent.  16  ».  E  soggiunge  che  di  questo  «  rarissimo  » 
Statuto  conosce  soli  quattro  esemplari  ;  uno,  in  pergamena,  nell'  archivio  municipale  di 
Ascoli,  che  ci  fa  pensare,  diciamo  noi,  come  la  stampa  fosse  ordinata  dal  Comune  stesso; 
uno,  nella  Chigiana  ;  uno,  nella  Biblioteca  di  Propaganda  in  Roma;  uno,  in  Bologna, 
mancante  delle  due  prime  carte,  nella  Biblioteca  del  conte  Malvezzi  de'  Medici.  Onde 
l'esemplare  che  abbiamo  avuto  sott'occhio  non  è  questo,  perché  integro  ;  non  è  quello 
dell'archivio  nmnicipale  d'Ascoli,  perché  cartaceo;  né  potendosi  pensare  che  sia  quello 
della  Chigiana  né  l' altro  di  Propaganda,  viene  ad  essere  il  quinto  esemplare  fin  qui  co- 
nosciuto. C.  Mazzi. 


KKHBKXX'Mk* 


GLI   STATUTI  DI  FANO 


Le  tipografie  fanesi  ebbero  fino  ad  ora  ben  pochi  illustratori  speciali. 

Il  Marchese  Torello  Torelli,  morto  nel  1S51,  si  occupò  di  raccogliere  notizie  intorno  ad  esse 
e  due  piccoli  fascicoli  di  appunti,  consistenti  principalmente  in  descrizioni  di  stampe,  trovansi  ma- 
noscritti presso  il  signor  Conte  Gregorio  Aniiani  (2). 

Il  Cav.  Luigi  Masetti,  Bibliotecario  della  Federiciaiia,  pubblicò  i  capitoli  stipulati  tra  il  Co- 
mune di  Fano  e  Girolamo  Soncino  per  la  stampa  degli  Statuti  fanesi  e  vi  aggiunse  un  elenco  cro- 
nologico dei  Tipografi  che  lavorarono  a  Fano  (3). 

Il  Conte  Giacomo  Manzoni  si  occupò  con  rara  competenza  e  diligenza  delle  stampe  .Sonci- 
nati  (4),  e  finalmente  il  prof.  Alfredo  Margutti  parlò  del  Tipografo  Veneto  Pietro  Farri,  che  la- 
vorò a  Fano  negli  ultimi  anni  del  XYl  e  nei  primi  del  XVII  secolo  (5). 

Nelle  ricerche  da  me  fiitte  per  vari  argomenti  nell'Archivio  Comunale  di  Fano,  m' imbattei 
in  alcune  memorie  dalle  quali  prendo  argomento  a  scrivere  questo  articolo  che  tratterà  unicamente 
della  stampa  degli  Statuti  Fanesi.  In  avvenire,  se  mi  si  presenterà  occasione,  non  mancherò  di 
raccogliere  tutte  le  notizie  che  possano  servire  a  illustrare  la  storia  della  nobilissima  arte  della 
stampa  a  Fano. 

Nel  Consiglio  Speciale  o  di  Credenza  del  15  Marzo  1494,  il  Gonfaloniere  espose  agli  adu- 
nati come  da  qualche  tempo  fosse  stato  deciso  di  far  ricopiare  gli  statuti  perché  non  si  avessero  a 
perdere  essendovene  una  sola  copia.  La  deliberazione  non  essendo  stata  eseguita,  per  evitare  il  di 


(1)  Bibliografia  Statutaria  e  Storica  Italiana  compilata  da  Luigi  Manzoni.  (Bologna,  presso  Gaetano  Romagnoli,  1876- 
93)  t.  3^-3t*  ti  Manzoni  descrive  da  un  esemplare  della  Biblioteca  Malvezzi  in  Bologna,  aiutandosi  con  l'opera  dell' Audifredi 
per  le  prime  due  carte  che  in  quell'  esemplare  mancano. 

{1]  Notizie  di  alcuni  Autori  |  e  stampe  di  L'bri  Pertinenti  |  alla  città  di  Fano  \  Raccolte  da  me  Torello  Torelli. 
Due  quinterni  in  4''  mss. 

(3)  Memorie  sulla  Biblioteca  Comunale, di  Fano  denominata  Federiciana  raccolte  e  scritte  da  Luigi  Masetti  custode 
della  medesima.  Fano,  Tipografia  Lana,  1873,  in  8°,  pag.  27. 

(  f)  Giacomo  Manzoni.  Annali  Tipografici  dei  Soncino.  Tomo  111.  Secolo  XVI,  dal  1^02  al  1520,  Bologna,  presso 
Gaetano  Romagnoli,  1883,  in  8°  p.  XXIV-504  con  6  tavole. 

(5I  Dolt.  Alfredo  Margutti,  Pietro  Farri  Tipografo  Veneto  e  le  origini  della  tipografia  Sinigagliese,  appunti 
Storico-bibliografici.  Osimo,  Stamperia  di  V.  Rossi,  1887.  in  ltì°  pag.  il. 


352  G.  CASTELLANI 


sonore  e  il  danno  gravissimo  che  deriverebbe  alla  città  dalla  perdita  dell'unica  copia  de'  propri  sta- 
tuti, era  sorta  in  niente  a  parecchi  cittadini  l'idea  di  farli  stampare,  obbligando  tutti  gli  avvocati, 
procuratori  e  notari  ad  acquistarne  un  esemplare  per  coprire  la  spesa  della  stampa.  Tale  proposta 
incontrò  il  favore  e  il  plauso  di  tutti  e  fu  stabilito  di  nominare  due  cittadini  che  insieme  coi  priori 
dovessero  provvedere  a  far  trascrivere  gli  statuti,  correggendoli  opportunamente,  e  a  farli  poscia 
stampare  e  vendere,  giusta  1'  idea  espressa  dal  Gonfaloniere  (i). 

Tra  le  varie  coirpilazioni  manoscritte  degli  Statuti  esistenti  tuttavia  nell'Archivio  Comunale 
in  Fano  non  si  conserva  la  trascrizione  che  dovette  essere  il  frutto  della  solenne  decisione  del  Con- 
siglio- E  vero  altresì  che  non  vi  si  trova  nemmeno  quella  che  servi  poi  di  originale  alla  stampa 
Soncinate.  Di  questa,  pei  capitoli  pubblicati  prima  dal  Masetti  poi  dal  Manzoni,  si  hanno  notizie 
ampie  e  dettagliate.  Il  Soncino  si  obbligava  a  stampare  ottanta  statuti  della  città,  insieme  agli  sta- 
tuti delle  gabelle  e  ai  capitoli  dei  Consoli,  cogli  stessi  caratteri  e  la  stessa  carta  adoperati  per  la 
stampa  del  Decachordiiv!  del  Cardinale  di  Senigallia  Marco  Vigerlo  (2).  11  Comune,  alla  sua  volta, 
prometteva  di  dargli  un  buon  correttore,  una  casa  atta  all'esercizio  della  tipografia,  ottanta  ducati 
a  stampa  finita,  e  di  più  prometteva  di  non  permettere  ai  venditori  di  libri  {qui  vendiiiit  in  bainhis 
libros)  la  vendita  di  volumi  maggiori  di  un  foglio  per  tutto  il  tempo  che  sarebbe  durata  la  stampa. 

Se  le  copie  degli  statuti,  come  apparisce  da  questi  capitoli,  furono  ottanta  soltanto,  è  da 
maravigliare  a,s.sai,  osserva  il  Manzoni,  che  oggi  il  libro  non  sia  anche  più  raro  di  quel  che  è.  E 
verahiente  un  libro  destinalo  ad  essere  consultato  quotidianamente,  per  quanto  ne  sia  ottima  la 
carta  e  solida  la  legatura,  è  soggetto  a  gualcirsi  e  a  deperire  con  una  certa  rapidità.  La  maravi- 
glia espressa  dal  Manzoni  diventa  maggiore  se  si  considera  che  agli  esemplari  da  lui  enumerati  se  ne 
possono  aggiungere  altri  sette,  esistenti  o  che  almeno  esistevano  pochi  anni  fa,  soltanto  a  Fano  (3), 
senza  contare  quelli  che  sicuramente  sì  troveranno  in  altre  biblioteche  italiane  ed  estere. 

Ma  come  poi  non  si  dovrà  maravigliare  sapendo  che  poco  jiiù  di  cinquant'anni  dopo  l'edi- 
zione del  Soncino  si  sentiva  già  il  bisogno  di  una  ristampa? 

Ai  27  di  Giugno  del  1560  fu  portata  al  M.°  Consiglio  Comunale  la  proposta  di  uno  stampa- 
tore impressor  libroriim,  il  quale  si  offriva  di  stampare  cento  statuti  al  prezzo  di  dieci  carlini  ca- 
dauno, cpiindi  a  prezzo  minore  di  quello  che  era  stato  corrisposto  al  Soncino  il  quale  aveva  avuto 
un  ducato  la  copia.  L'afiare  però  non  fu  concluso  perché  il  Consiglio  voleva  che  gli  statuti  fos- 
sero corretti  e  coordinati  prima  della  ristampa  ;  cosi  suona  il  partito  adottato  :  «  Prima  che  si  venga 
«  alla  stampa  od  impressione  da  farsi  de'  nostri  statuti  sia  data  autorità  alli  M.ci  Signori  Priori 
«  presenti  e  futuri  et  a  cinque  cittadini  fra  dottori  e  procuratori  da  eleggersi  per  loro  Signori  che 
«  siano  persone  ben  caiiaci  delle  ragioni,  di  rivederli  insieme  et  ben  considerare  li  detti  statuti  et 
«  aggiongere  et  sminuire  in  quei  luochi  et  capitoli  che  conosceranno  esser  bisogno  accioché  siano 
«  bene  intesi  et  ordinati  a  utile  e  honor  della  città,  et  prima  che  vadino  alla  stampa  si  riferisca  et 
«  legga  a  questo  .M.co  Consiglio  ciò  è  quello  che  sarà  riformato  nelli  detti  statuti  w  14). 

Ma  nemmeno  questa  nuova  compilazione  esiste  nell'Archivio  Comunale,  e  noi  quindi  non 
sappiamo  con  certezza  se  la  solenne  decisione  del  magnìfico  Consìglio  ebbe  e.secuzione  o  restò  let- 
tera morta  :  questa  seconda  supposizione  è  forse  la  vera  tenendo  conto  di  ciò  che  avvenne  trenta- 
sei anni  dopo  e  che  ci  viene  pure  narrato  dai  Libri  Consigliari.  Prima  però  di  passare  al  racconto 
dell'ultimo  episoJio  di  tiuesta  secolare  questione  della  stampa  e  ristampa  degli  statuti,  vediamo  un 


(ij  Archivio  comunale-  dì  Fano,  (^oitsii^li.  Voi.  27  car.  (i-  "  P.fatus  D.nus  Confalonerius  proposuit  qualiler  scpius  re- 
ti troactis  temporibus  ordinalum  fuit  quod  sratuta  ciuitatis  Fani  rescribi  dcberent  ut  amicti  non  possent  ci  nihilominus  nunquam 
«  factum  fuit.  et  quum  essel  magnum  dedecus  quod  statura  civitalis  perderentur  quod  facile  evenire  possct  co  quod  non  sint  nìsi 
«  in  uno  volumine  descripta  et  ex  hoc  ma^num  oriri  possct  dctrimentum  universe  civitati.  idcirco  fuit  per  mullos  cives  consultum 
,<  quod  esser  necesse  dare  opcram  quod  dieta  statura  imprimantur  et  stampentur  et  quod  omnes  advocati,  procuralores  ac  nolarii 
w  cogantur  ex  illis  unam  copiam  emerc  et  penes  se  retincre. 

«  Q.ue  proposita  ab  omnibus  summopere  comendata  fuit,  et  posito  partito  obtentum  fuit  omnibus  fabis,  quatuor  in  con- 
t'  trarium  non  obslantibus,  quod  duo  cives  dcpulentur  super  hoc  ncgotio  qui  una  cura  diiis  prioribus  provìdcant  opportune  quod 
w  dieta  staluta  accopientur  ci  corrigantur  et  postca  imprimantur  ac  vendantur  ut  supra. 

(2)  Vedi  La  Bibliofilia.  II,  pag.  78-79. 

(3)  Due  copie  esistono  nell'Archivio  Comunale  e  due  nella  Biblioteca;  allrc  duo  ne  vidi  annoiate  in  un  elenco  di  libti 
del  signor  Avv.  Gabrielli,  una  tra'  libri  della  famiglia  Severi. 

(j)  .\rchivio  citato,  Comiali  Voi.  82,  car.  ;>S  t. 


GLI  STATUTI  DI  FANO  353 


po' chi  fu  lo  stampatore  o  impressore  che  presentò  la  proposta  di  cui  abbiamo  parlato  e  del  quale 
i  Libri  de' Consigli  tacciono  il  nome. 

La  prima  officina  tipografica  aperta  in  Fano  dopo  di  Girolamo  Soncino  che  vi  stampò  fino 
al  1516,  fu  quella  di  Jacopo  Moscardo  Veronese,  della  quale  conosco  solo  quattro  stampe  dal  1562 
al  1570  (I). 

Io  penso,  né  parmi  troppo  ardita  la  supposizione,  che  al  Moscardo  debbasi  attribuire  la 
proposta  testé  riferita.  .Si  conosce  una  sua  edizione  del  1562  :  nessuna  maraviglia  per  chi  pensi  al 
tempo  necessario  all'impianto  e  ad  ottenere  i  privilegi  che  gli  esercenti  di  qualsiasi  arte  non  man- 
cavano di  chiedere  alle  autorità  locali,  che  egli  potesse  trovarsi  a  Fano  da  qualche  anno  innanzi. 
Né  la  mancanza  di  edizioni  note  è  tale  argomento  da  fare  assolutamente  escludere  l'esistenza  di 
una  tipografia,  come  la  mancanza  di  edizioni  a  me  note  non  basta  a  farmi  credere  che  l'oHìcina 
del  Moscardo  sia  rimasta  inoperosa  nel  periodo  dal  1562  al  156S.  La  natura  speciale  poi  della  edi- 
zione condotta  nel  1562,  indica  chiaramente  che  si  tratt.i  di  lavoro  occasionale  e  non  di  un  lavoro 
che  abbia  determinato  il  Moscardo  a  stabilirsi  in  Fano  ove  dovette  eseguirne  altri  ben  più  lucrosi 
e  importanti.  Essa  è  la  stampa  di  un  poemetto  latino  di  Vincenzo  Francescucci  o  T.  Elio  Vittore, 
dotto  ma  stravagantissimo  letterato  e  giureconsulto,  che,  cantando  una  cagnolina,  Phe/liiia,  trova 
argomento  alle  più  bizzarre  divagazioni  sull'etimologia  de' nomi  di  vari  luoghi  del  contado  fa- 
nese  (2).  Io  credo  che  qualche  ricerca  diligente  potrà  mettere  in  luce  le  prove  di  una  maggiore  at- 
tività della  Stamperia  del  Moscardo.  Il  Palazzi,  ad  esempio,  ne' suoi  «  Discorsi  sopra  l'Imprese  » 
ci  dice  che  il  Francescucci  fu  autore  di  altri  due  poemetti  latini  de'  quali  noi  non  conosciamo  né 
anno  né  luogo  di  stampa  (3).  Non  uscirono,  per  avventura,  essi  pure  dai  torchi  del  ^!oscardo? 
Altrettanto  potrebbe  dirsi  de' lavori  di  altri  .scrittori  fanesi  allora  viventi,  quali  il  Dionigi,  il  Ga- 
buccini,  il  Lanci,  il  Nego^anti,  il  Nolfi.  E  cosi,  con  le  prove  di  maggiora  attività  della  officina  del 
Moscardo,  potrebbero  rinvenirsi  quelle  della  sua  pree.sistenza  al  1562,  che,  fino  a  prova  contraria, 
io  ritengo  dimostrata  da  questa  proposta  anonima  la  quale  aveva  per  scopo  di  assicurare  al  nuovo 
tipografo  un  lavoro  importante  e  sicuramente  rimunerativo. 


Torniamo  al  Magnifico  Consiglio  di  Fano  che  nel  1596  si  trova  di  nuovo  a<l  affron- 
tare la  quistione  della  ristampa  degli  statuti.  Nella  seduta  del  5  Dicembre,  il  Gonfaloniere 
disse  che,  vista  la  mancanza  degli  statuti,  molti  cittadini  credevano  fo.sse  urgente  il  firli  ri- 
stampare cosi  com'erano  senza  attendere  a  correggerli,  riformarli  ed  emendarli,  e  riserbandosi 
di  fare  stampare  in  seguito  anche  le  aggiunte  e  gli  emendamenti.  Il  ]\Iagnifico  signor  Adriano 
(Negosanti)  aggiunse  esservi  persona  che  si  offriva  di  stamparli  senza  che  il  Comune  avesse  a 
spendere  nulla.  E  allora  Francesco  Francescucci  disse  che  questa  era  una  vera  fortuna  da  pigliarsi 
subito  pe'  capelli,  e  che  conveniva  quindi  dare  la  chiesta  facoltà  di  ristampare  gli  statuti  come  si 
trovavano,  senza  perdere  tempo  a  rivederli  e  riformarli,  ciò  che  si  potrebbe  poi  fare  con  più  agio, 


(1)  Non  possiedo  nella  mia  collezione  nessuni  stampa  del  Moscardo;  ho  notizia  però  delle  seguenti:  I."^  T.  HULIi 
VICTO  I  EIS  FANESTRIS  Ij  PHELLINA  C  Impiimebat  Fani  lacobus  Moscardius  Veronensis,  1562.  in  S.  fCn- 
tjlogo  Manzoni,  I,  N.°  33941. 

2.'*  MOTVS    I   Propiius  S.  D.  N.  PII  divi-  !  na  providentia  Papae  Qyinti    j    super  declaratione  compro-  |  batione  et  con- 
firmationc  termìnorum    j    Civitatis  Fani,  adiacentiumque    l    Castrorum    j    trans  metaurum.    ]    Fani.  M.  D.  LXIIX.  in  [tue  : 
Impressum  Fani  per  lacobum  Moschardium  —  Veroncn.  M.  D.  LXIIX  ,  in  4"  car.  8.    (Esiste    iteli'  AiehivìO    Co- 

mniale  di  Fjno  rilevilo  insieme  a  una  cpia  deg'i  statuti  stampati  dal  Sondilo). 

'V*  Maioli  Simonis.  Comentarium  in  Concilium  Lugdunense.  Fani,  apud  lacobum  Moschardium.  is'io.  in  4"  gr.  M/'- 
punti   Tore'li). 

4.°  L' .^MOR  CORTESE,  Commedia  Pastorale  di  Francesco  Dionisio  da  Fano.  In  Fano  per  Giacomo  Moscardo,  1570 
(Bihliot.  Picena.    IV,  6). 

(2)  Non  possiedo  il  poemetto  Pite  lina  ma  ne  parlo  perché  ricordato  dalle  Tavole  albri^ianc  e  citato  Varie  Volte  dal 
Canonico  Billi  ne*  suoi  scritti  :  Ricordo  storico  di  Bareni  e  Saltara.  Fano,   18Ó6,  e  Brettino,  Fano,   l8G^. 

(3)  /  discorsi  di  M.  Gio.  Andrea  Palazzi  sopra  l' Imprese    Bologna,  Benacci.  1575,  in  8",  pag.  49  e  150. 


354  G.  CASTELLANI 


stampando  in  seguito  anche  le  lifonne  cl»e  vi  venissero  introdotte  in  modo  da  poterle  aggiungere 
al  volume  stampato.  E  cosi  fu  deliberato  con  53  voti  favorevoli  e  13  contrari  (i). 

Chi  era  lo  stampatore  che  sì  offriva  di  stampare  gli  statuti  a  proprie  spese?  Noi  non  sappiamo 
se  il  Moscardo  seguitò  ancora  a  lavorare  a  Fano  dopo  il  1570.  sappiamo  però  che  fin  dal  1590 
e'  era  un  altro  tipografo,  Pietro  Farri,  che  in  detto  anno  pubblicò  Le  Facezie  del  Piovano  Ar- 
lotto, del  Gonnella,  del  Burlacchio  e  di  altri  in-8  di  8S  fF.  e  frontispizio  che  dal  Torelli  viene  no- 
tata come  la  prima  stampa  del  Farri  in  Fano  (2).  Però,  da  quanto  ne  scrisse  il  Margutti  e  da  al- 
cune sue  edizioni  del  1594  e  1595  datate  da  Senigallia,  e  da  altre  degli  anni  successivi  fino  al  iGoo 
datate  da  Jesi,  parrebbe  che  tra  il  1594  e  il  1595  egli  avesse  lasciato  Fano  per  trasferirsi  in  quelle 
altre  città.  È  vero  che  vi  tornò  poi  nel  1G04  e  vi  lavorò  fino  al  1613,  ma  noi  non  abbiamo  argo- 
mento sicuro  per  credere  che  il  signor  Adriano  Negosanti,  pirlando  di  chi  si  ofl!erìva  di  stampare 
gli  statuti  senza  spesa,  intendesse  parlare  di  lui.  E  certo  però  che  il  Farri  doveva  avere  partigiani 
e  protettori  nel  magnifico  Consiglio,  perché  le  sue  edizioni  (quelle  almeno  che  conosco  io)  sono 
tutte  dedicate  ad  alcuni  dei  patrizi  che  sedevano  per  diritto  di  famiglia  in  quel  consesso  che  era 
una  piccola  oligarchia. 

Potrebbe  anche  darsi  che  il  proponente  non  nominalo  dal  Xegosanli  fosse  quello  stesso 
maestro  Antonio  Libraro  che,  conoscinta  la  deliberazione  presa  dal  Consiglio,  si  presentò  poi  al 
Magistrato  offrendosi  di  fare  ristampare  gli  statuti  sotto  certe  date  condizioni  e  capitoli.  Tali  con- 
dizioni però  di  cui  fu  data  lettura  al  Consiglio  lì  30  dello  stesso  mese  di  Decembre,  non  piacquero 
al  Consigliere  Nicola  Leonardi,  il  quale  osservò  non  essere  decoroso  che  chiunque,  anche  nolente, 
fosse  obbligato  ad  acquistare  la  nuova  stampa  e  soggiunse  che  era  giusto  fossero  Ietti  ì  capìtoli 
presentati  da  altri.  E  allora  venne  data  lettura  anche  de*  capitoli  presentati  dallo  stampatore  mae- 
stro Antonio  Braida.  Nemmeno  questi  però  furono  di  aggradimento  del  Consiglio  tanto  che  il 
Consigliere  Giovanni  Borgogelli  concluse  che,  vista  la  necessità  di  ristampare   gli   statuti  e    visto 


(l)  Arcb.  Com.    dì   Fano,  Constgli,  Voi.  113.  e.  Ó7  i.  «  Die  lovìs  quinta    Dtfcembrls Deinde    propositum    full   quod 

a  slanle  penuria  librorum  statutorum  visum  est  multis  civibus  ipsa  statula  denuo  ìmprìmenda  fuìsse  eo  modo  quo  se  habent  cum 
u  reservalione  illa  reformandi  et  emendandi  ubi  opus  erit.  et  posiea  reformalionem  et  emendalionem  imprimi  faciendi  •». 

«  Q,uibus  addidit  mag.cus  D-  Hadrianus  quod  adest  unus  qui  suìs  expensìs  imprimere  faciet  dieta  absquc  co  quod  Com- 
«  munitas  alìquid  solvat. 

e.  6S  tt  D.  Fraaciscus  Franciscutius,  quod  cum  repcnatur  qui  velit  accipere  in  se  omne  onus  ìmprimcndi  statuta  sibi 
u  viderì  hoc  prò  bona  fortuna  accipiendum  et  illì  omntno  concedatur  facultas  ea  imprìmendi  seu  imprimi  faciendi  prout  modo 
e  sunt,  poierunt  cnim  semper  ea  revidert  et  reformart  et  reformatio  imprimi  et  libro  diclorum  statutorum  addi. 

"  Et  posito  paaito.  A  chi  pare  et  piace  che  stante  il  molto  bisogno  che  s'ha  de  libri  de'  statuti,  et  ritrovandosi  chi 
«  vuole  pigliar  sopra  di  sé  il  farli  ristampare,  per  virtù  del  presente  partito  lì  sia  permesso  et  concesso  di  farli  ristampare  nel 
«  modo  che  stanno  al  presente  con  riserva  della  riforma  da  farsi  d'  essi  quandocumque  et  dì  farla  stampare.  Obicntum  13  contr. 
w  non  obstantibus  », 

(21  II  libro  fu  dedicato  a  Galeotto  Foiestierì.  Ecco  l'elenco  delle  altre  edizioni  Fanesì  del  Farri  a  me   note: 

Elegatt~c  Toscani  e  Latine  scelte  da  Aldo  Manuzio,  1591,  in  1^.  dedicato  a  Pietro  Marcolìni  (Torelli). 

In  Meteorologicos  Aristolelis  ìibros  Paraphrasis  lucidissima  auctorc  Jo.  Baptista  Flavio.   1591.  (Bib.  Picena   IV,   181). 

Historia  della  vita  del  glorioso  S.  Paterniano  Vescovo  e  Protettore  della  Città  di  Fano  scritta  in  lingua  italiana  dal 
R,  M    Francesco  Dionisi,  1591.  {Bib.  Pie.  IV.  7). 

La  Natività  di  Nostro  Signor  Gestì  Cristo  descritta  da  SoLiSGO  Dubantino  in  ottava  rima.  1391,  in  8'  (Bib.  Pie.  IV,  22) 

Detti  et  Fatti  piacevoli  et  gravi  di  diversi  Principi.  Filosofi  et  Cortigiani  raccolti  dal  GUICCIARDINI,  1591,  in  !^',  de- 
dica a  Giovanni  Leonardi,  (mia  collezione). 

L' argute  et  facete  lettere  dì  M.  Cesare  Rao,  ijQt,  in  8''.  Dedica  a  Pietrangelo  Pctrucci.  (mia  collezione'. 

Memoriale  di  Agricoltura  di  Gerolamo  Ardizio,  1592,  tn  4".  (Bib.  Pìc.  I  202). 

Istruzione  Grammaticale  di  Orazio  Pascuzio,   1593,  in  8".  (Bib.  Pie.  I,  205). 

In  Me'eorofogicos  Aristolelis  etc.  IÓ04  in  4".  (Bib.  Pie.  IV,  181). 

Devota  rappresentazione  de'  Martirj  di  S.  Cristina  vergine  e  martire  dì  Gesù  Cristo  di  nuovo  composta  dal  R.  .M . 
Francesco  Dionigi.  1612  in  4"*.  (Bib.  Pie.  IV,  6) 

Un  avviso  a  stampa  p>el  cavamento  del  Porto  del  20  Novembre  rJt3.  del  quale  ebbi  occasione  di  parlare  altra  volta 
(Medaglia  del  Porlo  di  Fano,  Milano.  Cogliati,  1892).  ci  dimostra  che  il  Farri  o  altri  per  lui  seguitò  a  lavorare  a  Fano  anche 
in  quest'anno.  Finalmente  dall' .4 /to  Albri^ìano  sappiamo  che  Lauro  Bilioni  Canonico  Fancsc  stampò  a  Fano  nel  lólb  due  vo- 
lumi Conclusionum  :  fu  questo  pure  lavoro  dell' officina  del  Farri  o  di  altra  ignota,  o  trattasi  di  un  equivoco  dell"  .■Mbrlzzi  .* 


GLI  STATUTI  DI  FANO  355 


che  le  condizioni  proposte  non  piacevano,  il  Masistrato  cercasse  di  trattare  co'  singoli  proponenti 
perché  le  modificassero.  E  cosi  non  si  concluse  nulla  (i). 

Antonio  Braida,  stampatore  Veneziano,  quello  stesso  che  nel  1604  apri  la  prima  tipografia 
in  Recanati,  dalla  quale  nel  160S  uscirono  gli  statuti  municipali  di  quella  città,  trovavasi  adunque 
a  Fano  nel  1596.  Forse  vi  era  venuto  come  lavorante  nella  stamperia  del  Farri,  o  forse  peregri- 
nando in  cerca  di  lavoro  (2).  Certo,  pensando  alle  condizioni  da  lui  fatte  al  Comune  di  Recauati 
che,  oltre  al  dono  di  venti  scudi  all'anno  per  dieci  anni,  dovette  prestargliene  cinquanta  per  im- 
piantare la  tipografia,  si  capisce  come  i  suoi  capitoli  non  potessero  essere  di  gradimento  del  Con- 
siglio Fanese.  Trattando  con  lui  si  vide  forse  svanire  la  buona  fortuna  i>reconizzata  dal  Negosanti 
e  dal  Francescucci  di  ristampare  gli  statuti  senza  metter  fuori  un  soldo. 

Dopo  di  questa  trattativa  abortita  non  mi  occorse  di  veder  altro  sul  proposito.  Rimane  quindi 
sempre  inesplicabile  come  le  copie  dello  statuto  stampato  dal  Soncino  si^no  oggi  tanto  numerose, 
mentre  a  meno  di  un  secolo  dalla  stampa  scarseggiavano  in  modo  da  indurre  il  Consiglio  a  rinun- 
ziare perfino  a  riordinarlo  e  correggerlo  per  poterlo  fare  imprimere  con  maggiore  sollecitudine. 
Aggiungasi  che  gli  statuti  di  Recanati  stampati  un  secolo  dopo  di  quelli  di  Fano  e  in  numero  di 
cinquecento  esemplari,  sono  quasi  altrettanto  rari  se  non  ugualmente  ricercati. 

Osservando  la  stampa  del  Moscardo  del  i  S68  Molus  fropriits,  ecc.  stampa  fatta  per  conto 
del  Comune  che  la  pagò  due  scudi  mozzi  (3),  credetti  per  un  momento  di  avere  trovata  la  spie- 
gazione del  fatto  abbastanza  strano  che  un  libro  edito  a  soli  ottanta  esemplari  sia  quasi  meno  raro 
quattro  secoli  che  88  anni  dopo  la  stampa.  Carta,  formato  e  caratteri  sono  simili  per  non  dire  iden- 
tici a  quello  dello  statuto  sonciniano  e  una  copia,  l'unica  da  me  vista,  trovasi  rilegata  insieme  allo 
.stesso  statuto  in  un  volume  conservato  nell'Archivio  Comunale  di  Fano. 

11  caso  di  edizioni  completamente  falsificate  è  tutt'altro  che  infrequente  nel  cinquecento,  e 
non  farebbe  meraviglia  che  il  Braida,  o  il  Farri,  o  altri,  profittando  della  penuria  lamentata  degli 
statuti  -sonciniani,  valendosi  di  materiale  identico,  ne  apprestassero  una  fedele  riproduzione,  tanto 
da  rendere  inutile  la  ristampa  ufficiale.  Cosi  si  spiegherebbe  come  il  Consiglio,  che  pure  era  tanto 
convinto  della  necessità  di  tale  ristampa,  non  solo  abbia  lasciata  in  sospeso  la  deliberazione  rela- 
tiva ma  non  sia  più  tornato  sull'argomento. 

Queste  sono  soltanto  supposizioni,  però  parnii  che  la  quistione  meriti  di  essere  studiata  da 
persone  più  di  me  competenti.  A  me  basta  di  averne  fissati  i  termini  e  additati  i  documenti  che 
possono  servire  a  decifrarla. 


G.  Castellani. 


(1)  .\rch.  Com.  di  Fano,  Cornigli .  Voi.  117  e.  83  t.  u  Die  Lunae  30  Decembris.  Per  D.  Jo.  Tlioma^um  V.  Conf.  pro- 
«  positum  fuit  quod  in  memoria  unius  cuiu'^q.  debet  esse  decrelum  factum  ab  hoc  Consilio  -imprimi  faciendi  statula,  postea  M. 
(t  Antonius  Librarius  audito  dicto  decreto  comparuit  coram  Magistratu  et  obtullt  se  imprimi  ea  facturum  cum  quibusdam  conJi- 
M  tionibus  et  capitulis  que  lecta  fuerunt  et  super  illis  consulendum. 

<^  D.  Nic.s  Leonardus  dixit  non  decere  ut  quisvis  cogatur  invilus  accipere  dieta  statuta  et  quod  ctiam  quidam  alii  dede- 
«  rum  sua  capitala  et  sibi  videri  et  illa  legi  debere. 

o  Q^uae  capitula  fuerunt  M.ri  Antonii  Braidae  impressoris  et  fuerunt  pariter  lecta. 

«  Mag.cus  D.s  Joannes  Borgogellius  quod  maxime  necessarium  est  ut  statuta  imprimantur  sed  quia  conditìones  lectae  non 
«  placent,  mag.cus  Magistratus  agat  cum  unuquoque  offerentium  ut  quisque  suas  moderet,  sicque  super  piaemissa  proposita  nihil 
«  ulterius  factum  fuit  p. 

(2)  Il  Bibliofilo  ir.  pag.   157  e  segg. 

{3Ì  Arch.  Com.  di  Fano,  Referendaria  Voi.  Iti  car.  2to:  «  A  di    19   Febraro    T5Ó8,    Mo    lac.o   stampadore    scudi    doi 
mozzi  per  altrettanti  che  i  M.ci  SS. ri  Priori  gli  hanno  promesso  per  sua  mercede  di  bavere    stampato   il    moto  proprio  sopra  la 
M  confermatione  della  repositione  de'  termini  di  consenso  ed  autorità  degli  Eletti.  Lb,  ó.  n 


356  L.  S.  O. 

Libro  de  mascalcia  o  segreti  per  li  cavalli 

Abbiamo  acquistato  e  segnaliamo  ai  nostri  cortesi  lettori  un  bel  codice  membra- 
naceo della  prima  metà  del  secolo  XV,  in-S",  di  carte  numerate  XXXXIX  pel  testo,  di 
nitida  scrittura,  e  completo.  Precede  una  tavola  dei  capitoli  che  si  arresta  però  nella 
prima  pagina  al  cap.  15.  Seguono  3  pagine  bianche;  e  a  capo  della  3"  carta  comincia 
un  nuovo  e  diverso  indice:  «  Incipit  tabula  huius  libri  »  e  prosegue  e  si  compie  in  altre 
9  pagine. 

Seguono  2  pagine  bianche,  e  al  verso  della  carta  8  si  legge  una  f)oesia  in  2  ottave, 
assai  curiosa,  sulla  materia  del  libro  : 

A    voler  che'  un  Cavallo  sia  perfecto 
De'  vinte'  *  cose  uole  esser  dotado 
Bon  pelo  adesso  :  Allegro  nelo  aspecto 
Giùtato  corto  elpe'  sotto  cauato 
Salda  la  carne  :  Se  largho  nel  suo  petto 
El  collo  lùno  &  forte  sul  crinato 
Sotto  el  zuffetto  ad  guisa  du  mòtone 
Piccola  testa  :  el  costato  amplone 

^   ecca  la  testa  :  &  longa  la  Massella 
Ampli  1  nari  :  &  la  sua  bocca  fessa 
^'naltra  cofa  uole  esser  con  ella 
La  cauda  afsai  tirata   &  bene  spessa 
Che  ila  ben  forte  doue  sta  la  sella 
Grosso  ne  lanche  *'  per  fornir  la  Messa 
Alcuni  dicon  che  son  uìtedoe  *** 
Piccole  orechie  &  lochi  ****  quato  un   Boe. 

La  prima  carta  del  testo  è  ornata  di  un  elegante  fregio  in  miniatura  di  stile  tìoren- 
tino.  E  comincia  con  questo  titolo  al   fol.   I  : 

«  In  hoc  volumine  continentur  diverse  infirmitates  accidentales  equorum  :  unde 
proveniant  et  remedia  opportuna  et  primo  de  Verme  ». 

.Malgrado  questo  titolo  in  latino  il  trattato  è  scritto  tutto  in  buono  italiano,  salvo 
qua  e  là  qualche  termine  dialettale  che  pare  attestare  la  provenienza  veneta  del  nostro 
manoscritto. 

Questo  codice,  trascritto,  a  quanto  pare,  da  altro  più  antico,  è  rimasto  inedito  ;  e 
forse  sarebbe  bene  pubblicarlo  ad  utilità  degli  studi  della  mascalcia. 

L.  S.  O. 

'  venti  '.  '•  nelle  anche  ;  *"  ventidue  ;  ""  gli  occhi. 


DEL  BIBLIOFILO  ANGELO  ROCCA  357 


Del  bibliofilo  Anorelo  Rocca    fondatore    deW  A/io-e/in? 


Angelo  Rocca  non  ha  trovato  ancora,  pur  troppo,  uno  studioso  che  narrasse  de- 
gnamente la  vita  di  lui,  oltremodo  attiva  e  benetica,  e  ci  facesse  conoscere  il  valore  delle 
molte  e  svariate  sue  opere,  monumento  insigne  della  sua  vasta  cultura  ed  erudizione  (i). 
Nasceva  egli  a  Roccacontrada  —  ora  Arcevia,  nella  Marca  d'Ancona  —  da  una  famiglia 
che  sembra  oriunda  del  prossimo  villaggio  di  Sastefano  (2),  nel  1445;  settenne  appena 
entrava  nell'  ordine  agostiniano,  in  Camerino  ;  passava,  poscia,  a  studiare  a  Perugia,  a  Roma 
e  a  Venezia.  Nel  1577,  ai  9  di  settembre,  conseguiva  la  laurea  magistrale  teologica  nel- 
l'Ateneo padovano  (3)  e  tornato,  quindi,  a  Venezia  vi  istruiva  i  novizi  agostiniani  e  i 
Crocìferi  ;  contemporaneamente  si  dava  alla  predicazione  e  agli  studi  eruditi  ;  ma  Ago- 
stino Molari  da  Fivizzano,  vicario  generale  dell'ordine  e  prefetto  del  Sacrario  apostolico, 
cui  era  già  pervenuta  la  fama  della  grande  dottrina  di  lui,  lo  chiamava  a  Roma,  affinché 
pubblicasse  e  illustrasse  la  Somma  della  Pofcsfà  Ecclesiastica  dell'anconitano  Agostino 
Trionfi.  Divenne  poi  segretario  dello  stesso  Fivizzano  e  da  Sisto  V,  nel  1585,  veniva 
posto  alla  direzione  della  tipografia  apostolica  del  Vaticano,  dove  abitava  presso  Aldo 
Manuzio  ;  per  un  decennio,  curando  le  edizioni  dei  SS.  Padri,  dei  Concilii,  della  Bib- 
bia (4),  restò  a  quell'ufficio,  che  fu  poi  costretto  ad  abbandonare,  a  causa  di  una  grave 
malattia  (5).  Clemente  VII],  nel  1595,  lo  creò  prefetto  della  Cappella  apostolica;  un 
anno  dopo.  Io  elesse  Consultore,  il  31  gennaio  del  1605  Vescovo  in  pariibus  di  Tagaste 
—  patria  di  S.  Agostino  —  e  contemporaneamente  gli  confermò  1'  abbazia  di  S.  Maria 
del  Piano  di  Castiglione,  nella  diocesi  di  Senigallia;  mori  in  Roma,  1' 8  aprile  1620,  e  fu 
sepolto  nella  navata  destra  della  chiesa  di  Sant'Agostino  dove  gli  fu  eretto  un  bel  mu- 
numento,  colla  sua  effige,  nella  cappella  di  S.  Nicola  da  Tolentino  ;  un  suo  ritratto  in  bas- 
sorilievo, con  relativa  iscrizione,  era  già  stato  posto  all'  ingresso  della  sua  biblioteca,  fino 
dal   1605. 


(1)  Le  prime  notizie  intorno  ad  Angelo  Rocca  possono  leggersi  nella  sua  opera  Chronlstorid  de  apostolico  Sacrario,  Gu- 
glielmo Franciottq.  Roma,  1605,  pagg.  103-120.  Tra  gli  scrittori  dell'ordine  agostiniano  Panfilo,  Coriolano,  Panvinio.  Crusenio, 
Elsio,  Lanteri  ecc.  che  si  copiano  a  vicenda,  mi  paion  degni  di  memoria  soltanto  CORN.  Curtius,  Virornm  iìlustrium  etc, 
Antuerpiae,  1636,  {con  ritratto),  pagg.  217-57  ^  TOssinger,  Bibliotheca  atigustiniana,  1768,  pagg,  754-64;  degne  di  nota  son 
pure  le  Mtmoires  pour  servir  a  Vhistoire  des  hommes  ilhtstres,  raccolta  dal  Niceron,  Paris,  1733,  t.  XXI,  pagg.  9l-Io5;  oltre  agli 
storici  locali,  Tasti,  i6j*3  ;  Giacobilli,  1658  ;  Brunamonti,  1748  ;  Abbondanzieri,  1752  ;  Colucci,  1788,  ecc.,  in  tempi  più  vicini 
a  noi  si  occuparono  di  lui  FlL.  Mar.  MlsTicHELLl,  in  II  famoso  Gasami  a,  almanacco  che  si  pubblicava  in  Loreto  dai  fratelli  Rossi, 
1843,  P^g-  3O1  ^  ""  suo  concittadino,  oltremodo  benemerito  della  storia  del  suo  paese,  il  cav.  .Anselmo  Anselmi  [Cenni  biografici 
di  Angelo  Rocca  d' Arcevia  fondatore  della  Biblioteca  Angelica  in  Roma,  Fabriano,  tip.  Gentile,  18S1,  pagg.  1-24)  che,  assai  oppor- 
tunamente, intitolava  dal  nome  di  lui  l'importantissima  raccolta  delle  memorie  patrie;  vedi  la  recens.  del  suo  opusc.  in  La /^/l'/sM 
Misena  diretta  dal  Margutti,  Sinigaglia,  4  settembre  1881,  a.  IV,  n  18.  Tra  gli  storici  della  letteratura  vien  primo  un  contempo- 
raneo dello  stesso  Rocca,  Giano  Nicio  Eritreo,  colla  sua  notissima  Pinacoteca,  164O,  pagg.  105-6;  seguono  poi  il  Tiraboschi, 
Storia  della  letteratura  italiana,  ed  Firenze,  !8l2,  voi.  Vili,  p.  I,  pagg.  70-1,  e  testé  il  BelloNI,  //  Seicento,  ed.  Vallardi, 
pagg.  18-20, 

(2)  Cfr.  Anselmi  A.,  Prospetto  cronol.  delle  opere  di  Ercole  Rama;;ani,  Firenze,  1898,  p.  21,  n,   1. 

(3)  Il  diploma  dottorale  è  pubblicato  nella  citata  Chronistoria,  pag.  104  ;  l'originale  sembra  si  conservi  nella  Biblioteca 
Angelica;  contemporaneamente  fu //icor/'ora/o  tra  i  professori  dell'Università  padovana;  ma  di  ciò  non  parlano  gli  storici  di  questa. 

(4)  Vedi  il  decreto  di  nomina  in  Calogerà,  Raccolta  d'  opuscoli,  Venezia,  1744,  pagg.  161.  19Ó-8. 

(5)  Cfr.  la  leti.  II,  a  pag.  300. 

La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  g^-io*  24 


358 


M.  MORICI 


Gli  scrittori  dell'ordine  agostiniano  parlano  del  Rocca  con  grandi  elogi  ;  alcuni  Io 
dicono  profondo  conoscitore  del  greco  e  del  latino,  altri  anche  dell'ebraico  e  del  cal- 
daico ;    ma  ciò  che  veramente  costituisce  la  sua  gloria,  che  lo  rende  oltre  ogni  dire  be- 


(Ritratto  di  A.  Rocca,  Opera  omnia,  Romae,  1719,  t. 


nenierito  degli  studi  e  gli  assegna  uno  dei  primi  posti  nella  storia  della  cultura  italiana, 
è  la  fondazione  in  Roma  della  Biblioteca,  la  quale  dal  suo  nome  si  disse  Atigclnn  ;  poiché 
gli  Agostiniani,  specie  quelli  d'Italia,  anziché  dal  loro  casato,  usavano  nominarsi  dal 
luogo  dove  era  il  monastero  di  loro  religiosa  fìgliuolati^a.  Sicché,  il  Rocca,  il  quale  aveva 
vestito  l'abito  a  Camerino,  nomavasi  in   religione  «  il  padre  Angelo    da  Camerino  »  e 


DEL  BIBLIOFILO  ANGELO  ROCCA  359 

COSI  la  sua  biblioteca,  che  non  poteva  certo  denominarsi  Ciiiinrii/isr,  fu  detta  Aiioclica. 
Bibliofilo  appassionato,  com'era,  ben  quarant'anni  della  sua  vita  dedicò  alla  grande  e 
benetica  istituzione,  non  risparmiando  spese  e  fatiche;  finalmente,  il  23  ottobre  16 14, 
la  ricca  Biblioteca  potè  essere  aperta  al  pubblico  e  tanto  maggiore  in  ciò  apparisce  il 
suo  merito,  quando  si  consideri  —  couie  scrive  l' Ossinger  —  che  il  nostro  Rocca  fu 
il  primo  che  in  Roma  «  literatorum  propria  librorum  suppellectili  carentium  commodis 
consuluit,  coeterisque  Bibliothecarum   publicam  authoribus  facem  praetulit    ' . 

VAiìgelicii  fu,  invero,  la  prima  biblioteca  ad  essere  aperta  al  pubblico  in  Roma 
<  quando  non  v'erano  ancora  la  Casanatense,  l'Alessandrina,  la  Vallicelliana,  la  Barbe- 
riniana,  la  Corsiniana,  e  la  stessa  Vaticana  era  appena  1'  ombra  di  quel  che  è  ora  »  ; 
non  solo,  ma  se  la  biblioteca  fondata  dal  Rocca  fu  la  prima  fra  le  romane  ad  essere 
aperta  a  vantaggio  di  tutti  gli  studiosi  «  non  solum  religiosorum,  sed  etiam  clericorum 
et  laicorum  »  con  circa  40  mila  volumi,  in  origine,  e  parecchi  manoscritti  —  che  ora  rag- 
giungono la  bella  cifra  di  3772,  arricchita,  poi,  in  ispecial  modo,  dai  lasciti  del  Pas- 
sionei  e  dell'  Holstenio  —  può  esser  considerata  anche  tra  le  prime  d' Italia  e  del 
mondo,  in  ordine  cronologico,  che  siano  state  istituite  con  intendimento  del  tutto  mo- 
derno. Quindi,  a  buon  diritto,  il  nostro  Romitano,  amante  dei  libri  e  dei  codici^,  studioso 
come  erano  stati  i  quattrocentisti  della  lingua  latina  e  greca,  glottologo  (  i  )  non  comune, 
può  benissimo  essere  annoverato  fra  i  più  tardi  continuatori  della  tradizione  umanistica 
italiana  dal  momento  che,  studiando  la  storia  del  nostro  Rinascimento,  vediamo  come 
«  i  suoi  lembi  sfumino  al  di  là  del  secolo  XIV  e  le  ultime  propaggini  si  protendano  molto 
addentro  nel   XVII   »  (2). 

Da  tutto  ciò,  che  abbiamo  detto,  in  breve,  intorno  alla  vita  e  all'opera  letteraria 
di  A.  Rocca,  apparisce  chiaramente  come  fosse  opportuno  che,  in  una  rivista  oltremodo 
benemerita  della  storia  del  libro  e  della  cultura  in  Italia,  venisse  rinfrescata  la  memoria  di 
chi  collaborava  col  Manuzio,  sopraintendeva  alla  stamperia  Vaticana,  istituiva  V Angelica, 
curava  numerose  edizioni,  e  formava  «  delle  opere  proprie  di  scienze  e  di  erudizione  » 
una  raccolta  «  si  varia,  che  al  secolo  suo,  piacque  indicarla  col  titolo  di  Biblioteca  ainbii- 
laìite  »  (3).  Mossi,  adunque,  dal  desiderio  che  c^ualcuno  si  accinga  a  studiare  la  vita  e 
le  opere  dell'erudito  arceviese,  per  cui  in  Roma,  e  segnatamente  zW Angelica^  troverebbe 
materiali  preziosi  e  quasi  inesplorati,  abbiamo  voluto  rendere  di  pubblica  ragione  il  con- 
tributo non  ispregevole  che  l'archivio   Urbinate,  in  Firenze,  otfre,  specialmente  alla  storia 


\\)  Cfr.  Valmaggi  L.,  Manuale  storico  bibliografico  di  Filologia  classica,  Torino,  iSg-i,  p.  74-5:  «  nel  1501  fra  A.  R. 
trascrive  nella  Bibliolheca  apost.  Torazione  domenicale  in  26  lingue....  ». 

(3)  Cfr.  Rossi,  //  Quattrocento,  ed.  Vallardi,  pag  3;  nel  1590  il  Rocca  insieme  coi  concittadini  Lelio  ed  Emilio  Tasti, 
Lod.  Beltanzi,  Marco  UH  ed  altri  fondava  in  patria  V Accademia  dei  Dispersi;  cfr.  Vecchietti,  Bibl .  Picena,  voi.  IV,  p.  2go. 

(3)  Parole  dettale  dal  prof.  E.  C.  Sinibaldi  e  incise  nella  lapide  commemorativa,  posta  nella  torre  di  S.  Agostino,  in  Ar- 
cevìa,  nel  1881  ;  cfr.  Anselmi,  opusc.  cit..  pag  II  ;  qualche  notizia  intorno  al  nostro  bibliofilo  può  pure  trovarsi  nei  segg.  opu- 
scoli dell'ANSELMl,  più  volte  ricordalo,  Clemente  Vili  di  passaggio  per  Senigallia  nel  I^gS,  Arcevia.  tip.  Ugelli.  1891,  pp.  26 

e  segg.;  Dimostrazione  isterica di  Roccaconlrada,   Castelplanio,  Romagnoli,  1897,  p.  45,  n.  l.  dove  TA.  promette  uno  studio 

illustrativo  sulla  pianta  panoramica  di  Arcevia,  che  il  Rocca  avea  fatto  disegnare  dal  pittore  E.  Ramazzini.  suo  concittadino, 
nel  159+'  tina  lettera  inedita  del  Rocca  all'erudito  perugino  Bonciario  esiste  nella  Biblioteca  dì  Perugia:  cfr.  Mazzatinti,  Inven- 
tari delle  bibl.  d'Italia,  voi.  I,  p.  74. 


36o  •  M.  MORICI 


e  agli  intendimenti  di  alcune  sue  opere  esposti,  colla  più  grande  chiarezza,  dallo  stesso 
Rocca  in  cinque  lettere  —  che  vanno  dal  15  aprile  15QI  al  25  giugno  161  3  —  a  Fran- 
cesco Mario  II  della  Rovere  (  i  ),  le  quali  facilmente  sarebbero  potute  sfuggire  alle  indagini 

del   futuro  biografo  (2). 

M.   MoRici. 

Lettera  I. 


Roma  15  Aprile  1591. 

Seres.™", 

Sono  già  due  anni,  clic  io  mi  |)osi  à  descrivere  la  Libreria  Vaticana  eretta  dalla  fé.  me.  di 
Sisto  V  et  havereila  fin'all'hora  fornita,  se  non  che  fui  da  S.  S.ti  impiegato  nella  rivisione  della 
Bibia,  la  quale  fornita,  vivendo  Sisto,  ripigliai  subito  la  cominciata  fatica,  et  l'ho  condotta  à  fine, 
yuesta  invio  hora  à  V.  Alt.»  Seres.'"''  acciochè  mi  sia  introdottione  alla  gratia  di  Lei,  essendo  io 
ambitiosissimo  di  apparire  et  essere,  come  sono  stato  dell' 111.™"  Card.  Farnese,  et  hora  sono  dello 
lU.^o  Rovere,  serv."'':  della  Seres'"^  Sua  Casa,  della  quale  Ella  è  così  vivo,  et  cosi  risplendente 
ornamento.  Mi  sarà  caro,  che  V.  Alt.  raccogliendo  il  libro,  raccolga  me'  per  divotissinio  di  Lei 
et  della  Seres.""'  sua  famiglia.  El  creda  eh'  io  non  faccio  meno  capitale  di  V.  Alt.-'  di  quello,  che 
io  mi  faccia  dell'essere  tutta  via  adoperato  qui  nel  Vaticano  da  N."  S.'''"  et  da  questa  S.""»  Sede 
nella  Congregatione  della  rivisione  della  med.'"'  Bibia,  che  va  facendosi  per  nuovo  ordine,  et  per 
dare  compita  perfettione  à  così  notabile,  et  importante  impresa. 

N.  S.  Iddio  Le'  doni  il  colmo  de'  suoi  desideri  in  gratia  sua. 

Di  Roma  il  dì  XV  d'Aprile  M.D.XCL 

D.  V.  Alt.  Sers.m» 

Humllìss.  Servo 

F.  Angelo  Rocc^  Agost.no  da  Cam.no 


Lettera  IL 

Roma  9  Aprile  1391. 


Sereniss.   Prencipe, 


Molli  anni  .sono,  per  facilitarmi  lo  studio  di  Theologia,  et  per  ritrovare  co'  prestezza  quanto 
mi  fosse  occorso  trattare  in  (jnella  professione,  ridussi  per  ordine  allahetico  tutte  le  materie, 
e' libri  de'Theologi,  ch'hanno  scritto  più  volumi  per  |)oter  sapere  subito  in  qual  tomo  elle  fossero, 


(1)  R.  Archivio  di  Sialo  ir  Firenze,  CI.  1*.  Div.'  G..  lilza  CX.WU. 

(2)  Per  i  codici  latini  e  italiani  dell' Angelica  vedi  NARDtJCCI  H.,  Catalogus  manuscriptoriim  etc.  praeler  grecos  el  orien- 
lales  in  Blblioth.  Angel...,  Romae,  L.  Cecchini,  1893,  t.  I.  Quanto  ai  codici  greci  cfr.  Pio  Franchi  de'  Cavalieri  e  Giorgio 
Muccio,  Index  codicum  graecorum  Bibliolh.  Angel....  in  SliiJi  italiani  di  filologia  classica  diretta  da  Gir.  Vitelli.  Firenze, 
Frat.  Bencini.  189G,  t.  IV,  pagg.  7-184  ;  per  i  codici  orientali  .Vng.  di  Capua,  Catalogo  dei  Codici  ebraici  d.  B.  .4..  Firenze.  Succ.  Lc- 
monn'er,  1S78  e  segg..  fase  1.  pagg.  83-103.  Relativamente  poi  alla  storia  iclV .Angelica  vedi  le  ì^oti-ie  storiche,  bibliografiche  e  statisti' 
che  sulle  biblioteche  governai  ire  del  regno  d'Italia.  Roma.  1^9^.  pag.  191  e  segg.  e  la  pubblicazione  recentissima  fatta  dal  Ministero 
della  P.  I  .  per  l'Esposizione  di  Parigi,  su  Le  Biblioteche  governative  italiane.  Roma,  1900.  pag.  223  [BuoNASNO  G.  Xoli;ic 
sloriche  bibliografiche  e  statistiche  sulla  Biblioteca  Angelica  di  Roma  nel  .MDCCCXC^ III].  L'Ossisger  nella  citala  Bibliolheca 
.Itigusl.  ci  dà  l'elenco  delle  opere  di  .Vngclo  Rocca,  che  furono  stampate  tutte  in  un  corpo,  a  Roma,  l'anno  1719  in  2  tomi 
in  folio,  i'  Una  nuova  pretesa  edizione  fai;aiie  l'anno  1743  non  è  altro  che  la  l*.  le  cui  copie  non  ancora  esitale  si  vollero 
cosi  più  facilmente  spacciare,  cambiandone  solo  il  |frontespizio  e  qualche  lettera  dedicatoria,  o  qualche  prefazione  >*  ;  cosi  il 
TlRABOSCHl,  Storia  e  voi.  cit..  pag.  72.  Di  tutti  gli  scritti  del  Rocca  i  più  importanti,  letterariamente,  sono  le  Observationes  Jc 
lingua  latina,  in  qtiibus  habelur  sermo  de  imitatìone,  de  conficiendis  epislolis  ac  tocis  latinae  linguae  occultis,  \'enetiis,  apud 
A.  Manutium,  157(1,  e  le  Observationes  in  sex  libros  Eteganliarum  Laurenli:  Vallae,  cmn  apologia  prò  Boelhio  de  personis 
divinis  cantra  eumdem  Vallam.  Venetiis,  apud  Jo.  Griphium,   1386. 


DEL  BIBLIOFILO  ANGELO  ROCCA  '  361 

ponendo  à  ciascliiino  AiUtore  le  Regole  et  Osseivationi  fatte  da  lui  in  diverse  occorrenze  per 
intelligenza  della  Scrittura  Sacra.  Et  per  liaver  maggior  notizia  de' Dottori,  feci  mi'  Elogio  ad  ogni 
uno  di  essi  co'tjualche  censura  ò  giudizio  de'libri  loro.  Questa  fatica,  copiata  da  alcuni  amici  miei, 
fu  cominciata  à  stamparsi  à  compiacenza  degli  stessi,  già  quattr' anni  sono,  ma  no'  potè  ricever  il 
compimento  per  gl'impedimenti  di  molte  mie  infirmità  havute  dopo  la  morte  di  Sisto  V.  fé.  me., 
et  per  gli  Studij  fatti  di  nuovo  da  me  intorno  alla  Bibia  ristampata,  et  in  alcuni  Dottori  sacri. 
Hora  essendo  data  finalmente  in  luce,  ne  mando  una  copia  à  \'.  Alt.!'  Sereni.ss.'"^  pregandola  à 
(iegnarsi  di  favorirmi  collocandola  nella  sua  fiorita  et  celebre  Libreria.  Furono  già  pubblicate 
alcune  altre  mie  operette  :  le  quali  quando  no'  le  fossero  venute  alle  mani,  no'  mancarci  di 
mandarle,  et  per  honorar  me,  et  quelle  insieme,  come  feci  della  Bibliotheca  Vaticana,  et  come 
fo'anco  di  questa,  con  honesta  anbitione,  che  siano  riposte  in  luogo  tanto  honorato  et  tanto  degno. 
Fra  akiuanti  mesi,  come  credo,  si  ristamperà  la  detta  Bibliotheca  Vat.na,  però  supplico  V.  Alt.-'  Se- 
reniss."'a  a  farmi  gratia  d'un  raguaglio  più  copioso,  e  distinto  intorno  all'eccellenza  delle  Sue 
Librerie,  et  di  Pesaro,  et  d'  Llrbino,  oltra  à  quello  che  io  ne  scrissi  nella  prima  impressione, 
poiché  mi  trovo  haverla  migliorata  assai.  Et  co'  tal  fine  huniilmente  bacio  la  mano  à  V.  Alt.-'  Se- 
reuiss.-i  pregandole  da  N.  S.''<!  Iddio  ogni  prosperità  et  gratia  .sua. 
Di  Roma  il  di  9  d'Aprile  1594- 
Di  \'.  Alt.  Serenissima 

Humiliss.  °  et  devotiss."  Servo 

F.  Angelo  Rocca  da  Camerino. 


Lettera  III. 

Roma  20  011.*^   '599- 


Seres."™   Prencipe, 


Per  occasione  dell'andata  di  N.  S.  S.'''=  a  Ferrare,  ho  fatto  un  Comen.'"  intorno  alla  causa, 
origine  et  antichità  di  portir  in  viaggio  lungo  il  S.™"  Sacram.t»  avanti  al  Papa,  Argom.t"  vera- 
mente, per  quanto  s'è  potuto  vedere  con  ogni  diligenza,  non  toccato  già  niai  fin' al  di  d' hoggi 
da  scrittor'.ilcuno  ne'  antico  ne'  moderno,  ancorché  il  Rito  sia  stato  in  uso  dalla  primitiva  Chiesa 
fin'  a'  tempi  nostri.  Per  tanto  mando  à  V.  Alt.  Sers."'»  una  copia  di  detto  Comentatio,  nel  quale 
si  raccontano  ancora  tutti  li  Somi  Pontefici,  che  in  viaggio  lungo  hanno  portato  il  S.^o  SacranLi^i 
et  vi  è  scritto  similmente  il  viaggio  della  Comp.:'  del  S.""'  Sacram.'"  da  Roma  à  Ferrara,  et  il  suo 
ritorno,  con  la  .solennissima  entrata  di  N.  Sig.''<^  in  Ferrara  con  le  cose  principalissime  fatte  in  detta 
Città  da  Sua  Beatit.ne.  I\Iando  adunque  questo  mio  libro,  pieno  di  Riti  Ecclesiastici,  d'  Historie, 
di  Chorografie,  e  d'  altre  cose  ass^i  curiose  à  fine  che  con  gli  altri  miei  libri  sia  riposto  nella  co- 
piosissima, e  suntuosissima  Libreria  di  V.  Alt.  Seres.'"»  alla  quale  per  bascio  fine  la  mano,  pregan- 
dole dal  Sig.''  Iddio  ogni  prosperità  in  gratia  sua. 

Di  Roma  li  20  di  Ottobre  1599- 
Di  V.  Altz.!'  Ser.>"='. 

Humil    Servo 

F.  A.  Rocca  Sacrista  di  N.  S.  S.'^ 

Lettera  IV. 


Roma  15  Luglio   Uno. 


Sereniss."  Signore, 


Io  feci  alquanti  anni  sono  un  Comtnentario  intorno  alla  Communione,  che  fa  '1  Papa, 
quando  con  gran  solennità  canta  la  Messa  ;  et  hora  à  richiesta  de  molti,  che  1'  hanno  letto,  1'  ho 
stampato,  spronato  anco  per  molti  anni  continui  à  ciò  fare  dal  desiderio  di  tutti  coloro,  che  hanno 
veduto  questo  sacro  Rito  della  Communione  solenne,  e  Pontificia,  ò  che  1'  hanno  inteso  raccontare  ; 
facendosi  in  esso  cose  tali,  che  ognìuno  desidera  saperne  la  causa,  et  il  significato,  non  essendo 
stata  persona  alcuna  fin' al  di  d' hoggi,  che  n' habbia  fatto  particolare  trattato.  Oiid' io  mosso 
dalle    frequenti    interrogationi    fattemi    da    sedici    anni    in    qua,   che    mi   trovo    nell'  offitio    della 


362  '  M.  MORICI 


Sacristia  Apostolica,  dichiaro  in  detto  Commentario  cinque  cose  principali.  La  prima  è,  perchè  il 
prendere  la  sacrosanta  Eucarestia,  si  chiama  Communione.  La  seconda,  perchè  il  Papa  consacra 
sill'Altare,  e  si  coniniunica  al  Solio.  La  terza,  perchè  li  vien  portata  1' Hostia  alla  parte  sinistra  del 
Sollo,  et  il  Sangue  alla  parte  destra.  La  quarta,  perchè  in  detta  Communione  il  Papa  divide  l'Ho.^tia, 
e  '1  Sangue  col  Cardinal  Diacono,  et  col  .Suddiacono  Apostolico  suoi  Ministri  nel  cantare  la  Messa. 
La  quinta,  perchè  il  Papa  con  la  Fistula,  6  calamo  d'oro  prende  il  Sangue  co' detti  Ministri.  Per 
dichiaratìone  de  questi  cinque  misteriosi  quesiti  si  raccontano  molte  cose  piene  di  pietà  e  Religion 
Christiana  con  la  dichiaratione  d'alcuni  Riti  Sacri,  et  anco  d'altre  cose  antiche  di  molta  curiosità, 
et  eruditione  ripieni.  Mando  adunque  il  detto  mio  Commentario  à  \'.  Altezza  Seres.'"»  et  ho  voluto 
con  questa  mia  lettera  tlarle  sominarianiente  notitia  di  quello,  che  contiene  il  Libro,  che  le  mando, 
ù  fine,  che  n'  habbia  qualche  saggio  avanti  che  si  risolva  à  leggerlo.  Supplico  \'.  Altezza  Sei  .'"^  à 
ricever  il  tutto,  come  egli  si  sia,  in  segno  della  molta  mia  osservanza  verso  di  Lei,  et  à  conservarmi 
nel  numero  de'  suoi  affezzionatissimi  servitori,  come  veramente  sono.  —  E  con  tal  fine  presole 
dal  Signor'  Iddio  ogni  contentezza  in  gratia  sua. 


Di  Roma  il  di  15  di  Luglio  1610. 
Di  V.  Altezza  Seres.""» 


Humilis^.'^  CI  .\(r.mo  Scr.re 

Fra  A.  Vesc."  e  Sacrista  di  N.  S.  S." 


Lettera   \". 

'  Roma  35  Giug.»   1(513. 

Serenissimo  Signore, 

Alquanti  Anni  sono  nella  Sacra  Congregazione  de' Riti,  nella  quale  mi  trovo  Consultore 
fu  letto  un  memoriale  <lel  Vesc  "  d'Alifle,  il  quale  non  voleva,  che' Religiosi  nell'arrivo  di  qualche 
Principe  ne' luoghi  della  sua  Diocesi  potessero  suonare  le  Campane  senza  licenza  del  Vesc.»  Del 
che  non  fu  compiaciuto.  Io  all'  hora  permio  gusto,  e  spasso  con  26  quesiti  mi  diedi  à  scrivere  non 
solamente  questo  particolare  nel  22  Capitolo,  ma  tutto  quello,  che  si  può  desiderare  in  materia 
delle  campane;  la  qual  materia  se  ben  pare,  che  sia  cosa  molto  secca,  e  sterile;  ella  non  dimeno 
in  effetto  contiene  in  se  cose  stupende,  e  curiose,  come  si  può  vedere  nel  Commentario,  che  hora 
mando  all'Altezza  \'.»  .Serenissima,  alla  quale  vivo  aff."'"  Servitore.  E  con  tal  fine  mi  le  offero  di 
vivo  cuore  pregandole  dal  Sig."'  Iddio  ogni  bene  in  gratia  sua. 

Di  Roma  il  dì  25  di  Giugno  1613. 
Di  V."^  Altezza  Serenissima 

Humilissimo,  et  aff.mo  Servitore 

Fr.'i'  Angelo  Rocca  \'esr."  e  Sacrista  di  N.  S.  S.^ 


RECENSIONI 


Chronica  Hungarorum  impressa  Budae  i47,^typis  similibus  rcimpressa. 
Budapeslini,  sumptibus  Gustavi  Ranschhurg,  Viennae,  Gilhofer  et 
Ranschburg,    iqoo,   in-4.   Fr.    25. — 

Per  commemorare  il  centenario  di  Gutenberg  anche  in  Ungheria,  l'editore  R;uisch- 
biirg  ha  avuto  la  felice  idea  di  pubblicare  un  fac-siniile  del  primo  libro  stampato 
nella  Pannonia,  cioè  la  (Cronaca  degli  Ungheresi  impressa  da  Andrea  Hess  a  Budapest 
nel  1473,  di  cui  non  si  conoscono  che  sette  esemplari.  La  riproduzione  fu  fatta  dalla 
bellissima  copia  della  Biblioteca  del  Museo  N'azionale  di  Budapest  e  — •  diciamolo  subito  — 


RECENSIONI  363 


è  riuscita  squisitamente  e  fa  onore  all'arte  grafica  ungherese.  L' editore  ha  adoprato  carta 
ottima  a  mano  d'un  colore  giallastro  per  meglio  imitare  1' originale  e  ha  fatto  riprodurre 
l'esemplare  del  Museo  Nazionale  di  Budapest  fedelmente  col  bollo  della  Biblioteca,  coi 
segni,  le   rubriche,   le  sottolinee,  le  lettere  iniziali,  gli  svolazzi   marginali,  ecc.   in   rosso. 

Il  facsimile  della  Cronaca  è  preceduto  da  una  introduzione  del  vescovo  Guglielmo 
Fraknói,  in  due  edizioni:  l'una  in  ungherese,  l'altra  in  tedesco.  Noi  vogliamo  occuparci 
di  questa  ultima,  della  quale'  ci  è  stato  inviato  cortesemente  un  esemplare.  Esso  reca  il 
titolo  :  «  Die  Ofner  Chronik.  Facsimile-Ausgabe  des  ersten  ungarlandischen  Druckes  nach 
dem  Exemplare  der  Bibliothek  des  ung.  National  Museums.  Mit  einleitender  Studie  von 
Wilhelm  Fraknói.  Autorisi rte  Ubersetzung  aus  dem  Ungarischen  ». 

La  traduzione  tedesca  non  è  invero  delle  pili  classiche  ;  si  capisce  facilmente  che  il 
traduttore  s'  è  attenuto  letteralmente  al  testo  ungherese  non  curandosi  soverchiamente  della 
forma  generalmente  negletta,  e  non  senza  qualche  errore  grave  di  grammatica  che  in 
un  siffatto  lavoro  non  si  vorrebbe  trovare  ;  egli  traduce,  ad  es.,  aLcipc  invece  di  //iiiiiii 
con  iiehmc.  E  perché,  di  grazia,  usa  nel  titolo  l'aggettivo  iingarìàudisch  invece  di  uiiga- 
risch?  Ma  non  è  compito  nostro  di  giudicar  dello  stile  e  della  grammatica,  e  passiamo 
allo  studio  del  vescovo  Fraknói,  il  cui  esordio,  ispirato  dall'  orgoglio  patriottico,  ri- 
vendica a  l'Ungheria  la  precedenza  nella  introduzione  dell'arte  di  Guttenberg  (sic! 
invece  di  Gutenberg  |Bonusmontanus;)  in  confronto  dell'  Inghilterra,  della  Spagna  e  del- 
l'Austria. L'autore  prelato  ci  oflre  la  storia  dell'introduzione  della  stampa  in  Ungheria, 
contro  la  quale,  a  detta  sua,  il  re  Mattia  Corvino  si  era  mostrato  assai  indifferente  : 
e,  quasi  per  difendere  il  gran  Re,  accenna  ai  papi  e  specialmente  a  Sisto  IV  os- 
servando che  essi  rimasero  pure  indifferenti  contro  la  nuova  invenzione  e  non  intro- 
dussero né  incoraggiarono  1'  arte  tipografica  in  Roma  ;  ma  qui  dobbiamo  osservare  che 
in  Italia  la  prima  tipografia  fu  istituita  in  un  Convento  benedettino  (certamente  non  contro 
la  volontà  od  il  desiderio  del  papa)  e  che  i  tipografi  Sweynheim  e  Pannartz  non  si  ri- 
volsero invano  a  Sisto  IV  quando  implorarono  il  suo  aiuto  per  la  stampa  del  volumi- 
noso commento  di  Nic.  de  Lyra  alla  Bibbia  (  1  ).  Ma  donde  arguisce  1'  autore  che  Mattia 
Corvino,  il  re  dotto  e  suscettibile  ad  ogni  progresso  delle  arti,  delle  scienze  e  delle  let- 
tere, sia  stato  sf  poco  favorevole  all'invenzione  che  più  d'ogni  altra  contribuì  allo 
sviluppo  d'  ogni  ramo  dello  scibile  umano  ?  Il  dotto  Taddeo  L'goleto,  del  quale  il  Re  s'era 
valso  pili  volte  per  l'acquisto  di  manoscritti  greci  e  latini,  dice  invece  il  contrario,  cioè 
che  Mattia  Corvino  voìea  ih/tii  Pannonia  formare  una  Italia  noveìlei  e  fece  perciò  ve- 
nire forse  da  Parma  il  tipografo  Andrea  Hess.  Finora  si  credeva  che  Ladislao,  prevosto 
della  chiesa  budense,  al  quale  il  tipografo  avea  dedicato  la  sua  Cronaca^  fosse  stato  il 
nipote  del  re  Mattia,  Ladislaus  Gereb^  ma  I'  autore  confuta  quest'  opinione  con  documenti 
vaticani,  dai  quali  risulta  che  quel  Ladislao  si  chiamava  invece  de  Kara  e  non  può  essere 
stato  il  Gereb  anche  per  ragioni  cronologiche.  Ma  ciò  non  prova  ancora  che  Ladislao  de 
Kara  non  abbia  invitato  il  tipografo  per  ordine  del  re  .Nlattia,  del  quale  egli  era  vicecan- 
cellarius^  di  quel  gran  Re  che  desiderava  fare  della  sua  capitale    V Einporimn    seientiarum. 


(I)  Vedi  L.i  BibUofilfa.  U.   pag.  95. 


364 


RECENSIONI 


^  ièpultus  di  pclein  ciuitate  yllrìg.'t^xor  autè  cìus  5^  matet 
in  agmund  requiefcunt.lA  AtfLcx  L-adizJaus  m  anteriorafc 
lemper extendens.'^dfeuirtute  in uirtutem proficifcens.quafi/ 
uirgula  fumi  afcèdens  ex  aróatibus  mirre  ÌC  tburis;5C  unmerfi 
pulueris  pigmentarii.qui  non  folum  in  bungariam:ièd  etiam 
inuniuerfa  regna  xpianitatisrcfperfit  odore  fuauitatas.Vnde 
mortuo  romanorii  imperatore. duces  OC  tetrarcbe  teutonico^; 
cundlK^  barones  &  optimates  cómuniter-2<  cócorditer  roga/ 
uerunt  €um;ut  iufciperet  imperiuin.C^iaucro  ipfe  nò  fua  fed 
qut  Ibefu  xpi  futquercbat:illud  diuinù  oraculum  mète  leduli 
reuoluebat.UJon  tràfgrediaris  tcrmios  antiquos  quos  pcfuert 
■patre^j^^Cpf^egnauit  autem  dece  5«^  nouè  annis.6^  mèftbus 
^'trTbus.'Mìgrauit  autè  ad  dommùtflnno  diìì  millefimonona/ 
gelimo:juinto:quarto  kald  augufti;feria  pma.(tuius  fcìfTimiì 
corpus  in  fuo  monaftet  io  uaradini  deuotiffime  uencratur. 


IÌ)e  coronatione  re^^isColc 
(Seyfe  pmi.quì  fuit  filius 


Oman i: Filli  re gis 
regis  Eele  pmi. 


OH  ipm  autem  rcgnauit  Colomanus  fili'us  regis  (Sey-fe. 

Ipfe  enim  Belam  filiù  Almus  ducis.filii  |_ampti  ducis. 
filli  BeJe  regisdidlibeinn:adbuc  ìnfantcm  dequorundaconfiho 
extracìù  de  mris  gremio  cxcecauit.$edqa  fibi  confanguìtate 
attinebat'.ideo  ipm  non  ìnterfecit:  fed  priuauit  lamine. ut  non 
fit  dignus  portare  coronam  fandi  rcgis.  tfte  (Tolomànus  eps 
fuit  uaradien. fed  quia  fratres  quos  babebat  morte  funt  puentt 
ideo  lummo  pontifice  cum  eo  difpenfante:  regnare  cópellitur. 
q  ab  bungaris  i<cunues  C^lm  ^n  appellatur.eo  q?  Iibrcs  babebat 
in  quibus  boras  canonicas  ut  epus  perfoluebat. Ifte  dalmacie 
regnum  occifo  fuo  rege  petro  noìato  in  n-cntibus  petergazia: 
bunparie  adiunxit.(|xaleas  quoqj  uenetcrum  OC  naucs  folidans 
6C  allocas  pecunia  maximarcxercitum  copiofum  in  apulii  de 
ftinauit.C^i  apulia  lpoliata:pcr  tres  merfes  in  ea  pcrmanfit. 

Una  pagina  della  Cliioiiica  Hiiiigarorum  impressa  a  Budapest  da  Andrea  Hess  nel  147^- 


RECENSIONI  365 


Anzi  prova  il  contrario,  perché,  secondo  noi,  il  nipote  avrebbe  potuto  farlo  spunte  sua  pili 
facilmente  del  vicccanceìliere  del  Re.  E  se  il  tipografo  nell'eloquente  sua  dedica  dice  di  es- 
sere stato  in  Ungheria  non  poco  tempo  in  ozio,  ciò  non  implica  affatto  la  conclusione 
che  Mattia  Cor^'ino  non  lo  abbia  fatto  venire,  e  sia  rimasto  indifferente  di  fronte  all'  arte 
nuova,  mentre  si  può  ammettere,  semplicemente,  che  Andrea  Hess  non  abbia  subito  sa- 
puto scegliere  l'opera  da  stampare.  Tredo  che  1'  autore  non  abbia  tradotto  bene  {cum) 
esseniqiic  non  panini  ociosiis,  interpretando  questa  frase  nel  senso  che  il  tipografo  non 
abbia  trovato  in  Ungheria  del  lavoro  per  molto  tempo;  perché,  se  egli  avesse  inteso  di 
dire  cosi',  avrebbe  con  ciò  offeso  od  almeno  rimproverato  colui  che  1' avea  indotto  a  ve- 
nirvi. Negli  altri  capitoli  dello  studio  d'  introduzione,  1'  autore  ci  ofl're  l' esatta  descri- 
zione bibliografica  del  volume  e  l'analisi  del  suo  contenuto  storico;  ed  infine  enumera 
i  sette  esemplari  conosciuti  di  questo  raro  e  prezioso  volume,  dando  d'  ognuno  la  storia 
e  la  descrizione  ;  due  si  tro\ano  in  Ungheria,  tre  in  Austria,  uno  a  Lipsia  ed  uno  nella 
Nazionale  di   Parigi. 

Di  Andrea  Hess  non  si  conosce  che  un'  altra  stampa  di  20  pagine,  contenente 
brevi  trattati  di  Leonardo  Aretino,  Basilio  Magno  e  Socrate,  e  di  questa  un  solo  esem- 
plare cioè  quello  della  Biblioteca  Imperiale  di  Vienna  ;  questo  libriccino  è  stampato  coi 
medesimi  caratteri  e  porta  in  fine  soltanto  le  iniziali  del  tipografo  «  A.  H.  ».  L'autore 
ha  diligentemente  vagliato  tutte  le  questioni  riguardanti  il  primo  prodotto  tipografico  del- 
l' Ungheria,  mentre  non  ha  nemmeno  toccato  le  due  seguenti  che  riguardano  il  tipo- 
grafo stesso  :  Perché  Andrea  Hess  non  impresse  più  nulla  in  Ungheria  oltre  la  Cronaca 
e  1'  opuscolo  citato  ?  vi  sono  delle  traccie  posteriori  dell'  attività  tipografica  di  lui  ?  Il 
risolvere  queste  due  questioni  è  cosa  ben  ardua,  ma  pure  esse  s' impongono  e  meritano 
studi  e  ricerche.  Dalla  dedica  premessa  alla  Cronaca  si  rileva  che  Andrea  Hess  avea 
pensato  a  stampare  delle  opere  più  voluminose  eh'  egli  avrebbe  pure  dedicate  a  Ladislao 
de  Kara  «  (•/  si  qua  in  Jics  niaiora  cxciidcniiis  :  ino  eliani  iììiisfri  nomini  dedicanJa  pnia- 
bimus  »  .■  fu  egli  deluso  dall'  esito  del  primo  suo  volume  che  s' era  forse  immaginato 
grandioso,  facendo  assegnamento  sul  patriottismo  degli  Ungheresi  ?  Lasciando  ad  altri 
il  compito  di  indagare  per  quale  motivo  Andrea  Hess  scomparve  dall'  Ungheria,  credo 
di  aver  ritrovato  le  sue  tracce  e  di  poter  dichiarare  con  certezza,  eh"  egli  era  ritornato 
in  Italia  e  stampò  ancora  un  volume  a  Venezia  in  società  con  Adam  de  Rotwil  nel  1476, 
cioè  Wìpus  exposHionis  Evangelionim  di  Alberto  da  Padova,  citato  dall'  Hain  sotto  il 
n.  573.  Di  questo  raro  volume  l'unico  uscito  dalla  officina  dei  due  soci,  io  ebbi  la 
fortuna  di  trovare  un  beli'  esemplare,  e  sono  perciò  in  grado  di  offrirne  ai  miei  cortesi 
lettori  in  nota  (  i  )  l'esatta  descrizione  bibliografica,  colla  sottoscrizione  tipografica  che  mi  ri- 


(1)  Albertus  de  PaJiia.  old.  Erem.  S.  Aug.  Incipit  l'olène  opus  cxpofitiòis  Euan-  |  geliorù  dc'minicaliù  tocius  {sic)  anni 
reue-  |  rendi  magillri  Alberti  de  Padua  or  \  dinis  fratrù  heiemita:?.'  fcì  Augustiui  [sic]  j  (In  fine:)  Liber  pdicationù  fup  euàgeliis 
domi-  I  nicalib'C  in  precipuìs  feftiuilatib^  fcò  1  lum.  Stephani.  Johannis.  Innocètù  {sic)  Ephle.  Purificatiòis.  Annùtiatiòis.  |  Augusti 
?  cetero  |  2f.  Venetiis  impff'  p  |  magros  Ada  de  Gotuuil  f  Andrea  de  |  Corona  finir  ano.  1476.  8."  KI.  Janu.  |  in  fol.  —  2io  carte 
non  numerate  (segn.  a  —  f,  G.  h.  J  —  L,  m  —  r,  ?,  f  —  x,  — ,  — .  f)  Bei  caratteri  gotici,  42  linee  e  2  colonne  per  paoina. 
Il  testo  incomincia  sui  recto  della  prima  carta  (segn. a}  sotto  il  tìtolo  citato:  Comincia:  []  Omine  de-  |  us  ecce  ne-  |  fcio  loqui 
Termina  sul  verso  della  carta  250.  col.  2,  1.  33-3(  :  ....  nou'ipfe  ho  mihi  ìueterato  lar  |  giatur  ,ppiti'  q  cu  pix  ?  fpù  fc". 
uuiit  ce.  I  Segue  l'iìtiftessìim. 


366  RECENSIONI 


chiamò  in  memoria  il  tipografo  ungherese  e  mi  convinse  Ji  averlo  ritrovato  qui  in  so- 
cietà con  quell'Adam  Rotwill  che,  otto  anni  dopo,  introdusse  1'  arte  tipografica  in  Aquila 
degli  Abruzzi.  Qui  il  nostro  tipografo  non  si  chiama  però  col  suo  cognome  Hess,  ma 
col   luogo  di  nascita    ;<  Andreas  de  Corona  »    Andrea  da  Kronstadt  in  Transilvania. 

Ritornando  al  nostro  volume,  cioè  al  fac -simile  della  Cronaca,  per  il  quale  non 
possiamo  aver  altro  che  vi\issime  parole  d' elogio,  non  vorrei  passare  sotto  silenzio 
alcune  inesattezze  commesse  nel  titolo  latino.  A  me  sembra  sbagliata  la  nota  typii  siiiii- 
libili  reiniprcsia,  perché  non  è  una  ristampa  tipograhca  con  caratteri  simili,  ma  una  ripro- 
duzione fototipica  e  si  dcvea  perciò  dire  :  photolypicc  n'impressa.  Avrei  preferito  BiiJac 
invece  tli   BiiJapi'stiiii^   Viiidohoiiac  invece  di    Vii'iiiìac  e   la  data,   usando  il   latino,  in   cifre 

romane,   anziché    arabe. 

Leo  S.  OLfCHKi. 


K  mui  RKKjaMIOlx  a  «HM>KRB  ■)«■«■«■■  a  lUlKBKMJtBXMBJtKU'KMaa 


DOMANDE  '> 


Havvi  una  prova  certa  che  i  libri  del  Monastero  di  S.  Eusebio  sono  stati 
realmente  impressi  da  Giorgio  Lauer  ? 

Credo  che  questa  leggenda  abbia  1' origine  tlalla  l'alsa  interpretazione  che    Hain    iliede   alla 

sottoscrizione  tipografica  del  Confessionale  citato  nel  suo  Repertorium  sotto  il  n."  1 174  «  Per  Cae- 

lestiiiiim  ?!oininc,  sed re pulverinum  |  Sanclo  in  Eusebio  degeiilein  cenobio  \  qui  me  seribebaf  G.l.auer 

iioinen  hahebat  »  etc.  Ma  qui  nulla  ci  rivela  che  Lauer  in  cenobio   degehaf.   Ed    intatti    i    caratteri 

dei  libri  stampati  nel  Monastero  di  S.  Eusebio  sono  ben  diversi  da  quelli  adoprati  da  Giorgio  Lauer, 

poiché,  mentre  questi  ultimi  rassomigliano  molto  ai  tipi  veneziani,  quelli  del  Monastero  lianno  un 

carattere  esclusivamente  rumano. 

H....a 

Chi  saprebbe  indicarmi  in  (|uale  I?il)lioteca  si  trova  un  esemplare  dell'opera  seguente  : 
«  Eminanuet  de  Moraes.  Respuesta  y  Prognoslico  de  un  Cahalìero  ìiiuy  illustre  sabre  Itis  cosns 
de'  Poriugal.  Leyde  1641  ?  » 

Caramuel  l.obkowitz,  vescovo  di  Vigevano,  t  16S2,  ne  po.ssedeva  alcuni  esemplari,  ed  egli 
è  ben  probabile  che  qualcuno  si  trovi  in  una  Biblioteca  Pubblica  d'  Italia. 

Per  una  sollecita  risposta,  che  si  mandi  cortesemente  alla  Direzione  di  tjuesta  Kivista,  sarei 

oltrefnodo  obbligato. 

E.  Prado. 

Lisbona  I"  Gennaio  lyoi. 


>«m<nwwjumwu<MwwMjmw 


NOTIZIE 


Luigi  Frati.  —  Come  annunziava  V Allienaeuin  del  28  luglio  scorso  (n"  379'!,  pag.  196I, 
Ila  in  quest'anno  felicemente  compiuto  l'Só"  di  età  e  il  sessantesimo  ili  bihiiotecariato,  il  cav.  dott. 
Luigi  Frati,  direttore  della  Biblioteca  Comunale  di  Bologna. 

Nato  il  5  agosto  1815,51  laureò  inscienze  niateniatiche  alla  Università  di  Bologna  nel  1830: 
e  già  si  accingeva,  nello  studio  dell'architelto  .'\iilolini,  a  conseguire  il  diploma  di    ingegnere  ai- 


(i)  Si  prega  di  indirizzare  la  risposta  ulla  Direzione  di  questi  Rivista. 


NOTIZIE 


367 


chitetto,  quando,  invitato  dal  prof,  lìiancòni  ad  assumere  l'ufticio  di  Assistente  alla  taltedra  di 
Arclieologia,  che  questi  teneva,  fu  costretto  a  volgere  ad  altri  studi  l'opera  sua;  e  nel  1846  ot- 
tenne anche  la  laurea  in  lettere.  Ria  già  assai  prima  di  aver  conseguito  quest'ultima  laurea,  in  età 
di  ventisei  anni,  il  Frati  aveva  pubblicato,  nel  1841,11  suo  primo  lavoro  archeologico  sopra  un  an- 
tico Calendario  Runico  del  Museo  di  Bologna,  non  prima  di  allora  decifrato:  lavoro  che  ebbe  lodi 
da  Celestino  Cavedoni  e  da  Angelo  Mai,  il  quale  lo  giudicò  «  uno  de'  più  bei  lavori  che  in  Italia 
vedessero  la  luce  in  questi  nllitiii  anni  »  (v.  Noii::ic  ìniorno  alla  vila  ed  alle  opere  di  Jilous.  C. 
Cavedani  con  appendice  di  sue  Ictlere,  Modena,  1867,  pag.  507)  ;  e  che  doveva  più  tardi  procurare 
al  Frati  la  nomina  a  membro  della  Società  degli  Antiquari  del  Nord.  Nominato  nel  1S40  biblio- 
tecario dell'Arcivescovile  di  Bologna,  ne  compilò  e  pub- 
blicò il  Catalogo  (1856),  e  tenne  quell'ufficio  sino  al  1858, 
anno  in  cui  vinse  per  concorso  il  posto  di  bibliotecario 
della  Comunale  di  Bologna:  ufficio  che  doveva  assorbire 
l'attività  meravigliosa  dell'intera  sua  vita,  e  che  tuttora 
conserva.  Posto  cosi,  nel  vigore  dell'età,  a  capo  di  una 
biblioteca  in  formazione,  composta  di  sette  librerie  di 
varia  origine,  messe  l'una  accanto  all'altra  senza  coordi- 
namento né  di  collocazione,  né  di  registrazione  ;  spinto  di 
più  dall'  importanza  storica  e  dalla  vaghezza  artistica  del 
locale,  in  cui  la  biblioteca  si  trovava,  e  che,  come  è  noto, 
è  l'Arcliiginnasio,  antica  sede  dello  Studio  di  Bologna  ; 
il  Frati  fu  mosso  da  un  intimo  convincimento  a  riordi- 
nare tutta  la  Biblioteca  per  materie,  serbando  nota  delle 
varie  provenienze  dei  volumi  in  appo-iite  indicazioni  ;  ed 
a  rifarne  completamente  il  Catalogo,  secondo  un  criterio 
scientifico  uniforme.  Dire  qui,  in  pochi  cenni,  l'entità  e 
la  difficoltà  di  un  simile  lavoro  ;  gli  espedienti  ingegnosi 
a  cui  egli  dovè  ricorrere  per  poter  compierlo  senza  chiu- 
dere la  biblioteca  al  pubblico,  .se  non  per  pochi  mesi  ; 
il  sistema  seguito  per  rendere  continuativo  l'iniziato  or- 
dinamento ;  le  difficoltà  burocratiche  e  le  animosità  per- 
sonali che  l'ardito  disegno  gli  procacciò,  riescirebbe  as- 
sai malagevole,  e  non  sempre  gradito.  Basti  qui  ricordare 
che,  dopo  l'opera  ininterrotta  di  oltre  un  quarantennio, 
il  Frati  ha  oggi  la  rara  Soddisfazione  di  vedere  com- 
piuta l'opera  sua,  e  di  poter  additare  ai  facili  critici  delle 
nostre  biblioteche,  una  biblioteca  almeno  in  Italia  com- 
pletamente ordinata,  secondo  un  sistema  uniforme.  La  Biblioteca  Comunale  di  Bologna  com- 
prende ora  venti  sale,  nelle  quali  sono  sistematicamente  disposti  circa  250.000  tra  volumi  ed 
opuscoli.  Ogni  sala  comprende  le  opere  e  gli  opuscoli  di  una  determinata  scienza,  o  branca  di 
scienze;  e  quanto  ciò  riesca  vantaggioso  agli  studiosi,  ed  al  personale  di  servizio,  possono  atte- 
stare .solo  coloro,  che  hanno  avuto  occasione  di  visitarla  e  di  frequentarla  a  lungo.  Ciò  è  stato 
riconosciuto  in  più  occasioni  da  giudici  autorevolissimi,  quali  Salvatore  Eongi,  Francesco  Bonaini, 
F.  Odorici,  Giuseppe  Valentinelli,  Emilio  Teza,  il  quale  dopo  avere,  sino  dal  1865,  rilevato  i  pregi  e 
i  vantaggi  dell'ordinamento,  allora  non  interamente  compiuto,  conchiudeva:  «  Non  tutti  dunque  i 
bibliotecari  si  occupano  o  nella  lettura  dei  giornali,  o  nei  libri  loro  ;  c'è  chi  pensa  anche  a  quelli  che 
ha  da  custodire  ;  ma  parmi,  a  giudicare  dalle  abitudini,  che  il  Frati  troppo  abbia  faticato  e  troppo 
bene,  per  avere  da  tutti  lode  e  riconoscenza  »  (v.  Rivisla  ilaliana  di  scienze,  lettere  ed  arti, 
anno  VI,  1865,  pag.  447).  E  lo  svedese  Elof  Tegnér,  bibliotecario  di  Lund,  recatosi  in  Italia,  a  vi- 
sitare gli  archivi  e  le  biblioteche,  per  commissione  del  proprio  governo,  dichiarò  nel  suo  rapporto 
di  non  aver  trovato  in  Italia  che  la  sola  Biblioteca  Comunale  di  Bologna  interamente  ordinata 
per  materie. 

Oltreché  bibliotecario  e  bibliografo,  il  Frati  è  anche  archeologo  e  miinismatico  distinto,  e 
conta  non  poche  pubblicazioni  attinenti  all'archeologia,  alla  numismatica  e  alla  ceramica.  Ma  l'opera 
sua  principale  è  l'edizione  critica  degli  Statuti  di  Bologna  del  sec.  XIII,  pubblicati  in  tre  grossi 


Cav.  Dott.  Luigi  Frati. 


368 


NOTIZIE 


volumi  dei  Munumenli  tiella  Deputazione  bolognese.  Si  deve  i)ure  al  Frati  il  merito  principale  del 
coordinamento  dei  due  Musei  archeologici,  che  prima  Bologna  possedeva,  il  Museo  Universitario, 
governativo,  e  il  Museo  Palagi,  municipale,  in  un  unico  Museo  Civico,  in  cui,  serbata  inalterata  la 
proprietà  rispettiva  della  preziosa  suppellettile,  questa  trovasi  riunita  e  disposta  in  un  unico  ordi- 
namento scientifico,  che  ha  formato  l'ammirazione  di  archeologi  competentissimi. 

Bibliotecario  della  Comunale,  il  Frati  è  anche,  dal  1878,  Direttore  della  Sezione  Medioevale 
e  Moderna  del  Museo  Civico  tlella  stessa  città.  Dottore  collegiato  dell'  Università,  e  membro  della 
K.  Commissione  conservatrice  dei  monumenti  per  la  provincia  di  Bologna. 

É  socio  di  parecchie  Accademie  nazionali  ed  estere:  imo  dei  soci  fondatori,  nel  i8ìo,  della 
K.  Deputazione  di  storia  patria  per  le  Romagne,  e  segretario  di  essa  dal  1861  al  1S63;  socio  cor- 
rispondente della  K.  Deputazione  di  storia  patiia  per  le  antiche  Provincie  e  la  Lombardia;  della 
Società  Ligure  di  storia  patria;  della  .Società  bibliografica  italiana;  della  Società  numismatica  ita- 
liana; dell'I.  R.  Istituto  germanico  di  corrispondenza  archeologica  in  Roma;  ilella  Società  degli 
Antiquari  del  Nord  di  Copenaghen,  e  della  Società  Archeologica  di  Mosca. 

Nel  Congre.sso  dei  bibliotecari  dell'Australasia  tenutosi  neh'  Universiià  di  Adelaide  il  12  ot- 
tobre u.  s.  fu  deliberato  all'unanimità,  su  proposta  del  prof.  Douglas,  di  presentare  felicitazioni  a 
cav.  Frati  pel  suo  85°  natalizio,  e  di  esprimergli  la  loro  profonda  considerazione  pei  servigi  da  lui 
resi  alla  scienza.  Ed  ecco  il  testo  originale  della  lettera  pervenutagli  : 


.s.v 


.Adelaide,  1\  th.  Oclobcr  1900. 


1  Iiave  llie  hoiiour  lo  inforni  you,  by  direclion  of  the  Library  Associalion  of  Australasia,  Ihal  al  a  general  meeting  of  the 
.-Vssociation,  which  was  held  in  the  Elder  Hall  of  the  University  of  Adelaide  on  Oclober  12  th.  HK»,  it  wa'i  unanimously  re- 
solved  on  the  molìon  of  Prof.  R.  I,.  Douglas. 

"  That  the  Members  and  Associates  of  the  Library  Association  of  Australasia  offer 
their  sincere  congratulations  to  Dr.  Luigi  Frati  Librarian  of  the  Biblioteca  Municipale,  Bolo- 
gna, Italy,  upon  having  attained  his  85  th.  birthday,  and  desire  to  express  tlieir  profond 
appreciation  of  the  services  he  has  rendered  to  the  scholarship.  „ 

A  queste  ben  meritate  felicitazioni,  che  tlimostrano  si  luminosamente  in  quale  considerazione 
è  tenuto  persino  nei  paesi  più  lontani  il  Nestore  dei  bibliotecari  d'  Italia  e  forse  del  mondo  intero, 
uniamo  le  nostre  congratulazioni  cordialissime,  augurando  all'illustre  vegliardo  ancora  molti  anni 
felici  per  il  bene  della  scienza  e  per  la  gloria  della  sua  patria.  L.  S.  O. 


Sapienza  doganale.  —  Nei  libri  ritornati  dal  goverjio  ungherese  (i)  furono  riscontrati  oltre 
le  note  ti' inventario  iscritte  dal  .segretario  della  Galleria  Nazionale  di  Budapest  ancora  dei  piccoli 
timbri  ad  olio  stampati  sui  frontispizi  di  parecchi  libri  preziosissimi,  in  qualcuno  persino  sulle  mi- 
niature stesse  !  Il  timbro  porta  le  seguenti  parole,  «  I< ■  K.  Kalcnder-Slempeì fi'ir  iSg6  »  cioè  «  bollo  ca- 
lendario per  l'anno  1896  »,  e  si  trova  nei  libri  d'oro  manoscritti  e  miniati  del  XV  secolo  e  nei  libri 
di  preghiere  stampati  su  pergamena  del  XVI  .secolo.  Cortesi  lettori,  volete  sapere  la  ragione  di  questo 
bollo  colla  data  di  189  i  nei  libri  di  quattro  o  cinque  secoli  fa?  I  doganieri  dotti  scopersero  in 
<|uesti  un  calendario,  poiché  cominciano  «  Jaimarius  ìiabel  A'A'AY  dies  »  e  s'affi ettarono   col    loro 

lotlevole  zelo  d'arricchire  la  cassa  dello  Stato  con  qualche  soldo  per   la   tassa  di    almanacco  a 

deteriorare  volumi  d'arte  di  gran  valore  !  Ci  dicono  che  questa  tassa  ingegnosa  fu  ora  abolita,  e 
speriamo  che  i  saggi  governatori  delle  finanze  austro-ungheresi  non  ne  istituiscano  un'altra  che 
permetta  agli  zelanti  doganieri  di  applicare  la  loro  sapienza  ancora  a  danno  maggiore  di  qualche 
malcapitato  esportatore  d'oggetti  d'arte. 

Una  biblioteca  Malese.  —  L'Università  di  Cambridge  (Inghilterra)  ha  ricevuto  in 
dono  dal  governo  delle  Colonie  una  biblioteca  composta  di  libri  malesi.  Vi  sono  (13  manoscritti  e 
circa  50  volumi  in  litografia  o  stampati  nella  lingua  del  paese.  Questa  raccolta  di  libii  è  l'unica  di 
iiuesto  genere  che  esista  nel  mondo. 


(Il  Vedi  Iji  mbltoJHij  voi.  1,  p.  ::^;Ì-J■> 


NOTIZIE  369 


Rembrandt  negoziante.  —  Noi  sappiamo  clie  il  pittore  Rembrnndt  negli  ultimi  anni 
della  vita,  conviveva  insieme  col  figlio  Tito  e  con  Hendrickje  Stoffels  :  venutosi  a  sapere  il  suo 
fallimento,  e  non  potendo  egli  più  guadagnarsi  di  che  vivere  col  magico  suo  pennello,  cominciò  a  far 
commercio  di  opere  d'arte.  Nella  città  di  Amsterdam  furono  or  ora  trovati  due  documenti  impor- 
tanti che  ci  dimostrano  che  Rembrandt  era  già  allora  conosciuto  e  stimato  non  solo  come 
pittore,  ma  bensì  anche  come  conoscitore  di  opere  d'arte.  Il  primo  documento  è  una  lettera  di 
Anna  de  Witt,  nella  quale  è  detto  come  quella  famiglia  sia  in  possesso  di  un  quadro  di  Holbein, 
e  dimostra  quanto  grande  ne  sia  il  valore  ;  segue  narrando  che  Rembrandt,  veduto  il  dipinto,  offri 
ad  Anna  de  Witt  ben  1000  fiorini  :  dalla  quale  offerta  essa  capi  che  il  quadro  dovea  ben  essere 
un  capolavoro  d'arte.  Questa  lettera  porta  la  data  del  16  ottobre  1666,  di  un  tempo,  cioè,  in  cui 
Rembrandt  versava  in  assai  misere  condizioni.  Un  secondo  documento  che  sta  a  convalidare  quello 
sopra  descritto,  si  trova  fra  la  corrispondenza  dei  fratelli  Huygens.  Costantino  chiede  al  fratello 
Cristiano,  in  quel  tempo  per  breve  soggiorno  a  Parigi,  se  fra  le  raccolte  parigine  avesse  veduto  un 
disegno  del  Caracci,  o  se  lo  avesse  confrontato  con  uno  simile  che  si  trovava  in  possesso  di  Rem- 
brandt. Costantino  voleva  comperare  quest'ultimo,  e  afferma  senz'altro  che  il  disegno  posseduto 
da  Rembrandt  era  l'unico  autentico  in  causa  della  geniale  sua  audacia  come  Rembraudt  ste.sso 
gli  avea  fatto  osservare. 

La  prima  banconota.  —  Si  legge  nella  Anliquitàtenzeitung  che  il  British  Museum  di 
Londra  ha  esposto  fra  le  antiche  stampe  cinesi  e  giapponesi  una  banconota  cinese  che  risale  al 
tempo  di  Hung  Wus  (13118-1399).  Quest' è  la  prima  banconota  che  si  conosca:  poiché  solamente 
300  anni  dopo  si  apri  in  Stoccolma  la  prima  banca  europea,  la  quale  poi  emise  le  prime  ban- 
conote. 

Monumento  a  Gutenberg.  —  Addi  17  dicembre,  in  presenza  di  S.  M.  l'Imperatore 
d'Austria,  degli  Arciduchi,  dei  Ministri,  delle  rappresentanze  della  Camera  e  del  corpo  diploma- 
tico, fu  inaugurato  a  Vienna  il  monumento  innalzato  alla  gloria  di  Gutenberg,  l' inventore  della 
stampa. 

Codici  Riccardiani.  —  L'egregio  dott.  Salomone  Morpurgo,  attuale  Bibliotecario  della 
Nazionale  Marciana  di  Venezia,  ha  pubblicato  ora  per  le  stampe  l'S"  e  9°  fascicolo  del  Catalogo 
dei  Manoscritli  della  Ji.  Biblioteca  Riccardiana  di  Firenze. 

Questi  due  fa.scicoli,  coi  quali  si  completa  il  volume  primo  del  Catalogo  dei  Manoscritti 
italiani,  contengono  la  descrizione  bibliografica  di  130  manoscritti  di  varia  contenenza,  per  la  mas- 
sima parte  volgarizzamenti  di  autori  classici  e  dei  ss.  Padri,  dei  sec.  XIV  e  XV.  Completano  il 
volume  tre  indici  :  uno  delle  poesie,  uno  delle  vecchie  segnature  in  corrispondenza  colle  attuali  ; 
il  terzo  dei  nomi  e  dei  soggetti  che  comprende  indistintamente  gli  autori  e  i  volgarizzatori,  i  copi- 
sti ed  i  possessori  dei  codici,  i  titoli  delle  scritture  adespote  che  sono  anche  raggruppate  per  ma- 
terie o  per  generi. 

Il  lavoro  forma  il  XV  volume  della  collezione  degli  Indici  e  Cataloghi  pubblicati  a  spese 
del  Ministero  della  pubblica  istruzione. 

Musica  religiosa  ebraica.  —  La  biblioteca  municipale  di  Francoforte  sul  Meno  ha  avuto 
in  dono  una  collezione  di  duecento  opere  riferentisi  alla  musica  liturgica  degli  Israeliti,  fra  le  quali 
sono  due  manoscritti  di  gran  valore  :  una  raccolta  di  musica  religiosa  degli  Israeliti  del  Mezzo- 
giorno della  Francia,  e  una  collezione  di  canti  liturgici  degli  Israeliti  spagnuoli. 

Biblioteca  Nazionale  Svizzera.  —  È  uscito,  stampato  in  tedesco  e  in  francese,  il  quinto 
rapporto  annuale  della  Biblioteca  Nazionale  .Svizzera.  Notevole  è  il  riassunto  storico,  che  lo  pre- 
cede, dell'origine  e  dello  svolgimento  di  questo  Istituto,  certo  fra  i  più  ragguardevoli  del  genere 
nello  stato  Elvetico.  Vi  si  trova  una  chiara  tavola  circa  l'incremento  dal  1895  al  1S99;  quindi 
segue  un  elenco  particolareggiato  dei  donatori,  che  in  tal  periodo  concorsero  largamente  ad  esso, 
cosa  saggia  e  opportuna  insieme,  che  meriterebbe  fosse  più  largamente  imitata  presso  di  noi,  come 
quella  che  di  per  sé  sola  sarebbe  un  incentivo  a  più  larghe  offerte  anche  alle  nostre  Biblioteche. 


370 


NOTIZIE 


Chiude  l'opuscolo  l' estratto  del  Regolamento  della  Biblioteca,  un  Regolamento  semplice,  emi- 
nentemente pratico,  scevro  di  quella  folla  dì  formalità  burocratiche,  prescritte  da  certi  regolamenti 
di  nostra  conoscenza,  che  poi  all'atto  pratico  rimangono  in  gran  parte  lettera  morta,  con  pregiu- 
dizio del  rispetto  che  ogni  cittadino  deve  avere  per  i  Regolamenti  e  le  Leggi.  Adornano  la  bella 
pubblicazione  quattro  eleganti  tavole:  le  tre  prime  rappresentano  l'esterno  dell'elegante  e  ricco 
edificio  dove  è  la  biblioteca,  la  sala  di  lettura  che  v'appare  molto  comoda  e  il  magazzino  dei  libri 
con  scaffali  isolati  molto  saggiamente  disposti:  l'ultima  offre  la  pianta  del  i»  e  del  2"  piano. 

Premio  Brambilla.  —  Per  onorare  la  memoria  del  compianto  suo  presidente  senatore 
Pietro  Brambilla  la  Società  bibliografica  italiana  ha  aperto  un  concorso  a  premio  per  un'opera  bi- 
bliografica coi  seguenti  temi:  Una  monografia  inedita  intorno  ad  una  cospicua  collezione  pubblica 
o  privala  (ma  in  questo  caso  però  accessibile  allo  studioso!  di  codici  manoscritti  ;  ovvero:  Una  mono- 
grafia inedita  che  descriva  una  collezione  non  meno  importante  di  stampati  antichi,  siano  questi 
collegati  insieme  dal  vincolo  della  comunanza  del  soggetto  che  trattano  o  da  quello  dell'  identità 
d'origine  tipografica.  I  manoscritti  dovranno  essere  inviati  entro  il  30  novembre  1901  alla  Presi- 
denza della  Società  bibliografica  italiana  :  il  premio  sarà  di  L.  500. 

Gabinetto  delle  stampe  di  Parigi.  —  Il  signor  Francesco  Courboin,  «ottobibliotecario 
nella  sezione  delle  stampe  della  Biblioteca  Nazionale  di  Parigi,  ha  compilato  il  Catalogne  sommaire 

des  gravures  et  lithographies  composant  la  Réserve,  vale  a  dire  il  Catalogo  delle  incisioni  e  stampe 
più  preziose  possedute  da  quella  insigne  Bibliotec:i,  e  per  la  loro  rarità  tenute  separate  e  formanti 
una  sezione  a  parte  denominata  Réserve. 

Di  questo  lavoro  è  stato  ora  pubblicato  per  le  stampe  il  primo  volume. 

In  una  brevissima  introduzione  l'egregio  editore  del  Catalogo  Henri  Bouchot  parla  rapida- 
mente dei  vari  criteri  che,  col  variar  dei  tempi,  furono  adottati  per  formare  questa  preziosisstma 
raccolta.  Tutto  il  Catalogo  è  diviso  in  tre  parti  principali,  delle  quali  la  prima  comprende  le  stampe 
anonime  ;  la  seconda  le  stampe  distinte  con  monogrammi,  ed  infine  la  terza  le  stampe  firmate. 
Di  ogni  stampa  il  Catalogo  dà  il  nome  e  il  casato  di  chi  l'ha  incisa  o  disegnata:  la  descri- 
zione dell'argomento  trattato  ;  i  rinvi  e  richiami  necessari  ;  lo  stato  nel  quale  la  stampa  si  trova  ; 
la  grandezza  in  millimetri,  e  la  sua  collocazione  in  biblioteca. 

Le  stampe  anonime  sono  disposte  a  gruppi,  come  Io  furono  dal  Bartsch  e  dal  Passavant, 
secondo  il  soggetto  trattato,  e  precisamente  cosi:  i)  Stampe  sull'Antico  Testamento  ;  2)  del  Nuovo 
testamento;  3)  Storia  delle  Madonne  ;  4)  dei  Santi  e  delle  Sante  ;  5)  Argomenti  mistici  o  religiosi  ; 
6)  Allegorie;  7)  Mitologia;  S)  Storia;  9)  Soggetti  di  genere,  Ornamenti,  Architettura;  10)  Carte 
da  gioco;  11)  Imprese,  Animali;  12)  Ritratti.  In  questo  primo  volume  si  trovano  sommariamente 
descritte  5S56  stampe. 


Gottinga  a  Gutenberg.  —  Per  festeggiare  in  più  solenne  modo  il  quinto  centenario 
della  nascita  di  Gutenberg,  il  cav.  Dziatzko,  direttore  della  biblioteca  di  Gottinga,  e  autore  di 
memorie  molto  pregiate  sulla  storia  della  invenzione  della  stampa,  volle  che  .sì  facesse,  col  materiale 
esistente  nella  biblioteca  a  luì  affidata,  una  pubblica  esposizione.  Questa  idea  incontrò  meritamente 
la  generale  approvazione,  anche  perchè  poche  Biblioteche  sono  cosi  ricche,  come  quella  di  Got- 
tinga, in  libri  che  possano  servire  dì  documento  a  chi  voglia  studiare  la  storia  di  questa  maravi- 
gliosa  scoperta.  L' esposizione  ebbe  carattere  rigorosamente  storico  :  si  limitò  ai  primi  tempi, 
mettendo  in  bella  mostra  g'  incunabuli  e  i  documenti  più  importanti,  assieme  ai  molti  libri  che 
servono  a  studiarli.  Questa  mostra  era  cosi  ripartita  : 

1.  Tempi  anteriori  alla  scoperta  della  stampa. 

2.  Documenti  che  provano  che  la  invenzione  della  stampa  è  dovuta  a  Gutenberg. 

3.  Principali  narrazioni  su  questa  invenzione. 

4.  \'ita  e  ritratti  di  Gutenberg. 

5.  Prime  stampe  di  Gutenberg. 

6.  Studi  sulle  origini  e  sulla  diffusione  dell'arte  tipografica  nei  primi  tempi,  e  incunabuli 
dei  vari  paesi. 

Il  catalogo  di  questa  esposizione  offre  agli  studiosi  una  ricca  ed  utile  indicazione  degli 
scritti  più  importanti  sull'arte  della  stampa. 


NOTIZIE  371 


Società  Bibliografica  Italiana.  —  Al  posto  del  defunto  senatore  Pietro  Brambilla  fu 
eletto  quasi  ad  unanimità  di  voti  1'  on.  Pompeo  Mohnciitì,  Presidente  della  Società  bibliografica 
italiana.  Il  nome  del  nuovo  Presidente,  al  quale  inviamo  le  nostre  felicitazioni,  è  arra  sicura  del 
buon  andamento  del  Sodalizio. 

Lascito  al  British  Museum.  —  Alcuni  mesi  or  sono  moriva  nella  città  di  Havvkhurst 
in  Inghilterra  il  signor  H.  Spencer  Ashbee,  il  quale  lasciava,  per  testamento,  al  lìritish  Museum 
di  Londra  una  ricchissima  collezione  di  libri  rari.  Il  signor  Ashbee  era  un  grande  conoscitore  det 
libri,  un  indefesso  studioso  dell'antichità  e  delle  lingue  e  un  ricco  ed  instancabile  viaggiatore.  Egli 
visitò  tutta  1'  Europa,  percorse  le  Indie,  la  Cina,  il  Giappone,  la  Tunisia,  1'  Egitto,  l'Algeria  e  le 
due  Americhe  spinto  dal  grande  amore  pei  libri  ed  occupato  nell'arricchire  la  sua  Biblioteca  di  al- 
tri tesori  bibliografici.  Tutte  queste  opere,  il  cui  numero  ascende  ad  alcune  migliaia,  raccolte  dal 
defunto  Ashbee  sono  dunque  ora  passate  in  posse.sso  del  British  Museum.  Fra  le  altre  è  ammira- 
bile la  raccolta  delle  edizioni  del  Don  Chisciotte  che  il  sig.  Ashbee  aveva  acquistate  in  ogni 
parte  del  mondo  e  di  cui  pubblicò  il  catalogo  nel  1S95  ;  assai  preziosa  è  un'edizione  del  Nichols 
degli  Aneddoti  letterari  ornata  da  belle  e  costose  pitture,  e  particolarmente  cara  al  British  Mu- 
seum è  una  raccolta  completa  di  libri  francesi  stampati  in  pochi  esemplari  per  i  soli  soci  di  ctubs 
di  breve  durata,  perché  per  l'acquisto  di  tali  libri  il  Museo  non  avrebbe  mai  avuto  i  mezzi. 

Gli  esemplari  di  questi  volumi  (per  sé  stessi  già  rarità  bibliografiche  di  gran  valore)  sono 
tanto  pili  pregevoli  inquantoché  il  sig.  Ashbee  li  aveva  fatti  ornare  con  bei  disegni  ed  acquarelli  da 
eminenti  artisti  francesi.  Fra  questi  è  particolarmente  degno  di  nota  il  libro  Les  conles  Rémois 
del  conte  di  Chevigné  di  Chauvet,  nel  quale  ogni  poesia  è  ornata  da  una  graziosa  figura.  Raro  è 
pure  il  Livre  d'  amour  di  Saint-Beuve  che  è  legato  assieme  ai  Portraits  des  femines  del  mede- 
simo autore.  E  noto  che  il  .Saint-Beuve,  appena  pubblicata  l'edizione  del  suo  Livre  fl"(7;«o«r  la  sop- 
presse subito  ;  ma  il  sig.  Ashbee  ne  possedeva  la  copia  dell'autoie  stesso  colla  correzione  del 
proprio  suo  pugno!  11  collezionista  aveva  poi  quasi  tntte  le  opere  del  celebre  caricaturista  Chodo- 
wiecki  (a  lui  specialmente  caro)  e  fra  queste  una  versione  francese  della  Clarissa  Harlowe  del  1785  ed 
una  del  Trisiram  Shandy  del  1769. 

Cartoline  illustrate.  —  Anche  le  cartoline  illustrate  hanno,  pure  in  Italia,  oltreché  nu- 
merosi raccoglitori,  anche  speciali  riviste;  e  poiché  ciò  entra  nel  campo  delle  arti  grafiche,  siamo 
lieti  dar  notizia  a'  lettori  della  Bibliofilia  che  non- lo  conoscessero  ancora,  del  Raccoglitore  di  car- 
toline illustrate,  leggiadra  rivista  che  esce  a  Milano  ogni  quindici  giorni  a  cura  de'  fratelli  Stop- 
pan;  e  sotto  l.i  direzione  sagace  e  operosa  del  signor  Italo  Vittorio  Brusa. 

Di  questa  Rivista,  che  ha  già  conquistato  le  simpatie  de'  raccoglitori  di  cartoline,  basti  dire 
che  ha  per  collaboratori  a.ssidui  il  De  Amicis,  la  Serao,  Gandolin  (L.  Arnaldo  Vassallo),  Iacopo 
Gelli,  Ida  Baccini,  Vittorio  Brusa,  ecc.  ecc. 


VENDITE  PUBBLICHE 


^  A  Parigi  s'è  venduta  all'asta  nell'Hotel  Drouot  in  questi  ultimi  g-ìorni  una  parte  della 
Libreria  del  defunto  libraio  Edmondo  Lortic,  figlio  del  celebre  legatore  ;  la  gara  fu  assai  viva,  e 
gli  amatori  accorsi  da  tutte  le  parti  si  disputavano  accanitamente  i  singoli  volumi  di  maggior  pregio, 
di  modo  che  i  soli  416  numeri  portati  all'asta  hanno  prodotto  un  totale  di  ben  ^4.496  Franchi,  ed 
eccone  i  più  interessanti  : 

MANOSCRITTI 

4-  —  Chansons  à  quatte  voix,  3  voi,  ìn-8,  obL.  rilegato  in  marocchino  nero  del  XVI  secolo Fr.  5.205 

>  —   Cr  commence  la  Jescn'ptìon  des  dotile  Césars,  manoscritto  su  pergamena,  della  fine  del  XV  secolo  o  del  prin- 
cipio del  XVI:  è  ornato  di  ló  miniature  fuori  testo »  g^s 

9*  —  Mémohe  sur  Saint  Domingite  dressé  par  ordre  de  Mr.  le  Due  de  Traslin,  secrétaire  d'Etat  par  I,  Rolland. 

Legatura  antica »  yos 

15.  —  Saint  Juratoire  de  Met^y  manoscritto  del  XV  sec,  con  miniature »  2.000 


372 


NOTIZIE 


LIBRI  ORNATI  DI  LEGATURE  ANTICHE  CON  STEMMI 

I.    -   Mémo'res  de  Mcsiire  Philippe  de  Commines,  esemplare  del  cardinale  di  Borbone,  rilegato  nel   XVI    secolo.  Fr.  745 
59    —  Fétes  publiques  données  par  la   Ville  de  Paris  à  ì'occasion  dii  .\faria^e  de  .\fgr.  le  Oaitphin  (febbraio  1745) 

esemplare  già  appartenuto  a  Maria  Adelaide;  con  ricca  legatura  fìrmata  da  Padeloup w  3-630 

gì.  —  Office  de  .*?.  Louis  en  latin  et  en  fraii^ais.  Legatura  antica  colle  armi  di  Nic.   Lambert  de  Thorìgny    ...  »  700 
103.  —  Reateil  des  principanx  réglements  concernanl  les  ardes  ;  d  volumi  ìn-j  :   Rectteil    aux  armes    de    Fagon  Jìls 

dii  mèdecfn  de  Lntiis  AVI' »  Goo 

LIBRI  ILLUSTRATI  DEL  XVU  SECOLO 

191.  —  Avenlitres  de   Tclcma^jtie,  di  Fenelon.  Legatura  Iirmata  da  Paulmicr Fr.        742 

.?o8.  —  Les  Mélamorphoses  d'Ovìde,  tradotte  dall'abate  Banier,  con  figure  e  vignette    di    Boucher,  Eìscn,    Gravelot. 

Moreau.   Esemplare    con  legatura  del  XVIII  sec,  e  della  prima  tiratura «        l.>io5 

LIBRI  DIVERSI 

2'ji.  —  TirevUrlo  Romano  (Ib47)  in  due  volumi  in-),  legatura  antica  Ji  marocchino  rosso  del  genere  Le  Gjscoti.     .  Fr.  (ito 
282.   —  Le  premier  {et  secondi  ^o'ume  de  /j   Thoison  d'or  par  Guill.  Filastre  :  edizione  rara  con  figure  inci-^e  in  le- 
gno, e  legatura   Loriic »>  i.y*) 

285.    —  Las  Morales  de  \into  Gresorio.  anno  1520  con  legatura  francese  del  XVI   sec .  "  <_155 

^  A  Parigi  sarà  venduta  all'asta  nei  giorni  21  al  28  Gennaio  a.  e.  dai  sigg.  Eni.  Paul  et 
fils  et  Guillemin  una  ricca  raccolta  di  libri  moderni  di  tutti  i  generi  e  d'una  collezione  importante 
di  opere  di  bibliografia. 

4J  L'antiquario  Hugo  Helbing  di  Monaco  venderà  all'incanto  dal  7  al  15  Febbraio 
a.  e.  la  ricca  ed  importante  raccolta  di  stampe  in  rame  ed  in  legno  d'antichi  e  moderni  maestri 
del  defunto  ingegnere  Ed.  Schulze  di  Vienna.  11  catalogo  illustrato  or  ora  uscito  comprende  ben 
3332  numeri;  a  suo  tempo  pubblicheremo  il  resoconto  dell'esito  della  vendita  che  certamente  riu- 
scirà assai  animata  per  il  gran  numero  di  cose  assai  preziose. 


Addi  II   Dicembre  u.  s.  moriva  a  Parigi  di  febbre  tifoidea  mademoiselle 


MARIA  PELLECHET 


bibliotecaria  onoraria  della  Biblioteca  Nazionale,  univers  ilmente  conosciuta  per  le  molte  sue  pub- 
blicazioni riguardanti  la  storia  dell'arte  tipografica  nel  sec.  XV.  Oltre  ai  numerosi  artìcoli  nella 
Revue  des  Bibliolheques  e  nella  Biblioo;raphie  de  la  Fiance,  furono  da  lei  pubblicate  le  seguenti 
opere:  Notes  sur  ìes  livres  liluygiques  d'Autun,  Chalon  et  Macon.  Paris,  1883.  —  Catalogne  des 
incunables  de  la  biblioUieque  publique  de  Dijon.  Dijon,  iSSb.  —  Notes  sur  les  iiìipriiiieurs  dn 
Comitat  ì'efiaissin  et  catalogne  des  liz'res  iiiipriiiies  par  eu.x-,  qui  se  trouvent  à  la  biblioUieque  de 
Carpenlras.  Paris,  1S87.  —  Calalogue  des  incunables  et  des  livres  impriinés  de  MO  à  MDXX  de 
la  bibliotheque  publique  de  Versailles-  Paris,  iSS'i.  —  Catalogne  des  livres  de  la  biblioUieque  d'un 
chanoine  d'Aulun,  Claude  Guilliaud  {i^gyi^ji).  In:  Mémoìres  de  la  Société  Eduenne.  Nouvelle 
Sèrie.  Tome  XVIII.  1890.  —  Catalogne  des  incunables  de  la  bibliotheque  Sle.  Genevieve,  redige 
par  Daunou.  Avec  une  introduction  de  II.  Lacroix.  Paris,  1S9:.  —  Catalogne  des  incunables  des 
bibliolheques  publiques  de  I.yoii.  Lyon,  1.S93.  —  Catalogne  des  incunables  de  la  bibliotheque  pu- 
blique de  Colmar.  Paris,  1895. 

In  séguito  a  queste  pubblicazioni  il  Ministero  francese  dell'  istruzione  le  affidò  la  compila- 
zione del  catalogo  degli  incunaboli  esìstenti  nelle  Biblioteche  della  Erancia.  La  prima  parte  di  e.sso 
{Abano- Biblia)  usci  nel  1897  e  la  compilazione  delle  altre  era  già  abbastanza  avanzata  ;  ma  la  si- 
gnorina Pellechet  voleva  attendere  che  fosse  compita  l'opera  di  Claudin  sulla  storia  dell'arte  della 
stampa  in  Francia,  per  poter  accennare  ai  fac-siniili  ed  ai  tipi  di  quel  libro. 

Essa  sperava  che  in  pochi  anni  avrebbe  compito  il  catalogo  degl'incunaboli,  che  doveva 
constare  di  ben  sei  volumi. 


^H 


mm 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA  —  PARIS  373 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Catalogue  de  la  Librairie  Leo  S.  Olschki 

Siiile  (I) 

Fr.cent, 

Guy  Marchand  (1483,  33  Oct.). 

396.  Beroaldus,  Philippus,  Declamatio  lepidissima  Ebriosi,  Scortatoris,  Alea- 
toris  de  vitiositate  Disceptantium.  Condita  a  Philippe  Beroaldo.  (A  la  fin  :) 
Impressum  Parisius.  In  Bellouisu  Anno  Salutis  Milesimo  quingentesimo 
quinto.  Die.  iii.  lulii  Pro  lohanne  Petit  Còmorante  in  Vico  Sancti  lacobi 
Ad  Intersigniù  Leonis  Argentei.   (1502)   in  4.°    Avec   la  marque  de  Jehan 

Petit  grav.  s.  b.  s.   fond  criblé.  D.-veau.  20  — 

12  ff.  n,  eh.  Beaux  caract.  ronds.  Avec  l'épitre  dedicar,  de  Beroaldus  «  ad  Sìgìsmttnium  Oosstn^eritm, 
eccles.  Wratislaviensis  canonìcum  ».  La  marque  est  celle  qui  se  trouve  reproduile  chez  Brnnet,  voi.  V,  col.  .^\. 
Guy  Marchand,  après  I495.  demeurait  "  in  Bello  visu  ».   —  Bel  exemplaire  grand  de  marges.  avec  témoins. 

397.  LuUus,  Raymundus.  Hic  continentur  libri  Remundi  |  pij  eremite.  |  Pri- 
mo j  Liber  de  laudib^  beatiffime  virginis  marie  :  |  qui  et  ars  intentionù 
Apellari  potefl.  |  Secundo.  |  Libellus  de  natali  pueri  paruuli.  |  Tertio.  |  Cle- 
ricus  Remundi.  |  Quarto.  |  Phantafiicus  Remundi.  |  (A  la  fin  :)  Impreffum 
Parrhifij,  per  Guidonem  Mercatore  :  propriis  eiufdè  fump-  |  tib''  et  expèfis. 
Anno  eiufdè  j  domini  faluatoris.  1499.  |  ó.Apnlis.  |  in  fol.Vél.  [Hain*  10327!    80. — 

85  fF.  eh.  et  I   f.  bl.   (manque)  (sign.  a-n)  Caract.  goth.,  ;i6  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  cilé.  Au  verso  :  lacobi  Fabri  Stapulenfis,  benignis  lectoribus.  |  (36  lignes). 
F.  2  recto:  Remundi  pij  Eremite  liber  de  laudibus  beatilTime  virginis  Marie.  |  Le  scc.  traité  commence  au 
recto  du  f.  57,  le  3.  au  verso  du  f.  (17  et  le  4.  au  recto  du  f.  81.  Le  teNte  finit  au  verso  du  f.  85.  en  bas  : 
Ad  gloriam.  et  honorem  dei  :  finilus  eft  |  prcfcns  liber  a  Remundo.  Anno  [  1311.  incarnationis  domini  [  noftri 
Jhefu  I  Chrifli.  |  Suit  l'impressum.  puis  :  Recognita  ex  officina.  |  (=errata)  et  :  Regiftrum.  | 

Ouvrage  extrèmement  rare  comme  tous  ceux  du  célèbre  religieux  et  philosophe.  La  maique  de  Jehan  Petit, 
qui  se  trouvait  sur  le  lilre  de  Texemplaire  vu  par  A/.   Haiti,  ne  se  trouve  pas  dans  le  nòtte 

398.  Sacro  Busto,  Johannes  de.  Johannis  de  facro  buflo  fphere  mundi 
opufculum.  vna  cum  |  additionibus  per  opportune  interfertis.  ac  familiarif- 
llma  tex  |  tus  expofitione  Petri.  C.  D.  felici  fidare  inchoat.  i  (A  la  fin  :) 
([  Et  lic  eft  finis  huius  egregii  tractatus  de  fphera  mudi  Johannis  de  facro 
buflo  anglici  et  |  doctoris  parifienfis.  Vna  cum  textualibus  optimifqj  addi- 
tionib'^  ac  vberrimo  omentario  |  Petri  ciruelli  Darocefi  ex  ea  pte  Tarraconen 
Hifpanie  qua  aragonià  Z  celtiberià  dicùt  ori  ]  undi.  Atq^  infertis  pfubti- 
lib'''  qftionibus  reuerèdiffimi  diìi  cardinalis  Petri  de  aliaco  inge  |  niofillìmi 
doctoris  quoqj  parifienfis.  Impreflum  eft  hoc  opufculum  anno  dnice  natiui- 
tatis  I  1498.  in  menfe  februarii  parifius  in  campo  gallardo  opperà  (sic) 
atqj  impenfis  magiftri  guido  |  nis  mercatoris.  |  in  fol.  Avec  3  belles  figures 

et  nombreuses  figures  astronom.  grav.  s.   bois.  Cart.  [Hain    141 20]  300. — 

t   f.  bl.  et  99  IT.  n.  eh.  (sign.  a-n)  Caract.  goth.  gros  et  petits  ;   si   lignes  (des  pet.)  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (aij)  :  In  laudem  vberrimi  huius  nouiq5  còmenlarii  Petri  Ciruelli  Darocenlis  In  aftro- 
nomicum  Sphere  mundi  opufculum  [  Petrus  de  lerma  Burgenlìs  ad  lectorem,  ]  (poème  en  distiques)  k.  la  fin 
du  poème,  au  verso,  un  beau  bois  ombre,  125  s.  79  mm.  :  un  negre,  dans  un  jardin  de  fleurs,  debout,  tient  de 
la  main  gauche  une  grande  flèche  et  sonno  un  cor,  doù  sort  la  sillabe  «  to  ».  Au  recto  du  2.  f.  :  G  Petrus 
Ciruellus  Darocenfis.  lacobo  Ramirez  Gufmano  |  et  Alfonfo  Oforio  ClarilTimis  viris  Ex  Inclita  Hyfpanorum  | 


(1)  Voir  La  Bibliofilia,  voi.  II,  pages  293-324. 
La  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  q*-lo'''  ac 


374 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


magnalum  Sliqje.  S.  P.  D.  |  Cene  dédicace  finii  au  recto  du  f.  5.  Au  verso,  cn  haut,  dans  un  cercle.  la  belle 
figure  d'un  astronome,  bois  eniouré  de  belles  bordurcs  figurées,  116  s.  13!  mm.  Puis  l'inlitulé  cité  plus 
haut.  Le  teste  finii  au  recto  du  f.  95.  suivi  de  limpressum.  Au  verso:  Dialogus  dirpulalorius.  |  P.  C.  D.  In 
addiliones  immulalionefqj  opufculi  de  fphera  mundi  nuper  edìlas  |  difputalorius  dyalogus  inlerlocutores  Da- 
rocenfis  et  Burgenfis  |  Au  verso  du  f.  qS  :  G  Gunfali   Egidii    Burgenfis  |  Carmen.  |  (à  2  cols.)  Au  recto   du 


ìjtì.  Su,  I  o  liiislo,  Joliiiiiiics  de. 


f.  99,  soiis  I  n  petit  L-pilogue  oc  l'imprimeur.  il  y  a  un  trés  beau  bois  ombre.  155  s.  127  mm.  ;  le  Printcmps, 
un  jeiinc  ho  im    d  '^'lut.  ttnant  un  i.imeau  et  dcs  flturs  ;  au  droit  Ics  signes  du    bélicr.  de  la  viergc  et  du 
taureau.  Le  ver  o  est  blanc. 
Très  bel  'xenipliri;  de  ccttc  cdition  rech' rchcc  à  calibe  du  commentairc. 


Georg  Mittelhus  (1488). 

399.  Desti  ic  i  -  naturarum.  Opufculum  |  perniile  quod  deftmctio  naturarù  | 
còmuniuin  contra  eos  qui  res  vni  |  uerfales  aut  naturas  communes  |  poniiìt 
infcribere  :  Incipit  fcliciter.  |  S.  1.  ni  d.  in  4.°  Cart.  non  rogne.  [Copin- 
ger  li,    1948). 

16  fF    n.  eh    (siun.  A-B)  Caract.  goth.,  39  ligncs  et  2  cols.  par  page. 

Le  tcxtc  commcncc  immédiatcmcnt  après  rimitulé  cii<5.  au  recto  du  prcm.  f .  :  [  ]  ucriiui  |  virù  fu  ponèjum  | 


SO.— 


PARIS 


375 


nat"a  còis  ....  et  finit  au  recto  du  f.  l6,  col.  2,  1.  20-22  :  Fiiiit  felici-  |  ter.  Deftructio  naturarum  commu  | 
nium  centra  reales.  |  Au  verso,  le  titre  e^t  encore  une  fois  repéte  en  gros  caractères  :  Deftructio  naturarum  | 
communiù  contra  reales.  ] 

Incunable  fran9ais  d"une  rareté  extrème.  Froctor  8104?  Hain  n'en  connait  aucune  edition.  Très  bel  exem- 
plaire  non  rogne. 

Feli-\  B.\lig.\ult  (1493,    18  Juin). 

400.  Landulfus  Carthusiensis.  CE  Opus  preclarum  atqj  infigne  cuius  titulus 
extat  vi-  I  ta  chrifti  a  magne  litterature  deuotionifq^  permaxime  |  viro  Lu- 
dolpho  facri  carthufienfium  ordinis  elaborantif  |  fime  editum  :  non  quidem 
ab  apocriphis  de  infantia  fai-  |  uatoris  extractuni  :  fed  ex  ferie  facri  euan- 
gelij  facrorùqj  |  doctoru^  fancte  ecclefie  ex  loto  colectù.  (sic)  Incipit  feli- 
citar I  (-\  la  fin:)  Prei'ens  opus  quod  \'ita  chrilìi  appellari  folet  di-  |  gelìum 


Fr.cent. 


s  %J 

1 

l^=^p= 

^A 

4 

fT^ 

1 

m 

w 

M)  ^^4n  ^^^ 

{^ 

N."  39S.  Sacro  Busto,  Johannes  de 


fecundum  feriem  euangeliflarum  per  Leucol-  |  phum  (sic)  de  Saxonia  patrem 
religiofiffimù  Argentine  in  |  carthufia  ^feffum  in  dei  omnipotètis  laudem 
feliciter  |  confummatum  eli.  Nuperrime  autem  in  alma  Parilìen  |  fi  Vniuer- 
fitate  per  magiflrum  Bertrandum  Stephani  |  facre  pagine  profefforem  fpecta- 
tiffiraù  fumma  cum  dili  |  gentia  emendatum.  Ac  etiam  per  magiflrù 
Felicem  ha  |  ligault  Imprefforem  fidelilTimum  ibidem  Imprefium.  |  Anno  a 
natiuitate  dni  Milleiìmo  quadringètefimo  no  |  nageilmo  feptimo.  die  vero 
decima  octaua  mèfis  Maij.  |  (1497)  gr.  in  fol.  Br. 

I  f.  bl.  (?,  manque),  294  ff.  n.  eh.  et  l  f.  bl.    (manque)  (sign    a-z,  A-0)  Caract.,  goth.  70-71  lignes  et  2 
cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (sign.  a-2)  :  Prologus  in  vitam  chrifti  |  Prologus  Ludolfi  carthuficfis  viri  de  [  uotiftimi 


roo. 


376 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


atq5  dociilTìmì  in  lìbrum  qui  in  |  fcribitur  vita  chrifli.  |  La  preface  finir  au  recto  du  f.  3.  col.  i,  et  le  texte 
commence  à  la  col.  2,  sous  l'intituté  cité.  Au  recto  du  f.  292  :  Finit  fecunda  pars  huius  libri.  |  Sequitur  re- 
gtflrum  capitulorum  huius  libri  |  Secundù  ordinem  euangeliorù  totius  anni,  j  Au  recto  du  dern.  f.,  col.  2  : 
Finit  regiflrum  fermonum.  |  Puis  rìmpressum.  Le  verso  est  blanc. 

Édition  fort  rare,  tout  à  fait  inconnue  à  MM.  Hain  et  Copin^er.  —  La  prcm.  ìnil.  est  gravce  s.  bois  s.  fond 
criblé,  toutes  Ics  autres  sont  peintes  en  rouge  et  bleu.  Le  volume  est,  cn  quelques  passages.  légèrement 
taché  d'eau. 

Simon  Doliatoris  (Bòttcher?)    Priissien   (vers    1490). 

401.  Brulefer,  Stephanus,  ord.  Min,  Magillri  Stephani  bmlifer  formalitates  | 
in  doctrinam  Scoti  incipiunt  feliciter.  |  (A  la  iin  :)  Magiftri  ftephani  bru- 
lìfer  formalitates  ordì-  |  nis  minorù  impreffe  Parifius  finiunt  feliciter.  |  S. 
d.   in   4.''   Br.   non   rogne.  [Copinger  II,    1354I  50. 

8  fF.  n.  eh.  (sign.  a)  Caract,  goth.  ;  38  1.  par  page. 

Le  texie  commence  au  recto  du  prcm.  f.,  sous  le  tiire  cilé  :  [cJVm  multi  prò  introductione  doctrine 
fcoti  varia  de  |  dlflinciionibus  ,..,  et  il  finit  au  verso  du  f.  8,  1.  26.  suivi  de  Timpressum. 

Plaquette  très  rare  rtstée  inconnue  à  Hain.  Suivant  M.  Procter,  8474,  les  caractères  soni  ceux  d'un  certain 
Simon  Doliatoris,  sur  lequel  on  a.  jusqu'ici,  peu  de  notices.  Exemplaire  non  rogne,  avcc  loutcs  les  margcs. 
Le  prt-m.  f.  est  endommagc  à  la  marge.  sans  perle  de  texte. 

Imprimeur   anonyme. 


402,  S.  Bernardus.  Sermones  super  Cantica  canticoruni  Salomonis.  (A  la  tin:) 
CE  Expliciunt  fermòes  denotilTlmi  Ber  |  nardi  abbatìs  fuper  cantica  canti- 
corum  fa  |  lomòis  :  diligéter  Parifijs  imprelTi.  Anno  |  domini.  Milletìmo. 
Quadrìgètelìmo.  No-  |  nagellmoquarto.  Die  vero  vicefima  quarta  mentis 
Nouembris.  |  (1494)  in  4.°  Veau  jolim.  ornementé  à  froid.   [Hain    2858I 

122  ff.  n.  eh.  (sign.  a-p.)  Petits  caractères  goihiques,  54  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  titre  se  trouve  au  recto  du  prem.  t.,  dnnt  le  verso  est  blanc  :  Opus  egregiù  dìui  bernardi  fuper  can-  ' 
tica  canticorù  falomonis  tam  còtempla-  |  tiue  q^  actiue  vite  cultorib'  precìpue  vero  p-  |  dicaioribus  accommo- 
datifTimum  feliciter  |  incipit,  multa  dilìgentia  caftìgatura  ac  \  emendatum  per  magiftru  Johannem  Ro-  |  uauld 
facre  theologie  doctorem.  |  Au  recto  du  2.  f.  :  C  In  nomine  dni.  Expofitio  viri  venerabi  [  lìs  Bernardi  Cla- 
reuailèfis  abbatis  ;  in  cà  |  ticis  calicò^  Salomonìs.  |  La  souscription  se  lit  au  recto  du  f.  n2.dont  le  verso  es! 
blanc    Les  io  dern.  fF.,  à  l'exception  de  la  dern.  page  bianche,  sont  occupés  de  la  o  Tabula  fermonum.  -> 

Fort  bel  exemplaire. 


(io.— 


403.Aeneas  Sylvius,  postea  Pius  li.  COSMOGRAPHIA  PII  l'APAE  [  in 
Afue  &  Europa  eleganti  |  defcriptione  |  .\fia.  Hiftorias  rerum  Vbique  ge- 
ftanì  ciì  locoruni  |  defcriptione,  complectitur.  |  Europa,  temporum  Authoris, 
Yarias  continet  |  hiftorias.  |  (A  la  tin:)  CE  Imprefla  eiì..  |  ...  per  Henricuni 
Stephanum....  |  ....  Parrhifijs  e  regione  fcho-  |  he  Decretorum.  l'umptib. 
eiufdem  |  Hèrici.  &  loànis  Hongòti.  |  VI.  Idus  Octobris  anno  Domini. 
M.  D.  IX.  I  (1509)  in  4.°  Avec  une  grande  et  belle  mappemonde  gravée 
s.  bois  et  plus.  pet.  init.  D.-maroquin  noir.  òoo. 

12  ff.  n  eh  et  152  ff  eh,  Bcaux  caracl.  ronds.  Cd  ouvragc  costnographique  reste  inachcvé.  fut  edile  de 
nouvcau  par  Geofroy  Tory  (Godofredus  Torinus  Biluricus),  qui  le  dédiait  «  D.  Germano  Cannaio,  Cathur- 
ccnsium  Episcopo  o  (év.  de  Cahors)  et  y  ajoutait  une  magnifiquc  mappemonde,  suivant  Ics  donnCcs  de  Pto- 
Icmée,  m(5surant  27  5.  .(O  cm.  Kemarquablc.  sur  celle  carte,  une  annotalion,  au-dessous  de  l'Asie  :  «  Hic  nò 
terra  sed  Mare  è  :  in  quo  mire  magnitudìs  ìsulae  sed  Phtolomeo  fucrunt  incognitae.  »  Les  exemplaires  avcc 
la  earte  sont  de  la  plus  grande  rareté. 


PARIS 


377 


404.  Alliaco,  Petrus   de.  Quaelliones  magiftri    Petri  de  |  Alliaco    Cardinalis 
cameracenfis  fuper  |  primum  tertium    et  quartum    fnia'»:.  |  Tabula    alphabe- 

tica  oì^  materia^  q  !  to  |  to  ope  Iractant"   nup  laboriofe    collecta.  |  

(A  la  fin:) Impreffe  |  arte  ac  |  induiìria  loh'is  bar-  |  bier  expèlìs  bonetti  | 

viri  loh'is  petit  |  Emèdate  noni-  |  ter  ftudio  ac  |  vigilàtia.  I.  |  M.  victu-  ! 
riacen-  |  lls.  |  (après  1500)  in  8."  Avec  la  belle  marque  de  Jehan  Petit  s. 
le  titre.  Dérel.   [Hain   839] 


Fr.ccnt. 


2|  ff.   n.  eh..  CCXCV  ff.  eh.  et  i   f.  de  table  (sign.  a- 
gnes  par  page. 

Ce  volume  décnt  par  MUe.  Pellechet,  543,  n'est  pas  un  incunabl 
gòrement  tachi;   2  noms  s.  le  ture. 


a-z,  f.  J,  A-M)  Caract.  g''>th.  à   2  cols.  et   43  H- 
Voir  Proctor,  table.  —  Exemplaire  le- 


!5-— 


405.  Bellapertica,  Petrus  de.  frj"  Lectura  Aurea  ExcellentilTìmi  ac  Fa-  | 

mofilTimi  viri  dui  Petri  de  Bellaper  | 
tica  Juris  Cefarei  interpretis  ac  |  docto- 
ris  acutinimi  fuper  li-  |  bruni  Inflitutio- 
num....  Impressum  Parisiis,  sub  signo 
duorum  cygnorum  in  vico  divi  Jacobi, 
impensis  Nicolai  Yuautierii  et  Charoli 
Dudecii,  s.  d.  (ca.  15  io)  gr.  in  fol. 
Avec  une  superbe  figure  grav.  s.  bois 
s.  le  titre.  Br. 

72  IT.  eh.  Caracl.  golh.  à  2  cols.  par  page. 

Au  dessus  de  Tintitulé  on  volt  une  très  belle  figure 
grav.  s.  bois,  ombre',  I  15  s.  77  mm..  probablement  une 
marque  typograph.  ;  un  guerrier  romain,  debout,  en 
cuirasse  et  toge,  la  tète  nue,  tient  dans  sa  gauche  un 
cimeterre,  dans  sa  droite  un  écusson  de  forme  ttrange. 
avec  les  initiales  I.  G.  S.,  surmonté  d'une  sorte  de 
caducée.  Ce  bois  n'a  presque  rien  de  l'école  franfaìse  ; 
il  semble  de  la  main  de  quelque  artiste  milana  s  ou 
bressan.  L'ouvrage  contieni,  de  plus,  quelques  initiales 
gothiques  s.  fond  noir.  Au  verso  du  f.  6p  un  colophon 
inlerminable.  où  le  correcteur,  Gilles  Daurignac  de 
Beauvais,  fait  en  termes  ridicules  et  outrés  l'éloge  de 
l'auteur,  des  éditeurs  et  —  de  soi-méme.  —  Nicolas 
Vautier  commen(;:ait  à  imprimer  vers  la  fin  du  XV" 
siede.  —  Très  bel  expl.  d'un  livre  fort  rare. 


N."  405.  Bellapertica,  Peirus  de. 


406.  Budaeus,  Guilielmus.    De  Alfe  et  partibus    eius  |    Libri    quinq>   Guil- 
lielmi  I  Budei  Parifienfis  Secre  |  tarij  Regij.  |  Venundantur  in  edibus  |  Afcen- 

lianis.  I  (A    la  fin  ;)  In    chal  j   cographia    afcenfiana    ad    Idus    Martias. 

MDXIIII.  I  (15 14)  in  fol.  Avec  une  belle  bordure  de  titre,  la  fameuse 
marque  typograph.  (Prelum  Ascensianum)  et  plus,  belles  initiales  s.  fond. 
criblé.   Vél. 

7  if.  n.  eh.,  CLXXII  fF.  eh.  et  I  f.  bl.  Caract  ronds.  La  bordure,  copie  libre  d'un  bois  vénitien,  est  la 
mème  de  laquelle  Badius  s'est  servi  souvent.  —  Première  édition  du  célèbre  ouvrage  archéologique,  fort  bien 
imprimée. 


150.— 


40.— 


407.  Philelphus,  Marius.  C[  Marij  philelphi  epiftole  octoginta  epiftola-  |  rum 
glia  complectètes  acriori  lima  nuper  reco-  |  gnite.  quarù  fingula  genera  in 


378 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr-cent. 

tria  mèbra  partita  |  funt.  Quibus  preponuntur  eiufdem  nonnulla  |  artis  rhe- 
torices  precepta  epiftolari  arti  non  pa-  |  rum  accommoda.  |  (A  la  tìn  :) 
CE  Finitur  Epiftolare  Marii  Philelphi  eie-  |  gantidìmum  per  Nicolaum  de 
pratis  dili  |  genter  Parilìi  impreflum  :  prò  Ponceto  le  ]  preux  bibliopola 
commorante  in  vico  fan-  |  cti  iacobi  ad  interlignium  poti  ftagnei.  |  S.  d. 
in  4.°  Avec  la  belle  marque  tvpograph.  Belle  rei.  mod.  veau  fauve  ornem. 
à  froid,  dos  dor.,  tr.  dor.  125. — 

130  fF,  n.  eh.  (sign.  a-y)  Caract.  ronds,  39-40  lignes  par  page. 

Sur  le  recto  du  prem.  f.,  en  haut.  le  titre,  puU  la  marque  sur  fond  criblé  :  deux  dragons  tenant  un  ccus- 
son  suspendu  à  un  arbre,  souscripiion  :  PONSET.  LE.  PREVX  :  En  bas  :  Venundàtur  pariHi  a  poncct  >  ìe 
preux  eiufdem  ciuitatis  |  bibliopola  ad  fìgnù  poti  llagnei  in  vico  fancti  iacobi  .ppe  I  diui  yuonis  edem  com- 
morante. 1  Tant  ces  trois  lignes  que  le  litre  sont  imprimés  en  rouge  et  noir.  Au  verso  :  Ad  lectores  epiftola  | 
et  la  iable.  Suit  (f.  aiij  recto):  EPISTOLA  CO.MMEN"D.\TlTlA  |  Ludouicus  Mondellus  ordinis  minorum  doc- 
lorq^  theologus  |  Octauiano  Vbaldino  mercatheli  domino  illullriflìmi  ducis  Vr  |  bini  Germano  dìgnilTimo 
doctorumq^  virorum  patrono.  Salu  |  tem  plurj.  Dicit.  I  Le  texte  commence  au  verso  du  f.  5.  et  Timpressum, 
en  gros  caract.  goth..  se  volt  au  verso  du  f.  129.  f.  130,  recto:  G  Valerandus  de  Varanis  ponceto  probo  I 
Bibliopole  Salutem.  t  ,  en  bas  6  distiques.  puis  :  V.^LE.  |  Le  vet^o  est  blalic. 

Cette  édition  Irès  rare,  omise  par  tous  les  bibliographes,  fut  imprimée  vraisemblablement  peu  après  1500. 
Bel  exemplaire.  une  piqùre  de  vers  dans  les  marges  intérieures. 

408.  Politianus,  Angelus.  (T  Doctifllme  illuftriù  virorum  epiflole  j  quas 
feuere  ille  eruditiòis  heros  Ange-  |  lus  Politianus  rudi  iuuètuti  gratifica-  |  ri 
cupiens:  fuccilìuis  tpibus  in  paruum    volume    et  ita   dixerim    enchyridion 

con-  I  cinnauit  : (À  la  tìn  :)  C[  Hoc  Opus  diligenter  imprefTum  ert  Far- 

rhifijs  per  Tho-  |  mam  kees  vvefalieft.  e  regione  Collegi]  Italorum  in  in- 
teri!- [  gnio  Speculi.  Impenlìs  honeltilTimi  viri  Francilci  Renault,  |  moram 
agentis,  in  vico  famatilììnio  diui  Jacobi  interfgnio  (sic)  |  fancti  Claudij.  | 
S.  d.  (vers  15  io)  in  4."  Avec  la  grande  marque  de  Regnault  et  une  grande 

et  belle  figure  grav.  s.  bois.  D.-veau.  60. — 

8  ff-  n.  eh.  xcix  fF.  eh.  Caract-  goth.  Le  titre  est  imprimé  en  rouge  et  noir.  La  marque  golhique  fait 
voir  Técusson  avec  le  monogr  FR  soutenu  par  un  berger  e  une  bergère  Au  verso  du  prem.  f.  un  beau 
bois  ombre.  144  s.:  91  mm.  :  Poliiien  tourné  vers  la  gauche,  eerivant  ;  devant  lui  une  belle  niche  avec  une 
statue  de  Mars  sur  une  petite  colonne.  Bon  exemplaire  légcrement  laché  d'eau  en  quelques  eoins. 

409.  Sacrobosco,    Johannes    de.    TEX  \  tus    De    Sphe  1   ra    lohannis    de 

Sa-  I  crobofco  Cum  additione  j  Nouo  commentario illurtratus  |  Cu 

Còpofitione  Anuli  Aftro-  |  nomici  Boni  Latenlis.  |  Et  Geometria  Eu-  ]  clidis 
Mega  I  renfis.  |  (A  la  fin;)  CE  Imprelfuni  Parili)  in  officina  Henrici  llephani 
e  regione  Schole  decretorum  lita.  ]  .\nno  Chrifti  liderum  conditoris  1507. 
Decimo  die  Nouembris.  |  in  fol.  Avec  une  magnifique  bordure  et  plusieurs 
figures  grav.  s.   bois.  D.-vél.  75. — 

32  ff.  n.  eh.  Caraetcres  gothiques. 

Le  titre  est  compris  dans  un  encadrement  magni6que  grave  au  trait  ;  en  haul  les  armes  de  l'universitc  de 
Paris.  Au  commcncemcnt  du  te^te  on  voìt  une  imitation  de  la  gravure  du  Sacrobosco  de  1490  tvoir  Due  Je 
Rìvoli,  p.  33)  surmontce  d'une  sphère. 

Edition  fort  rare  faite  par  le  célèbre  Jacques  Le  Féi-re  d'Etapies. 

PARMA  (1472). 

Andrea  Portiglia  (1472,   23  Sept.). 

410.  Plinius  Secundus,  C.   Historia  naturalis.  [A  la  fin:)  Caii  Plvnii  Secundi 
Naturalis  h)-ftori»  Libar  tricellmus  feptinuis  &  ultimus  Finit.  |  Parmie  im- 


PARMA 


379 


Fr.cent. 

prelTus  opera  «S:  impèfa  Andre*  Portili;e  Anno  Natiuitatis  Domini.  M.  | 
CCCCLXXXI.  Octauo  idus  iulii.  Regnate  lIlufirifTlmo  principe  Ioanne 
Galeazo  |  Maria  Duce  Mediolani.  |  (1481)  gr.  in  fol.  Rei.  orig.  d'ais  de 
bois,  dos  en  veau.  (Hain  *  13094]  150. — 

I   f.  bl.,  266  ff.  n.  eh.  et  l  f.  bl.  (manque)  (sign.  a-z,  &■,  A-G,  aa-ee)  Beaux   caract.  ronds  ;  5B-59  lignes 
par  page. 


N."  40S.  Po/i/iaiiiis,  Angelus. 

Le  prem.  f.  (32)  contieni  l'épitre  :  CAIVS  PLYNIVS  MARCO  SVO  SALVTEM.  |  et  les  autres  pieces  préli- 
rainaires.  Le  teste  commence  au  recto  du  f.  2  :  CAII  PLYNU  SECVNDI  NATVRALIS  HYSTORIAE  LIBER 
PRIMVS.  I  CAIVS  PLYNIVS  SECVNDVS  NOVOCOMENSIS.  T.  VESPASIANO  SVO  1  SALVTEM.  |  PRAE- 
FAI'IO.  I  A  limpressum,  f.  263  verso,  suit  un  poème  de  lo  lignes  en  honneur  du  lypographe  ; 

Andreas  prodeffe  uolès  portilia  multis. 
Gratum  opus  imprelTit  plynion    .-ere  fuo  — 

À  la  page  opposée  :  CORRECTIONES.  |  Le  verso  du  f.  205  est  blanc.  Au  recto  du  f.  26Ó  :  C.  PLYNIl 
SECVNDI  REGISTRVM  |  Le    verso  est  blanc. 

Volume  fort  rare  qui  se  distingue  par  son  exécution  tvpographique  elegante  et  noble.  Bel  exeinplaire  com- 
plet  et  bien  conserve,  avec  quelques  notes  à  la  piume. 


4ii.Solinus,  Caius  Julius.  CAI  Iulii  Solini  rerù  memorabilium  |  collecta- 
ne;B.  Soline  Auétino  Salute.  |  (A  la  fin  :)  Impreffum  parmse  per  Andream 


38o 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Portiliam  |  ano  Dfìi.  M.cccclxxx.xiii.  Kaleiì.   lanuariif.  [  (1480.^  in  4."  Belle 

rei.   mod,  en  veau  plein,  à  compart.  dor.  |Hain    14878]  50. — 

I  f.  bl.  ci  101  ff.  n.  eh.  (sign.  a-n.t  Caractcres  ronds  ;  27  lignes  par  page. 

Immèdiatement  apiès  le  titre  donne  suit  la  préface,  qui  occupe  le  prem.  f.  Les  2  ff.  suiv.  conliennent 
l'index,  saas  intitulé.  Le  texte  commence  à  la  tele  du  f.  bì  :  De  origine  *V  leporibus  urbis  Rom.-e  \  men  | 
lìbus  &  diebus  iniercalaribus  Ca.  i.  |  La  souscripiion  précédée  du  mot  FINIS  se  volt  au  rccio  du  dern.  f.  doni 
le  verso  est  blanc. 

Impression  trés  rare  non  vue  par  Haìn,  sur  papier  fori.  —  L'es^rmplaire  quoique  un  peu  bruni,  n'est  pas 
mal  conser\'é. 

EsTiENNE  Goral  de  Lyon   (1473,   23   Mars). 

412.  Nonius  MarceUus.  NOMI  MARCELLI  PERIPATETICI  TIBVRTICEN-  | 
SIS  COMPENDIOSA  DOCTRINA  AD  FILIVM  DE  |  PROPRIETATE  SER- 
MONVM.  I  (\  latin:)  ImprelTum  Parmre.  Mcccclxxx.  Tertio  Idus  Decem- 
bris.  I  (1480).  in  fol.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  couv.  de  veau  ornem.  à 
froid.  (Rei.  fatiguée).  |Hain  *ii903]  100. — 

12  ff.  n.  eh..  CXXXII  ff.  eh.,  {dont  le  prem.  blanc  manque)  ^  ff.  n.  eh..  XLVI  et  LIIII  ff.  eh.  isign.  a-f. 
a-h.  a-h.)  Beaux  caract.  ronds;  37  lignes  par  page.  Les  2  dern.  pties.  à  2  cols. 

Le  recto  du  prem.  f.  n.  eh.  est  blanc.  Au  verso:  NONII  MARCELLI  TABVLA  INCIPIT.  |  Cetie  table  im- 
primée  à  3  cols.  va  jusqu'au  f.  12  recto  ;  le  verso  est  blanc.  Le  leste  commence  au  recto  du  f.  II.  bii)  sous 
rintitulé  cité:  {(\  ENIVM  Eft  Tedìum  Et  Odium  Dìelum  A  [  Senectule  :  ....  Au  f.  CXXXII,  recto;  Nonii 
Marcelli  Peripatetici.  Tiburtìccfis  còpèdiofa  doctrla  ad  fi-  |  liiì  de  proprieiale  fermonum.  impreffa  Parma'. 
M.cccc.lxxx.  I  Le  verso  est  blanc.  A  la  page  opposce  (ai:)  Pompontus  Platinae  Salutera.  |  Au  recto  du  f.  l. 
ibi):  .M.  T.  VARRONIS  DE  LINGVA  LATINA.  |  Au  recto  du  f.  XLVI..  en  bas  :  Si  quifpià  tertio  loco 
fragmètis  Varronis  tantum  addiderit  quantù  |  PÒpÒÌus  primo  :  Delde  Fràcìfc'  Rhollàdellus  Triuifanus  Sedo  fuo  ] 
uterq?  iludio  ac  diligètia  eòtulìt.  nimii^'.  M.  Varrò  reuiuifeet.  1  Imprelfum  Parms.  M  cccc.lxxx.  Tertio  Idus 
Deeembris.  |  Le  verso  est  blanc.  Au  f.  suiv.  recto  {L.  ai)  commence  le  texte  de  Festus  Pompeìus.  sans  aucun 
intitulé:  [a]  VGVSTVS  ]  Locus  Sàctus  \  ab  auiù  geftu  |  ....  Au  reeio  du  f.  LIIII  ,  en  bas:  FINIS.  (  Le  verso 
est  blanc. 

Impression  irès  rare  comme  tous  les  Uvres  sortis  des  premiéres  presses  de  Parme.  M.  Proetor.  085(1.  l'al- 
tribuc  à  un  typographe,  qu'il  n'ose  pas  encore  ideniifier  avee  Stephanus  Corallus.  Bel  exeniplaire  bien  con- 
ser%'é  à  l'exception  de  la  reliurc. 

41-^. —  Autre  exemplaire.   Rei.   orig.  d'ais  de  bois,  recouv.    de  veau    orneni.  à 

froid.  60. — 

Le  prem.  i.  bl.  (bi)  manque.  Les  initialcs  laissées  en  blanc  sont  peintes  en  rouge  et  bleu.  L'exemplaire 
complet  et  grand  de  marges  est  ca  et  là  taché  d'eau  et  raceommodé. 


4i4.Plinius  Secundus,  C.  Historia  naturalis.  (A  la  tìn  :)  CAII  PLYNTI 
SECVNDI  NAT\'RALIS  HISTORIAE  LIBRI  TRlCESl-  |  MISEPTIMI  ET 
VLTLMI  FINIS  IMPRESSI  PARMAE  DVCTV  ET  |  IMPENSIS  MEI  STE- 
PHANI  CORALLI  L\'GDVNENSIS.  M.CCCC.  1  LXXVI  REGNANTE  IN- 
VICTISSIMO  PRINCIPE  GALEACEO  MA-  |  RIA  MEDIOLANI  DVCE 
OyiNTO.  I  (1476)  gr.   in   fol.   D.-veau,  dos  dorè.   [Hain    13091I 

336  ff.  sans  chiffres  ni  sign.  av.  des  rccl.  Beaux  caractcres  ronds  ;  50  lignes  par  page. 

Cctte  cditton,  aussi  belle  que  rare,  et  que  Hain  n'a  pu  voÌr.  commence  à  la  lete  du  prem.  f.  par  la  lettre 
de  Plinius  ;  CAIVS  PLYNIVS  MARCO  SVO  SALVTEM,  [  —  suivie  de  quclqucs  pièccs  biographiqucs.  Le 
verso  du  2*  f.  est  blanc.  Le  teMc  commence  à  la  lete  du  3*  f.  :  CAII  PLYNII  SECVNDI  NATVRALIS 
HISTORIAE  LIBEK  .1.  1  CAIVS  PLYNIVS  SECVNDVS  NOVOCOMENSIS.  T.  VESPASIANO  I  SVO  SA- 
LVTEM. PRAEFATIO  t  —  L'impressum  se  trouve  au  verso  du  f.  333.  Il  est  suivi  dune  lettre  :  Ad  uenc- 
rabilè  &  ornatillimù  uirù  Nieolaù  Rauaealdù  |  canonieù  pmenfc  Philippi  Broaldì  (sic)  Bononièlis  epiftola.  |  — 
qui  occupe  Ics  2  ff.  suiv.  et  finit  au  recto  du  dern.  f.  La  dern.  page  est  bianche. 

Le  commcncemcnt  du  texte  est  orné  d'ime  magnifiquc  lettre  iniiiale  irés  grande,  peìnte  en  div.  coulcurs  et 


200.^ 


PARMA  —  PASSAU  381 


Fr.cent. 


rehausscie  d'or,  beau  specimen  du  style  gothique  itilien.  ¥.n  bas  on  remarque  un  ccussoa  entouré  d'une  cou- 
ronne  de  laurìer,  joliment  peinte.  D'autres  ìnitiales  plus  pelites  se  trouvent  dans  le  lexte  de  l'ouvrage.  — 
Bìenque  le  prem.  f.  ■ —  ei  aussi  le  sec.  —  ne  soient  pas  bien  conservés,  mais  tachés  et  raccommodés,  tout 
le  reste  du  volume  est  dans  une  condilion  assez  bonne  ;  les  marges  sont  fort  grandes.  (h.  435  mm.)  —  Edition 
bien  exècutée,  dont  les  exemplaìres  sont  fort  rares.  et  irès  recherchés  à  cause  des  corrections  faites  par 
i'éditeur. 

Angelo  Ugoletti  (i486,   29  Nov.) 

415.  Augustinus,  S.  Aurelius.  Opuscula  plurima.  (À  la  fin  :)  IMPRESSVM 
PAR  I  MAE  PER  ANGE-  |  LVM  VGOLETVM  |  CIVEM  PARMEN-  |  SEM.  | 
ANNO  Domini.  M.  |  CCCC.LXXXXI.  |  PRIDIE  KALEN.  |  APRILIS  | 
(1491)  in  fol.  Avec  la   marque  de   l'imprimeur.  Cart.  [Hain  1952I  60. 

305  fF.  n.  eh.  et  i  f.  bl.  (sign.  a-i^.  A-N).  Beaux  caractères  ronds;  41  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  le  verso  et  la  page  opposée  contienncnt  répìlre  dédicat.  :  SEVERINVS 
CHALCVS  PRAEPOSITVS  CANONICO  |  RVM  REGVLARIVM  SANCTAE  CRVCIS  MORTA  |  RIENSI5 
IN  CONGREGATIONE  ET  ORDINE  LATE  1  RANENSI  LECTORI.  S.  D.  P.  |  Le  verso  du  sec.  f.  porte  un 
INDEX  OPERVM  SANCII  AVGVSTINI  QVAE  l  CONTINENTVR  IN  HOC  VOLVMINE.  |  Le  f.  suiv.  donne 
un  extrait  :  Ex  libro  primo  retractatìonù  fancii  Auguftini.  I  Le  texte  commence  à  la  lète  du  4*  f.  (sign.  aii)  : 
DIVI  AVRELII  AVGVSTINI  HIPPONENSIS  EPISCO  |  PI  CONTRA  ACADEMICOS  VEL  DE  ACADEMICIS  | 
QVEM  ADHVC  CATACHVMINVS  (sic}  EDIDIT  |  LIBER  PRIMVS  INCIPIT.  |  Au  verso  du  f.  305  :  Index 
Operum.  Sàcti.  Auguftini  :  quae  ì  hoc  Volumine  còtinètur.  |  De  Academicis  Libri,  iii.  De  Vita  Beala  Li.  i 
De  Ordine  Lib.  ii.  |  SoliloquioFf  Lib.  ii.  De  Immonalitate  Aìs  Li,  i.  |  Gràmatica  Li.  ì.  |  Rhetorica  IÌ.  i.  Dia- 
leciica  li.  i.  De  Moribus  Ecclefie  Catholicie  li.  i  |  De  ATe  Q.uàtitate  Ii.  i.  De  Libero  arbitrio  Li.  iii.  Vita 
S.  Auguftini  I  ex  dictis  ipius  (sic)  Li.  à.  De  Magìflru  Li.  Ì.  De  Ope  Monachoi^  liber.  i.  |  De  Bono  Perfeue- 
ràtia;.  Li.  ì.  De  decem  cordis  Lib.  i.  De  Comuni  |  Vita  Clericorum  Sermones.  iii.  Itera  Vita  Sancti  Gua- 
rini.  I     Ensuite  le  Regiflrum,  et,  aux  deux  cótés  de  la  marque  typogr..  la  souscription. 

Edition  aussi  belle  que  rare  que  M.  Hain  n'a  pas  ene  sous  les  yeux  et  dont  nous  possédons    un  exemplairc 
de  la  meilleure  conservation. 


416.  Grapaldus,  Franciscus  Marius.  l^::^  Francifci  Marii  Grapaldi  : 
poet:e  Laureati:  de  Partibus  Aediuni  :  Addita  |  modo:  Verborum  explica 
tione  :  Qiue  in  eodem  libro  :  continen-  |  tur  :  Opus  Sane  elegans  :   &  eru 

ditum  :  (A  la  fin:)  Impreiìum    Parm:e    per    accurati (lìmos    Impreffores 

Octa  1  uianù    Saladù  &  Francifcù  Vgoletù    Ciues    Parmeiì.    Im  I  penlls  An- 

tonii  Quintiani Die   feptinio    Maii.  |  M.D.XVl.  |  (1516).  in  4.*^    Avec 

le  magnif.  portr.  de  Pauteur,  superbes  initiales  s.  fond  noir,  et  la  marque 
tvpograph,  (le  soleil)  D.-bas. 

20  ff.  n.  eh.,  265  ff.  eh.  et  i   f    bl.   Caract.   ronds. 

Au  recto  du  prem.  f.,  en  haut,  un  magnif.  bois  ombre,  I20  s.  i2i  mm,  :  1'  auteur,  a  demi  6gure,  écrivant. 
vu  en  face.  Au  dessous  l'intitulé  cité.  C'est  la  meilleure  edition  et  la  plus  estimée  d'une  encyclopédie  des 
antiquités  privées  des  Romains,  qui  pourtant  ne  s'occupe  pas  moins  de  tout  ce  qu'appartenaìt  à  un  ménage 
italien  du  XVI.  siede.  Le  texte  est  précède  de  la  vie  de  Tauteur,  par  Jamts  Andicas  Albìtis.  et  de  quelques 
poesies  en  son  honneur. 

Bel  exemplaire  grand  de  marges. 

PASSAU  (1481). 

Benedictus  Mair  et  Johannes  Alakraw    (1482,    15   Nov.) 

41 7.  Tractatus  prò  infirmis  visitandis.  Tractatus  breuis  et  vtilis  prò 
infirmis  vifi-  |  tandis  Z  conlellìonem  eorum  auJiendis.  |  (A  la  fin  :)  Finis 
prefentis  opufculi  inipreflum  (sic)  in  inclita  ciuitate  Pa  ]  tauienfi  per  lohan- 


382  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr  cent. 

nem  Alakraw  t  Benedictù  Mair:  Sub  |  anno  domini.  M.cccclxxxij.  decima- 
quarta die  Nouembris.  |  (1482)  in  4.°  D.-veau.  50.— 

6  ff.  n.  eh.  (sign.  A,  B.  C)  Gres  carnet,  goih.  ;   31   lignes  par  page. 

Le  texie  commence  sous  l'intitulé  cilé  au  recio  du  prem.  f -  :  (  |  Vm  prò  confeflìone  audièda  aul  viatico 
aut  I  facra  vnctione  ....  Il  finii  au  verso  du  f.  ó.  I  27-28:  ....  t  orando  fpiri-  1  lum  domino  reddat  t  fal- 
uus  crit.  I  Puis  l'impressum. 

Lìvret  très  rare  tout  à  fai(  inconnu  ù  tous  les  biblìographes.  Bon  exemplaire. 

JOH.\NKES    PeTRI    ^1485). 

418.  Lochmaier,  Michael. 

^4?ractica  cicctto- 
num  ^rclatonim. 

S.  1.  ni  d.   (après   1490)  in  4.    Avec  quelques  initiales  s.  fond    noir.    Br. 

[Hain  *ioi75]  25. — 

32  ff.  n.  eh.  (sign.  a-d)  Gres  caraclères  gothiques  ;  35-36  lignes  par  page. 

Le  prem.  f.  na  que  le  lìire  imprimé  sur  le  recto.  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  sec.  f.  :  Practica  electionù 
prelalorum.  |  [C]  Vm  in  electiòibus  plato^  fepius  tam  circa  ea  que  ìu  1  ris  q^  facti  funi  errari  3fueuil<  (sic) 
eiià  per  eos  qui  fibi  do  |  ctì  vident*.  Ideo  ego  Michael  lochmair  inier  facre  |  theologie  t  iuris  pòtificij  doclores. 
mìmus,  dù  effem  |  in  refidèiìa  canòicatus  t  pbende  patauie  Anno  dni.  M.cccc.xc  j  et  tepus  mihi  vacaret.... 
L'opuscule  6nit  au  verso  du  dern.  f.  :  ....  Ei  per  hoc  Gt  ìefus  ]  in  fecola  bndictus  Amen  1 

Proctor  2839  {vers  14,90!.  aussi  Hain. 

419.  Wann,  Paulus.  Sermones  magilìri  Pauli  |  W'ann  de  Tempore.  |  (A  la 
lin  :)  C[  Sermones  diìicales  putiles  toci-  ]  us  anni  p  celeberrimù  virum 
magi  I  ftru^  Paulù  wann  facre  theologie  |  doctoreni  collecti  t  p  eundenì 
pata  I  uie  du^  elìet  Canonicus  t  predica-  |  tor  kathedralis  eccl'ie  ad  popu- 
lum  I  declamati  tìniùt  feliciter.  ImprefTì  |  ibidem  Anno  diìi  M.cccc.  nona-  \ 
gefimo  primo,  p  ^uidum  viruj  Io  |  hannem  petri  nuncupatum.  j  (1491) 
in  fol.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois,  recouv.  de  veau  ornem.  à  Iroid.  [Hain 
*i6i44J  100. — 

.429  ff.  n.  eh.  {doni  le  183.  est  bl.)  l  f.  bl.  (manque)  (sign.  I,  i.  a-y»  A-Z,  aa-U)  Gros  caract.  goth,  ;  42 
lignes  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  Incipit  regirtriì  fuper  fermonibus  |  de  tepore  in  euàgeltjs  magiftri  Pauli  wann  Sacre 
theologie  4)-  |  fefforis....  Le  verso  est  blanc.  La  table  finit  au  verso  du  f.  Ib.  L'intitulé.  en  gros  caract.,  se 
lit  au  recto  du  f.  17,  dont  le  verso  est  blanc.  Le  texie  finit  au  verso  du  f.  429,  par  l'impressum  cìté. 

Fort  volume,  remarquable  comme  une  des  rarcs  impressions  de  lohanoes  Petri.  Exemplaire  presque  non 
rogne,  avec  initiales  etc.  peintes  en  rouge.  Koms  s.  le  titre. 

PAVIA  (1473). 

Antonio  di  Gargano  (1476,   24  Mai). 

420.  Concoregius,  Joannes.  Opus  de  aegritudinibus  particularibus,  flos  flo- 
mm  vocatum.  (.\  la  fin:)....  Et  ì  hoc  terrninatur  prima  pars  hui'  !  opiifculi  de 
egritudinibus  pticularibus  '  omnibus  a  capite  ufqj  ad  pedes  fj  doc  |  torem 
llluftrej  ac  coinitem  dignillimù  [  d.  Magiftmm  Ioannem  de  concoregio  [ 
mediolanenfem  artium  et  medicine  prin  |  cipeni  t  monarcham  in  felici 
ftudio  papi  I  enti.  M"  ecce"  xxli.  (sic)  tìnitum   fuit  hoc  opus  |  p  me  Joànem 


PASSAU  —  PAVIA  383 


^  Fr.cent. 

de  romagnano  hora.  xxij"  |  die  fexto  menfis  aplis.  |  Magiller  anto-  |  nius 
de  carchano  imprimi  curauit  papié  [  1485  j  Laus  Deo  |  pet.  in  fol.  Cart. 
[Hain  *56i5]  60. — 

l  f.  bl.  [manqueì  et  121  ff.  n.  eh.  (sign.  A-P)  Caract.  goth.  ;  48  ligaes  et  2  cols.  par  page. 

Le  texte  commence,  sans  intitulé,  au  recto  du  prem.  f.  (A  2)  :  [e]  Vm  omnis  |  fcientia  ex  fi  [  ne Il  finii 

par  un  long  colophon  au  verso  du  f.  121. 
Bon  exemplaire  de  la  seule  prem.  partie.  Les  iuitiales.  laissées  en  blanc,  ont  été  peintes  en  rouge. 

42 1 .  Geòrgie,  Joannes  Antonius  de  S.  Incipit  lectura  folènis  t  elabo- 
rata fecùdu^  petias  |  nouas  cu  multis  additionib'  ab  ipfo  auctore  faclis  fu  | 
per  titulo  de  Appellationib'.  edita  per  Reuerèdu>  Z  \  excelIòtilTìmù  iuris 
vtriufqi  doctoré.  D.  Johànej  An  |  tonili  de  fancto  georgio  dictù  de  Placétia 
patriciuj  me  |  diolanèfc^  ac  diui  Ambrofij  Mediolani  ppofitù  ì  flo  |  rentif- 
fimo  Ticinèfi  gymnalìo.  ordinarie  iura  Canoni  |  ca  legentè.  qui  pofimodù 
fua  cxigète  (sici  virtutis  excelen  |  tia  facri  palati]  Apollolici  Auditor,  necnò 
epifcopus  I  Alexandrinus    t    Referèdarius    Apl'icus   creatus  eft.   (A    la  iin  :) 

Impreffa  papié    per    magilirù    Antonium    de    carca  |  no    anno    a    natali 

chriftiano  millefimo  quatricentefimo  ]  octuagefimo  octauo  nono  kalen.  ia- 
nuarias.  |  (1488)  gr.  in  fol.   Cart.   [Hain  ''75941  80. — 

to  ÉF.  prél.  (conten.  la  table).  I  f.  bl.  124  fF.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (sign.  A  B  et  a-q.)  Caractères  gothiques. 
70  lignes  et  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  porte  l'intitulè  de  la  lable  :  Incipiùt  rubrice  tractatus  appellationum  qui  traciatus  | 
conglarium  numcupatus  eft  quia  fcolaribus  fuis  ab  ipfo  |  auctore  prò  conglario  £  refectione  laborum  quos  in 
quo-  I  tidianis  leclionibus  patiebantur  tractatus  eft  |  —  Le  leste  commence  au  recto  du  f.  signé  aij,  et  cette 
page  est  ornée  d'une  grande  initiale  jolimenl  peinte  en  rouge  et  bleu.  L'impressum  se  trouve  au  recto  de 
ravant-dernier  feuillet.  Il  est  suivi  du  «  Regiftrum  huius  operis.  »  |  Le  verso  est  blanc. 

Bel  exemplaire  très  grand  de  marges. 

422.Gometius  s.  Cometiùs  Ulisponensis,  ord.  Min.  Cometij  hifpani  ordinis 
minorum  Artium  |  doctoris  Z  facre  Theologie  magiflri.  Queftio  |  per  utilis 
de  cuiufcùq^  fcìe  fubiecto  prìcipalit'  |  tn  naturalis  ph'ie  ph'ie  foeliciter 
incipit.  I  S.  1.  n.  d.  (Papiae,  Antonius  Carcanus,  ca.  1490)  in  fol.  Cart. 
[Hain    5542]  100. — 

27  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (sign.  a-e)  Caract.  goth..  35-56  lignes  et  2  cols,  par  page. 

Le  ree  o  du  prem.  f.  est  blanc;  au, verso  :  Cometiùs  hifpanus  ordinis  minorum  Magnifico  .\nl'elmo  meie 
màtuano.  S.  |  (12  longues  lignes)  Le  texte  commence  au  recto  du  2.  f.  (a  2)  sous  l'intitulè  cité.  Au  recto  du  f.  6  : 
Doctoris  fublilis  fcoti  queftiones  fup  |  libris  de  anima  ariftotelis  foeliciter  incipiùt.  ]  Au  verso  du  f.  27  : 
Expliciunt  quertiòes  fubtiliflìmi  Doctoris  ]  loànis  Scoti  1  Sit  laus  deo.  |  Finis.  1 

Impression  très  rare  et  interessante.  Voir  Proctor  7063.  —  Très  bel  exemplaire. 

Francesco  Girardenghi  de  Novi  (1480,    15   Oct.) 

423.Andreae,  Joannes.  Eximij  ac  monarce  doctoris  Joannis  An  |  dree  No- 
uelle  opus  foeliciter  incipit.  |  (A  la  fin  :)  Finit  opus  auree  Nouelle  Joan. 
an.  fup  fexto  decr  |  to  (sic)  Codicis.  Impreffum  Papié  per  Fràcifcù  |  de 
gyrardenghis.  M.cccc.lxxxiiij.  die.  xvij.  ]  Aprilis.  |  (1483)  gr.  in  fol.  D-vél. 
[Hain  *I078]  250. — 

1  f.  bl.  et  207  ff.  n.  eh.  (sign.  a-z,  ?,  d,  •^)  Caract.  goth.  ;  64  lignes  et  2  cols.  par  page. 

L'intitulè,  au  recto  du  prem.  f.  (a  2)  est  imprimé  en  rouge.  Le  texte  commence  immédiatemenl  après  ;  [  ] 


384 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Vm  cram  |  paruuius  :    loquebar  |  ut    paruulus  :  ....  11  6nit  au  verso  du  f.  2o5.  À   la  page    opposée  le    régi- 
stre  et  l'imprcstum.  Le  ver^o  du  f.  207  e«t  hlanc. 


Fr.cent, 


wEs^T^?^n^^ 


4t  £cimii  2i  iJKV..ircc  ^xto:tó  ^'•^jnni^  au 
drvC  IGouclLropuufoctKUcr  iiwipiu 


:ùm  cram 

'  pjruuiaù  :  Lxtucbjr 
«.ucp]njiilus-.rjpirtij5 
'U(  p3ruuIuc:co^(Jt\i 
e:  pjniuIuv.Cuj  ju( 
fiume  fu}  uir  Oliati 
ai  nuc  crjt  pjreuli. 
i-:dto:M!i0..ilu.lncf. 
Cii."5c  ni  iicft;ii£  0tùù  fuptrnjrurjliro-qnq; 
riiuiapjruii!;iQÓ  l'uiuwb'' rena  ixojinim. 
a&jub.p.  iLuc.t.'Sìjmriiìi  iii  e  oiriu  oiTar 
nima-.i  pjrualou  n.ms  piogroTu.  1  orpenéna 
Qfuù  plcniOK  ijcnr!t!9m6(ura9n(nj£rc\ina 
frpcjLtcnni.urfcnpfifuptT  tlcmaitinaru  pK> 
b^Illio.4Ip.•■:^J(Ida^  .ipolTol'ad  Lvb!co><.«. 
in  fi.eiccne.Diimtó  qui  lacris  partiftpe  cfl  q: 
fcrecll  fcrinonumiurticit'.pareulas  cni5c(l. 
Tpcrfcaoìi!;  auton  obutì di  n'CHif  (olidoa <n> 
qui  p»  confuitudinc  cxnista  bjixnt  fcnfu» 
ad  oiftroiiMi.-m  boni  i  mj'i  ;  i  ad  cpbcf.iiii. 
5  Jm  non  fumua  paruuii  flucuanico  i  arcùfc 
nmttTJ no# ornili  ucmoooiirinc.  Et  c>bboc  oi 
tcbji  prjlniifta  oc  i'..pfal''4w:«i.  ^iinio:  fui  a 
oiiniiouii.iparnnosniais  bcaius  ifeicronf 
tnu* ad  IBcponaiiumocaiia clcncoaini  oicit 
g»  quia  ctate  fu  t>cc;o::ofu  inlfruaidi'  z  tniipo 
rie  p;c<clTu  fjpu'.;ic;.  'JN  uidfi  bicrcnriiia 
no.in  p!in.ad  idaii.i:«i.q.liij.fncni)uni.pofl 
p:ln.£um  auicni  rcp;i-baifibl!c  cca-raie  ikt 
bo  uf  l  fcnpto  piìiiflpaliicr  conùft  jt  In  caccndo 
biccndjjii'l  om'fido  lact'iid  j.l|cii|.di,  fu  rccioi. 
in piinoiinq-, rcpubcnfioni in  jlo.  buiuo  bbsl 
mt  fcicna  foj.:  fubumim  dhmaui  boc  utile 
p  ptiniii  gl'equi  fug  b°  lit>K>  lti»;:llà  q  tacila 
liipplcat  1 9ftn  apparani.addHionil>iis  isow 


pinQlim-.h;  rd^-:i~ir^  Cj  ■r.iFp^'jntqf  ocoiiji 
nali  Ot'fun.;  nijwiii:  j.^tT .r  .U-natiiiaocjai 
gcndoqtf  ctpcdti  qó  unpnidacr  Hcn  ci)l7U 
bit  ipaidcnauit  oiiif  augu.ii)  rciraoaiionti  m 
(«(n.faiirboJiCJ.qkfi.Tj.apbK.qowalL'^t 
lbi.ii).sJa.Coilii  auj  ut  eoo  Uteo  oitit  iÉiign. 
q>inni:iUiLx]uic  facile  laUiloi]aiu  inndu  cui 
bcn£  conu^ìiic  oc  luiiuf.^  fi  jcpoan  h.  £.(  oku 
Ifeieronf  mua  iii  pwlojo  htm  lob.  «jlle  nò  pót 
5>tiialiqbu«nócrrctmulu  fcnt-vica^s  ocre 
flou  maUi  dt  boinuu  ut  ucruas  cii  tuiuai  iiuif 
min  uabonumcttiliiiicuolcncumatab  illa 
f  ni  aus-inepla  ad  pafaT.nu53rnjnun1.1n  fi, 
5dic  qui  1  iMmuluò  iVnpii  nuii;"  auic  in  ciatc 
ainli Ululoni; nkucritanfubiino  im.undobic 
rarfiiu  Jnù.q6  uidc  ui  &icron)ino  ru[;  i.<d)'a 
in  pun.  i€c  cit  pfcùndù  j>  fi  glcfae  mcis  uk» 
dinanaa  recepì  ud  iioléiulxw  cam>;  circa  xcf 
mm  oefcnbi  puiillun  iiuUnin  uel  (unse  hcue 
pubaiiiiini  pofuilVci:-.'  ijplura  P;aiuii;  c>cfcri 
pfurcni.red  Cperans  ialicni  aUenJ  per  alitnim 
ce  compi latoiime  cidinaruu  glofas  fcnbi  nu 
blUa•rcputa^JlnDcfoJnlca(arra6ouuua  m 
tcrduni  oc  non  tiwUuiii  apedicmibus  ocaipa 
re.Secundj  fnciiduni  if  ad  laununi  nume; 
pemr.ct  trca  fiiiife  buiut  liMi  conipibioie6.ó 
quiboa  ui  pjobemio;-:  trcf  tuilTc  jlof  Jio«!  ce 
»jDit>us conftai  f.  Brini  ^o.nici  nieq  Ibunua 
pcurrciea;  z  Srtà^4''^npuiv'"i»  iPCJ"''"» 
poblicjtiii.'JIn  quitxia  lutcpilrowiaoenm  ab 
ile  in  Illudo  àl'-^findi  oicJS.Ì.faE.i-'R'^;  J-  Oaà 
plorco  aùt  fecun  funi  nM  crea  quc.-uin  aliqoi 
cium nui}  Iaculi niétioneni.i£ùL< aui  ^iciof 
Buop  i  alwf  fcnpta  bic  uifera  jiui  peìtero  K 
carrara  qBluùfuerii  cuiqjiribuendejfilciii) 
ut  DICK  l^ìinuuì  fccudué  ad  Ucrpifi^iiù.  ]6e 
nignnni  '  plenum  uijcnii  pudo:tòfjien  per 
quot:p!ofrccn«.'5(enioi<iio,ti)p!ofcao  anuni 
1  mfcKai'.ni<.-nì)  efl  orpiebidi  ui  furto  malie 
■S  rrur.;;/;  r>  Si.  u  -il. 


N."  423.  A>idrt'at\  Joaiitics. 


Notrc  exemplairc  contieni  au  recto  du  prem.  F.  un  superbe  cn-lòte  cxécuté  en  camaTeu.  rcprc'seniant  le 
pape  assistanl  à  une  session  du  collège  des  cardinaux,  trois  desquets  sont  assis  à  sa  droite.  h  sa  gauche 
trois  secrétaires  et  un  orateur.  Le  beau  dessin  est  entouré  d'une  petite  bordure  d*or  et  mésure  9S  s.  1Ó2  mm. 
La  prem.  ìniiiale  du  tcxte  est  peinic  en  coulcurs  et  rchaussèe  d'or.  —  La   seconde  Itgae  de  Timprcssum 


PAVIA  385 

Fr.cent. 

èie  rayée  et  corrìgée  à  la  piume,  de  sorte  qu'on  lit  mainienant  :  (up    fex®  [  V.  (?}  Codicis  ....  L'impresvum 

comma  il  est  che  par  Hain  et  par  Mlle.  Pelìechet  lótVJi  ne  trouverait  point  de  place  dans  l'espace  occupé  par 
les  4  lignes.  —   Superbe  exemplaiie  fraìs,  grand  de  marges. 

424.  Mayno,  lason  de.  Oratio  habita  in  funere  excellentiflìmi  iurilconfulti  | 
Hyeronimi  Torti  tenentis  primam  catedram  in  |  felici  gv-ninallo  Ticinèfi  : 
p  me  lafone  de  Mayno  |  Mediolanenfem    iurifutriufq^  doctorem.  |  S.  1.  ni 

d.  (Papiae  ca.    1493).   in  4."   Cart.  [Hain.   *  10973].  40. — 

IO  ff.  n,  eh.  (sign.   I-5)  Beaux  caracl.  gotb.  ;  29-30  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  au  verso,  en  rouge  :  Ad  illuftrilTimum  principem  Ludouicum  Sfortiam  |  Vì- 
cecomìtem  Barrì  ducem  :  lafonis  de  Mayno  |  iurifulriufq^  docloris  :  Prefatiuncula  |  (21  lignes).  Au  recto  du 
2,  f.  rintitulé  cité,  impr.  en  rouge,  et  le  commencement  du  texie.  Celuì-ci  finit  au  recto  du  f,  io;  puis, 
également  en  rouge  :  Hahita  Papié  in  ecclefia  fralrum  mìnorum  :  per  me  |  lafone?  1  de  Mayno  Mediolanenfe? 
iurifutriufqj  |  doctorè  :  Teriio  id'  Augufli  :  Anno  a  natali  chriftia  |  no  millefumofsicl  qdrìgètefimo  octuagefimo 
quarto.  |  Le  verso  est  blanc. 

Livret  très  rare  et  ìmportani,  cvidemment  imprimé  par  Francesco  Girardenghi  de  Pavie.  Le  papier  a.  comme 
filigrane,   les  armes  de  la  ville  de  Milan.  —    Bel  exemplaire  presque  non  rogne. 

425.  Scyllacius,  Nicolaus,  Siculus.  De  infulis  meridiani  atq>  indici  maris 
nuper  inuentis:  |  S.  1.  ni  d.  (Papiae,  per  Franciscum  de  Girardenghis,  1494). 

in  4.°  Br.  n.   r.    '  25. — 

I  f.  bl.  et  9  fF.  n.  eh.  Caraet.  goth.  34  lignes  par  page,  en  rouge  et  noir, 

Au  recto  du  prem.  f.  :  Ad  fapièiiflimù  Ludouieù  Maria  Sfortià  Anglù  fepiimù  Medio  |  lanì  Ducè  ;  de  Ifulis 
meridiani  alqj  idìci  maris  fub  aufpicijs  inuictil' |  fimo^'  Regù  Hifpania^  nup  Tuètis  :  Nicolai  feyllacij  fieuli 
artium  Z  \  medicine  doctorls  phJlolophià  Papié  inierpretantis  Prefatio.  |  Cette  préface  est  datée,  au  verso  ;  Ex 
Papia  idib'  decèbris.  1494.  |  Le  texte  commence  au  recto  du  2.  f.,  sous  .rintitulé  cité:  (c|  Olumbus  Regie 
claflìs  prefeetus  ;  quej  hifpani  Hai-  |  myràtem  vocilant  :  ....  Il  finit  au  recto  du  9.  f.  Au  verso  :  Exeellèti  ? 
prudètiffimo  viro  domino  Alphòfo  cauallarie  iurecòful-  |  to  difertilTìmo  viceeaneellario  regio  dignilTìmo  Ni- 
colaus Scyllacius  |  Siculus.  S.  D.  ]  ..  .  Vale  ex  papia  Idibus  decembribus.  Mcccclxxxxiiiij.  | 

Fac-similé  de  l'unique  relation  sur  la  seconde  expéditlon  de  Christophe  Colomb  (26  sept.  1493  —  -■  fèvr. 
1494},  relation  de  laquelle  seulement  5  exemplaires  sont  connus.  Le  dernìer  exempiaìre  venu  dans  le  com- 
merce fut  vendu  par  nous  en  Amérique,  après  que  nous  en  eussions  faìt  le  fac-similé  exacte  dans  les  couleurs 
de  l'originai  (rouge  et  noir)  et  sur  papier  à  la  main,  semblable  à  l'ancien.  —  Tandis  que  la  première  navi- 
gatìon  de  Colomb  fut  dccritedans  un  grand  nombre  de  w  Lettres  «  traduìtes  en  plusieurs  langues,  la  seconde 
ne  trouvait  autre  historien  que  le  philosophe  sicilien  Scyllacius,  qui  fit  imprimer  son  livret  par  Francesco 
Girardenghi  à  Pavie.  Il  est  donc  d  une  importance  exceptionnelle  pour  l'histoìre  de  la  découverte  de  l'Amerique. 

Voir  l'article  de  M.  G.   Fumagalli,  dans  la  «  Bibliofilia  »  IP  année,  p.  205. 

425.''  —  Idem  liber.  Tire  sur  parchemin.  loo. — 

Des  six  exemplaires  tirés  sur  parchemin  Ìl  y  a  encore  deus  disponibles. 


Giovann' Antonio  Beretta  (i486). 

42Ó.  S.  Bonaventura,  ord.  min.  Incipiat  meditatòes  de-  |  uotiirime  totius 
vite  dni  nfi  ]  lefu  xpi  fin  fanctù  Bona-  |  uèturà  cardinale  ordinis  mi  | 
no:^' :  ....  (A  la  fin;)  Per  eg.  Ioannèantonium  |  de  birretis.  Papié.  1490.  [ 
Die.   4.   Marti].  |  in  S.''  D.-vél.   [Hain  *356ol  40. 

I  f.  bl.,  2  fF.  n.  eh-,  62  ff.  eh.  1-60,  i  f.  bl.  (sign.  a-h)  Caraet.  goth.,  32  lignes.  et  2  cols.  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (sign.  a  2  :)  Incipit  tabula  bui'  operis.  |  Au  verso  du  sec.  f.  :  Finis.  |  L'intitulé  et 
le  commencement  du  texte  se  trouvent  au  recto  du  prem.  f.  eh.  (sign.  a  4).  Au  verso  du  f,  h  7  (faussement 
chiffré  58)  col.  I»  1.  9  :  Finis.  |  puis  l'impressum  cité.  A  la  page  opposée  :  Verficuli   arboris   vite  )  chrifti.  1 


386  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Primo.  I    Au  redo  du  dern.  f,.  à  la  téle  de  la  2"  col  :  Deuotus  Bernardus.  ;  lafus  dulcis  memoria  |  Dans  vera 

cordis  gaudia.  {  —  Au  verso:  Cum  ipfo  frui  fedìbus.  |  Amen.  | 

11  parali  que  Tevemplaire    soit    identique,    ligne    pour   ligne.    a    celui    que  M.  Hain  a  décrii,  à  la   seule 

i9c3  fapiéfifTrmiT  Indoiiifù  Cibaria  Sfojria  3nglù  fcprtmù  Qfbedio 
lani  OycciOcifiilis  meridiani  arqjidici  marie  fiibaurpiciià  inuictif 
fujioj:  T^cgtì  Pifpania?  niig  ioéns:  Nicolai  fc^ilacij  ficuH  arriuin  z 
medicinf  ooctoziopbiloropbià  iPapi^  vnapìcianiis  "ip.'^fatio. 

t7m  linceo perfpicaaoj:  Srgo  ccntoculo  c>culanor 
admirabili  {nudenda  nò  modo  que  i  Jtalia  noflroq5 
^  bocmarigeruntur:lógep:ofpfci3s:acvcluri  efpecu/ 

'^  la  (vt opnmó  paflozcj  occer] fingala circiifpccfes: re/ 

rdetia  rniuerfi  02bi9 rcrrapimmfa fpatia  oculof  ob/ 
turn  mrttfq3  3Cie adibire  contcdas: par v(fu5  eft:vt  que  ^crdinadus 
bifpar.fa?;  "RcTpotctiflìmus.'oc  icognitispopulis  imperia  ftbf  cugu/ 
Ilo  augurio  nuper  afciuerit:  m  are  alios:  cuius  animi  magnitudo  larif 
fimas  ferra8arq5mari3  occupar: irelligercs.^senislj-bieasgcntes 
cffera9:ablDerculi3eolnnis!lIiu8  0omitase]cemplo:crb:op33  igno 
toebifpania;: imperio  addir.  Djicrqfibitomicbziftjsneq)  fide*  ve 
dicaridirionc.Ouofit  vt  geograpbo8quofda5nobile3f3nc  cillu/ 
ftree;  quojziìudijsancrojc  ambjofio  rofato: medico  pcelebn^aftro 
nomo  'ìngulari  ad  aplidlmas  oigniraresob  id  ^uecto:  maxime  ca/ 
pcrisrparó  oiligcrcr oe indico  mari pfcruraros fiacile  pofHs  oep:cbc 
dere:  qui  vafìii  iilud  pdagus  a  cófinérc  a'rciiclaud  i  ftripritariir.  £u5 
cóftct  nollro  Ccculo  fccudiozibus  iDi fpa n ic regu  aHfpiciie: meridiani 
maris  ambirà  enauigata:aetbiopieiferi02Ì9rermino9  erpIo:3ro6: 
5ndic  populos rccogniros: arabic  beatas  ifulag  oepzebcras: qu?  i 
mari idico  fparfe  cerniitur.Qua nauigationé  multo  ate l^ano  etiaj 
p^nus:quiC3rtbagini9porctiacflìo2Cte:circnuectu3ag3dibu33df£ 
né  arabic  penetraueratrfcripto  ^diderat,  flDunu9  boc  t  C\  hiiìone 
nouitate:reiiuenfionegrarinìmDtibielìfiitur:illudimp:imi9lcncci 
nabif:q7glojieafq5  amplitudini  bifpaniéfi  bene e(Tecupiag:q?  'Re/ 
gum  xpiamiììmo;:  maielìaté  pariter  ?  religione  femp  fueris  admira 
ni9.iDabi9trjrcriprojiveniamfiqueadifulaparabitiimagnirudine5 
eccetera  fi ngu la  fpecrarevidenfipcficulatius  vberiufueanobia  no 
crplicenf.jfuagari extra  remita3loco2U3  ignaro  minime licuit:qu^  p 
litteras  a  ^uillcrmo  coma  bifpann.'viro  fané  nobili;  fermonc  patrio 

N.°  425.  Scyllaciiis,  Nicolaiis. 


exccpiion  de  limpressum.  qui,  dans  l'eNempl.  de  M.  Hain  donne  le  nom  de  l'cdilcur.  Jacobus   de    Burgo- 
francho,  mais,  non  celui  du  typographe. 

Giov ANN' Antonio  Beretta  et  Fr.Vncesco  Girardenghi  (1488). 

427.  Salis    s.   Trovamala,    Baptista    de.    Incipit    liher  ij  rofella   cafuum 
appellatur  :  |  editus  p  ....    ffej  Baptilla  |  troamalam  :  ordinis    iiiiiio:^-  obfer- 


Fr.cent. 


PAVIA  387 

Fr.cenl. 

uantie  prò-  |  fefforem  integerrimum.  |  (A  la  fin  :)  Papié  per  egre.  loannèan- 
toniù  de  birre-  |  tis  ;  2:  Francifcuj  de  gvrardèghis.  1489.  die  |  15.  Aprilis.  | 
in  4.°   Rei.  [Hain  *i4i82].  50.— 

40  ft'.  n.  eh..  41  j  ff.  eh.,  II  if.  n.  eh.  et  i  f.  bl.  {sijjn.  A-E.  a-^',  aa-T^^]  Petit?  caractères  goth.,  30  ligncs 
et  2  cols.  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  les  .)o  fF.  prél.  contiennent  un  index  et  une  table  alphab.  Le  recto  du  f.  a 
est  blanc,  en  verso  et  au  f.  a  2  se  trouve  l'épUre  dédicatoire  adr.  au  cardinal  Ascani'o  Maria  Sforma,  sa  ré- 
ponse  et  quelques  pièces  de  vers.  Le  texte,  précède  de  l'intitulé  cité,  commence  à  la  téte  du  f.  'ì,  et  finìt  au 
verso  du  f.  414.  Les  I2  ff.  à  la  fin  contiennent  les  «  ifice  ìuris  civilìs  ?:  canonici  ... 

Le  commencement  du  texie  est  orné  d'une  jolie  initiale  peinte  en  couleurs  et  rehaussée  d'or.  D'autres  inlt. 
plus.   pet.  en  rouge  et  bleu.  Fort  bel  exemplaire  tres  bien  conserve. 


428.  [Cremona]  FLEBILIS  Q.VINDECIM  IVRECONSVLTORVM  |  CREMO- 
NENSIVM  DEPLORATIO  :  QVA  |  LACHRYMOSA  VRBIS  CREMO  |  NAE 
STRAGES  inserì-  |  TVR  :  PER  IO.  IAGO-  |  BVM  GROTTVM  |  LEGVM- 
AVDI  I  TOREM  |  EDITA.  \  ^  [A  la  fin  :)  C  Ticini  apud  lacob  de  Bur- 
gofranco.  M.D.XI.  DIE.  7.  Augufti.  Marque  typogr.  s.  fond  noir.  in  4.°  Cart.     20. 

7  ff.  n.  eh.  Opuscule  fon  rare,  public  à  l'occasion  de  la  peste,  qui  alors  exer^ait  toule  sa  cruauté  a  Cré- 
mone.  Très  jolie  impression  en  gros  car.  gothiques  ;  la  marque  typographique  est  tres  remarquabie  pour  sa 
composition  elegante. 

420.  Duns  Scotus,  Joh.  Scriptù  loiìnis  Duns  Sco  |  ti  doc.  Subtilis  :  ordis 
min.  fup  Scd'o  j  i'nìa'^:  :  recètiillme  a  multifarijs  cica  |  tricib'  exèptu^.  Et 
ab  excelleti  |  tiiTimo  doct.  Antonio  de  |  Fantis  Taruifino  ad  ve  |  ram  Au- 
toris  mente  |  infiauratum  :  Et  |  ia^  iam  typis  |  efforma-  |  tum.  |  (A  la  fin  :) 
....  Papieq>  imprelTum  p  ....  lacob  de  Burgofràco  :  Anno  ....  15  17  ....  in  8." 
Avec  une  magnifiqiie  figure  s.  le  titre,  des  initiales  s.  fond  noir  et  la  marque 
tvpogr.  Vél.  50.- 

180  ft.  eh,,  %  S.  de  table  et  l   t,  bl.  Petils  caractères  gothiques  à  2  cols,  par  page. 

La  figure  s.  le  titre  repre'sente  l'auteur,  en  demi-figure,  assisdans  une  niche,  entouré  de  livres  et  méditant 
sur  son  ouvrage-  En  dessous  rinlitulé  cité  imprimé  en  rouge.  Le  tout  est  entouré  d'une  bordure  composèe 
de  colonnes  et  de  frises.  —  Bel  exemplaire  de  cette  impression  fort  rare, 

430.  —  Le  mème.  Y  joint  :  Scriptù  loànis  Duns  Sco  |  ti  doctoris  Subtilis  or- 
dinis,  mino-  |  rum  fuper  Tertio  Sententiarum  ;  [  ....  ab  eximio  |  doctore 
Antonio  de  Fa  |  tis  Taruiiino  prilti  |  no  càdori  reftitu  [  tum  :  ....  (A  la 
tin  :)  ....  Papieq^  impreffum  per  ....  Jacob  paucidrapeni'em  de  Burgofranco. 
Anno  ....  1517.  En  i  voi.  in  8.°  Avec  la  belle  figure  s.  les  deux  titres, 
des  initiales  s.  fond  noir  et  la  manque  typogr.  Rei.  orig.  Veau  pi.,  les 
plats  richement  ornementés  à  froid,  bordures,  milieux  et  coins,  initiales  L.  C.  loo. 

(Super  IH.  Sent.)  :  131  ff.  eh.  et  2  ff.  de  table.  —  La  figure,  la  marque  tj'pogr.  etc.  sont  les  mèmes  que 
celles  du  muméro  précédent,  —  Très  bel  exemplaire  dans  sa  reliure  originale. 

43i.Gualla,  lacobus.  Jacobi  Gualle  Jure-  |  confulti  Papié  |  Sanctua  |  rium.  | 
(À  la  fin  :)  Impreffu^  Papié   p   magiflrù  Jacob  de  Burgofràcho  |  Anno  do- 


388 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


mini.  Mcccccv.  die.  x. 


N.o  431.   Gualla,  lacobus. 


menfis  Nouembris.  |  (1505)  in  4."  Avec  70  su 
perbes  figures  grav.  s.  bois,  une  jolic 
bordure  au  trait,  la  marque  tvpograph. 
et  beauc.  de  belles  initiales  s.  fonti 
noir.  Veau  pi.  ornem.  à  froid  s.  les 
plats. 


4  fi.  n.  eh.,  92  ff.  eh.  et  6  fl.  n.  eh.  Caracl.  goth. 
Cet  ouvrage  fori  curìeux  et  d'une  rareté  singulière. 
donne  une  histoire  ecclésiastique  et  un  eatalogue  de 
toutes  les  reliques  conservées  dans  la  ville  de  Pavie. 
aneienne  residence  des  rois  longobarda.  —  L  inlitulé  csi 
surmonté  du  beau  portraìt  de  l'auteur,  bois  légèrement 
ombre,  79  s.  82  mm.  Toutes  les  autres  gravures,  au 
nombre  de  24,  représenteni  les  saìnls  et  les  saintes, 
desquels  l'auteur  raeconte  les  légendes.  Elles  sont  répé- 
lées  de  manière,  que  le  volume  contieni  en  lout  70 
bois.  pour  la  plupart  légèrement  ombrés,  de  la  plus 
belle  epoque  de  la  xylographie  ilabenne,  — bois  qui  ne 
ressemblent  à  ceux  d'aucune  ìmpression  lìturgique  de 
Pépoque.  Remarquable.  à  cause  du  dessin  fin  et  élé- 
gant,  est  !a  belle  bordure,  au  recto  du  prem.  f.  eh.,  du 
style  de  la  renaissance  lombarde.  La  petite  marque  fait 
vDÌr  le  monogramme  de  Jacobo  de  Burgofranco  sur 
fond  noir.  —  Excellent  exemplaire  compiei  et  frais. 
qui  a  appartenu  au  célèbre  scuipteur  Antonio  Canova, 
dont  il  porte  l'autographe. 


432.  [Pavia]  Statuta  de  regimine  potestatis  civilia  et  criminalia  civitatis  Pa- 
pìae  cum  quibusdam  decretis.  (A  la  fin  :)  ....  Impreffa  nàq>  impèfa  Z  opera 
Magirtro^  lacob  |  de  burgofrancho  Z  Philippi  de  calTano  eiufdem  co  ci- 
uiu^  ....  die  primo  Augufti.  1505.  ]  2  pties.  en  i  voi.  in  fol.  Avec  les  armes 
de  la  ville,  la  marque  tvpograph.  et  plus.   init.   s.   fond  noir.  D.-vél. 

Statata  78  ff.  n.  eh.  et  Decreta  24  ff.  n.  eh.  Gros  caract.  goth. 

A  la  fin  de  la  prem.  ptie..  après  l'impressum  cité  il  y  a  six  distiques  en  honneur  «  Philipi  de  calTanis 
bibliopole  ».  En  bas  le  bel  écusson  entouré  d'une  couronne  et  la  marque  de  Jacob  de  Burgofranco  s.  fond 
noir.  —  A  la  fin  de  la  2*  ptie  :  C  ImprelTum  Papié  per  Magillrum  lacob  de  burgo,  1  francho  .Anno  domini. 
Mcceecv.  die  |  .xj.  menfis  Augufti.  |  puis  un  poème  du  jurisconsuUe  Jo.  Laurentìiis  Hoverìmis,  Ics  armes  de 
Pavie  et  la  marque  typograph. 

Malbeureusement  le  titre  et  les  fF.  44-45  i^  4"5^  manquent. 

433.  Ricius,  Paulus.  C  Paulus  ifraelita  de  fexcentu^  Z  trede-  |  cim  mofaice 
fanctionis  edictis.  |  C  Eiufdem  philolbphica  :  prophelica  :  ac  |  talinudilìica 
cp  chrirtiana  veritate  tuèda  |  ....  difputatio.  |  ([  Eiufdem  in  cabalilla*4:  :  feu 
allegorizan-  |  tium,  emditionem  vlagoge.  |  CE  Eiufdè  de  noue;  doctrina:^ 
ordinibus  :  |  ....  Imprelfum  Papiae  per  Magillrum  Jacob  de  Burgofrancho, 
1510-1511.  4  pties,  en  i  voi.  in  4.*"  Avec  2  petits  bois,  plus,  jolies  init. 
et  la  marque  tvpograph.  s.   fond  noir.  Cart. 

6  ff.  n.  eh.,  41  ff.  eh.  et  i  f.  bl.  —  8  ff.  n.  en.  et  36  ff.  eh.  —  2(i  ff.  eh.  —  27  ff.  eh.  et  i  f.  bl.  Gros 
earaet.  goth. 

Première  cdition  d'une  apologie  de  la  rcligion  chretìcnne  ecrìic  par  un  israélìlc  converti  '.  voir  Panrer  VII. 
495-96.  L'ouvrage  contieni  beaucoup  de  passagcs  iniércssanis  sur  la  cabala  et  un  grand  nombre  de  citations  cn 
hcbreux,  transcritcs  en  caract.  goth.  Aa  dessous  du  premier  tilre  une  tout  petite  figure  de  St.Jean  Baptiste. 
Au  dessus  du  seeond  litre  une  auire  fig.,  26  s.  79  mm.:  un  hérisson,  avec  l'inseription  :  SAL  FEDERIS. 
La  marque  typograph.  faìt  voir,  sur  fond  noir,  le  monogramme  de  Jacobus  de  Burgofranco.  —  Très  bel 
exemplaire. 


PAVIA 


PERUGIA 


389 


Fr.cent. 


PERUGIA  (ca.    1475). 

Stephan  Arndes  de  Hamburg   (1481,    16  Juin). 

434.  Datus,  Augustinus.  AUGUSTINI  DATTI  Scribe  Se  |  nenfis  Elegan- 
tiole  Felicitar  incipiunt.  |  (A  la  fin:)  Elegantiole  Auguftini  Datti  expliciunt.  j 
Perufie.  |  S.  d.  ^ca.    14S1I.  in  4.°  Cart.  [Copinger    1895]  125. 


N."  431.  G nulla,  lacobiis. 

23  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (sign.  a-d)  Beaux  caract.  golh.  ;  32  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  sous  Tìntitulé  cité  :  (  ]  Redimus  iamdudù  a  plerifq^  uiris  |  etià 
dii'ertinìmis  perfuali  : 11  lìnit  au  verso  du  f.  23,  1.   16-17  •' ^'^  I  comoda,  Uale.  |  Puis  le  colophon  cité. 

Vermigli'olì  dans  sa  «  Tipografia  Perugina  »  Per.  1820,  fait  la  descrìption  de  ce  petit  volume  cxtrèmement 
rare.  1.  1.  p.  167,  sans  Tattribuer  à  un  des  irois  prototypographes  de  la  ville.  11  parait  ètre  poslérìeur  a  l'an- 
née  1480,  et  probablement  des  presses  de  Stephan  Arndes.  M.  Proctor  ne  le  connait  pas.  Bel  exemplaire 
compier  du  f.  bl.  Q.uelques  notules  manuscr. 


435.  [Ancona]  Conlìitutiones  marchie  |  anconitane  nouiter  emendate  :  cum 
additionibus  |  nouilTimis  vfq>  in  prefentè  diem  :  vj  Additiones  |  Domini 
epi   Tiburtini  I  Sixti    pape   quarti  |  Dni    Agnelli    vicarij    gnalis  [  Innocenti] 


Ls    TiihliofilU,  volume  II,  dispensa  9^-10^^ 


26 


ìqo  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cenl. 


pape  octaui  |  Domini  Coronenùs  \  Dfii  Antoni]  de  l'età  Maria  j  Dni  Euàge- 
lille  bagarocti  |  Alexandri    pontitìcis    fexti  |  Diìi  cardinalis  fancti  Georgij  | 

(A  la  fin  :) Pe-  |  rutie  aùt  ImprelTuin  p  Francifcù  Baldaf-  I  faris  biblio- 

pole  de  Perufio.    Anno  domi-  |  ni.  Mcccccij.  die.  xxij.  Martij.  |  '1502)  in 

fol.  Avec  la  marque  tvpograph.  s.  fond  noir.  D.-vél.  100. — 

1  ff.  n.  eh.  et  92  ff".  eh.  Gros  caract.  golh.  ;  à  3  cols.  par  page. 

Les  4  ff.  prèlìm.  conliennent  la  table.  Le  textc  commene  au  recto  du  i.  f.  eh.:  d  Liber  conftilutionum 
fancie  matri$  ec-  1  defie  :  editarum  per  reuerendiltìmù  in  chri  |  (lo  patrem  dnm  Eg^-diuj  epifcopu?  Sabi  1 
nenfem  :  apoftolice  fedis  legatum  :  f  domi-  |  ni  noltri  Pape  vicarium.  |  Il  fìnit  au  recto  du  f.  92.  suivi  de 
l  imprcssum.  du  petit  rcgislre  et  de  la  marque,  qui  fait  voir  s.  fond  noir  l'initiale  F.  Le  verso  est  blanc. 

Bon  exemplaire  d  une  impression  fori  rare  :  très  grand  de  marges.  Plus    notules  manuscr. 

436.  Aquino,  Thomas  de.  Yelus  |  Dei  aurei  opufcoli  o  vero  |  tractati  de 
lo  angelico  do  |  ctore  fcò  Thomafo  |  de  aquino.  |  ([  El  primo  del  modo 
de  la  ofelFione  Z  purità  de  conlciètia.  |  (I  El  fecundo  de  li  diuini  coftu- 
mi.  I  Dechiarati  t  vulgarizati  dal  Reuerendo  ProfelTore  de  |  facra  Theclogia 
Maieftro  Guafparre  da  Perolla  del  |  facro  ordine  de  li  predicatori....  (A  la 

fin:) Sampati  (sic)  in   la  inclita  citta  de  Perulla :  per  Girolamo:  |  figliolo 

del  fopradicto  Francel'co  cartholaio  :  fratello  de  la  lo  |  pradicta  fuora 
Theodora  :  Z  nepote  del  fopradicto  .\laie-  [  iìro  Guafparre.  A  di.  xiij.  de 
Febraio.  M.ccccc.x.  ]  (15  io),   in  4.°  Cart.  30. — 

48  ff    n.  eh.  ;  Caract.  goth. 

Bien  peu  des  norabreux  ouvrages  de  St.  Thomas  ont  été  traduits  en  langues  vivantes.  Ce  petit  livret-ci  est 
dono  également  remarquabie  pour  son  contenu  et  comme  ancienne  impression  de  Perugia.  L'imp-essum  se 
trouve  au  verso  de  l'avant-dernier  f..  48;  suivi  de  l'errata-corrigé.  .\u  recto  du  f  48:  .\ugufta  Perufia.  |  Le 
verso  est  blanc.  —  Magnifiqtie  exemplaire  presque  non  rogne,  avec  nombreux  témoins. 

437.  Baldachino,  Filippo.  De  -^Ieser  Philippe  Baldachino  Coritano  Fortuna. 
(A  la  fin  :]  Impressa  in  la  augusta  Perugia  in  le  case  de  Baldasarre  Car- 
tulari a  di  ultimo  de  .\gosto.  .\I.D.XX\1.  sotto  il  septimo  Clemente,  (i  526). 
in   8."  Avec  une  belle  bordure  de  titre  et    les    armes  de   l'auteur  grav.   s. 

bois.  Véi.  15. — 

36  ff  eh.  Car.  ronds.  Lauteur  dit  dans  la  préface  d"avoir  voulu  imiter.  dans  ce  roman  entremèlé  de  vers, 
r.\meto  de  Boccaccio.  Mjrtijl,  Boethiits  et  a.  Livret  irès  rare. 

438.  Benedetto  da  Siena,  Confellìone  de  don  Bene-  !  decto  da  Siena  : 
Monache  de  s.  Biìde-  |  cto  :  con  le  fue  circunflantie  Noua  |  mente  imprelTa. 
Co  gratia  &  |  priuilegio.  |  (.\  la  fin:)  (JCT"  Stàpata  in  Perulìa  p  Bianchino 
dal    leone.  |   S.    d.    (ca.    1525).    in  8.°    Avec    une  rig.  grav.  s.   bois  s.   le 

titre.    Cart.  10. — 

.\.\  ff.  eh.  Caract.  ronds.  Le  bois.  un  peu  raid,  l(X)  s.  74  mra.  représentc  un  jeune  homme  à  genoux  devant 
son  confcsseur;  derrière  lui  le  diable.  Le  bois  est  ombrò  et  signé  d'un  monugramme  compose  des  lettres  SMC. 
Les  ff.  21.  3(,  37-10  manquent . 

431).  Donatus.  Dionilìi  :  appoUonii  :  donati:  de  octo  ora-  |  tionis  partibus 
libri  octo  ad  nouani:  Z  \  optimam  limam  deducti:  Z  Senece  ]  lunioris  : 
catòis  :  cordubètls  ethy  |  corum  :  libri  quattuor  :  cu  còmen  |  tarijs.  M.  Io. 
Policarpi  Se  |  ueritani  Sibenicenfis  :  dal  |  mate  predicatorum  ordi  |  nis:  opus 
aureù  nup  |  ad  vngui  exculTum  |    .\  la  fin  :)  C.  ImprelTum    fiiit   hoc   opus 


PERUGIA 


39» 


Perufie  apud  |  Leoneni  :  per  Cofmum  cognomine  Blanchinum  Veronenfem:  | 
Anno,  a,  deipare  |  virginis  |  partii.  1517.  die.  22.  |  lanuarij.  ]  die  vero  ] 
louis.  I  Avec  une  magnifique  tigure  sur  le  titre,  les  armes  de  Perugia,  la 
marque  de  Pimprimeur  et  beauc.  de  superbes  initiales  grav.  s.  bois.  Rei. 
orig.  d'ais  de  bois,  dos  en  veau,  av.   lerm.  250. — 

144  ff.  eh.  Le  texte  est  imprimu  en  fjros  caraclères  gothiqnes,  entouré  du  commentaire  en  caractères  ronds. 
La  figure  sur  le  fronlispice  reprtisenle  le  maitre  assis  dans  une  chambre  et  faisant  une  le9on  à  un  jeune 
homme  ;  tròs  beau  bois  ombre.  Au  recto  du  dcrn.  f,  en  haut  les  armes  de  Perugia,  en  dessous  l'Impressum 
et  la  marque  représentanl  un  lion  avec  une  épée  dans  la  griffe  et  4  livres  ;  au  dessus  l'inscrìption-:  BLAN- 


N-'»  439.  Donalus. 

CHINVS    LEONIS  |  Le    verso  est   blanc.  —  Bon  exemplaire  peu  use  et  taché  d'eau.  La  marge  inferieure  du 
f.  43  est  endommagée  avec  perle  de  deux  ou  trois  mots  du  leste. 

Johannes  Polycarpus  Severitanus,  de  Sebenìco,  en  Dalmatie.  s*est  distingue  par  ses  deux  poèmes  latins: 
Feretreis  et  Solìmais,  Ven.  1532. 

440.  Montifalchius,  Petr.  Jac.  PETRI  |  lACOBI  MONTI  |  FALCHII  DE  | 
COGNOMINI-  I  BVS  DEORVM  \  OPVSCVLVM.  |  (À  la  fin  :)  PERVSIE 
IN  AEDIBVS  HIERONYMI  ]  FRANCISCI  CHARTVLARII  |  AVGVSTO 
MENSE  I  M.IIID.XXV.  |  ANNO  IV-  |  BILEI.  |  (sic  prò  1523).  in  4."  Avec 
une  superbe  bordure  s.   fond  criblé  et  un  bel  écusson  grav.  s.   bois.   Vél. 

91  ff.  eh.  et  I  f.  bl.  Caracl.  ronds.  Ouvrage  archéologique  et  philologique  fort  rare  et  curieux.  Il  est  pré- 
cède d'une  d'dicace  «  Alphaeno  Perusiae  et  Umbriae  quaestori  .>,  et  orné  des  armes  de  la  famille  <l4ljatti. 
—  Le  titre  est  un  peu  défiguré  par  un  grand  timbre  noir.  Le  texte  est  copieusement  annoté  par  la  main 
d*un  philologue  moderne. 


45- 


441.  Palatìus,  Philippus,  Trebias.  De  vera  methodo  quibuscunque  vulneribus 
medendi  cura  eo  medicamento  quod  aqua  simplici  et  frustulis  de  cannabe 


392 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 

vel  de  lino  constar.  Perusiae,  excudebat  Valens  Panitius  Mantuanus,  MLDXX. 

(sic  prò    1370).   in   8.°  Vél.  io.— 

50.  ff.  eh.  Livret  très  rare.  L'auleur  base  sa  thcorie  medicale  sur  un  curieux  sysième  de  philosophie  rìaturelle. 

442.  [Perugia)  Statuta  Perusiae.  Perusiae,  per  Hieronymum  Francisci 
Baldasarris  de  Chartulariis,  1523-28.  4  pties.  en  i  voi.  in  fol.  Avec  beau- 
coup  de  beaux  encadrements,  tìgures,  initiales,  la  niarque  typograph.  etc, 
grav.  s.  bois.  D.-rel.  400. — 

I.  S  ff.  n.  eh.  CXXXI  ff.  eh.  et  I   f.  bl.  Gros  ca'ael.  go;h.  à  2  eols.  p.  page.  Chaeune  des   |  parties  est 
précédée  d'une  lable.    Prem.  f.  eh.:    Primum    volumen    Statalo!?.'    Augufte  |  Perulie    Magiftratuum    ordines  ? 


N."  442.  [Z'cn/gia]  S/atii/a  Perusiae- 


Auetoritatem  [  aliaq^  egregia  Ciuitatis  ordinamenta  conti  |  nens  nuper  emendatum... .  (À  la  fin:)  PERVSI.\E 
IN  AEDIBVS  HIERONYMI  |  FRANXISCI  CHARTVI-ARII  |  AVGVSTO  MENSE  |  M.D.XX.VI.  |  —  II.  2  ff. 
n.  eh.,  XXXVII  ff.  et  I  f.  bl.  .Secundum  volumen.  |  ....  Ciuilium  caufa:^  materiam  t  |  ordinem  continens....  (.\ 
la  fin;}....  opus  perfe  |  etù  cxlitit  Perufie  p  Hieronymuj  Franci  [  fci  Baldafarris  de  cartholarijs.  \  M.eccec.xxiij. 
die.  3.  .^prilis.  |  —  HI.  8  ff.  n.  eh.  LX  VII  ff.  eh.  et  I  f.  bl.  Tcrtium  Volumen.  |  ..  .  Vniuerfam  pene  controuer- 
fia^-  I  eriminaliù  mole;  Z  materia  |  còpleetès  :,...  (.\  la  (in  :)..  .  Perulie  p  Hieronymù  Fran-  |  cifei  baldalarris 
de  carthu'arijs  (sic)  |  M.eccec.xxiij.  die.  23.  .Tulli.  |  —  IV.  |  H.  n.  eh.  XLVII  ff.  eh.  et  1  f.  bl.  Quartum 
volumen....  ciuitatis  ordinamenta  ]  nònullaq;  de  Lacu  Z  pcrulino  Clufio  eò-  |  pleetens....  {.\  la  fin:)  PERV- 
SIAE  IN  AEDIBVS  HIERONYMI  |  FRANCISCI  CHARTVLARII  I  MAIO  MENSE  |  M.D.XXVIII.  | 

Ce  livrc  très  rare  ìnconnu  aux  biblìographcs  est  orné  de  II  bel'es  bordures.  Les  armes  de  la  ville,  beau 
bois  ombre,  no  s.  127  mm..  signé  B.F.  s"y  trouvent  4  fois,  et,  dessinées  d'une  aulre  fafon,  78  s.  125  nim.. 
■3  fois.  De  plus  on  y  voit  les  armes  des  cardinaux  Silvio  et  Armellino  Medici  (impr.  en  rouge  et  noir).  Le 
magnifiquc  bois  ombre,  dans  la  4"  parile,  127  s.  170  mm.,  qui  rcprcsente  le  typographc  Girolamo  Cartolari, 
dédianl  le  volume  à  M«lalesia  Baglion-,  est  fort  remarquable.  aussi  à  cause  des  beaux  poT;raits.  Il  est  signe 
d'un  b. 

Bon  excmpKiirc  tout  à  Fait  compiei. 


PERUGIA 


PESARO 


393 


443.  Prudentiis,  Alex,  Prudentius  de.  (E  Alexandri  Prudentii  de  pru- 
dentiis  Valeriani  II.  doctorum  minimi  de  Ciuilis  Pontificiique  iuris  ori- 
gine :    et    eomndem    autoribus    etc (A  la  fin  :)  ([  Perusie  ex  officina 

cartularia  per  Baldassarem  Francisci....  1322.  in  8.°  Avec  une  belle  bordure 
de  titre  et  une  initiale.   Cart. 

20  fF.  n.  eh.  Car.  golh.  Dédié  «  Princìpi  Felici    Ruuere   de  vrsinis  comitisse  n.  Rare  et  ciirieux. 

444.  Vitruvius  PoUio,  M.  Architettura  con  il  suo  commento  et  figure  in 
volgar  lingua  raportato  per  M.  Giaiihaiista  Caporali  di  Perugia.  (A  la  fin  :) 
Stampato  In   Perugia,    nella    Stamparla    del  Conte  lano  Bigazzini....    I536. 


N."  442.  [Perugia}  S/atiita  Pt-nisiac. 

in    fol.  Avec  un  beau   frontisp.  grav.  en  bois  et  un  grand  nombre  de  ma- 
gnifiques  figures.  Vél.  40.- 

Sur  le  titre  se  trouve  e.  a.  un  petit  portra't  de  Caporali;  puis.  au  commencem.  de  la  préface,  un  ponr, 
du  comte  Biga^-^ìnì.  Edition  extrèmement  rare  comme  sortie  d'une  petite  presse  privée.  Elle  ne  contient  que 
les  premiers  cinq  livres  et  est  basée  sur  la  traduction  de  Cesarina.  Avec  une  cafe  de  l'Itz-lie,  f.  6'i.  —  Exem- 
plaire  très  bien  conserve. 


PESARO  (1504). 

445.  Ariosto,  Lodovico.  Cinque  canti  di  un  nuov.3  libro  di  M.  Lod.  Ariosto, 
i  quali  seguono  la  materia  del  Furioso.  Di  nuovo  ristamp.  con  le  alle- 
gorie etc.  In  Pesaro,  per  gli  heredi  di  Bartolomeo  Cesano  et  GuidT'baldo 
Bicille  da  Urbino,  1561.  Avec  5  belles  figs.  grav.  s.  bois,  encadrements, 
listels  etc.   Br. 


32  fi.  eh.  Caract.  ital.  Belles  figures  un  peu  inanirrées,  65  s.  89 


chacune. 


446.  Mutio  Justinopolitano,  Girol.  Tre  testimonii  fedeli  :  Basilio,  Ci- 
priano, Ireneo.  In  Pesaro,  per  Barth.  Cesano,  1555.  in  8.°  Avec  la  marque 
t\pograph.  s.   le  titre  et  à  la  fin.  Vél.  15. 

118  ff.  eh.,   I   f.  n.  eh.   et   1   f.  bl.   Ouvrage  polemique  conlre  les  réformateurs.    —    Girolamo    Mutio    élait 
natif  de  Capo  d  Istria. 


394 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


447.  Mutio  Justinopolitano,  Girol.  La  Beata  Vergine  incoronata....  La  vita 
della  gloriosa  \'ergine  insieme  con  la  historia  di  dodici  altre  beale  vergini. 
Pesaro,  Girol.  Concordia,  1567.  in  4.°    \'él. 

Ce  beau  volume  assez  rare  contient  les  légenjes  de  la  Madonne,  des  55.  Afollwaris,  Aquilina  Febronìa 
Eufhemij,  des  3  6Ues  de  5.  Sophij,  des  55.  Eitfhrosinj,  Charitinjy  Theoti^la,  luliana.  Eugenia,  Antsa 
et  Pnìcheria. 

448.  Ponticus  Virunius.  Loca  ignorata  hactenus  |  in  ibin  Ouidii  :  in  offici  ]  is 
Ciceronis  :  in  vir  |  gilio  :  in  tibullo  :  Z  \  loca  alio:}:.  Pon  |  tici  fvluae.  |  (A 
la  fin:)  ImprelTum  Ifauri  in  ;pdibus  Hierony.  Soncini.  \  .\I  D.XIII.  quinto 
idus  mali.  |  (1513)  in  4."  Cart. 

it)  S,  n.  eh.  Caract.  ronds  ;  l'intìtulé  en  car.  goth.  Gel  ouvrage  fori  rare  renferme,  outre  deux  «  Syivae  », 
une  lettre,  en  prose,  de  Tauteur  adressée  à  Taddeo  Ugoletti.  fameux  savant  dont  le  roì  Matthias  Corvinm 
se  servali  pour  l'achal  de  manuscrits  grecs  et    Ul'ns, 

449.  Solinus,  C.  Julius,  haec  continentur  in  hoc  codice.  |  C.  iulius  Solinus 
de  ùtii  orbis  terra-  ;  rum  Z  de  lingulis  mirabilibus  quae  |  in  mundo  ha- 
bentur.  |  Vibius  Sequefler  de  fluminibus  |  montibus  lacubus  Z  gentibus.  "1 
Prouinciarum  totius  orbis  nomi-  |  na.  .Ad  noftra  tempora  redacta.  j  (.\  la 
tin  :)  ImprelTum  Pifauri  ab  Hieronvmo  Soncino  |  Vltimo  lanuarii.  .Vl.D.Xll.  ] 
(15  12)     in  fol.  Cart. 

()  ìT.  n.  eh..  XXXIIII  ff.  eh.  it  8  ff.  n.  eh  Beau\  caract.  ronds.  Au  recto  du  prem.  f.  le  titre  en  gros 
caract.  goth.,  au  verso  deux  poésies  latines  ;  Clarelius  Lupus  Spoletanus  in  laudem  .■Mexandri  Gaboardi  Tur- 
cellani.  et  Ioannis  Petrì  Feretrii  Rhauennatìs  ad  Thomam  Actium  Forofcmpronienfem  Triraetrum.  Suit  la  tablc 
alphabétique  (4  fF.)  et  la  préface  (t  f.).  A  la  fin  du  texte  de  Solinus,  f.  XXXIIII  redo,  V  impressum.  Puis 
le  texte  de  Vibius  Sequester  et  l'errata-corrige. 

Très  bel  exemplaire  d"une  édition  belle  et  estimée. 


40. 


40. 


PESCI  A  (1485). 


Imprimeur  axonyme. 


450.  Dinus  de  Mugello.  De  regulis  juris,  Consilia  et  lectura  super  titulo  de 
actionibus.  A  la  fin):  Finiùt  Lecture  auree  Dy.  de  Mugello  de  |  reg.  iu. 
cu  oli.  ejul'dè  :  Z  t^statu  int^eè  :  t  lectura  de  |  act.  ac  lectura  arboris  actònù 
Ad  laudò  Z  gl'iam  |  ìdiuidue  trinitatis  Z  gloriofilTìme  mfis  lenip  y  |  ginis 
Marie  pilcie  imprelTe  ìpenfis  nobiliù  iu  [  uenù  Baftianù  Z  Raph:eir  d  Or- 
làdis  d  pifcia  |  Anno  natiuitatis.  Diìi.  I402.  die.  24.  menùs  \  Mar.  Amen,  j 
in   fol.  \é\.  [Hain  '61  So] 

112  ff.  n.  eh.  idont  le  premier  et  le  dernier  hl.l  et  \  ff.  de  la  table.  (sign.  a-k.  A-K.,  i).  Caractères  go- 
thiques,  47  II.  à  2  cols.  par  page. 

Le  premier  f.  est  bl,,  au  recto  du  2.  f.  :  Regl'e  iurìs  fcdj  Ifaj  Alphabeti  1  Au  recto  Ju  3.  f.  :  Incipit  lectura 
Domìni  Dini  fupiì.  de  regu  [  lis  iuris  li.  vi.  |  Ccs  Icctures  occupent  les  45  prcmiers  ff.  au  recto  du  46,  f.  : 
Confilia  lurifcòfu  ti.  Acut-fiìmi  Diìi  Dyni  [  de  Muzello.  Incipiunt.  |  Ccs  Consilia  6nisscnt  au  verso  du  74  f. 
Au  recto  du  73  f.  :  Incipit  lectura  Dy.  fup  tiieulo  (sic)  d  actionibus  ]  Incipit.  Rubrica.  |  Au  verso  du  I  il  f.  : 
Finis  lectura  Dy.  fup  arbore  de  actionibus,  |  Suit  l'imprcssum  cité.  Le  112  f.  est.  blanc.  Puis  Ics  4  ff.  de  la 
table  des  Consilia. 

Xclrc  exemplaire  est  idcniique  avcc  la  dcscrlption  de  Hain  ;  mais  dans  rexcmplairc  de  celui-ci  les  4  ff.  de 
la  table  des  Consilia  se  trouvalent  au  commencement.  Exemplaire  bien  conserve. 

Impressici)  fori  rare  de  Pescia,  petite  ville  de  Toscana,  où  l'imprimcrie  fut  ìntroduitc  cn  1485  par  Frjtt' 
Cesco  Cenni.  Suivant  M,  Proc/or,  7321,  c'est  l'impression  d'un  typographe.  qu'on  ne  peut  pas  bìcn  identificr. 


I  SO 


PFORZHEIM  —  PIACENZA  395 

Fr.cent. 

PFORZHEIM  (1500). 

Thomas  Anshelm  de  Baden   (1500). 

45i.Simler,  Georg.    Rationarium    euangeli  |  llaruni   omnia  in  fé  euangelia  ] 

prol'a,    ueiiu,     imaginibulq^  |  qua    miririce    còplectens  |  (A  la  fin  :) illa 

tibi  Thomas  Badenfis  cognomen  |  to  Anshelmi  tradidit.  ...  M.D.X.  |  (Pfor- 
zheim  1510)  in  4."  Avec  I5  belles  et  curieuses  figures  grav.  s.  bois,  ini- 
tiales  etc.  Maroquin  bleu,  fil.  s.   les  plats^  dent.  Inter.,  tr.  dor.  250. — 

18  ff.  n.  eh.  Caract.  ronds. 

Au  recto  du  prem.  f.  rimìtulé  cité.  au  verso  4  épigratnmes  de  Seba<:tìan  Biaiit,  Joiocus  Gallili  Rubea- 
quensìs  et  Georg  Simler.  Apres  une  préace  de  ce  dernìer  le  texte  commence  au  verso  du  2.  f.  accompagné 
des  15  grands  bois,  14  j  s.  96  mm.  Ceux«ci  figurent  les  symboles  des  4  évangélìstes  avec  les  objets  curieux 
allusìfs  au  contenu  de  chaque  chapitre.  On  sait.  que  de  cette  «  Ars  memorandi  »  il  y  a  des  éditions  xylo- 
graphiques  imprimées  vers  1(70.  Le  graveur  de  cette  édition-ci.  d'un  talent  non  mediocre,  a  su  donner  aux 
figures  bizarres  un  grand  iiiiérèt  arlistlque.  Au  recto  du  f.  18  la  belle  marque  typogiaphique,  avec  le  mono- 
gramnie  A  B  T  sur  fond  rayé. 

Superbe  exemplaire  de  ce  livrel  tics  rare. 

PIACENZA  (1475). 

Jacob  vam  Thiel   (1483,   5   sept.). 

452.  Hibernia,  Thomas  de,  ord.  Praed.  Incipit  manipulus  iìorù  còpilatus  a  | 
magiftro  Thoma  de  hibernia  ordìf  pre  |  dicatorum.  |  (A  la  fin:)  Explicit 
manipulus  florum  copila  |  tuf  a  magiftro  Thoma  de  hibernia  j  Impfl'uj  Pla- 
centie  per  me  Jaco  |  bu^  de  tyela  almanù.  Anno  domini  |  M.CCCC.lxxxiij. 
Quinta  die  |  menfis  Septembris.-..  ."..  |  Finis.  Deo  gratias.  |  (1483)  in  fol. 
Cart.  [Hain  *8543]  100. — 

I  f.  bl.  (manque)  l8o  ff.  n.  eh.  et  1  f.  bl.  (manque)  (sign.  a-z,  t)  Caract,  goth.;  ^7  lignes  et  2  cols.  p.  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  (ajl  sous  l"  intitulé  cité:  [a]  Bijt  ì  ag^'.  f.  booz  1  ?  collegìt  fpì- 
caf.  ...  Au  redo  du  f.  179.  col.  2,  l'impressum.  Au  verso  et  à  la  page  opposée  ;  Tabula  |  (à  4  cols.)  Au 
verso  du  dern.  f.:  Regiflrum  |  (également  à  4  cols.). 

Première  édition  du  savant  Irlandais  Thomas  Palmer,  et,  en  mème  temps  le  seul  livre  qui  fùt  imprimé 
par  le  typographe  hollandais  Jacob  van  Thiel.  V'oir  Proctor  7237.  —  Exemplaire  très  grand  de  marges,  avec 
nombreux  témoins,  mais  taché  d'eau. 


45  V  Ducchi,  Gregorio.  Rime  diverse  di  molti  ili.  compositori  per  le  nozze 
dell'ili.  Signori  Gio.  Paolo  Lupi,  Mai\lìcse  di  Soragna  et  Beatrice  Obici. 
In  Piacenza,  per  Gio.  Bazachi,    1589.  in   8."  Br.  io. — 

4  ff.  n.  eh..  82  pp.  et   I   f.   de    table. 
Rare.   Peu  bruni. 

454.  Statata,  Constitutiones  et  Decreta  generalia  familiae  cismontanae  ord.  S. 
Frane,  de  obseTvantia.  Ex  decreto  gen.  cap.  Vallisoletani  An.  D.  I593. 
celebrati  restituta.  Rev.  P.  Bonavcntiirac  Calatajcronciì.  totius  ord.  Gen. 
Minisi,  iussu  edita.  Placentiae,  apud  Ioannem  Bazachium,  1595.  in  4.° 
Avec  une  belle  tìg.  grav.  s.  bois  s.  le  titre.   Vél.  20.^ 

Le    beau    bois   ombre,  102    s.  gS  mm-  fait  voir    un  pape  qui  conferme  la  règie  des    Franciscains.  Volume 
assez  rare. 


396  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


PISTOIA  (1627). 


Fr.cenl. 


455.  Salvi,  Michel'angelo,  Delle  historie  di  Pistoia  e  fazioni  d'Italia  tomi  tre. 
Roma,  Ign.  de'Lazari,  1656,  listoia,  P.  Ant.  Fortunati,  1657  ^^  Venetia, 
\'alvasense,    1662.  3  Vols.  in  4.°  Avec  frontisp.  grav.  s.  e.  Veau  pi.  40. — 

Bel  exemplaire  de  cet  ouvrage  très  rare,  dont  les  3  voluraes  se  Irouvent  bien  rarement  réunis. 

REGGIO  EMILIA  (1480). 

Bartolommeo  Bruschi  dit  Bottoni  (1480). 

456.  Scriptores  rei  rusticae.  |À  la  rin:  PALLADII  R\"TII.]I  TAVRI  AHMI- 
LIANI  VIRI  ILL^"STR1S  i  DE  RE  RVSTICA  LIBRI  IMPRESSI  REGII  OPE- 
RA ET  I  IMPEXSIS  BARTHOLO.MEI  BRVSCHI  A]'  BOTONI  REGI-  | 
ENSIS.  .M.CCCCLXXXII  NONIS  IVNII.  |  (1482)  gr.  in  fol.  Veau  pi. 
[Hain  *I4565]  100. — 

'^02  IT.  n.  eh.  (sign.  A.  a-z,  A:,  d,  R.  aa-hh)  Beaux  caractères  roods  :  ^o  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso;  Ig]  Eorgius  .\Iexandriniis  Petro  Priolo.  M.  (ìlio.  S.  Prifcas  dic- 
lioneslde  tribus  ...  {16  lignes).  f.  2,  redo:  EKARRATIONES  BREVISSIMAE  PRI- |  SCARVM  VOCVM 
M.\RCI  C.-VTONTS.  I  Ces  vocabulaiies  des  mots  difficiles  de  Cato,  Varrò  et  Columella  vont  jus- 
qu'au  verso  du  f.  1 1.  Le  f.  13  est  blanc.  Au  recto  du  f.  ló  ;  EPISTOLA  |  [g]  Eorgius  Alesandrinus 
Bernardo  luftiniano  equiti  &  fenatorì  |  facundilTimo  falutem  ..  .  Au  verso  du  f.  17  :  MARCI  CATON'IS  PRISCI 
DE  I  RE  RVSTICA  C.\PITA.  |  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  20  :  M.ARCI  CATON'IS  PRISCI  DE  RE 
RVSTICA  LIBER.  |  Varrò  commence  au  f.  (l,  verso,  et  finii  au  verso  du  f.  85  par  la  souscription  :  MARCI 
TERENTII  VARRONIS  Q."!  REM  RVSTICAM  |  EXPOLIVIT  LIBRI  TRES.  (iuOS  DILIGENTER  ATQuE  | 
VEN'VSTE  IMPRESSIT  BARTHOLOMEVS  BOTTONVS  |  AI'  BRVSCHVS  REGIENSIS.  .M.CCCC.LX.X.XII.  1 
Les  ff.  85  et  87  sont  blancs.  f.  83.  recto  :  LVCII  IVNII  MODER.VTI  COLVMELLAE  |  REI  RVSTICAE  CA- 
PITA LIBRI  PRIMI.  I  Au  verso  du  f.  239:  LVCII  IVNII  MODERATI  COLVMELLAE  RERV.M  RV- |  STI- 
CARVM  LIBRI  OPERA  ET  IMPENSA  BARTHOLO  |  MAEI  BOTTHONI  AL  BRVSCHI  REGIENSIS  IM- 
PRES-  I  SI  REGII  DVCE  HERCVLE  IMPERANTE  .M.CCCC.LX-  |  XXII.  |  A  I,i  page  opposée  :  EPISTOLA.  | 
[gj  Eorgius  Alexandrinus  Dominico  Georgio  infigni  palritio  S.  [  Le  f.  242  est  blanc.  f.  243.  recto:  P.\L- 
LADII  RVTILIl  TAVRI  .\EMILIANI  VIRI  ILLVSTRIS  |  DE  RE  RVSTICA  LIBER  PRIMVS.  TITVLI  LI- 
BRI PRIMI.  1  La  fin,  suìvìe  de  l'impressura,  se  trouve  au  recto  du  f.  302.  Suit  une  cpitre  :  M.  B.  Barlholo- 
meo  Bottono  al".  Brufco.  S.  P.  D-  1  Cene  lettre  finir  :  ...  quo  nec  Tiuria  illud  de  te  dixerts.  [  Primus  ego 
in  patria  modo  chartas  are  ^'gnaui.  Et  nouus  in  Regio  bi  |  blìopola  fui.  Vale.  |  Suit  (f.  302,  verso)  une 
poesie  de  8  lignes,  en  éloge  du  m^me  typographc. 

Magnifique  volume,  un  des  premiers  livres  imprimés  à  Reggio  Emilia.  Cato.  Varrò  et  Columella  ont  élii 
publiés  par  Georgius  Menila  Alexandrinus.  Palladius  par  Fr.  Colucìus.  Proclor  725I. 

Bel  exemplaire.  sur  papier  fort,  très  grand  de  marges.  avec  témoins, 

457.  —  Autre  exempl.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau  noir  orneni.  à 
froid,  avec   ferm.  175. — 

Magnifique  exemplaire  sur  papier  fort  très  grand  de  marges,  avec  2  superbes  inìtiales  et  un  (Jcusson  pcints 
en  couleurs  et  rchaussés  d'or,  charmant  fcuillage  goihique.  Toutes  les  autres  initiaics  soni  peintes  en  rougc 
et  bleu.  Q,uclques  notules  d'une  main  ancienne.  Un  grand  morccau  du  prem.  f.,  sans  lextc,  est  cnlcvé. 

{A  suivre). 

334-901.  Firenze,  Tipografia  L.  Franccschini  e  Ci  -  Via  dell'Anguillara,  18. 


■ 


Volume  II 


Febbraio-Marzo   i  90 1 


Dispensa    1 1"-!  2^ 


La  Bibliofilia 

RACCOLTA  DI  SCRITTI  SULL'ARTE  ANTICA 
IN  LIBRI,  STAMPE,  MANOSCRITTI,  AUTOGRAFI  E  LEGATURE 

DIRETTA    DA    LEO    S.    OLSCHKI 


Di  un  esemplare  del  De  cJiristiaiia  Religione 
eli   Marsilio  Ficino 


N  una  Miscellanea  laurenziana  già  di  Domenico  iMaria  Manni 
si  conserva  una  carta  con  la  seguente  memoria  : 

—   «  Maksilius  FiciNUS  Magistro  Donato 
«  Ugolino  Insigni  Theologie  dodori 
«  &    Uencrahili  Ahbatj  Ciiltiboni  S.  D. 

Dono  tihi  reìigionem  nostram,  religioni  pi gniis  amoris.  Non  uf 
iiisigncm  pidate  iiinint  instrnam  ad  pietatcm^  scd  quia  uno 
hoc  munere  puto  niagii  ijiiain  cundis  disputaiionihus  nicis  ipsi 
me  pidaii  satisjaduruiìì.  Si  forfè  nostra  ìiec  religio  tihi  tti- 
debitur  paiiperrinia^  memento  christianam  rdigionem  in  pauper- 
tate  plissé  fimdatam.  Memento  pretcrea  apud  nos  non  expres- 
sores  ìihrornm  esse,  sed  oppressorcs.  Uertim  qvaliscunque  sit, 
qìiaiìdoquidem  iiiliil  est  in  re  amata,  quod  amanti  ìion  placcai, 
amatori  suo  Donato  satis  formosa  diuesqiie  uidebitur.^. 

Taddcum  &  Bartolomcum  fratres  tuos  litteris  ac  mori- 
bus  ornatissimos  meo  nomine  saluere  iubdo,;.  Uale  felix.  xxv. 
julij  I4'J~-   Florentie;. 

In  principio  al  foglio  primo,  sopra  il  titolo  del  libro, 
che  dice  «  Marsilii  Ficini  Florentini  Liber  de  Christiana  Re- 
ligione AD  Laurentium  Medicem  patrie  seruatorem.  Proìie- 
mium.  Qiiod  Inter  sapicutiam  religionemque  maxima  cognatio  est  »  sta  scritto  dell'  isiesso  ca- 
rattere della  lettera  cosi: 


La   Hiblìofilta,  volume  II,  dispensa  Il'i-isa 


27 


398  ENRICO  ROSI  AGNO 


«  In  oimiibus  que  aut  Jii'c  aut  alibi  a  tue  iractaniur,  hinfum  asscrfiim  esse  uolo  quan- 
tum ab  Ecclesia  comprobatur  ;.   » 

NcW  istesso  libro  vi  sono  aggiunte,  correzioni,  e  variazioni  fa/te  dall' istesso  autore. 

Nella  libreria  de'  PP.  Ref.'  di  S.   Gerbone 
Scansia  B.  8.  K.  i.  »   — 

Si  tratta  dunque  d'un  esemplare  della  nota  opera  di  Marsilio  Ficino  De  Christiana 
Religione^  che  l'egregio  erudito  ebbe  fra  le  mani^  e  da  cui  tolse  la  copia  della  lettera 
con  la  quale  l'autore  accompagnava  il  dono  del  volume  all'abate  Donato  Ugolino. 

Ora  una  fortunata  combinazione  ha  fatto  che  della  ricca  Libreria  del  cav.  Leo  S. 
Olschki  venisse  appunto  a  far  parte  questo  stesso  esemplare,  intorno  al  quale  credo  tor- 
neranno gradite  ai  bibliografi  ed  ai  bibliofili  le  seguenti  notizie,  che  per  cortese  invito 
dell'intelligente  suo  possessore  comunico  alla  Bibliofilia. 

L'edizione  che  non  ha  data  né  indicazione  di  luogo  di  stampa  e  di  tipografo,  è 
cosi  descritta  sommariamente  dall'  Hain  al  n.°   7069  : 

—  De    Christiana  religione.    F.    \a:  MARSILII  HCINI  FLORENTINI 
LI  11  ber  de  cristiana  religione   ad    laurenlium    medicem  'j  patrie    feruatorem,  prohe- 
mium.  Quod  Inter  fapi  |I  entiam   religionemq;  maxima  cognatio  est.  i|  TERNA  DEI 
SAPlentia  fìa  |!  tuit  .■/.-.  F.    132  b:  FINIS    DEO    GRATIAS.  |!  AMEN.    Tab.  capp.   3 
ff.  s.  l.  a.  ci  typ.   II.   4  r.   eh.  s.  f.  e.  et  pp.   N."   2Ó  l.    135  ff.  (Florcntiac.) 
L'AcDiFFREDi   [Spccini.  Edit.   ital.  sacc.  XV,  p.  370)  e  il   Panzer  (IV.  315.  n.°  2561:) 
la  giudicarono  non  solo  fiorentina,  ma  probabile  prodotto    dell'officina,  o    almeno    della 
scuola  Cenniniana  ;  il  Fossi  (i)  dichiarando  prima  con  qualche  esitazione  «  editio  fioren- 
tina videtur  »,  poi  nel  t.  Ili,  p.  XXVIII  l'attribuì  a  quel  «  Nicola  Tedescho  >,  a  cui  il 
CoPiNGER  [Siippl.  to  Hain's  Reperì,  bibliogr.  P.  I.  n.°  7071)  assegna  l'edizione  della  ver- 
sione in  volgare  delFopera  stessa  del  Ficino,  a.    1 477,  dedicata  «   ad  Bernardo  del  Nero 
Clarissimo  Cittadino  fiorentino  ».  11   Brunet  (II,  p.  1243)  la  ritenne  fiorentina  e  lavoro  dei 
Cennini  («  Première  édition,  belle  et  rare,  impr.  à  Florence  par  les  Cennini  avant  1480. 
Elle  a  135  ff.  à  26  lig.  par  page,  en  caractères  romains,  sans  chitfres,  récl.  ni  signat.,  etc.  »), 
come  fa  il  Copinger  {op.  cit.  n.  7069    che  per    essa    annota  :  «  Florentiae,  B.  Cennini. 
After   1474  ». 

Il  nostro  esemplare,  che  al  tempo  in  cui  l'erudito  fiorentino  l'ebbe  fra  le  mani  appar- 
teneva alla  Libreria  dei  frati  della  Riforma  di  S.  Francesco  residenti  nei  Convento  situato  so- 
pra una  collina  nel  popolo  di  S.  Michele  a  Scheto  (piviere  di  Vorno,  diocesi  di  Lucca),  al  qual 
Convento  era  annessa  la  Chiesa  di  S.  Cerbone  (sul  Monte  Pisano  nella  Valle  centrale  del 
Serchio),  consta  di  ff.  136  (m.  0,158X0,227)  più  2  guardie  antiche.  Le  ce.  136  risultano  : 
I  )  da  2  carte  iniziali,  che  contengono  nelle  tre  prime  facciate  la  «  Tabula  capitulorum  om- 


(I)  Cfr.  Calli,  coid.  Sjic.  XV  imfr.  jiii  in  fuH.  Bibl.  Migliab.  Flortnliie  jdstrtMlur  (Fior..   1793).  coli.  069-670. 


DEL  «  DE  CHRISTIANA  RELIGIONE  »  DI  MARSILIO  PIGINO  399 

nium  que  in  hoc  libro  continentur  »  e  nella  quarta  la  lettera  ms.  del  Ficino,  sopra  ripro- 
dotta ;  2)  da  3  quinterni  (il  primo,  il  secondo  e  l'ultimo  :  ce.  30);  3)  da  8  quaderni  (3-15 
incl.:  ce.  104).  Gonfrontato  con  l'esemplare,  che  della  stessa  opera  si  conserva  nella  Ma- 
gliabechiana^  a  cui  pervenne  dalla  «  Bibliotheca  Aedilium  Florentinae  Eeclesiae  »,  risulta  ad 
esso  onninamente  corrispondente.  Se  per  altro  il  Fossi  nell'illustrazione  relativa  (/.  cii.) 
ne  menziona  solo  135  carte,  come  altrettante  ne  attribuiscono  a  tal  edizione  I' Hain  e 
il  Brunet  per  una  curiosa  coincidenza  (i),  la  differenza  dipende  unicamente  da  ciò  che  nella 
numerazione  manoscritta  appostavi  posteriormente  —  mancandovi  la  paginazione  —  fu 
omessa,  o,  come  suol  dirsi,  saltata  una  carta  fra  quelle  segnate  attualmente  17  e  18  (che 
comincia  con  le  parole:   «  comujnicantes  ehristi  passionibus  gaudete:  etc.  »). 

Gome  manca  la  paginazione,  cosi  mancano  anche  i  richiami  e  le  segnature  ;  e  nel 
nostro  esemplare  una  mano  antica,  che  può  esser  stata  quella  dell'autore  stesso,  supplì 
in  qualche  modo  al  difetto  segnando  a  destra  in  calce  progressivamente  i  fogli  di  stampa, 
a  partire  dal  primo  quinterno,  con  le  lettere  da  A  a  Q  incl.  (A^ ,  B,  ;  C.-P,  ;  Q.s).  Le 
linee  sono  26  per  ogni  facciata,  e  la  prima  iniziale  del  testo  (e.  3)  vi  è  elegantemente 
ornata  con  capricciosi  intrecci  di  rami  e  frondi,  quasi  a  guisa  di  nastri,  su  fondo  di  vario 
colore  (verde,  azzurro,  roseo)  punteggiato  in  bianco.  Nel  quad.  G  si  osservano  alcune 
anormalità,  che  si  riscontrano,  in  parte  almeno,  anche  in  altri  esemplari  :  cioè  la  e.  G, 
che  incomincia  :  «  metrius  phalereus  peripateticus  »  è  la  precisa  ripetizione  della  e.  G,  ; 
la  e.  Gj  che  incomincia  :  «  usque  ad  fines  terre  Rabi  Salomon  ludeus  »  va  posposta 
alla  e.  Gj  che  termina  :  «  a  mari  usque  ad  mare  &  a  tluminibus  »  ;  la  e.  Gj  poi  che 
incomincia  :  «  ante  per  terremotuni  illuni  »  va  portata  dopo  la  e.  G,  che  termina  : 
«  s.  per  terremotum  impassione.  Et  »;  cosicché  I^ordine  delle  carte  risulta:  G,  ,  Gj , 
■G, ,  Gj  ,  G5  ,  G,  ,  G5  ,  G,.  Analogamente  nell'esemplare  della  Magliabechiana  la  e.  G, 
(segnata   53   invece  che   54)  è  precisa  ripetizione  della  e.   G,. 

Dopo  la  «  Tabula  capitulorum   »   ossia  nel  verso   della   e.    2    leggesi    la    lettera  au- 
tografa delI'A.  a  Donato  Ugolino,  dottore  in  teologia  e  abate  del  monastero  di  Coltibono 
(nel  Val  d'Arno  Superiore   —    S.   Lorenzo   — ),   della    Congregazione  Vallombrosana,  già 
cosi   ricco  di  pingui    entrate,  da   esser   stato    assegnato    in    commenda  abbaziale   a   diversi 
illustri    prelati,   fra  i  quali   basterà   ricordare   il    cardinale    Giovanni    de'  Medici,  poi  papa 
Leone  X.  Neil' istesso  modo  ed  allo  stesso  punto  si  trova  nell'esemplare  della  Magliabe- 
chiana una  lettera,  od  almeno  un  principio  di  lettera,  del   Ficino  e  di  Giov.  Cavalcanti 
(il  suo   «  amicus  unicus  »  come  suol  chiamarlo  neW  Bphto/an'o)  a  Giorgio  Antonio  Ve- 
spucci,  riprodotta  dal  Fossi  nella  seguente  sua  descrizione  (loc.  cit.)  ; 
«  Eiusdem.  De  Cliristùvia  Religione,  in  4.  min.  sine  notis  typographicis.  Industrius  impres- 
sionis  huius  artifex  characterem   rotunduni  elegantem  adhibuit  eoque  linéis  26.  di- 
stincto  paginam  unamquamque  integram  formavit.  Foliis    135.  constat  voi.  signaturis, 
custodibus  &  numeratione  destitutum.  Minicularius  initiales  litteras  rubro  &  caeruleo 


(I)  L'esemplare  descritto  dal  Panzer  aveva  ff.  132.  mancandovi  fra  altro  le  carte  della  Tavola  :  «  Tabula  haec  in  nostro 
esemplo,  alias  optime  servato,  desideratur,  nec  adfuisse  videtur.  Exstabat  eiusmodi  Tabula  in  exemplo,  quod  descripsit  Audiffr. 
{Specìm.  etc,  p.  370I,  post  subscriptionem,  ergo  in  fine  ».  È  chiaro  che  oltre  alle  carte  della  Tavola,  che  sono  due,  dovevano 
«nancarne  altre  due,  l'esemplare  in  istato  d'integrità  contandone  136. 


•  oo  ENRICO  ROSTAGNO 


colore  supplevit  principemque  auro  ornavit,  nam  parvis  tantum  antea  indicabantur. 
Tabula  praeit  capitulorum  quae  tres  primas  paginas  amplectitur,  in  IV  autographa 
epistola,  ut  videtur,  extat  huiusmodi:  Marsiìius  Fkinus  &  loantics  caiuiLatites  Georgia 
atiioiiio  iicspiiccio  chi  optimo  &  dociissimo.  s.  J.  Dono  Ubi  nosfnim  de  nera  pietafe 
voltoncn  non  ut  insignem  pietalc  iiiriim  instniam  ad  pietatem.  sed  quia  uno  hoc  niu- 
nerc  puto  magis  guani  cunciis  disputationibus  ineis  ipsi  we  pietati  satisfacfuriini.  Idem 
auctor  in  superiori  margine  primae  operis  paginae  haec  scripsit:  In  omnibus  quc  aut 
hic  atit  alibi  a  me  tractanhir  tantum  assertuin  esse  volo  quantum  ab  ecclesia  conipro- 
hatur.  Titulus  operi  imminet:  .MARSILII  FICIXI  FLOREXTINI  LI*.t  de  Christiana 
religione  ad  laurentium  medicem  patrie  senatorem.  prohemium.  Qtiod  Inter  sapientiam 
religionemq  ;  maxima  cognatio  est.  Ad  calcem  legitur 

FINIS  DEO  GRATIAS. 

.AMEN. 

Georgius  Antonius  \'espuccius  qui  exemplum  hoc  dono  accepit  ab  ipso  auctore,  ut 

visum  est,  nomen   suum  post  ea  verba  scripsit.  Chartarius  praeter  alia  signa  fortìce 

usus  est.   Editio  Fiorentina  videtur  ». 

Dovette  del  resto  esser  usanza  del    Ficino   di   mandare   agli   amici   copie   della   sua 
opera  De  Christiana  Religione  con  siffatte  epistole  accompagnatorie  (i),  se  anche  nell'esem- 
plare regis'.rato  al  n."  742    nel   «  Catalogne    de    la    Bihliothèque   de  S.  E.  M.  le  Corate 
Boutourlin  »  (Florence,    1831),  fra  le  «   Editions  sans  date,  du  X\'  siècle  »   p.   92  è  no- 
tata l'esistenza  d'una  lettera  «  D.  Danieli  piacentino,  Rofensi  episcopo  »: 
—  «  742.  Marsiliì  Ficini   Fiorentini  liber  de  Christiana  religione  ad  laurentium  medicem 
patrie  seruatorem.  &c.   —  S.  L.  in-4  dos    de  m.  r.  Edition  tris  rare,  et    Vune   des 
premières  productions  de   l'imprimerie    fiorentine    des    Cemiini.   Exemplaire  tris  beaUy 
et  d'autant  plus  prccieux  qu'il  conticnt  une  cpitrc  autographe  de  Marsiìius  Ficinus  et 
des  corrections  de  sa  main.  L'Epitre  porte  l'adresse:  R".   in  x.  pfi.  D.   Danieli  pia- 
centino, rofensi  episcopo  [évèque  de  Rochester:.  —  734  ff.  non  chiffrés  dont  2  de 
fablc  au  commencement.    Car.   rond,  sans  sign.  ni  ree/.,   -jO   lign.  par  page. 

Panz.  I\'.  315.  256.  e.  »  — 
Consta  anzi  che  il  Ficino  non  soltanto  accompagnava  le  proprie  opere  donate  agli 
amici  con  tal  genere  di  lettere,  delle  quali  qualche  saggio  si  trova  anche  nel  volume 
delle  sue  Epistole  familiares  edite  a  Venezia  nel  1495  «  impensa  prouidi  Hieronynii 
Biondi  fiorentini  Venetiis  commorantis,  opera  nero  et  diligentia  Mathei  Capcasae  Parmen- 
sis  »,  ma  soleva  eziandio  presentare  nell'  istesso  modo  quelle  de'  suoi  amici  o  protetti. 
Nel  libro  I,  e.  VI''  delle  Epistole  ora  ricordate  leggesi  in  una  lettera  a  Lorenzo  e  Giu- 
liano de' Medici  {2):   «   Accipite  leto  animo  Medices  Naldi  fiorentini  poema  et  benedicti 


(1)  Non  ne  è  per  altro  ornato  l'esemplare  indicato  al  n."  174  nel  (latalogìte  de  ìivrcs  anciens  ecc.  frovtitatit  des  col- 
leeliotis  de  feu  le  chev.  Andrea  Tessier  de  V'enise  ecc.  (Munich.  Rosenthal  1900).  lo  stesso  probabilmente  che  e  riportalo  al  n.  630 
del  calai,  r,"  XXIV  «  IncimjbttU  tyfographied  »  del  medesimo  libraio  J.  Rosenthal  di  Monaco  ;  dove,  pur  citandosi  V  Hain 
CoplSGKR  n  *  7069,  gli  si  assegnano  come  probabili  queste  note  :  «  Florcnliae.  Nicolaus  Laurenlius,  Vralislav.  dioec.  ca.  1481  ». 
mentre  l'edizione  è  senza  dubbio  mollo  anteriore. 

(2)  Mi  servo  dello  splendido  esemplare  in  pergamena  che  ne  possiede  la  Laurcnziana.  già  appartenuto  al  Convento  dì 
S.  Marco. 


DEL  «  DE   CHRISTIANA  RELIGIONE  »  DI  MARSILIO  PIGINO  401 

Coluccij  pistoriensis  declamatioiies.  Alter  est  phoebi  delitiae.  Alter  mercurij  comes.  etc.  ». 
E  nel  «  Gatalogo  dei  libri  rari  e  preziosi  della  Biblioteca  del  fu  Francesco  Curadossi 
Sqiiirhill  »  parte  seconda  (vendita  Marinai  &  Franchi,  15-18  Aprile  1804)  ^^  ^■°  1460,  p.  85 
■si  illustrava  cosi  «  Il  Trionfo  della  Virtù  »  di  Foresi  Bastiano  (i)  :  «  Cod.  membr. 
in-4"  picc,  Mill.  200X 1 20,  di  ce.  50  n.n.,  comprese  le  due  di  risguardo,  con  larghi 
margini,  di  ottima  conservazione,  scritto  fra  il  1470  e  il  1480,  di  scrittura  minuscola 
che  più  tardi  fu  detta  aldina^  con  legatura  originale  in  pelle  scura  e  impressioni  a  ghiaccio. 

«  Le  cantiche  sono  distinte  fra  loro  con  iniziali  a  pennello  e  un  elegante  fregio  nel 
margine  a  colori  e  oro  ;  le  iniziali  degli  altri  capitoli  sono  a  penna.  Ogni  capitolo  ha  in 
testa  una  rubrica  che  ne  dà  l'argomento.  Più  ricco  ed  elegante  è  l'ornato  che  sta  nel 
margine  sinistro  della  prima  pagina,  a  pie  del  quale  si  vede  l'arme  medicea  chiusa  in 
una  ricca  ghirlanda  d'alloro  con  abbondanti  svolazzi.  Gli  ornamenti  sono  della  scuola  di 
Francesco  d'Antonio.  Al  veno  della  e.  48  evvi  una  lettera  latina  di  Marsilio  Ficino  a 
Lorenzo  de'  Medici,  colla  quale  a  nome  dell'autore  gli  accompagna  il  dono  del  libro.  La 
lettera  è  autografa;  e  di  ciò  non  si  ha  dubbio  alcuno,  appena  si  metta  a  confronto  dei 
\ari  scritti  di  mano  del  Ficino,  che  si  conservano  nelle  Biblioteche  di  Firenze,  e  fra  gli 
alili  con  quello  che  sta  nell'esemplare  dell'opera  dello  stesso  Ficino  De  Christiana  Reìi- 
giiii/c  nella  Biblioteca  Nazionale,  segnato  A,  7-8,  e  coU'altio  autografo  che  trovasi  in  fine 
del  volume  primo  delle  celebri  Pandette  di  Giiistiì/iat/o  nella  Biblioteca  Mediceo-Lau- 
renziana  »   (2). 

Scorrendo  anzi  il  volume  di  quelle  lettere  del  Ficino,  spesso  vuote  di  pensieri  come 
ricche  di  frasi,  troviaaio  la  seguente,  con  cui  offre  la  stessa  opera  De  ehristiat/a  Religione 
a  Girolamo  Rossi  da  Pistoia:  (lib.  \'.  f.  CX)  «  Non  ex  humanis  diuina:sed  ex  diuinis 
humana  sunt  iudicanda.  —  Marsilius  Ficinus  Hieronymo  Rossio  Pistoriensi.  S.  D.  — 
Lege  feliciter  nostrum  de  pia  fede  uolumen  :  pie  amice  noster  atque  fide  fidelior.  Si  quid 
in  eo  laude  dignum  repperis  deum  lauda  absque  cuius  munere  nihii  est  renerà  laudandum. 
Si  quid  minus  tibi  forte  placuerit  ;  caue  ne  ob  id  ipsa  tibi  minus  religio  placeat.  Noli 
rerum  altitudinem  diuinarum  ex  humani  ingenii  humilitate  metiri.  Non  enim  ab  huma- 
nis diuina  :  sed  a  diuinis  humana  dependent.  Viue  foelix  nostri  memor  amantissime  fra- 
ter  »  (senza  data). 

Ma  v'  ha  di  più  :  l'epistola  che  accompagna  il  dono  dell'esemplare  al  ^'espucci,  ora 
della  Magliabechiana,  la  leggiamo  più  lunga,  cioè  completa  ivi,  nel  libro  1\'  f.  LXXXl  : 
«   Nunquid   [sic)  quisque  :  sed  quo  animo  det  considerare  debemus.  —  Marsilius  Ficinus  & 


(1)  Ibid.  :  «  Poema  in  terza  rima,  inedito,  divìso  in  tre  pani  o  cantiche,  di  cui  la  prima  contiene  otio  capitoli  o  canti, 
la  seconda  dieci,  la  terza  sei,  in  ognuno  dei  quali  sono  3'ì  terzine.  Ha  in  principio  una  dedica  latina  a  Lorenzo  dei  Medici  e  un 
sonetto  allo  stesso  Lorenzo.  Il  primo  capitolo  o  canto  d'  introduzione  incomincia  :  La  castj  figlia  de!  soiiiino  Tonatila,  e  il  24"  ed 
ultimo  finisce:  Movendo  d'ogni  vilio  triumphato  ». 

(2)  Prudentemente  qui  si  tace  del  codice  Riccardiano  n'  f^s  1  Liber  ethicoritm  Aristoteli^  a  Leonardo  lrjju-:tus,  cart.|. 
•sul  cui  ultimo  f.  di  guardia  (e.  l66.a)  leggesi  :  <  Hic  liber  est  Marsilij  Magistri  Ricini,  et  ipse  scripsit  mense  maj.  I4S5  »  al  di- 
sopia di  uno  scudo  che  porla  un  glaJiiis  la  cui  lama  s'  inoltra  fra  due  stelle.  Una  sottoscrizione  di  tal  genere  è  piuttosto  so- 
ispetta.  sebbene  si  tratti  di  scrittura  quasi  giovanile,  che  presenta  una  certa  affinità  con  le  caratteristiche  del'a  scrittura  del  Ficino. 
E  molto  probabile  poi  che  la  lettera  del  Ficino  a  Lorenzo  de'  Medici  qui  accennata  sia  quella  che  ricorre  nelLediz.  cit.  delle  Let- 
lere  (a.  1495),  'ib.  I.  f.  XX  v  [sen^a  data):  «  Miclit  ad  te  Bastianus  Foresius  poema  suum  de  triumpho  u-rlttlum  cantra  itltia, 
■opus  tanto  hoc  titulo  dignum.  Lege,  Laurenti,  poema  et  elige  poetam,  ecc.  ». 


402 


ENRICO  ROSTA  GNO 


ioannes  caualcantes  Georgioantonio  Vespuccio  ciui  optimo  &  doctissimo  S.  D.  —  Dono 
tibi  nostrum  de  nera  pietate  uolumen  :  non  ut  insignem  pietate  uirum  instruam  ad  pie- 
tatem.  Sed  quia  uno  hoc  munere  puto  magis  quam  cunctis  disputationibus  meis  ipsi  me 
pietati  satisfacturum.  Satisfaciam  quoque  pio  amico  meo  (ut  arbitrar).  Qui  cum  pio  sem- 
per  affectu  ferueat  ;  aftectum  ipsum  in  cunctis  metitur  potiusquam  effectum.  Scit  enim 
renerà  in  rebus  externis  esse  magnum.  cfc.  —  ^'t  autem  paucis  conprehendam  :  aut  nihii 
donamus  aut  omnia.  Qui  rem  uobis  aliquam  dat  non  animum,  hic  non  donum  offert  sed 
uel  commendat  depositum  :  uel  eniit  nos  uel  forsan  aucupatur.  Subito  uero  cuncta  largi- 
tur  qui  mente  dat  omnia  possidentem.  Vale  »  [senza  datai.  —  E  tinalmente  constatiamo  che 
non  solo  il  medesimo  principio  di  lettera  servi  al  Ficino  per  accompagnare  il  dono  al 
Vespucci  e  il  dono  all'abate  Donato  Ugolino,  ma  che  iutta  la  lettera  stessa  scritta  al- 
l'abate di  Coltibono  gli  servi  anche,  con  le  identiche  parole  (variato  solo  il  nome  in 
fine),  per  offrire  l'opera  ad  un  terzo  personaggio  ;  infatti  nel  lib.  Ili,  f.  LXXIX  leggiamo  : 
«  Non  cortex  nutrit  :  sed  medulla.  —  Marsilius  Ficinus.  D.  Francischo  guaschonio  uiro 
clarissimo  se  commendat.  —  Dono  tibi  religionem  nostrani  :  religiosi  pignus  amoris.  Non 
ut  insignem  pietate  uirum  instruam  ad  pietatem.  Sed  quia  uno  hoc  munere  puto  magis 
quam  cunctis  disputationibus  meis  ipsi  me  pietati  satisfacturum  :  Si  forte  nostra  haec  re- 
ligio tibi  uidebitur  pauperrima  :  memento  christianam  religionem  in  paupertate  fuisse  fun- 
datam.  J^lemento  praeterea  :  apud  nos  non  expressores  libronim  esse  :  sed  oppressores. 
Verum  qualiscunque  sit  :  quandoquidem  nihil  est  in  re  amata  :  quod  amanti  non  placeat  : 
amatori  suo  Guaschonio  satis  formosa  diuesque  uidebilur.  —  XX.  Mali  M.CCCC.LXXVIJ  ». 
L'essersi  cosi  poveramente  e  infelicemente  ripetuto,  l'aver  plagiato  se  stesso,  forse 
fu  la  cagione  per  la  quale  nel  volume  del  1495  delle  sue  Lettere  il  Ficino,  riprodotta 
la  lettera  al  Guasconi,  non  osasse  inserinù  anche  quella  scritta  negli  stessi  termini  al- 
l'abate Donato  Ugolino,  il  cui  nome  non  ricorre  altrimenti  nel  suo  carteggio  edito. 

La  lettera  all'abate  di  Coltibono  ha  la  data  :  «  XX\  .  julij  1477  »  ;  la  medesima  al  Gua- 
sconi ha  la  data  :  «  XX.  Mali  .NICCCCLXXVIJ  »  ;  queste  sono  due  indicazioni  preziose  per 
determinare,  approssimativamente  almeno,  l'anno  dell'edizione  del  De  eliristiaìiii  Religione^. 
fissata  dal  Brlnet  troppo  vagamente  avanti  il  1480,  e  dal  Copinger  dopo  il  1474,  mentre 
il  Bandini,  descrivendo  un  esemplare  ms.  di  tale  opera,  conservato  nel  codice  Plut.  XXI,  9 
(Caia/,  codd.  hit.  \,  670)  affermò  senz'altro:  «  Prodiit  primum  hoc  opus  Florentiae 
A.  MCCCCLXXVII  ». 

Intorno  a  siffatto  punto  qualche  notizia  di  f;itto  può  utilmente  somministrarci  un  co- 
dice laurenziano,  che  contiene  una  serie  di  lettere  di  .VIarsilio  Ficino  trascritte  nel  principio 
del  1476.  È  il  codice  Plut.  LI,  1 1  glàdi  Lorenzo  de"  .^Iedici,  poi  del  Convento  di  San  Marco, 
nella  cui  ultima  carta  (f.  122'')  leggesi  il  ricordo  seguente  :  «  Transcripsit  lume  librum  Bastia- 
mis  Saluiiius  prcshyter  viiij.  Kal.  Mar.  MCCCCLXXVI  ».  A  e.  83'  si  trova  questa  let- 
tera, che  nell'ediz.  cit.  fa  parte  del  libro  I  (ff.  XX^-XXP)  :  «  Vota  non  sunt  spernenda. 
— -  Marsilius  Ficinus  Francisco  Marescalcho  ferrarieiì.  egregio  conphilosopho  suo.  —  Li- 
brtiìii  de  Christiana  religione  nondiim  ahso/iii,  Francisce,  quia  diini  cniendarem  hoc  augusto 
in  febrem  incidi  atque  diarriam.  Minabatur  id  forte  mihi  Saturnus  hoc  anno,  qui  «.S:  in 
mee  natiuitatis  ascendente  Aquario  ab  initio  fuerat  &  his  temporibus  est  in  Cancro- 
domo   sexta,  etc.  —  vj.   Septembris    MCCccLxxiiij.   Florentiae  ».   Dunque    il  6"    di    Setto»- 


DEL  «  DE  CHRISTIANA  RELIGIONE  »  DI  MARSILIO  PIGINO  403 

bre  I4J4  il  Ficino  non  aveva  ancor  compiuto  il  De  Christiana  Religione,  impedito 
di  attendere  alla  revisione  del  suo  libro  da  cattiva  salute.  A  ce.  iii'  e  118'  poi  si  in- 
contrano due  lettere,  che  accompagnano  il  dono  di  siffatta  opera  :  \)  <  Neque  amor  sine 
religione  neque  religio  sine  amore    laudatur.  —    Marsilius    Ficinus    Florentinus    Philippo 


o^Ort^^ryiy  n:éC^^A    ^^/rnUA  a^'?T>*T~tS  ■'f4e>n  m4- 


^^v  1'^^^  ^fyr  fu^o^e^n^^: 


Contronio  Lucensi.  S.  —  Mieto  ad  te  amorem  quem  promiseram.  mieto  etiam  religio- 
ticìH,  Ut  agnoscas  &  amorem  meum  religiosum  esse  &  religionem  amatoriam,  ecc.  ecc. 
Salutat  te  Angelus  Manettus  Ioannoctìj  oratoris  tìlius,  paterne  uirtutis  heres.  Vale  »  ;  — 
2)  «  Ociose  ulte  utilitas.  —  Marsilius  Ficinus  Andree  Cambino  arcis  custodi.  —  Cum 
in  foro  una  cum  preclaro  uiro  Francisco  Casata  nostro  deambularem,  reddita  mihi  est 
elegans  epistola  tua,  qua  significas  te  iam  in  arcis  istius  custodia  ociosam  uitam  instituisse, 
atque  in  eo  uite  statu  cetera  quidem   tibi  adesse  ad  uotum,  sola    uero    diuina  deesse.  le- 


404  ENRICO  ROSTAGNO 


circo  rogas  ut  rcìigioncm  iiostmiìi  Francisco  Berlingherij  tilio  litteris  moribusque  ornato 
demus  ad  te  mictendam,  ecc.  ecc.  Quid  ergo  religioncm  nostram  queris,  carissime  compa- 
ter ?  Satis  iam  religiosus  es  (ut  arbitror),  si  per  ocium  solutus  ab  infimorum  curis  sum- 
morum  tranquillitati  per  naturam  es  religatus.  Sed  ecce  nunc  mihi  inter  scribendum  suc- 
currit  quid  meus  compater  cupiat.  Quam  ob  causam  formosi  homines  magis  admodum 
quam  deformes  speculis  delectentur,  nullus  ignorat.  Igitur  Cambinus  noster,  ulpote  qui 
iam  abunde  religiosus  euaserit,  libruni  uosfruin  diuina  tractantem  quasi  speculum  apjjetit, 
in  quo  religionem  suam  tanquam  speciem  propriam  speculetur.  Mictain  hoc  iiici/m,  cum 
priinum  poterò,  speciili/m  :  immo  uero,  ut  rectius  nominem,  pupillam  hanc  meam  in  te 
dirigam,  ecc.  ecc.  ».  Queste  due  lettere,  che  nell'ediz.  cit.  ricorrono  nel  lib.  1  ti".  Xllll'  e 
XXXVI'',  sono  sef/:^a  data,  è  vero  :  ma  trovandosi  in  un  volume  scritto  o  finito  di  scri- 
vere il  21  Ji  Febbraio  i4~6,  ci  attestano  che  innanzi  a  questo  giorno  era  già  stato  com- 
piuto e  pubblicato  il  libro,  dichiarato  lìoii  absohittis  il   6  di  settembre    1474. 

Che  del  resto  certamente  nel  1476  fosse  già  pubblicato  il  De  Christiana  Religione 
risulta  da  altre  testimonianze  offerteci  dall'edizione  più  volte  ricordata  dalle  lettere  del 
Ficino.  Cosi  nel  lib.  Ili  f.  LXX^  troviamo  la  seguente  :  «  Amicitia  nera  est  quam  religio 
uera  concilliauit.  —  Marsilius  Ficinus  Antonio  Forliuensi.  S.  D.  —  Non  est  inter  reli- 
giosos  amicitia  uera  nisi  quam  religio  uero  conciliauit.  Cupio  igitur  nostram  ab  hac  exor- 
diri.  Tua  quidem  religio  clarissima  est.  Mea  uero  qualis  sit  liic  tibi  ijiieiii  tiilflo  liber 
ostendet.  Vereor  ne  parum  formosa  forsitan  uideatur  :  utinam  saltem  non  mala  ecc.  ». 
Questa  lettera  è  senza  data,  ma  la  precede  una  del  10  di  Novembre  1476.  La  segue 
un'altra,  ugualmente  accompagnatoria  del  De  cliristiana  Religione:  «  Non  cortex  nutrit  sed 
medull.T.  —  Marsilius  Ficinus  Philippe  Sacramoro  insigni  iuris  canonici  professori.  S.  D. 
—  Mitto  ad  te  religionem  nostrani  religiosi  pignus  amoris.  Si  forte  uidebitur  pauperrima, 
memento  christianam  religionem  in  paupertate  fuisse  fundatam.  Memento  preterea  apud 
nos  non  expressores  librorum  esse,  sed  oppressores.  Haec  si  amabitur  abs  te  satis  formosa 
diuesque  uidebitur  »  (i).  Anche  questa  è  senza  data,  ma  sta  innanzi  ad  una  lettera  del 
IO  di  Dicembre  1476.  Ora,  sebbene  non  sia  osservato  sempre  con  stretto  rigore  l'ordine 
cronologico  nella  disposizione  delle  lettere,  tuttavia  date  le  altre  ragioni  di  fatto  sopra 
esposte  e  considerato  che  un  certo  qual  ordine  cronologico  ad  ogni  modo  sussiste,  sem- 
bra ovvio  dedurre  che  il  dono  degli  esemplari  del  De  Christiana  Religione  cosi'  all'An- 
tonio da  Forlì  come  al  Filippo  Sacramoro  avvenisse  fra  il  10  di  Novembre  e  il  io  di 
Dicembre  del  1470.  Dunque  la  stampa  del  De  Christiana  Religione  avrebbe  avuto  luogo 
tra  la  fine  del  1474  e  il  principio  del  1476.  Ma  l'Epistolario  non  ci  aiuta  contro  un'altra 
non  lieve  difficoltà.  Quando  vi  si  fa  menzione  della  Religio  nostra,  si  dovrà  o  si  potrà 
ritenere  che  il  Ficino  si  riferisca  sempre  —  com'è  per  altro  probabile  —  all'edizione 
del  testo  latino,  piuttosto  che  a  quella  del  testo  stesso  volgarizzato,  che  sopra  abbiamo 
avuto  occasione  di  ricordare  (Hain-Copinger  n.   7071)? 

Lascio  poi  la  quistione  se  questa  preziosa  e  rara  edizione  sia  stata  lavoro  dei  Cennini 


(1)  Lib.  I.  IT.  I.XXv-LXXIr.  Anche  qui  si  avverta  come  il   Ficino  ripeta  non  solo  la  sentenza  d'epigrafe  .illa  lettera,  ma 
concetti  e  i  vocaboli  stessi  usati  in  quelle  altre  lettere,  che  abbiamo  precedentemente  riportate. 


DEL  «  DE  CHRISTIANA  RELIGIONE  »  DI  MARSILIO  PIGINO  405 

come  l'analogia  de'  caratteri  a  tutta  prima  potrebbe  far  sospettare,  e  come  giudicarono  il 
Brunet,  l'anonimo  compilatore  del  Catalogo  Boutourlin,  il  Copinger,  ecc.,  seguendo  l'Au- 
DiFFREDi  e  il  Panzer  (i).  Certo  sembrerebbe  star  contro  a  tale  aggiudicazione  la  quantità 
stragrande  di  mende,  anzi  di  spropositi  tipografici,  che  non  si  conviene  con  la  maestria 
né  con  la  cura  e  la  diligenza  usata  da  Bernardo  e  Domenico  Genuini  nella  stampa  loro 
del  Coiiiiiiciito  di  Se>~L'/o  a  Virgilio^  orgogliosi  della  quale  potevano  con  giusta  soddisfa- 
zione esclamare:  «    Florcntitiis  iiigciiiìi  iiil  ardui  csi  » . 

Il   Ficino   lagnandosi  di  tanti  errori,  chiama  opprcssorcs  e  non  cxpicssora    lihrontni 
i   tipografi  che  gli  stamparono   il   trattato,  senza  però  nominarli:   ciò  con   un   povero  gio- 
chetto di  parole,  del  quale  si  compiacque  altrove,  ad  es.  nel   lib.   Vili   f.   CXXXXVI''  : 
'i    Propria  Platonis  impressione  parum   fortunata.   —  Marsilius  Ficinus  Francisco  Bandino. 
S.   P.  D.   —   Quod  platonis  nostri  libri  tandem  ab  impressoribus  sint    expressi  pia 
phiiippi   ualoris  opera  &   magnifica  manu  factum  est.   Quod  autem  minus  eleganter 
expraessi  id  partim   negligentia  impressorum  sic  potius  oppressorum,  partim  (si  dictu 
fas  est)  malignitate  fortunae  nobis  accidisse  putato.  Doles  autem    (quae    tua    pietas 
esti  senem  hunc  nostrum    ad    nos  squalidum  accessisse.  Desine  precor  mi  Bandine 
dolere.  Sic  enim   &   n.ituia  comparatum  est  &   sorte  datum  :  ut  qui  e  carcere  diu- 
turno   soluuntur  :  profundisque    tenebris    eruuntur  :    squallentes    prodeant  :   macieque 
confecti.  Est  aliquid  post  multa   tenebrarum    saecula    uidisse    lucem  :  est  plurimum 
ab  inferis  surrexisse.  lam    sub  diuo    est    diuus  piato  :  iam  spirat,  phoebus  pater  ex 
alto  suis  filium  radiis  illlustrabit.   Vale  »   (2). 

Per  essere  anzi  più  esatti,  va  osservato  che  il  Ficino  estende  tale  biasimo  a  tutti 
i  tipografi  di  Firenze,  se  —  com'è  verosimile  —  si  riferisce  a  Firenze  Vapud  nos  delle 
lettere  :  nel  quale  caso  è  evidente  l'ingiustizia  dell'accusa  —  una  vera  calunnia  —  quando 
si  rifletta  alla  bontà  della  pili  parte  de'  prodotti  tipografici  fiorentini  contemporanei  al 
Ficino  stesso. 

È  l'eterno  lamento  degli  autori,  che  la  responsabilità  degli  spropositi  la  vogliono 
tutta  far  sempre  ricadere  sugli  stampatori.  E  forse  il  Ficino  aveva  ragione  :  ma  eviden- 
temente solo  entro  un  certo  limite.  Poiché  tale  è  la  specie  degli  errori,  e  di  tal  genere 
sono  le  correzioni  che  all'A.  sembrò  dover  qua  e  là  fare  numerosissime,  che  si  deve 
supporre  ne  sian  stati  in  parte  responsabili  cosi  il  manoscritto  consegnato  al  tipo- 
grafo come  la  negligenza  dell'autore  ;  se  pure  non  si  ha  da  ritenere  che  questa  non  sia 
stata,  per  cosi  dire,  la  prima  prova  d'un  .novello  e  mal  pratico  stampatore  :  il  che  —  ove 


(1)  L' Citino  nel  Sommario  storico  «  di  Bernardo  Cennini  e  dell"  arie  della  stanipa  in  Firenze  nei  primi  cerno  anni  dal- 
1  invenzione  di  essa  »  (Firenze.  1871)  p.  41  credette  poter  <  asserire  nessun  altro  libro  esser  stato  da  Bernardo  Cennini  stampa- 
to dopo  il  Servio  ».  e  a  p.  43  ripete  :  «  che  Bernardo  Cennini  non  stampasse  altri  libri  fuorché  il  Commentario  del  Servio  (sic) 
è  evidentemente  provato  ».  perché  le  sue  indagini  non  gli  fecero  trovar  traccia  alcuna  di  quelle  altre  pubblicazioni,  a  cui  si  rife- 
riva il  Manni  nella  sua  Legione  Storica.  Per  altro  si  può  osservare  che  l'esito  negativo  di  tali  indagini  non  costituisce  di  per  sé 
un  argomento  sufficientemente  valido.  Non  si  sa  nemmeno,  ad  es.,  dove  e  come  andarono  a  finire  i  tipi  e  in  genere  gli  arnesi 
usati,  anzi  fabbricati  dai  Cennini  stessi  per  la  stampa  :  ma  per  questo  a  niuno  verrà  in  mente  di  negarne  l'esistenza. 

(2)  Cfr.  lib.  X,  f.  CLXIV  b.  (ed.  cit.)  ;  «  Marsilius  Ficinus  Jacobo  Antiquario.  S.  D.  —  Si  librarli  quondam  nostros  Pla- 
tonis libros  tanta  diligentia  impressissent  quanta  Philippus  Valor  magnificentia  exprimi  procurauerat  optime  nobiscum  aclum  exi- 
stimaremus.  Libros  autem  de  vita  nostros  esprìmi  sorte  nuper  foeliciore  curauit  uir  nobilissimus  pai  iter  atque  optimus,  et  anli- 
quitatis  innouandae  :  quemadmodum  et  tu  dilectissìme  mi  antiquari  studiosissimus.  etc.  ».  (senza  data) 


4o6  ENRICO  ROSTAGNO 


l'edizione  si  potesse  portare  innanzi  al  1471  almeno,  ciò  che  è  impossibile  —  s'adatte- 
rebbe al  caso  dei  Cennini,  che  molto  stupisce  siano  giunti  ad  un  mirabile  grado  di 
perfezione  tecnica  subito  nell'  unica  opera,  la  quale  consta  esser  stata  da  essi  stampata. 
Forse  potrebbe  contribuire  a  fare  un  po'  di  luce  su  tale  ir.wj/j  quaestio  anche  la  ricerca 
della  carta  impiegata  nella  stampa  del  De  chrisfiaua  Religione  :  la  quale  carta  mi  riusci, 
sebbene  con  qualche  difficoltà,  di  determinare  che  ha  una  marca  di  fabbrica  quasi  a  fog- 
gia di  cesoie,  dagli  anelli  aperti  presso  l'attacco,  nel  centro  della  ripiegatura  del  foglio, 
per  modo  che  una  metà  occupa  una  carta,  e  l'altra  metà  l'altra  (  i  ). 

Comunque  sia  (e  duole  che  l'Epistolario  del  Ficino  non  ci  aiuti  meglio  a  scio- 
gliere queste  difficoltà),  sta  il  fatto  che  l'autore  non  osava  presentare  le  copie  di  tale 
edizione  senza  scusarne  la  scorrezione  tipografica,  e  introdurvi,  qua  e  là  almeno,  di  sua 
mano  le  emendazioni  più  ovvie.  Di  queste  è  ricco  il  nostro  esemplare,  più  ricco  che 
quello  della  Magliabechiana  :  e  credo  prezzo  dell'opera  darne  particolareggiata,  se  non 
compiuta,  notizia. 

Anzitutto  neir  indice  o  fallila  capiiulorum  è  omessso  il  titolo  del  capitolo  vij",  o 
meglio  è  indicato  come  vij"  il  capitolo  che  nell'opera  è  1'  8°,  come  viij°  quello  che  è 
il  ix",  ecc.  ;  e  cosi  vi  risultano  capp.  n.°  36,  mentre  l'opera  ne  conta  37.  L'A.  corresse 
tale  errore  indicando  nell'  interlinea,  fra  il  titolo  del  cap.  vj°  e  quello  del  cap.  segnato 
vij°  invece  che  vii]",  il  titolo  del  cap.  7°  cosi'  :  «  Discipuli  x  a  nemine  decepti  fuerunt. 
C.  vij  ».  Poi  in  marg.  appose  un  viij  al  capitolo  .  indicato  sepfinnini,  un  viiij  a  quello 
indicato  oetauinn  ;  e  non  procede  nella  correzione,  che  quind'  innanzi  riusciva  evidente 
ed  agevole  al  lettoie  stesso.  Per  altro  gli  sfuggi  che  nel  verso  della  prima  carta  P  indi- 
cazione del  cap.  23°  [=  24°!,  non  fatta  in  lettere  (come  sono  tutte  le  altre,  eccetto  quelle 
dei  capp.  5°,  10°  [=  11],  13°  [=  14],  29°  [=  30]),  è  erroneamente  segnata  XXXIIl.  — 
e.  A, ,  r.  :  singulas  generis  humani  eorr.  in  sing.  humani  generis  coti  le  letterine  sovrap- 
poste a,  b  [*]  ;  —  ibiil.:  pre  se  ferunt  eorr.  Ja  per  se  ferunt  ;  —  e.  Aj  ,  /-.  :  scientie 
stimulus  eorr.  in  consc.  stim.  con  la  sovrapposizione  di  con;  — •  e.  A^,  v.:  tra  particu- 
larisq  ;  e  fit  inistinctu  aggiunto  nature  [*1,  e  cancellata  la  seconda  i  in  inistinctu  ;  —  ibid.: 
sostituto  ac  ad  et  in  et  uitam  aliam  fore  ;  nelFiiltinia  linea  poi  eorr.  maxime  da  mxaime  ; 
—  e.  A,,  V.:  la  stampa  ha:  Si  non  audit  hec  deus  est  ignorans  :  si  non  exaudit  ingra- 
tus  :  crudelis  omnino  si  uociferari  nos  compellit  eie.  ;  dopo  deus  <-  aggiunto  forte  vr,  e 
canecUato  /'est  ;  su  exaudit  ,"■  scritto  forsitan  e  apparebit  su  ingratus  ;  allato  a  crudelis 
{cancellato  omnino)  è  apposto  qdàm  :  cioè  il  testo  è  emendato  cosi  :  Si  non  audit  hec  deus 
forte  uidetur  ignorans  :  si  non  exaudit  forsitan  apparebit  ingr.atus  ;  crudelis  quodammodo 
si  uociferari  efe.  (']  ;  —  e.   A^,  r.  :  incipiunt  da  incipiuntur,  legibus  </j  regibus.  Non  nulli 


(1)  Converrà  inoltre  non  lasciar  passare  inosservata  la  oscura  indicaz'one  di  ro/ilHic/i  primitin  apposta  dai  Cennini  alla 
fine  del  Comme  io  alle  Egloghe,  interpretata  variamente,  e  da  alcuno  anche  bijiarramente.  Ma.  anzitutto,  occorrerà  determinare 
se  realmente  ò  «  fiorentina  »  V  edizione,  come  concordemente  si  ammette  senz'  altro,  e  come  attesterebbe  ì'apitJ  nos  del  Ficino.  se 
l'espressione  si  riferisce  a  Firenze. 

1*   Sono  contrdsse^nati  cosi  i  luoghi  emendati  anche  nell'esemplare  della  .^laj^liabechiana. 


DEL  «  DE  CHRISTIANA  RELIGIONE  »  DI  MARSILIO  PIGINO  407 

in  hac  opp.  da  Non  nullis  ck.^  morales  Jn  mortales,  dirigentes  da  diri..tes,  [*]  ;  —  e.  A5 , 
V.  :  aggiunto  est  dopo  indomita  nelVitUima  linea  ['|  ;  —  e.  Aj  ,  r.  :  communis  /«  de  com- 
muni religionis  ueritate)  da  communi;  —  e.  A,,  v.:  in  approbatur  rifaflo  il  t,  cancel- 
lato ur  [*],  e  messo  in  fine  il  punto  interrogativo  ;  —  ibid.  :  con  letterine  sovrapposte  si 
emenda  Deus  summum  in  se  ipso  bonum  est  da  Deus  in  se  ipso  summum    est    bonum  ; 

—  ibid.  feruorq  ;  da  fauorq  ;  (nell'esemplare  della  Magliabechiana  =  M,  vi  ha  :  favorque 
corretto  in  feuorque  e  poi  in  feruorque)  ;  actionum  da  actione  ;  —  e.  A, ,  v.  :  de  ea  q 
(=  quae)  da  de  eaq  ;  ,  ego  sic  curro  da  ego  sic  curo  [*1  ;  —  e.  B,  ,  v.  :  in  labore  & 
erumna  da  in  lab.  &  ierumna  ;  preter  illa  da  pr.  il  |  al  [*1  ;  —  e.  B, ,  r.  :  sic  (=  sicut) 
dominus  da  sic  dom.  [*]  ;  —  e.  B,  ,  v.  :  constituerunt  da  constitueurnt  ;  —  e.  83  ,  i'.  : 
iudeis  da  indeis  (dopo  conuersis)  [*]  ;  —  e.  B.  ,  r.  :  exquisiticr  da  exquisitio  f*]  ;  —  e.  B», 
v.  :  abrupissemus  a  uobis  da  abrupisset  a  uobis^  aggiunto  il  mus  in  marg.  ;  in  quarto  pe- 
riarchon  da  in  quarto  periachon;  —  e.  B5 ,  v.:  Persuasum  (y"  riga  dal  fine)  da  persua- 
stum  ;  —  e.  Bj,  r.:  tanta  aggiunto  innanzi  a  certitudine  [*|  ;  —  e.  B,  ,  v.  :  contracta- 
uerunt  da  conractauerunt  [*]  ;  —  e.  B,  ,  /■.  :  super  uos  da  super  nos  ;  —  ibid.  :  è  can- 
cellato innanzi  ad  infuturo  reuel.  è  [*]  ;  —  e.  B,  ,  v.  :  derelinquimur  da  delinquimur  e 
deicimur  da  deicimus  [*]  ;   —  e.  B,  ,  v.  :  ad  quod  nobis  est  sermo  da  ad  q.   uobis  etc.  ; 

—  e.  B,„  ,  r.:  et  iniquas  gent.  fabulas  da  et  iniquitas  gent.  fabulas  f*|  ;  —  e.  C,  ,  r.  : 
obsidemur  da  obsideremur  (*J  ;  transcendit  deumqj  adorat  lA;  trancendit  deumq^  sadorat  ; 

—  e.  G,  ,  V.  (penult.  lin.)  uiuendi  da  uidendi  [*]  ;  —  e.  C, ,  f .  :  opera  suscepisse  da 
op.  cepisse  [*]  ;  —  e.  Gj  ,  v.  :  assumptum  da  assmptum  f*]  ;  —  e.  Gj  ,  r.  (lin.  2°)  :  mergite 
da  i m mergite  ;  —  e.  G,  ,  r.  (titolo)  aggiunto  Ghristi  ad  auctoritas  [*1  ;  —  e.  G, ,  r.  gra- 
nius  legatus  da  grauius  leg.  [*]  ;  —  e.  G,  ,  v.  :  seuiebant  da  seuibant  ;  —  ibid.  :  teme- 
raria perturbatione  da  temerariam  perturb.  [*]  ;  —  ibid.  :  quia  non  |  nisi  grande  aliquod 
da  quia  non  |  nihii  grande  ctc.  {eraso  hil)  ;  —  ibid.  :  quod  illis  tempor.  da  quid  illis 
tempor.  [*]  ;  —  e.  D,  *  r.  :  diis  sanguinem  uouerat  da  d.  s.  uonerat  (']  ;  —  e.  D,  ,  v. 
(4"  lin.  dal  fine)  :  plotinus  da  protinus,  e  iamblicus  da  ianibricus  (']  ;  —  e.  D,  ,  ;■.  (2" 
lin.)  ;  credulitatem  da  crudelitatem,  e  elucubrauit  da  elucrubauit,  e  atque  miracula  da 
aliqua  mir.''  [*J  ;  —  e.  D, ,  v.  :  euangeliique  contìrmationem  da  evang.  atfirmationeni  ;  —  ibid. 
(sci  righe  dopo):  addit  euangelium  esse  da  euangelium  addit  esse;  —  e.  Dj  ,  v.  :  phan- 
tasie  fetus  da  phant.  phfetus  ;  —  e.  Dj  ,  v.  :  in  femina  nero  pregnante  da  in  fem.  non 
pregnante  |*]  ;  —  e.  D^  ,  /■.  {nel  titolo)  :  aggiunto  cura  dopo  animarum  [*],  e  cancellato 
esse;  —  e.  Dj ,  v.  :  procedentem  da  dependentem  nella  penult.  riga  \*\  :  //  procedentem 
è  ripetuto  in  margine  ;  —  e.  E,  ,  r.  (6  linee  dal  fine)  :  seraphinus  da  seraphinis  [*J  ;  — 
e.  E,,  i'.  (3"  linea)  ex  supremo  da  ex  supsemo  [*]  ;  —  e.  E, ,  i).  :  infima  ad  fumma  Jt? 
infinita  ad  f.  [*J,  quam  ad  uniuersi  decoreni  da  quam  uniu.  decorem  [*]  ;  —  e.  E^  ,  v. 
(4"  linea)  :  cancellato  institutio  e  sostituito  instructio  ///  marg.  ;  —  ibid.  omnia  humana  da 
homnia  etc.  [*]  ;  —  e.  Ej,  /-  (io"  riga):  acerbissimam  corr.  da  acerrimam  ;  —  e.  E,, 
r.  :  appoUonius  theaneus  da  appolloneus  etc.  1*];  —  ibid.:  quamuis  pithagoram  da  quis 
pithag.  ;  —  e.  F,  ,  v.  (9"  linea)  :  cancellato  dependens  dopo  ab  etherno  patre  [*]  ;  — 
e.  F5  ,  r.  (io"  lin.):  cancellato  sub  dopo  cum  /;/  cum  sub  tyberio  imperante;  —  e.  G, , 
V.  (  I  3"  Un.)  extrahi  da  exrahi  ;  —  ibid.  :  percutienti  genam  da  percutiendi  genam  ;  — 
e.  G,  ,  /-.  :  im  parabolis  (io"  lin.)  da  imaprabolis  [*]  ;  a  constitutione    mundi    da   acon- 


4o8 


ENRICO  ROSI  AGNO 


stiutione  etc.  ;  —  e.  G.  ,  v.  :  hodie  iam  din  da  hodie  iam  pridem  ;  —  e.  H,  ,  r.  (4  lin. 
dal  fine)  :  aogimtto  (tu  marg.)  cum  fra  una  e  omnibus  sectatoribus  [*]  ;  —  e.  H,  ,  f  (le 
cui  3  prime  righe  quasi  illeggihiìi  sono  apud  illos  auctoritatis  è  ibi  tractat"^  sex  àno2;mi  | 
Ha  esse  mudi  aetatè  :  duo  quidè  milia  uanitati  j  uel  uacuo  tatumdè  legi.  tàntumdè  maessie 
altri  I  bui  eU.)  ab  adam  ad  abrahaam  eia  ab  adaam  ah  abr.  [']  ;  -■  iòiil.  :  uanitatis  fue- 
runt  Ja  uanitatalis  fuerunt  ;  —  ibiJ.  :  aggiunto  sententia  fra  quinta  fuit  [•  chabadie  (peuiilt. 
riga)  ;  —  e.  H,  ,  /•.  :  habere  messiam  da  hadere  m.  |*J  ;  —  ihiJ.  (3"  liii.  dal  fine)  in 
marg.  hierusalem  pei  ierosolimam  del  testo;  —  e.  Hj  ,  v.:  ex  eorum  da  exorum  ;  ipse 
erit  uobis  da  i.  e.  nobis  ;  ;;  V ultima  parola  della  pag..  rimasta  tronca  (co)  e  completata 
ili  marg.  con  fundetur  (*|  ;  —  e.  Hj  ,  /-.  :  cancellato  enim  fi-a  omnes  t'  iudei  ;  —  e.  Hj , 
r.  :  su  peisonum  soprascr.  a  per  u,  ed  in  tnarg.  al'  (///  M  a  soprascr.,  e  in  maro,   alias)  ; 

—  e.  H-  .  r.  :  per  discipulos  da  predisc.  [*J  ;  —  ihid.  :  ostenderet  da  ostenderit  ;  — ' 
ihid.  :  ui  iniiaiiii  a  tumultu  per  ni  |'j  ;  —  e.  H^  ,  r.  :  2^  lin.  :  abscissus  da  abscisus,  e 
4'  lin.  :  absscisus  [sic)]  3"'  lin.  :  statiiam  ///  marg..  nel  testo  sttauain  ;  —  e.  1,  ,  r.  :  ad 
hunc  en.  errorem  da  adhuc  etc.  [*J  ;  iam  din  da  iam  pridem  [*]  ;  —  e.  Ij ,  ;-.  :  lustus 
est  da  Iiistum  est  [*]  :  —  e.  Ij  ,  r.  :  sordida  dopo  uestimenta  da  ordida;  &  aggiunto  innanzi 
a  imposuerunt  [*]  ;  —  e.  I5  ,  r.  :  aggiunto  esse  fra  aliter  1"  Indolore  ;  —  e.  L, ,  /-.  :  de- 
generauerunt  da  degenerati  sunt  [*]  :  —  e.  Lj  ,  v.  :  cancellato  penitus  innan^^i  a  conver- 
tendos  [*]  ;   —   ihid.  :  sostituito  impietatem  a  captiuitatem  innanzi  a  ah  iacob  &  hoc  illis; 

—  e.  M,  ,  ;-.  :  aggiunto  {in  marg.)  crudelis  dopo  Titus,  2"  lin.  [*]  ;  ihid.  :  etatem  da  dei- 
tatem,  ò''  lin.  dal  fine  [*]  ;  —  e.  M,  ,  t;.  :  edis  da  cedis,  3''  liii.  [ ']  ;  —  ibid.  :  aggiunto 
nix  innanzi  a  uiginti  uiris  ;  —  ibid.  :  per  aera  ferri  da  p.  a.  lieri,  e  circundare  da  cie- 
cundare  [*]  ;  —  e.  Mj  ,  r.  :  aggiunto  neque  dopo  neque  preces  [*]  ;  —  ibid.  :  ueue  hie- 
rosol.  da  uene  hier.  [*]  ;  —  ibid.  :  dicens  Si  da  dicen  Si  [*]  ;  —  e.  M.  ,  /•.  :  uestre  da 
nostre  {5"  riga  dal  pine)  e  annos  da  anno  '4'  riga  dal  fine)  [*]  ;  —  e.  M,  ,  v.  :  in  tria 
capita  da  intira  cap.  (dove  è  notevole  che  M  ha  itria)  ;  —  e.  Mj  ,  r.  :  magnani  da  magam 
(///  M  magàm)  ;  nequaquam  da  nequaqunm  ;  —  e.  M^  ,  f.  :  iam  diu  d.i  iam  pridem  come 
in  M.  ,  ''■  ['I  ;  —  e.  M^  ,  /-.  ////.  lin.  :  miseriarum  i/a  miseriam  ;  —  e.  N,  ,  /'.  i'"  lin.  : 
alioquin  non  omnes  da  alioquin  omnes  [*]  ;  —  e.  N,  ,  r.  4^  lin.  dal  fine,  aggiunto  iesu 
dopo  historia  [*]  ;  2^  lin.  dal  fine:  occultauisse  da  occltauisse  [*]  ;  —  e.  N, ,  v.  :  ad  eum 
nequaquam  da  ad  e  nequaquam  [*]  ;  —  e.  O,  ,  r.  :  assignatur  da  assigatur  |']  ;  —  e.  O., 
r.  :  eternorum  ila  etrnorum  ;  —  e.  O5  ,  r.:  quodammodo  da  qoudammodo  ;  — -  e.  Oj  , 
V.:  immodum  dicitur  da  immo  dicitur  {in  M  è  cancellato  per  inavvertenza  anche  dicitur); 

—  e.  O,  ,  /■.  :  dopo  homines  sancii  non  poterant  (3"  Un.)  sono  cancellate  in  righe  del  testo 
{da  Numquid  si  Adam  non  deliquisset  tam  ipse  quam  celeri  iusli  beati  fuissent?  para- 
disum  etc.  a  paradisum  celestem  largitur.  Hinc  Paulus  apostolus)  segnatovi  accanto  alla 
prima  di  esse  a  sin.  Va  e  cai  ///  fine  a  destra  ;  poi  in  marg.  :  sed  de  ijs  alias  nielius  dis- 
seremus  (///  M  non  sono  tolte  le  io  righe  :  solo  accanto  alla  seguente,  che  termina  &.  gratia 
/'  aggiunto  :  sed  deis  alias  diligentius  disseremus).  —  e.  P,  ,  r.  :  omnia  non  minus  quam 
Moysi  da  omnia  minus  non  quam  M.  |  *]  ;  —  e.  P,  ,  ;•.  ,  1''  lin.  :  terrore  da  tenore  (in 
M.  terrore)  ;  j'"  lin.  :  futurorum  da  furorum  (/;/  M.  futurorum)  ;  apud  da  adud  {in  M. 
apud);  significai  da  significet,  j,'  lin.  dal  fine  [iti  M.  significai);  iubet  da  iudet,  penult. 
lin.  {in   M.   iubet).   Da  questi  confronti  risulta  che  il  nostro  esemplare  è  tanto  pili  prezioso, 


DEL  «  DE  CHRISTIANA  RELIGIONE  »  DI  MARSILIO  PIGINO  409 


ili  quanto  fu  tirato  iniianyi  che  si  eseguissero  le  LOrre{ioìii  poscia  iutroJottevi  almeno  in  jÌ- 
cune  pagine  (i).  —  e.  P3 ,  v.:  Prima  est:  lex  Mosavca  da  Patria  est:  lex  M.  {in  M 
Prima!);  —  e.  P,  ,  v.  cancellato  il  2°  tanquam  ripetuto  dopo  obliuioni  [*  |  ;  «  corretto 
erudire  da  erudirem  dopo  disciplinis  [*J  ;  —  e.  P, ,  r.  ,  5''  //;/.  dal  fine  :  sacerdotium  da 
sceradotium  (in  M  sacerdotium  !)  ;  —  e.  Q, , ,  i'.  :  sub  ualeriano  principe  da  sub  ualerio 
pr.  [']  ;  —  ibid.^  3^ //«.  dal  fine:  centum  atque  uiginti  da  cetumque  uiginti  (w  M  eorr. 
solo  centumque)  ;  nella  Un.  prec.  libens  da  liens  [*]  ;  —  e.  Q^  ,  /'.  :  Marchion  Arche- 
laus  da  Marliion  Ar.,  e  Arnobius  da  Annobius  [*]  ;  —  ibid.  :  Cuzonius  da  Cuzonis  ;  — 
e.  Q.S  ,  i"-  ,  -/■''  11"-  '■  Quid  da  Qiiod  I*]  ;  — -  ibid.  :  ad  imperatorem  da  ad  iinpetrationeni  |*]  ; 
—  e.  Q.S  ,  t'.,  Un.  7''  dal  fine  :  principes  corretto  in  primus,  tiunt  in  fuit,  <-  dipo  Nero 
aggiunto  in  maro'.,  con  un  richiamo,  ut  mostrat  tertulianus  f*  ;  mei  ivi  Fairniunta  è  inter- 
lineare\  :  cosicché  il  testo  è  cosi  mutato  :  quorum  primus  fuit  Nero  ut  mostrat  tertulianus 
(invece  che  quorum  principes  lìunt  Nero);  — •  e.  Q^  ,  ;-.  ,  Un.  tr' dal  fine  a  christo  da 
christo  [']  ;  —  ibid.  Un.  4"  dal  fine  dixerit  da  dixit  ;  —  ibid.  Un.  S''  dal  fine  :  Maume- 
tem  (/;/  AI  maumethem)  per  matheum  cancellato  nel  testo;  — ■  e.  Qc  ,  v.  :  post  lesu  re- 
surrectionem  da  post  lesu  a  resurrectionem  (/;/  M  sta  l'errore)  ;  —  ibid.  :  Non  autem 
post  annos  da  Non  post  autem  annos  ;  —  ibid.  :  a  pluribus  prudentibusq  ;  conuicti  per 
a  plur.  prudentibus  conuicti  ;  —  e.  Q.,„  ,  v.,  Un.  3"  dal  fine  del  testo  propterea  da  pre- 
terea  (2);  ecc.  — 

Come  si  ^eie  la  messe  —  ctie  pur  non  è  tutta  qui  raccolta  —  è  abbastanza  co- 
piosa :  e  ne  risulta  che,  se  la  maggior  parte  degli  errori  è  dovuta  all'  inesperto  stampa- 
tore, vi  sono  però  anche  pentimenti  dell'autore  stesso,  che  qua  e  là  volle  introdurre 
delle   mutazioni  innanzi  di  presentare  il  volume  alla  persona  destinata. 

L'esemplare  dunque,  che  abbiamo  cercato  d'illustrare,  ornato  d'una  lettera  auto- 
grafa del  Pigino,  con  data,  e  ricco  di  tante  e  cosi  accurate  correzioni,  non  v'  ha  chi  non 
veda  di  qual  singoiar  prezzo  sia,  anche  in  confronto  degli  altri  che  se  ne  conoscono. 
E  ben  è  lecito  augurare  che  avvenga  ch'esso  sia  conservato  alla  nostra  Italia,  donde  troppi 
cimelii  vanno  esulando  con  danno  e  scorno  nostro. 

Enrico  Rostagno. 


^l)  Né  questo  è  un  fatto  nuovo  o  che  debba  sorprendere,  dì  trovare  cioè  esemplari  d"  una  stessa  edizione  con  pagine 
emendate  e  sostituite  alle  primitive  scorrette.  Un  simile  esempio  è  messo  in  rilievo  da  M.  Faloci  Pulignani  nello  studio  su 
L'  jArte  Tipografica  in  Foligno:  dove  (p.  222  del  volume  li,  disp.  6-7  della  Bibliofilia)  si  tratta,  con  evidenza  di  prove,  della 
ristampa  parziale  di  alcune  carte  dell'  edizione,  fatta  in  200  esemplari,  a  Foli;.'no  nel  1474  "  per  Ioannem  Numeister  »  delle  Epi- 
slohc  ad  Familiares  di  Cicerone. 

È  chiaro  che  gli  esemplari  tirati  innanzi  all'introduzione  delle  correzioni,  e  che  si  intendeva  cosi  di  annullare,  sono, 
bibliograficamente  parlando,  tanto  pili  pregevoli. 

(2)  Neil"  explicit  innanzi  a  Finis  si  legge  ms.  una  F  e  dopo  Gratias  una  H. 


4IO 


C.  MAZZI 


Un  Codice  sconosciuto  deWAceròa 


Alla  non   facile    impresa,  cui    attende  con    lunga  preparazione  il  professore    Felice 
Bariola,  di  dare  il  testo  critico  deW Acerba ^  vorremo  sperare  di  portare  un  qualche  tenue 


Xluat  >vrU|\^  f  ne-  ^t«l  '**>^  r"  "^ 
tl^n^l    ruxkinv  ypoKrx    rtJn^^-^^^ 
Xciforr'^   ,nh.-llup|„l<!'  rÌ7«>lVt>C 

0opTi>»ny    furio  fUfHvryic-    -n«.^»r 
^-fp,K,  U.^^  ^uclU  f^fhv  fWi- 

^"^  ;:^^  ---  — r  ^'^"^  ^''  ^^^ 


»tv<ip:-myrc— 


contributo,  facendone  conoscere  un  ignorato  manoscritto.  Appartiene  questo  al  cav.  Leo  S. 
Olschki,  erudito  libraio  antiquario,  pervenutogli  con  altri  libri  preziosi  dall'Inghilterra, 
ed  è  cartaceo,  in  folio  (0,305X0,212),  formato  da  otto  quinterni  di  cinque  fogli  ciascuno. 


UN  CODICE  SCONOSCIUTO  DELL'*  ACERBA 


411 


tranne  il  sesto  che  n'  ha  sei  :  ogni  quinterno  è  rinforzato,  internamente  ed  esternamente, 
in  tutta  la  sua  altezza,  da  una  lista  di  pergamena,  per  farne  più  solida  la  cucitura.  Il  vo- 
lume è  incluso  in  una  sconnessa  legatura  in  assi,  che  ora  non  ha  più  il  suo  dorso  di 
pelle,  né  i  due  suoi  fermagli  che  lo  tenevano  chiuso.  Delle  82  carte  ond'  è  composto 
son  bianche  la  prima  e  la  seconda  (della  prima  fu  tagliata  via  più  della  metà  dall'alto 
al  basso);  e  bianche  sono  le  quattro  ultime,  più  le  ce.  54"  e  55'^  saltate  per  negligenza 
dello  scrittore,  senza  che  qui  sia  lacuna  nel  testo.  La  scrittura,  tutta  di  una  mano  mede- 
sima anche  nelle  rubriche  in  rosso,  è  inelegante,  ed  appartiene  agli  ultimi  anni  del  secolo 
XIV  :  anzi  chi  lo  scrisse  ci  è    fatto  palese  in  questa  sottoscrizione,  anch'essa  di  rosso: 

Finito  il  libro  ili  cicccho  J  iischoly 

al  quale  idio  ahhy  misericordia 

Amen   Amen  Amen  Amen 
Quy  scrissit  scrihat  semper  chiiiii 

domino  vinai   Ghinoccius  de 

allegvclty  de  civitalc  senanim 

Ora  dagli  originali  documenti  del  senese  R.  Archivio  di  Stato  apparisce  che  Ghinoccio  di 
Tommè  di  Ugolino  d'Allegretto,  risiedette  fra  i  Signori  del  comune  di  Siena,  per  il  Terzo 
detto  di  Città,  nel  1385  e  di  nuovo,  quattordici  anni  più  tardi,  nel  1399:11  qual  Ghi- 
noccio fu  certo  della  stessa  casata  di  Allegretto  di  Nanni  di  Tommè  di  cui  alcune  notizie 
dette,  pubblicandone  una  cronaca,  il  Muratori  (1),  ed  altre  più  Lodovico  Frati  (2)  :  dalle 
quali  apparisce  come  il  compilatore  della  cronaca  veniva  ad  essere  nipote,  ex  fratre^  del 
trascrittore  AslV  Acerba . 

Precede,  nel  nostro  codice,  il  Rubricano  ;  ed  il  testo  dividesi  in  quattro  libri,  con 
più  o   meno  capitoli  ciascuno. 

11  libro  I  ne  ha  nove:  dell'ordinamento  dei  cieli;  delle  intelligenze  che  li  muo- 
vono; degli  elementi  ;  dell' eclissi  del  sole  e  della  luna,  e  delle  loro  macchie;  delle  co- 
mete ;  dei  venti  ;  della  pioggia,  grandine,  neve,  brina  e  «  cvrone  »  ;  dei  tuoni,  folgori, 
e  terremoti  ;  dell'arcobaleno. 

Diciannove  capitoli  ha  il  libro  II,  «  in  quo  tratatur  de  fortuna  ».  Ed  i  capitoli, 
oltre  il  primo  che  è  come  d'  introduzione,  svolgono  questi  argomenti  :  della  formazione 
della  creatura  umana  ;  delle  qualità  dell'anima  appariscenti  per  segni  esteriori  del  corpo; 
della  virtù  in  genere  ;  della  giustizia  e  da  qual  cielo  proceda  ;  della  fortezza  e  da  qual  cielo 
proceda  ;  della  prudenza  e  da  qual  cielo  proceda  ;  della  temperanza,  contro  gli  ascolani, 
e  da  qual  cielo  proceda  ;  della  liberalità,  e  da  qual  cielo  proceda  ;  delF  umiltà,  e  da  qual 
cielo  proceda  ;  della  castità,  costanza,  misura  e  magnanimità  ;  della  nobiltà  e  da  qual 
cielo  proceda  ;  dell'avarizia,  «  centra  illos  de  patrimonio,  centra  duchatos  »  ;  della  super- 
bia, «  centra  Remanos  »  ;  della  lussuria,  «  centra  bononienses  e  (sic)  tuschanos  »  ;  della  in- 


(1)  Cfr.  i  Diari  Senesi  dell' Allegretli  nei  Rer.  /I.i/.  Script.,  XXIII,  7157-S60. 

(2)  Documenti  yer  la  biografia  di  Allegretto  Allegretti:  nel    Hullell,  Senese  di  Storia  Patria.   VI  (1899),   123-138. 


412  e.  MAZZI 

vidia,  «  centra  marchianos  e  {ìL)  romagnolos  »  ;  della  gola,  «  centra  lombardos  »  :  della 
vanagloria  ;  dell'  ira  e  dell'  iracondia. 

Quattro  serie  di  capitoli,  ciascuna  con  sua  numerazione  a  parte,  compongono  il  libro  III 
«  in  quo  tratatur  de  virtute  amoris  e  de  animalibus  e  llapidibus  prefiosis  ».  Hanno  gli  ani- 
mali ventiquattro  capitoli;  descrivendosi  (dopo  i  primi  due  che  espongono  la  virtii  d'amore) 
la  natura  dell'aquila  ;  della  lumerpa  ;  dello  stellino  ;  del  pellicano  ;  dello  struzzo  ;  del  cigno  ; 
della  cicogna  ;  della   cicala:  della   nicticora;  della  pernice;   della   rondine;    della  luppola  ; 

r'    Ktvy  I  (vii  tA«j    fl'-l.-^l^yx^^*.^■ry    cV(-VI 
<^  tc^t-o    «vct^fV*'  IrvwirK»    ^«pij»i-z\ 

c-'U^lpr'^     K«^-K>   2»ltv^   K*--«7  fLjrvtrrv 


del  calandrelle  ;  dell'avvoltoio  ;  del  falcone;  del  grifone  ;  del  pavone  ;  della  gru  ;  della  tor- 
tora ;  e  del  corvo  :  più  un  capitolo,  il  settimo,  che  ha  rubrica  «  dy  iiij  animaly  ec  e  iiij  eie- 
mentis  ».  Seguono  cinque  capitoli  «  de  animalibus  aquosis  »  ;  la  sirena  ;  «  pronto  e  aren- 
go »  ;  il  rospo;  il  granchio  e  l'ostrica;  il  delfino.  Con  otto  capitoli  vengon  poi  gli 
animali  velenosi  :  basilisco  ;  aspide  ;  dragone  ;  vipera  ;  coccodrillo  ;  scorpione  ;  bottaccio 
(«de  natura  bottaccis»);  ragno.  Dieci  capitoli  sono  per  i  quadrupedi  («de  animalibus 
quatro  pedibus  »)  il  leone;  l'elefante;  il  leopardo;  la  iena  («  de  natura  venne»);  la 
pantera  ;  la  tigre  ;  il  castoro  ;  l'unicorno  ;  la  scimmia  ;  il  cervo.  E  con  le  pietre  preziose, 
diamante,  zaffiro  e  smeraldo  ;  agata,  «  alestio  e  tenlio  »  ;  topazo  e  diaspro  ;  elitropia, 
«  partera  »,  e  giacinto  ;  «  diacodio,  abastone  »  e  calamita  ;  carbonchio,  «  amasticho  e  el- 


UN  CODICE  SCONOSCIUTO  DELL' «  ACERBA  »  413 

piate  »  ;  «  ciramo  »,    calcidomio  e  cristallo  ;   «  entra  »,  calidonio  e  corallo  ;    margherita, 
«  ghalosia  »  e  corniola  ;  che  prendono  nove  capitoli,  si  chiude  questo  libro  terzo. 

Il  IV  libro  è  dei  dubbi  o  questioni  circa  cose  naturali:  dei  corpi  celesti  ;  dell'aere  ; 
del  fuoco  e  del  vento;  dell'acqua;  della  terra;  delle  ombre;  degli  animali;  «  circha 
actum  humanorum  »  ;  in  derisione  di  Dante  ;  della  fede  ;  della  Trinità  :  che  sono  (pren- 
dendone quattro  la  trattazione  dell'atto  umano)  quindici  capitoli,  contato  anche  il  primo, 
d' introduzione. 

Il  nostro  codice  adunque  ci  dà  l'Acerba  nella  sua  compilazione  più  integra  e  com- 
piuta: con  qualche  varietà  nella  disposizione  dei  capitoli.  E  per  fare  Luna  cosa  e  l'altra 
del  tutto  palese,  gioverà  soggiungere  qui  la  tavola  dei  capoversi  dei  capitoli,  con  le  loro 
rubriche,  togliendo  queste  non  dal  Rubricario  posto  in  principio  del  codice,  ma  dai  luoghi 
loro  ove  stanno  nel  testo,  dove  sono  più  piene,  e   meno  secondo  la  grammatica. 

Incipit  acerbattiis   Cnpitiiluiii  priiiium  de  ordiiiJ(ionc  cicloniiii  iiiquif  ciecluis  de  aschulo 

oltra  non  segue  più  la  nostra  lucie 
ChapHiilum  ij  de  intclligientis  qiiare  mouetur  cielos 
el   principio  che  mone  queste  note 
CìiapHulìiin  ilj  de  personis  eliiticiitorum 

circhia  sichome  I  archo  oue  si   fonda 
Clhìpìtiiliiiìi  iilj  de  osclnirafloiie  solis  e  lliiiic  e  macini  la   issiiis 

che  ssa  intelecto  co   le  rotte  vele 
Chapihiìo  .V.  de  stcllis  comafy  e  quii  signiftcat 

chomate  stelle  con  diuersi  mody 
Chapifulnm  vj  de  natura  iientorum 

la  tarda  stella  de  la  spera  grande 
Chapitulum   vij  de  phiva  grandine  e  niue  brina  cyrore 

tira  il   sole   li  uapoiT  leuando 
Chapitulum  viij  de  tronibus  fulgoribus  e  teremotihus 

la  prima  stella  collo  impio  marte 
Chapitulum  viiij  de  archti  vnde  e  violata 

1  archo  che  uedv   in  diuisate  luce 

Incipit  liber  scchunduin.   In  quo  tratatur  de  fortuna  reprobando  dantem 

torno  nel  canto  de  le  prime  note 
Chapitulo  ij   de  fornia(ionc  huinaiie  creature 

per  grafia  dell  umana  creatura 
Chapitulum   .iij.  de  qual itale  anime  per  aliqua  signa  corporis 

mostra  la  uista  qualità  del  core 
Chapitulum  iiij  de  difinifione  virtiitis  in  genere 

virtù  s  aquista  per  ragion  di  stella 
Chapitulo.  V.  de  Justicia  e  a  quo  celo  procedit 

o  ghuida  santa  dijquest  alte  donne 
Chapitulo  vj  de  fortitudine  e  a  quo  celo  procedit 

o  cholonnesy  o  figliuoly  di   marte 

Z.J  Bibliofilia,  volume  U,  dispensa  li"-12»  2N 


414 


C.  MAZZI 


Chapifulum  vij  de  pntdenfia  et  a  cpio  celo  procedit 

non  e  virtù  la  oue  e  poco  ingegno 
Chapiluliim  .vii),  de  lempcratifa  cantra  eschulamis  et  a  quo  celo  procedit 

o  madre  bella  o  terra  ascolana 
Chapitulum  viiij  de  liheralitate  et  quo  (sic)  celo  procedit 

qvesta  virtù  che  tanto  onora  altniy 
Chapitulum  .x.  de  humilitate  et  a  quo  de  (sic)  celo  procedit 

de  quanto  e  posta  in  croce  questa  donna 
Chapitulum   .xj.  de  chastitate  chomtanfia  e  misura  e  magnaiiimitate 

mone  la  castitate  dal  saturno 
Chapitulum  xij  de  nobilitate  et  a  quo  celo  procedit  reprobando  falsa  opinione 

piouete  ciely  la  nostra  chiarefa 
Chapitulum  xiij  de  auarifia  chontra  illos  de  patrimonio  cantra  duchatos 

ognv  creata  cosa  vede  el  fine 
Chapitulum  xiiij  de  superbia   Chontra  Romanas 

o  Roma  chapo  de  glatty  (deoli  altri)  possenty 
Chapitulum  .xv  de  lussuria  cantra  bononienses  e  tuschanos 

o  Bolognesy  o  anime  di  fuocho 
Chapitulum  xvi  de  invidia  contra  marchianos  e  romagnolus 

o  bel  paese  co  li  dolci  cholly 
Chapitulum  xiij  de  ghola  contra  lombardos 

voy  lombardy  colla  npiata  (sic)  gola 
Chapitulum  .\-ciij  de  uanagloria 

bene  e  virtute  chi  disia  onore 
Chapitulum  xviiij  de  ira  e  iracundia 

ira  non  è  altro  che  aceso, sangue 

Incipit  liber  tercius  in  quo  tratatur  de  virtute  amoris  e  de  animalibus  e  llapidibus  pre- 
(iosis.   Inquit  ciecchus  de  Esculo 

dal  ter90  cielo  si  moue  virtute 
Chapitulo  ij  in  quo  colaudat  de  santam  virtutem  assimiliando  yssa  fìniey 

o  amorosy  spirit}'  del  mondo 
Chapitulum    i,   iij  (sic)  de  natura  aquile 

eli  aquila  per  tempo  si  rinoua 
Chapitulo  iiij  de  natura  lumerpe 

inelle  party  d  asia  magiore 
Chapitulo  V  de  natura  stellinv 

seque  stelh'no  belleca  del  cielo 
Chapitulo  vj  de  natura  pulichaiiy 

el  pulicano  col  paterno  amore 
Capitulum  vij  dy  iiij  animaly  ecc.  e  iiij  elementis 

la  salamandria  che  nel  fuoco  viue 


UN  CODICE  SCONOSCIUTO  DELL'  «  ACERBA  »  413 

Chapifìilo  vilij  (sic)  de  natura  s/iiri'v 

e  Io  sturbo  per  sua  chaliditate 
Cliapitulo  X  de  natura  cigny 

el   cigno  e  bianche  sen9a  alchuna  machia 
Chapilulo  xj  de  natura  ciconie 

cichogna  quando  a   male  il  ben  cognosce 
Capitulo  xij  de  natura  cichale 

chanta  cicala  per  l'ardente  sole 
dìapitulum  xiij  de  natura  notithore 

notichora  querendo   el  cibo  grida 
Chapituìo  xiiii   de  natura  perniey 

in   femina  lo   maschio  trasfigura 
^hapituìuììi  XV  de  natura   irondinis 

la   rondine  due  pietre  virtuose 
{Tliapitulum   xvi  de  natura  luppule 

del  sangue   de  la   lupula  chi   sogne 
Cliapituluin   xvij  de  natura  ealandrelìy 

el  chalandrello   che  e  tutto  bianche 
■Chaplt'iluììi   xvii'j  de  natura  axuìtory 

molte  nature  trouo  in  auoltore 
■Chapituìuui  xvliij  de  natura  faleonis 

erodio  quale  e  detto   falchone 
Chapitulum  XX  de  natura  grifonis 

grifone  e  assay  forte   ma  pur  teme 
Chapituluni  xxj  de  natura  pauouis 

ciò  che  ssi   dice  dicho  non  e  vero 
Cliapituluin  xxi;  de  natura  grugìianiin 

anno  li  gru  ordine  e  ssignore 
■Cliapituluin  xxiij   de  natura   tiirtoris 

la   tortora   pur  se  sola  piangendo 
Cliapituluin  xxiiij  de  natura  eliorbr 

nasce  ogny  corbo  per  natura  bianche 
Cliapituluin  priimim  de  animalibus  aquosis  e  prima  de  serena 

chanta  si  dolcemente  la  serena 
Cliapituluin  ij  de  pronto  e  arengo 

pronto   che  dentro  le  cauerne  nasce 
Cliapituluin   iij  de  natura  orospo 

orospo  sempre  mira  verse  I  cielo 
dJiapituluni    iiij  de  graneliio  e  ostrega 

1  estrega  quando   e  la  luna  piena 
Cliapituluin   V  de  pesete  dal/ino 

chi  mangia   del  dalfino  che  fusse  in    mare 


4i6 


C.  MAZZI 


De  atiimalibiis  uaiaiosis  e  prima  Jc  hasi/ischo 

signore  e  1  basi  lische  de  serpenty 
Chapiiiilum  ij  de  natura  aspiJis 

1  aspide  eh  e  aspro  di  ueleno 
Chapiitilum  iij  de  nahira  tracotiis 

magiore  e  1  draco  di  tutiv  i  serpenty 
Chapiiiilum  iiij  de  natura  uipcrc 

e  velenoso  vipera  serpente 
Chapitulum  v  de  natura  choclwdriìlv 

di   notte  in  acqua  e  di  giorno  in  terra 
Chapitulìiin  vj  de  natura  scorpionis 

qvando  la  luna  alluma  scorpione 
Cliapitulum  vij  de  natura  hottaecis 

aspro  ueleno  dicho  eh  e  nel   botro 
Chapitulum  viij  de  natura  araney 

aracna  che  a  più  sotil  tacto 
De  aiiimalihus  quatro  pedihus  e  prima  de  leone 

non   chiude  li  ochi  lo  leon  dormendo 
Chapitulum  ij  de  natura  elefanty 

sopr  ognv  animale  che  non  a  intelletto 
Chapitulum  iij  de  natura  leopardy 

di   leonessa  leopardo  nasce 
Chapitulum  iiij  de  natura  venne 

chaua  li  mortv  de   le  sepolture 
Chapitulum   v  de  natura  pantere 

in   machie  nere  e  bianche  la  pantera 
Chapitulum  vj  de  natura  tigradis 

veloce  corre  si  come  saetta 
Chapitulum  vij  de  natura  eastorny 

per  terra  va  Castore  co  gli  altrv  animaly 
Chapitulum  viij  de  natura  huniavny 

qvanto  e  1  unicorno  fiero  e  forte 
Chapitulum  viiij  de  natura  simie 

forte  s  allegra  nella  luna  noua 
Chapitulum  x  de  natura  eieruy 

el  ceruio  in  melodia  si  diletta 
De  lapidibus  prefiosis  E  prima  de  diamante  e  (efiro  e  smiraldo 

non  eh  io  sia  buono  e  buono   mi  tenga 
Chapitulum  ij.  de  agate  alestio  e  tenlio 

e  il  terfo  cielo  col  secondo  acate 
Chapitulum  iij  de  topazio  e  diaspro 

li  graciosy  raggi  del  sole 


UN  CODICE  SCONOSCIUTO  DELL' «  ACERBA  »  417 

Chapiliiliiiiì  iiij  dc  natura  clitropie  e  partcra  e  iacinto 

litropia  eh  e  detta  1  orfanella 
Chapituliim  V  de  uiriiulc  diacodio  ahastonc  e  magnate 

diacodio  se  toccha  il  corpo  morto 
Cliapiiulo  vj  de  natura  earbuneulo  aiiiastielio  e  eìpiate 

Ivce  il  carbuncho  nell  oschuritate 
Chapilulum  vij  di  eiranio  ehaleidonio  e  ehristaìio 

(diramo  pur  nasce  del  gran  trono 
■Chapituìuui  viij  de  1  entra  elialidonio  e  eliorallo 

1  entra  che  1   acqua  per  virtute  tira 
diapituìuui  viiij  de  margarita  gìialosia  e  cornuiia  (corniola) 

nelle  marine  chonche  margherite 

Incipit  liber  quartus.   In  quo   tratatur  de  dubbis  que  soiit  naturai}' 

voglo  quy  che  1  quare  trouy  el  quia 
Cìiapituìum   ij  de  onibus  nafuralibus  eircha  eliorpora   celesta 

vedete  che  nel   elei  son  contrarv    motv 
■Cìiapitiiiiim   iij  de  quaiifatibi/s  nafuralibus  aercm 

perch  e  più  freddo  quand  e   più  sereno 
■Chapituìum   iiij  d  cquolibus  cirelui  ignem  e  uentiim  se  adatta 

perche  ciangotta  la  tìama  nel  ti<;o 
■Cìiapituìum  V  de  quoìibus   (  i  )  naturaìibus  cireìui  aquas 

uegio  che  1  tempo  tralucendo  passa 
■Cìiapituìum  vj  de  quoìibus  naturaìibus  circlia  terrani 

non  a  virtute  dicho  d  inteletto 
Cìiapituìum  vij  de  quoìibus  naturaìibus  eircha  vmbras 

y  o  auuto   paura  di  tre  cose 
Cìiapituìum   viij  de  quoìibus  naturaìybus  circlia  animaìia 

se  ciaschuna  della  porte  n  e  audito 
Cìiapituìum   viiij  de  quoìibus  naturaìibus  cirelia  actum   ìutmanorum 

mira  quest  altri  di   più  bassa  schiera 
Chapituìum  x  de  quoìibus  naturaìibus  dream  actum   humanorum 

tanto  a  di  ben  ciaschum  quant  a  d  amore 
Cìiapituìum  xij  dc  quoìibus  naturaìibus  circlia  actum  ìnimanorum 

e  tu  ad   me  ome  perche  aviene 
Chapituìum  xij  de  quoìibus  naturaìibus  eircha  actum  humanorum 

ultima  cosa  ne  la  mente  e  prima 
Chapituìum  xiij  in  quo  deride!  dantem 

qvy  non  si  chanta  a  modo  de  le  rane 


(i)  Q.uindì  innanzi  le  rubriche  di  questo  quarto  Libro  hanno  sempre  i-  quoìibus 


41 8  C.  MAZZI 


Chapituhim  de  rebus  nostre    fuliiii  in  quo   tratti  tur  in  quo    rcmouct   inulta    quc    sont 
cantra  fidcm  in  quo  ciecchus  de  aschuìo  ruhriJia 
chonvien  eh  y  chanty  de  la  santa  fede 
Chapituhim  secìnniduii  de  irivitatc  rubricha 

bello  e  1   tacere  di  cotanta  chosa 
Né  vogliamo  che   manchi   un   saggio  del  testo  del   nostro    codice.  Anzi     daremo  il 
brano  iniziale  che  il  prof.  Bariola    dette  nell'Appendice    della  sua  monografia  (i)    come 
termine  di  confronto  ;  e,  seguendo  le  norme  di  lui  l'offriamo  qui  diplomaticamente,  se- 
parando soltanto  i  nessi,  sciogliendo  le  abbreviature. 


Oltra  non  segue  ijiii  la  nostra  lucie 
fuor  de  la  superficie  di  quel  primo 
il  qual  natura  per  poter  conducie 
la  forma  intelligibile  che  divide 
noy  dagly  animaly  per  1  abito  estrime 
qual  creatura  niay  non  tucto  vide 

II.  Sopr  ogny  cielo  sustaugie  nude 
stanno  benigne  per  la  dolce  nota 
oue  la  piata  non  gli  ocliy  chiude 
E  per  potenija  dico  tal  virtute 
conserua  il  giro  di-  ciaschuna  nota 
onde  di  ulta  ricieuon  salute 

III.  E  1  archo  doue  son  diuersy  linny 
gira  disotto  con  subiette  stelle 

e  lassa  vn  grado  ben  con  tardy  tinny. 

Le  quatro  qualità  costuy  informa 
si  che  1  subietto  yn  ato  vien  da  quelle 
perche  li  strigne  con  suo  dolcie  forma. 

IV.  Di  sotto  lucie  quella  trista  stella 
tarda  di  corso  e  di  virtù  niniich.i 

che  may  suo  raggio  non  fé  cosa  bella 
Gielo  col  freddo  fiato  mette  a  terra 
e  a  chy  non  a  mercie  s  ella  s  aplicha 
l'aere  stridendo  chiama  guerra  guerra. 

V.  E  circhuniscripta  la  luce  benigna 
nel  sesto  cielo  onde  quel  s  aquista 
che  ben  si  prona  la  one  si  segna. 

Se  1  alma  bella  gU  ocliy  suoy  non  chiude 
stando  nell  ombra  dell  umana  vista 
vuol  eh  ella  dorma  ne  le  sue  braccia  nude. 

VI.  L  ygnea  stella  piata  non  mira 

ma  sempre  di  mercie  si  mostra  fredda 
a  chy  ley  scorba  di  sotto  li  gira 


(l)  Felice  Bvbiolv,  Cecco  d'Ascoli  e  !'  Accrh:i.  S,iggio.  Firenze,  Tipografia  della  «  Gazzetta  J'  Italia  ",  1879  lEslr  dallr 
tihisu  Europea  —  Rivista  Interni^ìonale), 

Cfr.  ancora  Giuseppe  Castelli,  Vita  e  Ofere  di  Cecco  d'Ascoli  (Ascoli  Piceno,  Cesari.  1S87  :  Bologna,  Zanichelli,  1892)  ; 
e  Nuove  Ricerche  su  Cecco  d'Ascoli  \Giorn.   Slor.  della  Leti.  Ila!.  :  XV  (iSgo),  251-256]. 

Francesco  Novati,  Tre  leliere  giocose  di  Cecco  d'Ascoli  [Giorn.  Slor.  I  (1883),  62-71]. 

Rodolfo  Renier.  Vn  codice  malnoto  dell'Acerba  [Giorn.  Slor,  I,  301-305]. 


VII. 


UN  CODICE  SCONOSCIUTO  DELL'  o  ACERBA  » 


E  tal  tempesta  per  I  aria  dispande 
la  sua  potenza  che  in  tucto  preda 
col  nostro  tempo  noy  mirano  grande 

Può  gira  il  corpo  de  la  nostra  vita 
a  giente  vniuersale  d  ogny  subietto 
qiial  virtù  punse  co  la  sua  ferita 

De  li  feruenty  raggi  onde  si  scalda 
la  grane  qualità  che  in  ley  reflecta 
che  ciò  che  uiue  lor  poten(;a  schalda 

D  amor  la  stella  ne  la  terga  rota 
al  spirto  da  angoscia  con  suo  luce 
di  cosa  bella  che  no  sta  remota 

Da  lluy  se  morte  spegne  sua  figura, 
iu  chuy  suo  dolcjie  ragio  non  riluce 
non  e  animata  cosa  tal  natura 

Gira  el  pianeto  co  la  buona  uoglia 
per  quella  spera  onde  vien  tal  lume 
qual  tucta  schurata  dell  anima  spoglia 

La  fredda  stella  in  quel  pocho  cierchio 
ultimo  gira  e  n  e  uer  clie  rosume 
1  ombra  per  suo  splendor,  che  ssia  souerchio 


4'9 


\lll. 


IX. 


C.  Mazzi. 


RECENSIONI 


Giuseppe    Martini.  —  Catalogo    di  antiche  e  rare  edizioni.  Lucae, 
apud  Albertum  Marchi,   M.DCCCC.I,  in   8". 

La  collezione  Ai  libri  posta  in  vendita  con  questo  catalogo  si  compone  di    3  i  q  nu- 
meri accuratamente   descritti.   La  composizione  è  esatta,   le  note  bibliografiche   sono  ade- 


N.   177.  Savonarola.  Coinpi-iidio  dì  rivclationc.  Fir.  149(1. 


420 


RrCEXSIONI 


guate,  e  le  opere  descritte    sono  in  gran  parte    rarissime  e  meritano  di  essere    segnalate 
ai  nostri  cortesi  lettori.  Sotto  il  n.    15   troviamo  un'edizione  del  Cotifessionalc  di  S.  An- 


N."  143.  OviDius.  Paniiae  i;o; 


N.  143    OviDiLS.  l'arniae  1505. 


RECENSIONI 


421 


N."  275.  Fioretti  di  S.  Francesco.  Fir.  1497. 


N."  201.  \'erakdus.  Bas.   1494. 


r 


N."  ;77.  Savonarola.  Coiiipendio  di  rìvclaliotie.  Fir.  1496. 


N."  179.  Savonarola.  Espositione 
del  «  Pater  noster  ». 


RECENSIONI 


tonino  che  il  compilatore,  stante  la  mancanza  d'una  data  certa,  crede  anteriore  al  1470  ■ 
ciò  egli  si  sforza  di  dimostrare  con  la  forma  del  carattere,  colla  speciale  punteggiatura  de- 
gli i,  simile  ad  un  sottilissimo  accento  acuto,  col  gran  numero  e  la  forma  delle  abbrevia- 
zioni ecc.  ;  ma  dubitiamo  che  pochi  rimarranno  persuasi  da  questi  argomenti  ciò  che  certa- 
mente non  sarà  gran  male.  1  gentili  lettori  sanno  ormai  qual  è  il  nostro  pensiero  intorno  ai 
paleotipi  senza  data,  poiché  ci  siamo  pronunciati  a  proposito,  parlando  del  Missalc  speciale 
che  avea  suscitato  una  polemica  assai  viva  fra  i  bibliografi  e  non  s'attenderanno  perciò  che 

veniamo  ora  in  aiuto  al  compi- 
latore :  quel  che  a  noi  soltanto 
sembra  certo  è  che  il  prezzo 
di  300  lire  è  troppo  elevato 
per  una  delle  innumerevoli  e- 
dizioni  quattrocentine  del  Con- 
fessionale^ quand'  anche  fosse 
anteriore  al  1470.  Col  mede- 
simo prezzo  è  segnata  sotto  il 
n.  iS  la  rarissima  edizione  del- 
V Apoca ìypsis  stampata  a  \'ene- 
zia  negli  anni  151 5  e  15 16 
da  Alessandro  Paganini  ed  or- 
nata da  un  bellissimo  frontespi- 
zio e  quindici  grandi  incisioni 
in  legno  di  Giovanni  Andrea 
il  quale  le  tolse  dall'  illustra- 
zione di  A.  Diirer.  Ecco  la  de- 
scrizione delle  incisioni  rimar- 
chevoli :  I .  .^lartirio  di  S.  Gio- 
vanni evangelista  (segnat.  {. 
-1.  D.).  — •  2.  \'ocazione  di 
S.  Giovanni  (senza  segnat.). 
—  •^.  Porte  aperte  della  volta 
celeste  (segnat.  /.  .-1.).  —  4.  I 
quattro  cavalieri  dell'apocalisse 
(senza  segnat.  .  —  5.  Apertura  del  quinto  e  sesto  sigillo  (senza  segnai.).  —  6.  1  quattro  angeli 
che  tengono  i  venti  e  segnatura  dei  cento  quar.mtaquattromila  (senza  segnat.).  —  7.  Distribu- 
zione delle  trombe  ai  sette  angeli  (senza  segnat.).  —  8.  I  quattro  angeli  che  uccidono  la  terza 
parte  dell'umanità  (segnat.  LA.).  —  g.  L'angelo  che  fa  divorare  il  libro  a  S.  Giovanni 
isenza  segnat. l.  —  io.  La  donna  rivestita  di  sole  e  coronata  di  stelle,  e  il  dragone  a  sette 
teste    coronate,  il  quale    minaccia  il  bambino    della    donna  (segnat.    ZOVA.    ADRE.\). 

—  II.  Combattimento  tiel l'arcangelo  Michele  e  dei  tre  angeli  contro  Satana  e  i  suoi 
dragoni  (senza  segnat.).  —  1 2.  Adorazione  dei  due  mostri  usciti  dal   mare  (segnat.  /.  .1). 

—  13.  Trionfo  degli  eletti  (segnat.  /.  A.).  —  14.  Babilonia,  la  grande  prostituta  (se- 
gnat. /.  A.).  —    15.  L'angelo  che  rinchiude  il  dragone  (segnat.    /.   .1.). 


iN."  179.  ^^AVu.^'\K(>L.^    Espjsi/ijìie  tic/  «  Pater  Sos/er  ». 


RECENSIONI 


423 


Qiiesto  volume  è  arrivato  nelle  vendite  pubbliche  a  prezzi  favolosi,  perché  ne  sono 
assai  rari  gli  esemplari  completi  e  ben  conservati  ;  uno  ne  vediamo  citato  col  prezzo  di  1800 
Franchi  nell'ultimo  catalogo   del  sig.  Rahir  (Febbraio  igoijN.  39724).   Al   n.    143   scor- 


N."  177.  Savonarola.  Compendio  di  livelatione.  Fir.  140'^ 


N."  179.  Savonarola.  Espositione  del  «  Pater  Nos/ei-  ». 

giamo  l'edizione  rara  dell' Ovidio  di  P.irma  del  1505  in  fol.  ornata  da  60  figure  a  tratto 
incise  in  legno  da  Giovanni  Andrea  e  Niccolao  da  Modena.  Particolarmente  ricco  è  il 
catalogo  di  quegli  opuscoli,  Savonaroliani  illustrati,  che  oggigiorno  sono  tanto  ricercati  e 
pagati  a  prezzi  carissimi  ;  ciò  che  non  è  ignoto  al  compilatore  di  questo  catalogo,  che  attri- 
buisce ad  essi  prezzi  tal  volta  esageratissimi.  Sotto  il  n.  175  è  segnato  a   230  lire  il  Tractato 


424 


RECENSIONI 


della  hinnilUa  di  Savonarola,  f.  1.  né  d.  [Hain  14374],  '^on  due  silografie  ;  sotto  il  n.  176  al 
medesimo  prezzo  il  Tractato  0  itero  sermone  ih  Ila  oratiotie^sA.néà., con  due  silografie  ;  al  n.  177 
è  portato  al  prezzo  di  700  lire  il  Compendio  di  rivelatione  impresso  in  Firenze  ad  instantia 
di  ser  Piero  Pacini  da  Pescia  nell'anno  1496,  con  5  splendide  silografie;  al  n.  1 78  col 
prezzo  di  250  lire  V Operetta  della  oratioue  mentale,  s.  1.  né  d.,  con  due  silografie  e  sotto 
il  n.  179  troviamo  citato  al  prezzo  di  700  lire  un  esemplare  della  rarissima  Expositione 
del  pater  nosfer  ornata  da  5  maravigliose  silografie  grandi,  delle  quali  una  ripetuta  e  i  3 
piccole  con  diverse  ripetizioni,  11  volume  più  prezioso  della  collezione  è  il  Verardiis 
{ti.  201),  in  hnidem  serenissimi  Ferdinandi  Hispaniarum  regis  Bethicae  &  Regni  Granatac 
ohsidio  vittoria   €■  fritiniphui.  al  quale  trovasi    unita  la  lettera  di  Cristoforo   Colombo  de 

insiilis  in  mari  Indico 


niiper  iircentii.  Basi- 
leae,  lohannes  Berg- 
mann  de  Olpe,  1494, 
i'i  4.°  Con  5  silogra- 
fie, 2500  lire.  Questo 
volumetto  è  prezioso 
«.■  ricercato  unicamen- 
te per  la  lettera  di 
Cristoforo  Colombo 
ivi  contenuta,  ma  non 
si  può  dire  raro,  poi- 
ché si  trova  in  quasi 
tutte  le  raccolte  di 
.  \mericana  vet ustissi- 
ma e  in  qualcuna  per- 
sino in  pili  copie.  11 
sig.  Quaritch  ne  se- 
gnò un  esemplare  stupendo  a  100  lire  sterline  e  nelle  venJite  pubbliche  questo  libretto 
non  oltrepassò  quasi  mai  le  2000  lire,  mentre  fu  spesso  pagato  molto  meno.  In  vo- 
lume raro  è  lo  Zactitus  (segnato  sotto  il  n.  2o(r  impresso  da  Abraham  Ortas  a  Leiria 
(Portogallo)  nel  1496,  ma  crediamo  che  il  prezzo  di  1500  lire  sia  troppo  alto  perché 
eccettuati  il  breve  titolo  e  la  sottoscrizione  tipografica,  il  libro  consiste  di  sole  cifre 
arabe,  che  certamente  non  dilettano  in  modo  particolare  un  amatore  di  poleotipi  che  non 
sia  in  pari  tempo  un  astronomo.  Non  havvi  dubbio  che  la  sottoscrizione  tipografica  è  assai 
importante,  ma  non  crediamo  che  per  questa  sola  si  trovi  facilmente  chi  sia  disposto  a 
spendere  la  discreta  somma  di  millecinquecento  lire.  E  erronea  inoltre  la  nota  del  compilatore 
che  asserisce  come  di  questo  volume  non  si  conosca  alcun  altro  esemplare,  perché  da  Lisbona 
gli  è  stato  scritto  che  non  ne  esiste  alcuno  nemmeno  nella  Biblioteca  Reale,  contrariamente 
all'  indicazione  dei  bibliografi  che  lo  citano.  Ebbene  :  la  Nazionale  (già  Reale)  di  Lisbona 
lo  possiede  tuttora,  e  noi  possiamo  segnalare  al  sign.  .\lartini  altri  due  esemplari,  cioè  quello 
della  Biblioteca  d'Evora  nel  Portogallo  e  l'altro  della  Columbina  di  Siviglia  in  Ispagna  ! 
Troviamo  anche  un  po'  caro  il  prezzo  di  (ioo  lire  per  il  n.  257,  sott'  il   quale  è  descritto  un 


N."  177.  S.woNARuLA.  Compendio  di  rivelatione.  Fir.  i49'J. 


RECENSIONI  423 


esemplare  non  bello  dei  Fioreiti  di  S.  Francesco,  impresso  a  Firenze  per  Ser  Lorenzo  Mor- 
giani  ad  istantia  di  Ser  Piero  Pacini  da  Pescia  nell'anno  1497,  edizione  rara  ornata  d' un 
magnifico  fregio  silogratìco  su   fondo  nero  e  di  due  bellissime  incisioni. 

Il  catalogo  è  correttamente  stampato  e  si  presenta  assai  bene  colle  sue  numerose 
riproduzioni  ;  abbiamo  provato  una  grande  soddisfazione  nel  vederci  imitati  nella  com- 
pilazione di  cataloghi  e  ci  auguriamo  che  altri  seguano  l'esempio  ad  onore  della  bibliofilia 
in  Italia.  Abbiamo  acquistato  qualche  bel  volume  del  catalogo,  ma  dobbiamo  muovere  al 
compilatore  un  rimprovero  che  certamente  gli  sarà  stato  fatto  anche  da  altri.  Ci  siamo 
accorti  che  egli  aveva  tolto  dal  frontespizio  e  dall'  ultima  carta  di  molti  volumi  i  vecchi 
bolli  di  biblioteche  private  o  pubbliche  per  sostituirli  col  proprio,  guastando  qualche  • 
volta  persino  la  bellezza  de'  frontespizi.  Comprendiamo  bene  le  ragioni,  per  cui  una 
biblioteca  pubblica  pone  il  suo  bollo  in  fronte  ed  anche  nell'  interno  del  volume, 
ma  non  possiamo  approvare,  anzi  dobbiamo  protestare  energicamente  contro  la  bol- 
latura di  libri  da  parte  d'  un  libraio.  Per  quanto  il  sig.  Martini  voglia  forse  col  suo  bollo 
(Ex  libris  loseplii  Marfiiii  Liicciisis)  far  credere  d'essere  un  vecchio  raccoglitore  e  di 
possedere  una  gran  biblioteca  privata  (e  in  questo  caso  non  sarebbe  di  certo  da  consi- 
derare come  un  bibliofilo,  poiché  come  tale  non  deteriorerebbe  in  questo  modo  i  libri), 
nessuno  potrà  far  a  meno  di  considerarlo  come  un  libraio  che  compra  e  vende  e  pub- 
blica i  cataloghi  a  prezzi  col  solo  scopo  di  lucro.  L.  S.   O. 

Catalogne  L.  —  Riche  et  précieuse  coUection  de  livres  à  figures 
des  XV  et  XVP  Siècles  soigneusement  décrits  et  mis  en  vente 
par  Leo  S.  (JLSCHKr.   —  Florence,   Leo  S.   Olschki    igoo.    15   Fr. 

La  bibliofilia  è  femmina,  e,  come  lo  dice  il  suo  nome,  femmina  dedita  all'amore: 
essa  ha  dunque  una  doppia  ragione  per  mostrarsi  capricciosa  e  sopra  tutto  per  seguire 
senza  discuterli  i  capricci  di  quella  regina  di  tutte  le  femmine,  che  si  chiama  moda. 
Oggi  la  dispotica  e  volubilissima  signora  vuole  che  i  bibliofili  si  curino  di  preferenza 
dei  libri  figurati,  e  finché  tal  capriccio  le  durerà,  tutti  gli  altri  meriti  del  libro  non  de- 
rivanti dall'illustrazione  passeranno  il  più  delle  volte  in  seconda  linea;  i  più  rari  incu- 
nabuli, le  più  belle  edizioni  degli  Aldi,  degli  Estienne,  dei  Plantin,  degli  Elzevir,  del 
Bodoni,  e  via  dicendo,  le  edizioni  principi  delle  opere  più  cospicue  dell'ingegno  umano 
debbono^  se  non  contengono  figure,  eclissarsi  dinanzi  a  qualsiasi  libro  illustrato,  anche  se 
poco  nitida  e  corretta  possa  esserne  la  stampa,  e  meschino  il  contenuto.  Ciò  posto,  è 
naturale  che  i  sacerdoti  della  dea  —  volgarmente  chiamati  librai  —  facciano  di  tutto 
perché  il  culto  da  lei  favorito  venga  praticato  con  fervore  dai  fedeli  ;  né  meno  naturale 
è  che  in  questo  loro  proposito  essi  riescano  tanto  più  facilmente,  quanto  maggiori  sono 
non  solo  la  loro  materiale  potenza  e  l'estensione  della  loro  clientela,  ma  anche,  e  molto 
più,  quanto  essi  più  emergono  sugli  altri  per  intelligenza  e  per  cultura. 

Non  può  quindi  recar  maraviglia,  se  Leo  S.  Olschki  —  uno  dei  sacerdoti  massimi 
nel  tempio  della  bibliofilia,  un  bibliopola  che  si  fa  lecito  d'avere  una  coltura  professo- 
rale ha  portato  anche  in  questo  campo  il   suo  largo  ed  efficace  contributo. 


42  b  RECENSIONI 


II  catalogo  Z,  del  quale  ci  occupiamo,  è  un  grande  in-8  di  604  pagine  nitida- 
mente edito  e  contenente  1000  numeri,  pili  un  supplemento  di  altri  290  nonché  166 
fac-simili  illustrativi  nel  testo.  Catalogo  e  supplemento  sono  ciascuno  suddivisi  in  due 
parti  che  comprendono  rispettivamente  i  libri  del  X\'  e  del  XVI  secolo:  dei  1290  numeri 
(57  si  trovano  nella  prima  categoria  e   1133   nella  seconda. 

Il  catalogo  è  ordinato  alfabeticamente  per  nomi  d'autore,  ma  alcune  categorie  in- 
teressanti di  libri  vi  si  trovano  totalmente  o  parzialmente  riunite  (ordinate  alfabetica- 
mente) nel  punto  dove  dovrebbe  naturalmente  trovarsi  un'opera  anonima  che  portasse  per 
titolo  quello  generale  della  categoria  in  questione  :  cosi  p.  e.  tra  Bordone  {Bemdetto)  e 
Borghiiii  Vinca/{io  si  trovano  109  opere  della  categoria  BorJiires  de  tilres  (Fregi  mar- 
ginali), ordinati  alfabeticamente  ;  tra  Biirghesiits  e  Caesjr  ne  esistono  8  della  categoria  Ca- 
dnvis  Solaires  (Meridiane)  e  cosi  via.  Un  indice  a  materie  posto  in  fine,  prima  di  quello 
alfabetico,  indica  queste  varie  categorie  e  i  numeri  del  catalogo  che  ad  esse  apparten- 
gono. Ne  ricaviamo  i  seguenti  dati: 

Anatomia opere  N.    15  Giuochi,  Sport  ......  opere  N.     7 

.\rchitettura »  20  Liturgia >■-  51 

Astronomia »        173  Matematiche »  gì 

Caccia »  13  Meridiane »  8 

Calligrafie »  4  Militarla »  1 1 

Costumi >>  19  Ritratti »        117 

Cucina »            3          Romanzi  e  poemi  cavalle- 
Emblemi  :   mnemotecnica.  »  23  reschi »  25 

Erbari     »  18  Scherma »  8 

Fregi  marginali »  70 

Al  compilatore  del  Catalogo,  va  tributata  ampia  lode  per  la  grande  accuratezza  e  la 
precisione,  colle  quali  egli  descrisse  tutti  i  libri  citati  nel  catalogo,  riferendosi  sempre 
ai  classici  lavori  del  Hain  e  del  Copinger  tutte  le  volte  che  l'opera  è  da  essi  citata,  e 
distinguendo,  per  quanto  riguarda  il  primo  di  questi  bibliografi,  anche  le  opere  che  egli 
contraddistinse  con  un  asterisco  per  indicare  che  le  aveva  realmente  vedute  ed  esaminate. 
A  taluno  potranno  sembrare  i  prezzi  segnati  sul  catalogo  soverchiamente  alti  ;  ma 
non  dimentichiamo  che  siamo  di  fronte  ad  oggetti  di  moda  e  che  i  capricci  non  si 
pagano  mai  abbastanza  .'^alati.  A  chi  si  lagnasse  delle  chieste  troppo  forti  non  e'  è  che 
rispondere  col  vecchio  adagio:  tutto  viene  a  tempo  a  chi  sa  aspettare.  La  freddezza  di 
chi  deve  comprare  è  il  miglior  rimedio  contro  le  eccessive  pretese  di  chi  vuol  vendere; 
chi  ha  fretta  non  ha  diritto  di  rimproverare  che  sé  medesimo,  perché  è  cagione  del  pro- 
prio  male. 

.^Ia  lasciamo  da  parte  la  questione  commerciale  e  rientriamo  in  quella  bibliografica. 
Nel  catalogo  sono  veramente  da  ammirarsi  la  bella  raccolta  di  edizioni  dantesche  —  un'as- 
soluta specialità  della  casa  Olschki  —  quella  pregevolissima  delle  bibbie,  quelle  dei  libri 
d'astronomia  e  dei  libri  di  costumi,  tra  i  quali  merita  speciale  menzione  la  Ghirlanda 
di  sei  vaghi  fiori  del  Toni  [Padova,  libreria  del  Giesù  (1604)]  opuscolo  rarissimo  non 
menzionato  da  alcun  bibliografo  o  libraio.  E  notevole  sono  pure  le  raccolte  dei  libri  di 
caccia,  di  scherma,   d'arte  militare,  di  cucina,   nonché  quelle  dei   romanzi   cavallereschi. 


RECENSIONI 


427 


Che,  se  dal  generale  passiamo  al  particolare,  spigoliamo  fra  i  molti  numeri  del 
<:atalogo  meritano  d'essere  menzionati    specialmente  i  seguenti: 

N.°  20.  —  Un  esemplare  del  De  phtrimis  claris  scìectisquc  nni/icribns  del  Ber- 
gomense  (Ferrara,  Lorenzo  De  Rubeis  (1497)  rilegato  in  cuoio  di  Russia  a  dentelli,  se- 
gnato in  catalogo  la  bellezza  di  1000  lire!  Ma  sappiamo  che  fu  venduto  di  più.  È  del 
resto  uno  dei  più  antichi  libri  illustrati  con   ritratti. 

N.°  39.  —  Un  esemplare  marginosissimo  ben  conservato  e  completo  della  prima 
edizione  aldina  della  Hypiierofoiìiacìiia  [\)  di  Francesco  Colonna,  con  legatura  di  Zaehns- 
dorf,   segnato  nel   catalogo   L.   2500. 

N.°  85.  —  11  messale  ronmi/o,  edizione  Zarottiana  del  1481  pregevolissimo,  ma 
che  non  è,  come  il  compilatore  del  catalogo  afferma,  ioni  à  fait  inconnu  mix  bibliogra- 
pkes.  Lo  descrive  p.  es.  l'Ales  nella  Blbliothcque  lHurgique  (¥&rìs  1878)  e  ne  fa  una  mi- 
nuta descrizione  il  Carta  tra  i  codici  miniati  della  Braidense  la  quale  ne  possiede  un 
bell'esemplare.  E    quindi  a  ritenersi   che  appunto  credendolo   meno  noto,   il    compilatore 


N.»  1078.  Giov.  BoccAccii).  \'en.  1518. 


N."  1078.  Giov.  Boccaccio.  Ven.  151S. 


gli  abbia  assegnato  il  prezzo  di  L.  2000.  È  perù  sempre  un  beli'  incunabulo,  perché,  ciò 
che   non  è  detto  nel    catalogo,  questo  è  il  primo  messale  a  stampa. 

N.°  124.  —  11  De  re  niiìHari  del  Valturio  edito  nel  1492  da  Giovanni  di  Niccola 
ila  Verona  e  che  è  il  primo  libro  stampato  in  quella  città  e  nello  stesso  tempo  il  primo 
libro  illustrato  da  mano  italiana  e  il  secondo  stampato  con  illustrazioni  qualunque.  Le 
illustrazioni  fatte  con  rara  eleganza  sono,  come  è  noto,  generalmente  attribuite  a  Matteo 
de  Pastis  incisore  veronese  che  molto  lavorava  per  la  corte  dei  Malatesta  (2). 

N.°  594.  —  Un  libro  di  ore  Je/Li  Veraine  stampato  a  Parigi  s.  d.  [1521]  da 
Gilles  Hardouin  per  il  fratello  Germano,  libraio.  Bellissimo  esemplare  membranaceo 
miniato. 

N."   781.   —  La   seconda  edizione  assai  rara  della   Storia  delle  Indie  à^W  Oviedo, 


(l)  Vedi  l'articolo  di  D.  Gnoli.   //  sogno  di  Polifilo  nella  Bibliofilia  I,  pp.  189-212,  266-283. 

(2}  Vedi  Tarticolo  del  direttore  di  questa  Rivista  inserito  nel  voi.  I.  p.  46-55  (la  prima  edizione  di  Valturio). 


RECENSIONI 


stampata^  a  Siviglia  dal  Cromberger  nel  1535.  Assai  cercata  dagli  Americanisti.  Esemplare 
macchiato  dall'umidità  e  colle  parti  inferiori  delle  pagine  sciupate,  ma  senza  che  il  testo 
abbia  sofiferto.  Esso  ha  una  moderna  rilegatura  pregevole  veneziana  ed  è  otferto  al  prezzo 
di  400  lire,  mentre  un  libraio  di  Monaco  ne  offre  un  esemplare  ben  conservato  a 
•5000  marchi. 


MSk^ 


Uà  Wilo:(a  general 
oeldeSfndiaa 


N."  781.  Oviedo-  Histoìia  de  tas  Indias.  Sevilla  1535. 

N.°  792.  —  Un  esemplare  in  2  voi.  completo  e  bello  degli  Statuti  di  Piiugia 
editi  quivi  nel    1523-28  da  Girolamo  Cartolari,  libro  afl'atto  sconosciuto  ai  bibliogratì. 

N.°  1005.  —  L'edizione  principe,  rarissima  degli  Opuscoli  di  Filippo  Barbieri, 
Roma    1481    (i),  esemplare  assai  ben  conservato,  L.  700. 


(1)  Vedi  pag.    153  dì  questo  quaderno. 


RECENSIONI 


429 


N.°  IO  14.  —  I  Ftieros  de  AragoH,  edizione  sconosciuta  aflatto  ai  bibliografi,  editi 
per  egrcgitim  docforcm  doniinum  Gondissahinm  Garsiam  de  Sancta  Maria....  ex  jtissii  im- 
petisisque  Fatili  Hiinis  :  cot/stanciensis,  Gcrmaiiice  imcionis  apiuì  iirbem  Cesaraugtisìam  (Sa- 
ragozza). 

N."  IDI 7.  —  Un  altro  Libro  d'ore  della  Vergine  ad  uso  di  Parigi,  edito  da  Thiel- 
mann  Kerver  nel  1 500  su  pergamena.  Esemplare  splendidamente  conservato,  miniato  e 
con  bella  rilegatura  del  secolo  XVIII  in   marocchino  rosso  a  dorature. 

N.°  1024.  —  I  trionfi  del  Petrarca  col  commento  del  Glicini  e  i  sonetti  del 
med.  col  commento  del  Filelfo  edizione  di  Pietro  Veronese  (Venezia  1490)  sconosciuta 
all'  Hain  e  che  si  distingue  per  la  bellezza  delle  sue  figure  ispirate  —  a  giudicarne  dai 
costumi  e  dalla  decorazione  —  da  qualche  pittore  della  Scuola  fiorentina  (  i  ) 


N."   107S.  Giov.  Boccaccio.  Il  Dccamerone.  Ven.  151S. 

N.°  1077.  —  L'edizione  —  disgraziatamente  mancante  di  alcuni  fogli  —  del  Z)^- 
eamerone  fatta  da  Filippo  Giunta  a  Firenze  nel  1 5 1 6  e  non  posseduta  da  alcuna  biblio- 
teca fiorentina.  Essa  non  ha  molto  pregio  letterariamente  ;  ma  è  rara  quanto  quella  fatta 
dai  Giunta  1 1  anni  dopo  e  si  distingue  per  le  sue  figure  numerose  disegnate  un  po'  du- 
ramente ma  molto  libere.  Questo  esemplare  è  messo  in  catalogo  al  prezzo  di  L.  100 
mentre  uno  eguale,  ma  completo,  fu  recentemente  venduto  2000  franchi  a  Parigi. 

N.°  1078.  —  Un  esemplare  ben  conservato  dell'edizione  tanto  ricca  di  figure 
del  Decamerone    fatta  a  Venezia  nel    1 5 1 8  da  Agostino   di  Gianni  da  Portese  (L.   loco). 

N.°  II 13.  —  Un  esemplare  della  traduzione  spagnuola  dei  Fatti  di  Alessandro 
di  Quinto  Curzio  (Siviglia,  Cromberger,  1534)  notevole  principalmente  per  la  sua  lega- 
tura spagnuola  del   500  benissimo  conservata  e  bellissimo  modello  del  genere. 


(l)  Vedi  l'articolo  di  E.  ìMuntz,  Les  iriomphts  de  PtU.irque  nella  Bibliofilia  II,  pp.  I-4-15. 


La  Bibliofilia,  volume  II.  dispensa   ll^-is 


29 


43° 


RECENSIONI 


N."  II 25.  —  5  volumi  contenenti  in  IX  parti  le  Collectioiies  peregrinafionum 
in  Indiani  OccidenlaJeni,  stampate  in  parte  dal  Teodoro  de  Brv,  in  parte  da  altri  a  spese 
di  lui.  Q.uesto  esemplare  completo  per  la  parte  americana,  ricco  di  incisioni  e  di  carte 
belle  e  chiarissime,  è  offerto  a  L.    1500. 


N."  1172.  Giov.  Kaib.  Hortus  saniiatis.  \'en.  isió. 


K."  1 1 24.  —  Il  rimario  di  Benedetto  del  Falco  (Napoli,  Matteo  Ganze  da  Bre- 
scia, 1535)  pochissimo  noto  è  offerto  in  un  esemplare  a  L.  40,  un  prezzo  che  avrebbe 
potuto  salire  a  cifre  ben  maggiori,  se  l'esemplare  fosse  stato  completo,  poiché  questo  è 
il  pili  antico  rimario  italiano. 

N.°    1165.  —   lì   primo  libro  stampato  in  caratteri  arabi,  ossia  l'edizione  fatta  da 


RECENSIONI  431 


■Gregorio  de  Gregori  (Venezia   15 14)  dello  Horologium  (i),   tradotta  dal   greco  in  arabo 
-da  un  religioso  maronita  e  accomodata  all'uso  di  Roma. 

N."  1172.  —  Un  esemplare  ben  conservato  dell' 0/'///s  Sanifatis  di  Giovanni 
Kaub  o  de  Cuba,  edizione  di  Venezia  del  15 16  fatta  da  Bernardino  Benali  e  Giovanni 
di  Cerato  da  Trino  alias  Taccuino.  Le  numerose  incisioni,  rappresentanti  piante,  ani- 
mali, mostri,  spesso  addirittura  fantastiche,  un  po'  rozze  nel  disegno  e  nell'ombreggiatura, 
sono  dovute  a  un  artista  tedesco  residente  a  Venezia. 

N.°  1279.  —  La  prima  edizione  (Venezia,  Zenaro,  1590)  del  Yihvo  De  gli  habifi 
antichi  et  moderni  di  diverse  parti  del  mondo  importantissima  opera  di  Cesare  Vecellio  (2) 
ricca  di  420  belle  incisioni   in   legno. 

N.°  1287.  —  L'edizione  fatta  in  Saluzzo  nel  1503  dai  fratelli  de  Signerre  da 
Rouen  dell'opera  De  veritate  contritioiiis  di  Gian  Lodovico  Vivaldi  ;  pregevolissima  e  ri- 
cercata per  la  caratteristica  figura  di  S.  Girolamo  orante  dinanzi  ad  un  crocifìsso  appeso 
ad  un  albero. 

Altre  e  non  poche  opere  citate  in  questo  catalogo  potrebbero  esser  segnalate  parti- 
colarmente agli  amatori  di  libri  illustrati  antichi  ;  ma  ritengo,  anche  fermandosi  a  questo 
punto,  che  la  loro  curiosità  debba  essere  abbastanza  eccitata  per  spingerli  a  procurarsi  il 
catalogo  e  a  leggervi  con  maggior  profitto  loro  le  minute  e  accurate  illustrazioni  fatte 
delle  varie  opere  dal  solerte  ed  intelligente  compilatore. 

G.  F. 


RISPOSTE 


(3) 


In  séguito  ad  un  esame  sommario  della  questione,  che,  a  causa  delle  moltissime  occupa- 
zioni, solo  per  insistenti  preghiere  del  gentilissimo  Cav.  Olschki'mi  sono  indotto  a  fare,  credo  si 
possa  rispondere  al  Sìg.  H....a: 

E  giustissima  la  sua  osservazione  non  esservi  «  una  prova  certa  che  i  libri  del  monastero  di 
.S.  Eusebio  siano  stati  realmente  impressi  da  G.  Lauer  ».  Non  è  però  esatto  che  «  questa  leg- 
«  genda  abbia  l'origine  dalla  falsa  interpretazione  che  Hain  diede  alla  sottoscrizione  tipografica 
«  del  Confessionale  citato  nel  suo  Repertorium  sotto  il  numero  11 74  ».  Tale  affermazione  già  era 
stata  fatta  più  che  mezzo  secolo  prima,  nel  1778  (per  non  parlare  che  di  importanti  opere  speciali 
sulla  tipografia  romana)  da  F.  X.  Laire,  alle  pagg.  85,  109,  162,  182,  del  suo  Specimen  histor. 
Jypographiae  romanae  XV  saecuìi  (Roma)  ;  poi  nel  1781  dall' oculatissimoj.  B.  Audiffredi  alle  pa- 
gine 67,  68  del  suo  Catalogus  histor.  crii,  romanarum  editionutn  XV saec.  (Roma).  Di  libri  stampati 
nel  monastero  di  S.  Eusebio  e  attribuiti  al  Lauer  oltre  il  Confessionale  di  S.  Agostino  del  feb- 
braio 1472  (Hain,  1474)  si  conoscono  le  Omelie  di  S.  Girolamo  (Hain  5036;  corrispondenti  al 
numero  2432  degli  incunaboli  del  Brìi.  Mus.  descritti  dal  Proctor  nel  suo  Index....  Sezione  II 
Italia)  e   le   Facezie  del   Poggio,  indicate   da   L.  Hain  13 179,  che  però   non   corrispondono  alla 


(1)  Vedi  l'articolo  di  D.  Marzi.  Giovanni  Gutenberg  e  l'Italia  nella  Bibliofilia  II,  p.   \yi. 

(2)  Vedi  l'articolo  di  C.  Lozzi,   Cesare   Vecellio  e  i  suoi   disegni  e  intagli  per   libri   di    costumi   e   di  merletti  nella  Si- 
Hiofilia  I,  pp.   3-1 1. 

(3)  V.  La  Bibliofilia,  II.  p.  3(J6  ;  H....a,  havvi  una  prova  certa  che  i  libri  del  Monastero  di  S    Eusebio    sono  stati  real- 
jnente  impressi  da  Giorgio  Lauer  .-' 


432  RISPOSTE 


stampa   numero   3404  del  Proctor  predetto.  Le  Omelie  hatino  in  fine  :  «  Rome,  in  Sancti   Eusebii 
monasterio  scripte  et  diligenter  correcte  »  ;  il  S.  Antonino,  invece  : 

Studio  correcta  dilìgenti  sepeque  Iccta 
Per  Celestinum   nomine  sed  re  Pulverinum 
Sancto  in  Eusebio  degentem  caenobio  ; 
Qui  me  scribebat  gè  Laucr  nomea  habebat. 

Né  l'uno  né  l'altro  passo  danno  alcuna  prova  sicura  che  i  libri  siano  stati  impressi  dal' 
Lauer  nel  Monastero.  11  primo  verso  del  secondo  passo  anzi  sembra  piuttosto  accenni  ad  una 
correzione  letteraria,  non  tipografica  0,  come  oggi  si  direbbe,  sbozzatura.  Se  però  con  l' intero  primo 
passo  confrontiamo  l'ultimo  verso  del  secondo  passo,  siccome  il  Lauer  scnllors  {giti  me  scribebat\ 
era  il  tipografo,  sembra  la  parola  scrip/e  debba  intendersi  impresse.  In  questo  modo,  dunque,  si 
verrebbe  ad  ammettere  che  anche  il  Confessionale  fu  non  solo  corretto  ma  pure  stampato  nel  Mo- 
nastero. A  tale  conclusione  si  verrebbe  anche  riflettendo  agli  usi  del  tempo.  Si  pensi  al  bisogno 
grande  che  i  tipografi,  specialmente  tedeschi,  doveano  avere  dell'opera  assidua  di  un  correttore, 
e  si  vedià  come  la  supposizione  favorevole  al  Monastero  appaia  molto  verisimile,  e  come  diverse 
ragioni  d'analogia  la  rendano  degna  d'esame:  È  noto  che  il  Lauer  fu  tra  i  )irimi  tipografi  che 
vennero  a  Roma  ;  come  solevano  lutti,  anche  se  in  seguito  fondarono  proprie  otticine,  non  muoversi 
senza  esser  chiamati,  pagati  o  sovvenuti  da  conventi,  signori,  coniimi,  società,  prelati;  che  pochi 
erano  i  loro  strumenti,  che,  [specialmente  il  Lauer]  li  portavano  seco,  in  casa  di  (|uesto  o  di 
quello,  secondo  i  lavori  e  le  commissioni  che  aveano. 

Che  i  caratteri  usati  nel  Monastero  di  S.  Eusebio  diflTeriscano  da  quelli  conosciuti  dal  Lauer,, 
dato  pure  ciò  come  esatto,  significherebbe  molto  in  altri  tempi,  o  con  altri  tipografi;  mail  Lauer 
n'ebbe  un  buon  numero,  certo  non  meno  di  9  ;  e  si  sa  con  quanta  facilità  allora  venivano  cam- 
biati o  sostituiti.  Per  queste  ragioni,  credo  si  debba  rispettate  l'antica  tradizione  finché  non  si 
abbiano  contro  di  essa  più  sicuri  argomenti. 

D.   <\Lwi. 

Firenze,  22,  II.  'gol. 

I  know  no  evidence  directly  connecting  Lauer  with  S.  Eusebio,  but  the  colophon  quoted 
by  H....a  afifords  a  presuniption  in  its  favour,  unless  there  is  anything  to  shew  that  it  was  not  so. 
Hain  no  doubt  took  this  view,  and  did  not  make  any  mistake.  1  cannot  agree  with  H....a's  opi- 
nion of  the  character  of  the  type  used. 

R.   Proctor. 

London,  24,  II,   '901. 


■  ««>»«,■  JiM 


KKÌ»»)i:»  ■■■^^■■■■..■'iJ'M»"-"  ■»*■»»■  ■■■■■■■«■■«"«■■^^'■''■''■■''■■■■■■■*^***"J^»**^'"«*J'»''>MWW)0<MjOrt«. 


NOTIZIE 


Premio  Umberto  I.  —  La  Società  Bibliografica  Italiana,  ad  onorare  la  memoria  del 
compianto  re  Umberto  1,  vittima  di  mano  assassina,  e  desiderando  di  rendere  omaggio,  in  quel 
modo  che  i  suoi  istituti  lo  consentono,  alle  virtii  del  Re  buono  che  non  smenti  mai  i  suoi  gene- 
rosi sentimenti  in  favore  degli  umili,  ha  deliberato  di  aprire  un  concorso  per  un  premio  di  lire 
mille,  intitolato  al  nome  augusto  di  Umberto  I,  che  sarà  assegnato  a  quella  biblioteca  popolare 
italiana  giudicata  più  degna  per  il  savio  e  liberale  ordinamento,  per  la  oculata  scelta  dei  libri,  per 
la  efiicace,  lunga  e  diffusa  azione  in  vantaggio  della  istruzione  e  della  educazione  del  popolo.  Sono 
ammesse  a  questo  concorso  tutte  le  biblioteche  creale  e  mantenute  da  provincie,  da  comuni,  da 
enti  morali,  da  società,  da  elargizioni  o  sottoscrizioni  private  col  diretto  intento  di  provvedere 
alla  istruzione  e  alla  educazione  del  popolo,  sia  in  generale,  sia  di  determinate  classi  (operai,  in- 
dustriali, agricoltori,  marinai,  ecc.).  Non  sono  ammesse  le  bibliotecl.e  annesse  a  istituti  governa- 
tivi né  comunque  mantenute  inon  soltanto  sussidiale)  dal  Governo,  né  le  biblioteche  scolastiche,. 


NOTIZIE  433 


per  le  quali  la  Società  si  riserva  di  aprire  speciali  concorsi.  Quelle  biblioteche  che  intendessero 
concorrere  dovranno  spedire  alla  Presidenza  della  Società  Bibliografica  Italiana,  presso  la  Biblio- 
teca di  Brera  in  Milano,  non  più  tardi  del  31  maggio  1901,  una  domanda  accompagnata  da  una 
relazione  particolare  e  da  tutti  quei  documenti  manoscritti  o  stampati  con  i  quali  intendessero 
corredarla,  quadri  statistici,  regolamenti,  cataloghi,  ecc.  Questi  documenti  non  saranno  restituiti. 
L'assegnazione  del  premio  sarà  fatta  da  una  Commissione  nominata  dalla  Presidenza,  la  quale 
riferirà  nella  Quinta  Riunione  generale  ordinaria  della  Società,  che  sarà  tenuta  a  Venezia  nel- 
r  autunno  1901.  La  Commissione  si  riserva  il  diritto  di  verificare  lo  stato  e  ordinamento  delle  Bi- 
blioteche concorrenti  con  tutti  quei  mezzi  che  riputerà  necessari. 

Una  curiosa  «  Desiderata  ».  —  Il  libraio  Angelo  Namias  pubblica  in  grossi  caratteri 
nell'ultimo  suo  catalogo  la  seguente  Desiderata:  «  Un  illustre  letterato  cerca:  Repertorio 
Universale  poliglotta  di  tutte  le  sentenze  e  giudizi  di  qualunque  scrittore  in  qualunque  lingua  e 
su  qualunque  materia  per  uso  dei  critici  che  bramano  giudicare  i  libri  senza  prendersi  la  briga  di 
leggerne  oltre  il  frontespìzio,  e  di  citare  opere  in  tutte  le  lingue  vive  e  morte  senza  conoscerle. 
Codice  in  papiro  del  secolo  111.°,  unico  salvato  dalla  tamosa  Biblioteca  d'Alessandria  che  conte- 
neva circa  due  milioni  di  opere,  bruciate  tutte  per  ordine  di  quel  brav'onio  di  Omar.  11  salvatag- 
gio del  codice  dicono  sia  dovuto  al  caso  di  un  professore,  il  quale  l'aveva  portato  a  domicilio  e  si 
«ra  dimenticato  di  restituirlo;  e  il  bibliotecario  di  ricliiederlo. 

In  fine  al  codice  c'è  poi  una  giunta  di  data  più  recente  intitolata  Repertorio  Dantesco,  in 
cui  sono  riprodotte  999  mila  interpretazioni  della  Divina  Commedia,  tutte  contradditorie  ;  123  mila 
riguardano  il  famoso  veltro,  e  118  mila  il  non  meno  famoso  coutrabasso  o  contrapasso,  che  non 
«cordo  bene.  Questa  giunta  è  fatta  per  comodo  di  chi  per  concorrere  a  qualche  cattedra  o  per 
altro  scopo  non  meno  nobile,  vuol  far  mostra  di  avere  studiato  a  fondo  la  vita,  i  tempi  e  le  opere 
■del  gran  poeta  fiorentino. 

Contiene  pure  la  Statistica  Dantesca,  che  dà  il  conto  preciso  delle  virgole  e  dei  punti,  non- 
-ché  di  ogni  lettera  e  di  altre  cose  di  eguale  importanza  ■). 

Non  sappiamo  se  si  tratta  d'  uno  scherzo  di  carnevale  o  d'  una  satira  all'  indirizzo  di  qualche 
illustre  letterato  contro  il  quale  il  Sig.  Namias  ha  voluto  scagliare  i  suoi  fulmini  in  questa  guisa 
assai  strana.  O  voleva  egli  forse  burlarsi  dei  filoioghi  e  specialmente  di  certi  pedanti  che  colle 
loro  elucubrazioni  cervellotiche  cercano  di  traviare  o  di  guastare  il  senso  e  la  bellezza  del  poema  di- 
vino? I\la  ciò  non  spetterebbe  ad  un  libraio  né  dovrebb' essere  detto  in  un  catalogo  ma  da  ben 
altri  ed  altrove.  Ha  pensato  il  sig.  Namias  anche  all'opportunità  di  farlo?  Ci  pare  di  no  :  chi  sa 
quanti  bravi  .suoi  clienti  appartengono  alla  categoria  dei  letterati  da  lui  in  sì  malo  modo  stigma- 
tizzati, ed  il  sig.  Namias  non  potrà  lagnarsi,  se  non  si  rivolgeranno  più  a  lui  per  acquistare  qualcuno 
di  que'  volumetti  inutili  (secondo  il  suo  modo  di  vedere  e  di  giudicare!)  che  pure  si  trovano  —  ed 
■in  abbondanza  —  nei    suoi   cataloghi  ! 

Il  fumo  e  le  Biblioteche.  —  Togliamo  dal  giornale  La  Patria  :  «  Sui  giornali  fran- 
•cesi  si  accese  una  polemica  che  può  essere,  forse  utilmente,  iniziata  anche  da  noi,  ove  le  bi- 
blioteche sono  frequentate  da  fumatori.  La  polemica  è  diretta  ad  ottenere  il  permesso  di  fumare 
nella  Biblioteca  Nazionale  di  Parigi  durante  le  consultazioni  dei  libri.  Vi  sono  naturalmente  dei 
favorevoli  alla  richiesta,  come  ve  ne  sono  dei  contrari.  1  favorevoli  dicono  :  Per  molti  il  fumare 
una  sigaretta  leggendo  o  scrivendo,  costituisce  oltre  che  la  soddisfazione  di  un  prepotente  biso- 
gno, un  forte  ausilio  a  quel  lavoro  di  assimilazione  o  di  produzione  che  si  fa  leggendo  o  scrivendo. 
La  maggioranza  degli  studiosi,  lavorando  in  casa  propria,  fuma,  perché  nel  fumo  trova  sollievo, 
trova  l'eccitamento  e  magari  la  distrazione;  trova  insomma  un  qualche  cosa  che  gli  rende  la  fan- 
tasia e  la  intelligenza  più  lucide,  la  volontà  più  attiva,  il  lavoro  meno  faticoso  e  più  proficuo. 
Perché  dunque  si  deve  mettere  in  condizione  gli  studiosi  di  non  usare  di  questo  mezzo  potente  e 
benefico,  anche  nelle  biblioteche  ?  Dicono  i  contrari  :  Siete  pazzi.  Non  pensate  ai  pericoli  di  un 
incendio  che  distruggerebbe  libri  e  manoscritti  preziosi?  Come?...  Anche  chi  fuma  in  sua  casa 
■corre  rischio  di  dar  fuoco  alla  propria  abitazione.  Verissimo  ;  ma  chi  fuma  in  sua  casa,  tra  libri  e 
mano.scritti  propri,  pone  maggior  attenzione  che  non  colui  il  quale  si  troverebbe  tra  libri  e  roba 
di  tutti,  la  quale  purtroppo  non  si  è  ancora  abituati  a  considerare,  in  parte,  anche  propria.  E  poi 
per  coloro  a  cui  il  fumo  dà  noia?...  E  per  le  signore  che    frequentano    assiduamente   le  bibliote- 


434  NOTIZIE 


che?  Gli  altri  replicano:  Sta  bene;  ma  fate  una  sala  di  biblioteca  per  i  fumatori,  e  se  temete  l'in- 
cendio, fate  un  fumoir  senza  libri,  una  specie  di  saletta  di  conversazione  in  cui  gli  studiosi,  tra 
una  consultazione  e  l' altra,  possano  passare  un  quarto  d' ora  fumando  una  sigaretta,  senza  esser 
costretti  a  riconsegnare  i  libri  e  ad  uscire  all'  aperto.  Ma  che  !  ?  —  tornano  a  replicare  i  contrari 
all'  innovazione  —  :  si  comincerebbe  a  fumare  nell.i  saletta  e  si  finirebbe  per  fumare  nella  sala  di 
lettura.  E  poi  :  non  è  concessione  che  già  si  fa  agli  studiosi  quella  di  permetter  loro  1'  accesso  in 
biblioteca  e  la  consultazione  dei  libri?...  Se  vogliono  usarne,  rinuncino  al  vizio  del  fumo  per  il 
tempo  in  cui  rimangono  in  biblioteca...  E  cosi  la  polemica  continua  con  argomenti  un  po'  seri, 
un  po'  leggieri  da  una  parte  e  dall'altra,  senza  venire  ad  una  conclusione,  né  accennare  ad  una 
prossima  soluzione  della  proposta.  Da  noi  non  si  è  mai  pensato  a  neanche  sollevare  un  tale  que- 
sito. Eppure  quanti  abbiano  frequentato  e  frequentino  biblioteche  avranno  sentito  e  sentiranno  ad 
un  certo  momento  un  prepotente  bi.sogno  di  riposarsi  con  una  sigaretta  in  bocca  o  di  continuare 
a  lavorare  con  quel  diversivo  del  fumo  che,  è  innegabile,  produce  in  tutti  glj  studiosi  che  sian 
fumatori  un  benefizio  immenso.  Non  ci  metteremo  a  confutare  le  ragioni  prodotte  dagli  uni  e 
e  dagli  altri:  al  pericolo  di  un  incendio  —  l'unica  osservazione  di  una  qualche  importanza  —  si 
potrebbe  rispondere  che  in  tutti  gli  uffici  del  mondo  {?).  in  tutti  gli  studii,  in  tutte  le  redazioni  di 
giornali  -—  dove  la  carta,  tra  stampata,  scritta  e  bianca,  non  manca  davvero  —  si  è  sempre  fumato 
e  si  fuma,  senza  pericolo  alcuno.  E  poi,  si  capisce  che  se  a  questa  innovazione  si  dovesse  venire, 
essa  dovrebbe  essere  circondata  da  serie  cautele  di  sicurezza.  Anche  nei  teatri  chiusi  sembrava  non 
si  dovesse  mai  concedere  il  diritto  al  fumo;  e  pure  in  vari  teatri,  a  Roma  stessa,  si  fuma,  quan- 
tunque l'ambiente  si  presti  molto  alla  propagazione  degli  incendi.  Una  sala  perciò  dove  fos.se  per- 
messo di  fumare  pur  leggendo  e  scrivendo,  sarebbe  accolta  con  molta  soddisfazione  dalla  legione 
non  piccola  degli  studiosi  fumatori.  Ma  non  ci  nascondiamo  però  che  da  noi,  prima  di  fare  en- 
trare in  uso  una  di  queste  innovazioni,  dovrebbe  passare  tanto  tempo  che  il  benefizio  sarebbe  ri- 
.sentitò,  e  forse  neppure,  dai  nostri  nepoti  ». 

Le  Biblioteche  popolari  di  Berlino.  —  11  sig.  Arend  Buchholtz,  Bibliotecario  della 
città  di  Berlino,  ha  pubblicata  una  pregevolissima  Memoria  per  celebrare  il  cinquantesimo  anni- 
versario della  istituzione  delle  biblioteche  popolari  in  Berlino. 

Dopo  aver  rapidamente  accennato  come  nel  1797  era  stato  proposto  di  aprire  in  Berlino  una 
biblioteca  di  carattere  popolare,  l'Autore  parla  diffusamente  di  Federico  Raumer,  celebre  storico,, 
uomo  di  Stato  e  patriotta  insigne,  perché  egli,  aiutato  dalla  Società  per  le  couferen.^e  scientifiche, 
fu  veramente  il  fondatore  delle  biblioteche  popolari  di  quella  grande  capitale. 

Reso  cosi  un  dovuto  omaggio  alla  memoria  del  Raumer,  il  Buchholtz  parla  dell'ordinamento 
speciale  di  queste  biblioteche;  si  narra  la  loro  storia,  suddividendola  in  periodi  dal  1S50  al  1870; 
dal  1870  al  1890,  per  chiudere  coli' ultimo  decennio,  nel  (]uale  fu  istituita  la  ventottesima  biblioteca 
popolare.  La  narrazione  è  sempre  accompagnata  da  documenti  e  da  notizie  statistiche,  dalle  quali 
si  apprende  che  queste  biblioteche  hanno  già  riuniti)  più  di  161 ,000  volumi  a  stampa,  .scelti  con  fine 
discernimento  e  con  cura  grandissima. 

Nell'anno  economico  1899-900  per  queste  2S  biblioteche  furono  spesi  64,500  m.uclii  ;  esse 
poi  hanno  fatto  prestiti  per  693,078  volumi  a  20,678  lettori  diversi. 

Ma  non  è  a  questo  soltanto  che  si  limita  l'azione  benefica  delle  biblioteche  popolari  sparse 
per  la  città  di  Berlino.  Per  coloro  che  non  pos.sono,  o  non  vogliono,  studiare  a  casa,  esse  hanno 
aperte  la  sera  quattro  grandi  sale  di  letture  frequentatissime.  Ora  fu  deciso  di  aprirne  altre  due. 

Da  ciò  risulta  per  tutti  evidente  quale  imponente  strumento  di  cultura  siano  queste  biblioteche 
e  si  comprende  anche  come,  con  un  esempio  simile  davanti,  le  biblioteche  popolari  e  le  sale  di  let- 
tura si  diffondano  in  Germania,  seguendo  il  nobile  im])ulso  dato  da  due  persone  grandemente  be- 
nemerite dell'istruzione  popolare:  il  dott.  Edoardo  Reyer,  professore  alla  Università  di  Vienna, 
e  il  dott.  Constantino  NOrrenberg,  bibliotecario  della  Università  di   Kiel. 

Lettere  Babilonesi.  —  Il  British  Museum  ha  esposto  nella  sala  dell'arte  .Assira  due  se- 
rie di  tavole  Babilonesi.  La  prima  serie  contiene  delle  tavolette,  in  caratteri  che  erano  in  uso  2400 
anni  avanti  l'èra  volgare  :  in  esse  sta  scritta  la  misurazione  e  il  censimento  dì  alcuni  fondi  di  cam- 
pagna. Esse  lasciano  chiaramente  vedere  che  .sono  una  parte  della  grande  misurazione  delle  terre 
fatta  da  sacerdoti  e  dai  re  per  istabilire  la  popolazione  del  paese.  È   maraviglioso    a    vedersi  coii 


NOTIZIE  435 


qual  precisione  e  con  quale  facilità  quel  popolo  facesse  i  difficili  calcoli  della  misurazione,  non 
avendo  esso  ancora  conosciute  le  regole  dell'aritmetica  e  della  geometria.  Il  sistema  di  datazione 
per  quelle  tavole  è  curiosa  assai  :  infatti  il  calendario  cambiava  ogni  anno  dopo  un  grande  avve- 
nimento, e  ne  prendeva  il  nome.  Però,  in  séguito  gli  stessi  babilonesi  videro  che  quella  misura- 
zione del  tempo  diveniva  difficile  e  poco  sicura  e  fu  allora  stabilito  che  si  dovevano  contare  gli 
anni  dal  giorno  in  cui  un  re  saliva  al  trono.  (Come  si  fa  tuttora  in  Cina  e  in  Giappone  ecc.).  Tor- 
nando ora  alla  II  serie  delle  tavole,  vediamo  che  esse  sono  il  primo  esempio  a  noi  pervenuto  di 
lettere  babilonesi.  Le  tavolette  su  cui  sono  scritte  erano  racchiuse  in  urne  di  creta  ed  erano  indi- 
rizzate dai  re  agl'impiegati  superiori  del  regno.  Le  lettere  e  le  urne  furono  poi  indurite  col  fuoco, 
ed  affinché  non  si  attaccassero  l'una  con  l'altra,  furono  cosparse  di  finissima  polvere  di  mattone. 
Le  lettere  sono  scritte  in  istile  laconico  ma  chiarissimo  e  contengono  vari  argomenti.  In  una  di 
quelle  lettere,  per  esempio,  sta  scritto  l'ordine  di  porre  nei  calendari  il  mese  bisestile:  in  un'altra 
si  trova  il  castigo  che  si  deve  infliggere  ad  un  impiegato  corrotto. 

Il  prezzo  di  vn  quadro  di  Van  Dyck.  —  Il  noto  miliardario  americano  William  C. 
Whitney  ha  comperato  poco  fa  per  125.000  dollari  (Lire  625.000)  un  quadro  di  Van  Dyck,  rappre- 
sentante William  de  Villiers,  conte  di  Grandisson.  Il  dipinto  figurava  all'ultima  esposizione  di  Van 
Dyck  che  era  aperta,  l'anno  decorso,  nella  città  di  Anversa,  inviato  dal  sig.  Jakob  Herzog  di  Vienna  : 
il  prezzo  veramente  favoloso  di  questo  quadro  è  il  più  alto  che  si  sia  mai  pagato  in  America,  fatta 
eccezione  de\V^/!gc'//is  di  Millet. 

Giovanni  Gutenberg  in  Boemia.  —  Nell'anno  1840,  ricorrendo  il  IV  centenario  del- 
l' invenzione  della  stampa,  mio  scrittore  boemo  di  nome  Winaricky  curato  di  Kovan  in  Boemia, 
pubblicò  uno  scritto  originale  su  Giovanni  Gutenberg,  di  cui  ecco  il  titolo:  Giovanni  Guttenberg 
da  Kuttenberg  (Boemia)  nato  nel  1412,  baccelliere  delle  arti  liberali  presso  l'università  di  Praga 
(promosso  addi  18  Novembre    1445).  inventore  della  stampa. 

L'opuscolo  fu  tradotto  in  francese  dal  dottor  Giovanni  de  Carro,  valente  medico  ai  bagni  di 
Karlsbad.  Il  De  Carro  nella  sua  traduzione  non  nega  l'origine  germanica  del  Gutenberg,  ma  vuole, 
con  diverse  argomentazioni  dimostrare  come  egli  fosse  fuggito  da  Magonza  per  causa  delle  gravi  in- 
surrezioni scoppiatevi,  e  come  si  sia  rifugiato  in  Boemia,  e  precisamente  a  Praga,  dove  egli  dice 
ottenesse  il  posto  di  Baccelliere  in  quell'università  col  nome  à\  Johannes  de  Montibus  Cuiiiis.  Per  chi  vo- 
lesse più  precisa  notizia  dell'  interessante  opuscolo  diamo  qui  il  titolo  della  traduzione  francese:  «  Jean 
Gutenberg,  né  en  1412  à  Kuttenberg  en  Bohème,  Bachelier  ès  arts  à  P  Llniversité  de  Prague,  promu 
le  iS  novembre  1445,  inventeur  de  l'imprimerie  à  Mayence  en  1450.  Essai  historique  et  critique, 
par  le  Kévérend  Charles  Winaricky,  Cure  de  Kovvan,  près  de  Jungbunzlau.  Traduìt  du  Manuscrit 
allemand  par  le  chevalier  Jean  de  Carro,  Docteur  en  médecine  des  Facultés  d'Édimbourg,  de 
Vienne  et  de  Prague,  médecin  à  Carlsbad  pendant  la  saison  des  eaux,  citoyen  d'honneur  de  ladite 
ville,  membre  correspondant  de  la  société  imperiale  des  médecins  de  Vienne,  niembre  honoraire 
de  la  société  du  Musée  national  de  Bohème,  etc.  (pet.  in-8",  104  pp.)  Bruxelles  1S47,  Librairie  ancienne 
et  moderne  de  A-  Vandale,  rue  des  Carrières.  30  ». 

La  morte  di  una  Rivista.  — •  Da  ben  235  anni  usciva  in  Parigi  il  Journal  des  Savan/s 
che  vantava  un  superbo  passato,  ma  che  ora,  coU'aumento  delle  riviste,  dato  P  incremento  potente 
delle  scienze,  era  in  assai  cattive  acque.  In  quest'ultimi  anni  il  periodico  era  aiutato  dal  governo 
francese,  e  riceveva  annualmente  da  questo  la  somma  di  25000  franchi.  Ma  lo  Stato,  vista  l'inu- 
tilità e  il  poco  valore  della  pubblicazione,  non  la  vuole  più  sostenere  né  moralmente,  né  material- 
mente, e  la  Rivista  è  costretta  a  cessare  la  sua  pubblicazione. 

Un  costoso  Evangelio.  —  Il  conte  di  Ashburnham  ha  venduto,  or  è  circa  un  mese,  il 
celebre  manoscritto  Evangelia  quatnor  ad  uno  sconosciuto  amatore  per  ben  10.000  Lire  sterline 
(250.000  lire).  È  il  prezzo  più  alto  che  si  sia  mai  pagato  per  un  volume  solo  :  ma  il  ms.  lo  merita  ; 
eccone  in  breve  la  storia  :  Il  prezioso  ms.  apparteneva  all'Abbazia  di  Lindau  (Lago  di  Co.stanza)  che 
P  imperatore  Luigi  il  Religioso  aveva  fondata  nelP  834  e  data  in  mano  alle  donne  dell'aristocrazia 
di  quella  città.  Nel  1803,  quando  si  sciolsero  le  protettrici  dell'Abbazia  e  si  fece  la  ripartizione  degli 


430"  NOTIZIE 


oggetti  di  valore,  il  ms.  toccò  alla  Baronessa  Antonietta  di  Erzburg:  alla  sua  morte  il  barone  di 
Lapsberg  lo  comperò  ed  egli  a  sua  volta  lo  vendette  ad  un  antiquario  di  Londra. 

Il  conte  di  Ashburnham  (padre  de!  vivente)  lo  acquistò  a  sua  volta  e  lo  teneva  come  un 
tesoro  fra  i  cimeli  della  sua  biblioteca. 

Il  manoscritto  è  in  gran  parte  illeggibile:  ma  qual'è  il  vero  suo  valore?  Esso  è  suntuosa- 
mente  rilegato  con  due  grosse  tavolette  di  legno  su  cui  sono  attaccati  internamente  dei  ricami 
sulla  seta.  All'orlo  delle  tavolette  stanno  due  striscie  d'oro  con  incisioni  di  croci  ed  altro. 

11  dorso  delle  tavolette  è  tempestato  di  pietre  preziose  di  ogni  forma  e  colore.  \'i  si  con- 
tano non  meno  di  327  fra  smeraldi,  rubini  e  perle  bellissime.  La  parte  inferiore  porta  una  croce 
in  mosaico  smaltato,  ornato  di  35  pietre  preziose.  I  coprilibri  si  credono  dell'  Vili  secolo,  ma  la 
data  è  ancora  incerta  :  di  essi  fa  ampia  descrizione  Alessandro  Resbitt  in  una  sua  opera  (  1SS5)  Vetusta 
nionmneiila- 

Nell'interno  dell'opera  fanno  bella  mostra  di  sé  piccole  ma  graziosissime  figure  che  pale- 
sano lo  stile  dell'età  dei  Carolingi.  Il  volume  consta  di  220  pagine  dì  pergamena  e  contiene  il 
testo  dei  quattro  evangeli  tradotti  da  S.  Girolamo  con  una  prefazione,  l'epistola  di  S.  Girolamo 
al  papa  Damaso  ed  altre  cose  di  minor  importanza.  Sir  E.  I\lannde  Thompson  dice  che  il  mano- 
scritto è  d'origine  germanica  e  che  sia  .stato  scritto  nel  950  forse  per  surrogare  un  altro  manoscritto 
(di  maggior  valore)  smarrito  prima.  Cosi  forse  si  spiegherebbe  il  lusso  della  legatura  che  doveva 
certo  tenere  il  [msto  delle  scarabocchiature  del  testo.  L.  S.  (). 

«««Kl«jO<K«»Rlil«*««)i*J«W«WKJ»««Kl«)<K«^«><)r)<«»*«"«)'*»XIO«KJOOC100«»i*M)<l(«*K««)tl<K«J«^BWRMKw«MM«K«MK«>«««>On«K>«.*l«BMJIKM»>n«««»«  «■■■■■■■■■il 


VENDITE  PUBBLICHE 


Mi  Alla  fine  del  1000  ebbe  luogo  a  Monaco  presso  il  Sig.  |,  Halle  la  vendita  importantissima 
d'una  collezione  rimarchevole  di  stampe  in  rame  della  scuola  inglese  e  francese  del  XVIIl  secolo 
che  fece  accorrere  alla  capitale  della  Baviera  da  tutte  le  parti  un  gran  numero  di  amatori  e  di  commer- 
cianti. La  gara  fu  assai  viva  ed  i  prezzi,  per  conseguenza,  molto  elevati.  Crediamo  di  far  cosa  gra- 
tissima  ai  nostri  cortesi  lettori  col  pubblicare  i  prezzi  pagati  per  i  numeri  più  importanti  della  ven- 
dita, giacché  le  stampe  a  colori  della  scuola  inglese  e  francese  del  XV'lll  secolo  sono  alla  moda 
che,  speriamo,  non  si  manterrà  in  infiui/uiii,  ma  lascerà  presto  il  suo  posto  alle  stampe  classiche 
dei  grandi  maestri  antichi  che  fortunatamente  hanno  ancora  ed  avranno  sempre  moltissimi  amatori 
ed  ammiratori.  Non  vogliamo  dire  con  questo,  che  le  stampe  a  colori  del  XVIII  secolo  non  siano 
belle,  magnifiche,  stupende,  ma  piuttosto  che  i  prezzi  che  raggiungono  oggigiorno  non  vanno,  al 
modo  nostro  di  vedere,  di  pari  passo  col  valore  artistico  ;  e  di  ciò,  crediamo,  si  persuaderanno 
anche  i  nostri  cortesi  lettori,  leggendo  i  prezzi  ed  osservando  le  riproduzioni  di  alcune  delle  più 
belle  stampe  vendute  in  quest'  asta,  che  accompagnano  questo  rapido  resoconto. 

N"  80.  Henrietla  Frances  Viscowifess  Duncannoii.  Ritratto  disegnato  da  Lavinia  Countess 
Spencer  ed  inciso  da  Fr.  Bartolozzi.  Mk.  185.  —  N."  115.  The  l'areni  reslor'd  or  the  blessings  0/ 
Peace.  (11  padre,  reduce  dalla  guerra,  è  ricevuto  con  gioia  dalla  famiglia).  \V.  Nutter  se,  impr.  a 
colori.  Mk.  173.  —  N."  1 19.  A  village girl gathrring  nuts.  —  A  Cottage  slietìing  Pease.  —  (Una  signo- 
rina che  coglie  noci  ed  una  ragazza  che  sgrana  piselli).  2  stampe  ine.  da  P.  W.  Tomkins.  Mk.  225.  — 
N.»  120.  The  storili}'  night,  a  uife  ìraiting  the  return  of  her  husband.  —  The  morning  after  the 
storni,  Ihe  husband's  return.  —  (La  notte  tempestosa;  una  donna  che  attende  il  ritorno  del  ma- 
rito. —  La  mattina  dopo  la  tempesta  ;  il  ritorno  del  marito).  —  2  stampe  ine  da  W-  Ward  nel  1798 
in  fol.  obi.  ed  impr.  a  colori.  Mk.  600.  —  N.»  I3S.  Jioiiaparte,  premier  consul  de  ta  Répiiblique 
fran(aise,  en  buste.  Grave  par  Levachez  ;  au  dessous  dans  la  tablette,  la  revue  du  quintidi,  eau- 
forte  de  Duplessis  —  Bertau.x.  —  Bella  stampa  impress,  a  colori.  Mk.  260.  —  N."  141.  The  Soldiers 
Reward.  The  Return  of  the  grenadier  io  his  wife  and  fainity.  (Il  premio  del  bravo  soldato.  — 
Il  ritorno  del  granatiere).  —  2  stampe  ine.  da  William  Hond  ed  impresse  a  colori.  Mk.  345.  — 
N.°  228.  Due  pae.saggi  [Timber  Cai  riage.  —  l'illage  Miti;  Girls)  ine.  da  R.  Corbould  ed  impresso 
a  colori.  Mk.  300.  —  N."  229.  J.  L.  Cosse.  The  famity  distress  oceasioned  by  the  toss  of  a  chitd. 
—  The  famity'  s  happiness  restored  by  their  Chitd  return.  Due  stampe  impresse  a  colori,  in  fol. 
obi.  Mk.  315.  —  N.°  240.  Richard  Cosway.  Izabella  Czartoryska  in  piena    figura   sopra  una  ter- 


VENDITE  PUBBLICHE 


437 


razza,  ai  suoi  piedi  un  cagnolino.  G.  Testolini  se,  fol.,  impr.  a  colori  nel  1791.  Mk.  420.  —  N.°  247. 
Richard  Coswav.  Lady  Sefton  in  piena  figura  appoggiata  col  braccio  destro  sopra  un  parapetto. 
W.  Dickinson  exc,  in  fol.  picc,  impr.  a  colori.  Mk.  450.  —  N.°  25S.  Louis  Philibert  Debucourt. 
Heur  et  malheur  ou  la  crouche  casséc.  —  L'Escatade  ou  les  adieux  da  niaiin.  —  (Un  giovane 
inginocchiato  davanti  ad  una  ragazza  che  è  appoggiata  ad  una  fontana.  Entrambi  osservano 
la  brocca  rotta.  —  \]\\  giovane  nel  procinto  di  scavalcare  un  muro,  bacia  una  ragazza  ch'egli 
tiene  al  braccio).  Due  stampe  rarissime  impresse  a  colori  nel  1787.  Mk.  1610.  —  N."  278.  John 
DowNMAN.  The  Hon.  Maria  and  I.onisa  Hohoyd.  IVIezze  figure  in  ovale.  i,e  due  piccole  bambine 
stanno  una  dietro  l' altra  e  guar- 
dano verso  sinistra;  portano  in 
capo  graziose  cufSetteJ.  Baldrey 
se.  1783.  in  fol.  picc.  Mk.  220. 
—  N.»  279.  John  Downman.  Du- 
chcss  of  Richmond.  Mezza  figura 
in  ovale,  un  fazzoletto  in  capo. 
T.  Burke  se.  in-4,  impr.  a  colori  ; 
esemplare  se  iza  il  margine  infe- 
riore. Mk.  405.  —  N.o  2S2.  Al- 
BRECHT  DuRER.  S-  Girolamo  nel 
deserto.  Bellissimo  esemplare. 
Mk.  130.  —  N.o  313.  Theodor 
CaSPAR  B.A.RO.V  VON  Fl'rsten- 
BERG.  La  testa  di  .S.  Giovanni 
Battista  sopra  un  piatto-  Bella 
stampa  in  fol  obi.  Mk.  225.  — 
N."  314.  Dello  sfesso  artista, 
Stampa  raffigurante  Maria  col 
bambino  e  col  coniglio  (la  Zin- 
garella)  ;  colla  sottoscrizione: 
MARIA  IN  AEGVPTI  SOLI- 
TUDINE, Coregi  pinx..  in  fol. 
gr.  Mk.  170.  —  N."  324.  Jacques 
Fabian  Gautier  d'Agotv. 
Apollon  ou  le  lever  du  Soldi. 
Compose  et  grave  en  couleurs 
par  J.  Gautier  seuI  Privilégiè  du 
Roi  1743.  fol.  Mk.245.—  N.i  356- 
357.  William  Hamilton.  Neon. 
Marito,  moglie  e  due  figli  che 
cenano  davanti  alla  casa  ;  in  for- 
ma ovale.  P.  Delatre  p.,  E.  Bar- 
tolozzi  se.  London  pubi.  1799 
by  Colnaghi.  —  Night.  Le  stesse 
quattro  persone  davanti  al  camino.  —  Due  stampe  in  fol.  impr.  a  colori.  Mk.  645-  —  N.»  365. 
William  Hamilton.  The  Shcpherdess  of  the  Alps.  J.  Eginton  se.  and  pubi.  1792.  in  fol. 
gr.,  a  colori.  Esemplare  senza  margini.  Mk.  5S0.  —  N."  422.  John  Hoppner.  HonhU  M's  E. 
Bouverie,  rittatto  a  busto.  J.  R.  Smith  se.  and  pubi.  1799.  fol.  (V.  la  riproduzione  rimpiccio- 
lita). Mk.  650.  —  N.«  441.  Jean  Baptiste  Huet.  Vite  inte'rieure  d'une  Ferme.  —  Retour  du 
Marche.  Due  stampe  a  colori  raffiguranti  delle  scene  pastorali.  Mattet  et  Auvray  se.  fol.  obi. 
Mk.  200.  —  N."  449.  Francois  Janinet.  Projet  d'un  monument  à  eriger  pour  le  Roi.  —  Si  vede 
in  una  piazza  il  monumendo  erigendo  a  Luigi  XVI  ed  Enrico  IV.  De  Varenne  ine.  Stampa  a  co- 
lori in  fol.  gr.  Mk.  210.  —  N.»  450.  Francois  Janinet.  Les  sentiments  de  la  nailon.  Huet  del. 
Stampa  a  colori  in  fol.  (V.  la  riproduzione  rimpicciolita).  Mk.  360.  —  N.»  491.  Angelica  Kauff- 
MANN.  Her  Grace  the  Dutchess  of  Devonshire  and  Viscountess  Duncannon  seduta  sopra  una  panca 
nel  parco.  W.  Dickinson  se.  and  pubi.  1782.  Stampa   in  rossiccio  in  fol.  Mk.  420.  —  N.»  502.  Ni- 


// 


/  ; 


Esr;r: 


N.o  422. 


438 


VENDITE  PUBBLICHE 


COLAS  Lavreince.  L'accidetit  imprévu  —  La  Seniinelìe  en  déjaul.  (Una  giovinetta  legge  una  let- 
tera amorosa  —  Una  giovinetta  nasconde  il  suo  amante).  Due  stampe  a  colori  in  fol.  D'Arcis  se. 
Mk.  270.  —  N."  503.  Nic  Lavreince.  L'Aveu  difficile.  Una  bella  ragazza  seduta  seminuda  da- 
vanti al  tavolino  di  toeletta  riceve  dall'amica  che  sta  davanti  a  lei  la  confessione  del  fallo.  Fr. 
Janinet  se.  Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  340.  —  N."  504.  Nic.  Lavreince.  La  comparaison.  Due 
ragazze  comparano  nello  specchio  la  bellezza  del  loro  petto.  Fr.  Janinet  se.  1786.  Stampa  a  co- 
lori in  fol.  Mk.  320.  —  N.»  50S.  SIR  Thomas  Lawrence.  Miss  Farren.  La  celebre  attrice  inglese. 
Piena  figura  nella  pelliccia  e  con  gran  manicotto-  Fr.  Hartolozzi  se.  (V.  la  riproduzione  nell'articolo 


jSSS^r^-^'i:. 


N.o  450. 


«  Francesco  Bartolozzi  e  la  sua  opera  »,  pubbl.  nella  Bibliofilia,  I,  p.  gS).  Stampa  a  colori  in  fol. 
gr.  Mk.  365.  —  N."  517.  HiLAiRE  LE  Dru.  Biionaparte,  in  piena  figura,  col  cappello  nella  mano, 
nell'atto  di  scrivere.  Nel  fondo  una  battaglia.  Grave  d'après  l'originai  de  Mr.  Coqueret  par  L. 
Rugendas.  Stampa  a  colori  in  fol.  .Mk.  310.  —  N."  540.  Simon  Malgo.  Marie  Ther'ese  Louise  de 
Savoye  Carignan,  Princesse  de  Lamballc,  in  piena  figura  seduta  davanti  allo  scrittoio.  Peint  d'a- 
près nature  à  Paris  en  1789  par  Anton  Hickel.  Pubi.  1793  by  S.  Malgo,  London.  In  fol.  grande. 
Mk.  395.  —  N.o  585.  George  Mokland.  Chìldren  playing  al  Soldiers.  (Bambini  che  giocano  ai 
soldati).  G.  Keating  se.  London  pubi.  178S  by  J.  R.  Smith.  Stampa  a  colori  in  fol.  obi.  Mk.  1000. 
—  N.»  5S4.  George  JIori.and.  Cliildish  ^imusiìteiil.  (Divertimento  di  bambini).  —  Dickinson  e.xc. 
London  pubi.  17S9.  Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  1710.  —  N."  587.  George  Mori.and.  Children 
nnlling.  (Bambini  che  colgono  noci).  E  Dnyes  se.  Lond.  pubi.  1788  by  J.  R.  Smith.  Stampa  a  co- 


VENDITE  PUBBLICHE 


439 


N."  599. 


N."  1249 


440 


VENDITE  PUBBLICHE 


lori  in  fol.  obi.  Mk.  S5S  —  N.»  588.  George  Morland.  Juvenile  navigalors.  (Bambini  che  giuo- 
caiio  con  barchette  nell'acqua).  W.  VVard  se.  London,  pubi.  1787  by  J.  R.  Smith.  Stampa  a  colori 
in  fol.  obi.  Mk.  Si»o.  —  N.»  589.  George  Morl.\nd.  Bliìid  iVans  A///'.  (  Bambini  che  giuocano  nel 
parco  a  mosca  cieca).  \Vm.  Ward  se.  Pubi.  178S  by  J.  R.  Smith.  Stampa  a  colori  in  fol-  obi.  Mk. 
figo.  —  N."  590.  G.  Morland.  The  Com/orls  of  Indushy.  —  The  Miseries  of  Idleness.  (La  famiglia 
fortunata  per  l'operosità  del  suo  capo  —  La  famiglia  disgraziata  per  causa  di  pigrizia).  H.  Hudson 
se.  Pubi.  1790  by  J.  R.  Smith.  Due  stampe  a  colori  in  fol.  obi.  Mk.  900.  —  N."  592.  G.  Morland. 
Cottagers  —  Travellers.  (Un  agricoltore  con  famiglia  davanti  alla  casa  seduti  sotto  un  albero.  — 


N."  6fi^. 


Zingari  in  riposo  sotto  alberi).  \V.  "\Vard  se.  Pubi.  1791.  Due  stampe  in  fol.  obi.  Mk.  535.  —  N."  51)5. 
G.  Morland.  Delia  in  the  Country.  —  Una  bella  giovinetta  seduta  sotto  uii  albero  ed  immersa 
nella  lettura.  J.  R.  Smith  se.  and  pubi.  1788.  Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  1725.  —  N.»  598.  G.  Mor- 
land. The  Farmey's  Door.  —  Una  madre  giovane  seduta  coi  suoi  due  figli  davanti  alla  porta  di 
casa.  R.  Dutlrau  se.  London,  pubi.  1790  by  I-  R.  Smith.  .Stampa  a  coloi  i  in  fol.  Mk.  0^5.  — 
N-n  599.  G.  Morland.  The  Farmer's  stable^  (La  stalla  del  contadino.  Due  cavalli  da  tiro  ed  un 
piccolo  da  sella  entrano  nella  stalla).  Ward  se.  Lond.,  pubi.  1792  by  Tos.  Macklin.  (V.  la  riprodu- 
zione). Stampa  in  fol.  obi.  Mk.  5.65.  —  N."  J.  Morland.  Inverno.  W.  Barnard  se.  and  pubi.  Stampa 
a  colori   in  fol-  obi.  Mk.  405.  —  N."  600.  Zingari  seduti  sotto  alheii  chiedono  l'elemosina   ad  tiii 


VENDITE  PUBBLICHE 


441 


contadino  che  ritorna  a  cavallo  dalla  caccia.  W.  Ward  se.  Stampa  a  colori  in  fol.  obi.  Esemplare 
senza  margine.  Mk.  335.  —  N.»  613.  G.  Morland.  Rustie  Einployment.  Una  giovane  signora  ele- 
gantemente vestita,  con  un  grande  cappello  in  capo,  dà  da  mangiare  ai  polli  nel  parco.  J.  R.  Smith 
se.  and  pubi.  1788.  Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  1490.  —  N.°  <ji8.  G.  Morland.  A  visit  lo  the 
child  ai  Nurse-  Una  visita  alla  balia.  W.  Ward  se,  Lond.  pubi.  1788  by  J.  R.  Smith.  Stampa  a 
colori  in  fol.  obi.  Mk.  1610.  —  N.°  665.  Wm.  Peters.  Sophia.  Un  ritratto  d'una  graziosa  fanciulla, 
in  ovale.  Jas.  Hogg  se.  Pubi.  1785  by  J.  R.  Smith.  (V.  la  riproduzione).  Stampa  in  fol.  gr.  iMk.  660.  — 
N.°  697.  Sir  JoSHUA  Reynolds.  Lord  Burghersh.  Un  ragazzo  a  piena  figura  in  una  campagna.  Fr. 


N."  730. 


Bartolozzi  se.  Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  4S5.  —  N.°  /oP.  Lo  stesso.  Ritratto  della  celebre  pittrice 
Angelica  Kauffuianii,  mezza  figura  in  ovale.  F.  Bartolozzi  se.  Boydell  exc.  1780.  Stampa  a  colori  in  fol. 
Mk.  320.  —  N."  71 1 .  Lo  stesso.  La  famiglia  del  duca  di  IMarlborough.  C.  Turner  se.  London,';'publ.  May 
1838  by  Mr.  Turner.  Stampa  in  fol.  gr.  Mk.  335.  —  N.»  718.  Lo  stesso.  Mr.  Philip  York  come  ragazzo 
piccolo,  piena  figura,  tenendo  sul  braccio  un  uccello  ed  avendo  ai  suoi  piedi  un  cane.  Fr.  Bartolozzi 
se.  Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  410.  —  N.°  730.  George  Romney.  Lady  Emma  Hart  Hamilton, 
piena  figura,  seduta  davanti  ad  un  organo,  ec.  Engraved  by  Geo.  Keating,  pubi.  [1780  by 
John  &  Jos.  Boydell.  Bella  stampa  in  fol.  gr.  (V.  la  riproduzione  rimpiccolita).  Mk.  3S0.  —  N.  732.  Lo 
stesso.  Miss  Ann  Parr.  John  Dean  fec.  and  pubi.  1778.  Stampa  in  fol.  (V.  la  riproduzione  rimpic- 
colita). Mk.  320.  —  N.°  734.  Lo  stesso.  Serena.  Miss  Sneyd,  seduta  sul  divano  ed  immersa  nella  let- 


442 


VENDITE  PUBBLICHE 


tura,  presso  di  lei  una  candela  accesa.  John  Jones  se.  and  pubi.  1790.  Bellissima  e  freschissima 
stampa  in  fol.  gr.  Mk.  430.  —  X.»  763.  Un  foglio  volante  che  raffigura  Ivaiinowitsch  Dimiiri, 
figlio  dì  Ivan  il  Terribile,  il  Demetrio  falso,  ucciso  nel  lóoò.  Mk.  500.  —  N.°  766.  Augustin 
DE  SAiNT-Aunix.  Le  Bai  pare.  Le  Concert.  A.J.  Duclos  se  2  stampe  in  fol.  obi.  Mk-  280.  — 
N."  919.  Henry  Singleto.n.  British  Pìenly .  Scarcity  in  India.  Un  marinaio  passeggia  lungo  la 
riva,  accompagnato  da  due  giovinette.  Una  giovane  e  bella  negra  seduta  sotto  palme,  due  giovani  ma- 
rinai cercano  conquistarla  con  doni  svariali.  J.   Knight  se.  &  pubi.  1794.  2  stampe  a  colori  in  fol. 


N.o  732. 


gr.  Mk.  320.  —  N.°  921.  Lo  stesso.  Going  io  market.  Comint;  frovi  tnarket.  Una  ragazza  porta  la 
merce  al  mercato.  Essa  ritorna  e  consegna  il  danaro.  W.  Nutter  se.  London,  pubi.  1791  by  E.  M. 
Dieniar.  2  stampe  a  colori  in  fol.  Mk.  660.  —  N.°  924.  Lo  stesso.  Nurturc.  Education.  La  madre 
seduta  presso  la  culla  del  suo  bambino  addormentato.  La  madre  seduta  davanti  alla  casa  tiene 
il  bambino  sulle  ginocchia  e  gli  fa  lezione.  Jos.  Godby  and  Wni.  Bond  se.  2  stampe  a  colori 
in  fol.  Mk.  180.  —  N.»  948.  John  Raphael  Smith.  A  wife.  La  madre  coi  suoi  figli.  Design'd 
and  engr.  by  J.  R.  S.  and  pubi.  1791.  Fol.  Mk.  370.  —  N.  053.  Lo  stesso.  Paìemon  and  Lavinia. 
Un  giovinetto  ed  una  bella  ragazza  sotto  un  albero.  W.  Lawranson  px.  fol.  Mk.  325.  —  N.»  956. 
Lo  stesso.  A  visit  io  the  grandfaiher.  A  visit  io  the  grandmother.  Una  visita  al  nonno  e  alla 
noima.  W.  Ward  &  J.  R.  S.  se.  2  stampe  in  fol.  gr.  Mk.  240.  —  N."  957.  Lo  stes.so.  La  sola  stampa 


VENDITE  PUBBLICHE 


443 


<  una  visita  al  nonno  »  impr.  a  colori,  Mk.  305.  —  N.°  95S.  Lo  stesso.  Elizabeth  Meymot  Almeria, 
con  un  gran  cappello  ed  un  niantellino,  seduta.  Fainted  by  J.  Opie.  London,  pubi.  1787  by  J.  K. 
Smith.  Bellissima  stampa  a  colori  ;  uno  dei  più  graziosi  ritratti  da  donna  della  scuola  inglese  ;  in 
foL  Mk.  4000.  —  N.°  1046.  D.  WoLSTENHOLME.  Siiipe-sliooting .  Caccia  alle  quaglie.  Reeve  se. 
Pubi.  1S07.  Séguito  di  4  stampe  a  colori  in  fol.  obi.  Mk.  555.  —  N.»  1047.  Lo  stesso.  Fox  Hun- 
ting.  Caccia  alla  volpe.  Sutherland  se.  Pubi.  1817  by  Burkits  &  Hudson.  Séguito  di  4  stampe  a 
colori  in  fol.  obi.  Mk.  620.  —  N.°  1210.  Nicolas  Antoine  Tai'nay.  Noce  de  village.  Le  nozze  di 


N.i  1291  e  1202. 


campagna.  Descourtis  se.  Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  220.  —  N."  12 11.  Lo  stesso.  Miss  Limvood, 
a  piena  figura,  seduta  alla  riva  d'  un  fiume  in  una  campagna  boscosa.  Engr.  by  P.  W.  Tomkins. 
Stampa  a  colori  in  fol.  Mk.  180.  —  N.»  1244.  James  Ward.  The  Cow  House.  L'interno  d'una 
stalla.  Stampa  a  colori  in  fol.  obi.  Mk.  475.  —  N."  1245.  Lo  stesso.  The  death  of  the  Woìf.  Il 
lupo  ucciso.  Wm.  Annis  se.  Stampa  a  colori  in  fol.  obi.  Mk.  246.  —  N.°  1246.  Lo  stesso.  Hay- 
Makers.  Contadini  in  campagna.  \V.  Ward  se.  London,  pubi.  1793  by  VV.  Ward  ;  fol.  obi.  Mk.  420. 
—  N.°  8G0.  Lo  stesso.  The  Poiiiid.  Baniljini  che  danno  da  mangiare  ad  animali  domestici.  \V.  Ward 
se.  London,  pubi.  1793  by  W.  Ward;  fol.  obi.  Mk.  S60.  —  N.°  124S.  Lo  stesso.  The  Rocking 
JTorse-  Una  bambina  sopra  un  eavallo  di  legno  dondolata  da  un  ragazzetto  ;  tre  bambini  guardano 
attraverso  il  cancello  d'ingresso  al  parco.  James  Ward  px.  and  se.  London,  pubi.  1793.  Stampa  a 


444 


VENDITE  PUBBLICHE 


colori  in  fol.  obi.  Mk.  12  io.  —  N.»  1249.  Lo  stesso,  /^us/ic  couversaiion .  S.  \V.  Reynolds  se.  Pubi, 
by  T.  Philipe  1794.  in  fol.  obi.  (V.  la  riproduzione  rimpiccolita).  Mk.  385.  —  N.'  12S6.  Francis 
Wheatley.  The  Fisherman  going  oui.  The  Fisherman  's  relurn.  J.  Barney  se.  2  stampe  a  colori 
in  fol.  obi.  Mk.  260.  —  N."  1288.  Lo  stesso.  Rustie  Benevolence.  Rustie  Sympatby.  G.  Keating 
se.  1797.  2  stampe  a  colori  in  fol.  obi.  Mk.  400.  —  N.°  1289.  Lo  stesso.  Rustie  Hours.  Morning. 
Noon.  H.  Gillbank  se.  London,  pubi.  i8oo-  2  stampe  a  colori  in  fol.  obi.  Mk.  415.  —  N."  1291.  Lo 
stesso.  The  School  Door.  The  Cottage  Door.  G.  Keating  se.  2  stampe  a  colori  in    fol.  (V.  la   ri- 


N.'  1291  e  1292. 


produzione),  non  in  ottimo  stato  di  conservazione.  Mk.  245.  — ,  mentre  un  altro  esemplare  perfet- 
tamente conservato  (N.°  1292)  fu  pagato  .Mk.  615.  —  I  numeri  1297  a  1313  elencano  singole  tavole 
della  serie  delle  Cries  of  London  (le  arti  che  vanno  per  Londra)  dello  stesso  artista  ;  i  prezzi  pa- 
gati per  gli  esemplari  stampati  a  colori  variano  da  600  a  800  Mk.  ;  la  tav.'  13  del  medesimo  sé- 
guito, descritta  sotto  il  n."  1313,  rappresentante  una  venditrice  di  carote  e  rape,  impr.  a  colori, 
fu  pagata,  malgrado  Io  stato  difetto.so  dell'esemplare,  Mk.  1805,  e'con  questo  chiudiamo  il  nostro 
resoconto. 

L.  S.  O. 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA  —  REGGIO  EMILIA  445 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Catalogne  de  la  Librairie  Leo  S.   Olschki 

Suite  (  1  ) 
Francesco  Mazzali  (1494,   22  Oct.). 


Fr.cent. 


458.  Appianus.  APIANVS  ALEXANDRINVS  |  DE  BELLIS  CIVILIBVS.  |  (A 
la  fin  :)  Impreffiim  Regii  per  Francifcum  de  Mazalibus  Anno  Domini  | 
.M.CCCC.LXXXXIIII.  Die.  XXII  Mentis  Octobris.  |  (1494)  —  Historia 
Romana.  (À  la  fin  :)  Diligètis  :  ac  ingeniotì  Calchographi  Peregrini  Pa- 
fqua  I  li  exactiffima  :  tum  opera  :  tum  cura  h«c  candidi  ex  Ap-  j  piào 
hiftorico  &  Sophilìa  traducilo  Scàdiani  Camillo  I  Boiardo  Comite  Impreffa 
ert  Anno  a  natali  Chrilli.  [  M.CCCCLCXV.  (sic)  IIII.  Iduù  Tanuarii.  |  (1495). 
Avec  la  marque  tvpograph.  —  En  un  voi.  in  fol.  Vél.  [Hain  '1309  et 
1310!  90.— 

I.  n5  fF.  n.  eh.  el   1   f.  bl.   (manque)  (sign.  a-r)  Beaux  caracteres  ronds  :   42  lìgnes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  a  1  inlilulé  cilé;  au  verso;  T.\BVL.\.  I  In  fequentes  Libros  Capitula  ex  ordine  fcri- 
buntur.  |  Au  recto  du  f-  2  :  PRAEF.\CI0.  |  Ad  diuum  Alfonfum  Aragonium  ix,  utriufqj  Sicilia;  regem  in  lì- 
bios  1  ciuilÌLim  bellorum  ex  Appiano  Aiexandrino  in  latinum  traductos  Prs  |  facio  Incipit  felicitrime.  |  Au 
verso,  1.  7  :  Explicit  Pracfacio.  P.  Candidi.  |  Au  redo  du  f.  3:  LIBER  PRIMVS.  |  P.  Candidi  de  ciuilibus 
Romanorum  bellis  ex  Apiano  Aiexandrino  in  I  latinum  traductis.  Liber  Primus  Incipit.  [  Cette  première  panie 
contiene  :  Bellorum  civilium  libri  W  liber  lllyricus  et  liber  Celticus.  Elle  finit  au  recto  du  f.  135  par  l'im- 
pressum  cité.  Au  verso;   REGISTRV'M.  | 

II.  79  ff.  n.  eh.  et  I  f.  bl.  (manque)  (sign.  A-N)  Caracteres  ronds;  42  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prein.  f.  :  EPISTOLA.  |  P.  Candidi  in  libros  Appiài  fophiftae  .\lexàdrini  ad  Nicolaum  quìn- 
tum  I  fummum  pontilìcem  Praslatio  incipit  f(elicillime.  |  Au  verso  du  mème  f.  :  EPISTOLA.  |  .Xppifii  fophiH.-e 
Alexàdrini  Romana;  hiftorias  .pferaiù  fijeliciter  incipit.  |  Cette  sec.  partie  contient  les  livres  de  l'histoire  ro- 
maine  ;  Libycus,  Syrius.  Parthicus  et  Milhridaticus.  Le  texte  fìnit  au  verso  du  dern.  f.  suivi  de  l'impressum. 
du  petit  régistre  et  de  la  marque  typograph.  sur  fond  noir,  avec  le  monogramme  PP. 

Très  bel  exemplaire  assez  grand  de  marges. 

459.  Dionysius  Halicarnaseus.  Antiquitatum  Romanarum  libri  XI.  (À  la  fin:) 
Dionyfii  Alicarnafei  Ronianaruj  an  ]  tiquitatum  Explicit  (sic)  :  Impreffum 
Regii  I  per  me  Francil'cu^  de  Mazalis  :  Anno  |  Domini  Mcccclxxxxviii. 
die  xii.  No-  I  uembris.  |  (1498)  in  fol.  Avec  la  belle  marque  typogr.  grav. 

s.   bois.  D.-veau.  [Hain  *Ó24o]  75. — 

I    f.  bl.  et  225  ff.  eh.  Il-ccxxvi  (sign.  a-z.  i*i .   .\-Di.  Gros  caracteres  ronds;  4(5  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  (aiil  commence  la  préface  du  traducteur.  Lappo  Birago  ;  PROEMIVM.  |  CLEMEN- 
TISSIMO  ;  AC  SANTISSIMO  PAVLO  SECVNDO  |  D.  DOMINO  NOSTRO  PAPAE.  |  Le  texle  commence  au 
recto  du  f.  3:  DIONYSII  HALICARNASEI  ORIGINVM  SIVE  ANTIQ.VI  |  TATVM  ROMANARVM.  LIBER 
PRIMVS.  I  À  la  fin  du  texte,  f.  ccxxvi,  recto,  se  trouve  le  nom  du  traducteur,  Lappus  Biragus  Fior.  I  En 
dessous  l'impressum  cité  et  le  petit  Regirtrum.  ]  A  coté  de  ccs  pièces  la  belle  marque  typograph.  sur  fond 
noir.  avec  les  initiales  F.  M.  Le  verso  de  ce  dern.  f.  est  blanc. 

Très  bel  exemplaire  grand  de  marges. 

460.  Scriptores  astronomici  veteres.  lulii  Firmici  Astronomicorum  libri 
octo....   Marci    Manilii    astronomicorum    libri    quinque.  Arati  Phaenomena 

Germanico   Caesare    interpr etc.  (A    la    fin    du   Firmicus:)  Impressum 

Rhegii  Lingobardiae  expensis  et  labore  Francisci  Mazalis.  M.D.III.  Cai.  Au- 


(1)  Voir  La  Bihliojilia,  voi.  II,  pages  373-396. 
La  BiUìofilia,  volume  II,  dispensa   ll'-Ii*  30 


446  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 

gusti.  (1503).  in-fol.  Avec  les  belles  figures  des  constellations  grav.  s.  bois. 

Veau  pi.  marbré  et  dorè  s.  les  plats  et  le  dos.  1 00. — 

308  ff.  n.  eh.  isign.  a-h.  aa-kk,  A-N  !  C'cst  la  réimpression  page  pour  page  de  l'édilion  Aldine  de  Mi»; 
ces  mais  les  pièces  grecques  et  la  sphère  de  Proclus.  quoique  cilées  aussi  sur  le  titre.  ne  furent  pas  réimprimccs 
par  Mazalis.  Les  figures  sont  imitces  non  mal-habilemenl.  de  celles  d'.^lde. 

Exemplaire  bien  conser^-é. 

Dionisio  Bertocchi  (1406.    18  Sept.). 

461.  Aesopus.  Mfeoi  'aiso.uot  Fabul*  Ael'opi  |  [A  la  fin:)  Regii  Impreffum 
per    Dionvùum    bertochum   [   Anno    falutis    MCCCCLXXXXVII.    |   (1497) 

in  4."  Cart.  [Hain   266I  150.— 

3S  ff.  n.  eh.  'sign.  a-i)  Teste  grec  et  (rad.  lat.  en  car.  ronds  ;  3  cols.  el  23  lignes  par  page. 

Le  prcm.  f..  qui.  à  son  verso  contieni  l'épitre  dedicai,  de  Bonui  .l.ciirsius  P/Mniis  à  Johannes  Frandsms 
Turrianm.  manque  à  notre  excmplaire.  Le  texle  commeoce  au  recto  du  2.  f.  (a  iil  sous  l'intitulé  citc  :  le 
texle  grec  occupanl  la  colonne  gauche  et  la  Iraduction  la  droite.  Au  redo  du  f.  3S  : 

TE'AOS  TwX  TOT'  FINIS  AESOPl  FA 

"AlSUlKlV    .MT  8uX  BVLARV.M. 

Puis  rimpressum  :  le  verso  est  blanc. 

Cesi  un  choix  des  fablcs  ésopiennes  tirées  de  la  première  édltion  milanaise  (de  14H0?)  et  accompagnées 
de  la  iraduction  interlinéaire  de  Riiiulìtis  VViessj/i/s.  Petit  volume  extrèmement  rare  et  recherché.  \'oir  M.lle 
Pellccha  N.   1S6.  Proclor  72(10. 

Ugo  Ruggeri  (  i  5  00,   3 1    Aoùt) . 

462.  Crottus,  Bartholomaeus.  Bartholomei  erotti  epigrà  |  matuj  elegia- 
rumqj  lihel  |  lus  .\Iattlieimarie  bo  |  iardi  bucolicon  car  J  men.  |  (.\  la  fin:) 
ImprelTum  regii  per  me  \'gonem  rugerium  ciueni  '  regienfem.  Anno  do- 
mini .M.ccccc.  die  .i.  oclobris  [  (1500).   in  4.''  Avec  plus.  pet.  init.    s.    fond 

noir.  [Hain   5842].  75. — 

43  ff.  n.  eh.  el  1  f.  bl.  fsign.  a-f)  Caract.  ronds;  3(j  lignea  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  rinlitulc  en  caract.  goih.  .\u  verso  :  MAGNIFICO,  ac  gcncrofo  equili  ;  Corait'q^ 
nobiliffi  S  mo  Francifcomari.-e  Rangono  regii  lepidi  prelìdi  iuftitiajq;  \  affertori  clientulus  Vgo  rugerius.  S.  P. 
D.  I  U  disliques).  .\  la  page  opposce  :  VENERANDO  THEOPHYLO  ZOBOLO  GLI- |  ENTVLVS  BARTHO- 
LOMEVS  CROltus.  S.  P.  D  1  Les  épigrammes  commencenl  au  recto  du  3.  f.  Le  pocme  pasloral  de  Malteo 
Mario  Bojardo  au  recto  du  f.  s").  L'imprcssum.  précède  du  petit  réifis(re.  se  volt  au  verso  du  f.  43.  en  bas. 

Livret  Irès  rare  el  non  sans  iniérét. 

REUTLINGEN  (ca.    1479). 

Johannes  Otm.\r  (ca.    1479''. 

46^  Expositio  Officii  Missae.  Offici]  milTe  toci'  canonifqj  èxpofitio  (sic)  | 
(.\  la  lìn  :)  Elaborata  eli  lice  vtililTìma  facre  milTe  ]  expolìtio.  ImprelTura 
mgfi  iohannis  ]  Otmar  ì  Rutlingen.  die  Egidij  Anno  |  diìi.  M.cccc.lxxxiij.  | 
(1483)  in  fol.  Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  do  veau  ornem.  à  froid. 
iHain  6810]  130- — 

125  ff.  n.  eh.  et  I  f,  bl.  (sign.  b-r).  Carnet,  goth..  42  lignes  el  2  cols.  par  page. 

L'indtuli  cité  se  trouve  au  recto  du  prem.  f.,  cn  haui;  le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  2  f.  (sign.  bj.)  : 
onici]  miffe  facriq5  cano  ]  nis  expolìtio  el  (ìgnorum  q  l  inibi  quolidie  fiuni  miffice  re  |  pfentaliSis  declaralio. 
cum  pcrieulo-um  contingere  pò  ]  lentium  obuialionc  in  alma  1  vniuerfilate  lipczenfi  edita  [  Incipit  fcliciter.  | 
,Le  lexte  finit  au  verso  du  f.  124,  col.  2.  cn  bas.  A  la  page  opposéc:  Incipit  tabula  buius  libri  ]  Au  verso,  en 
bas:...  ?  de  fine  milTe  ?  ]  cH  vltìmatum.  1  puis  l'impressum  citj. 


REGGIO  EMILIA  —  REUTLINGEN  —  RIMINI 


447 


Les  seuls  bibliogrjphes  qui  décrivent  ce  volume  extrémement   rare   de  visti,    le    P.  Brjim  (Notiiia    libror 
bibliolh.  SS.  Udalrici  et  Afrae,  Il   178^,  li  p.   101)  et  M.  Copin^er  constalent  le  fair  curieux.  quii  coumence 
par  le  Cahier  b.  Il  est.  au  reste,  à  l'eKception  du  nom  de  Pimprimeur.  identique  au  nro.  6S09  de  M.  Hain 
L'auteur  de  l'ouvrage  sappellait    Vinccnlius  Gru,,,,-,  professeur  à  Leipzig.  Bel  exemplaire,  grand  de  marges. 
Les  initlales  laissees  cn  blanc,  sont  peintcs  en  rouoe.   Belle  reliure  gotliique 


Fr.cent, 


RIMINI 


1 5  2 1  ; 


464.  Modestus,    Publius    Franciscus.    PVB.  |  FRANCISCI  |   MODESTI 

ARIMI NENSIS.  j  AD  ANTONI VM  |  GRIMANVM.  1  P.  S.  Q.  !  V.  |  VENE- 
TIAS  I  (A  la  fin  :)    Impreffum  Aiimini,  cura,  &  Impenfa    Sebartiani  |  Mo- 


N."  464.  Blodestus,  Publius  Franciscus. 

defti,  per  Bernardinum  Venetum  de  \'italibus.  XV.  Cai.  Decemb.  |  M.D.XXI.  | 
LEONE  .X.  Pont.  Max.  |  (1521)  2  pties.  en  i  voi.  in  fol.  Avec  un  bel 
encadrement  de  titre,  la  marque  typograph.  et  le  Lion  de  St.  Marc   grav. 


44»  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cem^ 

s.  bois.  Vél.  vert,  joliment  ornementé  et  dorè  s,  les  plats  et  le  dos.  (Re- 

liure  du  XVI.  s.)  300. — 

258  ff.  n    eh.  Beaux  caracl.  ronds. 

Le  tilre,  surmoaté  de  la  marque  (Se.  Marc)  ei  cntoure  d'une  bordure  de  dauphins.  feuillage  etc  est  im- 
primé en  rougc.  Au  verso  du  f.  12.  un  beau  bois  au  irait.  85  s.  124  mm.  :  le  lÌon  de  Si.  Marc.  —  Poèmc 
hcro'ique  en  12  Ijvres.  qui  a  pour  objet  l'hìstoìre  de  Venise.  suivi  de  quelques  élégies  el  »•  aylvae  «  sur  le* 
événcraenls  contemporains,  adressées  à  Francois  I  et  à  la  reine  Claude.  À  la  fin  :  Duellum  ìnler  Vidum  Ran- 
gonum  et  Ugonem  Pepulum.  Toutes  ces  poéstes  pleines  d'une  baine  implacable  contre  Maximilien.  soni 
toutefois  d"un  certain  intérct  pour  l'histoire  du  temps.  (voir  Foscjrini  Lctt..  Ven.  p.  23H)  Il  va  sans  dire 
que  l'auteur  fait  parade  d'un  iramense  appareìl  mythologique  et  symbolìque.  Ce  volume  txtrcmement  rare 
est  pourtant  encore  plus  remarquable  cornine  le  premier  livre  imprimé  à  Rimìnì  (voir  Desehamps,  col.  loiV 
—  Très  bel  exemplairc  sur  papier  foit,  dans  une  reliure  ancienne  avec  le  nom  et  les  artnes  d'AlessjnJro 
Gambalonga. 

RIVA  (1558). 

465.  [Concilium  Tridentinum].  Literae  Caroli  christianissimi  Francorum 
regis  ad  SS.  Synodum  Tridentinum  una  cum  oratione  hab.  a  Rayiial.ìo  Fer- 
rino &  Concilii  responsione.  In  Congreg.  gener.  die  XI.  Febuarii:  M.LXIII. 
Ripae,  ad  instantiam  Joannis  Baptistae  Bozollae.   MDLXIII.  (1563).  in  4.  Br.      30. — 

Impressioo  fon  rare  sorlie  de  l'officine  d'un  imprimeur  inconnu  de  la  petite  ville  de  Riva  sur  le  lac  de  Garda. 
DeschamfSy  col.   1092  ne  fait  mention  que  dune  imprimerie  hébraique  qui  y  fonlionna  dcpuìA  '35^- 

466.  [ — ]  Oratio  habita  ab  oratore  illustrissimi  D.  Alberti  ducis  Bavariae  in 
generali  congregationi  Sacri  Concilii  Tridentini,  sub  S.  D.  N.  Piò  PP.  IIII. 
die  XXMI.  lunii.  M.D.LXII.  Una  cum  responsione  Sanctae  Svnodi.  Ripae 
1562.   in  4.°    Avec    une    petite   vignette  et  les  armes  du  pape  s.  le  titre. 

D.-toile.  30. —  , 

8  ff.  n.  eh.  Caract.  ronds.  Le  nom  de  cet  ambassadeur  bavarois  étail  Augiislin  Pjuw^jrliter.  C'est.  sans  j 

doute,  une  des  premières  impressions  de  Riva.  Bel  exemplaire.  1 

ROMA  (14Ò7).  ; 

CoNR-iiD    SWEYNHEY.M    ET    ARNOLD    PaNX.\RTZ    (1467). 

467.  S.  Hieronymus.  Tractatus  et  epistolae  ex  recognitione  Joannis  Andreae 
episc.  Aleriensis.  Tomus  I.  (A  la  lìn  :)  ImprelTum  Rome  opul'  In  domo 
Patri  &  Francilci  de  Maximif.  iuxta  canipù  Flore.  I  prefidentibul  magi- 
ftrii  Conrado  Siuuevnhevm  &  Arnoldo  Pànartz.  Anno  dominici  ]  natalif. 
M.CCCC.LXX.  S.  d.  n.  domini   Pauli  .II.  Veneti  Pont.  .Max.  ano.  vi.  |  Vrbe  i 

I  ri 

&   Ecclefia  fiorente.  |  (1470)    in   fol.  max.    A'eau  pi,   marbré,    richem.  dor.  | 

s,  les  plats  et  le  dos,  milieu  en'mosaique  de  veau  noir,  tr.  dor.  et  marbrée.  J 

(Rei.  Louis  XV;  peu   fatiguée).  [Haìn  *8552].  200. —  ì 

I   f.  bl.    (manque),    Q  (T.  n.  th..   i   f.  bl.   [manqucl    et  289    ff.    s.    eh.   ni    sign.    Beaux    caract.    ronds;    .|ó  \ 

lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  Io.  Andrce  Epi  Alerien  ad  Paulij  .II.  Venetum  |  Pomìfìcè  Maxima  in  epiflola^  diui 
Hieronymi  |  primi  uoluminìf  |  reco^itionem  EpìAoIa.  |  Celie  lettre  suivìe  de  la  vie  de  St  Jerome,  finii  au 
recto  du  f.  9.  doni  le  verso  est  blanc.  AprJ^s  un  f.  bl.  le  texte  commencc  :  Expofìlio  Symboli  Ruflìni  .-\qui- 
Icicn  prcfbytcri  ad  Laurcntiù  |  papam.  In  qua  fingulof  fìdci  novi  lS:  ueterif  leflumcnti  |  autoritatibuf  cùBrroat. 
&,  herefef  còtrariaf  deftruit  Epidola  pma  |  Le  texte  fìnit  au  verso  du  dern.  f.,  suivi  de  1  impressum  citc. 

Superbe  exemplaire  fort  gra^.d  de  marges,  orné  de  nombrcuses  magnjfiques  initiales  peintes  en  couleurs  et 
rehaussècs  d'or.  La  premiere  page  est,  en  outrc.  ornée  d'arabcsques  gracieuscs.  qui  occupcnt  la  margc  infé- 
rieure.  Beaucoup  de  petiics  initiales  peintes  en  rouge  et  blcu.  Un  morceau  de  la  margc  infcrìcurc  du  prem.  f,. 
du  lc\te  (contcnani  Ics  armes  du  premier  passesscur)  a  été  enl.*vé. 


RIVA  —  ROMA  449 


468.  Quintilianus,  M.  Fabius.   Institutiones    oratoriae.   (A    la   fin:) 

Afpicif  illiillrif  lector  quicunq^  libellof 

Si  cupif  aitiHcum   nomina  nolTe  :  lege. 

Afpera  ridebif  cognomina  teutona  :   forfan 

Mitiget  arf  mulif  infcia  uerba  uirum. 

Còraduf  fuueynheym  :  Arnolduf  pànartzqj  magiliri 

Rome  imprefferunt  talia  multa  fimul. 

Petrul"  cum  fratre  Francifco   maximuf  ambo 

Huic  operi  optatam  contnbuere  domum. 

«(1470).  in  fol.   Rei.  orig.  d'ais  de  bois  recouv.   de  veau    ornem.   à    froid. 
fHain    13645].  '50- 

I   f.  bl.  (manque),  2;S  ff.  s.  eh.   ni  sign.  et  I   f.  bl.  Supjrbes  caract.  ronds  ;   3S  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  :  Ioannif  Andree  Epifcopi  Alerieii  ad  Paulù.  II.  Venetù  |  Pont.  Max.  in  Q,uintiliani 
Tecognitionem  Epillola.  |  Cette  lettre,  de  24  lignes,  est  dalée  :  .\nno  dominici  natali!' |  M.CCCCLXX.  Poni, 
uero  lui  Anno  Septirao.  |  Puis  :  |  |  AmpinuT.  Francifco  Piccolomineo  Cardinali  Senenfi  meo  |  S.nlutè.  |  La 
préface  est  suivie.  au  recto  du  2.  f.,  de  la  lable.  qui  finii  au  recto  du  f.  4.  1.  13.  Le  verso  est  blanc.  Le  f.  3, 
le  premier  du  texte,  manque  dans  notre  exemplairo,  de  mème  que  les  ff.  121  et  122.  Le  lexte  finit  au  verso 
du  f.  23S.  I.  18.  suivi  des  vers,  dont  les  premiers  typographes  de  Rome  usaient  signer  leurs  éditions. 
"Seconde  édition  revue  par  Johannes  Andrea,  évèque  dWleria.  et  non  moins  rare  que  la  première,  qui  fut 
de  mème  publiée  en  1470- 

Sauf  le  manque  des  3  ff.  nolre  cxemplaire  se  peut  dire  assez  bien  conserve, 

Ulrich  H.\n  (Gallus)  d'Ingolstadt  (1467,   31    Dèe), 

469.  Altercatio  rusticorum  et  clericorum.  Altricatio  luftico^r  et  cleri- 
co:^ I  mota  per  eos  corà  domino  papa  |  tanq  iudice  alTumpto.  |  S.  I,  ni  d. 
(Romae,  Ulrich  Han,  ca.    1475)  in  4.   Br.  [Hain  *88o].  40.— 

4  ff.  s.  eh.   ni  sign,  Caract.  ronds  enlreraèlés  de  goth,  :  27  lignes  par  page. 
Le  texte  commence  au  recto  du  prcm.  f.,  sous  lintilulé  cite  : 

Hec  eli  difputatio  noua  rullicorum 
Mota  contra  c'.ericos  etius  prelatorum 

«1  finii  au  recto  du  f.  4.  1.  8-1 1  : 

Et  det  cunctis  ruflìcis  uiciis  pollulis. 

fé  parare  firmiter  ad  uiam   falutis. 

Difpulatio  rullicorum  et 

clerico!^  explicìt  feliciler. 
Le  verso  est  blanc. 

Cesi  Tunique  édition  connue,  singulièrement  raie,  d"une  salyre  en  vers  léonins,  dans  im  latin  macaronique. 
L'auteur.  qui  se  raiUe  assez  insolemment  des  laiques,  doii  avoir  apparlenu  au  nombreux  dergé,  qui,  avide 
<le  bénéfices-  peuplait  alors  la  cour  de  Rome 

470.  Eyb,  Albertus  de,  [  ]  ratomm  omniù  :  Poetarum  :  Irtorico^  :  ac  phi- 
lofophorum  |  eleganter  dieta  :  p  ClaritTimum  virum  Albertum  de  Eiib.  | 
in  vnum  collecta  Feliciter  Incipiunt.  ]  (A  la  fin:)  Summa  Oratorum  om- 
nium :  Poetarum  ;  ac  Phlofophoru^  |  (sic)  autoritates  in  unum  collecte  per 
clarilTimù  uirum  Alberta  |  de  Eiib  vtriufq^  iuris  doctorem  eximiù  que 
margarita  poe  |  tica  dicitur:  feliciter  finem  adepta  eft  per  ingeniofum  vi- 
rum I  magiftrù  Vdalricù  Gallù  alias  Han  Alamanù  ex  Ingelftat  |  ciuem  wie- 
nenfem  :  non  calamo  ereoue  flilo  :  Sed  noue  artis  |  ac  Iblerti  induftrie  ge- 
nere Rome  impreffa  Anno  incarnatio-  |  nis  dominici  Mcccclxxv.  die  uero. 


450  iVlONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


XX.  decembris  :  [  Anni  lubilei.  Sedente  Sixto  diuina  prouidentia  papa  iiii. 
pontifice  maxime,  |  (1475).  in  fol.  D.-vél.  [Hain  '6819].  100,- 

1  f.  bl.  (manque),  303  ff.,  I  f.  bl,  (manque).  8  (au  lieu  de  17)  S.  de  table  et  i  i.  bl.  (manque;  Sans  chiff'rcs 
ni  sign.  Anc.  et  beaux  caract.  ronds;  44  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  sous  lintilulé  cité  [  )  LBERTVS  DE.  EllB.  S.  D.  N.  l'II.  II.  |  FOX. 

Summa  O  raromm  omnium  :Poetariim:  ac  Pblofophoru^ 
autoritJCesin  unum  colleAe per  clarinimù  uirum  AlbcrtCi 
de  Eiib  vrriufqi  lunsdocftorem  eicirniù  que  margarita  poe 
ticddicitur:feUciter  finem  adcpraefl  per  ingeniofum  virum 
magifìru  Vdalncù  Gali ù  alias  Han  Aldmanaex  Ingelflac 
cuiem  vienenfem.'non  calamoereoue  (lilo:  Sed  noue  artis 
acfolcrci  mduiìrie  genere  Rome  imprefià  Anno  incarnatio* 
nis  dominìce  AAccccl xxv. die  uero  xx-menfis  decembrts: 
Anni  lubUei.  Sedente  Sixto  diuina  prouidenriapapauii. 
pontifice  maxime- 

X."  470.  Ej'ò,  Albertus  de. 

MAX,  SECRETARiVS.  REVE-  ]  rèdilTimo  in  Xpo  pri  :  &  dtio  diio  lohàni  dei  gra  epo  |  Monafterienfi  :  Comitt 

Palatino  Rheni  :  ac  Bauarie  |  duci  Illuilrillìmo  :  Salulein  plurima  dìcit  :  &  prefens  |  dedicai  opus .\u  recto 

du  f.  305  rioipressum.  Le  verso  est  blanc.  De  la  table  notre  exemplaire  contieni  seulement  les  lellrcs  H-Z. 

Edition  très  rare,  reinaiq'iable  à  cause  de  sa  belle  exécJtion  tvpograph.  Bon  excmpl.  grand  de  marges, 
sur  beau  papier  tori.  Timbre  s.   la  prem.  p. 

47i.Gerp.  (?)  B.  de  Valentia.  9tD  REVEREN'DISSLMVM  IX    CHRIS  |  to  pa- 
trem  &  dominum.  do.   P.  Archiepm  Salernitanuni  |  B.  Gerp.  de  Valentia 
de    fitu    paradili  :   &  die  palTìonis  ]  ChriQi  :   nienfe  uè  creationis    mundi.  | 
S.   1.  ni  d.  (Romse,  Ulrich  Han,  1476)   in   fol.   Cart.   [Copinger   2663  .  50. 

8  fF.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  ronds  entremèles  de  quelques  initiales  yoth.  ;  32  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'intltulé  cité:  [  |  llan']  hiis  deuictus  doctrinis  :  que  me 
olìm  I  multo  ìiiuoluerint  ....  Le  traité  sur  le  paradis  terrestre  fìnit  au  verso  du  f.  ó.  par  la  date  suivante 
(1.  11-13}  :  ^^  Roma.  &  domo  eiufdem  Reuerendillimc.  do.  v.  pma  |  lanuarìi.  Anno  falutis.  m.cccc.Ix.wi. 
Sixto  quarto  pon.  |  Mas.  Anno  quinto  fui  pontìGcatus  ....  Celle  date  e^t  immédiatemcnt  suivie  du  sccond 
traité,  qui  fìnit  au  verso  du  f.  8,  1.  30:  Ex  urbe  die  fecùda  menfe  &  anno  quo  fupra.  | 

Le  nom  de  l'auteur  est  évidemment  abbrevio  ou  mutile,  mais  nous  n'avons  pas  rcussi  à  identilìcr  ce  nero. 
parceque  aucun  bibliograp'ie.  à  Texception  de  MM.  Holtrop  et  ('op-itser.  fail  mentìon  du  livret  inconnu  et 
rarissime. 

Bel  exemplaire  grand   da  marges  ;  laches  J'eau  Ìn$ignì!ìanics. 

i 
472.  S.  Hieronymus,  Tractatus  et  epistolae.  Pars  prima.   S.   1.   n.  d.  (Romae,  < 

Ulrich   Han,  avant  1470).  in  fol.  Rei.  d'aìs  de  bois,  dos  en  veau  (rei.  mo-  ^ 

derne.)  :Hain  *855o].  550. — 

372  ff,  n.  eh.,  dont  les  ff.  i,  2,  21,  22,  370,  371  et  372  sont  blancs  ;  sans  s^gn.  :  anciens  caract.  ronds: 
50  lignes  et  3  cols.  par  page 

U  préface  commence  au  recto  du  3.  f.  :  [  1  AVLO.  II.  SVM  |  MO  PONTIFICI.  |  MATHIAS  PAL-  |  MIERVS 

FELICI  I  TATEM  Meme  page,  col.  2,  1.  20-23  •  Arifteas  ad  philocratem    fratrè  de  \  Ixx.  inicrprclibus  1 

Per  Mathiam  palmierù  pifanum  1  e  greco  in  latinum  uerfus  ]  .■Vu  verso  du  f.  t  |,  col.  1.  fin  du  traile  dWri- 
sleas;  col.  2:  [  |  Heodorus  Lelìus  na  |  tione  pìcenus  ....  (notice  biographique  sur  réditeur  des  épUies  de 
Si.  Jerome,  mori  en  1 167  ?  évèque  de  Treviso)  À  la  page  opposcc  :  I  \  EATI  Hicrony  |  mi  epìHolas  ad  eru  | 
ditioncm  chriflianà  |  perneceffarias  ....  Suit  la  table  de  lu  prem.  panie,  el  au  f.  20  recto  :  Inchoationes  quìn- 
tcmorum  prime  ]  partis  fequuntur  fecundum  ordì-  |  ncm.  |  Le  verso  est  Mane.  Après  2  ff.  bl.  le  ic\;e  com- 
mence, f.  23  recto:  [  ]  IHI  Q.VIDEM  FIDELIS  |  SIME.  PAPA.  LAVRENti  |  ad  fcribcndù  animus  ....  Au 
recto  du  f.  368:  Pelri  Pauli  uergerii  iurtipoliiani  (sic)  1  Scrmo  de  laudibus  fàcli  Hicroni  ]  mi  habitus  in  an- 


ROMA 


451 


«C' 


...;> 


c'^-\ 


'  c)  "     - 


m 


m^ 


Q^- 


JHI  CLVIDXM  PIDXLTS 

SIMI.  •  PAPA  .  LAVM-Ha 

ad  fcrcbcndù  auimus  no  «ft  tam. 

cupidus  qua  Ticc  idoncus  facn  ; 

ti  nò  effe  abfcp  pcnculo multoru 

indmisingcnuim  tenue  &:  exilc 

cómitterc.  Sed  quomam  ut  cu 

ucnia  cui  dixenm  temere  m  epif  ■ 

tola  tua  per  cnftì  me.  facrainen - 

taque  a  nobvs  maxima  cumrcx 

ucrcntia  fufcipiutuT  aftangis  ut 

alig-d  dbi  de  fide  fecundù  lym^  ; 

boli  tradì  tionem  ranoncmtv  co  ; 

ponà  .  Quàuis  fupra  uircs  nof; 

tras  Tit  pondus  prcccpti:  no  cn>m 

me  Ucet  fentenna  fapientu  quc 

^pe  adrnodù  di  acqui  a  de  dco 

££  uera  dicerc  pcncuLofum  eft.ta 

men  fi  cxpofinorus  a  te  i-mpofite 

ncceffitatem  oraaombusiuues: 

dicerc  aliq  obedienticmagisjc 

ucrencia  9  mgcnii  prefumpaóc 

tentabtmus  •  que  g-dcm  no  tam 

pcrfeftoif-  excrcitiis  digna  uidea: 

tur  ;  <y  ad  par  uulo^j*  la  cnrt»  A; 


C 


N.o  472.  6'.  Hifio/iyi""^'- 


45: 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


niuerfario    natalis  j  eius  1  Au   verso   du  f.    359.  col.    i.  1.   iS*2o:  ....  in    fecu  |  la    Teculorum    Amen  |  FINIS 
PRIMAE  PARTIS  1 

Editìo  princcps  rarUsima.  Depuis  longtcmps  une  polémique  sVst  cnlamée  a  cause  de  cet  incunable  et  de 
son  imprimeur.  I,e>  initiales  lA.  RV..  qui  se  trouvent  à  la  fin  du  second  volume,  faisaient  suppo^er,  qu'il 
fut  imprime  par  SÌxtiis(!)  Riessinger  (ou  Russinger)  a  Naples.  cu  par  Jacobus  Rubeus,  qui  aurait  ctc.  avant 
l'année  1473.  ^  Rome  ('.i.  Mais  les  inilìales  I.R.  se  trouvent  aussi  à  la  6n  du  «  Turrecremata  •>  imprimé  par 
Ulrich  Han  en  I4'>7.  La  ressemblance  des  caracièrcs  du  St.  Jerome  et  de  ceux  de  Han  est  une  auire  preuvc 
de  la  provenance  du  libre.  M.  Delisle.  dans  le  Journal  dei  SavJtits.  Oct.  1897.  y  ajoute  une  iroisièmc,  pour 


Fi. cent. 


N.o  472.  S.  tìieronymus. 

son  origine  romain.  et  M.  Proclor^  no.  (t]\~.  conclul,  que  le  St,  Jerome  doil  ètre  méme  antérieur   au  Tur- 
recremata. 

Bel  exemplaire  ircs  grand  de  marges.  presque  non  rogne,  avec  une  magnifique  initiale  et  une  bordure  pei ntes 
en  couleurs  et  rehaussées  d'or.  Les  autres  initiales  som  peinies  en  bleu.  Q.uelques  notules  marginales  dune 
main  ircs  mince  et  elegante. 

473.  Jordanus  Osnabrugensis.  incipit  tractatus  mgri  lordani  Ofnaburgen. 
(sic)  j  canonici  de  Romano  Imperio.  |  S.  ì.  ni  d.  (Romae^  l'irich  Han,  1476) 
in  fol.   Cart.    Hain  *9437\ 

12  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caraci.  ronds.  entremélés  de  quelques  majusc.  gothiques  ".  36-37  lignes  par  page. 

Le  texte  c«>mmence  au  recto  du  prem.  f.  sous  l'intitulé  ciié  :  \m\  l:yntes  hominum.  diuinis  informare  vir- 

tuti-  I  bus  omnè  arroganliam.  &  omem  adulationc  |  naturaliter  defpiciunt H  fint.  au  verso  du  f.  12,  1    15-16  : 

....  in  fecula  fecu  t  lorum.   AMEN',   ^init  fclicitcr.  j 

Ce  iraitt:  fori  rare  sur  le  passage  de  l'empire  romain  awK  Allemands  fut  ècrii  par  JorJjnus.  chanoine 
d'Osnabriick.  qui  vivail  sous  lempereur  Rudolph  de  Habsburg.  Un  anonyme.  prette  d.*  Viterbo,  fit  im- 
primer le  livrei.  exhortant  les  princes  ecclcsiastiques  d'aller  d'accord  avec  l'em^ereur.  —  Proclor  3370, 
Aìtdiffredt,  p.  370 

Impression  curieuse  et  remarquable.  Exemplaire  s    papiei  fori,  grand  de  marges. 

474.  Justinianus  Imperator.  Institutìones.  (A  la  fin:)  Prefens  ha:;-  inRitu- 
tionuni  opus.  ]  Alma  in  urbe  Roma,  totius  mundi  regina  &  |  dignillìma 
Imperatrice,  que  llcut  pre  ceteris  |  urhibus  dignitate  preeft.  ita  ingeniolìs 
uiris  I  eiì  referta.  non  attramento.  piumati  calamo.  |  neq^  Itilo  creo  fed  ar- 
tificiofa  quadam  adinuen-  |  tione  imprimendi.   feu  carecterlzandi  fic    effigi- 

I  atum.  ad  dei  laudem  induitrieqj  eli  conl'uma-  \  tum.  Per  Vdalricum  Gal- 


60. 


ROMA  45  3 

Fr.cent. 

him  Alamanum.  al's  |  Han.  ex  Ingelltat.  (^ìuem  wieneiì.  Et  correo-  |  tum 
tam  in  textii  q  in  glo.  per  eximiu^  <S:  pre-  ;  clarutn  iuris  vtriulq^  doctore^ 
diìm  Carolum  |  de  Alexandris  de  Perulìo.  Anno  domini.  |  MCCCCLXXV. 
xviiii.  k\\  Augniti.  Se-  |  dente  Sixto.  iiii.  Pontitìce  niiximo.  |  (1475)  gr. 
in   tbl.   D.-vél.    iHain   *q495l.  12^. — 

I  f.  bl.  (manque)  et  173  ff.  sans  chifFies  ni  sign.  Le  teste  en  gros  caractères  gothiques  entouré  de  la 
glosse  en  car.  ronds  ;  4S  et  5S-59  lignes  et  2  cols.  par  page.  Au  recto  du  prem.  f.,  en  rouge  ;  In  nomine 
domi  I  ni  nonri  ihefu  xpi  Imperator  cefar  |  flauus  (sic)  iuftinìun*  ]  aUmanicus.  frac.  1  germanic'.  aclic'.  |  uuà- 
dalic'.  I  afric'.  |  piiis.  fdix.  ìnclìt".  |  uictor.  ac  triùpha  |  tor.  femp  auguft'  |  cupide  legù  iuuè-  |  tuti.  Incipit 
liber  1  pm'  diìi  iuftìniani  |  impatoris  inftitu  |  tónti  feu  elemtol^,  ]  Le  texte  finit  au  verso  du  f,  171  par  l'im- 
pressum  cité.  Au  recto  du  f.  173  :  G  Regiftrum  liuius  libri.  [  Le  verso  est  blanc. 

Edition  fort  rare  et  remarquable.  L'exemplaìre  est  un  peu  use  et  ca  et  là  endommag.-  aii\  marycs.  spécia- 
lement  au  prem.   f.  —  Les  ff    167  et   172  (celui-ci  blanc)  manquent. 

475-  Justinus.  ludini  hiftorici  politiOìaii  Fpitonia  in  |  Trogi  Pòpei  hifìorias 
cpemiù  incipit.  |  (A  la  tìn  :) 

Anfer  Tarpeii  cuftos  louis  :  unde  :  q>  alis 

Conrtreperes  :   Gali'  decidit  :  Vltor  ade  li. 
Vdalricus  Gallus  :   ne  quem   poicàtur  in  ufu 

Edocuit  pennis  nil  opus  elle  tuis. 
Imprimit  ille  die:  quantù  non    fcribitur  anno 

Ingenio  :  haud  noceas  ;  omnia  uincit  homo. 

(Romae,  ca.  1470)  pet.  in  4.  Ancien  maroquin  rouge,  fil.  s  les  plats,  dos 
ornem.,  dent.   intér  ;  tr.  dor.   [Hain    0046'.  ':;25. — 

!   i.  bl.  (manque)  et   137  IF.   s.  eh.  ni  sign.  Anc.  caract.  ronds;  32-31.  lignes  par  page. 
Au  recto  du  prem.  f.  sous  rintitulé  cité  le  commencement  du  texte  :  [  j  Vom  multi    ex  romanis  eti.ì  con- 
lu-  I  laris  dignitatis  ..  .   Il  finit  au  recto  du  f.   137,  suÌvÌ  des  3  distiques  cités.  Le  verso  est  blanc. 
Edilio  prìnceps  rarissima,  que  quelques  bibliographes  croient  antJrieure  à  celle  de  Jenson.    14.70. 
Très  bel  exemplaire  grand  de  marges. 

Giovanni  Filippo  di  Lignamine,  de  Messina.  (1470,   3    Aoùt). 

476.  Barberiis,  Philippus  de,  ord.  praed,  Opuscnla  (A  la  tin  :)  Imptìum 
Ro.  An.  diìi.  MCCCCLXXXl.  Se  1  dète  Sixto.  iiii.  Pont.  Max.  An.  eius 
Vndecimo  |  Die  prima  Mentis  Decembris.  Foeliciter.  |  (1481;  in  4.  Avec 
29  belles  et  intéressantes  figs.  grav.  s.   bois.   D.-veau.  [Hain   24451.  700  — 

Sj   ff.  s.  eh.  ni  sign.  Beaux  caract.  ronds:  2'5  lignes  pai"  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc;  au  verso:  IOANNIS  PHILIPPI.  DE  LIGNAMI  |  NE  EQuITIS  SICVL!. 
AD  SIX.  UH.  I  PON.  MAX.  PREF  iTIO.  |  [  1  Emper  ego  a  paruulo  Iludui  l  B.  P.  ut  cum  ....  Cette  préface 
finit  au  verso  du  f.  2.  Le  texte  du  premier  traiti  (discordantiae  inter  SS.  Hieronymum  et  Augustinum)  com- 
mence  au  recto  du  f  3.  sans  aucun  intiiulé  :  [  ]  VO  LVMINARIA  MAGNA  |  que  deus  fecit  :  ....  Les  aulres 
traités  sont  :  2.  Vaticinia  XII  Sibyllarum.  3.  Carmina  Probae  Centonae.  4.  Symbolum  Athanasii.  5.  Oratio 
Dominica.  6.  Angelica  Salutatio.  7.  Te  D.um  Laudamus.  etc,  omnia  IV  cum  exposltione  B.  Thomae  Aqui- 
nalis.  Enfio,  au  recto  du  f.  73:  INCIPIT  DONATVS  THFOLOGVS  |  (sic)  C'est  un  badinage  seholasiique  sur 
le  modèle  de  la  grammaire  élémentaire  de  Donatus.  Au  recto  du  f.  82  :  Finit  donaius  Theologus.  [  Regiftrum 
huius  libelli.  |  [a  2  cols.)  ;  en  bai  l'impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Le  petit  volume  extrèmemeni  rare  est  orné  de  29  belles  et  remarquables  figure*,  bois  très  légèrement  ombrés  : 
12  sibylles,  12  prophète?,  le  Christ  (rhomme  de  douleurs),  St.  Jean  Baptiste.  la  Nativlté,  Platon  et  Proba 
Falconia.  Ces  Lois.  dont  la  plupart  mésurent  100  s.  74  mm.  sont  dun  style  étrange  et  d'une  technique  en- 
eore  assez  rude,  q'ioiqu'ils  fassent  entrevoir  la  main  d'un  artiste  non  méd  ocre,  (voir  la  description  étendue 


454 


.MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Biblioth.  Spencer.  III.  p.  IJì)    La  figure  de  la  Proba  Falconia,   f.  32  verso,  esi  évidenimeiii    emprunté  d'un 
manusciit  du  XIII*  siede. 

Editio  l'rinceps  rarissima.  Proctor  39ÓI.  AttdìffreJi    p.  244.  E\cmplatrc  compiei,    assez  grand  de  margcs. 
et,  sauf  quclques  imperfeciions  insignifiantes.  fort  bien  conserve. 


Fr.cenl. 


477.  S.  Leo  Magnus,  Papa.  Sennones  et  epistolae.  S.   1.  et  a.   (Romae,  Joh. 


N.'>  476.  Barberiis,  Philippus  de. 


Plìil.  de  I.ignaminc,  ca.    1470)  in   fol.   Rei.  orig.  d'ais  de   hois  recouv.   de 
veau  iHain  *  100 io]. 

158  S.  sans  chiffres  ni  sign.  Caraclères  ronds  ;  -15  lignes  par  page. 

La  prèface  commcncc  au  recto  du  prem.  f.;  tohannis  Andrej.  Epìfcopi  Alerìenfìs  Ad  fummum  |  Poniifìcem. 
Paulum.  ìi.  Venctum.  Epillola,  i  [  ]  I  tua  mihi  pater  beatiflìme  Paule.  il.  Venete  PontÌfe\  |  Maxime  fanctitas  ..  . 
Au  verso,  1.  24  :  Sequuntur  Rubrìc^  totius  operis  per  ordìnem.  1  Le  tcxte  commence.  sans  aucun  intitulc,  au 
leclo  du  f  4  '.  [  ]  Audem  domini  loquaiur  os  meù  et  nomò  |  fanctum  eius  anima  mca  ....  et  il  tìnìt  au  recto 
du  f.  I5S,  1.  23-23;    ••■  "^^^  uerbum  carnaliter  natum  |  efTe  dìcitur.  )  Le  verso  est  blanc. 


ISO. 


Seconde  cdition.  imprìmée  à  Rome,  peu  de  temps  aprcs  i  (/O.  Proctor  3toi. 
trcs  fort,  grand  de  margcs. 


■  Bel  cxcmplairc,  sur  pap  «. 


Georg  Lauer  de  Wiir/hiirg.  (1470,   2i)   (^ct.) 

478.  ChrysostoniU5,Joannes,  episc.  Constantinop.  Sennones  XX\',  e  graeco 
in    latinum   versi,  una  cum  epistola  Chrysostonii  ad  Theodoruni  nionachiim. 


ROMA 


455 


S.  1.  n.  d.  (Romae,  Georg  Lauer,    1470}.  pet.  in   fol.  Veau  pi.    ornem.  à 

fr.  et  dorè,  dos  dorè.  [Hain   5039!.  '  50. 

1  f.  bl.  (manquel  loS  ff.  s.  eh.  ni  sign.  et  l  ì.  bl.  imanque).  Anciens  caract.  ronds,  27  lignes  par  page 
Au  recto  du  prem.  f.  la  lettre  du  traducteur,  Cristoforo  Persona,  au  Cardinal  Marco  Barbi  commence  : 
[  1  Eputanti  mihi.  ReuerendilTime.  P.  quanto  |  ftudio  :  quo  uè  animi  ardore:  ....  Elle  finii  au  verso,  I.  17. 
Au  recto  du  2.  f.  ;  |  1  Dam  &  Eua  poccauerunt  diffimililer  ita  &  |  puniti  funt.  folio.  Ixkìì.  fcrmone.  xx,  |  .... 
Celte  table  alphabélique  est  suivie,  au  recco  du  f.  (),  1.  7,  de  la  lable  des  sermons,  qui  va  jusquau  verso, 
1.  8.  Puis:  Epittola  eiufdè  S  lohàis  Chrifoftomi  ad  monachii  |  Theodorum.  nalu  ingenuum,  qua  reuocat  eum 
ad  I  cenobium  folio,  xci.  Si  poffem  |  Le  lexte  commence  au  recto  du  f.  lo  :  [  1  Vertendi  funt  nobis  malorum  | 


N."  476-  Baibt'i  iis.  Philippus  de, 

fontes  ....  11  finit  au  recto  du  f.  toS,  1.  14-15  :  ...  nos  gaudio  |  i  letitia  affeceris.  Expicit  EpiUola  Crilo- 
ftimi  I  (sic).  Le  verso  est  blanc. 

Beau  volume  imprimé  avec  les  mèmes  caraclères  que  les  »  Homiliae  supe-  Johannem  •■  de  Chrysoslomu-, 
du  29.  Oct.  11,0,  la  première  impression  de  Lauer.  u  peut-èire  anlérieur  à  celle-ci.  Proctor  3403.  A»ii\- 
ireài,  p.    ^6o. 

Beau  volume  bien  conserve,  Initiales  et  inliiulés  exécutés  en  rouge.  Les  ff.  de  la  lable  som  soigneusement 
réenmargés  cn  tas,  parce  que  le  restant  est  ttès  grand  de  marges. 

479.  Duranti,  Guillielmus.  (E  INCIPIT  RATIONALE  di  |  uinonmi  officiorum 
editum  per.  tó.  in  |  chrirto  patrem  et  dominum  ]  Guilielmum  duranti  dei 
&  apottolica  I  fedis  gracia  prefulem  Mimaten.  qui  co  ]  pol'uit  fpeculum 
iuris  &  patrum  ponti  |  ficaie.  |  (À  la  fin  :)  Prefens  rationalis  diuinorii 
o.licio^  I  opus  cliriffiinuni   inprelTii-;    rome  per  ]  uenerabilem     uirum    ma- 


456 


MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


giflrum  Geor  |  giuin  laur  de  herpipoli.  (sic)  Sub  anno  do-  |  mini. 
M'CCCCLXXMr'.  die  |  nero  iouis.  xvi.  menfis  octobris.  Pon-  [  tilicatus 
fanctilTimi  in  xpo  patris  &  |  domini  noftri  domini  Sixti  diuina  ,p-  |  uidentia 
pape  quarti  ano  eius  feptimo  |  tinit  felicitar.  Amen.  ]  in  fol.  Rei.  orig., 
veau  noir  ornem.  à  froid  tHain  6478]. 


Fr.cent 


N."  476.  Barbciiis.  P/ii/ippus  de. 


•iyfS^ff.  s.  eh.  ni  sign.  (Hain  et  le  régisire  :  2Cj\\\  Anc.  catacl.  ronds  ;  50  ligncs  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  \\i  verso  :  G  lohannes  Aloifìus  tufcan'  Auditor  Camere  Apoftolice.  Re- 
uerèdilTimo  [  D.  dotnino  Retro  Cardinali  Tirafonenfi.  |  (42  iongues  lignes).  Au  recto  du  sec.  f.  ;  C  RVBRICE 
KATIONAI.IS  I  DIVINORV.si  OFFICIORV;  |  Cettc  table  6nit  au  verso  du  f.  3.  et  le  teste  comitience. 
precède  de  riniìtulé  cilc,  au  recto  du  f.  4.  II  tìnit  au  verso  du  f.  203.  suìvi  de  1  imprcssum.  Au  recto  du 
dcrn.  f    le  registre  (u  4  cols.)  Le  verso  est  blanc. 

Georg  Lauer,  de  Wùrzburg,  publia  dans  la  méme  annce  147-.  deux  cditions  du  celebre  manuel  de  thco- 
logie,  l'une  en  fcvricr.  l'autrc  cn  octobrc.  Toutes  les  deux  se  distinguent    par  une  exéculion  typographique 


ROMA  457 


Fr.cent. 

irès  soignée,  qui  rappelle    les    impressions  de  Sweynheym  et    Pannartz.  —  VoÌr   Audiffredi  p.    2i8.  —    Bel 

exemplaire  assez  grand  d.-  marges. 

480,  Eutropius.  Incipit  Eutropi'  hilloriographus  :  *S:  |  polì  eum  Paulus  diacon'  : 
de  hilìoriis  |  italice  prouincie  ac  Romanorum.  ì  (A  la  tìn  :)  Eutropius  hi- 
floriographus  Rome  imprelTus  |  Anno  diìi.  M.cccc.lxxi.  die  lune.  xx.  Men- 
tis I  Mai  Ponti.  S.  in  xpo  pfis  ac  diìi  nolìri  domi  |  Pauli  diiiina  ^uidentia 
Pape  Secundi.  Anno  |  eius  Septimo  Explicit.  |  (Romae,  Georg  Lauer,  147O 
in   4.*^  Vél.  iHain   *6y26],  Vendu. 

104  ff.  sans  chiffres  ni  signat.  Anciens  caractères  ronds  ;  32  lignes  par  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso:  (  )  Abula  huì'  libri  ì  qua  pmo  p  ordine  repiùtur  |  reges  .... 
Cette  table  est  suìvie  d'une  autre  en  ordre  alphabetique.  fol.  8,  verso,  1.  13  :  Regiftrura  quinternorum.  ) 
L'intitulé  cité  plus  haut  se  voit  au  recto  du  f.  0-  immédiatement  suìvì  du  commencemenl  du  texte.  L'ouviage 
d'Eutropius  finii  au  recto  du  f.  (13  ;  le  reste  des  pages  est  occupé  de  Ihistolre  de  Paulus  Diaconus  (Warne- 
fried}.  L'impressum  se  voit  au  verso  du  f.   104. 

Editio  princeps  rarissima,  la  seule  qu'on  alt  faite  an  XV®  siècle  de  l'Eutropìus  séparément.  —  'Froctor  '^oó. 
L'exemplaiie  sur  papier  tri."^  tort,  quoique  un  peu  court  de  marges.  est  fort  bìen  conserve.  LI  est  corrige  et 
annoié  de  la  maio  d'un  contemporain. 

481. —  Idem   liber.   Rei.  en  cuir  de   Russie  ornem.  à  tVoid.  175. — 

Bel  exemplaire  grand  de  marges.  orné  de  belles  initiales  rouges  et  bleues,  Plusieurs  fF.  au  commencemenl 
ont  été  rétnmargés.  mais  par  une  main  trés   habile. 

482.  Nonius  Marcellus,  De  proprietate  latini  sermonìs.  S.  1.  ni  d.  (Romae, 
Georg  Lauer,  ca.  1470)  in  fol.  Rei,  orig.  d'ais  de  bois  recouv.  de  veau 
ornem.  à  froid.  [Hain    11899].  350. — 

139  ff.  s.  eh.   ni  sign.  et   i    t.   bl.  Caract.  ronds;  40  lignes  par   page. 

Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc  ;  a  1  verso  une  épìtre  intéressante  de  Pomponius  Laetus,  26  lignes  :  Pom- 
poni'  Gafpari  biondo  Salutem  rogauit  me  Geor-  |  gius  laur  d'herbìpoli.  fideliirimus  librorum  impref  |  for  ut 
Nonii  Marcelli  opus  percurrerem  atq*  lì  fieri  |  polTel  corrigerem  .  ..  Le  texte  commence.  sans  aucun  intitulé, 
au  recto  du  2.  f.  :  [  |  ENIVM  EST  TEDIVM  ET  ODIVM.  I  dictum  a  fenectute  ..  .  Il  finit  au  versa»du  f.  138. 
1.  3,  suivi  de  8  lignes  de  vers  composés  par  Pomponiiis  :  Ex  fcriptìs  rerum,  ut  fertur.  cognofcilur  omnìs  | 
Caufa  ....  I  lUud  pomponi  candide  lecior  ope.  |  Au  recto  du  f.  139  le  régistre  (3  cols.)  Le  verso  est  blanc. 

ÈditiOn  qu'on  peut.  à  bonne  raison,  regarder  comme  la  première,  puisque  ia  première,  qui  ait  une  date, 
celle  de  1471,  ne  reproduit  pas  l'tpìire  de  Pomfonius.  Bel  exemplaire  très  grand  de  marges.  Les  initiales 
laissées  tn  blanc,  ont  étc  peintes  cn  roiige  et  bleu.  La  reliure  est  abimée. 

Ulrich   Han  et  Simone  di  Niccolò    Cardella  de   Lucca  (1471). 

483.  Duranti,  Guilielmus.  Incipit  Rationale  diuinonì  \  ofiìciorum  Editum  per. 
r\  in  crifto  patrem  t  dominù.  |  dominum  Guilielmum  dura  |  ti.  dei  Z  apo- 
ftolice  fedis  gra  |  eia  Prefulem  Odimaten.  qui  |  compofuit  Speculuni  iuris 
I  Z  patrum  Pontificale.  |  (A  la  fin  :)  Prefens  preclarum  opus  alma  in  urbe  | 
Roma  tocius  mudi  regina  &  dignillì-  |  ma  Imperatrix  qui  l'icut  pre  ceteris  | 
urbibus  dignitate  preefì.  ita  ingenio  |  lls  uiris  eft  referta.  non  atramento 
più  I  mali,  calamo  neq^  fiilo  ereo.  fed  artifi-  ]  ciofa  quadà  adinuentione 
imprimèdi  feu  caracterizandi  fic  effigiatù  ad  dei  |  laudem  induftrieqj  eli 
confumatum.  |  per  Vdalricum  Gallum  Almanum  &  |  Simone  nicolai  de  luca. 
Anno  domini  \  MCCCCLXXIII.    Die  nero,    xxiii.  ]  mentis    lunii.  |  (1473) 

gr.   in   fol.  D.-vél.  [Hain  6473].  300. — 

284  ff.  s.   eh.  ni  sign.  desquels  le  S-  et    le  284.,  blancs,    manquent.  Beaux    caract.    ronds;   56    lignes  et  2 
cols.  par  page.  Les  prem.  Hgnes  des  chapitres  et  quelques  majusc.  soni  goth. 
Le  recto  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  une  préface  à  longues  lignes,  51  1.  :  1OOHANNES  BAPTISTA  DE 


458  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

I.ANCIIS.  Rcuerendo  in   xpo  |  pri.  ^omìo   Cathanio    Spinola.    Scdis    apl'ice  .plhonolorio.  S.  p.  d Au 

redo  du  scc.  f.  en  car.  goth.  ;  C  Rubrice  Kalionalis  diuino-  )  rum  olliciorum  \  Celle  lable  finir  au  recto  du 
f.  4,  col.  1.  I.  15.  Le  verso  est  blanc.  Après  un  f.  bl.  le  texle  commence  au  recto  du  f.  6.  sous  l'intilulé 
cité.  impr.  en  rouge  et  en  caract.  goth.  II  finii  au  recto  du  f.  282,  par  l'impressura.  F.  2S2  verso  est  blanc 
.\  la  page  opposée  :  C  Regiflrum  huius  libri.  |  (à  3  cols.l  La  dern.  page  est  bianche. 

Bel  esemplai  lede  tette  impression  monumentale  de  la  quelle  .4iiif|^rei/.  p.  131,  donne  une  description  exacte. 

484.  Hostiensis,  Henricus  de  Segusio,  Card.  Summne  in  V  libros  Decretalium 
voi.  II.  (\  la  tìn:)  Prefens  huius  fumme  hollienlìs  pre-  |  clarù  opus  Alma 
in  vrbe  Roma  loti  i  us  mundi  Regina.  &  digniffima  Im-  |  peratrix.  Que 
lìcut  p  ceteris  vrbib'  |  dignitate  preeft.  ita  ingeniofis  uiris  ]  eft  referta.  nò 
atramèto  plumali  calo  |  mo.  (sic)  neqj  ftilo  ereo.  fj  artiticiola  qua  |  dà 
adinuètione  imprimèdi  feu  carac-  |  terizandi  fio  effigiatum.  ad  dei  laude  | 
induftrieqj  eli  confumatum  per  ma-  1  giftios.  Vdalricum  gallum  almanuj  | 
&  Simone  nicolai  de  luca.  Anno  di'si  |  Millernnoquadringenterimofeptua  | 
gelìmotercio.  Die  vero  Mtìa  Men  |  fis  Aprilis.  |  (1473)  gr.  in  fol.  D.-veau 
iHain  8959I. 

t  f.  bl.  (manque)  et  4(1   fF.  sans  chiffres  ni  bign.  Beaux  caract.  roiids  ;  35-56  1.  et  2  cols.  par  page. 

Le  t-^xle  commence  au  recto  du  prem.  f.  Les  3  prem.  lignes  en  gros  caract.  goth.  :  Incipit  liber  tercius.  De  uila  | 
t  honedate  clericorù.  Fjica.  |  [i)  Ntelligite  infipiè  |  tes  in  clero  .  ..  11  finii  au  recto  du  f.  410.  col  2  :  C  Hàc 
ego  correxi  fiìmam  baplifìa  ]  iohànes.  G  De  lancis  fixti  tpe  pomi  1  ficis.  C  Perlege  fecurus.  mendofam  [  ne 
lime  fùmam.  C  In  colis  verax  ^-  1  fibus  &  parafis.  \  l'uis  l'impressum.  Le  verso  est  blanc.  Au  f.  441.  recto  : 
Rcgillrum  fecundi  uoluminis  hofiienfls.  1    Le  verso  est  blanc. 

Sccond  volume  de  la  premiere  édition  fon  rare.  Elle  fut  imprimée  dans  la  maison  w  de  Taliacoxis  •>  oii  les 
dcux  typographes  s'élaicnt  «.tablis  de  I  171    à  73.  Très  bel  exemplaire  grand  de  marges  sur  papier  fori. 

Johannes  Gensberg  (1473,   5   Dèe). 

485.  S.  Bernardus.  Incipit  Speculum  beati  Bernhardi  j  ahbatis  de  honeiìate 
uite.  I  S.   1.   ni  d.  (Romae,  Johann  Gensberg.)  in  4."   Br.   [Hain  *2903] 

8  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  ronds  ;  1*7"-^  lignes  par  page. 

Le  leste  commence.  sous  l'inlitulé  cilé,  au  recto  du  prem.  f.  :  |p|  Elis  u  me  fili  et  frjter  quod  nù  1  q  z 
nufq  ....  Au  recto  du  f.  4.  en  bas  :  C  Explicit  fpeculum  bernhardi  abbatis  I  de  honeflale  vite.  |  Incipiùt  odo 
pùda.  mediate  (^b?  puenit'  |  ad  pfectionè  vite  fpiritualis.  eiufdè.  1  Au  verso  du  f.  8,  1.  26-27  •  •■■*  <^òlra  ìfidias 
diaboli  ne  te  abducat  ab  eis.  Amè  | 

Pièce  trirs  rare.  Bon  exemplaire. 

Georg  S.\chsel  de  Reichenhall 

et 

Bartholomaeus  Golsch   de  Hohenbart 

(1474.   7  Juiii). 

486.  Ammianus  Marcellinus.  Historiarum  libri  X1\-XX\'I.  A  la  tìn  :) 
C!  Ammiani  Marcellini  Inipreiììo  Hyltoriographi  dignillìnii  |  Rome  facta 
è  totius  orbis  terra?:  regine  olim  &  Imperatricis  j  arte  maxima  &  Ingenio 
per  dignillìmos  Impreliores  Georgium  |  Sachfel  de  Reichenhal  &  Bartho- 
lomeù  Golfch  de  Hohenbart  I  cleiicos  Anno  dni.  M.CCCC.LXXIIIl.  Die 
nero  \U  lu  |  nii  .Menfis  Pontitìcatu  uero  Sixti  diuina  prouidentia  Pape  | 
Q\'ai1i  Anno  eius  Tertio.  [  (1474)  in  fol.   \'cl.     Ilain  ()26|  : 

155  IT.  sans  chiffres  ni  si.'n.,  Caraclères  ronds  d  une  forme  très  ancienne:  38-39  lignes  par  page. 
.\  la  téle  du    prem.  f.  commence  répltie    dédicatoirc  :  Ad.  R.  D.  Ladouicum  Donatu    Epifcopom    Bcrjj<^ 
incnfem    pre  (  fatio.   In    Ammiano    Kfarcelliao.    per.  A.  Sabinum    Poe.    I.au.  I  On  la  iruuvc    repruduite  che/ 


Fr.cenl. 


ROMA  459 

Fr.cent. 
Botfìeld,  Prefaces  io  the   1  dJ.  Princ  p.  133.  Au  reco  du  f.  2.  le  te^te  commencc  sous  rinlitulé  :   AMMIANI 

MARCELLINI   RERVM  GESTA  |  RVM   LIBER  Q.VARTVSDECIMVS  INCIPIT  |  —  I.'impressum  occiipe   le 

bas  du  f.  135  recto.  Le  verso  est  blanc. 

AudiffreJì,  Cai.  edit.  Roman.  I.  p.  15^-159  donne  une  dcscription  ciitique  de  cetie  premiere  cdiiìon  d'Am- 
inianus  Marcellinus,  qui  peut  ranger  parmi  les  plus  grandes  raretés  bibliographiques.  En  mème  temps  c'est 
la  seule  édition  faite  au  XV"  siede.  la  seconde,  asscz  défiguree  n'a  cté  imprimce  qu'en  IS'J-  C'est  aussi  la 
première  production  datée'de  ces  ìmprimeurs  qui  n'ont  executc  qu'ime  demi  douzaine  de  livres  dont  trois 
seulement  avec  leurs  noms  et  les  date«. 

Très  bel  exemplaire  grand  de  marges. 

4S7.  Varrò,  P.  M.  Terentius,  C;  .M.T.  VARRÒ  DH  LIXGVA  LATINA.  | 

S.  1.  ni  d.  (Romae,  Georg  Sachsel  de   Reichenhall  et  Bartholomaeus  Golsch 

de  Hohenbart,  ca.    1474)  in  fol.   Cart.   [Hain  *  15853]  40. — 

f,'^  iau  lieu  de  5yl   ff".  s.  eh    ni  sign.  Anc.  carici,   londs:   35-35  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  f.  1  sous  l'int'tulé  cité  :  [  ]  Vemadmoduni  uocabula  efTent  impoliia  rebufi 
in  lingua  Ialina  fex  libnf  exponere  inftitui  |  ...  Au  recto  du  f.  35  :  C  M.  T.  VARRONIS  ANALOGIE  LIB 
l.  I  OVemadmodum  in  cafu  |  uocabula  declinantur.  |  Au  verso  du  f.  3^.  en  bas;  Finif  ciuf  quod  inuenìtur 
h'avci  Vanonif.  [  Un  SO-  f-  qui,  sdon  Hain.  devait  contenir  un  épilogue  dWngelifs  Tìfcrnas,  manque  dans 
rei  exemplaire,  comme  il  manquait  dans  celui  de  De  Ij  Sema.  —  Bel  exemplaire  grand  de  marges,  avec  témoin 
Les  initiales,   laissécs  en  blanc,  soni  peintes  en  rouge  et  noir. 

Johannes  Schurener  de  Boppard  (1^74,   25   Nov.) 

488.  Adami  creatio.  De  creatione  x\de  &  formatione  Eue  ex  cofta  eius.  j  Et 
quomodo  decepti   fiiernnt    (sic)  a  ferpente.  |  S.   1.   n.  d.   in   4."'   Cart.  50. — 

f)  ff.  s.  eh.   ni  sign.   Caract.  ronds  :   i,{  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f..  sous  l'ir.titulé  cité  ;  [  ]  Oft  cafu>  luciferi  qui  fupbia  inflatus  ait. 
Ponà  I  fedem  meam  ....  Il  finit  au  recto  du  f.  6,  1.  33-3)  ■  ....  fed  regna-  [  bunt  per  Infinita  fecula  feculo!^. 
Amen.  Finis.  1  Le  verso  est  b'anc. 

Cette  édition  de  la  petite  legende  du  Paradis  est  tout  à  fait  inconnue  aux  bibliographes.  Elle  sera  peut-étre 
identìque  avec  Troclor  3501. 

489.  Aeneas  Sylvius,  postea  Pius  II.  Enee  Siluii  Piccoloniinei  Qui  et  Pius 
Se  ]  cundus  fuit  :  Dialogus  Incipit  foeliciter  |  (Ala  fin:)  Prefens  Liber  Im- 
prelTiis  eli  Rome  per  Magifìrum  |  lohannem  Schurener  de  Bopardia.  Anno 
lubilei  et  |  a  Natiuitate  dui  M.CCCC.LXXV.  Die  xi.  Mentis  ]  Septèbris. 
Sedete    Sixto    Papa   iQuarto    Anno    eius   '   Quinto.   \   (1475)    in    fol.    Cart. 

[Hain  *i93l.  150. — 

[  f.  bl.  et  53  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Gros  caract,  ronds  :  ■(/  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  sous  l'intiiulé  cì.é.  au  recto  du  prem.  f.  :  [e|  Neas  tituli  Sancte  Sabine  Prefbiter  |  Car- 

dinalis  lohanni  Sancii   Angeli  DÌ  |  acono    Cardinali.    S.  P.    D Vals  ex    Vrbe  |  Pridie  kl".    lunias.  |  Au 

verso  :    [  ]  Neas  Epifcopus  Senenfis.    lohanni    Cardinali  |  Sancti    Angeli.  S    P.  D Il    finit  au    recto    du 

\.  S3.  1.  29-30:  ....  uocata  eft  ex  |  Giecis  aulem  qui  primus  imperauit  Maurìtiù  tradùt.  |  Puis  l'imprcisum. 
Le  verso  est  blanc. 

Ce  dialogue  <>  de  quodam  somno  suo  ficto  non  vero  »  est  dedié  au  cardinal  espagnol  Joaimes  Carraia! 
(f  1469),  il  ne  le  faut  pas  confondre  avec  la  petite  "  epistola  de  fortuna  »  ou  le  e  dialogus  centra  Bohemos». 
Aeneas  se  plaint  dans  cet  ouvrage  de  la  chùte  de  Conttanlinople  causée  par  la  faiblesse  des  princes  chrétiens 
et  propose  quelques  moyens  pour  empècher  Linvasion  uliérieure  der  Turcs. 

Cet  ouvrage.  dont  nous  avons  ici  la  seule  édition  connue.  est  plein  de  notices  sur  Ihistoire  du  XV.  siede, 
nntamment  sur  les  Turcs,  les  Hongrois,  les  Slaves.  AUeminds  eie.  —  Bel  exemplaire  grand  de  marges. 

490.  Boccacci,  Giovanni,  INCOMINCIA  .  LA  COMEDIA  |  Delle  Nvmphe 
Di  Ametho  Compilata  |  dal  facundifrimo  melTer  Giouanni  Boc  |  caccio 
poeta  Fiorentino.  Prohemio  :  |  (A  la  tin  :)  FINISCE  .  FELICEMENTE  |  LA  . 
ELEGANTE  .COMEDIA  |  NVNCVPATA.NIMPHE.DI  I  .\METO.  1  COM- 


46o  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.ceni. 


FILATA . DALFACVN  |  DISSIM.OPOETA.  (sic)  MESSERE  GIOVANNI  . 
BOCCACCIO  1  NOBILE  .  FIORENTINO  .  M  |  PRESSA  .  IN  RO>L\.NEL  Ì 
LANNO  .  DELLA  .  CRISTIA  NA  .  SALVTE  .  MCCCC  \  LXXVIII  |  SE- 
DENTE .  NELLA  .  CATHE  |  DRA  .  DI  .  PIERO  LO  ANGE  LICHO  .  PA- 
STORE I  SISTO  IlII  j  PONTE  I  FICE  .  [  MA  |  XI  ,  MO  .  ,  NELL  ANNO  . 
VII.  DEL.  SVO  1  FELICE  .  PONTIFICATO  |  (1478)  in  8.°  D.-rel.  [Hain 
3286I.  75.— 

133  ff".  s.  chifTres  ni  sign.  Caract.  ronds  grossicrs.  29  lignes  par  page. 

Le  rccio  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  ìe  régisrre  impr.  cn  3  cols.  Au  recto  du  2.  i.  :  AL  GLORIOSO. 
PRINCIPE  I  Et  felice  Signore  1  GIOVANNI.  DE.  RVVERE  |  De  Aragonla  |  DVCHA.  DISORA.  &  DELLA  | 
Alma  Cipia  DÌ  Roma  IlluOre  |  PREFECTO  )  Luca  Antonio  Fortunato  Fiorentino  |  SALVTE  |  Ceite  préface  finii 
au  verso  du  f.  5  et  le  lexie  commence,  sous  l'intitulè  cilé.  au  recto  du  f.  6.  Au  recto  da  f.  132,  en  bas  : 
FINIS.  DEO  GRATIAS.  amen  [  L'impressum  occupe  le  verso  entier  du  dern.  f.  Identique  avcc  Hain  3285. 
De  la  presse  de  lohann   Schurener.  Proctor  3321.  AudtffreJi  p.  226. 

Editio  princeps,  de  la  plu^  grand  rareté.   Un  peu  court  de  marges  ;   le  f.   76  manque. 

491.  Cora,  Ambrosius  Massarius  de,  ord.  Erem.  S.  Aug.  Oratio  de 
conceptione  \'irginis.  S.  1.  ni  d,  .Romae,  Johann  Schurener'  in  4."  Cart. 
[Hain  *5()85].  30.^ 

IO  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract    ronds,  30  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.:  .Ad  Reuerendiflìmù  in  chrifto  patrC'  et  do  l  minù  dnm  Guilielmù  Epm  Ollienfem  la  | 
ero  fancte  Romane  ecclie  Cardinalej  Rot  1  homagcnfej.  Ambroflì  Corani  facre  theo  |  logie  profeffor"  ordinis 
diui  Auguftini  p  j  fatio  fuper  oratione;  de  conceptione  Vir  |  ginis.  Feliciter  Incipit.  )  Au  verso,  en  bas:  C 
Sequit'  Rubrica  de  ipfa  oratioDe.  i  [  ]  Gregia  preclaraqj  oFo  de  uii^inis  concep  |  tÒe  .  . .  t  •  .  corà  |  Sixio 
.ini.  mjximo  Romano!^.'  pòtifìce  ?  Cardi  (  nea  Senatoiiaq^  corona  fexto  ydus  decèbr'  ano  |  fanctitlìme  natiui- 
tacis  xpi.  M.CCCC.LXXII.  [  in  tèplo  diue  Marie  de  populo  ordinis  eiufdem  ]  infra  urbis  menia  habita.  Feli- 
citer Incipit.  I  Au  recto  du  f.  9  :  C  Deuo;iiTìma  eiufdem  oratio  ad  I  eandm  (sic)  dei  genitrice  Mariam.  |  Au 
recto  du  f.  10:  C  Quicijqj  auiem  fuprafcripià  orationem  deuo  |  te  dixerit  prò  qualibet  uice  auctorìtaie 
Sanctif  I  lìmi  domi  (sic)  noftri  dni  Sixti  diuina  prouidentia  pa  ]  pe  quarti  Centum  dles  de  iniunctis  fibi  peni- 
tè  l  liis  mlfericordiicr  relaxantur.  ]  Le  verso  est  blanc. 

Lìvtet  irès  rare.  Proctor  349(1.  AuJt'ffreJi,  p.  42Ó. 

492.  Seneca,  L.  Annaeus.  Incipit  Lucii  Annei  Seneca  cordubè  |  lls  libar  de 
morib"^  in  quo  notabilitar  |  et  elegàter  uite  mores  enarrar.  |  S.  1.  ni  d. 
(Romae,  Johann  Schurener)  in  4°.  Br.  30. — 

3  ff.  n.  eh.  et  I   f.  bl.  (manque)  Anciens  caract.  ronds;  30-31  lignes  par  page. 

.\u  recto  du  pr.  f..  sous  l'intitulè  cité,  le  lexte  commence:  [  ]Mne  peccatù  actio  è.  aclio  aule  omnis  [ 
uoluntaria...  .  Au  verso  du  f.  3.  en  bas:  Finit  liber  Lucii  Annei  cordubenlìs  1  moralis  Senece  de  moribus.  | 

Plaquelle  très  rare,   non  meniionnée  par  aucun  biblìographe.  Proctor  '>5t4? 

Arnold  Pannartz  (1474,   -i   Dèe). 

493.8.  Hieronymus,  Rpistolae  et  tractatus.  voi.  1  (A  la  rin;l  IniprelTum  :sic) 
Rome  In  domo  nobìlis  uin  Patri  de  Maximis  iuxta  (lanipum  Flore,  |  Pre- 
sidèta  magilh'o  Arnoldo  Pannartz.  Anno  diìici  natalis.  M.CCCCLXXVI.  | 
Die  nero.  XX.MII.  Martii.  Sedente  Sixto  IIII.  Pontifica  max.  Anno  euis  (sic) 
quinto.  I  (147Ò).  in   fol.    D.-vél.   [Hain   S555].  6^, — 

287  fl'.  sans  chiffres,  sign.  ni  réclames.  Caractères  ronds:   46  lignes  par  page. 

Le  lexie  commence  au  recto  du  i.  f.:  Expolìtio  SymboH  Ruffini  Aquilcjeii  prcfbyleri  ad  Laurcntium  |  pa- 
pam.  In  qua  fingulos  articulos  fìdei  noui  &  ueteris  teflamenti  |  autonlatibuf  còfìnnal  :  l\'  hcrefes  còtrarias 
dellruii.  Epiftola  pma  ]  11  finìt  au  verso  du  dernier  f.,  suìvi  ìmmcdiatcnicnt  de  l'impresbum. 

Volume  foit  rare  que  ni  Hain  ni  M.  Copinger  nom  vu.  C'cst  le  dernier  livrc  imprimo  par  Pannartz.  Sclon 
la  noiice  de  M.  Copinper,  qui  ciie  l'cxemplaire  de  la  Biblìoiheca  Lindc^iana,  notrc  cxemplaire  est  manquant 


ROMA  461 

Fr.cent. 
de  IO  ff.  prél.  et  de  quatre  autres  ff.  dans  le  corps  du  voi.  Du  reste  il  est  grand  de  marges  et,  sauf  qq.  rac- 

commodages,  irès  bien  conserve. 

Bartholomaeus  Guldinbeck,  de  Sulz.  (1475,    19  Juin). 

494.  Adami  creatio.  De  creatione  Ade  et  formatiòe  Eue  I  ex  coda  eius.  Et 
quomodo  decepti  fuerunt  a  ferpente.  ]  S.  I.  ni  d.  (Romae,  Bartholomaeus 
Guldinbeck  de  Sulz,  ca.    1475)  in  4".  Cart.  [Hain  *791.  50. — 

ì^  iT.  s.  eh.   ni  sign.  Caract.   ronds  ;   28  llgnes  p.  page, 

I,e  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  sous  rìntitulé  cité  :  [  J  0(1  cafum  luciferi  q  fuperbia  inflaius 
ait  I  ponam  fedem  meà  in  aquilonem.  ..  Il  finit  au  verso  du  f.  8,  1.  28;  G  Vita  Ade  &  Eue  abfoluta  è 
feliciier.  | 

Beau  specimen  de  la  presse  de  Guldinbeck  ;  exemplaire  grand  de  marges. 

495.  Albertus  Trottus  Ferrariensis.  Tractatus  de  horis  canonicis.  S.  1,  ni  d. 
(Romae,  Bartholomaeus  Guldinbeck,  ca.    1478)  in  4",  [Hain   592]  50. — 

32  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  ronds  ;  29  lignes  p-  page. 

Au  recto  du  prem.  f .  :  C  Tabula  còpolita  a  dno  Alberto  |  de  Ferrariis  vtriufqj  iuris  doctor  d  [  Placentia 
fuper  ìfrafcripto  opufculo  [  de  horìs  canonicis  in  modur  ut  fefjt".  |  Au  verso  du  5-  f..  I.  15-20:  G  Eximiì 
vtriuiqr  Iuris  Doctoris  |  Magiftri  Alberti  de  Ferrariis  j  de  Placentia  fuper  tractatu  de  ]  Horis  Canonicis  Tabula 
explì  I  cil.  Atq5  tractatus  earundè  ho-  ]  rarum  feliciter  Ìncipit.  B.  G.  ]  Ces  deux  ìniliales  sont  évidcmmcni 
celles  du  nom  de  rimprimeur.  Au  verso  du  f.  32,  ].  29:  G  In  hoc  finitur  prefens  opus,  laus  deo.  | 

Très  bel  exemplaire  grand  de  marges,  de  celle  édìtion  aussi  rare  que  belle.   Proclor  3362. 

496.  Aquino,  Thomas  de,  ord.  Praed.  Incipit  Summa  edita  a  lancto  Thoma 
de  I  Aqno  de  articuP  fidei  et  eccl'e  Sac mentis,  |  (A  la  fin:)  C[  Explicit 
fumma  edita  afancto  Thoma  de  Aqui  |  no  de  articulis  fidei  et  ecclelle  fa- 
cramentis  Impref-  1  fa  per  honorabilem  uirum  Bartholomeum  Guldin  |  beck 
de  i'ulcz.  Anno.  M.cccc.lxxvi.  die.  vili,  febru.  1  (1476)  in  4^.  Cart.  [Hain 
*i432].  100. — 

14  ff.  s.   eh.  ni  sign.  Caract.  ronds",  28  lignes  p.  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.,  sous  l'intltulé  citò  :  [p]  Oftulat  a  me  veftra  dileclio  vt  de  arti-  [ 
culis  fidei....    Il  finit  au  verso  du  f.  14,  1.  24  :  Pater  &  Filius  z  Spiritus  fanctus.  Amen.  |  Puis  l'ìmpressum. 
Bel  exemplaire  grand  de  marges. 

497.  Bartolus  de  Saxoferrato.  Tractat"-'  cpcuratoris  editus  fub  |  noie  dya- 
boli  qn  peciit  iullitiam  |  corà  deo  z  beata  virgo  Maria  fé  |  oppofuit  contra 
ipm  &  obtinuit  |  necnon  obmutuit  pugna  contra  |  genus  humanuni  |  (A  la 
fin  ;)  C  Fìt^  2  impff^  è  piìs  ifte  tractat"-'  p  mgi'm  |  Bartho"^  Guldìbeck.  de 

fultz    Anno    lubilei.  |  M.cccc.lxxv.  die  y'*  lune    vidlicj    xi  Septè.  |  (1475)  100.— 
in  4**,  Cart.  [Hain   2646] 

14  ff.  s.  eh.  ni  sign     Caract.  ronds  ;  28  lignes  p.  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  sous  Tintitulé  cité  :     [alCcenìl    Afcaron    ad    oìpoientis    dei  ]  pre- 

fenciam Il  finit  au  verso  du  f.   14,  1.  23-25....  O  |  clemcns.  O  pia.    O  dulcillìma    virgo    Maria    [    Amen  1 

Puis  l'impressum. 

C'est  la  seconde  édition  de  ce  traile  curieux  qui  ait  une  date  et  la  premiere  qui  porte  le  nom  du  lypo- 
graphe.  Tiès  bel  exemplaire  grand  de  marges. 

498.  Cora,  Ambrosius  de.  ord.  Erem.  S.  Aug.  C  AD  MAXIMVM  ROMA- 
NORvm  I  pontificé  paulu.  II.  de  lohìs  apoftoli  &  Euàgeli  |  fte    laudib'^.  Et 

L.1  Bibliofilia,  volume  II,  dispensa  ii^-li*  31 


462  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cenl. 

de  vite  contèplatiue  z  cellltudìe  |  ffis  Ambrolli  de  Cora.  ì  theologia  ^fef- 
for^  òdis  I  ffm  licremitait  fàcti  Aug.  oro  f(uliciter  ìcipit  |  S.  1.  ni  d.  (Romae, 
Bartholomaeus  Guldinbeck,  ca.    1478)  in  4".  Cart.  [Hain  *5688].  40. — 

8  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  ronds  ;  29  lignes  p.  page. 

Le  lexte  commcncc  au  recto  du  piem.  f.,  sous  Tintitulc  cilc  ;   Hxordiù  pmù  ì  q**  bnuolèlià  captai  a  fumo 

pùtifice  1  |c]  Vm  fanctitatè  tuam  beatiilìme  pr  fumi  ]  ac...  Il  finit  au  verso  du  f.  H,  I.  2*^20: dcbea  |  mus. 

Dixi.  Laus  Deo.  | 

Beau  specimen  de  la  typographie  de  Guldinbeck  ;  très  bel  exemplaire 

499.  Guiba,  Robertus.  C  Roberti  Guibe  Britani  Epi  Trecoreil.  ad  Innocen- 
tiù  I  octauum  Pont.  Max.  legati  Illuflrinìmi  ac  inuictilTlmi  ]  Francifci  Diicis 
Britànie  oratio  in  obedientia  pftanda.  |  S.  1.  ni  d.  Roniae,  Bartholomaeus 
Guldinbeck,    1485]  in  4.  Cart.    Hain  8155;.  io. — 

2  ff.  n.  eh.  Caraclères  ronds  (non  gothiques,  comme  dit  M.  Hain)  '^3  lignes  par  page. 

Le  lexte  commence  immédialemcnt  après  rintitulé,  en  tele  du  f.  1  :  (I  Cogitai  (sic!  mflii  fepcnumcro  huius 

loci  amplitudine^  |  facram Il  6nit  au  verso  du  f.  2.  1.  19  :  Dixi  Pater  lìeatiflime  :.  | 

Feuille  volani  fon  rare.  Proclor  3592. 

Francois  li  (1  )58-SS)  élail  le  dernier  due  de  Bretagnc. 

^VoLF  Han  (Lupus  Gallus]  (1476,  21    Févr.). 

500.  Turrecremata.  Expositio  super  toto  Psalterio.  (A  la  lìn  :)  Reuerendil- 
fiini  Cardinalis  fancti  |  Sixti  Expolìtio  breuis  &  utilis  fuper  toto  Pfalterio  : 
Ro  I  me  Impreffa  die  vicellma  prima  mèlls  Ecbruarii:  ledete  i  Sixto  quarto 
pontitìce  niaximo  :  per  prouidum  virum  |  magiftrum  Lupum  gallum  freni 
magri  \'dalrici  galli  de  |  Bienna.  Anno  domini  Millellmo  quadringentellmo 
fep  I  tuageiìmo  l'exto.  Finit  feliciter.  |  (1476)  P>;t.  in  fol.  D.-vél.  [Hain 
*i5700^  200. — 

20|  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Bcaux  caract.  ronds,  entrenièlés  de  letlres  inilia'.es  gcth.;  33  1.  p.  page. 

Au  recto  du  prem.  f.:  [  1  Ealifiimo  patri  et  de- 1  mentirtìmo  domino  Pio  fccundo  1  Pontifici  maximo  Johannes 
de  1  Turrecremata  Sabinenfis  Epus  |  fancte  Komane  ecclcfie  Cardina-  |  lis   fancti  Sixti  Vulgariter  niicu  ]  patus 

poft  humilem  recomenda-  |  lionem Celle  préface  est  terminée  au  verso  du  f.  2.  1.  n>.  Le  lexte  commence 

au  recto  du  f.  3  :  C  Pfalmus  Primus  In  quo  deferi-  |  bitur  .pcelTus  in  beatitudinem.  1  II  finit  au  leclo  du 
f.  203  par  rimpressum.  Le  verso  est  blanc.  Au  recto  du  dern  f.:  Regiflrum  huius  Libri.  1  (3  cois.)  Le  verso 
est  blanc. 

Seconde  édition  de  cet  ouvrage,  aussi  belle  que  rare.  I.es  prem.  lignes  des  chapitres  soni  imprimées  en 
gros  caract.  golh.  La  prem.  page  est  entourée  d'une  lics  jolie  bordure  enluminée,  et  la  première  lettre  ìni- 
liale  exéculée  en  couleurs  est  rehaussée  d'or;  les  autres  initiales  soni  peinlcs  en  rouge  et  bleu.  Le  prem.  f. 
est  raccommodé  et  réemmargé  :  au  reste  lexemplaire  est  bien  conserve,  grand  de  marges.  avec  témoins,  — 
V.  Aìidìffredi,  pp.  .43  et  214. 

Dans  la  maison  de  Francesco  (^Iinquini  (1477.    i    Dee). 

501.  Ancona,  Augustinus  de.  Incipit  l'nma  catholici  doctoris  .\u  |  gullini 
de  Ancona  de  poteliate  eccle  j  fialiica.  |  (A  la  lìn  :)  Explicit  lumina  de  Ec- 
clefiaflica  pò  |  teliate  edita  a  fratre  Auguftino  de  ]  .^ncona  Ordìs  fratrù  here- 
mita:}:  fcì  |  .\uguflini  Inipffa  Rome  ì  domo  No  |  bilis  viri  Fràcil'ci  de  Cin- 
quinis  apud  |  Sanctam  Mariam  de  populo.  Anno  |  domini  MCCCCLXWllll." 

Die  I  XX.   Decembris.  |  (1478)  in  4°.  Vél.   [Hain   *9(32l.  150.— 

I  f.  bl    et  327  tf.  s.  eh.  ni  sign.  Jolis  caract.  goih..  2  cols.  et  50  lignes  p,  page 

Ali  recto  du  prem.  f.;  Prologo  epl'aris  in  fuminà  de  eccle  |  fìaftica  poieltate  ;   cathoHcì    doctoris  Z  |  fralris 


ROMA  463 


Augurtini  de  Ancona,  |  Celle  préface  lìnit  au  verso,  col.  2,  1.  28,  suivi  de  rintilulé  cité.  L;i  fin  du  texie  et 
rimpressum  se  trouveut  au  verso  du  f.  317.  Au  recto  du  f.  318:  [  ]  Ncipiunl  rubrice  £  tituli  que  |  ftio- 
num....  Au  verso  du  f.  326  :  Explicit  Tabula  Super  fumma  de  ]  ecciefaftica  (sic)  polestate  :  clariflTimi  Sacre  | 
Theologìe  Doctoris  fratrif  augurtini  |  de  Ancona  :  Sacri  ordinis  frairù  her  [  mitarù  Aurelii  doctoris  f  patrìs 
Au  I  guftini  :  in  quefliòes  centumduodecim  |  ?  articiilos  quadringètolTepiuaginta  |  fex  diftnicta  [  (sic)  A  la 
page  opposée  le  régistre.  Le  verso  du  dern.  f.  est  blanc. 

Bel  exemplaire  d'un  des  plus  rares  volumes  qui  aient  été  imprimés  par  un  typographe  ìnconnu  dans  la 
maison  de  Francesco  Cinquini.  Très  grand  de  marges ,  avec  le  prem.  f.  blanc. 

5oa.  Antoninus,  Archiep.  Florent,  Incipit  lumula  còferfionis  vti  |  lillìma  :  in 
qua  agitur  quo  fé  ha-  |  bere  debeat  ofeffor  erga  peniten  |  teni  in  confeUìo- 
nibus  audiendis  |  quam  edidit  reuerèdifTimus  vir  |  ac  in  chrifto  pater  domi- 
nus  fra  |  ter  Antoninus  achieps  Floren  |  tinus  ordinis  fratrù  pdicato:^:.  |  S. 
1.  n.  d.  (Romae,  ca.    1478)  in  4*^  Cart.   fHain  *ii64l  50. — 

108  fF.  s.  eh.  ni  sign.  Jolis  caract.  goth.  ;   ]•,  1.  et  2  cols.  p.  page. 

Le  recto  du  prem.  f.  eft  blanc.  Au  verso  ;  Regirtrum  |  Au  recto  du  sec.  f.:  I  Ncipit  tabula  materierum  (sic.)  | 
que  in  hoc  libro  còtinentur  |  ....  Le  texte  commence  au  recto  du  f.  5,  sous  le  titre  cité  :  [  ]  Efecerùt  fcrulan  1 
tes  fcrutinio....  Le  w  Confessionale  »  suivi  du  «  Tractatus  restitutionum  •>  finit  au  recto  du  f.  108  :  Explicit  ti- 
tulus  de  reftitutioni  [  bus  fratrls  Antonini  archiepif  [  copi  Florètini  :  in  quo  diffufe  Ira  |  ctatur  de  hac  materia.  | 
Le  verso  est  blanc. 

Très  beau  volume  et  non  moins  rare  que  beau.  Proctor  3Ó08. 

503.  Ulmeus,  Paulus,  Bergomenfis.  Libellus  de  Apologia  reli  j  gionis  fratrum 
heremitarum.  |  ordinis  fancti  Auguftini  còtra  |  falfo  impugnantes.  ad  Reue- 
rè  I  diOlmum  dominù  Guilelmuni  |  de  Enouteuilla  diuina  mifera  |  tione 
epm  Oflienfem.  Cardina  |  lem  Rothomagenfej.  Et  fanctilTìmi  domini  noibi 
Sixtì  pape  I  iiii.  Camerarium  dignilTìmù  fa  |  criq^  ordinis  heremitarum 
diui  I  Augulfini  protectorem;  benefa  |  ctoremq>  lingulariffìmum,  |  (A  lalin:) 
Impreffum  Rome  in  domo  nobi  |  lis  uiri  Francifci  de  Cinquinis  |  apud 
fanctam  Mariam  de  ppl'o  |  Anno  dni.  1479.  die.  18.  menfis  ]  lulii.  |  in  4. 
Reliure  d'ais  de  bois,  recouv.  de  veau  richement  dorè  s.  les  plats  ;  avec 
fermoirs  et  coins.  (Belle  reliure  du  XVI.  s.)  [Hain    16086].  175. — 

71   ft".  sans  chifFres  ni  sign.  Jolls  caractères  gothiques  ;  45  lignes  et  2  cols.  par  page. 

L"  intilulé  se  lit  au  recto  du  prem.  f.,  co!.  1  ;  en  dessous:  [  ]  Eurendìnìmo  in  xpo  |  patri...  .  Le  texte  finit 
au  f.  43  verso,  col  2,  1  2  ;  puis  :  Finis.  1  l'impressum,  et  ;  Regirtrum  hui'^  libelli  |  Au  recto  du  f.  ^4  :  Bo- 
nifacii  ?  Pauli  fummoFf  ]  Pontlficum  decreta  in  Regula  |  beati  Augurtini  fralribus  t  fo  j  roribus  de  penitentia 

iuxta  eopj  I  uiuendi  ritum   modificandam.  | La  plus  grande  panie  de  ces  régles  est  en  italien.    -    f.  56 

recto:  Prologus  in  hyftorìam  diue  ]  Monice  fanctiHìmi  doctoris  aure  [  lii  Augurtini  malris  piètirtìme.  [  fol.  S7 
verso  :  Incipit  hyrtorìa  fancte  Moni  |  ce  fàctiilìmi  doctoris  Augurtini  |  malrrls  (sic)  pientiiìime.  |  Cetle  1  gendc 
finit  par  une  litanie,  au  recto  du  f.  71  :  O  falue  eterna  laude  canèda  pa  ]  rens  Finis  |  Le  verso  de  ce  f. 
est  blanc. 

Gomme  toutes  ces  impressions  peu  nombreuses,  ce  volume  est  de  la  plus  grande  rareté  et  fort  remaiquable 
par  ses  beaux  caractères.  (voir  Audiffredi,  p.  232). 

Bel  exemplaire  grand  de  marges.  Les  initiales  laissées  en  blanc.  ont  étC-  peintes  en  rouge  et  bleu.  —  Re- 
liure magnifique  du  XV^  siècle. 

504.  —  Idem  liber.  Cart.  25. — 

16  ff.  s.  eh.  ni  sign. 

C'est  seulement  la  derniòre  parlìe  du  livret  comprenani  la  legende  de  Ste.  Monique,  sa  translation  (écrite 
par  Majfeiis   Vegt'us),  ses  miracles  el  l'hymne  en  son  honneur.   Bel  exemplaire  grand  de  marges. 

Johann   Bulle  de   Bremen    (1478  ]  79,    12   iMars.). 

505.  Hugo  de  S.  Caro.  (E  Incipit  expofìtio   miffe  fecundu;  fratre^.  |  hugone; 


4'J4  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cenl, 


=  3-- 


•^3- 


Cardinalem  ordinis  predicatorum.  |  S.  !.  ni  d.  Romae,  ca.  1480)  in  4. 
Cart.  iCopinger  3i82[ 

8  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caracl.  golh.  ;  3Ó  ligncs  par  page. 

Le  texlc  cotnmcncc  sous  i'inlilulé  che.  au  recto  du  prcm.  f.;  [  I  Icit  apollo'us  ad  ephelìos  fexlo  capìtulo. 
Induile  uos  |  armaluram  dei  ...  .  Il  finit  au  verso  du  f.  8,  1.  30  :  .  ...  q  optai'  cis  qes  ct'na  0  fis  ed.  | 
Livret  trés  rare  et  à  pcu  près  inconnu.   Proctor  3619? 

Stephan  Plannck  de  Passali   (  1 479,   ()  Aoùt). 

500.  Arentinus  Laurentius.  ^■ita  Mosis.  S.  1.  ni  d.  (Romae,  Stephanus 
Plannck,  ca.   1480)  in  4°.  Br.  [Hain  *i557l. 

8  ff,  s.  eh.  ni  stgn.  Caract.  golh.;  34  1.  p.  page 

Le  leste  commence  sans  aucun  intitulé.  au  recto  du  prem.  f.;  (mJOyfes  cuius  eli  veneranda  memoria 
quia  I  yfrahcliticu;  populù  a  feruitute  egiptia  li  |  betauit  ...  et  finit  au  verso  du  f.  8,  1.  33  :  G  Finis  vite 
Moyfì.  Laurètius  arentinus.  | 

Plaquette  fon  rare,  l'unique  ouviage  connu  de  l'auteur,  qui  n  est  pas  natif  d  .brezzo,  el  dont  on  a  changé 
le  nom  assez  arbitrairement  en  .\relinus.  Proctor  3624.  —  Bel  exemplaire. 

507.  Bartolus  de  Saxoferrato.  Tiactatus  procuratoris  editus  lub  nomie 
diaboli  qiiàdo  1  petijt  iuflicia;  corà  deo.  Z  beata  virgo  Maria  le  oppofuit 
otra  (  iplum  t  obtinuit.  necnò  obmutuit  pugna  otra  gen^  humanù.  |  (A  la 
fin:)  (E  Finitus  Z  impr:lTus  eft  prefens  tractatulus  Rome  p  mgrm  |  Steffa- 
num  Plannck  de  Patauia.  Anno.  Mcccclxxxvj.  die  vero  |  lune  fextadecima 
menfis  lanuarij.  |  (1486).  in  4°.  Cart.  (Hain   2648I.  40. — 

9  ff.  s.  eh.  ni  sign.  et  I  f.  bl.  Caracl.  golh.;  32-33  lignes  par  page. 

Le  lexle  commence  au  recto  du  prem.  f..  sous  rintìtulé  cité  :  [  \  Ccellil  Afcaron  ad  omnipotentis  dei  pre- 
fentiam  et  ail.  |  Creator  omnium.  ...  Il  finit  au  verso  du  f.  9,  1.  20-21  :....  O  clemens  O  |  pia  O  duIcilTima 
virgo  Maria.  .\men.  |  Puis  l'impressum. 

Très  bel  exemplaire  de  celle  plaquelle   fon  rare  el  intéressante.  Voir  AiiJiffreJi.  p.  27Ó. 

508.  Bonincontrius,  Laurentius.  Laurentii  Bonincontrii  Miniatenfis  Dierum 
So-  ;  lenniuni  Chriftiane  Religionis  :  .\d.  R.  in  Chrillo  ]  patrem  &  drìm 
lulianum  Epifcopù  Hollienfem  |  &  Cardinalem  Tituli  fancti  Petri  ad  \'in- 
cula.  I  (A  la  fin:)  Impreffum  eft  Opus  Rome  per  Magiftrum  Ste-  |  phanum 
Planck  de  Patauia:  Abfolutumqj  die.  ix  |  Februarii.  M.CCCC.XCI.  |  (1491) 

in  4°.  Cart.   [Hain  *363i].  30. — 

I  f.  bl.  el  53  S.  n.  eh.  (sign    a-g)  Caract.  ronds;  30  lignes  par  page. 

le  prem.  f..  recto  el  verso  est  oceupé  de  la  préface,  sous  l'intilulé  citc.  Le  teste  des  vers  commence  au 
recto  du  sec.  f.  (sign.  sii)  :  Liber  Primus.  |  Au  recto  du  f.  55.  I.  16-17  :  Lau.  Bonineonlrii  Minialenfis  Fallo-  | 
rum  Liber  Q^uanus  &  ultimus  finii.  |  Puis  l'impressum.  Le  verso  est  blanc. 

Livret  fori  rare  et  pcu  connu.  Très  bel  exemplaire. 

500.  Cadratus,  Petrus.  Oratio  Reuerendi  in  xpo  patris  Z  diti  diii  Petri 
Cadrati  Epi  j  Antiaceil  ex  vrbe  Biturica  oriùdi  oratoris  chrillianilTimi.  Fnl-  | 
corum  regis:  ad  Sanctillìmù  diìm  noftrù  dilm  Innocentium  \  papani  Octauù.  | 
S.   1.  ni  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck,    1485)  in  ^".   Br.    Hain  *4aii  .       15.— 

)  IT.  5.  eh.  ni  sign.  Caracl.  golh.;  33  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  I  inlilulé  et  le  commencemenl  du  lexle:  [  1  Dmirabilis  i  procelle  maiellalis  IU5  Bea- 

tillìmc  pater  :  in  |  clylus Au  recto  du  f.  3,  I.  21-22  :  Habila  in  conlillorio  publico.  Anno  dui  .M.cccc.lx.\xv. 

die  \o  I  vndccima  Februarij.  |  Au  verso.  Oralio  ifndi  dni.  A.  de  Shinueeijs  Epi  Suanen  ad  Sàetilli  |  mù  diìm 
dnm  Innocentiù  papà.  viii.  prò  rcpublica  Seneri.  |  Celle  oraison  finii  au  recto  du  f.  .].  Le  verso  est  blanc. 

Proctor  3662, 


ROMA 


46: 


5>i 


IS- 


SI o.Candidus,  Petrus,  Decembrius.    Candidus  de  genitura    hominis^  incipit 

"        feliciter.  |  S    1.  ni  d.  iRomae,  Stephanus  Plannck  ca.    1490)-  m  4  •  ^^it.    40- 

-  ff    s    eh    ni  sien.  et  l  I.  bl    Caract.  goth.;  33  lignes  par  page. 

i:.::r;.L ... ..  .„.. .....  p.s  u  --  ^^-7- --:.-:;' -;::^-^::: 

1.  „c,ne  ti.re,  son.   aucun    changement.    e.,   ripètè.    Au  verso  du  f.  ..1.  '=  "  .^"':.     imi  ab-lbati  Sa- 

'  "ai!  ":;»'„.,  ,.,.* ,.  p.»  «....  i."...  >  ™  '••  ».io„..., ..-,.«.  e-.,,.,.,.  .V,,., 

.^jj2.  —  Très  bel  exeinplaire. 

Canones  poenitentiales.  C  Incipiunt  canones  penitentiales  |  per  Epm 
Ciuitatefì  comporti.  |  S.  1.  n,  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck)  in  4  •  Bi. 
iHain  *4-^'^9]- 

r        .u  reco  du  f.  8,  en  bas puniat"   in  purgatorio  |  G  Firris  |  Le  verso  es,  b.arrc. 

L- aùteur  du  livre,  es,  .4,.ire.,  .i.  E.coba,:  ProCor  37*-  -  P-  PÌ<i-^  ^^  ""• 

5,2.Capitaneis  de  Celleonibus,  Thomas  ex,  ord.  praed  (E  Oratio 
Thome  ex  capitaneis  de  celleonibus  ordinis  predica  |  to^  theologie  exim.j 
profelforis  Comédatarij  monafterij  beate  |  Marie  de  pietate  dei  ord.n.s 
cillercien  Cenaceli,  diocef.  oratons  \  xplaniffimi  fràco?;  reg.s.  ad  b.xtu.  i..,. 
pon  max.  in  die  oìm  lan-  1  cto?  bibita  (sic)  in  capella  iacnpalacij  ano 
dni  Mcccclxxxiij.  I  S.  1.  ni  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck,  .483)  ^  4  • 
Br.  [Hain  *4377!. 

6  ff   s.  eh.  ni  sign.  Garacl.  goth.  ;  33  lignes  par  page.  ■   ,■      „  ■„  „i:^ 

An  recto  du  preL  f.,  sous  l'ir-titulé  ei.é.  le  eon,mencement  du  re.te  :    (  ,    Erces  vra  cop.ola  e«  .n  cel.s. 
Ma.h.  V.  e    Difficilimù  (siclfp  1  exillimaui Au  verso  du  f.  b,  1.  32  :  Fin.s.  1 

- 1  ,  Cara   Petrus,  Patri  Cane  lurifconfulti   &  Comitis    Ducalis  Sabau  ',  di* 

'    ''Senato'ris  &  Legati  ad  Alexandre,  vi.  Pont.  Ma  |  xi-ù  Oratio  :   Rom.    m 

publico    Conr.llorio    habita  1  Anno  Salutis    M.cccc.xcni.  1  S.  1.  ni  d    iRo- 

Le,  Stephanus  Plannck,    .493)-  i"  4"-  Avec  une  belle  .nit.  s.   fond  noir. 

Cart.  iHain  *44i3l- 

in  ff   n    eh    (sien.  a,  b)  Caract-  ronds  ;  27-28  lignes  par  page.  „,.,■, 

e  Le'comlnce  a     reco  du  pren,.  f.  sous  lin.i.ulé  ciré-,  [E|  TP,  onrnes  Uali.Pnncpes     ac  Refpubl,  , 
e.  :.      Il  finiTau  verso  du  f.  .0,  en  bas  :  ....  &  iucunda  futura  e.  |  fiduut.  Dixi  :.  1  V.ua.    Alexander.  , 
Livret  rare  et  fori  bien  imprimé. 

S,4  Carvajal,  Bernardinus.  C  Oratio  in  die  CircCicilìonis  dnice  in  capella 
dni  nn  Sixti  pa  1  pe  .iiij.  habita  per  Reuerendù  dnm  Bernardino  Caruaia 
artiù  t\  theologie  magillrù.  S.  d.  n.  cubiculariù.  Anno  pòtihcatus  e.ulde  | 
tertiodecimo.  Salutis  dnice.  M.cccc.lxxxiiij.  |  S.  1.  ni  d.  (Romae,  Stephanus 
Plannck,   1484)  in  4"-  Veau  pi.,  ti\.  et  titre  s.   les  plats.  iHain    434t^l- 

8  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.,  33  '■«-;;  P-/^;^    ^  .  ,^,  „„-^  ,,„„,,    f„„,   ,,.   oc.o   v,    citeùci- 
Le  teste  coramence  sou! 
eret'  (sic)  puer  :  vocattì 
Rare.  Peu  tachc  d'eau. 


20. — 


20.- 


8  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.,  33  lignes  par  page.  -         .    r         j        „.-,„   „,    ritefici- 

.  j  ™    f  .  ipl  min'  sfumati    mnt   dies   oCo   vt    citeuci- 

Le  teste  eommenee  sous  Tintitulé  eité  au  recto  du  prem.  f..  [PI  Ollq,  Muraat.     u 

Le  teste  co  „  fi„i,  au  verso  du  f.  S.  1.  '^o  :  |  beatitudine    glonemur.    Amen.  | 

deret"  (ne)  puer:  vocatù  eft  nome  ei' U  hnit  au  \erso  au         .  1.   ^      1 


466  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 


Fr.cent. 


5 15.  Casus  papales.  C!  Cafus  papales  :  Epifcopales  et  Abhatiales  :  1  S.  1.  n. 
d.   (Romae,  Stephanus   Plaiinck).  in   4".   Br.   [Hain   '4667.  15. — 

4  S.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.;  33  li^es  par  page. 

Le  leste  commence  au  redo  du  prem.  f.  sous  I"  inlilulé  cilé  :  [  ]  Rimus  cafus  papalis  eli  in  ilio  qui  per- 
cutil  enormi- t  ler  clerici!...  ci  finii  au  recto  du  4  f.,  en  bas  :  G  Finiunt  cafus  Papales;  Epifcopales:  et 
.-\bbaliales  :  |  Le  verso  est  blanc.  —  "Proclor  3730. 

Lcgèrement  piqué  de  vers. 

516.  Cataneus,  Ioannes  Lucidus.  CL  lo.  Lucidi  C^atanei.  v.  iu.  doctoris 
archidia  |  coni  ac  Còfiliarii  Marchionalis  Màtuani  &  |  oratoris  ad  Alexà- 
drù  .vi.  Pont.  Max.  Oratio  |  (A  la  fin  :)  (T  Habita  Roms  corani  Alexandre 
fexto  ]  Pontitìce  maxime  :  &  facro  apolìolico  Se  |  natu  :  Die  quinta  No- 
uèbris  ..M.cccc.xcii.   |  (1492)  in  4.    Avec  une  initiale  s.   fond  noir.    Cart. 

[Hain  *4683].  15.— 

7  ff.  n.  eh.  et  l  f.  bl.  (sign.  a).  Caraclères  ronds  ;  27  lìgnes  par  page. 

L'intilulé  se  voit  au  redo  du  prem.  f.  suivi  du  commencemeni  du  teste  :    |HI  Odierno    die   humeris    meis 

bonus  illud  im-  |  pofitù  uideo Il  fìnit  au  verso  du  f.  7  par  la  souscription. 

Beile  impression  sortie  des  presses  de  Siephan  Plannck.  'Frnctor  vjoo. 

517.  Chevrerius,  Philippus.  C  Philippi  Cheuierij  oratoris  Sabaudieq^ 
prelldis  ad  Inno-  [  centium  Octauù  pontificem  Maximù  oratio.  |  (À  la  tìn  ;) 
Habita  in  confiliorio  publico  Anno  dni,  M.cccc.lxxxv,  quarto  |  calendas 
Februarias  :  Pontitìcatus  yo  Innocenti]  Octaui  an  \  no  Primo.  |  S.  L  ni  d. 
(Romae,  Stephanus  Plannck,    1485)  in  4*^.   Br.  [Hain  *4947],  20. — 

2  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract,  golh.  ;  y\  lignes  par  page. 

Le    texte    commence   sous    Timitulé   cité.  au  recto  du  prem.  f .  :  [  I  Um  beaiiirime  pater  maxmà    (sic)  tui 

folij  dignìialè  :  cum  fin  |  gulares  F.  2,  verso,  1.  13  :    fui    populi    princìpibus    ànumeret.    Dixl.  I  Puis  le 

colophon  cité. 

Petite  pièce  fort  rare,  oii  l'orateur  fait  i'éloge  de  la  maison  de  Savoie,  raconte  ses  victoires  conlre  Ics 
Turcs  etc.  Procter  3661. 

518.  Cortesius.  Alexander.  Alex.  Cortelìj  oratio:  qua  habuìt  in  ede  diui 
Petri   frequè  |  ti.   R.  Car.  Senatu-   viij    idus  ianuarij  :    in  Epiphania,  |  S.  1. 

ni  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck,    1483)  in  4".   Br.  ^Hain   *377ìi.  15. — 

7  ff.  s.  eh.  ni  sign.  et  i  f.  bl.  (inanque)  Caract.  goth.  ;  33  lignes  par  page. 

Au  recto  du  prem.  f.:  Sixto  .iiii.  pon.  max.  Alexander  Cortefius.  |  .\  la  mème  page  lintìlulc  cité.  L'oraìson 
finii  au  verso  du  f.  6  ;  au  recto  du  f.  7:  Alex  :  Cort.  Epifcopo.  Signin.  S.  [  Plus  bas:  M.  L.  Pont.  Signin. 
Alex.  Cort.  S.  [  Cetie  lettre  est  datée  (f.  7,  verso.  1.  15-17):  ex  fignia  |  hemico^'.  viij.  kl".  Fcbruarij  .Ixxxiij.  1 
Laus  dee.  '  Lcs  e«paces  pour  Ics  citations  grecques  sont  laissées  en  blanc. 

519.  Estensis,  Nicolaus  Maria,  episc.  Hadriens.  C!  Ululìris  «S:  Reuerendi  | 
DOMINI  I  Nicolai  Maria^  ]  ESTENSIS  |  Epifcopi  Hadrienfis  |  ORATIO  |  prò 
confanguineo  fuo  !  INCLYTO  j  Hercule  Efteniì  |  FERRARIAE  I  Duce  Se- 
cundo.  ;  (A  la  fin:)  C.  Rom:e  impreffa  per  mgrm  Steffanuin  |  Plannck  : 
lulio  Campello  Spoletino  ,pcu  |  rante  :  Anno  faluatoris.  M.cccc.lxxxxiii.  | 
Nonis  lanuariis.  |  (149-^)  in   4*'.    Avec     \   bcllcs  init.    s.    fond    noir.    Cart. 

[Hain  *6689J.  50. — 

l  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  ronds  ;  28  lignes  p.  page. 

Le  litre  se  trouvc  au  recto  du  prem.  f.  ;  le  verso  est  blanc.  F.  2.  recto:  CI  lulius  Càpcilus  Spoletinus 
doclilTimo  I  uiro  Lucx  Ripx  Ferrarièfi  litieratorumq;  |  patrono  optimo.  S.  P.  D.  |  F.  4,  recto.  1.  IS  :  Dixì.  | 
puis  l'impressum.  Au  verso  :  Haue.  |  C  Oratio  ad  Lccturcm.  |  {20  lignes  de  vers)  Vale,  j 

"  Nullam  ex  multis  orationibus  hueusque  recensitis.  adeo  phaleratam  me  vidissc  memini.  sicut  islam.  " 
Aiidiffredi  p.  133.  —  Trcs  belle  impression  rare. 


ROMA  467 

Fr.cenl. 

520.  Gentilis  Becchius  Urbinas.  ([  Florentinorum  Oratio  corani  Summo 
Pont.  I  Alexandro  A'I.  ac  eius  facro  Senatu  per  Genti-  |  lem  Epifcopum 
Aretinum,  |  S.  1.  ni.  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck,  1496I.  in  4,  Cart. 
[Hain  *75òo].  15. — 

4  ff.  n.  eh.   Bcaux  caractères  ronds.  27  ligncs  p    page. 

Le  titre  se  trouve  en  tele  du  prem.  f.  suivi  d'une  belle  initìale  V  sur  fond  noìr.   Au  verso   du    dorn.  f.  : 
...  Vicem  quam  gerìs  in  terris  prò  diuina  :  Salutamus  :  Ve  |  neramur.  Adoramus.  |  CT  Di\Ì.  | 
Impression  fori  rare.  Proctor  3Ò98.  —  Non  rogne. 

521.  Hippocrates.  Hippocrates  de  natura  honiinis  |  De  nictu.  |  De  tuenda 
ualitudine  |  Medicin:B  le\  |  Hippocratis  iufiurandum  I  Hippocratis  demon- 
ftratio  q>  |  artes  funt  |  Hippocratis  ìuectiua  in  obtrecta  |  tores  Medicina  | 
Quie  quidam  opera  ut  latine  <Sc  |  emendare  (sic)  legerentur  |  Curauìt  An- 
dreas Brentius  |  Patauinus  1  S.  1.  ni  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck,  ca.  1490) 

in  4°.  Cart.   [Hain   8670].  40. — 

20  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Gros  caract.  ronds  ;  27  lignes  p.  page. 

Au  recto  du  prem.  f.  l'intitulé  cité.  Au  verso:  Francifco  Dedo  Venetorum  1  oratori.  |  A  la  page  oppose'e  : 
\YST0  .  mi  .  PONT  MAX.  ANDREAS  |  BRENTIVS  PATAVINVS.  S.  P.  D.  |  Le  texte  commence  au  verso 
du  f.  3,  et  finit  au  recto  du  f.  20.  Au  verso  :  Regìftrù  foliorum.  | 

Incunable  très  rare.  Proctor  3793.  AudifftcJi.  p.  379. 

522.  Innocentius  Vili.  (E  Regule  :  Ordinationes:  Z  olìitutiones  Cancellane. 
Sàctilìlmi  I  dui  nofìri  dni  Innocenti],  diuina  prouidentia  pape  .viij.  Scripte  | 
Z  correcte  in  Cancellaria  apl'ica.  |  (A  la  fin:)  Lecte  t  publicate  fuerunt 
fuprafcripte  Regule  Rome  in  Cancel-  |  laria  apoflolica  die  Sabbati  .xi. 
menf  decembris  Anno  a  natiui-  |  tate  domini.  Mcccclxxxiiii.  Pontificata 
Sanctiflìmi  diìi  nofiri  ]  dni  Innocentii  diuina  ^^uidentia  pape  .viii.  Anno 
primo.  I  S.  1.   n.  d.  (Romae,   Stephanus  Plannck)  in   4".  Br.   [Hain  9219].       15. — 

12  ff.  s.  eh.   ni  sign.   Caract    goth.,  33  I.  par  page. 

Le  redo  du  prem.  f.  est  blanc.  Au  verso  :  Sanctillimus  in  xpo  pater  t  diìs  nofter  diìs  Innocentius  diui  I  na 
prouidentia  papa.  viii.  ...    Le  lexte  commence  au  recto  du  2.  f.  sous  l'intitulé  cité.  Le  verso  du  il.  f.  na  que 
4  lignes.  Au  recto  du  f.  12,  en  bas.  le  colophon  cité;  le  verso  est  blanc. 
Livret  fort  rare.    Troctor  364(1.  Exemplaire  peu  piqué  de  vers. 

523.  —  (T  Regule  ordinationes  t  confiitutiòes  Cancellarle  (sic)  |  SanctilTìmi  diìi 
nofiri  domini  Innocètij  diuina  cp-  |  uidentia  pape.  viii.  fcripte  et  correcte 
in   Cancellarla  |  Apofìolica.  |  S.  1.  ni  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck,  1480) 

in  4'^.  Cart.  40.^ 

34  ff.  n.  eh.  {sign.   a-f.)  Caract.  goth.  ;  33  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  (sign    a),  sous  I  intitulé  cité  :  C  Sanctifllmus  in  xpo  pater  f  dns 
nofter  dominus  Innocèti  |  us  diuina    prouidètìa    papa    viii Au  recto  du  f.    34,  1.  23-20  ;    C  Lecte  ?  pu- 
blicate fuerùi  fuprafcripte  regule  Rome  in    Càcel  )  laria   apl'ica  die  Sabbati,  ^xviii.  mèfis  Marcij.  Anno  in- 
carnati \  onis  dilice.  M.cccclxxxix.   Pont,  pfati  l'anctiffimi  diìi  nrì  pape  |  Anno  quinto.  |  Le  verso  est  blanc. 
Edition  inconnue  de  ces  règles  importantes  pour  Ihistoire  du  papìsme.   Bel  exemplaire. 

324.Isidorus  Hispalensis  episc.  ([Ifidori  opulculum  :  De  temporibus.  |  S. 

1.   ni  d.  (Romae,   Stephanus  Plannck,  ca.    1490).   in  4°.  Cart.   [Hain   9304].    40.^ 

Il  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.  ;   3^-33  lignes  par  page 

Le  texte  commence  au  rècto  du  prem.  f.  sous  l'intitulé  cité  :  |  j  Reue  tempol^.'  per  generatiòes  ^  Regna 
primus  ex  no  |  ftris  Julius  Aphricanus  ....  II  finit  au  recto  du  f.  6,  1.  3-5  :  ....  pofuit  (  in  fua  poteftale.  | 
C  Finis.  1  Le  verso  est  blanc. 

Plaquette  rare  ;  exemplaire  grand  de  marges. 


468  MONUMENTA  TYPOGRAPHICA 

Fr.cent. 

525.  Lollius,  Antonius.  Anthonij  l.oUij  Geminianenlls  oratio  Circumcilìonis 
domini  I  ce:  Inibita  corani  Innocentio  .viij.  Fontilice  maximo  frequenti  \  i{, 
Car.  Senatu.  Caleiì  lanuarij.  (A  la  tìn  ;)  Anno  incarnationis  dominice. 
M.cccc.lxxxv.  Pontitìcatus  vero  |  anno  primo.  |  s.  1.  (Romae,  Stephanus 
Plannck,    1485).  in  4°.  Br.  [Hain  *ioi79l.  15. — 

(>  tf.  n.  eh.,  sans  signatures.  Caractères  goihiques  ;  32  lìgncs  par  pa^^c. 

Le  titre  et  le  commenccmeat  du  texte  se  irouvent  à  la  lète  du  prcm.  f..  la  lìn  et  la  souscriplion  au  recto 
du  fi*  f.  Le  verso  est  blanc.  Proctor  365H.  —    Exeinplaire  timbre. 

520.  Manilius,  Johannes  Antonius.  ([  Oratio  Antonii  Manilii  Rritono- 
rien-  |  lìs  prò  Britonorièfibus  :  ad  Alexandruni  |  Sextiiin  Pontiticcm  Maxi- 
mum. I  S.  1.  ni  d.  (Romae,  Stephanus  Plannck)  in  4  "  Avec  une  initiale. 
Br.  [Hain  '10700]  12. — 

4  fF.  n.  eh.  Caractcres  ronds  ;  2H  lignes  par  page. 

L'inlitulé  se  trouvc  à  la  tele  du  premier  1.  Le  texte  finit  au  recto  du  f.    (  par  le  mot  C  FINIS.  La  dern. 
page  est  bianche. 

527.  Marlianus,  Johannes  Franciscus.  (E  Io.  Francifci  Marliani  Medio- 
lanenfis  ;  Magnifici  Anto-  |  nij  filij  :  lUuilrillìmi  Ducis  .NIediolani  legati  : 
oratio  habi-  [  ta  apud  Innocentium  Octauù  Pontitìcem  maxinui:  Anno  |  dfii. 
M.cccc.lxxxv.  tertio  calendas  quintiles.  j  S.  1.  ni  d.  (Romae,  per  Stephanuni 
Plannck,    1485)  in  4°.  Br.  [Hain   '10774I.  15. — 

4  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth.,  33  lignes  par  pjge. 

Le  texte  commence,  au  redo  du  prem.  f.,  sous  l'intitulé  cité  :  |  ]  Ulla  eli  refpub.  nullus   princeps  ;   nulla 
chrillìanorum  i  natio:  —  Au  recto  du  f.  4,  1.  12  :  |  li  oculo  tuo  confuluerìs.  |  Le   ver^o  est  blanc. 
Proctor  3667. 

528.  Marsus,  Petrus.  Petri  Marfo  (sic)  panegyric^  Innocètio.  viij.  Pon.  Max. 
dicat-'  I  in  memoria j  l'aneti  Ioannis  euàgelifte.  j  S.  1.  ni  d.  (Romae,  Stepha- 
nus Plannck)  in  4".  Br.  [Hain  '10789].  [5. — 

6  ff.  s.  eh.  ni  sign.  Caract.  goth  ;  33  lignes  par  page, 

\u  recto  du  prem.  f.  titre  et  commencement  du  te.\te  :  A  teneris  annis  btìlìime  Pon.  ?  mililàlis  eccl'e  co- 
lumen  Innocè  |  ti  facris  initiatus.  F.  6,  verso,  1.  19:  Laus  dee.  | 
Proctor  3742. 

520.  —  Oratio  dieta  a  Petro  Marfo  in  die  afcèfionis  de  immortalitate  |  anime  ad 
reuerendilTimù  in  xpo  pfej  Z  diìm.  d.  Raphaelé.  T.  fan  |  cti  Georgi]  Car- 
dinalej  ac  fanctiUìmi  Diìi  nfi  Pape  Camerariù.  |  S.  I.  ni  d.  (Romae,  Ste- 
phanus Plannck.)  in  4".  Br.  [Hain  *i07ori.  20.— 

6  ff.  s,  eh.  ni  sign.  ("aract.  golh.  ;    Vi  lignes  par  page. 

Le  texte  commence  au  recto  du  prem.  f.  sous  l'intitulé  cité:  [  ]   Recia  quond.ì  Reuerendillime  preful  alùna 
^tutum  t  1  omnis  difcipline  ....  et  tìnit  au  verso  du  f.  6,  1.    Vi  :  ?  cij  pi^e  ac  ("pil   feto  regnai  in  etcrnù  Amè,  | 
Proctor  3740. 

5 30.  Mezamicus,  Jacobus.  lACOBI  MliZ.\.\lR:i.  luris  confnlti  (sic)  reipuh  | 
lice  Immolenlls  legati  ad  Alex.  vi.  pontificem  maxi  |  mum.  |  S.  1.  ni  d. 
(Romae,  Stephanus   Plannck)  in   4."  Br.  .\vec   une  initiale.   |  Main   *iii'.(3].     15. — 

(')  ff.  n.  eh.  Caraclétcs  ronds;  2Ó  lignes  par  page. 

L'intitulé  se  trouve  ò  la  tctc  du  prcm.  f.  et  la  lin  du  texte,  suivic  du  mot  FINIS  au  verso  du  dern,  f.  — 
Quelqucs  notes  à  la   piume. 

(A  sutvre). 

677-901.  Firenze,  Tipografìa  L.  Franccschini  e  Ci  -  Via  dell'AnguilIaro,  i8 


A 


Z 

1007 
B56 
anno  1-2 


La  Bibliofilia 


PLEASE  DO  NOT  REMOVE 
CARDS  OR  SLIPS  FROM  THIS  POCKET 

UNIVERSITY  OF  TORONTO  LIBRARY 


!iÌliii!iiif(l|ii!iiiPiiilÌii»||iliPiliiÌi 


^m[\